Storia delle fanterie italiane Volume XIV. Le fanterie nella Seconda guerra mondiale
Edoardo Scala Edizione speciale Ristampa anastatica dell'edizione del 195<>-1956 In collaborazione con Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito © 2020 Difesa Servizi S.p.A., Roma Supplemento al numero odierno de il Giornale. Direttore Responsabile: Alessandro Sallusti Reg, Trib. Milano n. 215 deJ,29.05.1982
Tutti i diritti riservati Iva assolta dall'editore
Nessuna parte di questo volume potrà essere pubblicata, riprodotta, archiviata su supporto elettronico, né trnsmessa con alcuna forma o alcun me7,7.0 meccanico o elettronico, né fotocopiata o registrata, o in altro modo divulgata, senza il permesso scritto della casa editrice.
STATO MAGGI ORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
EDOARDO SCALA
STORIA DELLE
FANTERIE ITALIANE VOLUME XIV
LE FANTERIE NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE· 1
*
ESERCITO
IL GIORNALt • BIBLIOTtCA STORICA
PREFAZIONE
f1
decimo e ultimo volume della « Storia delle Fanterie Italiane » del generale Edoardo Scala è dedicato agli avvenimenti del secondo con/litto mondiale e a quei reparti speciali che - a fianco e assieme a reparti di più antica costituzione - diedero, nelle alterne ed eroiche vicende della recente guerra, prove di perizia, di valore e di grande dedizione al dovere : i Carristi e i Paracadutisti. Con questo volume l'Autore conclude la sua lodevole iniziativa, intesa a fornire una base di consultazione ponderosa e precisa sul tema invero complesso e avvincente della nostra Storia militare. È comune sapienza affermare che la Storia è maestra di vita. Il tentativo di analizzare e interpretare l'esperienza degli uomini, le loro conquiste, le loro tragedie, la vita di Of{llÌ giorno è sempre prezioso, oltrechè per gli studiosi, anche per chi è chiamato all'audacia e alla prudenza dell'azione. La Storia militare è la rievocazione di una esperienza singolarmente intensa di uomini, non solo addestrati all'arte della guerra ma istituzionalmente chiamati all'eroicità del sacrificio, se naessario, e sempre alla fedeltà e alla disciplina, alla difesa ed esaltazione dei più elevati valori della
VI
propria nazione, alla rude fatica· di ogni giorno che prepara le più gloriose tradizioni degli eserciti. Ricca di ammaestramenti, dunque. a11.che questa particolare Storia, che ri11ela le qualità intrinseche di una stirpe e gli sforzi che le migliori gttm•m zioni compirono per creare l'indipendenza, l'unità, l'avvenire della Patria comune. Utile è perciò la pregtvole opera compiuta dal generale Scala in questi a1111i. Egli lta trasfuso in essa la vivida testimonianza df'I suv i11/['_[!ro e saldo amore all'Esercito, al quale ha dniimto 53 mwi di effeitù,o servizio. Mi t~ g rmlitn l'occasione per esprimere il mio ringraziamf'llto prr qups/o 11obile lavoro, clze si propone di onorare il nomr, lr tradizioni, la luminosa gloria, nella fausta come m•l/'m 1 r'rsa fortuna, de/l'Esercito Italiano. 1 1
ll MINISTRO DELLA DIFESA
PREMESSA
Anche in questo X e<l ultimo volume della nostra opera la materia viene divisa in tre parti. La prima è dedicata ai Carristi cd ai Paracadutisti che, anche se fra i cornpuncnti le grandi Unità corazzate e Paracadutisti sono compresi uomini delle altre Armi e degli altri Corpi, come i Cavalieri con la Cavalleria blindata, gli Artiglieri con le artiglierie semoventi, i Bersaglieri con le Fanterie corazzate cd il Genio con i pionieri corazzati, possono considerarsi, almeno al loro sorgere, come le più giovani specialità della Fanteria, affermatesi specialmente durante la seconda guerra mondiale. J.a seconda parte del volume si riferisce alla nostra partecipazione alla guerra 1939 - 1945 e più precisamente, per quanto ci riguarda, al periodo giugno 1940 -settembre 1943. La terza parte servirà, invece, a ricordare le (lesta compiute dalla Fanteria durante la guerra di liberazione, dall's' settemhre 1943 al 25 aprile 1945. Per quanto riguarda i Carristi, nel V volume di quest'opera, nell'enumerare le nuove specialità della Fanteria che parteciparono alla guerra 1915 -1918, o che vennero a far parte dell'esercito subito dopo il primo conflitto mondi:tle, abbiamo già ricordato anche la Fanteria carrista ed i primi reparti di essa, riservandoci di parlarne più diffusamente e di ricordarne le gloriose gesta nel presente volume. Manteniamo ora b nostr:i doverosa promessa e lo facciamo tanto più volentieri, in quanto si tratta di un nuovo, vigoroso ed importante virgulto del grande ceppo comune; di una specialità cbe, rivelatasi sempre più necessaria ed efficace, scrisse, durante l'ultima f,'1.lerra, in<limcnticabili pagine di gloria e s'inserì con pieno diritto fra le Fanterie speciali, acquistando la possibilità di esercitare un influsso sempre più efficace nelle battaglie odi.eme e facendo nuovamente prevedere che le aliguote dei Carristi, nelle compagini degli eserciti dell'avvenire, diventeranno sempre più numerose cd importanti.
vnr Anche se la loro origine può dirsi remota, i Carri armati risorsero durante la gr,111de guerra degli anni 1914 - 1918, nel disperato tentati\'o di usci re dalla sfibrante lotta da posizione, nella quale si cercavano invano ri sultati veramente decisivi. 11 loro primo impiego ri~cnt<· di <1uesta loro origine c dell'impazienza di adoperarli, per porre Jine alla guerra statica e per sorprendere il nemico con un'arma nuova. I Carri armali uniscono insic:me 1..1ualit~1 caratteristiche ugualmente efficaci per l'urto, per il movimen to e per il fuoco. Essi possono validamente concorrere all'accompagnamento della Fanteria e costituire un compkmento dell'Artiglieria, e sono atti alla ricognizione, all'attacco, allo sfruttamento del successo, all'inseguimento, alle ·azioni controffensive. Il loro impi t:go ptu'i riuscire utile anche nei boschi e negli abitati ed essere così cffìc:Kc da incoraggiare il sempre maggiore sviluppo nelle Unit:ì Carristc. Essi sono, pcn',, rumorosi , \'i sihili cd attirano il fuoco dell'Artiglieria e ddk :1rmi rontrnc:,rro nemiche: fuoco dal gualc, più che la cor:1zzalur:1. puc'i proteggerli la mohilit:i e la capacità manovriera. Richiedono , inoltre. nelle retrovie. un complesso ~ervizio di rifornimenti C di ripar:1zicnÌ C.:: jlfO( lJLln O .iJ pe rsonale eJ aJ 111,ltc ria]c: un logorio così grave, che fìni~ce con l'imporre alle possibilità dei carri un limite che n,:Jn è: lecito oltrepassare. Dalle l111ali1à positiV<: e da quelle ncgatin: dei Carri armati , considerate nel loro complesso, crediamo poter venire alla conclusione che il Carro armato è un potente mezzo di guerra, capace oggi, cd ancor più nell'avvenire, di rendere grandi servizi, purchè venga adoperato opportunamente, scgticndo cioè, sotto il punto di vista tattico, le norme relative alla coopc:razione con la Fanteria ed aJla sorpresa. non dimentica ndo, sotto il punto di vista tecnico, i limiti imposti dalle possibilit:1 del materiale e del personale e tene ndo preil successo ., rimane espo~,:::ntc che il Carro armato, ove non rag!:!Ìunua b . sto <pasi sempre all'inevitabile di~truzìu11e. Esso devt·, du1K!lle, consi derarsi come un'arma effìcacis~ima, da impiegarsi specialmente dove e quando abbia modo di far valere la sua potenza e tenendo sempre il debito conto delle sue caratteristiche e delle ~ue effettive possibilità. Nel V volume più S<lpra citato avevamo già ricordato i nmtrì primi tentati vi per dotare anche il nostro esercito di Carri armati: dallo Schncidcr, avuto da.lla Francia per esperimentarlo nei nostri terreni accidentati, ai Carri progettati dalla Fiat ed ai Renault com~
IX missionati nel settembre 1917 ed avuti soltanto nel maggio 19 1H: Carri questi ultimi che, sottoposti a ripetute prove sui nostri terreni, furono da noi perfezionati nel motore, negl.( organi di trasmissione, nell'armamento, nei sistemi di chiusura e di protezione e commissionati a diverse Ditte italiane; ma la cui lavorazione venne sospesa :-ll'atto dell'armistizio. Abbiamo già accennato alla costituzione di un reparto speciale a Verona per l'addestramento all'impiego dei Carri armati di ufficiali volontari delle varie Armi; alla formazione di una batteria (più propriamente chiamata compagnia nel 1922) autonoma Carri d'assalto, con 3 sezioni di 4 Carri , di cui uno pesante (Fiat 2000) e 3 leggeri (Rcnault), ed abbiamo accennato anche all'impiego di tale compagnia nel 1919 contro i ribelli della Libia. Quando questo primo reparto di Carri fece ritorno a Roma si inizi<1 l'organizzazione di quella specialità che nel 1936 doveva venir chiamata Fanteria carrista, nella quale l' Italia non tard~ a riguadagnare il tempo perduto ed a moltiplicare g radatamente, avvalendosi dei progressi della nostra industria pesante, il numero delle Unità carriste, destinate anch'esse a suscitare l'orgoglio degli Italiani. Dalla rie<:mc1uista della Libia alla guerra it:ilo - etiopica cd a I secondo conflitto mondiale i Fanti carristi, prima riuniti in battaglioni, poi in reggimenti ed, infine, in Divisioni ed in un Corpo d'Armata motorizzato, hanno anch'essi cbto vita a tradizioni gloriose. prodigandosi ~empre e dovunque, superando le difficoltà opposte dal terreno ed i pericoli deri\'anti dai Carri armati e dai mezzi anticarro nemici, serbandosi sempre fedeli alle promesse contenute nel loro motto •< ferrea mole, ferreo cuore ,, e suscitando il materno orgoglio della Fanteria e la riconoscente ammirazione della Patri.a. I vittoriosi impeti e le tenaci resistenze dei Carristi contro tanti nem1c1 in Europa ed in Africa nella guerra 1940 - 1945 ,sono ancora troppo recenti perchè essi possano essere fin d'ora sanzionati dalla Storia. Ricostruire b vita delle diverse Unità carriste, ricordarne le molteplici attività in pace e le difficili prove vittoriosamente superate in guerra ricsce 1 per con seguenza, ancora molto difficile, anche perc hè, per le stesse vicende della guerra più recente, manca a volte la documentazione necessaria alla compilazione di una sintesi obbiettiva, completa e sempre aderente alla verità. Ma. anche ! C ancora non interamente ordinati e docrnnentati, i ,·icordi ~kllc azioni svolte nella seconda guerra mondiale dai Carristi italiani rappresentano, non più una semplice promessa; ma il con1ri-
X
buto cHcttivarncntc offerto alla gloria della nostra Fanteria, con luminosi episodi e nobilissimi esempi, atti ad esaltare anch'essi il nostro amore per la Patria cd a giustificare il nostro orgoglio di Italiani. Si tratta, è vero, ancora di un'alba ; ma di un'alba luminosa come un meriggio, dell'alba di una giornata che sarà molto lunga e che quasi certamente non avrà tramonto. Con questa certezza, dedichiamo ai nostri fratelli Carristi , più che le affrettate pagine di questi capitoli , la nostra ammirazione ed i nostri fervidi aug uri <li soldati .
Per l!uanto riguarda i ParacaJmisti, riteniamo doveroso premettere che anch 'essi non rappresentano una specialità da attribuirsi esclusivamente alla Fanteria, visto che i primi <:scmpi della feconda collaborazione fra Esercilo ed Aviazione·· militare riguardano, pcr quanto si riferisce al paracadutismo, il funzionamento J ei servizi logistici , già in diverse g uerre assicurato, spec ialmente in colonia e:: dove mancavano k ~tradc c gli automez;,,i, dai rifornimenti di \i\u i, di munizioni e òi armi par:1c1dut"ati. J\nclw gli Artiglieri, con i lnrn cannon i, man m ano chc sono aumentate !e possibilità degli aerei e dei paracadute, possono venire lanciati dag li apparecchi in volo <:d , in qualche n;1zinne, presso la quale le industrie sono più pro~reditc e più ricche, è giù stato possibile lanciare a terra perfino dei Carri armati. Ma, pur tenendo il debito conto di c!uanto sopra, 110 11 ~i puè, dubitare clic, ad cffettuarc k sorprese ed a combattere nell e retrovie nemiche, saran no specialmente i Paracadutisti della Fanteria: Para<.:adutisti educati al culto delle più elette virtù militari cd efficacemente preparati: prima alla Scuola di Tan1uinia cd ora a 1..1uclla di Viterbo. La Storia dei Fanti paracadutisti , trattandosi dd la nostra specialità più giovane, è ancora più breve di quella dei Cirristi ; ma non è certo meno g loriosa, poichè i servizi che possono oHrirc: all a Patria i Par.icadutisti , n:si in lt:tlia evidenti dalle leggendarie imprese compiute durante la prima guerra mondiale, subito dopo Caporctto, erano stati solennemente dimostrati anche negli altri teatri dclla guerra suddetta. Nell'ottobre del 19 16 due uffìciaJi fo1ncesi, il maggiore Evrard cd il tenente Enrissi~ , erano, infatti, discesi nd scttorc delle Ardenne, ;11 di là delle lince tedesche; alla fine J cl , 917 il tenente tedesco YOn Kasscl cd il maresciallo Wind isch ve nnero paracadutati
Xl
a Kovno, al di là dello schieramento delle truppe russe, da un acn.:o che potè tornare a riprenderli, e gli Italiani tenente Nicolò Carli e caporale Giuseppe Carli, subito dopo il ripiegamento dell'Esercito al Piave, erano scesi sul nostro territorio occupato dagli Austriaci, come fecero, poco dopo, con un paracadute ancora imperfetto, i tenenti degli Alpini Tandura e Barnaba. Date le imprese ricordate più sopra, mentre il paracadutismo veniva preso in esame e si sviluppava in tutte le nazioni, il Freri cominciò ad ideare il suo << Aerodiscensore n che, esperimentato e perfezionato, diede luogo al paracadute t{ Salvator ))' detto così appun10 perchè rappresentava il mezzo di salvataggio più idoneo per gli aviatori costretti ad abbandonare, durante il volo, i loro apparecchi. Perfezionato il <l Salvator )), lo stesso Freri cominciò a pensare alla possib1lità di far lanciare dagli apparecchi in volo un certo numero di uomini in territorio occupato dal nemico; possibilità che venne dimostrata nel nov<:mbre del 1927 con il lancio di 9 Paracadutisti sul campo di Cinisello. La riuscita di tale esperimento indusse il nostro Stato Maggiore ad istituire un primo cor~ per 256 Paracaduti sti. Intanto, anche presso gli altri eserciti, si studiava la possibilità di impiegare il parac:idute :1 scopi logistici, a rifornire di \'Ìveri e di munizioni reparti lontani ed isolati, oppure a scopi tattici, col trasporto di uomini armati, per sorprendere il nemico nelle sue retrovie c. per_ compiere sabotaggi nei punti più adatti delle sue vie di comumcaz1onc. A differenza di quanto era avvenuto per i Carri armati, per la preparazione e l'impiego dei Paracadutisti l'Italia non fu seconda ad alcuna altra nazione. Nel giugno del 1930 venne, infatti, eseguito su Roma il lancio di un centinaio di Paracadutisti; mentre, durante la guerra italo - etiopica, .il paracadute fu da noi più volte impiegato anche a scopi logistici: per rifornire le nostre truppe operanti al di là del Tacazzè, per lanciare giornalmente 5 tonnellate di viveri e di munizioni al nostro III Corpo d'Annata, durante la battag lia dc! Tcmbien, e col lancio di ben 1 23 tonnellate di materiali al Corpo d'Armata indigeno in marcia su Dessiè. Mentre tutte le altre nazioni cercavano di imitarci, tanto che nel 1933 vennero .impiegati a Mosca 3 grandi aerei da trasporto, dai quali vennero lanciati fo Paracadutisti, noi compivamo, nel 1937, in Libia l'esperimento pit1 decisivo, facendo lanciare., durante una manovra, alle spalle del nostro XXI Corpo d'Armata, ben 300 Paracadutisti. che divennero, nelle esercitazioni successive, 800.
Xli
Intanto si istituivano per i Paracadutisti in Germania la Scuola di Stenda! cd in Francia quella di Avignone, il cui Comandante::, colonnello Devrè, propose la costituzione di 5 compagnie, Paracaduti sti ; mentre, a quanto si può ritenere dalle indiscrezioni pervenuteci, la Russia aveva già addestrato, nel 1935, 13 battaglioni di Paracaduti~ti e l'lta.lia trasportava in aereo, nel 1939, un intero reggimento Grauaticri da Grottaglie a Tirana per l'occupazione dell'Albania. Conclusa così la fase sperimentale col più lusinghiero successo, i Paracadutisti poterono vt'nire utilmente impiegati durante la seconda guerra mondiale. come fecero i Tedeschi in Danimarca. in Norvegia, in Olanda, nel Belgio, in Francia, nell'isola di Creta, e com e facemmo anche noi che, nell'aprile del 194r, impiegammo i nostri Paracadutisti nell'oçcupazionc dell'isob di Ccfalonia. Così le Fanterie dell'aria avevano iniz i::ito le loro :1rditc irnpre~e ed, ormai definitivamente ammessi nella costituzio ne degl i eserciti, i Paracadutisti cominciavano a formare reparti sempre più numerosi, '1110 a costituire vere e proprie Grandi Unità, come la nostra Divisione " Folgore i,, i cui gloriosi Caduti riposano in mezzo al desnto, nel cimitero di g uerra di El Alamcin , e che fn considerata la più bella D ivisio ne del m endo anche dallo stesso nc1;1ico . e cnrn c !:i Di visione ,. Nembo n , in sieme alle gesta della quale v:1 ri cordato anche il b.1160 alle spalle dei T edeschi. ··nella zona Ìnodcncse, effettuato dai Parac:1d utisti dello Squadro ne « F >,. Si tratta, dunque-, di una special ità. che si è ~i;1 affermata per le prove ciel suo valo re e della sua abnegazione ; specialità anch' essa lulta protesa verso l'avvenire, poid:è, dati gli aspetti oggi assunti dalla guerra, l'impiego dei Paracadutisti si diffonderà sempre piì:1 e potrà esercitare un influsso sempre piì:1 impo rtante: sia nel c:11npo tattico che in quello strategico.
Per <Jllanto, a così pochi anni di dist;inza dagli ultimi ::ivvcnim enti, no n si possa compilare, sul secondo conflitto m o ndiale, una vera opera stori ca, abbiamo voluto prepar::irc ug ualmente anche ( }ll Csto ultimo volume della nostra lunga fatica, per r accog lier e e r egistrare le prime notizie ed i primi commenti sulla gigantesca lo tta, destinata a mutare il destino di tante nazioni. All' uopo abbiamo profittato di tutte le fonti di no ti zie disponi bili ; consultate tutte le pubblicazioni edite fin'o ra sull'argomento,
Xlii
non soltanto in Italia; ma anche all'estero, tenendo il debito co nto della competenza e dell'obbiettività dei singoli autori : da Winston Churchill ad Erick Kordt, <la Milton Shulman al vice ammiraglio Assmann, da Chestcr Wilmot a Summer Welles; autori tutti che, scrivendo evidentemente col senno di poi, fanno a aara nel denun. ~ z1are e nel dimostrare gli errori dei Capi di Governo delle due parti , errori che dovevano condurre fatalmente alla guerra:, della quale quasi tutti i popoLl del mondo, vincitori o vinti, piangono ancora le dolorose conseguenze. A cominciare dagli errori commessi a Versailles, nell'inserire nei trattati con i quali si concluse la prima guerra mondiale, quelle clausole dalle quali doveva derivare presto o tardi l'inevitabilità di un secondo conflitto mondiale, tutti i Capi di Governo commisero, secondo le diverse tesi, imperdonabili errori: dagli uomini di Stato polacchi che, forti dell'appoggio franco - inglese, s'irrigidirono nella loro intransigenza e non vollero partecipare agli ultimi tentativi di risolvere pacificamente la t!uestione di Danzica, ad Hitler che s'illuse nel credere che l'Inghilterra , la Francia e più tardi l'America non sarebbero effettivamente intervenute nel conflitto; da Mussolini, che sopravalutò b potenza militare germanica, allo Stato m aggiore tedesco, il quale non seppe imporre al dittatore l'importanza decisiva del Mediterraneo: dai Capi militari francesi che, dimenticando le peculiari qualità dei loro soldati , troppo sperarono nell'efficienza clifensiva della linea Maginot, al Presidente Roosevelt che, sostenendo a Casablanca la necessità di ottenere la resa incondizionata degli Stati nemici, precluse agli alleati cd agli avversari ogni possibilità di azione diplomatica; prolungò, anche senza volerlo, la durata della guerra e la rese senza dubbio più accanita. Errori tutti, dall'esame dei guali ia Storia va precisando le diverse responsabilità, anche se, in un fenomeno così grandioso e terribile come un conflitto mondiale, la ricerca delle responsabilità individuali, per quanto intimamente legata a quella della verità storica, non può, purtroppo, rimediare alk distruzioni ed alle stragi. Poichè è nostro compito riferirci specialmente alla partccip:tzio ne dell'Italia ccl alle azioni svolte in Europa cd in Africa particolarmente dal nostro esercito, abbiamo poi ritenuto doveroso consultare, non soltanto le opere scritte sulla seconda guerra mondiale anche dagli Italiani; ma prendere in esame anche i volumi fin'ora pubblicati sulla guerra dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore de.ll'Esercito ed i documenti e le relazioni da esso diligentemente raccolti.
XIV
Tuttavia l}llCSto X cd ultimo volume della nostra Storia non può avere la pretesa di esporre in m odo definitivamente accertato tutti g li episodi della terribile pro\'a subìta dal mQndo, in cinque anni di accanitissima lotta; ma potrà in ogni modo offrire ai lettori, sugli avvenimenti ricordati e specialmente sulla partecipazione :il conflitto dell'Italia e delle sue forze armate> almeno la freschezza e l'attendibilità di una cronaca serena cd obbiettiva, atta a far conoscere agli Italiani le gesta effettivamente compiute dai nostri soldati, in una guerra nella quale tutti. i popoli han no impegnato le loro mi gliori energie ed hanno impie({ato tan ti nuovi mezzi e ta nte nuove armi. Compilato -su un:i documentaz io ne ancor a incompleta; ma già tale da permettere una r icostruz ione sufficientemente sicura degli avvenimc.n ti, Jnchc qu..:slu volume non è certo esente dà in volo ntari errori e eia non lini lacune. Esso. però, non mira a<l altro scopo che a quello di ri rn rdare i nuovi sacrifìzi cd i nuovi eroismi silenziosam.entc compiuti d;tlle nostre Fanteri e e di dimostrare com e - anche se non può into nare il peana della vittoria - il nostro Esercito abbia compiuto, anche m:ll 'ultim:1 gueira, il suo no n facile do\'ere e sia : imasto più che mai degno delia lìducia e della ri conoscenza dd nostro popolo. E ~i<';. 11011 già per dif:cndcrc l'Esercito stesso e l'Arma che è e \ar~1 sempre destinata a costi tuire la forza più decisiva delle compagini militari: ma specialmrnte pcrchè il ricordo delle prove ~uperatc dai no~tri Fanti durante il secondo conflitto mondiale, in quasi tutte le terre dell'Europa e dell'Africa , possa indurre l'I talia a -non ritenere del tutto irreparabili gli errori del passato, ad aver fede nelle sue supersti ti energie cd a riprendert:, nell'indispensabile concordia, il cammino \'erso l'a vvenire. NcU'acci ngerci alla compibzion e di questo volume, noi aveva mo prima pensato di dedicarlo ai primi caduti ddJa Divisione << Legna!10 ;>, ai nostri uffi ciali ed ai nostri soldati che, fi n dall' inizio <lclrinfou~ta guerra, dormono in pace, nel piccolo cimitero di Cesana, accanto ai fratelli d 'arme della ,, Sforzesca >> e- dcll \, Assietta >\ ; ufficiali e solda ti, che noi già compiangemmo e che ora si;1mo tratti ad invidiare, visto che il destino volle loro risparmia re tanti im m eritati dolori e così gravi delusioni . C i eravam o poi proposti di offrire la nostra appassio nata fatica alla memoria d ei nostri compagn i d'armc; dei molti generali che nella lunga guerra sopportarono nobilmente il peso delle pit1 gravi respons,1bilità e di edero fino all'ultimo il più nobile esempio a i loro dipendenti ; oppure a tutti g li altri numerosi
xv generali, colonnelli cd ufficiali superiori, che noi ricordiamo a11cora e ricorderemo sempre quali li conobbimo nella loro prima giovinezza, nostri allievi all'Accademia di Modena od, ufficiali già esperti cd apprezzati, all'Istituto Superiore di Guerra. Ma, poichè ci sentiamo ancora più che mai legati. alla grande famiglia dell'Esercito, è ad esso che noi offriamo questo nostro ultimo dono; all'Esercito, che deve tornare ad essere ii vivo cuore della grande famiglia del nostro popolo, dal quale esso trae e trarrà sempre, per le fortune della Patria, le più gagliarde energie. Dati i suoi scopi, è giusto, infatti, che, più che dedicato ai morti, questo volume venga offerto ai vivi, che vorrebbe solennemente invitare - - pur non dimenticando le presenti sventure ed il grande numero dei Caduti ~ ad aver fede nelle ( < molle vite » del nostro popolo; a trarre dalla morte l'auspicio dell'immancabile rinascita e, per dirla con Giosuè Carducci, a considerare J'Italìa, non soltanto come la <' madre del dolore)); ma anche, almeno con l'augurio, come « la sposa della speranza».· Questo volume vuole poi particolarmente rispondere ad una neressità, che dovrebbe essere evidente per tutti. Nella complessa e non facile ricero. delle disposizioni rhe stanno dando vita al nuovo esercito - mentre non sono ancora risolti tutti i difficili problemi inerenti alla sua organizzazione ed al suo armamento --- - occorre soprattutto tener presente che, come tutte le altre istituzioni, anche l'esercito attraversa una grave crisi; crisi che, oltre a riferirsi ai Quadri, alle armi ed al materiale, è specialmente pr~ fonda nelle anime e dimostra il bisogno di vedere r.iconosciuti e degnamente ricordati i sacrifizi subìti dai superstiti e l'olocausto degli innumerevoli Caduti. Mai come dopo la guerra 1940- 1945 risulta vera raffermazione di Giuseppe Garibaldi che non esiste un angolo della terra, nel quale non si possa scoprire la tomba di un soldato italiano e, ricordando i compagni <.:he caddero in Italia cd in Francia, in Russia ed in Grecia. in Jugoslavia ed in Africa; mostrando le inguaribili ferite dei suo i mutilati; enumerando le sofferenze dei prigionieri. <li guerra; esaltando, come è nostro dovere, il contributo offerto dai Gruppi di combattimento, dai P~irtigiani e dalle truppe ausiliarie alla liberazione della Patria, l'esercito chiede il doveroso interessamento e la meritat:I fiducia della Nazione. Senza gucsti ind ispensabili alimenti spirituali, senza questo necessario viatico per il lungo cammino da percom.:re ancora ncll ' in-
"'"'' il
111 111 111111111, l,1 111111p,1g1111· 111il11 :1rr 111111 potr:1 ritrO\·are Li sua 11111 ,,,11 1,1 I lii, I, 11 / 11 N1 n 111111 " li111 1t11111· 1111,\ inf :ill i, viw rc, trasformarsi e progredire 11 ,1 1, 11111 11 ,, ili 111iltll t·11•111,1 il,·g li un i e l'ingiustificata ostilità degli il11 I , 111 H lllt 1 ~,·r, 11,1, p1u11 lo o ,i,:ra ndc. Ji volontari o di obbligati , ti, 11111111111 11 d, 11i.11 , l1 11w, potr:ì m:ti divenire capace di assolvere il •1111 111 111 l.11 il,· w 111pi111 i11 gt1crr:1, se è costretto in pace a subìre in \111111111 l'1111:i11, t1 1i,1 dl'gli immeritati apprezzamenti e delle interes~.111 , ,il1111111l' ,. 'l' 111111 ra pprcsrnla la speranza più sicura e l'orgoglio p111 \,111111 d1 1111111 il popolo.
