STORIA DELLE FANTERIE ITALIANE VOL XII

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Storia delle fanterie italiane Volume XII. I wlontari di guerra Edoardo Scala

Edizione speciale Ristampa anastatica dell'edizione del 1950-1956 In collaborazione con Ufficio Storico dello Stato Maggiore ùell'Esercito © 2020 Difesa Servizi S.p..A., Roma Supplemento al numero odierno de il Giornale. Direttore Responsabile: Alessandro Sallusti Reg. Tnb. Milano n. 215 del 29.05.1982

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

EDOARDO SCALA

STORIA DELLE

FANTERIE ITALIANE VOLUME XII

IVOLONTARIDIGUERRA·l

*

ESERCITO IL GIORNALE · BIBLIOTECA STORICA



PREFAZIONE

Q uesto IX volume della

._ Storia delle Fanterie Ita-

liane ., , che il generale Scala - proseguendo, con fede ed amore di apostolo, nella sua nobile, appassionata e feconda fatica - intitola ai « Volontari di guerra )> , assume un aspetto che trascende i limiti del Saggio Storico per attingere alle più alte vette del sentimento e dello spirito. Da questo volume balza infatti evidente, limpida e trionfante} in una continuità multisecolare ed ininterrotta che ha in sè qualcosa di eterno e di divino, una delle più luminose virtù della nostra stirpe: l'amore degli Italiani per la Patria e per la Libertà. Di questo amore puro, ardente ed inestinf!uibile, che ha trovato sempre e dovunque, anche nei periodi più oscuri e tormentati della nostra Storia, manifestazioni imponenti ed altamente significative in tutte le imprese, laddove era in giaoco L1anità, L'indipendenza e la grandezza della nostra Nazione o comunque la causa della Libertà dei popoli, il generale Scala, con la sua opera, che abbraccia trenta secoli di Storia - dagli albori di Roma fino al recentissimo passato . ci offre la più ampia e lucida documentazione.


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D0c11111e11tazio11e gloriosissima che, oltre a costituire O!{!{f'llo di meditazione per gli studiosi, è motivo di fierezza t'

rii i11ritamento per gli Italiani tutti, certezza e luce per

/'1111111•11ire della nostra Patria. IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA ISPETTORE DELLA f ANTE RIA

/, /


PREMESSA

Questo IX e penultimo volume della nostra opera viene dedicato, com'era nostro dovere, ai Volontari di guerra, le cui gesta si svolsero quasi sempre contemporaneamente a quelle di tutte le altre compagini armate e che, per quanto riguarda l'Italia, unirono il loro impeto impaziente al1e disciplinate virtù degli eserciti regolari, dai tempi lontani di Roma alla seconda guerra mon<liale. Per mantenere questo nostro doveroso proposito dobbiamo ~eguirc l'ordine cronologico e trascurare temporaneamente quello organico, che ci suggerirebbe di completare~ invece, l'esposizione delle imprese ..:umpiutc, nei conflitti più recenti, dalle altre, più giovani specialità della Fanteria, intrattenendo i nostri pazienti lettori sull'ancor breve, ma g ià gloriosa vita tki Carristi e dei Paracadutisti. J primi, introdotti gradatamente negli eserciti di quasi tutte le nazioni verso b fine del primo conflitto mondiale e subito dopo la conclusione di esso, ed i secondi istituiti durante l'intervallo fra le due guerre mondiali, e precisamente tra il 1918 ed il 1940, e dimostrati~i anch'essi, come i Carristi, figli degnissimi della Fanteria, tutti egualmen te decisi a contribuire, sia pure con diversi mezzi, alla difesa della Patria. Ma, poichè, come abbiamo già detto, i Carristi ed i Paracadutisti costituiscono due specialità della Fanteria ancora molto giovani e la documentazione sulrevoluzionc <li essi e ~ulle loro azioni di guerra è ancora incompleta, a ricordarne le gloriose gesta basteranno alcu ni capitoli che, come avevamo già promesso nel V volume di quest'opera, verranno inseriti nel X ed ultimo volume, dedicato alla seconda g uerra mondiale, nella quale le due nuove specialità della nostra Fanteria dimostrarono tutto il loro valore e si rivelarono entrambe degnissime della riconoscente ammirazione della Patria. La seconda guerra mondiale ha pienamente confe rmato tJUanto la prima aveva già lasciato prevedere e cioè che all'evoluzione delle


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cause che determinano le guerre - non più dovute a motivi dinastici, ad affermazioni di prestigio od a diversità di religioni; ma a cause che riguardano l'esistenza stessa dei popoli - ha corrisposto un'evoluzione, 11011 meno profonda cd evidente, anche nel maggior accanimento della lotta, nelle moltitudini che vi partecipano, nelle armi che vi si adoperano: moltitudini ed armi che non minacciano più soltanto le forze armate belligeranti; ma cercano di distruggere tutte le risorse e tutte le fonti di energia del nemico ed impongono i più gravi pericoli anche alla popolazione inerme. Per conseguenza le guerre rappresentano ormai la continuazione di una politica chiamata a risolvere problemi più complessi, sospinta da necessità più impellenti , prcocrnpata da incomponibili divergenze che riguardano l'integrit:ì morale e materiale degli Stati, la loro stessa esistenza, tutto il loro avvenire. Esse vengono combattute, non m lt,mto dalle forze militari ; ma da tutto il popolo, costretto a lottare !icr assìcurar~i le condizioni indispensabili al rendimento del suo lavoro, i m ercati necessa ri alla sua produzione, il maggiore spazio occorrente al suo ~vi luppo demografico. Per yuesto i conflitt1 bellici tendono :i ~omigliare sempre pit1 a quelli dell'antichità pit1 r emota, nella rp1;1lc i popoli, .:: ,n k migrazioni in mas~;1 e ..:un lt: cruente sovrappo~izio ni. dovevano muovere alb ricerca ed alla conquista della terra promessa ai loro più impdlcnti bisogni, con c..1uelle stragi fcroci e quei mortali <.'onfli11i , elci l[u,di ancora ci p;irlano la leggenda e 1a Storia. Dati gli aspetti apocalittici della g uerra integrale odierna, che tende all'annicnt:nncnto di tutte le energie dei popoli e della quale l'ultimo conflitto è stato un esempio efficace cd ha dimostrato le terribili con seguenze, merita una particolare attenzione, anche per le energie che rivela e per i vantaggi che se ne possono trarre, la continuazione e lo S\'iluppo J el Volontarismo, che si può constatare presso tutti i popoli e che, già rivelatosi in qualche particolare momento dai tt'mpi di Roma, ha hnito per costituire in Italia la prova di (1uanto sia sempre dfìcau:, and1e per i cittadini pit1 lontani e per quelli più giovani. l'appello della Patria. impegnata in una lotta decisiva e minacciata da un mortale pericolo. La sola denominazione di H Volontari ;i richiama, infatti, alla nostra mente il ricordo di glo riose gesta compiute in ogni tempo, in tutte le imprese nelle c1uali il nostro popolo potè trovare un motivo di orgoglio, visto che Volontari di ogni età e di ogni ceto combatterono anche negli eserciti romani e poi con le milizie dei Comuni, con le:: compagnie:: di ventura, con gli eserciti napoleonici, in difesa degli

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altri papoli e, dal 1848 in poi, al fianco dei soldati piemontesi eJ italiani, in tutte le guerre per la nostra indipendenza e la nostra unità, per la nostra espansione coloniale e durante i due conflitti mondiali. I Volontari di guerra, infatti, hanno offerto in ogni tempa il loro contributo di sacrifi.zi e di sangue, partecipando spontaneamente ai conflitti armati e sfidando ogni pericolo: sia quando la loro Patria si t:stendeva, come durante l'Impero Romano, a tutto il mondo allora conosciuto; sia quando essa veniva compresa fra le mura del loro Comune. Per conseguenza la Storia dei Volontari è, come quella della Fanteria, molte volte secolare, poichè in ogni periodo della nostra Storia, per una tradizione ormai antichissima, i Volontari hanno rappresentato la spontanea partecipazione del popolo, indipendentemente da qualsiasi obbligo militare, ad ogni impresa che servisse alla difesa di una buona Causa, all'affermazione, specialmente di fronte allo straniero, dei diritti della collettività e, nei tempi a noi più vicini, alla conquista ed alla conservazione dell'indipendenza, dell\1nità e della grandezza della nazione. Volontari passono essere considerati, ad esempio, i primi seguaci di Romolo, i trecento compagni di Muzio Scevola, decisi, per la s:il vezza di Roma, ad uccidere Porsenna; i Romani e gli Italiani accorsi alla guerra (( con la scure e coi dardi, con la dava e con l'asta», quando, come canta il Carducci (1). Annibale minacciava « gli itali penati n; nonchè i settemila Umbri, Sabini, 1\farsi, Marruccini e Peligni raccoltisi in Sicilia intorno alle due legioni di Scipione e decisi a portare la guerra contro Cartagine, al di là del mare. nello stesso territorio nemico.

Una delle leggende per noi più penose, che occorrerebbe sfatart una volta per sempre, è quella che, dopo la caduta dell'Impero d'O ccidente, il nostro popolo rinunziò al culto delle tradiz ioni e perdette ogni virtù militare, almeno fino a quando , col Rinascimento, no n venne ridestato negli animi dei nostri predecessori il ricordo cieli 'Urbe, delle sue istituzioni belliche e delle sue gesta gloriose. La Storia delle nostre .imprese e del nostro Volontari smo accom pagna, invece, quasi senza alcuna soluzione di continuità, tutta la vita ( J)

CA Rn1; cc1:

,, Alle fo nti

riel Clitumno

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dd rn,,1r11 popolo ; 11t· illumina tutti gli impeti generosi cd eroici cd c,:1h:1 t1111i gli inn11nH:rrvoli :,tti di va lore, compiuti. in tutte le guerrr . ~pn i.il111rn11· nei 111 0111rn1i pit1 difficili della nostra vita, per un dovt·n· non 11nprnl11 d:ill'd(ir:icia cldlc leggi, m a spontanc.,mentc sentitn. V11l11111 .111 furono, i11f:111 i. :ilmcno in parte, i caval_ieri italiani che p.1ri nq1.11111111 :illr Croci:itt:, i compagni di Alberto da Giussano a I .q:11:11111, i .lif r 11,ori dei lihni Comuni che, pur avendo stabilito nei 111111 ,1·\11 1 S1.1 11111 ,.ildi: ordinanze militari, dovettero tante volte ri111111·11 . 1111 IIC' .11 1111 :1di11i cd agli artigiani per difendere la loro lilw11 ,'1 d.ilk .1111lii;,.11111i 1t·mpor:ili dei Pontefici o dalla ct1pida prepo11· 11 1.1 ,lrgl1 l111ptr,11<1ri germanici. I· . p1111 li<'- il Volontarismo italiano si rivelò più spontaneo e più l'I lii .111· p111prio nell e imprese più disperate, quando sembrava più d11 11·111" , 11r di110 alk donne cd ai fanciulli offrire il loro contributo .ill.1 .lii <·, ., dr ll :, P:1tria, pensiamo. ad esempio, all'assedio di Crema ( 11 •1 111,0). durante il Lluale, secondo un cronista bergamasco ano111111... .111r lie le donne crema~chc, sulle mura della città, ca ntavano , .111111111 di , Lhcrno all 'indjrizzo dcl l'rmperatore, e gli ostaggi, legati .1111· 1,,rn d1 :1ttacco perchè gli assediati si :1stenessero dal lanciare '. "!!!re: d: c:,:,c frecce e s;:issi, gri...iava n,, ,1i Crc1ua~chi: ,, Se: voi non 111•lc lc altri menti difendere te" vostre mura, noi non rifuggiamo da l l.1 r ~cllo del la nostra vita mortale >• . ,\lt rr ,luri ssimc prove dovettero subire, durante l'epoca dei nostri C:111nuni, le ;iltre città g uelfe c.l' [talia per b crudeltà ckl Barbarossa e merit ano di essere ricordati anche g-li as~cdì di Milano nel u61 , di 1\nw 11a nd 1174, di Akssandria nello stesso anno ; assedi tutti, nei ~1'1ali b resisten:1,a venne affidata anche :11 volonteroso concorso dei ntt~ulini. come ebbe a verificarsi anche a Messina che. dopo i Vespri , nel 1282, resistette eroicamente alle soldatesche di Carlo d 'Angiò cd i cui abitanti. secondo una ca nzone dell'epoca, riportata da Giachetto M:ilc~pi ni e da Giovanni Villani, furono tutti , comprese le donne, !'rnnt ì :i demolire le loro ca~e per rafforzare le mura della città mi Pacciata dagli assedianti:

Del, com'cgli è· gran pict<1/t' Delle donnt di Me ...,ina Vt·ggcwlolc .<capigli11te Portare pietre e calcina!

Le ~csl:i compiute <.bl nostr<) popolo dur;111 te i più importanti .1,~cdi dell'alto Mcdim:vo ben dimostrano che. fra le mura della


:-: 1 stessa città, costretti a sopportare uguali privazioni, sacrifizi e pericoli, i cittadini concorsero sempre alla difesa, pienamente cons::ipevoli del loro dovere. Per quanto riguarda le vicende della Storia moderna, ricorderemo ancora il contributo offerto da tutti i cittadini alla resistenza di Cuneo durante i sette assedì da essa subìti dai Francesi; alla difesa di Taranto nel 1480; di Padova nel 1509, quando i cittadini e gli uomini del contado vollero rinforzare le milizie mercenarie venete, ed a quella di Firenze nel 1530, nella quale ultima i cittadini della Repubhlica non esitarono a distruggere tutte le ville fuori dalle mura ed i Dieci dc.Ila Signoria poterono dire con disperata fierezza a Carlo Capello, Oratore di Venezia: « Noi siamo, non solamente per esporre le facultà nostre; ma eziandio per morire, noi vecchi stessi, alle mura, con le armi in mano, in difesa di questa nostra Patria! )) . E' vero che, anche all'inizio e nei pr{mi secoli dell'era moderna, come già nel Medioevo, fu impossibile per gli Italiani svolgere una attiva azione militare a favore della Patria comune; ma non è men vero che, anche nel periodo per noi peggiore, pur militando - come scrisse -il Ricotti ___, aH'ombra dei municipali vessilli od intorno a banJicre straniere, i nostri antenati furono maestri anche nell'arte delle armi ed alle altre nazioni diedero esperti Capi e gregari valorosissimi, tanto che il nostro genio militare ed il valore di migliaia e migliaia di nostri Volontari offrirono un efficace contributo anche alla costituzione ed allo sviluppo delle altre nazioni. Lo scrittore francese Eugenio Fieppe, nella sua 1< Storia delle truppe italiane al servizio della Francia>• parla, infatti, lungamente ed in modo assai lusinghiero delle milizie volontarie italiane accorse in Francia fin da quando si affermò e si diffuse negli eserciti l'uso della balestra, arma allora giudicata troppo crudele ed invisa a Dio ; ma che venne molto impiegata, come abbiamo ricordato nel II volume di quest'opera, a profX)sito dei Balestrieri. genovesi, nelle guerre del tempo. Ma, anche se a volte meno spontaneo e meno unanime, il Volontarismo si affermò, non soltanto con la tenacia delle disperate resistenze; ma anche in ()gni impresa guerresca. Ed, infatti, Volontari possono definirsi gli Italiani accolti nella Compagnia di ventura di San Giorgio, al comando di Alberico da Barbiano, sulla cui bandiera Papa Urbano IV volle apporre il motto ,, Italia liberata dai barbari » . Volontari furono i sc<,uaci di Muzio Attendolo Sforza e di Braccio b da _M ontone e Volontari si debbono in gran parte considerare i primi


XH cittadini accorsi all'appello di Emanuele Filiberto, a formare in Savoia ed in Piemonte la Milizia paesana. Tornato, dopo la vittoria di San Quintino, in possesso dei suoi Stati e provveduto alle forze militari con l'Editto di Vercelli (28 dicembre 156o), il Duca di Savoia, nella « lstruttionc di quanto havete a fare ,1, dedicata ai Sindaci della Savoia e del Piemonte ed agli ufficiali preposti al reclutamento, scriveva testualmente: « A vertiamo a far sapere alli detti nostri subditì che questo si fa per la conservatione dei nostri Stati, la quale è la medesima di loro stessi, e che perciò •i contentino disporsi volontieri ad esercitarsi siccome gli sarà ordinato )) . Ed i cittadini , consapevoli che la difesa del Principe s'identificava con quella delle loro famiglie e delle loro case, accorrevano a farsi inscrivere nella Milizia ; tanto che, secondo il Tosi, ai 22.000 cittadini , chiamati negli Stati Sabaudi ad esercitarsi nell'impiego delle armi. si aggiunsero subito ben 15.000 Volontari. Spontanc:1 deve considerarsi la partecipaz ione, qualche secolo dopo, dei miliz iani sabaudi alle campag ne cli Vittorio Amedeo II contro le truppe fr:1ncesi. Volontari possono definirsi i montanari s., vui..ir,li e p;c 111u ulc~i che dal 1792 al 1796 lottarono tenacemente contro le truppe della Rivoluzione francese e Volontari furono indubbiamente gli Jtaliani che, secondo i suggerimenti del Buonapartc, formarono la G uardia nazionale milanese, la Legione lombarda, <]Uella italiana e che seguirono N;ipoleone I da Arcole a \Vatcrloo, partecipando a quasi tutte le sue battaglie, dimostrando in Spagna, in Russia ed in G ermania, le rinate virtù militari del nostro popolo.

Non pochi dei lettori saranno tratti, è vero, ad associare il ricordo dei nostri Vnlontari specialmente alle guerre ed alle rivoluzioni del Rìsorg imemo ; ai g iovani recati si a combattere in Spagna, in Portogallo, per la Grecia con Santorre di Santarosa, ai numerosi reparti im provvisati nel 1848, nel 1859 e nel 1866, agli studenti universitar.i clic vollero sempre. come quelli di Pisa e di Roma, partecipare alle g uerre per l'indipendenza italiana, ai Garibaldini che così validamente contribuirono all'unità della Patria ; ai g iovani accorsi spontaneamente in Italia daHe più lontane terre o presentatisi alle armi con sensibile anticipo per la nostra ultima guerra contro l' Austria, durante la quale tanti fratelli irn:denti vennero con gravi ssimo rischio


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da Trento, da Gorizia, da Trieste e dalla Dalmazia a dividere ooni h pericolo con i nostri soldati. Anche noi vogliamo dedicare, infatti, questo volume specialmente a quel periodo, nel quale, durante il Risorgimento, il nostro Volontarismo concorse più direttamente al conseguimento delle aspirazioni nazionali, alle nostre espansioni coloniali cd alle due guerre mondiali. Nè possiamo negare le virtù, a ·volte sublimi, del Volontarismo ai cospiratori, agli esuli, ai martiri che, dal 1821 in poi, prepararono, fra i più insidiosi pericoli, la nostra redenzione nazionale, agli eroi che, anticipando gli eventi, iniziarono i moti popolari, verificatisi spesso per le generose impazienze di Giuseppe Mazzini , quasi in ogni regione d'Italia dal 1821 al 1847 e solennemente affe rmarono davanti al mondo che l'Italia doveva tornare libera ed unita, come nei non mai dimenticati tempi del lontano, glorioso passato. Ma, se ci proponiamo di dedicare il maggior numero delle pagine di questo volume ai nostri Volontari del periodo risorgimentale, non riteniamo opportuno dimenticare del tutto coloro che, anche nei periodi storici precedenti, dimostrarono lo stesso spirito e concorsero con i medesimi sentimenti alla difesa della Patria. Per conseguenza non potremo non ricordare, almeno con <1ualche cenno sommario e tenendo il debito conto dei diversi ambienti politici e dei differenti periodi storici dei secoli precedenti, anche i generosi predecessori dei Volontari del Risorgimento, che parteciparono con valore alle lotte nelle quali venne fatalmente coinvolta l' ltalia e che resero per qualche secolo la Patria nostra sempre più divisa e discorde. E' ben vero che tra i Volontari dei secoli precedenti e quelli dei secoli XIX e XX esistono profonde differenze, in rdazione alle diverse condizioni politiche e spirituali dell'Italia nelle diverse epoche; ma sono appunto tali differenze che ci fanno comprendere come molti pensino di poter fare risalire il fenomeno politico-militare del Volontarismo soltanto alla seconda metà del secolo XIX, cioè a quando la spontanea offerta dei cittadini venne ispirata d all' idea della libertà e dell'unità dell ' intera nazione, dopo che la Rivoluzione francese e le imprese del Buonaparte avevano affermato e diffuso in Europa l'ideale della libertà, il sentimento della nazionalità, il bisogno di rendere la Patria libera, indipendente ed unita, facendo considerare il Volontarismo come un dovere squi sitamente civile oltre che militare. Col proposito oìà enunciato e per le considerazioni già fatte noi ricorderemo quindi nel presente volume le cospirazioni, i moti popolari, le aperte rivolte e le alterne vicende delle guerre per la nostra


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indipendenza e per la nostra unità ; guerre ndle quali - come scri•,cva Giovanni Natali ( 1) -- un posto notevole ed una particolare menzione indubbiamente spettano ai moltissimi Corpi di Volontari, : h e si costituirono nel 1848 in ogni nostra regione: dal Piemonte alla Sicilia, dalla Liguria alla Calabria, dalla Lombardia alla Campania. Tali Corpi rapprese ntarono formazioni militari spontanee, improvvisate, autonome, fluttuanti , di sin golare importanza: sia per il diverso carattere politico; sia per la differe11te coesione e per il differente grado di adattabilità alle vicende della g uerra. In essi si manifestò, al di fuori degli eserciti regolari, l ' incontenibile slancio della Patria. Ragio ni di varia indole hanno fatto sì c h e, nelle relazioni ufficiali e nelle Sto rie militari d elle nostre prime g uerre naziona.li , il con tributo d ei Corpi franchi sia restato un po' n ell'ombra ; ovvero è ac...:ad uto ch e taluni di essi, per c ura di qualche reduce o di qualche storico municipale. abbiano avuto esaltazioni eccessi\'e o panegirici di natura m er:nrn.:ntc po litica. ,, Per conseguenza, una revisione generale dell'opera e dèl l'indole di tali Corpi puc\ utilmente giovare ad una niù profonda rn11m ce n z:1 di quel suggestivo periodo storico e riuscire :1 ra cco.~! icre e ad ordi nare un ricco materiale di docum enti chè, ora ~par~i, 111al noti cd inedi ti , possono , n el loro complesso, costirnirc una prova clo(1ue n ti ~~im:1 del n on mai sopi to p:1triot1ismo degli Italiani » . Dedi chialllo, LjUindi, co n memore ri conoscenza, il nostro riverente ricordo ai Volo ntari itaìiani di ogni te mpo e di ogni guerra ; ma specia lmrn tc ; 1 quelli , il mi i n1ervcn to alla difesa d ella Patria fu pit1 spon taneo, di sinteressato e r edditiz io; a coloro ch e seppero dimostrare ch e i tigli d ' Italia sa peva no unire, anc he nel n ostro Paese, le loro forze migliori. per ri affennarne il prestigio e per prepararne l'i ndipendenza ; ai gen erosi d1e, dal 1821 all'anno dei portenti, cospirarono, combatterono e soffrirono per l'Italia : ai giovani appartenenti a tutte le classi sociali, dalla nobilt:ì al proletariato che, in ogni guerra, pur essendo spesso privi di ogni cosa più n ecessaria e perfino delle armi, ·seppero aggi unge re al valore cd alla di sciplina delle truppe regolari il loro generoso entusiasmo, quasi a d im ostrare com e, in ogni evento d al qu a le possa dipendere l ' integrit:1 morale e m ate ri a le della nazione, tutti g l i Italiani _abbiano saputo e sappiano o ffrire, ormai per una n obilissima tradizione, il loro contributo di sacrifici e di sangue, non soltanto per obbedire alle leggi dello Stato; ma sp ecialrrn:nte p er dimostrare la piena co nsapevolezza dei più sacri doveri. ( 1)

NATA LI:

"

I Corpi fra nchi dd Q uarantotto ».


\ \'

Dopo avere ricordato i (,Cacciatori >• , i Bersaglieri, i <e Crociati ,,, i Garibaldini ed i Volontari dd 1848, del 1859, del 1860, del 18(,6, delle imprese coloniali e del primo conflitto mondiale, pensiamo anche ai Volontari che, negli anni 1938 - 1939, parteciparono alla guerra d1 Spagna ed al generoso contributo offerto, dal 1943 al 1945, alla liberazione dell'Italia conlro le truppe germaniche, dai Partig;ani, molto più che essi combatterono tutti come Fanti e che alla costituzione, all'inquadramento ed all'impiego dei diversi gruppi, nuclei e bande di azione, l'esercito -·· come tlltte le altre forze armate - contribuì in modo preminente, dato il grande numero degli uf6ciali, sottufficiali e soldati, che divisen; coi patrioti le privazioni ed i pericoli della lotta clandestina .

. Anche se, nei conflitti armati tra le diverse nazioni, l'impiego dei Partigiani , dei guerriglieri, dei franchi tiratori non rappresenta un fatto assolutamente nuovo - la Storia ci o ffre, an zi, in proposito, innumerevoli esempi di ogni tempo e tutti i Trattati di arte militare parlano dei parLiculari carallcri Jdla guerriglia ·-~ si pu<l si.::uramente affermare che, per il numero dei combattenti e per la vastità dei teatri di operazione, in nessun'altra guerra del passato l'impiego dei Partigiani assunse un 'importanza così grande come nell'ultimo periodo dd sec()ndo con flitro mondiale. Esso si effettuò, infatti, quasi contemporaneament e in tutti g li St:1ti oppressi dall'imperialismo teutonico e ve nne alimentato da tutti i popoli, che - oramai privi delle forze necessarie a continuare la vera guerra ed ancora nell'impossibilità di rompere in aperta, generale rivolta - furono costretti a ricorrere all'attività clandestina dei patrioti, per clistog.liere le forze dell'oppressore dalle vere e proprie operazioni belliche, per intralciarne i movimenti, per opporsi, in ogni modo e con ogni m ezzo, a <]uella libertà d 'azione, che avrebbe loro· consentito di rendere più redditiz ia la propria efficienza e più rapida e decisiva la loro vittoria. In Italia, in Francia, i.n Jugoslavia, nd Monténegro, in Grecia, in Albania, dovunlJUe non era più possibile lottare altrimenti contro g li eserciti germanici, i popoli affidarono le loro ultime speranze ai generosi g iovani che, nell'intento di giovare alla Patria e di vendicarne la sconfitta, non esitarono a raggiungere le zone più deserte. ad affrontare tutte le incertezze di una esistenza avventurosa ed a soffrire perfino la farw.\ nell 'i mpazie nza delle vigilie, nell'ansia degli


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appostamenti, nd continuo pericolo di incontrare la Morte rivestita degli aspetti più crudeli. Condotta senza piani prestabiliti e senza poter fare assegnamento sul rq,10lare Cunzion:unento di alcun servizio logistico, pronta a coglie re ogni improvvisa occasione per opporsi all'attività del nemico, inevitabilmente frammentata in cento episodi diversi, segretamente favorita, dove e quando era rxissibile, dalle popolazioni oppresse, combattuta, senza grandi battaglie, con tutti gli antichi ed i nuovi stratagemmi bellici, la guerriglia non è certo p:iragonabi le alla vera f!Uerra. Essa non puè, proporsi di annientare in un solo giorno, in un decisivo combattimento, tutte le forze nemiche ; ma può rendere loro, rnn le continue sorprese, assa i diffi cile la vita e limitarne l'attività, salvo a proporsi risultati più cospicui e più rapidi, concorrendo a preparare, a facilitare cd a volte a precedere l'az ione degli eserciti regolari. Ma, se l'intervento dei Partigiani si è verificato, nell'ultimo periodo del secondo conflitto mondiale, presso tutti i popoli oppressi, m poche nazioni esso ha potuto raggiungere le propor zioni, conseguire l'efficacia, rappresentare un apporto cospicuo alla vittoria come in questa nostra ltal ia ehc, pur dolorante per tante ferite, ha saputo far !-(,rgcn: dalle rovine i suoi giovani .figli perchè lottassero ancora. Aiutati dalle popolazioni e costretti dalle più impellenti necessità a tenere costantemente i contatti con gli altri cittadini., i patrioti hanno potuto trarre le \'ÌrtÙ necessarie per le loro gesta dall 'affetto stesso del popolo, che ne ha rirnnnsriutn i sacrifi zi e ne ha ammirato il valore, tanto che ogni regio ne ed ogni Partito ha 1xituto celebrare i suoi eroi, ne ha esaltato le: gesta , ne ha ricordato la vita, sempr e insidiata da cento pericoli, neg li improvvisati rifugi sui monti più aspri e nei boschi più fitti, e ne ha lodato gli arditi colpi di mano, le ben riuscite imboscate, i numerosi atti di sa botaggio, gli accaniti combattimenti, onorando bene a ragione i superstiti, insieme ai fucilati ed agli impiccati, vittime spesso inconsapevoli della ferncia con la quale i Tedeschi, au mentando i martiri del la nostra Patria, tentarono invano di soffocarne il generoso intervciito. Soltanto dopo avere ricordato anche i Volontari dell'ultima guerra di liberazione, noi potremo, infatti, avere la certezza dì non essere venuti meno a ouella serena obbiettività, che costituisce sempre la caratteristica più importante di ogni vera opera storica. EDOARDO SCALA


PARTE PRIMA

I VOLONTARI DI GUERRA DAI TEMPI DI ROMA AL 1848



I.

I VOLONTARI Al TEMPI DI ROMA E NEL MEDIOEVO Per quanto la Storia romana dei primissimi tempi si confonda, come abbiamo già visto nel volume I, con la leggenda, si possono ricordare alcuni fra i più importanti esem pi lasciatici dai Volontari romani, specialmente quando l'Urbe si trovò nei più gravi pericoli. Le antiche istituzioni militari di Roma, dai primi provvedimenti di Romolo all'ordinamento di Servio Tullio ed alla legione attribuita a Furio Camillo, rappresentarono, in qualche modo, una prima m anifestazione di spirito volontaristico. I grandi e piccoli possidenti ed i modesti artigiani accorrevano, infatti, alle armi per difendere la Patria, combattendo con i propri mezzi e vivc.:n<lQ a loro spc~e, ltnchè, durante le lotte contro Vejo, non ottennero un modesto compenso in moneta. T arquinio il Superbo -- scrisse alcuni anni or sono l'ammiraglio Ubaldo degli Uberti - . " non potendo più riacquistare il trono con !e congiure, ricorse alle armi e, non avendo raggiunto i suoi scopi, chiamò in suo aiuto il lucumone etrusco Porsenna, che strinse Roma di assedio. In un pericoloso assalto degli Etruschi Orazio Coclite difese il ponte Sulpicio, aiutato in un primo tempo da due compagni che poi rimandò indietro e, quando sentì il ponte rovinare alle sue spalle e le grida festanti dei Romani, orm;ii sicuri perchè protetti dal sacro fiume, si lanciò armato in acqua, riuscendo a salvarsi. Volonrario era Carlo Muzio Scevola che, avendo giurato con 300 compagni di uccidere Porsenna, secondo la leggenda, punì stoicamente la mano che aveva fallito il colpo, tenendola sul braciere ardente. Ed il lucumone, ammirando tanto coraggio, abbandonò le rivendicazioni di Tarquinio e fece la pace coi Romani "· , << Il giovanissimo Console Scipione, che in quattro anni aveva ricondotta tutta la Spagna sotto il protettorato di Roma, distruggendo gli eserciti cartaginesi, diceva che: fino a quel momento erano stati i Romani ad essere combattuti dai Cartaginesi; ora bisognava che i


4 Rom an i co mbattessc..: ro la loro g uerra nello stesso territorio nemico. I senatori. che ascoltava no i consigli dd venerando Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore, avrebbero voluto che, prima di portare ia guerra nel suolo cartaginese, si scacciasse dal Bruzio Annibale che, an cora in It alia, coslitui va sempre un g rave pericolo per l'Urbe >). « So r rc!lo dalla volontà popolare, Scipione ri md al.lora ad ottcnen.: b Sicili:, e l'a utorizza7.ione a p:issare in Africa q uando lo avesse

La battaglia di Z,1ma.

r itenuto opportuno ; ma 110 11 g li furono concesse che poche navi e d ue sole legioni provinciali. Tuttavia egli volle mantenere il suo generoso proposito e, rivolto il suo appcilo ad ogni regione del la Peni sob , potè raccogliere i 7000 Volontari che lo scisui rono in Africa, verso la decisiva viuori;1 di Zama, di m enticando le terribili minacce di Annibale ed ubbidendo al dovere di decidere b lunga guerra cd :il desiderio di traversare il Me diterraneo e di conoscere l'Africa >•. La partecipazione di Volontari alle imprese degli eserciti rom ani abbiam o ricordato noi stessi, anche per l1uanto riguarda i tempi succcssi,•i, :i farnre di Mario, di Cesare e di Pompeo, i quali , per le imprese pi ù rischiose, nei pericoli più g r avi, durante lo svolgersi degli


5 episodi più cruenti, preferirono sempre, tra i loro soldati, quelli che si presentavano spontaneamente. Come Volontari si o ffrirono spesso i cittadini dell'U rbe, anche quando furono costretti dalle minacce dei barbari a scegliere tra la morte per opera del nemico e la morte per fame, nelle terribili sofferenze imposte dai lunghi assedi, sofferenze che è opportuno ricordare, quali prove eloquenti della resistenza m o rale d ei nostri lontanj antenati. Già Cesare ricorda nel ,, De bello gallico )> che, durante l'assedio di Alcsia, Critognate propose all'assemblea dei Ga11i, convocata da Vercingetorige, di fare ciò che nella guerra coi Cimbri e coi Teutoni avevano già fatto i padri, e cioè di sostenere le forze dei combattenti con le carni di coloro che, per l'età o la debolezza, no n potevano partecipare attivamente a lla lotta. Tale proposta venne respinta e, per non far mancare le vettovaglie ai difensori, i vecchi decisero dì uscire dalla città coi bambini e le do nne. Ma Cesare comandò di non accoglierli e quegli infelici, respinti fra le porte della città assediata ed il campo rom ano, in pochi giorni perirono tut6 per fame e per disperazione. Altri esempi di Volontarismo provocati da diffi cili contingenze si ebbero al tempo di Aug usto e poi anche durante la decadenza dell'Impero di Occidente, c1uando la potenz a dell'Urbe venne minacciata con sempre maggiore fortuna dai barbari ed il com une pericolo offrì ai cittad ini l'occasione di dare volontariamente il loro contributo alla lo tta cd alla resistenza. Nel 537 d. C., durante l'assedio di Rom a da parte dei Goti, Belisario emanò un Editto pcrchè « a cagione della penuria delle vettovaglie, uscissero da Roma i servi, le donne ed i fanciulli; ma, dopo quattro mesi di inenarrabili stenti, gli espulsi dalla città perirono quasi tutti. Ridotti all'estremo, i Romani si present~1rono allora tumultuando a Belisario, offrendosi di uscire coi G reci e di attaccare il nemico, per vincere o m o rire ; ma il generale, che attendeva soccorsi e n on confidava in gente no n bene esercitata a combattere, rifiutò e l'assedio di Ro m a da parte dei Goti durò un anno e nove m esi. La g uerra dei Goti dctermini'i in Italia una terribile carestia. I montanari toscani, mangiando pane di g hianda, ne ammalarono. G li abitanti dell'Emilia abbando narono la loro regio ne e scesero nel Pi ceno, in cerca di vettovaglie ; ma non ne trovarono. Procopio ritrae , come veduti da lui stesso, '< gli sq uallidi volti , le membra macilente , le carni consunte, le ossa attaccate alla pelle e gli occhi attoniti o fu-


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r ihondi dei ~offerc nti cd affcrma chc, se qualcuno Ji essi veniva improvvis:,mcntc ~occnrw di cibo , incapace · di ci igerirlo, prontamente m orl\·;1 " .

Prr tp1a1110 riguarda le sofferenze patite <lai cittadini pur di non arrrn,kr~i :,i 11cm ici c he assediavano Roma, è opportuno ricordare che. :1 11chc nc.:I secondo assedio subho eia Totila, i Romani, ormai '1rC'm:1ti dall :1 fame, si proposero di uscire dalla città per attaccare di , 11c1.1,.111 1c111c il 11c111i rn, qualora non potesse venire loro di stribuito .tl1111.: 1h , 1111 po' di grano. Essi affermavano che preferivano morire di fe rro . piu ttosto che di fame; ma, poichè era impossibile cedere il µ r:1110. pericoloso il lasciarli uscir<:, empio l'ucciderli, bisognava aspct~ 1.1n- il ~occorso di Beli sario.

Co nclm:1 la Storia di Roma, il Volontarismo italiano ebbe altre 1Kc1~ioni di affe rm:mi anche durante il Medioevo e nella Storia inodcrn:1. Volo ntari italiani part<:ciparono, infatti , con molto o nore allt: C roc: atc ( 1) cd a lle lott<: dei nostri (\>1nu ni Lulllto il P,1uteficc:: o contro l'Imperatore ; Volontari furono quei combattenti italiani che di fe~cro eroicamente le loro città spcciàlmente durante gli assedi e che ~i rCL,truno a pre ~tarc: serviziq press() le altre nazioni, anche se non furono !-pinti a farlo da]Lunore per la Patria comune; ma soltanto d:1110 •-pirito di avventura e dalla necessi tà di guadagnare i mezzi per vivere. Il Piemonte, le terre della Repubblica di San Marco, la Toscana , la Liguria t: la Lombardia furono le:: regioni, nelle <.!uali dal 1500 al 1748 combatterono Jtaliani e stranieri per l'imperialismo absburgìco o borbonico ( 1500 - 1648), o per conservare l'equili brio europeo ( I h49 · I 748). (\,mc abbiamo ricordalo nel vol. l[ di quest'opera, gli Stati suddetti (la Toscana sino alla fi11 c delle sue ultime Repubbliche) avev:1no (1) C ome g ià abbiamo ricordato nel \'olunie TI dì quest'opera. parteciparo no :ille Crociale, non solcanto molti Principi e cavalieri i1aliani: ma anche 11mni11i del nostro popolo. spt::òahncntc gen oYesi e venez iani . A lia terza Crociala presero parte Volom:iri lomhardi, pisani, genovesi, , cncti. roman i, anco nitani , riminesi, fanesi, ravennati, fiorentini e faentini. <;crn ndo Pompeo Compagnoli, pa rteciparono alla terza Croçiata anche m olti \ 'olo nta ri di Camerino, di Pesaro e di Macerata.


Federico Barbaross<1 ;cacciato da S11.'a.



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i loro ordinamenti militari, che lasciavano a pochi la possibilità di offrire volontariamente il loro braccio; ma tuttavia, quando la rrucrra veniva spinta alle estreme conseguenze, le circostanze dctermiiavano la necessità di fare impugnare le anni anche alle donne ed ai fanciulli e di fare contribuire tutti i cittadini alla comune difesa, nella consapevoleu,a del loro dovere di concorrere a salvare dal pericolo anche le loro case. L'influsso delle circostanze atte a determinare la partecipazione alle guerre di cittadini volontari dette luogo, naturalmente, a conseguenze diverse, a seconda dell'ambiente politico-sociale di ogni singola regione. Infatti i montanari piemontesi agirono in modo diffe::ente dei cittadini veneti, assuefatti alle molteplici attività della loro Repubblica, e dei Piagnoni toscani della prima metà del ser:olo XVI. Le circostanze che maggiormente favorirono il Volontariato furono, come era logico, <.Juelle più idonee a stimolare l'amor di Patria e cioè gli assedt e le invasioni del territorio, messo quasi sempre a sacco cd a fuoco dal nemico invasore. Noi abbiamo già ricordato qualche episodio della Storia di Roma e cercheremo, in- ljUesto capitulo, di mettere in rilievo altri esempi del valore dei nostri Volontari, a cominciare dalla gloriosa resistenza delle città italiane all'Imperatore Federico Barbarossa.

L'assedio di Crema (1159-1160). Nella premessa a questo volume abbiamo ricordato, ad esempio, l'assedio di Crema degli anni u59- u6o; assedio, durante il quale Federico Barbarossa, deciso ad ottenere ad ogni costo la resa della città, fece costruire, oltre a tutte le altre macchine di guerra già in azione, una torre alta circa 26 metri, formata di robuste travi di teo-no ricoperte di cuoi bagnati. Ma gli assediati affrontarono la nuova0 minaccia, mettendo in azione cinque mangani e molte pctriere, cùn i quali sottoposero la torre nemica al gitto di grossi macigni per distruggerla o, comunouc, per impedire c he essa si avvicinasse alle mura della citd. Il Barbarossa, vedendo così svanire la vittoria che riteneva sicura, ricorse ad un espediente feroce. Presi alcuni ostaggi milanesi c crema,chi, li fece legare alla torre affinchè gli assediati si astenessero dallo scagliare i macigni.


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Un anonimo cronista bergamasco così descrive l'episodio : ,, Qui Re Fedcrico, per soverchia ira, mette ii:, opera un infame co miglio e comanda che gli infelici ostaggi siano legati alla torre 1ormrntala dalle rn acd1ine da guerra e siano opposti ai colpi dei loro parenti . Sta lcg:11a la turba che è per morire di morte nefanda e con voce mi~e revolc ~congiura : '' Risparm iateci , o cari! ri sparmiateci o cari fr:11dl1 ! 0 11 macc hiate k vostre mani ! Ecco, siamo g li ostaggi •·0~1ri ! C he, se voi non potete altrimenti clifendere le amate mura , noi non rifuggiarno dal fa r getto della vita mortale' '. Così dicendo, n1m·n:1110 ~emiti e lacrime:. ,. ( :hc fare ? D ebbono i Cremasc hi colpire i loro o ri ? O lasciare ,·he ~i accosti la torre fatale alle mura ? ·· Se q uesta ava nu rà, temono per hi Patria e per se stessi; m a 11011 posso no ricacciarla st:nza dar morte ai loro cari. Stanno dubhìo~i. ma li incalzano i condottieri e li ccciwno con parok amare. pt:r.: hc'.· non cessino di fulminar pit: tre e dar<li e 11011 facciano acco~1are il nemico. Meglio sarà p::rderne poch i. fino a q uando posrono difcnder~i guerregg-iando, anzichè ~o pportarc b di \truzionc di lutta l:t ci nadinanza e ddlc patrie mura. · lJno, intanto, grida\·:i ad altJ \·o-:...ù ,,uui figlioli : «.. . " Fortunati coloro che muoiono per la patria e per la li bertà! 1 • 0 11 temete la morte, che può so la o rmai rendervi liberi. Se roste giunti all 'età nmtra . .nùn l'avreslc: \'Oi di~pn:zzata t·omc noi facciamo r ,, Voi ielici che morite: avanti di temere. come noi. il vituperio sulle nosti e spose:, e non udite le g rida de· vostri tigli che implorano pietà! Oh non riman~a ve runo dc' no~tri yecchi sc:duto sopra le ceneri della città! Possano chiudersi i nostri occhi prima di ycdcre la santa nostra patri:.1 caJuta tra l'nnpie mani dei nemici.'' . .. Gli assediati si decidono. Gemendo muovono le macchine; oiangendo feri scono i loro cari, si sforzano di rovinare la torre. A ~1ucs.ti è sfracellata la !<:sta, a quegli il petto~ le ossa 11e vanno miste col midollo e il ventre e le g,1111be. urribili a veJersì, ricevono coipi crudeli. A tale spettacolo l'Imperatore, già rasserenato, sente alfi ne pietà di quegli es post i a fato iniquo e fa allontanare la torre e slegare !c!i' infclici e tardi riprova il consiglio che nell' ira aveva preso >1 (1). I .'orrendo supplizio ven ne poi ricordato in un l!lladro del Previati. ( 1) Cf r. R.ux1v1co, C1: :-:Hk<) , libro X. pag. 146. C:1v1, :vl El)JOl.:\ !'o,"E1'~1S a p:t · gin:i I 18_; dc:I J\-lt1r:ito:·i, .'\ :-.:<) , l ~ff) HF.R<;AMASCO, On,,sr :vlo11Els'.A, :i pag. ro37 - -10 dd :'\luraturi .


I C('nove,i alla b.utugli:1 d1 Grecy .



Vennero slegati morti dalla torre infernale Codcmaglio della Pusterla, Pagncrio Lampugnano, Busone di S. Rlatore, Enrico da Lan driano, tutti Milanesi; un prete di Caluso; Truco da Bonate, Aimo da Gallisso ed altri due, dei quali non ci è giunto il nome, nativi di Crema. Rimasero feriti Alberto Rossi e Giovanni Garcffì, Cremaschi , al primo dei quali vennero rotte dalle pietre le gambe; al secondo fratturate le braccia ( 1).

L'assedio di Milano (II 6 I). Alla fine del maggio del u61 Federico Barbarossa, deciso ad ottenere la rivincita del grave insuccesso che i cittadini di Milano gli avevano inflitto nell'agosto dell'anno precedente, costringendolo a ripiegare su Como, cinse d 'assedio Milano, già in parte distrutta òall'incendio dell'agosto TI6o (2). L'esercito assediante aveva la forza di 100.000 uomini e si dedicò da prima a distruggere i raccolti e le risorse della campagna circostante, in modo da costringere i Milanesi alla fame. Secondo un anonimo cronista dell'epoca, che si diceva <( c1vis mc:diolancnsis >>, per sopperire alla mancanza ddle vettovaglie e per disciplinarne la distribuzion e, venne eletta nella città una Commissione di r8 cittadini. Milano si difese con l' usato valore cd i cittadini eseguirono alcune sortite, durante una delle quali Federico Barharossa venne sbalzato eia cavallo; mentre, duran-tc un'altra, ebbe ucciso il cavallo e riportò egli stesso una lieve ferita. L'Imperatore ricorse allora alle più crudeli misure e fece mozzare la mano destra a tutti i contadini sorpresi a portare viveri nella città assediata. E fu appunto la fame che indusse i cittadini ad arrendersi, dopo avere sopportato inenarrabili sofferenze. Federico Barbarossa impose allora ed ottenne la resa a discrez ione ed, in proposito, ci sembra opportuno riportare quanto scrisse un testimone oculare, Ottone Morena, il quale, ìn una Memoria lasciata sulle cose operate in Italia dal Barbarossa lìno al marzo I rfo, scrisse : ( l) U n 'epigrafe di P. E~11l.1.-\Nf - Grn D1c 1 additò questi martiri all'amm ir~1z ionc degl i Italian i. « Vi\'ano eterni i loro nomi nei fasti g lo riosi dei martiri della libertà e vengano sempre esaltati e benedetti da tutti g li It:iliani ». (2) R iassu miamo lJUanto i n prorosito scrisse il Giang iacomi nell'interessante volume « Ancona e ritalia contro il Barbarossa)>.


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,, Nd seg11t:11tt: giorno di giovedì, che cran le calende di marzo, ven11t:ro :1 Lodi i Consoli di Milano Ottone Visconti, Amizone da Porta Rom a11;1, Anselmo da Mandello, Gottifrcdo Mainerio, Arderico Cassina . Anselmo dell'Orto, Aliprando Giudice, Arderico da Bonate e altri otto cavalieri milanesi, e si presentarono al signore e serenissimo lmpnal<Jrc Federico nel pabgio di lui a Lodi, con le spade nude in mano, arrendendosi a lui e giurando tutti , come a lui piacque, ohhcdicnza ad ogni suo comando, e promettendo che similmente avrebbero gi uralo allo stesso Imperatore tutti i cittadini di Milano: Ira i yuali furono trenta~ei vessilliferi che, baciandogli il piede, con,cgnarono nelle mani dell ' Imperatore gli stendardi . E fu tra essi 1na~1ro Gui ntcllino (o Guintelmo), .il più ingegnoso tra gli uomini di Milano. ncl yuale i Milane5i avcan pasta massima fidanza; e questi consegnò all'Imperatore le chiavi della città ... ,,. Ma l'J mperatore pretese che la re~a gli venisse chiesta dallo stes,o popolo milanese e - come ricorda il Rotondi nella sua Storia ii giorno 6 marzo en trarono in Lodi ordinatamente: dapprima gli abitanti di tre porte , indi il C:1rroccio a<lclobbato come nei giorni di battaglia e poscia una gran folla di papolo. Tutti i cittadini portavano in m:1110 una croce..: si recarono i11tori1u ;ti p,.1L1z.zu, davanti al Y.uale li attendeva l'Imperatore circondato dai suoi Principi. Le trombe dd Carroccio squillarono; ma poi, esse ndo es~e il simbolo dcli., ~ovranil;1 popolare, ·vennero deposte ai piedi di Federico, insieme a tulle le bandiere della milizia cd al grande gonfalone del Carroccio. Quindi i Milanesi in\'ocarono pietà ed uno dei Consoli supplicò l'Imperatore, che non si commosse allo spettacolo di quel popolo supplicante ed il cui viso, secondo il notaio Burchard, rimase impassihilc ut petram. Intanto fu lett;1, dal Cancel liere Rainaldo, la formula con la t1 uale la città di Milano si arrendeva all'Imperatore; formula che fu dai cittadini approvata e ratificata. L'Imperatore promise di usare clemenza " a tcmp<J uppurluno ,, . Lina commissione di sei ministri tedeschi e sci ital.iani entrò in Milano, chiamò al giuramento tutti i Milanesi di età superiore ai dodici anni , richiese le ultime fortificazioni ancora in grado di resistere, fece abbattere in parecchi punti le mura e ricolmare il fossato. Ma, non ostante la resa e le prove di sudditanza avute dai Milanesi, il 19 marzo in Pavia Federico Rarbarossa decise di distruggere completamente Milano, lasciando ai cittadini otto giorni per abbandonare la città. Privi di ogni mezzo di sussistenza ed ormai senza


Capi civili e militari, i cittadini abbandonarono allora le loro case e rimasero, senza alcun asilo, nei dintorni. Il 26 marzo Federico ordinò che si procedesse alla completa distruzione della città, distruzione che procedette così rapida, che il Morena scrisse « che fino alla prossima domenica degli Ulivi (1° aprile), tanta parte ebbero abbattuta delle mura lluanta in principio nessuno avrebbe creduto potesse esser demolita nemmeno in due mesi; sicchè non rimase in piedi neppure la cinquantesima parte della città. Restò nondimeno quasi tutto il primo muro della cinta, faLto di grandi pietre cd ornato di quasi cento torri (r), e solido così che, dopo quello di Roma, non se ne vide, nè se ne vedrà altro così forte in Italia. (< Rimase ancora il campanile della Chiesa Maggiore (S. Ambrogio) di mirabile bellezza e di tale altezza e solidità quale non ne fu mai altro . in Italia (2): se non che, pochi giorni dopo, l'Imperatore fece abbattere anche quello, che, minando sulla Chiesa, ne distrusse gran parte )>. Il già. citato cronista <( Civis mediolanensis H scrisse al riguardo: ( < Chi potrebbe trattener le lacrime, vedendo il pianto, il lutto e lo schianto degli uomini e <ldle donne e segnalame11k degli infermi, delle puerpere e dei fanciulli che uscivano dalla citt~1 e abbandonavano i loro focolari? ... Prima posero il fuoco a tutte le case e torri; il muro della città venne diroccato; furono violati gli altari, rubate le reliquie di molti Santi i,_ Vennero risparmiate le sole Chiese, esclusi i campanili; ma non fu possibile demolire i bastioni. I cittadini furono divisi in quattro gruppi, che diedero pai vita a quattro borgate a tre chilometri a nord, ad est, a sud e ad ovest della città distrutta. Molti cittadini dovettero riparare in altre città.

(1) LANDOLFO IL VEccmo, nella sua <i Cronaca ,>, e GA LV ANO FL,.MM-~ nel « Manipulus florum >>, dicono ch e le torri della citt~ di Milano erano complessivamènte 312. (2) Era alto circa 165 m etri.


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OLI ALTRI ASSEDI DEL MEDIOEVO. IL VOLONTARISMO NELL'ERA MODERNA Un altro memorabile assedio. c he dimostra la prontezza Jci cittadini, comprese le donne, ad accorrere volontariamente alla difesa del la città minacciata, fu quello subìto da Ancona nel I r]G dalle soldatesche del Barhaross:t, g u~date dal Cancelliere dell'Impero, Cristiano di Magonza. Le vin:ndc di tait: assedio vennero n;1rr,He nella ,, C ronaca <li maestro Buo11co111 pagno fiorentino ,; ( 1). Cronaca scritta appena dopo un \T1ll il·i1ll1urn 11io dall'assedio e nella quale l'autore afferma di avc:re dc,ui t10 gli ;1ncnimcnti <e come li avc,·a uditi d::i. coloro che. ai latti cd a lluanto con essi ebbero rapporto, presero g ran parte n (2). Le cffì cl(iss imc pagine che riteni:imo opportuno riportare vcn g-011 0 tratt e dal Codice pubblic1to dal ~foratori nel 17p. Esse sono moltv l..'l ul1L11:nt i 11cl de~cri verci le conseguenze degli assedì del tempo e la ~u\Tu111:rna trn:1ci:i degli assediati e ci inducono a ricorJare anche ( 1) Buonco111p:tg 110 era " g ran m :1cs1rn <li g r::nnm:tric:1 ,. . nro(t•ss(>rC di kl· tcratura J1dlo Studio bolog m:se. ( 2) Tale Cronaca, per quanto il (jauclcnzi l'abbia conside rata più come un paneg irico degli Anco nitani dw un 'esposiz ione veridica dcll':iss,;;dio, vcnn(· g iudicata d egna cl i fede dal Ti rah o~chi c dallo slcsso ~fur:ttori, il q uale considaò il Buoncom!'agnn come u no storico attcndihilc. La Cronaca n :nnc inti tolat:1 " D c ohsid.i onc Ancona.: ,, e fu trndotra i~t-r b prima mica in lt :tliano d al Bcrnabei sulla fi ne del Quauroccnto. Nel 1580 ven ne tradotta dal conte L:1ndo F errc lti : nel r675 dal canonico G iuliano Sa racini ; nd 18 10 Jalrahatc Anto nio L ioni e nel 1834 dal ca nonico ;\ gostino P cru zzi. Anche il Gug liclmo tti, nella sua " Stor i:i ddla Marina Po111ifi cia ,,, n e tradusse molte parti. i\la<'stro Buoncompagno, - scri sse T omma so Casini - co l sue, volume '' De obsidiont· Ancona(' ", tencò di p:1ssarc tb llo stile semplice e scmt.a pretese della Cro naca all"arte della Swriografia.


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il temerario coraggio di Stamira e l'abnegazione delle donne anconitane, votate anch'esse alla resistenza ed alla morte. « Nel tempo di Federico, Imperatore romano, il quale poi, non senza divino giudizio, poco lungi da Antiochia morì nel fiume Salif, il Cancelliere, soltanto di nome Cristiano, arcivescovo della sede maguntina, entrò in Italia con l'esercito imperiale, in diversi luoghi devastando castelli, borghi e ville ; impcrocchè viveva di rapina come il nibbio e, come il corvo va in cerca delle carogne, così egli andava in cerca delle ricchezze di tutti. t< Vedendo che Ancona era deditissima all'Impero dei Greci e che, scnz'infrangerne le forze, non poteva avere la- Marca in pieno dominio, s'intese con i Veneziani onde, alla fine del mese di maggio, quando le cibarie scarseggiano, essi entrassero nel portò anconitano con le navi e le galere per assediare fortemente la città dal mare ; mentre egli verrebbe per .terra con le genti dell' Impero e delle città circonvicine, promettendo loro la distruzione della città e la metà del bottino. I Veneziani accettarono la condizione e vennero nel porto al tempo ordinato, disponendo le navi e le galere a così stretto· assedio, che nessuno ardiva dalla città entrare nel mare, perchè gli Anconitani non potev:mo :i quelli, per b. moltitudine, resistere ... (( Il Cancelliere poi accampò il suo esercito presso la città, in ogni dove tagliando alberi, vigne, oliveti e consumando tutte le cose atte alla vita dei. cittadini ... cr Cominciò intanto la carestia e nella città poche erano le vettovaglie; ma speravano i cittadini di raccogliere- le messi e di comprarne da altri, perchè le città di mare appena possono, con il proprio lavoro, avere a sufficienza il frumento e quanto altro occorre al vitto, essendo quasi tutti mercanti e marinai. -E molti Anconitani, per i ioro negozi, erano assenti in Alessandria, in Costantinopoli, in Romania. <( Si combatteva incessantemente e per terra e per mare; nè potevano i cittadini riposare un'ora, giaccht: gli assedianti erano numerosi e potevano a vicenda infrescar 1a battaglia; mentre gli assediati. erano pochi e non riuscivano mai ad avere sollievo alcuno. Pur tuttavia sì valorosamente pugnavano che, stanchi, i nemici riposati sempre respingevano sconfitti agli alloggiamenti. << Se non che, sul principio dell'assedio, gli Anconitani avevano adunato un esercito, che il Cancelliere vinse in una battaglia all'aperta campagna, molti uccidendo e molti facendo prigioni: onde avvenne ch'essi quasi credettero di perdere la città_

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" Do po quc.~ta sconfìtta, sì ebbero vettovaglie appena bastevoli p1.:r olto giorni; t: ranlo incominciò la fame a crescere che, per un bisanzio, non si trovava pane suflìciente ad una persona . Cinque g r:rni di fa va cost avano un denaro ed un pugno di. farro, ovvero di o r;,,.o, 110 11 ~i po1cv;1 ave re per meno di dodici. Occorrevano le ova per _!.di cmpi:1stri ai fe ri ti t: 110 11 se ne poterono trovare, in (JUd tempo, dodici i11 1utt;1 h ci t1 :'i . Tuttavia da prima un solo ovo, come si narra , valev:1 ,w,·e denari e venti soldi una mediocre gallina. Per modo facev:1110 dik11 0 i polli e le carni porcin e e bovine, che non si trovavano n <:m111 c 110 in vendita. Cominci<\ adm1e1uc, la pestilenza della fame, ~:i :1rc ht :1llora propriamcnrc si dice essere la fame llUando si offre il prezzo e non si trovi chi venda. " La l1ual condi zione cli cose giunse a notizia del Cancelliere, il ,, 1,:1k, rad unar i i soldati, ordi nò la battagli a, dicendo loro che i cittadi 11i c0sì erano dalla troppa fame debilitati che potevano a stento le armi sostenere. Comandò, adu11t1ue, che si di videsse l'ese rcito per ~c hine e cosl, con alto strepito di trombe. di timpani e d i grida, sì :,eco lÙ alle mura. Però i cittadini, a lJudla vista, suonate le ca mpane :1 srornw, uscirono dalla città co n grandi ssimo clamore, cominciando ,t Lu111l>at le r c .icn.:rn ente; e, sebbene fossero ;1ffa111ati e dalla molta inc<k1 oppressi, cosl fortemente pugna ro no come se fossero di delicatissimi cibi pascit11i. E nella battaglia erano in tal modo mescolati che, vicendevolm ente, non potcv:1110 conoscersi; nè l' uno poteva l'altro \'edere per la moltitudine dell:i pol vere che infettava l'aria. Gli orecchi poi erano a~sorditi dal clangore_, delle trombe, dallo strepito dei cavalli e dalJe g rida dei combattenti : per il che niunn poteva bene intendere ciò che si dicesse. <, C1ntinuando così il combattimento, parte dcgl' inimici salirono nelle n;m dei Veneziani, i quali si accostarono alla città e comincia1ono ad entrare nelle case d~ alcuni cittadini. La qual cosa udendo i Consoli , subito mandarono in soccorso gli abitantf vicini al porto. <, Ma in quel giorno Dio concesse agli Anconitani tanta vittoria che fugarono i Veneziani, ricuperando virilmente alc une gal ee innanzi perdute e ricacciarono l'esercito del Cancelliere fino alle macchine ed agli steccati. « A questo punto un tale lanciò davanti agli steccati di legno una botticelb ripiena di resina e di pece; ma nessuno ardiva incendiarla perchè quel luogo era in mezzo ai combattenti. Senonchè ecco ~piccarsi una donna vedova, a nome Stamira, la quale, afferrata con ambo le mani una scure, spezzò lesta la botte, acèese una fiaccola e,


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correndo, tanto la tenne, al cospetto di tutti, tra i legni degli ed ifici, finchè il fuoco non esercitò le sue forze. Così arsero macchine e ripari per l'audacia d'una donna, che la crudeltà della battaglia ed il furore dei combattenti non poterono punto intimorire. << Dall'una e l'altra parte moltissimi furono i morti ed i fe riti ; ma gli assedianti ebbero il <fanno e la vergogna. Questo combattimento poi giovò non poco agli Anconitani, perchè condussero dentro la città molti cavalli, sì vivi come morti, dei qual i nemmeno le intestina gettarono via. 1, Dopo questo fatto, il Cancelliere fece indietreggiare alquanto il suo esercito e comandò a' suoi di non combattere, persuaso che per fame e per miseria potrebbe ottenere la città . Infatti le condizioni dei cittadini si faccvapo sempre più gra vi per la mancanza di vettovaglie e vennero iniziate trattative col Cance.lliere Cristiano di Magonza; ma <1ucsti chiese agli Anconitani la resa senza discrezione ed allora i cittadini decisero di sopportare ogni sofferen za e di resistere ad ogni costo. ,, Frattanto quelli che difendevano la città erano vessati da fame inenarrabile, perc'hè il pane era del tutto mancante ed i legumi d 'ogni specie non si potevano trovare. Perciò uccidevano i cavalli, le giumente e gli asini cd avidamente mangiavano carni immonde, percliè la fame costringe a qualunque cibo ... (< E, poichè questi cibi non potevano generare huon sangue, tutti erano pallidi in volto, che appena si reggevano in piedi e si muovcv:mo soltanto per andare a combattere. Erano per modo oppressi che appena all'.inizio della pugna potevano reggere lo scudo; e tuttavia erano così tenaci nella lotta, che i nemici medesimi assai n'erano ammirati. I fanciulli domandavano del pane; ma sebbene si bramasse di offerirlo loro, da offrirlo non si trovava. Licrimavano le madri perchè era loro venuto a mancare il latte; onde i bambini sentivano quasi aride le mammelle guando si facevano a succhiarle e, non trovando nutrimento, prorompevano in lungo pianto. Per certo alcune morirono mentre allattavano i bambini: e questi, sopra le madri morte, di nuovo si attaccavano alle mammelle- è così morti anch 'essi giacevano presso i cadaveri delle madri. << Avvenne che una gentildonna, portando nelle braccia un suo bambino lattante, s'imbattè pressi> una porta della città in un balestriere che, estenuato per la soverchia farne , giaceva a terra e non poteva trar l' arco. Essa subito lo chiamò, chiedendogli pcrchè così accasciato si stesse. E quegli rispose che dalla fame era estenuato. irià trascorsi <1uindici giorni che Allora la donna bali disse: - Sono ....


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io no n mangio c he curno bolliw, onde appena posso avere il latte per il mio ham hin o . Kon dimrno. se vuoi , attaccati coll a bocca alle ;na mmelle e se lluakhe stilla la puoi suggere, ri stora l 'anim a. - ;\ llor:1 il halcstrkre, le va ti :-..oli occ hi e vedu to c he era un a nobile sip nora. non scn z:1 molto rmsorc sorse e. afferrata la balestra, quattro ~leµ li assedi :111ri in b reve te mpo :unma zzò. " T u tt e le d o nn e, o marit:itt:, o vergini, o vedove, continuamente n ort:1vano i comhattcnti affìnchè si mostrassero di animo virile. " M:1 1:11110 Li Lune si e ra acc resciuta, che più nessuna cosa si t rovav:1 d.1 mang iare; laonde mo ltissimi pensavano dove rsi Ja città r<.: nderc.: :1 patti, specie che dei nunzi non si aveva alcuna notizia ed ig norava~i :1ff:1tto qual conto potcs~e fa rsi d ell'esercito di soccorso. In cmì gra nd e desolazione, con vennero fra loro le signore della città, , ,ff rcnd:J sè n1e.:dcsime e dicendo : - -· Forse le nostre ca rni non sono più ~a porite a rn:mgi arsi di 9uelle degli asini ? Mang iate adunquc di 11oi, o gettateci in mare, poichè c redi a mo mt'g lio il morire che il cadere in potestà d ei nemici , ai quali è legge il furore e si proibisce la pietà . .. O h , ammirevole cmtanza d elle donne cd o ffe rta dagli antic hi m:1i udit:i I Tmperocc hè, mmc la rara \·irtù è divenuta raro :iugello , l,ll.i lctr<1. un 'uffc.:rta a mm irabile e de!!na di massim a celebrazione ,· i è ritrovata nel sesso fragik e nobile! Le fi~lic di G erusalemme, mentre la città era assedi ata da T ito e da V cspasia no) JX)Sero a cuocere i loro figli, e parte ne m angiarono, parte ne mise ro in conse rva. Ma le Anconitane, p er contrario, s'nffcrsero esse medesime spontaneamente in pasto, desidc ro,e di libe ra re con la propria morte g li uomini e la ci ttà . .. Da ve raci narratori h o appreso c h e una vedova, la quale aveva due figli, vedendo li combattere acremente, sospirava perc hè niente essi in gud g iorno avevano m angiato. N è cosa alcuna a casa essa aveva da pre parar loro. Pe r il che, se n za indugio, a ndò a c 1s;1 e di n ascosto si fece d ;1 un flebotomo aprire una ve na nel braccio sinistro ; e, cotto co n una spezie il sang u e estratto, lo portò in ci bo ai .fig li. " Perta nto a ragione si può dire che le donne anconi tane furono imi tatrici della madre di G iovan ni Ircano , della quale si .legge nel Vecchio Testamen to. Costei. essendo co n due suoi figl i tenuta schi ava Ja Tolo meo (il quale le aveva ucciso a tradimento iÌ marito Simone e altri rlue fig li), ·co rnand<'> al figlio su o Giova nni , venuto ad assediar T o lom eo, di uccidere con la m acchina essa stessa e i fratelli, risoluta c he ta nta scelleratezza non rimanesse invendicata. G iacch è Tolomeo l'aveva , insie me coi fig li, posta so pra le mura della città, nella spe-


ranza che Giovanni lrcano, per la pietà, le mura medesime non abbattesse » . Dopo tante sofferenze e dopo una così eroica resistenza, Ancona venne liberata da Guglielmo ~archeselli e dalla contessa Aldruda di Bertinoro (1). Il Marcheselli accorse da Ferrara in aiuto di Ancona per aver saputo (< che i cittadini e le signore della città si angosciavano per tanta penuria che, come ·cibi più ricercati, le carni equine ed i putridi intestini avidamente mangiavano per evitare la rovina della patria 1, . La Contessa di Bertinoro o - come dice Buoncompagno - di Brettinoro, era venuta anch'essa, col suo esercito, in aiuto della città, non <• per cupidigia di dominio o per ambizione alcuna di temporali cose>>, ma per portare aiuto ad una città, i cui abitanti si erano coperti di gloria nel resistere all'Imperatore.

Ugualmente degno di ricordo ci sembra l' assedio di Alessandria, nel quale il valore dei cittadini che volontariamente parteciparono alla lotta riuscì ad ottenere la vittoria; assedio effettuato nel I 174 dallo stesso· Federico Barbarossa e durante il quale gli abitanti ddla città, protetti contro le macchine e le soldatesche imperiali soltanto dal fossato e da qualche tratto di mura, sopportarono ogni privazione e, guidati dal podestà Rodolfo da Concosa, riuscirono a respingere ogni assalto, fino a quando giunsero in soccorso di Alessandria gli aiuti della Lega Lombarda. Aiuti che, nella domenica delle Palme, 6 aprile, si accamparono presso T ortona, pronti alla battaglia. L'Imperatore ricorse allora all'inganno ed offrì ai cittadini una tregua finchè si fosse celebrata la Pasqua. Il cronista milanese Raoul . narra in propostto: ,, Il 14 aprile, che era il Sabato santo, data sicurtà agli Alessandrini che non li avrebbe assaliti , finchè il dì solenne non fosse trascorso, l'Imperatore ordinò ai suoi che celatamente si armassero e, durante la nouç, introdusse dugento de' migliori in un cunicolo, che aveva fatto scavare e che riusciva quasi al centro della città, e cominciò, la mattina, a combattere. Ma-Dio combattè pei cittadini e tutti quelli che erano nel cunicolo e gli altri che erano nella torre di legno furono tutti morti e la torre incendiata )> . '

( 1) Aldruda Frangipani, contessa di Bertinoro, e ancora molto r icordata in Romagn::i.


Così l'eroismo dei cittadini di Alessandria, decisi a liberare ad ogni costo la città dall'assedio, conseguì lo sperato successo, dopo il t]ualc l'esercito della Lega Lombarda, come racconta il Quinet (1), circondò quello imperiale, tagliandogli ogni via di ritirata, sia verso ie Alpi che verso Pavia. Tutto sembrava finito; ma l'Impero tedesco fu salvo per l'ascendente che ancora esercitava il vecchio diritto imperiale cd a Pavia si iniziarono i negoziari per la pace. . Ma, poichè abbi;imo già citato molti esempi dell 'eroismo dei cittadini volont,1ri contro gli eserciti imperiali nell'alto Medioevo, passiamo ora alb storia moderna, durante la quale, se gli assedì continuarono ad essere l'occ;1sionc più indicata per indurre i cittadini ad offrire volont<.:ro~amentc alla patria og ni loro energia, i Volontari furono numerosi, non soltanto nelle tenaci resistenze; ma anche nelle imprese controffensive e nelle conl1uistc. Per tp1a n10 riguarda gli assedi', ricordiamo ancora c!uell i di Padova nel r1n<) e di Firenze del 1530, sui quali ci siamo indugiati nel volum e Il. e quelli di Cuneo sui quali riteniamo opportuno soffermarci hrcvcmenrc.

:\ll.1 IÌ11 c del ~ccolo XV[ il Piemonte costituiva, come è noto, lo Stato itrli :rno militarmente meglio attrezzato, nel quale viveva una popolazi()ne sobria, laboriosa, attaccatissima ai suoi Principi. La politica sabauda, costantemente interventista nelle guerre europee del tempo, procurò ai Pi<.:rnontcsi molte occasioni per battersi: sia come soldati d'ordinanza: sia, nei momenti del maggiore bisogno e durante g li asscdì, comt: Volontari. La storia di ogni Comune alpino e subalpino ricorda, infatti, con legittimo orgog lio, gesta di Volontari: Ja Revdlo a Busca, ad Oneglia ; da Nizza, ove la leggendaria Caterina Scgur:1n.1 salvò, m:1 1543, la città dal sacco degli infedeli, ail'industre T orino : da Cas:,tle, ben munita di torri e di bastioni, a Bra, ad Alba e finalmente a Cuneo, la città dai sette assedì, dove si ebbero le pro\-c più fulgi de della costante devozione alla Patria dei Volontari piemontesi. Eretta su uno sperone, che appunto come un cuneo separa il Gesso dalla Stura di Dcmonte, là dove i due corsi d'acqua sboccano ( 1)

()t:1:-.;F.T:

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Le rirnl11z ioni d'Italia ,,.


,-Jmbl'ogio Sp111ola all', ·.,.<edio di Ostenda.



in piano, Cuneo ebbe sempre un'importanza militare notevole pcrcliè costituiva un'ottima base per le operazioni offensive che dall'Alto Piemonte tendessero alla Provenza ed al Rodano pd Tenda, per I' Argentera, pel Colle della Maddalena; nonchè un importante obbiettivo per l'invasione dai colli suddetti dell'alto Piemonte e per agire poi in pianura contro Torino, su Alessandria o verso Ceva. Nel 1541 rotta la treguà di Nizza, la guerra con la Francia era tornata a devastare il Piemonte. Nel dicembre del 1542 il francese d' Annebault stava con le sue truppe a Carignano, allorchè decise di impadronirsi della piazza di Cuneo: sia per estendere maggiormente le conquiste francesi sul territorio sabaudo; sia per impedire che gli imperiali di Carlo V patesscro tentare di portarsi in Provenza. Eseguita all'uopo una dimostrazione su Chieri, egli mosse rapidamente verso Cuneo che, fidando invano nel tradimento dei cittadini, cinse di assedio. Questo durò soltanto pochi giorni (7 - 12 dicembre 1542); ma Cuneo, difesa dal governatore Francesco di I3ardes, dal capitano Giuseppe Robia <lei Marchesi di Ceva e dalle poche truppe che la presidiavano, potè resistere specialmente per la decisa volontà dei suoi abitanti , che spontaneamente offrirono alle truppe il loro pn:z1oso concorso. I Francesi b(:riunsero sotto i bastioni della città il 7 dicembre; ma, mentre sfilavano per passare la Stura, vennero battuti dall'Artiglieria ed a grave stento poterono mettere in posizione i loro pezzi cd aprire il fuoco. Si combattè strenuamente sino a tutto il I 2 dicembre, cioè fino a quando arrivarono alla città assediata i rinforzi provenienti d:1 Fossano, ed i. Francesi, dopo aver lasciato nella Stura e nel Gesso 2000 morti e 3000 feriti , come ancora ricorda una canzone popolare, dovettero ripiegare

Verso Busca alla ventura con lor danno e disonore! In modo analo<~o hnirono, dopo ii 1542 intorno a Cuneo, altri cinque assed~, prim~ di <:riuno-ere all'ultimo, che noi abbiamo già ri h b cordato nel II volume di quest'opera ed il cui fallimento salvò indubbiamente il Piemonte dall' invasione dei Franco - Ispani. Nel 1544, rivolto nuovamente il loro sforzo principale contro g.li Stati sabaudi , i Francesi, sempre alleati con gli Spagnoli, cinsero ancora una volta Cuneo d'assedio ; ma la città fu salvata dall'eroisnw dd suo presidio e da quello dei suoi ahitanti, accorsi volontariamente a difend erla.


Dopo la liberazione di Cuneo, i cittadini insorsero concordi contro i Francesi, che nell'autunno del 1744 risalivano la valle della Stura , per la lluak erano con tanto orgoglio discesi pochi mesi pri111:i , prn~a ndo che, non avendo potuto sboccare nella pingue pianura dell'alt o Piemo nt e, e~si non avrebbero potuto vivere e svernare nella \·:ille :alpina, esposti alle azioni armate dei valligiani, i c1uali ben con<1 ~C1:vano i Franccs.i, il loro orgoglio prepotente, il loro spirito aggro~irn tante volte esperimentato e quindi avrebbero approfittato dcli:. ~itu:1zionc per affrettare la liberaz ione di tutto il Piemonte. Mentre, infatti, i Francesi e g li Spagnoli cercavano di ripiegare :il di !;'1 delle Alpi, i cittadini insorsero contro di essi, per rendere loro pit1 difliril e la ritirata, per vendicare i morti e per affrettare la \"ittoria, che le truppe regolari saba ude finirono col conseguire nel 1747, n m la g loriosa battaglia dell'Assietta.

Nella Repubblica di Venezia. Nella Repubblica di San Marco i cittadini cd i mercanti della Scrc ni ss;1n::i, e con essi qu;1ntì \' c ncti \ ÌH: \·,rno e k,tta v.1110 ~ul uwre

e per il mare, comprendevano come fosse necessario impugnare le armi per conc1ui starc i mercati ed il dominio del vicino Oriente, vincendo la cùncorrenz.1 di Gcnova, di Pisa e Ji Amalfi. ln terraferma poi, se non tutti i nobili signori feudali, spodestati (ma non impoveriti) cb lla Re pubblica, gli artigiani ed i contadini apprezzavano i vantaggi del dominio ve neziano e, ndlc lotte tra l'Jmpcro e la Repuhblica per il negato transito attraverso le terre del Friuli e del Cadore alle truppe imperiali dirette in Italia, seppero reagire, anche di propria iniz iativa, alla prepotenza dell 'Impcrawre. Come :ibbiamo già visto nel volume IL nella Repubblica veneta na no state compilate fin dal 1312 le liste d i leva , d:ille quali si traevano le aliquolc.: dei co111batti::11ti necessari a seconda delle circostanze. Ma nel 1 328 non fu necess;.1rio neppure estrarre a sorte g li uomini da incor1x>rare nell'esercito, perchè tutti i giovani accorsero spontaneamente alle armi. Anche negli anni 1_336- 1337, durante le lotte contro gli Scaligeri, una parte dell'esercito di 3 0.000 uomini sceso in campo per la Repubblica di San Marco era costituita da Volontari. L'efficienza ddk Fanterie venete, formate di uomini di leva e di Volontari, ven ne dimostrata a nche dai successi conseguiti negli anni q78 e 1 379, quando Venezia dovette far fro nte contemporaneamente


agli Scaligeri di Verona, ai Carrara di Padova ed ai Genovesi , g i:1 pervenuti a Chioggia. Della spontanea partecipazione dei cittadini alla guerra la Storia della Repubblica di Venezia può ricordare altri molti esempi. N el 1508 i Cadorini insorsero volontariamente contro i Tedeschi dell' Imperatore Massimiliano, che voleva passare, non ostante il divieto del Senato veneto, per le valli de1l'Adige e del Piave, per giungere a Milano ed a Bologna. Per la superiorità delle forze nemiche, i Veneti dovettero abbandonare i passi del Cadore; ma contro l'Imperatore mosse l' Alviano - comandante delle forze venete - con ro.ooo Fanti e 2000 cavalli, ripartiti in tre Corpi. In proposito la cronaca di un contemporaneo ricorda come il successo di Misurina sia stato in buona parte dovuto al patriottismo degli abitanti del posto, che aiutarono volontariamente, con tutti i mezzi possibili, i soldati di San Marco, ed ;ii tempi nostri il generale Aymonino scrisse al riguardo: « L'insuccesso dell'Imperatore Massimiliano nel Tirolo italiano ed in Cadore (r508) è da attribuirsi: in parte alb incoerenza delle disposizioni adottate dagli invasori, ma, in parte forse più considerevole, all'attitudine ostile degli alpigiani ed al concorso da essi volontariamente prestato ai difensori " ·

Nelle compagnie di ventura. Molti Volontari concorsero, come abbiamo già ricordato, anche alla formaz ione ed alle imprese delle compagnie Ji ventura italiane. « Verso la fine del secolo XV - come ricorda il Corselli (r) l'Italia era una specie di grande Accademia militare, che diffondeva negli altri Stati le dottrine più reputate dell'arte della guerra e della poliorcetica. E non in Italia soltanto, perchè le nostre Repubbliche marinare, che di Roma avevano ereditato l'ardimento, la costanza ed il sapere, signoreggiavano il Mediterraneo, battendo Saraceni e Turchi, e ne avrebbero conservato il dominio, se non fossero state divise dalle rivalità, mentre gli stranieri in agguato attendevano la loro ora. e( Dei Genovesi Guglielmo Embriaco era a Cesarea, Filippo Doria a Tripoli, Simone Vignoso a Chio, Biagio Assereto alla battaglia di Ponza contro Alfonso d'Aragona. Nelle acque del Bosforo le galee (1) CoRsEu.r:

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Antologia eroica >> .


30 grnu\'csi ;1rf ro nt;i\';i no e vincevano 150 leg ni turchi di Sulejman Bey. 'clh giorn ata di Curzob Larnba Da ria, vistosi cadere morto il fì gliolo fr:1 k hra..:cia, dopo h:Kiatolo in fronte, ne scagliava il cadal'crc in rn :1rc, grid :rndn: ,, Compag ni , il mio figliolo è morto ; ma ci ,·i,·l· in ciclo, non l·i contristi:1111 0 di una sorte sì bella. Ai prodi è dr_!..: 11:1 ton 1h:1 il luogo ddla vittoria I .. I Pi~.111 i L1cn:1110 la guerra delle Baleari, conquistav:1110 Bona, , incn ·ann :1 Mched i:1 " · Tr:1 i Vrnczi:ini Ordclaffio F aliero aveva conquistat a la Si ria e l. 1 D.dm:i ,.ia l' la Croazia nell'X [ secolo; Marco Sa-nu to occupava le <'. 1d:1di e k Sporadi ; Martin Z:1c:c:iria teneva nel suo pugno di ferro 11111.1 l'Asi:1 m inore; Vittor Pisa ni si distingueva a Cipro, così com e pii1 t:1rdi rvlarcantonio Bragadin in Famagosta e Lazzaro Moccnigo, :•i:1 ..:iccn di un occhio, perduto in battaglia, g uidava l'imprcs,1 dei Ihrd:incll i con t:1 nta maestria, da poter catturare venti galee nemiche cd 1n\'iarle a Venezia.

Il Volontarismo nell'Era moderna . .. r\lriniz io dell 'cpoc1 moderna la d ivisione dell'Italia in tanti Stati fra loro ri vali suscitava, è vero, g uerre fratricide, che favorivano le i11v;1sioni degli stranieri, i lluali , attratti dalla hcllezza delle nostre terre. rir:dcironn lt· vie tmti se,oli prim:1 p('rror$e da i h:irbari. M a tutte le volte che la maggioranza del le genti italiche fu unita e potè combattere co ntro un solo stranit:ro, per y uanto forte cd agguerrito, lo battè duramente, cd i Principi italiani, unitisi in lega, fecero pagare assai cara a Carlo VIII la sua incursione in Italia )) , ,, Se h Storia militare italiana in questo periodo n on esiste scriveva il Blanc - è perch2· le nostre milizie pugnavano sotto nome non proprio, nè per propria causa, ed è questa la ragione perchè tanto sa ngue sparso non valse a sradicare l'opinione nata all'epoca dell'invasione di Carlo V1U ,,. LI generale Mario Car:1cciolo (1 ), ndl'esaltare il ricordo di due Italiani: Giovanni Caracciolo e Pietro Strozzi, divenuti Marescialli di Francia, e ricordando più volte la nota opera del Fieffé (2), ebbe }.faiuo CAl\ACCi oLO : ,, Due Italiani \laresci:illi dì F rancia )> in Rivista anno 1937, fase. IX. (z) Cfr. Fn;FFr,: « Histoirc dcs troupcs étr:mgèrcs au sérvice de la France, dcpui s lcu r origine jus,1u'à nos jo urs )). ( 1)

dJ F <1 ntc rìa ,


La disfidu de N11rletta.



33 a confermare: « Fu la situazione politica che impedì all 'Italia per molti secoli di avvalersi dell'opera di tanti gloriosi suoi figli che, desiderosi di gloria, offrirono il loro braccio, e talvolta il loro san<Tue, al servizio altrui, quasi sempre disconosciuti, se non addirittur; ricompensati con la più nera ingratitudine. <' In Francia fo particolarmente importante l'opera svolta dai nostri condottieri e dai nostri volontarì, che largamente contribuirono alla costituzione cd allo sviluppo della nazione francese. (< In un interessante libro del secolo scorso il Fieffé -che, nella sua qualità di Commissario principale agli archivi del Ministero della Guerra, ebbe modo di consultare importantissimi documenti - - parla lungamente ed in modo assai lusinghiero degli Italiani, dando un cenno dei condottieri e soffermandosi particolarmente sulle nostre formazìoni militari. << Egli afferma che la partecipazione degli Italiani al servizio della .Francia cominciò quando fu introdotto su larga scala l'uso della balestra. Questo strumento er:i st:ito proibito dal Concilio laterano del 1139, come ,, arma troppo mortale e odiosa a Dio ": tuttavia, come afferma il Fieffé, i Re cri ng hilterra non si curarono del.b proi-

bizione ed impiegarono ugualnu:11Lc 1'..mua, pcrchè a vcvan0 dei balestrieri molto abili; ciò che indus~e naturalmente gli altri paesi a seguirne l'esempio. e< Il Re di Francia Filippo Aug usto, vedendo che i nobili francesi disdegnavano l'uso delb h;1lestr;1 e trovandosi nella necessità di combattere i famosi balestrieri inglesi, assoldò un Corpo considerevole di balestrieri i:, ,renovesi che, come i Pisani, erano divenuti i migliori dcll'epoca. Alla battaglia di G récy (agosto 1346) vi erano 15.000 Genovesi e, benchè la vittoria sia restata agli Inglesi, è giusto riconoscere che questi balestrieri si comportarono con molta bravura )•. Il Fie ffé ricorda poi che l'introduzione delle armi da fuoco in Francia avvenne assai tardi e fu dovuta agli ltaliani, che vi importarono anche la conoscenza dell'arte fortilicatoria e, nel Rinascimentù, i primi elementi della strategja. ,< • • • Alla battaglia (li Ravenna scrive sempre il Fi~ffé -: Giovanni Caracciolo (Principe di Melfi e non ancora Maresciallo d1 Francia) si pose alla testa degli uomini d'arm e della compagnia d 'ordinanza. Gli Sp;1gnoli furono messi in rotta; Pietro di Navarra fu fatto prigioniero ... ,J. E ancora: <• ••• Quando Metz era d ifesa da Francesco di Lorena, duca di Guisa (ottobre r552), il colonnello generale della Fanteria 4.


34 italiana. Pietro Strozzi, fece alcune ben condotte sortite contro le truppe imperiali. In una Ji esse penetrò fino alle trincee ed alle tende nemiche, prendendo un grosso bottino. <, L'lmperatùrc, che aveva investito Metz con roo.ooo uo mini a piedi. 23 .000 cavalli, 7000 pio nieri e 120 pezzi d'artiglieria, fu ben presto obbligato a toglicrt: l'assedio. Pietro Strozzi lo carioì anche durante la ritirata. alla testa della sua Fanteria italiana. e gli prese un gran numero di prigionieri ,, . Sotto altri nomi -- scrive sempre il Ficffé - gli Itali:rni continuarono a servire la F ra nci:1 . La marcia vittoriosa di Carlo VIII attraverso il lo ro p:1rn.: li spinse in gran numero ad arruolarsi sotto le di lui bandi ere. Per primo il condottiero milanese Gian Giacomo Trivulz io. le cui B:1nde vennero m esse agli stipendi del Re nel 1499. L'esempi o del Tri vulzio --- continua poi il Caracciolo nell'articolo gi:ì cit:1to trovò imitatori in Federic-o Rozzolo ed in Ludovico Ji Bclg ioirno, .-lw condussero ciascuno 2000 uomini a Francesco I, nel 152~. G iovan ni dc' Medici , nel 1522, g uidò 3 000 uomini, diventati celebri rn n il nom e cli ,. Bande n ere ·,, italiane. " Rrnzo d a <:cri (1.orcnzo Orsini) condmse 4 000 uomini nel r523: \bl::rt'::t~ E:1.~lio nc ~ooo ne l r5.2G; G ian Giord:.m,> Or~i11i 2uuu m:I 1.:;28. (;ia n T o111111 ;1so di (]allarate ed il Castellano di Lodi marciaro no a c:1po del le lo ro b:rnde ne] 151.<J. !\fa re· Anto nio da Cusano comand<'i. n;.:l 15.3'J· 2000 uomini; Cri~toforo del Guasto I ooo : Guido da Ran gonc t: (;:1.t:hino da Gon zaga 2 000 ciascuno: Cesare Frcgoso 2000. Piet ro Strozzi. (; iorgio da Martinengo, Giov;1nni di San Sever ino, Roberto ~,f:il:tlc~ta levarono, nel 1544, 10.000 uomini nella cam pagna rom ana ,; . Pur tenendo conto dclk riserve da no i già fatte n ella premessa a questa parte dell'o pera, quanto abbiamo scritto noi stessi e quanto ahhiamo riportat() dagli scritti degli autori citati, dimostra come, anche n ei secoli pcgf!ior i dcl h1 nostra storia, prove del valore italiano si siano arntc quasi in ogni guerra dell'Europa, duve poterono affermarsi anche le virtt1 m ilit ari dei nostri Volontari che, non potendo allora combattere per la Patria comune. fu rono costretti ad offrire il loro braccio ag li stranie ri.


lii.

I VOLONTARI NEL PERIODO NAPOLEONICO Abbiamo già avuto occasione, nel III volume di quest'opera, di ricordare le .istituzioni militari promosse, dopo il 1796, dal Buonaparte in Lombardià e quindi nelle Repubbliche costituite successivamente dai Francesi in Italia. Abbiamo anche cercato di stabilire come le prime di queste istituzioni militari fossero basate sul volontariato e di mettere in evidenza che, con la successiva istituzione della Guardia Nazionale, della Guardia Civica, delle Guardie d'Onore, Napnlcone volle incoraggiare i Volontari di ogni classe sociale a combattere, nella speranza di poter concorrere all'indipenden7.a ed all'unità ddl'Italia. Le istituzioni militari create dal Buonaparte ebbero, comunque, una grande efficacia nel richiamare i nostri padri alle armi cd al culto dei sentimenti patriottici, procurando di ride<;tare nel loro animo il ricordo della grandezza di Roma e delle antiche milizie comunali e conferendo alle nostre tradizioni quel carattere di continuità che esse poi conservarono anche nell'avve~ire nei diversi Stati italiani e durante le guerre del Risorgimento. A dimostrare quanto sopra basta ricordare che nel 1848, il Comitato Provvisorio di Milano, nell'incitare i cittadini alle armi per cacciare gli Austriaci dalla Lombardia, promise che i Volontari sarebbero stati comandati dai veterani degli eserciti napoleonici; che nelle diverse città vennero ricostituite le Guardie Civiche e la Guardia Nazionale e che gli studenti si mostrarono ancora memori dell'appello già rivolto ai loro predecessori dallo stesso Napoleone. Il Buonaparte rivolse il suo appello agli Italiani perchè tornassero alle armi. immediatamente dopo il suo ingresso a Milano, col discorso da lui pronunziato a Palazzo Scrbelloni, discorso col quale ammoniva gli Italiani che la libertà era un bene da conquistare e da difendere combattendo. Nell'agosto dell'anno 17<)6 venne istituita la Guardia Nazionak.


Come abbiamo gi~1 rico rdato nd volume Ili di quest'opera, a Milano t:\i~tn·a gi:'1 l'antica Mili zia Urbana, istituita nel r6·B dagli Spag11oli e poi fornita di una ~pcciak uniforme, per disposizione de!l' l111 pcr:1t orc (;i usrppe li. nd 1782. Essa era ancora divisa in <' terzi )> :dl:i man ier:1 ~pag nol:r ; ma aveva perduto ogni dlìcicnza, <1 ua ndo un

Uniformi della Guardi,: :Va~ion,t/,: m il,111t:it:.

Editto dclJ'Jmpcrato re d'A ustria in data del 7 maggio 1796, proprio poc hi giorni prima ddl'arrivo dei Francesi nella metropoli lombarda, tentò <li ricostituirla per Ja tutela del l'ordine pubblico. Ma il tentatirn non riuscì; tanto che, nel l'agosto dello stesso anno, b t-,,fonicipa lit:1 di Milano dovette emettere un Decreto che, constatata l'ineffi-


37 cienza della Milizia Urbana, ordinava la costituzione dell a Guardi a Nazionale, la quale doveva essere ,1 la base della comune sicurezza , lo svi luppo ddf'energia nazionale e la speranza della politica costituzionale della Lombardia " · Ma al Buonapartc, più che la Guardia Nazionale, destinata a mantenere l'ordine nella città, occorreva ben altro. Come infatti nota g iustamente il Ghisi (1), le truppe francesi erano stanche. decimate e sparse su un vasti ssimo territor io, nel quale la guerra continuava, senza che se ne potc~se prevedere la lìne; urgeva quindi trovare nel paese conquistato, non solo nuove risorse di derrate e di denaro ; ma anche uomini capaci di combattere. Incorporare questi uomini nelle mezze-brigate francesi deve essere parso poco prudente e poco pratico. Bisognava dunque creare un Corpo di Italiani volontari, il quale, a differenza della G uardia N azion ale, destinata a rimanere n-dlc città, fosse in g rado di battersi in campo aperto e di portare un valid-o a iuto alle truppe francesi. E , siccome si era allora in pieno classicismo, per la denominazione di questo primo Corpo di Volontari italiani , si scelse il nom e di Legione, Unità che doveva essere com posta, come gi~t nell'antica Roma, di coorti c.: J i ._cn tu ric. Il 16 ottobre 1796 l'Ammini strazione generale della Lombardia, raccolte alcune mig liaia di domande di Volontari italiani, le trasmetteva al Buonapartc, che due g io rni dopo approvava ,. lo zelo che animava il popolo lombardo " · Veniva cosl dec rc.:tat:::i la costituzione della Legione Lombarda, fo rte di 3]61 uomini. compresi gli ufiìciali, e divisa in 7 coo rti, d elle quali 3 da fo rmare a Milano, I a Cremona ed a Casal Maggiore, 1 a Lodi ed a Pavia, I a Como cd, infine, la 7' da costituire con Volontari tratti da tutta l'Italia. Intanto il Buonaparte incoraggiava l'istituzione della G uardi a Civica in Emilia e promovcva, nell 'ottobre dello stesso anno 1796, la costitu z io ne dell a Leg ioue Italiana, anch 'essa formata da Volontari e divi sa in 5 coorti, delle yuali 't costituite rispettivamente ncllt: provi nce di Rologna, Ferrara, Modena e Regg io Emilia e la 5~ composta da patrioti pro\'C:nienti da tutte le regio ni d'Italia. O g ni coorr·c: forte di 700 uomini , doveva essere di visa in sette centurie, delle quali una di Gra natieri. Come si vede la costituzione:: d ella Legione Italiana era analoga a 1.1uella nella guale era sta ta g ià costituita la L egione Lombarda (', (1) Cfr. G m s1: 11 11 T ri(olorc ita liano ».


formata dappri111:1, come si t: gi:1 detto, con Volontari in mas~ima parte emil iani , la nuova Legione c:bhc una forza ~cmprc maggiore, poi chè, nd 1797. ne \'ennl'ro costituiti altri reparti a Brescia, a Bcr~amo ed a C rcrna. · Alla fine dello stc.:sso anno 1797 le truppe della Repubblica Cisa lpina a\·n ·ano raggiunto, infatti, la forza di 15.000 uomini , in gran parte Volontari, divisi in otto Legioni o mezze-brigate su 2 battaglioni ciascuna (1).

I Volontari italiani , che secondo lo stesso I3erthier avevano già resistito con croi c.1 fermezza al fuoco dell'Artiglicria austriac;i · ad

Arcole. comhatt t.To no nel 1797 sul Scnio, presso Faenza: presero parte :lllc opcr:tzinni nd le Rom:1g11t: ; si distinsero ad Ancona e quand o. nel J 7•J<), d mantc l':1SSL' nza tkl Buona parte, allora impegnato nella c1mp:ig na d T gi11 0. la for t11n:i p:tr vc abbandonare in Italia gli eserci ti f ranccsi , .~lì lul i:in i rn111h:1ttno no v:ilorosamcnte ~ulla Secchi a, ,u lla Trchhìa. a :\n,·i e poi resistettero. col \.bs~ena. a Genova asscdi::ir:i eh !!:· ,,;:i··i ;,· .,u, :ri:idic. Fin da l primo com b:1ttimento al c1ualc presero p:1rte. i nostri Volo nr:1ri dimo~!r:1rc )110 q11a1110 fosse stato dlìcacc nel loro animo l'ap· cr,c autor1t . a' iwr cVllC . I CHe suggeruncnro . . 1 eI.111Je e111 pc 11o Ioru 11,0,iu del Buonap:Hl c. :\clic loro gesta noi trovi am o le prime promesse del valort· e ddb d1 ,ciplina dei soldati italiani che, ,·intc le prime diflì(kn ze di ì'\:apolrn 11c [, sì dimostrarono. in ogni occasione, ottim i soldati. Giuseppe.: Cc~:1rc: Abba, nell e mc ,. Meditazioni sul Ri sorgimento ,i. ricorda ed e~alta il valore dei primi Volontari italiani . .. Qu:indo nel 1796 - scri~~c appunto l'Abba (:2) - il generale Buonapartt', ,·incitore dc:gli Austriaci a Lodi , entn\ a Milano, vi trovò gioventù pront ,1 fKr L111 1c 8 ballaglio11i cd i11siemt· 8 valenti uomini da mcttcrr al b loro tcst:i. Frano i due Tculié, Pino. Trivulz i, Rouger, (1) I kt1ori tro1"cr:1t1no notiz ie p ii'1 dett:ig liate e d onuncntalc sulhi costituzione J ellc F:1111cric it::ilia ne d u rante il periodo n:lpoleonico nella parte p r ima del nil u me IIf d i quest"opt·r:1, pane dedicata :i ppunto a tale importanLc argomc1110. In c,s:i sono stati citati e ri port:1ti a11che i documcm i. m ediante i quali vennc,-o , uccc,siv:11ne nt:c costituite l:i L<·g ionc L omh:1rda, q uella Italian a, gli eserc iti dcli., Rq,uhhliu Cisalp ina e <pid li del Regno lrn lico. (2) Cfr ..·\n1;.\: " ,\kdi1:1z ioni sul Risorgime n to ».


Bonfanti, Balabio, Battaglia, giovani tutti che divennero po i generali. Nell'ottobre di quello stesso anno la Lombardia e le terre della d estra del Po diedero Jue Leg ioni, fatte di 7000 fanti e 300 <.:avalli: e alcuni di quei soldati, sotto gli occhi di Bonaparte, al fuoco d ei cannoni d'Arcale, meritarono che il generale Berthier dicesse di loro parole

Uniformi della Legione Lo mb,mla ( 1796- 1797 ).

gloriose. Più tardi quelle <.iuc Legioni si fecero vedere in campo da sole, il 1'' febbraio del novantasette, :1ffrontando 7000 Pontifici sul fiume Senio, presso Faenza. I Gran atieri del mantovano Lahoz g uadarono il fiume gonfio ; presero 14 ca nnoni, 1000 prigionieri, 8 bandier e; ricevettero n elle loro tìlc 6oo Romag noli condot ti dal fa <: ntino Scveroli, che divenne poi uno d ei mig liori ge nerali d i Napoleone.


Vinsero a Pesa ro, ad Urbino. a Sant'Elpidio, fecero capitolare Ancona, passarono l'Appennino, portarono b bandiera tricolore italiana a sventolare sui monti di Spoleto, onde il Papa chiese pace alla Francia. Dopo quell'anno quei soldati lombardi, che si chiamarono Cisalpini. furono coi Francesi daJJe Alpi all'ultima Calabria. E quando, nd no\':1n1:111ovc. non v'cssc ndo pili Bonaparte in Lombardia, tornarono gli Austriaci aiutati dai Russi e principiarono le sconfitte dei Fr:1111.:csi, llllci Cisalpini, trn:ssi alle rctrogu~1rdie, protessero le ritirate :dia Secchia, alla Trebbia, a Novi, :i Serravallc, a Campofrcddo nell'Appennino ligure. e molti si chimero in Genova col generale Mas~c n:1 assediato. V'erano il Sevemli, uno dei Lcchi, !'Ottavi. il Polfra11t.: schi, il Balabio, il Trivulzi, il Colori. il Pecchio, il Fantuzzi che vi morì, Ugo Foscolo clic vi fu ferito "· Noi abbiamo già ricordato nel IJI volume i rep:1rti inliani che sèguirono il Buona parte : dai primi Volontari c he combatterono ad Arwle, ai reggimenti del Regno ltalico e del Reame di Napoli, che seguirono l'Imperatore e le sue fortune in Austria cd in Spagna, in Rt1s~ia cd in Germania. Se le prime Legioni di Volontari itali :ini rnmbaueronn poi inutil m e nte, m e ntre il euon.tp.irtt: ~i lro\ ;na i11 F~illv, e:,:,c ripre:,ero vila non appena il grande Corso, ritmnato in Francia, riprese e continue) le sue guerre e le sue vittorie. Nt:l 18ou, dovrndo (orinare l'Armata dì ri se rva , che egli poi dovcv:l (:Ondurre in Italia, per riconl]Uistare tutto il perduto a Marengo, a,·eva bisogno di Volontari e, secondo l'Amato ( 1). fece tre procbm i : uno ai suoi vecchi soldati e due ai giovani Volontari anche Italiani. Col primo invitò i veterani in congedo a ritornare alle armi, affluendo ai Depositi reggimentali o direttamente a Digione, centro della raccolta dell 'A rmata. Con gli altri due invitò i giovani che no n avevano l'obbligo militare ad arruolarsi come Volontari. ,, J .'appello ai giovani e ra ;1mmantato di molte lusinghe e di l,d lc pru111e,sc cd a\'cva tJU::tsi il carattere di in\'itO personale. pcrcht'. di ceva che i Volontari avrchhern accompagnato il Primo Console e ,a rcbbero stati prosciolti da ogni altro ohbligo, quando l!llcsti avrebbe lasciato l'Armata. Le promesse erano allctt;1nti: i Volontari avrcbbt·ro formato Corpi speci;1li , con ufficiali personalmente scelti cbl Buonaparte, non sarebhero stati mai i11l1uadrati in altri Corpi; i 1xH'eri avrebbero avuto anche uno stipendio, quelli che si fossero presentati


4I con un cavallo avrebbero costituito squadroni di Ussari; l'uniforme sarebbe stata per tutti molto bella. « Ma il tentativo di trovare Volontari non ebbe tutto l'esito sperato ( 1 ). " Tuttavia la 6a Divisione, od almeno qud nucleo di truppe che oer un certo tempo portò gucl nome, fu composta da Italiani volontari, jl cui numero era aumentato nd 1799, quando molti giovani avevano dovuto fuggire dall ' Italia per sottrarsi alle persecuzioni degli antichi Governi. Il totale dej Volontari italiani , a tutto il 1799, si può grossolanamente calcolare in 10.000 uomini ed il Primo Consok, nel 18oo, aveva pensato di costituire con essi la 6a Divisione dell'Arm ata di riserva. Gl i Italiani allora disponibili erano però circa 4000, non bastevoli per completare la Di\·isione, ma sufhcienti per ciarle vita, non ostante la scar sità del le armi. Essi finirono per venire incorporati nella ricostituita Legione Italica, agli ordini del generale Lechi » .

Divenuto Imperatore d ei Francesi e Re d' Italia, Napoleo ne I, con Decreto emanato a To1i111.1 il 7 luglio 1805, ordinò l'istituzione di battaglioni studenti nell e due Università di Pavia e di Bologna, alle quali l'anno seguente venne aggi unta <.juelb di Padova. « Essendo o potendo essere gli scolari ddle due Univnsità di Pavia e Bologna soggetti alla coscrizione, cd importando perciò che siano avvezzi al maneggio delle armi senza pregiudizio dei loro stu<li ... n . Così il Decreto suddetto precisava lo scopo della nuova istituzione, con la quale il genio napoleonico aggiùngeva un 'allra prova alle mille, già affermanti la sua formidabi le capacità di costruttore e di precursore, così nel campo militare come nel civile. Le caratteristiche principali ciel nuovo provvedimento erano: l'obbligatorietà dell ' inscrizione nei battaglioni per i giovani fisicamente idonei , senza ulteriore impegno a continuare nella carriera delle armi; obbligo di frequentare le istruzioni e di vc~tire l'uniforme: faci litazioni ai giovani provenienti dai (r) L<c: 5itu;1zioni ddla for z:1 portano. :il 25 aprile 1800, 359 veterani e 120 Volontari, al 21 m::iggio 1511 Volont:ir i e nessun veterano. Poichè Marengo fu combattuta il 14 giu gno, i: cvidemc che. per l:i camP,agn: dell'Armata di risen·a, l'arruolarnrnto dei Yetcrani e dei Volontari non r!USCI .

Volontari posso no riicnersi, però, i soldat i della Legione Italica.


battaglioni uni vc:rsi1 ;1n, che intc:ndcssero poi passare nelle Scuole mil itari. L:1 for:1.a di 1:ili b:11 taglioni afferma iJ 'fosti ( 1) variò sc(011 do il 1111111cro degli i m cr itt i ndlc varie Univcrsit~t; particolare im-

E..cn 1to dt:ll.i Repubblica Cisalpin,1 ( 1800 - 1802).

pulso cbhe il battaglione pavc~c, che potè essere, fin dall'inizio, costituito su 6 compagnie di 80 uomini ciascuna ; cd è noto come, ad infervorare i giovani , concorresse con Ja sua pa rola ardente e vibrante Ugo Foscolo, ndl' uni..:o anno che tenne cattedra d'eloquenza nelr A tcnco lombardo. ( 1) Cfr. A~1Enrn To,n : " I battaglioni uni versitari italiani ed .i l combattin1enco del 29 111aggìo 1848 l) .


·H Vita atti va e non infeconda trassero i batt,wlioni univcrsit:ir i l:> • del Regno Italico, fino a quel fatale anno 1814, ch e vide tramont ~1rL" l'astro naroleonico e le tuniche bianche degli Austriaci invadere di nuovo le belle terre padane. << La tradizione, tuttavia, dei nuclei militari universitari sopravvisse, anche dopo la restaurazion e, tra le generose falangi dei giovani studenti italiani , primi sempre a custodire la sacra fiamma dell'unità e dell'indipendenza nazionale. « Non più, s'intende, l'obbligatorietà della con cezione na poleonica; ma jmpulsi spontanei e formazioni volontarie; prima fioritura di quel mirabile Volontarismo italiano - fenom eno tipicamente nostro, con caratteristiche e finalità inconfondibili - che in tutte le ore più solenni della Patria diede contributo insigne di opere, d' ingegno, di sangue )>. In questo capitolo, dedicato ai Volontari italiani durante il periodo napoleonico, vedremo come, non appena vennero ricostituiti durante il Risorgimento, alcuni dei reparti già istituiti in Italia, m ezzo secolo prima, per gli incitame nti cld Buonapa rte, essi furono comandati dai veterani degli eserciti del Regno Italico e del Reame delle due Sicilie, quasi a meglio Jimustran~ che, lll:Ì moli popolari c nelle rivo lu zi.oni verificatisi in Italia dal 1821 al 1848, si raccoglievano anche i frutti dei semi sparsi non inva no nella Penisola dai provvedimenti e dag li eserciti napoleonici . Noi abbiamo già riconhto questa circostanza all'inizio del presente capitolo cd, a dimostrare la \'Crità del nostro asserto, reputiamo opportuno riportare dal vol ume dello Zanoli (1) l!u;:i.lchc cenno biografico su alc uni dei \'eterani n apoleonici, che coma ndarono nel 1848 i reparti dei n ostri Volonta ri. 11 vicentino Giacomo Zane/lato , che nell'esercito napoleonico era giunto al grado di tenente colon nello, sdegnando, dopo la caduta di Napoleone, di indossare la divisa austriaca, s'era ritirato ad Ar(JUà a coltivarvi, come gli antichi Romani , un piccolo podere, in attesa di accorrere al primo g rido di riscossa. · Nel 1848 infatti lo Zanel lato assunse il comando della Guardia Civica Vicentina e della Lecrione dei Volontari. E con questa Legione ' 1'8 aprile egli mosse contro il nemico sui monti di Sorio e di Montebello ed, intrepido, mostrò ai suoi giovan i soldati. come la fede cd il cora<nYÌo non debbano vacillare anche nella sfortuna delle armi. bb <(

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(r) Z.-1.Kol.1: ,, Il Risorg imento naziorde n,


44 Organizzò po i in Vicenza il Corpo dei Crociati Vicentini e fu ascoltato co nsiglie re dello Stato Maggiore della Difesa. Combattè in rutti g li sco ntri sui colli Bcrici; il 29 maggio fu all'assalto di Porta Santa Lll(.:i ,. 111cril:111dosi una cilazionc d 'o no re nel rapporto che il rn mand;1111c lk llu zzi fece il 14 giugno del 1848 al Governo Provvi~orio della Rcp uhhli ca Veneta. Dopo b cad ula di Vicenza, lo Zancllato non si diede per vinto <.: con <1u:1si rull i i suoi Volontari accorse a Venezia e vi rimase , lottando srn za ~m e ntire m ai la sua Luna fino alla capitolazione . Il ge nerale Ewebio Bava, comandante il I 01rpo d"Armata dcll'c,crci10 piemontese ndla ca mpag na del 1848, nacq ue a Vercelli nel 1 790. Ehbe la sua prima educazione nel Collegio milita re <li Saint Cvr. a f>:iri g-i. Usci tone nel 1805, e ntra va nell'esercito francese; nel 180(1 partecipa va alla campagna di Prussia e l'anno dopo, col g r ado di luogotenente. e ntrava nel Corpo del Soult, che doveva ope rare cont ro la Spagna. Al comando di una colo nna m obile partecipò alla guerrig li a e diede subi to saggio delle sue ottime q ualità di comandante, impadronendosi di sorpresa della cittadella cli Le,1ucyti. Promosso capitano, continuò la ,guerra in lspagna fÌno al 1814 e, dopo b b atta.:di., Ji T,,lv~a, tor11tJ a T(Jrino, al comando dei Cacciarori Piemontesi. , 1'el 18r5 fece parte della Di vision e sarda nell 'assalto a Grènohle, dando nuove prove di valore e meritando la c roce di Sa11 Maurizio. Dopo una rapida carriera, com eguen z;:i dei suoi meriti eccezionali , nel r847 Eusebio Ba\'a tra luogotenente .~cn crak dell 'eserc ito piemontese e Govern:1torc di Alessandri a. Nel 1848, vincitore a Goito, fu promosso gen eral e di Armata. Il gen cr;ile Rava morì nd 1854 a Torino E!torc Dc So1111az ebbe i natali a Thonon, nella Savoia, nel 1787 e fu certo una delle figure più em inenti dell'esercito piemontese. Iniziò la carriera delle armi nel 1813 com e V o lo ntario n elle Guardie d'Onore di Napoleone. Ricevett e il battc~imo del fuoco a Dresda e cumoauè poi ad Lilrna ed a Li psia. D urante la ri ti rata sopra Hanau 50.000 Ravare~i e Austri aci te ntarono di sbarrare il passo a Napoleone, c he contava appe na 20.000 uomini. L'Imperatore spinse contro il fortissim o nemico la sua Cava lle ria e ne ebbe il sopravvento. Il Dc Sonn;iz prese parte all'azione, salvò nella battag lia la vita al suo colo nnello ed, appena tornato in F ranci a, venn e decorato con la Leg io n d'Onore. Dopo ave r partecipato con Napoleone ad altri fatti d' arm e, il D c Sonnaz entrò al servizio dd Re dì Sardegna col g rado di capitano


-15 delle Guardie. Nel 1826 era tenente colonnello, nel 1830 colonnello comandante di brigata_, nel 1842 luogotenente generale e sul principio <lei 1848 com anda nte 11 II Corpo d'Armata. Partecipò alla prima guerra per la nostra indipendenza e fu con le sue t ruppe protagonista di importanti combattimenti, dimostrando in ogni occasione belle virtù militari. Dopo l'armistizio occupò la carica di Governato re di Genova ; ma, addolorato dalle aspre e ingiuste critiche che anche a lui si faceva no per l' infelice risultato della guerra, chiese di essere posto a riposo e soltanto per le affettuose insistenze di Carlo Alberto accettò, nel Ministero Gioberti, il portafoglio della G uerra e lo tenne fino al feb braio del 184,9. Ce:1are De Lattgier nacque nel 1789 a Portoferraio. A sedici anni era Volontario nelle tru ppe toscane e, lasciato il servizio a causa di un duello, s'arruolò nella -Guardia Imperiale Napoleonica. 1n Ispagna guadagnò la croce della Legion d'Onore. Cadu to il Regno d 'Italia e trovandosi egli in tluel tempo prigioniero degli Austriaci, gli venne fatta la proposta di prestare servizio col grado di capitano in un reggim ento croato ; m a il De Laugier non accettò. Passalo in T oscana nel l'esercito del Granduc:1, conseguì, nel 1848. il grado di generale cd ebbe affidato il comando delle t~uppe t'. dei Volo ntari toscani, che dovevano operare contro l'Austria. Carlo Zucchi, l'eroico difr nsore di Palmanova, nacl1ue a Reggio Emilia nt"l 1777. A r9 anni s'arruolò nell'esercito francese e combattè la prima g uerra come sottotenen te in un battaglione di Volontari contro i soldati pontifici. Poi si distinse contro i Russi (1798) e, più r·ardi promosso colonn ello, partecipò alla g uerra in Germania, nella quale si distinse in modo da essere promosso generale. Nel 1812, in Russia, durante la presa di Mokercn , alla testa di 6 t)attaglioni (3 francesi e 3 italiani), continuò a dare prova delle sue virtù militari. Nel 1813, nei giorni 2 , 3 e 4 maggio, prese parte alla battag lia di Lutzen. Caduto Napoleone, i soldati italiani dovettero prestare giuramento cli fedeltà all'Austria e lo Zucchi venne nominato tenente generale: ma chiese subito dopo il congedo e si ritirò a Reggio Emilia , àove, accusato d i aver congiurato contro il Duca cli Modena, venne arrestato e condannato a venti anni di carcere du ro. Nel 1831 fu Capo dei Volontari romagnoli e modenesi con i auali scacciò t,a li Austriaci da Rimini. Costretto dopo la resa d i An• cona a p rendere la via dell'esilio, lo Z ucchi fu cattura to nell'Adriatico


Jalle na\'i austriaclH.: e condotto a Venezia, dove venne giudicato da un tribunale m.ili1;1re e condannato a mcirtt:; pena che, per l'interce~sione della F rancia, ven ne commutata in venti anni di reclusione. Otten uta la gr:11.i:1 do po due anni e tornato in Patria, assunse nd 1848 il comando di Pa lm anova, ;1~sediata dalle truppe d el fcldmare-

li gencmle Curio Zua h;.

sciallo N ugcnt ; r<.: spi nsc per due volte l'intimazione di resa e con poche centinaia di uomini suhì un bombardamento durato venti giorni, senza abbassare le armi. Ancht: il generale A1J<lrca Fcrrari fece le sue prime armi nelle g uerre napolconicht:, come ufficiale di Cavalleria.


