STORIA DELLE FANTERIE ITALIANE VOL XIII

Page 1


Storia delle fanterie italiane Volume XIII. I volontari di guerm Edoardo Scala Edizione speciale Ristampa anastatica deU'edizionedel 1950-1956

In collaborazione con Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito

©

2020 Difesa Servizi S.p.A.,

Roma

Supplemento al numero odierno de il Giornale. Direttore Responsabile: Alessandro Sallusti Reg. Tol>. Milano n. 215 del 29.05.1982

Tutti i diritti riservati Iva assolta dall'editore

Nessuna parte di questo volume potrà essere pubblicata, riprodotta, archiviata su supporto elettronico, né trasmessa con alcuna forma o alcun mezzo mettanico o elettronico, né fotocopiata o registrata, o in altro modo divulgata, sen7.3 il permesso scritto della casa editrice.


STATO MAGGI ORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

EDOARDO SCALA

STORIA DELLE

FANTERIE ITALIANE VOLUME XIII

IVOLONTARIDIGUERRA·2

*

ESERCITO

IL GIORNALf • BI BLIOHCA STORICA



Xli.

LO SBARCO A MARSALA E LE PRIME OPERAZIONI Lo sbarco venne effettuato, come è noto, nello . stesso giorno 11 maggio, a Marsala, dove esso venne favorito dalla popoJazi~ne e dall'impossibilità, nella quale si trovò la nave da guerra borbonica Stromboli di aprire tempestivamente il fuoco contro le imbarcazioni dei Volontari. Nel porto - racconta il Lumbroso nell'opera già più volte citata - erano ancorate due navi da guerra inglesi. La sera prima una Divisione · horbonica di c.1uattro incrociatori aveva lasciato quelle acque cd una compagnia di fucilieri che p residiava la città era partita per Trapani .. . La m:inc:inz::i di munizioni, la fermata ad Orbetello ed il ritardo che ne seguì rappresentarono quindi altrettante fortunate coincidenze. Si può dire, senza paura di ripetere un luogo comune, clie lo stellone d'Italia vegliava sull'impresa garibaldina. <( Mentre i Volontari iniziavano le operazioni di sbarco, sopraggiunse ltn legno da guerra napoletano di un'altra Divisione. lo Stromboli. Il comandante Acton avrebbe voluto aprire il fuoco, ma dovette aspettare che g li equipaggi inglesi sbarcati a terra avessero fatto ritorno sulle navj e il fuoco dei suoi cannoni, quando si iniziò, fece più rumore che danno. I Volontari si accampa-rono nei pressi della città e l'Acton dovette contentarsi di catturare i. due piroscafi, senza .' . . )>. piu can.co, ne' equ1pagg1 La sera stessa Garibaldi passò in rivista le Camicie Rosse. Il Consiglio Municipale di Marsala, riunitosi d 'urgenza, dichiarò la dinastia borbonica decaduta ed affidò a Garibaldi la dittatura. Egli l'accettò in nome dì Vittorio Emanuele, poichè, come egli stesso scrisse poi nelle sue ,e Memorie )) , riteneva la dittatura come una <t tavola di salvezza in qualunq ue circostanza d'urgenza, in cui possa trovarsi un popolo >> . Quel provvedimento ebbe. d 'altronde, una vastissima portata politica, poichè sbarrava la via ad ogni superstite spirito di separatismo


4.32 di 111unici pali s1110, chl' ;1vc.:~sc lentaro di riaffiorare nella rivoluzione sici liana. 1\ Mar,;11.1 , :ilk 8 compag nie nelle: quali erano già stati divisi i C:1rih:tld111 i ;1 T:rl :1111011<.: 1 se ne aggiun se una nona, costituita con clemcnli tolti d.rl k .1lt r(' l'd anclre con alcuni Volontari siciliani. Ne vc11 11c ;i(lida1 0 rl w mando a Giacomo Griziotti da Corteolona. ( :rn rn.1rin.1i e co11 g li ctJuipaggi dei due piroscafi, benchè si trat1.1 "1· dr ,c1li circa ~o uomini , si formò un'altra compagnia, affidata al C;"1 igli.1, Lr quale: rimase però sempre aggregata all'Artiglieria ddl'Or,,ni . <)uc:,1i, ricc.:vuti i pezzi ad Orbetello, lasciò, in fotti, il comando dcli ., .! · l'ornpagnia e, scel ti fra i Volontari una ventina d'uomini che .e1:'t :1vn<1110 prestato servizio in Artigìicria, aveva costituito una sez irn1~· d 'Artiglieria con Nicolò Velasco, Francesco Ragusin e Luigi F.1 11clli t1u,tli ufficiali subalterni . .\I comando della 2' compagnia venne preposto Antonio Forni. Venne costituita anche una piccola sezione del Genio, afJidata all'ingegnere Filippo Minutilli e composta, secondo l'Abba, di una vrn tina tra ingegneri cd operai macchinisti e pochi telegrafisti. A11 ' Tntcndcnz:1 era ~tato prt'po,to Giovanni Acerbi, che cr:1 st:lto Volontario a Milano nel r848, ca pitano a Venezia nel 1849, sottotenente nei Cacciatori delle Alpi nel 1859. Con !'Acerbi vennero assegnati all ' Intendenza tre mutilati di un braccio ed Ippolito Nievo. li servizio sanitario venne affidato al sessantenne Pjetro Ripari, già esule nd 1847, poi medico e soldato nel 1848 in Lombardia cd a Venezia e nel 1849 a Roma, rinchiuso quindi nelle prigioni pontificie sino al 1856 ed ancora desideroso, a malgrado della sua età, d'impu~ g nare un fucile invece del bisturi. li Ripari era coadiuvato da Cesare Boldrini e da Francesco Ziliani; ma, pnichè tra i Volontari numerosi erano i medici e gli studenti in medicina, i feriti trovarono sempre cure ef fìoci cd esperti infermieri. In gravi imbarazzi si era trovata l'[ntcndcnza anche per i viveri . a malgrado delle incette fatte ad Orbetello, dove fu rossihile trovare soltanto 736 libbre di carne, 304 di riso, 250 pagnotte. fnfatti, nelle .istruzioni per~onalmente dettate da Garibaldi al liixio, che a T alamone era tornato ad imbarcarsi sul Lombardo con le prime 5 compagnie di Volontari e coi Carabinieri genovesi, veniv,1 raccomandata, non soltanto l'economia dei \'i veri; ma anc he l'approntamento di nuove munizioni e la maggiore oculatezza possibile t:


J,o sbarco ,, .\ l //l's,1/u.



435 anche nella ripartizione degli indispensabili oggetti d'e<-1uipaggiamento. Sopra un foglio, appartenente alla raccolta Cortes, si possono, infatti, leggere, scritte dal Bixio, le seguenti annotazioni: << Economizzare il biscotto, dividere le munizioni tra i due vapori, impegnar gente a far cartucce per 70.000 tiri. Abbiamo 30.000 cartucce fatte e polvere e piombo per 70.000; dividere i cannoni con rispettive munizioni, distribuire berretti, camicie, giberne, fucili, non distribuire le scarpe; ma tenerle pronte, far tutta l'acqua che si può; provvedere carbone e sego per tre giorni ». A malgrado di tutte queste difficoltà, il successo arrise a Garibaldi e - come dice l' Agrati - la spedizione dei Mille, nella Storia del nostro Risorgimento, potè rappresentare un prodig10. « Folle impresa, sogno da pazzo semhrò a quanti avevan testa sulle spalle; agli occhi stessi di Garibaldi più di una volta balenarono gli spettri dei Bandiera e del Pisacane. Ma, tra la generosa pupolazionc dell'isola dei Vespri, il sogno divenne realtà cd il fulmineo successo iniziò da Calatafimi e da Palermo una ben lunga via, che portò, per lo stretto e per il Volturno, alla stessa unità della Patria , assa i prima di quanto potessero sperare anche i più impazienti p:itrioti ·,, _ Durante la marcia da Marsala a Palermo si unirono, infatti, ai Volontari di Garibaldi alcune centinaia di insorti dell e Bande dei fratdli Sant'Anna e del barone Mistretta. 1 giov;111i di 11ucstc Bande erano molto pratici dei ]uoghi e quindi in grado di fornire a Garibaldi tutte le necessarie indicazioni.

Il proclama di Salemi. J Garibaldini, dopo aver superato non lievi difficoltà specialmente p er l'Artiglieria e per i carri, giunsero a Salemi, accolti dall'entusiasmo della popolazione. A qualche chilometro d all'abitato era venuta incontro a Garibaldi una num erosa cavalcata di cittadini, che lo accompagnarono nella città. Bisogna riconoscere che il m erito dell'accoglienza trionfale fatta da Salemi a Garibaldi spetta, per buona parte, al La Masa e ciò sia detto - scrisse gi ustamente l'Agrati - senza far torto al patriottismo della città , la quale ebbe su Marsal.a il gran vantaggio di essere preparata all'even to e di credere che i Volontari che stavano per giun-


~ere fossero piì1 1111111no~i. 11 La Ivlasa era, infotti, giunto a Sale111i b sera prim ,1 cd :1vc1·,1 Litro avvertire: ic autorità e la popolazione. Fu appunto a Salemi che: Garibaldi assu nse la dittatura in Sicilia, secondo i voti già esprc~,i dalle autorit?I comunali di Marsala e di Salemi , in nome di Vittorio F111an11ck, m l seg uente Decreto, in data dd 1~ magg-10:

,.,,L

1~t~I/"". {jcv,,~r,,/d,·

,/,

f<'n·,,..,,,J..,, «' ,..,, c"'/10

r,, / ' ~ , , -

•• •

~

il,~,i'.#-1

~,{./l"''.,-,.,.,,4· J, /1vC<,/;i; r;/T",h,,,/, ~//

~

,.t/,/., ,, 1 .... / :,_;, i'

{ /~11h ,l,:v,.J,.

/ çl~:;.,· ,,·"'~:t,

cfi<' ,,,._

~- .,,,.,'../4·t,,.,, ·

,f.",,.!f,1, , /,,?'''""/,/; · ·.,. ~,,, //' '-'•

....,,~,,,,o

Ctt,,r•~,ç, I'#~/.

,

,.,, rJ

0

, /,,

I

.1,, /,;

{', ... ,

Prodama ,t, S,IÌ<' mÌ.

,, Gimcppe Garibaldi comandante in capo l'ArmaL1 nazion:1lc in Si, 11 1.1 . ·· Sull'invito di notabili cittadini e sulla cklihcra;,.io11 ,· 11' ,.,. , d.,i comuni liberi dell'isola: considerando c he, in tempo d i g1u·11 .1. i· nccessario che i poteri civili e militari ~icno cont·e111r:11 i 111 11 11 ,11111 , ,!<'creta di assumere nel nome di Vittorio Emanuele. Rt· tl ' l1.al 1.,. I., di1 l:1tura di Sìci li:1 >• . Tale Dl.'.cn.:tu ven ne firmato dal gt11eralc imm n l ,.11.11111•111 ,· d,11111 una riunione in una sala del PaLizzo Torr:ilt:1, nr ll.1 q 11. al t , , ., , 1.,1" pn.:~t:ntato a Garibaldi un indirizzo del Dcwrio11 .1111 ti , "i.al, 1111 , l,e ,, esprimendo i voti della popo\a,.ione, affermava il dn 1d, 1111 1 l1c l.1 Sicilia face~se park della g ra nde famig.lia i1a li.111a r 1!111111 11 1'\•,1· .111 ch'essa alla fondazion e dcll\rnit:1 e delri11dipcnd t·111.1 ilc·ll.1 111 111 " 1!.1 "·


Ricevuto questo messaggio, Garibaldi aveva parlato alla folla di autorità e di cittadini convenuta intorno a lui ed aveva co ncluso il suo discorso con le parole incitatrici : << Su, Italiani, chi ha un ferro lo affili, chi non ha un ferro tolga un sa~so od un bastone e mi ~cg11:i. perchè la campana dei Vespri è suonata >•. Il Decreto, col quale Garibaldi assumeva .la dittatura in Sicilia venne poi letto dal Crispi al popolo entusiasta, dal balcone dello stesso palazzo T orralta. I11tanto giungevano le prime notizie della presenza del nemico ad .A lcamo e poi a Calatafimi , dove, al com:mdo del Landi, si erano raccolti, per sbarrare la via ai Garibaldini, ci rca _1000 snidati borbonici.

Cacciatori dell'Etna. Coi patrioti unitisi ai MiJle a Marsala ed a Salemi, Li (olonna dei Garibaldini aveva raddoppiato la sua forza cd, in una sosta a Rampingallo, fra Mars:1la e Salemi, Garibaldi aveva costitui to i e; Cacciatori ddl'Ftna >> ed aveva diviso k ~uc forze in due batta-

glioni : I battaglione, comandato da Nino Bixio: 1" 2"

.f 4"

compagni a : comandante compagma: comandante compagn~a: comandante compagma: comandante

D czza, Forni, Sprovicri, Palizzolo.

II battaglione, comandato da Giacinto Carini: 5·' compagnia: 6a compagnia: 7' compagnia: 8" compagnia: y' compagnia:

comandante comandante comandante comandante comandante

Anfossi, Ciaccio,

Cairoli , Bassi11i, Griziotti.

I Carabinieri genovesi, al comando del Mosto, erano aggn:g:1ti alla 9' compagnia. L'Artiglieria, comandata dall'Orsini comprendeva anche la com pagnia Marinai del Ca~tiglia, il Genio del tv1inutilli ed i telcg rafis1i del Pentasuglia. L ' Intendenz a era scm pre di retta dal!' Acerbi e 1a San it:1 d:il Ripari.


Alla data del , 4 maggio le condizioni della colonna garibaldina, per lJUanto riguarda il funzionamento dei servizi, risultano da questa nota, consegnata dall 'Acerbi al Sirtori: ,~ - St:1to di cassa, al mattino del 13 maggio 1860 a Rampingallo: Entr:ll c L. 94.o66,94- Somme spese L. 34.645,37 Esistenza in cassa L. 59.421,57

L. 94.o66,94 S1:11u Jci Yiveri all'istessa data: Gallette razioni rooo. Riso raz io n i I ooo. Mo ntoni 24. f - Oggetti di ahbigl iamento e casermaggio all 'istcssa data: ? t:irnl>uri, 2 trombe. 2 giberne con fodero di baionetta e cinturone, { 111 :1tcr:is~i. 1 c uscino e I2 coperte:: lana consegnate all'am.bulanza, 20 caldaie distribuite alle compagnie, 500 cinturoni di cuoio, 45 gihe m c ~t·nza fodero di baionetta, nè cinturone, 40 foderi di baionetta. -1· - Mezzi cli trasporto: .F cavalli, 8 muli con carrette: 9 caY:tll i con 5 carrozze. Anche il servizio sanitario non era certo in migliori condizioni n l i1 Ripari a \TVa prescn tato al Sirtori, n ello stesso g iorno 14 maggio. 1111 .. progetto cl'organizzazionc p er il ser vizio sanitario dei Cacciatori cklk Alpi in Sicilia >) con la scgucnt <.: k1ter:i: " Propongo al signor colonnello Sirtori il segu<-'nte progetto, perchè egii n e veda la convenienza o la neccssit,ì di modifiche o di agg iunte, con preghiera di pronta decisione: " 1" - I tre medici dello Stato maggiore sieno provvisti di un cava llo ciascuno. •< 2' · - Sieno chiamati, con ordine del giorno, tutti gli uomini dell 'arte medico-chirurgica. che saranno inviati allo Stato Maggiore medico per una stabile destinazione. ,. 3" - L'ambulanza abbia a disposizione r:2 muli o cavalli pd trasporto dei feriti dal campo all'ambulanza e pcl servizio del la 2" -

stessa. <· 4" -

L'ambulanza abbia

20

in fe rmieri c cl un ~ergente ,).

A Salemi affluivano intanto altri insorti, dei quali circa 500 condotti da Giuseppe Coppola da monte San GiulianÒ. I Cacciatori dell'Etna videro, per consegue nza , aumentata la loro forz.i e Garibaldi ne costituì la prima compagnia , affidandone il co-


Fm11uscn Crispi nel 1860.



44 1 mando al barone Sant' Anna ; m e ntre era in via di costituzione anche una seconda compagnia, che doveva venire organizzata da Bartolomeo Marchelli e da Alberto Naso. I Volontari condotti da Giuseppe Coppola costituirono tre compag nie e precisamente la J", la 4" e la 5" d ei Cacciatori d ell'Etna. Questi ultimi, insiem e alle squadre di Rosolino Pilo ed ag li altri Volontari raccolti da Giuseppe La Masa rap presenta ron o 1111 notevole contributo alla riuscita dell 'impresa.

La marcia da Salemi a Calatafimi. Il 14 maggio la r' compagnia era g ià pronta e Garibaldi , nello stesso giorno, la mandò a Vita col seguente o rdin e: (< Salemi, 14 maggio 18(ìo. t< La r" compagnia dc.i Cacciatori dell'Etna si porter?1 a Vita. Si informi del nemico, del numero e delle posizioni sue e ri ferisca . Il co mandante Sant'Anna riuni rà gen te, formando comp;1g nic cli 150 uomini. Trovando squadre comandate da altri, che voglian restare indipendenti da lui , le lasci così, in auesa di ordini. " Raccomando, però, ai capi di squadre trovantisi nella loca lit;1 della prima compag nia di mettersi ag li ordini del San1 'A11 na. Si riunisca gente armata comunque : se il nemico auacca in for ze superiori, ripiegare. [n caso si possa, resistere sull e posizioni; in ogni caso cercare di tormentare il nemico e possibilmente di tagliargli le comunicazioni. Accendere fuochi il più possibile innanzi al nemico. Co n g ruppi di 20 uo mini tenta re di arrestare i suoi corrieri cd i suoi convogli; distruggere i telegrafi, d iffo ndere la notizia del nostro a rrivo, propagare l'in surrez io ne. Dire ai prodi Siciliani , in nome d'Italia e d i Viu-0rio Emanuele, che la Sicilia sarà presto li bera >) , n numero degli insorti che affluivano era destinato ad aumentare cd, allo scopo di prnmuon:n: rinsmrczionc in tutta la Sicilia e di raccogliere altri Volontari, Garibaldi mandò in Jivcrse località il La Masa, l'Oddo ed il F ucsa. C iascuno di essi porta,·a una lettera circolare per le a utorità dei di ve rsi paesi, lettera che raccomandava di mettere agli ordini Jell 'inc:1 ricato di Gari baldi ({ quanti vogliono unirsi alla colonna, armati di q ualunc1uc specie di arm i : fucili , falci , ccc. '> , di rimettere il denaro che appartenesse al Governo napoletano, di far fabbricare lance, di m antenere r ordinc e di sussidi are le famiglie dei Volontari.


44 2 Ricevute le informazioni sulla presenza dd nemico a Calatafimi, Garibal.di decise di attaccarlo senza indugio, pensando che, se il ritardare l'azione g li avrebbe permesso di avere maggiori forze, avrebbe consentito al Landi di fare affluire a Calatafimi altre truppe borboniche. La marcia su Calatatìmi doveva essere eseguita, secondo jl se,guente ordine :

Giuseppe La Masa.

,, Riunione alle 3 antimeridiane in piazza San F rancesco ed adia<:enze. " Ordine di marcia in due colonne, l'una al seguito delr altra. <e Prima colonna: Cacciatori dell'Etna. << Seconda colonna: Cacciatori delle Alpi. « Avanguardia della prima colo nna, comandata dal barone Sant"A nna, 1• compagnia. <( Il resto della colonna , sotto g li ordin i del signor Coppola e com posta di tutti gli uomini suoi, con quelli a cavallo in testa. Piccola retroguardia pure degli stessi suoi uomini.


« Seconda colonna: Cacciatori delle Alpi.

« 9" compagnia d'avanguardia, sotto gli ordini del capitano Gri-

ziotti, coi Carabinieri genovesi avanti, pure agli ordini dd capitano Griziotti. « 8.. compagnia, testa della colonna, indi 7', 6~ compagnia ed il Genio, l'Artiglieria scortata dai Marinai e poi le compagnie 5", 4", 3• e 2\ nell'ordine. « Bagagli: con la compagnia di retroguardia. « N. B. - Il Generale colla colonna dei Cacciatori dell'Etna. Il Capo di Stato Maggiore con quella dei Cacciatori delle Alpi. Le Guide seguiranno il Generale, meno un piccolo distaccamento, che sarà col Capo dello Stato Maggiore n , La r " compagnia dei Cacciatori dell'Etna era costituita da 156 uomini a piedi e da 47 a cavallo. Seguivano nella prima colonna la 3\ la 4" e la 5.. compagnia dei Cacciatori dell'Etna, ammontanti complessivamente, compresa la retroguardia, a 500 uomini, al comando del Coppola. La 2• compagnia doveva rimanere a Salemi per organizzarsi. La forza della seconda colo nna, detta dei Cacciatori delle Alpi, era la seg uente:

Carabinieri genovesi: 28; 9~ compagnia: uomini 84. (Com andante Griziotti). 8" compagnia: uomm1 146; 1 compagnia: uorruni c49; 6" compagnia: uomm1 132; (comandante Carini).

Genio: uomini 20 - 40; Artig lieria 43; Marinai 30. (Comandante Orsini). 5' compagnia: uom1111 107; 4" compagnia: uomm1 93; 3" compagnia : uomini 6o; 2 '' compagnia : uomini 80. Corpo Sanitario e bagagli. 1 " compag nia di retroguardia: uomini 158. (Comandante Bixio). All'alba del martedì, 15 maggio - narra l'Agrati - la piccola armata si trovò pronta sul piazzale di San Francesco. Intorno s'affollava tutta la popolazione di Salemi, che si frammischiava ai partenti,


4 -H

1rili111.111d11 1"1" .d ll'1111,,\c d i111<J, Ir:1zion i Ji , im patia , di stribuendo ,1n-11c .11 111.1111, cd .il,l ,r.ll',·i, (Cl ii fc:slo~i ~aiuti cd -auguri di vittoria, ddl.1 \111 , 111\ <·111.'1 11"11 , 'e ra d:1 duhit;1rc chè. ,c p:::r disgrazia la for11111.1 111111 .11t·,,l. ,11·111, 1 ad arridere a quegli audaci, i Salemitani sapc1.11111, l1c .1111 lw la ,11r1 e della loro (Ì lt:'1 ,arehhe ~tata srgnata. li ( ;rnn .ile l 11111p.1r\'c ;1 cavallo ali<: ci 1HJlK e, dopo un ;l hre\'c " 1'11111111 . 111 t!111c', Llic , i ~unna~sc L1 v:1nti. Sell e.: c;uidt: a c1Yallo par111111 11 , pn i prillli. tom e: drappello Ji punta ; dietro si m osse lo ~tesso < ,.11 d,.tld1 ,cii , uoi aiu1:1111i , le squ;l(lrc del Sant'An na e del Coppola , _1.; l1 .il111 rc: pan i. Così si :1vviaro.no ve rso Vita. La t::impag na cr:1 così I,, li, , 111 .11·t·1·a il nu me di cc1111rada Paradiso. La truppa cantava a -~ ' .111 11u· le ~olit<· c:rn zo11i c. soprattutto. l'inno di Mameli; mentre < ,.11 ,ii.ii di. pur sereno 111 volto, nm:in<' va tacilllrno. I )ur.111tc l:i marcia parti \';1 110 o giun_!.'.C\'a no esploratori e ~i pren,lt, .11111 le 111 i~urc per C\'Ìtarc ,orp rc.:~c, che tutti ritenevano p<"sihilì, pt , , 1i;. ~.1pC\·ano il nemiro ,·i..:ino. Po i !'urdinc di marcia mutò. Le " l11.1d1c. l:"ciata b ~t r:icla, si portaron1, nei ca m pi. marciando ~ui lati . • 1 ;.,: 11 i,a .li lìancl1cg,t:;i atori, cd il Corpo pcrdcn e Li fo rm:1·1.ione re· ,_.'. ol.1r(', L~· cnlo r.:1..: ~tJ\l:, ro nn :ici 1,:·,::,~i ~kl , ìl Li~~j., J i \'it., e, ,lu, ,.t11 lc I.i ,n~ta. G aribaldi diede l'ordine di pa \~arc la bandiera dalla ()" alla ; compagnia e l' :tlfìcrc Giusc.:ppc Campo la recò alla 7' compagni a , lic , Lava innanzi e che l'aù .uhc n,11 11111 i gli 1111.. ri. La bandiera \'eni1<· spirgata e 1utti poterono am111irarnc il drappo trapunto d'oro. nrn l.1 lìg ur:1 .Jdl'ltalia intenta a 'JKZzare le catrnc. Da lì a porn il Nullo 1ornò con l:t notìzi:1 dir :i Vita no n c·er.1 traccia del nemico e la marcia npn:~c. Oltrepassata V11a. lt colo nne fecero un nUO\o alt per consumart' i \·i,·eri cd, 111tanto. venne i1wiato il :\'11110. w n porhc Guide, \·erso il colle di Cabtafimi . Coadiuvato ;lllclk da Volontari sicilian i a CJ \·allo, il i'\ullo non l;:,dò ad av·,ista re il ntmi« 1 e Ga, ihaldi, non appe na :ivvtrtito, fece: riprendere la marcia e, port;1to~i so pra un'altura insieme al Turr, al Sirlori, .11 Missori. al Sant'Ann;i cd al Coppola, riwnobbe le jX)siz ioni dei Borbc,rnci. Quindi ritornò al comando della colonna e. ,-crso le nrc J 1. lt: compagnie dei Garibaldini e de~li imorli si schierarono sul colle.: <li Pietralunga. di fronte al .:olle del Pianto Romano, sul quale le truppe l>orhonichc :i,·cvano prc~o la pasizionc. Il Landi , nella ~ua rcb zio ne, dopo :ivere descritto la sua si1uaz ionc. r hc egli ritcnt:\'a assai difficik, ( ,, Non avern esploratori -


Il "l

scrisse egli ~tesso -- tutti fa\'ori\·ano i Cìaribaldi ni; non ~apC\u 111u11 t e loro sapevano tutto; di lJUCl che mi dicevano neppur mi potc,o 11 dare; tagliato da Palermo, senza posta, senza tckg rafo, 11ùn potn o. come mi si era prescritto, fare della Capitak.> la mia base di opcr.1zione »), affermò di a\"CJC provveduto alla sicurezza delle ~uc IJU\I ·

Stefano Tìi, ,·.

zioni con sci compagnie di Cacciatori , un plotone di Cavalleria in perlustrazione ver5o Vita t con a ltre due compagnie a sud e due altri plotoni di Cavalleria in ricognizione ad ovest. I Cacciatori napoletani, comandati dal maggiore Sforza e preceduti dalla Cavall eria, vennero ;1Vvcrtiti della presenza degli in sorti. Lo stesso Sforza vide un insolito mn \'i rncnto d i ge nte e scorse moltt' rosse uniformi , che egli a tutta prima attribuì ;; galeotti , poic ht: , ;1


tJu.inl(I ~e rnlira > cosl vestivano i condannati napoletani. Sugli altri colli egli mli,\ 111as~c cli uomini. che vestivano come i contadini del p:icsc. 1Jcx 1so ad ogni modo :1 sostenere l'attacco dei Garibaldini, lo Sfci11a ~d1icn\ i suoi Cacciatori sulle pendici del colle del Pianto Ro111 ;11111 facendo prcndtrc posizione ai due ca1111oni che aveva ai lati 1

lrl

~110

~c hinarncnto.

Mm I re il maggiore Sforza si apprestava alla battaglia, il gene1 .dt· I,;111di ri ceveva in Calatafimi il seguente dispaccio del generale d, Castclcicala, comandante supremo delle forze borboniche in Sicili:1: " Palermo, 14 maggio r86o. --- Uniformandomi al parere del comiglio di generali di stamane, invece di spingere i nostri contro la colo nna di filibu stieri sbarcati a Marsala e che di là prese il cammino pe r Mazzara e Castelvetrano, ElJa ripieghi su Partinico, dove si piaz;,,n:1 militarmente, di chiarandovi lo stato d 'assedio. Ricordi che Pale rmo è la sua base di operazione. Si metta in comunicazione con Monreale, sua seconda base .. . Ri cevo sua 13 c.-orr. R estano ferme le disposizioni date: ripieghi al più presto su Partinico >•. Queste di sposizioni giungevano al Landi nel momento stesso nel t!uak lo Sforza stava per impegn:irsi nell'azione e quindi troppo tardi per disimpegnare i Cacciatori e per ritirar~i, senza che la ritirata prim:1 di aver combattuto p<>lt~s(: \crnhrare, sia ai Borbonici sia ai Gari-

lialdini . una fuga ingiustificata.


Xlii.

IL COMBATTIMENTO DI CALA T AflMI

Il combattimento di Calatafimi ·- scrisse bene a ragione l'Agrati « minuscolo fatto d'armi, se guardiamo soltanto al numero dei

combattenti, alle poche diecine di morti ed al centinaio di feriti dell'una e dell'altra parte, risplende, nella Storia del Risorgimento italiano, di una luce tutta sua e per le conseguenze assurge ad una importanza che forse non raggiungono, e certo non superano , più grandi e ben più sanguinose battaglie. « Un migliaio di uomini , che ancor pochi giorni innanz i stavano per la massima parte intenti alle varie vicende di una vita di lavoro o di studio e che (1uasi .1ll ' im pron·i~o ~'cran raccolti da ogni pa rte d'Italia, senza conoscersi affatto, intorno ad un up mo, l"amore per il quale era il solo grande sentimento che li univa, pronti a seguirlo ovunque egli li portasse, in questo mondo e nell'altro ; uli. migliaio di uomini d'ogni età e d' ogni condizione, che s' eran buttati all' avventura, in un'impresa di cui non misuravano i pericoli poichè il massimo fra questi, la morte, non faceva loro paura, eccoli tutti, dopo dieci giorni, a più di mille chilometri dalle loro case, abbandonati a loro stessi, malvestiti e malnutriti e peggio armati, di fronte alle prime truppe di un avversario venti volte più forte per numero, cento volte per armi. <r Da P alermo e da M essina, <la Napoli e da Gaeta corrcvan loro addosso battagli.o ni e reggime nti ; og ni via di scampo era preclu:.a, ogni speranza di soccor si fallace. Bisognava veramente, nell 'Isola, o vincere o morire. L-0 spettro di Pisacane stava dinanzi agli occhi di Colui che non si nascondeva la g ravissima responsabilità pesante sulle sue spalle e che, dopo lungo e~itarc . l'aveva assunta fidando negli aiuti dell'Isola stessa i) . Senza quegli aiuti , i Mil le ci avrebbero d ata probabilmente la gloria di Calatafoni ; non mai certamente, il trionfo di Palermo . F.d anche a Calatafrmi, se il concorso materiale delle squadre sicilia ne


•111d l11 1111,r.1lc fu immenso. Lo ~,e,~o Landì il tan in.: r h(' n'ebbe l1uandn. nel completo ~marri111l'll111 ,lei ' li" dcl>ok spirito. ~i vilk· pcrd11111 di nanzi a (1uelk rna~se , 111· l.1 , 11.1 f.111t.1~ia gli focn :1 ~embran: innumen:voli , ~ì che;;, dopa una .111 ~0,,111~a inn,c.1zionc d'aiuto, neppure attc~e che il m e~saggero .:.: ii,ngc,\l' :1 nwzzo dd c 1111mino, per togline il campo e: ri1111nciarl'. :ill.1 p:irtita. :\ ro n fcrm :1 lklk gi:1 esposte ù111., ider;1zioni dell'/\gra1i , ci s<.:rnbr;1 opporttmo ricordare il diswno tcnuto d:1 Francesco C ri spi nel 188,;;, tJuand<J P:1krmo, per cclcbr:ire il XX V anni ,·er~ario della libcrazi<ine dcli .i Sic ilia e dd l' u11ione di essa :dl"ltalia, volle accogliere i rnpcrstitì de;;i Mille cd invitò :1ppun10 il Cri~pi a ricordarne la kggcndaria im prc~a. Il rivoluzionario del 1ltt8 che. cond:11111;110 a murk dai Borboni, dopo il lungo esilio era stato tino :ill ' 1tltimo il coraggio~o promotore del la 5pcdizionc dd I W,o -- come dimostra il drammatico e decisivo colkK1uio da l11i avu to con G~1rih:ilcli a dia Spinola il 2 m aggio celclm', degnamente l'impre\a ;!ari haldina , 111<::tlendo nel dovuto rilicrn la p;1rt ccipaz io11e del popr>lo ~icili ano alla diflicilc lotta contro }( f,,f i.L 1tu l ln,n; ... 1,l . " Alcuni 11011 crnle!lcro -· di,~I.' ,illo r:1 il Cri~pi -- all'opr:r~i dell' Eroe e dei suoi militi : m:i appu~no i nostri successi al tradimento de i grncr;il i napoietani ed :igli aiuti ingìesi. L o stesso ~ assimo d 'Azeglio, in un a su;1 lettera pubblicat :1 ,Liproi , non potn;1 persuadersi come il Horbone, con le sue vent iquattro fregate, non ci a\-esse cacciali in m :1rc e, dopo lo sbarco. coi ~uoi 3G.ooo uomini no n ci :ivessc tutti uccisi. Il crA,.,eglio non ~apeva concepi re come, con mille· uomini , si potesse occupare la Sicilia e rovesciare un trono. Spiegherò 1.1. uell o che pan -e 1111 miracolo. I Mille cbhern sul m arc Garibaldi e Dio. Sharciti , ebbero, cb Mar~ala ;1 Palermo. C.aribaldi ed il popolo siciliano .. . Ed , iniani , il co nc<>rso dei Sicììi:111 i :1irimpre~a du Mille -- cffcttu:tt:i rnn quegli sro p1 unitari d1c il G.1rihaldi rnu ncìò appena sk1rc:1to in Sicilia col proclama cli SJkrni -- re~<' pussil,ile la difficile ,·ittoria. ,<J nscguita la l1uak. Li Sicilia liberamente decise l'unione all ' Italia. li r<,mhattimento del 15 m:1ggi<1 1R60 Yc1mc dcscritto da moltis~imi \crittori. dal Cu;1rdione ( 1) al Corsell i (.2). molti <ki quali , come

1111 11 Ili 1111111,,

l lli l,lit'.

,11 11! 1 ";1\ , 1 p n 1

( 1) C1:., rw10, r. : !i l i\ lillc ,.. /:! l Crrn,ll.l.r: " ( ;;i rib,1ldi i; L1 \b,;.i , . ,, l..r l1b, r:i,ionc dell 'ltali :1 '' ·


Calatafimi. (Monumento a G,nibultli .ml Cianico/o a Roma) .

30.



45 1 l'Abba ( 1), il Dezza (2), l'Elia (3), il Cri spi (4), il Sylva (5), il Nievo (6), il Guerzoni (7), il Bandi (8), il Baratieri (9), l'Oddo (10), il Canzio (u), il Curatulo (12), per citare soltanto i più noti, e lo stesso Garibaldi ebbero a ricordare il fatto d'arme di Calatafimi ~ così fecondo di conseguenze, non soltanto militari; ma specialmente morali e politiche - purtroppo soltanto in modo sommario e senza metterne nel dovuto rilievo la particolare importanza. Il confronto fra le descrizioni del combattimento dovute ai diversi autori dimostra inesattezze, lacune e contraddi.zioni non poche sui particolari; ma non già sugli episodi più importanti. Come abbiamo già detto, mentre i Garibaldini e le compagnie dei Cacciatori dell'Etna occupavano il colle di Pietralunga, i Borbonici avevano preso posizione sul colle del Pianto Romano. I Garibaldini e gli insorti erano così schierati: l'avanguardia, costituita dai Carahinieri genovesi e dalla 9a compagnia, aveva preso posizione a metà del pendio, sul versante ciel colle di Pietralunga, di fronte a quello del Pianto Romano. Gli uomini erano disposti in ordine spa-rso. Sul1o stesso versante, poco sopra l'avanguardia, erano distesi in catena le compagnie W, e 6', con ]e Guide aH'estrema sinistra. Le compagnie 5•, 4.. e 3', a1l'inizio del combattimento, si trovavano ancora sul versante meridionale ciel Pietralunga, verso Vita. Gli insorti siciliani, coJ Sant' Anna e col Coppola, erano schierati sulla destra dei Cacciatori delle Alpi cd occupavano le alture ad oriente del co11e di Pietralunga. Alcune Sl!uadre dei Cacciatori dell'Etna, e precisamente quelle di Vita e di Calata.fimi, occupavano le alture di Calcmici, sulla sinistra dei Garibaldini.

t

(1) ABBA: « Da Quarto al Volturno »,

« Storia dei Milk ». Memorie autobiografiche ». (.~) F:1.1~; « R irordi di un ,·<·tcr.ino d:il 184ì .. 4R al 1900 ». (4) CRtSl'l: (< Diario ,,. (5) SYLVA: « C inyua nt'a nni dopo la prima spedizione in Sicilia ii . (6) NrEvo: " Diario ,,. (7) GUEJ<ZON1: ,, Vita di Garibaldi n. (8) BANDI: « I Mìllc 1, . (9) BARATIERT: « Calatafimi ». (10) Onoo: << I Mille <li Marsa la ». (Il) CA~ZIO : « Diario » . ( 12) CuRATULo: ,, Garibaldi, Vìuorio Emanuele e Cavour nei fa sti della Patria " ·

(2) D EZZA :

(e


45 2

."\. r .,-·-.-. • \/ 'I 425

....

Co/Je d.1

·

\ atlo Pian to RoJtl

I

• l'.f!ivona

,. Compagnia

tif'Compagnia

I

li campu di batiaglia di Calat<1fi111i.


~53 In riserva c'erano la z' compagnia, ai piedi del Pictralunga verso Vita, e la 1\ nell' abitato di Vita, di guardia al carreggio. Per quanto riguarda i Borbonici, abbiamo già accenn:Ho allo schieramento dei Cacciatori del maggiore Sforza.

Il terreno della battaglia era costituito dai due colli, sui t1uali si erano schierati rispettivamente i Garibaldini cd i Cacciatori dell'Etna da una parte ed i Borbonici daJl' altra; nonchè dalla valle, larga circa 250 metri, compresa fra i due colli; ma l'azione divenne più cruenta e riuscì decisiva lungo il pcndìo del colle del Pianto Romano, pendìo interrotto, più che dalle sette terrazze, che rappresentarono i successivi obbiettivi degli assalti dei Garibaldini e le successive linee di difesa dei Borbonici , da sette irregolari scalini, lungo i quali si stendevano bassi muri a secco, a sostegno del terreno. Nel suo complesso il colle del Pianto Romano scendeva verso la valle come un'altura tondeggiante, con un declivio in qualche tratto rotto da rocce più o meno scoscese, affioranti tra la fitta coltivaz10ne. Per quanto il Dezza, nella sua Relazione, dica che le prime fucilate vennero scambiate alle ore 8, il combattimento s'iniziò, per concorde testimonianza degli altri Garibaldini, poco dopo il mezzogiorno e durò fino al tramonto; ma le poche ore durante k quali si combattè ebbero momenti drammaticissimi e permisero, soprattutto agli ufficiali ed ai diretti collaboratori di Garibalcli, di dimostrare il loro personale valore. Si distinsero, fra gli altri, il Bixio, impetuoso ed impaziente, lo Schiaffino, che lasciò gloriosamente la vita .in difesa di una bandiera garibaldina, Giorgio Manin, figlio di Daniele, che rimase ferito, il Sirtori, sempre imperturbabile nella mischia più fitta, Menotti Garibaldi che rimase anch'egli ferito, il D ezza che accorse <lì sua iniziativa al 1.:utnLattimentu, proprk, quando l'intervento della riserva appariva più necessaria, l'Elia, che salv<'> la preziosa vita del Generale, facendogli scudo del suo corpo e riportando una grave ferita alla bocca. L'azione venne iniziata dai Borbonici, comand:lti dallo Sforza, che fece scendere dal colle del Pianto Romano verso la valle 2 compagnie di Cacciatori, che aprirono il fuoco contro i Garibaldini, i quali si slanciarono subito, con le prime compag nie, all'assalto alla baionetta contro di loro.


454

Caribaldi , dopo avere invano sperato che i Borbonici sì fossero avanzati per muo\'crc all'attacco del colle di Pietralunga, fece seguire il movimento delle sue prime compagnie ed alimentò gradatamente la lolla. che si svolse per la successiva conquista delle diverse linee ckll.1 rn i~trnz:1 borl>unica. l'oid1è le fo rze garibaldine dovettero avanzare quasi sempre allo scoperto e ri ~olvcre i dìversi episodi del combattimento alla baionetta, le perdite aumentarono e la situazione diventò grave. Vi fu anzi un 1nome11to come scrisse l'Agrati - in cui anche il gran cuore di llix io dubitò; e fu quando, dinanzi alle diffiC<)ltà dell 'impresa, disper.111do di superarle, ·osò dire al Generale: (' Temo che bisognerà ritir:i r, i ,, . Ancora molti an ni dopo Bixio impallidiva al ricordo dello ~!-,:11ardo che g li rivolse Garibaldi , rispondendog li: (( Cosa dite mai, lli xio ? Qu i si fa l'Italia o si muore! >> . Bella frase, passata alla Storia probabilmente daib leggenda, donde l'Abba la tol se, poic hè altri aff1.:r111ano che le parole di Garibaldi fossero, invece, più semplicemente: " No, Tfocio: qui piutto~to si muore! l'. Ed altri ancora, e tra que. ti i I Bandi , i I quale, già ferito, si trovava presso i due, dicono aver ~cntito il Generale rispondere: ,, Ritirarci: ma dove? >•. Frase assai m•·n() ~ !enn e e memor:rnda: però an che nwno retori ca e più um:rn:i e \-C rosimi lc. Secondo il Bandi , ci fu pure un umile g regario che 110 11 ebbe ti more di dire al Generale ch'erano ormai JCù :rcl1i ati. Sentiva le fucilate sui fianchi. quasi alle spalle, e le sparavano g li insorti delle squadre; ma egli credeva venissero dai nemici. Garibaldi si volse a lui in preda all'ira : ,1 Vigli acco, una parola ancora e vi taglio la te ta !,,. Nemmeno c1uando vennero a dirgli che la bandiera era perduta, egli tradì la minima emozione ed esclamò: « Ma che! I Mi lle non hanno bandiera! )\ . Egli valutava la critica situazione in cui erano, poco sotto la cima, a quell 'estremo cimento. Una cattiva notiz ia, una espre~sionc: sua di dolore C di preoccupazione sulta11tu, un Ì!>rante di scoraggiamento JX>teva no provocare la rovina di tutto; m entre la calma fiduciosa e serena, che Garibaldi aveva nella rnce e sul viso e no n certo nel cuore, rendeva più saldi quei suoi fedelissimi, che da (! Uella calma traevano fede e coraggio. ,, Ma la situazio ne era tragica davvero e non ~olo il Bixio la riteneva disperata. Molti, e dei migliori, erano rimasti sulla china infuocata: gli altri cr:1110 giunti. ormai all ' ultimo gradino; ma erano pochi <.' disfatti dalla fatica e dall' arsura e non erano in g rado di tentarne


4 5 '5 la conquista. "Riposatevi, ragazzi - diceva l'amorosa voce del Generale - poi daremo un ultimo colpo e sarà la vittoria!". Straordi nari allora quei regi, che per gran park non s'eran mossi ancora dalla cima e che si trovavano a qualche centinaio di me~ri di distanza, sopra quella poca gente esausta! Meravigliosi di ignoranza, di p1gnz1a ,

Fr111e Giovanni Pantaleo.

di paura, poichè non si sentirono di piombare addosso al nemi co e gli permisero di riposarsi, di riorganizzarsi, di attendere rinforzi (1). Nessun'altra offesa seppero tentare oltre quella di rotolare dei sassi dal l'alto, uno dei quali colpì in una spalla lo stesso Generale, che ne (1) Nel volume li[ di quest'opera abbiamo già ricordato l'esercito m1poletano, di nastico pit1 che nazio na le, cd inquadrato da u fficiali ben preparati, · ma ai quali non era certo ignota la ne.:essi1} t!cll'i11dipcndcnza e ddl\inità italiana.


tras~c moti vo Ji nuovo incitamento ai ~uoi. " li n emico ha esaurite le munizioni poichè ricorre alle pietre. Su , un ultimo attacco, ragazzi!" . L'energia che non trovava no ormai pi~ n e_i loro c~rpi, I~ trovarono in guclla von: e parve.: .la trovassero persino I morenti. Tutti

Giannto C,,rini .

t~uanti, d i un balzo sono su, sull'ampia cima del colle, e scorgono le file bene organizzate dei regi cd i cannoni e g ià toccan la vittoria! Ahimè! una tremenda scarica li accogli e e parecchi rimangono sul terreno per un istante con1..1uistato; ma gli altri son ributtati g iù pit1 affranti che ma i. E i regi n on ava nza no d\m passo ! Son le 3 del po-


457 meriggio, la situazione è insostenibile, non v'è speranza di scampo, se non arrivano .le altre 2 compagnie rimaste sulla strada di Vita. Poco prima Garibaldi ha mandato Stagnetti a chiamarle. Scrive il Nievo: << Ore 3 pomeridiane, chiamata di tutte le riserve, sino all'ultimo uomo » . Ma il Dezza è lontano ) chilometri: anche di corsa gli ci vorrà del tempo per giungere. L~ concederà quesc·ora il nemico? Quel che passò allora -nel cuore del Generale, nè lui lo disse mai, nè in quel momento lo lasciò sospettare. Certo non supponeva che lo Sforza restasse in attesa di altri rinforzi, nè che il Landi stesse con le truppe a contemplare i cannoni cd a meditare la ritirata su Palermo. e< Ma non sono trascorsi che pochi minuti, quand'ecco salire di corsa, per l'erta, un centinaio d' uomini, che a tutta prima non si sa .:hi possano essere : lo Stagnetti sì e no ha avuto tempo di giungere ai piedi del colle. Eppure è proprio lui , il Dezza, che un momento dopo si presenta al Generale meravigliato e spiega quello che sembra un miracolo i> (1). Giunta sul campo di battaglia per iniziativa del Dezza, la 1" compagnia venne impiegata sul fianco dei Borbonici; mentre, al di( 1) 1n proposito riteniamo opportuno riportare la dettagliata Relazione lasciataci dallo stesso Dezza, Relazione odia quale vicnc asserito erroneamente che le prime fucilate fossero cominciate alk ore 8 del mattino; mentre la ba ttaglia s'iniziò poco dopo il 111ezzogiorno. « Si giunse a Vita coi Carnhinicri genovesi in testa e la I a com pagnia in coda, di guardia al carreggio; col carreggio v'erano alcun i scorticati ai piedi dalle prime marce e anche Crispi con la moglie. Garibaldi diresse le prime sei compagnie coi Carabinieri verso l"altura, scostandosi a destra: la 2• compagnia ai piedi del colle ove incomincia la valle, b prima a Vita e l'artiglieria avanti al risvolto dello stradone per Calata/imi. « Garibaldi vide l'altura di Pianto Rom.a no occupata dai Borbonici, che avevano stesa la catena fin dal basso, nella valle, ,·erso Vita. A Cabtafimi Landi con 3000 uomini, con Artiglieria e un po' di Cavalleria. ,; Verso le 8 del mali ino rnminc-i:irnru, lt· f ucilatc; il nemico. respinto, si ritirò sull'alto della collina. Ferveva b battaglia. « Io, vedendo un c;1vallo per caso muniLo di semplice capezza che pascolav a, ne profittai e, montanc:.lolo, salii rapidamente sull'altura a sinistra della strada dove stavamo, e potei scorgere la linea estesa del fumo del combattimemo. Dissi alla compagnia che mi sembrava che tutti fossero impegnati b ssù e che conveniva correre subito a raggiungerli. ,, C'erano circa 3 chilometri da percorrere. Dapprima si do vette prendere un viottolo per scendere nella valletta, indi montare il colle del Pianto Romano; incontrai la 2• compagnia, comandata d:il Forn i, il quale, adducendo di non aver ordini, mi voleva fermare; m ;1 io gli fec i inLendcrc che mi pareva urgente


retto coma ndo di Garibaldi , ava nzava anche il centro dello schiera-

mento cd anche il Sant'Anna coi Cacciatori dell 'Etna. · C'..on quest' ult imo attacco generale, i Rorbonici vennero messi in fuga e la vittoria garibaldina potè essere completa. Essa ebbe tutta l'import:rnza di un primo, decisivo successo e del più lieto augurio pa le non facili operazion i future. al l';11111011c Egli rimase fe rmo, io pa~sai o ltre. Ad un ter:i:o di strada 111u >1111 .1i il lOl0 1111dlo Palizzolo ferito, ch e si ritirava w rretto da un Volontario, .1 \ "Ila .. \ c 1r,·a due terzi incontrai l'uffic iale Stagnclli addetto al qua rtier ge11cr:1lt-, manda tu in tutta urgcm.a a chiamare le due compagnie di riserva. I )i.:c, :i , hc k cose ancla,·ano male e ciò confermava quanto mi aveva già detto il l':ili :i:zo lo. ,, Tali notizie mi fecero accclcran: b marci:i, ma 13 salita era faticosa e 11011 1ucti mi pote\':1110 tener dietro restando uniti. Ordinai ,JI sono - comandantc l'i\':t di rallentare pc:r raccogliere e riunire coloro che non potevano se~uirmi da \'i.::Ì no, e poi li portasse su ordinati. Per un sentiero che montava diritto. noi si prese la via. Incontrai Missori, ferito presso l'occhio sinistro, inJi , , bu.:a nJo presso la grande pianaforma , scorsi Sirtori, il quale, vedendomi, gr idò : Dcl-za, andate da quella parte (additanclola con la m :rno) cbt" il (;enaal.: i: in pericolo. " .\ gran n·lo, it~ c1Jrsi e trovai Gariba ldi scdu: n sull'erba .:0 11 le g.u ulx incrociate. Tranquillo, e sorrickntt mi disse: - Siete qui, ingegnere? Risposi : - Son 9ui, m:i con una pane sola ddb compagnia, an: ndo incaricato Pi,·a di portare.: il resto. Ed egl i: - Sta b cnc. H o :.etc, a\·etc q ualcosa da bnc; lo non a\T,·o nulla. Però un mio sold:no \'e neto , Zago, harhuco, offrì la ~ua borra,òa con ·del vino (era un ubbriacone e di vino era sem pre prov\ isto); Garibald i !"appressò alle labbra per inumidi rsele, perchè er a astemio, e restituì la borraccia. Lo Zago sembrava pazzo dalla gioia di possedere una borraccia a .:ui avc,·a bevuto G:irihaldi. - Cosa c'è da fare? - chiesi. Hisogna auacc:irc subito! - A spetto il Piva ? - No, 110, subito! « l)av:.inti a lui stavan bocconi le compagnie, facendo fuo,·o contro i Borbonici, ch'er ano in piedi, su tre.: lince di. fronte, e l'Artiglieria con un pezzo a destra e uno a si nistra. Si scorgeva benissimo il comandance con una feluca coperta di cerata nera. €< L' inter\'allo pol'cva essere <li 3 00 mctri _ C'era un muricciolo a ~ecco alto 40 centi metri cd un solo piccolo ::i lberel lo. Oltre a Sirtori, vidi sulla fronte ddl(· compagnie:, in piedi, il Bruzzesì ed il Bassini , che fuma"a in un pipino di gesso. · ,, Si ,·a all":.1 ltacco, ma, p:1ssato appena il muretto, "i furono due scariche d ' Artiglieria che fanno cadere cinq ue volom:1ri intorno a mc e gli alcri si fermano: non eravamo :.eguiti. Ma da quel Posto Potei n sscn-arc la destra nemica. Tornai e di:.si a Garihaldi che mi parc,·;1 di poter avanzare per il dcdivio sul fianco nemico. Erano giunti Piva e Cossovic, ..:ol rc~to della compagnia. « Garibaldi si al zò ed il nemico pa.rve accorgersi di lui pc:rchè si sca tenò 1111 gran fu oco d i Artiglieria t, di fucilcri:1. Accerchi:immo il Generale che,

u>r r<'l'l'


459 Le perdite non erano state lievi ed i Volontari avevano supe rato una prova non facile. I morti furono più di 30, di cui 5 fra i soli Carabinieri genovesi: Giuseppe Belleno, Enrico Casaccia, Paolo Fasce, Angelo Profumo e Giuseppe Sartorio. La e 1'8" compagnia, che avevano più delle altre combattuto accanitamente, avevano avuto rispettivamente 8 e 6 uccisi. Del Quartiere Generale erano caduti

t

fa11 i pochi passi, disse ad alta voce: Coloro che si trovano sulla destra, seg uano il Capitano (ero io che Portavo la divisa di Cacciatore delle Alpi). An<lammo alla destra e incontrai Menoni ferito ad una mano, presso una grande ceppata di fichi cd un piccolo casotto di paglia. Erano con me Filippini, Bedeschini, il Campana in uniforme di Bersagliere, Rebuschini cd altri. <( Giunti ad un certo punto, calcolando il percorso, gi11clic:1i t-ro\'armi sul fianco nemico, in corrispondn,za Jd prolungamento del fronte, a non pm di 100 passi. Udivo le voci dei soldati borbonici, che, imprev idenza colpevole, non avevano fiancheggiatori. Allora feci il segnale convenuto sventolando un fazz.oletto bianco. Si udì allora la \"oce del Generale: - Giovinotti all'attacco ! Montammo rapiJament.c e ci trovammo proprio all'akezza dei Borboni e dd loro cannone di sin istra. Sortì un colpo che prese in pieno peno Fcrrari, che era tenente dì Fanteria e s'era dimesso per venire cou noi. L'attacco nostro di fianco e quello di Garibaldi di fronte fecero fuggire il nemico. C;1so singolare! fil ippini, Bedcsc,hini e Cam~)ana uwntarom, sul pu.zo nemico per imp:1c?rn nirscne e nel contempo rotolarono a terra, perchè il pezzo, tirato dalla pariglia dei ca\'alli , partì. velocemente. Non potei mai spieganni tal fatto. ,, Fugati i nemi,i e, contin uw<lo l'Artiglieria di Orsini a sparare colpì che non colpivano nessuno, ma che serv ivano di effetto morale, i nostri li inseg uirono. Io per<', I.i fermai, perchè vedevo scendere da Calatal-ìmi un:i lnnga colonna verso il Pi:rnlo Romano. Colla guida Cariolato, gridammo: Ald e si arrestò dalla mia parte l' inseguimento. « Giunge fra noi Gar ibaldi, sulla sua giumenta Marsala e, volto a me , disse che avevo fatto bene a fermare la mia gente, poi aggiunse memorande parole che voglio ricordare come verità storica: - Sapete giovanotti~ Oggi noi qui abbiamo fotto l'Italia! Con soldati come vo i traverserei il mondo intero. Ingegnere, riunite la vostra gente e portatela al basso, al bivio di Castellammare - Calatafimi. (' Si raccolsero i feriti e più tardi si seppellirono i morti. Ricordo Crispi fra coloro che raccoglievano i .feriti. Al hasso trovai Bixio che mi disse: - Do\' 'eravatc che non vi ho visco m ai? - Ed io: - Ero con la mia com pagni:i e dove chiedetelo a l Generale. · <t Pass:immo la notte ai piedi di Cabtafimi, pi1'1 però verso V ita. Garibaldi fece accendere numerosi fuochi sui monti per far credere che vi fossero truppe in mo\'imento in {1udlc direzioni e ciò influì sul Landi che teleg rafò ~ Palermo d 'esser circondato e bisognoso di rinforzi. Landi si ritirè, verso Partinico; ma alcuni sbandati andarono verso Castellammare. <1 All'a lba del dì dopo vw go chiamato dal Gem:r;ile, a mezzo dclb gu ida C andiani. Trovai G aribaldi seduto su l suo letto, form ato dalla sua g ualdrappa


Fr:111cesco Montanari , Costantino Pagani e Simone Schiappini. D elle Cuide c:ulJc so li anto Luigi Martignoni. La ,·· co mpag n ia del Dezza ebbe 2 Volontari uccisi; la 5" compag ni a pcrdct1 c d11c uomini e la _ f soltanto Sebastiano Galigarsia, com e I:, (," e la :.!", che perdettero ciascuna un s0lo Volontario. I feriti furono 180, tra i quali il Sylva, l'Elia ed il Sirtori, Giorg io Mani n e Mcno tti Garibaldi. Dei éomandanti di compagnia furo n feri ti il Griz iotti, il Palizzolo, lo Sprovieri, il Missori e Stefano

S:111t"Anna.

Le perdit e riportate dai Borbonici dovettero essere inferiori. Essi \i ri ti r:1rono su Calatafimi, da dove ripiegarono verso P alermo. 11 L:111di cr:1 rimasto profondam ente sc()sso dal combattimento e la stes~;1 ~cr: 1 del 15 aveva inviato al Castclcicala una pietosa lettera, tcnt:,ndu d i nun confessare la sconfitta cd alterando profondamente la vcrit:1. u Aiuto, pronto aiuto. Le bande uscite da Salemi hanno coronato tutte le colline a sud ed a sud-ovest di CalatalÌrn i i rivo ltosi sbuca no da ogni d ove - le masse dei Siciliani , uniti all a truppa italiana, so no d 'immenso numero - i nostri hanno ucciso il gran comandante ,klla l,anJ a italiana ed hanno presa la ~ua bandiera, che corbc11-iamo no i - 1fog raziat:1mente un pezzo della nostra Artiglieria, çad uto d:d mulo, è rimasto nelle mani dei ribelli - - io sono in Calata fìmi sulla difensiva, giacchè i ribeUi, in numero immenso, fanno mostra di volermi aggredire - prego V. E. spiccare a rnlo un forte rinforzo di F anteria e almeno mezza batteria, perchè Je m asse sono enormi - temo d 'esser e aggredito e mi difenderò tiuanto potrò ; ma, se non mi giunge prontissimo soccorso, dovrò protestarmi e non saprei come potrebbe succedere la cosa: la posizione è troppo critica e la privaz ione dei m ezzi di d ifesa mi mette nella più grande costern az ione se le circostanze me lo imporranno, dovrò fare senza m eno la mia riti rata, se: pur mi riesce, sopra Alcamo. La mia colonna è circondata

ali 'americana, consi stente in divt'.rsi strati di cuoio, e disteso a terra. Intorno erano Sirtori. Turr. Bixio e qualche altro. S i sta\'a prepara ndo il caflt·. C ari baldi mi stese la mano e disse: -·- Lasciate du: iu stringa la mano ad uno dd più valorosi che io abbi:1 mai conosciuto. DiYen ni pallido e gelido, wlc fu l"imprcssione di quelle parole, dette da quell' uomo con voce di ~in:na. Bixio, al quale cadevano goccioloni di lacrime, venne ad abbraccia rrn i e bac.:Ìarmi. C he cosa avrei pontto io immag iuare di più lusin ghiero e d i più ~oddi sfocente? C redo di an::r risposto debolmente: - Generak:. mi p:1re t1·:l\-er tatto solamente il mio d oYcrc e le vostre parole sono ben gr:mclc rn111pt:n~o " ·


"1 (,'

da nemici senza numero. Per non far rimanere dubbi sulla perdit :i del cannone, mi fo dovere sommettere che il pezzo era caricato a schiena: la mula fu uccisa nel momento della ritirata e non fu possi-

Ossario di Calatafimi cretto 11el 1892.

bile salvare il pezzo. Concludo che tutta la colonna si è battuta con vivo fuoco dalle 10 antimeridiane alle 5 pomeridiane ». A questa lettera, che contiene molte ed evidenti menzogne, fa riscontro l'annuncio ufficiale del combattimento, dato dal Governo

di Napoli.


L'annuncio dictva testualmente: << Seguiti, dopo quattro giorni di piraterie, da una turba di gente.: armata e lautamente pagata, i filibustieri avanz:1rnno verso Calatafimi. A tale buona ( !) notizia il brigadiere Landi, ndl:i st: ra , da Alcamo avanzò contro la masnada e l'attacd,, infl iggt:ndolc gravissime perdite. Essa fu disfatta al grido di: Viva il Re!, scacciata ed inseguita nelle montagne, e il brigadiere stabi lì :1 Cal.11 :dìrni il suo quartier generale >•.


XIV.

DA CALATAFIMI A PALERMO

Passata la notte a raccogliere i feriti, Garibaldi sperava di poter continuare la battaglia il giorno 16 maggio; ma i Borbonici erano già fuggiti da Calatafimi, dove il Dittatore entrò la rrùttina stessa del 16 e dove venne raggiunto da altre squadre di Volontari provenienti da Alcamo e da Castelvetrano. Il Generale rivolse ai suoi Volontari un ordine del giorno nel quale affermava: < Con compagni come voi, io posso tentare ogni cosa ... Contavo sulle vostre haionette fatate e non mi sono ingannato... Le vostre madri , le vostre amanti usciranno sulla via, superbe di voi, con la fronte alta e raggi:rntc ! )> . Egli annunziava, inoltre, la vittoria al Bert:ini, deplorando che la .lotta si fosse svolta fra Italiani ed affermando che i soldati borbonici si erano battuti valorosamente. Inoltre il Generale inviò a Rosolino Pilo la seguente lettera, che ci sembra particolarmente importante, poichè in essa vengono accennati i propositi dell'Eroe: << Caro Rosolino, « Ieri abbiamo combattuto e vinto. I nemici, impauri6, fuggono , crso Palermo. Le popolazioni sono animatissime e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso Alcamo. Dite ai Siciliani che è ora di finirla e che la finiremo presto; qualunque arma è buona per un valoroso: fucile, falce, mannaia, un chiodo sulla punta di un bastone. Riunitevi a me e ostilizzate il nemico in quei dintorni ove più conviene; fate accendere fuochi su tutte le alture che contornano il nemico. Tirate fucilate quanto più potete, di notte, sulle sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate le comunicazioni; incomodatelo in tutti-i modi. Spero ci rivedremo presto >1 . Anche a Calatalìmi venne riconosciuta dalle autorità comunali la dittatura di Garibaldi in nome dì Vittorio Emanuele. Il Generale mandò il La Masa, con l'incarico di raccogJiere altre squadre e di occupare le alture ad oriente di Palermo ; mentre Roso1


lino Pilo, con i ~uo i in sorti, occupava i monti immediatamente a sud e ad occidrntc.: dc.:11:.1 ciii~. Ga ribaldi pensava fin da Calatafoni di JX>tl' r a11 :1ccm: J>alc.:rmo col concorso cld Pilo e del La Masa e fidando nc.: ll'imur ro .ione dei Palerm itani. Infatti il La Masa, nello stesso <•i orno 1<, rn:lt't'io, si recò con alcuni dei Mille e con alcuni Siciliani "dell '~- " e ~l p1:idrc verso Corleone e potè raccogliere in pochi giorni parcc,i liil' 111ig li:1ia di insorti presso Gibilrossa. 11 111 .111 i no dd 17 maggio i Garibaldini lasciarono Calata fimi e r.1ggiu1hcm Alcam o, accolti con grande entusiasmo nella città che fe \1cgg ia\'a l'A scensione. A nchc ad Alcamo un Comitaw ri voluz ionario segreto, con a ca!lO i fratelli G iw:;cppe e Stefano Triolo dei baroni di Sant'Anna, ave\';t preparato altre squadre d'insorti e ad Alcamo convennero alcune Dc.: putazioni dei paesi \'Ìcini cd affluirono cospicue offerte in denaro. L:1 \'ittoria d i Calatafimi aveva acceso la fede n ell'animo dei Sicil.iani, t:int,, che il Landi cd i soldati borbonici reduci da Calatafi mi , nel t r:wersare Alcamo e poi Parti nico, furono sottoposti alle fucilate dei cittadini. Le truppe borboniche subirono notevoli perdite, specialmente a P artinico, l~m·c gli abitrnti, pr..: sc k ~irmi sottratte alle rcciuisizioni precedenti, m:i rciarono contro i soldati borbonici, i quali reagirono, decisi ad aprirsi la via verso Palerm o, cd incendiarono le case di Valg uarncra e poi L(llc lle di Partinico, dove g li abitanti li avevano accolti a fucilate. Allora gli insorti si vendicarono contro i gruppi di soldati borl)On,ci che seguivano il grosso e molti di essi furono uccisi.

La sosta a Partinico. Qua ndo, il 18 maggio, i Garibaldini raggiunsero Partinico, vi tro\·aro nù un unendo spcllacolo. Scrisse in proposito l'Abba: « Meg lio sarebbe stato rom persi il petto e scalar le m o ntagne; ma scansare Partinico. Già sulla strada il vento recava, con l'odore e col fumo dc~ li incendi no n spenti del tutto, un fetore insopportabile. Cadaveri di soldati e <li paesani, cani e cav.:illi morti e squarciati. Le campane suo nava no, non so se a stormo o<l a festa; il popolo esultava e preti e fra ti urlavano frenetici evviva. Quei morti erano soldati . Il Gener ale spronò tirando via e calcandosi il cappello sugli occhi. Noi dietro a lui , assordati e sco ntenti >, .


La fuga del Landi verso Palermo continuò a svolgersi fra k imboscate degli insorti e l'arrivo dei Borbonici nella Capitale rialzò il morale degli abitanti, che li videro giungere stanchi cd affranti ; mentre le comunicazioni ufficiali li avevano affermati vittoriosi. Garibaldi sostò a Partinico poche ore; il tempo strettamente necessario per emanare due Decreti: uno per imporre ai Comuni di indennizzare i privati dei danni loro inflitti dalle truppe borbonic he.: e di soccorrere le famiglie degli insorti, che si erano arruolati nelle.: squadre; l'altro per l'istituzione di un T ribunalc di guerra. La marcia venne ripresa nello stesso pomcriggic del giorno 18 ed, attraversato Borghetto, la colonna dei Garibaldini e degli insorti raggiunse il passo di Renda e· vi sostò all'addiaccio. Essa si trovava ormai ad appena 15 chilometri da Palermo; ma, pur pensando di attaccare le molte truppe borboniche che vi si trovavano con la ccx>perazionc degli insorti del Pilo e di quelli raccolti dal La Masa a Gibilrossa, Garibaldi non aveva ancora decisq la direzione dell'attacco principale e la data. Occorreva prima assumere informazioni e tentare di scoprire le i.ritenzioni del nemico per cercare di sorprenderlo. Per il suo spirito di umanità, Garibaldi volle anche tentare b pùssibilit;\ di evitare lo spa.rgimento di tanto sangue italiano cd il 19 maggio inviò un biglietto al comandante della nave sarda Governolo ancorata nel porto, perchè, insieme coi comandanti delle navi inglc~i e di quelle francesi, ~' venisse consigliato il generale dei regi a prudenti determinazioni )>. Il comandante della Governolo non rispose, a quanto sembra, a questo biglietto, come non potè rispondere alla richiesta fattagli da Garibaldi di fucili e di munizioni.

La morte di Rosolino Pilo. Durante la sosta al passo di Renda, dove, anche per la pioggia incessante, a malgrado dei soccorsi in viveri degli abitanti, gravi furono le sofferenze dei Gariba.ldini, Garibaldi prese in esame la situazione. Mentre il La Masa raccoglieva gli insorti a Misilmeri ed a Gibilrossa, Rosolino Pilo da Carini si era partato sulle alture a ponente di Monreale, avvicinandosi ai Garibaldini. Il 20 maggio un bigl.ietto del Sirtori, scritto per ordine del Generale, gli impose di marciare su San Martino delle Scale e, nello stesso giorno, il Pilo rispose con questa lettera, che è interessante, perc hc'.: enumera le forze degli imorti po~te a.I suo comando:

31.


.. Le forze ai miei o rdini sono: 150 uomini , comandati dal Corno, alla Nevier:i di S:t n Martino; 60 so no in Carini con Pietro Tondù, che d o n chhero :irrivare al tramonto a San Martino: 140 sono qui (on 111 c: par1i rc1110 :tl k <, 1/; pom. e sa remo a San Martino, causa le c 1n1 n · ,1r:11k .. dir 1 1 : 100 rn no :i Montelepre al comando di Pietro

l?o.rolino Pilo.

Purpura e con un espresso lo richiamo e g iungerà verso le 9 pom .; roo uomini , con Paolo Cucuzza, sono di staccati su a San Martino e fra b reve li ragg iungeremo ; 200 circa quest'oggi si diressero verso Renda. malgrado i miei ordini, per vedere Garibaldi, credendo che, :1 ca usa del tempo, oggi fosse sospes,i ogni azione. Totale 750 ,i. Gli ;nsorti Jd Pilo avevano soltant(1 y uattro cartucce per ogni fucile. In o ttemperanza agli ordini r icevuti, il Pilo raggiunse Sa n Martino delle Scale.


Per il giorno 21 Garibaldi aveva deciso un'azione su Monreale, non sapendo che, nello stesso giorno, vi era stato mandato da Palermo il colonnello von Mechel, il quale aveva assunto il comando del le truppe regie colà accantonate. Nèllo stesso giorno 20, infatti, i Garibaldini avevano abbandonato il passo di Renda per scendere al villaggio del Pioppo cd erano stati mandati g li i11sorti di Piana dc· Greci ancora più avanti, oltre le case Lenzitti. Tutto era pronto per l'attacco a Monreale: ma, all'alba del 2 1. Garibaldi, salito su un'altura, potè osservare due colonne di soldati borbonici che avanzavano da Monreale. Allora egli ordinò agli insorti di Piana de' Greci, che avevano preso posizione alle case Lenziti, di resistere ;:ii regi e di ripiegare, soltanto in ca~o di necessità , il più lentamente possibile. Anche i Carabinieri genovesi, già schierati, dovevano ritardare col fuoco l'avanzata del nemico; mentre il grosso dei Mille dove\'a ritornare al passo di Renda. Una delle colonne borboniche respingeva dalle case Lenzitti gli insorti cd i Carabinieri genovesi, i quali, per resistere al nemico, perdevano il contatto col grosso. L'altra colonna. salita da Monreale :d Castellaccio, attaccava gli insorti di Rosolino Pilo, il quale, colpito da una palla alla testa, moriva JX>che ore dopo. Allora assunst: il comando delle squadre Giovanni Corrao che inviò parte degli insorti a Montelepre e- parte al campo garibaldino di Renda. Il Corrao, a Montelepre, riordinò i superstiti delle squadre e quindi, in seguito agli ordini di Garibaldi , li guidò ad occidente di Palermo, a Torretta ed a Carini , in attesa dell 'ordine di partecipare al l'attacco su Palermo. Dal passo di Renda i Garibaldini, con una marcia notturna resa penosissima dalle intemperie, dall'incertezza e dalla difficoltà de i sentieri, si recarono all'abitato di Parco, dove vennero aiutati in tutti i modi dalla popolazione e, a lla sera del 22 maggio, Garibaldi aveva sistemato a difesa il villaggio, affidandolo alle squadre elencate nel seguente ordine : " la squad ra Sant'Anna, frazione comandata da Giorgio Mannucci, con 24 uomini, sulla destra della strada che conduce :.1 Palermo ; ,, la squadra di Campobello, di 42 uomini, al comando di Filippa Stallona, sulla sinistr a della strada , fino alla base del prim o mammellon e, con l'ala destra presso la strada e la sini stra presso detta altura ;


,. la st1uadra di Partinico con IiO uomm1, comandati da Mi click Olivi<.:ri e cl.i Santo Gianola, sulle vette dei monti a sinistra di Parco: r,::uini

L'it:11erario dei Mille da Calat.ifimi al passo di Rnula.

" la sguadra di Sciacca, con 34 uomini, al comando di Mclçhiurrc Vctrano, sul primo mammellone di fronte a Parco; ·• Li squadra di Palermo, con 40 uomini, sotto Francesco Vitali , occuperà il Pizzo del Malpasso "


L'ordine di cui sopra dimostra come ormai alla dipcndcnz:1 di Garibaldi fossero passate le squadre degli insorti delle città vicine t' lontane e perfino una &Sciacca.

Le squadre del La Masa. Molte squadre di insorti aveva raccolto anche il La Masa che, il giorno dopo del combattimento di Calatafi.mi, era stato mandato, come abbiamo visto, con l'incarico di diffondervi l'insurrezione, nell'interno dell'Isola. Secondo quanto egli stesso afferma, era riuscito a raccogliere oltre 5000 uomini e si era dato ad ordinarli, cercando le armi da distribuire ai Volontari. Egli aveva diviso gli insorti in squadre, aveva dato al suo piccolo esercito il pomposo nome di secondo Corpo d ' Armata, affidato la carica di capo di Stato Maggiore a Rosario Salvo, costituito un ' Intendenza con a capo Nicolò Sunzeri, il Servizio sanitario sotto la direzione ciel dottor Bellona, un piccolo Corpo di Guide a c:l.vallo, comandato da Giacomo Curatulo T:tddei ed aveva nominato suo primo aiutante di campo Pasquale Mastricchi, che poi doveva guidare le forL.e garibaldine a Palermo. Il 21 maggio il La Masa pateva scrivere a Garibaldi: " Ho 3000 combattenti già; avessi avuto i-fucili, a quest'ora essi sarebbero 20.000; le provincie di Palermo, Girgenti, Catania sono in rivolta ed obbediscono al Governo provvisorio centrale, da me costituito in Misilmeri e Gibilrossa. Ditemi francamente se approvate che il mio Corpo operi separatamente su Palermo quando sarà il momento che voi mi direte. Questo campo sta diventando il Quartier Generale di mezza Sicilia: toglierlo sarebbe perdere ogni influenza e scoraggiare tutti , specie Misilmeri e T ermini: le solide basi della rivoluzione. Termini mi manda ogni sorta d'aiuto n. Secondo il Tiirr, aJla vigilia della marcia su Palermo, il La Masa aveva a Gibi)rossa le seguenti squadre di Volontari siciliani : Marchese Firmaturi: 403 uomini; Abate Rotolo: 376 uomini; La Porta: 420 _uomini ; Pugliesi: 415 uomini ; Ala imo: 286 uomini ; Corrao: 200 uomini ; Caruso: 2 39 uomini ; Oddo: 86 uomini ; San t'Anna: 555 uomini. Le squadre ammontavano a 3227 Volontari ; ma il Ti.irr com prende er~oneamente, fra quelli del La Masa, anche i Volontari del Corrao, che si trovavano all' Inserra, dopo aver sostenuto il combattimento, nel quale aveva trovato la morte Rosolino Pilo.


47° lnt:111ro I Bo rboni ci :1vevano ricevuto rinforzi. Al Castclcicala era stato sm1i1uito il generale L1nza. il t!uale, il 23 maggio, disponeva di 21.000 urnn ini . rn1nprcsi i rinforzi inviatigli da Napoli. li giorno 2.1 in:1ggio i Guilialdini corsero il più grave pericolo. li l.:111z;1 :n-cv:1. i11(:1u.i. m:mdato contro i Volontari due colonne: 1111:i. rnm:,11d;11 :1 d:il ge nerale Colonna, che si diresse a Villafrati ed 1111 ·.ilir:1 clic. 11~cita da Monreale , comincit1 a percorrere la strada che rn 11ducc .ti vill:iggio del Pioppo. C.1rili:1ldi ~i era recato all 'alba sul pizzo <lei Fico, ottimo osscr1·.11,·1i<1, dal l1uak notti i mo vimenti del nemico l. potè disporre i suoi \ 'olontan in modo da potere difendere Ì:l strada Monn:alc-Pioppo. I1111h re egli ripctè al La Masa l'ordine di portarsi, con tutte le sue 101 1c. piì1 vicino alk posizioni garibaldine, in modo da potere m1 11.1~l i:t rc il fianco sinis1ro del nemico. U na battaglia decisiva sembrava imminc:ntc, qu:rndo la colon n:1 borbo nica proveniente da Monreale, comandata dal von Mechcl e co-, 1i1uit:i d a due battaglioni Cacciatori , dai battaglioni scelti dei rcggi111rnti 1·· e 5'' d i linea. dal lii battaglione k gg-ero, da mezza batteria d.1 montagna e d::i uno squ:1drorn.: di Cacc iatori a ca\'allo, ahbandont, ;;i ~li aJ;i J,e ,on duce al Pioppo e, lascìat0 alla colonna che aveva pun t:110 su Villafrati l'incarico di atlacctrc PJ.rco, aveva iniziato un mo' Ìmt'.lllo per agg irare l'ala sini<1ra garibaldina e per cadere alle malie dei nostri. Per fortun:1 (;aribaidì os~ervi·1 la marCia de! von l'vkchel e comprc.'-t: il pt:ricolo. Fgli stesso scrisse in prupmito nelle sue " '.\fr.moric ,, : ·· lo 11011 avrei temuto l':ittacco di fronte, hcnchè il nemico fo~~c -"uperiorc di for ze ma il mornncnt.o alìc spalle per i monti che ci dominavano mi fece disporre alla ritirata. Ordinai dunque la marcia immediata dei ca nnoni t' dei bagagli per la strada maestra ed io, con un pugno di picciotti e con la compag ni;t del Cairoli, mi recai ad mcontrare all e portelle (1ucl la seconda colonna che tentava di tagliarci la ritirata. li movimento nostro riuscì a meraYiglia, io giunsi su lk aÌlurc prima che il nemico se ne impadronisst· e con alcune fucilate lo k cì fermare. cmìcchè mi trovai con tutte le mie forze a Piana dc' Crcci, a\'cndo, per lo ~tradone di Corlcone, libero mtto l'i nterno ddl'i,ola cd in grado d i muovermi a mio piacimento "· Comi.'. si vede dalle stesse parole di Garibaldi, eg li non esitò a portare le sue truppe a Piana dc" Greci; ma la marcia si ~vol se, da parte dei Volo ntari. con molta incertezza ed in disordine. anche perchè il Generale aveva dovuto dare, visto il pericolo, le sue disposizioni in :•ra 11 fretta cd i rcpani , che rit eneva no d i doversi difendere presso


47

I

M A. R 1\RR[NO

L'iti11erario dei Ah/le du Piana dei Greci u Palermo.

Parco, non erano preparati all'improvviso ordine del trasferimento a Piana de' Greci. La confusione che ne derivò fu assai grave fra i Garibaldini e gli insorti , molto più che i primi, marciando in disordine verso Piana de' Greci, incontrarono gli altri che, in seguito agli ordini di Garibaldi, accorrevano col La Mas;i da Gibilrossa.


47 2 I piL1 doloro~i dubbi avevano addolorato l'animo dei Volontari e soltanto il La Masa diede prova di grande fermezza e della sua fede incroll:thik in Garibaldi. Mentre i CaribalJini rnarctavano verso Piana dc ' Greci, il La Masa ritornù con .i suoi a Gibilrossa. Le truppe regie, prima arrestate dalle f ucilatc delle retroguardie µaribald1rn: . entrarono nel villaggio di Parco a mezzogiorno; mentre G:1ril,aldi coi suo i raggiungeva Piana de' Greci, bene accolto dalla popo lazio ne.

La presunta ,, beffa ,. dì Corleone. Circa la presunta <• beffa )> di Corleone, molti storici della Spediz ione dei Mille, e tra essi alcuni molto apprezzati, hanno ritenuto che Garibaldi avesse mandato verso Corleone !' Orsini con l'Artiglieria cd i bagagli per eseguire una diversione e trascinarsi dietro le truppe borboniche del van Mechd; ma il G enerale non accenna affa tto ad un tale compito e b lettera diretta in proposito alJ'Orsi ni dal C i ;~pi il -.1ual1: aveva le ,ittribuzio11 i Ji Scgrctario Ji Stato pr1::,~o il Dittatore - - non fa alcuna allusione a questo disegno che, per la ~ua impo rtanza, non sarebbe stato certo taciuto. Li lettera dd Crispì, datata da Piana de' Greci, ordinava infatti all'Orsini soltanto di portarsi wn l'Artiglieria a Corleone ed a Giu.i iana, per fortitìcare quelle località e per organizzare le milizie nei distretti di Bivona, Corleone e Sciacca. La lettera del Crispi era del seguente tenore: ,, Signor colonnello, (• il tenente generale Gi useppe Garibaldi, comandante in capo le for ze nazionali nell 'isola di Sicilia, mi ha incaricato di ordinarvi che vi poniate coi pezzi d'Artiglieria gi?, a vostra disposizione sul comune di G iuliana. Voi vi porterete in quel sito , lo fortificherete e lì o rganizze rete una forza, non solamente bastevole a difenderlo; ma altresì per muovere in quei punti pei quali, al biso,g no potrete avere l'ordine. ,, Per l'organizzazione delle forze vi varrete delle milizie dei distn:tti di Corleone, Bivona e Sciacca, sui quali, per la vostra mi ssione, :1vrete og ni autorità. Per l'armamento delle milizie ricorrerete alle armi delle guardie urbane dei comuni. •< Le mili zie si comporranno di tutti .i cittadini atti alle armi, dai .17 ai 50 an ni. Saranno divisi in tre categorie : quelli dai 17 ai 30 anni


47{ rnobilizzabili e, quindi, da aggregarsi all'esercito attivo; quelli dai 30 ai 40 anni da servire .alla difesa del distretto e quelli dai· 40 ai 50 anni alla difesa e sicurezza del comune. I primi ad essere armati saranno i militi della prima categoria ; le altre due di seguito. Gli uffiziali della prima categoria saranno eletti da voi e dagli stessi militi e, secondo le leggi della Guardia nazionale, gli uffiziali delle altre due catego rie. << li Generale, esercitando la Dittatura in tutta l'isola, v'investe degli stessi suoi pieni poteri per_l'esecuzione della vostra missione. In conseguenza, tutte le Autorità dei tre distretti dipenderanno da voi . « Il Gene.raie, lieto di potervi affidare un incarico così delicato, è sicuro che lo adempirete con quello zelo ed alacrità che tanto vi di~tinguono. « Vogliate farmi un rappo rto quotidiano, se mai è possibile, delle vostre operazioni ed accogliere i miei aug uri e saluti . Il segretario di Stato : F. Crispi J> . A dimostrare ancor meglio i curnpiti effettivamente affidati all'Orsini può servir e anche il testo dell'ordinan za, con la q uale Garibaldi raccomand ava ai Governatori eò a tutte le Autorità politiche ed am ministrative di facilitari: la misbio11e affidata gli. Tale ordinan za diceva testualmente: ' 1 < Italia e Vittorio Emanuele ,, Giuseppe Garibaldi, comandante in capo le forze nazio nali in Sicilia, in \'Ìrtù dei poteri a lui conferiti, ordina ai Governatori, a tutte le Autorità politiche e municipali dei distretti di Bivona, Sciacca e ('_,orleone ed .::)le forze stanziali ivi esistenti, di dipendere dal colonnello Vincenzo Orsini e di prestargli tutto il concorso e l'appoggio per la missione affidatagli. - Il segretario di Stato: F. Crispi. •( Piana de' Greci, 24 maggio 1860. Giuse ppe Garibaldi >1. Ancora più esplicita è poi la lettera mandata, il g io rno dopo, da Marineo dallo stesso G e nerale; lettera che !'Orsini ricevette a Cork one e ch e diceva testualmente: « Ella giunge rà con l'Artig lieria e coi bagagli a Corleone : in caso che ivi, nelle vicina nze, trovasse una posizione conveniente da fortificare, lo fa rà e la vorerà i ndefessam ente alla formazione di un piccolo campo trincerato, ove collocherà con ve nientemente l'Artig lieria. In caso diverso giunger à sino a Giuliana per lo stesso oggetto. P rocuri di comandare in ogni punto, a no m e mio, che si stabilisca il nuovo Gove rno, abolendo l'antico. Stabi lir:'1 pure armerie dovunque


47i e dovuntJtH: farà fabbri care polvere, pall e e confezio nar mumz1on1. lo conto su di lei in tutto )> , 1:or~ini in via va, il 29 maggio, la seguente relazione al Sirtori : ,, In cscw;,.ionc dei suoi ordi ni, distacc:itomi dalla colonna il 24 corren te. feci f:1ticos:i marcia per Corleone. col lung hissi mo ingombro

Vincc n ;;o < om,rndant,·

Or_,;,,,.

r.-frri gl1eTÙI d1 G,lf ti1ald1 .

di un convogl io di 32 carri, C<.>n una quantità di inva lidi , pochi attivi . Fra tutti non sì contavano .20 fucili. · · . •( Arri v:11nmo a Corl eone alle 3 \~ pomeridiane del 25 . Il popolo CI mostrò affetto: ma la nostra manovra dd dì prima li aveva sconfortati .


-I i 'i •< Si rianimò nonostante, per modo che le misure da me prc.:~c per la pronta organizzazione della milizia contro il brigantaggio cd ogni altro provvedimento vennero eseguiti con zelo e con attivit;1. L'approssimarsi dei regi però li faceva agire a nostro favore com e in segreto, per sospetto del domani. Studiai subito la posizione militare e cominciai le opere necessarie per fortificarla ,l. Quindi neanche l'Orsini accen na al compito di trarre in inganno il von Mechel, facendosi inseguire verso Corleone. Del resto non sarebbe sfuggita a Garibaldi l'im possibilità per !'Orsini di assolvere.: il compito attribuitogli nelle condizioni di inferiorità nelle quali si trovava . Infatti, mentre ]'Orsini disponeva soltanto, come scorta ai cannoni cd ai bagagli , di appena una ventina di fucili, il von M ec hcl aveva alle sue dipendenze oltre 4000 uomini (il Lanza. nella sua non tìisinteressata Relazione, afferma che ne avesse 6000 !) e precisamente : il III battaglione estero al comando dello stes~o von Mechel, il II battaglione Cacciatori col maggiore Morganti, il IX battaglione col maggiore Del Bosco e 4 compagnie scelte del 5" reggimento di linea col maggiore Giovanni Marra: in tutto 4400 uomini. ai quali bisogna aggiungere una batteria d' Artiglieria con 4 pezzi da montagna ( 130 uomini) e la compagnia dei c1pitano Chinnici (70 uomini), oltre ad 1111 piccolo drappello di Cacciatori a cava.Ilo. Questi reparti horbo nici , avuta facilmente ragione degli insorti a Parco il 24 maggio, erano rimasti inattivi presso l'abitato per quasi :.:4 ore, nell'illusione di avere ormai definitivamente sconf-ìtto i rihelli e, quindi, il loro morale era molto elevato. ·· La mattina del 25 maggio le truppe del von Mechcl lasciarono Parco cd effettivamente scambi,1rono per il grosso dei Garibaldini la colonna ddl'Orsini; colonna che. inseguirono fino a Corleone, dove, il giorno 27, aiutati nei primi momenti dalla popolazione, i pochi Fanti ed Artiglieri garibaldini mstennero un breve combattimento. dopo il uuale !'Orsini si ritirò; mentre le truppe del von Mechel rimasero a éorleone , per iniziare la marcia di ritorno alla Capitale soltanto nel pomeriggio del 28 maggio, quando erano p;ià giunte le prime voci dell'entrata di Garibaldi a Palermo.

In base ai docu menti, noi non possiamo quindi sicuramentt: afft:rmarc che la marcia dcl i' Artiglieria ga ribaldina verso Corleone fosse una premeditata manovra per attirare il von M ec hel lonta no d a


Pakrmo. C.i ribaldi affe rma nelle sue <( Memorie " che eg li , dando all'Orsin1 l'ordine di recarsi a Corleone ed a Giuliana, voleva soltanto sl>:,razzar~i dei ca nnoni e dei bagaglj ; nonchè degli spcdati, p er potere operare più liberamente verso la Capitale dell'isola, e questa affcr111a:.,.io11e ri spo nde, a nostro giudizio, alla verità, visto che, per cn1r:1rc li11;ilmrn le in Palermo eludendo le colonne: borboniche, i Garili:dd i11 i 1.· g li in sorti do vevano essere in !rrado di marciare e di ma11m ·r.1r<.: co,; b massima celerità. Ci semb;a anche probabile che Gari h:ddi , ndb sua doverosa previggcnza, facendo fo rtificare Corleone, rn l o~c :,~~icurarsi. nel caso di insuccesso, la possibilità di ritirarsi ndl'in1crno ddf'irnb. Questo no~tro giudizio circa la prcmnta ,, beffa " di Corleone , ic.: 11c confermato da () U::tnto scrisse anche C arlo Agrati, nel prcgcrnk rnlumc gi.1 da noi più volte citato <.: nel quale egli sì dimostra ~torico d iligente cJ imparziale; volume, dal quale ci siamo permessi di riprodurre anche t!ualchc illustraziom:. D afresarne dei documenti -- sc ri sse appun to l' Agrati -· « null:i perm ette di supporre che Garibaldi prc,·cdcssc nel \'On Mechel tanta dabbenaggine da irm'.guirc Orsini invece di lui. Egli sapeva benissimo ' ll' "n:,· fn~~e,n !e forze borboniche :ti P:irco cd a Pi:ma de' Gr~ci (r) e sa rcbb..: ~tato assurdo dare all'Orsinì l'ordine Ji costituire un ca mpo tri ncerato in Corleone) se avesse prni sto che i regi l'avrebbero insc.:.:ui to; più ass urdo anco ra supporre che egli. sotto la pressione di un nemico tanto superiore dì forze e di a rmi. potesse impiantare officinc. fabbriche di armi e munizio ni, ri scuotere tributi. organizzare mì1,z il' <.: stabi lire dappertutto il nuovo regime. •< Si potrebbe osservare che, senza lo scopo di trarre in inganno il rnn Mechd, non v'era la necessità che Garibaldi s'avesse a privare ddla sua Artiglieria e di quel sia pur piccolo ausilio della gente che mandò con !'Orsini , poichè nessuna urgenza vi era clie il nuovo GoYe rno s'avesse ;1 stabilire proprio in Lluei lontani distret ti prima che ·1lt rrJ,·· · :'d -, l ',.1,1);,, z ;·,)1·1,• 11( .) '1 •.,.,r.. 1c1tJ: ··r" ..u, 1) 1',:.'11·-·1 (te· (~,re--·.,· '-"t,5,c· • c::·,r1·1, .,, 'in condizio ni qua ~i disperate. N essu n 'altra speranza di salvezza fuorc hè m:11:, cekrit:1 della ritirata. o verso l'interno dell'isola o ve rso le sq uadre raccolte dal La Masa ..Aveva ormai scelta quc.~ ta seconda via: perè, i carri, i bagagli, le artigl ierie erano un grave imbar;izzo per la cclcrit;\ necessa ria. D'altra parte non poteva abbandonarli del tutto, pe rd erli per sempre. e pcrciè,, allontanandoli, li mettc,·a in sa lvo, chi .

. . . ...

. . . . . . . ... .

( 1)

< ):·.,

~

, • • ~ ,

....

.

I.,

'

.

.t

Pìa11:r deg li .\lha1wsi.

.:1

o:.l

l l

.

I.,.


477 ~a mai, per un 'eventualità che si sarebbe forse presentata se, prima o dopo l'assalto della Capitale, egli avesse dovuto tornare sui suoi passi. « E coi cannoni avrebbe forse anche potuto servire quel campo trincerato che l'Orsini doveva preparare, in una zona già tutta da lui convertita al nuovo regime, organizzata cd armata. (< Ed ancora è possibi]e che, mandando l'Orsini con la missione di trascinarsi dietro una colonna borbonica, non gli si dicesse per lo meno come avrebbe dovuto comportarsi, se quella colonna non l'avcs~c inseguito? E che in tal caso lo si lasciasse andare t_utto solo fino a Corleone e magari fino alla Giuliana ; mentre un'azione sua alle spalle dei regi inseguenti Garibaldi sarebbe stata di evidente e grandissima utilità? >>. Per conseguenza noi possiamo concludere che la cosiddetta << beffa >> di Corlco9e non fu concepita da Garibaldi come effettivamente sì svolse. Essa ebbe, senza dubbio, le più favorevoli conseguenze per i Garibaldini; ma fu essenzialmente dovuta all'errore commesso dal von Mcchcl, il quale ritenne che la colonna guidata da Garibaldi si fosse divisa in due parti perchè le squadre degli insorti avevano voluto marciare verso Marineo ; mentre Garibaldi coi suoi continuava la presunta ritirata. Per tale errore, rilevato, come abbiamo visto, anrhc dal Lanza (1), il von Mechel si affrettò, infatti, a comunicare a Palermo che Garibaldi era stato ahhanclonato dagli insorti siciliani e ,he era in fuga verso l'interno dell'isola. L 'Orsini, al quale il Generale mandò incontro il Corrao perchè, con le sue squadre, gli serv.isse di guida e di scorta, raggiunse anche egli Palermo, con tre cannoni, soltanto il 6 giugno.

La decisione di marciare su Palermo venne presa dopo un Consiglio di guerra, durante il quale, mentre alcuni dei suoi ufficiali, come !'Orsini ed il Sirtori, proPonevano di rimandare l'attacco e di ritirarsi nell'interno dell' isola, il Tiirr ed il Crispi affermava no vivacemente la necessità di marciare subito sulla Capitale dell'isola. (1) Il generale Lanza, nella sua Relazione, scrisse in proposito: « Fu J i~graz ia che il von Mechel, volendo per forza incontrare i ribelli , s'inoltrò J al l'arco alla Piana cd a Corleone, cretlcnclo ai paesani che Garibaldi , lasciate k sq u:1 dre, fuggisse verso Sciacca. DoYe\'a capire che lo scopo di Garibaldi cr:i tli allontanare da Palermo piì1 di ()()()o uomini dei migliori ,,.


Prc~a tfllCSla dccisionc, i Garibaldini, per Marineo e Misilmeri., si avvicinarono al L1 Masa, che Garibaldi aveva avvertito del suo arrivo cnn un higlil"llo, spedito alle ore 23 del 25 maggio, con le parole: ,, Spero ,ukn·i domattina alle tre antimeridiane per combinare cose i111p11r1:1n1i ,,. l11i:111 i, nel pomeriggio dd 26, presso Gibilrossa, il Generale rìu11 ì 1111 nuo\'O Consiglio di guerra, al quale partecipò anche il La Masa, t ' vr1111c ,unfcnnata la decisione di marciare durante la notte su Paknnu. (;;1rihaldi aveva passato in rivista le squadre e ne aveva riportato 1111'oni111a impressione. Presso Gibilrossa egli aveva poi ricevuto aln111i ufticiali inglesi cd americani, recatisi a conoscerlo, cd aveva poI 111t) .1vcrc una carta topngrafìca di Palermo e molte preziose notizie ~ulla dislocazione delle trnppe borboniche. Comunicata ai Volontari l'imminente marcia, i Garibaldini e le ~quadre si prepararono al cimento, pur conoscendo la grande superiorità numerica delle for:i.e horboniche. Intanto a Palermo si rilencva. come dice il Polizzy, Capo di Stato m:1ggiore del generale Lanza, nel suo ,, Diario chi 4 aprile a] 19 giu:-:nu 18(;0 ·· , die " la banda di Garibaldi, inseguita senza tregua, si ri tira\"J in dirnrdìnc, traverso il distretto di Corleone; gli insorti che vi erano uniti si erano di~persi cd andavano rientrando nei rispettivi comuni, scorati ed abbattuti, per essersi lasciati ingannare dagli invasori stranieri ,, . In contrasto con queste notiz ie ufficia.lì, i membri del Comitato rirnluzionario di Palermo erano st:iti avvertiti, il 26 sera, della imminenza dell'attacco.


xv.

LA LIBERAZIONE DI PALERMO

l Garibaldini lasciarono G ihilrossa nella sera del 26, mentre, per ingannare i Borbonici, su tutti i ·monti che circondavano la Conca d'oro, si alzavano, come nelle sere precedenti, grandi fiammate. Faceva da guida alla colonna degli insorti e dei Garibaldini il Mastricchi, Capo di Stato Maggiore del La Masa, e --- come dict: l'Agra ti, dopo avere opportunamente vagliato le relazioni dei diversi autori - - dietro a lui un piccolo gruppo di Volontari scelti fra le varie compagnie, al comando del Tukory. costituiva l'avanguardia. Sirtori e Bixio, Tiirr ed altri ancora avrebbero voluto io avanguardia l'intero I battaglione::; ma il La Ma.sa imi~tette pcrchè quel posto d'onore fosse riservato agli insorti e G:1ribaldi non seppe rifiutare, limitandosi a far precedere l'avanguardia dai Garibaldini del Tllkory, che l'Eber dice 30, l'Abba 50 ed a1tri , fra cui il La Masa, addirittura 100. Dietro camminavano i picciotti, in gran parte armati di picche, di lance e perfino di attrezzi rurali; poi i pochi Carabinieri genovesi con Garibaldi e lo Stato Maggiore ; dietro a loro tutte le compagnie dei Mille ed, infine, altre squadre <l'insorti. Secondo il Bixìo, l'ordine di marcia sarebbe stato il seguente: _3000 imorti coi 30 Volontari del Tukory all'avanguardia; poi 300 Volontari del f battaglione, preceduti a loro volta dai Carabjnicri genovesi; dietro a loro 400 Volontari del II battaglione e 500 del Ili. seguiti dal resto delle Slluadre. Erano stati, come al solito, impartiti ordini severi: non fumare, non cant;ire, non allarmarsi per evcntu:-ili sorprese, non gridare per alcun motivo, non perdere il contatto nell'oscurità. La m arcia si svolse con qualche allarme e qualche doloroso incidente, compresa una grave disputa fra il Bixio ed il La Masa, disput:1 che forse avrebbe avuto le più gravi conseguenze, senza l'intervento del Sirtori. Al bivio della Scaffa s'incontrarono i primi reparti linr bonici.


lanterna

Palerm o nel 1860.

<)uando i picciotti del La Masa, - racconta l' A grati - passate k case di Scttccannoli. giunsero a q uelle di San Giovanni dei Lebbrosi, poco prima dd hivio. forse pcrchè g ià si credevano dentro la


città, non seppero attenersi agli ordini avuti e cominciarono :1 gri dare: r< Palermo, Palermo! )) . E , come se questo non bastas~c . qu:dcuno degli insorti scaricò, forse in segno di g iubilo, il fucile, co~icc h<'.· i Borbonici di guardia ebbero il tempo di correre alle armi. e di acco gliere a fucilate i Volontari del Tukory. I 3000 picciotti che seguivano i Volontari, con all a testa g li insorti comandati da padre Agosti no Rotolo, malgrado gli ordini d ei Capi, si buttarone improv\'isamente nei campi, scavalcando siepi e muriccioli, così che in un attimo la strada alle spalle del Tukory fu sgombra e per essa avanzò di galoppo il Bixio e con lui i Carabinieri genovesi e le sue compagnie, in sostegno alla sparuta avanguardia, rimasta ad un tratto isolata. A dire il vero, non tutti i picciotti avevano lasciato lo stradale, poichè erano rimasti, insieme al La Masa, Pietro Lo Squiglio, ricco giovane palermitano, già fra i cospiratori della Gancia, Rocco L a Russa da San Giuliano, giovane m edico, veterano di tutti i moti e di tutte le cospirazioni dal 1848 in poi, accor so col Coppola a Salemi e col La Mas:1 a Gibilrossa, Tommaso Lo Ciuro e Pietro rnscril1o. rntrambi da Bagheria, che caddero uccisi ai primi colpi. il posto di guardia borbonico ai molini della Scaffa, ~o lto l'i111 · peto dei legionari, ripiegò sul Corpo principale, ch'era presso il ponte ddl' Ammiraglio ed al quale le incaute grida dei picciotti avevano dato tempo di prepararsi alla difesa. Per conseguenza l'attacco fu sanguinoso ed il ponte venne accanitamente conteso. Vi si svolse un a lotta feroce, che i nostri sostennero più con la baionetta che col fuoco. Un attacco portato sul fianco sinistro dei Garibaldini da un plotone di Cavalleria, accorso da Sant' Antonino, fu respinto dalle squadre stesse ch'erano entrate negli orti al comando di padre Rotolo; mentre la pressione delle compagnie sui regi si faceva sempre più forte. Il nemico sparava dal ponte, dalla strada e soprattutto da dietro i muretti dei g iardini ; ma i nostri, ai quali si erano aggiunti adesso anche i picciotti, riavutisi dal panico iniz iale, continuarono ad avanza re sul terreno conteso palmo a palmo. Alla fine i nostri com parvero alla sommità del ponte cd allora la lenta riti rata d ei Borbo nici si mut<'> in fuga precipitosa: parte fugg irono verso porta di T e rmini, parte, attra\'erso i campi. verso uuella di S:111t'Antoni110 (1). ( 1) TI D ez1,a in proposi LO scrisse: << Quando si gi un se al ponte dcll'A mmirnglio, g i:t ef ,1 dai" l" :11larrm: ,. da 11n vicino fabbri c:ito ci si faceva :1ddow1 un vivo (u o<:n. 1"'011 1.·c, a lcm pn

32.


Diffìcilt: t pn:ci~arc --- - continua l'Agrati - le fasi ed i dettagli del brc\'l.', ma ;1cc:inito combatti m ento al ponte dell'Ammiraglio e dire con csall aza quali furono i reparti che sostennero lo sforzo princi pak. Oltn: a l Bi xio ed al Dezza, furono certo tra i primi Missori , N ullo. C:iri11i e fra P:mtako. Garibaldi cita pure Enri co Caiwli, Vico l\ :llizz.,ri. il T addci cd altri ancora. Dei Mille caddero: Giovanni <;:,rib:tld i. popolano genoyesc della 1 " compagnia, uno dei cinque < hc nrlh g lor iosa schiera portavano il nome gloriosissimo; caddt'. Sta111~1:to Li Mcma da S:irac;ena in Calabria, uno dei scite che andavano 11.1 i Mille. al dir dell'Abba, come sette vendette, poichè dei quasi " ·11.1111·;,nni che portava sulle spalle molti ne aveva passati anche lui 11dlt- c ,rreri dei ti ranni e nell'esilio doloroso. Fu gravemente ferito l'Ì;1L"ido Fabris da Povcgliano di Trev iso, c he i compagni di Univer, it.'1 cli i:1ma\'a110 F ebo per la ~ua bdlezn e che fu lasciato per morto ,01to il ponte; m a che col tempo si rimise, per riceve re una seconda krit ;1, ~ci anni dopo, a Bezncca.

!\fa, purtroppo, il tempo mancava p.:r badare ai morti c.:J ai fc r1l1, poichè non bisognava permettere ai regi fuggenti di preparare :tlla porta di Termini una difesa pit1 forte di yuella che vi era stat~ ~ià d isposta. Del resto nella citt.'1 lulli dovevano essere ormai in alìa rmc per quella fucileria così vi cina , cd anche il Lanza ed i suoi dovevano essere desti e correre sollecitamente ai ripari. Percic\ avanti di gran corsa per il ponte delle T este, do ve sembrava si fosse fermata da perdere. Da vanti erano i picciot.ti ; m a il La Masa n o n c'ern. Giunge Sirtori e Bixio gli d ice che si perde un lempo prezioso cd inveisce contro il La Masa, in termini tutt'altro che parl:.imcntari. Si or<lina ai pi.cciotti di avanzar e. Non so dove fosse Garibal<li. Jl migliaio di picciotti avanza; ma si sbanda alle prime f11<" ilate :t destra ed :1 sinistr:i . Rixio ordin:i ai Carabinieri genovesi di pren dt.:r posiz ione ai fì:tnchi dell:1 strada per soste nere l'annzata. E a m e, ch e scg u i,·o coll:t prim:i. comp agnia, disse: --- D ezza, di cor~a, baionctt:1 in ca nna: l:.1tevi largo contro nemici e anche contro :t mici, se occorre -~ ed accennava .,i picc iotti_

.. I Sicil i:rni eran tornat i in cfoueto numero, sicch<: mi trova i misch iato ., loro ,·<Jn b mia comp:tgnia per breve tempo; ma hastò per ricevere un colpo , ul hr:Kcio dc-tre,, che m i fece c:1dcr la sciabola. La sostituii rnl revolver.

S_g<J1nhrato il ponte, rict:vcm mo fucil:11c da un piccolo c imitero, ma avanzammo , Ilio a p<>rta T er mini . Trovammo fer iti napoletani , che invocavan o tutti: 1 .. :\famma mi:1 ··, <.: qucst:'.l i11voca,,ìone bmcntosa mi facev;1 m olta impressione 11.


qualche pattuglia dei regi per una nuova resistenza, in brevt.: su perata e travolta, e da lì, per lo stradone che portava alla porta di Termini, ormai sempre fra le case, tutte chiuse; la gente che k ahitava, desta all'improvviso, non osava affacciarsi a guardar nella via, in cui risuonava lo strepito pauroso dei cavalli al galoppo e di quel torrente umano che gridava a gran voce evviva a Garibaldi, a Vittorio Emanuele, all'Italia; mentre fra i fuggenti e gli inseguitori si scambia-

Il combattimento al Ponte dell'.,tmmirnglio (bnssorilù:110 di M. Rutelli) .

vano fucilate. Più avanti ed ormai presso la porta sparavano pure coloro che vi stavano di guardia. Cadde in quella corsa Benedetto Cairoli, quasi nello stesso momento in cui, in un altro punto, cadeva il palermitano Raffaele Di Benedetto, appartenente ad una famiglia di eroi, tanto che i Di Benedetto sono chiamati i Cairoli di Palermo. Cadde, proprio dinanzi alla porta, con una gamba spezzata, Luigi Tukory, che a due Volontari che correvano in suo aiuto disse calmo e sereno: << Andate, andate avanti e fate piuttosto che non mi venga a prendere il n emico )). Egli morì dopo dieci giorni di spasimi atroci e ia sua salma, onorata da tutta la popolazione, passò per le vit: di Palermo come in un' apoteosi. Il Po]izzy, Capo di Stato Maggiore del Lanza, così descrisse g li avvenimenti nel suo << Diario ,> : « Domenica, 27 m aggio. - All'alba si è battuta la generak. Tutte le truppe disponibili han preso le posizioni ad esse assegnate in caso


di allarme. Si t i11t c~o f()rt C fuoco di fu..::ilcri:J deg li a\'amposti , si tuati alla part e mcriclio n:dc della citt:i. S. E. lia mandat(i coD il capitano d ello St:110 ~-i:iggiurc Dc lbva per s:1pen.: che cosa avviene l'd ha or-

l i bomhardamcn!o di l'alcrm n.

n,'

dinato c he di linea, dal conve nto di Mal\'erdc ritorni a Palermo. Do po un'ora circa è ritornato il capitano D e Rava ccl ha riferito a S. E. chr le b:md<.: dei rivolto~i, in forte numero. avevano attaccato le truppe al pon k <kllc T este, al ponte dell'Ammiraglio, a porta


Garibaldi entra

111

]'a/amo (da una .i/11mpa popolare ddl' epoca) .



Termini cd a porta Sant'Antonino e che, a questi due ultimi posti. le truppe erano state attaccate anche da dentro la città dagli insorti, sicchè, trovandosi esse tra due fuochi, il generale Marra chiedeva rinforzi. S. E. ha detto al capitano De Rava di tornare dal ge nera le Marra per dirgli che gli mandava subito un altro battaglione di rinforzo; ma che sostenesse le pasizioni fìno agli estremi, ed ha ordinato, infatti, che vi andasse il battaglione Carabinieri. Il capitano D e Rava, giungendo a porta Sant'Antonino, ha trovato che il generale ~1arra dava già le· disposizioni per ritirarsi cd, all'ordine comunicatogli da parte di S. E., rispose che egli stimava opportuno ritirarsi perchè non poteva più resistere. Il capitano De Rava recò tale risposta a S. E., che lo rimandò per la terza volta dal generale ad inculcargli di non ritirarsi. Però, giungendo all'altura del basti.o nc Montalto, si è incontrato con la truppa in ritirata e col generale, il quale, ricevendo quel secondo ordine da S. E., ha arrestato la sua truppa ed ha attaccato di nuovo i ribelli, senza però poterli fare indietreggiare. Il combattimento al bastione Montaho si è prolungato qualche ora e poi la truppa si è ritirata sul largo di Santa Teresa >•.

La città, sulle prime sorpresa dall'avvenimento, non tardò ad insorgere e le truppe borboniche, a malgrado della loro grande superiorità numerica, furono costrette a rinchiudersi nelle caserme e nel forte di Castellammare. Garibaldi emanò il seguente proclama ai Siciliani : « Siciliani! Il generale Garibaldi, Dittatore a nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele, Re d'Italia, essendo entrato in Palermo stamattina, 27 maggio, ed avendo occupata tutta la città, rimanendo le truppe napoletane chiuse solo nelle caserme e nel forte di Castellammare, chiama alle armi tutti i Comuni dell'isola, perchè accorrano nella metropoli, al compimento della vittoria ,, . Mentre i Garibaldini entra vano a Palermo, il Corrao che, come abbiamo visto, si era recato, coi seguaci di Rosolino Pilo, ad occidente della ci ttà, attaccava i Borbonici anche da quella parte; ma senza ~uccesso. Rinnovato per<'> l'attacco il giorno 28, riusciva a penetrare anch 'egli in citt~l dalla porta Carini. La maggior parte delle truppe borboniche, chiuse nelle caserme e nel forte di Castellammare, non avevano ancora avu to il tempo di


impegn:ir~i: m :1 la citt:1 era in aperta rivolta e Garibaldi aveva cominci ato ad cman.irc k \ tic disposizio ni di Dittatore. La 1n atti11;1 del 2() marz;, il Lanza si decise a chiedere un armistizio. Lt· 1r;1tt:1 til'c ~i S\'Olscro a bordo dell'incrociatore ing lese Ha1111il)(/I, :inwr:ito nel porto, fra lo stes~o G,1ril>;ildi c Crispi da una parte

Inrnntro di Cc1ribaldì cui genenrli l,orbonià Letizia ( 1o magg10 1860) .

l'

Cn:tién

e i gcntrali L etizia e Cretién , alla presenza dei comandanti d elle navi ~1ran ic:re presenti a Palermo. Le discL1ssioni portarono ad un armistiz io di 24 ore, per lasciare imbarcare i feriti borbonici. I Napoleta ni :J.vrebbero voluto - scrisse il Lumbroso -- aggiungere una clausola a cui Garibaldi si guardò bene dal sottoscrivere : che il Municipio rivolg esse al Re un'umile petizione, esprimendogli i reali bisogni d ella l:i ttà. A quest:i pretesa il Condottiero ri spose con


uno scatto di sdegno: <( Il tempo delle umili pdi;,.ioni è passat1J; i1111I tre non vi sono più municipalità. La municipalità sono io, cht rifì11t11 il mio consenso! >i. Tornato a terra, Garibaldi decise peral tro di riferire al popolo le condizioni offerte dai Borbonici, poichè, non ostante i suoi succcs~ i e l'indecoroso avvilimento degli avversari , egli compre ndeva che la situazione avrebbe potuto capovolgersi da un momento all'altro. l x munizioni scarseggiavano ed, avendo conservato le comunicaz ioni col mare, il Lanza poteva ricevere nuovi rinforzi. Garibald i, nelle sue (( Memorie ))' confessa di avere per un attimo esitato sulla via da seguirsi: « Considerando la potenza ed il numero del nemico e la pochezza dei nostri m ezzi, mi nacque un po' d'indecisione sulla risoluzione da prendersi, cioè se convenisse conti nuare la difesa della citt~, oppure riannodare lJU.rnto più si poteva e ripigliare la campagna. Quest'ultima idea mi passò per la mente come un incubo e l'allo n tanai da me con dispetto: si trattava di abbandonare la città di P:-ilermo alle devastazioni di una soldatesca sfrenata >) . Il giorno dopo, affacciatosi ad un balcone del Palazzo Pretorio, Garibaldi informò il popolo delle trattative che si erano svolte: ,. Il nemico mi ha fatto dell e proposte ignomi niu~c per le, u populo ,l i Palermo, ed io , sapendoti pronto a farti seppellire ~otto k ruine dell a città, le ho rifiutale>>. Un urlo immenso gli rispose: (< G uerra! Guerra!>>. Tuttavia l' armistiz io, dietro richiesta di un colonnello borlx>nico giunto da Napoli con istruzioni personali del Re, venne prorogato di tre g iorni. La popolazione ed i Garibaldini ne approfittarono per preparare cartucce, innalzare barricate e piazzare i pochi pezzi di Artiglieria di cui disponevano. Frattanto il generale Letiz ia s' era imbarcato per Napoli e fece subito ritorno a Palermo, recando ordini precisi di Francesco II per lo sgombro della città. Al giovane monarca ripugnava l'idea di riconquistare la Capitale della Sicilia, riducendola un mucchio di ro\'ine ; e forse, disponendo sempre di Messina e di qualche al tra pi;1zzafortc, egli sperava che ii suo ese rcito potesse prepararsi ad una rivincita. La tregua venne pni prorogata a tempo indeterminato ed il <i giugno si firmò una convenzione, per la quale le truppe regie si sarebbero imbarcate sulle navi <la guerra, recando scco cavall i, arti glierie e munizioni e si sarebbero se;imhiati i prigionieri ( r). (1) :\ proposito cldlc trattative svoltesi all' uopo in Palermo, il Pol i11r. nel suo « D iario }i , già più \'oltc citato, scrive 1cslu:ilmcnte:


[n ljlll'i giurni gi unsero a Pakrmo giornalisti e scrittori di ogni pac~l', 1r:1 i lJU:tli ,\ll'ssa11clrn Dumas padre, clic poi doveva seguire il (:cnt'r.1k durarn e lulta la c:11npag11a. 11 7 gi ug no le l ruppe borboniche injziarono il loro imbarco per ì\: :1poli : mc111rc 4ùo Volontari, al comando dd Bixio, facevano ala :il loro p.N:1ggio. <;1, .1hi1arni della ri1tà ormai libera esprimevano la loro gioia cd il loro cnlusi:i~mo, suonando k campane a stormo e cantando le can:t1111i ddl.1 P:ttri.1: mentre nel le chiese venivano celebrati solenni T e /)('l(IIJ di ringraziamento. L 1 p.1rtcnza delle truppe borbo niche da Palermo indmse i Siciliani .1 rihdlarsi anche nelle altre città dell ' isola cd il 10 giugno restavano presidiate dalle truppe regie soltanto Siracusa e Me~sina. Coçtn:tto a rimanert' a Palermo dalla necessità di fare opera di ~n\'\:rno e di attendere i rinforzi preparati , come si è già detto, dal \kdici e dal 1:krtani, Garibaldi provvide a costituire un Governo con " :-.lerwlcdì, e; giugno. - Il gcncr3 le Leriz ia 1:<l il colonnello Ruonop:1ne ,<•no ,·cnuli :11 rc:11 pahzzo v<.:rso k 8 antimcridi:11H· <·d h :m no <letto a S. E. du.: S. \I. il Re aveva :,pprovMn il pr0l11n gamento delh tregua e li :n-e,·:i :iuto rizz:ni " f:irc un:i conve nzione con G :irib:ilJi. J dla quale fosse cond izione poto , i b truppa ru:arc m ·1: meglio pia<.:<:ss(' cd imh:ircani ><'11z:i molesti:\. l:On lutto il 111a tcri:ile Ja g 11crr.1 . com(.' pure d a l fonc di Ca s1dlamm:1rc. , Dopo ciò, t <<i si ~on rec;ni da <.;arihaldi cd h:in fatu b ,onvcn zionc. dw ,otto ~i ripona . S. E. ha ricevuto da . \t. il Re uno specchio delle 11uoye dcsiin.1zioni dei C orpi ia sci:inti Palermo. " Nelle ore :inlimcridi:in<.: sol ite Jì.stribuz iuni di ,·in:ri. S. E. ha da to istru:, io ni perchè dom:ini, alle 7 a mimeri<liam:, l:t trupp:1 ac.:a n tonata nd rea l pa];lz.zo e <uc a<li:1C1:m :c muo\"a p ei Qu:lttrOYCnti, con tuHo il materio !<.: di Ani;.:licri,1 e dei Corpi, <.: che q ue Ua sotto g li ordi ni Jel colo nnello von \lcchcl Ì:i(cia .1ltrctt:111to. :\Ile- 9 a ntimerid iane S. E. h :1 scritto a Garibaldi sul movimt·1110 , hl" intende bn:. :iflìnch~ allontani le ~(jua drc Jai luoghi d1c d <.:vo no pcr«,rrnc le truppe p.::r n-ita r<.: sinist ri. Garibald i ha r isposto che lo ancbbe

f.1110. dì S icili :1 e qu:ilchc sol1bto csrero. p.1r1 iti per \:apoli i gener:ili Lctizi:1 , . il (o!onne llo Buonopa nc n. Hq 1u1 i,rn10 o p ponu110 ripon:ire a nc he il testo dclb Convenzione del

• S1111u di~cr1:11i pn.;h1 ufficiali n :Hi,i

s.. n..

o )-!lugno:

.. <:,muc11-:.1011e j,11"1 il cf}u.,ion, ti, .,anguc·.

r,

giug110 186n /1,1 i soll!Jsrritti. per a·ir.ne ulteriore

'' Per ,e.Iu te umani raric I;, trt'gt1:1 è prorogata fino :11 compimn1to Jdle 't:fl l<'llti opt'r.1z io11i ; "_·\ rt. 1. - S:1r:111 no imb:1rc:1t.i gli a111m:1b1i csistemi rici <l u.:: ospedali o in altri ,kpo,iti ,on l:1 m agg iore ,;clerit:Ì .


/..a lotta per /<1 libera:·ion,· di /J,rfnmn.



