STORIA DELLE FANTERIE ITALIANE VOL X

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Storia delle fanterie italiane Volume X. Gli alpini Edoardo Scala Edizione speciale Ristampa anastatica dell'edizione del 1950-1956 In collaborazione con Ufficio Stork~> dello Stato Maggiore dell' Esercito © 2020 Difesa Sernzi S.p.A., Roma Supplemento al numero odierno de il Giornale. Direttore Responsabile: Alessandro Sallusti Reg. Trib. Milano n. 215 del 29.05.1982

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STATO MAGGI ORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

EDOARDO SCALA

STORIA DELLE

FANTERIE ITALIANE VOLUME X

GLI ALPINI •1

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ESERCITO IL GIORNALE• BIBLIOHCA STORICA



PREFAZIONE

L 'invito rivoltomi dall'amico Generali' Scala - che assolve in · modo ammirevole l'oneroso e brillanlf' incarico di compilare la Storia delle Fanterie italiane - di dettare una breve prefazione al volume dedicato agli Alpini trova in mr rispondenza piena ed entusiastica, anche perchl> co.1zli Alpini, a cui sono stato sempre spirituatmentt' vicino, !to l'issuto I' combattuto in stretto contatto nei primordi della carriera. La storia degli Alpini appare breve se rajfrv11tata a quella del grande tronco delle Fanterie italia11f', da mi il ramo speciale degli Alpini è spuntato ill tempi rc/ativamentr vicini. Ma quanta luce e quanta gloria /Il' irradia .' E poi gli Alpini sono entrati bene a fondo nel cuore del popolo italiano, che li ama e ti ammira. Alpini : penne nere, scarponi, pesante equipaggiamento da montagna, passo colmo e sicuro; canzoni nostalgiche; profumo di vattate, bagliore di vette, impeto di tempeste e di tormente ; ma anche membra solide e temprate, animi thiari, semplici e buoni, forza e sicurezza di azione in ogni vicenda di pace e di guerra. In questo volume rivivono, per la fervida e sapiente fatica dei Generale Scala, Le imprese leggendarie di tante e tante unità ; balzano sulla ribalta della Storia numeri di


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Compagnie e di Rl'ggimr·11ti, nomi di Battaglioni e di DiJ1isio11i, e ritornano nlla mm/e, 11011 solo picchi, pianori e colli de/In ca/f'll(I alpina ronquislati di slancio o difesi accanitamentr,. ma a 11r/l(' rido/tr, f' località del deserto libico, amb1 df'll'allopiano ('/iopico, crr~sle selva!(ffe della Balca11ia, slt'fJf'I' ,. fiumi .f.!doti ddla Russia. in cui gli Alpini lzamzo prrpf'lunlo ,·o/ .wrnj.;111 t' con indomito valore le loro fulgide Irodizio11i. S tori11 di it>ri </ll f'lln narrata in questo libro, perchè le gmrrnzio111 prt·~·1·11li r· future non dimentidzino. Calt'7.W di domani. se sul baluardo alpino fosse an1·oru llf'ffssurio rhiamare a raccolta « vect <· e , bocia » per d,iutl,·m,· g li 1ttrt'ssi l' difendere la Patria. 1

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IL C APO DI S. M. DELL' ESERCITO


PREMESSA

Istituiti nel 1872, gli Alpini, con la loro naturale attitudine alla guerra da montagna e con le lorc gest:. gloriose, banno sempre meritato, e.la Adua a monte Marrone, il fervido affetto e la particolare fiducia di tutto il nostro popolo. Le loro virtù spirituali e le loro qualità fisiche sono state giustamente riconosciute ed esaltate, non soltanto dai Capi militari, dagli uomini politici e dagli scrittori italiani; ma anche da quelli stranieri. Basta ricordare fra i primi, oltre ai Man:scialli d ' Italia Cadorna, Giardino, Diaz e Pecori Giraldi ed ai generali Di Giorgio, Dagna Sahina e C1hiati , F.dmonòo f)<' Amici5, Giuseppe Cesare Ahha, Ciuseppc Giacosa, Paolo Lioy, Giosuè Carducci, Guido Mazzoni, Cesare Battisti, Ettore lanni, Renato Simoni , Ottone Brentari, Matilde Ser;io. Maria Savi Lopez, Ivanoe Ronomi, Filippo Sacchi, Pao lo Monelli e Curzio Malaparte. Fra gli stranieri ci limitiamo a ricordare, oltre al generale Foch, l'inglese Giorgio Macaulay Trevelyan, il De Butt<.:t, il Cézan m:. Henry Duhamd e, per non citarne altri, il Camau. Gli Alpini ebbero il battesimo del fuoco nel 1896 ad Adua; si distinsero nella conquista della Libia, specialmente a Derna, e parteciparono alla guerra 1915- 1918, a quella italo - etiopica ed al secondo conflitto mondiale sempre in modo degno della m emore riconoscenza degli Italiani e dell'ammirazione d egl i stessi nemici. (< Le gesta compiute dai reggimenti alpini nella prima guerra mondiale - disse il Maresciallo d'Italia Gaeta no (-;iardino - occorrèrcbbc leggerle dove esse furono effettivamente scritte, r icordarle dové esse furono compiute. Alcune sembrano leggendarie. In una tenace volontà di vincere, che nessun sacrificio, nessun disagio, nessun pericolo riuscì mai a deprimere. gli Alpini portarono la difesa e l'offesa perfino sulle vette, sulle quali l'esistenza umana sembrava impossibile.


vm « Si può sicuramente affermare che, dallo Stelvio all'Ortig:1ra, ogni reparto di Alpini, grande o piccolo, ebbe occasione di dimostrare il suo valore, resistendo ai disagi più g ravi, alle altitudini più inospit:1li cd a temperature di 40 gradi sotto zero, e sorprendendo il nemico con scalate arditissime>•. Nel desiderio di tramandare il ricordo delle loro gesta alle generazioni future, innum erevoli scritti e documenti riconoscono il valido concorso offerto dalla montagna a conferire ai nostri Alpini anime tenaci e membra robuste e l'efficace contribtll'o di quelle tradizioni, che rappresentano senza dubbio, anche per i nost~i Alpini , ìl più fer vido incitamento al dovere, nel ricordo, tram~1ndato di generazio ne in g-e neraz ionc, delle gesta compiute dagli avi e dai padri, in difesa dei loro monti e delle loro valli. Durante il primo conflitto mondiale p assa rono complessivamente per i rcp,1rti alpini ~50.000 g iovani. Di essi ben 1542 ufficiali e 41.768 uom ini di truppa caddero sul campo; 3()82 ufficiali e 89-497 uomini di trupp:1 ve nnero feriti. Ci furono reggimenti come, ad esempio, il r''. che. su 50.000 uomini complessivamente mobilitati, ebbe, durante la gm:rr;1, 175 ufficiali uccisi e 390 feriti; com e il 3" che ne ebbe 238 uccisi e :!35 fe riti ; come il 4·· çhc subì, fo1 tutti i Corpi dcll.'csercito, i maggiori sacrifizì, con 24-089 uomini fuori combattimento, riportando perdite complessive, rispetto ai 45· ìSO uomini mohilitati durante tutta la guerra, uguali a circa il 60 per cento. Non in compenso; ma in corrispondenza di tali perdite , i tre reggimenti sopra citati ottennero un adeguato numero di ricompense ;i] valore militare: il i'': 3 m edaglie d'argento cd 1 di bronzo al labaro; 1 medaglia d'oro, 16o d' arge11to .e 741 di bronzo ai suoi componenti; il 3°: 3 medaglie d'argento al labaro; 6 medag.lie d'oro, 535 <l'ar gento e <)62 di bronzo al valore indi\'iduale ; il 4°: .r medaglia d'o ro e 5 d 'argento al labaro del regg imento, 4 medaglie d'o ro, 820 d 'a rgento e rn90 di bronzo ai militari che ne facevano parte. In complesso, per la guerra 1915- 1918, gli Alpini ebbero, tra tutte le A rmi ed i Corpi ddl 'escrcito, il maggior numero di decorati al valore. equi valente al 4,12 per ogni .cento mobilitati.

Gesta non meno gloriose compirono gli Alpini anc he durante la guerra italo - etiopica (1935 - 1936) e nella seconda guerra mondiale, distinguendosi per l'impeto eroico e per la tenace resistenza


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sull'Amba Aradam ed al lago Ascianghi nella prima e sul f r11n1t· occidentale, su quello greco - albanese e su quello russo nella second:1. Durante quest'ultima, il Corpo d'Armata alpino conseguì, al di là del confine francese, i maggiori successi; la Divisione alpina <<Julia >> progredì, contro la Grecia, oltre il Kalamas, superan<lo le tenaci resistenze nemiche e le gravi difficoltà opposte dal terreno e riuscì poi a sventare i pericoli del ripiegamento. Nuovamente riuniti in un Corpo d'Armata, gli Alpini avanzarono, in Russia, fino al D on, da dove, dopo avere strenuamente combattuto, dovettero ritirarsi , rc~istendo eroicamente ai disagi, alle fatiche, ai continui combattimenti ed aprendosi, con sovrumana tenacia, la via verso la Patria lontana. Mentre, per tante l'.enemerenze acquisite in guerra ed in pace, gli Alpini vengono amati dal nostro popolo come figli prediletti, essi sono stati ammirati anche presso le altre nazioni a tal punto, che molti altri Stati hanno ritenuto necessario istituire, nei loro eserciti, Corpi di truppe da montagna. In Francia, ad esempio, sono stati istituiti gli Chasseurs des Alpes; in Austria i Kaiserjager tirolesi; in Germania )'Alpenkorps bavarese; in Svizzera, in Cecoslovacchia, in Romania, in Turchia e nella Spagna Brigate o Divìsioui da montagna; in Polunia i "Cacci.1tc,1 i delle alte valli n, e perfino nel Cile venne creato, con attribuzio ni analoghe a quelle dei nostri Al pini, un « Distaccamento audace " e nell'Argentina due Distaccamenti da montagna ed una Scuola Andina simile alla nostra Scuola Alpina d'Aosta. Questi, in brevissima sintesi, gli Alpini, dei quali la nostra Patria è bene a ragione orgogliosa. Noi ne ricorderemo le gesta, scruta ndo anche nel più remoto passato quelle notizie storiche e quei precedenti di ogni terra e di ogni tempo, che possono riferirsi alle lo ntane origini delle nostre truppe da montagna ed all'inizio di guellc gloriose tradizioni dì sereno valore e di sovrumana tenacia , all e uuali i nostri Alpini seppero serbarsi sempre fedeli.

Quando nell'agile mente, guidata da una non comune conoscenza della Storia militare, dell'allora capitano di Stato Maggiore (;iuseppe Perrucchetti e nel suo animo , dedito al dovere e profondamente devoto alla Patria, sorse l'idea dell 'istituzione delle truppe alpine ~ jdea pci chiaramente espressa nell'articolo pubblicato nella Rivista Militare Italiana del 1872 ed intitolato <' Sulla difesa di alcuni valichi


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alpini e sull 'ordinamento militare territoriale delle zone di frontiera » dovettero sicuramente contribuire a suggerirgli l'opportuna proposta: - l'im porta nza della displuviak alpina come linea di confìnt per l'Italia; ' - l'efficac ia ammo nitrice dei ricordi storici circa l' impiego di truppe a reclut:nnrnto regionale per la difesa territoriale delle valli aipine ; - le particolari qualit:'1 spirituali e tisiche dei figli della montagna. Per co 11se.~ue11z:1. nel prendere in esame, in modo chiaro <: pt:r tJUanto possibile completo, le origini storiche delle truppe alpine, riesce opportuno trattare su..::..::essiv:unente i tre argomenti di cui sopra, \·isto che es~i rnntrihuirono a far concepir..:: al Perrucchetti il progetto che, approvato dall'allora Ministro della Guerra, generale Ricotti \tfag nani . diede poi luogo alla costituzione del Corpo dei nostri Alpin i. r.iuscppc Cesare: Ahba. efficace rievocatore delle gesta dei Mille, scri sse. a proposito degli Alpini (1) : ,, . .. Ricordate che quello del. !"Alpino no n è un scmpli.:c nom e, ..:hc ~i ri(ai s..:a ;,Ile J>arti,:olari al · t ribuz ioni od ali 'armamento, come qudlo di Bersagliere, Cacciatore., Tiratore, poichè viene da Alpi e ci fa soprattutto 1;ensare che per le vie delle Alpi fu ~c111prc inva~a l'lt,dia ... Per 1.p1csto, yuando nel 1859 Garibaldi. per raggillngcrc e per difendere gli antichi confini d'Italia. volle dare un bel nome ai suoi soldati, li chiamò Caccì:.ttori lldle Alpi "· Occorre, quindi, parlare prima di tutto della displuvialc alpina quale linea dei nostri confini. · Per yuanto interrotta da valic hi attraverso i quali i contatti politici e commerciali tra le popolazioni C"Ìsalpinc e 9uclle transalpine poterono svilupparsi nel tempo senza difficoltà insormontabili - le Alpi rappresentarono ~empre u11a l,arriera, il cui valore difensivo si era rivdaro, attraverso una ben dolorosa esperienz~1, lìn dai tempi della Repubblica romana; anche se allora le -conoscen ze _geografiche erano assai incerte. Molto aveva dovuto influire, intatti, nel richiamare l' attenzione dei Romani sulle Alpi e nel far desiderare: al Senato t!dla Repubblica di stabilirvi i con lini d'Italia, l'impresa di Annibal e che, durante la ( 1) Cn·s l:l'l'E CEsAR E ,\ 1;11.\:

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Comini

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seconda guerra punica, passando probabilmente per il Mongincvr.1. ed ottenuto l'aiuto dei bellicosi abitanti delle Alpi Marittime t d ei Galli, era riuscito, nel 218 a. C., a scendere nella penisola ed a sro11hggere i Romani successi\'amentc sul Ticino. sulla Trebbia e sul Trasimcno, mettendo in pericolo la stessa esistenza dell'Urbe. In modo analogo do\'ette concorrere a determinare, all'inizio dell'Impero, la decisione di Augusto di fare delle Alpi i confini della penisola, anche il ricordo, assai pit1 vivo, della recente invasione dei Teutorii e dei Cimbri che. vinti ad Arausio (Orange), nell'autunno dell'anno 105 a. C., gli eserciti romani, indussero la Repubblica ad affidare la sua salvezza a Caio Mario. il quale, eletto Console ancora una volta, riuscì, come è noto, a sconfiggere i Tcutoni ad Aquac Scxtiae nel 102 a. C. ed i Cimbri nella battaglia dei Campi Raud:ì nell'anno successivo. Come si può desumen.; dalle notizie storiche giunte tino a noi, gli ammonimenti derivanti dai pericoli corsi dovettero dimostrare ai Romani, all'inizio dell'Impero, la necessità di avere in saldo possesso. per la sicurezza della penisola, tutto l'arco formato dalle Alpi a nord dell'Italia; arco che si estende, come affermava fin d'allora l'epigrafe della Turbia "a mare supero (Adriatieo) ad inferum » (Tirreno) .: che costituisce una non facile zona di ostacolo e t]uindi un'ampia e salda barriera, al di qua della quale, secondo Plinio il Vecchio, era i'Ital1a: ,e Haec est Italia, Diis sacra: haec gwtes eius; hat'c hoppit/11 popttlorum ,, . Tale barriera poteva proteggere la penisola dai popoli ancora barbari, poichè, secondo lo stesso Plinio, si estendeva dal fiume Varo al fi_u me Aissa e, più precisamente, secondo Strabone, da Vado, pn:sso il colle di Cachbona, al monte Albus, che doveva essere, nella parte più orientale dell ' arco alpino, l'attuale monte Nevoso. Consapevole della necessità di conquistare all'Italia i naturali confini. la Repubblica romana, durante le ~uerrc puniche, era gi:ì riuscita a procurarsi l'amicizia degli abitanti delle Alpi poi dcltc Cozie, i quali - probabilmente per la loro tradizionale ostilit;1 verso · i Galli, alleati d ei Cartaginesi, - parteggiarono per i Romani: così che Annibale, nel difficile valico della catena alpina. dovette probabilmente lottare contro le diffiailtà del terreno e contro gli alleati di Roma. Al sorgere dell'Jmpt:ro dodici tribù si erano confederate sulle Alpi Cozie sotto un loro Re, chiamato Cozio, il quale si sottomise ad Augusto, accontentandosi, a quanto sembra, del titolo di f'raef,:c-


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w s, e fece erigere in Su sa, Capitale del suo Regno, l'arco in onore dell'Imperatore che tuttora vi si amm ir:1. Lo Stato di Cozìo si estendeva, a quanto si puc\ supporre, a cava llo delle Alpi, dal Monviso al Rocciamclone, e comprendeva anche la pianura sino al Po, sulle cui sponde sorse August;1 Taminorurn (Torino). Esso finì poi, sotto Nerone, col di ven ire una provincia ddl'Impero. Per q uanto rigu:mla le: Alpi ccntr~1li cd o rien tali, Vittorio Adami nella sua « Storia docume ntata dei confin i del Re~n<, d' Italia ,, , ricorda che, secondo Plinio ( 1), nell 'alta vall e dell'Adda abitavano i Camuni , sui monti sopr;1 Brescia gli Storni . nella med ia valle dell'Adige e del S:1rca i Tridentini. ncll':dta \'alle dell'Adige gli Anauni, in valle Venosta i Vc nostcs, in valle Isarco gli Isarci e nella conca <l i Vipiteno. fino al Brennero cd alh ,·alk Passiria, i Genauni. Al di là della di spluvialc alpi na erano altri popoli e precisamente, secondo il Toniolo (2), i Brrnni, i Venno netes, i Brigantii. i Consu:mates. i Ravinatcs e i Ca tenatn . La Repubblica ave\'a inrnito il ~rande \·alorc stra tegico e logi,tico tkllc depressioni che ~i trm·a\'ano :illa restala della valle dell'Adige e cioè dei passi d i Resia, del Brennero e di Dobbiaco, che custituisconv le· 11i Ì:1 Gn:vi e f.Kili cvrnunit.azivnì fra la pianura padana e la v;1lk del Danubio, e perciò, Jìn dall'anno :224 a. C., aveva sottomesso le popolazioni che abita vano le valli dc:ll'Alto Adige, dell'Al to Piave e ddl'Alto Tagliamt:nt o. Nel 222 a. C. Roma aveva soggiog:1to il Friu li quasi senza combattere, bcnchè la regione fosse a't>.Ìta;a da forti mo;1tanari ; nel 221 aveva occ upato l'Istria e nel 186, liuando i Galli - Carni (tribù sorta dalla fusione dei Veneti coi Celti) avevano minacciato g li abitanti della regione presso le foci del Tima,·o. i Rom ani, già convinti che le Alpi dovessero costituire l'inviol ahilc confine settentrionale d 'Italia (3), avevano obbligato i Gall i· Carni a ripiegare. li Senato della Repubblica, per evitare il ripetersi di ~imili tentativi e per presidiare staliilmcn te i valichi alpini, aveva anz i di~pmto la costituz ione d'una 11) ,, Hi sr. ., , IIL .22 - 24. (2) A:-:Tn:sio lh1-no Tors10Lu: " Il Tiroln unità geogr afica ) ,, , Fi renze. L, Voce , 1921. (3) Q11a~i rnrti gli scr ittori dd pri mo ,en>lo d. C. af-Tt"rm ano la ncccssll:1 di stab ilire i confin i d 'ltaha lung<• la gra nde Jispl uvialc alpina. Aennaeus Floru~ indi.:a i confini dell 'Italia su ll e Alpi e \ ' allcìus Patcrrnlus, nella sua ,, Dc hi~wria roman:1 ,., a prù!>osÌlo ddlt: im!1rese dei Romani contro i Marrnma nni, ri(orda che lt: terre dì questi ultimi si tro\'av~rno a soli duecentomila


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colonia (Aguileja) che, sorta nella regione già occupata dai Celti e nella quale i Veneto - Illirici avevano potuto ancora conservare il loro dominio, ebbe un'importanza veramente decisiva. Essa rapprcscntc\ infatti, H punto di partenza per la conquista dei paesi transalpini e quindi il centro della rete di quelle strade militari, che facilitarono, secondo il Leicht (1), il movimento delle legi.o ni romane e l'intensificarsi degli scambi commerciali. Per analoghe necessità Giulio Cesare aveva fondato, molti anni dopo, Forum Julii (Cividale), nome dal L}llale proviene quello del Friuli. Occupate le sponde cld Timavo, assoggettati gli Istriani e distrutta la loro capitale Nesazio, vi nti anche i Giapici, che premevano sull'Istria e sul Carso, ed i Carni-Taudsci, che erano discesi nella valle dell'Isonzo, le legioni romane avevano raggiunto ed oltrepassato i valichi delle Alpi orientali. Nauportus (Oberlainach), di là del varco dello stesso nome, era divenuta , infatti, una borgata commerciale; Esona (Lubiana) una colonia, poi collegata con l'Italia ai tempi di Augusto, cui sì dovette la sistemazione definitiva della regione e ia concessione dei diritti municipali a Tergeste (Trieste) e ad Emona (Pola). La rete stradale, che aveva per asse la via Postumia, da Mantova ad Arae Postumiae (l'attuale Postumia), permetteva di raggiungere Aguikj a ed i passi di Nauporto, di Idria, del Ciana, facilitando i movimenti militari e le relazioni commerciali. Rendevano più sicuri i passi del confine le fortificazioni , delle quali, presso i va lièhi di Nauporto e del Clana, si scorgono ancora i ruderi, che si estendono fino alla zona, che era probabilmente sede dell'antica Tarsatica e sulla quale sorge ora Fiume. Per quanto riguarda le Alpi occidentali e l' Italia settentrionale, i Romani, passato per la prima volta il Po nel 222 a. C .. avevano stapassi « dall 'ultima catena delle Alpi, limite ddl'/ralù, ,). Ti 10 Li \' io scrisse « Alpt:.< prope inexuperabilem finem i n medio esff " · H geografo g reco Strahone, a proposito (ki Vcnosti e deg li !sarò. dice che questi popoli face vano già parte dell'Italia cd occupavano tutto il ,·ersante meridionale del le Alpi; mcmrc gli Illirici, i Hrcuni cd i Gen.llJni abitavano nel versante settentrionale. Plinio il Vecchio, nclLi sua aescriz ionc ddl'Ttalia , nomina tutti i popoli alpini e. dopo :werli passati in rassegna, soggiunge, come abbiamo già detto: « Questa è l'Itali a consacrata agli Dei, (Juesti i suoi popoli, 9uestc le città dei pnpoli "· (1) LEICHT : "Stori:J del Fr iuli ».


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bilito il loro dominio nella pianura padana con la vittoria di Medioianum contro i Galli - C isalpini e poi con la fondazione, nel 2r8 a. C., delle due import:rnti w lonic di Plan :ntia e di C remona.

Eletto Imperatore, Augusto -- - volendo creare le condizioni necessa rie per (Juella durevole pace che, chiudendo il tempio di Giano, a veva promesso a tutte le genti dell'Impero rivolse le sue cure anche .ille istituzioni militari , rnn un ' accortezza non minore di quella da lui posta nel risolvere gli altri prohlemi inerenti alla vita dello Stato ed , a rendere b pace pii'1 sicura, egli cercò di rafforzare l'esercito e dì adattarne l'ordinamc:nt o ai nuovi tempi. Le e~igcnze della difesa e la necessità di mettere l'ordine in tutti i paesi dominati da Roma non consigliavano ad Augusto la conquista di nuove regioni: ma gli dimostrarono la necessità di consolidare k conquiste già fatte e di disporre, intorno all'Impero e partico larmente alle frontiere del l' ltal ìa, di contini che coincidessero con naturali lince geografiche (catene di monti o fiumi). All 'attuazione di q uesto conce(io ;ono, infatti, da ;1ttribuirc le impresc eh<' portarono a( co mpletamc:nto dell 'occupazione della Spagna. al dominio d ella Rezia, dell a Vindelicia e del Norico, :1lla rid uzione del Regno di Cozio a Prdettu ra, allo spostamento dei confini dell'Impero al Rodano ccl al

D,1nubin. Per raggiungere i ~uoi scopi, Augusto ebbe collaboratori intdlig rnti, valorosi e fedeli, come Marco Vips;111Ìo Agrippa ed i figliast ri Druso e 'riberio, con le mi imprese al di n delle Alpi , nella Vindeiicia e nella Rez ia fino :d Danubio (1), l'Impera to re riuscì, dal 25 al 12 a. C., a consid erare anche ques te regioni come nuove provincie roma ne cd a dominare :mche b Gcrma;1ia occidentale. ( 1) La prima ca mpagn;1 pl·r la urnt1ui~la d ella Rcz i;i cboc carntterc conrroffcnsi,·o e si ~n,lse con una marcia contro i Reti . Il comJndantc romano. Publio Sìlìo, ricacciò il nemico alle sorgcnt i .lelrOg lio e di là penetrò nella v,1lle ddl'lnn . Druso, im·ece, ,rnlse un'a z ione tìancheggia ntc.

Più imporca nte fu la ça m pagna seguente, del 15 :1. C. Le culm11w rornanc impi egate in c1uclranno furon o t:rc. Qudb centrale. agli orJ ini di un luogotenente. d,c fu forse lo ,tesso Publio Silio ch e aveva ~vol to la cam pagn a dell'anno !'recedente, doveva proporsi come obhiettivo il pa., so Ji Resia. La colonna di destra, al cum:mdo dd n·n tit.reennc Druso, e q udb di sini stra. affid:na :il ,·entìscttcn ne Tiberio - che dall:i Gallia Lio-


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Cosl Augusto potè - come abbiamo già detto c come d llt ,u <' mente ricorda il Ferrabino (1) - collocare <• gli avampo~ti del l'Italia sul Rodano e sul Danubio, fino alla confluenza della S:iv.1. con una larga fascia transalpina e transadriatica, che doveva offri I t· all'Italia la necessaria sicurezza e nella quale i Prefetti ed i procur:11ori romani occupavano un territorio così importante, anche <lai lato militare, da costituire un vero e proprio baluardo •>. Ma, se gli avamposti d 'Italia erano sul Rodano e sul Danubio, per la sicurezza della penisola, la linea di resistenza doveva essere stabilita sulle Alpi e, per conseguenza, l'Imperatore volle completare la conquista della displuvialc anche in corrispondenza delle Alpi ocnese doveva avanzare, per il lago di Costanza, fino a nunirs1 al fratello avevano compiti aggiranti ed avviluppami e dO\-e\'ano riunirsi a lJUell a ce ntrale al dì là delle Alpi. Druso ebbe a louare sulle aspre montagne contro le fortezze retiche, di fese dalla bellicosità dell e popola:;,_ioni, armate, come ricorda Orazio, di scuri e molto mobili, data anch<: la loro conoscenza del terreno. Dal suo quartier generale di Trento egli si spin~c fin o al Brennero. attraverso il Pons - Dru si, fatto costruire presso l'attuale Bohano, lottando prima in valle harco, contro i Brcuni ccl i Ccn:urni, per a.,,icnra;-si il fi:rn.-n d estro; mentre IHl .rno disi-:ic. camen to sconfiggeva, ancora sulla destra. gli Ambisontes. Dal Brennero, per la valle· dell'Inn , Druso si congiunse con la colonna centrale, che aveva raggiunto il passo di Resia , percorse vittoriosamente la \'alle <lell'Arlberg (Vallis Drusiana), t:d andò a raggiungere il fratello maggiore nella Vindtlici:1 , a· I >ama ~ia, prohahilmentc· presso I.a òtrà che !>OÌ f11 chiamata, in onore di Augusto, Augusta Vinddiciorum (Augsburg). Anche Tibcrio aveva dovuto comli:mere accanitamente e, per traversare il lago di Costanza, era stato costretto a co~truire una flotta. Il primo del mese, detto in seguito Augustus in onore dell'Imperatore, gli eserciti riuniti si spinsero fino al Danubio e si andò così c.ostituemlo h vasta e fortificata provincia della Rez ia e Vindehcia, divenuta ben presw fedelissima, tanto da poter poi essere presidiata soltamo con milizie locali. Il Kalles, che con g rande acume cercò di determinare g li itinerari percorsi da Druso e da Tiberio, su ppone che Druso. vinti .i Breuni e pas~ato il Brennero, penetrasse nella Yalle dcll'lnn e vincesse i Vin<lcl ici sull 'Isar, sul Lech e sull'lllcr e quindi raggiu ngesse a Damasia Tiberio, anch 'egli vittorioso, come si è detto. dei Reti. Anche Orazio esaltò il valore di Druso qualt· vincitore dei Vindclici.

Vìderc RaNis bella sub Alpibus Dru.rnm gcrcntcm Vindelici. Anche Valleio Patercolo, dopo aver seguito, durante la g uerra retica , le operazioni d i Tiberio, descrive i gravi pericoli supi:rati. ( 1) FERRABI NO: (< L'Italia romana».


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cidentali, per stabilirvi finalmente i confini dell'Italia, c he prima correvano, come è noto, lungo il Rubico ne e la Magra. La prima impresa romana nelle Alpi occidentali in ordine d i tempo era stata quella del ' 41 a. C. cont ro i Salassi, ·i quali, nuovamente insorti dopo b mnrtc di Cesa re, minacciavano la colonia romana di Eporcdia ((vrca) cd Augusto oppose loro Aulo Terenzio Varrone Mure na chc, nd 25 a. C., li sconfisse. Fu costituita allora (24 a. C .) la colo nia di Augusta Praetoria (Aosta), n ella quale fu eret10. in onore di Augusto, un arco trio nfale ancora oggi esistente. I Romani dfwuarono altre spedizioni nelle Alpi Marittime. Pennine e Gr:i ic nd 14 a. C. e le guerre per la conguista dei popoli <kllc Alpi nccickntali dovettero essere particolarmente accanite. Fin dall':1111icliit:1 più remota , 1c Alpi Marittime erano abitate, inlalfi , d:i trihì:1 di Liguri Alpini (1), che Tito Livio ricorda come tena r i difensori d ei loro monti, e che, aiutati dalle difficoltà del terrl'no e dalla povcrtù del paese, contesero strenuamente il possesso ckllc lo ro Alpi prima ::ti Galli e poscia ai Romani. Roma dovette pensare a conquistare la regione fin dalle guerre p unic he, e fors'anche prima, essendosi i Lig uri delle Alpi dimostrati co stantemente fa vorevoli ai suoi nemici; ma, soltanto dopo lunghe g uerre cd accaniti combattimenti (2). pervenne, durante l'Impero, ad dfcttuarc la non facile impresa. Molto poche cd incerte sono, purtroppo, le notizie ;1 noi pervenute sulle operazioni militari contro i Liguri Alpini ordinate eh Augusto, nd suo proposito di g:1rantire all'Italia le sicure f ronticrc

( r) Luca no chiama i Liguri .'\ lpìni ,. Ligurcs capillari» o " coniali \•, muti,o dei loro lunghi capc.:lli. G li eserciti cartaginesi, e spccialmcrH c quello di Asdruba le -- distrutto, con bella e rapida nuno\'ra ,e ntrale, dal Console Claudio Nerone al Mct:iurn nel :!07 :i. C. - dovettero essere, infatti, comnosti soltanto in piccola p;irtc di Fc.:11ici t· pc.:r il rc.:slo di gcuti osti li ai Romani, specialmente Gall i e Liguri. <)u anto. per il valore guerriero dei Liguri. b loro allean za coi Cartaginesi prcnccup:issc i Hùmani . si vede clall'accordo rnnduso do!)ù b battaglia di Z:1ma; accordo, per il quale, come ricorda Polihio. i vincitori vollero che i Ca rtag inesi si obbligassero a non trarre altri :1iuti militari dai Liguri . (2) Tutti g li scrittori greci e l:itini dell':rnti.:hitj ci confermano le diflicoltà del successo e l;i resistenza opposta a lle legio ni romane dai difensori Jd pacs..:. concordemente descritti come specialmente adatti a giovarsi delle ac.:i· d cntalità del terreno e capaci di effettuare impronìsc sorprese. Tito Li,·io ddinì i Liguri " 1•efoci (' sempre pronti» e Floro li giudicò, per la loro rr:i nde mohilit?t . « più fc1cili a vincere rhc a troz,arc "· ;1


X V II

delle Alpi, dal golfo di Genova al mare Adriatico, soggiogando come dice l'iscrizione della Turbia - (< gentes alpines omnes, quar a mare Supero ad Inferum pertinebant •>. Possiamo soltanto presumere che, nella conquista delle Alpi Li guri, i Romani dovettero avere facilitato il compito dall'avere già in possesso le Alpi Graie e dall'amicizia degli abitanti delle Cozie e che l'impresa dovette essere condotta a termine- - come suppone l'Oberziner (1) _, con l'azione di diverse colonne, incaricate di risalire contemporaneamente lungo le valli, verso le sommità più importanti. L'ordine, probabilmente cronologico, secondo il quale la già ri cordata iscrizione della Turhia enumerava i popoli assoggettati durante l'impero di Augusto, potrebbe darci forse qualche indizio sugli obbiettivi assegnati, per l'azione comune, alle diverse colonne: ma le conclusioni alle quali potremmo essere indotti da tali indizi non ci permetterebbero certo di addurre esempi storicamente accertati. Con la nuova conquista Augusto, come era già stato fatto per le altre regioni alpine, costituì una nuova provincia, che ebbe appunto il nome di ,, Alpes Maritimac )) , l'asse del cui territorio doveva essere rappresentato dalla linea di cresta dal Monviso al Colle Ji Tenda e quindi alla Turbia che, secondo l'itinerario di Antonino, segnava il confine tra la Gallia e l'Italia: v Hu11c 1uque Italia ab hinc

Gallia

n.

La Capitale della nuova provincia, della quale, secondo il Mommsen, doveva far parte anche l'attuale territorio di Cuneo, fu Gencnelum (Cimella o Cimiez) che, villaggio ora dimenticato, doveva essere allora una città assai importante, come dimostrano le rovine dei suoi monumenti. Anche nelle Alpi Marittime i Romani dovettero stabilire colonie e presidi i militari; istitu.i re stazioni di doganieri, come presso il Forum Germanonun (San Damiano) nella valle della Maira, ed a Pedum (Borgo San Dalmazzo) in quella della Stura, ed incoraggiare lo sviluppo delle comunicazioni. Conquistata tutta la displuviate alpina, con un'azione prevalentemente militare nelle Alpi occidentali e centrali e con una sagace opera politica in quelle orientali, già in possesso clei Romani fin dai tempi della Repubblica, Augusto si compiacque talmente di avere conseguito lo scopo, che nel!' (( autobiografia », riprodotta nelle tavok (1)

2.

Cfr.

0BER7.1NER: «

Le guerre di Augusto contro i popoli alpini >>.


xvm di bronzo del suo mausoleo, scnssc: « Ho pacificato le Alpi, da quella regione che è prossima all'Adriatico fino al Tirreno, senza combattere alcuna guerra ingiusta >J (1). Se neppure Plinio il Vecchio potè tramandarci prècise notizie sulle guerre alpine, egli ri1x1rtò, in compenso, il più importante documento che le ricordi e cioè l'ìsnizìone che leggevasi sul trofeo delle Alpi, in quella specie di torre-faro che, tra l'8 ed il 7 a. C., l' Imperatore fece innalzare al confine occidentale d'Italia, alla Turbia, alla gualc abbiamo già acccnn;tto e che venne ricordata anche da Dante (2). L'epigrafe comprende - come nota il Giorgialberti (:~) - due parti ben distinte. La prima contiene la dedica del tro.fco ad Augusto e ricorda che mtte le genti alpine furono da lui poste o ricondotte (redactae) sotto il dominio del popolo romano. La seconda parte clt:nca, invece, ben 44 genti o popoli, abitanti le Alpi centrali ed occidentali, che dovettero essere debellati per fare delle Alpi i sicuri confini dell'Italia, quali rimasero, pur venendo oltrepassate più volte dai barbari e dagli st ranieri, anche durante il medioevo e nell'era moderna.

Sull' import;ui za delle Alpi cornt barrina difensiva dell'Italia avremmo potuto citare molti altri esempi. ricordando le invasioni barbariche (Quadi, Marcomanni , Unni, SveYi, Eruli, Visigoti, Ostrogoti e poi Lonh:robardi e Franchi), che fecero crollare l' Impero romano d'occidente., i frequenti passaggi degli eserciti stranieri e le numerose guerre che si combatterono sulle Alpi anche nel medioevo e nell'era moderna, per difenderle o per valicarle. Ma lo spa7.io del quale possiamo disporre non ci permette di prendere in esame tutti gli avvenimenti e. del resto, le nostre ricerche (1) « Alpcs :1 regione ca quac proxinu est H:idriaw mari ad Tuscum pacari feci, nulli gemi bello per iniuriam inbto n . (2) Cfr. Purg-arorio, III, 49 e seguc nfi:

Tra Lèrici e Tu rbìa, la t,irì diserta , la più rotta mina è t1t1a ·scala, ver;o di q11ella agevole ed aperta.

()) Cfr. C1onr.1ALBERT1: attuata da Augu sto ».

«

Il

trofeo

Jdla Tu rbia pi:r l:t clifcsa delle Alpi


XIX

debbono riferirsi soltanto alle origini delle truppe alpine, origini 1. hc

si trovano sicuramente, come abbiamo cercato di dimostrare.:, nd I., Storia di Roma. Conseguito lo scopo di assicurare all'Italia i confini assegnatile.: dalla natura, Augusto provvide, come abbiamo già accennato, a rendere più sicuro il possesso delle Alpi con la salda organizzazione dc.:1 limen, facendo costruire una muraglia fortificata e continua, resa più atta a resistere anche da una opportuna dislocazione di posti avanzati (torri di vedetta e di segnalazione), per impedire ai probabili invasori di risalire il versante settentrionale alpino, molto meno arduo di quello meridionale, indubbiamente più breve; ma anche più ripido e quindi meno facilmente percorribile. Facilitarono la difesa delle Alpi anche le viae militarcs, consi gliate ad Augusto probabilmente da Agrippa ; le colonie, costituite da fedeli veterani, ed i presidì, ai qua.li dovevano specialmente provvedere tre legioni: prima, secunda et tcrtia Julia alpina; legioni, le cui insegne dovettero essere di color verde od almeno orlate di verde, cioè a dire dello stesso colore conservato poi, in omaggio alle tradizioni , nelle prime uniformi e nelle attuali fiamme dei nostri Alpini.

Le suddette legioni dovettero essere rinforzate da reparti a reclutamento locale, dai quali indubbiamente ebbero inizio le gloriose tradizioni delle nostre truppe da montagna. Tali reparti vennero rap· presentati dalle cohnrte_. alpinomm o montanorum, alcune delle quali dovettero essere state costituite, nelle diverse vallate, anche prima della . conquista romana, come ci autorizza a ritenere Tacito, il quale definì le- cohortes Ligumm come un antico presidio delle Alpi Liguri, << vetus foci auxilium >> . Per quanto Polibio ricordi che la cohors apparve per la prima volta nell' esercito romano durante le guerre combattute in Spagna da Scipione l'Africano maggiore, tale unità organi.c a e tattica dell e Fanterie romane venne stabilmente istituita, nel primo secolo a. C., dal Console Caio Mario che, ammessi nelle legioni anche i proletari e soppressa nella F anteria legionale ogni distinzione, armò tutti i Fanti con la spada e col giavellotto e sostituì alla legione manipolare, attribuita a Furio Camillo, quella coortale. Con l'invasione dei Cimhri e dei T eutoni i Romani si erano trovati per la prima volta di fronte al Cuneus germanicus, cioè alla fo rma falangitica dei Germani che, attaccando con una fronte minima ed una profondità massima, attribuivano la più grande importanza


xx alla potenza dell'urto. Di fronte a tait: forma falangitìca rudimentale, la legione romana, per gli intervalli e le distanze fra i manipoli e per l'innegabile decadim ento delle virtù dei legionari, non poteva opporre la resistenza necessaria. Per conseguenza Mario venne indotto ad assottigliare cd a prolungare lo schieramento della legione, in modo che le ali di ventassero capaci di :wanzare e di stringere come m una morsa il cuneo :1vversario. Eg li ridw,~c. inLnti , gli intervalli fra i manipoli, finchè questi si fu sero ru.:lla coo l'l e (raggruppamento di tre manipoii). La legione si schinù , u du l· ~ok lince e le coorti di vennero capaci di manovrare con 1111:1 ù'r t:1 .w ronomia. Secondo ]'opinione più comunem ente accrcdit.11 ,1, la coorte mariana si schierava in linea, coi tre manipoli a contatto. 1·u110 :1 fianco dell'altro; ciascun manipolo con le due centu rie 1111.1 dietro l'altra, ciascuna centuria con g li uomini su cim1uc rig he. Lo ~c lticramento coort.llc fu il primo passo verso il ritorno, che ~, n)l!1pi r:'i poi con l'Impero, all'ordine falangitico; ma, con gli inll-r,·:ill i tra le coorti, lasciò ;1ncora alla legione il suo carattere di for111:1:ionc att a alla manovra tattica, anche se meno cl astica di lJ Uelb 111:1nipol:in·. Il i·-lS,.1ggiu dall.i lcgion..: rn;;nipuLu..: .l yudla t:O<Hlak VC::llll<.: in d uhhiamentc suggeri to anche dal decadimento delle qualità dei lc!,!ÌOnari. conseguenza inevitabile del mutato reclutamento e del mu1,110 ordinamento. che aveva tolto alla legione l'impulso derivante dalla presenza dei tria rii e dagli sfo rzi che gli altri legionari più giovan i faceva no per emularli, anche se, allo scopo di conferire alle truppe una maggiore coesione, la legione ebbe un 'insegna unica nell'aq uila d'argento affidatale da Mario e che, durante l'[mpero, divenne d'oro. Ma coorti e non legion i erano state, anche prima dell ' Impero, le U11it;'1 orga niche e tattiche della F anteria degli alleati italici, visto che l'esercito di Roma non era più costituito soltanto con i contingenti 1kll'Ur!JC e con yuclli ddlc regioni alìe quali era stato g ià concesso il diritto di cittadinan1.a; ma anche con i reparti dei popoli socii od alleati : reparti che si chiamarono apj)lmto coorti e che costitui vano le alae .wciorum degli eserciti consolari. Le (oo rt i, la cui forza oscillò dai 400 uomini della coorte di Caio Mario :ii 10110 uomini delle cohorles practorianae, presero il nome o dalh città o regione o popolo che le formarono (co/10rs Piacentina, cohortcs L igurum , colwrtes Batavorttm , Can tabrorum , Gallorum, ne.). oppure dalle armi che impiegavano (co/10rtes sagittariomm) o


XX I

dai particolari scopi ai quali erano destinate (cohorlcs vigilum) e ~ol. tanto negli ultimi secoli dell' Impero presero il nome dell 'Impcratorr regnante all'atto della loro costituzione. Non sappiamo, purtroppo, quante fossero le cohortes alpi11orn111 od alpinae, le quali dovettero essere costirnite presso le colonie militari confinarie; ebbero tiuasi certamente un reclutamento regionale per monti o per vallate e furono armate alla leggera, con l'armatura le11is. Esse dovettero partecipare in ogni tempo con molto valore alla difesa delle Alpi, delle quali concorsero a presidiare le fortificazioni. Per il loro reclutamento, gli scopi e la dislocazione, le cohorte.. alpinorum o montanorum furono, senza dubbio, reparti ai quali si deve evidentemente ricollegare l'idea del Perrucchetti di affidare a truppe reclutate sul posto la difesa delle nostre frontiere terrestri. Del resto Io stesso Perrucchetti, anche dopo aver visto effettuata la sua idea, diceva degli Alpini: ( < Dalle Alpi Marittime alle Giulie, dal1' Authion ali ' Assietta, allo Stelvio, a Bezzecca, a Levico, ai Tre Ponti , ogni balza è un ricordo del valore dei padri nostri, è un monumento per il Paese, un impeg no d'onore per tutti gli Italiani e, prima di tutto per voi, figli della montagna, difensori nati delle porte d'Italia. Passeranno i secoli, scompariranno le iscrizioni monumentali e gli obelischi e gli archi; ma quelle rupi, nell'austero ammonimento dei siti che furono teatro a gesta gloriose, continueranno a ricordare <-1uelle imprese fino a che sia caro ed onorato il sangue versato per la Patria,,. <(

Purtroppo non abbiamo particolari not1z1e sulle gesta delle cohortes · montanorum, che dovettero avere una forza di circa 400 uomini ciascuna e che, nel difendere i loro monti, fecero sicuramente assegnamento, proprio come i nostri Alpini, sull'allenamento morale e fisico alla vita di montagna e sulla profonda conoscenza del terreno e delle difficili comunicazioni che lo percorrevano. Sulle tradizioni patriottiche e militari degli Alpini , il colonnello Amelio Dupont, che ne comandò un reggimento, scrisse, con appassionata efficacia e con profondo rispetto della verità storica: « Dalle resistenze che gli alpigiani delle Cozie opposero ai Mauri immani e ai numidi cavalli di Annibale, rico rdate da Tito Livio, a Pietro Calvi nel 1848 ed al Guicciardi nel 1866; dalle cohortes montanorum che Rom:1 schierava sui valichi alpini , a scolta del suo dominio italico, ai


XXII

fortissimi battaglioni che. nella prima guerra mondiale, opera rono il prodigio di monte Nero e gli ardimenti delle Tofane e dell ' Adamello, disperatamente dif:cscro il varco alpino ed, infine, furono d'un balzo al di 1:i della forti ssima cerchia nell' impeto travolgente della vittoria, non sarebbe impossibile ricostruire una tradizione alpina, lentamente maturata nei secoli, attraverso le innumerevoli guerre che ebbt·ro a teatro le Alpi. Tradizione, che sarebbe basata sulle molte affìnit;\ di srnti111t:11ti e di attitudini, che la montagna imprime ai suoi abitatori, con l'identità delle condizioni, nelle guaii, ovunque.: è monte, ~i svolge la lunga batt;ig lia quotidiana per la vita; ovunque è vertigine di cime l'anima spazia nelrirnmcnsità solenne <lei panorami od in sè raccoglie l'orrore cupo dell'abisso od il croscio pauroso ddla valanga o la romba sinistra della bufera >>. Anche Marcello Soleri, già capitano negli Alpini ed allora Ministro della G uerra, in occasione del primo cinquantenario della co~ti t11zione dei reparti dalle fiamme verdi, esaltò il valore dei ricordi ~torici 11clk gloriose tradizioni degli Alpini e descrisse le caratteristiche cs~cnziali e le energie spirituali conferire ai combattenti della montagna dall ' ambiente nel quale nacquero e dalle vicende del P ~IS,J tù .

F.gli affermò bene a ragione che k tradizioni degli Alpini s'iniziano con Roma e con le colwrus molltanorum poste a difesa dei va lichi alpini fortificati , vengono confermate dalle guerre combattute in ogni tempo sulle Alpi e dalla tenacia dei Valdesi che, all a minaccia del generale Catinat di bombardare il loro rifugio di Bal siglia, risposero con linguaggio fieramente alpino: << Se il vostro cannone spara , le nostre rocce non si spaventeranno e noi .~entiremo ~parare )>. Fedeli al loro particolare culto religioso che, partendo da una liber:i interpretazione del Vangelo, tende a divulgare precetti di morale pratica, i Valdesi, o seguaci di Valdo, conosceva no la Bibbia, 1,redicavanu la povertà, vivevano di elemosina ; ma amavano le vaHi nelle quali si erano raccolti (val Pragelato, val Perosa, valle Pellice, ccc.) e che difesero, sfidando i rigori dell 'Inquisizione, l'ostilità dei Pontefici Gregorio X I e Innocenzo VIIJ e di Luigi XIV di Francia. le forze militari dei Duchi di Savoja. Tra questi ultimi Carlo I, nel 1484. cercò di scacciarli .invano dalle valli piemontesi cd Emanuele Filiberto, dopo avere proibito, per fare cosa grata al Po ntefice, che si ascoltassero le prediche dei Valdesi, concesse loro, nel 1561, la libertà del culto, limitatamente a certi punti delle valli. Le continue viola-


XX III

zioni delle disposizioni ducali da parte dei Valdesi costri nsero po i i Duchi di Savoia ad osteggiarli nuovamente e ne nacquero conflilli e massacri, come quello della Pasqua piemontese del 1655. Vittorio Amedeo II dovette emanare, per le insistenze di Re Luigi di Francia, due Editti che vietarono ai Valdesi di soccorrere i protestanti francesi ed ordinarono di distruggere i loro tempi i; ma il Duca emanò poi un altro Editto che permise ai Valdesi di emigrare in Svizzera. Soltanto pochi usufruirono però di tale permesso e gli altri combatterono strenuamente per rimanere nelle loro valli; mentre i Valdesi emigrati in Svizze;a, g uida!i dal pastofè Enrico Arnaud, tentarono più volte di ritornare in Piemonte e finalmente ci riuscirono, col « glorioso rimpatrio >) del 1689. Il sentimento religioso non impediva loro di provare un grande attaccamento per le proprie valli e, quando Vittorio Amedeo II, durante la guerra per la successione di Spagna, staccatosi dalla Francia, passò alla Grande Alleanza, i rapporti di fedele devozione dei Valdesi per il Duca di Savoia riacquistarono il loro vigore ed il Principe potè incorporare nel suo esercito molti Valdesi, che si dimostrarono, in ogni circostanza, ottimi combattenti. Debbono considerarsi come truppe alpine - ricordava appunlO il Soleri -......, anche le milizie valdostane che, nel secolo XVI, durante le guerre fra Francia e Spagna per il predominio sull'Italia, difesero 1a neutralità delle loro valli; nonchè le:: milizie piemontesi che, sulle Alpi Marittime e sulle Cozie, fronteggiarono per tanti anni Spagnoli e Francesi e che poi, dal 1792 al 17~, contesero il passo agli eserciti della rivoluzione ed a quelli napoleonici.

Per quanto si riferisce ai tenaci difensori del Piemonte, durante le guerre di predominio e di successione e le lotte contro la rivoluzione francese, dovette esercitare un efficace influsso nella mente del Pcrrucchettì anche il ricordo della milizia paesa11(1, istituita nel 156o in Piemonte dal Duca Emanuele Filiberto; milizia che, come i nostri Alpini, ebbe un reclutamento regionale, per il quale ai soldati del Duca di Savoia spettò particolarmente il compito di difendere i monti e le valli dove erano nati. Nicolò Machiavelli, nel concludere la sua opera sull'arte della guerra, aveva fatto dire a Fabrizio Colonna: ,, Io affermo che, qualunque di quelli che tengono oggi Stato in Italia, prima entrerà per


XXIV

questa \'Ìa - cioè a\'rà creato un esercito nazionale - sarà, prima di :,kun altro, Sig nore di questa Pro vincia e interverrà allo Stato suo come al Regno dei M:1Ccdoni, il quale diventò, con c.1uesti ordini e con questi esercizi, m entre che l'altra G recia stava in ozio e attendeva :1 recitare commedic, tanto potente, che potette in pochi anni tutta occuparla, e al fìgliunlo lascia re ta le fondamento, che po tette farsi Principe di tutto il mondo,,. Ebbcni.: <.111csta :,icura prof<.:zia si ver'ificò, almeno in parte, con E manuel e F ililn:rto di Savoia, il tiuale, tornato in possesso dei suoi Stati do po la vittoria di S. Quintino, .istituì nel r560 la miliz ia paesana, all a c.1ualc impresse un carattere speciale, che divenne col tempo il di stintirn del suo p1polo. Di questo popolo - che egli , precorrendo di due secoli ciò che in Francia compì solo la rivoluzione, aveva nohilita10. re ndendolo libero -- egli creè> una nazione armata. A provvedere alla costituzione di una milizia piemontese, in analogia con quanto si era già tentato in Firenze per m erito tlel M:id ,iavel li . E manuele Filiberto provvide con l'Editto da lui emanato il 28 di cembre 1560 in Vercelli e col quale si concedevano ai sudditi, che ,'imcrivcva,{o alla milizia paesana·. importanti privilegi. Il reclutamcntD \·cniv.1 fatto tl.igl i uffìci;,ili all'uopu designati, i <-Juali Jovcv:1no dare la preferenza a quei giovani <• qu'ils vcrront etre plus propres et aptes au x armcs ». L'et:ì utile per prestare ser viz io veni va fìs~ala dai 18 ai 50 anni, anche per i ricordi delle prime milizie comunali italiane, per le quali in Firenze, secondo il Villani, .i cittadini nano o bbligati a servire dai r5 ai 70 anni, a Treviso dai 16 anni ai 60, a Brescia dai 18 ai 60, a Manto\'a dai 18 ai 70, ccc. Al ricordo di tali miliz ie Emanuele Filiberto dovette poi indubbiamente ispirarsi, nell'emanare, circa l'ordinamento delle sue Fanterie, disrosizioni più complete e definitive. Il che fece soltanto nel 1566, quando o rdinò ,< alLi molto diletti fideli sindaci , ho mini et Comunità , di d ic hiarare, consig nare et dare in no ta tutte le persone, che saranno in nostra terr,1 et insieme rntte quelle anni che si trova no appresso di loro, ai Colonnelli et ai Sergenti maggiori dd Ducato >i . Sull'efficienza della milizia paesana del Piemonte l'ambasciatore veneto Lippomano, ne.Ile sue Relazioni del 1573, afferma che il Duca disponeva di oltre 20.000 :irmati e soggiunge che , c.1 uando Emanuele Filiberto viaggiava per i suoi Stati, in ogni paese si raccoglievano i Fanti della milizia per r ender gli omaggio e per dar prova davanti al Duca del loro addestramento.


xxv Il figlio di Emanuele Filiberto, Carlo Emanuele I, mirando :ill'egemonia ciel Piemonte fra gli Stati italiani del suo tempo, conferì alla sua Casa una notevole importanza. Le sue gesta vennero cantate dai maggiori scrittori del suo tempo e trovarono degna consacrazione anche nelle opere del Muratori. A lui Fulvio Testi potè indirizzare perfino l'invito a farsi paladino della libertà d'Italia: Chi fia, se 11011 tu se', che rompa il laccio onde tant'anni avvinta Esperia giace?

Data la politica seguita da questo Principe, egli fu costretto ad un 'attività guerresca quasi continua. Infatti, acquistandosi fama di eccellente capitano, egli condusse le guerre: per il recupero di Ginevra (1581 - 16o2); per l'acquisto del Marchesato di Saluzzo (1588- 1601); per l'acquisto del Monferrato (1612 - 1617; r62o - 1631); contro Genova e la Spagna (r625); per la successione del Ducato di Mantova ed ancora pel Monferrato (1628). Tutte queste guerre, alcune delle quali assai lunghe ed accanite, dimostrarono la saldezza delle istituzioni militari piemontesi, le quali , 11011 ostante la superiorità delle forze nemiche, l'asprezza dei luoghi, il freddo clima invernale, la scarsezza dei mezzi e la lunga durata dei conflitti, perseverarono in una lotta estenuante di piccole imprese, cli operazioni di alta montagna, di hen predisposte imboscate, pur di liberare le loro valli dai Francesi, che troppo spesso vi discendevano 1 < con orgogliosa sicurezza ,, . Carlo Emanuele I - a proposito del quale Papa Urbano VIII, m un suo Breve del 18 aprile 1627, lamentava che la tromba sabauda non lasciasse riposare l'Italia (« co11quù:scere non sinit ltaliam sahaudae tuhae clangor )>) - dovette avere molta cura della milizia, al cui riordinamento ed alla cui efficienza consacrò tutte le sue energie, come si può rilevare dalle numerose norme legislative, da lui dedicate alle istituzioni militari. Fra tali disposizioni va citato l'Ordine in forza di. legge perpetua in data del r5 maggio 1594, col quale il Duca disponeva che tutti i sudditi piemontesi portassero le armi dagli anni 18 fino ai 6o e costituissero la miliz ia generale, i cui componenti •< non dovevano per alcun tempo partirsi dalle case loro ; ma solo star pronti alla difesa)•. Dalla milizia paesana o generale Carlo Emanuele I trasse gli 8000 fanti << scelti fra i più robusti ed habili >> dcJla milizia scelta , la quale doveva, invece, essere sempre pronta << per marchiare in ogni


XXVI

occorrenza, dove li sarà ordi nato >,, a differenza di quella paesana o generale, destinata alla difesa delle singole valli ed il cui reclutamento regionale rappresentò, per il Pcrrucchetti , un esempio e concorse indubbiamente a dimostrargli come i difensori delle Alpi dovessero venire reclutati sul posto. Dei grandi scrvizi resi ai So vrani sabaudi dalle milizie piemontesi nei secoli XV II e XV III - servizi che dovettero confermare le tradiz io ni delle LJu;ili i nostri Alpini sono giustamente orgogliosi -si trova no molte notizie nelle memorie storiche dei contemporanei naz ionali r \tranicri. Le milizie delle valli alpine, dati i vantaggi che la natura del terreno offre alla guerriglia, acc:.1uistarono una particolare fama - come scrisse il Dabormida (1) - anche e specialmente per le informazio ni. Mentre il nemico, pur spargendo l'oro a piene mani , riu sci,·a assai raramente ad avere notizie sicure, i Capi delle: truppe piemontesi erano quasi sempre esattamente informati di ogni movimento delle forze avversarie. Sull ' impiego delle milizie alpine scrisse anche il D'Agliano (2), a proposi to della campagna del 1744. ,. Trovaron si i nemici ridoni q11asi ad uno stato d'assedio. non potendosi gran fatto allontanare d:i l loro ca mpo e costretti a pcnuriarc.: di viH:ri e: di ogni :,orta Ji sm sistenze. Il pane ed il vino erano venduti nel loro campo ad un prezzo esorbitante; 11è era poco il male che loro cagionavano le prede. che sopra di essi facevano i paesani. ,, Mentre in pianura e sulle pendici Corpi dì 4 o 5000 uomini di miliz ia. sostenuti da poche truppe d'ordina nza, non esitavano ad attaccare grossi di staccamenti nemici , nell'interno delle valli alpin e la guerra contro ì Franco - Spagnoli prese un carattere diverso, in LJUanto che le truppe piemontesi si andavano ad appostare per · le montagne, ora in un luogo, ora in un altro, vicino alle strade, per dove passavano e ufficiali e soldati e provvisioni e mercanz ie ed equipaggi c.: corrieri, t1uali tutti di Francia venivano affannata, o da (!llest ;1 per quel la volta parti vano, e <la c:.1uei loro nascondigli, uscendo improvvisamente cd assaltandoli, co n grandissima facilità si rendevano padroni delle cose e delle persone e, nel mentre con quelle si arricchivano, conducevano seco molti prigionieri di gllerra " (3). ( 1) C fr . DAnoR~IIIM; ,. Ddl"ordin amento militare delle popobzion ì alpine •· . (2) Cfr . D 'AcLIAKO: (• Memorie storiche sulla guerra del Piem onte d:11 1741 :11 17-17 ), . ' (:,) Si co nsulti in propo,ito il YOlume 11 di ,1ucst'opera.


:O.V II

Ma, oltre ai ricordi del passato ed agli eEempi di truppe.: dc~ti11at<.: :i lla difesa dcli.e Alpì con un reclutamento regionale, dovettero concorrere a suggerire al Perrucchetti l'istituzione di speciali tru ppe alpine anche le particolari qualità dei figli della montagna. F. R. Vegezio, nel libro I della sua opera ,( De re militari 1, che, per quanto ora sottoposta dalla critica ai più severi giudizi, ebbe il merito di rappresentare la più nota fonte rimastaci per le notizie sulle istituzioni militari romane, a proposito del reclutamento e dell'addc~tramento dei legionari, mostrò di preferire le reclute dell'Italia settentrionale, più prudenti e tenaci , a quelle dell 'Italia meridionale, fornite, invece, di una più viva fantasia e di una maggiore sensibilità. Egli scrisse poi testualmente: << E' molto più idonea alle armi la gente rude, che cresce a cielo scoperto e nelle fatiche, paz iente del sole, non curante dell'ombra, non usa alle delicatezze, di animo sem plice, sobria, con le membra allenate ad ogni fatica>). E, se V cgezio, nel 111 secolo d. C., potè affermare che le suddette c.1ualità si trovano più facilmente fra le reclute provenienti dalla campagna, noi possiamo constatare che a maggior ragione ne sono forniti gli abitanti della montagna, che c.i uasi sempre posseggono C! udlc caratteristiche che Vcgezio desiderava per i soldati romani : a occhi vivaci, collo dritto, petto ampio, spalle muscolose, bracc ia forti, dita lunghe, ventre scarno, gambe asciutte "· Requisiti, questi , che sono propri dei nostri Alpini, i quali, oltre :i llc qualità fisiche, possono offrire alla Patria anche particobri <p1:1lità spirituali, poichè - come lo stesso Marcello Soleri ricordava << la disciplina deJla montagna e la scuola dell'isolamento dotano l' Alpino del senso dell'orientamento, del fiuto della strada, dell'istinto della previdenza, e lo fanno esperto per ogni bisogna cd artig iano di ogni mestiere, capace di provvedere da solo a se stesso nelle comuni vicende ; m a solidale con gli altri fino al supremo sacrificio nelle estreme contingenze .. . La infinita vastit:ì dei panorami , la grandiosità selvaggia dei lw)ghi, la solennità mistica dei silenzi infondono nell'animo del montanaro la pacata energia e la calma severa dei forti. Le bufere e le folgori , le valang he e le nebbie gli danno insieme la resistenza fisica e la robustezza spirituale, la percezione razionale e sicura, non d eviata da smarrimenti o da panico, delle situazioni, dei loro pericoli e delle vie di scampo e l'istinto della solidarietà umana nella difesa contro le furie scatenate degli clem enti 1,. Come scrisse in u n efficace articolo anche il colonnello Amelio Dupont, allora comandante un reggimento Alpini, « la maschia se-


XXVIII

rcnid di fronte al pericolo, l'ardimento, il vivo senso di umana solidarietù, la tenacia silenziosa ed inflessibile. la modestia schiva di o nori sono le c:1ratteristichc comuni. in ogni tempo, alle genti della montagna e l'impronta cht: la m o ntagna imprime ai suoi figli quando sono armati rer la guerra . ,, Saldi e tarcliiat i nelle membra ferrigne; cuori di fanciulli, pronti a tutti g li ~l:111ci, aperti a tutte le tenerezze pur nella natura rude e schietta : ~c.:m plici, infatiGtbili, tenaci, taciturni e decisi nell'opera e 11cl peri colo: usi a riempire le solitudini interminabili od i brc\'i ozi di {1u c:i canti, che hanno tutti, nella lenta cadenza, la tri~tczza di n11a nenia. ,, O\'c nrn gghii un torrente, ove scrosci la cascata, ove le vette si 111scg uano ineg~ali verso il cielo, nella stessa fantastica galoppata di _!!iganti . per confluire in un tumultuoso panorama di guglie; ove si a pre il pascolo solatìo e lenta risuona la campanella degli armenti come in to rno alla nativa casetta solitaria , i montanari si sentono

fratcll i. ,. Lo sc>1m ancor più quando la Patria chiama alle armi. Allora ogni valle d'Italia ha i me<fesimi contorni della valle natìa; ogni c;nnpana ha la stessa Sl]Uilla di '-!udb tlclb lm<, d1itsdta, che gi,ì salute\ i nati ed i morti della propria gente; ogni catena di monti suscita in loro il sentimento di umana solidarietà. che la natura ha loro infuso nel cuore, facendoli nascere nel regno dc11a tragica bellezza e chiam:mdoli ad una continua. impari lotta contro g li dementi. ,, In questo ambiente il valore guerriero germoglia naturalmente cd è tremendo al nemico. Nascono così gli slanci impetuosi del monte Nero, che strappano al nemico sbalordito il commento: « Giù il ca ppello davami agli Alpini! »; nascono le audacie sublimi delle Tofanc e dell'Adamello, la tenacia incrollabile del Castelletto_, l'impresa senza speranza ddl'Ortigara 1) .

l i pmsc.:sso delle particolari qualità fisiche e morali loro conferite dalla montagna ven ne sempre confermato dagli Alpini in tutte le guerre alle quali presero parte dal 1896 al 1945 e specialmente durante la guerra 1915 - 1918. Anche sul \'alore dimostrato dagli Alpini durante la guerra 1915 1918, sono state scritte, come abbiamo già accennato, innumerevoli opere, da tutte le guaii vengono riconosciute le particolari virtù dei


nostri Alpini, ai quali i monti natii diedero, come scnsst: il Car ducci (1):

. .. i ridenti in giovine baldanza volti riarsi; nonchè il culto per le loro patriottiche tradizioni . Luigi Cadorna scrisse delle nostre truppe da montagna: " Gli Alpini ebbero dapprima campo .di dimostrare la saldezza dell'organizzazione e le loro virtù militari nelle guerre coloniali, jn Eritrea e in Libia. Ma fu soprattutto nella guerra 1915 - 1918 che essi illu~trarono, con innumerevoli azioni, il loro nome e compirono opera7,ioni leggendarie sui ghiacciai dell'Adamello, ad altezze fra i 3000 e i 34?0 metri, fino a quel momento ignote a combattenti di qualsiasi nazione». Il Maresciallo d'Italia Pecari G iraldi, a proposito delle qualità delle truppe alpine, che avevano fatto parte della sua 1' Armata, così scrisse: « Dalle vette impervie e nevose ddl'Ortler e dell'Adamello alle balze dirupate dell'Altissimo, del Coni Zugna , del Pasubio, del Pria Forà, alle cime dell'altopiano dei Sette Comuni e delle Alpi di Fassa, ho potuto seguirt: ell apprez zare le azioni d i tali vcramrntc magnifiche truppe ... Nello spirito e nel cuore di vecchio comandante è vivo, sereno e profondo il sentimento di ammirazione e riconoscenza che ho per loro, che, forti al pari delle rupi native, schietti ,ome il ghiaccio e la neve dei monti che abitano, tenaci quanto il metallo di più salda tempera , pazienti meglio che j Francescani, si sono dimostrati in ogni occasione soldati impareggiabili. Duri ssimi nella difesa, impetuosi attaccando, prodi sempre, siìenziosi, modesti, hanno prodigato col disprezzo della morte il loro sangue dovunlJ Lie s'~ combattuto: sui ghiacciai, sulle asperrime cime, sulle colline, in pianura. (< Quante volte n on ho veduto i bravi battaglioni, strem ati Ji numero per le gravissime perdite, m a non domi; calare nell e retrovie e, dopo essersi coi complementi rifatti, tornare solleciti sui luogh i della lotta, con lo stesso ardore pugnace, con la inconcu ssa fede, con la fredda calma m ontanara 1 Essi h anno fatta reale la favola mitologica di Anteo che, toccando terra, ritrovava le forze; poichè, mezzo distrutti, con scarsi graduati, laceri, scalzi, bastavano pochi giorni per :iverli ricostituiti altrettanto gagliardi di prima. ( 1) CARDvcc 1: H Bicocca di S. Giacomo "·


xxx " Pur nel breve periodo Ji m ezzo secolo di esistenza, gli Alpini (e vi si intendano naturalmente comprese le batterie da montagna) hanno saputo acquistare reputazione egregia, pari a quella delle mi?,liori truppe del m o ndo 1,. Anche il Maresciallo d ' Italia Armando Di.az così ri cordò, con commosse espressio ni , le particolari qualità spi rituali e fisicl1e delle nostre truppe da montagna: ,, Rudi fig li della montag na, temprati alle magg iori :isprczze della vi ta,. coscienti del compito che ad essi la Patri:i affida va, g li Alpini d'Italia hanno portato il loro g rido fatidico cd il loro nome più alto sulle vette conquistate e tenute, .raccogliendo leggenda ria e meritata fama. ,, Allo Stelvio, al Rombon, al Tonale, al monte Nero, all'Ortir :1r:-i, al Grappa . dovunque fu aspre27.,a di lo tta, furo no mirabili nel~ l'esem pio, nella devozione, nella tenacia, nelle audaci imprese. Ove pareva che solo l'aquila potesse avere il suo regno, essi giunsero con inJo mito valore e vi rimasero, imponendosi alla natura ed al nemico. Aperta la via alla g uerra sulle più impervie cime, portandovi armi e m ezzi di vita, incuranti delle fatiche, del ri gidissimo inverno, in regioni di g hiacci perenni, si affermarono impavidi, sereni, superbi. :. Forti nell'anima come eroi, sempl ici come fanciulli, audaci e prudenti come soldati di razza, robusti e resistenti com e il grani to dei loro monti, col cuore pieno di passione, di se nso del dovere, di fede, hanno creato la loro kggenda. E questa innesterà i suoi rami fecondi nel saldo tronco della Storia, la quale segnerà i nomi dei loro valorosi Caduti nelle pagine delrolocausto e della gloria immortale H . E, per non citare altri autori, fra g li innum erevoli che elevarono agli Alpini fervidi inni di riconoscente ammirazione, concludiamo con quanto scriveva, su questi nostri eroici soldati, un indimenticabile martire dell ' tinità della Patria: Cesare Battisti: ,, Buoni e semplici com e eroi e fanciulli, audaci e prudenti come ~uldati di razza, robusti , resistenti come il granito dei loro monti , c:ilmi, sereni come p<=nsato.ri o filosofi, col cuore pieno di passione m algrado la fredda scorza esterio r e, al pari di vulcani coperti di g hiaccio e di n eve. Tali apparvero, sull'Alpe nostra, gli Alpini d'Italia, all'irrom pere della santa g uerra di redenzione e di Libertà )),

Anche le particolari virtù, che fanno dei soldati delle Alpi i più sicuri dife nso ri delle nostre frontiere, e gli esempi, già citati, di mi-


XXX I

hzie territoriali, sempre pronte ad accorrere in difesa dclk loro valli. dovettero influire a confermare l'idea del Perrucchetti ; idea gimt:t e doverosa, visto che le Alpi, pur costituendo una salda fa scia di o~t:tcolo, erano state in ogni tempo valicate dai nemici della nostra Patria. Il ricordo delle molte invasioni subìte dall'Italia nei secoli con vinse il Pcrrucchetti di quanto fosse assurdo il sistema di mobilit:izione allora vigente, sistema che, nell'oro <lei pericolo, toglieva alle valli alpine, e cioè alle porte della Patria , i loro naturali difensori. A lui apparve evidente la conseguente necessità di affidare la difesa dei confini a presid1 reclutati e stanziati sug li stessi monti che costituiscono le nostre frontiere; presidi che dovevano essere comandati da uffici.ali esperti delle particolari esigenze della guerra di montagna cd avere una forza sufficiente per opporre ad ogni invasore almeno una prima, non breve resistenza, sufficiente a dar tempo a tutto l'esercito di raccogliersi e di schierarsi in difesa dell'integrità territoriale della nazione. Queste, per quanto rig uarda la Fanteria, le nostre intrepide e tenaci truppe della montagna, destinate alla difesa dei nostri confini terrestri contro ogni nemico e che seppero mostrare il loro valore su ogni terreno eJ in ogui (. ircv~tanz..1. Come abbiamo fatto per le altre Fanterie speciali e scelte, ded icando rispettivamente il VI libro Ji quest'opera ai Granatieri Ji Sardegna ed il VII ai Bersaglieri, dedichiamo ora agli Alpini questo VIII volume, certi come siamo che essi, dalla loro prima costituz ione in poi, hanno sempre confermato le nobilissime tradizioni della nostra Arma g loriosa, meritandosi, in ogni occasione e cont ro ogni nemico, l'affetto, l'ammirazione e la riconoscenza di tutti gli ltaliani. EDOARDO SCALA



PARTE PRIMA

LE VICENDE ORGANICHE E LE GESTA DEGLI ALPINI NELLE GUERRE COLONIALI

3.



I.

LA COSTITUZIONE DEI PRIMI REPARTI ALPINI Come l'istituzione dei Bersaglieri derivò dalla proposta di Ab sandro La Marmora, co5Ì quella degli Alpini si. deve all'efficacia di uno studio su « la difesa d'alcuni valichi alpini e l'ordinamento militare territoriale delle zone di frontiera >), pubblicato nel 1872 sulla Rivista Militare italiana dall'allora capitano di Stato Maggiore Giuseppe Perrucchetti. Il Perrucchetti - ricorda lo Sticca -- nato a Cassano d' Adda nd 1839, tralasciò gli studi di architettura già intrapresi, per partecipare, come volontario, alb ,guerra <ld 1859. Dopo aver frequentato la Scuola mil.itare d'Ivrea, od 1861 fu nominato ~uttotenente di Fanttria e nel 1866 meritì1 la med~1glia d 'argento al valore a Custoz~t. Passato nello Stato Maggiore, insegnò, succedendo al Sironi, Geografia militare alla Srnula di guerra, fino al 1885 (1). Mentre insegnava alla Scuola di guerra, scrisse lo studio più sopra ricordato e dimostrò l'opportunità di costituire un Corpo speciale. (r) Dopo il lungo periodo d'insegnamento alla Scuola <li guerra, il Perrucchctti, col grado di ten. colonnello, venne norÌ1inato precettore di Emanuele Filiberto di Savoia · Ao.sta, che dm·eva poi, durante la g1wrr::i 1915 - 1918, comandare l'invitta :t Armata italiana. Nominato colonndlo nel 1890, fu Capn di Stato Maggiore ;11 Coma ndo del Corpo d 'Armata di Ancona. Ve nne pni promosso maggior gener:1lt: nd 1895 e generale di Divisione nel 1900. Colpito dai limiti di età nel 1<)04, fu nominato membro della Commissione d'inchiesta sull'esercito nel 1gcJ7 e Senatore del Reg no nel 1912. Morì. nel r916 nella sua villa di Cuorgnè, in Val d'Orco, lasciando nell'esercito il più vivo rimpianto. O ltre a molti scritti m inori, egli pubblicò, nel 1874; una pregevole mo nografia sul (< Tirolo li; nel 1878 uno <<Studio di geografia militare J•; nel 188 1 un «Esa me preliminare del tea tro di g uerra italo - austriaco ),; nel 1882 uno " Studio sul teatro di g uerra italo · svizzero dal Po al Reno ,, ; nello stesso : 111110


4 rn n spiccate caratteristiche territoriali, " c he, utilizzando la speciale ..:onoscenza topografica delle n ostre Alpi , potesse sostenere con sicurezza il primo urto e provvedere alle prime esige nze della difesa mon tana H . Il Pcrrucchetti proponeva all' uopo: - la suddivisione della zona alpina in tanti settori, comprendenti ciascuno una o più valli, « a cavallo delle lince di operazione che v~1licano le Alpi )) ; l'assegnazione a tali settori di forze da n:clutarc in luogo, suddivise in compagnie e battaglioni: la creazione di un unico Com a ndo del Distn.:tto e della difesa. Suggeriva poi nominativamente i 25 Dist retti alpini più :1datti al reclutamento ed all'organizzazione dei re parti alpin i. Presentata la memoria al Mini stro della Guerra, ge nerale Cesare Mag nani Ricco tti, (1uesti accolse l'idea del giovane studioso e ne introdusse il principio informatore nel progetto org:inico presentato alla Camera ed a pprovatQ nel 1 872. Il Pcrrucc hetti aveva proposto che la nuo va spccialiù ddla Fanteria ital iana prendesse il nome di " Cacciatori delle Alpi ,, ; invece del quale venne poi adottato quello di "· Alpini ;, . A propl)sito cieli.a memoria puhblicna sulla Rivùta Militare ltali,ma nel m aggio T872 e nella qual e l'allora capitano Perrucchctti pmpo neva l'istituzione ckgli Alpini, rite ni amo opport uno ri_portarc c1uan to ricorda in pro1x>sito Giuseppe Sticca, nel volume ,, Gli Alpini .,. A l)Uci tempi la frontiera era totalmente indifesa e l'Italia, <1 per non essere colta in flag rante mobilitnionè, si trovava ndla necessità di effettuare il complemento e 1a radunata delle sue forze arm ate assai indietro ed assai lontano dal confine che, mancante an cora dei progettati forti, avrebbe dovuto essere difeso d ai battaglioni provi nun altro ,, studio sul Teatro Ji g uerra italo - tr;mccse dal Ticino al Rodano n cd un altro ancora sul « Metodo negli srudi sulb difesa dell o Stato ;,. Nd 1l:ì84, per suggerimento dd generale Mezzacapo, pubblicò il suo mag~ior lavoro " La difcs:1 dello Stato i,, nel quale propug nava risolt1t;1mente , in ca,o di guerra con rAustda, la difesa delle Alpi sulle Alpi. Nel 1894 ~crisse << L::i presa di Susa " da parte tlel Ca tinac nel 1&p; nd 1897 puhhlicò <( Verona nelle \'Ìccndc militari d'Italia » e nel 19 10 nel volume ,, Questio ni militari d'attu:1lità >', raccolse 27 studi milit ari ili :1 ltissimo interesse.


ciali, i quali, dovendosi prima mobili tare e poi raggi ungere I., f, 1111 tiera, non avrebbero fatto in .tempo e non auebbero avulo la 11 n n saria conoscenza della zona "· Occorrevano quindi ali ' importantissimo scopo truppt: ~c m p1 l ' pronte, conoscitrici ddlc regioni, con compiti e settori stabilili , w l necessario allenamento alla vita in montag na e con uno speciale ad destramente, atto a rendere massima la loro efficienza. Il Perrucchetti - scrive Jo Sticca - intravvide ed affermù nd suo scritto << l'opportu nità di costituire un Corpo distinto, con spicca:ta caratteristica territoriale, il quale, utilizzando la speciale conoscenza topografica delle nostre Alpi, potesse sostenere con sicurezza il primo urto nemico. « Io vorrei ._,. scriveva il Perrucchetti - suddivisa la zona alpina in tanti settori, ciascuno dei quali dovrebbe, a seconda delle esigenze della difesa, comprendere una o due vallate, ed essere, per così dire. a cavallo delle linee d 'operazione che valicano le Al pi. << Le forze militari reclutate in ciascun reparto formerebbero l'U nità difensiva del medesimo. Ciascuna Unit;1 difensiva sarebbe ordinata su di un liattaglione formato da un numero yariabile di cnm!)agnie. (( Il comandante della truppa sarebbe ad un .tempo comandante del Distretto e della difesa locale. e< Si avrebbero così tante Unità difensive orga nizzate quante ~0 11 0 le parti d'Italia c he co1wien g uardare. •( . .. senza aver la pretesa Ji fare una proposta; m:i solo pn concretare le idee, dirèi così all' ingrosso che, dal punto di \'ista Jdb difesa, mi parrebbe conveniente che la zona di difesa fosse di visa nei seguenti riparti o distretti: Dego, Ccva, Cuneo, Saluuo. Fcn<.:strcllc . Susa, Bard, Domodossola, Pallanza, Varese, Como, Chiavenna, Tirano, Brcno, Rocca d' Anfo, Salò, Verona (Lessini), Sc hio, Bassano, Feltre, Belluno, Pieve di Cadore, Tolmezzo, Udi ne, Cividale ,,.

L::i monografia dd Perruccbetti ven ne prcse nt::ila al Ministro della guerra, generale Cesare Rjcotti-Magn::ini, riformatore e ricostruttore geniale del nostro esercito ed appassionato della vita alpina (fu uno dei fondatori del Cl ub Alpino Italiano), il quale la esaminò, la elogiò ed invitò l' autore a pubblicarla, per richiamare sull'impartantc argomento l'attenzione degli studiosi.


Ndl'agosto, apptna puhhlicalo In ~tudio dd Perrucchc:tti, un al tro ufiiciak, il capitano Lodrin i, l:111 ci,ì l' idea che alla difesa delle Alpi venissero chia111:1ti , ~<·condo le pri 111c proposic del La Marmora , i nostri Bersaglieri, clic :tllor:1 ~i reclut avano. almeno in parte, nelle \·aliate al pine. T :1k propl)sl:1 110 n vc.: nn c :u:colt:1 e, 11 c:l marzo del 1873, si costituirono, ,ccglicn,l onc gli ufficiali cd i \<idati chlla Fanteria di linea e dai Bcr,:1g licri. le prim e 15 rnmp:1g nic- Alpini , ragg ruppate 111 ~cgui to, con1t· ,·cdrc mo. in hatt:1glion i e reggimenti. <Ju:1t tro :11111i do po l:t morte del Pcrrucchctti , il 27 giugno 1920, 1·cnn t· ' ('l)jlCrt.1 in Ca ssano. pn cura dcll '.A~,ociazione Nazionale Al pin i. 1111:1 l.1 pidc, g ì?1 prima proposta dal giornale L'Esercito ùaliano. 1..('pi,~ r.ilc, clNtata cb O !!onc Hrcntari , dice : S11 y11cstc m11r11 famo.,e pa tante battaglie sia ricordato il nome

Jcl

generale, e ..c11<r/Or!: GIUSEPPH J>t'RRUCCI-IETTI ,.,,110 ,1 Cu_,s,1110 d' A dda i! r 3 lu zlio 18 _ N morto II Cuorg11l: il 5 ottobre· I<)I6 prof0111'0 raitlnrc di ~cografia militare .,,1 pic11te mae.1tro rii Pri ncipì e di IIf fici11li f tlicc ideatore nd , S72 degli Alpini c/;c .,cm prc difenderanno il r,rggiunto confine colla p11rc2.w tic/la ucc1e colla fcrme:::.:::.d ,frl!a rocàa pa a..sicurarc ,tl/11 Putria paCl' cd onore /cll(: 11tc

L 'Asmàazio11c NazioJ1,dc degli ,,-1/pini pose Giug no

1920

(_)uando il Pcrruccheni av cv;1 puhbliuto le m c proposte, il condi un arnwlamt nto militare a ha se territoriale pareva assunk i. ?\'on mancò chi espresse: il parere che, con gente dì frontiera, non si potc\'a ottenere la necessaria disc iplina e si correva il rischio di for111:irc solt:tnto u, mpagnic di con trabba ndieri. Non pochi ritenevano ancora mÙÌl'.ienti, per la conoscenza dei confini , le ricognizion i compiute da individui isolati o dalle colonne mobili di battaglion e, distaccate d:ii reggimenti di Fanteria e mandate, iin dal 185j, a compiere escursioni sulle Alpi orientali. Ma pod1i anni di esperienza bastarono a dimostrare quanto fosse eccessivo L1ss<:g namcnto sui ri sultati c he si potevano ottenere dai rel T l to


7 parti di Fanteria, distolti saltuariame nte dalle ord inarie llllllp,11111111 , e quanto potesse essere più redditizia l"opcr:i assidua di reparti Alpi111 , costituit i di gcnle già pratica del terreno e direttamente kg:11.1 , 111.·1 nascita, a lle popolazioni locali. Ben presto, infatti, _,. narra lo Sticca - <• tiuello stesso gcner:ak .

che aveva sollevato le maggiori obbiezioni contro l'i stituzione dd

il generale Giuseppe Perrucchetti.

nuovo Corpo, divenne uno dei più entusiasti ammiratori degli Alpini i primi a profittarne nella più larga misura, a favori rn e lo svilu ppo, a riconoscerne il m erito, •. c fu tra

Oggi le nostre truppe alpine, dopo aver partec ipato, in 83 :inni d i vita, a tutte le vicende liete o tristi della vita nazionale e dopo essersi afferm ate sempre, in pace cd in g uerra , degne del l'ammirazione


8 e ddla riwnoscenza della Pa1ria, benc hè ridotte di numero, possono anco ra ript:ten.: ad ogni ~lrani cro: ,, Di t1ui non si passa! 1> . Le ,, mal vicl ale Alpi ))' che le in vasioni subìtc nel passato avevano fat10 cn.: dcrc imuffìcirn 1i alla n ostra d ifc~a, riebbero, con gli Alpini. la loro funz ione d i estremo baluardo d·ltalia t torn;1rono ad c!-scrc, come pa la Rom:1 di Aug usto, l'insuperabile conlìne della nostra P:1t ri :1.

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I pri mi 11/fià,ili degli Alpini.

Infatti, nel 19 14 lo stes~o generale Giuseppe Pcrrucchetti co~ì riass umtTa le diflìcoltà supcr:.itc, gli scopi perseguiti, i successi rag~i unti per b costituzione e per lo sviluppo dei reparti Alpini e le hrnem ercn,.e co n seg uite in proposito da l Cluh Alpino Italiano: (· ()uando il Padre della Patria ordinò, a guardia delle porte d"Ital ia. i fìgli delle nostre Alpi, un sen so di g iu~to o rgoglio e di profond a fid ucia pen etrò la coscienza degli Italiani . ,, Lo ispirava il ricordo delle prove d 'i ndomito \'alare, di abneg:v.1one sublime, di esemplare fermezza nella resistenza ad og111 co-


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sto ~ che, attraverso i secoli, aveva circondato di fulgidi ssima :1111 ro la i nostri montanari, in tutte le lotte sostenute fra k Al pi r I., sicura fede che i nostri soldati alpini si sarebbero dimostrnti non dc generi dagli antichi. « Ed, invero, questi nuovi soldati non sono che i discendenti , 1: pperò i continuatori di altri prodi, cresciuti del pari fra le nostre mc,ntag ne e ben noti per le meravigliose gesta fra le balze delle AIpi Marittime, delle valli Valdesi, di valle d' Aosta, della Valtellina, della valle Camonica, dei Sette Comuni. del Cadore, della Carnia, credi di quelJa razza fiera, sobria, tenace, la quale, fino dai remotissimi tempi, lottò costantemente per la sua indipendenza, appoggiata ai recessi delle Alpi, resistendo con g ranitica saldezza alle irrompenti fiumane barbariche ed a tante successive invasioni compiute da eserciti regolari. << Quei fieri abitatori delle nostre montagne non piegarono per secoli neppure alla disciplinata prepotenza di Roma, 1a l]Uale, vittoriosa g ià nelle Gallie, nella Germania e nel Norico, dovette dapprima preferire di amicarseli, piuttosto di soggiogarli, non decidendosi che più tardi a domarli, con terribile strage, ai tempi <li Druso. (< A tanta tenacia, diventata natura, dobbi amo se tutta la nost ra popolazione alpina - temprata, anche in pace, ai più ardui cimenti nella giornaliera lotta per la vita - h;1 conservata intatta, così nel morale come nel fisico. l'antica fisonomia cd una forte comunanza di sentimenti e persino di ling uaggio. <( (',on tali precedenti di o rigine, i nuovi soldati alpini non potevano ch e confermare le previsioni dei primi giorni. E, con inflessibilità degna degli avi, già da anni · essi dàn no prove esemplari nell'adempimento dei loro doveri, anelando ad aggiungere nuove pagine degne delle antiche ad una storia che si riapre loro col fascino d'un altissimo impegno d'onore. · << Tanto patrimon io di ricordi militari non potè avere presso di noi il culto che meritava, quando la maggior parte degli Italiani era quasi st ran iera in patria cd il torpore della lunga pace e l'opera nefasta della dominazione straniera assopiva no l'atti vità dei pii'1. « Ed anche al cessare d i q uelle cause, nel primo risveglio dèl stntimento e dell'energia nazionale, quel cumulo di ricordi non potè essere abbastanza presente a lla nazione, poichè i primi obbiettivi della lotta per l'unità della Patria avea no necessariamente deviato dalle Alpi l'atte nz ione degli Ital iani , attraendola veno i campi lomb;1rdi, sul quadrilatero veneto e, giù, lungo la. penisola, fì no all ' esl rcma Sicilia.


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, I ,I 1111.1111 11 111.1,i:g 11111 c decisive battaglie delle nostre guerre \ q, /111, ' (11, ()(1 furono combattute al largo, nelle nostre 1•1,11 1111 , 1 11111):•1 l'/\pprnnino e le coste. Fra le Alpi non si ebbero ti 11 •1111111,1 , lw l.1111 d",1nnc di secondaria importanza, come c.1uclli d1 1111 ",tt I, 111, .Id C.1ffaro e delle rive del Lago Maggiorc nel 1848 e 'I'" Il, 1111 , p11111 d11po, si ripeterono nel Cadore. I., •, lt' "l' operazioni del 1859 ndlc alte valli del Chiese, dd 1 < l1:l1t, , dr ll'/\dda. e tluelle compiute nel 1866, su scala più larga, 111 Il, , .il 11 , uddc1te. nelle Giudicarie, nella valle del Brenta e nel Cai111te , 11('1 1p1anto interessanti, non ebbero che un'eco secondaria, ed ,il p.111 ddlc prime dimostrarono che, se la tempra del soldato italiano 1rg.~ n:1 al confronto di quella degli ;1vi, ~i erano però dimentic:iti i 111111 .1mmacstramenti . .. Tut1:1via si fece allora largamente manifesto quanto riuscissero 111 .111chC\·oli nella regione alpina i nostri ordinamenti milit:1 ri, di I rontc ;i 11uclH dell'Austria, e qu:into fosse urgente rievocare le an11,·hc tradiz ioni alpine degli Italiani . .. Nello stesso i-cmpo ven nero posti in n idenza nei progetti delle ( :ommi ssionì di difesa (obhligatc a limitare i loro piani per ra~ionì tin;1nz1:mc:) le gravi lacune che i era costrrtti a lasciare, nella permanente preparazione a difesa della nostra. difettosa frontiera :tlpina . .. Questi fatti , in nwzzo al risveglio delle discussioni m ilitari, ~olle\·:1tc dai g r:1ndi avvenimenti ciel 1866 e <ld 1870 - 71, colpirono ,·ivamentc l'attenz ione del Paese e ddl'cscrcilO nostro, i quali rispo~ero con due atti notevoli. destinati a colmare quelle lacune ed a fare scomparire la vergogna che le nostre cose alpine fossero studiate più dagli stranieri che dagli ltali:ini. - ,, Ed i due fa tti f~1rono: le istituzioni del Club Alpino Italiano e delle Compagn.ic Alpine. L' uno servì di preparazione alle altre. confermando la grande \'erità che le istituz ioni militari possono solo ragg nmgert: la massima vitalit:i e vigoria quando sian-o illuminate ed animate dalla luce dello spirito pubblico. •< Il Club Alpino Italiano, sorto nel 1864 e rapidamente e~teso a tutte le nostre provincie, si votò con ardore notevole alle gare dei gagliardi cimenti, :ilio studio minuto di tutte le nostre montagne e promosse, con la conoscenza dei siti, il culto delle memorie patrie. ,, Preparando lo spirito pubblico al ~iuslO :ipprezzamento delle nostre Alpi, destando la coscienza dell'energia della rnza, questa prov\·ida istituzione preparò la via a q uel la delle miliz ie :ilpinc, che

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f_c uniformi degli .·l lpi11i dal 1872 al 1896.



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dovevano ben presto personificare tanta parte delle funzioni t· dc, do veri della nostra difesa. ,< Sulle orme di Quintino Sella, promotore del Clu b Alpirw lt.rliano, i nostri giovani incominciarono ad emulare gli alpinisti ~tr:i nieri, un tempo derisi dai buontemponi del paese del ( < dolce far niente)). Si incominciò dagli Italiani a comprendere che, sotto ttucll'ardore degli stranieri, ~ smaniosi di raggiungere le vette pit1 pericolose, senz'altro apparente risultato, talora, che il vanto di lasciarvi una carta da visita e di registrare la celerità di una ascensione - era qualche cosa di più positivo. Si comprese che non trattavasi di maniaci; ma bensì di uomini pratici, dominati da un alto ideale, veri pionieri di una nazione calcolatrice, i quali, considerando le nostre Alpi come la più vicina e superba palestra, vi si addestravano ad un primato di ardimenti ... • << A chi percorra il versante italiano delle Alpi e trovi, ad ogni passo, aperte nuove strade, preparati difese e ricoveri, allestiti speciali magazzini, illustrato ogni passo, studiato ogni recesso, superata ogni vetta, riconosciuti ogni cresta ed ogni versante, evocato ogni patrio ricordo e segnalate alla riconosce nza dei posteri le principali gesta de' nostri maggiori; a chi vede oggi tutto ci(:> pare t1uasi d i ~<>gnarc, pensando al c1uadro che queste stesse Alpi presentavano or fanno pochi anni, Lluando -- come io ebbi occasione di riscontrare nelle prime ricognizioni compiutevi da capitano, lungo tutta la di stesa dalle Marittime alle Giulie - non si trovavano ricoveri che agevolassero le g randi ascensioni, non guide fidate e pratiche, se non in pochi Distretti, frequentati dagli escursionisti stranieri. E, per poco che si uscisse dal campo studiato in poche, ma pregevoli opere italiane, si era costretti a ricorrere per notizie ai libri di Bourct, di Joanne, di Bali, di Murray, di Gifbert, di Tuckett, cli Amthor e di altri stranieri; mentre era ancora da venire la ricca serie di illustrazioni nostrane, militari e non militari, dovuta ai soci del Club Alpino Italiano, agli Alpini cd al Corpo di Stato Maggiore. (( Il conseguente miglioramento, che segul negli studi e .nella materiale preparazione dell'assetto difensivo delle Al pi , forma uno dei più grandi titoli d'onore per le truppe alpine, le quali, con la perseverante energia> con l'abnegazione senza limiti, spiegata fin Jai primi t~t_TI pi della loro istituzione, seppero oltrepassare ogn i più rosea previsto ne. _ 1< A questi risultati, palesi a chiunque non abbia cessato, in questo ultimo trentennio, di frequentare le Alpi , un altro notevolissimo


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4

può agg iungere l'osservatore militare, che abbia ;1vuto occasione.: di 1nanovrare in <1ucsri ultimi anni con g rossi reparti di Fanteria sulle Alpi. Voglio dire del i>endìco influsso esercitato sull'allenamento della Fanteria di linea d:ill:t mdc srnol;i, fatta. in ogni stagione, dai soldati alpini. e, N umcro~i 11ffìci:tli ddlc truppe.: alpine, passando, per rag ioni di carriera . ncl l:1 F:tntnia di linea, hanno. quasi a loro insaputa, eser~ citato su larga ~c:tl a <p1csto benelÌ.Cù int-lmso. Ed io credo di compiere un do vere po nendo in rilievo il fatto, che ho potuto accertare pt:rson :i lmcntc nel mo do pit1 ampio in c1ucsti ultimi tempi e per parecchi .i nni di !-cguito, durante le manovre sulle Alpi del regg imento e ddl;i hri i,!at :i ..: IK ebbi l"onorc di comandare >1.