<)u:111do l'ammiraglio Nelson. prima di affront:irc a Trafalgar 1'11l1i rn:1, vittoriosa battagli:1, fece segnalare ai. suoi Marinai: <i L'lng lnli crra attende che ogni uomo compia il suo dovere ,,, (]Uesta auster:1 p:1rola non avrebbe destato alcun eco negli animi dei Marinai bri1:inniri, ~e ciascuno di essi non fosse sta.to ~icuro che tu tto il popolo ing k sc li :iccompagnava con i suo i voti e con le sue speranze. TJle necessaria sirnrezza no n confortò, im-ccc, i nostri comGat1rnti, almeno n ei primi tre anni dcl b g r:rnde guerra recente; ma essa è indispensabile perchè l'Escrçito possa risorgere insieme con la nazione e, prima ancora di pensare a 11uovi unlinamenti ed a nuovi mezzi di lotta, occorre ristabilire i saldi, indispensabili legami tra l'Esercito ed il Paese. Solamente quando sarà conosciuta tutta l'ahnegazionc della c1uale i nostri soldati diedero prova anche nel secondo conflitto mondiale e si potrà apprezzare la sovrumana tenacia, con b (!ualc essi tentaron o di resistere. per la salvezza ddla Patria. all 'avverso destino, sarà possibile provvcdÙc ai bisogni morali dcJ\ 'Esercito, accolta di sensibili an ime, che non potranno sentirsi sospinte ad ogni più difficile dovere, s;,: non saranno confortate dalla sicura llducia, della quale il nostrn esercito 11011 può non apparire degni ssimo anche dopo l'ultima prova.. Jn pace ed in guerra l'Esercito trae dal Paese ogni energia spirituale. Per conseguenza la guerra al fianco dei Tedeschi, non voluta e non sentita daÌ popolo, ~on er:1 desiderata da ll'Esercito; ma, come b nazione assistette al suo iniz io con muta rassegnazione, l'Esercito dovette obbedire, per \'eflìcacia di quella profonda disciplina che, specialmente come è intesa tra noi, non può considerarsi una vana parola e rappresenta un nobilissimo esempio per tutti.
X \ ' 11
I nostri ufficiali ed i nostri soldati non potevano amar~ i TnJ..:~chi ed, infatti, quando e dove dovettero combattere al lurn fianco (Russia, Africa Settentrionale, Jugoslavia, Grecia, ecc.), pur ammirandone la disciplina, l'organi zzazione e l'armamento, i nostri dovettero subire - non certo tacitamente - la loro boriosa sicurev .a, che no n poteva non offendere i nostri più profondi sentimenti e che provocò, anche prima del 25 luglio 1943, urti ed incidenti, il cui significato non poteva essere dubbio. Insufficientemente inquadrato, specialmente per quanw ri g uarda gli ufficiali subalterni, in condizio ni di inferiorità rispetto a qua ~i tutti gli altri belligeranti per le armi e per i mezzi material i, l'Esercito italiano avvertl immediatame nte, nel partecipare al conflitto, la mancanza di quel consenso popolare, che aveva moltiplicato le.: energie dei combattenti nel 1915. Tuttavia, anche in queste penose condizioni ltlorali e materiali , tedeli alle tradizioni migliori , i nostri soldati diedero. nella lun ga e difficile guerra , il loro sangue mig lio re. Costretti a constatare in ogn i occasione, per quanto riguarda il materiale , la loro inferiorit?1 di fronte a quasi tutti i nem ici e consapevoli dell'impossibi lit~ di trarre alimento, per k lorn ene rg ie spirituali, dalla n.i zionc , n cttam c.: nt.:: ostile all' impresa, i nostri Fanti superarono le più diffi cili prove cd, anche nell'avversa fortuna, dimostrarono il loro valon: e la loro disciplina. L'Esercito dovette, infatti, com battere contro la Francia, in Africa Orientale. in Albania, in Grecia, in Jugoslavia, in Dalmazia , in Ru ssia, in Tri pol itan ia cd in Tunisia, e dovunque la maggior parte dei nostri generali, degli ufficiali e d ei soldati seppe compi ere ogni più diffici le dovere, anche dopo aver constatato l'inutilit:Ì elci loro croi~mi di fronte alla superiorità delle armi e dei m ezzi deg li altri eserciti e dopo aver subìta , con sempre pit1 dif fìcile pazienza, la fprzata al leanza coi T edeschi. Per conseguenza es~o era esau sto per il molto san g ue versato ~u tutti i campi di battag lia e già d eluso dal contegno dei reparti germanici, quando gli Anglo - Americani, conquist:1ta Pantelle ria rnn b superiorità dell a loro Aviazio ne, sba rca rono in Sici li a. U n:i volta con~tatata l'impossibilità di continuare l' impari lotta, mentre erano ormai esaurite tutte le rim r fe della naz io ne, distrutte le citt;i, in continuo pericolo le fam igli e lontane, la nostra Fantcri:1 si tro\'av:1 co n le sue Unità 5parse in tutta l'Europa e quindi ndl ' :mpossibili1:1 di accorre re tem pestivamente alla dife ~a del terr itorio nn io nalc. nel 2.
XVIII quale, non appena caduto il fascismo, le efficientis sime Unità germaniche erano discese in gran numero, occupando i punti n evralgici del Paese, interpone ndosi tr:1 le nostre Unità, circondando i nostri Comandi. Orma i no n si trattava pitt di alleati, d esiderosi - come essi affermavano - di uni re i loro sforzi ai nostri per la disperata difesa ciel suolo italiano: ma di truppe occupanti, di nemici accampati nel no~tro territo ri o con tutte le loro minacce non va ne, di Capi e di greg ari chc, dopo avcrci trascinato ad affrontare tutti ·i pericoli della lunga lo lla. volc,·a110 impedirci di manifestare la nostra amara clclu~io nl· c l:1 nustra be n g iustificata stanchezza.
La :~rave siwazione avreblx: potuto, almeno in parte, venir micd a tale scopo erano stati g ià predi sposti cd in parte in ,:nno di csecuziont.: i movimenti pe.r raccogliere, contro i T ed eschi, nella peni sola, il maggior numero d elle no~tre Unità: ma la pubblir :iz ionc improvvisa dell' armistizio no n ne rese Possibile b tempestiva e~ecu z1one. In c;:;ni te:itro d: g uerr:1 !e nostre D ivisioni do Yettern :1llora im !)ronisamente affrontare, imprepa rate, la nuova fase della lotta, con i reparti divisi e lontani, con i Comand i m essi improvYisam ente nell'impossibilità di esercitare la loro azione coordinatrice, con i reggi m enti circondati da quelli ted eschi e spesso fr:immischiati con i reyarti nemici nella stessa grande Unità. Nè. a malgrado dell'ero:ca decisione d ei Capi e d ell'abnegazione dei gregari, l'iniziativa dei comandanti in sott'o rdine poteva riuscire a porre rimedio a tanti mali cd a migliorare in qualche modo la situazione. visto che l'Italia si trovava nell'asso luta impc,ssibil ità di alimentare la resistt.:nza dei suoi ~oldati e che g li stessi cobellig eranti non potevano tempestivamente ~pprontarc i promessi trasporti cd i necessari rifornime nti. A rna lg rad,; di tante circo~tanzc a\'ve rse, la disper ar;; lotta venne iniziata cd innu m erevoli furono g li episodi di eroismo, in gra n parte ;.incora ig norati d alla nazione. N on pochi generali caddero alla testa delle loro truppè o davanti ai plo toni di esecuzione ; mo ltissimi ufficial i, per rimanere fedeli al loro giuram ento, r espinsero costantementt og ni più lusing hiera offerta cd accettarono serenamente la mo rte ; numerosi reparti combattero no eroicamente anc he quando mancarono loro g li alimenti e le muniz ioni ; innumerevoli S(~ldati seppero dim ostrare, anche col sacrifìzio supremo, la loro assoluta fedeltà al d oi'-' Iiurala
X IX
vere, resistendo ad ogni minaccia e ad ogni lusinga. E, com<.: :lVl:va già fatto in tutte le altre guerre, la Fanteria anche nell'ultimo p<.: riodo del secondo conflitto mondiale dimostrò il suo valore, sopportò le più gravi sofferenze, offrì alla liberazio ne della Patria il magoio r contributo di sangue. z:, Dove alcune Unità vennero disciolte, col più profondo dol o re , d ai loro stessi comandanti, tale provvedimento apparve indispensabile per impedire la cattura di tanti valorosi soldati. Nei pochi casi, nei quali alcune nostre Unità dovettero arrendersi, la rinunzia alla lotta venne ottenuta dai T cdcschi, più che col combattimento, con la frode e con la sorpresa e la r esa venne accettata come u:° inevitabile male, per risparmiare alla Patria nuo vi lutti e nuove: rovm e. A dimostrare quanto sopra, basta citare i nobilissimi esempi di quei r eparti che in Corsic;i, in Grecia, in Tugoslavia, nei Balcani, in Italia, nelle isole del T ir reno, dello Jonio e dell 'Egeo combatterono strenuamente contro j "Tedeschi e, trasformatisi tutti in reparti di fanteria, formarono , alimentarono e diedero Capi esperti ·e sicuri alle Bande degli insorti e dei patrioti, aiutarono i Partigiani francesi, albanesi, greci e perlìno quelli jugoslavi e conrorsero dfic1remente alla vittoria comune con le truppe anglo-americane. Il contributo o fferto agli antichi e nuovi alleati dal Raggruppamento moto rizzato, dal Cor po Italiano di Liberazione, dai Gruppi di combattimento (( Friuli », "Cr emona", ,( F olgo re )), (( Legnano », r< Man tova )) ; dalle centinaia di mig liaia di nostri soldati accorsi prontamente da tutti i r eparti disciolti a formare le nostre valorose salm erie ed a serv!re nelle truppe ausiJiarie, è rimasto in gran parte ig noto alla nazjone, che potrebbe andarne, ben a ragione, superba, ed è stato troppo facilmente dimenticato dag li stessi alleati, che pure se ne er ano sempre m ostrati entusiasti ed ammirati, come dimostrano i loro numerosi e ripetuti elogi. UITT.1 almcntc ig:no ta è rimasta alla Nazio ne la tenace resistenza t> opposta nei campi di concentramento tedeschi dai nostri prigionieri di g uerra, trasformati, contrariamente alle più elementari no rme del Diritto internazionale, in internati militari ; prig ionieri che, quasi nella loro totalità, seppero resistere alle sofferenze, alla fame, a lle malattie ed alla morte, pur di no n cedere: nè alle minacce tecbche: 11è alle lusing he dei propagandisti della Repubblica sociale. Nè si può fare a m eno di ricordare anche l'ansios:1 aspettazio ne e la generosa impazi enza dei nostri prigionieri di tutti i campi di <'
xx rnn cc111 r:iinrnto i 11g lcsi cd america ni, che spontanèamente cd insi~1rn11.·111 l'llll' l l1ic~l'f<> di p11tcr partecipare, con gli alleati, alla guerra per l:1 ,.dvra .a della J>atria lontana e per la vittoria comune . . (.)w·,10 vo l11111c.: non è certo il primo e non sarà l'ulti mo a trattare .ldl.1 ,t·w 11d:1 g uc.:rra mondiale cd a perseguire gli stessi scopi. 'on pochi gcncrali , ad esempio, costretti a difendersi dalle acu 1,r l.111cia1c contro di loro, hanno creduto di com pilare la loro autoli111g 1:1 IÌ. 1 c di illustrare, giustif-ìcandola, la loro atti vità. Anche le .1111oliio,1.; r:dil'. servono, senza dubbio, a ~piegare gli avvenimenti cd .il 1:i conmcenza dell a verità; ma, costituendo ~uasi tutte altrettante ,111 in:•.ltc d i pcr~onalc di fc~a. se possoni> g iovare ai singoli, non arrt·c1no alcu n vantaggio alla Patria, alla quale a volte finiscono per ri 11 ,circ dan nose, p::r l'astio polemico, per i'interessato esibizionismo t' perfino per le superstiti ambizioni, delle quali alcuni autori fìni~cono per dare: prova. cercando di ristabi lire la verità a favore di Tizio o di Caio, magari per dimostrare la responsabi lità di Sempronio; ma nr. n riuscendo a libera re tìnalm rnte l'Esercito d::il peso insopportabile ddl 'indifferenza della Nazione. Non pochi libri sono stati già pubhlic:iti anche dai Comandi e t1:1g!i ufficiali che, avendo partecipato :1!b ;,,'1lcrra di liberazione, han110 ritrnnto doveroso di dare ai lettori un 'idta delle operazioni alle quali presero parte. nel nobilissimo intento di dimostrare all'Italia t"he il ~anguc versato dai suoi fig li m igliori le ha orma~ restituito il <.iiritto al rispetto del mondo. Compilati col sobrio stile e la precisa chiarezza dei veri soldati e no n d estinali a perseguire alcun interesse personale, questi libri sono indubbiamente i più utili, perchè, illustrando i diversi episodi della lunga guerra, esaltando l'eroism o dei com pagni d'arme e ricordando con appassionata commozione le <Yesta dei Caduti cercano di ridestare le sopite energie della Patria, chiedono anch'essi'. con pacata voce, giustizi:1 per le nost re forze armate e meritano sen za dubbio, il più attento interesse e b rnaggiorc diffusione - come, ad esemdel Fedeli, del Mastrohuono.. dell'Anc,d ini. del Moscar.pio ., quelli . b dd li, del Me~:se e del Giannuzzi - poichè no n mirano a suscitare sterili polemicht·; ma tendono effettiv~tmcntc al bene comune. Molti altri libri sono stati pubblicati sulla seconda guerra mcmcliale anche dai giornalisti in cerca di argomenti sensazionali, dai critici che tentano di precisare le diverse responsabilid e da ufficiali ancora orgogliosi di aver fatto e di far parte dell'esercito: ma tutti questi libri si riferisco no, di massima, ad una sola fase, ad una sola
XXI
battaglia, ad un singolo episodio della guerra e, pur esse ndo sc11 z:1 dubbio utili e pregevoli, se permettono al lettore l'anali si <li qualclu: singolo avvenimento, non gli possono fornire tutte le notizie in<lispensabili a quella sintesi dei fatti, che sola potrebbe indurlo a giudicare con serena obbiettività gli uomini e gli avvenimenti. Da chiunque pubblicati , scritti da Comandi, da generali o eia giornalisti, da tecnici o da profani, tutti i libri. di cui sopra riconoscono senza r iser ve il valore dimostrato dai nostri r eparti in tutte le circostanze ed a nche nelle più difficili condizioni. Come scriveva uno degli autori già citati, <( i morti italiani del la seconda guerra mondiale possono g uardare a fronte alta, nel cielo deg li Eroi, i combattenti di Dunkerque e dì Achem, i difensori di Singapore e delle Filippine e gli invitti di Stalingrado e di Gua<lalranal. Questi, vinti o vincitori non importa , hanno trovato nella loro Patria ammirazione, plauso, amoroso riconoscimento ... I nostri, invece, restano ancora oggi soli, com e da soli combattero no, e li ricord a soltanto il pianto senza conforto e senza eco delle mamme e delle spose in lutto! E' necessa"rio che ufficiali e soldati sentano intorno ;illc loro bandiere l'amore e l'orgogl io di tu tto il popalo; che le competizioni di parte si svolgano a l di fuori dell'Esercito e che tutti i partiti vedano in questo unicamente il difensor e delle frontiere ». Manlio Brosio, già Ministro della Guerra, in un 'intervista del marzo 1946, aveva dctlu: << Nun devesi dimenticare che gli u fficiali ed i soldati del nostro Esercito hanno, nel la loro stragrancie magg ioranz a, fatto benissimo il loro dovere, in situazioni difficìli, in una guerra ch e fu male voluta e peggio preparata, senza che essi ne portino le responsabilità . . . Rendiamo onore agli ufficiali ed ai soldati del nostro Esercito; non cerchiamo di introdurre fra loro artificiose distinzioni e separazioni; aiutiam o li nel. compito di un dovere <lol0roso e difficile, che essi compiono spesso in penose condizio n i morali r d economiche H . In proposito anche il Maresciallo d'Italia Giovanni Messe sentì il bisogno di ammonire: ,e Bisogna capire questi uom ini - certuni tra i mig liori della nostra gente - che, al di sopra di ogni interesse personale e di ogni concezio ne politica, obbedendo all'appello della Patria impeg nata in una lo tta mortale, hanno inteso servirla ncll'unirn modo consentito a solda ti <l'onore: combattendo fì no all'estrem o per la sua difesa ,, . A m alg r ado di q uesti avvertimenti, il nostro popolo, turbato dal· ie troppe voci discordi, diviso dalle passioni politiche, trepidante per
XXII
I:, ~ol11i'.Ìonc d <.: i prolilcllli im:n: nt i alla sua stessa esistenza, non ha anw1 ., ri ro1111~c i111 11 dir l'F.scrcilo, come tutte le altre forze arm:ite, 11011 ì· ,1:ttCJ rn po11s:1bik: ma vittima principale della guerra e ddl'armi ~ti'l 1c1, co~ì comc auualirn.:ntc è vittima del generale sentimento , nntrn 11g11i g uerra, inco nsapevolmente esteso anche contro ogni sold.11 0. I >.1 q11r~10 co ntra sto di interessi e dall'incomposto tumulto dei pi1'1 dive1~i ~r ntimenti nasce l'involontaria, ma evidente ingiustizia, w 11 I., qu:il c ogni più eroico sacrifizio viene mi!conosciuto, ogni dovr 1l ' , cp11tato inutile cd ogni più nobile tradizione degna di oblio. Pu re è 1ndispensabi.le che i combattenti di ogni grado, che parln .ip:11 0111 , alla lunghissima prova, possano vedere trasformata in una palpitant<.: realtà quella stessa augusta immagine della Patria, che intl11iihiamente cancellò la stanchezza, alimentò le energie, sorresse la , inì, di coloro che vissero effettivamente la dura vita di guerra e vennero sospinti ad una abnegazione senza patti e se nza liiniti. E·. 4..1uin<li, necessario che i cittadini salutino ancora le bandiere d ei reggimenti. onorino i superstiti. rispettino i segni del loro valore c trovino, nel ricordo di tutte le guerre combattute dai nostri soldati nella buona e nell'avversa fortuna, non soltanto un motivo di conl·n rto e di fede; ma :rnche un'indistruttibile forz:1, dcstin:ita a cementare per sempre le mille, diverse energie del nostro popolo, il quale, se ben g uidato, non tarderà a riconquistare il suo posto nel mondo.
Fummo costretti , è vero, ad abbandonare ]'Etiopia - aila quale ;tvevamo pur dischiusa, già subito dopo la rapida conquista, una nuova promettente vita -- dopo avervi immobilizzato per molti mesi ìc mig liori truppe inglesi e dopo una lotta sfortunata, alla (}Uale parteciparono Principi e soldati, capi e gregari, combattenti e lavoratori. No n possiamo e no n vogliamo negare che, dopo essere giunti fino alle porte di Alc~sandria, abbiamo poi dovuto rinunziare a quelle terre dell'Africa settentrionale che, in tscnt'anni di fecondo lavoro, eravamo riusciti a strappare al dc~erto, rivelando anche in Libia le nostre innegabili virtù di colonizzato ri. Riconosciamo anche che, per quanto tenace, la nostra ultima resistenza in Tunisia dovette cedere anche essa alla vittoriosa superiorità degli Anglo-America ni ; che Pantelleria fu debellata dalle loro forze aeree; che non ci fu possibile difendere ia nostra Sicilia con maggiore costanza; ma dobbiamo anche ricord:irt> agli immemo ri che tante altre nazioni. durante la guerra, fu. ~
-
XX III
rono costrette a rinunziare alla lotta senza aver potuto o saputo op· porre una resistenza lunga e tenace come la nostra e che se, per le alterne vicende inevitabili in ogni conflitto, le nostre forze arma te, dopo non poche difficili vittorie, videro giungere la dolorosa ora della sconfitta, non è men vero che tale sconfitta fu principalmente dovuta alla nostra povertà di armi e di mezzi ed alla mancanza delle munizioni, del pane e dell'acqua. Del resto anche la sconfitta non può e non deve impedire di riconoscere il valore dimostrato dai nostri soldati in ogni circostanza, visto che la Storia non dedica i suoi favorevoli giudizi soltanto alla esaltazione della buona fortuna; ma apprezza anche l'abnegazione di coloro che, affrontando la lotta in condizioni assolutamente avverse cd in essa tenacemente perdurando, possono sempre vantare il nobile sacrifizio compiuto. Come affermava nd 1947 lo stesso autore già citato: << Noi abbiamo seminato di tombs; tutti i fronti di guerra: sulle terre di Franc:ia, Albania , Grecia, Jugoslavia, Russia, Libia, Egitto, Etiopia, Tunisia. Altre fosse si scavarono nel Kenia, in India, nel Sud-Africa, in America, in Inghilterra, in Siberia, in Polonia, in Germania per i nostri combattenti senza macchia, che spirarono nei lunghi, tormentosi a nni della prigionia. • << Altri figli d'Italia riposano nel fondo degli oceani. << Ci verg9gnererno di loro ? O no n è sacro dovere ricordare questa immensa legione di vittime dell 'onore, della fatalità, degli errori di una umanità fuori di senno? )) . Non sono, è vero, mancati i riconoscimenti ufficiali cd i tentati vi per migliorare le condizioni morali del nostro esercito; ma non tutti furono adeguati, tempestivi, veramente e durevolmente efficaci; nè ~i è ancora provveduto a far conoscere le gesta, vittoriose o sfortunate, compiute dai nostri soldati durante !'accanitissima guerra. Occorre dunque che, non soltanto gli stranieri, troppo distratti d:1i loro particolari interessi. per essere sempre bene informati di quanto ci riguarda; ma anche tutti gli Italiani conoscano, finalmente, in tutta la loro entità, le difficili prove di abnegazione date dal nostro esercito in tutti gli anni della guerra e quale generoso contributo la nostra Fanteria abbia poi offerto alla liberazione della Patria ed alla vittoria degli alleati. L'Italia non può non ascoltare, infatti, le voci che si levano, nel fosco ciel.o del presente e che sono destinate a superare gli sterili sospiri degli sfiduciati , gli inutili rimpianti di coloro che hanno per-
duro og11i , pn ;1n i'.:1, gli incomposti clamori delle sterili competizioni llnliI ir lir . (.)11:i ndo il 110~1ro 1x> polo si raccoglie ancora una volta presso l'All ar r ddl.1 l'.1rri:1, cd uomini di governo, soldati, cittadini, s' inchinano 1111ov,11n l'III · presso la tomba tÌcl Milite Ignoto e tutti tacciono in dcvo111 ran :ot: lin1cnto, l'ombra dell'Eroe, simbolo del nostro valore 111tl i1:11l', ._- j :1;n11 wnisct: clic akun problema potr:1 venire risolto, senza l.1 , 011cnrd ia nd do lore e nd rimpianto ; ma anche nel fecondo, indi' l1l'll~.1hik l.1 voro. destinato. non già ad alleviare i mali di una data 1 l.1"1· ,oci:i k , a spazzare le rovine di una sola regione, a ricostruire 1111 ~o lo Comune ; ma a correggere tutti gli errori ed a g uarire a poco :1 poco tutte le ferite della Patri,1. i,:· qucMo 1111 ammonimento solenne ed l111 appello supremo . che •1ohhi :11no :1~colt;1re. hl :1scoltiamo anche, in rivt:rcnte silenz io, le voci che ancora ci gi ungono dai confini delrltalia, dal sacro m o nte del Grappa e dalla rollina di Rcdipuglia. I nostri morti dell ' Isonzo, degli Altipiani. del C:ir~o e del Piave hanno gi?i accolto. con fratcrn'l amore e con fraterno o rgoglio, i Caduti di El Ah!mein e di G nndar, del Don e del Scnio.'J11T H :ilf:iv:i e di mo nte Lungo. d i Chcrcn e di Ccfalonia cd r,ra dicono all'ltali:1: ,, Tu, che s,1p~sti consolare il dolo re dei supcr~titi, san are le piag he dei feriti , rnstodìrc nobilme nte la m emoria del nostro sacrifi zio, ricord:i con la stcss.1 matern;1 pietà que~ti 1111~1 ri rrate lii e figliuoli che. senza neppure il viatico del tuo - aU.!{Urio, per te pern>r,cro tutte le strade, combatterono fin ndle più lontane terre, iungo g li innumerevoli fiumi, sulle scoscese ambe e sulle aride sabbie dell'Africa e, come noi, morirono col tuo santo nome sulle labbra " · Dicono i morti di Cdalonia: ,, Se il nemico. dopo che avevamo eroicamente combattuto, tradendo i patti dell'inevitabile resa, volle darci Li m o rte, noi che per te, o Patria, con sapevo lmente accettammo il sacrificio supcen10, chiediamo ora al Signore che i roghi che consuma rono le nostre spoglie mortali. offu scandu per l,1ntt nutti il mare cd il r ido, illuminino come altrettanti inestinguibili fari il tuo faticoso cammino verso l' avvenire , 1. Dicono, in un ultimo sforzo delle loro anime deluse e dei loro corpi piagati cd infermi, i mutilati, i mperstiti di tanti combattimenti , i reduci dai lontan i r ampi di concentramento: <, Se, non ostante tutto il sangue versato, le lotte sostenute, le sofferenze patite, lontani per tanti anni dalle nostre case, noi non potemmo offrirti, o Patria, la palma del successo; chiedere g li onori del trio nfo, aspettare
che intorno a noi si levasse il peana della vittoria, noi tenemmo ~cm pre nel cuore la Tua immagine augusta, portammo in dura disc iplina la Tua gloriosa bandiera in ogni terra e contro ogni nemico, donammo ancora una volta sangue e vi ta, per rimanere sempre degni del tuo amore materno ». F~r giungere queste voci esortatrici a tutti gli Italiani, animandoli all'operosa concordia e restituendo al popolo la fede nell' avvenire ; dimostrare che, anche se il loro valore non potè essere compenfato dal successo, le nostre Fanterie, anche nelle circostanze più avverse, rimasero fedeli aUe gloriose tradizioni dell'Arma: c~:co gli sco pi di quest' ultimo volume della nostra opera; volume, il rni cnntenuto -- r iferendosi ad avvenimenti tro ppo recenti e troppo dolo~osi - non può ancora avere un contenuto veramente storico ; ma può sicurame-nte servire· a registrare fin d'ora i gravi sacrifizi, le inenarrabili sofferenze ed i nobili eroismi dei nostri Fanti, i quali, nelle difficili vittorie, nella _immeritata sconfitta e ndla improv~isata partecipazione ai nuovi pericoli per la nostra libertà, seppero sfidare ancora una volta l'incerta fortuna , combatterono impavìd:1mcnte contro ogni nemico, dominarono (• i luoghi e k forttrne " ed ascesero co1bapt:v()lmentc il luru ~anguirlù,ù C,ihari<, pcr..::h~ la Patria potesse vivere ancora e riprendere nel mondo q uella nobile mi ssione di maestra di c iviltà e <li giustizia, della <p1alc è rimasta degna anche nell'avversa fortuna. Eno,,RDO Sc.\I.A
PARTE PRIMA
I CARRISTl - I PARACADUTISTI
I.