·I I)

{

6 Ministeri: Guerra, Interni, Finanze, Giustizia, Istruz ione: <.: C ulto, Affari esteri. Venne ricostituita b Guardia nazionale, soppressa la t;ma sul macinato e riordinata la pubblica sicurezza. Il 22 giugno sbarcò in Sicilia Giacomo Medici, al com,111d<> di 3500 Volontari. Il 7 luglio sbarcò a Palermo Enrico Cosenz con altri 1500 uomini. Pochi giorni dopo anche l'inglese Dunn condu sse a Garibaldi 700 Volontari. Le forze garibaldine raggiunsero, per conseguenza, la forza complessiva di oltre 6ooo uomini. (',,on i Volontari cos1 cresciuti di numero, sempre aiutato dagli insorti di tutta la Sicilia e poi da quelli della Calabria, Garibaldi, date le disposizioni per l'ordine interno e per la diffusione della rivolta. riprese ]a sua leggendaria impresa. Durante la marcia verso Messina egli combattè ancora a Milazzo, completò la liberazione dell'Isola, nella quale rimasero ai Borbonici soltanto Messina e Siracusa, e su<< Art. 2. - - Sarà lasciato libero l'imbarco o il movimento per terra a lulto il corpo d'esercilo e~istente a Palermo, con equipaggi, materiali, Artiglieria, cavalli, bagagli, famiglie, e quant 'altro possa appartenergli, secondo che S. E. il gc:,1.1c:,1·a]c:, La11:,,a ~lime1 àì, t·omprc ,u il 111aterial.: d,.: è nel forte Ji Ca,-ld Lunm,1rc. << Art. 3. · -- Qualora sad preferito l'imbarco, quello di tutta la truppa sar:ì preceduto dall'altro Jd materiale di gucrr~ cd equipaggi; nonchè <li 1111a parte degli animali. (( Art. 4. - L'imbarco dì rutta la truppa e nutc:rialc da guerra sar:ì al molo. lrasferendo tutto ai Quattroventi. « Art. 5. - Il forte di Castdluccio al molo e la batteria Lanterna; nonchè k :i<liacenzc saranno evacuate dal generale Garibaldi senza fuoco. ,, Art. 6. - Il generale Garibaldi consegnerà tutti gli ammalati ed i feriti che lrovansi jn suo Potere. « Art. 7. - Saranno scambiati per totalità e non per numero tutti i prigionicri e dispersi, dall'una e dall'altra parte. « Art.. 8, ··-·- La consegna dei sette nobili detenuti politici in Castellammare sar:ì fatta quando tulle le operazioni di spedizione e di imbarco saranno ulLimate, con l'uscita della guarnigione dal forte Castellammare. Essi detenulÌ saranno consegnati -:il molo, ove saranno condoui dalla stessa guarnigione. << Firmati i suddetti patti vi si ;1ggiungc, per articolo addizionale, che la spedizione di cui si tratta av rà luogo pe r via di mare, ~11 molo di Palermo.

Firmati: Il colonnello Camìllo Buonopa nc, sottocapo dello Stato Maggiore dell"csercilU. Il generale Giuseppe Letiz ia, marchese dì Mompcllìeri. Il ge nerale Giu seppe Garibaldi. Il colonnello dello Stato Maggiore Vincen zo Poliz7.y » .


494 pcratc k diffìcolt:ì politiche che si opponevano al passaggio dello srrctlo d i Messin:1, sbarcò in Calabria, da dove, inseguendo i Borl)onici e ~ostcncndo con loro llualche combattimento, passò nella Campani:,. tntn'i da trionfotorc in Napoli e concluse le gloriose gesta dei suoi Volontari co n la battaglia e con la difficile vittoria del \'olturnci.


XVI.

LA FINE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Con le forze disponibili Garibaldi costituì 3 brigate, comandate rispettivamente dal Ti.:irr; dal Medici e dal Bixio cd ordinò al Bixio di marciare verso Messina, seguendo la strada litoranea. Il 16 luglio le truppe dì Garibaldi s'incontravano con quelle borboniche presso Milazzo ed avevano luogo combattimenti di pattuglie e di avanguardie fino a quando, il giorno 18, si combattè su tutto il fronte senza risultati. Il 19, mentre giungevano ai Borbonici, comandati dal tenente colonnello Bosco, considerevoli rinforzi da Messina, Garibaldi raggiungeva le sue truppe e decideva di attaccare immediatamente Milazzo.

Il combattimento dì Mìlazzo. Alle 5 del mattino del 20 luglio le truppe garibaldine si schierarono per la battaglia. Il COionneiio Malenchini, che aveva organizzato ed armato un reggimento che faceva parte della spedizione condotta dal Medici , fu il primo ad iniziare l'attacco; ma le truppe borboniche reagirono con un fuoco così intenso, che l'attacco venne respinto. Garibaldi ordinò allora al Cosenz di accorrere cd, alla testa delle « Guide», si spinse egli stesso verso il fianco nemico; mentre uno squadrone borbonico, respinte le truppe dd Cosenz, mosse incontro a Garibaldi. Questi, circondato dal Missori, dal capitano State1la e dalle 1)()che Guide presenti, intimò allo squadrone nemico di arrendersi; ma il capitano borbonico galoppò contro di lui e cercò di colpirlo con una sciabolata. 11 Generale parò il colpo e rispose uccidendo il capitano; mentre il Missori, lo Statella e le Guide sparavano contro i cavalieri napoletani. Intanto il Medici cd il Coscnz riuscivano a far ripiegare le truppe borboniche verso Milazzo e la situazione restava incerta, (1uando


fu "ista n:n ·ig:trl' Iu ngo la sp1agg1a la nave da g uerra borbonica Veloce ( , ), che il , o lugl io, p:1rtit:1 d:.1 ìv kssi na , era entrata nel porto cli Palermo ;il ( <>111 :llldo dc.:! capitano Amilcare Ang ui ssola, per offrirsi a C:1rili,rldi . \ ·i,1.1 h nave nelle acque di Milazzo. il Generale si recò in h:1rc1 d:d ..::1pi1:1110 t\nguissola, fece a.:costare la nave alla spiaggia cd ordi,uì clic a11clic la nave, con 1t.: sue artig lierie:, concorresse alla ba1t:1g lia. , p:ir:,ndo contro il fianco d estro dei Borbonici. f. ' inl t:rH.:nto della Fclon: ed i nuo vi attacchi condotti co ntro Mi1:i:t.zo d :il Ml'dici e dal Coscnz permisero di occupare la città e costri mem k truppe r egie a ritirarsi nella fortezza, da dove il Bosco, orllla i circo ndato dai G:irihaldini, fu costretto alla resa (2). La fortc.:zza. già di fesa da 40 cannoni, aveva ceduto do1x, poche ore. Ai Horhoni(i vrnnero concessi gli o nori delle armi; ma essi dovett ero lasciare ai vi ncitori i l1ua drupedi, le armi e le muniz ioni. Allo storico che ricordi oggi la battaglia di Milazzo ---- scrisse il Lumbroso - tre constatazion i s'irnpongo no ; prima: non vi ha dubbio che il caso, la Prov videnza o, com e si diceva allora, lo Stellone d ' Italia, \'egliarono stdl'impresa g aribaldina ; l'arrivo inatteso della Vdoce decise, infatti , le sorti d ella giornata; seconda: Garibaldi, sfrut1:mdn con fu Imi ne.i dl'..:isionc qul:lla cir(u~lanz.a, dimo.strò ancora una volta il suo geniale.: intuito <li ~ondotticro: terza: le gravi perdite sofferte dall'una e d all 'altra parte ci attestan o l'eroismo, non solo dei Caribaldini; 111a anche dei loro avversari. Lo stesso Garibaldi, con la sna kalrà di soldato, riconobbe che i regi ,, combatterono e sostennero le loro posizioni bravamente, per lo spazio di più ore )> . Pochi giorni doJX) la brigata Medi ci occupava la città di Messina e soltanto la fortezza rimase presidiata dai Borbonici , che vi resisteranno. per oltre sette mesi , valorosamente. Così. su tutta la Sicilia sventolava finalmente il tricolore.

D opo il combattimento di Milazzo si presentava a Garibaldi la nece~sità di decide re se fosse op1xntuno passare lo stretto di Messina cd inv:1dere le Cal abric.

( 1)

L,

Vdocc.

fKI\Sata

ai Gariba ldini,

n '. nne

rihattt:7.7.tlta col no me dì

T11kurv. (2j Pare che, ad indurre il Bosco alla resa, :1bliia influito un ord ine gì u n1og-li in proposit:0 da :\'a poli.


·4117 Il Re di Napoli, dopo l'ingresso dei Garibaldini a Palermo. m·I tentativo di salvare il trono, aveva concesso la Costituzione ccl :iv1:va proposto l'alleanza a Vittorio Emanuele II; m;i. il Cavour condm~c in lungo le trattative ed intanto procurò d'interrompere la marc ia di Garibaldi: sia per non rendere ancora più gravi le pericolose prc-

Il generale Giacomo Afcdici.

occupazioni delle altre Potenze; sia per trovare il momento opportuno per l'intervento dell'esercito sardo . . Garibaldi, che ormai disponeva di circa 10.000 uomini e di 5 piroscafi per il trasporto delle sue tru ppe in Calabria, si mostr;wa deciso a passare lo stretto; molto più che egli aveva ricevuto nuovi, segreti incitamenti a completare l'impresa dallo stesso Re Vittorio Ema-

nuele.

3J.


'

i., h,nT1<'Jh e gli c'/Jt:tri 1frl bo m bil1 d r1mcnt9

,1

Palo 11uJ.

(Jm·'1i. il , .. lu ~; liu 1~6o. a\'e,·a, infatti. mandato a Ga ribaldi il conte 1\111:, ri con u~ rnc~saggio segreto, nel <Jualc il Re a vC\·a manilè\t;ito chi.trame ntc i l suu pensiero sulla t!uestio nc m eridio nale. ·· .. . riguardo alla lega rol Re di Napoli. non acccu o; .. . rigu;irdn ;ul impc~dire ;1 C:irih;;ldi di seguitare secon do le domande \ !elb


,11111

hancia, mi ci sono oppo~to; .... farò subito anncssion<.: e 111a11dcr1', I k Pretis. Non fidarsi che di me e di nessun altro. Non p:1rri rc pn ~pc dizione di Napoli, senza che io lo sappia, per non imbroglian.: i 111ici progetti e per essere sempre d'accordo ... Tanti ~a iuti al mio amico Garibaldi ... > Infatti venne inviato a Palermo Agostino Dc Pretis, che sm1it11Ì Giuseppe La Farina, il quale, per le sue impaz ie nze annessioni sti che, era stato espulso dalrisola da Garibaldi. Questi affidò il governo della Sicilia al Dc Prctis e si preparò ad attraversare lo stretto d i Messina. Il 7 agosto dello stesso 1860 gli giunse da Vittorio E1nanuclc la seguente lettera: " Voi sapete che non ho approvata la vostra spedizione e mi sono sempre tenuto estraneo alla m edesima. Ma oggi la difficile posizione in cu i trovasi l'k1lia mi fa un do\'cre di m ettermi in diretta relazione con voi. ic Nel caso il Re di Napoli acco nsentisse al compkto sgombro della Sicilia, volontariamente rin unziasse :1d ogni maniera J ' influe11 za e perso nalmente 5j o bbligas~e a non esercitare pressioni sui Sici liani , io credo sarebbe per no i ii più saggio partito astenersi da o~ni ulteriore tentativo contro il Regno d i Napoli. (' Se voi siete di diverso parere. mi riservo espressamente l'inte r:1 libertà <l 'azio ne e mi astengo dal farvi qualsia si altra os~en-azion c · circa i vostri piani ,, . Ma insieme a questa lettera ufficiah: il Re ne in viò un ·altra , nella quale faceva conmcere a G aribaldi il suo desiderio che egli passasse lo stretto e g li suggeriva di rispondere negat·iv:11nen te alla lettera uffi,:iale, indicandogli perfino le fra si da usare . Il Generale, infatti, rispondeva ufficialmente al Re: ,, A V. M. è nota l'al ta stima e !':,more che vi porto; ma la presente co ndiz ione dell' Italia non mi concede cl'ubbidirvi, come sarehbe mio desiderio. C hi amato dai popoli, mi astenni hno a quando m i fu possibile ; ma, se ora, in onta a tutte le chiamate che mi arri,·ano, i1idugiassi, ,·crrci rneno ai miei doveri è metterei in pcricl)lo la q nt., Causa dell'Italia. •< Pcrrncttc.:temi lJUindi, Sire, che questa vol1a vi di subbidisca. Appena avrò adempiu to al 111io assunto. libcrandc> i popoli da un g iogo aborrito, d eporrò la rni:i spada ai Vm1ri piedi e vi ubhidin\ lì 1io alLi fine dei miei g iorni n . Così lo sbarco in Cabbria ven ne deciso. 1•


Lo sbarco m Calabria e la marcia su Napoli. L' impn.:s;1 non era certo facile poichè, a malgrado delle molte defezioni cd anzi per le defezioni stesse, l'esercito borbonico, la cui forza complessiva raggi unge va i I00.()()0 uomini, sembrava deciso a di ft: ndcn.: il trono dei Borboni, che sul continente godevano ancora molto f avorc presso la popolazione. La flotta napoletana wrvegJiava lo strclto di Messina. Le co~te della Calabria erano ben fortifìcatc. (jarihaldi , che aveva già raccolto le sue truppe nella zona del Faro, decise in un primo tempo di sorprendere il nemico. facendo att ravcrsare lo stretto ai suoi seguaci su semplici barche da pesca; ma i primi tentativi f,dlirono. La sera <lell'8 agosto il calabrese Musolino, col Missori , Alberto Mario ed altri Garibaldini, tentarono di sorprendere il forte Torre Cavallo, in Calabria, per costituire una testa di sbarco. Imbarcatosi all' uopo con 200 Volontari in 72 barche da pesca cd eludendo la sorveglianza delle navi borboniche, il Musolino raggiun~e la C:alabria ed i Volontari, divisi in due colonne, marciarono verso il forte: ma l'incontro con p:11tuglie nemiche diede l'allarme e fece faliirc la sorpresa, costringendo i legionari a ritirarsi nei boschi dcli ' Aspromonte, al comando del Missori. Dopo 3 ~iorni i Gari baldini già sbarcati in Calabria vennero raggiunti da 400 Volontari calabresi, coi <1uali il Missori seppe sventare tutti i tentativi delle truppe borl10niche che gl i davano la caccia. rI 18 agosto salpavano da Taormina i piroscafi Franklin e T orino e !>Ì dirigevano a Melito, dove i Garibaldini, guidati dallo stesso Garibaldi, poterono sbarcare felicemente, per marciare su Reggio, ben presto raggiunti dal battaglione del Misso ri. Dopo un vivace combattimento, le truppe borboniche sì ritirarono nella fortezza, p:?r capitolare poco dopo. Intanto anche il Cosenz sbarcava presso Scilla e riuni va le sue forze a quelle di Garibaldi; mentre nelle Calabri e scoppiavano moti insurrezionali, che preoccupavano sempre più le truppe regie. Francesco 11, il 6 sdtcmbre, abbandonava :\'.;ipoli e con la fa mig-li :1 s' imbarca\'a per Gaeta, dove raccoglic\'a gli avanzi del suo esercito ; mentre Garibal di, non incontrando più alcuna resistenza, marciava rapidamente su Napoli, dove entrava il 7 settembre , accolto d1lla popolazione entusiasta. Alla folla che lo applaudiva, ìl Generale disse, in un improvvisatò discorso: ,, Bene a r:1gionc avete diritto di esultare in guesto giorno,


5 11 I

m cui cessa la tirannide che vi ha oppresso cd incomincia un 'c r:i dr libertà. E voi ne siete ben degni, voi, figli della più splendida gcm ma d 'Italia. lo vi ringrazio di questa accoglienza, non solo per m c ma in nome dell'Italia, che voi costituite nella sua unità, mediante il vostro concorso; di che non solo l'Italia, ma tutta l'Europa vi dev't:~sere grata )>.

[{ 1:omhattimento dì Afosina ( da una sta mpa popolare dell' epcca) .

Il primo Decreto del Dittatore - narra lo Zanoli ··-· fu quello di riunire la flotta mercantile e da guerra delle Due Sicilie a quella di Vittorio Emanuele, dando così, da Napoli liberata, un a nuova prova della sua generosa lealtà.

L'intervento nelle Marche e nell'Umbria. La meravigliosa impresa, oltre ad abbattere la Monarchia bo rbonica, fornì l'occasione per risolvere anche h1 questione delle Marche e dell'Umbria.


L'im p.11.1cnza di Caribaldi che, mentre ocrnpava la Sicilia e le Cal;1hric, :111111111..: i:1\'a g i:'1 di voler liberare Roma e Venezia. avrebbe pe tulo .,pingcrc l\.::i pc;konc .Il I <: l'Austria alb g uerra. Cavour pen,;l\·;1, ,p1i11d 1. cl i prcm 1tare all'Europ;i il fatto compiuto dell 'unit:1 cl ' l1.dia. prim:1 clic la Fran cia e l'Austria avessc:ro il tem po d ' intcrl'l'll i re. 1\ Il' uop11 occorre\'a rendere wbito po~sibile I' anm:ssionc dc:lk ~b rdw l' dcll' Urnl,r i:1, r hc face vano parte dello Stato Pontificio . i\ " 1curatn~i che Napoleone 11[ non si sarebbe opJX)sto all'im1irt·,;1, C:nour fece intimare al Cardinale Antonelli , Legato Pontificio, In ,l iug limc nto delle tn1ppc mercenarie che avevano provocato dimrd111 1 nclk Marche e nell'Umbria; poi, ~cn za lasciarg li neppure il tempo di ri~puntkn:, orclinti al gener:ik Fanti di varca re il con fine con ; 111c Coq~i d'Armata :t\'enti L forza complessiva di 40.000 uomini e d 1 occup;ire il territorio pontificio (1). \1cntrc, forma to un Governo anc he a Napoli , Garibaldi resistev,1 ;dlc ~ollccitazioni del Cavour per indire i plebisciti per l'annessione ddlt: due Sici lie al Regno di Sardegna, faceva raccogl iere i suoi Volunt:iri 11dlc vicina nze (!cl Volturno e poneva il suo Quartier Gener;d e .1 C1~ert; 1, d;1 dove dav;1 le di spo,izioni in vi~ta della battaglia dcci\iva. Egl i .wcv,1 divi~o i Voio111a1 i i11 4 Di ,·i~ioni . comambtc ri,pctti,·amcntc d:tl -forr, dal Mil bi tz, d:d Medici e dal l:fo:io. · I nfatti anche l'c::er(ito ho rhonico era già sc hierato lungo il Vo lturno. d oH· p(ltn:i usu fruire dell 'appoggio della piazzaforte di Capua: nonchi: di qud lc di G,1ct;1 e di ()vitel la dd Tro nto. 1\'clla pri ma quìndi(i na di ~ettembrc vi fu ro no akuni scontri d i pattug lie cd il giorno 18, i11 ;issenza dì Garibaldi recatosi in Sicilia . il Ti.irr a\·c ,-;1 tt:ntato di passare il Vol turno e d i ocnip;ire Caiaz.zo: ma b pìccub colonna dei Volon ,·ari c·he, al comando del maggiore Ca tta hene , era riu~c ita :i raggiungere \'abitato ed a~pcttava i Borboni ci . a\·endo pnduto il collegamento col grosso e vi~,a l'os tilit} della popolazione. \'ennt: prc\to ci rcondat a cd - a malg rado del tenta tivo lat tn dal ~kd i.:i, per online di Garibaldi , di liberarla ---· fu costretta :1 ~cioglicrsi . Alcuni dei Volontari che la componevano ven nero fatti ;1ltri caddcro nel cumh:ttt im{'ntn ccl ;1kuni ;1nne1Yarono .nri!_!innicrì, ' ndlc aù.1uc del Volturno. Al ~uu rito rno Garibaldi ~i udicò seve ramente l'ini ziativa del Ti.i rr e ~i preparò ;i]b battagli :1 <lccisiva, rinforzando le posizioni dei , uoi \'olont:1ri . ~

{Il

C f,. d I\. ,ulumc d i q11 cs1',,per.1.


5 I)~ Inorgogliti dal successo, anche i Borbonici prnsavano :1d u11 ;1 h.11 taglia decisiva che permette~se loro di riocc upare Napoli cd il g io rn11 30 il generale von Mcchel, che comandava l'ala sinistra ddl'c.:~cn.: ito di Francesco lL tentò di passare il 1-iumc presso Triflisco: ma n : nnc respinto con g ravi perdite.

Ga, ibaldini alla l'igilia della battaglia del Volturno .

Da Caserta. dove si era t rasferito iI 27 ~ettcmbrc, Garibald i si recò :i riconoscere le posiz ion i 11<:miche e lo schiera mcntn dei suoi Volontari , pa~,;ind(i da ìvfacldaloni , dove si trovava il Bixio, e d:1 S:int:i Maria. di fronte alla qual e, presso Capua, era schierata l' ala d es tra

borbonica.

La battaglia del Volturno (1 ° ottobre 1860). Le fo rze garibaldine si tro vavano così ~c hieratc : 16" Divisione, generale .Milbilz: 4eoo uomini e 4 Sa nta Maria Capua Vetere.

r:11111/1111. ;1


17°' Divisione, generale Medici: 4000 uom1111 e 9 cmnoni, a Sant·Angclo in Formis. 18" Divisione, ~cn<.:ralc Bixio: 4000 uomini t: 8 ca nnoni , a Ponti della Va lle di tvLddaloni . l')'' Divi sione, gcncralc Ti.irr: 4500 uom1111 e r3 cannoni. 1n n scn·a :1 C:,scrta.

Pil,ulr: Uro 11,,ctri.

Alla Di visione Bixio erano aggregate due piccole hrigatc, forti complessivamente di cin:a 2 0 00 uomini. La brigata Sacchi, non indivisionata. na a Montt· San Lrncio. La Di~'isione Milhitz aveva distaccato un battaglione (Hronzetti) a Castel Morrone. T utto i l f rontc misurava circa :22 chilometri. Le forze reg ie, raccolte in Capua. erano comandat<.: dal Marescia llo Ritucci e divi se in tre Divisioni di Fanteria cd 1111a di Cavalleria , con molta Artiglieria da campo e da posiz ione.


Per ragioni politiche e militari, i regi erano cost retti all'offcmiva ed il loro piano, forse concepito dal Lamoricière, era il seguente: al taccare frontalmente il nemico con forze soverchianti da Sant' Angdu a Santa Maria; aggirare la destra di Garibaldi con una forte colo nna che, passato il Volturno più a monte della confluenza con l'Isclcro, rompesse la difesa dei Ponti della Valle e, per Maddaloni, marciasse su Caserta; con la Cavalleria, girando al largo per la pianura, facili tare l'attacco frontale e concorrere alla rioccupazione di Maddaloni e di Caserta. Il 1" ottobre, secondo tale concetto, i regi attaccarono: Alla loro ala sinistra : - con una colonna di 8000 uomini che, passato il Volturno a Dugenta, si sarebbe divisa in due, marciando: una contro Caserta vecchia e l'altra contro le difese di Ponte della Valle; - con una colonna di 4200 uomini che, passato il Volturno alla Scafa di Limatola alla sera del 30, all'alba d~l 1" ottobre doveva attaccare Castel Morronc, difeso dal solo battaglione Bronzetti, per convergere poi su Caserta vecchia. Al centro: -··· con una colonna di 10.000 uumiui, che d,weva ,tgirc front:il mente contro la Divisione Medici a Sant'Angelo e con una colonna di 7000 uomini contro la Divi sione Milbitz a Santa Maria. All 'ala destra: -- due reggimenti Lancieri (1500 cavalli) dovevano oltrepa~.sarc la sinistra dei Garibaldini a San Tammaro e puntare su Caserta: 7000 uomini dovevano rim anere sulla destra del Volturno, presso Triflisco, per un eventuale sostegno alla colonna del centro, diretta su Sant'Angelo; 7000 uomini circa di Fanteria e di Cavalleria (1) costituivano la riserva generale, a Capua. La battaglia diede luogo a diversi episodi. Ai Ponti della Valle il Rixio respinse energicamente il nemico, ricacciandolo fin verso Valle Maddaloni. La colonna borbonica <li retta a Caserta vecchia non raggiunse il suo obbiettivo. A Castel Morrone il maggiore Bronzetti oppose ai Borbo nici una lunga ed eroica resisten za; ma, attaccato anche sul fianco destro l' (1) Into rno alb forza di que~te colo11nc i <li\·ersi scrittor i non sono co n wrJi. Noi ci siamo sen·iti dei dati forniti ,hl colo nnello Rohcno Barbetta . nella sua puhhlicazionc: ,, L, battagli a del Volturno " ·


vista tagli:1tJ l:1 \Ìa della ritir:1ta, si ridusse sulla ci ma del monte, per tent:trvi, con k: ultimc muni zio ni e con i s:1ssi, l'estrema resistenza. Veno le 1<, e _.;o. al h:1ttaglìonc, ridotto ormai ad un pugno di w >111i11i. 111111 rc\t:1v:1 che arrendersi, essendo impossibile ogni ulteriore (lift·,:1. (,)u:111d11 rco-1 la cim:1, il Bronzetti sventolò un :--, ra,rn1unM:'ro t,.~

0:-1~~ f§ µ ./,A

4,,..-~ I':'"".•,,')'~:~ fe.4:, l A./""-~,.,_./~ -

é'~-L' / } A...#..A>-~,

~

~

--

~-/~.u, rr,:.n/o e ~ . ///(li-rt ;' •.,

{),--,,., 'l,]44~·

1:J ~ t;f;t,1 ~U-rh'

c-$tffiJ,,·

/';:-,{,o f'/'/11/t

dei ;lii/le in ordint• ,li m,·rito.

( .~/ut()g r,1/0 · d i (;~11-ihu'ldi ) con t!ll cnnnnrnJv tft-1 Sirt o, i) .

dr;ippo bianrn ~ulla punta ddb ~pada: ma un soldato borbon ico, che gli era giunto vicino, lo colpì con la baionetta alla gola crl il Bron-

zetti lo ferì con la ~pada: un altro soldato g li sparò allora una fucil:1ta a hruciapelo, che colpì l'eroe in pic:no petto. I Borbonici fecero :dl ora strage dei pochi Garibaldini rnpcrstiti e rnlt:1ntn poc hissimi ferit i ven nero spi nti verso Lim.atola. ll generale Sacc hi , da S:rn Lcurìu, in viò :1kunì rci)artì 1.n soccor,o del lfr~nzetri ; ma, trovato Castel Morrnne già in pos'scsso dei Borbo-


Ci11co11rro d, c:o1 nb,1/tl1

,,,11

1·1111)1,1,

Lm,11//1('/c· Il

12-

,,11ob" ,~IJ1 •/.



') I l i)

nici, essi si limitarono a contrastare al nemico la marcia su C:isc.: r1.1 vecchia. L'azione principale si svolse a Sant'Angelo ed a Santa Maria , dove i Garibaldini, dopo una serie d'attacchi e di contrattacchi, aiutati dalla Divisione di riserva fatta accorrere da Caserta (r), riuscirono alla sera a respingere i Borbonici, che ripiegarono su Capua. A Garibaldi, che personalmente dirigeva (!uesta azione da Sant:i Maria, verso le r7 giunse un messo di Bixio, che annunziava la pic.:n.1 ritirata del nemico su Dugenta, ed allora egli , come dice la Jcssie W. Mario, scrisse con la matita su un tamburo: « Vittoria su tutta la linea•). Appresa la fine del battaglione Bronzetti e la presenza di truppe borboniche a Caserta vecchia, il Generale dette disposizioni pe~ _cin~onclare, il giorno 2, quella colonna e distruggerla o farb png1001era. L'avvolgimento, felicemente concepito e brillantemente compiuto, ebbe per risultato la cattura di quasi tutti i soldati borbonici (2). Ma, per mancanza di forze, la battaglia dell'1 e del 2 otlobrc non potè dare il risultato che sarebbe derivato da una vigorosa controffensiva, cd i Garibaldini perci<> furono costretti a rimanc1 c ~ulk posizioni del Volturno. L'offensiva borbonica era, comunque, pienamente fallita. Le truppe regie avevano perduto 309 morti cd 830 feriti; il che dimostra l 'accanì.mento col quale esse avevano combattuto. Anche Ì Garibaldini avevano 3\'UtO perdite gravi , ammontanti :I ~o6 morti ed a r326 feriti. La vittoria del Volturno dimostrò che Garibaldi non era soltanto capace di guidare al fuoco piccoli reparti e di compiere ardite azioni di guerriglia; ma dì comandare in combattimento truppe numerose.: e d 'intuire sagacemente l'evolversi della situazione, anche in una battaglia importante, come fu senza dubbio quella del Volturno. ( 1) Approfittando di una ,osta <lei combattimento, ch e i Bo rbc.nici fnTr" dalle 12 alle 15 per rn:arsi a Capua, a comumarc il rancio cd a riposar, i. G aribaldi , sebbene a ncora ig naro J ella situa;f.Ìone n elle :iltre località, fc,l' a,· cor rere la riserva da Caserta e b di~tribuì fra k Divisioni 16" e 17". Tale impieg o di tutta la ri se rva fu certamente prematuro e trova u11:1 h i11 stifìcazìone sol:.tmcntc ncll'cs ii o fortunato del comb:1t1imelllo. (2) A quest'ultimo episodio <ldla battaglia del Volturno partc,i p~>. ill\"i tato da Garibaldi, anche un battaglione cli Bersag lieri piemontesi (mahgi11r<' Luig i Soldo ), nrrivato nella notte alla sta:,;io nc <li Cascna.


5 10

.\ l r; 111fJ>1<'1l!O

( J .• .•(1//0

f'( r •

1 11

i C"d111i ,!Ìl<t b.ll!<i[;lia dd VoltilnW .'tl,uld,do oì.

T re giorn i dopn la h:1ltaglia del \'olturno, Caribaldi scri~se a Vittorio Fm :inuelc, cht a\'eva gi:1 as~unto il ,-ornando del le truppe s;!rd t o pn.inti nelle \lardH:: e nel l'Um hria. per con~ratular~i dell e


) I I

vittorie già riportate dal Cialdini e per pregare il Re di rcctN .1 Napoli. La lettera del Generale diceva testualmente: ,, So che V. M. sta per mandare quattromila uomini a Napoli e sarebbe bene. Pensi V. M. che io le sono amico di cuore e m erito 1111 poco d ' esser creduto. E' molto meglio accoglier tutti gli Italiani o nc sti , a qualunque colore essi abbiano appartenuto per il passato, an z ichè inasprire fazioni, che potrebbero essere pericolose nell'avvenire. Essendo ad Ancona, dovrebbe V. M. fare una passeggiata a N apo li o per terra o per mare. Se per terra, e ciò sarebbe me~lio, V. M. d eve marciare almeno con una Diyjsione. Avvertito in tempo, io vi co ngiungerei la mia destra e mi recherei in persona a presentarle i miei omaggi ed a ricevere ordini per le ulteriori operazioni . La V. M. promulghi un Decreto che riconosca i gradi dei miei ufficiali. Io mi :ido prerò ad eliminare coloro che debbono essere eliminati )). Il 9 ottobre Vittorio Emanuele, varcato il Tronto, si avanzava lentamente verso Napoli e Garibaldi invitava con un proclama la cittadinanza ad accogliere '( l'Italia una cd il Re Galantuomo, come simboli perenni della rigenerazio ne, della g randezza c delb prosperità della Patria » . l ntanto, mentre il Mazzini , ;11.:corso a Napoli, si dimostrava contrario ad un 'annessione immediata, vennero indetti i plebisciti che il 21 ottobre consacra vano l'annessione delle due Sicilie al Regno d ' Italia. TI plebiscito nel Reame di Napoli aveva avuto come ;isultat<• 1-300.000 voti favorevoli all'unità italiana e 10.000 contrari. Quello della Sicilia 430.000 voti favore voli al1 ';111nessione e 660 contrari. Conosciuto il risultato dei plebisciti, Francesco n ordinò alle sue truppe di sgombrare la sponda de~tra del Volturno e di trincerarsi dentro le mura di C apua . Il 26 ottobre ebbe luogo, presso Teano, il noto in contro di Garibaldi con V ittorio Emanuele II ed il 7 no vembre il Re, insieme a Garibaldi , fece il suo ing resso in Napoli, accolto dalla popolaz io ne entusiasta. Il Re offrì al Generale il Co llare d ell"Annunziata, il grado d i Maresciallo , un titol o pri n ci pesco ; ma egli rifiutò tutto, rassegnò nelle mani di Vittorio Emanuele le sue dimissioni da Dittatore e lo preg<'i soltanto di accog liere 11ell'cscrcito yuci Volontari che a v<.: ~sero volutu farne parte. li giorno Jopo, all ' alha , Garibaldi, seg uito da pochissimi intim i, come Nullo, Missori , Alberto Mario e Crispi. s"imbarcava ~ul pir<o scafo Was/1i11gton e partiva pe r Caprera.


XVII.

VOLONTARI NEL 1860 E NEL 1861

<lit re .1i Mille, che furono i primi seguaci di Garibaldi alla parte111.:1 (b Quarto e nello sbarco a Marsala, parteciparono alla mcmo-

r:111d:1 impresa numerosi Corpi Ji Volo ntari italiani e stranieri, alcuni dei ljU:ili già costituiti t-i11 dall'anno precedente e molti , di nuova fornu z1011e. raccoltisi prima in Sicilia, come i Cacciatori dell'Etna, e poi, man mano che l'esercito garibaldino avanzava verso Napoli o dur:i11tc !"intervento dell'esercito nazio nale nell'Italia centrale, nelle di\'l:rse rcgioni della penisola e delle i~ole. Fu ::i ppumo media nte l1ucsto spo11t,rnco, ~encroso contributo dei \\,:v11l,,1 i. lÌ !l' G..11 ihaldi, ~l,areato in Sicilia con poche centinaia di u:)111i11i. pott> a\'ernc :il suo comando oltre 20.000, per la b:1ttaglia del \ 0 11u rno.

Comri::>uirono, infatti. ad aumentare k iorze dei ( ;aribaldini ncll'lt:ili:1 meridionale od a facilitare le operazioni delle truppe sarde ndl'Umhria. moltis~imi reparti di Volontari, come le brigate milanese e ,·cncta, la brigata Forbe~. il battaglione dd Sannio, il battaglione Vobntari di Renevento, i Cacciatori di Bologna, quelli, gi~1 ricordati, dell'Etna, delle Marc: he. della Marecchia, di Montefeltro e di San Leo, della Mangiana, dell'Ofanto, dd Taburno, del T evere. dell 'Irno, i Cacciatori Jrpini, Sardi, Sebezi, Veneti, del Vcsu\'io. ccc. , le cui Unit:1 si costituirono nelle diverse regioni. Come abbiamo gi:1 fatto pn le g~erre precedenti noi. per amore e per dovere: di brevità, ricorderemo specialmente i Corpi di Volont;iri più importanti e, prima di tutti, il •< Battaglione degli Adolescenti ,, che, dopo :m ?r fatto parte dei Cacciatori delle Al!)i nd 1859, n '. nnc: ricostituito nel febbraio 1860 con 120 giovani dai 1(, ai 17 anni, figli di militari !iardi . Gli •< Adolc:sccnti " dove\'a no accettare Li k rm; di un anno ed il battaglione ebbe la stessa divisa cli un hatta~lionc d'istntzi onc. istituito a Racconirri. con finii di militar.i ,, piemontesi. ~

~


Battaglione del Sannio. Oltre alla Legione sannita, si formò, nel settembre del 1860, un Corpo di Volontari del Sannio, al comando di Giacomo Dc Sanctis e composto dei giovani di due compagnie, distaccatesi dalla Legio ne De Feo, col proposito di promuovere l'insurrezione d'Isernia contro la reazione borbonica. I Volontari del De Sanctis partirono, infatti , il 4 ottobre 186o, divisi in 7 compagnie, comandate rispettivamente dagli ufficiali Bellini, Fantelli, Mastracchio, Colonna, Campofrcda, Capece e Pace, ed in una squadra a cavallo, al comando del capitano Perotta. Al battaglione si aggiunse poi, nel febbraio del 1861, un'ottava compagnia al comando di Vito Nicola Faciollo. Così il battaglione raggiunse la forza complessiva di 710 uomini, forza invero notevole in confronto con quella degli altri battaglioni. Giunti presso Isernia , i Volontari presero d'assalto la città, com battendo accanitamente contro i Borbonici e subendo notevoli perdite (27 morti, 30 feriti e 34 prigionieri). Pur avendo raggi.unta la meta , il battaglione del Sannio non potè rimanere in Isernia e fu costretto a ripiegare su Caste:! di Sangro, dove ricevette l'ordine di sciogl icr:.i. Soltanto una parte dei Volontari ubbidì a tale ordine, poichè non pochi di essi si recarono ad A gnone, per impadronirsene dopo nove giorni di assedio.

Battaglione vetulanense e beneventano. Corpo di Volontari costituitosi nel Matcse nel 1860, formato su sei compagnie ed un nucleo di Cacciatori a cavallo . Esso ebbe una forza complessiva di 800 uomini e venne posto al comando dd maggiore G iuseppe De Marco.

Bersaglieri garibaldini. Dopo che Garibaldi passò dalla Sicilia in Calabria . si for marono altri battaglioni di Volontari e< Bersaglieri n, che presero il nomt: dai ri spettivi comanda nti. Nella g uerra del 1860 - 61, combatterono, infau i, i batl aglioni dei Bersaglieri garibaldin i « Menolti Garibaldi », <• Boldini l>, , 1 Specchi ", 34.


514 <,

Sg;1\·alli110 .. e ,. Tan:1ra "· A Castel Morronc, il

2

ottobre, cornbattè

11 bat1:1glionl' Bronzcrti.

Cacciatori di Bologna. Mrnlrl' si prcparav:1 l'insurrez ione delle Marche, si costituì in J\ologn:t. nclb primavera del 1860, il Comitato " La N:rt.ionc >l e lJUcllo .. di provvedimento», ml compito di formare e di preparare 1 Corpi di Volontari dcs1inati ad invadere lo Stato Pontificio. Il " Comi1:110 di provvedimento bolognese », aveva sezioni anche in all'.unc cilt:Ì della Romagna. I Volontari che v~nncro così arruolati raggiunsero presto il miµ- li:1io e, chiamati <• Cacciatori di Bologna J), formarono 4 battaglioni, rispettivamente comandati dal Cattabcni, dal maggiore Luigi Rossi, dal maggiore Ferdinando Ferracini e dal capitano Giambattista Pontotti. Il J hattaglionc prcs1: parte al fatto d':mne di Caiazzo; gli altri tre sbarcarono in Sicilia nel mese di agosto e ~i unirono alle forze di Garihaldi. Essi erano (omandati dal colon11d lo l'u pp1 da Siena e, morto l1ucsti sotto le mura di Capua, dal Pianciani. Poi i Volontari si divisero. Alcuni sì recarono a Golfo Aranci, insieme al Bcrtani, cd altri and;1rono a far parte della Divisione Tii rr (hri gata Sacchi). I Cacci:1tori di Bologna ìndoss:n·;mo un' uniforme costituita da pantaloni grigi, da una giacca di panno turchino e da un berretto alla francese. Intorno alla vita portavano una cintura con un:i placca di metallo, nella l1ualc era impressa la croce di Savoia.

Cacciatori dell ' Etna. Un kmaglione di Cacciatori dell'Etna venne costi1 uito. nel r86o, :111c h c :1 8:1rcel lona di Sicilia (Mcs~Ìna).

li b:111aglionc, forte di 3000 uomin i. YCnne prima aggregato alla hrigat:i Coscnz, per passare sllcccssivamentc alla Divisione Paternt,, alb hriga1a Milhitz cd, infine, al reggimento .Malcnchini ddb brigat;1 ìvledici. r\l comando del tenente rnlon nello Vincenzo Benci\'cnga, il battaglione Cacciatori ddl'Ftna riu~cì a domare pienamente, n el set-


Curib,,ldi <u11tlot1iau.



517 tembre del 1861, un tentativo d 'insurrezione in favore dei Borboni , verificatosi a Benevento.

Cacciatori del Gargano. Così si chiamarono i Volontari riunitisi nelle Puglie, nel 1860, in un battaglione comandato dal maggiore De Cieco. Esso venne impiegato nella repressione dei moti scoppiati nella provincia di Caserta in favore della restaurazione borbonica, e rimase alla dipendenza dd generale Orsini, comandante quella zona, fino a quando, sostituito dalle truppe regolari, venne disciolto nel dicembre del 1860.

Cacciatori del Gran Sasso. Dopo l'entrata dei Garibaldini in Napoli era stato nominato comandante, in una provincia degli Abruzzi , il colonnello Antonio Triroti, con sede a Sant'Egidio. Egli avviò subito trattati ve con Civitdla del Tronto per ottenerne l'annessione al Regno di Vittorio Emanuele II e Civitella vott>, infatti , l'annessione stessa, mediante un plebiscito; ma il presidio borbonico non volle capitolare e si rinchiuse nella rocca, la quale fu dapprima bloccata dalla Legione sannita del Curci e poi assediata e bombardata dalle truppe piemontesi. La rocca si arrese soltanto il 20 marzo 1861. Durante questo periodo, mentre Teramo si sol1evava, in Civitella era stata costituita, al comando del capitano Ermando Ortis, la Guardia nazionale e ad Ascoli si era formato, al comando del maggiore Fiorelli , un reparto di Volontari chiamati « Cacciatori piemontesi ,,. Il colonnello Tripoti pensò allora di organizzare, contro i ribelli che infestavano le campagne, un altro battaglione a Castel di Sangro e questo battaglione fu chiamato « Cacciatori del Gran Sasso i> e fu posto al comando, per ordine del generale Fanti, del maggiore Luigi Falco, già capitano del 12° reggimento Cacciatori borbonici. Il battaglione aveva la forza di 290 uomini, inquadrati da 15 ufficiali e divisi in 4 compagnie. Ne facevano parte anche alcuni Artiglieri, con due cannoni , ed un piccolo gruppo di Carabinieri a cavallo, che. prestavano servizio come guide.


[) battaglione partecip<'> :i <1ualche fatto d 'armi a Rio nero e ad Isernia e contribuì a ris1;1hilirc l'ordine nella zona, tanlo che il Tripoti chiese al gene rale F:mti che i Cacciatori Jd Gran sa·sso venissero incorporati nell 'esercito nazionale. Questa domanda non potè venire :1ccolta cd il h:11Laglion<.: \'enne sciolto nel m;irzo del T86r.

Cacciatori dcll 'Ofanto. li :!(, setlcmbr<.: 1860 si costituì , con questa denominazione, un banaglio nc di Vo lontari al comando d el cofonnc:IJo Gaston. E sso ebbe il Deposito a Foggia e distaccam enti a Bovino, Sant'Agata, Roseto e S:1 11 \farco in Lami~. Raggiun ~e b forza complessiva d i .200 uo mini e vennc (omprcso fra le truppe di Carihaldi , costi tuendo il Il[ battaglione della brigata Irpina, ~it comando de l C1rhonclli . (Divisione A ,·czz:ma). 11 battaglione partccip<'i a qualche fatto d'anni alla fine d'ottobre cd all' :medio di Capu a. Venne sci<Jlto nel marzo del 186 1.

Cacciatori del Tevere. Nd ìuglio del 1860 - scrisse 11 C c~ari ( 1) - il conte di Cavour :1,·ev3 sconsig liato e cercato di impedire q ualunyuc mo,·imcnto insurrezio n;1k nel! ' I ta lia centrale, temendo che un moto precipitato od inconsulto potesse com promettere lo svolgimento del suo programma e che l'Imperatore dei Francesi fosse, per tale ragione. « in certo modo costretto ~1<! uscire da <1 uello stato di riserbo in cu i si era chiuso >' (2). Ma. verso la fìne di agosto, qu ando cioè parve al Ministro esser g iunto il m o m ento opportuno (< no n solo di assecondare, ma bensì cli dirigere il m ovimento" (3), invitò a Firenze parecchi Deputati influenti del le M:1rchc e dell' U mbria e, presente il Parini, vennero presi gli accordi perchè l' insurrezio ne scoppiasse fra l'R ed il IO settembre e, repressa o no, giustifìc1 ssc l' inten ·ento delle truppe regie in quell e- provincie. ( 1) ClsARI : ,. I C:1cà,1 or i dd T en:rc , .. (2) utler:i d1 C.W(>ll!' :il Cualticro.

(:;) LC't ler:i .ti Can,ur al Cu3 ltiero.


Si formarono, per tali ragioni, quasi contemporaneamente ndk Marche, nell'Umbria e negli Abruzzi quei Corpi di Volontari che. in attesa dell'avanzata dell'esercito regolare, ebbero tanta parte nel preparare e nel tener vivo nelle popolazioni il sentimento di italianità cd il desiderio dell'annessione. La Storia di quel periodo ricorda, quasi per ogni provincia, un nucleo di volenterosi che, con l'appellativo comune di Cacciatori, parve affermare, malgrado la grande varietà di provenienza e di uniformi, l'unione spontanea di tutti, giovani e vecchi, per concorrere al raggiungimento del comune ideale. Si ebbero così, oltre la colonna insurrezionale del Caucci-Molara, la Legione sannita del Curci cd altri Corpi diversi: i Cacciatori delle Marche del Frisciotti, i . Cacciatori di Montefeltro o di San Leo, i Cacciatori del Tronto, i Cacciatori del Tevere. La Legione sannita ed i Cacciatori del Tevere furono, tra gli altri, i due Corpi che ebbero un'organizzazione più regolare cd una più lunga vita. La storia del primo si collega alle operazioni nel1' Ascolano e di Ci vitella del Tronto; quella del secondo alle operazioni militari che si svolsero prima nell'Umbria e che poi si protrassero nella Marsica, per opporsi alla reazione. Obbiettivo principale dclrinsurrezione umbra, fissato dal Gualtiero in accordo col Cavour, era l'occupazione della città di Orvieto, centro importante, verso il quale conveniva attirare l'attenzione del generale Schmid., per facilitare l'avanzata delle truppe piemontesi su Perugia. Agli insorti del paese dovevansi aggiungere i Volontari toscani e perugini, già pronti e fomiti d'armi: i primi per l'opera indefessa di Luigi Diligenti cd i secondi per quella di Giuseppe Danzetta. Al comando di queste forze di Volontari il Gualtiero stesso ottenne che il Ministero destinasse il colonnello Luigi Masi, perugino, già comandante il 47" Fanteria e che trovavasi in quel momento in disponibilità, per non aver previsto ed impedito i disordini, in seguito ai quali dovette essere sciolta la brigata Ferrara (I). ( r) Il 15 e 16 maggio 18fo oltre 300 uomini della brigata Ferrara (47° e 48, Fanteria), in ~eguito ai proclami dei Comitati di azione, che a(krm:wano « nun potersi raggiungere b grande idea che per virtù e concorso di populo e non per l'intervento dì eserciti tegolari », abbandonarono le file e da Ferrara si diressero a Bologna. L'energia del generale C ialdini, che da Bolog na inviò uno squadrone di Cavalleria e un battaglione dì Bersaglieri, ad ;Jrrcstarc i diserwri, e le misure di rigore da lui prese a Ferrar:i misero fine all'agitazione. I comandanti dei due reggimenti , colonnello Masi e colonnello Pasi, furono collocati~ in disponihilit:i.


Il Masi, partilo da Firenze, si recò subito a Chiusi per accordarsi coi Capi del movimento e si dichiarò pronto ad iniziare senz'altro la marcia su Orvieto, con quei Volontari, molti ò pochi, che avesse trovato. Il concentramento Joveva effettuarsi in <lue punti: a Chiusi per coloro che venivano Jalla Toscana e dall'Umbria settentrionale, ad

Garibaldi entru in Messina.

Allero11:r (a circa 20 chilometri da Orvieto) per tutti gli altri, prove· nienti dall 'Umbria meridionale. Oltre al m archese Filippo Gualtiero, che era stato l'anima del movimento insurrezionale, i cittadini che più si adoperarono per la Caus,1 11..1 Lionale f uru110: il baronc Giuseppe Da11zetta, Carlo Bruschi, G u:mlabassi di Perugia, il Diligenti di Cortona, l'ingcgncre Zelindo Bardi di Montepulciano, il dott. Angclini di Monte San Savino, il Petrini, il Romanelli ed altri, tutti uomini d 'i ngegno e di cuore, che ascesero poi alle cariche pit1 elevate della politica e della magistratura. L ·opera loro fu atti vissima ed il 7 settembre un centinaio di Toscani, la maggior parte di Siena, si raccolse a C hiusi , passò il confine agli ordini del senese Giuseppe Balclini e, per la vallata del Paglia,


"i .l I

marciò su Orvieto. Giunti questi Volontari sul mezzogiorno ddl'H :i circa 3 chilometr.i da Orvieto, si fermarono e presero posizione sulle colline,. co!l~ando vedette in corrispondenza delle più im portanti comun1caz1oni. Contemporaneamente un altro gruppo di giovani, dei (J Uali circa 8o erano dì Todi e IO di Montegabbione, condotti da Giuseppe Baldoni, Eugenio Berti e Costantino Colacicchi, nella notte dal 7 al1'8 settembre s'incamminarono verso Orvieto. Essi, però, non aveva no armi e decisero di entrare alla spicciolata in città, dove avrebbero potuto servire la Causa comune, aiutando gli abitanti ad insorgere e gli amici senesi a trovare meno grave ogni eventuale resistenza. Un terzo gruppo, forte di un centinaio di Volontari, partiva da Terni col conte Alceo Massarucci e si univa alle squadre dei patrioti di Arrone, Torre Orsina e Colle Statte, dirette anch'esse su Orvieto, agli ordini del marchese Mario TheodoJi. Secondo il piano concepito dal pittore Francesco Orsini, segretamente comunicato aJle diverse squadre, la mattina dell'8 settembre, giorno di festa, i Volontari dovev;no assalire la compagnia penti fìcia di presidio, mentre si recava,- disarmata, ad assistere alla messa in Duomo; occupare Ja caserma di Sant'Agostino; impadronirsi delle armi e far prigioniero il Delegato apostolico. li colpo doveva essere fatto con l'aiuto dei Volontari del Baldini, che erano armati; mentre tutti gli altri avrebbero dovuto coadiuvarli con ogni mezzo possibile. Il Balclini coi suoi doveva entrare in Orvieto ad un avviso che gli sarebbe stato dato, avrebbe trovato un centinaio di compagni alla chiesa del Crocifisso del Tufo, presso Orvieto, e con essi sarebbe entrato in città. Disgraziatamente, come in tutte le operazioni preparate ed eseguite con molto slancio; ma senza la conveniente circospezione, avvenne un contrattempo. I Senesi arrivarono, come si è detto, verso il mezzogiorno ddl'8 settembre. Alcuni giovani di Ficulle, giunti nella notte precedente alla Gabellotta, destarono sospetti ad una pattuglia di gendarmi. Il conte Viti si calò di notte dalle mura di Orvieto per rintracciare il Baldini e aver notizie delle armi che si aspettavano da11a Toscana; ma non rotè trovar nulla, e così, per tutte queste circostanze sfavorevoli , il colpo fallì, inducendo le Autorità pontificie, insospettite da queste agitazioni, ad ordinare la chiusura delle porte ed a raddoppiare la sorveglianza. Circa 40 Orvietani , fra i più compromessi, vedendosi allo ra in pericolo, scesero in tutta fretta dalle rupi nel punto detto di San N icol:1 ed, eludendo le sentinelle, raggiunsero la colonna dei Volontari senl'. si.


5 22

Verso scr:1 alcuni agenti segreti dd Com itato d 'insurrezione port:1rono l'ord ine di con centrarsi tutti oltre Poggio Barile, in una local it'i detta la Scarpetta (a circa 12 chilome tri a nord-0vest di Orvie to), dove cr:111 ~i avv iati andie i Volontari di T odi e dove si sa rebbero trov:itc arm i e muni zioni . Nella giornata del 9, attrave rso i bosc hi, cerca ndo di sfu ggi re a i gc11d:1r111i, i Vo lo n tari ragg iunsero il punto indicato e , d o po lung he riccrclic. in seguito alle indica zioni fomite da una vecc hia, il drappello del Co lacicc hi trovò le armi colà sotterrate. Alb Scarpe tta i Volontari era no circa 500; quelli d i Todi, T ern i, Arrone erano comand ati dal Brusc hi ; gli altri, Toscani cd Orviet:1ni , dal Baldini. Essi furono divisi ( r) in ') compag nie, di un centinaio di uomini ciascun a: le prime tre agli o rd ini del Brusch i e le a ltre due al coman do del Bal<lini. L:1 1' er;1 composta di Toscani, di ex G uardie di Finanza ponti~ licie, di g iovani d i Perug ia, di Citt;'t della Pieve e di Caste llo . La 2\ di Todini, era comandata dal capitano Colacicchi, dal tenerHc C ol li e dal sottotene nte Angclini. I primi due ufficial i nano reduci delle c:imp:igne del 1848 e 1849 . L.1 J', ,li Tc:r11a11i, era agli ordini d i Aicco Massarucci e del Valcntini. La .f, com posta di cx soldati di \'a rie provenien ze, e ra comand :1ta da Giuseppe Balduni e da l tenente Duranti. La formata an ch'essa d i cx militari delle varie reg ioni, era agli ordi ni del capitano Berti, un r educe ckl dti8, e del sottotenente Lamberto Martini. La magg ior parte di q uesti Volont ari vestiva l'abito borghese a seco nda d ei propri g usti e delle proprie con dizioni sociali . Alcuni di essi, pe rò, avevano yualche oggetto comune o nel colore o nella fog_gia. e questo costituiva co m e un mezzo di riconoscimento della st-iuadra e <lei paese d'origine. ed era portaw co n evide nte com piacenza, lJUasi ad a ttestare un certo spirito di Corpo . Quelli <li Sutri, ad esempio, c he si unirono ai Volo ntari soltanto a Viterbo . c11t ra rono a far parte del Corpo. portando un fe7. ed indossando una giacca ver de. Cli uffici ali non differivano dai sem plici g reg ari , se n o n pei gallo ni sul bc rrc u o; poc h i avevano la sciabola ; quasi tutti un mosche tto cd un a p:1rte di essi. dopo l'entra ta in C ivita -Castellana, si fornì , per

=t.

( J) !\ot<: lornitc d:ilr!\ ngd ini nd 1904 al , om:rndame b Di\'isionc di l'crug i:l.


merito di un patriota che esercitava il mestiere di cappellaio, di 1111 cappello alla calabrese, con la tesa sinistra rialzata e fermata da un nastro di tela cerata nera, sulla quale campeggiavano una coccarcb cd una croce di Savoia in latta e dalla quale usciva una lunga penna. I soli Toscani si presentarono fin dal principio con una clivisa militare. Essi avevano insistito presso il Danzetta e questi aveva ottc.:-

Ltt liberazione di Reggio Clllabria.

nuta l'autorizzazione dal Gualtiero di partire con l'uniforme della Guardia nazionale. L'insistenza loro era stata determinata dal timore di venir considerati come insorti e di essere, nel caso che fossero caduti prigionieri, fucilati dalle truppe pontificie. A poco a poco, però, si venne adottando una divisa uniforme per tutti, composta di un berretto moJle a visiera diritta, di una blousc di cotone bleu e di pantaloni grigi con pistagna rossa, ripiegati dentro alle uose. Quando la stagione si fece rigida, molti usufruirono d ei cappotti _pontifìd trovati nei magazzini di Viterbo; ma anche questi scomparvero presto perchè, per le istanze del colonnello Masi al Ministero, vennero sostituiti con altri caplx>tti di color g rigio-chia ro, già appartenenti alle truppe toscane. Allorn i Volontari ebbero da


Firenze anche i berretti di panno grigio, con i quali poterono sostituire i cappelli alla calabrese. Nel 1862, allorchè Ia Legione venne riordinata, fu adottato invece per essa la stessa uniforme delle truppe piemontesi, con la sola differenza di una croce sul chepì e senza alcuna indicazione sui bottoni.

Dalla Scarpetta, organizzati, come abbiamo detto, in 5 compagnie, i Cacciatori del Tevere occuparono subito il convento della Trinità, il ponte La Vecchia, il Casino Buonviaggio e vi requisirono materiali per barricare le strade che conducevano a Viterbo cd a Montefiascone. Il Baldini ave\'a posto al Casino Buonviaggio il suo Quartier Generale. G iun ~c.: intanto da Città della Pieve la notizia che un reggimento svizzero. partito da Perugia, con reparti di Cavalleria e di Artiglieria, muoveva verso Orvieto e che un battaglione di truppe pontificie era in marcia da Bolsena su Viterbo (1). Il Baldini, non ritenendo attend ibili 1.1li notizie, decise di non muover si e 1.1uesta sua <ltcisione fu opportuna perch è le truppe nemiche non arrivarono; i Volontari vennero. invece, raggiunti nella serata stessa dalla colonna dei Perng ini, ai tjU •.!i ~i na no uniti anche tutti coloro che eransi concentrati in Allero na. Questa seconda colonna, costituita da un centinaio di Perugini g uidati dal conte Galeazzo Ugolin.i, da Gaetano Manni e da Pio Cesari. era partita dall'Ellera, presso l'attuale stazione ferroviaria, e per la valle del Nestore si era diretta a Chiusi, passando per le macchie di Panicalc. Nel villaggio delle Taverndle, la mattina de11'8 settembre, aveva assalito un gruppo di gendarmi, uccidendone due e facendone due prig ionieri. Arrivata alle 4 pomeridiane a Chiusi, vi trovi\ (alla h :,i11Ja Galeotti) il colonnello Masi coi Capi del m ovimento insurrezionale: il Danzctta, il Franchi, il Pompili di Perugia, l'ingegnere Filippo fantini di Città della Pieve e Cesare Orlandi della stessa città, il quale, col grado di tenente colonnello, di venne poi coman. dante in 2a del Corpo Volontari. Nella sera del1'8 giunsero a Chiusi le squadre di Montepulciano con Giuseppe Zamponi, già ferito nel 1848 ; quelle di Foiano e di Ca( 1) La notizia fu portala da Filippo lantini, tr;i\·estito eia hu ttcro. a caYallo.


stiglion Fiorentino con Marcello Bolsi; quelle di Arezzo col tenente dei Carabinieri in dis_ponibilità Ducci e, poco dopo, la squadra di Cortona guidata dal marchese Antonio Pancrazi e da Girolamo Mancini (che furono _poi entrambi Deputati al Parlamento nazionale). Le armi e le cartucce arrivarono da Cetona e con le armi furono distribuite ai Volontari le tasche da pane e le blouses di cotone, che erano state preparate e custodite in un casale da Alessandro Caporali. Al mattino seguente il colonnello Masi prese il comando della colonna, la passò in rivista e le diede il nome di Cacciatori del Tevere; poi, avviatosi verso Città della Pieve, vi entrò senza incontrare alcuna resistenza, accolto con entusiasmo dalla popolazione. Cinque o sei gendarmi _pontifici, fatti prigionieri, passarono con le loro armi nelle file dei Volontari ed in seguito anche altri s'incorporarono nei Cacciatori del Tevere. Nomi.nata subito, per suggerimento del Masi, una Giunta provvisoria di governo in nome di Vittorio Emanuele, la colonna proseguì per Montdeone e Ficulle verso Orvieto, dopo avere spinto un distaccamento di Cortonesi, comandato da Annibale Lapardli e da Girolamo Mancini, a Piegaro, con l'incarico di attivare il movimento insurrezionale in quel paese e con l'ordine d'intercettare alle truppe ponlificic la strada di Perugia. Il Comitato di Piegaro, diretto da Carlo ed Endimione Moretti, da Ercole Morelli e dal dottor Donati, aveva già abbattuto lo stemma pontificio ed issato alla Casa comunale la bandiera nazionale; ma, avuta notizia che un battaglione svizzero marciava da Perugia a quella volta, ne aveva avvertito subito il Comitato di Città della Pieve. Perciò fu disposto che il distaccamento accorresse e facesse saltare il ponte sul Tevere, allo scopo di ritardare l'avanzata degli Svizzeri. Quando questi arrivarono, non poterono, infatti, entrare subito in paese, dovendo prima riattare il ponte, ed in quel frattem_po i Capi dell'insurrezione poterono rifugiarsi in Toscana. Poi ebbe luogo, al Convento di San Lorenzo presso Orvieto, la riunione delle diverse squadre, con un totale di 800 uomini. Il Corpo si costituì allora su due colonne, di due distaccamenti ciascuna, più un plotone di Bersaglieri. La prima colonna (4 compagnie) fu posta agli ordini di Carlo Bruschi, che ebbe il grado di maggiore, e la seconda (di 6 compagnie) al comando di Giuseppe Danzetta, che ebbe quello di capitano. Riunitisi in Orvieto il giorno II settembre, i Cacciatori del Tevere presero parte al fatto d'armi di Montefiascone, facilitarono l'a-


vanzata della Di visione Brignone n ell'Um bria e si segnalarono, nel 186 r, nella repressione del brigantaggio. Il reparto venne poi chiamato a far parte dell'esercito italiano (R. Decreto 15 maggio .1 86:!), col nome di <' Legione Cacciatori del

I.a rc_;istenza dei Fo/0111,1,-; aflt, porte di Perugia.

T evere 1•., ordi nato su due battaglio ni a 4 com pagnie ciascuno e con una forza complessiva superiore ai 1500 uomini. che indossavano l'unifo rm e della Fanteri a regolare. Nel coinando di questi Cacciatori il colonnello Masi venne successivamente sostituito dal tenente colonnello Angelo Leali e poscia dal tenrnte colon nello Luigi Cecca rin i.


La Legione venne disciolta nel 1863 e la sua bandiera, nel settembre 19n, venne decorata della medaglia d'argento al valor militare, in memoria dei servizi resi dalla Legione dal 1860 al 1863.

Cacciatori del Tronto. Nell'ottobre del 186o il conte Carlo Acguaviva <;li Castellana costituì un reparto di Volontari, detti << Cacciatori del Tronto >J, i quali favorirono l'avanzata del generale Cialdini su Isernia.

Cacciatori di Montefeltro e di San Leo. Secondo quanto scrisse il Cesari nell'opera già più volte citata. decisa, nel settembre del 186o, l'insurrezione del circondario di Urbino, tra il Ministro Farini ed i ('_,omitati nazionali di Bologna e di Rimini, venne stabilito di costituire un gruppo di Volontari, incaricato di favorire il moto jnsurrezionale e l'intervento delle truppe regolari nelle Marche. 11 reparto si raccolse al confine pontificio, nella notte del 6 settembre, agli ordi ni del maggiore Pirazzoli di Imola. Erano circa 200 uomini. La sorpresa per impadronirsi di Urbi no riuscì perfettamente. Vi fu uno scambio di fucilate che terminò con la resa della guarnigione P.Ontificia. Rinforzati da altri 500 Volontari romagnoli e da una colrn~na giunta da Pergola agli ordini di Giuseppe Pulvi, i Volontari proseguirono su Fossombrone. Quivi, attaccati da un distaccamento misto d i Austriaci e di Pontifici, i Volon tari dovettero ritirarsi dopo un accanito combattimento, eroicamente sostenuto. T1 provvido intervento della , 3~ Di visione (Cadorna) mise fine a questa lotta assai disuguale. Riunitasi intanto una parte dei Volontari con altri giovani delle Romagne e del Bolognese sotto il comando del maggiore Talentoni, si formò un battaglione di 3 compagnie, forte di 4 ufficiali e di 208 uomini di truppa, che prese il nome di << Cacciatori di Montefeltro >• inca:ricato di tenere viva l'insurrezione nelle vallate del Fogli a e del Metauro, ad Urbino cd al confine della provincia di Perugia. Un'altra colonna, comandata da Carlo Alberto Solaro, formava il n uovo battaglione dei << Caccia tori di San Leo i,, ordinan dolo su 4 com pagnie, composte: la 1° di giovani di Ravenna e di Cesena, la 2" di Vo


iontari di Mercato Saraceno e di Talamello, la 3" e la 4& formate da Volontari bolognesi. Questo battaglione investì e fece capitolare, con l'aiuto di alcuni pezzi di Artiglieria richiesti a Rimini, il forte di San Leo.

Cacciatori del Taburno. Costituivano un piccolo Corpo di Volontari composto di r9 ufficiali e di 200 uomini di truppa, al comandQ del maggiore Lombardo. li Corpo si formò nell'autunno del 186o; ma non prese parte ad alcun fatto d 'armi degno di menzione. I Volontari passarono in gran parte nelle truppe garibaldine.

Cacciatori del Vesuvio. Un primo nucleo dì 18 Cacciatori del Vesuvio venne costituito a San Pietro, in casa dell'avvocato Ercole Raimondi ed al comando di T t:u~low Patcras (1) e Ji Giuseppe Fanelli. · Privi di qualsiasi uniforme. i Cacciatori del Vesuvio raggiunsero gradatamente il numero di 200. Secondo il Pateras, intorno a questi Cacciatori avrebbero dovuto riunirsi tutte le forze volontarie dell' Italia meridionale, per continuare --- scrisse il Cesari _, la tradizione garibaldina, facilitare le annessioni e combattere ogni tentativo di reazione borbonica. Nell'ottobre del 1860 i Cacciatori del Vesuvio raggiunsero la forza di 230 g regari e di 13 ufficiali, divisi in 6 compagnie, la 6~ delle quali venne formata con Volontari già appartenenti ai Cacciatori del Gran Sasso. Secondo l'idea del Pateras, si unirono ai Cacciatori del Vesuvio: la compagnia di CamJx:>freda, quella del Velino e la Guardia nazionale Ji Sulmona. ( 1) Perseguitato dai Borboni, esule a Londra ed in I svizzera, ìÌ Pateras, nel 18.18 era stato a Venezia col gl~nera le Pepe e nel 1849 aveva fatto parte, per la difesa dì Ro1113, delle bande ddl'Arcioni. Letterato <l'ingegno, uomo onestissimo, entusiasta della Causa nazionale, il Pateras esercitò un grande ascendente sui Cacciatori del Vesuvio. Nel 1913 il Municipio di Rom3 eresse sul Gianicolo un busto alla sua memoria.


Così rafforzati, i Cacciatori del Vesuvio operarono nel Malese, si batterono a Civitella Roveto e ad Isernia e misero in fuga, sulle montagne di Cardito, una banda dì briganti. I Volontari si sciolsero a Castel di Sangro, dopo avere avuto g li assegni, che il Pateras, benchè rivestisse il grado di colonnello, volle ricevere come semplice soldato. Alcuni Cacciatori del Vesuvio andarono poi a Vercelli, per aggregarsi alla Divisione Bixio.

35.


XVIII.

I C ACCIA TORI DELLE MARCHE E GLI ALTRI CORPI DEL 1860 E DEL 1861 I Cacciatori delle Marche operarono 5ollanto per nove giorni; ma :I ricurd:une le gc~l:i offre l'occasione dì esami nare l'ambiente, rutto illuminato d:ill'amore della Patria, nel quale questi Corpi di Volorit:1ri potcro110 sorgere ed operare. Per conscgw:n:r.a, come abbiamo gi.\ l:itto per i Cacciatori del Te\'ere, ci indugerem o sulla loro formazionc, servendoci al l'uopo del diligente s1udìo del colonnello Vigel':1 1w ( 1) e del rm:ge\'ole vo lume pubblicato al r iguardo, nel 19ro, eh A lbe rto Dallolio (2). La vita dei Cacciatori delle Marche fu , ripetia mo, molto brc\'e: ,hm\ i,cr il tcrnpu appcna i11di~J.><' ll~abik pa~l 1~ e~~ì ~,ule~~c.:n, JX1rtcciparc alla camp;1gna del 1860. Il Corpo naù1uc nel mistero cklle So<·ictà e dei Comitati segreti. Figli dell.t preparazione occulta e tenace, i Cacciatori delle l\farchc sparvero - - scrisse il Vigevano - - poco dopo fatta la luce; d i mcdo e :1e la loro csìstcnz,1 ~i può di\'idere in due periodi: quello del lavoro nascosto e quello del]' .:i1.ionc palese. " La campagna del 1859 avna avuto, fra gli altri effetti , (1uello di privare i va ri Stati che formavano l'Italia dell 'alto protettorato dell"Austria e di scuotere la loro compagine e, dal mancare dell'antica forza domimtrìce era deri vato il bisogno dì una nuova potenza, che ri s1abilisse i vincoli necessari all'armonia politica e sociale: potenza d 1c, c.bpo la guerra contro l'Austria, non poteva essere che nazionale: repubblicana o regia , mazziniana o cavouriana , ma tutta e puramente nali:ina. · " G li antic hi Ducati e k Romagne avc\'a no potu to riunirsi al Piemonte: ma il movimento di annessione si era dovuto arrestare :1i confi ni dello St:1to Pontificio. Aveva potuto il Piemnntc secondarc 1c ( 1) \ ' 1-,E\'A~O: ,, I Cacci:Huri delle Ma n:l1t: "· (:.!) t\umno D .H,Lou o: ,. L3 sped izione dei Mille nt:llc Memor ie bolog nesi li.


aspirazioni delle Romagne; ma non era altrettanto facile vinn:n: le resistenze delle tradizioni e degli interessi, sulle quali si basava i I potere temporale nelle rimanenti parti dello Stato Pontificio , cd oricntare il pensiero delle masse verso il principio di unità, allora orn:1mento delle sole anime elette >i . Il proposito dell'annessione delJe Marche esisteva, già da tempo, chiarissimo nella mente del Conte di Cavour, tanto che, in una lette ra del 30 maggio 1860, nella quale erano esposti i gravi inconvcnic11ti derivanti da una cattiva distribuzione del servizio di intendenza I r:i il Circondario di Cesena e lo Stato Pontificio, egli, di proprio pug no. come risposta aveva scritto la seg uente laconica, ma incisiva annot:1zicne « il solo rimedio efficace consiste nella riunione delle Marche alla Romagna ,). Ma, per usare tale rimedio, occorreva giustificare un inter\'cnto nelle Marche ed a tale scopo bisognava prima promuovere una insurrezione. A quest'opera pericolosa, dif lìcile, attesero i Comitati segreti che, tendenti tutti verso l'unità; ma diversi per indole, per sistemi , per provenienze, erano divisi per tre grandi tendenze. Si ebbero, iniatti, i Comitati dipe ndenti dalla ,, Società Nazionale )' che, espn.:ssionc dei pe11siero governati vo e cavouriano, da Torino, attraverso Bologna e Firenze, diramavansi in una quantità di Sottocomitati. Si ebbero i Comitati della società '< la Nazione )) che, espressione del concetto repubblicano del Bertani, da Genova si diffusero dovunque e specialmente nelle Romagne. Si ebbero, infine, i Comitati dell'emig razione umbro-marchigiana , intimamente legati a quelli della Società nazionale: uno a Bologna, l'altro a Firenze; (~uesto a carattere prevalentem ente umbro, t!ucllo, presieduto dal Principe don Rinaldo Simonetti ( 1 ), a carattere spiccatamente marchigiano; ma entrambi desiderosi dell'unità nazionale. Il lavoro di questi Comitati continuò, dando luogo a molti progetti ed a moltissime speranze. non ostante le divergenze fra i due (1) D o n Rinaldo Simonetti nacque nel 182 1 dal Principe H:micri e d ;1 donna Isotta I-Icrcolani ; lrovi'1 impubo alle sue Lendt'.nze liberali fr~l i m11lt i patrioti di Osimo; nel 1845 fu compreso nelle liste di proscrizione del Cardi nale Giovanni Soglia Ceroni; prese parte, con cento ( hirnani, alle o pcrnioni <ld 1848 attorno a Treviso; fu ero ico il 10 giugno a Vìcenza; sposatosi con l:i marchesa T eresa Angd elli, si trasferì a Bologna; fu Deputato ddl 'i\sscmhka costituente di Bologna dd 1859, Presidente del Comitato bolognese lklb Società Nazionale e ciel Comit:l.to umbro - marchigiano. Fu clcno Senatore e morì il 4 agosto 1870.


S3 2 primi gruppi di Comitati, che non impedivano che tutti pensassero all'unità della nazione e ritenessero indispensabile l'insurrezione. 1, Dall 'clahorazione dei vari disegni d'invasione e di rivolta continua il Vigevano - dall'architettare mosse, op~razioni di colonne insurrezionali marciami in vario senso su diversi obbiettivi, ebbero le prime origini i molteplici Corpi Volontari, che dovevano sommuoverc lo Stato Pontificio e preludiare l'annessione. E così si abbozza-

Il g1mrn1fr Enrico Cialdini.

rc no, nel silenzio e nella cospirazione, quei nuclei di Volontari che presero poi, durante la campagna delle M.arche e delrUmb ria, nome di Can:iaturi dd Tevere, Cacciatori di San Leo, Cacciatori di Montefeltro, Cacciatori delle Marche Quando questi uh.imi cominciarono a formare oggetto delle cure degli organizzatori è difficile a dirsi. Pare che trovassero il loro primo germe nelle risposte date alla Circolare del Comitato marchigiano d iretta ai vari delegati delle Marche al fine di ottenere le notizie necessarie cd i dati più concreti sugli elementi marchigiani che avrebbero potuto partecipare all'azione. La Circolare, che porta il numero 362 e la data dcll '1 1 m aggio, ci sembra tanto interessante, nel preci)I .


5H sare gli scopi dd Comitato marchigiano, che riteniamo utile nportarla integralmente: « Circolare n. 362. « Il Comitato di Rimini ai Delegati delle Marche. •< Signori, <( Nella necessità di concretare il calcolo degli elementi disponibili per l'azione da imprendersi, vi raccomandiamo d'interessarvi rispondere, nel modo il più positivo possibile e di volo, alle seguenti interpellanze: << 1 ° - Se il vostro paese è risoluto d'inwrgere al momento che gli sarebbe prescritto. « 2 ° - In caso affermativo, formate un preventivo dei mezzi materiali che credete indispensabili per corrispondere all'obbligazione d'insorgere. <i 3° - Quale sia il numero degli individui su cui si possa contare con sicurezza. <' 4° - Nelle città occupate da forze preponderanti, rimettete il vostro parere sulla convenienza o di fare uscire il personale dell'insurrezione per concentrarlo in paesi che possono insorgere, ovvero di star fermi al Posto, per insorgere possibilmente alle spalle delle truppe, che fossero chiamate fuori dalla crescente rivolta. ,, 5" - Mandate relazione fedele ed esatta sullo stato generale delle opinioni. ,, Non cessiamo di raccomandarvi un religioso silenzio e riservatezza in tutto ciò che si riferisce ai preparativi di cospirazione. " Rispondete prontamente e dateci analoga risposta. ,, Addì I I maggio 186o. Rovere (Presidente del Comitato) ad Alba (Pirazzoli) ,). Molto interessanti sono anche le istruzioni del Comitato di Bologna, istruzioni che, diramate con tutte le cautele necessarie e riservate soltanto ai Capi dei diversi Comitati, stabilivano che l'insurn:zione cominciasse in tutte le Marche il giorno 8 settembre 1860. Le istruzioni, diramate ai primi di settembre, erano così concepite: •< Insurrezione delle Marche. ,, Istruzioni segrete riservate ai soli Capi dei C',ornitati ( r ). ( 1) In margini: erano indicate le parole d 'ordine stabilite per i diYCrsi giorni : ,. 7 settembre: S. G iuliano - Genov;1; 8 settembre : San Luigi - L11 go: q sci tembre: San Paolo - Piacen za ».


534 1. - Nel g iorno 8 settcrnhre tutti i paesi delle Marche insorgeranno contemporanc:1mcntc, meno quei luoghi dove forze preponderanti n:n des~cro assolutamcntc impossibile qua lunque movimento. " :>. - J:ins11rrczionc rnminccd1 col.l'immediato disarmo delle truppe csi~tc111i. non accordando t[uartiere a chi oppone resisten1.a. assicurando e mandando possibilmente in Romag na quelli che cedes\ero senza combattere, rimanendo al Corpo insurrezionale c1uelli c he spontaneamente abbraccia ssero la nostra Cau sa. " 3. - Nei paesi ove il capoluo!;O può imorgcrc, la gioventù del circondario ~i recherà in aiuto di esso; in tiuelli ove in vece il capoluogo n<>n può insorgcn: tutta la g ioventù si portcr;1 in soccorso della ci tt:1 più \'ici na ed ,il k più prossime dcli' Appennino del Montefeltro, base dell'operazione. Da <1uesta disposizio ne è esclusa la citt:ì di t\ ncona, in cui la gioventù dc\'e rimanere. ,, 4. - Gli insorti si impadron iranno immediatamente degli uffici tclc1.:rafìci c.; ne conserveran no il pos,c;,o e ne u scr:mno fìnchè non fossero costretti a ritirarsi; nd qual caso dovranno prevcntivamcme distruggere -ed impedire qualuthJUC cornunicazionc. Anc he 1 paest i (1uali no n pote~scro in.mrgcrc dovranno però ~enza meno troncare qualuilljllC co1nunic:1Zione teleg rafica. che possa riunire il generale Lamoricière e le autorità governative al Gon:rno di Roma od ai capi dist;1cf.' n 1,o/0 11/t11Ìu del 1860. cati del suo esercito. ,, 5. - Occuperanno in pari tempo gli uffici postali, onde intcrcett:1rc tiualunque corrispnndcnza nemica e darne immediatamente comuni cazione al Comitato centrale. ,. 6. - Con tutti i mezzi possibili; ma preferi bilmente con cavalli l' biroccini sempre pronti, dovranno tuui ' i paesi , insorti O 110 che siano, attivare e mantenere una corrisponden za continua, clie possa ~iungere fino al Comitato ce ntrale, onde comuni.c1rc con la massima ,olkcitud ine qualunque movimento delle truppe, l!ualunquc circost:in za interessante. trasportando con r:1 pi<lità e sicurezza c1ualunque emi ~~ario che fosse spedito all'uopo. <• 7. - l paesi di marina avranno cura di attivare la medesima corri ~pondcnza e g li stC\~i mezzi di trasporto. m ediante barche e


'H 5 lancie, che suppliscano alla via di terra, in caso che questa fo ~~c i 111 pcdita. ,, 8. - Appena eseguito il movimento, ogni paese si occupcr;1 d1 tutto ciò che può essere necessario ad una energica difesa, costrue ndo barricate, ecc. ,, 9. - Ove però, per forza maggiore, gl'iscritti si vedessero costretti ad abbandonare il paese, o si ritireranno verso il Montefeltro , base di operazione, ovvero si riuniranno in guerriglie nelle montag ne più vicine, tendendo sempre verso il Montefeltro. << 10. - Ogni Comitato si costituirà ìn Giunta provvisoria di go· vcrno, aumentando o diminuendo il proprio personale, a second:i delle circostanze e de1le attribuzioni di altra sfera, che credesse utile di affidare a qualche m embro del medesimo_ ,, II. - Si-impadroniranno immediatamente di tutte le casse camerali, provinciali e comunali, tenendo esatto co nto tan to dell 'i ncasso, quanto dell' erogazione delle somme . . << I2. - Con brevi cd energiche parole proclameranno l'annessione alla monarchia costituzionale di S. M. Vittorio Ema nuel e ed ecciteranno il JXlpolo a sostenere con tutti i mezzi questa libera espressione della loro volontà_ e, 13. - Contemporaneame nte alla pubblicaz ione del proclama e senza frapporre il benchè minimo indugio, spediranno a Rimini dm: Deputati, dirigendoli al Comitato centrale, esponendo il voto ddl'anncssionc, invocando la dittatura di Vittorio Emanuele, il pronto socco rso contro le truppe m ercenarie del Pontefice e la cessaz ione delle vessazioni e dei mali trattamenti di cui furono vittima. « 14. - E, perchè no n vi sia ritardo in questo importantissimo affare , si inculca ad ogni Comitato di tener pronti i due Deputati anche prima del movimento. e< 15. - Anche le città che n on avessero potuto, per le circostanze enumerate, eseguire il m ovimento, dovranno mandare egualmente i Deputati a Rimini nelle stesse proporzioni. (< 16. - Sino da ora i Comitati e le popolazioni dovranno procurare con tutti i mezzi di promuovere le diserzio ni e il malcontento nelle truppe pontificie. « 17. - Si fa conoscere che, per cura del Comitato ccnlrak, saranno pronti carri ed altri mezz i di trasporto per procurare ;:igli msorti armi e muni zioni e quanto altro potesse loro bisognare. " 18. - La bandiera dell'insurrezione sarà: Ttalia e Casa di Savoia. Le g rida popolari dovranno corri spondere a q uesto principi o.


,, 19. - Fino alla nomina di un Capo militare, la direzione del movimento è affidata al Comitato centrale, che si costituirà in permanenza in Rimini. in unione a yuello ivi esistente, I.asciando però in piena lilie rt:ì di ciascun Comitato di far guidare i propri contingenti dagli uomini più arditi e che r iscuotano la maggior fiducia. ,, R. Simnnetti Presidente, Ca rlo Bruschi, A. Spada, F. Fioren7.i, G. Batti st:1 Innni, Leopoldo Ferretti, Vincenzo Rossi , B. Monti ,,,

Secondo le istruzioni segrete di cui sopra. l'insurrezione doveva dunque incominciare r8 settembre. E così avvenne al nord delle Marche. là dove :1girono i Cacciatori dì San Leo e quelli di Montefdtro. Non così pere> successe al sud, per i Cacciatori delle Marche. per i q_uali il moto ebbe inizio soltanto sette giorni dopo e precisamente il 15 settembre. Non si han no notizie precise sulle rag ioni dell'indugio; ma non è illogico supporre che ai Cacciatori di San Leo e del Montefeltro , ..:omc ,1 ~1ucll.ì , i..:ini ai (:un1Ì11i cd in :,iluazionc da c::sst:re suhitn sostenuti dalle truppe delle Divisioni dell ' esercito regoh1rc, ven isse attrilmito lo scopo preliminare di giustitìcarc il primo at to di ostilità e cht: ai Cacciatori delle Marche, radunatisi invece ai sud, al confine abruzzese, fosse ritardato il giorno dell'azione perchè avessero a giovarsi del diminuire delle forze nemiche, attratte al nord, per agire con minori diffico ltà nelle provincie di Ascoli e dì Fermo e -pcrchè il loro operare significasse l'allargarsi cd il persistere dell'insurrezione e vieppiù giustilÌcasse la ragione dell'intervento. Luogo prescelto come adunata dei Cacciatori delle Marche fu secondo il V igevano - Martinsicuro, piccolo e modesto villaggio degli Abruzz i, posto sulla destra del Tronto, a due chilometri dal rnare. L'abitato ~i prestava allo scopo per molte ragioni. Posto sulla destra del Tronto, nel Regno delle Due Sicilie, sfuggiva: tanto alle operazioni militari c he avrebbero potuto svolgere le forze pontificie tfo locate ad Ascoli ed a Fermo. quanto al.l a diretta osservazione della G e ndarmeria; non aveva molto ~ temere da parte delle forze borboniche perchè il grosso di esse, già dislocato negli Abruzzi, era stato richiamato sul Volturno cd il presidio della non lontana fortezza di Civitella del Tronto (dista nte circa 28 chilometri), almeno per il momento. non destava sove rchia preoccupazione, giacchè il Comandante


di esso, maggiore Luigi Ascione, appariva proclive ad accettare le lusinghe che gli venivano fatte dal Comitato di Teramo ed in ogni modo era uomo di poca cultura, di debole carattere, di età avanzata . (< In secondo luogo Martinsicuro era sufficientemente centrale rispetto alle provincie dalle quali dovevano affluire le varie squadre di Volontari e nelle quali dovevasi portare l'insurrezione, distando rispettivamente dai capoluoghi di esse, Ascoli e Fermo, circa 31 e 41 chilometri; permetteva di fare assegnamento sui pronti soccorsi e sulle informazioni del Comitato di Teramo (distante 43 chilometri circa); nonchè di avere per via di mare aiuti e direttive dai Comitati di Rimini e di Ancona. Infine lasciava le truppe pontificie indecise circa l'obbiettivo che potevasi prefiggere qudla raccolta d'insorti, perchè tanto Teramo che Civitella del Tronto negli Abruzzi, o.uanto Ascoli e Fermo nelle Marche, per ragioni di distanza, di forze, di momento, rappresentavano tutti obbiettivi opportuni e quindi probabili. ,< I Volontari andarono man mano affluendo nei giorni 14 e 15 settembre. Vi giungevano i~olati, a piccoli gruppi, a -squadre; provenivano, non solo dai colli e dalle valli di Ascoli e di Fermo; ma anche dalla provincia di Macerata e da Camerino. Erano disarmati e vestiti come abitualmente usavano, per meglio sfuggire alla vigilanza dei Pontifid ed a quella parte della popolazione che, per ignoranza o per interesse, mantenevasi ostile ad ogni innovazione e ad ogni idea di libertà. Bivaccarono ed accantonaro~o pane in una casa colonica, nei pressi del paese. parte in una villa, nel centro dell'abitatn. Destinato a prendere il comando dei Volontari era il Conte Pietro Francesco Frisciotti; alle cure politiche doveva attendere il Conte Francesco Saverio Grisei. Il Frisciotti ed il Grisei erano giunti a Martinsicuro con altri tre compagni, dopo un pericoloso viaggio compiuto da Civitanova a San Benedetto del Tronto per via di terra e pot per mare. <' Il Conte Pier Francesco Frisciotti de' Pellicani era nato ad Ancona, )'11 gennaio 1809, dall'avvocato Pacifico Frisciotti e da Caterina Troili. Uomo tutto energia, tutto avvedutezza, tutto abnegazione, aveva cospirato cfal 1831 in poi. passando fra continue traversie politiche. Nel 1848, col grado di capitano d'abbigliamento, aveva appartenuto al battaglione universitario romano, comandato dal maggiore Angelo Tittoni, di stinguendosi a Vicenza. Dopo la capitolazione di questa città, aveva assunto l'ufficio di Gonfaloniere di Civitanova, dove si delineava la minaccia del brigantaggio. La sua o pera era stata talmente provvida che, all'aprirsi della campa~na del 1849. (<


il Comitato di Anrnna lo aveva costretto a continuare nella stessa ca rica, malgrado che eg li , desideroso di battersi, mal si acconciasse a non ri tornare fra i suoi \Oldati. Fu merito suo ~c il brigantaggio, che dal coniinc na pokta no aveva invaso l'A scolano, non si diffuse più :t nord . ,. La ~ua nomina a Comm issario d"in surrezione g li era stata parrcci p:11:1 con l:i ~cg urntc kttera in data dd 6 settemb re : < Il Comi t:1to ccn rr:tlc delle Marcite, fatto conto del patriottismo, della intdligrnz:t e dclln zdo del civ. sig. Pietro Frisciotti, lo nomina all 'ufficio ri i Com1n iss:1rio d' in surrezione per la pro vincia di Souom onte, da O si m o :i l Tronto, esclusa la provincia d i Macerata . .. S:1 r21 riconosciuto, da tutti i Comitati che s:1 ran no costitui ti , in (jltcst:1 qualific:1 e sar~ coadiuvato cl:i ogni cittadino onesto e huon pat nota "· 1

Il 15 settembre i Volontari, raccolti.,i in torno al Frisciotti, rag~i ungnano il num ero di 450, tutti :ipparrenrnti alle migliori famiglie ,lc!lc :-..Lir...:Lc, per u.:Ih,,, per ~c11LÌ1un1lo e f'tT cultura. Con essi si formò un battagltonc, al quale ~i a~giun sc:ro poi alcuni Volontari di \ Ltli.ig nano. Orcum.: va 1>ro,·vt'Ùere alle anni cd ii Comitato di Teramo potè in viare ~oltanto .300 fu cìii, con un munizionamento compkssivci di sole 8000 c:1rtucce. li 15 setl"èmbre, dopo avere rivolto a Carihaldi un patriottico apFllo per a,·crnc consigli e so:.:l'.<1rsi, \'enne ema nato ai Volontari il ~eguentc ordine del giorno : ,, Cacciatori delle Marc he, ,. fl noSile e disciplinato contegno c he fi no dai primi istanti han s:1put;:i mo,trarc i giovani Volontari Cacciatori delle Marche e l'abne~az.iune che hanno fatto, sull'altare della patria , di ogni affetto che forte e gcnerorn non fosse, abbandonando per l'aspr;i vita del soldato i tranyuìlli, ma ignobili ozi dellc città , che ancora gemono sotto .il più iniquo, tirannico e brutale dispoti smo, meritano tali encomi da doverne a ndare giustamente supe~ho ognuno che formi parte del Corpo ; cd i Commi ssari di guerra ~·onn ben lieti dì potere, per la prima volta. ed in nom :: <!ella patria , rendere a loro la do\'uta lode. ,, L'en tusiasmo del santo amor patrio, espresso con gioconda :1c(lama1.ionc a quegli uomini grand i, i quali inau" urarono t,<rià lo stu. ' ~


S1d Carig!ia110.



5·11 pendo dramma del risorgimento italiano, è connaturale ai nobili c.: ferventi cuori ,della più eletta parte dei giovani marchigiani: ma 110 11 mescoliamo alle ovazioni tributate ai Principi magnanimi, all ' F.roc figlio e Duce del Popolo, nomi consacrati all'esecrazione delle civili nazioni e ad ignominia perpetua. << Nel vostro dignitoso disprezzo, e nell'ardire guerriero clic mostrerete nel momento dell'azione, s'abbiano i traditori il disprezzo del tradimento. Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia, Viva Garibaldi. Il Commissario di Guerra Pier Francesco Cav. Frisciotti de' Pellicani ,.. Non privo d'interesse ci sembra anche il credo Politico degli iscritti alla (< Società Nazionale )•. Tale credo era contenuto nella seguente dichiarazione : (( Dichiaro : " 1" - Che intendo anteporre ad ogni predilezione di forma politica ed interesse municipale e provinciale il gran principio dell'indipendenza ed unificazione italiana. v 2" - Che sarò per la Casa di Savoia, finchè la Casa di Savoia sarà per l'Italia, in tutta l'estensione del ragionevole e del possibile. <• 3" - Che non prediligo tal o tale altro Ministro sardo; ma che sarò per tutti quei Ministri che promuoveranno la Causa italiana e mi terrò estraneo ad ogni questione interna piemontese. « 4° - Che credo che all'indipendenza e unificazione dell'Italia sia necessaria l'azione popola re italiana; utile a questa, il concorso governativo piemontese». Oltre questa dichiarazione i Volontari dovettero prestare anche il seguente giuramento: << Benedetta l'arma del valoroso! In essa è la reden zione della patria'. Maledetto chi non osa impugnarla! . 1< lo che la impugno la bacio, e con la mano sul cuore giuro al Dio degli oppressi che non la dePorrò, finchè l'Italia non sia una, indipendente e libera. << Che la mia speranz.a è Vittorio Emanuele e nel suo forte esercito. La mia fede politica è nel suo Trono costituzionale. 1< Io voglio la libertà premio della vittoria, e non la licenza a pro' dei nemici del nostro risorgimento. lo voglio la dittatura del Re guerriero, finchè siavi un Austriaco sulla nostra terra. « Noi difenderemo l'ordine, la proprietà e la giustizia, che il dispotismo distrusse e contaminò.


542 ,< La mia bandiera <.'. la tricolore italiana con la croce di Savoia. 11 mio b,,rido di :--,ouerra: Viva l'Italia, viva il Re Vittorio Emanuele! )J . Il batta!_!lionc Cacciatori delle Marche venne diviso in 5 compag nie. le lJLtali, per propagare mc-glio l'insurrezione e per appoggiare le (;iuntr prnl'visoric costitucnti si nei vari paesi, il 19 settembre cbh:ro l :1 ~e!._! 11e 11t e di slocazione: 1' ~-ornp:1g111a :.1 San Benedetto del Tronto; 1 n>mp:tgn1a a Porto d'Ascoli ; ~ co mpagn1a a Grottarnarc: -j compag111a a ?,fontcprandone; 5 compagnia a M;1rtinsicuro: il picwlo nucleo del ca pitano Ortis a Maltig nano. Alle prime notizie della hauaglia <li Ca:-telfiJardo 2 compagnie ncc upa rono Porto d'A~coli e 1Vlontcprandone, sfidando le h:mdc armate dello Chcvigné _; il 19 il Frisciotti, con altre 2 compa~ni c, entrò :1 San Benedetto n l a c;rottamarc, proclamandovi il Governo di Vittorio Emanuele e la sera medesima una tJuarantina d ì Volon tari, col Frisciotti alla resta, sì spi nse lìnn a Mar:ino, ove, col fa\'Ore dc!Li non e e con uno stratagemma, indmscro ad :1hbass:m: le armi ci rca '><Ju Pu11tiiìci, tra i ,1u:1 ii 111<::zzo squadrone di Gendarmi con un ccn-tinaio di cavalli, condotti dal ca pitano Sampìcri, ed il giorno dopo, in Ripat r;111sonc. o:)strimero altri reparti ad arrendersi, T Pontifici, che eranu diretti ad A~colì e che avrebbero potuto raccogli ersi per aumentare le forze della banda dello Chn-igné, furono invece trasportati a Crnttamare, da diwc alcuni riuscirono ad evadere. Lt due: compagnie (kl conte Griseì, il 2 1 sera, entraro no in Fermo, poco dopo l'ingresso della colon na Pinelli. I molti prigionieri fatti dai Cacciatori delle Marche a Cupra marittima, sccoi1do il Corsi (1 ), allora capitano dello Stato 1faggiorc addetto :illa Divisiont: di riserva, --- <· er;mo lJUasi tutti stranieri. la m;1ggior parte tedeschi, svizzeri., illirici: bella gente d'aspetto marzi;de, i più sui trrnt'anni , assai bene urntormati di vesti quasi nuove alla fo?:gia fran cese, Fanti di linea , C:Kc Ìatori. Z ua vi , Gui-de , Cannonieri. Gendarmi » , A malgrado della spera1w:1 dtl Frisciotti di potersi unire alle truppe regohirì del generale Pinclli per partccip:ire all'assedio di Ancona, venne dato l'ordine :ii Cacciatori delle Marche di scioglienì, a\'cndo ormai adempiuta la loro missione ' ( 1) C ,JRSI :

«

Venticinque

:11lllÌ

in lt;ili;i "-


Nella loro breve attività - dice il Vigevano - i Cacci.:11ori d d lr Marche non avevano avuto perdite; ma, col contegno tenu to nel l'attesa a Martinsicuro e col fronteggiare il nemico a Cupra m:ir iu 1 ma, avevano dimostrato di possedere pur essi quelle doti di frrm t?.'l.:i e di audacia, che formano lo spirito ddl'ottimo combattente.

L'a,sedio di G11eta.

Ci siamo indugiati sulla breve vita dei Cacciatori delle Marche, anche se essi non ebbero occasione di compiere grandi gesta, uni camente per permettere ai lettori di intuire la crescente attività dei Comitati rivoluziona ri, i quali, non sempre consapevolmente, facilitarono l'attuazione dell'idea del Cavour e, fomentando l'insurrc?,ione anc he nello Stato Pontificio, fornirono un ottimo pretesto per farv i intervenire le truppe regolari. Intervento, questo, che era reso urge nt e anche dall'opportunità di far concorrere, sia pure negli ultim i gio rn i, l'esercito all'impresa di Garibaldi, come infatti avvenn e con la c:1111pagna del 1860 e del 18fo che, per c.1 uanto riguarda i Bnrho11i , cul minò nel!' assedio di Gaeta e, per guanto riguarda lo St:lto Ponti h(io, condusse all'annessione delle Marche.


544 Ultimiamo ora l'elenco dc.:gli altri reparti di Volontari sorti nel 18fo e nel 1861.

Carabinieri di Catanzaro. Con ()Uesla dc.:nominazione ~i costituì, nel r86o, un battaglione di Volontari, forte di 316 uomini e di 7 ufficiali, al comando del ma ggiore Colcionc.:. li battaglione passò poi a far parte delle forze garibaldine.

Carabinieri di Cosenza. Anche i Carabinieri di Cosenza, Volontari riunitisi nel 1860, nella città della <1uale presero il nome, agli ordini del maggiore Mileti, ~eguirono Garibaldi e fecero parte delle sue truppe.

Compagnia Campofreda. Venne organizzata da Luigi e da Achille Campofreda nel distretto di Larino, nd settembre dd 1860, con 280 uùmini. Autoriz,zata ad attraversare il Molise, per favorirne l'annessione all'Italia, la com pag nia fece parte dei Cacciatori del Vesuvio.

Carabinieri genovesi. Noi abbiamo già parl ato di lJUCSto repa rto di Volontari durante la guerra del 1859. Il 5 maggio 18()(), 32 Vblontari, già appartenenti ai Cirabinicri genovesi , partirono da Quarto coi Mille, assegnati alla 7' compagnia, comandat:1 dal Cairoli. Essi sbarcarono primi in Sicilia e si schierarono a proteggere lo sbarco degli altri Garibaldini. Durante la liberazione della Sicilia e dell'ltalia m eridionale si bat :erono sempre con particolare valore e subirono gravi perdite. A Calatalìmi ebbero 5 niorti e IO feriti ; al Parco, presso Pa lermo, cadde Carlo Mosto, fratello d i Antonio, e venne (erito F rancesco Ri valta. I Carabinieri genovesi \"cnnero t:itati all'ordine del g iorno dopo l'entrata dei Garibaldini in Palermo e vennero aumentati di numero,


545 tanto che a Milazzo avevano già raggiunto la forza di 85 uomini , dei quali 8 vennero uccisi e 37 feriti durante la stessa battaglia di Milazzo. Quando, nell'agosto, Garibaldi passò in Calabria, egli aveva con sè i Carabinieri genovesi che, a proteggere lo sbarco delle altre forze garibaldine, resistettero tenacemente alle brigate borboniche Melendez e Briganti. Mentre le colonne garibaldine passavano da Rovito, Nino Bixio volle condurre i Carabinieri genovesi sul luogo dove erano stati fucilati i fratelli Bandiera. In settembre i Carabinieri erano a Santa Maria per prendere parte all'assedio di Capua ed il 1° ottobre, sia pure decimati, combatterono strenuamente alla battaglia del Volturno. Questo piccolo Corpo di Volontari si era tanto distinto che, il 26 dicembre 1861, Garibaldi, in una sua lettera alla loro Società, li ringraziava ancora per l'efficace opera prestata. I superstiti dei Carabinieri genovesi seguirono Garibaldi anche nel 1866 e combatterono a Monte Suello ed a Bezzecca. Anche a Mcntana, nel 1867, ed in Francia nel 1870, con Garibaldi, i Carabinieri genovesi combatterono ancora, facendo onore al Volontari.smo italiano.

Colonna Caucci Molara. Nel 1860 faceva parte del Comitato di provvedimento di Bologna il colonnello Caucci Molara, il quale, nel settembre del 186o, si propose di costituire una brigata di Volontari , destinata ad operare nelle Marche. Egli aveva già raccolto numerose adesioni, quando la formazione di quel Corpo venne sospesa dal divieto del Parini contro t1ualunque spedizione nello Stato Pontificio. Tuttavia il colonnello Caucci Molara continuò a raccogliere segretamente le adesioni e prese accordi w n molti Finanz ieri m archigiani che, al primo avviso dd Comitato di Bologna, avrebbero chiesto il congedo per iniziare un moto insurrezionale e per favorire lo svolgimento delle operazioni delresercito nazionale.

Compagnia di Maltignano. Nell'agosto del 186o 30 Volontari, al comando di Tommaso Welden, avevano costituito, per la difesa del paese di Maltignano, 36.


un:1 piccola compagnia. D esiderosi d i prender parte alle operazioni, i Volontari avevano chiesto al generale Pindli di venire aggregati alla Legione sannita , che si stava allora costituendo a Pescara, al comando del Curci. Da10 il contributo che i Volontari poreva no offrire come guide per Li loro p:1rticolare conoscenza dei luog hi, la compagnia di Malti -

Il gp1crnlt• ,\ Ianfrrd// F,111ti.

g n:rno \'C nnt· accolta e potè rendere preziosi ~e rvìzi durante l'assedio di Cìvitclb del T ro nto. Il Welden potè anzi aumentare il n umero dei suoi uomini , ammettendo a far part('. della compagni a anche 20 contrabbandieri, che si d imostrarono anch'essi ottime g uide. Dopo aver preso p;me all'assedio di Civitclla, la compagma di Maltig nano \'en ne congedata nc:I marzo del 1861.


547

Compagnia del Velino. Allo scopo di favorire l'annessione delle provincie meridionali e l'avanzata delle truppe italiane nel Regno di Napoli, si costituì, nell'agosto del 1860, ne.Ila valle del Velino, una compagnia, comandata da Serafino Di Giorgio e da Filippo Giordano. I 6o Volontari che la costituivano non si mostrarono, però, molto fermi nei loro propositi e si ridussero ben presto a pochi uomini, i quali vennero aggregati ai Cacciatori del Vesuvio e con essi si sciolsero alla fine del gennaio 1861. I Volontari del Velino combatterono contro i Borbonici a Raiano ed a Castelvecchio.

Legione ecclesiastica. Anche se non partecipò ad alcun fatto d'arrne, sembra opportuno ricordare questa L egione, che doveva essere composta di soli ecclesiastici (chierici e sacerdoti . non aventi cura d'anime). Essa venne costituita nell'ottobre 1860, al comando del maggiore Sardo; ma il numero dei Volontari fu così esiguo, che essa non potè venire impiegata in alcun fatto d'arme e dovette contentarsi di figurare fra i Corpi di Volontari, che a Caserta vennero passati in rivista da Garibaldi il 6 novembre 1860.

Legione del Matese Con .l a forza di 435 Volontari, quasi tutti del di stretto di Larino, al comando del maggiore De Blasiis e poi del maggiore Bonaventura Campagnano, questa L egione fu uno dei principali Corpi Volontari che si formarono nell'Italia m eridionale nel 1860. .E ssa venne costituita nel mese di agosto a Piedimonte d' Alife da Beniamino Caso e formata su Jue compagnie di tre sezioni ciascuna. Operò nel Beneventano, a Piedi monte, ad Ariano ; combattè il 2 ottobre a Caserta vecchia , poi a Pettoranello d 'Isernia e collabori'> con le truppe piemontesi nel reprimere i tentativi di reazione borbon.ica in Terra cli Lavoro e specialmente a Rocca c;uglielma. A malgrado del Decreto d i scioglimento ddl'n dicembre 1860, i legionari del Matese rimasero ancora in servizio per altri tre mesi e,


passati in rivi sta a Caserta il 3 marzo 1861 dal colonnello Matcrazzo, comandante militare di Terra di Lavoro, non vennero congedati che il giorno 8 marzo, dopo oltre sei mesi di lodevole attività.

Legione sannita del Curci. Come ricorda il Ces:1ri nell 'opera già ricordata, durante il periodo dell'epopea garibaldina del 186o, il Sannio diede un numero grandissimo di Volontari che, incorporati in Legioni speciali, agli ordini di valorosi patrioti, aiutarono il moto insurrezionale e favorirono l'avanzata ddlt: truppe regie nelle provincie meridionali. U no di questi Corpi, detto appunto Legione sanni ta, si. formò a Pt:sc:1ra, il 14 settembre 1860, sotto il comando del Curci, che aveva militato col g rado di maggiore in Portogallo e poi aveva fatto parte della 16a Divisione garibaldina in Sicilia. Noi ne abbiamo già accennato nel capitolo precedente. L'ordine di formazione della Legione fu dato dal Cosenz, che mise a disposizione del Curci 9 u(Jìciali dell'esercito meridionale di v:iri:i provenienza. AttornD a quel primo nucleo il numero degli ufficiàli <.:rebbe fino a 15 ed il 1" ottobre la forza della Legione, di circa 200 uomini , era inquadrata in 3 compagnie. Con l'affluire dì altri Volontari, la Legione fu composta da I ì ufficiali, 2.0 musicanti e 380 uomini di truppa. [l 1.8 ottobre ìl ministro Fanti destinò questa Legione all 'assedio di Civitella del Tronto, alle dipendenze del maggiore Belli dell'eserci to piemontese, poi del generale Pinelli ed, infine, del generale .tvlezzacapo. Sostituita g radatamente, in quella operazione poco adatta per trnppe volontarie prire di Artiglieria, il 1° gennaio 1861 la Legione sannita venne inviata a presidiare T eramo. 11 Ptndli J.\'rcbbc tbidcrato farne un battàgliune di Bersaglieri regolari e dare al Curci il grado di tenente colonnello; ma il Governo si oppose a tale proposta e lo scioglimento della Legione fu decretato per il 4 marzo. Dopo varie peregrinazioni da Teramo a C hieti per il disarmo e per le competenze, i Volontari poterono ottenere il congedo. Alcuni ufficiali della Legione furono autorizzati a .rimanere in servizio e passati alla 18' Divisione, che si trovava a V crcclli , agli ordini del generale Bixio. Gli altri, che non vollero rimanere alle armi, vennero prosciolti da ogni vincolo.


.... . ...

;.,~r'" ,... .;.,'" , ,. .. ~

I costmttori dell' U11it,ì nazionale ( scwndo una

sl tlmfHI

dcli' cpotll).


-


55 1

Legione sannita De f eo. Fra i Corpi di Volontari costituiti nel Sannio e nel Molise nel 186o, merita speciale menzione anche la Legione sannita comandata dal maggiore Dc Fco. Essa venne organizzata dal Governatore Dc Luca ed al primo appello risposero 300 Volontari, che furono messi a disposizione del colonnello Materazzo, che operava nel territorio di · Avellino . contro i reazionari borbonici. La Legione De Fco concorse efficacemente a tenere desto fra le popolazioni l'amore per l'Italia; combattè ad Ariano; disarmò i ri belli nel ('.,omunc di ColJe e si oppose con ogni mezzo al movimento reazionario, che tentava di ostacolare l'azione del Governo provvisorio di Napoli. Aveva la forza di 418 uomini, dei quali 31 ufficiali e 32 sottufficiali. Nel mese dì ottobre il De Feo lasciò il comando a Gaetano Bracale e I.a Legione si aggregò ai Cacciatori del Vesuvio, per poi staccarsene e marciare su Isernia. La Legione venne sciolta il 15 novembre 1860.

Montanari del Vesuvio. Un Corpo di Volontari ddla Basilicata e degli Abruzzi si costituì, nel 186o, a Napoli, al comando del tenente colonnello Caracciolo; ma si sciolse subito ed i Volontari che lo componevano passarono in gran parte in altri reparti, alla dipendenza di Garibaldi. Secondo il Cesari, alla fine del giugno r86o, Carmine Senise da Corleto Perticara partiva per Napoli e, presentato dal Lacava al Comitato dell'Ordine, prendeva i necessari accordi per for insorgere la Basilicata.

Volontari lucani. A Corleto esisteva già un piccolo gruppo di persone des.iderose

di offrire la mente ed il braccio alla Causa nazionale ; ma, col ritorno del Senise, il 30 giugno si costituì e si inaugurò un Comitato lucano dipendente da Napoli, per preparare uomini ed armi, onde facilitare la cacciata dei Borboni e l'annessione della Basilicata al Regno Sabaudo.


55 2

In relnionc a tali accordi, il 13 agosto giungevano a Corleto 4 ufficiali delrcscrcito <li Garihaldi. Un prete arringò il popolo ed il colonnello Baldoni riunì i <livcrsi drappelli di Volontari fra il generale entusiasmo. Primi a giungere furono quelli di Pietrapertosa, poi quelli di Aliano e di Armento, poi la colonna di Fcrrandina, capitanata da Carmine Sivilia e da Giacomo De Lconardis; poi la colonna di Miglionico. guidata da Giovanni Materi , cd infine i Volontari di Missanello, agli ord ini di Rocco Dc Pctruccllis, ed 82 uomini di Gallicchio . comandati dal Robilotta. Più tardi si aggregarono ai Volontari luca ni anche i drappelli di Gorgoglione, di Civiliano, di Montemuro e di Spinoso. Raccolti 4000 ducati in una cassa militare, si provvide alle uniformi, alle armi , ai viveri. alle pag he, organizzando un battaglione, con a capo Carmine Senise. Il 18 agosto 1 860 il battaglione cntra\'a in Potenza, per passare poi anch'e~so alla dipendenza di Garibaldi.

Zuavi calabresi. Un numeroso Corpo di Volontari, forte di 68 ufficiali e di 1050 uomini di truppa, si costituì a Cosenza nel T86o, al comando del maggiore Falcone. Esso assunse la denominazione di Zuavi calabresi e fece parte dell 'esercito g;1ribaldino.

Volontari stranieri. Nel 1860 continua rono a far parte delle forze al comando di Garibaldi molti Volontari stranieri, come gli U ngheresi, condotti dal Turr che, durante la spedizione dei Mille, fu aiuta nte di campo del Generale; come il francese capitano Paolo Dc Flotte, che cadde il 1° ottobre 1860 a Solano e venne insignito della medaglia d'oro al valor militare. Assai numerosi furono, nel 186o, anche i Volontari inglesi, i quali costituirono, al seguito di Garibaldi, la brigata Dunne, la Legione ingbc, i Volontari britannici guidati dal Pcard, i Bersaglieri del Windhan. la brigata Werthard, il reparto del Devoling. La brigata Dunne era composta in gran parte di giovani Volontari inglesi cd c.: ra divisa in 4 battaglioni, comandati da Italiani.


553 Il IV battaglione venne formato con la riunione ai Volontari inglesi di Cacciatori dell'Etna. La brigata fece parte della Divisione Medici e si distinse alla battaglia del Volturno. La Legione inglese fece parte delle forze garibaldine e patè costituire alcuni reparti di Fanteria al comando del colonnello Pear<l cd altri di Artiglieria al comando del colonnello Devoling. Anche la Legione inglese fece parte della Divisione Medici e partecipò alla battaglia del Volturno. Il Governo inglese non si era appasto alla partecipazione di Volontari britannici alla guerra del 186o e, con una sua nota ufficiale del 21 ottobre 186o, riconobbe agli Italiani il diritto di riunirsi sotto il Regno di Vittorio Emanuele, « apprezzando nel suo vero valore lo spettacolo di un popolo, che costruisce l'edificio della sua libertà e consolida l'opera della propria indipendenza >).


XIX .

I VOLONTARI NEL 1862 E NEL 1864

!'\cl gennaio dd , H()(. con la resa del le fortezze di Messina e di C:it.:ta, ca.cldcro le ultime rcsi~tcnzc bo rboniche e, nel mese di aprile, potè riunirsi a Torino il l'arL11ncnto nazionale per proclamare la costitu,,iont' dc.:I Regno d' It alia sotto la g uida di Vittorio Emanuele, Così il sogno del Cavour si era a vvera to; m a mancavano ancora :ill'unità della patria il Vcncto cd il territorio ~ottoposto al dominio pnntiticio. G iuseppe Garib:1ldi face \'a part e.: del P:trl;11nc.:nto, eletto D eputato in cinl[l ll'. collegi, tra i <}'tali egli a\'L'va <•J'l :Ho per l juello di Napoli, Poichè egli non er:1 rim;isto çontcnt,, J...:l tralUmcnlu Litto ai rnoi V ulun tari , si svolsero alla Camera le hen note, d olorose discusioni fra il Generale ed il Ca\·our (1). Alla morte di <1uest'ultimo, gli li) l .' incvicahilc Cl:ssit>ne d i N izza alla i-:r:inci:i a,·n ·a profondamente addoiur:11,, i'auimo del C;n1cralc. li wo di ssidio co l Ca\'Ollr \'enne effic:icrrnrntc ricordate, dal l.umbros<,, 11dl'opna più volti;'. citat:i: « G aribald i a,·c,·:i chiesto al l{l' c-hc i suoi c.:ommilitoni fo ~,c:ro a.:culti nelle file dell 'esercito regolare: ma il , uo dc, idr ri o nnn fu cs:111dito o, pe r rnrglio <lire. fu esaudito soltanto in parte:. I )ue ~ iorni dopo la sua parten za d:t :°':ipoli. un Decreto sc iog lieva i Corpi \'oluntari, rnncrdc:ndo alle Cami, ic Ros~c di :1rruolarsi indi,·idualmcme nei ,·arii n.:p:1rti dell'escn:ito, sc n7.,;1 null:1 conscn·arc dell'antico inquadramento, In tJlWllr, :tgl i 11 fliLia li. c, , i do,·e,·ano sotlOSt:t.rc al g iudi1,io d 'u n ':ippu~ita Com 111is,ionc pl'rd 1,'· il loro grado fM,t: riconos..: iurn . " T :1h;n o. fra i più ;:;1loro,i comp:1gni dell'Eroe. non rÌtl:1Hle aflano inde('11ru,o di ~ottoporsi a tiuell:t pro,·;1: basti rit:orrbrc Ni no Hixio, il Medici ed il Coscn z c.: ht' do\'cv:ino in sq;uito a,cenderc a lk pit'1 alte cariche della gerarch1:1 milit a re. ~fa G arih:ddi non poteva contc m :1 rsi d 'u n:1 soluz ione di ripiego. Ì'un i:ra , <Jlo 1':1ffctto pci suoi rnn1p:ig 11i d 'armc che lo spinge\ a a , ostcnc:rc i lorn diritti con tanta in1r:111sigc117,:i; le C:11nir ic Rosse a\'rehhcrn do\"lttu costi. tuire, !>C.::onclo lui , il primo nudco d i un potente esercito volontario, di quella Na7iom· Arm:11:1 che fu il sugno cd il miraggio Jdb su a \'Ccchiaia. " La tesi d i Garibldi era CJUt::sta; con un milione c.l ' ltaliani adckslra ti all'u.~r, J dk :mni ,, mc,bil it:iliili i11 pochi g iorni, chi ;1vrrbbe mal o opporsi alk


successe, nella Presidenza del Consiglio, Bettino Ricasoli cd a quc~t i seguì, dopo pochi giorni, Urbano Rattazzi. Nel ricordare la leggendaria impresa dei Mille, abbiamo gi:t accennato come Garibaldi avrebbe voluto proseguire l'impresa, penetrando negli Stati Pontifici, liberare Roma e proclamare nell'Urhc l'annessione di. tutte le regioni da lui liberate al Regno di Sardegna . Infatti il Generale pensava al compimento dell'unità nazionale : compimento per il quale mancavano ancora alrltalia le Venc7.ic e Roma. nostre aspirazioni? L'unità <l'Italia si sarebbe compiuta ~cnza ostacoli e scn· za bisogno di mendicare alleanze straniere ... (, Il magnifico disegno di Garibaldi era d'altronde <liHìcile, per non dire impossibile, ad attuarsi in quel momento. Lo riconobbe, qualche anno più ta rdi, anche un biografo del Condottiero, che fu tra i suoi seguaci più fedeli. "Un Corpo permanente di Volon1ari, conundatù cb G:tribaklì e dai Garibaldini - - scrive il Guerzoni - sarebbe degenerato immediatmnente in un Corpo politico, antagonista nato dell'esercito stanziale, probabile strumento di tutte le rivoluzioni, musa perpetua di guai ocl almeno d'allarmi alla nazione". « Sagge considerazioni, di cui (;arihaldi non pùteva, in quel momcmo. avvenire la fondatezza. L.idea che Can>ur, sacrificando i supremi intcn:ssi della Patria ad un miserabile rancore, impedisse il realizzarsi del suo magnifico sogno, lo faceva fremere di collera e cli sdegno. Ed alla prima circostanza qucl l'ir.i, troppo a lungo repressa, csplo<ler:ì con inaudita violenza. "Nel gennaio 1fl6r , dopo aver re~istito rnn valore ad u n lungn a.~st'tlio. le fortezze di Messina e di Gaeta a mmainarono fa bandiera horhonica e, nei primi d'aprile, si riunì a Torino il Parlamento, che av rchhc çonfcrito ·a Vittorio Emanuele il titolo <li Re d'll:1lia. ;, Garibaldi era stato detto Deputato. Il g iorno 3 egli giungeva a Torino e la sua presenza diede esca a mille <licerie, più o mc1io infondate. Nel campo moderato si sparse la voce che l'Er=, in una riunione, avesse usato parole irriverenti contro il Sovrano. A quelle accuse egli rispondeva con una lettera s<lcgnosa, indirizzata al Presidente della Camera, ricordando che la sua "devozione cd amicii,ia per Vittorio Em:muclc sono proverbiali'·; ma, pcrchè gli avversari non s'illudessero eh ·egli si fosse ridotto al ruolo di comparsa, in quella stessa lcncra Garibald i annunciava che avrebbe presentato alla Camera 1111 di.~cgno di legge per "l'armamento nazionale" e che avrehhe svolto u n ·interpellanza sulle condizion i del Mezzogiorno d'Italia, ,, .Il giorno 18 aprile fa ceva il suo ingresso in Parlamento e prcnJc,·a posto sui banchi di sinistra; vestiva il solito poncio, la camicia rossa cd ave\·a in mano il sombrero a larghe tese : macchi:1 sgargiante fra il 11t:ro uniforme delle giubbe e dei cappelli a staio. « Presiedeva U rba 110 R:mazzi. Parlò primo il Deputato Rica soli chicdrndo al ìvfinistero come intendesse risolvere la qucstiùne e.lei Volontari ; in un punto dd suo discorso egli accennò al dualismo tra Garìhaldi e Ca\'our cd i11von\ che vcnis~c super:ll.o. Replica\·a il generale Fanti, ]\,finist:ro della g uerra. ~pie


Venuto :11 Governo il Rattazzi, sembrò, in principio, che il nuovo Ministero volesse favorire le aspirazioni di Garibaldi; ma, quando il Generale, col pretesto di fare una cura per la sua artrite, si recò a Trcscorrc, per tentare !'.invasione del territorio austriaco, il Rattazzi fu costretto a fare arrestare, il 15 maggio 1862, il Nullo e molti altri gamlo e ~iustifi(ando la condotta del Governo. Prendeva quindi la parola Garib;1Jdi. Parlò all 'iniz io calmo e pacato; ma. sollo la quiete apparente, covava la te mpesta ... " Dopo un hrnc esordio, c·g li ;1/Tro ntò subito la 11ucst ione più spinosa. " Tutte k \"Oht' r hc quel dualis,110 ha potuto nuocere alla grande Causa dd mio pat·st·, iu ho piegato e picghnò ,<.:mpre. Perù, com<.: un uo mo qualunque, Ja.,cio :1lb ,P,eÌc11 za di qut:~ti r:1pprc-.1·11 t:tnti dd!'hali:1, il dire sc io possa porgere b m:1110 :1 c hi mi ha fotto , tranic-ro in lt:ilia". «. 11,.r<:soconto parla mentare segn:1 a questo pumu " applausi fr:1gon.isi dalla callcn;1 . • « Garih;il di si rivolse, <JllÌndi, al ,\-linistro ddla Guerra e annunciò che anebbc detto alcune parole sulla quest ione dei Volontari: ''l.)oy<.:ndo p.irlarc ddL\rmata meridionale, io dovrei anzi tutto narrare dei fatti hc n glorio5i; i prodigi da css:t operati furono ollusc:ni solamc111c '1uando la fredda e 11<:-mira nuno di questo Ministern fa.:c\a sentire i suoi efTe ni maidici. Quando, pe r l'a1nor 4..l~·ll~l C(tH~or~l'i~• e 1'01 ro1ç J'uua g ut.:l'f i • [ r;nri, ida~ provocata da <1uc, sw sk~so M1111stc ro . . . . u A yucsto punto un uragano di proteste indignate tronc1,·a110 la parola in bocca all'oratort·. Perfino l'impassibile Canl!lr, per quamo a\\'t'.Z"i'.O :1 dominar~i. halzò in piedi <: gridò. ~tra mito ,. pallido <.l'ira: " Non è pnmcs,o in sultarci a qut·sto m odo' Noi prntc,t ia,nol Si)!11or Preside nte. facci:1 ri$pc1.t:1rç il Gon.-rno e i rappresent:tnti dcll:i n:i ziune! Si rid1i:uni alrordine l". « Rattazzì s<:am pancllù cd ammonì ''l'onorevole generale Garibaldi ad esprimere in altra forma la sua opinione". i\fa Cl\'our tornò alla carica: "Ha detto che abbiamo proH1catu una guerra fratricida! Questo è ben altro che l't·sprcs~ione di un 'opinio ne!". E Garibaldi di rim :1ndo, con Yo,e tonante: "Sì ! Una guerra fra trieiJa !". « Si sc:;tcnò un nuovo urn~ano. La destra cd iJ centro protestavano a gran voce: g li ~tessi Deputati e.li sinistr.i, intcrdc11i <·d ammutoliti, non s i scnti,·:1110 cli <palleggiare il Condott iero che. im:nohi!e, colle br.icci.1 .:-onscn c. ,0111tmpl;1\·a sdegnoso l'ondt:ggiarc della tempesta cht.: ini uria\'a intorno a lui. ,, La seduta rimase. sosp<:sa per un yuarto d'ora. Dopo un seYcro ammo, ni,rn..:1110 del Presidente, ripigliò quindi b parola ( i;1ribaldi. Parlav:1 ora con calma, esponendo il suo punto di vi sta sulla que~tione dei Volontari, sen za per:iluo sn1 s:irsi, sicchc: sulla Camera pesava sempre un confuso malessere. Si l~\·è, allora ;l p;irlarc Nino Bixio e fece ~ppcllo allo ·spirito di concordia degli Italiani: " lo sm10 tra coloro che credono alla santità dei pensieri che hanno guid:no il ge nerale Garihaldi in Italia ; ma appartengo anche a quelli che hanno fed e nel patriottismo del sig nor Conte di Ca\'OUr . . .", e proseguì, aug urandosi ch e il din:rbio dì porn prima fo sse c.anccllato dalla m e moria di tutti.