47 Nello scontro di Montmirail, nel 1814. ri mase ferito da un proiettile che gli attraversò il petto: in seguito ricevette b. croce della Legion d'Onore. Nel 183 t passò alla Legione Straniera, partecipando con quella alle campagne d'Africa. Nel 1838 rientrò in Francia e continuò a prestar servizio fino al 1844, anno in cui chiese il congedo. Tornato a Roma, ebbe affidato, nel 1848, il comando delle truppe pontificie che, col generale Durando, dovevano partecipare alla guerra contro l'Austria. Combattè a Montebelluna, a Cornuda èd, in ultimo, durante la difesa di Venezia, a Cavanella d'Adige. Ebbe mansioni delicate ed altissimi incarichi e va ricordato come uno dei più attivi campioni della nostra indipendenza. Tutti i giovani colti dell 'aristocrazia e della borghesia italiana, sperando non invano di giovare all'Italia, si arruolarono volontariamente e servirono con o nore negli eserciti napoleonici.

Come noi stessi scn vem mo 111 altra occasione ( r), a Sa nt'Elena il 15 apri le del r8:n - vale a dire appena venti giorni prima della ~ua morte ·-·· . Napoleone d ic1:1,,a .ti ~uoi pochi fedeli : .. In so di clover finire presto e ne sono lieto per voi, che potrete così rivedere il dolce paese di Francia ; ma che cosa credete che pcnsedi il mondo quando apprenderà la mia morte? ·" · E, roichè i suoi fedeli - più per affettuoso desiderio di confortare la grande aquila che stava per chiudere per sempre le sue ali , che per interessata abitudine di cortigiani - - gli risposero: " Il mondo dirà probabilmente che un grande astro è scomparso », Napoleone soggiunse : « Io penso, invece, che il mondo, anche se quando mi saprà morto emetterà un sospiro di sollievo, dovrà pur sempre ricordare il mio nome, indissolubilmente legato al ricordo della grande Rivoluzione, della quale, dopo tutto, io sono stato il più alto rapp resentante cd il primo soldato! Si di rà, senza dubbio, e hc io sono stato un ambizioso e ciò è vero; ma affido ;igli storici del futuro il decidere se la mia ambizione sia stata quella di un piccolo uomo, che cerchi nd suo esclu sivo interesse un posto sempre più alto; oppure sia stato il grande, potente sentimento di chi, aspirando ad una gloria immortale, ha cercato di preparare, per il bene di tutti i popoli , un avvenire migliore a tutta l'umanità! "· (1) Cfr. ScALA: « Napoleone T: l'Uomo, J'Trnli:ino, lo Stra tega».


Ora a noi sembra che queste sue profetiche parole si possano considerare in gran parte avverate; e che, pur non potendo negare l'ambizione del l'uomo, anche noi dobbiamo consider;1re questa sua ambizione come la leva possente, le cui forze dovevano finalmente svegliare _, come diceva lo Chatcaubriand - i nostri padri all'amore dell'Italia e della libertà! Mentre si era appena inizi:1ta a Sant'Elcna la sua lenta agonia, i germ i da lui lasciati nei solchi di tutte le terre, cominciarono, infatti. a fiori re in una nuova, più feconda primavera, con le rivoluzioni di Spagna, del Portogallo e di Napoli dd 1820 e con i moti piemontesi del 1821; rivoluzioni e moti ai quali, come vedremo, dovevano iatalmente seguire in Italia, per l'opera delle Società segrete, per l'impazienza dei cospiratori e dei giovani Volontari , le· insurrezioni dd 1831, del 18.34, del 18+2, del 1844, dd 1845 ed, infine, le rirnluzioni del 1848 e la prima guerra per l'indipendenza italiana, alb L}llale innumerevoli Volontari di ogni regione d'Italia conferirono finalmente il carattere nazionale ormai voluto dai tempi.


IV.

I MOTI INSURREZIONALI DEL 1820 E DEL 1821 Come abbiamo già avuto occasione di ricordare nel capitolo precedente, NaPolcone aveva richiamato efficacemente gli Italiani alle armi. e, sia pure mirando al soddisfacimento della sua ambizione, aveva fatto balenare agli oppressi popoli dei diversi Stati della Peniwla la speranza della libertà. Quasi a significare, infatti, che il grande C8rso, quando dovette rassegnarsi alla solitudine di Sant'Elena, aveva già compiuto la sua grande missione, il nostro Risorgimento s'iniziò quando la morte del Buonaparte era già imminente. . Le prime premesse ed i primi tentativi della nostra riscos~a risalgono, infatti, al 1820, anno nel tJUale insorsero gli abitanti del Regno delle Due Sicilie, ed al 1821, quando, non soltanto vennero processati i carbonari lombardi e Silvio Pellico, Pietro .Maroncelli , il conte Oroboni vennero segregati nelle anguste celle dello Spielberg; ma si verificarono in Piemonte <..!uei moti , falliti i quali, s'iniziava l'esilio dì tanti nostri patrioti e b loro volontaria partecipazione alle iottc per la libertà degli altri popoli. Le idee di libertà diffuse, anche in Italia, durante il periodo napoleonico, dovevano trovare la loro efficacia nelle congiure, nell'opera delle vendite della Carboneria e poi, dopo il 1831, nella efficace propaganda della ( < GÌovane Italia >• ( 1) e dar luogo a tutti quei tentativi che, dapprima sterili cd isolati, acquistarono un carattere senza dubbio più generale e deciso ed una maggiore efficacia nel 1848. L'impulso ai primi moti venne dato, nel Regno delle Due Sicilie cd in Piemonte, dalla noti zia dell'insurrezione verificatasi in Spagna e nel Portogallo. (1) Ricordi:1mo ai lettori qu:.lnto cbbimo già occasione di sc rivere: sia sulle Società segrete in Italia, sia sulla <( Giovane lwlia ,, cd i suoi S<opi, nel volume III di quest'opera.

5.


50

Nel Regno delle Due Sicilie. primi moti scoppiarono nel r820 nel Reame di Napoli, dove più d1c :1lt rovc la Carho11<:ri:1 .,i n:i diffusa e contava numerosi seguaci :anche fra i militari dd l'escrcito. Il ::? lug lio i rnttotrncnti Morcl.li e Sil vati t: 127 fra sergenti e sold :11 i dd reggimento ,, Borbone Cavalleria )) , seconda ti dal prete Menichini . mm~c ro dai qua rtieri Ji Nola verso Avellino, dove erano :1cn,r, i num l'rnsi ca rbo1-1ari. li. loro grido era : " Viva Dio, viva il Re, viv:1 la Cn~tiluzionc ,,. Ad Avellino si unì al movimento il tenen te rnlo1111cllo Dc Concili , comandante militare e civi le della città. Il moto ~i e~lesc rapidamente all a C;1pitanata, alla Basilicata, alla T erra d1 l:1rnro e le truppe inviate a ri stabil ire l'ordine disertarono e passarc)f)o d:ilh parte dei ri voltosi. All'uopo un regg imento di Cavalleria :1hh:1ndonò Nocera ; un battaglione della Guardia Reale dichiarò di non combattere contro i patrioti cd un altro battaglione di Fanti, ~tan zi:-ito in Castellammare. si amm utinò. Il Re invic> allora a lrauarc con g li insorti il genera le Carrascosa; 111:1 , mentre egli attendeva nuove forze per li:1t tere i ribell i. il generai:- r.ug!ic-lmo Pepe inJu~s~ ., f., , L.,u :.~, co11tu11t: <:un i ri voltosi u11 altro reggime nto di Cavalleria cd alcune compagnic di Fanti del presidio di Napoli. L.1 Corte ri 111 ancva i111kcisa. quando il duca Piccoletti insieme ad alcuni in sorti entrò nella Reggi-a, intim:mdo al Re di concedt'n' la Costituzione, comc ,·enne effettivamente fatto. Il 9 lug lio il generale Guglielmo Pepe. alla testa degli insorti delle milizie regolari e Ji Volontari armati, entrò in Napoli. ebbe affid ato il supremo comando dell'esercito ed il g iorno seguente il Re g iurò la Costituzione e con lui i due figli, Duca di Calabria e Principe di Salerno, i dig nitari della Corte cd i pubblici irnpic~ati. Intanto la Ca rboneria trionfava. Magistrati, militari , sacerdoti si inscrivevano ad c:~~a in gran nume ro. li generale Pepe ne era il Capo riconosciuto e la Socieù ~eg reta poteva decidere dell e sorti del Reame, quando nuovi a\'vrnimcnti complicarono la situazione. Il popolo si ribellò, infatti. anche in Sicilia e g li abi tanti dell'Isola chiesero la Costituzione spagnola e l'indipendenza da Napoli. ·· La debolezza dei comandanti e la deficien za delle forze militari dicJcro luogo in Palermo a terribili scene di sa ngue. Inviato a sedare la rivolta, il generale Florestano Pepe, fratello di G uglidmo. ~harcato a Mil azzo, strinse Palermo d'assedio e la in-


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dusse alla resa a buone condizioni. Le truppe napoletane tornarono a presidiarne i forti e le caserme; ma il Governo di Napoli non osservò le condizioni offerte dal Pepe per la resa dell'isola ed inviò a


ripmrmarc la r egia autorità il Colletta. Questi. g iunto a Palermo . sciol se b G iunta del Governo, fece giurare b Costi t uzion e spagno la cd eleggere i D eputati al Parlamento. Contro il Rcgno dclk Due Sicilie si andavano intanto addensan d o le min acce dell 'Europa. li nuovo Governo l;orhoni co era stato, infatti , ri co nosciuto sol,anto dalla Spag na, dall'Olanda, dal.la Svezia e dalla Svizzera; mentre la Francia, l' Inghilterra , la Russia e l'Aw,tri a si era no dichiarate contra ri e. Jn un Cnn!_!'rew> riunitosi a Trop pau (ottobre 1820), queste Potenze riaffcrrnaro n(l a nzi il principio dell'intervento armato in tutti gli Srati , ne i quali la rivolu;,-.ionc avesse rovesciato il Governo legittimo. Un n uorn Cong resso si riunì poi a Lubiana. Re Ferdinando che, durante i preliminari di questo ~econdo C'..ongresso, er:1 riu scito a farsi invitare da~li ,dicati, bc nchè ;t Napoli b piche cd i c;1rhn n:1ri si fossero dapprima sollevati per non farlo parlire. riu ~cì a c:il111:1rc g li animi con le sue promesse di fedeltà :illa Costitu7inne ed nt1rn r1C dal Parlame nto di potersi recare a Lubiana. M:i. :1pprn.1 gi 11111ovi, il Re rinnegò la Costit uzione ccl invièi a Napoli il cn11 1r n el G;1l10 ad esporre il volere degli ~il lcati. i (Juali :1Hcrm:m,n,; LLL l., 1 i1ùlt1;.,,Ìon e di N;,p.,li uffe ndeva i ~i~t<.:mi pnliiic i dcll'E11ropa. rninacci~l\·a la sirnrezza dei GO\-crnì degli altri Stati italiani e turha1·:i 1:t p:lCc univer sale. Per consegue nz,1 le Poten ze cr.11io ru,i r clk :td in vÌ;trc a Napoli un e~crcilo a~striaco, seg uito da u n alt ro russo, per indurre i cittadini a fare a m e no della Costituzione, oppure per costringerli con b fo rza a rispettare le antic h e

icggi. A Napoli il Parlamento considerò Re Ferdinando vittima d egli altri Sovrani e decretò la guerra e la resistenza. Ma co ntro glì Austriaci che si trovava no in Italia, pronti a marciare su Napoli , no n si poteva disporre c he di ~2.000 vecchi soldati e dei 4 2 .000 uomini d ella nuova leva. Fu deciso di non con siderare l"c:\.en:ilu austriaco come m:rnico se n o n quando avesse oltrepassato i co nfini d e l Reg no e le forze militari disponibili furono così ripartite: - 30.000 uomini vennero posti a l comando di Guglielmo Pe pe; 4 0.000 furono affidati al generale Ca rrascosa; 4000 soldati scelti ven nero destinati alla difesa della città e cO\tituirono com e un 'ultima riserva. L 'esercito austriaco, forte di 43.000 combatte nti, si era schie rato su tre lince : la prima fra M o ntan to e Norcia, la seconda fra Fermo -


53 Camerino~ Tolentino e Macerata, la terza, in riserva, fra Foligno <.: d Ancona. L'Austria aveva altre forze a Rieti, a Terni ed ;1 Spoleto, un battaglione ad Albano, un altro a Frascati, un reggimento a Civita Castellana, un altro a Roma, Pochi cavalieri fra Velletri e Cisterna. Il 7 marzo 1821 il generale Guglielmo Pepe attaccò gli Austriaci a Rieti; ma, per l'insufficiente addestramento delle truppe, fu battuto e costretto alìa ritirata. . Cominciarono allora le diserzion i fra le milizie civili, le diffidenze fra i Capi ed i gregari, gli ammutinamenti e le rivolte e l'esercito venne a trovarsi in condizioni morali talmente miserande, che bastò che l'avanguardia au striaca si presentasse dinanzi a Capua percbè ne ottenesse la resa. Il 23 marzo l'esercito austriaco occupò Napoli. I più compromessi nella rivoluzione del 6 luglio, fra i quali il generale Pepe, partirono in esilio per l'America o per la Spagna; i Ministri furono licenziati, il Parlamento sciolto e, richiamato il Canosa, venne ri stabilita la monarchia assoluta. I patiboli, gli esili, gli ergastoli di Santo Stefano e di Pan tel leria accolsero i patrioti, verso i l1uali Fcr<linan<lo I non c.:LLt akuna inclulgcuza. Egli morl a Napoli il 4 gennaio 1825 e gli successe nel trono il fi~lio Francesco I. Duca di Calabria.

moti in Piemonte. Iniziati dai Bonapartisti e dai carbonari senza preventivi accordi con NaPoli e senza tener conto delle possibilità rivoluzionarie della Lombardia, delle Romagnc, di Genova e di Venezia, anche questi moti erano destinati a fallire. Essi si iniziarono con un turnulto studentesco, verificatosi in Torino l' 11 gennaio 182 1. 11 9 marzo Alessandria si sollevò al grido di << Viva la Costituzione, morte agli Austriaci! )i ; Asti, Pinerolo cd altre città ne seguirono l'esempio. A Torino un fortunato colpo cli mano permise ai ribelli di occupare la Cittadella. Ma, prima di proseguire nella nostra esposizione, riteniamo opportuno riportare, sui moti piemontesi del 182 1 e sulla repressione di essi, qualche tratto della Relazione del capitano Giulio Zcrboni Di Sposetti, ufficiale dello Stato Maggiore austriaco; Relazione che venne pubblicata ;:i Vienna nel 1892 col titolo e, Die Bekacmpfung des


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55 Aufstandes in Piemont 1821 und clic Occupation des Landes durch oesterreichische Truppen bis zum Jahre 1823 )i . Il Congresso di Vienna del 1814 aveva riunito nuovamente il Piemonte alla Sardegna sotto la dinastia dei Savoia e vi aveva aggiunto anche il territorio dell'antica Repubblica di Genova. Per conseguenza, finite le guerre napoleoniche, il Regno di Sardegna apparve ingrandito e divenne, in virtù della posizione geografica, della buona organizzazione e della fama tradizionale del suo esercito, I.i <econda Potenza d'Italia, dopo l'Austria. Il 20 maggio 1814 il Re Vittorio Emanuele [, doix> la lunga permanenza nell'isola di Sardegna, era rientrato in Torino, salutato con giubilo dalla popolazione e senza dubbio egli, molto amato dal suo popolo, avrebbe potuto rendere il suo Stato veramente felice, se avesse riconosciuto gli incontestabili progressi m ateriali e morali che il paese aveva compiuto durante il dominio francese e se avesse saputo adattare in qualche modo il secondo periodo del suo regno alle mutate condizioni. Ma, insensibile ai mig lioramenti che, durante la sua assenza dal continente, erano stati introdotti in tutti i rami dell'amministrazione negli Stati d'Europa e nemico di ogni novità, il Re si Jic:.dc:. cura di restaurare, per l1uanto era possibile, l'amministrazione dello Stato come era prima dell'occupazione francese. All'uopo licenziò la maggior parte dei funzionari nominati negli ultimi tempi e ricollocò ai loro posti quelli di prima, i t1uali, invecchiati e rimasti lontani dai pubblici affari, non potevano adattarsi ai nuovi tempi. Abolito il Codice napoleonico e richiamate in vigore le vecchie ordinanze, l'amministrazione della giustizia non sembrò conforme ai tempi e lo stesso può dirsi per gli altri compi ti della pubblica amministrazione. G li errori commessi, a volte anche a fin di bene, non poterono non suscitare nel Paese dissidi, malumori. ed una pericolosa rilasciatezza in tutto l'ordine interno. Tale stato di cose tornava a tutto vantaggio delle associazioni segrete, che speravano di potere sostituire la Repubblica alla Monarchia.

Vittorio Emanuele, tornato dalla Sardegna , si era affrettato a ricostituire l'esercito nazionale, il quale, all'inizio del 1818, aveva già raggiunto una forza di 28.000 uomini (1). ( r) Ciò secondo il PrsF.1.1.1: "Storia militare del Piemonte

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Fssn compn.:ndcva, infatti , 9 reggimenti di linea, ciascuno di due li:itt:1g lio11i \ li sci com pagnic ordi naric cd una Granatieri; I reggirnrnto <;ranaticri: , n.:ggimcnto C acciatori sardi su due battaglioni, la legione rcak lcggn:1 su due battaglioni: quattro battaglioni Cacciatori di 77') uo min i ci asc uno su sette compagnie ed aliquote di Artii.:licri.1. di C a \';11ln i:i e del Genio, con una forza complessiva che, in Ìnnp11 cli guer ra. poteva ammontare a 70.000 uo mini. · 1.·n1uip:1~.~i:1mcnto e l'armame nto dell'esercito erano risponclrnti :1i lii~og 11i del tempo ; non così l'addestramento e le norme per il \cr,·iz io interno. ,, Tutto veniva fatto ad arbitrio, nulla in base a \'Cf'L' e proprie: leggi; tutto per consuetudine, nulla per diritto, di g ui ~:i dic nelrcsc rciro non v'era ordine interno , nè disciplina ,, . I 1111g l1ori ufficiali erano quelli c he avevan o servito nell'esercito :iu~t riaco o nel russo o nd francese:; questi ultimi, però , non erano hcn ,·i~ti alla Corte e rimanevano, ad ecceziorn: dei nobili, nei gradi inferior i. subendo un trattamento c he, come è facile immaginare, li :1\'vili,·;1. Alle più alte cari che il Re assumeva di preferenza quegli uom ini che, dopo aver servito n e ll 'ese rcito piernontc:sc, non avevano voluto for parte di <] Uello francese. Eran o se nza dubbio persone ri~. pettahil: ; m a im-:::-cchi;1tc cd ormai ,cnza energ ia; nonchè pri ve Ji Llua lsiasi espe rie nza di g uerra. I generali G ifflen ga e La Tour erano considerati come: i Capi più deg ni di tìducia. ,\ILt nolJib\ che preferiva ancora la carriera delle anni 0 che g-odeva il favo re del Re. appartenevano i g iovani delle prime famig lie piemontesi; g iova ni che, cresci uti sotto la dominazione francese ed al sen ·izio di Na poleo ne, erano animati da un ardente desiderio di g loria e dall a passio n e per le imprese guerresche. Propensi alle idee liberali, essi erano pronti a seg uire il partito politico, che sperava in un mutamento della forma del governo. Il ser\'izio militare ncm ·- veniva prestato con la necessaria disciplina. Gli ufficiali superiori si mostrava no di raèo alle loro truppe, g li ufficia li g iovani, ~t gnatame11te i nobili, passava no la maggior p:irte del tempo in conged o od alla Corte. cosicchè il servizio di compag nia e d i squ adrone era di massima nelle m a ni dei sottufficiali. A Llutsti. c he provenivano in gran p arte dall 'esercito franco-italiano, era :1 1lo ra precluso il passagg io al grado d ' ufficiale: il c he suscitava il lo ro m alcontento. Se g li ufficiali si fossero occupati dei loro soldati con costante assiduità, non sarebbe stato possibile, allo scoppiare della ri"olta . c he ve nissero u ccisi, catturati o derisi, ufficiali distinti ; ma p ri,·i di ogni a sce ndent e sui loro uomini. I Quadri si erano a poco


57 a poco divisi in due ,partiti. Uno era costituito <la quegli uomini , eh~ non avevano voluto servire sotto le bandiere francesi ed erano rimasti sempre fedeli- al loro Re ed erano divenuti così attaccati al passato, da considerare la Rivoluzione francese come un semplice episodio, ormai per sempre concluso. L'altro partito si componeva dei giovani nobili che, a causa della loro educazione francese, seguivano le tendenze liberali. Dotati di sentimenti più dinastici che democratici, questi giovani volevano dapprima raggiungere, con l'aiuto della dinastia ed a suo vantaggio, lé mètc alle quali anelavano; ma vennero ben presto trascinati dal movimento rivoluzionario . .I più notevoli rappresentanti di queste tendenze erano il colonnello Carlo di San Marzano, il maggiore Balbo, il capitano di Lisio e, più di tutti, il maggiore conte Santorre di Santarosa. Mentre in Piemonte si modificava così lo spirito dell'esercito, anche nella popolazione si faceva sempre più profondamente sentire la necessità di miglioramenti conformi al progresso dei tempi e soprattutto il birngno d'un'amministrazione sorretta da buone leggi. Queste erano le condizioni del Piemonte, quando la notizia della Costituzione ottenuta dalla rirnluzione spagnola spinse i patrioti na~oletani all'insurrezione. L'agitazione si prnpagcl ben presto anche in Piemonte, specialmente quando le Potenze alleate, Austria, Russia e Prussia, deliberarono di porre fine, anche con la forza, al movimento rivoluzionario napoletano. li momento per inizi are la lotta per l'indipendenza sembra va giunto. La marcia degli Austriaci verso Napoli prometteva la possibilità di impadronirsi della Lombardia. Si affermava che soltanto l'Austria impediva al Re Vittorio Emanuele d 'accondiscendere al desiderio del suo popolo, concedendo il regime costituzionale, e si pensava quindi di dovere liberare il Re da ogni dipendenza da Vienna. Ma, per Vittorio Emanuele I, nemico giurato d'ogni innovazione, la rivoluzione di Napoli era un errore ed egli invi<'> il generale Faverges come Commissario sardo al Quartier Generale dell'cscn.:ilu austriaco, che avanzava vcr~o la Campania.

L'esempio di Napoli aveva però reso ancora più impazienti le speranze dei liberali e ben presto s'iniziarono anche in Piemonte i moti per ottenere la Costituzione di Spagna, con una manifestazione che, secondo il Tosti, avrc::bbe potuto considerarsi come un semplice


episodio goliardico) se non avesse fatto divampare nella Capitale.: piemontese le prime fiarnme. La se ra d cll ' 11 genn aio 1821 , al teatro d 'Angennes, mentre si rapprcscntiva la " Gazza ladra )) del Rossini, (]Uatlro stu denti d cirAtcneo torinese entrarono nella sala, portando

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N.itr,1110 cd auto gr.ifo di Citm:ppc .'\-l,1z-.:;i11 i.

m capo un berretto rosso adorno di un fiocco nero, secondo i l costum e inval!>o in altre U niversità della Peni rnla. Ma la vigile polizia cred ette vedere in q uei colori il simbo lo dell 'aborrita C arboneria e fece procedere all'a rresto dei giova ni. Fu questo l' iniz io di un tumulto, ch e non si placò ne p pu re il g io rno seg uente. G li studenti,


:i9 seguiti da molti cittadini, si asserragliarono entro l'Universit\ impt:dendone l'accesso alla forza pubblica. Alla sera il Governatore J ell:i città, conte Thaon di Revel, alla testa di reparti di Granatieri , dovette forzare l'ingresso del palazzo e, nelle colluttazioni. che ne seg uirono, trenta studenti rimasero feriti e contusi. L'agitazione si propagò allora agli Atenei di Pavia e di Padova e, ad esaltare maggiormente gli animi, sopravvennero le notizie. ogni giorno più promettenti, dei moti piemontesi; notizie, secondo le quali la guarnigione di Fossano era in marcia, quella di Alessandria in rivolta, il Tricolore innalzato sulla Cittadella di T orino. Numerosi Volontari dcli' Ateneo pavese mossero alla volta di Alessandria e di Torino, dove furono riuni ti in un battaglione <li ,< Veliti italiani »; ma non passarono m olte settimane che (1uei giovani entusiasti se ne dovettero tornare alle loro città con una profonda delusione nel cuore. Ai moti piemontesi avevano partecipato non pochi ufficiali ed alcuni reggimenti dell'esercito, del tiuale, attraverso la relazione dd Di Sposetti, abbiamo voluto ricordare le condizioni . Dopo i tumulti studenteschi delr11 e del 12 gennaio 1821, il partito che tendeva al conseguimento di una Costituzione ed alla guerra contro l'Austria aveva guadagnato terreno; m a bisognava porre alla sua testa una personalità importante. Dopo avere interpellato il luogotenente generale Gi ffl enga, il quale ricusò qualsiasi connivenza con gli insorti, venne indotto a condividere le idee del partito ri voluzionario il ventitreenne Principe Carlo Albe rto di Savoia Carignano, crede presuntivo del trono. Carlo Alberto, nato a T orino nel 1789, era stato educato in Francia. Dopo la restaurazione del 1814, tornato a Torino alla Corte del Re, aveva ottenuto, nel 1820, la carica di luogotenente generale, Gran Maestro dell ' Artiglieria. Egli non nascondeva la sua tendenza a partecipare all'odio degli Italiani contro I.' Austria e poteva essere l' uomo adatto a capitanare i costituzionali, molto più che si conoscevano le sue si m patie per i giovani che propugnavano la g uerra ali' Austria cd un Governo costituz ionale in Piemonte Proprio in quei g iorni, intanto - racconta Artu ro Scgrc (1) a Lubiana il marchese di San Marzano aderiva pienamente, in nome del Governo sardo, alle de liberazioni del Congresso contro la Costituzione concessa a Napoli. Nel febbraio il conte di Bubna avvertì il (1) Cfr. SEGRE: 11 Vittorin Ema nuele i >•.


60 barone Bindcr, inviato austriaco a Torino, che il giorno 6 l'avanguard ia impcrialc avrehhc passato il confine dell'Emilia, in marcia ,u Modc11:i c H<1 logna, e che 1'8 fchbr:tio il Quartier Generale si ~arcbhc 1r:1~frrito :1 Ferrara . Pro~pcro Halbo, Alessandro di Saluzzo, il marchese Brignolc, il conic Lodi di Capriglio, nell'assenza del San Marzano, che rapprcw11t:1v:1 l.1 voce principale del Ministero, rimanevano timidi cd inerti, e t:1k indcci~ionc rese più ard.iti i numcro~i federati , borghesi e mili1:1ri, dc:I Reg no. La polizia aveva minacciato inutilmente l'esil io al 111:1rcl1c~c Turinctti di Priero, al duca di Valiombrosa , al marchese d1 ( :a raglio, a Carlo Emanuele Asinari di San Marzano, ed intanto a T orino giungevano prima Giuseppe Pecc hio, }XJi Gaetano de Castiglia c (;iorgio Pallavicino Trivulzio a sollecitare il pronto intervento del Principc di Carignano con le milizie piemontesi oltre il Ti cino, 11er lihcrare l:1 Lombardia dall'Austria, profittando dell'assenza ddle 1ru ppc imperiali in marcia su Napoli. ,, Con\'cniva al Governo uscire dall ' inerzia, pena lo sfacelo. I \ l i11 is1ri , i unirono in commissione di 1x1lizia, nella quale comprc~n o il Governatore di Torino, ed il J~cncrale Trinchieri di V cn:rn / ., . i i-. c 11· inchie,1a ficttolu ~a vc.:n1k· al ;..: 1ta; nKntrc a Gc.:1wva la po· liz ia arrestava un napoletano sorpreso a diffondere patenti e danaro, in nome della Carboneria, tra i malcontenti dell'ambiente ligure, che 111 ;tl tolk rava .il regime sabaudo. Il conte Saluzzo, Ministro della Cucrra, non aveva più dubbi sulla connivenza di molti ufficiali col panito rivoluzionario cd, informato che fra i malcontenti si segnalavano il cavaliere Giacinto Provana di Collegno (1794 - 1856), capitano di Artiglieria e scudicre del Principe di Carignano, ed il conte GuL>;liclmo Grih,tldi Moffa di Lisio, capitano nei Cavalleggeri del Re, li tk ~tinò a d ue missioni diverse: in S\'ezia il primo, in Germa nia il secondo, per l'acqui sto: quello di ca nnoni; (1uesto di cavalli. " S"intromisc il Carign :1110 a favore del Collegno cd il Lisio, dal canto suo, diede :il Saluzzo la parola d"onorc di esser fedel e al Re, cd i: ntrambi rimasero. ,. In quella, il ) marzo, a Susa u n em issario del Principe della Cisrcrna, Emanuele Dal Pozzo, noto per i suoi legami coi federati e rcsidcntc allora a Parigi, fu sorpreso con opuscoli , proclami a stampa, lettere al conte di Gifflenga, al barone Ettore Perro ne cli S. MarI ino, al marchese Turinetti di Priero, tutti sospetti da tempo alle autorit~1. Il giorno stesso il Perronc venne arrestato e due giorni dopo 1r:idotto a Fenestrell e, mentre il Priero veniva chiuso nelle carceri di


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Ivrea. Ben presto anche il Principe della Cisterna venne mandato a Fenestrelle. La marchesa <le la Tour-Mauboup:r b' sorella del Perron c • chiese all'ambasciatore <li Francia la liberazione del fratello. che aveva servito nell'esercito na poleonico ed era colonnello in ritiro: naturalizzato francese; ma l'ambasciatore era troppo bene informato dei sentimenti rivoluzionari palesati dal futuro eroe di Novara, per credere all 'efficacia del suo intervento.

l.u morie di Santone di Santilrosa.

,, li 7 marzo Re Vittorio si trasferì 11el castello di Moncalicri cd ecco i Capi del movimento, il Santarosa, il Caraglio, il Collegno ed il Lisio vagheggiare un colpo di mano sul castello per imporre al Sovrano, colle milizie ammutinate, la Costituzione di Spagna. li Principe di Carignano, che aveva prestato orecchio fino a llora ai sogni loro, cosciente un po' tardi dcll 'crron: commesso, si oppose ; ma i Capi, turbati e troppo compromessi ormai, non osarono e non poterono trattenere oltre la marcia fatale degli avvenimenti. La notte del 9 - 10 marzo il colonnel!o dei Cavalleggeri di Piemonte, conte Carlo Vittorio Morozzo di Magliano, che ade riva al complotto, ritenendo ormai la Capitale in mano dei sollevati, mosse da Fossano alla volt:i


di Torino e la mattina del IO stesso i I tenente colonnello Guglielmo Ansaldi, coma ndante in seconda della brigata Savoia, occupava ad Alessandria la Cittadella e, favorito dall'elemento borghese locale, costituiva una Giunta provvisoria di governo. (( Poichè ai sollevati i Capi avevano detto che l'Austria minacciava l'indipendenza del Sovrano e dello Stato, il Re, fatto ritorno alla Capitale, emanò un proclama per smentire l'assurda voce. " Ma ben altro occorreva per dominare b situazione cd i ministri sembravano inerti. Solo Prospero Ralbo, che da tem1X1 sentiva l'opportunità di un a riforma costituzionale, fece preparare un progetto, che poi no n sottopose al Re. Il Saluzzo che, Mini ~tro della Guerra, a\'febbc d ovuto vigorosam en te agire contro j ribelli, si. lascìc':i sfuggire i Capi, an cora presenti nella Capitale. quali il Santarosa cd il Caraglio, e lJUCSti , precipitatosi a Vercelli. tentò di far ammutinare il suo reggimento; ma senza risnltato, grazie all'energia del colonnello, conte di S:unbu y. .. Il g io rno , I marzo, al le porte di Torino, si svolse l'episodio di San Sa l\'ario. Ne fu eroe il capitano Vittorio Ferrero, comandante la 2 " compagnia del lll battaglione Legione Reale Legge ra, già valoroso soldato n:::pokonico, asceso nel le r:im p:ignc cli Spagna da sottuffici ale al grado che ancora portava. Fgli era no to come un ardente fautore del mo\'imcnto : m :1 la mattina del giorno prima era stato mandato con la su:i compagn i.i verso Cuneo, ;1 rilc va rè un'altra compagnia in distaccam ento. Quando. poi, nelle ore pomeridiane, i casi di AlessanJria erano g ià noti, il Fcrrero era stato richiamato a Carignano, da dove. presi in iretta i necessari accordi con i Capi del movimento e con gli studenti federa ti del Collegio delle Provincie, era to rnato presm la sua compag nia a San Salvario, per spiegare il vessillo tricolore al grido d i " 1/iva la Costituzio11c P. ,, Accorse il colonnello della Legione, Stefano Raimondo, ma venne lcggermentl· ferito cd arre~lato. Si fecero innanzi una pattuglia di Cavalleria, un,1 compagnia Jd reggimcnlo Guardie, un r epart0 del reggimento di Cavalleria Piemonte Reale, i Carabinieri; ma nulla potnono fare perchè avevano ordine di non usar e le armi. Raggiunto da alcune diccine di studenti volontari, il Ferrero, dopo avere atteso invano che b cittadinanza si sollevasse, mosse verso C hieri. perdendo lungo la via grad uati e soldati , non disposti a se~uirlo, ed il g iorno dopo, per Asti, sì ritirò ad Alessandria. '< rn un 'assemblea presieduta dal Re il Rcvcl riportò la voce inesatta che gli ammutinati delle provincie fossero già in marcia sopra


Torino. Vittorio Emanuele sciolse la seduta. Ma giunta, il 12 marzo, la notizia che anche la Cittadella di Asti era caduta in possesso dei rivoltosi e saputo dai comandanti di reggimento che i soldati non avrebbero impiegato le armi contro i commilitoni ribelli, il Re decise di abdicare in favore del fratello Carlo Felice ed affidò la recnrenza bb a Carlo Alberto. Questi promulgò la Costituzione spagnola richiesta dai rivoluzionari e, poichè tutti i Ministri si erano dimessi, istituì una Giunta provvisoria di governo; ma Carlo Felice da Modena dichiarò senza effetto le deliberazioni del Principe ed ordinò ai reggimenti fedeli di riunirsi presso Novara, sotto gli ordini del generale La Tour. << L'Austria inviava intanto 15.000 uomi ni per sedare i moti. ,, Carlo Alberto raggi unse anch'egli Novara, da dove emanò un proclama, dichiarandosi devoto al nuovo Re e raccomandando ai Piemontesi di obbedirgli. <( I costituzionali si raccolsero allora al comando del colonnello Regis e formarono un piccolo· esercito di 2750 Fanti, 1080 cavalli e 6 cannoni, i t1uali, incontrate presso Novara le truppe austriache, vennero facilmente sconfitti e dovettero lasciare agli Austri:1ci la possibilità di raggiungere Alessandria ; ménln: il gc th.'rale La T uur poteva rientrare, con le truppe fedeli , in Torino )>. <(

Domata in Piemonte la rivoluzione, alla quale, come si è visto, avevano partecipato numerosi studenti volontari, tutta l'Italia rimase sotto l'influenza dell'Austria c he, minacciando i popoli di reprimere inesorabilmente ogni moto rivoluzionario, favorì senza volerlo l'idea dell'unità italiana, idea che a poco a fX>CO si affermò in tutta la penisola, abolendo le barriere separatrici che la Storia aveva innalzato fra le diverse regioni della Patria comune. (;J j ufficiali che più si erano compromessi nel 182r vennero processati e condannati a severissime pene; ma molti di loro poterono riparare in tempo all'estero e, come il di Santarosa cd il Collegno. dopo avere peregrinato per la Spagna, la Francia e l'Inghilterra, si recarono in Grecia, a combattere contro i Turchi per l'indipendenza di quella nazione. La Regia Delegazione all'uopo nominata iniziò i processi contro gli ufficiali ribelli e, nella seduta del 19 luglio, vennero condannati alla confisca dei beni cd alla pena di morte per mezzo della forca,


prc.::\'ia dc.:gr.1dazio11e cd una pubblica ammenda da farsi ai piedi del p:1tibolo: Isidoro Palma , Giacomo Garelli, Gerolamo Galliani, Giovanni Dossena, Fonunato Luzzi, Guglielmo Ansaldi, Urbano Rattazzi, Cio\'a1111i Appiani, Luigi Baronis, Angelo Bianco, Carlo Rarandic.:r, Carlo Armano , Michele Regis, Santorrc di Santarosa, Gugl ielmo Muff:1 di Li ~io, Carlo Asinari di Caraglio, Giacinto Provana . i

Giuseppe PacchiarotJÌ.

di Collegno, Evasio Radice, Ignazio Rossi e Carlo Vittorio Morozzo di Magliano. Le condanne a morte furono eseguite il 2 1 luglio in effige per (JUasi tutti i co ndannati, che intanto si erano rifugiati a Ginevra, da dove venne inviata alla stessa Regia Delegazione, che continuava a celebrare processi cd a stabilire condanne, una solenne protesta che, esaltando i nobili scopi dei rnoti piemontesi, accusava la stessa Delegazione di incom petcnza.


Col fallimento dei moti del 1820 e del 1821 le tradizioni del Volontarismo italiano vennero ancora una volta confermate: sia dal la partecipazione dei Volontari ai moti stessi; sia dal disinteressato intervento degli esuli in difesa della libertà degli altri popoli; tanto che - come scrisse il Minclli - ,, non ci fu popolo in Europa che, costretto a lottare per la propria indipendenza, non avesse visto cuori e braccia italiani levarsi in suo favore ,,.

6.


V.

LE INSURREZIONI DEL 1830 E DEL 1831

Con la rivoluzione del lug lio 1830 in Fra ncia cr;:i stata dichiarata decaduta la monarchia d ei Borboni e pruclamato Re dei Francesi il duca d'Orléans, che prese il nome di Lui gi Filippo I. Molto am ico d ei libe rali , egli aveva cospirato nelle sette ed a queste doveva in g r:1 11 p:irtc; la sua elevazione ;:i) trono, tanto che il suo regno sembrò 1.111:i ~fi1Lt alla Santa Alleanza e rappresentò una speranza per i popoli opprt'\Si. Nella notte su l 25 agos to 18~0 il Belgio proclamò la propria indipende nza cl:ill'Ul anda, indipendenza che, dopo un breve periodo di lott~. f:i ~i rn ::::~ci._,!;, ~, Londra (4 110\-cmbrc 1830) ,falle Potcn7C della Santa Allc:111z:1, S<Jprattutto pc! timore di un possibile inter\'t'.lHn fra ncese. Il iruilD lx:lg.1 fu l[llindi 1bt11 al Pr in(ipe LcopolJo di Sassonia Coburgo cd il Conµrcs<n helg a, riunito a Bruxelles. vot<Ì un;i Costituzione lihcralc. Nd no,-emh re dd 1830, tidando nell'appoggio francese, la Polon i:, si ri bellò alb Russia. Ma il m ovi mento non riuscì a propagarsi .i n tutta l:1 11 :1zio11e l' ben presto le armi dello Zar dom arono la rivolta. La Polonia , perd uta la Costituzione e la Dieta, fu aggregata come provi nci:1 russa. ma con propria amministrazio ne. al l 'Impe ro moscovita.

Le lotte fr.1 C.ìrlÌsli e Cri~t in.ì travag liarunu per un decennio la Spag na co n un 'a perta guerr:1 civile. Battuto fi nalmente il Carlismo. ia reggente 1V1aria Cri stin a concesse allo ra 1111;1 Costituzione più liberale c. stringe ndo rapporti con Don Pedro. Impcralnrc dcl Brasile, ed aiutandolo a vincere il t errorista Don \ ·t ich cle, fa vorì l'avvento di un Gove rno liberale anc he nd Portogallo.

Anche l'rralì a si scosse, ma alla nu ova rivoluzione francese non risposero che lo Stato p<)n tilìcio. i Ducati e le Romag nc.


Il segnale della rivolta partì <la Roma, dove, profittando dc.:lla vacanza della sede papale per la morte di Pio VIII, i carbonari, fra i quali i fratelli Bonaparte, figli dell'ex re d'Olanda, suscitarono un moto che fu subito represso. Ma qualche tempo dopo (3 febbraio 1831) l'insurrezione scoppiò a Modena e si diffuse a Reggio. · Il giorno successivo si sollevò anche il papolo <li Bologna, che atterrò gli stemmi pontifici, e ben presto i moti si estesero a Rimini, a Cesena ed a Ravenna e quindi alle Marche ed all'Umbria. Insurrezioni si verificarono anche a Parma, da dove la duchessa Maria Luisa dovette rifugiarsi a Piacenza, sotto la protezione della guarnigione austriaca. Francesco 1V di Modena, che sperava nel movimento rivoluzionario e nell'aiuto dei carbonari per costituirsi un più grande Stato nell'Italia Centrale, rimasto privo dell'appoggio francese ed accusato di tradimento dai liberali, passò improvvisamente alla reazione, fece assalire la casa di Ciro Mcnotti e lo trasse in prigione, insieme ad altri giovani. Modena, riavutasi dallo stupore, scacciò il. Duca, che riparò a Mantova. La rivoluzione sperava ancora ncll'interv·c nto francese: m:1 l'Au stria si oppose e Maria Luisa ritornò a Parma, dove, battute a Firenzuola le scarse truppe rivoluz ionarie, si ricostituì il Ducato. Modena fu difesa dal gtntralc:: Zucchi, veterano napoleonico disertato dagli Austriaci per mettersi a capo della ri.voluzione; il 20 marzo l'ordine venne ristabilito a Bologna e quindi ad Ancona , dove lo Zucchi venne arrestato e condannato dall 'Austria al carcere perpetuo. Anche ai moti del 1831 - scrisse il Tosti~ gli studenti universitari diedero la loro partecipazione spontanea ed efficace: sia a Modena, dopo la fuga ignominiosa di Francesco IV ; sia a Parma , dove, dopo aver concorso ai moti che indussero Maria Luisa a riparare in Piacenza, s'inserissero in massa nella Guardia Civica, creata dal Gùverno provvisorio; sia, infine, a Rolog na, dove la moltitudine. discesa in piazza il 4 febbraio , era costituita in gran parte di studenti, che formarono poi una ,, Legione Bologne~e ». Ma anche nell'Emilia e nelle Romag ne la rivoluzione si spense con la stessa rapidità con cui era divampatd ed i giovani rientrarono nelle Università, amareggiati, sfiduciati, spiati dalJe polizie. Tuttavia, anche in quella specie di crisi romantica, i giovani mantennero viva la speranza e la fede.


68 Le rcpn.:ssioni c he seg uirono a l!uesti moti furono particolarm e nte crudeli. Il Duca di Modena chiamò a capo della polizia il Canosa, clic co 11 nuovi orrori rinverdì la fama già acquistatasi a Na1di. Salirono il patibolo C iro Menotti, Vincenzo Barelli e tanti altri; no nchi· 500 cittadini ven nero rinchiusi nelle carceri e più di rnoo cerc 1rono scam po ndl'esil io.

-

Eg u:ilmc nt c feroce fu la reazione nello Stato pontificio, dove, di nwntiç;1t:i la capitolazione di An co na , vennero tratti in carcere ed al supplizio l}U,lllti avevano partecipalo alla rivo luzione, tanto c he, col pretesto di porre un limite a tante crudeltà, l'Ausìria occupò Ferrara e la Francia Ancona. (i Un esodo di illustri propalò allora le sven ture e le abominazioni di Italia ; altri illustri nel le carceri meditarono e scrissero libri che va lsero battaglie; molti illustri seguitarono nell 'ombra il lento e solido lavoro per ridare all'Ttalia un pensiero nazionale ,. ( 1 ). E fra ~1u..:sti <.: m..:rs<.:, supra tutti, Giuseppe M:1zzini c he. costituendo nel 1831 l'associaz ione ,, La Giovane Italia ,, , fu il Ciro JlenrJt/1. primo a proporre agli inscritti l'ideale, veramente nazio nale. della liberazione di tutta l'Italia dal dominio dello straniero. Nella nuova associazione si raccolsero tutti gli Italiani che consideravano ormai sorpassati i prog rammi delle vecchie Società segrete e tutto un fervore dì propaganda e di azione si diffuse per la Penisola, che l'apostolo genovese infiammava con ispirati scritti e con in-

numerevoli opuscoli_ Fu appunto al Mazzini che si dovettero le congiure del 1834, clie portarono alk feroci repressioni di Alessandria, Genova e Chamhery; nonchè la spedizione in Savoia, nella quale, coi profughi del r 82 r ch e avevano combattuto in Spagna e coi congiurati del 18.33, si trovava anche Girolamo Ramorino, c he aveva combattuto con Nap okone (era colonnello a Waterloo) e che doveva poi chiudere infeli,cmcnte la vita nel r849 davanti al plotone di esecuzione, sugli spalti della cittadella di Alessandria. ( ,) A. 0Ki,~,: " Le lotte: pnliri,·hc rn Ita li:. "·


69

Volontari per la libertà degli altri popoli. Giuseppe Garibaldi scrisse giustamente, nelle su e Memorie, ,, no n v'è nobile Causa per cui i Volontari italiani non si siano generosamente prodigati. Ovunque vi fu un ideale di liberd da difendere. una indipendenza da conquistare, una civiltà da redimere, ivi troviamo petti, braccia, cuori italiani

H.

Allegoriil dedicala ai martiri dal I 8 ;o al 1834 dai profughi it,tli,111i déllil ;. (;iolltmt' lt<.iliu ,•.

Con questa autorevole affermazione il Nizzardo re nde un men tato omaggio ai Volontari italiani che, ogni qualvolta dovettero con statare ancora intempestivo il loro sla ncio generoso e videro i moti iniziati dalla loro impazienza inesorabi lmente wffocati dalla forza mil.itarc dei tiranni stranieri e nostrani, fu rono costretti a scegliere la dolorosa via d ell 'esilio, a c hiede re o spit;di tà alle altre nazioni c :id abbandonare la Patria, non soltanto per salvare se stessi e l'ideale che li guidava o per m endi ca re la simpatia e la pietà d egli altri popoli: ma per servire la libertà dovunque venisse minacò ata, pe r con oscere da vicino la vera guerra e per ,;n,uistarc l.luella preziosa esperienza ch e, :11 momento opportun o , avn:bbero pesta al servizio d ell' Italia. Mcl.ti di essi, d esti nati a compiere, pochi anni dopo , memorande imprese anche in Patria , affer m aro no, durante l'esilio, ìl prestigio d ein Sp;1p11a. in G recia, nel Bcl ._., ~io e n el Porto..g-.. li ltalì :in i e comnirono t • ,)


gallo il loro Lirocinin militare, come fecero, ad esempio, per non citare tutti gli altri , Nicola F:1hri zi, Giacomo Durando, Manfredo Fanti cd Fnrin , C ialdini. Il f:ill i111cnto dei moti insurrc7.ionali del 1820, del 1821 e dd 1X ) 1. a11111rnt:111do per ov\'ic ragioni il numero degli esuli, contribuì :1 d iffondn c in 111tla l'Europa la conoscenza delle no~tre aspirazioni n l :1ffcrm <\ il no qro valore, visto che gli esuli, invece di indugiarsi a ù 1mpi.111~c rc le ~oni della Patria lontana, impugnarono \'irilmenté le :1r111 i i,n l.1 lihn t:1 dell e altre nazioni e seppe ro di stinguersi dovun•111c. , lid.111do ogni pericolo. Si., p11re con aspetti diversi e per differenti motivi si rinnovò così il !cnumcno d i t jucll 'cmigra zio nc dovuta, nei !>ecoli precedenti, a coloro che cercavano fuori della Patria un ambiente favorevole all'esplir:r1ionc del le loro virtLI militari e che, nel secolo XIX, veniva invece :dirn cntata dai n os tri esuli, i quali seppe ro d im e nticare il dolore d i 11 011 pota combattere per la propria libertà, offrendo la loro vita per <! ucll:t deg li altri popoli. Co~ì a\'\'tnnc all'inizio del 11ostro Rìsorg imcnto, duran te il Ri,org imento stesrn e dopo la vittoriosa conclusio ne di esso , ;rnchc ,!u;m ,!0 l'I talia si <.: Ll già nuo \·a m..:nt c ,:,J~ti tuit.1 in N azio11c: e Garibaldi, 110 11 ancora stanco d ell e sue battaglie e delle sue vittorie, dirn cnt ÌGilH1o generosamente il pass;1to , si "~ecava nel r870 in soccorso .-id l.1 F1.1111.. ia, co sì con1l', nel 18,J7, il di lui fo~lio Ricci01ti acrorrev;1 , rnn A ntonio Fra tti cd altri Volontari, a difendere Creta. Co11 la partecipazi one dei Volontari italia ni alle lo tte per b lihcrt:Ì degli alt ri popoli, ì nostri eroi insegnarono al mondò, con la Imo generosa solidarietà per tutti gli o ppressi, all ' infuori di ogni ideologia cd al di sopr:1 di ogni vicenda del passato, che la libertà è un bene eg ualm e nte sac ro e prezioso a tutti i popoli; hcnc per il quale val e certamente la pena di combattere e di mo rire.

In lspagna nel 1821. I nostri Volo111ari - scrisse il Mindli - c rano ·quasi tutti prof<:ssìonisti . intellettuali. studenti delle Unin:rsità di Pavia, Genova 1· Torino. Essi furo no accolti in te rra spagnola e venne ro fraterna m cntc ai urati. Quando poi venne l'ora del cime nto, non esitarono ad impug nare le armi per la Causa di quel popolo ospitale ; Causa che era


7I fondamentalmente affine a quella della loro Patria. Anche in suolo straniero essi marciavano con la bandiera italiana in testa, cantando l'italiano e< Inno dell'esule);, che il profugo Luigi Montcggia avna composto appunto per i legionari di Spagna.

L ' t.·sulc

t'

la rna f,1miglia.

G li Italiani si batterono valorosamente in vari fatti d'arme, tra cui ricorderemo quelli di T ordera, Lladò, ove lo stesso comandante in capo Giuseppe-Pacchiarotti riportò la grave ferita per cui doveva soccombere poco dopo a Perpignano ; Olot, Pincda, Santa Coloma,


72 dove fu murialmentc ferito il conte Ceppi; Vich, Roda, Casà dc la Sdva. che vi de il sacrificio del colonnello Marcovaldi e dei tenenti Barhcri s, Fazio e Ferrcro; Granollers, Matarò, Paleja, dove cadde, i 11,iemc con altri valorosi. il maggiore Brescia, ucciso da una gra11;11:i france~<.: . ,, Le gesta degli Italiani furono in breve esaltate da tutta la Ca1.il ogna, e i nemici chiamavano ,, dìmonios n, quei nostri Volontari combattenti, al rni apparire molte mite fuggivano senza impegnare battag lia. <' Tra i vari fatti d'anrn: particolarmente drammatico riuscì lfuello di Lladò, dove la lotta durò acc.inita per cinque ore e dove caddero, insieme col Pacchiarottì, che ben meritò d'esser det10 ,, bravo tra i braù ,, . il rnaggiorc Picrlconi. i e:1pit:Ìni Dausato, Lubranu, Guarnicri, Bcu1e~. Rug·

gero (<1 uc<;f ultimo. pur di non cader vivo nelle mani dei F ram:esi. si recise la gola con un rasoio). il tenen ·~: Buzzi, i sottotenenti Vailati e Guaschi: mentre numerosi furono coloro che riportarono ferite più Gùu:ùuo Prov,111a di Collrgno. o meno gravi. ,, Dt:g no di particolare menzione fu il sacrificio di alcuni Volontari ancora giovanissimi, che dalle Università italiane erano andati a q crìlicarc in Spagna il fiore della loro eroica giovinezza. Ricorderemo ira essi i Milanesi Caddi, diciottenne. caduto a Santa Coloma, e Poggiolini , caduto a Cas;t de la Selva. ,, Tra quelli che particolarmente si di~tin5cro meritano particolare menzione: il conte Carlo Bianco di Saint-Joroz, che Giuseppe Mazzini cbhc a lodare rnme autore di un ,. Trattato sulla guerra per bande - guerriglia popolare )) , unico che abbia rivelato apertamente e maturamentc ~ono parole del Mazzini - quella via di salute "· F.gli . comand;, nte dei Lancieri italiani, fu fatto prigioniero a Malaga. Riconii :11:,,, ·, :1,·'. 1,- ;I capitano Vittorio Ferrero. lo qesso che da San


Salvario aveva tentato di far insorgere Torino, procurandosi la condanna a morte; il conte Aierino Palma di Cesnola, che si batter;, in seguito a nche per l'indipendenza e llenica. •( Una ventina di esuli italiani morirono a Barcellona per l'epickmia• di •febbre gialla, che jnfierì clall'ao-osto al dicembre del 182 1 ed b ucctse circa 30.000 persone. Primi a soccombere furono i medici pie-

Il gent:ralc Giacomo D:1ra11do.

montcsi Simonda e Rattazz i, che si erano gencro~a mcnte prodigati a favore dei colpiti , il capitano Patrucco, il tenrnlc Schièrano, il marchese Dcattdlis, g li avvocati Giacomotti e A udifred i, Giova nni Appiani. •< Dopo l'infelice esito della guerra, gli esuli si rifugiarono ia Grecia, in Francia, in [ng hiltcrra, in America. in Egitto, in Turchia, in Persia, nell ' India e per la maggior parte morirono in suolo stranie ro. •< Uscimmo di patria forse un migliaio -- scrisse il Bolchi - non ri tornam mo cinquanta. 11 ferro, g li stenti, le infermità, il ti:m po troncarono tante illustri \'ite. In og-111 terra straniera il pensier<' <k l-


74 I'c.:suk chhc una ~.ob rni::ta: la cara patria. che non cessò mai di aman: " ( 1).

Napoletani e Piemontesi , clic aveva no innalzato nelle rispetti ve rcgwn , la h:mdicr:1 dcll:i Costituzione contro l'intransigenza della

li b.·tront Ni<ola Auloino

Sa nta Alleanza, davano or.i il loro sa ngue per gli stranieri , ordinati in U nità tattiche, q uali la Legione comandata dal maggiore napoletano Paolclla , il battaglione al comando dcll"cx-capitano dell'esercito sardo Pacchiarotti, le compagnie comandate da l lombardo colonnello Olini , dai Napoletani colonnelli Rossarol e Pisa, dal maggiore Brescia, ( 1) Cfr. G . !Vli:sELL1: " Lcg io11;1ri d' Italia per la rcd::nzione d c:i popoli».


75 dal Piemontese Gaetano Borso di Carminati ed infine lo squadron e Lancieri composto tutto di ufficiali italiani, comandato d°.11 cont e Bianco di Saint-Joroz. Anche numerosi studenti Volontari piemontesi e lombardi combatterono valorosamente in questi reparti e con essi ufficiali livornesi, genovesi, piacentini, parmigiani, romani. nclk battaglie di Olot, Pineda, Tordera, Santa Coloma, Roda, Cas;1 dc la Selva, Matarò, Pateja, ecc. Di questi Volontari 21 ufficiali e 300 soldati furono uccisi; I \) ufficiali e 300 soldati feriti.

In Grecia. Altri proscritti e Volontari italiani si recarono a combattere per la liberazione della Grecia dal giogo ottomano. Basti ricordare per loro la magnanima figura di Annibale dc Rossi conte Santorre di Santarosa , colui che nel 1821 " in Aless:mdria diè all'aure primo il Tricolore >• . Fallito il movimen to, egli andò in esilio, come abbiamo già detto, prima in Francia, poi in Gran Brdagna e da lì, con Giacomo Prn\';111:1 di Collegno, partì nel novembre del 1824 per portare la sua spada e la sua anima a difesa dei Greci insorti contro la Turchia. Egli cadde 1'8 maggio 1825, in Llll al tacco delle truppe egizi:111c all'isolotto di Sfacteria, impugnando il fucile. in divisa di semplice soldato ; mentre il Collegno impiegava abilmente l'Artiglieria greca a Navarrino. Col di Santarosa combattevano e morivano, per l'idea della libertà, Italiani di ogni regione. Alla battaglia di Reta caddero combattendo il Piemontese colonnello Pietro Tarella. A Nauplia caddero 3 ufficiali e 7 gregari; mentre a Matera, a T ripolitza, a Patrasso e sotto le mura di Atene altri Volontari italiani davano la vita per l'indipendenza greca. Nella battaglia di Peta, presso Arta, il 15 luglio 1822, caddero. combattendo contro forze nemiche superiori di numero, il colonnello torinese Giovanni Maria Vincenzo Tarela, il capitano genòvcsc Andrea Doria, il pavese Antonio Pecorara, la cui testa, staccata dal busto, venne issata su una picca. Nello stesso fat10 d 'armi trovarono gloriosa morte anche gli Italiani Rriffardi, Maniot, T a rsio, Tirclli. Viviani, Prenario, Torricelli, Balcani. Nell'assalto di Caristo (isob di Negroponte) fu mortalmente ferito il capitano Barandier, già combattente in Spagna , il quale morì


poi a Zea, e si distinse il capitano Andrietti, che fu tra i primi all'assalto. A Missolung i (27 aprile 1826) fu u cciso, fra gli altri Italiani, il Hrifare di Pinerolo. N otevole contributo di valore e di sangue diedero i nostri connazionali alla battaglia di Nauplia, dove, nel 184r, fu crclto un monumento ìn o nore di tutti i Caduti, tra i quali gli Italiani

:Vimi,,

Riccio!!i.

figurano con 42 111urti, in testa ai Volontari d e lle altre nazio n i. Tra essi sono da ricord.1rc il maggiore Arolani c::d i capi tani Aimino e .Forzani. A Metcna cadeva il maggiore Roccavill a, a Patrasso il tenente Scavare.la. a Tri politza il capitàno .A ndrietti ; sotto le mura di Atene 11 capitano Dosio e l'erculeo tenente Ritt atorc, reduce dalle campag ne di Porlogallo e di Spagna, il lJùale, circondato da otto cavalleggeri turchi , riusd ad abbatterne quattro. I! 23 maggio 1828 cadde sotto le mura di Anatolico il capitano Broglio d'Aia.no, non meno prode soldato c he gentile poeta , partico-


77 larmcnte_;aro a C?iac~mo Leopar?i, _e quasi un m~se dopo, il 20 g iugno, lasc10 la nobtle vita, a Magniak,, Francesco eh Borgotaro. n:dun : da~l~ campag~e napoleoniche. Nei fatti d'arme dcll'Epiro morivano poi 11 conte Gino Gonsolman di Conturbia ed il conte Aierino Palma di Cesnola, che già ricordammo tra i combattenti in Spagna.

Vittorio Furero .

Nel Belgio. Non pochi esuli italiani - ~cris~c il Minelli nell'opera citata - , dopo il 1830, si batterono anche per il Belgio. Ricorderemo, tra i tanti, Giuseppe Tordo, già ufficiale napoleonico, comandante la Legione straniera belga; Domenico D'Apice e Giacomo Durando, che ciovevano battersi poi anche in Spagna cd in Portogallo, Domenico Salvadori, reduce dalle guerre napoleoniche, Vittorio Lurati, Ca millo Villani , Giambattista Mazzotti e molti altri, provenienti in gran parte dal Piemonte, dal Ducato di Modena e dallo Stato della Chiesa.


I ritratti Ji alcuni di t1ucsti valorosi figurarono nell'Esposizione organizzata, n el 1930, al Palazzo Egmont di Bruxelles, in occasione

del centen:irio della rivoluzione belga.

Nel Portogallo e nella guerra civile di Spagna. J\ nd1c dopo i moti dd 1831 patrioti e cospiratori italiani furono co~tn:tti ad abbandonare Ja Patria. Molti furono coloro che, al comando dd colonnello genovese Gaetano Borm Carminati, si r ecarono in Portog allo per battersi sotto le insegne costituzionali di Don Pedro. Anche questa volta gli Italiani si comportarono così valorosamente c he, a campagna finita, il Sovrano volle assegnare loro un a pensione. trattamento che non fu fatto ad alcun legionario d'altra

n:1zionalit:ì. Co n i Volontari stranieri in Portogallo Borso Carminati costituì poi il famoso reggimento dei Cacciatori di Oparto l> , che si battè eroicamente anche nella guerra civile di Spagna. Questa durò ben ~cttc :inni. dal 1833 al 1840 e fu, come sc ri sse il Ma7.7.ini, (' guerra di c,rrùt i. ,I; fc ru..:ia t: di r,1pprcsaglic ,, . li n.:gg-imento " Cacciatori di Oporto ,, era composto di 1600 uomini. che e11tr;1rono in campagna verso la fine del 1835 e che nel 18)7, ll(lll m lante le frequcmi immissioni di nuovi elementi, erano ridot1i :1 m ci~ cd alla fine dclb c11npagn;1 appen;i ad un te r zo. <(

Capo ddla Legione Italiana nella penisola iberica era Gaeta no Rorso Carmi n:lli ; ave ndo egli partecipato ad una congiura contro il generale Espartero, venne g iustiziato a Saragozza il 12 novembre 184 1; affront<'> impavidamente la morte, volendo rim;1nerc i n nied i e comanda11do egli stesso il fuoco al plotone di esecuzione. ' Nella guerra civiÌe di Spagn a - sc risse ancora il Minelli - i nostri connazionali esuli parteciparono p er M:1ria Cristina di Napoli, n:ggrnte in nome della Regina Is:ibella, ancor:i fanciulla, contro il pretendente Don Carlos. Intorno a quest' ultimo si era no unite la J\ìavarra. l"Arago na e le province basche; mentre segui vano Maria Cristina le province del Centro, del Sud e dell'Ovest. Alla s lt\Sa guerra in Spag na parteciparono gli Italiani Enrico Cialdini, che sì distin se spccìaimcntc n ella conquista di Madrid, di cui scalò per primo l e mura ; Manfredo Fanti, che con la sua com. petenza di ingegnere appena laureato contribtù a fortificare Barcellona: Giacomo Medici, c he aveva appena diciannove anni; Gio-


7') vanni e Giacomo Durando, che si batterono eroicamente a Sa ragozz:1 cd a Valenza; Angelo Masina, il futuro eroe della difesa di Rom a ne l 1849; Nicola Ricciotti, Nicola Fabrizi , Ignazio Ribotti, Nicola Ardoino cd altri. I nostri Volontari non erano mossi soltanto dal generoso impulso òi combattere per la libertà di un nobile popolo: ma anche dall e spe-

Gm'hrnu Ro-, so Carmi11ati.

ranze di approfittare dell'esperien za Ji guerra che a vrebbero acquistato sui campi di Spagna per rendere poi più efficiente la loro az ione contro gli oppressori ddl'ltalia. Così dice di loro il Palamcng hi Crispi: « Le vicende di quei p trioti che, scacciati in esilio dal dispotismo, accorsero dove si com batteva per la libertà , incuranti dell'oscura morte che poteva colpirli


80 in terra qranit'.ra , animati dalla sola speranza di poter un giorno adopn:in: a henelìcio ddla Pa1ria l'arte ddla guerra che apprendevano tra sLcnti e pericoli, sono di grande interesse per la Storia del nostro Ri ~orgi111rn1n. Poichè. 11 011 soltanto l'onore che al nome italiano, in tempi di di ~prrzzata snviti:1, recarono quei valorosi Italiani, e la bella condou:, t'. spesso I' t'.roi~mo cd il sapere- individuale sono da rilevarsi; 111;1 :,ncl,r il f:,uo che nelle guerriglie spagnole si temprò la fibra e l\:~pcrirn1.:1 di :,kuni dei migliori generali, che dappoi contasse la no~l ra gunra d 'indipendenza )), Fr., g li ltali:rni che nella guerra civile di Spagna acy_ui starono una pn:ziosa esperienza delle cose militari~ insieme ad Enrico Cial dini. ai fratelli Durando, a Domenico Cucchiari , vi era anche Mani redo Fanti che. il 2I ge nnaio 1837, si distinse per il suo valore nel rn m\ntt imc:nto di Torre Bi:rnca. Cospiratore nel 18n col Menotti, emigrato poi in Francia, dopo o~cn.: ~tJto in Savoia nel 1833, egli era accorso in Spagna, dove si era moltn di stinto ottcnend<) gradi cd onori, per abb:rndo1urc poi tutto, 111m ;1ppen:1 si trattò fìnalmcnte di combattere per l'indipendenza italiana .


VI.

GIUSEPPE GARIBALDI E LA LEGIONE DI MONTEVIDEO Giuseppe Garibaldi, il poPolare eroe dei due mondi, il combattente volontario in difesa di ogni popolo oppresso, colui che deve considerarsi come la figura preminente e l'eroico Capo del Volontarismo italiano, nacque, come è noto, a Nizza il 4 luglio 1807, secondogenito di Domenico Garibaldi e di Rosa Raimondi. La sua famiglia proveniva da Chiavari e risiedeva da soli 27 anni a Nizza, dove il nonno di Giuseppe si era trasferito per ragioni di commercio, per quanto i Garibaldi fossero tutti uomini di mare. Rosa Raimon<li, savoiarda, fu una donna adorna di ogni virtù ed una madre amorosissima, tanto che l'eroico figlio, nelle sue « Memorie>,, la ricorda sempre con affettuosa devozione e confessa di « averla vista non di rado, nei più gravi pericoli, genuflessa al cospetto dell'Altissimo, implorandol() per la vita del figliolo >J. Domenico Garibaldi era proprietario e comandante della tartana Santa Reparata, con la quale era quasi sempre in navigazione ed avrebbe voluto che Giuseppe, rompendo le tradizioni della famiglia, studiasse medicina o legge ; ma il figliolo, fin dalla prima infanzia, si mostrò entusiasta della vita del mare, tan,o cht il padre dovette rassegnarsi a vederlo, a 15 anni, mozzo del brigantino C~sta11za e quindi ad ammetterlo sulla Sa11ta RefJerata ed a vederlo anche su ; !tre imbarcazioni, sempre in navigazi~me per il Mediterraneo e per il Mar Nero. Così Giuseppe conobbe genti e paesi nuovi, affrontò i pericoli delle tempeste e le minacce dei corsari, si abituò sempre più alla vita rude ed al pericolo e, dopo un non breve e fortunoso periodo di tirocinio, s'imbarcò come secondo sul brigantino Nostra Sig nori, delle Grazie, del quale nel 1832 assunse il comando, così che potè essere inscritto, come egli aveva ardentemente desiderato, nel ruolo dei capitani di mare del dipartimento di Nizza. Temprato il corpo ad ogni fatica e ad ogni di sagio. preparato degnamente l'animo ad ogni pericolo, fornito di una vivida intelli7.


genza, educata. più che dallo stud io, dalla vita stessa, e d i un corredo di cog11i:,,,ioni grngrafìche, storic he t: matem aticht: sufficit:ntc, a11d 1c se i11cvi t:1hi lim:11t c frammentario, egli era ormai pronto ad ogni even to e cominciava a sen tire l'amore per la Patria, am o re per il quale. nd luglio 18·~_,, dopo avere avuto a Marsiglia un collociuio con Ciu~e ppc Ma ui ni. si inserisse alla « Giovane Italia ,, . La su:1 alli\'it :'1 politica s'ini:1.ia -- scrisse il Lumbroso (1) ,, l Jll :111d11 in 11 11 :1 taverna di Tan,g arok, piccolo porto del Mar Nero, il gim ·:111c c q ,irano s'incomra c:1sualment-~ con un seguace di Mazzini, un rn10 Ciovan Battista Cun eo di Oncglia. Attra verso le parole del suo co ntnr:meo Garibald i impara a cono~cere il programma e gli ide:il i della ,, Ciov:rnc Italia ,, : la patria liberata da ogni dominio stran iero. non per in trighi d i principi o di ministri, ma per opera del popolo. inw stito da Dio del supremo po tere ; no n più papi, nè re, ni.· d uchi. nè gra nduchi, ma Li Rqmhhlic1 Italia na. un solo grande Stato dall e Alpi alla Sicilia ... ,, La parole del Cuneo han no per Carihald i il valore di una rivei:1:1.io ne : commos~o hno alle brrime, egli ahhr;icria il suo inte rlocuto re lo scong iura di :iHiliarlo al piì.1 1;rcst,, :ill:1 " Giovane Italia " : nffrc !:i sua intcl h gc- nz:i, il ~uo braccio , la sua ·, ita per Li g r;indc Cam a. Da quel momento l'amore alla Patria - qu elra rnorc che, 11uando non -sì ammanti di rcttorìc:1 o di lcttcratur;;, pu<', diventare 11 ;1,1 fede rel igiosa c . come og ni frdc, ha i suo i martiri , i suvi apostoli ed i suoi profet i - L 111wre all' Italia lo an'incerà e lo animerà !'Ìl1 di ogni amore um ano : sebbene am:1to alla follia <la donne di ogni co nd1z1one, spe~50 travolto anch ·egli dai sensi e dal senti mento, l'Itali:1 rini arr;Ì sempn· al sommo di ogni suo pe nsiero, sarà la Donna eletta da 1.1ucl c:1valine errante delr[deale. ,, Pochi mesi dopo l'incontro con Cuneo, Garibaldi sbarca a Ìvbrsig lia e si presenta a Giuseppe Mazz ini. Poco si sa di quel collol!llio. L'eroe, nelle sue " Memorie >) no n ne fa neanche menzione ed il Genovese nei ~u(Ji scritti politici \'Ì accenna apf.1t:11a di sfuggita, rnn poche frasi b eoni e hc ed asciutte . .. Probabilmente quei du e: uomini. votati entrambi allo stesso altissimo ideale, a\'vcrti~ono subi to la divergenza insanabile di temperamento, di carattere e di 111<.:ntalità che li ~eparava. Sappiarno a ogni modo che Garibaldi. iscrittosi alla « G iovane Italia ,,, accettò u n incarico dei più rischiosi » . ( 1) Gr..cow ) L c ~111Rnso : ,, Garibaldi

H.


Giu.,eppc Ma zzini.



Mazzini stav:1 allora preparando quell'insurrezione che doveva risolversi in un disastro: si trattava di far invadere la Savoia da un gruppo di esuli al comando del generale Ramorino; conternPorancamente a Genova doveva scoppiare un moto di popolo, coadiuvato dagli equipaggi delle navi che stazionavano nel Porto. Nella Marina ~arda gli aderenti alla u Giovane Italia i ) erano numerosi, soprattutto fra i graduati e gli ufficiali subalterni; mancava, però, un uomo ardito, energico ed accorto che tenesse le fila del movimento. Garibaldi parve il più adatto a tale incarico. Per meglio assolverlo egli si arruolò come semplice marinaio di terza classe nella flotta da guerra (1) e s'imbarcò sulla fregata Des Geneys. Secondo il piano prestabilito l'insurrezione sarebbe scoppiata il 4 febbraio. Con audace colpo di mano, i marinai dovevano impadronirsi della nave ; sembra anzi che Garibaldi tentasse di coinvolgere nella congiura anche .a lcuni ufficiali delle batterie che presidiavano le fortezze. Nel pomeriggio della vigilia della progettata insurrez ione Garibaldi con un pretesto sbarcò a terra ed attese lungamente che ~i manifestasse nella città un qualsiasi segno di insurrezione popolare per unirvisi e capeggiarla. Ma nessuno si m osse e ,·erso sera le truppe_. informate del colpo che si andava preparando, cominciarono a rastrellare le vie ed a perquisire le abitazioni. li giovane marinaio, non avendo permessi da csibirt per la sua presenza a terra. temendo di venire arrestato, reputò opportuno di mettersi in salvo. E qui ebbe inizio - scrisse ancora il Lumbroso --- una fuga avventurosa che, a rievocarla oggi, ci sembra quasi inverosimile. Per chi narra la vita di Garibaldi . non è questo il solo punto in cui occorra piuttosto attenuare la verità che abbellirla, a differenza di quel che accade c1uasi sempre ai biografi dei grandi uomini. Dell'eroe non è necessario scrivere una vita romanzata, poi chè la sua stessa vita fu tutta un mirabile romanzo.

(1) Riproduciamo, dall"alto dell'arruolamento, i connotati cli Giuseppe Garibaldi , per quanto molti dei suoi contemporanei gli abbiano attribuito occhi azz urri e non già castani: u Marinaio di terza classe Garihaldi Giuseppe Maria, per nome di guerra Clcombroto, figlio di Domenico e di Rosa Raimondi. nato il 4 luglio 18o7 a Nizza, iscriuo alla Matricola della Direzione <li Nizza il 27 febbraio 1832 al n. 289. Assentato da Genova come marinaio <li terza classe di leva il 26 dicembre 1833. Statura 39}~. Capelli e cigli rossicci, occhi castani, fronte spaziosa, naso aquilino, bocca media, mento tondo, viso tondo, colorito naturale, segni apparenti nessuno n .


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,. Per ~fu ggir<.: all'arresto. il g iovane: marinaio si nasconde fra le ceste di una fruttivend ola <.:, n el retrobottega di yudla brava don na, baratta la ~ua divisa con u n abito da co ntadino. Camm ina n do giorno


e notte, evitando i centri abitati, nascondendosi ad ogni all:trmc, egli raggiunge Nizza e corre ad abhracciarc sua madre ; traversa il Varo a_ nuoto; arrestato dai doganieri francesi, si butta giù dalla finestra della casa dove l'hanno rinchiuso e, dopo mille vicissitudini. riesce a raggiungere Marsiglia. ,, Pochi giorni più tardi il fuggiasco vede per la prima volta il suo nome stampato su un giornale; è un inizio di fama, ma di una fama che pochi gli invidierebbero. Il foglio, infatti, riproduce la sentenza del Consiglio di Guerra Divisionario, riunitosi a Genova il 14 giugno. Vi si legge fra l'altro che v il capitano marittimo mercantile e marinaro di terza classe al R. Servizio Garibaldi Giuseppe Mar.ia è convinto di alto tradimento militare, con<lannato in contumacia alla pena di morte ignominiosa ed esposto alla pubblica vendetta, come nemico della Patria e dello Stato ,,. Non c'è quindi da pensare ad un possibile ritorno e, poichè ;rnche in Francia i fuorusciti mazziniani sono sospettati e guardati a vista, Garibaldi cambia nome ancora una volta e si fa chiamare Giuseppe Pane. Per sbarcare il lunario, egli si adatta ai mestieri più umili e faticosi , finchè un bel giorno non si imbarca su una nave del Bcy di Tunisi, che vuole arm;irc ccl istruire all 'europea la sua piccob flotta da guerra. Per due anni Garibaldi prested servizio nella Marina del principotto musrnlmano, addestrant'. o~i così al governo dei ìegni eia g uerra ed all'uso delle artiglierie. Ma, anche sotto la di\'isa di ufficiale tunisino, egli rimane uguale a se stesso: nel I 836, essendo sbarcato nuovamente a Marsigli,i mentre infuria .il colèra, egli si libera dai suoi impegni e si offre come infermiere per la cura dei malati. , 1 Pochi rne5i dopo, udendo che un brick è in partenza per il Brasile, l'esule ottiene un posto di secondo di bordo e, recando come viatico una lettera di Mazzini per un connazionale stabilito a Rio dc Janeiro, salpa per l'America ». (<

Sbarcato a Rio dc Janeiro e contratta una affettuosa amicizia con il ligure Luigi Rossetti, Garibaldi si dedicò, per vivere, ai tra ffici cd ai viaggi e conobbe il conte E milio Zambeccari c he, esule anch'egli dalla patria, abitava a Porto Alcgre, nella provincia di Rio Grande, che proprio in quell'anno aveva proclamati) la sua indipendenza. Lo Zambeccari - che poi nel 1848 doveva svolgere un'azione così proficua nella costituzioÌ1e dei nostri Corpi di Volontari e spc-


88 cialmcntc in <.1ucll:i dei Cacciatori dd Reno - divenne presto segretario <lei Presidente della nuova Repubblica, Benito Conçaks dc Silva, ai cui ordini si ;1ffrettarono ad accorre re anche Garibaldi ed il Rossetti . feli ci d i partecipare alla guerriglia, con la quale la piccola

G11ril111ld1 nel/'. 4 mcri,·il del Sud.

Repubblica di Rio Grande cercava di difendere la sua indipendenza contro il grande Siato brasiliano. Riunito un piccolo equipaggio di appena 16 uomini, quasi tutti It aliani, Garibaldi s'imbarcò su un piccolo veliero, che egli stesso bat tezzò Mazzini, sul <.Juak. per effettuare la guerra da corsa, in-


nalzò la bandiera verde rossa e gialla della Repubblica del Rio Grande. Col Mazzini egli riuscì a catturare la goletta brasiliana Luisa. Felice di poter combattere con una nave più grande e con un mezzo più patente, Garibaldi prese il comando della goletta catlurata al nemico, sostituendone il nome con quello di Farropilha ( 1 ). Con questa nave Garibaldi incontrò due battelli brasiliani e, poichè nel combattimento non fu favorito dalla fortuna (venne ucciso il timoniere della Farropilha e lo stesso Garibaldi ve nne ferito non lievemente), egli patè salvare a stento la nave e riparare in Argentina, dove l'equipaggio venne fermato in attesa di disposizioni. Il nostro eroe potè così curare la sua ferita e dedicarsi alla poesia, scrivendo versi patriottici; ma, dopa sei mesi di inutile attesa, insofferente deH'ozio forzato, tentò invano la fuga. Venne però ripreso, sottoposto alla tortura ed imprigionato fino a quando non giunse finalmente da Buenos Ayres l'autorizzazione a lasciarlo libero. Recatosi allora a Montevideo, dove potè trovare molti nuovi :imici fra i numerosi esuli italiani che coE1 risiedevano, Garibaldi tornò a Rio Grande, dove venne incaricato dal Presidente Gonçalcs di costruire due velieri, che vennero chiamati rispettivamente ll Repubblicano cd Il Rio Pardo cd ebbero equipaggi formati in massinu parte da negri e da pochi Italiani. Con queste due navi Garibaldi, che si era imbarcato sul Rio Pardo, sfruttando abilmente 1e insidie della laguna, insidie che riuscivano particolarmente gravi per le pesanti navi brasiliane, riusd a tenere in iscaceo la flotta nemica, a catturarne a volte o ad incendiarne i legni, sostenendo, con forze sempre inferiori a quelle avversarie, accaniti combattimenti sul mare ed a terra. Dopo un naufragio, nel quale degli Italiani egli fu il solo a salvarsi, espugnata Laguna nella provincia di Santa Caterina dalle truppe del Rio Grande e catturato il naviglio che si trovava in quel porto, il nostro eroe patè trovarsi al comando di una piccola flotta, con la quale tenne ancora il mare per alcuni mesi. Intanto, durante uno sbarco, conobbe Anna Maria od Anita Riveira de Silva,

l'ardita donna dall'Eroe travolta nel turbinoso voi della sua vita (2) che lo seguì, dividendo con lui ogni disagio ed ogni pericolo, anche quando Garibaldi, una volta peggiorate le sorti della Repulihlica Ji ( 1) La pezzente. (2) G.

MARRADI:

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Rapso<lie garibaldine >>.


Rio Grande, fu costrnto a difenderne tenacemente il territorio, con

appena 75 Volontari. Ndlc sue ,, Memorie " l'eroe scrisse su mu:sto fonunoso periodo della sua vita: ,, Che m'importava di servire -una povera Repubblica, c he non poteva pagare nessuno ? Io avevo una sciabola ed una carabina. La mia Anita era il mio tesoro, non meno fervida di mc per la sacrosanta Causa dei popoli .... Quindi, comunque fosse, l'avvenire ci sorrideva fortunato e, pii1 selvatici si presentavano g li spaziosi arncricani deserti, più dilettevoli e più ])("lii ci parevano 11 . Vittorioso in numermi scontri: a Santa Vittoria, dove Garibaldi ed i suoi Volontari decisero il combattimento in favore della Repubblica; :1 Coritibani, sul fiume Pelotas, dove i Volontari salvarono dalla sicur.1 ~onlitta le iurz.t.: riograndesi; all ' assedio di San Josè del Norter, sulla laguna di Los Palos, ·dove l'eroe e gli rraliani furono i primi a sc;1larc le mura dclb fortezza. All'inizio del r840, essendosi fatte ornui disperale le sorti della Repubblica del Rio Grande cd essendosi ridotto il suo reparto all'esigua forza di appena 40 uomini, Garibaldi, dopo avere continuato a combattere tino all 'ultimo, si recò con Anit:1 e col piccolo Menotti nell'Urug uay, percorrendo :1 cav:1llo imrnen~e di,Linze, e r::iggiunsc Monk\'idco, do\'C: venne accolto con affetto dagli ;1111ich i amici e dove incontrò altri esuli italiani. Dopo aver vÌ5suto per t}Ualchc tempo dcdi(;1ndnsi al commercio del besti:imc e dando lezioni Ji matematica e dopo aver celebrato, nel 184-2, le Slle nozze con A11ita, Garibaldi venne chiamato a difenckre l'indipen<knza ddl'Uruguay. al comando di una piccola flotta, composta dalla corvetta Con.-titucion, dal brigantino Perèira e dalla goletta Procida. Con queste tre piccole navi egli affrontè, la fl otta argentina e compì nuove imprese, fino a quando, essendo ormai Montevideo minacciata dalle forze nemiche, egli accorse a difen<lerla insieme a tutti gli abitanti, compresi gli Europei, che formarono tre Legioni: una ~pag nob, una francese cd una Ìlali:ina. Dopo lft;1lche mese dalla costituzione di quest'ultima, Garibaldi ne assunse il comando, pur ~apcndo a quale Jiflìcilc impresa si fosse accinto. Non era in gioco ~olo la ~ua Luna d i condottiero, poichè sulle ri,·e del Plata non si comhatteva soltanto per l'indipendenza dell'Uruguay; la posta era più alta e più lontan;i : bisognava mostrare agli stranieri che nella « Terra dei Morti )' nascc\'ano ancora soldati valorosi; bisogna va proclamare alto e fonc, consacrandolo col sangue, il diritto dcll 'Itafia alla ma indipendenza ed alb sua unità.


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I legionari - --· continua il Lmnbroso erano circa 500, per la massima parte profoghi politici, gente di ogni risma e di o!.!11.i condizione sociale e, come sempre accade nei Corpi franchi, ~i si e ra infiltrato anche qualche losco avventuriero e qualche rifiuto della società. Fin dai primi scontri costoro passarono ; 1 nemico e b legione, purgata dei suoi elementi peggiori e ritemprata d:i una ferrea disciplina, seppe assolvere gloriosamente i co1npi1i che le furono

affidati.

, Jnit::I e C iu.;cppc Garibaldi.

Nella sua opera di comandante, Garibaldi fu coadiuvato da un 1821 , il lombardo Francesco Anzani, che già aveva dato prova delle sue virtù militari, combattendo in Spagna, in Grecia e: nel Rio Grande per la causa <iella libertà. La Legione comprendeva due battaglioni Ji Fantc:ria, comandati ciascuno da un maggiore. l gregari port,ffano un cappello a larghe tese e vcstivano una tuni ca rossa su calzoni di og ni foggia e di ogni tinta. U condottiero non indossava la divisa dei lcgionari ; ma una tunica azzurra a doppio pc:tto col bavero rovesciato, calzoni larghissimi da gaucho, cappello a cilindro chiaro con la tesa ria lzata. Sebbene avesse il grado di colonnello, non portava insegne. nè galloni ed, in fatto d i paga, riscuoteva la razione militare del semplice soldato ; .razione così misera che, nella modesta casetta ove egli viveva

proscritto del


colla famiglia, m ancava spe~so lo stretto necessario, tanto più che egli non percepiva nea nche per i ntero quel poco che gli spettava. Fcco com e cc lo descrive un A rgen tino, Barto lo meo Mitre che nel , 84 e; ebbe occasione di avvicina rlo :

Gwcomo ,\ ledici.

" Di media statura , con le spalle e le membra vigorose e ben proporzionate, la sua persona aveva una certa pesantezza, ch e però si svolgeva in gesti svdti, m a misurati , ed aveva il passo cadenzato de l marinaio. il quale crede sem pre di sentire sotto i su oi pied i il movimento delle onde agitate. La !isonomia era placidamente gra-


ve ed il sorriso vi si diffondeva senza alte rarne il carattere. l suoi occhi azzurri ( 1) soltanto rivelavano l'eccitazione del!' animo, al lorchè essi prendevano una tinta cupa, come quella del mare ch e. mostrandosi tranquillo, cova nel suo seno la tempesta. Le linee del suo profilo, correttamente greco. erano rigide ed austere. La testa grossa, ma ben modellata, che portava sempre alta, coperta di folti capelli lunghi e setosi alla nazzarena e, con tutta la barba intera Ji un colore rossiccio cui il sole dava il riflesso della criniera del leone, faceva ricordare i busti degli antichi ero1 ... " .

Oltre che il comando della Legione italiana Garibaldi conser vò anche quello della flottiglia uruguayana e si distinse per 3 anni, combattendo per terra e per mare. Nella sortita dd 17 novembre 1843, egli guidò i suoi legionari in un cruento assalto alla baionetta; nell'eseguire con le sue navi una diversione, attirando navi argentine per rendere possibile che i rifornimenti giungessero nel porto di Montevideo, egli si mostrò marinaio abile e sagace ed, infine, per accennare al combattimento più importante, alla battaglia del Salto di S. Antonio (8-9 febbraio 1846), egli si rivelò Capo energico cd avvcduto. Il giorno 8 febbraio Garibaldi andava incontro ai rinforzi in arrivo da Montevideo; egli ave\'a con sè 186 legionari e IOO Lancieri ; il' valoroso Anzani, col resto della Legione, era rimasto a presidiare la città. Giunti sulle rive del torrente S. Antonio, i Garibaldini vennero assaliti da forze nemiche notevol mente superiori. Alcuni subalterni consigliarono un ripiegamento verso la città; ma Garibaldi comprese subito che questo era impossibile, poichè le sue forze erano ormai quasi tune ,icccrchiate. Bisognava perciò resistere ad ogni costo, ptrntando soprattutto contro la Fanteria avversaria, assai meglio armata di quella garibaldina. L'eroica rcsisten1,a dei n ostri e la morte del Com,111dante argentino produssero lo scompiglio nelle file nemiche cd un impetuoso assa lto ;illa baionetta le volse in rotta. Bisognava ora resistere al fuoco dei cavalieri che, m esso il piede a terra, bersagliavano i nostri colle: car abi ne. Non cr·a neanche il caso di ritirarsi, finchè non tramontava il sole, poichè, in campo aperto, la Cavalleria nemica li avrehbe raggiunti facilmente. (1) Secondo i connotati g iit ri portati, gli occhi di (;iuscppc G:irilddi d :J veva no essere castani.


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Anche in llliesta circ(,~tanza il fascino di Garibaldi cJ il suo :1~cc 11tkntl· su lla t:rupp:1 o pcrar<1no miracoli , poic hè: fra i legionari vi era chi \·olcva arre ndersi e taluno, stremato fisicamente e moralmente n()n si ~c nti v;1 pii:1 in grado di combattere. li gc11cr;1k Sacc l1i , \'t: ler;mo di t!llcl comhattimcntn, scri~sc: " Col.la \olita ~ua facondia arnorcvok ed in sinuatrice, ci fece un quadro

L11•io Z.1111tJI'<, a1,

della no~tra s1tua'.l.ione: ci per~uasc dì quanto allora più che mat era necessario il crn1~ervarc la fortezza d'animo che ci aveva animati dappri ma, onde uscire dalla scabrosa posizione ; parlò della certezza di una ritirata appe na porew: essere protetta dall'oscurid: della gloria che ne rido ndava all'Italia cd a noi pci fatti di quel giorno: finalmente tanto dis~e, che tutti si sentirono un'altra volta animati dal-


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l'alito di quell 'uomo, a c ui i destini serbano certo le più gra nd i azioni a pro del suo paese )• . Rianimati dalla voce e dall'e~empio del Capo, i legionari farmarono il <Juadrato e resistettero alle cariche nemi c he fino a notte alta. Garibaldi con abilissima manovra iniziò allora la ritir,1ta. La marcia - scrisse il Lumbroso - attraverso le tenebre fu qualcosa ,li fantastico: i legionari marciarono in colonna serrata senza sparare neanche un colpo, sebben e le retroguardie cd i fìanchcggiatori fossero sottoposti di continuo al fuoco della CaYalleria nemica. In mancanza di lettighe, i feriti venivano trasportati a braccia dai compagni che si alternavano in qucll' uflìcio pietoso. J Garibaldini giunsero sulle rive dell'Uruguay prima dell'alba e si schierarono lungo il fiume, addossandosi ad una fittissima boscag lia. Re~o cusì impossibile ogni accerchiamento, essi tennero testa alle furibonde cariche del nemico e lo respinsero. infliggendogli gravi perdite. La battaglia era costata ai nostri circa roo uomini; ma gli A rgentini avevano subìto .perdite assai più g ra vi: 500 uomini fra m o rti e feriti. Essa non ebbe dal punto di vista militare un' importanza decisiva; ma rappresentt), per l'esncito :-irgcntino, un grave scacco morale. Appariva quasi inverosimile che i migliori squadro ni della bril-

lante Cavalleria argentina ~i fossero fatti sconfi ggere da un pugno d'uomini, inferiore per numero, male armato e porn prat iw elci luoghi. A Montevideo la notizia di quel fatto d ' armi provocò dimostrazioni d 'entusiasmo e di gioia, Il Governo distribuì ai vittoriosi ricompense cd o nori e concesse ai legionari una hancliera, che ve nne consegnata in seguito ad un D ecreto del Governo della Repubblica. D ecreto del quale ci sembra opportuno riportare i.I testo: ,, Desiderando il Governo dimostra re la gratitudine della patria ai prodi che combatterono con tanto eroismo sui campi di S. Antonio il g iorno 8 del co rre nte. consultato il Consiglio di Stato. decreta: ,, Art. l. - li Sig. Generale Garibaldi e tutti coloro che lo accompagnarono in qt;ella gloriosa giornata sono benemeriti della Repubblica. <, Art. II. - Nella bandiera della Legione italiana saranno inserite a lettere d'oro sulla parte superiore del Vesùvio (]Ueste parole: Hazaiia del 8 fcbrero de 1846 - Realizatla por la Lcgio11 Italiana -

A' las ordenes dc Garibaldi.


Art. lll. - I nomi di lJudli che combatterono in quel giorno saranno inscritti in un <Juadro, il quale si collocherà nella sala del C ovcrno, rimpetto allo stemma nazionale, incominciando la lista col nome di que lli clic vi m orirono. •< Art. IV. - L<.: famiglie di questi , che abbiano diritto ad una pcmionc. b g odranno doppia. , Art. V. - Si dec reta a coloro che si trovarono in quel fatto uno sc udn clic po rteranno sul braccio sinistro, con questa Ì.scrizionc ci rL·n ntl:it :1 d 'all oro : luvi11cibili, combattero110 1'8 di febbraio 1846 . .. A rt. VI. - F ino a tanto che un altro Corpo dell' esercito non ~ 1 illu~tri con un fotto d'arme simile a questo, la Legione Italiana :1vr:'t in ogni parata la diritta della nostra fanteria . .. Art. VII. - li present e decreto si consegnerà in copia autentica :ilb Legione Italiana e si ripeterà nell'ordine generale tutti gli anni H-rsari d i questo combattimento. ,, Art. Vll.l. - li Ministro della Guerra resta incaricato della esecuzione e della parte:. regolamentare di questo decreto, che sarà prc~rntato all'assemble:i dei Notahili )•. Seguono li: fìrme. A questo Decreto tenne dietro il seg uente Ordine del giorno del Minist ro della Guerra. in virrt'i del q11:1k l'intera guarnigione dovn:1 stila re in colo nna d 'onore davanti alla Legione rimasta nella C apitale. <• Per da re ai prodi nostri cornpagni d' armi, che s'immortalarono nei campi di S. Antonio, una rilevante prova della stima in cui ii tiene l'esercito del quale hanno illustrato la gloria in quel mem orabile co mbattimento, il comandante delle armi dispone: ,. 1 ° - J1 g iorno 15 del corrente m ese, gio rno segnalato dall'autori.t~ per conseg nare alla Legione Italiana la copia del Decreto che preced e. vi sad una gran parata della g uarnigione, che si schiererà, ad eccezio ne della L egione Italiana, ndla strada del Menado. appogg iando Ja <l iriua nella piazzetta della m edesima e nell'ordine che indicherà lo Stato Maggiore. " 2 · - L a Legione Italiana si schiererà nella Plaza de la Costit ucio n. da ndo le spai le alla Cattedrale ed i,·i riceverà la copia suddetta. che le ~arà consegnata da una . d eputazio ne presieduta da l sig nor co lo nnell o Francesco Vaie,-, t· composta d i un Capo, di un uffi ciale, d i un serge nte e di un soldato per ogni Coqx>. " f - Tncorporata la .D eputazione ai Corpi rispettivi , la guarnigio ne si di rigerà alla piazza ìndicat:1, sfilando in colonna d'o nore d;I\ .1nn al l;1 Legione Italiana, cd in questo mom ento i Capi dei Corpi •<


11 combatrimento dl'i :,:alto o di S1111t' A 111onio .



99 ~aiuteranno, con evvtva la patria, il generale Garibaldi ed i suo i prodi compagni. "4'' - Le schiere dovranno essere allineate per k: 10 del mattino. 5° - Verranno consegnate copie autentiche di quest'ordine alla Legione Italiana ed al signor gennale Garibaldi >> . (<

La bandiera della Legione Italiana constava di un drappo nero rettangolare, al centro. del quale era dipinto un vulcano, che doveva ricordare il Vesuvio e che rappresentava il sacro fuoco dell'amore di patria e la rivoluzione che un giorno sarebbe scoppiata in Italia, per {ugare le tenebre dei regimi che incombevano sulla Penisola (1). Il primo alfiere della Legione Italiana dovette essere Gaetano Sacchi, che finì poi col diventare tenente generale dcli' esercito italiano e morì in Roma nel I 886. Quando la moglie dell'ex Presidente Ribeira consegnò la bandiera ai legionari italiani, uno dei Volontari - ricorda iJ Lumbroso nel volume già citato - Luigi Missaglia, pronunciò un'orazione che rt"putiam~ opportuno riportare integralmente. dati i sentimenti che essa esprime: •< Italiani! Questi non sono i colori che la nostra patria, costituita in nazione libera e indipendente dalle Alpi al mare, un giorno adotterà. Questo vessillo è simbolo di lutto e di vendetta. Mentre la sventura pesa sulla nostra patria, inesorabile e tenebrosa come un lutto, nessun altro colore se non il nero deve essere la divisa di chi ha nel cuore le miserie dell'Italia. Come il Vesuvio lancia la sua ardente lava, così dai nostri cuori uscirà un giorno la forza che annienterà tutti gli ostacoli, i q uali oggi impediscono a lla nostra patria d'innalzarsi a quell'altezza, dalla quale, per l'avversità del destino, è discesa. << Italiani! Il lutto per l'asservimento della nostra Italia e il desiderio ardente di vendicarla siano adunque, per ora, i colori della nostra bandiera. I figli della rivoluzione italiana spiegh eranno un dì colori più gai. Il solenne risuscitare di tutto un popolo al grido di Viva la liberttÌ deve essere salutato con entusiasmo e suonerà alto (I

( r) L;i handicra della Legione Italiana · di Montevideo e conscrv:1ta nel Musco del Risorgimento <li Roma.


100

n e r secoli wnturi; mentre i colori del l' Italia rigenerata saranno pcr l'inno poderoso di un 'epoca di gloria. <· Italiani, fratelli d'armi! Stringiamoci tutti per ora intorno a qu·~Sta bandiera che, santifica ta in terra straniera dalla vittoria e simbolo ddla nostra stessa opprcssione, deve essere te nuta alta fino alla morte JX:r l'onore d ' Italia. 1101

I. a bandù:r<1 offal<I .i G,irib,d,li dopo il ('(, 111 ba11imento di S,rnt'.-1nto11io .

" In questa g rn.:rr;1, che la R epubblica Orientale sostiene co ntro il feroce, infotrn.: cd assassino irn-asorc. si combatte anche la san ta Cau~a ddl'umanit:-1. La n::ligionc ha benedetto la nostra insegna. Itali a ni ! Versiamo. sì, versiamo tutti con gioia il nostro san~uc per un~, Causa cos~ nobile (' g iusta, come è quella del Gove rno della Repubblica, e segniamo con questo vessi llo il sacro patto. c he un giorno unirli gue~o popolo alfa nostra nazione. Itali~ni ! Giuriamo' ~ gridiamo dava nti a quest:1 bandiera: Vittoria o morte! ,, . La re ttorica di qu~sto di scorso è soltanto apparente, poic h è in og111 pa~ola palpita c.: rivive il ricordo de lla patr ia lo ntaP.a .


IOI

Garibaldi rifiutò per sè ogni onorificenza e non accettò neanche la promozione a colonnello maggiore, grado corrispondente a quello di generale brigadiere; ma la sua fama aveva ormai valicato gli oceani. In Italia il nome dell'oscuro esule, che dodici anni prima aveva dovuto abbandonare la patria, correva sulle bocche di tutti e, dove la polizia lo permise, si iniziarono sottoscrizioni per offrirgli una spada d'onore. La contesa fra l'Argentina e l'Uruguay aveva per chi viveva in Italia un interesse molto relativo. Ma il popolo, col suo sicuro intuito, guardava oltre le semplici apparenze: la battaglia del Salto, che aveva illustrato gloriosamente il nome italiano in terra straniera, era come il presagio e la promessa di una più vasta guerra: quella che i patrioti italiani sognavano ed au spicavano da anni: quella voluta dal Mazzini, invocata dai martiri perchè il loro sacrificio non fosse vano, meditata da Carlo Alberto nel segreto della sua coscienza. Quando Garibaldi accorse in Italia nel J 848, venne seguito da una parte della Legione Italiana di Montevideo, intorno alla quale si riunirono molti Italiani, in modo che la legione, al comando del colonnello Sacchi, contò 500 uomini di truppa e 24 ufficiali, due dei quali arncric;ini. Tale forz;i aum~ntò gradatamente, mediante l'iscrizione nella Legione Sacchi dì molti Volontari veneti, lomhardi , romagnoli ed umbri e, nel maggio del 1848, era costituita da 1069 uomini, per ra~giungcrc poco dopo la forza di 1950, tra ufficiali e soldati. Con lluesta forza la Legione partecipò, nel 1849, alla difesa di Roma e vi si distinse, come vedremo nei capitoli seguenti.


VII.

GLI AVVENIMENTI DAL 183 I AL 1848

Prima che il ().uara ntotto scoppiasse, come scrisse il Ca rducci (1) ,, tcmpest:i magnifica, non più iniziativa francese, non carbonari~mo aristocr:nico o militare, non sette ,, ; ma movimento vero e proprio di 1111 popolo che, con (1uella itali:ina, iniziava la rivoluzione d 'Europa - 11011 pochi avvenimenti lo ave\'ano preannunziato in ;1lcuni Stati italian i. Dopo il decennio trasi.:orso dal 18·-M al 1844, dal tentativo rivoluz ionario nella Savoia all'eccidio dei fratdli Randiera , Giuseppe Mazzini contim1Ò, con fede d'apostolo, a _guidare l'opera della ,, Giovane !t:tlia ,.. b qu:ilc :i,·eva promosso, d:1lb sua fondazione in poi e stava per promuovere quasi lutti i moti e le insurrezioni che si erano o ~i sareh~wni ,·erilÌcati ìn Italia. Infatti il Mazzini dires~c ed incoraggiò le 1mprcs<.:, qu:isi tutte non fortunate, cli quel periodo c cioè: la fallita spedizione in Savoia e le sue conseguenze, l'insurrezione in Sicilia ~Id 1837, le wmmosse di Aquila (r84r), di Savi~no (184 1). di Cosenza c di Bologna (1844); il tentatirn dei fratelli Bandiera in Calaiiria nd 1844. i moti di Romagna nel 1845, le rivo luzioni in Sicilia !1d 1847 e nd 1848, i moti di Napoli, nel Lombardo-Veneto. a Moden a cd a Parma nd 1848. Anche dopo il 1848 la ,, Giova ne Italia ,. incoraggiè> l'insurrezione di Li\',o rno, di Firenze, di Rrescia, di Bolog na , di Ancona e di Roma nd 184:J e causò i processi di Napoli nel 1851, i supplizi di M:rntnva nel I 85:2 e di Bel IÌore nel 1853, i moti di Milano, quelli siciliani del 1856 cd il tentativo del Pisacane a Sapri nel 1857. Il Mazzini - come dice appunto il Carducci - ,, infiammò, persuase, attrasse. non pur la gioventù, ma degli arti~iani e della cittadinanza gran parte "· Però, tenacissimo nell 'idea dell'unità. nazionale, rimase quasi isolato, non appena, pit1 che contrapposte alla sua, atte a (1) C.\Rncr.c1: " Letture sul Risorgimento "·


103

completarla ed a renderne meno lontana l'effettuazione, com incia rono a diffondersi le idee di Vincenzo Gioberti e di Cesare Balbo. Il Gioberti, staccatosi dalla <' Giovane Italia n nel 1834, pensò, come è noto, ad una Confederazione di Principi riformatori presieduta dal Pontefice, e Cesare Balbo, con la sua opera i( Speranze d'Italia i), diffuse, modificandole, le considerazioni fatte dal Gioberti nel ,, Primato civile e morale degli Italiani )> ed , insieme al D'Azeglio, formò il primo gruppo di quei neoguelfi che cercarono di strappare il Pontefice all'influenza dominatrice dell'Austria. Essi pensavano che appunto il Pontefice potesse rappre~entare la mente dell'Italia, rhentre Carlo Alberto doveva divenirne la spada liberatrice, per costituire una Lega dei Principi che governavano i molti Stati italiani , liberandoli da ogni ingerenza straniera e specialmente austriaca. Anche se in apparenz a isolato, m entre il neoguelfismo si era così largamente diffuso, Giuseppe Mazzini continuava però a proclamare la necessità di formare dell'Italia un solo Stato; mentre, fra l'idea federativa del Gioberti e quella rep ubblicana del Mazzini, cominciavano ad affermarsi anche ·1e spera11ze neHa Monarchia Sabauda, il cui intervento avrebbe potuto senza dubbio affrettare, ron le sue for ze militari, la nostra liberazion!.'. Dopo la tragica esperienza d ei tanti tentativi rivoluzionari , era naturale, infatti, che i patrioti italiani pensassero a nuove soluzioni del problema naz ionale, meno lon tane e meno pericolose; molto più che l'avvento al trono pontificio di Pio JX diede adito a nuove speranze: sia per l'amnistia da .l ui concessa ai condannati politici; sia anche per i voti augurali da lui formulati per le sorti dell ' Italia. Reputiamo intanto opportuno riassumere g li avvenimenti del 1846 e del 1847 (1).

Il r'' giugno 1846 moriva Gregorio XVI , dopo un pontificato di

15 anni Tutti credeva no che lo Stato Pontificio e le Romagne in particolare sarebbero stati teatro di moti e cl 'insurrezion i: il che avrebbe provocato l'intervento d ell'Austria, che la F rancia aveva dichiarato di non lasciare intervenire da sola (2). Ma non occorse inter( r) Cfr. PoGNtst:

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Sc:oria politico militare )).

(2) In prcvi~ione di quello che potev:i acc:ulcrc, il Metternich :1vt;\'a a\'-

\·ertito il maresciallo Raderzky, co mandante delle truppe austriache in Italia ,


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Niprodu z ione Jd 1·' 11umt:rn dd g iorna!r m a~z ini:1110 " Il Tribu1:c


1 05

vento alcuno poichè, morto Gregorio XVI, nessun grave disordin e: accadde e<l in appena due giorni venne eletto il nuovo Papa nella persona del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti (1). Il nuovo Pontefice, che assunse il nome di Pio IX, concedette. il 16 luglio 1846, a tutti i condannati p:.>litici l'amnistia, che venne accolta dal popolo con grandi dimostrazioni di giubilo. Suggerito al nuovo Papa da uno spontaneo impulso del cuore, il provvedimento apriva .il carcere a circa 400 prigionieri di Stato, permetteva di to rnare a Roma a quasi 500 esiliati politici e faceva sperare in Pio IX un grande fervore di sentimenti p atriottici. Da allora 1<Viva Pio IX >• fu il grido d'ogni rivolta e d 'ogni rivendicazione. In Roma, sotto l'impulso e la guida di Ciceruacchio (2), in tutta l'Italia cd all'estero le manifestazioni di fiducia nell'opera del Pontefice si moltiplicarono, anche se, per parecchi mesi dopo l'amnistia , alcun altro atto di governo venne a giustificare tante speranze (3). Il popolo, nel suo entusiasmo, attribuiva al Pontefice un alto disegno p:llitico, che ciascuno vagheggiava in armonia con le aspirazioni della coscienza nazionale e riteneva che gli indugi si dovessero imputare al Segretario di Stato, cardi nalc Gizzi ·cd al vecchio sinedrio ddb Curia (4). di tenersi pronto a rinforzare b guarn igione di Ferrara e ad in vadere le Legazioni. L1 Fra ncia aveva dichiaralo che un inren-ento austriaco nelle Legazioni avrebbe portato all'occupazione france se di Civi1avccchia e di Ancona. Il Pi::montc, ndl'eventualitl1 di disord ini durante il Conclave, aveva offerto rin tcrvcnto di truppe picmonte~i, se richic.\le dal Sacro Collegio. (1) Di famiglia nobile, nato il 13 maggio 1792 a Sinigag lia. Indossati, nel 1816, gli abiti ecclesiastici, nel 1827 era stato Arcivescovo di Spoleto. nel 1832 di Imola, nel 1840 aveva o ttenuto il Cappello Card inaliz io, acqui stando fam:i di bontà e d i moderazione. (2) Angelo Brunetti, detto Ciccruacch io. carrettiere di cond izione piuttosto agbta. La carit:'l verso i pon:ri gli ;wna con quistato, fra il popolo minuto, affetto ç fi1l11c-i:1. (Cfr. CmvAc~ou: " C iceru:tcchio c don Pirlonc " · (3ì Le sperate rifonnL di Pio IX a ve,·:1110 m esso in agitazione. non sol. lanto le provincie del lo Stato Pontific io; ma anche gli altri Stati italiani. (;cnova celebrava il primo ccntt·nario della cacciata degli Austriaci e tu tta l'Italia si commuoveva all'annunzio della morte: d i Fedcrico Confalonieri. Nel congresso degli economisti a Bruxelles. ca1tolici e protestanti si univano nell'applaudire ali' " u umo più grande dd secolo ;; c.d i cattolici degli Stati Uniti chiam;l\·ano Pio IX il \Va<hington romano. (4) L 'ansict:1 dell'att esa trapcb va dai' primi g iornali che proprio allora inizia vano la pubblicazione, (jUJli " Il Contemporaneo" a Roma. " Il Fclsineo >> diretto da Marco Minghcni e ,, L'Italiano " a Bolog na.


106

Nell'aprile del 1!(0 \'cniva concessa la Consulta dì Stato, si iniziava, \'a ie a dire, nello Staro Ponti(ìcio la monarchia consultiva; il 1 2 giugno si isrituiva un Consiglio di ministri e l'entusiasmo aumcnra v:Ì, tutti inneggia\-;1110 al Pontefice riform;1torc, il Mazzini eia Lon dra lo csona\';1 a L,rsi promotore dcll'unit~1 italiana, mentre Garibaldi dalla lontana /\rncri ca offriva al Pontdìce la spada.

Attilio ll,111dic:r,1.

Nd luglio 1047 veniva istitu ita la C ua rdia civica. L'Austria, per gi ustificare il suo intcn·ento, cerC<'> di suscitare a Roma <.Jualche disordine, subito acquetato per l'opera di Ciccruaccl1io, cd occupò improvvisamente in Ferrara il castello estense (1): pose le guardie ;1llc porte e fece perlustrare b città da pattuglie. su~c.:itando le proteste del Legato pontificio e Ji tutta l'Italia, nella t1ualc la popolarità di Pio IX aumentava sempre più . { 1) In Fcrrar:1. un ;1 delle quattro Leg;1;,ioni. L \u str i:i tenna gi} un pre,idiu.


Quanto avveniva in Ro m a suscitava speranze ed impazicnzc :111 che negli altri Stati italiani. I liberali capivano che i Principi non avreb bero potuto esimers i dal seguire l'esempio del Pontefice riformatore e. cercavano 'di affrettare gli eventi, ricorrendo alle dimostrazioni popolari. I Principi comprendevano il pericolo d'iniziare un :1

E milio Nandiera.

g uerra contro l'Austria, all a quale tutti, eccettuato Carlo Alberto. erano legati , e perciò si dimostra va no contrari ad accogliere anche i voti più m odesti. A Parma Carlo Ludovico di Borbo ne, succeduto nel 184) a Ma r ia Luisa, non volle concedere alcuna ri fo rma e trattenne le trupp:.: austri ac he venute nella città per i fun erali della duchessa Mari a Luisa . A Modena a Francesco IV era succed uto, nd 1846, il figlio F ran cesco V, il quale non volle accondiscendere al le richieste ciel popolo l'.


..,,,,,f", t'

/! 1,ro,·/,1 111 ,1 dt: fratelli B,wdrcra ,11 Cdabre.,i.


I O()

concluse anzi una Convenzione con l'Austria, per assicurarn.:m:, :il l'occorrenza, l'intervento. In Toscana, mentre ii popolo volle promuovere una sottoscrizione nazionale a beneficio degli amnistiatf dal Pontefice, il Governo rimase avverso ad ogni riforma . .ll Granduca, al quale il Metternich non dimenticava di ricordare la sua qualità di Arciduca d'Austria, abbando nò la politica conciliante per s·e condarc le tendenze assoluti-

Volontari fatti prigionieri alle: Ba{u

( 1845).

stc dell'Austria. Tuttavia, costretto a concedere una cer ta libertà di stampa ed infine la Guardia civica (4 settembre 1847), egli \'en ne acclamato come un emulo <li Pio IX. in Picmonle gli avvenimenti romani riaccesero l'avversione a! l'Austria e le speranze dell'indipendenza nazion;1le. Nel Cong rc~sr> agrario di Mortara, Lorenzo Valerio parlava già di Carlo Alberto come di colui che avrebbe ~cacciato gli Austriaci <l::ill'ltalia. Il Re, pur temendo che l' Austria si sarebbe opposta alla politica di Pio IX, benediceva il Pontefice, perchè sperava che i suoi att i avrebbero fìnito col determinare la guerra contro l'Austria. Tale speranza sembrò fondata dopo l'occupazione di Ferrara da parte degli Austriaci.


I IO

Nel Congresso agrario di Casale Monferrato, dove faccvansi voti per l'istituzione: delb Guardia civi ca, il conte di Castagnetto, segretario di Carlo Alberto, lesse.: un a kttc.:ra del Re : " L'Austria ha scritto :1 tutte le Potenze.: di volere tc.:nerc Ferrar:,, credendo di averne.: diritto ... Se b Provvi denza ci manda la guerra dell'indipendenza italiana , io montcn\ a ca\'allo coi miei figlioli, mi porrò alla testa del mio c~c:rci to e rare\ per la Caus;1 guelfa, come ora Sciamyll (1) per b Ru ~~ i:1. Che bel giorno sad c1udlo in cui si potr~, in neggiare alla guerra per l'indipendenza d'Italia! " · Con le riforme dell 'ottobre.: 184ì (Codice di procedura penale io11d:110 sul ~istema ddlc di ~cussioni pubbliche, istituzione di una 1 :o rte di Cassazione, libera elezione dei Consiglieri nell'amministra1.io n l' pubblica), Carlo Alberto volle mitigare intanto i.I governo as~i;luto cd , anche se non concesse ancora una vera e propri a libertà d i ~tam pa. rid usse la censura (2). Tal e atteggiamento susci tò l'entu~i:1smo a Tori no e detcrmin<J k festose :1ccoglicnzc fatte a Genova :il Sovra no (:;).