IL CARRO ARMATO
Progenitori veri degli attuali carri armati scriveva il colonnello Livio Negro nel 1942 - furono quelli costruiti in gran segreto dalla Francia e dall'Ing-liiltcrra all'inizio della g uerra 1915 -1918 1.: fatti entrare in azione alla fine del 1916. Massiéci, lenti, impacciati nei movimenti, assolutamente sordi e quasi del tutto ciechi e quindi nelle. peggiori condizioni per potersi rendere conto <li c1uanto accadeva loro d 'attorno, se i;ur riuscivano senza sforzi ad aprirsi materialm ente la strada attraverso le munite organizzazioni nemiche del tempo, tutto schiacciando e travolgendo, per la loro congenita insen~ihilità, non erano allora in grado di adattare la propria azion<:> :il continuo mutare delle situazioni tattiche e di profittare di. ogni occasione favorevole al loro impiego. A parte la sorpresa, la loro comparsa sui campi di battaglia non portò, (luindi, a quei risultati che erano nelle speranze <lei loro ideatori. Anzi, alla resa dei conti, si do\'ette constatare che i successi conseguiti dai carri non erano assolutamente in rapporto all'ingenk mole di lavoro e di preparazione che erano costati, anche se è doveroso, a questo proposito, riconoscere che, a parte i non pochi difetti tecnici inevitabili in ogni prima realizzazione, la causa non ultima di così modesti ri sultati doveva essere ricercata anche nella insufficiente preparaz ione del personale e nelle incertcz,zc dei Capi sull 'implcgo dei. carri; impiego che fu sempre troppo frazion:ito, discontinuo e<l a raggio troppo limitato. Comunque, a malgrado dell'intervento del nuovo mezzo, i procedimenti tattici del tempo restarono sostanzi,1lmente immutati e l'unica modificazione di qualche conto fu una certa riduzione n ella durata e nell'intensità <le( tiri dell'Artiglieria, specie per 9uanto riguardava la preparazione che veniva ad essere agevolata: si.t nel compito dell'apertura materiale dei varchi nei reticolati; sia in c1uello dello spianamento delle difese attive.
C i<', ~piq ..::1 in g ran p:irte il ~~e nerale di sinteresse che, a guerra finita. circondc\ i carri a rmati e pcrchè la stessa Francia, che pur l'aveva tenuta ;1 h:1t1 esi 1110, ponesse la nuova Arma in un rango ciel t 111111 ~r r o11d:1rio. M.1 re p11t i:11110 o ppo rtuno dare, prima di tutto, ai lettori ciualche l't·nno ~ulk c:irattr ristichc dei carri armati, sui loro requisiti e sul loro 1111 pirgo c. pe r farlo. riassumiamo il pregevole studi~, pubblicato al ri g 11:1rcl11 dal co mpianto generale Augusto Dt: Pignier, g ià Ispettore cklk nn~trt truppe corazzate (:r). Sl'cundo il grnrralc suddetto, l'idea di impiegare in combatti111rnto 1111 m ezzo di approccio al nt:mico, protetto contro le armi del nemico ~tesso e tale da permettere atrequip:iggio, in sicurezza, l'impi1.:g1) ddk proprie arm i, biancl1t· o da g itto, è molto anti ca, poicht: r imo nta all'epoca assira e babilo nese. L'adozione delle armi d a fuoco su~gerì poi nuove forme e tra gli altri il n ostro sommo Lt.'l>nanlo d:i Vinci progettò un carro testuggine, mosso con ingranaggi e acco ppiamenti coni ci da parte dell'equipaggio. E' no to ch e il carro armato, q uale lo vediamo ora, veicolo corazzato. armato, idonM al movime11to in tc:rn:no vario , proposto in Francia dal colonnello Estienne, in Tnghilterra dal colo nnello Swinto n, è app;u so dapprima con poche U nità, poi in ma sse sc.:mpre più numerose, nella g uerra europea 19q - 191~L alla fine dd 19 16 (primo im piego di 49 carri inglesi il 15 sette mbre 1916). La stabi li zzazione delle fronti su sistemi trincerati sempre più profondi e resistenti, protetti da fasce di n.:ti colati, con poderosi schieramenti di armi automatich e, imponeva alfattan:ante enormi sacrifici <li sangue, con risultati wvcnte inadeguati e talvolta nulli: e ciò n o n ostante poderosissime preparazioni d ell'attacco a base di fuoco di Artiglieria , con durata di m olte ore e perfino di g iorni inte ri. A] carro armato, idoneo a percorrere, in vulnerato dalle armi automatic he, la zona fortificata, ve nn e affid ato il compito di schiaccia r e col proprio peso gli ostacoli, principa lm t nte il retìcolato, e poi di neutraliz z;:ire col proprio armamento di bordo l e o rga nizzaz ioni difensive nemiche, penetrando in profond ità nello schieramento ed aprendo !a strad a alle Fanterie amiche, alle guali, idealmente, rimaneva jj ~olo compito di occupare il terreno n e mico e di eliminare i pochi elementi rimasti incol umi . ( 1 ~ Generale <li C . d':\. Al·.-;l·,"fo 1)1,. P ,c~1F.R : ., Il carro armat:o )', f?a_;ft'gna rii r:u /tura militare, annn 194::, foscicolo 11'' .
111
5 Le attitudini richieste al carro, in relazione all'impiego ora descritto sommariamente, furono: - movimento fuori strada, su terreno sconvolto, di consi stenza varia; quindi dispositivo di rotolamento ad aderenza totale (cingolo), che favorisce anche il galleggiamento, pcrchè riduce la pre!>sione unitaria; ~ velocità in terreno vario superiore a quella dd Fante, che doveva sfruttare la progressione dei carri nel disèositivo nemico; - corazzatura , particolarmente la frontale, resistente ai proietti delle armi difensive nemiche schierate nella zona fortificata; - armamento tale da, eliminare le resistenze attive delle organizzazioni nemiche, qui'ndi prevalentemente cqstituito da mitragliatrici, in prosieguo di tempo da cannoni di piccolo calibro. Nei primi carri l'azione di fuoco era soltanto frontale e laterale (questa per battere d'infilata le trincee durante il superamento <li esse); in seguito (richiesta dal colonnello Estienne nella primavera 1917) l'azione di fuoco venne estesa ai 360°, disponendo in torretta girevole almeno parte delle armi; - possibilità di superare trincee profonde senza cadervi dentro e rimanere immohilizzatj; (1uindi lunghezza t::ile che la prua del carro giunga sull a sponda di arrivo prima che il centro di gravità abbia oltrepassato la verticale della sponda di partenza e analogamente nei riguardi della poppa rispetto alla sponda di partenza; - idoneità a superare ostacoli verticali o corsi d'acc..1ua (chiusura inferiore stagna) ; ··- motore a combustione interna. Fermi i concetti d'impiego, perchè la stabilizzazione delle fronti permaneva (il carro aveva però trovato nell'Artiglieria il ,nemico più efficace), l'evoluzione, durante la guerra 1914- 1918, si limitò a perfezionare alcune prestazioni ed a migliorare qualche elemento costitutivo ; nonchè ad aumentare la mole: dei carri e l'entità numerica delle formazioni impegnate ndl'azione. Alla fine della guerra i carri esistenti rispondevano di massima alle caratteristiche seguenti: - carri kg~eri , peso da 4 a 6 tonnellate, armati di mitragliatrici, corazzatura fino a 20 mm .. velocità in terreno vario 10 - r 2 km. all'ora, trincea superabile fino a 2 metri; -- carri. medi, peso 10 - 14 lonnellate, armati di ca nnone e mitragliatrici, corazzatura fino a 25 mm., velocità fino a IO km .• trincea superabile fino a 3 metri;
(i
c:1rri pc~:1nti (apparsi in piccolo numero soltanto alla fine del la g11crr:1). jlt'~O ,10 - 60 to nnellate, armati di cannoni fino al caiil>ro 75 e mitr:1g liatric i, corazzatura fino a 35 mm., velocità 5 - 10 km., tri nrc:1 ~11pn:1hik finn a 4 metri.
l.\: ", luz ionc dei concetti di impiego nel dopoguerra europeo c11nti1111.1 il Dc Pignicr - portè1 a considerare il carro armato, non pii, ,oli :! nlo com e il mezzo per ap rire la 5trada alla Fanteria nell\it1.1cc11 ~1t rra\'er~o k organi zzazioni dife nsive nemiche; ma come clc111rnto principale di fo rza di (;raneli Unità meccanizzate, idonee ad :1;, inni indipendenti, a l,1rgo raggifl, capaci di raggiungere propri ohictti\'i e di mantenerli tino ,i ll'arrivo su di essi di altre Gr:rndi LJ nit;1 motorizzate o normali. destinate ad affermare, mantenere e consolidare i successi già conseguiti, oppure a sfruttarli per altre operazrorn . L'e\'Oluzione fu principalmente frutto della rea z ione naturak contro la guerra stabilizzata e dell':1spi razione generale a ritornaH" :il lc form e di g ucrr::i man ovr:..ta, piì1 prontamente ris0h1ti\·;1 . All'evoluzione della dottrina ha corrisposto, talvolta perfino anticipandola, revoluzione dei mezzi in costante perfezionamento. La tecnica cmtruttiva dd carro armato ha , in armonia con il movimento generale ed in relazione anche al perfezionamento continuo dei mezzi anticarro, prog redito verso realizzazioni sempre più perfette. L'afferm azione Jei nuovi concetti d' impiego e la conseguente costituzione delle Unità motomeccani zzate si è manifestata inizialmente in Ing hilterra , poi in Fra ncia cd in Germania. L'Italia ha portato all'evoluz io ne il suo contributo di studio da parte degli uffì~ial i successivamente posti a capo ddla specialità carrista cd all; prova clella nuova specialità della Fanteria n ella campagna per la r iconqui~t:.i della Libia, nella gu<:rra italo - ctiupi<:a e nella guerra di Spagna; g-uerre nelle quali manipoli di eroi hanno scritto pagine di sangue ,_. di gloria, il cui rirn rdo \'ivo e palpitante alimentò lo spirito tenace ed invitto dei Carri sti dcli' ,( Ariete n, della ,, Centauro ,,, della " Littorio "· Campo di assai fruttifere riflessioni sulla materia furo no ancht:, pochi giorn i prima dell'ini zio del secondo conflitto mondiale. le csercitazion'i del! ' Àrmata del Po. La prova del fuoco delle giovani Uni tà motomeccani zzale fu poi la fulmi nea campagn;i di Polonia del settembre r939.
7 Le caratteristiche essenziali di un carro armato, che cost ituiscono li elementi basilari per la costruzione di esso, sono, in linea gcncrak . 6 le stesse che informarono lo studio dei primi carri durante la prima !!uerra mondiale, considerate però assai più importanti, per quamo riguarda l'armamento, la velocità, la protezione e l'autonomia dei carri stessi. · L'armamento ha dovuto adeguarsi agli obiettivi contro i quali il carro è stato chiamato a combattere, tenendo conto che alle resistenze attive delle organizzazioni difensive si sono aggiunti i carri nemici, la cui corazzatura, come vedremo in seguito, è notevolmente aumentata per spessore e resistenza specifica, i.n seguito all'aumento di potenza delle armi controcarro, di cui anche le Fanterie sono ampiamente dotate, ed all'intervento normale delle artiglierie, con proietti perforanti, nella lotta anticarro. Il carro moderne) di massa ha conservato come armamento secondario, per l'offesa e la difesa vicina, la mitragliatrice; ~a l'armamento principale è salito al cannone da 75 cd oltre (ro5 nel carro KV-Krim Voroscilov russo). L'armamento principale deve essere disposto in torretta a completo giro d'orizzonte, in guisa da poter agevolmente perseguire l'obiettivo an..:bc se il ..:arrn deve, per ragioni d i terreno o di manovra, deviare dalia direzione di marcia, e da poter continuare l'azione di fuoco, offensiva o autodifensiva, se il carro è immobilizzato. Con l'armamento occorre considerare le dotaz ioni <li munizionamento che <lebhono essere assai ricche (l'azione Jei carri si sviluppa per notevoli profondità) e facilmente accessibili, anche nello spazio angusto interno del carro. La velocità ha seguito la legge generale dell'aumento comune a tutti i mezzi motoristici (già alla fine della guerra 1914 - 1918 si progettavano carri con velocità in terreno vario sui 20 km. all'ora , che ~arebbero fo rse apparsi nel 1919); ma è stata sempre più aumentata secondo l'evoluzione dei concetti di impiego. Soltanto, infatti, l'alta velocità del mezzo singolo e della massa permette la m anovra celere, irruente e riduce il tempo necessario al mezzo per portarsi a Jislauza utile di ti ro; nonchè il tempo dell'esposizione di esso alla reazione nemica. E' ovvio che la velocità fisica - spazio percorso nell 'unità di tempo - è in fun zione. non soltanto delle risorse di energia del carro e delle caratteristiche degli organi di rotolamento; ma anche della consistenza e forma del terreno su rni essa si realizza. Quindi essa può assumere una gamma notevole di valori e, per avere un te rmine unico <li paragone tra i di versi tipi di carri, sa rà utile riferirla ~,d una strada piana, rettilinea, a fondo artificiale, non asfaltata, rcaliz3.
8 zante cioè il valore minimo utile del coefficiente di rotolamento. E' evidente che .il carro è tanto più perfetto quanto più ristretta è la gamma entro la l] Uale so no conten ute le variazioni di vdocità dovute al terreno di progressione. o ssia quanto maggiore è la capacità di sopportare resistenze addi1.ionali (per variazioni di pendenza, per cedimento del terreno. per i divn~i ragg i delle curve, ccc). In fatto di velocità limite (rifcrit:1 cioè al lt: condizioni di paragone suesposte) si rende ora ai 60 km. alror:1 , almeno per i carri leggeri e m edi. La pro tez ione dei ca rri d eve tener conto dell'efficacia dei proietti controcarro nemici t:. dati i successivi perfez ionamenti per accrescere il potere perfo ra nte d ei proietti, i wstruttori di carri sono stati costretti a pa ~~an: dag li spesso ri di corazza d i 35 mm. del 1919 a spessori di 50, Hn (· p crfì nn d i 100 1nm. cd oltre: non cliè a studi;.ire e ad ;mpicg:m.: acciai di sempre più ekvat:i resistenza (fì no a 120 ~ 140 kg. per ogni mtn!J.) cd a scarsa frag ilità ; acciai speciali, la cui produzio 11t: rapproenta, specialmente per noi, un . ben <l iflìcilc problema. Ma ag li :1umcnti di spessore delle corazze corrisponde l' aumento del peso dei ca rri. Per averne un 'idea, ricordiamo c he ogni millimetro d i spc~sorc per una piastra dcll:t superficie di I mq. rappresenta un ;iumcnto di peso di ci rc:1 8 kg . e eh:" un G1rro med:o, cioè del pcrn complessivo tra le 1.6 e le 20 tonnellate, ha una superficie corazzata tra i 25 e i 30 rmJ. Contribuiscono indirettamente alla l)rotczionc, nel senso di rcn(!Cre meno facile il tiro nem ico, la vel;Kità e la manovrabilità del carro e la sua visibilità (derivante dalla fo rma e dall'armonia delle dimensioni: larghezza, altezza , lunghezza); mentre contribuisce direttamente l'inclinazione delle pareti esterne del carro. L 'autonomia viene espressa con la distanza in chilometri, su terreno di paragone, che il carro può percorrere con la sola dotazione ciel carburante di bordo. E' naturale che l'evoluzione <lei concetti di impiego, specialmente se la riferiamo ai terreni coloniali , abbia imposto di aumentare l'autonomia d ai 50-100 km. del 1918, a 250, 300 e perfino 450 km.
Le caratteri stiche dei carri più sopra considerate sono interdipendenti. L e maggiori esigenze d ell ' armamento e del relativo munizionamento; nonchè quelle dcll"autonomia incidono sul volume e quindi sul peso complessivo del ca rro. peso sul quale grava notevolrricnte
C)
anche l'aumento della protezione. Dato il maggior peso, per potere usufruire di una velocità elevata, occorre un motore più potrntc e quindi più ingombrante e più pesante. In definitiva qualunque carro rappresenta un inevitabile com promesso tra esigenze antitetiche, compromesso che può portare ad una ulteriore differenziazione dei mezzi appartenenti ad una determinata categoria (categoria definita in base ad una caratteristica, come normalmente avviene, per esempio, per il peso complessivo dei carri, a seconda che si attribuisca una maggiore importanza ad una delle caratteristiche a scapito delle altre). La progettazione di un carro è perciò un problema dalle mohe soluzioni, che il tattico ed il tecnico debbono vagliare a priori, alla stregua <lei criteri di impiego e dei criteri costruttivi correnti. In questo vaglio il tattico è naturalme1m: il più esigente; mentre il tccn;co attende ad un continuo, assillante iavoro di perfezionamento: sia nello studio degli elementi costitutivi del carro, sia nei proce~limenti di produzione.
Le caratteristiche, gi:ì somm::iriamcnte es:uninate, si debbono ricercare nel carro armato, costituito dalle parti seguenti: lo scafo, il gruppo di organi moto-propulsori, il gruppo di sterzatura, le sospensioni, l'armamento, l'equipaggiamento elettrico e radio. La progettazione di ognuno di questi clementi costituisce un problema tecnico a sè, nel quadro però di un'armonia di insieme, aJla quale il tattico deve poi dare la necess:~ria sanzione. Si verifica, cioè, fra i problemi tecnico - costruttivi, una interdipendenza analoga a quella che abbiamo già ricordato a proposito delle caratteristiche essenz iali dei carri . Lo Scafo è il corpo del carro, quello che contiene l'equipaggio col proprio equipaggiamento, l'armamento e il munizionamento, gli organi motopropulsori e di guida, gli organi per la visibilità esterna, l'equipaggiamento elettrico e radio, la dotazione di carburante, ossia tutti g li organi costitutivi, all'infuori delle sospensioni e dei cingoli; nel complesso è una cassa sagomata, sormontata da una torretta girevole per 36o°, nella quale è contenuto l'armamento principale - cannone - in genere abbinato ad una mitragliatrice coassiale; altra mi tra(Tliatrìcc, o cannone automatico di piccolo calibro, si trova -~eneo ralmente anche nella cassa, costituendo l'armamento per l'offesa contro Fanteria o mezzi nemici blindati.
I ()
l.'cq11ip.1,i.:giu deve c,scrc cornmi~urato al numero e alle c~igcnzc di ,rrvi11n delle :1rrni l' ddl'impianto radio, oltre naturalmente al
, "l'"l,11 r,,, w 111prc i11 torretta, cd al pilota. l(lealmente per ogni fun 1.ion r , .,rclihc 11c..:essario un uomo, disponente di spaz io sufficiente per .11 lcrn pirrc .il l:i f 1111:t.Ìo11c stessa . Circostanze di\'crn:, conseguenti a l1111i1 .1i'.Ìo11i di dirn cnsìoni - - specialmente larghezza a te rra - del 1 :irrn. n d1 pc.:~o complessivo, poste nella prcp;irazionc del progetto, 111"'111111 i111pnrrr a qualche membro dell 'equipaggio, escluso il p:lota. il , 111111110 d1 due fun zioni, purchè non cntr:imbe di primaria impor1.111;,.1 o di wntinuìt:'1 durante l'impiego dd carro. Nei ca rri modern i , i rrndc pcrè1 ad isolare la funzione di comando del capo-carro, prù\'vcdcndoln di una particolare torretta di osservazione gi revole, il cui movimento comand::i mediatamente queilo azi mutaic deìla torrett:1 l' lJllindi il primo puntamento in direzione del cannone. La forma esterna del carro deve rispo ndere ai criteri della minor ,·i,ihili1 21 (lJUindi minima altezza dal ~uolo), d ella minore appariscen z;1 o percepibilità (quindi esclusione di alte :.opraclc"azioni, armonica !'roporzionc tra altezza rot:-ik e larghu.za tot:1lc, quella minore d i tJUCsla) e della minnrl' rnl11er:ibili1:ì (ottenuta presentando ai proiett i nemici ~upcrfici inclinate sfug~cnti , che di:ninui~rnno l":,ngo!o di impano e favori~conu i rimbalzi). Orga11i motopropulwri. Sono rappn:scntali dal mct<m:, fri zione, cambio, congegni di gu ida. E' il com plesso d'11nport;rnza pre dominante del carro, perchè: da esso dipendono la velocil'à e le prestazioni t:1tticbc del carro stes\<1, in armonia coi sistemi di sospcnsiorw. Trasmis.,io11i. - - In un autom en:o ordinario il gruppo tra~mi\s1oni comprende il cambio con relativi comandi e gli organi che trasmettono la potenza ai sl'miassi delle ruote m otrici; nel carro armato il risultato ottenuto dai dispositivi di trasmissione è lo 5tesso; ma. poicht gli organi c he trasmetto no la potenza alle mote sono, come ved remo. anche gli organi per la guida (congegno di sterzatura), con.. ; .... c ·'S"'1'1. •1 ·1r" •i·1rt;t·1111•· ' "l" ] .. ,lll'' "I'''lrt;1, ;J '" l"l !J;(J .. ;<...'. .. !1' ()l'".,t J, t,• !l ;• di guida. Per il cambio si preferisco no ora i cambi ordinari lino a sei marce, che però portano a notevoli dimensi(Jni della scatola del cam bio, oppure i cambi a combi n:izioni multiple. di più coppie di ingra naggi sempre Hl presa. La potenza istallata a bordo di un carro armato put', essere sfrutta ta: ~ia per con ferire al mezzo b velocità m assima in piano (quel h clic ;1hbiamo consid eralo 11dlc car:itteristiche essenzial i); sia per con'\J \,. 11
\..
t.lJ
I
I
<
.....
I
I (_
'-''
\,,..
\,.,
,1
'-,
I
Il
..... , l
I
I
\.-I ,l'I,,.,
~
0
~
-
I I
ferirgli una velocità leggermente inferiore, con la conseguente possibilità di superare una determinata pendenz;i o di percorrere tcm.:no vario che offra maggior resistenza nell'ava nzare. E' preferibile che la presa diretta corrisponda a questa seconda velocità. Quanto agli o rgani di guida, costituenti il sistema di sterzatur;i , occorre subito rilevare la differenza sostanziale tra i) carro cingolato e l'ordinaria autovettura. Tn questa la curva si imbocca deviando angolarmente le ruote direttrici ·rispetto all'asse della vettura; nel carro l'iscrizione in curva non può avvenire se non rallentando o, al limite, arrestando un cingolo, sì da creare una rotazione dell'altro rispetto ad esso. Conviene però che il cingolo ancora in moto abbia un incremento soltanto nello sforzo periferico (per compensare la maggiore resistenza dovuta :11l'iscri7.ione in curva per effetto dell 'attrito che incontrano i cingoli a strisciare sul terreno) e mantenga costante la velociù periferica. E' per questa considerazione che il sistema a differenziale semplice, usa~o nelle autovetture, non è impiegabile. I primi carri Rénault, costruiti in Francia nel 1917, con velocità sugli 8 chilometri orari, usarono quel sistema, che però l'esperienza pratica fece subito abbandonare. Il sistema venne dapprima temperato, inserendo sull'albero Ji trasmissione due frizioni con relativi freni (carri inglesi post-bellici): dist;1ccan<lo la frizione tutta la pctenza si scarica sul cingolo non frenato, alla periferia dd ljUalc si ottiene uno sforzo periferico eguale alla somma degli sforzi periferici sui due cingoli nella marcia in rettilineo. In seguito è apparso il sistema epicicloidale (quello di tutti i nostri carri), inserito tra albero di trasmissione e semialberi; i) sistema, dal lato funzionale, è analogo al precedente; ma dal punto di vista dell'impiego pratico si è dimostrato più rispondente. Con i tre sistemi ora sommariamente descritti è possibile realizzare il dietro-fronte sul posto, bloccando il cingolo interno; mentre la curva più ampi a di sviluppo può essere effettuata: sia regolando l'a7.ion<.: frenante sul cingolo interno, in modo da diminuirne la velocità in relazione al raggio di volta, sia sostituendo alla curv:1 regolare una successione di archi di cerchio a grande curvatura, seguiti da tratti rettilinei, quindi con notevole logoramento delle strade. lndubbiamc.nte tiualunque sjstema di sterzatura (notiamo che nel carro cingolato il sistema di sterzatura si identifica anche col sistema di fre natura), semplice o complesso, porta ad un logoramento continuo (non sporadico come nei mezzi a ruote) di superfici d'at-
I 2
trilo, siano cssc ce ppi di freno o dementi di congegni di frizione, e tJuindi :1 forti ekv:1zioni di temperatura, sicchè si presentano sovente :1ngmcimi problemi della resistenza al consumo (questione di carattcri s1ir l1c dcl 111:itcri:ik di attrito) e dd raffn:dcfamento dei complessi. tn:11:inti, co11tcnuti , pcr giunta, entro uno scafo. Perciò il. progresso nci ~i~trn1i di sterzatura, che i tecnici si prefiggono, tende a rendere il 11H:t a ni smo il pit1 semplice possibile ed a ridurre il lavoro di frenatur;1, ncll'intrnto di diminuire il consumo del materiale di attrito r la tem peratura cui gli organi di frenatura salgono. .fo (pcmioni. - Come è noto, il m o vimento del carro avviene col pri11 ipio della rotaia co ntinua; b. rotaia è costituita dal ci ngolo articnl:110, c he si svolge per il richiamo <ld_la ruo ta motrice; su di esso rotolano i rulli impe rniati sullo sca fo : i'unione rulli-scafo è: ottenuta ron l'intermediario di un mezzo elastico, ch e deve attutire sullo scafo e su quanto in esso è contenuto --, et1uipaggio e congegni vari - l'effetto degli urli dov uti al terreno. Ar;;1ame11to. - Il c;i rro de ve agire contro obbiettivi di piccole dimensioni e anch e mobili e la sua azione <li fuoco può svolgersi in poc hi minuti: ciò esige cannoni a tiro molto teso, quindi a<l alta n:locit~ ini z iale, ed esige pure un sen ·izio :issai celere : quindi otturatore semiautomatico, puntamc:nto :i m ezzo di cannocchiali con alzo interno, scatto a pedale; o meglio elettrico a disposizione del punt.itorc : ciò tanto più per il fatto c he il carro, soltanto in casi eccezio nalissimi di terreno, può eseguire in moto il fuoco con l'armamento principale. Per LJUCsta ultima r;ig ione, per i cannoni di calibro sui 40 mm. (peso del cartoccio-pro ietto contenuto nei 2 kg.) si richiede pc:rfìno il completo autom;1tismo, così da poter sparare la raffica, anz ichè il colpo singolo. Equipaggi,1me11to elettrico e rndio . - Tutti i carri moderni sono muniti di staz io ni radio, trasmittente e ricevente, in grafia e in fonia e in aereo, in genere a stilo ribaltabile. La portata della radiofonia col carro in mov i1 m:n to corrisponde alle esigenze di comando. Poich è queste esigen ze aumenta no col ri salire nella ge rarchia delle Unità non è raro trovare nelle: Unità di ordine su per iore (battaglione, reggimento) carri provvisti di due st:1zio ni (centri-radio): una del m odello corrente a tutti i carri: l'altra, piì1 potente, per il collegamento con i Comandi superiori ; nel carro centro-radio u n tr~1sbtore pennette il , o llcgamcn to eventuale tra due stazioni esterne di tipo diverso. L el1uipaggiamcnto elettrico è, nelle linee generali, costituito come: qucllo della normale :iutovctt:ura , ossia dal complesso dina mo 0
I {
batterie. Nel carro l'energia elettrica serve, non soltanto per l' illum1 nazione esterna e interna (questa necessaria anche di giorno a carro chiuso) e per l'avviamento del motore; ma anche per il movim ento azimutale della torretta, in sussidio alla forza del se~vente, e per l'al imentazione delle stazioni radio. Specie quest'ultima esigenza è fonlt: in combattimento di notevole consumo continuo (la messa in moto, invece, assorbe molta energia, ma istantanea) ; per tale motivo, e pn il fatto che l'accessibilità alle batterie contenute ndla cassa del motore non è molto agevole, nei nostri ultimi carri è stato applicato ali'esterno, sotto blindatura, un gruppo elettrogeno a benzina da 400 W, dimQstratosi suf fìcientc per ricaricare le batterie. L'efficacia, talvolta decisiva nel campo tattico e nel campo strategico, delle azioni a massa dei carri armati h:1 namralmente provocélto quella reazione difensiva, per la quale , per il cannone controcarro sono aumentati il calibro, la velocità iniziale e la potenza perforante dei proietti. Tutte le artiglierie, con schieramento avanzato e procedimenti particolari di tiro si sono orientate alla lotta contro il carro armato, contro il quale è divenuta sempre più efficace anche l'offesa aerea da bassa quota. Un 'altra forma di reazione difensiva contro ì carri armati è costituita dai campi minati e dagli ost:.rnli materiali contro la progressione di essi, ostacoli, i più effìcaci <lei quali sono i fossati a sponda di arrivo quasi verticale cd anche con una risega sporgente; così da convertire in ribaltamento b impennata del carro nel tentativo di superarla. Le linee di ostacolo sono sempre protette dal fuoco delle armi automatiche contro il personale dei reparti guastatori, incaricati della distruzione o della neutralizzazione dell'ostacolo ; delle armi controcarro e delle artiglierie. Altra forma di difesa attiva è costituita dai cacciatori di carri, nuclei di arditi guastatori che, nascosti in buche o fossati profondi (contro i quali il fuoco delle armi di bordo non pu<Ì avere azione, dato il sett~rc verticale proprio di tiro), attendono i carri a breve distanza ed impiegano contro di essi bombe Jirompenti, lanciate ,bi fuc_ile od :1 mano, oppure saltano sul carro in movimento, per aggredirlo con bombe esplosive ad azione ritardata, poste aderenti alla corazza. Contro tutti questi mezzi di difesa, i carri si proteggono col numero (i bersagli numerosi disperd0I1o il fuoco nemico), col reciproco appoggio e -- soprattutto - con la velocità e:: la manovrabilità, proprio confr fanno le Unità navali , ed infine con le cortine fumogene, che ciascun carro può produrre con mezzi di bordo o che po~sono venire distese da aerei.