5 57

Volontari, già raccoltisi a Sarnico e ad Alzano Maggiore, lasciando che il Generale se ne tornasse a Caprera. La sosta nell'isola fu però assai breve e, due mesi dopo, Gariba ldi era a Palermo ed in Sicilia per raccogliere i Volontari per la nuova impresa, al grido di « Roma o morte!>>. Ma il momento non cra « Quel discorso rasserenò alquanto l'atmosfera: Cavour dichiarò che b prima parte della seduta gli era già passata <li mente e che egli la considcra,·:i come non avvenuta; e Garibaldi affermò che non aveva mai messo in dubbio il patriottismo del suo avversario. (<Ma, sebbene g_l.i, animi si fossero alquanto placati, la sostanza del dissidio rimaneva la stessa; · riè il Governo, nì: l'Assemblea si sentirono di ddiherarc l'armamento generàle del Paese - preludio incvit.,bile ad una guerra - come avrebbe voluto Gàribaldi; ed egli abbandonò l'aula, scontento ed irritato perchè \'edeva che il suo sogno generoso non avrebbe avuto più modo di attuarsi. « Naturalmente quel conflitto ebbe uno strascico, Poichè solo nei romanzi vediamo l'oblio generoso ricoprire di colpo le più aspre contese. Nella realtà ddla Storia, anche i personaggi più grandi rimangono di carne e ossa: uomini e non Santi. L'atroce accusa di a,·er voluto e provocato un conflitto era i Garibaldini e i soldati dell'Esercito era penetrata a Cavour nel profondo dd cuore cd egli non pntè 5u due piedi dimenticarla; nè Garibaldi sapeva rassegnarsi con animo sereno al crollo definitivo del suo progeno sull'armamento nazionale, unico mezzo, secondo lui, per giungere al compimento dell'unità italiana . " Ad inasprire la questione intervenne, pochi giorni dopo. un fatto nuovo. Il generale Ci::ildini indirizzav:i ai giornali una lettera violenta contro G:iribaldi, a cui l'Eroe, meglio ispirato, rispose serenamente e dignitosamente. « Vittorio Ern:111ucle iutervcnne allora nel couflitto, colla sua altissima autorità. Il 23 aprile, tra Cavour e Garibaldi, ebbe luogo una spiegazione in una saletta del Palazzo Reale; la sera stessa l'Eroe s'incontrava con Cialdini alla prcsenz;1 del S0vra11o ed i due personaggi si abbracciavano fraternamente. " Pochi giorni dopo Garibaldi tornava a Caprera, coll'animo pacato; ma $Cmpre ferrno nei suoi propositi; egli non ammetteva indugi alb grande opera dell 'unificaz ione italiana, opera incompiuta, poichè il Veneto era ancora solio il g iogo austriaco e le truppe francesi puntellavano ancora il Trono del Pontefice. Cavour aveva dichiarato solennemente (be Vene r,ia e Roma dovevano far parte dd Regno d'lt.1li.1; ma a n,.ora non era tempo di muovere guerra all'Austria. In quanto al Papa, il grande Ministro sperava sempre in un a formula di accordo. ll follimcnto delle segrete trattative iniziate dal gesuita Passaglia col Cardinale Antondli non lo incoraggia\'a; ma, anticip:mdo i tempi, Cavour lavorò senza requie ad ottenere che il P,1pa rinunciasse spon1anc;1mcnte al potere temporale. In cambio la Ch iesa Cattolica, svincobta da ng ni ingerenza dello Stato, avrebbe potuto svolgere in piena libert~ la sua ahi ~sima missione n.


scelto opp-0rtunamente, poichè la Francia si sarebbe opposta all' intervento dei Volontari nello Stato Pontificio. J pericoli che ancora sovrastavano sul Regno d ' Italia, appena costituito, erano assai gravi cd il Governo dovette opporsi alla nuova impresa garibaldin:1. Il marchese Pallavicini, Governatore della Si-

Gi1ucppt: Gan baldi nd 1862.

cilia, incaricato di for ce~~arc l'a rruo lamento dei Volontari, rifiutò di arrestare Garihaldi e si dimise. Allora il Re dove tte indirizz:ire un proclam:1 alla N azione, esorta ndo g li Italia ni ad aspettare tempi mi g lio ri e depl o rando o gni pericolosa im pazienza. La Sicilia fu posta in istato d"asscdio, sotto il comando militare del g enerale Cugg ia, e si cercò in tutti i modi di sciog liere la Legione g aribaldina già pronta ; ma il Generale, sfuggi to alla vigilan za delle truppe regola ri , p otè recarsi coi suo i Vol o ntari a Catania, s'impadronì di due piroscafi, d ei t1uali uno francese, e s'imbarcèJ coi suoi legionari per la Calab ria, sba rcando a Melito.


5 59

Il combattimento sull'Aspromonte. Il Governo aveva mandato in Calabria il generale Cialdini con l'ordine di reprimere, ad ogni costo, ogni tentativo dei Volontari. Sbarcato a Melito, Garibaldi, per evitare ogni occasione di co nflitto, non volle entrare in Reggio e condusse i suoi sull'impervio terreno dcli' Aspromonte. Il Generale - come egli stesso scrisse nelle sue << Memorie )) era molto addolorato e << dubbioso se i legionari potevano rimanere senza combattere; mentre, contrariamente al 186o, essi dovevano evitare i combattimenti». Il 28 agosto 18fo, dopo una faticosa marcia durata due giorn i, i Garibaldini si accamparono sulla cima dell'Aspromonte; ma erano quasi del tutto sprovvisti di viveri e già 2 reggimenti di Fanteria e 2 battaglioni di Bersaglieri, comandati dal Pallavicini, muovevano all'inseguimento, col tassativo ordine di " raggiungere Garibaldi, attaccarlo decisamente e non ordinargli che la resa a discrezione ». Non appena avuta la notizia dell'avvicinarsi delle truppe regolari, il Generale schierò i suoi Volontari in un bosco ed egli stesso, nelle sue « Memorie ))' de finisce la posizione prcscclt:1 come molto opportuna, anche per combattere contro forze di molto superiori. << Ma qui si trattava di evitare a qualunque costo lo scontro e non di schiacciare un avversario. Non volendo combattere, perchè aspettare la truppa? Avrebbe dovuto il Capo che la comandava mandarmi un parlamentare prima di attaccare? Ma non dovevo io su pporre che, finalmente, si voleva rompere e che un po' di sangue fraterno non farebbe male e che, per non dar tempo ai soldati di riconoscere chi avevano di fronte, si farebbero cominciare il fuoco da lontano e subito giunti al passo di trotto, come fecero? Io dovevo supporre tutto <]Uesto e non lo feci, 10 dovevo marciare prima dell'arrivo della tru ppa. Lo potevo e non lo feci >> . Probabilmente, con queste parole, Garibaldi accenna alla sua speranza che il suo ascendente morale avrebbe comunque impedito ruso delle armi da parte delle truppe regolari. Anche il Cairolì aveva scritto alla madre, sperando che non venisse versato altro sangue italiano. <( Fortunatamente --- egli scri vc\'a - l'esercito è buono e non vo rrà mai la guerra civile l> . Ma g li ordini dati alle truppe erano severissimi e, nella stessa mattina del 18 agosto, le avanguardie delle truppe regolari, costituite dai battaglioni Bersaglieri, raggiunsero un colle di fronte alle alture di A spromonte ed aprirono il fuoco contro i Garibaldini.


Il Generale confessò, nelle sue « Memorie », di aver passato un terribile momento, " gettato nell'alternativa di deporre le armi, come pecore, o di liruttarsi di sangue fraterno >>. Ma la su:i csit;izione durò appena un attimo e, poichè alcuni Volontari avevano cominciato a rispondere al fuoco cd avevano innasuto le baiu11cttc, il Generale percorse la linea dei suoi, raccoma11d:111do di non sparare e facendo suonare jJ segnale di cessate il f11oco. I nt:1nto altre truppe regolari minacciavano di circondare la zona ddl"A ~promontc. Menotti Garibaldi avrebbe voluto attaccare i soldati n l il Corrao, che abbiamo già visto nel 186o compagno di Rosolino Pilo, avrebbe voluto seguirlo. Ma Garibaldi ordinb di sospendere 1°;1 tt;1cco cd intanto venne ferito al piede destro da un proiettile e fu costretto a sdrai:1rsi a terra, assistito da Enrico Cairoli e dal ' ullo. La notizia della ferita cJdl ' Eroe si sparse immediatamente tra i Volontari e tra i soldati e poco dopo un ufficiale si presente> al Genera le per intimargli la resa; ma l'Eroe volle attendere il Pallavicini, il (1ualc, inginocchiandosi ;i fianco del ferito, gli espresse il suo profondo do!orc per an:r dovuto s:ompicrc 1,111 cù~Ì diffa::ik e penoso dovere e lo supplicò Ji arrendersi. Il breve fatto d'armi aveva av uto. purtroppa. le sue vittime: i Vùlont ;.1ri ,n·cvano perduto 7 uomini, i regolari 5; ma non pochi erano i feriti dcll ' un<1 e dell'altra parte. All'alba - scrisse il Lumbroso - « un malinconi co corteo s'ar\ ·i:i verso la mari na ; i Volontari si danno il cambio per trasportare a braccia il loro Capo, giacente su una barella improvvisata, torno torno m arciano i Bersaglieri colle baionette innastate ed una stessa anh:roscia pesa su tutti , vincitori e vinti. Sebbene abbia cbiesto di potersi imbarcare su una nave inglese, l'Eroe è trasportato a bordo dell'incrociatore Duca di Genova. Pochi giorni dopo il forte di Varignano presso Spa ia accoglie nelle sue rùura il duce dei Mille. La ferita lo costri nge :ill'irnrnobilità e gli prornra acute sofferenze, poicbè il proiettile si è con ficcato sotto b tibia cd i chiru rg hi non riescono ad estrarlo . ,, In tutta l'Italia, an?,i in tutta l'Europa, la notizia di Asprom onte suscitò Stu{)Ore. sdeg•no cd amarezza. Valanohe di' lettere.' di b teleg ram mi e di articoli giunsero al glorioso prigioniero da ogni parte del mondo. In tutta Italia si svolsero dimostrazioni di protesta e scoppi arono wmulti ad opera del partito d 'azione e perfino nel campo modcr.1to si levarono voci autorevoli a criticare l'opera del Ministro ,..


Il Pallavicini aveva compiuto , con disciplina di soldato, un penoso dovere e lo stesso Garibaldi, sempre cavalleresco con gli avversari, lo elogiò infatti << per aver eseguito gli ordini che aveva, con valore e con risoluzione ». I Garibaldini che, per partecipare all' im presa, avevano abbanclonato le file dell'esercito, vennero processati e qualcuno pensava di sot-

li g iuramemo di Garib11ldi u Mal'Sala nel 1862: Roma o Mom:!

toporre a giudizio anche lo stesso Garibaldi; ma il Governo, per uscire dalle sue penose incertezze, profìttò delle nozze della Principessa C lotilde per un'amnistia , che restituì la libe rtà anche al Generale. Questi dovette soffrire m olto per la sua ferita, poichè soltanto il 21 novem bre il dott. F erdinando Zannetti, valente chirurgo, riuscì ad estrarre il proiettile dalla ferita. · << Il 22 dicembre 1862 narrava il compianto colonnello Ba· re ngo ( 1) -- col postale Sardegna tornava a Caprera il ferito d' Asprom o nte. Le condizioni dì Gari baldi, sebbene migliorate, non erano an(r ) Cfr. U r.llERrco IlAR F.KCO : ,, V icende m azz ini:rne e ga rih:il dim: nell e carte de i Carabin ier i Reali n.

37.


cora buone. La ferita rimaneva aperta e le previsioni, anche le p1u ottimiste, facevano temere che il Generale sa rebbe rimasto claudicante pcl resto della sua vita. Ma, reso Garihaldi alla libertà cd alla sua isola, non tardarono :i sorgere pcl Governo nuovi motivi di preoccupa7.ione. 11 ricordo della vicenda d'Aspromonte, che l'amnistia dell'ottobre preccdent·c non era riuscita a di sperde re , continuava a suscitare malumori e agitazioni (1 ). Da varie parti g iungevano alle autorit;1 no tizie precise sull'intenso lavorio del p:irtito d'azione per raccogliere u omini, armi, uniformi. Per g li ambienti ~overnativi 11011 esi~teva dubbio che la Circolare diramata da Grnova il 29 genn;lio 1863 dai seguaci dì Garibaldi: Bcrtani , Mosto. Corte, per un :irruol:in1ento straordinario di Volontari da mandare ndk prU\'Ìncìe meridio nali a combattere ìl brigantaggio, no n pule, :i c~~crc c he un ,, pretesto per masch erare i. preparativi di (iualchc :il tra sp edizione "· Qua~i contcmporaneam c me la notizia che il 18 gennaio 1863 h Po loni:i e ra in sorta accese, tra k file garibaldine, fiamme di cntu~iasm o. Da Caprcr:1 il Generale a ve va lanci;no la proposta di una sottoscrizione a farnrc dei Polacchi cd un f:_ rtt ppo di animosi si era did1i;ir;1to pronto ad :iccorrcre in aiuto degli imorti , con un Corpo di Volontari che, muovendo da Costantinopoli, pe r la Romania, la Hes~arabia e la Galizia, avn:bbc dovuto attaccare b Rus~ia dal sud. Il 1'· m ag-gio di quelr:111110, annuente il Generale.. salpavano, infatti , da Caprera Menoni Garibaldi. Francesco Tiidischini, Enrico Cairoli e poc hi altri audaci, direrti a Genova, per portare ai compagni di azion e, c0n la loro adesione, anche il piccolo arsenale da guerra dell'isola cd un cannoncino rigato, Ma le armi e le munizioni vennero facilm e nte scoperte e sC( jUCstrate dag li ;1ge nti della Dogana allo sbarro a Genova cd anch e l'ardimentoso progetto fu presto messo da parte, poichè da C.ostantinoroli , dove erano stati mandati, p er gettare le h:1sì della specfo:ionc. Giacinto Brnzzesi e Giuseppe Gucrzoni dovettero a vvertire gli amici dell'ìmpmsihtlirà di tentare un 'i mpresa, che non aveva alcuna probabilità di successo. ( r) <• li ( ;c.ncrno dd Re SèTin:1a il 17 dicembrt'. 18fo il Ministro degli In tcrni ai Prcfeni dd Rc,i;no g i11sta11H:' ntc preoccu pato dì queste mene, le lj Ual i' 1r:idi,rnno ~cgrctì propo~itì di turk1n: forse nuo,·airu:nte la tranquillità e la sirnrczza del l':K~t: , ha di,·isat(J di r iYo lgcrsì J1l'i111clligcnza cd al patriott ismo ddlt: ;111tori1 ,, politich,: preposte ,11 g<ll"crno <ldle provi ncie, pcrd1è, con q udl:t sollecitudine e qudl "imptgno che le ci rcost:mze richiedono. \'oglìano im i;:ila rc . . . " ·


Scartata la spedizione a favore della Polonia, sorse nuo va mc.: nt c l' idea dell'invasione del Veneto, alla realizzazion e della l)tt:1le Mazzi niani e Garibaldini lavoravano da tempo. Garibaldi e Mazzini erano sostanzialmente d'accordo ; dissentivano solo nella scelta ciel tempo e dei mezzi. Per Mazzi ni non si dovevano frapporre indugi; Garibaldi era, invece, perplesso, temendo un terzo insuccesso, dopo i due.:, già tanto dolorosi, di Sarnico e d 'Aspromonte. Dal canto loro le autorità governative, insospettite dal continuo andirivieni di partigiani delle due correnti, vigilavano e si premuni va no. <( Corre voce, però, con fo ndamento - scriveva da Milano il 27 marzo 1863 il colonnello dei · Carabinieri al maggiore comandante: della Divisione di Brescia - che il partito d' azione, spinto dagli eccitamenti di Mazzini , voglia rinnovare, nel prossimo aprile, il tentativo dell'anno scorso di penetrare nel Tirolo. In quest'anno procederebbe., però, con diversa tattica perchè, invece di radunare le mas~c in un dato punto, pare avrebbe di visato d' in"aderlo da diYersc parti , cioè dalla Valtellina per lo Steh·io ed il Tonale e dalla Valcamo nica per il lago d' Idro specialmente, e facendo che li partigiani \·i abbiano a recar~i a poco a poco, a due o tn:, non di pit1, e prendere stanza m:i Comuni, cascinali e nelle capanne dei monti, non solo al di qua della fronti era; ma anche al di là, <e loro vien fatto. Occorre dunqu e che rArma stia attenta soprattutto al passaggio cd al prender stan-za, nei Comuni di spersi e di frontiera, di t1uesta gente foresticra, e quando b trovi di soccupata, senza carte e sia abitante di una provincia diversa, l'arresti, rimettendola alle competenti autorità, non senza prontamente riferire quando il numero o la frequenza destassero allarme ». Poche settimane dopo, il capitano dei Carabinieri di Genova scriveva al comandante della staz ione della Maddalcna (lctt. 16 aprile): (, Sebbene vi si dia poco credito, si è fatto sentire che gli uomini del partito d'azione lavorino sott'acqua e, col pretesto di condurlo ai bagni nella Svizzera, tentino di partar via da Caprera il generale Garibaldi e servirsi del suo prestigio presso la popolazio ne italiana per poter far un colpo di mano sul Tirolo ; cosa che il Governo pare non intenda che si avveri, dal momento che, co n forze straordinarie, ha occupato gli sbocchi ddla Valtellina ;, . Alla fine la prudenza ebbe il .sopravvento. No n ostante le insistenze di Mazzini _per avere G aribaldi in !svi zzera con il pretesto di una cura termale, il Generale non si mosse dalla sua Caprera ed i m esi trascorsero senza che la progettata invasione del V cncto si verificas~t:.


I Volontari nel 1864. Il progctto del partito d 'azio ne di risolvere il prob lema ddla Vcnczia con un movimento insurrezio nale - second o il Barcngo -era noto da tempo al Governo italiano. Il Re stesso aveva accarezzato <1ue!ridea, bcnchè disse nti sse dal M:1 zzini circa il modo di cff:ettu.irla. Pd grande agitatore la \lJCtcs~ionc logica dei fatti non poteva essere

Nii o/11 Pabl'izi.

d1c una: ini z iativa insurrezionale nel Veneto; risposta di alcuni nudci di V(;ICJnt;1r i e ma11ifc~tazio11i nel P aese; intervento governativo. Vittorio Emanuele era, invece, contrario ad ogni m ovime nto popolare. pcrchè troppo compromettente : ma, pcl resto, si dichiarav:-1 prontissimo a g iovarsi di qual siasi favorevole opportunitZ1, quale avrehlu..: potuto esse re rimurrczion c contro l'Austria di uno deg li St:iti soggetti. Ed infatti , anche ciopo aver interrotto gli approcci col 1'vfaz1.ini, mante nne segr ete intese col Klapka e con Garibaldi , i c1ual i anehbero dovuto: l'uno f:ar scoppiare la rivol ta in Ungheria; l 'altro accorre re coi Volontari italiani a so stenerla.


La cosa era già a buon punto e Garibaldi da Caprera si era l r:i sferito ad Ischia, per mettere mano ai preparativi della spediz ione quando sul torinese « 11 Diritto » comparve, inattesa, la nota Protesta del partito d'azione (10 luglio 1864) che, svelando il progetto e com promettendo il Governo italiano di fronte agli Stati d'Europa, costrinse il Re a dar ordine a Garibaldi di abbandonare l'impresa. Solo Mazzini non si rassegnava all'idea di perdere così propi zia occasione per sollevare il Veneto e costringere il Governo, volente o nolente, ad interveni.re. Ma alla sua fiducia non corrispondeva una uguale certezza in coloro che avrebbero dovuto concorrere all'impresa. Cedendo alle insistenze del Maestro, Benedetto Cairoli, Capo effettivo del « Comitato centrale unitario », aveva acconsentito a convocare in Mi.lano, nell'agosto del 1864, i rappresentanti della Venezia e del Trentino per raccogliere notizie più sicure e più dirette sulle probabilità di riuscita di un movimento insurrezionale nel Veneto. Le discussioni non furono, però, incoraggianti e non poche riserve si formularono sul probabile esito di quel tentativo; e però, quando si seppe che l'Austria, informata del progetto, già stava procedendo ad arresti, parve miglior consiglio rimandare ogni decisione alla primavera successiva (1). Anche Mazzini pareva ormai convinto della necessità di un rinvio, quando improvvisamente, nella notte sul 16 ottobre, rotti gli indugi, una Banda di 56 Friulani agli ordini di Francesco Tolazzi, cx ufficiale garibaldino, e del dottor Andreuzzi, faceva impeto su Spilimbergo, espugnava quel pasto di Gendarmeria, s'impadroniva delle armi e raggiungeva Tramonti di Sopra. Il giorno dopo, guadato il Tagliamento, il gruppo di Volontari marciava su Preusio; nessuno accorreva ad ingrossarne le file; mentre le truppe austriache muovevano da ogni lato a stringere in un cerchio di ferro e di fuoco gli ardimentosi. l Capi prospettarono allora ai gregari la difficile situazione e li lasciarono liberi di allontanarsi. Rimasero soltanto in 16 e per alcuni giorni si aggirarono armati pei monti , attendendo soccorsi. A Monte Castello, il 5 novembre, resistettero per un ·ora al fuoco di un'intera compagnia austriaca e la ricacciarono. La notizia del moto accese gli animi. Se si poteva differire l'impresa fino a quando rimaneva nel campo dei progetti , ora che avna ini zio, era debito d'onore assecondarla. Mazziniani e Garibaldini lo compresero e si prepararono ad intervenire. Mazzini fece conoscere ( 1) C fr. M. Rosi:

«

1 Cairoli ,..


.-he a di spo~iz io nc del 1, Comitato cent r:llc unitario )) , 1rn:treva tutti 1 mezzi g ià in suo possesso e lJUclli c he fosse anco ra riuscito a racco-

g liere in t111ei giorni. Era questo il momento d i attuare il piano da tempo studiato nei suoi particolari. Mentn; nel V en eto e nel Tre n tino si ~arebbcrn costitui te Bande dì i n<orti , nelle ciuà sed i di guarnigioni austriache le pop()lazio ni avrehbcr1J dovu1() in1pnwvi~;ire dimostrazioni per impedire ;il nemico di di ~porrc delle truppe cd intanto da ogni parte d'ltali;1 Volont:1ri ed i.:migr,tti dn\'C\':1110 affl ui re nella zona di Brescia , per poi varcare il confine e llHlo\·cri.: in soccorso degli insorti. Anima dcll 'i m prc~:1 fu Ergi sto Bezzi, al quale. fìn dal r862, Mazz ini, s:1prnd11lo !.,!io\·anc capace cd animoso. aveva affidato il difficile inc1rit:o di por~i in rclazi;llh.: t:oi p.itrioti del Tre ntin o e del Vcnctn. di i,1i111ir(· Comitati e di pruli~porrc ogni t:osa per l'azio ne. P erta nto. :ill':111nu11cio del moto di Spilimbcrgo, m entre dal (1 Comi tato ccntr:1k un itario , ,-cniva inviato 11cl \ 'c nelo C iamhattista Cella, vaÌoro,u uftìcialc garibaldino, per ccrc:i rc dì org;1nìz zarc altre Bande e di allargare wsì il movimento insurrezionale. Ergi~to Bezzi partiva per Hrcsci:1 pu r:1cco.~licrc <1uanti Volont:iri potc~~e c.: \·:tn.:;1rc.: quindi 11 ,·o 11 t ; r.c .

Il compito pcrù non cr:1 hcile poichè, m esso sull'an·iso, anche il Cmu no nal iano vigi bva. risoluto ad impedi re ogn i sconfin amento di Volontari . l.{inforz:.iti con reparti di truppa i po~ti Ji frontiera, gli ordini dati ;illc ;111torit ;'1 di pol izia furo no espliciti: n o n si dovevano tolkr:1rc sconfì 11:11ncnti cd occo rreva arresta re t utti i ,, rcg ni coli od emigrali, anche se inermi ed a lla \picciobta, che si a\·vi:;sscrn alla fron tie ra )) .

D'altra pane, i C:1pi stc~si del partito non erano con cordi sulla linea di cond otta da seguire. Le no ti z ie che g iungevano dal Veneto non e ra no f:1rn rcvoli: si diceva che, dopo il primo successo di Spiiimbcrgo, g li insorti avessero sub.Ìto mvesci. ~-1uoycre in loro soccorso voln:1 dire tentare l'impos~ihile. Pertanto il Guerzoni , che e ra stato messo a fìa nco del Bezzi per agevolarne l'nione, al l'ultimo moment:o, <1uando tutto p:1re\·a ormai pronto, fece noto c he egli , prima d'a.~i re o di perm e ttere c he :iltri ::igisse, <:ra i n obbligo di andare a T o ri no p::r accordarsi col Comitato. ,, No n valse l'osscn ·are - sc ris~e il Bezzi n elle sue ''Memorie" - - clit'. . ritardando ancora, il moto del Friuli CC\!>nehhc: t: he L1 Polizia pott'.\"a aver sen tore dei preparati \'i; che l'inverno imminente avrebbe resa semnre r _pit1 malaoevole b


una spedizione sui monti del Trentino. Egli non rnu1 t'1 prnpm111,

partì ». L'improvvisa decisione del Gucrzoni si dovette, sc11z:i d11lihi11, :db constatazione delle difficoltà che ..,j dove,·ano superare per çlu

,, l\1emorie e lagrim e >> ,lof'o /'armi stizio di Cormon.;.

dere la vigilanza della Polizia, dalla quale lo stesso Gucrzoni, mentre si recava a Tremosine.:, vrnnc sorpreso a Gargna110 e costretto a far ritorno a Brescia. Anche Benedetto Cairoli cercò di convincere il Bezzi dell'impossibilità di agire ; ma egli decise ugua lmente di partire ed, infatti, raggiunse Pieve Lumezzane. do\'e si radunarono 150 Volontari, partiti d:i Brescia alla spicciolata,


Con tJU<:sta (olonna il Bezzi marciò verso la frontiera e, per Cog lio e San Colombano, raggiunse il Maniva, do\'C i Volontari , sorpresi da Carabinieri e da soldati, vennero L1tt i prigionieri (, ). Ma, invece che a Brescia, essi furono condotti prima a Palazzolo e poi , per ferrovia, nella citt adella di Alessa ndria. La resa dei Volontari al passo del Maniva e la dispersione delle altre Bande, dovuta alle soverchianti forze austriache, fecero fallire il progttto della liberazione del Veneto nel 1864 e fu necessario attendere altri due anni e stipulare l'alleanza con la Prussia, per ottenere clic anche questa regione, così cara ad ogni cuore italiano, venisse a f:1r parte J ella Patri:i. comune.

( 1) L 'arresto Jci Vùlonlari ,·enne eseguito dal capitano Carlo .M arictti, il c1w1le. ohrc ai suoi C arabiniGi. ;l\eva ;1 sua disposiz ione la 4• compagnia del 32° reggimento FanterÌ;1. Sulla scorta Jdlc /vlcmorie del Bezzi - sernndo il Barengo -- il Saffi narrò il Jr:unmatico colloquio a\'\'Cnuto tra lo stesso Bezzi cd il c:1pirano Marictti. Sì presemò ym:s! Ì ai \'olontarì ,, diccmlu che a\'eva l'ordine dì arrc.~tarli <'. che, :i !'"'fl1 d ist:mza. t:f:l ,t·gui!o J:i Jue compagnie di trupp:i. Risposero che e r:1110 diretti ad aiutar<' i loro fr:nellì Jd Fri uli, comh:ntemì contro l';\u~tria e che, costretti, rcsisLnehbn<i; ordinasse ai suoi di lasciar loro libero il p:i sso; se cr:1 Italiano. :rnz ichè opporsi. a\'fchbc do\'uto :irufore con c, si .. _ Al ca piiano parlò a lungo i! \Volif, il quale <,tte11nc la promessa che. una ,·olta d eposte le :irmi , wtti S31'chhcro stati accompagnati a Brescia, da do\·e sarebbero st:Hi lihcr i di ritorna re alle loro case. I V<,l ontari te nnero consiglio ira loro cd, un po' per la stam.:hezza fisica, un po· p<:r l' impencrsa re della stag io ne cd a nche per c,·it;irc una lotta fra lraliani. del iberarono di acd:tta rc l.1 capitola z ione.


xx.

I VOLONTARI DEL 1866

Nel III volume di quest'opera abbiamo ricordato la preparazione politico - militare e gli avvenimenti della guerra del 1866, guerra alla quale la nazione partecipò col più fervido entusiasmo, trattandosi della liberazione del Veneto, liberazione per la quale, come abbiamo già visto, nel 1862 e nel 1864 erano stati fatti inutili tentativi. L'entusiasmo per Venezia, la cui eroica difesa del 1849 era ancora ricordata con commossa ammirazione, doveva facilitare l'arruolamento di numerosi giovani per la nuova impresa. Ed, infatti, mentre il G overno credeva di poter fare assegnamento soltanto su rn.ooo Volontari, questi superarono in poco tempo il numero di 40 .000. Il comando di essi venne naturalme11tc affidato a Garibaldi, il quale, dimenticando la ferita di Aspromonte e di avere scritto, durante la sua prigionia al Varignano, lluel suo poema autobiografico, nel quale non aveva certo risparmiato le sue invettive contro il Governo e contro lo stesso Vittorio Emanuele Il, non appena, nel maggio del 1866, il Pettinengo gli scrisse, a nome del Re, offrendogli il comando dei Volontari, i cui reparti, nell'imminenza della guerra. cominciavano a costituirsi, si affrettò ad accettare, riconfermando la sua devozione al Sovrano. Il Governo di Firenze temeva che Garibaldi, una volta messo al comando di 40.000 Volontari, volesse tentare la liberazione di Roma , da poco sgombrata <lalle truppe francesi, e vulk, per conseguenza . indugiare quasi fino all'inizio delle ostilità prima di affidare al Generale il nuovo incarico. Lo stesso Governo si era già occupato della raccolta, del primo addestramento e dell'armamento dei reparti; ma non aveva potut() farlo con tutta la diligenza voluta, tanto che all'inquadramento elci Volontari erano stati destinati pochi ufficiali provenienti dall 'esercito regolare e moltissimi improvvisati, privi di esperienza e di prestigio. Anche l'equipaggiamento e l'armamento lasciavano non poco a dcsi-


duan: e lo stesso G:1rilddi, nt:llt: sue ,, Memorie••, deplora che i Volontari fo)sero st:1ti arm:11i con vecchi fucili e c he molti di essi avessero do vuto partccip:1 rc all:i c:unpag n:i a ncora in abi to civile. Per la gucrr:1 dd 18(16 i Volonta ri d ihcro la stessa denominazione dd 1859 e ~i chi:unarono Cacciatori dell e A lpi; raggiunsero, come ~i è gi~ detto, il 1111mcro di 40.000 uomini e ven nero divisi in 5 hriga ,l' d i Fantni:1. cia~ru11 :1 su 2 reggimenti. Vennero, inoltre. costituiti 2 battag lioni di lkrsaglicri, 4 batterie d'Artiglieria, ddlc quali una da mo11t ag 11.,. 1 cu111pag11ia del Genio cd I Sl!lladronc di G uide a cavallo. 11cl qu:,k prc~tò servizio, cùtne semplice gregario, Ricciotti (;:,ri ldd1. Le hrig:ttl' furono comandate cl:dl' H aug, dal Pichi, dall 'Orsini , d:i! Cort e e d:il Nirntera cd ebbero la forza complessiva di 42 batta_:.: lio11 i ( n .4Ho combattent i). Le batterie d' Artiglie-ria furono date dall'ese rcito e precisamentt: dal s" rcggimrnto Artig lieria pn le tre batterie d a ( :tm p;l!;na, alle (!uali si dovt:va poi agg;ungerc tJuella dà m11 11 1:1g 11a.

11 Ctpo di Stato Mag~iore di C:irilia ld i fu il generale Fahrizi; il Sottoc:1 pr, il colonnel lo Guastalla: !"intendente l' Acerhi. l ' n11 l.h:ì n:g.~i 1m:11 1i ven n e p<•,m ;:i] com;indo d i Mcnotti (;;ui1,; ildi. I rq 1:1rt·i, lqnnati co11 clemc nt i dì ,'l'r~issimi, erano i nsuffì cienternulle acltbtrati; m:i tutt:l\·ia. g uidari da Cariha ldi, essi, costituendo !'estrema ab \ in istr;i dell'eserc ito ital iano. opnarono nelle Alpi lo mh:m.k di~tingucndosi per il loro valore. Circ:1 i compiti aHìdati ai Volon ta ri, da te le incertezze che si aveva no sui disegni operativi d a eseguire, t:ssi furono diversi. Il Vacca-Maggiolini ( 1) ricorda , in propo~ito, che b nota inviata dal Moltkc al L1 Marmor;1 propo neva di far sbarcare i nostri Volontari in Dalmazia per provocare l'insurrezione in Ungheria e marciare poi su Fi ume e su T ri<:stc; mentre un Corpo irre~olare, composto per cura ddl:i Prus~ia om Italia ni cd Ung heresi disertati dall'esercito austriaco, ;1vrd>be dovuto cnt r;1re ancb '.esso dal nord in Ungheria per unirsi alle truppe g.irilddint: cd agli ekmrnti rirnlu7,Ìonari magiari (2). Parai-

ì <' fr . \' ~ctA · ,\·L\GCt<>l.!:s: 1: " La guerra nt:i ~e<:oli XVIII - X IX » . <2 ) I.a \lemnria ,lei von Bernhardi dicn·a . in proposito: " Il est d'ailku r, tnrnn: un rnoycn pui ssant <le faci li tcr l'ofknsivc italicnnc et il for m e. :iux ycux du gou vcrnrn1c::1H dt: sa ~fajesté le Ro i <le Prusse, une dc~ p;1rtic, plus importante, du pian général Jc::s opérat ions dc la g uerre. C',·sr l't>\'pcJ ition dc C:ariha ldi cn D:1l111a1 ic et l'i nsurrectio n dc la I-Iongrie e t (1


57 1 lclarnente all e operaz io ni convergenti d egli eserciti regol:i ri, ~i \'Oln ., dunque ottenere una convergenza anche nell'azione d ei Volo111 :i ri. 1 < L'intendimento di Gariba ldi dice in proposito la R<.: b zion r ufficiale - non era già di tentare una pu ntata dalla Dalmazia, attra verso le provincie ~lave del mezzodì, verso l'Ungheria e porre piedt·

La parlc11z a dei Volontari pa I« gucna co111ro f'Austri(( nel 1866.

nell'Istria, alle spalle di P ola : ma sbarca re presso Trieste , occupare questa citt~1 e manovrare verso no rd , sul rovescio delle Alpi G iulie e Carniche. per impadronir~i dei paesi che dal Veneto conducono nelle valli della Sava e della Drava )• . tk:s scs dépcndam:cs, qui <:11 sera la suite. Cctll: in~urrcc.:tion, pr,.:paréc.: d c longu,· mai11, prnt fa cilcmcm prcnd re dc.:s proportions ména\:a1He$, et d'aillcurs dlc scr:i bìcntot renforcéc par lcs prisonnie rs c.:t Ics di:5<:rtt urs ho11g roi s d italic.:m. c1 uc la Prusse aura soin de fairc passer dans kur pays nata!. Elle prÌ\"cr:i <k prime abord l't\ utrichc dc prcsquc la moitié dcs ses rcssourccs c.:t. sans mcli r,· cn lignc dc compte b démorJli s.itio n qu 'dle ne manc1ucra pas d c j(·tcr d :111le rangs dc l'arméc.: ennemic. elle :lttircra le plus nl'cts.~:i iremc.:nt sur dk un<' partic dcs fn rcc.:s, tiuc I' A utrìchc.: <.:urnptt: employcr con tre Li P russ.: et 1'11 :ilit·.


57 2 Il generale La Marmora non c:ra di questo parere ed , a dire il vero, non ~enza r.:1g.ione, poichè egli riteneva che ,, nessuna impre~a tosse possibile al di là dell'Adriatico, Jìnchè la nostra flotta no n si fosse resa padro na di quel mare, con il distruggere o paralizz are la flotta nemi(a "· ed anche perchè, <( non credendo conveniente uno sbarco al di Eì dell'Adriatico, all'inizio della guerra ,l , pensava che i Volontari dovessero ve nire impiegati nel Tiro lo (1). Il progetto ado ttato fece impiegare i Garibaldini dapprima all'ala sini stra dell'esercito regolare, per eseguire diversioni e minacciare le comunicaz ioni di Verona col Tirolo, salvo ad .i mbarcarli in seg uito - quando l'esercito regolare fosse già raccolto nel V eneto e la flotta fosse padrona dell'Adriatico - per farli approdare su q ualche punto ddla costa austriaca . A propo rre a Garibaldi questo progetto - che appariva an che al Cialdini co me l' unico possibile, almeno all'ini7.io della campag na ,, Sous le rapport dcs opératiom mili,airc~, l' insurrcction aura trè:s p robablcmcm , pour premier eflct, d 'accékrer fa retraitc dc l'arrn~e autrichicnne d' l talìe. c·est probable m cnt <k p réfercnce <lans celte arméc quc l'A utridie voudra prendrc Ics croupcs, 11u'el!e sera for(éc d'op pos<:r à la H o ngric cn anm:s. Et, de p lus, C:iribald i, :n ·:m ç:11:: sur Fiume n , ur T rie~lL, l' in,ur.edÌù ll fa i~~Hlt d cs p rogr::s et m ontran l ses bandes armées jusqu 'aux lirnitcs d c la S tyrie, l'Autrichc se vcrra forcée d 'obéir à une nél:cssit:: impfricusc e t d'aln ndonncr u n th ~atrc dc guerre t wp éloig né, où son a r mée se trou vera it b icnt<>t isoléc et hors <l'état dc rn11.-ou ri r à hl <léfcnse du ccn trc dc !"Emp ire, minacé d e si prés et dc ta lll de cot:~s à b foi s. •< P lus tard, à l'ép<><1ue déci, i,·c de la campagn e, l' insurrcctio n, soutenu e p ar Garibald i, fac.i litera dc bcaurnup l'otfensi,·c dc l'armfr italicnne, ava ncf:c ju squ - t n Styric e t d a ns b d irix1i,;11 du D:inuhe .. . " Au x ycux ,lu C abinct militairc de Sa M a jcsté le Roi, mon 1m1 irre. ricn n ·est p lus u rgent q u c dc donncr :1 cette cxpédi,ion d es dimc nsions p roprcs à cn as~urcr le succés, et J ':icc~lérer son dépan. afin quc son influcncc se fosse se ntir, dés le com mcnc:crncnt dc la guerre, sur le rin:s d u Po et m cm c su r Ics ch:un ps de ba ta illc dt hl Ho hcme 1,. ( 1) Ndb su:i R el;i7Ìn ne dd 20 dicemb re 186!! i! La :\farmnra d i,t. non sn1 za amarczz;1, in proposito : " Gi:1mmai ho pen sato ad imp iega re i Vol onta ri fu or i dal Ti rnlo . . . Così, per altro. n on la pensa\'ano altri personaggi importan ti che. lu si nga ti dai variopinti progctri J c:gli cmigrmi ung heresi cd afla \cina li Jallc solite teoric d ei ri vnlu 2.ionari di convin zione o di profess ione, con venu ti a Fi ren ze d a tutte le pani. si lascia"ano dare aJ intendere che le p opolaz ioni dalma te, crn:itc cd ungh ('resi si s.1 rcbbcm sollc,·atc come u n sol uomo per fa r cau sa çnm u nc con l'Italia . .. " Q uan to fosse ro illusorie le speranze dei professori e dilettami d 'insurrez io ni , lo ha pro \'a tn il conteg no dell e p opola zioni u ngheresi, ,Toate e cblmate durante la g uer ra " ·


nei primi di giugno il La Marmora inviò a Caprera il colon11cll o d1 Stato Maggiore De Vecchi, al quale Garibaldi espose allora un ~un disegno, che - secondo la Relazione ufficiale - era quello gi:1 esposto. Il De Vecchi non negò che tale progetto avrebbe potuto effettuarsi dopo l'inizio delle operazioni, a situazione chiarita, e Garilddi

Me11otti Garibaldi.

accctt<'> di agire intanto per il Tirolo, assicurando che, in ogn1 caso. avrebbe obbedito al Comando dell'eserciw (1). La riunion e dei Volontari continuò quindi a farsi anche a Rari. Barletta e Trani, soltanto allo scopo di effettuare, occorrendo, qualche dimostrazione e di tenere incerto il nemico, sino all'ultimo momento, sulla loro destinazion e. Appena iniz iate le ostilità, Garibaldi otten ne, (1) Garibaldi sc r ìs~c. in propo.~ito. al Re: « Cert;imcntc ho anche io, come gli ;_1ltrì, il mio piano dì campag n:i . E spongo le mir idee, se sono cnnsu lt atn e, natura lmente, ho piacere di vede rle m esse in opera; ma non farì, m ai di lli colt:i ad eseguire i wmaudi del Capo supn:mo ddl' Armata ».


574 però, che anche i Volonla ri che si trov.ivano in Pliglia ve ni ssero trasportati sul teatro delle opera zioni (r). . li concerto del La Marmora circa l'impiego dei Volontari è ::icccnnato nella seguen te lettera Jcl Il) giugno, da Cremona, avente per oggetlù: ,, Missiom: :iffidata al Corpo dei Volontari n cd indiriz. z:1t:1 :i Garibaldi , a Sai,' ,:

N.icrù,ui Garibaldi.

" L" in tcn1,ione di S. M. è: che alla S. V. sia affidata, fin da ades\o. la dife~;1 dd lago di Carda e dei vari passi che dal Tirolo metlono ndle \'aliate k,mhardc. Al suo comando sono quindi sottoposte, sicm mc ne avr;'1 gi~ ricevuto avviso, sia la flottiglia. sia l'Artiglieria recentemente im\1r:i per l'arn1amtnto delle batterie locali. , Rotte k ostilit:1 e di mano in m a no che le forze sotto i suoi 1 m.lini si completeran no in numero cd in org.111izzazio nc, E lla agirà ccmtro gli Austriaci : o per il lago, o pn le mo ntagne, com e meglio crederli. Suo scop<J ~;1ri1 di prnetrare nella Valle ,ldl'J\digc e di stabilirvi~i in modo da .impedire ogni comunicazione tr:1 il Tirolo e L

( 1)

Si mn ,ult.ì in propo,ito E1>0 ARDO St:A1~,: ,, La g u erra del 1tì66 per

1·c11it:Ì d' lt:·ili a "·


l'Armata austriaca in Italia. Se le Popolazioni dd Tirolo italiano " mostrassero favorevoli alla nostra Causa, Ella è autorizzalo :1 trarnt· partito. (< In questo suo campo d'azione è necessario che Ella tenga presente la dichiarazione emanata dal Governo, che avrebbe risputato l.1

(,'ombu1time11to di Lodrone ( 10 lttglio 1866).

neutralità svizzera, a condizione, bene intern, che lo sia pure dal!' Armata nemica ,i. Come si vede, anche yuest'tmline, invero assai vago, non dava :1 Garibaldi quelle informazioni e quelle disposizioni che sarebbero state necessarie a coordinarne m eglio le operazioni con quelle dcll'e~crcito regolare, del tJU:tle i Volontari dovevano proteggere l'ala sinistra.

Durante la guerra Garibaldi ebbe di fronte il Corpo austriaco del Tirolo, al comando del maggior ge nerale Kun , costituito dalla brigata Kaim, da alcuni battaglioni di Fanteria e di Cacciatori tiro-


lc~i, da un drappello di Ulani, da alcune batterie da campo c.: da montagna e da alcune compagnie di tiratori provi nciali. _ In complesso il Corpo austriaco del Tirolo aveva la forza d1 13.200 Fanti, 1 40 Cavalieri e 32 ca nnoni.

l .11

l'Cia

del Forte Amrota.

Alla hnt: di giugno i Cacciatori delle Alpi erano schi erati sul C hi ese e sulle a lture di Lonato; mentre le truppe aust.ri:iche erano di\·isc nel seguente rnodo. Il generale Kun aveva costituito 4 mezze brigate di circa 1500 uomi ni ciascuna, alle q uali aveva affidato rispettivamente la difesa del Wintsd1gau, di fronte ;ilio Stelvio, appoggiata al f<Jrte cl i Gorn agoi; ddla val di Sole contro il passo del Tonale;


577 della val Giudicarie e della val di Ledro; mentre la brigata Kaim " trovava come riserva, in posizione centrale, ai Bagni di Cumana. Alla mattina del 2~ giugno gli Austr.iaci avevano occupato i p:1~,i dello Stelvio e del Tonale, minacciando la Valtellina e la val Camonica, dove Garibaldi mandò il II battaglione Bersaglieri ed il 4" regg imento dei suoi Volontari; mentre il colonnello Guicciardi provvedeva alla difesa della val Camonica. Dopo Custoza, mentre l'Armata italiana del Mincio si nt1ra\'a dietro l'Oglio, Garibaldi ripiegò su Salò, da dove, anche per rial zare il morale degli Italiani , iniziò le sue operazioni verso il Trentino. Egli ordinò quindi, in data del 1° luglio, al colonnello Corte di avviarsi da Salò per Vestone a Rocca d'Anfo con il 1" ed il :f reggimento Cacciatori delle Alpi, il I battaglio ne Bersaglieri e la batteria da montagna. Il colonnello Corte era incaricato di costituire con le truppe sopra ricordate l'avanguardia del grosso dei Volontari. Intanto il generale Kun faceva avan7,are le sue truppe, inviando b mezza brigata Mctz in Valtellina, le mezze brigate Montluisant e La Tour ad est e ad ovest del lago d'Idro. La mezza brigata Albertini si trovava a Ponte di Legno, in attesa della brigata Kaim, con la gualc il Kun voleva avanzare in val Camonica. Il 2 luglio le truppe austriache, per ordine dell' arciduca Alberto, dovettero ripiegare sulle posizioni di prima cd, a coprire il ripiegamento delle mezze brigate Montluìsant e La Tour, cr ano state poste 6 compagnie di Cacciatori tirolesi, contro le quali andò ad urt are la avanguardia dei Garibaldini comandata dal Corte.

I combattimenti di Monte Suello e di Vezza. Si ebbe così il combattimento di Monte Suello (3 luglio), nei quale i Volontari del Corte assa lt,1rono ripetutamente gli Austriaci ; ma furono sempre respinti dal fuoco micidiale dei Cacciatori. Sopraggiunto Garibaldi, l'assalto venne rinnovato; ma i Volontari ebbero gravissime perdite e lo stesso Garibaldi venne feri to lievemente alla coscia. Non pochi ufficiali dei Garibaldini furono posti fuo ri combattimento. Il Generale scrisse nelle sue " Memorie )' che, <, al calar della sera, i due çampi rimasero di fronte, finchè gli Austriaci, minacciati di aggiramento da altre colonne garibaldine, abbandonarono senza combattimento la posizione difesa con tanto valore " ·

18.


Il 4 luglio ebbe luogo il combattimento di Vezza. La m ezza brigata Albcrti ni , prima di ritirarsi da Ponte di Legno. rolk tentare di ricacciare i Garihaldini che era no ~tati segnalati a Vczza d'Og lio. in va l Camonica. A Veua si trovava, infatti , un b:1ttag lione del .f reggimento dei Cacciatori delle Alpi, insieme a l!Ualc hc n:p::irto della Guardia nazionale m obile di C lusone ed a due pezzi d "Artiglic:ria. con l'incarico di coprire Edolo alla Stretta d' Incudin e.:. S11 questa p<)sizionc il com andante il f reggimento dei Volont:1ri. inc:1ricato della difesa della val Camonica, mandò in ri nforzo a nc he il lla11aglione Bersaglieri. Il 4 lug lio gli Austriaci occuparono Vezza, dove vennero fermati d:1g li as~alti dei Bersaglieri; ma da dove non riuscì possibile scacciarli. h s1. però, non inseguirono i Garibaldini e l:t loro vittoria r imase -acrile di risultati .

comhattimenti di Bormio. (;li Amtriaci s'erano ritirati anclll· in Valtellina, sopr:1 Bormio, :d !r !n:-o fo rti posizioni di t;ig ni \' cechi L ,li Spvndalung,ì. 11 colonnello Guicciardi , che disponeva di circa 1000 uom ini e di cannoni da montagna, volle scacciare gli A ustriaci dai Bagni Vec1 chi per occupare l)Utlla posizione , che gli avrebbe permesso di diienderc più sicmamentc l'alta Valtellina . Il giorno II lug lio il Guicciard1 attaccù frontalm ente le posizioni d ei Bagni Vecchi; m entre due n·parti di Volontari dovevano cadere sul banco ed a tergo degli Austriaci ; ma l] UCsti , benchè m inacciati da ogni parte, fatta intervenin: b lo ro ri serva accorsa da Spondalunga, poterono rimanere suJlc posiz io ni. d opo aver perduto non pochi prigionieri. Intanto il grosso dei Cacciatori delle Al pi aveva ripreso la marcia in Yal Giudicarie e, verso la metà di luglio. il Quartier Generale di G,il il ,,ddi e ra stalo trasferi to a Storo, t~:a la va) d i C hiese e la val <l'Ampola. Ve nne occupato anche Cond ino, dove vennero riu niti i n:ggi111cnti 6 ', S", 7°, 9" e 5' ; mentre il 1" reggimento veniva inviato da lb golino :id ovest di Condino per g uardare i passi verso la val Carn on iu . li 2 ° reggimento venne mandato da G :irig-nano in val d'AmJX,la contro il f<;rtc d i Li genti, per attaccarlo da s·ud e da est: mentre il f' reggimento aHebbe do vu to attaccare lo stes~u forte d a ovest. li ro·; r eggi mento doveva g uardare la sponda de l lago di Garda ed il pas~o d i monte Nota, verso la val di Ledro .


Il 3° reggimento, rimasto prnna m riserva, venne d1i:11n:1to :1 Ponte di Storo. Il 15 luglio venne inviato il 6'' reggimento come avanguardia ~11 Cimego; mentre il generale Kun si proponeva di avanzare il giorno 16. per liberare dall'investimento il forte cli Ligenti e per rioccupare Condino e Storo.

Prigionieri ude;chi dopo JJezuxrn .

Cimego e Condino. In ottemperanza agli ordini ricevuti dal Kun, la mattina del 16 luglio la m ezza brigata Montluisant avanzò su Cimego, seguita dalla brigata Kaim; mentre la mezz.i lirig,1ta La Tour, ora comandata dal Griinne, avanzava, per i monti, su Condine. . In Cimego si trovava il 6° reggimento dei Volontari con una batteria da campagna . Il primo scontro av venne al ponte sul Chiese, dove i Garibaldini fermarono gli Austriaci, che si spieg:1rono sulle alture ddla spo nda sinistra del fiume , dove vennero attaccati da un battaglione di Vo lontari, che aveva passato a guado il Chiese per ricacciarli indietro. Sopraggiunte altre colonne laterali degli Austriaci, i Garibaldini furono costretti a ripiegare su Condino.


Garibaldi , che per la ferita r iPortata a Monte Sut:llo doveva rirnannc in carrozza c non aveva potuto impiegare personalmente la sua avanguardia, riu~d a fe rmare il ripiegamento dei Volontari, cd il 9" rcggimcnto potè occupare Condino, fiancheggiato a sinistra

............,_...

_·--·~~~·e ..... o,.

;;,

.

~"~on•&.., .~ - -

·. ; -

Telegrammr1

CO/I

1A, ,.......J<,/~'Z· ._· - - - -

r,, Obbedi..rn ,.

di Garib,,tdi,

da reparti della brigata Corte; mentre Menotti Garibaldi, passato il

Chiese con parte del suo reggimento, impegnava il combattimento con la mezza brigata G riinnc. Gli Austriaci continuarono il fuoco per qualche tempo; ma poi, per ordi ne del Kun, preoccupato della notizia dell'avanzata degli Italiani nel Veneto, si ritirarono.


Il 7" reggimento dei Volontari occupò anche la Rocca Pagan:1, n l il forte Ligcnti, ormai circondato, dovette arrendersi (r9 lugl io), dopo che il giorno prima il 2° reggimento dei Cacciatori delle Alpi :m :v:1 ricacciato la mezza brigata Kun da Pieve di Ledro ed aveva potuto occupare il passo di monte Nota. Caduto il forte Ligenti, Garibaldi mandò il 20 luglio il generale H:mgh, col 5'' reggimento cd una batteria, all'ingresso della val le Consci; mentre il 2 ° reggimento, sceso anch'esso in val di Ledro, doveva collegarsi col 5". Presidiati il passo di monte Nota e Tirano, il Nicotera, coi reggimenti 6° ed 8'', occupava Condino; il Corte , col 1° reggimento e col I battaglione Bersaglieri, era sui monti ad ovest di Condino. 11 colonnello Cadolini, col 4° reggimento ed il II battaglione Bersaglieri. doveva sbucare dal.la val Camon ica. I reggimenti 3° e 7" erano in riserva, fra Tirano e Storo. Per conseguenza i Volontari di Garibaldi erano schierati ~1 cordone, dalla sp-onda del Garda alla val Camonica, ed il Generale ~i preparava ad avanzare, preferendo la linea Riva - Arco a quella delle Giudicarie, suggeritagli dal L a M~irmora. Il Kun intanto, minacciato dai Ganbaldini e dalla Divisione Mc:dici, che avanzava dal bassopiano, decise di ricacciare i Volontari su l Caffaro, per quindi recarsi a Trento e mettersi in grado di resistere anche all'attacco del Medici. Con tale proposito egli in vi<'> il colonnello Montluisant con la mezza hrigata Griinne, rinforzat:1 con parte della brigata Kaim, in val Consei -per ricacciare i Garibaldini su Storo; mentre il generale Kaim, con le altre truppe, avrebbe tenuto a bada i Garibaldini a Condino, impedendo loro ogni ulteriore azione offensiva.

Bezzecca. Il 19 il forte d' Ampola ve nne costretto alla resa e Garibaldi ordinò ai suoi Volontari di spingersi verso Bezzecca. Quando il Montluisant, avanzando con una colonna lungo la valle e con due altre più piccole sulle alture, raggiunse Locca, din an zi a Rezzecca, i Garibaldini opposero una vivace resistenza, per poi ripiegare su Bezzecca. Qui giungevano in loro rinforzo il 9° reggi mento Volontari ed un battaglione del 6°. con Garibaldi , il cui inte rvento bastò a ristabilire la situazione cd a fermare il ripiegamento


dei Garibaldini , che avevano già abbandonato Bezzecca cd ora, guidati dallo stesso Garibaldi, si preparavano a rioccuparla. Una colo nna, çostituita dai Volontari più valorosi, guidati dal maggiore Can z io, cb Menotti Garibaldi e dal giovanissimo Ricciotti, attaçcÒ Tlczzcçc1 ed, assalendo gli Austriaci alla b:1ionetta, rioccupò abitato. Mentre il Montluisant era rnstretto a ripiegare da Bezzecca e da Locra, si colllh:tllcva an che a Condino, da parte delle artiglierie rnn rrappostc e cli una compagnia di Volontari, che respingeva un reparto di Ca\'allcria austriaca. Nella no tte sul 22 .il Kun, sempre più minacciato dal Medici in val Suga na. d ovette inviare rinforzi nella valle suddetta e divi se k ~uc rruppr, des1in;:i ndolc alla difesa di Trento. a presidiare Bolzano

r

cd i forii. C :1rih:1ldi si disponeva ad attaccare Lardaro cd a marciare su R.i , a, da d O\·e avrebbe potuto più facilmente collegarsi col Medici. Il .!5 lug lio un 'avanguardia della brigata Haugh, passato il mon-

te Pid,c.:a, ~i avvicinava a Riva; m cntre un altro reparto, pcl passo del T on:1k. gi nn geva rnll:t strada che, per la spond a del lago. conduce I•

1.IIH Il

c..:,,.~, ,

t.l

n· J,.t va_

Le rruppe garib:1ldine, orinai vicine alla mèla, spera.vano di raggi nngcrl· Trento, lJLUndo il 25 luglio g iunse a Garibaldi l'ordine di c,au1an.: il Trentino , essendo stato tìrmato l'armìstiz 10. ll Generale, con rassegnata <liscipl.ina, rispose, come è noto. con la semplice parola: ,. O bbedisco " , e l'ìmpn.:sa dei nostri Volontari venne, ptirtrop-

po, interrotta. Lc condi z ioni dell'anni~ti zio imponevano che le truppe italia ne r ipiegassero a.I di guà dell' antico confine cd il La Marmora, il 9 agosto, teleg rafava a Garibaldi: ,, Considerazioni politiche esigono imperiosamente la co nclusione dell'armi~tizio, per i l quale si ri chiede c he tutte lt: nostre forze si ritirino dal Tirolo, d'o rdine del Re. E lla dì sporr;1. quindi, in mo do che, p er le ore 4 ~1ntimeridiane di posdomani, Il agosto, le truppe da le{ di pendenti abbiano lasciato le frontiere del Tirolo. Il ge nerale Medici h a dalla parte sua comi nci:1to i m ov11nent1 ,,.

La d isciplinata obbedienza di Garibaldi fu, secondo il Guerzoni, assai difficile, poichè il Genera.le non poteva non rimpiangere gli eroici Volontari cadu ti purtroppo inutilmente: ma egli aveva a5solto nobilmente il suo compito, co stringendo il Kun ad impeg nare le sue truppe contro i Volontari e svo lgendo le sue operazio ni che, mentre


servivano efficacemente ad assicurare l'ala sinistra dell 'esercito italiano, vennero giudicate, nel loro complesso, come un esempio di guerra da montagna. Dopo l'armistizio il Generale ritornò nella sua Caprera. Ma soltanto per pochi mesi, poichè l'animo suo, una volta ottenuta la liberazione del Veneto, si era nuovamente rivolto alla necessità di tentare nuovamente quella di Roma.


XXI.

I VOLONTARI NEL 1867

Ahhi:11110 g1:'1 riconl.110 k g<.'~la dei nos1ri Volontari , g uidati da Uarib:1ldi. dur:1n1e l:i guerra del 1X(l,; guerra c he, bruscamente in;errotta d:111'.1 rm1st'l zio conc luv,1 tra b Prus~ia t: )' Amtri.i, quando era•;amo gi:1 giunti prcsw Trento , pur riuncnd,, il Veneto alntalia, non pcrmi\t: di portare i nosl'ri rnnfini :il Brrnncro ed a Trieste, rendendo così neù:~~ario, fio anni dopo, il nmtro 111tcrn:nto ndla prima guerra rnondiale, per completare l'unità della Patria. Nel , 866 le nostre aspirazioni nazionali nc,n :l\·evano potuto avrre una cornplct;i effettuazione pe r Li cieca osti na zione dell'Austria e i:cr !e m:·n c politi che dclh Prussi., . _. 1.k IL. Fr.1111.;Ì.1 ; ma cu111u1t<.1ut: Venezia era finalmente tornata alrltalia. Liquidata, sia pure incom pletamente, l.1 questione del Veneto, Garibaldi volle.: riprendere l'imprc~a troncata nel 18h2 ad Aspromonte e marciare coi suoi Volontari :dia liberaz ione di Roma. All'uopo egli si diede a raccogliere ì suoi seguaci e recatrn:i nella prima,-cra nel Veneto, in ogni ci1t:'1 di transito o di sosta perorò la Causa di Roma. Nell'agosto Garibaldi pass<', in Tosca na cd a Siena, a lJoggibonsi, a C hiusi e qu indi ad Orvieto, a Cetona ed a Sartiano --· dove ritrovò una vecchia bandiera, che g ià aveva sventolato a Roma nel 1849 - e, <lonml)UC, proclamò la necessità di compiere l'unità nazionale, dando all'Italia la sua Capitale piì1 degna. · RccJ! u~i Hcl ~c:llnnbre a Ginevra per partecipare al Congres~o internazionale della pace, il Generale tornò hrn presto in Italia ed il 17 setlt:mhre si trovava a Firenze, deciso a rompere ogn i indugio. Pre~iedeva allora il Consiglio dei Mini stri il Rattazzi, il qua le non era intervenuto fin dal primo giorno a troncare il nuovo tentativo dei Volontari, forse per far cosa gradita al Re, sempre pronto ad ogni audacia g uerriera, o forse per la speranza che Napoleone I [l non si sa rebbe mosso e che egli, il Rattanì, avrebbe potuto dominare in ocrn, caso ~·~li avvenime,nti. . z:,


Ma, quando la nuova impresa sembrava ormai imminente, il C c: verno fu costretto ad intervenire. Il Generale - racconta il Barengo nell'opera già citata - aveva potuto riprendere la sua propaganda e completare quei preparativi , che ormai lasciavano chiaramente intuire come egli stesse per mettere in esecuzione il suo piano. I giornali riporta vano e diffondevano le parole di Garibaldi, che non si stancava di ripetere come fosse ormai

Salotto dt'/la casa (;andini Hug11<1 dove vcnnu o fi,-mari i preliminari di Villaf ranc,1 .

giunto il momento di m arciare su Roma, e come egli, i suoi figli ed i suoi seguaci fossero pronti ad aiutare i fratelli romani. Sotto l'inca.1zare degli avvenimenti e le continue proteste del rappresentante della Francia, che lamentava la longanimità governati va, in troppo aperto contrasto con lo spirito della « Convenzione di settem bre ,,, il Rattazzi fu costretto ad agire . Il 21 settembre su lla " Gazzetta Ufficiale " comparve, infatti, un pròclama del Governo agl'Italiani per ammonirli che sarebbe stato impedito, con ogni mezzo, qualsiasi movimento ver so la frontiera pontificia e quel giorno stesso furono convocati ~, Firenze i Prefetti de.Ile provincie limitrofe agli Stati del Papa, per ricevere dalla viva voce del Ministro l'o rdine di agire, al presentarsi dell a ncccssit~,, con decisione e fermezza.


L'arresto

<li Garibaldi a Sinalunga.

[I 22 settembre Garibaldi Lisciò Firenze per Arezzo, dove venne accolto trionfalmente al grido di ,, Viva Ro~a ! ,, e quindi a Sinalunga, da dove, in poche ore. avrebbe potuto raggiungere lo Stato Pontificio; ma dove, per ordine del Governo, venne tratto in arresto e condotto nella cittadella di Alessandria. Garibaldi fu :1rn.:stat o dal trncntc dei Carabinieri Pizzuti, al tiualc non oppose alcuna n.:si~tcnz:1 e chiese soltanto che potessero seguirlo il maggiore dei Garibaldini 13a~\o e l'ingegnere Bartolini. L'arresto del Generale suscitò il vivo risentimento degli Italiani cd a Firenze si tentò perfino di dare l'assalto al palazzo Guadagni , abitato :1liora dal Kattazzi. Rappresaglie vennero minacciate anche co ntro il 1·enentc Pizzuti , il qu:ile venne tr:isfrrito da Orvieto. Queste dimostrazioni indussero il Governo ad acconsentire, pochi giorni dopo, che Garibaldi tornasse a Caprera. L 'isola Yenne sorvegliata da al cune navi da guerra; ma la sorvcglianz;i venne facilmente elusa da G:1ribaldi, impazientemente attcm da circa 7000 Volontari , che si anda\'ano raccogliendo nella zona di P asso Corese. Sottr:ittosi al hlncco delle navi e sbar.::at., prim., i11 SarJcgua ç poi a Li\'orno, il Generale giunse a Firenze il 20 ottobre 1867 e, dopa avere arringato la folla da un balcone di piazza S;111ta Maria Novella. ripartì per Perugia, Foligno e T é:r ni, d cC Ì\o a ritcntare l'impresa. bru~camente interrotta il mese prima a Sin:ilung.a.

Villa Glori. intanto, il 22 ottobre, 75 Volontari, con Giovanni ed Enrico Cairoti, avevano cercato di penetrare nell'Urbe per promuovervi la già !)reparata insurrezione ; ma la Pnlizi:1 pontificia. ~coperta la cospirazionc, aveva arrc:>Lalu i C 1pi e fatto failirc la rivolta. I Cairoli ed i loro ~eguaci , gi.'1 vicini a Roma , si erano accampati sull'altura di V illa Glori , in attesa dell'insurrezione; ma venne~o sorpresi da due compagnie di Ponti fìcì. La mischia fu breve e violenta. Con trattaccati con impeto, i Pontifid dovettero ripiegare; ma i Volontari vennero c.kcimati ed i pochi superstiti ripiegarono su Passo Corcse. Lo Zanoli, nell'opera già più volte citata, riporta , sul combattimento di Vi ll a Glori, i seguenti particolari :


e, 1 fratelli Enrico e Giovanni Cairoli avevano avuto dal CucdH il compito di spingersi da Terni in città, con un pugno di audaci. ·· di occupare il palazzo della Pilotta. •< Fra coloro che avevano propugnato con maggior ardore h ri voluzione primi s'erano segnalati questi due fratelli, così lontani un o dall 'altro per aspetto e per carattere; ma così uniti nell"amorc dell a Patria. Enrico, vera tempra di soldato, provato nelle guerre dd 1859, 186o, 1862 e 1866; Giovanni, anima mite di poeta e di sognatore, clv.: una volontà generosa ed il culto dell'Italia validamente sorreggeva!i(I. L'uno laureato in medicina, l'altro in matematica, si trovavano in giro d 'istruzione per l'Europa, quando, al grido di guerra di Garibaldi, abbandonarono Parigi e accorsero a Roma. Espulsi immediatamente dalla città, si stabilirono a T erni, dove ven nero a conoscenza che una barca, carica d'armi e di munizioni per gli insorti, cra stata in quei giorni scoperta e catturata sul Tevere dalla Gendarmeria romana. Dietro suggerimento del Cucchi, deci sero allora di riparare al gravissimo danno con l'invio di nuovi fucili e di nuovi proiettili al Comitato rivoluzionario. Presi accordi con l'infaticabile generale F abri zi, scelsero con cura quelli che avrebbero dovuto essere i loro com pagni nell'impresa, li riunirono attorno a Capi fitlatis~imi e, proprio il giorno in cui Garibaldi giungeva a Firenze, essi partirono da T erni col carico delle armi. Giunti a Cantalupa, ebbero la g ioia d'incontrarvi il Cucchi , che li assicurò che il 2 2 ottobre l'insurrezione sa rebbe ~coppiata . Enrico Cairoli, nominato comandante della spedizione, divise la sua piccola schiera in tre gruppi di venticinque uomini ciascuno, dispose l'avanguardia ed i fiancheggiatori con vigile prudenza, ordini', che i comandi dei Capi venissero dati con semplici segni convenzionali e si pose in marcia per le strade interrotte, sollo una pioggia torrenziale. Nel suo ordine del g iorno egli aveva scritto : ,, Siamo vicini al momento in cui dobbiamo provare <li saper fare. Per riuscirvi, è necessario organizzarci, metterci cioè nella condi zione in cui sia possibile la maggior concen trazione qelle nostre forze, conciliahik con la massima di visione di esse; ciò pel terreno che dovremo oltrepa ssare l> . << La colonna pernottò a Ponte Sfrondato cd il. m attino seguente.: giunse la noti zia che l'insurrezione cli Roma era stata rim andata di un giorno. "Tanto meglio - commentò E nrico - così ci sad magg ior prohabilità cii arrivare a tempo col nostro aiu to".


588 " Le harche e duecento (ucili per i Romani furono preparati sulle rive Jd T evere cd il giorno n, verso le 3 pomeridiane, la piccola coorte di eroi di scese lungo la corrente verso Roma. Enrico Cairoli aveva imposto il più rigoroso silenz io ed ognuno si raccolse in sè, assorto nel tumulto degli affetti e dei rico rdi e confortato dalla speranza di giungere, la sera w .:ss;1, all a gran madre Roma .

l.11 11oti.~i,; di T/i(lafm nrn.

,, Il Volonta rio Stragliati aveva preceduto di qualche o ra la spedizio ne, con l' incarico di catturare il piccolo posto pontificio che Cairoli sa pe rn presso la confluenza dcll ' Anicnc nel Tevere . .. Il silenzio alto, nel ~olcnnc crepmcolo romano, fu interrotto dall'esclamazione dello stesso comandant;:: " Segnale bianco ! Stragliati è riuscito! " . La b:1rca di Stragliati, infatti, appam .: agli occhi <!ci ~ cgionari. In essa stavano ritti, immobili : guattro prigionieri pon11fic1. ,, Enrico Cairoli ordinò lo sbarco delle armi e di medi degli uomini e mandi', a Roma un commilitone ad assumere noti zie sull 'i n~urrezione. La Legione passò la notte vegliando sulla riva paludosa. Nell'alha, g rigia e fredda, le nebbie fuma vano tutt' intorno sui colli ,


come un triste velario. Quando il sole sfolgorò sul Campidoglio, i'.11rico Cairoli, chiamato a sè il fratello, ascese con lui il monte v:cino, ultimo contrafforte della catena dei Parioli. Entrarono in una vi ll :1 signorile, circondata da folta vegetazione, che seppero poi chiamar~i Villa Glori dal nome del proprietario. Un po' discosta dalla vill :1 sorgeva una vasta fattoria . .I due fratelli tennero consiglio di guerra. << Stabilito il loro piano di difesa e d'offesa, a seconda del modo cqme gli avvenimenti si sarebbero svolti, ritornarono al piccolo accampamento, dove verso mezzogiorno giungeva un ragazzetto di dieci anni, vivace e intelligente, latore di un biglietto del Comitato rivoluzionario. Il messaggio annunciava che la sera prima l'insum.:zione era scoppiata; ma che, per la mancanza d' armi, era stata rapidamente spenta nel sangue ll. Enrico Cairoti rispose con la singolare lettera che segue : <' Stanotte saremmo entrati, se il moto fallito e la mancanza di una guida non ce lo avessero impedito. Abbiamo preso una posizione per sè forte, ma, con forze esili come le nostre, non possiamo, in caso di attacco, rispondere che con una risoluta, ma breve difesa. Dateci ordini netti, precisi, determinati; se ci comandate un colpo ardito per la notte e se ci mandate una g uida, lo tenteremo ad ogni costo. Fermandoci, domani non possiamo rispondere di n oi, perchè siamo in pochi e miracoli non se ne fanno. Il messo è sicuro )• .

All'alba del 23 ottobre un Volontario dì sentinella addìt<> ai Cairoli una figura immobile sul loggiato di una casa, ad un chilometro di distanza; ma non si riuscì a distinguere se fosse un uomo in vedetta od una statua. c( Alle tre del pomeriggio veniva dato l'allarme; una pattuglia si avvicinava. Enrico Cairolj, disceso dall'osservatorio fra i suoi, di sse loro pacatamente: " Fra un paio d'ore saranno qui''. c, Alle ore 16 la sentinella avanzata avvistò l'avanguardia nemica e subito dopo i Pontifid a pparvero, forzarono il cancello, entrarono nella cascina e fecero fuoco contro i legionari. Cairoli ordinò ai suoi di non rispendere se non quando i nemici fossero a cento metri e fece ritirare i suoi dalla fattoria, per distenderli in ordine sparso sulla cima del monte, attorno a Villa G lori. Gli assalitori avanzarono a ncora cd una nuova tempesta di proiettili mortali raggiunse i leg ionari che, dopo aver tentato, con le vecchie, arrnginite carabine d i cc


rispondere al fuoco, si strinsero attorno al Capo, pronti a tutto osare. Enrico Cairoli. si pose allora alla loro testa, levò in alto il suo vecchio fucile e si scag li<\ attraverso i vigneti, i campi, o ltre le siepi, incontro a, mercenari . .. Al suo g rido Avanti, av1111ti alla baionetta!, i compagni lo seguirono. primo fra tutti il suo giovane rratello, che corse, con un dolo roso pn:~agio, a raggiungerlo. Come se lo spingesse il destino, com e se lt: for ze umane non avessero più potere su di lui , Enrico Cairoli procedeva e la sua voce lanciava l'ultimo grido di guerra: Viva

l.:oma! lliva (;aribaldi!. ,, L:1 linea dei Pontifìcì fu raggiunta; una lotta accanit;l si svolse a colpi di pistola, di baionetta, di fucile, e si protrasse a lungo, benchè i Voln111 :1ri combatte~sero nella proporzione di. uno contro di cci. Cadd ero Mantm·ani e Bassini, come qualche istante prima erano caduti Mnrru n.i e Castagnini. Enrico C~iroli , colpito d·a due proiettili, fu rov<.:~l'.Ì.110 moribondo al suolo e: verso di lui accorse il frate1lo Gio\·;1n11i . il tjt1:llc, poicl1è i Pontifid cercavano di finire il ferito con le haio ncttc. s'avventò contro di loro. La sua vecchia pistola però non ~'li rim.-ì di alcuna utilità ed una pallottola nemica lo raggiunse. Egli clilh.· an.:., r.1 Li forz a di tras..:i narsi a.::-:.rntù .11 fratcllo e:: Ji fargli ~..::udo (ol proprio corpo. fino a quando, esausto e di ssanguato, s'abbandonò ;accanto :1 lui ,, _

11 .·., ntlobre Garibaldi apprese (on dolorosa commozione la noti z i:1 ddla t ragedia di Villa Glori. Nel suo sguardo balenò per un attimo un lampo di corruccio e, rivolto ai messaggeri ch'erano compagni dei ca<lllli. ed avevano partecipato allo scontro, chiese loro con ·-occ se\'cra: - ({ E voi, çome siete sopravvissuti? ,._ ·--- Poi soggiunse ~omrrn:ssamt nte: ,, Li vendicheremo e presto! " · li 2 novembre il Generale emanò da Monterotondo il seguente proclama: ,. Volo ntari Ita liani! ,, L 1 Gn:cia ebbe i suoi Leonida, Roma i :-.uoi f abii e l'Italia ha i suoi Cairoli, con Li differenza che, con Leonida e con Fabio, gli eroi erano trecento, con Enrico Cairoli era no settanta, decisi a vincere cd a m o rire per la lihertà della Patria. « Nc!Ìa notte del 22 dello scorso mese, settanta prodi, comandati da Enrico e Giovanni Cairoli, ardirono pd Tevere gettarsi fin sotto k mura di Roma, col magnanimo pensiero di portar soccorso d'armi e di braccia al popolo romano combattente. A Ponte Molle seppero che la pugna era cessata in Roma. Non resta\'a loro che ritirarsi o mo-


rire. Quei generosi preferirono la morte, si asserragliarono in Villa Glori e quivi, facendo miracoli di valore, coprirono un 'altra volt:1 il nome italiano di gloria imperitura. « Volontari, ogni volta che vi troverete di fronte ai mercenari, ricordatevi gli eroi di Villa Glori » . Nella città si ebbe qualche sintomo di rivolta. I patrioti Monti e Tognetti preparavano un attentato alla caserma Serristori, dove erano alloggiate le truppe francesi della Legione di Antibo; ma, scoperti , furono arrestati e consegnati al carnefice. IJ 25 ottobre, nel lanificio Aiani in Trastevere, alcuni cospiratori. sorpresi dalla polizia, resistettero coraggiosamente, an.i mati dall'esempio di Giuditta Tavani Arqua ti ; ma, sopraffatti dalle soverchianti forze nemiche, vennero uccisi. Garibaldi passò il confine, attaccò e prese Monterotondo, difeso dai legionari francesi; mentre altre colonne di Garibaldini occupavano Viterbo, Frosinone e Velletri. 11 giorno 29 il Generale aveva già raggiunto Castel Giubileo; ma, mancato il concorso dell'insurrezione nella città e saputo che il 30 ottobre un Corpo francese era sbarcato a Civitavecchia, ripiegò su Monterotondo e poi marciò su Tivoli.

Lo Zanoli, nell'opera già più volte citata, ricorda così gli ulteriori avvenimenti. Quando Garibaldi giunse a Terni , dove lo raggiunsero il figlio Menotti ed il Mosto, apprese che Roma era insorta, che le porte erano barricate e che si combatteva nelle strade. Egli diede allora ordine di proseguire per Passo Corese, dove sostò in una piccola osteria. A mezzanotte, (] Uando già il Generale dormiva, arrivò un dispaccio del Crispi: '( Passate subito la frontiera; ordine per l'arresto di Garibaldi già spiccato n . li Generale fu immediatamente svegli:ito e passò il resto della notte in carrozza, ridendo all'idea di essere costretto a fuggire dal suolo italia11ù, per rifugiarsi in mezzo ai nemici, nel territorio 1xmtificio. In un piccolo bosco presso Viterbo, che si chiamava <• La bandita >) , stavano celati da parecchi giorni circa 1yi Garibaldini, raccoltisi in quella località alla notizia che Rom~ era insorta. Di tutta la schiera, guidata dal trentino Fontana, solo 50 Volontari erano armati di fucili. Il 30 settembre la piccola Legione varcava di propria ini ziativa il confine e punta va verrn Acquapendente, vecchia, minuscol:i


59 2 citt;Ì, circondata d:.i ant iche mura e posta sopra una collina ubertosa, ai piedi ddb quale scrosciava il torrente che segna va il limite estremo dello Stato PontifÌcio. I Gendarmi , cl1t: presidia vano i\cl1rn1pcndente, avvertiti dell'imminente arrin) dell a colonna garibaldina, fecero chi udere tutte le case

Ganbaldi vì.,ì:.1 . /!1:s.c,111,/ro :\ Jan ::conì ( 1862 j.

e si barricarono ndb caserma, che i Volontari circondarono subito, appena g1 un11. Lo scopo dell.t spedizione era tJUello di procaccia rsi delle armi e, ;1J evitare un inutile spargimento di sang ue, il tenente Fo ntana, ac( ùmp.1g n~1 tu da un Canu11 ico dd luogo, che s\:ra offeno d'interporre i suoi buoni uffici, si avanzò ad in!i rnarc la resa agli assediati; ma il loro com:.rnd:rnte, a cui era noto come fosse in marcia una colonna di Zuavi per portargli aiuto, ritìutò di capitolare. Fontana allora, ricevuta la conferma che un battaglione di Zuavi si avvicinava rapidamente, per non trovarsi davanti a forze molto superiori, ordinò ai suoi la ritirata. Tutti ~li obbedirono, meno Pietro Leali, g iovanetto diciassettenne, lìglio di un colonnello esiliato. e gualche altro, che decisero di rimanere lino all a notte per incendiare la caserma. Leali


ed un compagno, quando le tenebre avvolsero la citt\ sc d:irunu u11.1 casa cd arditamente si portarono sul tetto della caserma. Lcvatc le.: l<'· gole, introdussero nella soffitta stoppa, resina ed altro mate riale.: infiammabile, a cui diedero fuoco. L'operazione venne ripetuta alb porta della caserma ed in un baleno le fiamme divamparono altissime. I Gendarmi, sorpresi ed atterriti, si affrettarono a fare cenni disperati di resa, con una bandiera bianca ed ottennero di essere liberati, dopo la consegna delle armi, prezioso bottino per i Garibaldini, e dopo aver firmato una dichiarazione in cui davano la parola di onore di non combattere più contro gli insorti. Riteniamo inutile dire che i Gendarmi non mantennero la promessa e che, qualche giorno più tardi, presero parte allo scontro di San Lorenzo. I Capi del movimento nazionaJe giudicarono con severe parole l'impresa di Acquapendente, pcrchè la precipitazione dei Volontari della << Bandita >), mettendo in allarme i nemici, avrebbe potuto compromettere l'esito dell'insurrezione che si stava alacremente prepa1 ando. Il piano di guerra di Garibaldi era, come sempre, mirabile e semplice: Menotti si sarebbe avanzato per la Sabina verso Monterotondo, .:on la colonna del centro; Nicotcra dalla sinistra doveva marciare su Velletri; ad Acerbi, sulla destra, era stato proposto come obbiettivo Viterbo. Se le truppe pontificie si fossero mosse da Roma incontro ai Garibaldini, la città sarebbe rimasta senza presidio ed avrebbe p0tuto prendere le armi; se invece si fossero schierati dietro le mura ad attendere l'attacco, i Romani, al giungere dei Garibaldini, si sarebbero ugualmente posti in rivolta. Il Generale proseguì per Monte Maggiore, inquieto ed ansioso cli conoscere le posizioni prese dai suoi, che fin dal settembre scorazzavano .in Bande male armate, lacere, affamate, nella campagna di Velletri. Per mettere in esecuzione i suoi piani, Garibaldi doveva raccogliere i Volontari, dar loro dei Capi, armarli, farne insomma le Legioni impetuose ed entusiaste delle sue innumerevoii imprese passate.

Mcnotti Garibaldi si trovava nello Stato pontificio fin dal 4 ottobre, g iorno in cui, con venti comp:1gni, aveva varcato il confin e e cercato, insieme :id Acerbi, a Nicotera e agli altri, di coordinare le va rie azioni delle Bande, prive di ufficiali che le guidassero. 39.


594 Dopo il fatto di Acquapendente, il comando dei 150 della ,< Bandita ,> cr;1 stato assunto dal maggiore Ravini , che li condusse a Bagnorea , dove i cittadini s'erano messi in rivolta contro un reparto di Svizzeri che presidiava il paese nl in aiuto del l!ualc accorreva da Montefiascone un battaglione di Zuavi, con CavalJeria e cannoni. Il 5 ottobre i Pontilìd assalirono la linea dei Volontari che, in numero di gran lunga infcrion.:, era no costretti verso sera a ritirarsi sopra Viterbo. F fu una rotta com pleta , imputabile a Ravini che, contra riame nte.: agli ordini ricevuti da Acerbi , aveva voluto, sia pure con un nobile srnpo, :1vvcntur:1rsi contro 1200 Pontifid provvisti di Artiglieria e di Cavalleria. Quando Mtnotti ebht raccolto una schiera cli uomini considerernle , si decise a dirigersi su Ntrola, piccolo castello a cavaliere del confine, dove int endeva stabilire, per il momento, il suo Quartier Generale. Durante la marcia ve rso la nuo,·a loca lità, nelle fitte boscaglie di Montel ibretti, l'avang uardia di Mcnotti segnalò una compagnia mista di Gendarmi e di Zuavi. l Garibaldini si spiegarono suhito in ordi ne di battaglia cd aprirono il fuoco, che diede però un esito pietoso pe r il pessimo fun zionamento dei fucili arrugginiti, di cui c r .ino armati i Volontari. Mentre i Pontifici si raccogl ieva no e si preparavano a rispo ndere all'attacco, Menotti bnci<'i i suoi alla baionetta e dopo aver volto in fuga il nemico, riprese la strada di Nerola, che raggiunse con una marc.ia notturna sollo la pioggia. Il giorno 7 arriva\'a al castello la notizia che una colonna di Zuavi, comandata dal gcncr~ilc La C har rctte, forte di 1500 uomini, stava per piombare su i Garibaldini. Mcnotti al.lora fece levare il campo cd, alle 3 del matrino, per difficile sentiero, sotto una pioggia incessante, ritornò coi suoi sopra Montelibretti e vi prese posizione. Jl Nicotcra con 700 uomini entrava intanto a sua volta nel territorio pontificio. Dopo aver preso Mon te San Giovan ni, fu costretto a ritirarsi; ma mandò subito il maggiore Raffaele D c Benedetto, col suo b,m:iglionc, a riconquistare la posiz ione. Lungo la strada di Castclluccio la colon na assalitrice udì da lo ntano gricb cd acclamazioni a Garib;ildi cd a Vittorio Emanuele. Ritenendo si trattasse di Bande d"insorti che venivano ad unirsi al battaglione, De Benedetto non arrestò b m arcia dei suoi e cadde nell ' imboscata dei nemici che, apparsi all'improvviso, :1prirono un micidiale fuoco sui Garibaldini. I Volontari non ressero all'inaspettato assalto e ripiegarono in di sordine. Solo la compagnia del capitano Giuseppe Bernardi rimase


Garibaldi

u1slfu

Vittorio Emanuele

( 5o gennaio 1875j.

111

J<oma



59 7 impavida sotto il fuoco, subito raggiunta dal maggiore De Bcncdcuo e da altri ufficiali. « Se gli altri si ritirano, io vado avanti - esclamò il capitano Bernardi - e, se occorre, mi brucerò le cervella )). Le fiere parole dell'intrepido ufficiale destarono un grido di entusiasmo nei legionari, che seguirono il loro comandante all'assalto, subito sferrato, ed occuparono una piccola casa tra loro ed i nemici. La casa venne circondata dagli Zuavi che, raccolta paglia e legna nei dintorni, l'avvolsero in breve in una cortina di fiamme. I Garibaldini continuarono a sparare dalle finestre e fecero strage dei nemici. Saliti all'ultimo piano, aspettavano la notte per balzare sopra una tettoia alla quale i nemici non avevano appiccato il fuoco e precipitarsi poi con le armi in pugno contro di essi. Il capitano Bernardi sperava di aprirsi un varc-0 per ripiegare sopra Castelluccio. La folla, commossa e trepidante, raccolta poco lontano dalla casa che ardeva come una pira gigantesca, gridava ai Volontari: <' Arrendetevi! Arrendetevi! Non morite tra le fiamme! Gettate i fucili dalle finestre! ,, . Ma i Volontari , benchè soffocati dal fumo, continuarono a resistere finchè venne dato l'ordine di saltare sulla tettoia. Il capi tano Bernardi ed il maggiore De Benedetto abbandonarono per ultimi l'edificio incendiato ed il De Benedetto, mentre, sotto il peso degli uomini, la tettoia rovinava con uno schianto pauroso, venne colpito da una palla in fronte e precipitò all'indiet~o in mezzo ai nemici, che, vedendo scendere a terra tutti gli altri Garibaldini incolumi, atterriti, si diedero alla fuga . . Due ore più tardi 22 Volontari rientravano in Castelluccio; ma il loro eroico comandante Bernardi non era più con loro. Caduto De Benedetto, il valoroso capitano era accorso per soccorrerlo e portarlo in salvo o recuperarne almeno la salma; ma, avvinghiato alle spalle da un maresciallo dei Gendarmi, aveva appena fatto in tempo a volgersi ed a ferirlo con un colpo di pistola; mentre l'altro gli scaricava la sua contro il petto e lo uccideva.

Monterotondo. Garibaldi aveva preso il comando dei Volontari presso Monterotondo ed il 24 ottobre, dopo aver passato in rivi sta le sue Legioni , egli incaricò Mosto di tentare col suo battaglione un colpo di mano contro Monterotondo, occupato da mercenari di Antibo e da Sviz-


zeri, clic avevano disposto a difesa il palazzo del Principe di Piombino, barricate le porte del paese e prepar;1ti i c11111m1i sull.e 1nura. ParI ito 1\iosto, Garibaldi lo seguì poco dopo col grosso delle truppe e giunse sotto Monlerolondo alh: sei del mattino. Il Generak g uidava Ì·iersonalmcnte le colonne con Canzio, Mcnotti e Ricciotti e trovò Mosto cd il suo battaglione sopr:i un 'altura dominante, inte nto a resisterc ai nemici, usciti :1d ass:dirln dalla Porta Romana. li Generale sc hicrù allora i rnoi Volontari e la lotta divenne generale. I cumbattcnti c tdC\·:1 110 num erosissimi. Vigiani, che aveva coadiu vato brìlbnrcmcntc il Canzio nel favorire la fu ga di Garibaldi d :1 Caprera, mentre sparava con ca lma e precisione contro la porta poco lontana, si volse cd, additando l'Froc, alto, a cavallo, nel fu~ore della mi ~c hia, cfosc: " li Generale si espone troppo. Aspetti almrno di rnorire a Roma"· Furono le ultime p;1rolc del generoso Vigiani , perchè una palla lo colpì alla testa e lo abbattè al suolo. L' in vestimento della porta San Rocco fu lungo e difficile, perchè la città, in quel punto importante ddla difes;1, era munita di baluardi o ccupati da molte truppe con numerosi ca nnoni. Dopo ben tredici :15salti, G:1rihaldi, irritato dalb O-"li11ata resistenza, <fose che bisognava \·:nc:.:rc :.Hl ogni tO~tu e d ire~,<.: l.1 . . u~lruLivnc delle l1arricate mubili, formate d/ ma teriale combustibile eia spi ngere contro la porta, che poco dopo, infatti, incominciò ad ardere. li Generale terminèJ l'opcr;, dd fuoc1J, d1c invano gli a~st:diati a,·ev~t1H) tentato di spegnere. facendo sparare contro la porta alcuni colpi di Artiglieria. A mezzanotte ordinò l'assalto e si pose alla testa dei Volontari che, passati sotto l"arco della porta correndo sulle travi ancora ardenti, di bgarono ndk strad e, ricacciando il nemico ver so il centro della città. All'alba l'attacco venne ripreso. Circondato il pabzzo d el Pri ncipe di Piombino, Volontario nelle schiere di Garibaldi, già tutto era dispo~to pt:r incendiarlo, quando il Comandante delle truppe che vi erano a pre\idio fece aLi:are la bandiera bianca. Garibaldi, che aveva gi;, pi epar;itu i patti del1a capitolazione, mandò subito C:111:1.io a farli firmare e poco dopc.i i Vo lontari occupavano il pabzzo. Il Generale, il giorno dopo, annurKiava agli Italiani la \'Ìttoria con queste parole: ,, Anchi: in questa campagna di Roma i Volontari hanno compiuto il loro glorioso Calatafìmi. ,, Conlrarictà di stagione, deficienza di armi, mancanza di vettovaglie, priva:1.Ìoni incmlihili 11011 valsero a scemare il loro brillante conte~no. Essi ·i ssa ltarono una cill,Ì murata, con uno slancio di cui l"Ttalia pu<', andare ,upcrba » .


In attesa di congiungersi con Acerbi e con Nicotcra, Garibaldi lasciò un solo battaglione a presidiare Momerotondo, un altro a Mentana e si diresse verso Roma. Ma gli giumcro da ogni parte notizie così scoraggianti, che lo costrinsero, suo malgrado, ad ordinar<: ai suoi il ritorno a Monterotondo.

11 combattimento di Mentana. Dopo le dimissioni di Rattazzi, alla Presidenza del Governo italiano venne chiamato il generale Menabrea, che persuase Vittorio Emanuele a sconfessare l'opera di Garibaldi; mentre Napoleone lii , per l'insistente pressione dei suoi Ministri e della Corte, si deciclc,·a a mandare in aiuto del Papa 2 Divisioni che, sbarcate a Civitavecchia, entravano in Roma il 30 ottobre. Durante il ritorno a Mo nterotondo i Volontari pensavano, accorati, che quella ritirata assomigliava troppo a quella del Trentino e la speranza svanì nei loro cuori. Qualcuno abbandonò le anni, qual cuno disertò, tutti sentirono il peso della delusione. Preso alloggio col suo Quartier Generale nel palazzo di Piombino, Garibaldi mandò due parlamentari a Roma per dire al generale Kanzler che avrebbe restituito alcuni prigionieri, fatti durante la presa di Monterotondo, contro la consegna di Giovanni CairoJi, che giaceva ferito e prigioniero in un ospedale, e del corpo dell'eroico E nrico, che Garibaldi inten{leva restituire alla madre, Adelaide Cairoli. Il generale Kanzlcr dapprima aveva accettato il cambio; ma poi trattenne prigionieri anche i parlamentarì; mentre le Divisioni francesi, appena giunte, uscivano dalla città e si dirigevano contro Mentana. li Generale, avvertito dell'attacco imminente al battaglione colà dislocato, o rdinò ad Alberto M ario ed a Menotti di portarsi. immediatamente in soccor so deg li alt:ri Volontari. Quando il GcncraÌe gi unse su l colle dietro Mentana, 7000 Francesi, protetti dal fuoco di dieci pezzi di Artiglieria posti sulle alture di fronte, avanzavano minacciosamente, dopo aver travolto la prima linea ga ribaldina, i cui componenti, ripiegando sugli altri, si conf li · sero con essi in grave disordine. In quel critico momento tutti i Capi dei Volontari si portarono in prima linea, tentando, col loro disrx:rato valore, di riordinare i reparti e di arrestare il nemi co. Garibaldi :iveva fatto trascinare accanto a lui, rnl colle, due c:i nnoni e ne diresse il tiro contro le colonne assalitrici, costringendole


600

a fermarsi, per riordinare le loro schiere scon volte dall'inattesa tempesta di fuoco. li Generale profittò subito della pausa per vi ncere il panico Jei suoi e per schierarli contro i Francesi e, fatto suonare il segnale ckll':,ssalto, lì guidò compatti sul nemico, che non potè sostenere l'urto formidabile e, sbaragliato, dovette ripiegare. Menotti, nel-

.\lri11 11111e111n

ai fr,uelli C,iroli in Roma ,,t Pincio.

la su;i l{ei:tzionc Jopo ia battaglia, scrisse: ,, Posso francamente assicurare con orgoglio d ic poche volte vecchi soldati, al comando di attaccare alla baionctla, si slanciarono all' assalto con tanto Yalore ed e ntusiasmo , .. Ren presto però entrarono in linea anche i rin calzi dei Francesi e la lotta ri prcs<:: e per tre ore continui, con alterna fortuna, attorno a Mcntana. che rimase inespugnata fino alla sera. Quindi i Volontari dovettero cedere al nemico, tanto superiore per numero e per armi , do po a \'crc resisti to anrnra dentro l' abitato.


(111 I

Nicola Fabrizi, che aveva dato duran te il giorno innumcn.:voli prove di straordinario valore, si recò da Garibaldi e gli dimostrò la necessità di ritirarsi a Passo Corese. Alle parole del Fabrizi, Garibaldi, dopo lJualchc esitazione, gli disse di ordinare la ritirata per le otto. Ed a quest'ora incominciò il triste ri piegamento, che il Carducci nella sua << Men tana )), così descrisse: Il Dittatore, solo, alla lugubre schiera dauanti, rauvolto e tacito cavalcava; la terra e il ciclo squallidi, plumbei, freddi intorno. Del suo cavallo la pesta udivasi guazzar nel fango; dietro s'udivano passi in cadenza ed i so_;piri dei petti eroici ne la notte. A Passo Corese Francesco C rispi, andato incontro a Garibaldi , lo persuase ad abbandonare l'impresa che, nelle condizioni po1i6chc createsi per gli ultimi avvenimenti, era diven uta ormai impossibile. ,, Torno dunque a Caprera! ,, , rispose ~1llora il Ce11erale ed i11Llirizzi'1 agli Italiani un uitimo prodam:.i, in cui era detto clic << l'in lt:r vcnto imperiale e regio sul territorio romano aveva impedito ai Volontari la liberazione di Roma " ·

Il nuovo arresto di Garibaldi. Per il nostro Governo - racconta il Barengo, nel pregevole volume già citato - si presentò allora una ben dolorosa necessi tà : togliere al partito d'azione il suo Capo. Se Garibaldi , alla testa dei suoi Volontari , avesse fatto ancora un nuovo tentativo su Roma, la Fra nci;1, dimentica d'ogni promessa di ,e non intervento >) , no n avrebbe esitato a di chiarare guerra all'Italia. E però <.Ju ando, ndk prime ore del 4 novembre, il Generale gi unse con buona parte del suo Stato Maggiore a Passo Coresc, da dove intendeva proscgnire alla volta di Livorno per poi imbarcarsi per Caprera, prima ancor:1 che il convoglio speciale posto a sua disposizione si mettesse in moto, un dispaccio urgentissimo del Prefetto cli Perugia, colà in mi ssione, inform:lVa dell 'arrivo di Garibaldi cd jJ Consiglio dei Ministri, subito conrncato, ne decideva l'arresto, scegliendo il Varìgnann per luogo d i detenzione.


Poco prima delle 11 di quel giorno, 4 novembre, il colonnello Roissard dc Bcllct, comandante la Legione Carabinieri di Firenze_, venne chiamato d ' urgenza al Ministero per conferire col generale Menabrea (1). Giu ntovi, presenti tutti gli altri Ministri, ebbe l'ordine di disporre che un uflìcialc superiore dell'Arma -- e il Roissard fece il nome dd luogotenente rnlonncllo Dt.'Odato Camosso, comandante dd la Divisio ne Carabi ni eri della Ca pitale -- partisse senz'altro con due compagnie di fk rsagfo:ri c con adeguato numero di Carabinieri, in treno special e. all a volta di F ig linc Valdamo, per attendervi l':i.rrivo del Generale e provvedere, dopo averlo dichiarato i n arresto, a scortarlo coi Ca rabinieri c coi Bersaglieri fino a La Spezia. Se il 11110 , ·o arresto del Generale potè com piersi senza incidenti , le cose ancLi rono hcn di ve rsamente, l1u::rnJo il Paese fu a conosce nza di l Jllt lb nuova prigion i;i. Si ebbero a llora ripetute dimostraz ioni a Torino e a i\1ilano, con carattere spiccat;1mentc rcpulihlicano e la stampa si compiacque di riprodurre, infiorandola di commenti ostili al Governo, una Protesta firmata da C rispi, G uerzoni , Fabrizi, Mario ed altri, appars~1 sulla ,<Riforma ,, d el 6 novembre r867; nonchè una lcuc ra :iperta agli amici, redatta dal Crispi, per far conoscer e le travcDic dd Ge nerale, dal ~uu arrivo a Passo Coresc tino all'arresto a Fig line Valdarno.

(I) I. 'ord i11c da to al c olonnello Rni s,:1rd er;l del ~cgucnlc Ll·non:: ,, Min istero de ll'I nterno.

" Firenz.:-. 4 non:mbrc 1867. " Al ,ig. C olo11ndlo comand :rntc· la Legione CC. RR . . Fire nze. " \'. S. ma nder:ì prontamente il lgt. cui. Cam osso (, ic) a lle ore dm: pornerid ia,11: da Firenze alla sta zio ne di Ponre a Rig nano (a), cc,I nume r o su ffi ciente di Carabinieri e con la tru ppa che sa rà posta a sua Jisposi1/. ione. I vi auendcrà e Ìar:1 fermare (datu al com·oglìo il scg11:1lc J i frrma ta) il treno straordinario, che d :1 Orte comlucc il generale ( ì:1rik1ldi è fami g lia. I nviterà il l kp1H3lù Crispi cd altri estrane i a ,ccndcrc. Il :_:cncra!c e l:1 fam i,;lia s 11:i, u ,:iri i rnodi rnm crwvol i e tenc11do ri ..gorosamen t~- Sl'....!.!ft'ta la finale' destina zione, J)roscouirnnno o senza fermars i /Ìno a S pezia, m-r 1rm·er:Ì ordini per la sucrcssiv:1 d estina zione, Pru,· \·nlcr;1 e re,·hc r:i scco quanto orrorra di vive ri per la fa mig lia del gener ale- per tutto il y iaggio, ,, G iun io :i Spc1.ia, rarà capo dirctumn11c. per riccn: rc g li ordini ulter iori, al (Omandante della ~fa rin:l, :il <p1 ak consegnerà b lettera c he le (sic) $:1r;1 rnand:1ta ,b i Presidente d el Consigl io.

/f J-linì;tro ~ .

4

t

-} 1

< -~,nH,~!>

~ .

GFALnEno H.

:11.1 ni,ta di. I cnl,mnclln n(,i~,:trd , ndl.t c.(,pì,1 o ,nft..:nnc dd tJ.ì\p:1rò(, tr~~sn1es~J. ~,J ;n \'t'rt iL.I che il Ìu o go d i ft·rnLH:1 d ,,n: v:, int1..' 0 llt-r :-1 ~pH~IJ: l(, ,1 Figll nc Vzth.b rn o.


L'atteggiamento di aperta osti.lità assunto dal C rispi in qm:~1:1 circostanza fu anzi tale, da suggerire al Governo l'opportunit:'i di raccogliere gli elementi necessari per una sua possibile incrirninaz1one. Sul trattamento usato a Garibaldi prigioniero la stampa antim inisteriale levò alte proteste e diffuse notizie inesatte, . poi recisame nte smentite da Stefano Canzio, il quale, nel suo Diario sulle vicende che precedettero e seguirono Me-ntana, essendosi trovato con Garibaldi al Varignano, affermò che al Generale vennero usati tutti i rig uardi del caso e che fu lo stesso tenente colonnello dei Carabinieri Camosso, che iniziò e condusse a termine le trattati ve con Garibaldi , perchè questi , dopo avere assicurato che vi sarebbe rimasto fino al 1° di marzo 1868, accettasse di venire accompagnato a Caprera, dove venne lasciato lihero, secondo i desideri del popolo italiano e tenendo conto del la di lui qualità di D eputato al Parlamento.


XXII.

PER L'INDIPENDENZA DEGLI AL TRl POPOLI DAL 1848 AL 1867 Anche nd 184H e negli anni ~ucccssivi Volontari italiani, dopu avere eroic:imcnlc con1batt11lo per la nostra Patria, offrirono il loro sangue per la lilicr1 ~1 degli altri popoli. La partecipaz ione di un:1 nostra Lcgionc ~illa lotta contro l'Austria, in aiuto alrin sum:zionc ungherese del 1849 costit uì . ad esempio, uno <lei unti e pisudi di qud bien nio 18.JH - 1849, che fu così ricco d'impeci generosi e di gest~t croidic e che se rvì a dimostrare i nobili sentimenti dei patrioti italiani, i quali dalla guerra contro Li\ustri:1 . dovunllllC combattuta. non attcndev:1110 ~oltanto l' indi pc11denza cklLt loro ter~:1; m:i :i nche una piLt ~·a st:1 opcr::i di rinnov:urn:nto curcr:>o, intesa ad affennarc il trionfo del le lilicrrà nazionali. lnfotti, nc.:lk, stesso biennio, q uasi tutte le n;izioni poterono vantare Volon tari c:1paci di :iffro nt;m: la morte :mchc per gl i altri popoli. Ricordiamo lo Czarnowsky che, dopo il falli mento ddl'immrczionc polacca, venne a comhattcre in ftalia nel 1849, passando nell'eserci to ~a rdo ; Stefano Tiirr che, gù ufficiafc c.kll"esercito austriaco di guarnigione nel Lombardo - Veneto, d iserrava nel 1849 per recarsi in Piemonte. li eto di contribuirt: ad abbattere il dominio degli Asburgo, comro il g ualc era gìà insorta L rn ima magiara: il Co~tc Tdeki cd il Tukòry che, insieme con altri meno noti compagni ungheresi, si batterono per il nostro Rirnrgimento. Nello stesso tnnpo Italiani come Alessandro Monti comh;1ttcrono rnntrn .~li Amtro Russi nell'Ungheria meridionale, ricambiando col loro sacrificio l'appoggio morale e materiale o ffertoci dalb Legione ung herese. Quc:.1a, dato il precipitare degli avvenimenti, non potè compiere, nel 1849, grandi gcsi-a; ma il suo intervento sc rvl di incitamento ai Volontari italiani per recarsi , dopo l'armistizio di Vig nale, in Ungheria. don: an cora si combatteva contro l'J\ustri:1. 11 bresciano 1\ kssandro Monti ( 18 1 8 - 1854) a\'e\'a intraprern la carriera delle armi nell'esercito austriaco e nel 1847 aveva conseguito


ii grado di capitano di Cavalleria, quando, seguace delle idee liberali e fremente d'amor patrio, nel 1848 abbandonò l'esercito austri:ico, seguito da oltre 500 Lombardi, da lui incitati a partecipare alla guerra che appariva ormai prossima. Il Monti si prodigò, nel r848, insieme con i suoi commilitoni , dapprima nel Trentino, nella guerriglia contro le comunicazioni austriache del Tirolo, meritandosi successivamente i gradi di maggiore e di tenente colonnello e, dopo la sfortunata battaglia di Milano, cercò scampo, insieme ai suoi compagni, oltre il Ticino, m ettendosi a disposizione di Re Càrlo Alberto. In Piemonte egl i conobbe Stefano Ti.irr e forse concepì fin d'allora l'idea di costituire una Legione italiana per combattere contro l'Austria a favore dell'Ungheria. Circondato anche in Piemonte dal prestigio che gli derivava dalle imprese compiute, il Monti riuscì, infatti, a promuovere l'organizzazione di una Legione volontaria italiana, destinata a combattere, insieme agli Ungheresi, contro la reazione austro - russa. Egli era convinto che i' indipendenza italiana non sarebbe mai stata una realtà, fi.nchè l' Austria fosse rimasta arbitra delle sorti di quasi tutta l'Europa, essendo il primo Stato della Confederazione Germanica (r) ed una delle tre grandi Potenze della Santa Alleanza. A confermare nel Monti questa convinzione avevano influito l'effimera concessione in quegli anni di C',ostituzioni più o meno liberali da parte di quasi tutti i Governi d'Europa; l'incapacità degli insorti a sfruttare i vantaggi conseguiti, incapacità derivante dalla mancanza della concordia indispensabile, dalla sopravalutazione dei primi successi e dal difetto di senso palitico; il conseguente ristabilirsi della situazione precedente; l'insuccesso militare sardo - piemontese dopo le prime vittorie iniziali, insuccesso che aveva fatto svanire tante speranze, ed infine la reazione dei Governi assoluti, non soltanto a Milano ed a Napoli; ma anche a Vienna.

Per l'Ungheria nel 1849. Cessata la guerra in Piemonte dopo la sconfitta di Novara, Alessandro Monti, sorretto daJla certezza che una sconfitta, comunque e dovunque subìta daH' Austria, avrebbe migliorato le condizioni anche (r) La Conferlernionc Germanica era l'erede del Sacro Romano Impero, cessato a Tilsitt, nel 18oì, e risorto, col nuo,·n nome, ;1 Vienn:i tlt'l 1815.


6c6 dclrhalia, crcdct1c giunto il momento di recarsi, con i suoi fidi Lombardi e con g li altri Volontari raccolti in Piemonte, in Ungheria, dove il Kossutli, il grande amico del nostro Mazzini , aveva proclamato la Repubblica. f 11 U ng heria avevano trovato asilo anche molti Italiani del Veneto, c he divennero ben presto buoni combattenti nella Legione di Alcss,111dro Mont i.

Aln;,111dro ;\font i.

Nella pri ma vera del I K48 Budapest :t\'eva chiesto ed ottenuto la Costi tuzione e Li speran za di un;i lot~ile indipendenza politica m;1 g i:1ra, sognata da lla p;1rtc più colta cd operosa della borg hesia, sembrava si dovesse effettuare, :mche pcrrhè gli Asburgo, allora impeg nati in Italia, a Vienna, in Boemia, si attennero dapprima ad una politica Ji compromessi e dì accomodamenti per guadagnar tempo, salvo a soffocare poi la rivoluz ione ungherese con la forz a delle armi, conH.: avve nne il 6 no vemb re 1848, quando l'Au stri a, domate ormai Vienna e Praga e sicura sul Ticino, ~evocò ogni concessione fatta all'Ung heria.


Allora il Kossuth proclamò l'indipendenza della Repubblica i\ l.1 giara, pose sotto i suoi ordini tutte le fo rze militari regolari ddl' ' 11 gheria e dichiarò la guerra all'Austria, occupando Kom aro n, sul confine austriaco, Budapest e progressivamente tutto il territorio un g herese, salvo Arad e Temesvar, le cui guarnigioni erano .r imaste fedeli a Vienna. Contro l'esercito ungherese e contro gran parte del popolo. insorto nel novembre del 1848, avevano marciato n o.ooo soldati austriaci, che avevano costretto gli Ungheresi a ripiegare e ad abba ndonare, il 5 gennaio 1849, la stessa Budapest. Questa era la situazione quando giunsero in Ungheria i Volo ntari di Alessandro Monti, i quali, decisi a tentare ogni possibile impresa a favore dei Mag iari. si portarono nella valle del Tibisco per meglio organizzare la loro Legione e per immettervi tutti gl i altri ltaliani, che già si trovavano in Ungheria. La guerra continuava intanto così acca nita, che l'Austria, per porvi fine, credette opportuno di sollecitare l'intervento della Russia. confinante con l'Ungheria sui Carpazi, e di incitare i Romeni , i Serbi ed i Croati ad affermare le loro aspirazioni sul territorio ungh erese. Questi provvedimenti, e soprattutto l'invasione russa, iniziata~i per la valle del ' l'ibisco il 16 giug no 1849, segnarono la fine della l<.cpubblica di Kossuth, non ostante il disperato valore degli H onved, coi quali, nell a pianura del T ibisco, più volte si affiancarono i Volontari italiani, male armati, male equipaggiati, non del tutto addestra ti : m a di fermi propositi e tali da reggere il confronto con gli amici Magiari e coi nemici Russi, anche se la sorte, in complesso, fu loro avversa. La lotta continuò, con alterne vicende, sino al settembre del 1849, cioè fino a quando le forze dei difensori si ridussero verso l'estremo ~ud della I.o ro Patria, attorno a Temesvar: mentre venivano contemporaneamente minacciati d agli Austro - Russi a nord, dai Romeni di Transilvania a sud- est e dai Serbi a sud - ovest. In un ultimo tentati vo di riparare in Turchia. gli Un g heresi decisero di togliere l'assedio di Tcmesvar, sal va ndo gli uomini, le armi ed i me7.7.Ì ivi impiegati , per raccogliersi intorno ad Arad e tentarvi un'estrema resi~te nza, prim :1 di varcare il confine turco. P er e ffettuare questo disegno, gli Italian i del Monti accettarono il compito di proteggere (quasi da soli) il ripiegamento degli U ng heresi da Temesvar ad Arad; compito c he essi assolsero brillantemente nelle dure giornate del 7 ed 8 settembre, c he furono veram ente epiche per i nostri Volontari, i tJUali ri usc irono ad assicurare agli Ungheresi il tempo di ripiegare in buo n ordine.


608 La g uerra si concluse il 9 settembre tra Temesvar cxl Arad col trionfo della reazione; ma tuttavia molti Ungheresi poterono trovare scampo in Turchia e, con e.ssi, gran parte degli Italiani che, con Alessandro Monti , fecero, dopo alcuni mesi, ritorno in Piemonte, dopo essersi resi tkgni della memore riconoscenza degli Ungheresi. La Legione Monti, ~barcata a Cagliari il 4 maggio 1850, venne ~c iolta il 19 giugno. La bandiera che essa a vC\'a portato in Ungheria, dono delle dame ung heresi, era a fondo bianco con gli orli a strisce rosse e verdi, in modo da an:re quegli stessi colori , che erano nello stesso tempo dell" U11g hcria e dell'Italia. Sul fondo bianco la bandiera portava da un lato l'i scrizione bil ing ue ,, Viva l'unione m agiaro -italica - Viva la libertà ,, e dall'altro gli slemmi J cll' Unghcria , di Venezia e di Milano, poichè il m:1ggior numero di Volo ntari che fecero parte della Legione pro\·eniva no dal Veneto e dalla Lombardia. Ddla Legione- italiana in Ungheria avevano fatto parte, come uffici:11 i, il maggiore Camillo Fedrigoni, i capitani Francesco De Paoli, Gusl:t\·o :\-fassoneri, Giuseppe Caprin, Akssandro Buolina, Piero Spegarzini , i tenenti Gimeppe Posoni , Giovanni Lecchi, Valentino PaLss0 , ,l Et1JC11ic, G .,d v.,ni. L'11 ;igosto 184cJ Luigi Kossuth :H·eva inviato la seguente lettera al colonndlo Monti: ,, Io considero do\'erc <l'onore di esprimere a \'oi , ,ig nor Colonnello, cd alla Legiunc italiana ai vostri ordini, i miei special i ringraziamrnti per la condotta veram ente militare e le valorose azioni , con le quali Voi e la V ostra hrava Legione vi siete continuamente di stinti negli ardui cimenti che si son succeduti nel Banato dal principio di questo mese, col che Voi avete comprovato u na tale simpatia per l' Ung heria , da doverla, b mia nazione, ricorcb rc sem pre con grat itudine n .