L'odio allo stra niero e le: aspirazioni ::t! l'indipc nden za nazionale. i11cor:1ggiate dalle riforme di Pio IX , presero nuovo vigore anche in Lornhardi a, specie nel ceto m edio ancor mem ore del Regno itali co, e buona parte del ttualc aveva partecipato alle cospirazioni. Alcuni adcri\'ano alla Repubblica unitari a del Mazzini , altri guardavano al Piemonte cd a Ca rlo Alberto, altri. in maggioranza, no n avevano che un desiderio: la cacciata degli Austriaci, sia con la Repubblica dd Ma;,.zini , sia con la Monarchia dei Savoia. L'odio fra dominatore e dominat i si acuiva ogni giorno di più e la ncccssit.'t della g uerra ,ill 'Austria faceva sempre nuovi prosel.iti. Il nome d i Pio IX veniva inrncato anche in Lombardia e nel Veneto d '.:i patriuti ed aborrito cblla polizia austriaca ; il contra~to fra ( 1) L'crne d c-Ila lu ng:1 lotta sostelllttJ dalle popobz ion i del Caucaso contro

f;, l{m~i:1. (2) Comin.:iarnno :1 pubblic arsi in Piemonte " Il Ri sorg imento » del Cavour , ·· L1 ( ;azzetta del Popolo " dt:I Bottcro. ,, L'Opinione ,., la " Concordia >) .. Il

:'-.kssaggc.:ro

» del BrotTeri o. t(C , (;) Lu ig i N ino Hixio, fa tlo~i brg o tra h1 fol b , afferrate le red ini d el c l\·;1110 del Re g li g r idò: ,, Re Carlo Alberto, p:i ssa il Ticino e ti seguiremo !li lli , ..


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ltal.iani e stranieri, fra oppressi ed oppressori, diveniva dovunque insanabile. Dopo quella in occasione dei funerali al conte F ederico Confalnnieri, la seconda manifestazione di italianità si ebbe in Milano nel settembre 1847, per l'ingresso in città del nuovo Arcivescorn Romi!Ti, bergamasco, ricevuto soltanto perchè era Italiano con accoglienze

Dimcstrazìone di gittbilo del pr.polu di Ncma per il decreto di amnistia.

che, ripetute la sera stessa, provocarono q ualc he conflitto con la polizia. Della situazione nel Lombardo-Veneto si preoccupava il Metternich, che dubitava che l'Arciduca Ranicri (1), qua le Viccrè, no n avrehne saputo far fronte alla crescente marca. Solo il Radetzky, Co( 1) Fiorentino di nasciw, l'Arciduc:1 aveva in moglie h sorella di Carlo :\ lbcrto e si trovava :1 Mibno, don: era no nati i suoi. qu:1ttro fig li, fin d:11 1818.


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mandante delle forze austriadie in Italia, vedendo l'approssimarsi ddla bufera , voleva co rrere ai ripari e da tempo aveva chiesto nuove rruppe e poteri -"tr:1ordinari, manifestando il proposito di soffocare con un colpo dcciw J':igìt-azionc liheralc a Roma ed in Toscana. Ma 11 Mctt crnid1 , che ~apeva il Maresciallo troppo energico_ , temeva c he l'azione 111ili1;m : compromettesse tutto ed invi<'> presso il Vi -

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, ·1111 t c FiCljUdmo nt, 111 qu:1l ìt;1 d: Comm issario per gli affari italiani. C 11 :1 g ra nde emozione comnw~sc J'I talia quando si seppe che a Mibno, p~T bocca del l'avvocato Nazzari di T~eviglio cd à· venezia ,la pane del Man in alk Congregaz;oni centrali (1), era stata doman-

( 1 ì ('.1:1'CU J10 dei <l uc G o 1crni di \:I ila no e di \'enezia an:va unJ ì.o ng re. . ;_!.1zionc ccn tr.i k . istiwi ca 11d 1815, pe r r appn:scnt arc i voti d el la na z io ne sulla 1' 11hl,lic 1 cosa : o.~ n i pro1·i11c1a e CÌ ll~ ,·i m a nda\'a i suoi r ap presentanti.


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data un 'inchi esta per indagare sulle cause del malcontento del popolo e sulle condizioni del paese e per prop0rre i rimedi. Ma a Venezia l'Austria incarcerava il Manin cd il Tommaseo cd a Milano il Radetzk y preparava le armi, persuaso che prima o poi si sarebbe venuti alla guerra. L' appello col <.JUale si esortava no i Milanesi a rinunciare al fumo cd al lotto, per protestare contro l'Austria e per danneggiarne le finanze (r), parve dovesse essere l'occasione ~mesa dal vecchio Maresciallo e la sera del 2 gennaio r848 i soldati austriaci, spi nti dai loro Capi, cominciarono ad insultare i cittadini. Il g iorno 3 il Comando militare distribuì loro trentamila sigari perchè, fumando, provocassero i cittadini nelle vie più frequentate:. Ne derivarono numerosi conflitti e lo stesso Podestà Gabri~ Casati, intervenuto a placare gli animi, venne percosso. li suo inter vento e quello ddl' Arcivescovo presso il Vicerè fecero m o mentaneamente ces~are le vioknze; ma i Milanesi volevano vendicarsi. Il 17 gennaio giungeva da Vienna la risposta alla richiesta di riforme amministrative e dell' autonomia politica del Regno LombardoVeneto sotto un Arciduca austriaco, avanzate dal la Congregazione ,:entrale lombarda. ,, H.o dovuto an-cdcrmi -·· così il proclama im periale - che esiste una fazione, il di cui scopo è di sconvolgere l'ordine pubblico. Ho già fatto quanto era necessario pe r soddisfare i desideri delle mie provincie italiane e n,111 sono disposto a fare di più. Confido nella maggioranza della popolazione: in o~ni caso conto sulla provata fedeltà e sul valore ddk mie truppe » . Il gio rno dopo il Radetzky rivolgeva ai suoi soldati il seguente proclama: (< Soldati! voi avete udito le parole dell 'lm peratore; io sono altero di farvele note; contro la vostra fedeltà cd il vostro valore si romperanno g li sforzi del fanati smo e dello spirito infedele di innovazione, come fragile vetro contro una rupe. Salda freme ancora la spada che ho impugnato con amore per 65 anni, in tante battagli e. Saprò adoperarla per difendere la tranquillità d 'un paese poco ra felicissimo e che ora una fa zione fren etica minaccia di precipitare nella miseria. Soldati, il vostro Imperatore conta sopra di voi ; il vostro vec( 1) N dL1ppcllo si diceva: " Non deridete tenui principi, se preparano gli animi a benefizi magg iori e più g ravi ; sap1iiate volere, .. " La gioventù era eccitata. le lez io ni trascura te anche dag li srudc:n ti pit1 <liii gemi, volte le men ti cd i cuori al prossimo av venire>> (Cfr. DANDOLO: ,, I Vo lontari e i Ber ~aglicri lom bardi ••).

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chi o capita no si affida in voi e tanto basti! Non ci sforzino a spiegare la bandiera dell'Aquila a due teste. La forza dei suoi artigli non è ancora lì:iccata. Sia nostra divisa: difesa e tranquillità ai cittadini amici e fedeli e distruzione dd nemico, che osa, c~n mano traditrice, attentare alla pace. al benessere dei popoli "· I .a po_polazione non si bscia\'a però sgomentare cd il paese si anda va disponendo, con mezzi scarsi, ma con entusiasmo, ad ~1ffront;1rc og ni eventualità.


VIII.

LE RIVOLUZIONI E LE RIFORME DEL 1848

Le in surrezioni che ebbero iniz io nel 1848 quasi in ogni regione d'Italia si distinsero nettamente dai primi moti promossi dalla Carboneria e da quelli preparati, dal 1834 in poi, dalla <, G iovane: Italia >•, non soltanto perchè si estesero rapidamente dalla Sicilia al Veneto, assumendo nel loro complesso il carattere di una rivoluzione veramente nazionale; ma anche per la fervida partecipazione del popolo, ormai consapevole della necessità di rendere l'Italia .finalmente libera ed unita. Non si trattò più delle cospirazioni e delle generose impazienze di una aristocrazia, morale e intellettuale, di nobili e di borghesi. o degli sterili tentativi di pochi giovani, insofferenti della tirannide; ma dell'impeto vittorioso di tutto il popolo, che concorse a scacciare i Duchi e g li Arciduchi devoti all'Austria, i Re assoluti e ~li stranieri che ancora tenevano in loro dominio la Lombardia ed il Veneto. F u appunto il popolo che, pur guidato da Capi animosi, appartenenti alle classi più elevate cd in qualche caso anc he al Clero, trasformò in insurrezioni (1 le dimostrazioni armate >J, già indette a Palermo per il r2 gennaio ed a Milano per il 18 marzo 1848; fu il popolo che formò le « squadre » in Sicilia, eresse le barricate in Lombardia, liberò a Venezia Daniele Manin e Nicolò Tommaseo e che costi tuì dovunque i reparti della Guardia nazionale e quelli Jella Milizia civica; furono i cittadini, g li operai, i contadini che, lasciati gli uffici, le botteghe, le officine ed i campi, seppero combattere vittoriosamente, lottando con ogni arma cd affrontando ogni pericolo per sfidare le minacciose intimazioni e per resistere alle feroci repressioni dei Governi assoluti. E fu appunto questo m iracolo , da lui stesso preparato con la lunga, appassi.o nata, efficace propaganda della Giovane Italia ),, ch e suggerì a G iuseppe Mazzini l'idea della fusione di tutte le migliori <(


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energ ie della Patria e Ji una ve ra e propria g uerr;1 di popolo , per la t!uak ciascun cittadino si doveva trasfo rmare in un soldato consa pevole dei suo i chweri e de ll a santit} della Causa che occorreva afferm are e di fe nd ere. Tutti i li bri. con i quali ci ve nne tramand.1to il ricordo di quegli ann i d ecisivi. ci dirnost.rann, infatti, come il po polo fini sse per essere

kuggcrn Settimo dei f'rinopi di Fù11h<1.

il principale p rotagoni ~ta: sia nelb vittoria dei Siciliani contro le truppe borbo niche e dei Milanesi e dei V eneziani contro quelle austriache ; sia ne lle g loriose resistenze di Milano e di Venezia, di Roma e t.!i Brc~cia, di Bologna e d i Ancon a. . Data la fervid a parteci paz ionc dei cittadini alla lotta per la lihertà. i Capi , passati al m omento opportuno all'azio ne, poterono disporre di ta nti eroici g reg ari che, trascinati dal loro ese mpio, dimo-


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strarono come il nostro pop:)lo. invece di rassegnarsi alla scrvitt1 della Patria, preferisse combattere per le vie, nelle piazze, sulle barricate delle città insorte, per iniziare una nuova è.ra per tutta l'Italia. In propo~ito ci basti ricordare alcuni degli eroi che, usciti appunto dalle hle del popolo, furono fra i piL1 valorosi difenso ri di Milano, di Venezia e di Roma cd aHrontar~mo nobilmente la morte per la Patria comune. A Milano il muratore Paolo Santi, dopo essere salito, il giorno 18 marzo, sul tetto del palazzo Broletto, per lanciare k tegole contro i soldati austriaci, il 19 combattè a Porta Ticinese e corse poi tra i primi all'assalto di Porta Com.asina. Pasc.1uale Sottocorno, ;mch'egli figlio del popolo, benchè invalido e costretto ad appoggiarsi ad una stampella, sfidò impavidamente. durante l'assalto al Comando del Genio, la fucileria austriaca, per tentare di abbattere la porta del palazzo successivamente con la scure, col martello, con le fiamme, costringendo, col successo del suo ultimo tentativo, 160 Austriaci alla resa . li r7 maggio 1849, a Venezia. dove i gondolieri si erano offerti spontaneamente per formare g li equipaggi delle imh:ncazionì armate della Repubblica, dopo la perdita di M arg her:1, un modesto mur:ttore, Agostino Stefani, propose aJ Enrico Cosenz di far saltare da solo l'arco del ponte sulla laguna più vicino agli Austriaci e, salito su una barchetta, cer cando di n on far~i vedere dai nemici, mosse da ~olo alla temeraria impresa. Ma, scorto dai nostri e ritenuto erroneamente una spia, venne linciato dagli stessi Veneziani, gelosi della loro libertà. Nicolò Tomma~eo dettò un epigrafe in suo onore e fece soccorrere la famiglia dal Governo d ella Repubblica. Ma l'eroe popolare per eccellenza fu, nel 1849, il carrettiere romano Angelo Brunetti , detto Ciceruacchio. Roma -- che, nel 1879, ne volle restituita la salma e che, con mate rno orgoglio, gli dedicò, nel 1907, un rnonumcnt"o - n e ricorda e ne ricorderZl sempre il patriottico entusiasmo ed il non comune valore::. Dopo essere stato, nei primi tempi del Pontificato di Pio IX. l'organizzatore e la guida di tutte le dimostrazio ni in onore del Pontefice liberale, egli combattè eroicamente in difesa della Repubblica romana, alla caduta della quale, insieme al figliolo Lorenzo appena tredicenne, volle seguire Garibaldi nel suo disperato tentativo di raggiungere Venezia. Pervenuto, dopo una lunga odissea sul Po con altri sette compagni, egli venne sorpreso d:igli Austriaci e, dopo un sommario processo, barharamente fu ci lato insiem e al giovane figlio.


JI8 Ma non possiamo indugiarci sui singoli episodi ed è opportuno passar<: al ricordo degli avvenimenti.

La rivoluzione in Sicilia. L'insurrezione in Sicilia contro i I governo dei Borboni, che il ( ;Iad stont: definì (( negazione di Dio ,>, s'iniziò il 1° settembre 1847 con la ri\'oluzionc di Messina e proseguì, ai primi di gennaio del 1848. con quel la di Palermo, arditamente preannunziata al tiranno col procl:11n·a di Francesco Bagnasco. II proclam a porta la data del 10 gennaio cd è così concepito: <( Siciliani! il tempo deJle preghiere inutilmente passò; i nutili le pro tcsle, le suppliche, le pacifiche dimostrazioni. Ferdinando JI tu tto ha sprezzato. E noi, popolo nato libt:ro, ridotto nelle catene e nella mi seria. ta rderemo ancora a riconquistare i nostri legittimi diritti ? A ll'armi. lìgli di Sicili a! La forza ~li tutti è onnipossente: l'unione dei popoli è. la caduta dei Re. Il 1 2 gen naio 1848, all'alh:i , com incerà l"cpoca glorio~a dell 'un iversale rigenerazione. Palermo accoglierà con tr;l',pnrto quanti Siciliani arm:1ti si prcscnter:rnno :il sostegno delb Causa comune, a stabilire r ironne cd istituzioni analoghe al progre~so del secolo, \'olu te dall'Europa, dall'Italia e da Pio n . Ed, :ill'alba del 1 2 gennaio, Palermo puntua lmente insorse all'appello di Gi useppe La Masa che, già in esilio dal 1844, era tornato improvvisamente nell 'isola. L':-tppd lo del La Masa, in data del 12 ~ennaio, invi tava efficacemerHe il popolo siciliano alla rivolta : (< F ratelli! L'alba del 12 gennaio è spuntata. La solenne disfida ~i compie nella piazza ddla Ficravccchia, <love il Comitato direttivo è sorto in armi e v'invita alla battaglia. Ognuno di voi manterrà la promessa. H All'armi o fratelli ! Chiunque ha un ferro o uno schioppo cd un cuore ~iciliano, si raduni sulla piazza rivoluzionaria, alla Fiera\ecchia. Cri sto è con noi, viva Pio IX, viva la Costitu zione, viva l'Indipendenza "· 11 .1 2 gennaio ricorreva il genetliaco <lei Re ed i cannoni di Palermo saluta vano, con le loro sa lve, la festa, quando i congiurati invasero le piazze e le vie e, con le armi in pugno, cominci arono a combattere con le soldatesc he borbo niche. Il g iorno 14 il popolo insorto potè nominare un Comi tato di ;rnlon:voli persone, che diresse .il movimento. La rivoluzione si affer-


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mò immediatamente, dato il generale malco ntento, del quale, u i;'1 nd luglio 1847, si era reso interprete Luigi Settembrini (1)) con w~a protesta anomma, fatta a nome dei popoli delle due Sicilie.: contro il dispotismo regio, burocratico e poliziesco dei Borboni. Dopo r2 giorni di lotta il Comitato provvisorio potè deggerc a suo presidente il vecchio patriota Ruggero Settimo, già nel 18r2 contrammiraglio e Ministro della Guerra e della Marina, il quale, costituito il Parlamento siciliano, potè · inaugurarne le sedute il 25 marzo con un patriottico discorso, del quale reputiamo opportuno riportare alcuni brani, per far conoscere meglio gli scopi della rivoluzione siciliana: <e lI fatto, che oggi compiamo innanzi a Dio e agli uomini, è il pit1 solenne che possa intervenire nella vita di un p<>polo. Oggi si aduna per la prima volta, dopo trentatrè anni, il Generai Parlamento siciliano, disperso dalla violcnz:i di un potere usurpato. E Iddio permette che questo Parlamento noi l ,uigi St:ttanhrini. convochi, no, il potere monarchico, che gli chiuse le porte nel 1815 ; ma il popolo vittorioso, in quella ten zone disugualissima degli inermi contro gli armati, degli inesperti e scomposti contro gli ordini militari, le fortezze, le navi , le artiglierie, i prepararnenti di guerra, studiati contro noi per sì lungo tempo. Riconosciamo, o Signori, la mano della Provvidenza in questa gloriosa ri voluzione ! Mentre i popoli d' Italia nostri fratelli tentavano altre vie più lunghe per conseguire lo scopo, Iddio fu quello che accecò il Governo cli'ei voleva confondere e fortificò qu,esto popolo si1.:ili,u10, al tiuak avca strbatu l'onore di cominciare veramente il gran riscatto. Rendiamone dunque grazie all'Altissimo ... <• Che benedica lddio e ispiri i voti del Parlamento indirizzati a questo santo fine; ch' Ei riguardi benigno la terra di Sicilia e la congiunga ai gran destini della nazione italiana , libera, indipendente ed unita! ( 1) Cfr. SF:nnrnR1:,.;1 : ,, Ricordanzc n.


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.. ... Non ~1 versi goccia del sangue prezioso dei soldati na1x)lesangue nostro, sa ngue italiano; i soldati , che hanno colla mitraµ:lia di.-.trntto gran parte di voi, meritano la vostra estimazione, perchè nemm eno l':nnorc di patria li ha fatti ve nir meno ad un giura · 11 JC1ll<, d:ito per una Causa ingiusta ,, ( 1 ). 1:111i,

i .,1 mogiic ed ii figlio 1,1,itano Luigi 11dla prigione di N,1poli.

Settembr1111

li IO luglio il Parlamento siciliano e la Camera dei Pari (2) annunciavano la decadenza della dinastia borbonica e !"elezione a nuorn Re dclb Sici lia di Ferdin;indo dì Savoia, Duca di Genova, secondo(1) Ruggero Settimo :1vn;1 respinto, nel 18.20. b ,arica di luogoi-cn ~mc;.:tner,ik per la Sic ilia . per non .\otlostare a i Horhr,ni , <,cl era rìmast:o sckgnùsu ~ ~oiitario, ndl'au~t~ri t:1 de lla ., u :1 ,·ita pri,·::i.t:1. t-ino a yuanJo ì Sici liani non lo ,hi~m~rnno a capo . nel 11:i48, dd GoH-rno costituzion ale sorto da lrin ~urre-

zìone dcll'i,ola. (2) li (;m·c:rno pr<>11isorìo sic il iano J \n·a cnstiruìw il P arlamento ;i d imi· taz io nc di quello inglc,t:, w 11 u na Ca m era dei P :1ri ccl un a Ca m cr:1 dei Comuni. P11 r1rnppo il Parlame n to dove tte abba ntlona~e l::i su:i opera lluando, d opo 11 H,lie lo1tr. nd scllcmhrc del 1!i48. ~·inizia\'a la reaz io ne borbonica, M essi n :1


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genito di Carlo Alberto, ed una Commissione di cittadini siciliani ~i recava a Torino per presentare al Duca il voto delle assemblee siciliane; ma il Principe declinò la generosa offerta, sperando di impedire così che il Re di Napoli, invece Ji cedere alla volontà popolare, muove~se guerra alla Sicilia e cercasse di domare ad ogni costo la rivoluzione. Le truppe borboniche erano state costrette ad abbandonare l'isola durante la notte del 30 gennaio ; il presidio del forte di Castdb mmare si era arreso il 4 febbraio cd era rimasta in potere dei regi soltanto la cittadella di Messina.

L'insurrezione di Napoli. All'annunzio dei moti siciliani anche a Napoli si chiesero le necessarie riforme prima con dimo~trazioni pacifiche e poi, al rifiuto del Re, con l'insurrezione ed i tumulti, con i quali si invocò la Costituzione (1). Il Mini stro, Marchese Del Cam:ttÒ, e Monsignore Code, confessore del Sovrano, invisi al popolo, vennero congedati ed il 29 gennaio fu annunciata b. concessione della Costi tl17inne. Napoli p:1ssò così, improvvisamente, dal dispotismo assoluto ad un regime di libertà quasi illimitata (2). L'J r febbraio la Costituzione veniva pu bblicata ed il 24 il Re giurava solennemente di osservarla , per poi abolirla il 15 maggio. L 'esempio di Napoli indusse il Granduca di Toscana (r7 fcbi)raio) e Pio IX (14 m arzo) a concedere anch'essi le riforme liberali invocate dal popolo ; riforme rhe iniziavano così una nuova era per 1utta l' Italia centrale (3). e Milau,o si arrendevano, dopo una disperata difesa , e la rivoluzio ne sic ilia na. che aveva iniziato tutte le altre del 1!!48, ven iva domata con le rovi ne e col

<angue. ,( r) V enne chiesta con una petizione redatta da Ruggero Hong hi e fìrmata da i.oì cittadini . (2) In Napoli si ebbe q ua,i subito una ,pccic di anarchia ))(' r gli a ntichi odi cletermin;iti dalle !'ircpotcn ze d e i signori e dei ricchi. I contadini inv:1dev:rno k terre feucl.? li e deman iali, dividcmlosele sommaria m e nte; si forma vano bande armat:: Ji contadin i !,cr divider si i beni de i ricchi. (Cfr. N rn1 : " I moti di N a~oli nel 1848 »). (3) Sembra che il Re di Napoli , nel dare la Costi tuzion t . abbia av u to il proposito di me ttere in imb;1r;1zzo il P :.t!);J. il Granduca di T osc:rn:1 e Re Ca rlo Alberto. (Cfr, B o N G Hl : "Valentino Pa~in i »).


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111 Piemonte la Costituzione, da tempo chiesta dal Cavour nel gen naio e nel febbraio 1848, era stata concessa con lo Statuto il 4 marzo da Carlo Alberto, il q uale sperava di avere così l'appoggio del T>.1rtito liberale contro l'Austria, con la quale la guerra sem hrava ormai inevitabile.

Le truppe .u:i:::zere

in

Napoli

11t1t1ccano

le barricate di t'Ìa Toledo.

Le Costituzioni concesse in Italia dal 29 gennaio al 14 marzo furono <Juindi quattro, tutte model late su quella francese del 1830; ma, meno lluclla elargita da Carlo Albcno, furono tutte abrogate pocci dupu.

Intanto> il 24 febbra io 1848, era improvvisamente caduta in Francia la monarchia orlcanista ccl era stata proclamata la Repubblica, con una rivoluzione a carattere sociale, che suscitò echi no tevoli 10 Germania, in A ustria, nell'Ungheria, nel Belgio, in O landa, nella Svizzera e perfino in Scandinavia.


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Segreta.rio di Stato per gli .aff:tri

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Scgnt:nio dì Stat o pci lavoTi pulJ· f,lici~ 1'1,:ricohun. e 11commt:rc1u

lii:: CM?LO AI.RERTO , Oa inci aione e.sq: uita nel J8~8 ed .1ppro. \'aia d ;d Re . t-'5iistente nell1 8.ibliotec.a. Re.ak

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n:N" (j[NI llAI I" M ,\UIO HKOG,U \

01 SALf lt ANO,

CON U·: <ìlACfN I O 00Kt:t.ll .

Prìntt> mi ni!tro e segretario di Su.10 pç-r c(Ì il tf.ar ì tldl•ir.tcrno,

Avvoc:a.to pre sso ia Corte dl Cusaiione h,ou sottotcrisse: lo St~· tuto m.1 ne icrlsse l' introdutionc,.

I FIRMATARI VELI.O STA T UTO PIEMONTESE.



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I piccoli Stati della Germania cedettero per i primi, costretti ad aggiornare le loro istituzioni, ancora quasi medioevali; la Prussia fu costretta a fare lo stesso e, dopo aver tentato inutilmente di schivare il pericolo, dovette avere anch'essa una Costituzione; mentre a Vienna, il 13 marzo, gli studenti riuscivano a trionfare sui soldati ed il Metternich, che governava da quarant'anni, ve niva costretto ad abbandonare la città. L'Ungheria reclamava ed otteneva l'autonomia: i Croati chiedevano anch'essi l'autonomia, sperando di costituire il triplice Regno di Croazia, Dalmazia e Schiavonia, ed il 25 aprile l'Imperatore concedeva la Costituzione. Le notizie della rivoluzione di Sicilia, delle Costituzioni concesse a Napali, a Torino, a Firenze, a Roma, della rivoluzione di Parigi e finalmente di quella di Vienna suscitarono grande emozione e resero ancora più irnpazienti le speranze dei Lombardi e dei Veneti.

le insurrezioni nei Ducati ed in Toscana. Il moto insurrezionale di Parma, che indusse il Duca Carlo Il di Borbone ad abbandonare la città, provoc.ò la promessa dc!b Costituzione e l'ordine dato il 22 marzo, secondo i desideri della cittadi nanza, di inalberare la bandiera tricolore << sulla torre della pubbli.ca piazza >; , come <liceva l'apposito Decreto della Reggenza. Il tricolore era stato già inalberato il 21 marzo anche a Piacenza. A Parma si costituì un Governo pro,·visorio, il quale aderì subito al Governo della Lombardia e nel mese di maggio decise, in seguito ad un plebiscito, l'unione del Ducato al Regno di Sardegna. Il Governo provvisorio parmense costituì Corpi di Volontari e di Guardie nazionali che, mobilitati, vennero mandati nel Veneto contro gli Austriaci. A Modena l'insurrezione era stata 1lllz1ata il 19 marzo cd il Duca Francesco V, dopo avere invano sperato di reprimerla con la forza, fu costretto ad accogliere i voti della Deputazione cittadina, a fare inalberare il tricolore ed a permettere la costituzione di una Guardia civica. Due giorni dopo Francesco V ahbandonò la città, costituendo una Reggenza da lui autorizzata a concedere una Costituzione simile a quella già elargita da Carlo Alberto nel Regno Sardo. Intanto entravano in Modena i reparti Volontari dei paesi vicini e la Reggenza


veni va sostituita da un Governo provvisorio, presieduto da G iuseppe Malmusi. Un Gove rno provvisorio si costituì anche a Reggin Emilia. Venn e subito formato un battaglione di Volontari modenesi ed anche k truppe estensi ,1dottarono, senza combattere, la coccarda tri colore. li 10 m aggio f uronu iniziate in Modena le sottoscri zioni perchè i citt adini votassno, come ft:cero , l'unione del Ducato al Regno Sardo

L-'' harrÌù1lt' dt Natoli nd maggio dd 1848.

cd il 29 maggio il Governo provviso rio proclamava l'unio ne delle Provincie modenesi al P iem o nte, per formare un (( N.eg110 costituzio-

;;,;/c dcll' ,1/t,1 Italia " ·

Nella Toscana il Granduca Leopoldo 11, con un suo motu proprio dd 4 settembre r847. aveva già con cesso l'istitu7.ionc d ella G uardia civica. Il 7 fe_bbraio r848 era stata elargita la Costituzione ed il 25 m arzo ve nne ordinato che le bandiere delle forze armate tosca ne ven isse ro o rnate con una cravatta tricolore ; ma, poichè i C ivici chiesero la bandiera trii::olore, il Gr:1nduca. con Dt'crcto de l 17 aprile 1848, « rav-


127

visando opportuno che 1c truppe toscane militassero sotto il vessillo dell'indipendenza italiana >l , stabiliva l'adozione del tricolore. Anche in Toscana vennero subito costituiti Corpi di Volontari e di Guardie civiche, tanto che, oltre ai due reggimenti di Fanteria " Real Ferdinando » e << Real Leopoldo )) , il Governo toscano potè inviare alla prima guerra per l' indipendenza italiana contro l'Austria 5 battaglioni di Volontari e di Guardie civiche, oltre ad r battaglione universitario, costituito da 250 studenti di Pisa e di Siena, comandati da alcun.i dei loro professori. Le truppe ed i Volontari toscani vennero posti al comando di Cesare di Bellecourt conte di Laugier, ed i Volontari· si distinsero, come vedremo, specialmente il 29 maggio 1848, nei combattimenti <li Curtatone e Montanara.


IX.

LE CINQUE GIORNATE DI MILANO

L 1 ri\'oluzione siciliana del 12 gennaio 1848, yudla di Napoli , !'insurrezione di P:1rigi che. il 2.2 febbraio, costrinse Luigi Filippo d'O rleans a rinunziare al trono, i moti di Vienna del 13 marzo, le riforme d i Pio IX. lo Statuto elargito .in Piemonte avevano riacceso nell 'a nimo degli Italiani : sia la speranza dell'indipendenza e dcli"unitl1 nazio nale ; sia l'impazienza di co nseguirla. Il 18 marzo Li presiden 1.a ddl'lmpcrialc Regio Governo pubbli~·ava a Milano un telegramma, spedito d a Vienna tre giorni prima. e m l tiualc ~i comu ni cava che l' Impera to re .J' Au~tria .l\'C \' J ab~1lito la ù .. n~ur.t ~

prou1dkva una nuova legge: s ulla !>latnpa.

Mentre l' Arciduc 1 Ranicri , viccrè del Rc~no Lombardn-Ve ncro, abba ndonava Mila no per raggiu ngere Vienna. il Podestà di Milano C:,l ,rio Casati, imicm e agli assessori, si recò al palazzo del Governo ptr chiedere l'applicazione delle concessioni imperiali , seguito da una colonna di cittadini che acclamavano a Pio IX cd all ' Italia. Le domande presentate il 1R marzo dai Milan esi era no le seguenti: 1 - Aboliz ione della vecchia Polizia e nom ina di un a nuova, ~oggctta alla Municipalità. i ' - Aboli zione della legge di sang ue cd istantanea liberazione 1lr.:i detenuti politi ci . .s" - Reggenza provvisoria del Reg1:o. 4' - Libertll immediata della stampa. 5" - Riunion e dei Consigli Comunali e dei Convocati . pcrchè <::leggessero i Deputati all'A ssemblea Nazionale, da convocarsi entro un breve termine. 6° - Guardia civica sotto gli o rdini della Municipalità. i ' - Neut r:ilit:i e sussistenza garantite alle truppe au striache.. li Vice P residente O 'Donnell , atterrito, concesse tutto <.Juello che g li venne domandato cd emanò il Decreto seguente:


1" - Vista la necessità assoluta di mantenere l'ordine pubblico, si concede al Municipio di armare la Guardia civica. le armi al Municipio im. 2'' - La Guardia di Polizia rnnseonerà b med1atamente. 3° - La Guardia di Polizia è destituita; la sicurezza della città è affidata al Municipio. Era questo il. primo trionfo della Causa popolare; ma bisognava fare i conti anche col Radetzky, il quale, con le truppe dislocate nei punti strategici della città, aveva assistito passivamente per tutta la mattinata al moto insurrezionale, incerto, per le notizie di Vienna, se dovesse entrare in trattative col Municipio od aprire le ostilità. A mezzogiorno si decise per questo secondo partito e trasmise gli ordini alle truppe che, lungo la curva dei b~stìoni, chi~sero Milano in un cerchio di ferro; mentre altri reparti percorrevano la città sconvolta, assalendo e distruggendo le barricate, malgrado la disperata resistenza dei difensori. Intanto il Maresciallo rivolgeva al Municipio que!'.ta minacciosa intimazione: " Dopo gli av venimenti delb giornatJ, non posso riconoscere le disposizioni date per cambiare la forma Ji Governo. Intimo a codesta Congregazione Municipale di dare immediatamente gli ordini pd Jisarmo dei cittadini; altrimenti domani bombarderò la città. <• Mi riserbo poi di far uso del saccheggio e di tutti i mezzi che stanno in mio potere per ridurre i ribelli all'ubbidienza; ciò che mi sarà facile, avendo a mia disposizione 100.000 uomini e cento pezzi di Artiglieria. Aspetto sul momento un riscontro a questa mia intimazione )> . Invece che al Podestà, quest' ultimatum pervenne al conte Greppi, assessore municipale, il quale lo respinse fieramente (1) cd il Radetzky si accinse a tradurre io atto le minacce. Mentre al palazzo del Broletto si vegliava febbrilmente e ~i erano aperti gli arruolamenti per la Guardia civica ed il generale Lechi ne preparava gli organici, intorno al palaz7.0 si udirono i pesanti carriaggi dell'Arti!!licria austriaca. " Il Maresciallo, con un ordine segreto, aveva inviato un distaccamento a catturare il Corpo Municipale e vennero fatti prigionieri, tra gli altri, i conti Porro, già allievi di Silvio Pellico, un figlio di Ales(1) ZANOLl:

10.

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li Ri sorgimento naz ionale ,i.


130 sandro Manzoni , l'ingegnere Appiani, i conti Greppi e Belgioioso, c he l't:s<:rcito i1npcriak 1rascinò pm con sè nella ritirata.

J\\TVJSO· 1.-, !'11•,-i,t,·11/A ~kff lu1 p1.·1°b!;• n1•:{:. , l;1,\.i~r .1to :tL fi.t un d oYCf'\1 •U 11orWi~ a p 1·!11,t1,-., mlli1.U ìf • ,,n, c11utJ1· •li Uf1 lll:,1•a(:cio tçJc trr.'ùco. in l1ilt;J <li _, ·fom'la i ~ • ..i·,·,·ut r. :~ì1thtu ;. t 1!li :.. ,t.>,, ..,, cinrù1•. 1·•1"lTh'.il.b~a )Hl.Mio Jcrì sera. · ·S, &1. I. R.. I rn:p,·,·a hirt· h: P.dt..:kt'1t1hla t,·, dì :,!,t,l.ir,~ i.-• t·éu suru e ,li far 1,uhblk~1.-re M.tU« .i· · · , .Hl4'U1'· w:a h·~;,:,'. ,ul!a ~t.t:UP :. ilt",n , h4.•: ,tlì - t ~,nvoc:1re gll S4ti t.fei fl ('-1:n.i ..,,-tt,~\ tu f ' )li1,·i •' !~· ù,;1,;n.·1:~u:i1.111i (~(:ttb·;di •td ll1.·\:U\l J_.oinl1ardo~'\',·11c.to. 1. uhH':1n , .. , -•vt·it :llto~~·! .1f pìit t.tf1h :! ;; :f,•J pr,;,..,iu10 ,·t uturo tr,oJte di hl{ilio "'·

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Li lwrt.ì imm,!dia1,, ,!ella Slamp,i. :1. J{;u11i1111t'. dei ( rnsi:!li C,nnunali. "tki C1_,m·orn,i, pei'' lii: dc::,~;)n() l l.:1n.t ~,t·i ;tll' A.ss() t11hlca Nazic:riale. ,h1 1:011, t H~~, r,i iu li r'~~ H ~ tcrnl lUt". (i, 1; u;11dìa c l' ;,,,. soU,; ~li .:,r Jir!Ì ti,•lla Muniéipaliti1. Ncu tr·,fiti, r: su:,5i;temm guar~ntit;, alle 'frupiw. Austi-i.,che. ,,///,, ,,re 3 frovarsì sulla (),rsia ,I<:' Ser1_;i 1

Ordine e Fe1·mezza. !li!.;w ,, l S )l:1r1.o I t,4~ .

Il primu /.ìnllctti110 rubb!icato nè'llc Cinqu,· Gioma te · di Milano.

Il giorno dopo i Milanesi accorsero in massa alle barricate, sorte come per miracolo in cento punti della città, e resiste ttero valorosam en te a tutti g li attacch i dc:g li Austriaci.


rp

li 20 marzo, scacciati gli Austriaci dal Duomo, espugnato i I Palazzo di Polizia, liberati i prigionieri politici, il Municipo proclam:1va che l'in surrezione era ormai in grado di dettar patti e di respingere quclJi del nemico. li maresciallo Radetzk y, infatti, sorpreso dall 'i11attesa resistenza e dagli scacchi subhi dalle sue truppe per oper,i di un popolo ritenuto fino allora pacifico ed inerme, mandò un parlamentare, il maggiore croato Ettingbausen, a chiedere ai Milanesi una treg ua di quindici giorni. Il Podestà Gabrio Casati, dopo aver brevemente conferito con i Consiglieri, respinse tale richiesta e rispose che la volontà del popolo milanese era quella di combattere fino alla vittoria. E la lotta ricominciò senza quartiere. Il 2 1 marzo fu ricco dì altri avvenìmeni favorevoli ai Milanesi. Vennero occupati la sede del -Comando Generale a Brera, la caserma di San Francesco e quella di San Bernardino. Il Palazzo del Genio, formidabile baluardo austriaco in via Monte di Pietà, resisteva ancora, fortemente presidiato dal nemico; ma il popolo, guidato da Augusto Anfossi e da Luciano Manara, lo prese d'assalto. L'Anfossi cadde colpito da una palla in fronte ; ma i Milanesi riuscirono ad espugnare: il Palazzo. I combattimenti erano stati, intanto, ripresi a Porta T osa (r) e gli insorti, privi di Artiglieria, non sarebbero riusc.iti a conquistarla, senza l'impiego delle barricate mobili, suggerite dal professor Antonio Carnevali, che fu chiamato l'Archimede delle Cinque Giornate. Dopo un 'accanita lotta, gli Austriaci furono costretti a ritirarsi cd al tramonto anche Porta Nuova, Porta Comasina e Porta Ticinese vennero prese; mentre tutte le campane suonavano a stormo. Il maresciallo Radetzky si rassegnò allora alla ritirata ed abbandonò il Castello, scortato da due battaglioni.

Gli aborriti Austriaci erano stat i cacciati oltre i bastioni e Milano poteva cantare il suo inno di liberazione. Il Governo provvisorio pubblicò questo proclama: « Cittadini! c1 Il maresciallo Radetzky, che aveva giurato di ridurre in cene.re la vostra ci ttà, non ba potuto resistervi più a lungo. (1) Ora Porta Vittoria .


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Lettera dd 18 1)/(//':JO 1848 del ,\ -ftt1 .:sà ,1llo Radt·tzkr ,dia Congreg,niont' Municipale di Milano.

,, Voi, senz'armi, avete sconfitto un esercito che godeva vecchia fama di abitudini guerresche e di disciplina militare. < JI Governo austriaco è sparito per sempre dalla vostra città. 1


1 33

(< Ma bisogna pensare energicamente a vincere del tutto, a conquistare l'emancipazione della rimanente Italia, senza .la quale non c'è indipendenza per voi. " Voi avete trattato con troppa gloria le anni, per non desiderare vivamente di non deporle così presto. Conservate adunque le barricate; correte volenterosi ad inscrivervi nei ruoli di truÌ)pe regolari che il Comit,ito di guerra aprirà immediatamente. Facciamola finita una volta per sempre con t1ualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che, pel vostro valore, sventola sul Paese e giurate di non lasciarvela strappare mai piì1 ,;. Innumerevoli erano stati gli atti di valore. Nella prima giornata dell'insurrezione, Giacomo Farrahini, da solo ed armato soltanto di sciabola, aveva lottato contro quattordici Guardie di Polizia e, sopraffatto alla fine dal numero, ferito al capo ed alla mano destra, era stato abbandonato, senza alcuna cura, presso la Direzione di Polizia. li muratore Paolo Santi si era arrampicato, con gravissimo pericolo della vita, sul tetto del palazzo Broletto, da dove, lasciando cadere sulla strada una grandine di tegole, aveva colpito alla test;1 e ridotto a mal partito tre ~olllati nemici . Il Santi aveva poi comb;1ttuto anche a Porta Ticinese ed a Porta Comasina, dove era stato tra i orimi a lanciarsi all'assalto. • Trenta Milanesi, senza contare quelli fucilati nel Castello, erano ca<luti il giorno 19. All 'angolo di via San Raffaele una palla, partita dalle fortificazioni del Duomo, aveva ferito gravemente Ferrante Cadolini, giovane patriota universitario, che aveva già dato prove di valore a Pavia. Egli morì qualche giorn() dopo all'ospedale, lieto della vittoria, inneggiando all' Italia. Erano caduti, durante i combattimenti delle Cinque Giornate, Tommaso Barzanò, Antonio BoselJi, Giovanni Tazzi"ni , Giuseppe Brogi, Angelo Capra, Aug usto Anfossi, Andrea Cazzamini, Luigi Stelzi e molti altri giovani , appartenenti a tutte le classi sociali. Rimasero feriti, fra i molti altri, Antonio Negri, Gilberto Rainoldi, Luigi Stabilini , Luigi Dalla Porta, Ambrogio Onetti, Giovanni Maschia, Giovanni. Rusca, Carlo Prinetti, Pasquale Sottocorno, il quale. degnissimo precursore di Enrico Toti, hen~hè storpio, aveva tentato più volte, mentre la lotta divampava pit1 accanita cd il pericolo era più grave, di abbattere la porta del Comando del Genio, fìnchè cr;1 riuscito ad incendiarla.


1 34

M:i, in,-ct-c di riassu111erc, rnllo storico evento, 11uanto g iù è stato ~critto in innumerevoli volumi, ci sembra opportuno servirci, per ricrnc:1rlo. del la viva rn(c d i testimoni ocularj. come il Visconti Ve11os1a ( 1), l_gn:izio Cantì1 ( 2) e Luigi Torelli (3). . Giovanni Visconti Venusta , allora appena adolescente, nei suoi ,, Ri cordi di giove11tt1 ,, , scrisse sul\' irtizio della rivoluzione mibncsc : ,. L:1 ma~tin:1 del 18 marzo, spinto dalla curiosità e dal desiderio di far lp1alcosa anc h'io. scesi in strada e mi avviai verso la folla che proccdc,·a in ..:olo nn a serrata al p:ilazzo del Governo in via Monfortc. quando alcuni cittadini, vedendo la vistosa coccarda tricolore che po rta\'o al cappello, cominciarono ad attirare l'attenzione su mc con qualche « bravo ragazzo] n e con qualche << evviva la coccarda )' . Col crescere e col diffondersi dell'cntusia~mo il Visconti Venosta venne porcaio in trionfo. Ig nazio Cantù narr:1 da c into suo come, durante il percorso del corteo. cominciarono a cadere dalle finestre molte roc..:arde tricolori, c he suhito furono :1ppunt::itc :igli ahitì cd ai cappelli, mentre dalle hotteghc e dalle vie uscivano le prime bandiere tricolori. Lo stesso i\rcivesco\'O di Milano, scendendo dalla carrozza da vanti al palazzo del Govern o, 1.n em rc :1rriv:l\':'l la testa. dd co rteo . ebbe anche egli appuntata al petto una coccarda tricolore e salì <:ol Casati e con gli altri nell:1 sala, do ve l'O'Donncll. Vice-pres idente del Gove rno Imperi ale e Regio. fu cost rclto a fìrnnrc tutte l(: con cc:~~ioni fatte a Vienna: mentre l'autoriù mili ta re amtriaca f.Keva occupare i bastioni cd il Duomo. M entre.: il Podestà rnn gli :1ssessorj. conducendo con loro l)Uak ostaggio l'O'Do nncll , si recavano a casa Vicliscrti, in via Monte Napoleone, b rivolu zione - narra Ignazio Cantù - era giù cominciata ed :11 crnt ro le bandiere tricolori venivano s\'entolate per le vie ; mentre intorno ad esse gente di ogni et~ e di ogni rnndizione gridava i suoi evvi va :1 Pio IX, all'Italia, all'indipendenza dd nostro Paese. ·· N ella no tte sul 19 marzo venne ro erette le liarricate. ll giorno 20 . poichè i Tedeschi ave vano ahbandonato il tetto del Duomo, il vallell inese Luig i Torelli (4) salì a piantare sulla guglia più alta una ( 1) C1nvA:siN1 V1sco:s.n V r:s.os·u: " Ricordi d i g-ion:ntù ,,. (GN A7,l o CANTt' : " Storia ra gio n:it:i e documentat:1 della rivolu z ione ln rnh:.irda "· ( ;) Li:1c1 T o r<EJ. LI: ,, Ricordi intorno :ille C inque G iornate di Milano ,,. (-1) Il T orelli . es~e ndo corsa la notiz ia che gli Austriaci a,·e vano abbandnn:nn il Duomo. il l';-ibzzo Reale e l'Arcivescovato. era stalù Ìn\'iato dal (2)


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bandiera tricolore, già benedetta dal Parroco di San Gottardo, affìnchè annunziasse anche ai Comuni circost;111ti che Milano era insorta e che lottava per la libertà. Intanto, ne1lo stesso giorno, le autorità comun~1li, viste le circostanze, assumevano la di.r ezione del movimento e si costituiva .il Governo provvisorio della Lombardia, a coadiuvare il quale venne isti tuito anche il Comitato di Guerra, composto dal Cattaneo, dal Terzaghi, dal Clerici e dal Ccrnuschi. Tale Comitato di Guerra emanava, il 21 marzo, il seguente proclama, per invitare le altre città della Lombardia ad insorgere: « Oramai la lotta nell'interno della città è compiuta. E' tempo che le città vicine si scuotano e imitino l'esempio di questa. Noi inviPalazzo Vidiserti in Piazza del Duomo per assicurarsi che la lieta notizia fosse vera. Ma qui è bene lasciare la parola ;11!0 stesso Torcili. il quale, nei ~uoi « Ricordi intorno alle Cinque Giornate di Milano ,, ebbe a narrare in proposito: << Prendo per la via di S. Pietro all'Orto, perchè era la meno ingombra di barricate e shoccante sulla Corsia dc· Servi (l'attuale corso Vittorio Emanude). Pensai che sarebbe stato utile il munirmi d'una bandiera, onde, arrivand~ sulla grande guglia ov.:: avno J d il.crato ,li ,alirc, potessi rbr con quella un segnale::, anche ai lontani, che i ciuadini erano padroni del Duomo. Allorchè shoccai sulla detta Corsia, mi si presentò una scena molto animata: quasi tutti i terrazzini, e non havvi casa colà che non ne abbia , erano pieni di gente che parla,,a forte, gesticolava, mosuava il suo tripudio; la notizia dell 'abbandono ciel Duomo da parte degli Au striaci era cors:i, ma congiunta ancora al sospetto che l'abbandono fosse simulato; chi credeva, chi non credeva. Nella via era pochissim;1 gente. « Recatomi sotto uno dei terrazzini, tapezzato di bandiere tricolori, e credo in vicinanza dell'Uomo di Pietra, pregai che mi si desse una bandiera, annunciando che volevo portarla sul Duomo. Subito, mi rispose una signora molto gen tile e mi porse una bandiera. Era di discreta grandezza con la sua asta proporzionata. Allorchè m'avvia,·o, sempre solo, incontrai un giovine che avevo conosciuto alle barricate di $. Bahila: gli dissi che anelavo sul Duomo (; se voleva accompag narmi. Accettò e cominuammo insieme; il Duomo ci era sempre in vista ed io già divoravo cogl'oc:chi la cupola , quando, arrivato allo sbocco della via di S. Radegonda, sentii alcuni a di re: Ma dove va ? Sul Duomo, risposi io. - Ma badi che ci sono ancora i Tedeschi. A quel punto noi eravamo arrivati al fia nco del Duomo ed io studia vo il passo perchè ero impazientissimo; m:1, giunto a poca distanza dal Coperto dei Figini, alcuni cittadini, accortisi ch'ero risoluto ad entrar in Duomo, mi gridarono : No. N o, per carità, vi è tradimento . .. vi è tradimcnt.o! Badi alla mina. Frattanto i.o avevo percorso tutto il fianco e, giunto alla fronte, vidi aperta la porta della chiesa e quaku no sulla soglia. Ebben(' -- ùissi ai cittadini, che dal portico dei Fi gini mi gridavano dì non andare - io dico che sul Duomo


tiamo tutt e e n asn111:1 a costituire un Consiglio di Guerra, che lasci le cose di con~ucta amrnini straziom: :ii Municipi costituiti in Governi prov\·i~ori. Per noi vi <: 1111 solo cd unico affare, quello del.la guerra, per espdlcn: il nem ico str,micro e le reli<.1uic della schiavitù da tutta l'lt:tli:1. ln \'i tiamo tulli i Consigli di Gucrr:.1 a limitarsi a questo ... l\oi domandiamo :id ogni c inà e :1d ogni terra d'Italia una piccola deputazione di h:1ionettr. che, guidala da 1.1ualchc buon capitano, ,cng.1 :1 I.ire una giorn:ila d'asse mblea generale a ' piedi delle Alpi , per far l\ 1ltimo c ddìnitÌ \'O nostro concerto coi barbari . Sì tratta ;li ridurli coi debiti modi ;1 portarsi ìmma11tinente dall'altra parte dclk Alpi, ove Dio li rrnda pure liberi e felici come noi. Viva Pio IX ,, _ Tale prodama ven iva poi seguito da <.Iucst'altro per invit;ire tutti i Comuni della Lombardia, :1 costituire la Guardia civica: ,, Milano, Yincitrice in due giorni , è tuttavi a yuasi inerme ed ancora circondata da un ammasso di soldatesche avvilite, ma pur ~nnpn.: fo rmidabili. 110n ,, , <' più ne,suuv , .. e, di c1c', p ie11;lllìèlHC pcrsu.1so c f.ll t:"alu dJ.l\';1nsi:1 .Jj J :irc ti Luuoso ~cgnalc, ~;.~ht d 1 cor.)a ia gr:uiinatil cc..1 cnu.1i .Ìu l ) uut110 pn la ~cron da porta. " A <jllcl punto cr:unisi :iggiuntù un trno compa g no, cd era un mio fra tello per !Wnh' ( ;inv:1nni H:111i,t,1, il ']""le d imor:1,·:1 nel Borgo Monforte <'. ,:h e. a,·end,, preso p,uk :il comb:11ti111e1110, , eni,·a :1 ,-edere che cosa accadeva 11<.:Ì ,c111tu Jdla ,.in:ì . \ ' ic11i an.::hc tu. gli dissi, e -;enne. Io precedc:Yo i rnm]U)-!llÌ colla handina e s:ilii il primo ~ul b $trctt;1 s.:ala g ranitica .:hc riesce al HTtiet: del Duom o, wn interminabili piccoli ripiani, ove a stento possono d:1r,i il cambio dm: per sone. Non so quan to tempo impiegassi: ma d i fermo hen po<:o. lo :i ve\':1 una certa famigliarità col Duomo, pcrchè non passa\'a mai a nno ,hc in ,1uaklic limpida g iornat,1 n o n mi recassi su lb maggior g ugl ia a ,ontcmpl,1rc il hd li,simo panoram;1: il e h(· mi tornò utile assai pe rchè, chi 11011 k1 prati,:a, pu;, perdere lxn molto tempo prima di trnnr la via a superare t1,1tti qll(·t pi:111i che ,, i nco11tr:rno d opo dw d:ilb stretta scab interna si ;1rriL1 ~I J p1 llllU p1;1111 >.

.. Oh, e l':l!lsi:1 ht'n n.i:urale ,Ji recare qud famow sq~11.1lc, :n ·.:vo di 1uira ,!i p<:rs11:1dcr.- :il più prc,lu possibile dd loro nrort· i gridatori al tradime nto,

a lla min:i 1 Cmnrn sul prinw pi:rno accennato. tr:n·e rsai di corsa ,1uella specie di curriduìo o g:ill er i:i m:1rmor(·a che si <·stende J:i u n ca po all'altro quanto è: lungù ìl lia11rn n:rso la p iazza rc:ik e s:1lii l:i lunghissima scala scoperta che (Onducc al pi.ino superiore. S iccumc t·ra vi chi $1.l\'a :ill'crta se mi \'Cd e\':1110 a rrivare. cu,ì non a,·evo ancor fi nito di traYcrs:lf la g alleria che cominciarono g li e v,·i,.;1: io 110 11 m i fermai un istante, ma, pcrn:nu to alb sommità della volla. ,111dai ritt o :illa gugli:1 e, salito per yudlc scale a c hiocciob quasi aen.-e, :1rriv:1i hcn prc~lo :11l' ultimo ball:11nio, iin dove era possibile di giu n gere.


li ,, paterno ,. Governo del }lrlaresci(ll/o R.ttth'tzky . (S111mp:1 popolar(' dell'eporn).



« Noi gettiamo dalle mura <-1uesto foglio per chiamare tutte le città e tutti i comuni ed armarsi ìmmantincnte in Guardia civica fa. ' cendo capo alle Parrocchie, come si fa in Milano, e ad ordinarsi in compagnie di 50 uomini che si eleggeranno ciascuna un comandante e provveditore, per accorrere ovunque la necessità della difesa impone. Aiuto e vittoria. W l'Italia, Vi Pio IX n .

In risposta a tale appello, tutta la Lombardia sgombra degli Austriaci innalzava la bandiera tricolore cd ogni Comune costituiva un nucleo di Guardie nazionali. Ecco le notizie molto diligentemente raccolte in proposito da Enrico Ghisi nel suo volume: (• li Tricolore italiano))' già da noi più volte citato nel volume III di quest'opera. Quivi feci il gi_ro, sventolando la bandiera, fermandomi poi dalla parte yerso la corsia de' Servi, ove molti, conoscendo lo scopo della mia missione, sta\·ano sull'avviso. Uno scoppio prolungato di c\·viva salutò l'apparire della b:rndier:1. Io avevo preceduto di qu:ilchc poco i miei compagni, che tosto mi raggiunsero su quel pinnacolo ed insieme assicurammo a quell":iltura la bandiern, come meglio si potè, dal lato della Corsia menzionata. Dopo breve riposo discendemmo; ma con calma perchè erav.1mo stanchi. ,, In quello sles~o giorno la Congregazione Municipale, che fino allora non aveva mai parlato che come tale, vis~e le circostanze, ... assumeva in via interinale la direz.ione di ogni potere allo scopo della pubblica sicurezza. Venutosi così a costituire il Governo provvisorio della Lombardia, colla aggregazione di altri 8 egregi cittadini, si nominò per coadiuvarlo un Comitato rii Guerra. che, fra i primi suoi atti, pubblicò un ordine del giorno annunciante come Luigi Torelli di Valtellina e Scipiònc Raraggi di Treviso avessero recato la prima bandiera tricolore sul Duomo. cc Non posso dire di certo che la cosa mi spiacesse, ma sino d 'allora e dal primo momento dichiarai che non davo nessuna importanza a quel fatto, no.11 essendo persuaso che vi fosse a compierlo alcun pericolo; epperò 1o ritenni più che alleo un favore della fortuna. che \'olle far cadere su di mc quella missione che era stata certo utile; ma non pericolosa e tale Ja meritare tanto premio_ La sua utilità poi era starn di far noto anche ai lontani come i cittadini fossero padroni del Duomo. Io c redo che quanti canocchiali esistevano, nella cerchia di molte e molte miglia intorno a Milano, tutti erano rivolti verso la città, ove da due giorni tuonava il cannone, ove nessuno poleva nè penetrare, nè uscirne. Allorehè videro quella bandiera, dove\'ano concludere naturalmente che la fortuna piegava in favore dei cittadini, poichè, se mai vi ebbe fuoco visibile anche da lontano. dovette essere quello fatto dai Cacciatori dalralto del Duomo >>.


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A Vart:sc:: un Comitato di sicurc::z:1,a. c.:o~Lituitmi nei giorni 19 e marzo, raccoglieva una colonna formata da un centinaio di Guardie di Finanza e da una quarantina tra · gendarmi e Volontari, la <1uak gi;t nd prnnc::riggio dd 2 1 poteva schierarsi su quella piazza, pro11t:1 :i marc iare _;il comando dd brigadiere di finanza Santo Negri.

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Molle signore e signorine gareggiavano nel distribuire coccarde tricolori, che venivano così appuntare anche sulle divise, tuttora austriache, ed una Commissione consegnava solennemente al Negri una bandiera tricolore. Questa colonna, il 22 mano, entra va nel massimo ordine in Milano.


Non appena sulle spo nJe del Lario si ~cpp<:: che Milano era libera, la celeberrima can tante Giuditta Pasta portò una bandiera nazionale m ila punta, detta jl Piz, sopra Como, da dove si domina il lago tra Cernobbio e Ceno e vastissimo tratto della pianura; mentn.: in Como il Tricolore veniva inalberato sul campan ile del Duo mo, · suUa torre di Piazza Vittoria e sul castello Baradello. La Guardia nazionale del Borgo di Sant'Agostino ebbe anch'essa una bandiera, che venne benedetta il giorno 16 aprile. Una bandiera ebbe anche la Guardia nazionale di Torino, alla quale venne donata dalla Principessa di Belgioioso. Questa bandiera, tornati gli Austriaci, venne poi nascosta in un piviale della chiesa parrocchiale e rivide la luce soltanto nel 1859. A Tirano le bandiere vennero solennemente distribuite ;1 tutti 1 Comuni del distretto e henedette il giorno 6 aprile. Grandi bandiere tricolori s'innalzarono a Bellano, a Mandello e nell'insorta Lecco, come ad Asso, a Pasquale Sottocorno . Canzo, a Casate Nuovo, a Carate Brianza, a Seregno; nonchè a Monza, dove la bandiera della Guardia civica venne solennemente benedetta il giorno 8 aprile, e ad Insago dove -- come si rileva da un numero del giornale « 22 marzo » pubblicato a cura del Governo provvisorio della Lombardia ~ vennero benedette alcune bandiere tricolori il giorno 9 aprile. Ma - - racconta il Ghisi - la più spettacolosa cd impressionante di queste m anifestazioni patriottiche fu quella tenutasi, il 7 maggio, nella storica Pontida, dove da Bergamo erano convenuti un drappeilo di Guardie nazionali ; nonchè molti Comitati di sicurezza dei di versi Comuni del Bergamasco e del Lecchese. E rano a~che presenti, armati di fucili da caccia, 400 Guardie nazionali della stessa Pontida. Dopo cantata la Messa in chiesa, la bandiera venne benedetta e consegnata al dott. Carrozzi, capitano della Guardia nazionale, il


quale invitò i presenti a giurare di m orire prima di lasciare svellere dalle Alpi il sacro vessillo. Tutti g iurarono e Cesare Cantù, venuto a Pontida, pronunziò un memorabile discorso. Subito dopo le Cinque Giornate di Milano, per la feconda attività del Governo provvisorio, si aprirono gli arruolamenti per costitu ire i primi reggimenti di linea lombardi , il battaglione d 'istruzione. il Corpo delle Guardie di Finanz;1, i reggimenti Dragoni e Cavalleggeri, il Corpo d'Artiglieria, il Corpo <lei Genio, le Guardie naz io nali m obilitate e molti Corpi di Volo ntari, tra _i quali ci sembra nece~~ario ricordare fin d 'ora: le bande dell'Arcioni ; - i Cacciatori ddla Morte; - i battaglioni Volontari pavesi e Volo ntari comaschi; - i Bersaglieri lombardi e tan: c altre formazioni, delle quali diremo meglio in seguito.


X.

L'INSURREZIONE DI VENEZIA E LA REPUBBLICA ROMANA L'insurrezione di Venezia, contemporanea a quella di Milano, e

la costituzione della Repubblica Romana debbono essere ricordate al posto d'onore fra i moti e Je rivoluzioni del 1848. Esse costituirono avvenimenti degni di particolare menzione anche per gli uomini che ne furono i Capi, per l'accorrervi di Volontari da ogni parte d'Italia e per la durata della loro eroica resistenza. Dopo undici secoli di potenza e di gloria, la Repubblica di San Marco era stata sacrificata agli ambiziosi propositi di Napoleone Buonaparte. Il trattato di Campoformio aveva assegnato, nel 1797, Venezia all'Austria e b città, stanGt di sopportare l'odiorn giogo dello straniero, all'annuncio delb ri voluzione di Vienna, sentì, come tutte le altre terre italiane sottoposte ali' Austria, che si offriva .finalmente ai patrioti l'occasione, per tanto tempo sospirata, di conguistarc la libertà.

L'insurrezione di Venezia. L'anima dell'insurrezione veneziana fu, come è noto, Daniele Manin. Nato il 13 marzo 1804, egli era divenuto popolare negli anni 1841 - 1845 per il suo patriottico atleggiarrn:nlu nell'opporsi al pro!!etto di fare costruire dal Governo austriaco la ferrovia che doveva ~aire Milano a Venezia. L 'amore ardente per la libertà lo rese sospetto al Governo austriaco, che 1'8 gennaio c848 lo fece trarre in arresto, insieme a Nicolò Tommaseo. A Venezia si erano già verificate dimostrazioni patriottiche al Teatro della Fenice fin dal febbraio. Il 16 marzo i passeggeri di un piroscafo proveniente da Trieste portarono la notizia della rivoluzione di Vienna ed i cittadini, decisi

I I.


q 6 a cogliere tJUcsta favorevole occ:isione per insorgere, g uidati dal Conte Re\'nli11 e da altri patrioti , nel pomeriggio del 17 marzo, issarono il Tricolore ad un:i ckllc antenne di piazza San Marco. [ soldati accorsi tcntarono di tog lierlo ; ma ne furono impediti dalle m inacce e dall':1ricggiarncnto dei cittadini raccoltisi nella piazza. L.1 folla chiedeva con alte grida la liberazione del Tommaseo e del M:inin n l il Governo, nel timore di più gra vi conseguenze, non osò re~pingere i voti del popùlo e scarcerò i due patrioti, che vennero portati in trionfo in piaz:z,a San Ma,co, dove Daniele Manin pa rlò al la folla. dicendo: « Cittad in i! Ignoro per effetto di quali even ti io sia ~tato tra tto dal si.. lcnzio del 111.io carcere t portato sugli scud i nella piaz.za Ji San Marco. Ben vc:g-go nei vostri volti , nell a vivacità <Ì~i rnstri ::ittcggiamenti, che i sensi di amor patrio e di spirito n azionale han no fatto qui , durante la mia prig ionia, g rami( prog res i: ne godo ;1ltamcntc ed in nome della Pa1ria ve ne ring ra zio. Ma non vogliate dimenticare che non \·i pu<"> c,;scre libntà \'Cra e dureYole, dove n on c'è ordine e che dell'o rdine \'Oi don .:te farvi gelosi custodi, se vo lete mostrarvi"' degni della li bertà ,>. Il Gove rnatore Palff y, preoccupato per le dimostrazioni del popo lo. :1,·e,·:1 intanto schierato le truppe nei punti principali clclla città cd i \ "rncziani avc v::ino accolto i soldati fischiando e lanciando sassi. C li r\ustr i;1ci a\T\"a no allora sparato sulla folla, uccidendo quattro persone. ccl il Mu nicipio, data l'indignazione del popolo per l'inutile cecidio, strappò al (;overnatore l' autorizzazione a costituire la G uardia ci,·ica , clclla tiualc venne subito nominato Capo lo stesso Daniele .Man io. JI 2 2 marzo si seppe che nell' Arsenale, presidiato dai Croati e comandato dal colonnello Marinovìch, era appost::ita una batteria per hombardarc la città. In esso lavoravano duemila operai. i l1uali, accortisi del diseg no austriaco, impedirono che fosse attuato, trucidan-


"1 7 do il Marinovich. Accorso al tumulto, Daniele Manio fece occuparl' dalla Guardia civica i punti più importanti ed in timò al viceammiraglio Martini di consegnargli le chiavi dell'Arsenale. Il Martini ccelette e 50.000 fucili, uniti a molti pezzi di. Artiglieria, passarono nelle mani d egli insorti ; mentre la G uardia civica faceva puntare sci cannoni contro la caserma dei Croati e ne impediva la foga. Nel frattempo una Deputazione del Municipio si recava dal Governatore Palffy per chiedergli la corisegna delle fortificazioni ed il Governatore dovette sottoscrivere la seguente capitolazione : « Cessa da questo momento il Governo civile e militare di terra e d i mare, il quale viene rimesso nelle m ani del Governo provvisorio, che istantaneamente viene assu nto dai sottoscritti cittaJin i. Le truppe austriache abbandoneranno la città e tutti i forti e resteranno a Venezia le truppe italiane e g li ufficiali italiani. li materiale da guerra Ji ogni sorta resterà in Venezia. Il trasporto delle Nicolò T omma.reo. truppe seguirà immediatamente, con tutti i mezzi possibili, per mare e per la via di Trieste » . L'atto venne firmato alle ore 18 del 22 marzo. Dopo la liberazione Venezia costituì il Governo provvisorio, a capo del quale, come abbiamo d ett o, fu posto Daniele M ani n. L'annessione della Lombardia al Piemonte spinse Ven ezia a seg uirne l'esempio e, nelle sedute del ~. 4 e 5 luglio, venne deciso di offrire il Veneto a Carlo Alberto. Il Parlamento Subalpino accettò e così ven ne creato, sia pure per poco tem pa, il sospirato Regno dell'Alta Italia. • Tre Commissari furono mandati da T orino a Venez ia ; ma nel frattcmpa si verificarono la sconfitta di Custoza e !'armisti zi.o di Salasco. T ali infausti avvenimenti indussero i Veneziani ad ::iffidarsi


nuovamente a Daniele Manin, che dalla tribuna in piazza San Marco invitò i cittadini ad accorrere al forte di Marghcra, dove si poteva temere lJUalchc minaccia da parte degli Austriaci. Chiamata la Guardia civica, essa si riunì e fu così grande il numero dei cittadini accorsi, che non tutti, quella notte, vennero impiegati. Meni re nei cantieri fervevano i lavori per la costruzione di tre m10vc co rvette : la Civica, il Crociato, il Sa11 Marco e di altri nume-

f),,ni,·fr .\Ianin e N icolò T om maseo !ibc•ruti dal rn,n·ff ( 1848 j.

rosi kgni da gue rra, la Marina veneta dovette subito svolgere un azione energ ica per difender si dalla flotta austriaca, sempre minaccio sa e rinforzata da n;ivi mercantili.

Lo stesso giorno 22 marzo venne benedetta in piazza San Marco la bandiera d ella Guardia civica. Intanto la Guardia civica di Mestre s'impadroniva del forte di Marghera e l'insurrez ione dilagava rapidamente in tutto il Veneto. Udine, appena giunte le notizie della rivoluzio ne di Vienna, inscrse il 17 marzo, al grido di <( Viva l'indipendenza it;.1liana ! >J ; il _giorno r8 costituì la Guardia civic:i ed il 23 marzo il Governo prov-


I

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visorio. Gli Austriaci vennero costretti a sgombrare dal Bellunese e .ìd abbandonare le piazze di Osoppo e di Palmanova, dove Carlo Zucchi, liberato dalla prigionia, organizzò un presidio di Volontari italiani, assumendo il comando della piazza. A Treviso, il 18 marzo, venne celebrato un Te Deum_. durante il quale l'abate Da Camira salutò il Tricolore, simbolo della Patria, cd iÌ giorno 23 si costituì un Governo provvisorio, come avvenne anche a Rovigo cd a Legnago. Anche a Verona, il 18 marzo, si acclamò all'Italia ed a Pio IX e si costituì una Guardia civica di 400 uomini. li giorno 24 anche Padova e Spilimbergo, sgombrate dagli Austriaci, aderirono alla Repubblica veneta. Questa aveva adottato la bandiera tricolore col leone di San Marco. Il relativo Decreto del Manin. affermava in proposito: •< Coi tre colori, comuni a tutte le bandiere odierne d'Italia, si professa la comunione italiana )>. In una lettera del Governo di Venezia, diretta , in data def26 marzo, a quello di Milano, si diceva, infatti, fra l'altro: (< Noi non coltiviamo nessun sentimento municipale; siamo soprattutto Italiani ». · Venezia - scrisse Antonio Monti (1) - fu l'ultima delle città insorte il 18 marzo ad arrendersi agli Au, tria.:i. La Repubblica, proclamata il 22 marzo, venne rafforzata e sorretta con ottime leggi e con saggi provvedimenti. i, Il Governo provvisorio di Lombardia mand1'i a Venezia l'avvocato Francesco Restelli con l'incarico di prospettare al Manin l'idea della fusione dì Venezia con Milano, e la s~1a missione fu coronata da successo il 4 luglio, <.!uando, con voto quasi unanime dcll'Asscmblca, su una formula dettata dallo stesso Rcstelli, v~nne deliberata l'unione di Venezia e Milano con Torino. li grande sacrificio che la città delle lagune faceva all'idea gloriosa della Repubblica per accettare la monarchia sabauda era stato fatto per l'unità dell'Alta Italia , che avrebbe dovuto aumentare 1c forze dell 'esercito e sconfiggere l'Austria. Ma tJUando, poche settimane dopo, Carlo Alberto venne sconfitto a Cusroza, Venezia tornò il 13 agosto alhi Repubblica. ,, Il generale W elden intimò la resa; ma l'intimazione ven ne respinta e ~Daniele Manin si proclamò Dittatore, aggregandosi, per i provvedimenti militari il contrammiraglio Graziani ed il colonnello ' . Cevedalis. (1) A f.lTONIO MoNTI : «

Cava lloui ed itore, 1946.

L 'Iwlia alla

conqu ista

della libert:1 » .

-

Milano,


<1 Mentre gli Austriaci ridiventavano padroni di Mì.l ano, ebbe inizio l'epica resistenza di Vcne'l.ia, decisa a diiendersi anche da sola. Sarebbe troppo lungo rievocare le g loriose fa'si di tale resis tenza, le coraggiose sortite dai for ti del CavalJino e di Mestre, l'eroico spirito dei Veneziani che nulla riuséì a fiaccare: non la morte di migliaia di cittadin i per il bombardamento, no n il tifo, il colera, la estrema penuria dei vivt:ri, ddlc munizioni e del denaro. Baster?1 ricordare

L'insu,·r ezione a Venezia.

lo storico Dccrclo, emesso il 2 aprile 1849 dall'A ssemblea, dopo appresa L 1bdicazione di Carlo Alberto: ' 'L'Assemblea dei rappresentanti ddlo Stato di Venezia, in nome di Dio e del Popolo, unanime-. mente decreta : Venezia resisterà all'austriaco ad ogni costo''. << La situazione divenne assai grave pcrchè il maresciallo Hajnau cinse la città da ogni parte con 30 mila uomini e 200 cannoni. Tra i difensori della Repubblica erano molti Volontari venuti da Milano, da Roma, da F irenze e da Napoli. Una nuova intimazione di resa da parte del Radetzki, fatta il 4 maggio, non riuscì a piegare gli animi di quegli eroi. che videro ridotto il forte di Marghera ad un mucchio di rovine.


,< L'Ungheria, Ja Francia e l'Inghilterra rifiutarono di intervenire. Il 30 giugno l'Assemblea deliberava nuo vamente di continuare a resistere e, quando il 3 agosto il Patriarca con alcuni cittadini rivolse al Governo di Manin una petizione per la resa, il popolo invase e devastò il palazzo del Patriarca >1. Roma era già caduta dalla metà di luglio, la rivoluzione siciliana era finita daU'n maggio e tutta l'Italia era ridiventata austriaca: ma

La proclamazione della Rep11hblica.

la resistenza di Venezia, alla quale sono legati i nomi gloriosi di Manio, del Tommaseo, di Guglielmo Pepe e degli innumerevoli Volontari accorsi da ogni parte alla disperata difesa, costituì senza dubbio un eroico tentativo e la solenne affermazione dell'indomabile volontà del popolo veneziano . .Il 27 marzo venne decretata la formazione, oltre che della Guardia civica stazionaria , di 10 battaglioni di Guardia civica mobile, costituita da Volontari; mentre in tutto iI Veneto si procedeva alla formazione di diversi Corpi, costituendo Crociate, Guerriglie, Colonne mobili, Legioni e Corpi franchi, dei quali parleremo nei capitoli seguenti e fra i quali ricordiamo fin d'ora i seguenti: Legione di Fanteria di linea friulana al comando di Licurgo Zannini, Corpi franchi della Carnia, Guarnigione friulana del forte di Osoppo,


Crociata bellunese-agordina, Guide bellunesi, Guerriglie del Cadore, Crociata di Feltre, Crociata bassanese, Colonna mobile dei congedati bellunesi, Colonna Ci mbra, Corpo franco di Schio, Guerriglia Vicentina. Guerriglia Veronese, Legione dei Crociati trevisani, Legione dei Crociati padovani, Legione dei Crociati vicentini, prima, seconda e lerz:i C:rociata veneziana. In citt.ì si c rearono intanto nuovi Corpi di Volontari; fu aument;1la b g uarni g io ne di C hioggia; i forti ~li Brondoli e di Trqxmti vennero posti in stato di difesa. La b gu11:1 fu sokat:1 da pontoni armati e sui ca nal.i vennero col-

loc 1ti

400

..:an noni.

·

I Vt'nczian i attesero ìl ritorno dt:1 nemico, pronti ad ogni sacrificio t' decisi a difendere ad ogni costo la città.

La costituzione della Repubblica Romana. Lt' 1i1uha 111.e delle: L!uali, dopo i primi entusiasmi, aveva dato pro\':1 l'io IX e l'allocuzione da lui rivolta il 29 aprile ai Cardinali e con I:: q:1:il~- m:rnifrstava h volontà che l'esercito pontificio, gù invi:1tn :1 p:1nc:c ipare al.la prima guerra per l'indipendenza nazionale, non p:masse il confine, determinarono n el popolo romano un prof.,nd(J 111.il.:ùntcnto, dic fu L1 ca u~a principale dell'uccisione del Mini ~t ro Pellegrino Rossi: nonchè della sollevazione <lei popolo e della rih::llio11c ilei Volo nt:iri degli Stati pontifici , reduci da Vicenza, e ddk Cu:ird1c civi c he romane. D o po l'uccisio ne: di Pellegrino Rossi, bcn..:ht Pio I X avesse fatto costituire un G overno d emocratico, la Carnera dei De putat i n :spinse un indirizzo di devozion e al Pontefice, il quale. dl\-cnuta troppo g ra ve la situazione a Roma, nella notte sul 24 dicem bre 1848 ab:)andonò la città per trovare rifugio a Gaeta. Vrnnc ;illora costituito un Governo provvisorio ed il 5 febbraio 1849 ~; r; u nì per Li prima volta l'a~ ~emblea costituente. A presiederla venne chiamato il generale G iuseppe Galletti di Bologna, già perseguitato politico ai tempi di Papa Greg orio XVI. Proprio nello stesso g iorno del 5 m a rzo Giuseppe Mazzini aveva formato a Parigi , in un;t adunanza di 250 Italiani; l' « Associazione nazionale italiana ,., la quale doveva sostituire la ,, Giovane Italia », c he aveva già assolto il st.Ìo compito. Infatti le cospirazioni incoraggiate ed i moti promossi dalla ,, Giovane Italia ,, avevano già dato o stavano per dare ottimi frutti


e l'Italia, per le Costituzioni ottenute in diverse regioni e per l'incoraggiamento dato alla Causa nazionale da Pio IX, godeva già di una sufficiente libertà. Il programma_ ~er _l' Ass~iazio_ne nazionale italiana, compilat o appunto dal Mazzini, diceva, mfam: << Dopo lunghi secoli di muto, inerte servaggio, l'Italia si è ridestata a nuovi destini. La lotta or segreta, or aperta, mantenuta per oltre trent'anni dai mioliori tra i suoi figli, e sacrificata innanzi agli uomini e a Dio dal s;~ngue di molti

i Veneziani alla conquisi" dell'Arsenale.

martiri, ha fruttato alle moltitudini coscienza dei loro doveri, dei loro diritti e della loro potenza. Il moto generale, irresistibile, ha conquistato governanti e governi. Negli Stati pontifici , in Toscana, in Piemonte, le concessioni amministrative hanno pacificamente aperto la via alle riforme politiche. Gli Stati componenti il Regno di Napoli hanno, mercè prodigi di valore e di virtù cittadina, operati segnatamente da Siciliani, raggiunto, sopravanzato d ' un balzo, i miglioramenti delle altre provincie italiane. In Parma, in Modena, nel Lombardo-V encto, il voto dei popoli , compresso tuttavia dal terrore, minaccia ogni giorno irrompere ad aperta e decisiva battaglia. Da un capo a l'altro del terreno iwliano un fremito di libertà, di progresso, sommove gli animi a.Ile opre. E - ventura somma per noi e presagio


1

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<klJ'avvcn irc - tjlld fremilo di progresso che, a seconda delle circosta nze, si esprime, con forme diverse, più o meno ardito nei ,vari Stari che oggi dividono la patria comune, è predominato da una grande, ~uprema idea di nazione. Tra l'incertezza di un moto ineg uale, rno lttplice, un solo grido: Viva l'Italia! signoreggia tutte le voci, clic prornm pono dai petti italiani, agitati da nuova vita; una sob bandiera, la band.iera tricolore d'Italia s'innalza sublime su tutte le li:1ndicrc locali .... )> . Circa !"Associazione nazionale italiana il programma precisava: .. L"A ssociazione non è toscana. piemontese o napoletana: è italiana ; no n tende a disc utere questioni d'interessi locali : tende ad armonìzzarc e unificare nel gr,.~ndc concetto nazionale ; non prefigge ai suoi ~forz i ti trionfo predeterminato d'una o d 'altra forma governativa; m a li consacra a promuovere, con tutti i mezzi possibili, e in accordo con le aspirazioni progressivamente manifestate dal popolo italiano, lo sviluppo del sc.:nti rncnto nazionale; li consacra ad aff rcttare, col consiglio e con l'0pera, con lo studio accurato dei voti dei più e con l'esercizio del diritto di su ggerimento fraterno, il m omento in cui il popolo italiano, fatto nazione, indipende nte, forte d ella coscienza dei r•rop.ri diritti e delb propria missione, s:rnto dell 'amo re che :mnod:i in bella eguaglianza i credenti in cornuni doveri, potrà dare voto solenne intorno alle condizioni politiche, sociali. economiche, che ne costituiscono l'essenza " .

Com e è noto, l'Assemblea Costituente elesse a reggere.:: le sorti d ella Rcpuliblica, già minacciata da tanti pericoli, un Triunvirato, del quale. avendo ·riportato il maggior nu,nero di voti, fu capo lo stesso Giuseppe Mazzini (r). Ministro della ~uerra fu il generale A vezzana (2). (r) Il \lan ,ì ni riportò J_p voci , il Saffì 125, l'.'\rmcllini 93. 12) Il generale Gi useppe Avezzana era nato a Chieri nel 1797. Intrapresa la c.11 ricra rnilìurc, n :11nc nominato sottotenente nella brig:11:1 « Piemonte >.> c partccip<'> ai mot i Jd 1821. Recatosi in Spagna, vi combauè valorosamente. Raggiun~e poi gli Stat i Uuit i, dove \'Ìsse esercitando il commercio e dandosi all":rgricoltu ra nel Messico, per la cui indipendenza cornbattè contro gli Sp:1 _l!noli. T ornato in Piemonte nd 1849 e rien trato nell 'esercito col grndo di colonnello, p:irrco pò alla rivoh.a di Genova nel 1849 e quindi fu costretto a recarsi a Roma. dove f11 nnrninatu Ministro della guerra. !\lorì a Roma 11cl 18j9.


Agli Italiani sono già noti g li episodi più importanti della gloriosa resistenza: l'impeto di Garibaldi a Porta Cavalleggeri, a Porta San Pancrazio ed a Velletri, la sovrumana tenacia del Medici, che resistette per ventitrè giorni fra le fumanti rovine del Vascello; gli accaniti combattimenti di Villa Spada e di Villa Corsini; ma non molti conoscono le nuove benemerenze acquistate, nd governo della Repubblica, dal Mazzini, dall'Armellini e dal Saffì per l'oc ulata am-

li bombardame11ta di V enezi11

( agosto

1849).

ministra,.,ionc, l'illuminata attività legislativa, l'abolizione della pena di morte, la concessione della libertà di stampa. Basta consultare la Raccolta delle leggi e disposizioni della Repubblica Roma na per trovare nel Mazzini, non soltanto l'apostolo dei più alti ideali : ma anche il legislatore saggio ed avveduto, capace di ricordare a.i Romani, coi diritti ed i bisog ni dell'uomo, anche i doveri dei cittadini. Come scri.ssc il Monti nel volume già citato, <( Roma esperimentò, io quei pochi mesi della Repubblica, quel che sia un Governo veramente ispirato a libertà. Essa era fra le città italiane quella che più ne aveva bisogno perchè rovinata dall'astuzia, dalla corruzione. dalla maledetta smania di vivere sulle glorie del passat-o e sull'affluenza dei visitatori d'ogni parte del m ondo. 11 Governo di Mazzini e dei


suoi collaboratori, saggio, eccellente nell'amministrazione, esemplare ncll'onest~ . insegnò in pochi mesi più dì <.1uanto non avessero insegnalo 2000 anni di Storia. Le finanze furono riordinate senza ang herie, senza spoliazioni e senza ve ndette. I delitti della piazza e della vendetta p:>litica furono impediti. I disoccupati ebbero lavoro, ì bisognosi assistenza. l beni rustici delle mani-morte furono ripartiti fra le famiglie dei contadini. Le vuote stanze del Sant'Uffìzio

lf T riu ni-imro della R, p 11bb/ic,1 /?e m ana.

fu rono apert e ai senza tetto. L'agricoltura fu promossa con l'istitu-

zione di un podere modello alle fX)rte d1 Rom a. Fu abolita b. pena di morte. La li bcrt:1 di stampa fu ~.111cila e rispettata, lasciando anche che si pubblicassero giornal i del rccchio regime. La religione dclridca repuhhlicana fu ~ak1ta dall 'eresia dclrintolkranza, dell'epura1.ion c e della vendetta politica 1i. A malgrado della sua innata modestia , scrivendo nel 1864 a Federico Campanella . lo stesso Mazzini si compiaceva dì ricordare: " A Roma, con l'Italia abbattuta dalla catastrofe di Milano e dalla rotta di Novara , abbando nati da tutti e ridotti alla forza di una sola città, con un erario esausto, con armi scarse e mediocri, noi semplici cittadini governammo am:1ti , impedimmo senza terrore og ni tentativo


1 57

avverso, trovammo danaro bastante alla g uerra e:: a nutrire i nostri 14.000 militi, volgemmo in fuga l'esercito del Re di Napoli, combattemmo lungamente l'Austria in Ancona e tc::nemmo fronte per due mesi a 30.000 Francesi )) .

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Il D cut:!o /u11dur1,r:111<dt· tlel/' A ssemblea Costituente R <Jma11a .

Nel ricordar<.: la di ftìcile vita e la disperata difesa della Repubblica Romana, si viene proprio indotti a ritenere che, a rendere possibile l'efficacia del suo esempio, Roma stessa, col suo glorioso passato, col valore delle sue legioni e con la sua sapienza giuridica, illuminasse la mente dei legislatori ed accendcs~e l'eroismo dei combattenti.


li 9 febbraio venne proclamata la Repubblica Romana, la quale adottò la bandiera tricolore. Jnfatti , nello stesso giorno, la Giunta provvisoria dì sicurezza ordinò che venissero tolti H dai pubblici e privati stabilimenti " gli stemmi del ccs5ato Governo Pontificio. Il g iorno dopo \'Cniva pubblicato il seguente ordine : <- f.sscndo la Repubblica Romana eminentemente italiana, d'ora innanzi le milizie di ogni Arma useranno i tre colori nazionali nelle niccardc, nella bandiera ·cd in ogni ~1ltro distintivo d'mo. Questi tre rnlori sapranno ispirare maggiormente nell'animo delle nostre truppe l'amore all'Ita lia, la di cui indipendenza deve essere il caldissimo 11o~tro affetto " · Il Comitato esecutivo, compost:o dall'Armellini, dal Saliceti e dal Montecchi. decretava. il 12 febbraio 1849, che ,, la bandiera della Rqmhblica fosse l'italiana tricolore con l'aquila romana sull'asta 1, cd il 22 aprile le bandiere delle milizie romane venivano solennemen te benedette. Alle milizie stesse il Triunvirato rivolgeva il 29 aprile, il seguente proclama: ,, La nostra bandiera repubblicana ebbe. or sono pochi giorni , in San Pie:ro la consacrazione della religione: ebbe ieri, mercè vostra. la (·011,;1rrazinnc delh forza .. . Pmsa il grido della giov:me Roma del popolo ripetersi per lunghi anni sul labbro di uomini simili a voi e fruttare alla Patria incremento e gloria simil e a quella dei vostri Padri! .,_ · ·

11 comandante in capo delle forze della Repubblica fu il generale Rosclli , il t:Jualc cbhc alla sua dipendenza cinque reggimenti di Fanteria, il regg imento dell'Unione, il battaglione Manara cd il battaglione Bersaglieri romani; nonchè le truppe dette irregolari », costituite.: dai seguenti reparti: Legione italiana Garibaldi, al comando del Sacchi, forte di _1 battaglioni con 1 500 uomini; Legione romana su 2 battaglioni di 500 uomini ciascuno ; 300 Finanzieri; 400 Carabinieri; la Legione degli Emigrati dell ' Arcioni; la Legione toscana del Medici ; b Legione degli studenti; il battaglione Polacchi; la Legione (<

straniera.

In compks<:.o, la Repubblica pùtcva disporre, per la sua difesa, di un;i for7,a di 14-790 uomini.


Xl.

L'INSURREZIONE DI BOLOGNA E LE DIECI OIORNA TE DI RRESCIA L'insurrezione di I3ologria venne effettuata soltanto nell'agosto del 1848; ma contribuì anch'essa efficacemente a dimostrare quanto fosse profonda e dolorosa la delusione dei cittadini che, dopo- tante speranze per il benevolo atteggiamento di Pio IX verso la C~msa italiana, avevano visto improvvisamente richiamare negli Stati pontifid le truppe destinate a partecipare alla prima guerra per l'indipendenza. Il giorno 4 agosto il generale Welden rivolgeva a tutte le città sottoposte ;il dominio temporale del Pontefice un minaccioso proclama, nel quale, dopo aver rilevato che, non ostante l'allocuzione del 29 aprile, il Pontefice aveYa mandato contro l'Austria le forze milit:iri e gli Svizzeri al suo servizio, a vvcrti va i cittadi nì ehc era ormai tempo « di porre un argine a tanto disordine 1,. « Dove la voce della ragione non pern:trassc, mi forò ascoltare con quella dei miei cannoni. Guai a coloro che oseranno fare resistenza! Rivolgano essi lo sguardo agli ammassi fumanti dei paesi da mc distrutti perchè gli abitanti osarono far fuoco sui miei soldati )'. Non appena il proclama del generale austriaco giunse, il 5 agosto, a Bologna, il popolo, ribellatosi immediatamente a così gravi minacce, innalzò le barricate nelle vie principali della città. Al generale Welden~ che per Cento e Ferrara marciava con 4000 uomini verso Bologna, il Municipio mandò incontro una Deputazione con una vibrata protesta. Il \.Vclden la riccvcnc ahcramcntc e rispose ai Bolognesi: <i D omani all'ora sesta darò la mia risposta in città )'. Il popolo con le armi in pugno s'accinse allora a rintuzzare la prepotenza nemica. Gli Austriaci, durante le trattative col Legato Po11tili.cio, s'erano lìmitati ad occupare tre porte, senz a entrare in Bologna; ma quando, 1'8 agosto, la città insorse e gli Austriaci, aperte le ostilità, vollero salire sul colle San Michele, piazzarvi i cannoni e bombardare Bologna, tutti i cittadini impedirono che il proposito venisse effettuato.


160

La rirnlta dilagò per le strade, m entre Jc campant chiamavano il popolo alla ri ~cossa. Alla Montagnola, dove la lotta era più accanita, verso sera il nemico venne scacciato dalle sue posizioni, ritenute inespugnabili , e dovette ripi egare fuori dalle mura della città. I Bolognesi sbarrarono al-

/,'in..urrczione di lfolng11,1 .

lora le porte cd innalzarono altre barricate. Il giorno dopo i nem1C1 tornarono all'attacco; ma subiro no una nuova, dura sconfitta e B0logn~1 rim ase: libera e pronta a difendersi, fino a quando l'Austria, concluso un :irmistizio col Governo di Roma , ritirò le sue truppe dagli St:iti ponti fici.

Le Dieci Giornate di Brescia. Non potremmo ricordare le insurrezioni che ebbero a verificarsi in Italia prima, durante e dopo la prima guerra per la nostra indipendenza, se nza rievocare anche l'insurrezione di Brescia e la sua eroica resistenza agli Austriaci; resistenza che fu invero così accanita


e tenace, da fare attribuire alla città l'appellativo di « Leonessa d'Italia)>. Il 23 marzo 1849 i Bresciani, chiamati a raccolta da un Comitaio segreto, si adunavano jn piazza della Loggia, davanti al Municipio, ~*:.-·'.• .• : ··,;..

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IL GOVEilNO PRQVVi'SORIO .

.P'EI..LA CITTA E I5ROVINCIA ... ··:,..,

DI BOlOGN A ,

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Proclama del Governa provvisorio di Jfologna .

per protestare contro la nuova multa che gli Austriaci avevano imposto in quei giorni. Il tumulto si propagò in piazza del Mercato e lungo i Portici ed, al passaggio di un convoglio di legna, scortato dai Croati, il popolo rcvesciò i carri, s'impadronì della legna e si sollevò al grido di << Morte ai barbari, Viva Carlo Alberto!>> .

12.


16 2

Proprio in quel momrnto giungevano sul luogo il Comandante austriaco della Piazza cd il Com missario .,i viveri. Essi furono circondati dalla folla e sarebbero stati senza dubbio linciati, se un macellaio non li avcs1-c condotti ai Ronchi, dove alcune squadre di montanari avev:1110 gi:1 in iziato la guerriglia contro gli Austriaci, e dove il comandant e amtri:1co fu costretto ad ord inare per iscritto che venissero conseg-n:1t i alla Guardia nazionale gli 800 fucili gi~t in dotazione ai ~old:1ti feri ti cd amma lati cd in quei giorni tem poraneamente con,ervati negli ospnb li militari (1). I ."ospnl:ile di San Luca obbedì : ma da q uello di Sant'Eufcmia ~oo sold:1ti ricoverati uscirono con le armi per andare a rinforzare il. pn.:~idio dc.:I c1stello, il cui Comall(l;rnte, capita no Lcshkl, appena seppe dei tumulti scoppiati in piazza della Loggia, dopo di avere sperato in ,·:1110 d"intimidirt: i cittadini e di liberare i prigionieri col lancio di qualche homba, dmantc la notte fece aprire il fuoco contro le case tÌci Hre,..:iani che, destati all'improvviso, corsero alle armi. Le donne ccl i ragaz:,.i t r:isci narono subito nelle strade le masserizie per innalz:m: le liarric1tc ed int;111to le Bande dei guerriglieri scende\'ano dai Roncln .t h:1ttcrc i sobborghi, a minar ponti. ;1 di sselciare strade; mentre:! pop:1 h c::-uind:1\·a il c 1stdlo, irHercett:mdo :il presidio ogni rifor nimcnto. compreso quello, particolarmente ncccssario , dell'acqua. Il Lcshk I. prC\'cdendo di non poter resistere. chiese soccorsi a Mantova. I Br.. : s.::i:1ni intanto si organizzarono. Elessero a Diunviri dcll:i Difesa Contratti e Cassola, uomini di sicura fede; divisero i cittadini armati in compagnie, crearono tre Commissioni permanenti: una incari1·:1t:1 di provwdere alrordinamcnto della Guardia nazionale, un'alt r:1 per l'incctta delle armi, la terza per rafforzare le mura e le trincee. Esploratori ve nnero inviai-i nei dintorni per informare i11 tempo dell'arrivo dei rinfor;,.i austriaci cd uomini ; utore,·oli si recarono a far propaganda per l'insurrezione del contado. I giorni 24 e 25 passarono senza nuovi ;1vvènimenti e la notizia ddl'i nrncccsso di Morwra non distolse i òttadini dalla rivolta. Il 26 mattina si st:ppe che il generale Nugen t, al comando di una colonna austri:1ca, :1Yanzava verso Brescia e si tro\'J\'a già fra .Monticbiari e Rezzato. Il Comitato di Difesa deliberò allora di organizzare la prima resistenza a Sant'Fufemia. dove i cittadini si asserragliarono (1) Per la ri\·oha e l'<:roica resistenza di Bresc:ia, si consulti il rnlumc dello Zanoli " fl Risorgime 1110 nazionale », da l quale abbiamo tratto le n otizie per la compi lazione <li qu<:sto c:1pitolo.


nelle case, disponendosi a sostenere l'attacco austriaco. Fitte catene di tiratori volontari fiancheggiavano il villaggio per impedire che g li Austriaci lo circondassero. Un'ulteriore resistenza venne predisposr:1 anche a San Francesco, tra Sant'Eufemia e Brescia. Poco prima di mezzogiorno gli Austriaci attaccarono la sinistra dei Bresciani: ma vennero, con loro sorpresa , respinti e sarebbero stati inseguiti alla baionetta, se Tito Speri, l'eroe delle Dieci Giornate, non avesse frenato l'impeto dei cittadini. Questi' tenevano in iscacco i battaglioni del Nugent già da tre ore ed avevano mandato

1A cacciata degli Austriaci da l:Jologna.

a chiedere rinforzi, quando jl Comitato di Difesa diede l'ordine di ripiegare lentamente ed inviò al generale austriaco due parlamentari per conoscerne le intenzioni. Gli Austriaci, vedendo la bandiera bianca dei parlamentari , credettero che i Bresciani s'arrendessero ed, avanzando improvvisamente, occuparono Sant'Eufcmia. Tito Speri chiese allora un colloquio al Nugcnt; ma questi gli confermò la sua decisione di entra.re in Brescia a tutti i costi e gli disse cbc, soltanto per un senso tli pietà, avrebbe concesso quattro ore per preparare i cittadini alla resa. Tito Speri riferì questa risposta ai Commissari, i quali a loro volta informarono delle intenzioni del Nugent il popolo perchè esprimesse liberamente la sua volontà. Ed il popolo, nella piazza del Broletto, decise di continuare nella resistenza. Il Comitato di Difesa comunicò al Nugent la decisione dei Bresciani e che ogni atto di inutile ferocia sarebbe stato vendicato, fece rendere più stretto l'assedio del castello e murare le porte della città,


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meno quella di San Giovanni, sulla strada di Milano, e tiuella di Torrelunga verso Sant'Eufemia. Le truppe del Nugcnt, arrestate fino al tramonto dalla tenace resistenza loro opposta dai cittadini a San Francesco, ripresero la marcia verso la città, sulla quale i difensori avevano ripiegato du. rante la notte. Il 27 marzo gli Austriaci , ricevuti nuovi rinforzi, attaccarono Brescia; mentre i cannoni del castello colpivano alle spalle i difensori delle mura; ma, anche presi così tra due fuochi, i Bresciani continuarono a resistere ,er:oi2amente, spegnendo gli incendi provocati dalle bombe nemiche, rifornendo di armi e di munizioni i combattenti, soccorrendo i feriti. Dopo un'ora di bombardamento venne effettuata una sortita, che costrinse i nemici a ripiegare fino a Sant'Eufcmia, minacciati come erano anche dai guerriglieri del sacerdote Boifava, accorsi dai Ronchi. Il giorno 28 il Comitato di Difesa dispose i più abili tiratori sui Ronchi e sulla Torre del Popolo perchè colpissero i cannonieri e le sentinelle del castello. Intanto le truppe da Sant'Eufcmia avanzavano nuovamente, divise in pattuglie, tanto che i Bresciani cominciarono a sperare che gli Austriaci non volessero attaccare e proposero una nuova sortita. Tito Speri temette, invece, che si trattasse di uno stratagemma per trarre in inganno gli assediati e spingerli a qualche imprudenza; ma, quando comunicò il suo sospetto ai compagni , questi, impazienti di combattere, non vollero ascoltarlo e non pochi uscirono dalla città e ricacciarono le pattugHe n emiche versò San Francesco. Il Nugent li lasciò arrivare oltre all'abitato e poi diede alle sue truppe, appostate nei fossi e dietro i muri degli o rti , l'ordine di attaccarli di sorpresa. Tito Speri, pur essendosi opposto alla sortita, non volle abbandonare i suoi e, formate altre due colonne, non appena vide i compagni quasi circondati , intervenne e riuscì a far ripiegare i Croati. Il Nugent, temendo la sconfitta, si portò allora avanti ad incoraggiare i suoi soldati; ma, mentre ordinava il fuoco contro i Bresciani, una p;1lla lo abh:1tteva al suolo. Eg li cessò di vivere pochi giorni dopo. Gli Austriaci abbandonarono allora San Francesco, inseguiti dai cittadini verso Sant'Eufcmia, benchè Tito Speri tentasse in ogni modo di trattenere i compagni. Non essendo riuscito nell'intento, giunto anch'egli a Sant'Eufemia, fece suonare le campane a stormo per chiamare a raccolta gli uomini degli abitati vicini, ai quali erano già stati inviati alcuni messaggeri.


166 Allora gli Austriaci circondarono Sant'Eufemia, intercettando anche la strada di Brescia, e gli insorti, in colonna serrata, cercarono di ro mpere le loro lince per rientrare in città. A ssaliti da uno stormo di cavalieri , li dispersero a fucilate; quindi assaltarono alla baionetta la Fanteria croata, riuscendo ad aprir si la via ed a raggiun ge re San Francesco. dove si unirono ai rinforzi g iunti da Brescia. Attorno alle case di San Francesco si combattè fino a notte alta. Il 29 la lotta si riaccese a m ezzogiorno. Il nemico, che aveva ricevuto ri nforz i da Peschiera e <la Verona, divenne più minaccioso. Mentre il Curato Boi fa va con le sue bande combatteva ancora sui colli, l'Artig lieria del castello faceva strag e di inermi e colpiva con numero~e granate anche l'ospedale civile. li Corrntato di D ifesa volle allora inviare nel campo nemico alnmi parlamentari per ricordare il ri spetto dovuto alle convenzioni del diritto intern azio nale. Ma il popolo sospettò che si volesse p;it~eggiare la resa e cercò d'im pedire la partenza dei parlamentari, fìnchè Tito Speri giurò che si voleva soltanto ri chiamare i nemici sulla necessità di rispettare g li os pizi d egli infermi . Gli Austriaci ricevettero i parlamentari ( on sprezzante alterig ia c. tenut o in ost::i.ggio un sace rdote, intimarono agli altri di ritornare in città e <li mandare, entro un 'ora, coloro che rappresentavano Brescia per sottosc rivere la capitolazione. Ma. poco dopo, rotta la breve treg ua e costringendo il sacerdote tenuto in ostaggio a precederli, g li Austriaci si ~pinsero sino alla porta dell,1 città e tentarono di impad roninene con un im provviso assalto. I Bresciani, r ad unati in piazza della L oggia, g iurarono allora di vendicare g li insulti o di farsi seppellire, con le do nne ed i bambini, sotto le m ace rie ddlc loro case . All'alba del 30 lutti i difensori di Brescia venivano impegnati dalle truppe del m aresciallo Haynau, g iunte d a Venezia. Sei compag nie di Tirolesi, gi ran do .i ntorno alle mura , tentaro no anzi di soccor~crc g li assed iati ' c1c1 castello; m a dovettero ripiegare con gravi perdite e prendere la lunga e faticosa via dei .Ronchi , dove vennero decimate dai guerri g lieri del C urato Ro ifav~1.

Il g io rno dopo parlamentari austriaci si presentarono al Comita to di Difesa, latori di un'i ntimazio ne del maresciallo Haynau, il c!uale chiedeva b resa dei cittadin i per m ezzogiorno ed avvertiva che,


se per quell'ora non fossero state demolite le barricate cd aperte le porte ai soldati, la città avrebbe subìto l'attacco generale, il saccheggio e la distruzione. L'intimazione finiva con queste parole: •< Bresciani! Voi mi conoscete: io mantengo la mia parola! ». Il Comitato di Difesa decise allora di mandare dall ' Haynau una Deputazione per esporgli le ragioni per le quali Brescia si era ribellata. Per tale Deputazione si chiesero Volontari. disposti al sacrificio della vita e subito si offersero Ludovico Borghetti e Pietro Pallavicini , due giovani eroi delle barricate, ai quali subito si unirono l'avvocato Barucchelli e Gerolarno Rossa. Quando l'Haynau, circondato dal suo Stato Maggiore, li ricevette, venne esposto al maresciallo come si erano svolti i fatti e si parlò del divieto di organizzare la Guardia civica, del patto di fede che univa ormai Ja città a Carlo Alberto e dell'armistizio che, con tutta l'Alt:i Italia, liberava anche Brescia. L'Haynau rispose: « Qui si deve parlare soltanto della rC$a. che ho intimato alla città per mezzogiorno " · I cittadini gli fecero allora. notare che a tale termine mancava soltanto un'ora e chiesero due giorni di tregua , protestando che, se le truppe imperiali avessero assalita la città in (Jud g iorno, il papolo sì sarebbe difeso fino all'ultimo. Soltanto dopo molte in~istenzc, l'Haynau acconsentì a concedere altre due on:. · I parlamentari, tornati al Municipio, riferirono al Comitato di Difesa le decisioni dell'Havnau cd il Podestà, affacciatosi al balcone del palazzo municipale, Je;se l'intimazione dcll'Haynau ed annunci<'> al popolo, ansioso cd impaziente, che la citt;1 aveva due sole ore di tempo per scegliere il suo destino. I cittadini, che combattevano ormai da otto giorni, decisero di continuare la lotta. Gli Austriaci , schierata una batteria di grossi mortai · poco lontano dalla porta Torrclunga, avevano intanto circondato Brescia di colonne d'assalto, nella speranza che, attaccando la città simultaneamente da diversi punti, mentre i cannoni l'avrehhero bombardata, ogni resistenza sarebbe stata vinta in poche ore. Alle tre un intenso fuoco dal castello colpì alle spalle ì difensori di Torrelunga ; mentre i mortai battevano la porta, spezzando le spranghe di ferro dei cancelli ed aprendo una breccia nella barricata. Ma 1a compagnia di T ito Speri, di guardia alla JX>rta , attaccata anche dalla Fanteria austriaca, resistette con sovrumano valore. L'Haynau ordinò allora ad un battaglione di Fanter.ia di uscire dal castello e di occupare lo sbocco delle strade che conducevano al


centro della città. I nemici vennero decimati dalle finestre e dalle barricate·, ma ad un secondo attacco, i Bresciani si ritirarono al riparo J ai colpi di cannone e di fucile,. in una piazza , nella quale speravano di attirare gli Austr iaci. )

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'"'·-~ ·#~1: ' Fomi•a d(·gli inrnrri delle Dieci Ciomate.

Infatti, visti r ipiegare i cittadini, i 11 e m1C1 s1 pn:c1p1tarono ad inseguirli ; ma il primo plotone gi unto sulla piazza fu accolto da un im provvim fuoco di fucileria e venne anni entato. Lo stesso avvenne :illc compagn ie austrÌ;Khe che seguirono, così che la piazza venne ben presto ad esser e piena di cadaveri e di feriti. C n ultimo, di spe-


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rato assalto alla baionetta, effettuato dagli Austriaci, fu anch'esso re spinto dai cittadini e l'Haynau, sorpreso ed ammirato del valore degli insorti, inviò contro di loro il battaglione Baden e le compagnie dei Romeni e, poichè i soldati esitavano, il maresci;11lo ordinò che il colonnello Milcz avanzasse coi primi e servisse di esempio e di incitamento. I Romeni ed i Fanti del Bad en attaccarono; ma, alla prima scarica, il colonnello Milez cadde morto cd i soldati, minacciati da ogni parte dai cittadini con i fucili, le spade, le scuri e perfino i coltelli, si diedero alla fuga, abbandonando morti, feriti ed armi. Dopo l'esito infelice di questo tentativo, l' Haynau, raccolti g li ultimi soldati che gli· erano rimasti, li mandò -ad attaccare di fianco la porta T orrdunga, dove la mischia infuriava da due ore e la compagnia di Tito Speri resisteva ancora tenacemente. Quando lo Speri si vide minacciato anche sui fianchi, comandò che i suoi, ripiegando, prendessero posizione nelle bnrricate interne, meno esposte, dalle quali la difesa si sarebbe potuta continua re in migliori condizioni. Ma - scrisse lo Zanoli - ,, il furore dei cittadini era così grande, il giuramento di morire così fermo , che nessuna preghiera, nessun ordine potè indurli a ripiegare e moltis~imi caddero sul posto •) . Al tramonto i baluardi di Brescia erano ancora quasi intatti e, se in qualche punto la difesa era stata rotta, il nemico era stato sem pre respinto. Il m aresciallo Haynau, che sapeva come il giorno dopo sarebbe giunto sotto le mura di Brescia tutto il lfl Corpo d'Armata aust riaco, reduce dalla vittoria di Novara, c. che avrebbe voluto ad ogni costo espug nare la città prima che arrivassero i rinforzi, decise allora di attuare un suo progetto. Al calar della sera le case della periferia ven nero incendiate ed i soldati avrebbero dovuto fare in modo che l'incendio si propagasse a tutta la città. I Bresciani vegliarono in ar mi per l'ultima notte; mentre il Comitato di Difesa ed i cittadini pìtt au torevoli, riu nitisi ::il Municipio e considerata la situazione, decidevano che, se il pericolo era aumentato, con esso erano cresciute anche le ragioni della resistenza ed avvertivano il popolo che occorreva resistere ;1ncora, fino all 'ultima cartuccia. All'alba del 1ç aprile Brescia suonò ancora le sue campane cd i cittadini s'avventaro no nuovamente contro i nemici, li insegui rono nelle case e respinsero ancora una volta gli Austriaci che tentava no inutilmente di m ettere in batteria due cannoni. Ma, sopraggi unto il III Corpo d'Armata , l' H aynau lo fece subito partecipare all a batta-


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1,Jia. ::,

L'Artiglieria s•>azzava k vie.:, demoliva le case, distruggeva k .r baròcatc cd i reparti austri:ici penetravano per le brecce nella città. Oramai ogni ulteriore resistenza appariva inutile cd alle dieci del mattino sul Municipi o veniva inalberata la handicra bianca della resa.

L'assedio di Ancona. Nel 1849, dopo avere rioccupata Bologna, gli Austriaci marciarono su A11co11a cd il generale Wimpffen inviò alla città un ultimatum, chiedendo la rc~a (22 maggio). Ma il popolo volle resistere e si preparò a combattere. Il 26 maggio la cirri, venne stretta d 'assedio; mentre le navi austriache la hloccav;ino dal mare. 11 6 giugno g li Austriaci intensificarono i bombardamenti e fecero scoppiare un grande deposito di munizioni; ma, a malgrado delle difficili condizioni nelle quali sì trovava e dei gravi pericoli che incombc\'ano su di essa, Ancona non volle arrendersi e resistette per altri tredici g iorni ai feroci bomb,inbmcnti. ai ripetuti assalti, :illa crescente l't:!1uri:1 di viveri e di munizioni. S0h~1n1 .. il l lJ giugno la città si ;irrc~c.


Xli.

I VOLONTARI DEL 1848. LA LEGIONE DI GARIBALDI IN ITALIA Giosuè Carducci definì il 1848 l'anno, nd quale, dai moti no n sempre fecondi e dalle cospirazioni, si passò, per l'indipendenza italiana, alle rivoluzioni ed alle guerre, come se fosse giunto finalmente il tempo in cui il sangue dei primi martiri, l'esempio dei precursori, l'opera delle Soc.ietà segrete dovevano dar luogo all'irresistibile movimento che, fin dai primi giorni dell'anno, si andarono èfféttu;mdo ìn quasi tutta l'Italia, da Palermo a Milano ed a Venezia. · Mentre, per le riforme di Pio IX, per le prime vittorie del popalo e per la partecipazione del Regno di Sardegna alla prima guerra d'indipendenza, l'entusiasmo accendeva i cuori degli Italiani, i Corpi piì, o meno improvvisati dei Volontari si moltiplicavano rapidamente e non pochi di essi offrivano alla Causa comune un prezioso contributo di sacrifizi e di sangue; contributo ben degno di venir compreso fra le forze destinate ad effettuare finalmente le generose speratw.e dei nostri patrioti. Secondo le diligenti ricerche del Cesari (1 ), nel 1848 le formazioni dei Volontari raggiunsero il numero di 237. Esse presero il nome di Bande, battaglioni, colonne, crociate, Guardie civiche, nazionali e mobili, legioni, coorti, Corpi franchi ccc., a seconda delle regioni nelle quali si costituirono, ed i loro componenti si chiamarono Bersaglieri, Cacciatori, Cannonieri, L::incieri, Civici, Tiragliatori, Veliti, Volteggiatori, ccc. << Erano scrisse il Cesari ~ milizie improvvisate, mancanti spesso del necessario, ordinate talvolta senza alcun criterio militare, quasi Bande di insorti; qualche volta meno sofferenti di disciplina; n1a animate sempre da uno spirito patriottico così elevato, da sopportare i maggiori sacrifici : tanto che si misurassero cogli Austriaci numerosi e potenti, lJllanto se combattessero la reazione borbonica, che ( 1) Cfr. CESAkl: "Corpi volontari italiani dal 1848 :il 18ìo "·


ostacolava le annessioni, o se intendessero di giovare con ogni mezzo alla grande Causa dell'unità e dell'indipendenza nazionale. " La loro Storia si profila pertanto, nelle sue caratteristiche, come il riverbero delle varie fasi del nostro Risorgimento; cosicchè, mentre i Corpi volontari nacciuero per germinazione spontanea in lutte le provincie d ' Italia , coi medesimi ardimenti e con la medesima fede ogni qual volta si presentavano motivi di necessità o patriottiche speranze, assunsero poi, nei diversi momenti e cioè a seconda delle mutevoli condizioni politiche, una particolare fisonomia n. Dei Corpi volontari noi abbiamo già avuto occasione di elencarne alcuni, ~-orti ncl 1848 in Lombardia e nel Veneto; ed ora, prima di ricordare pit1 o meno brevemente gli altri, reputiamo opportuno tornare a Gi useppe Garibaldi, che fu senza dubbio il più grande Capo dei nostri Volontari, ed alla Legione Italiana che, dopo avere wmpiuto nell 'America del Sud le gloriose gesta già ricordate, accorse in Italia no n appe na s'iniziarono le giornate <lei sacro riscatto e partecipò alla prima .~ucrra d'indipendenza ed alla difesa della Repubblica Roman;1.