Il.

L'EVOLUZIONE ORGANICA DEGLI ALPINI

L'ordinamento del 1872. Col Decreto del 15 ottobre 1872, mentre si aumentava il numero dei Distretti militari già esistenti, si fissava, per alcuni di essi, un nuovo quadro organ ico, per istituire quindici <, compagnie alpine)), le quali, come era detto nel1a Relazione che precedeva il Decreto suddetto, avevano lo speciale compito di ,, guardare alcu ne delle valli ,Jdb no.-tra frontiera occidentale e settentrionale ,; _ La stessa Relazione accennava già alla (' possibilità <li formar e altre compag 11ic ;alpine, quando se ne manifestasse la conv('nienza e quando, come era d a sperare, quella prima creazione dimostrasse coi fatti di corrispondere allo scopo >). Nd marzo del 1873 si formarono le prime 15 compagnie Alpini, delle quali 11 ve nnero raggruppate in quattro reparti Al pini, · ciascuno a l comando di un ufficiale superiore, assegnato in più dell'organ ico allo stesso Di stretto dal quale di pendevano le com pagnie. Le altre quattro com pag nic rimasero autonome. Le compagnie ebbero la seguente dislocazione : UJficiale in grande Le prime tre compagnie, cost1tutte dal uniforme ( 1872). D istretto di Cuneo, ebbero la · loro sede rispettivamente a Borgo San Dalmnm (la compagnia), a Demonte (2"), a Venasca (3"). Le compagnie f, 5' e 6", formate dal Distretto


1.6

di Torino, Yennern dislocak rispnti,·amentc a Lu~crna San Giovanni, a Fenestrdlc e ad Oulx. Anche le compag nie 7'. H" e 9'' furono formate dal Distretto di T orino e vennero inviate a Susa, ad Aosta cd a Bard. l1 Distretto di Novara costituì la 10 ' com pagnia, con sede a Domodossola. Il Di stretto di Como forirn', le compagnie u•, di stanza a C hiavenna, e I 2·' . di slocata a Sondrio. 11 Dist n:tto di Brc.:scia diede vita alla 13" compagnia , dislocata :id Edolo: (] llcllo di Treviso alb rf, destinata a Pieve cli Cadore; 11ucl lo di Udine :ilh 15" compagnia, con sede a Tolmezzo. Le I c; prime compagn ie Alpini ebbero i scgm:nti Quadri , pro venienti 1p1:1~i t11Hi d:dla Fanteria di linea. ad eccezione di cinque ufficiali . uno dei 11u:ili proveniente dai Granatieri e quattro dai Bersat! licri : 1 ' com pag nia (Borgo San Dalmazzo): C:1pita no cav . Giuseppe Ro rnero, già appa rte nente al 51 Fan1 eri:1. T enente Francesco Somale, gì~1 appartenente al ;:u" Fanteria. Sotto.tenente Giova nni Bogli:1ecini , gi:1 appartenente al 55° Fanteria. Sottotenent e Cesare G:1schi di Bourgct. g-ià appartenente :tl 3f Fanteria.

:!'' compagnia (Demonte); Capita no Eugenio Balduino, provt:nientc dal 2'' Granatieri . Tenente Gaudenzio Vallatfri. proveniente dal 35" Fanteria. Sottotenente Felice Lanza, proveniente cbl 24° Fanteria. Sottotenente Giuseppe Randone, proveniente dal ;' Fanteria .

J' com pagnia (Venasca): Capitano Leone Passetti, già ufficiale nel 72" Fanteria. T enente G iuseppe Colombcro, già uffìciale nel 53" Fanteria. Sottotenente Carlo Lanza, già ufficiale nel 18" Fanteria. Sottotenente Stefano Silvestro, g ià ufficiale nd 30° Fanteria. 4' com pa',!. nìa (Luse rna San Giova nni) : Capitano Leone Re, gii1 appartenente al 75° Fanteria. Tenc:n tc Alberto Spalla , già appa rtenente al 3" Fanteria. Sottotrnrntc Pio Dalmassi. già appartenente al 57° Fanteria .


Sottotenente Arturo Fanteria.

Raymondi, già appartenente :,I

4X

5' compagnia (Fenestrelle): Capitano Giuseppe Audano, passato negli Alpini dal 1(/ Fanteria. Tenente Pietro Rossi, passato negli Alpini dal 57" Fanteria. Sottotenente Giovanni Bussone, passato negli Alpini dal I f Fanteria. Sottotenente Felice Amerio, passato neg li Alpini dal 59" Fanteria.

6a compagnia (Oulx): Capitano Antonio Perron Cabus, proveniente dal 7" Bersaglieri. Tenente Carlo Alliaud, proveniente dal 5° Bersaglieri. Sottotenente Andrea Jourdain, proveniente dal 2° Fanteria. Sottotenente Carlo Baccon, proveniente dal 36° Fanteria.

i' compagnia (Susa): Capitano Gustavo Sommati di Mombdlo, già del 36° Fanteria. Tenente Edoardo Viglietti, già dd 4" Fanteria. Sottotenente Felice Wooldridge; già del 72" Fanteria. Sottotenente Carlo Peano, già del 74° Fanteria. 8' compagnia (Aosta): Capitano Ulrico Ayrino, passato negli Alpini dal 55° Fanteria. Tenente Edoardo Viola, passato negli Alpini dal 3° Fanteria. Sottotenente Pietro Passera, passato neg li Alpini dal 4 1° Fanteria. Sottotenente Emilio Frère Jcan Jolibois, passato negli Alpini dal 72° Fanteria. 9' compagnia (Bard): Capitano Gioacchino Borgetti, proveniente dal 31'' Fanteria. Tenente Leopoldo Demarchi, proveniente dal 19" Fanteria. Sottotenente Felice Rimini, proveniente dal 16" Fanteria. Sottotenente Carlo Lombardi, proveniente dal 33" F:mteria. rn• compagnia (Domodossola): Capitano Leopoldo Scavini, già del 51 '' Fanteria. 4.


Tenente Giulio Bazctta, già del 56° Fanteria. Sottotenente Pietro Canaperia, gi;'1 del 3" Fanteria. Sottotenrnt c Akss:111dro Cava nna, gi:\ del 48" Fanteria. 1 1·' compag 11ia (Chiavc:nna): Capitano Giov:mni lknnati di Mayl on, già appartenente al 9" Fanteria. T rn cntc Ambrogio Bruni, già appartenente al 19" Fanteria. Sotto trncntc C:ark, Gajazzi, già appartenente al 1.'' F anter ia. S1Jtto:t·11cnt c Giovan ni Longhi, già apparten ente al 49"Fanteria. 1 2 " co11J/)Ltgnia (Sondrio): Capitano Paolo Panzoni, già del 32° Fanteria. Trncntc Scipione Gusheni, già del 37° Fanteria. Sotto ten ente Cesare Coralli, già del 5" Bersaglieri. Sottotenente Enrico Andreis, già del 34° Fanteria.

, J' compagnia (Edolo): C:apitano G . Battista Adami, provt:niente dal 1' Ber saglieri. Tcneute Antorno Stdfonini , proveniente dal 7° Bersaglieri. So ttotenente Riccardo Arman.ni, proveniente dal 67" Fanteri a. Sottotenente Giuseppe Bertclli , proveniente dal

w° Fanteria.

1 l com pagnia (Pieve di Cado re): Capitano Carlo De Vecchi, passato negli Alpini dal 75'' Fa11teria. Tenente Gaspare Menegoni, passato negli Alpini dal 69·'

Fanteria. Sottotenente Bortolo Dal Parra, passato negli Alpini dal Ci;°

Fanteria. Sott<.1 tcncntc Giulio Cogorani , passato negli Alpini dal 3<)° Fanteria. t 5• compag nia (Tolmezzo): Capitano Raffaele Allisiardi , già appartenente al 9° Fanteria. T enente Antonio Pezzè; già appartenente al 34" Fanteria. Sottotenente Nicomede Pirona , già appartenente al 36'' Fanteria. Sottotenente Itali co Fontanell:1 , già appartenente al 78°

1:antcria.


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Come già si è detto, con queste prime 15 compag ni <: 11: 11 111111 costituiti quattro reparti di tre compagnie ciascuno. Il I reparto venne costituito dalle prime tre compagni e e vrnm posto al comando del maggiore Federico Queirazza, provenient e d:il 41° Fanteria. Il Il reparto, al comando del maggio re Francesco Ceresa Ji Bo11" illaret, proveniente dal 21' Fanteria, era costituito dalle compag nie

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Il ponte di Bassano.

Il III reparto, comandato dal maggiore Francesco Ramo nd a. proveniente dal 3° reggimento Bersaglieri, era formato dalle com paf!nie i , 8" e 9~. Il I V r eparto, agli ordini del magg iore Carlo Goggia, proveniente dal 14° reggimento Fanteria, era costituito da dt1 c ~ok compagnie: l' u " e la 12· . Rimasero autonome le compagnie ro", 13\ 14" e 15' . I maggiori comandanti di reparto erano tiuasi g li ispettori delle compag nie: dipendenti. Essi, infatti, facevano parte dei Distretti delle rispettive sedi ed an che quando alle compagnie ven ne dato, come.: unico distintivo della nuova specialità, il cappello alpino, continuarono a portare il berretto della Fanteria.


.20

Ad ogni compagnia Alpini era staLO a~seg nato un solo mulo da basto e da tiro, con una carretta dd modello in uso nella rispettiva

vallata .

nuovi ordinamenti. L·attenzionc e la ~impalia co n le L[uali vennero considerate le prime 15 compagnie dei nostri Alpini, ben presto ammirate, non solta nto in Ita lia, m :1 anche all 'estero, indussero il Ministero a costituire, il 30 ~cllcmhrc ddlo stesso anno 1873, altre 9 compagnie con 7 Com:111di di rcp;1r10, Jei quali: 2 a Cuneo, 2 a Torino, 1 a Como, 1 a Hn:sci:i cd I a Trcvi~o; ad adottare il cappello alpino anche per gli ufficiali \Uperio ri ed a fare apporre al copricapo degli Alpini la cornetta che, anche presso gli eserciti esteri, serviva a di stinguere k rruppc speciali cd i Cacciatori.

L 'ordin amento del 1875. Col 1° gen naio 1875 i Comandi di reparto assunsero la denominazione di Com and i di hattaglione, con numerazione progressiva da I a VII. Non \'e nne però ;1 d essi dato il per sonale che doveva costituire lo stat<J maggiore di battaglione eJ. invece di un ufficiale medico, · venne assegnato a ciascu n Comando di compagnia uno zaino di sanit:Ì , contencntt i m edicamenti di più semplice uso. A ciascu na compagnia ven ne assegnata un:.i carretta da trasporto bagaglio con due muli: carretta di modello e carreggiata di ve rsi, seccndo l'uso nella località dove avevano sede le compagnie. La prima di visa era costi tu ita dallo stesso cappotto della Fanteria e ~o ltanto il copricapo portava il numero della compag n ia al posto delb stella. Il cappotto h1 sostituito poi con la m antellina e le uose

con 1c scarpe chiodate. Con l'ordinamento del I'' aprile 1875 le compagnie Alpini ragg iunsero il numero di :q e \·ennero così divise : I battag lione, nin sede a Cuneo: compagnie 1' , stretto di Cuneo.

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3'. Di-

IJ battaglione, con sede a Mo ndovì: compagnie 16", r 7" e 18' . Distretto di Mondov1.


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III battaglione, con sede a Torino: compagnie Distretto di Torino.

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IV battaglione, con sede a Tori no: compagnie ;", 8", Distretto di Torino.

V battaglione, con sede a Como: compagnie Distretto di Como.

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VI battaglione, con sede a Verona: compagnie 13", 21", formate dal Distretto di Brescia e 22\ 23• costituite dal Distretto <li Vicenza. VII battaglione, con sede a Treviso: compagnie 24\ 14° formate dal Distretto di Treviso e 15" costituita dal Distretto di Udine.

Escursioni e ricognizioni. Ogni anno, al principio di novembre, le compagnie Alpini si trasferivano nella sede del Comando di battaglione, per far ritorno alle sedi estive il 1" maggio. Per l'addestramento dei reparti Alpini il Ministero della Guerra prescriveva, tra l'altro, che << ogni anno, nella stagione propizia, ci:1scuna compagnia dovrà star fuori per circa un mese dalla sua residenza, per esercitarsi nelle marce, nell'attaccare e difendere posizioni , e soprattutto per impratichirsi bene del terreno, sul quale potrà e~serc facilmente chiamata a combattere >). Il Comando generale di Verona, nel comunicare dette presc rizioni, aggiungeva che il 1, risultato pratico dovrà essere di formare una truppa che accoppii all'istruzione del soldato di Fanteria wttc quelle altre doti, che costituiscono il disciplinato alpigiano, il montanaro intelligente, ardito, infaticabile, conoscitore di ogni sentie ro, cli , ogni punto del terreno dove nacque e che sa all'occasione w mbauerc sino ali 'estremo )). Qqesta fu - scrisse lo Sticca ~ la missione educativa affidata agli ufficiali preposti ai coman.d i delle compàgnie e dei reparti Alpini e fu vera soddisfazione il vedere come tutti , ufficiali e graduati di truppa, si ispirassero sempre ai concetti sopra esposti cd ottenessero ottimi risultati. Per lo studio del terreno e soprattutto delle comunicazioni, oltre al mese assegnato ogni anno per esercitazioni e marce fuori dalle sedi


Una

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di/Jic·ilc.


estive fu, dopo il primo anno, proposto e concesso di poter CC1 lllflic 1l'. almeno una volta al mese, le solite esercitazioni di marcia scii i111.111 .il 1 in due giornate consecutive, per poter estendere il raggio di riwg ni zione attorno alla sede di ciascuna compagnia, in modo che tutti 1 militari, nel periodo della loro permanenza alle armi, avessero mod(I di riconoscere tutta la zona. Tale disposiz ione venne poscia confermata dal Ministero, il quale col dispaccio dell'i I aprile 1877, prcscri~se l.'esecnzione di escursioni mensili della durata di due ed anche di tre giorni consecutivi. L 'assegnazione delle sedi invernali, in cui dovevano trasferirsi i vari battaglioni, veniva fatta dai Comandi di Corpo d'Armata, per dare agli ufficiali la possibilità di prendere parte alle conferenze ed alle istruzioni che si svolgevano nei maggiori presidi. La soverchia estensione della zona dì ricognizione, assegnata a ciascuna compagnia in base all'ordinamento del 1875, faceva desiderare 'un aumento deLnumero delle compagnie e dei Comandi di battaglione sulle due froruiere, francese ed austriaca. Tale necessità era anzi più sentita al confine austriaco, lungo il quale, non ostante il maggior sviluppo chilometrico della frontiera, si aveva un minor nu mero di compagnie. Questa condizione di inferiorità era più evidente nel tratto di frontiera costituito dal saliente tridentino, sul quale , a guardia ddle diverse valli, erano destinate, col precedente -ordinamento del 1875, 2 sole compagnie nella Valtellina (n" e 12''), 4 com pagnie assegnate al battaglione con sede a Verona (r_f, 21'' , 22', 23") e 2 compagnie del battaglione con sede a Conegliano (24" e 14"),

L'ordinamento del 1878. In base alle considerazioni sopra esposte venne aumentato , nell'autunno del 1878, il nume ro dei Comandi di hattaglionc da 7 a JO e quello delle compagnie da :24 a 36, tutte rnn la forza sul piede di guerra. Come abbiamo gi~1 detto, a guardi:i dcli.a fro ntiera del Trentino, nel lungo tratto che va dal Tonale fino al punto in cui il confine politico tagliava la valle del Brenta a Primulano, era no destinate, con l'ordinamento del 1875, le 4 compagnie del battaglione con sede a Verona ; battaglione che, con il nuovo ordinamento, si sdoppi,',. L e due compagnie dislocate sul fronte occi dentale del Trentino (13° e 21"), costituirono due nuovi battaglioni con sede rispetti va-


mente ,td Edolo cd a Lkscn-,,.:ino e ciascuno di essi formò d ue nuove compagnie in aumento a quelle preesistenti. In tot,1lc, sul fronte occidentale del Trentino, la forza disponibile risultò la ~cguentc: - un Comando di b:maglionc, n)n sede a Como od in Valtel lina, cli 3 o 4 compagnie; - due h:itt:1glio11i 1111ovi, con sede ad Edolo cd a Descnzano. con 3 compagnie ciasc uno. Alh difc\a della regione alpina tra il lago d i Garda ed il monte Grapp:i ri111 :1\c il Comando del battaglione rn11 ~edc a Verona, con le 2 compagnie g-i.'i prec~istenti ( 22" e 23'), e con 2 compagnie di nuova iormaz1011c, reclutate nel Distretto di Verona. Fin:ilm cntc il battaglione di Conegliano formò anch'esso una 11111>,·:1 compagnia che, in unione alle due precedenti (14" e 24°'), ebbe la ,on·cglia nza del rimanente tratto della frontiera dd Trentino, contro le provenienze ddk v::illi del Cismon e ciel Cordevok. Co~ì la frontiera del Trentino, alla cui difesa c:rano destinate in precedenza 8 compagnie. venne \'igìlata. col nuovo ordinarnento. da 16 compagnie. Ci,m:un Comando di battaglione, w~tituiLU rnl piede di guerra, formi', I/J qato maggiore di h:1tt agl ionc, com preso un ufficiale medico, e non chhe pit1 alcuna dipendenza di sciplinare dal Comando del Di~trctto nel c11i tcrntono aveva ~cdc. La numerazione progressiva ciei hattaglionì andò dal I al X c ,iud!a delle compagnie dalla 1·

:illa :;6... Il numero degli zapp:itori dì ciasrnna compagnia venne fissato 1n mi~ura uguale a t}uella stabilita , in guerra, per un Comando di battaglione di Fanteria <) di Bersaglieri. Con questo nuovo onli11:1mento sì poteva riunire subito sulla f n111ti<:ra minacciata una forza quasi quadrupla di lJudla che si sarebbe avuta con l'ordinamento precedente, col quale le operazioni per ia chiamata, vestizione ed invio ai rep:uti dei rich iam ati dal con~ulo richicde\'ano l'impiego di quattro o cinque giorni. Intanto venivano date disposizion i per un sempre più intenso adLÌl.:Stramento. Nel novembre del r878 il Ministero :iutorizzava a prolungare le escursioni per un massimo di cinque pernottamenti f11ori d:1lla sede e nel settembre 1879 prescriveva ·di. spi ngere le escursioni invernali nelle zone " veramente alpestri, nevose, soggette a ghiaccio " in modo d :1 assi_curare agli Alpini il più eflìcacc allenamento.


Poi, a raggiungere meglio questo risultato, le escur~ion1 ,1 pr11 lungarono fino a sette oJ otto pernottamenti fuori sede e si pot erono così abituare le truppe alpine alk difficoltà della montagna ndla ~t:i gionc più avversa ed all'impiego dei mezzi idonei a superarle. In seguito all'aumento delle compagnie nei battaglioni , stabiliti/ 1' 8 settembre 1878 dall'allora Ministro della Guerra genera le Gio\'anni Bruzzo, l'ordinamento degli Alpini fu il seguente:

Ingresso al ponte di liassano.

I battaglione (già Il): mag~iore Ferdinando Rc s tcllini Mondovì. r" compagnia (già rf) ; capi t:1110 Stefano Ra petti - Garessio . 2 " compagnia (già 16"): capitano G. B. Luciano - Pieve cli T cco. j' compagnia (di n. f.): capitano D. Pianavia-Vivaldi - Triora . 4" compagnia (di n. f.): capitano Umberto Pons - Chiusa P esio. Il battaglione (gi~1 I): ten. colonnello Federico Queirazza Fossano.

5" compagnia (gi:'t 18'): capitano Luigi Sansoldo - Tenda. 6a compagnia (già 1' ): capitano Niccol<'> Moresco - Borgo San Dalmazzo.


7" compagnia (di n. f.): capitano Francesco Soma!<: - Borgo San Dalmaz:1.0. lii battaglione (di n. f.): maggiore Carlo Buffa di Perrero - Bra. S-' compagnia (gi:ì 2·) : ca pitano Eugenio Balduino . Demontc. 9a compagnia (di n. f.): capitano Carlo Cavanna · Vinadio. rn' compagnia (di 11. f.): capitano Leone Passetti - D ro nero. 11 ' compagnia (~i:1 .f ): Gimcppe Baccola . Venasca. / f/ battaglione: (di n. f.): maggiore Alberto Alliaud - Torino. 1 l'' compagni:1 (già {'): capitano Claudio Massonat - Luserna

San G iova nni. q ' ( ornpag nia (già 5"): capitano Edoardo Viglictti - Frnc-

strd k.

14" comp:ig nia (di n. f.): capitano Albe rto Spalla - Fenestrelle. 15' co mp:1g nia (già 6"): ca pitano Pietro Rossi - Oulx. V /;11ttaglione (già III): maggiore Aventino Chiapironc. Susa. 16' compagnia (di n. f.): capitano Luigi D e Giovanni - Susa. 17' co mpagni a (dì n . f.) : capit:ino Fedele Da li osta - Sus:i. 18' comp:ignia (~ià r9"): capitano Tommaso Gilli - Giav<.:no. VI battaglione (già [V): magg iore Mario Lamhcrti - Chiva~rn. 19' rnm.pagnia (gi:1 20"): ca pitrno Ettora Troya - Cuorgnè. 20' compagnia (gi'.1 8"): capitano Luigi Casinclli - Aosta. ::n ' compagnia (già 9"): capitano Baldassarre Viettì - Chat ill on, V/1 /;attagiionc (gi:ì V): ten. colonnello A c hill e Andreis -

Chiari. 22' ccm1 pagnia (gi;1 10·'): capita no G. Battista Michdctti - Dom odossola. 13·' co mpag nia (~ià II "): capitano Sante Burrn - C hiavenna. 24" compagnia (già r 2·): ca pitano Paolo Ponzoni - Sondrio. 1f compagnia (c,li n. f.): capitano Edoardo M a uri - Ti rano.

VIII b11tti1gliont' (di n. f.): maggiore Carlo noh. R es ta . D esc nzano. 26' compag nia (già 13·): capitano G. B. Ada mi - Edolo.

27'

co mpag nia (di n. f.): capitano Francesco Ruffoni - Brc::no.

28' compag nia (gi:ì 1c') : capitano Ulisse Mo ntanari - Rocca d'A nfo.


.l

JX battaglione (già VT): maggiore Gaetano Gobbo 29" compagnia 30" compagnia C hiesanova. 31" compagnia dagno. 32• compagnia

V rro 11 .1,

(di n. f.): capitano Pietro Garola - Capri 1111 . (di n. f.): capitano Filippo Marenz i - ll11rgc,

(già 22a): capitano Antonio Stcffonini - Val (già 23"): capitano Giov. Cazziniga - Asi:igo.

X battaglione (già VII): maggiore Angelo Fonio - Conegliano . 33" compagnia (già 24"): capitano Guido Fossale - Fcltre. 34" compagnia (di n. f.): capitano Antonio Pezzè - Agordo. 35" compagnia (già I4''): c;ipitano Cristoforo Manzi - Pieve di Cadore. 36' compagnia (già 15' ): capitano Augusto Fenoglio - Tolmezzo.

I nuovi battaglioni - secondo lo Sticca - funzionarono come altrettanti Corpi, alla dipendenza dei Comandi di Divisione; ma fu devoluta a i Distretti la parte amministrativa. E, siccome le compagnie vennero portate sul piede di guerra " (forza 250 uomini), tutti i soldati idonei, di Fanteria e dei Bersaglieri, delle rispettive zone passarono neRli Alpini. Nello stesso anno 1878 l'uniforme subì nuove modificazioni : agli ufficiali venne data la giubba turchina a doppio petto, con filettatura rossa; i calzoni grigi come prima, con bande rosse. Sul cappello gl i ufficiali e la truppa dei Comandi di battaglione portavano la penna bianca e nel disco dello stellone il numero del battaglione. Nel 1879 il consumo del corredo, imposto dalle lunghe pennanenze in montagna, fece concedere agli Alpini uno speciale sopras~oldo, che soltanto nel 1884 venne corrisposto per tutti i mesi dell'anno. Nel 1884 lo stellone del cappel lo venne sostituito dal trofeo (ac1uila, sormontante una cornetta, fra due fucili incrociati), che rimase in uso si no all'adozione del cappello goliardico con h tenuta grigio-verde. Il trofeo era argentato per gli Alpini dell'esercito permanente, dorato per quelli della milizia mobile. Nel 1880 era stato stabil ito un solo cd uguale modello di cal zatura per tutti i battaglioni. (<


L'ordinamento del l 882. Per provvedere sempr<.: meglio alk prevedibili esigenze della guerra, si ritenne poi utile riunire fin dal tempo di pace sotto uno stesso Comando di reggimento i battaglioni che, all'inizio delle ostilità, doYcvano o perare 11cl scltorc di frontiera assegnato al reggimento stesso. Per ;1ssumcn.: il nuovo ordinamento senza dovere aumentare il numero degli Alpi11i c le spese relative, ven ne deciso di sdoppiare i

Il gruf'po d(l/t, Tu/,rnc h- •· <:ìnqu,· Torri " · 10 battaglioni e le y, compagnie già formate sul picde di gm:rra e di (ostimire 6 reggimenti con i 20 baltag lioni e Ìe 72 compagnie ottenuti con lo ~doppiamcnto delle precedenti Unità . li nuO\'O ordina111rnto venne promosso dal Ministro generale Emilio Ferrero e stabilito col Decreto 5 ottobre 1882. Ogni reggimento era forma to da 3 <J 4 hattaglioni. Per l'addcqramcnto e gli studi per b mobilitazione i Comandi di reggimento erano alla diretta dipendenz:1 di guclli dei Corpi d'Armata. nel cui territorio avevano !-cdc i hattagl.ioni del reggimento. I Com anda nti di Corpo d'Armata don:vano, infatti, esercitare " una speciale ed incessante sorvcglian>)


>q

za sui battaglioni Alpini, ed ispezionarli ogni trimestre e du r.1 111 <· I,· esercitazioni estive. · Nessun ufficiale era ammesso negli Alpini, se non aveva w 111 piuto qualche anno di servizio nella Fanteria di linea e frequcnt,1t co il corso sulle armi e sugli zappatori. li colonnello poteva disporre, per ragioni di servizio, lo spostamento di qualche ufficiale nei balla glioni dipendenti, purchè nello stesso settore di frontiera. Poichè l'aumento del numero dei reparti rese difficile il reclutamento del numero degli. Alpini necessario nella sola zona delle Alpi, venne stabilito che le truppe da montagna si potessero portare alla forza prescritta con soldati di altre regioni. Così i reggimenti 1° e 2 " si completarono con le reclute di Massa - Carrara ; il f con quelk dell'Appennino genovese (Pontedecimo, Ronco, Savignone, ecc.) ; il ,( con giovani dell'Appenino emiliano (Parma, Piacenza, Borgotaro , Ottone). La milizia mobile venne riordinata su 36 compagnie e quella territoriale su 72 (30 battaglioni). Così ogni compagnia di miliz ia mobile corrispondeva ::i due compagnie permanenti. Qualche mutamento ve nne apportato anche alb divisa: Sul copricapo, invece del numero del battaglione, si pose quello del reggimento; la penna bianca di cigno servì di distintivo per gli ufficiali superiori, il penn acchietto d'airone per quello dei colonnelli. P er distinguere i diversi reparti del reggimento si adottarono, per il cappello delle truppe, nappine di <liverso colore: gialle per lo stato maggiore del reggimento e per il Deposito ; bianche, rosse, verdi, turchine, rispettivamente pel I, II, III e IV battaglione. I battaglioni presero il nome delle valli o dei monti più importanti delle rispettive zone. Il nuovo ordinamento doveva essere già completamente adottato entro il 1" novembre 1 882, data alla quale gli AI pini assunsero la seguente formazione: 1"

reggimenio: colonnello Alessandro Tonini, proveniente dal

69" Fanteria - Mondovì.

Battaglione « Alto T,waro ,> : maggiore Giacomo Rcbora, già del 43'' Fanteria. Sede estiva Pieve di Teco, invernale Mondovì. 1• compagnia: capitano Stefano Rapetti - Garessio. 2~ compagnia: capitano Luigi Goletti - Pieve di T eco. 3'' compagnia: capitano Sebastiano Mandredi - Pieve <li T l'.ro.


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.)

Ra1t,1g/i{)J1t' " I'(I/ I1111c1ro mag_½ion: Giovanni P(Jllonc, gi:'1 ,icl H " Fanteria. Snlc c~ ti\·:1 Ccv:t, i1wcrn:tl c Mondovì. 4" compagnia: capitano Umberto f>om - Ccv:1. =j' rnrnpag111.t: trn c t1tc l.u igi B:t~tn:ri - Ccva. 6'' ro111p:tg1ti:1: ,·:t pit:tno Fcrdinand,, Kcir\;trcl li - Cair<i ~fontc11oll c.

7 rnm p.t~nt.1: ç:1pita110 Cim·anni Robccchi - Domodossola . N,111,1;;li1111c .. I ·al Camonica ,. : m~1ggiorc Gusra,·o Sorn rnati di ;\'10111lidlo. Sede c\ti\':t Brcno, inn: rnalc Chiari. ::;;i' l <>mp:1gni:1: capi t:1110 Celeste Fal li - Brcno. ::;r lump.1gni.1: u1pilano Frath.: c ,Cu Ruffoni - BrCIHJ. 14 rn1npagnia: capitano Girolamo Barbieri - Rocca d'Anio. ')5 ' <.:nmpagnia: capitano Ulis~e Montanari - Sale',. 1

rl'ggimc11lo: colonnd!o F(·Lkrico Quei razza - Bra.

IJ,1t1agliu11~· " Val l'esio ,, : maggiore Fcddc Dallosta, prownicntc dal 44" F:uneria. Sede estiva Triora, invernale fk1. 8 ' compag nia: capi tano Giacomo Richard - Triora (Porto iviaurizio ). y' compagnia: capnano Pietro Ferrairon i - Triora (Porto \1:n rrizio). w" compagnia: capitano Francesco Somale - Chiusa Pcsio. , 1· compagnia: c1pitano Giacinto Signetti - Chiusa Pcsio. Rattaglio11e " Col Tenda ,, : maggiore Lorenzo Crova, gi~1 del t~::!" F:111tnia. Sede estiva Borgo San Dalm:1zzo, invernale Bra. 12' com pagni;, : capitano Spirito Preve - Tend:1.

13• compagnia: ten ente Giu lio T :1\-cra - Tenda. 1,( C<lrn paQni:1: capitano Mie hdangdo Fracchia - Borgo S:m J),tlmaz;.o_ · · 15' compagnia: ~-apltano Luigi SansolJo - Borgo San J);d-

111:tzzo.

H11t1aglirm1· ,, Val Schio " : tcn. colo nnello Gaetano Gobbo. Suk e~tiva Sch io, in ve rnale Veron:1.

5</ compagnia: capi.tano Carlo All iaud - Schio. (io·' rnt npagnia: capitano Raffaele Casella - Valle d 'Astico. 61 " compag nia: capnano Giuseppr Porcile - Valdag no.


.\font <'

(;nigiir.1 . <:,ili'. 11u cfrgli : //pini.



]'' reggimento: colonnello Leone Pelloux - Fossano. Battaglione {( T/,z/ Stura ,, : maggiore Ettore Troya, g i:1 del Fanteria. Sede estiva Vinadio, invernale Fossano. 16° compagnia: capitano Ambrogio Bruni - Demontc. I1 compagnia: capitano Pasquale Oro - Demonte. 18" compagnia: capitano Domenico Rossi - Vinadio. 19· compagnia: capitano Lorenzo Muzio - Vinadio.

2( ,"

Battaglione << Val Maira ,, : maggiore Francesco Tronzano. prO\·eniente dal 59" Fanteria. Sede estiva Dronero, invernale Fossano. 20~ compagnia: capitano Enrico Comi - Dronero. 21~ compagnia: capitano Augusto laner - Dronero. :22' compagnia: capitano Felice Amerio - Castigliole Sai uzzo. 23' compagnia: capitano Stefano Silvestro - Castigliole Saluzzo. Batt({.glione e< Monte Le.uini n : maggiore G. B. Adami, gi;Ì del 5'" Fanteria. Sede estiva Verona, invernale Verona. 56' compagnia: capitano Federico Trombetti - Caprino. 57" compagnia: capitano Riccardo Armani - Caprino. 58" compagnia: capit:1no Gaetano Gandmì - Bosco Clucsa

dal

4'' reggimento: colonnello 27° Fanteria - Torino.

Giuseppe Ottolc:nghi, provenien te

Battaglione « Val Pellice ,1 : maggiore G. B. Michelctti, gi:t del Fanteria. Sede estiva Pinerolo, invernale Torino. 2f compagnia: capitano Gioacchino Ruhiano - Lmerna ( Pinerolo). 25' compagnia: capitano Pio Falletti di Villafalletto - Luserna (Pinerolo). 26" compagnia: capitano Edoardo Viglietti - Vinadio. 21 compagnia: capitano Bartolomeo Ferrero-Gola - Vinadio. 40?

Battaglione

<<

Val Chisone >• : maggiore Claudio Massonat, del

18" Fanteria. Sédc estiva Fenestrelle, invernalt: Torino. 28" compagnia: capitano Alberto Spalla - Fenestrelle. 29" compagnia: capitano Felice Tocco - Fenestrelle. 30~ compagnia: capitano Giovanni Cigliuti - Oulx. 31Acompagnia: capitano Giovanni Ferrero - Bardonecchia. 5.


.H Battaglione " Val BrcnLa,;: maggiore Cristoforo Mam·.i , dd

'j>" Fanteria. Sede estiva Bassano, invernale Bassa no. 62" compagnia: capitano Giovanni C:izzaniga - A siago. (ìf compagnia: capi t:1110 Ccrniniano Previdi - Asiago. 04" comp:1gni:1: c:1pit:1no Ciov:inni Scsia - Fcltrc.

:( rc·r,gimrnto: colonnello Ca rlo Gog~i:1, gi~ del 5:;" Fanteria Milano ( , ). 0111·:1

8at1a,11Jio11c ·· f/11/ Dora » : m a1l(•torc Fr:incesco Lodi. Sede ..... h~ cd inn-rn:dc s u~:1.

F ·' compagnia: capitano Ales~andro Chiapcrotti - Susa. 3f compagnia: capitano Cesare Ghè - Susa. 3.( compagnia: capitano Francese-o Campagna · Susa. Rattaglione ,, Moncenisio )•: maggiore Pietro Zanucchi Pompei ..~i:1 del 29·· Fanteria. Sede estiva ed invernale Susa. 35' compa~nia: capitano Leopoldo Cellario - Susa. 36" compag nia: capitano Vincenzo Grippa - Susa. 37' compagnia: G. B. De Benedetti - Giavcno. Battaglione ,, Valtellina " : maggiore Celestino ·rcrzi, del rn fanteria. Sede estiva Sondrio. invernale Milano. 44' compagnia: capitano Saverio Montaldo - Chiavenna. 45" compagnia: capitano Carlo Gaiazzi - Morbegno. 46' compagnia: capitano Antonio Ferrari - Sondrio. 47" compagnia: capitano Luigi Bi.:rnrhi - Sondrio.

Ba1taglio11c ,, Alta Valtellina )' : maggiore Alfredo Mantovani.

già del 71° Fanteria. Sede estiva Tirano, invernale Milano. 48' compagnia: capitano Edoardo Mauri - Tirano. 49' compagnia: capitano Au~usto Costei - Tirano. 50" compagnia: capitano Luigi Cali~aris - Tirano. 51• compagnia: capitano Eugenio P,teciorctti - Tirano.

6" reggimento: ~olonnello Nicola Hrnsdi, proven iente dal 71° Fanteria - Conegliano . l!attagliom: ,, Va/l'Orco ,.: m a_ggiorc Rinahb Troili , gi?1 del 67'" Fanteria. Sede estìrn ed invernale Ivrea. ( 1)

Nd Castello Sfor1xsco. del qualt: una parte serviva come

Glst:rm;1.


38· compagnia: capitano Augusto Giacosa - C uorgnt'.- . 1

3</ compagnia: capitano Giovanni Barberis - Cuorgnè. 40a compagnia: capitano Francesco Carlino - Bard.

Battaglione <( Val d'Aosta ,, : maggiore Camillo di Ch:1rho nneau , già del 22" Fanteria. Sede estiva Aosta, invernale Ivrea. 41• compagnia: capitano Baldassarre Vietti - Aosta. 42" compagnia: capitano Pietro Passera - Aosta. 43" compagnia: capitano Edoardo Formento - Chàtillon. Battaglione ,, Cadore": tcn. colonnello Nicola Conti Vecchi, proveniente dal 51" Fanteria. Sede estiva Pieve di Cadore, invernale Conegliano. 65" compagnia: capi tano Giovanni Prandi - Agordo. 66a compagnia: capitano Antonio Pezzè - Agordo. 67" compagnia: capitano Davide Menini - Pieve di Cadore. 68" compagnia: capitano Francesco Cardane - Pieve di Cadore. Battaglione « Val TaK/iamento ,; : ten. colonnello Angelo Fonio. Sede estiva Gcmona, invernale Conegliano. 6,)" compagnia: c1pitano Alessandro Vaccani - Tolmezzo. 70" compagnia: capitano France~co Caporali - Tolmezzo. 71, compagnia: c;ipitano Annibale Kien - Gemona. 72" compagnia: capitano Cesare Nasci - Cividale. L'ordinamento dd 1882, mentre rispondeva all'oppo.rtunit,\ di dare, fin dal tempo di pace, ai Comandanti di reggimento una profonda conoscenza del personale dipendente e specialmente quella dei Comandanti di battaglione ch e dovevano operare in guerra alla loro diretta dipendenza, suscitò dubbi e <iiscussioni per il tempo di pace e fece prevedere un nuovo ordinamento che venne stabilito nel 1885. Intanto, nel 1883, l'ùniformc degli Alpini venne ancora una volta modificata con l'adozione dei paramani e delle fiamm e di color verde e nel 1884 vennero adottati, per le escursioni invernali , speciali guantoni di flanella e cappucci di lana.

L'ordinamento del 1885. T ornato al Ministero dtlb G uerra il generale Magnani-Ricotti, venne stabilito per gli Alpini un nuovo ordinamento molto più razionale e meglio rispondente allo scopo di rendere più efficace, con


una com1xis11,1011e.: più omogenea dei rcpani, l'impiego degli 1\Jpini 111 guerra. I reparti Alpini vennero così dislocati:

, .. reggimento a Mondovì: Battaglione (( Alto Tanaro ,, : sede csiiv;i Pieve di Tcco. Battaglione ,, Val Tanaro >) : sede estiva Ccva . Battaglione Val Pesio ,, : sede estiva Chius;1 Pcsio. (<

Uni forme dd 1885. 2"

regginu~nto a Bra:

Battaglione <( Col Tenda ,, : sede esti,·a Borgo San Dalmazzo. Battaglione ,, Val Stura " : sede estiva Demontc. Batta~lione ( i Val Maira '>: sede estiva Dronero.

( reggimento a Sa vigliano: Battaglio ne " Val Chisone » : sede estiva Fcm:strdlc. Battaglio n e ,, Val. '.D ora " : sede estiva Sm:i. Battaglione u Mo11cenis.io ,, : sede estiva Rivoli.

4" rcggimrnto a Torino:

8~1ttaglione ,e Val Pdliec >• : ~cde estiva Pinerolo. Battagl ion<: ,. Vali 'Orco ,, : sede estiva Ivrea. Battaglion e ,. Val d'Aosta ,. : sede estiva Aosta.


5" reggimeuto a Milano: Battaglione 1, Valtellina » : sede estiva Sondrio. Battaglione « Alta Valtellina ,) : sede estiva Tirano. Battaglione « Valcamonica h : sede estiva Breno. 6° reggimento a Conegliano: Battaglione <( Monti Lessini n : sede estiva Verona. Battaglione (< Val Schio » : sede estiva Valdagno. Battaglione « Val Brenta J>: sede estiva Bassano. Battaglione « Cadore )> : sede estiva Pieve di Cadore. Battaglione (< Val Tagliamento H :.sede estiva Val Tag liamento. Nel luglio 1887, essendo Ministro dcli.a Guerra il generale Bcrtolè-Viale, il 6'' reggimento Alpini che, come si è visto, aveva la forza di ben 5 battaglioni, venne diviso e così fu possibile costituire il 7v reggimento. Per conseguenza k sedi dei reggimenti vennero cambiate ed i battaglioni assunsero, non più il nome delle diverse vallate e dei monti pit1 importanti ; ma l}llello delle città sedi dei rispcttiYi magazz1111.

L'ordinamento del 1887 ed i success1v1. Col nuovo ordinamento il Corpo degli Alpini venne costitui to battaglioni , 75 compagnie permanenti, 22 compagnie di mili'l ia mobile e 22 battaglioni di miliz ia territoriale. Le compagnie permanenti ebbero il numero progressi\·o da 1 : 1 75; quelle di miliz ia mobile il numero eia 76 a 97 e quelle di mili zia terri.toriale vennero numerate, come le permanenti, eia I a 75. Le compagnie permanenti ebbero assegnati, pel trasport o dd k1 gagiio, dei viveri e delle munizioni, 8 muli in tempo di pace e .3«> in tcm 1x> di guerra. Col nuovo ordinamento i reparti assunsero la seguente dislocaz1onc: su

22

1" reggimento a Mondovì: Battaglione ,, Pieve di Teco » : compagnie 2'', .f, 8". Battaglione <, Ceva compagnie 1 \ 4', 5", 6" . Battaglione <<Mondovì,. : compagnie 9•, 10', u ". >) :


reggimento a Bra: Battaglione ,, Borgo San Dalmaz1.o ,, : compag nie rz'. r3\ 15". Battaglione « Vinadio )> : compagnie 16' . 17' , 18", 19'. 2"

1f,

Battaglione " Dronero

ii :

compagnie

20• , 2 1",

:22''. :23".

J'

reggimento a Torino: Battaglione ,, Fenestrelle ,,: compagnie 28", ::!§ . 30·, 37'. Battaglione ,, Susa 1" ": compagnie 3 1", 32", 3.3'. Battaglione ,, Susa 2" " : compagnie 34', 35'', 3fr'.

4' regg imento

:id Ivrea:

Battaglion<.: " Pin<:rolo )J: compagnie :2.J", :25", 26', fhttaglionc " Ivrea ,, : compagnie 38". 39", 40". B:maglionc ,, Aosta ,, : compagnie 7". 41 ", 42', +:i".

27'.

5" reggimento a Milano: Battaglione « Morbegno " : compagnit: 44·' , 45-., 47'. Battaglione ,, Tirano " : compagnie 4(/. 48', 4,/. R ,twg lio nc " Edolo " : compagnie 50", 51··, 52·. Battaglione " Rocc:1 d'An fn ,, : co m pagnie 53". 54', 55'. 6" reggimento :1 Vcron:i: Battaglione " V<.:rona ·.. : compagn it: _:ii", 5;', 58", 7_)'. Rattaglio11t: " Vicenza": compagnie 59', 60•, 61". Battagliont: " Bassano 1, : com1x1gnie 62". 6f, 74" .

7° reggimento a Coneg liano: Battaglione " Feltre n : compag nie 64", '55', 66'. Battaglione ,, Pieve di Cadore ,, : compag nie 67", 68", 75'. Hattaglione t• Gnnona ), : compagnie &/, 7<>", 71", 72~. Pe r tale ord i namento 4 reggime nti Alpini si trovavano sc hierati alla frontiera francese, · 1 alla frontiera svizzer:1 e 2 a quella con

1'1\ustria. La (orza to tal e rnobilitabik raggiunse i 45.000 uomini . li 7 110\'Crnhre 1887 venne istituito, alla dipendenza del Ministero ddla G uer ra ed allo scopo di imprimere la nècessaria uniform ità alJ'c rgani zz:1zione. all'addestra mento ed alla mobilitazione d egli Alpini. l'l spt:ttor:ito degli Alpini con sedé a Roma.


Il primo Ispettore fu il generale Luigi Pelloux ( 1). Nel 1888 il battaglione '< Pinerolo ,, pass<'> al _r' reggimento cd il battaglione ,, Susa 2° i • al f. Nel r889 il battaglione "Susa 1"" prese il nome di battaglione ,, Ex illes >•; <' Susa 2° >, venne chiamato semplicemente <, Susa » cd il battaglione •( Rocca d'Anfo" prese il nome di battaglione ,,Vestone ... Nel 1891 vennero date disposizioni per l'equipaggiamento degli Alpini con la scelta di un modello unico per i cofani per cancelleria, per le cassette bagaglio degli ufficiali e per i cofani cucina per uffi. ciali ecc. Nel 1892 gli Alpini ebbero il pantalone corto, da indossare, con le scarpe alpine, con qualunque uniforme. Nel 1895 la banda dei pantaloni degli ufficiali Eu di colore verde. (1) Il gen erale Luigi Pelloux nacyue a La Roche Francigny nd 1839, entrò giovanissimo nell'Accademia Milirare di Torino, uscendone sottoteneme d 'Artiglieria nel 185ì, Ebhc la ve ntura di trovarsi in guerra e, fatta la camp;1gna del 1):159, l'anno dopo, a 21 anni, era gi:ì capitano. Nel 1866. :illa !,attaglia di Custoza, diede pro~·a di eccezionale ccJr:iggio, sostenendo da monte Croce il fuoco di 24 j><=Z~,i :1uslri,u.. i ,oli.i ,11:.1 L.illcri.; (che fu ,k11.1 ,, la grande baneria italiana. ,,;, e meritant!o la medaglia d'argento al , alorc. :'vlaggiore, diresse i tiri che aprirono la breccia di Porta Pia nd 1870 e ,i ebbe in premio la croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Entrato nello Stato Maggiore. fu chi;1mato C apo - sezione presso b I)irezione Generale d'Artiglieri;i. al :'vfinistero della Guerra, donde pas, ò l)ire•torc: degli studi all'Accademia Militare (1873). poi tenente colonnello C;ipo l)i,·isione ;il Ministero llella Guerra (1876) e colonnello nella stessa carica ( 1X7X). Due anni dopo fu nominato Segretario generale alla Guerra cd in rak ufìicio svolse un 'attiYità profa:ua. Promosso maggiore genera le ( 1885), comand<'> la Brigata " l~om:1 " t· l'" scia fu nominato l spetlore degli Alpini. G ià deputato di Li vorno alla XIV Legislatura , n el 1&J1 fu nomin,110 :Vii nistro della Guerra (Gabineno di Rudinì) e tale ca ric,1 te nnt' sino al di u::,nbn.: 1893. Pa,,Jlo al Comando della Divisione di l{oma e po i dc! Corpo d'Arma ta di Verona (1895). ehbc nuovamente affidato il Mini,tcru Jdla Guerra nel 1897. Si dimise in seguito alle modific:1zioni :li suo prngctto di legge sull':1,·;1nz;:1mento per gli uft-iciali e passrJ al Com:1ndo dd Cor po d' !\rmata di Firenze, p oi di quello di Roma· ( 1898). Nel 1898, in momenti difficili. dopo i mori di Milano e di Sici lia . "enne chiam;uo alla Presidenz:1 dd Consig lio d ei Ministri, ripri~t.inò l'ordine in ltali:i, .::ompiendo, anche a costo di esser tacciato da reazionario. un doloroso d overe. Lasciò la carica il w g iugno 1qon e venn e designato pd Comando d'una Armata in guerra. Nominato comandante il I Corpo d'Armata ( 1yo 1) , fu colloclto in posiz io ne :msili:tr ia a sua domanda 11d 1903.


L'adozione degli sci. Nclrottobrc del 18(/1 il colonncllo Ft1orc Troia, comandante il ~" rcggimrnto 1\lpi11i , facl:\':t prrndcn.: contatro con l'ingegnere Kind del Club Alpino lt:tli:1110 (Sezione d i T orino), per esaminare l' impic~o dei " p:1ltini cLi nt'n:" e per \tudiare la possibi litI1 di dotarne le truppt' alpine Lc pri,nc pron.:, :tlk quali partec ipò anche l'allora sot totenen te Vittorio Viscontini , si svolsero sul le colline di Torino, sotto l:1 g uid.1 dc lln \tC\\O Kind , :1hi k sc iatore, ardito cd appassionato alp11 11\t.1. B:1\t.1ru110 l jti elk pri rn c esperienze per convincere che g li sci , se :1dott.11i d.d lc truppe alpine. avrcblx:ro pot uto costituire per esse un 111ei'1.u ,·.iiidis\imo per agire in montagna tjuando coperta <li nc,·e, e pii, di tutto avrchbcro accnnsrntito ad esse di fare b guerra anche nelle peg~ior i condizioni Ìn\'crnali. 11 primo paio di sci per lt: pru,e era staro acqui~tato presso la f:,bhric1 svizzera Ja(Ober di Gl:irus: m :1, dopo il huon esito degli esperimenti, quando si tra ttt'i dì compl nare k -,~peric117,c su più \\lSt ;t ~cd.1, \orse b diffìcolt ;1 della forn1t11ra dc~li sci. L'indust ri;i italiana 1t v•, ..,.., . 1I1")" 1I 1' -1 ''(I" ~ t"r'Jl ·~,--;~1(' iI ...L.;:-,.,}. n o_ 1..1-···n-·1to ;.1 •• ,I • ,~,,._ ) ''•. J• .. ; "'"'1'10 r.;· I\ l•. 1 (.I<( prnedenz;1, 11è il macchinano, n t: Li m:1cstran i'.a addestrata . Non ostante ciò, si provò ;1d af fidarc l' incarico delb fab br icazio ne degli sci al capo armaiolo del :( n:ggi mrnt n /\l pini, c he riusc ì a fa bbrican: dei h11011 i c~c.:mplari. Le compagnie del battaglione.: ,. Pinerolo'> li esperimcntaron() d urante ic escursio ni invernali in alta \·al Pell ice, con risultati più che: m:1i convince nti. Tuttavia l'aver usato per tanti anni k racchette da nc.:vc, l'aver fatto con esse veri prodigi r~ggiu ngcndo colli e cime in altissimc montagne e l'essersi acqu istata in ta l modo una \'Cra fama, aveva ingenerato nei vecchi ufficiali degli Alpini un'illimitata liduci;1 nclk racchette t g li sci fu rono perciò accolti con freddezza. Per con·.-inc..:n.: la massa degli Al pini sull'utili t} degli S(Ì e per diffonderne l'uso fu rite nuto JKcc:ssario istituire regoLiri corsi, anche per formare nucki di oaim ì sciatori, particolarmente fra le guide. Si passò l1uindi a corsi pitt completi e più lung hi per ploto ni e per c<1mp:ign1e. S0r5ero così i primi campi di addestramento sci istico a Bar<lontcc hia, a Ststr ìèrcs. a Clavières. Per alcuni inverni si ricorse ad Ì5trultori svizzeri e norvegesi. Le p rov<.: pratiche e l'addestram ento dei reparti furono acco mpag nati da ~cri 11i <li propaganda apparsi sulò

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la (( Rivista Militare >', sulla Rivista del 1, Club Alpino lt.ili:1110 " (Sezione di Torino) e con pubblicazioni dell'editore Casa nova . Gli Alpini, ormai convinti ddl'utilit?t degli sci, ne di w 1111cn 1 propagandisti e sentirono la necessità che l'adozione degli sci, almc1w

1 primi .1/piui sci11tori.

per gli Alpini e l'Artiglieria da mo ntagna, fosse stabi lita in modo uflìciak. Il Ministro della Guerra dd tempo, general e Ottolenghi, che conosceva bene gli Alpin i perchè era stato comandante di un reggi-


mento, con il Derrcto n. 275, in data dd 13 nl)\-cinbrc 1902 (pubblisul " Giornale Militare Ufficiale n), decise ,. l'adozione degli sci per i regg imenti Alpini ", poichè ,, gli esperimenti pratici dell'uso degli sci. eseguiti sulle Alpi negli scorsi invern i, hanno dimostrato rnmc tale mcu.o di locomozione può rendere uti li <ervizi ;,. Nel 1901 il 2" reggimento Alpini da Rra si trasferì dcfìnitivamente a Cuneo. ;1ss:1i più virino alle Alpi. Nel 1()02 si costituirono i Gruppi Alpini, formati da 2 o 3 rcg!,!Ìmenti. al comando di ufficial i ge nera li e ,-cnnero ado ltati, come si i'.· gi:'1 detto. ~li sci . c1to

ln1a nto g li Alpini si ~eg nalavano per le loro ardite csrn rsioni, per la lott;1 co ni ro k valanghe, per le cime conquistate ed anche nel m:tntcnerc l'ordine pubhlico, e venne decisa la costituzio ne di un ot- · lavo reggimento. Nel 1909 venne costituito \'hpettorato delle t·rnppc da montagna. in modo che dal vecchio [spettorato deg li Alpini dipendesse :mche

l'Artiglieria da montag na.

Nello stesso anno

190!)

i reparti alpini, con tutti i battaglioni su

{ c0mpagnic, c;hhcro la seguente <li sloc:izionc:

, .. reggimento a Mondovì : Battaglione ,, Ccva " : com 1x 1t~n le.: J''. ,( , 5 . lhtt.1glionc "Pieve di Tc:u·, " : com ua1,?, nie 2 ·· . Battaglione " Mondovì ••: 9", 10', 1~ ' .~

o,

'".

2" rc·ggime1110 a Cuneo: Ratiaglione " Borgo San Dal mazzo ,,: compagnie 1 _:," , q ". 15'. Battaglio ne ,, Dronero n : compagnie 17". 18" , 19' . Battaglione ,, S:iluzzo ,, : compa::~nic 2 r", 22", 23"' . ( reggimento a T orino: fh ttag lionc " Pinerolo •· : com pa~_:nic 25··. 26' , 27 . Bairaglionc ,. Fe nest rel le " : rnm pagnit: 28', 29". y/ . lh tuglionc ,, Exil les ,, : cornpa ~nic 313. _p'. 33'. Battag liCJnc " Susa ·., : rnmpagnic 34", 35•. 36". ..( rcggimrnto a Ivrea: Battaglione ,, hrea " : compag nie 38\ :1/ , 40'.


·H Battaglione « Aosta >': compagnie 41' . 42", 4J'. Battaglione (< Intra )) (di n. f.): compagnie 7'. 2.(.

)i·

.5° reggimento Battaglione Battaglione Battaglione Battaglione

a Milano: " Morbegno .. : compagnie 44', 45', 47'. <(Tirano " : compagnie 46' . 48", 49". " Edolo ,,: compagnie 50"', 51°, 52'. •<Vestone " : compagnie 53', 54", 55·.

6° reggimento a Verona: Battaglione ,, Vere na " : compagnie 5:/', 57', 58", 7J'. Battaglione <(Vicenza)•: compagnie 59", 60', 61". Battaglione (( Bassano ,, : compagnie 62' , 63\ 74~.

7° reggimento

a Belluno: Battaglione Fdtre ') : compagnie 64', 65', 66". Battaglione ,, Pieve di Cadore \) (di n. f.): cornp. 67', 68", 75'. Battaglione ,, Belluno n : compagnie 77" . 78' . (<

8° reggimento ad Udine: Battaglione " To.lmczzo •• : 6', 12· . 72". Battaglione u Gemona )•: compagnie 69', 7</, 71". Battaglione ,, Ci,icblc ,, : compagnie 16", 20", 76''.

li 9 agosto 1910 i Gruppi Alpini presero il nome di Brigat e Alpine. Queste furono 3 ed ebbero sede: a Cuneo la prima, costituita dal 1" e 2 " reggimento ; a Torino la seconda. formata dai reggimrnti f. 4° e 5"; a V erona la terza, dalla quale dipendevano i reggimenti 6", ed 8". Nel 191 2 venne adottato, pct cappelli alpini , un nuo\·o fregio con l'aquila.

i

Durante la guerra 191 5 - r918 i reparti Alpini vennero aumentati e subirono molte trasformazioni organiche. All'aprirsi delle ostilit:1, i battaglioni avevano raggiunto il numero di 52, con la trasformazione in hatt:i~lioni permanenti di aln111i battag lioni di mili zia mobik. Le compagnie erano H)2. P er la necessità di spostare i battaglioni 11ellc diverse zone a1 reggimenti si sostituirono i Gruppi, gi:1 previsti dalla ·• I struz ione


4-t

p<:r la mobilitazione ,.. 'l'ali Gruppi vennero di stinti prima con kttera al~abctica,. poi col nom e dei rispetti vi Comandanti e quindi con numcn romani.

Nel 19 17 i l,attaglioni J\ lpi11i cr:111,, 80. N el 1918. ;1s~cgn:111do a ci:1~c1111 battaglione ,\lpini una batteria da montagna. ~i fonn:1ro110 HJ R:rgg rupp.tmènti cd i reparti Alpini

.·il pini

*'' 1:.!lon.

r:1gg1un se ro il loro nun1<,ro m:m1 mo, che fu llud lo di 88 batt:iglioni

di 274 compagnie. f r<:parti Alpini , che p ,trtc up:irono effettivamen te alla gue rra, furono i scgue n ti : e

, ·· reggime nto: Bat1ag lionc ,, C e \'a " : compagnie 1',

f , 5' .

Kattagliom: ,. Pieve di Tcco •· : compagnie B;1 ttag lione a Mo ndovì " : compag nie 9",

2' ,

_f,

8" .

10'. 11 • .

2" reg~i m e11to:

Battaglion<: " I3org<J San Dalmazzo ;, : compagnie I f , r 4", 15".


Battaglione •<Dronero >•: 17\ 18", r9•. ...,..,11 Battaglione (, Saluzzo >>: compagnie 21', --

)

/ reggimento: Battaglione « Pinerolo ·» : compagnie 25' , 26", 2t. Battaglione <t Fenestrelle " : compagnie 28", 14, 30' . Battaglio11e ExiUcs )> : compagn1e 31', 32• , 33'. Battaglione " Susa » : compagnie 34', 35", 36". t(

4''

reggimento: Battaglione << Intra ,, : compagnie?°, 24' , 37". Battaglione <<Ivrea >> : compagnie 18', :w•, 4</' . Battaglione ,e Aosta >, : compagni<: 41\ 42", 43'.

t reggimento: Battaglione « Morbegno": compagnie 44", 45", 4/ . Battaglione <1 Tirano ,, : com pagnic 46' , 48', 49". Battaglione <, Edolo ,·, : compagnie 50", 51 ", 52". Battaglione ,, "Veston e ·• : compagnie 5t' , 54", 55'. 6" reggimento:

Battaglione <' Verona ,, : compagnie 56', 57", 58', 73' . Battaglione a Vicenza .. : compagnie 59\ 60·, 61 '·. Battaglione " fh s,ano ": compagnie 62", 63", 7,f .

7"

reggim ento: Battaglione " Feltre ,. : compagnir 64", 65', 66'' . Battaglione (< Pieve di Cadore " : compagnie 67", (18", 7=.,' Battaglione ,, Jklluno ,, : compagnie 77", 78', 79".

8'' reggimento: Battaglionr << Tolmezzo ,, : compagnie 6", 1 2 ' . 72·' . Battaglione ,. C emona " : compagnie 6cf, 70", 71'. Rattaglione u Cividale ": compagnie rfr' . 20", ](l' . Rattaglioni di milizia m obile. 1, M. Mercantour >> : compagnie 98", n 6", 12 1" . (( M. Saccarell-o " : comp:ignie mi, l'1 5', 12r, . <' M. Clapier >• : 1 q \ JI 8', 11 9 ' .


,, M. Arge n tera ,, : compagnie 99', 117". 1.22·. " M. Ricocca ,, : compagnie 81 ". ro1". 12_3". ,, Monviso .. : compagnie 81/, 1uo". 124"".

,, " .. ,.

M. Gr,rncro ,, : w111pagni1.: H2" , 125\ 126' M. Albc r1_1:i:111 " : compagnie 83", 127', 12W. M. A~~ict t:1 " : (Olllpa1;nit: 84". 129". 130". Moncc 11i ~in ,. : (n111p:1~n ic 85' , rn2\ 13 1". 1

M. Ro~a ,, : rn111p:1g nic 11 2' , 1 )4°', 135'' . .. M. l.n·:inn:i ,, : compagni<.: 8(>", I li °. 132·' .

,. M. Ccr\'ino " : compag nie 8i. 103", 133• . .. M. Splug;1 ,. : rn111pagnie 88". 104', 136". .. M. Stelvio ": compagnie 89", n f, 137'. M. Ad,11ncllo " : compagnie 90", ro5", 138". ,. !\·1. Suello ,, : compagnie 9 1', 139•, r40• . ., M. Mand rone " (~chi): compagnie 159\ 1603. 161". " M. Baldo »: compagnie 92", 141•. 142° . " :\,,f. Beri co ·· : compagnie 9.f, 108'. 143'. ,. Sene Comuni ,. : compagnie 94", r44'. 145·.

,, M. Paviont ,, : com pag nie 95\ 148", r.19~. ,, M. Antel:10 ": compagnie 96°. 150', 15 1•. .. M. Pdrno ,, : com pa~nie 106'' . 146' . 147'. « Jvf. An·cni ~ ,, : compagnie 109", 152". 153• . ., M. Ca nin " : compagnie 97", 154" , r55' . .. M. Matajur ": compagnie no', r56', 15t.

Rattnglioni di mili::::ia tcrritoriùle. " Va l Tanaro ,. ; compagnie 20 1'' . 204", 205'. ,, Vali'Arrosc ia ,, : compagni e ;w::{, 203", 208'. ,, Vall'Elkro " : compagnie .:209", 210', 2 r1 ". ,. Val Stura " : compag nie 21:(. 2 1.t, 215". ,, Val Maira " : compagnie 2 17", 218", 2 19·'. ,. Val Varaita ,, : compagnie 22 1'", 222\ 223''. " C u neo,, (Schiatori): w mpagnic 297'. 298". 299".

.. V:il Pell icc " : 224', 225", 226·'. ,, Val C:l,isone ,, : compagnie 228', 22c/. 230".


•< Val Dora ,,: compagnie 231", 2_ :p'. 233". " Val Cenischìa )• : compagnie 234', 235', 236". ,, Courmayeur)\ (schi): compagnie 303", 304° , 305".

Val Tocc n : compagnie 207', 243', 281'. ,, Val Orco ": compagnie 238', 239', 240·'. ,, Val Baltea " : compagnie 24 1". 242', 280". " Pallanza )> (sc hì): compagnie 282'' , 28f , 3<d.

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(' Val Intelvi li: compagnie 244', 245', 247'. " Valtellina » : compagnie 246". 24W, 249''. << Val Camonica >> : compagnie 250", 251", 252''. " Val Chiese )> : compagnie 253\ 254\ 255'. <( M. Tonale ,, : compagni:.: 285", 286\ 293'. ,, M. Cavcnto 1> (schi): compagnie 309", 3m", 3i 1". " M. Ortles " schi): compagnie 306\ 307", 308''. ,, Val Adige ,, : compagnie 256\ 257", 258''. ,, Val Lcogra ,; : Cùmpagnic 259\ 260", 261a. ,, Val Brenta 1, : compagnie 262'', 263', 274". ,, M. Pasubio 11 (schi): compa~nie 290\ 291", 292 '. Val Cismon n : compagnie 264', 265", 277'. Val Piave )) : compagnie 267", 268', 275•. ,, Val Cordevolc ,, : comp;1gnie 206\ 266", 276". •i M. Marmolada » (schi): compagnie 284", 300\ 301°.

«

«

(( Val Tagliamento ,, : compagnie 212", 272", 278". ,, Val Fella )) : compagni e 2~/, 270', 27f. •< Val Natisonc >, : compagnie 2t6\ 220", 279a. "M. Nero» (schi): com pagnie 294", 295", 296".

Nel 1918 venne, infine, formato il 9" reggimento Alpini, coi baltag linni '( Fdtre h , (' Civ.idalc ,, , •<Vicenza ,, e ,, Bassano,,. li Coman do del reggimento e <ld deposito chhe sede in Gorizia e, temporaneamente, a Mondovì. F.ra stato possibile perveni re a q uesti risultati poichè, prim;i della g uerra 1915 - 1918, i. battaglioni Alpini, gi:t su t re compagnie cd una sezione mitrag liatrici, avevano formato 38 compae,nic di milizia m obile cd avevano av uto una seconda sezione mitragl i:1trici. Nello stesso periodo erano stati costituiti altri 26 batta~lioni di miliz ia ttrrit:orial:.:,


distinti col nome di una ral lc e con u n 11um cr<1 , ariabile di corn pa; n ic. :11le q uali si :1ggiu11ge va una sczione rnitrag li:itrici. Nd lug lio J<,,P 5 nano !-l:1tc cmtituitc alt re 8 cumpagn ic c nel dicembre altre (i. Du rante la g uerra , il 25 fchhr:ii o 19 16, fu d isciolto il battaglione ,. Pie\'e di T cco ,.. le rni rn mp:1g nic furo no :t\\eg natc rispctti varnentc .1i li:11 taglioni .. Mondn vì "· " Va l Dor:1 ,. e " Val Fclla ,, .

Nin,u,·, i di

n cl'e.

~ ella prim :1\ na dello ste\~o :mno f uron., (nstituite al tre comp:1_!! nic Al!'ini. k q uali, insi eme :i t1 uclle form ate prr:',c ckn t' cm :'fH(' , "' rviw no :1 cost ilu in: altri 2 (, b:1tt:1glio 11i Alpini, i::011tr:1dd istinti m l 110rnc d i u n mon te. Il 13 :1prì lc 1916 ft; rnstitu ito :111c he il bauaglionc « Monn: Man<lro nc ·•. a~segna to al 5" rcggimrn to Al pini. ì'-e ll' 1m·crno l(J l (J- 17 furo no poi for mate 26 compag nie sciatori, k lju,il i cmti n rironc, 7 battagl ioni sciatori . Quest i :1s~unscro r ìspetti \'a lll l·11 te i 11o m i: " C1111co "· " C u u r rn:1ye ur ... .. l\ ilbnza ,,, ,. T onak 1, , , P:1~ubi11 ·· , .. :VlarmoL11la ", ,, Monte· N ero )>. ·


Nel maggio 1917 vennero costituiti anche i batlagli011 i " ( :.I\T 11 to '> cd <( Ortler >• e così gli Alpini raggiunsero, in comple~~o. il 11t1 mero di 87 battaglioni. Inoltre, nel 1917, le nostre truppe da m o ntagna ven nero ri11frn z atc con nuove armi. Ad ogni compag nia Alpini venne, infat.t i, as~c g nata una sezione pistole-mitragliatrici; ad ogni battaglione una s~·zione lanciatorpedini. Inoltre ogn.i battaglione costituì un reparto di assalto. Nel (ebbraio 1918 ciasrn n battaglione Alpini ottenn e un a com pagnia mitragliatrici Fiat 1914 cd og ni com pagnia una sezione del le ~tesse armi, in sostituz io ne d elle mitrag liatrici esistenti. Nd 191 8 ogn i battaglione ebbe sostituita la sezione lancia torpedini con una sezione la nciabombe Stokes ed una sezio ne lanciafiamme portatile. Durante l'anno 1919 il numero dei battaglioni dimin uì gradatamente e, cessate le ostilit~1, :rnchc g li altri battaglioni Alpini costitu iti per la g uerra furon<> sc iolti, ad eccezione elci hat taglioni ( < Levanna ,, e ,, T rento ,, .

6.


111.

LE (1 J~AND I UN ITÀ ALPINE

:\ll' i11 i1.io ddb prima g11erra mondiak i battaglioni Alpini oper;1ro110 :1 \'Oltc autonomi cd a volte riuniti occasionalmente in Gruppi,

for mati eia un 1111m ero \·ari:1hilc di h,1 ttaglioni di diversi reggimenti c11111r:1ddisti11ti da una kttcra dell 'alfabeto. Soltanto tra la fine dd 1917 cd il marzo dd 1918 i Gru ppi Alpini \'c nncro costituiti organicamente, formati da tre battaglioni Alpini, due compagnie mitraglieri, un gruppo Artiglieria da montag na, un rcp:1rt<i c 111110lkini e dai rcbtivi servÌ7:Ì .

e

Raggruppamenti Alpini . 1 Gruppi Aipini r:tggiunscro gradatanw11tc ii numero di 20. dal al XX, cd opera rono ~pc\so isolat:1mente: ma a volte anche inquadrati in Uni tà sup1:rinn, chiamate Raggruppamenti. Nel luglio 1917 anche i Raggruppamrnii, costituiti generalmt'nte di due Gruppi, raggiunsero il numero di 9. Non in modo organico; ma soltan to per l'impiego tattico, furono costituite and w 4 Divisioni alpine e preci~amentc la 52", al comando del gener:1lc Ronchi; 1'80' al comando del generale Barco; la 5" comandata dal generale Ugo Port:i e la 75" :,gli ordin i del generale ( ;azza 110. Cessate le ostilit:L le Divisioni, i Raggruppam enti ed i Gruppi Alpi ni vcnnno a poco a. poco sciolti e, col Decreto dd 2 1 nove mbre 1<) I9, che ronferiv;1 all'esercito un ordinamento provvisorio, vennero w~tituiti il</ reggi m ento Alpini e 4 Comandi di brigata alpina. Così. in com plesso, si ebbero 9 regg imenti Alpin'i, ciascu no costit uito d :1 due. trt' n quattro li:ittaglioni e da un deposito, con un totale di 27 hatt:1glioni, i t.pdi comervarn no, come le compagnie, le tradiz io nali denominazioni e numernioni.


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Nell'intervallo tra la prima e la seconda guerra mo nd iale 1'01di namento delle nostre truppe da montagna subì ulteriori 111odilit .1 z1on1. Col Decreto del 20 aprile 1920 i 4 Comandi di brigata alpina l u rono sostituiti da 3 Comandi di Divisione alpina e, col Decreto dd 7 gennaio 1923, i Comandi di Divisione furono a loro volta sostit ui ti da 3 Comandi di Raggruppamento alpino, ciascuno dei quali formato da 3 reggimenti Alpini e da un reggimento Artiglieria da montagna. . I 3 Raggruppamenti furono costituiti nel seguente modo : 1° Raggruppamento: reggimenti Alpini 1 °, 2 '' e f; reggimento Artiglieria da montag na 1"; 2" Raggruppamento: reggimenti Alpini 4", 5'' e 6°; reggimento Artiglieria da montagna 3°;

:f Raggruppamento: reggimenti Alpini 1, 8° e 9°; reggimento Artiglieria da montag na 2°. Il 1 '' febbraio 1923 venne istituito Ufficio del generale a disposizione per le truppe alpine » ed, il 31 maggio dello Uniforme degli Alpini stesso anno, mediante la ricostituzione nel 1916, del battaglione (< Pieve di Teco l> (1° reggimento Alpini), il numero d ei battaglioni venne portato a 28. Nell'aprile del 1926 venne sciolto jJ battaglione << Levanna ». Per la legge 11 marzo 1926 i reggimenti Alpini rimasero 9; ma i Raggruppamenti vennero sostituiti da 3 Comandi d i brigata. La I brigata comprese i regg imenti: 1° (batt'.:tglioni: << Ceva » , « Mondovi ll, « Pieve di Teco »); 2" (battaglioni: << Dronero ))' << Borgo San Dalmazzo », « Saluzzo ))) ; 3° (battaglioni: •< Susa l>, << Fenestrelle)), « Exilles », << Pinerolo >;); 4° (battaglioni: «'Aosta n , « Ivrea » , « Intra ))): La II brigata fu costituita dai reggimenti : 5° (battagl.ioni : <' Tirano )) , « Morbegno ») ; 6° (battaglioni: <( Verona >i , ,, Edolo))' <• Vestone >,) ; 7° (battaglioni: << Pieve di Cadore », <<Belluno >•, << Feltn: ,>).

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La III briga ta ,,enne f() nllaU dai rcggunenti : 8" (h:i1taglin11i: ,, Tolmezzo ,,, " Gcmona ,,, (• CÌ\'Ì(blc ") e 9'' (battaglioni: ,, Viccnz; 1 " e ,. Bassano ,,). Ciascu n rcggi rnrntn di ~pme di un deposito territoriale. Con la \tessa legge il grncr;ilc a d isposizione per le: truppe:: aipine fu nomi 11:1tù " lspcllon: déllc tru ppe alpine>• .

La kggc <lei HJ ottohn: 1933, m o difica ndo la precedente, portò Comandi di brigata alpiru a 4 c le 4 bri~ate furon o costituite dai reggime nt i sotto indicati : I: rt:b;.; i1n e11t! ) Il : reggim en t i ') e 6 : IIl : reggim enti j.', x· c q· : IV: re bb <n 1 imcnti 1" e ::!''. . In occasione di.:! nuovo ordinam ento, dat o all'esercito co n la legge ddl' 1, o ttobre 1934, i Com a ndi di brigata alpina fu rono trasformati in Comandi S upcriori Al pi n i, i t]ual i, nel 19~4, assunsero rispetti,·amcntc b denominaz ione di ,. T a ur inense ,., ,, Tridentina ,, , " Julia ,, e ,. Cu neense .. . I.,

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Nel settembre I935 i Comandi Superiori Alpini si tra ~l<,ri11:1r111111 in Divisioni alpine. Si ebbero, per conseguenza , le Di vi~ion i .tlpi111 •< Taurinense >>, (<Tridentina )), ,. Julia 1 e ,, Cuneense", alle 1111:ili , nel l935, venne aggiunta la 5" Divisione alpina 1, Pusteria i ,. All'uopo venne costituito l'u " reggimento Alpini, il quale, col 7", fo rrnù l:i Divisione c, Pustcr.ia >• . Le 5 Divisioni alpine di cui sopra rirnascro sul piede di pace anche dopo ultimata la guerra italo - etiopica 1935 - H)36. 1

La Divisione alpina. La costituzione di Grandi Unità di Alpini non incontrò un unanime favore e non pochi generali provenienti dal Corpo la discu ssero. Ecco, ad esempio, quanto scriveva in proposito, nel 1936, il gene-

rale Antero Canale. destinato poi a divenire Ispettore degli Alpini: ,, ... Noi, vecchi Alpini, abbiamo sempre considerato come l'Unir~, meglio riuscita nella \ Lia costitm.ione il Gruppo alpino, sopravvissnto ad ogni trasformazione organica , anzi completatosi coi nuovi mezzi 11d n:ggin1enlu alpit11J. hl, i11fatti. e~~o t:r,1 un' Uniti, <.:omplc:.1, ... r., una piccol a (;rande Unità. ,. Il bisticcio è spieg,il>ik, se si considera che esso era costit111to dalle tre Armi (Fanteria. Artiglieria e Ge nio) e dotato di aliquok dei ~ervizi :,ssegnati alle Grandi Unità (Divisione e Corpo di Annata). così da far capo direttamente ai magazzini d'Armata. Tale auto nomia era consenata dal Gruppo anche se veniva a far parte di u n ; 1g · gregato superiore, qualunque esso fosse. Il Comando di brigata alpina era, infatti , privo di mezzi in proprio; non er::i che un Comando . tattico e tali furono anche in guerra - t1ua11do i Gruppi furono indivisionati - i Comandi di Raggruppamento e di Divi sio ne. L:1 somma di tutti questi Gruppi veniva a costituire un co1npksso \Tr:11ncnte pesante » . Un parere fa vorevole alla costitu1.ione delle Di visioni alpine es presse, invece, il compianto generale Carlo Vecchi:,rd li , del (JU:tle reputiamo doveroso riassumer<.: l' interessante artico.lo ( 1). Nel HJ2 f - 1 922 ven ne propo~to il problem a dell a costituzione della Divisione alpina, che do\'c:va ;1vt rt la caratteri stic i di una Gran( 1) C eueralc: C,111.0 v ~,cc HL\RELLI : " ~otc sull 'i mpiego clella l)i \ isionc alpina " · in Rivista rii Fanteria. ;1n11n lii , 11um. io (ullohrc 1cf:;6).


54 de Unità di immediato impiego, per essere lanciata oltre frontiera , alla conq uista di un particolare obhiettivo che interessasse subito raggiungere, in dipenden za del nostro piano operativo. Le Divisioni al pine dovevano essere 3. I rimanenti battaglioni, sciolti o riuniti in Gruppi alpini, ~a rc.:hbero stati assegnati à quei Comandi di Corpo d'Armat;1 che avessero agito in settori richiedentì l' impiego della

speciali1?1. Invece di cs~ne un aggregato di due o tre reggimen ti Alpini, la Divisione alpina ven ne organizza ta con gli dementi fondamentali dì <1ua lsi:1si Crandc Unit}: Fanteria, Artiglieria, Genio e servizi, con una costituzione alqu:rnto eListica, potendo essere formata di: 2 o 3 reggimenti Alpini, su 2, 3 o 4 battaglioni ; un reggimento Artiglieria, con un numero di gruppi e di batterie corrispondenti alle formnioni di Fanteria, cd , compagnia mista del Genio. Per Li logistica il binomio mulo-a utomezzo ebbe un'opponuna applicazione con l'eliminazione delle carrette, ormai oltrepassate. Il reggimento alpino, dotato esclusivamente di mezzi someggiati e di un'alitJUOta di servÌ7.i proporzionata ai più diretti cd immediati bisogni, venne alleggerito, poichè il Comando della Divisione doveva pron:cdcrc al fun1,io11.11nc ntu ,klla m.i~~a .Jci servizi et.I a fare affluire tutto il necessario da tergo. La Divisione alpina procu~a\·a un'economia di 1.: irca 2000 uomini e di 6m muli rispetto alla brigata alpina, ma tluesta maggiore snellezza non andava a dc:trimento del raggio di autonomia dei rep:uti alpini. Non mancù in alcuni Li pn:occupaz ionc che la costituzione degli Alpini in Grandi Unità potesse indurre all 'impiego a massa delle truppe da montagna, a detrimento della scioltezza di movimento. dello ~pirito d'ini;o;iativa e di guella rapidità di decisione cd attuazione. cliç debbono essere le loro rarattcristichc. Il problema del dosamento elci mezzi in relazione al terreno ed agli ~C1Jj>Ì era un pn;blema basato su lla conoscenza ddla montagna e sulla pratica alpina ecl alpini stica, messe al servizio del Comandante per la concezione e l'attuazione della manovra, in modo da tenere ;mpegnato, con poche forze, un magg ior numero di reparti nemici. per essere più forti nel pumo in cui si doveva impo rre· la decisio ne, punto in corrispondenza dd quale si do veva impiegare la massa. Ma . poichè <i la guerra investirà inesorabil mente tutta la montag na ,,. si tratta va dì aprirsi ogni via attraverso ad essa: << Se si vuol pe netrare in un pae~e, bisogna ro vesciarsi dentro il paese stesso da


tuttl 1 punti ... bisogna andar per vie maestre, come per i \'Ìollo li aspri, per le balze dove vanno soltanto gli stambecchi cd i ca prini,. t' bisogna andare anche là, dove vi è ragione di credere che 110 11 , i:1110 mai stati nè caprioli, nè camosci)). Così scriveva Cesare Battisli , d,c conosceva la montagna e l'aveva studiata e percorsa con passione cl, alpinista e con profondo amore per la Patria. A questa concezione di incursione totalitaria, che non risparmia il terreno per quanto difficile, anzi se ne giova, va associato il concetto della sorpresa, la quale potrà più facilmente verificarsi là dove agisce il piccolo reparto e nel terreno più impervio. L'importante è di mettersi in grado di sfruttare il piccolo successo, così che passa verificarsi il caso che dalle regioni più impervie i piccoli reparti, come tanti rigagnoli convenientemente alimentati, fini scano col riunirsi per irrompere nelle valli.

Poichè l'obbiettivo spesso non sar;1 a contatto o quasi dell e posizioni tenute dall'avversario; ma alquanto arretrato rispetto a<l esse e tale da comandare un ampio scllon: montano, cmtitucndone ii cent ro vitale, si tratterà di giungere su di esso con b massa, la quale vi tenderà da direzioni diverse o dalla direzione che maggiore influenza può esercitare sulle altre. Il generale Vecchiarelli, anch'egli vecchio cd esperto Alpino, seri veva quanto segue ci rca l'impiego della Divisione alpi na sul c11npo di battaglia. « La nuova Unit~ di guerra della pit1 aspra montagna è Li Divisione alpina. ,1 Prjma affermaz ione: un nome. Potrebbe parer poco ; 111:i noi sappiamo come un cambio di nome segni sempre l'affermazione di un nuovo concetto, di un nuovo giudizio, un cambio di rotta netto, preciso, senza rimpianti: ciò che era non è più. Al motto Da qui 11011 .ripassa corrispondeva, nell'immaginazione, l'Alpino statuario, fermo, con l'arma al piede e la baionetta inastata , sul confine . Al motto Si va oltre corrispon<le la massa alpina, che irrompe oltre k rro ntierc. verso la mèta designata. « Al primo concetto aveva risposto la brigata alpina, in cui i reggimenti avevano tutto e il generale nulla, essendo un coordinatore più che un comandante. Al secondo la Divisione alpi na: cioè w1,1 Unità elastica, in cui ogni parte opera usufruendo di una ragionevole


autonomi:, :.: nella (luak il Comando poteva 111.inovrJrc con la mas,i ma libcrt:1 !ruppe e scr\'izi, \ernndo le (ontingenzc: m;i sempre con un concct10 unitario, come u nitario era In spirito che doveva legare i d 1n:rsi rep:1ni cd indurli a far massa ~ul comune obbiettivo. " Crncrio fo11da1nrn 1ak d' irnpicgo: mufruirc de lla montagna, resa .11n i..:a nl allc:11;1 pr<":;,in~:1. per :1~~c~1 :m: rudi, inattesi colpi ;11 nemico . .. A1 rn ntra rio del brigadiere, il di\·i, ionari1, alpino dispo nc\·a egli stesso dell'Artiglieria. del Ccnio e della massa dei ~cr\·izi. Mezzi di lotta e di vita, che pote va rip:1r1ire Ljll:1ndo necessa rio; ma , unpre in adcn:nza ad un s110 proprio concetto d1 azio ne, non ad una aprioristic .1 att ri b uz ione. ;, Nella Divisio ne i reggimenti alpini, do1;1ti di propri mezzi di accom1•ag n:nm :nto e di pn~pric aliquote di ~ervizi, ~ì dO\ C\·ano sc111irc pÌtl foni e più ag ili e nclln qes,o rcmpn pitJ ccrti eh ~. al mon1 :..: 1~tr : opp orr·~::1i ;~ \;;,rc hhcru

;.ntcr\-cnu ri

gli aiuti necessari. ,ia nel campo tattico

che in q_11t.: llo log i~tico. ,. Chi p1ìiL\';1 pc 11~;1rl' ,cll id prn,nt1p;1;,.Ìon i ;1ll'im piego d i un rq.~gimento al11ino Ulllljlkti.) ,;t.:r mettere ·'(;.l linea un .~ cn1ti n:llu di fu cili mitragliatro ri, _31'ì mit rag liat rici e 12 pezz i' Allùr:.i il reggim c nl <1 si comidna,·a la m,issa maggiore L ffÌcì,iic d1:gi1 ,·Jlp,ni 111 um fonne rh ! , 9 2r di Alpin i impiegabile in alta montag11a " · Le " Norme per il rn mh attimcnto dcl b Di,·isionc ,, dicevano d1c b mo1ll;igna, per i suoi \'ariati~simi :i, pn t:, per le oUC moltepl ici Llifll(,·,lt:1, pc1 k ;:i~<11 ~c cl ic pw\ offrire ,1 chi la , a ~fruttare, 110 11 :unmc ltc rcgok ; è (!uclla che più di tutto l'. \igc forza di rnlollt:'1, gcniali r:1 di condo1t:1, iniziativa , provvidenz:1 d i mezzi: è la vera \c1 10 Ìa di co1na ndo. Cocrc nJt:n1e:11t c a tale pri ncipio, le Norme stc~sc si astcncv;1no ,hll'entr:1rc in particola ri, ( hc dovc\':1110 tro\'ar luogo in apposirc i-truzio ni t· si limita\'ano a porre in evidenza le caratteristiche princip;ili delle oper:tzioni alpine, della D i\'ision c alpina , dell'azion e offcn,Ì \;1 c dikmÌ\'a nello speciale ;11nhicntc dell'alta 1110111agna. /


Più che ripetere quanto le Norme dicevano, l'au tore 1kll':1rt il·11I,, che andiamo riassumendo cercava di arrivare ad alcune d edu zioni cd a qualche particolare sviluppo applicativo dei pri1Kip1 grner;,l i sanciti dalle Norme stesse. « Il valore massimo del fattore tempo, in contrasto con l':1111 biente montano, intrinsecamente difficile e ritardatore, impone ovvi amente alle truppe dell'alta e impervia montagna la celerità: (( - celeriù, anzitutto, di orientamento, di apprezzamento, di decisione, sa pendo bene che è assai diftìrilc modificare un diseg no operativo una volta avviata l'azione; chè eelerit?t e sicurezza sono per se stessi termini antitetici, tra i quali il limite medio rispondente ad ogni singolo caso è di diftìcilissima determin;1zione; e poi: (1 guadagno di tempo (sul nemico meno pronto, mcn<i addestrato, m eno abile), sfruttando la pratica della montagna (scelta oculata delle vie, abilità nel supera re gli ostacoli naturali, nel volgerli contro il nemirn. calcolo dei tempi in relazione agli scopi); ,, - hraccio lungo (per effetto essenzialmente di altis~imo spirito aggressivo, di slancio istintivo e ~ulla base di adeguate previden7.e logistiche, atte a scombmwlare i calcoli dell'avversario); « ~0 rpn:sa logi~ti1.a ,J.JI...: ., i ngok col<Jlllìc, per 11011 ..:~,Cl"( fermate dai serviz i. <, Il terreno co ncorre a conferire alle operazioni alpine tale pe( II, liarc carattere di celerit:1, in quanto, ove le direzioni di offes:1 o d1 controffcsa siano state bene cc~lte, il successo ha il più dell e volte (e non solo in guerra di movimento) assai e~tese ripercussi o ni )> . Secondo il Vcccbiardli, la Di,·isionc: alpina doveva a,·ere 2 •i ~ 0 rupJ)Ì d'Artiolicria rispettivamente su rerrgi m enti '· i re(rnimenti ed i ~ b bb b 2, :i, 4 battaglio n.i e batterie e, per co nseguen za, la forza della Di visio ne poteva varia re da un minimo di 4 ad un massi mo di 12 h:111:1glio ni e batterie e comprendere g li organi d ei servizi in propo rz ione . La forza di r2 battaglioni era esattamente quella dcll ' Alpcnkorps bavarese, (hande Unità alpina, che si era molto distinta , duranl e b prima guerra mondiale, specia lmente nei Ca rpaz i ung:iro - romeni. Quando il principio della massa ve ng a bene appli cato , no n soltanto Divisioni , ma anche Corpi cl'Armata, Armate cd eserciti possono manovrare, combattere e vincere in ambien te apparentemente negativo per clima e terren o cd, in d efì nitil'a , la ripartiz io ne delle forze alpine disponibili tra grandi Un ità speciali cd elementi o Gruppi di rinforzo alle U nità normali , doveva corrispondere di volta in volta ai piani operativi ini ziali cd ai lo ro s11ccc~sivi sviluppi.


58 Il Vccchiardli no tava g i11St;11n cntc che, non potendosi pensare: ad un incrcmcn10 indefinito ddle truppe alpine senza prcgi11dizio ddla qualità, k Cra11di Unità ~peciali dovev:rno C5scrc necessariamente j)(Khc; il che dovcv:1 influire a11c lic sul loro impiego, nel senso clic esse dovcvan(J es~nc dcstin:itt.: quasi esclusivamente alk: az ioni manovrate nc1 tcrrrni pi i, ;1\pri d i n1ontag na , in condizioni di difficile opnati vit:1 pn le :tlt rc I rup pe, 111c110 :1ddcstratc e meno attrczz:1tc.

Jl as.,ìo:io del Cr,1ptu : ia c(ll/e R,·,111ri.

Dal rn mples\o delle c1rattc:ristiche delle G randi Unità alpine : celerità di azione, di cui il particolare am bicnte L1voriscc lo svi luppo; numero limitato di Unii \ impiego pcr compiti particobri, al Vccc hi.m:!! i sc ml:ra tli poter Lkdum.: c he i compiti da :ìffìdarc alle Di-.-isioni alpi ne potes~cro u,nsi derarsi analog hi ;1 {p1dli attribuiti all e fJivisioni celeri. La Divisione ed ere era t1n trap~ino che poteva penetrare rapidamente 111 0 1! 0 a fondo e molto intcns.i mcntc; ma che aveva la punta ~ottile tanto che, ~L· essa si fos~c rotta o smozzata, l'atirczzo ~arebhc ri masto inutilin.al'O . Quella ;ilpina J\"C\"a la pu11t:1 meglio tem prata, poteva penetrare anche nelle croste d ure (p er terreno e nemico) cd anda re .mch 'cssa


notevolmente a fondo, approfittando degli sfaldamenti rappro <.: 111.il i dalle linee del terreno e dalle lacune inevitabili, per condi zioni d1 ambiente, nello schieramento nemico. Dopo forato (il più spesso . 1x:1 virtù propria gli Alpini; per opera il più spesso altrui i Celeri), si potevano constatare nell'impiego degli uni e degli altri le seguent i analogie: - prima di tutto l'orientamento largo, in un quadro che com prendesse l'Unità superiore: Corpo d'Armata e più spesso Armata. Quindi obbiettivi lontani, autonomia delle colon ne in cui normalmente la Divisione alpina si frazionava Iintesa l'autonomia: sia in un senso concettuale (larga iniziativa lasciata ai sottordini), sia in senso logistico ( decentramento dei mezzi) l ; --,- impiego, per quanto possibile, riservato a casi tipici, tenendo presente, negli altri casi, la difficoltà di ricostruire l'Unità logorata. Tali casi tipici erano analoghi a quelli che le Norme indicavano per le sole Unità celeri e cioè: a) rottura della copertura, vol.ta a raggiungere, attraverso terreno poco guardato perchè ritenuto troppo diffi ci le, punti sensihili per la radunata avversaria o costituenti buoni pegni per le nostre ulteriori operazioni. Al contrario che per la Cele re, questo impiego sembrava di doversi considerare, per la Divisione alpina, tutt'alt ro che eccezionale; b) prevenire l'avversario nell'occupazione di punti nnportanti e sensibili, per il loro valore intrinseco e per la loro particobre n:1tura; oppure per dar tempo ai grossi, ritardati dalle difficoltà logistiche determinate dall 'ambiente montano ; e) esplorazione, in zona di alta montagna più urgente clic altrove, per effetto delle enormi limitazioni che vi trova l'esplora'l.iom: aerea e per la necessità di essere informati molto per tempo, ove no n si voglia lasciare esclusivamente al terreno, già predominante, il com pito di orientare i maggiori Olmandi sul da farsi per lo scopo tìnak. In montagna l'imprevisto domina, più che in piano, il campo di battaglia ; ma assai meno la zona di operazioni; d) avanguardia generale, a complemento del le Unità celeri nelle interposte zone di ostacolo; - intervento nella battaglia, nelle stesse fo rme dei Cel eri, . ' e c10e: - manovra d 'ala, intesa, non tan to nel senso della celerità, tiuanto in ~1uello della direzione e della sor presa (terreno ritenuto inaccessibile, protezione dei fianchi);


Go -- ~rrutra rc il s11C<.:c~so fìno all 'inscguimcnw, ùperando csscn7.ialmcnte su l lìanco cd :11 tergo del 11crnico, puntJndo per le minori vie sui pu nti di nlililigato passaggio, sbarra ndogli le principali yic d i ritirata . Azioni f:!\'orite in gu1crc d:tl rnrso tort uoso delle v:1lbtc, lu ngo le ([uali si wi lupp:1110 le rnmu n ical.Ì<,ni più imp()rtantì: - rnntcncrL· le fo r,.<· 11em i<.: hc prnetratc in una fall a del nostro ,chicramcnto. pii, che :iltro co 11 l:i contromanovra: chi gira è girato: prntc,L'..L'. :' rL· il ripicg;1 111 n1 1,,, \oprattutto inteso nel ~cnso di impcdirr :ti nrn 1iro dì 1:igli;1r fuori - per \ Ìc inattese perdi{ ritenute ~c:1 r,:11n cnt.c operati\'<·; lll:I aYrnti direzione pe ricolosa - - i g rossi del le 110\11"<' (;r.111di L' 11it;1 ripreganti.