Per la Polonia nel 1863. Scoppiata nel 1863 l'insurrezione polacca, in seguito alla feroce applicazione <lelr ,( ukase )• zarista sulla leva generale, il bergamasco Francesco Nullo. che :1vcva già combattuto a 1' lilano, a Roma, a Varese, a San Fermo ed an:va seguito Garibaldi in Sicilia e ad Aspromonte, ,·olle accorrere ., con un g ruppo di concittadini, in difesa della Polonia. Alla rncù di aprile del 1863 egli partì da Bergamo soltanto con 1111a vcntin:1 di compagni ; ma altri ~i unirono al piccolo reparto a 1


uoq Gracovia, tant<) che al Nullo ven ne assegnato il comando di una t o lonna di 500 Volontari. Non ostante difettasse di armi e dispono~c di un insufficiente equipaggiamento, la ,( Legione Nullo•>, divc 1111c ~cmpre più numerosa ed, acq11i st.ito nei primi combattimenti un gran de prestigio, venne sempre impiegata come truppa scelta e: fII la

Francesco N uflo.

pnma ad impegnarsi nelle avanzate e !"ultima a nurarn nei np1egarnc:n ti. Il 5 maggio 1863, annivc:rsario della partenza dei Mille da Quarto, come Nullo ricordò ai suoi Volontari traendone buoni auspici, la Legione s'impegnò in un accani to combattimento a Krzykawka, pn:!>so Slawkow. Francesco Nullo cavalcava da vanti ai suoi contro il nemico, quando una palla g li uccise il cavallo ed ai compagni accor~i egli disse sorridendo : Niente paura! La palla che deve uccidermi non è stata ancor fu sa i,. Ma tale illusione doveva dimostra rsi, purtroppo, fa llace e, poco dopo. il prode bergamasco cadde fu lm i1~;11 () da una seconda pallott ola che lo colpiva al cuore. <(

.<I\


610

Nello stesso fatto <l'arme venne ferito il lenente Elia Marchetti , che morì dm: giorni dopo a Charzanòw; mentre altri 10 Legionari, fatti prigionieri dalle truppe dd generale russo Szachowskoi, venivano condannati a 12 anni di lavori forzati in Siberia. Fra g li ltali:rni accorsi in Polonia al richiamo di Francesco Nullo, merita una particùlare menzione un'altra bella figura di patriota e di soldato: il colonnello Stanislao Bechi. Egli era nato nell'isola

(;/i ultimi istanti di Stanislao Ree/ii.

d'Elh:i. do\'C il padre, nobile fiorentino e colonnell o napoleonico, aveva a..:cumpag n:ito Napoleone I cd era morto per posrnmi di ferite di guerra. Entrato ne.ll'cscrcito toscano come ufficiale di Artiglieria e passato , ucces\i\'amente in Cavalleria, Stanisbo 13echi aveva partecipato col gr:idn di c1pit:1110 ai rnmh:iftimenti di Curtatone e Montanara, meritandosi un:.i prima medaglia d'argento al valor militare. Nel r859 era ufficiale cli collegamento col V Coqx> d'Armata fran.:cse cd aiu ta nte di Lampo del Principe Gerolamo Buonapartc ed anche in quella guerr:1 chhe conferita una seconda m ccl::1gli;i. Promosso colo nnel lo t: al comando dei ,. Lancieri di Firenze)) ' il Beclii scmbra\·a destinato ad una brillante carriera , quando, in st:~11i10 ad un duello arnto con un ~uo superiore ( 1), 1:i~ciava volonta(1) C fr. Ci:1.1.1:

,, J)udli ccldnì " ·


(1 I I

riamente l'esercito ed accorreva, nel 1863, al richiamo del Nullo, i11 Polonia, dove giungeva appena in tempo per raccogliere l'ultimo respiro dell'eroe bergamasco. 11 colonnello Bechi riunì allora i superstiti, riorganizzò le scomposte file dei Polacchi ed, alla loro testa, riprese la campagna e, nomina ~o Capo di Stato Maggiore degli insorti, contrastò tenacemente ogni progresso dei Russi, infliggendo loro, per molti mesi, numerosi insuccessi. Giunti poi al nemico considerevoli rinforzi dalla Russia, reroica resistenza polacca venne sopraffatta e gli insorti superstiti furono costretti a sbandarsi. Stanislao Bechi venne catturato dai Russi, mentre, alla testa d ' un pugno di uomini, tentava ancora di arrestare .l 'avanzata nemica. Dopo un processo puramente formale, egli fu condannato a morte e fucilato, il 19 dicembre 1863, a Wloclaweck. Il Rechi cadde da eroe, al grido di Viva l'Italia e la Polonia libere >> e sulla sua tomba i Polacchi, riconoscenti, eressero un monumento votivo. La salma del Bechi e lJuelb del Nullo furono poi riportate in Patria da un'apposita missione militare nel r938. <(

Per l'indipendenza di Creta (1866-67) Dopo la guerra del 1866 o ltre 2000 Volontari italiani cd 80 uftìciali si imbarcarono alla spicciolata su piccoli velieri e su barche da pesca nei porti dell'Adriatico, per recarsi a Sira, punto di ritrovo e di rifornimento per i rinforzi dell'isola di Candia, che lottava contro la Turchia per la sua indipendenza. Due velieri riuscirono più volte ad eludere il blocco della flotta turca, formata da 35 navi da guerra. I primi Volontari giunti .nell'i sola combatterono al fianco degli eroi locali Zambrakakis, Bisanzios e Coracas. Gli altri, guidati da Luciano Mcrcu, erano alle dipendenze dd colonnello greco Coroncos ed il valore d egli Italiani n on tardò a palesarsi. Nei g iorni 24 e 25 ottobre del 1866 Mustafà Pascià, con o ltre 1 2 .000 uomini, tentb in vano di snidare gli insorti dal convento di Carise e tra i nove Italiani caduti dobbiamo ricordare: Zogni di Bergamo, Favale di Genova, Bianchi di Brescia e l'abruzzese De Paoli. 1 Volontari feriti furono una ventina. I nostri connaz ionali si distinsero poi, lasciando sul campo numerosi caduti, ne i seguenti fatti d'arme: il 28 ottobre ad Alicambro


cd a Promcrn; il t' novembre: a Sphakia; il 2 1 novembre a Kipamos cd a Malevì~i; il 15 dicembre a Lakos; due giorni dopo a Cases cd a Castelli (Polic.:as,rn): il 24 dicembre ad Apocrona cd a Fonia. ; il 30 dicembre a Sclin()s ed a Retino. li 22 fcbbrajo 1867 i Turchi , usciti da Heraclion con 8000 uornini, tentarono di far sloggiare gli insorti da Gt:rabri ; ma furono respinti e fu questo l'ultimo combattimento vittorioso dc.:lb campagna. In esso rinunziò alla giovane vita il Volontario Rowlino di Falco da Palermo, appena sedicenne.

In Francia nel 1870. 'ti 1/tn dur;in1 e la difes:i della Repubblica Ro mana, Garibaldi :ivcva av uti uc.:cisi molti dei suoi seguaci dai soldati francesi dello

Oud111or e. nel 1867, era stato a11cl1'egli colpito dalla cinica frase del Dc Fail lr çirc;i le meraviglie compiute dai fucili Chasscpots a Mcnt;rna . L:1 Fr:mcia di Napoleone lii avna rappresentato il più gran: o~t:icolo :ill:1 lihcr:1zio11 c di Roma. liberazione alla quale l'Eroe aveva rirnlt-u ~ernpn: il suo prn~iero anche prima ed imm~diat:irnentc dopo ii , ~fln, ,1u:::h!o ..:g!i avev:1 inu ~ilm..:nt<: ~p..:raz., ,li pa ~~.w.; nello St;tlu Pontiticiu. 11u11 :1ppcna liberate dalb tir.mnia horhonica la Sicilia e rrrali:i meridionale. L.1 F r,111t i.1. i1101In:, ..:u11 ];i cessione ddla Savoia. e di Nizza, cr;1 entrata i11 pmscsso della sua Òtlà natale, suscitando 11dl'animo dd N izzardo quel profondo rammarico. che avna determinato, alla Camer:1 d ci Deputati, tante cfow, sioni. Per conscguc11za Garìb:ildi non doveva essere ben disposto verso i Francesi; ma , <1u:mdo egli seppe che. nel 1870. in seguito alle vittorie gcrmanid1c, il territorio della Francia era stato invaso dallo st raniero, :il c1ualc \ Ì opponevano ormai le ultime resistenze, nel suo cuon· gcncrom ~o rse il desiderio di accorrere in aiuto ddb nazione fr.rn..:ese . Egli era ormai n:cchio cd ammalato ; ma tuttavia esercita\'a un grande ascendcnit.: sui giovani, che accorsero numerosi al suo appdlù. In proposito. nel suo vol ume su Garibaldi, g ià pili volte citato, il Lumbroso scriveva ben :t ra«ione quanto segue : ,.., . •· Mcntr(' il (;overno italiano, sotto la spinta dell'opinione pubhlica , si apprestava ad occ4parc Roma, Garibaldi, sdegnoso di quell;1 facile conqui sta , telegrafò al Governo proHisorio di Parigi: Quel che resta di me è vo<tro. DùtJonctcnc. A oudl'offerta ocncrosa e•rli non t ·t r, n


fu mosso soltanto dal suo temperamento cavalleresco, che lo porl:1\' :1 ad accorrere per istinto dove il rischio era maggiore, poichè egli con servava ancora l'antica .illusione nei riguardi della (• sorella latina ,,. Scomparso Napoleone UI, la Francia riacquistava, secondo lui, il suo volto di Patria dei Diritti dell'Uomo ed il popolo francese ridi vcntav::t l"alleato naturale del popolo italiano. Ingenue utopie; ma pcrchè sorriderne, se il genio di Victor Hugo vi si compiacque con cecità cento volte maggiore? li poeta credeva, infatti, che t[uella mag ica parola <( repubblica )>, avrebbe affratellato i Francesi, non solo con gli Italiani ; ma coi popoli <li tutto il mondo e, con strabiliante ingenuità , egli rivolse in t1uci giorni un appello ai Prussiani perchè interrompes~ero la loro marcia vittoriosa. Abbattuto Napoleone III, ogni motivo di dissidio fra Prussia e Francia, secondo lui , era scomparso, quasic hè I3ismark e Guglielmo I avessero mobilitato i loro reggimenti col solo scopo di rendere un servigio ai repubblicani francesi . (< Garibaldi dovette aspettare un pezzo prima di avere una risposta; il suo nome era circondato dovunque da un'aureola gloriosa ; m a in Francia ed altrove si seguitava a ritenerlo nient'altro che un audace guerrigliero e non si facev:1 nessun assegnamento sull'opera che eg li avrebbe potuto svolgere in una guerra manovrata, in cui agivano eserciti poderosi, dislocati su un fronte vastissimo. << N o n porrò mai un generale francese sotto g li ordini di Garibaldi n, dichiarava solennemente il tribuno popolare G ambetta. Si aggiung;1 poi che, anche dopo la caduta del regime mo narchico, il partito clericale e legittimista aveva voce in capitolo nelle vicende francesi e molti generali, molti alti funzionari. e larghi strati della popalazione rurale consideravano Garibaldi poco meno che l'anticristo ... (( Non dobbiamo stupirci perci<'> se, sbarcando a Marsiglia dopo aver ricevuto una vaga lettera di ringraziamento e di accettazione, il Condottiero non trovò nessun personaggio ufficiale a riceverlo. A Tours, dove risiedeva il Governo provvisorio, il Gambetta non seppe offrirgli altro che il comando di 2 o 300 Volontari, che nessun altro Capo militare aveva potuto o voluto inquadrare. Di fronte al rifìuto sdegnoso dell'Eroe, che.: dichiarò il suo proposito di ripartire subito dalla Francia, il Governo mutò atteggiamento e Garibaldi ve nne nominato comandante di una brigata di Guardie mobili e di tutti i Corpi franchi della zona d a Strasburgo a Parigi. Titolo altisonante : ma in realtà l'Armata, che il Generale avrebbe dovuto comanda re, esisteva soprattutto sulla carta. Il 15 ottobre. quando Garibaldi ~i recc\


a Dole, presso D igio nt, ~cJ t prescelta per installarvi il suo Quarti er ( ;rn crak. non vi trovèi che 12 fr:rn chi tiratori ed 1 caporale ( ,, Ma egl i non si ~co r aggiò e si po~e all 'opera co n Ima instancabile cd, in poco piL1 d i un 111 csc, compi,·;i il miracolo di creare Lluclla che g li storiografi della campagn a c hiamarono l'Armata d ei Vosgi . . 'on a c:1S<, ho d etto miracolo : non bisogna dimenticare c he Garibaldi :ivcva <,., ;in ni e ne dimn, 1ra v;1 an che di piì, , torm en tato com 'era

Ricciotti G,nib,,ldì consegn a ul pfuire fa bn11dieru co111 u ist,,r,1 11 Digione.

da i dolo ri artritici e dai postum i delle sue frritc C ic'i non ostante, ::tnchc in t]ucl l'ullim:1 campagna egli si dimostrò un ani m atore in stan cabile, pronto a ogni fatica e a ogni d isagio, primo fra i primi dove maggiore era il pericolo 1, . Alla fine di ottobre l'Armata garibaldin a compre ndeva poco piì1 di 5 000 uomini che, nei mesi successivi , andarono :iccrcsc, ndosi via via di nuo vi d ementi. Alla fine della campagna Garibaldi aveva ai suoi o rdin i 4 brigate. così composte: 1 ì b:ittaglioni di moblots, come ., i chiamavano in ger go le Guardie nazionali mobilitate in occasione della guerra: 6o C,0rpi franchi di Fanteria, 6 Cor pi franchi a cavallo, 14 battcri c e 3 comp:ignie di Zappatori. Di quell'esercito eterogeneo i mo blo ts costituivano la zarnrra: turbolenti , indisciplinali e


(1 I

spacconi, in combattimento dettero pessimi risultati. Nei Corpi fr:111 chi si trovava di tutto un po', come sempre accade negli eserciti volontari: Francesi, Polacchi, Greci, Spagnoli, qualche centinaio di lt:1li.1ni, rappresentanti tutte le età e tutte le condizioni sociali. I Volon~ari vestivano divise di ogni foggia e disponevano di armi di og ni specie, dallo Chassepot alla carabina da caccia; ma Garibaldi era avvczz(J a quel genere di eserciti e sapeva impiegarli.

L'Armata dei Vosgi. Composta di questi Volontari, l'Armata dei Vosgi era divisa in quattro piccole brigate, rinforzate da Corpi irregolari francesi e da Volontari stranieri: 1• brigata (generale Bossak-Haukc): :f.daireurs de Gray, Édaireurs o Chausseurs égyptiens, Francs-tireurs du Sud, 1 battaglione Guardie mobili delle Alpi Marittime, 42° reggimento di Guardie mobili (Aveyron), 1 compagnia di Francs-tircurs, Volontaires du Rhone, (Éclaireurs, Tirailleurs), Legione spagnola. 2 " brigata (comandante Delpech): [ e Il baltaglione dell'F.galité di Marsiglia, Guerilla marseillaise, Guerilla d'Orient, Éclaireurs, r battaglione di Guardie mobili. 3a brigata (colonnello Menottì Garibaldi): II battaglione Guardie mobili delle Alpi Marittime, battaglione Guardie mobili delle Rasse Alpi, battaglione Guardie mobili dei Bassi Pirenei, Legione dei Volontari italiani, Cacciatori delle Alpi Marittime, Francs-tireurs uniti, Compagnie di Colmar, Oran, Algeri, Caucluse, Tirailleurs du Doubs, di Genova, del Sud, Guardia civica di Marsiglia. 4" brigata (Ricciotti Garibaldi): battaglione Nicolai, Éclaireurs de l' Allier, du Doubs, Chasseurs o Tirailleurs della Savoia, del Delfinato, del Monte Bianco, della Loira, Francs-tireurs dell'Avcyron, della Cote d'Or, di Dole, di Nizza, di Tolosa, dei Vosgi, compagnia di Gers, Alsaziani di Parigi. Artiglieria (Olliver): 2 e :( batteria della Guardia mobile della Charente Inférieurc, batteria da montagna. Cavalleria: Drappelli di Cacciatori a cavaBo (del 7° reggimento regolare), Ussari (squadrone), Guide (s<1uadrone), Cavalieri volontari di Chatillon, Éclaireurs du Rhone. Corpi staccati: Francs-tireurs della Morte, di Garibaldi , del Gard, dell'Alsazia, Carabinieri genovesi, Compagnia spagnola, Com2


pagnia 1k la Rev:1 11chc.:. Vengcurs, Enfan1 s pcrclus parisiens, Pontieri

;lcÌ Rodano. D epmito di reclutamrn to, Guardie mobili di Saone et Loi re. Il comandante la .r ' brigata era un polacco. li capo di Stato Ma~.t:iorc di Gari baldi era il nordone; ma la scelta del generale non era stata molto felice. Le a\'\'ersc condizioni atmosferi che rendeva no penosa la vita Jei Volonta ri. Q11:111do qun ti ~i trasferirono da Dole ad Autun, i Garibaldini iniz iarono le loro opcrazi(Jni , mentre b situazione della Franci:1 appari\·a ormai di \:1,trm a. poichè due Armate nemi che investi\·:111 0 i forti d i f>:1rigi e :\frl 7. ~lava ormai per capitolare. Le opcr:11.ioni d ei Volon1ari furono specialmente rivolte alla dilesa del h:1cino del Crrnzol. Ndb notte sul 20 ottobre la brigata comandat:1 da Ri cciotti C :1rib:ildi, ai utata dagli abitanti , penetrò in Ch[1tillon-sur-Scine. I Tedcsr hi , sorpre~i, combatterono per le strade e nell e case; ma furono costretti ad ahh:mdonarc l'abitato, perdendo 8 ufficiali. quasi 200 uomini di truppa e 70 C:t \'alli. Fra i Volontari tp1Cl piccolo fatto ,rarrne suscitò nuovi entusiasmi cd incitò G::irihaldì ad dfettuarc i l ~uo proposito di liberare Dig:onc, occupata ,b i Tctlc.,~lii.

li combattimento di Digione. L 'attacco si svolse il .24 ottobre. Digione. coi suoi 40.000 abita nti, sorge ~ulla !>ponda sinistra del torrente Ouche, affluente di destra della Saonc, sull e pendici orientali -::lei monti della Costa d'Oro. La straJa da Autun a Digione - scrisse il Corsi (,) - va a nordest, per Arnay-lc-Duc t: Sombcrnon, e da qui ~,d est, per Plombières, in val d 'Ouchc. Da Sombernon un'altra strada \'a a nord per Pangcs ~ Saim-Scinc, uve pa~~a b srrada mai:stra Parigi - Digione, la quale scende in direz ione sud - est, attraversa la va l Suzon, ri sa le sull'altura di Darois c:: ridiscende per una falda a faci le pendìo, lunga più di TO chilometri. che sovrasta da nord- ovest Digione. Su questa falda, a nord della strada di Pari!!i. stanno i vil laugi di Hauteville ' Daix e \.. . b Pontainc: a sud il castello di Talant. Tra le due strade SombernonDigione e Saint- Sei ne - Digione cc n 'è un a terza che, venendo per ( 1) C:fr. Co1m : ,, Storia milit:irt ", \Ol. Il.


G,1 ,ib,t!di

,1

IJigir,nc.



( , I I/

Panges (strada Sombernon - Saint - Seine), passa per Pasqucs e scende a Plombières suU'Ouche. I monti di tutta quella regione sono bas~i. con dorsi larghi , pianeggianti, in parte boscosi, in parte prativi o sa~sosi e sterili, frastagliati da valloni profondi , a pendici scoscese e coperte di boscaglie; radi e poveri casali. Tra Pasques e D arois si ste nde appunto uno di quegli spianati cinto di boschi, ondulato e solcato pd mezzo da una vallicella, ove sorge, sopra un culmine roccioso, il paesello di Prénois. Il generale Werder aveva in Digione e nelle vicinanze la Divi~ione Badese e 1a brigata prussiana von Der Goltz. I suoi avamposti sui monti verso nord - ovest, ovest e sud - ovest tenevano la linea di Hauteville, Plombières e Cofcelles-les-Monts, a 5-6 chilometri da Digione. Garibaldi non aveva forze bastanti, nè per quantità, nè per qualità, per poter sperare di scacciare il nemico da Digione. D'altra parte egli sapeva che i Tedeschi vigilavano in modo da rendere impossibile una sorpresa e tenevano fortemente occupato Plombières. Per impedire ai Tedeschi di tagliargli la strada di Autnn e per potere tentare la liberazione di Digione, occorreva assicurarsi il dominio della val d 'Ouchc cd avere in saldo possesso Plombièrcs. Inoltre sarebbe stato necessario che i F rancesi che si trovavano sulla Saone concorressero a1l'impresa, minacciando Digione da sud, in modo da richiamare l'attenzione dei Tedeschi verso quella direzione. L 'accordo mancava fra i Capi e Garibàldi, lasciata la strada di Plombières, si portava per l'Antenay sul pianoro di Pasques, a sud del villaggio omonimo; m entre il generale Badese Degenfeld, con 3 battaglioni. di Fanteria, 2 squadroni ed I batteria, aveva raggiunto, per una ricognizione, Daroi s ed aveva spinto 2 reparti su val Suzon e su Prénois. I T ed eschi , infatti, prevedevano un attacco da parte dei Volontari ed il generale W erder aveva mandato in ricognizione il D egenfcld appunto per farne fallire i piani. Lasciato un battaglione a guardia di val Suzon , il Degenfcld r aggiunse Rénois e distaccò un reparto a Pasques. Incontrato qui il nemico, i Garibaldini si schier arono sul ciglione delle alture che fiancheggiano la strada di val d' Ouche verso Plombières ed il Degcnfeld, vista la superiorità delle forze dei Volontari, ripiegò su Digione, sottoposta al tiro dell'Artiglieria garibaldina . I Volontari attaccarono quindi a Prénois alcune compag nie del f reggim ento di Fanteria Bac.kse, rimasto in retrog uardia ; occupa-


rono r :iliit:110 cd inseguirono il rn.: rnico \-Crso Darois: m e ntre il De~rnfdd co ntinuava il ripìegarn rntn ti11 l p1asi p resso Digione.

A vutt.: sicure noti zie sull\:ffctti,·a forza dei Volontari, il generale Werdcr dìspost.: che, il giorno dopo. m cntn: la brigata Dcgcnfcld doVC\'a attaccare i Ga rih;il di ni di fro nt e. la brigata Kcllcr. agendo da no rd per la va l Su i.on. e Li bri gata del pr incipe G uglielmo di Ba<lcn, manovrando da sud per b ,·:il d'Ouclw. :nrchliero <lovuto minac-

.-1ntr,n ìe, F, a lfi .

ciare lo ~<:ll1eramcnto _garibald ino sui tì:111chi e tentare di avvolgerne le forze. La hrig;1t;1 del \'on Ocr Goltz doveva av\'icinarsi a Digio ne. li ,-itturiu~o combattim ento di PrénoÌ!i aveva :Kceso l'entusiasmo dei Garibaldini, i lJUali volkro proseg uire nell'azione e. profi ttando <klroscuri tù della T ra. ,-cm, le ore H). attaccarono la brigata Degcnlcl<l , mrprcndendola; ma un battaglione del 3" reggi mento Badese resistette prcs~o Daix ed invano i (;;,rihald ini rinnovarono l'assalto. Respinti, i Volontari ripiegarono su La ntc na y e ver so A utun. La mattin a del 27 la brigat,1 vo n Der Goltz sostituì in prima linea la Degenfr-ld ed i T edesc hi eseg uirono gli ordini ricev uti il giorno precedente ; ma l'avvolg imento te ntato c.lallc brigate Keller e


(u . 1

Principe Guglielmo, non riuscì, avendo i Garibaldini ripic~alo 111 tempo. La retroguardia dei Volontari , cost1tu1ta dalla brigata Ddper h. aveva preso posizione presso Pasques; ma l'avanguardia della brigata von D er Goltz, avanzatasi sulle alture di. Pasques, riuscì a cont1ui starle; mentre i Garibaldini furono costretti a ripiegare. Menotti Garibaldi, con parte della sua brigata e con la Legion e italiana del Ravelli, contrattaccò il nemico ; ma, dopo aver suhìto gravi perdite, dovette ripiegare anch ·egli ed i Tedeschi poterono occupare il villaggio di Lantcnay. La piccola Armata di Garibaldi era stata decimata ed era depressa anche moralmente; ma, per fortuna, il generale Werder, data la stanchezza delle sue truppe, non inseguì ed i Garibaldini poterono raggiungere Autun, dove si riordinarono e si rafforzarono. Essi avevano perduto circa 200 prigionieri cd avevano avuto posti fuori combattimento 400 uomini, tra morti e feriti. Per ordine del generale Wcrder, la brigata Kcller, forte di 6 battaglioni, si spinse allora fino ad Autun; ma la resistenza della brigata Menotti e l'impiego delle artiglierie la costrinsero a ritirarsi.

In questo primo periodo - nota giustamente il Lumbroso - il bilancio della campagna si chiudeva in pareggio, poichè erano falliti tanto i tentativi di Garibaldi contro Digione, come quello dei Tedeschi contro Autun; ma i Vo lontari avevano di frÒntc tm nemico superiore di numero, con truppe addestrate, disciplinate e bene armate. Frattanto il Gambetta, che era l'anima della resistenza, meditava un piano audace di controffensiva: l'Armata, costituitasi allora agli ordini del Bourbaki, avrebbe puntato su Belfort estremo baluardo dell'Alsazia, liberandolo dall'investimento nemico ed isolando g li eserciti prussiani che assediavano Parigi dalla loro base di operazioni. Le forze di Garibaldi, unitamente ad una Di.visione regolare, er:ino destinate:: a coprire la sinistra del Bourbaki dalla Saonc ai Vosgi. Alla fine di dicembre il prussiano \Verdcr, avvertito di quella minaccia, sgombrava Digione, riparando a Vesoul, per essere pronto a congiungersi con l'esercito che assediava Belfort. Garibaldi ricevette l'ordine di occupare la citt:1 sgombra ta dai Prussiani e di mantenervisi a qualunque costo. Egli , che no n era af-


fatto persuaso dell'utilità di quella mossa, ubbidì senza di scutere, com'era solito in ogni guerra; rafforzò ]a città con trincee e sbarramenti, occupò un a linea di difesa a semicerchio fra i due villaggi di Plombières e di Saint - Apollinaire e spinse in ricognizione pattuglie di esploratori, per non essere sorpreso da un attacco improvviso. Frattanto un nuo vo Coqx> d'Armata prussiano, agli ordini del generale Manteuffd, muoveva r:ipidamente contro il fianco del Bourbaki per tagliargli il cammino verso Bclfort. Una delle sue brigate, al comando del gcncrak Kettler, comparve nei pressi di Digione la mattina dd ~, ge nnaio ed aprì il fuoco contro le Legioni garibaldine. Il rornhatt imcnto durò tutto il giorno; Garibaldi aveva piazzato i suoi pochi c, nno ni s11 un 'altura e da lì dirigeva personalmente il fuoco cont ro b Fanteria prussiana. Dall'una e dall'altra parte si combattè con :1cc:1n imcn1 0 c l'Eroe, nelle sue " Memorie ", non nasconde la sua :1mrn ir:1z io nc per i] valore dimostrato dai Prussiani in quella circo'1:111z:1: .. ... lo vidi in quel giorno soldati nemici, come mai avevo vecl11to 111i.!!limi . La colonna che marciava sulle nostre posizioni del crnt r11 cr;1 ammirabile di valore e di sangue freddo. Ess:i ci giu ngeva , (, pr.l ,·.,mr,,llt.1 dJlllc Ull rlCtllho, a pai>~u JIOU t:dcrc ; llla t:ùl1 una lJllÌformit il, un o rdine ed una pacatezza spaventevoli ». Vcr~o ~era il Condottiero comunicava per telegrafo alla figfo. T noi1;, 1';11111uncio della sua vittoria: '( Attaccati vigorosamente dal nemico, l'abbiamo costretto a ritirarsi dopo dicci ore di combattimento: 1·csercito dei Vosgi ancora una volt:i ha ben meritato dalla Repubblica >). La notte stessa un borghese di Messigny, il villaggio dove il Kettler aveva il suo Quartier Generale, si presentò tutto affannato a Garih:ildi e gli comunicò che il comandante prussiano aveva avuto rinforzi di uomini e di artiglierie e che l' indomani avrebbe ritentato il colpo fallito, bombardando D ig ione. Per evitare la rovina della città, non ~arcblie staro male intanto che i Volon tari la sgomberassero. Garibaldi, senza scomporsi, rispose al brav'uomo , costretto controvoglia :1 far da parl:i.mentare: •< Ebbene, dite pure a chi vi ha dato questo salvacondotto che l'aspetto e che, se egli non viene, andn'> io a cercarlo ,i .

Il gio rno <lopo i J>russiani sferravano, infatti , un formidabile attacco. respi nto su tutta la linea ; il .23 giu ngevano gli annunciati rinfor,,i cd il Kcttlcr con1pì un supremo tentatiYo per la conquista di Digione ed intorno al castello di Poully, nel ce ntro de ll a linea occu-


()}.

\

pata dai nostri, si accese una mischia fu r iosa . I reparti di Canz io e di Ricciotti, che erano i p iù impegnati, compirono prodigi di valore : il castello fu per tre volte conquistato, perso e r ipreso. Il 61° reggimento Fucilieri di Pomerania vi lasciò attorno il fiore dei suoi soldati cd a sera, quando i franch i tiratori di Ricciotti lo occuparo no definitivamente, ritrovarono in una stanza a te rreno, fra un mucchio di cadaveri, quello di un alfiere che str ingeva a.n cora 111 pugno l:1

1 Garibaldini

,1

Domoko.< .

bandiera del reggimento: umco trofeo concpiist:i to ai Prussiani in tutta ]a guerra . L'indomani Garibaldi indir izzava alle truppe un vibrante ordine del giorno : (( F.hhene, giovani figli della li bertà, li avete rivisti i tal loni dei terribili soldati di Guglielmo! In due giorni di accaniti combattimenti avete scritto una pagina cldle più glo riose per gli annali della Repubblica e gli oppressi della grande famiglia umana saluteranno in voi ancora una volta i nobili campioni del diritto e dell a giusti zia ». Quello scontro vittorioso concludeva la campagna dell'Armata dei Vosgi. L e fo rze del Manteuffel stavano ormai avvolgendo l'esercito del Bourbaki. Gariba ldi, c he non aveva forze sufficit.: nli pl'r affrontare i Prussiani in campo aperto, si lim itò a f;1r eseguire azioni


dimostrative in direzione di D[ile, spe rando sempre di aprirsi nelle tìk avvers:iric un varco che

gli

permettesse di congiungere le sue for-

ze a quelle del Bomliaki e di partecipare così anche agli ullimi tentauvi c1r difendere la Francia. Il 29 gen11;i io g li giunse la notizia che Parigi aveva capitolato e c he i l gen er:ik Troc hu, comandante la piazza, aveva concluso coi Prussiani un annistizìo. La tregua pere', escludeva le provincie dell'est, ove operava il Bourbaki e questi, per sfuggire alla tenaglia del nemico, si rif11giù i n territorio svizzero, consegnando le armi alle autorit~ fcd n ali. Garibaldi, visto d1e in tali condizioni la difesa di Digione era divcnt:1ta impossibile, con un' abile manovra iniziò la ritirata, ~ottracndos ì ad un tt:ntativo d 'accerchiamento e riparando, con le sue lori',e. tra C htìlons e Macon. Poi l':irmi ~ti zio venne esteso a llltto il te-rritorio francese ed il Go\'l"rno indì ~sc k dezioni per l'Assemblea Costituente. Il Collegio di Alger i dcs~c Garibaldi suo rappresenta nte cd egli partì per Bordeaux l'fi fehhraio, dopo :i vere affidato a Mcnotti il comando del suo piccolo esercito, con l'intento di sostenere. di fronte ai rappresentanti ddb nazio ne fr:111cese, come :1,.,ev;i fatto in Italia per i Mille, i diritti dei •w•i \ ·,, l(\nuri, dei qu:ili egli p:itcrmmcnte ; i prcocrnp:l\':1 e di assicm.ir~i l hc ~i t 1mccdcsse al 1m:no una piccola pensione agli invalidi nl alle famiglie dei caduti. M:i. purtroppo, b passione politica offusca negli uomrn1 ogni sentimento migliore e, trae ndo pretesto dal fatto che Garibaldi era cittadino qraniero, l' Assemblea annullò la sua dezìo ne. Victor 1-fogo, che sedn :1 :111 c h·cgli Ira i rappresentanti, indignato prr quella inverecon da g:1zza rr:1, dominò il tumulto, gridando a gran voce: " Qucst\10111 0 tl1 e voi respingete~ il solo generale che in questa campagna non sia stat o ~tonfato !,., e l'indomani, per protesta, si dimise da

Deputato. Pod1i giorni dopo Garibaldi s'irnharcaYa per Caprera, dove, in \·:sta del m:.n: . ._ ·ici11u .Ji suui iìgliuiì eJ alla su;1 fnlclc Francesca, il vecchio Generale dimenticò ogni sdegno ed ogni amarezza per tanta ingratitudine. Ri crncando ndlc " M e morie " quel disgustoso episodio, c.:gl i, infatti, vi an:enn:i di sfuggita, con la tranquilla serenità d elrumno c he non si abb assa a ree rimi nare e non solleva " casi personal i ·· : ,, Tutti sanno come io fui ricevuto dalla magg ioranza dei Deputai i d elrA sse mhlca e, certo di nulla pit1 potere per lo sventurato paese ch'ero venu to a servire nella sciagura, mi decisi di recarmi a Marsiglia e da lì :1 Caprera, dove giunsi i l 16 febbraio 1871 "·


Per la Grecia nel 1897. Nel 1897, ripresa in Grecia la lotta p::-r la libertà, venne prom o~~a favore degli insorti una nuova spedizione garibaldina, la yualc secondo il Minelli (r) - si proponeva, oltre tutto, di riabilitare: la fama guerriera del nostro Paese dopo l'infausta giornata di Adua. Oltre a.i 1300 uomini, che militavano sotto le insegne garibaldine con a capo Ricciotti Garibaldi, non vanno dimenticati-i 350 Volontari del coloi:inello Bertet, che aveva preferito restare indipendente, e la sezione italiana della Legione internazionale filellenica, comandata da ufficiali dell'esercito regolare. La partecipazione italiana a questa guerra si svolse in condizioni di grande disparità: 140.000 Turchi, bene armati ed addestrati , contro 80.000 tra Greci e Legionari. Il 17 maggio I 897 il battaglione comandato dal colonnello Luciano Mereu si tro vò contro le brigate di Islam Pascià, arm:He di modernissimi Mauscr, che trovarono facile mira nella vivace colorazione delle camicie rosse. Sette ore durò il combattimento, durante il quale caddero TO Legionari e ne furono feriti una trentina. Su u ufficiali 6 rimasero uccisi o gravemente feriti. Nello stesso giorno il II ed il III battaglione si trovarono impegnati contro i tiratori scelti ottomani, assai rinomati e temuti. Fu in questo fatto d'armi - risollosi in un successo, purlùppo frustrato dall'andamento generale delle operazioni - che mod il deputato forli vese Antonio Fratti. Complessivamente i Garibaldini ebbero r20 uomini messi fuori combattimento, tra cui una trentina di caduti. 111

Così la rievocazione delle gesta dei nostri Volontari durante le guerre per l'Indipendenza e per l'unità della Patria può dirsi conclusa. Noi reputiamo superfluo ricordarne ancora una volta il sig11ilìcato ed esaltarne il valore e rileviamo soltanto come le imprese dei nostri Volontari, dal periodo napoleonico alle ultime campagne del nostro Risorgimento, abbiano un carattere d i continuità e dimostrino la spontanea partecipazione della parte migliore del nostro popolo a tutte le prove, che fu neccss:irio superare per raggi ungere l'altissimo ~copo dell'indipendenza e dell'unità naz:onale. (1) M1r-:ELL1: Op. cit.

41·


Abbiamo voluto ricord:1rc anche i Volontari italiani che combatterono in tutte le occasioni fuori dai confini dell'Italia, affermando sempre e dovu11t1ue i.I nostro prestigio, cd ora riteniamo che la conclusione più degna ed cf fìcace di questa nostra non breve e non facile fatica sia l'enumerazione delle ricompense cotlettive ed individuali, meritate dai nostri Volontari durante tutte le guerre del nostro Risorgimento. d:ù 1848 al 1870; enumerazione che faremo nel capitolo seguente.


XXIII.

RICOMPENSE CONFERITE Al VOLONTARI NELLE GUERRE DEL RISORGIMENTO Circa le ricompense al valor militare ottenute dai Volontari nell a prima guerra per l'indipendenza italiana, ricordiamo, col compianto generale Zugaro (1), che essi parteciparono alla guerra del 1848 - 1849 col più vivo entusiasmo e con molto valore, meritando la riconoscente ammirazione del nostro papolo, anche se spesso i loro reparti, dovuti ad iniziative generose, ma non sempre ben coordinate, furono a volte costituiti come bande di insorti e mancarono quasi sempre di quell'efficiente organizzazione dei servizi logistici, che sarebbe stata indidispensabile per vivere e per combattere. Noi abbiamo già ricordato le tre mecl:iglic d'oro conferite dal Governo della Repubblica Romana al Garibaldi, al Medici ed al Hruzzcsi, che più si erano disùnti nell'eroica resistenza dell'Urbe contro i Francesi. Ora dobbiamo dare notizia ai lettori delle ricompense conferite ai Volontari dal Governo piemontese e, successivaincntc, da quello italiano.

Per la guerra 1848-1849. Tra i Corpi volontari del 1848 - 1849 fu decorato di medaglia d 'argento al valor militare (R. D. 22 maggio 1910) il battaglione universitario toscano con la seguente motivazione: <( Per la ~Lrenu,i, disperata resistenza opposta a Curtatonc, il 29 maggio 1848, contro agguerrito, soverchiante esercito nemico, ritardandone la marcia su Goito, ove poterono così riuscire vittoriose le armi piemontesi il g io rno seguente >>. Ottennero la medaglia di bronzo (R. D. 3 settembre 19o6) i Bersaglieri del Po " per la valorosa condotta tenuta nei combattim enti (1) Cfr. ZuGARO: " Le ricompen se al valor militare di un secolo•·.


di Cornuda e monte Berico (9 e 2,1 maggio 1848) cd alla cl ifesa di Vicenza (10 giugno r848) ,; , Furono decorati della menzione ùnorevolc. mutata poi in medaglia di bronzo al valor militare (R. D. 8 dicembre 1887): - la compag nia dei Volo11t:1 ri genovesi che, comandata prima dal capi tano Dc Fcrrari s e poi dal capitano Corsi, aveva combattuto contro gli Austriaci ;1 San Mas~imo, a Goito, ,1 Sa nta Lucia cd a Madonna dd Mo nrc, ,, per essersi particolarmente distinta nel fatto d'armi di Arimpn::sso (Veron :1) il 6 maggio 1848 ,, : - i Volontari pavesi coman cbti dal c:1pitano, ingegnere Antonio Ga llotti, che a veva no co111hat1u to con la bri gata Bes a Goito ed a Peschiera e si erano partirn l:irrncnt c di stinti a Pastrengo: g li studrnti piemontesi comancl:1 ti dal capitano Cassinis, che formarono prima una compag nia t' poi u11 battaglione di Bersaglieri aggregato alla 4' Divisione piemontese e si batterono a Calmasino il 30 maggio 1848, a Spiazzi il 18 g iugno ed a Ri voli il 22

luglio ;

· - il Corpo fr:mco di Volontari citi Genio che. al comando dd maggiore: Borra, prese pane con onore all':1~\cdio di Peschiera ; - i Bersaglie ri valtcllinc~i che. sotto la _guida d el capitano E nrico Guicciardi, combatterono nel 1848: il 20 :1prik a \,folè, il 15 giug no al pas~o di Santa Maria, il 27 luglio al Tonale c. nel 1849, il 23 1narzo, a .Novara.

Ricompense al va lore individuale ottennero i Volontari appartenenti: - ai Bersaglieri lombardi , dq~ ni seguaci di Luciano Manara, che tanto si distinsero nella difesa della Repubblica Romana. Essi meritarono 2 medaglie d'argento e 26 di bronzo: - ai Volontari parmensi, entrati in campagna con la 3• Divisione sarda e poi passati alla Divisione lombarda, partecipa ndo ai fatti cfannc di Santa Lucia e di Sommacampagna: 2 medaglie d 'argento e 5 di bronzo; - alla Legione lombarda del Borra, che aveva combattuto a Peschiera e nel Trentino: r medag lia d 'a rgento ccl J di bronzo ; J'aroento·, - alla colonna Vicari -Simonetta: r mcdaolia f, ~ - alle Milizie cadorine di Pietro Fortunato Calvi: 1 medaglia di bronzo;


(il ')

- alla Legione lombarda del Griffini, che aveva comhatl ul<.> eroicamente a Sommacampagna: 1 medaglia d 'oro, conferita al comandante, capitano Saverio Grif fini, al passaggio del ponte di Goito, dal Re Carlo Alberto, testimone oculare del suo ardimento, con Li seguente motivazione: ,, Per essere animo~amente passato per il pri-

L'Os.;;irio di Cornuda.

mo sur un parapetto dd ponte sul Mincio a Coito, quasi completamente di strutto per lo scoppio di una mina austriaca, riuscendo così a catturare prigionieri 53 Tirolesi, che solo a lui si arresero e ad im possessarsi di un ca nnone nemico, cui l' Artig lieria piemontese aveva rotto una ruota dell'affusto (Ponte di Coito, 8 aprile 1848) i>. Decorato di medaglia d 'oro al valor militare venne an che il magg iore generale de Laugier conte Cesare, comanda nte le truppe to-


scanc : " Per esser si distinto nel combattime nto di Goito ed in particolare per l'azione svolta, alla testa delle sue truppe, a Curtatone ed a Montanara. riuscendo, bcnchè ferito, dopo forte resisten za, a riti-rarsi onorevolmente con le sue mili zie ve rso Goito )) . I Volontari toscani ebbe ro, ino ltre : r medaglia d'argento e 21. di bronzo. I Volo ntari pavesi : 2 m edag lie.: d 'argento ed I di bronzo. La Coorte mobile m od enese e reggia na : r m edag lia d 'argento. I Volo ntari <rc non:si : 4 medaglie d 'argento e 5 di bro ru.o. Pe r la c 1mp~g na del 18.11) i Volo ntari o ttenn ero le seguenti ricom p:: nsc indi vidua li: Volontari genovesi: 1 mcdaµlia d 'argento: Ik rs:iglicri valtel linesi : -1 m ed a~ lie di bronzo: Volontari lo mbardi : 1 mcdagli:1 <l':1rgc1rto. Per le cam pagne del 18.4~ e de l I S4,) la m ed:iglia d'oro al va lor m i lìtart· ven n e conces~a alle bandiere: - del comu n e di Vicen z.a: .. Pe r I., ~rn.:nu:i dife~a fatta dai cittadini cont-ro !'i rruente n em ico nel 111 :1ggio r ~iugno 1848 ,; ; - del comune di Osoppo (R. D. t ) a~u;lo 18()8) : ,, Per la stn:1rn,1 d ifc~.! i, i ~o~te nu ta , nel 1S4fì, dal prc,icii,, e d.1lla popolazione , contro for1c e te nace nemico ,, : - de lla citt:'1 di V enezia: ,< Per g li :,u i :1111111i ra nd i di valore e di iinperterrita costanza , con cut dife se b n:monal11:~ iralica nel r848 - 49 ,, (R. D. 19 ottobre r866) ; - del comune di Pieve di Cadore: ,, Per la m em oranda e tenace resisten za fatta , nd 1848, dalle popolazion i cadorinc contro so-

verchiante ed agguerrito i nvasorc )> (R. D. 9 agosto 1898) : del comune di Agordo: (( In ricompe nsa delle azioni patriottiche co mpiute dalla cittadinanza nel periodo del Risorg imento nazinn;1lc " (R. D. 4 agosto 1906).

Per la guerra del 1859. Nel la second a g u err:1 d'indipendenza i Volontari cd parti ebbero conferi te numerose ricompense al \·a lare. Ottennero, infarti, la m edaglia di bron zo:

loro re-

- lo squ adrone Caccia tori a cavallo " pel coraggio e per l'ordine spiegato n ell'inseguire il ne m ico, raccogliere inform azioni e prigionieri di g ue rra e nello spingere pattuglie contro il nem1.co ,. :


- il Reparto sanitario « per essersi mostrato degno della n eo noscenza cli tutti i feriti sì nostri che nemici ». Alle bandiere del 51" e del 5:!'' reggimento Fanteria che, com e si i· detto, costituirono, nel 186o, la brigata Alpi e che erano stati formali con i Cacciatori di Garibaldi, venne conferita la medaglia d'arge nto <' a perpetuo ricordo degli ardimenti e degli eroismi, onde rifulse, nella campagna del 1859, il Corpo Volontari dei Cacciatori delle Alpi>>. Al generale Garibaldi venne concessa la medaglia d'oro << per le orove date d'intrepidezza e bravura nei combattimenti contro gli Austriaci in maggio 1859 ,,, a Varese ed a Como. Inoltre il generale ve nne nominato grande ufficia le dcll 'Orcli ne Militare di Savoia. I colonnelli Giacomo Medici ed Enrico Cosenz vennero nomi~ nati ufficiali dell'Ordine suddetto ed 8 ufficiali dei Cacciatori delle Alpi ebbero la nomina a cavaliere. I Volontari, per la guerra del 1859, conseguirono, inoltre, le seguenti ricompense individuali al valor militare: - 91 medaglie d 'argento, Jelle quali 51 conftrite agli uffi ciali e 40 agli uomini di truppa; -- 126 medaglie di bronzo, delle quali 36 agli ufficiali e <)O agli uomini di truppa.

Per le campagne del 1860 e del 1861 . Anche per il 186o molti Volontari di Garibaldi m eritarono numerose ri compense al valor militare. Vennero insigniti della m edaglia d 'oro: G iuseppe Missori , " per essersi distinto durante la campagna dell'Italia m eridionale ( 1860), particolarmente segnalandosi a C alat ;1{imi cd a Palermo. Il 20 luglio 1860 a Milazzo. con un manipolo di cavalieri, salvò la vita a Giuseppe Garibaldi, accerchiato dai Bo rbonici 11. Rosolino Pilo, caposq uadra dei Volnnlari ~ici liani, ,, morto sul campo, combattendo con valore a San Martino di Monreale, il 2 1 maggio I 86o )> . Pilade Bronzetti, comandante il I battaglione dei Bersaglieri garibaldini , {( per essersi distinto nei combattimenti di Milazzo e di Solano (20 - 2 1 luglio r8Go) e per avere , il 1° o ttobre 1860, a Ca~tcl


Morronc, attaccato dai Borbonici di molto superiori di numero, opp osta eroica resistenza , cadendo colpito al petto )• .

Paolo Dcflottc, capitano francese, \'Olomario nell'esercito meridionale di Garibaldi. " per essersi distinto nel combattimento di Solano del 1" otl<lhn.: 1H60 ,,, do\'e il Dcflotle, colpito in fronte da una fucilata borbo ni ca. cadde da eroe.

J: eccidto ddl,1 fam iglia Cignolì ( r859) .

Mo lte furono le nomine e le promozioni 11elrOrdine Militare di Savoia: 130 Volo11u ri \'cnnern no m inati cavalieri ; 13 u fficiali ; 5 com111rndalor i. Qucsti ult imi furono: Enrico Cnse nz . N ino Bixio, Giuseppe Sirtori. c;iaco mo McdiCI e Stefano Tiirr. Numerose .fu rono :mchc le m edag lie fL1rgenio e di bronzo asseg nate ai Volontari di Garibaldi, co n · un totaTe complessirn di 2::;74 r icom pensc:. così suddi vise : · a1 Carabinieri geno\'csi: 2 2 medaglie d"arg ento ed I dì

b ronzo ;

ai Volo ntari dell 'Italia rnr.: rid io nak : 4 m ed ag lie d 'oro, d ' argento e 1186 di hron zo:

922


- alla San:tà del Corpo d ~i e .16 di bronzo; alla Guardia nazionale: bronzo; ai Cappellani dei Corpi e 5 di bronzo; alla Legione ungherese: bronzo.

Lo .<barco dà Jfi/lr

(I

Volontari: 29 medaglie.: d 'argl'lltn r3 medaglie d 'argento e 11 8 d1 Volontari. : r medaglia d' argento

17 medaglie d'argento e 24 di

.\4ars,tla (b,1.,soril1t110 di M. l?.utelli) .

Per la guerra del 1866. Per la campagna del 1866 vennero conferite ai Volontari 550 ricompense al valore, delle yuali 7 medaglie d'oro, 128 d'argento e 20 di bronzo agli ufficiali; 315 medaglie d'argento ed 80 di bronzo agli uomini di truppa. L e medaglie d'oro vennero concesse al tenente.: colonnello G iacinto Bruzzesi, comandante il j° reggimento; al tenente colonnello Menotti Garibaldi , comandante il 9° reggimento ; ai maggiori Agostino Lombardi e Stefano Canz io ; al capitano Angelo Bottino. Le motivazioni furono le seguenti : ·· · - per il tenente colonnello Bruzzesi : I( Guidò, con sommo coraggio e sangue freddo, il wo reggimento nell'attacco di Mont e.: Suello e sostenne con molto ordine la ritirata a Sant' Antonio il 3 luglio 1866 »;


. .

WIINISTERO DELLA GUERRA ~n;Rr ettHl6 "EHI ,u !' · ·

,•hr 11 ,

\"111:nr:~ d'tlrJ1 wr

11',•t · otn,.I , •

,' - "'~ "' '!

,. .•..•.,,

.,

/

,·'';/ /•

'

. :,•. •' /

. ;•

/'

.

f/iJ...

.,.

--·!-·1' ,'/

.,,. , //f., . 0~,:,,,.,/,•.,.

;/, t ,.,,/,,,., 1/;,,r1... i-,:...

~:.j.:_.. Nrc•11e t10 della mt•daglia d'oro al v,,lor militare ,,! ge11cr,tle G itueppc· Garibaldi ( 1859).

-- per il tcnenrl" colonnello Mcnotri Garibaldi: " Spiegò capacità cd intelligenza rimarchevoli durante la campa~na, conducendo il proprio reggimento in delicata cd importante operazione; si segnalèi per colpo d 'occhio pari alla risoluzione ed al valore nd combanimento di Bezzecca, il di cui successo g li fu in g ran parte (fov uto ,; ;

- per il maggiore Lombardi : << Per essersi spinto sul ponte di Cimego alla testa di 1111a compagni a cd a,·cr caricato alb baionetta


l'inimico che si avanzava; cadeva ivi morto, colpito da una pall:i al petto ( 16 luglio 1866) >); - per il maggiore Stefano Canzio: (• Nel momento in c 111 1 nostri, sopraffatti dal numero dei nemici, piegavano in ritirat:1, raccogliendo intorno a sè parecchi ufficiali, diresse l'azione, animè, con l'esempio ed, ordinato da ultimo l'attacco alla baionetta, contribuì specialmente all'esito fortunato della giornata di Bezzecca, il 2 1 luglio 1866 )} ; - per il capitano Bottino: « Guidando valorosamente la colonna all'attacco, rimase mortalmente ferito e morì pochi minu ti dopo a Monte Suello ». . La medaglia d'oro al valore venne concessa anche alla memoria del tenente colonnello (~iovanni Chiassi, comandante il 5" reggimento Volontari , con la seguente motivazione: " Moriva il 21 luglio in Bezzecca, per grave ferita al petto, riportata combattendo strenuamente,,. Anche il tenente della Guardia nazionale di Bormio Pietro Giuseppe Pedrazzini ebbe conferita la m edaglia d'oro al valore (< pn aver guidato, lungo il difficilissimo e pericoloso passo della Rcit, la colonna Zambclli, clic tagli<'> la ritirata agli Austriaci, e per essere sceso, prima di tutti, con gravissimo rischio, sulla stratla postale, ad intercettare il passo ai fuggenti cd a determinare la resa <li 75 prigionieri, con gravissimo rischio pe r~onalc. - Stelvio, 11 luglio 1866 ,.. Venivano concesse, inoltre, 48 decorazioni dell'Ordine Militare ,ii Savoia e precisamente : 3 croci di commendatore (Giuseppe Conte, Giovanni Acerhi, Nicola Fabrizi), 13 croci di uffìciale e 32 di ,:avalicre.



PARTE TERZA

I VOLONTARI NEL SECOLO XX



I• .

I VOLONTARI NELLE IMPRESE COLONIALI

Per quanto riguarda le imprese coloniali, siamo costretti a rimandare i pazienti lettori al volume IV della nostra opera cd anche ai capitoli di questo libro che dedicheremo alla Milizia volontaria ed a1lc formazioni che direttamente od indirettamente ne derivarono, salvo a parlare meno brevemente di guanto abbiamo fatto nel IV volume dei precursori, che fu rono anch 'essi Volontari ardimentosi. degni del nostro ricordo e della nostra ammirazione. Nel ricordare i pionieri cd i precursori delle nostre imprese coloniali del .19u e del 1935, riporteremo alcune pagine del volume del compianto gcnc:ralc Ambrngio Bollati (1). Ma, prima di trattare un così im portante argomento, ricorderemo che, nelle nostre imprese coloniali, Volontari furono i soldati che formarono i primissimi reparti destinati in Eritrea, gli ufficiali che li comandarono, come ad esempio, il colonnello Airaghi, ed i Capi che ne guidarono le operazioni, come il Baratieri, che proveniva dalle fìk garibaldine, il Baldissera ed il Caneva, che avevano lasciato volontanamente l'esercito austriaco per venire a far parte di quello italiano. Non. appena raggiunta l'unità nazionale, lo sguardo degli Italiani si volse ali' Africa. Ricordi gloriosi di Roma, recenti esplorazioni <li pionieri , la stessa situazione geografica del.l'Italia, protesa a guisa di molo a traverso il Mediterraneo , inducevano la nostra gente, tra il 1870 ed il 1885, a considerare con interesse sempre crescente il vici nu continente. I tempi, però, non erano maturi per un'azione immediata. Difficoltà interne della penisola, da poco riunita in nazione; geloso antagonismo delle altre Potenze ; neghittosità dei governanti del tcm pu. ritardarono di parecchi lustri l'inizio delle operazioni militari e per più di quindici anni la fiaccola dell'espansione italiana in Africa fu ( 1) Cfr. A. BoLLArI : " Enciclopc<lia dei nostr i combattenti colonial i " ·


;!gÌtata ~,!tanto J ;1 un manipolo di precursori. molti dei quali pagarono con l:i vita il loro tributo all'idea. Narra il .Bardi: •< • •• Le pri•ne imprese d'Africa so no ancora gesta da Risorgimento, sono iniziative di gente che pro \·a do lore ad appendere il fucile al mu ro. Gli avventurosi che salp,1110 \"Crso il Mar Rosso e dgano di itinerari le prime carte del Sudan e dell'Etio pia sono stati (!U:-tsi tutti nelle file di G aribaldi . Vanno giì:1 per nostalg ia d i schio ppettate, per levarsi dal cafft dall'impiego ~ove rnatirn e dalla vita di guarnig io ne: so no patrizi clic sent o no il 111uL1me11 to dei tempi, ufficiali brillanti che la~ci;1110 la carriaa , i11gegnrri. medici, industriali. commercia nti, artieri . P:1rto no t: stann o via per anni " · L'oncito p\ 1l~ vant;,re fra questi pio nieri alcuni dei migliori cd il pii., illustre di tutti: il capitano Vitto ri o Bon cgo , e noi ne rico rderemo le gc!>ta. anche se i prccm sori do\·ett cro naturalmente prece, derc g li avn:nimcnti dd secolo XX. Allo rc hè si trattò Ji porre piede sulle spo nde del M ar Rosso e di ;1prir visi il \·arco con la spada. nell'esercito si fece a gara per partecipare alle spcJ iz io ni. JJ:irtì il fior Jìore dei nostri giovani, spinti dal fa,(i qo dcl l'avn·nrur:1 . al r ic hiamo d i c..1 udb terra che il romanticismo del tempo dd ì niva la " ~finge nera ,,. Nclb huona e ndl 'avvcrsa fortun :,. come combattenti e come :·pportatori cli civi ltà , questi primi ,, afric rni sti " fu ro no degni della migliore tradi z ione la tin;i. Le due o tre generar.io ni d i comb:ittenti, clic si alternarono po i ndlc prime colo nie, costitui rono nel nostro esercito una prczio~a aristocra zia cd una \'alorosa ava ng uardia delle successi ve spediz io ni in Libi a e nell ' Etio p:a: nonchè delle du e g uerre m o ndiali (1).

Il capitano Manfredi Camperio. F in dal XVH secolo arditi vi:1ggia to ri e comrn crci:mti avevano compiuto interessam i : ma saltua rie esplor:izio ni nella Libia , 1:1luno avventurandosi si no alle tenebrose oasi e.lei retroterra. Diccinc e.li mi~liai:1 di Italiani si eran o ino ltre stabiliti , assai prima dell'occupazione francese. sulle coste tunisine cd algerine. Ma un regolare prog ramma di pe netrazione commerciale nel No rd Africa '"e nne iniziato soltanto nella seconda meU1 del secolo XIX, ad opera di pochi pio nieri, inco-

i 1; Cfr. in proposito " lt:ilìca Virtus ,,. alman:icco pe r l'c~crcito del 1930.


raggiati da benemerite Società geografiche. All'esercito appartcncv:i. no molti di essi, fra i quali: il milanese capitano Manfredi Camperio (1826-1899). Era questi fra gli uomini che, a continuazione degli :ir dimenti compiuti durante il Risorgimento, provavano maggiormcn1c il desiderio di una affermazione italiana oltre il Mediterraneo. Soldato a Novara nel 1849, prigioniero degli Austriaci, esule a Londra ed in Australia nel 1850, tornato in Patria nel 1857 ed arruolatosi in un reggimento di Cavalleria, il Camperio prese parte alla campagna del 1859 e fu, nel 1866, ufficiale d 'ordinanza del generale Fanti. Lasciato l'esercito col grado di capitano, partì per Ceylon e fu l'animatore delle linee di navigazione con le Indie istituite dal Rubattino. Tornato a Milano, vi fondava nel 1877 « L'Esploratore)>, giornale di propaganda coloniale, che riunì fra i collaboratori i più illustri africanisti italiani e stranieri del tempo. Il periodico assurse ben presto ad importanza gra ndissima; ad esso dcvonsi, fra l'altro, le iniziative dei viaggi del Gessi, <ld Casali e di altri illustri esploratori delJ' Africa Orientale. Nel 1880 il Camperio, spinto dal desiderio di illustrare di persona agli Italiani il valore del Nord Africa, iniziava con pochi compagni un primo viaggio di esplorazione in Tripolitania, cui seguì, nel 1881, un secondo in Manfredi Campcrio. Cirenaica. L' importanza delle notizie raccolte e le molte avventure vissute . e con fermo contegno superate, procurarono al Campcrio una giusta notorietà e richiamarono sulla Libia l'interessata attenzione degli Italiani. Ad opera del Camperio fu a Bengasi stabilita la nostra prima age nzia commerciale in Cirenaica, retta anch'essa da un ufficiale : j} capitano Bottiglia.

Il maggiore Andrea Pedretti. Vent'anni dopo i viaggi del Camperio, un altro ufficiale dcll'F.sercito, il m aggiore Andrea Pedretti, partiva in incognito ed a sue spese per Bengasi, esplorando nel 1901 tutto l'altopiano circnaico. Pubblicava al suo ritorno un'interessante Memoria, densa di dati e di 42.


osservazioni, che fu guida preziosa alle nostre colonne d'occupazione durante la campagna libica.

Romolo Gessi. La figura di Romolo Cessi è t r;1 k più nobili della Storia coloniale di tutti i tempi e di tutte le naz ioni. Era nato a Cmt"antinnpoli 11cl 1831 da padre ravennate, esule pcrchè compromesso m:llc cospirazioni carbonare. Spinto dal suo spirito ardente cd a,·vc nturus<1 e grazie alla perfetta conoscenza dì molte lingue, il Gessi partì nel 1855 per la Crimea, come interprete del generale Strenowhys. e si h:1ttè con un reggimento scozzese ad Alma, a Balaclava, ed Inkermann cd :1 Sebastopoli. Nel 1H59, all'annuncio della guerra d'indiprndcnza , rientrò in halia e r.::ombattè nel Trentino con Garibaldi. Tornato in Levante, si diede al commercio, finchè il gcncr.ùe inglese Gordon, che lo aveva conosciuto cd apprezzato in Crimea, lo chiamò presso di sè Ilei Sudan. Cmì, a 43 anni, Romolo Gessi iniziò la sua ,·era missione. Cùl gradu Ji capitano egi zi ;,nn, cgìi venne m:mdato ad esplorare il lo ntano Lago Albcno, con appena una trentina di soldati e marinai. Portata felicemente a termine la diflìcile impresa, rientrò a Dufli nel J 87') e present<'> al Governo cgizi:1110 un ·acLL1rata Relazione. ;\ven,!o avuto offerto un premio di cento sterline. la cui modestia venne motivata dal fatto che egl i non er:i inglese, il g iovane capitano gettò a terra il ,, ta.rbusc ,, , lasci(\ il campo e tornò in Italia. Ma il fascino dell'Africa lo richiamava ancora lagg-ii1 cd. unitosi a Pcllq~rino Mattct11.:ci, altro valoroso \'Ìaggiatore. e raccolti alcuni sussidi ,' il 19 o ttobre 1877 partì dal Cairo Ì1~r Cartum. risalì il Nilo Azzurro fino a Korkoa e, dopo un fortunoso viaggio nel paese dei Galla. ricntn\ nel Sudan. A Cartum ritrovò il gencr:1ìc Gordon, d1c .lo a(colsc con cnrnsiamo e. qu:1si a fargli dìmcntic:irc b p:1 s~:ita offc~a, prnJX>se al Gessi il coma ndo di una import:wte spedizione nel p:1cse dei negrieri. do,·e erasi m:rnifestata un:1 violenta sollevazione. Jl Gessi gli ri spose : (' Io non appartengo più :i ll'eserc ito q.;iziano: ma ,e voi avete bisogno di mc, eccomi pronto "· Cli furono affidati 2400 uomini, dei quali solo 800 regolari e gli altri elementi racrngliticcì, ed una mezza batteria da montag na. Forza invero assai mt·~d1 ina per tale impresa ; m a con la t]ualc il Gessi, il


1° settembre 1878, si mise in marcia per Ladò. Incontrò i ribelli, 11101to più numerosi, al comando del loro Capo Sukiman, li bauè in campo aperto; ma poi, circondato e stretto d'assedio a Ben ldri ~, dovette resistere per quasi tre mesi, fino a quando cioè gli giunsero altri rooo uomini di rinforzo. Allora riprese l'offensiva e, dopo aver messo in fuga l'esercito ribelle, intraprese una dura cam pagna contro i mcr-

Romolo Gessi.

canti di ~chiavi e non si diede pace finchè non riuscì a c:1tturare Suiciman ed a f uci.larlo. Promos~o generale.:, fu nominato Governatore dei territori conquistaci nel Ahr-cl-Ghazal. Saggio colonizzatore come era stato valoroso soldato. si era dato a rigrnerarc il paese, quando la rivoluzione egiziana costrinse il Gordon a dimettersi da Governatore del Sudan cd a ritorn:ue in Inghilterra. Il Gessi si vide allora abbandonato ccl il 12 settembre 1880 1:isci!', · la sua residenza, nel la spcranz.1 di ragg iungere, per la via del ilo, l'Egitto e l'It alia. Quel suo viaggio di ritorno fu il viagg io della fame e della m orte. Il piroscafo, che rimorchiava tre chiatte Ji soldat i con


le loro famiglie, dopo tre mesi di navigazione difficilissima, giunse finalmente in vista di un vapore inglese, che raccolse quei miseri resti. Il Gessi, stremato di forze, fu trasportato a Cartum e poi a Suez, dove si spense il 30 aprile r88r. Così concluse la sua nobile esistenza quest'uomo, che gli Inglesi giudicarono: « magnifico per tempra e per animo e del quale gli Italiani potevano andare orgog liosi >•.

G,1et,1110 Cas,11i

li capitano Gaetano Casati. Nel 188o Romolo Gessi, allora Governatore del Sudan meridional~, vole?do procurare all' Italia le prime carte topografiche di quella r egione, s i era ri volto alla Società di esplorazioni geografich e di Mi-


lano perchè gli inviasse un ufficiale capace di eseguire levak topografiche sul terreno. La scdta cadde su Gaetano Casati. Nato a Lesmo, in Brianza, egli era stat<> già Volontario ne.Ila guerra del 1859, poi capitano dei Bersaglieri nel 1866 ed, aderendo con entusiasmo al l'invito, partì quasi subito per Cartum, da dove raggiunse, nell 'agosto del 1880, il Gessi a Vau, rimanendo con lui alcuni mesi e compiendo l'incarico avuto. Finita la campagna, il Casati, continuando le sue esplorazioni, incontrava un altro viaggiatore, Guglielmo lunker, col quale intraprendeva un nuovo viaggio avventurosissimo. Per più di un anno, infatti, non si ebbero notizie dei due esploratori , tanto che vennero creduti morti. Essi si erano, invece, addentrati nella regione fra il Nilo ed il Congo, avevano percorso, nell'alto bacino del Macus - Uelle, territori assolutamente sconosciuti, in gran parte coperti da foreste vergini, cd avevano compiuto itinerari arditissimi, tra le pit1 gravi diffìciltà di ambiente, di clima e di mezzi. Solo nel marzo 188~ essi arrivarono finalmente a Ladò, sul Nilo Bianco, dove s'incontrarono col tedesco Eduardo Schmitzer, dal quale appresero le notizie della grave insurrezione scoppiata nel Sudan. Da allora il Casati, lo Schmitzer e l'Iunker rimasero segregati dal mondo civile. La storia d i <1uesto periodo, durante:: iJ q_ualc il Casati ~i spinse fino all'Unioro per cercare di allacciare pacifiche relazioni con quel Sultano, le vicende fortunose dei tre viaggiatori, fatti prigionieri col loro sc~uito e liberati dallo Stanley, ed il ritorno attraverso l'Africa orientale fino a Bagamoyo . costituiscono una meravigliosa epopea. Ricorderemo solo, fra i meriti del capitano Casati, l'aver egli, prima dello Stanlcy, segnalata la montagna bianca del Ruvenzori, che un altro grande Italiano, il Duca degli Abruzzi, doveva scalare più tardi, nel 1906; l'aver risalito il misterioso fiume delle Gazzelle, esplorato il corso dell'Uelle ed il bacino dei laghi Edoardo ed Alberto. Rientrato in Italia, Gaetano Casati, definito dallo Stanley il ,, moderno Ulisse >i, finì la sua vita in Brianza il 7 marzo 1903.

Antonio Cecchi. Nel novembre del 1896 il capitano Antonio Cccchi, Console it;1liano a Zanzibar, nell'intento di sottrarre il territorio dell'Uehi Scebeli alle ripetute minacce degli Amhara, decideva di effettuare, con personale dell'Esercito e della Marina, una ricognizione della zona . Il 23 novembre, sbarcato dalla nave Volturno, egli assumeva il co-


mando della spedizione. Erano con l11i il comandante Maffei della Staffetta, i.I capitano di fn:g:1ta Fr:rnccsco Mongianlini, comandante <iella Volturn o, i sottotenenti di vascello Sanfelice, Dc Cristoforo e Baraldi, il direttore della dog:1na tenente Quirighetti, il tem:ntc medico Alfredo Smuragli a, i tcm:nti com missari B:1roni e G:isparini e 7 Marinai . In tutto diri:1~scl tt bianchi. Li accompagnava una scorta di circa 70 A~Gtri con due graduati . Uno dei ~upn~lit i ddla ~pt:dizinnc ne raccontò k vicende: « La caro van:i, lasciando :tl k s1i:tllc Mogadi~cio, inizia la marcia nella boscaglia , :ittr:t\'<.: r~o i ~rntit:ri caro\'a nicri obbligati . Il cammino è tremendo. La ~lanchczz:1 opprime e, tp1:1t1do alla sera raggiungono La[olè, i nostri alz:i no le tende, i11 vi st:t della nolt<: imminente. L 'insidia e l'agg uato ~pira110 gi:\ 11dl':1ri:1. La t rihìi degli Uadàu, ai zzata dalla diftìdenza, inferoci ta dal so~petto, prq1:1r:1 l",1llacco. Ma non attaccano ~ubito. Forse cercano di crcan: un ,'l'ro " c 1sus ht:lli )) . A mezzanotte giungono all 'accampamento, col prete~to di vendere del bttc, alcuni ekmrnti isolati , che in rcalt:1 m1ra110 a rendt:rsi conto dcll'dfìc ienza dell a colonna. Allontanati si rapid:unrn te, a meno di un'ora di di<.t:mza. le orde somale piomba no da o~ni d<>\'c. Cecchi ordina b ~=--sistcnza ad ol tr,,n, ..1. E nc:ll.1 n ulle, li11v ali"..ili ,a, è un con tinuo gucrrigliarc: 8 Ascari restano feriti . Appena si f:1 la luce, la carovana decide di fare ritorno a Mogadiscio per potcni meglio et1uipaggiare: rn.1 L 1t1 <1cc11 ~i ri 11 no va e L!llC~ta volta con un numero preponderante di nssalitori . .l nostri AsGtri , al comando degli uftìciali , com.battono con fcddd eroica: non uno ~i sbanda. Si tenta di proseguire ancora per il ritorno: ma r accerchiamcnto è completu. Le frecce fanno strage. Il Caramelli e i due sottotenenti di vascello Sanfclìce e Baraldi sono i primi a cackre; man mano cadono gli altri_. ultimo il comandante Maffci. Alla strage solo tre marin;ii riescono a sfuggire e giun!!ono a Mogadiscio, l:1tori della notiz i:i. verso le undici. A mezzogiorno il Commissario c:ipita no Dul io da terra alza la bandiera e fa sparare un 1.ulpo di c 1nnonc : ~ il segn:1ìc per la richiesta di aiulÌ. lJa bordo della Stnf f ettn e dd 1:0/turno le s.:ia luppe sono messe in acqua con due compagnie da sbarco. Co n la guida di aku11i Ascari, esse seguono la pi sta dei compagni gloriosi ed :i sera giu ngono sul luogo c.klrcccidio: sul senti ero. al limita re della boscaglia, scoprono i primi cadaveri , Maffci, RoHo, Gu7.olìni, completamente Jenudati, giacciono bocconi contro il terreno ; i corpi presmtano enfiagioni enormi g iallastre: è rerretto del veleno delle frecce. I più hanno la gola completamente recisa ,..


Le salme degli eroici caduti non furono recuperate al momcnto, a causa dei nuovi attacchi degli indigeni. Il 1" febbraio 1897 una spe<lizione organizzata dal comandante Sorrentino, Commissario straordinario per il Benadir, compost:i di una compagnia di Ascari eritrei (f del V battaglione, capitano Co-

li 0 1pitano C. M c;sedaglia.

rapi) e di una batteria da sbarco, si spinse a Lafolè, dove raccol se pietosamente i resti dei caduti. Nell'aprile successivo , in seguito all'uccisione del tenente Trevis a Merca, una spedizione punitiva, orga nizzata dallo stesso comandante Sorrentino, bombardò i villaggi costieri di Ni mu e di Gesira; indi la stessa compagnia eritrea, insieme alla f del II battaglione (capitano Brunelli), si spi nse nell ' interno, distruggendo i villaggi di Lafolè, Gell ai e Res. Nel ritorno, attaccat::1, reagì energicamente e disperse la stessa tribt1 ribelle che aveva massacrato


la prima spedizione. La morte del capitano Cecchi e dei suoi valorosi compagni Yenne così \'endicata.

Eugenio Ruspali. Nel 1891 un ufficiale J cll't:sercito iniziava in Somalia uno splendido ciclo di esplorazioni di grande valore geografico e politico: il Principe Eugenio Ruspali. Aveva lasciato il servizio attivo attratto dal fa!)cino dei vi:1ggi e, prima del 1890, si era già spinto nel Caucaso, in Egitto, nel Mo7.aml>irn, ed aveva percorso parte dello Zambesi. Nell'aprile del 1891 partiva con due compagni da Berbera, con l'ardito progetto di raggiungcn: i grandi laghi e di seguire il corso del Giuba . Dopo un "iaggio avventurosissimo, in cui il Principe ebbe a respingrrc.: i numerosi attacchi delle tribù osti li , b ~pedizione raggiunse e guadò J" Uebi Scebeli, mai prima attraversato, giunse in vista dell'Uebi Gestro, che rilevò topograficamente e ritornò alla costa attraverso l'Oga<lcn. Insoddisfatto, il Ruspoli ripartì da I3erhcra nel dicembre 1892. Raggiunse, attr:werso molte difficoltà , l'Uebi Sccbdi e nuovamente J'Ucbi Gestro, del tJUale riconobbe, fra mille insidie, l'intero corso. Dopo é1verc perfino riconosciuto la confluenza nel Giuba dei suoi tre :iff!ucnti Ucbi, Ganalc e Daua cd esplorato le regioni ddl'allo Uel,i Sct:bcli e dell'alto Giuba, peri.va nel dicembre 1893, presso Burgi. L"denco dei Vo.lontari pionieri italiani in Afùa potrebbe conti1marc e dovremmo ricordare anche il capitano Messcdaglia, il conte Gian Battista Porro, il capitano Matteo Grixoni, il tenente Carlo Citerni , il Duca degli Abruzzi, il capitano di San Marzano, il maggiore Tedesco Zammarano ed altri ancora; ma colui che merita un a particolare menzione e che rese i servizi più im1X>rtanti all'ltalia fu indubbiamente il capitano Vittorio Rottcgo ,la Parma.

Vittorio Bottega. Giovane ca pitano di Artiglieria egli s'era recato volontario in Eritrea, subito dopo Dogali, Jistinguendosi al comando d'una batteria indigena. Preso dal fascino dell'Africa, v'era tornato nuovamente, tra il 1887 cd il 1890, guidando alcune esplorazioni scientifiche nella sconosciuta regione dancala: ardita impresa che, pur condotta con


649 pochi uomini e con scarsità di mezzi, fruttò alla Geografia cd :tll'lt:ilia notizie preziose e la prima carta del lembo orientale dell 'Eritrea. Confortato dal successo e dal plauso della « Società Geografica Italiana >i, Bottego sì accinse allora, nel 1 ~, alla grande impresa da tempo sognata: esplorare il bacino del Giuba e risolvere le controversie geografiche esistenti sul suo corso, particolarmente nei riguardi della

li conte Gia11 Battista Porro.

congiunzione dd g rande hume con l'Omo. L'esplorazione non aveva uno scopo soltanto geografico; ma anche squisitamente patriottico. L'Italia stava stabilendo, infatti, le prime stazioni comm erciali sulla costa somala ed andavano già delinea ndosi dannose interferenze con la Gran Bretagna, risolte solo un anno dopo, nel m arzo 1891 , con un protocollo delimitante le rispettive zone d'influenza. L'oggetto dei contrasti era appunto il Giuba, grande e sconosciuta via di penetrazione commerciale. La mente lung imirante del Bottega, prevedendo le future necessità della Patria, mira\'a appunto ad assicurarle nella


regione ,, il non traicurabilc diritt<.1 del possesso, conferito dalla priorità dell'esplorazione )) _ Crispi, allora aJ Governo, intuì la bontà del progetto e promi~c appoggi'O cd aiuti; ma una crisi ministeriale faceva restare arenata l' im presa per oJtre un anno. Bottego non si perse d'animo ; r.iprcsc. in parte a sue spese. i preparativi della spedizione e nel 1892 iniziò dal Somaliland la lunga e non facile esplorazione. Partito da Berbera il 30 Sèttcmbn: co n 12(> Ascari, giungeva dopo un anno :i Brava . .,ull'Occ:1110 Indiano. con soli 46 uomini: tutti gli altri erano morti di stenti o c:1duti combattendo contro le tribù selva(mc del la rc!!ionc. A 1irunio dcll'imnresa -:- ..3"00 chilometri d i ~b q t marce in zone inesplora te; nu 1rn:rnsi comlxmi menti vittoriosamente sostenuti : corso ddl"Orno esat tamente rilevato - veniva conferita al g rande esploratore l:i mt'da:;lia d'argento al valor militare. Non com plctamtnlc soddisf:1tro di q uanto :1,·c,·a _gi;1 compiuto, il Rnttego prevcdc,·a le possihilit:1 che si offr iva 110 nell a Som alia alla nostra coloni zzazione cd insistette per tornarvi. pcr impiantarvi stazioni comrncrciali interne, che rnnvogliassero ai nostri porti il traffico meridionale ahi~si 110. Il gon.:rno rinunciatario dd tc.:m po tergiversava ed oppo11ev:1 difficoltà: ma il Bottego ot1C11lle l":1ppoggio della " Società G::o~r~11Ìc:1 e ri p:irtì alh fÌi1c del 1 8~6· Sbarcato in Somalia, stabilì nd novembre il primo em porio commerciale a Lug h e, lasciatovi di presidio il cap itano Fcrrandi, proseguì YCrso il tcrrilorio dei Galla Brn :111.i, dove il 17 marzo 1896 IÌrmò con C1uei Capi un trattato per il Protettorato ckll'Jtalia. Analoghe trattative stipulò con le altre tribù dei G h ura, deg li Amar Rambala, dei Badditù, che protcs~e anche con le armi dalle incursion i abissine. Il .3 r agosto il Bottcgo gi11n se al lago R odolfo, dal <\uale raggiunse il lago Stefania. Per merito cklb tenace volom:ì d'un uomo, lottante da solo ronlro k p:)polazioni osti li , il clim:1 aHCTSo e la stt'ssa ignavia del Governo centrale. la nostra h;111diera ve niva così innal zata su re~ion i vaste come mt:zza Italia. < \fa il dcstÌiìo dcll'crnicu piu11icrc era segnato. fl , 7 marzo 1896 a Gobò nell 'Uollega, men l re si accingeva a prose.t,•1.1ire la sua missione. egl i veni va attaccato da un mig liaio di predoni scioani. Dopo un accanito com battime nto, sostenuto con l'insufficiente scorta di 8(i Ascari, Bottego cadeva colpi to a morte, con b pistola in pugno, forte e sere no come un eroe da leggenda. Alla sua memoria, tardivo riconoscimento , veniva concessa la medaglia d'oro al valor rn ilita re con la seguente motivazione: ,, Dimostrò sagacia ammirevole nel dirige re una spedizione scienti fico _.I


militare nell'Africa equatoriale, attraverso paesi inesplorati e tra po polazioni ostili e bellicose, e spiegò eccezionale coraggio, attacc:1ndo con soli 86 uomini un nemico forte di circa un migliaio di comb:11tenti e morendo eroicamente sul campo, ferito al petto ccl alla tc~ta da due colpi di arma da fuoco». L'opera del Bottega non fu però vana. Sulle sue orme vennero poi effettuate la graduale conquista d ella Somalia e, quarant'anni più tardi, l'avanzata del generale Graziani verso il cuore dell'Etiopia.

Ugo ferrandi. Nell'ottobre del 1895 il capitano Bottcgo, durante la sua seconda spedizione in cui doveva trovare Ia morte, aveva costituit'O a Lug h. come ;,ihbiamo già detto, un piccolo presidio di 43 A scari al comando del capitano Ugo Ferrandi. Durante il periodo d ella campagna d'Africa 1895 - 96, il capitano Ferrandi difese la località co n le sole sue forze contro attacchi di orde abissine, prolungando la resistenza per 15 mesi e cedendo Lug.h soltanto ad un Capo 111v1atugl i dal 11ostro Governo. I princip;ili attacchi avevano a\'ll!O luogo nel giorno del Natale 1896, da parte di circa 1500 Abissini comandati dai degi:ismacc U(1 lde Gabrì:1 e Absà . Rientrato in Italia, il F crrandi pubblicò, nel 1903, a cura della " Società Geografica ))' un importante volume di studi e ricordi, d al guale riportiamo un solenne ammonimento: (( Ri cordino gli Italiani che una bandiera non è una " réclame·· che si metta o si tolga ;i piacimento; ci si pensi prima di innalzarla ; ma, una volta issata, si sappia difenderla, perchè agli occhi di !X)polazioni primitive abbassare la bandiera è immensamente più dannoso d i una sconfitta )•. Solo bianco fra i neri, il Fe rrandi aveva ben saputo difendere il nostro Tricolore, attorno al quale si erano strette le j)Opolazioni indige ne con un senso dj fiducia e di devozione. P er queste benemerenz e, il Governo conferì al Ferrandi la mcdagli:i d':irgento al valor militare ed, a ricordo della sua tenace di fesa, nel 19:P l'abitato di Ln~h assunse il nome di Lugh-Ferrandi ,>.


Il.

I VOLONTARI NEI PRIMI ANNI DEL SECOLO XX Ndb prnna metà dd secolo in corso ritalia prese parte alle guern: segucnn: pi.:r la com1uista dclb Libia (19II - 1912) ; italo - austriaca (1915 - 1918); - per la ricont1uista della Libia;

italo - etiopica (1935 - 1936); seconda guerra mondial.e ( r940 - 1945). Oltre clic a questi conflitti, nostri Corpi di Volontari parteciparono a 11:irticolari imprese, atte a dim ostrare la continuità del Volont.,ri.,11 1u ;, ...li.,110.

T :di imprese vennero effettuate: in Albania (r9rr - 1912) ;

in difesa della Se.rbia (1914); in difesa della Francia (19r4); durante la guerra civile in Spagna (1938- 1939). In '!ucsta parte del volume noi dovremmo, per conseguenza, riassumere tutte le guerre e le spedizioni più sopra ricord:ne e mettere nel dovuto rilievo le: gesta in esse compiute dai nostri Volontari. Procureremo di farlo ~egucndo l'ordine cronologico degli avvenimenti ed evitando di ripetere quanto abbiamo già scritto nel volume IV e nel capiwlo precedente circa le nostre imprese coloniali, alla prima delle t}uali , per la conquista della Libia, non parteciparono veri e propri Corpi di Volontari; mentre alla guerra italo - etiopica degli anni 1935 - 1936, oltre ad alcune Divisioni della ,, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ,1, presero parte anche Unità comJX>ste dagli Ital iani all'estero, rimpatriati volontariamente per partecipare all'impresa, da student i Volontari incorporati ndla Divisione (( Tevere ,,, oppure da reparti di « Giovani F ascisti "· Le formazioni volontarie, che abbiamo visto così numerose e così diverse durante le guerre per l'indipendenza e per l'unit;t della na-


zione, erano state facilitate dal fatto che l'Italia era allora divi ~a in tanti piccoli Stati e mancava, per conseguenza, di un 'organizzazione militare nazionale unica, che potesse attrarre a sè, opportunamcntc (iisciplinato, come avvenne, una volta costituito il Regno d'Italia nel 1866, il concorso dei Volontari. Allora erano possibili tutte le iniziative dei diversi Partiti, delle Associazioni, dei C-0mitatì, i quali costituirono in ogni regione quei numerosi reparti che, anche se- a volte composti di uomini non del tutto preparati alla guerra e sprovvisti in gran parte perfino delle armi, contribuirono senza dubbio, con il loro valore e con il loro sacrifizio, a rendere possibile l'indipendenza e l'unità della nazione. Nel nostro secolo non poteva certo ripetersi lo stesso fatto perchè esisteva un esercito nazionale che, moralmente e tecnicamente capace di accogliere nelle sue file tutti gli uomini validi, rendeva quasi del tutto superflua la presenza dei Volontari, il cui titolo poteva, se mai, riservarsi a quei pochi combattenti che, per età o per altre circostanze, non avevano alcun obbligo di servire ancora la Patria con le armi. L'affluenza dei Volontari nella riconquista della Libia, nella guerra italo - etiopica e nella seconda guerra mondiale venne poi dimostrata !>upcrHua anela: Jalla ..::01,tiluzionc della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, la quale, dapprima creata per disciplinare le squadre fasciste d'azione, raccolse, almeno in teoria, tutti coloro che volevano spontaneamente offrire il loro braccio alla Patria, nelle guerre combattute dalla costituzione della Milizia stessa in poi. Comunque, nelle guerre più sopra ricordate, le differenze del tempo col periodo risorgimentale divennero sempre più evidenù ed i Volontari isolati, che non fecero parte dei repartj regolari dell'esercito e di quelli della Milizia, furono naturalmente assai pochi. Mentre, per quanto riguarda le imprese coloniali, noi ci sentiamo costretti a rimandare i pazienti lettori al volume IV della nostra opera; nonchè al capitolo precedente di questo libro ed agli altri che dedicheremo alla Milizia Volontaria ed alle formazioni che direttamente od indirettamente ne derivarono, ora ricorderemo solt;rnto le spedizioni in Albania del 19II e del 1912, quella in soccorso della Serbia del 1914 e le gesta dei Volontari garibaldini in Francia, nelle Argonne, del 1914. Per quanto riguarda le due guerre mondiali, dobbiamo notare fin d'ora che, per quella italo - austriaca 1915 - 1918, noi non potremo ricordare le gesta di speciali reparti , poichè quelle dei Volontari si confondono con quelle dei reggim enti dei quali essi fecero parte. Do-


vremo, per conseguenza, limitarci a menzionare t rualche nome dei giovani e dei vecchi, che spontaneamente concorsero, durante la guerra , a rinnovare le i:, o-lori e del nostro Volontarismo. E ciò anche !)erchè il rì..:ordare uno per uno tutti i Volontari potrebbe conferire a questa parte del volume una mole sproporzionata alle altre parti di tutta l'opera e farci c:,den: in quella monotonia di espo~izionc, che non potrebbe non diminuire l'interesse dei nostri lettori.

Cn signi/i(alil'O mc.,s,1ggia dà 1-'n!n11t,1.-i in Scrbi,1.

Siamo co stret.ti , quindi, a riferirci, a guisa di esempio, soltanto a no n molti Vo lontari cd alle caratteristiche più spiccate delle loro gesta, tenendo so prattuno conto dello spirito dal quale essi furono anim ati. delle mete alle quali tendevano. degli atti di valore da loro compiuti spc(i .ilmclllr ndh: fa~i più di ificìli della guerra, tJtwndo il pericolo cr:i pit1 grave e manife~to. Nella seconda g uerra mondia le il Volo ntarismo non potè ripetere Je gesta di <1m:llo dd Ri sorgimento e delle campagne coloniali e. rispetto ag li 8000 che parteciparono alla g uerra italo -aust riaca del 1915 - 1918, i Volontari furo no pochi. Le rag ioni di guesto assai limitato contributo si debbono, oltre che alle circostanze g ià ri..:ordate, specialmente all' impopolarità della guerra e delb nostra allean za co n la Germania, che a m olti appa riva


non del tutto conforme alle nostre tradizioni. Il Volontarismo sorge e si afferma, infatti, specialmente quando tutta la nazione co1n pn.:n:k le cause di una guerra, il valore più o meno decisivo degli scopi di essa, la gravità dei pericoli eia sfidare e dei sacrilìzi da compiere. Se il popolo non è profondamente convinto della necessità della lotta armata, al Volontarismo mancano gli incitamenti più efficaci e l'appoggio morale della nazione concorde. Si deve, inoltre, considerare che anche la costituzione della Miiizia Volontaria e dei suoi reparti e perfino delle sue Grandi Unità non poteva non influire sul numero dei Volontari isolati. Nella riconquista della Libia, nella guerra contro l'Etiopia, in quella civile nella Spagna e durante la seconda guerra mondiale, l'Italia combattè, infatti, con due organismi militari diversi: l'Esercito e la Milizia, dei quali la. seconda doveva assorbire, almeno in teoria, come diceva la St;a stessa denominazione, tutte le fresche energie del nostro Volontarismo.

I Volontari italiani in Albania (1911-1912). Nell'offrire Volontari alla P atria non si distinsero soltanto, nelle diverse occasioni, uomini isolati ; ma anche intere famiglie come, ad esempio, LJUClle dei Cairoli <lurante il Risorgimento, degli Slataper nella prima e nella seconda guerra mondiale, dei Veni ni, degli Stuparich ecc. Ma la famiglia che si mostrìi, per tre diverse generazioni e per quasi un secolo, sempre fedele alle tradizioni del Volontarismo italiano fu , senza dubbio, quella dei Garibaldi, che fornì con l'Eroe dei due mondi . l'esempio più luminoso, non soltanto cli valore; ina anche di lealtà e di disinteresse, e che, con Menotti e Ricciotti, collaboratori in molte imprese del padre, e con i figli di questi ultimi, anch'essi sempre pronti ad o~ni generosa impresa, affermarono la continuità dell 'epopea garibald ina. Questo dimostrarono ancora una volta Ricciotti Garibaldi , accorso in Grecia nel 1897 ed in Albania nel 1912, cd i suoi figli e nipoti , combattendo nel 1914 in Francia, dove due di essi, Bruno e Costante. caddero eroicamente in difesa di quella Repubblica, per la quale il nonno cd il padre, nel 1871 , avevano vinto a Digione. La speranza di liberare i Paesi balcanici dal giogo ottomano sorse di nuovo nel 1912. Già nell 'anno precedente un gruppo di Volontari italiani si era battuto a Podgorika, in Al bania: m a soltanto nel I\) 1 2


Ricciotti Garibaldi assunse il comando di una Legione italo - greca, composta di Fanti in camicia rossa, di bande di Macedoni e di Bulgari nei loro pittoreschi costumi e dei servizi logistici. In que1lo sanitario prestavano servizio Donna Costanza Garibaldi come ispettrice, r Rosa ed Italia Garibaldi come dame infermiere. Della famiglia dell'Eroe prendevano parte alla spedizio ne, oltre al generale Ricciotti, anche Peppino, Capo di Stato Maggiore, Ricciotti junior, Sante, Costante cd Ezio. rl fatto d'arme nel quale riful se ancora una volta il valore garibaldino fu la battaglia di Dri sko, presso Gianina, nella quale la colonna Garibaldi, di appena 2000 uomini, sostenne, per 27 ore, l'urto di ro.ooo Turchi. Bersagl iati da un intenso fuoco e pur mancanti di muni zioni e <li viveri , i Leg ionari ebbero messi fuori combattimento 40 0 uomini: ma i nemi ci ne perdettero ben 1400. fl fatto lLtrme di Dri sko venne definito la " Mentana ellenica )) .

In difesa della Serbia. I.e- d ue guerre balcaniche ,lei I oj l 2 L ...kl 1~13, in &eguito ulle quali la G recia e la Romania avevano ottenu to considerevoli jngrandimentì territoriali, avevano lasciato la Serbia, g ià vittoriosa contro b Turchia, delusa, m.1lcontt~nta ed ostile spc..:ialmcnte alrAustria. contro la quak le Associazioni patriottiche alimentavano l'odio del popolo, ancora memore dell'umiliazione subita nel 1908, quando l'Austria si era annessa la Bosnia e l'Erzegovina cd aveva risposto alle rimostran ze serbe con un minaccioso ultimatum. Nel r914, quando stava per scoppiare la prima guerra mondiale, la Serbia, pur potendo sperare nella protezione della Russia, era completamente isolata nei Balcani ed appariva alle Nazioni dell'Intesa, e doveva apparire poi anche a noi, come la piccola e quasi inerme vittima del g rande ed armatis~imo Impero austro - ungarico. L·ultimatum del 23 luglio 1914 che, secondo il Governo di. Vienna, :inebbe dovuto soffocare in Serbia l'opera propagandistica delle Società patriottiche, dimostrò al mondo l'inevitabilità della prima guerra mondiale: ma, dopo le risposte abbastanza concilianti avute da Belgrado, parve anche, per la pretesa austriaca di intervenire direttamente nella politica interna del piccolo Stato balcanico,comc un'insopportabile prepotenza che, oltre a determinare rintervento russo, procurò alla Serbia molte simpatie anche in Italia.


Per tali simpatie, che traevano il loro vigore da un cavalkroco sp:rito di solidarietà umana, alcuni Volontari italiani, irnmt.:clìat:1mente dopa lo scoppio delle ostilità, accorsero in Serbia, dove, il 20 agosto, nei pressi di Visegr.a<l, combatterono a fianco dei Serbi, minacciati dalle Armate austro - ungariche, e caddero da prodi 5 Italiani, accorsi spontaneamente .in difesa del più debole. Essi si distingueva no dagli altri combattenti per gli abiti civili, sui quali portavano, :i ricordare l'impresa dei Mille, una fascia rossa al braccio ed un fazzoletto rosso al collo. Si era reso interprete delle aspirazioni di quei nostri Volontari, pronti ad offrire alla Serbia il loro braccio, visto che l"Italia non era ancora scesa in campo, Ricciotti Garibaldi, il quale aveva invano tentato di fare accettare ufficialmente il contributo garibaldino in difesa della Serbia; contributo che, anche se modesto, aveva senza dubbio un altissimo significato. Per un complesso dì ragioni, che sarebbe tro ppo lungo enumerare, Ricciotti Garibaldi tentò di fare riconoscere l'intervento dei Volontari all ' Inghilterra ; ma, mentre le trattative si prolungavano inutilmente, alcuni Volontari ruppero ogni indugio e<l accorsero in ScrLia. In proposito il Minelli, nel volume giit citato, così ricordò la nuova impresa dei Volontari italiani. Scoppiato, nell'agosto 1914, il primo conflitto mondiale, ,, si ebbero in Italia, insieme col movimento interventista che doveva poi assumere una portata così travolgente, varie spedizioni di Volontari verso i paesi in lotta con gli Imperi Centrali. Nello spirito di (]UCste eroiche avanguardie non era soltanto il proposito di portare un aiuto materìale e morale al.le Nazioni in lotta per gli ideali comuni , ma anche quello di stimolare e quasi provocare l'intervento italiano. « Alcuni Volontari, specialmente irredenti, decisero di recarsi in Serbia, con siderandola posizione più propizia a una eventuale azione nelle regioni dalmata e giuliana. Tra questi ricorderemo il capitano garibaldino Mario Corvisieri, Nicola Goretti, Arturo Reali, Francc~rn Conforti, E nzo Polli da Spalato, il pubblicista Cesare Colizz,i , anch'egli u fficial e garibaldino, il fratello Ugo e Vincenzo Bucca. Giunti in Serbia, via Grecia, essi furono inquad rati jn una banda di <( comi tag i >>, comandata appunto dal Corvisieri. Il gruppo di Volontari si hattè eroicamente a Babina Giava, presso Visegrad (Rosnia). riuscendo prim a a cçmtenere l'avanzata austriaca, poi a conquistare la som mità del monte (Babina Giava significa appunto Monte della Vr.:.c-

43.


chia), con un foribon<lo corpo a corpo, J ur;lllte il quale non pochi Legionari caddero uccisi o riportarono gra vi ferite 1> . I superstiti, dopo av<.:rc svolto altre operazioni , tornarono in ltali:i al la nostra entrata in guerra, nel r9 15. Qualcuno cadde sul nostro fronte; altr i, già due voli c veterani, parteciparono all'impresa di Fiume e chiusero il loro ciclo guerriero in Africa Orientale, combattendo in Libia e contro l'Etiopia.

Per la Francia nel 1914. All" ini1.io dcll :1 prima guerra mondiale, mentre la Serbia veniva min:1cc1:it:1 d:ilk t\ rmatc austriac he e la Francia doveva di fcndcre le ~ue fronti ere contro quel le germaniche, nell"ltalia che, come è noto, no n pot~· inlcr\'l'nirc nel conflitto se no n rn.:1 maggio del I<)l5, ,·cnncr(I di111e111 icati tu tti i motivi di contrasto co n ti sorella latina e, nel ricnrdo dc11'1m·asione da essa subita nel I H70. la Francia appan·e, nel p:: riu,lo. degn:1 della nostra soli cbriet:1. .. . l\rn l'n·,ro. in L11ri, $L co:tit ui ro n.o ~orpi ~i Volont~ri . pr<.ll~ti a~~ ::!lr::-;· :! !r::·. 1 .:0,..:or,o ;n ,IJ .. ,,.1 ,lu l ·L111,n.,. e Pe1•pt11u Ganbalo1 non 1:1rd1', ad offrire alla Francia il contributo dei n uovi Garibaldini. li CMerno dì P:irigi, memore Ji quanto ayeva generosamente gi .ì .:ompiu1., Ci u~cpl'c Caribaldi 11<.:I 1870 e nei 1871 in d ifesa dd suol1J fr:inrl'~l', acci>lsc favore,·olrnent e l'offerta e ben presto \'e nnero co~1itui1i d11 e Deposi ti , a Nimes ed a Montelimar. per accogliere i Volont:1ri i1 :il 1ani. fornirli di armi e provvedere al loro addestramento. Le vicende della cam pagna dei Volo ntari garibaldini, agli ordini del generale Peppino Garibaldi in Francia, rivivono nella serena cd ohbicttl\·a narrazione di Ricciotti G:irihaldi , nel suo libro : « I F ratelli Garibaldi - dalle Argonne all'intervento ,1. Peppino e Ricciott i Gariba ld i, lo stesso giorno dello scoppio dclb gucna (4 agosiu 1914), avevano telegrafato al Governo di Francia, offrendo la loro spada in difesa del suolo francese. Il dispaccio, riprodotto sui giorn al i, portò al sorgere immediato di parecchi Comitati cli arruolamento. Le tnal{giori op po,izìoni al l'accettaz ione della generosa offerta, furono fatte. per quanto non palesemente, <la] vecchio elemento sciovinista, ancora geloso dei successi di Giuseppe Garibaldi del 1871 e clall'clemcnto militare di ca rriera, che non vedeva di buon occhio le formazioni volontarie. Ma, a malgrado di tutto ciò, s'iniziarono le


trattative ed, auspice il senatore Rivct, Peppino, Ri cciott i t· llru1w Garibaldi furono, il 24 agosto 1914, ricevuti dal Vivian i, allura Presidente del Consiglio francese. E' interessante riportare quanto di quel colloquio ehhc a ri fc rirc, nel libro già citato, lo stessQ Ricciotti Garibaldi: e< Viviani ci c~posc i momenti tragici della dichiarazione di g uerra cd il sollievo che pro vi':i

I Vo/onJ,1,-; C.inbaldini nelle Argonnc.

(!uando il Principe Ruspo li gli portò la noti zia della neutralità italiana. Egli ci di sse che si trovarono nelle braccia l.'uno dell'altro, con le lacrime agli occhi, tanta era l'emozione che li dominava in l]Ucl momento >> .

Il 7 settembre da Lione, dove i fratelli Garibaldi avevano ri cevuto ordine di trasferirsi con tutti gli ufficiali garibaldini, Ricciotti si recò a Bordeaux per trattare i p articobri dell'organizzazione <ki Volontari. Due questioni non fu possibile risolvere : quella del grado da conferire a Peppino Garibaldi (egli fu promosso subito ;il grado di tenente colonnello e, via via, ai gradi che la forza dd cont ingc nt c volontario gradatamente impose), e quella della camic ia ross:1, che i Volontari avrebbero voluto indossare e che d ovettero rasscg11:1r~i a portare sotto la giubba dell'uniforme francese.


660 Ma difficolù non lievi fu ncccssano \'i11c.:cn.: anche in seguito, :11 p1u presto in linea e perchè i Volo ntari no n fos~cro assegna ti ai vari ba ttaglioni di marcia della Legione straniera. Comunyuc, <lei 17.000 Italiani ar ruolatisi, solta nto 2500 o 3000 furono avviati ;11la Legione G:irilialdi : cd anche il disegno operativo dei nuovi Garibaldini , pur \'enc ndo accettato, rimase nella pratica lettera morta. Si vokva, infatti, sbarcare sulle coste della Dalmar.ia o ad Antivari (Montenegro), per prulu11garc una delle; ali dell'Armata serbo-montcncgrin~,. rirhi:11n:1rc ~u (Juclla fronte nuovi contingenti :1ustriaci ed int.mto suscit:1rc in lp1cllc terre il sentimento ckll'irrcdentismu fino alla sollc\'aziom· dei popoli contro l'Austria, in modo da faciìitarc l'intervento dcll" lt:ii ia. A Montclirnar e ;1 'im e, :l\·,·rnnc l'i nquaJramtnto dei Volontari e pi t1 tardi , nel campo di \1,,ill ~·. ne fu completato l'equipaggiamento e r:1Jdc~tramc11lo. I C;1ribaldini forse ig nora vano. nel loro entusiasmo, le particolari esigenze della prim:i guerra mnndiak. durante la t]tialc la ,, furia fr:111ccsc ,1 c.: l' impeto gari baldino d11,·t·,·;1n" ,·cnirc sosti tuiti dalla serenit:t dei !lletndi e d:ilb pnicnz:.: t.!elk !u~;hc p:-cp:irn:oni; ma sapc.:va no che b loro Legione non av rebbe avuto .1ff1tL11i compiti decisivi: mentre la guerra gi:1 si combattc\'a. dal ~Lire del Nord alle Alpi, tra i più forti cd agguerriti -:~c.:n:iti dcll 'Europ:1. r.ssi pu;, pcn:-.a,.rno <.hc iI loro gesto generoso. perpetuando la nobile t radi;,.ionc garibaldina, , arcbb, scn·ito in ogni modo ;1 dimnstrarc la ~olidarietà latina di frontc :il comune nemico.

per ottcnen: che il co11tinge11tc entrasse

Compiuto il suo addestramento a Mailly, b Legione, che rap· ;1resentava quasi l'avanguardia del nostro cscrci to ancora in irnpaz.icn t:; ::iuc~a, alla fine dcì dicembre 1914 \ è 1111c hnal111cntc sc hierata <ullc.: J\rgonne che, col loro tcrrcno rotto, boscoso e difficile, non ;•datto alla manovra spigliata dei Fanti. dovevano offrire ai Tedeschi , respinti alla Marna, un ottimo appiglio. trattandosi di un settore nel quale anc he le grandi offensive della g uerra non avrebbero potuto proporsi successi veramente decisi\'i. Ai Garibaldini era stato affidato il compito di sostituire.: su quelle posizioni le rruppc francesi, che av rchhcro tro,·ato in altri settori un impiego più redditizio, e di resistere quanto più s:irehbc stato possi-


( 1(> I

bile ai Tedeschi, sottoponendoli al tormento derivante dalle improvvise, audaci imprese dei minori reparti, dai ripetuti colpi di mano. dalle azioni basa~c sulla sorpresa. Anche sulle Argonne non mancarono, però, le azioni, nelle quali patè impegnarsi tutta la Legio ne, lungo la linea dall'Aisne alla Mosa, passante per Vienne - la Ville, Varonnes, Montefauçon, Consenvoye. I Garibaldini sostennero tre combattimenti. Il primo al Bois de Bolante e precisamente a l'Abri dc l'Etoilc , i I 26 dicembre 1914. L'attacco non fu coronato dal successo per motivi contingenti ed affatto estranei al valore cd allo slancio dei Volontari . Le perdite furono sensibili (40 morti e 16o feriti). Bruno Garibaldi vi lasciò da prode la vita. Il secondo, il 5 gennaio 1915. a Ravin dcs Mourissons, a nord del villaggio de La Claon. Buona p arte dclJa prima linea nemica era stata minata e fu fatta saltare. I Garibaldini, rnn animo intrepido, si lanciarono all'assalto e, con accaniti corpo a corpo, si impadronirono della prima e de1la seconda linea tedesca. La vittoria costò parecchie perdite e cadde, fra gli altri, Costante Garibaldi. Durante l'assalto, il generale Valdant telefonava al generale Gouraud: e( Questi Garibaldini sono meravigliosi. Prima che i resti della trincea nemica lanciati in aria ricadessero a terra, essi si sono lanciati all'assalto ,1 •

L·indotnani i Garibaldini erano a C)aon

per riorganizzarsi .

guando - e poi chè :1 l'Ahri de l'Etoilc il 46" rcggiinento francese era stato quasi distrutto, i Tedeschi erano penetrati a fondo nelle linee francesi cd il ge nerale Gouraud non aveva altre truppe sottomano -si chiese l'immediato interven to di essi. La Legione, questa volta, tornava all'attacco aperto, alla garibaldina, a ferro freddo, ed un grido sol.o fu lanciato: <c Vita l'Italia e avanti! l>. Si combattè per due giorni; ma il nemico fu ricacciato sulle posizioni di partenza cd i resti del 46° reggi mento francese, ancora strctta:nrnte impegnati , poterono disimpe.i~narsi. Alla sera della prima giornata il Comando Supremo ordinò che i fratelli Garibaldi , per evitare altre perdite nella famiglia, venissero allontanati dalla linea di fuoco; m a Peppino e Ricciotti rifiutarono cli eseguire l'ordine e continuarono a combattere. I tre combattimenti costarono ai Garibaldini 93 caduti, 33i feri ti e 136 dispersi ; ma altri m orti si ebbero anche duran te il riposo :il campo di La Grange le Comte, dove infierivano le malatt ie infet ti ve. Peppino e Sante non ne andarono immuni e solo Ricciotli resi~tettc.


Ai primi di marzo i Garibaldini furono trasferiti ad Avig none.: le loro gcsta in Francia ebbero termine. Il movimento intcrventista in [talia era, infatti , in pieno sviluppo e. nell'imminenza del nostro intervento. i fratelli Garibaldi chiesero ed ottennero lo scioglimento della Legione e tornarono in Patria, dove i Garibaldini, incorporati

e

C:111·ibafdi sul ft·l!o di morte .

nella brigata ,. Alpi ,), ~i distin~cro al Col <li Lana, a Cima di Costabella ed alla M:irmc,la<la. Il valore e il s:1crihcio dei nuovi Garibaldini servirono a diffondere nel noslro popolo l'idea dell'ù1tcrvcnto e concorsero indubbiamente ad aff rcttare gli eventi, dai quali il nostro esercito doveva trJ.rrc tani.e nuove g lorie. Ecco come il Minelli . nell 'opera già citata, r iassume l'azione garibaldina sul fronte francese delle Argonnc. sotto il comando di Peppino Garibaldi .


<, Il reggimento, ufficialmente costituito il 5 novembre.: HJI 4, ri sultò composto di 53 ufficiali, 153 sottufficiali e circa 2000 sold:11i . Mandati in linea sulle boscose alture della Piene Croisée, dove il giorno di Natale furono bersagliati da un furioso bombardarrn:nto, i Garibaldini, il 26 dicembre, furono lanciati dal generale Gou raud , comandante la 103 Divisione, alla riconquista di . Bolante. La posizione, munitissima, era protetta da reticolati, che gli assalitori t rovarono quasi intatti, cosicchè la lotta si svolse accanita; m a senz a speranza, tanto più che ad un certo momento i Tedeschi fecero brillare una mina, che avevano predis1X>sta nella così detta Tour. « In quella tragica giornata, che si aprì. col sacrificio del tenente Pietro Trombetti, il reggimento perdé 16o uomini , tra cui Bruno Garibaldi che, due volte ferito, era tornato all'assalto, con uno slancio degno delle tradizioni della sua famiglia. '< Il reggimento garibaldino entrò nuovamente in azione il 6 gennaio 1915 alle Courtes Chausses presw Bolante, ed al Four dc Paris. Bilancio della giornata: 48 morti, tra cui 7 ufficiali, e 278 tra feriti e dispersi. Fu in questa azione.: cl,c morirono Costante Garibaldi ed il tenente Lamberto Duranti da Ancona, il quale, benchè rn on :nte, uscì dalla trincea gridando: u Venite a vedere come muore un Garibaldino);, grido che fu _poi eternato da Edrnond Rostand:

'( Regarde::; comment meurt un c;aribaldien )), Crie u11 homme e11 tomb(mt da11s la melée lwgarde. La France s'agcnouille aupres de lui, regarde Et, grave, se rclève en disant : ,, Il meurt bien ,, (1 ). Numerose furono le perdite subite; perdite tanto più gra vi in q uanto si trattava di un Corpo, la cui forza complessiva era, come si è detto, di appena 2500 uomini. Data la mancanza di complementi, i Garibaldini delle Argonnc perdettero a poco a poco la possibilità di una più lunga vi ta autonoma e nel maggio del 1915, nell'imminen za dell 'intervento italiano nella guerra, si sciolsero, per pas~arc nelle 1-ìle della bella brigata ,< Alpi 1; (reggimenti 51'' e 52"), costituita, come si è detto, dopo il 1859. La brigata, i cui Fanti portavano, come è noto, la cravatta rossa . in ricordo dei Volontari garibaldini del 1859. fu <lcstinata IX>i, nel 1918, in Francia col nostro II Corpo d 'Armata, a comprovare, con la sua presenza, l'unità dell'Intesa, a rinverdire l:t memoria dei Garib:1Jdini del 1914 ed a continuarne l'opera. (,) Cfr. E.

RosTA:-.D:

"

La Chc.: mise rouge "·


111.

VOLONTARI NELLA GUERRA 1915-1918

Le diverse fasi della g uerra, comhauuta e vinta dall'Italia contro l'Austria - Ungheria negl i anni 1915 - 19 18, sono state già esposte nel V volume di lJUesfopera e, pe r ..:01bcgm:11z:t , deve considera rsi già noto rnn (piali e quante energie spiri tu ali e materiali abbiano co ntribuito alla ,·ittoria i nostri Fanti d'og ni reg ione, d'ogni età, d'ogni classe sociale, per assicura re ::dia P:ttria l JllCÌ termi n i sacri, c he la natura concesse all ' Italia e che un troppo ~nTro rrattato di pace non avrebbe dovu to ritoglierci. E' ora ncccs~ario to rnare s11ll'ar,gomento per poter mettere meglio in rili cvo l'app<•rtn p reziosissimo o fferto per h vittnri:i d:i quei F :mti, che si r:1ccc lscrn i:~w:·:1c :,!!:i nostra band;cra per libera dez ionc: C 11011 già pcrcht costretti da lle severe prescrizioni della k gge. Il farlo è tanto piii neu.:~~:1rio e doveroso in quanto nella F:i ntcria m ilitarono, anche quc~t.1 ,·,,lt,1, i Vol()ntari di guerra più numerosi: così da conferi re alfi nostr:1 Arma un nuo\·o. pr.ezioso primato pe r il loro numero e per le pa rti rol:i r i virtù delle qual i diedero prova. Dur:rnte la guerra J() 15 - 1918 no i non a\'cmmo, come nelle guerre passate, speciali formazioni, distinte da tu tte le altre dell'esercito regobre. dei cui repa rti i Volontari vennero direttamente a far parte, poichè anche gli Arditi, se passarono alla nuova spccìalit}1 volontariamente e se concorsero a far sorgere l'idea dì costituire poi speciali ·, Repa rti di assalto .. , cr;rno gij ~0l1hl i, lrn uti a compicrc gli stessi doveri e ad osserva re la stessa disciplina. Tr:rnne che per i Volontari ciclisti e per i Volontari Alpini. k formazioni volo ntarie, così numerose nel le guerre per l'indipendenza e l'unità nazio nale, non erano pit1 compatihi lì con i nuo\·i tempi , lJUando. n el 1915. l'Italia stava per mobilitare od aveva mobilitato ci uasi tutti g li nomini validi. Ma, se il grande numero dti Volontari del Risorg imento non potè ripetersi nell'u ltima nostra guerra contro l'Austria, g uerra che pure a \'eva suscitato tanri entusiasmi, il Volontarismo si affermò :in-


che tra gli appartenenti alle Forze Armate, nel chiedere i posti pm difficili e più rischiosi, per posare i tubi di gelatina tra i reticolati, nel volere essere i primi all'assalto e nel cos•iLuire le pattuglie nei punti più difficili. Un fenomeno analogo si verificò anche per le altre Armi e per le diverse forze armate: per far parte della nascente Aviazione militare marittima e terrestre, per armare i « M.A.S. )>, per formare gli equipaggi dei sommergibilÌ. Basti ricordare, in proposito, i nomi gloriosi di Goiran, Berardinclli, Pellegrini, Rizzo, D'Annunzio. Il numero complessivo dei Volontari che presero parte alle operazioni dell'esercito e che combatterono specialmente con la Fanteria fu di 8000: ma Volontari debbono essere considerati -- almeno in parte e sotto un particolare punto di vista - anche i 304.000 uomini rimpatriati dall'estero per partecipare alla guerra, come i moltissimi ufficiali, sottufficiali e soldati che, in convalescenza, neg li ospedali, o già esonerati dal servizio per ragioni di età o di salute, vollero ugualmente recarsi a combattere, per non essere assenti mentre si decidevano le sorti dell'Italia. Premesse tiucste doverose considerazioni, noi ci proponiamo di menzionare, fra i Volontari per la guerra 1915 - 1918, almeno alcuni di quelli che, per le loro virtù militari e per le gesta compiute, merirarono le più alte ricompense, pur riconoscendo che anche nella guerra r9r5 - I<p8 -, come scri:;se il Caffarelli (1) - il Volontarismo ebbe una parte assai imp<>rtante, non soltanto nel combatterla e nel vincerla; ma anche nel prepararla. poichè Volontari sono da considerare anche tutti coloro che operarono per determinare nel Paese la deci~ione della guerra, alla quale concorsero poi di persona, molti suggellando la loro fede patriottica anche col dono della vita. Volontario fu Gabriele D'Annunzio, che nella Sagra dei Mille, bandì a Quarto la necessità d ella guerra e, non ostante l'avanzata <'tà combattente e propagandista~ magnifico - vi partecipò nelle 1rincee, sui velivoli e sulle navi, dando dovunque bellissime prove di valore e dovunque esaltando ed incitando, con la infiammata parola, gli animi dei combattenti. Volontario fo Filippo Corridoni, tribuno del Sindacalismo che, dalla gradinata del Duomo di Milano, in uno dei più insidiosi momenli del neutralismo pacifista, fece g ridare dal popolo quella stessa volontà di guerra e, divenuto anc h'egli soldato, combattè valorosamente nelle file del 32° reggimento ,, Siena n e la( 1) Cfr . : " Le tradizi oni {1d la Fantci~ italian:1 ,, .


666 sciò la vila nella ,, trincea delle Frasche l' . Volontari furono i vecchi generali Marcd lo Presti nari e Giuseppe Cossu, che vollero chiudere la loro <.:arricra militar.:: combancndo contro i figli ed i. nepoti di coloro, contro i quali essi avevano combattuto ag li inizi ddb loro vita di soldati, nel i86(i. Uno. il Pn:stinari , la chiuse direttame nte e gloriosamente sul campo; l'altro, il Cossu, dopo aver meritato una pro-

Il gcnemf,, Ugo Pizzard lo.

mozione per merito di guerra, ehhe accelerata la rnonc dai disagi. troppo gravi per la sua età, della g uerr:1 in m ontagna. E Volontari furo no i tanti altri vecchi che \nllero nuovam en te indossare la di visa t:'d i tantissimi giovallt:tti che, simulando un'c:tù maggiore di quella clic avevano, corsero ad arruolarsi nei reggimenti. A dimostrare come alla g uerra 1915 - 191 8 partecipassero giova ni appartenenti a tutte le cla~si sociali . sentiamo il dovere di ricordare anche il sacri fìzio del Conte di Salemi , che si arruolò, nel maggio del H)l5. , quale scm11licc soldato nel rc<nrimento ,, Cavallel,!<rcri Catania ,, . b~ ~~


Da sergente venne trasferito nelle << Guide ,, cd a~scg nato :il lo squadrone mitraglier.i appiedato, con cui partecip<> valorosamrnte al k operazioni nel Trentino. Aspirante e sottotenente nel reggimc111 0 <, Treviso », desiderando vivere più attivamente nel tormento dell a prima linea, chiese ed ottenne di passare nei Bombardieri. Promos~u

li « mie di Salemi.

tenente effettivo per merito di guerra, trascorse alla fro nte ben trrnt :t mesi, riportando un a ferita e guadag nandosi, per il sereno ardimcnlo sempre dimostrato, due medag lie d'argento al valor militare. L:1 prima con la seguente m otivaz ione: •< Sprezzante del perico lo, con serena calma eseguì ricognizioni sotto l' intenso bombardamento nemico. In batteria fu esempio costante di mirabile corag~io. Esse ndo ~t::lta individuata la batteria stessa e fatta segno a raffic he d 'Artig lieri:1 nemica, rimase imperturbabile a l suo posto, fin chè·, pt:r il crol lo dei


668 blindamenti e per l'incendio delle riservette. il reparto venne messo fuori combattimento. Castagncvìzza, 23-24 maggio 1917 ''· La sernntb medaglia d'argento venne così motivata: << Magnifica figura di soldato e di comandante, con sereno disprezzo del perjcolo rionli1uva la batlcria sconvolta dalla violenza del fuoco nemico, incuorando. con la voce e con l'esempio, i suoi Bombardieri, ad alcuni dei quali, sepolti d:ilk nwinc dei ricoveri, salvava :111imosam cnte la vita. Lozicc, 17 :1~osto 1917 " · La morte colpiv:i l!Ucsto Pr incipe mentre, sul Grappa, comanda\'a b 2-5.~" b:1tteria bo111h:1rde.

11 Corpo dei Volontari ciclisti. Qualche anno prima dcll"inizio ddlc ostilità era stato costituito in ltali:1 un Corpo di ciclisti , che poi. per lJUalchc mese, nell 'estate del ll) l5, fornì ai reggimenti di Fantnia Volontari giovanissimi, per il servizio di guida e di collegamento: Volontari, che si unirono poi agli altri Fanti nei primi attaù.:hi rnntro i reticubt i del Podgora , di Osl:l\·i:1 e dell ' Isonzo. Questo Corpo, ormai quasi del tuno dimenticato. trasse origine d,ill'rhsociazione. studentesc::i u Sursum corda )>, ~orta dopo il 1900, con l'intento di incitare i gio\"ani al culto dei più nobili ideali , che la propaganda antipatriottica ed antimi litarista tentava invano di offu~care. Il I hattaglionc Volontari ciclisti venne costituito dal maggiore Ncgrotto con alcuni giovani soci della << Sursum conia n, ai quali poi ,i unirono molti altri, tksiderosi di addestrarsi e di prepararsi quali ciclisti di guerra, per essere pronti ad offrire il loro concorso al nostro esercito. qualora c1uesto avesse dovuto scendere in campo. I battaglioni di Milano e ddb Spezia di questo Corpo di Volontari si erano dimostrati, tra il r908 cd il 19 14, come un·11rg:1niz-z.•1zione dfo.::ieHtC, .:: nel 1915 il Ministero della Guerra acconsentì al loro immediato impiego nella zona delle: operazioni. Ma, date le caratteristich e assunte dalla guerra, piuuosto che impiegarli riuniti nei loro reparti, essi \"ennero ripa rti ti nei dìYersi Corpi, presso i i..]Uali la pn:scnza di tanti ~ìovanissi mì, che spontaneamente offriva no il loro braccio alla Patria, fu efficace incitamento per tutti i soldati. La concezione e la formazione di questo Corpo. quasi tutto composto di studenti, ~i erano naturalmente i~pirate all a visione di una


guerra manovrata, combattuta in campo aperto, com e nc.: i tc.: mpi p1 ç cedenti ; ma questa visione no n corrispondeva affatto ai p:inicol.1n aspetti cd alle molteplici necessità della guerra di trincea ; tanto che 1 ciclisti dovettero riconoscere che il loro speciale addestramento non costituiva una preparazione veramente completa ed efficace. Per conseguenza il Corpo non potè avere una lunga vita; ma concorse :1d

Guido Poli.

esaltare le energie morali dei nostri combattenti con l'esempio e col sacrifizio, poichè quei giovanissimi Volontari rappresentarono in gran parte il contributo della nostra Scuola all'accanitissima lotta ed a lla vi ttoria della Patria. Le medaglie d'oro Ivo Lo llini ed Eugenio Nicolai , il cui valore doveva rifulgere sull'altopiano di Asiago nel 1918, non avevano forse.: tratto efficace incitamento ~.i loro eroismo dall ' avere militato, nei primi mesi del conflitto, tra i Volontari ciclisti? E, passati dalla Scuola al campo di battaglia, non erano stati questi giovani Volontari consapevoli di non costituire soltanto un fattore m ateri ale di vittoria; rn;i soprattutto un generoso esempio del modo nel quale hirngna :im:m : e servire la Patria ?