Come ahbiamo già avuto occastonc di ricordare, il Cardinale Giov:rnni M:1stai F erretti, ascendendo al Pontificato, aveva assunto il nome di Pio IX e, per le sue riforme liberali, il nuovo Pontefice ,·cniva ben presto acclamato e benedetto da tutti gli kiliani. Quando, nel luglio 1847, le truppe austriache occuparono Ferrara, il Papa protestò e moltissimi Italiani , tra i quali Carlo Alberto e lo stesso Mazzini, desiderarono che, per vendicare l'offesa fatta al Pontefice. venisse dichiarata la guerra all'Austria. Alrentusiasmo, che commosse allora tutta l'Italia, non poteva non partecipare dalla lontana America anche Giuseppe Garibaldi. Pronto semprc alle risolm.io ni impronisc, egli decise subito di offrire al Pontefice J'intcrYento dei suoi legionari. Purcliè l'Italia fosse libera dal dominio straniero, l'eroe - repubblicano per convinzione e per istinto - era pronto a servire anche il Papa. « Pio IX e Carlo Alherto mi rappresentano Iddio - ·- egli scriveva, infatti, ad un amico in y_uel tempo -- e non auò ribrezzo ,id adorarli, se faranno il dover loro >• . Nell 'autunno del 1847 Garibaldi indiri.zzò a monsignore Bedini. Nunzio apostolico a Rio dc Janeiro, una lettera del seg uente tenore:


<< Illustrissimo

e rispettabilissimo signore,

Dal momento in cui ci sono arrivate le prime nuove dell'esaltazione ciel Sovrano Pontefice Pio IX e dell'amnistia ch'egli concesse «

a' poveri proscritti, noi abbiamo, con attenzione e sempre crescente interesse, st:guite le_orme che il Capo supremo della Chiesa imprime sulla via della gloria e de1la libertà. Le lodi il di cui eco arrivò sino a

Gi11seppe Garibaldi nel dJ48 .

noi dall' altra parte del mare, il fremito col quale l'Italia accoglie la convocazione dei Deputati e; li applaude, le saggie concessioni fatte alla stampa, l'istituzione della Guardia civica, l'impulso dato all'istruzione popolare cd all'industria, senza contare le tante sollecitudini, tutte dirette al miglioramento d'una nuova amministrazione, tutto infine ci ha convinti clic uscì finalmente dal seno della nostra patria l'uomo che, comprendendo i bisogni del suo secol.o, ha saputo, secondo i precetti della nostra augusta religione, sempre nuova, sem-


1

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pre immortale, e \enza derogare alla loro autorità, piegarsi frattanto alle esigenze dei tempi ». Dopo avere ricordato che. in cinque anni di g uerra, la Legione Jtaliana a\'eva dato prove di disciplina e di valore, Garibaldi affermava che. se i vincitori di Sant'Antonio potev;mo servire di sostegno e di difesa al Trono di San Pietro, essi erano pronti ad accorrere in Italia per combattere sotto le insegne del Papa. " Non è gi~ continuava la lettera - la puerile pretensione che il nostro braccio sia necessario che ce lo fa offrire ; sappiamo benissimo rht' il Trono di San Pietro riposa su basi che no n possono nè crollare, n è conferm are i soccorsi umani, e che di più il no vello ordine di cose conta numerosi difensori, i quali saprebbero vigorosamente respingere le ingiuste aggressioni dei suoi nemici; ma, poichè ['opera deve essere ripartita tra i buoni e la dura fatica data ai forti, fate a noi l'onore di contarci tra questi >, . !I 14 no ve mbre il Nunzio rispose, assicu ra ndo che la propasta era stata trasm essa a Roma (1). Intanto. fi n dal 1846 Giacomo Medici, giu nto a Mo ntevideo il 10 fchlir:iio . :m:\·a stretto amici zia col Garihaldi e con l'Anzani e si era ar:-1:o!:.1to ntlb Legion e Tt:ili:ma. Come di lu i d ice il generale Giulio Del Bono (2). <' uomo dirotto all'operare. trascinato a farsi soldato dalle contingenze della sua vita l' dalla naturale inclinazione, il Medici vagheggiava la g uerra ri voluzio naria come il solo mezzo di liberazione della Patria )) . Egli c: ra impaziente di agire e Garibaldi , deciso nel 1848 a partecipare all 'impresa, si fece precedere in Italia da lui e, nelle istru zioni dategli il 20 febbraio (3), lo incaricò di consultare il Mazzini perchè gli suggerisse i luoghi più adatti all'azione e ID provvedesse (1 ) Cfr. C 1Aco~1ù L u MnRoso : ;, Garibaldi " · ( :!) Gn:1.10 D n Bo1so: ,, Giacomo Mediò "·

(3) I.e istr11zÌpn Ì 1e,111;1)i date da G aribakli :1! tvledi..:i erano le seguenti: ,, T crrai presente. sopra!lullo, che scopo nostro è_ di recarci in patria, non per coatrari arc l'andarncnto attuale ddle cose e i Governi che \·'acconsentono; ma per a..:crnnunarc i ai huoni e. d 'accordo con essi. andare innanzi pc! meglio del p~1ese; ma che noi preferiremmo lanciarci, ovr una via ci fosse aperta , ad agire contro il T edesco, contro cu i dcnno essere rivol.te senza tregua k ire di. tu~ti : e tanto pili lo vorremmo, chè la gente che ci accompagna è mossa prmcipalmcntc da questo ardentissimo desiderio che. O\'e non venisse soddisfatto, patrebbc dar luogo allo sfid uciamcnto; scemare o infiacchire i com. pagni che, avvezzi :.illa vita :llli\·a del campo. ma le s'adatterebbero a vivere nei Q uartieri n.


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di mezzi per la riuscita. Quindi il Mcdici doveva recarsi a Gcnova , a Lucca, a Bologna, a prendere accordi con altri patrioti cd infine a Livorno, dove avrebbe potuto più facilmente essere preavvisato del l'arrivo della Legione, visto che Garibaldi intendeva sbarcare in un porto della Toscana.

Giacomo Medici.

Giunto nel maggio a Le H :wrc ed informato che Giuseppe Mazzini non si trovava più in Ing hilterra, il Medici traversò rapidamente la Francia, s'incontrò con lui a Milano, dove, a quanto sembra, stabilirono i -modi più idonei per formare un Corp<> di Volontari. Il Medici si recò poi in Toscana per intendersi con il Gucrrazz i sulla possibilità di affidare a Garibaldi il comando dclk truppe granducali. Garibaldi, intanto, il 5 aprile era salpato da Montevideo con pochi legionari. Il ritardo della partenza era dipeso dalle gravi condi-


zioni di salulc dell'An za ni, il quale, affetto da mal sottile, anelava a tornare in Italia. A Santa Pola. nei pressi di Alicante - scrisse il Del l3ono (1) Garibaldi venne a sa pere che gli Austriaci erano stati cacciati da Milano, che Carlo Alberto aveva intrapresa la g uerra d'indipendenza, che contingenti d'ogni parte.: d 'Ital ia erano accorsi in aiuto dell'esercito piemontese, che la sua condanna a morte del 18~4 era st:ita cancellata da una recente amnisti a. Quindi mutò repentinamente ùi propositi cd, anzichè vcr~o la Toscana. volse la prora verso Nizza, dove sbarcì'>. Lo sha rco :ivn:nm: alle r I della mattina. Dopo dodici anni di assenza - come rirnrdava il Lumbroso - Garil;,d<li ritornò nella ~ua 1,;i11à. an-oltu da~li entusiastici evviva della popolazione che si affolbva sulle.: h:inchine del porto. Tra quella calca acclama nte l'eroe ricncav~, amiosa m entc i vo lti dei suoi cari: Anita coi tre figli e sua madre che in quei lunghi anni cli <listacco, aveva tante volte pregato e tremalo per lui. Il ca pitano Domenico era mo rto alcuni anni prima : gli al tri figli era no lonta ni per accudire ai loro interessi. Ma Garih:ildi 111111 pùlC\'a dedicare troppo tempo agli affetti della famig lia 1· . pt1chi ~·.inrni dnpn, cforant<" un b:m chctto in onore dei lcgion:ui di Mo ntnidrn, egli confermò le sue i menzioni: 1, Voi sapete se io fui m ai partigiano dei Re, ma, poichè Carlo Allwrtn ~i (ccc difen sore della C:ius:i po polare, io ho creduto dovergli recare il mio concorw e quello dei miei camerati }•. li 2H giugno Garibaldi sostava a Genova. con la Legione riordinata. pron-i sta di armi e<l accresciuta di circa ~cttanta Volontari. Dur:111tc il wo breve soggiorno, egli si recò ad abbracciare Anzani che. già soffcrente a Montevideo, era in gravi condizioni: prima di ripartire dovette as~istere a nuovi comiz'ì ,·d ascoltare nuovi discorsi td in una riunione anche Garibaldi prese la parola , più da soldato che da oraton: : ,, Si d ia bando ai sistemi politici: non si aprano discus~io ni sull a form:i di governo ; 11011 si J~·stino i partiti. La ~rande, l'unica questione del moment<.> è la cacciata dello straniero, è la guerra dell'indipendenz:1. Pensiamo solo a questo: uomini, armi , den:iri. ceco ciò che ci bisogna, non dispute oziose di sistemi politici >>. Dopo i primi entusias1ni la situazione politica e militare era tut~ t';iltro che rosea: sebbene le sue truppe avessero varcato i confini, il Papa e~itava di f rontc ad un'aperta rottura con l'Austria. la vittoria {r) Gn:1.10 Dn. Bu~<•: " Cìa,-omo \ledici ,,,


I

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di Goito e la resa di Peschiera non avevano determinato, come si sperava, la disfatta delle forze austriache; il Re Ferdinando di Napoli aveva richiamato le sue truppe per fronteggiare l'insurrezione siciliana; i superstiti del piccolo esercito toscano, sopraffatto a Curtatonc dopo un ' eroica resistenza, non avevano più alcuna efficienza cd il IO giugno Vicenza, presidiata dai Pontifid del ,,eneralc Durando, si era arresa alle forze del maresciallo Radetzky ( r). Questa era la situazione, quando Garibaldi, dopo una breve sosta a Milano, giunse al Quartier Generale piemontese a Roverbella. La sera stessa egli ottenne di conferire con Carlo Alberto e venne introdotto alla presenza del Re, deciso ad offrirgli i suoi legionari; ma Carlo Alberto lo mandò dai Ministri, che ne rifiutarono l'opera cd il r4 luglio Garibaldi, tornato a Milano, si mise a disposizione di quel Governo provvisorio, il quale, dopo alcune settimane di attesa, gli riconobbe il grado di maggior generale e gli affidò l'ordinamento dei nuovi Corpi franchi che si stavano formando. Mentre i Piemontesi, dopo una disperata difesa, erano costretti ad abbandonare la linea del Mincio e si ritiravano sull'Oglio e t1uindi sull'Adda, Garibaldi raccolse intorno al.la Legione di Montevideo, che contava appena 70 uomini, 400 Volontari di Pavia, 600 di Vicenza, 140 Liguri ed il battaglione Anzani, comandato da Giacomo Medici, e nel quale era inscritto, come semplice gregario, anche Giuseppe Mazzini. ~

.

~

I Volontari raccolti intorno a Garibaldi rappresentavano ogni regione d'Italia ed ogni categoria sociale, dall'aristocrazia agli strati più modesti della popolazione. Essi indossavano divise di ogni foggia e di ogni colore. C'era ~ scrisse il Lumbroso nel volume già più volte citato - chi si era impadronito delle tun iche austriache trovate nei magazzini militari di Milano ; chi indossava il costume " all'italiana», ossia la giacca di velluto ed il cappello piumato; chi la camicia rossa; chi l'uniforme piemontese. L'armamento era altrettanto pittoresco: schioppi da caccia, tromboni calabresi, vecchi fucili a percussione, sciabole rugginose... Si faceva molto as~cg namento sullo slancio patriottico delle popolazioni ed il 27 luglio Garibaldi rivolse un appello alla gioventll italiana per invitarla ad arrnolarsi: (r) Sulla guerra dd 18.lS s i consulti il III rnlume di qucst'opi:ra.

13.


<· La guerra ingrossa, i pericol i aumentano; la patria ha bisogno di voi. C hi vi indirizza l!ucstc parole ha combattuto, per onorare com e meglio poteva il nome italiano, in lidi lontani ; è accorso con un pugno di valen ti compagni da Montevideo per aiutare anch'egli la vittoria della patri:t o morire su terra italiana. Egli ha fede in voi: ,•,)!etc, o giova ni , ;1verla .in lui ? Accorrete, concentratevi attorno a m e. L ' Italia h:t bisogno di IO, di 2 0.000 Volontari. Raccoglietevi da

I scgua<i di Giacomo Medici al Pa.cso di S. Iorio.

tuuc: le parli, in t!uanti più siete, cd alle Alpi I Mostriamo all'Itaììa, all' Europa che vog liamo vincere e vincen:mo! , .. Il 1° agosto Garibaldi giunse a Bergamo, do,,e un altro contingente di Vo lontari, fornito cli due pezzi da montagna, si aggregò alla sua colo nna. I Garibaldini avrebbero dovuto presidiare la linea del1' Adda , a lla destra del!'esercito piemontese; m ; questo aveva g ià iniziato il ripieg amento su Milano ed anc he i Volontari dovevano ritirarsi prima di ;1ver combattuto. Garibaldi sperava che la Capitale lombarda potesse resistere a lungo. guando, il ro agosto a Monza, gli


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giunse la notizia della catastrofe: l'esercito piemontese disfatto sotto le mura della città, la capitolazione, la partenza del Re da Milano fra le grida ostili del popolo, l'armistizio Salasco, l'abbandono di tutta la Lombardia. La convinzione che il Re avesse tradito la Causa nazionale indusse allora Garibaldi ad un atto di aperta ribellione. All'ordine di deporre le armi, egli rispose che i suoi compagni non potevano consentire alla pace col nemico della patria. Alle parole seguirono i fatti. Garibaldi rivolse agli altri Capi dei reparti Volontari un appello per proseguire la guerra ... Ma di costoro taluno riparò in !svizzera, taluno, rassegnato ad accettare le conseguenze della tregua, s'avviò verso il Ticino e Garibaldi coi suoi decise di rischiare il tutto per il tutto e, dopo la sosta a Monza, la colonna 2:aribaldina si diresse verso Como. I monti vicini· offrivano un campo adatto alla guerra di sorprese e d'imboscate a cui Garibaldi era avvezzo fin dalle sue prime campagne nelle foreste del Rio Grande. In caso di disfatta c'era sempre la possibilità di passare il vicino confine con la Svizzera. Da Como i Volontari si spinsero ad Arona, sul Lago Maggiore, s'impadronirono di due piroscafi ("'. sbarcarono a Luino, in tcrritoriò lombardo. Garibaldi non si illudeva certamente di poter sconfiggere con le sue sole forze un esercito venti volte più numeroso, hen e<.1uipaggiato e ben armato ... Ma si trattava ancora una volta di mostrare al mondo che vi erano Italiani capaci di combattere e· di morire in uno contro venti per la libertà della loro terra. E forse l'eroe sperava sempre che la gioventù rispondesse al suo appello. I Volonta:ri mossero da Luino verso la V al Travaglia ed incontrarono tre compagnie austriache, destinate a guarnire la linea d'armistizio. Dopo un primo momento di incertezza, i Garibalilini, animati dall'esempio del Capo, finirono per avere il sopravvento ed il nemico si ritirò, disperdendosi nei boschi vicini. Il 16 Garibaldi era a Varese ed il Radetz ky inviò da Milano un intero Corpo d' Armata, al comando del maresciallo D' Aspre, per dargli la caccia. Sedicimila soldati regolari venivano così contrapposti a soli millecinquecento Volontari! Tuttavia l'eroe non si perse d'animo e eia Varese si ritirò sulle altmc d'Induno ; distaccò il Medici con qualche centinaio dì Volontari fra Ligurno e Rodero, in direzione di Como. Una brigata austriaca, partendo da Olgiate, iniziò una manovra di aggiramento e, dopo tre ore di resistenza, la colonna Medici fu costretta a passare il confine. Il resto


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dd Corpo d 'Armata austriaco, conccntraLOsi a Varese, tentava ora di

attanagliare Garibaldi fra i due laghi Maggiore e di Lugano e la frontiera svizzera, per impedirgli qualunc1uc possibil e via di scampo. Per sfuggire a quella morsa Garibaldi fece compiere ai suoi Volontari marce e contromarce, percorrere strade quasi impraticabili, dove I' A rtiglieria nemica non poteva raggiungerli , cd in pochi giorni accarnp('> in dicci localit:ì diverse.

(;,1rì/,((/d1 a .l\cfora-::,::nnc.

Il 26 i Volo ntari raggiunsero Morazzone, a sud-est del lago di Varese; la sera stcss;1 un distaccamento austriaco, composto cli un bat1agl:onc di Fanteria, lllC/J.o squadrone di Cavalle ria e due pcz,.i da ca mpagna, piomln', all 'improvvirn sulle forze garih::t ldine, già incolonnate nc:lb via principale e pronte a ripartire. Gli uomini degli a;.·arnposti si erano lasciati sorprendere e bisognò combatte re quasi c;.rpo a co rpo. Garibaldi che, nel momento della sorpresa, stava ccPando al pianterreno d 'una casa nel centro del paese, piombò nel folto della mi schia con la sciabola sguainata. Dopo una zuffa furiosa , gli Austriaci ve nnero ricacciati fuori dell'abitato e Garibaldi fece barricare gli sbocchi del villaggio per impedire una nuova irruzione.


Frattanto giunsero agli Austriaci rinforzi di Artiglieria e l'abi tato venne bombardato; mentre i Garibaldini, marciando in perfetto silenzio, riuscivano a ritirarsi e, giunti sul lago di Varese, ne costeggiavano la sponda settentrionale, per attraversare poi, dopo tre giorni di marcia, sfuggendo ad insidie di ogni specie, il lago di Lugano e sbarcare in territorio svizzero. ·

In Svizzera Garibaldi era stato preceduto, come già si è detto, da Giacomo Medici, il quale, con un centinaio di Volontari, dopo avere eroicamente resistito agli Austriaci, era stato costretto a passare il confine, prim:1 ancora che si verificas~e i] combattimento <li Morazzone. Giunto nell'ospitale territorio elvetico, Garibaldi pensava di tornare in Lombardia per comb;1ttere ancora. Egli, infatti., scrisse nelle sue (( Memorie , 1 di aver parlato di questo suo progetto al colonnello svizzero Luini, che aveva promesso di :1iut:irlo; mentre il Medici. rimasto devoto al Mazzini, gli rispose cbc i Mazzi niani ,, avrebbero fatto meglio ,, .

Garibaldi allora, reputando inuti le la sua presenza :1 L113ano, si recò con tre compagnie in Francia e qu indi a Nizza, anche per potersi curare completamente delle febbri che da qualche tempo minacciavano la sua salute. Appena scoppiò l'insurrezione dt:!Li Valtellina con le sollevazioni di Chiavenna, di Sondrio e della Val d'Intelvi, anche il Medici tentò, con alcuni Volontari, di tornare in Lombardia: ma l'insurrezione venne ben presto domata ed egli dovette riparare nuovamente in Svizzera, da dove, nei p rimi giorni di dicembre, si rccc) in Toscana, seguito da alcuni Volo ntari veneti e lomhardi. 11 G r~mduca Leopoldo II abbandonò Firenze nei primi del febbraio 1849 per rifugiarsi a Siena ed il popolo affidò il (;overno ad un Triunvirato, composto, come è noto, dal Guerrazzi, dal Montanelli e rial Mazzoni. A Firenze accorse anche il Mazzini; mentre il Grandu ca da Siena pass;1va a Santo Stefano e quindi, ospite dei Borboni, a Gaeta. In Toscana il Medici costi tuì una Legione per parteci pare alla campagna del 1849 ìn Lombardia; ma, giunta la notizia della disfatta di Novara, decise di condurre i suoi Volontari alla difesa di Roma, do\'e già si era recato il Mazzini.


Dopo lunghe e faticose marce, i Volontari giunsero a Roma il maggio 1849 ed il Medici potè riordinare la sua Legione, trasformandola in un battaglione su tJUattro compagnie. Il battaglione fu chiamato prim,i <• Battaglione Volteggiatori lomb,irdi >> e poscia << Battaglione Volteggiatori italiani >i e, come vedremo, partecipò con molto valore alla difesa della Repubblica Romana. 1(i


XIII.

LE FORZE MILITARI LOMBARDE NELLA GUERRA 1848-1849 Ora che abbiamo ricordato k gesta <li Giuseppe Garibaldi e <lei suoi seguaci nel 1848, possiamo prendere in esame l'azione svolta, durante la prima guerra per la nostra indipendenza, dagli altri Corpi di Volontari che si costituirono rapidamente in tutta l'Italia; ma più specialmente in L-0mbardia e nel Veneto. Fra i Corpi di Volontari nella prima guerra per l'Indipendenza nazionale (1848 - 1849), ricorderemo anche quelli appartenenti all'Arma di Artiglieria (Artiglieri ausiliari veneti, Artiglieri chioggioti, _<\rtiglieri italiani da campo, friulani, padovani, trevigiani, vicentini, Artiglieria lombarda, Artiglieria terrestre veneta, Cannonieri del Drenta, Cannonieri buranclli e Cannonieri palcstrinotti), dei quali ci basterà dire che concorsero al1a difesa di Marghera e di Venezia, così come b batteria svizzera partecipò alla difes~ di Roma nel 1849. In modo analogo, essendo dedicata quest'opera esclusivamente alle Fanterie, ricorderemo soltanto con poche parole i reparti di Cavalleria costituiti . da Volontari (reggimenti Dragoni e Cavalleggeri lombardi, Cavalleria civica romana, Cavalleria ,•eneta, Legione Guide civiche, Lancieri del Masina, Ussari italiani) ed i reparti Volontari del Genio (Genio marittimo, Genio e Zappatori lombardi, Zappatori civici di Bologna, Zappatori e pionieri di Ancona, Zappatori veneti, Brulottisti del Tevere, ccc.). Per amore e dovere di brevità, non ci indugeremo neppure sulle vicende - del resto incerte e poco feconde ai fini del Risorgimento nazionale --- cli quei reparti di Volontari, la cui attività non ebbe alcuna importanza: o pcrchè si sciolsero appena costituiti e gli uomini che li formavano andarono a far parte di altri Corpi, o perchè assunsero, appena sorti, altri nomi ed ebbero, come le Guardie civiche e le Guardie n azionali, un'importanza soltanto locale od, infine, perchè non ebbero occasione <li partecipare alla prima guerra per la nostra indi pendenza.


Ci limitnemo. per conseguenza, a ricordare le gesta di quei reparti che. per il numero dei componenti e per l'azione svolta, acquistaron o una maggiore imponanza o che comunque parteciparono valorosamente a ttualche fatto d'armi. E ciò no n senza avvertire i nostri letto ri che non ì.: certo facile raccogliere sufficienti notiz ie per ciascun Corpo di Volontari. visto che essi spc~so combatterono riu11i1i in Unit} di maggiore forza ed ;i volte insieme con i reparti delle truppe regolari. L1 r~1pida costituzione di così numerosi Corpi di Volontari, alcuni impro\'\Ì sati all'appello del Governo Pro\'\'isor io lombardo, altri dovuti alle spontanee iniziative dei singoli, si presta intanto ad una con~ider;1;,.io11c , hc si riferisce all'efficacia delle nostre tradizioni, a volte off11~c11 r daik vicende e dal tempo ; ma non mai spente nei ricordi del 110,1 ro popolo. Efficacia per b qnalc nei Comuni della Loml1.1 rdia. imp rov\'isamente liberati per la ri\'oluzionc milanese dal giogo :i11~1riac", la Milizia nazionale si costituì per porte u per parrocc hie. prccis:1mc111c come era _già avvennto a Milano e nei liberi Comun i i1 :il i:111 i nell'alto medioevo. Lo s,c~~o rn lw delle tradizioni indusse, nel i848, a rin novare n 1 ntr<' ~ 1i Au ~tria~'.: in Pontida :I gi11ramn1t,, già fatto, sette sc.::oli pri ma. d:1i ra ppresentanti ddl e cin:\ ddla Lega Lombarda. contro Federico lbrh:1rossa. :\cl ric::rd :in.: i Corpi di Volont.1ri cù~titu iti in Lon1hardia nel .184~ tcr n:m o ,onto delle considerazioni del Rrancaccio ( 1), il quale. nella ~li.I opn:1 piLt nuta, cncò di riassumere l'atti\'ità dei singoli repan i \·ol o nta ri L' di inquadrarli ndle Unità !1iù imp:manti dcll'c<ercito picmnntc~c.

Q 11:111do, mctllrc la rivolu:1.ionc dd 1848 e ntusi,1srn ava ancora gli :mimi nell'illusione d i poter vincere d ciinitiv.1111e111t eu )i Amlriaci, si . costitui ro no in Lornb,udia t:inti Corpi di Volontari , il Governo Provvi sorio affidò al · gt:ner;1le Alkmandi l'incarico di riordin;1rli e di costituirne un Corpo. che potesse p:1rtcciparc ;11l e operazioni, schierandosi sul fianco sinistro dell'esercito picmo ntc~e. L'A llcmandi riunì, il 6 aprile. a Monti chiari. quanti Capi di Volo ntari potè e coi loro reparti forme> <.lllattro colonne (1 "_ Manara : ( 1;

Cir.

BKA:-;CACcto: " 1: Escrc ito

del \·ccdiio

Pil·llH•nll.: .,.


2', Arcioni; 3", Longhena; f, Thannberg), con le quali intraprese le operazioni nel.le Giudicarie; mentre altre colonne, che si erano riunite in Milano, vennero dirette al Tonale ed allo Stelvio. Le operazioni nelle Giudicarie non ebbero esito favorevole e, dato il disordine verificatosi fra i Volontari, il Governo provvisorio dispose, il 21 aprile, che le colonne venissero riunite presso Brescia, per venire riordinate, e che il generale Giacomo Durando sostituisse l'Allemandi. Le Legioni tornarono, infatti, a Bresci,ì; ma quasi tutte si sciolsero. Si era intanto iniziata l'organizzazione dei Corpi regolari di Fanteria, Cavalleria, Artiglieria e Genio, non soltanto a Milano ; ma anche nelle altre principali città della Lombardia: Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Como, Pavia. Alla fine dell'aprile si ebbero, infatti, i Corpi di truppe regolari sotto indicati, posti al comando del generale Teodoro Lcchi (1), la cui costituzione venne ordinata dal Governo provvisorio il 31 maggio. Truppe regolari: -~ a Milano: 2 reggimenti di Fanteria; 2 reggim enti di Cavalleria; 2 batterie d'Artiglieria ; 1 hanaglione del Genio; a Brescia 3 reggimenti di Fanteria : a Lodi I battaglione <li F anteria ; :i Cremona I battaglione di Fanteria ; a Como I battaglione di Fanteria; a Pavia 1 battag lione di Fanteria; a Bergamo r battaglione di Fanteria. Truppe Volontarie: -..:, fra Val Sabbia e Salò: il battaglione Manara; 2 battaglioni Cacciatori della Morte (A nfossi): il battaglione Borra ; il battaglione Thannberg; allo Stelvio ed al Tonale: alcune compagnie ; --- con l'csercilo piemonkse: piccoli reparti. ( 1, Tt<>doro Lcchi nac,1u:: a Bresc ia nel 1778 e partecipò a tulle le g uerre napoleo niche. In ciuclla del 1812 co m:rndò la Cuarclia Rea le ed in <pidb del 1813 la 5• Divisi(J11c dell'eserci to del Regno ft alico. Nella prima delle Cinque G io rnate di Milano si trovarn al Broletto e venne fatto prigionicro dagli Austriaci. Il : 6 m:irzo 1848 fu no min:ito Generale in capo cli tutte le forze Jdb Lo m bard ia. per u nire - ro111c diceva l'apposito D ecreto dd Governo provv isorio " le g loriose tradizioni dell'epoca milita ri.: napoleonica ai nuovi fasti, ch e: , i p reparane, alle armi italiane n ella g ran lotta per b lih~rtà » . Noi lo abbi amo _già ricordato nel lii \'Cll11mc di (p1csl'opera.


186 La formazione dei Corpi regolari procedette con difficoltà, non per m ancanza di personale, perchè se ne ebbe numeroso dai Lombardi già al servizio dcli ' Austria e dalle classi di leva chiamate alle armi ; ma per deficienza d'armi, di vestiario e d'istruttori; il Governo provvisorio fece ingenti sacrifìzi per provvedere il necessario cd inviò speciali missioni in Svizzera ed in Francia per fare ~cquisti; ma per ragioni politiche ottenne poco e tardi. Per l'istruzione del personale furono chiesti graduati al Piemonte, il quale mandò in Lombardia alcuni ufficiali cd i battaglioni Deposito e s'istituì in Milano un battag lione d 'istruzione. Si riorganizzarono inoltre, nel maggio, i Corpi irregolari superstiti, i lJUali furono riuniti in battaglioni di 500 uomini e, tranne alcuni reparti rimasti con le truppe piemontesi, vennero divisi fra il Corpo di val Sabbia, comandato dal Durando, e quello del T<rnalc e clello Stel vio. comandato dal D 'Apice. Giunti i battag lioni di Deposito picmonte~i in Lombardia, vi fu incorpor:11:i parte degli uomini dt lc\•a ) circa 10.000) mentre le altre n:clut c cost ituirono battaglioni nuovi, quasi tutti privi di armi e di ve~tiario: hattaL'. lioni, con i quali vennero formati nel g iugno altri 2 rc~g!n1cnti di !inc:i . Dccis;1 dal Governo provvisorio la for mazione dell'esercito lomhardo. \'iniziò IÌ.n dal 26 marzo la costi tuzione delle seguenti Unità, sulle l111:i!i rt puti:imo opportuno dare <}l1,1lchc cenno m ~no ~intetico. ,., rc'ggrmc'IIIO di linea lom bardo, che alla m età di aprile constava già d i "i han.iglioni, dei quali il V composto di uomini già apparte, 11cnti al 2_3" reggimento di Fanteria austriaco, che aveva il suo Deposito a Cremona. li I i giugno il 1° reggimento partì per il campo, fo rmato su 4 battaglioni e ve nne sciolto il 16 settembre. 2 ·' rcg!!,Ìm ento rii linea. Si formò nel g iugno a Brescia, con uomini di leva di quella provincia, e dal Com itato di qudla città fu desig nato anche come 1° reggimento bresciano di linea, denominazione che troviamo nel Catalogo della R. Armeria di Torino, · dove si con~crva un 'asta di bandiera priva del drappo. Questo reggimento non prese parte ad alc un fatto d' armi e fu sciolto anch'esso i n ,ettembre.

t

reggimc·11to di linea. Fu o rganizzato a Milano ai primi d'aprile con un nucleo di Volontari genovesi cd ai primi di gi ug no constava


di 3 battaglioni; prese parte alle operaz1on1 intorno a Mantova e venne sciolto in settembre.

4° reggimento di linea. Venne formato al principio d'aprile con soldati bresciani già appartenenti al III battaglione (Deposito) del 38° reggimento di Fanteria austriaco, di guarnigione a Brescia. Completato con Volontari bresciani e con la denominazione di 1" battaglione bresciano od anche di 1° battaglione di Guardia nazionale bresciano, resistette agli Austriaci in val Sahbia, dove si compartò con onore e, coi rinforzi giuntigli da Brescia, formò, ai primi di luglio, un reggimento di due battaglioni che fu detto 1° reggimento Guardia nazionale mobile bresciana. Il 6 luglio però il Ministero della Guerra lombardo stabilì che il reggimento venisse ordinato come quelli della Fanteria regolare e denominato 4° di linea. Congedata gran parte dei Volontari ed incorporando uomini di leva , il reggimento venne ricomposto su tre battaglioni; ma non arrivò in tempo a prender parte ad azioni belliche e fu sciolto. Il Brancaccio dice che, con gli uomini del 1°, 2° e 4° di questi Corpi regolari di linea, si formò più tardi in Piemonte il r9° reggimento di Fanteria piemontese; mentre i soldati del ~· reggimento lombardo costituivanv 4 .:ompc1gnic del 23° reggimento. Per la Fanteria di linea c'erano, inoltre, in Lombardia, 5 battaglioni Deposito, ai quali affluivano le reclute esuberanti alle necessità dei Corpi in formazione. Il 1 ° battaglione in lugl io prese parte alle oper.a zioni col 3° reggimento di linea , seguendone poi le sorti. I b;1ttaglioni II, III e IV si formarono anche essi nel luglio, m entre il V venne formato dopo la ritirata. Sciolti il 16 settembre, i battaglioni Deposito concorsero al completamento dei reggimen ti 19° e 20° di Fanteria dell'esercito sardo - piemontese. 1° reggimento Cacciatori lombardi. Venne formato in Brescia ai primi di maggio ed un mese dopo aveva tre battaglioni, di cui uno di Deposito. Dopo aver partecipato alle operazioni nella val Sabbia, ritiratosi nell'agosto col Corpo del Durando cui era stato assegnato, per il territorio elvetìco passava in Piemonte, trovandosi' il 31 agosto a Novara. Sciolto il 16 settembre, concorse a formare il I battaglione del 20° reggimento Fanteria sardo.

Battaglione Istruttori. Venne formato a Mi.lana su 4 compagnie per Decreto del Governo provvisorio del 27 aprile e doveva procurare ufficiali e sottufficiali alle truppe lombarde. Promossa cd inviata


188 ai Corpi g ran parte del suo personale, rima se solamente una Compa~nia di Istruttori che, lasciata Milano il 6 agosto, si sciolse a Vercelli ~;n so la fin e di settembre.

Corpo delle Cmmlù· di Finunw. 11 9 maggio il Governo provvisorio ne auwriz zav:1 la formazione e si cominciò col riunire 120 uomini in una compag nia a Milano. Queste Guardie, alla dipendenza del Thannberg, fecero serviz io agli avamposti in val Sabbia e d_iven ncro c irca un battaglio ne che, nell 'agosto, potè ritirarsi in Piemonte,

d<We con altri drapp::lli di Guardie si formi'i un Corpo di Cuardie di Finanz :1 lombarde.

iù:ggimc11to Dri., goni. lYordim: del G o verno proyv1so n o s1 istiil 29 marzo, in Milano due D e positi: uno per un reg gimento Dragoni e l'al tro per un reggimento Ca vall eggeri. Alla m e t;Ì di a pr ile il Deposito Dragoni (caserma di San Sempl iciano) contava g ià 2. co m pag ni e con 250 uomini e 120 cavalli _ A ssegnatig li (Juali zone di recluta m e nto i distre tti di Led i e di Hrc~ci:1, a m età lugl io il rcgP_i mcn,o ra!!!!iung c,·a, coi contin!_!cnti di leva. quasi 600 uomini: ma ;v,n ri u<CÌ av; rc più di 250 c:;\':i!li , così che: dei sci squad ro n i. si potcrnrn, m on tare solo il 1° cd il 2· cd cyuipaggian; sufJicicntcm cntt :1pp:: n:1 il 1" . 11 lJUale. defin ito , mobile ", bsciò Mibno il 2 0 lug lio per r:i.~~ iun:;:.:rc la DiYision c lom b:1rda Pc rron c ; ma 11 0 11 si spin se ol tre Cremona t·, coinvolto nella rit ira ta, ripiegò su V ercelli. Il rcsro del reggimento cr;1, il Lf luglio, a Crema: ma , per L1pprossimarsi degli Austriaci , si tra!>fcrì a Vigevano ..:on 400 uomini c 200 cavalli ed, uni w si coE1 al reggime nto Ca\'allcggi.:ri lom!iardi, proseg uì per V en;1ri;1 Reale (T orino), arri vandovi il IO agosto. Andato poi a Savigl iano, dove lo rag giunse il I"' S(Jlladronc. passò 111 seguito .1 Stu p ini g i. Prima che s'iniz ia sse la campagna del 1849 . pariÌ rn d ue ~tJtudroni per Aro na , ag greg;tto all a brigata Solaroli e ritornò poi .t Stupinigi, don:. nell'aprile, i Lombardi dovcttcrn ve n ire co n gedati. Il reggi mento, ridotro a .3 ~o li squadro ni , incor porò i l i'' giugno il reggime nto Cavalleggeri, formando con esso il j" reggi m e nto Ca vall cri:1 ckll'csercìto piem o ntese. t uirnn o,

~;d

l<eggim ento C'twallegxa i lom bardi. Se ne forme\ il Deposito il .29 marzo. contempor:rnean1ente a l)Ucllo del reg gimento " Dr-agoni l' , ndla caserma di San Simpliciano, a Milano . Ai primi di aprile, poichè dispo neva d i 274 uomin i e 64 ca valli. ve nnero fornuti due sc1ua-


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droni ed il Corpo prese il nome di Reggimento Cacciatori a cavallo o di Reggimento Cavalleggeri Pio JX. Gli vennero assegnate come zone di reclutamento le provincie di Como e di Cremona. Doveva avere sei squadroni; ma non riuscì che a montare il primo, che il 27 luglio lasciò Milano, per raggiungere la Divisione lombarda Perrone ed unirsi al già ricordato squadrone di Dragoni, col quale, nella ritirata, si recò a Vercelli. Il rimanente del reggimento, trasferito agli ultimi di luglio a Lodi, giungeva il 1° agosto a Vigevano con un complesso di 6oo uomini e 300 cavalli e da lì, come già fu detto pei Dragoni, and<'> a Stupinigi, raggiunto dal suo J'' squadrone. Ivi fu o rdinato su 6 squadroni e rinforzato con Piemontesi ed, al principio di. marzo del 1849, partì per Alessandria e quindi prese parte alla campagna, senza avere occasione di combattere. Sciolto in forza della determinazione r 4 maggio e fuso coi Dragoni lombardi , formò il 7° reggimento Cavalleria dell'esercito sardo.

Corpo delf'Artiglieria lombarda. Col materiale abbandonato dagli Austriaci a Cremona C(I a Pizzighettone, l'ingegnere Pietro Guyet, per incarico del Comitato di guerra di Cremona, costituì una batteria da campagna ed una d'assedio che, con un certo numero di cannoUn uffìciale dei Cc,. valleggeri lombardi. nieri e di cavalli, potè alla fine di marzo trasferirsi a Milano, dove s'aprirono gli arruolamenti. Oltre a quello austriaco, si ebbe altro materiale, con acquisti fatti in Svizzera e con offerte di privati. Il Governo provvisorio potè quindi prescrivere che il C orpo si componesse di 2 batterie da battaglia, una da posizione cd una D eposito. Alla fine di luglio si stava organizzando anche una batteria da montag na. La batteria Deposito in Milano aveva artificieri ed operai e provvedeva al serviz io delle colonne muni zioni. Alla fine d( lug lio fa forza del Corpo era di rooo uomini circa e di 6oo cavalli e si calcolava di farlo partire pcl campo a metà agosto; ma le sconfitte lo costrinsero ad attraversare il Ti cino, riuscendo a riunire in Trecatc 47 pezzi, 327 cavalli, 257 uomini e 90.000 cartucce per Fanteria. La T~ hatteria da battaglia e la 3" da posizione ebbero occasione di far fuoco il 20 ed il 2 1 marzo


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1849 nei pressi di Mezzana Corti; la 2 " batteria da battaglia, addetta :ilb brigata Solaroli, si trovò alla battaglia di Novara; ma non ebbe occasione di far fuoco. Col Decreto del 12 aprile tutta l'Artig lieria lmnbarda venne sciolta e congedata. Corpo del Gmio lomhardo. Alcuni ingegneri civili ven nero dal Governo provvisorio nominati ufficiali del Corpo cd addetti. alle for7.c inc;iricatc della difcs:1 della linea m ontana. Nel m aggio si iniziò in Milano e poi :i Monza la formazione di un battaglione Zappatori del Genio. Le 2 compagnie costituite in giugno divennero 3 nel lug lio; una quarta fu compost~, coi distaccamenti già operanti ai valichi dell o Stelvio e del Tonale. I superstiti di queste compagnie che poterono p::issan.: in Piemonte formarono il 14 settembre io Alessandria una compag nia , incorporandovi anche i Pompieri milanesi. Essa pas~ù il 16 marzo 1849 a far parte del reggimento Zappatori sardo e partecipò ::illa campagna con la Divisione lombarda, seguendo la po~c ìa ìn Liguri:i. per Yrnirc poi sciolta a Novi il 15 maggio 1849. Scrw/,1 M ilitare dJ San Luca. Istituita il 2(, marzo, vi ,·ennero ;111 111 1n~i ingegneri e studenti di matematica col grado <lì st:rgentc, che furano poi promossi ~'ottotenenti nelle diverse Armi. Una compa:!nÌ:1 allie,·i partì da Milano col 1 " battag lione di Guardia nazion:1lt: mubiliuata, g iungendo ìl 13 g iugno a Venezia, dove, ripartita tra Malghera, Tre Porti e Chioggia, si distinse ndb diks:1 dì 1..1uelle opere, pn \Cioglicrsi soltanto :illa caduta dell a città.

Corpo degli Studi. Un Decreto del Governo provvisorio del 24 aprile ne stabilì la formazione e già il 20 maggio gli studenti iscritti erano 1220, riuniti in 2 battaglioni, che presero il nome dì Legione. Il Corpo partecipò al tentato investimento di Mantova e, quando le forze regolari sarde inizi;irono la ritirata, raggiunse Vercelli, ridotto a .354 uomi ni.

Guardi(/ naz ionale lombarda si mobilitò perchè i componenti più giovani e più robusti potessero partecipare alle operazioni di guerra. li 29 maggio partiva da Milano per Venezia il I battaglione, composto di 5 compagnie cd accompagnato dalla già ricordata compa,:m ia allieri <li San Luca, con la quale il battaglione gareggiò in prove di valo re durante l'epica difesa della lag una veneta.


Oltre a disparre dei reparti sopraelencati, detti regolari, il Governo provvisorio di Milano dispase, come vedremo dalla composizione delle Divisioni lombarde, anche di altri reparti di Volontari e cli Guardia nazionale, costituiti a Milano, a Pavia ed a Bergamo.

Guardia nazionale milanese. Il Regolamento organico per la Guardia nazionale milanese, pubblicato dal Governo provvisorio il 17 aprile 1848, prescriveva che la Guardia nazionale dovesse costituirsi in Legioni, ciascuna su 3 battaglioni. Ogni battaglione doveva avere la sua bandiera e venire formato da 4 compagnie di roo uomini ciascuna.

Guardia nazionale pavese. Cominciò a formarsi in Pavia il 20 gÌugno, in seguito ad un Decreto del Governo provvisorio, e doveva comprendere anche la compagnia Volontari pavesi, che fin dall'aprile operava insieme alle truppe sarde. Invece, il 26 luglio, il battaglione lasci<'> Pavia per Como per aggregarsi alla colon11.1 ,li Garibaldi e si sciolse, probabilmente, dopo Morazzone. Guardia nazionale mobile di Bergamo. A Bergamo si formarono, fin dal 24 marzo, vari reparti di Volontari che, riuniti alla fine di aprile Ufficiale dei Bernel J battaglione Volontari bergamaschi, furono saglieri lombat"di. mandati a difendere il Tonale. Il 1° maggio si cominciò a formare un secondo battag lione di Guardia nazionale mobile che, imieme al primo, doveva costituire una Legione. Il II battaglione non ebbe però le armi che alla metà di luglio e solo allora patì: raggiungere anch'esso il Tonale. Nei primi deH'agosto 1a maggior parte di questo battaglione venne ad unirsi alla colonna Garibaldi; il I battaglione, invece, dislocato allora verso lo Stelvio, seguì la colonna Griffini, attraversò la Svizzera e giunse il 5 settembre a Vercelli, ridotto a 3 compagnie. Costituì allora il XII battaglione provvisorio, che il 16 settembre contribuì a formare il III battagliom: del 20" reggimento Fanteria sardo. Ai primi di giugno venne decisa la formazione di una 1" Divisione lombarda, clc~tinat;i ad operare con l'esercito piemontese: fu


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posta al comando del gcrn:rale Pcrrone e si com Pose di due brigate; le prime sue truppe cominciarono a partire da Milano il 17 giugno e b Divisione operò intorno a Mantova.

Alla fine.: di t'>criuo-no, le forze ore-.anizzatc dal Governo J>rovvisorio b dcll:i I .omli:inlia costituivano: - la Divisione Perrone: 8000 regolari, 200 cavalli, r2 cannoni; - la Divi~ionc Durando: 2478 irregolari , 9 cannoni. Frano, inoltre, alla dipendenza dd D'Apice: - alìo Stelvio: 676 regolari, 543 irregolari; - al Tonale: 799 regolari, 572 irregolari cd n cannoni. Erano infine presenti: - nei battaglioni piem:intesi di Deposito circa 12.000 regolari; - nei Depositi delle città lombarde: circa IC>.ooo regolari, 150 uvalli, 1 2 cannoni; con un totale generale di V-475 regolari, ~593 irregolari, 350 cavalli, 44 can n<>ni (1). I. ~

Nel ..:orso del 111t:: ~e di luglio si potè a gr:rn stt:1110 :trrnarc ancora qu:1lchc b:maglione ; ~i vollero riunire le Guardie nazionali; ma si dovette rinu nciare in p:1rte a tale progetto poichè molti dei Consigli comunali si rifiutarono di sopperire alle spese. Si cercò di approfittare dei molti Volontari veneti, romani, emiLi;rni, toscani, napoletani, che ::, vevano sino allora militato nel Veneto e che, in quel mese, incominciarono ad affluire in Lombardia. Il Governo voleva formarne alcuni battaglioni , ma non potè servirsene che parzialmente, molti avendo preferito to rnare ai loro paesi; altri, appena riuniti nei rcp;1ni , voliere, to111art: a Venezia cd altri infine erano nell'impossibilit~t di combattere, per gli impegni assunti alle capitolazioni di Vicenza e di Treviso. ( 1) Qucstt: almeno sollo le cifre date d ai riepiloghi gener:1li forti al Ministt: ro dcll:i Cucrr:i lombardo; o(corre tcnc:r presente che circa 22.000 uomini non an:vano :innamcmo e per uniforme portavano una casacca di tda; che

inoltre il nu111cro dei disertori era considerevole, tanro che lo si calcolava in media :id '.-·~ Jcll:t fo rza .


1 93

Alla fine di luglio le forze militari organizzate, a malgrado di tante difficoltà, dal Govern<) provvisorio, erano le seguenti:

Divisione Perro11e: 1" reggimento di linea (Sessa) 4 battaglioni 3° reggimento di linea (Grif fìnì) 3 battaglioni Battaglione Volontari di Como (Bagolini) 1° squadrone Dragoni lombardi (Guicciardi) 1° squadrone Cavalleggeri lombardi (Guicciardi) 1 ' batteria d'Artiglieria lombarda (Bellezza) . 1 ° battaglione di Deposito (Marenco) . Legione degli studi (Pasotti) . Bersaglieri mantovani (Lon'.;oni) Divisione di riserva piemoutc.,c: Leve lombarde incorporate nei battaglioni di Deposito Colo,ma Cri/fini (Brescia): 2 " reggimento di linea bresciano (Ramliosio) . Cacciatori della Morte (Masserani) . 2" batteria d'Artiglieria lombarda (Bonclli) 4" reggimento di linea (Reretta) Divisione Durando : 1" Legione (Manara) :2" Legione (Borra) Battaglione Guide del Tirolo (Thannberg) Compagnia Doganieri Trotti 1° reggimento Cacciatori bresciani (Cavagnolo) Battaglione cremonese (Tibaldi) Battaglione tridentino Batteria d'Artig lieria bresciana 2 v;1pori sul lago dì Garda Colonna Garibaldi: Legione trevigiana Battaglione guardie mobili di Pavia

14.

ll0111 lll1

2.295

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2 .400

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718

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100

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77 1.084 1.477 :2II

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1. 282

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2 .500

1.8oo r.800


1 94

A 'Venezia: Battaglione

Guardia

nazion;1lc

lombarda

(Noaro) Compagnia allievi Colkgio militare d i S. Luca

UO m lll 1

,,

Hoo 150

/ I lk rgam o: Battaglione rnscrilti (Crotti) Jh ucria d'Artiglieria della G uardia nazionale

380

(Ccrignaco)

IOO

A Pavia: Battaglione cx militari (Piazza)

,1

700

Al To11ale: Bauaglionc Guardia nazionale mobilizzata di Bergamo (Bottazzi) Battaglione dei Veliti

Allo Steli-io: Battaglione valtel Iincse

572 "

350

(C asci ì

A Mila 110: Mini~tero della guerra nl ufhci vari (Sobn:ro) Stato Maggiore gt·1wr;1]c ckll'esercito (lechi) Ispettore gen erale dclrc~crc ito Ispettore gennak dd Corpo d'Aniglicri;i (Pcttineng1,) Comando della piav.a, ron una compagnia addett:i . BaLLaglionc deg li istruttori (Della Campana) Battaglione cli Deposito (Dosio) . 2 battaglioni , composti di fuggiti \'i dal Corpo · di ri ~cTva ( Ardoino) Baltaglione Volontari lombardi (Barr ieri) Battaglione Zappatori del Genio (Cadorna) 3 b ;1l"lrric d'Artiglieria (1 da montagna, .2 da campo) Compagnia del Treno di provianda (Bianchi) Squadrone Guardia nazionale mobilizzala Reggimento Dragoni (Solera) Reggimento Cav;tlkggeri (Caccia) .

500

1 00

,)

25 5 4

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.:.i 17

1.32 7 (non si pll('> preci s:1 re) >I

72 5

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32 1

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-6~) 92

75 455 444


1

95

Ne/Ie provincie: Gendarmeria Guardie di Finanza

UOtnlfll

)) Totale

1.192

310

uom1m 58. 330

Tutti questi Corpi ripiegarono nell'agosto 1848 durante l'offensiva austriaca e, dopo le giornate di Milano, raggiunsero per diverse vie il Piemonte, considerevolmente ridotti di forze per le numerose diserzioni dovute alla delusione imposta dalla sconfitta. La Divisione Perronc cd i reparti che erano a Milano vennero riuniti. coi reggimenti provvisori piemontesi in un Corpo agli ordini del generale Olivieri e si recarono a Trecate, ove giunsero il 7 agosto . La cokmna Griffini, alla quale si unirono alcuni reparti della Divisione Durando, altri dì Bergamo e truppe del Tonale e dello Stelvio, si ritirò per la val Camonica, entrò in Svizzera a Poschiavo, dove depose le armi, e quindi per Samaden ed il San Bernardino scese a Locarno, giungendovi alla fine d'agosto. La Divisione Durando, per Bergamo e Monza, arri vò il 23 agosto a Novara. Tutti gli altri Corpi isolati e gli sbandati vennero inviati a raggiungere il Corpo Olivieri. L'8 agosto fu concesso, a tutti i Lombardi che lo vollero, di rientrare ai loro paesi. Si avvalsero di tale disposizione quasi tutti gli uomini di leva che erano nei battaglioni di Deposito e, con tutto il personale lombardo che rimase, si formarono battaglioni provvisori, i quali composero una 1• Divisione lombarda, agli ordini del generale Perronc, e cosl ordinata:

J"

brigata Poerio (1): I battaglione provvisorio; II battaglione provvisorio; lii battaglione provvisorio: squadrone Dragoni - squadrone Cavalleggeri.

4' brigata Dosio: I battaglione prov,·isorio; II battaglione provvisorio. (1) La In e !a 2,. brigata erano formate dai battaglio ni di Deposito piemontesi e costituivano la Divisione mista.


No n era pcn\ fX)Ssibik procedere in Trccatc ad un completo riordinamento dei Lombardi, a causa della vicinanza alla frontiera. Concluso ~1uindi, il giorno 9, l'armistiz io, il Comando ge nerale dell'esercito piemontese ordinò che le trnppc lombarde costituissero un Corpo d 'Armata così com posl{l:

(,'rot·iato t'Ù·entino 1;: r;uardia ,:11·,,·,,

,,_,,rolc:an,,

(1848 - 1849).

I .

lJi\'isionc:

2" Divisione Durando ( non ancora :,:, <riunta);

che w nisse di slocato col Q uartier Generale e b .:!' Divisione a Novara e la 1 ' D ivi sione a Vercelli. Si diede ordine a tutti i Corpi isolati lombardi di raggiungere Vercelli cd il generale O livieri venne incar ic:1to del riordi nam ento di q ueste truppe.

t


1y7

La 1;' Divisione giunse il 12 agosto a Vercelli, ove si trasferì anche il generale Olivieri; la 2 " Divisione arrivò a Novara il 2~ : il reggimento Dragoni e quello Cavalleggeri furono mandati a Savigliano. A misura che giungevano i Corpi isolati e le truppe che avevano attraversata la Svizzera, si formavano nuovi battaglioni provvisori, i quali ebbero una numerazione progressiva e furono raggruppati in brigate, la cui composizione variò di frequente. Tutti gli ufficiali che risultarono esuberanti vennero riuniti in Depositi. Alla fine di agosto il Corpo d' Armat; lombardo era così formato: I

,

Divisione Poerio I"

2"

Uffìciah

brigata Dasio: battaglione I battaglione Il III battaglione IV battaglione

provv1rnr10 provv1sono provv1 sono provv1 sono

:29

brigata Fanti: battaglione VI battaglione VII battaglione VIU battag lione

provv~sor'.o provv1sor~o provv~sor~o provv1sono

V

2 ''

01crcclJi): Tr1 1ppa

C.w,11/ì

354

34

531

28

2

19

359

-1.0

535

34 :26

{F 240

35

354

55

JJivisiom· Durando (Novara): Colonna Doganieri Cacciatori bresciani Volontari cremonesi r" battaglione Volontari Corpo Guide dd Tirolo Legione tridentina 2" L egione lombard:1 2° battaglione Volontari Artiglieria

5 50

4o9

24

1.477 296

21

445

18

2

16

228

77

30

769

19

502

4

I lO

5

18~

Armi diverse Faà rii lfr,m r; (Vercelli): Gendarmeria lombarda Pompieri Doganieri

lO 2

72

1) 2


198 l.:j{,cù,I,

Bersaglieri mantovani Compagnia istrutto ri Artiglieria Provjanda Cavallegge ri Dragoni Deposito ufficiali a Biella D eposito ufficiali a Ivrea Rcggimcn to Dragoni Reggimento Cavalleggeri Totali

9

T,·ut•ta 2

<:111111/i

35

I2

156

50

447

385

10

3

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7

73

90

120

104 2 Il

1

744

97

9 .142

)~8-i

Tutte lJUCstc truppe mancavano, ìn generale, di disciplina, così che g li atti di insubordinazion e erano molto frequenti e, secondo il Hranc1Cci11, d ;1tn il disordin e amministrativo_. riusciva assai difficile perfino il controllo della forz a e delle paghe. D eplorevoli poi erano le condizioni del vestiario e

dell'equipaggiamento, poichè la maggior parte dei soldati lombardi era no e ntra li in campagna con una semplice tenuta di tda , ormai ridotta a brandelli. Nè era possibile provvedere con la necessaria sollecitudine , <lata l'incertezza dell a situazione e la diffidenza del Governo piemontese, il quale non era ben certo delle intenzioni e dei propositi dei Volontari. Gravi disordini si dovettero lamentare a Novara da parte delk truppe ddla Di visione Durando, tanto che il governatore della città dovette proporre al Ministero di mandare la Divisione stessa nell 'interno dello Stato ed il sindaco di Novara dichiarò di non poter più rispondere dell'or, dine pubblico. Come se q uesto non bastasse, il 2 settembre il battag lio ne cremonese si ammutinò per una questione di paghe, si avviò verso VerUn soldato Jdl'Ar 1iglieria lombarda cc:lli e rientrò a Novara soltanto per l'opera dì persuasione svolta dagli ufficiali, che si erano nel 1848 .


I

<J <)

affrettati a raggiungerlo. Fu quindi necessario trasferire la Divisiorn.: a Trino. Tuttavia, a forza di cure, la disciplina e l'addestramento delle truppe migliorarono alquanto; m a gravi rimasero sempre le condizioni di queste truppe anche per gli alloggiamenti.. A Vercelli, dove era concentrata la maggior parte di esse, molti ufficiali non avevano letto e dormivano sotto i portici della piazza principale. Per quanto riguarda il vestiario e l'equipaggiamento, il Governo non potè mandare neppure un capo di corredo; tanto che, ad un:i. rivista, il geneJale Olivieri dovette assistere allo stìlamento di interi battaglioni a piedi scalzi. Fu possibile provvedere in qualche modo a tali deficienze soltanto alla fine di settembre. Per gli ufficiali lombardi venne costituita una Commissione di scrutinio per vagliarne i titoli. Per la truppa si invitarono i soldati ad assumere la ferma di tre anni e tutti coloro che non vollero assoggettarsi a questa condizione furono licenziati. Ridotto così il personale, si procedette, il 16 settembre, ad ordinare le truppe lombarde secondo le norme in uso nell'esercito piemontese e si costituì la Divisione lombarda con la seguente formazione : Brigata Fanti: 1 ° reggimento Fanteria , 20° reggimento Fanteria, ognuno di tre battaglioni, ogni battaglione di quattro compagnie ordinarie e di una scelta. Corpo misto Thannberg: Battaglione studenti; Battaglione di Doganieri ; Compagnie Bersaglieri tridentini ; Compagnia Guardia nazionale bergamasca. Gendarmeria. Per formare i reggimenti si dovettero amalgamare i diversi battaglioni: il che causò tale malcontento, che una Commissione d'ufficiali, con a Capo il generale Poerio, si presentò direttamente al Ministro. Per questa ragione, ed essendo rimasto disponibile un gran numero di ufficiali, il Ministro ordinò di procedere ad un nuovo ordinamento della Divisione lombarda, riducendo i battaglioni a 4 compagnie, la cui forza venne dimezzata.


200

[n conseguenza d.i Llucsti ordini, la Divisione lombarda assunse, il ,·· ottobre, questa nuova form:izione: Maggiore uom1111 56 cavalli i, 11)" rcgg11nrnto Fanteria 1.284 20" reggimento Fanteria 1.464 2 1 reggimento Fanteria 1.390 .. 22" reggimento Fanteria I +!<J fb ttaglionc Bersaglieri (poi VI h: 11 . taglione Bersaglieri) 637 l-\att:1glionc studenti 213 Battagliont: tridentini (poi VJL battaglione lkrsag lìcri) •1 I 15 Guardia nazionale bergamasca 188 Grndarmt:ria 14(i Depositi ufficiali (Biella , h 1Ta, Moncalvo) 454 '' Corpo Jr.:! Gemo ( 1 · cornp:1gnia) 16o C:orpn d' 1\ niglinia (i hatteri1') 74° S t;11 0

Total i

4

4

fo

534

l due n:ggime11ti dì Dragoni e di Cavalleggeri vennero anch 'essi riordinati e com posti per pit1 di rnet;1 da n-clme piemontesi, rimanendo sempn: sepa ra ti dalla Divisione lombarda. C'.,ompiuto il suddetto riordinamento, si provvide ;1 dare alle t rnppc quanto loro uccorreva. Jl generai<: O liYieri fu sostituito nel coma ndo del la D ivisione dal Rarnorino, il quale cercò cli rinsalda.re la disciplina. Nel novembre però si .rinnovaro no atti di in subordina1,ione ed ammut inamen1i, favoriti dalla prop;:iganda mazziniana: un b:maglione a Livorno Vercdk:sc iin:~e le :i rmi per n:carsi in Lo m bardia e venm· ricondotto all'ord ine con mol ti stenti. F u allor a de(Ìso di trasferire L l)ivi~ionc ad Alessandria e, verso la tìnc di no1emhre, essa prese stam,a in tJUtsta ci tù e n ei Comuni vicini , dove, a metà febbraio del 1849, divenuta 5" Divi sione, fu nuovam ente ordina t;1 in due brigate: la prima costituita dai reggimenti 19° e 2 0° e dal V f battaglione Bersaglieri; la seconda coi reggimenti 2 r ·' e 22", col batt1glione tridentino e con un hattaglio11e misto (studenti e Cuardia 11:11.ionalc hcrgamasc:i).


201

Intanto cominciarono ad organizzarsi altri Corpi lombardi.

A tale scopo il Ministro Pinelli aveva istituita una Commissione, cosiddetta di statistica, il cui vero compito era quello di preparare l'insurrezione in Lombardia, per la quale si disponeva di 20.000 fucili. Su proposta del Torelli, presidente di questa Commissione, si decise, il 14 febbraio 1849, di costituire un Corpo di truppe, che doveva operare fra il lago Maggiore e quello di Como. Il Corpo doveva essere diviso in tre colonne. La prima (Guicciardi), doveva essere formata con disertori dell'esercito austriaco e coi Valtellinesi, che già avevano combattuto allo Stelvio ed al Tonale: luogo d'adunata Novara. La seconda (Alborghetti) doveva comprendere i Bergamaschi già appartenenti alla Guardia nazionale e raccogliersi fra lntra e Pallanza. La terza colonna (Medici) doveva essen: composta di profughi comaschi e formarsi a Belgfratc. La colonna Guicciardi, riunita a Novara, costituì un piccolo battaglione Valtellinese che fece po i parte della hrig::ita Solaroli; la colonna Alborght:tti si co~titu~, m a n un ~i ebbe: il tl: mpo ,li armarne glì uomini. Rinforzata dalla compagnia della Guardia nazionale bergamasca, che faceva p,1rtc de.Ila Divi sione lombarda. seguì anch'essa la brigata Solaroli ; la colonna Medici non raccolse che pochi uomini. Le tre colonne si sciolsero dopo la battaglia di Novara. La Divisione lombarda ed il reggimento Dragoni presero parte alle operazioni della campagna del 1849. Dopo la guerra il reggimento Dragoni tornò a Savigliano e tutte le altre truppe lombarde vennero ripartite fra Alessandria, Tortona e Voghera. L'esito infausto della campagna aveva fatto rinascere, nelle file dei Lombardi, i germi dell'indisciplina e questa non t;irdò a manifestarsi, quando si sparse la voce che era stato deliberato lo scioglimento della Divi~ionc. Si cre:irono allora due correnti: l'una, che faceva capo al ten. col.onnello Ardoino, voleva che b Divisione marciasse su Ge nova, in aiuto di quegli insorti ; l'altra propcndev::i per iniziare trattative col Governo, affinchè recedesse d:1110 scioglimento e permettesse alla Divisione di andare in Toscana od a Rom::i. Alla fine di marzo i coma ndanti dei Corpi deci sero di inviare una Commi ssione (Spini e Manara) a Torino, per co noscer e le intenzioni del Governo. La Commi ssione . accompagnata da Alessandro La Marmora, si presentò al Ministro D elb Rocca e lo interpellò per sa-


20 2

pere se si sarebbe opposto al t'rasporto in Toscana o negli Stati romani di tutti i Volontari lomhardi. Il Ministro accolse questa proposta e, vista la sua acco ndi.scendcnza, .il colonnello Spini chiese senz'altro che la Divisione fosse lasciata partire. li Della Rocca assentì, facendo solt:rnto alcune obbic'l.ioni riguardo al materiale cl' Artiglieria, ed auto-

[ "ni1•f·rs1t arin ve ,1eru e Fa 11/e di .Harina

r , S,18 - 1 i;.;9). rizzò anchl' i reggimenti Cavalleggeri e Dragoni a raggiungere la Divi~ionc. Il 4 aprile tutta la Divisione era concentrata a Bobbio, in difficili condizioni materiali e morali, quando il comandante, generale Fanti , riuniti gli ufficiali. di sse loro che il Ministro non autorizzava la m arcia oltre Bobbio e che, manca ndo i viveri, egli prendeva l'iniziativa di condurre la Divisione a Chi a\'ari. li personale piemontese fu man-


203

dato a Voghera ed il 5 aprile sì iniziò la marcia su Chiavari, a scaglioni di brigata e per mulattiera. L'8 aprile tutte le truppe erano giunte a Chiavari, dove rimasero il 1° ed il 20° Fanteria, il VI battaglione Bersaglieri ed il battaglione Trentini; mentre i reggimenti Fanteria 21° e 22° ed il reggimento Cavalleggeri proseguivano per Spezia. Mentre la Divisione lombarda era in marcia, nell'Artiglieria, rimasta in Voghera, l'indisciplina crebbe e le diserzioni divennero così frequenti, da com.promettere il servizio. Per conseguenza il Ministero incaricò il colonnello Pettinengo di sciogliere il Corpo d'Artiglieria lombarda, come venne fatto fra il 14 ed il 18 aprile. Volendo il Ministero ridurre la forza della Divisione ~I minimo, pur senza procedere al suo scioglimento definitivo prima che fosse giunto da Vienna lo sperato indulto per i Lombardi, s'iniziarono i congedamenti ed ali 'uopo si istituÌ un Deposito in Genova, si tollerarono le diserzioni verso la Toscana e si lasciò perfino che interi reparti (il battaglione Bersaglieri Manara, le compagnie dei Trentini e la 10a compagnia del 22° Fanteria) s'imbarcassero per avviarsi a Roma. Così, poco a poco, i reggimenti si ridussero, nella prima decade di maggio, a non più di un battaglione ciascuno ed il 24 maggio venne ordinato il graduale scioglimento della Divisione. I Lombardi rimasti sotto le armi passarono: parte ad alcuni reggimenti di Fanteria piemontese e parte al Deposito dei Corpi lombardi in Acqui. Gli ufficiali invece vennero suddivisi fra i Depositi di Sestri Levante e di Acqui. I militari aggregati ai reggimenti piemontesi vi rimasero poco tempo e furono poi mandati a Ciriè, dove costituirono un reggimento provvisorio lombardo di due battaglioni. Questo règgirnento fo sciolto il 2 settembre e gli uomini rimasero a far parte del Deposito di Ciriè, che terminò di congedarli il 18 settembre. Il Deposito di Acqui venne sciolto 1'1 I ottobre. Il reggimento Cavalleggeri e quello Dragoni, congedati i Lomhardi che ne componevano circa un terzo della forza, vennero riuniti in Fossano; il reggimento Cavalleggeri fu sciolto ed incorporato in quello Dragoni, che divenne il 7° reggimento della Cavalleria piemontese. Abbiamo voluto ricordare le vicende organiche dei Volontari e dei reparti improvvisati in Lombardia dopo le Cinque Giornate di Milano perchè esse rappresentarono il risultato dei provvedimenti attuati dal Governo provvisorio della Lombardia: provvedimenti che


furono, senza dubbio, pit1 importanti e pili redditizi che in qualsiasi altr;i regione, ancbc se dovettero supera re tutte le gravi difficoltà politiche. morali e mat<:riali, che allora si opponevano all'organizzazione ed all 'impiego dei Volontari e che contribuirono senza dubbio :i ridurne il rendimento, non ostante i nohilissim i sentimenti ed i santi cntmia~rni che li :1nim:1 v: ino.


PARTE SECONDA

I VOLONTARI NELLE GUERRE PER L'INDIPENDENZA 1848 - 1849 - 1859



!.

I VOLONTARI NELLA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA A dimostrare i legami dì profondo cameratismo che unirono sempre in Italia gli ufficiali delle truppe regolari ai Volontari di guerra, ricordiamo che il primo fra noi a raccogliere le notizie per compilare una completa Storia dei Corpi di Volontari fu il generale Pompilio Schiavini, dei cui appunti si valse poi l'allora colonnello Cesare Cesari, Capo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, per completarli e per compilare il volume pubblicato nel 1921 cd intitolato << Corpi volontari italiani dal 1848 al 1870 ». Il libro venne illustrato con le incisioni fornite dal Marchese Luigi Rangoni Machiavelli, che aveva già raccolto una ricca iconopralia del Rison>imcnto. opera assai imp~rtante, rimasta, a quanto ci risulta, ancora" inedita. Nelle 237 formazioni di Volontari che, come abbiamo già detto si costituirono nel 1848 in tutta Iralia, sono stati compresi anche i gruppi meno forti e meno numerosi, contraddi stinti soltanto da un segno o da un motto. I primi nuclei di Volontari, numerosi e diversi come numerose e diverse erano le tendenze e le idee, ebbero propositi differenti cd un'insufficiente preparazione militare c, non ostante il loro entusiasmo, le loro azioni a volte brillanti e talora eroiche, non conseguirono notevoli risultati. Alcuni Corpi di Volontari rimasero in armi fino agli ultimi giorni delle fortunose vicende del J 848 e quelli più saldamente organizzati continuarono la lotta anche nell'anno successivo, sciogliendosi soltanto dOfX> le gloriose difese di Venezia e di Roma. 7

Bande Arcioni. Il Governo provvisorio di Como, appena liberad la citt:t dal presidio austriaco, inviò, il 21 marzo 1848, .in Milano insorta una


co lon1u format;1 d;:i 700 Volont;:iri comaschi e da circa 60 Carabinieri Licincsi, al co1n:1ndo di Antonio Arcioni, .~ ià capitano nell 'esercito svizzero. La colo11na ve nne inviata a Trevigìio, dove ri mase per brevissimo tempo alle: dipe ndenze del Manara , divisa in tre battaglioni , due dei ~1uali combatterono ncll';:i prilt 1848 in val Sabbia, nelle Giudicarie ed al ponte delle Sa rchc. Le h:111de si sciolsero in Como, nello stesso mese di aprik, per ordine del Governo provvisorio della Lom bardia. Anche nel 1849 !'Arcioni raccolse nuovi reparti di Volontari (Legione degli emigrali i tali:m i), coi qua li panccip() all a difesa della Repubblic:1 Romana. L t Bande ebltcro nel 1849 la forza cornpkssiva di 600 V<1lontari, divi si in otto compagnie, e si distinsero nel combattimento del 30 apri le: ma, avendo L \rcioni chi c:sto e 11011 oucnuto il grado di gene? aie, egli si dimise e le Bande si sciolsero il 15 maggio. L'Arci(ln i si recò allora ndlc pro vi ncie pontificie ad organizzare ;1ltrc Bande, seguito da alcuni dei suoi Volontari; m entre g li ,1ltri si ,1ggregavano : parte al battaglio ne di Luciano M;rnara e parte alla Le!lionc i tal i:111;1. ., Oltrnuta, pn ordine del Tri unvirato, la nomina a generale , !'Arcioni ebbe il comando di nove Bande, con una forza complessiva di ci rca 500 nomini e l'inca rico di fare insorgere l' Umbria e le Marche : mJ.. urgendo il pericolo, venne poi richiamato alla difesa di Roma. dove, con circa 1000 Volontari, si distinse nell e )?'iornatc dd 25, 26 e 28 g iugno . Caduta la Repuhh!ic1, le Ban de ven nero sciolte; ma di esse e del loro Yalon: rima ~e sem pre virn il ricordo.

Cacciatori della Morte

Anfossi

Allo scopo di ve ndi care il fratello Au,~ usto, caduto a Milano duL,sdto .al palazzo del Genio mili-tare. Filippo Anfossi, già uf hc1alc nel 6" rc~gimcnto Fanteria d ell'esercito sardo. chiese cd otten ne dal Go vcr·n~> provvirnrio lo mbardo di poter formare una compagnia di Volontari col motto ,, Vincere o mo-rire ') . Dato il numero dei Volo ntari, egli potè rapidamente costi tuire un reggimento, detto dei Cacciatori della Mo rte e form :110 da du ~ ii;Htagli<> ni cli 4 compagnie cia~cuno. r;1 1~t~


209

Il reggimento, partito da Milano a metà aprile::, venne inviato in val Sabbia e nelle Giudicarie. Esso portava il nome di Augusto Anfossi, l'eroico caduto delle Cinque Giornate. l suoi componenti portavano le uniformi ordinate dal Litta, Ministro della Guerra del Governo provvisorio; uniformi la maggior parte delle quali venne confezionata a spese dello stesso Anfossi. Giunto a Carso, i Volontari della Morte sostennero un primo combattimento con gli Austria.c i il 27 aprile. Messi quindi alla dipendenza del generale Durando, parteciparono l'u maggio al fatto d'armc di Bondone sul Caffaro e poscia occuparono Lodrone e Sant'Antonio. Inviati a Lunato atla metà di luglio, ormai ridotti ad un battag lione soltanto, furono mandati a Brescia e quindi ri chiamati a Milano, dove giunsero il 27 luglio. Essendo Milano nuovamente caduta in possesso degli Austriaci, il Corpo Anfossi venne sciolto. Alcuni dei suoi componenti Volontario del battuglione Anfos;i _ vennero incorporati nel I battaglione del 21 " reggimento Fanteria sardo e l' Anfossi che, a malgrado della poca di sciplina dei suoi Volontari, aveva dato molte prove di coraggio e di abnegazione, tornò in Piemonte.

Battaglione della Speranza. Com e le Guardie nazionali , quelle civiche e molti reparti di Volontari costituiti nel 1848, anche il battag lione della Speranza venne for mato , con lJUCllo di San Luca, nel ricordo del periodo napoleonico, che noi abbiamo già rievocato nel volume Ill di quest'opera. 15.


::? 1 0

Infatti, nella Repubblica Cispadana. come in L!uclla Cisalpin:1 cd in quella Italian;1, si erano cost ituiti a Milano, a Bergamo, a Brescia. a Cremona, ccc. battaglioni di giovanetti, o rfani , studenti, nuove speranze della Patria, che avevano pre~o appunto il nome di battaglioni delle Speranze o della Speranza. Tali battaglioni, costituiti per ~1limentare anche nei giovanissimi il sentimento patriottico e per impartire loro l'addestramento m ilitare. avevano una bandiera tricolore, sulla c1uale, oltre all'indicazione ,e Battaglione della Speranza ,) ed al nome delJa città al la quale il battaglione apparteneva, era ricamato il motto ,, Noi diverremo grandi per la Patria >• . A Milano il b;ittaglionc della Speranza era stato costituito nel 1796 con gli orfa ni di Brera e coi " Martinit .. , forniti di uniformi ed armati con fucili legno. Nd 1848 venne aggregato alla Civica rom:rna un battaglione della Spaanza, costituito in gran parte di giovanetti e che prese parte alla difesa di Roma nel 1849.

Battaglione Deposito Milano. Nel 1848 \'enne cmtitui10 in Milano, per i Corpi Volontari. un batta~l ione di Deposito. comandato dal tcn. colonnello Dosio.

Battaglione d ' Este. Dal Ministero della Guerra dd Governo provv1sono di Milano fu inviato a Coira , in I svizzera, il I) maggio 1848, il tenente Volpini della L egione lomharda per prendere i necessari accordi col Governo dei Grigioni, affinc hè i ~uperstiti di nazionalità italiana, incorporati ncll'n-n:ggimen.to austro-estense, provcnìcntè dal Voralberg, f)()ltssero ri tornare in ltalia. Il Volpini adempì la sua m issio ne e, riunite Lfuelk truppe in un battaglione che fu chiamato d' Este, le ordinò su quattro compagnit (capitani Carlo Bosio, Antonio Bcrtini, (,.iovanni Zaffoni e Carlo Bachetti) rnn 10 tenenti e circa 2000 uomini di truppa. Giunto il battaglione in Lomkirdia, un certo numero dei componenti prese snvizio in diversi Corpi Volontari e la maggioranza fece ritorno ai ri spettivi paesi.


2 I I

Battaglioni Studenti. Non ingloriosa - scriveva il Tosti (1) - e non infeconda fu l'azione di quei Corpi di Volontari che, nella primavera del 1848, disertarono le aule del.le Università, ed in qualche città anche degli istituti secondarì, per accorrere alJa voce della Patria risorgente. A Milano, per esempio, subito dopo le gloriose giornate di. marzo, gruppi numerosissimi di studenti di ogni ordine di ~cuolc presero a tempestare di istanze il Governo provvisorio, perchè consentisse la costituzione di una « Legione della Minerva )•. Furono, alfine, formate nel giugno sei compagnie di giovani studenti, che si concentrarono a Lonato ed a Dcscnzano, sotto il comando del colonnello piemontese conte Cavagnoli. Ad essi andarono presto ad unirsi altri reparti studenteschi, specie dell'Università di Pavia, così che il Governo provvisorio venne nella determinazione di costituire un unico « Battaglione studenti lombardi >), di 1400 giovani, ripartiti in otto compagnie, che fu riunito a Trecate. L'8 settembre questo battaglione fu chiamato a far parte della Divisione lombarda: combattè a Mantova e l'anno seguente a Novara, al com ando del ten. colonnello Francesco Pasotti, distinguendosi alla Cava. Finita l'infausta r:nnp:1gn:i, fu disciolto. Altri studenti di Pavia accorsero a Padova, dove, con compagni dell'Ateneo padovano, entrarono dapprima nella '( Legione Crociati Padovani H, costituitasi su sette compagnie a Padova ; ne uscirono poi, ordinandosi in un << Battaglione Bersaglieri universitari », che si battè a Vicenza, lasciando sugli spalti di quest:i città una ventina dei suoi. Anche la '< Legione Crociati Padovani >! , composta del pari quasi tutta di studenti (erano circa 1700) e comandata dal prof. Giuseppe Bucchia, si trovò alla difesa di Vicenza e partecipò agli scontri di Sorio e di Montcbel.lo Vicentino. Perfino studenti in teologia e chierici dei Seminari di Milano e di Como chiesero, nell'aprile di c1ucll'anno fatidico, al Governo provvisorio della Lombardia di coslituirsi in u11 Corpo speciale volontario, per combattere con l'esercito sardo. La domanda fu accolta, ma, dato lo scarso numero di essi, i chierici furono inviati al campo con funzioni inerenti al loro ministero. Un battaglione universitario, della forza di 400 uomini, fu costituito, nel 1848, anche a Roma ; prese parte anch'esso alla campagna (r) Cfr. AMrnEo T o5TI: " timen to Jd 29 maggio 1848 "·

r

batt.1glioni universitari italiani cd il combat-


del Veneto e si hattè eroicamente sui colli Bcrici, perdendo circa 40 ~ìovani. tra m orti e feriti. Nell'aprile dello stesso -anno gli studenti romani costituirono un secondo battaglione, forte di circa 700 uomini , col nome Ji ,, Battaglione tir:,glicri romani >, . Anche questa Unità combattè con valore nelle g-iornate di Vicenza, agli ordini dd maggiore Luigi Cccc 1rini, subendo perdite notevoli . Doro la caduta di Vicen'la, i tir;1glicri ~i di visero: parte recandosi a Venezia, parte ;J Bologna. Nel 18411 il Governo della Repubblica Romana ricostituiva .il battaglione tiraglieri , dandone il comando prima al maggiore Vicentini r poi :il maggiore Rosclli. Ma non fu questa la sola formazione ~tuc.kntcsç., che prese parte all'eroica difesa di Roma , poichè, con Dearto dd 3 febbraio 1849, fu creato, come vedremo, un altro <( Battat',ìionc l.i niversitario Romano >,, sotto il comando <lei capitano Filippo Zamhoni . Anche nei Ducati gli studenti non vollero rimanere estranei alla prima sag ra dell ' indipendenza nazionale. Da M.o dena e da Reggio circa 300 giO\·ani corsero ad arruolarsi nella ,, Coorte mobile modenese e reggiana ,, che, creata dal Go\'erno provvi sorio nell':1prilc 1848, doveva p:1rt ec iparc alla guerra contro l'Austria. Comprendeva questa <'pnnc circ:1 1 ~oo Volont:iri, \'tstiti coi mezzi !'ÌcaYati da una sotto~crì zione tra la rittadinanza : ma annati i pit:I di sempli ci fucili da caccia o addirittura senz'armi. Li comandaça il colonnello Fontana, eh:: pnr2· impit·garli ;i spizzico contro Manto\'a, cont ro Bo rgoforte. a Governolo. Particolare curioso: il nucleo che opere> a Governolo ave\'a ~eco tre c rnno ni dell'Artiglieria ducale, che 1x,rlavano ancora impn:s~o il motto: ,, Contro i liberali "· Quattro compagnie di questa C<x1rtc entra ro no più tardi a far parte dell'esercito sardo ed , incorporat<: nel 23" Fanteria, d reggimento di Cialdini, fecero bravamente il loro dovere a Novara. Anche in Piemonte, infine. nuclei di stu<.knti si riuni rono in una compag nia di Bersaglieri, al comando ciel capitano Cassinis (1). Più t:udi ..:iuesta w mpagnia di venne un ba ttaglio ne e partcòpi'> ai fatti d 'arme <li Calmasino ( ìo maggio), Spiazzi (r fl giugno) e Ri voli (22 luglio), con la 4'' D ivisione piemontese. Per quest'ulti,no fatto d'arme, anzi. l'U nit;1 del Cassinis fu insignita della menzione ono revole, commutata poi in medaglia d'argento al \'alor militare. ( 1) Abbiamo g i?i :1vuto occ asione Ji ric ord :i rc b rnmp:1 g ni:1 Ca ssin i:, nel rnlunic V l d i q u e,r'npera. Il Cassinis c·om :i nd,, poi un balt:a)!lio nc di Ber.. s~g lien pi,· monto::si.


2 I -~

Come avremo occasione di ricordare a proposito dei Volontari delle Università toscane, un efficace contributo di valore e di sangue offrirono alla Causa dell'indipendenza nazionale gli studenti universitari, i quali, come abbiamo visto, costituirono battaglioni in Lombardia, in Piemonte, a Modena, in Toscana, a Padova, a Pavia cd a Venezia. Abbiamo poi già parlato anche degli studenti lombardi, c he formarono a Trecate, nell'agosto del 1848, un battaglione o " Legione degli Studi )), che combattè presso Mantova e che nel 1849 fece parte della Divisione lombarda e combattè alla Cava. Il battaglione venne sciolto dopo la battaglia di Novara; ma la maggior parte dei Volontari passò in Toscana. Circa 300 studenti di Modena e di Reggio Emilia fecero parte, come abbiamo già avuto occasione di ricordare, della Coorte mobile modenese e reggiana, al comando del Fo ntana. A Padova il IO luglio del 1848 si costituì un reparto dì studenti, forte <li 148 Volontari , comandati dal capitano Gazzoletti. Alcuni di questi giovani vennero poi incorpo rati nel battaglione Istruttori a Milano; mentre altri andavano a far parte della Legione tridentin a. A Venezia studenti di tutte le rqz;ioni d'Ilalia formarono una "Coorte di Veliti italiani .. , font.: cli ,tl~S uomini e divi si in quattro centurie. Comandava la Coorte il colonnello Angelo Mcngaldo e le centurie i maggiori Caimi, Sambuco, Rosa e Strambino. La Coorte combattì: a Marghera e si sciolse dopo la capitolazione òi Venezia. Un altro battaglione di Veliti, composto in g ran parte di studenti lombardi, si era costituito, nell'aprile del 1848, anche a Milano, per iniziativa del Leoncini , dal quale il reparto prese il nome di ,, Veiiti Leoncini ». Questo battaglione \'enne comandato dal capitano Landriani di Soresina.

Legione tridentina. Nel suo volume "Fatti , uo mini e cose delle Giudicarie nel Risorgimento l', pubblicato a Tremo nel 1926, il colonnello Tullio Marchetti ricorda la forma zione e le gesta di questa Legione, l' idea di formare la qnale era sorta, ai primi del maggio del 1848, in Lombardia, d ove si pensò di riunire in un unico reparto tutti i Trentini


21q

clic giit si tro v;l\·a no nel territorio lombardo: nonchè 'luelli che avessero potuto :iccorrcrc dal Trentino in Lombardia per venire a farne parte. · Q uando la terza compagni a dei Volontari bergamasc hi , comand:1ta dallo Srnu i, venne incaricata di e~cguirc un colpo di mano in v;d di Sok, il Govt:rno provvisorio che, presieduto d:tl dotto r Giacomo Marchetti si era costitu.ito a Tionc, volk che all 'azione parteci-

passe una compagnia di Volontari delle Giudica ri e, che lo sti:sso Governo aveva costitl1ito fin dall'aprile, al coma ndo dell'avvocato Paride Ciolli. La compagnia Volontari delle Gi udicarie contava soltanto 29 Volontari ed altrettante carabine, ri cevute cfal Comitato di Brescia. Ben presto alle 29 carabine si ag~iunsero parecchi fuc ili da caccia ed una diecina di armi cedute dalla G uardia na:z.ion;1le, cosicchè si potè formare una compagnia di 80 uomini che, unita,i al l'altra (ompagniJ dei Bcrg::im:ischi del capitano Sl'.otti , m arciò il 14 aprile su Malè. Attaccate il giorno 20 dagli Austriaci, l'una e l'altra fu rono costrette :1 ritirarsi ed a frazionani in tanti piccoli gruppi, che poi si di~perscro. Il dottor Giacomo ~,forchetti, che fin dagli ultimi di aprile si trovava in Lombardia, invitò allora il Governo provvisorio di Milano a riprendere le operazioni nelle G iudicarie e proUn Cacciatorr della post: la formazione di una Legione o d i un batJ1o,te f , S.j<'i J. taglione di Bcrs.iglieri tirolesi. I! 3 m:1ggio il Go\'crno provvisorio g li rispose di essere disposto ;1 dare le sovvenzioni necc~sarit allo scopo, dietro presentaz ione dei rnolin i del co~ti t ucndo reparto, in modo da essere certi del numero dei Volontari che ne avrebbero fatto parte. L 'ass<Kiaz ione tridentina, che si era intanto costituita in Brescia, volle appoggiare la patriottica idea del M:1rchetti e, nella seduta del 4 maggio, approvò l'arruolamento di una Legione tridentina, alla quale dovc,·ano appartenere soltanto Volontari trentini, capaci di ben impieg;1re le carabine Sti.ìtzcn dc: lle quali la l egio ne sarebbe stata armata.


La Legione venne costituita dai primi Volontari di Tionc, che: avevano potuto tornare al loro paese, dà alcuni Volontari tirolesi e da altri Volontari tridentini ed ebbe una forza complessiva di 265 uomini. Sulla bandiera <ldla Leg ione era scritto da un lato « Legione Tridentina 1) e dall'altro le parole « Libertà e Giustizia )1. I Volontari dovevano avere il bagaglio di loro proprietà, possedere un fucile ed una pistola ed obbligarsi a prestar servizio <( fino a che fossero cacciati dal Corpo >). . La paga era di 80 centesimi al giorno, uguale per tutti i gradi. In principio l'arruolamento dei Volontari fu scarso e, soltantG alla metà di giugno, l' ingegnere Meneghelli ed il sottotenente Catoni, incaricati degli arruolamenti e della prima istruzione dei Volontari , poterono armare 150 giovani, che divennero 253 nel luglio ed infine 265. All'atto dell'arruolamento gli appartenenti al la Legione tridentina venivano vestiti con divise abbastanza uniformi, composte da una tunica turchina a · bavero dritto, tìlett;1ta in rosso, da pantaloni grigi e da un cappello da Bersagliere. G li ufficiali avrebhero dovuto portare hl stessa uniforme, con un berretto turchino senza vistera. Questa divisa, però, non si potè distribuire subito a tutti, per cui molti entrarono in campagna in abito borghese, con sul petto una" croce bianca e verde, filettata cli rosso. Il comando venne assunto dal Ciolli, che divise i suoi uomini in tante squadre comandate da sottotenenti. La prima squadra, appena pronta, partì per Brescia col Bolognini e marciò all'avanguardia dd Corpo Durando, giungendo ad Anfo il 24 giugno. Le altre presero parte alle operazioni intorno a Bagolino, per proteggere l'a1a sinistra dei Piemontesi. Dopo Custoza la Legio ne fu inviata, assieme ad altre truppe, alla protezione di Brescia. Riunite le squadre, si formarono due compa{!nie: una col tenente Ciolli e l'altra col tenente Ronchetti. ~ Il 18 luglio la Leg ione fu posta al comando del maggiore Giuseppe Venini (che comandò poi il VII battaglione Bersaglieri), il quale aveva con sè il Marchetti ed il dottor Giovanni Danieli. Il 7 di agosto, avvisata che gli Austriaci scendevano dal Ca(faro, la Legione accorse a quella volta, incontrandosi con le Guide del Tirolo del Thannberg, coi Polacchi del Kamieschi e col battaglione Manara ; ma non potè prender parte ai combattimenti del Caffaro e di Monte Suello perchè di slocata fra Vestone e Vobarno.


2.

rG

Il giorno Ll fu chiamata a Bergamo, poi ad Oleggio cd il 19 passò il Ticino, entrando il 23 in Novara. Quivi rimase fino ai primi di settembre e poscia ven ne congedata. Una part e d ei Volontari della Legione tridentina (circa 100 ) volle tuttavia rim:.i'nere alle armi e passò col Vcnini e col nome di u Compagnia Bersaglieri Trentini >•, nella Divisione mista del generale Olivieri. L'anno dopo, nella quinta e nella sesta compagnia del Il battaglione Tkrsaglieri Manara, comandato dal Baroni, c'erano ancora 60 Volontari trentini che presero parte, con molto onore, alla difesa di Roma nd 1849.

Squadriglia Bonfanti. Questo g-ruppo di Volontari lombardi , al comando del Ronfanti , partecipò, nel 1848, alle operazioni nel Trentino, alla dipendenza del generale A lkmandi. Si ~c iolsc dopo appena un m ese dalla ~ua costituzione.

Volontari bergamaschi. Il .!.ì 111:1r m ,f:,.JS il Com itato di guerra di Bergamo ordinava Li form:1z io nc di un battaglione di Volontari su 5 compagnie di 150 uomini ciascuna che. col nome di « 1" L egione Guardia mobile n, fu aftìdato al colonn el lo Nicola Bonorandi. Comandavano le compagn ie i c:ipitani MnaLi, Cattaneo, Vertova, Zambdli e Rotta. In tre giorni l[UCslo Corpo fu pro nto a partire ed il 1° aprile si avviava per la val Sabbi:1. diretto al Caffaro, da dove prosegui va pai per le Giudicarie, unendosi alla colonna Longhena, ai Bresciani del Malossi e ai Valsabbieni del Sahadani , quasi tutti riunitisi nei p ressi di Tionc. Q uo ti n:parli costituivano l'avang uardi a della colonna, assai più numerosa, fo rmata dalle Bande dcli ' Arcioni, dai Bersaglieri di Manara e dalle Guide dd Thannbergr, a!lli ordini del t,uenerale Michele '-T Allemandi. Queste forze avevano il compito di occupare il Trentino, per tagliare la ri tirata :.igli Austriaci. Decisa tale occupazione, fu ordi nata la forma z ione di l]Uatlro colonne. I Bergamaschi furono avviati, il 13 aprile, verso Stenico, risalendo la valle del Sarca; ma non poterono espug nare il castello di T oblino perchè mancanti di Artigli eria. Nessuno, purtmppo, ave~


va compreso l' importanza di quelle azioni che, con poche trnppe regolari in aiuto ai Volontari, ci avrebbero forse permesso di occupare fin d'allora Trento. Il 14 aprile, rinnovati gli attacchi dal battaglione Bonorandi e dalle Bande dell' Arcioni, Toblino fu per poche ore occupata; ma si dovette nuovamente abbandonarla per l'intenso fuoco dei cannoni austriaci. I Volontari ripiegarono perciò su Stenico. Una compagnia, comandata dal capitano Locatellì, fu per metà fatta prigioniera. Intanto giunse in rinforzo un'altra compagnia, appartenente alla Legione bergamasca delle Alpi e comandata dal barone Giovanni Sco'.ti. Per proteggere la ritirata degli altri reparti, questa compagnia ebbe uno scontro sanguinoso a Campiglio, scontro nel c1uale suhì perdite gravissime ed ebbe mortalmente ferito lo stesso capitano. Ma, nello stesso giorno 17 aprile, il Governo provvisorio delb Lombardia ordinava il concentramento dei Volontari a Bergamo ed a Brescia e lo scioglimento dei Corpi già dipendenti dal generale Allemandi.

Volontari bresciani. Molti Bresciani entrarono, nell'aprile del 1848, a far parte di diversi Corpi Volontari destinati ad operare principalmente in Valcamonica, al Tonale e nel Trentino. I Cacciatori bresciani, organizzati in un reggimento al comando del colonnello Bonifacio Cavagnolo, fecero parte della Divisione lombarda. Il battaglione Malossi, così chiamato dal nome del suo comandante, si unì invece alle truppe dcll'Allemancli per l'occupazione delle valli tridentine ed operò coi Bergamaschi del Bonorancli lungo il Sarca, giungendo il 1 2 aprile a Stenico. Questo battaglione, forte di 300 Volontari , venne sciolto il giorno 17 dello stesso mese, in seguito all'ordine di scioglimento dei vari Corpi <li Volontari da parte dd Governo provvi so rio lombardo.

Volontari comaschi. Nel 1848, partita da Como la guarnigione austriaca, il Governo provvisorio della citù inviò a Milano una co.lonna di 600 Volontari e 6o Carabinieri svizzeri, appartenenti quasi tutti a] Canton Ticino. Questa colonna fu posta agli ordini dell'Arcioni e del ten. colonnel1o


Lodovico Trotti, per far parte della prima Legio ne lombarda, col nome di " Brigata comasco - ticinese i•. Inviata Lda Milano a Rezzato ed inquadrata fra le altre due colonne: dei Bresciani agli ordini del Longhena e dei Carabinieri svizzeri (che fecero un Corpo a sè), al comando del colonnello Odescalchi , ebbe l'ordine di avanzare per Stenico verso ,il Tirolo. Il 16 aprile giunse al castello di Toblino e quivi ehhe con g li Austriaci un combattimento, in seguito al L\Ualc dovette ritirarsi su Riva. L'Arcioni, :unmalatù, ave va lasà110 il comando al Trotti , che ricondusse la colonna a Como. :\iel giug no ~ll(CC~~ivo si formò un altro Corpo di Volontari, or!_ranizzato dal dottor Tommarn Perii e che venn e af fìdato <lai Gover;~o provvisorio al 1n;1ggiorc Cesare Hag nolini. Q uesto Corpo, ordinato in un battag lione, che prese il nome di << Bartaglione Volontari Comaschi i,, ebbe una forza di 6 compagnie, ciascuna delle quali con 1 ufficiali, 4 sottufficiali e mo uomini di truppa. Vestì l'uniforme della f anreria di linea sarda; fu sti pcndiaw con 2 lire al ~ìo rno per i sottnffìciali e lire 1.50 per i soldati cd incorpnrìi soltanto Volontari celibi dai 1~ ai '-\'5 an ni , con l'obhligo di servire per tutta la durata della guerra. I Volontari ,nni;1~chi furnnn invi :tri a Lnrli, pni ,1 Crem;i e quindi ;, Bozzolo. e fecero parte della Divisione Pcrronc per il blocco di Mantova .

Volontari cremonesi. Ai primi di aprik del 1848 si formò anc he in C remona un Corpo di Volontari agli ordini del maggiore Gaetano Tibaldi. faso doveva far parte del Corpo d'Armata del generale Hava; ma invece venne compreso fra le truppe del Durando, con le quali si trovò a Salò ed :i_ Gavardo e concorse alle operazioni nel Tre~tino. partecipando insieme :'.li Berg;:uru ~c hi a! fatto d'armi dd 19 aprile a Stenico. Il Corpo venne ~ciolto suhito dopo, in seguito ad ordi ne del Governo provn sono.

Volontari friulani. Anche i Friulani presero parte alla campagna del 1848 con diversi Corpi di Volontari e principalmente col " Battaglione friulano )) ,


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con la guarnigione di Osoppo, con la <' Legione friulana )) e con altri reparti ch::stinati alla difesa di Venezia. La loro attività continuò anche guando gli altri Corpi Volontari erano stati sciolti (1).

Volontari genovesi. Il primo nucleo di Volontari genovesi (2) fu rappresentato da una compagnia che, il 4 aprile 1848, partì da Genova per unirsi a Cremona alla colonna Tibaldi, per passare poi con essa alle dipendenze del generale Bava, comandante il I Corpo d'Armata piemontese. Questa compagnia, detta •< Corpo franco genovese ·,), era comandata dal capitano De Ferraris cd , invece di andare col Bava, fu de( 1) Negli anni 1863 e 1864 si ebbero, infatti , le « Ha ntle del Friuli ,, che, uscenJo dalla Carnia, dovevano riemrarc in Italia p<'r le \·alli del Cadore. ll Comitato promotore aveva sede a Villanm·a. dove il Biasutti st:imp:isa di nascosto i proclami e gli ordini del g iorno. Le munizio ni erano ten ute in tin sotterraneo a Navarons. La Banda princip:ik, :ilb q11;1k le :1ltrc <lO\·evano aggregarsi, era comandata <bi Pinon i :i Conegliano, ed c r:1 forte di 100 uo · mini. E~, a ,:lovrva unirsi :ill'altra del Fcrru.:ci, ch e si tene\':! pront:i r.el C a dore, mèntre una terza era a Navarons ed un::i quarta a San Daniele. Qutste ultime ernno ag li ordini <lei Tolazzi e del Cella. Un'a ltra Band::i, detta di Cùdroipo, avrebbe dovuto far saltare i punti p<:r isolare il Friuli da VenczÌ:l. Un modesto tentativo dfeuuato nel 1864 , puntan,lo ,u Spilirnhcrgo, n on ottenne, però, alcun successo e non ven ne più rinnovato. (2) A.Itri Corpi volontari genovesi si form:irono nel 1849 e nel 1i$66 (ve<li Carabinieri Genovesi), ed :ihri - non menzion:1ti nelle Storie militari, perchè costituiti in periodi in cui non si combauevano c:impagne di l:,T\lCrr,1 - fornirono contingenti sussidiari all'esercito permanente. Nel 1862, ad esempio, il Ministro Petitti autorizzava, con Decreto del 21' :iprilc. la forrna7.ione di due battag lioni di Volontari genovesi, con diritto a competenze uguali a quelle stabilite per la Guardia nazionale, per essere inviati a Benevento ed a Potenza , in rinforzo alle truppe regolari colà stan ziate in servizio d'ordine pubblico . Questi due battaglioni erano già costituiti allorchè il Rattazzi espresse un parere contrario alla loro p:1rten.r,a. sembrandogli che i Volontari si fos~ero arruol:ni , più che con propositi di obbedicnz:i, con tenden ze garibaldine . in quel momento sospette e pericolose. Per tale motivo circa ·1200 Volontari, conundati dai m:iggiori Hag hino e Hedeschi, ebbero ordi11e di attendere le dispmizioni, che il Governo si ri ser· vava di dare dopo aver intupdbto in proposito il Com:indo de::! diparti1m:mo cli Napoli. Essen<losi però il gene rale Cadorn:i, con lettera del 5 1mggio. d ichiarato contrario ;11l'invio di Volontari nelle provincie mcridion:1li, i tlue lx n t:iglioni vennero sciolti.


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stinata coi Bersaglieri della Divisione D'Arvillars. che si concentravano in quei g iorni fra Vescovado e Cà de Stefani, sulla via che da Cremona conduce a Piadena. Jn un primo scontro verifìcatosi il 6 maggio essa ebbe il battesimo del fuoco cd affrontò gli Austriaci agli avarnrx>stì di San Massimo con tale ardimento, che il Musso. il Casali, J'Appcy, il C:impi, il Geloso, il Bordli. il Gloria ed altri an cora furono citati all'o rdine del g iorno come meritevoli di s1Kcialc encomio. Passata agli o rdini del capitano Corsi, la compagnia genovese fu aggregata al battaglio ne Bersaglieri del maggiore Mmcas e prese parte ai comb:mime nti di c;oito, di Santa Lucia e di Madonna del Mo nte. Fu sciolta dopo il ritorno dc~ li Au striaci a Milano.


11.

ALTRI CORPI DI VOLONTARI NEL 1848

Secondo i risultati delle diligenti ricerche fatte in proposito da Cesare Cesari, i Corpi di Volontari costituiti nel 1848 per partecipare alla prima guerra per l'indipendenz.i italiana furono ben 237, ai quali è doveroso aggiungere anche quei Corpi che si formarono durante l'armistizio Salasco, per partecipare alla breve ed infausta campagna

del 1849.

H numero dei cittadini d'ogni età e di ogni condizione, che dimostrarono la loro dedizione alla Causa italiana e che non esitarono ad interrompere la loro ordinaria attività, a lasciare la casa, l'officina, il campo ed a dimenticare ogni particobre interesse per combattere per l'indipendenza della Patria, dimostra quale feconda opera avesse già svolto la (< Giovarn: Italia ,, , affermando e diffondendo il concetto unitario della nazione e come fosse spicgahi le e ben giustificato lo zelo di Giuseppe Mazz ini nel promuovere, in tutta la penisola, moti insurrezionali, che sembrarono ad alcuni inulili e prematuri _; ma che permisero di consacrare col sangue dei Caduti e col supplizio dei martiri l'idea della Patria comune. Non si può, infatti, pensare aUa moltitudine dei reparti Volontari costituiti nel 1848, non soltanto in Lombardia e nel Veneto, dove furono indubbiamente più numerosi: ma anche in ogni altra regione d'Italia: dai Ducati allo Stato Pontificio, dalla Toscana a Roma, Ja Napoli alla Sicilia, senza convincersi che la guerra nella quale doveva fatalmente sboccare l'impeto delle rivoluzioni era o rmai voluta da tutto il popolo italiano. Con gli innumerevoli Corpi di Volontari che, non ostante tutte le barriere separatrici fra i diversi Stati italiani di allora, offrivano alla Patria comune la loro generosa impazienz a, l'Italia dovette ;1pparìrc nel 1848 all 'Europa come già idealmente unita ed offrire al mondo un meraviglioso spettacolo di vecchi e giovani C 1pi, di impeti entusiasti e di nobilissimi sacrifizi; spettacolo che, anche doPo


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un ~t:colo. non può non suscitare negli amm1 nostri un sentimento di ammir:1zionc.: e di orgoglio. I Volontari , che con armi diverse ed insufficienti si raccolsero, non soltanto nelle città più importanti e più evolute; ma anche nei più modesti abitati , cht: soffrirono quasi sempre e dovunque le più penose privazioni per l'insufficiente organiz zazione lo~istica e che pn:scro nomi differenti nelle Jivern: regioni ( Bersaglieri, Cacciatori, Civici, Croc i:tti , Studenti, Volteggiatori, ecc.), sono tutti d egni di venire ricordati: cb tiuclli che cercarono di sbarrare agli Austriaci le vie e le valbtc dc.:ll 'Alto Adige, agli eroici difensori di Osoppo, di Vicenza, di Treviso. di V enezia e della Repubblica R1imana, ai piccoli re parti che no n ebbero una for za sufficiente per non essere indotti ad unirsi, per \·ivc1t: l' per cumliattere, ai Corpi più importami e perfino a quei poc hi. :1i quali non venne offerta, purtroppo, la desiderata occasio ne d i w mbattcrc. Comunic in: ai lettori tutte le notiz ie raccolte, con attenta, comnwssa. ma no n sempre fortunata diligenza, su tutti i reparti di Volo ntari del T84H costituisce un dovere al ciuale non possiamo sottrarci e, per non p rt:~c ntarc ai lettori un unico d enco , inevitabilmente troppo lungo c monotono, r per f::i.r ilita rc h ro n(ultaz ionc di que~to libro ag li stu dio~i . abbiamo distinto, quando e dove ci è sembrato possibile, i Vo lo nta ri a sec<.m da della regio ne alla quale appartennero o della ck11nmi11:1, i11rw a~~unta dai loro Corpi o dei luoghi nei quali essi magg iormrnt c ~i distinsero durante h prima guerra per l'indipen-

dcn z;1. Pa rl eremo, quindi, d ei Bersa~lini , dei C:acciatori, dei Crociati, degli Studenti e ~ki Volontari tutti ; di quelli dei Ducati, dello Stato Po nti ficio e del b Toscrna e rico rderemo - come 3bbiamo già fatto per le CintfllC ( ;iornatc di Mil:1110 - i più valorosi, nello stesso ambiente nel quale si svo lsero le loro gesta e si compì a volte il lo ro generoso sacri (ì zio . come far emo, ricordando la lunga e tenace difesa delh Repuhblica <l i V cnezia e pica resisten za della Repubblica Ro m ~ina. Intan to dedichiamo questo capitolo ag li ~tltri Volontari di ogni terra italiana che opera ro no nella Lombardia e nel V eneto e aggiung eremo :1d t ssi anche quelli che, anche se non appartennero alle nohili regioni insorte nel 1848 contro la d o minaz ione dell'Austria. meritaron o ug ualmente di essere da noì ricordati con co mmossa e riconmcentc ammiraz ione, perchè anch'essi dimostrarono la stessa fervida :ispirazio ne all'indipendenza cd all 'unità della Patria.

re


Cacciatori di Brescia. Questa denominazione, od anche quella di 1'' reggimento di linea bresciano, venne assunta dal Corpo di Volon~ari organizzato a Brescia dal colonnello Crczia (maggio 1848). Il piano organico prevedeva la costituzione di 4 battaglioni su 6 compagnie, ciascuna delle quali della forza di 180 uomini, oltre g li ufficiali e i graduati. In realtà il numero dei Volontari fu di gran hmga inferiore al necessario e si poterono formare soltanto due battaglioni, ciascuno dei quali su 4 compagnie, di cui una di Cacciatori, una di Carabinieri ed una di Volteggiatori. Queste forze vennero comandate dal colonnello Beretta, il quale, non ostante le gravi difficoltà incontrate per armare ed equipaggiare i suoi uomini, potè portarli con onore due volte al fuoco: al Caffaro ed a Bagolino.

Cacciatori vatteli inesi. Si chiamarono Cacciatori valtellinesi i Volontari della Valtellina che, alla dipendenza del Gove rno provvisoriv di Milano, parteciparono alle operazioni durante la prima guerra per l'indipendenza nazionale.

Carabinieri di Como. 11 Governo provvisorio di Como, con Decreto del 10 aprile 1848, autorizzò la formazione di una compagnia Carabinieri, detta e, della Morte ,1, a capo della quale era Abbondio Facchinetti.

Co1onne mobili Alborghetti e Arrigosi. Nel gennaio del 1849 il Governo piemontese decise di riunire i Volontari lombardi in Alessandria, dove vennero formate tre colonne: una di Valtellinesi, una di Bergamaschi ed una di Comaschi. I Bergamaschi formarono, al comando del capitano Ludovico Alborgheui, una colonna speciale, con la quale presero parte alla campagna con la Divisione lombarda. Vennero sciolti in aprile e<l alcuni Volontari andarono a far parte dei Bersaglieri valtellinesi.


I Volontari di Como cosutwrono un reparto dì Bersaglieri, al com :111do del ca pitano Arrigo Arrigosi. Fecero parte anch'essi della Divisione lombarda e \'tnncro sciolti neiraprile del 1849. I Bersaglieri di Como ed i Volontari di Bergamo presero il nome dei lorn. rispettivi comandanti.

Colonna Griffini. Costituita il 24 marzo a Milano per insegu ire gli Austriaci, questa colonna di Volontari si congiunse a Cremona con le truppe sarde e partecipò, no n senza gloria, alla campagna del 1848. li '.!O aprile il (;ovcrno provvisorio lombardo dispose che il Grifrìni formasse un battaglione su 5 compagnie : ma il repa rto ebbe la fo rza di sol i :205 Volontari e si sciolse nd m c~c di lug lio.

Colonna Longhena. \'enne fo rm at:i nd 1848 con Volo ntari brcs.:iJni e prese il nome dei suo comandante. Essa fece parte del le forze comandate dal ge ner ale Allcmandi ed o ptr(J nd ·rrentino, nc\l 'aprik dd 1 ~48.

Colonna Vicari-Simonetta. Quando a Lugano gi un se la notizia della vittoriosa 111 surrezio ne di Milano , il Vicari riunì 80 Volontari Carabinieri, coi quali, raggi unto il confine lombardo, si diresse a Varese, anch'essa insort;.. Il Comitato di g uerra \'are~i no accolse il reparto, al quale ben tmto ~i aggiunsero al tri Volontari svizzeri cd italiani, in m odo ,:hè il ( \ ,rp" finì con l'an.: re la fo rza di 220 uomin i, divisi in 4 com-

p:ign1c. In ta nto un altro gruppo di T icinesi e di Verbanesi sì era costituito il :! 1 marzo, al comando dell'ingegnere Simonetta ed, impadronitosi di alcuni battelli, aveva attraversato il lago di Lugano per sbarcare sulla sponda lomba rda. Mentre m arcia vano verso Milano, i Volontari del Simonetta si unirono a Saronno con c1uelli del Vicari, coi c1uali fonn;1rono un'unica colo nna, che raggiunse Magenta e <Juindi Mibno.


La colonna prese il nome: Jei due comandanti e venne organi7.zata su 7 Bande, ciascuna delle quali doveva essere inquadrata da u11 capitano, un tenente e 3 sottufficiali. La forza di ciascuna Banda era di circa 50 uomini . I componenti la prima Banda continuarono a chiamarsi Carabinieri. Così formata, la colonna Vicari-Simonetta si recò a Treviglio e dopo a Brescia, dove ebbe le armi, le munizioni ed

Fnmcesco Sinumett(t.

i viveri necessari. Venne (JUindi inviata a Lonato, dove passò alla dipendenza del generale Bes. Dopo avere combattuto a Forte Salvi il 10 aprile e sotto Peschiera il giorno 13, la colonna venne inviata a Salò ed a Gavardo e passi\ alla diprndcnza del generale Allem:tndi, col quale parte:-ipò alla campagna del 1848. A ricordo di queslo Corpo viene ancora conservata, nel Museo del Risorgimento d} Milano, ~na bandiera tricolore con una cravatta di velluto turchmo, che pa rta ricamata in argento l'indicazione ,, C a rabinieri Volontari lombardi 1848 n . Nel campo bianco è dipinto u11 trofeo ricamato in oro con due carabine intrecciate, dalle quali pende

H,


un corno da polvere da sparo. Sotto il troko si legge la frase

ne e Forza

<<

Unio-

n.

Colonna dei congedati di Bassano. A Jifcs:1 dd territorio di Bassano venne costituita una piccola colon na dì ()o uomini, al comando del capitano Pietro Martini. F~sa operò dall':1prik :ti gi ugno 1848.

Corpo degli impiegati. Si form<', a Milano nel 1848, alla dipendenza del Governo prnv · \'Ìsorio della Lombardia.

Corpo franco di Agordo. Q,;..:,lo C:,,q,,• , 1 <..v:.litui, il gi0rno I I masg1o 1~1.fX, .:on glì cleme nti dell a disci o lta Crociata hclluncsc-agordina, a l comando del capitano Giust:to Probati. Una parte di esso rimase :Hl Ag ordo e l'altra fu im·iata, il q 111 :1ggin, :il confìm:, per Li difn:1 del lralt<> alpi110 d;1 Ci rcoi :i Vi son<.:.

Corpi franchi della Carnia. Nei divnsi pac~i dell a Carnia si formarono, alla fine dì mar zo del 1848, alcuni nuclei di Volontari che vennero riu niti, il 3 aprile, dal dottor1: Fr:wcia, da Sirnrnne Merlanti e dal Federici di Portomaggiorè. (Jucsri tre ufficial i ne presero il comando per difendere il \'alico della Pontebba, dal 19 :il 22 apri le 1848. Costretti a nt1rars1) a nda rono a rinforzare il presidio di O soppo .

Corpo Liguri e Nizzardi. Fu organizzato nel 1848 ; .1na i Volontari c he vi si erano inscntti pas~arono a far parte di ;1hre formazioni.


·crociata bassanese. Si costituì a Bassano il 3 aprile 1848, wn 150 Volontari, com andati dal capitano Giuseppe Roberti, che poi ne cedette il comando al capitano Luigi Capello. Prese parte alla difesa di Vicenza .

Crociata bellunese-agordina. Si formò il 1" aprile 1848 ad Agordo, con 270 Volontari agli ordini del capitano Palatini e poi del capitano Badini. Prese parte ai combattimenti del 15 aprile e del 3 maggio a Palmanova. Sciolta dopo l'occupazione austriaca del Bellunese, si ricostituì come colonna mobile col nome di Corpo franco di Agordo.

Crociati bellunesi. Volontari della provincia di Belluno , che fra .il 5 ed il 7 maggio 1848 difesero la strada di Facblto e quella di Sant' Ubaldo con eneo

miabilc tenacia, concorrendo alla resistenza opposta agli Austriaci dai Cadorini del Calvi.

Crociati di Buia. Corpo di Volontari che prese parte alla difesa di Vicenza.

Crociati colognesi. Corpo franco, forte di 47 uomini, al comando <ld capilano Antonio Papesso. Si formò a Cologna Veneta il 1° aprile 1848 e prese parte alla difesa di Vicenza.

Crociati napoletani. Assunsero questa denominazione i Volontari che partirono da Napoli per l'Alta lta.lia, per prendere parte alla g uerra del 1848. Al-


228 cuni fecero parte del battaglione " Principessa Belgioioso »; altri si aggregarono al 10• reggimento di linea cd altri ancora entrarono al servizio del Governo pontificio per essere incorporati nelle truppe del generale Fcrrari.

Crociati padovani. ()uesto reparto di Volontari padovani era composto in gran parte di studenti. Quando entrò in campagna (l aprile 1848) contava 1700 Volontari. a capo dei l.JUali era il professore Gustavo Bucchia. Partecipò alla difesa di Vicen za ccl ai fatti d'arme di Sorio e di Montebello Vicentino. 0

Crociata di Piove. Piccolo Corpo di 60 Volontari, formatosi a Piove il 28 marzo 1848. al comando del capitano Bragato. Prese parte alb campagna dd 1848. come 5" comp:igni:i clclb Legione p:idoY:in:i.

Crociati dei Sette Comuni. Corpo franco costituitosi in Asiago nell 'aprile 1848.