1\ LJtH:qi ( 1J1npit i particobri ~i aggiungc\·:1, per la Di\·isionc alpi n:1. qu<.:llo dell'azione 1nquadrau, nffemi\·a o difensi \'a, tra Unit21 ;wrmali, opnanti nclk conti~UL'. zo ne di f:tcili t,1 zione. \.Li p,;id ,;.-. in ddiniti, :; , 2- ' ll qm·<.tc ulti nH: ( hc l'azione den: gr.n·it.1rc per (~,<.:re redditizia t· b mi-,siunc degli Alpini è ~unpre l Jll CÌÌ;t d i opn;1rc a t;t\'<>rc dciic rn.iggiori l nit;1, l jUCsto <.:rnnpllo \I riducn ·a ~ost:1 11zial111c ntc ;1d un o di '!uclli già enunciati, prc\·ia rn ttur:1 dc:lla n:sistcnz:i an·cT~ari;1 o prn·io lngc,ra mcnro dd nemico. :\dia difesa, e\: ogni rnlta in p;1rt1cobrc da riflcttt:rc se, pro11111~:inrln,i h ,ra,i, non com·cn~J. :rnchc in '.e tlori di alta mu ntagna, inserire, appc nd pos,ihilc U11i1 ;1 11011 ~pcàilizz;1tc per rnmpiti di rc~i~tcn z:1 attÌq in p11st o , riserv:rndo le L11it;1 ;ilpinc per b rnanoHa . Può altrimenti capitare di dovere. pn 1.J Utsw ~eco ndo S(opo, 11np1c~arc l:nit:'i 111 cno id(JDCt'. , T:1lc incon\'enicnte cr:1 in c\·itahi lc qu:i ndo si pen~;1v;1 di 1rnp1cgarc tutti gli Alpin i per b copcrtm;i (t;tl rnlta anche in terreni che era no hcn sì di conhnc: m;i no n :l\'C\ ' :t n o G1r.1tteristi ch c alpine), in <1111a~g in .ii .. d:.i qui nun si passa ,.. L.:l \LTc u n:1 lro 11ti n a alpin;1, che no11 t una linea: 111:1 un.1 r:i ~cia prnf,-,nd a. dc\·e portare, com e ha por1:110 , :, prcpar;1re un c~crci ro tutto d:1 mont;1 ~n a: capace di crc;1rc la g uerra di mmimrnto proprio rnl fo\·•m: della n1on tag na. Le poche fasi d i m,wimento durante b g uerra mond iale so no statc appunto favori te dall:i rnrnH:1gna. Mentre, nd ui ncctto. L 11.ionc del b DiYisionc alpina ha Unte analo!!_Ìt' rnn quell a della omonima Crande U niù celere, p o tCY:t :1 11 clic \·~rilic1 rsi ·che le 1·rniN.· :1ffida,o un im piego moltù :inalogo ed


(, I

in certi casi identico a quello delle Divisioni di Fa 11tni,1. Nrll'.1111 bito di una stessa linc:a dl operazioni si trova no, infatti, :iltun:111 tn reni impervi e tratti dì facilitazione cd, in una profonda zona d1 1111,11 tagna con scarsi collegamenti laterali, come è la nostra di f ni11tic 1. , , non è facile spostare Unit;'t da una linea di operazioni ad un ':il11.1; quindi l'assegna7.Ìonc di Unìt~1 speciali deve talvolta essere falla ~ul

Altopiano di Asiago: Chie,etta degli Alpini a Sacello - Os.HlrÌo.

tratto più caratteristico o pit'1 importante, nel complesso disegno dcli<.: Grandi Unità strategiche, con possibilità di sostituzion .i limitate. Abbiamo rilevato - scriveva ancora il Vecchiarelli ··-- come (e rte forme di impiego dei Celeri siano piuttosto per gli Al pini form e di ~fruttamc:nto della rottura da essi stessi operata . Se teniamo presente che ben diflìcilmcnte ad un a D ivisione al pina di prima schiera ne potrà segui re un'altra in sc.:cond:i, vic 11 fatto di dedurre come, nei settori d 'azio ne tipici affidati a truppe alpine, possa spettare alla stessa Unità <li svolgere da sola tutti gli atti della lotta, dalla esplorazione all'inseguimento: il che ri chi ede evidentemente delle possibilità di alimentazione ; cioè un certo scaglionamento di forze nell 'interno della Grande Unità alpina, analogo a quello previsto per le Unità più complesse: esplo razio ne lonta na e di com-


battimento; scaglione avanzato (avanguardia); grosso delle forze ; r iserve (di sfruttamento e di inseguimento). Quest' ultima con siderazione è tale da legittimare già da sola la costituz io ne di una Unità alpina consistente. Le Divi sioni alpine, cssrnz ialmente destina te alla guerra manovrata in terreno di difficile operatività, vogliono una costituzione leggera, s:ilvo a ric hicdcn: un cong ruo rinforzo di mezzi --- specie di Artiglieria - quando impiegate fuori dal loro particolare ambiente. In montag na esse dovevano agire più con azioni di sorpresa e di manovra che con :izioni di forza, limita ndo queste ai casi estremi o ;1 tJuelle cktermina1 e direzioni che meglio si prestassero allo sfruttamento. Il prohlcm;1 dclralleggcrimento e r,1 stato già parzialmente risolto rn via orga nica attraverso due provvedimenti: ridu zio ne dd battaglione da 4 a 3 compagnie. Presso la Divi sione ,, Pusteria » l'alleggerimento derivava, invece, dalla sottraz ione di un plotone fu cilieri alle compagnie, mantenendo queste nel numero di quattro ; - adozione di mezzi meccanici in sostituzione parziale delle ~almcrie, almeno nelle retroYic non immediate; le sezioni carreggio ., ve\.allo 01mai folto pos to alle a utoca rrcue ; la compagnia Genio di~poncva di un telefo no.

Il Corpo d 'Armata alpino. La discussio ne sull' opportunità di riunire i reggimenti Alpini in Grandi Unità come la Divisione continuò a lungo fra i competenti; ma intanto le Divisioni alpine dimostravano, in ogni circostanza, la loro utilità e la loro efficienza. Nel 1938, dopo la conquista dell'Etiopia e la guerra di Spagna, si determinaro no nuovi orientamenti circa l'organizzazione e l'impiego degli eserciti: sia nel campo organico, sia in quel lo strategico tattico. Si volle spingere la concezione della guerra di movimento a forme ultradinamìche , sino :id affermare che, per l'avvenire, si intendeva fare •< guerra di rapido corso >'; si iniendeva cioè adottare procedimenti tali da port:rre ad una rapida decisione della lotta. In conseguenza occorreva, nel campo organico, apprestare lo strumento che fosse in g rado di tradurre in atto l'idea di far guerra di rapido corso. <( Secondo giudi zi autorevoli, la Di visione ternaria si era dimo~trata nella campagna di Etiopia troppo pesante, di difficile. comando


e di difficile impiego. Si ritenne perciò necessario addiveni re :ill':id11 zione di una Unità più agile e snella, con funzioni di comando n,olto semplificate. Tutti g li studi furono quindi indirizzati a tale scopo. Si trattava però di decidere se alleggerire sern plicernentc la Di vi~irnH· ternaria con la soppressione di qualche elemento, oppure se costitui re, mediante trasformazione, Grandi Unit;, più semplici e più maneggevoli, che rendessero più facili l'.,rticolazione e la snodatura Jclla massa ai fini della manovra. Come viene ricordato nel pregevole volume de1l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito sulla nostra organizzazione militare tra la prima e la seconda guerra mondiale (I), dopo studi approfonditi ed ampi dibattiti, cui parteciparono eminenti personalità militari, si venne alla conclusione che l'adozione della Divisione binaria, costituita su 2 reggimenti di Fanteria e 1 di Artiglieria, avrebbe risposto al concetto organico di alleggerire e semplificare il funzionamento della Divisione, permettendo nello stesso tempo di disporre di Grandi Unità facilmente autotrasportabili , con conseguenti ampie rossibilità di manovra. (i Col passaggio dalla formazione ternaria a quella binaria si rilevò che: la Divisione veniva a perdere la sua funzione di ma11uv1a L che non di un semplice mutamento organico si trattava ; ma di un vero e proprio cambiamento radicale di funzioni: 1a Divisione, intatti, così formata, perdeva la sua capacità di manovra, per trasformarsi in colonna d'urto e di penetrazione, lasciando che !::i manovra divenisse funzione specifica del Corpo d'Armata. (l Il nuovo orientamento tattico doveva essere indirizzato dunl1ue , non già a richiedere la m anovra da parte della Divisione, come in passato; ma ad effettuare la manovra a colpi di Divisione. In altri termini 1a manovra doveva essere affidata soltanto all'Armata (manovra a largo raggio) e al Corpo d'Armata (manovra a piccolo raggio); mentre alla Divisione competeva l'azione di attacco, di sfondamento, di penetrazione. Conseguiva da ciò che la Divisio ne doveva essere dotata di armi che le conferissero un carattere eminentemente offensivo ed aggressivo. C'era po.i da rilevare che, con l'adozione della Divisione b.inaria, si finiva con l' avere nel C',orpo d'Armata una Divisione (JUaternaria <(

(1) Cfr. UF1'1c10 STomco DELLO STATO MACG IORE DELL'ESERCITO: « L'Esercito italiano tra b. r• e la 2" guerra mondiale. - Novembre 1918 - G iugno 1940 ;;,

Roma, 1954.


snodat;, in due parti. ()ui.:sto L1tto offriva la Possiliili t:Ì, quando occorre\'a rnm picrc uno sforzo dcci~ivo. c hi.: una parte (Divisione di 2 li nea) potcssc t'.sscrc dcs1i11:1ta a ~c ,,·ak:in..: 1':d1 r:1 parte ( Divisione di 1·' l1rn:a), ml vantaggio - sempre ~econdo i fautori ddla binaria - · che la Division e di 2' linc:1 potcv:1 co nt.1rc rosì sull ' impiego. oltre che della propria A rtiglicri,,. :,nchc di quella della Di\isic,nc; da scaval(;t f l'. A que~l< > ,·:1111:1ggio ~c ne :1ggi1111ge,·a l'altro, deriv:111tc dalla 1

moto rizzazione dei servizi divisionali e reggi me ntali , la ,1ualc con~c nti va di tener..: indietro gran parte dei ~crvizi stessi. La consegucnz:1 di tu tto ciò cu c ht veniva ad ;1ttuarsi un aumento di fuoco verso l':l\an ti cd un addcn~:1111ento dei servizi verso l'indietro. I I . s1one . . po" ,n ~ù~t.w1.:1 , cu~1' (u 11gcg11ata, 1a Huo,·a 1)' . 1v1 avn:Ill)c i lito beni%imo chiamarsi anc he brigat,1 mista; cd era solo per ragioni morali (da tQ che la · forza di un Paese <.:ra dcterm .Ìn ata dal numero delle Di\·isioni che esso t ra in grado di mobili tare) che sì prdc ri Ya d i p:1rbrc di Div1sirmi a111.icl1è di brigale mistt·. " Pri ma di adottare in via cklin itiva la nuova fo rmazione binaria, si ritenne wttavia opportuno esperimentarla in esercitazion i, al lo sco po di acce rta re ~e essa fosse dotata di suftìcicn te poten za di pcnet ra zione t:d a quali i11 ro11\'c:nicn1i desse luogo.


( 15

Venne inoltre presa in considerazione la convcnicn:,,.a di : -, togliere alla Divisione il battaglione mitraglieri , che ri~po n deva ad una funzione prevalentemente difensiva, sostituendolo t on un battag.lionc mortai d'assalto; - trasformare il battaglione di Fanteria, dandog li una si rut tura analoga a quella dei battaglioni Alpini, allo scopo di conferire :11 re parti la massima aggressività; - assegnare un reggimento mitraglieri motorizzato al Corpo d'Armata, per dare a quest'ultimo la possibilità di avere a sua disposiz ione una riserva di mitragliatrici che gli consentis~e, all'occorrenza, <<

di trasforma re la Divisione da unità aggressiva in unità capace di azione difensiva, mediante l'aumento di un volti'me di fuoco appropriato quale t!uello delle mitragliatrici; -- stabilire il criterio d'impiego dei mortai d ' assalto (da impiegare, non come armi d'appoggio, no n a spizzico, ma a massa nel momento deH' assalto). « Infine, dopo ulteriori studi e ritocchi , venne adottata la Di\'isione binaria, costituita secondo quanto fondament almente era stato p roposto dal Sottosegretario per Li Guerra e Capo di Stato Maggiore dell ' Esercito, generale Pariani: 2 reggimenti di Fanteria e T reggi m ento di Artiglieria " . Con la formazione binaria il numero delJe Divisioni aumentò con siderevolmente rispetto a quello delle Divisione ternarie e, m entre si procedeva alla costituz ione della Divisione binaria di F :lllter ia. ddla Divisione cel ere, d ella Divisione m otorizzata e di quella corazzata, le Divisioni alpine previste furono 5 e ad esse ve nne normal mente affidata una missione offen siva, al di là del confine, mentre la Guardia alla frontiera, di nuova costituzione, aveva il co mpito dell a copertura e della prima difesa del confine stesso. Oltre alle 5 Divisio ni alpine, l'ordinamento Pariani prevcde\'a la costituzione di un Comando Superiore Truppe Alpine, u 1ui valcntc ad un Comando di Corpo d'Armata. Nel settembre 1939, nell' imminenza della seconda g uerra mo ndiale, per quanto riguarda le truppe da montag na , l' esercito dispo neva di 4 Division i alpine: ma nel 1940 l'ordinamen10 P ar iani , ritoccato, completato cd ampliato, diede luogo all'ordinamento stabilito con la legge n. 368 del 9 magg io 1940 ; legge che portò le Divisioni alpine al numero di 5 e che conservò il Comando Superior e delle Truppe Alpine, il quale venne subito dopo trasformato, per la g uerra, in un Comando di Cor po d'Armata alpino . An che c1uest'ultima 7.


66 Grande Unità si distinse, come vedremo, durante la seconda guerra mondiale, specialmente nella battaglia delle Alpi, operando in Val d'Aosta, e nell e battaglie del Don in Russia, e potè efficacemente sfruttare l'omogencit.'1 dclk trupp(' che la componevano. Secondo un recente studio del generale Mario Girotti (1), all'inizio della seconda guerra mo ndi:1le, k Divi!òioni alpine erano così costituite: la i' Tamincnsc 11 (reg-gimenti f e 4° Alpini e 1° Artiglieria alpina). la " Tridentina ,, (5" <.: 6" Alpini e 2 ° Artiglieria alpina), la ,, Julia " (H" e 9'' Alpini e _::," Artiglieria :1lpìna), Li ,, Cuneense n (r" e 2" Alpini t· 4" Artiglieria alpina) e la <' Pusteria 1) (reggimenti 7" e r1 " Alpini e s" Artiglieria alpina). Questa ultima Div.isionc era stata costituita nel dicembre 1935. data alla quale era stato formato, come ah~)iamo g ià detto, anche l'n° reggimento Alpini. " Durant·e la campagna etiopica, in seguito al vittorioso esito cli. un combattimento, il battaglione complementi del 1' Alpini venne trasformato in battaglione alpino << Amba Uork )), lasciaro in Africa Orientale. <· Le risultanz,c della guerra 1915- r918, in gran parte svolta sulle Alpi ed in settori difficili per la roccia e g hiaccio, avevano affermato _la necessità della rreparazione alpini stica e sciistica e, per potenziare tale preparazione, nel 193.3 si istituì in Aosta la Scuola di Alpinismo militare, che poco dopo costituì il battaglione •< Duca degli Abruzzi ,,, da impiegare, all'occorrem.a, con il 4" reggimento Alpini. " All'inizio della seconda guerra rnonJialc, nel settembre 1939, il <1uadro delle formazioni reggimenta li alpine, secondo lo stesso generale Girotti, era il seguente: 1 ° reggimento: battaglioni ,, Ceva ,,. Mondovì )l .

ll ,

,,

Pieve di Teco ,, e

2 ° reggim <'nto: battaglioni ,, Borgo San Dalmazzo " , " Dronerù .. e ,. Saluzzo ,, .

3° reggimen(.o: Exi lles,, e i, Susa" ·

battaglioni:

,, Pinerolo ,),

" Fem:strcllc l,,

4° reggimento : battaglioni: « Ivrea"· .. Aosta ,, e

(<

In tra>' .

( ,) C:fr. Ge nerale MARIO G rnorn: (( E \·ohn iunc organica degli Alpini )). pubblicato nel 1954, nel volume « Alpini ,, del benemerito Istituto di Divulgazio nt" Storic;i.


(1 7

5 ° reggimento: ,, Edolo,).

battaglio ni:

,, Mo rbeg no ",

« '1'1 r .11 111 ,

6° reggimento : battaglioni: ,, Verona ,, e " Veston e ".

i'

reggimento: battaglioni :

<·

Belluno ,,.

,1

C ividale ,,.

,1

Feltrc •>,

t,

Pievt di Cador!' " e

8° reggimento : battaglioni: " Tolmcz,.o

9''

reggimento: l>attagli<>ni:

JJ ,

,,

Gcmona ..

l'

Vicenz a ,) e <· L'Aquila " (formato cx novo nel 1932, con le compagnie 93" rn8" e 14t )11°

145"),

11

«

reggimento: battaglioni: ,, Trento » (compagnie 94", 144·', i; e < , Bolzano ,, (compagnie 92'', 141 ", 142~).

Bassano

« Nell'inverno 19.39 - 40 si completarono le fo rmazioni divisionali esistenti e si costituirono i battaglioni Valle ; i battag lioni permanenti rimasero nelle Unità rel?gimcn tali indivisionate, salvo lievi spostamenti; i battagliùni Valle dcll'8" e del ~/ Alpini costituirono ri spettivamente i Gruppi Alpini Vaìlc ( ' e 2"; quelli degli altri reggimenti s' inserirono gradat am ente nello sch ieram en to alla fro ntiera occidentale nelle Divisioni alpine, nei Raggruppamenti di montagna " Lcvanna ;, (battaglioni: ,, V;il Rrent:1 n . « Val Cismon )i , , , Intra )•): " Varaita )• (battaglioni: ,, Valtellina,,, « Val Camonica,. e <' Val Intelvi ;•); ,, G<.:ssi ;, (battaglioni: '< V;ille Elkro ,,, ,, Val Tanaro )•, <• Val Arroscia" e " Val Adige " ) e ne] 3° reggim en to Alpini. '< Al termine della battag lia al fronte occidentale i battaglioni Valle vennero sciolti, tranne y uelli del 1° e del :?'' Gruppo: in seguito si ricostituirono il " Val Chiese )) cd il « Val Cismon per rinforzare le D ivisioni alpine ,, Tridentina " e « Julia » , ed i battaglioni Valle del 3" e 4" Alpini nei Gruppi Valle 1° e 4", coi quali, il 15 novembre 1941, si costituì la 6" Divisione alpina ,, Alpi Graie ),_ << Per particolari impieg hi , in Grecia prima ed in Russia dopo, fu pure costituito il battaglione sciatori (< M. Cer vino •> . ,, Per un breve periodo ebbero vita, nel 1943, parecchi battag lio ni Mo nte dei vari reggime nti per l'occupazione della Costa Azz urra e della Corsica e di essi il battaglio ne '< Mo nte Granero )• fu poi im piega to nel l Co rpo Italiano di Liberazione e successivamente dette vita al battag lio ne ,e Piemonte ,, che, con il ricostituito battaglione ,, L' A<J uila )i , fece parte del Gruppo di Combattimento ,, Legnano ", nella campagna 1944 - 1945 " · >)


IV.

OLI ALPINI IN ERITREA

Nd IV rnlume dì quest'opera abbiamo ricordato k cause che ~pin~.cro :rnchc l'Italia a partecipare alle com1uistc coloniali; gli avvcninu:nti , attra\·erso i quali anche noi potemmo stabilirci sul ma r Ro:-so con l'acq uisto di Assab e le alterne vicende , che ci cond usse ro ;• ila conq ui sta dell'Eri trea fino al Mareb. Gli Alpini, che non avevano ancora ricevuto il hattcsimo del iuoco. non parteciparono all'inizio dell'impresa e no n fecero parte, nel 1885. ncppun: dd Corpo di spedizio ne com:indato dal Saletta. Si ritcne,·a, infatti, per l'insufficiente conoscenza del terreno, che gli A1pinì, avvezzi ai freddi delle loro m o ntagne, non avessero potuto acclimatarsi facilmente in Africa: ma, d'altro canto . no n sì poteva rinunziare all'occasione di m ettere alla prova la saldezza cd il valore delle nostre truppe da montagna, le q uali , dalla loro costitu zione in poi, avt"va1m g ià dimostrato, in ogni circostanza, la loro r esistenza fisica e la loro tenacia. Per tale motivo liuando, nel 1887, venne m andata in Africa la ~pedizione di Sa n Marzano col compito di rioccupare Saati e Uà-à e di riven dicare il prestigio delle nostre armi ( 1), ne fece parte anche un battaglione di Alpini, forte di 467 uomini e formato con le compag nie : 48" del 5'' reggiment<), 56" del 6" e fu/ del 7°. Il hatt:1glione era com andato dal m aggiore Domenico Ciconi, il l1uale, però, si ammalò poco dopo e morì. F.glì \'enne sostituito, il 2 novembre, dal m aggio re Planavia-Vivaldi, proveniente dal i' reggim ento Alpini. Il battaglione era così inquadrato:

48" compagnia: Capitano Odoardo Locatelli. Tenente Raffael e Mondini. ( 1) Cfr. ii , olum e IV di quest"opna.


Tenente Enrico Chiappini. Sottotenente Aldo Fedreghini. Sottotenente Marco R:i.rnardi.

56" compagnia: Capitano Augusto Janer.

Tenente Giuseppe Raldini. Tenente Vittorio Falerni . Tenente Pietro Tencheni . Sottotenente Giovanni Trombetti.

6<j' compagnia: Capitano Alessandro Cometti. Tenente Zosimo Bosio. Tenente Giovanni Cas;111ov;1. Sottotenente Andrea Gadda. Sottotenente Umberto Zamboni. Aiutante maggiore: Sottotenente Carlo Baldisserotto. Partito da N:ipoli il 25 febbraio r887, il battaglione giunse a Massaua ii 17 marzo, per raggi ungere subito dopo Monkulìo, dove rimase fino al 6 maggio. Inviato, quindi, a Campo Glierar, il 15 novembre il battaglione Alpini venne incorporato nella 3~ brig:ita d'Africa, al comando del generale Baldissera, ed il 1" febbraio 1888, con le forze assottigliate per il rimpatrio di alcuni uomini, il batta~lio ne si trasferì a Saati, dove rese solenni onoranze ai nostri caduti del 1887 e dove rimase in attesa di venire impiegato. Gli Alpini erano impazien ti di combattere: ma non si presentò loro l'occasione di fa rlo e, lasciata Saati e raggiun ta Massaua, il 13 aprile il battaglione, ridotto a soli 345 uomini, venne r imandato in Italia.

Questo primo invio di truppe aipine in Africa ave va dimostrato ia loro resistenza al cl ima e quindi, dopo Amba Alagi, fra le truppe in viate in Eritrea per ottenere la necessar ia r ivincita, venne compreso 1111 nuovo battagl ione Alpini che assunse il no me di (, 1" battagliom: Alpini d'Africa >• e venne formato con volontari provenienti da tut li i reggimenti.


Esso venne posto al cornando dd rnaggiore Davide Mcnini dd 6·· n:ggimenro, il quale si cr:1 sempre distinto nei precedenti servil.Ì cd aveva apparten uto ;il Corpo fin cbgli inizi della sua carriera. La composizione d el battaglione fu l:i seguente :

Tcm:ntc aiutante 1n;1~giorc Nf:trcliiori Carlo. Trncnrc uffi ciale di ,·çuov:1gli :11ncnto Lomarini Davide. Tcncntc rncdicn M:1uri dntt. I ,uig i. , ·· 0 J111/1t1g111,1 {for111 :1ta con uomini del C.1pita110 Tro~sa rt· lli Giovanni. T cm:ntc Cra~si c:11·. Alcssandr(1. Sn1totc11c ntc Bass i (,uido. S< ,1t< ,tenente ()uad rio Vincenzo.

1"

rc(rnimcnto Al1>ini): bb

:\ll)ini): 2 ' compagnia (costituita dal ::!' reu-u1mento ~..., ?"\ r Capitano Mestralkt F.rne.~to. Tenente Tn:boldi Giuseppe. Tenente Gunrini Cario. So1totc11c11tc Horgna. Cmscp pc. / ' <:1; n;pt1.~·1;i,, (fo nn.atJ (Li: ..f· r~µ:g 1iru: l\ {1 J ;\1pini) ~ Capit:1110 Bbndiin Loren zo. T e11t.:ntc Cora Carlo. T cncntc Del Cioppo Edo;n,llJ. Snttntrncnte Grittì Ri cc.1rdo .

.( crm1pr1g11ia (costi tuita C<) n uom in i dei reggimenti

5·, (( e: t) :

Capitano Cdla Pietro. T enente Gaggi:111i France,co. T enente Riva Antonio. Sottotenente Marin i Alfredo. L\mifo rmc del liattagl i.onc fu uguale a quella delle altre truppe J.Africa, salrn che per le scirpc alpine e per la penna con nappina ,·cnle sull'dmctto.

P.miti da Napoli il

20

dio.:: mhrc: 1895, g li uomini si esercitarono,

durante la traversata , all' uso del fucile Wctterly, loro distribuito in ~ostilllzionc dd fucile 1891 , pcrd1(: in Colo nia venisse usato un unico armamento ed, appena sbarcato a Massaua, il battaglione venne inn.ito a<l Adigrat. " M i pare ancora di ·vederli - scrì~sc Adolfo Rossi -- lJUando, cni prim i rinforzi, arrivarono in Adigrat , solidi, calmi. seri. Avevano


7I prn;:orso quasi tutto d'un nato il lungo tratto dal ma re :111' J\ g.111w , ma non mostravano quasi alcuna traccia di fatica . (• Sull'altopiano etiop.ico, infatti, fra quelle catene di 1110 111 :1g 11 c . nei sassosi sentieri , lungo le ripide salite e le difficili di sccst, gli J\ I pini si trovavano come a casa loro. Quando vedevano certi v:ilicl 11 , che passavano per asprissimi ed insuperahili, sorridevano e diccv:ino tranquillamente: -,. Ne abbiamo dei meno agevoli sulle Alpi ; ne superammo dei peggiori ! << La loro bravura e la loro mo. . destia furono in breve così notate che . tutti, al campo, anche i Bersaglieri, r iconoscevano le truppe italiane più adatte per l'altopiano etiopico e per - J la g uerra di montagna essere gli Alpm1 » . ' Nelle sue ,, Memorie.: n anche il generale lbratieri scrisse: " Ricordo · .. :. ~. ':.e!:: •· -l'arrivo ad A<ligrat del battaglione . . ~ ...~. Alpini , tJua lc avanguardia dei nntorz i italiani ed il modo col quale si è li tc:111:1111.· colon ndlo Jfcnini. presentato, scrio, pronto, disciplinato, eccitando l'entusiasmo degli indigeni e degli curopei. Ricordo la serena energia fisica e morale con la quale conservava la sua forza, cd il cont~gno degli uomini , esemplare nei disagi, tenace nelle privazioni, resistente con tenacia al pina a tutte le influenze dek tene».

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Era intanto avvenuta l'onorevole capitolaz ione di Macallè ed il Governatore, generale Oreste Baraticri, al ca mpo di osservazione sulle alture di Adaga Amus, faceva tenere alle truppe un atteggiamento dife nsivo, custodendo i valichi che da Macallè, Agub e Mai Meghel t:1 conducono nella conca di Adigrat. Durante 1a lun~a sosta che I.e nmtre tr uppe dovettero fare sull'Adaga Amus, dopo la caduta di Macallè e p,:;ma della battaglia di Adua, il m aggiore Menini continuò ad esercitare i suoi Alpini, conservandone efficienti le solide q ualità militari e preparandoli ai futuri cimenti , che si dove vano considerare ormai inevitabili.


72 A proposito dell'impiego degli Alpini ndla Colonia Eritrea nd 1896. il gennalc Roberto Olmi, in un capitolo del bd volume, pubbkato nel 1954 sugli Alpini dall'fstituto di Divulgazione Storica, ha scritto guanto segue: " Gli Alpini, nati all'inizio dd lungo periodo di pace che seguì :1il' u11ificazione ddl'lt;ili:1 con Roma Capitale, ebbero il loro battesimo di gue rra il 1" m :1rw 189(1, ad Abba Garima. Ma già aJl'jndomani di Doaali , qu:1 11do l'l t:tli:1 dovt:tte inviare altn; trul){)e a rinforzo del t, . piccolo Corpo di spedizione in Eritrea, non si era voluto escludere una rappresentanza dd giovane Corpo degli Alpini, che nei suoi primi quindici an ni di vita aveva dato sicure prove di efficienza morale, di :ittitudirn.: ai di sagi, di attaccamento al dovere. Nel 1887 fu 1:itto partire. infatti, un battaglione di formazione, al comando del maggion: Domenico Cìconì, con tre compagnie, cedute dai tre reg!~imcnti dì destra , 5", 6v e 7". Salpato <la Napoli il 23 febbraio, il battaglione sbarcava il 17 marzo a Massaua, da dove si trasferiva a Monkullo, per rimanervi di presidio fino al 6 maggio. Lontani dalle natie valli; sotto b sfer,.a del sole africano. insidiati dalle micidiali malattie tropicali, c1uti forti montanari vissero uno dei periodi più mcrnnti di m onotone operazioni fr.1 Ghcr.1r, Sag~u1citi L Saati. A G h crar moriva di tifo il maggiore Ciconi e gli succedeva il maggiore Plana\·ia, che fu in seguito, da colonnello, comandante dclic truppe: della Coloni;1 e SlllYC~sivamunc , in p;1lrÌ;1, crnn:rndantc del 1' Alpini. ,, Dopo lunga attc~a, con al.ternative d i calma e di falsi allarmi, di marce, di lavori, in seguito :1i mutamenti ndla tentennante politica coloniale, il battaglion<.: ,·enne fatto rimpatriare il 13 aprile 1888. Quattordici Alpini moni, com preso ìl maggiore, rt~tavano in terra d'Africa a ~tgnarc il pri mo contributo al comune sacrilicio degli Italiani nella loro prima impresa colonialt:. " Ma ben pit1 grave era il sacrificio che il destino riservava agli .,\ lpi11 i in\'Ìali L1 ua1c11e a11110 dopo io Africa, per rn11corrcrc alle operazioni seguite all'infausta giornata di Amba Alagi, dove si era eroicam ente immola to il ·maggiore Toselli con un pug no cli prodi. Queg li Alpin i. tratti da tutti i reggimenti per iscri zione volontaria, forma vano il / battaglio111: Alpini d 'Africa. Erano comandati dal tenente colonndlo Davide Mcnini, ufficiale superiore di gran classe per preparazione, cultura, vigorb fisica. li battaglione Mcnini, sbarcato a Ma~saua il 29 dicembre 1896, forte di 954 uomini, inquadrati in tJU:1trro compagnie, non tardr, a dar prova della sua saldezza. Nel trasfr-


7$ rimento da Massaua all'altopiano, col suo passo lento c i:adui za t11 sorpassò nella marcia tutti i reparti con i quali era sbarcato, gi 11n gendo ad Adigrat fresco e al completo di uomini e di cx1uipaggi:i mento, con le sue quattro fanfare di compagnia in testa, dc~tando entusiastica ammirazione fra i militari e specialmente fra gli indigc.: ni, i quali non tardarono a definire gli Alpini, per la disinvoltura con cui portavano l'enorme zaino, gli elefanti bianc/J;.

La b111t,1gliu di Adua. •< Durante i rimanenti giorni di gennaio e per tutto il mese di febbraio il battaglione fu impiegato in esercitazioni ~ui monti attorno ad Adigrat, di cui qualcuno ritenuto fino allora inaccessibile. Lo straordinario spirito di adattamento che caratterizza gli Alpini consentì ai baldi soldati di Mcnini di amhientarsi fra le ambe africane e: di escogitare le più geniali risorse per sopperire ad ogni neccssitù del vivere quotidiano ,, . L'ordine di operazione che precedette la battaglia di AJ ua as~e!!nÒ, alla data del 28 febbraio, il I hattaglionc Alpini di Africa al 5" reggimento Fanteria della brigata Ellena, che doveva costituire la riserva del nostro Corpo di operazioni. Per conseguenza, all 'i nizio della battaglia, al mattino del 1" marzo, i nostri Alpini si trovava no raccolti, in attesa d'impiego, sulle pendici di Monte Rajo (1 ).

( 1) Il 1c11t:11te Bourbon del i\fontc pubblicò, nel 1897. la descrizione: p:irticobreggìata ddl'impìego degli Alpini ndb battaglia di Adua.


7-1

La battaglia di Adua. Ahhia1110 gi~ ricordato tutti i particolari della battaglia ( 1) combattuta dalle nostre truppe in condizioni di assoluta inferiorità rispetto al numero dei nemici. O)(ne abbiamo g i;'1 det to, il I h:maglione Alpini J'Africa faceva parte, per la battac;lia. dd 5" rcggimt:nto Fanteria (colonnello Nava), dcll:i brigata Elkna, che, com't noto, ~q~ui va l:1 colonna centrale, ,1ual_e nd~tra riser va generak. Mentre la battaglia aveva inizio e le nostre Ire -colo nne venivano attaccate dal ~o,-erchiantc.: nemi..:o, la brigata Ellcna si era ammassata alle raldc del monte Rajo. col reggimento Nava presso il villaggio di Rebbi Arienni. E ra no circa le I e quando. dicrrn le ripetute richieste del genei .olc Ari11io11,li. il gc:n,·, a1c Elkna mandù :1,·;111ti il XV battaglione Fanteria e 2 compagnie (3' e 4') di ,\l pini. comandare rispenivanKnte dal tene nte Cor:1 e dal c:t pirann Cclb. Fra i sibili dei proietli u ptlano Pi<'1ro Cd/a_ tili le due compagnie salirono verso un 'insellatura, su Ila sini stra del Rajo. Precedeva la 3' che, coi plo toni del tenente Del Cioppo e del f uricrc Abritta, vi si schierò, spi ngendo a,·anti il plotone Gritti. La 4" compagnia, mentre tcnL1va di raggiungc:rc uno spero ne più a si nistra. fu accolta da un fuoco così micidi~1le, che dovette, non ~cnza perdite, spostarsi nuovamente \'Crso i'altra, la quale intanto fulmi11a\'a il nemico, incurante della pioggia d i proiettili che la 111\'Csti,·a. Per un·ora le due compagnie stettero ~alde sulla posizione, 11011 ostante i vuoti prodottisi nelle tilc, e frattanio la mischia, fattasi generale, si acca ni va su tutta la linea, hnchè, svanita a poco a poco ogni speranza. le compag nie èorninciarono ad indietreggiare per scaglioni.


7 '5 Cadevano il tenente Gaggiani, il capitano Cella e 111olii,~1111 i /\I pini. Il sottotenente Gritti, assunto il comando dei sop rav vi~, ull , 1 011 tinuò ad imporre rispetto alle o rde nemiche, opponendo loro fi110 .d l'ultimo una tenacissìma resistenza. Durante il ripiegamento cadde anc he il Gritti, che venne f:t 11 0 prigioniero: mentre i pochi Alpini superstiti si serravano intorno .ti tenente Cora, decisi a vender cara la vita. Le altre due compagnie, ~ ricorda il Bonardi (1) - con lo stes~o tenente colonnello Menini all a testa, si lanciarono ancora avanti: m:1, incontrati i reparti nel ripiegamento, che si era intanto, sotto la pressione nemica, fatto generale, per quanto si aggrappassero a successive posizioni, furono travolte. 11 Menini morì eroicamente alla testa dei suoi Alpini. Pochi uomini del battaglione poterono raggiungere Belesa.

Sul tenentt: colonnello D:ivide \.knini e sul battesimo dd fuoco rice vuto dagli Alpini ndl'infamla giornata <li Adua il colonndl<> Amelio Dupont scris~e: ,, Davide Mcnini derivava da gagl ia rdo ceppo lig ure. (• Nato a Genova il 10 novembre 1843, nel 1861 era sottotenente di Fanteria. Divenne Alpino nd 1878 e fu subito tra i migliori, per la vigoria fì sica, per l'intelletto. per l'alta cultura, per l'aperto senso tattico. " Sono rimaste famose negli annali alpini due marce dirette dal Mcnini. La prima fu nel 188:2, con la 67' (allora 35' ) compagnia. La Regi na Margherita con il Principe ereditario erano attesi in Cadore. Le popolazioni del Cadore ambivano che fossero gli Alpini della loro terra a rendere onore alla Regi na e perciò fu a guesto destinata la 67' compagn ia, la q uale si trova va in quei giorni alle manovre in va l rella con il resto del battaglio ne r; Cadore 11. L'ordine telegrafico g1 unse alle o re 13 ;dia compag nia, la l1uale ritornava da un'esercitazione compiuta nei pressi di Resiutta. Essa avr ebbe dovuto giungere all'alba ciel domani a Perarolo. Erano quasi 100 chilometri di strada di montag na, con forti pendenze, cori q ualche passaggio difficile. Partita alle I 4 da Stazione per b Carnia, la notte stess;1, alle 2 . Li (t) Cfr. :\lpìni ,,.

B0:-1ARr>I:

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l \"crdi nel cinquantenario della fondnion c dt·gli


compagnia giungeva al completo a Perarolo ed alle I.O era passata 111 rivista dalla Sovrana . ., La seconda marcia famosa fu quella che il Mcnini, già mag­ giore e comandante del battaglione '(Verona,,, fece compiere al suo 1cparto sul percorso: Cuneo (Ljllota 530) - Colle di Tenda (quota 1800) e viceversa: una ottantina di chilometri, che furono compiuti in 17 on:, compresi i riposi ul ìl tempo per la refezione. •( Durante ljllcsli sforzi il Mrnini era d'esempio a tutti e cammi­ nava sempre a piedi, ìn te�ta :ii suoi Al pini, che lo adoravano. ,, Fu con Davide Mcnini che gli Alpini scrissero la prima pagina di guerra in Eritrea. Di Alpini, per verit2i, l'Africa ne aveva già visti e li ave,·a decimati col clima micidiale: ma era sempre mancata loro !"occasione per misurarsi con il nemico. Il 29 dicembre del 1895 sbar­ LIV:t a Massaua il r battaglione Alpini d'Africa, forte di 954 uomini, al comando del !vknini. ,. Le prime, faticosissimt: marce lungo l'impervia e sitibonda \'alle dell'Haddas, diedero subito la prova della saldezza di quel ma­ gnifico battaglione cht\ distanziando di molto i reparti con i quali era sh::ircato, giunse al completo ad /\digrat con le fanfare in testa, oggctlu di am1uira:t,iunc da parte c.kgìi Ascui, i <.JUali, non sapr.:ndu come meglio definire quei giovanottoni, ognuno dei yuali portava ,('rcnamente uno 7.aino inverosimile, senz'altro li avtvano battezzati ''elefanti bianchi, .. ,, Il giorno delb hattaglia --- il r" marzo 1896 --- il battaglione fu d:ipprima con la riserva (brigata Ellena). Verso le 10 due compa­ gnie: b f (tenente Cora) e la 4" (capitano Cella), furono im,iate sulle taide di sinistra dell'Amba Rajo, alla colletta formata dall'Amba Rajo e dall"Amba Belac, a rinforzo della brigata Arimondi. La 4" compagnia, che si era spinta un poco più avanti del colle, improvvi­ samente investita da raf fic hc violentissime di fucileria, perdette in pochi minuti quasi un quarto dei suoi effettivi e fu costretta a ripie­ gare sul colle, dove �ii1 la 3' si batteva disperatamente. La lotta fu­ riosa fu tcnacissima, poichè gli Alpini, come radicali al terreno, non cedeY::1110 di un metro. Dopo un'ora delle due compagnie non rima­ neva che un centinaio di uomini, circondati da ogni parte e decisi a ,-cnder cara la vita. Più che un combattimento, era un corpo a corpo, nel tJuale i feriti d'arma bianca erano assai più numerosi che le vitti� mc della fucileria. ·· Uno dopo l'altro cadono tutti gli ufficiali meno uno. Tutta in­ torno $Ì rovescia dall'alto, urlando, la fiumana degli sbandati, frarn-


· · " J .·ld11<1. Gli /Jlpw,



mista alle selvagge orde scioane, ebbre di strage ed avide.: di ho11ino. H sottotenente Gritti, unico ufficiale superstite, fa arrcrran: di 1111 poco Ja linea e continua ad ordinare un,~ dopo l'altra le raffiche d1 fuoco, che gli Alpini eseguono ordinatissimi. Accanto a lui il ~crge nl <' Luigi Piglion<· che, nello sla:ncio ventenne, già rivela la mcdagli .1 d'oro del Kukla, cerca fermare i fuggiaschi degli altri reparti td u11 altro sottufficiale, il sergente Laurenti, passa di gruppo in gruppo incitando: Coraggio, coraggio figliuoli! gli Alpini muoiono; ma 11011 ri arrendono! •< Pochi istanti dopo anche il Laurcnti s'accascia ferito e seguita ad animare: Coraggio Alpini, fuoco fuoco! « Delle due compagnie rimangono ora in tutto 15 uomini. Ed ecco ricomparire fra loro il tenente Cora. il quale, ferito e rimasto a terra per morto, era rinvenuto dallo svenimento che l'aveva colpito ed, attraversando quella folla di bianchi terrorizzati e di n eri inferociti, era riuscito a raggiungere quei pochissimi superstiti cd ora si ritirava con quei. poveri suoi al1uilotti, che avevano le penne mozze e le unghie ancor frementi della lotta troppo impari al loro numero esiguo. ,, La _:;' e la 4' cumpa~11ia <.:ranu rinite. (' Che cosa era successo nel frattempo delle altre due compagnie ? « Esse erano rimaste inattive e senza notizie della 3• e dell a 4", fin verso ie II, con gli altri 4 battaglioni dd reggimento di riserva. ,, Ma le sorti della battaglia precipitano. Il colonnello Nava riunisce queste truppe e le arringa. Un urlo di Viva l'Italia! ri~pon<lc alle concitate parole del comandante e tutta quella gagl iarda gioventù si muove compatta verso il nemico. « Con la 1" compagnia, che precede, sono lo stesso colon nello Nava ed il tenente colonnello Menini. Si compiono quasi 700 metri in avanti e già le punte stanno per toccare la sdletta dd Rajo, quando dalia cresta del monte e da Mariam Cambur trabocca la liutn;tna dei nostri, che si ritirano con il nemico alle calcag na >•. Gli Alpini riescono tuttavia a stendersi in calena cd aprono il fuoco, puntando nel folto delle dense schiere abissine. Poco discosto da loro un ufficiale dei Bersaglieri, il tenente Perle, è circond:ito con pochi dei suoi da un nugolo di avversari. Subito accorro no intorno a lui alcuni Alpini, fra i quali il sergente Passerotto. Dopo che l'ufficiale, superbamente valoroso, ha sparato l'ultima cartuccia della sua pistola ed è caduto crivellato di colpi, cadono, uno dopo l'altro, ac-


80 canto a lui Alpini e Bersaglieri: 1 supcrsut1 dell'esiguo manipolo che ha scritto col sangue sull'amba maledetta il magnifico episodio di

c:1mcrat1smo. li terzo plotone della 1 ; rn rnpagn i:1, con il sottorcnc nte ()uadrio - ~crivc un lestimn nc oculare era caduto quasi di colpo, come cadono k me,si sollo l:i f:tkl' del 111 iet itore: ~li ;,Itri plotonf avevano ~ubi to pndite cnnrrni.

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ad .1dua.

La 2·' w m pag nia che, per il snccedcrsi di ordini rnnt radditto rì, ;n-cYJ finiiu cun lù stcndèr:;i ;1h1ud11tu 1-'iù indidru. 1..:ra o~a pun: ln· ribilme nte provata : 1;1a resisteva ancora ed ingrossava le sue Jìlc con qualche fuggiasco e con i poch i resti della 1' compagnia. Con essi era ora anche il tene nte colonnello ~1le nini. Un ~upcr~tite di 1..1uell'ora grigia - il capitano Menarini co~l descris~c poi. in una confe renza ten uta u n ann o dopo al C irco lo M ilitare di !\apuli, quella tragica ora : ,, Come J'im111a11 e e furiosa cor rente dì un liumc, interrotta &1 r occe, su c1ueste preci pitando s'infrange, con rumore che assorda, poi


H, si risolle va e si spande in un nugolo d enso e brillante.: di ~p11111.1 lii.1 11l.1 e lucente quasi d'acciaio, così le folte e grosse colonn e nc: 111 i( iit-, .1d og ni urto con i nostri delle tre brigate, si rompono e si :illarg:1rn, 111 una lotta accanita , tenace, fincliè sul valore non prevalga il 11u111c:ro : cd allora l'onda dei neri r iprende il suo corso e gorgoglian t<.: prtl i pita oltre, travolgendo uomini e cose, con uno schianto tcrribi k <.: fatale. " Era la fine. « Poco piL1 indietro il Comandante supremo , ge nerale Baratieri , che era rimasto con due soli Carabi nieri e con il suo ufficiale d 'o rdi nan za, vide lo sparuto g ruppo degli Alpini - saranno stati for se ancora mo uomi.ni ~ e lo volle con sè . Gli rispose pronto il grido del Menini: '( Alpini a m e, Al pini a m c ! ,;. Quei va lorosissimi, ormai stremati dalla lotta ineg uale e ferocissima, si strinsero attorno al Governatore e compirono con lui quaiche sbalzo indietro, fra uno sbal zo e l'altro tentando ancora di arginare l'avanzata scioana, che ormai non poteva più essere contenuta . Erano nel g ruppo il capitano Trossarelli, che con serverà la vita per la bella morte sul Mrz li (19 agosto 1915 - m edag1ia d'o ro), il capita no Mcstrallct, i tenenti Grnssi, Trebol di, Marchiori, i sottotenenti Mauri, Bassi, Bo rgna. " Ad un tratto irruppe la ca valleria galla. ,, Attorno al Governatore si fo rme\ prontamente un circolo d i baio nette. ,, Alla testa di u n fo rte gruppo fu visto il rnlon nello Mcnin i Linciarsi alla baio netta, a testa sotto, contro la çavalleria , g ridando:

A vanti Alpini, avanti Alpini, Savoia! <' Non rit ornò più. Davide Menini , il soldato di ferro , scomparve così, nel turbine della battag lia , quando del suo battaglione , che poche ore prima era mag nifico di for za e cli bellezza, più non rimanevano che i brandelli e tutto intorno, sulle aride zolle dell 'amba, gruppi di morti e di morenti segnavano le brevi tappe del trag ico c:1111m ino. Scomparve quando più no n r imaneva al mi sero n:p:,no pos~ihilità umana. ,. Intorno ;1 lui g iacevano a mucchi le ultime penne lll O'l.'l.l: ciel I battaglio ne Alpini d'Afri ca. Tutta la plaga in fe rnale. fin o al somm o <lei monte, era punteggiata dei corpi dei caduti. " Il I battaglio ne Alpini d 'Africa era tutto Et! « Fu quello il battesimo di guerra degli Alpini. << Alla memoria del tenente colo nnello Me nin i \'t.:n ne (on ferita la medag lia d 'arg ento al valo r militare ,,.


Anche se gli Alpini parteciparono alla conquista della Colonia E ritrea ed alla battaglia di Adua soltan to con un battag lione, il valo re da essi dimostrato nelrirn prcsa fu in vero così ammirevol e, da farli poi partecipare a tutte le ul ttrio ri gesta del nostro esercito . Durante i period i de l lo ro intervento in Eritrea furono concesse agli ufficiali ed a ll a truppa appa rtenenti agli Alpini le seguenti ri com pense al valo r mil itare: 1 m edagli a d'oro , 22. d 'a rgento e 2.3 di bronzo.

li nrmpo di battaglia di Adud.

Di esse vennero conferite ag li uffic iali: 1 m edaglia d 'oro, 9 d'arge nto e ì dì bron zo. Ai sottuffìciali, ca 1x1rali e soldati : 13 m edaglie d'arge nto e 2(1 m edaglie di bronzo. L a m edaglia d'oro venne concessa al capitano P iet ro Cella con la seguente m otivazione; : " Com;mdante delle compagnie 3" e 4", distacca re \liii.i sini str.a dell'occupazione al Monte Rajo, le tenne salde in posiz ione contro soverchianti fo rze nemich e, finchè fu rono prcssochè distrutte e, combattendo valorosamente, lasciò la vita sul cam po " · Co~ì in u na terra tanto lontana da lle valli natie e per una Causa non ancora del tutto compresa dalla m aggioranza degli I talia ni, gli Alpini ricevettero il batte~imq ciel fuoco i n una giornata senza dubbio infausta: m a che seg nò l' ini zio delle lo ro gesta g loriose.


La controffensiva italiana. Dopo la battaglia, quando ancora non si sapeva che g li ltali:1111 1 contro 10 e come l'onore delle nostre armi fosse rimasto intatto, 1a situazione po litica c.: militare dell'Eritrea appariva assai grave. A malgrado del]e gravissime perdite subite, l'esercito del N cgu~ era ancora minaccioso e noi non di sponevamo, per fronteggiarlo, che di 2 2 battaglioni e di 2 batterie. Il 4 marzo era, però, sbarcato a Massaua il generale Baldissera cd erano già in viaggio notevoli rinforzi, dei quali faceva parte il 3v reggimento Alpini. Esso era al comando del colonne1lo Ettore Troia ed era costituito di 4 battaglioni, provenienti dai diversi reggimenti ed inquadrati nel modo seguente :

~i erano battuti ad Adua nella proporzione di

li battaglione, comprendente la 1" e 2" compagnia, provenienti dal 3° reggimento, la 3~ e la 4° dal 4° : Maggiore Francesco Carlino, del 4" reggimento. Tenente aiutante maggiore G astone Rossi, del 1 '' reggiment0 . Capitano Filippo Ca5Sè, dd 3° reggimento. Capitano Riccardo Tedeschi, del 3" regg imento. Tenente Silvio Miglictti, del 3'' reggimento. Tenente Pietro Manfredi, del 3° reggimento. Tenente Paolo Balocco, del 3° reggimento. Tenente Giorgio Durand, del 3° reggimento. Tenente Carlo Bollati, <lel 3° reggimento. Sottotenente Giovanni Giardino, del 3° reggimento. Capitano Baldassarre Troglia, dd 4° reggimento. Capitano Roberto Bassino, del 4° reggimento. Tenente Carlo Pero<lo, del 4° reggimento. T enente Gio. Ban. Vìola, del 4° reggimento. Tenente Stefano Pons, del 4° reggimento. Tenente Edoardo Giletti, del 4° reggimento. Tenente Carlo Arbarello, del 4° reggimento. Tenente Edoardo Cavandoli, del 4° reggimento. Sottotenente di complem. Matteo Ramella, del 4~ reggimento.

Ili battaglione, comprendente la 1• e 2 ' compagnia , formata dal 1 ° reggimento, la 3~ e la 4' costituita dal 2" : Maggiore Vincenzo Falco, del 2 ° reggimento.


Tenente aiutante magg. Matteo Chia\'azza, dd 2'' reggimento. Capitano Giovanni Casana, del .::!" reggimento. Capi tano Mario Riveri, del 1·· reggimento. Tenente Giovanni Luliatti, dd 1 ° reggime nto. Tenente Ugo Boccal :1ndro, del 1'' rcg~imento. Tenente fbldassarc Cagl iano-Candela, del r" n.:ggimento. Tencnl<.: G. H. Bodino, del 1" reggimento. Tenente Alessandro Musso, del 1" reggimento. Tenente Angelo Bay. del , .. reggimento. Tenrnt e Isidoro Oberto, dd 1 ., reggimento. Capitano Luigi Mozzi , del 2" reggimrnto. C:1pitano Enrico Arnart:tti, del 2° reggimento. T cneme Ortorino Ragni , del 2" reggimento. Tenente Giuseppe Della Santa , del 2 '' reggimento. Tenente Enrico fornari , del :?'' reggimento. T enente Pietro I3attaglic:ri, del 2 ·· reggimento. Tenent e Fnrico Borra, del 2'' reggimento . Sottotenente Ciaromo Appiotti , del ·[ reggim ento.

I V !•a!!ar;l io1!1:. del tiu:i k _k com pa;nie r", 2" e -:;" e r:1n n st:i:~ formate dal f reggi m emo, la 4" dal 2·· : Maggiore Odoardo Locatdli, del 5° reggimento. Tenente :iiutantc maggimc A11gclo Valania, del 5" r eggimento. Capitano Achill e Fratino, del ::( reggimento. Ctpitano Giovanni Omeg11a, del 2" reggimento. Tcnrntt: Gaspare Faloppa , del 2 '' reggimento. Tenente Enrico Moda, dei i ' reggimento . Capitano Cark> Daziano. del 5° reggimento. Capitano Ubaldo Farina , del 5° reggimento. Tenente Filippo Girolami, ckl 5" reggimento. T enente Pietro Z:unboni. del 5" reggimento. Tenente Luigi Sdircgo ndi , del 5·· reggimento. Tcncill t Pietrp Ronchi , del 5·· reggimento. Tenente Edoardo ' l"oggia, del 5· reggimento. Tenente Marco Bcrnardi, dd 5" reggimento. T cnen tc N atale Vigna. del 5'' reggimento. Tcncnt<.: Anselmo Pozzi, del 5° reg-gimento. Sottotencmc Francesco 13ertacchi, del 5" regg imento. Sottotenente c;iovann i Baudino, del 5'· reggimento. S0t1otcnentc Leopoldo Cott i, del 5•· reggimento.


V battaglione, le cui compagnie 1" e 2'' erano st.1t<.: co~1i111 itt· dal 6° reggimento; la 3" e la 4;' dal 7° : .Maggiore Lorenzo Favrc, del 6" reggimento. Tenente aiut. magg. Alfonso Ruzzenenti, del 6'' rc.: ggimento . Capitano Giuseppe Ratto, del 6'' reggimento. Capitano Policarpo Oglietti, del 6° reggimento. Tenente Emanuele Sempronio, del 6'' reggimento. Tenente Carlo Salvadori, del 6° reggimento. Sottotenente Attilio Vigevano, del 6° reggimento. Sottotenente Attilio Bernasconi, dd 6° reggimento. Sottotenente Giulio Rebaudo. del 6° reggimento. Capitano Gino Marini, del 7" reggimento. C1pitano Luigi Pozzali , del 7'' n:ggimento. Tenente Pirio Stringa, del 7•· reggimento. Tenente Antonio Pavari, del 7° reggimento. Tenente Francesco Zorutti, del 7" reggimento. Tenente Costantino Cavarzerani , del 7" reggimento. Sottotenente Ottaviano Rossato, del reggimento. Sottotenente Pietro Gerbino-Promis, del rcgg.i mento. Sottotenente compi. Gerolamo Zamboni, del 6'' reggimento. Sottotenente com pi. Alberto Cremaschi, del 6'' reggimento.

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Come è noto, il Baldisscra riuscì rapidamente a ristabilire l'ordine nell:i Cokrnia, a riordinare le trnppe, ad inquadrare i rinforzi giunti dall'Italia e ad intraprendere le trattative per la resti tuzione dei prigionieri. Il Negus, il cui esercito era stato decimato ad Adua , non osò avanzare ed, anzi, iniziò ben presto la ritirata, per Macallè, verso lo Scioa, lasciando soltanto circa 1 :2.000 uomini all'investimento di Adigrat. Come abbiamo già ricordato nel IV volume di 9uest"opera, le operazioni del generale Baldisscra, che costituirono la nostra controffcnsiva e che ci permisero di ristabilire nella Colonia il 11ost ro pn:stigio, possono così riassumersi : Nello stesso mese di mari.o del 18cfi le nostre truppe vennero raccolte e riordinate sulla fronte difensiva Asmar;: - Ghin cb , pronte alla controffensiva; mentre venivano inviate altre truppl'. in aiuto di Cassala. Nell 'aprile il Corpo d·opera zione avanzc) dalla linea Asmara Ghinda fino a raggiungere quella di Mai Serau - Adi Cajè.


86 Dagli ultitni di aprile :al 20 maggio le nostre truppe eseguirono una Jimostrazione su Adua, senza provocare alcuna reazione nemica, ed imposero la consegna dei prigionieri rimasti nel Tig rè. Dal 20 magg io ai prirni di giugno il Corpo d'operazioni , dopo avere inutilmente provocato il nemico e dimostralo la nostra volontà di ven<licare i Caduti di Adua , ripicgi'> su Adì Cajè. Esso a veva efficJCementc concorso anche :1llc opc r;u.ioni contro i Dervisci cd alla liberazione di Adigr:11. Il _{ rcgg imcmo Alpini parti:cipò a quasi tutte le operazioni d i cui \opra, dimostrando in ogni occasione una grande resistenza ai disagi cd alk Litiche, una profonda disciplina cd il vivo, unanime desiderio di n..: ndicare i compag ni caduti ad Adua. Quando il Corpo di operazioni rientrò in Italia tornarono nella m adrepatria :in clic tre battaglioni Alpini ; m entre l'ultimo rimaneva ancora in Colonia, a presidio di .A.di Cajè. Nel 1897 anche questo battaglione ritornò in ltalia e nella Colo nia eritrea non rimase akun reparto di Alpini.


V.

OLI ALPINI NELLA CONQUISTA DELLA LIBIA Circondata tiuasi completamente dal mare e Potenza marinara per eccellenza, l'Italia non poteva, come abbiamo già detto nel IV volume di quest'opera, non volgersi verso la quarta sponda e non ten tare di sostituire, nel dominio della Libia.• la Turchia, che non aveya avuto alcuna cura di quelle popolazioni. Dopo un (( ultimatum ))' che non ottenne le richieste soddisfazioni, il 29 settembre 19n l'Italia dichiarò guerra alla Turchia ed inviò in Libia le sue truppe, fra le quali, nei. primi mesi della campagna, sbarcarono anche quelle alpine, che si distinsero subito, raggiungcnJo gradatamente la forz;;. di IO battaglioni, col concorso <li tutti i reggimenti, i quali, anche con gli effettivi notevolmente assottigliati (i ro battaglioni inviati in Libia rappresentavano oltre un terzo dell'intero Corpo), continuarono a vigilare ai confìni ddla Patria. << L 'Italia - scrisse Arnaldo Cipolla - pu?l andar fiera dei suoi Alpini. Essi, non solo son divenuti, per nectssità di cose, le truppe che hanno scritto le pagine più brillanti della campagna libica e quelle sulle quali si conta maggiormente per le operazioni che potranno essere necessarie nel futuro; ma mantengono, grazie alla prodigiosa attività dei loro ufficiali, sui confini, intera la loro potenzialità n . Fra l'ottobre ed il dicembre del 19II vennero successivamente jnviati in Libia 6 battaglioni, uno per ciascuno dei sei primi reggimenti, e precisamente i battaglioni << Mondovì );, "Saluzzo )), <' Fenestrelle », <( Ivrea», <,Edolo>> e <, Verona ,, . Successivamente partirono anche gli altri quattro: il ,, Fcltre )) del 7° reggimento, il << Tolmezzo i> dell'8°, il H Susa >• del 3'' ed .il {<Vestone >l del 5°· Per la campagna libica l'uniforme degli Alpini fu la solita e soltanto nel periodo iniziale il cappello alpino venne sostituito con 1\:1rnetto delle truppe coloniali.


88 A proposito ddl'irnpicgo degli Alpini in Libia, ritenia mo opportuno riportare quanto ha recentemente ~critto. nello studi o gi;Ì citato, il generale Roberto Olmi. « L'epopea :ilpina in terr:1 di Libia \ Ì inizia sin <bll'o1tohre 1911, co n lo sbarco a Dcrn:1 del battaglione " Saluzzo » . Tanto in Cirenaica tiuanto in Tripolitani:,. le pili bri llanti opcrazioni. per difficoltà da superare, per pnm· cli v:ilon: individuaic e colkttinJ e per entità di risultati, eblicr1> per protagonisti gli Alpini. Venne così dissipato il duhhio. clic :1 s\ill:1va talvolta i teorici ddl'organica militare , che le truppe al pi ne. :ieri imat:atc cd addestrate per le operazioni in alt.1 montag n:1, non losscrn idonee :1llc operazioni in pianura, alle soglie dei tropici. " Dal momento dd primo sbarco fino alrultinH> rimpatrio (nuYcm hn: 19 1.;), fu tutta una co~tellazione di episodi, il cui ricordo è anco r \'i\'/1 nei padri degli Alpini di oggi, che lo tramandano agli Alpini di dumani, con un calore dì toni che nessuna Storia scritta può cspnrncre. ,, l?it!nltt1 Piemonte ( 17 gennaio Hj r2). Ridntta L ombardia (u-12 febbraio), Mcrghcb (27 fd1brain), M arabut/o () marzo), Misurata (8 Jughvì, ~t..i i1u ~dtJ~tL1nh.: Lt! J}Jt: !u 111inu~c..: . _J«.:1 ,:~11,H<.: alpiJ10 iu Lil>ia,. dall"inizio delle operazioni contro gli Ara ho - Turchi. fino alla firma della pace di Losanna (8 ottobre 19 12). J\.fa il successivo ciclo operativo. n,11110 i ribelli di FI lhruni in Tripolitania c di Enver Bcy in Cirenaica . dovt\·a segnare un'altra serie di eroismi , tutti ,·ittoriosi, che culminarono ncne tre ~toriche giorna te di Assah,1 (2-3 marzo 191 3), di Etta11gi (18 giugno) e di Ril.: el Mtlauar (18 luglio dello stesso anno) ,, . l battaglioni Alpini vennno impiegati a seconda delle caratteri5tichc.: del terreno e, pc.:r conseguenza, il maggior numero di essi sbarcù in Cirenaica (battaglioni ,, Saluzzo ", •<Ivrea ,,, ,, Edolo l,, ,, Verona .. , ,( Feltre "), dove i nostri soldati delle Alpi si meritarono 1',1111111irazio11e degli indig<.:ni e dei nostri Ascari eritrei per Li Ìoro resiste nza alle fatiche e per la loro sereni tà cii fro nte al ncrnico. li 22 ottobre 1911 gi un~eva a Derna ìl battaglione ,, Saluzzo" del :!.' reggimento, al comando del maggiore F rancesco Tamagni e k cui compagnie erano rispettivamente comandate cbi capitan i Pietro Cerhino-Promis, Vittorio Ilaccon e Cesare Bono. Il battaglione venne subito incaricato di occupare il ciglione wvrastante alla citt2t, per impedire :.il nemico di colpire da quella posizione le truppe e g li abitanti. L'operazione ven ne compi uta con am-


mircvole valore e, conquistato il cigliol1(;, gli Alpini i11i à 1111n11 l.1 costruzione de Ile strade cl' accesso ali' altopiano interno. Intanto si svolgeva, intorno a Tripoli, la battaglia di Sciara Sl i.,t c, con la 4" Divisione (generale Vittorio Trombi) -- 7" e 8" brigat:1 accorsa in rinforzo alle nostre truppe, sbarcava a Tripo li anc hc il

battag lion e Al1.}inì " Mondovì ,, del 1" rcobb0 1me nto. comandato dal maggiore Bonaventura Buglione e le cui compagnie erano agli ordini dei capitani Giust:ppe S:ùomone, Carlo Sassi cd U~o Boccalandro. Il battaglione venne inviato ad H oms, dove si distinse e, rimpatriato per malattia il maggiore Buglione, venne posto al comando del tenente colon nello Giu seppe Arista.


lntant"o si coslitui va in Tripolitania un:1 brigata autonoma. al comando del generale Lcquio, la t1u:1le. o ltre a tre reggimenti di Fante ria (~o", 37'' e 50°) cd a due battaglioni Granatieri, comprendeva :1nc hc il banag lionc Alpini ,. FcncstTcllc " del 3" reggimento, al comando Jcl m;iggion.: F.rnes10 Mo mbelli, e le cui compagnie erano rispettivamente com:rnd:1tc 11:ii capitani Lorenzo Carelli, Carlo Tri \'Ulzio cd Archimcdc lk lf1 no. QuesLo liall:1glio111.:, dopo aver ~ostc nuto alcune.: scaramucce, pariccipò al crn n battimento di Mcssri (8 novembre), nel quale la compag nia T ri vulzio tolse al nemico due ca nno ni, cd a quello di Hcnni , nel tJUale lo stes~o capitano Trivulzio rimase feri to. Il 1" dict:mbrc il battaglione Al pini ,. Fenestrelle )) partecipcì al l'azione ddla Di visiorn: Dc C h:mrancl verso ed oltre il fortino di Mcs~ri. Nell'azione la compagnia del capitano Delfino, at taccata improvYisamcnLc su un fianco presso Bin Bu Saad, per la serenità dimo~t rata dal comandantt: e dai tenenti Armando Dc Alessandris e Giu~eppc Patriarca, riuscì a sventare la min ~Kt'. Ìa nemica e contribuì brillantcmenre al nmtro successo; mentre. nello stesso giorno, presso H oms, il b:utaglio ne Alpini ,, ~fondn\'Ì ,. concorreva a respi ngere un , iukillu a l [a ~ LU iu; i11ÌL.<1,

li 4 dicembre il b;1ttag lionc Alpini ,, Fenestrelle n partecipava al l'occupazione di A.in - Z;1ra e:. spintosi sino a 7 chilometri da Rir d Turch i. vi distrugge\'a un accampamento nemico.

Le operazioni intorno ad Homs. N d mese di (cbbraio 1912, come abbiamo già detto nel IV voiumt: di quest'opera, il generale Rcisoli , che aveva sostituito ad Hom s il colon nd lo Maggiotto, volle procedere alla definiti va cont)uista del \frrgheh e chiamò a partecipare all ' impresa .:mche gli Alpini dd bat1agiionc ,. Mondovì ,, , i quaìi, mentre Ìe a ltre truppe avevano il com !1ito di avvolgere la . vetta del Merg heb, attaccarono frontalmente. A vanzavano in prima linea i plotoni dci tenent i Emerico Porta, F abrizio Albenga e G iulio Camu ssi, i q uali concorsero con mo lto valore :dia conyuista dell' im portante posizione ed alla resiste nza contro un furio~o contra ttacco nemico. F u appunto n clL1zin nc per la conyui s1a del Mergheb ch e emerse l"ccçezionalc ardi mento dell'Alpino Gregorio Finimondo, il cui nome divenne al lo ra così popolare in [talia .


CJ I

Il l,atwglw ne A lpini •<M ondovì» sul M erght b.

Il 6 m ar zo il battaglio ne Alpini « Mondo vì,, partecipò valorosamente anche all a nuova, vitto riosa resistenza co ntro i ri bcl i, clic: 1.c:n tavano di riconquista re il Mcrghch .

Il combattimento di Lebda. Rinforzata l'occupazione del M crghch - ~crissc il Gaibi ( 1) si rende va necessario spingersi su Lebda, perchè le nm tre truppe avessero anche ad orien te libertà d i manovra. ( 1) Cfr. G Mnr :

<<

Man uale di stori~1 polit ico. mili tare ddlc Colon i<.: Itali,rnc ,,.


Tenuto es;itto conto della di~locazionc <lei nemico e dei mercati che, in dati giorn i, ~onracvano al c:1mpo arabo - turco considerevole numero di armati, l'azione vrn ne decisa per il 2 maggio. Mentre il presidio del .Merghrh tcnn:i impeg nate.: le truppe dislocate da quella parte, due nostre co lonn e.: :1\':111 :1.:irono su Lc.:hda per sorprendere ed accerchiare l"a,·vcr~:triu. ()11c~to riu~cì :1 ~mi rarsi alla stretta; ma subì gr;l\·i perdit e. l:1~ci:111do i11 no.-i ro potere: g li :!\·anzi dell'antica città di Lcpti . L:i colrnin:1 di ~ini~tr:i, co'1i tuit:i d:1 un batta~lione Hcrsaglicri e d:i 1111 hatt :tgliunc.: del ;4°' reggi mento f-an1eria, marciava lungo la ., trad:i : mc111rl' q ud h di d c\! ra. form ata dai Bersaglieri del colon nello M:1ggic,tto, agg 1ra \'a la posizione di I .dld;t. La ri serva , costituita da due bat tag lioni dc.: ll'fll" Fanteria e dal battag lione Alpini " Mondo,·ì "· tut1i :il coniando del colonnd lo Dc Albcrti s, ven iva lanciata in1:11110 cont ro le posi-zioni nen1icht , le quali vennero attaccate con tale impeto, da porre i rihclli in fuga.

lv\isurata. Per estendere ~(:mprc più la nostra occ upazione verso oriente lungo la costa tripol in:1, vcni\'a effettuato. il 16 giugno 19 12. lo sbarco di Mi~urara. Il battaglione Marin~1i ed un:1 compagnia di Fanteria, sbarcati per primi, occuparono l:t collina di Sidi Ru Scè'd e si spinsero smo a Ras Zarrùgh; m<.: ntrc sbarc1 va il Corpo di spedizione, che il giorno successirn occupav;i l'oasi di G:1sr-Ahmèd. Ul timata la ~istcmnionc difen siva della base il giorno 8 luglio, le nostre truppe occuparono successivamente il margine orientale dell'oasi di Mi surata. Zarrùgh e poscia Misurata , con perdite rdatÌ\'amcnte lievi, e da Misu rata un nostro di ~taccamento si spinse verso d -Ghir:111 , dove il nemico venne disperso. Nell'occupazione di Misurata si dis1insc ìa Divisione del generale Vittorio C:1mcr:rna, della quale face,·ano parte i battaglioni Alpini ,. Mondo\'Ì ·· e ,, Veron;i ,,. Qt1e~ti. dopo lo ~barco ad oriente della città, m:irci:i ro no su Mi surata, fa cendo pane della riserva della Divisione, riserva posta a~li ordini ckl colonnell() Fara. Alle ore 6,30 del giorno 8 il battaglione ,, Verona " ed il battaglione ,, Mondovì " riuscivano a rom pere la resistenza avversaria ed il ,, Verona )) , momentane;11ncntc minacciato cli accerc hiamento, formò il (1uadrato e ~m1rnnc ~li a\salti del nemico; mentre il battaglio ne


,k~,

"Mondovì 1> accorreva in aiuto della nostra colonna di r ;1, 1011 ~· mente impegnata. Alle ore 8 Zarrùg h era già in nostro pos~cs~o l' poco dopo il battaglione « Verona J, entrava in Misurata , alla t. c~ l.1 delle. nostre truppe. Durante l'azione vennero feriti il capitano Sassi del battaglio11t· (< Mondovi >, ed il sottotenente dello stesso battaglione Felice A n :10, il quale sopportò stoicamente le wfferenze procurategli dalla fcri 1:1 e volle proseguire nell'azione, per non abbandonare i suoi Alpini. Gli Alpini parteciparono anche al combattimento di cl-Ghiràn. dove i Beduini vennero nuovamente sconfitti. Così la conquista di Misurata era stata felicemente effettuata e restava in nostro possesso un altro considerevole tratto della spiag~ia ad oriente di Tripoli.

Le operazioni contro il contrabbando. Intanto in Tripolitania :ippari va sempre più indispensabile troncare l'attivissimo contrabbando di armi al confine tunisino ed , al ì'uopo, fu progettato, corne è noto, uno sbarco a Ras d -MàchLez . Il farlo era così impo rtante e necessario che riteniamo utile riassumere in proposito la relazione pubblicata, sulle nostre operazioni in Libia, dall'Ufficio Storico del nostro Stato Maggiore. Il farlo servirà ~l dare al lettore anche un'idea completa d<'ll'infìdo arnhiente, nel quale dovevano operare le nostre truppe. Per troncare il contrabbando di armi e di viveri a favore dei Turchi s'intensificò il servi zio d'informazioni, studiando anche come si potessero intanto render meno facili ai Turchi k incette. Si mandarono poi, sulle vie seguite dalle carovane di rifornimento per raggiungere i campi davanti a Tripoli ed ai campi stessi, persone competenti per esaminare il movimento delle carov:ine e la dislocaz ione degli Arabo - Turchi. Co mpatibilmente infine con la disponibiiità delle Unità navali e con le condi zioni del mare, si continuarono le crociere di ricognizione c di sorveglianza. In questo periodo, che va dal gennaio al marzo I<) I 2 , i nostri informatori di Tripoli ebbero più volte a riferire che gli arri~i delle carovane di rifornimento cra no diventati regolarissimi, sicc hè il Ci mando turco non aveva più alcuna preoccupazione p er il vettovagliamento delle sue mig liaia di armati. Tutti concordavano nel dire che esse erano periodiche e provenivano da Ben Gardàn , per la via di


9 ·1

I comba1tinl('nti intorno a Vana .

Zuara, talvolta cù ~Ì ab bond ant i, <la re nderne possibile anche la som1~1ini. traz ionc agli inermi. Già aveva mo avmo notizie del m o d o come fu 1w.io nava il servizio (lelle vettovaglie; le nuove indagini fatte sui luoghi le completarono. Ben Gardà n era il ce ntro di raccolta d elle m erci, che affluivano ge neralmente da El-Bilùn, dove piccoli piroscafi del tipo del Tavigmmo,


che fu dai nostri Marinai fermato il 25 gennaio, sbarc:1v:111c 1 il lc11,1 carico per mezzo di velieri. Le carovane arabo - turche, che di sol ito si fermavano a l\u S\ 111Ì scia, potevano entrare in quel mercato il lunedì ed jl giovedì . Vi .11 ri vavano 1000 o 1500 cammelli per settimana, che ripartivano poi l:1 richi per Regdaline, dov'era stabilito un primo deposito. Il servi;,.io era assunto da un impresario : vi concorreva no però anche speculatori minori, che trafficavano direttamente coi campi. A riempire i magazzini di Ben Gardàn contribuivano i donativi di ricc hi negozianti musulmani della Tunisia. 11 31 dicembre, durante una ricognizione eseguita dalle torpedi niere d'alto mare Ciguo e Ca11opo, fu notato un accampamento nelle adiacenze del fortino di Bu Chemmesc e scorto un certo numero di barche nella baia racchiusa dalla oenisoletta di Ras cl-M;tehbez. Questa circostanza e le informazioni· avute da una guida, confermarono l'ipotesi che si trattasse di uno e.lei punti dove facevano capo, per via di mare, messaggi e rifornimenti. Le due torpediniere cannoneggiarono il campo ed il fortino, provocando la fuga di molti armati , che risposero con salve di fucileria e si affrettarono ad effettuare una grande fumata di segnalazione. La notte seguente le Juc 11.1vi ..vntinuarono la crociera fra Zuara e Ras el-Màchbez e, per altri indiz i non dubbi, poterono constatare che in quel tratto di costa era stabilito un perfetto sistema di segnal::tzioni . Nei g iorni successivi fu ripetutamente e cb di verse fonti annunziato' che in quei paraggi, tra Bu Chemmesc ed il confine, una ca rovana di 1000 cammelli diretta da Sultàn, figlio del noto capo Abdàlb ben Sciabàn di Zuara, aspettava un piroscafo portante cannoni, fucili, munizioni ed ur.i aeropla no. Era il periodo in cui correva insistente fra gli Arabi la voce di un imminente arrivo di armi e si diceva che i Turchi avevano rC(Juisito ed inviato al confine un nwnero di cammelli superiore al necessario per i consueti trasporti di derrate. Il 21 gennaio ìc autorit:'i iocali si decisero a porre sotto sequestro a Sfax un piroscafo sospetto, l'Odessa, che da più giorni trovavasi nelle acque dell a Reggenz;i , dopo aver tentato inutilmente, per lo stato del mare, Ji deporre il suo carico nei pressi di Zuara. Fu poi detto che a bordo eranvi ci rca 300 tonnellate di materiale da guerra: ossia 24 cannoni , alcune mitragliatrici, molte casse di fucili, cartucce e proietti d 'Artiglieria 4 stazioni radiotelegra.fiche, basti per muli e cammell i, materiale sanitario, carte della Tripolitélnia, ccc.


Gl'inf:ormatori riferivano che 4ucl sequestro aveva turbato il Comando turco. L'Otlc.rs,, non era jKrÙ il -solo piroscafo aspettato; rna la maggiore vigiL1111.a dt:lk no~trc navi e un più attivo intcress;1 mento del Governo fran cc~c resero più circospetti i contrabband ieri . Erano avvcnul'i :111cl1c i 11oti inr idrnti del Ma11ouha e del Cartlwf!.C e poi quello del Ta"ig1111110 e, se ì: inncgahik che essi offrirono n~10v:1 esca all:i campag na a11tit alia11a in Tunisia a ,·antaggio dei Turchi, i: pur certo che rocru piL1 vig ibnti le autori1 ;'1 del la Reggenza. In rn11clusini1c il pa~saggio dell e na vi e delle munizioni divcn ta,·a sempre piì1 diffìcik ; ma cont inua va intrnio, attraverso quella ,·asta e co 1heg urntemcnrc mal g uardata fro nt iera, il traffico di -tutto il resto. Pa~~a,·ano viveri, passa\';1 danaro di pro,·e nienz.a turca o frutto di colk tte prornos~e dal Comitato tunisino per soccorrere .i combattenti e le loro famiglie pa ssavano a picc(lli gruppi volontari tuni~ini e qu:1si tu tti i giorni ufficiali turchi. Il timore di un nostro sbarco in quei luo~hi ~tveva d estato molta preoccupazione nel Comando I urrn, · il tJuaÌe, oltre a rinfor'l.are i presidì costieri, pensava di rendere pi 11 ,i curo l ':1ffl usso dei rifornimenti. Questi seguiv:mo norm almente le d ue strade che da Ru Sciuì,..: ,.1 <..u nJu..::vllu ., Zu.i r., L:,1 ;1 Rcgtl.tlin..:; ~i ~t,1tli.::, ,li ·" ,i,11 li pc1 Ull d terza strada più a sud, quell:t di Ogln EI -G rìa ed, occorrendo, ;mche per la pedemontana, mandando le carovane per Fom Tatauìn e D chil ,:'it n:rn, NalLII. All 'uopo na previsto lo spostamento del centro di raccolta da Ben Gard~n ad altro luogo più favorc\'ole. Nella Tunisia i Turchi avevano una w ra e propria base d'operaz ione organizzata e dalla faciliti1 dei loro rifornimenti traevano, oltre che il va ntaggio materiale del sostentamento, anche un notevole beneficio politico perch~ potevano indurre gli Arabi a credere che il Sultano era aiutato dalla Francia. Quanto alle forze residenti nella regione d i confine e nei punti pri ncipali della costa, fr:i Zua ra e Tri~x>li, le notizie raccolte erano mc,lto disparate: ma è ce no che Ìe tribù di frontiera ave vano offerto un forte continge nte di a.nn:iti ai Turchi, i q uali ;m,:,·ano impiegato og ni mezzo per acc rc~ccrc g li effettivi delle mehalle. Nei primi tempi alcuni uomini del confi ne tunisino erano anche nei ca mpi di Tri poli: ma pui furo no lllfti mandati a g uardia delle loro terre e gli ultim i partirono, secondo gl' informatori, in dicembre, quando si diffuse la notiz ia di un nostro sbarco a Zuara: sbarco che venne, infatti, effettuato nel gennaio, in modo Ja estendere la nostr:1 occupazione e da troncare ddìn:1ivamente il contrabba ndo.


Zuara. Il presidio di Zuara, chc poco p rima dicevasi contasse I ooo /\ ralii e pochi Turchi, si fece salire a 9000 armati; pochi giorni dopo Iu annunziato che era stato ridotto a 5000 e poi a 2000. Effctti vamc11lc gli armati erano e restarono per parecchio tempo molti e la cifra massima di 9000 rappresentava forse il totale delle forze, che trovavansi in tutta la regio ne. Lungo la costa erano presidi: fissi, di alcune centinaia di uomini, fra Bu Chemmesc e Sidi Sàid, d'un paio di migliaia e più a Zuara, di centinaia alle marine di el-Agelàt e di Zàuia ; all' interno i campi maggiori, per esempio a Zèlten ed a Regdali nc, donde potevano accorrere prontamente nei punti della costa, appena chiamati dalle guardie con segnali convenuti. Il r8 gennaio la Carlo Alberto fu inviata, con l'Iride, il Fulmine, il Cigno ed il Canopo a bombardare Zuara, perchè le nostre navi in crociera in quelle acque erano sempre fatte segno a salve di fucileria. Un nostro fiduciario, che ritornava dai qmpi di Tripoli al confine tunisino, aveva rilevato che a Zuara erano di presidio 80 regolari Turchi con 2000 Arabi e che la popolazione era stata concentrata quasi tutta a Rcgdali.ne, perchè fosse al riparo Jai ripetuti c;rnnoneggiamcnti delle navi e dal temuto sbarco nostro; aveva pure notato che a Regdalinc risiedevano gli altri numerosi armati della regione, i quali, al primo segnale, dovevano accorrere sulla costa. Il 18 gennaio dunq ue, dato l'allarme alle 6,30 del mattino per la comparsa delle navi, verso le I 1 il numero dei combattenti che si radunarono a Zuara era già salito a 5000. Le difese. di. Zuara erano state preparate bene, utilizzando le du'Ile costiere, che sono a serie continua, alte, larghe e formano vere trincee naturali, proteggenti l'abitato. Contro quelle sabbie le pallottole di fucile si arrestavano presto cd i proiettili d' Artiglieria non sempre scoppiavano; g li Arabi pertanto avevano acquistato fiducia illimitata nella protezione deì loro ripari e sapevano di potervi accogliere gli. attaccanti a brevissima distanza, scoperti . Buona guardia e buona difesa erano state preparate anche in altri punti, e specialmente alla marina di Zàuia, dove, ad ogni apparire di navi, si scorgeva gente accorrere ed appostarsi e dove i dirigibili, in una crociera compiuta il 12 marzo, rilevarono trincee scavate fronte al mare. In quei. giorni le notizie raccolte facevano ascendere a 1 00 regolari ed a circa 5000 Arabi complessivamente le forze dislocate da 9.


Zàuia al confìnc. Alla fine dc:! mese di marzo quel totale: venne ridotto a 2000. E' probabile che il Comando ture~, allontanatosi il timore: del nostro sbarco, avesse largheggiato nel permettere il ritorno

Cli .'/!pini ndl'oa., i di Zuara.

degli armati ai loro paesi, come pure è probabile che g li informatori non seg nalassero se non il numero di q uelli i quali erano presenti nei vari prcsid1, senza tener· conto degli altri numerosi c he al primo appello potevano e dovevano accorrere.


t) I)

A porre rimedio ad una tale situazione, dopo molti ~tudi per l:1 scelta della località dello sbarco e per la soluzione dei prohlc.:111 i log i stici, la 5" Divisione speciale, al comando del generale Garioni , 11~11fruendo di un convoglio tempestivamente concentrato ad Augu~ta c protetto d~lle navi da guerra, sbarcava, -- come abbiamo g i:1 scritlo nel volume IV di quest'opera - a Ras cl-Màchbez, a malgrado del k difficoltà opposte dalle condizioni del mare. Estesa la testa di sbarco a Bu Chemmesc la 5" Divisione speciale, respingendo le resistenze arabo - turche, s'impadronì successivamente di el-Farua, di Sicli-Said, di Sidi Alì e finalmente di Zu:m1 , dove le nostre truppe entrarono il 6 agosto. Zuara venne occupata con la collaborazione di un distaccamento al comando ciel generale Tassoni, distaccamento, del quale facevano parte i due battaglioni Alpini <1 Fenestrelle ,) e « Verona >>, i quali si distinsero nei combattimenti di Zelten e di Regdaline, durante i quali diedero prova della loro tenacia.

li combattimento di Regdaline. (1> Le: notizie raccolte e le esplorazioni giornaliere delle truppe intorno a Zuara avevano fatto rilevare che le forze nemiche avcv::ino preso stanza nelle oasi dì Rcgdalinc, di el-GcmH e di d -Mcnscb. Queste oasi forrnav:mo come una fascia continua, lunga 15 o 16 chilometri, svolgentesi a<l arco da sud - ovest a sud - est, ad I 1 chilometri circa da Zuara. Fra esse e Zuara si ergono due gruppi caratteristici di alture, individuate rispettivamente dai marabutti di Sidi Mdàd e di ' Sidi Abd es-Samàd. Quest'ultimo, situato al centro d ell'arco, abbastanza vicino a Zuara, le domina; fu pertanto l'obbiettivo principale cieli' avanzata. Lasciati a presidiare Zuara un battaglione del 57" Fanteria, il XXVIII battaglione Bersaglieri, il battaglione Alpin i (< Verona l> cd una batteria da montagna, furono costituiti con le al tre forze: un Corpo d'attacco agli ordini del generale Lequio, forte cli 10 battaglioni, 2 squadroni, 4 batterie e<l una compag nia ciel G enio ; una riserva divis.ionale sotto il comando del generale Tassoni, composta di 4 battaglioni, una batteria da mo ntagna, la batteria da 149 cd un plotone di Cavalleria. ( 1) Cfr. UH1c10 ST0H1 c o pagna di Libia », voi. III.

1>ELI.O S TATO MAGGIORE nr,1,

R. Esrncr ro : " Cam-


[00

Le:: truppe dovevano trovarsi pronte alle 5 ndla schcha a sud dell'oasi di Zuara. Di là il Corpo d'attacco avrebbe avanzato su Sidi Abd cs-Samàd e la riserva verso sud - ovest, tino a raggiungere una striscia di gia rdi ni cingenti a sud la sebcha, per fronteggiare le provenienze eia Sidi Milàd, a garanzia delle spalle e dd fianco del Corpo d'attacco. Alle 5,15 il grosso di questo Corpo muoveva su due scaglioni, a distanza dì 6 o 700 metri l' uno dall'altro: il primo, formato di due battaglioni dell ' 1 i'' Fanteria, due dell '8f, una hatte ria 1906 cd una da montagna: il se(()ndo costituito da un battaglione dell '84\ uno dell' 1 r'' Bersaglieri e da due batterie come quelle del primo. Precedevano i due Sl]Uadroni: lìandicggi:iva a sinistra, a circa 100 metri d'intervallo. la colo nna crit.rca. Obbiettivo del primo scaglione Sidi Abd es-Samàd; degli Eritrei il costone orientale di quelle alture. Seguivano i servizi, minutamente preordinati, con largo impiego cli autocarri.. Superata focìlmeme la zona piana, fatta sgomberare dai piccoli gruppi nemici di vigilanza, che :1vevano sparato qualche colpo, alle 7 sì raggiunsero, srnza incontrare molte resistenze, le alture e si occuparon<i subilo, col primo scaglione ad est del marabutto cd il secondo aJ ovest, ciascuno con le proprie riserve a ridosso. 1 n:partI nemici sfuggiti all'a:z.ione si raccolsero sul margine delle oasi di Regdaline e di el-Gemìl, dove furono raggiunti dai colpi delle nostre batterie. Non così facilmente raggiunsero il loro obbiettivo a sinistra i battaglioni eritrei e gli squadroni, avendo dornto agire col fuoco e con la baionetta. Vinta (]Uesta prima resistenza, essi continuarono la loro offensiva verso l'oasi di el-Gemì l, sotto ìl vivo fuoco nemico; ma, poco dopo, essendosi manifestata sul loro fianco sinistro la minaccia di una grossa colonna, dovettero fermarsi e far fronte da quella parte. A loro sostegno furono allora inviati dal generale Lequio i due battaglioni dell' 11° Fan'teria. Frattanto il ge nerale Garioni, che eia Sidi Abel cs-Samàd aveva visto il movimento di (]uella massa nemica, mandava ordine alla riserva divisionale di lasciare la batteria da 149, con la scorta di un battaglione, e di spostare senza indug io il resto (un battaglione del 57° Fanteria, quello del 34°, il battaglione Alpini <<Fenestrelle )), la batteria da montag na ed il plotone di Cavalleggeri) sulla sinistra degli Ascari, per sostenerli e possibilmente prendere di fianco la colonna avvcr~:1ria. Erano le 8,10. Con tre battaglioni tolti da Sidi Ahd es-


IO I

Samàd, dove i lavori di rafforzamento e/ano già bene avviati , vn1i v.1 intanto formata una nuova riserva. Alle 9,25, la colonna Tassoni, raggiunte le altun.: di front e :il l'oasi di el-Gemìl, dopo una marcia mirabilmente compiuta sott o la sferza del sole canicolare, si accingeva a converger e a sinistra degli Ascari, quando fu colta sul proprio fianco sinistro eia un nutrito fuoco proveniente dai giardini degli Ulàd Macabra. Si impegnò tosto un vivace combattimento, che durò fino alle n , r5, alla quale ora il nemico, respinto, si rifugiò nell'oasi di el-Menscìa. Dopo breve sosta, il generale Tassoni, lasciato qualche reparto a g uardia di quei giardini , riprese l'avanzata, inviando il battaglione (< Fenestrelle >) a rincalzo degli Asca ri impegnati ancora verso el-Gcmìl, e più tardi, avuto un rinforzo <li due battaglioni dell'II 0 Bersaglieri della nuova riser va divisionale e di. una batteria da montagna, vi mandò anche questi col rimanente delle truppe. Si arrivò così fino a poche centinaia di metri dall'oasi di el-Gemìl , attraverso una zona cosparsa di cadaveri nemici, e vennero dispersi gli ultimi gruppi di ribelli che vi sì erano annidati.

Le operazioni nell'Egeo. Durante le o perazioni per la conquista di Rodi, già da noi c~p<J-ste nel volume IV dì quest'opera, si distinse anche il battaglio ne Al pini ,< Fcnestrdle ,), al coman<lo <lei .m aggiore Eraldo Rho, il 1.1 u.ik })artccipò con molto onore anchc ;11la battaglia di Psitos. Il battaglione ,e F enestrclk ,1 s'imbarcò a Tripoli, dove fu sostituito da un battaglione del 40° r eggimento Fanteria, e si un l a T obnik alle altre truppe, che vennero sbarcate il 4 magg io nel porto di Kalitheas, da dove raggiunsero Rodi. Secondo gli ordini del generale Ameglio, comandante il Corpo di spedi z ione, .il h:lttaglione (' Fenestrelle " • imbarcatosi a Rodi e sbarcato sulla spiaggia di Malona, doveva marciare su Platania, per concorrere a sbarrare ai Turchi ogni via di ritirata e Lluindi avanzare verso Psitos e contribuire all'accerchiamento del nemico. Tali compiti vennero assolti dagli Alpini del '< F enestrelle » col consueto valore.


VI.

OLI ALPINI IN CIRENAICA

Durante la cuJH.JUÌsta Jclla Libia, gli Alpini dovevano avere, per ragioni Ji terreno, un più utile impiego in Cirenaica, dove essi si dìstin sno in particolar modo, specialmente nell a difesa di Dcrna e nei cnm hau imenti di Csar el -Lchen , dì Sidi Abdalla e di Sidi Garh?1:1. La prima occupazione di Dcrna fu dkttuata, il r6 ottobre 191 r , dai pochi Marinai dell 'ammiraglio Presbitero, rinforzati il 26 da un contingente dcll"csercm1. Attorno al m argi ne della nostr;1 (Kc11p.1zionc, gradualmente rìnfo1z.at;1. ~1 ~tatenarono Hl tuuo ì'i11vn110 19 11 - 1:!. 1 violenti attacchi dei Turco - Arahi person:1 lmrnte guidati da E11vcr Bey. Particolarmente sanguinosi i combattimenti dd 24 novembre all'Uadi Dcrna, del 27 dicembre. 16 gennaio e 12 fchhr;,i,> contro la nostra ridotta " Lombard ia ·, . A Derna era g i:1 ~ha rcato con k prime truppe, C1)lllt abbiamo gù dello, il battaglione Alpini u Saluzzo n ed ai primi di dicembre vi _2iunsero anche i battaglioni ,e Ivrea ,, del 4° reggimento cd ,, Edolo " del 5··. Con questi due battaglioni Alpini e col battaglione ,, Saluzzo ,, ve nne costituito un reggimento di formazio ne. al comando del colonnello Giovenale Gisla: mentre un altro battaglione, il " Verona )} dd 6° rcggimt' llto. ~ha rcava a T obruk. li batt:1glionc ,; Ivrea " , compos to di ,montanari delle va lli d 'Aosta e di Lanzo, era agli ordini del tenente colon nello Riccardo T cdcschi ed a,Tva i capitani Luigi Sapicn:1.;1, Giovanni Pictr:1 cd Alfonso Sibille. Al conu ndo del battaglione ,, Edolo ,, er;1 il maggiore Al fonso Ruzzcnenti , coi capitani G iuscppc Trelmldi e Giacomo Galvagno. Comandava il battaglione ,, Vero na " il maggiore Umberto Zamboni, che aveva in sottord ine i capitani Attilio Bcrnasconi, Carlo Carlini e Francesco G::ikazzi .