Non si pll(',, oggì, concepire un'azione a massa di carri armati sen za un 'efficace prcparaz.ione di Artiglieria e di mitragliamento o spezzonamento <la aerei e senza che l'azione venga costantemente :tppoggiata dag li stessi m ezzi. Per un ·evoluzione analoga a quella già vcrilìcarasi ndla prim:1 g uerra mo ndiale per l'accompagnamento della Fanteria da parte delle artig lierie leggere, l'accompagnamento si è rivelato necessario anche per le formazioni di carri armati per eliminare le resisten ze :itt i\'c sfuggite al fooco di preparazio ne o rivelatesi improvvisamente. li mezzo idoneo per tale accompagnamento viene portato dallo stesso carro a rmato sotto forma di Artiglieria setnO\'Cnte. costituito da pezzi mo ntati su ca rri idonei a ll a marcia {uori strada cd insta llat o in casamatte sferiche o cilindriche, nelle camere di manovra dei carri. Questi possono fermarsi brevemente per ~p:1r:ire t' poi ripre ndere il proprio posto n ella formazione.
11.
REPARTI MOTORIZZATI E CARRI ARMATI DAL 1916 AL 1935 Di <1uanto riguarda i << Carristi ,. -- specialiti, della Fanteria istituita quasi alla fine della prima guerra mondiale - . noi. già avem mo occasione di parlare nel V volume di quest'opera, ricordando, sia pure sommariamente, i primi scopi dei Carri armati, allora adoperati contro le difese accessorie; i diversi tipi di Carri impiegati nel 1917 e nel 1918; i tentativi e le ricerche da noi fatti, a partire dal 1917, per costituire anche ne) nostro esercit<) reparti di Fanteria carrista. Nella prima parte di questo volume ci indugeremo ora più a lungo sui perfezionamenti gradualmente conseguiti dai Carri armati dopo la guerr:i 1915 - 1918 e sui criteri, secondo i quali ne ,·enne :ittuato l'impiego, procurando all'uopo di ordinare tutte le notizie che ci è stato pnssibile raccogliere sull'importante argomento, in modo da dare ai lettori un'idea sufficientemente completa dell'evoluzione organica dei reparti motorizzati e della nuova specialità. Nel I capitolo abbiamo già ricordato il Carro armato, i suoi organi più importa nti, le necessità delle quali si deve tenere conto nella sua costruzione e nel suo impiego cd i compiti sempre più importanti af lìdati alla Fanteria carrista. Ora ci limitiamo a concludere che i Carri, già usati nella più l.o ntana antichità, concepiti anche nd Cinquecento dal genio di Leonardo da Vinci e riapparsi in Europa nella prima guerra mondiale, servivano in principio soltanto ad aiutare la fant eria, aprendo ad essa la via attraverso gli osracoli e le difese accessorie nemiche, abbattendo i reticolati cd operando special 11_1entc in pianura, poichè sulle prime non si credeva che essi potessero venire utilmente impiegati anche nei terreni accidentati e montuosi. Costruiti ed adoperati prima dagli Inglesi nel settembre 1916, alla battaglia della Somme, i Carri armati vennero poi impiegati a massa a Cambrai, nel novembre 1917 e, chiamati a contribuire anche all'accompagnamento, portarono nel l<)J 8 un valido c0ntributo alla controffensiva alleata, iniziatasi 1'8 agosto e durata, a colpi successivi ,
r6
fino all'armistizio. Alb conclusione della guerra la Fanteria fran cese cd inglc5e disponeva Jei due tipi caratteristici di Carri : di rottura (medi i; pc~anti) e di accompagnamento (leggeri). Jl proseguimento d ella g11nr.1 a\Tcbbe senza dubbio veduto un impiego sempre più l:1rgo dei nuovi mezzi da parte degli alleati e probabilmente anche i Tedeschi si ~a rebbcro affrettati a produrne e ad impiegarli. I C:1rri armati non potevano non suscitare l'attenzione del no~tro ' '11ma11do Supremo, il qua le chiese alla Francia un Carro Jel tipo Sr hncidcr. per poterne swdiare la costruzione e vedere se esso potesse , ,u,circ utile anche nei no tri terreni, e ben presto il nostro Commis,.,ri:ito per le Armi e Munizioni propose di far costruire i Carri stessi in Italia: ma tale proposta non potè venire accolta. Tuttavia la .. f-i:it >• co!>truì, di propria iniziativa, un modello di Carro, che pre,ent:wa le seguenti caratteristiche: peso 40 tonnellate, velocità mas~i ma km . 6, un motore da Aviazione della potenza di 6oo HP, armamento costituito da un cannone: da 65 in torretta girevole e da 6 mi1ragliatrici pesanti ]~iat. Il Carro armato della " Fiat ,, , d<:tto ,, :!OOO i> e del qual e ,·enncro costruiti due soli esemplari. uno dei quali fu mandato in Libia e !"altro nmasc a Ro ma, presentava alcuni difetti: sagoma eccessivamente visibile., velocità troppo ridotta, cingoli piccoli, difettosa applicazione delle arm i di bordo, nessuna attitudine all'impiego nei terreni montani. Era quindi necessario studiare un nuovo tipo di Carro :irmato, adatto ai nostri terreni e, com e abbiamo già ricordato. nel settembre del 1917, il nostro Comando Supremo commissiorn1 IO Carri Renault e 20 Carri Sd1neider, da costruire nelle fabbriche francesi; ma da montare in Italia. La necessità di ripiegare, dopo Caporetto, sul Grappa e sul Piave impose una sosta ai nostri preparativi e solamente quando, nel magf iO del 1918. arrivarono finalmente.: in Italia I Carro m edio Schneidcr e :; Carri leggeri Renault, essi vennero subito messi alla prova •ui nostri terreni e si poterono studiare i perfezionamenti da appor1are al motore, agli org.i ni di trasmissione. all'armame nto ed ai si-remi di chiusura e di protezjone. C:on questi pcrfezionamc nti i Carri ri~ultarono impiegabili anc he in montagna e furono subito commis:.ion:iti a diverse Ditte italiane qoo Carri del tino Renault da noi 1>erfezionato; Carri che avrebbero dovuto ve nire ·conseonati entro il 1" maggio del HJ1 9. Nel l'attesa il Corn:rndo Sunremo fece addestrare il pcr,onale presso il reparto di marcia del parco trattrici a Verona. poichè le
.
~
I
17 trattrici a cingoli presentava no qualche analogia con i Carri arn1:1 11. Tale reparto venne successivam ente chiamato 1< Reparto speciale d1 marcia Carri d'assalto» e di esw fece parte un certo numero Ji uf fi ciali volontari delle altre Armi e di m ilitari di. truppa. L'armistizio del 4 novembre 1918 ci indusse, però, a sospcn<len: la costruzione dei Carrj armati, salvo che per il piccolo numero di essi commissionato alla Fiat e il reparto speciale di Verona ve nne
Carro di rottum Fiar
2000 .
sciolto, e nel genn aio del 19 19, si costituì in Torino la ,, Batteria autonoma Carri d'assalto » con 4 Carri, di cui I pesante (Fiat 2000) e 3 leggeri (Renault). Tale batteria venne inviata in T ri politania ed impiegata nella zona di Misurata. Nel g iug no dello slc~~o J nno, ricntrat;1 in Italia (ad ccct:zio nt: del carro F iat :woo che rimase nei pressi cli Tripoli), si dislocò a Nettuno e assunse i l no m e d i " Compagnia autonoma di Carri di a~salto ,, . Soltanto nel novembre del 1919, con ìl nuovo Ordinam ento Al bricci, venne costituito un Gruppo Carri armati, che rim ase anc he nell'Ordinamento Bonomi del 1920 e che venne reso pi ù c(ficirnte. dal r922 al 1924, dal generale Diaz, allora Ministro de-Ila G uerra. il quale aggiunse al Gruppo Carri arm::iti, allora composto d:i r Co
e lhlk prim e Unit:1. un Ce ntro di formazione ed g ruppi d1 i,1ru1.ionc ( 1). Col R. l kue1 0 11. 12 dd 7 gennaio 1923 fu costituito il " Rc11:1r1 0 ( :., rri :1rm:11i ,, con ,cde a Roma. con I Comando . r Deposito n l 1 ( ;rnppo lor111:1to dai primi pochi Carri f iat 3000 A che b Ditta rnno111111:i l°orninci<'> a com c~ nan.:. l',ì'd marzo r924 fu iniziata la
1n:a11d(), 1 l k l'mi1 0 •.J u 111 1
0 \
<"1i11 11.1cJllC
del 2°' Grnppo.
Nella seconda rnc1;'1 del Hp(J il " Reparto Carri armati ,, assun la denom inazio ne di " Centro formazione Carri armat i ,, tìnchè, in armoni:1 all'Onlinamento del 1<)26 che.: prcvcdc.:va la nuova Specialità carri,ta ", \'enne coqitui to i11 Roma. il 1 '" ottobre ll)2ì, il ·· !{~g~i!n tnto (~arri annati su 5 hattat;lioni di due con1pagn1e ciascuno cd I Deposito. Con il mate ri;1le F i:11 a dispmizionc, le compagnit: furo no dot atc di 9 carr i cì:1sc1111a: r Carro comando di <:oml'a ~111a e due plotoni con 4 c irri òa~cuno. 1 comandanti d, batta'. C
(1
i)
( 1} I .e noti zie nl i d:iti r iport ati Ìn quest o capitolo \·cngono trntli in parte dal prq.:nolc ., tu d in ,kll"attualc bpct1orc delle truppe co razzate , allorn colon11cllo l :)!o Bin:1rri. iniitol:uo ,, Grandi Unir:'1 coraz z:ne " e: pubblicaro in
.·/ /,•,e
Fl,111J11111111.
t>d nuggio - gi ugno dd H/53,
I I)
g lione su motocarrozzette. Equipaggio dei Carri: I capocar ro tir:1torc (ufficiale o sottufficiale) ed I pilota (graduato di truppa). Dopo il campo d'arma del 1928, il Comando del reggimento con 2 battaglioni rima se a Roma ; mentre g li altri 3 battaglion i vennero dislocati: uno a Bologna, uno ad Udine ed uno a Codroipo. Nel 1929 il battaglione di Codroipo venne trasferito a Bassano del Grappa cd in Codroipo, sempre alla dipendenza del Comando Jel reggimento Carri armati , fu costituito il Gruppo Autoblindo rn due squadriglie. Gruppo che fu completato poi nel 1931 con due compagnie cli Carri veloci Cardcn Lloyd: nove carri per compagnia. Nel settembre 1931 il Comando del reggimento cd il Deposito furono trasferiti a Bologna, presso il battaglione ivi distaccato. Il materiale in dotazione al reggimento venne costituito da Carri Fiat 3000, mod. 21 , con abbinam ento mitragliatrici SIA e successivamente da Carri Fiat 3ooq, con cannone mod. 30 (cannone da 37/ 40). Il primo Comandante del reggimento Carri armati fu l'allora colonnello Giuseppe Miglio, attuale Presidente dell'Associazione Nazionale Carristi d'Italia ed eroico Comandante di Partigiani.
Con gli esperimenti pratici compiuti dal reggimento fu possibile accen nare all'impiego dei reparti Carristi nella nuova dottrina tattica, codificata nel 1928 con le (' Norme generali per l'impiego delle Grandi Unità ,; e con le •< Norme per l'impiego tattico della Divisione >• . Tale dottrina prevedeva: - l' impiego di « Carri leggeri ,, : con i Corpi celeri, incaricati del l'esplorazione avanzata (N. G. nn. 73 e ;6); con i Nuclei d 'esplorazione vicina (N. G. nn. 89 e 91) e nell'inseguimento (N. G. n. 168) ; - l'impiego di <, Carri per Fanteria che, alla dipendenza dei Comandi di Corpo d"Armata, potevano essere assegnati a questa od a quella Divisione, tenendo presente che essi, da im piegare dove il terreno lo consentisse, do vevano essere co nsiderati come m ezzo ausiliario, atto, non g ià a sostituire, nemmeno parzialmente, la Fanteria ; ma a ri sparmia rl e tempo e perdite " (N. G . n. 8). Indipendentemente dall'impiego dei Carri legge ri, a sostegno dei due elementi fondamentali c he costituivano allora le truppe celeri (Cavalleria e Bersaglieri) l'impiego dei Carri di Fanteria era previsto: _, nell'attacco in t erreno libero ; >)
(<
- a rinforzo delle colonne di attacco (N. G. n. 158), con azione a massa , in corrispondenza dei tr;1tti meno vulnerabili alle azioni di sh;irramento e d i appoggio delle artiglierie .(N. D. n. 90) e secondo procedimenti d 'azione tendenti, di massima, ad aprire la via ;dia Fanteria. abbreviando ed :1lleggcrendo, fra l'altro, )a << preparazione J) dell'attacco (N. D. 11. 1:27); - inseriti m.:lla risnva per portare il loro peso nell'azione ri~olutiva ciel combattimento e rendere così più sollecito l'inizio della penetrazione della Fanteria nel dispositivo àvversario (N. D . n. I_H ): - · nell'attacco contro posizioni organizzate, come massa di rottura articolata in ondate sue r essi ve, scavak:u1tisi e capaci di assicurare la omti nuit;1 e la rapidità della progressione della Fanteria: ~ia con la materiale ;1zionc di ~chi,Kciam ento ; sia con l'azione <li fuoco. nella qu:il c lo spiana1rn.: nt·o dell'Artiglieria si fonde con l'accompag namento delle armi di Fanteria (N. G. n. 190); - nella cliksa. inseriti nella ri serva. per il contrattacco (N. G.
n. 1.32). E. d:1 not:m· che il pr()ccdirncn to delle ,, ondate successive,,, enunciato dalle N. G. nclr:ittacco contro ,, posizioni organizzate l, , veniva g eneralizzato daìlc 1'. D. che - pur tratla11Ju u11ilalllcnl<.: dell'artacco in terreno libero - riportavano q uasi integ r almente un criterio c1·impiego fondato soprattutto sul presupposto cli una forte disponibilità cli Carri e che comunque affidava ai Carri stessi un compito non certamente ausiliario, così come era sancito dal già citato n. 8 delle Norme generali. Dopo le esercitaz ioni estive del 1929, svolte in val Varaita con truppe da montagna e due battaglioni Carri Fi at 21, ci si accorse che il Fiat da 5 tonnellate era troppo pesante e poco maneggevole per operare in terreni montani. In fondo val Varaita il carro Fiat 3000 (del tipo del Carro leggero Renault in alcune parti migliorato) ebbe buone possibilità di azione. Non così sui fianchi d ella valle perchè, per le sue caratteristiche costruttive, fu soggetto ;1 numerosi ribaltamenti. Fu solo alla frontiera orientale, specie nel sottobosco, durante le numerose esercitazioni estive svolte in cooperazione con Unità di Fanteria negli anni 191.9- 1930, sotto l':1lta direz ione del generale designato d 'armata F. S. Grazioli, che si riconobbe l'assolut:1 necessità, in quella zona, di un nuovo mezzo corazzato, leggero e molto manovrabile che, a differenza del Fiat 3000, fosse idoneo ad ogni percorso. E fu ~-o lo allora che il Ministro Gazzcra, dopo un primo
:?. I
esperimento con 4 Carri Carden Lloyd, completò le due compagnie Carri veloci. Nel 1910 il materiale disponibile risultava pertanto così ripartito: - Carri Fiat 21 (noti anche come Fiat 3000 e poi come Fiat 3 000 A), armati di due mitragliatrici; - Carri Fiat 30 (derivati dal 3000 e noti anche come Fiat 3000 R), armati con un pezzo da 37; -- Carri veloci 30 derivati dal Carden Lloyd inglese. Il Carro veloce 30 entusiasmò i competenti e così l'Ansaldo fu incaricata di derivare da questo tipo un Carro veloce, omologato nel 1933 come Carro veloce 33 (3,3 tonnellate, velocità 45 chilometri, armato con una mitragliatrice pesante). Al Carro veloce 33 seguì immediatamente il Carro veloce 35. ottenuto migliorando il precedente cd armato con due mitragliatrici abbinate ( con una variante, anche, di « Carro lanciafiamme >•).
Nel periodo di pace che seguì la prima g uerra mondiale veniva intanto preso in attento es:1me anche quanto ~tava attuandosi pre~~o gli eserciti stranieri per i repar ti motorizzati e per i Carri armati e si intensificavano gli studi e le discussioni circa l'utilità, le caratteristiche cd i compiti dei Carri armati. Ecco, ad esempio, quanto scriveva, nel 19:;o, l'allora tenente colonnello Efisio Marras (r) circa le varie tendenze determinatesi a proposito della meccanizzazione degli eserciti, delle diverse scuole e dei materiali impiegati. Noi ne riassumiamo e ne riportiamo in parte lo scritto perchè esso pone in evidenza tutti i problemi riguardanti la meccanizzazione dei reparti e l'impiego dei Carri armati, quale era allora concepito. Dopo avere ricordato che il motore si era decisamente affermato, durante la guerra 1915 - 18: sia nel campo strategico - logistico, sia in quello tattico, l' autore notava che, in sostanza, dall'esperienza della prima guerra mondiale si Poteva desumere che l'utilizzazione del motore nel campo operativo si presentava sotto due aspetti: uno prevalentemente logistico (sostituzione del traino animale e relativi vantaggi); l'altro completamente tattico, derivante dall 'impiego cli mezzi (1) E ,,1s10 L u1c1 MARRAs: " La meccanizzazione degli eserciti .. , in Almanacco delle Forze A,-mate, 1930.
st.:mmT nt i e l>li11dati, atti ad assicurare il movimento anche sotto la potrnt c :1'l.ion t.: di fuoco delle armi moderne. · " I t r.1sporti rnt.:cc:rnici su strada - scriveva testualmente il Marsono caratteri zzati dalla grande potenzialità, dalla grande rara~ pidit.'1 r dalla lung hcua delle tappe che si possono compiere. Per i l'r:1, po r1i fuori strada no tt:voli progressi si sono ottenuti, mediante l' i111p1 q.:o di materiali cingolati e di dispositivi vari (autoveicoli a 6 r u,i1c ~i~tem a Ci troen, sistema Hinsti n-Kégressc, sistema Pavesi ed .ili ri). " Il ~i stema strategico - tattico è im postato essenzialmente sulla nt.:cns it:'t, da tutti sentita, di ricercare, nelle operaz io ni della guerra f u1ura. il movimento e la manovra, evitando che le operazioni pos~;1110 \'C:nirc stabilizzate da eventuali org;mi1.z.azioni difensive conti11uc J\ tale scopo si vuole mettere l'attacco in condizione di superare rapidamrntc il fuoco e gli ostacoli della difesa, imprimendogli maggi<m: forza d'urto e m aggior e velocità e r endendo in pari tempo gli L''t:rciti più mclii e più manovrieri . ,, F.' naturale che, per ri solver e q uesto problema, si sia pensato di ricorrere ai Carri armati di di versa specie, in misura m aggiore o minore e con concetti d'impiego di\'cr si, 3. seconda delle vJ.ric tendenze ~ià determinatesi all'estero )'. , In Francia l'impiego della moto rizzazione ha avuto i suoi piì:1 v;1lidi ~ostcnito ri. nei ge nerali Camon e Boullaire e pii\ recentemente è stato trattato anche dal colonne! lo Alléhaut. Esso si sintetizza nella cosiddetta m anovr a su autoveicoli sa ncita dalla regolamentazione Lr:rncese, b yualc ha già fissato alcune norme per rimpiego di Unità com rosrc di reparti normali: ma operanti su autoveicoli e sussidiati da Carri armati. Compito di tal i Unità può essere quello di « eseguire, al di fuori della protezione delle altre truppe, operazioni che richiedano una soluz ione r apida, (]U:tli: copertura di un fianco scoperto, minaccia ,u un':ib nemica, chimura di una brel'.( ia aperta ~ulla fronte di battag-lia , insc~uirncnto di Unità disorga ni zz ate, occupazione di una ret•ione abbando nata dal nemico. colpi •' . di mano sulle comunicazio ni :.:V\T rsan c ··· l : clc m cnto che maggiormente interessa nel m ovimento di u na f; i,·isiotll.: auto portata è quello relati\'o alla sicurezza. Secondo i Francesi, il n,o\'imento si compie so tto la protezione di un sistema di sicurezz:1 lo ntana, di simpegnato da speciali reparti moto rizzati che, n el c 1S-O di una D i,·isione, po~sono essere spinti ad 80 - roo km. e di un
serv1z10 di sicurezza v1cma, costituito da avanguardie di Fantcri., autoportata e di Artiglieria autotrainata, precedute, a 15- 20 km ., da teste costituite da speciali reparti motorizzati. Questi reparti motorizzati comprenderebbero elementi esploranti su autovetture blindate, Carri d'assalto leggeri, reparti di Fanteria su autocarri cingolati . « La manovra su autoveicoli così intesa rappresenta la concezione più semplice in materia di motorizzazione e più comunemente ;iccettabilc, sempre con le riserve imposte dalla conformazione del terreno. « Si tenga però presente che una Divisione di formazione normak, senza Cavalleria e con Artiglieria autotrainata, richiede circa 8oo autocarri (compresi 100 autocarri per il trasfX>rto di munizioni , viveri, carburanti). Se si aggiungono l'Artiglieria autotrainata e le eventuali Unità dì Artiglieria di rinforzo assegnate alla Divisione, si superano largamente i 1000 autoveicoli e si finisce per avere in marcia una profondità di oltre 50 km. Questi dati sono sufficienti per far vedere che l'impiego di un'Unità siffatta presenta difficoltà non lievi e tali da togliere ad essa gran parte della leggerezza che la motorizzazione dovrebbe conferirle. « Idee più ar<litc vengono cspre~se in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove le tendenze verso la meccanizzazione appaiono più diffuse e vengono favorite dalle particolari condizion.i ambientali. « Un primo passo verso la meccanizzazione dovrebbe essere compiuto, secondo alcuni, costituendo per ora alcune piccole Unità meccanizzate ed in avvenire anche qualche Unità di maggiore mole. Tali Unità sarebbero formate da reparti di Fanteria, di massima battaglioni, montati su autocarri cingolati, rinforzati da Unità d'Artiglieria a traino meccanico e provveduti di speciali autoveicoli blindati per ricognizione. Eventualmente fX>trebbero essere rinforzati con una compagnia di Carri armati leggeri. « Le Unità speciali così costituite non modificherebbero la fisionomia della massa dell'esercito ; anche perchè la parte essenziale di questo sarebbe ancora la Fanteria, la quale, giunta nel campo tattico, :igirebbe all'incirca nel modo normale, salvo l'eventuale accompagnamento dei Carri. " Altri chiedono la costituzione di Unità corazzate indipendenti . formate essenzialmente da Carri d'assalto, da veicoli speciali blindati per ricognizione e collegamento, da artiglierie motorizzate e sussidiate da aerei e da larghi mezzi di. collegamento radio. Tali Unit~, :!Venti ad un tempo requisiti di celerità, d i protezione e di potenza. 4.
:igircbbero in cooperazione con rinsiemc delle Unirà normali; ma si distinguerebbero nettamente dalle Unità di Carri armati agenti in diretta cooperazione con le U11.ità normali perchè non com prenderebbero FanterÌ;1 dì linea che, marciando a piedi, non potrebbero avere b cekrit;1 necessaria. « ('.,ampiti che 1x1trcbbero venire ad esse affidati: attacco delle Unità similari an-ersarie; azioni a distanza ed a largo ra~gio con tro le forze pri11Cip:di dd nemico; azioni concomita nti con le proprie forze princip:di wntro k forze principali nemiche )' .
11 ~\:irr:i~ :lCl:rnnava tJuind1 ai progetti di meccanizzazione intcgr:dc, che :m :,·:rno tro\'ato nel generale inglese Futler il pii'.1 :1rdcntc sostcni1orc, k cui idee ~ono gili troppo note pcrchè sia nece~sa rìo c~pùrlc diffma1ncntc Il Fuller allrihui~cc la stabilizzazione ddle operazioni vcrifìc:1tasi nella pri111a g11nr:1 mondiale alla mancanza di protezione, che re~e lento e difli cilc il mo,·imcnto sotto il fuoco nemit."'<>. li Carro arm:1to. riunendo :n ~(· fuo~o~ !nOYln~cnto :. ~ pro tezio ne. consentiv:t il !·i tnrnn alle operazioni di movimento. Respinta la di\'isione degli eserciti attuali nelle \'arie Armi, il Fullcr pensa che sia necessario comiderarc le tre funzioni tattic he fondamentali: cercare il nemico, fissarlo, manovrare per hatlcrlo e Poi inseguirlo. Uni tà inttramcnte mcccmizzate, costituite da Carri armati leggeri e pesanti, artiglierie semo\'cnti e autocarri blindati atti a muovere fuori strada, sono in grado di disimpegnare (omplctamente tali compiti, rompendo le eventuali organizzazioni con tinue del nemico cd attaccandolo sui fianchi e sulle comunicazioni. Gli eserciti meccanizzati, relativamente piccoli, ma molto mobili, in coof)Cfazionc con gli aerei. saranno in grado di svolgere operazioni tnanonatc, in wntr;ipposto alle: operazioni statiche degli eserciti di mas~a. Circa le difficoltà che i terreni m ontani possono opporre al movimento delle Unità motorizzate lo stesso generale Fuller ~crissc : ,, Per quanto nessuna battaglia deci siva sia stata vinta o perduta in terreni montuosi, in m<mtagna potranno svolgersi molte operazioni sus5idiarie. Per queste operazioni la sola Arma adatta è la Fanteria, appoggiata dall"Artiglieria da montagna. Sono perciò da distinguere le cosiddette " aree per Fanteria " ,tille (• aree del Carro armato ,,.