Crociati vicentini. Questo Corpo fu d etto anche (' Leg ione Zanellato » dal nome del suo comandante. Si formò a Vicenza il 1° aprile 1848, con 350 Volontari, che il 1'· :igosto furo no ordinati su 4 compagnie, due delle (JUali di Cacciatori agli ordini dei capitani Cremasco e Dal Molin, le altre due di Fucilieri al comando d ei capitani Mc denese e C hinaglia. I C rociat i vicentini pròcro parte ai com battimenti di Sorio e di Mcmtehello td alla difesa di Vicenza. A proposito dei Crociati veneti è opportuno ricordare quanto, col suo stile colorito ed efficace, scrisse il Mcncghcllo (1): ( 1)

Cfr.

~h:NEGl 1F.l.Lo;

«

Il

(>uaralltolto a

Vicenza ,;,


« Il 30 marzo arrivarono a Vjcenza circa 700 Padovani. Spicc:1vano nella turba molti studenti vestiti all'Italiana, cioè in vel lut o nero e col cappello all'Ernani. Unico segno a tutti comune nella varietà degli abbigliamenti, recavano sul petto o sul braccio una croce rossa. Capitanava la spedizione Marcantonio Sanfermo, piccolo Ji persona, buono d'animo, delle cose militari intelligentissimo, perchè già colonnello di Stato Maggiore ... Aggiunti ai C rociati padovani i Vicentini (2000 circa), fece incominciare subito le esercitazioni militari . .. 11 dì appresso si tenne consiglio ; Sanfermo espo~e i suoi piani. Narrano che Valentino Pasini lo interrom pesse, dicendo: Badi, generale, nei Crociati m ilita il fiore del la gioventù vicentina ; se è Possibile, evitiamo massacri. Ma il vecchietto, do ndolando l;i sua canuta testa ed aspirando una presa di tabacco, stabilì che i Volontari partissero alla volta Ji Verona, in obbedienza ad un ordine del Governo Centrale. « Vicen'l.a pareva dive ntata Sparta ... Uniti da un entu~iam,o, che oggi non si comprende più, al teri di e~scn: la primizia guc.:r ricn 1 della patria rinnovata, sicuri di debell are l'oste austriaca, an zi di spaventarla ·con 1a sola presenza, i Crociati partirono. V 'erano tutti. Uomini incanutiti nel culto della patri.a, nella devozione alla libertà, ed acerbi f.'0!011tario fanciulli; popolani, che aveano con entusiasmo mudella Legione Simonetta . tato i ferri del mestiere, e patrizi azzimati, fuggenti , in un'ora di dignità, i fatui saloni ed il lungo ozio superbo; professori che, lasciata la cattedra, g uidavano ;i combattere gli studenti , disertati dagli Atenei; sacerdoti animosi e pii, punti di vergogna per l'ingiusto patire, solleciti della religione ed insieme infervorati di patria carità; in g ran numero medi ci, avvocati, ingegneri, ex-militari, artigiani , possidenti, negozia nti, chierici; ed, a compiere il <.J uadro, non pochi frati che, ag itando il Crocefisso, pcJ nom e d ' Italia bandivano, come Pietro l'Eremita, la santiti\ dell a Ca usa ed invocavano propiziatore il Dio degli eserciti. (t La massima parte er:1 male in arnese. Alcuni Portavano picc he deg ne d ell 'evo m edio, improvvisate nella furia del moto. Ebbi opportunità <li vedere alcune di queste armi primitive: dì una, assai curiosa, serbo particolare memoria. La u sò a Sorio un nostro conciuadino. Lungo l'asta correvano due aste parallel e di ferro, a punte ri le-


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vate, e fu costrutta appunto così, pcrchè, se m ai un Croato avesse afferrato la lancia, il Vicentino, tirandola, lacerava le mani del barbaro e per soprammercato otteneva di farlo prigione. Altri pùrtavano i rrucriniti archi bm:ri a pietra focaia , vecchi fondi dell'Arsenale vcnch e~ ziano ; i m eglio arredati fuci li da caccia. On piccolo battaglione era armato di fucili Schn eidcr. Una dicc ina di giovani, eretti su ròzzc sfiancate, tìg ura va la Cavalkria ; quattro compassionevoli cannoni da bastimento, g ià fuori uso, tirati con assa i lentezza e maestà da bovi, figmav:ino l'Artig lieria . .. Manrava lo Staw Maggiore e fu subito costituito . Chi pùssedcva un cavallo nom i navasi ipso jure ufficiale o capita no: co n ug ual i criteri furono creati i maggiori, g li aiutanti ed il resto. <' Il 3 d 'aprile la Crociata mo~~c fuori JX)rt.a S. Fd ice, co1Ia musica in testa, a bandiere spiegate ... Non trovarono affatto i contadini esultanti per l'abolizio ne del tes tatico, che gettassero fior i sul passaggio d elle sc hiere liberat ri ci ; ma si videro accolti generalmente con indifferenz:1 ed, in (Jt1alche luogo, alla diftìden za si aggiunsero modi apertamente ostili ... ,, Sanfe rmo li divise (7 aprile), mand andont· 300 a Torre di Confine, 6 compagnie della Lcginnc p:1dovana ,1 presidiare le alture fr:1 Mason e Sorio, I compagnia al Ponte della Fracanzana, il resto a Montebdlo. La Legione vice ntina fu disposta tra la Favorita e Lorigo, i Trevigiani (incontratisi coi Crociati durante la m arc ia) fra Sarego e Meledo. I Volontari d i T orre di Confine, la scr::i del giorno stesso, miti da panico per qualche fucilata degli sco razzatori n~mici, ;1b~an~ donarono la posizione cd i l povero gcnqalc dovette improvvisamente mutare il suo piano, raccogliendo in Montcbello quasi tutti i Crociati di Mckdo e ddla Favorita, d i Lo nigo e di Sarego. ,, Forieri di attacco imminente, s'er ~mo g i;1 scorti g li esplor atori ncmiri e la previsione fu risoluta in certezza yuando ai primi chiarori d ell'alba seppcsi sorti to un Corpo da V ero na con assai Fanteria, Cavailcri;1 e ca nn o ni. Capita naYa la spedizione il generale maggio re Principe Federico Liechtenstein, il quale., inviata sulla strada maestra d i Montebdlo un a colo nna comanda-la dal magg iore Martini d ei conti H augwitz, si rivolse co~ resto dei soldati nella direzione di Sorio. f Vicentini, una parte d ei Trevigiani e d ei Padovani doveano tenere i trince ramenti dalla Fracanzana ali ' Ac<.1uetta; altri Padovani le alture fra Mason e Sorio; due centinaia di soldati esperti vegliare le co municazio ni sopra Ga rnbell ar-i: g li altri tutti d i riserva, dietro Montebello o dentro il paese stesso.


2 ~ I

« Più tardi giunsero 500 Trevigiani, di cui 2co soldati d i li11 e.1

ed il resto armati di picche;

120 Scleden si guidati da Arnaldo Fmi nato che, gettata la ]ira imbelle, a1la fama di poeta gentile aggiume i lauri di capitano ardimentoso; 50 Feltrini sotto gli ordini dell 'abat e Antonio Zanghcllini, professore di chiara ed onorata m em oria .

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'' .4r11aldo Fu;i11ato.

,( Le prime fucilate seguirono ai posti avanzati della Fracanzana , e pareva propizia la fortuna alla prima battaglia contro la gente tedesca , audacemente impegnata da Volontar.i soli. Jacopo Zandlato, alla testa dei suoi, sostenuto dai tiri aggiustati ddl'Artiglieria, ha ben presto ragione dei nemici che indietreggiano. Si dura con vantaggio, ma, alle 3 pomeridiane, i nemici. girata la posizione per Mo ntefortc, attaccano vivamente le compagnie difenditrici delle alture tra Mason e Sorio. « All'irruenza dell'assalto risponde il valore cd il grande animo, quando un equivoco decide della giornaL1. I Tedeschi, creduti lta-


2. _p liani da un Corpo collocato sopra Gambellara, poterono girare la posizione. Le milizie tedesche, vecchie milizie esercitate, si scagliano con tro i Crociati padov:1ni, che non reggono all'urto e si sfasciano. Gli studenti universitari rimangono, profondono il generoso sangue nel conflitto di suguale, consolano di q~1alche alloro la giornata. Ma si apprende già alla massa il contagio dclb paura ... Quelli che duravano a resistere, sopraffatti dal numero, colpiti di fronte cd allt spalle. dovettero ritirarsi. Lo stradale veronese è gi;1 pieno di tumulto, di terrore, d i conf usionc. Invano Arnaldo Fusi nato cerca di rianimare i Volontari scorati; in va no i capitani proferi~cono le allocuzioni più calck: la Cruà11.a è divcnlata un assembram ento t!i pecore im paurite. li noto g rido di Sanfcrnw: "Si s;il vi ch i può''; di San fermo che. salito in c::1rrozza, tenne intanto paroLi per conto ~uo, ottenne solo di sancire la i11ga con l'auto rità del comando. La fazion e contò una cinquanlina di morti ·.,. Il Contarin i scrisse nel suo (, A1cm orialc tt Cll(' !O ,, : ,( Ciorno 8 apri le 1>'l.18. A Montcbcllo gli Ausiriaci ~i ~contrarono con un Corpo di Crociati: erano questi Pado\';1 11i, Trcvi2 iani cd anche Lom bardi, Slt1dcnti in gra n pane. Si ba ttcronn ieri \':Jj;)ros;111lente per InfJ lre ore, co n \·antagg io. ~fa l!llC~ta mattina. ~nr \'cnuti altri dr.ippclli nemici per ~cnticri s\·iati, ;iraro no il poggio di Sorio. ;11lc cui falde combatlt:\'a no i no~tr i. e n e acqui starono la sommità, facendo tacere il ca nnone che: lo g uardava. I Crnci;1ti ~i trovarono fra due fuochi, mancò la scicnz:t dd comando ne· loro capi cd essi sbandaronsi , in parte alla \'OlLI di Vicenza ed in pa rk (circa .wo) sopra Arzignano. CinL!Uantuno f un:no de· nostri tro\'ati morti sul luogo eJ altri trenta circa rim asero sotto le m acerie delle case incendiate. I C roati raccolsero nella· nott e ì morti loro, che si calcolarono in numero assai maggio re ... ,, G iorno JL A Vicenza ritornaJio, posti in libcrtt ve nto tto Crociati ital iani . che erano stati fatti pri gionieri nello scontro di Montchdlo cd ai qu:tli in Vero na il Maresciallo Radetzk v avca perhno fotto ~uon:irc l':i;ionia "·

Finanzieri e Dragoni del Trotti. Q uesto Cnrpn di Volontari, ord inato con Decreto 1" apri le 1818 dal Governo provvisorio di Milano. free parte della Divisione Du ra ndo. Era rnmandato dal tenente colonnello T rotti e forte di 8 ufficiali e 500 uomini di truppa. Vestì l'u niforme dei D oganieri lom -


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hardi , combattè a Bagolino e meritò un particolare encomio dal gell(' r;ile Durando.

Guardia nazionale di Bergamo. Era stata costituita su due battaglioni, rispettivamente comandati dal maggiore Regozzoni e dal Bottazzi e fece parte della Divisione lombarda. Il maggiore Regozzoni , con una coÌnpagnia di Guardie mobili, andò a far parte delle bande Arcioni e rimase fino alla fine di luglio a Caffaro, dove sostenne con valore numerosi combattimenti contro gli Austriaci.

Ouardia nazionale di Castiglione del Lago. Venn: formata nel maggio 1849, al comando del tenente Pie-

r:iccini , sostituito poi dal capitano Fabri.

Uuide del Tirolo (colonna Thannberg) I Volontari Guide del Tirolo formarono, nel ma~gio del 1848, battaglione di 500 Volontari , al comando del visconte Ernesto di Thannberg. li battaglione, costituito su 4 compagnie, rispettivamente come1ndatc dai capitani Oiani, Benati, Regazzoni e Barbara, tra bene inquadrato con 3 ufficiali subalterni per ciascuna compagnia e portava al seguito un 'ambulanza con 2 medici ed 1 Cappellano militare. Il ~o giugno 1848 la forza del battaglione era di 15 ufficiali e 480 uomini di truppa, dei quali 135 proYenienti dalla L egione tTkkntina. Esso prese parte ai combattimenti di Rocca d'Anfo e di Vestone ed operò quasi sempre in val di Led ru . . 11n

Legione africana. Ebbe impropriamente questo nome perchè avrebbe dovuto costituirsi nel c848 a Milano, con Volontari italiani provenienti dalla Legione francese di Algeria. I Volontari, però, non sbarcarono a To-


Ione che nell 'ottobre 1848 cd in numero assai limitato (180 appe na) formarono una compagnia di Bnsaglieri <l'Africa, che fece parte della Oiri~ionc Olivieri (lurantc l:i campagna del 1849.

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Leg io ne T o rres. Corpo dì Volonra ri lumbardì e veneti, posto nel 1848 dal gcner:1k T orre~ a clisposiziont: del Gove rno provvisorio di Milano. Assc_l-" nato alla Di,·isionc Fedcrici, comhattè a Rovcrhel la.

Legione trevigiana . Pt.: r iniziativa del c:ipitano Giovanni G ritti e del capitano Enrico R:,dug nich, ,·en ne cosrituito in T reviso, nel marzo del 1848, un Coqx) di Volontari che, detto prima dei Crociati trevigiani. prese poi la ,knominazionc di Legio1w trevigian:1. Unita~i al Corpo 'franco di 'tencda, b I ,c:gione desse a proprio cnm :!i~d:rntc il. colonnello gcno.._.e~c D:!\'Ìt!t :\migo, che 1:i di Yisc in 2 battaglio ni. La Legione partecipò a lb difesa di Vicrnza e, c:iduta la città. ~i sciolse: cd i suoi componenti p:i~~arono in altri Corpi di Volo ntar i.

Legio ne bergamasca delle Alpi. Assunse questa denominazione un battaglione di Volo ntari berg:1maschi costituit o ndl'aprile del 1848 e che, con l'aumentare del numero degli iscritti , raggiunse la forza di un reggimento. Quesfo venne (hiamalù ., J' n:ggime nto Fan ttri:i. leggera di Bergamo >• o <, Leg ione bcrgamasc;i dclìc Al pi "· Esso operò nei pressi di Stenico e soltanto la J' compagnia, comand ata e.b i barone Gio\'anni Scotti , pa rtecipò alle o perazioni in val Rcndena.

Legione calabrese. Così ven ne impropriamente chiamato un Coqxl di Volontari costi111itosi in Calabria, al com ando del.lo SproYieri.


Legione lombarda del Griffini. Il generale Saverio Griffini costituì una compagnia di 250 Volontari, che a poco a poco assunse la forza di 2000 uomini e che prese il nome di « 1" Legione lombarda "· Partecipò alla campagna del 1848 ed ottenne un particolare encomio dal generale di Salasco per il combattimento di Sommacampagna. Quindi la Legione passò in Svizzera, dove venne disarmata.

Legione lombarda del Borra. Un battaglione di <)00 Volontari lombardi venne costituito a Volta dal capitano Borra, nell'aprile del 1848. Il battaglione era diviso in 7 compagnie: I di Granatieri, 1 di Cacciatori e 5 di Fucilieri, e partecipò alla campagna del 1848 fra i Corpi dipendenti dal generale Durando. Esso venne impiegato anche in rinforzo alle truppe regolari piemontesi, che assediavano Peschiera, e poi nelle altre località minacciate dagli Austriaci, come Tremosine e D cscnzano. Passata in val di Ledro, la Legione riuscì a respingere il reggimento Baden , infliggendogli gravi perdite.

Legione sicula. Quasi a dimostrare, nel 1848, l'unione di tutte le regioni d "Italia per l'indipendenza della Patria, partecipò alla guerra del 1848 anche una Legione sicula, al comando del colonnello Giuseppe La Masa. La Legione prese poi nome di Battaglione siculo e, trasferitasi in Toscana, ricevette in dono in Pi stoia, dalle signore piemontesi, la bandiera.

Volontari di Gubbio. Una memoria del Mazzantini, pubblicata nella Rivista dell"Archivio umbro del Risorgimento, ricorda che n ell'archivio Fahbri di Gubbio trovasi una copia, vidimata dal maggiore, conte Pao.lo della Porta, comandante la Guardia civica di Gubbio, dei verbali riguardanti la scelta degli ufficiali e dei graduati di Gubbio, riuniti a Pa-


dO\·a, il 23 maggio 1848, in una wmpagnia <li Volo ntari che prese !1artc alla campagna nel Veneto, fino alla capi to lazione di Treviso. Essa venne comprcs:1 fra le truppc al comando del generale Dur;m-

Gitiscr,re i .LI .\-111,,,.

do, ebbe un a forz;1 di 80 Volo ntari e fu comand.1ta d.11 capitano Nicola Fabiani Massarclli e dai tenenti T omma~o Rossetti e Alessandro Domcniconi.

Volontari 1.odigiani. Gli elenchi di c~si <lai 1848 al 1866 ~ono conservati nell'Archivio di Stato di Mil ano e nell'Arc hivio comunale di T.()di .


Volontari della Val Sabbia. Nell'aprile del 1848 venne costituito da Nicola Sebadoni un battaglione di 500 Volontari della val Sabbia, per far parte delle colonne incaricate di invadere il Trentino col generale Allemandi. Unitosi a Tione alla colonna Longhena ed ai Volontari bresciani ciel Malossi, il battaglione prese parte alle operazioni nelle Giudicarie; ma, dopo un attacco contro le posizioni di Riva, tenacem ente difese dagli Austriaci , il battaglione ripiegò su Tenno, dove si sciolse.

Volontari napoletani (Giardino). Questo Corpo si formò a Napoli nel 1848 e, per distinguerlo dagli altri che partirono per la guerra e principalmente dal battaglione « Principessa Belgioioso», si chiamò, .dal nome del suo comandante, (< battaglione Giardino )' .

Volontari napoletani (Belgioioso). Quasi totalmente a spese della principessa Belgioioso si formò a Napoli, nel 1848, un battaglione di 4 ufficiali c di 275 Volontari assai bene equipaggiati. Aggregato alle truppe dipendenti dal generale Teodoro Lechi, questo reparto, che aveva per comandante il capitano Gherardo Milisci e fra i suoi ufficiali il Poerio ed il Rossarol. giunse a Brescia il 3 luglio e combattè a Curtatonc.

Volontari pavesi. Ai primi d'aprile <ld 184~ un grup1x; di Volontari pavesi si arruol c':i nella compagnia Bersaglieri Volontari del Cassinis, a Cavriana (Divisione di riserva). Essi facevano parte del così detto <( Corpo franco pavese l>, che venne inviato dal generale Fcdcrici a Bardolino; m:r che fu poi richiamato ed incorporato od .f Fanteria. La compagnia era comandata dall'ingegnere Antonio Gallotti, nominato capitano il 1" luglio 1848, e contava Go Volontari. Partita d:1 Medole l' II aprile, si trovò a Goito ed a Peschiera con la brigata Bes. poi a Pastrengo ed a Cavaion e finalmente, il 28 aprile, a Banlolino.


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P:ivcsi costnu1 rono anche una batteria d i 6 pezzi (4 cannon i e obici), agli ordini del capi tano Loc::nel li.

Volo11t,1rio lombardo.

1\:el g iugno 1848, . per ordine del Comitato di g uerra di Pavia, ~1 costituì i noltre un b:1 ttaglione di Vo lo ntari paves i, per rni furono chicqi a Milano rnoo fucili. Se ne ini z iò la formazione il 2 1 giugno.


Il ba'taglione di 400 uomini era agli ordini del Sacchi , poi del c:q11 tano Nolli e di alcuni ufficiali piemontesi.

Volontari piemontesi-lombardi. Con questa denominazione vengono ricordati i Volontari clic , 1848, si arruolarono nel battaglione mi sto del maggiore Rosrn e che poi passarono ad altri f'..orpi. !1el

Volontari sardi. Ali 'infuori di un battaglione J i Volontari, che si costituì a Cagliari nel 1848, i Sardi no n si riunirono, durante la prima g uerra d'indipendenza, in Corpi speciali; ma presero parte a tutti i rivolg imenti politici ed a tutte le g uerre dal 1848 al 1866 con reparti di Guardia nazionale, che adempi rono be ne ai loro doveri. Soltanto nd 1861 si costituì un battag lio ne Volontari a Sassari ( 1) il l[uale pen\ non partecipi\ all e campagn e per l'unilà 11azio n ~1 lc.

Volontari di Varese. Anche Varese mobilitò , nel 1848. un battaglione di Guardie nazionali ; ma ben pochi dei Volontari che vi si inserissero parteciparono alla prima g uerra p er l'indipendenza naz ionale. Venne costituita soltanto una squadra , nella quale i Volontari di Varese presero il nome di « Hersaglicri di Vene7.ia ,i e che prese parte alla difesa di Treviso.

Altri reparti Volontari. Altri reparti di V olontari si costituirono nel 1848 ad Ang itob, ;.,d Arezz o, ad Alessandria, ad Ancona, a Bertinoro., in Lom bard ia , a Napoli, in Sardegna, in Toscana ed in Sicilia. (1) li battag lione Volonta ri ~:.1rd i costituitosi a Sas~ari nd sem pre ndl'isob.

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11111 :1 ,c


Battaglione campano

Italia libera

Era costituito da V<>lontari in maggioranza napolt.:tani. Ebbe anche il nome di " Civica Mobile della Campania ». Partì da Roma il Iì giugno 1848 e giunse ad Imola 1'8 luglio. Era comandato dal mag~iorc Antonio Ferrara.

Battaglione catanese. Detto anche V battaglione Corso, si form<J a Catania nel 1848, con Volontari della Sicili;1 e della Corsica.

Compagnie Volontari. Alcune fo rmazioni di Volontari presero il nome, nel 1848, di compagnie :i causa della loro forz:1 limitata. Si ebbero così: la compagnia di Ferr:1ra, che poi free parte dei Bersaglieri del Po: la com 1ngnia lumlJarJ,1, tu~ titu ila da 14u Volont.1ri comandati dal tcncntt: Fr:inccsrn Negri e che prese parte alla difesa di Bologna; la compagnia Marcellini, d i 153 Volontari romani: qudla della Morte, coman data dal capitano Fazioni, che partecipò alla Jifrsa di Anrnn a nel 1849 e la compagnia Regazzoni . che fece parte della Guardia nazionale bcrgamasc;1.

Civica napoletana. Si formò nel 1848 e rimase in Napoli, per i servi zi <l 'ordine pubblico ; ma, allorchè il generale Guglielmo Pepe partì per l'Alta Italia coi Corpo napoletano, una pane dei cumpnm:nti la Guardia civica volle seguirlo e si trovò poi col 10" reggimento Ji linea a Curtatone.

Civica vicentina. Si formò a Vicenza nel luglio 1848 su 4 compag nie di 90 uomini ciascuna, un di~t:iccamento di Cavalleria cd un plotone di Gendarmi, al comando del ca pitano Bertagno ni.


Volontari goriziani. Una speciale menzione merita il contributo dato anche da Gorizia alla formaz ione dei Corpi di Volontari veneti nel 1848 e, riportando le notizie pubblicate in proposito da Ranicri Mario Cossar in occasione del centenario della prima guerra per l'indipendenza ( r), ricordiamo fra g li altri :

Alessandro Cieme11ciclz , nato in Gorizia il 26 gi ug no 1827, era nel 1848 studente all' Università di Padova. Ai primi moti rivoiuzionari dell'anno egli si pose volontariamente a disposizione del Governo provvisorio di Venezia e fu nom inato successivam ente aiutante nella Guardia nazionaic di Padova e quindi sottotenente neì Corpo degli studenti universitari padovan i. Raggiunta Venezia alla fine di m arzo, egli ebbe il grado di luogotenente nella Legion e padovana e. fece q uindi parte, col g rado di primo tenente, Jd battaglione veneziano dei Bersaglieri T ornicllo. Passato nella L<;mbanlia, ven iva assunto da q uel Governo provvisorio come luogotenente nel " TI battaglio ne Itai ia Libera ». Con lo ..tesso :: rado lo trm·iamo, nel set:emhre, ;:! ('. D~posito dt~li Uffici:i.l i Lcmbardi >1, in hrea. Nominato sottotenente nel Corpo dei Bersaglieri il ro febbraio 1849, prese parte :illa cam pagna del ·1849.

Giuseppe Cordon . Secondo una nota della Polizia au-"t riaca di Trieste, egli era, nel 1843, irn pie~ato presso la Direzione delle Poste ; ma, H nella prìmaYera del 1848, si recò a Venezia pe r serYire quale cannoniere contro le truppe austriache 1,. Infatti egli era andato a far parte della ,e Legione degli Artiglieri Volontari V eneti Bandiera e M oro l> , come si rileva dall'attestazio ne, rilasciatagli il 31 lug lio 1849. La Commissione incaricata di classificare i serviz i prestati dai militi durante l'assedio di Marghera. attestò, circa " il mil ite Giuseppe Cordon , matricolato nei Rcgi~tri della L egione al n. 158, entrato in servizio nella 2·' Compagnia il 24 agosto r848, e nominato Furiere il 1 " febbraio 1849 n , quanto appresso: " Vi siete con distinto coraggio ed attività prestato, nella vostra qualità di Sergen te Furiere, nel provvedere le vettovaglie per tutta la truppa dì presidio alli Bastioni n. 7 e n. 8, no nchè vi siete prestato con intelligenza ( r) Cfr. RASIERT \h1no Coss.~: " Volontari goriziani nella guerra d "indìpendenza 18.18-1849 " .

17.


lJUale G1popezzo allo stesso Bastione durante l'assedio di Marghera e specialmente nei giorni 4, 24, 25, 26 maggio >> . L' attestazione di cui sopra era vistata dal comandante della Legione, tenente colonnello Carlo Mezzucapo, dal generale Girolamo Ulloa. da Daniele Manin e dal tenente generale Guglielmo Pepe, Comandante in capo e presidente della commissione militare. Nel 187r il Cordon compilò un « Progetto di un nuovo armamento della Fanteria con corazze mobili >•, progetto preso in esame e lodato da G iuseppe G aribaldi, ed aveva ideato un << carro combattente offensivo e difensivo >1, precursore degli attuali carri : i: rmati .

Ignazio Si:odnif(. Da una famiglia origina riam ente goriziana era nato in Canale d 'Isonzo, il 23 luglio 1804. Francesco Ig nazio Scodnik. Rimasto Frrm et"JCO

o rfano di padre in tenerissima età, era stato allevato i n casa di suo fratello Pietro , aud itore militare in Seg na (Dalmazi a), o ve aveva fre(1uentato quel ginnasio. Al principio del 18 21 era entrato quale C adetto nel hallagliuue dd .reggi 1n.:nto au,-triaco " Conte Ceccopieri •), di stanza a C remo na. nel quale si trovav;t . _ ___ u n altro ~uo fratèllo, Giuseppe, col g rado di luogotcc::.l!!Jt.:aill;;_.,,;;e - '_i!::'.!'! , :.-:::: ·ncntc. U n anno appresso era ent rato nella sct10Ia dei cadetti in Buda (U ng heria), per frequentare un corso Volontarie; 1rien nalc. Era stato promosso alfiere il 1 ° dicembre del battaglio1/t' 1830, sottotenente nel 1832, tenente nel 1835, capit:111S1udcn1i. tcnentc nel 1845 e capitano effettivo nel 1847. Desti nato a Cremon a, egli scrisse: « Veram ente grata fu per mc questa destinazione, poichè essa mi condusse nella prediletta mia [taiia ... Fin qui io vissi esclusivam e nte agli affetti di famiglia, allo studio cd allo scrupoloso adempimento dei doveri inerenti alla mia posiz io ne militare. La po litica rimase laonde, per così dire, ancora estra nea ;ille m ie considerazioni fino al 1847. [n quest' anno cominciai a leggere più seriamente b Storia d 'Italia, questa classica terra, culla di ogni civilt;Ì, e confrontando l'antica sua g ra ndezza alla susseguita inferiorità in c.p1ell'epor.:1, mi sentii stringere il cuo re e dovetti imprecare ai potenti che ne fecero sì misero strazio ... (< Infrattanto gli eventi politici del 1847 andavano risvegliando e rinfocolando gli spiriti nazio nali e liberali della popolaz ione, preparando così la prima riscossa del 1848.


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« Non è dunque da m eravigliarsi se io, ndlc preaccennate disposizioni d ' animo, ne venissi profondamente scosso. Una lotta tremenda suscitavasi nel mio interno, la lotta fra il dovere del soldato ed i miei sentimenti cittadini. Circostanze speciali concorsero a darb vinta a questi ultimi ». La mattina del 19 marzo 1848 era giunta notizia in Cremona della rivoluzione scoppiata il giorno .i nnanzi in Milano. I cittadini , ri masti dapprima sorpresi, avevano incominciato ad animarsi ; mentre da molte case venivano esposte bandiere tricolori italiane e molti solJati avevano fraternizzato coi Cremonesi. ll giorno seguente la truppa era rimasta consegnata; ma la stessa sera il comandante militare, generale Schonhals - fin allora sempre tentennante di fronte alla 11uova situazione venutasi a creare - aveva firmato col Governo provvisorio, colà formatosi, un compromesso col quale la trnppa dei battaglioni italiani cd il loro armamento venivano messi a disposizione degli insorti; mentre gli altri potevano liberamente abbandonare la C'i ttà, come, infatti, avvenne, il 21 marzo. Il C',overno provvisorio si rivolse allora allo Scodnik, capitano più anziano, per invitarlo ad assumere il comando delle truppe rim:1ste, ed egli, seguendo l'impulso del suo an imo generoso e p::itriot1ico, aveva abbracciato, il 22 marzo, la Causa della libertà e dell' indi pendenza italiana, accettando !'offertogli grado di maggiore. Egli costitu1 a Cremona un nucleo della Legione lombarda e pose in istato di difesa la città. li 7 aprile lo Scodnik venne chiamato dal Governo provvisorio ddla Lombardia a Milano, ove entrò con 8 battaglioni , forti complessivamente di 3500 uomini , che vennero incorporati nel r reggimento lombardo di linea , allora in formazione. Promosso, il 17 giugno, al grado di tenente colonnello, lo Scodnik partecipò al blocco di Mantova, e nel combattimento di Zelo Buon Persico, rimase g ravemente contuso. Il colonnello curnandante il 1° reggimento, Giacomo Sessa, già brillante ufficiale di Cavalleria sotto Napoleone I, espresse sullo Scodnik questo lusing hiero giudizio: << Per ogni effetto di ragione il Colonnello Comanda nte il 1'" di Linea Lombardo si trova in dovere cli dichiarare a chiunqu e. che il sig. Tenente Colonnello Scodnik fra tutti gli Officiali del 1 ° di Linea il più istruito nd mestier del soldato, il più zelante, e il più esatto: militare coraggioso, sempre di buona voglia, sempre pronto ad ogni cenno, era l'anima del reggimento, era il Colonnello di fatto ». 0


Passato poi ndl'cstrcito piemontese, prestò servizio fino al 1868, conseguì i1 grado di maggior generale. Le sue « Memorie H, dedicate ai figli, si concludono con queste parole: ,, lo trovo un gran conforto considerando essermi dalla sorte concesso di poter rimirare l'Italia, l'amata mia Italia, libera, un ita ed indipende.-lte, e così felicemente coronala la lotta nazionale, lotta alla quale, per convincente interna testimonianza e con viva soddisfazione, sento avere io pure presa volenterosa parte. Questi pensieri sollevano l'animo mio e con maggior tranquillità e rassegnazione vado incontro alla fìne dei giorm miei! " · Egli morì il 7 novembre 1877. A.utonio Stcffc1n ,:o-C,mu:a. Il oarunc Antoniu Stdfanrn-Carnea. discendente da una vecchia famiglia friulana aggregata alla nobiltà patrizia goriziana ncll'a11no 1737, era nato io Crauglio, il 2 maggio 1g14. Nd. marzo 1848 cgl i faceva parte, quale capitano, dell'esercito austriaco in Ud ine; m a ai primi moti rivoluzionari lo ;1bbandonò per " offrire: il braccio alla patria italiana. e per raggiungere Venezia. dove il '1.7 ;1prilc si agg rcg,\ al Corpo di Volontari, che nclchcvano formare la " Leo-ione del•)i Arti<rlieri Bandiera e i':wo~to ~ ~ l'.'I ~ Moro ,>, per passare quindi alla Legione friulan:> r poscia al reggimento Gabteo. col quale lo Steffanco rimase tino al la capitolazione di Venezia. · -

Corpi Volontari stranieri. Dati i con sensi che la Causa italiana suscitava in tutta l'Europa, che nel 1848, con i moti insurrezionali verificatisi anche in Austria e nell'Ungheria, tendeva all'inizio cli un'èra migliore ed alla fine dei Governi assoluti , non pochi Corpi <li Volontari stranieri vollero partecipare alla prima guerra per la nostra indipendenza, così come gli Italiani avevano lottato e lottavano per la libertà dc:gl i altri popoli.

Nel J 848 combatterono, infatti, a fianco dei nostri , Volontari svizzeri, francesi, polacchi cd ungheresi. Poichè non possiamo trascurare il contributo spontaneamente offerto alla nostra Causa da tali Corpi. c'incombe l'obbligo di ricordare, sia pure sommariamente, anche questi reparti.


Compagnia franco-italiana. Un Comitato appositamente costituito a Parig.i reclutò, nel 1848. una compagnia di Volontari, che venne inviata nel Tirolo; ma non diede buona prova per la mancanza di coesione e per l'indisciplina. li (,{)verno provvisorio di Milano riuscì a riunire i Volontari migliori, che andarono a far parte della Legione Antonini.

Compagnia italo.svizzera. Un' altra compagnia di 120 uomini venne formata, nell'aprile del 1848, con Volontari italiani e con Svizzeri residenti in Italia. La compagnia, al comando del tenente Ferau, giunse a Milano, da dove venne inviata, nel mese di m aggio, in val Sabbia. Con la forza riJotta a soli 50 uomini, essa venne poi incorporata fra i reparti Volontari alla di pendenza del generale Allemandi, unendosi al Corpo " Guide del Tirolo " , comandato dal belga Ernesto di Thannberg.

1.egione svizzera. Nel maggio dd 1848 \'enne costituita a Losanna una Legione tomposta di Volontari svizzeri; ma essa ebbe la forza di soli 120 uomini, che vennero mandati in val Sabbia. E ssa era comandata da G iovanni Christ Ott e si distinse per disciplina e per valore. Alcuni dei suo i Volontari vennero mandati al passo del Tonale; altri a quello dello Stelvio. Altri reparti di Vo lontari stranieri concorsero, come vedremo, alla difesa della Repubblica Roman:i .


lii.

VOLONTARI BERSAGLIERI

Quando, nel marzo del 1848, s'iniziarono quasi contemporaneamente le Cinque Giornate di Milano e l'insurrezione di Venezia, i Bersaglieri ideati da Alessandro La Marmara per l'esercito piemontese non avevano ancora ricevuto il ballesimo del fuoco; ma si erano già imposti alle simpatie di tutta l'Italia, che g ià conosceva la severa uniforme e le qualità caratteristiche del Corpo. Appunto per questo alcuni dei Corpi di Volontari, che si costituirono nel 1848 specialmente nell ' Italia settentrionale, vollero assumere la denominazione di Bersaglieri. Tal i Corpi pa1ll.:cÌpa10n0 alb prima guerra d 'indipendenza ed emularono ì Bersaglieri piemontesi con ta nto valore, che q ualc he reparto di essi contribuì alla costituzione dei nuovi reparti di truppe regobri, come avvenne, ad esempio, ai Rersaglicri mantovani ed ai Bersaglieri lombardi che, ,guida ti <la Luciano Manara, vennero in parte incorporati nell'esercito piemontese, costituendo il V I battag lione (compagnie 21' , 22•, 23' e 24, ), che resistette strenuamente agli Austriaci nel 1849 a La Cava, e parteciparono poi, nuovamente come Volontari , alla difesa della Repubblica Romana . I Bersaglieri Volontari procurarono, inoltre, a guelli regolari non pochi eroici ufficiali, che si distinsero nelle guerre successive.

Bersaglieri lombardi. Nel suo volume " I Volontari ed i Bersaglieri lombardi - Annotazio ni storiche ", pubblicato in Milano nel 1860, Emilio Dandolo, dopo aver ricordato le Ci nque G iornate di Milano, racconta come, durante quel memorabile evento, si fosse particolarm ente distinto un manipolo di valorosi, guidato prima dall'Anfossi e, dopa la morte di questo, da L uciano Manara, del quale il Dandolo esalta l'eroismo


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dimostrato a Porta Tosa, quando (< mentre la mitraglia spazzava la via e le fucilate si succedevano non interrotte cd ardevano le case vicine alla Porta, si scagliò dapprima solo, e poi seguito da pochi, con una bandiera tricolore alla mano, fra la grandine delle palle, fino al casino che stava presso la Porta e v'irruppe coi suoi, uccidendo e fugando gli stupiti nemici ». Aitante e bello nella persona, come cc lo descrive il Dandolo, il Manara, una volta libera la città, s'incaricò di formare un Corpo di Volontari, decisi a completare la vittoria, inseguendo gli Austriaci e molestandone la ritirata. Accontentato dal Governo provvisorio della Lombardia, il quale pubblicò un patriottico manifesto incitante i giovani ad unirsi al Ma11ara, questi potè raccogliere 129 Volontari, che furono il primo nu1.lco del Corpo dei Bersaglieri lombardi , che si distinse fra tutte le ,1ltre formazioni di Volontari , non soltanto per il valore; ma anche per la disciplina. G iunti a Treviglio, il Manara cd i suoi dovettero attendere, per nrdine del generale Teodoro Lechi , comandante di tutte le forze lom 1,,,rdc, di venire raggiunti dai Volontari com aschi e dagli Svizzeri 1ic i11c~i, che vennc:ro posti anch 'essi alla <lipeuJcuza t!d Man ~,ra. Qu<::, 1i . oltre ai suoi Bersaglieri , che avevano raggiunto la forza di 500 uomini, ebbe, per conseguenza, ai suoi ordini la colonna Arcioni cd i Volontari comaschi del Torrcs, coi quali venne inviato a Brescia e poi a Salò, per combattere, nei giorni 1 I e 1 2 aprile, a Castelnuovo e l'cr recarsi quindi nelle Giudicarie, dove i Corpi dcli' Arcioni e del I .1111ghcna avevano espugnato il castelio di Toblino. Appunto per .,i11larc }'Arcioni, il Manara, lasciati gli altri suoi Volontari a Salò, .1 ccorsc a Stenico con soli 150 uomini scelti e sostenne, nei pressi di Sclerno un combattimento, dal quale dovette ripiegare, dopo aver perd uto non pochi compagni. G iunto l'ordine che chiamava i Volontari c he avevano combat11110 in Alto Adige a rio rdinarsi a Hrescia, il Manara raggiunse <]Ue·,t 'ultima ci.td, dove i suoi Bersaglieri presero il nome di I battaglione Volonta ri lombardi. Il Manara ebbe il g rado di maggiore cd Emilio Dandolo venne 11111ninato porta-bandiera. Rimandato nelle Giudicarie, mentre l'esercito piemon tese ripie~ )\,lva cd i Volontari si riunivano fra Anfo e Vestone , il Manara com11:i tt è ancora contro gli Austriaci presso Lonato ; ma, g iunti al nemico 1 onsidercvoli rinforzi, dovette ripiegare a Gavardo e quindi a Ber-


gamo, da dove il 19 agosto i rnoi Bersaglieri passarono in Piemonte per venire sciolti. Due mesi dofX> il Manara ricostituì il battaglione Bersaglieri lombardi con 800 uomini provenienti da diverse formazioni di Volontari oià sciolte. e con Italiani che avevano lasciato l'esercito austriaco. Col :-, battaglione ricostituito il Manara partecipe\ alla campag na ciel 1849, passando al Corpo dei Bersaglieri, <!uale Vl battaglione, e fece parte della Divi sione Ramorino . Le compagnie che lo o)stitui vano eb, bern, come quelle dei Bersaglieri ddl'c~ercìto sardo, i numeri progressi vi di 2 1·, (capitano Ferrari), 22' (capitano Buonvi cini), 23' (capitano Dubois) e 24' (capi, tano Soldo).

I Volontari del Manara conserva rono la loro particolare uniforme (tun ica \'t:rde scma e paramani scarlatti). Appunto con b Di,,isionc R:imnrin'l il Manara combattè a La Cava (20 marzo) c, dopo l'armistizio di Novara. sciolti i Corpi dei Volo ntari, soltanto i BcrsaNcmrglie,e /0111bardo. glicri del Manara. riunitisi a Voghera, poterono imbarcarsi il 23 aprile a Portofino per giungere a Civitavecchia e per essere inviati poi ad Anzio e di là a Roma, dove arrivarono il 29 aprile, per partecipare alla difesa ddla Repubblica. Dopo ave r preso parte a molti combattimenti cd alla spedizione di Velletri, scgn;1lanclosi per il valore e la disciplina, quando il Manara, colpito da un proiettile a Villa Spada concluse eroicamente la < ln ::, <Yiovanc vita (·.,~o b Ìu1rno 104tJ) il baua,dionc fune e Ji sci1)li::, . • ::, ' nato anche nella sventura come lo ricorda il Cesari. si sciolse negli ultimi giorn i della Repubblica Romana, dopo aver com piuto il s~o dovere con mirabile abnegazione in tntti gli av\'enimenti di quel fortunoso periodo del nostro Risorgimento , dalle C inque G iornate di Milano alla caduta di Roma. Cresciuto di numero ch;rante ~li ultim i rne$i, esso aveva dovuto sdoppiarsi in due battaglioni , dei t~uali il Man:ira aveva conservato il comando del I : mentre oudl o del Il era st ato aflìdato al maggiore Caloand ro Barnni. I~.· .:_~~-~:._:.:.'..~.r:.~,:~.i-_:,.·.·:...___ ... . °'e""" _ - -

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Fra gli ufficiali, tutti degni di particolare dogio, la Storia ricorda particolarmente i nomi di Emi.fio Dandolo, di Emilio Morosini, di Narciso Bronzetti, di Giovanni Nicokra e dì altri, che lasciarono il più vivo ricordo del loro valore.

Biglietto di F.milio ,Worosini durante le Cinque Giomate.

Bersaglieri del T ebro. Questo Corpo, composto di Volontari dello Stato Pontificio, fu detto anche dei Finanzieri mobili. Prese parte alla difesa di Roma del 1849, agli ordini del capitano Callimaco Zambianchi, costituito su due compagnie: la prima comandata dallo stesso Zambianchi e dai


tenenti Ossoli e Neri, con 129 uomini <li truppa; la seconda comandata dal tenente Petraglia e cbi sottotenenti Giorgi cd Albani, con 107 uomini di truppa.

Bersaglieri livornesi. Quando si forme> il Corpo di spedizione dell'esercito toscano per prendere parte alla campagna del 1848. it Governo Sardo inviò a Firenze cd a Livorno il maggiore Beraudi per ·organizzare guclle truppe. Oltre ai Corpi regolari, ai Volontari toscani ed al battaglione universitario, si formò una compagnia di Bersaglieri, comandata da Vincenzo Malcnchini, che prese il nome di B<'rsaglieri livornesi. Ne fece parte anche Giuseppe Montanclli, che aveva rifiutato il grado di capitano nd battaglione universitario, per seguire l'amico Maknchini come semplice gregario. Il battaglione si trovc\ a Curtatonc, dove s'imptgnò contro i reparti austriaci, per prot<'ggerc il ripieg amento su Goito dei Volontari toscani. Vi si distins<'ro i Livornesi M ale nchini , Montanelli, Pàrra, M.,jcr, Giunasi, S:m:oli, M0r,1ndin i, I3.1rdL1i. Il Maknchini , nel 1860, comandò un reggimento Volontari garibaldini facenti parte della brigata Medici. l1 III battaglione di quel reggi111n1to era rn~lituilo da u11 altro Corpo volontario, i Cacciato,·i

dcli' Etna.

Bersaglieri del Reno (battaglione Pietramellara).rn Questo Corp<.> di Volontari, in gran parte bolognesi, fu organizzato a Bolog na nel J 848 dal marchese Pietro Pietramc1lara, in un battaglione di Bersaglie ri , su 8 compagnie, forte complessivamente di 600 uomini. Esso cambattè valorosamente a Vicenza ed ebbe un particolare encomio dal generale Durando. Partito per Roma nella primavera del r844 prese parte ai principali fatti d'armi di quella eroica difesa, a Villa Pamphili, a V illa C',or~ini. ai Parioli . Nel combattimento del 5 giugno il Pietramellara (1 ) llìporti:imo c1ue~ti dati dal n,lumc, g ià citalo, del Cesari " Corpi vo lontari italiani dal 1848 al 1870 ,,, pubblic.:ato nel 192 1 dall'Ufficio Storico dello St;1to Maggior, ddl.Escrcito.


rimase gravemente ferito ed un mese dopo morì all'ospedale del Quirinale. Il battaglione Bersaglieri del Reno aveva uno Stato Maggiore, del quale facevano parte diversi ufficiali, un chirurgo (Montanari), un tenente addetto al vestiario (Ulisse Calori), un Cappellano (don G. Corner). Nel 1849 comandavano le compagnie i capitani Ludovico Pietramdlara, Antonio Pilla, Giovanni Brighi, Luigi Traustini, Cesare Rusconi, Casimiro Forlani, Luigi Betolli, Giovanni Pepali. Nel fatto d'armi del 30 maggio il battaglione subì gravi perdite ed ebbe ricoverati nell'ospedale del Quirinale 21 ufficiali e 30 Volontari feriti; mentre molti altri sottufficiali, caporali e Volontari appartenenti ai Bersaglieri del Reno si trovavano negli altri ospedali di Roma. Il battaglione si sciolse, come tutti gli altri Corpi Volontari, dopo la partenza di Garibaldi e la caduta · della Repubblica Romana . .r

Bersaglieri del Po. Il battaglione Bersaglieri del Po - secondo i I Cesari ( 1) - si costituì in Ferrara ai primi d'aprile del 1848, per iniziativa ed al cornanclo dd marchese Tancredi Mosti Estense, dapprima con una sola compagnia, forte di 5 ufficiali e di 88 Volontari . Entrata a for parte delle truppe pontificie agli ordini del generale Durando, la compagnia fu inviata il 12 aprile a Francolino, da dove, il giorno 29, passò a far parte della Divisione Ferrari, che il 6 maggio si trasferì a Treviso. Per fronteggiare il Corpo austriaco del Nugent, che da Belluno scendeva su Bassano, il Ferrari decise di occupare Montebelluna e di spingere, nella giornata del 7 maggio, gli avamposti fra Cornuda ed Onigo. Degli avamposti furono destinati a far parte i Bersaglieri riel Po, insieme ai Crociati bellunesi e ad un centinaio di Cavalieri, al comando del maggiore Savini. La mattina dell'8, 6 compagnie nemiche, guidate dal generale Culoz, giunsero a contatto con i nostri Volontari e li attaccarono; ma incontrarono una tenacissima resistenza e si combattè fino a notte. Al mattino seguente il Ferrari mandò un battaglione di rinforzo: ma poi, minacciato da altre forze (1) C!!SARF. CE,ARJ:

op. cit.


- ., 2) -

austriache sul fianco sinistro, ordinò la ritirata su Treviso. Sul combattimento di Cornuda, il rapporto del Durando fu assai laconico; tutta via egli ebbe parole di encomio per i Bersaglieri del Po. Dopo la ritirata, il riordinamento della Divisione Ferrari non riuscì certo facile e fu necessario ripiegare su Mestre. In c1uella ci reo-

l.ucia 11 0 .\f111111rt1

stanza i Bersaglieri Jel Po pa~sarono :dia 2 ·' brigata. destinata a portarsi a Mogliano per mcwrrerc Treviso. L 'avanzata del Nugcnr cd il ~uo congiu n gimento col Radetzky costrin gevano, intanto, il Durando a coprire Vicenza, per cui il 2 " reggimento estero fu inviato :ii m onti Berici e ad esso ve nne aggregata la compagni a Bersaglieri del Po che, ric hiamata in fretta da Mogliano, fu collocata in avam1x)sti al casino Barbato, detto dei Sette venti.


Quivi era pure la compagnia Fusinato. Sottoposti a1 un delle artiglierie austriache, i Volontari del Mosti, non ostante qualche perdita, resistettero brillantemente, fino a che, passati alle dipendenze del colonnello Cialdini, ebbero l'incarico di difendere il settore delle alture che declinano verso la Rotonda del Palladio. Caduta Vicenza, i Bersaglieri del Po dovettero ritirarsi, dopo avere subito perdite pari ad un terzo della forza della compagn,ia (30 uomini fuori combatti-mento su 90 presenti).

La morte di Luciano M ,wara.

Rimasti, anche dopo la campagna del 1848, a disposizione del loro ca pitano, i Bersaglieri del P o, aumentat·i considerevolmente, form arono per la nuova carnpagna un battaglione su 6 compagnie. Ne assunse il comando il maggiore E nrico Francia, cd il battaglione, nel 1849, fu d estinato nella z ona <li Ancona e la f compagnia, agli ordini del capitano Fantastici, ebbe uno scontro con g li Austriaci al ponte delle Sirene. Da una fotografia conservata nel Museo storico dei Bersaglieri appare che l'uniforme di <1uei Volontari consisteva in una giubba e.li pann o scuro, con una gran croce sul petto ed in un cappello all'Italiana, con una piuma da un lato. La bandiera del Corpo trovasi depositata al Museo del Risorgi m ento di F errara. Il marchese Mosti fu


poi aiutante di campo dd generale Cialdini, nelle campagne del 1859,

~Id 186o e del 1861.

Bersaglieri civici dì Schio. Anche a Schio ven ne costituito, il I'' aprile 1848, un Corpo franco al comando del poeta Arnaldo Fusinato ( 1) <: dei tenenti Clemente Fusinato e Francesco 13rocchctti. partecipò alle operazioni della campagna del 1848. · Quattro giorni dopo la sua costituzione, il battaglione si recò a Vicenza (4 aprile) e poi a Montcbcllo. Per quanto la sua forza fosse limitata a tre ufficiali, sci graduati e ad appena 46 Volontari, questo Corpo, data l'opera animatrice di Arnaldo Fusinato, si distinse in diversi fatti d'armi e combattè con molto valore a Schio, a Montebello Vicentino, a Vallarsa, alla difesa cli Vicenza ed a quella di Venezia. Durante il mese di giugno i Bersaglieri cli Schio vennero temporaneamente aggregati ai Bersaglieri del Po. P<"r la difr~a dì Venezia il Fminato fece parte dei Cacciatori delle Alpi, comandati dal Calvi. 1li Bersaglieri che,

Bersaglieri mantovani

Carlo Alberto :> .

Composto di Volontari della provincia di Mantova, questo Corpo fu organizzato a Gazzuolo, nel marzo del 1848, da Napoleone Mambri ni . Fra diviso in l!Uattro compagnie, comandate rispettivamente da quattro ufficiali, nominati per elezione dagli stessi Volontari, e c. hc furono: Pietro e Luigi Strambio, il conte Rinaldo Arrivabene ed Omero Zcnnucc h i. ( t) Arnaldo Fusi11ato era na10 :1 Schio nel 1~1 7 cJ aveva compiuto gli studi presso le Scuole secondarie di Vicenza e quindi all'Università di Padova. P oeta, scrittore. collaboratore al giornale « C:,fTè Pedrocchi ii, egli si era sempre !Spirato ag li ideali patriottici. Costituito il Corpo dei Bersaglieri cli Schio, , crisse il •< Canto Jcgli insorti " , che divenne l'inno di guerra dei suoi Volontari. Dopo avere concorso alla difesa di Vicenza nd 1848, partecipò nel 1849 ali:• difes.a Jclla Rcpubblic1 Veneta , prestando servizio, col grado di tenente. net Cacciatori delle 1\lpi di Pier Fortunato Calvi. Scrisse, come è: noro, poesie patrioctichc .: s:1tiriche; nonchè canti popolari, :ilcuni dei <1uali rimasti assai notì.


2

55

Do~ avere vissuto per qualche tempo delle contribuz ioni cittadine, il Corpo, per l'interessamento del Comune di Bozzolo, dove si era costituito un Governo provvisorio, ebbe paghe, u niformi ed armi come i Bersaglieri piemontesi.

Pietro Pietramellara.

I Bersag.lieri mantovani presero parte, il 22 aprile, al combattimento dei Due Castelli ; il 23 a quello di C1stellaro ed il 24, insieme alla Coorte modenese e reggiana, a quello di Governolo. In tiudle giornate il Corpo aveva fra i suoi combattenti anche Goffredo Mameli e Nino Bixio, che avevano lasciato la colonna Torres. Il Bixio restò qualche settimana coi Bersaglieri mantovani; ma il 25 m aggio venne allontanato in seguito ad ordine del ge nerale Bava, che lo considerava un sovversivo. Il Bava aveva preso, infatti, fra le truppe


da lui dipendenti, i Bersaglieri man1i1v,111i, affìdandone il comando al luogotenente Ambrogio Longoni, promosso, per il fatto d 'armi di Governolo. ca pitano per merito di guerra. Inviato al blocco di Mantova, il battaglione aveva una forza soltanto di 182 uomini perchè molti Volonta ri e quasi tutti gli ufficiali l'avevano lasciato dopo Governolo, co~icchè fu necessario riordinarlo su due sole compagnie: una comandata dal Mambrini e l'altra dall'Arrivabwe. li 26 settembre anche tiueste due compagnie furono S(Ìoltc e l'r 1 novembre successivo i pochi superstiti vennero aggregati ai Volontari m odenesi e reggiani e furono incorporati con essi in un battaglione di Bersagli eri piemontesi, al coman do del ma_ggion: Antonio Araldi.

Bersaglieri valtellinesi. Secondo le notizie diligentemente raccolte da Cesare Cesari, questo Corpo trasse le sue origini da un forte gruppo di Volontari tiella Valtellina comandati dal Dolzino, che nel 1848 si portò a guardia dello Stelvio e che il 15 giugno ricacciò un primo assalto degli Austriaci :il passo cli Sant;1 Mari;,. Organ i1.z;1ti milit:1rmrnte e raggiunta una forza di circa 500 uomi ni , questi Volontari vennero passati alla dipendcn,.a del colonnello (poi genera.le) Domenico d'Apice, napoleta no al servii.i() del Governo provvisorio lom~ardo. Li com andan il capitano Enrico Guicciardi che, riunite ndk stesse file dei Valtellinesi alcunt: s~1uadre di Guardie nazionali bergamasche, li condusse, dopo la campagna del 1848, in Piemonk e costituì in Alessandria un battaglione che prese il nome di Bersaglieri valtellinesi. Questo battaglione, inviato subito a Novara, dove raccolse una parte ddk colon ne dei Comaschi e dei Bergamaschi, ri sultò forte di 15 ufficiali e di 400 uomini di trupp;1, su 4 compagnie, a ciascu na delle q uali era aggregato un ceno nurnero di Guardie nazionali di Bergamo. N elb giornata di Novara si comportò valoros:-imcnte. Essù trovavasi :tecam pato a Villa Stellone, q uando un ordi ne del Governo picmontc~c ne disnose lo scioglimento. 11 ncncrale Solaroli, dal quale: il battaglione B~rsaglieri v;ltcllinesi Llir~ttamcnte dipendeva. fece allora presente al Ministero che il battaglione crasi segnalato allo Stelvio e a Novara e che era com posto in gran parte di ltaiiani che avevano lasciato l'esercito austriaco e non potevano quindi essere congedati. Queste consìderaz.io ni furono accettate ed ai V:iltellinesi venne propmto di rimanere alle armi con la ferma di tre anni.


Di fronte a gucsta imposizione, una parte dei Valtellinesi preferì chiedere il congedo, e l'altra formò le compag11.ie r9 e 20" del V battaglione Bersaglieri. Ai primi di luglio i Volontari valtellinesi si con gedarono però quasi tutti e vennero sostituiti da contingenti piemontesi. 1

N ino l:Jixio.

Col capitano Guicciardi essi avevano combattuto il

20

aprile 1848

:1 Malè, il 15 giugno al passo di Santa Maria, il 27 lug lio al Tonale

cd il 23 marzo 1849 a N o vara, dc)\ e aveva no m eritato una menzione onorevole. Inoltre avevano dato ripetute prove di valore alla difesa del passo dello Stelvio. I Volontari della Valtellina si orga nizzarono di nuovo, nel giug no del 1859, a So ndrio, agli ordini del mag~iorc Angelo Vacl;ieri cd, incorporati nei Cacciatori delle Alpi , parteciparono con onore alla seconda guerra per l'indipendenz a i1aliana, rimanendo alle armi fino al 20 maggio 1860, g iorno in cui venne ro d efi nitivam ente sciolti.

18.


IV.

I VOLONTARI DEI DUCA TI E DELLO STATO PONTIFICIO Anche n ei Ducati, a Piacenza, a Parm a, a Modena cd a Reggio, si formaro no , nd 1848, :1lcuni Corpi di Volontari, ch e presero parte alla prima g uer ra di indipendenza. Noi segnalia mo :ti paz ienti lettori t}uci reparti sui quali abbiam o potuto r accog liere le notizie nt cessane.

Crociata piacentina. Subitù ,lopo le Cin(JUC Giornate J ; Mila1:o, il conte Pietro Zanardi-Landi aprl una rntt.osniziorn: per formare un Corpo di 500 Volontari, di cui egli stesso prese il rnmandu. Cli a rruo la m enti, la \ 'C~ti1.iu nc, L1rmamcntu ~i svobero nel nmvc n lo Jj S. Agostino in Piacen za. r:unifonne con sisteva in un cappclJo all'ltalian a con pen na l'a(1uila cd in una tunica di velluto nero con la croce sul. petto. Le armi, assai scarse in principio, furono in p a rte fo rnite dal genera le 1

Bricherasio c he le o tte nne d al Governo piemontese ed in parte venn ero regalate o com perate con le generose offerte delraristocrazia piacentin..i. Il 17 aprile i Volontari rice vettero la bandiera, r icamata dalla contessa Luisa Zanardi-Landi , sorella del comandante, t ben edetta in Duomo, e la colonna partì nello stesso g io rno alb volta di Cremona, per essere aggreg~ila alb Div.i~iu11e Broglia del U Corpo d'Ar-

mata piemontese. H 29 aprile i Crociati dì Piacenza concorsero alla presa di Sa ndr:ì, tenacemente d ifesa dagl i Austriaci. cd il ìO si trovarono a Pastre ngo. Nella notte d el 9 g iugno il II Corpo d 'Armata, ricevuto l'ordine di partire p er Rivoli, destinò i Crociati piace ntini all' :iv:10g uardia della colonna fìancheggiantc (Duca di Genova), c he doveva risalire la riva sinistra del Ga rda; ma, ch iamati poi in rinforzo alle truppe del g rncrale Bes, i Volo ntari do\'ettero compiere il difficile


passaggio . . dell'Adige alle chiuse di Ceraino, sotto il tiro dell' Arti gliena nemica. Non ostante gli sforzi fatti per l'occupazione di Rivoli e dopo alcuni combattimenti valorosamente sostenuti con gravi perdite, i Piemontesi, sopraffatti dal numero dei nemici, il 22 luglio dovettero ripiegare su Peschiera e la colonna piacentina si ritirò a Lonato, da dove, in seguito al successo degli Austriaci a Custoza, ricevette l'ordine. di far ritorno a Milano. Da Milano i Crociati piacentini tornarono il 29 luglio a Piaccn1.a, dove la Crociata venne sciolta.

Volontari parmensi. Parma diede, nel 1848, un forte contingente di Volontari. Il battaglione di linea parmense entrò in campagna con la f Divisione ~arda, poi fu aggregato alla Divisione lombarda. Venne comandato dal maggiore Pettinati, poi dal capitano Enrico Bossoli. Si trovò ai fatti d ':irmi di Santa Lucia e di Sommacam1'·1gna. Un altro battaglione di Volontari parmensi partecipò alla campagna agli ordini del maggiore Araldi. Una colonna speciale, detta di Bersaglieri, si trovò a Villafranca n l a Sandrà, agli ordini del capitano Eugenio Lconardì, nei combattimenti del 26 e 27 aprile. Un'altra colonna, comJX)Sta di Guardie n azionali mobili, sì formò al comando del maggiore Spinazzi ed. infine, il ro febbraio 1849, il conte Sanvitale e Gaetano Cantelli ot1ennero dal Governo provvisorio l'autorizzazione di vestire cd armare una compagnia di 150 Bersaglieri, da aggregar!;i al 1 ° battag-lione Bersaglieri piemontesi. Questa compagnia, giunta a Fiorenzuola, fu inviata al DePosito di Torino, dove rimase fino al mese di aprile, senza pater prendere parte alla campagna.

Coorte mobile modenese e reggiana. Il 13 april e 1848 - secondo il Cesari (r) - il Governo provvi~orio di Modena e Reggio autorizzò la formazione di una Guardia ( I ) C EsARli CESARI :

Op. cit.


260

m obik e con ~cgucntcmcntc la forn1azionc di un distaccamento di cs~a c he, col no'ine di Coorte mobile o di C:orpo franco modenese e reggiano, doveva prender parte attiva alla g ue rra per l'indipendenza. Per \'cstire t1uc,1i Volontari lo stesso Governo provvisorio dovette rivolgersi alla cittadinanz;1, prescri vendo soltanto il modello della t,louse, c he doveva essere di tela con mostrine rosse. Per l'armamento si provvide facendo distriliuin.: i fucili ancora efficienti fra gl i foo versai i dalla Milizia rurale estense. Questa miliz ia ne :1veva in consegna un numero molto maggiore, circa 5000, ma. :11 mome nto di riportarli a Modena, molte armi erano state nascoste, per valersene, all'occasiom:, come armi da difesa e da caccia. Mancando i mezzi necessa ri per provvedere ai .1200 Vo lontari che si presentarono, essi furono armati soltanto per una parte e g li altri partirono scnz·:mni o rnn qualch e fucil e da c:i:::cia di loro proprietà. li maggiore Ludovico Fontana ( 1) prese il comando della Coorte t·d ai primi d'aprile si avviò co n essa a San Benedetto Po, m c:ttendosi agli ordini del generale Ferrari d'Arco. Intanto il generale Durando. r hc aveva ;avuto comunicazion e dclLt formazione di questo Corpo. aveva ~ollcci tato il Gm·cT 110 di MnJena pcffhè lo mandasse a rinforzare i Volontari da lui dipendenti e . YÌt~ccndn le pressioni dd C ucd1iari d1e insisteva perd1è il Fontana andasse a Bozzolo, ottenne di poterli chiamare a Sermidc . Contcmp'.:l rane:unente però il generale Dc Laugicr ne distaccaya una parte in rinforzo ai Volontari toscani, ..:osicc hè la Coorte mo(kncsc e reggiana fu irnpiegata a spizzico: o ra conrro Borgofo rte, ora contro MantO\'a, ora a c;o vernolo. Il reparto che gi un se a Covernolo aveva con sè tre cannoni, gi2i appartenenti al Duca di ~fodcna. Esso fu il solo che si impegnasse in un fallo d'armi di qualch e importanza, res pingendo con notevoli perdite un distaccamento austriaco. D est inata poi a rinforz;m:: k truppe toscane del I Corpo d ' Armata, comandato dal generale Bava, la Coorte se ne di staccò b::n prcstu, f::rmando due g;uppi separati : uno <lei quali tornò a Modena, dcpnsc le a rmi e si sciolse; l"altm, col m:1gg-iore Anronio Araldi, partì pn Pizzighettone e passò a far parte ddl 'c:sc.:rcito sardo con la denom ina zione di V III battaglione della brigata lo mbarda. ( 1) Ludovico Fontana era ria10 a Modrna il rn mar7.o 1814 cd avc\'a prcsr:iw sen·izin ndlc tr uppe estensi come: capor:ik dei Cadetti nel no\'cm-

hre 18.32, , ergente nell'ottobre 18)3. snttorenente il 1Q maggio 18H, Scoppiata la ri\'olu7. Ìont:. il 26 m:irzo I tl..18 era st.at.n promosso maggiore.


Questo battaglione, benchè in pessime condizioni per la penuria

degli oggetti di equipaggiamento e per la deficienza delle armi, fu uno dei migliori per disciplina e per patriottismo. Era ordinato su ljUattro compagnie e contava 22 ufficiali e 392 uomini di truppa. Incorporato poco dopo nel 23° reggimento Fanteria, al comando del colonnello Cialdini, partecipò alla campagna del 1849 e si battè valoro-

La 1•alleua di lklfìorc.

samente a Novara. Qualcuno dei suoi componenti , nel momento del passag gio al 23° reggim ento chiese il congedo e si presentò ad assumere servizio nella brigata Belvedere, della quale fecero parte il I ed il V battaglione Bersaglieri e clic, durante gli avvenimenti del 1849. f11 incaricata della sorveglianza dd Po , fra Stradella e Castel San

( ;iovanni.

A proposito della Coorh.: mobile modenese, ci sembra interessante riportare <.JUanto il Fontana scriveva al Comando generale in Mo clcna, a propo~ito del combattimento di Governolo.


,e Questa mattina mi

è giunto avviso dagli avamposti che noi

cra\'atno attaccati per la strad~1 di Mantova. Ho preso immediatamente le disposizioni necessarie per guardarmi dietro e sui fianchi e sono marciato contro il nemico colle centurie Fontanelli , Vellani, Piva, Bcllcttini, il capitano Longoni dei Bersaglieri piemontesi, <luc pezzi d'Artiglieria e la Linea di ri serva. Arrivati ad un miglio di distanza da Governolo, dopo aver disposto i Civici alla destra della strada ch e fa :irginc alla sinistra del Mincio, ho cominciato l'attacco co ntro il nemico. Ad ogni colpo i nostri cannoni avanzavano, com e pure le centurie, che sostenevano l'Art iglicria da Bersaglieri. Il combattime nto è durato circa due ore, non riportando i nostri nessun notevole: va ntaggio, eccetto quello di farsi se mpre pit1 sotto alle truppe 11emichc. 11 fuoco nemico, c1u:i111unL!llc rapidissimo, mercè sei pezzi, sostenuti da circa 1600 uomini di Linea e da uno squadrone di Cavalleria, non ci ha fotto quasi nessun male. c:ssc ndo w ·tti i colpi molto più bassi di quello che conveniva. Dopo questa lotta di due ore, il nemico, dopo un minacciato attacco :dia baionetta, ha cominciato a perdere terreno. Noi l'a bbiamo inseguito per un buon miglio; poi, per mancanza di Ca\'alleria, abbiamo dovuto pen sa re a concentrarci cli nuovo a (".;ove rnolo, ov" fumm o ;iccolri <.'oll:i handa alla testa, fra le accla m azioni dei JX)ve ri ab itanti. 1 nostri danni. si restringono a due morti cd a quattro feriti Il nt mico ha avuto 30 e più morti ed 1111a ventina d i feriti, fra i qua li un ca pit:mo co n un braccio fracas sato. Tutti i civici e i cannonieri hanno fatto il loro dovere. I capitani I.ongoni, Araldi, Piva, Mcnotti , Bcllcttini, Ferdinando Ruffini , che com a nd av.t la c111npagnìa in assenza dd capitano Carnillo Fontandlì, in mi ssione, e che non ha potuto raggiungere il Corpo che verso la fine dell'azione, si sono molto distinti, assieme a Jvianfrcdini e Ca:-tclli e al sergente Ro li ckll 'Artiglieria. Un furgo ne nemico, pieno dì muni zioni , è caduto n clk nostre mani ". Il giorno appn:sso a Modena fu e manato il sc~ucnte D ec reto: ·· A rntu il rapporlo del valoroso capo battaglione Fontana, com ;111dantc in c:i po la colonna m obile dei nostri prodi Volonta ri , il Con:nm provvirnrio vota : · " C he simo resi, a nome: ciel popolo. solenni rendimenti di g ra-· z ie ai Volonta ri di Governolo; <· C h e i nomi dei g iovani c he ~i !>On o specialm ::m c di stinti daranno il nom e alk ce nturie c h e essi guidavano n ella ~iornata d el 24 aprile ; « C he la Coorte dei Mobili sarà appellata Coorte Fontana e quell a dei Civici Volontari Coort e Fon1 ;1m:lli.


« Indi, volendo dimostrare come la sorte di t1uei bravi è il primo interesse del Governo provvisorio; « Viste le proposte del medesimo capo battag lione Fontana, decreta: (< 1 ° - Gian Battista Ruffini di Modena, il nome del quale da diciotto anni ha risuonato d a per tutto, dove si è a~~itata Ìa causa d'Italia, è creato capitano aiutante al Comando della Guardia civica mobile ; <f 2° - Ferdinando Ruffini di Reggio è nominato segretario presso del comandante Fontana, col medesimo grado di capitano; « 3° - il caporal Roli d'Artiglieria è promosso a sergente del medesimo Corpo. « Tali provvidenze erano dovute verso un Corpo Ji Volontari, i quali, usciti pac'anzi dai domestici focolari, non si sono rifiutati a fatiche ed a pericoli pe r assicurare al loro l)aese una pagina nella storia di questa santissima guerra; però il Governo provvisorio, addossandosi prontamente il pagamento del più sacro dei debiti e interpretando il voto del pubblico, dichiara : « 1° - Tutti i Volontari di Modena e di Reggio hanno ben meritato della Patria. I loro nomi saranno incisi in una lapide di marmo, da essere collocata in una sala del palazzo dei Municipi di Modena e di Reggio. « 2v - Lo Stato penserà al mantenimento di tutti i feriti che si rendessero inetti a qualunque opera e contemplerà secondo giusti7.ia g-li altri. <( .3'' - I figli di Fulvio Gozzi , ferito ed amputa to, sono adottati dalla Patria; << 4" - Il medesimo Gozzi sarà provveduto di onesta pensione. « Il Governo provvisorio si rivolge a tutti coloro, pei quali è ~anto il nome di Patria, e li invita a concorrere con ogni mezzo, affi nchè esso venga in patere dì retribuire più largamente a chi con sì bella condotta rialza .i.n modo non perìturo il nome di questa parte d' Italia. •< Viva l'Unio ne italiana , Vi va Pio IX, Viva Carlo Alberto ,,. Non meno interessanti sono le notizie che, sulla Coorte mode1H:sc e reggiana, dava al generale Durando, in una lettera datata da Ostiglia il 1° maggio 1848, il tenente colonnello Diana, comandante, come è noto, dei Cacciatori del Basso Reno: (( Mercè l'associamento d 'akune delle mie compagnie coi militi rn mandati dal capo battaglione sìg . Fontana, ho potuto contrihuire a


far rioccupart· dalle truppe stesse il posto di Go\'crnolo ed a rianimare: il wraggio abbattuto dal precipitato abbando no, che voi conoscete. 11 ca po battaglione Fontana, però, co n la maggior parte delle suc truppe, non ha voluto spingersi ;i Governolo ed ha stabilito la su:1 staz ione a Smtinente; così che a Governolo non si trovano che il restante del Corpn di Fontana, (juello del cav. Lo ngo ni e le mie due compagnie, con due soli pezzi di cannone. Ieri, però, le truppe moden csi furono di nuovo per sciogliersi in causa ddla mancanza delle paghe e potrei aggiungere in causa anc he di un g ra ve di ssenso sorto tra il capitano Araldi ed il capo dei Vo lontari Font:melli. Spero che la d eputaz ione. paròa subito pd Governo provvisorio di Modena, riuscirà a far cessa re ogni di ~accordo, recando al suo ritorno le paghe e di spo sizio ni pei tieni du e ufficiali e per lo stesso comandante sig. Fo11t:m;1 ., .

Nello Stato Pontificio. Anche nello Srat,, Po nciticio, don·, per b benevole117,a dìm o,trata ;1i prigio ni eri po litici e per !a benedizione all'Italia, ~i erano affcrmat e più sicure k spcran 1.e della Patria, vennero costituiti rcpJrti di Volontari ck continuarono ;1 comli;1ttt re per la nostra ìndipcmknza ,rn.::h..:: qu.rnd~, Pio IX , 1Jreo,tup.1tu di part eci par1: ad una vaa e propria guerra contro Li callo lìci~si ma Austria, ordinò che le truppe po n tificie non o ltrepassassero i cn nhni dello Stato. Il 23 marzo 1848 il ge nerale Gio\·anni Durando (1) fu nominato Comandante in capo del Corpo di operazioni, che si stava radunando a1 co nfini dello Stato P o ntificio; m entre il generale Ferrari ven ne posto al comando d ei Volont'ari d ella Guardia civica.

rb! Pontcfi,c

( 1) (~io,·;:rnni Durando naniuc in !\fon<lovì nd t!:!o4 e fìn da fa nciullo d imostrò una spicc:na voca zione pt:r la ca rriera delle armi. Nel 1826 venne :immesso nelle Cuardic del Corpo alla C orte di T orino e nel 183 1 prestò ser\'Ìz io come tc11c111.c:: n ella brigata « C uneo >• ; ma. per i sospetti suscitati dal !atto ch e il fracello Giacomo era stato coinvolto in una con g iura a fini nazio nali ed era $fato co;tr<·tto ad emigrar<:'. in Fra ncia, anche (~iovanni dovette dimettersi e partire per l'c, tero, Egl i si arruolò nella Legione straniera belga, m cmre sembrava inevitabile u na gucrrn fra il Belgio e l'Olanda; ma , svanita la possibilità del co nflitto cd irnp:1z icntl· di agirç, il J )ur:rndo si rc::cò col fratello in Portogallo, dove prestò scn·izio a fa \'O rt' d i do n P('d rn d i Rrnganza . prcicndcn tc al trono,


FoÌrJ11tario del 1848.



Il Ministro delle Armi dello Stato Pontificio era il Principe Al òobrandini ( 1 ). In complesso, le forze regolari e volontarie ,unmontavano a circa 17.000 uomini e noi ne abbiamo già ricordato le gesta nel prendere in esame le vicende della prima guerra per l'indipendenza, nel Ili volume di quest'opera. Le truppe regolari affidate al Durando comprendevano: 4 reggimenti di Fanteria, 2 reggimenti di Cavalleria, 3 batterie di Artiglieria da campagna, compagnia di Artiglieria, .2 compagnie del Genio. Combatteron0, inoltre alle dipendenze del Durando, come abbiamo già visto e come in parte vedremo : Nominato capitano, Giovanni Durando si distinse uell'as~alto ad Oporto (5 luglio r838) e venne ferito al braccio destro. Hcnchè ancora sofferente per la ferita_, comhattè strenuamente anche il ro ottohre 18.38 e venne ferito nuovamente. Nella battaglia Ji Aspi.; i<.:ifa mc,itù la C ,o.:.: J.i Cavalicn, Ji Torre e Spada e l)u indi passò jn Spagna, in difesa delle libertà costitu zionali contro l'assolu1isrno carlista. Anche in Spagna il Durando si distinse spccialmenrc nel fotto d';irmi di lfarachina cd ottenne ricompense, decorazioni e la promozione sul campo a 1c:nentc colonnello. Dopo il facto d"armi di Rarachina , otlenne il grado <li )!Cnerale brigadiere. Il Durando appartenne, per conseguenza. alb numerosa e nobilissima ,chiera di quegli Italiani che, pur aspirando ad una Patria unita ed indipendente, furono costretti dalle vicende politiche e militari a cercare all'estero 1111 campo d'azione, nd <1ualc impiegare e perfezionare il loro valore, compiendo cosi come una specie di tirocinio, artravcrso il quale dovevano acqui , 1are le qualità necessarie per partecipare , non appena possibile, alle lotte per l' indipendenza della Patria. Il Durando, nel 1846, si stabilì a Mar,iglia; ma nel 1848 accorse in Italia, do ve venne nominato Comandante in capo delle truppe e dei Volontari dello Stato Pontificio, (1) Il Principe Camillo Aldobrandini, Ministro delle Anni. a giudizio dello Spada, « associava ad un gran nome una nobile natura cavalleresca, energia, cogni2ioni, amore del proprio paese )) . Cfr. SPAD,\; (< Storia della l{ivoluzionc cli Roma n. Il Mingheui scriveva al D'Azeglio il 27 marzo : ,, Qui tutto va bene, se 11011 che Aldobrandini sta così stanco e i suoi nervi sono così agitati, che mi fa paura per la salute. La nessuna abitudine per gli affari e la poca calma che porta nella tranazioru: de lle cose fanno sl che e~li , i trovi spossato e ~marrito oltre misura ».


il battaglione fkrsag lieri lo111lx1 rd i dd Manara, le Guide del T irolo e la Legione Borra; - il battaglione Berretta (composto di Italiani c he avevano :1hh:111donato il reg~imcnto austriaco H augwitz); i Doganieri del Trotti, i Cacci~1tori bresciani , la Legione polacca. la colo nn:1 cremo nese del Tibaldi, la Legione tridentina cd il rcu~imento Anfo~si, detto della Morte. ;:,., Le truppe Volontarie affid:ite al gener~1k Ferrari raggiunsero la forza di circa 10.000 uomini , così suddi visi: 1', 2 '' e

J' Legione civìc;i

romana

4 · Let!i<>rn.: civica bolognese battaglione Artiglieri universitari battaglione Ti rag lieri di Ancona battaglione Tiraglicri di Pc~aro u: mp;1~n ie di Gubbio e di Vellt.:rri com pagnìa Cacciatori scelti 1", 2· e _f rcg~imcnto Volontari :\ r ti ~lieria ro mana

i\niglicria h,ilog nc~c . Ca,·allcri:1 c1v1ct rorn:i11:.1 Treno

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:\ nc h,: ~tlb DÌ\'Ìsionc ,!d gencrak Fcrrari ffrm cro tcmpor;111cam cn tc aggn:!,.!ali :iltri Corpi dì Volontari . i q11:1li, pur com battcndn con ,alurc in qualche fanu cl'a rm1, non d icdt"ro, 111 complesso, buona prn,·a per <1ua11lo riguarda b di sci plina. Come è noro, pa rte della Div.ìsionc Ferrari ve nne sconfina a Cornuda ; ment re il genera le Durando, che aveva dovuto cedere alcuni dei suoi bat1:1glioni al Ferrari per aumentare l'eftìcìenza dei Volontari. difese stren uamente Vicenza. Il Dura ndo avna fatto occupare dai Vok,ntari prima la linea del !\J e poi qudb del P:avc, eh: era stat;; prc.lisposta dal generale Al berto La Marmora. in vi:1to dal Piemonte al Governo provvisorio d i Venezia, apptinto per riordinare i Corpi dei Volont:-iri; ma il La ?vfarmora, abituato al com ando ,kllc d isciplinate truppe regolari piemontesi, non seppe sempre investirsi ddle circostanze c. per ord.inc del Governo provvisorio di V enez ia, venne sostituito dal ge nerale Alessandro G ui dott i.

In propo~ito il d'Azeglio, che, come è noto, si tro vava col Dur:111dn, sc riveva a l Franzini, Mini stro della G uerr;1 al campo. in data


6 maggio 1848 (I): 1< JI problema de li 'ottimo; ma non opportuno La Marmora è stato risoluto dalla Serenissima. Son venuti due Ministri a parlare a Durando, dicendogli che bisognava provvedere d'urgenza ,, cd il La Marmora (2) venne richiamato a Venezia. A dire il vero il Durando. nella situazione nella quale si trovava e con le truppe cd i Volontari che aveva al suo coman-do, aveva fatto (1) Cfr. SrnRu: 11 Lettere inedite di Massimo D'Azeglio al conte :\n1onio Franzini ». (2) Alberto Fcrrero della Marmora, allo scoppio della guerra, comandava la R. Scuola di Marina a Genova e. nel desiderio di partecipare al conflitto. il 26 marzo aveva scritto al Principe d1 Carignano, chiedendo di poter parter ipare ,. !ll!Ù-amente e pcr.<onalmen!e alla guel'l'a per l'indipcndcn:;,1 ,,. Quando il Governo provvisorio di Venezia chiese al Piemonte H guidatori n l istruttori alle sue novelle milizie " il generale Alberto La Marmora era ~lato mandato a disposizione del Governo provvisorio suddetto " per coadiu,·:irlo ndl'ordinamemo e wm~rnc.lo dcllt: milizie che .ivi si stanno raccogliendo». Ma Alberto La Marmora, recatosi nd Veneto, si rese conto di quanto diflu:ilc fosse il suo compito, come dimostra la seguente lettera da lui inviata ,l.1 Vicenza al Minist ro ddla Guerra al campo, generale Franzini, in daca .lr l 15 aprile 1848 . .. Dop.:, .,x·cr 1e1pì,l.m1cnt,· p<.:r.:ursa la \"Ìa Ji Tortona, Piacenza, l'arma. ,\ lodena, Bologna e Ferrara. giunsi in Venezia sul far del giorno. Fu mia premurosa cura di presentarmi suhito al GoY(:-rno pn1H isorio. per farmi riconoscere e concertare le ririme mie ooer:.17.ioni. <( Lo staro delle cos~. allorchè e~ trai nel territorio veneto, avendomi d i111ostrata l'assoluta necessità di rile\'are il coraggio d elle popolazioni e $pcciaJ111ente di quelle di Padnva e di Vicenza, minacciate da un momento all'altro dalla presenza del nemico, nel caso che ,-cnissc respinto da Verona, sproYvist:1 a3solutarnentc di truppa regolare e scoraggiata dal cattivo successo delb t ruppa d·J Sanfermo, ho proposto di port;irm i direttamente qui, mmc di fatti giunsi ini sern alle ore 8. " Credo di aYere, almeno in parte, <Jttenuto il divisaLo intenco; la presenza d i un generale del Re Carlo Alberto fece un eccellente etTetto e gli animi si tranq uiliarono. ,, Qucst;i rnane ..:omÌ1h:icr.', l'ispèLÌunc dei preparativi d i difesa della città. in romp;ignia del w lonnello nuovo dei Crociati, il signor l;,ederigo, ,·ecchio uffic iale ~uperiorc dell 'Armata italiana, sostituito (credo) al Sanfcrmo. Le di sposi zioni prese cbl medesimo. come p ure d:i altri ufficìali 1.:tl ingegneri, ,ono ottime e da quel lato può dirsi che l'entra ta di un ·armata .nemica ndla ,inà a ,·i,·a forza non potr; :ffer luogo senza gra\'C pcrd it:i di gente cd :inche di tempo. « Dal lato poi ddla truppa, n on essendovi in tutta questa cittit un sol uomo di truppa regolare. tut la la difesa di Vicenza sta rii ndlc mani d ei cittadini e dei Volontari. dett i Crociati, i quali , come quas i ll!tti i Volontari italiani raccolti alla rinfusa. ;;ono pochissimo susccnibili di ven ire con\'enien -


tutto il possibik per Of>fX>rsi alla riunione delle eruppe del Nugent con quelle del Radetzky e non meritava le calunnie delle quali fu oggetto. li N ugcnt, alla fine di aprile del 1848, aveva già raccolto in Carinzia 20.000 uomini ed il 3 maggio si present<'i al Piave. Ma a guardia del fiume si trovt'i il Durando. Questi, un po' per difendere il Veneto J ,1lle distruzioni austriache, un po· per dare sicurezza a Venez ia, mant étH.:ndosi come guardia :1v;rnzata alle sue porte, e un po' per tener proceni g li Stati Pontifi ci da possibili incursioni nemiche, piuttosto chf portarsi ad ingrossare con i suoi 14.000 uomini l'esercito picmontésc opera nte sul Mincio, rimase fra il Po e l'Adige . Appresa poi L,vanzata del Nugcnt col C',orpo di riserva \'erso Verona, si porte'> ~u l Piave per C() ll lra~targli il passo ed impedire il cong iungimento delle forze del N ugcnt con qudk del Radetzky. Il Nugent all~~a pensò ~li aggirare il Piav~ e, lasciata una Divisione a Susegana, col grosso si portò a Bellun o cd a Fcltre, che il 7 maggio occupò. In questa nuova situazione gli si imponeva aprirsi 1111;1 nuova via di comunicazione con l'Au5tria per il Cadore e per 1,·m<·nri· nrdin:1t i. Per ,·i,\ fare ri vngli(•n0 de~!i uffic i:ili e que,ti m :rnca! lO :1flatto. N ello stato attuale delle cose, u n 'org:111i zz~1z.iu11 t:: di truppe regolari venne è. a parer m io . t:m:1 impossihik. Nel riccn ::re !"ordine di portarmi in Vcllt':r ia . ho 11hhidi10 agli ordini di S. M. ; ma sarei dolcntissimo , e sì pensasse ,ìi co nsiderarmi come al servizio del L1 Rcpnbhlic;i veneta. e specialmente poi se si , re,ks,c che, estraneo da nn o an ni all e co.<c militari di terra, e solo, senza aiuto \'eruno, possa io f.u c da organ iz7,Jlùrt· in 1111 paese ndlc cond izioni ddl'attuak Hc pubblic;i Ycncu. Se nùn fossim,, ìu lempo di g uerra, supplicherei S. M. di dispen sarmi da ogni scn·izio. :ivcndo rintima persua sione di non potere corri spondere ai Suoi desideri . ·· D a lla Repubblica \'Cneta ebbi oggi dispacci che mi tiualiìicano generale di divisione; io non posso wmidcr:irmi che come maggior gcnernlc di S. M. in missio ne presso il Go1·erno veneto ed ho scriuo al medesimo che non pote,·o, nè intende vo accettare \'Cnm ;1ltro 1iwln ... Un proclama ,b mc ema-· naro ha av uto un effrtto. <a iutare: ma r robahilmente momenl::inco e di poca d urala. Tutti i Corpi volon tari si assomigliano e non ne avn'i altri nella mia cusidc:tra Divisione. Ho consigliato il Co"erno di J i.\·iderlì in Bersaglieri e di assestarli nei vari h:ittaglioni pontilìci del generale I )u ra ndo. E' questo il solo m ez zo di :1 vcrc p:irlito da qudla gente. " Ho l'onore d i rasseg narm i col maggiore rispetto ··. :\hhia mù rip<J:_tato ,1ue,ra lettera, la <1uale ci sembra imporrante: sia per r irnrdJrc le m an chc\olezzc d ei Volontari, il cui fervore non era sorretto dalla ne ces<ari;1 di,ciplìna ; sia per dimostrare rincolmabilc antitesi ch e era inevitabile fra la mcnt:ùit:1 di un \'ecchio generale piemontese e l'imprepara zione tecnica dei Volont.1ri e le deficienze del loro am1arnento e dei loro serviz i.


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la strada d 'Allemagna (Belluno - Pieve di Cadore - Cortina d 'Ampezzo - valle della Rienz - Toblach); ma la valorosa resistenza dei Cadorini di Pietro Fortunato Calvi gli impedì l'effettuaz ione di tale disegno. Allora il Nugent riprese l'avanzata da Feltre verso la pianura. Il Durando pensè1 di occupare tutti g li sbocchi: lasciò i Volontari veneti del generale Alherto La Marmora a Treviso, una brigata della sua Divisione a Montebelluna e, col resto di questa, si spostò a Bassano, distaccando r 200 uomini a Primolano, dopo aver mandato al generale Fcrrarì l'ordine di avanzare celerm ente per recarsi con i Volontari a Montebelluna. Aveva cosl disposto ci rea rn.ooo uomini contro le.: provenienze dalla valle del Piave e dal Friuli , e circa 4o<XJ con tro quelle della val Sugana. Alla mattina del 9 maggio gli. Austriaci attaccarono la posizione dì Cornuda, dove si era avanzato il Ferrari. Il Durando si mise in marcia per porta rgli rinfo rzi ; ma, avendo poi a ppreso che i Volontari resistevano con va ntagg io e che ::.nchc il Ji~tacc1mento di Primolano aveva avvistato una forte colonna austriaca, ritorn1'i in val Sugana . I Volontari di Cornuda resistettero fino a11e ) pomeridiane, ma , quando per mancanza cli ònforzi Volontario il Ferrari ord inò la ritirata su Treviso, le truppe si della Legione \'Olscro in disordinata e p recipitosa fuga, gridando al Universitaria. tradimento. Così il Nugcnt sbocd, su Montebelluna c si diresse verso Treviso. JI giorno II il Ferrari tentò farlo attaccare ; m a le sue truppe, già demoralizzate, ai p rimi colpi di cannone si sbandarono cd egli. lasciato un piccolo presidio entro Treviso, si ritirò a Venezia, ove già si era ridotto Alberto La Marmora. Il Durando, ricevuta notiz ia di yuesta duplice disfatta, da C ittadella, ove crasi ritirato, ripiegò su Mestre per riordinare i Volontari. Si spostò quindi a Piazzola sul Brenta, per po ter almeno contrastare agli Austriaci il p,1ssaggio di questo fi ume. Ma tale decisio ne del Durando gem', l'allarme nel popolo preoccupato di Treviso, ed il Durando , cedendo, si riportò nuovamente a M estre. Al N ugcnt intanto e ra successo nel comando il generale Thurn. Questi, approfittando dell 'errore del Durando, con rapida mossa si


portò a Fontanaviva dove passò il Brenta e, per Vicetva, s1 diresse Verona per raggiungere il grosso dell'esercito austriaco. rI Durando, nella speranza di riuscire ancora a frapporsi fra lui cd il Radetzky, si spostè> per ferrovia a Padova e da qui marciò su Vicenza con 10.000 uomini. Ma, quando vi giunse fa sera del 20 maggio, apprese che il Thurn era già passato, diretto a Verona. li Thurn il 22 occupò San Bonifacio, collegando così le sue forze con quelle del Radetzky e portandole a circa 70.000 uomini, da poter contrapporre ai 60.000 ftaliani schierati fra Mincio ed Adige. Per il contegno del generale Alberto La Marmora ed anche per le esitazion i attribuite al Durando; nonchè per la sconfitta del Fcrrari a Cornuda, il Governo provvisorio di Venezia dimostrò le sue diffidenze: sia sulla presunta invadenza piemontese, sia sui generali po ntifìcì, e Ma~~imo D'Azeglio cercò di dissiparle con una nobilissima kttera diretta a Daniele ,'vbnin (l). :1

( 1) Rcpmiamo npponuno riportare la lettera del IY.\zcglio ci d:i l'ide:1, non solt::t:llo dell'effìcien:1:1 d ei Volon.tari pontifici; ma diffidenze e dei dubbi doloro,i che resero. in ogni tempo, :rncora tl l'nnq\ , i~r:1 d«·l1 ~l n<,,rr ;1 i11dlpende1r,a e 11.-·11, ,;;~'il1':t u;1i1~

pcrchè css;1 anche delle

più difficile

·

Vin :nz:i, 28 m:1ggio 1841-i Cari,simo :unico, Voi rn 'ofkri , ;e d i potcn·i dare il nome d'amico. I.o ;1c cectai con cffusirn1c, perdi,; :n't'. \'O di Yoi tJt1dl'opi11ìonc che potrete \'edere nd librcu o ,l:J mc promc,soYi e che ,·i mando. Quest'opinione m edcsim,l mi fo sicuro die voi sapete cosa importi il nome- d 'amico. ,1ualì diriui umkrisca , quali obbligh i impong a. So1w du11<1uc certo c he, parland1wi senza rigiri (comt: .1 ogui 11u.1do L1rc i scmprt· (On c hicchessia), c on voi prc.:ndo la strada migliore e più a datta a l vostro com e ;il 111io ,:arattcte. " 11 Ge ncr,dc- Durando. d1e io amo cc1111e fratello e stimo tome uomo dabbene, è stato fatto segno dì calunnie, che per b loro \'31lÌt:i don~,·ano cadere da i:. come iufatti è :l\'Venulo. Egli non assaliva l"eserc ìto di N ugent perchè era \'Cnd uto a Carlo Albe rto! Sarchlx: stato. in , erit;Ì, un bd m o do di far b con t· :1 codc~lo Re , e guadagnarsi le , uc paghe, il la sciarg li venir addosso un Corpo di 1,; rnil:1 uomini e 3u p czLi , d 'a ggiunta alle forze di Radetz k y, .: he g i:1, rnnw og nun n ·dc, gli <b\'a anche d:i sè a bb:1stanza J:i su.l :m: I San:bbc Haro un bel modo o nde farsi istrumento di na scosti di segni di C. 1\lberto il cedere b m cc:ì ddlc ~ue l:orze a Fc rrari , :i t1 11cll\1omo monarchico, realista, curtig ia no che ognu no sa! Tulle le passioni sono c ieche ; ma in vt·.rità l'accecamento dello ,pirito di parte è un fenomeno in::splicabile , a non volerlo , piegare colla mala fnk. "Voi, che non , ictc capace di tlucsto, sappiate che Durando ha ceduto c i_rca m cd della su a linc i :1 Fer rari. onde la Civica, truppa Ji nuova forma z ione. non nm:1ncssc senza appoggio . F.' chiaro c he questa cessìon{: ('ra una gra n :1lmega z ionc d'amor proprio, eppure la fece coi~ quella bontà e scm «


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Battaglione di Faenza. Un battaglione di Guardie civiche e di Volontari fu costituito in Faenza nel 1848. Entrato a far parte del Corpo d'Armata del Durando, fece la campagna del Veneto e si segnalò in modo particolare 11ella difesa dei monti Berici. Aveva una forza di circa 650 Volontari , i quali, nei combattimenti delle giornate precedenti alla resa di Vicen?.a, ebbero 15 morti ed una trentina di feriti.

Battaglione di Ferrara. Composto nel 1848 d-i Guardie civiche ferraresi, l'anno dopo venne incorporato nel 9" reggimento di linea romano. plicità di carattere che è in lui vcrarncnte singolare. Ma, face ndola, rimase la sola hrig;11 a Svizzer::i (.3500 u omini), una ha11 cri:1. 300 carab inieri e {()O dragoni. DcÌla verit:t di yucst ·asserz ione non darò prove a YOÌ, Foichè, ;!\'endomi d:1to il nome d'amico, non \'oglio far tùrto nè :1 \'oÌ n2: :i mc. ~b, :1 coloro ch e dicevano che Dura nd o Jvcva 18.000 uomini e alr-rc simil i scio<:dwzze, dirò ch e la 11ostra truppa. per quanto sca rsa, pure si vedeya do\'e p as, ava e si può sapere quali razioni consuma va; scrivano costoro ai Comitati di Rovigo, Padova, Treviso, Montcbdluna, Bassan< ,, Castd.fra nco, C ittadella ecc. - c'è da sceg liere.: - e domandino quante:: raz ioni ci hanno date e sapr:in n o tiuanti cra v:i m o Or:1 si è vedura l'armata di N ugcnt, ch e dovev:i essere poca gente, scorata, m ezzo sba ndata. che avremmo do vuto disperdere col solo mo strarci; s'è ved uto e toccato che e rano almeno 15.000 uomini e 30 pezzi e, se Durando l'avesst: assa lita, sa rebbe stato <lispcrso lu i, cd ;11lora il nemico correva su T reviso. Padova. Vicenza, e non so sr i Crociati e i Corpi fran ch i le avrebbero salvate. Ma <li tutt o ciò oram:ii è persuaso chi ha un dito <li cer vello e Durando, che sapeva ch e i fatti avrebbero fono a lui 1:i niigliore delle apologie, 11011 si è cu rato sin'ora J i r i.,p,,ndcrc ,dle ciarle dc' g iornali e dc' c1 flì:. i\fa n r:1 I;, cn,;i c nnhi:i metro. Dirò prima le cose ,;onte sono, poi ve drcrno corne si dicono e si stampano. Durando er,1 a Pi:izzob , dove an~he con poca truppa poteva di sputar il passo del Bren ta, coprir V icen za e P:id ova e soccorrere :inchc Trev iso, che er a guarnita a bbasta nza o nde d arg li te m po d i giungere . Qu csr.i era 1:i sua posiz ione smircgica e il so lo errore fu d 'ahbandonarla, per dar retta a_ì.:li spaventi, alle smanie di chi l'Jpiva d i guerra poco e di pama assai. ,e Ma così accade quando conv iene (o se nùn co nvie ne si è strascinati) far l;1 guerra a voce di popolo. Il Presidente O li\'i d i Treviso p ubblirò u na lettera , n ella qu ale si vedeva m lta la huona fede dello sp;1vcnro cd in sieme tutti i suo i fanta smi; e, se questo ha potuto d irsi mndù prud cnt(" di trattare cose nm

I J.


Battaglione isolati. Era composto da un distaccamento Vo lontari di Pergola e <li \ o lontari d e lle Rom:i g m:, al comando del capitano Rertinoni e poi od maggiore Ortol:ini. ln tutto un centinaio di uomini, più un reparto di presidio :1 Loreto. Rima~crn in serviz io dal m aggio al !ur lio 1849.

Battaglione Alta Romagna ed Umbri. Fra i Corpi di Volontari. c he parteciparon o alla p rima gue rra

per l'mdipcndenz:1 nazionale va rìconb to :rnche t\UCsto bau;igJ ion e, costiruito in g ran parte di Volontari forlivesi. Lo çornandò il m agg iore Gia n Battista Be rtini, ai c ui ordini pa rtecip() all::t campagna del 18-18, rbl m ese di m:1ggio al mese d i scttcm h rc . t!i St:ito t:: ch t: s'usi nd la società ci·.i ic, n: lo las, io cnnsirlcr:i rc , Uur:inrìo :1011 "'PPc rn i;.ccr,· ;i l.cllll i c-l.1mori t, lo ri peto, ftce male e si l " ,riÌ1 a ìvfogli;ino e. ,li~pr•ri~11dn1i:i ad :!..;çalire que'-'tÌ et)~Ì d«.:lli 5 ') 6t"."J tt':n n!nì. del qu:111 il Presidl:Htc dicc\·~1 '' 111u u\-clc _ . .

ed il

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1ni p r o tcsL.1v~J

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era li lt t:iltrn c he ce rt o dcll'csiro, :\ncla i a \"en::zi.l ì n qnc' gi o rni e: , ]issi ;1 Fo i1t.rn;1. mi r iù1rdo, che l'in domani a,·remmo a,s:ilito il nemico. Per for tu:1.1 :ms1:-;1 e dJ q u este pro,·111c1e. i! nem1cn se- n 'andò, cht' !i ;i\-rcbbc distrutti. e 111 ,i pari imm <, per ccrc 1rc di riprn 1dcre la posizio ne d i Pi:iz20];1 e del Po nte. senza sper:1 n· perì.i dì giungere in tempo; e <l i Luu a P:idova ~i st:ppe che il !Jrcm,1 eL.t v,1 rca1<,. Sa rd ,!,e , 1.11;1 p a z,.,a m.111d.1 r immcdiat,HnciHc ,u Vi,c:11z:1 i n ostri Sviz:t.cri ( la sob fo rza vera ch e abbiamo) per m ezzo dc' v3goni. Sape,·::i il G e ne rale don, fosse il ne mico) E. se an :sse sorp resa l::i nostra truppa d i,isa e ch iusa 11c' \'a go ni, che cosa sarebbe an·cnuto~ Duran d o mi dice che o ra , .:ppc dal d ir(·ttn~e dell:i Strad:i fe rrata c,~uc la com un i.:::1ziont· intn cctt::na . Il Gc ner;ilc s':1llogg it'1 in Padm·:i e dìecle :i lle truppe 1m qualche ri poso : c n·;!\t;\':lll lw,tJgno <b pn due g iorni d i marcia sotto torrenti di p iogg ia. D opo rnc770 :,:-iorno <i seppe che \ ' icenz:1 ,:ra assalit:i. Fin da 1\fo2li:ino il Generale ;lHC\·a 1~1andato 11 ·1;:Htagliunc G allic 110 a d etta ciuà. temc'i1 do la min:1cci.na. e qu,:,to ai ut i', :J\s:1i be ne nel pnmo atucco . La scr:i alle 10 si p:irtì noi rnn tutt:1 la Lru1•p:1 ,: , ·a rrÌ \'c, la m :1ttin:1 alle 1,. f 01ne vcdt·ste. e 2 ore J opo, n 1al;;r.1Jo le 13 ore d i m:1ru :1, si fn-e la sonit:i , t:t nto , hc si put', dire che ì w lda1 i w nnero lu SL hiuppo e i t::l\'alii il m orso p er 2, ore continue. Ora , <<' n moc iò sia YCro. vo i lo s:11J<:tc. l\ :rch~: dunq u e il fo_gli o di Ven ezia (:w magg io, o re Il :1n t.) dice che il primo :1ltacco fu rcspinco dai Volontari Vc11cti e Rom:mi. senza che Du ra ndo. il t1ualc . non si s:1 perchè. si er; tratt en uto la m a ttina a Padov:i . si;:i arri valo in tempo, ccc. ccc; . . . Ma di ciò gli p<>Lrà chieder conto C. .\lllnlo . al quale ìl Ministero Romano ;ivca data J';iha d ire-


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Battaglione di Pesaro. Si costituì a Pesaro come Guardia c1v1ca nel 1848, fondendosi con la Guardia civica di Urbino. Ne ebbero il comando il maggiore Luigi Leoni nel 1848 ed il maggiore Giacomo Lenci nel 1849.

Battaglione provinciale romano. Corpo civico mobilita.t o in Roma nel 1848.

Battaglione di Ravenna. Si costituì come Gu~trdia ci\ ica nel 1848, al comando del colonnello Montanari e del maggiore Giovanni Monari. , ione dell'esercito pontifo.:io, e che certo avrebbe dt:siderato k cose andassero altrimenti ; ma che gliene chieda conto chi è stato cagione dd fatto, può dare nnn piccole mera1•iglie. Ora poi l'affett:izione usata di non p.1rbrc della dìicsa di Vicenza, o colorirla in modo che sembra Dur,1ndo non vi sia entrato 11cr nulla, può <lar mera\'iglia anrn maggiore. « Io non conosco sino a che punto (secondo gli ordini che vi reggono) :.Lia in \'Oi il dirigere la stampa; ma credo <.:erto che in ogni Governo ben regolato debba essere smascherala );i malafede e tolto il potere ;illa calunnia. La Dio grazia parlo con tale, che non può andar sospetto nè dell'una nè del. l'altra. Ora dunque vi chiedo !"una delle due <.:nsc; o le ragioni che v'ho detto , i pajon fallaci cd i fatti inesatti, c1l allora rispondetemi e dit·e mclo, cd io o riuscirò a chiarire e Jimostrar meglio il mio assunto, o mi darò per vinto. Se il mio discorso, invece, vi par giusto e razionale, trovale morlo (e per gue~10 mi rimetto. interamente alla vostra lealtà) <li render giustizia al Generale Durando. Non credo che uomo al mondo possa trovar e<.:ccssiva la mia richiesta ... <( Dopo aver parlato per Durancln, . potr<'Ì aggiungere due parole p<:r mc, d1e pure per mattonella ho anche avuto il mio ~pruzzo di traditore e simili :nncnità. Ma non voglio infastidir voi e me con queste miserie; tanto più che ho uno scudo d'orgoglio abbastanza (ed anche troppo) grande e grosso, per non poter essere tocco da simili dardi, Finisco wn 11na confessione e di cuore mi dico Vostro aff.mo MASSIMO D';\zrnuo "· Il Manin rispose, in data <ld :z9 maggio. accennando ali<:: colpe che venivano attribuitt al Durando. Tali colpe erano: - l'aver dato il Durando, in sostegno dei suoi. Volontari, pes~ima truppa; - l'aver abban<lonato il generale Ferrari nel fatto d'armi di Cornuda;


Battaglione Reduci veneti. Reparto di Volontari veneti cht. si riunì a Roma nel 1848 e che

tu poi incorporato nel1'8" reggimento di linea romano.

Battaglione delle Romagne. Prese.: parte alla campagna del 1848 agli ordini del tenente colonndlo Alcss;rndro Gariboldi. Era composto di 8 compagnie e di uno Stato Maggiore. Fu incorporato nel 1849 nd reggimento Unione.

Battaglione di Senigallia. Corpo civico incorporato nd

'I 849

nella

J' Leg io1H:

rornana.

Battaglione universitario bolognese. Si for mò a Holog na nel 1848 cd entrò a far parte della Guardia nazio nale.

Battaglione universitario romano. Le riforme di Pio IX avevano avuto una profonda ripercussione ncll ' Universit't romana, poichè g li studenti non potevano r imaner e m scnsibili all 'entusiasmo, dal quale furono commosse tutte le classi colte, al pensiero che J'indiprn~kn za della Patria poteva trovare un - 1":1\lT ordinJto al generale Fcrrari che sco m brasse la città di Trc,i ~o nel ; iorno precedente a qu;llo in cui b ci rt:ì fu \1YC:stita d agl i Austriaci . .Il ~fanin fini va col dire ch e l:i puhblica voce attrihui va al generale Du r:indo scopi più politici che mìlit:iri e protestava con tro g li agenti inviati nel Veneto da l Picmon tr per ra ccomandare l'aJcsione alb monarchia. « S(· \·ogl i:11110 che · 1a g u erra sia vinta ·- - concl udcv,1 il Manin proro ghiamo :i tempi pit1 tra nquilli k disc ussioni sugli interni nostri ordinamenti poli tici " ; ma il D ' Azeglio rispose il g iorno dopo al Manin, difendendo ancora il Durando e pro1cs1ando contro i sospt·ni ,1n:cn11:1ti dal ~vbnin circa l':1ssolu ta lc:altà di Carlo Alberto.


energico difenS<>re nel Sommo Pontefice. Al palazzo della Sapienza , sede dell'Università, prima e nel palazzo Pianc.iani in piazza Trevi poi; nonchè nel caffè delle Belle Arti al Corso, gli studenti si riunirono per decidere la costituzione di un battaglione di Volontari universitari anche a Roma ed il battaglione venne effettivamente costituito. Il 26 marzo 1848 -- narra Vittorio Buti (1) ···--·· piazza del Popolo era rigui'gitante di folla; il Corso e via Flaminia erano tutto uno sventolio di handiere, tutto w1 clangore di trombe. La prima Legione ed il battaglione universitario si disponevano a partire per il campo. Gli studenti, che avevano adottato wme copricapo un G~ppcllo alla Calabrese, erano infagottati in certi cappotti distribuiti dal Governo, insieme con un cinturone, la g iberna, il fucile ed un paio di scarpe. Essi però innalzavano alla testa ciel bartaglionc due bandiere tricoiori, con i colori disposti orizzontalmente e le crava tte bianche e gialle, sostituite poi da 3 fasce: una bianca, una rossa e una verde, sulle (!nali furono poi scritti i nomi delle località in cui il battaglione si era battuto. Li comandava Angelo 'fittoni, il quale pen':i, durante la campagna, fu sostituito dal maggiore Luigi Ceccarini, molto amato dai suoi dipendenti. Passate in rivista 1c trnppè, esse sì mossero: erano all'avanguar, <iia gli studenti che costituivano un battaglione diviso in due compagnie, composte nella massima parte di Universitari (2), chè, per com pletare b<rii effettivi, si ricorse anche a <-Jualchc artiiùano. Il battadione • s'ingross,ì lungo la via per nuovi aggregati; gli studenti iscritti alla facoltà di matematica vennero passati all'Artiglieria ed al Genio. A Rologna si aggiunse una compagnia, composta esclusivamente di studenti di quella Università, ed a Padova un'altra. La marcia fu divisa in lunghe tappe: ma l'allegria non difettava ed a mantenerla viva contribuiva il ca nto degli inni. li Mercantini i,.)

(.)

(1) Cfr. VnTuK1u Bi:T1: ,. li battagliont uni versitario romano nelle can1pagnt del 1 848 e del 1849 ;,, in !?assegna di Cu{111ra :\.1ilita,-c, anno VI 11, 11. 9 (sl'.ttc:mbrc 1942). Si consultino, in proposito, anche: CALvr: << L'U nive rsità di Roma nelb Storia dd Risorgimento "· in Nuova Antologia, fase. del 16 110n :mbre H) IO; BEGJ-IF, LLJ: ;, RepuhhliG1 Romana » ; ZAMI\ONJ: ,, l{icordi del battaglione universitario romano »; Mn,EGHF.LLO: ,, Il Quarantotto a V icen za,,; DoNZELI.I: " Memorie del battaglione universitario romano >) . (2) Il rtgobmento stabili va che a l hattaglionc fossero iscritti anche i prokssori e g li impiegati unive rsitari. Potevano esservi ;:unmcssi gli ;1ccadcmiò

di S. Luca.


ne aveva dettato uno, musicato dallo Zampettini. che era divenuto popobre fra quei g1ova111 :

Patrioti, aJ/'Alpi andiamo. Su fratei/i i11 riva al I'o. Perderem se più tardiamo ... L'amicizia, che gi} stringeva quei giovani, accomunati dalla severità <legli studi , dòvcva rinsaldarsi n elle file. del battaglione; li attcndev::mo le stesse fatiche, li minacciavano g li stessi pericoli. li spronavano k !<lesse sp:-:ranze, li esaltava lo stesso amore. ,. Erano giovani - dice il Beghdli (1) - delle famiglie più agiate, tutti nutriti delicatamente, che poi esularono per il mondo, serbando in tatto l'onore romano anche nell'avversa fortuna )) . Il concentramento dei vari Corpi ebbe luogo a Bologna e da lì il banaglìonc, per Ferrara, raggiunse Pontclagoscuro, dove pa~sò il Po. Durante la marcia e nelle soste i Volontari dovettero assoggettarsi a<l un corso d'istruzione. Il 7 ma~gio il battaglione era a Montebelluna; in seguito all'ocrnp:1zi o nc d i Feltre da parte de~li Austriaci_. il F crrari aveva spostato le ~u c truppt· :t ~1011tcklhrn.1 t:,l ., Pnkr,,bk1 e. av vèrtÌlO dell'av vicinarsi del ne mico, avanz,\ su Cornuda, ove giunse nel tardo pomerig~ìo dd1' 8. TI comhattimcnto s'iniziò subito: ma il ca<ln ddla notte Ìo interruppe : fu ripre~o ìl mattino del 9. in evidenti condizioni d'in feriorità. chè g li Austriaci, armati di fucili di maggiore portata, Potevano offendere sen za essere offesi. Ciè, non o stante . il nostro batta~lio n c avanzò senza esitazioni. spiegandosi a destra cd a sinistra della ~trada e tenendo testa animosamente al nemico per più ore, finchè il Ferrari, non vedendo gi ungere i rinforzi promessi dal Durando, fu costretto. malgrado l'innegabile valore spiegato dai reparti ai suoi o rdini , ad ordinare il ripiegamento. Esso cominciò ordinatamente; ma poi lo ~conforto cominc i,ì ad impadron irsi di parecchi fra i legio11ari. si parlò di cradimelltO e b ri.ci rata si tramutò in fuga disurclinaca. Da questo panico restarono immuni g li studenti, i quali si ritir;mrno ordi natamen te , trasportando i propri feriti e n on abbandonando nelle mani del nemico alcun pri~~ioniero. Questa ritirata, la quale anz.ichè effettuarsi, com'era stato ordinato, su Mon.tcbclluna, condusse le truppe a Treviso, ehbe un effetto di ~astroso sul mor:ilc dei Volontari. ( , Ì Rr.r.m.1.1.1: Op. cit.