Dopo il 22 dicembre anche il battaglione Alpini " Verona " venne trasferito a Derna, dove, insieme ai battaglioni r( Saluzzo II cd « Edolo H , protesse validamente i lavori per la costruziom: ddl'ac~1ucdotto.

La ridotta ,.· Piemonte ,.. . Reparti del battaglione •< Saluzzo ,,, intenti a lavori di fortificazione verso il margine dell'altopiano sovrastante a Derna, furono improvvisamente attaccati dagli Arabi, numericamente superiori. Sfruttando gli appigli del terreno, gli Alpini del « Saluzzo )> reagirono con calma e precisa azione di fuoco, nella certezza che i loro compagni non avrebbero tardato ad accorrere in loro soccorso. Ed, infatti, il pronto e deciso intervento· degli altri reparti del battaglione, accorsi al combattimento, decise l'esito vittorioso della lotta, mettendo in fuga gli attaccanti, che furono costretti a lasciare in nostro possesso anche un fortino, il cui presidio, comandato da un ufficiale, venne costretto ad arrendersi. A fare più durevole il successo provvidero i difensori della ric otta <, Piemonte>, .

La ridotta

«

Lombardia .

Il nemico, però, non desistette dai suoi tentativi e nel febbraio rinnovò il suo attacco contro una delle nostre opere difensive avanzate, che gli Alpini del f reggimento, che l'avevano costruita a malg rado di ogni difficoltà, avevano chiamato ridotta « Lombardia >•, presidiata dalla 51a compagnia del battaglione <( Edolo ,, (capitano Treholdi). La notte tra \'11 cd il 1 2 febbraio la ridotta venne investita improvvisamente da un intenso fuoco di fucileria e circondata dai ribelli , assai numerosi e decisi a conquistarla. Gli Alpini risposero col fuoco , costringendo il nemico a rimanere a distanza. Dipendeva tatticamente dalla ridotta ,, Lombardia » e ne faceva parte, anche se si trattava dì un'opera staccata, la torretta •<Milano >> , presidiata da 18 Alpini al comando del tenente Cesare dc Coularè. Dopo avèr fatto consumare ai suoi uomini tutte le munizioni contro il soverchiante nemico, l'ufficiale risolse di tentare una sortita per


.1prirsi la strada tra le orde beduine e per raggiungere la ridotta. L ·ardita <1zione ebbe un esito felice ed il drappello riuscì a rientrare nella ridotta, bcncl1è deciinato, scm prc al comando del tenente de Coularè, ripetutamente ferito. Into rno alla ridotta <• Lombardia ,. il nemico, a malgrado delle t'.ravissime perdite. continuava intanto ad attaccare, era pervenuto ai ~cticolati e tentava di superare la cinta della ridotta. La compag nia -

I .a rìd()/1// ,, I.omburdia " ·

i cui ufticiali , dal capitano Trcboldi ai tenenti Napoli e Mazzoli cd al sottotenente Calvi, gareggiavano in valore e si prodigavano nell'incoraggiare con l'esempio e con la parola gli Alpini - resisteva eroicamente, quando il rnma ndante il battaglione, maggio re Ruzzenenti , non ricc\'e ndo notizie della compagnia, perchè la linea telefonica era stata taglia ta, ed i ntucndo il pericolo nel quale essa si trovava, inviò verso la <, Lombar'dia i , le compagnie 50° e 52', k quali sorpresero i ribelli. attacc:mdoli alle spalle, proprio mentre i difen sori della ridotta. es:rnritc le muni z ioni. cercavano ancora di respingere il nemico con le pietre. Ma i soccorsi o rmai affluivano da ogni parte ed alle compagnie del battag lione Edolo J> si erano aggiunte anche guelle dei battag lioni <<Verona ,, ed <• [vrea J; , così che il nemico, ormai decimato, si da\'a alla fuga. abbandonando sul terreno non pochi morti e numerosi feriti. (<


"'5 L'episodio della ridotta <• Lombardia )) - scriveva Ersilio Michel - fu forse quello in cui più fulgido, ndla campagna libi ca, ap parve il valore degli Alpini. « Nella notte dall'u al 12 febbraio 1912 , all'improvviso, appro fatando di una profonda oscurità, parecchie centinaia di Beduini, cht: si erano avvicinati strisciando sul terreno, tentavano di forzart: l:t linea e di dare la scalata alla torretta. << Ma gli Alpini vigilavano e subito, dato l'allarme, tutti erano pronti a respingere l'assalto. Lotta lunga, ineguale, ostinata, corpo a corpo. 1 Beduini, decisi ad ogni costo a dar la scalata al muro, si afferravano alle canne roventi dei fucili dei nostri. L'Alpino Camillo Bonini di Colorina (Sondrio) si sporgeva animosamente dal parapetto per sparare al basso e veniva due volte ferito. Un altro, Pietro Personeni di Taleggio (Bergamo), graffiato profondamente alla mano destra da un Beduino, si protendeva dal muro e con una potente spinta rovesciava l'assalitore. Tutti combattevano con g rande valore e con accanimento, con le baionette e coi pugnali; ma, dopD aver protratta ia resistenza tiuanto era umanamente possibile, i difensori erano obbligati a ripiegare di fronte alla forza del numero e alla feroce rabbia del nemico, che aveva veduto ca<lnc molti dei suoi. <( Data la situazione e la distanza, il ripiegamento era lento, lungo, aspro e difficile. Di tratto in tratto quei prodi, nella maggior parte feriti, si ferma vano, caricavano alla baionetta gli inseguitori più vicini e poi riprendevano la loro rischiosa ritirata. Tre soli, Carlo Losa e G. I3. Salvol<li da Bergamo e Gian Paolo Izzi da Rocca S. Stefano (Roma) lasciavano la vita nella valorosa difesa e nell'aspro cammino. Gli altri, col loro comandante, ferito alla mano e contuso al ginocchio, raggiungevano la ridotta << Lombardia Jl , attorno alla quale si andava successivam.ente sviluppando l'attacco in forze dei Beduini, condotti dallo stesso Envcr Bey. « li capitano Treboldi non perdeva il suo sangue Crt:ddo t: con grande avvedutezza prendeva tutte le disposizioni atte a fronteggiare la situazione, che, per il soverchiante numero dei nemici, si presen tava subito g rave e difficile. Ma era fermamente deciso :illa più disperata resistenza e la medesima salda ri soluzione era in tutti i suoi soldati, anche in ltuelli che già avevano Jovuto lo,gorare tanta parte delle loro ,forze nella lotta alla torretta « Milano i,. Erano, tra questi, il sergente Gino Pacchiani da Firenze, già ferito al capo e tutto pesto ed insanguinato, e l'Alpino Antonio Valsccchi da Civa te (Como), bravo tra i bravi, che, non curando le proprie ferite, si adoperava effi-


106 cacemcntc coi compagni a respingere i nemici, che tentavano la scalata ddla ridotta e, la nciandogli contro un macigno, riusc iva a rovesciare uno degli assai ito ri. ,. La difesa continuava imperterrita e magnifica per circa un 'ora e mezzo, fino all'esaurimento quasi completo ddlc muniz ioni. Allora ìa situazione diveniva estremamente critica e si ricorreva, ultima risorsa. alla esplosione di tre focate (mine), i cui fili comunicavano con un esploditore posto al centro ddl ·opera fortifica ta. ,, Ma frattanto la lunga resistenza aveva dato tempo all'accorrere di rinforz:i del battaglione, condotti dal maggiore Alfonso Ruzzcnenti da Dolcè (Verona) che, sotto il fuoco intenso dei Beduini , dava senza indugio le pit1 o pportune disposizioni per respingere il nemico e riprendere il pie no possesso ddla po~izìonc. Il capit:mo Giacomo Galvag no da Onnea (Cuneo). antico uHìcialc d'Africa e già tre volte decorato dd segno· dei prodi, guida v: t :rnimo~a mentc la !;lla compagnia all':i~~aho dei tnnceramenti estern i delb ridotta, già U n . tipino a Derna. ncn1pati dai Beduini . .. Tutti, graduati t.: soldati, sì portavano con magnifico slancio e combattevano con grande valo re, dimostrandosi degni compagni di quei primi 18 prodi della torretta " Milano " · Alla fine il nemico, che si e ra ritenuto sicuro della vittoria , veniva ricacciato da tutti i punti con gravissime perdite, ed E nve r Bey, che ;:iveva diretto l'attacco, vedeva, per la bravura e per la prontezza dei nostri, svanire le sue speran1.e "· Tuttavia egli non desistette dai tentativi di rioccupare la città ed il presidio di Derna dovette sopportare le maggiori prove: sia a causa ddl':1ccanimento del nemico, sia per le condiz ion i del ter ren o, che, costituendo una zona molto accidentata, ricca d i burroni con forti a ngoli morti , resi più sicuri dalla vegetazione delle valli, facilitava le insidie cd offri va ai ribelli sicure linee d i attacco.


Date appunto le condizioni del terreno, i nostri colllh:11111 m·1111 intorno a Derna non potevano avere un carattere dccisamc ntr offrn sivo, pcrchè sarebbe stato imprudente e pericoloso avventurarsi in 1111.1 zona così impervia e così favorevole agli agguati del nemico. Tuttavia il comando del nostro presidio cercò sempre di albrgarr la zona intorno all'abitato, in modo da rendere sicura la vita dcll :1 popolazione e da migliorare continuamente, con opportuni lavori. la clifesa della piazza.

Il combattimento del marabutto di Sidi Abdalla. Dopo la vittoriosa resistenza della ridona " Lombardia n, e precisamente il 3 marzo, si svolse il combatti.mento di Sidi Abdalla, nel quale il nemico, pur disponendo di forze super iori e combattendo nelle condizioni a lui più favorevol i, subì una rurova sconfitta, specialmente per il valore dei nostri Alpini. Mentre un battaglione del 23" Fanteria era intento ai lavori presso il marabutto di Sidi Abclalb, venne auaccato cli sorpresa. Il battaglione si (li(cse energicamente col fuoco; ma le forze nemiche aumentavano sempre. Allora, in soccorso del battaglione del 23" reggim ento, venne in viato un hatt <1glio11e del 35° e subito dopo un altro del 1.6". La battaglia si svolgeva così su un fronte sempre più largo, quando accorse anche il battaglione Alpini r, Edolo " e, poichè la solidarietà degli sforzi degli Alpini lomhardi non era sufficiente di fronte alla prepanderanza del nemico, si affrettarono a partecipare al combattimento anche g lì Alpini piemontesi del!' (( I vrea n cd i veneti <lei u Verona )) , costringendo i ribelli a ripiegare verso il Bu Msafer. Nuove e più numerose forze arabo - turche contrattaccarono gli inse~uitori, min,1cciando di tagk1rli fuori dal grosso, costituito da una brigata di Fanteria agli ordini del generale Capel lo. I bravi Fanti appoggiarono g li Alpini, contribuendo alla vittoria ( 1). (1) Interessante l'encomio tributato .1gli Alpini dal generale Capello. il quale ricorch1va con orgoglio di e~~cre ~•aro :inch'cgli un Alpino : Cm.u N DO DEL!.A ZoNA OVEST N. 184 P. R. Ai 8au:1glioni Alpini: " Saluzzo ", << EJolo ", ,, Ivrea », << Verona ,.. Alpini 1 lo ebbi già o,c:1sionc di :11nmirarc la vostra condotta csem!>larc nei pa,~ati fatti d'arme ; più volte. com e comandante di zona. vi tribucai con sincero c<>r11


108

l ribelli, ripassato il vallone <lei Bu M~afer, si sottrassero al combattimento per .ritentare l'attacco con forze sempre maggiori tre ore dopo, decisi ad impadronirsi del marabutto, a malgrado delle gravi perdite subite. Anche i nostri battaglioni avevano perduto non pochi uomini cd ormai avevano consumato quasi tutte le muniz ioni, 4uando entrarono 111 linea il 28° regg imento f\rntcri:i. llll battaglione del 4o'' ed il battaglione Alpini " Saluz1.o », il quale riuscì a sventare un tentativo di aggiramento effettualo dalle lruppe regolari turche. Cadde alla tcst:1 della sua compagnia il capitano Bono ed anche .!!li altri repani subirono dolorose perdite; vennero feriti gravemente il maggiore Ru zzenenri, rnhitn ~nstituito nel comando dal capitano Gal vagno. poi promosso m aggiore per merito di guerra, ed i tenenti Fausw Bi:111chi del battaglione " Vaona "i Luigi Tronchetti e Gio-v:111ni Esp<15ilo del battaglione <( Edolo ,,; ma il tentativo dei ribelli fallì ed i gruppi nemici, ,che già erano riusciti ad infiltrarsi nelle nostn: po~izioni, ycnncro accerchiati e ben pochi rimcirono a mettersi in salvo con Li fuga. Dopo l'eroica difesa della ridotta " Lombardia " cd il combatti111en10 di S1di Abdalla , il nemico. non osa ndo pilt :maccarc: decisap1ac1mc11tc,, w n 1ntnn;1 g iOJa, la mia ca lda pa ro.la di loclt· pe rch è <loYunque e sempre' vi , i<è{c dim,,, tr;ni forti l' , af"' osi ,c,l&1ti. ,emprc a,-c te :,;1p 11to h: 11nc a lto t'.d imm acolato il m,rne ddk no,1 re armi e della G rande Patri:1 Italiana. Il combttirn eut o del 17 gennaio e quell o notturno J dl'i 1 - 12 f ebbraio rimarranno memor:1hili t r;1 i fast i d el C-mpo di , pe cl izion(' <' dei vostri meravig liosi battag lioni. Contro il vostro im peto offrnsi,·o , che no n ,·ac illa mai. si spezza b furia fan:itica Jd nemico c. ,1u a ndo brandite al sole le belle armi, alzando il vo stro te rribik grido di g uerra. !:i Vittor\a vola e canta in mezzo a Voi. E ' un antico alpino dtl battaglione ·· Val Maira " che vi !)aria. un alpino di trenu anni fa, che, qua ndo Yi vede , non può non ricordare i tempi della sua giovinez:t.a , l'a lpe nativa. F. come ta le io vengo ogg i tra i miei fratelli d ' un tempo, tra i grandi e m od esti eroi del 5 dì nurzo. Alp ini ! ,\ no me dei ìra tc lli ddh /.o n,1 l!LLi,lc:ntak, i auali l'alurosamente combatterono al vostro lianco in <1uelb indimenticabile g·iornat:i. depongo fiori sulle tombe: <ki cadut i e, con affrt to di pad re:: e di amirn, \'l stringo la mano forte e ~icura. bra,·i e hei solda ti ,klla front iera, invitti cJ invinc ibili eroi della montag na.

D erna. (, ma rzo

19 12 .

li Jfaggion' generale comandante l,1 z ona rwest Cencra lc C.unw


I C l)

mente, disturbava gli abitanti ed il presidio col tiro dei fucili e dei cannoni; cd il generale Reisoli decise di por fine a<l un tale staio di cose, dannoso alla nostra sicurezza ed al nostro prestigio . All'uopo vennero riuniti a Derna tutti i battaglioni Alpini disponibili, i quali costituirono una brigata agl i o rdini del generale T o m maso Salsa. Il 1° reggimento Alpini speciale, comandato dal colonnello T edeschi, era formato dai battaglioni •( Mondovì>> (tenente colonnello Arista), « Ivrea >> (capitano Luigi Sapienza) ed (<Edolo>• (maggiore Lorenzo Barco). Il 2° reggimento, al comando del colonnello Luigi Dalmazzo, era costituito dai battaglioni e< Saluzzo >) (maggiore T amagni), « Fenestrelle >> (maggiore Rho) e <, Feltre )) , quest'ultimo giunto da poco in colonia.

Il combattimento di Csar el-Leben. Tra .i primi obbiettivi da raggiu ngere, per allargare la cerchia delle fortificazioni intorno a Derna in modo da rendere sicura la città da ogni minaccia, c'era il costone sul quale s'innalzava Csar el-Leben (castello del latte), costone che dominava la pianura di El Fctcja ed il vallone di H crnasat Ezzonni, sino oltre al marabutto di Sidi Az iz: nonchè l'altura di C asa Aronne (1), la quale a sua volta dominava ruadi Bent e la regione ad est di esso. Il limite della nostra occupazione era rappresentato dal vallo ne di Bu Rucs o Dernina, che correva, davanti alla ridotta « Piemo nte ,,, al fortino turco ed al fortino del Rudero. La nostra azione s'iniziò il 14 settembre e si protrasse per 4 giorni, tutti di lo tta continua ed accanita, durante la quale g li A lpini fecero prodigi di valore. Mentre, per ingannare il nemico sul punto sul lJ Uale si sarchbe !-volto l'attacco decisivo, la brigata di Fanteria del gener ale Capello eseguiva dimostrazioni in corrispondenza del setto re ovest, sulla sinistra dell'uadi di D erna, davant i alle ridotte (, Verona ,;, ,< Lombardia n e <(Calabria", avanzando sino al vallone di Bu M safcr, e mentre la brigata del generale Del Buono puntava su Csar cl-L eben, la brigata alpina del generale Salsa avanzava su Casa Aronne, con l'e5trema sini stra all'uadi Bcnt. Agli Alpini era affidato il compito più (,) La Casa portava ancora il nome del costruttore italiano.


l ]

o

arduo, date le difficolt?1 oppmlc dal terreno, solcato da molti e profondi burroni. L'azione della brigata Capdlo cbbc un esito favorevole e riuscì ad attirare nel suo scuor<.: di :izion<.: gran numero di nemici ; mentre

.·l i C.1tlllfi dd 5°

regg1111t:n10

Alpini

p re;so

/)em a.

k brigate Del Buo no c Salsa, respinto risolutamente j[ ncmtco, pervenivano :tlla conL1ui~t:1 dei lo ro o bbiettivi. Le tre brig ate sì schierarono quindi, forman do un gra nde arco. Gli Alpini occupavano il fronte dal mare, lungo il Bent, col centro a Casa Aronne e la destra verso Csar cl-Lcbcn, su una .linea di circa cinque chilo m etri.


I I I.

Contro questo nostro schieramento Enver Bey volle t<.: nt:in.: la rivincita cd, all'alba del 17, nuclei di Beduini attaccarono cli sorprcs;1 il nostro fortino, presidiato da 25 uomini, al comando del t<.: rn:nlc Musmeci, il quale, dopo aver perduto cinque soldati, dovette ripi <.: gare. Ottenuto questo primo successo, il nemico riuscì ad incunt:arsi nel valloncello del Bu Rues per tentare di prendere i nostri alle spall e: ma il capitano Boccalandro, del battaglione t< Mondovì )), accortosi del tentativo dei ribelli, non tardò a farlo fallire, cosicchè la breccia aperta sul nostro fronte potè chiudersi ed i Beduini, che erano riusciti ad aprirla, rimasero circondati e vennero uccisi o presi prig10men. Le perdite riportate dal nemico furonQ ingenti; ammontarono ad oltre 800 morti; ma, a malgrado <lell'insuccesso, Enver Iky effettuò verso sera un nuovo attacco contro Casa Aronne; ma anche il nuovo tentativo venne respinto dagli Alpini e dagli Ascari, che uccisero circa oltre 400 nemici . Nella giornata di Csar d-Leben tutta la brigata alpina combattè eroicamente fino alJa vittoria ed in particolare si distinsero: le com pagnie del capitano Parodi del battaglione <• Mondovì n e del tenente Armani del battaglione « Saluzzo ,. e l'intero battaglione ,, Fcncstrel le .>' . Rimasero feriti i tenenti <lei battaglione Mondovì >1 : Oggerino cd Orsi, il quale ultimo morì il giorno dopo, in seguito alle fe rite rÌpùrtale. Dopo la vittoria, Derna fu cinta da una linea di Artiglieria assai più estesa ed atta ad assicurare la tranquillità dell'abitato ; ma occorreva allargare la cinta stessa in corrispondenza del settore occidentale. <{

Il combattimento di Bu Msafer. Intanto giunse in colonia anche il battaglione Alpini « Tolmezzo l> cld1'8° reggimento, comandato dall'allora tenente colonnello Cesare Caviglia, coi capitani Armando Dc Strobcl, Angelo Bay e G iuseppe Fantoni. Esso partecipò alle nuove azioni, effettuate il giorno 8 ottobre, per assicurarci il possesso del vallone formato ad ovest di Dcrna dal Bu Msafer. Secondo il concetto del nostro Comando, le truppe del generale Capello, con reparti delle brigate « Casale l> e « Livorno ))' dovevano tenere saldamente la sponda destra dell 'uadi ; mentre la brigata al-


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pina, rinforzala da tre b:1tterie da montagna e da due battaglioni Ascari, doveva muovere, sempre al comando del generale Saba, lungo la spiaggia, per chiudere lo sbocco in mare del Bu Msafer. Il battaglione " Edolo >) (maggiore Lorenzo Barco), lungo la sponda orientale dell'uadi , doveva prendere contatto con i Fanti del generale Capello ; mentre il resto della brigata alpina doveva risalire la sponda occidentale dell'uadi verso b regione Tcmsichet. Il terreno, validarm:nte difeso dai Beduini, opponeva difficoltà assai gravi: diflìculL:t che poterono ven ire superate soltanto per le opportune disposizio ni prese daì Capi e per il valore del.le truppe. Secondo gli ordini ricevuti, alle ore 10 il battaglione << Edolo )• potè prendere il coll egamento coi Fanti, ed il grosso della brigat:i alpina, col 1" reggimento in testa cd il batta~lione << Ivrea ,, in avan!!,ll:trdia, occupava a 1x>co a poco il Temsichet, subendo perdite non lievi; m :1 snidando i ribelli da ogni piega del terreno. Alla sera il battaglione ,, Edolo )) ' dopo avere adempiuto il suo compito, passò anch'esso il Bu Msafer e si riunì alla brigata alpina, la quale, collocati gli avamix>sti, bivaccò sulla linea raggiunta. L ',l\'anzata venne ripresa il giorno dopo. respingendo le successive resistenze effettuate dai Beduini e, raggiunti per la regione Braksada g li uadi Ennaga e Buscimmaro, la brigata pasS<> nuovamente la notte ;.11l 'addia;cio. gi:ì in vista del gros;o delle truppe di Envcr Hey. Il gc~eralc Salsa aveva già emanato le disposizioni per effettuare, la mattina dopo, l'azione risolutiva, l}Uando peryenne l'ordine di rito rnare nella piazza forte. P er evitare le perdite e per ingannare il nemico, il 1° reggimento della brigata eseguì allora un attacco dimostrati vo, che permise al grosso della colonna di ripiegare ordinatamente e quindi segu1 la briga ta , proteggendone la marcia e sostenendo combattimenti di retro-

guardi:i. Nell'assolvere il difficile compito affidato al 1 4 reggimento, si distinse partìcolarmcntc la compagnia Sibille del battaglione << Ivrea)>; battag lio ne che era stato impegnato in tutte e tre le giornate, combattendo con molto valore. Dello stesso battaglione si di stinsero: il sottotenente Lazzaro dc c~stiglioni. che diede al mo plotone un costante esempio di serenità nel pericolo; il tenente Ricca Roseli in i che, caduti feriti i sergenti della sua sezione mitragliatrici, fece di tutto ed intervenne personalm ente perchè le sue armi non restassero mute.


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Si distinsero inoltre il capitano Remigio Perrotti del l>anaglionc: come dice la motivazione della mcJaglia d'ar gento al valor militare conferitagli - << comandò con grande slam io ed intelligenza, sempre primo dove maggiore era il pericolo ": il sottotenente Angelo Vigliccco cd il tenente Guglielmo William dc:' battaglione « Fenestrelle l) ' i quali, benchè feriti, non vollero abbandonare il loro posto di combattimento; il capitano Giulio Fantoni del battaglione <( Tolmezzo )> che, rimasto privo di subalterni , trascirn'i con la parola e con l'esempio la sua compag n:a al di là del Ru M ~afc:r. « Ivrea », il quale -

10.


VII.

LE OPERAZIONI DOPO LA PACE CON LA TURCHIA Come abbiamo g ià narrato nel TV volume di quest 'opera, la Turchi:1 scmlirav;i aliena dal continu;1re l;i resiste nza ed il 15 ottobre 1912 ad Ouc hy venne preparata la pace di Losanna che, pur facendo cessare le ostilit à d elle truppe regolari turc he, non porlÒ la desiderata. tran~1uillit~1 nella nuova colonia, dove fummo costretti a combattere ancora a lungo contro i ribelli . Il 1" novembre 191 2 sbarcarono in Libia i battaglioni Alpini ,. Susa ,, e <, Vesto ne ,,. Il primo, appartenente al 3" reggimento e ... omandato dal tenente colo nne llo Ro be rto Bassi no, sbarcò a Tripol i. Ne comandavano le compagnie i capitani Filippo Perussia, L eopoldo Soria e Federico Ferretti . li battaglione « V esto n e ,, , del 5° reggimrnto, era comandato dal tenente colon nell o Emilio Codini ed aveva i çapitani Maffioli , Robba e Boeri.

Il reggimento Alpini speciale. Poic hè i focolai della ribellione, g ià p reval enti in C irenaica, si e rano accesi anche in Tripolìtania - d ove l'ambizioso El Baruni, già Deputato a Costantinopoli, ra ccolte alcune migliaia di ribelli, minacciava i nostri possedime nti - i battaglioni 1< Susa ,, e ,, Vestone ,,, uniti al « Feltre ,, ed al « Tolmezzo)' , formarono un reggimento Alpini specialè che, al comando del colonnello Antonio Cantore, fu impiegato. per re ndere più sicure le n ost re comunicazioni, verso la region e del Gariàn , n ella quale El Baruni aveva raccolto ì ribell i . ._ L e operaz io ni per Jibèrarc tutto il sud t ripolino si svolsero nel r9 13 e ven ne ro affidate al g e nerale Clemente L equio, alla cui d i pen d en za fu posta l a brigata del gene rale M o ntuori, costituita di un regg imento Bersaglie ri e del regg imento Alpini Cantore (battag lio n i •· Susa 1; , ,. Vestone i ,, " Feltre ., e ,. Tolmezzo,,) .


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El Baruni, che a mano a mano che i nostri avanzavano si riti rav:1 sempre più a sud, contentandosi di disturbare le nostre colonne con gualche fucilata, tentò di sorprendere i nostri avamposti a T c:bc:ch1t ; ma il battaglione «Tolmezzo », aiutato dal «Vestone }) e guidato dallo stesso colonnello Cantore, sventò l'insidia nemica e sbaragliò i ribeJli. ·

Il combattimento di Assaba. Un analogo tentativo venne fatto dal nemico il 23 marzo, ad Assaba, dove gli Arabi, ritenendosi più forti per l'arrivo di nuovi rinforzi e per i vantaggi offerti loro dal terreno, vennero sanguinosamente sconfitti. Il combattimento, iniziato dalla compagnia Baratta, avanguardia del battaglione « Feltre )>, si trasformò a poco a poco in una vera battaglia per l'intervento di tutta la brigata Montuori e provocò la fuga del nemico. Si distinsero il colonnello Cantore che, marciando in testa al suo reggimento di formazione, ebbe due cavalli uccisi; il battaglione <• Tolmezzo n, che rinnovò per sette voite i suoi assalti contro le posizioni nemiche, cd il battaglione «Vestone: ». Rimasero feriti i tenenti Guido Pistoia del battaglione «Vestone)>, Carlo Carini del « Fehre » ed i sottotenenti Antonio Graziosi ed Alfredo Allegra del " Tolmezzo )) , A] battaglione <<Tolmezzo)> venne conferita, per il valore dimostrato, la medaglja d'argento ed al <e Vestone >1 quella di bronzo.

Circa il combattimento di Assaba del 23 marzo 1913, ,he dohbiamo considerare decisivo nella lotta contro i ribelli di El Baruni, il generale Roberto Olmi, nel volume già più volte citato, così si è espresso: « Per operare con tro i ribelli che, guidati da El Baruni, si opponevano, dopo il trattato di pace, all'occupazione italiana in Tripolitania, era stata allestita una apposita Divisione, la cui Fanteria, agli ordini del generale Luca Montuori, comprendeva il reggimento Alpini speciale di Cantore e un certo numero di battaglioni di Bersaglieri e di Ascari eritrei.


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,, Dall'oasi di Zanzur, dove Cantore aveva raccolto i suoi battaul ioni. dOf)() averli rnes~i a dura prova per accertarsi che sapessero :,,marciare, coi loro za inoni da Alpini, sulla sabbia arroventata e sotto 1·1 violento e soffocante ,, ~hihli ", g li Alpini muovono il IO dicembre verso l'altopiano del Garian, dove piantano le tende: dapprima attorno al c~ar Garian e successivamente nei pressi di Tcbedut. " Mentre krvono negli alti Clllnandi va ni tentativi di accordi col Capo ribelle FI Baruni ..~li Alpini di Ca ntore tagliano nella roccia del Gebcl una rn;1gnilica ~t rada c 1mionabik, con perfette opere d'arte a secco, strada che co nsentir:\ il proseg uimento, da Azizia e da Bu G hei lan ve rso I 'al topi ano, delle nostre autocolonne, destinate a stupi re k arretrate popolaz ioni della Gefara con l'apparizione dei modcrni s~imi autocarri 18 B.L. " L'a nnuncio di una prossima avanzata e l'inizio di una bella nevicata durata tre giorni giungono insieme, verso la fine di febbraio, aJ alzare il morale degli Alpini. Cantore, impaziente di agire, va ogni giorno, a cavallo del suo cavallo lii:1nco, a rico noscere il terreno, bu se:1ndosi fuci late. ,, Il 2 1 marzo. VcnerJì S:1nto. vnso le due di notte, gli Arabi attaccano una delle ridotte innalzate J ai nostri a protezione degl i accampamenti. L' allarme si estende in breve su tut:to il fronte e la sparatoria si fa generale. "' Qualche ora più tardi un :1ltro g ruppo di Arabi attaccava il cmiòdetto " ridotto notturno •·. pn:sidiato da un plotone del ,, Vestone \I . Gli Alpini reagiscono con -ammirernle prontezza e così decisamente, da ricacciare il nemico, con trattaccandolo e catturando i primi prigionieri. rn t!uesta circostanza il sottotenente (;iacomo Carboni ebbe la promozione a tenente per merito di guerra. <· Fù1almcntc, il .23 marzo, g iorno di Pas<.1ua, la bella battag lia in campo aperto, coi battaglioni marcianti affian cati , con le lucide trombe pronte ;1 suonare l'assalto. ,, Assaba ! Le gagl iarde batterie Aw)gadro di Collobia no e Cerm<:l li del 1" reggimento Artiglieria da montag na . schierate sulla linea delle ridotte, salutavano gli Alpini che le oltrepassavano; e battute di spirito. nel classico gergo alpino veneto-piemontese, si intrecciavano fra q uei bravi fa nciulloni , figli delle stesse montag ne e legati fra loro da una g-rande, reciproca stima e fiducia . ,. L'ordine d 'o pcrazioni di Cantore si riduceva a due parole, anzi ad una sob parola, ripetuta ad intermittenza : 1, Avanti' Avanti! >• e c1ud la estrema scm plicit:Ì. d i ordini si mant<:rrà costante per tutta la


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d urata della ca m pagna libica, tanto da indurre gli Alpini ad aggiu11gere ai vari appellativi del loro comandante, q uali « Toni 1,, o « Tugnin ,J, quello di « colonnello Avvanti-Avvanti )) e infine scmplin ·mente di « generale Avanti •) . •< I battaglioni andarono all'attacco così schierati: « Feltrc" c ,, Tolmezzo >) in prima schiera, col H Fcltre 1, a sinistra: « V esto ne n c ,, Susa ,, in seconda schiera.

Il genernle Ca ntore.

« Il famoso o rdin e ,, A vanti, a vanti ;1 sig nificava che, u na rnlta iniziato l'avvicinamento al nemico, non ci si doveva assolu tam ente ~irrcstare, anche se il nemico spara va . A rispo ndere al fuoco ci do vcvano pensare le batterie. L 'ordi ne di u n eventuale arresto per ris1XJ nderc al fuoco doveva darlo solo " lui n . F. così avve nne : il g rido cli « Avanti, avanti >> riecheggiava a ogni istante, ogni <p 1al vo lra il sibiiare delle pallottole arabe si intensificava, tanto d a tentare i soldati a buttarsi a terra e rispondere a! fuoco. E così i primi feriti furono tutti colpiti in marcia, come il g igantesco sottotenente Graz io si, appetitoso bersaglio specialmen te in piedi , co me il serge nte Lu nardon del <<Tolmezzo >), co l pito nell'ampi a bocca spalancata, mentre, marciando, ripeteva il g rido <' A vanti " del suo colo nnello . E così lo stesso Cantore si sentì cadere il suo ca vall o bianco, colpito al petto, e montò


IJ8 subito un altro cavallo, finchè, uccisogli anche questo, proseguì a piedi, continuando a marciare avanti a tutti, oltrepassando anche il camito tcn. colonnello Caviglia, comandante del ,, T olmezzo>•. Questo vecchio, valoroso uHìciale superiore si e ra fermato un attimo al riparo di uno degli sparuti alberi d'ulivo. ai piedi dell'altura di Assaba, forse per tirare il fiato, L}Uando si sen tì investire dal suo colonnello ed amico, che, mio pissimo, non lo aveva riconosciuto e lo apostrofava , ritene ndolo un Alpino r iluttan te, e poi finì per abbraccia rlo. ,, Ma orm ai si er:i g iunti ai ferri corti. L' Artiglieria da montagna aveva dovuto allungare il tiro per non colpire i nostri , e gli Arabi continua va no a sparare sugli Alpini. Il « Feltre •> e il <• Tolmezzo n aveva no a vuto i loro primi morti ed il sangue dei numerosi feriti , ci rca un centinaio, segnava le piste dei plotoni ava nzanti aflìancati. ru allora che Ca ntore, come per una evoluzione coreografica di piazza d'armi, dette l'ordine di assottigliare le formazioni , ordine a cui segu~, ripetuto dai comandanti di battaglione, il grido: (< Stendetevi I Fuoco!" · ,, li rabbioso, improvviso crepitìo di duemila fucili mod. 91, cui si aggiunge\'a, con ritornelli non meno rahbiosi, il canto delle mitragliatrici Maxìm dei tenenti Carini e Galassi, ebbe immediatamente il suo effetto. G li Arabi che, nonostante la minima distanza, pressochè invisibi li, si erano tenuti abbarbicati su quel brullo terreno. coi loro barracani ciel colore ambiente, coron a rono per llll momento l'altura d i Assab:1 <.: volsero prccipitosa1rn:ntc in fuga. ,< Non fu necessario che Cantore ripetesse il suo '< Avanti, avanti )), perchè la massa deg li Alpini si lanciò istintivamente all'inseguimento. Fra i prigionieri, quasi tutti feriti, fu trovata una negra morente, la quale teneva sulla schiena una bisaccia che, oltre ad un carico dì pacchetti di caricatori per fuc ili Mauser, conteneva un marmocchictto negro di pochi mesi di età . La do nn a, colpita a morte, ccssc'> di vivere dopo tjll.ilcbe ora, nonostantè le umanissime cure degli ufficial i medici al seguito degli A lpini ; ma i conducent i del Tolmezzo )> raccolsero il negretto, lo nutri rono per LJUakhe giorno non si sa come. finc hè poterono trovargli una balia. Il Cappellano Io battezzò e, poic hè il giorno della battaglia era la domenica dì Pasqua, gli fu da to il nom e di Past1ualin o. Fu in seguito regolari zzato il suo stato civile col cogno m e di ,, Tolmezzo,,: e Pasyualino Tolmezzo, dopo aver seguito con le sa lmerie del battaglione la vittoriosa avanzata su Jefren e Nalut, e aver partecipato in fasce al resto della campag na degli Alpini in Tripolitania cd in Cirenaica, fu po rtato in Italia, come fi (i


Ai Cuduti del/'8" reggimento Alpini.



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glio del reggimento, e affidato dapprima alle Suore e success.ivamentc ad istit1;1ti, dove fu allevato, istruito e curato fino a quando conseguì ia licenza dell'Istituto tecnico. Inviato, infine, all'Accademia di Modena, ne usd sottotenente nel 1933. Morì, qualche anno dopo, di malattia. « La vittoria di Assaba fu decisiva nella campagna contro i ribelli di El Baruni. Le varie tribù del Gebel fecero regolare atto di sottomissione e lasciarono libera l'avanzata agli Italiani, fino al limite del deserto e fino al confine tunisino. ,1 Il battaglione « Feltre » e il « Tolmezzo >' furono premiati con la medaglia d'argento al valor militare ed il <<Vestone>) con la medaglia di bronzo. La data del 23 marzo fu adottata per la <t festa >> del 7° reggimento Alpini e tale rimase fino a quando,-il 13 dicembre 1917, gli Alpini feltrini, inquadrati nel battaglione <( Monte Pavione 11, figlio del (< Feltre »,e tra essi non pochi reduci di Assaba, superando il loro stesso valore, consacrarono sulle pendici del Grappa, in Val Calcino, la data che fu scelta definitivamente per la festa del regg imento: quella del 13 dicembre,,.

La colonna Lequio, assicurate le nostre vie di comunicazione con piccoli distaccamenti e vinte facilmente le resistenze n emiche a Kikla (25 marzo), per Jefren e Giado - dove rimase di presidio il battaglione v Vestone» - giunse a Nalut, dopo aver percorso oltre 100 chilometri cd affermato il nostro prestigio e, ricevute le prove della devozione degli indigeni, riprese la marcia per tornare a Tripoli, non senza aver debellato le ultime ,·elleità di resistenza dei ribelli a Tekut Biscebani, ~ediante l'impiego dei battaglioni Alpini (( Fenestrelle n , ,< Susa w e <1 Vestone l> . Tornato a Tripoli, if reggimento Alpini Cantore s'imham'> per la Cirenaica ed il 27 maggio sharcò a Derna al completo, fatta eccezio ne per il battaglione (( Susa )) , rimasto a presidio del Gariàn. Nell'aprile del 1913 facevano parte della 4• Divi sione, :il comando del general e Tassoni, i battaglioni Alpini 1<Saluzzo )) (maggiore Romolo Mosca-Riatel), 1< Ivrea )) (maggiore Pietro Conti) cd •< Edolo )> (maggiore Arnaldo Garelli). Come è noto, il Tassoni dal mare raggiunse, il 12 aprile, Merg ed, attraverso l'altopiano, sconfiggendo i ribelli, marciò fino a Sira (18 maggio) e raggiunse Cirene, dando occasione alle truppe ed ai


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haltaglioni Alpini di dimostrare ancora una volta il loro valore; non chè la loro resistenza ai disagi cd alle fatiche della lunga marcia. Intanto a Derna, dopo le sconfitte di Csar cl-Lcbcn e del Bu Msafcr, i ribelli si erano raccolti a Sidi Garbàa e ad Ettangi ed il no~tro Comando pensò di annientarli, mand,mdo da Derna una colonna per farla agire in sieme alla Divisione Tassoni.

Sidi Garbàa. La colon na. posta :il comando del generale Mambretti, il 16 maggio spinse 1111 distacc;11nento di 5000 unmini su Sidi Garbàa ; ma !'attacco si risolse in un grave insuccesso e, minacciati da ogni parte, : nostri furono costretti a ritornare a D erna, dopo aver perduto IO ufficiali, tra i qua li il colonnel lo Madalcna. Venne allora inviato a Dcrna il ge nerale Salsa, appena guarito da una dolorosa operaz ione subita, ed il 18 giugno egli marciò con due colonne contro il nemico. La colon na di destra, al comando ckl generale Cavaciocchi, era fo rmata anche dal reggimento Alpini del colonnello Cantore, costituito dai battaglioni ,, Vesto ne ", ,, Verona,,, " Feltre » e .. T olmezzo i, , poichè il battaglione " Susa ,> era rimasto in Tripolita nia cd era stato sostituito dal ,, Verona ;, . L a colonna <li sinistra era al com:mdo dd generale Mambretti. G li Alpini passarono il Bu Msafcr e l'uadi E nnagà a malgrado delle difficoltà del terreno, raggiunsero Csar Kerbà , in vista di Sidi Garbàa, e l'occuparono; mentre la colo nna Mambrctti, per Sidi A ziz , raggiungeva ed occupava Campo Rosso. L'azione venne ripresa il gio rno dopo, nel q uale il genera le Cavaciocchi doveva raggiungere Ettang i ed il Mambretti conquistare Sidi Garbàa.

Ettangi. Per raggiungere lo scopo, il Ca\'aciocchi divise a sua volta le sue truppc in due colon ne, facendo marciare a destra i due battaglioni Asca ri cd il battaglione Al pini ,, Vestone ,, : il tutto al comando del colo nndlo G iambattista Chiossi, ed a si nistra gli altri due battaglioni Alpini, comandati dal Cantore. Con questa formazione il Cavaciocchi occupò Kasren el Zabbal, alla testata del Bu Manhar, e, preceduto


dal battaglione « Verona>•, raggiunse il campo di Ettangi ; ment re gli ulti~i ribelli, distrutti i loro depositi, si davano alla fuga. Ad Ain Mara, preso il contatto con la colonna Tassoni , un distaccamento del Cavacioechi raggiunse con gli Alpini Martuba, presso Tobruk, dedicandosi poi alla costruzione di strade e di fort ificazioni . . Al battaglione cc Verona,) venne conferita, per il valore dimostrato ad Ettangi, la medaglia d'argento. La stessa ricompensa venne concessa al comandante, maggiore Zamboni, ed ai tre capitani: De Angelis, Caleazzi e Frottola. Vennero decorati anche molti subalterni e gregari. Le perdite per gli Alpini ammontarono a 25 uomini di truppa caduti ed a 230 feriti, dei quali ultimi 8 ufficiali, tra cui il capitano De Angelis del battaglione « Verona i, ed i sottotenenti Raffaele Gihellino e Riccardo Segre del battaglione << Tolmezzo >>.

Il combattimento di Saf Saf. Dopo la· battaglia di Ettangi, la nostra azione' militare si. ridusse a qualche spedizione punitiva, per spegnere <.1ualche focolaio di insurrezione o per punire qualche atto di brigantaggio. Il 1" luglio tre compagnie del Genio, agli ordini del maggiore Billi, protette da due compagnie <lell'87° reggimento Fanteria, vennero sorprese, mentre erano intente ai lavori, da bande di ribelli . . La sorpresa si effettuò a Saf Saf (i salici), fra Circne ed il forte di Ghegab, cd in parte .riuscì, a malgrado della resistenza opposta dai Fanti dell'87°. Soltanto l'arrivo di un altro battaglione dell'87" e di rinforzi provenienti da Cirene e da Ghegab valse a mettere in fuga i rihclli , i quali ci avevano inflitte notevoli perdite. Per riaffermare il nostro prestigio, il generale Tassoni, riunite le truppe, compresi i battaglioni Alpini <• Saluzzo >,, <• Fenestrelle ,,, ,, Ivrea ,1 ed " Edolo )j' tutti al comando del colonnello Attilio Borzini, marciò su Zavia Feidia e la occupÒ, dopo avere distrutto gli attendamenti d ei Beduini. Pochi giorni dopo, e precis,unente il 18 luglio, i ribelli tentarono di riprendere la · Zavia; ma vennero respinti. con molte perdite. Intanto altre nostre colonne estendevano il nostro dominio ed affermavano la nostra sovranità anch e nell'interno.


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Dal Gariàn una colonna, della quale tKtva parte anc he il battaglione Alpini « Susa,, (tenente coloirnello Bassino), si spinse fino a Nisda, a J 10 chilometri dall:i costa, scnz;1 incontrare accan ite resistenze: ma ~opportando _(!ravi fatiche nella diffìdle marcia cd affermando il prestigio della Patria lontana.

Ras el Mdauar. V:ilidamrntc protella dalle art ig lierie na vali e terrestri, Tobruk cra rimasta relativamente tranquilla ; ma bande di ribelli cominciarono a raccogliersi a Mdauar, ~l 14 c hilo metri a sud di Tobruk, da don: domina va no la c:1rovaniera verso l'Egitto. Ad eliminare la minaccia cd a ri stabi li re il nostro dominio su una così imporl:lntc via di com unicazione, ~i pensò prima di attaccare sul tìanw gli accampamenti nemici: ma le difficoltà, che si sarebbero opposte in lj Uelt'arida regione alrdlic1c(· funzionamento del servizio idrico, sconsigl iaronu l'cf fctt uazio ne di 1..1uesto piano. 11 gene.raie Salsa deci se allora di :rnnicntarc anche om.:sti nuclei di ribelli e, con due brigate: una al com:1ndo dei ge ner,;lc Ca\acioldll e I ·altra agli urdiui del generale Stasio e delle l!uali bn.:v:1no parte anche i battaglioni Alpini " Vestone ,. e " Verona ,,, con lt truppe divise in due colonne, marciò contro il n emico . All'alba il battaglione ·· Vestone •• , LLl\angu:irdia. giunse in vista dell':1ccampamcn10 nemico e lo attaccò, incontrand o una tenace rc~istcnza. Sopraggiun to il grosso delle nostre forze, i ribelli, minacciati di venire circo ndati da ogni parte, dopo cinque o.re di accanito combattimento si sbandarono , lasciando in n ostro possesso un cannone, alcune mitrag liatrici e molte muniz ioni. Dopo avere incendiato l'acc11npamento nemico, venne deciso hnseguim ento dei ribelli che, sei giorni d opo, vennero raggiunti d;ilia brigat;i Stasio ed annientati. In 1..1uesta circosta?1za il battaglione Alpini ,, Verona ,, riuscì a catturare due cannoni. La rapidità del la nostra azione influì nd ridurre le nostre perdi te ,1d una trentina di feriti . Rid ata così la necessaria tranquillità alla costa cirenaica , fu possibile riprende.re lt nostre rapide puntate verso l'interno. Il 22 lug lio il capitano Hercolani. con una colonna a utoportata, raggiunse Socna , a 300 chilometri dalla costa, ed il 18 agosto il generale D'Alessandro si spinse fi no a Soluk cd a G hemines.


Gli ultimi combattimenti. Nel' settembre uno speciale distaccamento, raccolto a Mcr~ ag i1 ordini del generale Alfonso Torelli e del quale fac eva parte aneli(.' un reggimento di Alpini, al comando del colonnello Caviglia e co~tituito dai battaglioni (< Vestone n, (< Verona >>, '< Feltre >1 e << Tolm ezzo», pose in foga i ribelli a Zavia G sur (15 settembre), con l'avanguardia composta dal battaglione Alpini << Vestone )), e raggiunse quindi il grosso nemico a Tecni,, ( r6 settembre), dove gli Alpini si distinsero nel costringere il n emico alla fuga. Caduto il Torcili e succedutogli nel com ando il colonnello Caviglia, g li Alpini, aiutati dagli Ascari della colonna Latini , sbaragliarono i ribelli. Nel combattimento di Tecniz fra gli Alpini rimasero feriti i sottotenenti Angelo Avallone del battaglione ,< Verona ed Umberto Campi del << Tolmezzo " · I Beduini sconfitti si andavano raccogliendo a sud - est di Cirenc e contro di loro il generak Vinaj inviò, agli ordini del generale Cavaciocchi, 4 colonne, rispetti\'amcntc al comando dei colonnelli Latini. Bloisc, Ma1tineiii e Borzini. La colonna Borzini era composta interamente di Alpini e precisamente dei battaglioni •< Mondovì n ( maggiore Temistocle Franccschi), (•Fenestrelle ,, (maggiore Adolfo Cazag-nc) cd « Ivrea>• (maggiore Pietro Conti). Attaccati il 26 settembre, i nemici resistettero tenacemente, finchè le nostre quattro colonne, col loro movimento convergente, poterono collegarsi e coordinare la loro azione, in modo da minacciare i ribelli di avvolgimento e da costringerli alla fuga per sfuggire alla cattura. Noi avemmo 3 ufficiali feriti , 4 soldati uccisi e 24 feriti. P er assicurare meglio le nostre com unicazion i fra la zona di Derna e quella di Cirene, occorse distruggere anche le han dc nemiche di Bu Scemai e tale scopo fu raggiunto, per ordine del gcm: ralc Vinaj, dal reggimento Alpini Borzini, il qu;i.lc, rnl concorso della colonna Latini, inflisse ai ribelli una nuova, irreparabile sconfitta. Nell'ottobre del 1913, dopo avere con tribuito alla cony uista della Libia, partecipando sempre con o no re a ta nti combattimenti, i battaglioni Alpini <, Saluzzo », "' Susa >• ed « Edolo >> poterono rimpatriare, seguiti nel successivo no vernhre dai battaglioni ,. Mondovì", <( Vero na •> e <1 Tolmezzo )• . )>


Nel 1914 gli ultimi battaglioni Alpini, rimasti in colonia col colonnello Cantore, occuparono Maraua, a 30 chilometri a sud di Slonta, e raggiunsero Zuctina e Gedabia. Verso la metà del 1914, mentre l'inizio della grande guerra sembrava ormai prossimo, rientravano in Patria, pronti ai nuovi cimenti rnntro l'Austria, anche i battaglioni Alpini '< Fenestrelle ll, al comando del maggiore Buffa di Pcrrcro, l' <, Ivrea >> che, guidato dal maggiore Jacopo Cornaro, si era distinto anche a Kaulan (Cirene) il 9 sc:ttcmbrc 1914; il ,, Vestone i) agli ordini del colonnello Chiossi, cd il " Feltrc " • c he aveva ancora una volta prov;ito il suo valore a Gaza!, il 24 febbraio 1914.

Le ricompense al valore conferite agli Alpini in Libia. Le ricompense al \'alor militare individuali conferite agli Alpini per la conquista della Libia dal 19II al 1914 furono in complesso 675, delle quali 2 nomint ndl'Ordinc Militare di Savoia, 1 medaglia d'oro, 212 d'argento e 450 di bronzo. Di tali ricompense premiarono g li ufficiali r medaglia d 'oro, 83 d'argento e 139 di bronzo. Vennero concesse agli uomini di truppa 127 medaglie d'argento e 300 di bronzo. La med:1glia d'oro venne conferita al tenente Giovanni Esposito, con la seguente motivazione: " Ali 'estrema sinistra della compagnia, si slanciì, primo all'assalto con grande .irdimento, conducendo alla baionetta il suo reparto contro una torretta già occupata dal nemico. Si distinse anche, per fermo e valoroso contegno, nella giornata cld 27 dicembre 191 1. Nel combattimento del , marzo 1912, benchè ferito da proiettile che gli attraversò una coscia, continuò a combattere, lìnchè cadde, nuovamente colpito all'addome>) .. Vi furono, inoltre, 10 nomine nell'Ordine Militare di Savoia conferite ai seguenti ufficiali: Uf ficinle: colonnello Antonio Cantore. Cavaliere: colonnelli : Antonio Cantore, Luigi Dalmasso ed Attilio Borzini ; tenente col<;mnello Riccardo Tedeschi ; magg1on: Giuseppe Tardi ti e Lorenzo Barco: capitani: Giacomo Galvagno, Federico Simili, Antonio Negri. Oltre ai predetti ufficiali, vennero decorati i generali Ottavio Ragni, Pietro Frugoni, Clemente Leq uio e Luca Montuori , provenienti dagli Alpini.


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Le ricompense al valore militare collettive furono complessiva mente 5 : 3 d'argento e 2 di bronzo. Eb.bero conferita la medaglia d'argento i battaglioni : « Edolo >> per la resistenza della ridotta « Lombardi a ,, c.: per i combattimenti di Bu Msafer. << Verona » per la battaglia di Ettahgi. «Tolmezzo » per la battaglia di Assaba. Meritarono la medaglia di bronzo i battaglioni : (( Mondovì » per il Mergheb, Misurata, Csar el-Leben. i< Vestone » per la battaglia di Assaba.


VIII.

PUBBLICAZIONI E TESTIMONIANZE SUL VALORE DEGLI ALPINI IN LIBlA Il ,·alore dimostrato dagli Alpini in Libia venne riconosciuto cd esaltato da molt e monografie, da innumerevoli articoli e da non pochi volumi . l'ultimo dei lJUali, da noi più mite citato, è quello pubblicato. m.:l 1954, in un'edizione che fa onore all'Tstituto di Divulgazione Storica ed al yuale hanno collaborato, in siem e all'autore dì quest'opera, ì generali Pietro Maravi~na, Mario Girotti, Roberto Olmi, Achille d' Havct. Anton io Norcen, Fmìlio Fa ldclb, il colonnello Emiliano Scotti e non pochi altri autorevoli scrittori, come la medaglia d'oro [talo Lunelli. tutti arrnrnratori entusiasti delle virtù dei no~tri Alp ini u già apparkncmi al glorioso Corpo . Noi abbiamo già citato alc une dell e pubblicazioni di cui sopra e siamo dolenti che le limitazioni a no i imposte dalle proporzioni di l.JUest 'opera non ci consentano di citare anche le altre. Tuttavia non oossiamo astenerci dal riportare qualche pac•in:1 dì due scrittori, che ~lescrissero le gloriose gesta degli -Alpini in l,ihia subito dopo la loro conclusione o che parteciparono direttamente al compimento di tali gesta e le descrissero con uno stile commosso, appassionato ed effican ss1mo. In occasione del cintiuantenario della costituzione delle prime Unità alpine Renzo Bonardi pubblicò, sotto g li auspici dell'Associazione Nazionale Alpini, un volume int itolato ,, I Verdi" (r), nd lluaic co~ì rievocò le glorie conseguite in Libia dai nostri bravi s-oldati della montag na: « Dal primo sbarco a Derna, nell'ottobre del 19rr, del battaglione r ( S:tluzzo ,, al rimpatrio dei battag lioni " Mondo~Ì )>, ,. Veron:1 ,. e " Tolmezzo " nel novembre del r9q ; dal Mergheb ad Ain - Zara, dalla ridotta Lombardia al Garian , da Ettangi a Bu Scemai , g li Alpini furono dovumiuc in e pisodi di g uerra, in operazioni di polizia, in tormenti di malattia e di sete. ( ..) Bo:-:ARm: a l VerJi: 50 ::mn i di Stori;1 alpina : 1872- 1822 ,, .


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<, Notte dall' II al 1 2 febbraio T<)f2: Dcrna. Ridotta L11ml1.1rd i:1. " La 51" compagnia dcli '« Edolo ,, , comandata dal capit:1110 T rt·boldi, con un plotone di pochi uomini col tenente Coularè alla TM retta Milano, accerchiati da forze turche preponderanti. <, Difesa eroica: prima le armi, queste roventi , poi le pietre.: . 1( I superstiti sono salvati dall'arrivo delle altr1;: compagnie del battaglione che mettono in fuga gli Arabi comandati da Envcr Bcy. <, Il 3 marzo, mentre si lavorava presso il <( Marabutto demoli to )>, forze arabe attaccarono. Respinte, ritornarono in maggior numero, cercando di aggi rare la posizione. <, L\ , Edolo )>, con rincalzi deU',< Ivrea ,, e del << Verona )' , con due battaglioni del 35° e del 26° Fanteria ed una batteria da montagna, lo premettero, lo incalzarono fino a Bu Msafer; messi a loro volta in critica posizione da nuove forze nemiche, gli inseguitori furono appoggiati dalla brigata Capello che, arrivata in buon punto, determinò la definitiva vittoria. <, Ammirevole, in gucsto episodio, fu la condotta ciel tenente Giovanni Esposito, che si meritò b medaglia d'oro. " 27 febbraio: Merghcb, Gloria del •( Mondovì ,; , impeto di baionette, il monte azzannato con mascelle che non abbandonano. « 8 luglio: Misurata. Gloria del <, Verona n e dd <• Mondovì "· <1 Csar el-Leben. Gloria del ,, Mondovì ,i , dell'« Ivrea li, dcl l' « Edolo n , del (, Saluzzo ;, e del ;, Fcne,~trellc ,>. ,, 19r3 sul Garian: ,, Susa ,-,, ,, Vestone 11 , , , Feltre ,. e ,. Toln1ezzo h . <, La battaglia di Assaba ed anabasi della colonna Cantore. ,< Sidi Garbl1a, 15 maggio, infausta al <i Verona,,; rivincita di Ettangi, col " Vestone ", il < Verona ,i, il Fcltrc 1, ed il ,, Tolmezzo ,l . « Altri nomi: Homs, Tecniz, Bu Scemal. <, Poi , nell'autunno 19q, i primi rimpatrii. Poi, ncll\:stak 1914. gli ultimi. ,, Sull'Italia incombe gii1, nd gran travaglio europeo, il nuovo compito cli liberazione >•. Il maggiore Carlo Carini riepilogava anch'egli le gesta degli Alpini nella guerra italo - turca 1911 - 19 12 e nelle successive campagne cii Libia dal 1912 al 1914 (r), gesta che confermarono la fama aC<.1uistata alla battaglia di Adua dal battaglione Menini. Egli , col linguag1

( 1) Cfr. CAnLo CARt:-1: <i Diario di g uerra "·

1 I.

11


130 gìo pitto resco cd efficace proprio degli Alpini, così ricordava in particolar modo la battaglia di Assaha e le gesta della colonna Cantore e così rievoca\'a la grande Jìg ura dello stesso Cantore, destinato poi a morire, dur;mte la prima guerra mondiale, ~ullc Tofane. Poichè il Cantore fu senza dubbio, tra gli Alpini , una delle più popolari figuredi Capi, riportiamo le suggestive pagine con le quali il Carini, nel suo diario, paragona il Cantore a Nino Bixio cd il combattimento di Assaba a quello di Cal:1ta hmi.

Lwori stradali.

<.· Partenza dalle sedi metropolitane: Napoli , Sirarnsa .: arrivo alle mete : T ripoli, D erna, Bengasi, Tobruk, H o m s, Zuara, Misurata, Circne : un annetto o due laggit1 e quindi ritorno in Patria , sal vo per coloro che lasciarono la vita nel faticoso itinerario, dove la gloria costava proprio come in ogni altra guerra, dove l'esperienza bellica si pagava per lo m eno con una diec.ina di com battim enti no tturni o sotto un m ~1g nifìco sok, a 45" all'ombra, o dopo una marcia di una giorn ata, senza un sorso d 'acqua. Punta il <( F en estrelle » ; grosso il ,<Mondovì ", il <, Salu7.7..0 >) , l' ,<E dolo ),, l'« Ivrea ,·., il <i Verona)); retroguardia il " Fchrc h, il <, Tolmezzo •l, il << Vesto ne >', il r( Susa )) . Tutti g li o tto reggimenti mobilitarono almeno un battaglione; il 3"' ed il 5° due.


I ~ I

Ordine di mobilitazione per operazioni d'oltre m are. gi11111 0 ,1 mille o due mila metri o nelle piccole sedi invernali ; sco ppio cli l' lllll siasmo tra i giovani Quadri, tosto seguiti dalla truppa, seren a w m pn stezza tra i comandanti, padri di famiglia, perfetta tranquillit ~ 11r 1 muli; concentramento e rivoluzione nei magazzini: m ontag ne: di cofani, coper.t e, cartucce, scarpe nuove; accorrere continuo di affan nate corvécs, corse a casa (giornate di marcia per un rapidissimo ~:r Iuta), adunata il giorno della partenz a, fiori nei fucili, folla di gente: e di bandiere, stazione delle grandi occasioni, treno pure infiorato , finestrini inghirlandati di fiaschi subito vuoti e sbatacchianti al vento : Napoli, ordine sparso nei pressi dei Graniti, risate davanti a Somocal o a Moncgat o a Zanol con l'elmetto africano, qualche marci a verso il Vesuvio, trani e vermicelli , sgambettamenti, occhi sbarrati dei muli tirati per la pancia sul bastimento e sprofondati nelle viscere della stiva spalancata, partenza, mare, cantate, gran rapporti, studio del libretto dell'ufficiale in Trìpolitania e Cirenaica, visione mattutina dal bordo di spiagge basse, case bianche e piatte lungo la proda , linea arruffata di palme ; a terra, sabbia nelle scarpe, pulci nelle baracche e nelle trincee, razzia, acqua minerale, sigarette gratis, limoni. visione d 'Arabi col pugnale appostati negli angoli più scuri della not te, ghibli, nostalgia: la musica libica comi nciava così per tutti. (( E così anche ogni reggimento fece ruotare in Tripolitania od in Cirenaica tutti g li ufficiali effettivi , molti di complemento e da cim1ue a sette dassi <li pcrÌllane11ti, più le ~almerie di anz,iani, ma~sicci muli savoiardi, amore, cura, gelosia di generazioni alpine ... « Non vi fu fatto d'armi, ad eccezione delle pdmissime azioni (Tripoli, Ain ~ Zara, sbarco della Giuliana, sbarco di Derna), al quale non sia legato, con molto onore, il nome di qualche battaglione alj1ino: Derna, ridotta Lombardia: •< Edolo » ; Ru Msafer: « Edolo >', << Fenestrelle )) ' << Saluzzo )), « Verona » ; Rodi e Psithos: << Fenestrelle i> ; Misurata: << Mondovì , 1 e " Verona ,, ; Zuara. Macabez: ,, Mondovì )), « Saluzzo ))' << Verona 'l, << Ivrea "; Tolmetta, Cirene, colonna Tassoni: ancora <<Mondovì ))' ancora ,, Saluzzo )), ancora << Fenec;trcllc ,), (< Iv.rea )), ,, Edolo >, ; Garian, A ssaba, spedizione di Nalut, Derna, Ettang i, Tohruk, Ras Mdauar, Tolmetta, Merg, Tccniz: 8· reggimento Alpini speciale, colonnello Cantore (giù il cappello!), ,< Feltre )>, << Tolm.c zzo >', e( Susa )> e e, Vestone >,. << Settembre 1912. Mobilitazione dei battaglioni " Fdtrc >• e,; •< Tolmezzo >) . Riunione a N apoli ; notizia dell' ultima battaglia di Zanzur, imbarco sul Vt•ro11a. «


riunisce a gr:.111 rappo rlo gl i uffìci;,ili del Fcltrc ,, , li apostrofa ru<krncntc senza d istin zione di gr;,ido e si fa cordialmente <ktcstarc pe r quel suo modo di fare il p:1dronc (vedremo come poi dalla cord iale a vvcrsio110:: ~i g iunse, ma con fat ica e dopo g randi e indiscutibili pro,-c, al grando:: amore cd :ill":i~soluta, cicca fiducia ptr quell'uom o rud e. sferzante: 111:.1 huo110 , colto t v:ilnrosissimo). Ord1~a di far srn111p:1rir~· i11111u.:diat;1111entc l'elmetto c he il << Fdtn: aveva prekv:110 ; imok111 i~ce chi cerca di far pro::~entc c h e il prelevamento c r:1 co 11 seg11c 11z ;1 di un preciso ordin e 1 ,, li padrone· ,:1nalll t 111a in gcno vc~c e spu1acchia a destra o:: a ~i ni!>tr:1. fì" :t rn 11 pupi lle c he, sotto le le nti . sono punte bianche d i spii!<,. ot1ie11c cl 1t: i <.)uadri dd ,, Fcltrc ,, , dnpo averlo mandato a quel paese !,i appart i11<J :i pranzo, e brindino ostent:11:nncntc al maggiore e al hattagli11nc e g iurino anche dì non voler diventare 8" Alpini speciale. C:111to rc vede, capisce, se ne frega , e passeggia sul bastimento, com e.: ~e non avesse fotto che il marinaio (è sintomatico il fatto che non tro,-cccte uno e h<" lo abbia visto e " servito", c he non lo paragoni a N ino Ri xio: a bordo poi e al lora , con quell'incide nte clic ne ricorda \'a u n :il rrn cccorso all:i n:ive m e er:1 im barcato, nel m:iggio ·d36o, il ~uu ... .. 111..Ìtl ,lll i no c1t e1uulu , il pa ra gu ne c;.i lzava ::wcu ra di più). " Tripoli , 4 ottobre 19 12. C rntore riunisce il « Feltrc " cd il " Tolm ezzo ,, pc:r una marcia di allenamento ul nuovo terreno, ndlc tiune a sud di Tri poli. F11 1111 disastro ! ,, G li Alpini , partiti dall'Ago rdino, dal Cadore e dalla Carnia, \'estiti nuovi, sc1rponi nuovi, zaini alpini, sabbia da far uova 1Ì la coqut' , ciclo tc.:rso implacabile, andarono a ''rcmc ng o" e:, se al ritorno non veni va no diretti al fortino Fornaci a nord di Ain - Zara, qualcuno ci lascÌa\'a la ghirba. Bast:1va però vedere Cantore girare fra t1111i <)IH: i visi accesi e stravohi per intuire la fi bra, l'amore di quell' uomo : da ogni gesto, da ogni parola traspariva vera trepidazione. Nessuno ammalò , neppure dei muli! Due giorni dopo, so tto un violcnw, soffocanH; g hibli, i battag lion i parti vano per l'o~1si di Zanzur, d ove ve ni va no raggiunti da i battaglioni .. Susa ,, e <' Vestone)', mobilitati a hne ~c1trn1hrc cd appena sbar( ati a Tripo li. ,, L'8 • reggimen to Alpini speciale era al compkto nella sostanza. Nella form a il completo _non csistè mai. Crediamo che questa sia stata l'unica sconfota toccata da Cantore. Egli non riuscì mai , nè con le cauive, nè con le buone, ad indurre in Africa tutti i battag lio ni. dipende nti a far pane uffìcialn1ellle dcll'8° reggimento Alpini speciale: « Reggimento Alpini Speciak .. , ,, Reggimento Speciale d' Alpini "· « Canto re

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.'v/rm11me1110 al generale Cantore a Cortina.



« Battaglione X ... del Reggimento Alpini ); e così via. Le trovate.: c.:ra-

no infinite e amene e ... Cantore, bon gré mal gré, dovette rassegnarsi (e lo fece con la sua solita m aniera), tanto più che "quella" denominazione era davvero un po' ... arbitraria! « La pace di Ouchy, col Gebel armato, lasciò tutti compl etamente indifferenti. « Il 10 dicembre a sera, dopo lunghe soste a Zanzur, a Suani Beni Aden, e dopo essere venuti ad accordi coi Capi del Garian, i battaglioni vi si trasferiscono e vi si stabiliscono, guardandosi da e·. entuali sorprese che provenissero dagli armati dell'Yefren, comandati dal bellicoso El Baruni , e coi quali non era stato possibile addivenire ad alcuna intesa. << Al Garian i battaglioni si senùvano un po' a casa loro: niente più sabbia, scomparse le palme ed i fichi d' India, terreno roccioso della montagna, grandi ulivi, frutteti, piantagioni di fichi, viti, campi ben coltivati, rinvenimento di preziose tracce romane, gloriosissime memorie della XIII Legione imperiale : tutto dava aria paesana :ill'ambiente. I battaglioni tagliano nella roccia del Gebcl la grande rotahile Bugheilan, al piede: delle balze: settentrionali del Csar Garian ; ogni battaglione scolpisce il suo ricordo marmoreo, a perpetuare le millenarie glorie dei padri di Roma; le completano, le levigano. <( Natale nella nebbia, grossi goccioloni di guazza giù dagli ulivi, nelle tende, pranzo d 'occasione, ragù e patate, vino quasi a volontà, cantata collettiva. « Capodanno l913. Mando rli in fiore. Alla fine del gennaio gli Alpini. vengono raggiunti dai Bersaglieri ddl'u reggimento. La città di tende si allarga. Giungono i complementi: i vecchi dcli' '88 e dell' '89 devono essere congedati. Eccoli l'ultima sera, qualche ora prima della partenza, seduti sui piccoli monticelli di terra rossa adiacenti alle tende del << Feltre ,, , cantare nell'attesa: 0

El marinaio l"è là che spetta cl bastimento l'è per partir . .. 'l Il 23 gennaio 1913, vane essendo riuscite le trattative con El Baruni, spostament<) a Tebadut, nella linea di alture occidentali del Garian, prospicienti le estreme alture orientali dell' Jefren, separate tra loro dalla pianura G ianduba, fuga di dolci verdi praterie, ben delineato solco meridiano. <, Ci prepariamo ad agire. Il colonnello Cantore q uasi ogni giorno va col suo cavallo bianco a vedere le posizioni e le trincee arabe,


cd ogni volta si busca ck:llc fucilate che non hanno altro risultato, all'attivo degli Arabi, che ricevere qualche granata da 75 e vedere i nostri p:uapc1ti popolarsi e rivede re il giorno dopo, alla medesima ora, il cavallo bianco ed il p:i\lrano svolazzante dell'imperterrito coionndlo. · ,. Fine di fchhr;1io: tr<.: giorni di neve c di vita polare sotto le tende.

.·lrtiglicri da montag na in Libi,1. ,, Nott<.: del 2r marzo. La ridotta Tolmezzo, presidiata da un battaglione dell'82" Fameria, viene attaccata nella notte, dopo una gio rnata di incrue nto sparacchiarncnto lungo tutta la fronte delle nostre ri dotte. ,. Cantore, da Tcbadut ~alta su un ca\'allo. a pelo, ~i precipita al buio ven,o h ridona, afferr;1 il battaglione·· Tolmezzo ,,, in quei pressi ;ill 'addiaccio . fa inastare le baionette, cammina in test:1. dr.itto al 11cmico, e piomba çom c una catapulta sugli Arabi: scarica la pi~tola , la getta dietro le spalle, brandisce il curbasc e, lui in testa, lancia il battaglione alla baionetta. Nella notte si elevò tonante e solenne il S,woia degli Alpini, che si rovesciarono sugli Arabi. Pelle d'oca, entusiasmo nel.le altre ridotte armate. Pochi minuti di urla e di spari. Questo fu il hattc~imn di fuoco degli Alpini del reggimento Cantore.


1p 1<Pasqua di resurrez ione. 23 marzo. A ssaba-Cdat;dimi . <:111 11 vede davan ti agli occhi le dolci alture orientali dcll'Jdrcn, l1 1H·,1 d1 campi e praterie e piantagioni, disseminati di scuri ulivi, e d 1c d.1 rnd a nord vanno da Assaba, Enscir Thuil ai Montrus Nero e Bi:in( o, passando per la carovaniera di Kikla, Enscir Tressat, Daharcl /\u l.1d sd Emasser, Daharet la Jamma, Enscir Eusmat; chi ricorda !'a mni." samento, ì saluti, gli auguri e l'avanzata delle compagnie, armi sc ir iche a bilanciarm, plotoni affiancati, visi attenti, affilati, occhi brillanti, fissi all' ufficiale, file ordinatissime, il tramestio nelle trincee arabe, il sibilo dei primi proi ettili , poi la gragnuola tremenda clH.: prese a battere i battaglioni " F eltre e << Tolmezzo " , al centro della iinea di battaglia, e che, colonnello ed ufficiali in testa, marciavano dritti, al passo, sugli obbiettivi, mentre le altre truppe aggiravano le posizioni arabe a nord ùd avevano, a sud, il compito di attirare il fuoco arabo col proprio; chi pensa che questi due battaglioni subiremo nelJa sola tr;iversata della pianura Gianduha, mezz'ora di piazza d'armi, il 15 'X, di perdite. C hi ricorda lo spiegamento ed i sette assalti sul terreno collinoso e rammen ta le voci, le gesta dei comb:11tenti e lo sventolìo della bandiera d i Udine brandita dal fierissimo sergente maggiore Lunardo n del <, Tol mezzo i,, e che, colpito in bocca, cadde sulle ginocchia e gridava ancora Viva, viva l'Italia, avauti! e le parole gli uscivano gorgoglianti ail sangue, cd il tenente colon nello Caviglia, che a ndava avanti imperterrito coi suoi capelli bianchi, fiero, ed era da baciare, e Calma, Dapi no, Campi, Zanctti e Olmi c he rideva e Cavalieri pure mordace; Dc Strobel con la sciabola sguainata, Caverzerani e Stringa, entrambi impavidi a cavallo, e avevano una buona parola per tutti; Galassi ardimentoso, con le mitragliatrici sempre al posto d'onore, Graziosi che cadde col collo trapas~ato ed il giorno dopo mangiava la pasta asciutta!!... ; chi rammenta il ~ano ro, tona nte appello agli Alpini del " Feltre >> o del "Tolmezzo ,, di Cantore, il quale, lìn dal primo inizio, marciava innanzi a tutti , cappotto sbottoi1ato, curliasc in pugno e dopo che gli erano stati uccisi sotto d ue cavalli ; chi queste cose ricorda, e che quell a era una magnifi ca, fresca mattina fìorita di primavera, e che i 5000 nemici si accanirono tutti contro i due battaglioni e poi sì batterono com e cani tino alla fine e <.:he i nostri due battaglioni ,, Fcltrc )> e <( Tolmezzo ., ;indavano all ' assalto come in una m anovra incruenta ed alla sera contarono essi soli 17 morti e 11 2 feriti su 6oo fucili, non può che raffrontare la g iornata del 23 marzo 1913 con Calatafinfr e rievocare con fiera compiacenza che anche l;i, il 15 mag~io r86o, c'era un gr;1rnk )1


138 c;1pitano, che bestemmiava come un turco e gridava, lu i pure in genovese: A/Janti, avanti! ... ,. Ebbero <lei lìerissimi emuli , in <1uella g iornata, gli Alpini e furono gli A scari del Hl battaglione eritreo che, tenuti durante la giornata in riser va, vennero lanciati alla fine all'inseguimento, <1uando gli Al pini e le altre truppe bianche erano spossate. Questi fedelissimi. visione che più di ogni altra dice guerra, passa rono come un uragano sulla sini stra del < Fcltrc '>, lanc iando altissim e strida, stuolo di fiere furen ti, k lunghe sciabole levate al sole, gli ufficiali galoppanti in m c1.zo e si precipitarono all e calcagna dei pur fierissimi Bedu ini del Gcbcl, che alla fine fuggivano e fuggivano disperatamente . .. Sulle ullimc alture conquistate e nell a conca di Assaha le truppe, ansanti ancora della lunga lotta sostenuta, si accalcavano intorno ai loro ufficiaii, elevando le tonanti grida del Li vittoria e dicevano r epica condotta dei frate lli caduti durante la sa ngui nosa giornata. Col viso raggia nte, il generale Lequio, « papà Lequ io 11 , si fa in mezzo alle sue trup pe c he lo acclamano; il colonnello Cantore gira e gira infaticabile ndl' inevitahik framrni schiamcnto dei suoi battaglioni ; ma sovente il suo sguardo corre :1lle alture occidc11laìi per do\'e il nem ico era fuggi to (era pronto, lui, a ri rnminciarc!), e da dove torna\'a no di corsa, ca ntando ìn selvaggia cadenza, gli A scari da11c fasce crem 1s 1. ,, 11 " Fcltrc ,. ed il « Tolm ezzo ,; si guadag narono b medaglia d' argcn1,1 :il va lor militare, con magnificl1c motivaz io11i. e, 9 maggio r<)I 3. La colonna Cantore, nel breve crepuscolo africano, sfila da Azizia dove, ìn un misero ospedaletto da campo, agonizza, preso da fierissimo morho al varco dell'ultima ma rcia della legge ndaria spedizione del Gcbel tri polino, il tenente Pietro Galassi, bolognese, del '' Feltre" , spirito eletto, purissima anima, valorosissimo soldato. ,. Le compagnie passano rapide e leggere, volti di hruna pietra , angoli delle hocc he sottili, in basso, occhi duri e lucenti, pi edi scalzi ., fasciati, c<.1ui paggiamento in pezzi, fucili in perfetto ordine in spalia. calcio indietro, ma ni nodose, zaino scomparso. tascapane, m antellina e coperta nel telo che fa fagotto sulle reni , gavette nere. 800 chiiomctri sul gobbo, nurce notturne, ghibl i roventi , focacce di farin a impastata con acqua malsana e cotte sulle pietre infuocate, brevi sonni inquieti: lotte furibonde contro ì muli assetati, nelle due notti indirnrnticabili ai poni di scarsa ac(1ua marcia di Scaboumia, la notte di O lg Oglad, davanti al deserto d i G hadames, coi battaglioni che 1


I ~ !)

avanzano, si appostano, addiacci ano e rito rnano in quadrato, 111 it 1 :1 gliatrici cariche agli angoli e occhi che trafiggono le trnclm · del L, nerissima, g laciale notte d'inferno ; letargo nei meriggi inf uocari d, Tizi, sfolgoranti tremolii di luce nei cieli di implacabile piombo f u~o. le brevi carezze dei melograni in fiore a El Giosch , nella sosta di u11 meraviglioso tramonto africano, col Gebel viola come una pennclb1:1

Confl,u:11 za dell'w1</i Da11i,1,1 11el/'u.1di Da11<1.

di acquarello messa nel rosso delle dune e del ciclo, il divino sorriso dell'acqua freschissima di Csar cl Lagh ..... " Galassi moriva, chiamando teneramente, som mess:1men1·e la m:1mma, una mano nella mano dcll '.1mico più caro; attorno stanno fedeli compagni rotti da fiero dolore, i reparti sentono che, nella m odesta, disadorna tenda, muore un fratello d'arme, smor zano la cadenza del celere passo, abbassano le voci, scrutano il fioco chiarore <lell'ospedaletto africano; Cantore fa mettere il campo, poi, pur stanco della lunga tappa, va al letto del morente ufficiale, non lo lascia più: in piedi, labbra di padre affettuosissimo, mani, occhi trepidanti, canizie curve sul misero giaciglio. Passa anche Lcquio e dice addio al valoroso che muore, passano g li ufficiali del ,, Feltre ,, . del " Tolm ezzo n , del ,, Vestone " e sal utano.


140 " 11 tenente Galassi è ormai assurto in un 'altra vita ...

pussò come

1111

fiore e 1J111riilì come l'erba dà campi.

,, La Storia degli Alpini di Cantore.: in Tripolitania - continua ancora il maggiore.: Carini --- è finita . ., M:rnù:1to il <,Susa ,, ai lavori e preso il l'erona, che una fiera cpidcmi;1 di tifo tcnc\'a le armi al piede da parecchi mesi a Zuara, il reggimc.:nto salpò per Dcrn;1 , ;1 vcndican: i morti di Sicli Garbàa, agli ordini di Salsa, Alpino e gencr:1lc di Divisione. << 18 ~i11gno. E11 :1ngi. Presa del campo turco - arabo, monti di zucchero che bruciano, tende beduine che bruciano, odore di incendio per divcrsi giorni: mcntrc la colonna Tassoni (,, Mondovì ·.. , (< Saiuzzo"· " Frncstrclk ,,, ,( Ivrea >• e ,. Edolo sopravviene dall.a zona di Circnc.:: marcia ncll"intcrnn, presa di possesso di forti posizioni intorno al mare. ,. Il reggimento si imbarca per Tobruk. ·· 18 luglio. Salsa comanda ancora la Di,isione speciale Alpini di Crnton:. Ascari di Di Tknednto. sinistra ala marci:inte alla battaglia di lb~ Mdauar, shrapncls beduini che diradano la forrn;izione del1;1 marcia di ;n-vicinamento, impeto d 1. J\s~ab:.i, 11 Lcrn:110 di~scmi11ato di cadaveri e di rnon.: ntì, oltrepassati ndl'ehhrezza guerriera della _rapidissima marcia, Li madama prigioniera della 6.{ compagnia. le tende hed11inc intatte con migliaia di grossi gomitoli di lana di cammello. addiacci. atte ndame nto ~ullc p:isiziuni cr:rncptistatc. 45 gradi :.ill'om hra , ~abbi;i rù\'Cntc, scorpioni. Ritorno alla cmt:a , imbarco per Tolmctt:1 e a\'\'icinamento alla zona del Mcrg. « 17 scttembrc 1913. Fu rihond;i mischia nelle macchie di Tccniz, n Jn la baionetta e col calcio del fucile. (, Assc.:~tam<.:nto al Merg , da dove Cantore, nel t;1nfo autunno. scri\·e in Patria: ,, ... ricorda le piogge dclla Tripolitania? Qui è peggio an..:ora. Siamo proprio in mezzo ad un \'ero lago! ... H o letto sui giornali le accoglienze festose che.: hanno avuto i veterani congedati e mi sono sentito ;1nchc contento di trm·:mni lontano da tanti rumori . .. Ho ri te nuto mio dovere rimanere anco ra ... Quanto sono contento che il h:1tt:1glionc " Fcltre " abbia arnto quella medaglia d'argento, a cui con tanto calore lo avn-o proposto! Così il mio modesto ricordo resterà anc he tra loro :d 7.. , dove ho aYuto l'onore cli lare le mie prime armi cb Alpino. Sono memorie che non si dimentic:1110 ~--· ;,_ 0 )


1 ,j I

« La campagna langue. Vita di guarnigione coloni:1k : i,1, 11,.,i,, ni, ricognizioni, scaramucce, qualche allarme ... « Inverno 19q, primavera-estate 1914. La ruota deg li avw111 menti gira, incalza: la tessitrice della Storia tesse e tesse inoo r:1hilç Ìe sue tele di sterminio e di speranza, spasmodica alternativa , Lragu: .1 e ridente nelle vicende dei piccoli uomini. « Le Alpi tutte, i ghiacciai dell'Adamello, le pallide l)olomi1 i, la verde Carnia, il truce monte Nero chiamano i pii:1 fedeli figli lontani, oltre i mari della Patria. (< Ad uno ad uno i battaglioni salpano, prua all'Italia. Gli Alpini, monumentale zaino in spalla, salmerie di guerra, scarpe nuove, docili nelle lunghe file di marcia, penne indietro, bastone che batte il passo, risalgono le val li, le care ben note cime, per cadervi disperatamente, contendendo ogni palmo di croda al secolare nemico, per ricacciarlo infine ,r in disordine e senza speranza su per le valli, che aveva disceso con orgogliosa sicurezza "·

Nella pregevole pubblicazione edita a cura dell'Istituto di Divulgazione Storica sugli Alpini e da noi già citata, il generale Antoni<J Luigi Norccn , che già appartenne alla nostra Artiglieria da montagna; pur dedicando il suo scritto alla partecipazione degli Alpini alla guerra contro l'Etiopia, così ne ha ricordato i disagi, le fatiche, gli impeti vittoriosi della Libia. « Eritrea, Libia e Somalia conoscevano già le virtù guerriere delle truppe alpine. Questi territori avevano visto all'opera i soldati dalle penne nere lungo le vie faticose dei deserti, su per le ambe, fra le insidie d'un nemico forte della struttura topografica del terreno e delle proprie doti manovriere. ,, Le opera zioni in Africa Orientale dovettero mettere in risalto, ancora una volta, le magnifiche qualità degli Alpini: di essi trama ndarono alla Storia non solo la tradizionale forza d'urto e lo spirito aggressivo, non solo la saldezza granitica e l'insuperabile affiatamento; ma anche le eccezionali facoltà di resistenza alla fatica fisica, all a stanchezza, alle incognite di un clima estremamente mutevole e sfi brante; virttt, quest'ultima, posta in speciale rilievo dal caratteri stico teatro d ' impiego. 1, Chì conosce l'Africa, non da turista, ma da combattente. sa c1uali fibre debbano materiare gli uomini chiamati ad un ciclo belli( <>


rn un territorio immenso, dove pianure bruciate dal calore tropicale $i alternano a giganteschi massicci montani, l'arsura del g iorno si avvicenda bruscamcntt: ;1] gelo della notte, la polvere di marce interminabili s'impasta con la pioggia negli addiacci. E tutto è nemico: g li uomini , la vegetazione, le distanze, la mancanza di r isorse idriche, il sole. Sa come lo stillicidio dcll':ntcsa possa sgretolare il mordente di reparti adusi all'ai'. io nc intensa, ma breve ; l!uanto lo sforzo prolungato, la tcn ~io nt: mo rale, l'insufficiente vittidazione, l'isolamento, possano sfald are compagini add estrate e mcs~e a punto per una lotta dura, ma rapportata a pùtcri umani : uo mini in armi contro uomini in armi, ma no n urnnini contro tulio. << T emprat i nei cuori e nell e membra alla terribile legge della rocc ia , gli Al pi ni vesto no la divisa su muscoli ferrigni, refrattari così :1ll'csa urinH:11 10 tisico come al collasso spirituale. Ed è storicamente naturale. a c hi li gua rdi combattere o divorare dislivelli, inerpicarsi .,u pareti o far di sassi forti lizi, vederli tramutarsi in giganti. Semhrano appartener e ad una specie destinata alrultima sopravvivenza in un mo ndo impossibile a tuni gli ;i\tri. Dove g uerrieri di provata resistenza invoca no le ultim e riserve d'em:rg ie per non cedere, essi cantano ; \.J Uando altri s1 abbandonano aila terra per averne prolezinne e riposo, essi b tocc:rno per riceverne forza )J . Quest'ultima citazio ne e le illustrazi o ni che abbiamo in serito in ,~ucst'ultimo capitolo ser vonù, in qu,1lchc modo. a collegare k gesta compiute dai nostri Alpini in Libia con quelle, con le quali essi confermarono le loro virtù di comliauenti i n Etiopia, negli anni 1935-36. Gesta, queste ultime, sulle quali intrattern-mo i nostri lettori nel capitolo seguente.


IX.

LA GUERRA ITALO-ETIOPICA

Anche nella guerra italo - etiopica del 1935 - 1936 gli Alpini si distinsero per la loro resistenza fisica, per la disciplina e per il valore e; dalla conquista dell'Amba Aradam alla battaglia del Lago Ascianghi, offrirono alla vjuoria un notevolissimo contributo, merita:ndo l'ammirazione e la riconoscenza della Patria. Essi parteciparono alla nuova guerra coloniale con una Grande Unità: la Divisione « Pusteria )), la quale era così com Posta: Comandante : generale di Divisione Luigi Negri-Cesi. Vice comandante: colon nello con funzioni di generale Vincenzo Paolini.

7° reggimento Alpini: Comandante: colonnello Emilio Battisti. Battaglione e< Feltre )>, agli ordini del maggiore Vittorio Emanuele Bollati (compagnie alpine: 53\ 65\ 66" e 95"). Battaglione « Pieve di Teco )), al comando del tenente colonnello Augusto Reteuna (compagnie alpine: 2\ 3\ 8" e Io1), Battaglione « Exilles 1> , comandato dal maggiore Alfredo Landi Mina (compagnie alpine: 31", 324, 33• e 84a).

reggimento Alpiui: Comandante: colonne1lo Giovanni V arda·. Battaglione e< Trento i>, agli ordini del maggiore Guglielmo Sìmeoni (compagnie alpine: 82\ 94", 14f e 145"). Battaglione << Saluzzo >J , al comando del maggiore Davide Jalla (compagnie alpine: 21<-, 22\ 23" e 81'). Battaglione << Intra », comandato d,ù ten. colonnello Giuseppe Botti (compagnie 7', 24" e 37"). I 1°


j'°' regginw11to Artiglieria Alpina:

Comanda nte: colonnello Luigi Mazzini. Gruppo ,, Belluno ,,, comandante maggiore U ml ,erto Zilliani (batterie : 1". 2" e 24"), reparto viveri e munizioni ( r comando, 3 ~ezio11i). Gruppo .. Lanzo ", ag li ordini dd maggiore Luigi Migliorati (batterie 5··. 1{ ' e :! 1'), rep;1rto \'iveri e munizioni (1 com ando, 3 sczioni). 5· C(Jmp;1g11ia 111 i~t:1 del Genio. 3<></ ~cz io11c di Sanit;'.1 ( 1 rc1>art i •so.1nc< rn1at1 ' rcl)arto J)Ortafrr iti, b:", t (i

dr:1ppcll1 ~;dm cri c).

( h pn hl i tb campo: 605, 6c6, 607, 608, 62<:; e

(i 2(>.

85 ' compag nia chi m ica. 1

15 ' sezio ne Sus~i~t:cnza.

10" colonna salmerie. comandante rna~g1ore Prmpcn> Del Din (3 rcp.i;·:; .,.1lm cric su -i so.ì, ,n i).

autoreparto leggero (r Comando autoreparto leggero, 3 ;1uto~t·zioni lcg:g-crc. 3 :1111osczioni autocirr:itc ed I autosczionc mista). 210··

VIl hattag lione com plementi Alpini. Comancbntc: ten. colon ndlo Ferdinando Casa (com p;1gnie: 64-f, 603" e 61.f).

Xl battaQlionc com1Jlementi. Al1)ini. Comandante: mauo1ort ....,. Ob Camillo Costamag na (compagnie : 609 '. 623" e 635'). La Di\'i sione ,, Pusteria )•, con una forza complessiva di 428 ufficiali , 441 sottufficiali, 12.75r uomini e 3.964 quadrttpcdi (r), partì dall'ltal ia nel gennaio dcl 1<g6. E ssa era stata preceduta nel 1935 dal battag lione Alpini (, Saluzzo ,.. che b ceva parte del Il Corpo d'Armala. Salrn il batt;1glionc Saluzzo ),, che già si trovava in Eritrea da L!ualchc mese, i re parti della Divisione " Pusteria n iniziarono lo sbarù > a Massaua il 1 2 gen naio 1936. Essi furono trasportati con autocarri, per Decamerc\ Mai Ainì, Azamò e Bclcsa. ad Edaga Robo, {<

( 1) h ·i ,:ompresi i ~eni z i (so.ione di Sanit!i. 6 ospedali da campo, ~ezione smsistc nz.:t, col on1u ., ;1ln1trie, .:1utorep:irtn leggero).


dove sostarono alcuni giorni, per venire poi dislocati , t ra il 2. 1 n l il gennaio, nella zona Enda Mariam - Feres Mai, alla dipcndc111.1 del Il Corpo d'Armata per la disciplina ed a disposizione del C11 mando Superiore per l'impiego. A rinforzare i reparti della Divisione ,, Gavinana >•, che pn:sidi:1vano il Feres Mai, venne inviato il battaglione Alpini <' Pi t:vc d i Teco >•. 22

L'imbarco delle truppe a Napoli.

Il 1° febbraio s'iniziè> lo spostamento ddla Divisione verso la pian a del Calaminò che, per Mai Afarit, Hauzien, Uogorò, Mai Magden, venne raggiunta da tutti i reparti entro il 9 febbraio.

La battaglia dell' Endertà e la conquista dell'Amba Aradam. Nella grande pianura a sud di Macallè la Divisione attese di potere essere finalmente impiegata. Il battaglion e ,, Pieve di T eco » , marciando come retroguardia di un grosso scagl ione da Mai Afarit ad Hauzien, aveva gi:i avuto il 12.


14 6 battesimo del fuoco perchè, improvvisamente attaccato da una banda nemica. aveva dovuto sostare per rc\pingerla. AJ H auzien era stato raggiunto il battaglione: ,, Saluzzo n . Come recrntcmente ricorda va il generale Norcen nello studio _!!ià citato, il 1 " febbraio il Corn;rndo Superiore decise di lanciare la Grande Un ità verso Macallè, ndl 'intcnto di farla concorrere alla prim a azione offensiva vera e propria della campag na, condotta in forze

Gli Alpini

,1l/'111111uo

dell'Amba Arad(lm.

dall'esercito i1akino contro un importante nerbo eLiopico, sistemato su robuste lX>siz ioni. La linea d'<>perazione settentrionale, la famosa << via imperiale " , unica arteria che collegasse l'Eritrea con Addis Abcb;i, era difesa infatti cb una del le migliori Armate del Negus: c1ucl b comandat~• dal Ministro della g uerra in persona , Ras Moh1g hictà . ., Possente e vasta. a precludere la strada dell' avanzata snll' Amba Alagi, sta l' Amha Ar:idam, dominante il passo Enda Ghcorg his Afgol, su cui si snoda la via verso Dessiè; impossibile punta re al rnore del leone di Gi uda sen7,a affrontare questo baluardo, nido del scttanrennc Ras e Jei suoi armati ,, . Raggiunta la linea di attestamento il giorno JO febbraio, la << Pusteria n potè venire impiega ra, nelle giornate del 15 e del 16, per concorrere alla conqui sta dell'A mba Aradam.


' ·17 L'1 r" reggnnento Alpini, di nuova costituz ione (ha11 :1gl10111 " Trento )•, <• Saluzzo ,, ed << Intra n) ed il 7° reggimento (l>a1t.1gli11 111 ,, Feltre ", « Pieve di Tcco )), « Exilles ,i), dovettero avanz:1rc.: ,0110 il fuoco nemico in una gara di valore, verso le pendici delle alture w stituenti l'altopiano di Antalò fino a raggiungere l'Amba Ar:1dam , baluardo formidabile, giustamente definito <' porta dell'Abissinia "· Nel mattino del 16 febbraio il 1 reggimento Alpini, ment re I' 1, .. occupava Antalò, raggiungeva la cima dell 'Amba e vi piantava il gagliardetto del battaglione ,, Pieve di Tcco )>.