Per le a_ree da Fanteria occorrono Unità del ti1x1 di lluell c :11111.!11 : ma part1colarmcnte scelte, equipaggiate e bene addestrate ad o pcr:m: in montagna ». La dottrina del Fuller poteva dunque portare alla meccanizza zione quasi integrale delle forze, esclusa quella parte di esse destinat :1 ad operare nelle cosiddette aree da Fanteria. alle quali il Fullcr mùstrava per altro di attribuire limitata importanza. · Le forze meccanizzate - riprende i] Marras - comprcnJc rd1bero essenzialmente Divisioni meccanizzate leggere (1), destinate alla esplorazione, alla manovra ed all'inseguimento e Divisioni mecc:rnizzate pesanti (2). I movimenti di siffatte Unità debbono essere appoggiati ad im sistema di basi, convenientemente scaglionate, protette ed in parte spostabili su automezzi. Secondo il Fuller, la trasformazione dovrebbe compiersi gradual mente, in una ventina d'anni, e si avrebbe così l'Esercito dell'avvenire, piccolo e manovriero, già previsto dal von Bernhardi e destinato, non più alla guerra stabilizzata; ma a quella manovrata; esercito nel c1ualc non si badèrà più al numero dei combattenti; ma alla loro qualità e che sarà meno vulnerabile dalle offese aeree e chimiche e capace di debellare le forze :ieree :wvcrs:irie, colpenJone dirett:1mente, per YÌ:1 c!i terra, le basi terre.stri. Queste idee - continua\'a il Marras - presentano molti aspetti attraenti, poichè mirano a risolYcre il problema della guerra manovrata, che è nelle aspirazioni di tutti, e tengono nel massimo conto alcuni fattori nuovi come l'Arma chimica cd i Carri armati, ai quali non si può negare una grande importanza. Con tutto ciò, a chi consideri nei suoi vari aspetti il problema della meccanizzazione integrale, intcrrogati,,i ed obbiezioni si affacciano in buon numero. (<Le -cosiddette ' 'aree per Fanttria ' ' saranno in alcuni scacchieri più frequenti e più estese di quanto non g iudichino i sostenitori del Fullcr. La considerazione ha particolare \·alore se regioni siffatte sia(1) Su 2 brig ate leggere (ci:1scun:1 su I battaglione di Carri J;i esplorazione e 3 battaglioni di Carri leggeri) ed elementi \'ari delle altre Armi . Totale 5.600 uomini. 320 Cirri armali e 26o autoveicoli speciali. (2) Su 2 brigate pe santi (ciascuna ùi 1 batt.ig lione <li Carri da csploraz io Pc e 3 battaglioni Carri armati di tip<> m edio) e lJnit:1 m eccanizzate di Artig licri:.1 e delle altre Armi. Totale 14 .oon uomini (comprendendovi .inche Unità di Fanteria e Cavalleria, atte a combattere nelle aree da Fanteria). 320 C arri armati, 450 au to veicoli speciali.
no proprio nella zona di frontiera , rendendo aleatoria l'azione ini ziale, r~pida e di sorpresa, sulla quale fanno assegnamento le Unità meccanizzate. "Possono tali Uniù ~vilupparc e condurre a termine un'azìonc senza il concor~0 ddla F:rntcri;i?
Cani ,1rm11ti lrggni
111
ma,aa.
,, Vi è chi nega recisamente qul'sta possibilità, perchè la Fanteria della difesa tende a diluirsi sul terreno, dissimulandosi alla vista dei Carri, notoriamente miopi , portando così rattacco di questi ultimi a cadnc nel vuoto. La n::si~tcnza ddb difr~a non può essere superata che da Unità di Fanteria. :il se~uito immed iato dei Carri, dato che llucsti no n possono rallentare, ~è attardarsi in complicate ·e voluzioni ~otto il fuoco d'Artiglieria ,,. Per n ·itarc ciò. occorrerebbe che i Carri seguissero itinerari molto ravvicinati, così da ridurre al minimo per la difesa la possibilità cli 5fuggire. Ora tale procedimento non è attuabile: sia per il numero troppo g rand e di Carri che richiederebbe; sia per la vulnerabilità che presenterebbero formazioni molto dense, anche se i Carri ava nza~-
sero scaglionati su più linee e disposti a scacchiera. In sostanza, quindi, contro una difesa che disponga di Fanteria, l'elemento essenziale dell'attaccante è rappresentato dalla Fanteria. Rimaneva inoltre, in qualunque caso, la necessità di disporre di Fanteria per occupare e m antenere il .terreno, dato che i Carri d ' assalto non possono resistere fermi sotto il tiro dell'Artiglieria, a meno che non si tratti di Carri ultrapcsanti, difficilmente realizzabili in pratica ( r ). E' lecito credere - domandava il generale tedesco Amann che un' Unità motorizzata possa sommergere completamente un' Unità normale, appoggiata da convenienti armi controcarro (2) e d' Artiglieria ? Anche ammesso che un' Armata meccanizzata possa u scire vittoriosa da una battaglia svolta in queste condizioni , essa subirà certamente un notevole logoramento e si troverà quindi in condizioni meno buone, per affro ntare qudla successiva resistenza, che senza dubbio verrebbe oppqsta da un esercito di tipo normale, il quale disponesse di forze più numerose. Le linee ùi comunicazione cli una forza meccanizzata, la quale, sfruttando la propria capacità di penetrazione, operi a notevole distanza dalle proprie basi, sono molto Jdicate <: vulnerabili; la11Lo d1c si deve ricorrere ad un sistema di basi, in parte mobili, ciascuna delle quali deve essere protetta anche con forze non mcccan.izzate e disporre di riserve adegua te, per compensare eventuali interruzioni nei rifornimenti d a tergo. Nella difensiva le U nità meccanizzate, con la loro mobilità e potenza d'urto, passono da re qui ndi alla difesa un efficace carattere dinamico ; ma, ndl'ìnsicme, i mezzi meccanici, i quali traggono la ìoro protezione principalmente dal mo vimento, non possono opporre una resistenza adeguata alle loro caratteristiche. (1) Tale: ,arehbe il C::i rro da foo T. propoMo d a l colon nello Vclpry: lun~l,c:1:za 15 1H.; l.u gitt·:c L.t 8 m . ; ahea..a 3 m .; a nn.alllcnlu : 1 ta1111011e Ùa 155
can noni da 75; corazza tura di 250 mm .; motore da 3.foo 1 IP. (2) Molti ritengono che le Unità <lei tipo rwrm:1le possano rcsi~tere dfica.:cmentc, su qualurKJUC tcrr(' nn. a forze nwcc:mizzatc, q u~mdo dispong.1110 i11 numero sufficiente J i ad:1ttc armi controcarro. Sono ~lati sperimenta ti :tll' uopo va ri ti pi d i rnitragli:ttrici di grnN, ,alihrn ( rra i 12 t: i 1.u mm.) e , li .:a nnoni (fra i 37 cd i 75 mm.). Tra i matcri:ili più reccnri degni di attenzione sono J:1 <rgn:ilar(' la mi tragliat:rice Bn·da da 14 rnm., la rnitragliatric~ Ocrlikon <la 2c1 mm .. 1111 ril'(I di ug uale calibro dclh1 H ull and~che Tndu, :ric cd 11 c 111no1 1\'11H, cl .1 .i i I ; , della D itta svcdc,e Rofon . , , ;z
I materiali occorrenti per una Grande Unità meccanizzata sono di diverso tipo e lkhhono rispondere a svariate esigenze. Essi si possono così rip:t rli rc: - autovt:icoli esploranti, molto veloci anche in terreno v:1rio, con l1u:1lch1: protez ione e tali da consentire una buona visibilità; - Car ri d"a~~alto leggerissimi, atti ad appoggiare la ricogniz ione lontana : C.1rri d"assalto più robusti , da impiegare per !"urto: sia come :1rmi d":iccornpagnamento; sia, con caratteri stiche di maggiore rolrn $tl'77.:1. come a rmi di rottura: - autoveicoli bl indati, alli al trasporto di Unità di Fanteria e di rifornimenti nel campo tnttico, anche fuori dalle strade; Arti glierie su affusti semoventi e blindati; -- Carri spt:ci:ili pt:r O nnandi, colleg~111H:nti, ecc. Alcuni tipi di Carri debbono potere agire contro i Carri ncm1c1, distender<.: cortine di fumo, lanciare sostanze tossiche, ccc. Tutti questi tipi di Carri rispondono alla concezione ing lese ddl'impicg-o autonomo: mentre in ;1ltre nazioni. come ad esempio in Francia. i Carri armati vengono considerati un · Arma ausiliaria e di :1ecom 1' :1gn:1mcn to.
Nei primi anni dopo la prima guerra mondiale la tecnica cercò di risolvere il proble1na del traino fuori strada, anche .in vista delle necessità agricole e coìoniali : ma, ~x:r quanto riguarda i Carri armati, si rimase dapprima ai modelli attuati durante la guerra e soltanto dopo qualche anno vennero intensificati gli studi e gli esperimenti per l'adozione dei nuovi mezzi. Furono, infatti, costruiti: - Carri monoposto di peso inferiore alle 3 tonnellate (tankettc~:). ad:mi per l'c~plorazione. Ricordiamo al riguardo i t:.pi fran cesi in c~pc:rimcnto da tonndlatc 2,5 , quello inglese Morris - Martd dello stc,~o peso, qud lo Cardcn-Lloyd ; anch'esso inglese, da to nndbte o.; : - nUO\'Ì tipi dì Carri leggeri, (iuali il Re1uult 1()27 H.T ., che ebbe una corazzatura di 30 mm.; il carro Vicker, mod. 1926 (Ziglit T :mk M. 26), caratterizzato dal forte armamento ( 1 cannone e 4 mitragliatrici) e dall a notevole velocità (30 km. orari fuori strada), in relazione :il pcso di tonnellate 10,.,r i vari ti pi americani da tonne!-
, late 7,15 e 23, tra i guali l'M. 22 rappresentava un tentativo di unir<.· le qualità del Carro legoero d 'accompaonamento con <.1ucllc del b :, Carro d i rottura. Tra i nuovi Carri pesanti dobbiamo ricordare quello francese. 2 C da _78 tonnellate, armato con un cannone da 155 oppure con dut: cannom da 75 e con 4 mitragliatrici, cd una blindatura di 45 mm .; il
Carri armati in a/lesa.
tipo americano Christie mod. 1940, caratterizzato dalla forte velocità anche in terreno vario e rispondente anch'esso alla possibilità di impieghi multipli. Per quanto i nuovi materiali offrissero notevoli perfezionamenti . in essi no n erano del tutto scomparse le qualità negati ve: la difficoltà di vedere, la necessità della ricognizione preventiva del terreno, la grande vulnerabilità, la marcia troppo rumo rosa, che rendeva più d iffici le la sorpresa. jl rapido logoramento e la difficoltà dei colle. r,am enti. Allo stato attuale - scri ve,·a ancora jl Marras nel r930 - g li studi tccruci tendono ad aumentare neg li autoveicoli da comhatt im ento la mobilità in terreno vario (equilibrio, pendenze , dislin:lli cd
ostacoli ~uperabili), a wiluppare la pos~ihilità di vedere cd a diminuire b vi~iliilit :1 1ki Carri. ()uanto alla protezione, anzich2- ricorrere ad c.:ccc.:ssi\'i spc.:\sori di corazza, si trndc oggi a sfruttare la velocità e b manon:ibilit:'1. In lt :ilia concludeva il Marras - il problema della motorizzai'.ion(' h:1 richi :1111:ito, fin dall'immediato dopoguerra, l'attenzione dei rn111pctrnti : atte nzione che si è intensificata in questi ultimi tempi, t :111to che ~i è recentemente costituito l' Ispcrrorato automobilistico. G i:1 d:1 1p1:1lche anno è stato adottato il traino mec.:c;1nico per le artig lierie pcs;i nti campali e pesanti; il trattore Pavesi ha fornito una <ol11zionc molto soddisfacente, la quak potrebbe. alroccorrcnza. essnc.: cstes;i anche ad una parte ddic artiglierie da campagna. L'impi ego di autoveicoli e di carri armati è: considerato frequentemente d alle nostre Norme d ' impiego: in sussidio all'azione delle truppe celeri. nell'accompagnamento dell'attacco, nell'inseguimento. per la m anona delle riserve. All'impiego dei C:irri armati ed :i quello della difesa co ntro i Carri si dedica molta attenzione c. come è naturale. gli studi relativi :1i materiali sono rivolti particolarmente ai tipi leggeri , pit1 com·enienti per i nostri prob::ibili te:llri d'o perazione. Arpu,~to in comi(!cr;izione di t:ili terreni, prnalcntcmente montuosi o boscmi od anche, in qualche regione di pianma, inrcr~ecati da frequenti corsi <faC<pn, il problema den : necessariamt' nte venire considerato con molta cautda ed esclude la meccanizzazione totale. Dobbiamo pemare, infatti, che. nella mag~.io r parrc delle nostre regioni di frontiera , la motorizzazione rapprc!-e 11tcr;1 un"Arma csscnzialmente logistica per sfruttan.: nel mig lior modo b scarsa rctc roì:ibile delle regio ni di montagna. L' impiego di Carri d 'assalto e di arti§!lierie semove nti appare per ora riservàto a settori limitati e già bene 111dividuati. Per contrapposto non si deve perdere di vi sta che i nostri terreni delle regioni di frontiera age\·obno nNcwllmcntc, a forma:;_ioni non mccc:mizzatc, dot:itc di suffìcien1.i mezzi controcarro . il compito di resistere ad Fnità meccanizzate. Nel complesso le idee ufficiali sembrano og-gi orientate verso l'impiego degli autoveicoli per ìl tr:isporto di Crandi Unità anche in vicinanza del nemico: verso l'impiego di Unità mi ste, comprendenti Cavalleria, Fanteria amoportata, Carri leggeri, auto111 itragliatrici e Artigiic.:ria autotrainata: U nità nelle LJUali la Cavalkria avrehl>c :.111cora un:1 part e preponderante. Tali Unità miste avrebbero specialm ente cornpiti d i esplorazione e di copertura.
Mentre in Italia, ne1 campo della motorizzazione, si procedeva con molta cautela ed era stato costituito, come abbiamo oià eletto, un ~ solo reggimento di Carri armati, la Francia, ancora molto ricca di Carri per le forti rimanenze di guerra, esperimentava nuovi tipi; mentre in Germania, a causa dei vincoli imposti dai Trattati, le questioni relative alla meccanizzazione non avevano manifestazioni molto appariscenti (1). La necessità della motorizzazione integrale delle artiglierie veniva sostenuta da alcuni; il problema del trasporto celere di truppe mediante automezzi era studiato in modo particolare e trova\'a applicazione in frequenti manovre; l'impiego dei Carri d ' assalto e la difesa controcarro, per la quale ultima la Germania ,1vcva ricavato molti insegnamenti dalla guerra 1914 - 1918, formavano oggetto di attento studio; mentre le particolari condizioni dell'esercito tedesco erano atte a favorire una larga diffusione dei mezzi meccanici, per i quali non sarebbero mancati gli specializzati offerti dalle lunghe ferme. La stessa concezione del von Sceckt dell'esercito piccolo; ma molto manovriero, destinato a vibrare di sorpresa, all'inizio delle ostilità, colpi di esito forse decisivo, sembrava connettersi, almeno su qualche punto, con le idee dei sostenitori della meccanizzazione integr:ile. L'Inghilterra intanto compiva gli esperimenti più vasti cd attuava nel suo esercito alcune importanti innovazioni organiche, adottando il traino meccanico per tutte le artiglierie pesanti, sostituendo, in tutti i reggimer:ti di Cavalleria, uno squadrone di sciabole con uno St!uadrone di mitragliatrici meccanizzato cd aggiungendo un reparto di mezzi meccanici di pnma linea. ( 1) In proposito nel 1918 l'allo ra colonnello G iuseppe Mig lio aveva scrit
da buon profeta, nclh sua prege\'ole pubblicazione « Organizzazione c criteri c1 ·irnpiego Ji U nità carrisle presso g li eserciti esteri >i quanto segue : to,
"Dall'esame di djversc fotografie di alcun i nutomezzi da guerra sem oven ti, dw sard,hern atrualmente in esperimento presso l'cs:.:rcìto trdesco - •1uali i:rattori di Artiglieria -·- s i rileva facilmente come questi si prestino :i<l un:i imm ed iata trasform::iz ionc in C:::irri armati, mediante una predisposta applicazione, sull;i loro parte superiore. , li una soprastruttura corazzata con rclati\·o armamento. "Con molta prnhabilità qui,iJi , seguendo uno di q uei tanti esempi di mascheramenti politico - militari di cui la Germania è m aestra, agli s11uli puramente teo rici i T edeschi aggiungono ora esperien ze, bench~ lar\'a lc. di carattere essenzialmc11te pratico e, al momen to <ld bisogno. J"esercito gcrma nic.o sarà abbondantemente forn ito di personale e materiale car,i:;t:i: pcrso n:1k e m;itcriale che non possono essere improvvisati ».
Interessanti esperienze erano state compiute con la cosiddetta brigata corazzata, la quale, gi:ì istituita nel 1920 col nome di brigata sperimentale, era stata ricostituita con la nuova denominazione nel 1927 (1) e quindi. all'inizio del 1930, aveva ceduto il pasto a due brigate sperimentali. Tra gli insegnamenti ricavati dalrimpicgo della brigata corazzata - concludeva il Marras -- dobbiamo ricordare i seguenti: notevole mobilità (quando il terreno lo consenta); rendimento subordinato· alle condizioni del terreno; attitudine a produrre grandi effetti morali; minurc \'Lllncrahilit~1 ai gas; m:cessità Jella cooperazione di ali(JUOtc di Fanteria; nw .:ssità di appoggio (!;i pa rte dell'Artiglieria: necessità di IH.:rso nalc particolarmente addestrato (a lunga ferma) ; diffìrnltJ Jci colki:am..: nti; difficoltà ddl 'azi(JJu.: di comando dut·,11ne il combattimento: complessità del problema logistico in relazione ai rifornimenti eJ alle ripar::izioni. Le tluc brigate ~perimcntali differi va no d alle brigate normali su 1 battaglio ni di Fanteria per la sost ituzione di un battaglione di Fanti con un battaglione dì Carri leggeri. per rassegnazione di una batteria di ;1ccompagnamento someggiata e per avere :1utùportatc le cornpa!!nic mitraglieri. -N~gli Stati Ù;1iti le innovazioni introdotte nell'esercito riguarda vano l't:stc:nsione dclb motorizzazione delle artiglierie (motorizzazione dalla quale, per altro, 11011 ost;mt<' il favore incontrato inizialmente, erano state escluse lìno ad allora le artiglierie da campagna) e l'assegnazione di mezzi di tra sporto meccanici alla Cavalleria. Esperimenti vari erano stati compiuti con una UniC1 motorizzata, costituita di \'olta in volta con dementi diversi e. nel 1930, era stata proposta la costituzione di un'Unità mecca nizzata permanente. Le pre\·isioni del Marras circa il probabile sviluppo dei mezzi meccanici in Italia si riferivano all'impiego dei mezzi di trasporto meccanici, il cui sviluppo sarebbe dcri,·ato d:dl:1 natura del terreno e ( , ) I.a costi tuz iolli· ddb hrig;Ha cora zzat:i era b stgucnrc:
, hauaglionc Carri arlllati ; compag 11ic au toblind ate; 1 01mp:1t! n1a d i 1(1 ,ar ri rn<>nopo,: 11 (1:i11kt:a es): 1 ban:iglione di mitr:igli:nrìci pesam i autopo n :11c: 2
1 b:itL1dio11c .li Fanter ia :111ropnnat~1: 1 gruppo di :\rtiglie rìa kµgc ra. composto <li c rnico e di I baunia st11wvc ntl'; 1 s o mpa,1u11a Gcuio uwtoriz.zat:i ; 1 , crn:1driglì;1 acroph 11i.
2
h.1tt<:ri:: :1 tr::iino rnec-
dal~a possibilità economica, ed all'impiego di elementi nH:cc:111 i, zatt con le truppe celeri; impiego destinato ad aumentarne il r:1gg10 di azione, la rapidità, la potenza d 'urto ed a restituire forse a tal 1 Unità l'attitudine a rapide puntate ed a scorrerie nell 'interno Jdl:l cope~tura avversaria e fin sui fianchi e sulle comunicazio ni ckl nemico. Per conseguire tali scopi avrebbe potuto dimostrarsi conveniente la costituzione di Unità largamente dotate di mezzi meccanici, anche per l'esplorazione e per l' urto: ma nelle quali doveva essere sempre riservata una larga parte alla Fanteria autoportata, ai Ciclisti ed alla Cavallerìa. L 'i mpiego dei Carri armati a diretta cooperazione con la Fanreria, nelle azioni d'avanguardia e durante l'attacco fino allo sfruttamento del successo ed all'inseguimento, appariva suscettibile di maggiore sviluppo, in relazione con i progressi prevedibili n ei materi ali. sempre nella misura consentita dai terreni di impiego, nell e regioni cli frontiera cd oltre. · Nei riguardi d ell'Artiglieria il Marras riteneva che la sistemazione dei pezzi su affusti semoventi e blindati o su Carri armati poteva convenire pèr le Unid controcarro, per le batterie di acc0m l':1gnamento e per una parte delle artiglierie di appoggio o contraerei. Per le rimanenti artiglierie, le quali non avevano nè la necessità, nè ìa convenienza di operare nella zona di fuoco della Fanteria, bastava sfruttare nel modo· migliore l'elemento meccanico come mezzo di traino. La costituzione di vere e proprie Unità organiche integralmente meccanizzate e la meccanizzazione totale delle forze terrestri non potevano trovare in Italia gli ardenti sostenitori che avevano trovato in Inghilterra, dove era particolarmente necessario valorizzare un esercito professionale sc;lrso di numero ed una potente industria pesante, capace di sopperire alla necessità della meccanizzazione. Ma, nell 'imminenza della guerra italo · etiopica, furono ÌnYÌate in Africa, oltre alla Divisione " Peloritana)> e ad altre truppe, due compagnie di Fanteria carrista in Somalia, dove, sulle prime, le nostre forze armate aveva no un compito difensivo. Nel febbraio del r935 vennero poi costituiti due g ruppi squad roni Carri veloci ed. :illorchè il ) ottobre 1935 s'iniziarono le operazioni cont ro l'Etiopia. vennero 1~andati in Eritrea : mentre in Somalia fu inviato il hattaglìonc Carri L « Randaccio ,, . Nel 1935 si andava, infatti , affermando il concetto che i Carri armati erano un 'Arma specialmente offen
siva e che dovn·ano venire impiegati pc.:r gruppi di Carri ed in cooperazione con le lJnit:1 di Fanteria. Dal:t l'efficacia ddl'impicgo dei m ezzi corazzati nell'offensivil , ~orgcva intwl<), ~pccia lmentc all 'estero, la necessità di contrapporre .ri Carri un ':rrma difrnsiva anticarro, dotata di notevole pote nza d'arrc, 10 e ndln ~lesso tempo leggera e maneggevole. L ·unica arma idonc:1 :ilio scopo sembrò allora il pezzo da 47 / 32, che venne, per con, q .: urn z:r. in~erito nell'armamento della Fanteria.
lii.
L'EVOLUZIONE DEI REPARTI CARRISTI DAL 1936 AL 1950 Come abbiamo già notato, nel 1935 l'impiego dei Carri armati doveva subire ancora alcune limitazioni, che il Regolamento francese (,( Instruction sur l'emploi dcs chars de combat >;) considerava, ne! 1934, come derivanti dalle caratteristiche dei Carri di allora e che venivano imposte dai fattori seguenti: - difficoltà dell' impiego di meccanismi complessi e conseguente possibilità di ìncidenti durante il combattimento; - visibilità e vulnerabilità proprie dei carri; - terreno ed organizzazioni nemiche ; - logorio del materiale e fatica del personale. L 'importanza di questi quattro fattori, tra i quali vi è un evidente rapporto d'interdipendenza - scriveva il colonnello Gualtiero Sarfatti nel 1935 (1) __, è talmente evidente, che non è qui il caso di per· dersi in ulteriori spiegazioni. Si capisce che l'influenza di questi fattori varia a seconda del tipo di Carro armato che si sta impiegando. li nostro « Addestramento delle Unità Carri armati 1921 - 30 >i considera molto opportunamente fra le limitazioni. - oltre quelle dovute ai guasti al materiale, alle caratteristiche del terreno ed alle condizioni ,jj disagio nelle quali si svolge l'attività del personale - anche la iimitata autonomia dei Carri e la necessità di ritirarli, rivederli e rifornirli dopo ogni azione. Su queste, che potrebbero chiamarsi le condizioni negative per l'impiego dei C.arri, l'accordo è evidente ed ovvio. Vediamo ora alcuni principi che Possiamo chiamare positivi, sui quali questo accordo si è ugualmente raggiunto poichè essi vcn . gono osservati presso tutti gli eserciti. Il primo e fondamentale di questi principi è: il Carro ar mato deve agire in cooperazione con la Fanteria. (1) Cfr. col. Gt;,,LTIERO S AR FATII: ,, Note sull'impiego dei Carri :i rm:it i », in Rìvi.<ta di Fan teria , anno Il, n. rr, novembre 1935.
« Tale principio è affermato nel nostro Addestramento, con guestc parole: ,, I Carri :irm:1ti costituiscono una specialità d ella Fanteria, t]U:ik potente rncu.o ausiliario, atto, non già a sostituire, nemmeno p;1rzi:ilmcnt l', dell ;1 Arma: ma a risparmiarle tempo e p erdite )) . .. ()ui il conn :11.o di rnopnazione è p<>rtato, diciamo così, al limite. fa cendo ri saltare che i Carri armati non sono che una parte dell.1 F:1 111cri:1. In qu este stesse parole è posta in evidenza la potenza del m o .zo l)ll:tlc ausiliario, destinato a risparmiare alla F ;rntcria tempo e perdite e. fin qui , si,uno sempre nei princ ipi ormai univcrsalmcntc :1111111cssi - ma il no~tro Addestramento non è meno esplicito, in l1uc~to med esimo ca poverso , su di un altro principio sul t1uale avremo occasione di tornare : i Carri armati non so stituiscono nemmeno p,11 /.i.al111c11le la Faukria. " La necessità di far sì che questa cooperazione divenga una Yer:i l'.unsuetudine è documc:ntata dal Capo Vlll del nostro Addestramen to. intitolato " Esercitazioni annuali in comune con la Fanteria " e che comincia: <• L'addestramento d elle Unità carriste al combattim ento riesce proficuo solo se inse rito in quello delle U nità d.i F antnia ,, . (< L'istru zio ne fr:mcc ~e concorda pcrfrttam ente c(•n l:1 nn~tra, comiderando i Carri armati come Arma d'accompagnamento della f anteri a e dicendo cli c essi aiutano efficacemente la Fanteria e devono :igire in collegamento con essa. Un ·~tltra pubblicazio11e ufficiale francese (( Cours d 'emploi dcs chars dc cornbat " conferma e svolge il principio della nccessit~1 dell'intima cooperazione tra Fanteria e Carri, indica ndo anche i mezzi occorrenti per ;1ssicur:ula. •< N è meno esplicite sono le norme sancite dagli Inglesi nel (( Field Service Regulation )> che afferma: (( Un attacco di Fant'eria - Carri, deve essere considerato come una sola operazione: un'arma aiuta i'altra )). Questo principio fu praticamente attuato nelle istruzioni svolte presso il Centro di addestramento del Corpo Carri armati britan nico durante la guerra, nelle qu:ili alb cooperazio ne fu <lata la massima importanza. Presso tale Centro furono eseguite. apposite esercitazioni allo scopo di illustrare agli ufficiali addetti ai Comandi ed ;alle Srnole i risultati che potevano ottenersi dalla cooperazione. li fatto poi che in quasi tutti gli eserciti i Carri sono organicamente assegnati alla Fanteria è una nuova conferma del concetto de1\a cooperazione universalmente ammess(1. ·• Riconosciuta l'indisc utibile univer salità di tJUCSto principio. dobbiamo subito aggi ungere che varie sono le concezio ni pe.r quanto ri-
7 guarda il modo nel quale la cooperazione deve attuarsi. Fino a tJU:tl che anno fa era generalmente ammesso che la cooperazione dovesse tradursi quasi .in un materiale contatto: cioè la Fanteria dovesse seguire i Carri immediatamente. Oggi a questa concezione se ne è sostituita una che si basa su una successione di azioni collegate fra di ioro dall'organicità del piano. << In tema di cooperazione, tanto l'Addestramento nostro come l'Istruzione francese riconoscono chiaramente la necessità che essa si effettui anche fra Carri e Artiglieria e fra Carri ed Aviazione, la quale ultima contribuisce in misura notevole alla protezione dei' Carri stessi. << Altro principio universalmente riconosciuto è: il Carro armato deve agire di sorpresa. << Dice il nostro Addestramento: "Condizione essenziale per l'impiego dei Carri armati è la wrpresa", e seguono le precauzioni da osservarsi per ottener.la. Con la nostra Istruzione concorda quella francese, nella quale si legge: "Per sfruttare il potente effetto morale prodotto da una subitanea frruzione di Carri e per evitare di svelare al nemico l'imminenza di un attacco, bisogna sforzarsi di dissimubrc la presenza degli apparecchi e farli sboccare di sorpresa". FuUcr, nel suo libro << Tanks in the great war >) , nel capitolo dedicato alla tattica dei Carri armati, dice: "Il Carro armato deve sorprendere il nemico e, fra le domande che dobbiamo porci prima di impiegare i Carri, una è la seguente: Come si può sorprendere il nemico?". Uno scrittore americano, il colonnello Wagner, in un suo articolo sull'Army Ordnance (1931), scrive: "La tattica dei Carri armati, per portare al successo, deve necessariamente essere basata su due principi: la sorpresa e la celerità dei movimenti". « A queste citazioni potremmo aggiungere le parole, frutto di esperienza, di tutti coloro che si sono trovati nel caso d'impiegare in guerra il nuovo mezzo ed una nuova prova del diffondersi e confermarsi di questa idea ci è data dall 'importanza attribuita alla produzione di nebbie artificiali, destinate a proteggere l'avanzata dei Carri: si può dire, anzi, che queste nebbie costituiscano una pratica attuazione del pri1icipio della sorpresa. « Terzo principio ammesso senza discussione: il Carro armato è arma d'attacco. « Trova impiego, cioè, nell'azione offensiva e controffensiva e, come specifica il nostro •< Addestramento )) : "i Carri armati nella difensiva possono essere impiegati nei contrattacchi o in azioni con-
troffensive" . Jn modo analogo si esprimono i Francesi, i Tedeschi, gli Americani e gli Inglesi, i quali ultimi, però, anunettono che una piccola aliquota dì Carri sia assegnata alla Fanteria della difesa , solo per contrattaccare i Carri armati; ammettono cioè un impiego di Carri in un 'azione clic, nel suo complesso, conserva il carattere difensivo.