O lln~ ai Vnlontari ciclisti ed a qu elli Alpini di Fcltre e del Cadon:, dei quali parleremo nel capitolo seguente, non si formarono, nd 1915, come abbiamo già detto, altri Co rpi o Reparti ; ma molti furono i Volontari isolati, fra i LJUali an che non 1xKhi appartenenti alle più modeste classi del nostro popolo. Ricordiamo, fra gli altri, ad esempio, il y uasi t1uara ntcnnc Giuseppe Silicani, carrarcse, capo r:ile d el 69° reggimento ,, Ancona ,;, venuto dall'Am erica, dove col lavoro s'e ra creato una buona posizione, per pa rt ecipa re Volom:irio alla g uerra. Egli cadde eroicamente sul D osso F:1 i1i, il 25 ottobre del 1<) 17. di cendosi lieto di aver dato la vita pn la Patria. · F u \ 'olo ntario ancht: Carlo Bucc:1rc ll a, nato a Salonicco Ja genitnr i itaiiani , ~o ttotencnte nel 132" regg imento « Lazio ,. ,. caduto alle Cl\-c di Scii. il :29 giugno del 191 6 . ì';cl cimitero di Vittorio V eneto una stessa lapide port:1 due nomi: ,, Caporale m aggio re Somma vi lb Ermanno - caporale ma:.! iriore SmnmJ\i lla Giova n~i - uniti ndl:i ,·it:1 , nella battagli a e nell a m ~;~c ,.. Erano della terra che, dopo Capmctto, soffrì l'onta cd i danni delì 'in,·asorc. che m:dmenava 12li ahiunti ,. li costringeva a lavori di

gw:rr:1. ç,mtro l'Itali:t. Non rc;;enc!o alle st_::-:izio di t:rnta ingiuria, i! p.kl n.:, q11.1ra n1ottennc, lasciò la sua casa, cercò il fi glio che com batteva nelle file dd 2 31'' reggi m t:nto (, A Ydlino " e si arrnol0 soldato ndlo stesso reggim ento. Per il suo lodcrnlc conteg no fu p romosso h: n presto cap<milc e poi caporale maggio re, come i l figlio. D11r:111te ia battag lia del Piave il giovane Sommavilb cadde da prode; mentre con un grnppo di soldati ~i lanciava audacem ente contro una mitrag iiatri ce austriaca che faceva str;igc d ei nostri. Il suo fratello d'armi e padre ·-·- che pur soffriva per due no n lieyi ferite --- corse sul posto, do ve il suo c:iro si contorcc\'a negli ultimi spasimi. Sco prì le sue carni 't1 11an.:iatc, bacit> le sue ferite e rimase con lui di fronte al nemico : pni . con lo stesso fucil e dd fig lio morto, per çì nyuc g iorni, Jìnchr la 1 \, C i, ,..;,J;.-1 clllro' " J.- ~S"l' "l · J1',.,, ·11·14r..,·ont1·cJ ..··\] v ,,t .,_, ,'"',':\"• I I \ fC" . \ .. \....\., li . \ "\.''f1<. f ct•c \. ,··1 1··1\..., '-,::, l;I I·11r····c , J:'.)~ ( -, t:.1

Mo rte.

Nel leggere. con animo conunosrn. le motivaz ioni delle meda~ lic d'oro concesse nel 1c)15- 1918, non solo si comprende la popolarità della g uerra, c he concludemmo con la gloria di Vitto rio Veneto; i11a si ricordano anche alcune c;1rattcristich~ di qud conflitto: carat-


teristiche che costrinsero quasi sempre i valorosi, Volontari od obbligati, a ripetere gli stessi eroismi ed a superare le medesime prove. Le trincee, i reticolati, la necessità di oltrepassare i diversi ordini di difese accessorie per scacciare il nemico dalla trincea opposta, le successive posizioni sistemate a difesa, c he costringevano ad affrontare successive prove, sempre più dif_ficili, nella speranza di giungere fìnal-

Fcrmcào Ste/welli.

mente al combattimento in campo aperto, caratterizzarono, infatti, la guerra dei Fanti nel 1915 - 1918. Guerra durante la quale ogni atto cli valore Yenne suggerito d all'esempio dei superiori e dei comm ilitoni, dalla consapevolezza degli scopi ch e bisognava ad ogni costo raggiungere, dalla bellezza dello stesso sacrifizio al quale occorreva essere pronti nei successivi assalti , in quei campi di battaglia nei quali i Volontari poterono dare le prove più manifeste del loro valore. Se con sultiamo, infatti, g li elenchi dei decorati della medaglia d 'oro al valor militare per gli anni 1915 - 1918, potremo rilevare come i Volontari insigniti dell 'ambita ricompensa, appartenenti aJJ'arma di Fanteria, siano stati 29: cifra altamente significativa fra le 3.p auree ricompense assegnate, per tutta la guerra, all'Esercito ed alla Aviazione , allora non considerata come Forza A rm ata autonoma.


Nei mesi di maggio e giugno del H)J5 l'esercito italiano volt:va raggiungere, col primo balzo, la linea dell'Isonzo, per :iprìrsi poi la via verso Trieste: ma tutti sanno com e il terreno, favorevolissimo alla difesa, i reticobti che arrestavancJ l'impeto generoso dei nostri Fanti, l'insidioso fuoco delle molte mitragliatrici nemiche, la scarsezza delle nostre artiglierie arrestassero lo slancio di quei nostri primissimi ;it-

Ar1uro de J-;cm·t:ì_

t;icc hì , facendoci subire gravi perdite e costringendoci alla logorante r uerra da posizione. Due teste di ponte m:michc, quella di Gorizia (Sabotino, Oslavi;i, G rafcnberg, Podgora) e quella di Tolmino (alture di Santa Maria e di Santa Lucia), si opposero tenacemente ai nostri sforzi e contro le :1lturc sulla spo nda destra dell'Isonzo che le costituivano si accaniremo i nostri sanguinosi assalti. Le due prime medaglie d'oro al valore: furono, infatti, conseg uite :1ppunto durante i tenaci tentatìvi per eliminare quelle due teste di ponte e vennero conferite al sergente Giuseppe Carli del 12° r eggimento Bersag lieri , caduto per la conquista del Mrz li, cd al Fante G iovanni Cucchiari dcll'n° re<:rgimento ~ Fanteria, caduto sul Podgora.


L'arresto della nostra avanzata impose, come è noto, le dodici s~ccessive_batt~gli_e d~ll'Is,o nzo, che rappresentarono la premessa inthspensab1!c di_ V1ttono ,Vene_to, perchè logor:'.rono sempre più gravemente l efficienza cieli esercito austro - ungarico. Dall'ottobre 1915 all'ottobre 1917, in due anni, altre 4 medaglie d'oro vennero conseguite dai Volontari Fanti.

Giovanni Divina.

Il soldato dd 32" regg imento F:rntcria Fili~lpo Corridoni, caduto il 23 ottobre 1915 presso la trincea delle Frasche (monte San Michele) era stato, come è noto, uno dei più fervidi fautori del nostro intervento nella guerra cd aveva efficacemente contribuito a rendere il. popolo favorevole all a n()stra partecipazione al conflitto, creando un ambiente politico nel quale più spontanee e più numerose divennero le offerte alla Patria di uomini d'ogni età , d'ogni cbsse sociale, di ogni credo politico. Nel gruppo Volontari corridon iani' ,. erano compresi, infatti, ben :n8 sindacalisti, che si arruolarono, per seguire l'esempio del lor? Capo, quasi tutti nell'Arma di Fanteria, milirarono in diversi reggimenti e si distinsero contro la testa di ponte di Gorizia, ad Oslavia, lungo le pendici del San Michd e. nei pressi di Monfalcone. (<

AA


Dei

2 18

co mpagni di Filippo Corridoni ben

69 caddero sul cam-

po di battaglia, 115 furono feriti, 4 decorati di medaglia d'argento al valor militare e ~ di medaglia di bronzo. Un altro popolare Volontario, orgog lio dei nostri Bersaglieri, Enrico Tnti, cadde presso Monfalcone il 6 agosto 1916. La sua qualit:Ì (li mutilato ci\"ik, la sua insistenza nel chiedere di poter partecipare alla gucrr:1 l,cnc ht\ privo di una g amba, la sua serenità nel pt:ricolo;

E;:;io Bonfioli.

la sua prontezza ad ogni risc hio, fecero di lui il sim bolo dell' eroismo dd nostro popolo e la prova più manifesta dell'entusiasmo, col quale esso partecipi', alla guerra dd 1915. Giov,inc fuochista ndlc Ferrn\'ic.: d ello Stato , il Toti aveva ptrduto la gamba si ni stra per un infortunio sul lavoro. Su per ata rapidamente la prov:1 impost:1gli dalla sciag ura subita, a malgrado delle sue meno mate rn ndizio ni fisiche, egli si era dedicato al ciclismo ed aveva pen::or~o in bicicletta, per tutta l'Europa, 18.000 chilometri. Lo sco ppio della guerra tra l'lt,dia e l' Austria g li suggerì di parteciparvi come Volontario cd , a furia di insistenze, ri volge ndosi perfino direttamente al Duca d 'A os ta, egli venn e ammesso com e cicli sta nel 3° r eggimento Bersaglieri.


Nell'agosto del 1916, presso Monfalcone, mentre era imminente l:t conquista di Gorizia, Enrico Toti venne colpito a morte ; ma, come è noto, prima di morire, raccolse tutte le forze che g li restavano per scagliare contro il nemico la sua stampella di mutilato. Noi l'abbiamo già ricordato nel VI volume di quest'opera, riportando anche qualche sua lettera alla madre. Anche alla sua memoria venne conn:ssa la medaglia d'oro.

Pflolo Oss -,\fazzurana.

Ottennero, inoltre, la stessa altissima ricompen sa : - il sottotenente del I 32° Fanteria Carlo Buccarclla, caduto alle Cave di Selz nel luglio 1916; - il caporale del 6<j' reggimento Fanteria Giuseppe Silicani , caduto eroicamente a Dosso Faiti nell'ottobre 1917, durante il ripiegamento dal Carso al Piave.

Per evitare che la ritirata impostaci dal nemico nell'autunno del

1917 si trasformasse in una catastrofe irreparabil e, il nostro esercito arrestò, come è noto, l'i nvasore sulla linea monte Grappa - Montcl.lo -


Piave; posizioni sulle qual i altri Volontari versarono il loro sangue, caddero da prodi e meritarono il più alto segno del valore. Ricordiamo fra essi il sottotenente Raffaele Stasi del r_y>" Fanteria, che condusse vittorios;imcntc al ~ucccsso la sua compagnia, gii:1 stan~a per precedenti combattimenti , giungendo primo sulle posi-

:\f:rrin Garbari.

zioni nemiche, t~ovc cadde, colpito a m orte . .Il ~iovanc uftìciak, pur non possedendo b completa idoneità ti sica necessaria per impugnare le armi, aveva voluto partecipare ugualm ente alla guerra e, già dichiarato inabile al servizio militare , finì per raggiungere l"intento quak Volontario cd inwntrù una tnortc glurius::i sulle Mdette, davanti ad A!-i;igo, proprio nei dolorosi g iorni nei t!uali bi rngnav;1 arrestare il nemico o morire (:!2 noYCmbre 19 17). Gabriele D'Annunzio e!>altò in Lui, con elette parole, la vittoria dello spirito sulla materia.

Sul Col del Ro~~o, durante la tenace resistenza pn arrestare la quattro oiorni di durissima invasione dell'imbaldanzito nemico, dono r• ::, lotta, valoroso fr.t i valorosi, cadde, il 3 e gennaio ·19r8, il capitano Eugenio N icolai del r5 1" Fa111eri:1. Comè già si è detto. egli aveva


m1z1ato la guerra coi Volontari ciclisti cd era passato nell'esercito regolare, e precisamente nella g loriosa brigata « Sassari ». Seguirono poi le radiose giornate dd giugno 1918 e deHa battaglia del Piave, durante la quale il tenente dei Bersaglieri Ivo Lollini, sull'altopiano di Asiago, cd il tenente del 39° Fanteria Guido Alessi,

R cnu, C11lv11g11i.

~ul Montello. tennero alto il prestigio dei Volontari , meritando anche essi il più alto segno del valore. Come abbiamo accennato a proposito di Enrico Toti, fecero parte della nostra Fanteria, com e Volontari , anche uomini d'ogni età e d'ogni ceto, fra i quali, ad esempio, il caporale Attilio Verdirosi, usciere dell'Istituto Internazionale di Agricoltura di Roma, il quale, dopo il nostro ripiegamento al Piave, " a 47 anni, volle lasciare la famiglia per andare a far parte di un Reparto di A ssalto, fiero di poter essere così d 'esempio ai ragazzi del 1899 e, primo fra i primi, cadde a Losson, sul basso Piave >,, il 19 giugno 1918. La resistenza sul fiume sacro e sul Gr:1ppa preparò la vittoria decisiva, vittoria per la quale cadde ro altri due Volontari: il maggiore di Fanteria Achille Martelli cd il giovane sottotenente dei Bersaglieri


Alberto Riva di VilL1sa111a. Il primo, nalo m:1 1872 e già decorato di medaglia di bronzo ad Adua, :1110 scoppiare della guerra, era tornato dalrAmeric1 per arruolarsi come Volontario ed alla fine del 1915 sì trovava col 132'· reggimento Fanteria sul San Michele. Frequentato un corso al fronte, aveva conseguito il grado di ufficiale e, dopo tre anni di g uerra, ferito piì1 volrc, divenne un eroico comandante di compag111a e di battaglionc. Egli cadde sul Grap!XI nel 1918. Il secondo, mentre mancavano ancora poche ore alla fine delle ostilità i11 seguito all'armistizio di Villa Giusti, tratto dall'entusiamo della \·ittoria ad inseguire con la baionetta alle reni jl nemico in fug:1, l:tncia v:i ancora una volta all'assalto i suoi Bersaglieri ptr travolgnc k retroguardie austriache, quando, al quadrivio del Paradiso, \'l'llnt· col p1tu d;i t1n proiettile nemico e chiuse col suo nome il lunghis~irno elenco dei 600.000 Caduti per completare l'unitù della Patria. 111 cumplc~so i Volontari italiani, famosi come Gabriele D'Annun'l.in e I .conida Bissolati, o dal nome oscuro, si mostrarono fedeli alle nohili tradizioni del Volontarismo italiano. Le poche cifre citate i,1 ql1(·,t'11'1i1no capitolo ci dicono, infatti , - anche se abbiamo po~u! .. , ic~·.. .::.1r..: solt;in t() po.::liiM,imi <:~.::rnpi , ndL.t :,peranza clu:: il ..:ontc11111 0 e tico di tJUCsta nostra fati ca non possa venire infirmato dalla dm cn,~.1 hrc\'it ;1 -- come, in tt1tti i Volontari, wrualmcntc dlìcaci fo ~~uo .~ li i11(ita 1ncnti all'.1zio11e, ugualmen te fc~~ni i protx,siti cd 11g11ak h fede. Alcun i di essi ebbero indebolite le forze fisiche dallc malattie; altri non potero no partecipare ad azioni importanti; m ,1 tutti si mostrarono, in ,·:ilorc cd in costanza, per nulla inferiori a quelli da noi ricordati. Anche se le loro gesta si confusero spesw con quelle della massa, il loro contributo :1lla Vittoria fu sempre apprezzabile e degno del nostro ricordo, pcrd1è la presenza negli accampamenti e nelle trincee e l'c.:scmpio dei Volontari durante le azioni servirono comunque a I im:ildarc dlìcaccrncntc ì\init;'1 spi rituale dei reparti e ad aumentarne la dtìcicnza.

Possiamo quindi concludere che. anche nella guerra 1915- 1918, il valore dei Volonu1ri , confusi nei diversi reparti con i Fanti , i Gran:1tieri. i Rcr~aglicri e: g li Alpini, venne consacrato all a Patria, come nei secoli precedenti, col loro sangue migliore, pcrchè dalla loro fede e dal loro sacrifo.i() i futuri lìgli d' Italia traggano, anche nel lontano avvenire, moniti efficaci, luminosi esempi e no n fallaci presagi.


IV.

I VOLONTARI DI FELTRE E DEL CADORE

Sulle nostre Alpi, come in ogni regione di frontiera, il sentimento nazionale è quasi sempre più profondo ed, ispirando uomini così spesso in lotta con la natura ed abi tuati alle fatiche più dure, il Volontarismo si afferma e si diffonde in modo particolare, come avvenne durante la guerra contro l'Austria. Negli anni 1915-1918 ac(Orsero, infatti, intorno ai labari dei reggimenti Alpini, quasi tutti gli irredenti trentini, con alla testa Cesare Battisti e, come era avvenuto durante il Risorgimento, le maestose cime che sono, come afferma Dante e ca nta Francesco Petrarca, una sicura barriera tra noi e le ;i ltre genti dell'Europa, fecero affluire ai nostri reparti i loro figli migliori. I Volontari Alpini m eritano dunque una speciale menzione, anche perchè, fin dal 1908, quando la guerra contro l'Austria appariva ancora lontana; ma si an nun ziava già inevitabile, si era iniziata la L'Ostituziune di aggregati di giovani che, tendenti prima a scopi sportivi ed alpinistici, nel 1915 fecero presto a trasformarsi in reparti di Volontari di guerra, pronti a combattere. I Volontari Alpini e le gesta da loro compiute durante la guerra r915 - 1918 furono efficacemente rievocati dal colonnello Dupont, il cui studio ci appare così chiaro e completo, che riteniamo opportuno riportarne integralmente qualche pagina, anche per onorare, come abbiamo già fatto ncll'Vlll volume di quest'opera, la memoria di un eroico ufficiale, degno comandante di un reggimento Alpini. H 11 Cadore, che con Pietro Fortunato Calvi aveva dato l'ultimo, glori oso episodio del Volontarismo montanaro, era destinato _,, per opera di un commilitone del Calvi stesso -, a ridestare fra i suoi monti la fiamma del Vo lontarismo, che doveva raccogliere tante glorie nella guerra 1915 - 1918. <( Quando, nel 1908, l'Austria - Ungheria procedette all'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina, che trent'anni avanti aveva occu-


680 :xno amm1111strati va mente per effetto del T r;1ttato di Berlino, lo stato di irrcc1uictczza che da tempo incombeva su tutta l'Europa divenne tale da far temere prohabik e prm!>Ìma una nuova guerra. Più particolarmente viva era l'agitazione in ltalia, perl.'.hè tuttora eoceni.e vi

era la delusione sul~i ta a Berlino, per non avere avuto alcun compenso. di fronte all'i11gra11dimenLO --- fosse pure allor;1 semplicemente ;, rnministrativo -- con cesso all'Austria. ,, Già nella peni sola serpeggiava un movimento inteso alb forrnazione. lin dal tempo di pace. cli rcpa ni di Volontari che. in caso di guerra, pote~sno c~~crc di ausilio all'Esercito ; e ml Decreto del r6 febbraio 1908 cr:1 ~t:110 co~tituito un " Corpo di Volontari Ciclisti ed Automobilisti h . ai quali vcn ncw ben tosto ad aggiungersi i Volontari Alpini e k C11idc a cava llo cd, assa i più tardi , i Costieri, gli Esplor:1tori ec:c. < M:1. mrntrc lutti gli altri reparti ebbero, in rcaltù, un indirizzo sportirn. non ostanLc Li loro partecipazione ad akune manovre militari. i n:p:1r1i Volontari Alpini mirarono sin dal principio al vero ~copo. Ed n :1 11:11ur:ile. Quando, per l'annessione delle due Provincie balcaniche :1lr!\11qria - Ung heria. sembrò approssimarsi l'ora di un u,11(1il tu. il \ ' e11ctu. dove non era no ;rncora spenti i ricordi della domin :1;;, 10111.: amtriaca. intuì d1e i primi danni 1kl conflitto si sarebbero riHT~:1ti ~ulk , uc terre: e. ljuindi. b. necessità che le popolazioni di fron1in:1 co11cc.m T,scro con l'Eserci to a sbarrare le \·Ìc all'invasione nc rni c:1. In quc, to senso i princip:ili giornali della regione, con alla te, ta la \-Ccdii :t " (;azzctta di Venezia " , bandirono quasi una Crociata . ,. l pii, kn-cnti patrioti del Cadore e della Car11ia accolsero prontamente l'i1w ito. Fra c.1uei benemeriti fu in prima linea un sacerdote, il professore Carlo De Luca, di Borea di Cadore. che a diciott'anni aYeva combattuto sulle balze cadorine a fianco di Pietro Fortunato Calvi. L'inizi;1tiva tro\'Ò tanto favore nella popolazione, che in pochi g iorni la sola provincia di Belluno diede 500 iscrizioni di Volontari. Un a gara di tiro a sc~no. indetta no n a c 1so dal Comitato per l' inaugurazio ne del mnnumc11lo al Calvi fra gli alpigiani del Cadore, fu una vera rivelazione e, si può dire, fu il primo segno di vita dei Volontari Alpini Cadori ni. ,, Ma l'autorizzazione ufficiale a cost ituire i primi reparti di Volontari appari va naturalmente molto dif fic ilc e soltanto nel marzo del i:9 12, tre anni dopo, il cav. Edoardo Coletti , che a ciò era stato designato sin dall'ini z io dal Dc Luca. fu autorizzato a costituire il pnmo hatt;ig lionc di Volontari Alpini n . 1


681 L' idea della costituzione di Corpi Volontari sì propagò anche alle altre regioni di confine; tanto che non pochi furono, nel 1915, allo scoppiare della guerra contro rAustria, i reparti di Volontari Alpini che si mobilitarono. Ma, in breve volgere di tempo, quasi tutti (luesti reparti o vennero sciolti, oppure incorporati nei battaglioni dell'Eser-

Giu.<eppc Dcgol.

cito regolare. Soli sopravvissero, per tutta la durata de1la guerra, i Volontari Alpini di Feltre e del Cadore . che, prima separatamente, poi riuniti in un solo reparto, furono i soli Corpi di Volontari che conservarono, per tutta la guerra, la loro autonomia. Quello di Feltre radunò i Volontari di Feltre, Treviso, Montebelluna, Valdobbiadene, Asolo, Alano di Piave e Crocetta Trevigiana; que1lo del Cadore ebbe i Volontari di Belluno, Longarone, Zoldo e ddla Valle

Cimolais.


Dovevano essere battaglioni e furono soltanto compagnie. Poichè i Volontari dovevélno essere scdti tra coloro c he non avessero obbligo di servire nei battag lioni regolari, bisognò, infatti, escludere i troppo giovani cd i troppo a,anzati nell'età. Ma t:ntrambe le compagnie si prodigarono in tutt e le imprese che !uro furono affidate e dimostrarono molto ,·alo rc . I Volontari di Fdtre possono vantare la conquista della Tofana r'. 11<:I b seco nda lJuinJicina del settembre 19 15. Una breve memoria <kdicat ;i all'ope ra di questi Volontari così la narra: .. M ;dgrado il terreno diftìcili ssimo, coperto da neve ghiacciata, b comp:1g nia scala sile nziosamente i dirupi , sca vando g radini sul !~hiaccio e servendosi <li quattro corde Manilla. La salita è dura, tantoc hè b velia sembra inaccessibile. Mancan o mezzi :1degua ti per scalare k r<Kc<.: a picco; rna l'entusiasmo e la ferma volon tà di riuscire sanno \'incc rc og ni difficoltù. I Volontari sono degli arrampicatori meravigliosi: le ardite escursioni sulle montagne -del Bellunese li hanno temprali alle più dure prove. Alle ore 8 il r e parto giunge, ~enza es~cre ~corto dal nemico, a circa 200 m etri dalla cima (m. 3220) e si :1mm ass:1 al coperto di una roccia ::i strapiombo. D opo un bre,·c ri1"-'~", : ' i11L<.: I"., ~011lpagnia pe1lurrc- i: più rapidamente possibile il tratto scoperto, c h e fini sce ai p iedi del piccolo torrione costituente la vett:1 della Tofana r'' c vi si addossa . ,. N el frattempo k vedette nem iche hanno dato l'allarme; ma troppo tardi. Il reparto di Bavaresi, c he presidia la cima , è costretto a fuggire precipitosamente, per sottrarsi al pericolo di essere fatto prigioniero. Abbandona armi, munizioni e materiali. <( A l-!Uesto punto le mitragliatrici nemiche del Masarè battono rabbiosam e nte il costone nord - est ; ma il reparto, scalando gli ul1 timi picchi, si JXJrta rapidamente al coperto. ,( Alle ore 9, do po u11:1 lirne sosta, riordinatisi i plotoni, riprende ravanzat;i scendendo cl:i] costone sud - ove\ t , co n obbiettivo le posizioni del C1srdìetto. A questo punto k artigiicrie nemiche aprono il fuoco dal Lag azuoi , da m onte Fanis, monte Cavallo e monte Castello , rovesciando un uragano di acciaio sulla vetta della Tofana, obbligand(I il reparto a ritir~-rsi in un piccolo angolo morto, sotto la vetta, n d versante che g uarda la strad a delle Dolomiti. Il bombardamento continua violento p:i:, c he mai. E' colpito a m o rte il Volontario Valentino Santin di Forno di Zoldo; sono feriti gravemente i Volontari Gottardo Franchi, Giovan ni D e Cet e Giov:mni Billato; altri rip ortano ferite leggere.


« Alle 9 e mezzo si iniziano i lavori a difesa della posizione conquistata. Un caporale e cinque uomini occupano un appostamento nemico e vi si rafforzano con sacchi a tcrra, sotto una pioggia dì granate e di shrapnels. (( La compagnia, senza nessuna eccezione, si è comportata meravigliosamente; in special modo gli ufficiali, che brillantemente coadiuvarono il Comandante nell'esecuzione del difficile compito. << L'azione, ritenuta impossibile da molti, è riuscita perfettamente, la sorpresa è stata fulminea ,,.

Al non comune valore dimostrato nella cnm1uista fece poi degno seguito la resistenza ai sacrifizi, alle privazioni ed alle sofferenze sulla posizione conquistata. Non v'erano comunicazioni dirette - nè ottiche, nè telefoniche - coi retrostanti Comandi e con le altre nostre posizioni; il fuoco delle artiglierie austriache incombeva senza soste, cessando solo tJuando era per sferrarsi un attacco; giorno e notte i nostri erano continuamente in armi e continuamente sotto la minaccia della morte; la dìfficolt?1 dell'accesso alla vetta aveva impedito la pronta organizzazione dei rifornimenti: scarseggiavano, perciò, le muniz ioni, e le provviste dei viveri erano andate rapidamente esaurendosi, tanto più che, durante un'azione, in seguito al bombardamento cd alla impossibilità di _poterli collocare stabilmente, data la ristrettezza dello spazio disponibile, alcuni zaini erano rotolati nel sottostante burrone; mancava l' acqua e tutti soffrivano la sete; nelle notti freddissime non vi era la passibilità di aver fuoco ; quasi tutti erano ammalati per febbri reumatiche, per leggeri congelamenti o per disturbi viscerali ; mancavano un medico e le m edicine; la rarefazione dell'aria rendeva faticosa la respirazione, pro\'ocando capog iri e inappetenze. Per più giorni, in q ueste condizioni, passando di combattimento in combattimento, i Volontari tennero la posizionc. Chi fu testimone dì così g rande valore e di tanta virtù di sacrificio non potè non ammirarli. II generale Segato, Comandante del C<Jrpo d'Armata, i generali Etna e Panigali, il colonnello Tarditi, il valoroso maggiore Cisterni , che comandava un battaglione del 46u Fanteria ed il settore., il Comandante il battaglione Alpini << Belluno», tutti vollero esprimere questa loro ammirazione ai valorosi Volontari di Feltrc.


Quando, finalmente, la pos121one patè, in qualche modo, essere allacciata alle altre e prima una rnr\'ée del 7" Alpini e poi un·altra 1id 46" Fanteria potaono portare viveri, materiali, rancio caldo, acqua, vino c::d un po· di genni di ~onforto, ~llora fu_ festa p~r i_ corpi e per gli spiriti. I Volontari si sentirono subito pronti a nuovi c111!<.:nll ed a nuo,·i sacrilizi. Cimenti e sacritì zi clic non tardarono, paKhè, poc hi g1or111 dopo, agli ordini del maggiore Cisterni, si iniziava l'a-

Gc,,,/,11110 Te1·ì11i.

z ionc dei bauaglioni Alpirù ,, Belluno ,i e <t Val Chisone n , dei Volontari Alpini e del 1'' battaglione del 46" Fanteria per la presa dd Castelleuo e l'allargamento Jdle nostre posizioni. l supastiti del reparto dei Volontari - non erano ormai più di una ~t:lta11tina -~ faceva no parte della colonna, che doveva agire contemporaneamente Jal costone suJ - O\·est ver o il Castelletto e, co n azione principale. contro le posizioni nemiche sul costone nord - est. La prima azio ne, assai diffic ile, tentata per due notti consecutive (<lal 23 al 24 e dal 24 al 25 sr.::ttc::mbrc) dal capo plotone Ceccato, con un manipolo di Volontari e di Alpini, non potè riuscire; entrambe le volte gli audaci furono arrestati dal fuoco nem ico ed a stento poterono, doJX) molte ore, ris,ilire :illa linea di partenza.


L'altra azione, invece, svolta dal resto del reparto Volontari, , i11 forzato da un plotone e da una sezione mitrag liatrici del battagliont' '<Belluno )) , riuscì magnificamente. A traverso un terreno impervio e superando anche un ripido ghiacciaio, i valorosi. irruppero contro le prime lince nemiche, se ne impadronirono, facendo buon bottino di armi e di materiali, e le oltrepassarono, spingendosi ad occupare anc he gli appostamenti e la trincea posta nella selletta dell'osservatorio, dove si rafforzarono. Anche qui, sotto l' incessante fuoco nemico e non ostante l'jnclcmenza di una stagione autunnale precocemente rigida, ricominciarono le durissime prove delle privazioni e delle sofferenze; ma , :i malgrado delle difficoltà e del rischio, si dovette allontanare d:ilb posizione avanzata, che era tenuta dai soli. Volontari, un buon numero di feriti e di ammalati, impossibilitati a sopportare ulteriori disagi e sulla posizione rimasero, con due ufficiali (il Comandante, tenente Faveri, e il sottotenente Dal Vesco), soltanto 18 uomini cd anche questi in così pietose condizioni fisiche, che da lì a poco fu necessario ritirare tutti i Volontari e rirnandarli alla loro sede di 13<.:l luno, aHìnchè potessero rimettersi in forze e ricrn tituirc b compagnia. Nel dicembre il reparto, già ricostituito e bene allenato, era di nuovo nella regione delle Tofane, pronto a tutti gli ardimenti. Il tJ luglio le compagnie 96" e 150" del battaglione Alpini « Monte J\ 11 tclao » conquistano con brillantissima azione le trincee austri:1chc dietro Fontana Negra, facendo bottino di prigionieri, di armi e di materiali. Il 10 luglio un plotone di Volontari fdtrini, col sottotenente Dal Vesco, si cala dalla Tofana 1A e piomba di sorpresa sulla posizione delle '< Tre dita )•, dove si è riallacciata la linea nemica, e l'occupa, facendo strage del presidio. L'11 luglio vien fatta esplodere b mina del Castelletto. La fosc:1 roccia - contro la quale, e di fronte e d ai fianchi e dai più scoscesi cana loni della Tofana 1 • tante vol te si t'. cimentato il fiore delle compag nie alpine del u Fenestrel le H , del <' Belluno>,, del ,, Val Chisonc ), , e <Tl i stessi Volontari di Fe1trc - è dilaniata dallo sq uarcio o rrendo, clit: ~ è costato mesi e mesi di lavoro febbrile. Ma i prodigi di valore, che per due giorni arrossano le pareti dd Castelletto, non riescono a vincere l'ostinata resistenza del nemico ( 1 ). .

(r) Si consulti in proposito anche !'VIII ,·olumc di qucsL'opera, dc.:.li,a10 :igli Alpini.


686 La sera del giorno 1 2 i Volontari fchrini, che dal basso, dove sono a riposo dopo la brillantis~ima a:t.1011 e d elle << Tre dita ", seguono con a nsia cresce nte l'ininr·c rrotto, furibondo martellare delle artiglierie e delle mitragliatri<.:i cd i tentativi sovrumani dei fratelli, accorrono con il loro Comandantt, l'arditi~si mo D ;il Ve~w, ad offrirsi a chi dirige l'azione.

G'itt..eppt· Sii/ani. L'offerta è accolta e l"csig uo manipolo subito si rafforza con alcuni Alpini ùclia ìi compagni:,, c h e da due g iorni si p rodig a in una ga ra di :iuda<.:ie. S 'inerpicano, fra i m o rti nostri, lungo lo strettissimo can alone detto il ,( Camino dei C1ppclli 1 • , che lo sco ppio ddla mina ha reso pcricolosissi mo. Il sottotenente Dal \! esco è ferito; ma la scalata non si arrt:sta. Cont empo raneamente un altro piccùlo drappello della 77° compagnia, con il sottotene nte Soa ve, ritenta L1sces; p e r un altro _d irupatissimo ca nal o ne. Verso la m ezza notte i ,·alorosis\irni giungono finalmente, in meno di 2 0 , all'orlo del crate re della min a. All'alba due


pezzi d'Artiglieria sono issati sul Castelletto e l'eco dei loro colpi conferma finalmente la vittoria, dopo 44 ore di una lotta titanica. scrisse il Dupont - abbandonarono 1 looncelli di Fdtrc quelle pvsizioni con la morte nel cuore, all'epoca di Caporetto, ed andarono a scrivere un '. ultima pagina di gloria al ponte di Vidor. « Là , su quell'estremo propug nacolo ddla nostra resistenza, i Volontari di Feltre confusero il loro valore con quello degli Alpini del 6" Raggruppamento. Arduino Polla, l'eroe (con i Volontari del Cadore) del cc Forarne )), che meritò qui la m edaglia d 'oro, e Stefanino Cnrti, il valorosissimo Comandante della 22 1" compagnia ( (( Val Varaita »), alla cui spoglia renderà onore .lo stesso nemico amm irato. vedranno quasi annientare, con i loro, il minuscolo reparto feltrino, che ha fin qui assolto brillantemente il suo compito >> .

Anche del battaglio ne u Volontari Cadore », per le cause già dette a proposito del « Feltre )', fu costituita una sola compag nia di u 5 uomini, con 4 ufficiali: il capitano Celso Coktti ed i tenenti Tabacd 1i, Polla e CoJk. Quale assegnamento si potesse fare su di loro, questi Volontari dimostrarono sin dai primi g io rni : sia n elle azioni cam pali, sia nei servizi e nei lavori. Versarono il primo sangue nella prima occupazione e nella successiva difesa del Passo dei Cacciatori, nell'alta valle Sesis. Ebbero il primo morto - il Volontario Monti - ed i primi decorati al valore militare r8 ag osto del 1915, allorchè una loro squadra, assieme ad una di Fanteria, una di Bersaglieri cd una di Alpini , salendo per un aspro e difficile canalone sul monte Paralba, ne sorpresero il presidio, uccidendone o catturandone gli uomini. Fu uno elci tanti brillanti episodi, nei quali si affermarono più altamente il valore e le belle attitudini dei nost ri combattenti ; m a non ebbe risultati duraturi e pratici; chè, per la difficoltà delle comunicaz ioni con le retrostanti lince e per la conseguente m:rncanza di rifornimenti , la posizione, cosl brillantemente conqui stata, dovette essere abbandonata poco dopo. Fu tanta la fiducia che i Comandi superiori d edicarono a que,ti Volontari che, no n ostante il loro numero rebtivameme esiguo, 11cl dicembre dello stesso anno fu loro assegnata la difesa di un rratto di fro nte assai esteso: tra il m o nte Rinaldo cd il monte Schci-


benkoffel; fronte che es~i tcnnero diligentemente e che rafforzarono con importanti lavori, con si rade di accesso e di collegamento e con postazioni per arti g licric. Nel baitJ<Tno del w16 01>crarono una così brillante rico!!nizione a ] ~, fondo delle posiz ioni nemiche di monte Monzon e cima Mezzana, che il Comandante il l Corpo d 'Armata, il generale Segato, scriveva, in un ordi ne dd giorno di elogio, che guelfa ri cognizione doveva essere pres;1 a modello per il modo come venne ideata, preparata e condotta >, . D ove c"era bi~ogno di gente rotta alle asprezze della montag na rd a tutti gli ardimenti, i Volontari erano chiamati. Alla met.'1 di agosto lkllo stesso anno - scrisse lo stesso Dupont · - " erano stati fatti discendere dalle loro posizioni per restare a di~posizione del Comando del Corpo d'Armata, che li pose alle dipendenze dd Comandante del battagl.ione <' Val Piave ,, . O ccorre~-ano 30 Volontari per un 'azione rnol~o rischiosa e si offersero quasi tutti. Agli ordini del tenente Bruni del battaglione <' Val Piave )), molto pratico elci luoghi, nella notte sul 19 agosto i 30 Volontari dovevano andare a riconoscere la punta occidentale del Foramc ed oc.:upan.: il prirnu ,.d,0 J; ro._._._. ~"ltu la f'lll1i,1 ~k:,.~a. ,, L'azione riuscì pienamente e fu il prologo di gur lla che si svolse jJ 3 settembre, nella quale 13 Volontari, col tenente:: Polla, ritm.ili con avvedutezza e con fenno ardimento a scalare la parete di Punta Forarne, r occupavano dopo brevissimo corpo a corpo, nel quale rimasero uccisi 12 Austriaci; mentre il tredicesimo, ferito, fu fatto prigioniero •> . Uno dei 13 attori. Pippo Venzon, così racconta l'impresa: <' Tredici Volontari , al comando del tenente Polla (medaglia d'oro). nella notte dal 2 al .3 settembre. salimmo il costone del monte conteso per pn:nderc di sorpresa la punta ovest. Arrivati al punto segnato. il tenent e Polla ci diedt: l'ordine di prepararci all 'attacco. Levateci le scarpe, con 4 Volontari, aìlc:: 2 di notte, dì balza in balza, protetti dall'oscurità , ci portammo a breve d i~ta nza delk vedette nem ichc. Pren demmo nuovi ;1ccord i 1.:ul tenente Polb , deci si a tutto pur d i riuscire a raggiungere l'obbiettivo ddl'impresa. lo, coi Volontari J,..1iot. Caldart . Zangrando t.: Tabacchi, dovevamo dare il segnale di attacco con bombe a mano; mentre Folla avrebbe dovuto, con mossa rapid a e pronta, circondare il nemico subi to dopo l'attacco. ,, Abbiamo di fronte d ue sentinell e nemiche: ma i Volontari puntano i fucili , sparano cd i due Austriaci rotolano cada,,eri giù nel ~

<(


burrone. Un lampo e gli altri Volontari, guidati dal .tenente Polla, con rapidità fulminea, al grido di « Savoia! n e (( Battisti! >>, sono sopra il presidio austriaco, annientandolo. All'alba del giorno 3 settembre i Volontari Alpini cantano le loro canzoni vittoriose ed hanno un solo ferito. La mattina seguente il tenente Polla fa la consegna della

Ruggero Timc11s · Fauro.

posizione e<l il gruppo <lei valorosi inizia il ritorno al punto onde era partito per la battag lia. Ma il nemico non si acqueta e concentra un fuoco micidiale sulla nuova posizione conquistata. Bisogna che i Volontari ritornino al posto di combattimento. La sera deir8 settembre, con rinforzi, al comando del capitano C-::;letti, i Volontari sono nuovamente sulla linea di fuoco. Devono resistere all 'attacco sferrato dal nemico, attacco form idabile ; ma anche questa volta g li Austriaci hanno la peggio n .

45.


Il contegno dei Volontari A lpini nelle operazioni sul Forame fu segnalato, a titolo di onore e di o rgoglio, al Sindaco di Pieve di Cadore, con questa lettera del Comandante il Corpo <l'Armata, generale Segato: ., Mi è grato partecipare alla V. S., quale degno rapprescntant~ di codesta Comunità, che fu il centro dell'epica difesa sostenuta nel r848 rontro il tradi zio nale nemico, che la compagnia Volontari Alpini dc:I Cadore concorse in modo m olto efficace cd onorevole alle ultime, brillanti operazioni sul Fmame, per cui caddero in nostra mano import:m ti posizioni, ricco bottino ed o ltre un centinaio di prig10111en ,, . · Lo slancio Jci Volontari Alpini non diminuì con il progressivo assottigliarsi delle loro file. entro le uuali mietevano, oltre che il nemico, l'avanzata età di tal~ni dei co~1ponenti ed i disagi cd i rischi ai quali essi continuarono a volere esporsi con altissimo sentimento del dovere. Gli altri combattenti ebbero ~cmpre in lor<~, quando lo richicde,·a la necessiti\, le guide provc:tte per i passaggi più ,;rrischiati, i soccorritori pronti (]liane.lo piomba\·a :i valle la valanga micidiale, i porta ordini sicuri don: la montagn:1 era più infida. Per questi nostri fratelli d'::m nt. \'o!on!:iri del rischio cd iHnamo rati deÌb Patria, Fcltrini e Cadorini - scri sse ancora il Oupont --lo strenuo valore non mai smentito ha tanto nuggior pregio, quando ~1 consideri. nc n ~olt:mto la volo ntarietà: m:i ,1ncora l'e~trcma durezza dei sacrifizi che erano loro imposti dalla vita di guerra. Bisogna aver pratica della vita dell'alta montagna , durante i rigori dell 'inverno, per poterne apprezza re pienamente l'asprezza e con essa il m erito di chi !"affronta.

A dare una pallida idea dei disagi sofferti e dei sac rilizi compiuti dai \'olontari Alpini, riportiamo akunc not<: del diario di gue rra del Reparto Volontari Cadore, relative al mese di novembre del 19.1 6, l! uando il reparto occupava le pmizioni delle Cavernette, nella zona di C restone Popcra. Dal 1" al 4 novembre il diario ricorda: ,, Attività del nemico con lancio di bombe da bombarda. Si stemazione Jdle posizioni , che sono impreparate per uno svernamento. Sono limitatissimi i viveri di riserva e le riserve di legna. N c\'ica cd avremo le comunicaz ioni in ter rotte , 1.


Il giorno 5: neve

<(

La corvée non può salire a Forcella U per la

H.

Il 6: ,, Si riesce a portare il rancio; ma, data l'asperità della via, si deve accontentarsi di un rancio unico ,,. Il giorno 7: « Non si riesce a portare il rancio a Forcella U. Si chiedono di urgenza 100 giornate di viveri di riserva perchè si prevede che, continuando a nevicare così, anche la teleferica da Crestone Papera a Cavernette non potrà funzionare >>. L'8: << Comunicazioni interrotte con le Forcelle U e D )) . Col 9 novembre incominciano le giornate tremende: (< Tempo pessimo. Abbiamo viveri per 2 giorni. La teleferica non funziona più. Si potrebbe mandare la corvée a Sasso Fuoco; ma il tempo fa temere delle disgrazie e vi si rinuncia: meglio ridurre le razioni ... e tirare la cinghia. Alle 14,20 una grossa valanga si stacca da cima XI e travolge tutte le baracche del Passo poste sulla sinistra e schianta completamente la teleferica. Per fortuna le baracche erano, in c1uel momento, quasi vuote. M ancano l'ufficiale medico dottore Cosi, raspi rante di ·Fanteria Solaro e 5 soldati ; però nel vallone del ghiacciaio si sentono urla di soccorso. Si sono fatti discendere da Cavernette, in cordata, alcuni Volontari Alpini, i quali, non ostante l'infuriare cldb tormenta, riuscirono a trarre in salvo l'aspirante Solaro e 2 soldati. Mentre si tentava di salvare <.Jualche altro, si staccò una valanga dal Pianoro del Dito ed alk urla Ji aiuto ~ubentrò il più perfetto silenzio. Riuscimmo a stento a salvare i Volontari Alpini discesi in cordata; ma rimasero sotto la valanga 35 soldati di Fanteria, di Artiglieria e del Genio, che erano verso Sasso Fuoco >•. II 10: « Niente corvée; riduciamo la razione. Siamo assolutamente senza legna e senza petrolio ». L 'u: <, Parte una corvée di 30 Volontari per Sasso Fuoco ; ma là tutto è sepolto dalla neve e la corvée deve andare a Crestone Popera e tornare nella notte. Essa porta dei rifornimenti; ma la stagione inclemente persiste,,. Nei giorni 19 e 20 novembre le comunicazioni restano inter rotte ed il 2 1 i Volo ntari Alpini sono completamente bloccati dalla tormenta nelle pericolanti baracche estive, che occorreva puntellare , disfacendo le hrande. Il 22, per le comunicazioni sempre interrotte, i Volontari dovettero digiunare e rimanere senza ri scaldamento ; ma nei g iorni succe~ ~ivi furono possibili, sebbene ~tentatamente, i rifornimenti. Le con dizioni atmosferiche continuarono però ad essere avvcr~e cd il 1; di-


cembrc, a C restone Popera, i baraccam enti erano letteralmente sepolti dalla neve <:, dopo molti tentativi, i Volontari riusciro no a scavan: un cammi namento, le cui pareti erano a lte sei metri ... Quando si pensi che y uei Volo ntari, o erano giovani che ancor non aveva no l'età per essere arruolati nei reparti regolari, od erano anziani che quell'età avevano già oltrepassata, od erano riformati ed Ìn\'alidi, pei quali non vigeva nessun obbligo di sottostare a tiuella vita di sacri fizi e di pericoli, qon si può non provare per loro una grande. riconoscente ammirazione. Nelle dolorose giornate di Caporetto i Volontari Alpini dovettero anch'essi lasciare le loro terre e seguire la sorte comune. Fra i Caduti, gli ammalati eJ i d ispersi durante i combattim enti sostenuti nei g iorni deila ritirata, il reparto era ridotto ad un numero esiguo di uomini e potè ricostitui rsi soltanto con l'accogliere i superstiti del reparto Vo lo ntari Feltre e rol reclutam ento di altri Volontari tra i Jlrofughi delle terre ve nete. Quindi i Vo lontari Alpini continuarono a resistere sulla fronte mo ntana. dove a ncor a d urava b nostra difesa e dove la costan za e la tenal"Ìa dei nostri com hattenti preparava la vittoria finJlc . Quc,t a. in l~rc,·e ria~sunto. !:: ~tori ;, dei ..:lu.: prin.:ip.i.li rLpa1li J~·i nostri Volontari Alpini. li buon ~em e .~cttato settanta anni pri m:i da Pietro fo rtunato Calvi, aveva dato o ttimi frutti.


V.

GLI IRREDENTI

Come abbiamo già detto, Gimeppc Garibaldi, comandante nel , 866 i nostri Volontari, allorchè l'armistizio allora conchiuso con l'Austria ne arrestò la marcia vittoriosa nel Trentino e lo costrinse ad abbandonare .il. territorio già conquistato, rispose semplicemente •< Obbedisco ». Egli sapeva che la realtà impone a volte i più duri sacrifizi e le più amare rinunzie. Ed, infatti, l'« obbedisco ,. di Garibaldi riconosceva soltanto le necessità del momento; ma non significava una definitiva rinunzia al comoimcnto della nostra unità nazionale; unità che non sarebbe stata co~pleta, se non quando gli Italiani fossero arrivati alla V ctta J 'Ilalia, alle sorgenti <ldl'A<lìgc, Jdl'har-

w, del Piave e dell'Isonzo ; nonchè allt: coste del Quarnaro. Questa aspirazione rimase, infatti, sempre viva nel cuore dei nostri fratelli, restati nel 1866 fuori dai confini delia Patria comune, e venne tramandata da padre in figlio, consacrata dalle sofferenze di quanti, coi voti, con le parole, con l'opera, provocarono le ben note reazioni austriache contro l'italianità di Trento e di Trieste, di Bolzano e di Fiume. Fu appunto da queste aspirazioni, rimaste sempre vive attraverso g-li anni, che fin dall'agosto del 1914 trasse vigore la decisione <li non pochi giovani di Trieste e di Trento di scendere in campo contro l'Austria, a malgrado di ogni minaccia e di ogni pericolo. Se volessimo - scrisse il Dupont ( l) - far ricordo dei cento e cento irredenti, che, allo scoppiare della guerra, accorsero alle nostre bandiere e nella maggior parte s'arruolaro no negli Alpini - primo fra tutti il più grande, Cesare Battisti -- e con gli Alpini affrontarono le imprese più disperate e fra essi, in parte, s'immolarono, vibrante espressione della passione italica così a lungo covata nei cuori italianissimi, noi faremmo opera storica parziale, poichè di questi nostri


f ratei li clic 11cll'or;1 della prova fu rono i piì1 accesi apostoli dell a nostra fede, ,·i fu dovizia 111 og ni i-\ rn1 ~1 e Corpo .

.'i,·ipio Sf,1tr1pcr.

" Basti ricordare, per tutti, il v:.dorosissim o manipolo che ;::,01ac1>cr intero ,ul Pod[!ora : indi struttibi le bvloria d el 1 ° '-" ill e ntu Fan tcri:1 ( ,. Rè ,, ), che lo ebhc tr;i le 5Uc tìlc.

(llJC i1uasi l I


Fra gli Alpini, come abbiamo detto, ne vennero molti ; moltissimi specialmente ne accolse il 6° reggi mento, nel quale, con alla testa Battisti e Filzi, si riversò quasi per intero la Società Alpinisti Tridentina, che era sorta, si può dire, per portare tra quei suoi monti nativi la guerra ali' Austria ed, intorno alla terra adorata, nei guatt.ro <<

Guido Sla1,1pcr.

:inni della prova, vide accesa una corona di rog hi , sui quali arse b pmione dei migliori fra i suoi: Urbi , Degol, Lipella, Poli, Grclla . Buccella, e nel cuore stesso della città martire vide ergersi l'altare pe r l'olocausto maggiore ,) . I primi ad accorrere intorno alle nostre bandiere furon o. infatti . ti li [rredenti, che ven nero subito in Italia, per non vestire l'ahorril a divisa austriaca. Sauro, arrivato in Italia il 3 settembre 1914 - 11<>11 potendo ottenere il comando di un hattaglio nc, col quak, fingrn d11


di esercitare il co11trabbantio della farina, avrebbe potuto introdursi in tutti i porti, a lui ben no ti, dell'Istria e della Dalmazia, per assu mere info rmazioni sui lavori di difesa nemici in corso - andò nella Marsica a soccorrere t!ucllc popolazioni colpite dal terremoto. Ma, appena oli fu possibile, si arruolò in Marina e prese parte ad innumcre,'Oli missioni , fino a t!uando, in ~c~uito a1l'incaglio del sommer-

.Hario A nghebe11 .

gibile Giacinto Pulli110, catturato e processato dagli Austriaci , fu condannato a morte, come Battisti, Ri smondo e g li altri martiri , che l'Austria volle ancora ag~iungere alla lunga lista degli eroi del nostro Risorgimen to. I giovani trentini , triestini , dalm ati, che parteciparono a (}Uclla che doveva essere la nostra ul tima l!Uerra pe r l' unità d'Italia, e la maggior parte dei quali combattè nell'Arma· di Fanteria, furono numerosi e valorosi, tan to che, delle 341 medaglie d 'oro al ,,alor militare, complessivamen,c concesse oer la ~~uerra 1915 - 1918, 15 vennero conferite a Volont:1ri irredenti. · Anche le altre ri compense al valore furono concesse ai Volontari (]Uasi con ug uale: p roporzione; ma, per amcre e pc:r dovere di brevità,


noi dobbiamo limita rci a ricordare i 15 Fanti che, n.iti e viss uti fino 1914 come cittadini austriaci, conseguirono poi col loro valore il più alto premio, combattendo contro l'Austria. Di essi 6 prestarono servizio con gli Alpini e furono il D egol, il Lunclli , il Poli, il Corsi, Cesare Battisti e Fabio Filz i. Gli altri 9 servirono nei Bersaglieri ed in Fanteria di linea. Il sottotenente Gino Buccella da Trento, caduto sullo Sleme, combattendo nelle file di quel 12° reggimento Bersaglieri , cui spettò il difficile compito <l'impossessarsi delle alture dominanti la testa di ponte d i Tolmino, fu uno di essi. li r5 agosto 19 15, mentre il reggimento ancora una volta cercava di conseguire i suoi obbiettivi, il Buecella raggiungeva, ( < primo fra i primi ,), le posizioni nemiche e, mortalmente ferito, prim a di esalare l'ultimo respiro, volle baciare la band iera dél 42° Fanteria, che si trovava lì presso. L a motivazione della medaglia d'oro, conferita alla sua mèmoria, è la seguente: « Esempio mirabile di costante valore, all'attacco di una forte posizione nemica, si la nciò primo all'assalto e, raggiuntala primo fra tutti, gridando Viva l'Italia, viva Trieste!, cadde ferito mortalmente e, prima di spirare, volle baci :ir~ b bandiera della Patria ».

:11

Nel 1915, lungo il corso inferiore ddl'Isonzo e contro le rossicce alture del Carso, si svolsero le prime (!Uattro offensive italiane ed i \,inguinosi tentativi, che così spcsrn erano co~tretti ad arrestarsi contro i reticolati austriaci ; tentativi ai guaii parteciparono molti Volonta ri irredenti, fra i quali si eleva la figura di Giacomo Venezian, caduto a Castelnuovo del Carso il 20 novembre 1915. Nato a Trieste nel 1861, egli fece olocausto della sua vita alla Patria, non già per giovanile entusiasmo o per il generoso slancio proprio di chi, nel primo fiorire della vi ta, più fortemente subisce il fascino dei patriottici ideali; m a per la decisione, lungamente m cJitata, dell'uomo consapevole dei suoi alti e più diffici li doveri. Il Venezian aveva abbandonato Trieste ancora giovanissimo, do!)O avere scontato no ve mesi di carcere per i suoi sentimenti italiani n l aveva trascorso la sua vita in rtalia, affermandosi nell'insegnamento universitario e diffondendo, con l'esempio e con la parola , l'idea della liberazione dall'Austria della sua città natia. Dichiarata la g uerra, lasciò la wa cattedra di professore nell 'Un iversità di Bolog na e si arruolt> Volontario nel l' Esercito , col grado di maggiore


nella Ri serva. Assegnato ad un battag lione presidiario, chiese di pas~arc ad 1111 reparto combattente<:: fu trasferito al r :2 1°' reggimento della brigata <' Macerata "· Aveva 54 ann i; ma il suo f<.:rvore patriottico g li fece ch iedere l'onore di battersi ndk prime linee, pur sapendo il Jestino che gli sarebbe toccato, qualo ra fossc caduto vivo nelle mani del nemico. Col suo alto intdlctÌo, con b parola a nimata da sincera frdc e con l'esempio, (u lurninos:i fiamm::i animatrict: di ardimento e di eroismo per i suoi soldati . Il 14 novembre del 1915 il suo reggim ento st:guiva l'az ione dd 1 52" ,. Sa~~ari ,, pt:r la conqui sta ddla ,. trincea dei Razzi ,, . Caduto ferit o un comandante d i k1ttaglio ne, il maggiore Vcncz ian lo w stituì ; riordinò il reparto davan ti alla ,. trincea dei Mo rti " : tenne.: lr.:sla ad alcuni con tra n acc lii e, quando i !>l!OÌ poterono occ upare un rr.1110 di trinc::: ramento ayanzato, vi salì in piedi sotto l'infuriare J el fuoco, a!!;itando il berretto e gridando: ,. Viva l' Ital ia ! " · Fu frr itn .id una ~pa lla: m a per sei g i,;rni tenne celata la sua ferita per non c:~!>t'rc: ~o~tituito nel comanJo. 11 20. quanJo fu ri presa l'o ffcnsi\'a con l"auacw di sorpresa dc:I " ridottino dei Mori-i "· egli coma n<la va i rincdzi. Vi~to che k tru ppe la nciate all':.1~~a lto c:rano stalc accolte d a 11 11 f1111, ·11 rcrri hil<', çi lanciò :1l h bairJnetta a!b testa d: dut' rn rnp:i'1;:1: :·. e c1dde. colpito in fronte, Cra i reticoiati : m a il rno :inir.:ntt: impubo ,. 1·r.:rnicc1 c~empio :t\'C\·ano animato i suoi c he, impegnandosi in un ;1cc,111i1,, co rpo a c~irpo. co n<.] t:i st:iro no i! ridottino ..: lo tennero. L 11 ;rl tro trit:st:ino, Ugo PoloniD, ,-enne ad arruolarsi gi11vani s,i11 w e lll1JrÌ nelle file del 18" Fant eri a ,.. Acqui ,,, nelle tri ncee di Vcrmt:~li:1110. Do pu essc:rsi g i:'r di stinto in precedenti azio ni , nel pomeriggio Jd 2.1 ottobre H) I 5 , avuto l'ordine del l"assalto, cor.c con m :.1 ~nitico ~tan~·io sotto il fuoco micid iale delle mitragliatri ci, che fal cia,·ano il \ IIO plotone. Ferito ad 1111 braccio, rispose ai suoi soldati. cht: gli raccom an da vano di cmarsi, <· Non importa I A\'anti, avanti. Savoia ' "· E raggiu nse primo fra i primi Li tr~ncea nt:mica. Colpi to a morte. caddL diLt:ndu: ,, Addi<>, ragazzi: muoio contento 1;c:1 Li Pat ri;: ! ". ' Gli fo trova ta indosso una ktt<.: ra, scritta due giorni prima e dirt:tta al padre, nella guale si mcmraYa deciso :i dare la vita per l' Italia. " Due - egli scriveva -· sono le m ie fedi, i miei culti : 1a Patria e la Famigli ;1. Non ho mai amato una donna . Solo all a Patria io sacrifiche rè, la mia vita, ~e muoio: solo alla Famig lia se yi vo. Il mio amore di Patria ~ un amore puro, bel lo, sublime. L' Italia che io amo non !ia niente di lludlc piccinerie che appass ionano g li altri. La mia Ita-


li:1, l'ltalia dei miei sogni m esti e nostalgici, è l' Ideale, è il Bello, è il Crande, ciò che per gli altri è Dio. Se muoio, muoio nella piena co~cienza del mio sacrificio: non sono affatto un incosciente, un esallato, un ubbriaco di parole. Muoio nella coscienza piena e serena di

F.,bilJ Frhi .

.1vn portato una briciola di lavoro ad un'opera da titan.i, lieto e si1·11ro di aver cancellato col mio sacrificio l'onta di una vita inoperosa, 1111 : 1 vita da ut<Jpista, d:1 sognatore, da ottimista stupido. N on voglio 1 lic mi si rimpianga. Cercherò di fa r sì che voi siate orgogliosi di 111c. Non temo la mo rte, la guardo in faccia ed è bella; io non avc ,·o 111ai provato una calma , una sercnit;1 simile a quella che provo; Jin:i 1111asi che io viva già di un:i vita di Hcn.: nte da qu ella degli altri. !.'a-


700

nirna mia, se n'ho, il mio pensiero, tutto l'io è proteso verso t<.:, verso voi , verso la m ia Trieste. Vi bacio, vi bacio. addio ! "· Ed ancora, fra gli eroi che ci diede Trieste, ricordiamo Guido Hrunner, che . lkertando dall 'ese rcito austriaco, era venuto in Italia cd a Roma si era unito ai nazionali sti nell'alimentare l'entusiasmo intern :ntista. D tci~a la partecipazione dell'Ital ia alla g uerra. si arruolò soldato in Cavalleri a col nome di Mario Berti. Quando fu nominato ~ottotenemc, chiese di J>assare in F anteria e si trovò, come ufficiale d'ordinanza dd Comandante del la brigata " Sassari )' , nelle sanguinmc g iornatt: tk!k trincee ,, cklle Frasc he ,) e « dei Razzi ),, nel no,·emhrc dd H)l5, mnitando una medaglia al valore. C hiese ciuindi il comando di un plotone e lo tenn e eroicamente. La sera del 7 giugno del 1916 la brigata (( Sassari >), da poco tra~frrita in u11;1 nuova zo na, ebbe.: ì'ordine di mandar solleciti rinforzi alla difesa di monte Fior. min acciata d a fo rti masse austriache. Fu ~ubito mandato il II battaglio ne. Er;! appena gi unto sulla posi1.ione. che una g ran:1t;1 colpiva in pieno il ~uo comandante, tenente colo nnello Lombardo. e q1bito dopo vcni,·a ferito anche il capitano :Vt argi notti. clic ln a,·eva ~ostituìto- nd comando. C:iò non ostante. i Y:d~_,rr~(·! S::;di 1nosscro p ron tan1tn ~:-· a! :-c:1tr:1tt:1rco> :1 l1 nrc h:\~ d'ìn1 prtl\ \·i~u. il nemico riu~cì a rom pere b resi~tcnza della nostra ala dcqr:i_ irrom pendo per la breccia e minacciando <li accerchiare anche :1 b:ttu~lionc dclb ,, Sassari -,_. _ In <Fld momento, estremamente gra,-c. il val<,roso Brunn er si lanciò avanti verso i reparti che., essendo ri111a~ti ~cnza ufficiali, retrocedevano: li arrestò, li riordinò, pur sotto l'incalzare del nemico e, rianimatili con effic:ici parole, li condusse ad un contrattacco che tra\'olsc g li A ustriaci e li respinse oltre le nostre lince. L·croico ufficiale volontario rim:ist: nella malsicura trin cea tu tta Li notte, per rafforzarla e difenderla contro l'immancabile ritorno offensi\'o dcì nemi ci che. infatti, tmnaro no all'attacco nel mattino seguente. ' 1· u sem pre on-,-..' . ' gr;ivc è r;t 1·1 pene<, . lv e p ..u' neces11 lnru:rncr prn saria b ~ua presenza. Sereno, insta ncabile, sotto il fuoco, grida\'a ai suoi: ,, Qui. si \'Ìncc o si muore 1 Viva l'Italia l •) . Una pallottola lo colpì in mezzo al petto. Il c tpit;ino F iumi, terzo comandante del battaglione in quella giornata e destinato a cadere anch'egli due giorni dopo su l c tm po, vo llt: proporre l'eroe triestino per la m edaglia d 'oro, che alla sua mem oria vcnn t decretata di mo tu proDrio del Re. Ricordiamo anche i k itd li Scipio e Guid~ Siatapcr che_, sfug~iti alb co~rizione amtri ac:i . si nano arruolati in Italia ed , entra mbi


ufficiali nella brigata « Re J), si batterono da valorosi sul Podgora, dove Scipio trovò la morte. Guido vi fu gravemente ferito; ma, pur dichiarato invalido di guerra, volle tornare fra le truppe comha:ttenti cd il 14 maggio del 1917 compì prodigi di valore sul monte Santo, del quale raggiunse per primo la vetta e sul quale per primo fece

F,·,ma_,co /?.ismondo.

sventolare il piccolo Tricolore che portava sempre con sè. li mo nte Santo, non ostante la disperata e .tenace difesa; fu riperduto all'alba del giorno seguente, dopo una lotta durata l'intera notte. I pochi superstiti furono fatti prigionieri e fra essi Guido Slataper, che dovette alla sua fermezza di spirito ed al suo sangue freddo se riuscì a tener celato il suo vero essere ed a sfuggire così alla forca.

Un altro della bella schiera dei giovani triestini, che alla libcn.'t della loro terra ed alla sua unione alla Patria comune cons:-1cr:1mno


prima la mente e il cuore e poi la vita, fu Spiro Xidias Tipaldo. Non os.tante la sua gracile costituzione , per la (!uale avrebbe dovuto essere escluso dai ~crvizi di prima linea, volle essere Fante e fu Fante esem plare per alto scn tim<.:n to, per devm.ionc al dovere e per valore. Neli'avanzata della brigata•< Lombardia ,, dal Nad Logem ver~o il Veliki Hriback, morì nelle linee ckl 73" reggimento. mentre, sotto la tempesta dei colpi nemici, dirigeva impavido il tiro del.le mitragliatrici.

Anche il Trrntino contribuì al la vittoria comum: con oltre 400 Volontari, la magg ior parte dei Ljuali, ess<:ndo soci delle diverse Sorier:ì alp111istichc, si vollero arruolare negli Alpini. Tuttavia fra i Volontari trentini che prestarono servizio in Fa nteria pn!-siamo ricordare il sottotenente del T 1 f Fanteria Federico Cudla. nato a Bczzec(a e decorato di medaglia d"oro al valor militare pcrcht'., ,, espostosi volontariarncntc piì1 volt e ai più gravi pcri(O]i, per indicare ai suoi commilitoni la via verso le più ardite im prc~e, cadde su l campo dell'onore il 28 dicembre 1915 a Castel D:mt:: ,. Fra i Volontari irredenti. che comcguirono la medaglia d'oro vanno ricordati anche i fratelli Carlo e Giovanni Stuparich che, \'Cnuti in Italia , furnno, ~i 11 J;1i primi giorni del 1915, soldati nel 1 · rcg!!Ìrncnto Granatieri di Sardegna. Nominati poi ufficiali di milizi:t 1err1torialc, per soddisfare il loro desiderio di partecipare ;1ttivamcntc :11la guerr:1. rimcirono ad ottenere di essere destinati allo stesso reg!c-!llnento cd appunto col 1" Granatieri comhatterono eroicamente a .\io nfalrnn t:. a<l Oslavia, al Lenzuolo bianco. Nel 19 16 si trovavano a monte Ceng io, l'ultima barriera ..:he chiudeva agli inva sori l'accesso alla valle dell'Astico e quindi alla pianura vin.: 11tin:1. Appunto sul Ccngio, fedeli al rnmanda.m cnto di non più rc,roccdc rc, essi :1nimaru no con la parola e con i'c:scmpio i loro Granatieri nclraccanitìssima lotta impegnata pn arresta re i soverc hianti nemici. li 30 maggio Carlo Stuparìch, rimasti uccisi o feriti <1uasi tutti i suoi uomini. si diede egli stcsrn la morte per non cadere prigion iero degli Au~triaci. Il giùrno dopo il fratello Giovan ni - come dice la motivazione della medaglia d"cro conferitagli - " si Linciò audacemente contro una mitragliatrice nemica, che foccva strage fra i nostri e, gravemente ferito, cadde nelle mani dell"av\'ersario. Il suo forte .11111110 cd il fiero carattere non si smentirono neppure nella terribile


situazione in cui lo pose la cattura per lunghi mesi ,,. Egli riuscì infatti, a celare, con ogni accorgimento, la sua qualità di irredent'.) e quindi potè salvarsi, durante la prigionia, dal processo per alto tradimento, che gli Austriaci gli avrebbero sicuramente intentato per poterlo condannare alla forca, come avevano fatto con Cesare Battisti e co n Fabio Filzi.

n ,m1ia110

Chie.,a .

Come abbiamo già detto, molti dei Volontari provenienti d al Trentino preferirono, data la loro attitudi ne alla vita di montagna . di prestar servizio nei nostri reggimenti Alpini ed alcuni di essi conseguirono la più alta ricompensa al valore, combattendo ~ullc Dolomiti o sulle cime delle Prealpi od anche nelle petraie del Carso. Ricordiamo, fra g li altri , Nino Paisser, n ato a Trento ed educ:ito all 'amore della montagna. Aita nte della persona , egli sopport(\ tulle


le fatiche di guerra e, 11ei piì:1 gravi pericoli, seppe conservarsi sempre sereno, adoperando, a seconda della necessità, il fucile, la piccozza, la corda. Quando ardevano i nostri monti dei primi fuochi e il Trentino cingeva la sua corona di spi ne, l'epopea degli Alpini accolse questo eroe che offriva, ridente, al sacrifizio la sua giovinezza. Assieme a due altri Trentini volontari negli Alpini, Giuseppe D egol da Strigno, caduto il 15 novembre 19r5, e Mario Ang heben,

:\'ì110 Paù.:n-.

caduto il 30 dicembre r915, Nino Paisser partecipò alle prime pattuglie di Li zza na e di Albaredo. Un suo degno e fedele compagno d'armi, il tenente M.o ia na, così scriveva di lui: << Non è temerar.io. conosce il pericolo, l' apprezza e ne sa sventare le insidie ,). il 16 maggio 1916 si sferra la grande offensiva austriaca. Nella no tte dal 2r al 22 luglio il battagl ione (' Verona ,. si avvicina alla cima dcll'Ortigara, che deve a.t taccare; occorre aprire un varco nei reticolati. 11 capitano Presti fa estrarre a wrte tra g li ufficiali della 56" e della 57' compag nia e la sorte sceglie il Paisser. Dopo 4 ore di lavoro i diversi fili spinati che uniscono i cavalli di frisia sono recisi. Durante l'attacco Nino Paisser è alla testa dei suoi uomini, insiem e al capitano; i soldati stanno in p:cdi, ìnna~tano la baionetta e si


Cesare Tilllli.<ti.



precipitano nel varco ; alcune scariche di mitragliatrici colpiscono in pieno la prima sc hiera. Il capitano Presti ha una pallottola .in fronte ed il Paisser viene ferito all' addome; tuttavia egli continua a sparare contro le feritoie, gridando: (< Avanti! " · AlJ'alba i pochi superstiti si ritirano, mentre il ternpor;ile versa acqua e grandine sulla cima contesa. Dopo 19 ore di torment~1, a no tte fatta, Umberto Garbari da Trento. sottotenente degli Alpini, ri portò il Pai sser n elle nostre linee ed un'auto-ambulanza lo trasportò ad Enego, dove si spense serenamente.

Ma, fra tutti gli Irredenti del T rentino, domina la figura di Cesare Battisti, che amò molto le Alpi, che per .lui rappresentavano un tempio, nel quale Egli attingeva fede per la sua religione dedita all'umanità e sempre nuove speranze per il suo ardente amore per la Patria. Italo Lunelli , che appartenne anch'egli alla gloriosa schiera d ei Volontari trentini e che meritò la medaglia d'oro per la leggendaria impresa del Passo della Se ntine lla, così ricorda, con commossa parola, la vita e la patriottica attività di Cesare Battisti. « La figura di Cesare Battisti s'erge alta e inconfondibile, nella Storia dell 'umanità come nella Storia d'Italia. "Una vita di lotte, umili e sublimi, dolorose cd estasi:rnti, aride e· feconde e poi il comb,1ttime11to e il martirio, p er fare della sua fede una verità inconfutabile. Studioso della natura, geografo, laurea to in belle lettere, passa alle scienze sociali e diviene apostolo di un'idea cli giustizia umana. Egli crea il partito socialista trentino, dandog li quella fisionomia unica e caratteristica di socialismo irredentista e patriota e infondendog li un'anima eroica: un'eresia, a t.Jucll'cpoca, per il sociali smo uffi ciale italiano . « Nella battaglia dcll'intervcotismo tutte le città d'Italia sento no ia sua appassionata parola, ch e rimane impressa nelle coscienze come una se1nente car ica di avvenire. Dopo j} suo proclama dal Ca m pido~:lio, egli s'arruo la negli Alpini. E fu Alpino, non per le circosl:111;,c; lo fu per dezion<.:, profondamente. Anch'egli , dopo avere rircrc ,to l::i natura del montanaro trentino, provò la gioia di trovare negli ;\ I pini italiani tale natura ; ma elevata e nobilitata al piì1 alt<> gr:ulo. << E solo per parlare deg li Alpini egli fece un\:ccczio m· :ilb 11C11 ma che s' era im posto, di non pre ncl~re, cioè, più Li p:1rc ,l:i in p1il,


hlirn. dopo lo scoppio Jelle ostilità, rx:rchè era l'o ra di combattere e non di parl:irr: . r,'imito era ve nu to dalla ··oan te Alighier i'' e b confcrc11z:1 ebbe lcogo a Milano il 2 1 apri le 1916. ,. Fu un ·acuta disamina della natura e del la psicologia dell'Alpino italiano e certamente lo stud io pitt scrio, più profondo, più ampio che sia stato fotto in argomento : fu nello stesso tempo un inno, un commoss(1, grande inno ai nostri solda ti dc.:lla mont:1g na . " Cesare Battisti si sentiva, prima di tutto . m o ntanaro e trasse da ll ucst:t ~ua natura le doti di serietà, d i ~ewrit:1 ,·erso se stesso. di pazienza. di per-:c\·eranz:1. di coraggio che sono alb base della sua comples~a fo:-ura . (' Q~1anto profondamente egli fosse.: Alpino lo sentiamo nelle pa· rnk d i •1uclla conferenza, sgorgata dopo dicci mesi di vita e di combattimenti. trascorsi assiL'rne ai soldati dalle Penne N ere:. " Q uella co nferenza fu come il suo testamento spirituale quale \'olont:i rio irreden to. Tre mesi dopo egli affron tava l' estremo ~omhattimcnto e !'e-tremo suppli,io per la Cama di T rento, per la Causa d ' Iuli:t. " L:t n0t te del 9 luglio 11J16 il batt::tgliunc '< Vicenza ,, s'i nerpica q:

r:~·:-

:!:i /;~n:1 !0;1t.·

e p<)i, r..:'r

Lì.n·crt.1

'S tcrp,->;;:J. .

u~'-· up.:l

l..1 selt1

frd due

posizioni nl'rniche. Il capitano Moden a cd il tenente Fabio Filzi irro mpono ~ull:i posizione di destra e b conquistano (m onte Corno); Battis,i ,,ik .1ll',ut;ìcCù \Trsu l.1 pusi/.iu11c di ~iniqra (quota 180 1), in m ezzo ad un \'t1kano di proiettili. me ntre l'alba sfiora -il ciclo e svela ~li assalitori :dk mitragliarrici au striache. ,. I lutt:1glion1 dei Kaiscrj;iger s1 preci pitano urlando sui fianchi ed aggirano i rep:1ni di Battisti e: di Fil zi, che \'engono riconosciuti. "· Poi b d iscesa, :11111n ancttati, \"(;rso Rm·ertto, fra gli insulti, e l arrivo a T rc11tu. 1we la ~oldataglia e alcuni mi serabili li -investono di percosse e di sput i. ' " r· il processo. Eretta ìa persona. a fronte alta. co11 voce ferma, l' r l' ··e,,on:[c~~u. .lllu111 r.e.. t11,. ;1\·crc 5\ ·un' o, pnma ' ,·gi1 uiùìi.1ra: e clopo ]o scoppio della guerr;1 con l'Italia, la piLt intensa propaganda in tutti i modi. con h parnb, con gli sc ritti , :1 m ezzo della stampa, per la Causa italiana e JJtr 1':111m·5siont: all"I tai ìa delle re,,ioni italiane dcl0 l'Austri:i ... ,. Fci in divisa degli Al pi ni egli appare (Ju:mdo, ud ita la sente nza di mortt:, esce dal T rihu nalc sconato da riJ>~wnanri IÌ•rurc di sob herri b :n1 striacj, e va, colla fronte alta. illumin:1t a dalla sua sublime fede, verso il suppl izio ,,. ~


(c.-are Battisti 111/a fi11e del proa:ssu ,lr!po a1•ere a.,coltata In .,entcn w.



7[I Nessuno potrà offoscan.: Li luce che <bi castello di Trento cd ora dalla tomba del Battisti sul D osso si irradia sulla Storia, non soltanto dell 'Italia ; ma anche dell'intera umanità. Queste le gesta dei Volontari irredenti, gesta cht: non si limitarono soltanto alle ardite imprese degli eroi che abbiamo potuto ricordare, perchè anche tutti g li altri, decorati, promossi per m erito d i guerra od anche privi d i ogni ricompensa, com batterono con ugua-

91111-_,_._ ....... - ~-

·.:~~~:~Jf!

/1 suppliz io di Ce_;arc l/att1st1

le fede e con la stessa abnegazione cd affrontarono impa vida mente, o ltre i pericoli della guerra," anch e gucllo, assai più grave, di morire :111ch'cssi su.Ile forche amtriad1e.

fl contributo dei Volo ntari irrcdcnti, ;1Ccor si nelle nostre fil e nel <JIS, ve nne g iusta m ente a pprezzato: tenendo conto del particolare pericolo al. quale essi andava no incontro; con~iderando cbc la loro presen za fra i nostr i soldati era la prova più manifesta della ncccssit :1 della nostr a guerra, intesa a com pletare finalm ente l' unit~, nazionak ed a co nc1uistare i nostri n aturali confini ; valutando l'appo rto i ncst inubile cli energie spiritu:i li che g li irredenti ci offrirono. col loro emn pio, per r insaldare la compagi ne dei nost ri reparti. 1


VI.

L' IMPRESA DI FIUME

Tutti gli lraliani ricord:1110 la compk,~;1 op:ra di Gabriele D'Annunzio nd campo della ktter:nura, k sue.: poesie dedicate in gran parte alla Patria, la sua efficace parob di animatore in pace ed in g uerra . le ~uc gesta di eroe. Fu appunto e~li che. col suo indimcntic~1bik discorso di Quarto, intcrprct<'> Li rnlomà del popolo itali:rno di profittare della prima gucrr:1 mondiale p;:r effettuare, finalmente, le :,spirazio ni nazionali e per conquistare aHa Patria, completandone l'unità, i naturali. ~icu ri coniÌni :1sscgn :1tik dalla n:itura. Dr~i dcru,o d i confermar(· le pa role co n i faui, egli, g ià tenente cli C:l\·,dkria, vo lle parrecip:m: al la -~uerra e si otter se come Volontario con un:1 11obilis~ima kttera al Salandra, col quale p rotestò più volrc pe rd1 i· i Comandi p resso i qu ali prestava ~crvizio cercavano di risp.trmiargl i k latichr ed i perÌcùli. Durant e b ~uc r ra egli 1;artecip<'> alk più g lorio~e gesta delle nostre forze annate l'. fu Mari11:i io, Aviatore, Fante ed Ardito, trovandosi snn prc E, dol'C si tent:iv:1 l'impresa più arrischiata e dove la vittoria appariva piì1 i11 n :rta . Tutti ricordano il volo su Vienna. la beffa di Buccari, b sua pre~cnza nclk trincee piì1 imang uinatc e nei m omenti pit1 cruenti. la ma mutilazione e la sua partecipazione alla battaglia di Vittorio Vcncto, duranlè la quale non si co ncesse :dcun riposo, volando su tutto il teatro di guerra per mitrag li are le colonne nemiche e per incitare !e nostre truppe, impegnate nel loro inseguimento. TI 1" novembre 19 18, <p1ando la vitroria ., ta v:i già per coronare i nostri sforzi, egli gcm'i d:il ciclo sulk linee dei nostri combattenti il seguente messaggio, rivolto " ai vincitori ... Laggiù tutti i nostri morti sono in piedi , di t1u;1 e di là dall'Isonzo ... Fra poco si mescoleranno con voi e ricombatteranno. (' Avanti! Ava nti! Ogni minuto è un'ora , ogni ora è un g iorno, ogni g io rno è una settimana di gaudio e di potenza, ,di g iustizia e di


giubi lo. Non c'è sosta, non c'è tregua, non c'è sonno . . . Siano così celeri le vostre impronte, che la Patria non si possa pili chinare a baci-arie tutte! » . Alla fine della guerra gli venne conferita la medaglia d 'oro al · valor militare con la seguente motivazione : (' In grandiose imprese aeree, da lui stesso propug nate, ed jn ,ispri combattimenti terrestri sul Timavo superato fu , per il suo ardimento, di meraviglia agli stessi valorosi. C ido Carsico e Timavo, 28 maggio 1917. Volontario di guerra, durante tre mesi di aspra lotta, con fede animatrice, partecipando ad audacissime imprese in terra, sul m are, nel cielo, l'alto intelletto e la tenace volontà ed i propositi, in armonia di pe nsiero e di azione, interamente dcdica,·a ai sacri ideali della Patria, nella pura di gnità del dovere e del sacrificio. Zona di guerra, maggio 1915- novembre 1918 ,, . Quando la guerra si concluse, Gabriele D 'Annun zio stava preparando col Ciano uno sbarco a Fiume, pensando alla cui sorte, egli definì infamto l'armistizio dj Villa Giusti. che comprornetteva le \Orti della italianissima città. Come è noto, non ostante il Trattato di Londra e la decisiva vittoria da noi conseguita anche per i nostri alleati di allora, questi non mostrarono di avere apprezzata degnamente l'efficacia del nostro intervento, che pure a veva contribuito a ~alvare la Francia, il tributo di 640.000 caduti da noi offerto alla vittoria comune e, nel concludere la pace, lesinarono ali' Italia i promessi riconoscim enti. Noi ne fummo dolenti e sorpresi e, quando il Presidente Orlando ritenne indispensabile interrompere le trattative, lu appunto Gabriele D 'Annunzio che, nel suo discorso ali'•<Augu~teum 11 di Roma, espresse la meraviglia e lo sdegno degli Italiani contro le ingiustizie deg li alleati, che non avevano voluto integralmente osservare le clausole del Trattato di Londra.

L'impresa di Fiume, alla q uale parteciparono volontariamente 11flìciali, gregari e perfino alcuni reparti di tutte le forze armate, per tiuanto g iustificata dal patriottico ideale che persegui va, rappresentò, da parte dei militari in servizio, un grave strappo alla discipli na e per conseguenza venne bene a ragione deplorata. Tuttavia, in questo volume dedicato ai Volontari di guerra, noi non possiamo certo ignorare l'impresa che, suggerita dai sentimenti più nobili , fi nì col vi 11(<.: re la diplomazia deg li a lleati e per n:ndere all a Madn: Patria, pm-


troppo no n deliniti,·arncnte, anche l'antica , m mana cittù del ()uarnaro.

Appena srnppiata la prima g uerra mondiak c divenuto sem pre pit1 cert o l'i111crvrnto dell'Itali a, Fiume sentì giunta l'ora della redenzione cd il 18 marzo r915 lci lio Baccich, Enrico Burich e Giovanni Vcn1uri prc!>c1naro no al C:1po dello Stato un appello che così concludc\';1: ,, G li inni e le fa nfare d'Italia st1uillcranno per le ridenti calli cd i gai campiell i la reden zione della nobil issima terra d'fst.ri :1, che in Fiume l1a il suo baluardo inespugnabile; tutti i vessilli salu teranno, inchin;111do~i . il terzo Re d' Italia, il Re liberatore, il primo di un'ltalia ,-cramt:nte una e compima, nella. città ricongiunta all a Patria. su~'. li !>palti memori di Roma e donde gli stranieri , coll a fo rza, la ro111;111i1.'1 c., il iarono . .. 11 :; maggio, allo scoglio di Q uarto, y uando D 'Annunzio ric, o(Ò le glorit: dei Mille, era presente, avvolta in un velo nero, anche la bandiera di Fiume. Il 18 ouobrc r918, prima che si iniziasse la nostr.1 gr.1 11d(' offt nsiva di Vittorio Veneto, il deputato Andrea Ossoinack, nel protntarc al Parlamrnto di Budapest (Ontro le pretese '"'"·'"- · ,lit l,i,11 t', d 1c fi u111 c, rivcnclic;mdo ,1 ~è il diritto Ji autuJcci, ionc pr<1cl:irna10 da \Vil~o11. intend eva essere ;1rhitra dei propri desti ni e, , 1J1nt· 11rl pa~salo, rc~tarc and1c nelJ" avvt::nirc italiana. ,, I ni :t i:1t.1 ~i l:t gr;111dc marcia vÌtlonm;:i del l'esercito itali,mo, il Go,·crn:11orc ung herese il :28 sciolse la polizia di Stato ed , insalutato ospite mH npa r n : d:1 Fium e. Con cih la città veniva abbandonata :l ,\.' ~•c~'.1 d .1ll ' .1ul1J rll;1 cfft·tti,·a e, per i suoi speciali diritti di Corpo separalo. po1n·.1 ~n :g liere la sua so~te. Infatti il 29 ottohn:, ~cnz'altro attrndc rc, F iu m e decise b costituzione di u11 Consiglio nazionale italiano cd innal:1.Ì> il tricolore sul Municipio e sulla torre civica ,, (1). Ma il Con~iglio di Z:igabria ne proclamò l'annessione :tl la Jugo,iavia. Il Comip,110 n;1zion:1lc. presieduto dal vrnerando Antonio G rossic h, cd il Si ncb,·o \ . iCJ reagirono ed ii 30 ottobre proclamarono al mondo :

,, Il C-0nsi glio 11:iz ionalt: italiano di Fiume dichiara c he, in forza cli yucl diritto, pe r cui 1u11i i popoli sono sorti a indipendenza e lihert;ì, la ci llà di Fi ume, Li quale finora era un Corpo separato costi( 1) In questo capitolo ri:h$lll11Ìamo ('d in pa rte r ipon ia mo tc::stualmc::m c

:1u:rnto ~ni,sc sull'imprc,:1 d i Fiulll e il gc ncralc RoJolfo Corselli, nel suo libro pubhlic.no in Roma nd 1<:140. •< D'An nun z io po..:1:1 cd eroe nazionale: ».


7 1~) tuente un comune nazionale italiano, pretende anche per sè il diritto di autodecisione delle genti. Rasandosi su tale diritto, il Consiglio nazionale proclama Fiume unita alla sua Madre Patria, l'Italia ». Dal 30 ottobre al 3 novembre, mentre g ià si delineava la vittoria, Fiume visse giornate di terrore. Ma in tanto un manipolo di animosi,

I)' A 11111111 z io nJ11 Cud()1 I/a e Pudre Seme:, Ìu

al Quartier Generale ,li Udine.

~upcrando le insidie dell'Adriatico minato, corse a Trieste e da lì a Vt.: nczia cd a Roma, do ve venne a sollecitare l'intervento dell' ltali a. •< Fiume, che oroclamò la sua annessione alrltalia madre -- tck g-rafava il Con~iglio nazionale della città - chiede che sia respinta ogni transaz ione, che significherebbe la sua stessa schiavitù e la decadenza della nazione 1,.


C.ahric.:lc D' A11nunzio, che tanto an:va g i:1 operato per il nostro intervento a favore.: dell'Intesa, premendo sul Governo e trascinando le folle. e che dur:111le la guerra si era dimostralo eroico combattente, do po b nostra dcçisiva vittoria.· aveva dovuto vedere l'ltali:1

G,1/111{'/c: D '..·/1111,w,:io nel 1919 .

uattat:i a Vcrs;1ilks m mc un:i Dazione: ,·inta, ìnwrse co11 tro ogn.t mgius1a mutilaz ione d cll:1 n ostra vi ttoria . Fiume il 9 aprile 19 19 gli mandò il ~.eg uente messaggio: « La città, che vcck :;:1m.:ito il suo diri tto, coronat~1 la sua fede, invia un fervido saluto al ~rande Poeta della T erza lt:ilia e fa voti perchè, nell'ora solenne della redenzione, l'invitto ero;:: del ciclo e del mare, che con b scia temeraria ddla sua piccola n;I\'(: seppe rompere il falso rnnfìne della Patria, p::r ricomporlo nell a verità del sacro termine


d 'Italia, consacri nel Quarnaro di Dante lo storico evento, nel quale la grande tnadre abbraccerà LJUCSta sua devota fi<rlia, f>Cr strin<rerla b . b in un amp lesso eterno),. Il 6 maggio il Poeta ricomparvt: in Campidoglio, con la bandiera del Timavo abbrunata per la sorte di Fiume. Ali\, Augusteo >> pronunciò un violento discorso, in sel[uito al tJualc il Governo bcrli intimi\ .__, di lasciare Roma. Congedatosi, 1'8 giugno pubblicò sulla <• Gazzetta ,) di Venezia l'articolo su << La Penteco~te d ' ftalia l> e , sotto l'impeto della sua volontà, sorsero i primi Comitati segreti d'azione per la Causa fiumana e si aprirono le sottoscrizioni per gli arruolamenti volontari. A Fiume frattanto - continua il Corsdli - il Consiglio nazionale decideva di armare la città, costituendo un battaglione volontario su tre compagnie, intitolate ad eroici caduti fiumani: Noferi, Baccich, Angheben. Per sviare i sospetti del Comando interalleato, 9uesto battaglione, posto sotto gli ordini del capitano degli arditi Host-Venturi, assunse uno scopo sportivo; ma il 29 giugno ed il 6 luglio gruppi di soldati stranieri strapparono le coccarc1e italiane dal petto dell e donne fiumane ed allora la città insorse. La conferenza di Parigi mandò subito una Commissione d 'inchiesta ad accertare i tam ed t:ssa pronunziò sentenza di morte contro la disgraziata città; il Con~iglio nazionale, la Guardia civica e la Legione volontaria dovevano t·ssere sciolti.

<• In obbedienza a quanto deliberato, i nostri Granatieri dovettero lasciare Fiume ed invano le donne si abbrancarono alle ruote delle loro carrette, implorando, lagrimando, supplicando. Ma molti di t:ssi, specie gli ufficiali, si proposero di ritornare e sette subalterni si unirono il 3I agosto a Ronchi e g iurarono: « Jn nome di tutti i morti per l'unità d'Italia, giuro di essere fedele alla Causa santa di Fiume e di non permettert:: mai, con tlitti i mezzi, che si neghi a Fiume l'annessione completa ed incondizionata all'Italia. Giuro di essere fedele al motto: Fiume o morte! ,> . I sette generosi erano: Frassetto, Ru sccmi, Grandjacquet, Brichettì, Ciatti, Cianchetti, Adami . « Chi, se non D 'Annunzio, poteva essere il loro Capo ? << Host-Venturi, Conighi, Mrach, Scarpa, tutti ufficiali fìum: 111i . preparavano da tempo la resistenza armata. pronti ad 1111 ( t'.11110 d i D'Annunzio; li coadiuvavano in Italia: Cag-lionc, Kclkr, Mi:111i, So


vera, Rcpctto, Nun1,ia11tc, Castclbarco, lol iori, Narbona, Rossi-Passava nti, Giuriati ed uf.fìciali dd 2° G ran:11:ri <.: ddl'VIII , XXll e Xlll Reparto d'Ass:ilto, ,, I Urana ticri partiti da Fiume si tru \';l\·ano :1ccamp:Hi tra Verrncg liano e Ro nclii. Nella notte fra l' r r cd il 12 seuemhre giunse a Ronclii I)' t\ nnunzio, vcstÌl'o da te1H.:n1e colonnello. Asport~1ti dal Par-

(:abriclc DA11111r,1 ,,io a Fiume.

to J i P.il 111 ,111(H a. l •Jl1 un , upposto coìpo di mano . 2ì aut ocarri, le (!Ualtro comp:1g11ic del h;1tuglione Reina, la 1(;4 ' t: la 856" compagnia mitraglieri Fi:11, b 1 2-( mitraglicri S:1int Eticnnc.: , mossero da Ronchi :tlle 5 del rnatt i11<,. '.'\dia citt:1 era rimasta la nostra brigaw. (< Se~ia ", co111,111da t 1 (bi ,,~'<: ncrak Pittaltwa. Ouc,ti corse ad in contrare D ' il Poeta allo sbarra 111rn to d i Co111rid:1 per persuad erlo a desistere; il dialogo fu concitato: ,, Lei non ha che .1 far tira re ~u di mc ,, . disse i rAnnu11 zio, << Dia l'ordine: e faccia m irare ];i medaglia d 'oro ed il di~tinti,,o dei muti lati ,,. :-b il _;cnerak rispose: ,e Si com pia il dc~ti no n


e la colonna passò. A quattro chilometri da Fiume incontrò il colonnello Repetto a cavallo, seguito da duecento Arditi. Il colonnello scese eia cavallo, abbracciò D'Annunzio, e montò al suo fianco in automobile. U n al.tro reparto di Volontari fiumani sbocu'.> da un bosco. Quanclo la colonna infilò il largo viale XVII Novembre. ascendeva g ià a 2600 uomini. « L'ingresso dei Volontari non fu contrastato. Le navi ancorate nel porto, la corazzata Dante Alighieri e 3 cacciatorpediniere si misero a disposizione del Comandante >J . Quando i Volontari percorsero le vie della città cadeva su di loro una pioggia di foglie d'alloro ; le vie erano gremite, le finestre, i bal coni nereggiavano <li gente che gridav;1 , piangeva, buttava fiori, in preda ad un vero delirio di gioia. Quando D'Annunzio app~1rve al ;-.alcone del Palazzo governatoriale un g rido immenso proruppe dalla folla. <( Italiani di Fiume! - egli disse -- nel mondo folle e vile. Fiume oggi è il segno della libert1; nel mondo folle e vile vi è una sola cosa pura: Fiume, vi è una sola verità e questa è Fiume; vi è un solo amore e questo è Fiume! Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiaione )) . 11 Consiglio supremo interalleato, sbigottito dalla fulminea azione, non osò intervenire ed o r dinò che i presidi alleati lasciassero la città; mentre, rendendo loro gli onori militari, D'Annunzio faceva abbassare le k1ndiere della Francia, dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, per innalza re il Tricolo re italiano. 1< In due giorni il Quarnaro fu libero. 1i Il primo manifesto ai giovani che D'Annunzio lanciò era così concepito : Noi siamo ri soluti a rimanere nella Ciuà Olocausta, contro ogni avversità di fortuna e di uomini. Siamo risoluti a finire di fame nelle sue vie, a seppell ir ci sotto le sue rovine, a bruciar vivi ndlc sue case incendiate, a riderci di tutte le minacce e ad incontrare, ridendo, le morti più crudeli. Perciò siamo in vincibili )). L e sue direttive ai combattenti furono: (' Miei Fanti , abbiate ancora più che mai cura dei vostri fucili, badate che la canna sia lucida, l'otturatore scorre vole:, certa la mir;1. AfJìlate le baionette, pieni i tascapani e le saccoccic di bombe a mano ; occorreranno domani col vostro coraggio, con la fede del r ischio, contro chiunque fermi un idea le sempre pit1 alto ,) . " Ed i Volontari accorrevano. ,, Ne bcriungeva no nuti .i bo iorni d a og ni an !!olo d'Itali:1; isolati, a g ruppi, a piedi, in motoscafo, nascosti nelle paran ze pescherecce, nei l,

'- 1


720

tender delle locomotive, nei serbatoi. d'ac1..1ua, nelle stive dei postali; travestiti da ferrovieri, da contadini, persino da guardie municipali fiwnane. Stanchi. affamati, senza un soldo i più e con poche speranze di ri ceve rne tblle case abbandonate; ma pieni dì entusiasmo, di buona volont:ì e di un ottimismo che rasentava talvolta la pazzia. I proget1 i più audaci, le mete più ardue, i propositi più eroici riempivano le veglie d e i bivacchi. Ogni alba era una gioia nuova, un nuovo o rgog lio, una maggiore allegrezza. ,, F.roi, pensatori, letterati, uomini poli.tici: Marconi, la vedova di Ccsan: Battisti , le medaglie d 'oro Casagrandc e Rizzo, i generali Ci.:cchcrini e Tamajo accorrevano d'ogni p a r.te, come in pellegrinagg io , alla citt:i, per viverne il delirio patriottico e taluni vi restarono; :mc lit: alcune navi vennero a mettersi a disposizione della Marina leg ionaria. Ad un certo punto, poichè la città, economicamente stremata, no n poteva nutrire tanta gente, fu necessario chiudere le barriere ai nuovi Crociati; mentre il Governo italiano, essendo rimasta sen za risultati l'intimazione fatta a D'Annunzio di lasciare il Quarnaro. hlucc:1va la città, c he ben presto dovette lamentare la mancanza dei ,·in :ri ·•. Turri i mezzi vennero allora impiegati per aumentare le scarse ri sorse. Quando non c'er:1 da mangùrc, nella notte un pugno di Arditi and:1va a « prelevare >) cavalli di là dalla harra. Mercè essi le poche artig lierie legionarie avevano quadrupedi validi; mentre i vecchi ron zini ri secc hiti venivano cotti nei marmitto ni da campo. Per fare vestiti \cr,·i\':ino i teli da tenda inglesi, trovati a migliaia nei magazzi ni della base interalleata, trasformati dai sani reggimentali in unilorm i d ' un kaki coloniale. Quando il pane scarseggiava, si aspettava c he passas~e a tiro dei mas una nave granaria. ,, Le un iformi era no wariatissimc. Molti portav~mo ancora k ioro uniform i di g uerra, col bavero aperto e la camicia sbottonata e r ivoltata sulla giubba. Alcuni avevano adottato il fez, altri avevano ;1ddi rittura abolito il berretto. La moda era di avere le chiome folte e gettate all'indietro, almeno quando ci<) na possibile. Un r eparto ~cdto e ra la ,, Compagnia D'Annunzio ,,, c h e indossava calzoncini corti d a corridori sotto la giubba militare " · D 'Annunzio la vorava da mattina a sera cd il 24 ottobre 1919 pronun ciava il suo ~rande discorso " Italia e vita,, , nd quale delineava per sommi capi ·il suo progratnma di redenzione univ~rsale. Ma la diplomazia. dopo il primo sgomento, tornò alla sua opera. Prog etti e progetti. conferenze e co nferenze : un m odus vivendi del


721

r5 dicembre I?I9, un compromesso di Lloyd George, progetti Ossoinack - Gay, R1chard, Ruggero Gothardi, Tittoni, contrattazioni di ogni genere a Parigi, Londra, San Remo, Cannes, Spa, per una confederazione liburnica, per uno Stato cuscinetto, per uno Stato autonomo, o per uno Stato internazionalizzato. Il progetto che veniva de-

D 'Annunzio m divisa di generale dell'Aeronautica.

finito p1u favorevole all'Italia era quello di far di Fiume una città libera, indipendente; ma senza porto. Sdegnoso di ogni compromesso, D'Annunzio decise, nell'aprile del 1926 di inviare una dele<Tazione fiumana per consegnare al Go' t> . • verno italiano un memoriale in cui veniva confermata la dec1S1om: plebiscitaria dell'annessione all'Italia e la ferma volontà di difendere 47.


722

con le armi la decisione votata; ma la Delegazione non ve nne nemm eno ricevuta. Allora D ' Annun z io, rompendo ogni indugio, promulgò il 1° settembre la Carta costituzionale dell a Reggen za itali,111a del Qu;irnaro, insistendo sulla decisione di Fiume di annettersi all'Italia . La « Carta di libertà del Quarnaro i • raggruppava il pO(X>lo di Fiume in dicci Corporazioni, che :-.vevano un ampio potere normativo nelle loro particolari attività. La decima Corporazione era , ·acante, perchè d estinata agl i uomini superiori: Gcnii, Eroi, Santi. L'Autorità statale centrale cm tripar tita: potere legislativo (Camere e Consigli), esecuti ,·o (sette Rettori-ministri) e g iurisdi zionale. Il popolo dei cittadini eleggeva i suoi rappresentanti nell 'Assemblea ,g enerale od An-n ~o.

D'Annunzio si era ispirato agli Statuti d ei nostri Comt111i del Medio Evo ; ma aveva adattato la sua Costituzione alle esig enze ccono mid1c di una moderna civiltà industriale, dando come fonda m ento al governo di popolo la potenza del bvoro produttivo e formando un disegno completo di St:1to si ndac1le.

C:1r:1tt.:ri~tico era l'ord inamt:lllo dell'E sercito l iberato re. Le preM.:ri1.i11 11i pii', impor ta nti erano l!uellc sotto indic:ite: Ogni Com :rndo inter medio fra l'esercito c<l il Com:indante na abolit,;, Tutto l'esercito aveva il Comanda nte per suo Capo diretto ed esclus1rn. Un generale era nominato lspenor; dell 'esercito. al fìanco del Comandante. I reparti doycvano prendere il nom e di Legio ni. Il Consiglio militare era composto dai Capi d i legione e d ai Ca pi di scn·izio. C'era poi il Corpo direttivo (una specie di Stato Maggio re), coordinato dal Soprai nt('ndentc; l' Ufficio di ragguaglio per l'esercito operante (servizio inform azioni e propaganda); l' Uffi cio di opera1,iuni e l' Ufiì.cio di colkgamrnr o. il Consiglio di ammini~traz ione, l'Uffic:o del Provveditore ai diporti. alle !{are cd alle cerimonie. " D ' Annun zio governò Fiume specia lmente col mag istero ddla parola. In quei ventun o m esi di gO\·erno della città egli fu li bero di prendere: tutti i pronedimrnti r hc g iudicò opp::> rtuni e vantaggiosi per i suoi gove rnati ,;. Egli non aveva però una profonda preparazione politica e, dato il suo rempe ramrnto, a malg rado d·og ni buona intenz io ne, spesso apparve titubante e prestò il 11:rnw a1la critica ed alle d eni g razio ni.


Tutta l'Europa aveva gli occhi sopra di lui. Lord Curzon lo aveva, all'inizio dell'impresa, qualificato come ,, un avventuriero insorpassabile » e più tardi Lloyd Georgc aveva ribadito l'ingiuria, felicitandosi col nostro Governo di allora e con l'Italia per avere ridotto alla ragione 1, colui che ne costituiva la vergogna n. La città affamata cd « olocausta >> non venne compresa, forse pcrchè un pugno di ,, uscocchi del Quarnaro ,1, capitanati dal tenente Ji vascdlo Romano Manzutto, costrinse il capitano del piroscafo Cogne, che da Càtania doveva andare nell'America del Sud con un grosso carico di merci , a deviare verso Fiume. Ma, se il suo carico fu prezioso per gli affamati , la pirateria fu sanata dal munifico gesto del senatore Borletti e di un Consorzio di finanzieri milanesi, che vers.1rono dodici milioni di risarcimento. « Per i tuoi buoni uffici - scrisse D"Annunzio al Borletti ·- i miei uscocchi hanno preso il Cogne non invano. E per i tuoi buoni uffici la mia Legione disperata resiste ... ». << La stessa sorte del Cogne ebbe il Neretua che, diretto da Pola a Lussinpiccolo, andò a finire pure a Fiume. 11 Non è necessario qui ricordare fatti da tutti conosciuti ; i tentativi di accordo, le missioni di generali e di parlamentari , per per~uadcre D"Annunzio ad accettare ed a fare accettare il Trattato di R:1pallo del 12 novembre 1920, che aveva fatto di Fiume uno Stato indipendente. Certo le condizioni del nostro Governo del tempo non erano facili, di fronte all'Europa ostile e minacciosa. Il destino inc~orabile ancora una volta si adoperava a che quest'altra tappa del nostro Risorgimento riuscisse la più amara possibile. ,< Secondo le clausole del Trattato di Rapallo, l'Italia doveva ritirare le sue truppe dalla Dalmazia - occupata dopo l'armistizio, secondo il patto di Londra - per cederla agli Jugoslavi i>. D'Annunzio rispose imbarcandosi sul cacciatorpediniere Nullo col suo Stato Maggiore Rizzo, Giuriati, Rcina e Host-Venturi e sbarrando a Zara, accolto da un tripudio di popolo, vi lasciava un gruppo di <• di sperati )) : mentre altri vcniv:1110 fatti sbarcare nelle isole di J\rbe, Veglia e San Marco. F.d egli proclamò: 1< La resistenza è una vi rtt1 c hiusa, una virtù murata. Non basta resistere ; vogliamo co nqui st:ire )). E sul Trattato di Rapallo :iggiunse: << Nessun Italiano. d~ Fiume e nessun Italia no della Dal1nazi,1 potrà lc.:ggerlo st:nza sent1rn soffocare dall'indigna1.ione "· ,{Il 18 novembre del 1920, alle ore 16, avveniva a Villa ì'\o ra. po\ la allo sbarramento di Contrida. un importante con veg no, durante il quale a Gabriele D 'Annunzio ,·enne comunicato il testo dtl Trat-


tato. Agli allettamenti, alle pre~sioni, alle minacce, egli rispondeva invariabilmente: " Obbedisco". ,< Il 1" dicembre veniva dichiarato il hlocco di Fiume, che il 21 dicembre si faceva rigorosissimo. A m ezzanotte del giorno stesso la Reggenza dichiarava lo stato di guerra. Il g iorno 24 le truppe assediami iniziavano l'investimento da Scuri g ne al mare e da Mattuglie lungo la via ferrata .

.l)'.,1,,111111 :;io

ml letto di

m orte.

,.. Cominciò così un a fra lt: più tristi pagine della Storia italiana. Si spargeva il sangue fraterno. D a un lato era la nobile passione: dall'altro era il nobile dovere. Una quarantina di mor ti ed un paio di centinaia di fe riti rapprcse nt;1rono il triste bilancio <ld così detto ,, Natale di sang ue >,. Il 29 di cembre D'Annunzio, dopo l'interven to della flotta, rinunziò ai pieni poltri, consegnandoli a ll'auto ri tà civile. ,, Dopo il rito funebre del .V dicembre, il 1 ° gennaio 192 r veniva sottoscritta in Abbazia, a Villa G isella, la resa di Fiume. 11 2. <(


gennaio il Comandante assisteva nel camposanto di Cosala all'interramento dei Caduti e quindi abbandonava la città. (( Quando Gabriele D'Annunzio morì ( 1° marzo 1938), l'Italia gli rese onoranze solenni cd in tutto il mondo si ebbero manifestazioni di rimpianto. Era « un lutto della latinità », si disse in Francia; era un « maestro del linguaggio cd un poeta del simbolo che scompariva ))' si disse in Germania; era stato << il primo a dichi:1rare guerra alla Società delle Nazioni >> si ricordò in Svizzera ; era << il Byron del mondo moderno, la figura più romantica del XX secolo )), si scrisse in Inghilterra; era « il maggiore interprete degli ideali della stirpe >>, si disse in Argentina; « era l'incredibile eroe di una leggenda, bardo di un'Italia più grande, che combattè come un eroe dell'Ariosto », si clisse negli Stati Uniti )). La tomba di Gabriele D 'Annunzio e di dieci legionari fium ani si trova a Gardone, nel maschio del Vittoriale, tenendo conto dei desideri che in vita egli aveva espresso all'amico, architetto Gian Carlo Maroni. Egli aveva designato il colle detto del.le Arche come luogo dell'ultimo riposo ed indicato i nomi dei camerati, che dovevano essergli vicini per l'eternità. Vi riposano g ià: Italo Conci, Giuseppe Piffcr, Mario Asso, Guido Kdlc:r, Adriano Bacula e Antonio Locatelli; le altre tombe vi saranno <lisposte per Giovanni Randaccio, per il legionario Luigi Siviero, prjmo caduto di Fiume, per il Granatiere Antonio Gottardo, ucciso dalla granata dcli' Andrea Doria che colpì il palazzo del Comando a Fiume, ccl infine per lo stesso architetto del Vittoriale.

(


VII.

LA MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE Se la Milizia Volont .iria. istituita sulle prime per eliminare od, almeno, disciplinare le SLJ uad rc d'az ione, p ur assumendo a poco a porn. ,tm ic Milizie speciali (portuaria, fcrro,·iarìa, della strada. forcst:de. ccc.), alcuni compiti di polizia, fosse ri masta la g uardia di un Partito, noi non ne parleremmo di certo in c-1ucsto Yol umc, dedicato :ii \ 'ulontari di tulle le guerre. ~la. p\lichè la nuova i~tituzione, dopo avere partecipato alla rirnnquista della Libia, pur essendo a reclutamento \'olontario, finì pn di\'entarc una delle forze armate dello Stato, cd i suoi reparti partcci!':!!""!1u :!nd1e :1!!:t gL!crr:i it:i!o - etiopic:1, :i <.; ue!b civile di Sp:1~n:i cd ;11 , ccondu con fl in~, mondìak, 11oì no n possiamo certo non ri~=ordar11e l'c,·olu /.Ìo nc organica e le gesta m ilitari, con k quali anche h Mi!iz i:i conwrs.: :1 dimostrare b rn11tin ui t~ dd!e tradizioni del nostro \ 'olon1ari~mo: tradiz,ioni che, iìn dalla costituz ione di essa, furono scm pn: ricord:,te. m mc: avven ne specia lmente nel .1929, in occasione dclJ'iq ituzion c dl'lla Mil i;,,ia Unive rsitaria. Come: ~cri~~c il gc ncr;,k E milio Dc Bono. primo organizzatore della Mil izi:1 ( 1). ,, pc:rn1,111c,·:1110 in Ital i:1 for mazioni armate, che tenc,·:1110 all1u:rnlo in :dl:1rmc i cittadini , i qu:.ili, dopo la sospensione d'animo di alcu ni giorni. hrama\',ltlO di riprendere con çalma i loro traffici, lascia ndo ,ti nuoYi rL'SfK1n s,1bi li d i regolare le facec:n dc di GoYcrno e di ordine puhhlico, -:on b p,; ncipak spcr:in1.:i dì non a,·crc più da lotta re con gli scioperi ddlc m :1ssc brnratrici " · L'i stituzione cklb Mi lizia dm·eva, per comegurnza, rispondere allo scopo di abolire le Sl1uadre tl':tz icn e che, specie nelle provincie, suscita,·a no. col loro zelo 3 volle eccessivo. qua lchc i1K1ocscioso incidente. Poichè in LJUegli anni ~i focn·a appello in ogni occasione ai lon t:m i esem pi di Roma., ai reparti della ?\-1ilizia Yc nncro conferiti gli ( 1) E~tlLlli D ::. Bu~<>:

O rig ì11 i ddb :'vli! ìz i:1 l' <1111i primi ordinament i ,1•


stessi nomi già assegnati a (JUelJi dell 'esercito romano, imitando così q~1anto avevano già f~tto, .come abbiamo visto, anche · diversi Corpi d1 Volontan durante .il perwdo del Risorgimento. L'organizzazione della Milizia venne affidata, come abbiamo già accennato, al generale Emilio Dc .Bono che, per la sua autorcvole;za e per il suo passato militare, sembrava particolarmente idoneo al non

M ìliz i,1 postelegr,1/011i«1.

facile compito. Egli, che era allora anche Capo della Polizia, preparò il Decreto n. 31 del r4 gennaio 1923, che stabiliva il sorgere della nuova istituzione e ne determinava gli scopi, che erano quelli di provvedere, in concorso coi Corpi armati per la pubblica sicurezza e co n l'Esercito, all'ordine pubblico; nonchè ,, di preparare e di consen·arc inquadrati i cittadini per la difesa d egli interessi d'Italia nel m o ndo "· P erchè la Milizia potesse venire saldamente costituita occo rreva , come scrisse lo stesso ~eneralc De Kono: - dar forma ,;1ilitarmen te organica alle formazioni esist<.:111 1: - provvedere i Quadri adatti e capaci di costituire una gc r:1rchia b~n determinata , la quale t rasformasse le \'Ccchic squadre d 'a zione in reparti idonei agli scopi per. rn i la Milizi:1 era :-rc:lla : --, provvedere alle armi ed al vcsti:irio:


- assegnare i locali ai diversi Comandi pcrchè potessero fun zionare; - tenere la Milizia, per quanto era possibile, addestrata ed assicurare, in caso di bisogno, la pronta adunata di coloro che vi a\'rebbero appartenuto. Per soddisfare alle esigenze di cui sopra sembr() necessario attribuire alla Milizia un proprio bilancio, inserito in quello dell a Presidenza del Consiglio, e costituire: - un Comando Generale; - gli Ispettori di zona; - i Comandi di G ruppo di Legioni ; - le Legioni, composte da 3 a 6 coorti, m relazione al num ero dei Volontari disponibili ; le coorti formare, all a loro \'Olta, da 3 o 4 centurie; - le ce nturie divi se in 4 - 6 manipoli ; - i manipoli costitu iti da squadre. La ger archia dei diversi grad i, per quanto riguardava g li uffi eia li, era la seguente: Co ma nd ante g enerale; - lu0gùtcncn1.: gL:ncrJk ; co nsole generale; console; snuore; - centurione: - capo manipolo. La truppa comprendeva i capi-squadra. e le Camicie Nere. All' inizio i gradi suddetti furo no attribuiti per elezione; poi, concorsero alla formazione dei Quadri non poc hi ufficiali in congedo dell'Esercito e della Marina.

I cmnpi ti della Milizia Volontaria, aumentando continuamente, finirono per estendersi a tutte le attività della Nazione e - come scr iveva il De Risk y (1) - avrebbero dovuto venir adempi uti : nel campo politico con la difesa del regi m e, ed in quello militare mediante la partecipazio ne della Milizia alla sorveglianza delle fro ntiere. all'inquadramento della G .I .L. (Gioventù Italiana del Littorio), a.ll'istru-


zione premilitare, ai corsi allie\'i ufficiali di complemento per gli studenti universitari, all'istruzione post-militare. Quando la Milizia ebbe superato le sue prime prove di guerra, durante la riconquista della Libia, essa venne considerata come una nuova forza armata, integrante l'opera del l'Esercito, tanto che, secondo le direttive dello Stato Maggiore Generale, i battaglioni, le batterie e le formazioni della Milizia Contraerei, quelle di Artiglieria 111arittima e le Unità coloniali della Milizia concorsero a poco a poco alla nostra efficienza militare: sia nel territorio metropolitano, sia 11dlc colonie. Si può anzi affermare che il 1° febbraio 1928 i compiti politici della Milizia cedettero il passo a quelli strettamente militari. Oltre all'incarico di preparare la difesa costiera cd antiaerea della nazione, secondo le decisioni dello Stato Maggiore dell'Esercito, che cercò di risolvere il non semplice problema dell' impiego della Milizia in guerra, essa venne ammessa a far parte delle Grandi Unità dell'Esercito mobilitato. In dipendenza dei diversi compiti affidatile, la Milizia ebbe diversi ordinamenti, destinati ad aumentarne sempre più l'imjX)rtan;r,a. Con l'orJinamento detto dell 'anno XlV essa venne posta al com:111do dello stesso Presidente del Consiglio, coadiuvato da un Capo d i Stato Maggiore, e fu composta da: r4 Comandi di Zona, dai quali dipendevano : 132 Legioni di Milizia o rdinaria ; 5 coorti autonome della Sardegna ; 4 Legioni confinarie ; 1 reparto auto nomo alle isole di Ponza; 1 Legione dell'Egeo; 4 Legioni libiche. Ogni Legione di Miliz ia ordinaria era formata da un hattaglione, 1.mtituito da ·Volontari forniti del più moderno armamento della Fanlcria, pronto a partecipare alle operazioni di guerra con l'esercito molii litato. Al battaglione si aggiunse poi una coorte di complementi, :111ch'essa bene addestrata, ed un battaglione territori ale, il c..iuale, con l:t sua coorte di complementi costituita dagli uomini più anziani, era destinato a concorrere alla difesa interna. A tutti i reparti suddetti si dovevano aggiungere quelli della " Milizia contraerei » e dell'<< Artiglieria marittima » . La Mili zia contraerei aveva il compito di predisporre fin dal 1ernpo cli pace e di attuare in guerra , in concorso con le U nid con-


73° tracrei delle altre forze armate, la difesa contraerei con armi da superficie. Era costituita da: 5 Comandi di " Gruppo Legioni "; 1 Comando della ,, Scuola C\:ntr~ ile Milizia conlracrci )) ; 2~ Coma ndi di Legioni. Es~a fu posta, per la parte tecnica, alle dipendenze del Mini~tero della Guerra o di quello della Marina, a seconda che le sue Unità fossero state costituite nell'interesse dell'uno o dell'altra. Come lo stesso organizzatore t: primo Com andante effettivo della Mil izi a a,-c\'a previsto, il continuo aumcmo dei compiti, successivan1t·11Lc ;issegnati aìla Mili zia Volontaria, non poteva non detenn ina rc p~·r i ;uoi reparti un sempre maggiore bis<;gnu di ufficiali e Ji l!rcgan. , , .L:n·in1cnsa cd dfìc:1ce propaganda venne, infatti, svolta an~hc 1-ra i militari ;1ppartenenti alle classi in congedo. No n ci fu ufficiale di com pkmcnto che, appe na compiuto il ~crvizio di prima nomina, 11 u11 rns~c imistcmcmenrc invitato ;1 passare nel la Mili zia; non ci fu mil ita re che, tnrnaro a ca,;1 dopo ave r rnmpiuto il servizio prescritto d :ilh fcrm :1. 11011 venisse indotto ad iscriversi nella Legion e più \'icina :!! <"t!" ì':1e,e. rend endo così incerto. p.: r l':-.~rrciro, J"dfrttivo g ettito dc:llc din:r~c dassi in co ngedo degli uffici:,li e d ella trupp:1 per la nw hili t.1zio nc e diminuendo b no,tra efficienza militare in caso di ~

t::.: : r.t.