La conquista dell'Amba Aradam non può però considerarsi come una vittoria da attribuirsi soltanto agli Alpini della << Pusteria », poichè tale conquista costituì l'episodio più saliente della battaglia dell'Endertà, alla quale parteciparono, come è noto, il I cd il III Corpo d'Armata. Questi due Corpi d'Annata si erano ammassati il rn febbraio in prossimità dei passaggi del Gabat, da dove il I Corpo, il giorno I 1 , iniziava la marcia verso sud, con la Divisione 3 Gennaio n, in direzione di Scelicot; mentre la Divisione ,, Sabauda>> doveva compiere un largo movimento verso Ansebà e la Divisione alpina « Pustcria >• doveva partarsì al passo di Dogheà. Le riserve del Corpo d'Armata, costituite dalla Divisione <' Assietta i; e dagli Indigeni, dovevano ancora sostare al Gabat. Il giorno 12 - ricorda il generale Cabiati (1) - l'impanente schieramento d'Artiglieria sulla destra del Gabat era pronto e si iniziò l'attacco. La Divisione « Sabauda », da Ansebà procedette verso occidente, per impadronirsi delle alture che chiudono da est la conca di Antalò. La << 3 Gennaio ,. proseguì oltre il fiume e si arrestò a Enda Gabar (sud -ovest di Scelicot), dove veniva vivacemente attaccata dal nemico. li combattimento durò l'intera giernata ed, all'imbrunire, il battaglione Alpini « Saluzzo )) sgominava un grosso nucleo nemico étd Adi Gul Negus. Con un ultimo sfor7.o, le Camicie Nere del generale Traditi ricacciavano l'avversario su Antalò. La Divisione alpina passava a sua volta il fiume e si dirigeva alla piana di Afgoi. La I a Indigeni (Pesenti), di ri serva, si spostò in av:tnti al passo di Dogheà. L '<, Assictta ;, non si mosse. <(

(1) CA 1iun :

« La ron<1uista dell"Etiopia "·


148 Nella stessa giornata il lll Corpo pass<'> il Gabat con la Divisione .. Sila " (Ikrtini) in avanti e la « 23 Marzo ,, (Duca di Pistoia) ad immediato rincalzo ; Li " Sila il :i ttaccò con due colon ne le prndici nord-occidcnta li dcll'A m ba Aradarn, viv;1ccmemc contrastata d:il nemico. Alle 19 i d ue Corpi d'Armata attcstaro110 alla linea DausàEnJa Gabcr - Adì Gul Negus - ./\d i .Mai Ciaa Adi Scrghem. I giorni 13 e 14 vcn1\'a110 dedicati allo

:..~'j

sposta mento in avant i

Ji alcune batterie ed a migliorare j] funzionamento dei scrvizi Jooi. ·i:, stici. Due attacchi nemiei ven nero cncroica:-, mcmc ributtati. Il giorno 15 fu ripresa l'azione su tutta la fronte. T.·Amba Aradam Ycniva attaccata fro nt:ilmcntc dalla Di \·isionc « 2 1 Marzo n e sui fia nchi occidentali dalla Divisione << Sila li . Intanto _gli Alpini del generale Negri- Cesi puntavano su Antalò rol i reggimento e col gruppo " Lanzo ,, e si

stabilivano saldamente al margine della conca. Alle.: on: 9 dd mattino ~ucces~irn la conca di Anta lò venne occupata e la presenza di quelle truppe alle spalle dei difensori indusse questi ultimi ad abbandonare rapidamente la posiziont:. Le Cam icie Nere del Duca di Pistoia, ani mai<.' dall'esempio dt:I Principe, vinsero le ultime rc~istt:nze cd occuparono la comcsissima a111 ha. Due squadre di Al pi ni (cki hattagl ion i ,, Trento " e " Ivrea ") raggi unsero da sud la T',1e ..-,1ggio etiopico .


quota più alta. [n gio rnata la Divisione <, Sila ,. atto ia,·a , oi 1 .il, 11111 reparti ad Anta lò. Le colonne del I Corpo d'Armata venivanfJ scriamcntc.: cn111 r.1 state da grosse frazioni dell'avversario e la conqui sta dd l:1 L<J l1l :1 di Buia veniva effettuata, superando tenacissime resistenze. A sera la vittoria era completa; il nemico era in fuga nd k dirc.: zioni di Fenaroa (sulla strada di Socot:ì) e dd lago Ascianghi. Questa battaglia, combattuta e vinta escl usivarncnte da I r11 ppc.: metropolitane, con largo impiego dell'arma bianca, costituisce un:i magnifica affermazione delle virtù g uerriere della nostra razza che, in Africa come in Europa, seppe dimostrare con le armi in pugno lc.: proprie virtù. Sebbene la lotta più accanita si sia svolta intorno al!'Amba Aradam, tutte le truppe, su di una fronte dì 30 chilometri, ebbero a superare gravi ostacoli per la tenace difesa nemica e per il terreno coperto, rotto e frastagliato. L 'Armata principale abissina, battuta su posizioni preordinate a difesa, si ritirò disordinatamente sulle lontane basi e non ebbe più , nemmeno per il futuro, la forza e: la capacità di opporsi alla nostra irresistibile a v,mzata.

La conquista dell'Amba Alagì. Dopo la com1uista dell'Amba Aradam~ durante la quale gli Alpini aveva no dimostrato ancora una volta le tradizionali virtù, Li D ivisione « Pusteria avanzò verso Amba Alagi, il cui nome era stato consacrato alla Storia, nel 1895, dall'eroico sacrifi zio del maggiore T oselli e dalla fedeltà all'Italia .degli Ascari del IV battaglione. Ecco come Amilcare Rossi (1) ricorda la nuova impresa. " Domattina alle 6 zaini affardellati , tende ripiegate e muli p ronti col carico. (' Questo l'ordi ne che i rispettivi Comandi avevano comunicato bruscamente ai battaglioni , alle batte rie, ai reparti m inori dell a ,, Pusteria ,,. G li Alpini furo no presi da una vaga malinconia, perchè intuirono subito che sull ' Amba Aradam, da essi conquistata, attraverso duri seppur vittoriosi combattimenù, appena poclÌi giorni innanzi, non sarebbe rimasto neppure il battaglione « Exill es ,> c he, succeduto :il confratel lo •< Pieve di Tcco ,, , vi teneva la bandiera. )>


,, Essi rimuginarono p<.:r tutta la notti.: sulla ragione di tJU t:sto improv viso spostame nto : ma pìi:1 che tutto 11011 ~apcvano darsi pace per vedersi staccati così inopinatamente da tiuella posizione, immenso blocco roccioso tro neggiante..: in un t<.:rn:no pur così vario e così ricco di quote..: , che sentivano dover essere a lungo legata alla loro sorte g uerriera , sen tivano di dover presi diare da soli. come per inalienabile loro pri vilegio.

Cii Aipini mll".'/111 /,a .lr,1d ,1m .

,, E h 111:ircia, a lxmaglio ni :1ftìancati. formazione che offre m..::glio d'ogni altra, per la facilità e la imm ediatezza dei contatti fra le maggiori masse di soldati inquadrati, l'invito ad esprim ere nel c;i nto lihno e pur concorde i lieti sen tim enti collettivi , passò in vece per tJ t1 ci montanari sen za canti e senza gli impron-isi e saltuari scopp.i della loro composi a, ma non meno rumorosa giovialità : e, mentre la ma rcia stessa li allontanava dalla vista ddl'Amha Aradam, li conduce\':1 t! u;1 si parallclamenr e alla sua inte rminabile estensione in profondità, che da va di ess:1 un num·o. insospetralo profilo e più che mai allunga\·a nel tempo la cagione di tanta raccolta malinconia. ,, La tappa della giornat:1 fu Aderat e nelle alture circostanti tutti i rep:1rti della Divisione assunserQ la loro rispettiva dislocazione con le mi \ure di sicurczz;i, che non era datn mai di abba ndonare laggiù,


anche se in posizione arretrata rispetto a<l Unità che 11 0 11 :i vrc:lilic rn Potuto chiuclere comunque la fronte di -battaglia, mai prccludrn.: l:1 via a possibili infiltrazioni che qualche volta non erano mancate, ;1 notevoli distanze dalle presunte dislocazioni nemiche. << Appena allora gli Alpini si volsero a riguardare con altro sent imento l'amba rocciosa sfumante nel crepuscolo, pcrchè al rammarico di averla lasciata cominciava a succedere nel loro animo la sod -

TI passo di Alclgi.

disfazione di. intuire vagamente che il cambiamento di settore poteva essere il segno che il Comando superiore avesse av uto il proposito di chiamarli a qualche nuo vo compilo, in relazione alle loro particolari attitudini. Dagli ufficiali, che non vollero ritardare ulteriormente c1uesta gioia ai loro bravi soldati, seppero, infatti, poco dopo che quelle sulle quali sostavano in c1ud momento erano le nuove posizioni di attestamento >1 per la nuova avanzata, da iniziarsi alle prime luci del mattino seguente. ,, Allora ognuno comunicò almeno ai compagni di tenda, con la notizia, del resto già a tutti nota, la propria gioia e l'animo tornò Jieto per tutti e fu ancora l'animo dell'attesa immediata, dell'attesa di quanto sentivano come cosa certa ancora una volta e clic sarebhc invece loro mancato. (<


., b si a\'evano appreso degli intendimenti dei Comandi superiori, sapevano ormai che la nuova avanzata aveva per obbiettivo centrale Amba Abgi, onore ttutsto riservato alle Camicie Nere dd Gruppo Mo11t ,1gna, e che essi, alla destra immediata delk Cm1icie Nere, delle quali avev:111<.> per compito eventuale di favorire l',,,1.ione e per compito principale l'occu pazione di posizioni (1) di non minore importanza tattica, anche se di nessu n particolare significato storico . .. lgnora,·;rno. tuttavia, gl.i Alpini , le notizie acquisite alla cono\Ccn za degli stc~~i Com;1 ndi \upcriori, che sapevano da più parti, per indicazioni concordami , che tutti i pas~i, anche quello di Togor;Ì, dove dovcv:1110 inc:111,1larsi i montan :1ri della '( Posteria )), erano \go111hri. ,, Occorrc\'a far prc\to e gl i Alpin i, che sono per le marce sicure, ma lente e m etodiche, dovettero e seppero essere molto celeri, nonostante la singolare varietà del terreno, tullo a s1reui va lichi, per una inflnit21 cli quote, ora discendenti a \'alle ora risalenti fin (]Uasi a de,·atissÌmè cime. " Quando si attraversò la stretta di Corcorà si com prese e si affermò da tutti che pericolosa, umananwntc inosabile sa rebbe stata l'impres::i, se solo poche diccinc di armati del numeroso eserc ito di Ras Molughictà in rotta fossero rimaste a presidiare ed ;i difendere certi passaggi obbligati, dove qualche mitragliatrice od anc he qnalche fucile avrebbe potuto arrestare tutto un ardimentoso esercito. ,. Da questo gli Alpini ehhcro la mi5ura Jella vasta e profonda ri percussione morale della gra\'c disfatta dell e truppe del ras nella battaglia dcll 'Fndert;1 e dell a portata di quella loro co nquista dell'Amba Aradam che, se non avesse causato perdite grav( e tragico sbigottimento nel nemico, non avrebbe aperto da sola la via alle no5tre ulterio ri avanzate . .. li proposito di ostacobre Li no~tra marcia non era rcrto mancato nel nemico perchè dovtllltJll t, e lungo k sponde dd Mai Ncscic e lungo la interminabile, tortuosa, strettissima gola del Corcorà, gli A lpini ave\·ano tro vato degli appostamenti in pietra di fattura perfrtta, riscontrando nella loro dislocazione lo stesso sistema difensivo che userebbero i rn1nbattcnti europei, anche st: contrario allo spirito e alla mcn t:llitù degli Abi ssini , e pit1 ancora ad ogn i loro tradizione g uernera. (1) Passo T ogor:Ì.


Jfo111i e strade rn Africa Orie11tc1le.



1

t

55

<< I battaglioni del reggimento ed i battaglioni dcli' 11", prcù· duti dai loro nuclei esploranti nella •< scalata ;, contro il nemico du: poteva balzar fuori da un momento all'altro, attraversarono tultavi:i rapidi, decisi , impavidi, i valichi più insidiosi cd in una giornata , dalle 6 del mattino alle 8 della sera, coprirono una distanza montana che era già discreta per più che due giornate e che· era stata effettiva~ mente rif>artita in due giornate, essendo tre i giorni di avanzata gù previsti dai Comandi superiori. E, quando 1a opportunit.ì di far sì che una resipiscenza improvvisa del nemico non desse la }X>Ssibilità di munire quei valichi, che risultavano ancora liberi, consigliò di accorciare i tempi, non si credeva alla eseguibilità del nuovo ordine e gran~ de fu poi la espressa ammirazione del Comando per gli Alpini della « Pusteria n, che avevano saputo superare ogni più ottimistica prev1s1one. << Ed avevano saputo pagarne a nche il giusto prezzo, perchè ufficiali e soldati, all'estremo di ogni umana risorsa, stettero per tutta una notte all'addiaccio, <lato che le salmerie non avevano potuto tenere il loro passo, non avevano poluto, sommando la resis.tenza degli uomini e la più grande resistenza dei muli, raggiungere i combattrnt i che, a:l comune impulso del dovere, aveva no sentito aggiungersi ad ogni sbalzo l'ardore della battaglia ognora mancata. ,, E fu così incruenta, per la colon na di sini stra e per la colonna di destra della Divisione fino a Bet Mariam, al costone rossiccio ed al costone verde, pendici nord-orientali di Amba Togorà, obbiettivi rispettivi di primo tempo, l'avanzata che poteva essere invece crnen tissima ed invece costò soltanto uno sforzo fisico sia pure sovrumano. "A tarda notte, con l'elogio per le posizioni inattesamente ragg iunte, venne d.il Corpo d'Armata l'ordine di spi ngere l'azione fino sul passo Alag i, a sostegno del gruppo Montagna, ed alcuni nuclei ciel battaglione r<Trento ,, vi si avviarono al mattino, raggiungendolo alle ore II, quando già da circa un'ora era stato occupato dalle Camicie Nere e sulla vetta garriva al vento il tricolore della Patria. " Il i' reggimento e gli altri battaglioni dell' II" ragg iunsero anc h'essi nella m attinata gli obbietti vi della seconda giornata di opcr:izioni e così tutto l'Alagi e i giganteschi sistemi che costituivano con esso l'allineamento frontale, contro eventuali pentimenti e azioni controffensive dd nemico, nel primo p<>meriggio del 28 erano saldamente in passesso delle Unità del I Corpo d 'Armata. « Le formidabili posizioni erano state raggi unte senza col1x> ferire: la conquista dell'Alagi era stata come il necessario sviluppo della


grande battaglia dell'Fndcrt:1 e t·amba, consacrata dalla mort e eroica di Toselli , come il punto estremo di un'avanzata e di un comhani111ento sanguinorn, c he an:va avuto per suo inizio l'Amba :\radam. " Ma non la grande srnnfin:1. la vera rona qttivi subìta dalle bande di uno dei piL1· potenti r:1 s della gerarc hia miiitare etiopica, rinforzate d:1 continge nti dclb Cu:1rdia Imperiale ; non l'impeto travolgcn-

Gli .-l fpini

i,,

Afrìrn Orientale.

re delle nostre truppe. dominate e sospinte dalla luce della grande Causa che profondamente sent iva no . avrebbero potuto, anche così cospi ranti , da soli assicurare gli impone nti e decisivi obbiettivi e consacrare solcnnnncntc nella Storia colonì~1k del mondo u na pagina, .::mì appassiunantc e così luminosa. ,, Non avrebbe p:ltll{(J decidere di tanto neppure il concorso inaspettato e validi ssimo tbtoci dalle bande degli i\zcbù Galla che, ofte~i nelle ptr~one più sacre e depredati n egli averi dag li Amhara razziatori, ne trasse r<> la giusta vendetta, uccidendoli e disperdendoli , al momento della loro disas trosa ritirata. ,, Az ione prepondera nte e llcci~iva venne spiegata ancora una rn! ta , in conco rso con lpiclli gi:1 po~tì in luce. da un altissimo fattore


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ideale e storico che aveva allontanato da qudla plaga, sacra ;rl v.d,11 r e alla gloria d'Italia, gli armati nemici e aveva conciliato alle tr111 11w in marcia il rispetto eJ il favore delle popolazioni: l'ombra cro il.:t d r Luigi Toselli, caduto ai piedi dell'amba; la fama, celebrata per dc· cenni nei canti e nella tenace memoria delle generazioni inJigrne, del IV battaglione intitolato al nome dell'eroe, che da Agonbt, ;e Cassala, ad Halai, a Coatit, a Senafè, a Debra Ailà, prima che ad Amba Alagi, aveva già scritto pagine di valore, partic~larmente atte ad accendere la fantasia di quelle popolazioni, essenzialmente guernere >>. Gli Alpini rimasero lungamente a presidiare tutto il sistema ddl' Alagi, dall'Amba Carraù a! passo Af Aundà, 'senza che il nemico effettuasse alcun tentativo contro di loro. Molti abitanti rientravano nei villaggi dai quali erano stati scacciati dal terrore della battaglia; molti si presentavano invocando b. nostra protezione e, fra questi, moltissimi Azebù Galla, venuti ~1 domandare le armi per partecipare, insieme alle nostre truppe, ai futuri combattimenti contro gli Amhara e gli Scioani, da essi odiati per tutte le sopraffaz ioni subìte. Appunto gli Azebù Gaìla avevano riferito che il Negus aveva raccolto alcune migliaia di armati nei pressi del lago Ascianghi e queste notizie rendevano più impaziente l'attesa degli Alpini sulle posizioni dcll'Alagi anche nel ricordo dell'eroismo col quale, tanti anni prima, vi aveva combattuto, in difesa dei diritti italiani, il IV battaglione Indigeni col suo eroico comandante maggiore Toselli, ricordato ancora da alcuni canti popolari dell ' Eritrea come << il signore della guerra )>.

11 combattimento per la conquista dell'Amba Uork. Fu anch'esso uno degli episodi più brillanti della guerra italo etiopica, svoltosi contemporaneamente alla conquista dell'Amba Alagi. Nella notte fra il 27 ed il 28 febbraio, mentre le Camicie N ere movevano alla conquista dcli' Amba Alagi, un reparto di rocciatori , costituito da 50 Alpini del VII battaglione complementi, al comando del tenente Rambaldi, coadiuvato da 50 Camicie Nere della IT4" Legione, occupava di sorpresa l'Amba Uork, rinnovando le epiche gesta già compiute nel 1915 per la conquista di monte Nero.


Cc~o Tomasdli_, testimone del corn hattimcnto, così lo descrisse: " li coml>attimrnto di Amba Uork, la ··Montagna d'oro'·, sul ti ualt molto si è scritto, è il primo att<>, grandioso se volete, della ha traglia, ma non è tu tta la batt:1gk1. Certo l'operazione era imperniata sul rapido supcramrnto di questo formidabile ostacolo. Uork Am ba è una di quelle posi;,.ioui che, se non si eliminano dal campo di battaglia con un intervento di sorpresa, sono come certe piaghe c he ogni m ;1ttin:i bisogn:l ag~rcdirc con 1n1ovi antisèltici e non si cicatrizzano più. l'crci() gli ordi ni di opn:izionc portavano all 'oggetto "Colpo di rn :1no su Uork i\mha .. : un ·csprc~sionc, come vedete. molto modesta; m.1 clic ddìni ,cc , ul ,it<> Li natura delr:1zionc Per chi non ricorda la fotof!'r:ifì:i. diremo cli ~· b montagna somiglia ad un bastione mcdio,·ak. ciot· due torri unite d:1 un cammino di ronda. Altri , badando al solo prnfìln, Yi \'cdc raffigurata una enorme sella da caYalcatura barl>ar:i. !\ella situazione militare che si era nc.:ala nel Tembien, l}Uesto baluardo bicuspide \'tniva a Lir sistema con l"amba Deber Ansà, a nord - ovest e col gruppo dei roccioni Daran e della Debra amba a rnd - est, ergendo una m:1ssiccia barriera su lla \'ia di Abbi Addi , capo1uogo JclL1crocoro. Come fakhì sugli scogli, gli Abis~ini attendevano l'atl:KLu n:d1a110 Lon la spaYaìda sicurezza di chi si crede signore della montagna e m aestro delle- sue insidie. ,, Il comand:in[(' del Corpo d'Armata crìtn.:o, generale Pirzio 13irolì, d1c era ormai da tre mesi nel Tembien, destinò all'operazione la Divisione Camicie Nere ,, 28 Ottobre "· al comando del generale Somma. un gruppo eritreo, una colonna mista di Alpini e di Grana" tieri, tenendo in riserva una Divisione A sca ri. ,. Fu st:ibilito che il colpo di man<, :,u uork Amba , prima fase dl'll'azionc, si facesse nella notte del 27 febhraio da tre colonne così formate: ab destra , o nord, la DiYisione v 28 Ottobre "· con tre plotoni mi tragliatrici della Compagnia legionale, 50 rocciatori e 25 Ascari: :1la sinistra, o suLL il VII battaglione complementi A lpini , al comando del ten. colonnel lo C:1sa, 50 rocciatori e 25 Ascari; più a nord. il gruppo dd tcn. colon nello But:ì, composto del IX e del XII battag lione di Ascari eritrei, del CLXX1V h:maglio ne Camicie Nere e di due batterie someggiate; in riserva un battaglione Granatieri e il l battaglione Camicie Nere del Gruppo eritreo, al comando del tc11 . colonnello Cotti. Quattro carri :umati, autoportati fino in vicir1an z:1 J ell'amb:i, pcrchè non ~i trad issero con lu strepito, erano pronti a concorrere ail'azione: li guid:iva l'aiutante maggiore del Gruppo, capitano Salvictti.


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Amba Pc//('grino (' dmb11 Uork.



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<< Poco dopo la mezzanotte, i <lue plotoni dei rocci:ttori n rnn n dai reticolati del fortino Valcarenghi: sono 50 Alpini, 50 C:imit it· Nere e 50 Ascari, questi ultimi distribuiti metà all'uno e in c1~ all':il tro dei due nuclei nazionali. La scelta dei rocciatori è stata un po' laboriosa, non perchè 11011 ci fossero, vuoi negli Alpini, vuoi ndk Camicie Nere, elementi addestrati alle scalate ; ma per chè il cksidtrio di partecipare alla spedizione aveva fatto diventare tutti alpinisti ac

li battaglione Alpini ,, Uork Amba l).

cademici. Fuori dei reticolati le due schiere si dividono, ciascuna avendo una cima dell'amba da scalare; il tenente Rambaldi, degli Alpini , ricambia un augurale (< In bocca al lupo )) al capomanipolo Polo e l'oscurità cd il silenzio separano i marciatori. La via è aspra. Come tutte le montagne di una certa reputazione, an che la Uork Amba ha un versante facile e un altro dispettoso, bisbetico, con strapiombi di roccia interrotti eia esili davanzali, dove l'erba fa ciuffo con i cespugl i. Quando si vuol fare una sorpr esa, bisogna scegliere sem pre b via più difficile, per lo meno quella da cui il nemico non si aspetta l'improvvisata. Gli Abissini avevano sull'amba forze imprccisate ed un cannoncino c he in passato aveva tirato qualche colpo. 13.


" La scalata è dur;t, pcrchè la montagna è traditrice; non si possono accendere la mpadine, non si devono smuovere ciottoli, non si ha nemmeno lo sfogo di un'imprecazione e <li un 'apostrofe al Negus. Gli Asc;1ri. che hanno l'abitudine di camminare per i sentieri, seguono con stupore LJLICsti diavoli bianchi che si inerpicano come canwsci sull e lo ro montagne, per vie che gli indigeni si sono sempre g uardati dal praticare. Sulla destra le Cam icie Nere incontrano diffiC(Jlt} serie: 111 a non insonnontabili e, prima che (accia giorno, sono in vista delb vetta . Si r;1ccolgono, esaminano il terreno, impugnano le hombc cd irrompono all"a~sa ìto. Tran ne qualche vedetta, gli Abissini erano immcr~i nel loro abituale, pesa ntissi mo sonno; pochi hanno b percezione.: di cir'i che sta accadendo, i più sono colpiti nel dorrnÌn'gÌi:1. ljllaku no si salva bunandosi gi ù per il pendìo e dando l':illarm('. <· La ci ma nord è dunque presa; m a il nemico non si rassegna ;tlla perdita e rc.:agisn:. Si sente crepitare la fuc ileria sulla vetta e non si sa che accade. Poco dopo giunge dal ..:apoman ipolo Polo un marconig-ramma solenne cd al tem po stesso rassicurante n ella sua laconicit:Ì: " Sono circondato dagli Abissini. ho fatto q uadrato, sto benisçÌ mo "· ()ll f<:!A magniliw r;1g:in() terd, dur0 tutto il giorno, sostituirà i serventi morti o ferit i all e milra gli;:itrici c: manderà sempre messaggi dig nitosi e tr;inquilli, con lo stile col qualt- ~i dovrebbe scrivere la Storia. (, Che cosa fanno i111an!o gli Alpini? Abbiamo lasciato i rocciatori del tenen te H.amb:ddi al principio della salita. Puntano, come si ~ <lelto, n:rso la cima sud. I primi cento metri sono fatti di volata. M;:i poi le. cose ~i imbrogliano. ll terreno cambia. Di improvviso gli scabtori inc1ppano in un 'intricata \elva, così fitta d i arbusti spinosi c lic in certi tratti bisogna scavalcare a g uisa di ponti, in altri sottop:issarc strìsàmdo carpon i, come si fa n elle g ro tte. Crepitìo di rami ~( hian tati. scorticature ~ille nuni , imprecazioni represse ; l'ufficiale dcn: cnntinu::un c ntc: raccom::u idare di far mrno rumore che sia possibile perchè il silenzio è una delle èondiz ionj della sorpresa. ,, Un.ora e mc:t,1.0 dura il calvario del la selva e, quando ne sono fuori. tutti bisbigliano una 1nalcdizione all'indirizzo di quelle piantacce. Ma il canalo ne sul quale ora si istradano non è da meno della selva per ostile natura: erto, c1u:1si in piedi. si fa sempre più angusto L' precipite, hnchè ;1d un certo momento quelli di punta v i si trovano chiu~i come.: in una scato la. Viene ordin ato l'alt. li tenente da una parte, un sergente <!all'al tra afferra no m;:ini e piedi la corda e rie0


scono ad issarsi per alcuni metri ed a raggiungere un pi :111 c.: ru11ul11 ; ma qui l'ufficiale è costretto a domandarsi se non sia uno spnipo~iio persistere per quella via. E' un alpinista, non è la prim a volta dll' ~i trova in un simile frangente, sa che in montagna bisog na c~~l'rc te naci; m a non ostinati. Conviene cambiare itinerario. Radiotd(.'g r:1f:i al Comando del battaglione la determinazione presa, ridiscende il c.: analone fino alla base e cerca un'altra via. In quel momento egli ra-

Sicomoro dell'Africa 01'iet1tale.

senta senza accorgersene la compagnia di testa, che in perfetto silenzio saliva verso la sclletta a sud della cima. Nella semilucc dell' alba lufficiah: veJe il torrione roccioso profilar\Ì schietto, senza inganni di canaloni e di camini, e risolutamente decide <li prendere di petto la parete. Incalzati dall'impazienza <li riguadagnare il tempo perduto, gli Alpini si rincorrono su per le cengie ed i lastroni, nel disordine pittoresco della scalata. All'affacciarsi del giorno sono quasi in vetta. Questa è preceduta da una anticima, dove gli scalatori fanno appena .i n tempo a raccogliersi che echeggiano le prime fu cilate abissine. L'azione doveva essere di sorpresa; m a anche di forz a. li tenente comunica per radio la situazione e lancia il suo manipolo all'assah o.


e, L'audacia di c1uei 60 uomini una quindicina di Ascari era rimasta per via per la difficoltà dell'arrampicata - dovette parere incrcJibile ai diFensori ddla vetta, pcrchè incominciarono un fuoco ncrrnso e disordinato, correndo qua e là e urlando. Tuttavia le pallottole facevano qualche vitti ma fra i nostri. E' qui che cade il sergente Bait, un friulano erculeo, campione di 5CÌ nelle gare dci sottufficiali. Egli alterna il moschetto alla bomba a m ano, in piedi, senza curarsi di far bersaglio. Ncll ' iqame in cui ~t;1 pr.:r disinnescare una bomba con i denti, una pallottola lo uccide. Cade in ginocchio, la tesla in giù come nell'atto di metterla sotto una fontana, e non si rial zer~ più. Inta nt o g li Abissini hanno raccolto le loro forze e muovono al contrattacco ; tre volte si gettano addosso agli Alpini, tre volte sono ributtati "· Il comandante del Corpo d'Armata Indigeni esaltò il valore dimostrato dagli Alpini nella conlllliSta dcli' Amba Uork, nella quale si. era distinto il VII battaglione complementi, assicurando l'esito della seconda battaglia del Ternhien col possesso dell'Amba, combattendo, 111 una gara di costanza e di fermezza con le Camicie Nere e coi Granatieri d i Sardegna. Il gc nc..1lc ~cgri-Cc,i ;1,cv.1 pùrt.Ho ., lvru Lullu,.::c.:nza la reL1zione sulla battaglia che, a titolo d'onore, era stata comunicata alla Divisione dal Comandante del Corpo d'Armata Indigeni ; rela zione (he concludeva: <• Il Corpo d'Armata eritr eo è fiero di aver contato fra le proprie file, nella vittorio~a battaglia del Tcmbicn. una così valorosa ra ppresentanza degli Alpini d'Italia "·

Gli Al pini ricordano con orgoglio il sottotenente Antonio Ciccirello, il cui nome venne attribuito al fortino alle falde meridionali dell'amba co ntrastata cd il tenente Efrem Reatto, medaglia d 'oro, (<idutu ~ul carnpo, pronunciando, nel .m omento della morte, le parole: " M a11da!c rinforzi! Salutatemi mamma! ,; . A ricordo della conquista dell ' Amba Uork (la Mo ntagna d 'oro) il battaglione complementi del 7" Alpini assunse il nom e di battag lione alpino •( Uork Amba " e fu l'unico reparto di Alpini rimasto, durame il secondo conflitto mondiale, in Africa Orientale, dove dimo~trò, come vedremo, alla difesa di C heren ed a quella di Massaua, un così alto valore ed un così difficile spirito di sacrificio, da ottenere la m cda~lìa d 'ar~ento al valnr militare.


Gli Alpini dei battaglioni <<Exilles >> e « Feltre >> m arc ia va no ora verso il primo obbiettivo della nuova avanzata, percorrendo il dillicilc cammino già tatto, quattro decenni prima , da Luigi. Toselli , che con pochi elementi esploranti aveva raggiunta in ricognizione l'altura di Bclagò. Da tale altura, superata la difficile Amba Ferrà, essi finalm ente poterono affacciarsi sull'ampia e ricca conca di Mai Ceu.

Cippo in memoria del tc 11c11tc Rcatto.

Nella conca di Mai Ccu gli Alpini organizzarono la loro vita e la loro difesa, pur sapendo che nuovi obbiettivi li attendevano e che dovevano riprendere ben presto b difficile e faticosa marcia verso il cuore ddl'F.tiopia. Dopo appena 36 ore, infatti , il m atti no del 18, la marcia venne ripresa per l'occupazione dei passi Mecan, verso l'Ascianghi e verso Quoram, dove pareva che il Negus preparasse l'ultima battaglia.


r66 Di fronte agli armati nemici, già scorri a qualche chilometro dalle ultime p<>sizioni raggiunte, gli Alpini del 7° reggimento si trovavano fra le nostre truppe più avanzate, tra il Belagò e i passi Mccan, insieme ai valorosi soldati dd 60" reggimento Fanteria; ma, dopo qualche giorno, vennero raggi unti dai compagni dell'n" reggimento, che occupavano le selle settentrionali dell'Amba Bohorà, sulla destra del loro schieramento, col compito <li respingere eventuali tentativi nemici di aggiramento. L' r 1° reggimento era, infatti, rimasto a presidiare le posizioni del Togor:ì e dcll'Alagi, in attesa delle Camicie Nere del Gruppn Montagna, ed ora tutta la (< Pusteria » era nuovamente riunita, con un unico com pito operativo.


X.

LA DIVISIONE ALPINA

,<

PUSTERIA

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ALLA BATTAGLIA DI MAI CEU Notizie provenienti da diverse fonti erano concordi nel comunicare che, tra il lago Ascianghi e Quoram, il Negus in persona stava radunando una notevole massa di armati (dai 40.000 ai 60.000 uomini), per opporsi ali ' ulteriore avanzata delle truppe italiane. Di tale massa facevano parte la stessa Guardia imperiale.: - vera e propria grande Unità, armata, equipaggiata ed addestrata all'europea - e gli avanzi delle Armate battute nell'Endertà e nel Tcmbien. Tutto lasciava logicamente supporre che tali forze si sarebbero lenute sulla difensiva, per sbarrare agli Italiani la via più diretta su Dessiè. Senonchè. negli ultimi giorni di marzo. si ebbe la sensazione - confermata peraltro dall 'osservazione aerea e dagli interrogatori di prigionieri e disertori ~ che il Negus avesse deciso di prendere l'offensiva, muovendo all'attacco delle nostre truppe a nord <lei lago Ascianghi. Probabilmente a tale disperato proposito egli era indotto dalla duplice minaccia delineatasi sui fianchi e alle spalle delle truppe etiopiche per effetto della nostra occupazione di Scxotà e di Sardò; nonchè dalla speranza di sorprenderci in crisi di assestamento. Il Comando Superiore, perfettamente edotto dell'imminente attacco, prendeva tutte le predisposizioni necessarie per fronteggiarlo, facendo adottare ai due Corpi d'Armata interessati (I nazionale e Corpo d'Armata eritreo) uno schieramento per ala, con un accentuato scaglionamento in profondità dell'ala destra, tale da opporre: all'urto nemico una infrangibile muraglia di fuoco e da consentirci la manovra controffensiva nella direzione più opportuna . Il terreno della battaglia, compreso tra Mai Ceu ed il passo di Ezbà, si differenzia notevolmente da quello delle precedenti battaglie del Tigrai, ricordando sotto certi aspetti (catene parallele, valli profonde, vegetazione d'alto fusto) le caratteristiche del paesaggio alpino. Le nostre truppe occuparono a difesa le alture a nord dd torrente Mecan, tra monte Bohorà e monte Corbetà: I Corpo d'Armata a dc-


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stra, tra monte Bohorà e passo Mecan (Djvisionc <<Pusteria >> e 8° Grupro battaglioni eritrei in prima schiera; Divisioni '<Sabauda >, e " 3 Gennaio n e 6" Gruppo Camicie Nere in seconda schiera; Divisione << Assietta >> in riserva); Corpo d'Armata eritreo a sinistra, tra passo Mecan e m o nte Corbetà (Divisioni eritree 2 ' e 1 ~ in prima schiera; Gruppo S(]Uadroni eritrei .in ri serva, a nord di Mai Ceu). La bauaglia, acccsasi all'alba del 31 marzo, con l'attacco n emico contro la destra della Di visioni.; alpina, si concludeva la mattina del 4 aprile con la completa rotta etiopica, d opo avere assunto, specie nella prima g iornata, cara tteri di estrema viole nza. Circa b. partt:c ipazionc d ella Divisione alpina 1, Pusteria" alla na1taglia di Mai Ccu, reputiamo utile riassumere quanto scriveva, nel H)37, l'allora capita no degli Alpini ed ora gener ale Pietro Mellano (r). La battaglia di Mai Ceu (31 marzo 1936), comunemente nota, assie llle al complesso di azioni che la seguiro no, sotto il nome di battaglia dell ' Ascianghi , fu l'az ion e d ecisiva che val se a frantumare le fo.rze etiopic h e d;I fronte nord, rimaste in campo dopo la irreparabile d isfatta riportata nelle tre preced e nti battag lie dell 'Endertà , del T e:11!:ien ('. dello Sc.:rè. Ad ess::i p::irtecip::irono il 1 C o :-po d'Arm::it:i. nazionale ed il Corpo d 'Armata eritreo; del I Corpo d 'A rmata, fortemente sc::iglionato in profondit:i, prese p::irte decisiva alla battaglia h 5" Di\·Ìsione alpina ,, Pustcria " · •< Da poco più di due mesi questa nuo\'a Grande Unità, che racco~lieva il fior fiore dell e truppe alp ine delle nostre valli di frontier::i , era giunta in Africa in tempo pe r partecipare alle azioni culmi n anti d ella c:1mpag n ;1: Amba Aradam, Amba Alagi ed infine A scianghi. Nell'ordine del giorno con cui S. E. il g enerale Bes, Ispettore delle truppe al pine, porgeva il saluto alla bella Unità c he si accingeva ad aifìancarsi in terra d'Africa alle altre g loriose Divisioni, era d etto fra l'a ltro che gli Alpini portan fortuna. Parve un simpatico augurio, diw nnc in iCalt:1 un:i profezia. Non era a n cora trascorso un m ese dal_l'cpoca d ello sbarco, che la Divisione riportava il suo brillante battesi mo di fuoco alla battagli:. dcll'Ende rtà, c he provocò jJ crollo della più potente Armata abissina del fronte nord, comandata dal Mini stro della Guerra criopico, Ras Molughietà. JJochi giorni dopo la Divi~io ne partecipava col I Corpo d ' Armata alla vittoriosa avanza ta ed ( r) Cap. P1 ETRO MnL.~~o : " La Divisione Alpina P usteria alla haw1glia u in Rii,im1 di Fantcria. anno IV, n. 10 (ottobre 1937).

<li Mai Ceu


I f 1t)

all'occupazione del massiccio di Amba Alagi e quindi, t[U:1 ~i .1 \l,d.1 dell'avversario, che ingrossava di giorno in giorno nella zona l llll l presa tra il lago Ascianghi e la valle del Mecan, la Divisione :dpi11 .1, avanguardia del I Corpo d'Armata, balzava in poche tappe d:ii \':dr chi di Alagi alla conca di Mai Ceu, affermandosi saldamente ~ull :1 dorsale collinosa dei passi Mecan )).

Panomma del lago .1scianghi.

Gli Abissini, intanto, lasciando l'ottima linea difensiva della conca di Quoram, si erano spostati pit1 a nord, nella zona di passo Agumbertà. Questa era la situaz ione generale delle forze avversarie alla data del 21 marzo.

A chi s'affaccia -

continua il Mellano -

giungendo da nord per

il passo Dubbar, allo spalto roccioso di Belagò, si presenta innanzi l'ampia e fertile conca di Mai Ccu, delimitata a sud da una fascia collinosa, che si appoggia sulla destra all'imponente baluardo di Am ba Bohorà e continua sulla sinistra con altitudine decrescente, fino a confondersi con la zona pianeggiante abitata dalle: popolazioni Azcbù Galla.


" Due passi attraversano la <lorsalc colli nosa suddetta, dando acresso alla reg ione Mecan, c he si apre imm ediatamente a sud. Sono r ntramhi solcati da agevoli mulattiere, che si riuniscono in unica carovaniera nella sottostante piana del Mecan, prosegu endo per passo Ezh;1 e p:1sso A g umhert~ verso la conca del lago A scianghi. <· r due passi , in rcla1.ion e alla loro posizione topografica, sono stati denominati, ri sp<.:ttivamcntc, Mecan occidentale cd orientale. Il passo Mecan occidcntak si appoggia saldamente: ad ovc:st alle pendici scoscese e lJUasi impercorribili dd Bohorà e ad oriente si co nfonde quasi con la facile dorsale collinosa c h e, con direzione generale sud est, co ndu ce ;111':il I ro valico. 11 passo orientale, pel fatto che si apre ~u un costone di modesta altitudine rispetto al terreno circostante e si protende vnso sud , fi n quasi ad affacciarsi sul Rio Meean, rapprcscnta n al uralmrnte la dirl'.zione più breve ed agevole di movimento per c hi proviene da sud, ancht: perchè consente di sfociar e subito nella retro~tantc, ampia conca di Mai Ceu. " I li:m c h i della . dorsale che collega i due passi sono molto boscosi: particohmncntc lJuel lo che si affaccia alla valle del Mecan. ,. A nord di Amba Bohorà sorge un altro imponente baluardo rocrioso : ['Amb:1 Dcbri, cht si :rnw)d:1 :11!::i rnn:1 impervia di passo Dubbar, costituendo, col p:1sso Caeftì, interposto fra le due ambe, 1111a rohusta fronte difensiva a protezione della conca di Mai Ccu cblk pron:nienze da ovest. ,, Lo schieramento della D ivision e alpina << Puslc:ria n, il giorno della b;ittaglia ( l ). per effetto stesso ddla conforma zione del terreno, presentava due:: settori distinti: ,, - uno , fronte ad ovest, costitui to (falle posizioni che da passo D ubba r pcr Amba Alag i si collegano al caposaldo del Bohorà: ,, - l'al tro, fronte a sud, includente le posizioni c he costituiscono la cin ta meridionale della conca di Mai Ce u, tra Amba Bohorà cd il passo ?\kc rn orientale (escluso). In corrispondenza di qucst'ultnno p:t~~(, (lih:.:ru da o5 ni ocrn pazio nc), la fro nte della Divisione ri piegav:1 nCltamrntc indietro, in direzione nord - est, tìno a collegar si coi reparti d el Corpo d 'A rmata erit reo, affluiti da pochi giorni n ella zona ;,. Si pote,·;i prevedere che l'attacco nemico si sarebbe sferrato di .preferenza nella direzione d ei due passi. Al ri ouardo lo schieramento ~

(r) La l)ivisionc era rinfo rz:it::i dall'VIJ] Gruppo battaglioni eritrei (XX e XXV batrng li<oni e banda Scimenz ::ina), J:il 6o0 reggimento Fanteria, dal 111 gruppo homh::irdc e da due gruppi di Aniglìeria della 0ÌVÌ$ionc ,, Sabauda " ·


I

7J

presentava questa carattensnca, dimostratasi al vaglio J ci L1tti v1.:ramentc geniale: mentre il passo Mecan occidentale, già fu rt<: p1.:r l':1ppoggio dato sulla sua destra dalle pendici impervie del Bul10r:'i, <: ra saldamente presidiato (battaglione (( Intra »), il passo M ccan orientale, che pure si presentava più debole tatticamente e costitui va una promettente via d'accesso pcl nemico, era quasi completam<: nt1.: sguarnito di truppe.

.Mai Ceu .

L'accesso al passo era dominato, infatti , dalle mitragliatrici del ·battaglione « Pieve di Teco >>, che veniva in tal modo a costituire il vertice del saliente formato dall'intera nostra linea difensiva. A circa 800 metri a nord dd passo, su una serie di piccole collinette, era schierato, fro nte a sud, il battaglione (, Exilles J>, estrema ala destra della Divisione, sbarrando validamente l'accesso alla retrostante conca in quella direzione. Infine, a nord - est del passo e sul suo rovescio, occupava un'altra collina, detta delle euforbie, il X battaglione Ascari della 2' Divisione eritrea, che completava così la morsa di ferro, pronta a stritolare l'avversario che si fosse lasciato attirare nella sacca, per cercare di aggirare le linee della Divisione alpina o di straripare nella conca di Ma i Ceu.


Per quanto rig uarda il nemico, l'Armata che il Negus si appresta va a lanciare contro le lin ce italiane, in uno sforzo disperato, disponeva di oltre 40.0 00 uomi ni, di alc une ccntin;1ia di mitragliatrici, di I

Gli Alpini 11cll11 baltagliu di Mai Ccu: schieramen to iniziale 11el ,·ettore -,..feca,i.

batteria bumbarde su sei pezzi, cli I cannone-obice francese da 75, di 8 cannoni da 37 mm. e cli 5 pezzi controaerei. Fra i Capi abissini prevalse il proposito dell'azione offemiva, a nche perchè esso consenti va


di amalgamare una folla così eterogenea di armati , già scossa 11101.il mente e dai precedenti rovesci e dal quotidiano martdlamcnto dd la nostra Aviazione e paco idonea ad affrontare una g rande hat1 :1g l1:1 difensiva. Il 23 marzo, la massa abissina del Negus era schierata a nord del lago Ascianghi, nella zona monte Aja - Assaccattì - P. Agumbert:1. Dopa lunghe discussioni tra i Capi, venne deciso l'attacco clclk nostre posizioni per l'alba del 31 marzo, festa di San Giorgio, patrono dei guerrieri. Come piano di attacco si do vette scartare il disegno, abituale per gli Abissini, dell'avvolgimento alle ali del nostro schieramento: sia per la natura impervia del terreno occupato dagli Italiani fronte ad ovest e l'atteggiamento incerto di quelle papalazioni, sia per il contegno decisamente ostile ad est degli Azebù Galla, dei quali un forte raggruppamento, inquadrato da nostri ufficiali (circa 3000 armati), ,era appunto schierato sulla nostra sinistra, verso Corbetà, in condizioni di parare ad un'eventuale minaccia in quella direzione e di agire a sua volta, appena possibile, sul fianco e sul tergo degli Abissini. Per queste considerazioni il Negus decise un attacco frontale:, con lo sforzo principale verso la destra dello schieramento della Divisione alpina (passo Mecan orientale). L'attacco, sfondate le linee italiane, avrebbe dovuto dilagare rapidamente in profondità nella conca di Mai Ccu, alla quale gli Abissini tende\'ano, oltre che per raggiungere le retrovie del nostro schieramento, anche per la possibilità di un allettante bottino di viveri, di cui erano fortemente in difetto.

Alle ore 5,45 del 31 marzo - racconta il Mellano - l'attacco abissino si sferrava quasi contemporaneamente lungo tutta la fronte della Divisione alpina. Erano le prime luci dell'alba ed il nemico, che aveva serrato sotto le nostre posizioni col favore della notte, contava certamente sulla sorpresa. L'-attacco era però atteso da più giorni, cosicchè tutte le nostre forze si trovavano pronte cd entrarono sin dall'inizio .i mmediatamente in azione. In pochi istanti, lungo la fronte dei reparti alpini, schierati tra i due passi Mecan, si scatenava violcntissìmo il tiro di mitragliatrici già predisposto dava nti le ridotte ; mentre le batterie alpine cd i g ruppi di rinforzo iniz iavano un efficace tiro di protezione.


1 74

L'attacco si svolse inizialmente con particolare intensità contro le posizioni dd passo Mcc,m occidentale. Preceduti da breve, ma intenso tiro di Artiglieria, gli Abissini si lanciarono con furia ed estrema decisione contro le ridotte tenute dagli Alpini del batt:1glionc << Intra ))' che resistettero saldamente ai ripetuti assalti.

/_,n scbicramcnto iniziale nel settore Rohor,ì - Debri.

Mentre veniva contemporancam('nte investita la fascia collinosa esistente tra i due passi, difesa dal battaglione <' Feltre " , lo sforzo dc!!li Abissini si concentrava con inaudita violenza verso il Mccart orien;ale, tendendo a sfociare nella sacca ivi lasciata, come si è già detto, volutamente aperta e tenuta saldamente ai margini dai battaglioni


1

75

Alpini « Pieve di Teco » ed (< Exilles ,, e d,ù X battaglione.: /\ ~rari . I f:orti liguri del battaglione « Pieve di Tcco >) subirono un:1 f1Jrrn id .1 bile pressione. Per sfociare liberamente attraverso il Mcc:111 ori~·n1 .1k gli Abissini dovevano attaccare le ridotte del battaglione e n·ri:.ir,· d'impadronirsene. Ma ogni sforzo per porre piede sulle posizio11i do

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.,. &/torti

La difesa dei passi ,\,fecan.

minanti il passo s'infranse contro la meravigliosa resistenza degli Alpini del << Pieve di Teco » e neppure il muro di una ridotta venne raggiunto dagli Abissini, non ostante lo slancio, la decisione e lo sprezzo del pericolo da essi dimostrato. Intanto che le pasizioni del battaglione 1, Pieve di T eco >• venivano così violentemente investite, numerose forze abissine, superan-


do, ad onta dell e gravi perdite, la barriera di fuoco che la nostra Artig lieria fin dall'inizio aveva scatenato in corrispondenza del Mecan orientale, si riversavano al d i là del passo, in direzione delle ridotte tenute dal battaglione (( Ex.ill es » e dal X battaglione Ascari; ma qui il nemico, persuaso ormai di avere via libera per scendere nella conca di Mai Ceu, ve nne a trovar si all'improvviso imbottigliato di fronte alle nuove posizioni, che gli \h:irrava no la via dell'avanzata, col passo Mecan alle spalle, viokntemcn lc battu to dal tiro della nostra Artiglieria, e con le mitrag liatrici pesami del battaglione " Pieve di Teco ,, che lo colpiv;1110 im:~orabi lmcntc alle spalle. La trappola predisposta entrava ù1 :1zio nc. <, Di fro nte a l tiro violento, preciso e micidiale delle mitragliatrici del battag lio ne ,, Exilles ", saldamente sc hierato nelle sue ridotte, l'attacco abi~sino tentò di sfociare al di là , in un supremo sforzo, superando le posiz ioni tenute dal X battaglione Ascari che, da appena due g io rni sulle posizioni, non aveva potuto provvedere che a lavori rudiment;ili di fortificazione campak. Contro la coll ina, detta delle euforbie, tenuta da gli Ascari del X, si concent rò il massimo sforzo delle colonne d'attacco abissine. Ma g li A scari dovevano in questa occasione sfa tare la leggenda che, m entre attribui sce loro magnifiche doti offensive, li ritiene combattenti poco adatti ad una tenace azione difensi ,·a. Sotto la g uida dei nostri eroici ufficiali gli Indigeni resistettero saldamente alle successi ve o nd:ite d i attacco e, quando una <li queste riuscì finalmente ad irrompere S11lb posizio ne, c~n istintivo, i mmediato contrassalto, ributtarono il nem ico nel vallo ne an tistante, dove intanto le mitragliatrici dei battaglio ni « Pieve Ji T eco ); cd <• Exilles 1> falciavano senza tregua, con az ione efficacissima sul fianco e sul tergo, le ondate d'attacco abissine. •< Alle o re 13, muovendo dai fianchi delle posizioni tenute dal battag lione "Exilles' ' , partivano al contrattacco i battag lio ni Ascari V e XIX, appoggiati efficacemente da tutte le armi pesanti dei battag lio ni t< Exilles ,, e « Pieve di T eco » . Il contrattacco, condo tto con ?,r,rndc slancio, riusciva a disimpegnare q uasi completamente le posiz ioni tenute dal X Ascari, ributtando l'avver sario, che si era ri ver sato nella conca, sul retrostante passo Mecan o rientale:. Qui gli Abissini resistettero però saldamente, favoriti da l terreno boscoso e dominante, m antenendo le posizioni fino al tardo pomeriggio, ad onta del continuo e micidiale martellamento della nostra Artiglieria. ,, Su questo tratto di fronte la lotta o ra tendeva a sostare. Lo sforzo nemico più poderoso si era~sangui nosam ente infranto di fronte


177 alla concorde e magnifica azione dei battaglioni Alp ini " 1'1cvc di T e co >J ed << Exilles n e dei battaglioni eritrei del 3" G rup po della l' I )1 visione Indigeni ... >•. Riuscito vano il tentativo di irruzione attraverso il passo M cr :in orientale, il nemico preparava più ad oriente del passo un 11uovo . grande sforzo contro le truppe del Corpo d'Armata eritreo, mrnt r<:

Gli A lpini nella b,1ttaglù1 di Alai Ceu: i contmrtacrhi contro 1<11., Ghetuccii> .

insisteva tenacemente neg li attacchi contro le posizioni del Mccan occidentale, tentando anche un aggiramento per raito delle nostre linee di Amba Bohorà. Anche queste azioni \'Cnivano però inesora hilmente frustrate dall'energica reazione dei nostri valorosi reparti . In tale zona una piccola ridotta di collegamento tra la destra del b:,ttaglione •< lntra ,1 .e la cima di Amba Bohor?t, sulla quale l'avvcrs:1rio era riuscito per un momento a porre piede, veniva subito rioccupat:1 14.


rnn un contrassaho :;fcrral<J d 'iniziativa dagli stessi Alpini ivi schierati a difesa. Persistendo, ciò non ostante, la pressione contro le posizioni tenute dagli eroici Alpini del battaglione ,, lntra n, il nemico veniva nel pomeriggio energicamente contratt;iccato: in direzione del Mecan occidentale da u11 :-1 colonna costituita dal XX banaglione Eritrei e dal battaglione Ca1nicic Nere ,, Ravenna >, ed in direzione di Amba Bohod - Ezb;1 d:1 un.altra colonna , costituita dalla banda Scimenzana e da rcp:1rti J\ipini del battaglione (< Trento ,) . L'avversario veniva ributtato con g r:1vissime perdite fino al Rio Mecan, alleggerendo allJLianto la p1u~ionc c~crcit,Ha fin dal mattino contro le posizioni tenu te.: dal hattag lionc ,, lntra "· Verso le 17, di fronte :il movimento che q uc~ti no~t ri re partì eseguivano per riprendere le posizioni di partt:nza ;1ppoggi;ll.c ai capisaldi. l'avversario lanciava un nuovo, violento atticco, c he \Cni v:1 pert> ~ubi to stroncato con micidiale azione di fuoco dalk nostre valoçosc truppe. · " I nt:mto anche il nuovo, grande attacco, lanciato verso le ore 16 contro il Corpo d' Armata eritreo, ad est del passo Mccan orientale. ~i infrange\'a cont ro la mer;1viglio~a compagÌnc dei nostri Ascari. Li Ì.JalLagli;1 e ra ddì11iti vamentc pc:rd uta per l'Armata del Negus. Sul te rreno antistan te le nostre linee erano di ~seminati mig liaia di c1duti abi~~i11i, tra rui le migliori truppe della Guardia imperiale. " L ·a,·,·ersario, lasciando a contatto delle nostre posizioni forti nuclei d_i retroguardia, inià1v~1 allor:1 quel ripiegamento sulle posizicnì di partenza, che doveva, nei giorni successivi, di fronte all'imm ediata azione controffensiva del I Corpo d 'Armata e del Corpo d'Armata eritreo, convertir.si in irrimediabile rotta». L'Armata del Negus era ormai in dissoluzione. Contro cli essa con vergeva no tutti i nostri aerei, per bombardare e mitragliare i superstit i Abissini in futra dim rdinata . · Le perdite nemiche non er:rno facilmente calcolabili ; ma ammontavano a parecchie migliaia di morti. Caddero nelie nostre mani: 500 prigionieri. 18 cannoni, 1 bombarda, 43 mitragliatrici, 1500 fucili, , autovettura, 1 1 amocarri, numerose casse di munizioni e materiale \'ario. Le no~tre perdite tra il 31 m arzo e il 4 aprile furono: ufficiali 70 (21 caduti e 49 feri1i): nai.ion,di 355 (86 caduti e 269 feriti) ; Eritrei 873 (204 caduti e 669 feriti). La situazio ne del 4 aprile sul fronte settentrionale, dopo l'epilogo vittorioso della battaglia del lago Ascianghi, può così. sintetizzarsi:


l'ultima Armata abissina era distrutta: tutte le nostre forze rnnt i11u a vano l'avanzata convergente verso l'interno dell' F.tiopia, dal g1:111d<: arco: Gondar - Socotà - lago Ascianghi - Sardò. La via p it1 di rctt :i t·r:1 ormai completamente aperta alle nostre truppe del front e ~c uent rionale. Mentre la nostra Aviazione e le bande degli Azcbt1 Galla inso rte· completavano la dissoluzione dell'esercito nemico, mettendo lo scompiglio tra i superstiti fuggiaschi, il Comando Superiore dispose per la ripresa dell'avanzata verso sud, per il rastrellamento e la sistemazione dei nuovi territori conquistati, per la sollecita trasformazione della malagevole pista Mai Ccu - Quoram in camionabile e per lo spostamento in avanti delle basi logistiche. Venne predisposta così, oltre l'occupazione del lago Tana e clcll c regioni adiacenti, l'occupazione cli Dessiè.


Xl.

L'INSEGUIMENTO DEL NEMI C O E LA MARCIA SU ADDIS ABEBA Dopo l'inseguimento dell' Armata dd l\c::gus in rotea , mentre le truppe del I Corpo d 'Arm ata si attestavano a Q uor:11n, la 2 a Divisione <·ritrea raggi u ngeva, il 6 aprik Alomat\ 15 chil ome;:t ri a sud di Quor;im. Tra iì y t· il 15 apri le;: l' intero Corpo d 'Arn1:1ta eritreo (imponen te m.1~sa di 18.oou uomini l' 9000 quadrupedi) com piva in 7 giorni. con unJ \T locit:Ì di 111:1rcia n :ra rnl'.lltc prodigiosa, circa 250 chilometri di d iffì(ilc percors(). occup:rndo, il 15 aprile, l'importante centro strah:gico di Ucssiè, gì.'1 sede dd Quartier Ccncr:dc dd N egus. LJ ~,~ a rr!.1

\~hc n n n in'2,ì iìt r,\ .. t!\.uu.,

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fu t: seguita

per ~caglion i di D 1visiom:. con tappe c!it'. r:t.t'.giumcro t:1l volta itinerari dì 50 chi lometri e la dur:1::1 di 1; c,rc. Dur.rnt1: l'intero percorso. il Corpo d'Annata \Ttrnc rn mpk1 a m u 1tc l't:ltoY:t:!liato da st1uad riglic di an ci. Il :!O a prile cioi: a soì i 5 giorni d:1ll' ingrc·sso del le prim e rrup pt, il Quartier G1.:11t:ra k italia no si trasferì, per \·ia aerea, da M:1cal lè a Dcssiè . La medag lia d'oro Arnikare Rm si così ef tìcacemente desnivc I aziom: Jcgli Alpi ni dopo la batta~lia Ji Mai C:rn. ,. Uomini roccia erano stati chi:1111 ati gli Alpini della « P u~tcri:i " dagli ~te,si Abis~i n i, r hc ne a\'eva no pro\'at:1 la rcsi~tenza e la foga nd rnm ha tlimcnto: m ;1 in qu,1lc alt11J mudo :inc:bbcro potuto tp ialitic:irl i ancora, se ne ave~~cro saputo la capaciù nel soppo rt;1re, sen za lamentarsi, i di sa~i. le estenuanti fati che e le pri•:azioni pi ù inaudi te? ,. O ra tutto era di menticato da questi eroici combattent i eh.:, dopo la !,attaglia di Mai Ccu, rip rcsern-il 3 ap rile la m:1rr ia contro il nemico. che cs~i a Ycva no battuto ripetutamente; ma che sapeva no deci so a rc~istcn.: ancora. almeno sulle posizio ni nelle q uali era statoricacciato. Q uc~la volta cr~1no in primo :-.caglionc tutti · i battaglioni del i ed il provati ,~imo hatraglionc « Imra ,. dclr11 °. e la resiste nza del


nemico cominciò a farsi sentire fin dalle prime: luci. pc1 .n111 11 111 11 1 d1 intensit~, con un fuoco serrato di mitragliatrici e d1 lt11·iln 1.1, 11 c Ile ore successi ve. « Le nostre Fanterie furono anche allora mcravig limr, 1•1t 111 d1 ~lancio, animate da uno spirito offensivo leonino, decise e r:11 utl<' nr l raggiungere gli obbiettivi loro assegnati ; mentre le nostre.: :1r1 iglir 11c· avevano buon g iuoco: sia per la cocciutaggine del nem ico nel ,·<,In l'

Gli Alpini a Mai Ceu .

conservare le posizioni sulle yuali puntavano decisamente le Fanterie italiane e che venivano battute da centinaia di proiettili; sia per l'ostin~1zionc cnn ];., (Jt1alc le pache bocche da fuoco nemiche lrn taYa no inutilmente di arrestare lo slancio delle nostre colonne. « Quando gli Alpini uscirono clalle lince, appena il chiarore.: del giorno lo consentì, videro subito gli effetti della loro vigorosa aziom: dei due giorni precedenti e, benchè il nemico, con un lavoro febbrik, si fosse presa la cura di ritirare gran parte dei cadaveri delle migliaia di caduti, molti e molti ancora se ne trovavano dis~eminati sul terre no ; ma tra essi gli Alpini non poterono vedere i cadaveri dei duc bianchi, che essi sapevano essere stati uccisi dalla nostra Cucilcri:i ; ma dei quali non si potè sapere la nazionalità "·


182

Alle ore 17 tutti gli obbiettivi sul passo Ezbà erano stati raggiunti dalle Unità di prima schiera e, salvo qualche colpo isolato, la battag lia taceva di nuovo. Nè: si riaccese al mattino seg uente, quando le nostre truppe ripresero la loro avanzata verso l'Agumbcnà, perchè tutti g li Abissini, mentre la sera innanzi erano ancora dislocati in difensiva sulle piccole alture appena a sud di passo Ezhà , si ritirarono nella notte, ~gombrando il passo A g umbertà e la piana di Ascianghi. Su quelle prime alture aveva sostato anche il Negus che, dopo la tremenda sconfina, vi si era ritirato con i suoi, con vi nto che gli Italiani, almeno per qualche tempo, non avrebbero fatto ulteriori sbalzi, 0 paghi Jell'esito della battaglia svoltasi tra il 31 marm ed il T aprile. Po.i il Negus aveva consigliato i suoi. a disperdersi in piccoli gruppi opportunamente dista nziati, per cercare, sotto g li alberi, nei cespugli e dietro le grosse pietre, di ripararsi dalle offese aeree, in attesa delle d ecisioni, non facili ìmcro a prendersi, sulla ulteriore azione da svolgere. Qu:ile non fu la festa degli Al pini , quando appresero della nuova, precipitosa fu,ga del Re dei Re i11 din:z iune di A scianghi, di Quoram ed o ltre!

Dopo la sconlÌ.lta di Mai Ceu, le truppe superstiti del Negus si erano ritirate in disordine su D essiè, suhcndo perdite sempre pii, gravi per l'azione delle t ribù dcgli Azebù Galla e d ei Raja Galla che, incitate dal loro inesti nguibile odio contro gli oppressori Scioani, rendevano sempre più diffìcilc la disordinata marcia d elle truppe etiopiche. Le nostre trnppe inseguivano intanto il nemico verso D essiè. Nel le battaglie precedenti l'esercito etiopirn che. con la mobilitaz io ne generale, aveva raggiunto, alla fìnc dd 1915, la forza complessiva di circa 500.000 uomini, aveva perduto la met;'i dei suoi effettivi. l su perstiti, per le sco nfit te ricevute, 3vcvano perduto la volontà di combattere. La situn iune militare dell'Etiopia - sc risse il gen erale Cabiati nell'opera già più volte citata - era ormai disast ros:i. Il dissolvimento mil it::ire e politico procedeva co n ritmo sempre più accelerato; l'avanzata italiana non poteva essere in alcun modo arrestata e gli sforzi del Negus per opporvi un argine era no destinati a fallire miseram en te,


anche p erchè le popolazioni avevano assunto un atl\;ggi:1111<·11111 p,1\ sivo o nettamente ostile alle forze negussite. Il nuovo ordine di mobilitazione generale non vt: nnc I i, 111·11.1111 : anzi, migliaia di guerrieri abbandonarono l'Jmpcraton: e fn 1·111 11 torno alle loro case. L'autorità del Negus era complctamc111 i.: w .,1111 .1 ed i Capi ed i sottocapi si rifiutavano di eseguirne gli o rdini , :1t1rn

li lago Ascianghi.

dendo l'arrivo ddl'esercito italiano. Nel Goggiam il movimento di rivolta si era esteso a quasi tutta la regione e da alcune localit21 ~i segnalavano sanguinosi conflitti fra le truppe regolari , ancora fedeli al Negus, e grosse hande di insorti. L 'inseguimento dd nemi co da parte nos1ra dovette essere preceduto dalla preparazione delle strade: sia per :issicurare il collegamento delle nostre truppe con la b:ise delle operazioni, sia per il proseguimento deUa marcia in avanti. << Dessiè diceva l'Agenzia Havas - ha sempre costituito un centro militare importante: la Missione militare europea av<.: v:i fatto


della citl:Ì il ct:nlro strategico etio pico, co n c 1\cm e, magazzini, polveriere e ccntraii tekfon.iche e teleg rafiche. un ca m po d 'aviazio ne cd ospedali 11 . Dcssiè era ino ltre un importantc ccn iro carovani ero, dal quale ,i irradiavano lc '..tracie 111 d in:zionc d i Gondar e ì.li Gibuti, di Ma-

callè e di Addis Abeb:1.

Des.ciè 1•istr.1 J,dl'aereo.

« Dessiè -- scriveva Arnaldo Cip<llla -- prn c he un centro, un a città , una rocc1 , è- il capo lungo di una regione inrcnsam cnte popolata, ove ha sem pre pulsato il vero cuore dell'Abissi nia tradi zion ale, più che ad Add is Alx:ba, di venu ta Capitale soltanto dopo l'assoggettam ento dei Galla meri d ionali e gli assurdi :!tteggiamenti di Menelik, che pretendeva d i g:ireg~ia re con le Po tenze rnrnpce nella colo nizza-


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La marcta su Addis Abeba.


186

zione dell'Africa. Tutte le adunate militari etiopiche, sia contro gli europei , come contro i grandi sovvertitori interni, avevano avuto per campo Dessiè. Nella ridente conca, circondata da altissimi monti che si aprono fra Borwnieda e Magdala, è il caposaldo della regione. Menclik vi radunò, nel 1895, il grande esercito di 100.000 uomini che, impiegando un intero anno fra l'adunala e la marcia, doveva poi trasferirsi sino ai confini dell'Eritrea. « A Dessiè, nel 1917, in piena guerra europea, l'allora Ras Tafari aveva riunito le sue truppe per ostentare la propria forza, dinanzi ai molti oppositori contro il suo potere >> La marcia delle nostre colonne raggiunse, il giorno 8 aprile, Alomatà, il giorno dopo Cobbò, il 10 aprile Ualdia, il 12 aprile Libsò, il 13 aprile Brunieda ed .il 15 aprile il Corpo d'Armata Indigeni occupò Dessiè. Meno d'un mese dopo, e precisamente il 5 maggio, il Maresciallo Badoglio entrava in Addis Abeba. Nelle truppe che lo seguivano nella Capitale nemica, ormai sottomessa, gli Alpini erano rappresentati <lal battaglione ,1 Trento )) . 1(

Le ultime operazioni degli Alpini in Etiopia. Dopo la conquista di Addis Abeba, s'iniziava in Etiopia il periodo delle grandi piogge; periodo durante il quale gli Alpini della Divisione v Pusteria " vennero impiegati nei lavori necessari per l'apertura e la riattivaz ione deJle strade e per migliorare le condizioni dell' abitato di Dessiè. Gli ufficiali, intanto, si dedicavano anche all'organizzazione civile della regio ne ed il generale Negri-Cesi ebbe affidato il Comando del presidio di Dcssiè e del settore dell'Uollo, ed ottenne che molti Capi civili e religiosi e non pochi n otabili prestassero il loro giuramento di fedeltà all'Italia. La saggia azione politica di Negri-Cesi ed il contegno tenuto dagli Alpini indussero perfino il Ras Chebbedè Mangascià a sottomettersi all ' Ital.ia, come egli poi fece ad Addis Abeba.

Finito i.I periodo delle grandi piogge, ai primi. di ottobre la Divisione Alpini , divisa in tre scaglioni, iniziò il suo trasferimento ad


Addis Abeba, da dove si trasferì pai ad Ambò, uli im:, ~11.1 " '" .l rn 1.1 prima del ritorno Ì·n Italia. Durante la sosta a Dessiè, gli Alpini avevano hc n 111c1it. 11 11 d.ill.1 Patria. Essi avevano iniziato la pista camionabile D essiè - Sm I.\ A, sab; avevano protetto i cantieri operai ed avevano respinto, il 20 .1g 11 sto, a Oorro Jelo, un attacco di ribelli.

La diff,cilc costruzione delle strade,

Durante la marcia di trasferimento ad Addis Abeba, uno scaglione della Divisione <t Pusteria ))' comandato dal generale Paolini, venne attaccato dai ribelli, ai quali venne inflitta una sanguinosa lez io ne. Come gli altri due scaglio,ù, anche quello comandato dal Paolini era autocarrato e _, come ricorda Amilcare Rossi nell'opera già citata - partì da Dessiè il mattino del 2 ottobre, con l'ordine di raggiungere Addis Abeba nel più breve tempo possibile, compatibihncnte col compito di riaprire la strada, ridotta in i)cssìme condiz ioni , specialmente in corrispondenza dei guadi dei numerosi corsi d 'aclJLl:1. e con la necessità di adottare le più oculate misure di sicurezza ptr guardarsi dalle sorprese, ancora molto probabili. Al fiume Robbi la colonna Paolini gìi.mse il 9 ottobre vt: rso le o re 16 t:, contrariamente a quanto era occorso di rilevare al prt:redt: ntc


188

scag lione Carossini, trovò così trarn..1.uilla la zona. ~osì pacificati i villaggi circostanti, da indurre il Comandante: a farne luogo di sosta per il pernottamcÌuo, restato indisturbato per 1:i truppa e per gli ufficiali, :111'infuori che per t!m:ll i ai t!uali era stata affidata la responsabilità della sicurezza dello sca~lionc Verso le ore 11 dd 18 <1ttobre, mentre il XXXI battagl ione Genio provvnkva ad adatt are al passaggio <lt:gli :1 utomezzi il g uado stesso, fu fatto segno a colpi di fucile, divenuti sempre più inten si e seguiti succcssivamrn rc dai ti ri delk mitragliatrici. I rihcll i. cht: :i ppari vano not e\~il ment e numerosi, furono fugati dal liau~1g lio ne ,. Saiuzzo,,, che era in testa alla colonna e che scese subi to dag li au tocarri; m entre, con lo stcs~o ~lancio che avevano posto nello in~egu irc il nemico fuggente, gli Alpini del maggiore Jalla occup;1\·;1110 le altu re circostanti, per sostarvi a protezione dell'intero scaglione. Alla riprcs:1 della marcia, verso k 1 2.30 . quando il g uado era ~lato ri:1ttato, il nemico, che non era stato raggiu nto dagli Alpini in~cguitori . tcnt<', di aggi rare la sinistra dell'ava nguardia e di infiltrarsi fra gli ckn1enti dc:11;1 colonna. Altri tcntati,·i furono fotti ancora dai 1 ilid li , e, id1::nle11H.:11l<.: rin forzati da 11uu, i dernemi, per raggi ungere ccl :J\'\'olgere la coda dell a colonna, che proseguiva ora b sua marcia in ord ine di combattimento. ScpranTnuta la notte, mentre il h:ittaglione :, lntra ,, , che costitui\·;t la retrog u~tnlia minacciata , ::iveva occupato due cornzz0li a sud dd rorrt'ntc G uà per pre\'cnì rvi il nt:mico, fu ordi nata la sosta e le truppe furono disposte in tJua drato con g li autocarri nel m ezzo. La notte non fu tranquilla per l'attesa di un at tacco in forze, che non venne effettuato. I tcntati\'i dei ribel li si rinno\'arono nella giornata del H) ottobre, t~ uando l:t colonn a, ormai tutta appiedata, cere<'> di proseguire la sua m:1rci:1. mentre gli automezzi passa,·ano \'UOti nel centro di essa . 11 nemico riprese allora il fuoco. specialmente contro ii fianco sinistro e: contro il tergo ddla colo nna. tanto che la marcia dovette essere r:11lcnt:Ha tino all'intervento di un aereo c he, bombardando la regione. obbligò i rilic: lli ad ocrnltarsi. L 'a\·angu:1rdia degli Alpini potè awre ragione sulla destra della non forte: re~istcnza nem ica cd occ upi\ il mon te Ruf,1: mentre la sinistra, più fortnn cntc Ìmpcgn:1ta, incon trò maggiori difficoltà, non ostante le <..J uali, riuscì ad imporsi ai ribelli e ad occupare le alture dei mon ti G ar.'t. Ciollè e Fircè.


La retroguardia, notevolmente distanziata dal rT~I<> d r ll .1 11 .!1111 na, lontana dagli automezzi, fu anch'essa nuovaml'nl c :1ll .1u .11.1, 1111 chè un nuovo, tempestjvo intervento di tre aerei da h o111h.1 rd .11111·111 11 , che compirono un'azione molto efficace, la di simpcgn<'i 1111.il11 1r11 1c· e permise all'intera colonna di riprendere la marcia .

.J mbe etiopiche.

Si tratth, dmK1uc, di un vero e proprio rn111hattimcnto che. ingaggiato contro le notevoli for ze dello scaglione Paolini. dovctt l' rap p resentare il tentativo di ribell i necessariamente molto numerosi . l.l' nostre perdite furono di 5 morti e di 13 feriti; ma hcn più ~ ra\' i fu ro no quelle riporlale dai ribelli, com e venne ricono~ci uu, tbi prigi,,


men e d allo stesso Capo d ella ribel lio ne che, pentito, ottenne in se!!Uito di tornare a noi. ,. E' o ppo rtuno rile vare lo slancio e la decisione dimostrati dai reparti Alpini che, anc he in queste ul tim e azioni contro un nemico numeroso, i cui Capi si mostravano decisi :id ottenere il successo ad ogni costo, sep pero man tener si fedeli alle loro nobil i tradizioni. Roma accolse cd o no rò co n la ~ua riconoscente ammirazione g li Alpini clell:i D.i visionc ,, Pustcr ia ,1 c he, ndb conquista dell'Amba Aradam e durant e l:t battaglia d el b go A scianghi, come nd sopportare ogni dis:1gio e nel compiere ogn.i fatica, avevano sa puto dimo~tra rsi fede li alle loro g loriose tradizioni. Ad t:sa Ilare cd a prem ia re il loro v:ilore e la loro te nacia, l'Ispctton: dd k Truppe Alpine. generale Ca nale, emanò nella circostan za il segurnte ord ine dd g iorno: ,, L a ,, Pusteria )) è tornata sul suolo d ella Patr ia, accolta da S. E. il Sottosegretario alla Guerra e d al caldo abbraccio di Rom a. ,( Reso omaggio al Milite Jgnoto, restituisce ai reggimenti i battagl ioni e le batterie che l'ha nno costituita e co n essi riparti sce la g loria che si è conquistata, segnando orme profonde e imperiture nella Stori:1, con il co ntr ibuto decisivo alle Yittoric di Amba Ar::icbm e del lago Ascianghi e, nel suolo etiopico, co] poderoso concorso alla costruzione d elle prime grandi arterie stradali. <, A continuare l'opera essa ha lasciato in A. O. ben 5000 larnratori, c irca la metà della sua forza . ,, Non tutti i nostri cari camerati so no ritornati. Alpi ni! presentia mo le armi ai g loriosi caduti! « L a sostanza d ei fatti è di per sè eloquente : g li Alpini rimasti in Patria sono fieri dei camerati che in A. O: h anno tenuto ben alta la penna nera e li accompagnano con il loro fraterno pensiero e coi lo ro mig liori voti, ora che ritornano alle loro case e alle Joro famiglie, orgogliosi di avere efficacemente concorso alla COllllllista dcll'Impcru )> . Al le Uni tà della Divisione " P ustcria ii vennero conferite, per la g uerra coni ro I' ELiopia, le seguen ti ricompense al valore: - 7" regg imento Alpin i: croce di cavaliere dell 'Ordine Militare di Sa\'oia; - battaglione "· Pieve d i T eco ": medaglia d'argento al valer militare (passo Mecan , 31 m arzo - 3 aprile 1936); - battaglione complement i « Uork Amba ,) : medaglia di bronzo (Amba Uo rk , 27 f òbraio r936);


I I) r

reggimento Alpini: croce di cavaliere d<.:ll'Ordin r Mii, tare di Savoia; medaglia d'argento per le operazioni co1111ii111 r 111 Africa Orientale dal 12 febbraio al 3 aprile 1936; - battaglione << Intra '> : medaglia d'argento (passo Mcc.111 , ~ 1 marzo 1936); - battaglione « Trento>>: medaglia di bronzo (Amba Ara dam -Addis Abeba, 15 febbraio - 30 luglio 1936). In complesso, per tutte le nostre imprese coloniali, in f.ri trta, in Libia ed in Etiopia, gli Alpini, che vi parteciparono con tanto valon:, meritarono: - per l'Eritrea (1895 - 1896): I medaglia d'oro, 2 1 d' argento e 33 di bronzo; - per la Libia (1911-1913): 12 Ordini Militari di Savoia, 1 medaglia d'oro, 212 d 'argento e 450 di bronzo; -, per la guerra italo~ etiopica (1935 - 1936): 4 Ordini Militari <li Savoia, 5 medaglie d'oro, 72 d'argento, 93 di bronzo e 321 croci di guerra al valor militare. -

II

0



PARTE SECONDA

OLI ALPINI NELLA GUERRA 1915-1918

15.



I.

GLI ALPINI NELLA GUERRA 1915-1918

Le imprese compiute dagli Alpini durante la prima guerra mondiale, nella (1uale essi combatterono quasi sempre nel loro ambiente:. ~uscitarono in tutto il mondo una Yiva sorpresa cd una grande ammirazione e da tutti si riconobbe che soltanto truppe scelte ed addestrate come le nostre aveYano potuto dimostrare una così netta superiorità sulle truppe da montagna degli altri eserciti. Ciò avvenne: sia perchè, a m ano a mano che le altre Fanterie si abituavano a vivere ed a combattere anch'esse sulle Alpi , ve nivano nat uralme nte riservati agli Alpini le altitudini maggiori, -i terreni più impervii, le cime meno accessibili: sia per la magnifica preparazione e la tecnica dei nostri comandanti di reparti alpini. Scrive bene a ragione, in proposito, il generale Roberto Olmi. ,wllo studio già citato, che tecnica opportuna e preparazione completa dimostrarono, nella nostra ultima guerra contro l'Austria, tutti 1 comandanti di truppe alpine g randi e piccoli: dai generali Etna e ' L1ssoni, i cui nomi sono legati alle più belle operazioni in Carnia e nella regione del monte Nero, ai colonnelli Giordana, Ronchi e Tardini, ideatori e, per la loro parte, attori degli ardimenti dell'Adamello e delle Tofane, ai maggiori Celestino Bes e Carlo Rossi, geniali e coraggiosi protagonisti di audaci stratagemmi sul fosco Rombon e fra i contesi ,, masarè '> di Fontana Negra ; ai capitani Arbarello e Achille ll' Havet, che superarono l' impossibile nella conquista del monte Nero e del V rsic, e via via fino ad una falange di comandanti di plorone alpino, ossia della ciassica Unità, atta in alta montagna ad imprese talvolta di importanza anche str;JLegica, e per servire le <-Juali può anche essere necessario jJ concorso di un'ingente preparazio ne logistica e di notevoli masse di fuoco di Artiglieria. <• Oltre a questa caratteristica tecnica, le operazioni alpine della guerra 1915 - 1918 hanno dimostrato tp1ale benefico e decisivo i11flu sso possa esercitare sul rendimento delle Unità combattenti 1111


1iluminJto spirito di Corpo cd un si ncero senso di ca mcratismù. Solo qw::~ti due profondi motivi etici hanno co nsentito agli Alpini , nono~tante l'c.sig uir ;Ì dd territorio ove è pos5ibilc il loro rcdutamcnt:o, nella sempre più spopolata z~i na alpinJ e prealpina, di moltiplicarsi, accogliendo nell e lnro formazi(Jni di prim;i lin eJ, in p:irit~ assoluta di doveri e di iunzio ni , i richiamat i delle classi p !Ù anziane, che in tutte le altre J\ rm i vrngono invece ck sti 11;1l i ai ;t:rvizi territoriali e di retrm·ia . F lJllc,ti gagliardi ricliiam~1 li, i gloriosi ecci, inquadrati •1ci hat1ag lio11i \'alle e nei battaglioni Monl t:, ~a ranno di t:se mpio per i~li :1ltri e d inw,trcr:111110 qualit:1 non inferio ri a quelle dei giovan i :.\ !pin i 1ki h:1tt;1glinni pcrn{;111enti · '

L'evoluzione orga111ca degli Alpini nella guerra 19151Q l 8. !\ i.ile propmito r1tcn1;11no opportu no ~intctizzare l'evoluzione

org.1nic.1 ~uhira dagli Alpini nella pr ima gucrr:1 mondiale, per rispon, lne .il k n i~enzc da essa imposte. ! )!::-.: :i :;· !;~ g:tt·rr:, r915 .i•}I~ i !) c pc-.:,it; 1..J.:gJi .(\ .?. pini (·ostit.u iro1111. (lillll" .1lihi:1 mo gi;ì ;1c:crn nato a prnpo~i ro dell'evoluzio ne organic:1 dd Corpo. i battaglioni di milizia mobile e quell i di m iliz ia territo-' ri:dc. \k;itrc i battaglioni pcrn1;1 rH:111i fK,rLnano, cumè: <'· noto, il 110mi: dt·ll:i cirti"1 sede dei loro centri di mnhilitazionc, quell i di m il izia mubik portarono il nome cli monri e l!11elli territor-iali il nome di ,·.ill:11c. ,mì che g li 87 llattaglioni Alpini e le 274 compagnie che vennero lllohilitati, costituiti con richi:rn1 ati e reclute, poterono panecipare .illc opcraz.ioni di gucrrJ lU tli in prim issima linea. Il 1" rcg-g1mento Alpini , che avcv:1 i b:11taglioni permanenti ,, Cc,·;1 .. . , Pieve di T cco" e " M ondovì ", costituì i battaglioni di m ili 1.ia muhik ,, Molltc 1'vl.crc 1ntou r ", ,, Monte Saccarcl lo ,_.e « Monte Cbpicr .. cd i b.1u-aglioni di mili1.Ìa ic:11 i1111i,dc " Val Tanaro ,, , " \'all"Arrnsci:1 ,, e Vall'Ellcrù "· l i 2 ·· re~gimen to Alpini. che aveva i battag lion i permanenti " Borgo S:111 D almazzo ,,. ,, Dro nero " e " Saluzzo " , costituì i hatta~lioni di m i]izìa mobile ,, ~fonte A rgcntcra ,,, " Mo nte Bicocca ,, e :. .\fonviso ,, ed i hattaglioni di rnil~z ia territoriale ,. Val Stura ,,, " Val i\faira ,, e ,. Val Var;iita ,.. li regg imento Alpini, che aveva i b:1tt;1!-!lioni permanenti ,, P ine rolo " - " Frncstrdlc ", ,. Exill es,, e ,. Susa " , costituì i battaglioni

.r


XX.IV maggio 1915: gli A l pi11i oltrepassi/no ìl confìm·.



di milizia mobile (1 Monte Granero ,,. ,, Mon te Alhergian "• " Me111 11· Assietta u e <( Moncenisio,, ed i battaglioni di milizia 1erri111r i.1k Val Cenisc hia ,, e " Val Chi,011<· ... " Val Pellice >>, <e Val Dora > Il 4° reggimento Alpini , i cui battaglioni permanrn1i er:1110 I',, lntra ll , l'.-< Ivrea e l'ct Aosta ,> , formò i battaglioni di 111 ili11.1 mobile « Monte Rosa", ,, Monte Levanna ,, e " Monte Cervi110 ,. nl i battaglioni d i milizia territoriale ,, Val Toce )•, " Vall 'On.:o " t· " Val Baltea >•. Il 5~ reggimento Alpini, che aveva i battaglioni permanenti ,, Morbegno)>, « Tirano », <( Edolo •> e <1 Vestone >•, costituì i batta~lioni çli milizia mobile << Monte Spluga ,. , « Monte Stelvio •>, (( Monte Adamello 1,, ,, Monte Suello " ed i battaglioni di. milizia territoriale ,, Valle Intelvi ", « Valtellina,,, " Val Camonica,> e " Val Chiese ». Il 6° reggimento Alpini. che aveva i batlaglioni permanenti <' Vcro na ))' " Vicenza ·,. e ,, Bassano ,,, costitu1 i battaglioni di milizia mobile ,, Monte Baldo,, , « Monte lk rico >•, « Sette Comuni •> e " Monte Pasubio » ed i battaglioni cli mili zia territoriale,, Valle Adige 1, , 1, Val Leogra ». <' Val Brenta ,,. Il 7° reggimento Alpini, che a \'t\':l i b:itta;lioni permanenti f f'lrrc ,, , <' Pi.eve di Cadore >• e ,< Belluno ,,, costituì i battaglioni di milizia mobile it Monte Pavionc ", 1.< Mont_e Antelao >•, e '< Monte Pelmo ,. n l i batta~lioni d i milizia territoriale " Val Ci srnon » , ,, Val Pia\'C " t· ,, Val Cordevol.e ". L'8·' reggimento Alpini, che aveva i battaglioni permanenti .. Tolmezzo >, , <' Cividale» e ,. Gemona ,, . costituì i battaglioni di milizia mobile t< Monte Arvenis » , ,; Monte Canin >> e " Mo nte Mataju r >• cd i battaglioni di milizia territorial e " Vai Tagliamento ", .. Val Fella >> t << Val Natiso nc " · Inoltre vennero formati battaglioni sciatori , che presero il nome di <• Cuneo,,, « Courmayeur ))' " Pallanza ,,, « Ca vento ,. , ,, Monte Marmolada ·,>, ,, Monte Nero ", " Mo nte Ortler " e ,, Monte Mand ronc ,,. Gli Alpini formarono, infine, anche reparti di yoJontari , dei l uali ricorderemo le gesta nel IX Volume di q uest'opera, c.k dicato 1 appunto ai nostri volon tari di guerra. I reggimenti furono impiegati con la trasformazione prC\·ist a dai Tomi di mobilitazione in Gruppi Alpini, con batterie o Gruppi di Artiglit ria da montagna e formazion i di servizi; si costitui rono poi anche Ragg ruppamenti Alpini con l'abbinamento dei Gruppi. 1,

(,

)l

II


200

Il massimo numero di Gruppi form;iti durante la guerra fu di 29, quello dei Raggruppamenti di 9. Durante la guerra venne costituita anche una Divisione alpina (5'), dislocata nd settore Tonale -Adamello.

L'ordine di battaglia impm to agli Alpini fu il seguente: 1°

reggi111c1Jto Alpini:

H;1ttaglioni permanenti: ,. Ccva ,, (1', 4" e 5''), ,, Pieve di Tcw ,. (2', J' e 8"), ,, Mondovì )) (9', IO" e 11"). Bauaglioni Milizia Mohilc: " Monte Mcrcantour l, (9W, n6A e 121 ' ), .. Monte Saccarello ,, (wj' , 115° e 120'), " Monte Clapier )> ( 11.f' , I 18'° C 119·'). Tbttaglioni Milizia Territoriale: ,e Val Tanaro J) (20 1\ 204A e 205·), ,< Val Arroscia •1 (202•, 203'' e .::w8' ), ,( Val Ellero ,, (209". 210• e: 211 ' ). 2"

15"),

11

reggimento Alpini:

Battaglioni permanenti: ,, Borgo San Dal mazzo ,, (13', 14" e Dronero ,, (17, 18° e r9~), ,<Sai uzzo ;, (21', 22' e 23').

Battaglioni Milizia Mobile: ,, Monte Argentera ,; (933, 'u ;1 e :22' ), ,, Monviso ,. (80", IO(i' e 124"), ,. Monte Bicocca,) ,, 81", 101'

,: 113'). Battaglioni Milizia Territoriale: ,, Val Stura \) (21 3' , 214' e .115' ), ,, Val Maira ,, (217\ 218• e 219·'), o Val Varaita )' (221\ 222• e ..,..,..,.:.) - -_) .

Battaglione Sciatori : (, Cuneo ,, (297', 298' e 299").

3" reggimento Alpini: Battaglioni permanenti: , 1 Pinerolo ') (25", 26~ e .::!7'), << Fene~trcllc " (28", 29' e 30~), ,, Exilles,. (31\ y • e 3'·0, << Susa ,> (,4\ .!5" e 36"). Battaglioni Milizia Mobile : « Monte Granero l ) (82", 125'' e 126"). " Monte Albergian )\ (83' , 127" e 128"), « Monte Assictta )) (84", 1.11/ e 130a), (( Moncenisio,. (85', 102• e 131'). Battaglioni Milizia Territoriale: " Val Pellice » (224', 225" e 2:!6"), ,, Val Chisone >) (228", 229' e 230•), " Val Dora (231', 2l2' e:: .:qf), « Val Cenischia ), (234", 2~5~ e 236•). Battaglione sciatori: " Courmayeur >> (W.:f, 304' e 305").

i,


11

I

4° reggimento Alptm: Battaglioni permanenti: •1 Ivrea n (38", 39' e 40·), " /\mr ,1 " e 43"), << lntra ,, (?°, 24• e 3t). Battaglioni Milizia Mobile: « Monte Levanna " (8(,•. 1 1 1 " r 132"), ' < Montè Cervino» (87°, rn3• e J 3f), '( Monte Rosa ,, ( 11.!".

(41\ 42"

1 34• C I 35•).

Battaglioni Milizia Territoriale: « Val d 'Orco 1i (238". 2VJ" l ' n (241', 242" e 280') << Val Toce )) (207" , 2.H '

240'), (( V ~i l Baltca e 201').

Battaglione sciatori: ,, Pallanza ,, (282", 28_3" e 302").

5° reggimento Alpini: no

1

>

Battaglioni permanenti: <<Morbegno >) (44', 45• e 47'), (( Tira,e Edolo ') (50•, 51• e 52"), (< V estone )) (53",

(46\ 48' e 49"),

54" e 55").

Battaglioni Milizia Mobile: « Monte Spluga 1, (88', rn4" e 1 i6' ) , « Monte Stelvio n (89\ 113" e 137"), « Monte Adamello ,, (90", 105• e 1 30'), " Monte Suello >• (913, 139' e 140"). Battaglioni Milizia T erritoriale : (( Val Intelvi " (244', 7.,15· 1· 247'), «Valtellina ,, (246', 248" e 249"), ,, Val Camonica , i (250\ 25 1'. i.: 252"), << Val Chiese n (253\ 254' e 255"), '( Mo nte Tonale )> (285". ,~6' e 293"). Battaglioni sciato ri: " Mo nte Mandrone )> (159', 160" e 161"), ,. Monte Ortler )> (.~06", .)07" e 308'), ,, Monte Cavento >1 (309', 3 rn' e 3 11•).

6° reggimento Alpini: Battaglioni permanenti: « Verona )> (56\ 57', 58a e 73&), <' Vicenza » (59', 6oa e 61•), ,, Bassano » (62\ 63~ e 74'). Battaglioni Milizia Mobile: " Monte Baldo ), (92', 141" e 142' ), " Monte Berico >) (9f, 108" e 14f), " Monte Sette Comuni » (94"',

144' e 145"). Battaglioni Milizia Territoriale: •< Val Adige \) (256\ 257" e

258"), 1< Val Leogra i, (259", 26o' e 261·), •< Val Brenta » (262'', 26_3" e- 274•), <' Monte Pasubio n (290", 291• e 292").

i'

reggimento Alpini:

Battaglioni permanenti: " Feltre » (64', 65" e 66'), " Pieve di Cadore n (67', 68' e 75"), " Belluno iJ (77', 78' e 79' ).


202

Battaglioni Milizia Mobile: <' Monte Pavionc " (95' , 148' e

149"), ,, Monte Antclao ,, (96", 150• e 151' ), « Monte Pelmo 146•

>>

(106",

e I 48").

Battaglioni Mili zia Territoriale:

•< Val

277'), '< Val Piave » (267', 268" e 275a), 266' e 276').

«

Cismon >> (264", 265' e Val Cordevolc \) (206',

Battaglione sci:itori: ,. Monte ?l.farmolada ,, (286\ 300• e 101 '). 8'' rc;;g imc1110 Alpini:

lbuaglioni permanenti: •< Tolmezzo P (6', 12' e 72"), cr Ge70' e 71·'). •< Cividale " (r6', 20' e J6'). lfauaglioni Milizi:1 Mobile : ,, Monte Arvcnis" (109\ 152• e 15J'). •· Mont e C1nin ,, (97\ 15.f e 155'), ,. Monte Matajur (no'.