Autoblindo Lrncia
«
Z "·
" Altra condizione necessaria al buon impiego dei Carri armati ammessa d:1 tutti è che queste armi vengano adoperate per l'attacco su ampia fronte e scaglionate in profondità.. ,, Un fatto di particolare interesse, che pLI<'> essere esaminato da due punti di vi:..ta molto diversi e che solleva un problema complesso d'import:rnza tattica, morale e sociale. è yudlu Jdle relazioni che legano fra di loro Fanteria e Carri. Abbiamo già riportato le prime parole del nostro <, Addestramento ,, che stabiliscono inequivocabilmente per noi le relazioni esistenti tra Fame e Carro: cooperazione, non sostituzione. Allo stesso concetto è ispirata l' ,. I stru z io ne ,) francese,,, nella quale si legge al Capo lJI: " I C irri non sono che m ezzi di az ione supplementare, m essi temporaneamente a disposizione della Fanteria : essi rinforzano notevolmente l'azione di questa; m a non la ~o~tituiscono··. E la stessa ,, Istruz ione », al C:rno XXXI, a!.!giune:c: ,, \''-
"I Carri non potrebbero nè sosti tuire le Unità di Fanteria, nè aru e scere la potenzialità di quelle, la cui capacità combattiva fos~<.: di troppo diminuita". « Lo stesso principio è seguito dalle « Istruzioni » degli. Stati Uniti, per le quali compito principale dei Carri armati "è di dare valido aiuto alla Fanteria e di portare a compimento il piano del comandante della Fanteria". Dello stesso parere è l'autore del già citato articolo dell'Army Ordnance, che ri conosce l'importanza del Carro come forza ausiliaria, pur riserbando al Fante la risoluzione della battaglia. Gli Inglesi nel « Field Service Regubtion '> assegnano ai Carri, quale compito principale, quello di agevolare l'avanzata della Fanteria. Anche Churchill scrisse: ''Le tanks non sostituiscono la Fanteria; ma ne fanno parte intima e ne integrano l'azione" . (< Abbiamo dunque una precisa concezione del hinomio FanteriaCarro, nella quale il Carro coopera; ma non sostituisce, sancita nella regolamentazione italjana, francese, inglese e in varie altre, che non ci è dato qui riportare. A questa concezione se ne oppone un'altra: quella del Carro destinato a sostituire almeno parzialmente la Fanteria 1). Quest;i teori;i fu sostenuta specialmente .in Inghilterra dal Fuller, dal Licldel Hart e dai loro seguaci. Gli. scritti di (jUesti due autori e specialmente del primo sono tanto noti in Italia per mezzo di traduzioni e recensioni, che il solo richiamarli alla memoria basterà perchè ognuno dei nosrri lettori possa da sè fare il confronto delle due diverse teorie e dedurne le con seguenze che crederà. In .F rancia una forte corrente favorevole alla motorizzazione, di cui fu uno dei principali e~Ponenti il generale Camon , non insistè in modo particolare sui Carri armati: invece il colonnel lo Dutil concluse il suo libro ,1 Les chars d 'assaut 'l, scritto nel 1919 certo senza intenzione polemica, con una frase invocante il riconoscimento dei meriti del Carro d'assalto, il quale ha, fra le altre cose, •• qualche volta sostituito la Fanteria " ·
Abbiamo ri cordato l'articolo del colonnellù Sarfatti per esporre
le idee predominanti nel 1935 circa la cooperazione fra Carri armati e Fanteria: ma dobbiamo aggiungere che, col graduale aumento de i reparti Carristi 1 tale cooperazione divenne sempre meno stretta p::r la tendenza a concedere ai Carristi una sempre maggiore autonom i:i . 5.
La rapida conclusione della guerra contro l'Etiopia permise al nostro Esercito di disporre, nel 1936, di un forte quantitativo di Carri veloci, proprio quando una nuova dottrina stava suggerendo, per i reparti Carristi, criteri d'impiego che avrebbero richiesto almeno tre tipi di Carro armato (uno per le Grandi Unità celeri, uno per le Grandi Unit~, motorizzate e per un eventuale rinforzo alle Divisioni di Fanteria, uno per i Raggruppamenti di forze corazzate). Per conseguenza, dopo il settembre 1936 (data che segnò l'iniz io della successiva costituzione di numerose Unità carriste), i reparti di Fanteria ca rrista, i battaglioni Carri d'assalto ed i << gruppi squadroni Carri veloci >• risultarono - come afferma il generale Bizzarri nello studio già citato - tutti dotati di Carri L 30 cd L 15 (noti sotto il termine ge ne rico di L 3), che si chiamaron<J (( Carri leggeri >) se in dotazion e ad Unità carristc inquadrate in reggimenti; « Carri d'as~aho n se in d o tazi one a battaglioni specificatamente destinati ad operare, focendo p:irte delle Divisioni motorizzate od a rinfo rzo delle Divisioni di Fanteria; « Carri veloci )) se in dotazione alla Cavalleria. L:1 doti rina tattica del 1935 - 36 (< Direttive per l'impiego delle Grandi Unil:1. cd. 19 15 >) e (( Norme per il combattimento della Di"i~iorn· , ,·d . 1rJ3fi »), non era, è vero. ricca di ri ferimenti ;1J1'impiegn dclii: Un it;ì c;1rristc; ma in essa, tutta inspirata alla esaltazione della guerra di m ovimento, la presenza del Carro armato era sempre im-
m anente. Tale pn.:srnza era, infatti. prevista: 11) ndla presa di co ntatto: con i nuclei esploranti di Corpo d'Armata (Carri veloci dei reggimenti di Cavalleria); a rinforzo delle avanguardie divisionali (Carri d'assalto); b) nell'attacco, a rinforzo delle Di,·isioni di Fanteria (Carri di assalto o Carri leggeri , come mezzi atti ad accrescere <( la poten za di fuoco e b forza di urto >) dell'attacco cd a superare le resisten ze attive e p:1ssi\'e <klb difesa nella zona di attacco >J ; com e nuclei atti " a vinc<'rt\ di sorpresa. forti resistenze e :id operare in stretto coordin:i-
rnento con le Unità di Fanteria, che del successo dei Carri dovevano potere e sapere approfittare senza indugio >'; e) nello sfruttamento dd sucn:sso, ad ,, even tuale ,, rinforzo dell e Divisioni dì Fanteria di prima schiera: a << normale " rinforzo delle Divisioni di Fanteria di seconda sc hiera e come parte integrante delle Divisioni motorizzate ; d ) n ell'inseguimento ad oltranza, face ndo pa rte delle Divisioni celeri e motorizzate, operanti in stretta collaborazione.
·I' Benchè non fosse ancora prevista la costituzione di Grandi 11i1 ~ corazzate, pur tuttavia, le D.I.G.U. affermavano che i <( Carri ar111:11i non andavano considerati soltanto come mezzi di lotta, operanti interca.l ati e seguiti da Fanti e da Celeri n, poichè bisognava considt:rarli anche « come massa che sorprende, sfonda e passa oltre cleci~amente ». Il che dimostra come l'idea deJla costituzione di Grandi Unità corazzate sorgesse in Italia nel 1935, prima ancora che presso tutti gli altri eserciti, e ciò anche se le stesse D.J.G.U. affermav:mo, :il n. 54, che (< per i nostri terreni e per la nostra guerra i Carri armati dovevano essere molto leggeri e veloci >) . Nell'agosto del 1936 fu diramato il nuovo Regolamento e, hnpiego ed addestramento Carri d 'assalto » , il quale affidava alle Unità carriste « il compito di aprire la !)trada alla Fanteria, in terreni 110 11 fortemente organizzati » . Il Carro veloce - era detto nel Regolamento di cui sopra - integra, facilita, abbrevia l 'azione dcJ Cavaliere e del Bersagliere. Esso costituisce un cJemcnto prezioso: per aprire la strada all'assalto e pér concorrere ad appaggiarc l'azione dei Celeri. Tuttavia , dal 1936 al r940, venne promossa la costruzione di Carri più pesanti e potenti, secondo l'evoluzione dei criteri sull'impiego dei reparti Carristi, esposti nel r9~5 nella puhhlicazione 3446 <i Impiego delle Unità carriste ìì . In essa, dopo una prima parte dedicata alle caratteristiche ed ai principì generali, veniv:mo prese in esame le modalità per l'impiego dcli.e Unità carriste, a seconda che le dette Unità agissero in cooperazione: con Unità celeri, con la Fanteria, oppure con Grandi Unità motorizzate od inquadrate in Grandi Unità corazzate. Nel quadro delle Grandi Unità corazzate la Fanteria corazzata non veniva ancora considerata e, pertanto, la massa carrista rappresentava l'elemento fondamentale delle Grandi Unità stesse. La massa suddetta doveva articolarsi in tre aliquote: - Cirri L idonei a concorrere alla sicurczz;{ durante il movimento e lo schieramento dclb. Grande Unità ed alla rottura del contatto; --- Carri M (elemento essenziale della Grande Unità), per r attacco, per le az ioni. manovrate ;i largo raggio e per la rottura del contatto ; - Carri P (elementi di forza della Grande Unità), per rinforzare l'azione dei Carri M. E ' ovvio che non sarebbe stato possibile applic;ire una tale dottrina con un materiale costituito esclusivamente da Carri L 3.
42 Circolare 18.000 dello Stato Maggiore Esercito precisava, infatti, in dat:i 1" di cembre 1935, riferendosi alla pubbLicazionc 3446, che: il Carro tipo L era lo L 35 in servizio: il tipo M era in corso di allestimento: il tipo Pera ancora in progetto. Cominci<', così la corsa al Carro armato sempre più potente; cors:i nc:11:i llllalc fi nimmo per soccombere poichè le nostre possibilità di produz ione non potevano seguire la rapida evoluzione su l peso e ncll ' armamrnto dei Carri armati, successivamente preparati negli al tri J>:1c~i. Nd campo <lei Carri per Fanteria (Carri d'assalto) fu omologalo, nd HJ36, un nuovo tipo L 6 (6 tonnellate e mezzo, rnotore a lic.:11;, ina di 70 HP, armato in torretta con una mitragliera <la 20 , abhi11:1l:i ad una mitragliatrice). Nel c:unpo dei èarri M fu approvato, nel r939 , il C.irro M IT-39 ( 1 , tonnellate, motore a gasolio I JO HP, armato con un pezzo da -17 1.)7 in torretta e con due mitragliatrici da 8 in torretta). Tipo di C:1rro che fu subito migliorato con J'M 13-40 (13 tonnellate, motore ;1 ~asolio da no HP, armato con un pezzo da 4ì / 32 in torretta girewlc e con quattro mitragliatrici cal. fi, una abbinata al pezzo, due in c:i,:1matra ccl 11n.1 di ri,en ·1 per il tiro c11ntr;1nei). Nel campo dei Carri P fu messo in progetto il P 40 (25 tonnellate. motore a gasolio 330 HP. armato con un pezzo eh 75 / 34 in torretta t d abbinato con una mitragliatrice). \'enne inoltre approvata l"a11tohlimlo 40 (7 tonnellate e mezzo, m c:tore a benzina di roo HP. con inversore di man.:ia. sci mar ce avanti e quattro indietro. doppio po:-to di guida, quattro ruote motrici, veloci!'~ m assima 75 km., armato con due mitragliatrici abbinate in torretta cd una in casamatta). Co111emporaneamente l'attenzione dei tecnici n.:nne rivolta anche all'Artig lieria semovente, per b quale un cannone da 75 i:H era ~i:t inst:1llato nd Carro M n / 59. L:1
Affermatasi sempre piì:i l'importanza dei Carri armati, il gene· ra k A lhcrto Parianì. che (n Sottosegretario di Stato per la G uc:rra e Capo cli Stato Magg iore dell'Esercito dall 'ottobre 1936 al novembre 19 1(). dopo a\·cr costituito, il 13 settembre 1936, i primi 4 reggimenti di Fanteria carrista (reggimenti 1°, 2°, poi 32°, 3° e 4°), dispose per la fonn;1zionc della prima brigata corazzata, che prese.: il nome di
<< Centauro» e che, trasformata poi in Divisione, doveva venire impiegata a massa, come mezzo di manovra o come mezzo di rollura. Di essa faceva parte un reggimento di Fanteria carrista (31°), i rni battaglioni erano dislocati rispettivamente a Siena, a Firenze cd a Massa. Nel 1937 fu costituito un quinto reggimento Carri armati (31 °) e, con l'ordinamento Pariani del 22 dicembre 1938, fu previsto un Corpo d'Armata corazzato: mentre i reggimenti di Fanteria carrista furono portati a sci, con la costituzione, avvenuta nel 1939, Ji un sesto reggimento (33°). La guerra di Spagna - alla quale parteciparono con onore alcune Unità Carristc già da noi ricordate nel volume IX - e la spedi,.ionc in Albania diminuirono l'efficienza materiale delle nostre forze ;1rmatc e dimostrarono l'insufficienza delle armi anticarro, dato lo sviluppo conseguito presso gli altri faerciti dalle Unità carriste. Noi avevamo un armamento antiquato e specialmente quello anticarro lasciava molto a ,desiderare: sia quantitativamente (di massima !)0Ssedcvamo solo 8 pezzi da 4jj32 per Divisione); sia (1ualitativamentc, poichè nessun pezzo anticarro aveva un calibro superiore ai 47 mm. Tuttavia, durante b gnerra di Spagn:i, i nostri reparti C::irristi si erano molto distinti. Alla fine del mese di settembre r936 il piroscafo « Città di Bengasi J • avevi sbarcato a Vigo di Galizia un plotone Carri d'assalto, che rappresentò l"avanguardia di quello che doveva divenire, attraverso varie formazioni e denominazioni, il Raggruppamento Carristi,, del Corpo Truppe Volontarie in O.M.S. IncorPorato all'inizio nella Legione del << Tercio 1>, il plotone, dopo aver partecipato brillantemente alle prime azioni in Galizia, venne a far parte della prima compagnia Carri d'assalto, costituitasi in seguito allo sbarco di nuovo personale e di nuovi mezzi. La comp:ignia ebbe il battesimo del fuoco sul fronte di Madrid, distinguendosi il 16 ottobre a Navalcarnern, dove il Carrista Barrese, caduto eroicamente in un 'impari lotta contro un Carro avversario armato di cannone, iniziò col suo o.l ocausto i sacrifizi e gli eroismi dei Carristi italiani in terra di Spagna. Per lo slancio, il valore e la tenacia dimostrati in questa azione, i.I (',0mandante la Divisione Nazionale di Madrid conferì al reparto il titolo di Compagnia « Navalcarnero n. Nel dicembre dello stesso anno sbarcarono a Cadice 3 compagnie Carri d'assalto cd una compagnia autoblindo che, insieme alla (<
44 compagnia Carri, g1a m loco, costttmrono i reparti Carri d 'assalto che, nelle travolgenti operazioni della battaglia di Malaga, scrissero pagine di fulgido eroismo, contribuendo in maniera determinante alla vittoria. Le battaglie di Guadalajara, di Santander, il combatti.mento di Zuera videro poi i Carri del Raggruppamento sempre in testa allé Unità d 'attacco. Nella battag lia d'Arago na, dalla rottura del fronte nemico a Rudilla, alrinscguimcnto su Cortcs dc Aragon, Muniesa e Oliete, al tra\'olgente raid su Calanda cJ Alcaniz ed all'azione a lungo raggio che port(\ ;1 Tortosa - primo, tipico esempio dell'impiego dei Corazzati - i Carristi si dimostrarono sempre ammirevoli per lo slancio. il \·alnrc cJ il cameratismo \'erso la Fanteria. Nclk H1c.:co~ivc battaglie del Levante, con la cony_uista di Barcello na. Madrid e Toledo, il valore e l'eroismo della giovane specialità rif ubcro sempre e dovuntpie il nemico dovette ripiegare di fronte all'impeto cd alla tenacia dei Carristi italiani. L, m otivazione della <• Medaglia Militar Collettiva)), concessa dal Ccneralissirno Franco al Raggruppamento Carristi , mette in rili L'\'(1 il \·alorc dimostrato dai Carristi tutti, caduti e superstiti, da K:n ·:1lc:1rncrn a Tokdn ed :i Madrid. Essa nicc te~tnalmcntt": " Uni1;1 rn11 1':111i1110 sempre volto all'ass:ilto, no n ha conosciuto limiti di valore e di sacrificio. Audace e tenace, estrema punta delle gloriose F:1n!<'ric :'(:i;,,ionali e Legionarie, durante due anni di guerra in Spag na , ha piegato il nemico e tenuto nel pugno la vittoria)>.
Nel 1940, in previsione dell;i seconda guerra mondiale, fu adottato un nuovo ordinamento, che portò a tre il numero delle Divisioni corazza te: <, Centauro 11, << Ariete n e «Littorio)). Anche nelle nostre colonie s'intensificò la preparazione bellica e venne m~egrwto un b;:ittaglionc Carri a quattro Divisioni. Al momento dell 'entrata in g uerra dell'Italia noi potevamo disporre in Etiopia di 24 Carri M e di 39 Carri L. Nelle isole dell'Egeo vi era soltanto una compagnia di Carri M, che fu poi trasformata in un battaglione su 2 compagnie: I di Cirri M cd r di Carri L. In Albania si trovava ia Divi sione corazzata <• Centauro i), la cui formazione, nel giugno ciel 1940, comprendeva I reggimento di Fanteria carrista. In Afrìca settentrionale avevamo i battaglioni Carri veloci XX e XXI, mobiliIati dal 4" reggimento Carristi, allora comandato dal compianto co-
45 lonndlo D'Avanzo, ed assegnati rispettivamente ai Corpi c1·Armata XX a Tripoli e XXI a Bengasi. La formazione di guerra del battaglione Carri leggeri comprendeva: - il Comando di Gruppo con I squadrone comando su 2 plotoni; I plotone comando (con I Carro L comando, 1 squadra maggiorità, 1 squadra riparazioni e recupero Carri guasti, 1 autodrappcllo); - I plotone Carri L di riserva su 4 Sezioni (2 Carri L p<.:r Sezione); - 4 compagnie Carri L, ciascuna su 3 plotoni, con 4 Carri per piotonc. La forza complessiva del Gruppo era di: 23 ufficiali, 29 sottufficiali, 26o uomini di truppa, 61 Carri L, I autovettura, II autocarri, 10 trattori, 1 autofficina, 8 rimorchiatori, 16 motocicli, 16 motomitragliatrici, 35 carrelli; 13 rampe di carico. Nel giugno del 1940 la formazione di guerra della Divisione corazzata era la seguente: Co1m.ndo di Divisione; 1 reggimento di Fanteria carrista; J reggimento Bersaglieri su 3 battaglioni (di cui I motociclisti e 2 a·..i.toportati), 1 compagnia pezzi da 47 / 32 ed 1 autoreparto ; 1 reggimento dì Artiglieria 2 gruppi da 75 / 27 e 2 batterie da 20 controaerei ; 1 compagnia mista del Genio; 1 compagnia cannoni controcarro da 47 / 32 divisionale; Servizi (1 sezione di sanità, 1 sezione di sussistenza, 1 autoreparto misto). La Divisione aveva la forza di: 273 ufficiali, 484 sottufficiali, 6682 uomini di truppa e disponeva di 5102 fucili e moschetti, 76 fu ciii mitragliatori, 410 mitragliatrici, 16 pezzi da 20, 184 Carri e 184 pezzi eia 37 / 40, 8 pezzi da 47 / 32, 24 pezzi da 75 / 27, 581 automezzi . 1170 m otomezzi, 48 trattori, 39 bici.dette. Intanto venivano costituiti altri due reggimenti cli Fanteria carrista, il r31° ed il 133°. La formazione del Corpo d'Armata corazzato comprendeva: Comando del Corpo d'Armata; 2 Divisioni corazzate (la 132" «Ariete » e la 133' « Littorio .. ~;
su
2 Di vi~io ni motorizzate (la 101" << Trieste )> e la 102~ « Trento >•) ; 1 Raggru ppamento d'Artiglieria su 3 gruppi da 105 /32 e .2 batterie d:1 .:o controacn.:i; 1 h;1t 1aglionc mi sto dd Genio, con I compagnia Artieri, I compag111:1 T ckgra fìsti e I compagnia Marconisti;
Carri Fiat
3000.
Servizi (5 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, I sezione m s~istcnza. 1 au toreparto, 1 officina mobik pesante) non del tutto efficienti per mancanza di personale e di materiale. Il Comandante della Divisione <• Ariete» c:ra il ge nerale Ettore Halt!a:;:;arrc; quello della Divisione ,, Littorio " il gcncr.1k Gervasio nit ossi: comandava la Divi~ione m otori zzata << Trieste >> il generale Vito Ferroni e Li Divisione motorizzata <, Trento » il generale Luigi
Nuvoloni. All' inizio della seconda guerra mondiale la 6' Armata (Armata <lei Po) del Gruppo d'Armate Est comprendeva il Corpo d'Armata cornzato. Nel G ruppo d' Armate Sud il Comando Superiore Truppe
Alban ia a\'cva alle dipendenze la Divi~ione corazzata comandata dal generale Giovanni Magli.
«
Centauro))'
47 Delle forze armate delle isole dell'Egeo faceva parte anclu.: il CCCXII battaglione Carri armati; le forze armate dell'Africa Orientale italiana comprendevano 2 compagnie Cirri armati, r compagni:i Carri veloci. Nel 1938 era stata costituita, come abbiamo già detto, la prima Grande Umtà corazzata (Divisione « Centauro »), ed anche sulla base delle prime esperienze derivate dalla campagna - di Polonia, la J ottrina del 1938 era stata modificata in modo che, fermi restando i <e comuni >> principi generali d 'impiego, era previsto che le Unità carriste dovessero: - cooperare, come Unità di rinforzo, solo con truppe celeri e con Fanterie motorizzate (escludendo così la cooperazione con le normali Grandi Unità Ji Fantuia); - agire « come elemento fondamentale», nella Grande Unità corazzata, nella quale ven1va compresa anche la Fanteria motorizzata (rinforzata con forti aliquote di armi controcarro) che, nella stessa Grande Unità, doveva' rappresentare la e< massa di sostegno e d'arresto». Questi orientamenti , con i quali il nostro Esercito entrò in gucrrn , furono codifìcati ufficialmente (agli inizi del 1<)41) con la Circoiare sull'<( Impiego delle Unità corazzate n , la quale, in definitiva, interessava soltanto la Divis1one corazzata. I principi generali d'impiego delle Unità carriste prevedevano un impiego offensivo, a massa e di sorpresa. L'azione a massa era intesa come concentrazione di sforzi adeguata alla presumibile cntità delle resistenze da vincere, in relazione all' ampiezz a dd settore ed alla profondità degli obbiettivi. La sorpresa, tanto importante per le Unità carristc, pur essendo difficilmente conseguibile, specie quando i Carri siano impiegati a massa, doveva essere cercata mantenendo il nemico incerto sul momento e sulla sua direzione dell'attacco. Pertanto: - scelta di vie di approccio coperte, che consentissero l'accesso a posizioni di partenza, <Jtianto più possibile vicine alle difese nemi. che, e che permettessern di sboccare improvvi samente cd a massa ; - l'attacco carrista doveva essere preceduto da azioni di Arti!:lieria che neutralizzassero osservatori e batterie nemici e doveva svolgersi ben protetto dalle offese aeree ; - limitazioni nel tempo dell'azione delle Unità Carriste, soggette a rapido logoramento e non facilmente sostituibili.
La compagnia isolata (d 'impiego eccezionale) doveva agire su di un' unica fronte di 400 - 500 metri (in linea di plotoni, a cuneo o su due ondate). Il battaglione attaccava: normalmente su tre ondate di compagnie, con un fronte di 400 - 500 metri; eventualmente su due ondate (due compagnie nella prima ondata cd una nella seconda) con un fronte di metri 1 000 - 1200 ; eccezionalmente su di una sola ondata (fronte del battaglione metri 1500 - 1700). La clistan7,a fra le due ondate doveva essere di metri 300 • 400. li reggimento si schierava normalmente con due battaglioni in primo ~caglionc cd uno in· secondo scaglione, alla distanza di metri 1000 - I 500.
Le Unit:i corazzate, una volta lanciate: dovevano puntare senza inccrten.e sugli obbiettivi, mantenendo le prefissate direzioni di attacco e sfruttando tutta la velocità della quale erano capaci. Quando si tralt:t\·a di raggiungere successivi obbiettivi scaglionati in profondità. occorreva dividere l'azione in fasi successive. Se l'Unità carrista incontrava Carri armati nemici, doveva affrontarl i o meno, a seconda del rapporto fra le forze contrapposte. L:1 t'rim:1 0ndat.1, non :wendo il tempo per valut.1re tale rapporto, d m eva att;1ccarc decisamente le formazioni nemiche, per dar tempo :!i Com;1ndanti ddk ondate successive cli decidere a ragion veduta. <)uesti, in stretta sintesi, i prinl.'.ipi generali per l'impiego delle Uniù corazzate; principi che, pur ripetendo tiuelli già enunciati nel 1938, imistevano nel dare la prevalenza all":1zione di fuoco piuttosto che a 1p1clla di urto. Il motto ;1dottato dai Carristi del colonnello Maltese, anch'egli appassionato promotore della formazione delle Unità Carriste, nel r<p.3 fu " Pondcrc et igne juvat >,, motto che nel r940 venne sostituito con rattuale: (( Ferrm mole, ferreo cuore )), già scelto dalJ'allor:1 colonnello Valentino Babini, comandante il Raggruppamento C.:irri~ti in Sp;1g11a e poi adottato da tutti i reparti Carristi.
IV.
I REGGIMENTI CARRISTI
Poichè si tratta di una specialità di recente costituzione, ia Storia dei Carristi è senza dubbio breve; ma è già così ricca di eroismi individuali e collettivi, così fulgid:i di gloria, così meritevole di ammirazione, che la Fanteria e tutto l'Esercito guardano alla nuova Arma con particolare fiducia e che le gesta già compiute in un periodo così importante dai Carristi bastano a costituire una nobilissima tradizione, alla quale essi Sapranno conservarsi senza dubbio fedeli sempre e dovunque. L'impiego delle anni e dei mezzi ora offerti all'Esercito dalla scienza e sempre più perfezionati dalla meccanica, se assicura ai reparti Carristi., con la mobilità, il piì1 pronto intervento nel campo .tattico, aiuta efficacemente le possibilità degli uomini; ma non ne annulla la personalità, perchè anche nei Carri armati è sempre l'uomo che mantiene in efficienza i motori, impiega le armi, guida, con ferreo cuore, la ferrea mole dei Carri verso la vittoria o verso il sacrifizio supremo. Apparsi anche in Italia, come abbiamo già detto , alla fine della guerra 1915-18, i Carri armati vennero impiegati brillantemente: in Libia e poi in Eritrea ed in Somalia, durante la guerra italo-etiopica, guerra nella quale i reparti Carristi perdettero 4 ufficiali e 121 uomini di truppa uccisi in combattimento, e 7 ufficiali e 185 gregari feriti, e conseguirono, quali ricompense individuali al valore. 4 medaglie d'oro, 35 d'argento ed II di bronzo. Quindi i Carristi presero parte, con i nostri reparti volontari , alla guerra di Spagna e si coprirono tli gloria in Europa ed in Afrii:a dur;rnte il secondo conflitto mondiale. Nel settembre del 1954 di essi e delle loro gesta scriveva bene a ragione un autore, rimasto ignoto, in un interessante articolo ( 1) che reputiamo opportuno riportare almeno in parte. (1) Cfr. Corriere Militare, anno X. numero 39, « Fanteria carri sta ».