Cnn que~to non si vuul cerro negare che anche la Milizia potesse :1\-crc nei ~uoì ranghi, giovani verarm:nte entusiasti ed, anzi, è doveroso ri.:onosccrc che non pochi reparti di Legionari compirono bene i1 loro do\'ere : ma h di versità del trattamento disciplinare e di quello cconc mico, 1':1cc1parramcnto degli uftìciali di cornpkm cnto e dei 111il;tari delle dassi anziane, il gran: depauperamento della di sponibilit~1 dd k arm i e dei mezzi non potevano non rendere diffi cile fra Escr..:ito e \lili zi.i quella ca111 eratnca collabor~1zione, che era nei voti di tu :ti. Tutta,·ia, .1ll'i11fuori ed ::il di sopra di ogni compito politico, limitando il nosrrn csa1nc esclusivamen te al carattere militare dell'i stituziorH:\ è doveroso riconoscere che la i\.filizia potè afferm arsi ed :lllmcntare sempre pit1 il numero delle sue Unità, anche pcrchè, nell'adempimento dei suoi molteplici compiti di poliz ia e nel partecipare alle im prese mil itari, acq uistò qualche innegabile beneme renza. Si erano, infatti, particolarn{entt.: di'stinte, per la loro utilità, le Milizie lerro,·iaria, portuari;,, ddla .strada e forcst:1lc e, qualora si considerino


73 1 gli avvenimenti con l'obbiettività doverosa, la Milizia aveva compiuto, in complesso, il suo dovere anche durante le nostre ultime imprese coloniali. Nella riconquista della Libia, ad esempio, essa aveva

Lit ,vfili:::ia Forc;t.1lc .

partecipato alle operazioni con le Legioni 1_p', sbarcata ad H oms, 17I"' (<< Vespri>>) dislocata a Misurata e 176' (t• Cacciatori e C,,idc.: della Sardegna H) con sede a Tripoli. Le Camicie Nere avevano avuto il battesimo del fuoco nel com battimento di Beni Ulid (27 d icembre I<J23) e quindi avevano com-


73 2 battuto a El Regina ccl a El Zuetina (marzo 1924), meritando numerose ricompense al valore. Dati i risultati dell'esperimento, il 1° maggio 1924 era stata istituita la Mili,-.ia coloniale, con due Legioni libiche permanenti: una ;i Tripoli e l'altra a Bengasi e, mentre la prima ebbe un compito di semplice vigilanza sulla Tripolitania, la seconda dovette partecipare, negli anni 1926- 1928, alle operazioni in Cirenaica, durante le quali i Legionari ottennero 8 medaglie d' argento al valor militare, 23 di bronzo e 2-3 croci di guerr:1. Nel giugno r935 le Legioni libiche vennero portate a 4, alla dipendenza del Gruppo Legioni della Libia e dislocate rispettivamente a Tripoli, a Misurata, a Bengasi ed a Derna. Intanto, nel territorio metropolitano, la Miliz ia, come si è già accennato, veni va ancora una volta ordinata e rafforzata con la costituzio ne dei battaglioni Camicie Nere, che dovevano aumentare il numero <li quelli delle Divisioni binarie, e con la creazione dei Raggruppamenti Camicie Nere, che poi si trasformarono in Comandi di Zona, in m odo che ai diversi Comandi gerarchici dell'Esercito corri~pw,cro :iltrcttanti Comandi della Milizia, ed anche con qualche miglioramento nei Quadri che, per lJUanto riguarda gli ufficiali , vennero recl utati, almeno per le colonie, fra quelli d ell'esercito in aspcttati\·:i per ridu7.ionc di Quadri o di complemento. All:i g ue rra italo - etiopica parteciparono 7 Divisioni Camicie N ere. :11 com;rndo di generali dell 'esercito. Le partenze per l'Africa Orientale di reparti della Mili,,ia ebbero inizio nd febbraio 1935. Prima della conclusione vittoriosa del conflitto italo - etiopico giunsero in Africa Orientale e parteciparono dirett;1m entc alle operazioni le seguenti Unità: 2. Gruppi battaglioni Camicie Nere, 6 Divisioni Camicie Nere in Africa Orientale cd I Divi sio ne Camicie Nere in Cirenaica, 20 battaglioni Camicie Nere, un nucleo di Miliz ia del la strada, 2 nuclei di Milizia portuaria, J compagnia boscaioli , I Legione di Milizia ferroviaria, il Reparto mobile stampa e propaganda. Totale: 3751 ufficiali e n2.104 uomini di truppa. Da questi contingenti vennero distaccati i reparti, che contribuirono a costituire le colonne <· Starace ", ,, Vernè <' Agostìni > •, ,., Navarra l,. Ogni Divisione Camicie Nere era costituita dai seguenti reparti: ~ Legioni, r battaglione mitraglieri, J gruppo cannoni, I battaglione complementi , t h:1ttaglinne mi sto, 1 autoreparto ed i serviz i.

<


733

1° Gruppo battaglioni Camicie Nere d'Eritrea .

.n !

0

Gruppo (4 bat~a9l~oni ed I compagnia mitragliatrici pesanti), 11 3 ottobre 1935 rn1z1ava le operazioni passando il Belesa e raggiungeva successivamente, ~ volte combattendo, le seguenti regioni e località: Enticciò, Hausien, Ghcraltà, Tembien, Abbi Addì, Mai Beles, Passo Uarieu, Uork Amba, Debra Amba. Il Gruppo partecipò alla seconda battaglia del Tembien.

6° Gruppo battaglioni Camicie Nere. II 6° Gruppo (4 battaglioni Camicie Nere, 1 compagnia mitragliatrici pesanti, compagnia ,, Fulmini >,), sbarcava a Massaua il 18 luglio 1935. Il 3 ottobre passava il vecchio confine e partecipava all'offensiva dell'Endertà ed alla conquista dell'Amba Alagi. Un suo battaglione, !'LXXXII di Forlì, veniva inquadrato nella colonna celere « Starace >) e partecipava all'occupazione di Gondar. Nella battaglia del lago :\ scianghi si distingueva in particolar mudo !'LXXXI battaglione <, Ravenna J>. Il Gruppo partecipava poi, con una aliquota di Camicie Nere, alla marcia (< della buona volontà ,> ed all'occupazione di Addis Abeba.

1• Divisione Camicie Nere ,: 23 Marzo >> . Sbarcava a Massaua dal 28 gennaio al 5 settembre e passava il Belesa il ~ ottobre. Il 21 gennaio, in accaniti combattimenti, perdeva : ufficiali e ne aveva 2 gravemente feriti. Durante l'offensiva dell'Endertà, alla conquista dell'Amba Aradam, il CLXXXVIII battaglione innalzava il tricolore sulla vetta. Proseguendo l'avanzata, la Divisione raggiungeva il Ghevà e, risalendo al nord, occupava l'Amba Zellerè nel Tembien.

2' Divisione Camicie Nere ,, 28 Ottobre >, . Il 23 settembre 1935 era già riunita in Eritrea tra Affesi e Barachit. Il 3 ottobre varcava il vecchio confine ed il 3 dicembre aveva a


Dobrì i suoi primi caduti. Il 3 gennaio raggiungeva il Tcmbien e dal 2 al 24 gen naio combattC\'a a Passo lìarieu. Partecipava quindi alla ~cconda battaglia dt'I Tcmbicn cd un suo reparto Rocciatori concorrcrn alla co1Hp1ista dcll ' l'ork Amha.

3• Divisione Camicie Nere , 21 Aprile . Sbarca\'a a M:-1ssaua tra il 18 cd il 23 settembre 1935 cd offriva il primo contributo per la conquista dell'Etiop:a a Gula-Gulà, il 3 dicembre 19·•5. Sclaclad, A( Gagà, Enda Sc.:lassiè, Axum, Ac.ab Saat, battaglia dello Scirè. Adì Haimaal, Adi Makk , Tacazzè : furono le tappe rag~iuntc da questa Divisione che, al pari delle altre, venne impiegata :111chc nella costruzione di opere fortificate occasionali e scmiperma111:nti: nonchè di strade, che imposero ai legionari gravi fatiche, date la brevità del tempo di sponibile e l' insufficienza degli attrezzi e dei matcri:di necessari. Il 2 khhraio 1 ~.)36 la 3" D ivi~ionc C;.imicic .l'\crc partecipò con , u,k I.: H l l: forze ;1lla battaglia dello Scirè. Essa comh~ttè, s~bendo ~cmihili perdite, anche nei giorni r e .::: m:irzo.

4' Divisione Camicie Nere

3 Gennaio .. .

11 )o ottobre HJ.15 la Di\·isione si imbarcava a Napoli e nella prim 1 _mt·t.', di novembre era tutta raccolta a DecJmt'rè. Si trasferiva qu:ncli nd l.1 zona di Maca llè, sostando successivamente a Mai Serau, Àdi Ca jé. Scnafè e ad Adigrat. Nell'offensiva ddl 'Endertà, nei giorni ro. 11. 1 2 e 13 febbraio. la Divisione combattè accanitamente e cn nquista\'a il rn~tonc di Enda Cabcr. La Divisione partecipava poi alh han:1gl1.1 del lago Asciang hi ed ail"imeguimcnto tlel ne~ico fino a ()uoram . Un.aliquota delle sue C:,micic Nere raggiung-cva Addis Al'c.:h;?.

5" Divisione Camicie Nere

l ' febbraio

x.

L:1 ·• 1" Febbraio ,, sb:1rc;1\·a a Massa ua fra la prima e la ~econda decade del novembre 1935, dopo un intenso periodo di acldc~tramcn-


73 5 to compiuto in Italia. Alla fine di novembre era raccolta nella piana di Decamerè. Il 6 dicembre iniziava la marcia per raggiungere Adi Cajé; ma un improvviso online la faceva autotrasportare nel settore

La M ilizia in ,,J/rirn Orù:ntalr.

di Adì Qualà, Fundinai, A rresa, T ucul , dove, superando le gr:l\·i diffi coltà imposte dal tcrrrno, dall a temperatura dalla_ ~nab ria, cu~rrui va una camiona bile cd a ltre strade ~econ(bn e, facil1t:1ndo no rc l'olmrnte lo svolgimento dell e operazioni.

e


7 )·6 li .24 febbraio la Divisione si attestava al Mareb e precisamente alla confluenza del Rubà - Volcait e qualche suo reparto s'impegnava a Mai Mugù Ernì, dove elementi nemici, favè>riti dal terreno, erano riusciti ad infiltrarsi ed a far saltare in aria un deposito di munizioni. JI giorno 20 febbraio, alla testa di una banda di irregolari, cadeva il capo-manipolo della 128" Legione Leonardi, alla cui memoria veniva conferita la medaglia d'oro al valore. Il 26 febbraio i Legionari della 5• Divisione scalavano le pendici montuose soprastanti il torrente Agais, ne sloggiavano il nemico, inseguendolo nella regione dell'Enda Mariam, attraverso montagne priw d'acqua e di ogni altra risorsa. Il 28 la Divisione proseguiva l'avanzata nell'inesplorata cd impervia zona dell'Adi Abò, che il nemico in fuga incendiava nella speranza di fermare gli inseguitori. Nello stesso giorno, sopportando la fame e la sete, la Divisione occupa\'a Az Dazò e poi, attraverso lo Scirè, giungeva a Selaclacà. Dopo un mese di permanrnza nello Scirè, dove partecipava ad operazioni di rastrellamento ed eseguiva lavori stradali , la Divisione r.'.lggiungeva il Tacazzè e penetra.va nel Semien, completandone l'occupaz1one.

6' Divisione Camicie Nere , Tevere >, . La 6" Divisione « Tevere ,, veniva costituita il 7 agosto 19_~5 e<l ai primi di gennaio era già concentrata nel campo trincerato di Mogatfocio. La componevano: Italiani residenti all'estero, mutilati, combattenti, studenti universitari inquadrati nel battaglione (( Curtatone e Montanara ì) . Dal 14 al .30 aprile la 6a Divisione partecipò alla battaglia dell'Ogaden, dividendo i suoi reparti tra ie colonne Frusci ed Agostini: la prima che o perava lungo la direttrice Gorrahei, Gabrid:irre, Sessabanek, Dagabur; mentre la seconda agiva nelle zone di Gherlogubi, A.fdub, Uarder, A<lo, Curati, Bullalè, Dagabur. Il 26 giug no il Comando della Divisione si trasferiva ad Addis Abeba e la 215• Legione veniva dislocata a protezione della linea ferro\·iari.a Addis Abeba - Gibuti. Un battaglione misto di forma~ zione, composto di mutilati, Arditi e combattenti, partecipava il 24 g iugno al combattimento per la conquista di Mesa. Jl 6 luglio si prommciava un attacco alla linea ferroviaria presso Les Addas e durante il combattimento la Divi~ione subiva sensibili perdite.


737

7" Divisione Camicie Nere ,, Ci rene >- . . Questa Divisione si ~iffe~enziava dalle altre soprattutto per la torza, notevolmente supenore, di 6oo ufficiali, 14.000 uomini di trup-pa e 2000 quadrupedi. Dislocata inizialmente su circa 500 chilometri , lungo la fascia costiera della Cirenaica, essa perfezionava il proprio addestramento ed accudiva ad importanti lavori, approntando, per l'Africa Orientale, il Gruppo Circne 1° ed il Gruppo Cirene 2 °.

Colonna Celere Starace. Il 5 m arzo 1936 veniva costituita la colonna celere Africa Orientale, forte di 16o ufficiali e 3177 uomini di truppa. Ne faceva parte, col 3° reggimento Bersag lieri, !'LXXXII battaglione Camicie Nere di Forlì, distaccato dal 6" Gruppo battaglioni. L'obbiettivo della colonna era l'occupazione di Gondar. Parti.t a da Asmara il 15, la colonna g iungeva ad Om Ager il 18 marzo e ·passava il Setir il 20, per proseguire, fra crescenti difficoltà, autotrasportata fino al giorno 30 e q uindi a piedi , con due battaglioni di Bersaglieri e !' LXXXII battaglione Camicie Nere. li 1° aprile alle 8,50 veniva raggiunto Cheddus Joa nnes ed alle ro il Tricolore veniva issato sul castello di Gondar. Il 12 aprile la colonna occupava, dopo breve combattimento, la penisola di Gorgorà, il 19 puntava su Bahar Dar cd il 26 aprile iniziava la marcia su Debra Tabor, che conquistava il giorno 28. Il 20 maggio la colonna, ave ndo assolto il proprio compito, veniva disciolta.

Colonna Agostini. Durante la battaglia Jel Ganale Doria, e precisamente il 13 gennaio 1936, veniva costituita una colonna, di cui faceva parte una coorte d i Camicie Nere forestali, un reggimento di Fanteria, un battaglione di mitraolieri arabo - som ali, oltre a batterie dj Artiglieria, :• Sezioni di Aut~blinde e di Lanciafiamm e ed a Bande di Dubat. Compiti della colonna: impedire il movimento delle carovane dal Kenia all'Etiopia e fian cheggiare sulla sinistra le truppe marcianti su

4S.


Ncghelli. Do1X) aspri combattimenti lungo la sponda sm1stra <lei Daua Parma, la formazione Agostini occupava Sadei - Callcgia, Malca Ghersi e Maka Murri. Il .24 aprile la colonna venne impegnata in accaniti combattimenti in cui, insieme ai Carabinieri ed ai Dubat. si distinsero anche le Ca-

micie Nere forestali.

I.a .\filiziu Folo111aria

.,fil,1 a

" ru.,so rom,1110 " ·

D OJX) la vittoria, la colonna Agostini, a cui si erano aggiunti il battaglio ne Camicie Nere Universitario ,, Curtatone e Montanara n ed una sezione di ;1utoblinde, sosteneva vivaci combattimenti al bivio di Sessabantk ed il 30 aprile entrava in Dagabur.

Le colonne Vernè e Viggiani-Navarra. La prima veniva costituita il 17 aprile 1936, col compito di fia ncheggiare sulla sinistra le colonne avanzanti su Giggica cd Harrar, concorrendo ad occupare quest'ultimo abi tato. Il 22 marzo si era costituita, al comando del console generale Franco Navarra Viggiani, un' altra colonna che in un primo tempo veniva tenuta a di sposizione del la Divi sione Libica ed in seguito passava alle dirette dipenden ze del generale Grazia ni.


739 Dopo marce faticosissime, fra torrenti in piena ed in un terreno inondato dalle piogge, Ja colonna sosteneva accaniti combattimenti fra Gianagobo e Dabanak. Il 24 aprile, trasformatasi in celere :iutocarrata, la colonna Navarra passava alle di1,endenze del <Teneralc Frusci r a<roiungeva le b ' bb ... pendici sud-occidentali clella collina Gumar e nella notte resisteva agli attacchi nemici. Il giorno 26 giungeva ad Hamanlei, il 29 occupava Sessahanek ed il 30 aprile sostava a Dagabur. Il 3 maggio la colonna Navarra assorbiva tutti i reparti della colonna Agostini e quind i anche la coorte forestale ed il battacrlione b Uni versitario << Curtatone e M ontanara n. Il 6 maggio, dopo avere disperso i nuclei di resistenza nemici, giungeva a Giggica, Jue giurni dopo ad H arrar cd il 9 maggio a Dire Daua.

Le perdite complessive della Miliz ia in Etiopia ammontarono, Ira morti e feriti, a 1500 uomini. Le ricompense collettive ai la bari delle Legioni compresero 20 nomine a Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, 4 m edaglie d 'argento, 9 di bronzo, cd una croce di guerra al valor militare. Le ricompense individuali furono: 20 meJaglie d 'oro, 237 d 'argento, 6:25 di bronzo e 1282 croci d i guerra al valor mili tare. Per la guerra civile di Spag na le Unità della milizia furono incaricate di inquadrare i primi reparti dei nostri Volontari e parteciparono alle operazioni, com e avremo occasione di ricordare nei capitoli seguenti. Unità grandi e piccole della Miliz ia, inquadrate o no nelle Grandi Unità dell'esercito, parteciparono anche alla seconda guerra mondiale, il cui svolgùnento, per quanto rig uarda le nostre Fanterie, verrà preso in esame nel X ed 11ltimo volume di (!uest'opera..


VIII.

l VOLONTARI ITALIANI NELLA GUERRA CIVILE DI SPAGNA Per la ~u:i. d urata, per i caratte ri da essa assunti e per le \UC ripercussioni inte rnazionali , la g uerra civile, che dilaniò la Spag na dal 1936 al ' 9W, ebbe senza dubbio una notevole importanz:i.. Essa vrnnc (ombauuta con l'intervento, non ufficiale, ma effettivo, delle a ltre Potenze, che inviarono nella pe nisola iberica ad entrambe le forze belligera nti, velivoli, armi e com battenti volonta ri. Per giudicare lo svolgimento d i una guerra e trarne delle concl m i1 rni, occorre tener conto delle possibilità, derivanti per le due p:1rti d:ilb !oro organin a1.ione, dal la situazio ne politica, dal morale ddk l'"l "-'la,.ion i, dalla di:.pun ibilicà ddlc risur~e, dalla effi cie nza m ateri:1lc, mo rale e tecnica delle !orze armate. Ma no n è': nost ro compito indugia rci a rn n~ide rare i fattori di cui sopra e ci h a sL.1 constatare che la vittoria del Partito N azionale derivò in Sp:i.gn a dal totale rovesciamento dclfcquil ibrio esisten te all'inizio tr:1 le fo rze contrapfX)Slc. Nel lug lio 1936 Ind al ecio Prieto aveva d ichiarato: « Noi ahhi,11110 tut!o J> . N el 1938 il gen erale Franco ;1vrebbe potuto fa re sua q uesta dichiarazio ne, tanto g rande era il cammino compi uto dall a Spag na n:i.zio nalc ( r). Ed, in fatti, sui 2.~00 chilometri del fro nte. nd 1936 potevano operare 150.000 nazionali e :250.000 rossi; sui 1700 chilometri di csten~io ne dtl fro nte alla tì ne del 1937 erano schierati. in\'ece, 450.000 nazionali e 350.000 rossi. La gue rra di Sp:1gn:i comprende tre gra ndi ci(li operati vi che - · secondo il Faldella -- furo no ca ratterizzati, in ciasrnno dei campi ::ivversi, da particolari atteggiamenti . ( I) Cfr. E~11 L.10 F.-\1.Du .1..A: ,, Ve nti mesi di g uerra in Spagna " e si consultino a nche le ~cgncn1i open:: Generale FR.\NCEscn B EI.FORT E : « La g uara ci,·ilc: in Sp:ign:1 " : PtA:~zoN I : " Le frecce n e re n db g u1:rr:i. d i Spagna H: IJ t•v.\L: ,, Les leçons de la _1:uerre d'Fspagne n; S.\INT AVL\ IRE : ,, La Renai,sance de l'E,p:1i:!nt· i; ; \V. Fl>i, e C. GrnA:>:n : " Th<' Sp:rnish Arc.:na » .


74 1 I nazionali: -

. -:- dal_l~glio t~rnt?n? sufficiente ncostttmto; - dall'aprile damento dello Stato

1936 al m arzo r937: dovettero conqui~tarc il a dar vita, potenza e prestigio allo Stato appena 1937 al febbraio 1938: si dedicarono al consolied alla creaz ione di una massa di riserva; perciò

dfettuarono sul fronte Nord una grande operazione offensiva, avente lo scopo precipuo di eliminarla, per ottenere la disponibilità delle importanti forze impegnatevi, e rimasero sulla difensiva nel rimanente del fronte; - - dal febbraio 1938 al marzo 1939: cercarono la decisione della lotta mediante grandi battag lie offensive con obiettivi lont:1ni. r rossi: - dal luglio 1936 al marzo 1937: lottarono per la conservazione dei vantaggi iniziali, assumendo un atteggiamento guasi esclusivamente difensivo-passivo ; - dall'aprile 1937 al f ebhraio 1938 : tentarono prima di ottenere la vittoria e poi di ritardare l'aumento di efficienza dei na zionali., assumendo un atteggiamento difensivo-controffensivo; - dal marzo 1938 al marzo 1939: re5istettero tenacemente, senza speranza di vitto.ria, alle offensive nazio nali, al solo scopo di procrastinare l'ora della sconfitta. · Il generale Franco (t), proveniente dalk isole Canarie. era giunto, il 19 febbraio 1936, a Tetuàn, dove assunse il comando dd 1rnwi-

(1) Il generale Francisco Franco Bahamon<lc era molto noto. N ato il 4 dicembre 1892 a El Ferro!, soccorenenre nd H}l 1, chiese ed o ttenne di essere inviato al .M arocco~ Vi rimase 14 anni, impone ndosi per il Yalore personale e le spiccace capacità di comandante. Tenente a 20 anni, capitano a 23, maggiore a 24, costituì con ~viill:m Astray, il Grande Mu tilato, il T ercio Extranjcro. :,..Je comandò una B:mdera, poi succedette a Millan Asi-ray, num·am·e ntc mutilato, nel comando del T crcio. Per l'opera svolta nello sbarrn di r\lhuccmas tu generale a 32 anni; fondò e diresse poi l'Accademia \liiiiarc di Saragozza. che nd 1931 venne soppressa dalla RepuhbliG1. _ Comandante di una brigata in G alizia, poi .:omandan te delle B:1kar1 , fu promosso generale d i divisiu11e nd 1934. N d maggio HJ35 fu nom i11a10 C 1po dello Stato Maggiore Centrale, carica dalla quale venne allontan:1to da l Co \"!:"rno del fronte popolare nel febbraio 19_:;6, per essere iiominato Com :md:1111c militare delle Ca narie. Gli altri Capi del movimento nazionale furono i generali Mol:1. C 1h:1m·ll.1, c Sanjurjo. li generale Emilio Mola V idal, nato a Cuba .i l <l )-!enn:1in 1887. :11 t·,,1 un 'ottim;i preparaz ione militare ed uiu grande ~:1g:1ri:1 !'" li i ir:1. <)u:ilc di11•11,,1,·


742 mento falang.ista, il l1uale ~i andò rapidamenk affermando nel :\brocco. a Parnplona, a Burgos ed a Siviglia. Col ~cncralt.: Franco si erano ~ch icratc, nel Marocco, le forze indigene e la Legione stranina; mentre in Andalusia k poche truppe dcli:, g uarnigione di Siviglia e di Cordoba e nucl ei falangisti si erano r:1ccolti al comando dèl i:,oe ne rah: QuaiJ)o de Llano, cd in Castiglia (a Pamplona, Vitoria, Burgos, Valladolid , Sa lamanca) si tro· ,·av:ino le: forze regolari al comando del gcner:ilc Mola. Mancava al movim ento nazion:ile il necessario con corso dell a flotta poichè gli equipaggi delle navi, rim asti fedeli al Governo, ;1,·c,·ano disarmato cd un:iso non poc hi uffic iali. Lo stn:tto di Gibilte rra, il passaggio del tluale avrebbe p<.: rmesso il congiungimento di tutte k fo rze folangiste, era partico brmente sotto il controllo rosso, t:inlo che il generale Franw chiese :il Governo italiano l' invio di aerei, che pc~rncttessero il trasporto delle truppe nella penisola iberica. Tale ai uto, in un primo te mpo rifiu tato, venne concesso solta nto dopo che la Francia inviò 25 aerei al Go,·ernn di M ad rid.

Le pnme o perazioni . I primi Volontari italiani che acco rsero in Spagna. per combatdel movimento 11 ;r1,io11ak . fu ro no. <.1ui ndi, gli Aviatori. dw. çon a capo il pi lota Ruggero Bonomi , si prodigarono con tanto Yalore. da riuscire a costringere la flotta rossa ad allontanarsi dallo stretto di G ibilterra, attraverso il q uale fu q uindi possibile far transitare i pirosc ,fi dei nazionali , che raggiumcro, incolumi , il porto di Algcsiras. Così riunite, le forze nazionali poterono controllare, nel mese di agosto. la frontiera del Po rtogall o e, riunendo le forze dd sud a queliT 1c ,I l.i\'(II C

gcnC'r.ilc Jc!b Pub!,lic:1 ~icul'cZZ:1, k1 b caJut;; dd Con:rnn d i Primo Uc l{ì. n :ra e l'avvento della lfrpuhblic:1, ,lVC\· :i dimostrato molta energ ia e godc\'a di molte sirnpatie e dì noternk prestig io . li 1cncrale Vi rgin io Migud C:ih:111clb s tra st:ito fino al 1936 .Ispettore gc· ncrale Jelb (;u:mlia Civile, Corpo che r:ipprc:-sentav:1 il maggior sostegno armato J i og-ni Gon'. l'IH , sp,1g11olo. Il gcnernle Josè S,rnjurjo era ì11dubbiamentc uno de i più nori. Eroe delle ,amp:ignc marocchine. era lspcnorc generale della G uardi:1 Ci\·ilc negli ultimi tempi tld b Monarchia. Egli :1,·cva fi rmato. nell'agosto 19:,0. w11 gli Akal:t Zamor:i cd Az aiia, il p:Hto di S:rn Seh:1sti:1ao: ma lo :n·e\·a fatto in arm onia con In stesso desiderio del Re.


743 le del nord, formare una sola Armata al comanJo ckl generale Franco. I nostri pilo~i, _impostis_i all":1mmirazionc degli Spagnoli per il loro valore, com111c1arono, intanto, a fare olocausto della loro vita per la liliertà della Spagna ed il tenente Monico, dopo aver compiuto

Il conte Arconovaldo Bont1ccorsi ed i primi Volontari italiani.

arditi voli su Madrid, costretto ad atterrare in campo nemico, venn e catturato e fuci lato. Con un 'azione brillantemente iniziata e rapidamente condotta a lcrmine (15- 18 agosto presa di Tolosa e di Aldonaìn ; 2 settembre occupazione del forte di San Marciai e del villaggio Behobia; 4 settcrnl>re presa di Irùm), il generale Mola entrava il 13 settemb re vittorioso a Sa n Sebastiano.

Majorca. Mentre l'offensiva falangista vtrso Bilbao doveva essere ri11 vi.1t :1 per l'inferiorità delle forze allora disponibili, venivano ~uccc~, iv.1


744 m cn1 c a far parte del movimento nazionale: anche le truppe delle ,sole lfa k:iri , con a capo il generale Manuel Godcd Upis, poi fucilato dai rossi e quelle della Catalogna al comando del generale Buriel , dcstin:110 a ~ubìrc la stessa sorte. Ma int:,nto Ltviazionc rossa dominava

L11 m anù1 .'Il .\f,rdrit! (.<etlt:mbrt'· ntJo/•re 1936).

nel ciclo delle Baleari. non contrastata da qnella nazio nale, che disponeva di un solo .ippartcchio, e Palma di Majorca, appena in pos~cs~o dei falangisti, ycniva bombardat:a 19 volte in un mese. Ndl'impossibilit;t di occuparla, visto che la città era tenacem ente difesa anche d:1i cittadini, i rossi conct·ntrarono i loro sforzi contro Ibiza e


745 Porto Cristo che, dopo una strenua resistenza, caddero in loro potere. Ma il giorno 17 agosto i rossi vennero scacciati da queste località ed il Governo di Barcdlona ricorse ai continui bomb:lrdamenti, inducendo il Comitato della difesa a rappresentare al Governo fal:lngista ia necessità di ottenere per Majorca l'interve nto dei Volontari italiani . A que~to appello rispose subito un primo gruppo <li Volontari con Arconovaldo Bonaccorsi, il quale, col soprannome di 1< Conde Rossi )>, partecipò con molto valore alla liberazione di Majorca e di Jbiza. Il << Conde Rossi » , con i suoi << Dragoncs de la Muc.:rte ,> e con molti abitanti che, entusiasti del suo valore, riconoscevano in lui un intrepido condottiero, riuscì a conquistare il m:issiccio di Son Corp, Majorca, Porto Cristo, Puig de Sa Font, lbiza e Formentosa. Ai rossi rimase ancora l'isola di Minorca ; m a, sottoposti ai continui bombardamenti dei nostri Aviatori, essi furono costretti a rinunziare all'uso ciel munitissimo Porto Mahon; mentre Palma diveniva un'ottima base navale per il Governo falangista. La conquista di Madrid appariva, intanto, sempre più necessaria: ~ia dal punto di vista morale, sia per necessità materiali. Il generale Franco pensava che il suo Governo avrebbe acquistato un maggiore prestigio, se avesse potuto insediarsi nella Capitale. Madrid era necessaria anche perchè, essendo un importante centro di comunicazioni terroviaric e stradali, avrebbe assicurato il rapido collegamento tra il fronte del sud e ouello del nord-est. Ma, prima di pensare alla Capitale, era indispensabile accorrere ;1 Toledo, dove già da due mesi i falangisti, asserragliati nell'Alcazar, resistevano ai rossi in condizioni sempre più disperate. l rossi premevano, inoltre, nelle Asturie, contro la città di Oviedo che, dopo aver resistito tenacemente all'assedio, venne liberata col concorso di tre apparecchi italiani S. 81. che bombardarono ripetutamente le truppe as;edianti e permisero ad una colonna nazionale di raggi ungere la città.

Per la liberazione di Madrid. Soltanto dopo avere liberato a Toledo gli eroici difensori dell'Alcazar e gli assediati di Oviedo, apparve finalmente possibile l'inizio delle operazioni verso Madrid. Alla fine del settembre 1936 il piroscafo A11iene sbarcava a Vigo di Galizia 22 aerei italiani: mentre il piroscafo Ciltà di Be11gnsi sbar-


.\ladri,/ e la Sierra dt:I Gu,1d,1,n 1111a.

cava ufficiali. Vulo11tari, l:arri veloci , canno111, mun1z1on1 , stazioni radio cd autocarri. Le operazioni verso Madrid s'iniziarono il giorno 12 ottobre ed in otto giorni, dal 12 al 20, ven nero occupati gli abitati di Aldea del Fresno, C hapincra, Mentrida, Valmojado e Jllescas. Il 2 1 ottobre i Volontari italiani aprirono per i primi il fuoco contro le linee rosse intorno alla Capitale e, messe a tacere le batterie nemiche e respinti i (ucilieri, alle o re 16 occuparono Navalcarnero, aprendosi finalmente la via per Madrid e subendo. le prime perdite, che furono di 5 frritì e di 1 morto, il Volontario Pietro Barrcsi, ca-


747

Il territorio occupato dai naz ionali e quello occupato dt1i rossi ( grnnnio 19Jì ) .

.l11ro eroicamente nel guidare il suo carro veloce contro un carro ar111:ito russo. Alla sua memoria fu conferita la m edaglia d'argento al 1•,dor militare. Mentre i Volontari ddla nostra Aviazione si prodigavano eroica111cnte, compiendo le più ardite ricognizioni e bombardando colonne 11nnichc in marcia, l'avanzata dei nazionali verso Madrid suscitav;i la 11 .11.io ne dei rossi, che tentaro no contro Navalcarnero un 'azione of11·11 , iva, immediatamente respinta , cd un attacco contro !llescas (altra


via per Madrid) che ottenne qualche successo. Quindi l'avanzata delle forze nazionali, per un momento arrestata, riprese sull'intera fronte, che si estendeva per circa 65 chilometri e le truppe falangistc cd i nostri Volontari occupavano, il 2 novembre , Alcorcòn e Villaviciosa cd il giorno 4 Getafé e Leganes; nonchè i campi di aviazione di Get:1fé e di Quatro Vientos. *

.,.

....,

..

= -·~"'-

.!:..!.'3'3( nd~ Lino J,' c•ni1 1,•11 ,,.,1,.tfr 0

..

r#ffl P'A."·,1

f1°en1#

4

..

,.

,

..

tD,Jt"'"

.,

.~

....

L , ( 011,1ui.'tu di Mal.ig,1 ( 5 ·

10

1---CLrf,•"~h

d

4 =rr.t

--·

/11z 1#1TJ:·,.~,.

febbraio 1937 ).

Vennero poi ocrnpati anche i campi th Rctamar e di Carabanchel, il villaggio di Carabanchel Alto, la stazione ed il vi llaggio di Vil1averde ed il villaggio di Mirabueno. Il 7 novembre l'esercito nazionale raggiunse i ponti sul Manz:inares. in vista della Capitale. dalla quale il Governo rosso si era trasferito a Va lencia. A difendere Madrid si trovavano 25.000 miliziani che. rinforzati da battaglioni internazionali e da carri armati russi , erano decisi ad opporre la pii1 tenace resistenza, servendosi dei tre ordini di trincee che cingeva no la cirtà. li Com itato di difesa, composto di giovani fanatici e di accesi comunisti, aveva ordinato la difesa ad oltranza.


749 Dalla parte degli attaccanti, mentre le nostre batterie ed i nostri Aviatori continuavano a collaborare coi nazionali, i nostri Fanti volontari, sostituiti in linea il 26 novembre da reparti spagnoii, si raccoglievano ad Yuncos. Per quanto effettuato con ardente entusiasmo, ogni attacco delle forze nazionali contro la città s'infrangeva contro la tenace resistenza dei rossi, i quali dal giardino del Palaz:.z:o Reale tiravano su Villaverde, Getafé e Carabanchel; mentre la città universitaria veniva contesa di edificio in edificio. Il generale Franco ritenne allora di dover rinunziare per il momento all'attacco frontale e costituì a Talavera, al comando del generale Saliquet, la « Divisione rinforzata di Madrid >); Divisione, alle cui dipendenze furono posti 3 raggruppamenti di truppe: uno a destra, schierato eia Villaverde verso sud-est; uno al centro, da Villaverde alla città universitaria, ed uno a sinistra, di fronte a Humera cd a Pozuelo de Alarcòn. Intanto le . organizzazioni comuniste della Francia e di altri paesi costituivano una brigata internazionale. L'offensiva nazionale per la liberazione di Madrid procedette lentamente per l' accanita resistenza nemica e diede luogo ad alterne vicende, ad attacchi ed a contrattacchi sanguinosi. L ·obbiettivo era così importante, dato il suo valore morale e materiale, che i comunisti non tralasciarono nulla per difenderla tenacemente.

La battaglia per Malaga. Nella seconda quindicina del dicembre r936 sharcavano in Spa!!na 3000 Volontari italiani, che vennero subito inquadrati nella Legione straniera, costituendo un reggimento; mentre un altro reggimento si costituiva ben presto con altri nostri 3000 Volontari. I due rc.ggimenti italiani vennero poi riuniti nella 1 ' brigata Volontari, subito dopo la yuale, con ulteriori arrivi di Legionari dall'Italia, si coqituirono altre 2 brigate italo-spagnole, chiamate " Frecce Azzurre ,, r (• Frecce Nere '>, rispettivamente al comando del colonnello Mario C uassardo e del colonnello Alessandro Piazzoni. Queste forze it;ilianc e spagnole vennero incaricate della conqui· ,t:i di Malaga, importante centro di una delle più ricche provincie meridionali della Spagna, .fornito di un porto bene attrezzato. Ma. per effettuare tale impresa, occorrcv:1 sup:rare. la catena mon~uos:'. dcl b Sierra Nevada, i cui nlichi, ben fort1fic:rn. erano occupati d :11


rossi. Fu quindi necessario preparare il piano di attacco nei mm11m particolari e, soltanto alla fine di gennaio, i reparti legionari di formazio ne desti nati ad operare su Malaga vennero concentrati nella zona Osuna - Montilla - Cabra - Lucena. Tali reparti erano: 1" brigata Volontari, su tre g ruppi di banderas; IV e V gruppo banderas, tratti provvi soriamente dalla I e II brigata mi sta; 1·' e :!" compagnia carri d'ass:rlto; , ·· compag nia motomitraglieri; ,·· compagnia aut()blindo; Artiglieria: 1 g ruppo da 149/ 12, 2 baucri e da 105 / 28, 2 batterie da roo / 17. 1 batteria da 75 1 2 batterie da w mm. ; rcp:1rti. del Genio e Servizi. Do1x, le ricogni zioni wmpiute dal Capo della mi ssione militare ìuliana , ge nerale i\fario Roatta, e dal le nente colonnello Faldella, si pcmò di com1ui ~tare Malaga con 1'ai11to ddla sorpresa e si decise di: -- agire lungo le tre: rotabili princip::di: Antequera - AlmogìaMabga: superare, con :izione rapida. Li diì:·sa m:.i.r ginalc rossa a .::;1vallo delle tre direttrici sopra indi cat e : - :Jrnttarc immediatamente il successo per piombare su Mabg:1 c . rn nten11x)rancamcntc, su Vclcz di M,iLrga. Pl:r l'operazione vennero <:ostituitc: tre colonne: - colo nna del centro (comandata dal generale Rossi), compkt;unent c :1utocarrata, con il compito d i occupare Malaga; - colonna di destra (Comandantt: cofonnello Ri volta), con il rnm pito di concorrere all'azione.: della p recedente. Fra provvista di autoca rri in numt·ro tale da potersi, occorrendo, :rntocarrare almeno parzialmente: - colo11na di sini stra (Comandante colonnello Guassardo): do\'t'Va puntare su V clcz di Malaga. Erano. inoltre.:, sta te.: preordinate: la coopera zione aerea dei no~tri aviatori e guella navale dei due incrociatori Cmiarias e Balcares. I Volontari it:tliani ,·ennero trasportati sulla linea dì partenza soltanto all'ultimo momento e, prima delL1z ione, fu possibile eseg uire appena c1ualche affrettata ricognizione:: nella zona di Antequcra, dove il nemico si trovava a contatto con i nostri; mentre nella zona di Loj:1 - Alhama la distanza fra le truppe contr:ippos!e era ancora di alcuni chilometri.


751

All'alba del 5 febbraio 1937 i 13 battaolioni dei nostri Volontari iniziarono la marcia d'avvicinamento ver:o le strette di Venta dc Zafarraya_ e ":' enta de_ lo~ Alazor~~; nonchè verso quota 860. Superate le successive m_terruz10~1 strad:1lt, le avanguardie travolsero le prime resistenze nemiche. Qwndi la battaglia si accese accanitissima, sotto

Interruzione s11·adalc sulla via di Malaga.

la guida del generale Roatta che, pur essendo stato ferito al braccio ~inistro, continu<> a dirigere gli sforzi dei nostri Volontari. Conquistata Malaga, venne improvvisata ad est della ciltà una ~aìda fronte difensiva e vennero inviate due colonne a sistemarsi a difesa ad est dì Torre del Mar. Alla sera dcll'8 febbraio il generale Roatta annunziava al nostro Governo la vittoria ; mentre il generale Rossi emanava alle truppe dell a 1' brigata Volontari il seguente ordine del giorno: « Volontari! Le operazio ni iniziate il giorno 5, condotte con inlrcpida decisione ed attuate con bravura dalle truppe valorose dclk colonne ai miei ordini, si sono concluse il giorno 8 con la conquista della regione e della città di Malaga. 11 nemico. dovunque incontrato,


7 )- -, su posizioni fortificate od in campo aperto, è stato sempre sconfitto. Premio ai vostri sacrifici, al vostro valore la vittoria sfolgorante, decisiva affermazione della nostra superiorità guerriera sul nemico. « Vinceremo dovunque e sempre. Dio lo vuole! H. A completare il successo di Malaga, il giorno 9 febbraio i nostri Volontari occupavano Motrìl e successivamente Ncrja, Almunccar, Solobrcna c, passato a viva forza il tìume Guadalfeo in piena, respingevano un ultimo attacco dei comunisti verso Alcalà la Real. Così la provincia di Malaga cd il territorio di Granada erano stati libnati , dopo tre giorni <li accanitissima lotta, dai nostri reparti V olontari che, in appena un mese, erano .stati raccolti, inquadrati e guidati alla battaglia. Essi avevano subìto la perdita di 500 uomini posti fuori Ji combattimento.

La battaglia di Ouadalajara.· li 17 febbraio la nostra missione militare assunse la denominaz io ne di Comando Truppe Volontarie: la I brigata si trasformò in 1" Di vi,iuu~, si ù)slÌluirnno le brigate II e III, che si trasformarono alla loro volta in Divisioni 2' e 3" e si formò una quarta Divisione, la " Littorio ,,, al comando dd generale Bergonzoli. 11 generale Rossi assunse il comando della 1" Divisione, il generale Coppi della 2" ed il genera le Nuvoloni ddb 3". O ltn: :ii suddetti · reparti si costituì il Comando Reparti Specializz~1ti (C. R.S.), che ·ebbe alle sue dipendenze: il raggruppamento carri d· assa ho e autoblindo, il battagliont: carri d'assalto, la compa~Tnia aut oblindomitragliatrici, una sezione pezzi da 47 mm. , una compagnia motom itraglieri, una compagnia lanciatìamme. Dal Comando Artiglieria dipcndcv~ino: il gruppo di Artiglieria c1·appogg i0 11011 facente parte delle Divisioni, il raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata, le batterie da 75. le batterie da 20 mm. Erano alla dipendenza del Conundo Genio: la compagnia mista, la compag nia R. T. , il nucleo autonomo R. T., il nucleo intercettazioni. Quantuncruc, come ahhiamo già detto. il generale Franco avesse ritenuto o pportuno rimandare la COIKJUisra di Madrid ad un momento più propizio, pure. a causa dell'intensa propaganda giornalistica e radiofonica, tutta la Spag na considerava l'occupazione della Capitale mmc imminente. Per conscgut n'la i rossi , rendendosi conto


ì53 tiel le conseguenze morali e materiali che avrebbe avuto la perdita di Madrid, fecero affluire nella città tutte le forze e tutti i mezzi ancora disponibiJi. Il Comando nazionale pensò allora di avvolgere Madrid da sud, per interdire al nemico la strada Madrid -Tarancòn - Valcncia · nn i'azio ne non ri.uscì in pieno e quindi l'attenzione dei falangisti ~i n -

Zafarmya: il generale Roatta faito {febbraio 1937) .

volse a nord - est dell,1 Capitale, in direzione, cioè, di Guadalaiara. 11cr la conquista di questa, le trup pe italiane furono co.sì dislocate: Quartier Generale italiano ad Arcos de Jalòn, in collega111cn to col G ran Quartiere Ge nerale a Salamanca, col Quartier Gener.ilc dell'Esercito del Nord (generale Mola) a Siguenza, con l'Int endenza Militare dd Corpo Truppe Volontarie ad Aranda dd Ducro n l, infine, col Coma ndo tattico del suddetto Corpo posto ad Algora. dietro la linea di partenza. 2 a Di.visione Volontari •< Fn::cce Nere ,> nella z ona: Torrc111ocha del Campo- La Cebrera - Pellegrina - S:mca - Torrcsavin:111 - La l-'11<.:n savinàn.

<l'I.


75 4 IV e V g ruppo

«

Banderas ,, con la

2"

Divisione Volontari.

J' Di visio ne nella zo na: Garbajosa - Aguillar - Esteras - Medinaceli - Sa lin as. Divisione Volontari del ù Littorio fra : Ariza - Santa Maria Lt Hu n ta - Cctina -Montcagudo. i'' Divisìonc Volontari ,, Dio lo vuole ,,, ancora in movim ento verso b zona di Sigucnza. Raggruppamento Artiglieria fra: Sigucnza - Alcolea ciel l-'i ll:1r · Garba josa - Ag uillar dc Anguita. Reparti specializzati nella zona: Akolca dc.I Pillar - AguilÌ:lr dc Angu ita - Sauca. Autoreparto pesante - stazio ne Medinacdi. Per l'az io ne di rottura la 2" Divisione V o lo ntari " Frecce Nere .. n ·n ne rinforzata dal IV e dal V g ruppo ,, Dande ra s ,1 , dalla 3' e ~·· compagnia ca.rri d 'assalto, <la I batteria da 20 mm., da 3 gruppi di A ni g licria leggera e da I plo tone Artieri. Li 3" Di visio ne ven ne rinforz:tta da 2 compagnie c;irri d 'assalto, 1 compag nia autob lindo, r co111 p:1gnia motomitraglicri, 2 batterie da :w mm. , r p lotone ar, ini, ~ gruppi d'Artiglieria. Le ri~crvc del Coq~J legionario f uro110 cosrit uirc: d:illa Divisione \ "o lnnt iri del ,< Littorio )>, dalla 1" Divi!,ione Volontari « Dio lo vuole "· da un battaglione dd TV gruppo ,, Banderas ,,. da 3 batterie da ::o llllll. La fo rza dei Volontari am m o ntaYa complcssivamenlè a circa .~5.000 uo m 1111. Le operazioni di Guadalajara cbbno inizio il m;1ttino dc\I'8 marzo. I ro~~i, co l concor so di numerosi carri armati , oppose ro un a ter:acc: rc~i~ten za, dov unq ue superata ,bila 2" Di visio ne· (ge nerale Coppi). che si trovava in prima schiera. Il giorno dopo il Com ando legion ari o di spose clic la 3" Divisione (gene rale Nuvoloni) sopravan zasse i; 1· Di,·i~ione di testa. Lo scavalcamento si effettuò regolarm en te cd, aìla iinc dr.:ila g io rnata del (), la 3· D ivi sio ne si trova,·a g ià a io chilometri dalla linea di partenza. Le perdite de i Legionari nei due gio rni ascesero a circa mo morti cd a 300 feriti. Il nostro Comando ordinò quindi alla 2 ~ D ivi sione di riportarsi in prima schier:1, a ffiancand osi alla _.;" e fece avan zare anche la 1 • per fronteggiare i rossi, che di sponevano di ingenti fo rze. Nella gio rnata d cl l' 1 , , con un tempo pessimo) i Vo lontari italiani svolsero brillanti ,!7.ioni offensive. nelle {)uali si distinsero in m odo da meritare l::i me)I


75 5 daglia d'oro: il capo manipolo Tullio Baroni, il sottotenente Luigi Fuccia, il tenente Mario Mina ed il centurione Luigi Giuliani. Anche nella giornata d el 1 2 si continuò a combattere e le perdite subìte dalle truppe legionarie furono molto gravi cd, aggiunte alle precedenti, ammontarono a circa 2000 uomini tra morti e feriti. Vennero decorati di medaglia d'oro al valor militare il console Alberto

La battaglia di G11adalajara ( 18 - 2 ? marza 19p) .

Liuzzi ed il caporal maggiore Battista Salvatori. I legion ari catturarono 256 prigionieri, dei quali 10 ufficiali. Nei giorni 15, 16 e 17 ma rzo le truppe: delle Divisioni 2 ' e _3" vennc.:ro sostituite con c1uelle della 1' e della ,, Littorio )>. Nella g iornata del 18 le prime due Divisioni dovettero impc~narsi a fondo contro i carri armati rossi e la situazione min:icci:.iva di divenire assai critica, yuanclo entrò in azione il generale Bcrgonzoli con un rc.:parto di Arditi ed una sezione lanciafìammc. La mischia si fece accanitissima e le sorti della hattaglia volsero a noi fa von:, oli sulla fronte della Di visione <' Littorio ,i ; mentre all 'cst re1m sinistra, in corri spondenza della 1 • Divi~ionc, i nostri Volonta ri c:rano costretti a riti ra rsi dalla preponderanza de lle fprzc nemi che


Per_ ~n~eguenza andie la <( Littorio » dovette abbandonare le mc pos121on1. 11 22 marzo l' azione venne ripresa ed i rossi svolsero contro le Divisioni di sinistra e di destra un attacco a fondo, che venne respinto. Il giorno dopo venne completata l'occupazione della linea Argecilla - Cogollor. Sostituite le truppe legionarie con quelle falan· !!1Ste, i nostri Volontari si raccolsero, il I'' aprile, nelle zone di Valla;iolid e Palensia per riorganizzarsi. · Le perdite suhìre dagli Italiani nel corso delle operazioni su Guadalajara furono le seguenti : 1000 morti, 2000 feriti, 250 prigionieri. l rossi perdettero circa 5000 uomini fra morti e feriti, 500 prigionieri, cannoni. fucili e munizioni.


IX.

IN BISCAGLIA, IN ARAGONA E NELLE ASTURIE Poichè Madrid avrebbe dovuto finire per cadere per la difficoltà del vettovagliamento e per l'esaurimento della resistenza rossa, il generale Fr3mco volle intraprtnderc, intanto, la conquista della Bi~caglia, del Santanderino e delle A sturie. Nella primavera del 1~)37 il Comando delle truppe volontarie italiane venne assunto dal generale Bastico ed il Corpo venne riordinato, mediante lo scioglimento della 3' e poi della 1~ Divisione, i Quadri e gli uomini delle quali rinforzarono le compagini della '< Littorio ,), della 2' Divisione e del :aggruppamento <( 23 Marzo "· Così riordinati, i nostri Volontari polc:rono partecipart: alla conyuista di c1 uella pane della Biscaglia, sulla <1ualc dominava ancora il nemico. Mentre le due provincie basc:!e di San Sebastiano e di Vittoria erano già in mano dei nazionali , ttudla di Bilbao, centro principale della Biscaglia, era tenuta dai rossi, i quali avevano costruito intorno alla città il <t Cinturone di ferro n, con robusti trinceramenti che avevano uno sviluppo complessivo di circa 70 chilometri. L'azione per la liberazione di Bilbao venne preparata con ogni cura. La sua esecuzione venne inizialmente affidata a 4 brigate {( Navarra ,,, alle quali si aggiunsero, per quanto riguarda i nostri legionari , la brigàta u Frecce Nere )• ed il raggruppamento << 23 Marzo •>, oltre ad una quarantina di batterie. La brigata <( Frecce Nere" contava circa 8000 uomini. Il raggruppamento " 23 Marzo >• era formato dai gruppi IV e V Rancleras. Dopo un' intensa prr.parazione, fatta coi tiri dell'Artiglieria e coi bombardamenti dell 'Aviazione, l'azione si iniziò il 31 marzo e nei primi giorni vennero conquistate Baraz:u, Sumelza e Urquiola. Mentre l'Aviazione continuava a bombardare gli abitati ancora tenut i d:ii rossi, il Ponte di Guernica e le strade di Elorrio - Dur~1ngo e di Fibar Ermua, tutta la fronte verso Bilbao ern in moviment o <.: d il cerc hio . formato intorno alla città dallo schieramento delle truppe 11:1:1.ionali .


si andava stringendo ~cmpn.' piL1. 11 27 aprile.: entri, in linea la brig,1t:1 ,, Frcac Nere )) , che dopo due giorni raggiunse gli obbiettivi assegnatile. Nella g iornata del 2 maggio un battaglione ,, Frecce ,, si trov:1va isolato in lknrn:o, quando venne attaccato da 4 battaglioni rossi. Dopo un ·eroica resistenza, il battaglione venne liberato dall':1rrivo dei reparti del a 23 Mar;,.o ,·.. Scalate le pendici del monte Sollubc, una colonna della brigata ,. Frecce Nere ,. inve~tì le posizioni nemiche di o.po Machichaco e riu scì a conquistarle. Il 14 rnaggio vennero occupate anche le posizioni di monte T ollu , monte Jata e Munguìa. L'azione, particolarmente difficile, contro moll!c J:1ta ven ne svolta dalla brigata « Frecce Nere , e dal raggruppamento ,. 23 Marzo ,, agli ordini del generak Roatta e fu coronata tbl successo. Per i risultati conseguiti, il 1 '' battaglione dd 3" reg~i111 t nto delle ,, Frcçcc" :1ssunsc, infatti, il nome di ,. Monte Jata " ·

Negli 1d1imi giorn i <li maggio $i dovette registrare" (lLJalche sucrc~\o dei ros~i : succts~o do\'uto alla ~tanchczza dei fa langi~ti spag-nol i. I nmtri ..\viat~ri conlinuarnno, intanto. i loro vnli mici<Ìiali pe/il 11cmÌù1 ed il ~io rno 4 g iug no Lisciò eroicamente Li vit:1 il sergente pi;"Lt ( ;u;1..l u Pn.:"~.J cli ...:, pri,q ,,1t1L.~t ....L H1L1n i/.i, ,ni ~ '-onsapcvùl~: del qc urn <arriti·io. spinse il proprio app:ire,:chìo cnn tro un velivolo ro ,;M).

Bilbao. L"tilunu ava nzata ddlc Fanterie delle brigate di Navarra I, V e VI \'CT5o Bil bao s'inizic) l'.1 I gi ugno cd i nostri Volont.iri no n tardarono a ra~gi11ngcrt k alture, sulle qual i correvano le formidabili trincee dd (( Cinturone )) . Il g iorno 12 le brigate cli Navarra mos5cro all'attacco. puntando su Lezana , Dcrio , Sondica e Lujua, per ripre ndere ì'avanzata all'alba dd giorno 13. Nello ~tesso g iorno 1.~ l'ala destra, formata dalle no~t rc ,, Frecce Nere ,,, allaccÌ> le alture ad est di Mungnìa che, dopo un accanito comhattimcnto, vennero conquistate all'arma bianca. A proposito del cmnportamcnrn dei nostri Volontari in detta o cca sione, il giornalista spagnolo Diaz Rcig volle scrivnc quanto segue: ,, Alk ore 8 le « Frecce " sono all'entrata del villaggio. In seg uito ad intcn~o fuoco di Artiglieria. concentrato sugli ultimi nid i


759 di mitragliatrici, le <, Frecce >• s'impadroniscono di ciò che resta delk trinccc_~emiche ed entrano di corsa nell'abitato, evacuato dagli ultimi superstiti. « Dopo la presa di Munguìa, i battaglioni legionari avanzano su Lauquinitz da tre lati, sotto il fuoco nemico. Lauquinitz cade con tutto il sistema montano al quale si appoggia la difesa settentriona le

Trincee del ,, Cinturone di ferro ,, di Hilbao.

di Bilbao; mentre, alla stessa ora, un ·altra colonna «Frecce.: >>, partendo da Villa Mercedes, marcia su Plencia, estremità del <( Cinturon e..: d, ierro >) che s'appoggia al la costa. Le forze bascl1t, ovunquc: battut:.:. inseguite, accerchiate, riflujscono verso Bilbao, abbandonando ai vincitori mig li aia di prigionieri e materiale da guerra, del quale è im possibile 1a classificazione )) . Dopo aver conquistato, nei g iorni 16, 17 e 18, le localit;'1 di Alt:1varri, Curcudi, Algorta, Puerto del Abra, focc 'del Rio Bilbao e Lc: jona, il giorno 19 le " Frecce Nere,. entravano finalmente in Bilh:io insieme alle truppe nazionali, trovando nella liberazione ddl:i ci1t :'1 11n degno compenso ai sacrifizi compiuti.


j60

N elle operaz ioni per completare l'occupazione della Biscaglia le ,. Frecce Nere )> feccm oltre 1000 prigionieri, catturarono una grande t.,uantità di m:H<.:riale bellico ; ma ebbero messi 7 0 0 uomini fuori combattimento, ! ra morti e feriti.

ì\d mc~c di m ;1g gio l'esercito rosso aveva aumentato la sua cflìt·ien za cd, in pn:visionc del nuovo attacco dei falangisti per la liberaz i~: m: di Madrid, :t\'eva formato un vero e proprio Stato Maggiore, i.,t it.11ito u n ce nt ro di addest ram<.:nlo, aperto Accademie militari, fatto ,rnlgerc n irsi acce lerati per ufficiali e sottufficiali. Erano state, inoltn.:, co~tir11itc lllHJ\·e Unità organiche, preparale numerose ri sern: e .-onruitl' molte fo rtificazioni. Anche la produ1.iont: bellica era stata ;1 umclll :1t:1 e mi gliorata, in modo da assicurare le armi e le muniz io ni . c l"c~nc it ~ rosso era dcciw a difende re la Capitalc\ ad oltranz;i. I.,: pri m e :11.ioni effettuate dai rossi nel \Ctto re di Navalcarnero fu T(J IH• t:orn11 :1tc dal successo, malgrado l'immediato intervento dcli' A\·i:::,.iont· !t-:::o n a r ia . M:1 la cont;offen~i,·a dei nazionali fu pronta cd d ii,,,,,. t.11ii · , ,111.. , il 23 lug liu. e~~i o cc u µ aru1w Brunde, chiave del ca lirn1r M:ulrid - F swrial. ~l u11 rc ~i com batt.n·a accanitamente sulla fronte di Mad rid. i 1msi .111:1u.::1\":111 0 sulla fronte di Ar::n~ona, don' vennero respinti dai nazionali. Impo rtanti azioni si svolse ro anche in Estrem:idura, do \'C:' ~i di ~ti11~c pa rti colarmente la brigata legionaria « Frecce Azzurre ,, t: hc. d.1 ~" h . ~c nza appoggio di Artiglieria, conqui stò l'importante po~izicmc d i :Sier ra Grana e su ccessivame nte quelle di Sierra Avila. S ie rra L1 u.:iro, Sie rra Algalkn, Puerto d c los Americanos e Sie rra A ltcz1H.:la. Sul le r osizioni così conquinate le ,, Frecce Azzurre » resi~tettero poi e ro icamente, b en chè fatte segno ai tiri dell'Artig lieria nnni ci e torm rntate dalla ~etc ner la penuria d ell'aù.1ua.

Santander. Tl pia no per l'occu pazione di Santander fu prep,trato con vigik rnra, date l'impor ,anza dell 'obbiettivo, le diftìcoltà del terreno e la scarsezza delle t:omunicazioni. Ai primi di luglio il Corpo legionario e: le truppe spagnole n azio nali si raccolsero nella zona fra El Cruzcro .: R cinosa ; m e ntre i rossi si forti fica vano specialmente in corrispon-


denza dei tratti del fronte più ~cnsibili, rnn camminamenti, trincee in scavo ed in roccia, fasce di reticolati e campi minati. 9uando,_ il i4 agosto, si iniziò l'az:one dei nazionali, figuravano m pruna schiera: a destra i Voloniari italiani della Divisione " Frecce Nere» (generale Frusci), rinforzata dal raggruppamento Banderas ,, 9 Maggio ,, e da tre compagnie di carri armati: a sinistra la f"1//J.1";4

'1 lorr,, , • J.' lfJ"t•I"/

~,,,o',i: /

,.,,;,.,,,,..,4,/.'

.,

li m o nte fa111 presso Bilbao.

Divisione " 23 Marzo ,, (generale Francisci), rinforzata da una com pagnia carri ; in 2 ' schiera un distaccamento celere (5 stiuadroni , 1 compagnia motomitraglieri, 1 compagnia autoblin c!o, 1 b:111aglione :wtoportato della Divisione ,e Littorio "). I Volontari italiani, in tiuestc operazioni, raccolsero nuovi allori t d i nostri Carristi non esitarono ad affrontare i reticolati nemici percorsi da una corrente elettrica ad alta tensione. La Divisione ,, 2_:; Marzo " conquistò le alture ad on:st Ji monte Tu rena ; la Divisior.e , Frecce Nere raggi unse le p~sizion i a nord di Corcontc e della Magdalcna. Il distaccamento celere si prodigò in ricognizioni ; la Divisione •t Littorio ,, serrò sotto Sonrillo ; rmntre la caccia lc:gionari:1 impegnava accaniti combattimenti aerei. )1


Altri atti di valore vennero compiuti -dai n o~tri nella giornata del

, 5 agosto. Un plotone ca rri , fiancheggiato da un plotone di Fanteri:1 nazionale, superate le resi stenze nemiche, riuscì a penetrare nell 'abitato di Rcinosa. Una compagnia di miliziani rossi mosse all'attacco cd ucci se un legionario italiano uscito dal c:irro; m a poco dopo dove tte np1egare per il sopraggiungere degli altri carri armati. La 2 ··

l.11 riw rtr11 : io11c dei ponti_

rnmpag nia ca rri <L1ssalto. gi :'1 pro va ta a Madrid, ;i Malaga , a Guadalajara cd a sud di l\ill>;10, ottenne la ,. Mcdalla Militar colectiva " ~ul campo. AIL1va n zata su Santandcr parteciparono tre colonn e : la prima dislocata tra E spinosa de los M o nte ros - Onuna ed il mare; la seconda al centro e .la terza~ cost·ituita da forze n azionali. a sinistra. il Comando del Corpo Truppe Volontar;c emanò, per le operazioni del 19, un o rdine del quale riportiamo soltanto le parti essenziali: ,; la Divisione « Fiamme Nere ,. serri sulla des tra, ad est della rotabile di Ontaneda, e riceva due squadroni di Cavalle ria ed elementi meccanizzati - tol ti al r aggruppamento Celere che viene


sciolto -

per assicurare l'esploraz ione e concorrere ali.a protezion e

del fianco destro; << la Divisione ,, Littorio ,, passi 111 prima schiera a s1 n1st ra, nnforzata, anch'essa, da nuove forze celeri per !"esplorazione; e( la Divisione << 23 Marzo " e ci<'> che rimane del raggruppamento Celere, appena rilevata da clementi n;izion ali nel compito del

Cnrro armato russo

u111urrrt o

dai legionari.

rastrellamento in corso, si concentri ndla zona di Soncillo - lkzana Cill cruelo, passa ndo in riserva ; << il raggruppamento Banckras ., 9 Maggio ,, assuma la copertura cieli.e ali dello schieramen to, dislocando i suoi battaglioni a l.:1 Poblacibn cd a San Martin dc Valdepon:s, in attesa d'esse re.: sost·itu ito d:i elementi nazionali ; " le forze nazionali del la 1 brigat;1 accekrino le operazioni d1 rastrellamento della sacca, sostituisc;no la Divi sione ,, 23 Marzo ,, ed il raggruppamento Celere ed assu ma no pe r spccitìca mi ~\ionc b protezione del fianco destro dello schieramento del Cor po Trnppt· Volontarie;


,. le artig lierie di Corpo d'Armata siano decentrate alle Divi~ioni di prima schiera: ,, il Genio dislochi materiali di rafforzamento e da ponte ad immediata port ata dclk Di visioni di prima schiera •• . La ,. Littorio ,, si battè valorosa mm te a San Mig ucl e. dopo una lotta accanita, riusci :1d occupare la localit?1; quind i raggiunse la lirn::1 f.l Cotorral - prime case di Alcnl:t.

f •n g 1oéc:1i <"<lttur,l!i

d11i

lc:1;,'v 11a ri

in Cat.tlog11a.

:-.:ci giorni :w, 2 1 agosto e nei seg uenti tutti i nostri Volontari .1\':111zaruno con \'i ttorioso imp::r-o. " frecce Nere ,,, ,, Litto rio ,,, Ardit i. tru ppe di :'\·a,·arra , ;1i11t:1ti costantemente dall ' Aviazio ne, riusciro no a su perare le successive resi stenze dei rossi . [nlanto. anche ad o t t:d a sud - est di S:11ttander, le nostre forze 1·,, ln nr:nie entra va no in :1zio11 e. I.a bri!_!ata ·• Frecce Knc ,. av;1 nzò ..:derrncntc su Cast ro Urdialc.:s e la lf brigata di Navarra raggiunse Alto dc la Carccl - Tra slaYin a. Così, costringendo i miliziani a ripiegare e prog redendo scrnpre. ~i g iunse nri pressi di Santander. L' imprc~a dell a sua occupazione non era certo facile poichè i rossi. decisi a difcndè rc ad ultran7.a la citt :1, \'i avevano raccolto molte truppe e si e rano m c:\~i in grado di opporre ai nazionali una resiste nza ad oltran za.

?vb ormai la città era stretta in un cerchio di ferro e di fuoco e I, ~ua so rt<.: pott ,·a dirsi segnata . Infatti , il g iorno 26, tre parla men-


tari rossi si presentarono al Comando del Corpo Truppe Volontarie per trattare la resa e, verso le ore 1 2, rappresentanze d~f Corpo stesso t: della IV brigata di Navarra potevano entrare, per vie dive~se, nella " Capitale della Montagna j), festosamente accolte dalla popolazion:;. Si concludevano così, col più completo successo, le operazioni per Santander, iniziate il giorno 14 agosto. La vittoria era costata molto sangue anche ai nostri Volontari, le cui perdite ascendevano a: 31 ufficiali ed a 393 uomini di t.ruppJ morti; a 104 ufficiali ed a 1492 uomini di truppa feriti. Il 27 agosto « El Legionario >> salutava l'evento con un articolo nel quale era detto: ,, La bella pagina militare, che l'Esercito dd generalissimo Franco ha scritto a Santandcr, è a noi Italiani particolarmente cara. Noi la ricorderemo e la ricorderanno i nostri nipoti , poichè essa sigilla la comunanza delle armi italiane e spagnole, il valore ispanico cd il valore italiano, l'ardimento dei legionari e l'ardimento dei soldati di. Franco ,, .

In Aragona. Prima che avvenisse l'occupazione di Santander, il Governo di Valencia aveva deciso di attuare l'offcn~i va contro la fronte aragonese ed alruopo aveva chiamato 1lle armi nove classi di leva, cioè circ1 85.000 uomini. L ·offensiva contro le truppe nazionali s'iniziò di sorpresa, il 24 agosto, nel settore di Saragozza; ma tutti gli attacchi dei rossi vennero respinti ed i nostri aerei, insieme a quelli dell'Aviazione nazionale, tutti al comando del i{cneralc Bernasconi, distrussero in due giorni 24 apparecchi nemici. Per quanto i rossi si sforzassero di riuscirvi e lottassero a tale scopo fino al 5 settembre, non paterono raggiungere gli obbiettivi di Saragozza, Huesca e Teruel. [ntanto la notizia della caduta di Santander contribuiva a demoralizzarli. Mentre si svolgevano le operazioni di cui sopra , le nostre forze volontarie venivano rioroanizzate. La bri11ata (, Frecce Nere 1) e (Juclh b ~ t< Frecce Azzurre,> furono riunite nella Divisione <<Frecce "· Il I'' reggimento <· Frecce Azzurre ,,, rinforzato dal I[ battaglione autonomo « Frecce Nere ,; e da t11~a compagnia carri d 'assalto cd appoggiato da un gruppo di Artiglieria da 100 · 17. occup<) r:ipi cb mente Valseca e Pilatos; il 2 " reggimento cd il h:11t:1g li onc (l':1ssal1 0


·· Frci:cc Azzurre )> ' con una compagnia carri d'assalto, rnnt1uistò \ uccessivamentc Dtlit sa Bo yal, Paridera dc Arriba , Sarda Alt,1, El Vedado e Corbatudo . 11 30 sc.:tttmbrc il Comando dclk forze nazionali sulla fronte di Saragozz.1 \'e nne assunto Jal gtncra lc Moscar<lò.

Nelle Asturie. Uopo la caduta di Santander k truppe nazionali ripresero le op~· rai'.1011 1 per occupare la region e dclJe Asturie ed eliminare così il fro111c no rd. L:1 i'Oll:I, 11rn11 111osa, oppone va non lievi difficoltà al n1ovimcnto cd i ro,,i ,l\-c ,·:1110 ~istcmato a difesa le posizioni più imfYJrtanti. Ma, :1 m:il ~r:1dci d i tutlu ciò, l'impeto de i nazionali riuscì ad infrangere n~11i rc ,Ì,l l' 11 1.1 L·d, il ~o agosto, le brig ate di Na varra poterono occu11:irc P1 wn1c11.111 ,:1 e ·rudania sul Rio N ansa ed il 5 settembre la linea l.lnc, l{11t·nn T n:sviso , catturan<fo 5<lò prig ionieri e m olto m:iten.dc hcll,,·, •. 11 gi1J rno 9 l'inter:1 Pen a Turhioc vt·ni va conquistata. ! ..: .::11.1 ;·.1<1 :1:: politica rim;m cv:, :in.:or:. in.:crta ; i l m oral..: delle trup1w n .~~l' c dd k popolazio ni era sempre m eno ele,·;1to cd a Gijon l:1 ~i t11.1i'ic11c ,1pp. 1riv;1 addirittura tragica. Il Comando generale 11;1, .i,,1;,;l c l •l il ( :.. 1n., nd<1 dei IHblrÌ lcg innari q ;i v ano prngett;rnd<• u1u ;;i'Ì111w I llll<<1111ir:111 k da ovest ad est, per affrettare il crollo della !n,111c .1-i1 11 i:111:1. Da Gijon, inta11to, sfugge ndo ai ro~si, i cittadini ,· hiuln :1111J d1 :1 ffreltare le operaz ioni. ···· La I\' I,rigat :t di Navarr;1 pas~ò allor:1 a g uado i fiumi ormai -èn 7 a ponti, ,:di rò i monti ed. il 2 1 ottobre, potè finalmente raggiu ngere co11 le avang uardie Li città , liberandola. Contemporantamcn tl' altn: l<>h,nnt: nazionali liberavano Oviedo , do po 16 mesi di ;i~scdio . Ii bihnc:i u d i ' !uc~lu l iclo opc.:rativo potè così comprendere b con!1t1ist:1 delle ricche zone industriali e m inerarie della Biscaglia e dcl k A~turic, la di struzione di un esercito rosso di circa 150.0 00 uomin i, la cattura di 100 .0 00 prigionieri , di centinaia di cannoni, di rni_~liaia di lllÌtra gliatricì e di diecinc di migliaia di fucili. Con il c"rnllo della fronte <ldk Asturie la situazione della Spagna :1ncora dominata dai rossi andava sempre piti aggravandosi. Il Go\'C rno di Vakncia dovette trasfcrirsi, alla li ne di ottobre, a Barcellona ; vennero chiamate alle armi .i ltre tre classi e furono fatti all'estero


ingenti acquisti di materiale bellico. Alla fìne di novembre il Governo rosso disponeva ancora di un esercito di circa 400.000 uomini> 6_46 batta~lio~i e_ 225 batterie; nonchè di .90 battaglioni e 35 batterie di n ser va. L Avtaz:one poteva contare su urca 320 apparecchi . Il G?verno nazionale disponeva di forze alquanto superiori. Il suo esercito era forte di 650 battaglioni e di ~8:? ba tterie cd aveva 220

_... !

--~ • I .

..

Fron te di / /rago1111: u1111 :\fessa al rampo mila neve'.

battaglioni e r70 batterie in ri serva. G li effettivi ammontava no ;1 circa 450.000 uomini, t:ompre~i 40.000 k gionari italiani. La flotta naz ionaie, al comando dell'a mmiraglio Fcrnandez Moreno, era co~tituita dag li incrociatori Caunrias, Baleares, Ccveras e Navarra, da l cacciatorpediniere 1/e/ago e cl:i alcuni sommergibili. L 'Avi:iz:on c comp rendeva diversi gru ppi <li squadrig lil:. Le operazioni per la liberaz ione delle Asturi e non crano ancora finite, quando, nella prima decade di ottobre. il Comando nazionak tornò a pensare alla sorte Ji Madrid e volle ritentarne l'occupazio nc. All ' uopo ven nero costituite tre masse. Il Corpo Truppe Volontarie :ti centro, quello di Yague a destra e l]Uello cl i Va rela a sinistra. !\fa le


pessime condizioni atmosfe riche fecero rinviart: piì:1 ,olte l' inizio delle operazioni cd il Comando rosso, al quale non erano sfuggiti i preparativi nazionali e che voleva ad ogni costo evitare una terza battaglia p::r Madrid , il 2 0 dicembre it;iz iò la sua grande offensiva su Temei.

Teruel. L":111acco venne sferrato sem,a preparazione di Artig lieria a nord •:d a ~ud - o\'est della citt?t e, con l'aiuto della sorpresa. le colonne at t;1ccan1 i potnono a\Trc qualche successo iniziale, tanto che> il 22 din: 1111,rc i ba lla~lioni ros;i riuscirono a penetrare in Teruel. Ma i naziol':1li. r:ic-rnltc forze sufficienti e diviscle in colonne, n :1 11 tardaroPo :id cffctt11:1rc un·energica controffen siva cd il 31 dicembre, dopo acc 1n i,i corn battimenti, due forti Unità della colonna di destra potcr:,nu ro m pt:rt: il cerchio intorno a T eruel e ~i spin sero con qu:Ìlche ckmrnt<1 nclh ci nt Prnprio allora una tormenta di neve cominciò ; 1d u ~l .1L"ul.1rc k operazioni, finendo col rnmmcrgerc i pezzi, col sep))dl 1r:.: k 111 u111L.1011i e Ftr 1c ndcrc agl i autisti molto difficile la guiJ:1 J ci Inn i ;111111rnezzi. La neve raggiunse presto l'altezza di mezzo metw: :n ;1 11 11 11 im pedì ,,ì gruppi di Artig lieria di continuare, sia pure rra multe dilJi-·olt:ì. J',n:;rnzara: m.:ntrc le Fanterie occupavano Cui: ~·ud nl ;1 h re truppe nazionali rnpcravano il Turìa, a sud - est di Tcrud. il 7 ~cnnaio , dop() 23 g iorni di durissima lotta , la guarnigione di T auel fu rn~tn:tta ad arrendersi_ l difensori delrospcdalc e dell'hotel Aragòn si kccro uccidere fino all'u ltimo uomo: quelli che resistevano, asserragliati con 2000 civili nel convento di Santa Chiara, furemo sopraffatti . Lo ~tesso giorno 7, mentre le Fanterie nazionali, stanche cd assiderati.:', avevano bi~ogno di riposo, la nostra Artiglinia, con1Jndata dal grnaalc Manca, si schierò, a malgrado delle avverse condizioni atmosfcricb::, in modo da 1)Cter difendere la città dalle eventu ali riprese offe nsive_ [I 5 fcbbraio anche le colonne del generale Aranda e del gener;1!e Yague, collegate tra loro dalb Divisione di Cavalleria del generale M.o naqcrio, avanzando su un fronte di 50 chilometri, occupavan~ Sierra Palornera: mentre \till'Alfambra i nazionali prendevano possesrn del la Sierra Gord:1, che domina i monti Mansuéto e Santa !-:iarbara.


li gi.o rno 21, dopo un combattimento nell'interno dell'abitato, la città di Temei potè finalmente essere liberata. . La _rotta dei ;rossi_ - scriv~ il. Faldella _nell'opera già citata - fu tmpressmnante; mten battagl1oru accercl11ati si arresero in massa, altri che vollero resistere furono distrutti. 11.768 prigionieri, 68 cannoni, 580 mitragliatrici furono il bottino dei nazionali, che subirono

Teruel,

perdite mmune. I rossi perdettero, invece, Circa 8000 uomini , tra morti e feriti. inutilmente il Comando rosso cercò di ristabilire la situazione con un attacco effettuato il 15 febbraio da quattro Divisioni, da: Montalban in direzione di Vivei del Rio; attacco che ottenne inizialmente lJUalche successo, ben presto annullato da un contrattacco della 4~ Divisione di Navarra. Il 18 febbraio, con una puntata ad est ddl 'Alfambra, fu conquistato il villaggio di Tortajada ; quindi, proseguendo nell'azione, i nazionali occuparono la bassa valle del Rio Escribc, interrompendo la rotabile Corba lan - Teruel. Caddero, battute dall'Artig lieria legionaria 50.


77° ed ass:1ltate dai Fanti, le posizioni rosse Jcl Mansueto e di Santa Barbara e l'avvolgimento di Tcruel si completò il 21, giorno nel quale, dopo un combattimento nell'interno dell'abitato contro la 46~ Divisione Campcsino, le rovine del la cittl1 tornarono in possesso dei nazionali. J rossi non 11~:rtktl<.:ro soltanto quanto avevano già cont1ui·stato ed altri 11 0 kmq. di territorio, 15.000 morii, 18.0 00 prigionieri, 114 apparecc hi , 80 r.1n11oni e 60 carri armati; ma perdettero soprattutto ogni ultninn· pm.,ihiliL:1 di li1nitare la libertà d'azione del generale Franco.

Su~li 11liimi :1\'vC11imenti della g uerra civile di Spagna, ecco quanto sc ri ~sc il ge nerale Akssandro Piazzoni. nel suo volume ,, Le f'.·rcl"cc 1cn.: nclL~ guerra di Spagna ,, , già da noi citato. •< Co n i Corpi d'Esercito nazio nali , il nostro Corpo Truppe Volont.iric . rin(orz:i1·0 altcrnatiYamentc dalla 1a Divisione di Na\'arra e dall:t 1')·' Divi~ione di C.aqiglia, partecipò :.illa battaglia dell'Ebro, m :m,:·.-r.111:!o .::on s;1ggia aucbcia le m c Grandi Unirà è dando un altro l11m i110,o c~empio della preparazione tecnica delle nostre truppe e dell'ahilit;'1 manovriera dei loro Capi di <-1ualsiasi grado. " ()u c~1.1 g 1,11hk hall.aglia ~posta di wlpo l'ClJUilibrio delle forze a v;1nt.1ggio dei nazionali, i quali aumc11tano ri sorse ed uomini, prc~i t·1;t~:1111hi al nemico, dividendo inoltre l'esercito avversario in due tronrnni. completamente separati l'uno dall'altro. " I .':1g11n i:1 dcli:. dominazione bolscevica ha inizio con questa vittori:1 solare, che ha portato le forze di Franco al Mediterraneo. ,, A t1un t"ofknsiva segue, senza vari:111ti o rganiche, la battaglia del Lc\·an tc, clic :1llarga la zona di distacco tra i due tronconi nemici e min accia seriamente Sagu nto e Segorbe. " U11 1 Ìlu1110 uffrnsivo delle schiere rosse porta le truppe repubhlicanc al di qua dcll'Ehro, verso Gamksa, fermando l'offensiva nazionale del L e,·antc e facendo perdere ai n:.iz ionali 3 o 4 mesi per ristabilire la \Ì luazionc. Questa azione rossa è stata la più chiara dimostrazione dell" imp(ltenz:1 Jvversaria ad agi re in profondità e l' indizio certo che ormai l'equilibrio è complet;tm ente rotto a favore di Franco. Moralmente sempre e di gran lunga superiori a quell e nemiche. le tru ppe nazionali lo sono ora anche per quantità, qualità cd armament o.


(< Ma il generale F ran co vuole rendere più solido e stabile l'inq uadramento delle sue Gra ndi Unità e crea così una nuo va Di\·isione, formandola su 3 reggimen t i d i Fanteria (d i 4 battaglioni cadauno), 1 reggimento di Artiglieria e servizi vari , e riordina i Corpi di Esercito, aumentandoli e dando lorn una consistenza organica ben defini ta.

Ved1t1,1 parziale dcll'Alc,1wr di Tulc!do .

" N el campo avversario il proccs~o di sviluppo organico era stato :i 11alogo a guello dei nazionali ; ma, a mano a mano che le Grandi Unità aumentavano il loro gra<lo gerarchico. dirninlli va la loro d firn:nza m ateriale e morale. Questo processo dissolutivo colpiva anche k famose Di visioni ,, Lister ); e ,, Campesino che, ottimi appa recchi !1<:r la g uerra di imboscata e per le azioni audaci, quando, come dura nte la battaglia dell'Ebro, erano costituite da Volontari, avnano di molto diminuita la loro cfJìcicnza quando erano state costrette ;1d inquadrare i giovinetti delle ultime classi chiamate alle arm i. <' Questa nuova situazione ha reso per i naz ional i il prohlc.:m:i hdl ico di più facile w luzionc : mentre g li olihietti,·i che ~i rrc,cnt:1 v:1110 erano senza alcun dubbio pi t.1 redditizi e pili rn ndusi,·i. )>


,..,., 7I -

,, Essa. infatti, ha permesso all'esercito <li Franco di presentarsi alla battaglia di Catalogna, combattuta su un fronte relativamente ristretto, con 6 Corpi d'Esercito (Corpo Truppe Volontarie, Aragona, Urgei, Navarra, Maestr:1zco, M;1rocchino) cd 1 Divisione di Cavalicria, oltre a formazioni carriste e di Artiglieria media e pesante, tutte organicamente solide e dotate dei mezzi necessari.

Vian,1: m o1111me11to ai legionari caduti.

,, li generale Franw, subito dopo la conquista di Barcellona e del rnnhnc dei Pirenei. rapidamente sposta la sua massa dalla Catalogna alle zone di Madrid - Toledo - Cordo\'a ; mentre in campo nemico si acrc:ndono cruente lotte intestine e Capi politici e militari si danno alla fuga . ,, Apprestato il suo enorme rullo compressore, il C1udillo rompe ogni indugio e, come era facilmente prevedibile, il solo movimento ini ziale pro\·oca ln sfascia mento cd il crollo totale della artificiosa or~anìzzazione politico-militare dei rossi. ,, Madrid, infatti, si arrende senza lotta e, nel volgere di pochissimi giorni , tutte le altre città e regioni non ancora redente seguono iI ~uo esempio ,, .


773

Le ricorn pense al valore. I Volontari italiani in Spagna avevano seguito, oltre un secolo dopo, il nobile esempio di quegli esuli che, costretti a<l abbandonare l'Italia dopo i primi moti per la nostra indipendenza, erano andati in Spag na cd avevano partecipato con onore alla guerra ci vile fra C ristini e Carlisti. Di essi, dei quali non pochi dovevano poi far parte dell' esercito italiano, noi abbiamo già ri cord:ito il nome e .le gesta nei primi capitoli di questo volume. Ai Volontari italiani che parteciparono alla guerra civile di Spagna vennero concesse numerose ricompense al valore. In mancanza di altri dati, enumeriamo, ad esempio, le ri compense e le promozioni per merito di guerra concesse agli ufficiali cd ai g regari delle << Frecce Nere ,i : 2 croci dcirOrdine Militare di Savoia: 5 medaglie d'oro, 210 medaglie d'argento, 149 di bronzo, rn2 croci di g uerra al valor militare, G promozioni per merito di g uerra a sottufficiale, 2 promozioni per meri to di g uerra ad ufficia le. 2 promozioni per merito di g uerra di ufficiali; oltre ad: r medag li ~1 milita re colletti va. numcro~e <' Cruz de guera H (equivalenti alla m edaglia d 'argento al valor militare), ..:cntinaia di ,. Cruz. Roja ,, (c.:qui valcnt i alia croce dì g uerr~1 :ii valo r militare). -


X.

NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Anc he per l jllan to rig uarda i Volontari, non possiamo non dividen: h ~econda g uc:rra mondiale nei due ben noti periodi: dal 10 gi ug no ltJ-lO :1 11'X settembre 1943 e dall'~ settembre 1943 al 25 aprile 1945. periodi as~ai di\'ersi tra loro, poichè nel primo facemmo parte dell'A ~se e rnmh:1ttemmo al fianco della Germania; nel secondo lotta1111110. i 11 \ TLt' , .d fianco degli alleati e per Li liberazione dell'Italia .-lall:i 111 i11:1crima presenza delle truppe germaniche che non volevano rico11<1,cvrc iI nml ro bi sogno di pace. t\11, hc pn k condi zioni favorevoli o m eno al Volontarismo i ,J,;~· jK·,io,!: fur:i;rn :1s,ol11t:nncntc diversi perc:h?'. nel primo nunc:t runt1 ,,u:1,1 del tuttt1 k premesse e gli incitamenti necessari per la forrn :1,i1>11c .!1 Corpi di Volont:1ri e ciè> : sia per l'impopo larit} della g uur.i. , kl l.1 qu.1k non tutti apprcz:,:a vano k cause; sia per la Milizia Volo11 1:1ri:1. l.1 quale, come già si è eletto, avrebbe dovuto raccogliere nei , 1101 rq 1:1rt i 1u1ti i Volontari. !\cl ~crn nd(I periodo, invece, trattandosi di combattere contro i Tedeschi e di w nrnrrere a liberare da essi il nostro Paese, la partecipazio1H.: ;11! :1 g 1tnra di formazioni voiontarie venne efficacemente incoraggiata dalle circostanze. Per conseguenza i Volontari del primo periodo ( uro no :issai pochi: mentre furono rnoltissim i nel secondo. durante il 11uale c~~i. non wltanto alimentarono .i Corpi successivamente co,tituiti in lt;di.1 per Li guerra di liberazio ne ed i nostri Gruppi di comh:itti 1rn:nto; m a alimentarono anche b reazione e b lotta ~ontro le truppe germaniche e contribuirono ;1 prcp:.irare, con i più g ravi pericoli. ancia: yuclle aperte rivoire che. come le Quattro Giornate di NaJX)li, convinsero i Tedeschi che ad essi il nostro popolo non poteva perdonare: nè di aver trasci nato l' Italia in una guerra

aswl uta mente Ìlnp<>pobre; nè la deliberata volontà cli continuare ad esporre le nostre città alle minacce degli alleati, per tener la lotta ;111cora lont:111:i dal territorio germanico.


775 L'atteggiamento che la nostra Kazione assunse all'inizio del secondo conflitto mondiale venne comunicato al popolo dal Consiglio dei Ministri (.r" settembre 1939), che dich.i arò che (< l'Italia non avrebbe preso alcuna iniziativa di operazioni militari )>. Dopo pochi giorni un discorso alla Camera del Ministro degli Esteri del tempo (17 dicembre 1939) definì la non belligeranza, non come una neutralità indifferente; ma come una vigilanza armata e, pochi giorni · do. po, il IO giugno r940, l'Italia intervenne al fianco della Germania che, con le sue rapide vittorie, faceva sperare molto breve la guerra, e fu coinvolta nell'immane tragedia, benchè alcuna delle nostre forze armate fosse preparata alla lotta e non ostante che questa non apparisse al popolo giusta cd inevitabile. Scrisse, bene a ragione, Ugo Foscolo : « A virtù ci ttadine corrispondono virtù militari >>, poichè, in pace ed in guerra, le compagini armate traggono daJ popolo al quaJe appartengono ogni energia spirituale e materiale. Per conseguenza la guerra, non sentita e non voluta dalla nazione, non poteva essere desiderata neppure dalle nostre forze armate, le quali dovettero obbedire per l'efficacia di quella disciplina che, specialmente come è intesa tra noi, rappresent:i, :1nche ne!l':ittu:1le periodo, un nohilissim0 esempio. Quasi tutti i Quadri superiori erano stati educati al culto delle memorie del nostro Risorgimento cd avevano partecipato con entusiasmo alla prima guerra rnoncliale. Essi non potevano, quindi, amare i Tedeschi che, anche nei loro rapporti con noi, ben poco facevano per essere amati, tanto che i nostri soldati dovettero ben presto comprendere, a malgrado di tutta l'attività propagandista della stampa ufficiale ed ufficiosa, come non si potesse fare un sicuro assegnamento sui nostri alleati di allora. Per quanto rig uarda, ad esempio, l'Esercito, esso era poco preparato, specialmente per il materiale, ed attraversava una grave crisi di organizzazione (recente istituzione della Divisione binaria, più ricca di armi, ma troppo povera di uomini), e cli armamento: sostituzione del vecchio fucile 1891 col moschetto 1938 appena iniziata ; Artiglieria da rinnovare; grave deficienza di carri armati specialm ente pesanti; impoverimento di tutti i m ezzi materiali in seguito alle recenti campagne dell 'Africa Orientale e della Spagna; insufficienza dei Quadri e specialmente degli ufficiali subahcrni ; mancata preparazione e poco avveduto reclutamento degli ufficiali di complemento; de_pauperamento di uomini e di armi a favore della Milizia Volo11tana per la Sicurezza Nazionale ecc.). Già pienamente consapevole di tutte que-


ste deficienze, comuni anche per l'Aviazione e la Marina, l'Esercito non poteva affrontare la lotta - -· come ingiustamente e stoltamente L]Ualcuno mò affermare - per la fallace iJlusione di muovere verso una rapida avventura; nè per l'org<>gliosa sicurezza della vittoria e tanto meno perchè fosse inconsapevole di tutte le di ffìcoltà e di tutti i pericoli che il conflitto avrebbe sicuramente imposto. Nel partecipare alla guerra, esso no n era e ntusiasta ; ma rassegnato. Nessun Capo, nessun ufficiale, nessun soldato, salvo qualche giovane illuso ed inesperto, si Lisciò accecare dal miraggio di un facile e pronto successo: m a tutti fin dal principio previdero, con animo trepidante. la lunga durata dcll'accanitissima lotta e la possibilità di una scontìua.

I Capi sapernno, infatti, che

S,i1,i11 Sl,11apn 1u111or.

l"Esercito non era certo prcp:1rat:o ad un conrlitto, che solta nto b malafede cd i troppo facilj entusiasm i per b " guc rra-lamp~, ,. ----- la cu i pos~ibilit:1 era pe r noi esclu~a dal terre no l'. don:va rn:cessariamentc di pendere :rnc he dai prov,·cdimcnti

del ne1111ro indurev.inii alcuni :1 ritenere. con incosciente foriloncria, hrcn: e , ìcur;1mentc vittorioso.

Q uestè erano, in complessn, k co11dizio11i morali e materiali nelle tJuali ~i t rovava no il Paese e le sue forze armate. quando il Covcrno dd tempo penst', c he fosse g iunto il momento Ji por fine all'ambigua nnn be lligeranza e di fare intervenire rf tali ;.1 nella guerra che, nel giugno del 1'.140, si sperava ancora di brc,,c durata. In tale ambiente la generosa pianta del Volontari smo non poteYa certo crescere rigogli<Jsa e, per tJUanto, nelle forze armate. no n pochi militari chiedessero spontaneamente.: di passare da un teatro di guerra


777 all'altro o di partecipare a qualche impresa particolarmente difficile e rischiosa o rinunziasse, per non abbandonare il proprio reparto, ad ogni Jiccnza ed anche a qualche periodo di convalescenza dopo una ferita od una malattia, i Volontari veri e propri si limitarono a pochi casi, come quello del tenente Giulio Venini che, memore del luminoso esempio e degli ultimi ammonimenti del padre. capitano Corrado Venini, caduto a Cima Maggio nel 1916. volle ancor giovanis~imo far parte_del 3° reggimento Granatieri e cadde. come il padre, eroicamente combattendo per )'Italia sul fronte greco nc.:I dicembre del 1940 e, come il padre, conseguì la medaglia d'oro al v:ilor militare alla memoria. A malgrado di tutte le circostanze che, come abbiamo già detto, non 11e incoraggiavano, nel 1940, l'arruolamento, Trieste diede altri Volontari anche per Ja seconda guerra mondiale e noi reputiamo opportuno ricordarne alcuni, con Italo Lunclli (1).

Scipio Slataper (junior). Egl i venne richiamato nel 1940 in Artiglieria e destinato all'Ar~enalc di Torino ; ma chiese subito di essere assegnato ,il f reggimento cii Artig lieria alpina, appartenente :i lla D ivisione " lulia ,., e volle partire per il fronte russo, benchè la sua giovane spos:i. fosse .in attesa della maternità. Egli seguì così l'esempio ckl p:i.dre e, sempre primo fra i primi, cadde meritando la medaglia d 'oro al v:dore :illa memoria, con la seguente motivazio·ne: (' Ufficiale addetto ai colle~amenti di un Comando di reggimento di Artiglieria alpina. dislocato in un osservatorio avanzato sul Don, attacc:ito im provvisarnentc da una pattuglia avversaria, balzava all a testa di pochi Artiglieri e, !-Otto violento fuoco, costringeva il nemico a precipitosa fuga. fk nchè ferito al capo da una scheggia di bomba. si lanciava all'inseguimento, riuscendo a catturare un ufficiale e quali ro soldati e, rientral o nelle nostre linee, rimaneva con i suoi 1.10111ini per condividerne la sorte. Successivamente partec ipava ad una estenuante cd epica fase di ripielo si vedeva sempre alla testa dei super,gamento, durante la quale . (1) Italo L unciii, anclù·gli Volo ntario irredento nella guerra 191 5 · 19 11:S . che meritò b m edaglia d'oro a l valore per la leggc11da ri;i impresa Jd p~1ssu della Seminella (16 aprile 1916), s..:rissc, nd 1954, un :icrnr:ico studio ~u " G li lrrccJcnli negli Alpini». Esso venne compre>o 11d prt·gen>fe \'Of um e « ~ li Alpini .. , pu bblicato i11 Roma d;il hencmcrito fstitu to ò i l )i nil g:121onc Stonc:i .


stiti Artiglieri, che trascinava con l'esempio a lotte corpo a corpo, per rompere l'accerchiam ento del soverch iante nemico. Nemmeno la rotturJ d\m braccio, provocata da un colpo di mitragliatrice, stroncava il suo slancio. In un estremo combattimento, superando con la virtù indomi ta dello spirito lo strazio del corpo ormai esausto, riusciva ad azio nare una mitragliatrice rimasta senza serventi. Nel disperato tentativo d i arrestare ancora un a volt.a il nemico irrompente, ~compariva ndb mischia. Fulgida fig ura di sol.dato, fedele alle tradi zioni di ll:il i:111ità della sua famiglia e della gente triestina. (Gulubaia - Posto jal i - ì\;owo Georgicwki - Nowo Postepolcwka - 16 dicembre 19.p - 2 1 gcn n;1io 194.3) "·

Giuliano Slat:-i per. Giuliano Sl:iupcr fu anch'egli fedele alla m1ss1one della sua famigl ia. \ 'c111rn11c, si arruolò Volon tario nel battaglione (, Tirano n del s" rt'~~i mrnto Alpini. N elh campagna contro la Russia fu esempio di ,·aln rc in <•~11i :iziune e cadde :id Arnautowo, meritando anch'egli Li mc:-Li~li,, cl'"1" .,lL1 mcmori:1. " EJu.:at11 .Hl 11na ~c.:v<.: ra di s..:iplina militare. che ~li \'eni,·a spontaneamente sugg-criia d;i un"eroica tradizion e di L1migli;1, sa peva con l'c~empio fare del proprio plotone un pug111 .l i .111i1 11mi. più volte di~tintn~i per an:-r portato a termine ardue e l'cricoloq: puntate nel solido schieramento nemico. Durante il p-elido. c~tcn 11.mtc ripiegamento, assolveva importanti e delicati com piti, partc.:ci p:111do ad aspri combattimenti e sopportando con stoica fermezza, hcncht· febbricitante, i pit'1 duri disagi. Durante una grave crisi, lanciatosi \'Olontariarncnte nella mischia alla testa dei suoi AJpin i, attaccl\·:1 dcc is<J una posizione n emica e l'annientava in un ardito assalto con hombe a mano, permettendo il proseguimento della marcia del la colonn a. Bcnchè gravem ente ferito al viso, si risollevava e, con rinnov:1to impeto, trascinav::i i propri uomini all'inseguimento di 1111 gruppo di fuggiaschi. Ferito una seconda \'Olt::i mortalmente, in un estremo sforzo di yolontà, estraeva l'ultima bomba a mano e la lanciava contro il nemico. Degno continuatore d i una stirpe di eroi, cadeva lìero di offrire la giova11 e vita in o locausto alla Patria; il suo ultimo saluto di soldato e di cittadino suona va ancora una volta di suprema sfida all'anersario, g ridando : Vi\'a l'Italia ! Viva il 5" Alpini I (Medio Don - Arnautowo - 9 settembre 194:?.- 26 gennaio 1943) 1, . 1


779 ~ran~o . Slatape~, fratello di Giuliano, fu anch'egli Volontario negli Alpm1 e precisamente nel battaglione « Val Natisone » dell'8° reggimento. Cornbattè in Albania ed in Erzegovina; passò poi nei Paracadutisti della Divisione 1< Folgore '> e ven~1e decorato al valore.

Giuliano S/ataprr.

Silvano Buffa. Nacciue anch'egli a Trieste, da una famiglia proveniente dalla Valsugana, e crebbe nella calda atmosfera ddla gioventL1 irredenta. Come suo padre, egli era molto affezionato all' « Alpina delle Giulie » che, risorta dopo la vittoria, esplicava una fervente attività. Richiamato nel 1940, a sua richiesta fu assegnato agli Alpini , e precisamente al battaglione <( Fdtre », sacro a Trieste per G uido Corsi e per gli altri Volontari giuliani. In Albania , contro la Grecia, sul fronte più di fficile per il cljma e la popolazione, il « Feltre -. combattè strenuamente. « I disagi sono veramente eccessivi - scriveva egli stesso nel \Uo Diario, ço] suo stile sobrio e conciso-. Ancora niente cam bio. Lavori.


Pioggia. Neve (5 febbraio). Riposo a Novani. Riordino la compagnia. Alla sera ci viene comunicato che il battaglione deve partire per sostituire in linea il <•Bassano», che è ridotto a 300 uomini. Addio sospirato riposo .. . (7 febbraio). E' il 19'' giorno che ci troviamo sulle nuove posizioni, dopo averne fatti 19 filati sul Tomori (1" marzo) 1) .

S,/1',1110

Hu!}t1 .

,, Il 26 dicembre H)40 egli g uida va una pattuglia nelle posizioni nemiche; è accerc hiato; alcun i suoi soldati sono fe riti: riesce ad evitare la cattura, getta ndosi in un bosco ove p:issa la notte. li giorno seg uente cammina nella nebbia per rientrare nelle nostre linee : ma si :1Ccorge che va ve r~o l'intn no dd paese; scorto, è arrestato; riesce a fuggire e cammi na un g iorno e una no tte, nella ne ve, fra i nemici, finchè raggiun ge le nostre pmizioni, esa usto e miracolosamente illeso J,, dopo ave re dimo~trato, fra tanti pericoli. una tenacia davvero sovruma11;1.


781 Il IO marzo 1941 la 64" compagnia mitraglieri del « Feltre" attacca la e.i ma del Mali Spadarit, trasformata in una fortezza di cemento e di ferro. Egli vi lascia la giovane vita; ma vi cunqui sta la medaglia d'oro alla memoria: e< Durante l'attacco di una munitissima posizione nemica, essendo rimasto ferito il comandante di compagnia, assumeva arditamente il comando del reparto e dava costante prova di calma, fermezza, capacità ed indomito valore, riuscendo, col suo esempio trascinatore, a condurre i suoi uomini fin sulla vetta, violentemente contrastata dall'avversario. Giunto valorosamente fra i primi sull'obbiettivo e colpito mortalmente, riusciva, dimentico del suo stato e con superbo esempio del più alto sentimento del dovere, ad impartire gli ordini per l'ulteriore proseguimento dell'azione. Nell'affidare poi ad altro ufficiale il comando ddla compagnia, ordinava al suo portaordini di comunicare al superiore Comando che eglì aveva assolto in pieno il proprio dovere cd era riuscito a raggiungere la difficile meta. Chiudeva la sua nobile esistenza al grido di " Viva l'Italia". (Mali Spadarit, ro marzo 1941) >•.

Nicolò Giani. Scoppiata la guerra d' Etiopia narra sempre il Lunelli - Nicolò Giani, ad 80 giorni dalle nozze, lasciò fami glia, casa, professione e s'arruolò Volontario, imbarcandosi a Napoli. Agli inizi della seconda guerra mondiale si arruolò nuovamente Volontario negli Alpini. Al fronte occidentale con l' u 0 reggimento, partecipò all'azione di Col delle Vigne col battaglione <e Trento l', e fu proposto per una ricompensa al valore, per disinvolto coraggio, serietà, fermezza nei momenti difficili. Partecipò alla campagna d'Albania col battaglione << Bolzano i, e comandò ardite pattuglie. Il 14 marzo 1941, sulla cresta nord dello Scindeli , dando nuova prova. del suo valore, egli meritò la medagli_a d'oro: << Volontariamente, come aveva fatto altre volte, assumeva il comando di una forte pattuglia ardita, alla quale era stato affidato il compimento di una rischiosa impresa. Affrontato da forze superiori con grande ardimento le assaltava a hombe a mano, facendo ' o prigioniero un ufficiale. Accerchiato, dispùneva con calma e. s.uP:rb~ decisione gli uomini alla resistenza. Rimasto prirn di rnun1 z10111, s1


lanciav~1 alla testa dei pochi superstiti, alla baionetta, per svincolarsi. Mentre in piedi lanciava l'ultima bomba a mano cd incitava gli Alpini col suo eroico esempio, al grido di "'Ava nti Bolzano! Viva l'Italia !", veniva mortalmente ferito. " Magnifico esempio di dedizione al dovere, di altissimo valore e di amor patrio. (Punta Nord - Mali Scindeli , 14 marzo 1941) >, .

Xic oìò Giani .

Per t:Jllanlo riguarda il secondo periodo Jdla g uerra e la lotta di libernziont, alcuni scrittori hanno ritenuto possibile di parlare di un vero e proprio secundo Rirn rgi mcnto. poichè non m;111carono, infatti, come già nel periodo dal 1848 al 1870, nè ardite rivolte di intere città; nè Corpi di Volontari, i quali furono anzi molto numerosi, costituiti ed alimentati, proprio come nel , 848, dai diversi Partiti. Non possiamo, purtroppo. tentare fin d"ora di raccogliere notizie veramente storiche su tali Corpi e sul contributo da essi offerto alla


liberazione dell'Italia dalla nuova oppressione germanica. Dobbiamo, per conseguenza, limitarci a ricordare quanto scrisse in proposito il generale Raffaele Cadorna che, come è noto, prima cli essere chiamato all'alta carica di Capo di Stato Maggiore dell'Escn:ito, già così autorevolmente tenuta dal padre, ebbe affidato dal Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia il comando dei Volontari della Libertà. In un accurato studio, pubblicato in un volume che, a cura di un Comitato composto da alcuni Ministri, venne pubblicato nel 1955 col suggestivo titolo di <, Secondo Risorgimento >i , lo stesso generale Cadorna scrisse, a proposito dei Volontari della Resistenza e della guerra di liberazione, le considerazioni che anche no.i condividiamo e che (!UÌ riportiamo per i nostri lettori. ,< Molti ufficiali, disciolti dai vincoli disciplinari, soli od accompagnati dai loro soldati, tornarono alle loro case o si diedero alla macchia, giurando che avrebbero continuato, sotto qualsiasi forma, la lotta. Ma essi non saranno pit1 soli. 1, La lotta contro l'invasore tedesco, la Resiste nza, tende ad assumere quel carattere plebiscitario nazionale e quella organicità che. pure aÙ1,1v1:rso gli alti e: bassi di una lotta duris;ima, accompagncra11no il Paese alla vittoria finale. " A Roma si forma il Comitato di Liberélzione Nazio nale, di cui fanno parte rappresentanti dei sci partiti politici che hanno poluto ricostituirsi e dal gualc nascerà. dopo la liberazione cli Roma, il (;overno Bonomi. Analoghe organizzazioni politiche si costituirono in ogni regione, in ogni provincia, in ogni comune e, parallelamente a queste, gli organi militari per l'organizzazione e la condotta del sabotaggio e della lotta, la quale raggiungerà alla vigilia della totale liberazione del Paese il massimo di efficienza e di violenza. così da consentire ai Volontari la presa di possesso delle principali città della Valle Padana prima ancora dell'intervento degli Eserciti alleati ... . (' Abbiamo già accennato alla genesi del movimento partigiano. frutto ad un tempo della reazione all'occupazione tedesca cd al rinnovato fa scismo di Salò; nonchè dell'esodo dei giovani \'Cr~o la montagna per sottrarsi alla coscrizione ccl al servizio coatto del lavoro. :\ifa su questo spontaneo moto si innesti'> sin dal prinw momcnt~ l'opera dei ricostituiti Partiti politici, con la costituzione dei Comitati di Liberazione Nazionak e ddle Giunte militari .. . ,e Nacquero così le formazioni differenziate. A11zitutto quel_le di ispirazione comunista, che presero il nome dal popol;ue eroe de, due


mondi. Esse ebbero rapido e costante sviluppo, reclutando elementi di ogni tendenza e soprattutto senza tendenza ed attirandoli gradualmente nell 'orbita del partito comunista attraverso l'abile propaganda dei fiduciari e dei commissari politici ... L'esperienza dei comunisti, matur~1la nelle guerre civili di altri paesi, si impose all'intera organiz~ zazione partigiana: sia per la costituzione ed il funzionamento dei Comandi. sia per l'ordinamento dei reparti combattenti e dei servizi nel continuo processo di unificazione. Il Partito d 'azione dette vita :,Ile formazioni ,, G iustiz.ia e Libertà )), che furono particolarmente bene rappresenta le in Piemonte. li Partito socialista ispin', le forma-

zioni ,1 Matt eotti ,,. ,. I Partiti liberale e democristiano sostennero, all'inizio , il concetto che le fo nnazio ni partigiane doves~cro essere apartitiche e rapprc5cn1an: la continuazione dell'Esercito italiano in armi. Più tardi si ric rcdcu cro e ra\'visarono la necessità di intervenire direttamente nella lotta: cosa, questa, che riuscì particolarmente facile al partito d cm ocri~1i:ino, il q uale a\'eva largo seg uito nelle m asse ed un appog~io frdck ed t:ffì c:ire nel C lern. Vi er:1110 poi le formaz ioni d ette (· :1utono111c " : ( on tJucsto nome si indicavano: sia quelle che, in omag!:,in .1 Ila trad iz ione militare, avevano voluto conservare carattere apartitiw: ~i :1 tp1ell c che volevano sempl icemen te sottrarsi a qualsiasi au tori t:'1.

.. ;\l it- lo rmaz io ni chiam ate ''di montag na " si aggiunsero poi i G.A. P. (C ruppi di azione patriottica), fo rmati da specializzati nelle az ioni di ~.1hotaggio, e le S.A.P. (Squadre di azione partigiana), organiz.zate pn:vakntcm enre fra g li operai delle fabbriche ed in pianura, ove per k brigale rcg-olari era più difficile vivere e la cui mobilitazio ne si effettuò nei giorni dell'insurrez ione gen erale.

Il Corpo Volontari della libertà. (• L 'o rganizzazione militare partigiana fu opera faticosissima, elaborata attraverso Yicende spesso t rag iche, come una tela spezzata ogni m om ento. Lo dimostra il fatto che la maggioranza dei componenti i Coman di centrali e regionali finì al muro od in galera o nei cam pi di depo rtazione. Questa volontà, questo sforzo per dare una voluta, preordinata unità di forma e di direzione ad un movimento così frazionato all'ori g ine e tumultuoso, per trasformare la ribellione dei singoli nella insurrezione a carattere nazionale di una m assa con-


sapevole, è vanto e caratteristica essenziale del nostro movimento partigiano, particolarmente ndl' Alta Italia, ove il movimento ebbe tempo ed ambiente adatto per raggiungere il suo pieno sviluppo. Un momento essenziale nella sua Storia fu segnato dalla trasformazione, all'inizio dell'estate 1944, del primitivo Comitato di Milano in Comando generale del "Corpo Volontari della Libertà", poichè tale diventò, dopo la tentata unificazione delle formazioni differenziate, la denominazione dell'esercito partigiano. Ho detto tentata in quanto, se da un lato si cercò di far funzionare una gerarchia militare di comando (Comando generale, Comandi regionali, Comandi di zona e di piazza, Unità combattenti di montagna e territoriali), dall'altra rimasero operanti le gerarchie interne delle formazioni differenziate, in partico.lare quelle delle formazioni << Garibaldi» e << Giustizia e Libertà » e quindi l'influenza predominante dei rispettivi partiti rispetto a quella unitaria della gerarchia militare . . . Nè la situazione sostanzialmente mutò allorchè, nel febbraio 1945, fu emanata una vera legge, che riassumeva tutta una regolamentazione, "per trasformare le formazioni partigiane in regolari Unità militari, raggruppate nel Corpo Volontari della Libertà, per cui verrà chiesto a] Governo democratico italiano il riconoscim ento come parte integrante delle forze armate italiane. cc Sogno ambizioso, che la situazione politica generale non permise di realizzare. ,( In particolare si dispaneva : ~ l'abolizione di tutte le denominazioni e dei distintivi in uso per differenziare i reparti ; - l'adozione di simboli e distinti vi a carattere nazionale; - la definizione degli organi di comando (Comando generale, Comandi regionali, di. zona, di piazza, di settore) e delle Unità organ iche (squadra, distaccamento, battaglione, brigata, Divisione), secondo il minimo di. effettivi fissato per ciascuna di esse e la composizione dei singoli Comandi secondo un unico schema. Le varie cariche venivano in pratica distribuite in modo che fossero proporzicnalmentc rappresentate le tendenze delle Unità dipendenti. Dosaggio spesso complicato e gen eratore di contrasti ; ma che riconosceva : l'obbligo di una rigorosa subordinazione alla gerarchia; obbligo temperato dal diritto del ricorso per via gerarchica ; le norm e per l'uni forme, per i distintivi di com ando, per la numerazione dei reparti, per le promozioni e ricompense, per i richiami e le punizioni ; 51.


infine le norme per il servizio di polizia, per l'ammi~istrazione della giustizia e delle finanze e direttive per regolare i rapporti del Corpo Volontari della Libertà coi Partiti politici >) . Ma <.JUesto progetto di ordinamento ebbe, per mancanza di tempo, un 'applicazione soltanto parziale.

Abbiamo voluto riportare i giudizi e le considerazioni del Comandante il Cor po dei Volontari della Libertà, per ricordare, come era nostro dovne . il contributo offerto alla liberazione dell'Italia dalle truppe germaniche dalle formazioni partigiane, nelle quali la maggior parte dcgl i ~c rittori politici e storici vuol vedere la degna continuazion e del nostro Volont,irismo tradizionale. A dire il vero, non tutti i Partigiani - alcuni dei quali furono costretti a darsi alla macchia pcr ~fug,~ in: a pcricoli forse più gravi e non soltanto per combattere contro i Tcdesclii -- possono essere considerati Volontari nel senso più ,·cr,, ~·11a parola, al servizio della Patria comune. Non pochi di cs,i ~crvirono, infatti , piò che l'J talia, il Partito al quale appartcnc,·.in.. L ,l,n Lltuu, 1•wlwppo, partccipan:, contro i difensori della Rcpulilil1c1 d, S:dc\ ad una vera e propria guerra civi le, il cui doloro. o ricordo nnn è: ancora del tutto sYanito. Tu11 .1vi.1 111olti~~ i111i Partigiani debbono considerarsi Volontari pncht: ~cppcro rni~tcre alle lusinghe ed ~~Ile minacce germaniche, stìdaronn ogni pericolo pur di partecipare alla lotta clandestina c dovettero :ihha11do11;1rc b f:.tmi~lia, il campo, l'officina per affronttre le fatiche, i di s:1gi, i pericoli della guerriglia. Molti di essi, come i numerosi uf(ìciali dcllc forze armate che formarono segretamrnte, organizzarono e comandarono Bande di Partigiani. dopo avere respinte tutte le prom esse del doppio giuoco, lasciarono le loro case, i figliuoli, i parenti nelle pit1 dol1Jrmc nmdizioni. per la durissima vita che li attcudcva, per comb:H tcrc :111cora contro lo straniero ed offrirono, in mille episodi di\'ersi, il loro sangue ed affrontarono perfino il martirio per la libert~ della Patria. In relazione alla necessità di riYalutare fra i Partigiani una gerarchia ~ul tipo militare, più sopra ricordata dal genera le Cadorna, il Comando delle Bande venne affidato llUasi sempre ad ufficiali pro\'<:nÌenti dall'Esercito. come il generale l\lessandro Trabucchi , Cornandante dei Volontari della Lib~rtà in Pit:monte, il generale Perotti che \'enne poi fucilato dai nazisti ; i generali Rossi e !vbrtinengo che pre-


starono efficacissima opera ; il colonnello Capitò che fu poi il Capo dell' ufficio informazioni del Comando Militare Partigiani e che morì davanti al plotone d'esecuzione, gridando : •( Noi moriamo; ma le nostre radici vivranno e germoglieranno >' ; il colonnello Osvaldo Pompei, il colonnello Fontana, Comandante a La Spezia delle Bande della 4'' Zona, che operò in val di Magra; mentre il colonnello Ucci collegava col Comando le Bande delle Alpi Liguri ; il colonnello Bollani agiva nella zona di Ormea; il colonnello degli Alpini Viglicro tra Ceva e Savona ; il colonnello Fassimoni tra La Spezia e Parma ; il colonnello Curreno in val d'Ossola ; il tenente colonnello Alberto Pucchetti - il cui figlio cadde eroicamente a Piacenza d'Adige nelle zone d i Treviso, di Bassano e di Padova . Bande di partigiani militari agivano in Piemonte e nella Liguria, in Lombardia e nel Veneto, nell'Emilia e nella Romagna, nella T orcana, nell'Umbria, nelle Marche, nel Lazio e nell 'Abruzzo. A Roma il generale Antonio Sorice, allora Mini stro della Guerra, rimasto volontariamente alla Capitale dopo la partenza del Governo, si era subito dedicato all'organizzazione della resistenza contro i Tedeschi ed ebbe a suo coll~boratore il compianto colonnello Giuseppe Cordero di Montczemolo ; mentre il tenente colonnello Musco, dell'Arma Aeronautica, che disponeva di una radio per comunicare col Governo di Brindisi. costituiva nella Capitale il Centro di resistenza X. Dopo alcuni mesi di attività clandestina, il Maresciallo Badoglio incaricò del m antenimento dell 'ordine nell' Urbe, nell' intervallo fra la partenza dei Tedeschi e lo sperato arrivo delle truppe alleate, il generale Armellini, coadiuvato dal generale Oddone ; ma il 22 marzo 1945 I' Arme Ili ni dovette cedere a sua volta l'incarico al generale Bencivcnga, nominato "Comandante civile e militare di Roma e del suo territorio fin o all'arrivo delle forze anglo-americane 1> . La città era stata divisa in tre settori, il primo dei quali venne affidato al generale Tamassia. Ogni settore comprendeva tre sottosettori ; ogni sottosettorc tre zone. Alcune Bande vennero costituite da reparti d i Carahinieri, eia agenti d i pubblica sicurezza e eia Gu2:di~ di Finanza, le quali ultime si distinsero: sia nel favorire le opcraz1on1 dei Partigiani a · Roma e nel Lazio, sia, negli ultimi giorni della guerra, durante l'insurrezione di Milano. Fra gli esponenti del movimento partigia no e fra gli innumerevoli milita ri di Olrni Arma e di ogni grado, che ne promossero lo sviluppo nella Ca~itale, debbono esser; ricordati, oltre a quelli già


menzionati ed al Fenulli, ucciso dai Tedeschi alle Fosse Ardeatine, il generale del Ge nio Cortdlessa, organizzatore dell'antisabotaggio, il colonnello dei Granatieri Vinciguerra, che provvide al settore di Viterbo, i generali Dall'Ora, Vannetti, Caratti, Catardi, Girotti, Carnso e Sabatini cd i colonnelli Montezemolo, Dc Michelis, Pacinotti e D e Angclis. Part[colare menzione merita l'opera dei generali Federico Vann etti e Luig i $abatini , i quali, avendo avuto i figli, entrambi capitani di Cavalleria, uccisi dai Tedeschi a Porta San Paolo n ella difesa di Roma, comprimendo nel loro cuore di soldati il dolore paterno, si diedero ad orga ni zzare, d'accordo col generale $orice e col generale Fidenzio D all'Ora , le Bande di Monte Sacro - Santa Agnese, composte da uf fìciali e d a militari d'ogni grado.

Molti con oscono già l'opera svolta in Roma, con eroica, incrollabile trn:1ci:1. dal compianto colonnello G iuseppe Cordero di M.o nte7emolo, rn:1d iu ,·a10 da l ge nerale Fenulli e dal colonnello Pacinotti, pa ur~.111i /.L;11 c.: Li n.:~i~t<:nza dei Partigiani co nlro i n azi-fascisti e per costituire ncl l:1 Capitale un clandestino Centro militare, dal quale far g iungl· re a t111;1,i tulle k Bande d' Italia ordini e notizie, armi e muniz ioni, suggcr11nenti c.: soccorsi. Tutto questo fra le difficoltà di ogni genere cd i pericoli imposti dai ripetuti Ra ndi per la presentazione dei militari. da ll:i ricerca aff:mnosa degli antifascisti, degli Ebrei e degli ufficial i, dalle retate che si effettuavano sempre più fre<1uenti nelle piazze e per k vie <kll'Urbc, dalla spietata attività dell e S. S. tedesche e de.Ile fam igerate squadre d 'azione e di polizia speciale. Fu appunto il colon11cllo Montezcmolo - destinato poi a suggellare la sua opera con l'olocausto della vita, nella luce del martirio, - che, nell 'ottobre del r943, affidò al colonnello Ezio D e Mid1elis, già Capo di Stato ;\faggiorc al Comando del XVll Cor po d 'Armata, l'organizzazione cd il comando delle Bande esterne. Non ostante. le diftìcoltà sempre più g ravi ed i pericoli resi sempre più evidenti dalla cattura del generale Fenulli , del capitano Aversa, del tenente Gelsomini e di molti altri ufficiali, fucilati poi col Mon tczemolo a lle Fosse Ardeati ne, le Bande esterne - che compresero ben 1 10 reparti, forti complessivamente di 16.8r9 Partigiani pronti ali' azione e di altri r 1.670 Partig iani sforniti di armi e destinati a sostituire i com pagni caduti - poterono svolgere 1090 azioni


armate; compiere 1033 sabotaggi ed interruzioni stradali; uccidere 3924 nazi-f~scisti, f~~irne 393 e catturarne 1t562; prendere al nemico 13.220 a~m1 portat~l~, ~3 cannoni, 210 autoveicoli e distruggere 19 aeroplam, 37 depos1t1 eh carburante e di munizioni ; nonchè innumerevoli automezzi. Così notevoli risultati non poterono, purtroppo, venir conseouiti senza gravi sacrifizi, poicbè caddero, combattendo quasi sempre ~on-

L'allom colonnello Ecio De l'.fichelis.

tro forze superiori, 6o9 patrioti, ne vennero fucilati 427, feriti 325 e ne rimasero dispersi 74. Fra i caduti, i fucilati, i feriti delle sole Bande esterne Italia centrale, figurano 66 ufficiali e 331 sottufficiali e soldati, la cui spontane::i e fattiva partccip:izione alla lott:i clandestina sembra doveroso ricordare ; mentre tutti i Partiti esaltano, bene a ragione, i loro eroi e si contendono a volte il merito della vittoria. Abbiamo così riassunto, sia pure affreltatamente, le poche notizie fin'ora disponibili sul contributo dei Volontari alle dure fasi della seconda guerra mondiale; ma reputiamo doveroso dare, nei capitoli seguenti , qualche altra notizia sulla lotta clandestina per la liberazione e su coloro che di e~sa furono gli organizzatori cd i nobili ssimi martiri.


Xl.