111011:i .. (61)'",

)>

I::;(,• l' I 57°).

lbt t:ig lio ni Milizia Territoriale: " Val Tagliamento ,, (:212', 27:2 ' e 27H '), " Val Fella ), (269', 270' e 273'), e, Val Natisone ,, (2 16\ .' 2<>" t' 279'). H.11t :1~lin11 c ~ciatori: ,. Monte: Nero " (294', 295' e 296') .

r\11'.ill>:, del 24 magg io IIJ TS, 41 bauaglioni Alpini erano già crnne ricord~1 l"Olrni - a difesa della linea di frontiera, nei punti piì, impervi , dal passo dello Stelvio ai monti fra Natisone e l~on zn. Altri 1 r battaglioni nano attestati nelle valli imrnedìatam rntc rctro~tanti. in riserva di settore. Gli uni e gli altri avc:vano trascemo i lu ng hi mesi del l' inverno fra i rigori dell'~ilta montagna , ttmpr:rndo animi e garretti e lavorando febbrilmente alla preparaz ione odia loro entrata in g uerra. L'ordinamento organico dei reparti era :ind ato modi fìcandosi per. come si è detto più sopra, adattarsi alle spcci:ili c~igc nzc operative. Le Unità ,., reggimento " erano state sostìtuicc. come Uniù tattic he, dai Comandi dì "Gruppo alpino ", com!)OSti dì due o tre o più battaglioni e dì un G ruppo di Artiglieria da mon tag na. a seconda dell'ampiezza n dell'importanza dei settori di impiego. Successiva mente si erano costituiti i •( Raggruppamenti », f-o rmati lJUasi sempre con due G ruppi: ma la cui costituzione doveva essere scm pre occasionale, a seconda delle operazioni da svolgere. Una speciale Divisione alpina era stata costituita, come già si è detto, all ' inizio della guerra, raggruppando Unità anche non alpine, successiva mente cedute e sostituite da altre Unità. Era stata questa la ~~ it iu .1t i


"{ e;' Division~, al cui comando si succedettero, in tn.: :11111i cli g11c11 .1. otto generali, fra i quali il maggior generale Alberto C.1vatic 111 l1 1. Altre tre Divisioni alpine (5:?", 75 e 80') si costituirono ,n,ci l.1 li1 11 della guerra, con due Raggruppamenti ciascuna. « Una statistica ufficiale, pubblicata nel 19'.ìo, fa ammontare .1 , 11 ca 26o.ooo gli Alpini mobilitati ; mentre un indice del sacrificio clrl 11 truppe alpine e del loro valore può essere dato dalle seguenti cif rl': 2

Ufficiali e truppa: morti . Ufficiali e trupj)a: feriti Ufficiali e truj)pa: dispersi Totale perdite

24.876

76.659 18.305 119.840.

« Gli atti di valore compiuti meritarono, tra ricompense collctti\'c

cd individuali: 28 croci dell'Ordine Militare di Savoia; 39 medaglie d'oro; 3551 medaglie d'argento ; 5151 medaglie di bronzo e 191 6 croci rii guerra al valor militare >) . Se le ricompense al valore collettivo ed individuali conseguite dagli Alpini che, nella guerra 19r5- 19r8, ottennero la maggiore percentuale dei decorati, compensano la tremenda ecatombe, le perdite ~uLiLc dagli Alpini vengonu, in gran parlè giustifì~atc dalle diffil:ult.', d1e, durante la guerra, fu necessario superare per sorprendere il n emico anche nelle posizioni ritenute più sicure perchè inaccessibil i. Basti ricordare in proposito la co n.quista del monte Nero, quella del passo della Sentinella e le imprese compiute dagli Alpini sulle Tcfane, sul Cukla, sul Rombon, sul Cauriol, sull'Adamello, sul Pasuhi<>. , ull 'Ortigara, al Tonale, sul Grappa, sul Montel.lo. Imprese, queste, nelle quali tutti o quasi tutti i reparti alpini poterono offrire alla Patria il loro efficace contributo cli valore e di sacrificio con le difficili vitto rie conseguite dalla loro preparazione fisi ca t morale. Circa lo schieramento iniz iale delle truppe alpine per la guerra 1915 - 1918 lo stesso generale Olmi così descrive la dislocazione dei reparti, immaginando di compiere, al di sopra dell'arco alpino, 1111 ra pido volo nella prima giornata della guerra. u Alle prime luci dell' alba, poco dopo l'arrivo quasi <.:Ontcmporaneo della notizia che la guerra è stata dichiarata e degli ordini di operazioni, assistiamo ovunque allo scattare dell'azione da Lt:1n p• , meditata, preparata con intelligenza e attesa con ansia da tutti gli Alpini che) per la prima volta nella loro Storia, erano chiam ati ;1 combattere sulle Alpi.


.. In ì1.ia rno il nostro volo immaginario dall'estrema sinistra dello schieramento. Vediamo i baldi Alpini del « Tirano )', nell'aspra rcg1om: dell 'Ortlcr, lasci:irc i rifugi del Braulio, di C1p,1nna Cedek e

Alonte Cengia.

del Ga\'Ìa e spingersi al Giogo dello Stelvio, al monte Scorluzw, aì passi dcll ' Ablès e del Ccvcdale; mentre fra Onler ed Adame.llo il ,, .\forbcgno ., e J' ., Edolo ,, occupano la pmìzionc di monte T onale,


l I

I )

Cima Cady ed il passo del Tonale, ave ndo a rin c:il;,.o 1 h .1 11.1~: 111,11 1 <( Valtellina >> e ,eVal Camonica >' . Un distaccamento s1K·c i:ilr d1 111 1 centinaio <li Alpini, tratti dai vari battaglioni del 5'' e sccl Ii I 1., i pi11 atti a perm;mere in località elevate e disagiate, ha gi} r:iggiun1 n 11111 1 i passi nella regione dell ' Adamello. « Per trovare altri Al pini, dobbiamo o ra pla nare per un 11111 mento verso la regione del Garda; ed ceco il <( Vestone n spi ngrrr i suoi avamposti verso la Bocca dei Fortini e il passo del G uil , .d ir dipendenze della 6a Divisione in Val di Ledro. Oltre l'opposta spo n da <lei lago, il battaglione ,, Verona " sta raggiungendo m o nte Alt i~ simo, da dove si porterà in Vallarsa per completare l'occu pazio ne d i ri ma Mezzana e di Coni Zugna. « Proseguendo la nostra- corsa verso oriente, sorvoli amo ora il Pasubio, già occupato da una com pa~nia del « Vicen z a ,, ; m entre gli Austriaci ripiegano. « Sull'altopiano di Asiago intravediamo gli Alpini del " Bassano )) intenti a rinforzare i posti d'osservazione stahiliti a Cima Mandriolo e spingersi verso le opere di Cima V czzena. e<Non scorgiamo altri Alpini fi.no alla regione del Feltrino, dove le bianche nappinc dd " Fdtre ,,, provenienti da Lamon, hanno gii, passato iJ confine, scavalcando le a lte rocce del monte Coppolo cd occupano col grosso la cima di m onte Agaro; mentre ardite pattug lie si stanno spingendo su Pieve Tesino cd al colle degli Uccelli, preparandosi all'occupazione della conca di lmer, in concorso coi « veci )) del <( Val Cism on ,,, che h an no occupato saldamente le vette ed il passo di Pictina. « Occorre ora compiere un am pio balz() fino al m aestoso massiccio della Marmolada per vedere altre penne nere. Sono quelle del << Belluno )) che, a sud e ad est della Marmolada, hanno già occu pato le posizioni che domin ano le valli di Ombretta .e di Ciamp d'Arei. Stanno meditando il colpo che qualche gio rno dopo li far:Ì padron i del passo Fedaja e di m on te Mèsola, catturandovi prigionieri e respingendo il nemico in val d "Avisio e sul Sasso di Mezzodì (m . 276:2). li batta~lione ,, Val Cordevolc ;) intanto sta montando la guardia alt:. testata clella valle d i Franzedas, tra i passi di Forca Ros-sa e d i Col Becher. << Ed eccoci ora in vista della. m eravigliosa conca di Cortin;1 d'Ampezzo, d ove le T ofane ed il Cristallo sono ancora inviolati . M:i già le rosse nappinc del <, Pieve di Cado re ,, ci app:iio no a Mi surin a , ~1 Forcella Lavarcelo, su m o nte Paterno. Nel la notte precedente, in


206

fo rte anticipo sulla dichiara :;,.ione dì guerra, il battaglione " Cadore >• ha ricevuto, grazie alla irresistibile tentazione di qualche artigliere :1ustriaco, il s:;iuto del cannone nemico, forse il primo saluto del genere su tutto il fronte. Ma le immature granate si sono limitate a 1 urbare le ce rulee onde del lago di Misuri~a, dove erano cadute, facendovi tremolare i riflessi del C ristallo t· del Sorapis. " Fanno intanto capolino da ll a regione del passo della Staulan7,a, alle falde del monte Pelmo. gli Alpini piemontesi del " Fenestrelle ,,, posti a guardia delle proven ienze Jalle forcelle Ombrizzola e di G iau: mrntre panuglie stanno riconoscendo il terreno che Io stcs~o " Fencstrcllc: ,, dovr;1 percorrere fra due o tre giorni, per raggiungere nl occupare il rifu~io N uvolau, in concorso col battag lione ,< Val Chi,onc » , artu:.dmcntc a monte Fcrnazza, in attesa di essere sostituito da repa rii dt.:11'81'' Fanteria . .. Poichè, in questa storica mattinata, non vediamo altri Alpini f r;1 k rosate l'.rodc delle Dolomiti, la nostra aerea galoppata si deve spingere fìn verso il passo di monte Croce Ca rnico) dove d a tempo il battaglione " Tolmezzo " facn-:1 buona gua rdi a, conoscendo tutta la importanza di (ptrl 1x1sso per la rna d iretta comunicazione fra l'alta \·al!e del But e c111elb at1striaca dd C :iil. rl ,. T o lmezzo ,, occupa non ~oltanto il passo : ma anche la re~ione di Pal Piccolo e l'omonima Cascr:1. ,, I bravi Alpini dd " Tdmczzo ,,, ~hc due ann i prima avevano ,critto :1d Assaha una delle più belle pagine della Storia coloniale italiana, non sono soli: sono con essi i frateili maggiori, cug ini e zii, inlJlladrati nel saldo battaglione " Val Tagliamento "· Il loro compito 2- difensi vo; ma essi si preoccupano di mig liorare la difesa con una linea di capisaldi. Ecco perchè si sono voluti portare fìno al Pal Piccolo. al Pal Grande cd al passo del Cavallo. Inva no g li Austriaci ten1ano e tenteranno ripetutamente di ricacciarli. · r nostri a(fìss;..no g ià il loro sguardo al Freikofel, che occorrerà presto ;,trapparc agli Au~triaci, clte di là dominano b linea fra Pal G rande e Pal Piccolo. ,, Sui picchi carn ici, ad est e ad O\'CSt del pa~so di monte Croce, ~ono appollaiati altri Alpini: ecco il " Gemona ·), e il « Val Fella sul \ 1ittag~kofcl. il ·.· S;iluzzo " a Cui di Crclta, il II Borgo San Dalm,1zzo .. a Pizzo A vo~tanìs, il ,, Dronero ., a monte Coglian s, a ~tretto conlatto questi ultimi coi rispettivi battaglioni Valle. ,, li , ·olo prosegue e ci porta nel ciclo dell'alta val Fella, nell a uualc scorg iamo il battaglione ,. Ccva » sulla linea difensiva a.Ila te1)


Escursioni alpint·: m ante Solrato ( m. 260 ,) .



111 I

stata della valle Aup:1, a sud della Pontebbana , J a dn\'1.: l.1lll ia ho , 1u• pattuglie verso la linea austriaca stabilita a nord del l:t , tn~:i , 1r .1d .1, Ecco poi a Sella Ncvea il ( < Pieve di Teco " , che st;,i pt: r ~11ic1:1rr il balzo audace che lo porterà domani , 25 maggio, a srr:1 pp:1rr .1g l1 Austriaci il minaccioso passo di Sella Prevala. Sono con lui gli :1 11 ziani del << Val d'Arroscia >> , pronti a dargli una mano in qm·ll' i111 presa. " Dalla zona del Canin planiamo ora ve rso il lontano luccichio delle acciue dell'alto Isonzo. Sorvoliamo il monte Stol, dove riconosciamo gli Alpini del 3°. Ecco il maggiore Treboldi in testa al suo 1, Susa>', ecco il <e Pinerolo))' l',, Exilles 11 ed il ,1 Val Pellice )• . Sono con essi il tenente colonnello Pettinati, il tenente colonnello Tarditi , i capitani Arbarello e Varese. Guardano il monte Nero, dove fra qualche settimana il « Susa » e l' (( Exilles >> scriveranno a caratteri d'oro la più bella pagina della Storia degli Alpini. <( La galoppata sta perdendo ormai quota. La imponente cerchia alpina è terminata cd il fronte di guerra va degradando verso jl medio corso dell'Isonzo, dove altri battaglioni Alpini sono in m ovimento. E, strano caso, sono proprio gli Alpini del f, i granitici battaglioni (< Ivrea ))' (< Aosta )>, ,, lntra ", insieme ai loro battaglioni Valle <( Toce l,, a Orco ,), « Baltea » che, dai monti più alti d 'Europa , dai giganti della Val d' Aosta, la sorte bizzarra ha portato ad operare per ora sulle modeste colline del medio Isonzo! ,, Il volo è finito. Il quadro resta e da esso i soggetti si muoveranno per tutta .la durata della guerra, rendendo il quadro sempre più luminoso e senza un'ombra ,l .

Nel volume V di quest'opera, nel descrivere tutte le diverse fasi della nostra lotta sanguinosa e vittoriosa, noi abbiamo gi~ ricoròato come, immediatamente dopo la nostra dichiarazione di guerra al l"Austria, il nostro esercito compì il primo ~balzo offensivo, durato eia! 24 m aggio al 13 giug no 1915; sbalzo che ci permise l'azione di ~orpresa del monte Nero, definita dalla Skalek come un colpo d:1 maestro; la conquista della dorsale Vrsic - Vrata e della testa di pontt: di Plava, nonchè di un lembo del Carso a Monfalcone; la tenace r('~isrenza ai contra ttacchi nemici sulle Alpi Carniche e nel medio Iso nzo e le notevoli avanzate compiute nel Trentino ed in C:idorc, dove l'ampia conca di Cortina cadde in pochi giorni nel! ~ nostre mani . 16.


210

Col balzo offcnsi vo si prepa rò la prima battaglia dell'Isonzo, per la quale: il Cadorna eman<'i g li mdini il 21 giugno, vale a dire appena otto giorni dopo la conclusione delle nostre prime operazioni ,

Esrnrsioni alpine sul Gr,w Zcbrù.

durante le guaii g li Al pini si distinsero particolarmente, IÌn dai primi giorni delle osti! it;1. ' In proposito --· come scrisse Giuseppe Sticca nel suo volume ;, L 'opera degli Alpini )) riesce. opportuno ricordare : - il 5" reggimento Alpini (colonndlo Raffo), che. si aggrappè> ;1He g h iacciate murag lie dell'Ortler, del T onale e dell'Adamello col


J I I

battaglione r, Tonale >> (maggiore Galvagno) e che l11111 l1,11t <' .ili,, Stelvio col battaglione (< Spluga >) ( tenente colo nnello Ad.11111 ): - il 6° reggimento (colonnello Ugo Porta). d1l' 11111111w ~,il monte Altissimo col battaglione 1< Verona » e che conqui ~1i', lulk '/.u g na; mentre col battaglione « Bassano )> (maggiore Vioh) l' l !!I li.11 taglione « Vicenza>> investiva i forti di Vezena e di Bus:, :-( crn., : - il 1' reggimento, che combattè col battaglione " Belluno .. .1 passo Fedaja e col <( Pieve di Cadore J' a Forcella di b, va mlo ; - 1'8° reggimento che, in Carnia, attaccò la linea Pal C r:ind t Freikofel - Pal Piccolo, sulla quale poi combatteranno an che j reggi menti Alpini 1° e 2°; - il 3° reggimento che. passato l'Isonzo, entrò col battaglio ne « Pinerolo>> in Ca_poretto ed a Drczrnka; mentre col battag lione « Exilles ,, occupava Zaga, con l'aiuto del « Susa >> e del << Cenischia .. : - i Gruppi Alpini A e B che, al comando del generale F.tn~,, conquistarono monte Nero, dimostr ando tutto il loro valo.re cd imponendosi all'amr1irazione dello stesso nemico.


11.

LA CONQUISTA DEL MONTE NERO

Ncll"csporrc nel V \'olumc di tJucst'opcra il discgn<i operativo Ìlaliano pn Li guerra cuntro l'Au stria del 1915 - 1918, abbiamo gi~1 esamin:110 1 mot1vi pc:r i quali, mentre il Cadorna aftìdava compiti difensi,·i e parzialrnc:nte offen sivi alla r• cd alla 4' Annat;i; nonchè alle truppe della Carnia, assegnava compiti deci samente offensivi alla :?' cd alla J' Armata . La 2", allora comandata dal generale Pittro Frugoni e costituita dai Corpi d' Arm;ita IL fV e XH , avrebbe dovuto tendere alla fronte: Rodmannsdorf - Lubiana - S. Vcit. Essa avrebbe dovuto proporsi mmc primo obbiettivo b rnnquista della linea dell'Isonzo e come secondo obhintivo il raggi un gimento dcli.i linc,1 della Sava (conche di Krnimberg e di Lubiana). Per raggiungere tali obbictti,·i la 2'' Armata , sceùndo le direttive date dal Cadorn;1 al Coma ndo tli c:;s.1 lìn 1Lil mt:sc di aprile, doveva oltrepassare l'Isonzo con la sua ala sini~tra e conquistare b linea momana fra Saga e ·rolmino. L 'ordine d'operazione n. 1 , emanato dal nostro Comando Suprc:mo in data del 16 maggio 19r5, precisava poi clic il primo sbalzo offensivo ,. si doveva essenz ialmente prefiggere di po rtare la sinistra dello schii::rarncnto della ~" Armata all 'altezza di Tolmino " e che subito dopo, con le prime operazioni, si dovna tendere al possesso della conca di Caparetto e della dorsale del monte Nero (m. 2245), dello Sleme (m. 148ì) e del Mrzli Vrh (._rn • ·I .)'' 1Y') V . In co nseguenza di quant(l sopra, b cont1uista del monte N ero no n dc\'C considerarsi soltanto uno splendido esempio di g uerra da montagna: ma anche una delle imprese pitl importanti del primo periodo della nostra guerra. Fin cbl primo sbalzo, col ,1uak: le nostre truppe si portarono a contatto con le linee nerniche, si era resa manifesta la g rand e impnrtanz;i di quel ma ssiccio montano che, per una larghezza di circa 20 chilomc:tri , riempie l'an sa che l'Isonz0 pncorrc ~-erso la stretta di


2 I )

Saga e che a sud degrada rapidamente sul Tolrnino, con i ripidi prn dii dello Skme e del Mrzli. La dorsale del monte Nero ha andamento nord - m ·cq, ~nd . o l cd è collegata al Bogatin per mezzo della barra montana dt:1111 S,rn,. gar. La catena è rocciosa ed impervia nel tratto centrale ( Lipnig, Vrsic, Vrata, monte Nero, monte Rosso, croda Rossa) : aspr;1 t· (<>perta di vegetazione alle estremità (Javorcek e Slcmc - Mrz li - Vrsic). Dal monte Nero si stacca, in direzione sud, il costone roccioso dd Coslaco (Kozljac - Pleca), che determina: - con lo Sleme cd il Mrzli, la conca di Montenero di Caporetto (Krn); ~ con il Volni e gli speroni di cima Grassi, la conca di Drcsenka e di Rauna di Dresenka. La dorsale del Polounik, che puì'> considerarsi una diramazione della precedente, ha andamento est- ovest, parallelo al Javorcek, dal tJuale è divisa dal rio Slatenico e si salda al Vrsic a passo di Planina Dol (quota 1270). Da tale passo si alza rapidamente nella cima Grassi e prosegue verso ovest, con cresta sottile, unita e rocciosa (monte Grande, monte Pirovo, Polounik) fino a Saga, dove, contro le pendici nord dello Stol , forma la s lrdta umunima. I ril.it.:vi wrg u11u a catena, con profondi solchi interposti (rio Lcpegna, torrente T olminka, torrente Slatenico). Ess1 hanno un pendìo interno molto ripido; mentre quello esterno è generalmente -coperto di prati e di bo~chi . Così la catena del Polo11nik , ripida e rocciosa sull ' lson7.o, declina lentamente su] torrente Slatenico. Dal punto di vista militare l'1mportanza del massiccio del monte Nero, all'inizio della guerra, derivava, in relazione al disegno del Cadorna, dalle possibilità operative delle conche di Tolmino e di Plezzo: due _p()rte che il nemico si era affrettato a chiudere. Infatti Tolmino, con i forti di Santa Maria e Santa Lucia, sbarrava l'accesso alle valli del Baccia e dell' Idria, adducenti entrambe a Lubiana, ri~pettivamente per il passo di Piedicolle e di Circhina; mentre Plezzo, con le sue fortificazioni, sbarrava l'accesso alle valli della Coritenza r dell'alto Isonzo, tendenti alla valJe della Sava, rispettivamente per il passo di Predii e di Moistrocca. Jncan:ibrsì nelle valli più sopra ricordate senza il preventivo possesso del monte Nero avrebbe rappresentato un'imperdonabil e imprudenza, date le minacce che da esso si potevano esercitare su uno dei fianchi ed appunto per questo il generale Cado rna , nella spcranz:i di dare alla guerra il pitt redditiz io carattere dì lotta di movimento,


ndla " Memoria riassuntiva ci rca un 'azione offensiva verso la .tvionarchia au stro - ungarica durante l'attuale conflagrazione europea ,> (21 agosto 1914), aveva previsto le opcra?.ioni da Il ' Isonzo alla Sava e come: sia per facilitare l'avanzata della 2° Armata ; sia per assicurarci u n C\'Cntuale schieramento ~u lla linea della Sava, fosse opportuno il possesso di Tar\'isio, o l]Ua nto meno :m: rne aperta la via, per impeclir\'Ì il facile wnccn1 r:inH.:nt() del le truppe austriache.

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L1 ::;nna del monte :Vero.

Ma, per rendere sicure le operazioni verso il Predii e verso Tarvisio, occorreva il possesso del costo ne dd monte Nero, che rappresentava, infatti, uno dei pri mi obbiettivi della 2' Armata, da raggiungere col primo sbalzo offonsivo. Se il valore del la dorsale non era sfuggito al generale Cadorna, non era sfuggito nemmeno al gene rale Conrad, il quale, con le opere rli Tolmino , di Plczzo e della zona di Tarvisio (forti d i Malborghetto,


Predì!, Raibl, Hermann; nonchè batteria di Predii), :,wv:i 1J111rn 1.1111 di rendere più sicura la difesa di quelle posizioni, :~i:', n :1111, .d,11 1 111 1· forti.

In conseguenza delle direttive e degli ordini ricevuti , il Co 111 :111d11 <lella 2' Armata ordinò al JV Corpo di occupare in un primo 1c:111po la conca di Caporetto e successivamente la dorsale del monte N ero. Il IV Corpo d'Armata, al comando del generale Di Robilant, era costituito dalle Divisioni 1, 8" e 31'; dalla Divisione speciale Bersaglieri e dai Gruppi Alpini A (colonnello Tedeschi) e 13 (ten. colo nnello Pettinati). Circa le forze contrapposte nella zona che ci interessa, alla data del 24 maggio gli Austriaci ·presidiavano il settore di Plezzo, da monte Sina (Pontebba) a monte Nero, con la 184a brigata di Fanteria cd il settore di Tolmino, da monte N ero a Santa Lucia di Tolmino. con la 50• Divisione. Verso la fine di maggio il Comando austriaco aveva però rafforzato la difesa dei settori suddetti, così che la sola ,iorsale del monte Nero i:ra difesa Jalb 58a brigat~1 da m ontagna , rinforzata da quattro battaglioni della 61 brigata. Gli Austriaci, in corrispondenza di Caporetto, avevano rinunziato alla Jifesa della destra dell'Isonzo - come scriveva il Mastrobuono nel 1936 nell'accurato studio che qui riassumiamo (1) - per portarsi sulle dorsali del Polounik e dei monti Nero, Sleme, Mrzli. Pertanto il primo movimento oltre confine delle nostre truppe non venne contrastato. L'avanzata del IV Corpo d'Armata continuò indisturbata fino a tutto il 25 maggio e ci fruttò il possesso della dorsal e del Polounik , di Dresenka, del Picca e di Libussina. Con la conquista di tali localit~, il IV Corpo si portò a contatto dclb difesa organizzata dall 'avversano. Il 27 maggio il Comando Supremo ordinò: << La 2 " Armata proscgL1a, con la maggiore solleciludine compatibile con le condizioni di fa tto create dal nemico, il movimento offensivo in cono, per com!)letare il possesso di Caporetto e raggiungere la dorsale mon-te Nero Mrzli e prenda le disposi1.ioni necessarie per sboccare su Tolmino "· (1) MASTR011uoso: ,, La conquis ta del monte Nero ,, in Riz,i.-t<J di Fa11tcn ,1. :111110

IIT, n. '.) , 1936.


216

Il _,~o ma<rnio il ;-.crenerale Cadorna fece cserruire alle trllf) j)C del :-,r, b m edio e del basso Isonzo un attacco dimostrat ivo, appunto per faciiitare !"azione del IV Corpo. (Juesta si svilupp(', dal 28 magg io al 4 giugno e fu caratter.izzata d:1 accani1i combattimenti. ln quelle prime ~~ornate di guerra, su (jllcllc a,prc e hm munite posi zioni , ebbero il battesimo del fuoco Fanti. Hcrsaglicri , Alpini, Cavalleggeri cd Artigl ieri . La lotta fu cruenta; ma, a malgrado dcJ nemico, d ell'asprezza del terreno e delle intemperie, l'eroism o del nostro soldato rifulse in tutto il suo splendore. La Divisione speciale Bersaglieri, stabilitasi sul P olo unik, in viò una com-

del 6" re<rnimento pa<>nia n · ao · in esplorazione sul V rata Vrsic. L'W D ivisiv ne dì F anteria, occupato il fronte Pleca - Scllisc hie, era pront i ad attaccare le posizioni dello Sleme e del Mrz li. Il generale Etna, con i Gruppi Alpini A e B (ai suoi ordini dal 28 magg io), doveva agire tra le Il generale Donato Etna. due Divisioni anzidette, impos~essarsi del m onte ~ero e puntare a tergo di Tolmino, d eterminandone la caduta, in wnlu t ~u LU II

le truppe de~li11:1te all'alta<.:co frontale. Egli intendeva

ag ire da no rd - ovest contro m o nte Nero: m entre la b~igata <( Mo dena ,, , a destra, avrebbe attaccato lo Slemc cd il Mrzli ~d i Bersag lier i, a sinistr:i, avrebbero tenu to la sella di Zacràio. L'a7.i<rne fu aflÌdata ai battaglioni " Susa ,, e•<Val Pcllice "• sotto la g uida del comandante del G;uppo B. Questi, saputo il 30 n~aggio che il nemico aveva riconc1uistato il costone Vrata - Vrsic, d ecise senza indug io di impad ronirsene di nuovo. Il battaglio ne •< Susa )> , il 31, 11o nost;1 n te le pessi m e condizioni atmo~fcriche. attaccò con tale sian-


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cio da riuscire rapidamente ndl'impresa, con li c: \'i ~~111H· 11e1d1tr ( morti e 19 feriti) e facendo prigionieri 1 uftìcia k e (1.; ,11ld .1t1 . SH·11 lato, nel pomeriggio del 31, un ritorno offensivo del nc1nic11, il g1111 no successivo l'occupazione del Vrata fu completata cd e~te~a I Tl\o il 1

Potoce. Mentre il Comandante dd Gruppo B si accingeva a prmcgu 11T verso il monte Nero, giume l'ordi11e di rinunciare a tak occupaziD11<.: e di limitarsi a bloccarlo. L'altro compito affidato agli Alpini era quello di pu ntare H l Tolmino per il torrente Tolminka. li generale Etna ne dette l'i ncarico ai quattro battaglioni del Gruppo A (,, lntra ", ,, Cividale ,, , ,, Ivrea n e (< Val Baltca ))), i quali, per il Pleca, l'abitato di Montencro di Caporctto e lo Sleme, dovevano discendere nella valle Tolminka. Ma ciò non avvenne, non essendo la brigata « Modena » riuscita a conquistare il tratto Sleme - Mrzli. I quattro battaglioni passarono allora alle dipendenze della detta brigata per il proseguimento dell'azione. Ma gli attacchi diretti contro lo Sleme ed il Mrzli si i11frangcvano l'uno dopo l'altro e già quelle aspre balze erano intrise di generoso sangue italiano, quando, il 1° giugno, il Comando del Corpo d'Armata ord1nò che , col battaglion e ,. Susa ,, (che, dopo la conquista del Vrata, era disceso a Zacràio), si eseguisse un'azione contro il tergo dello Sleme, passando ad est del monte Nero e della croda Rossa, per Planina Polio, Planina P roJig e Iavorza . L'operazione presentava tali difficoltà, che un solo battaglione difficilmente sarebbe riuscito a superarle e, pertanto, il generale Etna vi destinò i battaglioni e< Susa n , « Val Pellice •>, ,, Val Cenischia )) e (( Val Dora n, sotto la guida dd Comandante del Gruppo B. Questi, prima di avventurarsi per la valle Tolminka, reputò necessario il possesso sulla sua destra dello sbocco della colletta V rata nella conca di Planina Polio. Il costone, ristretto e roccioso che dal Vrata va al monte Nero e sul l1nale tro\'asi la colletta in parola, era saldamente presidiato. Per scacciarne i difensori [u necessario, rinunciando agli attacchi frontali, ricorrere alla manovra. Un plotone., tutto di Alpini volontari, della 85"- compagnia, ncll :1 notte sul 2 gi ugno, discese a Planina za Picca, risalì per un aspro e ripido canalone ed, alle 3 del m attino, giunto alle spalle del nemico , lo mise in fuga. Il nemico cercò la rivincita; ma senza r isultato : A 1 pi ni e Bersaglieri lo respinsero ovt1nl1ue. Le forze a disposizione era no insuf ficient i anche ad a~sicur:1fl' la difesa dell e posizioni occup,1tc e si dovette ptTciò rinun ciare .ill.1


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manovra a tergo dello Sle1ne. D '.iltrondc, il giorno 3, il Comando del IV Corpo, a causa dei rirnltati sfaYorevoli delle azioni contro lo Slcmc cd il MrzJi, entrò in quest'ordine di idee. L ':1ziont: venne sospesa i.n tutta la zona del monte Nero in attesa di meai pit1 potenti, cap:1ci di determinare la caduta di quelle posizioni naturalmente forti e ~aldamcntc presidiate da un nemico vig ile e combatti vo. La Relazione ufficiale, nei riguardi delle operazioni g ià descrit te e di (1udk chi.: 1'8-' Di visio ne ed il u '' rcggimc.:nto Bersag lieri s\'Olscr<, cont ru lo Skme cd il Mrzli , riconosce che 1< di fronte a diflìcolt;'1 di :1tl acco eccezionali (sia per il terreno a pendii ripidi ssimi , a tr:1tti int ransitabili , scoperti e battuti in ogni senso da ben munit i appo~tarm:nti e per il limitato appoggio di Artiglieria ; sia per la scars~, ,1uant1t:ì di (1uesta che, per condizioni di visibilità, dì bersaglio t: di riparo, non pote\·a s\'Olgere un 'azione di fuoco redditi zia) le nostre F.1nterie prodigarono valo re e sacriftzio n . Proprio l' 1 1 giugno il Cornand;mtc il Gruppo B, tenente colonnello Pettinati , che tan to si era dist into nella conqui sta del contrafforte Vrsic - Vrata, veniva mortalmente ferito. m edag lia d'oro concessa alla sua memori:, fu la prima confe ri, a, nella guerra 1915 l()TS, ad u n Alpino.

La

Se non avevamo a ncora raggiunto la mèta, i risul tati consegrnu non erano però disprezzabili. Il cost-o ne del Vrata in nostro possesso, oltre a costituire un'ottima base di partenza per noi, impediva al nemico di spostare le sue fo rze dalla conca di Plczzo a quclb di Tolmino t: \'iceve rsa. Appunto per tiuesto il Boroevic ordinò di riconquistare immediatamente il costone V rata - Vrsic ed il Kozlyac, con le fo rze dell a 5o'' Di visione dal monte N ero contro il Kozlya~ e coi regg imenti H(, n\·ed y e f (del setto re di Plczzo) con1ro il costone del Yrata. Le az io ni austriache, benchè effettuate con slancio, non ebbero ragione della nostra difesa cd il giorno II giugno furono sospese. La Relazio ne austriaca così si esprime al. riguardo: (, Il terreno oppuse all'avanzata di queste truppe, no n abituate alla montag na, gravissime difficoltà e, d'alt.ra parte, gli Al pini si dimostrarono avversari imperterriti e perfettamente rotti alla lotta nell'alta montagna ,, . Il Comanc!o aus triaco, costretto a rinunziare al possesso del Vrata ed a riconoscere la nostra superio rità, fece iniziare un molesto fuoco


' I lj

di Artiglieria e di tiratori scelti che, anniJati fr:1 k rnç ll', l, ,111 rv,11111 ogni punto di obbligato passaggio. Ai disagi impo~ti d : tll.1 1 1111 . 1, 111 parte ancora coperta di neve, si aggiunse così il fuoco dl'I 111·11111 11 , 1 lu ci procurò qualche perdita. Nella preparazione per il nuovo sbalw si tenne co 11 1u dcli., I'" ziosa esperienza fatta nei giorni precedenti. Si provvide ad 1111 ·.,\11 1

La conquista del monte Nero: di;fotazione dellt· forze cr;ntrapposte.

rata preparazione di mezzi ed alla suddi visione della zona in settori . Il generale Etna era convinto che l'attacco aveva probabilit:i di riuscita solo se condotto contemporaneamente da nord e da sud, ciot· d.il Vrata e dal Kozlyac. Le direzionj d 'attacco correvano lu ngo la cro 1:1. la quale non permetteva il necessario spiegamento di forze e co~tringeva a procedere lJUasi ornngue in 61::i indiana. N e derivò la nccc,~ i1.'1


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di predisporre un 'intcn s:1 azione di Artiglieria e di agire di sorpresa, come volle appunto fare i.I generale Etna nel concretare le direttive per l'attacco, nell'assegnare gli ohbiertivi alle batterie disponibili e nell'approvare i concetti d'azione dei comandanti dei due Gruppi Alpini. Il comandante del Gruppo A intendeva agire con il battaglione ,, Exilles "· il quale dovev,1 impossessarsi di sorpresa : con la 84" compagnia del monte Nero (4-J.UOta 2245) e con la 31 a della colletta di monte Nero (quota 2052). Il comandante del Gruppo B dover:1 attaccare da nord. Egli intendev:1: - coi hattaglioni 1< Ivrea ·> e ,, Cenischia i. proteggersi le spalle dalle provenienze dal torrente Slatcnico; - col b:ittaglione " Pinerolo •> agire contro il Lipnig, per impedire che Ja lì accorressero rinforzi contro il mon te Nero; - coi battaglioni « Val Pell ice ", Val Dora ,, e " Susa i ; attaccare mon te Nero. (!

L":ittacco venne fÌssato per h no tte sul 16 g iugno. Allo scopn di mantenere segreta l'azione, solo mezzo per realizzare la sorpresa, le direttive furono comunica te agli interessati soltanto la sera del T4. Alle 2.45 del 16 giugn,, la.35·• .::umpJg11ia del haHaglione "Su~a ,; 1nizicì l'attacco dd Vrat:1 Potocc e partì verso il primo obbiettivo: qucta 2138. Procedeva con due ploton i in cresta. agli ordini del sottotenente Valkro, e due plotoni lungo il versante orien tale al comando dd capitano Varese. Dopo un 'ora di difficile marcia, i quattro plotoni, sorprese le vedette, irruppero ndla prima trincea nemica. La sorpresa riuscì in pieno; ma soltanto per la trincea più avanzata. Infatti l'allarme fu presto dato e la reaz ione nemica non tardò a manifcstar~i. Artiglierie, fucili, bombe a mano, fogatc, tutti i mezzi della difesa cntr:Lrnno in azione, prncur;induci qualche pc: rdita; ma non riuscendo a farci indietreggiare. Un ardito -tentati\·o di contrattacco taJlì ben presto per il fermo conte~no dei nostri. ln q uesta azione trovò eroica fine il sotto:cncn tc V:dlero, colpito in fronte; mentre , ;111dacc come sempre, procedeva aìb testa dei suoi Alpini . La 35' compagnia, guidat;1 dal solo capitano, aveva ripreso l'av;mzata \·cr~o la trincea del ro\'escio di quota ~ 1 )8, ouando venne raggiunta da un plotone ag li ùrdini del -sottoten~nte -Righi, che il com andante dclb 16", con lodevole ini 1.iativa, aveva fatto accorrere ai


primi colpi. Tale rinforzo decise del combattimento e Li q111 ,1. 1 1 iH J-u conquistata con la cattura di 200 pri~ion icri. L a ritir:11:1 d<'ll':1vvr1 sario, già frettolosa per il rapido incalzare dei nosu·i, divrn 11r l11g.1 disordinata, allorchè, verso le ore 4 si pronuncir'> l'att :icco dr llr pagnic 102 e 85a verso il Potoce ((!Uota 1976).

l""'

3

La conquista di monte Nero: il terreno di attacco .

Alle ore 6 il capitano Varese conquistò anche guota 2133, facendovi prigionieri i dife nsori (un plotone). In quest'azione fu fe rito il sottoten e nt: Righi , il quale, con alto senso del dovere, reste, in lim::1 imo a quando la lotta fu decisa in nostro favore. Daila quota 2133 al monte Nero non esisteva altra occupaz ione nemica e cfoe plotoni della 36" compagnia , eh 'era sta ta inviata i1111 anzi a sostegno della 35", si spinsero fino a quota 2079, do ve un 1111·


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Monte Nero.

cko di Austriaci tentava una disperata re~ìstenza, resa inu tile dall'inter\'C:nto del battag lione « Exilles ·,, ch e, come vedremo, all'alba aveva conquistata la quota 2245. I:attacw contro il Potoce - lemez vcnn::: sfer rato d'iniziativa del Comandante il sottosettore Vrata (maggiore T reboldi), il quale, tenen-


do presente l'obbiettivo finale, Tolmino, volle a ff n:t1 ;11 ~i .,ti .11q111 stare spazio. Inoltre ] \iccupazione della zona del Potocc d.1 , .., , 11 11 rezza al fianco sini stro delle truppe dirette rnlle t! uoll' 2 1 ~H. , 1{, 1· 2245 e nello stesso tempo tagliava al nemico le cornunic:1z io111 11.1 ,•.ti Lepegna e val Tolminka. L 'attacco ebbe inizio alle 2 da pari e dl'I I., 102~ compagnia, che però subito si trovò soggetta al fuoco pro vc ni rn 11· da quota 1976 (Potoce) ed al fuoco dell'Artiglieria del Lipnig. l..1 compagnia era in condizioni tutt'altro che buone, guando il m;1g giore Treboldi, dopo avere ordinato all'Arti~lieria di controh:1t1crc quella nemica e di battere le trincee di quota 1976, dispose perchè 1'85~compagnia e metà della 3f accorressero in aiuto della 10.:?" e pcrchè il capitano Fabre coordinasse l'azione. La situazione era molto migliorata, quando, verso le 5,30, si vide un battaglione nemico dirigersi da Planina Polio verso q. 2r33- Fra un battaglione ungherese che, agli ordini del tctl" colonnello I3alogh von Erhsen, tentava di riconquistare le quote 213~ e 2138 . . Quel battaglione veniva sorpreso in manovra ed il capitano Fabre, senza un minuto di esitazione, fece aprire il fuoco alla 7' sezione mitragliatrici e lo contrattaccò sul fianco destro con tanto slancio, che in breve lo disperse. Pra tJuelle rocce: cominciò allora la caccia ai prigiu11ieri, d1c: raggiunsero il numero di 350, con 8 ufficiali. Fra questi era anche il tcn. colonnello Balogh, che poco prima era stato ferito. La stanchezza ed il frammischiamento delle truppe consigliarono :il capitano Fabre di limitarsi a rafforzare le posizioni r.1 ggi 11nte. Il maggiore Treboldi , non avendo altre truppe per alimentare l'azione, approvò la decisione del Fabre. In base al concetto d'azione già esposto, le compagnie 84" e 31•, alle 24, mossero verso i loro obbiettivi e cioè verso quota 2245 e colletta del monte Nero. L'84" compagnia, preceduta dal sottotenente Alberto Picco e da 5 Alpini, avanzava lungo la sottile cresta in fila indiana, con il capitano Arbarello alla testa del 1° plotone. L'ordin e era di conquistare il monte Nero oppure, in caso di insuccesso, di rafforza rsi sulle posizioni raggiunte. Ma nessuno pensava all ' insuccesso. Tutti aveva no fede nella riuscita dell'azione e si accingevano a svolgerla con quel vibrante entusiasmo che il capitano Arbarello aveva saputo trasfondere nei suo i Alpini. La pubblicazione sulla conquista del monte Nero dell'U f fì cio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito ricorda in pro rx lsito : l I compito più temerario della giornata era affidato all '84" comp:1g 11 i:1, 11


comandata dal capitano Arbardlo, c he aveva col più vivo entusiasmo materia lmente e rnor:Jlmcnte preparato l'azione. L'ascenden te che il capitano esercitava sul ~uo rep;irto dava la sicurezza che l'ordine da lui impartito: Giocare il tutto per evitare il pericolo di essere rovesciati giù dalle rocce sarebbe stato esegui to. « L:1 compagnia - 130 uomini su tre plotoni -- lasciati gli acc:1m paml' nti al Pk:c:1 :illc 2 1 ,30. mosse dal Kozlyak alle 24, in hla indi:rna lungo b sc>ttik e rocc iosa cresta, che dalla colletta Kozl yak sa le alla velia del mon te Nero. Con tale itinerario si evitavano le frane e le evcnt11:il i fog:1tl' nemiche. Precedeva il i,ottotenente P icco, con una pattug lia di 5 uom ini ; segui va il capitano Arhard lo alla testa del i"" plotone. composto d i 50 Alpini scelti. Gl i altri due plotoni erano coma ndati d:1i ~en~cnt i Viola e T ebbia . .. I rohusri Alpini, che dovevano percorrere , dal Pkca, un disli\'d lo di un mig li aio di metri per attaccare il roccioso baluardo, port:1\·ano ogn uno sulle spalle un sacco a terra ripieno, da servire quale nparn '111:ilora non fosst riuscita la so rpresa " · A lk ore ~. 15 le due corn pagn ie erano alla stessa altezza e la .31~ in l'n",i 111 it;'1 tklk trincee nemiche. Menue si accingeva ad assaltark, ,i ,;,!; \.1 Li fu.::11..:ria dd battaglione .. Susa .. . Il Comanda nte ddi- .. Exil les " cli "er;1 ri masto sul monte Kozlvak col rincalzo e con la 7"' ha tteri:1 . ordinò a t1uest'u h ima di aprire, il fuoco per impedire al 11t"11 1iu , .I i rinforz<1 rc le posiziuni d i nwnle Nero. L'K.( compag nia, intanto. era in vista delle prime d ifese nemiche. I I capitano Arbarello, col primo plotone, ed il sottotenente Picco, con la sua pattuglia, si. bnciaronù sui difensori; mentre gli altri due plotoni proteggevano le spalle <li quegli ardimentosi che, nd loro assalto im petuoso, dimenticavano la fatica cd il pericolo. La prima linea ddla difesa. costituita da piccole g uard ie riparate in torrette di pietre ; 1 secco, fu travolta dal nucleo che, g uidato da due valorosi ufficial i, !lrmeg uì cden ncntc sul k ret rostanti iinec e sulla vetta. Il sottotenente P il, o, g i:1 fcri ltJ ad u11 piede , non vol!t: arrestarsi e fu primo mila \'etta, du\·e una second a e più grave feri ta g li d iè morte gloriosa. Su c1udla pu nta rocc iosa, che tanto fascino avern esercitato sui nostri Alpini. spin') l'eroe torinese; ma no n prima dì aYere abb racciato e baciato il c:1pita no Arbard lo e di avergli dcito . in presenza del suo plotone : " Viva l'Italia! Muoio conten to di aver servito bene il mio Paese•·. Il Re g li concesse la m edaglia d'oro: la Patria la gr;11itudìn::: eterna ed il suo nobile esempio r imase sempre, nel ricordo dei suoi Alpini. un dlìcacissi mo inciumento.


I! m o nte N('ru



Il capitano Arbardlo voleva proseguire re;:rsu il 111 0 111 r H" " " ; ma fu costretto ad eseguire l'ordine " Ji raffor zarsi ~ul tnon 1r N1· 111 e di tenerlo a qualunque costo H.

Così il Mastrobuono; ma, sulla leggendaria impresa Lki 11ml, i Alpini, reputi:imO opportuno riportare testualmente anche t 1t1 ::i 111,1 scrisse in proposito lo stesso generale Donato Etna. " La mattina del 29 maggio 1915 a Caporetto era tlllto un movimento febbrile di truppe e di materiale, che si svolgeva soltu una pioggia torrenziale, la quale, pur intralciando le operazioni, non affievoliva per nulla l'entusiasmo delle truppe affluenti ininterrottamente dall'arteria stradale del Pulfero. In tutti, ufficiali e soldati , l'impazienza ddl'opèrazione imminente, il desiderio mal celato di avanzare. << La piena dell'Isonzo aveva nella mattinata asportato il ponte valle di quello fatto saltare dag-li Austriaci, militare gettato poco onde le truppe che erano passate sulla sinistra del fiume venivano ; 1 trovar~i isolate. A me era stato affidato il comando ddle truppe :1! pine destinate ad operare nella zona di monte Nero. Poco <lopo le ore 12, sempre sotto l' imperversare della pioggia, mi avviai a Drezenka per Ternt'J\'a, dove mi risultava che una passerella c~istcntc lìn eia prima dell'apertura delle ostilità era intatta. Ero accompagnato dall'aiutante di campo, capitano Pratis ... Giunsi a Drezenka accolto con giubilo dagli Alpini dd battaglione <, Val Pellice >•, i quali provvidero a quanto poteva personalmente occorrermi in attesa delle salmerie del Comando del Gruppo, che attendevano a Caporetto di poter varcare l'Isonzo. '< In complesso disponevo, la sera del 29 maggio, di 3 battaglioni e di una batteria da montagna ; le forze erano davvero modeste, dato il compito d a assolvere ; ma alla deficienza del numero suppliva h profonda fiducia nel valore dei miei Alpini, sì che nessuna preoccupazione mi turbava. Sapevo poi che altri battaglioni Alpini erano in marcia per raggiungermi ... r< Le forze della natura, che pur sembravano coalizzate ai nostri danni in un' asprissima, incessante lotta, non riusci vano tuttavia a scuotere l'entusiasmo di questi forti , decisi ad ogni costo a trionfare del nemico. Questo fu senz'altro attaccato e verso lo Slemc e sul Vrata ; ma ci si accorse ben presto che l'avversario era assai ben prc

a


p:1ra10, ann id ato in fo rmidab ili posmo111 , da tempo sistemate.:: a

difrsa ... .. M algrado dolo rosi s; tcri fi(i , no n si rimcì a spu nta re sull o Skm c; ma sì raggiunse.:: la cresta dd Vrata, del V rs ic. del Potocc con lo ~lancio, Li tenacia ed il co raggw del le lia mmc ve rdi. Com e descr i1crc le emozioni dei tanti qii sod i s11hli111uncntc hcl li, che si svolsero in

quei gìornì? Episodi dì cui og nuno 1·a rrdil:e ;; compensa re anni cd ,111 ni di s;1cri lici e di vita d cdic:Jta ;1 l}Ut:stì fo rti lìgl i d ' Italia ? E c ÌÌJ che m i fa fremere ancor oggi di co mmozione e che ricordo con orgoglio Ji vecc hio Alpino si è che non uno di quei tanti e pi sodi fu m en c he encom iabi le. ,, Ne possono esser e fi ere ed orgogliose le belle fiamme Yerdi ! Nessun Alpino k o ffuscò in quei giorni di sacro entusiasmo. Lo slancio, b fede non si affievoli ro no mai di fronte alle prime difficoltù ; si :1ccrehlitm an zi e ne usc irono centuplicate, forse anche per q uell'istin-


I

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1i vo, tenace ~e ntimento dell'Alpino c he 11011 )i ahl1;111 c· .11 11111111· .ti pericoli ed alle difficoltà del momento. Si giunse C(l~ì :tll' <' l'hrtcl111 1'1Ì1 <alientc. al fatto d'armi che il Capo di Stato Maggiore gl'll r 1,dc ( ·., dorna qualificò, in una lettera ;1 me diretta: u1111 t/('//c più !>dir p 11 gi11e tl(guerra da montagna che la Storia possa regi.itrnrl'. ccl ti ti!' mico non esitò a riconoscere un colpo da maestro, con un 'ohhir 1111 ti ,t di cui non si può non rendergli omaggio. (< Non dirò dei precedenti che ci indussero alb neces~i1:1 dcll'11, cupazione della vetta di monte Nero: nè dei preparativi che la prr cedettero, preparativi più materiali che morali ; perchè gli Alpi ni pn1 tava no nel loro fermo cuore, come patrimonio indistruttibile, l'c11t 11 , iasmo e la fede dei forti. Din'> solta nto che la cont1uista del massicc io di monte Nero era assolutamente indispensabile per poter vivere e muoverci nella conca di Caporetto. Ma l'impresa poteva apparire temeraria a chi del massiccio sudd etto osservi le balze, i canaloni e le ripidissi m e falde rocciose, pn le quali dove\'a svolgersi l'attacco, t: 1enga inoltre presente che la posiz ione era occupata da un repartn ;1nstriaco d i forza notevole e per tale appalcsato dall'attività che spic,!.!ava, dai trinceramenti in pochi g iorni cretti e da certe velleità a~~rc,sivc, manifcHatc contrv gli Alpini clic occupavano il Kozlya k. ,\ me, che degli Alpini conoscevo il cuore e le virtù, l' impresa sembrò difficile ; ma no n temeraria e, la sera del 16 giugno, ordinai l'attacco COil Ja ferma volo.p.tà di riuscirvi e con Ja segreta certezza del SllCCé'SS( I. (( E quando, la mattina all'alba. si vide sventolare sulla vetta la bandiera tricolore, mi sentii l'animo invaso da tale commozione che difficilmente riusci rei a descrivere ... H Nella conquista del monte Nero erano stati catturati 38 uftìci~tli e 678 soldati austriaci. (( Le perdite nostre: 7 m o rti ed una tren tina di feriti. •< Il valore dell 'operazione fu apprezzato onestamente dallo stes~o nemico e mi par giusto r ichiamare le parole di una scrittrice no n so~petta, l'austriaca Schaiek: "Quando c.1ui si parla di questo spiendido attacco che, nella nostra Storia della guerra, viene annoverato ~c 11 1.a restrizioni come un successo del nemico. ognuno aggiunge suhito :

Giù il cappello davami agli Alpi11i!'' )) (1). Per la conquista del monte Nero venne conferita la croce di

( \ 1-

valiere (lell'Ordine Militare di S;ivoia al capitano Arbarello. cht: poi do veva lasciare la vita nell'aprile del 1917 in Carnia, travolto da 1111 :1 ( t)Cfr. A S c 11A1.u:: " Am bo nze ,, ,


valang;,, e venne conferita alla m emoria del tcn. colonnello Luigi .Pcttimti. Co1.nandantc il Gruppo Alpini B, ed al capitano Vittorio Vare~e del .:f rcggirncnto Alpin i, la medaglia d'oro al valor militare con le seguenti motivazioni: Tcncnk colonnell o l'cllinati Luigi , da Ca \'alore (Ale.,sandria), Comand:tnk dd (;ruppo Alpini H: ,. AttraYcrso difficoltà ritenute insormontabili , seppe: guid:1rc k sue truppe ad impossessa rsi di un'a-

A lpino ili

N 't lctt<1

_;u/ munte Nero .

spra, importantissima posizione : ciò che rese possibile la successiva operazione della co nquista del mo nte J\'ero. Gra,-emcnte ferito, poc hi g iorni dopo dcccckva. (Potoce, Vrata, Vnic , Zacrain, 9 gi ug no hJI5) " ·

C:1pit:tno Va rese Vittorio, da Vercelli, del _," reggimento Alpini : ,, Sebbene (cbbricitante, guidava con eroico slancio la propria compag nia :111'attacco di una lormicbbilc posizione nemica. Caduti tutti gl i ufliciali , pcnetra\'a alla testa dei rnoi nei successivi trinceramenti nemici, com1uist:rndo b posi zion e e facendo numerosi prigionieri e grosso bottino di guerra. (Monte Nero, 3r maggio-16 giugno 19 15) ,•. Nel 1cp 6, per la difesa delle posizioni del Vrsic e di monte Nero, \'c.:ni va concessa la mc:daglia d'oro anche al sottotenente Sertoli An•onio, da Sondrio. del 5' reggimento Alpini. con la seguente motiva-


'Ì I

z ione: <, Comandante di una Sezione mitragliatri ci. ~ci \l' II lir ,1111 d.1 forze superiori e tratto prigioniero, riusciva a di sarma re I., ,l 111 r. 1 rd ., ritornare sul campo della lotta. Per circa tre ore, e brnc hL· It'1 li ci , 11111 tinuava a guidare i suoi a continui contrattacchi. Colpito nu111·:11111·1111 da una fucilata al petto, si gettava ancora nella mi schia. o dcndP 11.1 fìtto·da più colpi di baionetta e di pugnale. (Vrsic - monte 1 rn,. ' ') •I, maggio 1916) » . Venne, inoltre, conferita la medaglia d 'argento al 3" rcgg imc1111, Alpini con questa motivazione: " I battaglioni ,, Susa ,, td ,, Exilk , "· co n mirabile ardimento, con abnegazione e tenacia, supc:r;mdo dii h coltà ritenute insormontabili, dopo lotta accanita e cruenta, sloggi:t· rono di sorpresa il nemico dal monte Nero, che assicurarono alle nostre armi •1. Ai partecipanti all'azione vennero conferite: 3 croci di Cav;:ili crc: dell'Ordine Militare di Savoia; 4 medaglie d'oro al valor militare, :p medaglie d'argento e 79 medaglie di hronzo. Sul culmine del monte, sui fianchi d el monumento che ,·i f11 n etto dopo la guerra, gli Alpini inci~cro: Ard ua vetta 11ostra per secoli nido iwidioso d' Absburgo con improvvù o assalto e mag nifico furore conquistata gli Alpini d'Italia restituivano alla Patria pc r scm prc .


111.

LE AL TRE GESTA DEGLI ALPINI NELLA REGIONE DELL'ALTO lSONZO Pochi giorni dopo la conclusione del nostro primo sba lzo offe,1-

,1, o 5°i nizi:l\·a la prima battaglia ddl"lsonzo. la quale durava dal

2 ~

gi ugno al 7 lug lio dd 1915, per \'l'nirc irnmr.:di;1t:1nw ntc seguita dall;1 ~cco nda, durata. rome è noto. d al 18 lug lio :11 3 agosto dello stcs~o ann o.

Anche durante l1uc~te prime battaglie, già da noi esposte ed e~:11ninate n el V volume di llucst'ope ra, i nostr i Alpin i continuarono a di5ting ue rsi per ardite imprrn: e per gloriose gesta. JI lo ro allenamento alle: fat iche impo,tc lblla m o ntagna , la loru preparaz ione e soprattutto il lo ro va lore guerriero vennero ricono~·c: uti d:1gli ~tcs;;i 111.: mici, rra i quali l'Arciduca Giml·ppc, coman d a nte il Vll Corpo d ' Armata au~tri;KO. nel suo diario intitolato .. L a :!·ucrra come.: l' ho vista io ", scri,·e,·a, ri conmcc nd o cd esaltando le mili1.,ri 1.ki nostri Alpini: ,, [ mie-i u ffici ali r:1c<.:ontano su ! loro rnnto grand i cu~e: un Alpi no i: circondato ; ma egli , fìnìt(· le: munizioni e vi~ta J'impos~ibiliù di nwllcni in salrn, si co.lpiscc rnortalmrntc al ca po con la propria :1ci:c:tta. U n altro, al quak era no state legate le man i, si getta contro w lui clic lo precedeva ndla marcia, lo fa precipitare nel l;urrone e lo , cguc rnlontariamcntc nella morte sicu ra ... Un altro Alpino ~i di batte con tale disperazione, che i nostri sono obbligati a legargli i pied i c.: k mani : c. poichè egli grida come un forsennato e con un tt·rrihik nh11 w srrap1u un dito ad uno <lei suo i g uardian i . ,·it ne im. havagliato. Lentamen te egli ric~cc ad all ontanare il bavaglio e ~rida d i~pcr:1tamcntc agli ftaliani di avanzare senza tema, d i attaccare con co r.1gg io poichè: qui gli Amtriaci sono pochi. Egli sembra impazzito cd i no~tri d d lbono lott:1rc senza fi ne per ridurlo all'a ~m l11ta irnpo·:irtÌI

1:.:n z :1 " · La ripugnanza dei nostri Alpini a làsciani prendere prigionieri. co ~ì ei a pre ferire il sui cidio ;tlla prigion ia. lo stesso Arci duc 1 Giu-


'H

seppe metteva po1 m rilievo il 20 giugno anche.: 1H.: ll:1 , 11.1 I{, l.1 1111111 11fficiale al Coma ndo ddla 5' Armata austriaca. Fra le molte imprese compiute dagli Alpini dur:1111 r lr I" 11111 battagl.ie dell'Isonzo in tutti i se::ttori dd nostro sc hicramrnto, 11 111111 tiamo a ricordare quelle più importanti.

Le operazioni verso Tolmino. Per le azioni da svolgere contro Tolmino, il Comanda111 c dcli., nostra 2 " Armata, nel suo ordine n. 5 del 18 giugno, stabiliva che il IV Corpo d'Annata concorresse indirettamente all'azione gcnc1.1k. muovendo verso gli obbietti\'i gi:i assegnatigli e dei quali abbiamo già parlato a proposito della conquista del monte Nero. All 'uopo il generale Frugoni lasciava al generale Di Robilant la scelta ddla d :11 :1 e delle modalità, con le quali il IV Corpo avrebbe dovuto svolgere le sue operazioni. Il Comandante del Corpo d'Armata. insistendo nel concettu opc.:rativo che già aveva informato le operazioni del giugno. volle 11· 11 dcrc all..i c.:on<.1uista di Tulimno con un·a:r.ione avvolgente da noni pd monte Nero, un attacco frontale lungo la direttrice del Mrzli c.: con azioni dimostrative sul resto del fronte. La situazione del lV Corpo era allora la ~egucntc: - ~r hicramcnto: dalla stretta di Saga - per il Polounik, il Vrata, monte N ero, monte Pleca , fondo Isonzo, Kolovrat e monte feza - a Doblar, sulla destra del medio Isonzo: - forze: Divisione Bersaglieri fino a tutto il Pnlounik; Gruppi Alpini A e R fino al Picca escluso; 8' Divisione fino al fondo valle.: Isonzo, 7' Divisione lino a Doblar; - in riserva, a Caparetto: la brigata <( Verona ,,, il 12" reggi mento Bersaglieri e 2 Gruppi del 4u Artiglieria cb n1mp,1gn:i. Di fronte al IV Corpo stavano inizialmente: la 20~ Divisione Hònved (ab sinistra del generale Rohr) fra la conca di Plczzo c.:d il monte Nero: la 50;' Divisione (ala destra del VI Corpo), fra il mo11tt· Nero e la testa di ponte di Tolmino. Fra il 2 ed il 3 ll1glio la : w ' Divi ~ione Hònved cominciò a venire sostituita dalla 122• brig;1ta della +( Divisione che, com'è noto, sostituì poi, sulla fronte carinzia11:i, tull:i la 20· del VII Corpo, destinata al C.irso. L'ordine d 'operazio ne n. IO del 26 giugno, eman:no dal '. ' Cll t' raie Di Robilant, prescriveva che:


~ la

Divi sione Benaglicri cstcndc!-.se la ~ua destra fino al Vrs;c

c con la sua sinistra eseguisse azioni dimostrative in direzione di Plczzo; ·

-· i due Gruppi Alpini. con la sinistra impegnassero il nemico ~ullc posizioni del Vcliki Semcr e con la destra (Gruppo A) cercassero di rompac la front e avversaria fra Rudecirob e Slcmc, Cùnvert1endo imi su Tolmino: ,.

Il g,:ner,tlc Cadnrna

111

vùir,1 oi re.parti Alpini.

- l'8" Divisione dove\a tendere, con azio ne metodica, alla ccnyuì,ta della linea Slcmc - Mrzli: · ·-- la l dove va sor\'egliare la sponda destra dcll'lsonzo in corri spo nde nz a del Kolovrat e ~volgere azioni dimostrative contro le alture di Sa nta Maria e di Santa Lucia, concorrendo con parte ddb propria Artiglieria all'azione dclr8' Divi sio ne. Ricevuta il 30 g iugno dal 11 Corpo la 33" Divisione, ch'era in linea sul contrafforte fra Iudrio e Isonzo, nel tratto del Globocha k, il Comando del IV Corpo le affidava la protezione del fianco destro della 7' Divisione.


·' l 'i Informato dell'intendimento del Comando del IV C:0 1I'" d '1 11 1 ziare le operazioni il 1'' luglio, il Comando Supremo urd1n .11•,1 .il i., " Zona Ca rnia,, di appoggiarle con azioni dimostrative ver~,, l1 k1111 Nei giorni I e 2 luglio si svolse la preparazione di A rl ig l1 c1i. 1. 11 3 le Fanterie attaccarono, ma con scarsi risultati poic hè l.1 l1m\ 1 .11 versaria era stata irrobustita iri modo superiore af previsto, l mÌ l ltt il 4, poichè · il numero delle munizioni non consentiva una ~cu 1nd .1 preparazione, l'azione sul fronte principale monte Nero - Mrz li vc n ne sospesa. Nel settore Santa Maria - Santa Lucia si combattè tino a scr:1. In corrispondenza della Divisione Bersaglieri l'azione ebbe carattere d i ricognizione offensiva e venne constatata l'esistenza d'una solida linc.1 d1 difesa austriaca, dallo sbocco nord della stretta di Saga fra Czesoc:i , ' 1-'olianca e le f,dde del Cergnala. La fronte Vrsic - monte Nero - Pleca era sempre occupata da i G ruppo Alpini A e B. L'azione protettiva e dimostrativa del Gruppo B si svolse per tutt :1 la giornata del 3 senza particolari importanti. Pel suo compito di ro trura del fronte Rudecirob- Sleme il Gruppo A disponeva dei b:.1tla glioni (, Exilles 1), ,, Val T occ ,. , ., lntra ,. cd ,. Aosta,, e co n c"i f.,, _ ;nò lluattro colonne che iniziarono il movimento nella notte sul ~alle ore 3, e poterono giungere a contatto delle difese nem iche ; m :1 verso le 6 dalle posizioni dd Maz nik e dello spt:rone Rudeciroh - Le~kovca, delle quali le nostre scarse artiglierie non erano riuscite :.H.l intaccare l'efficienza, il nemico iniz iò una intensa reazione con ti ro di mitragliatrici e di artiglierie e con valang he di sassi. Per conseg uenza la fine della sanguinosa giornata lasciava il Gruppo A in una situazione alquanto precaria, così che il generale Etna ordinava che concorresse a sostenerne la sinistra, verso il monte Nero ed il monte Rosso, anche il Gruppo Alpini B. L'azione offensiva dell'8" Divisione, che aveva proceduto con b brigata <, Modena)) contro lo Slemc e la ,, Salerno H contro il Mrz li , venne sospesa nel pomeriggio, q uando si seppe che l'attacco degl i Alpi ni non era completamente riuscito e che i reticolat i degli Austri:1ci eran o ancora quasi intatti. Dopo un in;zio un po' più favo revole per alcuni colpi di 111 :1110 ben riusciti, anche gli attacchi della 7' Divisione vennero sospesi. Era intendimento del Comando del IV Corpo d i riprend ere il giorno dopo l'azione principale con i Gruppi Alp;ni e 1'8" Divi siont.:: ma la sera del 3 il comandante l'Artiglieria dd Corpo d ' Armata :.I\'·


\Trtiva che le batterie pesanti scarseggiavano di mun1z1or11 e clie gli ~tabilimcmi retrostanti non erano in grado cfaderire a tutte le richieste ricevute, dovendo dare la preferenza alle richieste delle Grandi Unit:1 impeg nate co ntro Gorizia e sul Carso. Il Comandante il Corpo d'Armata do vette, per comegw.: n,.a, rassegnarsi a sospendere l'azione principale. in attesa di poterla riprendere con m ezzi più adeguati. In an<.:sa d i questi, mentre sì :1utori2za va la 7" Di visione a continuare le :-izio n i dimos1ra1i n: in corso. si volC\·a che tutti i prog ressi conseguiti \"c ni sscru co1hen·;ui e che non fosse sospesa la pressio ne rn ll 'avvnsario per profitt:irc cli ogui IJLtona occa sione per qualche ulteriore progresso. JI generale Di Robilant faceva sempre assegnamento ~ull'az io11c ;1n olgcnte d:111'alto dei Gruppi Alpini.

La conquista del monte Rosso. A rendere più sicura la conqui ~ta del monte Nero, mem orabile \·ittoria del 3" reggimento Alpini, che - come \'e nne inci~o ~ul cippo innalzato sull a cima - ,, fu la prima pietra m iliare lungo la romana 1 i,1 ,kll.1 vÌltùri,1 , ., :ippen.1 un lll<.' ~L dopo, ,·eni,-a o((llpal,t ;in.:he l.1 nuota 2163 di monte Rmso , dal vi ttmimo impeto dei battaglioni Alpini ,, Vall'O rco ", ,, Val Ton:,, ecl .. lntr;i ", d al diario storico del () u;ilc ulri1110 ripo rtianw le si:gucnli nùtc che, senza van;i rClo rira e senza alcun lenoci nio di forma. così ricordano l'impresa . .. 19 lugiìo 191 5.

,. Alle ore 0,30 la 7' compagni;1, preceduta dag li esploratori, muon: da colletta K ozly::ik e verso le 4 occupa le trincee a ntistanti a lluota 216~. Subito dopo g li esploratori riescono ad occ upare le trincee nemic he a quota 21(3 e b 7' compagnia, aiutata efficacemente dal tiro della i batteria da montagn;1 , riesce a scacciare il nemico dalle tri ncce e ad inseg uirlo, espugnando le t rincce successive del ripiano e ragg iungendo l'orlo di esso che sovrasta la colletta di Lu~nic1. Il comandante del battaglione, ,,cdutc occupate le posizioni nemiche a (1uota :u63, ordina telefonicamente alla 11:t compagnia ed alla sezione mitrag liatrici n. I di muovere celermente a 5ostcgno della i' e di ra fforzarsi sulla posizione com1uistata. " Sia per la distanza che per il terreno im pervio e la formazione cli marcia che la compagnia e la sezione dovettero adottare per dimi1111iri: le perdite <-1ualora l'Artiglieria nemica di mo nte Slemt avesst


aperto il fuoco, passarono :2 ore prima che i rinfor;.,,i gi 1111gr"<' 111 d 1 r incalzo alla 1 compagnia. « Nel frattempo il nemico, ria\'utosi dalla sorprc~:r e ri 11 l1111 ,1111 da truppe fresche, calcolate approssimativamente della f,,r1.:1 di 1111 battaglione con una sezione mitragliatrici , controattan :ava vi ,1lt·111 1· mente. La 1 compagnia, disputa ndo palmo a palmo il terreno con quistato, per le forti perdite che subiva dovette ripiega re cd o.c cupare nuovamente k trincee anti stanti a quota :n63, dove, rinforzata dalla r 1:2• compagnia, riusciva ad arrestare definitivamente l'avanzata del nemico. Alle ore 15 il Comando del battaglione, raggiunte le com pagnie 1' e 112', segnalava :ù Comando del Gruppo Alpini A che le compag nie 1 e 1 12° occupava no le trincee antistanti a quota 2163, che la sezione mitragliatrici n. 1 si trovava a colletta di m onte N ero, ove era stato impiantato il posto di medicazione, e che la 37' compag nia si trova va di risena a coll etta

Kozlyak. " Il Comando del G ruppo Alp ini A, in seguito a questa comunicazione, ordinò che le truppe si rafforzasse ro sulle posiz ioni in attesa di o rdini r. . <1 2 1

luglio 19I 5.

r:om e , 1 volte (0 111battevano gli Alpini.

,, Alle ore 2 g iunge alla colletta di monte Nero il battaglione « Vall'Orco ), (2 compagnie). In base agli ordini emanati dal Comandante la colonna, il Comando del battaglione (( Intra )> fa occupare dalla compagnia le trincee antistanti a quota 2163 e ordina che dietro al la 1 si dispo ng a la 11 2· e quindi la 37a compagni;i. · << Alle ore 3,45 g li obici campali , dislocati sui ripiani del Picca, aprono il fuoco sulle trincee nemiche a quota 2 163. Dopo un 'or:1,

t


ritenuta la pn:paraziont.: ~uflicicntc, fatta mt.:ttcrc in postazione sul cocuzzolo anti stante a quota :n63 la sezione mitrag liatrici n . .1 per proteggere l'avan7.ata delle truppe, il Comandante del battaglione .. Intra ,, o rdina ;illa 112" compagni a, seguita dalla 37" e quindi dalla 7', di lanciarsi risolutamente all'assalto dell:1 posizione nemica. Con un balzo k compagnie, sotto un micidiale fuoco di fucileria e d' Ar-

.\fonrc Ro.iiO.

tiglicria, ~G1\·,ilcano le tri11cn: e ~ces..: nella \'alktt:a, ,lttacc.tnti risolutamente il murngliune di roccia che si erg1.: tiuasi a picco a quota 2163, dor1.: il nemico, appmtato in tri11C1.:c blindate e protetto dal fìtto reticolato, oppone una tenace resisten za. La 112• compagnia attacca decisamen te le trincee situate alla quota pit1 ekvata ; mentre la 37' e la -;·' attaccano le trincee poste sulla destra, verso il lembo est del ripiano, faci lit:1nc.lo cmì la 112·' nel raggiungere il ciglio per affermarvisi. La lotta a corpo a corpo, a sassate. a lancio di bombe dura accanita alcune ore, fin chè il nemirn è ricacciato dalk trincee ~ottostanti. La


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sezione mitragliatrici n. T, aperto il fuoco per fal'. ilitan: 1·.1" .il 111, ,·11· ne colpita da una granata nemica che sfascia l'arma di ~111 i~11,1, 111<'1 tendo fuori combattimento il capo mitragliere ed un ~n\'l;lltl', Il { ' t1 mandante la sezione, spostandosi con l'altra arma av;inti, pc1 :11111.11 < più efficacemente gli assalitori , viene fatto segno ad un'intcn,:1 .11i111 11· di fuoco che gli mette ben presto anche l'altra arma fuori ~<:r\'Ì t.111 r gli decima la sezione. Mentre si svolgeva, feroce ed accanita. la lott.1 per scacciare il nemico che resisteva col coraggio della dispcr:i;,innr nelle trincee del ciglione dominante, la 238" compagnia del h;1ttagli11 ne « Val d'Orco )1, raggiunte le trincee antistanti a quota 2 16.~, p,.:r ordine del comandante la colonna, sfilando sulrorlo del ripiano in teriore, attacca risolutamente il centro della tr.incea nemica, r hc di fendeva il fianco orientale delJa posizione e, subendo forti perdite, riesce, con tenace impeto, a conquistare parte della trincea. La 219" compagnia, che seguiva ]a 238", spiegatasi sulla destra di questa, conquista la estremità orientale della trincea. Il nemico, ancora padrone del centro della lunga trincea, continuava però a resistere tenacemente cd il comandante la colonna dovette chiedere, per riusci re nell a difficile impresa, altri rinforzi al Comando del Grttppo che in viC:, il i1attaglionc « Val Tocc: "· Q uesto giunse alle ore n ,30 e la lotta continuò ancora sino a sera. Alle ore 18 tutte le trincee che limitavano :1 nord e ad ovest il ripiano di quota 2163 venivano finalmente espugnate dalle nostre truppe, che le occupavano, disposte a tenerle in loro possesso a coste di ogni sacrificio ·" ·

nuovi attacchi nella zona di monte Nero. Sebbene lontani dal particolare teatro della lotta della 2' battag lia sull'Isonzo, ch'ebbe per teatro la zona di Doberdò e la testa di ponte di Gorizia, i nuovi attacchi nella zona di monte N ero. che ~i svolsero contemporaneamente, si possono anch ·essi comprendere nella seconda battaglia dell'Isonzo. Obbiettivo del nostro IV Corpo d'Armata erano le alture di llUOta 2041 e di lluota 1931 a nord - est della cima del monte Nero, con lo scopo d'impedire lo spostamento delle forze avversarie tra Plezzo e Tolmino e d'iniziare l'avvolgimento da nord di Tolmioo. L'attacco, partendo dalla cima Vrata e dal Kozlyak, doveva e, ere effettuato da tre battaglioni Alpini. Gli altri battaglioni dei


<.;ruppi Alpini A e B d o \'t: \!élllO appoggiare col fuoco l'allacco; 1'8" Divi~ionc doveva attaccar<.' il Mrzli Vrh ; la 7' interw nire col. solo fuo~o di Artigli eria: la Divisio11e lkrsaglini conservare.: ad ogni costo l:1 posizione Saga - V rsic. Dopo un hombardatnC'llto notturno, alle.: 5 del 19 luglio gli Al pini sferrarono i loro :11t:1cchi, riuscirono a superare la rcsistcnza della

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111011ft'

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nostri

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n ,/ Vro1Ic1.

z· hrig:1U da montag na :imt ro - ungarica cd a pcnc.:trare nella pos1:t.io 11c di quora 2163. F atti affl ui re nuovi rinforzi, il giorno seguente gl.i Alpini rinnovarono i lorn attacchi , puntando con la colonn a settentrionale su quota 1931: ma l'Aniglieria da montagna austriaca, che faceva buona guardia, riuscì ad impedire loro di raggiungere l'obbiettivo. Ln t:rnto ~u yuota 2163 si svolgeva una mischia furibonda, nella quale si ricorse :id ogni mezzo di offesa e perfino alle pietre. Il possesso della <.1uota rimaH· ai nostr i Alpini e gli Austri;ici dovettero ripiegare ad est, su (~ uota 2.097.


Nuovi attacchi da parte nostra nella notte sul .2 3. dur.1111 c 1111 temporale che infuriò il 24 e nel gio rno 25 luglio, 11011 co11 ,rg1111 111111 lo sperato successo e sul monte Nero regnò una rebti,·:1 c:tl111.1.

Interrotte ai primi dell'agosto del 1915 le operazion i sul 111 l.'dio 2 • Armat:i riprrn desse la sua azione offensiva nella zona di Plezzo - Tolmino. ri11110van do l'attacco contro la barriera montana che si interpone tra I<:: du<.: conche, e cercando, questa volta con il concorso delle truppe della zona Carnia, dì assicurarsi il possesso della conca di Plezzo, per tag liare la più diretta comunicazione tra il nodo di Tarvisio e la fronte Giulia e conquistare una base di manovra per operare sia verso no rd , sia verso est. Incaricate dell'attacco erano le seguenti truppe: contro Plezzo, una colonna speciale, costituita dal Com ando della zona Carnia, ag li ordini del generale Giardina e form ata di battaglioni della brig:ita « Aosta n e di r eparti Alpini, la Divisione speciale Bersaglieri e l'ala sinistra della 33~ Divisione. Contro Tolm ino: l'ala destra della 33" :.>ivisione e l'8a Divisione dalla fronte monte Nero - Slcme - Mrz li ; i Gruppi Alpini A e B per 1c alture del Vodil ed il fondo valle; la i' Divisione contro Santa Mari.a e Santa Lucia. Dopo due g iorni d i preparazio ne le Fanterie iniziarono il 14 agosto i movimenti. Mentre le truppe della Carnia occupavano g ran parte del margine ovest della conca di Plezzo, la Divisio n e speciale Ber saglieri ampliava la difesa della stretta di Saga e sboccava nella conca di Plczzo, occupando questa località e la sommità del monte Cukla, sotto il Rombo n. I battag lioni ,< Ceva 11 e <e Vall'Ellero >, tentavano anche l'espug nazio ne di q uest'u ltimo monte; ma i piccoli nuclei che r iuscirono a raggiungere l'im pervia cim a, no n poterono mantenerla. Più a SL1d, con aspra lotta durata fino al giorno 19, Bersaglieri del 6" reggimento, Alpini del battaglione << Aosta 11 e F anti della <' Liguria ,i r iusciro no ad espugnare un largo tratto della cresta del Vrsic, verso il Lipnik. 11 giorno 22 fu tentato ancora uno sforzo concomitante cont ro k due <- sentinelle di Tolmino " ; ma sia il battaglio ne Alpini ,, Sus:1 ,. . che era riuscito a forzare il passaggio elci ponte di San Daniele cd :1 sboccare sulla sponda sinistra, sia un battag lione Bersagli er i lkl l:1 7' Divisione. che si e ra valoro~arnente sos pinto tin verso la sorn111i1 ;' 1 d i

e basso Isonzo, il Comando Supremo ordinò che la

18.


S:mta Lucia (tptota 588), premuti da og ni parte dalle riserve avversarie e bati:uti incsor;ibilmcntc dalle artiglierie, furono costret1i a ripiegare con gravi perdite. Suspc~c per hreve tempo le operazioni il giorno 28. furono poi riprese il 9 settembre, rnn l'int<:nto di affermare a nord il possesso ddla co nca di Plczzo, conqui~tando k rette principali che la rinserrano e la dom inano cd a raccoglicrt: a sud il frutto del successo parziale ottenuto cont ro la testa di ponte di Tolmino.

Il Cukla ed il _Rombon. Il c:1pita no Celestino Bes. con un battaglione di formazione costituito d:1 ::t comp;ignic del ,. Ccva ,, e da 2 del " Pieve di Teco )), fu tra i primi assalitori del Cukla e del Romhon, contro i quali si avventaro no gli Alpini dei battaglioni •< Ccv~, ", ,. Pieve di T eca,,, <( Valle Ellcru "· ,, Saluzzo ,, e ,, Dronero ,.• dalle cui file uscirono i protagonisti che. come il Bes. tentarono b conqui sta del C ukla ed i primi :ntacc hi al Romhon. · !! Ro mbon scri\'e•;:.i il Be!; nel r935, (1u:rndo t:r:i gcncr:ilc hptllorr delle tru ppe alpine---· era una posizione da Calvario. Tutto il Calvario delb nostra guerra ci porrò alla gloriosa, incomparabile Yittor::i ,.. Ro m bon e Cu k.la poterono vantare, in tu tto il fronte italiano, il primato dt.:l disag io, del rischio e delle privazioni di ogni genere. Pt:ggion: del Ca rrn, dove almeno na possibile seppellire i Caduti senza s::icrifìcare alt re vite, il Rombon costringeva a restare appiattati n l in ~ilcn zio per intere settimane . Il che finiva con l'abbrutire i rempnamrnti più gioviali. li c:1ppcl bn<,1 don Alberto Garavenu , destinato in quel settore nel ll)l 7, dopo doè che le condizioni di vita \a:;sL1 avevano pur avuto il 1emp,; di progredire, riferi sce così la sua prinu imprò~ionc della vit:1 di trincea sul Rombon (1) : ;, I1i alcuni [ratti delle nostre linee, che correvano da "quota Sacro Cuore"' fino a " Fascia dei Bosc hctti'' , il nem ico ci era co.,ì viL·ino, che i nostri reticolari era no legati coi suoi e le senrindlc av:mzate ;1vrebbero potuto di scorrere k, loro. " In altri p11111i la linea nem ica era più lontana; ma la distanza non superava rn ai i 200 metri. La com pagnia dd capitano Bor:itto {r) .\. C , l'..\\"!SL\: " fn gl!err:1

i'(• Jl

gli .-\ lpini ", F,lizioni :.fondu,. !\.lil:1110.


(r8') si trovava in queste condizioni: in un posto avanzalo, dclt<1 ,( Baracchino del dottore " , i suoi uomini avevano gli Austri:1c i, n itre che di fronte, anche sopra la testa, a cento metri di altezza. Ne c<rnseguiva che le possibilità di movimento, di gio rno, erano lim itati:,,sime. I rifornimenti ed i cambi si facevano solo di notte. Pure nel b prima linea, retrostante un centinaio cli metri dalla linea delle vedette, si dovevano fare vari tratti a salti, perchè il .consueto "cecchino .. ,

Il Cukla ed il Ronibon.

ap1xistato, attendeva al varco. E non pochi furono colpiti dal " cecchino" inesorabile, nonostante tutti gli accorgimenti. Ma si trattava cli posizioni che occorreva ad ogni costo tenere, perchè un arrctr:1mento avrebbe compromesso la sicurezza delle nostre lince nell a co nca di Plczzo >> . · L1 cima del Cukh, conquistata d'assalto chgli Alpini del Be'.,, era st,1ta in seguito teatro di un 'accanitissima lotta cd i nostri, sol toposti ad un violento attacco nemico, avevano dovuto ablx1ml1J11:1rnc la parte piL1 alta; ma si tene vano renacnncnte aggrappal i :1gl i :1\ 111i ciglio ni, a pochi metri dalle trincee au striache. Nono. t:1nre la lt1r11


.q, cn11ca po~1z1rn1c, fr:1 l'altc:rnar~i degli attaccl1i, intesi a scaccia rl i dai loro pur modesti ripari, i 11o~tri Alpini tennero duro t: respinsero \·i1rorio~aml'nte i tclllativi amtriac1. lntanlo veniva studiata e pr,parata una nuova az ione per la rirnnqui sta dL"ll a cim;1 dd Cukla e la sera del 10 maggio r9 16 il battaglione ,, Saluzzo ,, (:i" rc:ggi mcnto Alpini) cd una compagnia e.l ei ,, Bas~:1110 ,1 (6° Alpi ni), dopo breve prcpar:i:t.ione di /\rriglicria, focc\·ano irruzione ~ulb tormentata posiz ione nemica, t!.pugnandob a viva forza e fa.:-t: ndo prigioniero l'intero prt:sidio, co11 un ricco bottino di :1rmi e 111u11iz ioni. Cadde eroicamente in que~1a azion<:, gloria del " S:iluzm ,, , il suo w 111anda11 1c, tl'n. colon nello Luig i Pigliane, alla mi rn rnwria \'l' nn<: conferita la medag lia <l'oro al valore militar<::; mc111 r,· :il ba ttag lione ,·cn nt rnnce:-,s:.. (p1clla J ':1rgcnto. l·.cùi tJt1a nto ~crisse il Segato (1) a proposito dell 'attacco al Romh1111: ,. L'attacco del Romhon s'i niziò nclb notte sul 27 agosto. .. I )uc comp:1gnie dd bau aglionc " Ce\'a ,. operavano da o vest per 111ontc l\ilica (sulla crt'sta fra monte Cng11ala e Ro mbon) : .il hat1.1glionc · Vall 'Ellcro ,, (2 compagnie rinforzate dalla : f compag11i:i del , Pit:\<: di T cco ,,) :ittaccav:1 dal Cukla: l' n ' compag nia del ,. Mo ndm ì .. , .-ulla falda e~t, C(lstituiva riscr\'a. Dupo la nm tra ocrnpazionc del Cukb l"a \·,·crsario avn·a con~iderc,,,l111 entc ri11forzata Li po~izi011c dd Ro mhon e ~i e ra costituita una fune ri ~crva a distanza immediata. Il pos~cs~o del Rombon, infa tti .•m .:,·,1 un va lore deci~iw, pel po sesso della conca di Plczzo e per L 1zi(J11c \ 'lT~O il C ~rgnab ed, in mano nostra, a\-.rcbhe di moTto facilitalo l'az ione su Predii. ,. S.il ti di roccia a picro :1r rcstarono l'avanzata delle d ue com pagnie dd , Cl'\':t ·· : mClllrc la l' del Picn' di T cco ,. riu scì ad im:r!1icmi pc! dif!Ìcilc sentiero di Planina - Goric 1 cd alk -:i prese contatto con i posti av~mzati nem ici . lnrnran t<: delle perd ite, prodotte, oltn.: che d.illc ar m i, ;inr hc dalle \·alang hc di pietre, Li \'aloros.1 .f C()(npa;n ì:1 r;1pid:1ml't1 lc: , upcrt> pit1 ordini d i apposram enti e spinse i suoi nud c1 ;I\ :111za1 i fì110 sulla n :tta del Rombon ; ma r avvcrsario reagì pr()ntamcn tc con 1uttc k \ UC forze . :-..kntrc tamo le com pagni<: del ,.. Ccva ,, quanto qudk dd ,. Valr.Ellcrn ·• e ra no ancora lont:mc e trattrnllie d~i ~.11li -di roccia, ~oltanto una rnmpagnia del ,. Val(<

(1) C1r. J., 1<;1 Su;,1rq; " L' lt.tlb n l·ll:1 ,.:ucr1.1 111011d i.1k ,.. ;"vlibno. C:1',1 ...lit, Ìlt' \ ",1ll:11di. 10,::;.


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l'Ellcro ,, riuscì a rintracciare il sentiero seguito dalla 3' del " Pieve di Teco 1i e potè raggiungerla ; ma a spizzico e quindi recandole uno scarso aiuto, tanto che, alle I 1,30, l'eroica 3" compagnia, riJotta ad un pugno d'uomini senza ufficiali (1), fu costretta a ritìrar~i. << A rinforzo dei battaglioni u Ceva •> e << Vall 'Ellero » gi unsero la 2• compagnia del « Pieve di Tcco )>, col Comando del battaglione

Alpini sciat ori sul 'J'onalc.

e I'8o" del <( Saluzzo )>, tutti provenienti da Sella Prevala, dove vennero sostituiti dal lii battaglione del 3° reggimento Fanteria, e le:: azioni continuarono fino al giorno 25 •>.

Santa Maria e Santa Lucia. Il nuovo attacco contro Santa Maria e Santa Lucia ebbe inizio dopo circa cinque ore di fuoco, nel pomeriggio del 9. Alle brigate ,, Valtellina 1, e << Bergamo >, erano stati aggiunti alcuni battaglioni Alpini. Il battaglione « Exilles >,, asseconJato da altri reparti, si inerpicò fin sotto i reticolati di Santa Maria, riuscendo a strappare anche qualche elemento di trincea sotto la chic~a; ma, investito poi da un ( 1) La 3• compagnia del 43 dispersi.

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Pie,·c di T cco" chhc 47 morti , 28 feriti e


lancio cli bombe e di liquidi infiammabili, fu costretto a toro.are indietro ; nè miglior for tuna ebbero i successivi tentativi dei giorni seguenti. Anche a Santa Lucia i battaglioni ,, lntra )•, ,, Val d' Orco n e " Dora Baltca " e reparti del la brigata ,, Regina ,. si erano spinti fin sotto il trince rone di vetta, mante nendovisi con fer mezza, benchè bersagliati dal fuoco nemico e colpiti anche alle spalle da artiglierie postate sull'altopiano della Rains.izza ; ma, infine, decimati e stanc hi, dovettero anch ·essi ridiscendere a valle. Il I 3 settembre l'azione fu .nuovame nte sospesa. li giorno 9 era stata intanto ripresa l' azio ne nella conca di Plezzo, azio11 c.: re~a più difficile da insormontabili di ftìcoltà di terreno e dag li apprestamenti difensivi nemici. Cu11 te naci sforzi i nostri Alpini minacciarono la difesa del Rombon : ma 110 11 poterono averne ragione soprattutto perchè il terreno di attacco, in prossimità della cima del monte, non consentiva che il lento rnO\'itncnto di piccoli gruppi, facilmente dominabili dall'alto. Un audace drappello di volontari riuscì, nei giorni 1 2 e r3, ad issarsi tìn sulla rocciosa sommità del Ja rnrcek, mettendo in fuga il presidio avversario: ma, fatto segno a "iolentissimo fuoco dalle g uglie laterali, fu co~trcttn ad ;ihhandonarc 1:i prc,i n ~;1 con,1ni , t·;1, dopo aver re~istito per oltre due ore e consumato tutte le munizioni . Le nostre o perazioni sulla fronte da Plezzo a Tolmino vennero <!' ,indi sos pese e solamente il 28 settem bre un attacco di sorpresa del Gruppo Alpini A contro le po~i1.ioni del \'oJil , ci dit:de il p<>sscsso di trualchc tratto d i tri ncea sul costone di Dol je.

Negli altri settori de1 fronte. Mentre si compiva la conquista Jel monte Nero e del monte Rosso. gli Alpini combattevano anche in corri spondenza d i quasi tutti gli altri \etlori del fronte, come in Carnia, nell'Alto Cadoré, .in val Camon ica, e la loro ltggcndaria tenacia nelle resistenze ed il loro vittorioso impeto neg li attacchi d:1va no dovunque luogo ad innumerevoli, brilbnti episodi, degni tutti di essere ricordati ed esaltati. Senza tenere conto 11c: dell'online geogra fico, nè di quello cronologico, noi ci siamo soffermati sulle imprese pit1 note compiute dagli Alpini nell'Alto lso11zo perch(· tali imprese costitui ro no, da\'anti a tullÌ gli eserciti belligeranti , come b ri,·elazione delle virtù guerriere delle nostre truppe da montagna. ~


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Ora vorremmo ricordare tutte le gesta compiute a volte da semplici compagnie e da singoli plotoni; ma, per farlo, non basterebbe certo questo solo volume, nel quale, per osservare la ferrea legge delle proporzioni, noi dovremo limitarci a ricordare soltanto quelle imprese degli Alpini, che maggiormente concorsero alla vittoria delle nostre armi ed alla gloria della specialità.

Monte Grappa: caserma Milano e rifugio Bassano.

Certo è che, emulati dai Fanti, gli Alpini si distinsero sempre e dovunque. Per quanto riguarda ancora il Cadore, occorre inoltre ricordare il battaglione (< Pieve di Cadore», comandato dall'eroico maggiore Buffa di Perrero. li battaglione ,, Gemona » e 1'1 ra compagnia del battaglione •< Mondovì 1>, insieme ai Fanti dd 4" reggimento, tutti al comando del colonnello Villani, ritentavano l'attacco alla forcella di Cianalot per affacciarsi sulla val Fella e dominare i forti di Malborghctto, e se ne impadronivano, conquistando anche il Pizzo orientale e facendo non pochi prigionieri.