Durando ordinò alla 3'' Leg ione ro mana cd al hattaglion<.: universitario di raggiungere per ferrovia Vicenza, che venne attaccata dagli Austriaci il 20 maggio. Il battag lione universit;:irio era dislocato ha Santa Lucia e porta Padova, insiem e con altri reparti e, · mentre una parte sbarrava la strada, il restante, i n ordine sparso, si era disteso al di qua e al di là della strada stessa, tenendo bravamente testa all'attacco riemico, finchè, di fro nte all 'incalzare degli Austriaci, fu necessario ritirarsi su una posizio ne retrostante. C,0111 ~o questo setto re si accanirono i nemici che, striscia ndo fra il grano, tentarono di g iungere inaspettati sulle nostre linee. Non vi riuscirono; trovarono acca11ita resistenza e furono costretti a ritirarsi. << La fazion e, durata cinque ore, riusd gloriosissima. I Volontari pomificì meritarono g li o no ri della giornata e combatterono come vecchi soldati ». Intanto era cominciato il bombardamento dell a città; la situazione si faceva grave sulle colline, dove l'avanzata delle colonne :1ustriachc Clam e Wohlgemuth si svolgeva con successo. Alla Roro nda, la 1", 2" e 4' compagnia del battag lione universitario (1) tenevano ancora testa; ma, prese d ' infilata da dm· obici austriaci, si ritirarono di un centinaio di metri , unendosi ai Civici di Faenza , che pr::sidia\':mo la vii.la Valmaran ::i. Su questa nuova l in(;a ~i riaccc;;~e il ~ombattimento; ma in condizioni d 'in-ferio rità per i difensori, chè gli Austriaci, al riparo nell'edificio della Rotonda, battevano i nostri che ~i trovava no allo scoperto ; fu quindi necessario r ipiegare sulla Chjesa e poscia raggiungere la città. (<- Checchè sia, certo è. che il battaglione degli studenti romani ... fu deg li ultim i a ritirarsi dal m onte in città ii ( 2). In quella gloriosa giornata, in cui il battaglione uni versitario ebbe un posto d'o nore, le perdite subìte d agli ~tud en ti furono numerose e doJorose. Ed ora bisog nava abbandonare Vicenza , così croicarncntc con tesa al nemico. I difensori, bandiera in testa, sfilarono da\'anti al n emico, che face va ala. H battaglione univer sitario era ali 'avanguardi a della colonna. Partiti d a Vicenza, i reduci si diressero verso lo Stato Po n tificio. Passato il Po , giunsero a F e rrara, d ove il battaglione, sostando nella piazza, rese onore ai suoi m o rti , e quindi a Bologna. Q uando la città cacciò, a furia di popolo, g li Austriaci, g li Unive rsitari , stretti dagli obblighi cont ratti nella capitolaz ione di Vi( 1) L ; .f co rnpagnia . ca pit anl• de Belly, era r ima sta a Treviso. a di$posi 1iu11c <lei dura Lantc. (2) D o:s:?Eu.1: Op. cit.


cenza, si trovavano a Forlì ed a Paderno ; da lì ritornarono a Bologna. Quando poi furono scaduti i 3 mesi. stabiliti nella capitolazione, una parte del battaglione rimase a Bologna e poi a Ro ma col Barhct.ti e una p:1rle si recò a Venezia col Ceccarini. Poic hè la Patria era in pericolo, g li stude nti che avevano mantcmm, in vita il loro battaglione ( 1). chiesero al Gove rno l'autorizza-

/.,, di fc.,a dello l~t f' u bb!m1 J<o mc11111.

zio 11c per Li sua ri rnstit:uzione; l'autorizz az io ne fu concessa di buo n grado ·e fu stabi lito che il battaglione stcsw dipe ndesse dal I\-1inistrn del la Cucrra . co m e tutte le altre mili z ie cittadine. dalle qual i si distin g 11n-a per una propria divisa. Il battaglio ne fo rmò <h1c reparti : uno staz ionario e l'altro rn obik ; ma la di sfatta di Nova ra e la nccc~sità di pron-cdcrc :illa difesa d ì Roma resero in u til e q uesta distinzione. Fu ~tab ili to, i nvece, d' inviare m o~i alle altre Un1vcr~it:1 d ellu St.lto Pon tilì ci o p er in\'itarle ad aprire -~ li a rruolam enti fra i propri iscritti. Mentre s1 procedc\'a :1lf'organizzazi:mc· del n:parto, i Fran( 1) .\ ,: Rf Llo S ,1HI :

"Ri,ordi e ,ùi ll.i ...

101.

Il.


cesi, sbarcati a Civitavecchia, iniziarono la loro marcia su Roma, che si preparava a resistere con la for za. Il battaglione universitario, aggregato al Corpo m esso alla di retta dipenden za del generale Garibaldi, il 29 aprile fu posto di guardia nel convemo di San Cosimato. La mattina del 30 aprile i Francesi, o rm ai sicuri di non e sse re accolti dai Romani com e ami ci, i nizia rono l'attacco contro le mura d el.la città, puntando contro lt: porte Angelica e Cavalleggeri. Penetrati nella Villa Pamphili. riuscirono ad occupare due casini e d a lì diressero un vivo fuoco di fucileria e <li Artig lieria contro porta Cavalleggeri. Gari ba!di , muovendo <la porta S. Pancrazio, alla testa dei suoi legionari e del battaglione universitario _. attaccò i Francesi di fianco. Si combattè o~tinatamente da un a parte e dall'altra; i Fr:rnccsi però n:sistcYa no co n grande fermezza, tinch è, sopravvenuti rinforzi, furono co~trelti a ripi eg-arc in disordin e. Garibaldi stesso si poneva alla testa d egli Uni,·crsitari , esortandoli a no n dar tregua al nemico. l e perdit e f mono relativamente gravi. Gli stud enti romani prc:~.ero qu indi parte :11 fatto J 'armi di Vel letri e combatterono poi all:i difc~:1 del la Rqrnhhlica .Romana, fi no alla caduta di c~sa.

Battaglioni c1v1c1. Si formarono nel mag g io 18'18, con Guardie civi che volontarie tutte le provincie degli Stati PontilÌci . In qu alche centro di m aggiore importanza, com e Comacchio, Roma e Bologna, si formarono .2 battag lioni ; mentre k altre ci ttà (An cona , F errara, Ce;.ena, Fano, ccc.) ne costituirono uno. Furono sciolti alla fine dclb guerra del 1848 e m c lt i d ei loro componenti ve nn ero incorporati nei rci g irnenti q" e 10" ro ma111. 111

Civica di Medicina. Medici na diedt: molti Vo lo ntari, i cui no mi trovansi presso l'ar, hivio comunale di quel Comune:. Nel 1H48 b G uardia civica fu formata su un battaglione, che si unì poi alla Di visione F errari per la campagna nel Veneto. Un reparto di esso andò a far parte del hatta~lionc dcll'ldice. Pit1 tardi una squadra di Volontari di Medicina si


presentò, nel 1859, alla Giunta provvisoria di Rologna, per essere viata in mccorso di Perugia.

111 -

Civica mobile pontificia. Questo nome venne attribuito al Corpo dei Volont,iri appartenenti alle Guardie civiche dei comuni dello Stato Pontificio, che presero parte alla campagna del 1848 con b Divisio ne del gene rale Fc·rrari.

Civica romana. Era costituita da una Legione ;;u due hattaglioni, forte di 1400 uomini al comando del colonnello Palazz i. Prese parte alla difesa di Roma nel 184<J e costituì pni il I</ reggimento di linea romano.

Civica di Sant'Arcangelo. Si form<'> nel 1848 e comhattè nel VnKiù. Una co mpa~nia fu mandata, nel 1849, a Sogliano :il Rubi~-one per reprimere il briga111aggio. Nel l 859, con ekmcnti ,olonuri, si r ;costituì , pass;mdo a far p:utc della Gu:1 rdi:1 n:izÌ(lnale.

Civica umbra. Fu un Corpo di 400 Volontari riumcr 1n un battaglione, detto anche di Cuardic nazionali provinciali. che :1gli o rdini del maggiore hanchi prese parte alla difr sa di Rom:1 nel 1849.

Colonna Ghilardi. Fu costituita da Volontari provenienti da diversi Corpi e fu una delle colonne volanti, che parteciparono alb difesa della Repubblica

R.omana.


Colonna Indipendenza Italiana. Era costituita da un reparto di Guardie civiche e si era formata a, Bolo~n_a neJ settembr~ 1848. Co~tava un capitano (Sommariva, poi Calderm1, poi Ungarelh), 3 tene nti ed 87 uomini di truppa.

Colonna Pianciani. Venne comPosta da Finanzieri, in gran parte romagnoli, cd operò negli Stati. Pontifici durante la Re pubblica Romana.

Corpo f-faug. Fu una delle colonne volanti dipendenti dal Forbes ed impiegate nella Comarca e nell'Umhria dal Governo della Repubblica Romana. L'Haug era colonnello e risiedeva a T erni. La compagnia combattè a Velletri nel 1849. Aveva 2 capitani, 3 tenenti e 60 uomini di truppa.

Corpo franco-romagnolo di Castel Bolognese. Questo nucleo <li Volontari si costituì neWaprik del 1848 a Castel Bolognese, al comando del capitano Giuseppe Bodini. Partito il ~I maggio per Ostiglia, g iunse pochi giorni dopo a Padova ; ma, per mancanza di. fucili, dovette sciogliersi, senza aver preso parte ad alcun fatto d'armi .

Guardia nazionale di Amelia. Venne costituita ai primi del ma~gio 1849 e fu com:1ndata dal capitano Girotti.

Legione bolognese. Con circa 500 Volontari romagnoli venne costituita in Bologna, nel maggio r848, una Legione al com;mdo del colonnello Carlo Ri-


gnami, che, durante la prima guerra per la nostra indipendenza. molto si distinse per la sua patriottica ;1tti vità e per il suo valore. La Legione si formò su tre battaglioni, dei LJUali il III aveva una compagnia di Volontari di Senigallia e due compagnie di Volontari .Ji Ancona. Essa prese part e alla diksa della Repubblica Romana nel 1849 e quindi venne incorporata ncll'1 ,., reggimento di linea romano.

Legione romana. Per b Jifr~a di Roma nd 18.fJ, alcuni Volontari dello Stato Ponti tÌcio costituirono 1111;1 1.eQionc al com:mdo del trncntc colonnello Morel li. Essa venne form;;t;1 su due batta)llionì cd ebbe una forza massima di 800 uomi ni, che gradatarncntL si rid11sst'.ro a 250. I n:sti ddia Leg ione concorsero .dia for mazione del rn" reggimento di linea ro1nano.

Vol o ntari di Cesena e di Cesenatico. Ln elenco dei Volontari di Cese1u, c he presero pane alla campag 11:1 dr! 1H66 trovasi ndl':1rd1Ì\·io rnmu1uk ,li Ccs;.;nJ. ?\dl':1rchivio di Cesen:Hico sono, invece, conservati i ruo li dei Volontari di quel (omune dal 1848 al 1867. Non risult:-i pen\ che essi avessero formato Corpi sep;irJti.


V.

I CACCIATORI DEL RENO, DELL'IDICE E DEL SENIO Il 31 marzo 1848 si adunarono in Ferrara molti Volontari provenienti Jall 'Emilia e dalla Romagna e, per consiglio del generale Giovanni Durando, comandante le truppe pontificie, si raggrupparono in battaglioni, che presero rispettivamente il nome di ,< Cacciatori dell'Alto Reno ", del Basso Reno, dell 'Idice e del Senio. Tali battaglioni furono tra i primi ad accorrere sul Po, per aiutare i fratelli iombardi e quelli della Venezia, e vennero incaricati dallo stesso generale Durando di costituire una linea di difesa sul Po ; ma, impazienti di agire e convinti che Pio [X avrebbe fatto effettivamente partecip:rrc l'eserci to pantifi..:io alb guerra coutro l'Austria, oltrepassarono il fiume e finirono col venire aggregati alle Divisioni ciel Durando e del Ferrari, pur serbando una certa autonomi;1.

Cacciatori dell'Alto Reno. Il battaglione Cacciatori dc!rAlto Reno, al comando del conte Livio Zambeccari (1) che già abbiamo conosciuto amico e compagno di Giuseppe Garibaldi ~ell'America del Sud, e che si era già compromesso nei moti di Savigno del 1843, patè annoverare fra i suoi ( 1) Li vio Za mheccari, nato a Bologna il 30 giugno del 1802, studiò legge, attendendo nel tempo slcsso alle mal cmatichc e alle scienze n:nurali, che prediligc\'a. Venuto in sospetto alla Polizia pontificia per il suo non celato amore all'Jtalia, nel .1823 dovette prendere la via dell'esilio. Andò nella Spagna e il Ricgo lo scelse a suo ufficiale d 'ord inanza. Qu indi viaggiò in Inghilterra ed in Francia e nel 1826 partì per l'Ame:ica meridionale. Sbarcato a Momc,·irleo. si fece soldato e prese pane alla g ue rra con1ro i Brasiliani. Nel 1.831, saputo dei moti scoppiati in Irnlia, volle tornare in patria e stava per imbarcarsi, qua ndo arrivò il triste a nnunz io che tutto era fini10. Abitò a Porto Allegre. capoluogo della provincia di Rio G rande, conobbe e fu ,1mico di Garibaldi e prestò larga collaborazione ai due giornali di parte liberale, l' « O Continen-


componenti Felice Orsini, Angelo Masini, il conte Cesare Mattei, il marchese Sebastiano Tanarì cd il dolt. Rinaldo Anclreoli. Esso venne formato di circa 400 uomini: Civici, studenti, popo1:inì e Finanzieri e, sparsasi la notizia dell'insurrezione modenese contro il Duca, si avviò verso Modena, passan<lo il confine a Castelfranco Emilia , -seguito dalle truppe comandate dal maggio.re Big nami. lk nchè il Legato pontificio lo vietasse, i Volontari ddl'Alto Reno, irwit:Hi dai Modenesi, raggiunsero Modena il ~r marzo, festosatino l' ~Il Continente) e l'« O Repuhhlico " ( Il Repubblicano); fu fra i promotnrì .!cl h ri,·nluzinne di Rio Grande, divenne segretario e Capo del.lo Stato :\·l:1ggiore di lknitù Gonzaks. Fauu prigionieru uell:i battaglia di Fanfa, fu condotto a Porco Allegre, poi o Rio de Janeiro e rinchiu so ncl forte di Santa Cruz . Ralkg rè, g li ozi forzali della non breve prigionia con lo studio. Tradusse in portogh ese e postillù l't, Econnmia politi(~I " del Sismondi, lavoro che il Si sm n mli stes5.:, ammirò vivanll'.lll<: ; L1aduùe il Libro del Credente dd Lamcn;1.1i s e cominciò a diseg nare b mappa <li Rio ( ;r:1ndc . Il 2 di.cembre del 18:N , ichll(' l.1 liha t.ii c. b~( Ìat:1 l'J\mcric~ , :wd<', .t Londra. :1 P:1rìg i, a Fin-nzc. \'o. leva r imp:u r i:m · : ma. g iuntn :ii cnn lini ,!elle ter re del Papa , \ t llnè ,cacc iato e t ro\'Ù osp:t:1!it2i ;i l~ucc.1 e so!ta:1i o nel rf-o:4r pc1rt: r i\·'---d c rt.: llolugna. S t.upt.:f t..J Li , ua attività di rn,pir:Jtorc. il Ltgato Spinola pose una taglia <li trecento 5cu<li su!Li su:1 rtsrn e lo costrinse a rima nere per quakhc 1çm po a F iren ze. Rec nosi qurnd i a Sa n .\farim,. per p;i rtccipa re al b sulle vaz ione dd Rt:11z1. , i ~iu nsc ,1u,J11do a Rimi n i og ni spùanza era g i~ pcrd ulJ. Tornato :11lora a Fi ren ze, 11d 1845 attr:n·ersò k Mardw nl e ntrò in :\ nco na, tentando inu tilm e nte d i sollevarla. L 'amni stia di Pio lX gli riaprì le porte di Bologn;i, C nrsa voce. ìl :?o mar zo <lei 1ti4!-S. d1e M odena LU11111h11 :w :1, lu '/.ambeccari y j p io mbò alla t<:sta di (;uarcli<: civiche, di studenti e di popolani. costringendo J.'ra11ccsco V (c he e hhe segreto t: preventivo ;iq·iso di qucll:1 m ossa d :1! Car, li n.tlc Anut) a pn::11Jnc b fuga. C irca J:20() studenti e popolani restarono in armi sotto il comando dello Zamhe ccarì . Con essi tentò di prrndcre la fonczz:l di Ferrara agli Austriaci; co n c~-~i. , deg n o~o J'ìndu g i .: desideroso di batters i. passb il Po il 4 aprile " prese pa rte coi Puntifìcì alb ,·;1111p:1g n:1 dd Veneto. D opo b ci pitob2ìo11e di Tre,·i,o, tornC:, a Bologna . l m ·itato da N icob Fabri zi a recarsi alla <liicsa di Vcnczi,1. a c<"ellò e, destin ato a Marghcra, nella famosa sortita del 27 ottobre 184fl contro ì\-k strc, co mandò l'ala d estra e ronrribul :illa vittoria, impossessandosi di due cannoni. 1-'u.~gito Pio I X, le Legioni romane ebbero l'ord ine di rientrare nello St,lto Pomilicio cd anr hc lo Zamhccc:iri dovette lasciare Venezia. G li fu conferito ìl comando ddb cittil e della fortezza d'Ancona , che seppe eroicamente difendere. Alla capitolazione del 19 giugno 1849 non volle apporre la sua firma. Riparato a Corfù, ebbe dag li Inglesi b prigione e lo sfratto e, dopo ;1vcr dimorato cpiaklw tcmp.-. :1 P:ttrasso, passèi ad At<'nc l' t!a lì :t 'forino.


mente accolti; nia il 23, partito il Duca e nominato il Governo pro,·visorio, ritornarono a Bologna, da dove lo Zamheccari li condusse, il 26 marzo, a Ferrara. La 1." compagnia del battaglione era composta di. st, ;denti, molti dei quali tornarono a Bologna; mentre il hatta_glione vc1;iva dislocato a Francolino. Contemporaneamente il battaglione del Basso Reno raggiungeva Stellato, quello del Scnio Pontclagoscu ro e quello dell'Jdice Socca. Il passaggio del Po venne effettuato per l'impazienza dei Volontari, come riconobbe lo stesso generale Durando (1), ed il fiume venne passato il 3 aprile, giorno nel quale lo Zambeccari emanò eia Santa Maddalena il seguente proclama: « Italiani! ( < Non va no fu il vostro invito ai fratelli: eccomi a Voi dal centro della comune nostra patria, co,; tm drappello di eletta g ioventù, pronto a dividere con voi i perigli, le gioie e ad incon trar la morte o ia gloria. Uniamoci, o fratelli, ch è la forzà congiunta si fa invincibile. <( Uniamoci a difesa della nostra. Italia, la sgombriamo dai barbari che, da tanto tempo, l'infestano; assicuriamo l'Indipendenza, Ja Nazionalità nostra. :M orte all"Austriaco sia il comun grido. In nome d'Italia pugniamo e la vittoria è sicura. '( Viva Pio IX. ,, Viva l'indipe11denza italiana i, . Il battaglione dcli' Alto R eno, che aveva appena la forza dì 287 uomini, raggiunse, il 4 aprile, Occhiobello e poi Trcmite, dove venne accolto da circa '.{OO cittadini armati e dal Parroco, che benedisse la bandiera dei Volontari. Questa aveva i colori pontifici bianco e giailo e portava in mezzo una croce rossa (2). li giorno 5 il battaglione era a Badia Polesine, dove il colonnello Marcantonio Sanfermo, veterano degli. eserciti napokonici, ave ndo l'incarico di ordinare i Corpi franchi del V eneto e di dirigerne l'a(1) li generale Dura11do, scrivendo, iu f:mi, ::il Principe Aidobrandini. Ministro Jdlc A rmi dello Stato Pontificio, rnsì si csprimcva: 1< I Corpi di Zam beccari (Alto Reno), e di Diana (Basso Reno), colonnc:lli dei Volonwri, hanno passato il Po: il primo a Po ntclago,curo, il secondo :i Ostiglia. Non :ivrci, come gcncrnlc, dato loro ordine di passare, restando essi cml fuori delle mie rnmnnicazioni pt:r ora. Ha11110 voluto passttre; non mì sono opposto ed h o loro mandato istruzioni cd orJini, 011dc sappiano g uardarsi milit:irmcntc " · (Cfr. « La campagna Jd 1848 nel Vcnt:10 ~econdo il carteggio Jel generale Giovanni Durando »). (2) Come si rileva da una lettera di Luigi Corsini. tcncme nd ha11:1gli0nc Zambcccarì, lettera datat;1 da Trecenta . 5 aprile: 1818.


zione, dispose percliè lo Zambcccari si recasse al castello di Bcvilac(!Ua. li giorno 7 aprilc i Volontari passarono l'Adige e per Montagnana raggiunsero il giorno dopo Bevi lacqua, da dove poterono opporsi aJle scorrerie degli Austriaci e riuscirono a far liberare gli :,~taggi già presi dal nemico a Mantova.

Lit•io Z umlwccari.

Lo Zambeccari, essendo stato poi informato che il presidio austriaco di Legnago, opportunamente rinforzato, stava per marciare contro il battagl ione per annientarle), il :20 aprile fece ripiegare i suoi Crociati a Padova e gli Austriaci, quando tentarono effettivamente rimpresa, non poterono che saccheggi:ire il castello di BcvilacL1ua. Da Padova i Cacciatori dell'Alto Reno vennero destinati, con altri Corpi , alla difesa dd Piave e passarono alle dipendenze del generale Alberto L a Marmora, inviato dal Go\'erno sardo a quello ve-


neto; mentre le Divisioni dell'esercito pontificio si raccoglievano a sud del Po. Quando si diffuse la notizia che dal Friuli avanzavano le truppe austriache del Nugent, lo Zambeccari rivolse da Padova alle popolazioni friulane il seguente proclama, che riportiamo poichè serve a dimostrare quali fossero i sentimenti e le speranze dei Volontari : (( Ai popoli del Friuli. cc Italiani! ,, L'ora del nostro trionfo è v1cma. I barbari , cui andiamo incontro per combatterli e cacciarli dalle loro spelonche, sono agli estremi della lotta. Coraggio, Italiani del Friuli f Stringetevi a noi, che accorremmo dalle nostre case, lasciammo parenti, amici e sostanze, per correre a Voi, sostenervi nella gran pugna, che serve alla conqui ~ta della fraliana ~ndipendenza. « Fratelli del Friuli! Tutte le nostre facoltà le consacriamo a Voi, che state alle porte d'Italia. Innalzate le potenze vostre, adeguatele a Lluelle che noi vi rechiamo e ne formeremo un complesso, con cui il barbaro sarà abbattuto, affranto, vinto. <t Noi siamo l'antiguardo di altri guerrieri, che non temono di · pargcrc il loro sangue per la libertà Jclla patria. Eccoci a Voi. Do pu noi, altri; dopo altri, altri, che han nerhQ e senso di nazionale virtù. r-inchè una stilla di sangue italiano avrà moto e vita, verrà sparsa per L, libertà della Patria! Abitanti del Friuli! Nelle vostre vene corre pure il medesimo sangue. In mezzo a Voi, al contatto di Voi, è il nostro appoggio, al fianco di noi è il vostro aiuto, la speranza comune, il valore immortale, che segna una pagina gloriosa nella Storia dell ' indipendenza nazionale. (( Viva l'Italia, morte ai barbari, v.iva Pio IX.

Il Colonnello Comandante i Cacciatori dell'Alto Reno Livio Zamheccari

li .

Da Tremite il battaglione raggiunse Treviso, dove sostò tre g iorni e ciuindi si recò a Fossa Barbarano, distrusse il ponte di Mot ta di Livenza e, rinforzato da due compag nie di Cacciatori pontifici, rimase a guardia del Pi ave, occupando anche Breda, San Giorgio e Fossato. Il 30 aprile, per ordine del Governo di Venezia, il ge nerale L a Marma ra dovette cedere il comando della linea del Piave al generale Alessandro Guidotti, il quale, dopo un colloq uio con lo Zambcccari ,

20.


dubitando di poter difendere efficacemente la linea suddetta, ordine'> il concentramento di tutti i Volontari a Treviso, dove i Cacciatori ddl'Alto Reno ritornarono il 10 maggio e d ove ripiegarono anche le truppe del generale Ferrari, che avevano combattuto a Cornuda. Il giorno , 1 il generale Ferrari ord inò una ricognizione in forze o ltre Tre\•iso cd il battaglione dell'Alto Reno vi partecipò, distinguendosi nel proteggere, contro gli Ulani austriaci, b ritirata delle altre truppe. Narra, in proposito, il Natali (1) che ;, il battaglione , ch e si trovava all'ala ~inistr:1 dei Volontari, soste nne l'urto degli Ulani che minacciavano di tagliare la ritirata al centro e si ritirò ben ordi nato, così che la C:1,·alleria nemica non osò inseguirlo ,, _ il giorno 1 2 il Ferrari, lasciato un presidio a Treviso, s1 ritir:iva a Mtstre insieme ai CKciatori dcli' Alto lkno, i quali si trasferirono poi a Vicenza (2), dove, quando la città \'enne atta-ccata il 20 maggio, si distinsero nella difesa, respingendo la Cavalleria austriaca t com hattendo per oltre sei ore_ Lo Zamhcccari rimase lievemente ferito alla b<Ta rnba destra ed il 1° ~~!!iU!!OO venne nominato comandante il Presidio di Treviso, do ve potè disporre, oltre che d ei suoi Voloniari. :rnche di due b:itt:ig-li<mi di Granatieri pontifici. del b:ittaglionc civicn di Ra venn a e di quello di Pesaro. Egli aveva, così, un :1 forza comL1

( 1) Cfr. :"<AT.11.1: " I Corpi franchi dd (..)u;1r;rn10110 "· (2) Sul comportamento dei Volontari ddl',\Jw Renn com·iene r ipo ~lare :ilcuni hr;rnÌ di una letrer:i in dat:l del 18 magg io, im·ia1a ,bi gcncr.ik Alberto La Marmora :ilio Zamheccari. " ... Per .::ìrcostan7c affatto indipendenti dalb mia volonl~ cd a1n:1rissime in questi momenti ad un 1-ccchio sulJato, do\'ctti, come E lla ben sa, lin chi giorno 6 corr e nte ,;eJere al gt:ner:ile pontificio G uidotti il comando del le truppe stanziate lungo il Basso Piave , destinale ;1ll(lr:1 :1 tutelare i vari passi del fiume cd a copr ire la c iH:ì di Trev iso_ Frn queste truppe io an1H11Travo con somma soddi sfazione. e dirci con orgoglio, i Cacciatori Volontarì ddl 'Aho Reno, i quali, da Lei rnsì d egname nte e valorosamente guidati c wlloc:iti in uno dei punti più c.;;posti e più importanti. furono, lo posso din: franc:1mcnte. per g li altri Corpi ngg<·t rn di l<!dcYOlissÌmJ nnu L1,ionc u Non pos,o io. a,\('nte, fare parob dd la loro rn ndou,1 nel giorno 11 , quantunque essa si:1 riconoscima ed ;1pprez7a1:1 da lulli. ,, Ma quel che Le debbo dire e ch e La prego, Signor Colonnello , di manifesl:1re a tutti i , uoi bral'i Volontari. si ì: r hc, in yuei porhi g iorni d1c ehhi l'onore di averli ~otto i miei ordini , la mia "ecchia esperienza delle cose militari e ddlc personc mi pose in g rado ( almeno al creder mio) di valutarli giu stamente e di fa re sì t:hc tenevo il ham1glione dei Cacciatori Volontari ddl'.,,.ho Rrno com ..: urw dei pili d istinti Corpi. fra quelli che mi furono affidati " ·


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plcssiva di circa 4000 uomini, che vennero da lui impiegati nel preparare la città al.la resistenza . Caduta Vicenza il 12 giugno, gli Austriaci del generale Wclden poterono avanzare su Treviso, dove venne sulle prime decisa la resi-

V iv,111diem rr;nl{ma ,. Ciz,ico bolognese ( 1849).

, tcnza ad oltranza, tanto che lo Zambeccari ri vo lse agli abitanti di Treviso un proclama, ne l quale concludeva, affermando di aver fede ndl'opera e nel concor so di tutti i cittadini. A malgrado di così nobili propositi. Treviso, dopo avere soppo rlato il tiro delle artiglieri e nemiche pn tutta la g iornata, cadeva la


2<) 2

serJ del 13 g iug no. Jl Wdden , riconoscendo l'onore vole difesa della citti'1, accordò ai VolonU1ri gli onori m ilitari, h: armi cd i bagagli t d i Caccialon dcil' Aho Reno dovette ro la~ciarc Trt'.YÌ \O pe r raggiunge re il 2 1 giug no Ferrara e q uindi Bologna. Aepcna spirato il periodo, durante il l)Ualc i Volontari non potevano. per l'armisti zio con gli Austriaci, riprcn(!c re le armi con tro l'Austria, il battaglione si ricostituì nd m ese di settembre, raggiunse la forza di 7<)0 uomini cd ebbe i seguenti Quadri : - comandante : il col onndlo conte Livio Zam bccca ri, co n l';1iu1a11rc maggiore dtHL G iulio Gorgo ni , capitano di 1 • classe; t'' compagnia: c;1pitano Antonio Costa, tenente Conti Ercole, ~ottotcncntc Manci ni Ciriaco: ·-· 2·' compagn ia: capitano Lanfranco Spagi4iari, tenente Rù· mano Alfredo, sottotenente D c Masi na N:ipolco ne; - 3" compag nia: capitano Luigi Corsi ni, tenen ti Cricca An n ibale e Neri Cesare, sottotenente Zanardi Carlo: - 4' compagnia: capitano Felice Orsi ni, te nente Lolli Eugenio, mttotcncnti Facchini Didaco ed Alessandrini Carlo; --·- 5 comp:ig nia: capitano Luchi. tenente Vecchi Mauro, so tto tenente Bcnuzzi Filippo; - (/ co mpagnia: capitano Invitti Pietro, tene nte Bortolotti Ludovico. sottotenente Bosi Vitwrio. Esso partì da Bologna il 7 scttem!m:, raggiunse Ra\·cnna il 9 e s·imbarcò per Venezia, dove giunse il giorno 14, per venire pass;;to in rivista, in piazza San Marco, dal generale G uglielmo Pepe e dallo ste~so D:mi clc Manin. Desti nato a Marghera, partecipò, benchè decimato dalrepidemia tifoidea, alla sortita di Mestre (27 ottobre). distinguendosi pel suo valo re cd ottenendo gli elogi del generale Pepe. N ell'azione il battaglione ebbe 14 feriti. Quando il Governo pontificio o rdinò il r itiro di tutte le !ruppe, anche : C acciatori dell 'Alto Reno don·ttcro ricmr;:irc a Bologn;1 e, 1)Jrtiti da Venezia il 13 dicembre e sbarcati a Ravcn 11a il 15, raggiunsero Bologna, dove il generale F crrari li aveva mandati , come egli st esso snin:va al Ministro delle A rmi in Roma, (· o nde, con la loro influenza e devoz ione per la Cau~a nazio nale. si ado perassero a rnit:liorarc lo ~pirito pubblico ed a Fortare quella città ad aderire all'n1xrato de! popolo r omano cd a sottomettersi all'attuale Ministero'>. l Volo ntari giu mcro a Bologna, dopo una sosta ad Imola, il 22 dicem bre cd il battaglione si sriolsc.


Esso venne ricostituito il 26 aprile 1849, al comando del mag g iore Gimeppe Fontana, per venire inviato ad Anrn na, dove partecipÌ> alla difesa della città, l~istin g uendo si nel resping ere gli assalti aus1ria ci dei primi giorni di giugno. Capitolata Ancona, i Cacciatori del l'Alto Reno vennero sciolti ddiniti,·;11nentc il 21 giugno.

Cacciatori del Basso Reno. Questo battaglione si costituì il 26 marzo 1848 in Cento, al coni ando del tenente colonnello Vito Diana, già Volontario ncll'e~er..:ito murattiano, ed ebbe la forza di 5 20 uomini: Civici e Volontari di Bologna, di. ( : revakorc, di San Giovanni in Pcrsiceto, di Sant'Ag ata, di Cento e di Pieve. Il battag lione si trasferì il 27 marzo a lfo ndeno; il 28 a Cassona cd il 29 a F errara, dove i Vo lontari si di visero: quelli di Cento e di Pieve formarono il battag lione ccntese al comancfo del Diana; mentre i Volontari di Crevalcore . di San Gio vanni in Persiccto e di SanI "Agata vollero rimanere al com a ndo del trncntc colonnello T om •naso Rossi, gi?t comandante l:1 G 11:ircfo Civica di Crevalcore. li 3 r m arzo, per l'intervento del generale Giovanni Durando, il battag lione si riunì nuovamente e, preso il nome di ,, Battaglione del Basso Reno ,, , venne posto al com ~rnt1o del tenente t:olonnelli1 Diana. Data l ' intenz ione del Durando di costituire una linea suJ Po, i Cact:iatori del Basso Reno vc n11ero inviati il 1" aprile a Stellata ed il g iorno 6, passato il Po a Sermide, si recarono ad O stiglia (1), do ve il ( 1) Il maggiore Giovanni Orlandi, cumandancc la 1;' compag nia dd lut1:iglione, così descrive la marci:, compiuta e le accogliefl'ze ricevute, in una l.:ncra , pubblicata l', 1 aprile 1848 dal g iornale bolognese " L'Italiauo >i . La lettera !Jorta la data dd giorno 8 aprile cd ha il seguente tenore: e< Il hattaglinm· C:1virn dd H:i.<$() Reno. la d i cui 1" compagni a è da mc com:111,bta, ieri passò il Po a Sermide, alle ore 7 }{ a11timcridia11e, e si diresse ad I )~tiglia, ove trovasi stanz iato. Un postn a rmato di osservazio ne ?: :\I ponte \ lulini , dalla pane di Leg nago, ed è g uarnito d ai Romag noli comandati da lludioi. Lo spirito delle popolaz ioni è ottimo e tutti ci cbnno mano per raggiungere lo scopo s:intissimo dd b. indipendenza naz ionale. Il nostro battaglione , cune accolto cou festa e con entusiasmo dai . fratelli Veneti e Lombardi, fra 1 quali siamo passati ed ora ci troviamo. A Massa Mons. Arciprete ci arringò 1 aldamcnte a favore della libertà italiana ed, in nom e delrìmmortalc Pio IX . , i irnpartì la benedizione. Era un bello spe ttacolo il vedere quelle schiere armate , ul g inocchio a terra, ricevere la benediz ione di un " encrando prete ottuage-


battaglione ebbe il compito di opporsi alle incursioni che gli Austriaci effettua vano da Mantova, per raccogliere foraggi e vettovaglie da mancbre a Verona. Ad Ostiglia il battaglione serviva anche di collegamento fra le truppe pontificie del Durando e l'esercito sardo. TI 27 a prile parte del battaglione concorse a rioccupare Governolo. gì;', strenuamente difesa e poi abbando nata dai Volontari modenesi, per i tJuali i Cacciatori del Basso Reno furono, in quella circo~tanz:1, t·sempio dì fermezza e di di sciplin:i. Abbando nato improvvisamente dal tenente colonndlo Diana, il ba ttag lion e passò al comando d el te ne nte cqlonndlo Rossi, il quale, co n la sua parola e col suo esempio, ne migliorò le energie morali e, (]Uando il battaglione. rimasto senza o rdini in una località m o lto espo~1a , ~cmbrò abbandonato (1), ragg iunse il Durando per conoscere la dipendenz.a ed i nuovi compiti dd battaglione ed, avuto il desiderato w llot1uio col Com:rnd:mte le truppe pontificie. potè rassicurare i suoi V olo ntari ~u lla lo ro so rte.

1uno. .:ald i~simo d i \;Hlto amore d i p atr i:i. ()u1:'-1o ba naglion c è formalo d ai .:unci1,gcmi Jì C cntn, P 1cn .:, San Giovanni in Pcrsicclu, S;111 t ':\g;ua e C rcval' '" •: ~ ,i d btiuguc per d 1, upl11. ;1 e ord111c t·. ncUc m a nu,·.r.:, cumwùa a Ùn., 1 onore. La più g rand e co11 ll:11lczz;1 di tutti quelli ch e ne fanno pa rte è lo sp ingersi .w:i nti, al soccorso dei poveri fr:i td li Lo mb:irdi , e mi sembra .:hc si vadanù ,.ontcnia ndro. Sareb be nccc,<Jrio che il Gon:rno , <:on u n poco !)ÌÙ d '<·nerg i:i, mtlksse :1 profoto lo slancio rnir;1rnlo,o J i tanti generosi Volontari accorsi d'ogni pane e presto :1vr<·m mo dei sold:Hi , ·alorosi, cd i mi seri ~fantovan i 110 11 g('men:hbero fra lt catene, oppressi dal hasto nc tedesco. come ora accade. Se sentiste ch e orrori a \fanto , ,1 (' nei con torni I M:t Ja spada di Pio IX è vicina. eJ atten d iamo pn:sto sentire che Carlo Alberto abbia dato il colpo mortale a q uell'idra infern ale; ma inta nto noi. P onti ii.:i , stiàmo coll 'armi al braccio. ,, l'u l'amore dd Ciclo! non ci perdiamo fra i t.riboli ddb diplomazia : :111diam0 :1va m i e sem pre ;tvami finch è l 'Italia non abbia che italiani sullt sue terre. Posso a.:c<:rtar e, essendo io ag li avampvsti e<l in continua relazione con q uelli che ,-cngono d.1 Ma nrnva, ch e ,1uc i poc hi Tedt"schi .:he stanno nei umlurni. a ppu 1a sentono la fu cibta dei Piemontesi e dei L ombardi che sono w n quc,ti ultimi, fu ggono spavcnt ;Hi. Si vcck che.: sono perrnssi d alla malediz ione d i Dio . E. C aino che fugge dopo il fratricidio ,,. ( 1) TI Rossi si rctò al campo a conferire rnl Dura ndo per delega a1·u1a <.!ag li uffici;il i d el bactag li one stcs,o. del ega della quale riponiamo qui il testo:

Ostiglia , lì · 12 maggio 1848 I sottosaicti . Uftìciali del Battag lio ne C acciatori Basso Reno , delegano e d e putano il sig. T ommaso Rossi. tene nte colonnello, per trattare col G overno Provvisorio della Repubblica Veneta, ovvero cogli Eccellentissimi C omandanti Supremi del l'Annata N azionale nella Venezia, la unione ed :iggregaz ione a «


lntanto giungevano al battaglione, per la difesa delle popolazio ni dalle minacce nemiche, voti d'incoraggiamento e di plauso, fra i \1 uali il seguente della Consulta di Ferrara: « La Consulta Temporanea di Ferrara al Battaglione Cacciatori del Basso Reno, stanziato ad Ostiglia. •< L 'Italia, stanca della lunga schiavitù, è sorta come un uomo ,olo. Si vuole, si debbe vendicare l' oppressione dei secoli. Lo straniero debb'essere espulso dal nostro suolo che contamina. Quando ogni dove si formarono Legioni di prodi dirette per le Alpi , che d'ora innanzi saranno la nostra frontiera, destinataci dalla Natura, voi, o )!C nerosi del Basso Reno, memori della gloria degli avi, foste dei primi a varcare il Po e deste prova di ardente amor di Patria e di va lore. << Da quakhe tempo occupate, misti all'eroica squadra capitanata dal bravo Budini, Ja posizione di Ostiglia, formando da quel lato il blocco di Mantova, impedendo colla vostra attitudine imponente le ,ortite della guarnigione nemica, rendendole impossibile il foraggiare l' la devastazione di una ubertosa provincia. << Proseguite, perseverate nella vostra impresa. " Voi ardete del desiderio <li .:.orrerc;; alla pugna, lo sappianw ; linora non se ne è offerto l'incontro; ma le occasioni presto ne verra nno. Stare senza combattere entro il recinto del can.;po è ciò che 1,iù pc~a ai valorosi; ma, ivi stando, possono dar prova di buona <li,ciplina e di costante virtù che caratteriz zano le buone milizie ; ivi, , 01l' armi in braccio, si possono rendere utili come quelli che sono inl'Olti in continue battaglie. « Il generale Durando, che vi ha destinato la posizione impor~ 1:i nte e pericolosa di Ostiglia, vi condurrà fra non molto contro Mantova. << Voi formerete l'avanguardia ; voi occuperete il posto d'onore. ,<Viva l'Italia! Viva il Battaglione Cacciatori del Basso Reno >>. quei Corpi d'J\rn1:Ha del battaglione medesimo, il quale, sebbene per amore dt'lla Ca usa nazion:ile accorresse quasi pd primo in Lombardia fino dal 5 aprilt' p.p., pure rimane quasi abbandonato a sè e senza una rappresentanza legale, , 11111e membro di taluno dei Corpi ricono~c iuti d'armata, che guerreggiano per l'Italiana indipendenza. ,, lncaricano si milmente il predetto sig. tenente colonnello ad invocare cd •lllcncrc che. colla legale ricogn izione ed aggregazione anzidetta, sia dato aJ Battaglione un Ufficiale Superiore od un Commissario da quel Governo, ovvero d.1i prelodati Comand anti ,,. (Seguono le tirmc).


li .F maggio il battaglione , per .ordine del generale Durando, panì per Vicenza, dove giunse il 6 giugno, dopo avere ricevuto festose accoglienze ad E$tC cd a Padova. Esso aveva allora la seguente formazione: -- comandante: tenente colo nnello Tommaso Rossi, il quale :m:v;i alla sua diretta dipendenza i maggiori Gimcppc Borselli e Giovann i Orlandì ed il capitano Pacifico Cristani: - - 1'· compagnia: capitano Gimeppe Morgatti, tcncnt<.: inno- -

crnzo Pioppi (70 uomini); :2' compagnia: capitano doti. Giovan ni Ficatdli, tn!cntc Antonio Bagn i, s01.1otc11cnti Francese(> Lcnzi cd Ant.oni.o Giordani (93 uomini); _:;' compagnia: capnano Giuseppe Galeotto, tenente Angelo Horga1ti , sottotenente (;aerano C(J'>'>arìni (fo Volontari); f compagn ia: capitano dott. Alfonso Masctti, tenente Alcs\:rnd ro Masctri, snttotcncmi Mauro Farini e Luigi Scagliarini (79 uomini): -·- 5' comp;igni:1: capitanu dort. Alessandro Sassoli, tencntc Gimeppe Gìovannardi, ,ott<,t cncntc Gattall(, Lorini (80 uomini): (,'' com p,tgni.t ; (;1 pi tall o Giu, ;Hlfl i \ 1.,J in ari. lc:.: 11e11l.e Ga~pc1rc Casadio, sottotcncn ri Domenico ( :rcmonini e Desiderio A lbertini (<)<J Volontari); --- 7' compagnia: capi tano Anton io Lodi, tenente Michele Sassoli, ~ottote nentc Giova nni André ((19 Volonta ri) ; ~ 8' compag nia : capitano Giuseppe Budini. ten ente Callisto Giordano, ~ottotencnte Antonio Mauioli (72 uomini); 9' compagnia: capitano Giovanni Marzari , tenente Francc~co Marzari, sottotenente Gim·anni Budini (71 Volontari). A Vicrnza il battaglione venne riordinato su 8 com pagnie con la fusione della .f compagnia con la 1'· . Riunito alle truppe pontificie , il battaglione concorse, il 7 giug no. alla difesa de11a citf1 ed il giorno 10 riu:;c;Ì a cumcrvarc le sue posizioni al Borgo Santa Lucia, contro i ripetuti attacchi degli Austriaci, m tacolando l'ava nzata del nemico. In proposito reputiamo opportuno ripo rtare la relazione del dottor Federico Rossi, nuovo comandante la f compag nia: ,, Alle ore r I antimeridiane del g iorno 10 gi ugno presi servizio Ji g uardia colla m ia compagnia alla harricata Santa Lucia cd a tludla della contessa Scroffa, quando, alle 1 r e 3/4 circa, ebbi avviso dello avanzarsi degli Austriaci all'assalto della città; ciò che confcrm:1va il frequente colpeggiarc dei moschetti che udivasi dalla parte di Po rta


Padova e di mano in mano accw tavasi a noi. Allora di spo~i g li 11 11 mini: parte ~dlc barricate, parte entro le sale attigue cd ai mu ri for niti di feritoie, imponendo a~li uomini ~tessi di alte ndere " li ordi11 1 miei per cominciare il fuoco. Intanto porzione della r" com p:ig 111:1 formava la mia riserva. ,, Un pezzo di Artiglieria pontificia guarni va la barricata wntcssa Scroffa e tre pezzi l'altra di Santa Lucia. Salito sull ' ultimo piano di una casa vicina alla barricata contessa Scroffa e veduto il nc.: mico avanzarsi al punto da poter essere offeso, ordinai il fuoco. Dopo cominciato c1uesto, alcuni Svizzeri e vari della ·( , compag nia si agg iunsero agli uomini che guardavano la barricata contessa Scroffa ... La compagnia continuò il fuoco fino alle 8 }':i circa pom eridiane c.::d allora una compagnia svizzera venne a rimpiazzare la mia, la quale condussi al riposo nella contrada presso la Porta Santa Lucia. trovandosi fin dal mattino digiuna. Non saprei loda rmi abbastanza dello zelo e del coraggio di tutta la mia compagnia, per cui non potrei fan: distinzione alcuna, essenàosi tutti portati valorosamente; mentre che invano mi affaticavo, persu adendoli a non esporsi imprudentement e e scnza necessità )) . Per il valore dimostrato alla dift:,a di Vicenza, lo ~tc:sso gl.'.ncr,1k l)ura ndo inviò al tenente colonnello Rossi il ~cgucntc encomio: « E ' mio dovere, sig. Tenente colon nello, di esprimerle in mo.lo particolare tutta la mia soddisfazionc per la bella condona tenuta dal battaglione del Basso Reno nella giornata del 10. « Posto in una posizione che il nemico con singola re impegno e con prepotenti forze attaccava, se ppero i suo i bravi Romag nol i mostrarsi degni emuli dei loro fratelli, che a Porta Padova e sui mon ti Berici, si coprivano di gloria li . Nella difesa di Vicenza il battaglione ebbe otto uomini uccisi, fra i quali il capitano Alfonso Masetti ed il tenente Vittorio Bagni, e .16 fe riti, fra i quali il capitano G iov;inni Marzari cd i sottotenenti Albertini, Andrè e Mattioli. Il 16 giugno, rientrato a Ferrara, il battaglione ebbe l'ordine di mandare i suoi componenti in licenza illimitata; ma il 28 giug no il tenente colonnello Rossi lo ricostituiva ed esso, doJX> a vere presidiato Cento, il 26 luglio passava a Bondeno e successivamente a Bolog na ed a Cattolica, per venire poi sciolto il 18 settembre. Parte del battaglione, costituita da 18 ufficiali e ~69 uomini di truppa, concorse a formare il II battaglione del •( Reggimento dell'Unione •>, che poi si distin~e. nel 1849. alla difesa di Roma. V

~


Il hattaglione dell' Idice. Per consiglio dd gem:ralc Durando, i Volontari proven ienti da Budrio, Med icina, Castel San Pietro e Minerbio, costitu irono, il _:p marzo, il battaglione ddl'IdiG:, che venne jnviato a Zocc:1, dove, per l'impn.irnza e l 'i ndi sciplina dei Volo ntari - - alcuni dei quali ragg iunsero il b:1ttaglionc ddl'1\lto R e no --- si sciolse. Lo a veva comandato il maggiore Luigi Cocchi, il t1ualc, tornato a Budrio, pronm', dì raccog liere nuovamente i suoi Volontari, cman;i ndo il ~cgu entc proclama: ,, Con cittad ini ! •( Le battaglie presso i c1111pi di Montebdlo e <li Monzambano, dalc in i l'altro dai nmtrì ltalian.i frardli, son d ecisive per gli Au~t riaci ; tanti so no gli scontri , tante so no le vittorie. T e rribili sono le ;1rmi benedette da ·Pio. Ma il nemico d'Italia non fu ancora cacciato ;t i di là delle Alpi e l'aquila grifagna, spc11n:1cchiata e ferita nel rnon:, non allenta gli artigli, non abbandona la sua p reda. ;, All'armi, dunc1ue, o cittadini , :tll'armi I Accorrete volrntern~i , ,,o liamo alle pianure di Lornb:1rdia, per dir tutti insieme una ultim:1 volt;i ;ill'invasore ,ir;rnicro : " f .' l t11li11 11 n ,1 f'UÒ C'S ..-t'ff tua.I"· Bastan,:) 1 nostri brandi. La libertà si conq_uista con la propria spada, no n con l'altrui. All'armi, dunque: nei ruoli , già aperti, apponete o fra telli i voqri nomi e ~arà debito d ella bnu tr:1mandarli glorio~i ai più tardi ncpoti. " Pio è con noi. L ' Iralia è no~tra " · Egli poi,: così ri(()Stituirc il hattaglio11c, che ebbe la fo rza di 400 uomini ed i seguenti Quadri , coi quali fece parte, quale II battaglione , del 3" reggimento Volo ntari mobilitati, costituitosi a Bolog na: co111a1H.lante : maggiore Cocchi Luigi ; aiutante maggiore: capitano Monti Gaetano; m edico chirurgo: Bertocc hi F. Paolo: 1 compagni:i : c:1pit:.i11Q Fabbri Akssandro: 2 ·' conlpagn1a: capitano 11onhgli()]i Casi 1niro: 3 compag nia: capitano De Masini Alessandro: 4· compag111a: capitano Brizzi; 5 compagn ia: ca pitano Calzolari Giuseppe. L'abbigliamento e l'armam ento proced ettero con grande lentezza, tan to che il ge nerale Fcrrar i, che ave\'a g ià passato il Po con Lluasi tutta la sua Divisione il 2 maggio, da Santa Maria Madda lena ordinò c he il 3'' reggimento Volontari, che ancora si indugiava a Bo -


lo~na, restasse di retroguardia ed, appena promo, andasse di guarni~:ionc a Badia Polesine, dove si temevano scorrerie nemiche cb:l b parte di Legnago. Il 5 maggio il battaglione venne inviato a Padova e dal 1° giugno dislocato lungo l'Adige.

Luigi Carlo F,1rini.

Caduta Vicenza, il battaglione venne inviato a Venezia, impieµato nella difesa dei forti , e partecipò a qualche ricognizione cd all a difesa di Marghera, continuando a prestare servizio, hen chè decimato .l.iile febbri tifoidee. Nell'ottobre i Cacci;1tori ddl'Jdicc parteciparo no all'azione di Mestre. Nel dicembre i Volontari mobilitati s'imbarcarono per Senigalfo ,·cl il 3° reggimento, inviato a Bologna. do vette sostare a Rimini cd ,1 Cesena, data la stanchezza degli uomini e le pessime condizion i , ldl'cquipaggiamento. li 20 dicembre il reggimento venne inviato ad Ancona, dove, opp·,nunamente rinforzato, assunse il nome di 7" reggimento Fanteria


300

di linea. Con <1ues1a dcnorninazionc, nel mar;~o dd r849 , passò 111 Romagna e tiuindi ri torn<'> a Bologn;i. ~ah'<> un battaglione che venne in vi ato ;1 presidiarc A ncona.

Pio IX

Il battaglione del. Senio, detto anche

I Volontari provcnicnli dalla bassa Ro mag na cmti tu.irono in fc rr;1ra, il 31 marzo 1848, sempre per consig lio del ~eneralc Durando, ij liauaglionc del Senio. on:a11iv.ato da Feder ico Pescant:ini e poi i:m to al com:mdu del colonnello Cosiantc Ferrari. pi;ì ufficiale na1>0leonico. 11 battaglione venne inviato ;1 Pontclagoscuro, tb dove il 18 aprile ~i trasferì rnccessivamentc a Rovigo, a Pado va e quindi a Treviso. per ordine del generale Alberto La M;1rmora. c'.1c rnnta\';1 di oppo rsi all'a vanzata del Nu(~cnt. L1 prima compagn i:, del ba ttag lione: vcnnc rnan<Li ta qiJ Piave c <J Uindi a Conegli:rno: m cmrc: k altre compagnie do veva no p rt ndc:rc )'n,izionc a N crves:1. che però non r;i!s~umero. dat;:i h crisi morale c he avevano subito i Vol ontari, i qual i, invl"ce di concorrere ,dia di· le•.;1 della Repubblica e di passare :i!b dipe ndenza del Go•.:erno pr,w \·isùrio di Venezia. a\Ttbbcro preferito rima nere con le truppe pontifìrie. li ha nag li onc del Scnio rimase .1 Trcvi5o cd il e; mag~i<l passh agli ordini del gc:neralc Alessandro Guidotti e, dopo ìl combattim emo di Cornuda. raccolse in quella città tu tti i Volon tari. Sciolto il battaglione :1 Lu~c; il :12 giugno, esso venn c ricmtitui to, al comando dell o stesso colonnello Ferrari, con eleme nt i di Lu~o e, doixi l'i nsur rezio ne delr8 ~,gosto. accorse a difend ere Bologna, ·do ve ri mase fino al 28 settembre .coi seguenti Q uadri: ·-- comandante: colon nello Costante Ferra ri. :1iu tantc magg iore capitano G iusq>pc Ceccolini , ufficiale med ico don . Antonio \far..:hesì. ~ottùtcncntc po rt;1bandic:r.1 Man.o lhnuli; 1' compag nia : capitano Francesco Giorgi, tenente Toni Alcss:indm, ~ottotenentc Azzaroli Innocenzo; 2'· compagnia: capitano D omenico Acconci Salad ini , sottotenente Gattelli Ignazio ; .:f compag nia : G1pitano Colli va Gaeta no, sottotene nti Carassetti Carnillo e Morcndi Lodo\'ico : f compagnia : c 1pitano Luigi M an oni , tenente Zotti Do•

men1co ;

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- · · 5" compagnia: capitano Vincenzo Giorgi; tenente Polz i Domenico, sottotenente Barbctti Alfonso. In Bologna il battaglione partecipò alla spedizione dd 26 agosto al comando dell'aiutante maggiore Ceccolini poichè è da ritenere che il colonnello Ferrari non fosse consenziente. La spedizione ebbe lo scopo di istituire un Governo provvisorio od una dittatura militare; ma, quando venne invece costituito il Com missariato Supremo per le quattro Legaz ioni, il colonnello Fcrrari si affrettò ad offrire al cardinale Amat, Presidente del Commissariato, l'opera dei suoi Volontari. L'offerta venne fatta con la seguente letlera: ,, Eminenza reverendissima, (< conoscitore dei sentimenti dai quali sono animati tutti i soldati del mio battaglione, in nome loro e mio, esterno all'Eminenza vostra reverendissima il più profondo rammari.c o per li gravi eccessi che, per opera di pochi faziosi, sono stati commessi, <li recente, in (1ucsta città . e< Noi offriamo quindi di huon grado il nostro braccio e la no~tra cooperazione e le promettiamo di operarci a tutto potere, per ri1ornarc la pace, l'ordine, la tranquillità pubblica ... ,,. Questa lc:ttcra porta la data del 6 settembre cd il giorno dopo il ra rclinale Arnat rispose al Ferrari , affermando che si sarebbe valso della sua nobile offerta, <( dove fatalmente si avesse a rinnovare il bisogno di reprimer<.: "nuovi de~ordini" ••; 111a, appena un mé:~t: dopo ~ ~ ottobre), il hatt;1~Jionc si sciolse defin itivamente.


VI.

VOLONTARI TOSCANI

P er quanto il Governo granducale avesse subito ceduto all'ìnsurrezionc popolare, anche in Toscana si costituirono, nel 1848, Corpi di Volontari, dei lluali i più importanti furo110, senza dubbio, la Legione toscana di Giacomo Medici. che comhattè c:roicarncnte nella difesa della R cp11blilìca Romana , cd i battaglioni costituiti dagli stud enti delle Università del Granducato, i quali p:1rteciparono con m o lto onore :1Ik operazioni contro l'Austria e, resi stendo eroicam ente al nemiro a Curtatone cd a Montanara, facilitarono alle truppe piemontesi la vittoria di Goito. Tra i reparti volontari tn~crni Ya nno p:-1rtiu,b rnwntc ricordati i seguenti :

Civica fiorentina. La G uardia civica fiorentina fu costiruita nel 1848, per volontà del popolo e per concessione del Governo granducale. Organizzata per 1a difesa interna d ella città. essa offrì un contingente, col nome di Guardi:1 mobile, ai Volontari partenti per la guerra. La Civica rimasta a Firenze conservò nell'uniforme le mostreggiature rosse; mcnlrc guelfa partente per .la g uerra le adottt'i di colo; \.crdc.

Civica livornese. Si formò a Livorno nel 1848, con l':rntorizzazionc del Govnno

della Toscana. Una parte dei componenti d i (1u eslo Corpo passò poi ai Volontari toscani ed un' altra :1i Bersaglieri del Malc::nchini , per prendere parte alla campag na del J 848.


Civica senese. Nel r848 si costituì anche in Siena un battaglione di Guardi:1 civica, che rimase in servizio, con brevi intervalli, fino al 1855. A Siena fu pure istituita una Guardia mobile speciale, detta di sicurezza, che ebbe vita solo per alcuni mesi nel 1849.

Legione toscana. In un capitolo precedente abbiamo già scritto della Legione co, tituita in Toscana da Giacomo Medici e ci riserviamo di ricordare le g loriose gesta da essa compiute n ella difesa della Repubblica Roman a in uno dei capitoli seguenti.

Volontari lucchesi. Riuniti in un battaglione, al comando dd maggiore Ghilardi, i \'olontari di Lucca si fusero, nell'aprile dd 1848, coi Volontari t<J~c.,ni. con i guaii presero parte alla campagna di c1uell'anno.

battaglioni Studenti universitari. La costituzione dei battaglioni Volontari universitari toscani s1 riallaccia - come scri veva Amedeo Tosti (1) - alla concezione napoleonica di una vera e propria milizia universitaria. Le U niver sità del Granducato, infatti, erano, fin dal 1847, costituite militarmente in un Corpo armato a difesa dello Stato, con Regolamento a parte r.: norme specialissim e, che non hanno forse riscontro in nessun altro ordinamento militare. Allorchè, il 4 scttcmhre 1847, ( u istituita la Guardia civica , a Firenze ed in tutte le città della Toscana in valse l'abitudine nei cittadini di riunirsi volenterosam ente, nei giorni festivi, sotto gli ordini cli ufficiali e d i sott ufficiali delJ 'escrcito, per istruirs.i ed esercitarsi al maneggio delle arm i. Nelle città, ch'era110 sedi di U niversità (Firen-

(1) Cfr.

AMEl)Eo Tos-r1: " I bauaglioni universitari italiani cd il combat-

timento del 29 mnggio 1848 " ·


/,e, Pis;i, Siena) gli studenti , che aspirava no ad essere incorporati nella Guardia civica, si adunavano, specialmente nei periodi delle vaca nze, per ricevere una prima istruzione mi lit are da veterani napoleonici. Si formarono inoltre tra gli studenti Società ginnastiche cd Accademie di scherma, k quali non lardarono ad cs~crc penetra te d a idct politiche e patrionichc. così che so rsc natu ra lmcntt, in yuclla ch'era

G,·ncr,!lc dt: L ;ugio·.

Li p.Hi"t: più dctia della gim rntlt 1os..-:.1n~1. il diic~v10 di o rdinarsi in

un Corpo autonomo. pn esser pronti a rispondere adeguatamente, in c~1so di g ue rra con tro lo stran iero. ,, Il 1" 11C 1vc:.:111l m: 1847 il Marchese C:mimo Ridolfì , L e R. Segrct:1rio di Stato, partecipava al ca\'. Gaetano Giorgini. Sopraintendente agli studi di Firen ze. che S. A. il Grand u::a autorizzava la costituz ionr ddla Guardia Uni versitaria: e ndla lettera nobilissima del gentiluomo Jì orcni ino pn,rnno le_ggcrsi 1c ~eguenti parole: "La mano clie l r:illcr?1 del p:irl i volumi -~lclb ~apie1~za ani ic a C }c ar.mi della


civiltà moderna, potrà negli anni della virilità essere nel foro e nt.:I campo più utile strumento nella pace ed il pit1 valido appoggio nella guerra. Nè migliori magistrati, nè cittadini migliori p<>tranno esservi di coloro i quali, come studenti nelle Università, insigniti della morale divina e della milizia cittadina, si assuefaranno ad obbedire alle leggi, mentre ne apprenderanno i precetti, si abitueranno a reggere ~li altri, lasciandosi docilmente guidare dalla militare disciplina" ( 1). « Certo, però, il buon Marchese era un po' lungi dal pensare che a questi battaglioni universitari i giovani accorressero soprattutto col pensiero di poter marciare al più presto contro l'Austria; tanto che nelle disp<>sizioni governative aveva precisato che scopo essenziale della nuova istituzione era "di difendere il legittimo Sovrano, l'indipendenza e l'integrità delJo Stato: di mantenere l'obbedienza alle leggi e regolamenti accademici; di coadiuvare, quando fosse di biso~no, la Guardia civica e le milizie attive dello Stato". ·· « Ben diversamente pensavano gli studenti ed anche i loro professori, i quali, pervasi da quella stessa ondata di entusiasmo che già, sul finire di quel 1847, trascorreva sulla penisola, diventarono, in g ran parte, gli ufficiali <lei loro allievi . a Tre battaglion.i, 1..1uinJi, furono cosli Luiti ;1 Firenze, a Pisa, a Siena. Comandante della Guardia universitaria era un colonnello, di nomina granducale, di residenza a Firenze, coadiuvato da un tenente colonne1lo, ch'era lo stesso Sopraintendente agli studi. ,< Ogni battaglione aveva la bandiera bianca e rossa, come quella dell'esercito; ma contraddistinta da una sciarpa dai colori universitari. La bandiera veniva, nel giorno dell'inaugurazione dell'anno scolastico, consegnata con grande solennità al battaglione sotto le armi e<l in tale occasione ciascun comandante pronunciava una formula di giuramento, in cui si prometteva "fedeltà al Principe ed obbedienza alle leggi". << Diversi erano gli organici. Per il battaglione pisano: 9 ufficiali, ~ ufficiali medici, I tenente ingegnere, 1 cappellano, 4 sottufficiali, e 6 compagnie di forza variante dai 50 ai 120 uomini; per i batta_irlioni senese e fiorentino, invece, 3 ufficiali , 2 ufficiali medici , 1 cappellano, 3 sottufficiali e 2 compagnie di forza ordinariamente inferiore a <1uella delle compagnie di Pisa, dove molto maggiore era, d i solito, il numero degli studenti. ( 1) Cfr. P. M. POLTRI: ducato di Toscana >1 .

21.

<<

G li ordinamenti mi litari unìvcrsit;iri nel G ra n-


e< Nei primi mesi del J 848, llllando poteva ormai presag1rs1 non lontano il giorno della sospirata riscossa, i battaglioni universitari to~cani erano già perfettamente costituiti ed inquadrati; anche per quel che riguardava l'armamento i vecchi fucili a pietra dapprima distribuiti erano stati gi:ì in gran parte sostituiti con fucili a percussione. << Con vera passione gli studenti frequentavano le istruzioni ed esercitazioni giornaliere e, sia nei campi d'istruzione, sia clalla cattedra, i professori non ristavano dall'esaltare il sentimento patriottico dei g iovani e dall'esortarli a perseverare nella loro preparazione militare: mentre non trascuravano essi stessi di perfezionare la propria preparazione lecnica militare per rendersi sempre pii'1 degni cli comandare quella gioventù entusiasta. Un arcl1itetto insigne, ad esempio, quale Guglielmo Martolini, si era dedicato a studi di fortific1zione e dettava ai suoi scolari un corso di fortificazione campale; professori e studenti dell'Ateneo pisano si riunivano sovente per ascoltare lezioni di tattica, impartite dal capitano aiutante maggiore Molinari, che aveva militato co n Napoleone; e uomini di scienza come Mossotti. Studiati, Pilla, Ferrucei, Pacinolti , Centofanl i, Montanclli, Savi , Honainì non ~d egnavano di asrnltarc attentamente la parola di un ,·cter:1no n:ipoleonico, invecchiato sui c:impi di battaglia '' ·

i\cl febbraio 1848 la forza del battaglione pisano era di 33 uffiuali e 529 gregari; quella dd battaglione senese di 17 ufficiali e 145 gregari. Furono (p1esti due battaglioni che, al comando rispettivamente del maggiori:: prof. Ottaviano Fabrizio Mossotti, fisico insigne, e del maggio re prof. A less;1ndro Corticclli, non appena giunsero le prime notizie della vittoriosa . insurre1,ione milanese, si posero in marcia verso la frontiera. (, Ovunque, al nostro attraversar e i paesetti · - sc riveva un Volontariu ·-- k campane suo na\·ano a festa: piovevano fiori sulle baionette luccicanti al sole di primavera " · A Pontrem o li , il 3 :1prile, i due battaglioni si fusero in uno solo, denominato ,, Battaglione Universitario Toscano,, ; il prof. Corticelli spontaneamente rinunciava al suo grado ed al comando del battag lione senese, assumendo, come capita no, il comando della 6" compagnia. Comandante del battaglione rimase il vecchio Mossotti; fungeva da aiutante maggiore il capitano Molinari. Le compagnie vennero in seguito ridotte a quattro. La 1" al comando del professore, capitano Giorgi ni , che aveva come capi tano in


il geologo Leopoldo Villa, che <loveva poi lascia re la vita sul campo di battaglia di Curtatone. La 2 a comandata dall'architetto professore Guglielmo Martolini, la 3~ agli ordini dell'illustre scienziato Luigi Pacinotti e la 4a comandata dal fisiologo Alessandro Corticelli, con il grado di maggiore e che aveva comandato prima gli studenti Ji Pisa. A Vi adana - come il Della Seta scriveva al fratello - il generale D 'Arco Ferrari (1) aveva distribuito le bandiere con una cerimonia semplice ed austera ed aveva scritto al Re Carlo Alberto che tutti i soldati ed i Volontari toscani volev:mo partecipare alla gu erra, al servizio <lei Piemonte. E rano partiti verso il nord, oltre alle truppe regolari toscane, circa 300 Volontari, tra i quali un altro scaglione cli studenti agli ordini del maggiore Cesare Studiati e del quale faceva parte anche il professore Giuseppe Montanelli , che volle militare come semplice soldato, ed il capitano Vincenzo Malenchini, insigne patriota. Il 24 aprile le truppe toscane, passato il Po, furono mandate ad occupare la destra dell'Oglio, per guardare la gua rnigione di Mantova; qualche settimana dopo nel comando di esse il. generale D ' Arco Fcrrari veni va sostituito dal generale Conte Cesare de Laugier (2). Quando questi giunse sul posto, trovò le truppe toscane accampate già da molti giorni nell a campagna mantovana. Egli stesso così

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(1) li conte U lisse D 'Arco l'errari era nalo a Pisa nel 1786 ed aveva fauo parte, ancora giovanissimo, c.lcll'cscrcito toscano. A vcva poi partecipato con Napoleone alla guerra di Spagna , a quella contro h Russia. all:, campagna del 1813, durante la q uale si era a-ovato al blocco d i Danzica col generale Ratt. Nel 1814 era st:ito preso prig ioniero dai Russi e nel 1815 cm stato mandato in congedo, qu:ilc capitano del 113° reggimento Fanteria di linea. Richiamato in servizio dal Granduca Ferdinando 111 nel 1817, e ra stato rimandato in congedo l'anno seguente, per ,·cnirl'. ancora richiamato, col grndo di m::iggiore, nel 1826. Conseguito il grado di tenente colonnello nel r835, era stato nominato, nel gennaio dd 1848, coman<lante supremo dell'esercito granducale, in sostituz ione del generale Francesco Triebe; ma, non avendo dato buona prova, venne sosti tuito nel cornando dell"esercito tosca no dal colonnello Cesare dc Laugit:r, comandante il 1" reggimento di linea, poi promosso generale. li de Laug ier, per una malattia subita, non potè assumere il comando del contingente toscano che il 23 aprile. (2) Cesare de Laugier, Conte di Rcllt.:ourt, er:i na to ì] 5 aprile: 1789 a Porrofcrraio, della cui fortezza suo padre, ori undo belga, era coma ndante. A sedici anni Cadetto nella F:mtcri:, toscana, fu costretto, due ann i dopo, :id emigrare a Mil:rno, in segu ito ad u11 duello con un suo collega, che ebht: esito letale. Arruolatosi quindi nella G uardia Reale italiana, combattè co11 l:i


dcsni\'e le }X)si zioni :mcgnate alle truppe regola ri toscane di fronte a tvlant<iva: « S1:1va sulla sinistra verso Peschiera l'esercito piemontese, esteso :illa destra dd Mincio, per Valeggio, Borghetto e Volta, fino al fortifìc:ito Goito, guarnito da un battaglione del 10~ reggimento napoktano (1) adcktro all'armata toscana, con la quale, per Sacca, Rivolta e Le Grazie, si co ngiungeva alla destra del lago di Mantova. Nei posti di Curtato11e e Montanara (tra loro un miglio e mezzo distanti) accampavano, con le spalle all'Osonc, i Toscani. L'intervallo fr:1 Montanara e Governolo era aperto alle escursioni dal forte a ustriaco Ccrcsc e l'importante punto dì Borgoforte rimase sempre, malgrado ogni mia pit1 incalzante premura, sguarnito )1 . In lJ t1cf k località, già immaginate ,ltlraverso gli studi classici, gli stude nti delle U niv<.: rsità to scane dimenticavano dì trovarsi di fronte ad un :, delle piL1 temute fortezze e che, mentre .. di là c'e rano le nord iche b:,senc, i kiserliccliì, il Kronprinz, di qui gli eredi di Dante e g li studiosi classici c he ricordavano la Patria del mite Virgilio>) (2). Uno dei Volontari, Enrico Mayer, scriveva ad un amico: <( Questa lettera re l'ho ~critta dì sulla spianata delle Grazie, che guarda il lago n .: rsn Ma111ova, dove i] terreno si affonda giù ad un tratto nel p:tludc. e \·c~;n di qua lolltano i \'ag hissimi colli Eug:mei, dov't~ la tomha ckl Pt:t r:irca e, più lontano, i fianchi e le cime delle Alpi, le quali :tspctt:mo il Tedesco che le rip:1ssi l'ultima volta >'. Del cnnpo toscano Giuseppe Montandli lasciò ndlc sue ,, Memorie » la più c hiara cd effìcace descrizione: « Eravamo alla destra Divisione I.echi i11 Spagna e con b Di\'Ìsionc Pino in Ru ssia. Promosso C::l·· pit;rno nel 18 13. cadde prigioniero degli Austriaci l'anno seguente, in un piccolo scontro sulle Alpi. Rirnparriato, non ostante che gl i Austriaci gli avessero ofTerio di servire col suo grado l ' Imperatore, passò n ell 'esercito murnttiano, <:ol quale si disi-insc a T olentino, ove fu fatto di nuovo prigioniero. Tornato poi in T osça na, riprcst.: serv izio ndlc truppe gra nducali , divenendo tenente co· lonncllo nel 1835, colonnello nel 1847. Uomo alquanto passionale cd enfatico. fu però sold:110 v.~lornso e per :rninw e dnttrìna "sicnr::imcnte , npcriorc a rutti gli uffic iali toscani tl'allora », come lo giudicò il Ciorgetti. (r) li IO~ reggimento <li linea napolct:1110, comandato dal t,'.neme colonnello Rod riguez, fu l'uni<'o Corpo dell 'esercito regolare napolet:1110 che. passa to il Po, prendesse parte attiva alk operazioni di guerra. Esso $Ì distinse per di;;çiplin:i e v;ilore. ,pccialmcntc nella giornata di Curtawne, e molti dei suoi u ffìçì:ili vennero decorati: .,ia da Carlo Alberto che dal Granduca Leopoldo II. ()uando il rq;gimcnto ripassò il Po per ritornare a Napoli, il de Laugier g li tributò un part:icolan: encomio. (2) C(r.: C. FAr.nF.u,,: "Cornmemoraziont· d i Cunatone e M:ontanara " · Pi sa, I 8(j(). ·


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dell'armata piemontese, fra Goito ed il lago di Mantova. Occupavan11J Curtatone e Montanara, due luoghi distanti ci rca tre miglia da Mantova, e non più di un miglio e mezzo l' uno dall 'altro. Curraton c è: grup1x, di sci o sette casupole a ridosso del lago. '< Il Quartier Generale della piccola armata, dapprima posto a Castellucchio, era stato trasferito alle G razie. Eravamo poco pit1 di cim1uernila Fanti , tremila dei quali Volontari, con roo cavalli e 9 pezzi. di Artiglieria. Con sì poca forza, davanti ad una cittadella formidabile, che fece girar la testa al primo capitano dei nostri tempi, e avendo il largo e profondo fosso dell 'Osone alle spalle, con solo uno stretto ponte per passo e un argine altissimo dalla parte di M antova e niuno dalla parte opposta, si rendeva assai difficile la ritirata >, . La descrizione del Montanelli è chiara ed anche sufficientemente esatta, per quel che riguarda la difficoltà delle posizioni assegnate ai Toscani ; a brevissima distanza da M antova, con gli avamposti a due tiri di fucile dagli Austriaci, che tenevano Castelnuovo e gli Angeli, malamente fortificali e riparati, essi avrebbero dovuto sbarrare le due strade che, uscendo da Mantova, si dirigono l'una, quella passante per C urtatonc, verso Bozzolo e Cremona, e l'altra, per Montana ra, a Sabbioneta e Casalmaggiore. Costituivano i T oscani l' ala destra dell'esercito Volontario sardo che, come è noto, era schierato sulla destra del universitario Mincio, da Peschiera, per Valeggio, Borghetto e Volta, toscano . fino a Goito; da <-1ui reparti di truppe napoletane, per Sacca, Rivolta e Le Grazie, collegavano i Piemontesi con i Toscani, che giungevano fino a Montanara, a destra della quale località trovavansi circa 1500 Modenesi e Reggiani. In complesso l'esercito di Carlo Alberto comprendeva circa 55.000 uomini, distesi sopra una linea tortuosa di circa 60 miglia, più sottile ed intervallata sulla destra, più fittamente occupata sulla sinistra, per l'investimento della piazza di Peschiera. Il battaglione universitario non era nè a C urtatonc, nè a Montanara. Dopo essere .r imasto per qualche tempo a Bozzolo, dove il 29 aprile era stato passato in rivista dal generale D 'Arco Ferrari e scelto a sua g uardia d 'onore, era stato inviato, il 4 maggio, a Marcaria e 1'8 :il Quartier Generale a CastelJucchio, località distante da Curtatonc quasi quanto questo vi11 aggio da Mantova. In fondo il Comando si


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preoccupava di tenere, per (jUanto possibile, lontani dal fuoco quei giovani, nei . tJuali ardeva, inveet:, l'impazienza di misurarsi col nemtco. Essi non poterono, infatti, partecipare a l]Uello scontro del 13 maggio, nel quale le armi toscane ebbero il batLesimn del fuoco e degnamente lo sostennero. Ecco come il Ghigi Saracini riferiva il fatto d 'armi: ,e Oggi è stata una bella giornata per la Toscana: v'è stato un l'.Otnbattimento di circa quattro ore: siamo stati attaccati da ci rea cinl1uemib uomini; abbi:1mo avuto una cinquantina di morti e feriti. Dei nemici pare che la perdita debba essere stata considerevole; ma no n si conosce. Tutti hanno fatto il loro dovere bene, benissimo, eroicamente. Si sono battuti come per divertimento: sono morti gridando: ''Vi\·a l'Italia!''. Il Ministro Corsini è stato in m ezzo al fuoco, come un vecchio soldato. Oramai credo che i nostri Toscani non mancheranno mai a se stessi ,, . Il g enerale Bava, che com;indava il I Corpo d 'Armata, costituente l'ala destra piemontese, con ordine ciel gio rno del 14 maggio d:.i Custoza, elogiò vivam ente il conteg no dei Toscani: ,< Le truppe to~canc, che ha nno comb.1ttuto nel giorno 13 andante cd h anno respinti g li Austriaci nella sortita fatta da Mantova, spiegarono somma bravura, e meritano i più grandi elogi ... So ldati del I Corpo d'Arm ata, nclL11111unziarvi le gesta dei vostri fratelli d 'armc, io mi comniaccio nel vedere così prodemente seguito il cammino della gloria, che "Oi g ià avete tracciato e su cui state per condurvi a nuove vittorie ,, . Se non ad una vittoria continua il Tosti -- impossi bile, data la strawandc inferiorità numerica rispetto alle for ze austriache, certo ;id una battaglia accanita e sanguinosa quelle truppe dovevano esse.re dopo qualche giorno chi amate. A questo nuovo cimento gli studenti non potevano e non volevano r i manere assenti e, quando udirono la Yoce del ca nnone, non stettero, com e vedremo, ad ; ttendere ordini e cur~cro rrrnH: 11ti alla battaglia.

combattimenti di Curtatone e Montanara. Nel pom eriggio del :28 maggio il generale dc Laugicr si era recato a Curtatonc, per ispezionare le linee : colà gli giunse un dispaccio del ge nerale Bava. il quale lo avvertiva ,e credersi arrivati a Man1ova circa seimila in o ttomila uomini provenienti da Verona; esser


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battagliou,· 11ni11er.,it.1rio

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possibile un attacco contro le pos1z1oni toscane; stesse in guanlia c vivesse ceno che troverebbe in lui un valido e sollecito soccorso ,.. Comunicato tale avviso al colonnello Campia, che comandava la posizione di. Curtatone, il de Laugicr si volse verso Montanara, per fare altrettanto col tenente colonnello Giovannetti, che comandava colà. A notte inoltrata, rientrato alle Grazie, trovava un secondo dispaccio del generale Bava, che dava <1 per positivo l'incamminamento da Verona a Mantova di un forte Corpo di truppe >) ed avvertiva che « nel caso d'un attacco imponente, correrebbe in soccorso con le forze r:tcccssarie e dovevasi quindi tener fermo quanto più si potesse n . Poco prima dell'alba del 29 giunse un terzo dispaccio, col quale il generale Bava poneva in dubbio se l'attacco degli Austriaci fosse diretto sulla fronte o sul fi a nco sinistro delle truppe toscane e suggeriva se, malgrado ogni difesa, si fosse costretti a cedere, di ritirarsi per Gazzolino .fino sotto Volta. Questi avvisi del generale Bava e la promessa di soccorsi in caso di necessità, avvalorata dalla presenza di pattuglie di Lancieri piemontesi lungo il Mincio, incuorarono il dc Laugicr ad attendere il nemico, anche dopo averne mi surato la grande superiorità di forze, e gli servirono pùi, insieme cùn la Jimostrazionc dei gravi rischi che avrebbe imposto una ritirata sotto 1a pressione avversaria, per giustificare la sua resistenza ad oltranza. All'alba del 29 maggio k forze toscane erano così schierate: a Curtatone e Le Grazie 2222 Fanti. 76 cavalli e 7 bocche da fuoco ; a Montanara 2463 Fanti, 24 cavalli e 4 bocche da fuoco; a Castellucchi0 163 uomini ; a Rivolta e Sacca 402, al bivio di Gozzaldo - Coito 80, a Goito 940: 6876 uomini in tutto: ma tra Curtatonc e Montanara, cioè sulla fronte attaccata. soltanto 4685 Fanti ed un centinaio di cavalli (I). Contro queste esigue forze muovevano da Mantova tre colonne austriache; a destra la Divisione del Principe Federico di Schwartzenberg, con le brigate Bcncdeck e Wohlgemuth, in direzione di Curtatone; al centro la Divisione del Principe Carlo di Schwartzcnberg, con le brigate Clam e Strassoldo, contro Montanara ; a sinistra la brigata Fede~ico di Liechtenstein, verso San Silvestro e Buscolclo. Cinque brigate, con 28 battaglioni, 12 squadroni e 54 cannoni; 35.000 uomini circa, capitanati da Principi imperiali e da ottimi generali, (1) Dali riferiti dallo stesso generale de Laugier nella sua !vkmoria « Le milizie tosca ne nella guerra di Lombardia del 1848 >>.


contro meno di 5000 militi, in g ran part e Volontari, impazienti di combattere ; ma insufficientunentc addestrati e male armati. Con mossa abile ed audace, il maresciallo Radetz ky era partito segretamente, la sera del :q maggio, da Verona, dove si trovava col grosso dell'esercito, verso Mantova, col disegno di attaccare w n sufficienti truppe l 'ala destra dell 'esercito sardo, sorprendere quindi i Piemontesi a Goit0, liberare Pesc hiera e chiudere l'avversario entro il Quadrih1tero. Eludendo la vigila n za dclk truppe piemontesi, la marcia si era potuta compiere indisturbata cd ora, dall 'alto degli spalti di Bel fiore. il Maresciallo Radetzky si apprestava a dirigere la battaglia. Poco prima delle ore 9 il generale dc Laugie r si rcc,'> in cima al campanile delle Grazie per esplorare b campagna circostante : t ra il ~ rano, che già alto copriva la pianura, nulla egli vide di sos petto. Ma non era trascorsa m ezz'ora, che si sentì tuonare. il ca nnone e da Montanara giunse un m esso trafelato, i l t!ualc annunciò l'approssimarsi a quella loca lità di forti colonne austriac he. Nello stesso tempo giunse 1111 quarto di spaccio del generale Bava: ,, non di fotnco; ma di fronte stava per pronunciarsi l'attacco nemico: scaglionasse subito il dc Laug ier in<lictro le me trnppe, per e~~ere in grati,,, in caso di no n poter tenn più fronte al nemico, di ritirarsi ~u Volta ,,. Allora s'impost: al dc Laugicr un ben diffìcìle problema poichè, com'egli stesso dove va sc rivere: " T1rdo era l'a\'viso ... Come levare, senza combattere, le truppe dai parapetti? come ricongiungerle, di~tanti e se parate com 'erano? Era lo stesso che sottoporle ad un sicuro massauo poid,~, imba ldanzito il nemico, nell'osservare che \·ilmentc si abbandonavano le posizioni, sarebbe precipitoso cd in massa su di noi piombato, avrebbe un Corpo dall'altro interciso e facilmente tutti presi e sconfitti. In tal guisa come re siste re per undici miglia di ritirata, in aperta pia nura, all 'avversa numerosa Cavalleria ed Artiglier ia, con poch e truppe, bra ve certamente; ma pu nto addestrate nel ca m pcggiare a dover e? Franco lo dico, contando sulla promessa di dficacc soccorso, rinnovatami ancora, decisi d ifendermi, finchè il \Occorso giungesse ,, . Ed a'nch; oggi, dopo che sull a d ecisione del d e Laug icr e sugli ordini del Bava tanto si è scritto, si~, dai due protago nisti, sia da una falange di storici e di critici militari, la decisione. del de Laugier ap!>arc non co ndannabi le. Una riti raia, decisa lì per lì, quasi a contatto ormai col nemico, in condizioni sfavorevoli di terreno e con tru ppe sulla cui solidità non poteva farsi affidame nto sicuro, si sarebbe con-


vertita con ogni probabilità in un disastro. Resistendo, invece, lu11g.1 mente e disperatamente come si. resistette, oltre che aver dato al nr mico una bella prova di coraggio e di forza morale, facen<logl i ne cìere anche, per sua stessa, postuma confessione, che il numero dei nostri fosse alquanto superiore al real.e, si frustrò in gran parte il piano avversario e si rese possibile il giorno seguente la vittoria di Goiw. li de Laugier fece appena in tempo a rientrare in Curtatonc, che la battaglia divampò violenta su tutta la fronte. I cannoni del nemico battevano rabbiosamente l'intera linea toscana e tra il grano e le piante sbucavano da ogni parte le bianche divise degli Austriaci. Seguito dal fido aiutante Pekliner, il generale corse subito sulla linea di combattimento, animando i combattenti con l'evidente sprezzo del pericolo e con fiere parole. Al suo appari re, anzi, in una casa isolata all'estrema sinistra dello schieramento - la cosidetta •< Casa del lago )> -~ di cui si era fatto un piccolo fortilizio, i Volontari acclamarono il loro generale, issando i caschetti sulla punta delle baionette e g ridando: « Viva l'Italia! H . Formato quindi un reparto di circa 400 uomini e postolo al comando di un capitano, ce rto Contri, il de Laugier lo avviò per un sentiero coperto, che conduceva verso l'Eremo e: le Pioppe, col duplice intento di riconoscere le forze avversarie e di pronunciare una minaccia sul loro fi anco sinistro. Il battaglione universitario, ch'era stato posto, quale riserva, al bivio della strada per Le Grazie <.Xlii gudla di Curtatone, chiese allora al generale di essere prescelto per ~uclla missione; m;1 egli calmò quei generosi giovani , assicurandoli che presto si sarebbe avvalso dell 'opera loro. Lasciata, quindi, la direzione del combattimento al colonnello Campia ed al tenente colonnello Chigi, il de Laugier si diresse a Monta nara, dove crepitava la fucileria. Trovò le truppe del tenente colonnello Giovannetti che, sdegnose di ogni riparo, erano uscite a combatte.re allo scoperto ; ordinò che tornassero alle feritoie cd egli solo, a cavallo, stette a sorvegliare il movimento, impavido sotto il fuoco; nè si allontanò, se non quando vide che la resi stenza era salda cd efficace. Spronato quindi il cavallo verso Curtatone, prima a ncora di giungervi ebbe chiara la sensazione che il nemico, prem endo al ccntr~ della posizione con forze schiaccianti, era riuscito a far retrocedere 1 nostri. Si risolse allora a m andare uno dei suoi aiutanti, per chiamare in rinforzo jJ battaglione universitario. Ma gli studenti, non appena avevano visto vacillare la nostra linea e gli Austriaci penetrare tra


le case di Curtatonc, senza attendere più akun ordine, si erano già lanciati nella mischia. Prima ancora di essere sboccati dal ponte, tre di essi erano caduti fulminati e, mentre impavidamente procedeva in testa ad una colonna, cadde :inche ii professore Pìll:i, giu 111·0 appena

.'1onumt•11:o .11 Caduri dì Cur t,lfOII<'.

sul campo, il quale ~pi rt> doltntc di non aver fatto ancora abbastanza per l'Italia! >>-. N el desiderio di vendicare (}llti loro primi cadmi, i giovani si gettarono con impeto ove più accanita ardeva la mischia. Conscio tiella sua incapaciù tattica, il vecchio professor Mossotti aveva ceduto il comando :il tenente colonnello Bartolomci ed egli <(


rimase in l.inea, calmo ed impassibil e, a disegnare sul suolo, con I., punta della sciabola, fig ure geometriche; esempio mag nifico di ~t:r l ' nità e di sprezzo del pericolo. Accanto al professore Mossotti u n t:im burino di quattordici anni suonava la car ica. Oltre ;1 professor Pilla, un altro insegnante valoroso, il tcnrntc Ginnasi, sposo da poco della sorella del Pilla, cadde ucciso cd altri 15 Volontari lasciarono la vita nel combattimento ; men tre 29 furono fc . riti e 19, dei quali 6 feriti, furono presi prigionieri. Il più giovane de i caduti, Celestino Taruffi, aveva soltanto sedici anni. Le sorti della battaglia intanto precipitavano. Caduti feriti entrambi i comandanti della posizione, il Campia ed il Chigi , il dc Laugier stesso si gettò a cavallo tra le file ormai scompigliate dei suoi, per trattenerle e riordinarle. L 'incendio di un cassone di munizion i sopravvenne ad accrescere il panico e la confusione: cannonieri orre ndamente colpiti e bruciacchiati, cavalli ustionati e fuggenti all'impazzata, morti e feriti lasciati sul campo, senza possibilìtà di cura alcuna. Tuttavia, al ponte sull'Osone, alla Casa del la6YO, al mulino, la lotta continuava accanitissima e d ava luogo a mol ti episodi di valore. Il capitano Niccolini, dopo essersi prodigato per aiutare i suoi uomini, puntan<lo e sparando egli stesso i cannoni, nudo dalla cintola in su, cadeva alfìne gravemente ferito ; il Volontario Luigi Barzellotti , due volte colpito, continuava a combattere, finchè una palla di cannone non gli troncava netto il capo; il canonico Roberto Bonfanti, quegli che a Pi sa aveva osato dire m essa solenne in memoria di Francesco Ferrucci e predicare ai g iovani di ripetere il gesto di Balilla, scompariva nella mischia, così che il suo corpo non veniva più ritrovato; il Volontario Torquato Toti, che aveva partecipato alle Cinque Giornate di Mil ano, proclamava sul campo: << Non basta aver fatto le Cinque Giornate, bisogna ancora combattere e morire " e moriva, infatti, da eroe ; Giuseppe Montanclli , infine, ferito alle spalle dal nemico, che ormai accerchiava molti nostri nuclei , non si preoccupava della fe r ita; rna della natura di essa ed all'amico Malcnchini. non chiedeva bende o ristoro; ma solo una testimonianza: ,e Se muoio, farai fede che io caddi g uardando il nemico ».

Si udivano, intanto, alte grid a cd un intenso fuoco dalla parte delle Pioppe. Era il distaccamento del capitano Contri , c he si avventava contro il fianco nemico; ma due battaglioni dell a brigata W ohl-


~emuth si n allora tenuta in riserva, venivano tosto lanciati contro Ì;audacc colonna toscana e rapidamente la sopraffacevano, costringendola a riparare ndla Casa Vczzoletto, sulla strada tra Curtatonc e Mo ntanara. Sulla via delk Grazie, oltre il ponte.:, era comparso un lanciere, recante ancora un ordine del gcnerak Bava per il dc Laugicr: r< Se le forze nemiche - esso diceva - sono tali da non poterle contenere, converr~, elb ~i ritiri a poco a poco verso Coito, ove troverà i n ecessari rinforzi \) : ma, invece di adattarsi alla triste . ma ormai ineluttabile decisiouc di ri tirarsi, il dc Laugier preferì mandare il suo aiutante Mannelli :1 Volta. per chiedere rinforzi, sperando di potere resistere ancora non ostante le g ravi perdite subite. O:i sci ore, ormai, i Toscani combattevano contro forze sette volte superiori ; le poche artiglierie cominciavano a difettare di munizio ni ; le perdite erano già numerose; da Montanara gi unge\'a no notiz ie sconfortanti. Fu g iocoforza, quindi , dare l'ordine di ripiegamento; ordine di non facile esecuz ione, com e .il de Laugier aveva previsto, poichè le truppe erano troppo addossate al lago c<l al fìume, forman ti un an;:;olo retto, ormai indifese cbll:i p::rtc di Mo nt;rnara e costrette a defluire per l'unico, stretto ponte sull'Osane. Mercè l'energia e l' ardimento di alcuni ufficiali, fu tu1tavia possibile o rdi nare alla m eg lio il p :1ssaggio del ponte; mentre (1ualchc drappello dei più ..:oraggiosi rimanev:1 a contendere il terreno ag li Austriaci ed a racwgli ere i feriti. La lo tta si a ndava spegnendo, con episodi non m eno drammatici <li quelli della m attinata. Al mulino si com batteva ancora strenuamente; passando di carriera per il campo, un drappello di Cacciatori a cava llo travolgeva, senza riconoscerlo, lo stesso ge nerale d c Laugier, che s'ebbe due costole rotte e potè ria lza rsi soltanto per l'intervento . gen eroso di un um ile gregario, Giuseppe Cipriani , che gl i offrì il suo ca vallo . Poco dopo la Cavalleria ungherese irrompeva su l campo della morte. Anche da Montanara, fr;1ttanto, le truppe del G iovan netti si ritirava no su Castcllucchio, dopo aver protratto fino all'estrem o la resistenza, per poter assicurare lo sgombero da Curtatonc e, per non abbandonare i feriti, che numerosi ancora giacevano sul teatro della iotta, due ufficiali medici, Barella e Paga nucci, si lasciavano trasci.na re pngwn1en con essi.


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Sorpreso .dalla resistt:nza dei Toscani, con le truppe dura111rn 1r provate dalle perdite (1), il Radetzky non inseguì. Le truppe di C: 111 tato nc poterono, così, raggiunger e Castig lio ne e Montechiari, ove ~, ricongiunsero con quelle <li Mo ntanara . r

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J1011ume1110 a, r:aduti di lHont1111ara.

Dagli appelli si potè co nstal;m: la g ravità delle perdite: nostre: erano caduti a Curtatone 89 morti e 249 feriti; a Montanara 87 morti e 270 feriti ; 695 uomi ni , cicè, su 4800 combattenti. 1 prigionieri e d ispersi furono, in tutto, 1 186. ( 1) Nd suo rapporto, Racktzky ., cr i~st che queste :isccscro a c1r.:a 300 sul dal.i , Lra m orti e feri ti, e aJ una c1uaram.i11:1 di ufficiali.


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Il sacrifo.,ìo eroico dclii.: truppe toscane e dei g iovani umvcrsirari non fu vano. Già si è accennato che, se a Curtaton c cd a Montanara n on si fosse fatto fronte alle pesanti colonne austriache avanzanti da Mantova, incerte sa rebbero state le sorti dì quella radiosa giornata del 30 maggio, che viùc insieme la nostra vittoria di Goito e la resa di Peschiera. Al valore spiegato, in quella giornata dalle truppe italianc non mancò anche il leale riconoscimento dell'avversario. L'8 giugno 1849, LJUando, nd palazzo Accìaioli di Firenze, il generale ùe Laugìcr presentò al Fdd-marcsciallo Radetzky l'ufficialità tosca na, questi disse al generale toscano: « Ah~ vous voilà enlìn ! C'est dcpuis le 29 du moi~ de mai <..1 ue jc désirais ardcmmcnt dc vous connaitrc. Mais brarn ! Vuus avez su mc tenir cète pendant plusicrs h eures avec une poignée d ' hommes! Ah!, si je savais que vous étiez si peu! ;,. Ed il generale Principe Liechtenstein, nd maggio 1850, pur declinando, per ragioni di opportunità, l'invito ad assistere ad una m essa in memoria dei caduti di Curtatone e Montanara, scriveva al generale de Laugier, allora Ministro della guerra: " Le truppe toscane fecero assai bravameme il loro dovere ... L'unico rimprovero che da noi far loro si _rms~a <' di aver comhatturo a~~ai meglio di quelln c he aYremmo deside rato l'. Ma la giornata di Curtatone e Montanara non segna solamente, nei fasti italiani, un combattimento. sia pure: sfortu nato ed una dimostrazione del valore italiano. La data del 29 maggio 1 H49 ha un grande, indimenticab ile valore storico, poichè: i Toscani, (!Ucl g iorno, non era no ~ùl i; ma affiancati a soldati e Volont;1ri di t utta la penisola Piemontesi, Napoletani, Romani, Emiliani. Per la prima volta, dopo molti secoli, gli Italiani combattevano uni ti contro g li Austri:1ci. La tenace resistenza opposta al nemico dagli studenti toscani e dal 10'· reggimento di linea napoletano permise, come abbiamo già accennato, all'esercito sardo di sventare la manovra austriaca e di rip r)rtan- , il giorno dopo, mentre c:i.de va Peschie ra, la villoria di Goito. Lo stesso Re Carlo Alberto dispose che il giorno _:so maggio g li studenti toscani restassero in ri serva a Guidi zzolo, da dove il 1 '' giugno le truppe toscane furono inYiate a Castiglione e poi a Montcchiari, da dove venllero condotte Jal g enerale de Laugier a Brescia. G iunte in yuest'ultima cìtt:Ì esse ye11nero sciolte in segu ito agli ultimi. dolorosi avvenimenti dd 1848. L 'epica resistenza d ei Toscani a Curtatone e a Montanara aveva ~uscitato molto entusiasmo, specialmente in Lombardia e, mentre i


~ • I

Volontari si trovavano ancora a Brescia, il 2y giugno, vrnrH: ofll'I 1., al dc Laugier una bandiera ricamata da alcune signore milarH:si, r o11 la dedica : << Le Milanesi ai prodi Toscani - 1848 )). Parte delle truppe toscane, dopo il 4 agosto 1848, ripiegarono per Parma e Reggio Emilia sull'Appennino, occupando il passo della Cisa col generale de Laugicr ed il colle del Cerreto col tenente colonnello Giovannetti. Vennero richiamati nei presid'ì interni del Gra nducato nell'aprile del 1849. Nel ricordo dell' eroismo dimostrato dagli studenti toscani a C u rtatone e a Montanara, con Decreto del 22 maggio 1910, Vittorio Emanuele III, ,, volendo che, nel simbolo degli eroismi e delle virtù mili tari, sempre rifulga e s'avvisi la luce di gloria, sotto .la quale i fasti dell'epopea nazionale tramandano la memoria del battaglione uni versitario toscano, per la strenua, disperata resistenza opposta a Curtatone, il 29 di maggio 1848, contr'agguerrito, soverchiante nemico, ritardandone la marcia su Goito, ove poterono così riuscir vittoriose le armi piemontesi il dì seguente ,,, conferiva alla memoria del battaglione universitario toscano, come: postumo segno d'onore, la medaglia d'argento al valor militare, da conservarsi in pcrpeluo presso l'Uni ven,il;1 degli Slu<li di Pi~a.

22.


VII.

LA DIFESA DI VENEZIA

Per yuanto ancht: a Venezia, dato il _crescente malcon tcmo rn nla dominazione austriaca, non fossero mancate, Il ei primissimi mesi del 1848, ie dinwst.razioni patrìotticl1e, l'insurrezione dei Veneziani. promossa dallo stesso bisog no di libe rtà ed imposta dalle 5.tcs~c cause, f11 t!Uasi contemporanea a quella dei Milanesi. Come abbiamo già a..:cennato, appena giunta la notizia dcll'in~urrczionc di Vienna. i cittadini. P." Uidati dal Conte Rcvcdin e da altri patrioti. issarono il "Ì'ricolore in l)iazza San I\farco e b sera del 18 marzo si raccolsero intorno alla bandiera. della Patria per chiedere l'imtn<'di :n :1 lilwra:,innc di Nirnìò T"mn13sco e di Paniek Ma'1in. 11 Governatore austriaco, preoccupato. ordinò cht i due patrioti ve nissero sc1ret'. r;1ti; ma, per ~offoc;ire l'iniziata. i_nsurrezionc, free ~chier:i.re k: trup pe nei principali punti della città, do,·c gli :\ustr iac: \'t' nnern ~uhito atta<.:r <1tÌ dal popolo, le <.:Ui prime v.ittorìe costrinsero il GO\·crnalùn: ad autorizzare la costi tuzione della Guardia civica cd ;1 fìrman.:, t}t1:1ttro giorni dopo, una vera e propria capitolazione, con !a t1uale, rirnnosciuto il GoYCrno provvisorio della citt~i, gli si affidava no I' A rscn.:ik, i forti cd i materiai i da guerra e si disponeva che k trnppc austriache si imbarcassero al più presto per Trieste. fntanto a Vcnczi;i, alle 8 del mattino ddlo stesso 22 marzo, il comandante d cll'Arscn:1k, Ivforinovich. \·cni,·a ucciso dagli arsenalotti e nc!l'Ar,cn:1k uitra va b Civica per rimettere l'ordine. J\ mezzodì Man in d iveniva padrone dell'Arse nale poichè, dopo un breve con[liuo, la Fanteria di Marina fraternizzò coi cittadi ni della Civica, la quale occ upò anche .il pabzzQ del Governo. Alla presenza di una Commissione municipale, il Governatore cedette i propri poteri al Com;111J;mte della citt:Ì e fortezza, Conte Ferdinando Zic hy, che avrebbe volu to resistere all 'i nsurrezione. Ma alle 4,_W arrivava in piazza il Manìn con molti armati e lo Zichy accdtava di capitolare. !n piazza San tv1:trco il Manin, l.ieto di questi successi, proclamò la trù


Repubblica, col proposito di grnngerc alla ,, fusione gradu:ik dr ll., !!Ostra amata Italia in un m io tutto ,, ed il Governo provvi~orio ri sultò composto da Daniele M2nin , presidente, Nicolò Tommaseo. An tonio Paolucci, Jacopo Castdli , Francesco Solera, Pietro Pakocap;1. Francesco Camerata, Leone Pincherle e l'artigiano T offoli . Intanto l'insurrezione si diffondeva rapidamente in tutt o il Vl·ncto. Il 18 marzo era insorta anche Treviso cd il 24 Padova e Spi lim bergo, sgombrate dagli Austriaci, aderivano alla Repubblica Veneta. TI Comando austriaco ordinava allora lo stato d'assedio e l'Arei duca Ranieri rivolgeva un appello ai Tirolesi, affermando che i ri voluzionari << volevano smembrare il Paese e separare i nostri fratelli meridionali dai settentrionali » : mentre lo Zobel, com:rndante il p n:sidio di Trento, faceva arrestare cd internare in Austria i più autorevoli cittadini . Tuttavia i nemici dovettero rasseg narsi ed i C hioggioui si fecero cedere il castello di San Fedele e gli Austriaci dovettero ~gornbrare Belluno, do\'e si costituì un Governo provvisorio. Lo stesso avvenne a Treviso, a Rovigo ed a Padova, da dove il generale austriaco D'Aspre, con 600 uomini, si recò a Vicenza, dove era stata costituita la Guardia civica. Anche a Brescia ven ne creato un Governo provvisorio, presieduto dal Conte Luigi Lcch i. A malgrado dei tentativi di repressione, della fame e dell'cpid<:mia colerica, Venezia difese la sua libt:rtà per ben 18 m esi, per la lic rczza dei cittadini e l'eroica resi stenza dei Volontari, accorsi da ogni parte d'Italia a difendere la Repubblica, fra i quali si notavano T.icurgo Zanini, comandante b F anteria friulana , Pietro Fortunato Calvi, il Sirtori , Enrico Coscnz, Girolamo Ulloa, Carlo Mezzocapo. i! Rossarol, caduto poi al la batteria cli Sant'Antonio: tutti al comanJo di G uglielmo Pepe che, dopo aver partecip:.ito all'insurrezione napoletana del 1779, era stato uffi ciale nell'esercito napoleonico, gene~alc in quello borbonico, esule dopo i moti dd 1820 e che, po~to al comando, al suo ritorno in Patria nel 1848, del contingente napoletano per Ja prima guerra d'indipendenza, non aveva voluto obbedir~ all'improvviso ordine di ritornare a Napoli , preferendo - come egli stesso disse - « la via dell 'onore a quella della vergogn:i » . Avuto affidato da Daniele Ma~in il comando di tutte le forze raccolte in Venezia, Guglielmo Pepe (r) fu la guida sicura e l'animatore efficace della gloriosa resistenza. (1) Guglielmo P epe era nato :i Squill:1'e, in Calabria, nel febhr:1 io dd 1783. Appena quattordicenne, :l\'ern ini zi:1to gli studi m il itari, rnmpiuti i qu:1li .


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Il Pepe aveva assunto con encusiasm o, come già si è detto, il comando del contingente napoletano, che avrebbe: dovuto partecipare alla guerra del t 848 con t ro .l'Austria. Nel p rocla ma di Re Ferdinando II, in <lata dd 7 aprile 1848, era stato ddto: (( Le so rti della comune Patri :, va nno a decidersi nei piani di Lombardia cd ogni Principe e popolo della Penisola è in dd 1itq di acco rrere :1 prender parte ,dia lotta che ne deve assicurare l'indiprndcnz:t, l:1 lihcrt~ e la gloria. Noi intendiamo di concorrervi con tutte le nu~trc forze di terra e di mare, co, nostri arsenali e coi tesori del la 11:1i'.Ì<>ne ... i, . Il , ; :1prile le truppe napoletane cominciarono, infatti, a partHc per l':ilt:1 Italia cd avrebbero dovuto essere costituite (r) da due Divisioni d, Fanteria. da tre reggimenti di Cavalleria e da due g ruppi di Artiglieria c:1rn pale: ma ben presto, vista la rinuncia del Pontefice ;i ::d •ì<1•.. :l \ n ;1 fono parte Jclb mili z:;1 della Rcpuhl,lic, :S-:ap()lct;rna per w111 ha11nl .-,,ntro le forze del cardin.:11..: Rullo. Fn i10 e p1nu prigioniero al Ponte del la :\bc!d:ikn.i. ebbe salva la , ita per I., q 1,i •'i(J\',llll: ct:1: rna do,-.:tlc ;indarc in esilio in Fr;111eia, :'l \farsi g! ia. Ì{ n:11"" :1 l>i;.:iom: 11el 1801,. fec,· pane dcll'Arina1a di riscrYa agli onh1i del l'ri,nn ,·,,nl.'.,,!,~ lh1nn~1parte e nJrr~!. .~1F:(· 'J \f2:-,.:~g!, ·.!a st'n1p!ice su h!ato . P:1!-:s(1 q uint? 1 1n ·rt J....t::H1a, in Lornbardia . a ~:qu,li. pt:r \2ù:ipirare contro il (~oYc:rno dei Burhùni. 1.: iìna lmemc ìn CaLtli,ia, dt,\'C '<' llllt: arrot:no l' rin, hiu,o nel ,-:11-cc rc di \l:11 c1in10. L1hn:11<, JcJp0 tre anni., nd 11idi, d:ii Francesi, n '. ull(' m ,m in.li" m;iggiùr<' dal Re Ciu,tppo.: Buonaparie e poi, nel tti 11. colonnello d:t C ioacchino \forat. l'ann ipù :,Ila guerra d i Sp,lgn;1 con un regginicnto cJ, al suo ntomo in ltalia. , c::nnc pru1110"0 maresciallo di (ampo e seguì il \.lur,H 1ici suo a rdico: m:1 111urilt te ntati'<, per l'indipendenza it:ili:11::i. T orn;1Li i Borboni nd g cgno di Napoli. il l'<:pe oLLcnnc il comando di 1111:1 Di ,·isi011<: ; ma . essendosi compromes~o per i suoi scnc imenri liherali c\11 rantc i m oti del 1820. n·nne m:m<lato nuo,·:im cnk in esil io e rimase in lll ghiltcrra ed a 1-':,rig i fino al 18.18. dedicandosi agli studi $torici e ad un:1 :itrìva corrispon denza con gli altri esuli e !):11rior i it,1!iani. Dur:tnt<: la sua pcrm:1ncnz:1 in Fran ..: iJ.. puhbìicè> alcune npcn· ,11ll'T1:ili:., e k sue " :-.frmr,ric ,, ; rna. non appena el,be 1101izia degli a,,ven imenti Ycr;rÌ ca risi :ill'inizio del 184~. wrnò :1 Napoli , dm·c ,·en11<: :tccolto in trionfo cd d,hc da Re Fcrdinando fI rico nosciuto il graùo di generale. Appunto al Pepe il Sovrano :1vev:1 :,fiidato il comando delle Cnitù dd i"csercito n:ipoktano, che :1nchbcro dovuto p::incc iparc alla prima guerr;l per la 110,tr:1 indipendenz::i ; ma, d()po i prn ni insucceç;; i ddl"t::sercito picmontese cd il richi:imo delle truppt' pn111ìfi.:ic. anche Ferdinando 11 Yollc richiamare lt !>Uc tru ppe cd il l'epc, indign:no e deluso, preferendo (O llle egli stesso di, sc ,, la ,ia dell'o11ore a qudb Jdb vergogna·... accorse ;1 lb d ifesa di Vt·ncz ia. (1ì Cfr. il w,lumc lii di \JU<'~i°op<'ra.


partecipare alla guerra, Ferdinando Il ri chiamcì le sue truppe e I., Sc-1uadra navale napo.letana, che g ià si trovava a Venezia e che trn rava di bloccare Trieste. Sbarcato ad Ancona e g iunto a Bologna il 22 maggio, il Pc:pc: ricevette l'ordine:: di fa r ritornare le truppe a Nap oli e, dopo a,Tre insistito inutilmente presso il Sovrano per la revoca delrordine sto~o.

G uglidmu Pe('e.

passò il Po con le tru ppe ec.l i Volo ntari che \'Oliera seguirlo e raggiu nse V cnezia, dove, per la sua com pet enza e per i suoi precedenti patriottici, gli venne affid ato il comando di tutte le fo rze di terr,1. Il 18 g iug no G ug lielmo Pcpt' emanò il seguente ordi11e <lei g iorno : ,, L 'Europa e l' Italia ha n no g li occhi su voi. I fasti di Venezia, così gra ndi durante quattord ici secoli. ricevono un nuovo lustro g razie al vostro valore. Mostriamoci alraltezza del destino di t1uesto classico secolo. Facciamo in modo che di l:1 dai mo nt i ogni uomo di cuore dica: perchè non ho potuto ~111ch 'io prendere parte alle soffe renze ed ai pericoli, sotto i quali pare sepolta la vak nte cd croi c:1 Venezia? n .


p6 CaJuta Venezia, rn::lfordine del giorno 25 agosto 1849, il Pepe rievocò efficacemente ai suoi Volontari tutti i pericoli corsi e le prove :-;upcratc: " Nella Venezia, nello spazio di quindici mesi, primeggiaste sempre in ogni virtù. Sfìdavate I.e malattie micidiali, le miserie, le offese nemiche e k giomalier<.' mutilazio ni , pitt gravi della morte ... Non è il solo vostro generale, ricacciato per la terza volta in esilio, che vi ringrazia di tanta magnanimità. Ve ne ringra;,.ieranno g.li Italiani tutti ... ,, .

Le forze della resistenza. lnsicmc ai reparti dell'esercito napolcta110 che. piutlosto di ritornare a Napo li , avevano voluto seguire Guglielmo Pepe a Venezia, moliis~imi furo no i Corpi di Volontari ch e concorsero alla lunga ed eroica n.:~i stcnza. Nè poteva avvenire diversame nte: sia per l'antica ~loria della Rqmbblìca di San Marco: sia perchè tutta l'Italia ~eguiva con particolare ansietà le sorti della città che, pur consapevole del suo destino. aveva respinto con tan ta fierezza le ripetute intimazioni ncm id1e. Fr:1 i molti reparti accorsi da ogni parte: d'Italia a difendere la laguna minacciata, come efficacemente cantava Arnaldo Fusinato, oltre ch e d;il n emico. anche d:il colera e dalla fame, noi ricorderemo in particolar rnodo quel li c he partc::ciparono ai fotti d 'anne pit1 importanti.

Battaglione Brenta - Bacchiglione. Questo Corpo, costituito da 2 battaglioni di 6 compag nie ciascuno, prese parte alla difesa di Venezia, d istinguendosi per il suo valo re. Organizzato nel novembre IS4fì . non si sciolse che dopo la res.1 d ella città. Lo co1nandt'.> i l tenente colo nnello Giuseppe Zanellato. Comandarono i battaglioni i maggiori Napoleone Stacchi ed Alberto Cavalle tto. Ebbero il coma ndo delle compagni e d el I battaglione i capitani Cremasco, Modenesi , Ch inaglia, Comin, Tamini e Pasctti e di quelle del II i capitani Legn:izzi , Tofandli. Bezzati, Rragato e Bra~hetta. ' Il k 1ttaglione Brenta - lbcchiglionc fece parte della terza Leg io ne venet:1.


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Battaglione euganeo. Dai Volontari della provincia di Padova, conve nuti a V rnczi.1 nel 1848, si form ò, il 30 gennaio 1849, un battaglione cug a11co. asseg nato alla J' brigata italiana, comandata d:il generale s~rnfermo.

Battaglione Paschetta. Si costituì il 16 agosto 1848 al Lido di Venezia, tu uo nJ1 1 Volontari, trann e la prima compagnia, formata dì ex-sottufficiali di varie r egioni d'Italia. Q uesta compagnia era com an data dal tenente Larber. Le altre tre compagnie, forti in m edia di 80 uomini ciascuna, ebbero a comandanti j capitani Strambino, Grisi e Formentie ri. Durante la difesa tli V cnezia. essendosi manifestato in una com pagnia qualche caso dì indisciplina, il Paschetta lasciò il comando del battaglione e venne mstituìto d al Grisi.

Battaglione Prato. Venne costituito a Venezia il 5 marzo 1:848, con una forza com plessiva di 163 Volontari , di visi i n due compag n ie. La prima . di 90 uo mini , venne com a ndata dal Marchc5e Saverio Pr:ito ; la seconda, di soli 73 uomini, era agli o rd ini del capitano Leonardo Stratico. li battag lio ne, che fu detto anche I battaglione di linea veneto , venne co m andato dal maggior e Prato, da cui prese il nome e che poi venne sostituito dal m aggiore Pietro Belli e, successivamente, da l colon ndlo Davide Amigo. 11 battaglio ne venne ri o rga nizzato il 30 giugno 1848, <piando, per l'affluire d i altri Volo ntari, potè raggiungere la forza d i :B5 uomini. che vennero divisi in 4 compagnie. La prima di Gran atieri , al comando del capitano Stratico, già comandante la 2' compagnia : la secomb di F ucilieri, comandata dal tene nte Francesco Guerrazzi: .la terza di Cacciatori, agli ordini del tenen te Giuseppe Mag lietta e la l[uarta di Volontari di .linea . a l comando del capitano Spangaro. La metà del battaglio ne Prato ( 2 compag nie) pas~ò. in seg uito. :1 fa r pa rt e della Legio ne Galateo.


p8

Battaglione Tornielli. Corpo ,:mnposto di Volontari veneziani , c he prese il nome del Tomidli che lo formi>. Si costituì il 1° marzo 1848 con 200 Volontari agli ordi ni di due ufriciali: il maggiore Pietro Dozzo ed il capitano

(;ìmi.mw L !/0;1.

Odoardo Gandini. Era su due compag nie: una comandata dal capita no Moisetti e dai ten enti Cliemec1ch e .Mo ntanara e l'altra dal capii;rno Piacentini (' (bi tenenti Mirchovitc e Ca lcga ri. Presidiò il forte di Marghera e prese parte al combattimento del .:S g1ugn<, 1k48.

Brigate V olontari. Il 30 gennaio 1849, coi Corpi Volontari accorsi alla difesa di Venezia, si formarono 4 briga te.