50 Riassumere la Storia della F :rnteria Carrista, dalla formazio ne organica reggimentale:: del 1917 alle posse nti Divisio ni corazzate, signitìcherebbc esporre nonologicamentc la Storia dei singoli reparti nelle loro progressive trasformazioni di pace e nel loro impiego in guerra; Storia prodiga di insegnamenti e intessuta, senza dubbio, di molti eroismi; ma inevitabilmente arida dal punto di vista narrativo e cele-
brarivo. I Fanti Carri~ti, che hanno combattuto con i reggi mc:nti 4", 32", 1_p ora gi:1 rico~1ituit i, o con le altre Unità sciolte durante o dopo 0
l'ultima g11err.1, li:111110 lasl"iato alla giovane specialità un nobile retaggio di imprese leggendarie in Africa orientale, in Albania, in Gre~·ia. in M:1r111:1rica cd in Egitto ed h a nno avuto eroi g ià eternati nm l'oro della pi t1 alta decorazione al valor miìii-arc. Il C1rrn a nn:lll/ vanta un antenato re m otissimo: il ca rro falcato, c he servì ai popo li della Storia antica. E fu Ciro il Giovane che, n ella hattagli:i di C:unass:1 rnntro Artascrsc, nel 4o r a. C. , applicò, per prim o, :1lk ruote dei carri , lame taglienti. ad ala di falco, causa ndo )!r:1\'i perd ite alle Fanterie n emiche. Srnmpa no col generalizza rsi delle lotte a cavallo, il Carro arm;1to ri:,pp:t r\'C :il gcnin dì L.cnn,1.rtln ,l;i Vini:i ch e, di~rgn :110 t1n Carro d'assalto h li1abto cd armato, precorrc,·a i tempi, d icendo allo Sforza: ,, Dietro a questi ca rri po tranno segni re le Fanterie, illese et senza alcun impedi m ento ),. U n tentativo pratico di costruziom: d i Carro armato anfi bio , coperto, biindato, pr~ivvisto di f eritoic e capace di portare e cli far combauc:rc parecchi arcliibngierì , venne proposto nel XVI secolo dall'haliano Agostino Ramclli, ingegnere al servizio di Enrico 111 di Francia: ma l' idea n o n ebbe prosel iti e non si parlò più di l}UCSto potente m ezzo hdlico, fino a quando, nel 1t,r6, sulle Somme, vennero impiegate le prime ,, tank .. inglesi. , Da allora il Carro armato ha subito sempre nuo\'i perfezionam enti, :rn r h;.: se le armi controcarro, a nch 'es5e potenti cd insidiose, l'hanno costretto a deporre lo scettro d i fo rtezza mobile cd invulnerabile. pur wmc rv:1ndo un pmto di primo piano nel combattimento attuale, come potente mezzo di fuoco, di m ovi m en to e di urto, capace dì imprimere alla lotta un ritmo rapido e tra\'olgentc. La pott-nza del Carro armato no n ptuÌ per altro prescindere dalla collaborazione delle altre Armi. E sso si giova, infatti, dello slancio dei Bersaglieri nelle azioni di attacco in terreni coperti, nel superam e nto di ostacoli, nel rastrella mento e nel consolidamento delle po-
1I sizioni raggiunte; viene aiutato d alla Cavalleria blindata nc:ll'csplor:1 zionc e n ella copertura dei fianchi esposti; si vale dell' Arti glieria pe r 1a preparazione e l'appoggio. L'Arma aerea costituisce poi per il Carro armato un soccorso indispensabile a conseguire ogni impo rtante obbiettivo; mentre le Fanterie impiegano i Carri armati per lo svolgimento ed jl successo delle loro azioni. Ma, non ostante tutto' ciò, la Fanteria Carrista ha conseguito g ià tali benemerenze ed ha riportato, specialmente con la forza dello spirito, tante difficili vittorie, che noi possiamo considerarla come la rappresentr1nte della Fanteria dell'avvenire. In essa sopravvivono, sempre ricordati e degnamente onorati , tutti gli eroi caduti che, col loro sacrificio, indicarono ai giovani la via dell'onore, durante il sanguinoso decennio 1935 - 1945, nel quale soltanto le ricompense individuali alla memo ria dei caduti Carristi raggiunsero il numero di 21 m edaglie d'oro e 97 d'argento, oltre a quelle di bronzo. I documenti perv7nutici sull'attività dei nuovi reparti sono ancora, purtroppo, frammentari ed incompleti e, per poterne ricordare le gesta con sufficiente ordine, noi non possiamo che riassumere quelle delle diverse Unità, a cominciare dai reggimenti per finire col ricorrbre lt>. Divisioni corazzate ed il Corpo d'Armata motocorazzato, i cui reparti parteciparono con onore, nd settembre del 1943, anche alla difesa di Roma.
I primi tre reggimenti. Il
reggimento Carristi si costituì nel 1936, con sede a Vercelli , e con la seguente formazione: Com ando di r eggimento; battaglioni I, Il, III C arri d'assalto e IV Carri di rottura. Nel 1940, con un organico di tre battaglioni , che r icordava no rispt"ttiva m entc i no mi g loriosi del maggiore Ribct, dd generale Bcrard i e del ge nerale Monti, il 1 ° Carristi partecipò alle operazioni sul fronte occidentale. Il battaglione ,, Generale Monti » prese poi parte anche alla campagna in Africa settentr.i onale. Il reggimento ven ne sciolto dopo 1'8 settembre 1943: m a il 1° aprile r919 venne ri costituito <..1uale 132° reggimento, per ri.c ordare le gloriose gesta com piute in Africa settentrio nal e Jal 132° Carri M <<Ariete >', al cui stendardo era stata conferita, com e ved remo, la m edaglia d'oro al valore. 1°
52 Il 2 " reggimento venne costituito neì 1936 a Verona, con la seguente formazione: ., Comando di reggimento ; battaglioni IV, V e Xl Carri d'assa lto e III Carri di rottura. Il 1° dic embre 1938 assunse il nome di 32° reggimento Carristi. Nel 194 r. o rdinato prima su tre battaglioni Carri L e rinforzato poi da due ballag lio ni Ca rri M 13/ 40 (battaglioni Vll e Vlll, ceduti in ·1
i) lìll<Ì mcu ,1 m :;z,zte.
segui lo al , r: · Carristi), fece parte della Divisione << Ariete n , all o ra in Liguria . Nel magg io ddlo stesso anno venne inviato con la stessa Di "i~irnw i n Africa settentrionale, dove combattè eroicamente. Nel m ese di di cc ml m: riccvctr e .Jall ;i Di\·i~i1.1 ne corazzata 1( Litto rio H i due battag lioni Carri M 13/ 40 X e XII.
Il 3'' reggimento venne furmatu nd .1936, con sede a Bologna e con la seguente formazione o rig inaria: Comando di reggimento; battag lio ni VI e VII Carri d'assalto, r battaglione Carri di rottura ; com pag nia autonoma m eccanizzata a Zara.
Il reggimento costituì anche i battaglioni XXII c.: XXX II clic, nello stesso anno 1936 vennero inviati in Africa settentrionale con l:i Divisione << Trento » . Nel 1940 il reggimento partecipò alle operazioni sul fronte occidentale con due battaglioni Carri L e con un battag.lione Carri l:inciafiamme. Il V battaglione Carri L, « Generale Venezian >>, prese parte anche ai primi fatti d'arme in Africa settentrionale. Presso il battaglione « Scuola » del reggimento venne tenacemente preparata la maggior par.te dei Quadri (ufficiali, sottufficiali e specializzati), destinati a formare gli equipaggi di tutti i reparti Carristi costituiti durante la guerra. La bandiera del reggimento venne decorata ài m edaglia di bronzo al valore militare con la seguente motivazione: cc Dopo avere per lunghi mesi dato valorosamente valido contributo di azioni e di s~nguc sul fronte della cinta di una piazzaforte assediata, ri.dotto nei mezzi e negli uomini , interveniva con slancio e coraggio inalterabili nella battaglia della Marmarica. Posto di fronte a forze di Fanteria e corazzate preponderanti, le aggrediva arrestandone l'impeto e volgendo in fuga truppe appiedate. Impicg:ito di nuovo in azione dimostrativa in località lontana dalle lince, si impegnava d'iniziativa e con grande coraggio contro capisaldi nemici, annientandoli, catturando prigionieri e causando aJ nemico gravi perdite in morti e:: feriti. In successivo fatto d 'arme e, con pochi Carri ancora validi, confermava queste doti di abnegazione e coraggio, dando esempio di profondo senso del dovere, di valore Carrista non ,omune. - Cinta di Tobruk, 23 novembre - 5 dicembre 1941 ll .
li 4° reggimento. Venne formato, come già si è detto, nel 1936, con sede in R oma e con la seguente formazione : Comando di reggimento; battaglioni VIII, IX, X e XII Carri d' assalto ; II e V Carri di rottura. Nel 1940 e nel 1941 il IX battaglione partecipò alle operazio ni in Africa settentrionale ed , insieme ai battaglioni XX e XXI, costituì il Raggruppamento corazzato al comando del compia nto colonnel lo D'Avanzo, che aveva g ià comandato il 4° reggimento in Italia.
54 Il rcggirnc nto ro ntrihuì alla formazione del 132", costituendone b compagn i:1 Comando. Ricostituito poi nella madrepatria, combattè co nt ro i Tedeschi a Porta San Paolo eJ a S. Maria Maggiore nella difrsa della Capitale. 0 ~111':111110 dclb sua costitu;,.iom: in Ro m.a, n ella caserma che oggi porta il n<,mc del ~uo p rimo, eroico romanllante. colonnello Lorenzo D "A,·anzo. il reggimento aveva completato la preparazione tecnica dei ~uoi 110111i11i, trmprandone g li animi alle future imprese. L'occasio1w di dimostrare le virtù guerriere del 4" non tardò ed il 6 luglio 19.f1, al lo ~cup pio delle ostilità, il reggimento, m obilitato, venne desti11:1l<1 i11 t\frict settentrionale e sulle aride sahhie del d eserto marm :1riu, i11izitì il glorioso cammino verso il supremo o locausto. Sb:1rcato a Bengasi il 9 lug lio ed, iniziata la bticosa marcia nel dcsc rtn per r:1~giungere b prima li nea, esso sopportò i primi disagi ed i primi s:1cri lìzi. L'imperversare ciel g hibli, c he r ie mpiva di sabbia i 11wtori cd ,dL1ticava i corpi stanchi d egli uomini , il calore clic stord i\':1, l.1 pnd Ìl:1 del sonno causata dalla necessità di operare dì notte n nn r im,irono :id infirmare la decisione dei valorosi Carristi, dai quali il ' "'!1ir.110 ~iorno dclb prova fu accolto come un g iorno di festa. !! Fri :110 scontro col nemico si Y~riiìn\ il 5 agosto 19"10 :1 Sid i :\ zci~ e ~i concluse con la vittoria e con la cattura di 4 Carri armati, 111).!k~i- 1'b la prima, vera batt:iglia si syob,e in settembre, quando il -j" n:~g imrnto vam'i il confine inseg u endo ìl nemico cd irrompendo ~u Si.li cl Barrani. All'azione p arteciparono 2 battaglioni Carri M 11
ccl un li:1tt:iglione Carri L. f">, l po questa azione il reggimento alternò i bvori d ì o fficin a, per 111:1111 cncrc in effi cien za il materiale, con numerose ricognizioni o ffe nsi\'L', rc,istrndo ai disagi cd alla te mpe rat ura elevatissi ma. Il 5 novemlm:, :1d /\lam cl Q uatrani. il II battaglione, in a ppoggio ad una colonn:1 rckre della 2 ~ Divisione libica. dimostrt> il suo spirito di sacriti(ifJ, :tttir:indo su di St'. i mezzi cora;,,z ati nem ici, che gi~, stavano ef-
fcrm:ind., l':1ccc;-chùmcnto dei reparti ;1ppiedati. A11rhc il I h:1tt:1~lione si trovò seriamente impegnato ;id Alam Al>11 I1 ilciuat; m a la sorte di esso fu più bell a. Infatti il battagl ione. dur:111te il com battimento. fu att;>re degli episodi forse pili g loriosi di tutta b Storia del Carrismo. Il 19 novem bre del r940 due compag nie motorizzate inviate in ri cognizione erano cadute in un agg uat(> te~o abi.lmente dal nemico. E sse sarebbero state sicuram ente .rnn icnt.1 te, se il I battaglione non si fosse consapevo lme nte sacrificato col più profondo sentimento di i.:ameratismo. Il ne mico era mo lto
55 superiore per numero e per mezzi ed il battaglione dovette aff roll· tarlo, pur non potendo sperare di vincerlo. Tutti i Carri del battaglione furono colpiti; ma il sacrificio di essi valse a salvare le due compagnie in pericolo e venne ammirato dallo stesso nemico. Il 9 dicembre il II battaglione s'impegnò in difesa del caposaldo << Maletti >l , contrattaccando con gagliardo impeto, non ostante l'evidente superiorità del nemico, fino a quando il battaglione venne distrutto ed i Carristi, dopo essersi difesi perfino con le bombe a m ,ino, vennero arsi dagli incendi dentro i loro Carri, che non avevano voluto abbandonare.
Dopo questi combattimenti, del 4° reggimento rimanevano soltanto il nome e la bandiera poichè i Carri erano stati decimati e molti dei Carristi era110 feriti. Eppure dovette mettersi in marcia, per obbedire all'ordine che lo chiamava al bivi.o di El Adem, sulla rotabile Bardia - Tobruk. La posi7.ione era molto importante e bisognava difenderla ad ogni costo, anche con gli equipaggi deci mati e con i Carri armati impossibilitati a muoversi cd inchiodati al suolo. Tuttavia il reggimento si schierò a cavallo del bivio di El Adem, fronte a sud. La notte sul 20 gennaio r941, con un;1 per&istcnte ;izionc aerea, ii nemico iniziò la preparazione all'attacco; attacco che si scatenò alle ore 4 del 21 gennaio: mentre le artiglierie da terra e. gli aerei nemici dal cielo sottoponevano i superstiti del reggimento ad un bombardamento intensissimo. Tuttavia i Carristi del f erano decisi a resistere, memori della Patria lontana e pronti ad immolarsi per .l'onore delle armi. Essi formarono un incrollabile muro di petti contro la furia del nemico, costretto a desistere dal combattimento da quel pugno di eroi. Quando gli Inglesi ripresero l'attacco con nuove forze e minac<:i,~runo Ji aggirare i superstiti, la lotta divenne ancora pii\ accanita. Dall'osservatorio si comandava di resistere ad oltranza e tutti i Carri inalberarono la bandiera del combattimento ; ma il plotone Carri di manovra del I battaglione venne interamente sacrificato ed i tre Carri, più volte colpiti, s'incendiarono insieme a tre Carri nemici. La situa7.ione divenne però insostenibile. L'Aviazione avve rsaria, non potendo agire direttamente sui combattenti, im pcgnati in un a epica lotta corpo a corpo. bombardò l'osservatorio cd il Comandante 6.
ordinò la dìstru1.:<)11C dell 'officina, dei documenti e della cassa. Poi, sull ':itlrn1i . a~sieme agli ultimi Carri sti dd 4u reggimento, salutò la !!lorio~:1 bandiera, che venne amm ainata e bruciata. ~ L:1 b:111:ig lia ripn:~c: ma non si trattava più di vincere; sebbene di 111orirc Ed , inf:11 ti, la Morte accolse pietosa gli ultimi, valorosi ~11per~1i1i del reggimento. C11n le Iru ppc del Deposito s'inquadrarono poi altri reparti, destinai i in Afric1 ~ettcn trionak ; ma il piroscafo « Conte Rosso,,, che li tr:1~pn rt:1v;1, il 24 maggio 1941 venne silurato ed a ffoncbto nel Meditcrr:111eo. Pn le rn :1g nilìche azioni compiute dal reggimento in terra afril·a 11 a l.1 l,:111diera fu decorata di m edaglia d"oro, con la ~egut:ntc lìiul I I .1/. Ì11 lk :
" Pcr ben sette mesi contrastò, con successo ed onore, riportando l!r,1,·i." i111c perdite, Lmività offensiva di potenti Grandi Unità coraz·1 at c nemiche. Ridotto dai molteplici combattimenti e dall'inesausto n1:111 m-rare in ambiente desertico a poch i superstiti Carri armati, in un nwmcnto tragico per le nostre armi, dislocato in postazione fos:i . :i pn:sidio di un capmaldo della piazz;ifortc di T obruk, rcsistc \'a ltm1•:1mente at,l i sforzi del ncmirn. sharrandopli la ~tra(b vcr,o il mare. Solo dopo· ;1vcr costretto l'avversario a cor;quistare, con lo tta accanit issi ma e rn11 grn vissime perdi te, la posizione - carro per carro. ccn,rn di fuoco per centro <h fu<Ko -· i ~upcr~titi del reggimento, in g ran pane fe riti, distrutte tutte le armi cd i materiali, dava no alle lìam rnc la gloriosa bandic::ra con gli onori militari, sotto una tempesta di fuoco, accumunandob alle: anime degli eroi che ~i era no immolat i per la sua gloria. -- Bardia - Sollum - Passo H alfoya - Sidi cl Barrani - T obrnk (A. S.), 8 luglio 1940- 21 gennaio 19.:p >). Al IX battaglio11c Carri L, al XX battag lione Carri L ed al XXI battaglione Carri L del 4" reggimento vrnne concessa la medaglia di bronzo con la seguente motivazione : ,, l1m;1nt,: un tormentato periodo di opcrnioni , lanciato contro nemico preponderante in forze ed in m ezzi, sempre isolato, sostenuto d:1 fcclc incroll abile e da elevatissimo spirito d i sacrificio, si oppone,·a all'uffcnsi,·a nem ica da B:miia ad Agedabia, affrontando in ogni scontro la sinir:1 d isl ruzionc e cons;dcra ndo chiusa la lo tta aUorchè l' ulr imo Carro \'enÌ\'a incendiato. Quando tutto croll ava, gli intrepidi C:1rris1i ~eppero superare b sfortuna, im molandosi per il do,·ere e l"ono re. -- Marrnarica (Egitto). 9 dicembre 1940 - 5 gcnnato 194 r ,,.
57 Le perdite subite dal reggimento durante il perio<lo trascor~u in Africa settentrionale furono: 15 ufficiali e 148 sottufficiali ed uo111in1 di truppa caduti; 14 ufficiali e 244 sottufficiali ed uomini di truppa feriti. Ma questi dati sono molto al di sotto della realtà, pcrchè anche i numerosi dispersi del reggimento possono considerarsi caduti sul campo.
11 31 ° reggimento. Il 31° reggimento si costitui nel 1937, con sede in Siena. Nei primi quindici mesi di guerra (giugno 1940- agosto 1941 ), prese parte, inquadrato nella Divisione corazzata (, Centauro ;;, alla campagna contro la Grecia ed alle operazioni alla frontiera albanese iugoslava. Assolse in Grecia anche compiti di presidio ed effettuò operazioni di poliz"ia in Jugoslavia. Nel settembre del 1941 rientrò in Italia. Riordinatosi nel Veneto, il reggimento sbarcò in Africa settentrionale nel novembre del 1942 e partcci pò, con la Divisione << Centauro ),, al ciclo operativo nei settori cin:naico e tunisino. Nell'aprile del 1943 il reggimento e la Divisione « Centauro i , si sciolsero. La vittoriosa guerra in Etiopia aveva dato impulso, come abbiamo già detto, alla costituzione della nuova specialità Carrista e l'anno dopo la fine di quella guerra, nel 1937, venne costituito in Siena il 31° reggimento Carristi. Ufficiali e gregari erano animati da sacro entusiasmo e quando, nel 1939, si profilò la minaccia di un'altra guerra, essi avevano già raggiunto un addestramento completo. Il reggimento, incorporato nella Divisione coraz7,ata <( Centauro ,>, nella primavera dell'anno 1939 aveva raggiunto l'Albania. Iniziate nel 1940 le operazioni contro la Grecia, i primi scontri av vennero nelle valli della Vojussa e del Drino e subito il 31° rivelò la sua L'(Hnplcta preparazione . Esso 5j distinse in moclo particnl:irc negli attacchi contro il nodo di Kalibaki, in una lotta accanita che durò una settimana soltanto; ma che causò la perdita di 20 Carri e la morte di I ufficiale e di 20 Carristi. Durante .il ripiegamento il 31~ si distinse nella difesa del bivio di Arini ~ta e poi ancora di nuovo in val Vojussa, contro le forti posizioni tenute dal nemico in difesa della stretta di Klisura. Durante questi combattimenti cadde il Com andante una compagnia Carri, il tenente Ugo Passalacgua, medaglia d'oro alla memoria.
Il 19 marzo 1941 il .31 ° Carri.~ti si trovò impegnato su lla quota 73 1 dì Monastero, attaccandola di sor presa con uomini offertisì volontariamente. L'impresa riuscì in pieno e gJi arditi Carristi tennero ia posizione per pit1 ore: ma , alla fine, dovettero retrocedere perchè il S\1Ccesso non potè n :nirc sfruttato. Alla fin e di..:llo stesso 1rn.:~c la Divisione ,e Centauro » ebbe l'ordine di ra.,oiu,wnc ~" ~ Scutari, 1wll'Alb:111ia settentrionale, f)Cr prepa.
Carri armati in .1/rim
.<rtte 111rio11(1/e.
rarsi alle operazioni contro la Jug-oslavia. Il 6 apri le ebbero inizio le ,,srili1;1 " pn tpi;1tt ro giorni il 31° do\'ette tener testa ai Serbi, che a\·cyano attaccato monte Malsit. Ma, pur avendo brillantemente assolto il w mpìto di ritardare la marcia nemica, le nostre truppe dovdttru ri pit.:gare. Entrarono allora in azione i Carri del 3 1°, che erano schierati a nord del Proni Banush e che inflissero ai Serbi, in due giornate di epica lotta (u e 12 aprile), perdite gravissime, valutate a 1500 morti e ad 800 prigionieri. li Bollettino di guerra del 14 aprile così descrisse lo slancio dei Carristi del 31• :
•< In Albania, nel nord Scutarino, un attacco nemico è stato ~t rnncato dalle nostre truppe che, passate al contrattacco, hanno inflitto all'avversario fortissime perdite ed hanno catturato oltre 500 prigionieri e grande quantità di materiale. In tale azione si è panicolarmente distinto il 31" reggimento Carristi della Divisione (< Centauro ,, .
Ma gli sforzi jugoslavi non ebbero tregua e si rinnovarono il I 3 aprile, nell'imminenza della Pasqua, che fu davvero, per i Carristi del 31°, Pasqua di vittoria e <li sangue. Infatti, nel giorno consacrato alla Resurrezione, la <( Centauro >) passò all'offensiva, preceduta da due battaglioni Carri, il I ed il IV, articolati in due ondate successive; mentre il II battaglione agiva con lo scaglione di riserva. I due battaglioni irruppero n~IJa piana di Kopliku ; ma il nemico, per l'esperienza conseguita nei precedenti combattimenti, rimase in agg u ato fino a che i Carri non furono ad una distanza di appena 200 metri . Allora venne aperto un intenso fuoco contro il IV battaglione, com andato da! tenente colonnelh 7,;ippalà. Ben 13 Carri furono incendiati dagli anticarro jugoslavi ; ma il bagliore delle fiamme <liede nuovo impulso al valore dei nostri e la seconda ondata travolse il nemico e superò di slancio il g reto del Proni That; mentre il b:tttaglione di riserva veniva lanciato a tergo dello schieramento jugoslavo. In questo combattimento per~ero gloriosamente la vit.a 22 uomini , fra i quali il maresciallo Carlo Chimenci, medaglia d'oro all a memoria. Do1x> questa azio ne vittoriosa, la Divisione potè, superando ancora l'ostinata resistenza nemica, entrare in Ragusa e concludere così il ciclo operati vo sui due fronti d 'Albania. Quindi il 31" reggimento Carristi rientrò in Italia, per prepararsi ai nuovi cimenti. Per le operazioni svolte in Epiro, nell'Albania m eridionale e contro la Jugoslavia, alla b:rndiera del 31° reggimento Carri sti venne conferita la m ed:ig lia d'argento con la seguente motivazione : " In ~ei mesi di aspra e cruenta campag na, i suoi battaglioni diedero prova di entusiastica baldanza e di ardente spirito, affrontando form idabili apprestamenti nemici e su perando insidie e difficoltà di terreno. All 'avang uardia, nell'irrompere oltre la frontiera g reco - albane~c ~ulie posir.ioni di resistenz:1; di retroguardia nelle fasi di ripiegame nto. ovunque più violenta era la lotta, non conobbe limiti nell 'audacia e
60 nel sacrificio. Agg irata la grande Unità della quale faceva parte, porrò tutto il g rande, generoso contributo della sua gagliardia nel romocre il cerchio di fuoco creato dal nemico. Pronto ad osare l'inosabile, dopo avere assicuralo con tenace ed ardimentosa azione la difesa dello Scut:1rino. affrontò fortissime formazioni avversarie e, lanciati arditamente oltre il cnn(inc i suoi indomiti reparti, determinava il vittorio~<• c~iw dclh lotta, comacrando col ~angue il fatidi co motto d ei C:1rriqi " Fc rrc:1 mole. i'crrco cuore ,1. - Epiro - Albania me6dion:1lc - Jugo~b\ i:1, :!~ ottobre 1940 - 23 :1prilc 19.p '>. Le ritompnN: indi vid uali , confcrit t: :,i Caduti cd ai superstiti, fu rono: 2 mcd:1g lic d 'oro, 18 d 'ar~cnto e )) di h ronzo. L:1 motivazione della m<:daglia d'oro concc~sa alla memoria del te n<:ntc Ugo Pas~:ilacqua fu ìa sei::uentc: e, Con~-andante di una comp:{gnia di Carri a rmati , da lui crea ta t· forg iata al suo cntmiasmo cd alla sua fede , du rante una fa se cruenta ddl'azione. mancandogli il collegamento con un plotone spinto in ri schiosissima mi ssione nelle lince nemiche, volontariamente ed arditament<.· si lanciava col suo Carro nel cimento, per rendersi conto della situaz ione. Mentre riuscÌ\'a ad avvistare i Carri già colpiti ed immobil!ZZ'.1ti, vrn in r:iggiunto cb granata :ivvcrsari:i , chr ~qmrciava la rnrazza, gli spezzava e maciullava le gambe, feriva il pilota cd un altro uomo dell'equipaggio. In così gravi condi zioni, inci tando il pilota, incurante del dolort>, persiste\·a nel compÌ'.o e si svincolava dal martellamento nemico solo dopo essersi reso preciso conto della sorte toccata agli altri Carri. Riuscito, dopa sovrumani sforzi, a rie ntrare nelle no~tre linee, estremamente indebolito per il sangue perduto, accettava le cure solo dopo gli altri uomini dell'equipaggio. Dopo la dolorosissima medicazione, calmo, riferiva sull'esito della mi ssione; nell'attesa dell 'ambulanza, dava l'addio ai Carristi che lo circondavano, incitandoli a durare e, nel luogo di cura, benchè conscio della fine. volge \·a costanrcmcntc il pensiero al suo reparto e non manifrstava altro dole re che quelio di non poterlo più g uidare alla vittoria. Altre \'olte decorato e ferito. Fulgido esempio di elevate virtù militari e di indomito valore. - Klisura (fronte greco), 26- 27 gennaio r941 ,i. Motivazione della med:iglia d'oro conferita alla memoria del ma.resciallo Carlo Chi menti: « Sottufficiale Carrista di eccezionali qualità, asseg nato ad un Comando di battaglione, chiedeva ripetutamente cd otteneva di assum ere il comando di un plotone Carri_ Ferito da pallottola alla m ano
6I durante un'ardita puntata offensiva nelle posizioni nemiche, rifiutava il ricovero in ospedale, preferendo partecipare ad un'import:111tc a1.ione che ìl reggimento si accingeva ad intraprendere. In testa al plotone ed a sportelli aperti, per meglio individuare gli obbiettivi da raggiungere, si portava per primo sulle posizioni nemiche, seminando il terrore cd infliggendo gravi perdite. Ferito in seguito allo scoppio di un proiettile d'Artiglieria, che danneggiava il materiale cd uccideva il pilota, riusciva a portare il Carro in luogo defilato ed attraverso zona intensamente battuta raggiungeva a piedi Ìl proprio comandante di battaglione, al quale forniva preziose informazioni per il proseguimento dell'azione. Tornato al Carro, che nel frattempo era stato riparato, si gettava nuovamente nella lotta. Colpito ancora da proiettili che immobilizzavano il Carro stesso, uccidendo il mitragliere e ferendo il porgitore, continuava a sparare col cannone, finchè anche (]Uesto rimaneva inefficiente. Respingeva infine a bombe a mano nuclei avversari, che avevano circondato il Carro e lì faceva desistere dal tentativo di cattura, finchè non veniva nuovamente e mortalmente colpito, nel momento in cui il nemico era volto in fuga da altri mezzi corazzati sopragg iunti. - Proni That (fronte jugosla\·o), 15 :Jprilc r941 ,> .