Il batta"lionc ,, Morbegno n comhattè accanitamc.:ntc,. alla testata M della val Camonica, contro le posizioni ncmichc dei Monticelli, insistendo negli allacchi, nonostante le g ravi perdite suhìtc. Il battaglione "Ftltre " , comandato dall ' allora capitano Gabriele Nasci, ocrnpò, il 5 luglio H)l6, Force.lla Mag na e poi ~1uota 2179. Col San Giovanni e Col degli Uccelli. per inizi are.:, il 23 agosto, l'avvicinamento al Cauriol. sul liliale gli Alpini conquistarono una trincea avanzata, dif<::ndendola contro i contrattacchi n emici con accanit<; lotte corpo :1 corpo. Gl i J\lpi ni furono costretti a ripiegare; ma .il 27 agosto il ,, Fcltre 1> giunse sulla cima del Cauriol. Quindi il battaglione " Mont«.: Ros:1 " del f reggimento si avvicinò al Cardinale, che il 15 settembre n :nnc espugnato dagli Alpini dei due li:ittaglioni. Il Cauriol vc.:nnc poi difeso tcnat:emente dal battaglione ,, Val Brenta )) ' del (I" reggi mento, che vi perdette 7 ufficiali e 205 Alpini, venne citato nel Bollettino di guerra e merit<'> la medaglia d'argento al \'a lore. ~

Durante la ,, gucrr.1 bi.HK.l .. ..dk 1n..iggiori .altitudini, in~icmc alla 5cr· Divisione al comando del generale Cavaciocchi (1), gli Alpini dci battaglioni ,( Courrnaycur ,; e ,. Monte Granero ,; del _," reggimenro, "Aosta ., .. ,, Val Baltea ,, e ,, Pallanza ,. dd .{, ,, Edolo 1,, ,, Val d 'Intelvi " e 1, Monte Cavcnto •· dd 5'', jl 15 luglio del 1q15 conquistarono, con un reparto di 6o uomini scelti , passo Garibaldi e passo di Brizio. Poi gli Alpini, al comando del colonnello Carlo Giordana . conquistarono, come vedremo, anche l'Adamello ed il Corno Cavento ( rn. 3400). Gli Alpini dei battaglioni " Edolo "· ,, Cavento ,, e del battaglione sciatori Mandrone ,,, nell'iniziare il tiuarto anno di guerra, strapparo no al nemico - come dice\'a il Bollettino di guerra del 2ì marzo 1918 - Ìa oma dello Zigolon (nL 3040}. la cima Presena (rn. 306,)) cd il passo del Monticel lo (m . 2550). Durante la cosiddetta ,, spedizione puniti va " contro l'Italia, nella prim:n ·era del 1916, i bat1aglirn1i Alpini ,, Monte Mercantour 1, t· (• Monte Clapicr ,, dc.:I 1" ft'.ggirncnto; ,, Val Lcogra » dd 6": " Ci\'idalc ,,, ,, Val Natisom: ,, e " Monte ?\fatajur ,, ddl'8'' aaorscro ad arrestare l'avanzata deg li invasori e resistettero al loro impeto, contra(1

( 1) Cfr, Gener;1lt: Cw,, c,occm : " L"ìmpre~:, dell'Adamello"·


stando i loro ripetuti attacchi alla baionetta. Tn tale eroica resistenza molto si distinsero anche gli Alpini del battaglione <e Cividale >1 ; mentre i 3 battaglioni ciel Gruppo del generale Porta: « Vicenza», « Monte Berico ,i e << Val Leogra >> si opponevano all'avanzata degli Ausuiaci fra il Pasubio ed il Cimone. Tra b val Terragnalo e l'alta valle dell'Astico resisteva eroicamente il battaglione << Vicenza ,,, come faceva il (< Monte Berico )) alla difesa del Col Santo, ed il {( Val Leogra >i , che oppose al nemico la più ammirevole tenacia, conseg uendo la medaglia d'argento, fino al 20 novembre, data alla quale venne sostituito dal battaglione << Exilles n, che continui'> la difficile resistenza all'invasore, insieme ai reparti dei battaglioni <( Monte Cervino>> e •< Monte Suello >) . Appunto il battaglione 1( Monte Suello i> , autotrasportato d'urgenza il 17 marzo a Costone dei Laghi cd a monte Sarta, avanzò verso Cima Maggiore, dove venne mortalmente ferito il capitano Vcnini (medaglia d'or<;> alla memoria), il cui esempio non venne dimenticato dal figlio Giulio, caduto anch'egli, 25 anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, ed anche alla cui memoria venne concessa la medaglia d'oro al valore. Anche i battaglioni Alpini <, Monte Argentera ,;, <( Monviso " , •< Val Maira >1 e 1< Morbegno,, resi stettero alle truppe austriache, impedendo loro, con accanitissima lotta, di scendere in valle Brenta e difendendo, dopo la caduta di monte Cengia, le posizioni di monte Fior e di Castelgomberto. Il r6 giugno, all'inizio della nostra controffensiva, il Gruppo Alpini del colonnello Stringa, portato sull 'altopiano di Asiago ad 8 battaglioni, con l'aggiunta del « Bassano >•, del « Sette Comuni. )', del u Val Ccnischia ,, e del 11 Monte Saccarello i,, lanciatosi contro il nemico, lo costrinse ad abbandonare le posizioni di monte Fossetta, monte Magari, cima I sidoro e cima della Caldiera, catturando prigio11ieri e cannoni. Intanto, con le truppe ddla !'' Armata, partecipavano alla nostra controffensiva i battaglioni Alpini ,. Exilles », <, Cervi110 ", " Monte Lcvanna >> e <, Monte Suello n ; mentre il << Monte I3crico ,, era ridotto a pochi uomini cd il hatt;1glione « Vicenza » riu sciv;i, il 2) giugno, a riconquistare al nemico monte Trappola, per poi imrnol:11 si, pochi giorni dopo, a mon te Corno, dove, com'è noto, cad c,·:i prig io niero deg li Austriaci Cesare Battisti, destinalo poi ad cssnl' barbaramente impiccato nel castello del Buon Consiglio a Trento. Nuove pagine di gloria scrissero su! Pa subio i hau:1g lioni dr l (i" Gruppo Alpini <( Cervinw,, " Monte Suello " , " Monte lk ric" ,. (' I.,


colonna T estafochi, coi battaglioni ,( Aosta " e (< Viccnz;:i >•, rinforzati dati',, Exilles ,>. Il 9 ottobre 9 battaglioni Alpini e precisamente i battaglioni " Val Maira >' , •( Exilles », ,. Aosta ,,, e( Cer vino )• , <' Val Toce », ,. Adamel lo )• , ,< Monte Suello », ,, Val d'Adige " e e, Mon te Berico " attaccarono, con la 44" Divisione, ripetutamente le posizio ni nemiche e riuscirono :id occuparle, respingendo i contrattacchi au-

La tomba di Còare Battisti sul dosso di T rento.

striaci con tale eroico acca nimento, che il battaglione

« Aosta ,, n ridotto ad appena 120 uomini. \kntrc ricorderemo, in un capitolo a parte, gli eroi smi cd i san guino~i sac rifìzi ddl'Ortigara, accenn iamo anche ai 18 battaglioni rn ;1~c

Alpini che parteciparono alla conquista del Vodice, come fece il V I GruppD Alpi n i, con i battag lioni ,, Val Tocc ", ,, Aosta )' , « Monte: Lc\'a nna •· , -• Monte Cervino )) : il X II Gruppo coi batt"!glioni ,, Val

Pdlicc ,,, " Val Varaita ,., ., Monte Grancro ,, e c. Moncenisio )>; ed alla battagl ia della Bainsizza col V G ru ppo (battaglioni ,. Belluno "• " Val Chiso ne ,, , ,, Monte Albergìan ,,), col X Gruppo (battaglioni Morbegno ,,, " Vicenza ,,, " ~fonte: Rerico ", ,. Monte Pasubio "),

-<(


251

col XIII Gruppo (battaglioni e, Cadore ", " Monte Antelao ))' <, Monte Pelmo e battaglione <( Monte Tonale ))). Del battaglione ,( Pieve di Cadore,, cadeva, nell'espugnazione del villaggio di Mezniak, il capitano Ettore Slaviero. A ridurre, per quanto era possibile, gli effetti della sconfitta di Caporetto, gli Alpini combatterono eroicamente a cima Campo, alle Mdette, a Castelgomberto, al colle della Berretta (battaglione << Val Brenta))), in val Calcino, sul Grappa, sul Pertica (battaglione (( Monte Rosa >i), sul Solarolo (battaglioni <e Val Cismon ,, e (< Fcltrc >>), sul Tonale, sul Montello, per partecipare quindi alla battaglia decisiva di Vittorio Veneto, alla fine della quale i battaglioni <e Feltre ))' e< Monte Pavione » e « Monte Arvenis " ~ntrarono, il 3 novembre, in Trento liberata. Noi ci intratterremo in particolar modo, nei capitoli seguenti, sulle operazioni svolte dai nostri soldati della montagna in Cadore, in Carnia, a lle maggiori altitudini e nelle zone più impervie, come sull'Adamello e sul gruppo Ortler - Cevcdalc, dove, per le alte quote alle quali si combattè, per l'avversità delle condizioni atmosferiche, per le basse temperature che fu necessario sopportare, le operazioni costituirono il controllo più se,·ero dell e qualità fisiche e morali nei nostri Alpini.


IV.

IN CADORE

In Cadore, nella patriottica regione, nella quale tante lapidi ricordano gli eroismi delle rivolte e delle guerre dd nostro Risorgimento, il nostro Comando Supremo, nel suo disegno iniziale, si era proposto di fare irrompere decisamente le nostre truppe oltre il confine, tra i passi di Campolungo e di monte Croce di Comelico e di impadronirsi della valle Pusteria, ottenendo così la possibilità: sia di concorrere alle operazioni delle truppe della zona Carnia ed alle operazioni sulla fronte Giulia; sia di impadronirsi del nodo di Fortezza e di recidere le vie di rifornimento per le truppe nemiche operanti nel Trentino. Tale concetto non potè, purtroppo, venire attuato per la penuria delle bocche da fuoco e per le difficili caratteristiche del terreno, già fortemenlè organizzato a (tifesa dagli Austriaci. Per conseguenza, sul fronte del Cadore e dc:11' Agordino le operazioni si stabilizzarono sulla linea delle fortificazioni permanenti nemiche e diedero luogo a combattimenti a carattere locale, intesi a migliorare le rispettive situazioni tattiche ed a richiamare, da parte nostra, in Cadore, con scopi di alleggerimento, quelle Unità austriache, che potevano rinforzare la resistenza nemica in corrispondenza dei settori più importanti. All'inizio della guerra occupava il Cadore la nostra 4" Armata, comandata dal generale Luigi Nava e composta dai Corpi d'Armata f e IX. Gli Austriaci avevano affidato il fronte, in corrispondenza del Cadore, dallo Stelvio al monte Peralba, ad un solo Comando re~idente ad Innsbruck. Presidiavano la regione da parte austriaca la 90• Divisione, la Divisione Pusthertal con molte artiglierie e l'Alpenkorp bavarese, che la Germania , ai primi di giugno 1915, aveva mandato segretamente in rinforzo alle truppe austriache. Durante il nostro sbalzo offensivo il I Corpo d 'Armata occupò la conca di Cortina d'Ampezzo cd il passo Tre Croci ed il IX Corpo d'Armata s'impadronì dei più importanti passi di confine, special-


2 53

mente nel settore occidentale. Mentre si alternavano i combattimenti offensivi e difensivi, il battaglione Alpini •< Fenestrelle lì riuscì ad occupare, dopo quattro giorni di accanitissima lotta, la cima Palomhino; mentre il IX Corpo d'Armata, spinte le sue truppe in val. Co rdevole ed in val Costeana, dovette fermarsi, dopo aver subito perdite notevoli, davanti alla b~1rriera montana, che dal col di Lana, per il Sicf, il Scttsass, il Piccolo Lagazuoi, punta Falzarego, cima Bois, alla Tofana 1\ costituiva come un bastione difensivo dello sbarramento Alto Cordevole (1). Secondo il Segato (2), alle operazioni del (, primo sbalzo offensivo )), sospese i.n Cadore il 18 giugno, seguì una sosta, durante la quale fu completato lo schieramento delle artiglierie del parco d'assedio e furono compiuti i preparativi per la ripresa offensiva. (( Mentre il IX Corpo d'Armata aveva potuto costituire la sua linea d'investimento contro gli sbarramenti austriaci della rispettiva zona (sbarramenti di val Cordevole e di Valparola), la minaccia avversaria da val Visdende contro la nostra destra e la resistenza di monte Piana e delle opere campali di Son Pauscs avevano impedito ·d I Corpo dì accostarsi agli sbarramenti di Sexten e di Lanclro - Platwicsc, mentre il IX Corpo, con la sua ala si ni~tra, iniziava le operazio ni decisive verso la regione del gruppo Sella, tentando in un primo tempo di superare gli sbarramenti. ,, Sebbene il I Corpo avesse occupato Cortina d'Ampezzo ed in seg uito si fosse saldamente stahilito su monte Cristallo da una parte cd, 111 accordo con le truppe del IX Corpo d'Armata, si fosse pure assestato sulle Tofane 2a e 3° dall'altra parte, lungo il restante tratto della sua fronte non conservava il possesso della linea del confine politico die in corrispondenza dell' altopiano di Lavaredo, del passo di monte Croce di Comelico e di cima Vallone. Infatti, oltre ad essere stato prevenuto sull 'orlo meridionale di monte Piana, aveva perduto la r roda Rossa e con essa il passo della Sentinella e tutta la cresta alpina eia cima Frugnoni al Paralba compreso, tranne cima Vallone. « Alquanto più favorevoli erano andate le cose in corrispondrnz.1 dd IX Corpo, il quale era quasi da per tutto su territorio con1.p 1i~ta1 n. In corrispondenza delle alte valli, esso trova vasi, in fatti, con la ~u:1 ( 1) Cfr., in proposito, Tm;R1sc CLL·s ln r. u "o: " Sui rampi d i b.n1:1gli.,. Il Caclorc. la Carnia, l'Alto Isonzo " · pubblicato a Mi la110, 11dl ':i;.:m1" 111~• , (2) Lnc1 S EG.ffù : ,. L' h~ lia nella )!Uerr:1 111ondia k: » . n li1 ,u t· \ ',,l l,11d1, l\ lil:mo, 1938.


destra alb Fontana Ne!-("ra , a nord della valk Costcana, la sinistra al pas~o di Fcdaia cd era inoltr<: in possesso dei passi d i confine di ValIcs, di San Pell egrino, di Contrin e dcll 'Omlirettola. Quasi contemporaneamente alle due offrn~i\'e, che le Armate operan ti sul la fronte Giulia svilupparono ncll"c~t:1t t: (prima e seconda battaglia (kll'Ison-

!! montt·

e, is1:illo .

zo), nella ~ragiune aurn1111alc (battaglie terza e quarta) anche la ,( A rm::ta

di"euuò

ljlL tkl1 c .izi(lnc offcrnÌ\'J.

,, Con ,1uclla che ebbe inizio il 5 luglio il JX Corpo si era proposto, ro 11H.: pri mo olihiettivo , la conqui~ta della tc~tata di vaìk Badia e più spe.:i:drncnte il nodo str:1dale di Cor\'ara, pcrchè da lì avrebbe avt1to agc:rnbta Li corll1uista del gruppo Se-Ila e lo shocco offen:.ivo: sia n~r~o l:t conca di Bruni(o, ~ia vcr~o b \':11lc dell'J s:uco; mentre il


I Corpo tendeva invece a scendere sui campi di Dobbiaco per la valle )> (1 ). All 'iniz.io il Comandante del IX Corpo d 'Armata inform ò le sue opera7.ioni al concetto d 'impegnare l'ayversario lungo tutto il fronte, tra Tofane e Marmolada, e più specialmente in corrispondenza del g ruppo Lana - Sief, cercando di scardinare la difesa della fascia orientale della tenaglia, per operare dal Lagazuoi sul fianco e sul rovescio della Valparola , che contemporaneamente sarebbe stata attaccata frontalmente. Si eombattè ininterrottamente per circa un m ese; ma i risultati non furono quelli sperati. L'avanzata verso i Lagazuoi e verso i passi per cui da val Travenanzes si scende in val Badia ci venne principalmcme ostacolata da p8che centinaia di abilissimi tiratori, annidati tra le rocce di quella difficile ed aspra regione, e specialmente nel così detto <( Castelletto delle Tofane h , da cui, con armi di precisione, mu-nite di cannocchiale e posate su cavalletti, disturbavano perfino la circolazione sulla sottostante via delle Dolomiti. Per conseguenza, la nostra offensiva, invece che verso Val parola, venne fatta gravitare verso il g ruppo montano Lana - Sief. Asprissimi combattimeòti ven-nero sostenuti lungo i vari costoni del col di L:ma (di C:istdlo, di Agai, di Franza, di Palla, di Salesei), tutti molto accuratamente sistemati a difesa; successive e ben munite linee di trinceramenti vennero dai nostri conquistate, fra cui merita particolare m en zion e il gradino di quota 2221 dell'estremità dello sperone, che dal col di Lana scende su Castello, da parte del XX battaglione Bersaglieri (3·· reggimento).

di Sesto

- --- ------··--

( 1) La testata d i valle Badia risultava coperta alle nostre offese, provenienti dall 'Alto Cordevole e da valle Costanza, dalla poderosa tenag lia montana, il cui vertice ì:. a sud di Corvara e le facce si pro tendo no: l'orientale con la dorsale del Pralongia, la g iogaia del Settsass, quella del Lagazuoi fino al g ruppo delle Tofane ; l'occidentale, diretta d a no rd a s ud , cmnprende il gruppo Sella cd i monti tra le testate del Cordevole e ddl' A visio, saldandosi poi al ìvb rmobd,1. In corrispanden za d ella larga cd agevole breccia costi tu ita al centro dalla dor~a lc di Pralongia e dal passo di Campolung o, il gruppo montano del Lana Sicf. con il pianoro del C herz. col Sasso di Stria e con g li sharramcnti d i Corte e d i Valpa rola, costituiva una specie di g rande lunetta. con car:itt(·ri ~tiche .1nchc controffensi ve, la quale copriva m o lto d lìcaccmcntc, non solamente l.1 grande brecci,1 di Campolu ngo - Pralo ng ia, ma anche le due late rn li d el Pord, ,i e: di Valparola; cd era proprio in corrispondenza <li q uesti d ue sl>orch i , 111 l'a H Crsario aveva stabilito la maggior p:1rtc delle su e :lr tig li crie di nm lin ca libro , per infilare: le zone d lc no i :.w remmo dovuto att.ra \'cr,:1re per I., , 1111 lJu ista del col d i Lana - Sief.


Sulle Tofane. Le tre grandi piramidi che dominano da occidente b conca di Cortina d ' Ampezzo sono la Tofana la o di Roces (m. 3225), la 2• o di M ezzo (m. :,,243) e b 'l'ofana 3'' o di Fuori (m. 1235). Durante tutta la guc.:rra italo - austriac:i 19 15 - 1918 vi si svolsero, da una parte e dalL1ltra, audaci imprese di guerra alpina. nelle (Jllali si distinsero i bat-

taglioni

<•

Belluno •, del

7"

reggi -

mento Alpini, Li compagnia Volontari (citrini e poi, succcssìvamcnrc, i battaglioni ,. Val Chisonc " , " !\fonte Albcrgian ,. del 3" reggi mento; ,, Mont e Antebo ,, e <, Monte Pclmo ,, del 7". L e operazioni in val Travenanzes - Tof:ine .::!' e f, dove operava no forze della 17" Divisione (bat-

taglioni Alpini :, Bd!uno n

e ,,

V:il

Chisone ,. ed un battaglione dd 45" rc{rnimcnto Fanteria) e della 2' ,"'lb Divisione (2 compagnie del " Pcncstrclle ", 2 della brigata " Como n) si svolsero sono la direzione del generale Cantore. comandante d~i! a :t' Divi sio ne. Per quanto hen studiati eù abilmente dÌretti, i movimenti delle rnlonne che d oveva n o operare: sia d :1 va l Co~tcana ner val Travenanzcs e Fon.:el la F<.>nlana Negra, si;i dalle Tofane .2" e :;-' e dallo shocco di val TraYenanzcs. trovarono nel terreno. hen sistemato a difesa, e ,\fc nume1110 ,il g rntTcd,· Cantor<". nelle truppe che l'occupavano. d iflìrnhà ~ra,·issi m c. Dopo ., vere operato nella regione della !vfarmolada, il battagl ion c ,, Bdluno ,,, tra~kritosi a Cortina d'Ampcv.o, si impadronì, il IO luglio. del col del Bois, e di pan e della T ofa na di Ron.: ~. Il batta-


2 57

~Iione ,, Val Chisonc )) con corse agli attacchi alla Forcella di Bois cd .dk T ofane ; m entre il (< Belluno ,, riusciva ad impadronirsi del vallone e della Forcella di Fontana Fredda, tra la Tofane 1' e 3'. Sospesa b revemente, l'azione fu ripresa il 20 luglio; ma alle 19 r irca il generale Cantore che, per meglio riconoscere il terreno, si na spi nto ripetutamente fìno a pochi passi dai tiratori a.vversari, venne ucciso e la sua morte costituì, per tutti i nost ri Alpini, una svenlura irreparabile. Alla sua memo ria venne conferi ta la medaglia d'oro al valore lOn la seguente motivazione: " Esempio costante e fulgido di indomito ardimento alle sue trup pe, le condusse attraverso regioni diflìcilissime, ove il nemico si era annidato, riuscendo a sloggiarlo. Cadde rnlpi to da palla ne1i1ica nell 'osservatorio eia! quale esplorava e preparava nuovi ardimenti. (Tofane, 20 lug l io r9r5) "·

Gli Alpini sul Lagazuoi. Una particolare menzione merit:1. !.Cnza duhbio, l'eroic:1 tenaci:i dimostrata, per ben due an ni, dai nostri Alpini contro k forze e k mine nemiche a 2500 metri di altezza, c1.uando i nostri reparti , completamente isolati ed in lorra anc he con g li elementi, occuparono sul piccolo Lagazuoi un gradino sospeso da un lato sull'abisso e dall 'altro unito al la vetta , ancora fortemente occup:it::i dagli Austriaci. In proposito riteniamo utile seguire la chiara cd efficace esposizione degli avveni ment i, fatta, nd 1926, dal colonnello degli Alpini Ettore Martini ( r), il q ual e avvertiva, bene a ragione, il lettore che " per comprendere cic\ che di veramente gran de vi fu in questo succcdersi di insidie, volta a- volta tese e sventate, e per dare al quadro vita, forza, colore, bisogna sforzarsi d'immaginare l'ambiente nel , 1uale l'aspra lq tta fu condotta; bisogna pensare all'angustia del luo).!O, alla mancan za di comunicazioni col tergo, all'impossibilità di dare alle azion i il necessario respiro, alla deficienza d ei mezzi, alk preoccupazioni dì ogni g iorno, d i ogni ora, al la continua tensione degl i spiriti, alla rude fat ic;i dei corpi, alk privazioni e ai disagi di ogni specie, resi più gravi dal pensiero di sapersi isolati e fo rse perfino dimenticati. E poi bisog na saper ricostruire in tutti i loro t ragici (1) Cfr. M.ART1~1: ,, La guerra in ::i lt:i m ontag11,l » in Ril'ista .\filt1,11,· /urna, ;111110 1 r, n. 6, giugno T<)28.

19.

/1 ,1


.,~petti i momenti più gra vi dell a lott a: L\Lu.:lli che precedc\'a no l'imi dia t' che ~i ri:tss umevano in un interrogativo: quando? ; e q udli clw .illa domanda d::tl'ano risposta: il sordo boato delle mine che StJuas ~;i\'ano k vi~ccrc dc:lla montag na, lo ~croscio delle frane che l'n:o dt:llc gole ripercotcva e moltiplica,·a con ~uoni paurosi, lo scoppio dibnia nlè dri proietti e delle bombL:, il crepitare dei fucili e ddk mitragliatrici, il fastidioso b:1gliorc dei razzi, la tempesta di pietre: e di detriti e, ~o prattutto, il Jikmma chr stri1igtva ogni cuore più fort e cd ogni \'Olont;i pi ù ~ald:i : ,, Potrem o resistere o dovremo perire? "·

Lo sbarramento austriaco Alto Cordevole - Valparola. L.1 strada d'arrocctmrn to dell e Dolomiti, tra passo Pordùi e Sun 11.,u~e~. ~i s,·iluppa - ~crivc,a il Mar1ini - lungo le valli dell'Alto Conkrnk. dd rio d'Andràz. del rio Co~teana e dell ' Alto Roitc. Quc~to tratto ~ milit:mncnte importanl c anche perchè le impo11en1i montag ne cop rono la più diretta L<>rntinil.'. azionc con Brunil.'.v. Li <.JUalc ~i sviluppa lungo la valle.: di Radia. percorsa dal Gadcr, clic ;.. co~tit11ito clall\mionc del Grossa e dd Sarc:. Al Gros~cr si giunge per !;; ~otabilc .:h<. . 11,11 teudo da J\rahba, nm Jucc, attran·rso il passo di Campolungo, a Cor\'ara. Al S:irè ~i pc.:n·icnc per la rotabile chl' dal p;i~so di Falzarc.:gu sale a yudlo di Valparob e di scenti<.: (JUindi .t ~an C.1ssiJno. Cl1i11,ln·ano il passo <li Campolungo jl forte La Corte e la Ltgli;na di Ruaz ed il passo di Val p:irola il forte Tre Sassi ed un:1 caserma difensil'a. Queste opere formavano il sistema difensivo :1u~1riaw " Alto Corckvok - Val parola ,., che veniva integrato da due.: baluardi naturali avanzai.i.: il col di Lma e l:t parte meridionale del Sa!\SO di Stria. Lo sbar ramento J elrAlto Cordevole si collegava con quello di \ 'alparola pn mezzo dell'aspra giogai:i dei monti Sid, Settsass e Ca tcllo e ckllc pend ici settentrionali dd Sas~o di Stria. Lo sbarramemo di \ 'alpa rola si salda va, invece, all'oper:i d i Son Pauses mercè il Piccolo Lagazuoi i.: la muraglia dolomitica che , intaccata solo da qualche ~clkt t:1 al disopra dei 2600 metri, fo rma 1a ri va sinistra di \'al Tran:nanzes: mentre la riva destra è costituita dal! 'altra impervia c;1t<.:na cl i ci ma .Falzarego, dd col dei Bois, dd Castelletto e della T ofana di Roccs ( 1"). pur essa transitabile soltanto per le quattro, sc:1lirosc forcelle d i T raven:tnzes, per la testata dd canalone di Falzarcgo, Bois e Fontana Negra. tutte al disopra dei 2300 m etri.


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Le: pos1z10ni avvc:rsarie, fortissime: per natura e per arte e fìan ' lirggiantisi a vicenda, si presentavano coi versanti a picco e talmente 11pidi, da potersi difendere con un lancio di pietre. Erano poi presi111:ite da reparti sceltissimi, tra cui battaglioni di Cacciatori bavaresi, dcll'Alpenkorp tedesco e di Kaiserjager austriaci (1).

L 'Alpe ,/; T rrwenan-::e; ed il Castelletto .

Le nostre Divisioni di Fanteria erano così dislocate: 18', dal passo Por<loi al col di Lana ; 17". dal col di Lana alla Tofana 3"; 2', dalla Tofana 3• alle Tre Cime di Lavaredo. La 18" e la 17" Divisione avevano per ohbicttivo Bruni co e la "' l)obbiaco. Jl tratto fra il Sasso di Stria e la Tofana 3" costituiva il settore di val Costcana, presidiato all'inizio dalla brigata ,, Reggio " (45° e 46" f anteria), dal battaglione Alpini << Val Chisone >>, al quale si aggiungeva più tardi il " Belluno )>, da poche batterie di piccolo calibro e •b alcuni pezzi di medio calibro. Il nostro primo compito era di pc: nctrare in val Sarè: ma, poichè non era possibile, per deficie nza di ( 1) Cfr. JJ1 ER0 P1ERI : ,, L'Alto Adige nc-lla guerra mond i:ilt-. li ira le Tofonc ", G lcnù, 1925.

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mezzi, superare lo sbarramento Ji Valp:1rol;1, no n rimaneva che il tentati vo di girarlo. Sì doveva adunquc dalla val Costcana salire l.1 muraglia di ~iva destra di val Travenanzcs, ~cc ndere in fondo valle e forzare quell a di ri va sinistra. T :1lc impresa non era però fac ile, co~ì che, ad on ta di ripet uti. crucn tissimi sforzi, i nostri progressi furono pi uttosto lenti. Durante.: il 1915 riu scimmo a srabi l.irci ~olo su Forcella di Fontana Negra, su Punta Marictta, sulla ci ma ddl::.t Tofana di Roccs, sulla Forcella Boi , e sulla parte meridionale di cima Falza rego e ad intaccare in due punti abbastanza importanti la di fcsa Jd Piccolo Lagazuoi. Jn scg uito, dotali di m cai migliori . potemmo conseguire dappcrtuuo maggio ri v:111 t:igg1. li Piccolo Lagazuoi costituito da un immenso massiccio roccioso e per l:1 maggior parte impervio, che ha lunghezza di circ::i 4 chilometri, larg hezza m edia di 2, altitudine media dì m . .1500 e d irezione general e da nord . ovest a su<l - e~t. Situato tra le Tofa ne cJ il col di L:111a, domi na tutte le mont:1gne ci rcostanti , intercetta le prove nienze dai ,·ari passi e dalle forcelle sottostanti e batte per un lungo tr:i lto le vall i del Sarè, di Tra vc nanzes. Costeana, d'Andr~z e dell:t Ferrier:t (Forno di Ferro). La sua occupazione permette, inoltre, d: ~barrare il transito alle rnlon11e c he da Cortina d 'Ampezzo tendono a Hrunico cd al passo Pordoi e d 'i mpedire, o per lo meno di ostacolare, i rifornimenti al S:1sso di Stri::i. al Setts:m. al monte Sief cd al col di Lana. I sci ruscelli rnbarnuenti dell'Adige e del Piave, che sgorgano dai suoi Jìanc hi scoscesi, cos1ituendo altrattan te agevo li vie, lo ren dono, infine, il nodo stradale più interessante della regione. ,, Per il complesso di tali caratteri tattici e logistici il Piccolo L1gawoi formava dunque, in q uella zo na, la vera chia ve di vol ta ( 1) dell'intiero sistern.a difensivo degli Aust riaci cd essi ne erano divenuti rn~Ì gelosi, da opporsi, co n dm·izia di mezzi e con il massimo accan im ento, ad ogni semplice nu•tro tentati\o di approccio .. .

e

La Cengia Martini. circa

L::i .. Crngia ;..,tartini " ;. cost ituita da u11;i specie di np1a no a 25'l metri a sud di quota 2Ti9 del Piccolo Lagazuoi ed a 2 5 ()0

(1 .l ,·. '-'.., v, ; " Ope r:1z1oni mìlìr,1 r ì ,!ella .{ m c-,1 ddb c:1111pJ;.:n:i di guerr;1 J(JI~ " ·

A rm:ìl;1 n.:1 p nm 1 ,1 uatl r•,




metri d'altitudine media, <\ si stende, fortemente inclinata verso ~ud. , ull'orlo dell'abisso, per una lunghezza di oltre 200 metri . Strclli~~, ma nella parte oricntal.e, si allarga alquanto in ttudla occidentak. i11 cui la roccia descrive un esteso arco, formando il cosiddetto ,, an h1<:Jtro i ), a sud - est del quale era stato scavato il u trincerone » . La trincea avanzata trova vasi, invece, a meno di un centinaio di metri ad occidente, dove il passaggio si restringeva ancora di più. La Cengia

Il S,rsso di Stria, il Laga:;:;uoi .e la oma Falzarcgo.

aveva preso nome dal comandante del battaglione <• Val Chisone ,., che l'aveva conquistata il 19 ottobre 1915. Pressoc hè circondata, non poteva, per la sua strana e bizzarra ubicazione, ricevere appoggio dalie altre posizioni amiche e, da principio, i rifornimenti si dovevano .ffcttuare a spalla e ~olo di notte o nelle giornat e nebbiose. f feriti gravi ed i morti necessitava calarli, durante l'oscurità, lungo il vuoto costituente l'abisso spavenloso, in involti di tela e coperte od en tro sacchi assicurati al le funi. ,, Formidabili appostamenti austriaci, dai quali ci dividevano smisurati salti a picco, dominavano la posizione: da tre lati. Tut1:1via q uesta, affacciandosi sull'a lto dello scoscendimento occidenta!t:, do1~inava a sua volta il passo di Valparola, punto d'obbligato pas~aggio per numerosi reparti nemici; prendeva inoltn: di fronte, d'i11 (ìbt ;1, d1


le difese anTrsaric dd Sasso di Stria, del monte Castello e del Sett~as~: il che consenti\·;\ di arrecare un continuo e sicuro appoggio ai reparti della 18' Divisione di Fanteria, impegnati ~ul col di Lllla e sul monte Sief ,,_ Per tali ragioni .i bornb:1rdamenti nemici e _gli impetuosi assalti dei Kaiscrjagcr (1), risoluti ad imp~idronirsi dcll'import:11He posizione, non aycva no tregua: m a tutte le minacce, pur procurando :1i dift:nsori perdite e d:1nni , ne ~timolavano l'amor proprio, ccntuplica,·ano k loro forzt' e rcndc v:1nu piì1 ~al da la loro tenace resistenza. Persuasi di non fX)tcr avere rag ione: dell'ostinata difesa rn11 la lott a apc.:rta, gli Austriaci pensarono, infatti, di ricorrere :illc mine cd alle insidie; in ci<\ fa\'oriti anche dal terreno e dalla stessa larghezza dei m ezzi, dei qua li pote\·:t110 disporre. Ma, prima di parlare delle mine f:llle hrill:1re dagli Austriaci d:d _L1c11naio 1916 all'ottobre 1917 contro k nostre posizioni, sentiamo il d overe di ricordare tp1aklie episodio, particolarrncntc glorioso, come ia rnrn1uista del passo della Sentinella, importante insellatura tra le -~uglic dolomitiche di Cima Undici (111. 3092) e di croda Ross:1 (metri 2995), (.· he m ette in comunicazione l'alta va ll e Padob ron b valle J; Sesto (So:trn). JÌanlO ed alle spalle,

La conquista del passo della Sentinella. c;li Austriaci occup,1\'ano il pasrn cd una ddlc cime di croda Rossa. I nostri. dopo due mesi d .i ~forzi tenaci, ;1\T\·ano occupato b Cima Undici Sud. Nella notte su l y(; aprile 1916 raggiunsero di sorpresa il Pianoro del Dito, roccione a d estra del passo, obbligando .il nemico alla resa, e quindi, seguiti dai battag lioni ·« Pieve di Cadore,, , « Fe nestrelle" , prendc\'ano possesso del passo. La riuscitissima azione \':the la rn11CC\sionc dell'Ordine Militare di Savoia al gcnenlc Vcn( 1) Il tcnrntc gcacr;1k au stri:in , K u .n : s ,·o:- PLiun.l\, nd su<> n>lume : ,. Dcr K r ic;.: in Tiro! l< )!'i ··di,\, pubblicato a<l rnn sbru,k ad 1\12 4. :if-frrrru : hc il _;i nuobrc 1915, il capitano Kukb, Ct"'mandantc del settore -rr(: Sassi, r imt i, ;ì :id i111p:i<l1ùuir ,i ddh Crngi~, dopo a,Tr inflitto ai suoi dìlèllsuri l:1 pcrdìw cli 100 uomini. ;\fa in realLl, ,chhcnc l'impctuorn e \'Ìnlcntìssirno :n tau:o rirnltassc talmente prço,·rnpantc d:i indurre g li stessi ufhci:ili dd prc, idìo :id imhraccìarc i f ucili. k nmlrc p erdite si limìrnrono :t soli .t > uu111ìni e la di(n,1 d i Cengia .\b.ni ni, :rn;, icht· ccdrrr. ,i affermò ancor:1 una ,·olu saldamente e glùrÌù,,Hnente.


tu ri, Comandante del settore, che l'aveva concepita e diretta, e l1uell.1 della medaglia d'oro all'aspirante ufficiale Italo Lunelli, \"(Jlo11t ;1rio trentino, il quale era stato l'a nima della audacissima scalata di Cim:1 Undici e della conquista del Piano ro del Dito. E' anche do vero~o ricordare il contributo offerto dal capitano Giovanni Sala e da i suoi Alpini per la riuscita della brillante azione, della quale ci scmhr;1 doveroso far m eglio conoscere qualc he particolare; come t: doveroso

li Piccolo Lagazttoi ton la Cengia .\fartini.

ricordare il sottotenente Dc Mastri e gli Alpini del hattaglione •< Fenestrelle ». Secondo il Segato, le operazion i che condussero alla conquista del passo della Sentinella costituirono, inf:ttti , un modello di opera z ioni di guerra d 'al ta montagna e confermarono ancora una volta d u:: nella sorpresa , nella scel ta degli uomini e nella preparazione ri~tedc il segreto per la riuscita di ogni ardita azio ne a g rande alt itudine. Anche ìl gt llCrale Lorenzo n;irco citi', l'att ,,cco al pa~w Jdla Sl:1t1i nclla come " un esempio classico del modo co n cui si deve prepa rare, organizzare cd eseguire un'ardita operazione di alta montag n:1" l" lo stesso generale Cadorna comide r<Ì la con(1uìsta ciel pas\o r o lll c <· uno dei più rner:1\·iglìo~i cpi:-;od i dell a no•tra g tH:rr:1 ,, .


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Dato il particolare inLeressc che suscita specialmente fra i competenti, la conquista del passo formò oggetto di un'interessante monografia. com pilata dal compianto generale Aldo Cabiati e pubblicata nel r<J,8 dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. D a tale puhhlicazionc riassumiamo le notizie che seguono. Il generale Vrnturi. ricercato l'irredento trentino ltalo Lnnelli. noto rocciatore, che ave, a issato sul Campanile di Basso di Brenta una bandiera tricolore, ; 1 ~1ìd:1 ddl'Austrìa, e s'cr;1 arruolato nel nostro eserci to col nome di lbffadc Da Basso, gli affidò di attraversare con un plotone. in pirno i,11-crno. la cresta di Cima Undici (m. ~092), ptr :1ggir:1rl' di ~or prc~a cd attaccare la posizione nemica dd passo della Scn1inell.1 (m. 2717). l' diede il comando dell'intera zona di Cima Undici :il (,q1i1:1no Ciu1·,111 ni S:ila. T:,k 1ra1·t-r\al:1 era dichiarata impossibile nella. stagione anche d:dk guide d i Sesto, tanto che gli Austriac-i ritirarono all'inizio del l"invcrno. a no~tr:i insaputa, il piccolo loro posto di Cima Undici Nnrd . M :1 subito dopo decisero di rioccuparla e di spingersi anzi sino :1 Cim:i Undici Sud, come è chiaramente detto nell'interessante 1·0l11mi: " Karnpf u111 die Sextner Rotw:rnd " dell'ufJìciale dei Kaiscri:igcr O sw:1!.:I Ehncr, d JC .:ùmanJ;:iy;1 il pru,idiu .ntstria.::o ddL. .:r11,L Rm~a. ,, Chi anebbc ,into la p;irtila? Gli Austriaci o gli .Italian i? ,, ~i d1icdn·a l'Ebncr. Gli Austriaci. sia per k enormi difli..:olt;i di qudLt tr:1Yers:it:1 nella stagione invcrn:,lt:, ~ia per il maltem po e la tormenta che insistentemente impcrn.: r\avano, rinviarono di giorno in giorno l'opera7.ionc. I no~tri in vece di tali difficoltà alpinistiche e del maltempo si ,·alsero per precedere e sorprendere il nemico. Un:i squadra austria..:a, che te ntò di sal ire a Cima Undici Nord dal passo tiella Srntìndla, venne presa sotto il fuoco delle armi itaii anc d:1 una forcella della regione Popera. li Lunclii , aspir;11lle ufficiale del i reggimento Alpini, guidando i ~oldati della (18" rnmpagn i:1 del battaglione <, Cadore n , effettuando le :irr::u npicatc di notte o col cattivo tempo. perchè in vista di due ossen ·:1tori nemici, con la media di 30 g radi sotto zero, occupate e attra ver~atc le forcelle ddla Tenda. 75, quella della Caverna, la forcella Alta, Ci ma Und ici Sud ~ mentre corZle, sc:ilc e baracchette venivano legate alle pareti e nei camini per rendere possibile il percorso e la perm:rncnza 1:tssù :1i ~oldatì - dopo un ·avventurosa avanzata che durò dut: mesi (fobbr:iio e marzo) e dopn diversi tentativi sulle pareti


Il fWH o della Sc11ti11ella .



ovest ed est, riuscì ad attraversare la cresta e ad occupare, senza cl1 l: il nemico . se ne accorgesse, jl lato sinistro del passo (forcella Da Basso), spingendosi in ricognizione sino ad oltre Cima Undici Nord. Per dare un'idea. delle proparzioni dell'impresa, il volume gi:i citato dell 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore riferisce che, per la sistemazione del percorso attraverso creste, sui camini e sulle pareti di Cima Undici, si impiegarono 16 chilometri tra corde e scale a corda. Data la riLiscita dell'impresa, il generale Venturi modificò il piano d'operazione e volle che il Lundli effettuasse analoga azione di $Orpresa anche sul lato destro del passo. Mentre il sottotenente D e Poi, che lo sostituì, estendeva l'occupazione ad altre due vi.c ine forcelle, di fianco a Cima Undici Nord, e dietro ordine e diretto intcrventQ del capitano Sala, le sistema va con mi tragliatrici e lanciabombe, il Lunelli, sceso da Cima Undici, istruito un apposito <( plotone scalatori n, la notte 15 - r6 aprile, pass:indo presso le sentinelle nemiche, si arrampicò, seguito dai suoi scalatori e da un plotone di Alpini col sottotenente L eida, sul roccionc di destra del passo (Pianoro ciel Dito), dominato dalle trincee nemiche di croda Rossa, e si cale\ sul rovescio del passo stesso. Fattosi giorno, mentre si apriva sui pa:;so il fuoco dcll'Artiglit:ria di tutta la zona e delle mitragliatrici post;1te a Cima Undici, l'aspirante Lunelli respinse i rincalzi nemici che tentavano di salire il nevaio austriaco e, ca latosi sul lo spigolo sopra il passo, prese sotto il fuoco di fucileria e di bombe a mano il rovescio della· posizione nemica. Gli Austriaci allora si arresero, innalzando la bandiera bianca cd il Lunelli fece sospendere ai suoi il fuoco. Dopo di ciò il sottotenente Del Mastro, Comandante la 28" compagnia del battaglione '·' Fenestrelle " , col plotone del sottotenente Martini della stessa compagnia cd il plotone Angeleri del 53° reggimento Fanteria , salì dal vallone Popera sul passo. Trovarono un morto in trincea e, portatisi sul versante opposto, presero pr igionieri gli Austriaci che si era no già arresi e risalirono quindi sul passo, sul quale giunse, scivolando giù dal gran canalone cli neve, anche il re parto di Cima Undici col capitano Sala e i sottotenenti Dc Poi e Jannetta. Per la conl1uista del passo della Sentinella venn e poi co nferita ad Italo Lunclli la medaglia d'oro al va lore, con la seguente motiva zione : (' Esempio del più fulgido e cosciente ardime nto, instancaliik e sprezzante di ogni pericolo, audace fino alla lcmerit:'1. ponendo 111


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L,1 ::,01;,, del p,1,,0 della Sentinelia. ( Schi::.::.n ddÌII nu:daglia d'oro T en. Colonndlo ltttlo L rm c:lli) .


non cale le gravissime conseguenze cm si esponeva come vo lont:1rio trentino, prodigava l'opera sua indefessa al raggiungimento dell'ideale che lo aveva spinto ad arruolarsi nell'Esercito italiano, la liberazione cioè della terra natìa dal giogo straniero. Nelle epiche giornale.: per la conquista del Passo della Sentinella riusciva ad occupare, scalando pareti di roccia e di ghiaccio, un impervio gruppo montano, compiendo un'impresa alpinisticamente memorabile e militarmente indispensabile per la COl1LJUista dell'importante localif1. Nd giorno dell'attacco, col suo plotone scalava per primo e riusciva ad occupare di sorpresa una posizione dominante il Pa sso e le lince di rifornimento del nemico, volgendone in fuga i rincalzi e concorrendo efficacemente alla definitiva conquista. - Passo della Sentinella, 16 aprile 1916 )ì .


V.

MINE E CONTROMINE SUL LAGAZUOI

Per yuanto ~r.i nde sia h nostra impazienza di ricordare le imprese compiute d;1i nostri Alpini, durante b prima guerra mondiale, anche negli altri ~eirori del fronte, non possi;uno non continuare l'c~posizionc degli episodi, dei t\Uali abbiamo fotto cenno nel capit<ilo precedt:me, e non ricordare le in~idic con le quali gl i Austriaci tentarono inutilmente di sloggiare i nostri Alpini dalle posizioni conqui~rate. All'uopo essi fecero brillare, tra il gennaio del 1916 e l'ottohrc del 1917, alcune mine che riuscirono. con b loro potente azione disgregatrice, a far c:irnbì:m: l'aspetto della p:trctc sud - ovest di qunt:1 :2.774 ...lei Pi..:c·,,l, > L:ig<1zuuÌ; 111.1 1111n .1 1in,u c..: 1-1 10 Ì~ tn 1,.<1 dc·ì uu~tri, che si difesero eroicamente. Tutte le mine ripeterono lo stesso p,rnro:;o fenomeno: una scos~a d1c, c•11nc un lcrremolo, facn·a irnprovvi ~amcnte sussu hare l'intero massiccit); un precipitare di massi. dì pietre. di terr;1, come se: un vul . crno si fosse ;1ll"improvviso ridestato; poi il kvJrsi ed il dilagare di una densa nu be di fitta polvere gialiastr;1 che mozzava il respiro cd impediva la \'ista e l'orìcntamc:nto e, contemporaneamente, l'ini7.io di un violento fuoco di ogni arma e di ogni calibro wntro le quattro fronti della Crngia (fuoco accompagnato quasi sempre dall'impi ego di g;1s \'Cncfici e dal lancio di bomhe e di barilotti c he, b::ittcndo, unitamente alle granate dei 240, sulle sovrastanti rocce. provocavano micid i;ili Li ,·inc: e frane) ; ed infÌnc l':tz ionc ..:oncomitantc di numerosi g ruppi di fucilieri che, annid:ui con qualche mitragliatri,e sulle creSle ,-ircost;1nti, tentavano di rendere più gravi le nostre perdite. Ad 0111a Ji ciò, Li vigilanza dei difensori , !e loro tempestive precauzioni ed ì pro nti contrattacchi impedirono sempre :11 nemico di ob!:>icttivo ed anch; le perdite in uomini furono conseguire il sempre assai limitate; ciò che però non valse ad impedire ad altri, e fra questi al trnentc colnnncllo austriaco Vittorio Schemfil, di affermare che una ddlc mine a\-e,·a di strutl\) , i due terzi del presi-

;uo


clio n (1). Affermazione, questa, basata evidentemente su dclk 'l'lll plici congetture; ma che -del resto non può che ridondare a fa \'CJrl' del contegno tenuto in ogni circostanza dal presid io stesso .

La prima mma (notte sul 1° gennaio 1916). Privi di mezz.i adeguati - dice il Martini (2) - -- ed esposti ad ogni offesa, specialmente se proveniente dall'alto, l'entrare in gall eria rappresentava, nel 1915, pei difensori della Cengia, un semplice dcsiderio. Essi si dovettero accontentare dell'apprestamento di trincee in roccia, servendosi de_gli attrezzi leggeri, di qualche scalpello e talvolta persino ddle baionette. In ben altre condizioni si trovava, invece, il nemico e se ne ebbe ben tosto la prova, quando, durante la notte sul 3 dicernbre 19r5, si udì per la prima volta, un centinaio di metri al disopra del nostro <• trincerone », un motore in azione. La vigilanza fu intensificata, ma sul momento non si riuscì ad intuire quale specie di lavoro si stesse compiendo da parte del nemico; cd anche il mattino successivo, aliorchè esplosero al.c une mine ordi narie, delle quali non fu possibile osservare il fumo, si ebbe l'impressione che gli Austriaci stesi:ero approntando, nell'interno di una del le tante caverne naturali i vi esistenti, delle c~1nnoniere, atte a prendere d 'infilata il nostro trincerone. In previsione di tale eventualità, ed allo scopo di neutralizzarne le offese, senza por tempo in mezzo, furono costruiti solidi appostamenti, addossati alle pareti meridionali delle quattro sporgenze <li roccia che fo rmavano l'ossatura del ,, trincerone » cd, ottenuti i materiali necessari , si pose subito mano alla costruzione di caverne in corrispondenza di due delle stesse sporgenze del trincero ne. Ma, nei giorni seguenti, il motore austriaco si fece udire con intensità sempre crescente, anche durante l'intera giornat:1; mentre au mentava il numero delle mine, senza che se ne scorgesse il fumo; ed allora si riconobhe la nesessità di spingere g li ufficiali , a turno, su quota 2350 del Nuvolau che, per essere situato sulla riva destra della val Costcana e: di fronte al Piccolo L1g:1zuoi, permetteva di c:s;:mi11:1re m eglio quan ( r) V. ScHDIF!L: <( Das K. l! . K. 1 Rcgimcnt: dcr Tirolcr K:1i ~crj:ign 1n Welckriege r914 - 1918 >• . Brrgrnz, 1926, p. ;,p. (2) Op. cit. 20.


2

74

ci interessava. Neppure ~1ueste t)sscrvazioni, ~ebbtne ripetute anche da diver~i altri punti, detlno, però, risultati positivi. L'in sidia ncrni(a compiva, intanto, il suo corso cd il 27 dicembre tacquero ì rum ori c Li calma più assoluta subentrò alla sospetta :1ttivit:1 nemica dei giorni prce<:dc.: nti. L 'anno nuovo stava per sorgere ; ma i difensori dell a Cengia non si attendevano per certo che il ne1nico lo salma ~~c in 1111 modo così inattc.:so. [n vece, proprio alle ore 24 10

.·lppn;t.1111et11i au.-triari ml Laga:::uoi.

ciel 31 di n.: m bre, un \'io.lentissimo bombardamento d 'Artiglieria, insieme al lancio di numerosi barilotti e d i bombe ad alto esplosivo, si scatc.: nò contro le quattro fronti della Cengia cd i n particolare ~11 c1ud b oric11t:1le. L1 S('.cna veniva illumi11ata dai sinistri bagliori degli scoppi e d:1 una quantità così ingente di razzi, da d:1re l'illusione che 11na partt: del la crc~ta del Piccolo Lag:izuoi e di tp1ella del Sasso di Stri a lo~st: dive nuta incandescente. Alk ore 0 , 20 esplodeva una mina che fa cna sussultare l'immenso massiccio e rovcscia\'a 5ulla parte occidentale della posizione, che ne cmtituiYa la fro nte più importa n te. una n ~ra valanga di massi, la quale, ostruendo il camminamento adducente alla « trincea avanzata ••, priv:1va q uc,ta di ogn i cornunicazione col tergo.


2 75

Era evidente - continua il Martini - che il bombardamento era stato eseguito con precedenza di ven ti minuti sullo scoppio della mina per farci credere ad un immediato attacco da parte delle Fanterie e quindi per indurci ad accorrere ai nostri appostamenti. In tal modo, secondo le previsioni degli Austriaci, il « trincerone ,; sarebbe rimasto sepalto sotto le crollanti macerie proprio nel momento in cui sarebbe stato al completo dei suoi difensori e la via si sarebbe così, come d'incanto, aperta e · spianata per la sicura conquista della Cengia. Urgeva intanto ristabilire la comunicazione con la << trincea ava nzata >!, ne1la quale il combattimento si era svolto ostinato contro la vic.ina « trincea occidentale )) (1) nemica, da dove un grosso reparto aveva persino tentato di muovere all'assalto. All'uopo si rendeva dun(!Ue indispensabile di approfittare delle restanti ore notturne per aprire una galleria di una quindicina di metri nella neve e sgomberare dai detriti il rimanente del camminamento, che si sviluppava sull'orlo dell'abisso. Il lavoro, iniziatosi da più punti, non appena l'azione cominciò a rallentare, procedette intensissimo in mezzo a difficoltà di ogni sorta; e, quantnn1..1ue ostacolato for tem ente da l fuocò nemico e Jalla ca<lula di 11uu vc lavi11e prodotte da1lo ~.c uppio di altre bombe e gra nate, veniva condotto a termine prima del1'albeggiare. . In sostanza il risultato della prima mina era stato per gli Austriaci del tutto nullo ed il Comando Supremo, nel suo comunicMo del 3 gennaio 1916, dava notizia dell'insuccesso nemico con le seguenti parole: « Nella regione del Lagazuoi, a nord del passo di Falzarego, il nemico fece brillare alcune mine, provocando la caduta di una valanga e franamenti di rocce, che non ci produssero però alcun danno ),.

La seconda mma (notte sul 15 gennaio 1917). Sin dal IO ottobre 1916 il posto d'osservazione, che aveva mo ritenuto indispensabile di stabilire a quota 2350 del Nuvolau, aveva no (1) La trincea chiamatJ <( occidentale >.• t: ch e di fatto :1Yn:hhc du, utu chiamarsi, se riferita al nemico, ,, oricnt.:ilc ", trm·ayasi sul prol11 11g:111w 1,1o delb posizione della Cengia, immcdiarnmcncc ad ovest ed ::i di , 1:111 i:1 d i , 11 , .1 150 metri dalla nostra ,, trincea avan zata "• presso la 1111:ilc il 11e11111r, 11 11, 1,1 un piccolo posto, protetto da t re ord ini di reticolat i.


t.llo che gl i Austriaci suva no iniziando tm;1 galleria in roccia a circa

50 metri ad est dd loro ,, ; 1ppostarncnto degli archi ,) ( 1), rn n I' evidente scopo di minare la nostra ,< i rim:ca avanzata "· Questa infatti, fKT il notcrnk ~viluppo in l':1\·erna ormai conseguito, veniva a costiruire un osscs~ionantc incubo pl'r il sottostante trincerone del passo di Valparob e per le difese d i Sasso di Stria, del monte Castello e del

Fon:cfla rol dei Bois.

SetLsass, cmlrettc a diminuire la 1·ormc ntosa pressione da esse esercitata contro b nostra occupazione del col di Lrna e elci monte Sid. Per ,:dv:irc b trince:1 :1vanzata, clic form :1va inoltre un formida !.,ile punto d 'appoggio per l'c:vcntualc co ntp1ista del passo di Valparob e del Sasso dì Stria, era perci(\ indispensabile preparare un:i contromina cd, allo s(opo di guadagnare tempo, rendere sempre più rn :1hgcrnle l'opera delL1vvcrsario. Pote\'ano servire allo scopo tanto ( 1) Co,i,!ck uo da nr,i per eh ~ sito al d isopra d ì <lue ,pelonchc. le cui rn -

rr.1tl' :l\n:1nu for m :.1 di arch i. Co, ti tui,·::i p:irtc dd l:t :rin<:t':1 d:1 noi c hi ,nn:n:1 ,, oc.:iJcma li:: · •e: di ,1,11·:1 dalla no,tra .. tri11,·t:a a,·311zata ,. ..:i rca 130 metri.


il tiro intermittente della sezione d'Artiglieria da carùpagna piazz:11:1 ~u quota 2350 del Nuvolau, quanto il fascio di luce di uno d ei dm: riflettori dislocati sulla sommità dell'Averau. Il Comando del presidio della Cengia ne a veva fatto pertanto richiesta a qudlo del settore di va l Costeana, che risiedeva a Vervcj, unitamente-a tiuclla del pc.:rsùnale e dei mezzi necessari per iniziare i lavori di con tromina. " Tutte le richieste era no state esaudite e, rin dal 23 ottobre, si pon eva mano a questo lavoro, dal quaie era lecito presumere favorevoli risultati ed anzi, affinchè non ci potesse ,[ ugg ire neppure il minimo particolare di quanto ci interessava, erano sta ti escogitati i mezzi più arditi e si era ricorso anche ai tentativi pit1 audaci e temerarì, senza lasciarsi scoraggiare dagli insuccessi, a dir \'ern inevitabili m siffatta lotta di insidie. Molto utile si era fra l'altro dimostrato J"impianto di una stazione di intercettazione telefonica. ,< Per impedire ed ostacolare, appe na avvenuta l'esplo~ione, il su bitaneo irrompere dei Kaiserjagcr, ci si era infine assicurato il tem pestivo e sicuro interve nto dell'Artiglieria del settore, me<liante un più intimo accordo con essa e per virtù <li g iornaliere ricognizioni, compiute dagli ufficiali delle batterie interessate. " r:rattanto alia nostra attivit~l, che andava ognora aumentando, g li Austr.iaci reagivano, oltre c h e con gli ordinari mezzi , con altre astute insidie, alcun e delle l)uali più ci tenevano in allarme e più ci preoccupavano, a causa ck1 loro perniciosi effetti, di quanto non avvenisse per le mine, che pur ci tenevano in continua tensione. Così, prima dell'al beggiare del 17 novembre, il nemico, dopo un la voro di scavo in rqccia durato circa un mese, aveva aperta all'improvviso, alle nostre spalle, una cannoniera sulla parte alta della parete occidentale di quota 2668, causandoci co n un pezzo da 72,5 se nsibili perdite J) . In seguito la n ostra attività - n ota il Martini - era stata dedicata per una quarantina di giorni a riparare i danni causati (bile valang he, a ristabilire le comunicazioni interrotte dall ;i neve e soprattutto ad assicurare i rifornimenti. Nondìmeno non si erano mai sospese e neppure rallentate le diuturne osservaz ioni e ricognizioni ed :inch e i lavori di contromina erano stati continuati con se mpre r innovata lena. Quest i non poterono tutta via essere condotti tempesti vamente a termi ne, poichè alle ore 19 del 14 gennaio si vcrifìcav:1 il brillamento della mina n emica , che faceva staccare dal m assiccio un immenso blocco ad ovest della nostra " trincea avanzata )> e produceva valanghe e frane che, asportando un tratto d e i nostri reti cola ti , si inabissava no con rumore assordante.


Tosto sull'intera Cengia si scatenava il consueto, violentissimo uragano di proiettili di ogni arma e di ogni calibro, di bombe, di barilotti e d'ì nvolucri esplosiv i. Con le armi gi:\ pronl'c e puntate, fu subito aperto, ad onta ddla oscurit21 della notte e della densi ss ima polvere che frattanto si era solle vata, un vivo fuoco nelle: v:irie cd opposte direzioni, mentre, scwndo le prcccdcmi intese, l'Artiglieria dd scltore fulminava con ottimi tiri b cima del Piccolo L1gaz uoi, la ,, trincea occidentale •ì c r ., appostam e nto degli :irchi ,, . Però. secondo le nostre pre,·isioni, anche q uesta seconda mina austriaca 11011 con scgui\'a grandi risultati e provocava solta nto profonde incrinature ndk pareti dclb nostra galleria, lasciando illesi i

minawri ;111cora intenti allo scavo cd intatto il materiale; mentre dctermin:wa il crollo dell'opposta galleria nemica, seppellendo sotto le macerie rutto il personale tecnico. Il co muni cato Jcl Comando Supremo del 16 gennaio lo con fermava, con parole che giunsero assai g rate ai difensori del la Cengia: ,, Sulle pendici meridionali del Piccolo L1gazuoi, dopo lungo cd arduo lavoro in g alleria, la sera del 14 il nemico free brillare una podern~a min:1 ~otto b nostra posi:,.io nc di Ccn~i.1 !vbrtini. L'cffìc:1ce e tempestiva preparai.ione del nostro lavoro di contromi n a rese assolu1amcnte nullo per noi l'd(etto della vasta esplosione ; determinò in\'ecc il c rollo della gal k ri:1 sc1vata dal nemico, producendo semib ili perdite tra le sue truppe ), .

La terza m ma (notte su I 23 maggio 191 7). Assai g ran~ era stato, dumiuc, l'insuccesso subìto dagli Austriaci; ma la loro tenacia -- continua il Nfartini - non era a dir vero inferiore alla nostr:1 e cc ne vollcrù dar prova col pn:parare senza indugiu u n\ilt ra più formidahìlc mina: scnonchè I.i lo tu costanza un.wa 11 na terza \·<dta co ntro il nostro ben organizzato scn ·izio dì ricognizion e e di \·i~ilan za, a cui nulla potcv:i sfu ogirc. " D it:nti il nostro osservatori~ di quota ';350 dd Nurnlau nota va, ~in <lall ' 11 febb raio l(Jl ì , una insolita attività del m:mico sopra e :ld oriente ,lclJ" .. appostamento degli arch i "; il che (i fece edotti della sua intcn·/,io ne. Di lJlle~ta a ve mm o pure conferma da ricognizioni com piute sul monte Aver:rn e J ;ii num crosi scoppi di mine ordinarie cllC 5in d·:illura si incomi11 ci;1va no ad udi re nel punto so spetto . Gl i


stessi andarono anzi sempre aumentando, specialmente dopo la ni r 1:'1 di marzo, epoca in cui gli Austriaci panarono da due a quanro k perforatrici in azione. (< Dallo scarico dell'abbondante materiale e dalla direz io ne dclh ioro galleria, risultava che la nuova minaccia tendeva ad inabissare la sporgenza rocciosa, costituente la nostra ( < trincea avanzata >,, la cui galleria, sviluppandosi ad elica sulle sovrastanti creste, aveva con-

Posizioni italiane stt! col dei Bois: il Castelletto.

seguito una lunghezza cli circa 140 metri e batteva, attraverso parecchie feritoie e cannoniere, le loro difese del passo di Valparola, del Settsass, del monte Castello, del Sasso di Stria e parte di quelle dd Piccolo Lagaz uoi n. Secondo il Manini, una nostra contromina, preparata tempestivamente, anche se non fosse riuscita a neutralizzare la potentissima azioni;: prevista, ne avrebbe, in ogni c1w, limitati i perniciosi effetti. Sin da11'8 aprilt: furono perciò chiesti ed ottenuti dal Comandante del !-ettore il personale ed i mezzi necessari. Ma l'ufficiale incaricato, pur mettendosi subito alla difficile opera, anzichè iniziare. come g-li er:1 stato consigliato, lo ~cavo su roccia vergi ne cd ali' altezza prcsu n1 :1


ddl:1 c nnna di scoppio nemica , decideva di prolungare, con due perforatrici, Li f!alleri:1 che aveva gi.:1 ~t.:n·i to. per b precedente controm1n:1. .. D:1lk succc~sivc ascoltazioni p;tr\'e di compren(:crc che la galleri:i lkg ii Austriaci , sviluppandosi alla tlist:rn za media d ' una trentina di metri da q uella delb nostra <• trincea avanzata n, incom inciava a dirigersi al cli qua di t1ue~ta, verso jl ,, trincerone •>. C iò riusci\·a così i11comprcnsibile, da non far escludere J"ipotcsi clic intenzio ne degli Austriaci fo~~c. ·anzichè quella 0i preparare una mina, di aprire diversi sbocc hi , dai qual i irrom1;~ie poi sulla Cengia. Fu perciò rinforzata la linea dei reticolati c~istt:nti , ne (u impianrata un'altra pit1 arretrata e si ottenne l'ag cgnazionc cli un lanciatìammc. Fu inoltre abbozz.Ho un progctro di azione. inteso, _non tànto a parare a q uesta probahilità, <1uanto e ~pecialmente ~1 .sfru1tatfa :1 noHrv vantaggio, predisponendone anche_i mezzi c,I il pc~~rnalc. Questo doveva, nel caso, lanciarsi alle spalle del nemi co, per cf;ìÌ1quistare l' ,. appostamento degli archi ,> , do\'C ~arcbbcrn seguiti gli indispensabili rinforzi. Ma tait· ipotesi, che per diversi giorn i face\·a pregust:1re la gìoia delrimmancabile successo, allorquando fu pale~c che essa era destinata :1 rima nere nel campo rlcJl c coP.get tt! r(· . 5: ,c:w:'rtì. pu rtn:ippu, iu una :mura delusione. " D a uri"attenta a~coltazione esegui ta il 16 si comprese, infatti, cht> il nemico ultim a\·:1 la camera di scopp.iu ;i met;1 alt<·zza della nostra " trincea a\'anzata »: si e'.ihc .inolt re la convinz ione che il hrilbrncn!o sarebbe :t\·vcnuto durante la notte per m rprenderci nel son110 e per carpirci in tal modo con più facilid la parte della posizione che non si sarebbe inahi s~ata. Perciò lo stesso giorno ~i stabilì il nuorn piano di azione, da attuarsi subito dop:1 lo scoppio della mina : si detrnninò la ripartii.ione, fra la rnippa Gel presidio, dei bersagli pit1 \' Ìci ni cd ìnsicliosi: sì stabilì quali rin forzi ancb'.1ero dovuto :iccorrcre; furo no indi \'idu:iti. inoltre, i ber~;;g]i <la far battere clalJ'Artiglicria del scrr orr· i: - p:irticobre dc::gno di nota pel ~uu caratlnc moral e fu dcc i~) di chiam'.l rc :dia Cengia anche la fanfar:1 del battaglione ,, Val Chi sonc "· afJinc hè potesse unire le sue note incitatrici :1 q uelle, ben di verse, dell a lotta che si prevedeva aspra e cruenta. Il giorno dopo un nuorn indi zio si ;1ggiungna per far ritenere questa assai vicina: l'osservato rio del Nm·olau djede awiso di no n scorocre più ,-:, l'abituale scarico di detriti ; cd anche da ciò fu dato d' intuire che l'avversario stava eseguendo l'immane carica della nuova mina: nè valsero a trarci in inganno alcuni dei soliti espedienti _da lui po~ti in atto ;


•X I

chè se, ad esempio, le sue perforatrici nei g iorni s<.: g11<.:nt1 l 11n1 11i11.1 rono a funzionare inintcrrott;imentc. il mani festa rsi di u11a ~o l. , 1·,1ilo sione giornaliera, in confronto delle numerosissime dei gio rni I,, r, <' denfi , era un .indice sicuro che esse funzionavano a nwt :>. l11 fi 1 e ,il1n , segno della lotta vicina si ebbe dallo svelarsi improvviso di due llll(1 ,1· cannoniere situate sul salto occidentale di quota 2668, du vc ".i:'1 1H· esistevano altre due, e destinate a battere anche da tergo i pochi di k 11 sori di Cengia Martini che, secorn.-;o le previsioni dcll'avversari", lm sero sopravvissuti alla tremenda esplosione. " Frattanto la sera del 19 ~i disponeva per lo sgombero del <· 1rin cerone ,, e per il ritiro degli uomini e dei materiali fuori dal presunto raggio d'azione della mina. Pro~eguivano nondimeno, da parie nostra, lo scavo della contromina e, sulla " trincea avanzata )> . sino ad un paio d'ore daJl o scoppio, anche le asco!tazio ni vicine. (( Alle 22,10 del 22 un tremendo boato fece sussultare l'intera montagna. S'inabissava così completamente la •( trincea avanzata " e volavano .in frantumi la Guglia ed il Gendarme; mentre il Dente F ilipponi si adagiava , prodigiosamente intatto ndb sua immcm:1 mole, sul ,, trincerone nel senso parallelo alla fronte, in mCJdo d:1 <-v~tituire u.11 provvidcnziale ualuardo per ìa nostra ulteriore difesa. Rimanevano danneggiati ed ostruiti gli imbocchi delle gallerie anche arretrate ed asportata od ingombrata !,'intera viabilità. E (p1esta volta la scena era resa più fantastica, non tanto per effetto del violentissimo bombardamento .e drl consueto lancio di miriadi di razzi illuminanti, quanto dai bagliori che, per effetto della com bustione di un:l straordinaria c1uantità di e~plosivo rimasto inerte nello scoppio della mina, si alzavano dal vasto cratere, emanando un ca lore in sopportabile. a I nostri, $enza attendere ulteriori ordini , che del rest~, in qucli'anormalissimo frangente, sarebbe stato impossibile impartire e ;-icevere in tempo, raggiunsero rapidamente, attraverso i detriti frana nti cd i massi cadenti, la I.inca prestabil ita per b più tenace rC!>Ì5tcnz:1. [ vi, formati si in reparti pro vvirnri e dividendosi i vari her~agli, aprivano e continuavano il fuoco con screnit?, e calm,1. Speci ;,lrncntc in questa circostanza riusciva vantaggiosa la costante previdenza di tenere puntati in permanenza sui tratti più insidiosi, alle nostre spalle e sul nostro fianco destro, cannoni, lancia-granate e mitragliatrici. Di tali armi alcune andarono distrutte o rimasero seppellite sotto i dC'triti; ma le rimanenti, coi loro colpi infallihili, ai quali si aggiumero quelli di tutti i fucili, neutralizzarono tosto la molesti ssima :iz.iw w )J


delle mitragliatrici, appostatesi, m quel momento, dietro le quattro cannoniere ad ovcsr dì lluota 2668 e sconcerta rono inoltre i nuclei di tiratori appollaiati sulle guglie sovrastanti. ,, Altri rinforzi, oltre quelli indicati nell'ordine emanalo sei giorni innanzi, salirono subito di loro iniziativa alla Cengia, spron,lti dal desiderio di partecipare alb lotta, che tutti sapev;1no cruenta, ma ben degna di esse re comhattula e vi nta. Alle 23,20, mentre questa pcrdu-

M o nte Como.

rava an cora :tCcan ita , ;1n:va pure principio il suono delle nostre marce 111citatrici e quello solen ne dei nostri inn i, accnmp;1gna to dal canto ; e la bdf:t ( 1) ri usc iva ag li Austriaci tanto insopportabil e che, all'inizio d i og ni m:irci:i, rincaravano la dose elci proietti, delle ho1.nhc e dei bari ll)lti , pro rncando nuove frane e n uovi lanci dì schegge di roccia . .~.fa ÌnYano : chL' il nostro conrt'. gno, favori to anche dal pronto in te rvento dr.:ll 'J\ rtìg licrid del scrtore. il c ui tiro riusciv:1 a ridurre presto ;il silenzio tl 1-1clla nemici, im pose in lirc\'c tale rispetto all 'avversario. da indurlo, ;id onta dei gra ndiosi prcp:1r:11 ivi d i oltre tre mesi e del ( 1) P ,101.,, ;\f n,-,: 1,u 1 ( ,,

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ddl:i 111ont.1,:n:i " · Corrine ddl,1 Sera dd

25 genna io 1q27) l:i d eli nì : ,. U n:1 hefh dì g uerra. c.m1 c 11c facc\'~11 tante i p:izz i della ,nu11ug1u . in qu c,c:1 lutra dì n;dc: e Ji :ih ìs,i ,, ,


desiderio di impadronirsi ad ogni costo dcll 'irnportan tt: pm1 z11111c, .1 rinunciare ad un attacco a fondo. << Ma qui giova pure accennare ad un episodio, certo 11011 u II il ,, nel diuturno eroismo dei Fanti, portassero essi o non sul loro cup, i capo l'audace penna cieli' Alpino. Tra i vari ripi eghi <:srng i1 ;1ti pn prevenire la minaccia di un colpo di mano contro la , 1 tri nc<.:a ;l\',1 11 zata », vi era stato anche quello della costituzione di una palt11g li;1 di temerari. Questa, seguitando durante l'oscurità a riman ere nel « trincerone » , anche dopo che si ritenne prudente di evacuarlo dal l'o rdinario presidio, dO\e\'a, non solo rnrvegliare da lontano la trin cea avanzata; ma anche ispezionarla con una certa frequenza. Manteneva inoltre il collegamento col personale del telegeofono e della difesa arretrata. << Dei molti, che si erano offerti volontar i per il rischioso compito. era stato scelto il caporale maggiore Giusto Pons, con quattro Al pini che davano i maggiori affidamenti e le più serie garanzie. Così essi gareggiarono, per una ventina di notti consecutive, nella più attent a vigilanza. (< La sera del 22, nel lanciarsi a lla riconquista della primitiva li ne:i, trovammo sul distrutto " trincerone ., il ; olu Pom, perchè i suoi quattro com_militoni erano rimasti sepolti sotro le m acerie. Aveva g li abiti a brandelli, il corpo ammaccato in di verse parti e la testa fasciata con un asciugatoio per arrestare l'abbondante emorragia, conseguen za di una ferita non lieve. Tuttavia seg uita va a sparare con l'abitu:ilf' tram1uillità contro la « trincea occidentale 1, per impedire che l'irruz ione nemica ci prevenisse sul punto contrastato; e più tardi, vigile sempre anche quando la stanchezza aveva avuto ragione di altri bravi, preoccupato dal silenz io, che regnava nella r, galleria dell'anfiteatro >>, vi sali va in tutta fre tta e, solo, nella notte, continuava a sparare con ostinata c;1Lma, dimentico delle sue fe rite. Poi, cessato ogni pericolo, si decideva a farsi curare; ma, sebbene consigliato dall'uffìci;1k medico a rimanere qualche o ra in assoluto riposo, si un iva ai compagni per la vorare con essi alla ricostru zione delle trincee. Mirabile contegno di un modesto gradua to, che va o lt re alla Hessa rico1npcnsa che gli fn poi conferita >•. Così s~ concluse il terzo tentatirn austriaco, che la Relazione ufficiale del Comando Suprem o del 9 lug lio ll)lj sull '« offensiva di primavera n, così sintetizza: " Una gra ndiosa mina, folta brillart: d:11 nemico sul Piccolo Lagazuoi, ia notte sul 23 maggio, provoe<\ un ., enorme frana , ma non iscosse la resistenz:.i dei no~tri •).


La quarta

111111a

(mattino del 16 settembre 1Q 17).

l\:on <J~ta nt c.: qucst·o terzo 111 s11n-esso, gl i Amtriaci ef(enuarono, :i!Li fine dell'estat~. un quarto tentativo, la cui preparazio ne ven ne ~ubito notata dalìa nostra viribnza. Se gra\'issìma appari va L. nuc \·a rninacci~1. rimciva possibile di sfruttarla a n<J\lro 1am ag,!:!Ìo, " ;n 1':1putur:1 di una breve galleria di co ntromina, che :1nc11lie dol'uto spi ngcr~i n:rso sud - ove, t per incont r;in.:, nei prc.:~~i del " 1ri11nT011e "· la t\;illeria nc.:111ica c ,crvirsi di essa pn prncirarc 1H·l1' .. appo~tarn c.·nto degli arc hi ,, . Nc n fu pcrù possibile mcrtcr~i :dl'optra. pcrcbè in quei giorni ì:1 noqra attt n, illnc.: c.: r;i wnccntrata prima nclralkslimcnto della no>lra m in,1 ~olio l' :tdi:KCllk qt'.oLl 2l{l8, m in:1 (al.la hril1;1 re nella nottc ~ul 2 1 g iug1w, e poi nei pn:par:1ti,i pt: r il r :imhio del R.1ggruppa, me nto alpino nel st:trorc.:, av\'cnmo il 22 dello stesso mese. TI 23 l\1Hìci:1k del ha ttagl ìonc ,, Val Chi ronc" mostrò a quello del .. l\-fonìc Granno ,, . cht: lo ~.ost itu i\·a nc:ll'o~servatorio dd Nuvol;1 u, ciò che era a nosrr:1 conoscen za sulle posizioni dcgli A ustriaci ed i più m inuti particobri sull'insidia che lJUCsti stavano tend endo. 11 :q il Cc::1:1r.d:in::: dd so!rmcttm c, nel d:trc le .-nmc_gnc al Comandante del ,, Montc Grancro ", gli raccomandava la molestia notturna contro I' .. :ipp:ist:1 111cnto degli :'irchi ,, e la soliccita prcparniom: della con1romiiì:1. S..: nond1è ulteriori c1.-;sc1T,11.Ìoni diedero a \edere d1e qucq·ulti111:1, pur ri uscendo utile al m:)m cnto opportuno, non avrehbe <.:<msc~uito. quei bri llanti rÌ\tilt:lli d :e in 1111 p;i;no tempo erano semi1rati ,ic uri. m quanto Li situ:1zion c n e m ica e r:1 in parte diversa da qucl l.1 \ uppo,t:i pri1na. ln f:t tt i pit1 ;1cc ur:lli rilicri mo~trarono che la galleria avversaria, partcndu ,b u,Tst. non prendeva la direzio ne.: di nord - eH, come si 1: ra crro11c 1rncn1c.: ritt:nuto nei primi gi.Jrni: bensì qudl::t di est e che, per co11scgun11,;1. andav;i ad altravers:ire il ,, lrÌncernne " ndla parte mcri,liun,ik. .tiìZÌ(h~ ndl.1 mcdiall,i. In Ltl mod<J la " galleria ddl' anfiteatrn ·· . costituente ormai la nostra difesa a,·anzata più effiC:ll'c.:, ;111d1c pcn.:h~ rnn una dirarn:1zìo ne spiava e battc\'a 1;11 esteso tratto ;ti di E, del p:1~~0 di V alpa rola. \'t:ni,·a esclu sa dalla mi naccia diretta. Tn seguito il rumore delle perfo ratrici rendc\·a edot.ti che il nemico s·cc1 :!ddt:ntrato per un:1 tJUarantina dì metri nella Cengia cd in ultimo na,ec,a pt:dino la convin1.irn1c che. com t: si \'t"rificò poi real 111 cntc. esso prcpara~sc due camere di scoppio: una presso il


Barncrnmemi austriaci ml Grande Lagazuoi. << Sasso bucato ,; e l'altra sotto l'appostamento per mitraglialrici a sud - est del <( trincerone )) ' chiamato scherzosamente, fin dall'ottolm:

del 1915, << Port Arthur ,). T ali lavori mostra vano all'evidenza che, nonostanlè i conti1H1i insuccessi, gli Austriaci non ave\'ano rinunziato al fe rmo prnpo~i1 1,


d'impadronirsi ad og ni costo cklla Cengia; ma, po ichè essi erano ormai convinti che, data la nùstra vigi lanza , non era il caso di far as~e<rrumcnto sulla sor1)resa notturna , pensaronù di fa r brillare le due mine in pieno giorno, nel la speranza di c;1usare una vera strage tra i nostri, che ~apeva no sempre intenti al la voro, e di (XJtcr consegui re di viva forza cd in piena luce ciò che in antecedenza no n avevano mai o ttenuto col fa vo re dell e tcndm.: .

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li piccolo Lagaz uoi con la Ce11gù1 Martini dopo lo scop pio delle mme.

Fra le ore rn,18 e le 10,19 del 16 settembre le due m ine scoppiava no e la parte centrale della posizione resta va totalmente sconvolta ; m:1 la nos;ra contromina riusciva nondimeno a salvare le varie galle~ic , delle quali croll arono i ~-oli imbe cchi. Così il personale che si trov:1 ,·a nel loro interno, rnrnprcsi i m inatori intenti a prolungare lo 5G1,·o. ri manevano momentane;nncnte bloccati; ma illesi . .. I nmtri, che si aveva a\'uto cura di rin forzare due giorni prima, trnvarn11 0 modo, a di spcnn d cll:1 fittissima polvere, delle assordanti fran <.: d i massi e del violentissimo ura gano d i fuoco, di barilotti <.: di bombe. di g iungere prontament e sulla~ prestabilita linea di re5istrnza. h~i f eccro funzionare tosto le proprie ar mi contro i bersag li più \'ici ni e m ulc~ti; mentre l'A rtiglieria del ~ettore, hattcndo come


di com.ueto la <( trincea occidentale ,,, l',< appostamcntc, dc:g l1 .1 1l l,1 .. e la cresta del Piccolo Lagazuoi, costringeva il nemico a 1:t~r i:1r pi n 111 l'agognata preda. Dd resto la quota 2668, che da oriente dCJ111i11.11 .1 jn modo formidabile la posizione, era ormai caduta nelle nosllT 111.1111 . Perciò, qualora il nemico si fosse impossessato della Cengia, :1vrl'hlir conseguito il vantaggio di liberare il solo passo di Val parola cl:il I'm sessionante incubo delle nostre molestie; ma, data la nostra :it I ivii ~1, la sua situazione sarebbe rimasta ugualmente penosa. ,, Ritornata una relativa quiete, e benchè continuassero a precipitare numerose lavi~e e massi, fu subito dato mano allo sgombero del le gallerie ed alla riapertura della viabilità; cd il lavorn proseguì in modo così febbrile, che la sera del medesimo giorno tutti gli appo~t:1mcnti riprendevano la normale efficienza » . In tal modo gli Austriaci subivano un quarto e non meno gra\'e scacco ed il Comando Supremo, nel Bollettino del 19 settembre, poteva dar conto di tale episodio con le ormai consuete; ma significative parole: •< 11 giorno 16 il nemico fece brillare una grossa mina dinan zi alle nostre posizioni di Cengia Martini (Piccolo Lagazuoi). La vigiianza e la prontezza dei difensori sventò l'insidia, che risultb completamente inefficace "·

Preparazione della quinta mina (settembre - ottobre 1917). Gli Austriaci, approfittando della galleria che aveva servito di preparazione alla quarta mina, avevano compiuto dei progressi così notevoli, da trovarsi presto nel cuore della posizione (1). Per conseguenza decisero di rinnovare ancora una volta il tentativo, aprendo una diramazione verso nord, con l'evidente intenzione Ji bipartire la Cengia in modo che, anche nell'ipotesi peggiore, rimanessero per lo meno padroni della parte occidentale, assai più importante dell'altra. Tuttavia, per quanto grave fosse la minaccia, altrettanto facile s:uehbe riuscito anche questa volta prevenirla, pararla e forse anche sfruttarla a nostro vantaggio, m ediante la c:)struzionc di una breve ga lleria di contromina, che avrebbe potuto permetterci d'irrompere fin almente alle loro spalle, nel famigerato <, appostamento degli archi >) . (, ) Cfr. E Nzo BocCARDI: ,, Pag ina staccata d a u n diario dì g uerra "· da

L'Alpino d i Milano, del 5 scllcmbrc

1920.


Gli :n ·,·enimenti non vollero però concedere ai di(cmori della <;rngia b tanto agogn:1t a soclclisfnionc: poichè anzi, costretti anche essi alb ritirata della lìne di ottohn; del 1917, do,ettc:ro abba ndonare lt· po~izioni, così a lungo e così tenacemente difue. Dopo l'armistizio, fu :1sserito dagli Aus:riaci che la quinta m ina, costituita Ja due enormi camere d i scoppio. avrebbe dovuto raggiungere lo scopo di scaccian: i nostri dal Piccolo Lagazuoi e di distruggen: i nostri pazienti la \'Ori dì due anni (, ).

Sino dalla prima tiui ndicina di ottobre 19 L6, i difensori della Cengia si era no accorti cunclu<lc il ~1Jni11i - che gli Austriaci tcndev:mo a stringerli in una poderosa morsa, minacciandoli con una mina da occidente, ma anche con una insidia non meno grave da oriente. I continui scoppi di mine ordinarie nell'interno dell a roccia avevano fatto comprendere, infatti, che essi sr;1,·,:ino scavancln una lunga galleria in senso pa r:illelo alla paret<.· <li guo1a 2(.>l18, con lo scopo evidt·nll: di apri rvi feritoie e cannoniere atte <1 .::o!pin-i :i lk ~palle d:i una distanza variabile Jai 100 ai 400 metr i. Dei pro\'\'CJimenti subito presi a parare la nuova minaccia. il principale fu Llucllo di tenere puntati in permanenza. contro i punti pit1 -o~petti , un pezzo J:1 37 mm. ed una mitragliatrice. Trn lici gio rni dopo, e precisamente il 17 ottobre alle ore 6, l'av\'l'fSario lanciava all'improv\'iso, dalla testata del rio d'Andràz numerosis~imc bomhe e barilotti, con la conseguente produzione di voluminose lavine. e faceva brillare alcune: mine ordinarie pn aprire, nel tr:1110 già dai nostri previsto. una t:annonicra dall a tlualc vennero i:111ci:itc alle nmtrc spalle :ilcum: gra nate da 72,5. L'improvvisa :1zio11c, oltre ad :J rrcc 1rc danni ai nqstri rafforzamenti, ci infl isse in pochi ( ,) :\'<,ndimrno. m:11·:igu<to 1926. il 111:iggiore C:irl ,·on lbschi n , con1:1 11d:1lll<.: dell'oppo, 10 " 'ltor,·. d1Chi.1r:11·a person:1l 11 wnte al c1pit:anò prof. Piero Picri. , hc.: uni~u ,,opo delle ere ultime rni11c er:t di molestare i nostri b\'ori e l'he l:i loro carica ,i aggi1J\':1 in 111cdi:i a poco pii'.1 di qu:ittro lonnellate <li c<plo, irn t ia,c una. lrn<.:cc lo Sd1<.:llllÌl dichiara , a pag-. 340 dell 'op. cir.. ch e la carir .1 ddla ~ola tcrz:r mina era cli ben 1·c11t iq11 arr ro COJ111cll atc. Ad ogni modo i nostri ni mpctcnt1 in m.11cria ritcnncru. i11 ha~c :ii ,·asti e profondi dT..:ni p rodott i , 11ILr n,,cia del Più:olo Lagazuoi, d1<' IJ stc~s:1 inedia t'o.,sc pçr li, 111c1w cin,p1c rnltc , uperwre a '-lucila :immcs~:i dal , ·0 11 lb,d1in.


li Castelletto: imbocco della g<Jlleri,1 alla mina.

istanti la pndita di tre uomin i e di una ventina d i feri ti; ma i nostri reagirono con la consueta prontezza ed, appena l'al ha conscnLl di con centrare il tiro, risu.ltato purtroppo nella notte inefficace cont ro I., nuova cannoniera, col pi ben aggiustati riuscirono ad infilarla cd .1 ridurre al silenzio la bocca da fuoco ~,ustr iaca. 21.


Intanto il ncmÌùl intcnsifica\'a lo scavo della galleria ad ovest di t!uota ~668 c. con l'intento cli giovarsene in occasione più propizia, ricopriva la cannonina con una grande e solida lastra d'acciaio, rido11a anch ·essa ben presto in frantumi dalle nostre granate. Da11'8 al 10 marzo 1917, ad onta 'ddle condizioni atmosferiche avverse, un nutrito fuoco di Artiglieria venne eseguito a più riprese sulle posizioni della Cengia. Nella previsione di qualche nuova sorpresa. i nostri intensificarono la vigi lanza <lappcrtutto e specialmente sul tergo ; ma nulla di anormale fu dato di scorgere. Soltanto alle 6,30 ddl' marzo, quantunque persistesse una fitta nebbia, il bombardamento riprese più vivo, unitamente ad un lancio di bombe e di barilotti ancor più copioso di quello dei giorni precedenti; e solo allora ,i scoprì che i tiri avevano lo scoPo di sconcertare i nostri e di non far notare loro J'e ~plosione delle ultime mine, destinate ad aprire, alla stc~sa altezza, ma ad una ventina di metri più a nord della precedente, una nuova canrnmiera. Pcn", la nos1:ra Artiglieria, favorita dal lento schi;irirsi ddl 'atmosfer:1 , riu sciva a prenderla sollecitamente cli

1,

i n fìbt;1.

Otto g iorni do po , e precisamente alle ore 19,30 del 19 maggio, l,, 1rnL.1rdam cntc,, ac.::omp:ig nato dal solito bncio di bombe e di lxirilotti , da,·a indizio ad un nuovo, analogo tentativo cd, infatti , una dicci na d i mine ordinarie, ciusando la caduta di numerosi mas~i, aprivano una terza cd il g iort1(1 dopo una quarta cannoniera lungo la \tessa pa rete, ad una quindicina di metri più a nord della u11

11 1iu,u

,cro11tla.

-

bano, yucsti, indizi certi di un qualche più grave tentativo volto .1d ave r ragio ne dcll'ostina1:a difrsa della Cengia Martini ed, infatti, ~li Austriaci ~cavano apprestando il brillamento di quella terza mina della t1uak abbiamo già parlato. Le can noniere avrebbero dovuto ser' ire per ~tringcrci :rnche da tergo in un cerchio di fuoco ; ma anche da quc ~t:1 parte Li n m tr:i vigile attività era servita a sventare: l'insidia, 1 dc;n;1 con :icut:i, ~cbiicne 11u H lortun,1ta. S<.:altrezza e tradotta in atto (On l un~() e p:1zic1Hc b voro.


VI.

GLI ALPINI SUI MONTI DELLA CARNIA

Nel suo disegno operativo il generale Cadorna aveva affidato alle truppe della zona Carnia il compito di assicurarsi lo sbocco verso la Carinzia e di raggiungere VillaCù, da <loV<.: esse a vrebbero pululu: sia concorrere all'azione della 2· Armata verso le Alpi Giulie; sia facilitare il compito della 4" Armata , che avrebbe dovuto avanzare verso Dobbiaco e la valle della Rienza. Per conseguenza le truppe della Carnia avrebbero dovuto collegare quelle della Venezia Giulia con Cluelle del Trentinu e del Cadore. Ma, per l' insufficienza dei mezzi per l'attacco agli sbarramenti del Predil e di Malborghetto e per gli scarsi risultati conseguiti mila fronte Giulia, si dovette rin11nziare ad ogni progetto offensivo e preoccuparsi specialmente di difendere il territorio nazionale, come le truppe della Carnia fecero con grande valore, sopportando per oltre due anni fatiche, disagi e pericoli. All'inizio <lella guerra e nella stessa notte del 24 maggio presidiavano la zona Carnia 16 battaglioni Alpini ed il XII Corpo d'Armata, comandato dal genernle Clemente Lequio, alla cui dipenden za erano le gloriose brigate di Fanteria <• Aostii » e <<Piemonte>). Con <1uestc: truppe si occupò la linea di confine e si aprì il fuoco delle artiglierie contro le fortificazioni di Malborgbetto, di Raibl e di Predii con insufficienti risultati, data la limitata potenza delle nostre bocche d:i fuoco ed il numero delle munizioni disponibili. Gli Austr1aci iniziarono la loro attività nel settore But - Degano, fra il passo di monte Croce Carnico ed il Pal Piccolo, località entrambe di grande importanza: sia per l'ulteriore sviluppo delle <)perazioni nemiche, sia per il successo delle nostre. Per conseguenza riteniamo opportuno descrivere, sia pure in modo sommario, le gesta dei nostri Alpini in Carnia, specialmente per quanto riguarda la conqu.ista del Pal Piccolo, del Pal Grande e elci Cuclat (Freikofel).


La conquista dei monti Pal Piccolo, Pal Grande e Cuelat. Sul IÌ11ire della seconda decade di maggio del 1<JI 5 il Comando della zona Carnia , in rel:1zion c al compito di ,, garanti_re l.'in viobhilit~l del nostro confine t: di proteggere i movimenti delle forze che dovevano compiersi :1 ~ud dl'lk Prea lpi Ca rniche •ì, emana va le dispo-

Gli Alpi11i sul Pal Pic(ulo.

sizioni \lilla dislocazione delle dipendenti truppe lungo la linea avanzata. ii suddetto Comando, affidato al generale Lcquìo, disponeva, come ;1bbiamo già detto, di 16 battaglioni Alpini e di 4 batterie da montagna, delle brigate ,, Pie.monte " cd " Aosta ), , di 3 battaglioni di Guardie dì Finanz,a e di 5 batterie pes;1nti. Nel ~cltorc che cì interessa, mentre si costituiva a PaluZ?.a il Comando del 1 " Gruppo alpi no, a monte Tic rz. si dislocava il " Comando tattico della zona Alto But ,;, alla cui dipendenza erano posti: il battaglione Alpini ,, Tolmezzo ,) (compagnie: 6", 12", 72" dcll'cscrciro permanente e 109' della miliLia mobile), il battaglione Alpin i


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,, Val T agliame nto •; (compagnie 2 12 ' , 272' di miliz i:1 1<: rri1on.il 1·), il II battaglione del 3° r eggi m ento Fanteria e la 5.:r' hatt c.: ri :1 d :1 1111111 tagna. Ricognizio ni ed informazion i affermavano c he le l'orze .111~1, 1. 1 che contrapposte comprendevano 4 battaglioni, oltre alle 11u111t· n 1,r artiglierie. Con l' arrivo del VII Corpo d'Armata austriarn la ,u1 u· riorità numerica era passata decisamente al nemico e, dato il r,111 porto delle forze, avremmo potuto rite nerci fortuna ti se k nm1 rl' magnifiche tru ppe alpine fossero r iuscite a mantenere le pmizioni, che l'avversar.io attaccò impetuosamente fin da l primo gio rno, nel settore di Ploken e specialmente in corrispondenza di monte Croce.: Carnico. Va però rilevato che molto g iovò alla nostra resistenza in Carnia la contemporanea offensiva nostra sul m onte Nero, che indusse il Comando austriaco a mandare da quella parte una delle Divisioni del VI Corpo. Il che ci permise, il 5 giugno, di str appare, come vedremo, al nemico il Freikofel (Cuelat). All'ultimo momento venne modificata la nostra dislocazione, in ~ualche punto alquanto arretrata , per poter contendere il passo all'a\'versario su ogni tratto del fronte: cd, in relazione a tale concetto, sì miglio rarono gli acc.:c:ssi alla cresta. Nella notte sul 24 maggio la dislocazione era la seguente: - le compagnie 272" e 11 dcl 1• Val Tagliamento )) e dc.:I " T olmezzo )) erano pron te ad avanzare verso Ia quota :i 866 de.I Pal Piccolo; - la 72'' compagnia si trovava fra Casera L avarcit - C asera Collinetta alta e passo di monte Croce Carnico; - la 6a aveva il com pito di occupare il Pal Grande. La rof compag nia di miliz ia mobile e la 2 12• di milizia territoriale in riserva. Fin dall' alba del 24 il tiro dei grossi calibri austr iaci er a rivolto contro Timau, dove produceva notevoli distruzioni, qua ndo la r2'' compagnia Alpini, con azione di sorpresa, occupb le più elevate pun te di Pal Piccolo (1866- 1859), catturandovi il presidio austriaco ; m entre la 6" com pagnia, attaccato il Pal Grande, non riusciv;1 ad impadronirsene se non clue giorni dopo, col concorso della 72" compag111a. Alla fine del g iorno 26 tutta la cresta fra il passo e Pal Gra nde.: era in nostro possesso e bisognava impadronirsi anche del Cuclat (Freikofcl), da dove l'avve rs;1rio dominava la nostra linea di ri for nimento e, ad occ idente del passo di monte Croce Carnico, dc.: ll :1


Crèta di Collinetta, necessaria per collegare il settore di monte Croce con 1..1udlo di Volaia e per rendere più sicuro il possesso del passo. L' Artiglieri a austriaca non tardò a reagire, impegnando le SLH.: bocche da fuoco di tutti. i calibri in un fuoco infernale. che ci prornrava g ravi perdite, cd al quale noi non potevamo contrapporre che i tiri ddla batteria da montagna stabilita su montc Ticrz (Terzo) e t:1uelli d'una batteria da 149 dislocata presso Paluzza. G li Austriaci volevano riprenderc ad ogni costo k posiz ioni perdute e k haltl:l'a no di giorno e di notte col fuoco dei loro cannon i; mentre gli Alpini difcndcl'ano tenacemente Pal G ra11dc e Pal Piccolo e, per riuscire allo sco po, riteneva no sempre più necessaria la con <!ui sta del Cudar (Fn:i kofd), il cui possesso era indispensabile per assicurarci le noslrc conquiste. Ma il Cuclat si poteva attaccare soltanto dal versante sud , tutto a lastroni incisi da ripidissimi canaloni ri tenuti in:icccssibili, fra i quali le ardite ricognizio ni degli Alpini ne trovarono soltanto uno scalabile tino alla vetta. Il 5 giugno reparti delle compagnie 6' e 72" attaccarono la sciletta del Cuelat ; mentre due ploto ni dd battaglio ne ,, Val Tagliamento ,•, per gli anfratti occidentali ddh piram ide rocciosa, tcnta \·ano ,lì sorprendere sul rovescio i trince ramenti .:nistriaci situ;1fi ~11lh vct1;1 del monte. T ali attacc hi avevano uno scopo diversivo; poichè le maggiori ~pcraO /.c di succ<::S~o ~i basavanù irivccc ~ulb Sùrprcs.1, visto che un drappello di uomini scelti sta\'a tentando di scalare il ca nalone ri tenuto inaccessibil e anche dagli Austriaci. La sorpresa ri uscì pienamente. Il presidio austriaco, terrorizzato, do,·dtc arrendersi dopo d'avere subìto gravi perdite , spccialmente per i tiri dclla nostra Artiglicri;i. G li AustriJci concentrarono allora il t1rn delle loro numerose e potenri artiglierie ed effettuarono vioknti e ripetuti contrattacchi sui tre punti più importanti della linea con lJU Ìsta ra d:1gli Alpini, linea che., lunga 5 c hilo m etri, era tenu ra da -l ~ok wmp~tgn ic, cl ,c .i vc:vanu già perdutù due terzi dc::gli d(cttivi . M :1 a ll'esiguità dei presi<l1 si sopperì impiegandoli con opportu11 i acco rgimenti, fra i 1.1. uali quello di distribuire in buche, lungo l'estesa fronte:, abi li tiratori chr, mun iti di fucili con cannocchiale, dovevano battrrc i punti di più probabile transito delle pattuglie avversari e. Quesli provvedi menti e le superbe condizioni spirituali dei nostri Alpini permisero una rapida ed efficiente organizzazione difensiva. per b quale: una sezione da montagna. scortata da una di m itraglia trici. ve n11c di~locata arditamente sulla sdletta del Pal Piccolo.