VOLONTARI PARTIGIANI

Nel rnmpil.,rc L[Ui:sto volume - che vuole soprattutto rispondere allo ~cupo d i ricordare le vicenJt: dei Volontari di guerra dai tempi di R0i 11:1 :1i ,•iorni nostri -- noi incorreremmo in una ben grave lacuna. ~e 111111:--dc.:ssimo l1ualche notizia. sia pure sommaria cJ incompleta. ;1nchc del gc.:m:roso contrihuto offerto dai nostri Partigiani alla libcrazinnc ddh Patria dai Tedeschi; m olto piL1 che alla costituzione, all 'i11q u.1d r.uncnto ed all'impiego dei divc:r:-.i gruppi, nuclei e bande di azi"nc p:1triottica , l' Esercito - come tutte le al tre forze armate <.:011 tn h11 ì nel mudo più efficace. dato il grande numero dei suoi uflìci:il 1. ~ott11fl-ic i;tli e soldati che, un:1 volta sciolti i lorn reparti e rotti i ,·incnli " r.:..::1n içi che li rendevano efficienti, vollero dividere coi patrioti le pri1·:11.io ni cd i pencoli ddb lotta dandestina, che ,·enne comiiatt11l.1 'l 'n i.il ,n c.: 11 1,, in lt ali;1. :\11chc ~c. nei conflitti armati tra k diverse nazioni , !"impiego d ei P.1ni gi.mi, lki guerriglieri, dei franchi tirato ri non r;1pprcsenta, nel la I it.1 dei 1'01•uli. un fatto assolutamente nuovo (la Storia ci offre, anzi. in propo~itu, innumerevoli esempi di og ni tempo e tutti i Trattati d i Arte mil ita re p:nlano anche dt:i particolari caratteri della guerra partig ian:i ), rossi;11no sicuramente affe rmare che, in nessun'altra lotta ciel pa,q tu. l'i11 tnn:nto dei patrioti assunse,_ per il numero dei combattenti e per h \'astit à dei teatri di o perazione, un'importanza così grande come nel !., ~crn11da g uerra n1 mH!iale. Esso si sviluppò, infatti, gua~i contemporaneamente in tutti ~li Stati oppressi dall'im!)erialismo teutonico : vc 11ne alimentato da tutti i popoli che - oramai privi delle fo rze m ilitari necessarie a continuare la vera guerra cd ancora nell'impossibilità di effe ttuare un'aperta, generale rivolta - furono costretti a ricorrere all'attività clandestina dei Parti"iani ,., per distogliere le forze dell'oppressore dalle vere e proprie operazioni belliche, per in: r:1kiarne i movimenti, per tog liere loro in ogni modo e con ogni mc w 1F1clla libert?1 d'azione, che avrebbe loro consentito


79 1 di rendere più proficua la propria efficienza e più rapida e decisiva la loro vittoria. · · In Francia, in Jugoslavia, nel Montenegro, in Grecia, dovunque non era più possibile lottare altrimenti contro gli eserciti germanici, i popoli affidarono, quasi per un naturale istinto, le loro ultime speranze ai generosi giovani che, nell'intento di giovare a11a Patria e di vendicarne la sconfitta, non esitarono a raggiungere le zone più deserte e più sicure:, ad affrontare tutte le incertezze. di una vita che si doveva svolgere necessariamente lungi da ogni consorzio umano, a soffrire la fame e la sete ed a vivere avventurosamente, nell'ansia delle attese, nel segreto degli appostamenti, nel continuo pericolo di incontrare la Morte nei suoi aspetti più crudeli. Condotta senza piani prestabiliti e senza poter fare assegnamento sul regolare funzionamento di alcun servizio logistico, pronta a cogliere ogni improvvisa occasione per opporsi all' attività del nemico, affidata a volte all'azione di piccoli g ruppi , inevitabilmente frammentata in cento episodi dive r~i, segretamente favorita, dove e quando possibile, dalle popolazioni oppresse, combattuta, non in battaglie decisive ; ma con tutti gli antichi ell i nuovi stratagemmi, la guerri~d ia non può certo paragonarsi con la vera guerra e non può proporsi di annit:ntare in un solo giorno, in un solo, clccisivo combattimento, le forze del nemico ; ma può rendere a l1ucsto con le continue sorprese assai difficile la vita, ridurne l'effìcicn?::1, ostacolarne i movi~ enti, salvo a proporsi risultati più cospicui e pit1 rapidi, quando la ?,uerriglia, come è avvenuto nella guerra recente, riesce a preparare, a facilitare ed a volte a precedere l'azione degli eserciti regolari. Ma, se la generosa attività C:ci Partigiani si è svolta, nell'ultimo periodo del secondo conflitto mondiale, presso tutti i popoli oppressi, che affidavano ai ~uerriglieri volontari l'affermazio ne del loro inconfutabile diritto alla libertà , in alcun Paese d'Europa - come hanno dovuto riconoscere gli stessi alleati - essa ha assunto le proporzioni, ha conseguito l'efficacia, ha rappresentato un apporto cospicuo alla vittoria comune, come in questa nostra Italia che, pur dolorante per tante ferite, ha saputo far sorgere daDe sue stesse rovine i suoi giova ni figli perchè, csixmcndosi volontari:unente a mille pericoli, lottassero ancora per la sua libertà e per la sua salvezza. Ait1 tati e protetti dalle popolazioni, spesso opera nti in zone ristrette, indotti dalle impellenti necessità imposte dalla loro avventurosa esi stenza a tenere costantemente il contatto con g li altri cittadi n i. i patrioti hanno potuto trarre le virtL1 necessarie per le loro gesta dal-


79 2 l'affetto stesso del papolo, che ne ha riconosciuto i sacrifizi e ne ha :unmirato il valore; così che le operazioni dei Partigiani sono state, per fortuna, degnamente ricordate. Ogni regione ed ogni partito ha celebrato, infatti , i suoi eroi ; ne ha esaltato le gloriose gesta, ne ha immaginato la vita negli improvvisati rifugi, sui monti più aspri e nei boschi più fitti, e ne ha lodato gli arditi colpi di mano, le ben riuscite imboscate, i numerosi atti di sabotaggio. gli accaniti combattimenti, onorando ben a ragione i Caduti. i fucilati , g li impiccati. coi quaJi i Tedeschi , aumentando i martiri della Patria. 1rntarono invano di atterrire gli animi degli Italiani e di soffoc1rc il movimento partigiano. Peccato che. in ta nte commosse cdebrazioni, ben pochi abbiano riconosciuto che furono appunto le nostre forze armate, impossibilitate :i w 111i11u:m: l:t guerra contro i Tedeschi, a dan: il primo impulso alla formazione dei nuclei di patrioti, a promuovere la costituzione delle prime l\.inde cd a renderle sempre più efficienti , fornendo ad esse ~li indi,prn~ahili Capi, le armi, le munizioni ed i viveri ed alimen1 :111do dlir:icemcnte, coi tempestivi soccorsi cd i nobili ssimi c~empi. k encr~ic rnor:,li <lei loro componenti !

Il ~c.:nn ak l{aff:H:lc Cadorna, che, 1:ome è noto, ebbe :1ffid.1to dal Co11rn.;,o di lihnazionc nazionale per l'Alca ltal.ia il Com ando dei Volontari drlb I ilint:i, nel già citato, interessante articolo pubblicato nel ' ')-15 nd la " ·uuva Antologia \)' così descrisse il sorgere delle prime form ;1z io11i in Italia. " Dopo le tri~ti ~iornatc che seguirono il 9 settembre 1943 a Roma - nclribrida situazione creatasi con la costituzione della Città :ipcrta e ncll 'inccrtczza del nostro giudizio sul passato e sulle prospcttivc ·dclr;n·yc.: nirc - b vita si rivelò subito non facile. U na serie di Bandi con intemit~ .: rcs.:rntc - ~i giunse a minacciare di rappresaglia anche le famiglie - imponev:i agli ufficia li dì costituirsi. Era chiaro che i Tedeschi una volta Ji più mancavano alla parola data nelle trattatiw, cl1e avevano posto termine alle ostilità intorno alla Capitale. Anche la ~ituazionc finanziaria din:nne ben presto insostenibile per la m:1ggior parte degli ufficiali , che non aveva.no sede normale a Roma: onde la forzata partenza dei più. Ma quelli rimasti a poco a poco si raggruppavano, prendevano contatto con elementi civili e costituivano .i primi nuclei della resistenza.


793 « Mancava un ente centrale:: dotato di prestigio sufficiente per imporsi a tutti. Il Comitato di liberazione nazionale, che comprendeva i più alti esponenti dei Partiti antifascisti, era tuttora poco conosciuto e non aveva masse organizzate al suo seguito. I rappresentanti di Partito che lo componevano si erano bensì accordati in teoria su di un programma da realizzare; ·m a in pratica erano profondamente divisi su questioni fondamentali, se pur non di urgente soluzione, quale la questione istituzionale. Gli è che, in quei tempi, la guerra di ·liberazione non appariva lunga ed aspra come in effetti essa si ri velò; al contrario la speranza non mai dimessa di una prossima liberazione portava a vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso. « Si vennero così formando due organizzazioni : l'una a carattere prettamente militare, l'altra a carattere politico-militare. La prima faceva cap<) a diverse iniziative e si subordinava incondizionatamente agli ordini del Governo Sud, col quale aveva realizzato un collegamento radio; la seconda faceva capo alla Giunta militare del Comitato di liberazione e comprendeva le formazioni aderenti ai vari Partiti, per dir vero _ a quell'epoca di valore incerto e scarsamente coordinate fra <li loro. Ricordo di avere, verso la fine del novembre 1943, presentato 11 colonnello Montezemolo, che era allora l'esponente più autorevole dell'organizzazione militare, ai dotto ri Brosic e Baucr quali rappresentanti della Giunta politico-militare e ritenni che fosse così compiuto un notevole passo sulla via dell'unificazione degli sforzi. ,, Pit1 tardi l'organizzazione romana o per meglio dire centromeridionale, si perfezionò: poco prima della tragica scomparsa d el colonnello Montezemolo, il Governo Sud aveva nominato un comandante nella persona del generale Armellini e, successivamente, in accordo con il Comitato di liberazione, nella persona del generale Bencivcnga. Con questa organizzazione, frutto di un :iccordo sempre piì1 stretto fra elementi politici e militari, furono raggiunti cospicui risultati soprattutto nel campo informativo, assistenziale e del sabotaggio),. Il compito delle formazioni armate dell'Urbe fu specialmente quello di mantenere l'ordine e di tutelare il rispetto della legge d11r;1ntc l'inevitabile vacan za tra la partenza dei Tedeschi e l'arrivo degli alleati; ma ben diversa fu la rnissione affidata alle Bande che. subito dopo 1'8 settembre, si costituirono nel Lazio, nell'Abruzzo, m:llc.: Marche ed in Toscana, col gene.roso proposito di ostacolare in og ni modo le operazioni dei naz i-fascisti e di cooperare con g li alleati per la liberazione dell'Italia dai T edeschi . Si reputa opportuno. pc:r for-


794 nire "F1alclie particolare sull'organizzazione delle Bande, trarre qualche notizia dalla chiara rdazione pubblicata dal Comando Raggruppamenti Bande Parti giani Italia centrale. Molti conoscono giI1 ropcra svolta in Roma, con eroica, incrollabik tenacia. dal compianto colonnello Gi useppe Cordero di Montc-

zcmolo, per organi zzare la resistenza dei Parùgiani contro i nazi-fascisti e per co,tituire nella Capitale un clandestino Centro militare, dal LJUale f.1r giungere a quasi tutte le Bande d'Italia ordi ni e notizie, ,mni e m1111izio11i. ~uggerime1Hi e soccorsi, fra le difficoltà di ogni genere cd i peri coli imposti dai ripetuti ordini per la presentazione dei milit:1ri. (Ldb ricaca affannosa degli antifascisti, degli ebrei e degli ufti<.: i.d i. d.dk retate che si effettuavano sempre più frcljll<:ntt nelle pi:ivc e per k vie ddl'Urbc, dalla spiètata attività delle S.S. telicsd1c t' delle f.,rnignatc squadre d'azione e di polizia speciale. Fu .1pp11nt n il rn l(lnnello Montezcmolo che, come abbiamo avuto ~ià G..:c1~ionc.: d I ricordare, nell'ottobre del 1943, affidò all'allora coln11 ndl11 1-.!io I \· Miclielis l'organizzaz ione cd il comando delle lb11dc ntn1w dl'll ' ltali.1 centrale: I! I},· ~1,,1,d i, :, veva gi~1 spont;rneammtc costituito in Roma la .. ì~.111,l.1 ,kll.1 l' i! .. u.a ·· . Lui 11),1ta. C,n ,l.,i J•• imi gÌùrni, ,b LHilitari gi1 app:Hlt'llt' llt1 :il < ·1 ,m:1ndo del XVII Corpo cl ' Armata cd alla glorio~a Di\i ~iu11 r .. S.1 ".11 i .. ; l\.111da che, dopù avere fornito Quadri, mezzi di colie,::_.11rn·11lt, cd :1i11ti d'ogni genere a yudk del Lazio, dell'Abru zzo. dcll'l' llll ,ri .1. dclk Marche, e ddla Tosca na, all'arrivo in Roma degli :il le:ll i. ucc11 p:1 r:1. secondo i piani prc~tabiliti. il palazzo della P ilo tta. l.1. l\.111..:.1 di ,t)\·;1ra, la Casa dclrAuto, il Tribunale mili!arc ed il ìvlini., tcro ddL1 Cultura popolare. Per compiere l:i diflicilc mi ssione affidatagli dal Montezemolo. il De Michcli ~. cfl'1c:1c<:ml'nte coadiuvato da uffi-ciali scelti per il comple~so delle loro qu:ilit :1. pn il coraggio e per l'assoluta d evozione :dia Causa. di,·isc il tnri1orio :i(tìdatogli in diverse zone, per ciascuna dcììc quali \'l't1nc c< 1~tituito u n Raggruppamento Bande Patrioti. Tali Raggrupp:uncnti furono: LJ Ucllo dei ,. Castelli >) , comprcndentè il Lazio meridionale e co m a ndato dal maggiore Michele Jannarone: il (( Sor;:ntc ., . destinaro ad :1gire nel Lazio settentrionale e posto :11 comando del trnentc colonnello Siro Rernabò: il (( Gran Sasso » (Abruzzo, parte dell 'U mbria e parte dell e Marche) al comando dd maggiore Luigi Rocchi cd, in un s<.:condo tempo, il Raggruppamento ,, Monte Amiata )), affidato al te nente colonnello Adalberto

Croci.


795 Per l'innegabile differenza fra le disciplinate virtù dei reparti regolari e l'impeto generoso dei Volontari; per gli incerti espedienti ai quali è necessario ricorrere, nella lotta clandestina, per assicurare alle Bande i mezzi necessari alla loro resistenza; per la necessità di profittare di ogni fugace occasione atta ad arrecare al nemico, anche con un gruppo di uomini, il maggiore danno possibile, la guerriglia, as~ai diversa dalla guerra, si scinde in innumerevoli episodi e si svolrre ~ con atti di sabotaggio, imboscate e sorprese, effettuati a volte perfino d1 arditi uomini isolati. Per conseguenza, poichè il voler descrivere tutte le azioni svo.l te dalle Bande, dai Distaccamenti e dai Gruppi di azione patriottica di ciascun Raggruppamento richiedcrebhe troppo tempo e troppo spazio, noi dovremo limitarci a ricordare, in brevi ssima sintesi, e soltanto nel loro complesso, i notevoli risultati conseguiti, dopo aver tentato di mettere nel dovuto rilievo, alla luce dei primi documenti, le difficoltà superate, i pericoli corsi, le insidie, non sempre sventate durante la fase organizzativa, per la scelta e la preparazione degli uomini , per la ricerca e la distribuzione delle armi, per creare quella sicura rete di collegamenti clandestini, che era inùispcnsabilc al coordinamento ed all'efficace tempestivit;'1 delle singole azioni.

Nell 'a ffidare, come abbiamo già ricordato, il comando dei patrioti dell'Italia centrale al colonnello Ezio De Micheli.s, il compianto colonnello Montezemolo gli aveva accennato alle gravi difficoltà che, ~pccialmente nel Lazio e ncll 'Ahruzzo, si opponevano all'org.mizzazione delle Bande esterne; difficoltà, a superare le quali sarebbe stata necessaria una profonda conoscenza Ji tutto l' ambiente. Tale conoscenza non m ancava di certo al De Michelis, già Capo di Stato Magh t•iore del Corpo d'Armata di Roma ; carica che, se g li assicurava ~ . . possibilità di assolvere il difficile mandato, lo esponeva a tutti I pericoli che derivavano dall'essere egli ben conosciuto dai Tedeschi e d,rgli stessi Comandi della Milizia. La cattura del generale Fenulli, del capitano A versa, del tc.: nc.:ntc.: Gelsomini e di molti altri ufficiali , poi fucilati col Mo ntczemolo allt: Fosse Ardeatine, ben dimostrava 1a gravità dei pericoli che incom bevano sugli organizzatori. Per sfuggire alle eventuali denunce. hi~ognava costituire i Comandi in cellule, in moJo che i nc.:ccs~ari u mtatti si verificassero soltanto in una ristretta cerchia di pcr~onc. O c


correva, inoltre, che tutti gli organizzatori assumessero un pseudonimo ed, infatti, il De Michdis si attribuì la personalità di un professor Bianchi; il tenente colon nel lo Bernabò, comandante il Raggruppamento ,< Monte Soratte ,,, divenne l'ingegnere Tomassini; il maggiore Jannarone, comandante il Raggruppamento <e Castelli )), si tra sformò nel dottor Miani; il maggiore Rocchi, comandante il Raggruppamento ,, Gran Sasso J', assunse il nome di cavalier Romei; il capitano Jannolta, Capo di Stato Maggiore del Comando Raggruppamenti, divenn e l'a v\'ocato Jannini. Tale cspcdirntc, imposto dalle circostanze, si rivelò opportuno ed efficace poichè, sc i Tedeschi finirono col conoscere qualcuno di qu::sti pseudonimi - lo stesso Montezemolo riuscì a fare avvertire il Dc Michdis che i c;1rnefìci di Via Tasso volevano sapere ad ogni costo chi fosse il ,, prof. Bianchi >> ·--, non seppero mai i veri nomi degli organizzato ri , i qu ali poterono così assolvere fino all'ultimo il loro difficile e pcriculo~o compito. Ma hrn :il t n.: precauzioni si resero ben presto necessarie, poichè i continui lb 11d i pn l:i presentazione degli ufficiali e dei militari. il sen ·izio obh!ig:iturio del lavoro, il disarmo della Divisione motorizz.ar:i ,, Pi:1ff " e dei Carabinieri, la crescente scarsità dei viveri, l'accanimrnto rn111 rei ~:I i :1vversari politici del neo-fascismo repubblicano rencln·ano sempre 11ii'1 incerta la vita e sempre più difficile l'azione clandcsLina. Le ~pie ~i 111o lt i plic1v.1no. le denunce anonime c:rano innumerevoli, i frrmi dei ~ingoli cittadini sempre più frequenti, la collaborazione data ai T c.:d c~cl1i dalla Guardia repubblicana sernpre più intima ; mentre la costituz ione.: delle famigerate sc.i uadre d' azione e di polizia ,pecialc, !"opera delle S.S. tedesche e di quelle italiane imponevano una sempre maggiore.: prudenza e suggerivano i più oculati accorgimenti per non venire ciuurati. f ntanto, per la prqiar:izione ddla lotta clandestina e soprattutto per assicurare ali 'org-anizzazione delle Bande dislocate fuori di Roma certa efficicn:1.a occorreva ragg iungere le diverse sedi, affrontare le gravi incognite ed i maggiori pericoli dei viaggi , usare le più m eticolose caute le neg li .i ncontri fra i Capi e nelle relazioni con le altre Bande e con i Comitati di liberazio ne. Per rispondere a queste necessità, mentre la diflìdenza e la vigiianza dei nemici aumentavano di giorno in giorno, il Comando delle Bande esterne Italia centrale trovò la più fraterna comprensione nell'orga nizza1.ione clan destina della Gu:1rdia di Finanza. che fornì tes0

;ma

0

,


797 sere e documenti, in base ai quali le persone più esposte per i viaggi e per le diverse missioni assunsero la qualifica di sottufficiali ed anche di semplici Guardie dì Finanza, incaricati di recarsi nelle diverse località per motivi di servizio. Venuti a conoscenza di tale espediente, i. Tedeschi istituirono, però, un sistema di controllo così severo, da rendere necessario ricor;ere a mezzi sempre diversi per eludere la loro vigilanza. Per rendere e conservare efficiente l'organizzazione, riuscivano indispensabili, specialmente all'inizio, numerosi colloqui clandestini al giorno; colloqui per i quali si dovevano scegliere luoghi sempre diversi: dai giardini agli angoli delle strade, dai locali pubblici alle -case private, dai caffè alle chiese. Data la sorveglianza esercitata dai nemici sulle comunicazioni, molto pericoloso riusciva anche l'uso del telefono, per il quale si doveva ricorrere ad un linguaggio convenzionale ed alle frasi più comuni e meno adatte a suscitare sospetti. I Comandanti dovevano rassegnarsi a condurre una vita appartata, tenersi lontani da tutti i conoscc.:nti e perfino dagli amici dei cui sentimen6 n on fossero pienamente sicuri; cambiare di frequente domicilio, assicurarsi con ogni mezzo la discrezione dei portinai, rifngiarsi nei posti più impensati e poter disporre sempre di qualche nuovo asilo. Chi aveva famiglia doveva contentarsi di rivedere i congiunti assai raramente. Per il caso che fossero caduti in balia dei nemici, tutti i Partigiani avevano giurato sul loro onore di non ri velare Iè fila ddl'organizzazionc.: ed il nome dei compagni e tutti mantennero questo sacro impegno e non pochi lo suggellarono col sacrifizio della vita. Tutte queste precauzioni, che imponevano ai patrioti dolorosi s;icrifìzi e difficili rinunzie, limitarono, per fortuna, g li arresti a poc:bi casi e permisero al Comando di provvedere all'efficienza delle Bande, di trovare, spesso con cruenti assalti ai Depositi nemici, le armi ed i viveri; di collegarsi con i reparti oipcndrnti, di superare i rigori dell' inverno e di compiere fino all'ultimo ogni pitt difficile dovere. Riuscì , infatti, possibile, superando tutte le difficoltà e sfidando tutti i pericoli: - orcranizzarc complessivamente, alla dipenden za del Comando Bande e;terne Patrioti Italia centrale, IT O Bande e reparti, forti complessivamente di 16.~7 Partigiani ar~nati e pronti a)l'azione ,e di r r.676 Partigiani destinati a sostituire i compagni cadm1: nonche ad og ni più delicato servizio d'informazione e di rifornimento:


-

svolgere 1090 azioni armate: compiere 103) atti di sabotaggio ed interruzioni stradali; uccidere 3924 nazi-fa~cisti, ferirne 293, catturarne 1662; -- prendere al nemico 13.220 armi portatili, 33 cannoni, 210 autoveicoli: - distruggere 19 aeroplani, 37 depositi carburanti e nnmizioni, inmm1ercvoli automezzi. Così notevoli risultati non poterono, purtroppo, venir co11seguiti <enza g ravi sacrifiri, poichè caddero, combattendo quasi sempre contro forze superio ri e meglio armate, 63r patrioti, ne vennero fucilati .:120, feriti {5 , c nc rimasero dispersi 77. Cifre. q11cslc, che sono più eloquenti di qualsiasi espressione, spec1almrn1 c l jU;1nd11 ~i ricordino le difficoltà superate, le sofferenze suhìtc, i prr i( nli rnrsi, i veri e propri combattimenti sostenuti, come, ad esempio. :i Montichiello ed a Zagarolo; gli innumerevoli episodi di eroismo r hc si wolsero ndl 'indispcnsabile mistero della lotta par11g1ana . On orrr ten er prc~tntc che i dati di cui sopra si riferiscono soltanto ~itl'.,,-.io11t· dei reparti e dei Gruppi di azione patriottica alla dip cn d c.: 11:1;1 del ~ n m ando Dande es te rne ltaiia ce ntrale e che le cifre !!'} rirnnh1 c ;111111rnt crchbero di molto, se fosse fin d'ora possibile ricorthrc i ri sult :1ti r:1ggiunti e le perdite subìte dalle altre Bande, or~an1zz;11 c d:: 1 .lm.:rs1 Partiti politici e rimaste autonome.

And1c fr:, i (>{ I patrioti delle Bande esterne caduti in combattirnenlo e f r:1 i .po r hc. fu cihti dal nemico nelle piazze degli ahitati, .aumentarono il num ero dei nostri martiri (e tali cifre sono di g-ran lunga inferiori alla rcal 1:11) fu ro no rappresentate tutte le età, tutte le classi socia I i e t1111c le tendenze; ma specialmcmc le nostre forze armate cd 1 reparti di qucll"Escrcilo che: non potendo sopravvivere all'immcrit:Jt:1 o nt ;t dcll:t P:11ria, ~cppe serbarsi fedele alle sue tradiz ioni piì:1 g loriose . 11011 solt:rnto r on l'improvvisa resistenza, l'olocau~to dei suoi Capi , l'eroismo dei suoi battaglioni: ma anche col preminente e dccisirn contri buto offerto al movimento partigiano dai suoi ufficiali e dai suoi soldati. Contributo che , t..!uando sarà possibile conoscerne tutta l'efficacia , rendtrù ancora più manifesto come l'Esercito si sia mmtrato degno dell'affetto e della fiducia del nostro popolo anche nei più dolorosi giorni della sciagura.


79 9 Basti dire che, tra i. caduti, i fucilati, i feriti delle sole Bande esterne Italia centrale, figu rano 66 ufficiali e 331 sottufficiali e soldati, dei quali ci sembra particolarmente doveroso ricordare la spontanea e fattiva partecipazione alla lotta clandestina e la \'olontaria, silenziosa e disinteressata dedizione al dovere! Fra i martiri del nuovo Risorg imento non possono essere dimenticati, col generale Fenulli e col Montezemolo , i tenenti colonnelli Rossi e Finzi cd il m aggiore Antonio Ayroldi , Yice comandante del Raggruppamento <( Castelli 1,, ucciso alle Fosse Ardeatine, dopo aver subìto 22 giorni di martirio in Via Tasso; il tenente Romeo Bocchini, del cui cadavere i nazi-fascisti fecero orrendo scempio a Grutti di Ciano nell'Umbria; il sottotenente Achille Barilatti, comandante il distaccamento r< Monastero ') della Brigata « Spartaco >' che, catturato durante un combattimento e condannato a morte a Muccia di Camerino, nell'esprim ere il suo ultimo desiderio, chiese ai suoi carnefici di venire fucilato dai Tedeschi e non dai fascisti, dicendo che <e i fratelli non potevano uccidere i fratelli i i . Potremmo citare altri innumerevoli episodi di eroismo, ugualmente meritevoli della memore riconoscc:nza di tutti gli Italian i; altri nobilissimi martiri come: 1 tenenti Amoretti, Arrighi, Di Lorenzo ; altri eroici caduti come i tenenti Ridolfi, G iacomini, Censori, Moretti, Amici, Volpiani ed i sottotenenti Brozolo, Casciolo, Tassi e Maggi, per ricordare soltanto i più giovani: ma il farlo riuscirebbe forse superfluo, poichè ogni famiglia ed ogni città ricorderà sempre, col più legittimo o rgoglio, i giovani che seppero preferire la morte al disonore della Patria. Intanto l'organizzazione palitica dei Comitati di liberazione n ,1zionale si andava consolidando, specialmente nell' Italia settentrionale ed ogni Partito incaricava g li uomini più idonei dell'organizzazione delle proprie Bande, la cui efficienza ebbe ben presto un efficace impulso. Per il P artito d'azione nell'alta Italia Ferruccio Par ri riuscì ad inquadrare, intorno all'insegna (( G iustizia e: Libcrt;1 ,,, akunc IhnJe mi.Ìitari cd a formarne altr~, coadiuvato in Piemonte da Duccio Galimberti, che poi dovette consacrare col sacrifizio del la vita il suo :11110 re per la libertà ; per il Partito comunista Luigi Longo accolse nclk sue formazioni l<Garibaldi ,, ufficiali e soldati dcll'<:scrcito. desiderosi, all'i nfuori di ogni Partito politico, sol tanto di concorrere alla liberazione della Patria; per i socia listi Sandro Pertini si diede, imic me ad altri, alla formazio ne dei reparti " Mat.tcotti ,, ; ment n: il Par tito democratico cri stiano provvede\'a, con Fnrico M:1ttei . .i lk for111 :1


800

zioni ,, Osoppo ), nd Veneto, ,, Julia )) nel Parmense,

<(

di Dio >i nel-

la Lombardia cd il Partito liberale sosteneva le Bande che, come quelle organizzate dal Mauri e come le « Fiamme verdi )I ' si definirono autonome e che il Cadorna considera come le eredi dell'esercito re(1olare. ~ Sembrava proprio che, nell'Italia centrale e settentrionale, si fosse tornati all'inizio del nostro Risorgimento, alle giornate « del sacro riscatto >•, t1ua11do, nel 1848, mentre l'esercito piemontese passava il Tici no , si fonnav:rno in tutta la penisola, come abbiamo già visto, in Sardegna ed in Sicilia reggimenti e legioni, hattaglioni e coorti, squadroni e com pag nie di Veterani, Cacciatori, Bersaglieri, Volteggiatori, Crociati e Studenti: tutti uniti, a malgrado delle diverse provenienze e dc.:llc difft:n: nli cundizioni sociali, nel proposito di concorrere alla indipendenza dd b Patria. Di fro11te all'affermarsi ed al dilagare dd movimento partigiano gli allea ti 11011 ne riconobbero dapprima tutta l'importanza, pensando che nel nu,1 r<J territorio così intensamente popolato e ricco di comun i.-.1,.io ni . i p:1trioti s:1rcbbero stati facilmente debellati dai nazib ~,i-11 e 11u n .11·1d1l1ao potuto portare alcun valido contributo nella lo tt a com111H.:. I utt:ma inviarono i11 ltaiia qualche ufficiale per stu<li:1rc il 11101·i111rnto e c..1uando, per il numero e la decisione delle Bande, c~\o 11n11 potè no n imporsi alla lnro attenzione, i loro Capi militari dc~be 1u di ..:1lntrollarnc lo svi luppo e di concorrere, con m ateriale a,·iol:i!ll:iatu . al l"armamento ed al finanziamento delle Bande, le c..1uali poterono ri cevere ordini e consi~Ji dagli alleati, mediante m es~aggi. lanciati nei c:1mpi prestabiliti dai loro aerei e più spesso a mezzo di radio comunicaz ioni, effettuate con un linguagg io convenzionale.


Xli.

PARTIGIANI DELLE FORZE ARMATE

Nel capitolo precedente abbiamo già ricordato l'opera del generale Raffaele Cadorna, Comandante i Volontari della Libertà; l'azione svolta, sfidando ogni pericolo, dall'allora colonnello Ezio Dc Michelis nell'Italia centrale ed i generali che, come il Fenulli ed il Perotti, vennero fucilati dai Tedeschi per essere rimasti fedeli al giuramento prestato alla Patria. Abbiamo anche accennato all'opera illuminata e patriottica del colonnello Montezemolo, sul quale riteniamo doveroso comunicare ai lettori qualche altra notizia. · ll colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo fu, senza dubbio, per l'intelligenza, il fervore organizzativo, l'adamantino coraggio, uno dei più nobili eroi della lotta clandestina. Nato a Roma il 26 marzo I<)OI, egli aveva partecipato alla b,uerra T915- 1918, arruolandosi, come Volontario non ancora diciassettenne, negli Alpini, con i quali combattè sui Lessini e sull'Altissimo. Conclusa nel 1918 la guèrra, avendo già iniziato gli studi d'Ingegneria, egli divenne ufficiale di complemento nel Genio e, laureatosi nel 1923, pur dedicandosi con successo alla professione, il Montczemolo, figlio di un generale ed appartenente ad una famiglia di militari, non poteva non provare la più profonda nostalgia per la vita del soldato. Vinto, infatti, il concorw per passare in servi zio permant:nte , egli divenne un ottimo ed esperto ufficiale, insegnò all'Accademia di Torino ed alla Scuola di applicazione di Artiglieria e Genio e dal 1930 al 1933 fu uno dei migliori allievi dell'Istituto superiore di guerra, <love anche noi lo conobbimo e lo apprezzammo, sicuri che egli ayrebbe percorso, per i suoi meriti eccezionali, una brillante carriera. Promosso maggiore a scelta speciale nel 1936, dopo avere compiuto una non breve missione tecnica in Etiopia, egli partecipò volontariamente alla guerra di Spagna, durante la quale meritò la prom?zione per merito di guerra a tenente colonnello. Appena tornato 111

5'l.


Italia, chbt l'incarico di Insegnante aggiunto Ji Logistica in guclì'lstituto superiore di guerra, che avt:va frequentato pochi an ni prima da allievo e, <1uando la partecipazione dell'Italia alla seconda guerra mondiale st:mbrò prossima cd inevitabile, il Montczcmolo fu chia111:lto a far parte dell ' Ufficio Operazioni presso il nostro Comando Supremo, compiendo. per il suo desiderio di vivere e di combattere

Il mlonnello L 11 11:;;a di .\ lon:cz emulo .

(;11,,,pp1· (.'o,tl,·,o

con i suoi ~oldatì , ben sedici mi~~ion i prc~so lt: truppe operanti e mcritando~i due medaglie al \':1lorc c Lr (rncc cli Cavaliere dell 'O rdine Militare di Savoia. Promosso Colonnello nel H)42 , egli ri\'estì. Jopo il 25 luglio 1943, la carica di Capo della Segreteria particolare del Man~sciallo Badoglio, allora Prcsidcntc del Con siglio dei Min istri , e quando, il 23 settembre d<:llo stesso anno, i Tcdcschi circonda rono improvvisamente il Ministero del b Guerra per catturare i nostri ufficiali , il Montczc-


molo riuscì a porsi 1n salvo per dedicarsi interamente alla lotta partigiana. « Anima e mente dell 'organizzazione clandestina cl.i Roma come lo definisce Rambaldo Galdieri ( 1) - coordinatore ed ispiratore delle azioni cli tutti i patrioti , Montei,emolo, attraverso la radio. prendeva ordini dal Governo Badoglio ; manteneva i contatti tra l'Italia già liberata e le regioni ancora occupate; forniva utilissime informazioni operative agli alleati stabilitisi al Sud; attuava tutti i compiti affidatigli dal Comando anglo - americano. Ed i ponti, non col piti dagli aviatori britannici, furon fatti saltare dai Partigia ni e le ~trade percorse dalle colonne tedesche furon seminate di buche, tronchi, chiodi ed altri mezzi ritardatori. ;, Dovunque l'offesa aerea aveva fallito il bersaglio, gli uomini di Montezemolo colsero nd segno. Il sabotaggio ai danni degli oppressori del Paese diventava un 'arte ; da episodio saltuario s'elevava a metodo permanente. Montezemolo e, guel che più conta, i valorosi che eseguivano i suoi ordini precisi, completi, erano dappertutto a far dura la vita ai 11az i-fasc ist i, ~1d ostacolarne con continue e sgradite sorprese i movimenti veno il Sud, a ~C<Jn volgerc ogni loro pi;mo "· Non ostar.ne ogrn misura d1 prudenza, il 25 gennaio 1944, m en tn:: usciva. da una casa ndla quale avc\"a potuto conferire col generale Armcllini e con altri Capi del movimento clandestino, il colonnello Montezemolo, improvvisamente c irn ,11datu da ~oldati tedeschi, venne arrestato e rinchiuso nell'ex rcnsione cli Vi a T:1sso, dove egli subì. !)Cf quasi due mesi, le torture più crudc:li, alle q uali seppe sem pre r esistere, con animo di eroico soldato, pur di non rivelare i nomi dei compagni. Il 24 marzo r944, insieme ad altri 320 Italiani, l'eroico colonnello cadeva, fucilato dai Tedeschi , alle Cave Ardeatine. Alla sua memoria venne concessa la medag lia d 'oro al va lor milùarc, con la seguente motivazio ne, che ne riassum e la nohile vita e l'indimenticabile sacrifìz io_ ;< Ufficiale superiore dotato d i eccezio nali qualità morali , intellettuali e di carattere, dopo l'armistizio, kdclc al Governo del Re e~ al proprio d overe di soldato, organizzava, in zona controll ata dai Tedeschi, un'efficace resistenza annata contro il tradiz io11al e nemico. Per 1.1uattro mesi dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, l'attivi tà informativa e le organizzazioni patriote del la z ona romana. (rì Cfr.

RAMBALDO G,11. DIF.RI:

" La mcd:iglia d 'oro (;iuseppc Curdcro l.an-

za di Montezemolo ,,, in Bollettino dell'istituto Storico e tli Cultura del!' Arma

del Genio , fasc icoli 18,

19, 20

e

2 1,

dicembre 1943 - g iu gno 1945.


(• Con opera assidua e con sagace tempestività, eludendo l'accanita sorveglianza avversaria, fo rni va al Comando Supremo alleato ed italiano nume.rose e preziose informazioni operative; mantenendo viva e fattiva l'agitazione dei patrioti italjani, preparava animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa, con una attività personale sen za soste, tra rischi continui. (( Arrestato dalla sbirrag lia nazi-fascista e sottoposto alle più inumane torture, manteneva il più assoluto segreto, circa il m ovimento eia lui creato, perfezionato e diretto, salvando così l'organi zzazione e la vita ai propri collaboratori. ,, In occasio ne di un 'esecuzione sommaria di rappresag lia nem ica, veni va allinc~lto con le vittime designate nelle adiacenze delle catacombe ro m ane e barbaramente t rucidato. Chiudeva c,osì, nella lu::c puri ~sima del ma rtirio, una vita eroica, interamente e nobilmente spesa :i l serviz io de lla Patria . - Roma, Catacombe cli San Caliistu, 24 marzo 19.14 "·

L : n.t1 1<k

Lii p.ilt Iuli , Lm lllllllt:

quasi escl usiva m e n te di mi litari .

con g li ufficiali ed i sold ati che piu ttosto di obbedire ai bandi dri nazi-fascisti, avevano preferito aCf ro nt~rrc i disagi ed i pericoli della ,otta partigiana, rimasero in contalto con le nostre più alte autorità militari, pronte ad accogliere nella loro o rga ni zzazione anche i prolessioni~ti , gli studenti, gli operai . desiderosi soltanto di combattere ner la li berazione delb Patria, rinun ziando momentaneam ente alle ioro idee politiche. Anche le nostre più a lte autorità milit:i ri raccomandava no ai pat rioti milit;iri d'incoraggiare e di favorire l'estension e del movimento e Ji essere la rg hi verso le altre organizzazioni di Partigiani di aiuti, di consig li e di esempi. Il w dicembre 1943 il Ca1x> di Stato Maggiore generale, col fog lio n. 333, inviava , infatti, le sue direttive ai comandanti le Ba nde militari del Piemo nte e della Liguria, della Lombardia e del Veneto. dell'Emilia e della Romagna, della Toscana. d ell'Umbria e delle Marche, come a quelli del Lazio e dell'Abruzzo. Con queste direttive il Maresciallo Messe, doPo avere constatato che in Italia il terreno e le popolazioni non si prestavano troppo alla guerriglia, raccomandava di sviluppare con og ni energia tale form a di lotta in tutto il territorio occupato dai Tedeschi , lodando le buone


805 iniziative dei diversi Partiti politici e dimostrando come specialmente le Bande militari potessero dare un impulso organico ed unitario alla lotta contro i reparti germanici, coordinando << le azioni da compiere nel territorio occupato, con queUe partenti dal territorio liberato ,1 e valorizzando a favore dell'Italia le gesta compiute nella guerriglia, in modo che potessero costituire, per noi, un titolo di merito nei riguarcii dei paesi belligeranti. Nella circolare di cui sopra il Capo di Stato Maggiore generale comunicava che gli appartenenti alle Dande militari, in tutta la parte della penisola ancora occupata dai nazisti, erano considerati come appartenenti alle nostre forze armate e quali « combattenti regolari in servizio militare, in zona di operazioni ;,. Tutte le Bande militari erano alle dipendenze del nostro Comando Supremo cd i loro comandanti dovevano regolare i loro rapporti con i gruppi Partigiani dei singoli Partiti , in modo da essere i loro migliori alleati nd combattere contro le truppe tedesche e nel mantenere l'ordine pubblico, dando loro i consigli tecnici che venissero richiesti, offrendo ,e il prestigio e la capacità dei cum and;1nti militari, la cui forza sta nella fedeltà al proprio !._!i11ranwn10 ,· nel non fare politica di alcun colore " , compiendo ogni sacrificio per aiutare i militari inglesi e<l americani cx prigionieri di g uerra. Dopo avere suggerito le norme da seguire per l'org:mi zzazionc e per l'impiego delle Bande, per il loro finanziamento, per i collegamenti e per la raccolta delle informazioni sul nemico, il .Marcscialb Messe concludeva che le direttive da lui date dovevano ,, essere da ciascuno dei comandanti adattate, con la più ampia iniziativa, alla particolare situazione in atto in ciascuna regione ».

Ma, per quanto non ~ia ancora possibile raccogliere.: Lutte le no tizie necessarie sugli innumerevoli eroismi dei Volontari partigiani durante la guerra di liberazione, è doveroso ricordare gli innumerevoli militari d elJ 'csercito che, sciolti i loro reparti, cercarono ancora la possibilità di combattere per la Patria, sottoposta, dopo 1'8 settem bre 1943, ai. più gravi pericoli. Una speciale menzione meritano, ad esempio, gli allievi dell'A ccademia militare di Modena, non pochi dei quali; facendo parte ~!clic formazioni partigiane, vollero dimostrare la loro fedeltà al giuramento fatto alla Patria e, benchè l'Accademia veni sse sciolta nello


806 stesso me~c di settembre <ld 1943 ed essi fossero ormai liberi dagli obblig hi contratti, non vollero rimanere inattivi nelle loro case, co nfortati d:dk rispdtivc famiglie e, pe r b loro dedizione al dovere , scebcro h: fatich e, i disagi cd i pericoli della lotta clandestina. D:illc notizie li n'or;1 accertate si rileva comt: 7 g iovani allievi. :1ppanc11cnt i :i ll'86" cd all'87" corso dell'Accademi a militare di Modena. i111m ol;1 ro 110 la l'ita per la Patria, com e fecero, o n ei reparti regolari rice,~titu iti o con le Bande dt:i Partigiani , G iorgio Susani. Rcn :110 Hor;1gg i11c. N ino Di Giovanni , G iovann i Muriana, Mario Pa_l!ani. I kl1," Pcrli11e , e Pier Donato Sc,111111:tti_ h :1 quo ti g iol'a111 Volontari che, g ià educati a i più nobili sentimenti 11rll',\ cc1drn1i:1 111ilitarc, vollero offrire all'Italia la loro gio"i no.1 .1 e I., le 1111 I,rcpar,1;,, irn1c cultu rak, ricorJiarno, ad e~empi o, al1 11 rno 1 .!.! I .1cl1 d.1 loro r:1ggiunt i nelle formazi<mi pa rtigiane, il luogo e l.1 el.11.1 del l.1 le 11o morte: l,',·11 ,1111 l/ omggi11e . :1ppart<:ncnte ;1d Unit;\ Partigiani e trncidatn (UÌ Tl'l ln ..111 il 1 .; ,<·tll'lnhrc Hì44 a L1,,111n (Pit mu11tc)- Propn~to per l.1 11 1c, l.1.:.:l1.1 ,l'oi,, .ti 1·.tl or 111 ilita1T . .\ ' 11111 /J , (,'1n1 •,111111. crn nandantc di di~tacG.1 mento p:irtigiano. c:1, i,11 " in , ..111!1.1111 11w111t• contro forze rcdesche il 6 ~cnnaio 1941 a i'r:110 1;,1rh1l 11. <::" :.:•: •:: \/ :1r:.11:.1 d1 :\n::-:Jo. c;1pu di Staio \fogginn: della 14' l>i11,1111w c;,11il,,dtli , . ,·:1dut<> in comb:ittimento il 2.1 aprile 1945 ;1 I )o!,! 11.1111 (l ·1111 c"Ì· I frli 1J, l 'c r /111 0 , l11111 ;1ntbntc di Divi sione partigiana, trucidato dai 11,1zi f.1,, 1,ti il 11 1 111:1~g io 1<)4-J iu territorio metropolitano. MarifJ /'11.l!,11111 d1 ( ;iol'anni. caduto il 4 g iug no 1945 ~ullc Alpi torim·çj_ /'in /) 0 11,110 Son111///ti di Ari~tìdc. comandan te di piazza e di forrn;1z i<,11 i p;1rti!_!i:1 11c, ,·:1dt1to i11 combattimento contro forze tedesc he il 2( , cli~crnl;rc lt)..J-l ;1 Sornmoco lonia (Borea di Lucca). Proposto per la 111cd:1i_:lia d 'oro ;il 1·alor mil itare_ · Una p:1rticol:i rc 11H·nziont· merita la medagli a d'oro. alli evo Ciorgio Susani , il quale cadde sul ca m po. do po avere partecipato alle op::-razioni dell a Divisione Partigia ni ,. Centocroci ,;_ Quçsta era una del le formazioni che si costitui rono per la g uerra di liberazione. Essa avc\'a preso il nome <la uno dei passi montani (q. 1053) che cong iungcmo l' Appennino lig ure con q uello parrncmc e che è compreso nr ll:i n;~ionc tr:1 Varese ligure e Bor~o Val di Ta ro.


La Divisione Partigiani <<Centocroci >• operò contro i TeJeschi ~pecialmentc nella zona compresa tra le strade camionabili che da Chiavari e da Sestri Levante passano scavalcando l'Appennino, nella valle del Taro e la strada nazionale che da La Spezia e da $arzana, risalendo il corso della Mag ra , congiunge, per .il passo ddla Cisa,

Giorc>io Su;uni, Aflit·vo tlcl/' .frct1dcmi<1 .\-fil itare, medaglia ,l'oro allu memori(/.

ia riviera ligure con Fornovo e con Parma. Questa regione era di particolare importanza, ai fini strategici e logistici. per le fo rze armate naz i-fasciste. Per mesi e m esi, sempre più ingro~:-.ando k loro fik, i Pat!i~ti della e, Centocroci >> affrontarono, con esempl are spirito di sacrihz10, sofferenze inaudite, di sagi to rmentosi, risc h i inverosimili. Non pochi di essi fu rono feriti·' non flOc hi furon fatti llri<~ionieri e molti cad~ dero colpiti a morte sul campo. In tuui loro c\:ra la convinzione,


808 c·spressa da uno dei Caduti, ,e Mario )• , che ,, la Patria si poteva difcn1Ìere e salvare 11011 con le parole; ma ,·on i fatti ;,. ,, Mario ì> era il nome di battaglia assunto da Giorgio Susani. Nato a Padova il 26 ~cn naio 1924; ma sempre vissuto a Roma , figlio di un ufficiale mutilato della g uerra 1915-1918, egli, appena conseguita la licenza liceale, aveva ottenuto, nell'autunno del 1942. rammissionc all'86" Corso dell'Accademi :1 m ilit:irc di Modena e già aveva conseguito la promozione al 2'' anno, l)Uando, nel settembre 1943, in seguito ai dolorosi avvrnimtnti di quei giorni . l'Accademia fu sciolta. Tornato in famiglia , non potendosi rassegnare ad una vita inatt1\'a mrnrrc la Patria si trovava in così gravi condizioni, Giorgio Susa ni. non <istante le.: esortazioni del padre e delle sorelle, decise di riprcmkrc l:1 ~11;1 vita di soldato. Nell'allontanarsi quasi di sorpresa dall:1 fa miglia . eg li disse ad una delle sorelle : e, Dì a papà che non ,:1r;1 111:1i ,"Cro che un allievo dell'Accademia militare si imboschi; che ~ono certo c he, alla mia età, egli avrebbe ragio nato come io oggi ti parlo e dic de\'c o~cre certo che io non comprometterò mai il buon non1 c 110:,11 0 .. _

( :o:-Ì, 11d pomeriggio del 3 gennaio 1944, egli lasciò per sempre la t:11rng lt:1. :, 1 d1res~c verso il NorJ e si arruolò prima nella brigata Partigi;tni .. Coturi ,,, che operava nell'Appennino ligure, presso la ,1u:tlc il ,110 n ,r:1ggio, la s u:1 intrepidezza. la sua già ben formata cultu1.1 mi111.m.: I..., additarono ben presto all'ammirazione cd all'aifetto dci c 11n n :,ti. Ferito nel novembre al braccio destro in uno scon1ro col n c.:111 irn. dopo un breve periodo di cura nell'Ospedale civile di 0Yada. torne\ in lin ea con la bri~ata « Nino Siligato )) della Divisione .. Ce ntocroci ,,_ Nel dicembre riportt\ un congelamento agli arti inferiori; ma no n per <111cst'o egl i volle desistere ,falla lotta e, per quanto ancora claucb::1ntc, 11<:I gennaio successivo si offrì per liberare il suo comandante di Di visione. catturato in quei giorni dai nazi-fascisti , e fu sempre f r:1 i primi a molestare cd a insidiare i presidì cd il traffico del nemico lungo b linea ferroviaria La Spezia-Parma e la strada della Ci sa. lìno a quando, 1'8 apri le 1945, durante un attacco contro il nemico, asserragliatosi nel casel lo ferroviario di Ostia Val di Taro. cadde mortalmente ferito da una raffica di fucile mitragliatore tedesco. La motivazione, con la quale fu conferita alla memoria di G iorgio Susani la medaglia d'oro· al valor militare, meglio non potrebbe sintetizzare il suo eroismo. Essa dice testualmente (Decreto in data 9 settembre 1947, pubblicato nel Bollettino Ufficiale del 27 novembre 1948): •< Allievo dell'Accademia di Fanteria e Cavalleria, sfuggito


alla cattura da parte dei Tedeschi, seguendo l'impulso del giovanile animo ardente d'amor patrio, abbandonava la famiglia per arruolarsi volontario in una brigata partigiana, di cui divenne Vice-Comandante. Ferito in uno scontro con truppe nemiche, restava al suo posto di combattimento, condividendo con i suoi uomini i rischi e la gloria della battaglia. Gravemente congelato nella cruda stagione invernale in alta montagna, rifiutava di portarsi in zona già liberata e, benchè claudicante, persisteva nella lotta, magnifico esempio di ogni ardimento. All'attacco di ùn~ posizione saldamente presidiata dai nazi-fascisti, guidava arditamente un gruppo di valorosi contro un caposaldo di particolare importanza e, dopo essersi aperto per primo il passo a colpi di bombe a mano, cadeva col petto squarciatQ dalla mitraglia, immolando la giovane esistenza alla Patria immortale. Appennino Parmense, 8 aprile 1945 1, . Otto giorni dopo il suo olocausto, tutta la popolazione del comune di Tarsogno in Val di Taro si raccolse intorno alla bara del giovane eroe, <.be venne provvisoriamente seppellito in quel cimitero.

Il movimen :o dei Partigiani si estese rapidamente a tutta l'Italia, penetrò nelle valli degli Appennini e delle Alpi, unì i nostri patrioti con quelli francesi, coi Partigiani jugoslavi e con quelli greci, stabilendo una fraterna solidarietà fra i popoli che tendevano ad unirsi contro l'oppressione nazista; solidarietà che veniva resa quasi universale dall'affluire nelle nostre organizzazioni, come in quelle francesi, iugoslave e greche, di ex prigionieri inglesi, americani e russi che, liberati dai campi di concentramento, vollero dividere le rinunzie, i disagi ed i pericoli della guerriglia. Come all'esercito si deve la costituzione dei primi reparti dei patrioti, ad esso si deve anche quel difficile intervento nell' organizzazione delle Bande, che servì ad aumentarne sempre pit1 il numero e l'efficienza; mentre l'intensificarsi della lotta da parte dei nazi-fascisti, gli improvvisi rastrellamenti, le feroci repressioni e le crudeli rappresaglie contro le popolazioni civili, invece di soffocare l'incendio acceso dall'amore per la libertà, ne facevano divampare le fiamme sempre più alte e luminose. All'esercito fu necessario ricorrere - come ricorda il Cadorna quando la rivalità tra le formazioni aderenti .ii diversi Partiti e la conseguente difficoltà di coordinarne l'azione fecero se ntire pili viva-


810

mente il bisogno di una riorganizzazione. che conferisse un maggior valore alla gcr:ircliia ed una costituzione più militare delle Bande. ,, Si trattava anzitutto di ri valmare una gerarchia sul tipo militare sino allora ~ol o mediocrcnH.: ntc funz ionante, pcrchè ostacolata Jalle varie .11crarchic di Part ito. La gerarchia sul tino .., . ' militare comprendeva. oltre che un Com ando ge nerale, dei Comandi regiona li, di 7,ona, di ~cllorc, di piazza. Si era d':iccordo - ed in questo si era

j :111, 1.:!:

,!r-i

[!r; /r,n : ,1riu

Giorgio S :uan: .

dagli i11 11.1 u :111 p1 ut o 1111 no tcrnle pas~o nel riconoscere che al.la testa di lJLH.:~te org:111 i1.1.azioni era bene m ettere ufficiali di carriera, 1 1..1u:ili. per l:i lori , .1p.1r1 it1 cit:'i, gar:1ntisscro la piena imparz ial irà. Nei Comandi di 11rdinc , u, K-riorc. ;1cca nt o al Com:rn d:rn te, vi era un Comitaw pol1t1(1 1 c:11nui i.1t u ( n 11 tnoii 111ilicari - vice-co111;111da nte, Capo di Stato M agg iore, crr. u\'c c iascun Partito god c\'a di una posizione propor,,ional:1 al suo rc:tlc ;1pporto di forze. Nei Comandi inferiori , accanto al Com:uHb ntc, dove ,·~1110 essne ra ppresent ant i del L di pendenti formazioni ,, . In relazione a tale: principio. riconosciuto giusto e necessario cbi di versi Partiti , mentre lo stesso generale Ca<loma comandava i Parti~1ani dell'alta Itali a, il Comando delle Bande veni va affidato dovunque ad ufficiali provenienti dall't:sercito, come il generale Perotti che


comandò i patrioti del Piemonte e venne poi fucilato dai nazisti; i generali Cesare Rossi e Martinengo che prem1rono la loro efficacissima opera ; il colonnello Capitò che fu il Capo dell'ufficio informazioni del Comando militare Partigiani e che morì <lavanti al plotone d'esecuzione, gridando: « Noi moriamo; ma le nostre radici vivranno e germoglieranno,,; il colonnello Osvaldo Pompei, il colonnello Fontana, comandante a La Spezia delle Bande della 4'' wna operativa e che operò in Val d.i Vara ed in Val di Magra ; mentre il colonnello Ucci collegava col Comando le Bande delle Alpi liguri ; il colonnello Bollani agiva nella zona di Ormca, il colonnello degli Alpini Vigliero tra Ceva e Savona, il colonnello Fassimoni tra La Spez ia e Parma, il colonnello Curre1w in Val d'Osso la. Gravissimi furono i sacrifizi di ~a ng uc offerti alla Patria dai Partigiani. Secondo gli ultimi dati ufficiali , ancora in completi mentre, nell'ultimo periodo della guerra, stava per decider si la sorte dell'Italia settentrionale, i nostri patrioti ave va no raggiunto il numero di circa 150.000, di visi in squadre o gruppi di azione patriottica, Bande, battaglioni, brigate e Divisioni --- le loro perdite com plessive si fanno ascendere a ben 47-000 m o rti cd a 18.000 feriti_ Fra le diverse organizzazion i ii Corpo Volontari dcìla Libcrt;\ perdette, nell'accanitissima lo 1ta contro i nazi-fascisti, la mct:1 dei suoi effettivi . Non meno gravi furono le perdite dei Partig iani appartenenti a ll'Esercito. Soltanto alle Fosse Ardeatine, 59 fucilati appartenevano alle nostre forze armate: 4 general i, 13 ufficiali superiori, 13 ca pitani, 21 ufficiali subalterni ed 8 sottufficiali e soldati. Di essi 47 appartenevano all 'Esercito, 5 alla Marina e 7 all'Aviazione. Altri 40 militari appartenenti all 'Esercito vennero fucilati nei forti Bravetta e Boccea e d alla Storta. Non pochi altri gcm:r;ili, colonnelli ed uffi ciali di ogni grado caddero eroicamente alla testa di formazioni partigiane ed accettarono stoicamente la mor te, dopo aver subìto le più crudeli torture. Queste cifre diano, anche se ancora incnrnple1e, un 'idea dell"importanza del contributo dato alla vittoria deg li alleati ed alb liberazione della Patria anche dai nostri Partigiani che, riprendendo le tradizioni e le gesta del nostro g lorioso Volontarismo e guidati dai nostri uffìciali, colla.l>orarono, com e già in I utt e le guerre del nostro Risorg imento, con le nostre forze armate, concorre ndo a salvare l'onore e l'indipendenza della Patri a e ad essa offrendo, con l'eroismo dei moi figli mig liori. un nuoYn m otivo di consa pevole orgoglio.


812

Documenti sicuri della forza d 'animo e ddla dedizione alla Patria degli eroici Volontari che, avendo partecipato alla lotta clandestina, vennero fucilati dai Tedeschi, si trovano nelle II2 lettere da ioro scritte nell'imminenza della morte e pubblicate, nel 1952, da J)iero Malvezzi e da Giovanni Pirelli. Di e.~se ricordiamo, per citare qualche esempio, le seguenti. Il sottotenente Enrico Giachino, fucilato il 5 aprile 1944 al poligono del Martinetto in Torino, perchè facrnte parte delle formazioni piemontt·si, ~crivcva , il giorno prima di morire, ai suoi genitori: " ... per la prima cosa perdonatemi del dolore che vi arreco; ma non dovete disperarvi; in un mondo migliore ci troveremo senz'altro, senza più tutrr c1ueste infelicità che ci opprimono ... il coraggio non mi manca e no n deve, non deve mancare a voi. Sarò sempre presente fra voi e vi dovete figurare solo che io sia partito per un lungo viaggio. dal 4ualc u11 g iorno ritornerò ... >) . Il maggirire Ugo Machieraldo, della J6a brigata << Garibaldi i), operante in Val d'Aosta e nd Canavese, catturato e fucilato dai Ted esc hi , ~rrivev.1 il 2 fehhraio 1945, cioè nello stesso giorno dell' esecuz io ne, al Li 1110g lic: .. Compagna ideale ddla mia vita , quesla sarà l' ult1m:i lettcr:1 che 111 avr:1i dal tuo Ugo. Ed io spero che sappia port:1ni tan tn con fort o . ·• Il tn lrn n:ile militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte. 111n li:111t e fu Lilaz ionc:, ed io attendo con altri due patrioti di pa ss;m: da 11n moment o :ill 'altro a miglior vita. Sono perfettamente \ercno nell'adempine il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da sold:tto senza macchia e se nza paura, sino in fondo . So che è col sang ue d1 c ~i fa g rande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e ~i è combattuto . .. oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge. pn affrontare con vera dignità l'ultimo mio atto di soldato ,,. L'eroico colonnello Giuse ppe Cor<lero Lanza di Montczcmolo, che noi ri cordiamo con commozione ed orgoglio, quale .intelligente e diligente allievo dell'Istituto superiore di gu erra, scriveva dalle carceri di via Tasso, in Roma, dove s11h1, per 58 giorni , inenarrabili torture, prima di venire mitragliato dai Tedeschi alle Fosse Ardeatine: ,, Se tutto andasse mak. Juccia sappia che non sapevo di amarla tan to: rimpiango solo lei ed i figli. Confido in Dio ... lo non posso che resistere e durare. Lo farò per quanto umanamente possibile 1). Il generale Giuseppe Perotti, membro del Comitato militare regionale piemontese, arrestato a Torino il 30 marzo 1944 e fucilato


sei giorni dopo, scriveva, alla vigilia dell'esecuzione, alla moglie ed ai figli: « ... a differenza della grande maggioranza di noi mortali, mi è dato sapere che fra Poche ore morirò e ti posso assicurare che ciò non mi spaventa. Non credevo così facile adattarsi all'idea del trapasso. Ma, se penso, non a me che me ne vado; ma a voi che restate, allora un supremo sconforto mi assale ed un dolore immenso per il male che vi faccio. Non io sono la vittima; ma voi ch e restate ... Non ho l' impressione di andarmene per sempre; ma di allontanarmi, come ho sempre fatto, di sognare in viaggio voi e la mia casa e di pensare al mio ritorno in famigli a ,>.


Xlii.

I VOLONTARI TRA I PRIGIONIERI DI GUERRA Cli lt :rli:1111 i111ern:1ti nei campi di co 11n:ntramcnto tr..:de!,chi furo no, l"n111 11k"1,a1lll'11t(·, (> 15.000. in 1naggioran:r.a ufficiali e soldati .Ìl'IIT,crL:111. l,111ur:11i do po t·~ sct:tcmbrc 1943. qua ~i tutti con la frode pi 1111 o~t1 1, l1l 111 .11io11i di guerra lealmente combattute, cd è gi:1 noto 1·i1111m.ti111 tr.111.1111 e111 0 al q uale essi dovettero rassegnarsi , nei campi d1 -:011<-e111 r.11 11u11 0 ddla Polonia e della Germania. Fr., i r11np:11 ri., ti 11u:1lche uH1ci:ilc ha già, infatti. pubblicato d prol'n,1 ,1 1:iri,1 .li g11nr:1 o la descrizione ddk inenarrabili sofferenze :1lll' •11 1.1'1 , d1 1r.111t1· l:i prigioni:,. vc n11no 5ottoposti i nostri milit:1ri: ,ofrn c 11 /.L , I, ... . 1•c 1 qu,.ullo ~1a,i l: 1<: ,~: 11it., Ìibuppvn,,.bili <Lllc pcrcm,c .t.il l.1 l.11n,· e il.ili(" mabtnc. non rimcirono ad estinguere negli iL1fo11i 1".1111111 1· ,,,., l.1 P.11ri<1, Li th">S tal gi..i ddla fo111iglia lontana, il ~c n1 11nu1t 11 tkii '1,11111c 111 ili t:!rc Per 1111 11 , mc 1t:11 c nel lettore il snspcttù ( hc. anche senza H1lcrlo. ~i pu,~.t c,.1 ~cr,1rl', e i \ .trrcmo brgamcntc, in questo capitolo. delle Rd:1zic,111 ll1c· l' l 1 ft°1(i11 Stori(o dd nostro Stato Maggiore ci ha pcrm c,,u di w 11, u I t :ire. t\nthc se i Tedeschi si erano dimostrati buoni rnmli:1ttrnt i , til -::11np" d i battagli a. hanno ri\·ebto, co ntro gli ltakrni catturati. l.1 lnn, h.1rliarii.: e Lt loro insensihilit~1 a quei sentimenti di um:111i1:1. di.:i qu:tli . n :,~al1) il f urorc dcl l;i lotta, i y[nti sono sembrati in og ni tempo d l'~ llÌ :1i ,·i11citori. Una \ <Jrlc a11dH· 1J1Ù crudck ,Tnnc riscn-ata. come è noto, ai 11< 1stri prigionieri in Rus, i:1 e . .-ol resistere per tanti mesi, non soltanto alle più atroci soffrn.: 11zc: m:i :1nchc :ii più insi diosi alkttamcnti, gli Italia ni hanno <fato volo11 taria 111 entc. anc he in prigionia, una difficile prova della loro fermezza d 'anirno cd un ammirevole esempio di icdclt:'i al do,crc e) per avere liberamente scelto, fra la via dd :1ovcrc l'. tJuclla del disonore, debbono essere considerati anch'essi Volo ntari. Ma t prderibi lc lasciar parlare g li stessi reduci dalla prigionia. Eçcn . ad esempio. quan10 lu scritto nella sua Relazione il mag-


giorc Giovanni Rapetti, dopo aver passato successivamente alcuni. mesi nei diversi campi di concentramento in Polonia cd in Germania. I principali campi di concentramento nei quali in Germania vennero rinchiusi gli ufficiali italiani, in maggioranza catturati fuori dal territorio nazionale, erano i seguenti: stalag 367 a Czestochowa in Polonia; - stalag XIII-D-Teillager oflag a N orimberga; - stalag 308 a Meppen sull 'Ems, al confine olandese, i png10nieri chiusi nd quale vennero poi ripartiti nei due campi di GrossHesepe e di Fullen (ospedale). Nel campo cli Czestochowa, in Po lonia, gli uf ficiali , accantonati in una vecchia caserma russa, languivano ammonticchiati in grandi e piccole camerate, nelle cuccette di legno biposto, su vecchi pagliericci di trucioli cli carta, con una lurida coperta ed un lenzuolo non sostituito per diversi mesi. Un amaro infuso di erbe campestri, mezza scodella d'acqua calda con bucce di patate, carote secche o rape da foraggio, duecento grammi (nominali) di pane d'orzo e di segala, pochi g ramtni cli margarina minerale ed un rncchiaio d i zucchero costitui vano il pasto giornalieru.

Mentre imperversavano le intemperie dd rigido inverno polacco, ~li ufficia li venivano chiamati tre volte al giorno e dovevano rimaBere per ore ed ore all'aperto, su un pi;1zzalc antistante la caserma, cintato di reticolati e circondato da sentinelle. Gli ufficiali dovevano, inoltre, ritirare personalmente l'insufficiente vitto; trasportare nelle camerate la piccola assegnazione di legna e di carbone; lavarsi senza f.apone e con acqua fredda gli effetti personali. I Tedeschi avevano proibito, contravvenendo alle norme internazionali che contemplano l'assegnazione d'tm attendente ogni dieci ufficiali prigionieri, qualsiasi prestazione agli ufficiali da parte dei no'-tri soldati prigionieri, arbitrariamente considerati come " internati militari >•. A volte gli emissari della Repubblica sociale-fascista, provenienti dall 'Italia o mandati dall'Ambasciat:1 italiana di Berlino, venivano nei campi di concentram ento per procurare aderenti all'esercito repubblicano e per far firmare un impegno concepito nel m odo seguente: " Aderisco all'idea repubblicana dell'Italia repuhhlicana fascista c.: mi dichiaro volontariamente pronto a combattere con le armi nc.: 1 CO· 5titucndo nuovo esercito itali ano del Duce, sen za rùcrvc, an che so tt o


il Comando supremo tedesco. contro il comune nemico dell'Italia rcpuhblicana fascista , del Duce e del grande Reich germanico n . Dall'ambasciata di Berlino venivano mandati ai campi di concentramento e di lavoro alcuni giornali di propaganda, <.juali « La voce della Patria )) ed il <, Camerata », nei quali i rinnegati sventolavano davan ti alle menti annebbiate: dalla denutrizione e dallo sconforto il torturante miraggio del rimpatrio, con promesse di facili promozioni e di lauti emolumenti. Ma, pur soffrendo per la lontananza dall'Italia e per la mancanza delle notizie dalle fam iglic lontane, pu la fame e per il freddo, la grande massa degli ufficiali seppe resistere ad ogni adescamento cd :icccttò volont:1ri:imrnte un :incor pit1 severo trattamento. Ad ogni rilìuto degli Italiani di collabora re coi fascisti e coi nazisti, i Tede~chi , infatti - mentre da un lato consideravano con di~rrczzo i pochi di~g raziati che, pur di uscire da quell'inferno, abbrut:ti dalle soffen.: nze cedevano, chiamantloli < volontari della fame » ;iumcntav:rno i rigori e le ve~saziuni per gli altri. Riducevano ancora ia già sc;ir~a ra:r.io11e, prulung:1ndo la durat:i deg li estenuanti appelli giornalieri, che mette\'ano :i dura pro va la salute degli ufficiali, ridotti ormai sin11li :1 larve umane. T11tta,·ia i nostri preferirono connnuan: a soff rirc con dignità , pur di 111111 111 :inc:irc al loro giuramento. 1

Nel campo di Norimberga gli ufficiali erano accantonati in umide e ,·ccchie baracche di legno a pareti sottili, con le finestre a volte.: prive di vetri e col tetto di fradice travi sconnesse, non sufficientemente protetto Jalla carta incatramata. Per conseguenza, nell·interno dell 'accantonamento, lo stillicid.io dcll'aqua piovana o della neve formav;( delle vere e proprie stalattiti. Per ia pulizia c'erano due soli rubinetti per quattro baracche e tJuindi per trecento prigionieri. Di notte 11011 si poteva uscire dalle baracche per nessun motivo, pcn:1 la morte. Nell 'inverno dd 1944 il colonnello Riva venne ucciso da una sentinella tcdesc;1, perchè, malato e ricoverato all'infermeria , ne era uscito per un momento dopo le ore ventitre. Intanto continuava la sorda pressione germanica per trovare fra i prigionieri qualche lavoratore volontario, secondo la seguente formula di contratto semestrale: ,, Im pegno sulla parola d'onore. Mi dichiaro disposto a lavorare alle condizioni a me note prc.:sso (indicare il genere di lavoro) in qua-


lità (indicare la possibilità d ' impiego) per sei mesi od al massimo sino alla fine dell'internamento. Dichiaro inoltre, sotto il vincolo della !)arola d'onore, che non utilizzerò le mie ore lavorative, nè il mio tempo libero e tanto meno il mio lavoro per fuggire, preparare la mia fuga o quella di altri internati, nè per favorirla; nè infine di compiere alcun atto che possa danneggiare in qualsiasi guisa il Governo tedesco >J. Ma gli Italiani non vollero aiutare il nemico neppure col lavoro e, poichè ne11a loro cocciutaggine . i Tedeschi insistevano e finirono con l'emanare una specie di ultimatum: << od al lavoro volontario con facoltà di scelta del lavoro stesso, od invio al lavoro d'autorità, senza questa facoltà e senza riguardo ad età ed a condizioni fisiche», non mancarono le fiere e dignitose proteste da parte Jegli Italiani. Ecco, ad esempio. quella presentata dal ten. colonnello Guzzinati al comandante tedesco del campo di Follingbostel il 21 febbraio 1945: ,, Al colonnello von Foris - Comandante del Campo XI/B. · ,, In risposta all'ordine com unicatomi verbalmente ·1a mattina del 19 corrente alle ore 10,30, significo quanto segue: ,, 1 Gli ufficiali del cam po 11011 hanno aderito alla Repubblica sociale italiana perchè lcgan da un giuramento di fedeltà al quale .il loro onore di soldati impone di prestar fede e dal (1uale nessuno può esimerli. c1. 2" - Gli ufficiali italiani del campo hanno supportato sino ad oggi la prigionia, subendo un trattamento non certo conforme alle norme che la convenzione di Ginevra impone e vedendo spesso menomata la loro dignità di ufficiali. · « 3" - Gli u°fficiali italiani del campo ritengono che l'ordine di lavoro obbligatorio non possa essere loro applicato e fanno appc11o alla alta civiltà del popolo che li ospita ed al senso dell'onore dell'esercito tedesco perchè venga loro salvaguardato l'onore e la dignità di soldati. << 4" - La convenzione di Ginevra, accettata da parte tedesca, stabilisce chiare norme pel trattamento dei prigionieri di guerra e vieta che gli uffici:ili prigionieri di guerra possano essere forzati al lavoro. La nazione detentrice può solo impiegare quegli ufficiali ch e volontariamente intendono lavorare. (, 5" - Il desiderio espresso da Mussolini non riguard:1 e non può riguardare gli ufficiali italiani del campo, inquantochè detti ufficiali si trovano nel campo di wncentramento pcrchè non hanno, non possono e non vogliono riconoscere il governo di Mussolini. 1 • -

,


•< 6'' - li codice penale militare italiano prevede come reato, punito anche con la pen:1 dì morte, qual siasi collaborazione col nemico . ,, i - G li ufficiali italiani prigionieri Ji guerra del campo segnalano cli conscg-ucnz a. a mio mezzo, che non possono essere co~tn:tti al bvoro. ' ,, 8" - lo ~uno profondamente convinto che quanto sopra sa rà prc~o ndl:i g iu ~ta rnnside razionc.

L'an zi:1110 dd cam po: Tc.:n. col. Guzzinati

n.

1\ 111 .il _:_:r.1d,, ddlc precarie condizioni della loro salute, i duemila pri gionieri .Id campo di Norimberga vennero poi trasportati in pie110 in \'crno in tre diverse località. Lo scaglione pit1 numeroso venne tra \(l•)I t.11 ... u>n ci thjtl:lnta e più ufliciali per ogni carro bestiame, da "Nnri 111 hcrg,1 :, Mcppen, sul fium e Ems, al conlÌnc o landese e da lì, co n 1111.1 L1 ti cn~; 1 111:ircia. al c:1mpo di Gros~-H esepc, in una zona molto 11111 id:1 e ha 1111t ;1 da i vrnti del mare del No rd, dove le già precarie <011d i1 i1111i ,1 1 \;ilut c dei prigionieri non poteva no che peggiorare, ,c11z., L il l' 1 "l"l·dcsthi se ne preoccupassero, incapaci come erano di !ir11,·,T,k1,· .dlc L lll l' 111cdid1e cd alla d.i~trihuzione degli indispemaliil1 nKd 1l in:d1. :\ Cz1",111ci11 1w:1 in Polonia la cosiddetta infermeria italiana era q, tn n :11 .1 i11 1111 ,1 , .1rnn;11 :1 ngualc alle altre. con i soliti g iacigli di leg no .-011 p:1g l1n 1,\ ·1 dr tru cioli d i carta e con k luride lenzuola ; mentre ,per i ,, ,1.1 .,t i •':•nrn .,nit i t'na un'infermeria bene attrezzata. sufficicntcmcntc pmn i~1:1 di mcdicinak con tutto il necessario personale ~a ni 1a rio ; ll1 ;1 da cs~a n :ino esclusi i prigionieri italiani ammalati, ai ,1uali \'eni v:i dato lo stc~so insufficiente vino distribuito agli altri, anche nei più ;.:r:1vi c:i , i di deperimento, di tubercolosi, di pleuriti o di

polmo niti. Dur:mt c la prigionia gli ufficiali medici italiani si prodigavano !)t r ai utare i con11:1:t.ional i w ffcrcnti : tn :i. mancando ogni possibilità dì cure.: e pedi110 i 111cd ici1di necessari. b loro opera, nella maggior parte dei casi, do vna lim itar~i a tiualche parola di conforto. Nel cosiddetto c:1rnpo-mpcdak di Fullen, presso Meppcn, che i nostri uflì ci:ili ammalati e febbr icit 111ti do \"ettero raggiungere nel marzo del 1945, con una m:ucia a piedi, sotto una pioggia dirotta, le haracche erano in condizioni ancor:1 peggiori: i giacigli degli ammal:ni infestati da parassiti d 'ogni specie; i lavandini sistemati alresterno. così che, per lavarsi , i malati , co nsumati dalla febbre e coperti di stracci. dovevano affro ntare il vento e la piogg-ia.


819 Nella famosa baracca numero 8 c't:rano confusi insieme più di settanta infermi di ogni malattia. Colonndli e soldati, malati feggeri e tubercolotici, vi convivevano. I più sfiniti, incapaci ormai a sollevarsi dai loro sporchi giacigli, agonizzavano e morivano. Nella notte i grossi topi della Westfalia non attendevano neppure che i moribondi esalassero l'ultimo respiro per rosicchiare loro i piedi ed i volti. Ogni mattina gli ammalati meno gravi dovevano avvolgere le _salme d ei morti in grossi fogli cli carta oleata e depositarli in un casotto esterno che, per gli aguzzini germanici, rappresentava la << camera mortuaria >) e dal quale, il giorno dopo, i cadaveri venivano trasportati al camposanto, accompagnati, previa autorizzazione del Comando del campo, da un cappellano militare italiano che benediceva le salme. La bara era costituita p er i prigionieri da una semplice coperta che veniva ritirata all'atto della sepoltura e riportata al campo, dove serviva, a volte, per prelevare il pane. In un anno, su duemila ri covc:rati , la maggior parte tubercolotici provenienti dalle miniere e dai campi di lavo ro, più di settecento morirono di sofferenze e di stenti. Ai primi del l'aprile ll}45, t!uando g li anglo-sassoni dcll'8" armat:1 c:111:idc ~e, 1nu,·eni<:nti Jall 'Olanda, dopo '-}Uàkhe s..:aramuc.. ia uJt T<.:d<.:,.,. 1, i, 1.1ggiu1i,.<.:1u il ~.,nq'i(,, i pochi superstiti, ormai l)u;1si inebetiti e ridotti a sc heletri ambulanti , si erano ~ià rassegnati alla fine.

Circa le punizioni incli\·jduali e collettive, il colonnello Alessandro Fioris di San Cassiano espone, nella sua Relazione, quanto segue: <, Le punizioni avevano una parte preminente nel sistema disciplinare imposto ai prigionieri. 11 Per una qualsiasi, anche involontaria inottemperanza alle disposizioni de1 Comando del campo, anche da parte di singoli prigionieri, venivano puniti tutti quelli della stessa baracca ed, a volte, anche di tutto il campo. 11 Il 2 febbraio 1944, ad esempio, per un ritardo di alcuni prigionieri nel presentarsi all'appello, veniva soppressa a tutti la distribuzione del pane e della m arga rina ed anticipato di un 'ora l'appello ciel g iorno successivo. Per un analogo motivo il 28 febbraio 1944 ,·cni va so ppressa b distribuz ione del rancio della giornata. (( Le punizioni. individuali consistevano gcncralmrnt:c in un soggiorno più o meno lungo nelle prig ioni ciel campo, a pane cd acqua.


820

Una punizione carattenstICa, inflitta per lo più a coloro che cercavano di appropriarsi di (1ualchc patata durante il trasporto alla cucina, era quella di far rimanere il colpevole per parecchie ore all'aperto, esposto al freddo ed alle intemperie. L'Oberfeldwebd Petsold no n esitava a somrninistrarc calci nd ventre e nelle reni ai malcapitati. spinti d:1lla fame a cercare (1ualche buccia di patata fra i rifiuti della cucina. 1, Il (omandante del g ruppo dei campi, residente a Bathern, colon nello Rehrcnds, preferiva invece, durante qualche sua visita al campo di Vnscn, di intimidire i prigionieri, sparando all'impazzata colpi di pisto b. tanto che i nostri prigionieri g li affibbiarono il nomig nolo di T o m Mix. · ,, Una forma di punizione, per così dire utilitaria per i sottuf(ì. ciali tcdcschi. era quella d ella confisca dei pochi generi alimentari c he l lualc ht pri gio niero riusciv~, a procurarsi, uscendo dal campo per il lavoro. " A mit e g li uo mini di guardia facevano uso delle armi senza che un mot irn 11 11:1bia~i giusti lìcasse la loro c rudeltà, come avvenne il giOJ no H :1p1 ile HJ.14- Jurantc un allarme aereo, per costringere i png1onu.:n .1 ric 111 rare ndlc loro baracc he •>. Circ., k cn nscgucnzc dei maltrattamenti morali e fisici ai qual i yen nero '-<>ttopoq, i nostri prigionieri . lo stesso colonnello Fioris di San Ca~~ia110 ,1 1l\'C 11dl.i ~ua ReLu.ionc : ,. Le pi1'1 g ravi ro n~cgucnze si palesarono naturalme nte dopo alcuni mesi d:1lla ca t1ur:1. tanto che alcuni campi vennero adibiti, pur non avendo la particolare att.n:zzatura indispensabile, ad ospedale. Per il gruppo dei campi di Meppcn fu utilizzato a tale scopo, per gli ftaliani , q11cllo di Fulkn (i l piL1 vecchio cd il meno adatto ad ospitare ammalati). Ad c~~o n:ni vano smistati da V cr sen e dagli altri campi d ella zona i malati pit'.1 gravi, in particolarc quelli affetti d a tubercolosi polmonare 1·d i 111u1ilati sul lavoro, purtroppo numerosi fra i militari di truppa. « Ma su talun i prigionieri il duro regime di vita im posto d ai Tedeschi infl11ì :in r h r tìn dai !)rimi :::,criorn i di cattivid. ,< Il 23 o ttobre 1943 il colonnello di Artig lieria Eugenio Paladini, non riuscendo a sopportare le prepotenze e le umiliaz ioni d ei Tedeschi, si toglieva volontariamente la vita cd in un biglietto, raccolto dopo la sua morte dal ca ppellano militare don Guido Visendaz , egli enuncia\'a j motivi che lo spingevano al disperato pa sso che stava per compiere. Poichè il sacerdote ebbe ad affermare eh<:: il Paladini po-


821

tcva considerarsi come ucciso dai Tedeschi, fu sottoposto ad una inchiesta che, per poco, non si concluse col suo deferimento al tribunale di guerra. ,, Non riuscendo a resistere alle sofferenze cd al dolore ddla prigionia, il 3 febbraio 1944 un nostro soldato im pazzì e, prima rinchiuso nelle prigioni, ven ne poi inviato nel campo di Fullen . (< Il 9 febbraio 1944 anche un giovane guardiamarina, il cui sistema nervoso era stato messo a dura prova dall'opprimente vita di prigioniero, perdette il senno e venne rinchiuso anch'egli nelle prigioni del campo, per venire più tardi smistato altrove ».

Il ten. colonnello Ugo Gianfrann :schi. catt urato a Rodi il 20 settembre 1943, nel diario, da lui scritto in prig ionia fino quasi all'i stante della morte ed inviato poi dalla vedova all ' Uftìcio Sto rico, aveva ~critto: ,< 30 ottobre 194 3. -- Si ri pan e anco ra , si va a Tachcustochas. Siamo .i n 40 c hiusi in un carro b<.:stiame ccl abbiamo pa ssato una notte penosissima. U n ten. colonnello m edico, ammalato di vescica, sembr:tva morisse. Si è fatto estrarre l'orina con una siringa , aiutato da un ufficiale veterinario. E tutto c iò sempre chiusi nd carro. [I trattamento che ci stanno facendò supera q ualsiasi immag inazione. << 24 marzo 1944. Scrivo sotto l'im pressione delle tremende ore fatteci passare dai nostri carcerieri. Questa mattina alle ore 7 passammo in riga per l'appello, ritenendo che, come al solito, durasse molte ore. Nevicava, con forte vento di tramontana e con una temperatura di parecchi gradi sotto zero. Fatto l'appello alle 7 ¼ circa, ci condussero nel recinto chiuso dal reticolato, ove ci lasciarono fino alle u,30. Parecchi camerati svennero e dovettero essere portati a braccia all'infermeria. Continuando la tormenta, si decisero finalmente a condurci in un fabbricato coperto; ma senza infissi. Soffrimmo meno, fino a che fummo sottoposti alla perquisiz ione, motivo che aveva dato origine all\1ppello. << Alle ore 15,45 ci lasciarono in libertà. << 30 marzo 1944. Tutt~ notte ho avuto febbre alta, dovuta allo sforzo fatto per superare il to rmento del freddo del 29 m arzo . . . (' 25 aprile 1944. __,. Da qualche giorno sono afflitto da un foruncolo piuttosto voluminoso sulla spalla destra. Ieri mi sono recato in infermeria; ma sono rimas to inorridit:.> per quel lo c he ho visto.


Piag!K e ferite purulenti pulite e curatc con la carta igienica. I nostri mediò non possono fare diver~amcnte perchè privi di materiale sanitario ... " Sono ri111:1sto s('nza viveri ; se 110n arrivano pacchi, sono guai! D'altra partt: abbiamo il conforto delle azioni hdlichc an g lo-a m cricam· che ~1:1nno per m:1turarc all'Ovest. Auendiamo ... « fO maggio 1944. - Giorno triste! I lo appreso dal gio rnaletto ,. I.a ,·oct: ddla Patria )), edito a Berlino, c he l'ammiraglio Campion i è stato luulato. Vorrei poter non credere all 'evidenza. Lo am miravo, lo s1i111:n·o t<11n c ~upcriore e come uomo. Di che cu~a lo avranno inl'ulp:1to : Po~~ihik un simile atto di giustizia contro chi non ha mai rnmmes,o i11gimtii'. ia ? ... " , 2 i11glio 194-,. Oggi, durante l'appello, ci hanno ritirato tull i i d11n1111enti d'identificazione. Non sanno più cosa toglierci. " , 1 l11gl10 I <)4-f. - - kri vi sono stati i funerali dd 20° ufficiale morti, 111 pnginnia. Triste sorte! ... .. , ì l11glw I 'J-1-1 · Oggi, \Trso le 11, fui preso da forti, intcrmi11rn11 dolori .il prtto, ~ì che, sdraiato nella mia cuccia, non sapevo tro\'arl' po~lo 11n , :il111;1rc Li soffrrcnz:1 . .l dolori, a varie ripr<:!>e, mi dur:1r.. nn ti:1· , :t! k lì . .. . F.. Jol'o .1n-H· ,(ri llo l tll l' ~le ultime parok, il ten. colonn ello GianI ranct:,d1i 111ori v.1!

In un ., 111Jl11k p101 t·~1.1 indiri n .:ita lbl ten. colonnello Pietro Tecomand:111tc il r:11 11 p11 i1:ili:1nu n. 83 di Wielzendorf, al comanJ :ink del Corp" d't\rm.11 .1 bri1:.in1 1ico operante ndl'H:11111over, per lamentare il ritardo 11d ru11pa1no dei prigionieri italiani, così viene descri1tc , lo ~te\~i> campo 11. X3 e la vita degli ufficiali iVI png10-

~t:i.

n1en :

" !! ca:11 po di \Vidzcn, J,;rf ~ ~l .1lu lV~lÌluÌlo in Oflag 03 per gli ufficiali italiani cht: n :ni,·ano sgomberati dai campi della Polonia, nella seconda mt:t:\ del gcnnaio 1944. Es5o era stato in precede nza abitato Ja1 prigionieri fll 55i t: sgombrato per condizioni di inabitabilità, riconosciuta da Comm issioni sa nitarie germaniche. Esso era cd t: tuttora i1 peggiore dei campi di concentramento della Germania per condizioni di alloggio cd igienico-sanitarie. « In tjll('~to campo hanno vissuto gli u fficiali italiani per 15 m esi. n.: istcndo a Lutte k pres~io11i. agli atti di forza, alle umiliazioni.


•< The Star >, del 26 aprile 1945 scriveva tcstual.mente: Il Ministero della guerra ha preso debita conoscenza ddle dichiarazioni di prigionieri inglesi che, sem.a aiuto della Croce Rossa, essi non avrebbero potuto conservare uniti corpo ed anima. E gli Italiani hanno dovuto tenere insiem e anima e corpo senza nessun aiuto della Croce Rossa, senza nessun inòtamento, se no n quello della propria fede. Alla fine si è aggiunto il freddo, che nell'inverno scorso ha raggiunto i 19"; mentre dai tetti delle camerate non riscaldate scendevano sui letti g hiacòoli di trenta centimetri. In queste condizioni , tormentati dalla tubercolosi, dalle dissenterie, dai reumatismi, dagli edemi, essi hanno resistito alla tragedia del lavoro obbligatorio . <( I Germanici. riunivano g li ufficiali sotto la luce dei proiettori e E'i venivano impresari e contadini a scegliere g li schiavi per il lavoro. « Le proteste del Comando e dei singoli, scritte nelle forme più energiche, servivano solo ad inasprire le costriz ioni. I prescelti venivano pcrtati a forza fuori del campo, spogliati dei distintivi di g rado e dei fregi dell'uniforme ed inviati a fare i facchini, gli scavatori di macerie cd i mozzi di stall a. Ma ben 4000 ufficiali, sorretti dalla sovruma na volontà di resistenza ed a~sistiti dalla Provvidenza Divina e dalla rapida avanzata degli csnc1t1 an glo-amencani , erano ancora nel campo, scheletri vi venti nel gio rno della libcqzionc '). Finalmente liberati il 2 2 aprile 1945 dalle truppe britanniche, insiem e ai 3000 ufficiali francesi che avevano raggiunto il campo d i W .ilzcndorf negli ultimi mesi, in seguito allo sgombero dei campi dell'Est e dell 'Ovest, g li ufficiali italiani erano stati trasport,1ti a Bergen ed alloggiati nelle abitazioni private; ma, mentre gli ufficiali francesi iniziavano subito i trasporti per il rimpatrio, c1uelli italiani il 1° maggio erano stati fatti rie ntrare al campo di concentramento. E, per quanto il provvedimento fosse dovuto a ragioni logistiche non discutibili, ebbe gravi ripercussioni sul m orale degli ufficiali italiani . Dopo due m esi di impaziente attesa il comandante il campo, ten. colonnello Testa, nel protestare contro il penosissimo indugio, così co ncludeva: (< Il campo è costituito da una comunità d i o ltre 7000 Itali:ini con quasi 3000 soldati senza uniforme, considerati dai Germanici, in violazio ne del diritto dei pepali , com e civili. Essi sono uomini di et\ matura e g iovan i, professori anc he uni versita ri, avvocati. g iornalisti , scienziati ed uo mini d i arte . (• C i sono anch e altri fat to ri che g iustificano l' impaz icn;,.:1 de i

11

<<

png10men:


- b vita stessa in tp1csto campo, che non può che deprimere la dignità degli ufficiali con le sue orribili camerate infestate da parassiti,. con le m ak odoranti latrine, con la mancanza di qualsiasi possihilit;Ì di vita un po' più elevata; - la limitaziont. giornaliera della libertà di uscita, che è applicata solo per ~li Italiani, mettendoli in uno stato di inferiorità rispetto ai prigionieri delle altre nazioni ; - il vitto molto più basso di <.1uello degli altri c:1mpi italiani della zona t· in genere deficiente, specie per quanto riguarda generi freschi e ve rdura; - la m ancanza di posta e comunque di notizie dalle famiglie: ---- l'assenza di organi responsabili di collegamento del Governo it:ili:1110. fatto, questo, che sarà indubbiamente giustificato da rag ioni superiori: ma che resta pur sempre tale e dà un penoso senso di abhandono. " lo. con orgoglio di soldato, posso affermare che questo è il c:1 mpo che più ha sofferto , che ha resistito quando la resistenza era eroismo. che pit1 ha meritato_ La realt:J. vissuta da questi Italiani non è con0sciut:i: m:1 è tale da gettare sui Germanici una vergogna non inf.: ri .. rL ., q11 ..: lla d1 t: vic né da altri campi, oggi tanto conosciuti. ,, I 4000 11 ffìcia li chiedono questo riconoscimento, che può essere forse la lcgi11 ima ambizione del soldato che ha hen combattuto; ma <\ «:<:rt;i 111rn1c ;111c h e un titolo di orgoglio ed un m erito per la Patria, che in q uesti fi g li ha a\'uto i deg ni compag ni dei patrioti e dei soldati dc lrcscrcit n n.:~obrc. · ,. Noi possiamo dire con fierezza di essere stati per :20 mesi nei rang hi, come ve ri combattenti a fian co degli alleati! · •< E' un interesse per l' Italia che tutti questi uomini, fra i tluali vi sono elevati valori, tornino alle loro case nello stato d 'animo in cui hanno accolto i liberatori: ~wto d"animo che è nelle tradizioni dei nostri due Paesi "· Nella stessa protesta del tcn . colo nnello Testa e nella tJuale egli, r1ualc comandante del campo, esponeva al generale inglese lo stato morale degli ltal.iani d i Wielzendo rf, si faceva giustainentc risaltare l'alto significato ddla difficile resistenza dei prigionieri italiani ad ogni sofferenza, pur di non mancare ai loro doveri verso la Patria lontana . In essa era anche detto, bene a ragione, che nella guerra di liberazione il nostro Esercito, m ale armato e male equipaggiato, con i Tedeschi che occup:1vano tanta parte del nostro territorio, :iveva fatto tutto il possibile per offrire agli alleati il suo contributo di sacri-


fizi e di sangue; contributo al l}uale, dopo tanti riconoscimenti, non si è certo pensato nello stabilire le durissime condizioni della pace. Non abbiamo riportato le notizie contenute nelle relazioni più sopra ricordate per ispirare al lettore un più profondo sentimento di comprensione e di solidarietà per coloro che, per anni ed anni, seppero così crudelmente soffrire in silenzio, col corpo e con l'anima, con la mater.ia e con lo spirito, a volte fino alla morte; ma per ricordare agli immemori ed agli indifferenti il nobilissimo esempio della maggioranza degli ufficiali e dei soldati italiani, che seppero rasse~narsi volontariamente ad una così lunga agonia , che sopportarono le inumane crudeltà del nemico e resistettero alle i.nsidie delle sue lusinghe, dedicando all'Italia lontana ogni rinunzia ed ogni sacrifizio.

Come nel rivivere la difficile attività dei Partigiani si ripensa alla segreta opera della (( Giovane Italia l> , così, nel leggere le Relazioni dei prigioneri di guerra, tornano alla mente le non dimenticate pagine di Silvio Pellico e quelle di Alessandro Luzio, che rivelano le sofferenze dei martiri di R~lfìorc. I e;1rnciici sembravano i medesimi dei primi anni dd nostro Risorgimento; i loro tentativi di distruggere nei nostri uomini i più elevati sentimenti· erano simili ; la loro crudeltà aveva la stessa perversa raffinatezza. I Tedeschi, sperando di rendere più efficace la loro propaganda, facevano, infatti, assistere i nostri prigionieri di guerra, arbitrariamente considerati come internati, all'immediato mutare de.lle condizioni tra i pochi sciagurati che optavano per il nazismo, i quali venivano subito posti al ripar-0 dal freddo, alloggiati, nutriti, confortati dall'improvvisa speranza di rivedere l'Italia; mentre gli altri soffrivano ancora più atrocemente il freddo, la fame e l'accorata nostalgia della Patria. Tuttavia i nostri prigionieri resistettero e, se a lom giungeva a troppo lunghi intervalli qualche tenero richiamo delle madri, dell e spose, delle ~orelle, che a volte, in un momento di più grave tristcz7.a . consigliavano dì sottostare alle formalità dell'accettazione dclrignobilc mercato, pur di risparmiarsi tante sofferenze. aggiungevano ;1i loro dolori cd ai loro rimpianti anche il timore di non c.:sserc cn111 presi. E, se a volte, nelle fugaci primavere nordiche. osservando l':i prirsi di qualche nuova foglia, il profumo di un fio re lontano cd in visibile, all'eco di qualche voce che non l'ra; m:1 p.irl'v:1 (:imili :in·. n


~2.6 vedevano più vivamente l'im menso giarJi no e l'azzurro ciclo della Patria cd il ca ro \'Olto delle persone amate, restavano ugualmenlt muti e, su ogni più amaro rim pian to, su og ni più acuta nolttalgia, su ogni piti profo ndo bisogno dell'anima e del corpo, sorgeva vittorioso il dm-cn:, ~oltanto il dovere, che fa ceva loro comprendere come perfi no il poter tornare in Patria, fra i congi unti, non avrebbe potuto n sparmiare loro il ri morso di avere accettaio di portare: le armj contro gli altri fratelli italian i, di rendere ancora più gravi, prolungand<J la guerra , i m:di , le rovine, le angoscic della Patria trepidante. ApJh: na 1'1,03 '\ , dei prigionieri accettò l'ig nobile p a tto; mentre cp1:isi tull i, ,old:iti, ufficiali, generali, continuarono a soffrire in silenzio: ~c nt iron<J i loro corpi esposti alle insidie del male ; videro av,·1<111:•r,1 l.1 Mnrt ,: inernrabiJc, che avrebbe reso per ~empre vana ogni i:,ro ~per:inza di ritorno, e rimasero fermi m:I loro proposito, fedeli :1d ogni cc,, to :il ~rntim cnto ddb loro dignità di soldati, consapevoli dii: .:o~Ì e ~olta nto così avrebbero potuto lasciare ai congiunti lontani un piì1 ,.1\' rn ricordo cd un più nobile esempio. :\ 11oi ,nnhr:i , rilc~gt'lldo i documenti per\'c nuti dai morti e dai ,·" ·i .il 110, 1n, l lf I icin Storico che, anche si: la Iure che può circondare le !Ì~t:r,· ,!;·: pri~i.Jni.:ri ri rna,ti ,1lil, ... n,.lu11.1li 11ei cimiteri polacchi e fra le ro v111c dell ;1 (;enn ania , non è (lucil a della g loria mili ta re; ma (Judla del 111;1rt1n<1 , i nostri prigionieri di guerra, rnn la loro tenace, ,1knziu,.1. flr11 ., H ,i,1<.: 111.1, abl,iatl<> dato una !Jrova di coraggio ancor.i piì1 d1 1licil c d1 tiucll a offerta dai Cadu ti m:l fervore della mi~d,ia, ,p1.111<lo, 11cll :1 co~cicnza <li esporre la propria vita e di minacciare i':tlt 1u1 per u11:i 11obilc Causa, la Morte ~orvola i c 11npi cli battaglia a<com p.1gn;1ta d:dla Gloria e la tenacia dell:1 resistenza, J'im pcw dtg li a~\a lti. l'ocmpio dei compagni , il pensiero di vendicare i fratelli cadu ti , tu tte k voci di,·cne e: terribili che form ano il granJe concerto delle ha 11:1glil· , 01111 :dtrcttanti tonici che aiutano a com!)ierc il proprio dovere. In vece . iÌl.. lk 1cLLl1ic h:1r:iccl1c cspu~le ai freddo invernale cd ai ;.: r:111d i calori estiv i, la Morte ~i :1,·.inz:1 lentamente , ma inesorabilmente giorno per .'. :iorno, ora per or~• nei suoi aspetti pc~giori, portando con sè la terribile certezza di non più ri vedere le persone care e di dovere abbandonar<: la propria sa lma in oscuri cimi teri, in terra ~traniera, <• non confortata di pianto ,•. C'erano, è vero, i compagni e sc;1za dubbio non mancò ai nostri. prigionini di guerra il conforto di (Jllalchc amico e di q ualche fratello d';.irmc: m;1 ciascuno, nei campi di concentramento, a,·e,·a la


sua pena e soffriva troppo egli stesso per potere confortare efficacemente gli altri, anche se non mancarono le prove della compremione e de11a solidarietà e se venne s&uttata ogni possibilità per ricordare insieme più vivamente la Patria lontana. Moltissimi furono, purtroppo, i caduti anche in prigion.ia e fra essi numerosissimi gli ufficiali, a cominciare da ben 17 generali dei quali Spatocco, Trionfi, Balbo Bertone, Vaccanio, Andreoli, Ferrero uccisi dalle S.S. germaniche durante la lunga marcia a piedi effettuata per centinaia e centi naia di d1ilometri, nel ge nnaio 1945, per trasferirsi, con una temperatura di 30 gradi sotto zern, dal.la Polonia n ell'interno della Germania. Anche il generale Spicacci dovette essere ucciso dai Tedeschi ed altri 9 generali finirono per malattia e per esaurimento; mentre il gencr~ilc Francesco Arena, che già pregustava ia gioia di rivedere la Patria, venne ucciso a Roskau dai Russi, dopo ia liberazione. E così morirono in prigionia numerosi colonnelli, molti ufficiali superiori che, già di età avanzata , deboli e sofferenti, non vollero sottoscrivere alcuna dichiaraz io ne, neppure per rivedere un'ultima volta b famiglia lontana; innumerevoli giovani ufficiali, sottufficiali e soldati uccisi dalla rubc:rcolosi e mo rti in seguito ai disagi , alle fatiche ed ai maltrattamenti, nelle minie re, durante il lavoro obbligatorio. Dodici ufficiali, costretti a lavorare i11 un centro industriale della Sassonia, essendosi rifiutati <li sottoscrivere la promessa di evitare ogni atto di sabotaggio, vennero fucilati senza g iudizio regolare, soltan to perchè sospettati di qualche atto di sabotaggio durante il lavoro. Fra le numerose salme, seppellite in una fossa comune ad oriente di Varsavia, oltre mille sono state riconosciute come cadaveri di ufficiali italiani, uccisi con un colpo di rivoltella alla nuca.

Ma, se nei campi di co11centramento tedeschi i nostri prigionieri hanno dimostrato di non piegarsi ai maltrattamenti, alle minacce ed alle allenanti promesse e sono vissuti, soffrendo in silenzio, animati soltanto dalb tenue speranza di poter tornare un . g iorno in Italia , non meno di gnitoso è stato il contegno dei militari italiani nei campi di concentramento alleati: in Tunisia, io India, nel Kenia, nell' Africa del Sud, in Inghilterra ed in America, anche se essi si trovavan o i11 condizio ni senza dubbio mig liori : sia per il trattamento materiale d1e per qnantù si riferisce allo spiriro.


Pur ~offrendo nel trovarsi così lontani dalla Patria, essi furono salvo qualche eccezione, umanamente; <:"bbcro il conforto di ricevere meno raramente le notizie dei loro cari; poterono a voi te dedicar.~i ad un proiìcuo lavoro ed, in complesso, avrebbero JX>tuto attenckrc la pace con su fficiente seren ità, se non avessero sentito il dovere di paricciparc ancora alla g uerra a Jìanco degli alleati; mentre i loro compagni pote vano combattere contro il tradizionale nemico e rncnt n· t;1nti pericoli incombevano sulla Patria lontana. ()u:in ti uqiciali, destinati poi ad alimentare la lotta contro i Tc1ksclii cd :1 ( <;mandare i nostri reparti nella guerra di liberazione, ottennero il rimpatrio! Quanti soldati , appartenenti ai campi di conccntr:11ncnto più vicini e per i quali era ancora possibile trovare i necessari mu .zi di trasporto, vennero impiegati nei reparti ausiliar1! ()u;rnti :iltr i ~:1rcbbcro accorsi nuovamente intorno alle nostre bandiere, ,e gli alleati avessero accettato le proposte fatte dal nostro Go\Trnu 1111111t"di:1tam<:ntc dopo l'armistizio cd avessero permesso la rico<tit117iont' del le nm tre nuove Grandi Unit:'1. da impiegare, insieme alle truppe i11glni l'd :1111nica11e, nella liberazione del nostro Paese! ìvf:1 le nmlrc prPpostc non vennero accolte, come non poterono ;ì',..:rc ,ill.ì f., \ .,r,, , .,l.._ l'Ì~J ""'·' k in1n1111erevuli domande presentate nei ,·:1ri c:1111pi d i co 11ct'rHr:imcnto dagli stessi prigionieri. con la speranza di jl(•tCr p:1r1 cr ip:m: :111cor,1 \'<ilontar iamcnte alla guerra. 1 111ili1.11 i .l" l , ·""I"' di conce ntramento dì !vfyrtlcford, in Australia . ad n rn1pio. per <ilt ennc h possibilit~ di partecipare alla liberazione ckll'ltaiia, , i rivol sno piì1 volfe al Comandante del campo, al Primo Mirmtro tlt-11'1\u~tr:ili :1. al Comandante delle truppe alitate in Italia. al quale. in occasion e della liberazione di Roma, il capo dd recin to 13, ten . colcmndlo Filippo Papandrca, inviava il seguente tcle!!ramma: ' << Officiali itali:111i pri gionieri di guerra campo 5 recinto B Au~t ralia manifcsl.1no V. E. t i truppe operanti loro gratitudine per liberazione R.ùmJ. Stnsi uilìciali esprimono aitresì vivo rammarico per forzata loro in;1 zionc et sperano vivamente potere, al più pre~10, anche essi att ivamente cooperare ,, . E, poichè ad ogni richiesta e ad ogni offerta non giungeva una risposta soddisfaccntt:, ti tcn. colonndlo Papa ndrea pre~cntava nuove domande al Comandante inglese del campo, tcn. colonnello C. J. Chisholm. •t Nessuno meglio di mi insisteva il ten. colonnello Papandrea - pucì conoscere. comprendere e vagliare le nostre aspirazio ni. t r:rttati.


Non è al Comandante del campo prigionieri nel quale vivo e viviamo che mi rivolgo come prigioniero custodito; ma è ad un vecchio 5oldato, amante della sua Patria, ch e come altrettanto vecchio soldato esprimo l'unico desiderio, l'unica fiamma che alimenta la infelice mia e nostra attuale esistenza: pater praticamente e materialmente esternare l'amore per 1a nostra Patria ... << Oltre noi la guerra continua tremenda, gli eventi precipitano . •< E' passibile che la situazione non presenti alcuna via di uscita? Che non si possa rimuovere dalle nostre spalle questo peso dell'inazione che ci schiaccia? Noi vogliamo fare qualcosa per la Causa comune per la quale si combatte. Ci m ettiamo a disposizione. Adoperateci. Come? Evidentemente come soldati quali siamo >) . E, poichè anche questo nuovo appello rimaneva purtroppo senza risposta, i nostri prigionieri si rivolgevano ancora al Primo Ministro inglese Churchill ed, infine, il 4 settembre 1944, al Console svizzero di Melbourne, che prometteva cortesemente di far noto l'ardente desiderio dei prigionieri it~iliani al suo Governo, per informarne eventualmente quello inglese ; ma eia l liliale il J 6 febbraio 1945 giungeva al campo la solita risposta ncg:tri v:i. La vostra lettera del 4 settembre 1944 - scriveva il Console svizzero di Melbourne - è stata oggetto di ponderato esame ed il de~idcrio degli ufficiali italiani di prender parte alla guerra, come combattenti accanto agli alleati, è stato in\'ero molto apprezzato; ma purtroppo è impossibile approntare il nccess:irio na viglio per trasferire gli ufficiali sul posto della lotta )>. Così l'ansiosa speranza dei nostri prigionieri svaniva per sempre; ma essi, anche in tutti i campi di concentramento degli a ll eati , continuarono a tenere alto il nome del soldato italiano cd, in ogni luogo ed in ogni circostanza, vennero stimati per il loro contegno serio, disciplinato e d ignitoso e per la loro scrupolosa correttezza nelle relazioni con gli ahitanti; nè furono pochi i casi nei quali essi fecero apprezzare il loro nobile altruismo cd il loro coraggio, nel compiere atti di valore pe r salvare l'altrui vita. come, ad esempio, il soldato Milazzo PietrÒ da Patcrnò (Catania) che, prigioniero nel campo n. J 15 in Inghilterra, salvava una bimba travolta dalle acque eh un tiume; il caporal maggiore Salvaton.: Cozzolino, del campo n. u3 anch'esso in Inuhilterra , che <• con iniziati va e coraggio " libcd, uno b .,~ dei membri dell'equipaggio di un velivolo inglese, che cr:1 pn:cipitato in fiamme; il soldato Aldo Mela del cam po n . 40 clie, abbandonato immediatamente il suo b\'oro, corse a scJccorrerc un Aviere in<(


~)ese, il tJuak era caduto su un albero, gravemente ferito; il soldato Vittorio Lucaresi da Ravenna che, durante un incendio, riusciva a penetrare da solo in una fattoria in fiamme ed a s;1lvarc le persone ed il bestiame. Rastino questi esempi, ai quali se ne Potrehhero aggiungere tanti altri, a dimostrare l}Uanto anc he i nostri prigionieri presso gli alleati abbiano contribuito a facilitare il ridestarsi dì quelle simpatie, che g li Italiani ;l\"cvano saputo sempre suscitare, anche quando erano costretti a lasciare la Patria , per offrire la loro intelligenza e la loro laborio~a onc~t;i a I progresso delle altre nazioni.


XIV.

LETTERE E TEST AMENTI DI VOLONTARI

Come abbiamo già fatto per i Fanti. i Granatieri , i Bersaglieri e gli Alpini, r iportiamo alcune lettere scritte dai Volontari e diamo la preferenza a quelle che, e~primendo gli ultimi pemicri dei Caduti, .h anno per noi un maggior valore, rappresentano quasi i loro testamenti, costitui scono una prova ancor più manifcst; dei nobili sentimenti con i quali essi si prepararono ~ti sacri6z io supremo. In queste lettere - molte delle quali rivelano anche un profondo sentimento religioso - già presaghi della prossima fine, i Volontari vollero rivolgere alle famiglie le serene parole della rassegn;1zione, gli ultimi incitamenti ai virili propn<.iti , le più nobili afferm:izioni dd loro sentimento del dovere e dd loro amore per la Patria.

Tenente rii Fameria Ferruccio Allcgra11zi (1): « Ho cercato sempre con tutte le forze di uniformare ogni azione della mia vita alle leggi della suprema delle relig ioni: il dovere; se però qualche volta avessi mancato, con l'ultimo mio respiro invoco da tutti il perdono. « Affronto la m orte serenamente, sorretto dalla speranza che ciuelli che mi amano sapranno superare con rassegnazione la tragica ora. « Ai prepotenti che antepongono la forza al Diritto; ai vigliac1.: hi che considera no la dltà come il supremo bene; ai piccini che nel dogma cristallizzarono l'anima malcerta; ai cattivi, agli ipocriti, ai cretini getto in faccia la mia vita al grido di "Viva l'Umanità". « Voglio rimanere sepolto nella fossa scavata dai miei soldati sul confine della Patria, di fmntc all'odiato nemico >> . (1) Il tenern e Allegranzi, in terventista convinto, si arruola,·:i V1tlw11:iric, e riu~civa a raggi ungere subito il fron te·. a m:1lw:1do d elle sue ( Ondizioni fisiche. Cadev:i eroicamente :ili:, testa del suo plotone. 11uu,n:11do :tll 'a,, aho, contro le posi7.ioni nem iche di :\fonte Sperone. il 7 J iccmhre 19 1(,.


Sottolcnente di Fanteria Gaetano A/berti (medaglia d'oro) (1): <• •• • Non è meglio morire in questa grande occasione, anzichè di bronchite ad o ttant'ann i? Non è ve ro che chi muore per la Patria vissuto è assai? ... <• • •• La guerra, piL1 che una manifestaz ione di forza, è una g rande sc uola, d ove og nun o impara a temprarsi l'animo al momento più fiero, di fronte al pericolo. Oggi io mi sento lieto di essere qui, pcrc hè mi se nto un altro uo mo, po ich è capisco veramente le esigenze e le necessità dello Stato c g li imprescindibili doveri di tutti i. citta-

dini ... " · Capomle di Fanteria Giulio Rami (2): ,. lo mi tro rn .:ont cntis~i mo. Mi di spiace solo di aver Lisciato la famiglia . Ma lo ,ropo alti ssimo per cui sono qui non mi fa se ntire neppure: queslO do lore. ,, E tu. d 'a ltronde, hai da cs~cn.: sul scrio una donna trentina, , ioè capace di ~o pporta re \.1ucsto di stacco e q uesta do lorosa attesa, se nza bmcnw e snr1a hg n;inzr. F. . un dovere per te l'essere contenta

che io si:.i

t:ilc

i·.

Trnc111c di F1111tcri11 t:mi/io Uo11gioa1111i (trn:dagl ia d'oro) (3) : ,, Mammina, i sohb ti nosrri non han no colpa alcuna di questa immensa sventura. Dillo, dillo forte :11 \·ili c he ci hanno tradito con 1a falsa jX>litica, dillo forte a tutti colo ro che osano. dalle nicchie sicure, parlare di quello che avviene Lluagg it1. Ora noi ahhiamo gi urato la rivincita e vi nr crcmo ; ma no n pe r loro. m a per quelli che verra nno dopo di noi e non dovranno pagare il fìo dei nostri errori. ,, Povera mammina mia! Ti ripo rterò io. coi miei soldati, n ella nostra cast:t:ta picn:1 di sole, ora oscurata da chissà (Jual lurido Croato. Ora cerca solo di ri metterti dalle fatiche e dal dolore. Pensa che tu ( 1) Il ,ullulc:1 ,e 11lt' A lberlÌ. he.nd1è ua lo ud 1878 e licndu: fo~sc ~in,farn di

Morm;1 n1w (C:nsen;,,a), suo pacst· natìo, volle ri prc:nJcrc il serv izio militare e cadde glorios.amcntc sul campo, presso C:1std nuovo dd Carso, il 28 luglio 1915. (2) Il H:irni, c1d111n in \'al Sug:rn:1 il 6 scucmbrc 1915, quale capor:1le nel 6,:j' Fanteria. facev a parte del gruppo si 11dac:1lis1;1, F.g li er:1 stato segretario d ella C a mef:l del La,·ùrn di Trento. .-\ppc n:1 d ich iarar:1 1:1 guerra, tornò in Patria dalrc;tcro, dm·e era co~trtll<> :l vivere per una con danna politi ca e si arruolò Volonl:irio. La lettera snpra riportata era dirctt:1 a lla sua compagn:i tr<::ntina.

(3) Il Bu11)!Ìoanni era nato :i Torino nel 1S98 e tral:isciò g li studi per arrnolar, i (ome Volontario. C.1ddc su l l\fo111d lo il H! g iugno H)I~.


sci, ora, non solo la nostra mammina; ma la nostra casa, la nostra Patria! « Per te, mammina, voglio vivere, voglio combattere, voglio vincere! Per ridarti la tua casa, che è il tuo regno, per vederti ridere ancora di gioia, come da tanto tempo non ridi. u Oggi fra me ed il nemico c'è la visione di mia m ad re ... e non avrè> pietà. <( Sii forte, mammina: abbi fede e speranza e cerca di infonderla :igli altri ed io ti benedirò sempre più per me, per la Patria, per tutti coloro che per essa combattono e muoiono. •< Addio, mammina mia ; dà un bacio a papà ed al nostro Nuccio; per te tutto il mio amore, tutti i miei pensieri, ora e sempre, con un grido che faccia tremare Tedeschi ed Austriaci e Turchi e quelli Italiani peggiori di loro: Viva, viva sempre .l 'Italia! " ·

Sottotenente di Fanteria Giosuè Borsi ( r): « Mamma, " Questa lettera, che ti giungerà soltanto nel caso che io debba cadere in lJUt:sta battaglia, la scrivo in una trincea ava nzata, dove mi trovo stanotte coi miei soldati, in attesa dell'ordine di passare il fium e t muovere all'assalto. Volevo scriverla con minor fretta e con più calma, oggi, se, come tutto faceva credere, fossimo rimasti ancora accampati per un giorno a Zapotok. Iersera già mi disponevo ad addormentarmi sotto la mia tenda e pensavo con vera gioia che oggi avrei avuto una intiera giornata tranquilla per prepararmi al g rande cimento: all'alba avrei ascoltato la Messa e mi sarei comunicato e, finalmente, jn pace col mondo, con me stesso e con Dio, avrei atteso la sera, meditando e pregando, parlando ai miei soldatini, pronto a tutto, ben preparato ad ogni evento, pienamente distaccato da tutti i legami terreni. « Invece giunse l'ordine repentino di levare le tende e prc p;1r,1rci alla marcia d'avvicinamento. Ci guardammo, io e il tenente Malta? liati, mio compagno di tenda : - ·Ci siamo! -- Ci stringemmo la mano con quella dolce effusione fraterna che solo chi è stato in guerra ))UÒ capire. In breve fummo armati cd in ordine ; riunii il mio pio( 1) Il Borsi, sottotc11ente nel 125" Fanteria, era nato a Lin,rno il 10 gi u g no 1888 e si arruolò Volontario all'ini1.io della g uerra, consa pc::1·0!.· d ella m· ccssità di essa . Cadde a Plava il 10 novembre r9 15. La lcn cra cl1l· riportia,11" porta la data del 21 ottobre 19 15 e vcn ne scritta HJ giorni pri111:1 ddl :1 m or ll'

dell 'eroe:.

54.


tone, feci l'appello e corremmo al comando del battaglione per riepilogare attentamente tutto il piano d'attacco con le carte topografiche 111 mano. Poi il colonnello ci disse qualche parola, ci strinse la mano ad uno ad uno. Fin:ilmcnte ci siamo 1ness( in marcia sotto la luna, abbiamo \alito il mont e. siamo discesi dall'altro versante e, giunti sulia riva dell 'Isonzo, ci siamo disposti in linea. Fino all'alba ho lavorato coi miei ~oldati :i scava re la nostra trincea, vi ho disposto tre delle mie S( JUadrc e ne ho condotta una quarta con me, in una trin cc:1 co perta. lasri:11:1 dagli avamposti. Sotto questa trincea scorre l'I ~onzo. che ,nli:,mn dalle feritoie: in tutta la sua incantevole bellezza. ,\ monte, ~11lla n11stra si11 istra, è: il punto della riva dove sarà gettato il ponte per i l nostro passaggio. A valk si trova b testa di ponte di Plava. cnn due reggimenti pronti a rincalzare la nostr:1 avanzata. In f:tcci:i ;1 mc , , iill:, riva opposta del 1-iumc, :,i stende un bel paesino ridente. I·: · De,ch. uno degli obbiettivi dell'azione affidata a noi. ,\ll'alh:1 d1 , 1:1111:111c è com i,;ciata la battaglia, col fuoco delle nostre •nagni1ìd,c e fnrn,idabili artiglierie. Lo ~pettacolo è stato terribil men te , 11 pn h, , <" 111 :1c,toso. Tutte le posizioni nemiche sono state ho111h.1 nl.11 c d :1 1111:1 ,!.'.r:1.~nuola di proiettili di ogni c 1lihro. Tutte le trin ~. .-'- '-t.:l! !i

.h

" "'"·oi

~u 110

~i .,l ..: M." ol1\o1tc.: ad u11a a<l una., feritola

pn ft-ntoi :1. crn, 1111;1 1)rai~ione matcm;1tica . inesorabile. Una pat!ugli:1 :,uqri :1c:1. ( l,l' o,n q1:1,a 1111 :1 trincea sulla mia destra, s'è vista rin1.111uT , c l'olt.1 , . cl,1 ,· ,11ld.11i , <llH1 stati scagliati in aria come fuscelli. l." A rtiglinia :1,·,-c r\an :1 11.1 ri~post:o debolmente e senza risultati. Sul c 1mmi11::irnc11to coperto. r hc cond uce alla trincea occupata da me e don.: forse i nemici han no ,corto qualche movimento di ~oldati , è cad uta una quarantina di gra nate, di cui soltanto cingue o sci so no scoppiate, senza recare il minimo danno. Presso la nostra trincea ne sono cadute una vc111in:i. di rni 1111a sola ha colto nel segno, ferendomi u_n ~oldato e spc;,,;,,;mdo liii f ucilc. :\dc~so siamo ;1rrivati al pome-

n ggro. " Sulle 1uJ~lre ali s'ì.· impcg11;110 un fuow di fucil~ria violentissimo e rabbioso: mentre l'Artig lieria continua l'opera propria. Poco ~appiamo di litici clic accade presso di noi. Io ho mangiato poco fa, ho scambiato qualche parola e tJt1alche biglit:tto con gli ufficiali dei due plotoni clic ci fian cheggiano, Maltap;liati del I e Vivi ani del II I. f miei soldati sonnecchiano, l'attesa si prolunga e ho pensato di cominciare a scriverti, nella speranza che il tempo non mi manchi per dirti almeno un:1 parte dei pensieri e degli affetti che mi traboccano dall'anima per ce, mamma mia.