32') La I ebbe una forza complessiva di :;037 uomini, al coma ndo 1" e la 2 · Legione della Guardia mobile veneta, il battaglione e la Legione Friulani e la 4" Legione Ji linea (Galateo). La H brigata, agli ordini del colonnello Morandi, si compune,·a di un battaglione di Guardie mobili lombarde, dei Cacciatori del Sile, della Legione <1 Italia libera )•, di un gruppo di Cacciatori delle Alpi e di un distaccamento di Gendarmeria. Ave,·a una forza complessiva di 2865 uomini. La III brigata (generale Sanfermo) comprendeva in tutto 3155 uomini cd era composta del battaglione euganeo, di un battaglione veneto, della 3' Legione Cacciatori Brenta - Bacchig.lionc e di u11 hattaglione D eposito. La IV brigata, forte di soli 1587 uomini, c:ra comandata dal colonnello Bel uzzi e comprendeva il battaglione romano dell 'U nione, i veterani nazionali , una compagnia di Cacciatori svizzeri, la compagnia dalmato - istrian a, la compagnia ungherese cd un piccolo reparto di Cavalleria. La fo rza complessiva delle quattro brigate era di n .634 Volontari.

Jd generale Rizzardi. e comprendeva la

Guardie mobili . Piccoli Corpi di G uard ie mobili ~i formarono nel 1848 a Bassano. Bel luno, Burano, Città di Castel lo, Chioggia, in Lombardia, a Firenze, a Padova, nel Polesine, ecc. Le Gua~dic mobili di Bassano parteciparono alla difesa di Vicenza. Q uelle di Bdluno ven nero costituite nell'aprile del 1848, con appena 1 00 uomini, forma nti una compagn_ia al comando del capitano Marce! lo Miari. e parteciparono alla difesa del Cadore. Più forte fu la ( ;uardia mobile di Burano, che potè costituire un piccolo battaglione di due compagnie, al comando del tenente colonnello Belli, e che partecipò alla resistenza dell a Repubblica. Per concorrere al la difc$a di Venezia, dove vcnnc incorporato nel 2' reggimento di linea veneto, quale II battaglione, si costituì a Chioggia un reparto mobik, con Volonta ri già appar :rnenti :dia Guardia nazionale. Tale reparto venne com andato dal maggiore Sartori. Anche in Lornbar<lia venne costituito un battaglione con Volonrari tratti dalla Guardia nazionale. Esso partecipò alla difesa di Venezia e venne incorporato nclb '.!' brigata dell'esercito veneto.


Contribuì al la Ji fesa di Venezia anche un battaglione di Volontari già a ppartenente alla Guardia nazionale.: di Padova. Esso venne costituito alla fine dd marzo 1848, al comando del maggiore Napolco1ll.: Sarchi. In ~cguito ad un Decreto del Governo provvisorio di V tnezia in data del 27 marz(l 1848, si cost·ituiron;i. inoltre nel V e neto, 10 han a-

Il

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h,·nNJÌu: /,1 <:r,,CÌ,1t.1 comandata d<1Ì

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( 1-',·ncJi(I, 10 aprii<- 1S4f!)_

glio ni d1 Gt1:1nlit: 111ohili, che formarono due Legioni. L:1 prima, com a ndata dal colonnello 1\fattci. era costituita da 4 battaglioni su 6 compagnie ciasc un:,: ma soìtanto 2 co m pagn ie del [V banag-lìonc prnero parte all e operazion i i11lurno a \'icrnza. l battaglion i Il e Ill i:aneciparono :dia sortit:1 del 9 luglio. La ~cconda Leg io n e, al comando dd tenente colonncl b Vandonc. era costituita da due batra_l'lirn,i. Nt·l genn:, io 184<), in occ;1~ionc del ri o rdi 11amrnlo del.le truppe (he dìfendevai;o V encl'.ia, k due Legioni presero la denom inaz:onc di reggiment i di linc:;1: il primo su due battaglioni cd il st:condo su ire battaglioni. li .Ili battaglione n:nne costituito con h Guardi:1 moliil1, di Chioggia.


Sciolta q uest' ultima n ell 'aprile 1849, anche il 2 n :gg1111rnto 11 masc. formato su due battaglioni. Og ni battaglione era costituito da 6 com pagnie, la prima ddll l!u::li d i Gra natieri, la 2', :f , f e di Fucilieri e la 6"' di Cacciatrn 1. I 2 reggimenti costituirono la prima brig;1ta dell 'c~crcito wlll:lo, al coma ndo del generale Rizzardi . L a 6° compagn ia del l battaglione del 2·· reggime nto, coma ndai.I dal capitano Boldini. prese parte all a difesa d i Marg liera.

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Cacciatori delle Alpi. Q uesto nome, che nel 1859 dovev:i venire conferito alle truppe. con le quali G iuseppe Ga ribaldi partecip<', alla seconda guerra per b nostra indi pendenza, venne dato alla Legione che, al com ando di Pin Fortunato Calvi, partecipò n el 1848 alla d ifesa di Vicenza e poi a quella di Venezia. I Cacciatori dell e Alpi formarono due battaglion i ~u 6 com pagnie ciascuno; m a, alb fine ciel gennaio 1849, vennero incorporati nella Il brigata ven eta.

Cacciatori del Sile. Questo Corpo di Vulom ari si fonrn\ a Treviso il 20 aprile r848 e prese il no m e anche di l< Legione trevigiana l>. Aveva una forza complessiva cli 1300 uomini, d ivisi in due haw1glioni, ed era agli ord ini dd colonnello D avide Am igo. Il I batt:iglione, su (]Uattro compagnie, più una d i Bersaglieri (capitano F rattina), era comandato dal maggiore D aniel e Francesconi. I Cacciatori del Sik presero parte ai fatti d'arme di Cornud.i, delle Castrette e, dura nte la difesa di Venezia, al combattimen to alla Cavanella d'Adi~c, dove in talu n i cion11nrnti figurarono col nome di Legione trevigiana . Rin fo rzati, il 15 lug lio, con tre compagnie del battaglione di linea ve neto com anda to dal maggiore Prato, i Cacciatori del Silc furono destin ati a presidiare Mara no e Tre Ponti e nel mese d i agosto passarono a fa r parte della 5" Legione veneta. In seguito ad un incidente fra il genera.le Pepe cd il colonnello Amigo, il 14 gennaio 1849 i Cacciatori del Sile, al com ando del m aggiore Francesco ni , si fusero col reggimento " ltal ia libera >1 , col (Jllak si distinsero a M arg liera.


33 2 Il 30 gennaio for m,1rono battaglione autonomo, riprcscro la loro Yc(chia denominazione e vennero chiamati a far parte, alla dipcndcnz.;1 del (())onnello Morandi, della II brigata veneta, con l:1 qua.le rim ·1scro iìno al la caduta di Venezia. Fecero parte dei Cacci,ll ori del Sile il tcne ntc colonm:llo Ulloa. il maggio re Fr:m ccsconi ed il capitano Cosenz.

Cacciatori lombardi. Così ve nnero chiamati alc uni Volontari lombardi, che parteciparono. negli anni r848 - 49, alla difesa della Repubbl ica veneta.

Cacciatori svizzeri. C na m mpagnia di 85 Volontari svizzeri si costituì. nd giugno del 1848. a Venezia, al comando dd capit:rno Giovanni Dr Bren ner. T ak compagnia si di~tin se duranlc la difesa della cit1i1 ed, il ~~ a~ost1..1 1849, venne a~grega ta .ii C..1-:.:i.H0ri ,Id Silc. ,\umcntata di numeri> per il passaggio ai Cacciatori s\·iz.zeri di mo lli Volontari della i..cgione da lmato-istriana, la n)m pa~ni:i fc((.: parte della IV brigata \'C11t:ta. al ,·omanclo dd colonnello lk ll uv i. ;\ln 1ni rcparii di Volontari wizzcri o di fanteria svizzn,1, gi:1 appart t:ncnti all'rscrcito napoktano. segui rono Cu~liclmo Pepe ;i Venezia. dove parteciparono ,·;dorosamt·ntc alla difesa della Rept1bhlic1.

Colonna mobile cimbra. ;\ie1 comu ni ddl ';dtopiano di .1hiago ~i formarono, alla fine di marzo del 1848, 14 compagnie di Volontari che, riunite il 3 aprile, costitui rono una colonna detta Cimbra. forte di 1600 uomini, dei quali pre~e il comando il maggiore Francesco fk llotto. C:1d uto feri to il corn:indantl', il fratello di lui Alvi se lo sostituì, riduct:ndo il numero <lclk comp;ignie a 5. La 1", comandata Jal capitano Sabia , la J' dal capitano Rigoni, la +· detta anche compagn ia di Conco e .la 5~ detta cli Camporoven.:, comandata dal tenente Te~sari , rimasrro agli ordini del 13el lotto, c ht le w ndt tsse all a difesa di Venezia. ·


33 1 Dei molti Corpi d1 Vol.o ntari che si erano formati nel Vrncto assumendo il nome di <( Crociate ,, o di <r Guerriglie l · alcuni accorsero alla difesa di Venezia e si distinsero per il loro valore e la loro disciplina.

Crociata ceneda. Fu uno dei tanti Corpi franchi, che si formarono nel 1848 per la difesa del Veneto. I Crociati di Ceneda, che ebbero anche il nome di Corpo franco ccnedcse, si costituirono il 9 aprile 1848 al comando del maggiore Danie.le Francesc<mi. Erano circa 200 Volontari: si segnalarono alla di fesa di Treviso e passarono poi a V cnezia, facendo parte della Legione trevigiana (If battaglione).

Crociata di Feltre. Corpo franco di 100 Volontari, costituito~i il 1'' aprile 1848 a Fcltrc, agli ordini dd pwfrs~orc, ahalt Antonio Zangl1elli11i. Comhattè 1'8 aprile a Venczi,1.

Crociate veneziane. Cosi si chiamavano i Corpi costituiti a Venezia nel 1848, per .la difesa del Veneto. La prima Crociata si costituì il 3 aprile, con 257 Volontari, agli ordini del colonnello Ernesto Grondoni, del capitano Giuseppe Cardin, dei tenenti Caonero, Corsalc e Fantini. Essa venne impiegata nella difesa di Palmanova. La seconda Crociata, formatasi pure il 3 aprile, {u ripartita 111 due Divisioni: la prima, comandata <hl maggiore Gerolam o Michiel. coi capitani Buggiani e Chinaglia, si segnalò alla difc~a di Venezia nei giorn i 20, 21 e 24" maggio ; la seconda, agli ordini dei capitani Antonio e Tommaso Zerman. fece parte delle truppe che difesero M:1rghe ra. La terza Crociata si formò il 16 aprile agli ordini del capit:1110 Karas ; ma, poichè aveva appena la forza di 20 uomini , fu tenut a a presidiare il Lido e poi, il 1° agosto, venne sciolta.


3H Una Crociata venne costituita a Venezia dai fratelli Zerman, come ricordano i documenti conservati ncll' Archivio di Stato di Venezia ed anche in qudlo comunale di Quero. Questa Crociata venne solcnnernentc benèdetta dal Patriarca in piazza San Marco. il IO aprile 184~.

Corpo franco di Schio. Fu co~Lituito da un piccolo nucleo di Volontari, formatosi nel 1848, per la difesa di Schio, e che poi si sciolse, inviando una parte dei suoi uomini alla difesa di Vcne7.ia.

Esuli padovani. Così si chiamò il piccolo Corpo di Volontari di Padova, che p1-csc p:1r!e :illa difesa di Venezia nel 18.t8- 49.

Oendarmeria veneta . .h1 un Corpo militare orga11i1,zato ,1 VèJlG.ia, durante la difesa del 1848 - 49. Era forte di 700 uomini , diviso in 6 compagnie, agli ordini del maggiore Raimondo Somini (capitani Monti , Bry, Nogarcni. Viola, Bonotto e S::ilvini). Concorse efficacemente a diverse operazioni di terraferma e particolarm ente alla prima cacciata degli Austriaci da Mestre.

Guarnigione di Osoppo. La difesa di Osoppo durò, come è noto, dal 24 marzo al 13 ottobre 1848 e fu ve ramente tenace ccl eroica, tanto che alla bandiera di O soppo vc11nc concessa, nel 1898, b medaglia d'oro al valor mìlitare. La difesa era ~lata organizzata da Leonardo Andevolti e dal Cavedalis. Una g rande bandiera tricolore era stata issata l'11 giugno sul collè Napoleone e non ne venne tolta che dopo la resa della città, quando la bandiera stessa venne divisa in diversi lembi, distribuiti agli eroici di fensori.


Fra questi si erano particolarmente distinti i Volrnll:iri fri11l :11 11 , comand ati dal tenente colonnello Licurgo Zanini, il (1u:1k, :1ppu1w, per la difesa di OsopPo, aveva costituito un Corpo speciale di 500 Volontari, disertori dal reggimento austriaco '( Ferdinando d'btc "· accorsi dalla provincia di Udine.

Pietm Fortunato Calvi.

Quando la capitolazione di Osoppo divenne inevitabile, molti dei Volontari superstiti accorsero alla difesa di Venezia.

Guerriglia vicentina - veronese. Venne formata il I v aprile 1848 da circa 400 Volontari provenienti dalle ·due provincie cli Vicenza e di Verona ed ebbe a coman. dante il maggiore Papa. Alcuni. Volontari non tardarono, però, a far ritorno alle loro case e molti raggiunsero Venezia per difendere la Repubbli ca.


Guerriglie del Cadore. Non appena Venezia imorse, il Cadore aderì al Governo provviwrio della Repubblica e l:i popolazione si mostn1J decisa alla più tenace resistenza, pur di non ritornare sotto la dominazione austriaca. Al comando delle guerriglie e dclk milizie cadorine, il Governo di Venezia nominò, nc:ll'aprile 1848, Pietro Fortunato Calvi che, gi;1 uflìciale :iustriaco, aveva disertato per partecipare al mo\'imcnto na:rionale italiano, e gli in\'icì carabine, munizioni e ci nque cannoni. Si costitu) c~>sÌ un Corpo di 400 uomini , divisi in 5 compagnie di 80 ll'<1lTI in1

c iasc una.

Ad essi si aggiunsero le Guardie civiche e numerosi Volontari di\,mnati, utili anch'essi specialmente per i servizi di informazione e di ricognizione. Cmì il Calvi ebbe alla sua dipcndrn za circa 6000 uom ini, dei quali soltanto 400 armati. Con essi il Calvi difese stren u;nncnte il Cadore, facendo centro d d la su:1 clife~a il pac\e cklb Pieve. L'inv:i~ione austriaca mi nacciava specialmente di occupare la regione o dorina dal passo di nwnte Croce e dalh valle del Boite; ed a difc:~.i Jì 1.1. u1.., li punti il Cdvi dislo.:ò le sue poche fnrze, :1ppoggian dole alle vecc hie fortificazioni dei Tre Ponti e ddla chiusa di Vcnas. li g-rnerale \Vcldcn, con l'intento di sostenere l'avanz:1t;1 del Nugent cÌic, :ittravnso ìc provincie vent:te, accurré\'à in aiuto del Rarktzky. aveva mandato dal Tirolo, verso la fine di aprile, una forte (()]onna di truppe ad occupare le valli del Brenta e del Piave. li 2 maggio 2000 Austriaci del reggimento Pro\'asb, c<imandati dal maggiore Hablit~chek, uccidevano una sentinella, \'areavano il conlìnc cd invadev,1 110 il territorio. Ma i Volontari cadorini vegliava no e, ;1d uno sparo d'allarme dal col le ckll:i Sentinella, Antonio Coletti. coma11d;111te il presidio di Olrrcchiusa, occupi> le posizioni pn:~~o Chiappnzza, fece suon:1rc a stormo le cam pane cli San Vito e di Vcna5 ed av\CrlÌ il Comit:ito di Pi:.:,·e che i nemici ;ivanzavalìù minacciosi. Da tutta la valle, ai rapidi rintocchi delle campane, uomini. donne, vecchi e fanc iulli. accorsero a Venas, armati di lance, di scuri , di falci, di forconi e di spiedi. Il maggiore Hablitschek con due ufficiali si av vicinò, intanto, a parlamentare ed a Ignazio Galeazzì, Capo di un Corpo franco, mandato d,ii Cadorini, intimò la resa, offrendo le stesse condizioni fatte alla ci ttà di Udine, purchè lasciassero passare le trnppe austriache attraverrn il Cadore. 11 Galeazzi rispose eh:: lo scopo dell a difesa era appunto quello di " impedire il concen-


H7 tramento delle forze nemiche ,1 t· che tutti i Cadorini ~i ~an:hhcro fa i 11 seppellire sotto la mvina dei loro monti prima di cedere. Ri volto prn all'ufficia.le austriaco, che gli aveva chiesto che sig nificassc il suono delle campane a stormo, soggiunse ,e Le campane suonano b vostra o la nostra agonia 11 . Gli Austriaci, alquanto turbati, si schierarnno su posizio ni protct te tbi boschi ; ma non osarono attaccare. Pier Fortunato Calvi , subito :iccorso, schierò i Volontari e, dato l'ordine di avanzare, balzò primo all \ 1ssalto, seguito dalla massa compatta dei mon tanari. All'urto d i tJuegli eroi gli Austriaci si ritirarono fino al confine, dove, appostai i dietro il ciglio della strada, tentarono di resistere. Allora Pietro Fortunato Calvi saltò sull ' improvvisato parapetto col foglio intimante la resa di Udine sulla punta della spada e sn :ntolando, sotto il fuoco nemico, un fazzol etto rosso. G li Austriaci ripiegarono ancora; ma non rinunz iarono ai loro progetti. Infatti, il 6 m aggio, 2 000 Croati penetrarono nuovamente nel C:adore. I m ontanari erano pronti alla lotta cd il Ca lvi era costretto a frenarne l'ardore. Gl i Austriaci giunsero a Term ine e la loro ava nguardia stava per varcare il ponte del T edesco, quan<lo i Ca<lorin i. senza. .1ttc nJe n : l'urJinc Jd loro capi la no , sotroposcro i Croati al loro fuoco e ad una valanga di m acig ni. Il nemico, sgominato, ripiegò: ma per rico mporsi e per tornare ben presto alrattacco_ Pietro Fortunato Calvi comandò allora ai suo i di ritirarsi e d i occupare altre forti posizio ni da Rival~o a Rucorvo, lungo la gola in fondo alla qual e correva b strada. Nella no tte dal 6 al 7 cd in tutto il giorno ~eguente le J ifcse ven nero rapida mente apprestate. Altra gente era accorsa intanto ad ingrossare le file dei Volontari e, la mattin:1 del giorno 8, q uando g li Austriaci ritentarono l'attacco, vennero accolti a c:rnnonatc e quindi in parte seppcll iti dai macigni proiettati su di loro dallo scoppio delle mine. Il comhattim t: nto venne ripreso il giorno 9. quan<lo gli Austriaci vollero passare attraverso il passo della Morte, in Carnia . Ancht: il 9 il Ca lvi riuscì :1 sbarrare loro il cammino e la g lorios;1 rt:sistenza durò oltre un mese, fino a quando i Cadorini, privi di tutto e stremati di fo rze, dovettero cedere. il 3 giugno, ai 5 0 00 uomini del generale Stiirm t:r. che poterono finalmente scendere alla p ianura per il passo della Morte, che Pietro Fortunato Ca lvi, coi suoi pochi combattenti , ave va vittoriosamente difeso a nche il 24 mag~io dalb colonna Oppel cd il giorno 28 d alla colonna Habli•·sc lie k.

23.


Per la loro tenacia e per il valore t: la cap:iciù del loro comandante, i Cadorini, nel difendere così tenacemente i loro monti, scrissero, senza dubbio, una delle più belle pagine della nostra Storia. Non ostante la strenua difesa del Calvi e dei Cadorini, gli Austriaci poterono puntare su Belluno (1).

Legione Antonini. e2i La Legione Antonini venne detta anche Legione marsigliese, pcrchè fu costituita da Volontari italiani residenti in Francia, per cura dell 'Associazione Italiana di Parigi. ( 1) li Comìlalo <ldla città fece tutto il possibile per Ji (e11<lerla, fortitìcando lo strada le maggiore da Santa Croce alla Scva, sulla strada d'Alemag na, arruobmlo tutti i soldati discn:1ti o conge<.bli d:1llc truppe au striache. assoldando ,\rtig licri a Conegliano. Inolm: promosse la costituzione dì Corpi franchi, po· nrndoli al comando del Palatini, g ià noto pel fono dì Visco nel Friuli; si '"alse degli ingegneri dcll'Ufìir io dd le Pu bbliche Costru zioni ed in\' iò deputati Jl gencr;1lc: Durando cd al generale L:1 l'vbrmor:1 per chiedere soccorsi. (2) Giacomo .\n:onini era picmolltcsc. Fece con :'.'Japo lco nc b c:impa.:;na di l{ussia e gu:1dag11ò il grado di tciìellte rnlonndlo; combattè per l'indipcn· dc.:nza della Polonia nel :rR:;o; alla testa di un pugno d"csuli, che presero il nome di Leg ione it:1lian:1, tornò in p:nria nel 1848 cd a Vicenza perdette u11 bran-io. Dopo l'armistizio di Salasco riparù in Toscana; ,1uindi offrì la sua ,;pad:1 :11la Sic ilia, che lo nnrninò maresciallo di ca mpo cd ispettore generale dcll'cscrciio. Ingelositosi del generale Microslawki cd indispettito per · chè il ( ;o\·crno non gli affidava il comando supremo, nel g ennaio del 1849 ~i d im ise. La difesa che ddl'!\ntonini assunse b stampa :monim:.1, « anzichè g iovargli, gli rnx <1ue ed egli lasciò b Sicilia " · Il collegio di Cigliano, in Piemonte, lo scelse ;i proprio Deputa to il 1° novembre dd 1848 e l'Antonini, nella seduta del 27 novembre, propose cd ottenne che i\ Piemonte soccorresse con J e11:1ro Venezia, rimasta sola a combattere contro le forze nemiche. Il Deputato Sebastiano T e.:chio, nclla seduta dd 19 luglio 1849, rim proYcr,rndo il Mini srrn <idi ~ Cn ar:i Fnriw Morozzo I klb Rocc1 d'essere st:ito tropp(I ~e· vero nel ricompensare i difensori dì Vicenz,a, ebbe a dirgli: !, Se avesse· ~hieste esatt e infonna,.ioni. non g li sarebbero sfuggiti i nomi di molti militi della Lc~ione .'\ nton ini, i quali, nel n maggio, infestarono al nemico b ritirata ; aHebbe saputo che il g enerale Antonini, spingendosi innanzi ai suoi legionari e ponendosi co n so\·run1ana audacia dinanzi ai cannoni nemici, sentì sfracellarsi il b r:iccio destro e gr idò, me presente: ··nulla m ' importa del braccio o della vit:1, mi ba sta solo che non si perda l'Italia" e, come pure dichiara il maggiore Zappicri d'avere inteso, quando il generale cadde da cavallo, che disse : " mi basi-a , he non si perda l'Italia" ; e, al momento che gli legavano il b raccio ferito. ordinò al Jeno maggiore Zappieri di caricare alla baionetla


Posta al comando del generale Giacomo Antonini, chi.: aveva >,: 1.'1 fatto le sue prime prove con gli eserciti napoleonici, la Legione: ve nne inviata da Lione a Marsiglia, da dove avrebbe dovuto imbarcar~i pn Genova. Durante la sosta a Marsiglia, per l'intervento di altri Volonlari , ia Legione raggiunse la forza di 500 uomini, divisi in 8 compag11 1r.

Giacomo Antonini.

Imbarcatasi a Marsiglia, giunse a Genova il g iorno 26 aprile; ma non potè ottenere le armi cd i viveri di cui abbisognava, anche perchè venne ritenuta sulle prime un Corpo rivoluzionario. Guidata dall'Antonini, la Legione si trasferì in Lombardia, dove ebbe, dal Governo provvisorio <li Milano, le armi e l'equipaggiamento contro l'oste nemica, per salvare, come egli dic.:eva, l"llalia ad ogni costo; gli disse, nel dargli tiuest'ordine, che non pensasse a lui ferito, ma che rivolgesse lC' sue cure a battere il nemico, ciò che il maggiore Zappicri. eseguiva intrepidamente, ma che non potè proseguire, perchè egli coi suoi venne respinto. lasciando sul ca mpo trentasei uomini, tra ufficiali e soldati, m orti, feriti n l annegati ».


~: venne inviata a Pavia, da dove, imbarca ta sul vapore Pio IX , venne tr;1sportata lungo il Po nel Veneto. Essa giunse a Padova il 5 maggio ed a Venezia poc hi giorni dopo c.:, compie ndo prodigi di valore, si di stinse n ella difesa dell a città e specialmente nella resistenza dì Mar g lie ra (1).

Legione dalmato - istriana. Venne costituita a Venezia, nel dicembre del 1848, co n Volontari della Dalmaz ia e dell'Istria, al comando del capita no Mirc hovitc; ma si scio lse nel febbraio d el r849. Soltanto i Volo ntari d almati continua rono a difendere la Repubblica, formando una compagnia ch e n :nne poi aggregata alla IV brigata dell 'esercito ve ne to .

Legione friulana. li (olo nn ello Alfomo Conti cd il colonnello, ingegnere Giarnb:1ttma C:tvedaìi~ orga nizzarono, il 1 ' apriic 1848, questa Legione in Ud ine. Capitolata b città il 26 aprile, il Caved a lis riunì i Volontari rimasti :illc a rm i per concorrere alla difesa di Osoppo. Quindi egli vc.:11m· 11o m1nato Minist ro della G uerra nd Governo repubblicano cli Vcm:z ia . L:i Legione venne ricostituita il 1 2 settembre, al comando del CO· ionncllo Gi u pponi e, forte di 700 uomini, divi si in 6 compag nie. del le qual i 4 di F ucilie ri , I di Granatie ri cd I di Volteggiatori , si di stinse nella difesa di Marg he ra.

Legione Ualateo. Seco ndo il Cesa ri, l'origine di g ucsto Corpo devesi al battaglio ne

<li linea di Tn:vi so, che si for m ò il 23 marzo 1848. con alcuni Volo ntari del Veneto, sotto il comando del m aggiore Galateo. ( 1) Le gcst:i del la Legione Antonini \'enne ro ricordate nello studio dd capit.auo Anuiso : « L'arrivo della Legione Antonini in lta lia ,;, pubblicato nel 19 r z dall'C flìc iu Storico del nnslrn Corpo di S1atc, ]'vla~giore. T k ttor i potranno


~ ·I I

Divenuta poi 4" Legione di Linea ve neta, si compose dappri111.1 cl, 6 compagnie, che poi d ive nnero 8, allorchè nella I xgio nc \Tt 111c11 1 incorporate 2 compagnie del battag lione Prato. In seguito le compagnie di verrnero 1 2. più un a cli sottufficiali e la Legione venne divisa in d ue battaglion i agli ordi ni del colonnd lo Moccia ; m entre il Galateo conservò il comando del l battaglione cd il maggiore Rocco Rcgala7.Zi assunse quello del Il. La L egion e prese parte a quasi tu-tri i combattimenti della Jif na di Venezia, al Lido, agli Albcroni, a San Pietro .in Volta e pit1 ~pccialmente a Marghera. Il 30 gennaio 1849 passò a far parte della I brigata dcll'est:rcito ve neto comandata dal generale Rizzardi.

Legione

«

Italia libera . .

Nel 1848 partecipò alla Jifesa di Treviso il 1~ reggimento o Legione << Italia libera >', al comando del colonnel lo Morandi . Tale reparto, dopo la caduta d i T reviso, Ycnnc autorizzato a raggiungere la Lumbardia ed il Piemonte, pur non potendo partecipare, per alme no tre mesi, alle ostil ità. Dopo essersi rifiutato d i prender parte all e operazioni in va l Sabbia, come avrebbe voluto il Governo provvisorio lo mb;1rJo, il Morandi potè raggiungere il Piemonte so ltanto con 11n battaglione di formazione, costituito da 2 compagnie : una di Napoletani. al co1nando dd capitano De Pctris, e l'altra di Veneti, organizzata ed a rmata dal Tornielli. Queste due compagnie vennero poi incorporate nei battaglion i Volo ntari costituitisi in Lombard ia nell'autunno del 1848. Il reggimento o Leg ione ,. Italia libera » era stato for mato con un battagl ione, costituitosi, con lo stCS);o nome, in Ferrara, con Volontari profughi dal Veneto. Un altro battaglione < Italia libera ,., al romando del maggiore Pandolfini , aveva combattuto a Treviso e, ricostitui tosi a Ferrara dopo la caduta della città, accorse alla difesa di Ve nezia, dove ven nt: aggregato alla 6a Legione veneta. R inforzato da Volontari dalmati ed 1

consultare anche le « Mcmorit· della partt: presa 11dlc gucr.-c dcll ' i11Jipemlc11;,.1 italiana dal generale Antonini •> del colonnello C. L. e I\( Istoria donimc111 ata della Rirnluzionc siciliana " di r.iuscppc L1 Farina


34 2 istriani, esso aveva raggiunto 1a forza di 6oo uomini, divisi in 2 battaglioni su 4 compagnie ciascuno. Il I battaglione era rimasto al comando del Pandol fìni; il Il era stato posto agli ordini del maggiore D'Azzo. I 2 battaglioni avevano costituito il reggimento o Legione

C . B. Cu,,·daiis.

•< Italia libera 1 •, al comando, come si è già d etto, del colonnello Mora ndi. Ne fece ro parte, fra gli altri, Enrico Cosenz ed il Sirtori. l Volontari dell a Legione <( Italia libera ·,; vennero incorporati nclb 1I brigata dell'esercii-o veneto e furono ~ciolti il 27 agosto 1849.

Legione veneto - napoletana. Corpo di Volontari costituito a Venezia nell'agosto del 1848, con ;65 giovani, (JUasi tutti N apoletani, al comando del tenente colonnello Lorenzo Oliva. L a Legione si formìi s11 2 battaglioni di 5 compagnie ciascu nn .


Legione ungherese. Insorta allora contro la Jominazione austriaca, anche l'Unghcri,, volle partecipare alla lotta per l' indipendenzà italiana e, nel 1848, fu possibile costituire anche una Legione ungherese, con oltre 100 Volon tari, che vennero sciolti a Savona nell'aprile del 1849. Alcuni di essi costituirono una batteria che, incorporata nel la I V brigata veneta, concorse alla difesa di Venezia. L' intervento dei Volontari ung heresi, che poi doveva ripetersi a favore dell'Italia anche nelle guerre successive, fece nascere l'idea di ricambiare all'Ungheria il cavalleresco gesto compiuto dai Volontari. come, infatti, si verificò con la formazione della Legione italiana, guidata dal Monti, in Ungheria. ·

Volontari Spangaro. Una compagnia di 100 Volontari si formò a Venezia il 16 giugno r848, al comando del capitano Spangaro, e venne impieg:~ta qu:isi sempre a presidiare Chioggia.

Veterani nazionali. Un piccolo battaglione di veterani si costituì a Venezia nell'apri le del 1848, al comando del maggiore Francesco Maggi . Il battaglione, formato su tre compagnie, partecipò alla difesa della Repubblica.

L'eroica resistenza di Venezia. Incoraggiata dalla presenza d i tanti g10vani e vecchi Volontari accorsi alla sua difesa, Venezia - la cui sorte, mentre infuriava il morbo, mancava il pane e sventoJava sui ponti, intimando invano la resa, la bandiera bianca, doveva poi ispirare i ben noti versi di Arnaldo Fusinato ~ oppose a l nemico, per alcuni mesi, una resistenza veramente leggendaria, per la c.1uale la citt:1 della laguna rappresentò, per tutti g li ItaJiani , il simbolo della pazienza nel soffrire, dell'eroismo nel combattere, dell'estrema decisione a resistere ad ogni rinuncia e ad ogn i pericolo per la Causa dell 'indipendenza nazionale.


344

(/r,/o ntarin dclia /_(·gion,· . I /Jlnn ini.

li 17 settembre 1848, m entre: la Repu bblica J cl Manin sosteneva le prove più diflìcili, nel 1catro Carlo Felice di Genova venne declamata una p oesia, con la quale si rirnlgeva un nobil e appe llo alla solidarietà di tu tti gli Italiani pcrc hè aiutassero dticacc mc ntc la Repuli-


blica di Venezia , la •< gran mendica ,., (ht: .. sola fra tant t: i11l.111111· .. rappresentava, con la ,, sua tenace difesa, l'ultima nostra gloria "· La poesia era del poeta ventunenne Goffredo Mameli cht:, 11<111 contento di dedicare alla Patria i suoi vtTS1 ispirati, accorst: ~uhit11 dopo alla difesa di Roma, dove, ferito gravemente a Villa Corsi111 .

La morte di

Ct:SIIJ'c

Rossarol.

dopo avere subito l'amputazione della gamba sini~tra, concluse, comt: vedremo, immaturamente la sua giovane vita. Anche l'appello del Mameli dimostra come il pensiero di tutti i veri Italiani foss e allora rivolto all'eroica rt:sistenz;i della Repubblic:i veneta: resistenza che suscitò in tutla la penisola una commossa e fervi da ammirazione, dato l'accanimento col quale gli Austriaci cercarono di riconquistare la gloriosa citt'1. Non appena le sue truppe furono costrette ad abbandonare il Veneto. il Governo austriaco J ecret,', lu stato d'asscdìo ed inizi1', la più feroce repressione contro Lutti i ci ttadini, rei solta nto di amare la Patria. Il Viccrè Ranieri, fuggito da Milano, emanò un appel lo rivolto a1 Tirolesi, incitandoli ;1 respingere un ·i poietica invasione dd Tirolo,


come se i confi ni geografici, storici ed etnici dell'Italia non fmsero ic Alpi ed il mare. A Trento il comandante dd presidio, Zobel, dopa aver sciolta Ìa G uardia civica, faceva arrestare ed internare in Austria i cittad ini più autorevoli; mentre torme di soldati percorrevano la città, prornca ndo g l i ahi tanti con insulti , minacce e percosse. Lo scopo del-

Alessandro Poerio.

lo Zobd era ym:llo di atterrire la popolazione e di cercare u n pretesto per un o di qm:i classici ,. esem pi sa lutar; P . che furono così cari ag li A ustriaci. li tenente colonnello Pietro Fortunato Calvi, dopo l'eroica resi stenza <lei C ado re. partecipava alla difesa di Venez ia con la sua Legion:; <ldle Alpi e compiva :1rdite incursioni co ntro i nemici, catturando loro alcuni prigionieri ed occu pandom: le posizion i. Il 29 lug lio gli A ustriaci tentarono una sorpresa : spinsero nell a laguna tre zattere ca riche di m aterie infiam mabili , perchè scoppias~ero presso le barche dei Vrneziani , i <.Ju a li però fecero in tempo a


347 rendere innocue le prime due cd a spingere la terza così lontano, ch e non fece alcun danno. Il IO agosto si svolse al forte di Marg hera una brillante azione in cui venne impegnata tutta la difesa. I nemici furono respinti am gravi perdite; mentre i difensori non dovettero lamentare· neppure un ferito. Dopo la di sfatta dell'esercito piemontese, i Veneziani, vinto il primo senso di sgom ento, rinnovarono i I.o ro propositi di resistenza

Villa Papadopnli presso Mestre dove fu trattata la resa di l'e11,·z ut.

ed, affidato il com ando m ilitare al genera le G uglielm o Pepe, Daniele Manin dispose per la formazione di una Legione ung herese che raccogliesse tutti g li esuli della n azione sorella, oppressa come la nostra dal g iogo imperiale: Legione della quale abbiamo g ià parlato . Il 22 ottobre i Veneziani attaccarono il p residio austriaco del Cavallino, località importante per le comunicazio ni con la terraferma. Con ripetuti assalti scacciarono i nemici dalle loro p osizioni, catturarono prigionieri e presero cannoni, barche, fucili e munizioni. Un fatto d'armi più importan te si svolse il 27 ottobre:. Il giorno prima Daniele Manin aveva esposto a Guglielmo Pepe l'opinio ne che fosse tempo ormai di tentare un attacco generale, a nche perchè gli [taliani traessero, dall'esempio dell a città eroica, la fo rza di sottrarsi all 'apatia in cui erano caduti dopo l'armi sti zio cli Vigevano.


La mattina <lcl 27 il generale Pepe, da una lunetta del forte di Marghcra , osservava le mosse di tre colonne della forza complessiva di :2000 uomini, dirette contro Fusina. La prima di 650 Volontari col colonnello Amigo, imbarcata su ;1lcuni battelli, doveva puntare su Fusi na , occuparla e servire poi di riserva all'ultima colonna che, forte di 900 uomini, doveva procedere all'occupazione di Mestre. La colonna del centro fu arrestata da un violento fuoco d 'Artiµ.licria: ma poi,' avanzando di mrsa, conqui stò i cannoni nemici cd

,\ft:daglia

rommemur,1/11'<1

delit1 resistenza di Venezia.

irruppl' in Mestre. I capitani Sirtori e Cattakne, il maggiore Rossarol e<l un manipolo di audaci aprirono la via ai compagni. scacciando gli Austriaci dalle case dell'abitato. Nell'azione venne ferito, tra gli altri, Alessandro Poerio ( 1) che, :.:siliato col p,1dre dal Governo borbo nico, dopo aver combattuto ntl ( 1) ::,,.:Jlo nel 1 802, t'r;'I stato. gionnissimo. in n ilio con il pad re, fervente p:itrim;i. e ,·on questi, allo scoppio ddb rinilu z ionc del 1821 ." era tornato :i Napoli, <lo,·e sostenne sempre i dir itti Jel popolo r ontru la tirannide l,orboni.:;1 e supplicò il pa,lrc di permettergli Ji combattere pe r la P :1tria e di pre gare i! generale G uglie!mu P epe :1d acrnglicrlo m m ::: solda to. Ac.:omentato. p:trtÌ pc:f gli Abru zz i e nella battaglia di Rieti rnmbattè da \·aloro,o. Dopn l',·sito sfortun:1L<J di qudb prim a insurrezione, il P oerio, costretto 1111(>\·amcntc all'esilio, si dcdic?J :id una note1·olc a uività letteraria e tìlosofica. Dopo essere rimasto multi an ni :1 Parigi, nel 1835 egli pot~ ri tornare in patria ; nu nella stessa notte del 14 m arzo 1814 la sua casa \ 'CllllC .: ircondat;1 dai gendarmi cd egli fu arn::, tato t: tenuto pri g ioniero nel castello di Sant 'Elmo, sot ro l'accusa di co spirare contro il Re. Liber:ito nel 1846, riprese a peregrinare per l'Ital ia tino a quando, il 23 giugno 1848. poi<\ Jccor r<:rc anche lui .1 V,·nczi.1. Il 7 luglio partec ipò all ':izìonc


349 1821 a Rieti cd avere trascorso un lungo periodo a Parigi, era accorso alla difesa di Venezia nel giugno del 1848. distinguendosi in ogni occasione per il suo eroico coraggio. Benchè già colpito da una palla di fucile, egli volle combattere ancora fino a quando non fu nuovamente ferito dai fucili e dalle sciabole degli Austriaci e così gravemente che, dopo aver sopportato serenamente l'amputazione della gamba destra, illudendosi di poter combattere ancora a cavallo, l'ins·orto diciannovenne del 1821, il combattente di Rieti, il prigioniero di Castel Sant'Elmo, dopo avere offerto alla Patria la profondità dei suoi studi e la fresca ispirazione dei suoi canti, diede a Venezia consapevolmente la sua vita e morì il 3 novembre 1848, affermando (' di non avere altri nemici se non quelli dell'Italia ». Egli aveva dato alla Repubblica del Manin il mo canto di guerra: Non fiori, 11011 carmi degli aui sull'ossa; ma il mono sia d'armi, ma i serti sian l' opre, m a ttttta sia scossa

da guerra la terra che quelle ricopre. Ma la triste sorte della città era, purtroppo, fatalmente segnata. Dopo essersi eroicamente difesa ed avere resistito all'assedio, all'epidemia cd alla fame, essa venne costretta ad arrendersi e Daniele Manin, visto impossibile il prolungarsi della resistenza, af fìdc"-, 1a città al contru il forte della Cavannella d'Adige cd il 2 2 ottobre, bencht ìl generale Pepe cercasse <l'impedirglielo. partecipò all'azione e corse il rischio di annegare nel Sile. Il 27 part.c cipò all"attacco su Mestre e fu tra i primi a salire sul r iparo, dietro il <.p ialc sravano gli Austriaci, e venne colpito da una palla di moschetto. li colonnello Zambccc:irì accorse, cercò di persuaderlo a ritirarsi per farsi cu rare; ma il Poerio volle tornare ne lla mischia. Presso il ponte di Mesire una sccon<l:1 fucibt:i gli spezzò la rotula Jd gi11ocd1io destro e ,·enne ferito ripcWtamente anche <lallc s,:iabolate nemiche. Resasi inevitabile l'amputazione della gamb:1, durame b lunga , penosissima operazione, no1) voJlc essere sorretto <b alcuno e continuò a parlare della Patria, resistendo al dolore con stoica serenità cd esprimendo la spcra nz ::i Ji Poter continuare a combaltcre a cavallo. Trasportato a Venezia, in casa della contessa Rachele Londonio Sora11zo. dopo pochi giorni di graù sofferenze. morì il 3 novembre.


Municipio e<l il 27 agosto partì per l'esilio, dopo 18 mesi di tenacissima lotta. La resa della città era stata trattata a Marocco di Mestre, nella villa Papadopoli, sulle cui mura venne poi apposta una lapide con la seguente inscrizione: e< Qui ddla resa di Venezia - non per armi ma per fame e pestilenza domata - trattarono con l'A ustriaco assediante - gli inviati Jella Città e delle Milizie - mentre Assemblea r Governo - volendo ignorare quel patto - a salvezza del diritto nazinalt: . · sparivano - agosto 1849 ». Il 30 agosto gli Austriaci, al comando del Radetz ky, rientravano nella città.


VIII.

L'EPICA RESISTENZA DELLA REPUBBLICA ROMANA La Repubblica Romana si era costituita il 9 febbraio 1849 e, come abbiamo già detto, aveva adottato anch'essa la bandiera tricolore, che venne consegnata ai Volontari accorsi da ogni parte d'Italia, con un proclama che finiva con <1uesto augurio : « Possa il grido della giovane Roma del popolo ripetersi per lunghi anni da uomini simili a voi e fruttare alla Patria incremento e gloria uguale a quella dei vostri padri ! ». Oltre un mese dopo, il Piemonte, denunziato l'armistizio di Salasco, iniziava la campagna del 1849, nella quale l'esercito sardo, :mmcntato di numero; ma ancora privo dei mcz z.i necessari, non riuscì ad evitare la sconfitta ed il fallimento di tante generose speranze (I). Ma, finita tragicamente a Novara la guerra degli eserciti, ~i inizia va, nd 1849, qudla del popolo, che Giuseppe Mazzini definiva come una lotta << nella quale l'insegnamento morale, alternato col militare, ed i premi proposti dai compagni, approv:1ti dai Capi e dati dalla nazione, dovevano far sentire al soldato che egli non è macchina; ma parte de.I popo]o cd apostolo armato d'una Causa santa 11 . Con le rivolte di Como e di Bergamo, le Dieci Giornate di Brescia, l'eroica resistenza opposta dai Veneziani alb fame, al colera, ed agli Austriaci ed, infine, con la gloriosa difesa della Repubblica Romana, il popolo, insorgendo nuovamente contro tutte le oppressioni straniere e nostrane, dimostrò il suo bisogno di libertà, per soddisfare il quale, nessuna prova doveva sembrare insuperabile e nessun sacrificio troppo grave. Come abbiamo già avuto occasione di ricordare, Giuseppe Mazzini giunse a Roma, quando era già in funzione l'Assemblea Costi(1) Le vicende della nostr;1 prima g uerra per l' in dipendenza sono state ricordate nel volume III di quest'opera.


35 2 tucntc, alla quale, crn:mlo imminente la ripresa Jclla guerra in Lombardi a, l'apostolo genovese, m irando soprattutto all\111it;1 della Patri a, si affrettò a suggerire l'invio di una Dì \'isìone romana, che andas~e a combattere insieme alle truppe piem o ntesi. P roposito, L1nesto, che no n potè effettuarsi per la rapida conclusio ne dell ' infausta campagna. Come ricorda Antonio Monti ( r), G iuseppe Mazzini •( tro vò a Roma amici e seguaci fedeli come Nicola Fabrizi e Federico Ca mpanel la , M auri zio Q uadrio, Adria no Lemm i, Gi useppe Avezzana, C ristina Trivulzio Belgioioso. Luciano Manara, Francesco IY 1\ verio, Ang~ln Masi11~1. Nino Bixio, i fratelli Dandolo, E milio Morosini, Enrico Cernuschi , Pietro M aestri , Francesco Dall'On~:uo, Gerolamo Induno, Goffredo Mameli , G aribaldi e Medici ,,. Nella di fesa di Rom a, così ricca di g loriosi episod i, la figura predom inante fu senza dubbio c.1uella di Giuseppe Garibald i. Dopo i com han imrnti rnstenuti contro gli Au striaci, recatosi. come :1bbiamo già det to, per hren: tempo ;1 ì\iiz,.a, dopo po cl1 i giorni di ri pw.o egli aveva (Ostituito una nuo,·:i colo nna di Volonta ri , forte d i circa 500 uom ini. coi q uali si era imbarcato al la fi ne di ottobre, con l'inte11zione di sbarcare in V ofontario ,hl ba!fr1;;lionc Sicilia per ,1i 11 Lm'. gli insorti contro il dom inio bor.\frdicì. bonico. Ma, dopo u na sost:1 a Livorno, eg li rim:isc invece in T oscana , c.lt.we venne accolto col più grande entusiasmo, e stava per imbarcarsi per Venezia, quando gli 2"Ìunsc nmizia d ei d isordini nello Stato Pontific io e del l'uccisione di Ì)elkgrino Rossi. Allora egli ragg iunse Roma, dove il Governo pro vvisorio ne accettò l'ìntcr,·emo; ma soltanto il 25 aprik, q uando si sparse la notizia che un Corpo francese era sbarcato a Civitavecc hia. la nu(iva Legione garibaldina potè entrare nell"U rhe. Oltre all a sua colonna, po~la al u mundo del Sacchi e c hiamata •< Legione it aliana l> , poichè ne facevano par te Volontari di tutte le regioni del la penisola , egli aveva ai suoi o rd ini la Legione romana, c.1uclla holog ne<c, il h:1t1 :1glionc c:om;indato da G iacomo Medici ed un piccolo reparto di Polacchi. Di pendeva no. inoltre. da lui la G uar( 1) C fr. : ANTONIO )l.·loNTJ : ,, L"lta li:1 alb COll<Jllist:1 Jdla libertà ,,. C:w:illott.i ed itore . !v!ila no, 1946.


353 dia civica di Roma e dell'Umbria ed un battaglione di studenti universitari. Alcuni giorni dopo giunsero a Roma anche i 6oo Bersaglieri lombardi al comando di Luciano Manara. Fra i Volontari alla difesa di Roma c'erano giovani abituati agli agi, come il Manara, il Morosini, appenna diciottenne, i due fratelli Dandolo, Goffredo Mameli ; sacerdoti come il barnabita Ugo Bassi ;

Gaetano Sacchi.

popolani come il barocciaio Ciceruacchio, l'idolo delle folk romane; marinai come Nino Bìxio, esuli d'altre nazioni: Polacc hi, Svizzeri, Ungheresi che, combattendo per la libertà di Roma e (~ell'ltalia, sapevano di combattere anche per la libertà del mondo.

La Legione italiana del Sacchi. Costituita, come abbiamo g ià detto, da Garibaldi e da lui po~ta al comando del colonnello Gaetano Sacchi, si distinse sempre duranti: la difesa di Roma ed Emi! io Dandolo così efficacemente ne descrisse la vita:

24.


,e Garibaldi cd il suo Stato Maggiore sono vestiti con blouse scarl atte, cappelli dì tutte le foggie, senza distintivi di sorta e senza impacci di militari ornamenti. Montano con selle all 'americana t: pongono cura di mostrare gratùle di sprezzo per tutto ciò che è osservato e preteso con severità nelle armate regolari.

Gi,1como Medici alf,1 dìfrsa del Vaffello .

,, Seguiti dalle loro ordi n:m ze (tutta gente venuta con Ga ribaldi dall'America) si sbandano, si raccolgono, corrono disordinatamente in qua e là, attivi , avventati, infaticabili. Quando la tru ppa si ferma per accampar~i a prendere riposo, mentre j soldati affasciano le arm i, è bello vederli balzar dalle selle ed attendere ciascuno in persona, compreso il generale, alla cura del proprio cavallo. F inita questa operazione, sciolgono in te nda la sella , fa tta appositamente così. ,, S:: cbi vicin i paesi non possono a,·er vi\'eri, tre o <1uattro colonnelli o magg iori saltano cli nuovo sull e groppe nude dei loro corsieri, armati di lunghi "' lazos", s·avvcntano alla carriera per la campagna ìn traccia di pecore e di buoi e, quando ne han no raccolto una buona quantità, torn:1no spinge ndosi innanzi il malcapitato gregge; ne di-


355 stribuiscono un dato numero per compagnia e poi tutti , soldati cd officiali, si mettono a scannare, a squartare, ad arrostire. intorno ad immensi fuochi, i quarti di bue ed i ~apretti. , « Intanto Garibaldi sta, se il pericolo è lontano, sdraiato sotto la sua tenda. Se invece il nemico è vicino, egli è sempre a cavallo a dar ordini cd a visitare gli avamposti. Spesse volte, vestito da contadino, si avventura egli stesso in ardite esplorazioni; più sovente ancora da qualche cima dominante passa le ore col cannocchiale ad interrogare i dintorni. Quando la tromba del generale dà avviso di apprestarsi alla partenza, gli stessi "lazos" servono a pigliare i cavalli che si erano lasciati liberi neJle praterie. L 'ordine di marcia è stabilito dal dì precedente ed il Corpo si avvia, senza che nessuno mai sappia dove si arriverà il giorno dopo. <' D ' una semplicità patriarcale, Garibaldi sembra più il Capo di una tribù indiana che un generale. Ma, quando si avvicina il pericolo, allora è veramente mirabile per corag.~io ed avvedutezza. e< La Legione di. Garibaldi è composta dal più disordinato accozzamento di uomini diversi: giovinetti dai dodici ai quattordici anni , chiamati dal più nobile entusiasmo e dalla naturale irrequietudine; vecchi soldati, riuniti dal nome e J.1lla fama del celebre condottiero di Montevideo ed, in mezzo a questi, molti di coloro che cercano nella confusione della guerr;i oblfo, impunità e licenza. (< Gli ufficiali sono scelti fra i più coraggiosi ed innalzati ai gradi superiori senza badare all'anzianità od a regola di forme; oggi se ne vede uno con la sciabola al fianco; domani, per amore di varietà , ripigliando il moschetto, lo stesso rientra nelle file ed eccolo tornato soldato». · La Legione Sacchi, con l'incorporazione cli Volontari romagnoli, lombardi e veneti e con gli studenti di Perugia, raggiunse una forza di circa 2000 uomini e venne divisa in 3 battagl.ioni o coorti.

Legione Volteggiatori italiani. Veni1e formata mediante l'unione delle Legioni lombarda, polacca e toscana, e ne assunse il comando Giacomo Medici, il quale l'impiegò nella difesa di Ro ma, durante la <1uak i Volteggiatori diedero prova d'intrepido coraggio_ Con essi il Medici si distinse particolarmente il 3 giugno, quando, trincerandosi nella villa Giraud, detta per la sua form:1 simile


alla prua d 'una nave il Vascello ··, nmd a respingere gli attacchi dt:i Francesi con lo stcssn valore rol qu ale, nei giorni seguenti , difese, per ord ine di Carilddi, le posizioni a vanzate di Porta San Pancrazio cd il 30 giugno vi lla Savorclli. Il Medie, cnmbattè fino alla resa dd la Repubblica. 11 Gucrrazzi lo chiamò ,, l'Aiace della difesa Ji Roma )> : il Mazzini , scrivendo nell'Italia del Popolo, afferm<Ì nel 1850 che ,, le prove date 1..b lui fìno all'ul1irno momento dell 'assedio costarono assai care a, Francesi. ., li numero dei Volontari morti passò i 300 e fu più grande 1.1ucllo dei fcri ti. Lo stesso Medici fu tocco due volte da lievi ferite, che no n .~l i vit:tarono, sebbene sofferc111c, di restar ferm<i al suo posto, primo a tutti i pericoli "· E. ri\'olgcndosi direttament e ai Volontari , il Mazzini soggiungeva: ,. Voi cd i vostri fratelli. raccolti di recente sotto la bandiera della Repubblica, nuovi al mestien: ddk armi e trasportati ad un tratto d:ilb sicurt:Ì della vita privata alle dure fatiche ed ai cimenti ddla g uerra. sosteneste come vecc hi soldati l'urto e la disciplina ddle migliori truppe d'Europa. Insegnavano a voi disciplina e \·alore, in hrc\'i ~~i,110 Lc mpo, L1111on; d'Italia e la fede uc:i vostri Capi ,, . Anche il Saftì scrisse dic ,, la difc~a della villa Giraud legò al nome dt: I Medici una glori:, immortale e che le rovine del Vascello rappre~cnta no un monumento al valore dei Volontari "· Il ~ luglio 1849 il Ministro della Guerra della Repubblica Romana, gent:ralc Avt:zzana, concesse al Medici una delle tre medaglie d 'oro as~eg11atc dal Triunvirato ai più intrepidi difensori di Roma. Le altre due medag lie furono conferite rispettivamente a Garibaldi <'.d al colonnello Bruzzesi. Caduta la Repubblica, la Legione Volteggiatori italiani venne sciolta. (<

Battaglione universitario romano. Questo battaglione fu costituito a Roma con Decreto dell'Armellini il 3 ft:hlm1io 1849 e ne fu dato il comando a Filippo Zamboni col graùo di capita110. Lo Zamboni aveva combattuto l'anno prima come caporale nel battaglione unìvcr.;Ìtario toscano e, non ostante fosse rimasto a capo di soli sette uomini nella difesa di Treviso, aveva sdegnosamente rifiut;1to di arrendersi. Ferito il 30 maggio 1849 a vi lla


/ fk n-<1g!icri' hmbardi ,dia di/t .-11 dì l?u11111 .



359 Pamphili, non voJle entrare in ospedale e tornò al suo posto, combattendo nelle giornate dal 3 all'u giugno, ai Parioli. Quando i Francesi entrarono in Roma, culi portò con sè la bant> diera del battaglione e la depositò nel museo di Trieste, città dove egli abitava. , Soltanto nel 1872 riPortò a Roma quel glorioso vessillo, dopo però averne fatto confezionare uno identico, che continuò a sventolare sul tetto di casa sua fino alla .sua morte. Cedette la bandiera originale: al comune di Roma, soltanto in seguito ad una lettera di Giuseppe Garibaldi, poichè lo Zamboni si diceva convinto che la handiera non apparteneva ad alcuno e che rappresentava solamente una idea, e< per cui in un solo posto del mondo avrebbe trovato degna sede: sulla casa dj Garibaldi a Caprera >>. li battaglione universitario romano aveva preso parte alla campagna del 1848 nel Veneto e si era distinto alla difesa dei Monti Bcrici, nelle giornate di Vicenza. Sopra una forza di 400 uomini, aveva avuto circa 40 fra morti e feriti in (~uei combattimenti (1).

Reduci romarn. Il ma~giore Pinna costituì un battaglione forte di 630 uomini, che partecipò alla difesa di Roma ; ma clic pai si sciolse. Alcuni dei suoi com ponenti andarono a far parte della Legione romana cd altri rassarono al comando del Conte Livio Zambeccari, del quale abbia;,10 ricordato le gesta a proposito dei Cacciatori dell'Alto -Reno.

Reggimento ,, Unione Anche lluesto Corpo, composto di diversi gruppi di Volontari al comando del tenente colonnello Rossi, partecipò alla difesa di Roma nel 1849. Il reggimento " Unione >,, del quale, come si è detto, fece parte anche il hattaglione Cacciatori del Basso Reno, era composto di altri , battaglioni e precisamente dei battaglioni romagnolo, ferrarese e campano. (r) Del battaglione universitario romano abbiamo già parlato a proposito delle forze militari della Repubblica romana , in uno dei capitoli precedenti.


Nd gennaio 1849 un battaglione. costituito dai Volontari del reggimento << Unione H prese il nome di << battaglione romano Unione>' e raggiunse Venezia. dove fece parte della 4" brigata veneta, al comando del colonnello Bclluzzi.

Oltre ai Oirpi Volontari già ricordati, parteciparono alla difesa della Repubblica Romana altri reparti, dei quali abbiamo già dat0 notizia nei precedenti capitoli. Tra essi particolarmente si distinsero i Bersaglieri lombardi di Luciano Manara, dei <.Juali lo stesso comandante cadde il 30 giugno 1849 a villa Spada, come cadde il giovanissuno Emilio Morosini , ferito a morte il i'' luglio, ed era caduto, un mese prima, Enrico Dandolo a vill:t Corsini; mentre il fratello di quest'ultimo.• Emilio, rimaneva gravemente f c:rito. Luciano Manara, del quale abbiamo già ricordato le gesta, Emi] io Morosini (1), Emilio cd Enrico Dandolo. ricevuta l'assoluzio ne (1) Cc,mc scris:,(: Antonio .\:fonli nd suu nilu111c ,. ()uara nlot.lo patriottico e Ernilio ì\Joro,ini unì sempre al suo e nlu, iasmo cli Volontario una cost:rntc picl;Ì, cristi:1na111cn1c <:'.,tesa :rnch,· ag li stessi nemici e. pe1· i $Uni sentimenti migliori, fu fedele come nes~un altro, ndb brcn: vita e nella g loriosa morte, al molto, wl qu;ok Ciu scppt: \hz zi 11i ,olle mettere !t: giust,~ aspira7.Ìùni dei popoli sotto la protezione d1 Dio. EJu..:ato nella L11n i).!fo ai più nohili ,e11time nti. allievo dd patriota Angelo F:1,·:1 e di quel professore i\ntonìo Bo, elli che - dopo avt:r preparato ad onon::voli missioni tanti gio, :ini dcll:i b uona so cict:ì milanese - accorse alle barrica te insieme ai suoi allic,·i e fu ferito a morte il I<} marzo al pabz1.o Brokuo; amico <li Luciano \bn:1ra e dei fratdl i Dandolo, che formarono con lui un insdndibilc gruppo ------- d el quale hcn tre componenti caddero :ilb dìfes;1 di Roma; mentre il c1uart:o, Emilio D:rndolo, vi rimase così gravemente ferito, da morire dicci anni dopo in Milano, rrno,·amentt· dominata dall'Au stria Emilio l\forminj ci ven ne descritto dalla Conl<;'.ssa Emilia, sua m:idre, « buono con i p,,vcri, tolkr:ultt: dc:i difr:ui altrui, co mpas-.ionevolc, ubbidiente, affe tlllOSO in fomiglia e d ' una rcligiosit:ì :1mmirabil1: >>. Anche il Cap:1sso, che fu il primo biografo del Mornsini, gli :itrribuì le stesse vi rt ì1 e lo descrisse anch'egli " gerwrosn, dolce. virtuoso, così da essere , hiamato angelico " · Qualora questi g iudi z i sembrassero troppo lusinghieri. ricordiamo la lettera in d:na 8 ottobre 1848, con la ,1u:1lc Emilio Dandolo scriveva a <l Annetta Morosini d al c:11npo: " Emilio è il più bra,·n gim·ane del battaglione e si fa molco onon· . . . Manara e lutti gli \'ogliono u n bene dell'anima ed io 5ono fiero e felice quando 1ni domandano se è mio fratdlo. Egli mi fa da pap:1 cd i suoi cons ig li, poco o tanto. mi giovano sempre;). 1<>111:111li._., ;;.


come in articulo mortis nclJa chiesa di San Bartolomeo la mattina del 18 m arzo 1848, avevano disseppellito le arm i conservate nel giardino di casa Morosini, erano accorsi sulJe barricate, distinguendosi per il loro valon: durante le Cinque Giornate, ed erano stati i primi ad inseguire gli Austriaci in fuga . Poi avevano combattuto, come ufficiali del I battaglione dei Bersaglieri lombardi comandato dal Manara, a Castelnuovo, Lazise, Monte Suello, Gavardo, fino alla conclusione dell'armistizio Salasco dopo la sconfitta di Custoza. Avev;mo allora rifiutato di smobilitarsi e di rifugiarsi in Svizzera, dove molti combattenti lombardi s'erano già portati come esuli, ed erano rimasti nella zona vercellese, a Trino ed a Casale, come ufficiali delle truppe aus.iliarie dell'esercito piemontese, ad approfondire la loro _istruzione militare, per essere pronti a partecipare alla nuova cam pagna. F allita poi la seconda guerra di indipendenza con la sconfitta di Novara, Manara ed i suoi compagni non avevano voluto deporre le armi ed erano accorsi alla difesa della Repubblica Romana. Da RoM a più che d:.illc parole alLrui , le non comnni virtù del giovanissimo çroc ~i rilt:vano :uu:ht: dalle letten: che egli stesso inviò, d urame la g ucrrJ , :11 gcn rto n, alle sorelle, agli amici; lettere che esprimono tutto il suo affetto devoto per il padre e la madre, il suo attacc:uncnco alb famig li:i e quel mistico ro111 :111 ticismo proprio del tempo, nel quale b rdig ione dell a Patria si rnn sidera va inLimamente legata a quella d i Dio . Calmo, riservato, precocemente scrio anche tra le crnhcranti giovinezze dei suoi compagni di arme, il 30 dicembre Ifl46 egl i aveva partecipato a i fu neral i, coi quali, nonostante le proihizioni austriache, si , ollcro rendere in Mi lano estreme onoranze a Federico C onfalonieri ed era stato uno degli studenti più attivi ncll 'inv iLare la folla a riunirsi intorno a lla salma del patriota e nell 'indurre i Milanesi a disertare. in segno di luuo, il teatro <lclb Scala . D opo :ivcn: g iurnto, nella chiesa di $. Bartolomeo, d i offrire la g iova ne ,·ita alla Patria ed aver chiesto al sacerdote l'assoluz ione come irr (< articulo mortis ». il Morosini servì nobilmente l'Italia per 15 mesi: vale a dire dal 1~ marzo 1848 alla sua morte. D a ogni luugu, in <.1ual , iasi situazione, vivendo l"uno o l'altro episodio della c:.impagna del 1848. di <.Juclla hreve e tragica dd 1849 e della dif.c:sa di Roma, egli nelle ~uc lettere ('sa ltò ogn i nostr:i vill oria, si dolse di ogni sconfitta e dedicò sempre parte cld suo tempo alla preg hiera. A proposito del combattimento del 3 g iug no, nel quale cadde Enriw Da ndolo, scrisse al <lottc>r Angelo Fava: <e quanto a mc, nella mi5c hia, pensavo a voi e a Dio; lo pregavo che salvas~c i miei amici e conscn ·assr a nche mc ai m ià cari i, . Ma il Signore, da lui così ferv ida mente invocato, volle pochi g iorni dopo chiamarlo a Sè c. mortalmente ferito, mentre ormai la resistenza della Rcpuh hlica Romana appariva disperata, egli Iu curato con commossa premu ra. ma


ma parteciparono alle spedizioni contro i Borbonici ed agli scontri di Palestrina e di Velletri e si distinsero per ardimento, al fianco di Garibaldi, nello snervante assedio da parte del Corpo di spedizione francese. Narrò b loro Storia per il primo lo stesso Emilio Dandolo nel 1849, in un volume divenuto rarissimo anche nella ri stampa fattane nel 1860. Dopo di lui altri portarono a tale Storia a ltri document i (1).

Legione Sette Colli. Secondo il Ccs:1ri, si fo rmò nel r848 a Roma una Legione detta dei Sette Colli , pcrclll' co~tituita dalle Slluadre dei diversi rioni della città. La squadra del t '' rione (Monti) era com andata dal Tagliabò, b 2 " (Tn:vi) dal Pro, pcri, b f (Colo nna) dal Romigioli, la 4" (Campo Marzio) dallo Squ:1rza, l:t ' i'° (Ponte) dal Rebcggiani, la 6' (Parioli) dal Factti , Li 7" (Regola) d:il L:1z1.ari ni, (Santo E ustac hio) <lai Sirtori. La 1_:( e 14' (Tr:1,lc\·t:rc l. Hnr_!!o) dal Daucci e dal Giu-

nr-

punroppo inulil11u.:nlc:, ,h 1111 uhicialc 111n liu, l ra n,cH:, il dottor Pujade, ;\l <.JUale il Morosini d imo,trò, :1 11c bc 11c,d i c,t1<.: 111i llllit11c 11Li . l"lllU la bontà del , uo animo, offrcndo~lisi (omt· fr at:.:llo. ( 1 ) \ 'edi E:.i11.w' DAxDoLo: « I Volo nr;1ri e I Bcr,aglieri lom.bardi " , Torino. 1849; .. G. C:1passo, Dandolo, Morosini. :\-tanara cd il I battaglione dì Bcrs:ig lieri lornh,1rdi nel 1X48 - 49 ;J , :.\1ilano. 1<J14 . Fra le pubblicaz ion i recenti si \·ed:1110: F . E11co1.1: " Lcltt;rc di Luciano M a na ra a Fannj Bonacìna Spini ,. ( H)39); A. C.wA 'I.ZA 'il - Su.:nER! " C a rmelita 1\-fanara J1dl ' ltalia eroica dcll'unit;Ì ,. ( 1937); E. V 1.\~Al'<A " Lnri:ino M:rnara. e.c.:c. ,, ( ' 93.)). TI vnl11me dell'Ercole è di importan:1:1 fon damentale ;tnc hc per la bibliog ralìa del 1848 · 4'). T lavori di G . V isconti . Vcnosta , dì L. Torcili. di R. Pictrallloni. di N. C:1mpo licti ccc. , ontcngon u m olle noliz it mili ai f,ni di uno studio sull 'argomento; ma furono tutti utili zzati nd \'olun1t· dcll 'Ercok, c he ricostruì la stori:1 dd l.i;11Lag lionc at tra\·crso kncrc dd M:uia"ra dal 7 aprile 1841:ì al 26 giu g no I849 a Fannj o Fr:in cesca Uo nacin:i. moglie. d al 1843, del Conte (;iulio S pini, d1c faceva parte (Id n:nacolo di g iov:rn i d1<' dal 184u si raccoglit:,·a no intorno a Cesare Correnti . La preparaz io ne della rivoluz ione delle C in<1ue Giornate maturò, non solo nei segreti conn:gni del Correnti, del Res1dl i, del Dc Luigi, del , .Borromeo ccc .. ma anche attraverso il fasc ino c he emanava dalle patriote. come la Spini, la Mana ra , le Moros i111, le d'Adda, la Bolog nini . LitÌ:a ecc. Il carteggio di Carmelita Manara col marito e i Dandolo. ed ito da A ida Cavazzani Scnticn, completa quello dei Dandolo e del Morosin i; nonc hè quello del ~tanara con la S pi n i cdirn d all'E.rcolc


stiniani. Nei documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Roma mancano le indicazioni degli altri rio ni. L'anno dopo di tutta la Legione si formò un solo reparto di orca 200 uomini, tutti del popolo, che prese parte alla difesa di Roma.

La difes,1 dd " Fasce/lo ;•.

Legione universitaria. Venne costituita in Roma nel 1849 dagli studenti universitan, 1 lJUali formarono due battag lioni di r50 studenti ciascuno. Essa ebbe a comandante il colonnello Amigo, che g ià nel r848 aveva organizzato alcuni Corpi franchi nel Veneto. La Legione combattè con mo lto v:.tlore ,illa difesa di Roma, al comando del maggiore Roselli .

Oltre ai Corpi di Volontari italiani g ià ricordati , parteciparono alla difesa della Repubblica Romana , come a quella di Venezia , alcuni Corpi stranieri, dei qu ali reputiamo doveroso dare l}Ualche noti zia.


La Legione franco-italiana. Previ accordi fra i Governi di Roma, di Firenze e di Parigi, doveva formarsi in Francia. nel 1848, una Legio ne costituita da Volon-

l:11ria, r>andulo

tari francesi cd it ali ani, che avrebbero dovuto impegnarsi a prestar servizio per almeno due anni. I Volontari dovevano riunirsi a Marsiglia, per sb:irca re a Civit;1vecchia ed :iccorrcrc alla difesa di Rom a. La Legione doveva essere comandata dal D c Stré. li Governo francese non aveva o pposto ostacoli alla forma2.ionc della Legione, alla quale si era no gi;ì inscritti 450 Volontari ; ma ,


.3 6)

una volta deciso l'intervento fra11cest" a favore del Pontefice e l'invio delle truppe al <.Xim:mdo dell'Oudinor a Civitavecchia, contro la Repubblica Romana, fu necessario ordinare lo scioglimento della Legiùne. Di questa soltanto alcuni Volontari isolati poterono passare il confine e raggiungere il Piemonte e 1._1uindi Roma , dove un centinaio

Emilio Dandolo.

appena degli stessi Volontari, al comando del capitano Dobrowolski e poi del capitano Gérard, partecipò valorosamente alla difesa della Repubblica. Dal nome dell'ultimo comandante la Legione franco italiana venne chiamata •< Legione Gérard •>.

La Legione straniera. Alcuni Volontari stranieri costituirono un Corpo irregolare chiamato « Legione straniera )) ' col quale presero parte, nel 1849, alla difesa di Roma.


Volontari di altre nazioni parteciparono anche alla costituzione

della Legione Antonini, della Legione africana, di quella dalmatoistriana e della colonna Vicari-Simonetta, Corpi tutti dei quali abbiamo già parlato. ·

La Legione polacca. Nei primi giorni dì maggio del 1848 il Leo nowicz scrisse da Na ncy al Governo provvisorio della Lombardia, proponendo la costituzione di un Corpo di Volontari polacchi e la stessa proposta fece, pochi giorn i dopo, co n miglior fortuna. il poeta po lacco Adamo Mischicwicz . 1nfa11i nd giugno si costitul a Milano, nella caserma di San G erolamo. un Deposito per la costituzione della Lc~ione polacca, c lw avrebbe dovuto avere la forza di 6oo uomini. Dopo aver supcratu non poche diflìcolù per l'uniforme, che i Volontari non volevano di color vcrde, simile a quello delle unifo rmi dei loro nemici russi, e per la bandiera della Legione, che il Governo pronisorio voleva dei colori italiani. si costituì la prima compagnia ,Idi.i Lcgi0tic al (Onundo del u,k,nn..,llu Ni~ùl.1 Kamicnski; (.ùrnpag nia che andò a far parte delle for ze affidate al generale: Durando. La compagnia combattè valorosamente ;1 Gavardo, dove lo stesso Kamicnski venne mortalmente ferito. Presso il Deposito di Milano si stava eo~tituendo la seconda compagnia della Legione, quando il colonnello Siodolkowiez riunl i Volontari già. pronti, per p~oteggere a Rho la ritirata delle truppe lombarde, ed anclc'i a formare a Novara una com pagnia di Bersaglieri polacchi. Nel gennaio del 1849, arruolando disertori slavi dell'esercito austriaco e Volontari polacchi, si costituì in Alessandria un 'altra Legione polacca di 725 Volontari. Tale Legione. con Decreto del 22 gennaio. venne riconosciuta come facente pane dell'esercito sardo. I Vulontari, tutti di età inferiore ai 36 anni , doVt:vano impegnarsi a prestar servizio per tutta la durata della g uerra. Della legione, i cui ufficiali superiori erano tutti polacchi, fecero parte anche Volontari italiani della Lombardia e del Veneto. Il Governo sardo offrì la Legione polacca a yuello di Venezia, d ove il M:inin l'avrebbe voluta; ma la battaglia di Novara pose fin.e alle trattative e la Legione polacca, dietro invito d el Mazz ini , si recò a Roma, dove venne coinpresa fra i Corpi <lestinati alla di fesa della Repubblic-a.


Con la forza di 200 uomini, la Legione, la cui bandiera aveva i colori polacchi con un nastro tricolare italiano, fece parte della Divisione Mezzacapo e combattè con molto valore, •< ritenendo massimo onore aver difeso la ]ibertà di Roma n e rifiutando ogni ricompensa individuale.

Goffredo Mameli.

La Legione si sciolse immediatamente dopo la caduta della Repubblica. Quando a comandare le forze militari di Roma fu preposto il colonnello Pietro Roselli, promovcndolo :il grado di generale di Divisione, Ga.riba.ldi aveva il grado di tenente colonnello; ma ben presto venne anch'egli nominato generale. · li 16 maggio il Roselli, con 9000 uomini, marciò contro i Borbonici apparsi sui colli albani e Garibaldi fu incaricato di attaccare il nemico sul fianco e di aggirarlo; ma, giunto nei pressi di Velletri, egli trovò i Borbonici in ritirata e li attaccò, avvertendo il Roselli perchè gli mandasse rinforzi. Bencl1è questi tardassero, i Volontari


costrin~cro i Borbonici a rifugiarsi nell'abitato di Velletri e quindi a ritirarsi durante la notte. Garibaldi, che avrebbe voluto inseguirli e catturarli, ne fu distolto dal Rosdli. Ri entrato a Roma e comprendendo la necessità di un Governo pit1 forte. Garibaldi scrisse al Mazzini: « Giacchè ,ni chiedete ciò che io voglit), ve lo dirò: qui io non posso esistere, per il bene della Renubblica, che in due modi, o Dittatore illimitatissimo, o milite semplice. Scegliete >•. La domanda dell'eroe non venne però accolta e Garibaldi continuò a combatter<.: per la difesa di Roma, distinguendosi con i Volo ntari nella difesa di villa Corsini e di villa Pamphili , di Porta San Pancrazio e del Vascello. Nel combattimento del 3 giugno vennero gravemente feriti Goffredo Mameli ( 1), destinato a morire all'ospedale dopo una lunga ag-onia. Ni no Bixi n ed il M;isina. ( 1) ( ;offrnlo Mameli lasciò. ad appena 22 anni , l;i giovane vita nella <lift:,a di Roma. dopo :l\·er subito l'amputazione della g amba sinistra in seguito alla ferita riportata il , giugn" :i Villa Corsini. li Mameli :1veva entusiasmato l':in irno elci difensori ddb Rc:pubblica R omana col canto sgorgato dal suo ,:non: nd , cttc mbrc <lcl 1847; cauto c he. cumt poi scrisse il Carducci, "doveva ben pre,tu c,sere l'inno d'l::.ilia, l' inno dell'unione e del l'indipendenza, per tutte le terre e su tut.ti i campi di battaglia del 1848 e del r849 » e che ;iccom p:ign,'., puì, nd Hìf'), k nostre 1:.-uppc ,·crso i sicuri confini assegnati all'ha lia eia Dio: Fratelli J'J talia , l'Italia s',\ desta ,

Il 6 luglio 1849, tre giorni dopo b caduta della Rc::pubblica Romana, mentre gli altri patrioti si avviavano all'e~ilio, Goffredo Mameli morin, ripetendo nei ~uoi ult.imi momwti il .~uo annunzio del risveglio della Patri:i, dopo aver detto :ill'amico Bix io che, anch'egli icrito. gli raccomancb va il riposo. <( quando ptriscc il nostro Paese. noi non possiamo avere altro letto cht'. quello ddb 1nortc .11 .

Fdi -- che, '.;c1,;11:1cc entusiasta del ,vbzzi ni. :::ra stato, seco ndo il Carducci. come il S. Giovanni della « G io\'anc Italia,, cd :l\'eva g ià partecipato, coi Vo: lont:iri Jd T urrc \ e dd Longoni , 3Jb c1mpagna del 1848 - - ricevette d al Triun ,irato, prima di 1.norirc, jl hrcvcuo della 11omina a C:ipitan o dello Stato Mag g iore n·puhhl i,ano ; hrcvctro che, per m odestia. aveva prima ritìutato. Di Goffredo Mameli , pochi mesi dopo la sua morte, scrisse lo stesso Maz·Lini : " egli au.:oppim·:i i due estrem i, sì rari a trovarsi uniti, che Byron prediligeva: dolccua 1..1uasi fonciullcsca nl encrgì;1 Ji Icone. da rivelarsi. e la rivelò, nelle circo,1all'1c <uprcmc . Come il fiore:: ddla 1io11idc. egli sbocciò ndb notte. fiorì pallido, tp.1asi a indizio di corta \ it:1. sulralba e non vide il sole del 111criggio d' It alia " ·


La se ra del 10 giugno Garibaldi tentò una sortita, uscendo da Roma da Porta Cavalleggeri, per attal.'.care sul fianco la posizione di villa Pamphili; ma il te ntativo non riuscì. Il u g iugno Garibaldi scrisse ad Anita la lettera che riassume iutta la sua fede nella vittoria. ,, Noi combattiamo wl Gianico lo e (.1ucsto popolo è degno della p:1ssata g randezza . Qui si vive, si muore, si sopportano le amputa-

Bandiaa offerta in R r;ma a Garibaldi dopo la r1ittorio di llcllct, i

zio111 al g rido di Viva la Repubblica! Un'ora della nostra vita m R::ma, v;rle un secolo di vita 1,. Nella notte sul 2 1 giugno i Fr:1ncesi tentarono invano di occu pare la casa Giacom ctti; ma la loro Arti~lieria riuscì ad aprire tn: hrecce nelle mura di Roma, presso la Porta San Panc r~1z io, cd i dife nsori furono sopraffatti. Per consiglio di Garibaldi, furono allora sistemat e a difesa nuo ,·e posizio n i a casa Savordli cd a villa Spada ; m e ntre il Vascello, orm ai ridotto ad un mucchio di macerie, difeso st ren u am en te dal Medici. resisteva ancora. Le a rtiglierie nemiche bombardava no la città ; ma Garibaldi a ;ntinuò a difendere R o ma. c he il 30 i{iu ~no venne nuo vamc nt~

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attaccata dai Francesi. La difrsa compì prodigi di valore e villa Spada ed il Vascello vennero ro ntc~i al nemico con una lotta disperata, nella quale furon o mortalmente feriti Luciano Manara ed Emilio Moro~in~.


li Bclkydier, ne11a sua '< Histoire dc la révolution dc Romc ,., ricorda in proposito: •<Tre ufficiali lombardi, seguiti da una vivandiera e senza più soldati, non possono rassegnarsi a fuggire; col ~igaro in bocca e la spada nel pugno, essi si precipitano contro i nostri Granatieri e trovano nelle loro file una morte gloriosa. Un capitaw) romano, circondato da ogni parte, nero di polvere, col braccio al

Gli ttltim; momenti di Anita Garib,ddi.

collo e la fronte bendata <la un fazzoletto insanguinato, combatte ancora cun un ginocchio a terra: 11011 soltanto egli rifiuta di aver salva la vita: ma insulta la genero5ità dt:i nostri soldati e muore gridando: Viva l'Italia! » .

Stipulata una tregua per seppellire i morti, Garibaldi che, pochi giorni prima era stato raggiunto a Roma dalla sua Anita. insist<:ll c presso il Tr.iunvirato perchè la città venisse abbandonata senza st ipulare alcun armistizio, per continuare la gue rra nelle provi11cic; 111 :1


37 2

la sua proposta non vc11nc accolta ed il Municipio 1111ziò con l'Oudi not le trattative ptr la pace. Il 3 luglio i Francesi entrarono in Roma. li g iorno prima i superstiti , comprni i feriti. si adunarono m piazza San Pietro, dovt --- com<.: narra il Lumbroso - · ve nnero ragg iunti d :1 Garibaldi, il quale così parl<ì ai suoi Volontari.

A11gcfo /fr11m·tt i detto <':icem acchin .

io e~co da Ro ma. Chi vuole continuare la guerra cont ro lo straniero. venga con mc! Non gli oHro nè paga . n è 'lJUarticri , nè o nur i : off ro farne . sete, marce fo rzate, battag lie e morte. Chi ;ima b patria mì segua' ... •( [o porto tre cicatrici cli palla su questo mio corpo, che mi co~ti ruiscono propugnatore della Libcrt;1 roman;1 ... Quando i miei tìglì cercheranno sul m io cadavere l]lH.:stc cicatrici per sah·arlc dalla putredine, ovllllL!uc si trovi lo spirito mio animatore, egli d :1rà un segno di orgoglioso tripudio )>. L, st: ra stessa, sull'imbrunire, l'E roe uscì da porta San Giovanni e prese Li via Ti burtina alla testa di circa ~ooo uomini: gli avanzi •< Soldati.


373 della Legione italiana, della Leg ione polacca e del battaglione Medici; 400 dragoni regolari: i pochi lancieri del Masina superstiti e qualche giovane degli altri reparti. L'Artiglieria era costituita eia un solo cannone. Al fianco di Garibaldi cavalcava Anita in abito maschile. Li seguiva Ciceruacchio, che faceva da g uida, col figlio giovinetto, ed il frate Ugo Bassi. che portava la croce sulla camicia rossa.

U on Giova1111i Vc,ùù .

Tre valorosi superstttl dell'assedio, Marchetti, Cenni e lo svizzero Hofstetter costituivano .lo Stato Mag~iore di Garibaldi. Per Orvieto, Montepulciano c per la val di Chiana, la colonna dei Volontari giunse Arezzn, dove l)otè ricevere soltanto i necessari rifornimenti di viveri ; mentre le truppe austriache ava nzavano dall'Umbria e dalla Romagna. Raggi unta l'alta valle :ie1 Tevere, Garibaldi passò l'Appennino e giunse a Rimini , sperando di potersi imbarcare per Venezia, per ac correre in aiuto degli eroici difensori di quella Repubblica ; ma, minacciato da ogni parte ed in pericolo di venire accerchiato, dovette cercare rifugio nella Repulihlica di San Marino e rivolse ai suoi Volontari il ~uo ultimo ordine del ~iorno. che diceva:

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374 <( Soldati! Noi siamo sulla terra di rifugio e dobbiamo il miglior contegno possibile ai generosi ospiti. In tal modo avremo meritato b considerazione dovuta alla disgrazia perseguita. Militi, io vi sciolgo dall'impegno di accompagnarmi, tornate alle vostre case, ma ricordatevi che Italia non deve rimanere nel servaggio e nella menzogna ». Poi , siccome le condizioni imposte dagli Austriaci perchè egli cd i suoi Volontari abbandonassero San Marino gli ~embrarono inacce11abili, scguìtù dai più fedeli, raggiunse Cesenatico, dove l'Eroe con Anit:i ed i ~upcrstiti s'imbarcarono su Lredi ci barconi eia pesca diretti a Venezia, subito in seguiti da qu;Htro navi della Marina austriaca , che cost rinsero Garibaldi a sbarcare nuovamente presso Magnavacca, dopo a,·erT perduti alcuni dei ~uoi , caduti in balìa deg-Ii Austri:ici, i (!Uali , pochi g iorni dopo, potero no prendere prigionieri anche Ugo Bassi, Ciceru:icc hio, un figi io di quest' ultimo, appena tredicenne, ed ~, lrri Garibaldini. Con l' Eroe: non erano rimasti, o rmai , che Anita, esausta e morente, ed il capitano Culiolo t:, dopo a\'crc pericolosamente vagato fra le paludi, e~si poterono raggi ungere, fra insidie e pericoli d'ogni ,urt.1, Li 1~,ltor i.1 Guiccioli alle Man.Jrio k, dovi.: Anita spirò k , le hract:ia dell'Eroe, il quale, bcnchè annientato dalla perdita della dilc:rra compagna, dovette proseguire.: la sua tuia. Efficacemente soccorn, da don Giovanni Verità, Garibal,li potè raggiungere successivamente Prato , la Maremma, l'isola d'Elba e finalmente la Lig uria, da dove si r ecò a Tunisi e quindi ancora. accolto dappertutto come un ospite poco gradito, aila Maddalena, a Tangeri ed in Inghilterra, da dove il 27 giugno r850 potè imbarcarsi per l'America . L ' Eroe rimase in America fino al 1854, vi vendo alla meglio, al comando di {!ualchc brigantino o dc<licanclosi al commercio, per tornare in Italia, come capitano marittimo, nel 1856 e per assumere , come vedremo, nel 1859, dopo due colloqui col Carnur ed un altro con Vittorio Emanuele Il, il coma ndo dei ,, Cacciatori delle Alpi ,, , co n il grado di maggior generale.

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IX.

LA SPEDIZIONE DI SAPRI. I VOLONTARI PER LA GUERRA DEL 1859 Nel volume III di quest'opt:ra abbiamo ricordato le condizioni dell' Italia dopo l'insuccesso della prima guerra per l'indipendenza e r.li avvenimenti verificatisi durante il decennio di raccoglimento. Decennio, nel quale, mentre il Cavour, con la sua politica, ravvivava le speranze degli Italiani intorno alla dinastia sabauda, Giuseppe Mazzini continuava nella propaganda dell'ideale naz ionale e preparava moti cd .insurrezioni che, anche se non raggiunsero gli scopi , continuarono a tenere desta ridea dell'indipendenza e dcll\mùà naz ionale. Nello stc:sso III volume aLhian1<..• già ricordato anche la spc:<lizionc in Crimea, il Congresso di Parigi e l'azione svolta dal Cavour per preparare l'esercito piemontese alla guerra del 1859 e per assicurare al Piemonte l'intervento dell'esercito di NaJx>leonc III. Nel pr::scnte volume, dedicato ai Volontari, ci basterà per conseguenza accennare, prima ancora che alle gesta elci Cacciatori dell e Alpi, al tentativo fatto nel 1857 dai patrioti guidati da Carlo Pisacane, per determinare l'insurrezione del Reame di Napoli. Cado Pisacane fu uno dei più noti di.tensori della Repubblica Romana del 1849, Repubblica, presm la quale egli rivestì la carica di Capo di Stato Maggiore dell'esercito. Nel 1857 -- come scrisse il co.l onnello A ngelo R avclli (1) Carlo Pisacane aveva trentanove anni cd era stato tenente del Genio nell'esercito borbonico, sottotenente nella Legione straniera francese, capitano nel 1848 nell'esercito regolare del Piemonte e Capo di Stato Maggiore dell'esercito di Roma, nell 'eroica difesa del 1849. Ingegnere, ( 1) Cfr. R ,WEI.l.1: « Brevi note sulla ~pc:dizione Ji Sapri » , in Jfolleuino dell'U fficio Sterico <ldlo Stato Maggiore dcll'EstTci10, anno TV , n. 2 (1° m:irzo 1929). Cfr. anche : B1L1orr1 : " La spedizione di Sa!)rÌ ": D i; MoNT1:,: " C ronaca <ld Comitato segreto d i N apo li "·


;i vcva pn:su parte :dia costruzione dd la ferrovia Napoli - Casert~i e di lludla Mondovì - Ceva, cd aveva diretto lavori di edilizia in Oristano. Scrilton:, aveva collaborato al!' ,, Italia del Popolo >,, che si stampava a Losanna; aveva pubblicato « La guerra combattuta in Itali a negli :111ni 1848 e 1849 ,, cd in Genova attendeva ai Saggi storici politico -

lJgo B,1,si.

militari sull ' Italia, rimasti incompiuti: ma dc:~ni di panicolarc considerazione per ekgam.a di stile c-d originaliià di concezione. ,, S0ld1to e l1_llindi uomo d'a z io ne, \t udimo; ma non pedante, energico, ma nel tempo stesso dolce e m odesto, Carlo Pi sacane si era presentato al Mazzini ndlc giornare di Rom a del 1849 e, dopo un ·ora di colloquio, il grande agitatore ne a,c:va ri conosciuto k qualità. tanto da proporlo come membro della Commissione dei Cinqi.ie nel m arzo di quell 'anno e, poco più tardi. com e Capo di Stato Maggiore dell'e~ercito. ,, Alla caduta della Repubblica, com e yuasi tutti g li ufficiali della difesa, egli pre~entò k proprie dim issioni e riprese la via del -


377 l'esi lio, dirigendosi a Losanna, 4uindi a Londra e Jìnalmente ritornando a Genova, dove ven ne· pre parata la spedizione di Sapri ,,. La speranza del successo animava il Pi sacane ed, a dire il vero. second_o il Ravelli, il Comitato Centrale di Napoli, presieduto dal Fanelli e, dopo l'attentato di Agesilao Milano, da Nicola Fabrizi, aveva già svolto un'efficace propaganda fra le truppe; mentre, per quanto riguarda le provincie, la preparazione aveva assunto un carattere più vasto cd organico. Erano stati. discussi diversi progetti, fra i <-Juali ·uno, proposto dal Mazzini, per uno sbarco a Livo rno; ma, impaziente di agire, il Pi sacane aveva scelto quello che prometteva risultati più ra pidi. Il piano era stato approvato dal Mazzin i, che lo aveva definito '< un'operazione concreta e pratica » e che avrebbe voluto inquadrarne l'esecuz ione nel più ampio m ovimento insurrezionale c he era necessario a destare la penisola. Tuttavia, non ostante le consultazioni tra il Mazzini, il Pisacane ed il Comitato napoletano, l'impresa, per la (1uale mancavano i mezzi necessari e le armi indispensabili , non poteva dirsi del tutto p rep arata e, se il Pi sacane non fosse stato tanto impaziente, sarebbe stato opportuno il procrasti narne l'esecuzione.

li 25 gi ug nn egli s'imbam\ insieme a GiMa nni N icotera, Giovanni Falcone e ad altri venti cong iurati , tutti come semplici passeggeri , sul piroscafo Cagliari; ma, appena la nave: si allontanò di qualche miglio dalla costa, affrontati con le armi in pug no il capitano ed i marinai , assunse il com a ndo del piroscafo. Due g iorni dopo il Cagliari, che batteva bandier;1 piemontese. gettava l'àncora presso l'isola di Ponza, sede di un penitenz iario. Carlo Pisacan e cd i suoi compag ni sbarcaro no, disarma rono il presidio e, ottenute con la forza le chiavi delle prig ioni, liberarono i detenuti e, con 322 di essi, ripn:~e ro il ma re, navigando verso S:ipri. dove, a malg rado della vigilanza delle navi borboniche lungo la costa, riuscirono a sbarcare nella nottt: sul 29 giug no. Intanto il Comando militare di Ponza, non appena riavutosi dalla sorpresa, aveva telegrafato a Sakrno e, m c11tre le fregate Tancredi ed Ettore Fieramosca e più ta rdi il piroscafo V eloce trasportavano l'n '' reggimento Cacciatori da Mola di Gaeta verso la costa del Cilento, dove sembrava probabiìe lo sbarco del Pisacane, l'intendente Aiossa, considerando l'even tualità di uno sbarco ;1 Sap ri , aveva tele-


grafato al sotto-intendente di Sala, raccomandandogli di mobili•.arc tutte k forze di Gendarmeria cd assicurandolo che al minimo cenno g li avrebbe spedito nuovi rinforzi. Altri avvisi - · narra il Ravclli -· erano corsi a Napoli, a Gaeta, a Scialandro, a Potenza; mentre nel distretto di Sala si radunavano le forze regie, compresi gli Urb.ini, e 6 compagnie Cacciatori, precedute dai Gend.1rmi a cavallo, muo vevano verso Sapri. L 'accoglienza :i Carlo Pi sacane da part e delle popolazioni, se non ostile, era stata indifferente e, mentre gli aiuti che egli attendeva non g iungeva no, g li abitanti, non solo non dimostravano un entusiasmo eccessivo: m a cunsig li avano la spedizione ad allontanarsi. Secondo il Ra velli , ,, no n vi fu che un messaggio delle genti di Lagonegro, che invitarono Li spedizione a recarsi colà; ma i Capi a vevano deciso dì prcs::g uir_c per Pad ula e da lì per Sa lerno , oppure di sbocca re nella Basilicata, che si d il'.cva pronta ad insorgere. (, Yla, ment re i rivoluzionari g iungc \·arn, i n Padula, il sotto-intendente di Sala, radunata tutta la G uardia urbana e la Gendarmeria e formati due dist;iccamcnti, inviav;1 il primo st1lk alture sovrastanti l"abitaw: m entre l'altro proseguiva lungo la rot:1hik per portarsi sul Pie~co. di fro nte :ii rivoltosi. " La 1nattìna del 1" luglio µa ~sò rclati \'amrntc cal ma. Ad una d istanza di ci rca un chilometro gii uni dag li a ltri , en trambi g li avver~an attend eva no r inforzi : ma alle o re ro. ~i u nta notizia dcll'arri rn dei Cacciatori, g li ;1vamposti borbonici aprir~no il fuoco , al quale gli insorti risposero immediatamente e, d opo d ue ore di lotta, i Borhcnici si impossessarono delle allurc. Vi sta impossibile ogni resistenza, la spediz ione si sbandò nell' abitato; m entre solo un centinaio di in~orti seguì Pisacane e gli altri Capi, in un est remo e disperato tentativo di penetrare nel Cilento ,, . Gli sbandati furono fatti segno ad un a caccia feroce: alcuni di essi si barricarono nelle case, ve nd endo cara b Yita; altri si difesero con le armi bianche; un gruppo di trentacinque uomini, incalzato d ai Borbonici in un vicolo, nei pressi della casa Santomauro, vi trovò 1a morte e molti , ~cttate le armi, si arrc~ero ai Borbonici. ,, I fuggiasc hi att.ravcrsavano intanto il V allo e si dirigtvano alla Pianella, dove speravano d i trovare minori ostilità; ma la presenza d eg li U rbani li indusse a \'olgerc verso Sanza. Al mattino del 2 lug lio essi gi ungeva no, infatti, su di una piccola altura sovrastante al Valione dei di avoli, a poca d istanz a dal co n vento di San F rancese<; di Sanza: ma un g ruppo di di eci Urbani, avvistatili, ese~uì contro di


379 essi una s::arica e subito dopo tutte le campane <lei paese suonarono a stormo per raccogliere gente. [n pochi minuti la ptazza fu pi ena e corse voce che una masnada di forestieri era venuta a diffondere il colera, per darne poi colpa al Governo del Re ; mentre altri dicevano trattarsi di malfattori carichi di danaro. In breve la spedizione si sbandò nuovamente e, m entre intorno al Pi sacane non r1masero che

La f urìlazio11c di Ugo /;,1s;i.

ventisette audaci, una massa di popolani armati di randelli, falci, archibugi e perfino di tridenti e di spiedi , mosse contro il manipolo. << Carlo Pisacane con uno sguardo aveva ordinato ai suoi di non far uso deile armi e quindi. con le braccia conserte. muoveva verso quella turba, pronundando la parola : Fratelli . .. , quando una archibugiata lo colpiva al fianco sinistro. Allora egli comprese l'impossibilità della res.istcnza ed, estratta la rivoltella, si sparò un colpo al mento e cadde bocchcgg_iando ; mentre, accanto a lui, Giovan Batti sta Falconi ripeteva il gesto disperato, spirando c!uasi nello stesso istante». Con la successiva condanna a morte dei superstiti di Sapri condanna commutata poi in 30 anni di carcere _: si concluse questo nuovo, doloroso episodio che, aumentando il numero dei martiri italiani, doveva, ~econdo il Mazz ini , affrettare l'ora rnspirata della redenzione.


Volontari nella seconda guerra per l'indipendenza italiana. La seconda guerra per l'indipendenza nazionale venne preannunziata, aJrinizio del r859, dalle note parole di Napoleone TII all' ambasciatore austriaco Von Hi.ibner e dal di scorso di Vittorio Emanuele II al Pari.amento subalpino. Nel gennaio del 1858 l'attentato di Felice Orsini contro l'Imperato re Napoleone Ili (1) aveva messo in pericolo il risultato delle trattative fra il Regno Sardo e b. Francia ed iJ Gabinetto di Parigi a,,eva ri volto a lluello di Torino una nota , deplorando la libertà concessa da l Go,·erno Sardo alla stampa ed agli emigrati politici. Vittorio Em:mudc aveva allo ra inviato a Napoleone IIf una nobi]e ktter;1, alla quale erano seguite le dichiar:1zioni del Cavour al Ministro degli Esteri francese. Il Re aveva scritto all'Imperatore: ,. Io non ho mai sofferto vinlenza cb alcuno; senza macchi:i, ho sempre ~cguito la strada ( 1) :\at<, nl LJuc ato in Roma1:11 a , dnpo :ì\·n te ntato, a ,oli dodici anni. di r;1\'l.'iuntie re i Francc,i :l<l An,-ò;i":1. l'<lr~ini 111 ,o<ln·lt<i ;i b<,i:Ht' Tm,,la per un r.;,:;icid;~, for se colt1oso, d a lui comnimo a r6 an ni ed a cingere il saio .1 Forl ì; ma :1blia ndonf, ben prc m, il Cun\T ll tn per recarsi a Hol~g na, dove, inscrittos1 :dia ,, GirJ\·;rne Italia " · parre(ipò alle c·ospira,.ioni <·d ai tent:niv i i11sur re, ion:1Ì i di (Jll\';!li ,111ni fonullo<i. Arr~,1:110 nel 11S44 e dùu so prima n elle prigiuni d i San Leo e poi in 4uclle di Roma , (;l i ,·i.:n nc wndan nato dal!e autorità pw1tiiÌèÌc all'crg,htolo . Liberato però l'annu dopo, egli SI recò in Tosun;i , d <1\c torrn\ .1 co,fJir::ire cd :, pro1m10,-erc insurrezioni. li no a quando nGn ,·cnnt· c:spu lso dal G randucato . Dc,idcroso di partecipare alla ,1:unra contro l',\usrria. :iccorsc, corne ..::1)'Ìt:mo aiut;imc maggiore nel b:m:1,:lionc d i Liùo Zambcccari. :ill;i difesa Jj V::nezi:i. T ornato poi a 8 oma, venne detto Deputato al Parlamento della Repubblic a Romana. sposò A, sunti11;1 L;iurenzi e venne m andato dal 1vbzzini. come C ommissario ci\·ilc ,. m ilitare . pri111a ad :\ncona e !>oi in pro1·inci;1 di As:-oli. C a<lula la Repubblica !{oman a. l'Or,ini r;1ggiun,c ,uc.::cssi\'am cntc: nd 1849 G<'no\'a, nd 1850 Nizza , dm e conobbe cd a;,;ò Enima H erwcgh, nel 1853 Londra , Milano e la S\·izzcr;i, nc:I 1854 Vienn a e la Transilvania , dove venne n1101·amentc arrestato cd inviato a .\1am1,,·a. Fuggito miracolos~mcmc dall;i prigione. tornò in Svizz~ra e pui 11uo,·;nne nte a Londra . J;i dove, recatosi irnprO\'\' Ìsam c:m c ;i Parigi ;1Jl: inì ~io del 1858. attentò alla \'Ìta di Sapolcont' lii e ,·enne condannato a morte. Fu giustizia to il 13 marzo 1858, dopo avere indirizzato allo ste"o Napoleone Ili una nobiliss:ma lettera per raccomancl:irg li l'indipendenza italiana. Il sno ultimo grido sul i:atibnio fu: " Vi"a l'Italia ' Vin ];i Francia' ».


dell'onore e <li quest 'onore non <levo conto che a Dio ed al mio popolo; da ottocentocinquant'anni noi portiamo alta la testa. Con tutto questo, non desidero di m eglio che di essere amico dell'Imperatore n . Il Cavour aveva scritto al Ministro degli Esteri francese : " Il Re generoso e leale Vittorio Emanuele II non patteggerà mai col disordine ; ma in nessun caso si lascerà intimidire dalle minacce dei suoi potenti vicini. Certo, se la Francia si avvicina all'Austria, noi ci avvicineremo ali 'Inghilterra o, piuttosto, ci porremo alla test;i della Causa dei popoli oppressi ,, . Le fiere dichiarazioni del Re e del Ministro indussero il Gabinetto di Parigi a ritenere chiuso l'incidente e le trattative per l'al leanza si conclusero il 21 foglio 1858, nel m odo favorevok alla Causa italiana sperato dal Cavour. Rimasta inefficace la proposta russa di un Congresso internazÌt)nale per la pace, declinata l'offerta di mediazion<: da parte dell'Inghilterra ed essendosi .il Cavour rifiutato di disarmare e congedare k milizie volontarie, l'Austria fece precipitare gli avvenimenti (On l'ultimatum del 23 aprile, ultimatum clic rese operante, c:im ::: prevedeva il Cavour, l'alleanza con Napuko ne 111. Questa volta, con l'esercito sardo, scendeva i n camro contro l'Austria quello francese e , nel III volume di t! ucst'opcra, noi abbiamo già esposto lo svolgimento della guerra del 1859; guerra, nella quale fu pronto e validissimo il contributo offerto dai VolonLari; molto più che, per la politica seguita dal Piemonte nel decennio di raccoglimento, molti degli antichi mazziniani si erano uniti nella •< Società nazionale italiana o, il cui programma si riassumeva nella formula « Italia e Vittorio Emanuele». Anche nel 1859, mentre si formarono nuovamente alcuni reparti di Volontari ciel 1848, si costituirono, infatti, in tutta l'Italia Corpi di Volontari, ai quali accorsero molt i <lei superstiti della difesa di Rom a e <li quella di Venezia ed il più importante <lei quali fu senza dubbio quello dei Cacciatori delle Alpi, posto al comando prima del Cialdini e poi di Giuseppe Garibaldi. · Quest'ultimù era ritornato dall'America nel 1854 cd, acquistata parte dell'isola di Caprera, vi aveva costruita una casa per la famiglia e si era dedicato all 'agricoltura. Ma. anche intento a procurare un modesto benessere ai suoi figlioli, egli pensava sempre alle dolorose condizioni della Patria e, nel 1855, d'accordo con Agostino Hertani ,: con altri patrioti, aveva progettaw di liber are i condannati politici


rinchiusi nel carcere borbonico di Santo Stefano: progetto che non venne però attuato. Nel maggio del 1857 Garibaldi, che aveva ricevuto l'invito del partito repubblicano a partecipare a qualche moto popolare, da lui ritenuro ormai inutile, aveva seri tto a Giorgio Pallavicino di aderire

C.1rlo Pi..awne.

andùgli alla Socict:i nazionale. In proposito il Gucrzonì (I), nella

~ua biografia, scrisse giustamente che questa lettera di Garibaldi " sciog lieva in due il vecchio partito repubblicano, non lasciando al Mazzini che il manipolo dei dottrinari; raccoglieva sotto i segni della moturchia gli erranti delle vecchie fazioni municipali ; trascinava sotto le insegnc- della dinastia di Savoia tutta la gioventù operosa e militante d'Italia ; poneva il rnggello al patto di alleanza tra la rivoluzione e la monarchia >).


L'Eroe si era, infatti, convinto che le insurrezioni papolari promosse dal Mazzini erano sterili di risultati e che una guerra di popolo non sarebbe stata nè possibile nè efficace, visto che, contro l'Austria, occorrevano soldati disciplinati ed agguerriti. Con questa convinzione, nell'agosto ciel 1858, Garibaldi ebbe un primo colloquio col Cavour, allora desideroso di promuovere un moto popolare nella provincia di Ferrara contro il Duca di Modena. Gli insorti avrebbero dovuto chiedere, come già i Milanesi nel 1848_ , l'intervento del Piemonte, che sarebbe finalmente sceso in guerra contro l'Austria, la quale non avrebbe potuto fare a meno d'intervenire in difesa del Duca. L'attuazione di questo· piano non fu però possibile e, nel mese di dicembre, mentre Luigi M ercantini preparava, per desiderio dell'Eroe, il fatidico inno musicato dall'Olivieri, Garibaldi s'incontrò nuovamente col Cavour, il quale g li offrì, per la guerra ormai sicura, il comando dei Volontari. Questi, intanto, a ffluivano in Piemonte da ogni parte d'lt:alia ed i primi, non incorporati nell'esercito regolare, vennero m,mdati a Cuneo, presso il Deposito, colà costituito per èurarnc l'addestramento. Qua11do il loro numero raggiunse il migliaio, il Ministro La Marmara propose al Cavour di formarne un Corpo e di chiama.rio (( Cacciatori delle Alpi » . La proposta venne accolta e l'organizzazione dei Volontari fu affidata al generale Cialdini. Enrico Cosenz, col grado cli tenente colonnello, comandava il Deposito di Cuneo. Dato il crescente numero dei Volontari, nel marzo e nell'aprile 1859 fu necessario costituire, oltre quello di Cuneo, altri due Depositi con sede a Savigliano e comandati rispettivamente: uno da Giacomo Medici, l'eroe del Vascello, e l'altro da Nicola Arduino. Alla metà di marzo, in seguito ad una proposta dello stesso generale Cialdini e per desiderio del Cavour, il comando dell'intero Corpo dei Cacciatori delle Alpi venne affidato a Giuseppe Garibaldi , al quale, come abbiamo già ricordato, il 15 aprile fu conferito il grado dì maggior generale.

Nel 1859, finirono col far parte dei Cacciatori delle Alpi anche gli altri reparti di Volontari più impartanti , quali i Bersaglieri valtellinesi, i Cacciatori degli Appennini ed i Carabi nieri genovesi.


Bersaglieri valtellinesi. Nd giugno del 1859 si co~tituì a Sondrio, al comando del mag!!ÌOre Angelo V:1cl1icri, un Corpo di Vo.lontari, che assunse il nome :1i lkrs:1glicri valtdlincsi <.:: che prese partt.: alle gesta dei Cacciatori delle Alpi. Il Corpo venne sciolto il 20 maggio 1860.

Cacciatori degli Appennin i. Oltre ai Depositi di Cuneo e di Savigliano. era stato costJtutlo, per l\1rruolame11to dei Volnntari (R. Decreto del 16 aprile 1859), un nuovo Dc:p:>sito in Acqui. al coniando del tenente colo11ncl10 Camillo Boldoni e: sotto L1Ita direzione del gc1H:r;ilc Gerolamo Cllo;1. I numerosi giovani che si presentarono al Deposito di Acqui ptr partecipare ·volo111ariamcnte alla g uerra del 185<J, vennero incorpnrat i, il 27 maggio, in un reggimento su 4 battaglioni e presero il 110m c di Cacciatori degli Appennini. Destinati prima ad unirsi ni Cacciatori delle Alpi, i Cacciatori deg li Appennini ven nero invi ati invece. i' c~ deci sione del Carnur, ::id Alessandria, alla dipendenza del Com.111do Supremo dell'esercito. Rimasti inoperosi · in Piemontt'., essi vennero mandati in Valtcll.ina, a ra?giungcrc Garibaldi solt::1010 all a fin e di gi ugno e ~1uìndi troppo tardi per pren<.kre parte alk operazioni.

Carabinieri genoves1. Nel 1852 ~i era costituita in Genova una Società di tiro a segno. detta dei C:m1hinìeri genovesi e che, promossa dai patrioti .liguri e cir condata dal consenso della popolaz ione, pro~perèi ben presto in tal modo che il numero dei suoi soci avc·,a ~i?i ra I:,~ cmiunto il mi I:,(T1iaio nel 1859. Essi si distinguevano per i loro sen timenti patriottici e per la loro ahilità nel tiro. Scoppiata la gtlcrra, la Società aprì una s<ittoscrizionc per actp1i~larc le armi neccs~a ric e per costituire un Corpo di 200 Volontari . che ,-cnnero offerti Jal Co~1sole Nicola Arduino- al generale Cialdini per il Corpo dei Cacciatori delle Alpi. Poichè il Cialdini rifiutò l'offerta, i Carabinieri genovesi costituirono un reparto speciale al comando di Camillo Stallo, per parteci~


pare alla guerra; ma il Cavour avvertì il Comitato di arruobmento che non poteva permettere la costituzione di tale Corpo ed invitò la Società di tiro a segno ad inviare i migliori tiratori in rinforzo alle diverse compagnie dei Cacciatori delle Alpi. Fra questi vennero, per conseguenza, incorporati 46 Volontari abifosimi nel tiro.

Giuseppe Garibaldi nt:! 1859 .

Costituita la sua brigata, G aribaldi nominò, corne gi~1 si è detto, l'Arduino comandan:e del 3° reggimento ed i Carabinieri genovesi passarono a far parte del Jfl battaglione del suddetto reggimento. 11 battaglione era comandato da Nino Bixio e, sotto la sua guida, i Carabinieri genovesi si comporta rono così v::d orosarnente, che lo stesso Garibaldi volle formarne un reparto speciale alb sua diretta dipe n-

2(J.


e.lenza; reparto che egli impicgc\ quasi sempre con l'avanguardia, in modo da fXltt:rc sfrultarc la particolare abilità nel tiro dei componenti. [ Carabinieri genovesi, che portavano un'uniforme azzurra con bottoni dorati e due carabine incrociate sul berretto, parteciparono valorosamente:: alle ~esta dei Cacciatori delle Alpi , distinguendosi a Varese, ;1 San Fermo, :1 Como cd allo Stelvio. \'rnncro :1ncb'essi congedati alb fine della guerra; ma i migliori, come Antonio Mosto, Rartolorneo Savi. il Ca nzio, il Sartorio, l' Uzzicl. Antonio Burlando, partcC1p:.iro110 neH'anno successivo all'im . presa dei Milk e fcn:ro parie della 7° compagnia, comandata dal Cairoli. Fece p:int· d ella brigata Cacciatori d elle Alpi anche un ba11ag lionc di g io\'a ni s~irni Volontari, detto degli adolescenti.

Battaglione degli adolescenti . Esso si costituì a Biella nel 1859 e raggi un se presto un migliaio di Volontari dai 16 ai 17 anni. decisi a partecipare :11!:i guerra. li hattaglione venne per<> sciolto, in sc;uito :1ll'ordinc di riun in · tutti i Volontari nd Corpo dcì Cacciatori delle Alpi, e tutti i giovani ssimi iscritti passarono al comando di Garibaldi. Tl b:itt:iglione degli adolescenti si rico~ tituì nel khbraio del 1860.

Cacciatori della Magra. Così si chiamarono i Volontari di Carrara e quelli genovesi c he,

nella primavera del r859, costituirono un battaglione. Questo aumentò ben presto l::i sua forza per J'affluenza dei di sertori dall'esercito c~tcnsc e Ji altri Volontari prove nienti da Parma ,· dallo Stato Pontificio, così che il generale Ribotti , che ne aveva assunto il coma ndo, venne indotto a dividerli in due battaglioni, che egli fece inquadr:1re da uflìà1li dell'esercito sardo e del Corpo R eal N avi. Il reggimrnt.o, che così venne.: formato, fu posto al comando del tenente colonnello Roux. proveniente dall'esercito piemontese. Il T'1· giugno il reggimento raccolse a Parma altri Volontari pro\·enicnti dall e <li-:ciolrc truppe ducali in un numero così grande, da consentire la formazione di un alt ro reggimento.