2 95

Il battaglione Alpini « Val Varaita " , il Il del 3" regg imento Fanteria ed uno della Guardia di Finanza sostituirono i battaglion i <' Tolmezzo» e<< Val Tagliamento >•, che discesero a Paluzza per riorganizzarsi. La 72" compagnia del battaglione ,, Tolmezzo " rimasc a Stauli Rover, dove si era trasferito anche il Comando dell'Alto But. Il 12 giugno ebbe inizio una brillante azione del battaglione Alpm1 << Val Varaita )) alla selletta del Cuelat ed al passo del Cavallo;

Gli Alpini ai lllvori strtJdali mila neve.

ma il g iorno dopo l'avversario, sostenuto dal fuoco di tutte le sue artiglierie, riuscì, dopo aspra lotta, a riprendere le posizioni perdute, che i nostri difesero tenacemente, così che su di esse si succedettero attacchi e contrattacchi accanitissimi. Il giorno 14 gli Austriaci riuscirono con le lo ro forze sovcrchian'ti ad impadronirsi delle quote pili elevate del Pal Piccolo e già alcune pattuglie nemiche stavano discçndendo sul nostro versante, quando la 72·' compagnia alpina accorse da Stauli Rover e contrattaccò su larga fronte, per meglio approfittare degli appigli del diffìcilt: terreno, riuscendo ad arrestare l'irrompente avversario. Sostenuti poi d :1 due compagnie del battaglione 1< Val Tagliamento ,,, accorse da P.1


!uzza. gli Alpin i della 72', in g r:1n part e padri di fa miglia, nonostante la non pit1 giovane ctù, riuscirono ad arginare cfficacemcme l'offcmi\·a nnnica. Era pcn\ ind isprnsahilc rioccupare il Pal Picrnlo pri111;1 che l'avn:rs::irio riuscisse a rafforzarvisi e, henchè stanche e dccimatt'., le tre compagnit" alpine , che ;1\-cva no conteso così tenacemente il passo al nemico, furono i11c;1ricatc dcll"attacco deci sivo e ,-cnncro all'uopo rinlorz:1k con la 6' compagnia è rifornite di munizioni. Verso sna l.1 9uo1a 1859 \·enne rioccupata e le posizioni raggiu nte dai m!\tri a11dav:1n(1 dalla quota ~uddcHa al Cuclat, contro il t,ualc Lt\'\'Cr~;trio insistette inutiln~e ntc nei suoi attu;d1i. Sol:imentc 1;1 punta 18(16 lkl Pal Piccolo era rimasta agli Austriaci e bisognav:1 :1d ogn i co~to costnn~crli ad :1bba ndonarb.

Ripartito l'cm:~o fro nte tra il P,,l Piccolo cd il passo di Tim:iu (J 761), eq rcmo limirc orientale alla testai:! del Gaycr, in due sotto~e ttori (q udlo ovest dall"t:~tremit:Ì occidenrale del Pal Piccolo. dove . 11 . I . 1·r 1· . ('.. lu'- c.. ... lti10 ' . ., l ,.,,t:,,.::-o -.,1c ) l_ ('.H t\·Jllo 11 , 1 LVJU... ~.:l \ ..l Lull ,~ 1 l . l C~.:.l l. l HH.,Jllt: ,

e t.jUello del Pal Piccolo. che d:il pass,> suddetto :tndava fino a (Jlltllo di Timau) si procedette alla faticos;1 prcpar.1zionc del terreno. Si tracli<'1 u11;1 111Ul;111Ìcr;1 , lwn dd1bla dalle aniglinic austriache dd Poli nik - Kodcrnohe. che dalla Ca~na. rnpcrando bal ze rocciose, raggiun i:!n;1 1.1uo1a 1859 dì Pa.l Piccolo; s'i mpiantarono 1defcrid1c; si ~ca\':t rono appostamenti per mitragliatrici e trincee ben protette Ja piì:1 ordi n i di reticolati e ~i m.antennc uno qretto contatto con le difese nemiche, che giorn;ilmentc n : n iv:1 110 a nch·e~sc m igliorate e rafforzatt:. La sola \·ia d'attacco possibile era la sottile cresta rocciosa tra la , 1uota 1859 e la q_uota 18Ni; ma poichè la pcrcorribilid era limitala :ii tratti di falda immcdiar:11n ente ~0110~.t~tnti alb crt:sta stc~sa. così da ì1111i1:m: la torz;t irnpicgab1lc ndl'anacco ad un p:iio di pìotoni for rnati di Alpini, di Fanti e di Hcrsaglicri scdti. la nostra Artiglieri.i dovcnc spianare la via. individuando i cannnni e le mi tragliatrici del nemico per ncutralizzarne il 1i rn. Tullo dunt1u c t:ra stato predi sposto e, per qua nto ardua fos~c l'impresa, si spc:rava nel successo cd il 30 ~i ug no. all 'alba, vc:nne iniziato il nm rro tiro di prcp;irazionc con gli scarsi risultati doYuti all'insufficie nte numero ddle nostre bocche d :1 fuoco. Tutta\·ia i 60 \'olontari c he costirniYa no i due plotoni d' assalto \i lanciaronn con ll) Ìrahilc ard imento st!lb ria della gloria e della


morte, per venire ben presto decimati dal fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici austriac he, fino a quando venne dato loro l'ordine d i ar restarsi e di rientrare 11dla notte ne i repa rti di provenienza. La partita era pt n'i soltanto rimandata e, bcnchè durante il mese <li luglio i nostri osservatori avessero segnalato l'arrivo di altre truppe austriache a Plokcn ccl in valle lentina, com e se il nemico volesse raccogliere nuove forze per compiere un nuovo tentati vo con la sua destra contro le difese di monte Croce Carnico e tjuell e della testata di valle But, non venne meno la nostr;:i \'olomà di riconquistare il Pal Piccolo cd all ' uopo -la forza del sottosettore venne portata a IO compagnie: 5 dei battaglioni Alpini ,, Val Tagliamento ,i e <( Val Maira ,,, 3 dei Bcrsa<rlieri e 2 del 145" reoui b . bb mento Fanteria. Si stabilì di ritentare l'attacco :1 L!Uota 1866 alla fine di agosto, con un 'azione principa"lè, frontale, avente per base di partenza la quota 1859 e con due attacchi secondari diretti ai fianc hi delle posizioni nemiche. Ma l'Artiglieria non era riuscita a distruggere i reticolati e quindi l'azione fallì e ci procurò soltanto sensibili perdite. S'iniziò allora la preparaz ione di nuove operazioni offensive; ma il 15 settembre gli Austriaci, dopo Una difficile .;calata. un intenso e prolungato tiro di Artiglieria sull e nostre posizioni del Pal Piccolo e del C uclat a scopo J iversivo, sferrava no un attacco alla testata del Chiarsò, riuscendo ad impadronirsi del nostro saliente di m on te Lodin, dove catturava no

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uomuu.

Dopo l'azione del Lodin subentrò un periodo di relativa c:ilm;, che durò fino al marzo 1916, trann e alcuni colpi di mano dell'un:, r dell 'altra parte, che a no i valsero la conc1uist<1 di d emen ti cli 1rinn·.1


e la c.1tlUr.1 Ji prigiunitri t di materiali cd all 'avversario la conquista del ripiano roccio~o cadente a picco sul lato est del passo d i m onte C:roce Ca rnico, che era rilcnulo assolutamente inaccessibile. 11 l:i sciarc in possesso ddl':1vver~ario questo appiglio tattico po· Leva pcrc'i compromettere l'intera difesa del passo; perciò ne venne senz'altro ordinata la ricon(1uista. Approfittando della notte, in cui insistente cacb·a la neve, la n<.:bbia era fittissima ed il freddo intenso, una compagnia alpina compiva l'anicinamcnto e la mattina, dopo bn:vis' ima azione di fuoco, ripre ndeva la posizione perduta il giorno precedente, catturandovi una vent ina di prigionieri. Quc!-to brillante cpi~odio, avvenuto nel gennaio 1916, serve a dimostr;1re m m c l'inverno non avesse liaccat<.J per nulla l'energia dei combattenti eò anche a confermare ancora una volta come la montag na non pre~cn tì ostacoli insupcr:1bili per clii sappia e voglia superarli e perci<', m m c occorra essere sempre vigi li cd accorti .

La ricon quista del Pal Piccolo. P~1s~.llo il p r imo in\'trn<J di guerra -

mverno che scppdlì, ~'t>tlo

le valang he, non pochi so.ld:ui del la montag na e che mise a dura proYa la n.:sistcnz::i dtllc:: nostre truppe. rende ndo anco ra più complessi i problem i logisrici --- gli Au~tri~Ki lanciarono un ;ittacco in Carnia dal pa~~o del Cc1va llo al Frci kofd, a! Pal Gr:inde ed al Pal Piccolo : ma ~i trovarono cli fronte la tenace n:~istenza elci nostri Alpini che, no n ,oltanro rtsistettcro, memori del loro motto <' Da qui non si pas" 1 .. : 111 :1 contrattaccarono vittoriosamente, come fece ro al Pal Grande: il maggiore P izzarelln ('d al Frci kofcl la 4" compag nia del battagliom: " Ce\·a "· S0l:11nrnte ~u l Pal Piccolo il nostro modesto presidio fu travolto cd in p:1r1c cm:ondato dagli Austriaci, per venire liberato il giorno dopo dagli al 1ri Al pi ni, dopo 30 ore di accanitismna lotta. Co,ì d:1 p.1rte llt1~1r.1, ,:omc da parte dell'avversario, si era approfit1ato dclb m·H· udut.1 , che in monta gna raggiunge talora l'altezza di p:1 rccd1 i metri, per ,<.:av,1n·i galkri c di collegamento fra le ri spetti\·c po~i/.iuni cd .in~-lil.'. per an·ici narsi al coperto alle difese avversarie t·J atlacc.irlt di \orpre\;1. AJ c\·itarc tali ,orpresc, \'i\T raccomandazioni veniva no continuamentl' f.llr c di raddoppiare la \·igil:in za e di proteggere: tu tte le tri n(ce di prini:1 li11t ;1 co n gallerie a ferro Ji cavallo .


l,'11

plotone del battaglione « Dronero ., al ('11.•SO di Valle d'Jnfcmo.



Senonchè la vigilanza, forse a causa dell'avvenuta partenza del battaglione v Val Maira 1> e della conseguente diminuzione della forza, non fu sufficiente sul Pal Piccoio e, nella notte sul 26 marzo, gli Austriaci riuscirono a sorprendere il nostro presidio di quota 1859, occupandone il trincerone ed estendendo poco dopo l'attacco fino al Pal Grande. Urgeva riprendere la posizione perduta, importante caposaldo della nostra linea di difesa, immediatamente; ma ciò non era possibile. Mancavano notizie sulla 272' compagnia Alpini, contigua, verso est, al presidio catturato sul Pal Piccolo; un'alta coltre di neve copriva il terreno della conca e solo yualche spuntone di roccia ne emergeva qua e là; sotto il sole la neve si era fatta molle, così che la marcia riusciva faticosa e lenta anche sulle piste; mentre fuori di queste il procedere riusciva quasi impossibile. Si dovettero attendere le prime ore del pomeriggio del lo stesso giorno 26 marzo e l'arrivo dell'8" compagnia Alpini. Alla riconquista del Pal Piccolo si doveva procedere su tre colonne: - colon11a di sinistra (occidc11Lak): , 1" compagnia Bersaglieri, con obbiettivo il piede dello zoccolo ad ovest del cocu7.zolo 1859; - colonna centrale: 8" compagnia alpina cd un plotone della 2a del 145°, con obbiettivo il cocuzzolo 1859: - colonna di destra (orientale): 7" compagnia del. 145°, due plotoni della 72' alpina ed uno della 2-9' (', Val Varaita ,i), con obbiettivo la parte est del cocuzzolo di quota 1859. Come era stato previsto, verso le 16 una fitta nebbia invase rapidamente la conca e con essa si abbassò sensibilmente la temperatura, consolidando la neve. Alle 16,30 s'iniziò l' attacco, che procedette lentamente e nel più assoluto silenzio, con le squadre affiancate a larghi intervalli; mentre l'avversario, che pareva non ne avesse sentore, continuava a concentrare il fuoco delle sue mitragliatrici sulla pista, lungo la yuale al mattino la rn' compagnia Bersaglieri aveva tentato il contrattacco. Alle 18,30 l'oscurità della sera venne resa maggiore dalla fittissima nebbia; la neve cadeva, la tormenta imperversava ed all'ululare delle sue raffiche si univa il crepitìo del.la fucileria dell'avversario, da cui non si distava che poche decine di metri e che dava manifesti segni di nervosismo. Alle ore 2r il convenuto razzo tricolore si alzò nel ciclo e k truppe fecero il primo sbalzo e vennero ad attestarsi contro le rocce


che forma\'ano lo zoccolo di L]UOla 1859. Non si riusciva più, in (rutila profonda oscurità, a ritrovare i canaloni d 'accesso; le perdite si facevano sempre più sensibili cd i caduti non si potevano trasportare perchè l'infernale fuoco nemico batteva tutta la zona fino alle seconde linee. Si dovette sostare cd in quelle tragiche condizioni riordinare le decimate colo nn e e dare le ultime disposizioni per la ripresa dell'attacco. Non erano rimasti c he sei uffi ciali illesi; tutti gli altri erano morti o feriti. La colonna cen tr ale si fuse con la occidentale e la orientale venne composta dalle compag nie Al pini 72", 272" e 219" e da 2 compagnie Bersaglieri (9" e J 1"), che avrebbero sostt:nuto col f uoco razione. Alle ore 23 si riprese l'attacco e, nonostante le difficoltà e k sofferenze cagionare dalle intem perie.: e òall\1spc.:rit~ dei luogl1i, aggr~1v;1te dalk offest' _nemiche, tutti erano pronti a sfidare ogni pericolo, co~1sapcvoli dell'im1~0,sihilità di rimanere di g iorno in Il ,·,1poml maggiore Anttmio Fiw. l(lltlle critic he condizioni. Ma non si riusciva ancora a tro\'are gli accessi per superare il salto roccioso sotto il quale la truppa e ra sempre costretta a rimanere addossata. Verso l ' una del 27 giunse norizi~t che la 2r2• Alpini, dopo d'avere ceduto ad altre truppe l'estrema sinistra di Pal Piccolo, era in marcia verso tiuota 1859 per tentare da quella parte la scalata della posi zione ; b isognava però lasciar passare molte ore:: prima che ciò avveni$se. Si decise lluindi di attendere il concorso della 212" per riprende re l"attacco, nella sper~mza che la nebbia fosse continuata :rnchc dopo l'alba ; frattanto trascorrevano ore interminabili. La neve era cessata, ma, fortunatamente, la nebbia persisteva IÌtLissima ed il fuoco nernico aveva rallentato. Verso le 7, sotto i primi raggi del sole, la nebbia accennò a scomparire com pletamentc e ciò permise di scorgere i varchi del salto roccioso. Tuttavia si aspetti'> ancora.


30 .3 Alle 9,30, quando un altissimo grido alla nostra sinistra c1 avvertì che 1a 212• Alpini era riuscita a scalare le rocce e ad aggrapparsi al fianco occidentale della posizione austriaca, da ogni parte si concorse alla conquista di essa. Arrivavano, in quel momento, opportun1ss1me, due cassette di bombe a mano ed un minatore del Genio, salito lassù con lena inesausta e con magnifico ardimento, le gettò sull'avversario, detenninandone lo scompiglio ed il terrore. La posizione venne corn.1uistata; ma poco dopo l'Artiglieria avversaria concentrò da ogni parte su di essa i suoi tiri, per cui vennero lasciati a suo presidio soltanto gli uomini strettamente necessari. Le 36 ore di occupazione di quota 1859 erano costate al nemico ben 150 uomini uccisi, abbandonati sul posto, oltre ad una quantità di armi, munizioni e materiali vari caduti in nostra mano. Tra i morti non sì rinvenne alcun ufficiale; ma soltanto qualche :.!fiere. Gravi anche le perdite nostre: il 57 ';'.L per la truppa ed il 75 % per gli ufficiali, dei quali si ebbero 12 uccisi e 18 feriti; mentre della. truppa si ebbero r8o morti e 390 feriti.

Al passo di Valle d'Inferno. Per quanto riguarda le operazioni del •915, la conquista dei passi di Valle d'Inferno e di Volaia, entrambi ad occidente del passo di monte Croce Carnico, le resistenze sostenute su questo passo e su quelli di Freikofel, di Pal Grande e di Pal Piccolo, compresi fra il passo di monte Croce ed il monte A vostanis, resteranno scritte a lettere d'oro nel libro delle gloriose gesta dei nostri Alpini. Fra i molti episodi di eroismo, ai quali diede luogo la tenace resistenza degli Alpini, merita particolare menzione quello svoltosi durante la conquista del passo di valle d'Inferno, avvenuta il giorno 25 maggio r9r5 da parte d'un plotone del battaglione Alpini ( < Dronero ,1 • Condotto dal sottotenente di complemento Pico· Ciocchi no da Pinerolo, il plotone si lanciò, di notte, di propria iniziativa, alla conquista d' una trincea occupata da forze austriache superiori. Ferito gravemente al braccio sinistro, il sottotenente Ciocchino non desistette dall'incuorare i propri soldati, dando loro mirabile esempi.o di sa ng ue freddo e di coraggio, fìnchè dovette cedere alle sofferenze. Prese.: :il-


30'1 lora il comJndo del plotone un capor;dc maggiore, che venne ucciso subito dopo. immediatamente sostituito dal caporal maggiore Antonio Vico, il quale, sebbene già ferito al braccio destro, guidò animosamente il plotone all'assalto. Penetrati nella trincea, gli A lpini uccisero 25 Austriaci cd altri ne fecero prigionieri. La medaglia d'argento al valore, concessa di motu proprio del Re, che ~i era recato in prossimità del luogo del combattimento, al !-otlotrnente Ciocdiino ed al caporal maggiore Vico fu meritato premio al valore <b essi tlìmostrato.


VII.

AL PASSO DELLO STELVIO E SULL' ADAMELLO Iniziamo con questo capitolo l'esame delle più brillanti imprese compiute dai nostri Alpini, nella guerra 1915- 1918, nel superare le più gravi difficoltà opposte dal terreno, nel vivere e nel combattere alle maggiori altitudini e nel dimostrare la loro resistenza fisica cd il loro allenamento alle fatiche impaste dall'alta montagna. Quando la guerra, che aveva spinto Fanti e Bersaglieri tra le rocce e le nevi, chiamò gli Alpini nelle zone più impervie, per i compiti più ardui, la guerra stessa venne chiamata '< bianca >> forse perchè - come scriveva Amelio Dupont - anche il sangue, che in essa tu sparso a profusione, non bastò ad offuscare il candore abb.agliante dei campi gelati, sui quali si svolse la lotta, e ghiacci e neve e tormenta imposero ai combattenti la prima non meno grave battaglia e si affrettarono, dopo ogni combattimento, a seppellire sotto una coltre bianca le salme dei Caduti ed i segni delle umane contese. La << guerra bianca )> si svolse fra i colossi del!' Alpe. Come giù, in piano, si adoperò ai fini della guerra l'impensabile e si osò l'inosabile, così, in alto si visse, si combattè, si morì e si vin.se dove non mai, per tutti i secoli che erano stati, si era pensato che ciò potesse avvenire.

(• Le imprese più sbalorditive del passato - non parliamo del passaggio di Annibale, tuttora avvolto in tante incertezze - la famosa traversata dello Spluga, operata dal Corpo di Macdonaid in pieno inverno nel 1800, lo stesso valico del Gran San Bernardo, compiuto nel maggio di quello stesso anno da Napoleone I, restano famosi esempi di guerra cli montagna ed in pari tempo costituiscono piccoli prodigi logistici ; ma sono un nulla ~, confronto di quanto richiesero di genialità, di previggenza, di tenacia le oper;1zio11i militari, che si svolsero sullo Stelvio, sul! ' Adamello e sul gruppo Ortler - Ccvedale. durante i quattro anni della nostra ultima g uerra contro l'Austria ,1 . 22.


,, Uno dei Capi più degni di qudla lotta di titani, il generale Ronchi, scrisse un giorno, con consapevole e forse nostalgico orgoglio, che le gesta compiute lassù dai nostri Alpini furono jn armoni:1 · con le gigantesche proporzioni dell'ambiente e che la stessa guerra, che è fra i fenomeni più grandiosi dell'umanità e forse il più grandioso, vi trovò la sua esaltazione " (I). Non è facile d escrivere, a chi non abbia visto coi propri occhi, I 'indimenticabile, magnifico spettacolo ddla regione deH' Adamello, la quale, per un'estensione di circa cento chilometri <Juadrati , è coperta di g hiacciai, da cui emergono ripide creste culminanti in altissime e impervie vette, prodigiosa palestra, in tempi o rdinari, ai più a rrisc hiati ardimenti alpinistici e. durante l'ultima guerra , campo di tanti eroismi. La prima\'era del 1916 racconta il Segato nell 'opera già pit1 volte citata - ebhe ini zio con alcune operazioni di alta montagna in corrispondenza delle Alpi lombarde, dei monti della Valsugana e delle Alpi cadorine. T a li operazion i furono concepite e preparate in ogni parricobre dal Comando della 5' DivÌ$iom: (generale Alberto Cavaciocchi, ottimarn emc coadiuvato da ufficiali esperti dclb montagna {' d~lla w na, quali erano il co!onncllo n ar.:o nl il maggiùr..: Vitalini). con l'appoggio ed il concor\O dei Comandi delle Unità supenon. E s.uniniamo prim.i k opc:r.uionì pn il possesso dello Stelvio e

riassumiamo, in proposito, quanto il generale Carlo Fettarappa Sandri scriveva nd mo pregevok volume ,, La g uerra sotto le stelle 'l (2), nel quale illustn', dfic::iccmente gli episodi più adatti a far rifulgere il valore ddl e nostre truppe d:i montag na, che riuscirono a superare

non soltanto la tenacia dd nemico ; ma anche le gravissime difficoltà oppost(' dal terreno e dal le condizioni atmosferiche.

Per il possesso dello Stelvio. Appunto a proposito dell'accani ta lotta per il possesso dello Stelvio il Fcttarappa ricorda quanto segue, con una chiarezza ed un'efficacia che risu lteranno evidenti anche ai nostri lettori. (I)

Colonnello :\.

(:!) Cfr.

I) l'Pù~T.

op. , ir.

C.\ Rto FFTT. \RAl'l' .a S A~ DRI :

nm·;i editore: in T;:,rinu, 1028.

,,

L1

~ucrr:i

wno lt: stelle», F. Cas:l-


I pilastri della difesa dello Stelvio erano la Drei Sprachen Spitze (Pizzo Garibaldi: quota 2841), lo Scorluzzo (quota 3094), la Naglcr Spitzc (Punta del Chiodo : quota 3248) (1). La posizione della Drei Sprachen Spitze offriva i l vantaggio impareggiabile di battere la val Trafoi sin oltre il Franzenschohc, di dominare direttamente il giogo ed un tratto della valle del Braulio, d'interdire l'ascesa alla regione ddlo Scorluzzo. E tutto questo, si noti , in piena sicurezza o quasi, <1

Valle di Trafoi.

perchè, appoggiandosi verso settentrione alla frontiera della Svizzera neutrale, la posizione per la sua sinistra era inaggirabilc e <liffìcilmente battibile dalla stessa Artiglieria. Senza fatica poteva dunque divenire un centro essenziali ssimo, non solo di difesa; ma anche d'of( 1) La g uida Jd BonJ<.:o~sa chi;1ma q 11..-, 10 11 10 11tt- " Cima Vitelli" cd aggiunge eh<: 1m11 si può trov:ir b r;igione del nome tedesrn ,, Grosse N.iglc:r Sp:tze ·" · L:i dizione nostrana cr;_i sin d'a!lor:1 ( 19 15) giusti!ic:n;i dal fatto ch e 1erre italiane. o con nomi italiani , çirconda\·ano l:i cima, e rnnsigli;ita dalla ~ua posizione r ispetto alla w:drett;1 ed ::ilb ,·alle del Virclli. Il FcttJrappa ~i domanda perchè. n el rifacimento della toponoma stica, non si sia acccuato questo veccl, io appellativo di Cima Vitell i, per con ia re l";iltro nUO \'O, ,eri" mene, ap propriato, dì n Punta del Clticx.lo " ·


fesa: sede di batterie irraggiungibili e di riserve al sicuro, dietro la frontiera elvetica. S'aggiunga che tutto il versante meridionale di val Trafoi , durante il nevoso inverno, implica nel percorrerlo gravi fati che e non poc hi pericoli a causa delle valanghe. •< Se il nostro schieramento doveva avere carattere offensivo, nel 5cnso cioè che costituisse posizione di attesa per un sut.:cessivo sbalzo in avanti, allora era d'uopo occupare, d:ùl'altra pane del giogo, il Signa) Kogd (Cima del Segnak: lJUOta 2r;5) e ~tu indi il Livrio (quota 3174). In tal guisa il dominio di val Tra foi era completo cd al sicuro da aggir:1menti di breve portala. Se, per contro, bi nostra linea in questo settore secondario doveva rispondere a criteri essenzialmente difensivi, era necessario collegare, attraverso il giogo, la posizione di base della Drei Sprachen Spitze, con il piccolo (quota 2835) cd il grande Scorluzzo (quota 3094) e quindi con la Nagler. <, In tal guisa e.i era assict1rato il dominio delle due valli del Trafoi e del Braulio, quelio del gio1:,"() dello Stelvio, la vigilanza su quello di Santa Maria alla fronti era svizzera, la padronanza delle vedrette del Cristallo e del Madaccio, per le quali la nostra linea poteva raggiungere altre posizioni essenziali verso il Cevecble. Posizioni, queste ultime, che si potevano difendere all'infinito, .:on prn:hi uomini esperti della monta 6ma, bene equipaggiati e largamente forniti d'armi automatiche ,>. Sembra d1e gli Austriaci ci attribuissero tali intendimenti. Difatti la loro linea di difesa ad oltranza, scelta nel 1914 dallo Schafberg, (Piz Minsuns: quota 29)5), per il Klein Boden (Cam1x> piccolo: quota 2092), scendeva al forte Gomagoi e da qui risaliva allo Zumpand (quota 2474). Sin dal 1912 questa linea era stata rafforzata con tri ncec e con batterie e munita di magazzini e di ricoveri. Un'ottima strada mil itare adduceva dal parn: di Stelvio al Klein Boden, che ben presto si trasfor mò in una specie di parco di Artiglieria. Più avanti , dietro lo Stel vio, presso il Gold See (Lago del Colle), era stata organizzata una l,uona pu~i t ivnc d' Artiglieria, che rese in seguito grandi servizi. Prima dell'inizio della guerra, a completare queste lince fu inviato un battaglione di lavoratori del 29·· reggimento di Fanteria ungherese. < Che gli Austriaci temes~ero una nostra violenta offensiva iniz iale. è dimostrato da prove indiscutibili. Infatti, oltre la linea di resistenza ad oltr:rnza ora accennata . avevano eseguito lavori di fortificazione a Tartschen Buhel, a nord - est di Glor~nza, in val d 'Adige e presso Silandro. 1


« Il Comando austriaco provvide anche all'attuazione delle predisposte interruzioni, facendo saltare, sulla strada dello Stelvio, il viadotto sopra la Fossa del1'0rso, un tornante due chilometri a nord di Trafoi, il primo ponte di pietra sul torrente Trafoi, un migliaio di metri avanti a Gomagoi. Quindi, per sgombrare il campo di tiro alle spalle dello sbarramento, venne distrutto anche l'albergo Anderer, l'abitazione e la cappella. Con queste improvvide distruzioni gli Austriaci s'interdissero però la libertà di movimento sull'unica strada rotabile in fondo valle, con evidente grave danno per l'esecuzione di una difesa tattica, e si privavano di spaziosi e comodi fabbricati che, in una zona così povera d'abitazioni, costituivano preziosi centri di ricovero per le truppe. Ma nell'autunno del 1915 a questo iniziale errore era stato posto riparo, riattando le interruzioni e costruendo baracche di legno )).

Nei primi giorni della guerra il giogo dello Stelvio non era occupato; ma lo fu poco dopo. Una nostra pattuglia dal Piccolo Scorluzzo prese a fucilate gli Austriaci, uccidendone alcuni, ferendone altri e costringendo i superstiti alla foga. Anche lo Scorluzzo era sgombro, come constatarono le nostre pattuglie; ma non venne occupato stabilmente, così che gli Austriaci poterono giungervi senza fatica per rimanervi. Il von Lempruch ( r) narra in proposito che lo <• Stazionskommandant ,; di Trafoi, capitano dei Kaiscrjager Stciner, occupò lo Scorluzzo senza attendere ordini e la sua bella iniziativa, pienamente coronata dal successo, ebbe una notevole importanza su tutta la linea di questo tratto del fronte. Ottimamente sostenuto dal fuoco della batteria del Gold See, il 7 giugno un distaccamento composto con uomini di Gendarmeria (Gendarmerieassistenzen), Guardia di finanza, Landsturmcr e Standschutzen, per l'Eben Ferner (Vedretta Piana) e lo Scorluzzino (o Piccolo Scorluzzo: quota 2635), raggiunse il grande Scorluzzo, del quale gli Austriaci intuirono tutta l'importanza: sia come pilastro della difesa del giogo dello Stelvio, sia come os~ervatorio (2). Essi provvidero, infatti, a rafforzare senza indugio lo Scorluzzo ed a munirlo di qualche cannone. Anche in corrisponden(1)

(2) pina <'

VoN LEMPRUCtt: " Der Konig cler O eutsd1en Alpen und Scine Hdùcn ,,. Scris~c il generale C.\VACJoccm nella sua Monog rafia sulla g uerr:i :il L"i mpresa dell'Adamello i, (Torino, Giachino, 1923): " ... la sc:1r, i1 :1


za della spalla che dal monte scende al giogo vennero dislocati 4 cannoni (batteria ,, Ferdinandshohe ,,) che, col tempo, scomparvero nelle caverne.

Dalle notizie che .il Fettarappa ritiene sicure, neppure la Nagler era a quel tempo occupata. Nelle nostre mani sarebbe stata un elemento prezioso per la riconquista del monte; ma anche la Nagler venne r~1ggiunta senza fatica dagli Austriaci.

!'<1,.<o G,11i b,ifdi.

,. L1 notte sul 20 luglio del 1915 nuclei di Alpini del battaglione ,. Tirano ", risalendo dal Filone del Mot e da ll e Rese Alte, si spinsero fi11 sotto le posizioni nemiche. Essi erano costre11i ad avanzare allo scoperto e la loro azione non poteva fuggire alla vigilanza degli Austriaci dominanti. tanto c he g li Alpini dovettero ripiegare con ,iualchc perdita: 4 morti cd altrettanti feriti. · Un altro tentatirn '.T llnc compiuto, pure Ìn\'ano, il 20 ed il 21 settembre cd ancbe più tardi , veno la metà d"ottobre, venne ideata , 1n co rn:b z ione con l'attacco al Cevedale, un·operaz ìone in g rande stile c he d ovette ve nire sospesa per la riconmciuta impossibi lità di ag ire di \orpre~a c di superare senza gravi perdite le difficoltà della ddk for ze 1.bti11at<: all:1 \"altdlina ... e b m anca nza J' in iziati,·:1 in qualche coma11J:1n1c a, e,·ano fo ttu sì che il nemico cacciasse dal monte Scorluzzo, domi11a 11 tc il pa,,o dello Stelvio. un nost ro piccolo <lìswccamento, e poscia vi , i rafforz:1sst: in m odo d:.1 rc.:ndernc ::issai difficile l'attacco ... » .


3I

I

montagna. Fu, quindi, una dolorosa necessità consideran: l"occ up:izione dello Scorluzzo da parte del nemico come un fatto compiuto. Però la nostra pressione contro gli Austriaci dovette essere costante, ~e il von Lempruch, nel suo libro, -parla di attacchi italiani che in rcalt:Ì non furono effettuati, scrivendo, per esempio, che nell'inverno dd 1916 se ne dovettero respingere una ventina. Certo è che gli Austriaci chiamarono lo Scorluzzo << la montagna di sangue e di ferro ». Altro caposaldo fortemente organizzato della difesa dello Stel vio divenne la Drei Sprachen Spitze, munita dagli Austriaci con una trincea di 8oo metri di sviluppo, guarnita di cannoni da campagna e di mitragliatrici. Tuttavia i nostri Alpini, tra le imprese effettuate nella primavera del 1916 per l'occupazione della conca di Presena nella zona del Tonale, riuscirono a riprendere ancht lo Scorluzzo ed a contrastare validamente aglì Austriaci il possesso dello Stdvio, per riportare poi un più completo successo sull'Adamello; successo, a proposito del quale il Cadorna scrisse che « se innumerevoli furono le azioni con le quali gli Alpini illustrarono il loro nome, rimarranno soprattutt9 leggendarie le operazioni compiute sui ghiacciai dell'Adamello, ad altezze fra i 3000 ed i 5400 metri, tìno allora ignote a combattenti <li qualsiasi nazione )) .

l combattimenti suW AdameJlo. Grande massiccio a sud del Tonale, all'origine della val Camonica e di quella del Chiese, l'Adamello, una volta in possesso dei nostri, costituì, durante la guerra r915 - 1918, come un'inespugnabile fortezza, contro la quale invano si accanirono le più agguerrite truppe del nemico. • << Chi da Temù in Vakamonica scriveva poi il generale Cavaciocchi (1) - risalga la pittoresca val d'Avio e, superando tre successivi gradini, giunga al rifugio Garibaldi, si troverà al centro di una chiostra montana racchiusa tra il Corno Baitone (3351 metri), l'Adamello (3654 metri), la Cima Garibaldi e la Punta dei Frati (3383 metri); inerpicandosi poi sul margine orientale della chiostra ad uno dei passi che immettono sul ghiacciaio (passo di Brizio, passo Garibaldi , passo del Veneroccolo), si troverà in presenza di un vasto tavoliere di (1) G wAcioccm:

<<

L'impresa dell'Adamello,,.


312

crhiaccio. intersecato nel senso dei meridiani da due successive catene ;occiosc,' ddle quali la prima comprende la Lobbia Bassa (m .. 2959), la Lobbia Alta (m. 1190), la Cresta della Croce (m. 3315), il Dosson di Genova (m. 3441) e monte Fumo (m. 3418); la seconda il Menicigolo (m . 2985), il Crozzon di Fargorida (m. 3082), il Crozzon di Larcs (m. 3354) ed il Corno di Cavento (m. 3400) .

.·llpi11i ,à11l<11i ;ul gh1,1c,i,,io dc!i'.4dame!lu . •t () ut:ste cd a·ltrc più \) 1neno continue creste rocciose in senso trasversale suddividono l'immensa distesa di ghiaccio in vari compar1imcnti , che prendono nomi diversi: vedretta Pisgana, vedretta del Mandrone, ghiacci~1io ddl' Adamello, vedretta della Lobbia, vedretta di fargorida, vedretta del Lares e via dicendo. li ghiacciaio dell' Adamello, per la sua forma pianeggiante caratteristica, è detto Pian di neve. A <-1uesto tavoliere di ghiaccio fanno caPo, aumentando l'importanza tattica, numerose vall i: val di Fumo, valle Adamè, val Salerno, Yal Milkr, val d"Avio, \'al Vcneroccolo, val dei Frati, val Narcanè, val dì Genova e vari altri affluenti del Sarca. Caratteri stica per le altitudin i la cerchia di monti che recinge la testata di val Genova, fra cui .il Corno di Bedolc (m. 3009), la punta del lago Scuro (m. 3160), la Busazza (m. _p .29) e la Prcsanella (m. 3564).


P3 (< Nelle parti terminali i ghiac~iai sono natural men le roll i d:i ,e. racchi ; nelle parti pianeggianti, invece, presentano una rn pc rlicit' ahbastanza unita, nella quale solo nell'estate avanzata si aprono cn.: p:,cc i estesi. La primavera, allorchè l'ultima neve caduta è ancora i11duri1 :1 dal gelo, è la stagione in cui il ghiacciaio è più agevolmente perco rri bile; la percorribilità varia per altro a seconda delle variazioni di 1c111peratura in una stessa giornata. <( In complesso la regione ha aspetto polare, con l'agg rava nl e delle frequenti tormente. La temperatura, durante l'inverno, vi discende anche a 30 gradi sotto zero. « La grandiosità dello spettacolo che si offre agli occhi di chi si affaccia al ghiacciaio è tale da non potersi più dimenticare. Si aggiunga all 'imponen za del panorama la varietà del paesaggio e si animi quel deserto ghiacciato, abitualmente condannato alla solitudine, con una popolazione di armati, i11tenti alla maggiore attività guerresca, per provare un' impressione ancora più grande )). Sull'impresa dell' Adamello è opportuno ricordare quanto il Com ando Sup remo diceva nel Bollettino di guerra dc.I 14 aprile 1916: " Nella zona d d l'J\damel lo, imper\·ersando for te tormenta, arditi nosiri reparti attacca rono il giuruu 11 le pu~iz iu11i 11c1nid1c ~u lla 1.,t c.:sta rocciosa cii Lobbia Alta e Dosson di Genova, emergenti dai ghiacciai ad oltre 3300 m etri di altitudine. Alla sera del T2 le posizioni erano completamente espugnate e subito rafforzate dai nostri ... •i . Ma ie notizie così. offerte rbl C:om:rndo Supremo non potevano dare b misura delle difficoltà che si opponevano alle operazioni attraverso ie vette pi,t1 elevate della nostra frontiera ; difficoltà, veramente strao rdinarie, che i nostri bravi Alpini covettcro superare per riuscire nell'intento. Indubbiamente - scrisse il Segato - senza la fortissima tempra fisica e morale del nostro soldato, simili miracoli non sarebbero stati possibili, e forse neppure sarebbero stati possibili senza il sussidio me raviglìoso della tecnica che, w n le ferrovie e con gli autocarri, favorisce la rapida raccolta d'ingenti mezzi alle testate delle valli e con le teleferiche questi m ezzi trasporta jn prossimità dei luoghi dove occorre impiegarli. Non sarebbe possibile senza la grande disponihilità di potentissimi esplosivi, senza le g randi gittate delle a rtiglierie, per cui riesce adeguato il loro efficace concorso sui punti da battere anche nella regione dei g hiacciai, pure mantenendole ---- almeno g ucl lc più pesanti - sui fo ndi di valle; sen za i perfezionamen ti avvenu ti nel confezionamento dei viveri di riserva ed anche senza l' A rma


aerea, utilissima an che in montagna, a scopo di ricognizione, d 'osservazione, Ji offesa cd in qualche caso anche per i rifornimenti. Ciò però non e~cl ude che, nonostante tutti questi perfez ionamenti tecnici, si provveda alle necessit:1 Jelk truppe operanti ~1ncora con la forza manuale dcll.'uomo, con ttuella di animali adatti (a seconda dei casi muli e cani). e con mezzi dì trasporto rudimentali (slitte).

Data l'importanza dei combattimenti svoltisi sul!' Adamello, riteniamo opportuno darne ai nostri lettori notizie più dettagliate. Due posizio ni difensive rende vano im porta nte il possesso del1' Adamello : Li prima era -:ostituita dalle Lobbie - Dosson Genova monte Fumo c la seconda dal monte Menerigolo, dal Crozzon di Fargorida, dal Crozzon di Lares e dal Corno di Cavento. Ciò nonosta nte, al principio della guerra, 1' Adamello rapprc~entava una zona l1uasi neutrale; ma ben presto gli Amtriaci, attribuendoci lo stesso scopo per t.iualche ricog nizione da noi dfettuata, Yollero preve nirci c vi occuparono alcunc posi zioni. Vc1111c: i11cari..:ato Ji rital,l,i,11 li indic.:t r\, l'u-,,i..:.) colonnello Carlo Giordana. coi battaglion i ,, Edolo,,. ,, Val Baltca ", « Intelvi >ì e col battaglione ~riaw ri , comandato dal m :tg_!.;iorc Vitalini. A questi battaglioni si aggiunse poi, in tempora neo rinforz1._1, anche il battaglioill: <, Aosta ». L'operazione, accuratamente studiata e prepa rata dal colonnello G iordana , \'e nne iniziata il 1 1 aprile 1916 da alcuni drappelli guidati dal maggiore Vitalini t comandati dal tenente Natale Calvi , che doveva lasciare poi la vita sullo stesso Adamello. Alle ore 7 il dra ppello di sini ~tra, comandato dal tenente Quadrio, conquistava la Lobbia Alta, rim anendo mortalmente ferito ; ma, poichè- le altre posìzioni :lllstriachc resiste vano tenacemente , l'attacco venne ripreso dopo un nuovo intervento dcìle no~t re artig lierie e caddero in possesso tlei nostri Alpini anche la Cresta della C roce cd il Dosson Geno va. Ripreso l'attacco il 2 0 aprile, g li Alpini conquistarono anche il costone cd il passo di Larcs : nonchè il passo di Cavento. Il giorno 30 le nostre con(tlliste si estesero anche verso Far~orida. a malurado dei "'·' :, violenti cumrattacchi , con i quali il nem ico tentava ostinata mente di costringerci ad indietreggiare·. Ricevuto in rinforzo anche il battaglione " Aosta •1 , i nostri Alpini ripresero L1ttacrn nella seconda decade di maggio, conquistando '


31 5 successivamente il Crozzon del Diavolo, 4uello di Fargorida, il rifugio Genova e le conche di Lago Scuro. L'accanita lotta svoltasi sul\' Adamello in quest'ultimo periodo venne così ricordata dal colonnello Dupont, nella sua chiara ed efficace sintesi delle gesta dei nostri Alpini durante la guerra 1915 - 19r8. Il colonnello Giordana, cui era affidata l'esecuzione delle operazioni, doveva impegnare il nemico nelle conche Mandrone e Lobbia ed attaccare poi, possibilmente di sorpresa, la linea che dal Crozzon

Punt11 e pa.;;o di L,1res. P:ISso e Corno di Ca11ento.

<li Fargorida a nord, per il Crozzon di Lares, culmina a sud nel Corno di Cavento; conquistata la linea suddetta, il Giordana doveva guidare le truppe disponibili a nord, in un attacco a fondo delle posizioni della conca Mandrone, coordinando la sua azione con quella dimostrativa, che il battaglione /( Edolo >, avrebbe iniziata dal passo di Lago Scuro verso il passo Maroccaro e la conca di Presena. Il battaglione autonomo, che si era attardato oltre il preveduto .ad attraversare il gelato passo di Brizio, sboccò dal passo di Lobbia Alta sulla vedretta Lobbia quando g ià schiariva l'alba del 29 apri le: la sua avanzata fu quindi ben tosto avvertita dal nem ico. A destra il capitano Nino Calvi, con la 1" compagnia, dovt>va strappare agli Austriaci il Crozzon di Lares e i passi di Lares e Cavcnto; il tenente Attilio Calvi, al centro, con la 2', puntava direttamente sul passo di Fargorida; a sinistra, un drappello di scelti allievi ufficiali, col capitano Patroni, si spingeva al l'occupazione di sorprc.:s:1


del Crozzon di Fargorida. La 3" (ompagnia - capitano Manzini restava al passo della Lobbia Alta, pronta ad accorrere dove più fosse nece~sario. Due compagnie del battaglione .. Val d'Intelvi >i erano in prossimità del passo di Lobbia Alr ,1. li battagl ione ,< Val Baltea l> era in riserva al pa~so Veneroccolo e al passo di Brizio. Il battaglione ,. Edolo », che dove va svolgcn: l'azione dimostrativa, si concentrava ;11 passo di Lago Scuro e a Punta Pa yer.

La K'onig Spìt:t:·.

La compagni:1 di destra fu rapidamente sotto al Crozzon di Li ro cd iniz.i,ì sen z'altro la scalata in catena rada e. ben prot:ena d.,irArii~ lictia di Crc:,.l.;i della Crucc e del Vn1cluù.:ulu, occup('1 brilÌ;rntc m cn te il passo di Lares, difeso da 100 Austriaci, dei quali oltre la rnet:1 caddero pr igionieri con due mitragl iatrici ; poi volse \'Crso il p:i~~o di C:l\'tnto. A sinistra la :!' compag nia , an- iata al passo di Fargorid:1, incont ra\·a gravi difticolt:'i, per cui un plotone della 1' accorse in suo aiuto. La posizione. naturalmente fo rtissi-m a, era saldamente ocrnpata: fu espugnata aggirandola co n ardita scalata delle rocce sovrastanti il pas~o di Lan.:s. li presidio au striaco fu fatto prigioniero.


Fu al passo di Fargorida, tenuto inizialmente da no n m<.: no di una compagnia austriaca, che si svolsero gli episodi più sang uinosi della giornata. Con audace impeto abituale, di prima mattina, Attilio Calvi, con una parte dei suoi, era riuscito a liberare la linea di rocce che dal Crozzon di Lares scende al passo di Fargorida dai nuclei nemici che vi si erano annidati ed aveva spinto un reparto sul rovescio, sul ver-

ll Corno dei Tre Signori.

sante di val Fargorida, per impedire l'accorrere di rinforzi al nemico. Ma il plotone che doveva attaccare di fronte la posizione, giunto a 300 metri dal passo, vi era stato inchiodato, decimato dalle falciate di mitragliatrici provenienti da una piccola ridotta a sud - est del passo stesso. Prontissimo, il Calvi accorse di persona e si mise alla testa di un nucleo di Al pini, con i qual i si lanciò all'assalto. Aveva fotto pochi passi che fu ripetutamente e mortalmente colpito. Poi cadde ferito anche il tenente Fracasso, che comandava il plotone del centro. Qualche istante dopo, giunti in rincalzo 150 sciatori della 3' compagnia col capitano Manzini, la ridotta nemica veniva espugnata e g ià si stava per completare la conquista, quando per un contrattempo fatale venne a mancare l'appoggio del[' Artiglieria. Non più battuto


dal fuoco dei nostri cannoni, il nemico investiva j nostri Alpini con tiri di mitragliatrici sulla fronte e sui fianchi. Fu colpito a morte anche il c.;1pitano Manzini. TI maggiore Virnlini fece racwgliere allora i resti della 2 · e della f compagnia sulle fald e settentrionali del Crozzon di Lares per riordinarli. Vi erano molti Alpini che, rimasti privi di muni zioni, avevano fa tto uso di fucili , di ca rtucce e di bombe tolte al nemico. Qu:mdo, al le ore 1~, l'az io ne fu interrotta per venire ripresa nella notte. al so lo pa sso di Fa rgorida giaceva no 182 cadaveri di Austriaci. Mrn tn.' le cose volgevano come si è visto alla destra ed al centro, sulla sini~tra il drappello del capitano Patroni, superati in co rdata gli imm:ini scr;1cchi marginali della Lobbia. risaliv:i il canalone adducente al C rozzon di Fargorida. Quc~to caratteristico episodio, che dà una chiara idea della guerra di montagna. così è narrato cLill ù stesso c:1pitano Patroni (1): " Mentre saiivamo rapidamen te il canalone che ad<lucc al Crozw n di Fargorida , i Kaiscrjagcr, ~orp resi di vederci così. vicini, cessaro no impronisamcntc i l fuoco su di no i e, fingendo la resa, si diedcr<1 a ~cala r c()n le mitragli atrici 1a \Ttta, spcn ndo , evidentemente, di giungervi prima di noi. lmpegn;11rnno allo ra col nemico una ve ra gara di velocit?i. !I premio era forse la vittoria nell'intera batt:i~li:i. ,: N essuno badava piì1 a sfuggire agli shrapnel s ed alla mitraglia dinanzi alla su prema nen;~s ità di far presto. A rr i\'ar dopo l'avversario sign ilicav;1 , non ~olo perdere la battag lia: ma an che essere inutilmente mas~;1era1i . ,. L a cordata sale, sale sempre veloce. Il rnore ci batte da scoppiare. Ne~suno parl a pcrchè ognuno sa. Siamo tutti raccolti nello sforzo e no n udiamo che l'ansimare d i tutti. Nessuno cede, nessuno ral len ta .

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e ad ogni passo la gara si fa pii'i [cbbrik . Se rall cnt:issimo un mome nto, tuu i, for s<:, c edcre111mo di ~chi ant o alla fati ca, ta nta

è la stanchez-

za e l':1r~ura.

l'uomo di punt a della piccola colonna, l'erculeo Ettore Bosc hi dd 1874 che, febbricitante, :iveva voluto ad ogni costo essermi compag no, cade $venuto. Un com pagno lo scuote nervosa•< D'improniso,


mente sotto il mio sguardo ansioso ed Ettore Boschi quasi subito rinviene ed, in un evidentissimo sforzo titanico, riprende di nuovo il suo posto, in testa. I miei volontari Egidio e Nino Castelli, Borda, Telese, Gregorio Rossi, Mattioni ... tutti i miei volontari, serrati e compatti, sembrano avere le ali aì piedi . 1, Siamo presso la vetta. Ordino l'assalto: Savoia! Poco dopo la posizione è quasi tutta conquistata, quantunque non si sia subito riu-sciti a scalare la vetta ghiacciata e strapiombante .

.,:11:· _": ~\. .

La vedretta della Lobbia.

cc Quel giorno, Punta dcll'Ordo e quasi tutto il Crozzon di Fargorida erano saldamente occupati, in guisa da impedire al nemico ogni efficace mossa. Tuttavia, alle ore 14 scorgiamo una colonna austriaca avanzare verso di noi ; l'ufficiale, avvolto ndl'ampiu mantello, è primo; dietro, con le mitragliatrici in spalla, i soldati che, sotto il peso, affondano nella neve sin sopra il ginocchio. « Li lasciamo avvicinare a pochi passi e, ad un cenno, iniziamo il fuoco. Ettore Boschi è i l più accanito. Nessuno, credo, ci sia s(uggito. Pareva che i miei Al pini non avessero fallito un col po. <( Il nemico, asserragliato ed aggrappato sulle pendici del Crozzon di Fargorida, verso il passo, ora ci batte furibondo. Affra nti e mezzo assiderati (ogni peso di coperte e d'altro era stato da noi climi


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nato per poter compiere rapidamente la difficile scalata, che non consenti va impedimenti), scorgendo, all'alba dd 30 aprile , che il nemico si accaniva ancora nel tentativo di occupare la vetta del Crozzon di Fargo rida, da noi d o minata, ma non ancora interam ente occupata, t1ua ntunquc ci scarseggiassero le mun izioni , decidemmo di d arne la scalata e d'impadronircene definitivamente. « La vetta era costituita da una seri e di lastre di g hiaccio lisce ed in alcuni punti stra pio mbanti, che impedivano di agganciare in qualunque modo le corde che ripetut:imcntc in vano vi lanciavamo per s:ilire. Infine, dopo enormi fatiche, il tentativo riuscì ed in tre po nemm o vi tto riosamente piede sull'agognata vetta. Un paio di m etri. sotto, ~ul ripidissimo versa nte opposto, una grossa squadra di Austriaci sai iva a sua ,·olta con g r and e difficoltà, issando due mi tragliatrici. Un improvviso crepitìo di fucili lacerò l'aria ed i proiettili sibilando c'i nvestirono in pieno. U na pallottola m i att raversò una coscia. La lotta che ne seguì fu brevissima: dopo uno scambio vìolcnto Ji bombe e di pietre, noi intimammo agli avversari la resa; essi tenta rono di sguainare le baio nette, intimando la r<:'.'-a a no i ... Pochi istanti dopo p r ecipitavano tutti nell'abisso. t• L"Alpino Agostino Mattionì , friulano che, per salvar<.: il ~uo -comandante ferito, aveva lottato eia solo contro una dozzina di avversari, colpito da una palla esplosiva alla tempia destra, era precipita to ai piedi della posizione conquistata. Il Crozzon di Fargorida e ra interamente nostro,-,.

A nche le ope razioni da nord si erano svolte con fortuna. Solo al -centro la giornata no n çi era stata favorevole e fu, purtroppo, necessario versare altro sang ue per la conquista del passo di Fargorida. Dopo un attat:co sfortun ato, non sostenuto in tem po dall'Artiglieria e dai reparti latera li. la 2• e la 3" compag nia del battag lio ne autonomo dovettero ripicga rt: sull e posizioni di partt:nza. Ma alle ore Jr, co n tutti i di spo nibili dello stesso battaglione e del battag lione " Val d'Inrclvi 11 , ed a\-cndo il u V:il Baltca 1, in riserva. il colonnello Giordana tcce ritentare Ltttacco. Due compagnie d el battaglione <, Val d 'Intelvi .. dovevano attaccare di fronte; il hattaglio nc autonomo, lasciando una compagnia a g uardia dei passi di L ares e di Cavento, con le :1ltre dut dO\·eva attaccare il nemico sul fìanrn da sud. Jl d rappel lo del capitano Patroni, rinforzato con 50 sciatori , doveva ag ire da


p r nord, dal Crozzon di Fargorida sul fian co sinistro del passo d<.:l lc Tòpete. Al fuoco delle artiglierie di Cresta della Croce e dì p;tw, della Lobbia si dovevano aggiungere i tiri di due pezzi. da , 49, dislocati rispettivamente sul Corno d 'Aola ed al passo del Vencroccolo. Ma an che q uesta volta l'attacco non potè riuscire. Il <( Val d'Intelvi ) > s'inerpicò penosamente, affondando ncll ., neve molle, su un ripido pendio tutto scoperto e violentemente b:ittuto dal nemi<.:o; a sinistra il distaccamento Patroni lottò contro le tremende difficoltà della montagna ; ma non riuscì a procedere che lentissimamente; il battag lione autonomo, già stremato dalle gravi perdite precedenti, si aggrappò allo sperone che dal pas~o di Fargorida

Il ghiacàaio delf.1damdlo.

scende sulla vedretta dello stesso nom e, divirn in tre nucl ti . Un pri mo nucleo, a si nistr:1, è alle prese con un drappello di nemici che occupa le rocce che w vrastano il passo, aiutato da un cannone che dalla val Fargorida batteva lo sbocco sul pasrn stesso; il nucleo centrale, appollaiato fra le rocce fiancheggianti da sud il p.isso, tie ne il collegamento fra il primo nucleo e il terzo, che è più avanti, verso la val Fargorida. Un plotone do veva tentare di aggirare la posizione nemica, ma procedeva alquanto titubante cd allora lo stesso maggiore Vitalini , accorso in rinca lzo con a ltri pochi uomini ed assunto il comando dd distaccame nto, sorprese alle spalle e circondò i nemici che ~i affrettarono ad alzare le mani in ~egno di resa . Era la solita manovra d ea le del nemico che si vedeva a m al partito: m entre i nostri si scoprivano per avvicinarsi, gl i Au striaci cominciarono a sparare ed un a pallottola ferì g ravemente al capo il maggiore Vita lini. Gli Alpini, esasperati, si avventaro no allora contro i nemici e ann ie ntaro no all a baionetta ogni tentativo di resistenza, facendo prigionieri i pochi superstiti. 23.


322

~onostantc la gran: fer ita, il maggiore Vitalinì continuò a tenere il comando per altre tre on.:. Alle r5 lo cedeva al capitano Val~ecclii, d;indogli ordine di tener pronte le truppe per l'assalto al pasw, non appena si fosse pronunciato quello delle due com pagnìc del .. Val d'Intelvi )) . La nebbia, levatasi all'imbrunire, ve nne a far mancare, proprio nel momento della fose risolutiva, l':1p1x,ggio dell'Artiglieria e pur-

Gli Alpini a quota 3392 del Cristallo.

troppo mancarono anclw la conttmporanen:ì ed ìl coord inamento delle azioni. Senza attendere ìi scgn;dc del com;,ndantc dd ,, Val d'Intelvi ,,, i disponibili del battaglione :iutonorno, lanciati~i per primi alla baionetta, occuparono un trincerone di neve e due piccole baracche; ma poi dovettero ripiegare. data la grande superiùrÌtà delle forze nemiche. Circa l'azione frontale delle compagnie del " Val d'Inteh·i " riponiamo il rapporto dello ste~so maggiore Ferrari, comandante il battaglione: ,. Dopo avere in viato il plotone sciatori in due drappelli successivi, a rincalzo del capita1w Patroni :i Crozzon di Fargorìda , cd un


323 <1Ì!ro alla Cresta della Croce pel trasporto di munizioni d'Artiglieria, con gli altri due plotoni che mi rimanevano avanzai a rincalzo della 245" compagnia per l'attacco frontale che, secondo l'ordine avuto, dovevo condurre a fondo ... Appena a contatto delle truppe che rincal7.avo, le rianimai perchè erano un po' stanche, dopo un giorno ed una notte di lotta sanguinosa sul ghiacciaio. Intanto mandavo avviso al battaglione Garibaldi che l'assalto avrebbe dovuto aver luogo al segnale di una scarica a salve dei miei uomini. << La neve molle, nella quale si affondava fin sopra il ginocchio,. il terreno del tutto scoperto ed il dominio dell'avversario, che aveva posizioni ben riparate, rendevano difficile l'avanzata. Ma si proseguì a brevi sbalzi, con perdite relativamente lievi, fino a 100 metri dal nemico. Qui mi resi conto della quasi impossibilità di procedere sulla neve molle e sotto il dominio dell 'avversario che, dalla cortina rocciosa, lanciava scariche rabbiose di fucileria e di mitragliatrici. Tuttavia mi lanciai avanti, gridando a tutti di seguirmi alla vittoria. Effetto magnifico! I miei bravi Apini erano tutti con me, rapidi, taciti, calmi, sicuri, preceduti dai loro ufficiali. « Giungemmo così a circa 6o metri dal nemico, con perdite sensibili, quantunque in parte protetti da qualche raffica di nebbia. Ancora uno sbalzo, per portarmi a 30 metri di distanza, cd avrei ordinata la scarica a salve, il segnale. '< Ma ecco che i due plotoni del passo delle Tòpcte si lanciano all'assalto prima del segnale. Mi giunse subito il grido ed il frastuono della mischia, ed allora ordinai anch'io l'assalto, sperando almeno d ' impressionare l'avversario e di trascinare anche i reparti del battaglione « Garibaldi )). I miei valorosi soldati, dopo 30 metri di corsa faticosa su neve molle, sotto le raffiche del nutrito fuoco nemico, dovettero abbandonarsi a terra sfiniti. In quell'istante mi trovavo sulla prima linea e mi buttai a terra con essa, deciso a ritentare l'assalto appena possibile. a Appena a terra (erano circa le 18,30) sentii un colpo violento alla spina dorsale e ritenni di esser colpito a morte; ma ben presto mi accorsi che ero ancora in possesso delle mie facoltà, quantunque incapace di muovermi da solo. Decisi perciò di attendere che la truppa nella neve riposasse un poco e che imbrunisse, per ritentare l'assalto, che avrei affidato al capitano Polin. 11 Infatti, dopo pochi minuti di sosta, chiamai ripetutamente il capitano che vedevo d a me poco distante, ma questi non rispose. Chiamai il sottotenente Gulfi, il sottotenente Colonna, il sottotenente


Mazzolelli, l' aiutante maggiore e non ebbi ri sposta da nt~s uno. Chiamai alhnc il mio attcndcn1c, il quale accorse, ~trisciando sulla neve, e mi disse che il capitano Polin era morto, invia ndomi un saluto nel c:1dcrc, morto il sottorenenl<.: Gulfi. tulli g li altri c:rano morti o f cri ti grave mente.

!.a ;\,. fa,mo/oda.

,. F ~amin,ll:1 cùn calma la situa1,innc c ,-isto che non potevo più cakobre : nè sul concorso dei due plotoni cli si nistra, di cui avevo indovi nato Li triste fine: ni:: su quello dclrAniglieria che da quakhc tem po tace, :1: ni".- \ UÌ rcparri del batta~lione " Garibaldi " che. dccì m,1ti cd c,austi. nun dav~ino ormai pili segno di ,·ìta, con siderato lo ~lato della tru1>1ia. decisi cd ordinai il ri11ieo-amc11to che.,. bnrazic alb ::, oscurìt~ sopraggiunta. s'effet tuò i n o rdine e non n~n ne tfoturbato d:1ll 'a ,·ycrs,uio " .


La conquista del Corno di Cavento. L 'impresa, nella quale fecero olocausto della loro vita alla Patria 7 ufficiali e 51 Alpini, apriva la via verso altre mète; ma , per la grande offensiva austriaca del maggio, queste non poterono essere

O s..-nL·alorio sul Cristallo,

conseguite ch e nel 1917, quando, nel m ese di giugno, vc:n nc rag!!;iunto un altro obbiettivo con la conquista del Corno di c~1vcnto ( m. 3400), che domin ava, opportunamente rafforzato e presidiato d:1gli Austriaci, k nostre posizioni del passo di Lares e lludlc dd Cro:,.zon del Diavo lo, rendeva mal sicuri i nostri rifornimenti :1ttr:1vcr~o la vedretta della Lobbia e minacciava il nO\tro presidio di passo dd C t\·ento.


Alle nostre operazioni suU' Adamello dedicarono poi le loro opere jl generale Alberto Cavaçiocclii (r) cd il generale Quintino Ronclii (2) che, da colonnello degli Alpini, preparò e guidò le sue truppe alla com1uista del Corno di Ca vento, che egli stesso così ef ficaccmcnt c ricorda: " Come un tetro e turrito maniero, il Corno di Cavenw domina ic vedrette del Larcs e di Fumo cd erge imponente la sua vetta rocciosa all'altezza di metri ·Hoo. Nell'aprile 1916 esso non venne da noi occupato ed il nemico lo tenne saldamente, munendolo di difese e di .forte prcsidit), facendon e un'incombente minaccia per la nostra difesa dal passo di Lares al passo del Dia\'Olo e per i nostri riforni menti attraverso Li n:dretta della Lobbia. 1, In co ndizioni particolanrn.:11te difficili !.i trovava il nostro prc\idio del passo del Caveuto, sul qual e il nemico lanciava continuamenl"e le sue offese, logora ndo il personale e danneggiandone i ri . pari_ Nei primi mesi del 1917 informazioni Ji prigionieri cd osservazioni fatte rilevarono che .il nemico bvorava alacremente al Corno di Cavento per sistemarvi artiglierie in caverna, con le quali avrebbe pornto h:1ttere tutta b nostra seconda linta e pri ncipalmente il pa Ni Jdla Lobbia, centro vilalt.: Ji tutto l'altopiano. ,, Si imponeva pertanto una soluzione, la ctualc non poteva essere che quella di impadronirsi del Corno di Cavcnto ed ottenere così il !JÌeno possesso della zona delle vedrette. L'operazione presentava gravi difficoltà, poichè da nord e da ovest, cioè dai punti più favorevoli per l'attacco, il Corno di Cavento era una sola immane parete, solcata da cana loni inaccessibili. Nel versante est la vedretta di Larcs, che saliva fino a lambire la vetta, era cosparsa di ridotte austriache, collegate fra loro in un solido sistema difensivo. « La scalata del Corno di Cavento era stata studiata in tutti i suoi particobri. Non vi era canalone, per quanto angusto, tendente all:i vetta, che non fosse stato in precedenza scrutato, con lunghe e pazienti osservazioni e con l'aiuto delle vaìorose guide va ldostane del battaglione << Val Baltca ,,. In base alle ricog nizioni si era concretato un piano di lavoro e si era raccolto tutto il m a teriale necessario, formando un vero arse nal e: corde, scale a corda, panticelli per crepacci , ra1111x)ni, chio d i da rocci a ecc. materiali in larga misura distribuiti ;:ille rruppc. ( 1) Cir . C.wAcmcr :11] ; " L'impre~a dell'A.damello .. _ (2) Cfr. Ro:-:011 : " La )!UCrra sull'Atbmdlo ,,.


Appronta l'operazione, se ne ini ziò la preparazione nel marzo 1917, con una lenta e cauta costruzione di baracche e magazzini, con lo schìeramcnto dell'Artiglieria, con lo studio del terreno e la preparazione morale dei Quadri e delle truppe. Ai primi di giugno l'operazione era pronta. Si doveva, con le 3 compagnie sciatori, 1", 9• e 10', attaccare le lince della vedretta di Lares e col battaglione •< Val Baitea >, e con la 2' compagnia sciatori attaccare il Corno. <(

Rifugio di neve in alta montagna. <• L'azione si iniziò alle 4,30 del 15 giugno, col fuoco di 25 pezzi di Artiglieria. Al segnale convenuto, I.e 4 compagnie sciatori lasciarono arditamente le posizioni di attesa e si lanciarono sulla vedretta di Lares. Prece'dute da Sezioni Pistole Mitragliatrici, avanzarono a nuclei, a larghi intervalli. La loro avanzata fu subito ostacolata da un numero rilevante di mitragliatrici nemiche, sp~irse nelle ridotte della vedretta. Fu ord inato allora all'Artiglieria di concentrare il suo tiro su di esse. << I reparti del battaglione ,< Val Bahea )• , al momento prescrit to, mossero all'attacco: la 242" compagnia procedette da nord a sud , con 2 plotoni lungo la cresta rocciosa e l' altro attraverso i cn:pall.'I del versante orientale. Il quarto plotone rimase in rincalzo .


,t Alle ore I r ,25 i due prim i plotoni aveva no già raggi.u nta la Bottiglia: mentre, con manovra abi le cd arditissima, il plotone che ~;tli\'a dal Ytrsa nte est, sì portava a\'anti, strisciando a sbalz i sulla neve. Arrampicandosi di roccia in roccia, aiutandosi con corde man illa e chiodi da ghi:iccio, compiendo un yero miracolo, g li Alpini ~·calarono la parte nord del Cavento sotto raflìchc di mitragliatrici e

Il gruppo dt//'(/rt/,,,. dal p,uo G a1i/,.1ldi.

lancio di hombc a nnno, accompagnati dai tiri prt'C!Sl della nostra Artiglieria e della , ·· <.: 2 ·' \e'1,io ne mit raglini. ·;, Aik or<.: 12,4u , t!opù pr(Jdigi di ~alorc. i due primi plotùnÌ 00:· d 1pavano 1:t cresta del Corno di C:ivcnto: ment re il f s'impossessa\'a della ridotti11a n. 1, poco sotto la cresta. " La 2.p " com pagnia, preceduta dal plotone allieyi uffi ciali, alle on: 9 ,10 rn os~e anch't:ssa seguendo l'itincr::irio fissato e, passando sotto il C<,rno d i Cavcn to, r:iggiun~e senza grandi fatiche la ljllOta 3064. A <..J U<.: sto punto ebbero inizio le maggiori di flìcoltà che si possano immaginare nel la scalata di una parete di roccia. Sudd ivisi in drappdli ed in gruppi, ai uta ndosi a ,·iccnda , trascina ndo~i con corde. gli


uomini della 241' compagnia procedettero risolutamente, senza un momento di arresto, verso la vetta. Alle ore J 3 i primi gruppi raggiunsero la cresta; alle ore 15 tutta la compagnia, senza un solo ritardatario e con pochi feriti, si trovava schierata dalla cima di Cavento alla sella a sud, tra Cavento e Folletto. (< Il movimento aggirante di questa compagnia fu certamente scorto dal nemico e contribuì grandemente al successo. Le compagnie sciatori lentamente continuarono nella loro avanzata fino alle ore I 4, dopo di che, essendo ormai consolidata la nostra occupazione del Corno di Ca vento, primo nostro obbiettivo, fu dato ad esse l'ordine di sostare e di ripiegare a sera sulle posizioni di. partenza e quindi, durante la notte, alla linea dei passi Veneroccolo e Brizio. La conquista della formidabile posizione, della quale il nemico aveva fatto un vero e proprio capos;ildo, era stata compiuta in breve tempo e con perdite lievissime. Ciò dipese essenzialmente dalla buona preparazione, dalla efficacissima azione di Artiglieria, dalla risolutezza, veramente ammirevole, con la quale i reparti del battaglione (( Val Baitea )• mossero all'attacco"··

La conquista dei Monticelli. Sull'Adamello si cornliattè ancora nel maggio del 1918, per la congui sta dei Monticelli e di monte Prescna. dai <1uali gli Austriaci potevano sorvegliare le nostre comunicazioni sino a Vezza d'Oglio. Parteciparono all'azione i Gruppi Alpini 5°, t e 19". li 19° Gruppo, al comando del colonnello Almasio, coi battaglioni ,, Edolo >1 e ,, Monte Granero ,) e due batterie da montagna, doveva tendere verso i Monticelli ; m entre il 7" Gruppo, coi battaglioni <( Monte Ca vento >, e " Monte Mandrone ", puntavano contro il Presena. Il battaglione '< Pallanza J•, anch'esso del 19'' Gruppo, era di rincalzo. I battag lioni <<Tonale),, << Cividale n e (( Val d ' Intelvi i ; costituivano la riserva. La battaglia durò accanitissima tutta la giornata del 25 maggio e soltanto a sera .inoltrata, alle ore 21, il Prcscna venne conLJUist:1to. Coi battag lioni Al pini già menzionati collaborarono efficacemente gli Arditi dei battaglioni ,, Monte Rù~a », <( Val Brenta" e ,, Tolmezzo H , che concorsero ad occupare il passo del Paradi so; ma la colonna del colonnello Almasio, a malgrado del valore dimostrato dal III re pa rto d'assalto, d ovette arrestarsi sulle ptndici dei Mo111i~·dli per la tenace resistenza nemica.


Ad ogni modo le nostre comunicazioni Jdla val Camonica erano ormai più sicure ed i risultati conseguiti potevano dirsi soddisfacenti; molto più che fu possibile catturare al nemico 14 cannoni, 33 mitragliatrici cd 870 prigionieri. Ai colonnelli Almasio e Rovero \'enne conferita la croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Gli Austriaci, andanti alla rivincita, prepararono un'azione, pomposamente definita ,, azione \·alanga », con la quale, dopo avere eseguito attacchi dimostr:1tivi contro le nostre pasizioni sulle pendici dei Monticelli , il passo dd Paradiso cd il Prcscna, si proponevano di esercitare il loro sforzo principale su monte Cady, a nord del T onak, per scendere poi 5U Tirano e su F.dolo. L'azione \·en ne tentata il 13 giugno: ma l'attacco austriaco si infranse contro la salda resistenza dei battaglioni ·(, Susa )•, " Pinerolo n, ,. Clapier ,,, " .Maira ,, , (' Tanaro r,, ,, Val Camonica ,,, ,, lvi.onte Rosa"· " Brenta )• e (• Tolmezzo " del VII Raggruppamento, comandato dal generale Gazzagnc. Il nemico subì notevoli perdite e l'attacco principale contro monte Cady finì con b cattura di 200 soldati austriaci, fatti prigionieri dagli Alpini dei battaglioni ,, Clapier ,, e ,, Val Camonica ,,. Ma al fallimento delle speranz<.: del nemico bisognava aggiungere una nuova sconfitta e nel mese di agosto, dopo che una compagnia del battaglione u Exilles ,, ed una Jd battaglione ,, Val Cismon », s'impadronirono del monte Altissimo (3 agosto). e mentre il 15" Gruppo Alpini, al comando del colonnello Alessandro Musso, con una compagnia del battaglione << Onler n e coi mitragli.eri del ,, Mondovì ,., ricacc iava, il 13 agosto, il nemico dalla Punta San J\fattco (m. 3684) e da monte Mantello (m. 3537), il colonnello Almasio, alla testa del battaglione (' Val d'lntel\'i 1, , di due compagnie del « Palbnza " e di quattro plotoni Arditi, riusciva a c<>nquistarc anche i Monticdli. Nell'azione noi avemmo 6 ufficiali e 147 Alpini feriti e 38 caduti sul campo ; ma Yc1111cro catturati al nemico, oltre a notevoli (JUantità di viveri e di munizioni. 5 mitragliatrici , 2 lanciahomhe e ,10 png1o nicri.


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"Note sull'impiego della Di,·isione alpina "· Alpi cd Alpini ncll' Arte "·

VEcc 111.,KELL1 :

VA.LoR1:

,,

Z.wATitNI:

<<

L 'iniziati\':! degli Alpini nelle prime operazioni di guerra».


INDICI



INDICE DEL TESTO

Pai.

Prefazione

V

V II

Premessa

Parte Prima LE VICENDE ORGANICHE E LE OESTA DEGLI ALPINI NELLE GUERRE COLONIALI I.

La costitu7.ÌOn<' dei primi rcp.a rti .\!pini

li.

L'evoluzione organic;1 degli Alpini L'ordin:1111ento del 1872

I nuovi ordinamenti L 'or<li namcnto del 1875

I Il.

V.

> 15 15 2.0

20

Escursioni e ricognizioni L'ordinamento del 1878

.,~ ~.,

L'ordinamento del r882 L'nrdin:1mento del 1885 L'ordinamento del 1887 ed i L'adozione degli sc i

28 35 3, 40

21

SUCCCSSI\ I

· Le Grand i Unit?i Alpim: I Raggruppamenti A lpini La Divisi_o ne alpina

u !V.

..

Corpo d'Armata alpino

(;]i Alpini

Hl Eritrea La b attag lia di Adua. L:i controffensiva ital iana

- Gli Alpini nel la conquista della Lìbi:i Le operazioni intorno ad H om <

3:: 50

5~ (,2 /,X

7'1

X; H· J

., '


l'ag.

Il combattimento Ji Ldida Misurata

Le operazioni

t'Ollll'CI

il n,n1rabhando

Zuara

Il combattimento Ji Regd;1Jì1w VI.

Le· operazioni m:ll'Egco

IO.I

Gli Alpin i 111 C 1rrn:1ica

102

La ridott;r " Pi,·1110111<'

»

L:r ridotta " Lomhardia " Il combattim .. 1110 dd rnarabunu di Sidi i\lxlall:1 li c wnha11ìnw n1 11 di C,:1,- t·l . L<'hc: n

103 !07 l! ~)

li cornhattimcnto d i Bu M,;1fn

111

VII. - Lt· operaz ioni dopo la pace q,n la Turchia Il regg imento Al!1ini spcd:ik Il combattime nto di :\s~aba Si,li C arh/ia Ettangi

1--,-,

Il ,·nmh:nrimnitn <li S;if S:1f Ras el !\-1dauar . Cli ultimi .:omb:ntimcnti

Le ricompcmc :1!

1:d<>rc

l '"- ,)

,·onkritc :1,.;!i .\lpìni m Libi:1

VIII.

l'11bhlic:1 ,ioni e !c'1imoni:rnzc .sul n lore degli Aloìni

IX.

La gucrr:i italo ct iopic;1

143

L1 battaglia dell'Endcrt:Ì e la t:011q11ist;1 ddl':\mb:1 Arad:1111

145

Lt rnnc1uist a ddl'Amli;1 Abgi Il cornh:rttimcnro 1x·r 1:i wnqu i~ta dell ' Amba -Uor k

149

Hl

X.

- 1~1 Di,·i , io nc Alpina "Pu ~tcria .. ;illa b:1ttag lìa di lvfa i Ceu

\:1.

- L ' inscguirncn tn Jd nemico e la m;m: ia su Addis Abeba Lt· ulti rnc o peraz ioni degl i Alpini

111

Etiopia

Parte Seconda OLI ALPINI NELLA GUERRA 1915-1918 I.

c;li Alpini ndb g uerra 11)15 - 1918 L'cvoluY.ione ,,rg,inic1 d c)!li Alpini nella g uerra 191 5 • 1918

L;bi:1

123

157


11.

- La conquista del ì\fomc Nero

III.

- Le altre gesta degli Alpini nella regmnc dell'Alto bonzo Le operazioni verso Tolmino La con(1uista del monte Rosso I nuo,•i attacchi nella zona di monte Nero Il Cukla ed il Rombon . Santa Maria e Sama Lucia Negli alcri settori del fronte

TV.

21 2

23.3 236 2 39

· In Cadore Sulle Tofanc Gli Alpini sul Lagazuoi Lo sbarramento austriaco Alto Cordevole - Valnarob La Cengia Martini . La conquista del passo della Sentindla

V.

VL

· Mine e contromine sul Lagazuoi . La prima mina (notte sul 1° gennaio Hp6) Li seconda mina (notte sul 15 ;;cnnaio 1917) La terza mina (notte ,ul 2 5 maggio "Jl7) . La quarta mina (mactìno del 16 settembre 1917) . Preparazione della quinta min;1 (scllémbrc - ottobre 1917) Alpini sui monti della Carnia La conc1u ista dei monti P:il Pin:olo, Pal Grande e Cudat La riconquista del Pal Piccolo Al passo di Valle d'lnferno .

(;[j

21)1

VII. . Al passo dello Stelvio e sull'A<lamdlo Per il possesso dello Stel\'io I combattimenti ,ull'Adamello La conquista del Corno di Cavcnt o La conquista <lei M{)nticelli .

.P'J

Vlll. - Le operazioni sul gruppo Ortlcr - Cevedak:

.B I

L'impresa del Cevcdalc . Sul San Matteo cd a mont<; Mantdlo . IX.

- Durante l'offcmiva austri3ca nel Trentino Per la difesa di passo Buole Su l Cauriol Sul Rombon Su l Pasubio

~()t I


X.

- Il Vmlice e l'Onigara La conl1uista del Vodice L'I battaglia <ldl'Ortig .ira

Xl. X 11.

- Ricordi

367 368 372

sulla battaglia de lrO rtigara

385

L'I battaglia della Bainsizza e la tk,diccsima battaglia ddl'lsonzo La dodicesi ma batta.d ia d ell' Isonzo

405 41 8

La difesa del Grappa

423

XIII. - Dal

e giudizi

<;r appa

a Vittorio \'eneto

428

G li Alpini a \'ittorio Venete,

432

In Alhania cd a Fiume .

439

.'\IV . - Ll· pnditt· e k ricompense degli Alprni ndla prima guerra IIIOIH!iak lx m oti\'a z ion i delle medaglie d 'cn, indi\·i<luali rnnferitc agli Alpini per hi gucrr:1 H/ 15 · 18 .

44.1

447

Parte Terza OLI ALPINI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE !.

li.

- Le oper;1zioni al fro nte on:i<lentalc Le opera z ioni contro b Francia La L:maglia delle Alpi Occickntali Nella g uerra contro 13 Grecia L'offensiva italia na

Il ripiegarne-neo lii.

- La strenua resistenza <'. h vinoriosa controtlcn siq La vittoriosa controffensiva Monte Mure,·c .

I comhanimcnti cli lkinas

e Lcsko \·iku Le opera zioni contro la Jugosla via

IV. V.

- '-Jdla gunra contro b

Ru ssia

525

Il battag lione Alpini "Uork Amba ;) in Africa Oriencale

55 1

L'att:icco, l'occupazione r la difesa di Q. For cutà (u - 24 febbraio 1.941)

556

Monrc Dologorodoç, Calvario degli Alpini (lì - 27 marzo 1941)

564


VI.

- Dopo 1' 8 settembre 194J

VI[. · Gli Alpi ni ndla Guerra ùi Liberazione e le loro ncompense al valo~e Le ricompense al valore meritate dagli Alpini dalla istituzione del Co;rpo in poi VIII . . Gìudi,-,i formulati sugli Alpini dopo le due Guerre mondiali

IX.

- Lettere e testamenti di guerra degli Alpini

X.

- Cenni storici su ciascu n Reggimento Alpini 1• reggimento 2 • reggimento 30 reggimento 4" reggimento ~o reggimento ) 6· reggimento 7• reggimento go reggimento 9• reggimento ll u

reggimento

APPENDICE L'Acropoli degli Alpini

Bibliografia

57° 587 593 590


INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

li gene ra le Gimeppc l'c:rrncchetti I primi uffic iali degli Alpini Le uniformi degli Alpini dal 1872 al 1896 Ufii.:ialc in g-randc uniforme ( 1872)

i 8 I I

15

Il !>onte di llassano

If• ,I

lJ na scabra difficile

22

lnwesso al ponte di Bassano Il gr uppo delle Tofanc : le (, Cinque T orri -,,

Monte Orligara, Cal\':1rio degli Alpini l'niformc del 1885 I primi Alpini sciatori

.')

I

3(,

Alpini sci;irnri Rico\ cri di nn-c Cnifonm: deg li Alp ini nel h ,1 16

T ùfa na cli Roze, . Ui ti,·iale degl i Alpini in u n iforme del t<)26 ;\-lassiccio Jd Grappa: la valle Reauri A Itopi a no di Asiago: Chiesccta degli Alpini

;1

Sacello - Ossario

L:1 tomba d i ( :Csan.: 8:1ttistì presrn Trento

li tenente colonnel lo Me nin i Lt hauailia ,li Adu:i

I! .:apit:rno Pietro Cdb

71 73 74

C li ,<\ lpini :1 d 1\dua

77

La m o ri e del tt·ncmc cnlonndlu ,\,Jc;uìni ad Adua

80 82

li cam po dì h:1uagl ia d i Adua lkrna

89

Il battaglione A lpini ,. Mondo\Ì ,. sul ~krgh cb

91

I comba Himcmi intorno a Derna

94

G li Alpini nell 'oa, i di Z uara

9ll

La ridotta

«

Lomb:1rdì:.1

»


Pai:.

Un Alpino a Derna

1.:>6

Ai Caduti del 5° reggimento Alpini presso l)erna

110

Il generale Cantore Ai Caduti dell'8° reggimento Alpini. Livori stradali Monumento al genernle Cantore a Cortina Artiglieri da montagna in Libi:1 Confluenza dell'uadi Dernina nell'uadi Derna L'imbarco delle truppe a Napoli Gli Alpini all'attacco dell'Amba Aradam Paesaggio etiopico Gli Alpini sull'Amba Araùam . TI passo di Alagi . Monti e strade in Africa Orientale Gli Alpini in Africa Orientale Amba Pellegrino e Amba Uork Il battaglione Alpini " Uork Amba .. Sicomoro dcli' Africa Orientale . Cippo in memoria del tenente Rc;mo .

Panor;1ma Jd lago Ascìanghi .Mai Ceu

Gli Alpini nella battaglia di Mai C',eu: sd1ieramencu ini;,.i:ilc nel settore Mecan Lo schieramento iniziale nel settore Bohorà - Debri La di(esa dei passi Mecan Gli Alpini nella batt:iglin di Mai Ceu: Ghctacciò

1;2

74

1

175

contra1taedii contro Ras

Gli Alpini a Mai Ccu Il lago Ascianghi . Dessiè vista d::1ll'::1crco

La marcia su Addis Abeba La djffìcile costruzione delle strade Ambe etiopiche XXIV maggio 1915: gli Alpini oltrepassano il confine Monte Cengio Escursioni alpine: monte Solc::1to (m. 26or) Escursioni alpine sul Gr.111 Zebrù La zona del monte Nero Il generale Donato Etna 49.

20] 2H)


l'ag.

La cot1tJUÌs1a del mollle Nno : dislocaz ione.: delle forze contr:ippostc

219

I,;i conyuista di monte Nc•o: il terreno di attacco

22 1

Monte Nero

222

Il monte Nero visto da Drn.c nb L'attacco ;1 l monte Nero Alpino di vedetta sul monte Nero

225

Il generale Caclorna in visita ai reparti 1\lpini Come

:1

volte combattcl':lno g li Alpin i

Monlc Hossn 11 monte Ncrn cd i nostri h::iraçc:nncnti sul Vrata

Il Cukla cd il Rombon :\lp1111 ~c1:1ton sul To11:1k

J\,fo ntc Crapp:1: c ,,nma lvlibnu e rifug io Bas~lllo La l omha di Co:irc Hatti , ti sul dos,o di Trento

li mont e Cri , tallo Ivirn111 111c111" al gc ncralt· C:mtorc L'Alpe cli Tra H·11:1 n zt·s cd il Castelletto 11 ( ;ra1uk L ,gazuoi

U ~:.'!~ ~P d! ~tri:1 . !I L~1~azuoi L1 c?n1:? F:t!:~:1!"e~ o Il Piccolo L:1g;1,.11"i con b Cengia /1..fartini li p:1s,o della Sent. incll..1

Li zona del p:1;so ,!ella S.::ntindl:1. ( Schizzu Jdla mccbg lia d'oro T en. Colonntllo Italo Lunclli)

270

.\pp,,, t:11nc11ti au~triaci , ul Lagaz uoi

274

Fvrcdl.1 w l dei Hois .

276

Posiz io ni ita liant: sul col dei Boi5: il Cas1dkno

279

Monte Corno

282

Barana111t: 11ti :,ustriaci sul Grande Lagazuoi

285

Il Piccolo Laga;,;uo i con la Ceng ia Martìni dopo lo scoppio delle mine

286

I! C:1, td lctto: imborco della gallai:1 alla mrna

2il9

G li Alpini sul P:,! Pìccvlo .

292

Cli Alpi ni ai lavor i ~tradali sulla ntvc

295

lJ na difficile scalata U n plotone del hatt :igliont

297 «

Dronero

)i

al oasso di Valle d'Inferno

Il caporal maggiore Antonio Vico

299 302

V alle di Trafoi

307

Pa sso Garibaldi

310

Alpini sciatori sul g hiacciaio dell' Adamello

312

Punta e passo di Lares. P:isso e Como di Ca\'Cnto

3 15


Pa~.

La Konig Spitze Il Corno dei Tre Signori

La vedretta della Lobbia Il ghiacciaio dell'Adamello

Gli Alpini a quota 3392 del Crisr:1110 La Marmolada Osservatorio sul Cristallo Rifugio di neve in alta montagna Il gruppo dell'Ortler dal pizzo Garibaldi Il passo dell'Ortler Panorama della vetta dell'Ortler Gli Alpini a quota 37uJ del Vorgipfcl dell'Ortler (inverno 1916) Passo e monte Cevedale Baracche sul Tresero H San Matteo Punta Pedranini (m. 3596) e pizzo Trcscro ( m . .~6o2) La vedretta del Doscgù Prigionieri catturati sul San :\fattco La lapide sul San Matteo TI passo Buole La zona <ld passo dì Buole Panorama della crocctt:1 di Gallio Il C:auriol in fondo a val di Fassa La cima del Pasubio . If Dente del Pasubio I prigionieri catturati dagli Alpini Accamp:unento di· Alpini in alta montagna La Messa al campo al Fìlon del Mot . L"Ortigara L1 banag lia <lell'Ortigara. L:1 situazion e iniziale L'atlacco italiano del 19 giugno II contrattacco austriaco del z5 giugno Una mitragliatrice sull'Ortigara Prigionieri austriaci catturati sull'Ortigara ccl al passo dell'Agnclla Monte Ortigara, Calvario degli Alpini Pattuglia di Alpini Ricoveri italiani sul Col di Bois Lo scavo di una trincea a 3000 m etri Al passo dt'i Volontari


J>.1 g.

Trasporto di rnatc::ri ak sul iihiacciaio

4<Xl

Rico\'eri nella neve

402

L"ahopi;mo dclb Bainsizza

409

La battaglia della B:1in,izz;1: il terreno

415

Bassa no del (~ rappa : mm1umt:11to al m aresc iallo G ia rdino La Madonnina dd Crappa

419 422

i\ lontc (; rappa;

424

Ossario

Momt: Pe·rtica

426 429

C res~ :\fonticelli Il ma~siccio del

rn o1 1t ç

Crappa

431

Monte :\ ",lonc

435

.Monte Crappa : U s~ari c,

4_36

llc\'c al pas,o dl'l l' .c\ hli:s Un traino di c 111i sul ghiacciaio

441

T rincee e cammi11.1mt:nli :1 m orm.: Pìan:1

445

La Tr:1foi rr Eisw,ind dalla "f hurwic,n U na , ·ia ,·erm le fmsi z ioni più alte :\~i;1gn : Sau.Hio mi li1:iro'.

450

458

\ ·ln n:,

46.2

438

Trincn- di

l n:cr rott..-, .

4'i5

Gl i A lpin i al fron te <Kcidcnrnk

46<)

( ;li Alpini su l fro nt<: (lccidcnrak Al di E, Jc;] COlliint: ( (>Il la FrarKia La bat1ag lia dd k 1\ lpi (kòdcma li : Le Of'er:iziuni tiella l)i ,·isione " Tri -

472

475 4"78

dentina ·· La b attagli:1 <ldlc :\ lpi Occ.ident,ili: Le opn;1ziou i ddb Di\'Ìsione .. Tau -

rmensc ,, La battag li:\ delle A lpi Ocçidentali : Le opern ziwù Jel Gruppò " Valle" e del Raggruppamento H Lcvanna )I

C li A lpini in territorio francese

Alpin i in marci :1 i n G re( ia 1!i r ìfor nÌ!nent i li ,:olonnd lo ( ;;ieta r1<, Tavoni Alpini e.I Aniglieri da mor11:igna in Grcc i:i (~olonna

Il rnlonnello Rodo lfo P saro La difficile marci:, delle ~alrm:ric sm ,en1ieri allaf:iri Patlu~ lie di Alp ini in Grec ia

Pattut!lia di A lpin ì ~ciatori al fronte g rt'rn Le gole: di T e11cleni Fortificaz ioni ad Okrìch

522


Pag, .

La situazione

III

Russia neì dicembre 1941

528

Le due battaglie del Don I reticolati russi sotto la neve Gli. Alpini al fronte russo, fra le .nevi

531 534 539

Onori ai Caduti sul fronte russo li . generale Giulio Martinat: Gli Alpini del hauaglionc « Uork Amba ,, e il loro Comandante

543 548 552

Le operazioni del battaglione ,, Uork Amba » a Cheren L'Amba Uork e la quota 1616, nella guerra italo - ttiopira ( 1935 · 19_i1) Salmerie alpine al fronte francese Le caratteristiche Jcl terreno in Etiopia Alpini $CÌatori al fronte greco Alpini sciatori Monte Marrone.: (sulla destra munte Castelnuovo) li battaglione " Piemonte ,, a monte Marrone . I superstiti del battaglione " Piemonte" sfilano davami al Ministro della Guerra . Il Medagliere degl i Alpini al C:orn-egno nnion:1lc dì R(>_m:i Monte Cimone La cattura di Cesare Battisti a monte Cor110 L'occhio della Pria Forà Alpini al lavoro sull'altopi:1110 di Asiago . Baraccamenti dcglj Alpini in Cadore Il Campanile Basso (Dolomiti di Rrcnta) Alpini al lavoro in Cadore Al fronte russo Alpini al lavoro sugli altipiani Una nostra sentinella sulle Tofonc Monrc Sasso Stria Le Tofonc li pa sso di Falzarcgo Esercitazioni sui ghiacciai Alpino che consuma il rancio La valle del Fdla Costruzione di trincee sull'allopiano dei Sette Comuni La sede della Scuola Miliwre di Alpinismo (Castello « (~crn;ralc Cantore » .i n Aosta) Alla Scuola Militare Alpina di Aosta

557

11 terreno intorno

561 565 572 577 582 585 588 591 593 59 4 5y8 6o 1 fio4

6o8 611

6q

616 620 623 626 632

635 637 640 643 646 650

65') (i65


Il p:issr, del T nna 1..: Est'rcizi in rnrd:Ha Paesaggio afri( :1110

11 terreno in Air ica Oricn1ak Il Dos di Trcnrn . 11 trasporto ,lei mat<:ri;ilc per l'Acropoli degli Alpini PartÌ(olarc della tomba di C esare Ballisti La strada ddl.1 \'crruc:1 in ùlslruzione Il generale Ciu,c:pp<' Pcr ru cchi:ni G li :\lp111i u"1r11 is,·1,11<, la st rad:1 Jclla Vcr nh·:1



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