,, Sono tranquillo, perfettamente sereno e fermamente deciso a fare tutto il mio -dovere fino all'ultimo, da forte e buon soldato, incrollabilmente sicuro della nostra vittoria immancabile. Non sono altrettanto certo di vederla da vivo; m a questa incertezza, b(rrazie a Dio, non mi turba affatto e non basta a farmi tremare. Sono felice di offrire la mia vita alla Patria, sono altero di spenderla così. bene e non so come ringraziare la Provvidenza dell'onore che mi fa, offrendomene l'occasione in questa fulgida giornata di sole autunn ale, in mezzo a questa incantevole vallata della nostra V cnezia Giulia, mentre sono ancora sul fiore degli anni, nella pienezza delle forze e dell 'ingegno e combatto in questa guerra santa. per la libertà e per la giustizia. Tutto mi è dunque propizio, tutto mi arride per fare una morte fau sta e be.Ila: il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei m eg lio coronare l a mia vita; sento tutta la compiacenza di farne un uso buono e generoso. Perciò non voglio che tu pianga, mamma, perchè in verità offenderesti la mia sorte. Non pi a nge re per m e, mamma . se è: sc ritto lassù che io debba morire. Non piangere perchè tu piangeresti suIJa mia fcliciù. Io non debbo essere pianto; ma invidiato ... • ,, Lasc io la cadt1c it:'i, la~cio il pccc,1to, ti~cio il ui~lv e a.:.:oran ~c spettacolo dei p iccoli e moment a n ei trionh del male sul bene , lascio la mia salma umiliante, il pcso grav<.: di tutte le mie cate ne, e volo via, libe ro, ]ibero, tinalrnrnte iibe ro. b ssì.1, nei cicli do ve è il Padre nostro ... •< E, poichè sono a parlare di pe rdono, mamrn:i , ho una cosa da dirti con tutta semplicità: perdonami an c he tu. Pl.'.rdonami tutti i dolori che ti ho dato, tutte le angoscie c he ti ho fatto patire, ogni volta che sono stato verso di te sconoscente, impazie nte, smemorato, indocile. P erdonami se, per neg ligen za ed inesperienza, non ho saputo procurarti una vita più agiata col mio lavoro, dal giorno in cu i mio padre ti lasciò affidata a me con la sua morte pre m atura. Vedo bene o ra di guanti torti sono sempre stato colpe vol e verso di te e ne sento tutta la stretta, il rimorso e l'angoscia crudele, ora che, m o rendo, sono costretto ;id affidarti alla provvidenza del Sig nore. P e rdona mi infìne quest'ultimo dolore che ho voluto darti, offrendomi volontariamente al servizio de1la Patria, affascinato d alle lusi ng h e di questa bella sorte. ,, Pe rdonami anche di non ave re mai abbastanza riconosciuto, ad orato, cercato di ricompensare la nobiltà: impareggiabile del tuo animo . del tuo cuore immenso e sublim e, madre mia, veramente perfetta ed


esemplare, a rni debbo tutto quanto w no e quanto ho fatto al mondo di mrno male. •< Troppe allrc cose avrei da dirti, ma non basterebbe un poema. Non mi resta che raccomandarti ancora una volta al nòstro Gino, sull a cui serietà, sulla cui probità, sulla cui forza d'animo, sul cui tenero :: more lil iale faccio il più alto assegnamen to. Digli a nome m :o che se rva volenteroso la Patria, fi.nchè la Patria avrà bisogno di lui . che la serva con abnegazione, con ardore, con en tusiasmo, fino a lb morte, \<.: occorre ... ,, T11 prega rno lto per me, perch è ne ho bisogno. Abbi il co rag.t~i o di ~o pport:1rc la vi ta fino all'ultimo, senza perderti d'animo, contin u:1 ad cs~crc fo rt c ed energica come sei sempre stata in tutte le tcrnpn te della tua vita e continua ad essere um ile, pia, caritatevole, p~Tchè l:1 p:irc di Dio sia sempre con te. Addio, mamma, addio, Gino , miei c:1ri. miei :imati. Vi abbraccio con tutto lo slancio del mio ;imu rc in1111rn ~o. che si è centuplicato durante la lontananza, in mezzo ;1i pericoli e :1i di ~agi della guerra. Qui , staccato dal m o ndo. scm11n · ,·n n l"i111111:1ginc della m one imminente, ho sentito quanto siano i"o ri i i lc,:_:.1111 i 1.:i 1111111d11 : 11uanto g li nomini ahhia no bisogno d'amore n.: ci prn(n, d1 ,-,dlll 1; 1, d, di~ciplrna, di concordia, d 'un ità ; q uanto sia:lCI 11 cl°c":1ric t· ,;1r ros;111tc cose la Patria, .il focolare, la famiglia, qu anto si:i colpn ·ol(' c hi le rinn cg;i, le tradisce, le opprime. Amore e lihn rà per 11111 1: creo l' ,dcak per cui è bello offrire la vita . Che Dio rc nd,1 fc(o11<I() il 1141~l r<ì ~acrificio, abbia pieL1 degli uomini , dimenti ch i e perdo ni k l11ro uffcse. dia loro la pace: e allora, mamma, non , .,remo muni i1 1v:111t,. A ncora un tenero bacio n .

So1tnte11,· 11tc rii Fanteria Sante Buoni (1): ,, ... Prima d cl1 ';1zio nc d'una certa importanza che avverrà domani, e alh quale prenderò parte. v'i n vio dal più profondo dell'anima i baci p:t.1 affettuosi. S<· mancherò, siate fo rti : alla Patria dobbiamo rutto sacrilic 1rc. Mi assiste la speranza di veder ancora risplendere il sole su questa nostra Italia. Salutatemi g li amici; tenetemi ~cmp rc scolpito nei vostri cunri " · (1) N ato nd 1880, prokssort: di Li.:t:o, iscrino al Partito socialista, il Uuoni sostenne con l:i. parob e con la penna l' inter\'cnto dclrllalia. Dìchìarata la g uerra, si arruolò Volontario e cadde alla testa del suo plotone su l !\·fonte :--.frz lì il '.!J ouoh rc J1J15. La lettera che riportiamo era indirì zzara ai suo i genitor i cd era srat:i scritta due giorni prima della morte.


Aspir1111te ufficiale di Fanteria Ugo Cantucci (1): << Se questo foglio mi dovesse essere trovato addosso, morto sul campo di battaglia, oppure in ospedale, in seguito a ferite o malattia, desidero che : 1" - la mia salma sia seppellita in questa terra, per la quale combatto Volontario; 2" - che la mia fronte sia rivolta verso il nemico, per il l.Juale avrò l'ultimo sguardo di odio; 3° - che sopra la tomba sia scritto: I( Qui giace un soldato italiano1>; 4° - che sia dato avviso della mia morte a mia madre, Emma Cantucci. via San Martino, 30, Siena. con le dovute cautele e mandandole qualche cosa di mia proprietà per ricordo. (< Con la certezza della vittoria nostra, viva, viva sempre cd i11 eterno l'Italia nuova e grande! ».

Soldato di Fanteria Filippo Corridoni (medaglia d'oro) (2): << •••

i tuoi dolci rimproveri mi hanno profondamente commos~o

cd hanno valso a scuo termi e a tog liermi di dosso una specie di letar-

?"ia morale, che avc:va kgato og m mia energia eJ ogni mia volonù. La tensione nervosa che per 2 1 g io rni, dietro l'imperativo della mia volontà, aveva sorretto le m ie forze fi siche, appena scesi dalle colline di fuoco, venne meno e di ed e luo~o ad una specie <li nirvana morale ... (( Ebbene io debbo viverla la g ucrr:1, io, per la mia predicazione àello scorso maggio, ho doveri superiori ad ogni :1ltro e la mia missione vuole ch'io impietri il mio cuore, che vig ili i miei sentimenti, domini ogni mia debolezza, comprima ogni repulsione, per essere sempre pronto a dire agli altri b parola che rinfranchi, la invettiva che inciti , la calda crnrtazione che m ;mtenga tutti sulJa via aspra e difficile del doloroso, ma sa nto dovere. · (1) N ato il 30 ottobre 18()(\ il Ca ntucci, propagandista con YÌnto dclì"ìntc rvento, tu fr a i primissimi :id indossare la di visa come Volon tario di g uer ra. C adde a V c rmcgli:ino il 3 novembre 19 15. Il 1estamen10 che ahhi arno ripon a to venne rinvenuto sulla sua salma. (2) Il C orridoni era nato il 19 agosto 1887. Sìnd::icali s1:1 e agitatore. alh .scoppio del confli tto europeo, fu tra i primi a soste nere la neccs\ it~ dd nostro intervento e si deve anche alla sua :1pp:1ssio11::it:1 parola , se Mila no fu la citt:i intervcnti sr:1 per c:cclknza. Allo scoppiare del ronflirto si arruolò Volo ntario ,omc semplice solda to. Cadde alla trincea d elle F rasch e il 23 om,brc H ) l 'j. a lla lesta .li u n nlotonc di \'olonrari, d11r:1n1e un as~ah o.


<< Oh, le pene, i disagi, i pericoli ognor rinnonti e rinnovantisi, ti g iuro ... non hanno presa sul mio spirito temprato alle lotte difficili, e l'ala gelida del dubbio e del pentimento non attenuerà mai il calore delle mie convinzioni, che sono abbarbicate nei recessi più profondi del mio cervello e del mio cuore; ma la realtl1 , così orribile e terribik, ha affinato sifbttamente la mia sensibilità, da farmi sentire og ni gioia ed ogni dolore centuplicati nella loro esscnz;1 .. . <, Se il destino lo vorrà, morirò senza odiare nessuno, neanche gli Au striaci, con un g ran rimpianto: L!ucllo di non aver potuto dare tutta la somma delle.: c.: ncrgic, che sento ancora racchiuse in mc, alla Causa dei lavo ratori : co n un a gran soddisfazione: di aver sempre obbedito ai vo kri ddl:1 mia coscienza ,, .

Ocffenu ( r): " ... Cert o rn rrci, ndl::t tempestosa vigil ia di questo Natale di ?uerra , correre a voi, godere dell 'i ntimità casalinga fra i miei cari , ridi vcnt::indo pe r 1111 ;11timn il buono e mite figliolo di un tempo . .. Ma la cosc ic.: nza di compicff 1111 sacro dovere, nel difficile momento clic :l!tra\'crs;1 il nostro paesi.:. m i re nde meno prnoso il rammarico, a nz i il du lu re di esservi lo nt a no. ()u ,1~~ i.1, fra le nevi così bdk, pcrchè ricoprono il suo lo sacrn l' s:111 to d ell:t Patri a, che palmo palmo contendiamo all'odiato, barbaro i1wasorc, ~i leva lo spirito come una Ìlandicra sopra le miserie e la fr::igiltt:'1 del la carne martoriata. Sono lieto, ve lo dico con aperto e sincero cuore, di trovarmi qui, sottopo~to ad og ni sacrificio, qualunque debba esser b mia sorte. qualunt]llC la sofferen za l " Pensate alla bellezza di questa mia ft:de co nfortatrice e non compiangetemi. non nutrite per ~ne preoccupazioni funeste. Pensate: egli è lieto, è orgoglioso del suo sacrificio I C he sia benedetto e la fo rtu na lo aiuti~ ,, Vi bacio con affettuoso cuore e vi aug uro -- che cosa vi posso .iug urare ~ - di vivere sani e tranquilli, di godere nel prossimo anno un Natale di pace, d i vitto ria, di leti zia •· . S011otrnc11 I<' .,Jttilio

( 1) li D elfenu , na to a N u or o il 18 J ìcc mhre 1890 e laure:11 0 in G iurisprudc.-nz;1 all'Università <li Pisa, fu compagno di Filippo C o r ridoni nella campag na per l' inte rve nto. In iziata la g ue rra, si arruolò Volontario e cadde a C rùce di Piave il r6 g iu g no 19 18. Riportia m o q uesta sua leu era che, scritta in occasione dd N atale del 19 17. dimostr a rnme nemmeno le tristi g iorn:ite di C aporetto avesst"ro a ffievo li to nell'c:roc la te nace ,·olont:ì di combattere per b P at ria .


Tenente di Fanteria Paolo Gibelli (1): « •.. che, se poi la sorte volesse che io dovessi soccombere, se non fosse per lo strazio che procurerei ai miei parenti, a te e ad altri amici, certo non vi sarebbe per me morte più desiderabile, nè più gloriosa ... >,.

Sottotenente Jj Fanteria Carlo Laghi (2): Stai sicuro, adunque, e contento che, fino a che mi sosterrà questa Fede bella, grande ~ sublime in tutta la sua interezza, qua<(

•••

lunque cosa da me si richieda io eseguirìi con animo calmo e tranquillo; con la stessa calma e tranquillità con cui ti scrivo saprò anche affrontare una misera ferita ed anche la morte, se è necessario. Sarà grande dispiacere per te, per la mamma, è vero; ma non tarderà lungamente per consolarvi il pensiero che l'amico affezionato, il figlio caro è morto perchè Iddio l' ha voluto: sia fatta la Sua Volontà; benedetto il Suo Volere. Non t'impressionare. Non temere che ci sia qualche cosa di nuovo_ Ho scritto così, per dimostrarti quale spirito mi anima in questa vita. alqua nto dura, che conduco; ho scritto .questo perchè al dolore, che tanto a te che alla mamma potrebbe da un nwmen lu aH 'alliu ,;;11-'ila re , non si aggiunga anche il timore de11a mia dannazione. C redi che la mia vita è sempre retta solo da tre amori: l'amore di Dio, l'amore della Patria, l'amore della Famiglia mia, nella quale, tu pure. lo sai, sei incluso per l'affetto che.: tt porto )> .

Sottotenente Giulio Lusi (medaglia d'oro) (3): " La mia lontananza, i ri schi a cui vado incontro apporteranno a voi una perenne preoccupazione; ma vi conforterà il pensiero che, soffrendo, soffrirete voi pure per un ideale nobile e bello qual'è quello della grandezza della Patria nostra. Ad essa, in questo momento. ( 1) Il tc nc nk e; ibdli, apparte nente al 41" rcggi111cn10 Fanteria (hri;_.:at:1 " Modena »), era nalo ad Oncglia il 23 novcmhrc 1881. Cadde 'sul Monte Slt:111c il 14 agosto 1915. Era ritornato dall'America per arruolarsi Volon tario. Son:, la g iubba g rigioverde portava sempre la cam icia rossa garibaltlin:1. (2) li sottotenente Laghi aveva interrotto gli ~tudi per arruolarsi come Volontario. Era nato a Siena il 1'' fehhraio 1894. Cadde il 12 maggio 1,11 (, sul San Michele. La lettera che riportiamo era <liretta ad un sacerdote suo :unico. (3) .Il sottotenente Lusi appartene" a al XXVI Hcp:irto d'Assa lto. Na1o a Variano di Puglia nel 18<)9, cadde a Grisolero , sul basso Pia\'t:, il {O 0 11 0 bre 1<p8, appena diciottenne. Alb sua memoria ve nne confrrirn l:1 1ncd :ig l1 .1 d'oro al valore .


bisog na che tutti ci offriamo e, certamente, non sono da rimproverare io che, essendo giovane e forte, porgo ad essa la mia giovinezza e la mia forza. u E' mio proponimento <li adempiere scrupolosamente il mio dovere e se, nel far ciò, lJUalcosa di sinistro dovesse accadermi, non vi rimproverate di non avermi addirittura vietato di arruolarmi: pensate in vece che il sangue della famiglia nostra ha contribuito a che la Patria sia tuua lihna e gloriosa ... )> . T c 11(:11/c (o/01111e/lo Michele Pericle Negrotto (1): " A te. En zo, figlio mio, nel momento di lasciare la vita per ~emprc lJllC~to rcr:1µ!-? io che il tuo papà ti lascia: sii obbediente e rispettn~o ,-rr,o tua 111 :idrc; essa sola ormai nel mondo, fedele al ricordo dì 1110 p:idr<', h;1 diritto di trovare in te la sua consolazione e il suo appog~io ~olido e ~icuro in te, figlio nostro carissimo. Sii sempre e do,·unque o nt'~to. bhorioso e coraggioso, orgoglioso del nome di Italiano, e adopn :1t i in tutti i modi perchè le tue azioni servano ad accre\cn c Li pntcnz:1 e la gloria dclb nostra nazione e ad onorare il nome in 1rn1 e1:11 0 ..: hc io ti lascio in eredità. Tanti grossi bacioni dal luo p ;1p.i i o t1 n, c he ti ha sempre voluto tanto l.ic::11e " · ·

S o1tnr c11011, ·

t!i F,111tcria Arm ando Pane.;sa (2):

,, C hi :1prc il presente baci mio padre e mia madre, che mi dettero l:1 fo r1.:1 d i ,T nire Volontario in g u erra. So no pronto al sacrificio

per b gr:111dcz1.,1 della Patria e per il Re. Orgoglioso di tanto onore, h:1cio il , uolu ruk nto "· Ciiporalc l, ohcrto Sar/alli (medaglia d 'oro) (3): " lo non so se morrò; ma anche se questo dovesse accadere, che sarebbe.: ci(> ? La 111 o rt t·, t rovata combattendo per il proprio Ideale, non ( 1) li 1(' 11 <' 111<· ,·,.J "1HH·llo N eg rotto e ra n a to a G enc.l\'a il :14 d icembre 1862 e cadde su l Mr~J i il 4 g iug no 1915. Egli era un vero patriota cd a Milano :n -c:,·a pr ùm rn.~o le.: prime fo rrn n ion i p rc mili1ar i ed :1 vcva cos1ituiw il battag lion e N cgrott o, nel qu al<" si addt:,lra\'ano i Volontari inten·enti sti. (2) Il P:rn<·~<;i e r~t nato a Forlì il 5 diccmhrc 18<)3. Caùde sul San Gabriele il 5 <ettembrc 1917 . il brano che abbi:m10 ripo rtato \'e nne trm·ato clenrro il piastrino tli riconoscimen to. (3) C:a porale nel 6'' n::ggimrnto Alpini, il SarLmi era nato a V enezia il 10 maggio l ()(>ù. Mu lto svilupato fisicamente. egli riusd ad a rruolarsi Volonrn rin n el :;5'' Fan leria appena quindicenne ; ma \'COile ri111:111dato a casa :: si


è morte; ma trapasso. Il sangue, versato per un'idea, fruttifica e produce. E poi, che cosa è la morte di tanto terribile, che si debba temerla e odiarla come una nemica? (• Ricordati, ricordati di Socrate e rileggi ci<> che egli diceva prima di morire. '< E che cosa ti sembra meglio, la morte incontrata a quindici anni, combattendo per l'Ideale a cui ci si abbandona "come alle braccia d'arridente spasa", oppure da vecchi, in un letto e senza ricordarsi d'aver fatto niente di glorioso? " A me pare non dubbia la scelta. << Ricordati che questa sarà una di quelle guerre in cui, da vecchi, chi dovrà dir sospirando "io non v'ero", sarà g uardato con disprezzo da tutti; perciò tu, che sei intcrvc:ntista e che sai che ho capacità a soppartare una guerra , mi darai il tuo permesso e così pùre la mamma ... (< Forse io non ti scriverò più che dal fronte: forse, poichè ogni probabilità bisogna contemplare con viso sereno, forse io non ti potrò più rivedere; in ogni caso, qualunque cosa succeda , stai sicuro che èompirò intero il mio dover ~ di Itàliano e di soldato fino a che lo potrò, e lo comp:n) senza inutili tem erarietà e senza spavalderie vane; ma senza paura e cun la fierezza d'essere figlio tuo e della mamm a e colla sicurezza che , per quanto l.\ rande potesse essere il tuo dolore, tu mi preferirai morto che vile. Scusa le mie parole e dammi la tua benedizione e quella della m amma,,.

Enrico Toti (medaglia d'oro) (1): " Oherdan verrà vendicato, te l'assicuro ; qui mi dicono che sono l'emulo di Oberdan, del glorioso martire! Tropp<> onore sarebbe per m c ! . . . :irruolò nuovamente, appena compiuti i 17 anni neccssa1·i, ~ubito Jo!)o C:1pu retto. S i distinte nei cornbauimenti di Monle Sacro, di S:i ~so Rosso e di :\fonte Fior e vollc far parte del plotone Arditi reggimentale. Cadde sul cam po il 28 gennaio 1918. (1) La fig ura di Enrico Tori è forse la più popolan: fra qu elle dei 110~1ri Volontari di g u erra. Arruolatosi a 14 anni ndb R. Marina, egli t·ra p:1:,:.:1111 nel r907 alle Ferrovie dello Stato come fu ochista (', per un in forl uni n 1occ11ugli in servizio, aveva a vuto amputata la gamba sinistra. A malg r:u k, del la gr ~ll'l' mutilazio ne subìta , egli volle fare il g iro del mondo, percorre ndo in l1i( irk 11 :1 in 9 mesi oltre 18.000 km . Scoppiata la g uerra volle partecipar vi :1.I ogni r n, 111 come Bersagliere ciclista. Cadde cl:i eroe :i Mo11fako111: il I, :igm to 11J1f1.


,< Son d egno figlio d'Italia e dei m1e1 genitori e sono qui pronto al sacrificio per la gra ndezza e la gloria della Patria mia. ,, Siatene orgogliosi, voi ne siete ben degni ed io saprò farmi ono re n .

Ca porale .-liii/io Vcrdirosi (medag lia d'oro) (1): .. La pit1 gra nde gloria che pc,ssa a vere un figlio d' Italia è quella di morire.: pc.:r la Patria e per b fedeltà al nostro Re ; sacrificare subito tutto il ,anguc.: mi o, non pensando, 11<: alla moglie, nè ai fig li , nè a mc , to~o: ma soltanto alla Vittoria! Se io do\'cssi risparmi arm i, che Vo lo nt.1ri o ,arei? ... ,, _

So/,/,;tu . /1t1dio Z,mctli (2): " Vi dico che sono in prima linea per fare l'avanzata e speriamo di :1rri,·:1rt a T rieste. Dite al mio hablio che non pensi niente per mc, pcrclit'.- in rn111 h:11to senza paura con tro i harhari cd il loro infame imper:1turl'. rl1c.: ha fatto impiccare anche il povtro Battisti. I T cdc,c hi rlw . dopi, ,·iol :110 il povero Belg io, volevano che anche l'Italia ,i fm,c 1111 11.1 .1 Imo, per vincere l.1 Francia, nostra sorella, meritano l'odi .. e l.1 1T11.lc1t.1 , li lut !O il mondo. Quindi noi combatteremo contro •1uci , ili , l1c ~ i h.tnn:J nultratt ;:iti e ci vorrebbero schiavi. Dungue, c:1rn i' IO, 11ic11((' p.111r,1 per mc. pcrchè voglio compine il mio dovere IÌnn :il1'1il1i111t1 ·•.

(3) : ,, Cro"1 proic11ili p:issa n n sul nostro capo mu gg hiando; le trincee ncmidll' ,:il1a1111 pn aria in mezzo al fumo e al fuoco. Noi si atten de che.: ahhi:, IÌnc quc~to frastuono per poi attaccare il nem ico, ptr sfond:1me 1t- lince,· mclt crlo in fuga. Questo, speri amo, sarà il colpo fÌnalr . che in fr:111gn:1 i ha lt1 :1rdi che difendo no le truppe imperiali e r i dar;Ì in 111 :1110 l:i 10 1.1 dcll'l ~onzo. ,. Fra giorn i ,·i ,ar:'1 l':1\':1 111.;1 1:1 c noi. soldati d'Italia, adempirern o 1n tutto il nostro do\'crc, fos.,c a nd1l'. co l sacrificio della nostra vita. lo sono lancìahombc e farcì di tutto pcr formi o nore, per rendermi degno dclb P:1tri:1 .. Sr: /1/ ,110 (,'i,111111· /ln ('(l mpug1111

( 1) li Verd irosi, 11.,c1.:rc cldl · 1st i1 1110 i ntcrn:izinn.ik di ~gricoltur:t , .,i ;irruol,'> Volontario a 45 anni. Cadde a Losson. sul' basso Piave, il 19 g iug no 1918. (2) Lo Za neni. nato il LI :1prìk 1896 a Forlimpopoli, era un modesto opc· raio. Arruolatosi Volontario, cadde il 14 .igosto 11)16 a Gorizia. (3) Il C:1111 pagna era un modesto operaio nato a Sarsina il lj apri le 189i· Volontario di g uerr:1 a 18 :rnni. t:gli c:hld c su l Podgor:1 , il 2 no,·cmbre 1915.


Soldc.to Ercole Pirini ( 1): ,, Non potrai mai credere, sebbene sia grande il sacrificio che si ~ta compiendo per una più forte e grande Italia, quante soddisfazioni io provi vedendomi cosl ben voluto dai miei amici· e superiori e quanto sia contento il mio cuore nel respirare t1ucst'aria che, con gentile soffio di vento, invia a noi. il soave golfo di Trieste, così tanto vicino ai nuovi confini che un dì chiuderanno per sempre la nostra Patria, meritatamente chiamata Patria d 'eroi. E ·Patria di eroi continuerà ad esserlo, perchè ho visto coi miei occhi come si batte il soldato italiano che, sebbene infamato dai vigliacchi di dentro, dona la vita per l'Italia, come se il morire fosse un sogno. Per questo il nostro secolare nemico, che io combatto contento e lieto, dovrà subire la mrtc che .gli impongono le nostre baionette " · Sergente Salvatore Sebbio: ,, 2r ottobre 1940. <• Mia carissima mamma, ,i bisogna che ti parli chi,iro perchè il mio entusiasmo e il mio orgoglio non sa nascondersi : soprattutto non posso nasconderlo, Oggi lascerò il. mio batta~lione per recarmi in un'altra Divisione che non ~o dove si trova, molto probabile, dopo tante aspira;,.ioni e domande, andrb ad incontrare quegli stupidi nemici d'Italia, che credevano essere i dominatori del mo11do. Ci vado Volontario pcrchè io non potevo rimanere senza che io prcndc~si parte alle operazioni in corso; il mio spirito guerriero mi ha chiamato sin da piccolo a fare il mio dovere verso la Patria, che rappresenta la propria mamma. Se potrò, e ci sarà tempo, verrò qualche giorno a casa per abbracciarvi. Quindi , mamma, ti prego di essere orgogliosa della mia decisione ; non pensare a mc che dove vado sto benissimo, non ti preoccupare che tutto passerà e presto giungeremo alla vittoria >• .

Volontario Armando Volino: " 28 gennaio 194 r. (< •• , al di sopra di o~ni possibile sacrificio, ~ia esso il più duro, vi è la certezza di una più grande It:ilia, di una migliore giustizia sociale ... ,r Ce lo :issicurano le Ombre dei Caduti, le fcrit.c ed i martiri dei mutilati e degli invalidi ; ce lo assicurano i nostri combattenti "·

(r) Il Pirini, soldato nel 7.3'' F:i nteria. er:i n:ito a Cesenatico il 'I no\'t:111 brc 1896. Egli cadde ~ul C:irso il 22 111:ir.gio 1,1 16, a 1·cn1i :111ni. Si -:ra :i rrw, lato Volontarin :,ll 'ini zio dd la gucrr:1.


Volontario dott. Vincenz o Ambrosio, caduto sul fronte greco il marzo 1941 (medaglia d'oro alla memoria): « Ancora sole , azzurro e soldati che si lavano e cantano e si rassettano e si fanno sempre più pronti ... La << Julia '>, qui, alla nostra sinistra, ha riprcrn akune CJUOlc e il fatto trascende l'importanza tattica per assurgere ad effettiva dimostrazione di vigore e di durezza, che s:1no quelle doti, po.:o appari scenti, ma più sostanziali, della nostra razza. La ,e Julia " : che nome! ... Passando per venire in linea, trovai per strada alcuni suoi rtparti che stavano ultimando il turno di riposo. Vi si consumati e cuori consapt\'oli: ardevano di ritornare in linea pn ve ndicarsi, non potendo ammettere (non invento; ma riporto di scorsi c.: pensieri di queg li Alpini) <li rirnantre sen7,a possibilità di ri \' incita. F avevano bisogno solo di rivincita e non di riabilitazion r. pcrcliè 1u sai wme fu impari la lotta del "primo tempo' '. F sentire oggi rhe la ,, Julia » le sta dando forti, non puoi pen sare tJuanto ~ia commovente. E ormai il hcl tempo (è il terzo giorno) capita pruprio a punto ... " ... è Li g rande primavera della Patria, più sostanzialmente µr,rnd e. pit1 tru ncndamente fascinatrice di (!Udlc.: primavere che alla ~toria ~0110 ~t:irc consacrate nei nomi di Mazzini, di Gioberti, di Carnur, d i C:1rihaldi, dc.:! Crispi, della rivoluzione siciliana, dei due Re d i <::,,:, S;l\·o i;,, di Gabriele D'Annunzio : primavtre che, alla mc11 te cd .ti L ll t •n.: degli Italiani migliori, furor.o rese più caramente popolari pn h penna alat;:i del Carducci e del D'Annunzio e per gli :iccemi iq1irati dc.:! nostro V erdi; mentre questa di oggi si raccoman da ad affetti più induriti e più maturi, per quanto si è fatto più maturo e piì., indurito il temperamento degli Ital.iani, pur con tanti segni c he parrebbero lc.:gittimarc le illazioni tki superficiali. ,, ... •ono proprio contento d'esserci io pure; mc ne sarei lamentato sempre, se non m ·avessero accettato. Forse avrei finito col divenlare vegetariano e mi sogino e col dedicarmi a pratiche dì occultismo. Ma, invece, qui, a combattere l'Inghilterra, la grande Inghilterra nelle sue basi di Balca nia , hen sapendo che la Causa italiana non vuule nulla ,falla Grecia, fuorch ~ l'i,;tcrdizionc più radicale delle sue perti nenze terrestri e marine all'influenza militare inglese. ,, Tu scherzi? Sapere che dai nostri sforzi uscirà un 'Europa comunque migliore.:, in cui più sostanzialmente conterà, in proporzione del contin~ente, il fattore italiano! Ma ora ti lascio, per scrivere due parole :il giovane fratellino » . 10


xv.

ULTIME LETTERE DI VOLONTARI IRREDENTI Abbiamo voluto riportare in un capitolo a parte alcuni testamenti di Volontari irredenti, molti dei quali caduti in combattimento ed altri uccisi dai plotoni di esecuzione austriaci o finiti, nella luce del martirio, per mano del boia. Si tratta di lettere e di testamenti che hanno tm particolare valore e che non si possono leggere senza un profondo sentimento di com mozione, data la semplice ed efficace eloquenza, con la quale essi rivelano la completa dedi zione alla Patria e quasi il desiderio di offri rle la vita da parte di quegli eroi che, passando con ogni mezzo il con fine per sottrarsi all'oppressione dell'Austria, sfidarono la morte fin da quando vollero prima arruolarsi nel nostro esercito ed insistettero poi per combat tere nelle prime lince. E cominciamo, naturalmente, con Cesare Batti sti , le cui ge~la abbiamo avuto già occasione di ricordare e la cui fervida opera fu senza dubbio la più efficace: sia per la tenace lotta da lui sostenuta , in difesa del suo Trentino, al Parlamento austriaco; sia per la propaganda svolta con fervore di apostolo in diverse città d ' Italia, alla vig ilia del nostro intervento. Il suo ultimo discorso fu da lui tenuto nel maggio del 1915 sul Campidoglio e le sue ultime parole a favore della nobilissima Causa furono « Italiani, tutti alla frontiera, con la spada e col cuore! "· Appena dichiarata la g uerra, il Battisti raggiunse il fronte e si arruolò Volontario prima come semplice soldato degli Alpini e poi come ufficiale. Il 10 lug lio r916, sorpreso e circondato è.lai nemico durante l'azione di monte Corno, a malgrado della sua strenua resistenza, venne catturato dagli Austriaci e, processato e condannato a morte, fu impiccato nel cortile del Castello di Trento. Dopo avere dimm trato , durante il processo, la sua fierezza di Italiano, Egli concime la ~ 11:i nobil e vi ta al grido di ,1 Viva l'I ta lia ! , ..


La kuera al fratello che qui riportiamo venne da lui dettata, prima di recarsi al supplizio, ad un sottufficiale, essendogli stato negato il permesso di scriverla egli stc.:sso. Davanti al TrilJ1111alc cli guerra, riunito per giudicarlo, Cesare natti ~ti :1,·c,·:1 f:1110 la ~cguentc dichiarazione: ,. lo ~mt engo di essere c ittadino italiano, esstndo stato nominato uflìciak ncll'F.scrc ito italiano. Debbo tuttavia ammettere di non es~cre , 1:1111 \':111n :llatlJ dal nesso statale austriaco. Dichiaro, inoltre, di ·1vcrc. pri111.1 l' do po lo scoppio della guerra co n l'Italia, fatta una intc11 si" i111.1 prop:1gand:1 in ogni modo: con la parola, con gli scritti a lll l'l.i'" dcli:. ~t:unpa per la Cau sa italia na e per l'annessione all 'Italia dt:l k rc~io ni it:ili:111e soggette all'Austria; di essere entrato volonr·ar i:111w11 ti: 11cl l' h c rcito italiano ; cli avere. dopo la nomina a sottotenent e<' :1 tc1lt'11t c. rn rnbattuto contro l'Austrra: di essere stato fatto prigionin11 cli ~un r:1. m entre impugnavo le armi. " D1t lt1 :1rll, in partirnbrc, di avere scritto tutti gli articoli e opu,n,li r hc 111 i , 11 11 1, :1trrihuiri negli atti di .::iuesto trihunale, di averne prnrn '"'·' l.1 ,1.,111 1\ 1: n<J nchè- di :n Trc tenuto tutti i discorsi in essa !11 (' 11 / Ì11ll . 1! I .

.. l 1; " , i .. , ' I'" " . ,nlL; ,te ,,ul [atto t: hc hu ~empn: agito sccundo i I 111 io 1dl'.dl' pn l1t it ll. che :1vc\';i per scopo l'indipendenza delle pro,·in(ic 1t:il1 .11H· d .1ll' ,\11 qri;1 l' l:i loro union e al Regno d'Italia » . ! ' 111 1 • 111n i .1 ,i i l l1 i;1r ;11. iu11c il Martire, ormai consapevole del suo do tino. l ·~ 11r c,\l' fÌrr; 1111l' nk il ~uo :1morc per l' It;ilia c. :1cl abbreviare k inutil i fo rn1 :ilit :'1 del 11rnccsso, ammise, senz a discuterli, i capi d'accus:1 che il T rih111 ;dc 1.; li :tttribuiva. Anche le ult ime p:1rolc pro nunciate dalrEme prima di morirr., dinwstrano l.1 , u:1 fnrz,1 d':1ni1110 cd il coraggio col quale egli affronta \'a la morte. " l o ~ono cuntcnt o, li eto. ~ereno. Ho vissuto abbastanza perchè po~~a di re che h 111i:1 1·it ;1 t· st;1ta ~pesa bene. Coi miei quarantadue ;11111i J10 ra.t.;;.;iu1110 quello c he multi uomini non raggiungono in una ìunga \'ita •>. M:1 ecco l:.t sua ultim:1 lettera ;il fratello: ,, Caro fratello, « mi hanno condannato a morte. La sentenza verrà subito eseg uita. Mando a te il ~aluto estremo. che non posso indiri zzare alla mia famiglia. Portalo tu, quando potrai, alla mia Ernesta, che fu per me una sant;1, ai miei dolcissimi figli Gigino, Li setta, Camillo, al nonno e alle zie, allo zio e alle mie sorelle ed alle loro fami(1lic. ;,;:,


Ce.-are fld llÙ ti.



'< Io vado incontro alla mia sorte con animo sereno e tram1uillo. Ai miei figli: siate buoni e vogliate bene alla mamma, consolate il suo dolore. Cesare Battisti » .

Sottotenente di Fanteria Antonio Bergamas (r): « Mia carissima e amatissima mamma, t( domani partirò chissà per dove, quasi certamente per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, forse non ci sarò più. Sarà un dolore immenso per te, per la mia amata sorella e per il mio povero padre. Eppure, sebbene sappia che la mia morte, se non sarà direttamente la tua, sarà certamente un colpo mortale per te, pure sono costretto a fare guanto è iJ mio dovere di fare. Oggi, vedi, sono stato a sentire una predica di padre Semeria, il più bravo dei predicatori d ' Italia, cd ho provato un conforto nel sentirlo dire che il soJdato italjano, se muore, lo fa per un sentimento di giustizia, perchè morendo difende, non soltanto la sua sposa, la sua casa, ma le spose, le case, le madri di milioni di suoi simili presenti e futuri. Forse tu non comprenderai questo. Non potrai capire cornei pure non essendo costretto, io sia andato a morire sui campi di battaglia. Ma pensa , mi a buona mamma, quante donne d'Italia non solo, ma di Francia, del Belgio, insomma di tutto il mondo, soffrono quanto tu soffri, pènano c.1uant.o tu peni. Io dovevo fare quello che feci perchè la mia Patria C<)SÌ voleva che io facessi. Il dovere verso la Patria mia voleva così ed io ubbidii a lei. Tante madri si videro strappare il figlio loro, che era l'unico sostegno ; io, giovane e forte, non potevo farne a meno! << Perdona l'immenso dolore che io ti reco e quello che io reco al padre mio e a mia sorella; m a, credilo, mi riesce le mille volte più dolce il m orire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la Patria mi a naturale, che il morire laggit1, nei confini ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una P:ttria che non era la mia ; ma che io odiavo. (<

(r) UHiòale nel 137" Fanteri.i, il Bcrg:unas c.idde a Mo_nte Cimon il 18 giugno 1916. Egli era nato a Gradisca il r9 ottobre 1891 e s1 era arruolato Volontario all'inizio ,Jdla guerra . La lettera che riportiamo è diretta alla m adre che, per le onoranze al Milite Ignoto, ehbc l'incarico <lì scegliere aJ Aquileja fra le u bare contenenti i resti di soldati s.:ono~ciuti '. rac.c?hi . su tun~ il fronte, la salma da trasportare a Roma. Ora, secondo 1\ dcmlcno J a lei espresso, anche la signora Bcrgamas ri pos:i nd piccolo ò mi tero di guerra di Aquileia.


« Così Ì; la vita, mamm:1 canssuna; sii fo rtt:, sopporta la morte del l' unico tuo figlio. che sempre a te ha pensato, si n dal primo giorno de lla ma lon tana nza, come le mad ri dei primi Cristiani. " Addin, m amma m ia am al a. addio ~orella cara, addio pad re m io; se muo io, muoio col vostro no m e amatissimo sulle labbra, da\a11 ti al nost ro Carso selvaggio, cercando d ' indovinare, se no n lo rived rò, il nostro m are e cercando di rievoc;1re i vostri volti venerati e ta n to amati. <• Un lung hissimo e ::i ffet.tuosissimo ba<:io a tutti voi, un ultimo pensino a tutti i parenti e ancora u n bacio, se non c1 rivedremo m ai piì:1, f uorchè in q uel l'altra vi ta da te credrn a. ,, T uo :iff.1110 figlio Tonino>'

Sottotcnrntc di FanftTia Ferruccio Fabbroàc/1 ( 1):

,, Aspettando di ora in ora l'ordine dell ' assalto, nel temp) che passo nel pi ù piccolo ri paro, ~ogno i miei , sogno u n' Italia li hera e g rande, mgno giorn i piì:1 liet i e co11tc nt i nel la nostra I.ibera

f'ormons ... ,,. Sollutrnrnte Fabio Filzi (m cdagl ia d "oru) (2 ): C:1ri genitori! Prima d i morir<.: non pos!<O f:1 re a meno di <::spri(<

mcn·i il mio profon do ri ncrcsci rnen to pn il Lito che mi sovrasta. ed ( 1 ì E, a 11atu a Corn1<•n, il 2 ,c:ttc:mhrt· 1 'l<.1 1 l " c1d d e :i FlonJar il :?4 mag~ "' 1t; 11. :1ppl· n:1 \TlllCll ll l'. t2) :'\::ito :1 l'i,1110 d'btri:1 il :!o ollohr<: 1884 e bun:-:no in G iurisprudenza ,111"U ni \"n , it:'1 d 1 Cr:iz , il F il zi !l\'e,·:1 rnmpi uto il ser vizio mi lita re ne\l"Escrc ito au , tri:ico, COllst)!l1t'11du il gr:1<lu di l<' lll' nll'. g r:i<lo dal qua le venne rimosso per la ~11:1 p rnp.1g:1 11d .1 , l" itali:mit t Allo ,c()ppi:1rc della g uerra europea ven ne r idii ::1111:ito ; nu . 11w1 , okndu ,e1, 1r(' J'.\ustri.1. riu scì a passare in Italia, J oyc ,j arruolò \"r,lc,111:1r io nt·l IHhlrc, E sncÌIC>, seguendo Cesare Battisti, <lei q uale di, i~c. nd C!,111h:it1 Ì111<·11111 di /\ lnmc Cnrno. la rnttur,1 ccl i! martirio. Il Fi lz i : l\-c1·:1 f.mo a l T ribun:1le <l i !!Ut'rr:i la sq.,11.1entc, 110bili ssima dich ia.-.,l'.ionc: ,. 1'1,11 ,I\ e ndo 111,1i ricu11os(iutr; allrn P atri; che l' lra lia . il 15 dice m bre 1914 io ho d i, c-rt:1lo dal 1" n:gg imcmo Cacc iawri tirolesi. ri fu g iandomi 11cl R egno , cd allo scoppio Jdb ~11e rra contro J"A ustria sono entrato a fa r parte dd l'E serc i10 irnli :1110: promosso ~011ntcnc11Le, hu preso le arm i contro l':\ m tria t: con le a r mi in pugno sono \ lato fa u n prigioniero. Da ll 'A u~tr ia in non mi aspetto nè graz ia nè pietà: fate di me q uello che vi p iace. " TJ o rnmhanuco l"Auqria con la pien::i con vinzione di fare ope ra santa e civili22:1trice. Sono inesprim ibilmcntt: fcli,(· d i morire per la 1;1i:1 P;nria Ìt:1l ian a, dw :lllH> ~or ra lilli.O )) _


rnvero, non per la nua esi stenza, ma per voi, che avete fatto tanto per me. {( Io ho sempre adempiuto al mio dovere con semplicità, seguendo sempre l'impulso della mia coscienza. (i Prima di morire, rivolgo il pensiero a voi cd alla mia cara Emma, che si trova a Padova. << Addio per sempre; baci ai miei fratelli. Fabio Filzi >> .

Sottotenente degli Alpini Remo Galvagni (1): Verrà il giorno nel quale, se io morissi, credi, avrei vissuto fin troppo, perchè quel giorno vedrei avverato il mio sogno più bello ; raggiungerei l'ideale nostro che da ragazzetto fino ad oggi mi sta nel cuore. Che felicità! Solo per questo si viveva noi ». << •••

Sottotenente di Fanteria Federico Guelfa (medaglia d'oro) (2): ,< ••• E l'Avvento sia la gloria nostra sulla terra nostra, (b cchè all'ultima fonte delle acque nostre berremo e l'ultimo lembo del cielo nostro toccheremo nell'estrema ascesa, protesi. {' Ben nei cuori l'amon.: pc:r vui ~ esuli, e la fede nostra ed il simbolico dono! Che pit'1? Se tinta dev'essere la via di vermiglio, è giovane il sangue, la neve non ha che candore e più acuto ha lo strale !a sofferenza di pochi. Ma ci b~1sta il sapervi con noi eia Fiorenza per tutto, dalle città della Patria, sorelle )>.

Sottoteneme degli Alpini Nino Pernici (3): <' Ti scrivo per dirti che domattina partiremo per il fronte. Saremo una cinquantina, tutti Trentini e Triestini, e tuttora ne continuano ad arrivare tutti i giorni. Non vediamo l'ora di andare al fronte, verso l'odiato nemico. Di là potremo vedere le nostre terre dopo ta nti mesi d'assenza. Anch'io ci vado volentieri e con entusiasmo. Non mi par vero d 'andare in g uerra ; non ci si pensa neppure. ( 1)

li Gah ·agn i era n ato a Rover eto il 5 aprile 1897 e cadde, appcua d i-

ciottenne, a Malga Zugna il 30 d icembre 1915. (2) Sottotenente nd 114" F anteria (brigat;i " Manrova »), il C11cll:1, n:Ho a Bezzecca il 27 no vembre 1893, fu ggiva dall'Austria ncll'onobre del 191+ Studente. in m ed icina all' Univ ersit:.i di Padova, si arruolèi Volo111:1rio nel no stro Eser cito all' inizio della g u erra . Cadde il 2'.1 dicembre 1c,15 :t C:1~tcl l):11l1e. (3) Il Pernici era nato a ]{irn d i Trento il 29 fchb r:.IÌ() 1!<•J2 e c:1cldc , 111 \frzli (' 11 111:1ggio H) t 6 .


Siamo invece sicuri dì andare verso i nostri paesi, le nostre terre, che sran no finalmrntc pn essere redente, unite alla nostra madre Patria, alb nostra grande e bella Italia . .. <' In guerra? E' destino . Si può star tanto tempo al fronte e re\tar salvi cd, invece. cadere a terra a casa sua e rompersi il collo. Si

Guido Cor;i.

muore quando si è destinati. Caso mai, ~i morrebbe per una Causa giusta e santa e per aiuta re b nostra madre Patria ,,.

S01tote11e11tc di Fanteria Ugo Polonio (medaglia d'oro) (1): " ... due sono le mie fedi, i miei culti : b P atria e la famiglia. Non ho mai amato una donna. Solo alla Patria ~acrifich crc'> la mia ( 1) Il Polorno, nato :-1 Trieste, si ;irruolò Volontario nel nostro Esercito non :incora diciottenne e G1ddc a Vcrmcg lìano il 21 ottobre 1915.


vita se muoio; solo alla fam igl ia se vivo. Il mio amor patrio è un amore bdlo, puro, sublime. L'Italia che io amo non ha nulla di qudìe piccinerie che appassionano g-li altri. La nuova Italia, l' Italia dei miei sogni mesti e nostalgici, è l'ideale, il bello, il grande, ciò che per gli altri è Dio. Se muoio, muoio nella piena coscienza del mio sacrificio; non sono affatto un incosciente, un esaltato, un uhriaco di parole. Muoio nella coscienza fiera e serena di aver portato una briciola di lavoro ad un'opera di titani , lieto e sicuro di aver cancellato, col mio sacrificio, una vita di utopista, di sognatore ... Non voglio che mi si rimpianga. Cercherò di far sì che siate orgogliosi di me. Non temo la morte, la guardo in viso cd è bella; io non avevo mai sognato una calma, una serenità simile a quella che ora provo, direi quasi che viva già di una vita differente da quella degli altri; l'anima mia, il mio pensiero, è proteso verso la madre mia, verso voi, verso la mia Trieste. Vi bacio, vi bacio. Addio!». Scttotene11te Carlo Stuparirh (m edaglia d'oro) (r): (' A mamma mia, <e M:1mma, mamma mia, se uno <li noi , se tutti e due dovessimo fini re, non accast:iarti, non ~tr;1L.i.,ni ; pc11sa alla madre cli Cri sto, sii dolorosa: ma serena. Bianca, sorella mia, ora comprendo la tua magnifica anima; sii sempre la consolatrice ; strette strette passerete la vita che vi tocca, calma vita, leggete i Vangeli, b vorate per voi e per gli altri. Io spero che Giani e papà vi resteranno ... « Tutti dobbiamo finire a questo mondo, chi prima chi dopo; non attacchiamoci a cose mobili, pensando che stiano ferme, semnre .là. · <' Addio, anime mie. Vi dico questo perchè tutto può darsi. Se finissi, perdonatemi le ingratitudini- e le irriverenze ; mamma, m'inginocchio davanti alla tua santità. • 1( Bianca, ti saluto, m'inchino davanti alla tua semplicità e ai tuoi sacrifici. (1) L o Stuparich , nato a Trieste nd 1llr)-'1 , ~i :irruol1\ in5icme al fratello G iovanni, quale Volontario nd nostro Eserc ito e precisamc:nte nel t'' reggimento Grnn,Jtieri. Egli a\'eva trascorso alcuni anni :i Firenze per ragioni di , mdio. Cadde sul Cengio il .30 magg io 19 16, durame l'ofknsiva :1ustriaca d eg li A ltipiani. Dop<J essersi difeso con eroica tenacia , circombto cbl soverchiante nemico, egli preferì u cci<lc:rsi piuttosto ch e arrendersi. Alla sua · memoria , come a quella del fr:ncl!c, G iov:rnni, venne conferita b 111edaglia d 'oro :il v alore.


,, Mamma mia, mamma mia; morirò senza prima essermi esprc~~o la tua grandezza, prim:1 d'aver narrato la tua grande storia solitaria , anima mia? •< Se cerco di com inciare, di ricordarmi, mi sento così terribilmente soffocare da rimpianto e rimorsi che devo Lisciar an<bre, pcrchè sento che il mio cuore non resiste a tanta passione; devo scuotere proprio b tc~ta, respirare con forza. Oh, se ti potessi rivedere e raccontarci in~iernc la nostra vita lontana t Poi d 'altro non mi importerebbe; ancor.i un:1 volta stare assieme e raccontarci. La mia realt~t, la mi:i pm~ilii lità d i vivere non sei che te, sei la mia aria, il mio pane, la rni:i intelligenza; colle tue ,mani esili e delicate m'hai strappato ai dolori e :tllc malattie, col tuo sorri.so hai fatto la pace della mia anim a. (c,i tuoi dolori hai fatto b ~erietà e il pudore della inia vita. Oh, mamrn a. perdonami le vanità che troppe volte mi ti fecero trascurare, pcrdnn:11ni le durezze, le irriverenze. Sono il tuo Carlo che nelle con,·:1ksn:111.c mcn:l\·i al sole e al mare, che fu stretto alla tua tenerezza, che l.1 prim:1 rnlta che s':1llontanò da te a studiare pianse solo in ca111cr:1 cd .1,·c,·a 19 anni! , S11110 il w o pntel, sempre putel, che guarda con occhi incantati il 111.cl..: e lo I i<-nt: nimc vicut:, Luli ! Mam111a gli regala libri, tauli libri. pn~·ht· ,;1 che sono unico dono. Mamma , mamma, tu che pati~ti pitr dc;.:li .d1ri, non t'ha salvata una grande gioia, non ti <kvc es'lT ~:1h·.11:1 pcr(hè. ~e no, dove è la giustizia? e quale sarà questa grande ;.:ioi;1 ? ,. Dio ti ~ah·i. rn :1 rnma , ptena di ~raZJa ... " ·

So1totc11c11tc Ferruccio S11ppa11 (1): " Carissimi !.!rnitori miei, ,, Nell'ora di p,irtirc Volontario :tlla fronti era per combattere per l"i 11d ipcnd1.:11z:1 e g randc;,.za d 'Italia. il mio pensiero corre a Yoi. che ho, nella mia ,·ita hui:1, intcmarncntc amato e, non ostante il fatico~o lavoro degli ultimi mesi , giammai dimenticato. " So che il dolore che vi arreco sar:'1 grandissimo. ,, Ma, se amate vostro figlio daV1-cro ~ non volete il suo disonore, dovete sopportare tutto coraggiosamente. fieri di aYcr dato un soldato alla Caus:i italiana. (t) Nato a Trieste il 18 o1 tobre 1890, il Supp:1n si arruolc'.> Volontario e rnnseguì il g rado di snttotc11ente nd 35" rcggi111c: 11to Fanteria. U opo aver merit:ito due m C'dagl ic d'argento al nlorc. egli cadde a Bosu, C:ippuL'.:Ìo. il 18 agosto 1q 1t'i.


855 « Collo scoppio della conflagrazione mondiale, la mia strada era tracciata; negli anni di pace ho sopportato dolori e sacrifici per la realizzazione dei miei ideali, la guerra m' ha posto di fronte al sacrificio più grande, cioè quello della mia vita.

Mario Silvestri. <1 Il dolore più profondo <la mc provato, cioè C j lH.:l lo di vedere i miei fratelli dispersi per il mondo combattere per w1a Causa che non era la loro, come quel lo di staccarmi per sempre da voi , l'ho superato goccia a goccia nei me~i antecedenti alla mia fu ga. << La fed e m 'ha dato fortunatam ente la forza necessaria ; il lavoro m'ha temprato vieppiù cd ora parto contento, forte e fidente a sostenere il supremo cimento. Tuui gli ,un ici più cari , coi. quali ho pas~ato momenti indimenticabili , !-Ono con mc, nd lo stesso pericolo.


" Se dovessi caJ ere, non piangetemi ; ma riconbtemi con fierezza di fronte a chiunque; il mio sacrilìcio renderà rispettato di fronte a tutti il no~lro nome. « Per vostro ricordo unisco due mie recenti fotografie. < Baciate per mc. se ritorneranno, i fratelli, poi Je sorelle e i più stretti congiunti. Un pensiero è anche per Lina. Le mie cose sieno regalate e distribuite da mio padre. " Il bacione più grosso è per voi, dal vostro affezionato Ferruccio •> . 1

S0ll1J1t·11e11te Pn11taleo11e l1Jtti11g ( 1) : ,, Cari ssimo zio, <' mi trom nelle condizioni di dover rettilìcare quanto ho scritto giorni sono: cioè tk rn dire che, invece cli prendere Ja via della licenza. è probabil e ch'io prenda quella dell'altro mondo. " Stiamo ora attraversando un inferno. Non so come finirà. Speriamo bene. Del resto ricordatevi sempre che io muoio con il ricordo dell:i mi:1 povera mamm:1 ed il suo santo nome sulle labbra. amando tulli di lll i:i famiglia e tutti \'Oi, persuaso che la mia vita, data alb P:itri:1. non è ~pc-sa itn-ano .. . So11ot<·11rnte Si/,,io Salvatori (2) : " r.,1 10 ~fariu, •· Oggi ~ono partito da Venezia e, se ti dicessi che, quando il convog lio. tri ~tc. funebre, si mosse con un fischio sommesso ed uscì lentamente dalla stazione buia, silenziosa, se ti dicessi dunque che non ho provato uno stringimento di cuore. ti direi una bugia; ma ti giuro che <lurÌ> poco e mi rimisi cantando il nostro inno : << Noi siamo i soci fondatori . .. ,, . Corag-gio, adunque. che si va a morire per liberare Trieste; tanto, non spero ritornare. Scrivimi spesso. •< T i auguro che ti giunga presto la nomina. ,< Addio. Silvio ».

Da quanto abbiamo ricordato in questi due ultimi capitoli e dagli stes~i testamenti di alcuni Volontari, più sopra riportati, viene con( 1) Lo Zo1cing, nato a Tric, te il 25 luglio 1895, cadde a Ronchi il 30 aprile 1916, J opo aver conseguito una medaglia d'arge nto al valore. (2) Nato a Trieste il 2ì aprile 1896. il Salvatori cadde sul Pasubio il 18 ottobre 1<pn, quale ~otl.Otcne nte nel 157"' F:111teria (brigat:l « Liguria ,,). La lettera che riportiamo è diretta ad un ~mico e porla la data del 14 m aggio 1916.


fermato come la maggior parte dei Volontari, appartenendo al mondo intellettuale, fosse pienamente consapevole dei motivi che rendevano la nostra guerra del 1915 - 1918 giusta ed indispensabile a liberare i fratelli ancora irredenti, a completare più veramente l'unità nazionale e ad assicurare finalmente alla Patria i termini sacri, indispensabili alla sua sicurezza avvenire. Ma, tra i Volontari, come abbiamo potuto constatare, non mancarono modesti operai, autentici figli del popolo, i quali offrirono a11ch'essi, per la vittoria comune, il loro valido contributo di sacrifizi e di sangue. Data la concordia di tutti gli Italiani nel considerare propizia l'occasione e necessario il nostro intervento nel primo conflitto mondiale, la vittoria non poteva mancare nel 1918 ed, a malgrado di tutte le prove che fu necessario superare, essa finì col compensare, a Vittorio Veneto, i sacrifizi ed il valore dei nostri combattenti.



BIBLIOGRAFIA

ABBA: « D::t Quarto al Volturno ». « R icordi garibaldiui » .

<< Storia dei Mi lle "· Le guide <lei Mille,,.

<(

(<Garibaldi». ,, Meditazioni sul Risorgimento ». A c RATl: << l Mille m:lla Storia e n ella h:ggenda )). ALESSANDR I NI:

,,

I fatti politici nelle Marche"·

H Marcngo» . A~IORlffTl : « In commcmorazivn<: Ji C.. C . Abba». A~uTo:

ARGA?-: « I Cacciatori ddle Alpi dal 18 maggio al 15 giug no 1859 » . ARZA NO :

1< L 'arrivo

AzzA1'0:

«

ddla Legione i\ntonini in Italia

».

Com e morì Rosolino Pilo " ·

B.~t.HlA K l : u Vita di Garibaldi >, . - : « Pietro Calvi e Giacomo Durando ». UAN1>1 : « I Mille,,. 8.~RAT IE.R1 : « Ca latalimi » . BARHARICH: ,, Cesare de L1ugier e lt: armi toscane nella prima guerra Jcll'lndipc ndcnza italiana » .

I Mille da Genova a Capua "· ,, V in :nde ma zziniane e g aribaldine nel le c:irte d ei Carahinil·ri Reali" · 8.\ROSF.: cc Le C::1mpag11e per l'inclipenJc11za e l'unil~ d 'Italia )1 . BARDI :

<<

BAnJ,NGO :

- : ,, Lez ioni. di Storia militare».

B.wi1: ,, Relaz ione sto rica delle opc::razio11i militari d elle c:11npag1w dd •" 1H ··· BAzzor-1: <, Ci ro Mcnotti >) .

Uu punto os,;uro 11c:lb sp ediz ione <lei Milk-

BEccH10 : '< 8F.GHt:LLI :

"

lh .LFOHTF.:

1,

Repubblica Romana "· g u erra ci\' ile in Sp;i g n::i )• .

L ;i

».


l:i Ré\'olution dc Romc ". cli c;:Hilx1ldi nel 1849 "·

Ht.u~u>1.E11: « Hìstoi.-c dc BELLF7.7.I: « La ritirata

"Diario ». Ricordi ». BEttsEzro: "Il regno di Vittorio Emanuele li. 'l'ro1t'anni di vita italiana ». BENEXATI:

BENNICI:

,,

BtRTANI: ,, Ire -

: «

p<.>lit ìd1e ,l'oltre tomba

JJ .

Le spcdi zio11i di Garibaldi n.

Bnn: " Il nmt,: di Ca,·ot1r avanti ìl '48 ;;, C in, '.\kn111ti e la co,pir,1,ionc di Modena nel 1831 >> .

Bt.\NCIII : ,,

« Il conte di Cavou r ,, . - : ., I I )uc:11 i cst.r 11.,i d:1l 1815 a.I 1850 ,,. H11.111r n : " La sped izi one

cl i S:ipri 1>.

B1xw: " Diario "· ., Holle11im, ,ldk leggi, proclami, circolari, 1cgobmenti cd altre disposizioni ddla Rcpuhhlica Romana ». BoGr. 10: .. J);i Montevideo a Palerrno ,,. Houx11 : « E11èidopcdia dei nostri .:umbaucrni coloniali ,.> . H,,-.-,zz1: .. Cmt:1, u \1o(kna e l':irtc sua ,,. Bo-.-F1<;1.1<1: " Li ,pnli,.ionc dei Milk ,: b c ittà ,ldlc barricate"·

Hm,c;111 : " \':iklllino Pasini "· " L' Esercito del vecchio Piemonte ,,. " Tre ,nl·,i 11c:lla Vicaria di P :1krmo ».

HRA~cM·.:111:

,, C:irih:1ldi

:1

T :1l:tmo11c " ·

B~Esn:-:1: .. I Tn:11ti11i d,..i Mille

».

HRf~r1, ...:1 : " l .':1's:1lio di Vice11z:t nel 1S48 ». J3R ti7.Zb l:

l)o,~) 25 anni )).

"

- : " Dallo « ·oglio cli ()uartn " · B n RA~O: ,. l hr:l\·i fratelli lomhardi della Hri:rnz,1 negli avvenimenti del 1848 n. B t;Tt: " Il battag lione unìn:rsitario romano nelle campagne dd 18.18 e del 1849 "· Hn,.,: <• Un \' Ì;1ggio d :1 Ho,,adifalrn :1 Gaeta l'.

CADOL1~1: C AJ>ORS A

H

R.:

RièoHli del Ri,ur,t.: imu110 " · « La lihcrazione di Roma nel 1t-7u n.

Le trad izioni della F:intcTia italiana "· L'Un ivcrsit~ di Rom.1 nc:11:.i Storia del Ri,orgimento CAt.v1 1so : H Memorie >>.

C,\FHRF.LU: « C ALVI:

~~ : cc

;;

Biogra ha

».

,., I Calabresi nei i\ lìlle "· C.,Mru: "Rapporto ;il gnwr:1lc De La11 gen ,,.

CAMA~llr.l.lA :

;> ,


CANTÙ C ES.\RE :

«

CANTÙ foN.\ZIO:

<(

Della Indipendenza italiana " · Storia ragiorwta e <locumc ntat;1 della ril'oluzionc lombarda >l.

- : ,i Cli ultimi cim1uc giorni deg li Ausrr iaci in Relaz ion e e rirnirnscenze >). ,, Diario ,, .

C.,Nz to:

C .,ttAcctoLO:

<<

Due haliani Maresciall i di F ranci;1 1> .

La guerra in Italia nel 1861. L'Eserc ito, b Flotta . italiani. Studi storico - militari ,,.

C.,RANDINl:

ii

Volontari

(<Giovanni Durando generale d ' Ar mata. Cen n i biogr ;1fir i " · 11

Manfredo Fanti generale <l'Armata. Sua l' ita " ·

« L ' assedio d.i Gaeta C ARDUCCI:

«

CASTELLINI:

C.w.\:

«

nel 1860 - 61. Stud i storico - milit:1 r i

« Eroi g aribaldini >>.

Di fesa na zionale napoletana

C.wAZZENI - S ENTIERI; CwAUUTI:

».

L etture sul Risorgime nto ». n.

« Carmdira Manara

nell '!talia eroica dcll'trnit:1 " ·

<< Federico Carand ini c i suoi scritti " ·

(' Lettere"·

C A VOUR:

- : « Discorsi " · CELI.Al:

« Fatti militari d elle g uerre ,l'ind ipcnd<·nza <lai 1848 :il 1862 » .

" Duelli ccltbri )'.

CELI.i:

(: C enni

nc:'crolog ici su g li ~ttu1c-n ti d e ii"A.te nco

C ESARI:

<<

p :H ..Ìo\' au o

rnorti per

i"llalia "·

I Cacciatori del Tn·erc:: ».

" La campag na di Garihaldi nell 'Italia m cridion:ilc ,, H:111aglic,ni volontari <lei San nio

>i .

>L

« I C acc iatori del V esu vio ». <• Cor p i Volonta ri italiani dal C mALA:

i,

1848 al 18ìo "·

Pag ine di Storia contemporanea )) _

« Lettere di Ca vour ,> . - : ,., Ricordi della vita di due g enerali italiàni (F. Brignone e G io\'anni

Durando) n . CmF.sl: « R affaele Huhatti.no CrnRAR to :

Cl!.c.n o : " l\-fossimo . -

:

(<

J>.

,, NtJti z.ie , ull ,1 vita d i C arlo Alhcrto I) ' Azeglio

>J ,

a Vicen za " ·

Com111c m or:1z io 11c d e i Cor pi combattenti m Vicen za nel 1848 >1.

Cou1c~o1.., : " Il " Lomh:irdo" e il " Piem o nte" " · C. L. : " Memorie d ella parte pr esa n elle g uerre dell'in d ipcndcn z:1 i1:1li:111a J:il gcm:r:i k ,\nt ùnin i " · C1>:-.FAI.UN1E111 : " Mt 1nori,· ... Co:,TARl :-.1 :

<' Mclllo ri:,k

\Tllrto

, tnri(o politi,o "·

Con•uu: ,, li c 1111 po di ( ; ihilr1J" ·' e il z7 ma,L:giu U 11 :111110 di Si, ,ria it:i lian:i "·

C ORB ULI . lkz1/.o: ,,

1%11 " ·


CoRr.rn: •<Canhaldi e i Milk· in Salcmì " · CokSl::LI.I: ,, Anrologìa croic:1 ;,,

,, La. mano\Ta di Garibaldi su Palermo l> . u

La liberaz ione ddl'halia ,, .

« Garibald i e La .l \fasa

».

« D'Annunzio poeta cd eroe naziouale ,,. Co1ts1: ,, Stori:1 mili1;1rt: "· - : " \ \· 11IÌ<·1n,p1c :11111 i in Italia ,•. C n sSAk : " \'ol11111 :1ri gurizì;mi nella gw.:na d ' Indipendenza 1848 · 1849 » .

CR1,1•1: " I )iari11 .. . C rn.\T1· to : " C :1rilial,li , Vittorio E.m:1nudc c Cà,our n(·t L sti ddla P:1trià " ·

- : .. Sc r111 i ,. figur e del Risorgimento Ìt:1liano " · : .. L.1 q11t·stìnnc rom:rn:1

ll ,

Cc.,A:--1 : ,, \ ',·nu i,1 e le ,ill:1 ,·em:lc

ndb pnma,cra Jd

18.18 "·

P .u t.,1.10: ,, L1 , pt:dì zìnnc d ei ;\'tille 11c!lc \kmoric bolognesi " . l)'_.\ ,01-.; , : " l{irnrdi (\l ;1Hetti ,,. DA :-.1>111 ... : .. I \'ùlonta ri cd i 1-k rsagliu·i lu mh:irdi . 1\111101a,.io11i storiche n,

.. <;. l '. a 11:1~,o. Dandolo. l\forosi n i. l\bnara nl il I banaglinnc di Bcrs:1, ;:li,·r i lo,;1h:inli nel 18.18 · 49 "· lh

lfo:-.o: .. ( lngi11 1 ddb !vlili:zia e suoi pn1111 ordinamenti"·

Drn RI M~1 1 H: .. \k111oirc, ou :\ve11turcs J e l.1 Compal(11ic Suis,e pcn,la11t le , i,'.- ;:_c d c \'nn,c p:ir Ics Autrich iens ,,_ · · l) E ( :., ~T){n ;

11

{

;i lP..t:ppc Sirtori •,.

,, C11~p11 a l.Ìc,11i ,· proct,ssi in Lomhardi:.1 " · DE

CESARI, : " L:1 linc d1 u11 n :i!no ,.. r.>i: C 111.\ N/\ , .. I 111.irtiri ,·nst·ntini del 1!{4 4 ,., .

m . LH:(; 1~.K : " I }on1 11wn 1i in1o rnfJ

:i

C :1rihaldi e la legione italiana di Monte-

"ideo ,,.

·- : u Le Miliz ie to,, anc nella µ uara di Lombardia dd 1848 " · D1:1, Bo;s,n: " ( : ia.:1111w .\ln lici "· - -: « DEU.A

1.:i SfJ<:di zionc i'.:1111hianchi " . ~iARMORA

Au11:1:T< 1: " Di:1rio. :\lcuni episod i della g ue rra nel Vcnt·to ,,.

I )i; LI.A Rocc:,\: " Ì\-kmorie :111tnbiogralichc ••.

D E.Lu Sr.n: " Le mili zie toscrnc m,llc guerre <lei '48 » . DE M.,RI.\: ,, Corrispo nde n za del m:tr(:hcsc di T orrcars:i ,, . .. I S iciliani nei

Mille "·

D.r MAYO: ,, La c roc iera borl,on ic.i dinanz i a Marsala "·

IJF. M oNTE: " Cronaca del Comitato segreto Ji Napoli )) , Dr K1,1. \': « La gucrr:1 moderna ), .


DE S1vo:

Storia delle due Sicilie ,,. << Volontari d'Italia>>. DEzZA: H Memorie autobiografiche n. DoxzELLI: << Memorie ciel bauaglione universitario romano n. Du CAMP: « Expédition des Dcux Siciles » . DuPoNT: <t Gli Alpini ». DuRANJ)(> G IACOMO: « Saggi politici e militari della uazionalità italiana "· OuRANOO G 1ovANNt: «Schiarimenti ». ,i La campagna del 1848 nel Veneto ))_ - : « Relazione sulle operai,ioni nelle Provincie Venete che precedettero l'evacuazione di Vicenza». DuVAL: « Lcs lcçons de la guerre c1·Espagne )).

DE

<<

V1RG1u1s:

ELIA: ,< Ricordi di un veterano dal 1847 - 48 al 1900 >>. - : « Epopea italiana del 186o >>. ERcoLE: « Lettere di Luciano Manara a Fannj Bonacina Spini

n.

" Daniele Manin e Venezia ».

ERREJ\A:

« l Mille"· " Gli avvenimenti militari dc) Corso cli Storia genera le -.-,_

FABIANI : FAIIRIS: -:

(<

FALDE LU·

18'1-8 -

49 1,.

" C:nmmemora7,innc di C11rt~tnne <' Montanara».

Storia della "Giovane Italia"». - : << Venti mesi <li guerra in Spagna ». FAMBRI: ,e Volontari e regolari >.> . F.\NTONI: e, L'assalto di Vicenza » . fARINI: " Ln Stato romano dal 1815 al 1850 l). - : « Lettere >J. FATJN I: « J Mille a Talamone ». FATTrnoN1: « Memorie storico - biografiche )).

-

:

«

Memorie giov:1nili 1> . Or\'Ìcto. Note _5toriche e biografiche n . FERRAR"ELI.I: <e Memorie militari del Mezzogiorno d"It-alia ». FERRARIO: « Vita di (;aribaldi ». F1HFÉ: <e Histoirc des troupcs élrangèrcs au 5érvice de la Fr;:incc, dcpu is lc-u .origine jusqu 'ii nous jours ». F1NOCCHIARO : « La rivoluzione sicilia na del I8-f8 - 49 e la spedi zione ckl ge-neralc Filangeri )i. FOGAZZARO : « Nelle esequie dei C rociati c;1duti il giorno 8 aprile llt18 . .:un, battendo a Sorio cd a Montebcllo )). FAZIO:

<(

FF.NN!:

«

56.


Fo1t11F.s : ,, Thc ca mpaign of G:1riba!Ji in 1he two Sicilcs ». Fo RM Ei..,o:-.: ,, C:ommcmorazionc del Maggio 1848 per i fatti di Vicenza». Fo~~ e

GF.RA S T Y:

CA1.utt.l\1 :

« l..1

" Tbc Spani ~h Arcnii ,,.

1111:,bglia d 'oro G iuseppe.: CorJau La nza di Momczcmolo ». " Jkll ':rnrica miliz ia del Piemon te e del modo di rista·

( ; AI. H :- 1 . NA 1• 1n r-1c :

hilirl a ... " Biog1.dia <it-1 genera le T eodoro I ,echi " ·

(; Al.I.I :

( ;t\l<IMI lii ;

"

i\k11111rÌl' " ·

.. I ~liii .. "· " Sc1i11 1 pnliti<i

<;A1t:-.11:1n

e

111ili1ari " ·

Mcm urk dr.:! Regno delle due Sicilie " · (; ~~,, 111 · " S1w ia dd la ~i,iliana rirnlu ziunc <lei 111.48 - 49 ,,. ( :111s1: , Il 111, 11l11r<: 11:il iano ,.. :

"

· ,, I l '.1" 1:t111r i ddb Magra " · : , C1111 1c , 1 ì: fa11:i l'Italia ,,.

(;l.\ t:< 111

G 1., :--c.1\lm11 : ... \ n Lon.1 r l'l w lia co11 u-o il Bnharossa " . ( ;" " ' " ·'''' 1. · ( :,,,·111.,,·, hio <: do n Pirl r>1K· C 11 , , , : .. I >., T .d.11 no11c . 1 Palermo •·. l ;ntt1: .. ~ll l.11111 I,. , il ç:id crc del luglio e l'cnua1a dcll'ago~lO dd 1848 >• . < ;ltA" " : .. l "" ,\knu11i t· lt· rivoluzioni d ell'anno 1831 in Modena "· (; , · " 1>1 : .. Ri11w111h1.111lt' ddla mia vira )>. < ; , " 11 "'" : " <;11 ultimi rivolgimenti italiani . .\kmorie storiche con do.::u mrnt i i11nl i1i ... - : ,, Cli i111, r1 ,·111i d,·ll'All,lria ndlo Staio Rom:100. Lettere al conte Camillo lkn"' .!1 ( '.:l\·<J11 r ... ( ; l'AR J>Jr):-; t : " Il do111111iu dei Borbo ni in Sicili:1 » . <' I Milk ". - : " La ~pn liz io11t· d1 Ru, ulino Pi lo» . C 1:E1tZON1 : « Vita .ti C :1rih:1ldi " · - : 11 N ino Bi xio " · ( ~l' IBALDI ; U ~lc:m o1i,: "·

,, Il

2 2 Yforzo ,,. ~iorn:1lc ,111otidia 110 uffi_-iak del Gmcrno Pron•isorio di Milano nel 1848. " Italica Virlus n , alman:iccn pn l'Est'r( ito dd 1930.

"Storia documentala dei Corpi militari ,,cncti cd alleati negli anni 1848 - 49 "· ) E.~s 1F. W1T11E MARIO : « Garihaldi cd suoi tempi "· JAGER:


Un decennio di carboneria in Sicilia ( 18:21 - 31) > ,. « Istoria do.:ume ntata della rivoluzione siciliana - : <<Epistolario». LABATE: 1<

LA FARINA:

l>.

« Documenti della rivoluzione siciliana ».

LA MAsA:

" Albo del Monte Berico » . Epigrafi e prose edite cd inedite ». - : << Cronache ». L1ssoN1: << Gli Icaliani in Catalogna». Loc.HF.LLI: "Garibaldi e .Mazzini a Bergamo l>. LoLvINSON: << Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato Romano». LoNGHI: « I fasti della colonna mobile cremonese H . LORENZINI: « Considerazioni dopo g li avven imenti del 1848 in Lombardia ,,. L UMBRoso: << Garibaldi ,,. L uz10: << La .Madre di G. Mazzini ». - : << I Martiri di Belfiorc " · LAMBERTICO:

LEONI: «

,, Garibaldi ed i ~,tille " · La colonna Tibaldi "· MANNo: « lnformazioni sul Ventuno in Piemonte». MANZI: << Altre notizie intorno alla campagna toscana del 1848 in Lomb;1r<lia ». MARCHE1,·1 : « Fatti, uomini e cose delle Giudicarie nel Risorgimento )). MARCOTn: « Le vittorie della Chiesa nei primi anni del pontificato di Pio IX » . MARIO: << Della vita di Giuseppe Ma7.zini l). MARRADI : « Rapsodie garibaldine >> . MARTINl ENRrco: (( Memorie palitiche H, MASr: « Gli scritti di Carlo Alberto " · MAsNovo: « L a battaglia di Legnano ». MASSARI: «Cavour ».

}vfacAU LAY TRF.HLVAN:

MAxni;1.1:

1,

MAZZINI: "Scritti editi ed inediti - : ,( Scritti politici».

)i .

MENABREA : u Histoire dcs g uerres J 'ltalie sous la Répubhliquc. le Consulat et !'Empire 11 . MENEGHELLo: « Il Quaramotto a Vicenza ,, . MENGHINl:

«

Vicenza r848

MEllcLioNI :

ii

Le sped izioni garibaldine di Sicilia e di Napoli u.

».

M1cHAUn : « Histoire des Croisades "· l< L egionari <l' Italia per la redcnziom: dei popoli " · M 1Nc1-11::n ·1 : << Miei ricordi,, . M INELLI:

MoLoN: « Relazione su l Han:1glio11c Vicentino "·


Mo:-.,Eccm: " Fatti e documenti riguardanti la Divisione c1\•1rn e Volontari mobilizzati sotto gli ordini. dc! generale Fcrrari. dall:t partenza da Rom:1 fino :illa capitolazione di Viccm;a ». l\fo,-;n: •< Il conte Luigi Torelli >>.

L'Italia all:i .:onquìsta ddla libertà. Quarantotto p:itrionico e romantico " · MoRSoLt:s:1: " Dei morti nelle battaglie di Montebello e d i Sorio » .

-

: «

-

: <<

NATALI: .. Il ( ;on·rno Pron·isorìo di l\fodcna e le sue relazioni con Bologna ,, .

,. I Corpi franchi dd Quarantotto"·

li h:i11:1glio11c unin:rsitarìo bolognese e la sua ..:01111i:1gnia 1I1obilc nel 1848- 49 )), •<

u

Crun:1d1c blllngncsi dd Quar:1ntott:o ), ,

N .\TOL1: " RìH·mli ca:t,:Ìoni >'. N .\ZARl

l\hu1 1::1.1: ,, C:miur e Garibal d i ,..

Ì\'ER1·cca : " Ri, 11rdi ,torici del banadionc uniH,rsiwrìo tosc;ino alb guerra dell'indipcnJc nz:1 it;ili:rn:1 dd 184{,;,

N11:.vu: -

:

r1

Diario "·

~· ~IHl\' .l

.1ntnlog ì~1 >1.

;,...-1n 1: " I 111<HÌ di :\':ipoli nd 18.18"

Onno: ,, I \lilk ,li \l:irsala " · OK1":-,;1 : " Le J.,ttc pol i1id1t'. in It.1liJ ,, . 011st: ,. Come fu i.111a J'ltJ]i:i " · Orro L1:-1: « La ri n,luz iunc lombarda del 1848 - 49 ». -

:

«

U no dei ,\fillc ,,.

Ovrnw: ,, Rom :1 cd i Romaui nelle campa_gm: del 1848 · 49 " · Ox1Lu: .. La campa)! 11:1 t<>.~cana del 1848 in Lomhardi:i 1, .

PAGAXI: "Uomini. e ..:o sc in ,\lil:tno dal marz o all'agosto 1848 » .

- : ,; Milano e b Lnmhadi.1 lh.l 1859 " · PAL.\MfS CHl - Cms1•1: ,, Fr,111re,,o C rì spi. I \1ilk ;,_ P.\)<ZTNI: « Il 1859 da Plomhii:Tes a Villafr:inca ». -- : " La \'era Storia <ki tre colori Gio\'anni Corrao "· -- : ,, Rosolino Pilo n. PADLVCCI:

-

:

1<

Da Riso a Garibaldi " ·

PECORINI:

PEPE:

,,

<, Stefano Turr )).

"~kmoric •·.

H.


PEPE: « Della rivoluzione e delle guerre d'Italia nel 1847 - 48 e 49 "· PERANA : PERD<I:

« L a bact:iglia dell'Assietta )).

La spedizione dei Mille

i,

l) .

Puzzo:--1: " Le Frecce Nere nella guerra di Spagna ,,. u Storia dei fratdli Bandiera e loro compagni rn Calabria ,,. Pn-,ELLI: « Storia militare dd Piemonte n. P1ERANTONI:

PtRAI NO :

Pagine riassuntin~ di Storia militare specialme.nte italiana ».

<(

Pl.\N.H DE u. EiìYE: "Documen ti e scritti autentid Ji Daniele Manin "·

PoGGI: ,1 Como 1848. Spigolature storiche "· Poc:-1s1 : (< Storia politico · militare». Pouzzy : t ( Diario dal 4 aprile al 19 giugno 1860 H. P oLLIO: « Custoza 1866 " · PoLTJU:

PoLV EJJ.: PoRzm:

" G li ordinamenti milit,iri universitari nel Granducato d i T os(ana << Radetzky a Verona nel 1848 ,, . a C rispi e i Mille''·

11 .

Qn:-:n: ,, Le r iYoluzioni d 'Italia " · Qt;r:-n,·ALLF.: " Un mese dì rivoluzione rn Ferrara " ·

R.\nu.r: ,, Brc.,·i note sulb spedizione lÌi Sapri "R.\\"lOLI: ,, L i campagna nel Veneto Jel ril.~li tenuta da due Dhision i e dai Corpi franch i degli St:ui Rom:rni ,otto b condona t!d generale Durando "· R1corn: ,, Storia ddlc Compagnie di n :ntura italiane » . R1FF0:-.11:

R1~.woo:

"

I Bersaglieri del Po "· (<

Il Risorgimento italiano ,,.

RmH~o C \B SL\ : « Rosolino Pilo e la ri,·oluzione siciliana del 1S48 - 49 '' ·

Rosi :

T Ca iroli " · .. La ch,·m ì,e rouge "· Rt:.,tOR: " (;Ji scri ttori , icentini dei sc.:olì xv1rr e .\.IX n . - : " I fast i ddla Guardia naz ionale nel Veneto negli anni 1848 · 49 "· RvsTow: « L:1 guerr:l italiana del 186o " · «

RosT.\~I>:

S,u Fr: " Storia di Roma dal giugno 1846 al 9 febbraio 1849 '·'· - : « Ricordi e scritti >•. S Al:ST

AuLAIRE: ,, La Rc naissance de l'Esplgne '"·

S .nH'IER I :

-: «

« S toria e storie ddla

L o sbarco dei :,.[il!c

J

sped izione ». :-.1:ir, :1la ·· 1'


SANSONE: « Le fortune della spedizione <lei Mille " · SARTI: ,, Storia <ldl'Escrcito italiano n. $c.\LA: « Storia politico . militare)) _ « La guerra del 1866 per l'Unit:, d'Ilalia >i. : H Le isLituzioni militari sabaude nei secoli XV e XVI. ». - : "Napoleone I: l' Uomo, l'Italiano, lo Stratega ,;. ScoTn: ,, Memorie di Anlonio Bind.'.l garibaldino,,. SEGRE: « VitLorio Emanuele I n,

« Ricordanze" ·

SETTEMllkl N I:

Lcu<·re innlit<· Ji I\fassimo D'A zeglio al conte Antonio Franzini "· "1 'apoleonc Buon.'.lparte cd il suo Lcmpo "·

u

SfORZ.~ :

S1LVAGN1:

" Mcmuriak dell'assedio di Torino nd 1706 ,,

SoLERI: SPAnA:

"Storia della rivoluzione di Roma n .

,, Le tre giornate di Vicenza ». (Gi.; mo): ,. C inc1uant';mni dopo la prima spedizione sioni e ricordi di un Bcrgam:i sco dei Mille ,,.

STHA~I :

SrLvA

111

Sicilia. Impres-

Tt:-rro1s:1: "Crr,n:1ça dclb ri\'oluz ionc di Milano n. T01a:l.!.1: ;. l{irnrdi i:itornn alle Cinque Cinrn:;:c di \!ibno " - : "l'c1hit·ri d'un anonimo lombardo " · Tosn: ,, I ha1t:1gliùni unÌ\'crsita ri italiani c<l il rnmbattiml'nto dd 2.9 m:ig-

~io dL;W \\ . TREVEI.H N:

"

Car ihaldi

<:

la l·ormazionc ddl'ltalia "·

- : u C::irihaldi e la diln a della l{epubblif a Romana " · -

:

«

Garibaldi ..d i 1\lilk " ·

T v RLETTI :

,,

Nd V II crntcn:irio ddb fondazione di Cuneo " ·

T1;Rorr1: « Storia dclk armi italiane dal 1756 al 1814 "· TuRR: « Da Quarto a Marsala >) .

U11F.Rn (m:r.u): ,, Lo spiri10 ,·nlcinta r i,1i,: o nelb :radì7inn,: italiana,,.

v.~cc.~ - MAc c101.1s1: VARANIN I: VAREN!l:F.:

VAitESE:

<<

V 1ARA:S-A: V1c 1N 1:

«

La t!uerr:i nei se-coli XVIII. XIX ,.•.

l spagna " · I Capi, lt: Armi, i Cu111ba1tc11ti ,.,

« Storia militare degli haliani in

VANON I :

,,

« Lcs chasseurs dcs t\lpcs >) .

Un episodio del ((

«

Luciano Manara

10

giugno 1848 " ·

».

La rÌ\'ùluzìonc del

r8.31

».


(( La fine dell'Esercito pontificio». I Cacciatori delle Marche >>. Vu,IE.RC.HI: "Garibaldi et l'ltalie > •. VIOLA: (( Il tricolore italiano ". V1c1::vANO:

-: «

V1scoN1'1

VENOSTA:

H

Ricordi di gioventù ,,.

- : <! I martiri della rivoluzione lombarda». ZANICI-IELLr: <( Lo Statuto di Carlo Alberto"· - : «Cavour». ZA NoLr: « Il Risorgimento nazionale 1). ZANOLINI: « La rivoluzione dd 1831 in Bologna ». ZAs10: « Da Marsala al Volturno». Zoe1: « Saggi delle mutazioni politiche ed economiche m Italia >). Z uG ARO: « Le ricompense al \·alor militare di un secolo i, .



INDICE DEL TESTO

l'ag.

V

Prefazione

VII

PrcmcHa

Parte Prima

I VOLONTARI DI GUERRA DAI TEMPI DI ROMA AL 1848 I.

- I Volontari ai cempi <li Koma c nel Medioevo L 'assedio di Crema (n59 · 1160) L'assed io di Mibno (rr<it)

Il.

3

9 13

- Gli altri assedi nel Medioevo. Il Volontarismo nell'Era moderna Nella Repubblica di Venezia .

16 28

Nelle compagni e di ventura . Il Volontarismo nell'Era moderna

29 30

HL

- I Volontari nel periodo napoleonico

35

[V.

- I moti insurrezionali del

Nel Regno delle Due Sicilie

49 50

l mori in Piemo nte .

53

V

1820

e

del 1!!21

.. Le insurrezioni dd 1830 e del 1831 I Volontari per 1a liben 11 degli allri popoli In Ispagna nel 1821 In Grecia . Nel Belgio Nel Portogallo e nella guerra ci\'ile di Sp:igna

VI.

- Giuseppe Garib:1ldi e la Legione cli Mor11n ·idco .

1< 1


Pag.

VII.

VIJL

I12

l.c rirnlu zioni e le riforme del 1848 I.a ri voluziont· in Sicilia l.'in , urrc.:z ionc di Napoli I.,· i11,11rrcz io11i nei Ducati nl in Tosca1u

I I5 11 8

IX.

Ll" Ci111111c Ci(1rnat(· di Mila no .

128

X.

l.'i11, 11rro ionc di Venezia e la Repubblica Romana l .'1Jl\11 rro.ionc di V r:: nt'.i'.ia . I .. 1 eth l it11:1.ionc della Rcpubblira Rumana .

Xl.

I .'111,11m.:zioJ1c Ji Bologna c le Dicci Giornate di Brescia

12 1 125

L,· I >1,·r 1 < ; iurnate di Bresc ia l.'."~,·,li,, d i .- \ni:ona X li .

I , ·,,1.,111.11 i dl'i 11l48. La Legione Ji Garibaldi

111

Italia

X 111.

183

Parte Seconda I VOLONTARI NELL E GUERRE PER L'INDIPENDENZA 1848 1849 - 1859 I.

I \ "r,111111:i ri i"1clla prima guar:1 d 'inJ ipcnclcnz:i l:k111,k J\ rciuni I C acd atori dc.:ll:1 i\fon,· .. ,\n to"i .. lhnag li,,11,: della Spt.T:111 1/a . Bauag li(,nt· Ucp(l,ilo Mil:1111, Banaglinnt: d'Este .8atll1glinni Studenti Legione tridentina SquaJ rigli:1 8011f.i11ti Volontari bergamasch i Volontari brcs(ianì

20 7 207

208 209 2 10

210 2 l r

213

216 2 16

21 7

Volont:i.ri comaschi

21 7

Volontari cremonesi

218


Pait.

n.

Volontari friulani .

218

Volontari genovesi

219

- Altri Corpi di Volontari nel 184! Cacciatori di Brescia Cacciatori valtellinesi Carabinieri di Como Colonne mobili Alborghctri e Arrigosi Colonna Colonna Colonna Colonna

221

223 223 223 -

223

Griffìni .

224

Longhcna Vicari - Simonetta dei congedati tli Ba~sano

224

224

226

Corpo degli impiegati . Corpo franco di Agordo Corpi franchi della Carnia

226

Corpo Liguri e Nizzardi

226

Crociata C rociata C.rm:iati Cro~Ì;1ti

bassanese bellunese - agordina bellunesi di Buia .

Croc iati Crociati C:rnciati Crociata

colognesi . n:ipolcr:mi padm·a ni .

cli Piove .

226

226

227 227 227

227 22 7

227 228 228

C rociati dei Sette Comuni Croc iati vicentini . Fi nan zieri e Dragoni del Trotti

228

Guardia nazionale di Bergamo

2

33

G uardia 11azio nalc di Castiglione del Lago

2

33

c;11id,· dd Tirolo (colonna Thannbcrg)

2 33

Legione africana

233

.

Lcgirn1t: T orrcs

228 2 _p

2

Legione hcrgamasca delle Alni

34 234 234

Legione calahrcsc . Lcgi<Jlll' lomharda dd G riffini

2

Legione tn:vigiana

Legione lomhanl:i Jd Rorr;1 Legione ~icula Volnnrari di <:111,hio

2

2

34 35 35

,5 2,5

2


Volontari lodigiani Volomari tiella V:'11 Sabbia

2

Volontari napoletani (G iardino)

2

Volo ntari napoleta n i (Belgioioso)

2

37

Volontari 1x1vcs1

2

Volontari piemontesi - lombardi

2

37 39

Volo nt :1ri ,\a rdi

2

Volo nta r i di Varese

2 39

Alt r i re parti Volontari lfauagli om: <::1mp:1110

III.

(<

2

Italia .libera "

37 37

39 39

240

Ba naglicmc.: ca tanese

24 0

Compag nie \ ' olo nta ri C ivi1., 11.,pc,kt:rna .

240

2 40

C i,·ic., 1·iccntin;1

2 40

I Voluntari goriziani

241

I Corpi Volo ntari stranieri

244

( ·""'l '·' g 11i;1 lr:rnco - it aliana < 'rn11p.1µni.1 it alo . sy1 zzcr;i

2

45

2

45

2

45

2

49

I VcJl1111 t.11, lk r,:l,l!iicri I lkr,.,,.li.. , i l11111h:mli

lkr,:,µ lin i ,Id Td,,u Bn,.1µ h n 1 li 1uri1C,i lkr, .iglid i d d

Krnu (banag lion.: Pietram cllara)

Rersaglicri d .. l l'o

251

lkr~aµ licri r il'ici d i Sch io lkr,aglicri ma11l (iva11i "Carlo Allx:rto Bersaglieri v,dtcllinc, i

IV.

l Volo nca r i dei Du cati

250

l'

»

254 2 54 .256

dello Stato Pontificio

Crociata p1au :11tina Volontari parmensi Coorte mobile rnodcnùc.: e rq .: giana

Nello Stato Pontificio Battaglione di Faenz:i

1 j3

Battaglione di Ferrara

2

Battaglione isolati

.274

Battaglione Alta Rom ;igna ed Umbri

2

74

Battaglione di Pesaro

2

75

73


Banaglionc provinciale romano Battaglione di Ravenna Battaglione Reduci veneti Battaglione delle Romagne Battaglione di Senigallia Battaglione universitario bolognese Battaglione universitario romano Battaglioni civici . Civica di Medicina Civica mobile Polllificia Civica romana Civica di Sant'Arcangelo Ci,·ica umbra Colonna Chilardi . Colonna Indipendenza llaliana Colonna Pianciani Corpo Haug Corpo franco - romagnolo di Castel Bolognese C ua,Jb 11,aioualc Jj Amelia Legione bolognese Legione romana Volo11t;1ri di Cesena e di Cesenatico V.

VI.

vn.

Cacciatori del Reno, dell 'Idice e del Scnio Cacciatori dell'Alto Reno . Cacciatori del Basso Reno Il battaglione dell'Idice Il battaglione del S(' nio, detto anche « Pio IX;;

- 1 Volontari toscani Civica fiorentina Civica livornese Civica senese . r.cgionc wscana Volontari lucchesi battaglioni Studenti uni\'ersitari comhattimcmi di Curtatone e Mon1·:111ara La difesa di Venezia . Le forze della resistenza Banai;lionc Brenta - lhcchiglionc

2

75

275 276

276 276

276 276 28 l 2lh

282 282 282 282 282 283 283 283 283 2!13

283 284 284 285 285 2 93 298 300 302 302 302

3o3 3o3 JO .!

3° 3 3 10

322 p h p(,


Pai:.

K:111aglionc e uganeo

llattaglionc Pa sch cu a Rattaglionc Prato . B:1ttaglio1w Tornidli

Brigate Volonrari . Gu:irclic 111obili Cacciatori dclk .\ lpi Cac,·i:llori del Sik Ca,·ci:nori lomh:trdi Cacci:nori s, 1zzn1 Cnln11 11:1 rnohik , imhra

Crnci.11:1 di F,·lr rc Cn,ci.,r c 1·,·1K, 1:111, C11rp11 fr:111, u di S, 11111 E, 11li p.1do\',IIIÌ ( :c11dar111cri:1 , 1·11,·t.1 c·;u .1 r11i~ìo11,: di O,.,l'I'" t

,u c: rngi1 ;l

, tC(.. nt l ll ~1

• .)' .)

I

331

.332 ' '2

.) .)

333 333 333

334 3 34

3.:H 334

\ n ,1 11<.''t

<;llCl'I i glie del C ufor,· . Lc/!ione :\ nlnnini . Leginnc d al111:1l0 - i,tri.111.1 U').!iOllt: friub 11;1 Legione· C;;ilatco Lcgio11c « hali:1 libera » Lcgi:mc veneto - napoletana Legione ungherese Volontari Sp:ingarn Veterani nazionali L'eroica resi~tcnza di \:eno.ia

VIII.

.H3

343 343

t·c pica rc~isl.cnza della Hepubblica Rom:ma

35 1

La Legione italiana del Sacchi

353

Legione Vohcggi:11ori it:iliani

lhrr~glione unil't':rsit:1rio romano Reduci romani Rcg gim.:nto

1,

L'nione >>

Legione Sctt<: Colli

Legione univcrsit:iria


Pag.

La Legione franco - italiana La Legione straniera La Legione polacca IX.

La spedizione di Sapri.

364 365 366 Volontari per la guerra del 1859

I Volontari nella seconda guerra per l'i ndipendcnza italiana

X.

Bersaglieri valtellinesi . Cacciatori degli Appennin i . Carabinieri genovesi . Battaglione degli adolescenti Cacciacori della Magra

384 384 38-4

Le operazioni dei << Cacciatori delle Alpi "

390 39 2 399 401

386

386

li combattimento di Varese San Fermo e l'occupazione di Como La marcia su Lavcno Il ritorno a Como . La marcia su Brescia Il combattimento di Treponti Xl.

XlI.

375 380

La spedizione di Garibaldi in Sicilia. parazione La rivolta <lei 4 apri le l Mille .

4o4

406 408 prccedemi e la prc-

Lo sbarco a Marsala e le prime operazioni Il proclama di Salemi I Cacciatori dell'Ema La marcia da Salemi a Calatafìmi

4I

I

413 418

43 1 435

437 44 I

XII.I.

- Il combattimento di Calatafimi

447

XIV.

- Da La La Le La

463 464

XV. XVI.

<..7

Calatafimi a Palermo sosta a Parcin ico morte di Ro~ulinu Pilu squadre del La Masa presunta « beffa >> di Corleone

La liberazione di Palermo . - La fine del Regno delle Due Sicilie TI combattimento dì Milazzo Lo sbarco in Calabria e la marcia su Napoli L'inter\'Clltù nelle Marche e nell'Umbria . La batt:iglia del Volturno ( 1° ottobre 186o)

4(,5

469 472

479 495

495


Pag.

XVII. - I Volontari nel ril6o e nel 1861 Battaglione dd Sannio

512

51 3

Battaglione veculanens<: e beneventano

Bersaglieri garibaldini

5r3 5r3

Cacciatori di Bologna

514

C acc iatori dcll'Etn::i

5 14·

C;1c.iaturi del ( ;argano

5 17

L1n:i:11ori del Gran Sasso

51 7

C acciatori dcli 'Ofanto .

518 518

I Cacr i;1 tori del Tevere Ca,ciatori del Tronto _ ( ::K<' i:J l(lri Ji Montcfdtro e

\Xlii .

52 7 di San

Leo

528

C arc iatori dd VcsuYio .

518

I Carc iawri de lle Marche e g li altri Corpi dd 18(1(1 e del 1861

530

Carahintl'ri di C;nanzaro C 11 .1l11nier i di Cosn1za

54 4

C:0101111.1 ( ::11Kc Ì M.olara

544 544 544 i,45

Cumpagni,1 ,li ~lalti_l(llàllo t ·on1p:1g 11i:1 del Veli no

545 547

I -fi!ionc cc, k,i:1~:1ic 1 L•: g ionc d.-1 M :ll nc

547 547

Lcgiom: sannit;l dd Cur,i

548

Leg ione sa nnita Dl' Fc-o

55 1

Moma11:1ri del V csu \'ÌO

55 1

Volontari lucani Zu:l\'i cabhrcsi

55 1 55 2

Volontari strani,·ri

55 2

( ·0111p.1g11ia C ampofreda l ~a1 ;tl11ni,·~i gcnon:si

XIX_

I Volontari nd

18(,2

e nd 1864

li combattimento sull ' Aspromonte I Volontari nel 1864

xx.

527

C a, c iatori del Tahmno

Volontari del 1866

r comb:.i ttimenti

<li Monte Suello e di Vezza

l combattimenti di Bormio Cimego e (',andino Bezzecca


XXI.

- I Volontari nel 1867 L'arresto di Garibaldi a Sinalunga Villa Glori Monterotondo Il combattimento di Mentana Il nuovo arresto di Garibaldi

XXIJ. - Per l'indipendenza degli altri popoli dal 1848 al 1867

Per l'Ungheria nel 1849 Per la Polonia nel 1863 Per l'indipendenza di Creta ( r866- 67) In Francia nel 1870 L"Armata dei Vosgi Il comhattimento di l)igiom: Per la Grecia nel 1897 .

XXIII. - Ricompense conferite ai Volontari nelle guerre del Risorgimento Per Per Per Per

la guerra I 848 ·· 1849 la guerra del 1859 . le campagne ciel 186o e del 186r la guerra del 1866

584

586 586

597 599 601 604 605 608 6II 612

615 616

625 027

62 7 630 63 l 633

Parte Terza I VOLONTARI NEL SECOLO XX I.

I I.

Volontari nelle imprese coloniali

639

Il capitano Manfredi Camperio Il maggiore Andrea Pedretti

640

Romolo Gessi Il capitano G aetano Casati

6,f2 644

Antonio Cecchi Eugenio Ruspali Vittorio Bottego Ugo Fcrrandi

645 648

I Volontari nei primi anni del secolo XX

1>52

I Volontari italiani in Albania (11;11 - 1912)

65 5

In difesa ddla Serbia . Per la Frnncia nel 1<)14

6 5(, <, 511

641

648

651


Pac.

lii.

- I Volontari nella guerra 1915 • 1y18 Il Corpo dei Volontari ciclisti

IV.

- J Volontari di Fchrc e del Cadore

V.

- Gli irrcdcnt.i

VI.

L'impresa di Fiume

VII.

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ,•· Cruppo battaglioni Ca micie Nere d"Eritrca r,•· ( ;ruppo battaglioni Camicie N ere . ,, Divisio ne Camicie Nere « 23 Marz-0 " 2• l)i\'isione Ca micie Nere « 28 Ottobre" 3• Di"i~ionc Camicie Nere « 21 Aprile .. 4• I )i vi~ione Camicie Nere " 3 Gennaio » 5• 1)ivisione Ca micie Nt:re r;, I n Febbraio ,. 6° Divisione Camicie Nere " Tc,·erc » , ' 1)i"i~ionc Camicie Nere " Cire nc ·· Colu1111.1 Celere ,,; St:araçe" Culoana ;\ gost:ini . Le colonne Vernì: e Viggiani . Na"arra

Vlll.

IX.

l \ ' olontari it:iliani nella guerra .ci\·ile di Spag na L.: prin,c u pc a1.ioni Majur.:a . Per l:1 liber:11.ionc di :\fadrid L:i battaglb per \folaga La battaglia di G uadalajara

- Jn Biscaglia,

111

Aragona e nelle Asturie

Bilbao Santand<.'r (n Aragona

Nelle Astu ric Terud Le ricompense al valo re

X.

- Nella seconda guerra mondiale Scipio Slatapcr (junior) Giuliano Slataper Silvano Buffa Nicolò Giani . Il Corp<> Volomari <ldla libertà

733 733

733 734 734 734

736 737

ì37 737

738 740 74 2 743 745

749 75 2

. 757 758 760 765 766 768

7-73

774

777 77K 779

781 784


Pq.

XI.

- I Volontari partigiani

79°

Xli.

- I Partigiani clellc Forze Armate .

801

XIII.

- I Volontari tra i prigion~ri ùi guerra

814

XIV.

- Lettere e testamenti <li Volontari

831

XV.

- Ultime lettere di Volontari irredenti

845

Bihliogrnfia

861


INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

La battaglia <li Zama . Pcdc:-rico Barbarossa scacòato da Susa I Gc:no\-csi alb hattaglia di G rc,y Ve neziani in battaglia Ambrogio Spinob all'assedio di Ostenda L:1 d isfida di Barlen a Uniformi della G uardia Nazionale mil.111c~t· Uniformi <ldb Legione Lomba1da ( 17q1, 17°,7) E~cr, itu della Rcpuhbli.:J Ci, al pina (,s.,., ,S.,.!) li gcn<.:rJlc C arlo Zucch t Not ifi ,·n ione contro i Ca rbo11:1ri Hiprndu;,ionc: del la sentenza d i , ,rn d:11111:1 .I, I < ·011l.1ln11icri H11n no ed :rntugralo di l ~i11~cppt· :\l.11 / 1111 La morrc cli S:111turrc di S.,111 .11 '"·' c;iu,t:ppe P ac, hiarotci Cir,, '.\·lenolti Allegoria dedicata ai ma rtiri da l 18~.i :il 11S;4 d:ii prufu)!hi italiani d ella .. G ion 11c Italia ., . L'Esule e la sua famiglia G iaci nto Pro1·:111a <l i Collegno li gcn<·rale Giacomo D ura ndo Il Barone N 1rnb Ardoi no N ic:ob Ric~iott i Vittc rio Fcrrero Gaetano Borso Carm inati G iu seppe Mazzini Notifica zione a ustriaca contro la " G iol':t11c Italia ,. G aribaldi nell' Amcric:1 del Sud Anita e Giuseppe G:iriualdi C iacomo Medici

(>4

68 69 71

72 73

74 76 ì7

79 83 86 88 91

92


P.tJZ, .

Livio Zambeccari . Il combattimento del Salto o di Sant'Antonio La bandiera offerta a Garibaldi <lopo il combattimento <li Sant"Antonio Riproduzione del Attilio Bandiera

1''

numero del giornale mazziniano

«

li Tribuno ·,,

94 97 10 0 104 10 6

Emilio Bandiera

107

Il proclama dei fratelli Ban<lier;1 ai Calabresi

108

Volontari fatti prigionieri alle Balze ( 1845) Dimostrazione di giubilo del popolo di Roma per il <l<:creto di an111istia

109

Benedite. gran Dio, l'Italia! (da una stam!)a lldl'epoc:1) Ruggero Settimo dei Principi di Fitalia Luigi Settembrini

1 12

La moglie cd

6 1 19 I I

il figlio visitano Luig i Settembrini nell;i prigione di N:1poli

Le truppe svizzere in Napoli attaccano le barricate cli ,·1a Toledo I firmatari dello Statuto piemontese . Le barricate di Na!wli nel maggio 1841{

,1

22

I 2

Jet 1!:-48

3

26

I

I 30

dd Maresciallo Radetzky alb Congregazione ,, I .>-

:-.-1unic.ipa!e <li .:\1ilano I componenti del Governo pro\TÌsorio dì Mil;mo nel 1848 Il

120

I

Il primo Bollettino pubblicato nellc Cinque Giornate dì Milano

Lettera del 18 mar,.o

1 11

, 35

paterno " Gcl\'crno del Mares.:iallo lb<lctzky (srnm!1,1 !1opolare dd-

l'cpoc:,) Luìg ì:1 Raniston.i

39

I

142

Pasquale Sottocorno D:mide M.anìn

14 3 14{1

Nicolò Tommaseo Daniele Manin e N icol1\ Ton11naseo lìb~rati dal carn:re ( 1848) L ' insurrezione ;1 Venezia

1

47

14 8 150

La proclamazione della Rcptòl.:lica

I

51

I Veneziani alla conciuista dell'Arsenale::

1 53

!I bombardamento di Venn.. ia (ago~lo 18.~9) li Triunvirato della Repubblica Romana

1

Il Decreto fondamentale ddl'Asscmblca Costituente l{om:ina L 'insu rrezione di Bologna

1

Proclama del Governu pro\·visorio <li B0logn;1

1'11

La cacciata degli Austriaci da Bologna Proclama del Maresciallo H.iynau per imporre a Hrcsria sei milioni Tomba degli insorti ddlc Dieci Ciorn:1tt·

55

I 5(1

57

I (111

I (i { 1111;1 111111! .1

dt I (, ,,

,,,11


Pa, .

C iusq.Jpe G iacomc, I seguaci (;arih:ildi

Ga ·ihaldi nel 1848 M n ki

d i Ci1.-omo Medici 111 Passo di S. Iorio a Mo ·:1z zo11c Un ulfi :iaie dei Cavalkggeri lombardi Uffo:iak dei lk ·saglieri lombardi C roci alo ,·icrn1 i110 e Guardia civica 11apolc1an:.1 ( 1848 - 18.ct9) l · 11 sc ,ld:110 d <'ll 'Artiglieria lombarda nel 18.t8 . l.ì 11 i,·crsi1 ario ,·cncto e Fanlc di /Vl;1rin:i (1848 1849) \·o'. 1111:.1 riu dd batr;igii o:1c :\nfossì l ; 11 C.1.-c i:11or,· ddh Morte· ( r81X)

1

73

1 75

178 180

18 6

2 02

209 2 1I

Fr;111: o èo ~inionetta \'olo 111a r i" del la Leg ione Simoneua :\rnaldo Fu , inata < ;iu ,,·p,lt· La :.1:1s.1 \ '11lo111ari,, lo:nlx1 rdo

125

\ ",.J 1111 ;.11 i:, dd \,;nt:1glionc Studemi

142

He,,a g iil 1-c lom bardo Bi.~licll<> d ì E mil io Mo:-o,i111 J urnntc k C in,p1e GiornJtc

248

22 9

13 I 236

23 8

2

49

Luci.111<> '.\l.1 na :·;1 . L.1 nrnr:c d i Lucia no Man:.ira l 'ic1 ro l'1c: ramd !ara ~i ,u, B!\ io I.a 1alk11a d i Bellìort.: Vol1,11tario del 1848 \"olo11t :1rio del la Leg ione Universita ria

L.1 di k sa della Repubbli ca Rom;1na Li,·io Z.11n bccca~i Vi\'and it'r:t rom a na t· Civico boh,g u e~e ( 11i49) Lu igi Carlo F arini Gcncnle 1k L:w g ie Volontar i,, uni v1.:rsi1 ,1ri,, tosc;11u Il b:i:tag lionc u ni, ·crsita rio a C u rta ton e l'\fonumellto ai C idu ti di C urtalOnc \fonumenlo ai Cad uti J i :.-fontanar:i G uglielmo Pepe Gimlamo U lloa li P atriarca benedice la C rociai .a ( o m r11Hbt a d:ii fr:itelli Znman ( \'c11e:zi:1. 1t, aprik 1848)

} 11

~

(6

.>1 9 325 328


Pag.

Pietro Fortunato .Calvi Giacomo Antonini G. B. Cavedalis Volontario della Legi~ne Antonini

La morte di Cesare Rossarol Alessandro Poerio Villa Papadopoli presso Mestre Jo,·e fu trailala la resa di \'enezi:i Medaglb commemorativa della resistenza di Venezia Volontario del battaglione Medici

Gaetano Sacchi Giacomo Medici alla difesa del Vascello I Bersaglieri lombardi alla dìfrsa di R oma

La difesa ciel " Vascello " Enrico Dandolo Emilio Dandolo Goffredo Mameli Bandiera offerta in Roma a Garibaldi Jopo la vittoria di Vellctri Notilìca1.ior1e <lei generale Gorzkowski contro Garihaldi Gli ultimi momenti di A11it,, GariLal<li Angelo Brunetti detto Ciccruacrhio Don Giovanni Verità . Ugo Hassi La fucilazione di U go B:.is~i Carlo Pisacane Giuseppe Garibaldi nel 1859 Giuseppe Garibaldi nel 1859 L'arrivo dei Volontari lombardi in Piemonte nel 1859 Il combattimento di Varc:se

335 339 34 2 344 345 346

347 348 35 2 353 334 3'.>7 3 63 364 365 367 369

37° 37 1 37 2

,_' / :)

.)

376 37 9 38 2

385 39 1

394 3~5

11 giuramento d ei fratelli Cairoli alla bandiera prcsent;Jta cfalb mad re

$91\

Il cornbatùmento di San Fermo . G aribaldi .~aiuta la salma di Carlo l>e C ristoforis

4 011

Agostino Bertani Bettino Ricasoli

Francesco Riso La partenz a da Qua rto Giuseppe Sirtori N ino Rixio Garibaldi cd il suo Stato ;\ b ggiorr nd 1860

Callim:.ico Zambianchi .

4'' i .\" o; -1 •1 11 ,, I l

·I ' 'i

I" I I J. i I J r,

·I·'"


l'ag.

Lo sbarco a Marsahi

433

Proclama di Salemi

4 36

France5eo C r ispi nel 186o

439

Giuseppe La Ma~a

442

Stefano Tiirr .

445

Calat:1fimi ( Monumento a (;aribaldi sul (;ia11icnlo a Roma)

449

li campo di bauaglia di Cal.nafìmi

452

Frate G im·:.rnni Pantaleo

455

Giacinto Carini O ssar io d i Calaralirnì cretto nd

45(, 461

18c)2

Rosolino Pilo

466

L'itinerario dei :\lille da C:il:11::ifimi ,11 passo di l{t>nd:1

468

L "itincrario dei i\·fil!e da Piana dei Greci

4 71

l':ikrmn

:i

Vincenzo Orsini. comJndancc l'Artig lieria di C ariba ldi P,ilcnno nel 186n .

4 74 4 So

Il comhattimento al Po111<.: d c:-ll'Ammir:ig lio (hassorili,·rn di M. Rmclli) Il bombardamento di Palernw .

483 484

(;,,rih:.ildi e ntra in Pale rmo (da una st:1111p:i po pnl:irc dell"epoca) f:1(0 :n::> di ( ~J:-lb:i!di C( ; Ì g,.'l)f ;·JI: hù1 lu.,Hi(l l.4..-1 Ì / Ì., '-' l~1ct.l.;11 (.;u 1nag gio 11S6o)

485

La lotta per b libera zione di l':ikr1 11., li gcnc:rale Giawnw ;'vlcd iLi Le barricJt e e g li dfrtn del bomb;1rd,1m cn to

:1

PJ lermn

Il combauimento di M<"ssina (da llna st ..11npa !lopobrc dd\'c poca )

(;aribaldi ni Jlla Yi):! ili a della h.rnaglia del \ 'olturno . Pilade Bronzetti

I primi dei Mille i11 ordine di merito (:1u1ogra fo di G:uihaldi , ,·on t:n nm1111cnto del Sirtoriì L' incontro di Carihaldi n m Vltlorio Emanuele II (25 ot whrc 11l60) . :'-fonumcnto-Ossario per i C aduti alla h att:1gli:1 del Vo lturno in \fodcb lon ì G aribaldi condonicro G ar ibaldi ,-n Lra in Mcssin:, .

L1 liberazione d i Reggio C:ilahria La rcsi:.tcnz;i d ei Volontari alk nortc: di l'crugi;1

11 generale E nrico Ci:1ldini Un \·o luntario del r:if'>o Sul G:irigli:ino

53 4

L":isscdio di C acrn

539 54 3

li gen erale i'vfanfn:do Fanti

5 46


Pag.

I costruttori dell'Unità nazionale (secondo una stampa dell'epoca) . Giuseppe Garibaldi nel 1862 Il giuramento di Garibaldi a Marsala nel 1862: Roma o Morte! Nicola Fabrizi u Memorie e lagrime " dopo l'armistizio cli Cormons La partenza dei Volonrnri per la guerra contro l'Austria nel 1866 . Mcnotti Garibaldi Ricciotti Garibaldi Combattimento di Ladrone ( 10 luglio 1866) La resa del Forte Ampola . Prigionieri tedeschi dopo Bezzecca Tdegramma con l'" Obbedisco,, di Garibaldi Salotto della casa Gandini Bugna do\·e vennero finnaLi p reliminari di Villafranca La notizia cli Villafranca Garibaldi visita Alessandro Manzoni (1862) Garibaldi visita Vittorio Emanuele in Roma (~o gennaio 1875) Monumento ai fratelli Cairoli in Homa :il Pinci,, Alcssaudr() ),fonti . Francesco Nullo Gli ultimi istanti di Stani~lao Bcd1i Riccioui Garibaldi consegna al padre la bandiera conquist:na a Digione Garibaldi a Digione Antonio Fratti I Garibaldini a Domokos L'Ossario di Cornuda . L'eccidio della famiglia Cignoli (1859) Lo sban:o dei Mille a M:irsab (bassorilievo di M. Rutdli)

549 5 58 561 564 567 571

5 73 5 74 575 576

585 588

59 2 595 600

606 609 610

614 617 6:?0

623 629 632 633

Brevetto della medaglia d'oro :.il valor militare al generale Giuseppe

Garibaldi ( r859) Manfredi Camperio Romolo Gessi Gaetano Casati

li capitano G. Messcdaglia Il conte Gian Battista Porro Un significativo messaggio dei Volontari rn Serbia I Volontari Garìbaldi11i nelle Argonnc Garibaldi sul letto di morte JI generale Ugo Pizzard lo .

<, , ·I (,4

I

(, -I ;

" ·H f,4 7 /1 ,1•1 (,

/,

,,,,

.,

"" '


l'ag.

li conte Ji Salemi G uitlo Poli Ferruccio Stdcnclli A rturo dc lknctti G iovanni Oivina

667 669 67 I 672 67 3

Ezio Bonfìoli . Paolo Oss - Mazzm:rna

674 675

Mario Garbari .i{cmo Calvagni

676 677

Ciuseppc D cgoi Gerolamo Tcvini

68 1 (i84 686 689 694 695 696

tiiuseppc Si llani Rug~t:ro Timt"11, F.111 r11 Scipio Sl:u aper Guido Sl:ttapcr Mario .'\n~lwhrn F:ihio Fil , i Fran..:csro l{i si 11011,I,, D:ii11i:i110

Ch: c•.:l

N ino Pai,ser . C.:s:1rc B:ittisti

<,99 70 1 7u 3 704

705

Cc,arc lbnis1i :i.lb lin, Jd I" " ~<:."" d"I" ' ·"'" .1,.:olt:11 :1 i:i sn nc nza li suppli zio <li C es;ire Hattisti lY:\111111nzio con C adorua e P:1dre Scmni:1 .d (_)1 1.1rt i<·: <_;rnrra!e d i Udine

70 9 71I 715

Gabridc l) "i\nnunzi,, nel H/ 11;) ( ,ah riclc D "Annunz io a f-iume .

7r(i 718

!)' Annunz io in divisa di gcm:ralc d ell",\ero nautii:.i

7:i I

IYAnnunz io sul letto di morte

724

:,1ili,frJ postelcgrafo11ic;1 La ~lili1.ia Forestale L.1 MiliziJ i11 Afr_i.. ,1 O , icnt ,ilc La Milizia Volontari;i s!ib :i ii passo ronl:tno " Il conte :\rcono,·aldn B01ucrnr~i cd i primi \ 'olontari italiani L:i marcia su Madrid ($enembn: - ottobre 19 ~6) Madrid e la Sierra <ld Gt1:1J:1rrama Il 1crritorio occupato dai 11azionali e qn<"llo occupalo dai rossi (gennaio 19 )7) La conquista d ì. Mabg:1 (5 · IO fohhraio 19;ì) Interru zione stradale ~ulla \' Ì:1 cli Mabga

ì2 7 731 735

738 743 744 746 747 748 751


Pag.

Zafarraya: il generale Roatta ferito (febbraio 1937)

La battaglia di Guadalajara (18 · 23 marzo 1937) Trincee del « Cinturone di Ferro » di Bilbao Il monte Jata presso Bilbao La ricostruzione dei ponti Carro armato russo cauura10 dai le~ionari Prigionieri catturati dai legionari in Catalogna Fronte di Aragona: una Messa al campo sulla neve Teruel Veduta parziale dell'Alcazar di Toledo Viana: Monumento ai legionari caduti Scipio Slataper ;unior Giuliano Slaiaper Silvano Buffa Nicolò Giani L 'allora colon.nello Ezio De Michelis 11 colonnello Giuseppe Conlcro Lanza di Montezernolo Giorgio Susanì, Allievo delrAccademia Militare, medaglia d'oro alla tll<:.'lfl Ul la .

I funerali del Volontario t~iorgio Susani Cesare Battisti Guido Corsi Mariù Silvestri

753 755 759 761 762

763 764 767 769 771 772

776 779 780 782

789 802

807 810 847 852 855


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.