Per conseguenza, i Cacciatori della Magra .finirono per costituire una brigata, che il 31 luglio assunse il nome di brigata Modena. li 1° reggimento, g ià al comando del tenente colonnello Roux, passò agli ordini del tenente colonndlo Francesco Materazzi ; il 2 ° reggimento venne comandato dal maggiore Dc Stefanis. La brigata dal colonnello Ceccarini (1). Il Corpo doveva essere costituito da un Quartier Generale, 6 battaglioni della forza di circa 600 uomi nj , su 4 compagnie, 1 compagnia di Guide a cavaJlo. Secondo un Decreto del 17 marzo, le compagnie dei Volontari dovev.a no avere le stesse armi e gli stessi organici di quelle dell'esercito regolare. Successivamente il Ministero ordinò che venissero formati tre reggimenti su due battaglioni, I compagnia Cacciatori a cavallo cd 1 compagnia Deposito. Comandò il 1° reggimento Enrico Cosenz, che tanto si era distinto, come abbiamo già avuto occasione di ricordare, alla difesa di Venezia; il 2° Giacomo Medici ed il 3" Nicola Arduino. La compagnia Guide o Cacciatori a cavallo, della quale faceva parte, ancora adolescente, Menotti Garibaldi, venn e posta al comando <li Francesco Simonetta. Essa si compose di 45 Volonta11 montati a loro spese : ma poi i cavalli furono provveduti a spese del Governo ed alla fine di maggio lo squadrone Cacciatori a cavallo contava Go uomini. Il serviz io sanitario era diretto da Agosti no Bertani. I Volontari, che Garibaldi avrebbe voluto rivestiti della camicia rossa, indossarono l'uniforme della Fanteria piemontese regolare e, non osservando le formazioni prescritte, formarono altri reggimenti, frazionando le Unità che li componevano. Con Decreto del 24 aprile i Cacciatori delle Alpi vennero considerati come (',orpo dell'esercito regolare e Garibaldi, nell 'assumerne il comando, emanò il seguente ordi ne del giorno, quasi con le stesse parole da lui rivolte ai difensori di Roma, llopo la caduta della Repubblica: « Chi disse per celia di vincere o morire non venga mcco. Io non ho spalline, nè g radi da offrire. lo offro battaglie e cento cartucce per ciascun milite. Per tenda il cielo, per letto la terra, per testimonio Iddio ». I Cacciatori delle . Alpi - formati con Volontari immigrati in Piemonte e non ammissibili nell'esercito regolare - erano, assieme (1) Cfr. G 1Acc1-11: << I Cacci;1tori ddl~ ~I agra », in .\frmoric storiche militari, dell'Ufficio Storico dello Stato :\fo_ggion:.


ai C;1cciatori degli Appennini, l'espressione guerriera di. tiuell'idca di unione di tutti i patrioti d'ogni Partito ;1ttorno alla dinastia liberatrice che, propugnata dalla <( Socict~ nazionale italiana n, trovò in Giuseppe Garibaldi un aperto assertore (1). I Cacciatori delle Alpi non furono con~idcrati come un semplice rinforzo all'esercito sardo e, durante le operazioni d'iniziativa austriaca, essi si limitarono a concorrere alla copertura assieme alle truppe piemontesi. Ma non fu tempo perduto: i I generale approlìnò di quelle piccole azioni per ri chiamare i suoi militi a (( 4uel maschio, pacato coraggio, che caralterizz:1v:1 g li Italiani d 'a ltri tempi n e, p er ricordare che << le brillanti operazioni furono sempre il risultato di marce forzate'>>. L'8 maggio il Re Vittorio Emanuele II chiamò a sè il generale Carih:ildi. A conclusione del colloquio, gli ordinò di H partire (da Po nt e Stur:1 per Chivasso) per cercare d'impedire al nemico di portarsi sopra Torino e recarsi a Biella per Ivrea. onde agire sulla destra austriaca, nd modo c he me~lio nedes~c. Tutte le autorità dovevano prcstar!,!li ogni facilitazione )•. Il generale era pure « auto rizzato a porre sotto i suoi ordini tutti i Volontari d1e gù era no riuniti a Savigliano. ad Acqui ed :1ltrove, com e aJ :1 rruolarc Volontari, ovunque ~i pn:s..:nti-sc.-u a lui ,, (1.). Secondo tali disposizioni. i Cacciatori delle Alpi avrebbero dornto impegnare l'ala destra dello sc hiera mento au striaco, che si spin~·ev.1 olt1e l.1 ~lrada Casak-Vcrcdli - Sa11tliià-Bidla. Biella era occupat:i d:11 di staccarnento cld colonnello Jon ; il grosw :mstriaco era attorno a Vcrcel1i. L 'azione offen siva d ei Cacciatori non potè perciò avere inizio c he dopo il 16 maggio, quando, ritiratisi g li Austriaci dietro la Sesia. a sud della linea Vercelli- Novara - Trecatc, il ~encr:.1.le Della Rocca, Ca po di Stato Maggiore, com unicò a Garibaldi l'ordine del R e (3): •< Sua Maestà, .'.!Ila quale rincrebbe che la S. V. Ill.ma sia stata trattenuta in istrada colic Sue truppe e che avrebbe d esiderato ch'Ella compies~c la missione af/idatak, m ediante ordine dal Re stesso sottoscritto, incarica di ordinarle cli proseguire verso Biella, p e r recarsi alla Sua destinazione, ove punto non dubita dell'effetto c he sarà per produrre l 'apparizione ddle truppe da Lei comand:u c sopra l'inimico.

..

( 1) 1tl59 JJ , (2) (;)

Cfr. A1tGAr-.:: « I Cacciatori delk Alpi dal 18 maggio al 15 giugno in l?.i1•ista :Hilitarc ltalia1111, .anno Vl , n, 6 (giugno llJ.P). Relaziont· italiana. voi. I. C tr. Dn.1.,, l{occ,: "Mcmor it: a utobiografiche " ·


Per di Lei norma, La prevengo che l'Armata francese, comandata dall'Imperatore in persona, è entrata in linea alla nostra destra e che già si trova colla sua destra oltre Voghera ». Con un successivo dispaccio si prescriveva al generale Garibaldi di tenersi in comunicazione con la sua destra con la Divisione di Cavalleria Sarnbuy, che doveva rimanere fr:i San Germano e Cigliano. Quando, però, i Cacciatori delle Alpi furono a Biella (18 maggio) ricevettero l'ordine Ji avanzare su Gattinara, con piena facoltà di operare, d'allora in poi, indipendentemente.


X.

LE OPERAZIONI DEl -~ CACC IATORI DELLE ALPI .·. Lasciato liliero di :1gi re come avrebbe ritenmo più opportuno, Garibaldi decisi:: di muovere verso .il. lago Maggiore. Gli Austriaci nano dislocati col grosso tra la Scsia cd il Tici no> con b. loro estrema dt~slra :1 sud Jella ~linea Vercelli - Novara -Trccatc e con due Corpi d'Armata (V e: IX) a sud del Po. I Piemontesi si trovavano lu ngo la Sc~ia . I Francesi fra Alessandria, Valenza, Tortona e Vogh era. L'idea Ji mandare i Cacciatori delle Alpi al di là del Ticino. nell'alta Lombardia, era stata adott:i la come concetto informatore ddk operazioni affidate ai Volontari ; ma ~oltanto :il gcncr:ik, data h l+crù d'azione .oncess:1g li, spclt:l\ ., l.. r... ,,p.. n,,1litlit~i Ji .Jcci...ln..: t1ua11Jo e com e quell"idca ;!vn:hbc pututo c~scre effeuuata. Nelle sul'. ,, Yicmoric >• Garibaldi afferma che:: g ià a Biella an.: va divisato di passare il T icino cd aggiunge : ,, wnfcrii t ·o 11 pochi 1.ki mi<:i distint i ufficiali ~ulla mia determinazinnt· in term ini da far capire c:h'ero risoluto a tentare ~cnza c~itarl'. l'azione ,1 . Ud resto anche il Carrano, ~uo Ca po di Stato Maggiore in guclla ra mpagna, aveva già confermato nel ~uo libro (' I Cacciatori delle Alpi 11 , pubblicato nel 1860. che :1 13orgomarn:ro pi maggio) il generale aveva già (< fermato stabilmente il disegno (di passare il Ticino) 1) . Era, invero. una decisione assai grave e Gariba ldi deve averne misurata tutta la portata, molto piL1 che le sut: dec isioni \'Cnivano sempre moderate dall'affetto pit1 che paterno pci suoi Volontari. Per la decisione <lcl Generale. 3000 uom ini enl rarono in terra lombarda, a parecchie giornate di marcia dalle tru ppe piemontesi piì1 avanzate_. st:nza sapere nè come, nè quando i Franco - Sardi avrebbero potuto> anche solo indirettamente, aiutarli; mentre il terreno non presentava alcun ostacolo al rapid() m ovim ento ed ;il vettovagliamento di grosse masse nemiche. Ma LJuell'audacia -- scrisse l' Argan - era necessaria e saggia. pt:rchè perfett amen te tempestiva ; le truppe austriache erano in quei


39 1 giorni raccolte in L om ellina cd a sud del Po , alla maggior possibile distan za dalla r egio ne dei lag hi lombardi, nella pos1Z1one, cioè, più propizia alla sicurezza ed alJ 'dJìcacia dell e o peraz ioni garibaldine; d 'altra parte l 'insurrezio ne, se voleva essere utile alla Causa comune, avrebbe dovuto essere g i21 largamente estesa quando l'offensiva degli alleati si fosse p ronunciata.

Ci11..-,JJi'< G.11ibu/Ji nel 185 9.

D eciso il passaggio in Lombardia, il Generale si preoccupò dì ~.umcntarc le proprie fo rze , poichè 11essuna illusione egli poteva farsi sulla possibilità d 'impi egare subito ed utilmente in campo aperto ~inche le bande degli in sorti. P er conseg uenza, valendosi dell'ordine dell'8 m agg io, che lo auto rizzava a chiama re a ~è: i Volo ntari del Deposito di A cqui, ossia i Cacciato ri degli Appennini, subito ne scr isse al Ca vour, il quale, però , e no n m t:111te le premure fa ttegli anche


dal Re, no n ritenne <li poter rnettcrc anche 4uei Volontari ,< nc,n ancor;t abbastanza addestrati ,, , alle dipendenze di Garibaldi. Per conseguenza soltanto il 16 g iugno i Cacciatori degli Appennini furono mandati in linea. La brigata Cacriatori delle Alpi s'apprestava quindi a passare il Ticino con soli -~200 uomini cd una cinqu:1ntina dì cavalli. Per assicur:{re una magg iore celerit~ al m ovim ento il G enerale ordinò ai Vo lonta ri dì lasciare gli zaini , so: rìtu endoli con grandi tasche, appli cate all'interno dei cappotti, e vie,ò L!ualsiasi bagaglio all'infuori del matniaìc sanitario e delle munizioni. Pn entr:tre in Lombardia bisognava :-filare lungo il fianco destro clt:gli Austriaci t: d era meglio marciare a nord, in direzione del lago Magg io re. Ma. 11011 conoscendo csa ltamente la dislocazione del nemico, il (;cncr:ile, prima d i lasciare Riclb, mandò avanti i Cacciatori a ca\'allo. d:111do al tenente Francesco Simonetta, loro comandante, pieni poteri per decidere do ve e cornc passare la Scsia e per predisporre il passaggio dei Volonrari i11 Lo mhardia per il lago Maggiore ed il Ticino. Il tenente Simonetta, buon rnnoscilorc dei luoghi, eseguì l'incariw avuto. Col ~uo mi1n1sco!o squ:idrone (45 c:.t \':ilieri montati a proprie spese) wolsc un ammirnole scrvi:,.io d'esplorazione e di sicurezza, w rvcgli:mdo tutte le strade principali e procurando di mantenere il \egreto sui compiti del suo reparto. Riconosciuta impossibile la navigazio11c sul lago Maggiore, il tenente Simo netta preparò il passaggio del Ticino nel punto più meridionale, a Sesto Calende. A mezzodì del 20 maggio la brigata partì da Biella per Gattinara cd il 2 2 era ad Arona, dove Garibaldi aveva ostentatamente fatto raccogliere vi veri e scegliere alloggiamenti allo scopo di ingannare gli Austriaci. Infatti i Cacciatori delle Alpi, appena giunti ad Arona, marciarono a sud, su Castelletto, dove due ccmpagnic passarono il Ticino nella notte dal 22 al 23, occupando di sorpresa Sesto Calende e rìst:ibilendo il porto galleggiamc, sul 4ualc il g rosso della brigata non tar<l<'l :i raggiungere la spon(b lombarda.

li combattimento di Varese. Prima di tutto bisognava ~uscitare l' insurrezione nell'alta Lombardia cd era questo uno degli scopi più importanti delle operazioni dei Cacciatori; scopo, in vista del quale, Garibaldi scelse come primo


obbiettivo Varese, al cen tro t'elle comunicazioni per Como e per Laveno, in quella regione dei laghi lombardi che. · per la Yicinan za al Canton Tici no, aveva facili rapporti con gli esuli ( , ). Tuttavia anche 1a possibiiità di costituire in V arese un centro insurrezionale non diminuiva la necessità d 'avere aperte e sicure k vie del Piemonte. Infatti il moto doveva dar luo:.:-o al rcdutamenl<l ;;:, di m olti altri Volontari, che dovevano essere armati; mentre i Cacciatori delle Alpi, oltre a quelle individuali . avevano poche armi e poche munizioni ed inutilmente Garibaldi aveva deplorato, a questo riguardo, la parsimonia d el Governo sardo nd concedergli rinforzi di uomini e di mezzi. Comunque i necessari aiuti potevano venire ~oltanto chi Piemonte per due vie: quella di Sesto Calende. molto esposta alle offese nemiche, e quella del lago Maggiore, intercettata dalla flottiglia dei piroscafi armati austriaci, che avevano la base nel porto fortificato e ben presidiato d i Laveno. Era, quindi, indispensabile: - occupare il più a I.ungo possibile lo sbocrn di Seslo Calende, per evitare che i Cacciatori delle Alpi potessero venire battuti fin dall'inizio dell'impresa e che, insieme a -lo ro, venis~c soffocata la nascente insurrezione; - assicurarsi la possibilità di traversare il lago Maggiore. Per conseguenz.a il II battaglione del 3" reggimento (maggiore Bixio) venne mandato in ricognizione fin sul la strada Varese - La veno, anche com e avanguardia del ?;rosso, che da Sesto Calen<le doveva marciare su Varese. Il Bixio doveva riconoscere anch e le forze della flottiglia nemica sul lago Maggiore e quelle del presidio di Lavcno . e mandare una compagnia ad Angera , per tentare d 'impadronirsi Jel piroscafo Tici110. Una compagnia (la 3" del 2'' reggimento - capitano Carlo D e Cristoforis) fu lasciata a Sesto Calende, <• a guardia del porto e della strada di Gallarate », con l 'ordine di raggiungere il battaglione Bixio. se attaccata da forze prepo nderanti. Prese queste disposizioni, i Cacciatori delle Alpi marciarono su Varese, dove pervennero a tarda sera, trionfalmente accolti dai cittadini esultanti. La compagnia di!-taccata per sorprendere il piroscafo Ticino non riuscì nell'intento e, nel riferirne l'insuccesso, il maggiore Bixio chiese l'invio di 50 Cacciatori genovesi per tentare, nella notte sul 25, la sorpresa del presidio di Laveno. (1) C fr. )·F.ssri,: W1n11c M.~RJo: ,, Car ibaldi cd

,q10 j

tempi ».


39 -1 Il Generale acco11se111ì rei anzi promise Ji sostenere, all'occorrenza, il Rixio co n tutta la brigata. Ma, nc.:lla stessa notte: sul 25, mcntn: !!Ìà si manift:stava la minaccia austriaca su Varese, Garibaldi scrisse Bixio: " Nel caso che non attacchiate Laveno q uesta no tte , ritiratevi ;1 G;1viratc (all'incrocio delle strade che da Sesto Calende e da Lavcno port:1110 :1 Varc<:c) ... In ogrn modo incukate alle popola-

:il

CanÌN1

dà Volontari lombardi i n Piemont<· nel 1859.

z1oni che è ncc.:l'ss,1rio di tenne Lavc no chiuso ermeticamente ... In caso udi ste fuoco virn ;1 Varese, veni te anche ~cnza essere chiamato ». Garih:tldi a\'rcbbe vol uto quindi tc nt;1rc l'attacco di Laveno cd in un primo ll::n1 po aveva pcns,.;to di apPoggi:ire, se fosse stato necessario, il di5Uù:;1mento incari(atu dell'impre~a cul gro~~o Jdle forze. Prospctl:Jtasì poi la più urgente necessità di respingere la minaccia a ustri aca su Varese. egli era di sposto a rinunziare all'azione secondaria cd indicav:1 al Bixio un a località come Gavira te, dalla <.Juale avrebbe potuto coprin: il Corpo principale dalle pu~~iliil i offese prove nienti da Sesto o da Lavcno. Pn <.1ueste disrx)sizioni , conformi al principio della m assa, il giorno :26 il ba1t:i~lio11e Bixio potè partecipare al combattimento di Varese e con esso anche la compag ni a Dc Cristoforis che, dopo aver


lì co111!i.rttimt·11t r1 di Var('.•t'.



397 brillantemente respinto un attacco di forze nemiche supenon. s1 era ritirata, secondo g li ordini avuti, su quel battaglione. Gli Austriaci erano bene informati dei movimenti dei Cacciatori delle Alpi; ma ritenevano che essi avessero una forza maggiore della vera, specialmente dopo il successo di Varese, che indusse i n emici ad attribuire ai Cacciatori una forza da 8000 a r5.ooo uomini. Il Comando austriaco aveva intuito che Garibaldi avrebbe agito nell'alta Lombardia, verso Como; ma non aveva compreso quali sarebbero stati i suoi obbiettivi immediati, pur sapendo ~he il i Cacciatori erano ad Arona e che il 24 un forte gruppo di essi (l'Vrban aveva creduto che si trattasse di 3000 uomini) marciava verso Laveno. Si temette per il ponte di San Martino, sulla strada Novara - Milano, cd il fcld-marescia]lo Zobel venne invitato a guardarsi sulla destra <• con non più di una Divisione ». L'arrivo dei Garibaldini in Varese ed il fermento che subito si manifestò in Milano fecero intanto apparire immi nente la temuta insurrezione dell'alta Lombardia e si ordi nò all'Urban di muovere da Como su Varese, con la brigata Rupprccht; mentre gli si mandava in rinforzo, per ferrovia, la brigata Augustin del IX Corpo. Dal (;anto suo il Governatore di Milano mandò uno squa<lrum:. due compagnie e 4 pezzi, per Sesto Calende, alle spa lle di Garibaldi. Ma questo distaccamento, attaccato, il mattino del 25, dalla compagnia De Cristoforis, aveva temuto di avere di fronte fo rze superiori èd aveva ripieg;1to su Somma; mentre il De C ristoforis raggiungeva, come già si è detto, il Bixio. L'irruzione dei Cacciatori in Lombardia ve nne considerat::i come una diversione, intesa a distrarre forze austriache da Valenza e dal Po, dove, in seguito al combattimento di Montebello, si pensava che ste~se per pronunciarsi la grande offensiva alleata. Tuttavia, temendo l' insurrezione dell'alta Lombardia, il Comando austriaco inviò contro Garibaldi anche le prime truppe in arrivo dal Brennero e, dopo il combattimento di Varese, anche la brigata Schaffgotsche. del I Corpo, venne messa, insieme alle brigate Rupprccht cd Augustin, alla dipendenza dcll'Urban. L"azione di Garibaldi im1x)se, quindi, al nemico uno ·stato d'animo cd una dislocazione <li forze assai favorevoli allo sviluppo della marcia alleata su Magenta. Preoccupati della possibile insurrezione delle popolazioni alle spaile del lo ro esercito, gli Austriaci diedero alle opera1/.ioni contro Ga ribaldi un carattere di operazioni <li polizia e feccro attribuire alle truppe anche il compito di mantenere l'ordine o di ri stabilirlo nei

;2


luoghi pit1 importanti ; compito che non poteva non distrarre .i loro reparti da qudlo chc dovcva essere il loro scopo principale, l'annientamento cioè della brigata Cacciatori delle Alpi.

Il giurn mt·nto dei frarelli C1iroli cd/a ba11die,·,1 r,·cscntata dall,! madre.

fl 25 maggio l'Urban. con la brigata Rupp recht, aveva marciato da Como su Varese e Garibaldi. informato delle mosse n emid1c, aveva supposto che da Como, da Sesto Calende e da L:we no gli Austriaci intrncksscro conve rgere su Varese. Egli avrebbe forse pre-


399 fer.i to di combattere in aperta campa(}J1J ·' ma b,rii ri1mgnava abban,t"l donare alle rappresaglie nemic he la prima città che gli aveva aperto con tanto entusiasmo le porte. Decise tJuindi di attendere il nemico a Varese, dove il 26 l'Urban, con la brigata Rupprccht, fu respinto e dovette ripiegare su Como. In questa città egli trovò altri rinforzi e ricevette la brigata Augustin. Il vittorioso combattimento di Varese aveva però imposto ai Cacciatori la perdita di 85 Volontari, tra i tJuali Enrico Cairoli, il primo dei quattro fratelli che dovevano offrire la vita all ' Italia. I..~

San fermo e l'occupazione di Como. Dopo la vittoria di Varese i Cacciatori delle Alpi marciarono su Olgiate e pensavano di raggiungere Como, dove il grosso della Divisione Urban si preparava a difendere h città cd aveva dislocato i suoi avamposti tra San Fermo e Civello. Gari6àl<li, deciso ad impadronirsi di San Fermo, da dove si <laminava il lago, fece attaccare, il 26 maggio, gli avamposti austriaci dalla compagnia De Cri~toforis; mentre il reggimento Medici doveva :malirc i nemici sul fianco e tentare di tagliare loro la ritjrata. Preoccupato di assicurarsi le comunicazioni col Piemonte, Garibaldi, dopo Varese, non esitò a marciare su Como, .non tanto per l'importanza politica e strategica della città, quanto per produrre un profondo e durevole effçtto mor:1le su ll 'avversario. 1c lo sapevo - scrisse egli stesso nelle sue ''Memorie" - quanto vale attaccare un nemico sconquassato da una prima batosta, per forte ch'egli sia, e non volevo perdere l'occasione ». Così i Cacciatori delle Alpi, che dal mezwgiorno del 20 maggio avevano marciato da Gattinara ad Arona ed a Varese e combattuto a Varese, il 27 fecero un 'altra lunga marcia e sostennero un accanito combattimento. A mezzogiorno il grosso dei Cacciatori raggiunse l'avangua rdia, che si era fermata, con le mi sure di sicurezza, ad Olgiate. e< La gente ... era sta nca --- scrisse Garibaldi - ma l'ora era propizia. All'avvicinarsi della notte si può attaccare anche una forza superiore con meno pericolo, massime in posizioni montane. Lasciai. du nque riposan: la gente e cominciai a prendere tutte le informazioni possibili sulle posizioni occupate dal nemico e sulla sua forza >). E, poichè gli Austriaci avevano collocato gli avamposti sulle colline che coprono Corno ad oriente, Garibaldi decise d ' attaccue la po-


,izionc di 3an Fermo (destra nemi ca) perchè d:11 possesso di essa di pe ndeva la coillJUÌsta delle altre collint: e sopra ttutto perchè da lì egli poteva :zcendere direttamente su Como, oppure mettersi in contatto con ).!li 800 imorti, che si erano rifugiati nei piroscafi sul I.ago.

Il

mmbat1imc1110

d, S,m Fermo.

Lasciala l'a\·angua,rdi a ad Olgiate, Garibaldi potè raggiungere Cavallasca, sulla destra au striaca. senza che il nemico se ne fosse accorto. Sopraffatti , do po un duro co mbattimento e messi in fuga g li avamposti nem ici, travolte le fo rze che accorrevano al contrattacco, il


Generale marciò decisamente verso Como, lasciando, quale retroguardia, 5 compagnie di Volontari a San Fermo, con l'incarico di resistere tenacemente al nemico, molto più numeroso. Occupata Como, Garibaldi richiamò le cinque compagnie da San Fermo e fece occupare Camerlata, alle porte della città; mentre !!li Austriaci partivano per Monza, lasciando bao:wli, mauazzini e b b prigionieri nelle mani dei Cacciatori. Nessun Garibaldino rimase prigioniero ; ma a San Fermo aveva concluso la sua vita, tutta dedita alla Patria, .il capitano Carlo Dc Cristoforis (1).

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~

La marcia su Laveno. Il possesso di Como, col dominio del lago, apriva a Garibaldi le vit: della Valtellina e del Bergamasco, dove l'insurrezione già serpeggiava. Una compagnia dt:i Cacciatori fu subito mandata a Lecco, a sostenere gli insorti e ben presto la situazione dive nne così preocrnpante per gli Austriaci, che il 29 maggio la brigata Hoditz, del 1 Corpo (Clam - Gallas), che si stava trasfe rendo proprio allora dalla Bcemia in Italia (2), f11 m:mcbta a l krg:i m o, dove r imase fin dop'.:> Magenta. Poi venne di sposto che tutto il I Corpo d'Armata austriaco provvedesse all'urgente necessità di arrestare cc i progressi di Garibal di nei monti e di assicurare la protezione delit comunicazioni ferrùv1ane ,,. ( 1) Carlo De Cristoforis, fu , ~enza dubbio, uno <legli ufficiali dei Cacciatori delle Alpi meglio preparati e b di lui perdita ven ne g iustamente considerata irreparabile. Eg li era nato a Milano nel 1824 e. <lopo essersi laureato in g iurisprudCl'7,a alrUniversi tà di Pavia, aveva partecipato all"insurrezionc delle Cinc1uc (;iornate ed aveva poi seguito Luciano Manara. Finita la prima guerra d ' in d ipendenza, aveva voluto frequentare come uditore l'Accademia mili1;1re di Torino e, negli ~inni 1854 · 1855, LI Srnoh d ì Stato Maggior<:" di P;1rig i, insieme al Sirtori , e quindi si era inscritto nella Legione italiana, scio ltasi dopo la spc· d izione in Crim ea . P oi era Yissuto a T orino, in Fr:incia cd in I nghilterra. atten dendo i111p~1z icntc b spera ta concl u sione del decennio di raccog limento. Nel 1859, all'inizio Jella seconda g uerra per l'indipc n<lcm,a na zionale, egli era accorso da Lòndra in Pie monte per arnwl:ir~i nei Cacciato~i dclk Alpi col grado di c;1pi1a110. Il suo libro « C he cosa sia la g uerra » , pubblicato a Mil ano nel 1860. dopo la mo~tc dd l'eroc, e del q uale l' ulti ma edizione t: stata curata, nel H)25, dal Mirii.m :ro della Guerra, susc ita anrnra Yivo interesse per la materia trattata e per k cnnsider:izinn i esposte dall'autore. (2) Relazione au strì:ica.

27.


Le truppe dnvcvano essere trasportate:: a Milano (r). L'occupazione: di Como non costituiva per i Cacciatori c.lellc Alpi che la rm:mcssa per un 'azione sulle retrovie nemiche. Per conSC}-,'lKnza gli Austriaci, consapevoli del pericolo, non avrebbero tardato a tentare di rioccupare le cittlt. Con questa previsione il Generai<:. nùn vo lendo rassegnarsi ad una lotta difensiva, nella quale diffici lme nte la sua abilità manovriera e l'impeto dei Volontari avrebbero potut:1 comprn s:ire l'esiguità delle forze , decise di lasciare Co1110. anche per non \ uhirc h volon tà dell ' avversario (2). Il suo Stato Maggiore. clic era sotto l'impressione dei successi riportati , si mn:1 \'igli<'1 <1u:rndo. il 29 maggio, egli laconicament e ordi nò :il maggiore C1mozzi : <· Dovendo assentarmi per un giorno o due <Li Como. mi siete inc iricato Jclb forza militare di Como ... La brigata si d irige verso Varese, o,·e m ' informerete di qualunqut: cosJ " · Agli ufficiali del Com:indo G:iribaldi disse (< di volere incontrare la sua Artiglieria ,, ed, infatti , egli avc\'a mandato alcuni Volontari sul l:igo Maggiore per far passare Jue sezioni di obici da 12, nonc hè i fucili e le munizioni , che il Cm·erno sardo :ivcva fatto raccog liere sulla sponda piemontese . .-\ spieg-arc percl1è la brit(ata do vnsc:: ritorn:-1rc da Como ;i Varese, il Sii~oneu'a, in r1uci gi~rn ì s<:rnprc accanto al Generale, disse che il movimento era stato (, co ncertato ml Conte di Cavour per atti r;Hc il Corpo ddl ' Urb:rn, perch?· . .. no n rnolotas~c le truppe che si accingevano a marciare sul Ticino ,, . E ciò parrebbe confermato anche da un telegramma del La Farina. Comn1iss,1rio per b difesa del lago Maggiore, al Capo di Stato Maggiore dell'esercito: « Arona. 3, maggio, ore 5,30. Secondo i presi accordi, Laveno è assalita dalla p:1rtc di terra in questo momento (un 'ora del mattino ...) i, . Gari ba ldi , nelle sue « Memorie » autobiografid1e, non accenna ad accordi m l Cavour ed, anzi, afferma di aver marciato su Laveno per aprirsi b ,·i:1 del Piemonte. L:i marcia esponeva indubbiamente a gravi pericol i : sia la brigata Cacciatori, sia le città di Como e di Varese. Infatti - - come giustamente dice l'Arg:1 11 nello studio g ià citato - l"Lìrl ian poteva da Monza r:1pi<Limcntc piombarè su un punto (1ualsiasi della linea di comunicazione Como - La veno cd appunto per questo Garib~tldi volle ( 1) L 1 ft: r rnvi.i :1,ri v:1,a fino :il ( OlllÌne. proseguendo po i, p çr N"mara V<:" rccl li, iÌ uo a T orino. (2) Cfr. (; n :1tzo~·1: ·· \ ' i,;1 d i Ca rih;d d i ,,.

e


muovere con la brigata riunita, lasciando a Como soltanto una com pagnia ; mentre un'altra si era spinta, come dicemmo, fino a Lecco. Alle autorità di Varese e di Como il Generale avev:i ma ndato le seguenti istruzioni. A Como, la cui difesa era affidata al maggiore Gabriele Camozzi, famoso per aver marciato nel r849 in ai uto di Brescia insorta con una colonna di Bergamaschi, raccomandò d i raccogliere intorno all a

Gllribllldi saluta /11 salmu di C11rln De Cristo/ori;.

compagnia Cacciatori ivi rimasta quanti più Volontari fosse possibile e no n volle che, in caso d'attacco austriaco, le truppe cd i cittadini compromessi abbandonassero la città. Infatti, q uando quello sgom bero precipitosamente ebbe luogo, egli severamente lo condannò. L a città d i Varese, di fronte ad un 'aggressione in forze d egli Austriaci, doveva far rifug iare i patrioti, con tutte le armi disronibili, sui monti :i nord d el.la città. « Avrei potuto - scrisse lo stesso G;1ribaldi nelle ''Memorie" tentare un assalto serio di notte su Laveno con tutta la brigata, però. <la notizie ricevute, sapevo Urhan in traccia nmtra. mo lto ingrossato, cd ero q ui ndi ben deciso a non impeg narmi con tutte le forze, avendo un formidabile nemico alle spalle c.: non lontano. M i limitai dunl]UC ad un colpo di mano parziale e ne incaricai due compagnie del 1° reggimento i, _


Il 1." rcggimrnto fu dislocato a Bren ta, sulla strada di Cassano, a Gemonio, in modo d'assicuran.: k comunicazioni con Vare.~c !)Cr Cuvio e per la val Ganna, re~tando in grado d i concorrere prontamente, se del caso, al combattimento di Laveno. Il Bixio fu incaricato di attaccare. con barche del la Finanza, i vapori armati austriaci. Il rolpo di mano, tentato nella notte dal 30 al 3i maggio, fallì per i contrattempi soliti a verific:irsi nelle operazioni notturne: ma intanto l'Urban si era mosso, il giorno 30, eia Monza con le sue tre hrigate (Rupprecht, Augustin, Schaffgotsche), per punire la città di Varese e volgersi poscia su Como. Il mattino del 31 Varese venne bombardata e rioccupata dagli Austriaci. Non appen:1 Garibaldi fu informato della feroce rappresaglia dell'Urb::m. mosse per la val Cuvia con due reggi menti per fronteggiare g li Austriaci: mentre avvia va il 2" (tenente:: colonnello Medici) per la val Ganna. assicurandosi, in tal modo, anche questa comunicazione con Varese e renden do piti rapido il movimcnt~. La sera stessa del 31 maggio il i'' ed il _3" rc~~imento erano a Cuvio. il 2 " :1 Cassano in val Cuvia.

il

J"

11 ritorno a Como. li I giugno Garibaldi s'apprc~~ò, col 1 '' e 3" reggimento. a Vare~e, mentre il :!'' - come aveva anche.> consigliato il Medici - s'avvi1.'.inava agli altri due, recandosi presso Induno, punto importante sulla strada e he, per A rcisatc, costcg?:ia ndo il con fine svizzero. costituisce un raddoppio del tronco princi pale Varese - Olgiate - Como. ,, Nello stesso tempo il Generale fu informato che i cittadini di Como, minacciati da un 'ol.'.cupazio ne austriaca, si erano perduti d'animo. Rispose che trnesscrn fermo cd occupassero sa ldamente le all ure. Egli contava di attacc;1rc c battere il nemico in Varese e Ji accorrere subito dopo in soccorso di Como. ,, Certo sarebbe stato sommamente utile scont-iggere gli imperiali in Varese. per evi tare che muove~sero poi ~u Como_. a far massa con quelli che si diceva stessero marciando Stl t!ue~t'ultima ci ttà . Ma era indispensabile che le citt;1 insorte si ~entissero prontamente appogg iate dai Cacciatori delle Alpi e, no nostante la prima decisione di accorrere a Varese, Garibaldi dopo avere tutto ben pensato, decise imTce cli ritorn:ire a Como.


« Egli dice che avrebbe attaccato, se non avesse personalmente constatato che l'Urban aveva occupato con forze considerevoli ( 12 - 15 mila uomini) le posizioni a nord di Varese e se non avesse temuto di attirare altre rappresaglie sulla patriottica citt:1.

Agostino Berta111

11 Bi~ugna poi te ner conto che Como era il naturale centro dell'azione garibaldina: solo l:ì (JUCsta poteva arerc largo respiro, specialmente dopo l' insuccesrn di Lavcno. ,, La brigata mosse, dun(Jue, su Como. " Prima, con un 'ardita marcia di fianco, il r" cd il .3° reggi mento si avvicinarono al 2". Poi , dopo una sosta, impiegata nell'assicurarsi d1e il nemico non intc:n<leva molestarli , i Cacciatori delle Alpi sfilarono lungo il confine svizzero, disturbati e ad un tempo protetti da un violentissimo temporale, che produsse allungamenti eccezionali


nella colonna; ma non ritardi, pcrchè il Generale, vista l'impossibilità di diminuire le distanze con <~uella pioggia. procedette rapidame nte su Como . .. il maggiore Camozzi, per online di Garibaldi, aveva già fatto occupare dalla 6' compagnia del 2·· reggimento l'imJX>rtante posizione di San Fermo. « Alle 22 la brigata era a Como. Subito il 1° reggimento fu man dato a Camerlata ed il 2'' collocato a San Fermo, per garantire la sicurezza della città, che rapidamente fu preparata alla difesa. (( L'Urban fìn dal giorno prima aveva di~cgnato di marciare su Como ; ma, avendo ricevuto l'ordine d'inviare un battaglione a Magenta e l'avviso del concentramenlo dei Franco - Sardi a Novara , vulle preventivamente informare il Comando Supremo, che lo scon!>igli<>, ordinandogli anzi di ritornare alle dipendenze del Clam-Gal.!as. Il Mekzer. da Milano, fu incaricato delle azioni punitive contro Como. ,, 11 3 giugno l'Urban, avendo ricevuto ordine dal Clam-Gallas di protegge re la destra delr esercito ed, eventualmente, di manovrare sul fianco del nemico in caso di abbandono della linea del Ticino, manti,\ dur hrigatc a Gallar;ite, la<ci:mdnne, però, ancora una a Varese. « Tale dislocazione mantenne -- inoperoso - fin do po Magenta (pare, per no n avere ricevuto l'ordin e che lo chiamav;i sul campo di b attag li a): mentre Ga rili:1ldi estc ndcYa J'jnsurrezione verso Ber~an10 o .

· · Alcuni scrittori affcrmanu che ia situazione dei Cacciatori delle Alpi diventò estremamente critica al loro ritorno in Como, " separati com 'erano dal Piemonte e stretti dall'Urban contro il confine s,·izzcro ,. ( 1) . V cramcntc l' Urban, la sera del 2 giugno, era già ritornato :.Jlc dipcnckn ze dirette. del Clam - Gallas; ma, a ~errare i Garibaldini contro il confine svizzero, avrebbe potuto pensare il Mckzer o qualche altro comandante austriaco, se non fosse sopravvenuta la battag lia di Magenta a decidere le so rti del primo peri odo della campagna.

La marcia su Brescia. Dopo Magenta, Garibaldi co ntinuò a fomentare, contro la destra dello !schieramento austriaco, l'insurrezione dell'alta Lombardia. A ( 1}

Cfr.

R\RONL:

"

T.c Campag ne per l'indipendenza e l' unità d'Italia ».


differenza, però, del primo periodo. non si trattava più di contribuire all' azione generale deg li alleati ; ma <li un concorso alla marcia dal Ticino al Chiese. L'avanzata dei Cacciatori delle Alpi all'estrema sinistra avrebbe potuto esercitare, infatti, una grandissima influenza sui movimenti degli alleati. La marcia dei Sardi e dei Francesi dall'Adda al C hiese si svolse, come è noto, non ostante l'impazienza clei Sa rdi , metodicamente e Garibaldi, che il 5 giugno aveva attraversato il lago di Como, il 7 trovavasi già in vicinanza di Bergamo. Per la deficienza dcli' Artiglieria, egli rinunciò ad impossessarsene con un colpo di m ano e vi entrò il mattino del giorno 8, non appena il forte presidio austriaco (reparti della brigata Hoditz) abbandonò la città . Una compagnia di Cacciatori delle Alpi (capitano Narciso Bronzetti) occupò subito la stazione ferroviaria di Seriate, scacciandone un battaglione nemico e, fino alla sera dell'11 giugno, la brigata sostò m I3ergamo, osservando il nemico con un distaccamento di 40 uomini (tenente Pisani), inviato verso Brescia, anche per tentare di interrompere la ferrovia. Questo distaccamento. attaccato il ro presso Pal azzolo da un battaglione G ran atieri e cb due compagn ie Cacciatori austriaci, si ritirò su mùlllL Orf.11,0, f, a O g lio t: Mdla, a nord della grande strada Bergamo - Brescia, porta ndo con sè alcuni prigionieri . Il giorno r r gli Austriaci sgom brarono Bn:scia. F.viJcnremente la minaccia dell'insurrezione e di un attacco garihaldino fece preferire lo sgombro della città ad una lotta sanguinosa, in una località così distante dal grosso delle forze a ustriac ht:. N on a ppena gli Au~triaci ne furono usciti, entrarono a Brescia i 40 uomini del Pisani che, nelle informazioni giunte al Comando austriaco , vennero ritenuti 1 2 .000 e provoca rono il precipitoso arretramento del nemico. Qua_ndo poi , il giorno dopo, Garibaldi, sfilando lun go il fianco degli Austriaci per il raddoppio stradale a nord di monte Orfano, entri> in Brescia, il Comando austriaco ritenne che :25 .000 Franco Sardi stessero per giungere nella citt;t. Invece, in quel g iorno. i Pi emo ntesi avevano appena passato l'Oglio ed i Francesi erano ancora sull 'Adda. Garibaldi era dunque isolato, a stretto contatto col nemico, e soltanto il 14 giugno l'esercito sardo, lasciando sempre più indietro i Francesi, si portò all'altezza dei Cacciatori delle Alpi , ai quali il Comando sardo ordinò di eseguire una ricognizione su Lonato. A tale scopo Garibaldi doveva fare riparare il ponte di Bettolctto sul Chiese: ma poi l'ordine venne


revocato, senza che il Gcncrak ne venisse informato in tempo. N e derivò il sanguinoso combattimenlo di Treponti o di Castenedolo.

li combattimento di Trepontì. La Divisione Urb;m, marciando su Monlichiari, aveva preso posizio ne fra Castenedolo e Caniana e Garibaldi aveva avuto, come si Z· detto, l'ordine di condurre i suoi Volontari a Lonato e d i fon: rip:1r:1rt· il ponte di Bettoktto sul Chiese. Alf"alba del 15 giugno i Cacciatori delle Alpi ra~giunscro Rezzato cd :wvis ta rnno gli avamposti nemici sulla strada di Castenedolo. Garibaldi spicgì> allora i suoi battaglioni lungo il Chiese: due, al comando del colonnello Cosenz, a Virle Trepo nti ; uno, guidato tbl \ ,frJici, al hi\"iO della strada da Brescia a Lo nato e gli altri, al comando dcllu ~tesso Garibaldi, intorno al ponte di Bettoletto. Il Coscnz riuscì a fo r ripiegare gli avamposti austriaci su Castenedolo. do\'c ~i trovava il grosso della Di visione Urban: ma , dopo aver C<:mbatr uto per ci rca tre ore, ebbe l'ordine cli ripiegare. r.;1ril,;ddi inviò il figlio Mrnotti .'.d (Juartin Gcncr;il e per ;1,T~c rin fcrzi t:d, accorso vnw sera il Cialdini. l"Crb,m \enne costretto :1 ripicg:1re cd i Cacciatori Jelle Alpi, che avcv:1110 perduto :1ku ni dei loro uf tìci:ili più bravi, come Narciso Bronzetti cd i I tenen te Gndc11ico, ri(}ccuparono, per ordine dtl Re, h: loro pu~izi (: ni di Rezzato e di Trcponti . Es~i vennero poi inviati a S:tlò, da Jove, diffmasi la notiz1a che !!li Austriaci dal 'i'irolo intendevano minacciare il fia nco ~inistro dc~li alleati. dovettero reca rsi in Valtelli11;1. li Medici cd il Bixio coi loro reparti raggiunsero Sondrio e: si spinsero ver~o T irano ; mentre Garibaldi, dopo un numo ~:ol10(1uio col Re. si recava a Milano ed a Bergamo, do,·c ~i andavano forma ndo altri battaglioni di Volontari. Poi il Gene ralè raggiunse ì suoi Cacciatori e li gui dì> ve rso lo Stelvio, da dove contava di sboccare nel Trentino, 9ua,ndo gli giunse la notÌ7,i:1 dei preliminari di Villafranr a. Raggiunto io Stelvio, i Cacciatori delle Alpi \C nn ero in \"iati in congedo. salvo que1li che vollero rimanere sono k armi e che vrnncro incorporat( in una nuoya brigata, costituita , al comando del generale Pomaré, anche con elemt:nl Ì tratti dai reggimenti ddl'eseròto. Di questa brig.ata il , .. reggimento. :i l comando del tenente colonnello Manca. ven ne infatti costituito :1 Como. ccn uomini dei n:g-


gimenti

2"

e

3";

il

2",

agli ordini del colonnello Boldoni, venne for-

mato a Bergamo c<Ji V<Jlontari e coi soldati dei regg imen ti 1°, 3" e f ( 1). I Cacciatori a cavallo vennero congeda ti. Anche Garibaldi lasciò il servizio; ma, quandù la Toscana ed i Ducati si liberarono dei loro Sovrani per ve n~re annessi all ' Italia ed,

1/ettino Rìcasoli.

a cura del generale Manfredo F anti, venne formato l'esercito d ell'Italia centrale, Bettino Rica soli in vitò Garibaldi a coman dare la Divisione toscana, in sostituzio ne <lei generale Girolamo Ulloa. A ccettato l'incarico, Garibaldi assunse il 30 agosto il comando della Divisione, allora dislocata quasi tutta nel terri torio mode nese. Egli affidò il comando di una brig ata al Medici e quello di un n:gg1mento al Bixio. ( 1) Il 14 magg io 1860 i dm'. n:g__girn cmi, nei quali c:;ra110 , 1:111 1ncorporatì i Cacciatori dcli~ Alpi. :iss1mscro ri spe.ttìvamcntc il mimcro di 'j l"' e 52'' cd insieme fornu ~ono Li brigat a ,, :\lpì ,,.


410

Poichè la Divi~ionc faceva parte dell'esercito delrltalia centrale, il generale Fanti volle che Garibaldi accettasse anche la nomina a comandante in seconda dell'esercito stesso. Nella nuova carica, come già al comando dcl b Divisione toscana, l"Eroe dimostrò sempre un profondo sentimento di disciplina ed, in proposito, il Guerzoni ( 1) potè affermare: <• Nel ~overno della milizia egli amò e coltivò la regolarit:'1 e la stretta disciplina. La sua esperienza medesima lo aveva persuaso de i pregi delle milizie stabili come i. strumenti di guerra. Era quindi manifesta la contentezza sua nell 'avere in sua balia m ezzi tanto più perfe tti e poderosi di quelli che sino allora aveva avuto. E, non solamente non si arrischiò a farvi mutaz ioni di qualche rilievo; ma rnlk che fossero conservati tali quali Ii vogliono le regole della milizia st:1hi le "· Nel dicembre dd 1859, per con siglio dello stesso Re Vittorio E111an11ck, Garibaldi chiese al Fanti di lasciare l'incarico presso l'esercito della Lega e si ree<\ nella villa RaimonJi, sul I.ago di Como, in ;1ttcsa ck i nuovi avve nimenti e prontù ad accorrere ancora una volta all 'appello della Patria. No n per nulla, nel proclama da lui rirnlto da Genova agli Itali:i ni, pn gimtificarc le sue dimissioni da comandante in seconda dcl1\:snciro della Lega, egli aveva scritto : ·· li giorno in cui Vittorio Emanuele chiami un'altra volta i suoi g;ucrrieri alla pugna per la redenzione della Patria. io ritroverò una ar ma 1.1ualunq ue cd un posto accanto ai miei prodi commilitoni >• . E quel giorno venne, infatti , nell'anno successivo, nel quale Garibaldi pDt•2· da re un contributo veramente decisivo all 'unità- italiana, liberando fina lmente la Sicilia e l' [talia meridionale dal dnminio horbon in,.

( 1 ) { ; l:F.1<1.P:,,,1 :

Op.

c lt.


Xl.

LA SPEDIZIONE DI GARIBALDI IN SICILIA. I PRECEDENTI E LA PREPARAZIONE Nel marzo del 1860, rinnovati i plebisciti, la Toscana, l'Emilia e le Romagne avevano confermato l'annessione al Regno subalpino ed il 12 marzo, a malgrado delle proteste fatte da Garibaldi, era stata firmata la dichiarazione della cessione della Savoia e di Nizza alla Francia. Coi Decreti del 17 e del 22 m:irzo !e regioni italiane che avevano votato l'annessione erano state dichiarate parte integrante del Regno, che ormai comprendeva il Piemonte, la Liguria , la Lombardia, la Romagna , la Toscana, Parma, Piacenza, Modena , Ferrara e Bologna, cor circa 12 milioni di abita nti . Il 25 marzo. inl-inc. era stato riunito l'esercito della Lega o dell'Italia ccntra!e a quello sardo. A completare l'unità della Patria mancavano a ncora: il Veneto, lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie. Poichè non era passibile riprendere immcdialamentc la g uerra contro l'Austria per liberare il Veneto e poichè la Francia si opponeva a qualsiasi tentativo contro lo Stato Pontificio, le aspirazioni di tutti gli unitari italiani dovevano rivolgersi al Regno delle due Sicilie e più specialmente alla Sicilia, dove eminenti patrioti, come Francesco Crispi e Rosolino Pilo, avevano svolta un'intensa propaganda a favore della Causa nazionale. Anche il M azzini, con le sue lettere ai Palermitani, aveva incitato l'iso1a alla rivolta cd aveva generosam ente rinunziato anche all'attuazione dell'idea repubblicana, pur di raggiungere l'unità d'Italia. Già da alcuni mesi la Sicilia - scrive il Lumbroso (1) - era pervasa da uno spirito rivoluzionario. Dopo il 1849, l'odio ai Borboni covava latente nel cuore del pcpolo e tra le classi socialmente e inteliettualmente più elevate si era andato formando a poco a poco, ,ti ( 1) G r.>.COMO LUMBROso:

« c;arib;1Jdi .. .


41 .?

.ii,opra ddla vecchia tendrnz;1 separatista, un sentimento di italianità, .,ncora non ben definito ; ma che, alla prima circosta nza favorcrnk, avrebbe trovato modo di manifestarsi. I fuorusciti siciliani rifugiatisi in Piemonte appa rtenevano a di,•crsc tendenze politic he: ma erano tutti assertori convinti dell 'idea

Frr111c<'-'<·o

Riso.

11nit.1ria. Ricordiamo qualche nome: i fratelli Amari, Francesco Crispi, Rrnolino Pilo, Giuseppe La Farina, fondatore della Società nazionale. Essi avrebbero voluto che il mo\'imcnto ri voluzionario fosse .1iutato dalrestcrno ; i mazziniani erano, come al solito, favorevoli ad uno ~barco di Volontari, idea osteggiata in un primo tempo dagli elementi più moderati, che facevano capo al La Farina. Un sol uomo potc,·a met tersi a capo di una simile im presa: Garibaldi.


In Sicilia il suo nome correva sulle bocche di tutti, ndle capanne dei pastori e degli zolfatari, nelle sale dei palazzi e perfino nelle sacrestie delle chiese di campagna (il Clero siciliano era, nella sua stragrande maggioranza, ostile ai Borboni). All'Eroe giungevano continuamente appelli, preghiere, sollecitazioni ... Ma, prima di risolversi all'impresa, egli esitò a lungo. Uomo d'azione e condottiero, Garibaldi non sa peva acconciarsi alla mistica rivoluzionaria del Mazzini, che si ostinàva nel suo sogno di una guerra voluta e combattuta unicamente dal popolo. La scintilla accesa da un pugno d'animosi bastava, secondo lui, a risvegliare i dormienti ed a far divampare dovunque l'incendio della ri voluzione ... Garibaldi, memore della tragica fine del Pisacane, voleva che l'insurrezione popolare precedesse ogni tent;Jtivo dal di fuori. Sfiorato dalla morte in cento battaglie, l'Eroe non si adattava all'idea di un sacrificio sterile e il detto di Mazzini che il << martirio è una battagk1 vinta» ripugnava al suo temperamento e alla sua mentalità. Ma gli avvenimenti stessi fecero precipit:1re la situazione.

La rivolta del 4 aprile. I Capi siciliani avevano prestabilito un piano generale dell'insurrezione. La rivolta doveva incominciare da Palermo, con l'assalto alle caserme cd agli alloggi dei Commissari di polizia. J contadini di tutti i villaggi vicini alla città dovevano accorrere in aiuto degli insorti. Messina, Catania e Siracusa avrebbero seguito l'esempio di Palermo. I fucili e le munizioni dei patrioti siciliani erano stati nascosti nel convento della Gancia, presso i frati dell'ordine di San Francesco, ferventi fautori della rivoluzione. Ma, purtroppo, fra di essi si celava un traditore, il quale svelò la congiura al Maniscalco, il feroce Capo della polizia borbonica. All'alba del 4 aprile, per diverse strade, numerosi drappelli di giovani si dirigevano alla Gancia e si chiudevano nd Convento, intenti a l)rcparare le cartucce ed a riordinare le armi. Verso le ore 8 una torma di sbirri ed un battaglione di soldati circondavano il Convento. Il fedelissimo pnrtina.io diede subito l'allarme e corse egli stesso a prendere un fucile. Le truppe ed i poliziotti tentavano intanto la sèalata delle solide ed alte mura della Gancia ; ma ve ni vano respinti dai congiurati e dai monaci che opposero la più tenace resistenza. Arrivata però !'Arti-


glieria, le porte vennero atterrate a colpi di cannone ed i difensori si ritirarono per riordinare le loro file e poi, facendo impeto con le ::irmi in pugno, riuscirono ad aprirsi un varco tra gli sgherri e a raggiungere i contadini che, avvertiti dagli spari, accorrevano in massa verso la città. l feroci mercenari del Borbone, entrati nel Con\'ento, si abbandonarono con furia selvaggia agli atti più feroci : massacrarono i feriti, uccisero parecch i frati \'t:nerandi , che per la tarda età non avevano potuto mettersi in salvo, e spagliarono la Chiesa, rubando paramrnti , vasi sacri cd elemosine. Quindi il Capo della polizia sguinzagliava gendarmi <:: spie per la ciuà con !"ordine di arrestare i cittadini più ragguardevoli, senza di~ti nzionl." di casta o di partito: mentre due fregate borboniche usci\'ano dal porto e bombardavano il villaggio di Ficarazzi, riducendolo un cumulo di macerie . Alb Gancia i pochi frati ~fuggiti al ma~:,acro, con altri tredici cittadini fatti prigionieri, vennero legati con grosse funi e trasci nati tino alle prigioni. Anche la vecchia Badessa del monastero di Santa Croce. che a\-cva dato asilo a due giovani cosriratori, fu arrestata e rr:1~,·in:11;1 1n carccn:. La rirnlu zione, soffocata 11dla città, si propagò invece rapidamc111c ner vi llaggi. Numerose colonne di soldati borbonici, uscite da Pakrm o, mi ~cro a ferro cd a fuoco i paesi di Alcamo, Bagheria e ~ onrcak . clic: attestarono con le loro fumanti rovine la inaudita crudehà J cgli oppressori. Fr:rnccsrn JL informato dd moto insurrezionale, ordinava tclegralÌcamentc che i prigionieri della Gancia fossero subito giudicati e le sentenze.: c.:seguite poche ore Jopo. Il 24 aprile si riuniva il Tribunale militare, che con giudizio sommario condannava i tredici cittadini alla fu ci lazione. Qualc he ora prima che l'esernzion e avvenisse, il si nistro Maniscalco, Capo della polizia, si recò nelle prigioni, dove i tredici Siciliani attcndcY:1110 screnamentl" la morte, e tentò, promettendo la salvezza della vita cd un grosso premio in denaro, d 'indurli a rivelare i nomi dei Capi dell'insurrezione. A lui rispose, in nome dei compagni, l'acy uaiolo Francesco Riso: <( Nessuno di noi conosce nè i Comitati , nè i ~ignori che li compongono ed, anche se ci fossero noti , non vorremmo risc;ittare b vita con l'infamia ·,,. La sentenza . pronunciata alle cinque del mattino, veniva eseguita alle quattro del pomeriggio. Raccolti i cadaveri in tre carrette, i carnefici li trascinarono per le vie principali della città, sotto gli occhi


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della popolazione inorridita, che: giurò di vendicare i suoi Martiri. Qualche giorno più tar<;li, infatti, le bande degli insorti, che battevano le campagne, catturarono ventisei soldati borbonici e, dopo averli condotti nel villaggio di Carini, compirono la giurata vendetta, impiccandoli agli alberi. Tra i Capi dei Comitati rivoluzionari, che Francesco Riso non aveva voluto denunziare, erano Francesco Crispi e Rosolino Pilo.

Scoppiati i moti di Palermo, Rosolino Pilo, che si trovava a Genova, scrisse una lettera a Garibaldi a Caprera, in cui lo avvertiva che sarebbe partito per la Sicilia, a guidarvi l'insurrezione, e lo pregava di tenersi pronto a mandargli gli aiuti promessi. Poi, con un solo compagno, il Corrao, noleggiò una vecchia barca e salpò verso la sua terra nati va. Dopo una navigazione piena di peripezie, in cui i due intrepidi Siciliani corsero molte volte il pericolo di naufragare, finalmente, il 10 aprile, Pilo e Corrao sbarcavano nei pressi di Messina. Rosolino Pilo scri.sse subito a Garibaldi, invitandolo ad accorrere. L' insurrezione non era ancora vinta del tutto. Soffocata a Palermo, si riaccendeva in provincia. Bande armate di contadini percorrevano le campagne, guidate da proprietari del luogo, come il Marchese Firmaturi a Corleone, i Baroni Sant'Anna ad Alcamo ccl a Partinico. Parecchie di queste bande si concentrarono nei pressi di Palermo, per tentare un colpo sulla città ; ma, battuti dalle truppe regie a Carini, gli insorti si dispersero nell'interno. Gariba.ldi era allora addolorato per la questione cli Nizza: ma, dopo aver manifestato il suo sdegno contro la legge che lo faceva straniero in patria, rivolse il pensiero alla Sicilia. Anch'egli pensava che ormai non c'era tempo da perdere, poichè, se si permetteva ai regi di soffocare gli ultimi aneliti della rivolta, la spedizione di soccorso sarebbe giunta in ritardo. D'altra parte egli era convinto che non si potesse agire se non in pieno accordo col Re Vittorio Emanuele. Mentre Mazzini cd i suoi vagheggiavano un colpo di mano rivoluzionario, Garibaldi sollecitava un'udienza dal Sovrano e gli chiedeva di affidargli una brigata dell'esercito per accorrere in Sicilia a fianco degli insorti. Domanda ingenua, che dimostra come l'Eroe tenesse poco conto della legalità e delle regole diplomatiche. 28.


Il Re rispose che egli non poteva lanciarsi in un' avventura che. per tiuanto eroica e generosa. non avrebbe potuto giustificarsi di fronte all'Europa. Ma, sebbene irrealizzabile, la proposta di Garibaldi non sorprese il Re. Verso la dinastia borbonica Vittorio Emanuele aveva, infatti , pro,·ato sempre un "istintiva avversione e soltanto per consiglio di Napoleone llJ egli aveva offerto due volte un 'alleanza politica e militare a Francesrn H; ma il U'iovanc Re aveva ereditato dal p:.1drc la convi nzione che il Reame di Napoli non dovesse intt:ressarsi delle vi rrnde degli altri Stati italian i e non aderì alle proposte del Re sabaudo. Qut'sti no n pote\'a po i dimenticare che. nel 1849, g li insorti palermitani avevano offerto la Corona di Sicilia al Duca di Genova. E" quindi prob:1liilc che. pm rifì11t:111dosi di inviare in Sici lia una brigata dclrcsn r ito, il Rt' ahhi:i più o meno apertamente incoraggi ato Garibaldi :1 pn.:paran: un a spedizione di Volontari. Sicuri d1J.:urnc1ll i dirno~lr:1110 c lic Vittorio Emanuele e Cavour non ~i trm·a,·:ino d'acrnrdn qtlh linea d a 'l'g uire in quella circostanza. Il gr:indc Mini ~rni tt:mcva clic l'imprl'~:1 di lrariba ldi fosse prematura è lo sressn L1 Fa rina . bt:ncht· pro v,·t'tl nsl' :i rifornire i Garih:1ldini di fuc:!i e m ~miz :oni. ;; ff·,. 1 dubbi ~u lL,r,1-,v1 ,u nit.', ,ld la ~pcdi .lt<JllC:. Tuttavia Garibaldi prcp:irò l'impresa : i Volontari si riunirono a Genoya e ~inn Bixio si accordò con l'arm atore Rubattino per in scenare un finto ;ilto di pirateri a cd impo\~o~ar~i d i Jue piroscafi. Ma, fino al l'ultimo, sembrava che il Condottiero esitasse. Nel la casa del suo :imico e seguace Vecchi si trascorre,·ano ore di ansia indicibile ; di giorno e di nott e era un continuo a ndirivieni: C amicie Rosse, giornalisti. uomini politici, emissari di Mazzini. rappresentanti degli insorti sicili:111i. mcs~:1ggi della Società Naz ionale ... Ognuno dava il suo parere. og nuno , oleva ~pingcre il Capo alla decisione. Finalmente il ,., nuggio Gariba ldi ruppe gli indugi, anche per k t:Oraggimc insisl<:n;,,e e pn le assicurazioni di Francesco C ri spi , il quale. tìda ndo nella sua isol.1, riu~cì a con vincere . il Generale della necessità di pan ire. a~~ic urandn~i così il merito della desiderata decisione.

Mille. Il Corpo di spedizione era costituito da 1089 Volontari , tra i (!Uali Rosali;1 Montmasson, moglie di Francesco Crisi)i. Vi erano inoltre artisti , orcrai, studenti , pro fessionisti e perfino ufficiali del-


4'9 l'esercito, che avevano disertato per seguire Ga.ribaldi. Nino Bixio aveva assunto il comando del piroscafo Lombardo; il siciliano Giovanni Castiglia comandava il Piemonte. 11 Sirtori era Ca1x) di Stato Maggiore di Garibaldi, Stefano Tiirr primo aiut·,mte di campo del Generale.

Giuseppe Sirtori.

Garibaldi volle lasciare nel continente il Medici ed il Bert:rni. Al M edici egli aveva scritto da Quarto, pochi minuti prima di partire: « E' meglio che tu resti e puoi essere piì1 utile restando. Bertani, La Farina e la Direzione di Milano (dei fucili), ti forniranno, alla presentazione della presente, tutti i m ezzi di cui avrai bisogno. Non solamente tu dcvi fare ogni sforzo per inv.iare soccorsi di gente e: di armi in Sicilia; ma puoi fare lo stesso ndlc Marc he e ncll' Um -


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bria, ove presto sa rà l'insurrezione t' dove presto conviene promuo,·erla a tutta ol tranz.a )) ... Al Bertani, Garibaldi, con la stessa data dd 5 maggio, aveva scritto di: ,, raccogliere quanti mezzi gli sarebbe stato possibile per rnadiuvarlo nell'impresa », soggiungendo <' che l'insurrezione siciìiana bisognava pure aiutarla. Dovunl1uc fossero nemici da combat1ere, il nostro grido di guerra sarà Italia e Vittorio Emanuele! E ~pero che, anche questa volta, la bandiera italiana non riceverà sfreg io ,; _ Il Mdici ed il Bcrtani; ma più specialmente il primo, stavano ormai per staccarsi definitivamente da Gi useppe Mazzi ni , poichè nulla spera vano dalle cospirazioni e dai moti insurrezionali sporadici, rii(: davano luogo soltanto a sterili sacrifizi. Nel novembre del 1857, dopo la sfortunata spedi z ione di Sapri cd i tentavi di rivolta a Genova ed a Milano, il Mazzini aveva loro rirnlto un appello, per richiamarli agli ideali repubblicani; m a il Medici ed il Ilertani g li avevano risposto con una lettera, firmata anche da Enrico Cosenz, che diceva così: r, Se non ti censuriam o pubblicamente per evitare nuovi scandal i, non per tiuesto dissentiamo meno ~ravcmcnt t: da te: nè. d :1 te cli sscni endo , noi cambiamo fede o con~·i ncimcnto poli tico, o per consiJeraz.ioni individuali mutiamo la 1!uida della nm tra condo tta ... I tuoi mezz i, i tuoi uo mini ci sono ig noti . come g i~ da tempo i tuoi di ~eg rii : ma contammo i primi all'azione e li tro \'ammo sem pre 1x>ehissimi ; ma \'edemmo i tuoi tentativi ed abbiamo potuto misurare l'eco e le simpatie che suscitarono per tutto. Ai pro positi generosi mancano gli individui, i disegni, i m ezzi; non havvi che un cieco ardimento di taluni ; tesoro inestimabile codesto, il l.{uale, perciò appunto, invece di venire cimentato ad o~ni istante, conviene che si economizzi, finchè mezzi più confacenti , disegni meglio concertati , maggiore massa di economia possano appoggiarlo e renderlo q uindi potentem ente efficace )> .

Parti to Garibaldi con i Mille, il Bertani compose il ,< ConlÌtato di soccorso a G aribaldi » con Aurelio Saffi, Mauro Macchi e l'avvocato Brusco, tutti del partito r epubblicano ; Comitato, nel quale il Mazzini, allora a Genova, fece prevalere l'idea che la spedizione dei Mille dovesse anche venire aiutata con un'altra spedizione nell'Italia centrale.


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Contro tale idea protestò il Medici, il guale sosteneva che bisognava concentrare gli sforzi per aiutare l'impresa garibaldina. A tale scopo il Medici ottenne dal Cavour armi e denaro e preparò una seconda spedizione in Sicilia; mentre Enrico Cosenz doveva preparare la terza. In proposito il Medici scriveva a tutti quelli che avevano concorso nei suoi preparativi: (• Il mio amico, il bravo colonnello Cosenz , si ferma in Genova ad organizzare nuovi aiuti per la Sicilia. Se il Paese continuerà le sue simpatie verso l'eroica Sicilia, se voi presterete a lui gli stessi appoggi, le stesse influenze, insomma tutta la cooperazione che a me sl degnamente prestate, egli potrà partire fra poco, capitano <li nuovi Volontari, e raggiungere gli amici partiti e che partono ... L ' ora di far l'Italia, come di ce il generale Garibaldi, è venuta ed in molti faremo più presto quello che abbiamo a fare. Vado ad impiegare le forze che abbiamo radunate ; radunatene altre e vedrete che il bravo colonnello Cosenz cd altri le impiegheranno bene. Avanti ~ino alla fine e di buona volontà ! 1> . Mentre il Comitato di socco rso di Genova, il Medici cd il Cosenz preparavano le successive spedizio ni , G arih:ildi na vigava verso b Sicilia, sl>arcava a Marsala cd iniziava la :;ua mc mo r:rnda impres:t. Prima di partire egli aveva scritto anche al Re Vittorio Emanuele, assicur;tndogli che il grido di guerra dei C:tribaldini sarebbe stato: " Viva l'Unità italiana l Vi va Vi11o rio E.m:rnud c, suo primo e bravo soldato! ». La lettera soggiungeva: ,, Se riusciremo, sarò superbo d'onorare la Corona di Vostra Maestà di questo nuovo e brillantissimo gioiello, a condizione, tuttavia, che Vostra Maestà si o pponga a ciò che .i di Lei consiglieri cedano questa provincia allo straniero, come hanno fatto della mia terra natale. « Io non ho partecipato il mio progetto a Vostra Maestà. Temevo, infatti , che, per la riveren za delle proteste, non riusci sse a persuadermi ad abbandonarlo n. L ' imbarco dei Volontari sul Lombardo e sul Piem onte avvenne disordinatamente. L' A grati (,) scrisse in proposito: <( Nè s'era potuto, in (JUel primo giorno, metter fra loro ordine alcuno: nè tanto meno pensare ~1 suddividerli in qualche modo in gruppi ed in squadre e neppure farne un appello od un qualsiasi elenco: chi dice per la ristrettezza dello spazio, che non permetteva di formare i rang hi , chi ( r) Cfr. CARLO /\ G RA T I : « I Mille m:lb Storia e ndl:i leggenda editrice MonJaJori, Mila no, 1933.

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C.1s,1


p<.:r la mancanza sul Lombardo cli possibili comandanti e per esserv<.:ne troppi sul Piemonte, ove si trovavan tutti i personaggi più autorevoli, ad eccezione del Bixio. Nessuno accenna, forse pcrchè va sottinteso, al miserando stato in cui quasi tutti erano ridotti dal · mare, così che non v'era chi si sentisse di dare ordini, come non vi sarebbe ~tato clù li anebbc, al caso, potuto eseguire.

:\',no /i1x1 n.

" S0lta11to il giorno seguen te, data b tranquillità del mare e la sosta a Talamone. fu po~sihilc mctten.: tiualche ordine fra i Volontari. " Infatti, il ,!.;iorno 7, giunte le due navi in vista di T:ilamone, C arih:tld i ordinò che tutti Ytnissero sbarcati e che alle ore 14 si adunassero su una ~pia nata pre~so la costa. ,. Eseguito tim:sto ordine, G.1ribaldi passò in ri vista i Volontari e fu p<m ibi!t: procedere alla suddivisione di essi in squadre cd o.Ila formazione delle compagnie. ,. Queste, che dovevano essere prima 7, furono 8, poichè alle 7 prima st:ihilite se ne aggiunse un ·altra, formata di Bergamaschi e comandata da Angelo Bassini. I Mille ,-ennero, per conseguenza, così ri partiti:


Prima compagnia. Comandante: Nino Bixio, genovese. Subalterni: Giuseppe Dezza da Melegnano, Domenico Piva da Rovigo, Ma.reo Cossovic da Venezia, Francesco Buttinonì da Treviglio. Furiere: Ambrogio Scopini da Milano. Caporal furiere: Giuseppe Zoli da Venezia. Seconda compagnia. Comandante: Vincenzo Giordano Orsini, palermitano. Subalterni: Antonio Forni da Palermo, Nicolò Velasco da Trapani, Jacopo Sgarallino da Livorno, Francesco Ragusin da Venezia. Terza compagnia. Comandante: Francesco Stocco da Decollatura (Potenza). Subalterni: Francesco Sprovieri da Acri, Raffaele Piccoli da Castagna, Stanislao La Mensa da S;1racena, Antonio Sant'Elmo da Padula. Quarta compagnia. Comandante: Giuseppe La Masa da Trabia. Subalterni: Giuseppe Guazzoni, Giuseppe Rota da Caprino Veronese, Innocente Gramignola da Robecco d'Oglio. Quinta compagnia. Comandante: Francesco Anfossi da Nizza. Subalterni: Giuseppe Crescionini da Bergamo, Faustino Tanara da Langhirano, Giuseppe Taschini da Brescia, Carlo Torri Tarelli da Lecco, A,ndrca Paris da Pinerolo, Eugenio Bonsignore da Montirone. Sesta compagnia. Comandante: Giacinto Carini. Subalterni: Alessandro Ciaccio, Giuseppe Campo, Giuseppe Bracco Amari, tutti da Palermo, Achille Cepollini da Napoli, Giulio Rovighi da Carpi.

Settima compagnia. Comandante: Benedetto Cairoli da Pavia. Subalterni: Francesco Vigo Pellizzari da Vimercate, Biagio Perduca da P avia, Nazaro Salterio da Annone di Brianza.


()11,111a compagnia. Coma nJantc : Angelo Bassini da Pavia. Subalterni: Vittore Tasca da Bergamo, Luigi Dall 'Ovo da Bergamo. · Capisquadra: Enrico Caldcrini , Daniele Piccinini , Enrico Rassani. Giacobbe Parpani, lutti da Bergamo. Furiere: Francesco Cucchi da Bergamo. Soltanto 150 Volontari indossavano la camicia rossa, di,,enuta poi leggendaria; tutti gli altri portavano abiti borghesi o divise militari: il Sirtori portava .la sciabola su un soprabito nero. il Bixio indossava la di,·isa di ufficiale dell'esercito sardo, il T i.irr vesti va il costume n ai'.ionalr ungherese. Nctra~segnazione dei grad i non si tenne conto di quello già ri vestito in precedenza. I nfatti il tenente colon nello Bixio ed il tenente Cairoti com a ndavano entrambi una compagnia. come una compagnia comanda va rOrsini , chl: era stato colonnello d'Artiglieria nell 'esercito turco, ed il L a Masa, che era stato generale nella ri volta siciliana del l'a prile di quel lo stesso anno. :\nchc- nella rip<1rti~iune ,!elle com pagni e e Je1 plotoni non si ~eguì u na norma costante. Face\'a no, inoltre, par te della spedi zione i Ca rahinieri ,genovesi, , om:rndati dal Mosto, e le Guide, al coma ndo di Giuseppe Mi ssori. Per Lluanto riguarda le forze borboniche, contro le q uali i Volont:ui di Garib:tldi dovevano combattere, r icordiamo q u an to abbi:irno gi;1 scritto nel volume JII di Lp1est'opera. In Sicilia c'era allora un Cor po d'Armata borbonico al comando J cl generale Ruffo di Castelcicala. costituito su 1 Divi sioni, com andate rispettivamen te dai generali Lanz a. Zola e Colonna . li Corpo d 'A rmata avl·,·a un a forz a com plessiva di 20 .000 uomini e d i 64 cannoni. A meglio prcci~are l'entit:ì e la com posizione delle fo rze borboniche in Sicil ia, riporti amo il seguente docume nto, conservato nell'Archi vjo di Stato di N a pnli .

Quadro delle forze regie in Palermo e p,w,incia dal 4 aprile al TO

giugno 1860. Tenenti ge11erali: Ruffo Paolo Principe di Castclcicala, Lanza

Ferdinando.


Ga,.ibaldi ed il mo Sturo :\!aggion: 11d 1860.



Maresciallo: Colonna Filippo. Brigadieri. $alzano Giovanni, Cataldo Ignazio, Afan de Rivera Gaetano, Marra Pasquale, Landi Francesco, Letizia Giuseppe, Primerano Raffaele, Chrétien C. Luigi, Fiorenza G. B., Clary Tomaso, Cossovich Francesco, De Sury Carlo, Wìttemhach G. Carlo. (Clary e Cossovich appartenenti alla R. Marina). Reggimenti di linea su due battaglioni. 2'': ufficiali 60, truppa H)OI. 4°: ufficiali 62, truppa 1889. 6": ufficiali 6o, truppa 1905. 8": ufficiali 61, truppa 1925. 9": ufficiali 49, truppa 17 12. 10" : ufficiali 57, truppa 188:2. 1 3°: ufficiali 25, truppa 880. Battaglioni Cacciatori su 9 compagnie. 2": ufficiali 39, truppa 124q. _t: ufficiali 39, trupp;i 11 71: 8": ufficiali 40, truppa 1:257.

Battaglio11i Carabi'IJieri leggeri su 9 compagnie. 1'': ufficiali 31, truppa 785. 2": ufficiali 44, truppa 838. f: ufficiali 37, truppa 1239. Batterie d'Artiglieria. 6a montata: ufficiali 2, truppa 143. montata: ufficiali 3, truppa 144. 10• montata: ufficiali 3, truppa 140. 13" a schiena: ufficiali 3, truppa 140. 14" montata: ufficiali 2, truppa r34.

t

Reggimento Cacciatori a cavallo su 5 ~quadroni: 15 ufficiali e

782 uomini di truppa.

Reggimento Carab;nieri a piedi su 1 270

2

hattaglioni: 46 ufficiali e

uomi ni di truppa.

4 battaglioni scelti dei reggimenti di linea 1°, 3", 5°, ciali e 2409 uomini di truppa.

7° : 83 uffi-


Il 2 '' reggimento di linea era in Messina e ven ne mandato in Calabria nel mese di giugno. Oltre :11la forza ~uddetta (78 r ufficiali e 23.916 uomini di truppa) cr:rno in Sicilia repar1i cli Gendarmeria , del Genio, della Sussisten'l.a e 2 compagn ie di uomini d'armi, impiegati come guide.

li g iorno 8 maggio la spedizione garibaldina riprese la navigazio ne: ma a terra rimasero circa 60 uomini al comando del colonnello Z:i.mbianch i, col com pito d'invadere l'U mbria e di ~mcitarvi r insurrezionc. Le istruzioni cbtc :dio 7.;unhi.:incbi il giu1 no 8 magg io dallo stesso ( jarihaldi erano k seguenti : , 1' - il co111;111l111t L: 7.;unhianch i i,w aJ crà il territorio pontili cio rnlk forze ai suoi ordini , o., ri lin .an(ki le truppe ~traniere rncrcc11a ric di t jlld C o\'l·rno antin.11.i un.,k. ton tu tti i mezzi possi bili ; ,. 2 ' - C).:li ,1,~ri1n;'1 .,lr imur ra iorn: tutte t!uellc schiave popolaz ioni contro l'i11111Hir:ilc ( ;overno e prucurn:1 ug11 i modo per attr:urc con lui i ~oldati i1al i;1ni, , lu: ~, lro\';1110 :il ,cn·i'li11 ciel Pap;i ; (• 5' - egli. c:11npionc dcli., ( :au,;1 ~ani.I d" lt,tlia , reprimer;\ qu:ii111H1uc alto di vandalismo col 1n,1s, im o rigore e procurerà di farsi amare (blle popobzioni: ,. .( - ( hicdcr:'i , com 'è g iusro, ai muni tipi t!ualunque cosa di cui p1J&sa aver bi sogno. in nome della Patri ;,. la quale com pensert alla fine della guerra. ogni spe~a contratta pc1 1:s~a dai Comuni e dai privati: · ,, 5" - egli propagher:ì pure l'i nsurrezione agli Stati del Re di . ':1poli e ~pecie negli Abruzzi; << 6' - procurcr?, qua nt 'è possibile di non percorrere il territorio libero del la Toscana e delle Romagnc: "i" - il suo g rido di guerr;1 arà: lt,rlia e J:'i1torio F,,nanÙele ' .. 8" · cviter:1, quant'è possibile, di accettare tfoe n ori ckll'csercito regolare nostro. perchè poco tarderanno a dar la loro q_uota nelle gra ndi ba ttaglie; « 9° - trova ndosi om altri Corpi it:iliani nvstri. prncur.crà di accunlarsi circa le operazioni ; se alla testa di quei Corpi si trovasse Coscnz o Medici,' egli si p0rd 1 subi to ai loro- ordini e, se vi fosse g uerr;:i Ira Vittorio Emanuele ed i tiranni meridionali, ;-illora si porrà ;1g li ord ini del Comando supre mo del Re o di chi per lui » .


Le forze, però, 11011 erano adeguate a compiti così importanti e, per quanto ai Garibaldini si unissero a Scansano i 200 Volontari livornesi dello Sgarallino ed i Bersaglieri del Pinelli e benchè la popolazione li accogliesse con grande favore, al primo scontro con uno squadrone di Gendarmi pontifici, i Volontari dello Zambianchi si ritirarono in Toscana, dove vennero disarmati, e lo Zambianchi, giunto a Genova, s'imbarcò per l'America, per morire durante la traversata.

Callimaco Zambiattcl1i.

Sui due piroscafi i Garibaldini , impazienti di combattere e costretti all'ozio della vita di bordo, non sempre si mostravano disciplinati specialmente sul Lombardo, dove Nino Bixio dovette impiegare tutta la sua energia per mantenere l'ordine. Ricevuta una ri sposta arrogante da uno dei Volontari , il Bixio, riuniti i Garibaldini sulla coperta, disse: <( lo sono giovane, ho trentasette anni e ho fatto il giro dd mondo. Sono stato naufràgo e prigioniero; ma sono qui e qui comando io. Qui io sono tutto, lo Czar, il Sultano, .il Papa, sono Nino Bixio. Dovete ubbidirmi tutti. Guai a chi osasse un'alzata di spalle, guai a chi pensasse di ammutinarsi!


Uscirei con la mia uniforme, con la mia sciabola, con le mie decorazioni e vi ucciderei tutti . Il Generale mi ha lasciato, comandandomi di sbarcarvi in Sicilia. Vi sbarcherò. Là mi impiccherete al primo albero che troveremo ; ma in Sicilia, ve lo giuro, vi sbarcheremo )) . All 'imbarco a Quarto i Garibaldini avevano 1000 fucili; ma mancavano le munizioni, le quali dovevano giungere sui due piroscafi con 2 battelli, che però non si videro al momento della partenza. Durante la sosta a T.ilamone, il colonnello Giorgini , comandante il presidio di Orbetello, fornì alla spedizione fucili, cartucce, polvere in barili e tre pezzi d'Artiglieria, con r200 colpi. TI viaggio dei due piroscafi proseguì regolarmente cd il giorno 1 1 essi giunsero in vista della Sicilia.


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I Mille ».

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«

V ita di C:irib:tldi ».

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«

li

».

,, M em orie ...

22 Marzo ,•, g iorna le quotidiano uffic iale d e l Go\'crno P rovvisurio di Mila no nel 1848.

·· lia lica Virtus

ll ,

a lmanacco per l'Ese rc ito del 1'930.

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SUOI

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Ln mt•sc di rin)ht7 i1,nc in Fcr r:ira

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RAVE.I-LI:

i<

Brevi no:c sulla spedizione di S:ipri .. .

" La campagna nei \'cn<:tù dd 1:Lr l ,rnu,;i J:i du~ 1):, i:,ic :ii t cla i Corpi frand1i degli Stati Rumani ,uuo la ,·on,lona del _1;enera!e

RAV!Ol.l:

Durando ,.. R1o)rrt: "· StoriJ. ddlc Compagnie

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S .\MPIERI :

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Sl'OKZA:

S1LVAGN1:

Lcucre inedite Ji Massimo lYAzcglio al conte Antonio Franzini " · <i N:1pulconc Buonaparlc cd il suo tempo >•.

SoLEKJ: « Memoriale dell'assedio di Torino nel l ìo6 "· 51'Am: " Storia ddla rivoluzione di Roma "·

Le tre giornate di Vict'nza ».

«

STEF..1.s,:

(Guwo): <' Cint1uant'anni dopo la prima spedi z ione sioni e ricordi di un Bcrgama~co dei Mille >>.

SYLVA

T Eno~,:

a

111

Sicilia. lmp~e,-

Cronaca della rivoluzio ne Ji Milano ,,.

Ricordi intorno alle Cinque ( , iornate d i :\lil:1110 ··. - : " Pensieri d'un anonimo lombardo » . ToRELLI:

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«

Garibaldi e la difrsa della Rcpuhhlic:1 Rumana ,.. Garibaldi nl i Mille >1 .

T uRLETn: ,, Nel VII rcntcnario della fo ndazione d i Cuneo "· T U R01'TI:

"Storia delle mmi italiane dal 1756 al rSq

1> ,

TuaR: " Da Q uarto a Marsala n.

lì11un (m:ct.1): " Lo spi rito \"Olnntari ,t i.:o nrlb tradi zione it:ili:ma )\

V,1.ccA · M.-.GG10L1x1:

<\

L~ guerra nei sC(·oli XVIII . XIX

VAs o:,.:1 : "Storia milicarc deg li Ita liani in lspJgna V AR.\Nt:-it : .. I Capi , le Armi , i Combattenti ,,. V ,1.~F.NSE : H Lcs chasseu rs dcs Al pes » . V .\RESE :

V 1.u:1.NA : V1c1N1:

" U n episodio del IO giugno 1848 ,.. " Luciano Manar:1 >> . " La rivolu zione del 18_:; 1 11•

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,1 .


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V1cEVANO:

-: «



INDICI



INDICE DEL TESTO

l'ag:.

Prefazione

V

Premessa

VII

Parte Prima I VOLONTARI DI GUERRA DAI TEMPI DI ROMA AL 1848 I.

- I Volonr:iri ai tempi d i Rom.i e nel Mt•diot:\'O

L 'assedio di Crema ( r l 59 - 1 160) L'assedio di Milano ( 11 61) IL

- Gl i altri assedì nel Medioc\·o. li Volontari smo ntll'Era moderna Nella Repubblica di Venezia .

3

9 13 16

li V olontarismo nell'E ra modana

28 29 30

HL

- I Volo ntari nel perioclo napoleonico

35

[ V.

- J m oti insurrez ionali Jd 1!ho e del 1821 Nel Regno del le Due Sicilie I m oti in Picmo nrc .

49 50

Nelle com pagnie di ventura .

V

- Le insu rrezioni del 1830 e del 1831 l Volontari per la li bertà d egli altri po!1oli In [spagna nel 182r

In Grecia . N el Belg io Nel Portog allo e nella guerra civile di Spagna VI.

- Giuseppe Garibaldi e la Leg io ne di Munt cv idco .

53


Pag.

VII.

- G li :1\'vcn imenti <lai 18:{1 al 1il48

Vllf.

- Le: rivolu zioni e .le riforme del 1848 La rÌ\'olu zionc in Sicilia L'insurrezione Ji Napoli Le in,urrczioni nei Ducati cd in Toscana

I X.

X.

Xl.

Xli. XIII.

112

I 15

118 1 21 12 5

- Le Cinque <. :iornak Ji Milano . L'insurrn'. ionc di \lcnc1.ia e la Rcpubblic:1 Romana 1.·i11, urra.ionc di \'c110 .i:1 . L:1 co~tirn ziom: dclb Rcpubbli,.1 !{omana .

1 45

1 45

152

L 'i11, urrczio11c di B,,lt,g11a e k I )i ...-i ( :ioma tt: di Rrcsci:i . L,· Ili..,·, ( : iorn:11 c di Brc,.:i.1

l59

1:a,scdio di r\11rnn:1

17 0

I \·oluntari ciel 1848. L:1 Lcgi11lll' di Girih:ildi

111

16 0

Italia

- Le iorzc militari lo111h.mlc nella ;.:uc1r.1 1X-t8 · 1~49

Parte Seco nda

I VOLONTARI NELLE GUERRE PER L'INDIPENDENZA 1848 - 1849 - 1859 I.

I Volontari ncll:1 prima g ucrrn d ' indipendenz a Bande Arc ioni. I Cacciatori dell a Morte ,, A nfossi ,. R:ll taglionc della Spcra11z.1 . Bat1:ig liunc Dcpo, ito Milano Hanaglionc d'Este Ranaglioni Studenti Legione trìdcnù n:i Squadriglia Ronfanti Volontari bergamaschi Volonfari brcsciani

1. 0 7 207 208 209

1. 1 0 210

21 r 213 21 6

1.1 6

21 7

Volontari rn111:1schi

217

Volon tari cremonesi

218


Volontari friulani . VolonL;iri genovesi

II.

• Altri Corpi di Volontari nel 1848 Cacciatori di Brescia Cacciatori valtellinesi Carabinieri di Como Colonne mobili Alborghctti e Arrigosi Colonna GriHìni . Colonna Longhcna Colonna Vicari · Simonetta Colonna dei congedati di Bassano Corpo degli impiegati . Corpo franco di Agordo Corpi franchi della Carnia Corpo Liguri e Nizzardi C rociata bassanese Crociata bellunese - agordina C n,~iati l,cllunc, i Crociati dì Buia . Crociati colognesi . Crociati napolcrani Crociati padovani . Crociata di Piove . Crociati dei Sctcc Comuni Crociati vicentini . Finanzieri e Dragoni del Trotti . Guardia nazionale. di Bergamo . Guardia nazionale di Castiglione del Lago Guide del Tirolo (colonna Th:rnnhcrg) Legione africana . Leg ione Torrcs Legione trevigiana Legione bergamasca delle Alni Leg ione calabrese . Legione lombarda del Griffrui L egione lombarda del Rorra Legione sicula Volontari di Gubbio

218 219

221

223 223

223 223 224 224 224 226 226 226 226 226

227

__

227 .,

--, 227 22 7 227 228 228 228 228

232 2 33 2 33 2 33 2 33 2

34

234 234 2 34


l'ag.

Volontari lodigiani Volontari della Val Sabbia

2

Volontari 11:ipoktani (Giardino)

2

Volont ari napoletani (Belgioioso) Volontari pal'es1

37

2 37

Volontari picmontcsi - lornharJi

2

Volontari ~ardi

2

39 39

Volontari di V are,,·

2

39

Altri re part i \'olomari

2

39

Ratt.1g lione c 11np:1no

cc

Italia liber:1 ..

Hattagli11nc cata11cse

111.

2

37 37

240

240

C o111pag11ic \ ' olu111ari

240

C ivic;i napoletana

240

C i,·ic1 ,·Kc.: 111i11:1

240

I Volont ari goriz iani

241

I Corpi Volont:iri str;rnicri

2

Compagnia franco · itali:1na

2

<:ompagnia italo - svizzn ,1

2

Ln:ionc svizzera

:!.t5

44 45 45

I Volontari l:krsaglieri J Bersag lieri lombardi

Rer~aglieri del l't:bro Hers:igl ieri livornesi Bersaglieri del Reno (battaglìom: Pictramdbra) Bersag li eri del Po Bersag lieri ci, ici di Schio Bersaglieri mantovani " Carlo Alberto ,, Bersaglieri valtellinesi [\'.

l Volom;1ri dei Ducati e dello Stato 1'0111 itìciu C:rn.:iata piacentina

258 258

Volcmtari parmcn ~i

2

Coorte mobile mo<lcnoe e reggìan,1

2

Nel lo Stato Pontificio Battaglione di Faen za Battaglione di Ferrara Battaglione isolati Battaglione A lta Ro111agn;1 ed Umbri Battaglione <li Pesaro .

59

59 264 2 73 2

73 74 2 74 2 75 2


Pag.

Battaglione provinciale romano Battaglione di Ravenna Battaglione Reduci veneù Batt:1glione delle .Romagnc Battaglione dij Senigallia Baccaglione universitario bolognese Battaglione unÌ\·ersitario romano Battaglioni civici . Civica di Medicina Civica mobile pontificia Civica romana Civica di Sant'Arcangelo Civica umhra Colonna Ghilardi . Colonna Indipendenza Italiana Colonna Pianciani Corpo Haug Corpo franco - romagnolo di Castel Bolognese Guardia n:izionale di Amelia Legione bolognese Legi01ìe romana Volùntari di Cesena e di Cesenatico V.

\!J.

Cacciatori dd Reno, ddl'fdice e del Scnìo C;1cciatori dell'Alto Reno . I Cacciatori del Basso Reno 11 battaglione <ldl'Idice Il battaglione del Scnio, detto anche « Pio IX

- I Volontari toscani Civica fiorentina Civica lh·ornese Civica senese . Legione toscana I Volontari lucchcsj battaglioni Studenti universitari combattimenti di Curtatone e Montanara

VII.

La difesa di Venezia . Le forze della resistenza Battaglione Brenta - Bacchiglionc

2 75

75 276 276 276 276 276 281 2

281

282 282 282 282 282

283 283 283 283 2lq

283 284 284 285 285 2

93

298 >J

300

302 302 302 3o3 3°3 3°5 3o3 310

322


BattaglioJh ' euganeo lbttaglionc Paschctt:1 Hatraglionc Praln . Rauag lio11c T omielli Urigate Volmnari . (;uanlic nwhi li C acciatori delle Alni Cacciatori del Silc

C:.'lcc i:1rnri lombardi

33 ~

C acciatori svizuri

.) .)

Colo nna mohilc dmbra

., ,.,

-

.,' ' 2 .)

Crociata ccrw,b Crociat;i di Fchr<: .

., ' . .,., ·'

( :roc i:u,· vcnez ia ne

.B 3

Corpo franco d i Schio

3.H 13 4

F.$uli padova ni ( :enùarmcria ,·cncla

3H

( ;uarni~io11c Ji ( )S<1ppo

<.;uerri.~ o lia viccnti11;1 . vcroncs,·

3 34 335

( ;11('rri};lie del Cadore .

336

Legione ,\ 11lonini .

Lq~ione J :ilmaw - istri:1w1 Lei,tiune friu la n:i

3-1'' 340

Lc:g io nc G aL1lrn

34o

Legio ne " h alia lihera "

34 1

Legi;inc veneto · napoletana

342

Legione ungherese

_,43 343

Volonr,tri Spangmo Veterani n:12ion:1li

L"eroica rc~i~tenza Ji \!cnt-zia VIII .

L'epica resistt·nza della Repubblica Romana

343 343

La Leg ione italiana dd S:m:hi

35 1 353

Legione Vo lteggiatori ital iani

355

Ra1t:ig lionc uni\'cr~itario romano

356

Reduci romani

35 9

Reggimen to «U nione"

359

Legione Settt· Colli

36 2

Legione uni 1·cr~itari:1

363


l'ag.

La Legione franco - italiana La Legione straniera La Legione polacca [X.

364

365 366

La spedizione <li Sapri. Volontari per la guerra del 1859 I Volontari nella seconda guerra per l'indiprndenza italiana Bersaglieri valtellinesi . Cacdatori degli Appennini . Carabinieri genovesi _ Battaglione degli adolescenti Cacciatori dc:lla Mag;a

X.

375 380 384 38 4 384

386 3!!6

Le operazioni dei ,, Ca.:ciatori Jdle Alpi» Il combatti111ento di Varese San Permo e l'occupazione di Como La marcia su La\·e no Il ritorno ·a Como . La marcia su Brescia Il combattimenco Ji Trcpomi

390 39 2

399 401 4o4 406 408

Xl.

La spedizione di Garibaldi in Sicili :1 . parazione La rivolta <ld 4 apri le I Mille .

xn.

Lo sbarco a Marsala e le prime operazioni Il proclama di Salemi I Cacciatori dell'Etna La marcia da Salemi a Calatafìm i

43 1 435 437 44'

XIII.

Il combattimento di Calatafimi

447

XIV.

prcccJo.:uti

- Da Calatafìmi a Palermo La sosta a Partinico

L I" e-

463

464

La morte di Rosolino Pilo Le squadre del La Masa La presunta cc beffa l> di Corleone XV.

- La liberazione di Palermo

XVI.

- La fine del Regno drlk Due Sicilie H combattimento di Milazzo Lo sbarco in Calabria e la marcia su Napoli L'intervento nelle Marche e nell' Um bria . La battaglia del Volturno (1" ottobre 1860)

57.

<=

.

4fì5

469

47 2 479 495 495 500 501

5°3


r.g. XVII. - l Volo ntari nd 1M,o e nd 1861

5 13

l.kittagliont· \'Ctulanen sc e hcncwntano

513

Bersag lieri g aribaldini Ca.:ci;1tori Ji Bologna .

5 '3 5 14

C:ac,i:1tori dell'Etna

5 14

Caeeia to ri del Cargano

5 17

C ac.: iawri Jd (;ran Sasso

5 17

Cacciatori ddl 'Ofanto .

5 18

I Can:iatori dd T e, ne Ca,ciatori del Tronto . L an :1:1tnri d1 i\-lonrclt'lt ro e d i San Leo Ca,ciatnri dd T:ihurrw

5I8 527 527 52!!

C:Kci:tto r i del Vc.:su,·io .

5-z8

:\:\' lii. . I Cacciatori J cllt: Marcht:

~l i .1ltn Curi>i del 1860 e del 1861

C:1r:1bin icri d i Cnsrn7:I

530 54 4 544

Cornpag11ia C:unpofrcd.1 C:ir:ihinicri g-e no,•cs,

5 44 54 4

t

Carabinieri di Catanzaro

Colon na C;1ucci Molara

'i45

Compagnia di Maltig nano Compagnia del V clinu Legio ne eccksi~stic.1

545 54 7

Lcg io nt: del iV btcst Legione s.1 nnica del C urci

XIX.

xx.

512

Ba.naglionc del Sannio

5 47 5 47 548

Legione sann ita Dc Feo

55 r

Montanari del Vesuvio

551

Volo ntari luC':tni

55 I

Zua\'Ì calabresi

c;52

\' olon tari stranieri

5 52

I Volontari nd 186i e nd 1864 Il combauimento sull'Aspromont<" I Volontari nel 1864 Volontari del 1866

combattimenti ùì Monte Sudlo e di Vezza combattimenti di Bormio C imego e Condino Bezzec,a


XXI.

- I Volontari nel 186] L 'arresto di Garibaldi a Sinalunga Villa Glori Monterotondo Il combartimemo di Mentana Il nuovo arresto di Garibaldi

XXII. - Per l'indipendenza degli altri popoli <lai 1848 al 1867 Per l'Ungheria od 1849 Per la Polonia nel 1863 Per l'indipendenza di Creta (1866 - 67) Jn Francia nel 1:870 L'Armata dei Vosgi Il combattimento di Digione P er la Grecia nel 1897 . XXIII. - Ricompense conferile ai Volontari nelle g uerre del Risorgimento Per Pt·r Per Per

la g uerra 1848 - 184q hi guerra del 1859 . le campagne del 186o e del 1861 la guerra del 1866

~84 586 51S6

597 599 601

604 605

608 6II 612 615

616 625 027

62 7 (130

63 1 6 33

Parte Terza I VOLONTARI NEL SECOLO XX J.

- J Volontari nelle imprese coloniali Il capitano Manfredi Camperio Jl maggiore Andrea Pcc.lretti Romolo Gessi Il capitano Gaetano Ca~ati Antonio Cecchi Eugenio Ruspoli Vittorio Bo1tego Ugo Ferran<li

IL

- I Volontari nei primi anni del secolo XX I Volontari italia ni in Albania ( 19I1 - 1912) In difesa della Sc:rbia . Per la Francia nel 1914

639 640

641 6.p 644 645

648 648 651

652 655 656 658


Par.

Hl.

- I Volo ntari nella g uerra 1915 - r918 O Corpo dei Volontari ciclisti

IV.

- l Vo lontari di Fcltre e del C.,Jore

V.

- Gli irrcdcnt~ .

VI.

- L'impresa di Fiume

712

VII.

- La Miliz ia Volontaria per la Siwrezza Nazionale r· Gruppo battaglioni C amicie Nere d'Eritrea .

726 733 733

6" Gruppo battaglioni C amicie Nere . 1• l>i,·isio ne Camicie Nere « 23 Marzo »

733

2• Di,·isione Ca micie Nere « 21.l Ottobre »

733 734

3• lli\'i sione Cam icie Nere " .21 Aprile " 4• l)i,·isiunc Camicie Nere " 3 Gennaio 1,

5• Di\'isione C amicit: Nere " 1'' Febbraio 6• l)i,•isionc Camicie Nere " Tevere " 7" Divisione C:imicie Nere « Cin:nc " Colonna C:dc.rc « St:irace " .

734 »

Colonn:1 AgMtini . Le: ..olo nue Vcrn~ e \· iggiani - 1':avarra

VIII.

- J \'ol.ontari italiani nella g uer ra civile di Spag na Le prime ope~azion i Majorca . Per la liber:iz ionc di M.1Jrid La battag lia per Malaga La batt.1g lia di Guadal:ijara

IX.

- In Biscag lia,

Il\

Aragona e nelle Asturie

Bilbao

Santander In Aragona Nelle Asturie Tcrud Le ricompense a l valore

X.

734 736 737 73 7 737 73 8 74° 74 2 743 745 749 75 2 757 758 760 765 766

768 773

Nella seconda guerra mondiale

7i4

Scipio Sl:naper (junior) Giuliano Slatapcr

7i7

Silvano Buffa

779

Nicolò Ciani . Il Corpo V olontari della libertà

781 784

778


,,.,, Xl.

- I Volontari partigiani

XII.

- I Partigiani delle Forze Armate .

xm.

- I Volontari tra i prigionieri di guerra

XIV.

- Lettere e testamemi di Volontari

xv.

- Ultime lettere di Volontari irredenti

Bibliografia

861


INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

l'ag.

L:1 b:m a).!lia di Z :1111 :1

.

4

Fcdn ico Barbarn,s,1 sr:1<:cia to da Sus:1

r

7

Gcnovcsi :illa battag lia di Crl·ry

rr

Vcno.i:1ni in b:ntagl ia i\mbrog io Spinola all 'assedio d1 ( htcn,l :1

25

La di,iida di Barlc:tta

31 36

Uniformi della Guardia Na~.ionak m iLrncsc

,,r, ·

Uniformi cldla Lei.:ione Lomba rda ( 1 1 17.,7) Escr..:ito d ella R<'puhblica Ci,alpin:1 ( 18on - 18112) li _;:~·a erale C:1rln Zucchi Noti li,azionc contro i Carho1rnrì Riproduzione ddb seulenza di rnndanna dd Con fa lo niu- i RitrJtlu .::d ,1Uh>f;r,1fì> di Giu seppe ~fan ini La morte di Santorrc di S,1ntaros:1 Giuseppe Pacchiarotti

Ciro ~frm,tti Allegor ia dc,lic;tta ai martiri dal 1X_1<, al 18)4 da i protug hì italian i della " Giovane Italia ,, . L'Esule e la su:i famiglia ( ;iacinto Provana di Collegno

72

li .~t:ncrale G ia.::01110 Durando

73 7-4

Il B.ironc N°i(ola Arduino Nicola Rin:io11i Viuorio F crrcro

76 77

U::ictano Borso Canninati

79

Giuseppe Mazz ini

8'.) 86

:\7otilicazionc austriaca contro b .,. G im 'anc Italia " Garibaldi nell'America del Sud ,\nita e Giuseppe Garihaldi

88 91

G iacomo t-frdi_ci

92


Lil'io Zambeccari .

94

Il combattimento del Salto o di Sant'A ntonio La bandiern offerta a Garibaldi dopo il combatrimento di Sant"Amonio Ripro<luzione del Attilio Ban<licra Emilio Ban<liera

1"

numero del giornale mazzi niano « TI Tribuno "

97 100

104

106

Il proclama dei frate lli Ran<liera ai Calahrcsi Volontari fott i prig ionieri alle Balze ( 1845) l)irnostrazio ne di giubilo del popolo di Roma per il decrel'n di amni stia Bcnc<lite. gran Dio, l'Italia! (cla una stampa dell 'epoca) Ruggero Settimo dei Principi di Fitalia

109 I I I

112

116

Luig i S::ttembrini La moglie ed il figlio ùsitano Luigi Settembri ni nella prig ione di Napol i

120

Le truppe svizzere in Napoli attaccano k barricate:: d i via Toledo . I firmat::iri dello Statuto piemontese .

1 2 :?

Le barricate di Na!1uli nel maggio dd 1~48 11 primo Bollettino pubblicato nelle C inque Gioru:nc di /'.-filano Lellera del 18 mar zo 1848 del .Maresciallo R:1detz ky alla Congregazione Mu nicipa le di Milano I componenti d el Governo pro,·,·isn~io di Mibno nd 1848 Il " paterno" Governo del Maf<'sciallo Radetzky ( stampa !JOpolarc ddl"epoca) . Luig ia Battistoni

12 3 126

132 35

I

139 .

1 4:?

Pasq uale Sottocornu Daniele Manin Nicolò Tommaseo Daniele Man in e. N icolò Tomnuseo lil.;: rati dal i:arccrc ( 1848) L'insurrez ione a Ve11e7.ia

L3 proclamazione ddla Repu'.>blica I Veneziani all a conquista <lell'Ar:.cnale !I lwmhardamcnto di Vcne7.ia (agosto 184•.i) IJ Triunvirato dell:i Rcnubblica Romana . Il Oecreto fondamentale dell'Assemblea Costitucme Romana L ' insu rf<.'zio nc di Bologna Procla ma Jcl Governo pro\' vÌ~orio di Bologna . La cacciata deg li Austriaci da R ulogna Proclama cld Nfarcsci:1llo Haynau per im porre a Brescia una m11lt:1 di sei milioni T omba degli insorti d ell e. Dicci Giornate

16 I !

63


Pag.

C iust ppe ca ~ibaldi nd 1848 Gia.:01110 ,VbLi

I ,cguaci di (;i,irnmo Medici

;1 !

P;1sso di S. Iorio

Garibaldi a ;\fo:,1z1,<me Un uHì : ialc dei C;'1valleggcri lombardi l.ì ffici,1!t· de i lk ·saglicri lomb,1nli

Cro: iato \' icn1lÌ !?o c Guard ia cÌ\' Ìca 1?apolna na ( 11>48 · 1849)

Ln sokbto d cll":\niglicria lomhanb nd 1848 . Un i,u,itario ,,,·ncto e Fanlt di !\brina ( 1848 1849ì \"t,'.011:ario d.-1 han.1giio;H' ,\nt'o., ~ì Cn Cac.;iaturc della Mon~ (1X4X) F ra11~c,;e<, S1111oncu.a

209 2 l l

Volo11tario del la Le~ìonc Sin1011.:11,1 .-\ rna!(b Fusinat:> Giuscp1,c La :1las ,1 Volo11tario l<,mbMdo \'olo111ari o dd, batt,1glionc Studt:nti

Bers:tglicrc lombardo Bi~!ienr, di .En1ilio ~1 n.-csi ;1Ì Luci,m<i ;\1:lna ~a ,

ih1LHlt i.'

l._ , :;;;, Ì"'· C :i,,r:~.-;:.,.

L1 m nrtc di Luriann \fanara i'in,o l'in r,und la ra

Nino llixio La valicu;i d i lkltiore Volontario d ::I 1848 Volontario della Legione Un.iversitaria

L1 difc».1 della Repubblic;1 Rornan:1 Livio Zambt'cc;1ri

28 8

Vì\'andic:ra romana e Civ i,,> bolognese ( d49) Luigi Carlo Farini Ccncrale dc Laugì c· Volon1:1ri·l 1mìvc:rsitario tosc11n

TI hattaglione universitario a Cunawne :'lfonumento ;1i Caduti di Curtaronc \ lonumcnto ai Caduti di :Vlont;inara

( ;ugliclmo Pepe G iroìamo l,llna

Jl

l

3 16

31 9

325 _:p8

li Patriarca bcncdìn: la Crocìaca com:mdata dai fr;itdli Zcrin:111 (\ ·crn:z i;i. rn ,lprile 1848)

"'O _).)


Pa;:.

Pietro Fortunato Calvi Giacomo Antonini G. B. Cavcdalis Volontario della Legione Amonini La morte di Cesare Rossarol Alessandro Poe.io Villa Papadopoli presso Mestre do\'e fu trattala la rcs;1 di V~nczia . Medaglia commemorativa della rcsisLenza di Venezia Volontario del battaglione Medici Gaetano Sacchi Giacomo Medici alla difesa del Vascello 1 Bersaglieri lombardi alla difesa di Roma La difesa del <l Vascello" Enrico Dandolo Emilio Dandolo Goffredo Mameli Bandiera offerta in Roma a Garibaldi dopo la vittoria di Vcllctri N0Lilicazio11e del gcnerak Gorzkowski contro Garihaldi G li ultimi momenti di Anita G aribaldi Angelo Brnnctli detto Ciccruacchio Don Giovanni Verità . Ugo B~ssi La fucilazione di Ugo B::is,i Carlo Pisacane Giuseppe Garibaldi nd 1859 Gi useppe Garibaldi nel. 1859 L'arrivo dei Volontari lombardi in Piemome nel 1859

Il comoanimc::nto <li Varese JI giuramento dei fratelli C;1iroli alla b.in<liera presentata dalla madre

335 339 _342

344 :H 5

346 347

348 35.2 353 334

357 363

364 3 65

367

369 37° ~71

37 2 373 .~76

379

382 385 39 1 39 4 J95 39 8

Il combattimento di San Ferme> . Garibaldi saluta la salma di Carlo Dc:: Cristoforis Agostino Bcrtani

40 0

Bettino Ricasoli Francesco Riso La partenza da Quarto Giuseppe Sirtod N ino Hixio Garibaldi ed il suo St:ito t.faggiorc nel 186o Callimaco Zambi:rnch ì .

4°9

4°3

4°5 412

4 15

·Jl 9 4 22

.:p 5 42 9


l'ag.

Lo ,bar,ù a Mar sala

4 33

Proclama di Sale mi

436

F rancesco C r ispi nel 186o

4 39

Giuseppe L:t Ma, :1

4 42

S1da no Tlirr.

445

C a latalimi (Monumento a (j arih:1ldi sul Gia11icolo a Roma)

449

Il ca mpo di hatt.ag lia di C1l:ttali111i

452

Frate G iu,·a1111i Pantaleo

455

G ia.:into Carini

45(,

O s~a ~io di Cabtalirni erc llo nel 181J2

46 1

Rosolino Pilu

4 G(J

t·itint' r:i:·io d ei :'-dille da Calntafimi a l p ;1sso Ji l{en.l.1

468

L"itinerariu J e i M ille da P i :111:1 dei Greci a Palermo

4; 1

\'in,en 1.o Orsini. cn1nandante l' Artiglie,·ia di c;,1ribal.li

474

Palermo ne l 1R60 .

4 80

Il comhattimcnto al Poni<" dcll ':\mmiraglio (haS!>oril ic, o di ;\f. Rmdli) li l.xm1lurda111e nto Ji Palermo . (;ariln ldi e nl1.1 111 P alermo (d:1 una sta mpa popul.irc dd l't:pnca) . Incont ro di (; ariba ldi coi ge ncr.1li borbcmi.:i !.,:ti.zia e Crct i~n ( ~n 111:1/'. ·

48 3

gin 1S6n)

4 88

La lotta pc:r b liberaz ione d1 Palcrm :r

l i generale ( ; i:1cornu Medici Le b.1 rric.1te e g li clk ui dd bombarda m e ntc• a l'a lerm<, li comhau im cnt.o di \ks.,ina (da u11a ~t.llllJXt !)opolarc cldl\:pùca) ( ;a rihaldini :,lb \·ii.;ili :1 Jdb b,1t1;:igli;1 Jcl \'ohurno . l'ilad(· Bronze tti I primi dti ì\.lilk in ordine di nwrìto (:.iuruf_ raio .!i Carihaldì. ,:cm ::n ,ununcn to

484 4 85

Jd S irto ri j .

-+9 1 -i9~

-+9S 'JO I

5o3 5"4 50 6

L'inco11t n, d i C:1rìbalc.li rnn V it torio Emanuele II (25 o ttobre 186ll) . ;\ lon11mcnto-(hs.,rio per i C ad ut i alla b:m :1f! li:1 del Vohum~, in ~fo<ld alon i

50ì

Garibaldi condottino (;aribaldi ,·m •·a in ìvlcs,ina .

515

L1 li1>l'r.1z1onc dì Reggio Calabria L 1 r<!;ii.tc ll /.a dei Volontari :illt: port(· di Pc rug i:1 Il g e ne ra le E nrico Ci :ild ini C n , oio11 t:irio dd 18fo S u l Garìgli:inu

52 3 526

5 1o 'j.?<>

5 32

534

L 'assedio di Gae ta

539 543

Il ![Cncr:il c Manfredo Fanti

546


Pai: .

I costrutt.ori dell'Unità nazion.ile (secondo una stampa dell'epoca) .

549

Giuseppe Garibaldi nel 1862 ll giuramento di Garibaldi a Marsala nel 1862: Roma o Mortl'!

558 56 l

Nicola Fahrizi " Memorie e lagrimc J> dopo rarmistizio di Cormons La partenza dei Volonrnri per la guerra contro l'Austria nel 1866 . Menotti Garibaldi

564 567 57 1

sì 3

Ricciotti Garibaldi Combattimento di Lodronc (rn luglio 1866)

574 575

La resa del Forte Ampola . Prigionieri tedeschi dopo Bezzecca Telegramma con I'« Obbedbco » di Garibaìdi

576 S 79

580

Salotto della casa Gandini Bugna do,·c vennero firmati di ViUafranca La notizia di Vilbfranc:1

preliminari

585 588

Garibaldi visita Alessandro Manzoni (1862) Garibaldi visita Vittorio Emanuele in Roma (30 gennaio 1875) Monumento ai fratelli C:iiroli in Roma al Pincio

59 2

Alc:ssandro Monti . Francesco Nullo . Gli ul.t:imi istanti di Stanislao Bechi Ricciotti Garibaldi consegna al padre la bandiera conquistata a Digione

606

Garibaldi a Digione Antonio Fratti I Garibaldini a Domoko, L'Ossa rio di Cornu<la .

617

600

609 6 1o 6I4 620

623

629

L'eccidio della famiglia Cignoli ( 1859) Lo sbarco dei Mille a Marsala (bassoriliern di M. Rutelli) Brevetto della mèdagli ;1 t.1 'oro al valor militare :il generale Giuseppe

632 (,_:;., (i.54

Garibaldi ( 1859) Manfrnli Camperio Romolo Gessi

641

Gaetano Casati Il capitano G. Messedaglia

TI conte G ian Battista Porro Un significativo messaggio dei Volontari J Volontari Garibaldini nelle Argonne Garibaldi sul letto di morte li ge ncrnlc Ugo Pizzardlo .

595

1n

Serbi;1

64 _{ 644 647 649 654 659 66 2 666


l'ag.

Il conte di Salemi (-; uido l'oli

667 669 67 1 672 673 67 4

Ferruccio Stdcnelli Arturo de Bcnctt i Giovanni Divina Ezio Bonfivli .

Paol" O ss · Maz;,,u rana

0 75

l\fario Garhari

676

Remo C ah:igni

677 681 684

Giuseppe Dcgul U crolamo Te"ini G iuseppe Silla;ii Ruggero Timcu, · F:iu ro

686

Scipio Slatapcr

(HJ 4

Guido Slatapcr

695 696

689

Mario Anghebcn F;1hio Filzi Fr:mces.:o J{ismon du Dam iano Ch ic::s.1 .N ino l'a ì~scr .

(,99

Cc'.sarc Battisti

7o5

Cc~are Bauisti a lla hnc d rl p ron·s-,1 dop<' a\ er;; :i,-.:olt:u :1 !.1 sc n tu: /.,l

709

Il suppliz io d i C esare: Batt i, ti IY.-\:rnun zio con Cadorua e Padre· Scrncria ai <J u:1rtic;" ( ; cm·r;i lc di Lidi n e

711 7 15

c;ahric!c D 'An nunz io nd

71b

7<) I -0 1 / ,)

11 119

Gabridc D"Annunz io a Fiume .

7 18

l)'A11nu117. io in divis:i di g c nù :1le ddl':\ nonautica

7 :! t

l>"Annu1nio sul lcll<> di irn, rtt·

72 4

:\·liliz iJ pùstdcgrafonica

7 2. 7

La Milizi:i Forcstak La Miliz i;i in A fr ica ( l r in11 :tl,;

73 t

L1 Mili zia Volontaria sfìh1 a <, pa, so rom ano " li .:onte .•\ rconovaldo Hon:tceorsi cd i primi \ 'nlunt:iri i1ali:111i L1 m ar..:ia su Madrid (se tte mbre. ottobre JCJ36) Madrid e b Sierr:t del <, ;uaJ:irra ma Il tcrruorio occupato Ja i n:izionali e yucllo o<.:rnpato d a i ro,st (gcn· naio 1937) La conquista di Malaga (5 · 10 fchbraio lntcrru,.ionc strad,tlc sulla 1·ia <li Malag;1

un,)

747 748 75 1


Zafarraya: il generale Roatta ferito (febbraio 1937) La battaglia di Gua<lafojara (18-23 marzo 1937) Trincee <lcl << Cinturone di ferro » di Bilbao Il monte Jata presso Bilbao La ricostruzione elci ponti . Carro armato russo catturato dai legionari Prigionieri catturati dai legionari in Cat,1logm1 Pronte di Aragona: una Messa al campo sulla neve

7 5 .> 755 759 7<> 1 762 763

Teruel

769 771 772

Veduta parziale dell'Akazar di Toledo Viana: Monumento ai legionari caduti Scipìo Slatapcr ;,wi()r Giuliano Slataper Silvano Buffo Nicolò Giani L'allora colon.nello Ezio De Michelis Il colonnello Giuseppe Cordero Lrnza di Moncczcmolo (;iorgio Susanì., Alli('YO ddl' Accademia Militare, medaglia d'oro alla n1c muna .

l funerali del Volontario r ; iorgio Susani Cesare Battisti Guido Corsi Mario Silvestrì

764 7 67

776

779 780

782 789 802 807 810

8 47 852 855


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