Dopo un periodo di riordinamento nel Friuli il III/ 31 ò fu inviato in Montenegro (estate 1942) per operazioni di guerriglia contro i Partigiani jugoslavi. Gli altri battaglioni del 3 1v Carristi nell'autunno vennero inviati in Tripolitania; ma, dati i grandi pericoli della navigazione in mari fortemente insidiati dal nemico, il reggimento non potè trovarsi riunito ed i reparti sbarcati vennero temporaneamente incorporati in altre Unità già sul luogo, come avvenne per il XVII battaglione, comandato dal tenente colonnello Zappalà, che aveva già valorosamenle rnmbattuto in Albania e che concluse poi in Africa la sua eroica vita (1). Verso la fine dell'anno sbarcarono altri reparti, che ( 1) Anche alla memoria dell'eroico tenente colonnello Salvatore Zappa là, il cui nome è stato poi imposto alla caserma elci I J2Q reggimento Carristi, venne conferita la medaglia d'oro al valore con la seguente lusinghiera m otivazione: cc Figur:i fulg idissima di eroe, che in tutte le guerre, dal 1915 in poi, ha dato continue prove di valore, divenendo con la specialit~ c;irrista un esempio ed un simbolo. In terra d'Africa, coma ndante di battaglione carri M. 13, ricevuto l'ordine di attaccare una form azione cor::iz1.ata avYersaria
62 presero parte ai combattimemi di Maaten Giofer, in Tripolitania. Ma le operazioni nel settore libico si :1rrest:1rono ed il reggimento, date le gravi perdite subite, ebbe bisogno di un periodo di assestamento, prima cli affrontare altri cimenti. Tuttavia, nel marzo <ld 1943, insieme: alla Divisione " Centauro" , le Fiamme Rosse del 31" erano di
li
colonm:llo Sa/1 111/ore Z,1pp,dà, medaglia d'oro alla memoria.
t1:11c11t<'
nuovo in linea per prendere parte alla hatt:1glia del Mareth. Nei dodici !!iomi della lotta il retr<rimcnto si trovò di fronte un nemico ~ b.:> operante sul fia nco s 1111 , tro dello scaglione a\'anzato di,·isionJle, non ostante l'i nfcriorid tc.:.n ìca e numerica dei suoi Carri, con medit:Jta, disperata audacia, conscio del ~uprcmo ~:1crilirìo mi an<h va inco mro per proteggere la coloJ?na, impcgna,·a, a dista n za r:ivvicinara. la formazione ncmira, riuscendo a trattenerla e dando in t;1l modo possihilirà alb D iv isione di proseguire la marcia. Impavido, sollo l"impfaçabile iuo.:ù Jdlc artiglierie nemiche, sebbene gravemente feri to, pcrsistcv:i eroicamente ncll'ìmp:1ri lotta, fino a ch e, colpito a morte, cadeva ml campo , tra il rogo di ben undici dei suoi carri. - El Daba. Egi11:o (A. S.). 30 g iu gno 1942 n.
cento volte superiore, eppure riuscì ad arginare l'urto delle colonne anglo-americane sui capisaldi di El Guettar. Poi tutta la Divisione « Centauro », decimata dalle gravissime perdite, venne scio lta c I • forze superstiti vennero aggregate ad altri reparti. Il 31" seguì la stessa sorte e giunse alla fine della sfortunata c~,mpagna, dopo avere partecipato agli ultimi combattimenti. Come ricompensa collettiva esso ebbe una medaglia di bronzo al valore. Nella durissima battaglia del Mareth, cadde da eroe, fra gli altri, il caporale Giovanni Cracco, alla cui memoria fu conferita la medaglia d'oro con la seguente motivazione: « Porgitore di un Carro M 13, in parecchi scontri col nemico dimostrava sereno e cosciente sprezzo del pericolo, coadiuvando efficacemente il proprio capo-carro. Durante un combattimento contro preponderanti forze corazzate avversarie, non esitava, per aggiustare e controllare il tiro, a rimanere quasi costantemente con la testa fuori dano sportello della torretta. Colpito i.I carro una prima volta da una granata, che uccideva il pilota e feriva lui gravemente alle gambe, pure con la carne martoriata dal dolore, trovava la forza di respingere ogni cura del proprio capo-carro e di caricare ancora per tre volte il pezzo. Colpito una seconda, terza e quarta volta, alla testa, al petto ed alle braccia, cercava di compiere un ultimo caricamento e si abbatteva infine, stringendo ancora in mano le granate, e rivolgendo le ultime sue parole al capo-carro: « Forza, signor tenente! i,. Magnifico esempio di alte virtù militari, di sublime senso del dovere. Bordj (Tunisia), II aprile 1943 ».
Il 33° reggimento. Venne costituito nel 1939 con sede a Parma e con la seguente formazione: Comando di reggimento; battaglioni Carri L, IV , XXII, XXIII e XXXII. Nel 1940, inquadrato nella Divisione corazzata ci Littorio )) , partecipò alle operazioni sul fronte occidentale (Piccolo S. Bernardo), subendo perdite ed ottenendo ricompense al valore. Nel 1941, il IV battaglione venne sciolto per rinforzare gli a ltri tre ed il reggimento, sempre con la Divisione ,e Littorio >>, prese parte alle operazioni sul fronte jugoslavo. Nel maggio 1941 i tre battaglioni rimpatriarono e poi vennero inviati in Sardegna ed in Corsica. Il 33°
h1 sostituito nella Divisione ,, Littorio >• dal r3.3° reggimento Carri sti e rientrò al suo deposito di Parma.
Il 13 1° reggimento. Fu co~1i1uito nd VcnL"to. dura nte il ~ccondo anno di guerra e i11 izi:ilnirn1c for m at<.> con rcp:irti dei reggimenti 3° e 4". 1)01:11 0 di C:1rri Rcnault e Somua , fu succcssiv:i mente riorga11 ì1.z.1to c c111 111 .11cr iak i1ali :1110 cd i,wiato in Africa Sl'ttcntrionale, do\ 'C, it1lJU,ulrato nella Divi\ionc corazzata ,, Centauro partecipò alla eamp:1gn.1 in Tu nisia. l',!, 11'.ipiik: ciel 11)43 il rcggi n1 rnlu venne sciulto ( 1). \TI111l'
)I ,
Il 132·· reggi mento. Vrn nc costitu ito nel 19.p nella zona di Elnet-Lasga, lungo la pista Berta - El IVkrhili. Fnrrna?ionf' nrìginari:1: compagni:i c0mand0 reggimentale (provrnitntt: dal f Carristi) e 3 battaglioni Carri M r 3/ 40 (VII. VlU, IX), §!Ì:1 del y ·. Comandante il trncntc colonnello f.miho ~faretti, proveniente anch'egli dal 32". Lo stt:ndardo dd 1J2'' n :ggi mcnto Carri M (< Ariete n ebbe conferita l:1 mcdagli:1 1foro al valor militare. Dopo un periodo di addestramento e ripetuti spostamenti , il reggimento ebbe il battesimo del fuoco a Bir d Dlena cd il 19 novembre 1941 a Rir cl Cohi dovette sostenere, contro forze corazzate nemiche, un accanito combatti mento, che riuscì vittorioso, anche se il successo venne otten u to a prez,.o di gravi perdite, compen sate da quelle in~ flitte al nemico : 40 C::rrt nem ici \'ennero, infatti, pesti fuori combatti mento con tro 34 dei nostri. Un alt ro con1hattirnento il reggi mento ~osten ne, nei giorni 29 e 30 novembre. a Sidì Rezegh, subendo sensibili perdite; ma costrin( 1) Per ulLcriori not1z1c sul reggimento si consulli uno d ei capitoli scgucmi nel quale vengono r ic:onlatc le \'iccn dc del la Divisione «Centauro» e si vcùa. nella ~ccon<la parte dd presente , ·olume. q uanto " iene ricordato :1 proposito della rcsistcn z:1 d ella 1' t\nn at:1 itali:1n:1 in Tuni~ia,
gendo il nemico a np1egare. Quando, nel dicembre, fu ncn:~sario occupare la quota 204 di Ain el Gazala, la battaglia si concluse con una nuova affermazione dei nostri Carristi. Pochi giorni dopo, nel gennaio del 1942, ripresa la nostra offensiva, iJ 132° dovette mettersi m marcia per raggiungere i propri obbiettivi ed il 17 gennaio giunse ad Agedabia, dove i battaglioni si sistemarono a difesa, per riprcn-
li passaggio di un fosso .
dere il giorno 23 l'inseguimento del nemico. In guella giornata cadde il tenente colonnello Anselmo Burtafuochi, Comandante il lX battaglione. Il reggimento continuò poi la marci:'! , contribuì a costringere alla resa il forte di Sceleidima ed il giorno 24 gennaio entrò in Bengasi liberata . ll 27 marzo, dopo un periodo impiegato a riorganizzarsi, il reggimento raggi unse la zona di Rughet el Atash, dove, con un violento scontro, indusse il nemico ad arrendersi. Vennero fatt i prigionieri anche un generale e tre colonnelli. Da parte nostra rimasero feriti, tra gli altri, il Comandante del reggimento, tenente colonnell o Maretti ed il tenente colonnello Pasquale Prestisimo nc, poi decorato
66 di medaglia d'oro al v:il<m..: . Al Maretti successe nel comando il maggiore Luigi Pinna. t\ci me~i di 111aggio e di giugno i nemici tentarono più volte la conlp1i~1a di Trig h Capuz:w ed il reggimento prese: parte agli accaniti rnm battimrnti, con i 1.-1u::ili il 14 giugno i nemici furono final111 c: 11tc: costre tti :1 desistere dall 'impresa. Il giorno 16 giugno il 132°, clic ave va avu to posti fuori combattimento oltre 80 carri, lasciava la w n:i pc:r av,·i:,rsi a nor<l - est di Bir cl Gobi. 11 .!O. dopo avere ricevuto l'ordine di concorrere all'investimento della pi:1zz:iforte di Tobruk, non appena gli Italiani ed i Tedeschi ,l\·:1nz:1ro110 con tro gli apprestamenti difensi\'i inglesi, furono proprio i C:1rri del 13 2'' che. attraverso un varco aperto nella cinta fortificata, o perarono una sorpresa contro i fortini 50 e 53. concorrendo così alla liberazione di Tobruk, per continuare quindi l'inseguimento d<:gli Inglesi. Il reggi mento si trovava all'estrema destra delle forzt· italo - tedesche e, benchè i suoi Carri fossero ridotti di numero e di efficienza , continuò ad avanzare ed a combattere fino :t tiuando, il 5 luglio, venne sostit·uito cd in\'Ìato ad El Daba per ric1rl:!:inizz:irsi. Dopo appena dieci giorni il reggimento. forte di cento C:irri e fnrm;1to ,on i batt:,g lio ni XI e XII. ritornò in linea , dove. dopo pochi giorni, \·enne rinforzato dal battaglione XV CirriM. :'\lb fine di agosto furono ripre\c le azioni contro il nemico, per romperne b resistenza ad ovest di Ak~sandria d'Egitto. La vittoria sembrava prossima, quando, per il siluramento di molti piroscafi, i n-ggimenti non pote~ono ricevere i necessari rifornime.nti , mentre gli Inglesi dispone\'ano di sempre nuove forze, le sorti della guerra finirono con l'esserci av\'erse cd il 1.32" fu costretto a tornare sulle linee di partenza, decimato dall ' Aviazione nemica. Quando gli Inglesi iniziarono la loro grande controffensiva il reggimento dovette lìm ita r,i a sostenerne gli attacchi , per tentare di arginarne l'impeto, e ~li ,,c.: ss1 nemici riconobbc.:ro. nei luru Bollettini, il valore: dei Carristi. G iunto l'ordine del ripiegamento, il reggimento disponeva <li pochissimi Carri e di pochi uomini. Tutta\'Ìa venne di nuovo riorganizzato prcs~o Tobruk ed inviato nella Sirtica ; ma il r dicembre del 1942 fu sciolto ecl i superstiti vennero inviati al Villaggio Corradini. a sud di 'fripoli , dove fu costituito il battaglione controcarro <• Ariete )>, che continuò a combattere anche in Tunisia. Le p'-'rdite del r:,:2· Carristi, acccrtat<.: fino al 3 luglio I<)42, furono: caduti 219, feriti 422, dispersi 497. 0
Il reggimento ebbe conferita la medaglia d'oro al valore con l.1 seguente motivazione: (< Poderoso strumento di guerra, fuso in un unico blocco di macchine, energie e cuori, iniz iò sul suolo marmarico la sua vita di dedizione, di sacri fìcio e di vittoria, recando con la più severa preparazione l'ardore puro deU'ideale e della giovinezza. Truppe di conciuista e di gloria, lotte titaniche di corazze contro corazze, Bir el Gohi. Sidi Rezegh; munitissimi capisaldi smantellati e travolti, quota 204 di Ain d Gazala, El Duda, Bir Hacheim, Dahar el Aslagh; inf.atic:-t· bile pulsare di motori, ansia ardente di incalzare sempre più il nemico battuto nelle nostre terre ed in ritirata verso l'est oltre i confini , da Tobruk a El A\amein. Affrontò sempre un avversario agguerrito e superiore per numero e porenza, lottando incessantemente in ambiente: naturale fra i più inospitali della terra; due volte si immortalò nella gloria dell'offerta estrema, due volte risorse più forte per virtù di Capi e generosità d~ gregari. Nell'unità morale dei Caduti e dei vivi dimostrò saldezza e compagine degne del lo spirito eroico d ella razza e delle più belle tradizioni millenarie dell'Esercito italiano. Bir el Gobi, 18 novembre 1941. El Alamcin , 3 luglio 1942 ». Le ricompense individuali fumno: 3 tn<'cfaglie d'oro, dell<' quali :2 alla memoria, 50 m edaglie d'argento, delle quali :24 alla memoria, e 6 medagli e di bronzo. Le tre medaglie d'oro ebbero le seguenti motivazioni, leggendo le quali non si può provare un senso di commossa ammirazione. Sottotenente Pietro Bruno , X battaglione Carri 14/ 41 (alla mem oria): ((, Comandante di plotone Carri M 14/ 41, con indomito valore tracciò ai suoi equipaggi la dura via della vittoria e del sacrificio . In azio ne di ricognizione o ffen siva, ;;ttaccato cb numerosi mezzi corazzati avversari, ·,tifa testa del suo rep:::rto, accettava l'impari lotta, sop· p<rendo aJl'csiguità numerica con abili, temerarie manovre. Renchè ferito alla ~palla destra, protraeva con ammirabile tenacia la violenta ::.zionc 1 fino al tcrmi_ne dell'ardua missione. Rifiutava quindi decisamente d 'essere avviato alla hase, in previsione del nuovo impiego dei rnoi Carristi. li giorno successivo, impegnato in aspri scontri contro rnvcrchianti forze corazzate, sosteneva, pur essendo minorato fisicamente, il formidabile urto, alimentando, con la sua serenità e la sua fermezza, lo spmto aggressivo degli equipaggi. Prescelto per la sua
68 abituale ardite7.za a proteggere la manovra di sganciamento del battag lione rni apparteneva, si lanciava d ecisamente col suo plotone, rinforzato da una sezione di semoventi , sul fianco del d ispositivo avverrnrio. Conscio e lìcro della g rave missione affidatagli, sdegnando ogni personale pericolo, si sporgeva dalla torretta, incitando gli equipaggi a più serrata lo tta. Più volte in vestito dalla violenta reazione di fuoco :ivvcrsario, insisteva nell'az io ne, infliggendo gravi perdite al nemico, sorpreso cl:i tanto ardire. •< Fni to :ill:1 fronte da scheggia di granata, rimaneva al suo posto di do n :rc, persiste ndo nella disperata azione. Colpito in pieno il ~uo mezzo co razzato, trovava gloriosa fine nel rogo del proprio Carro, divenut o li:immt:ggiantc bara della sua giovi nezza generosa ed ardita. · Bir cl Abd - Africa ~c:uen t rionalc, 3 - 4 nuvtmb rc J<)42 n . C:1por:1k Giovmmi Sccchiaroli, VII[ battaglione Carri (all a mem o ria): " ~l itr:ig l ie re <li un Carro M 13, g ià distintosi in numerosi combatti menti JlLT :1udacia e sereno sprezzo del peri colo , dur:i.nte un attacco .1 mun iti.,~ima posizione n emica, pur essendo fe r ito cd unico \'i w 111t· ; 1 iinrdo. continuava a fa r fuoco dai C ;1rro immobilizzato sulìc \'ici1 1i ~~ i,rn: posiz io ni nemiche, finchè un nuorn colpo an tiçarro non io f n i,·a a mo rte. Raccolto in fin di vita, mentre ancora stringeva le !'nitragiic.:rc ron:nti , rifiutava dì essere trasportato ad un ospedale da cam po e, con l'ultimo anelito di vita. riusciva ad es primere al comandant e l:1 l)i,·i~ione, che visita\'a i feriti. la gio ia di aver dato se stesso alla P.itria e la certezza incrollabile nella vi~toria delle nostre armi . - Bir H ac heim - A f rica settentrion ale, 27 maggio 1942 ,,. T enente colo nnello Pasquale Pre.<tisimonc, comandante del IX battag lione Carr i M t 3/ 40 : ,, C ò manda11t1: di h,tttag liDnc M 13/ 40, vinta I'acc:rn ita r esi~tcnza d i du e r c~g-im enti co razzati dislocati sa l<lam entc a d ifesa , con slancio e coraggio mirabili proseguiva l'attacco, sotto l'intenso fuoco, supera ndo va:-ti cam pi minati cd, alla testa dei suoi Carri, r iusciva a penetra re in alt ro caposaldo, tenacemente difeso da una Divisione. Si slanciava, quindi, benchè più volte ferito, sull' Artig lieri a av versari a fino alle minime di stan ze, malgrado cl1e i.1 suo Carro fosse stato seriamente danneggiato. Per non sacrificare l'equipaggio, lo faceva discend ere dal Carro stesso cd , ancora non domo, da solo continuava
l'impari lotta, finchè, ferito per la nona volta, cadeva png1on1cro nel suo Carro frantumato. « Eroico comandante, che ha saputo vincere e sacrificarsi per tenere alto l'onore delle armi italiane. - Rughet el Atash (Bir Hacheim), 27 maggio 1942 >>.
Il 133° reggimento. Costituito nel 1941 nella zona di Pordenone, esso ebbe la seguente formazione organica: Comando di reggimento; battaglioni X, Xl e Xli, tutti forniti di Carri M 13/40 ; compagnia contraerei mitragliere da 20 mm; compagnia riparazioni e ricuperi. Il personale e specialmente gli ufficiali vennero tratti dal 33° reggimento Carristi, con il quale il 133° ebbe in comune il deposito di Parma. Dopo un periodo di addestramento nel Veneto e nelle Puglie, il reggimento, asscgr.ato ;illa Di,risionc corazzat:i « Littorio )) ' si trasfer1 in Africa settentrionale. Il materiale venne spedito per via mare e parte del personale (u mandato per via aerea. Durante la traversata il Xll battaglione Carristi venne affondato. Gli altri due battaglioni, appena sbarcati in Africa, vennero assegnati ad altre Grandi Unità e precisamente: il X battaglione andò a rinforzare il 132° reggimento Carristi della Divisione corazzata « Ariete n e l'Xl battaglione rinforzò la Divisione <<Trieste ». Mentre il X battaglione combattè col 132° reggimento Carristi, merita una particolare menzione l'XI battaglione che, operando con ia Divisione motorizzata ({ Trieste >1 , si comportò eroicamente. Le perdite subite dal battaglione ~ il cui comandante, maggiore Gahriele Verri, restò gravemente mutilato durante la battaglia di El Alamein ~ assommarono a 6r morti, 29 feriti e 72 dispersi.
V.
LA DIVISIONE CORAZZATA " CENTAURO »
Nd capitolo precedente ricorrendo ad ogni fonte atte ndibile e non 1ra~c ur:111 do di interrogare gli stessi superstiti, abbiamo raccolto, con tu era la di ì igcnza della <1uale ~iamo c:-ipaci e col più profondo ca mcra tiqn o. ruttt: le notizie, purtroppo spc~so framme ntarie e c1uasi scmpn: incomplete. c he si riferiscono alla fortunosa e spesso gloriosa \·it:.i dei regg im enti Carri~ti. nel difficile tentativo Ji ri costruirne la Storia . Dar a b man can za di una sufficiente documentazione, non possiamo ritenere. purtroppo. d1e tale tentativo ci abbia procurato tutti i ri~11lr;nj dw 'l"T;1v;11nn: m:1. per offrire :1i lettori qu:1 klic :iltr:1 no ti zia. profitteremo dclk occasioni di menzionare ,!llcora i reggimenti Carristi e h(" ci \·crr:urno fornite dal ricordo delle Grandi Unità corazz:itc:: ricordo al c1u:1! c dedichiam o questo capitolo e lluclli seguenti.
La I brigata corazzata. fl 1 .. giug no 193G tra stata costituita la I brigata motornc:ccanizzata , che un anno dopo, opportunam ente modificata nella sua formazione organica, si trasformò in I brigata corazzata , il cui Quartier G en e rale ebbe sede a Siena, presso il deposito del 5° rc:ggirnento Bcrs:iglieri. Essa era costituita dalle seguenti Unità: 5" reggime nto Bersaglieri motorizzato ; :.;i-• reggimento Fameria Carrista: I batte ria mitragliere da 20 mm.: r compagnia deT Genio. Il 20 aprile H)39 la l brigata corazzata, con l'aggiunta di altre U nità delle diverse Armi, costituì b Divisione corazzata ( < Centauro 11 composta dei reparti appres~o indicati:
71 5" reggimento Bersaglieri; 31° reggimento Fanteria C:1rri~, :i : 131° reggimento Artiglieria; 131• compagnia mista del Genio: 1 { ' . autoreparto misto ; 131·' compagnia di Sanità; 131a sezione Sussistenza; i9' ed 8oa sezioni Carabinieri. Il Comando della Divisione <• Centauro >i venne af fìdato all'allora generale di brigata Giovanni Magli.
La Divisione
«
Centauro ».
Trascorsi a Siena i primi giorni dopo la sua costituzione, la Divisione venne mobilitata ed inviata in Albania. Sbarcata a Durazzo. essa si trasferì nella zona di Tirana, da dove, co1npktati i suoi dfcltivi, raggiunse, nell'estate del 1940, la zona Klisura - Tepeleni - Arg irocastro e, verso la fine di ottobre, i confini con l'Epiro, per partecipare alle operazioni contro la Grecia. Dopo essersi inoltrata con una colonna principale (~1° reggimento Fanteria Carrista, XXII battaglione Bersaglieri motociclisti e XXIV battaglione autOpùrtato, 2 pezzi del 131° reggimento Artiglieria) in valle Drino e con 11n;1 colonna ~econdaria, al comando del colonnello Solinas, in valle Vojussa, la Divisione sostenne con la colonna principale la Divisione « Ferrara » durante l'investimento e l'occupazione di Kalibaki, per proseguire su Negresez - Janina; mentre la colonna secondaria doveva occupare i ponti sulla Vojussa, convergere al nodo di Kalibaki e qui riunirsi alla colonna principale. Dopo avere partecipato all'azione della Divisione « Ferrara " con un battaglione C:2rri ed un battaglione motociclisti, la Divisione passò il Fitoki e si concentrò ad ovest della stretta di Kani Delvinaki. Ricevutone l'ordine, la << Centauro )) il 2 novembre attaccò i Greci sistemati a difesa nella conca <li Kalibaki ed occupò a viva forza Kovros, Coriza e San Nicola, per riprendere il giorno 4 l'attacco contro una for te sistemazione difcnsi\·a ellenica. La Divisione rinnovò i suo i attacchi anche nei giorni 5, 6 e 7 novembre; riuscì a passare il Kalamas e proseguì nell'azione verso q. 790 e le alture di Sant"Attanasio: ma ostacoli attivi e passivi e profonde strisce di reticolato ne arrestarono l'impeto. Tuttavia e~s.i n> spinse due contrattacchi ed i Bersaglieri gareggiarono con i Ca rri sti nelle più difficili prove di ardimento. La Divisione ebbe 14 Carri colpiti in pieno, 8 impantanati nelle paludi fra il Korm()s cd il Kabm as, r ufficiale e 39 uomini uccisi, 8 ufficiali e 180 g regari feriti . 7.
72 Sulla battaglia di Kalibaki, svoltasi dal 31 ottobre all '8 novembre 1940, reputiamo o pportuno riassumere un diligente studio del tenente colonnello Pictrn Pallotta (1), pubblicato nel settembre 1954. " 11 28 oll<,brc 1<)40 il Corpo d' Armata del la « Ciamuria >) iniziava b sua offcmiva in Epiro, dal Pìndo al mare. Esso disponeva dì 26 battag lioni di F:rnteri:i, 4 battaglioni Carri armati da tre tonnellate e nH:zz:1. :mn:it i di sole mitr:1gliatrici, 12 squadroni di Cavalleria, 57 h:111ni c delle qu:ili 15 di medio calibro. " I. ·:l\'\T r~:1rio opponeva 2 1. battaglioni con artiglierie leggere e po:1111 i. ~c liicr:iti su posizioni dominami e saldament e organizzate a difo .1. l'.1r1irnl:1rmcntc robuste era no le posizioni che sbarravano 1a mt:ihik pri ncipale di fonina in corrispondenza del bivio di Kalibaki. T.il i p:" 1/.iu 11i d111l1Ìtwvano .la sottustante piana ed erano organizzate rn n opnt: campali , consistenti in postazioni cli armi automatiche cd artiglin it· :111chc in caverna, trincee, reticolati, ostacoli anticarro. · , <·011tro queste posizioni agivano la Divisione di Fanteria (< Ferrara " (di w battaglioni, r battaglione mortai, 2::; batterie. delle quali , ;, tl1 m edio calil~ro) e la Di vi~ione corazzata ·1, Centauro " che, in tl·.il1.'i. n.1 una semplice brigata motomeccanizzata (2 battaglioni Ber,aPlic ri 1111 o por1;1ti. l hatt;1glione He rs;1glic•ri 11w1w iclisti , 4 hattaglinni d: t ·.1 1ri lcg-gcri, 6 battnic di Artiglieria autotrainate). , All:t ,, Fn rara ) i cd alla ,, Centauro >, si opponcv;mo 1'8a Divisin11 1· ,l i F:111tnia greca (9 battaglioni , 6 b:itterie di Artiglieri:1 d:i mo n1.1g 11:1) e Li .f brigata (6 b:1ttaglioni, 2 batterie dì Artiglieria da rnun1:1g11 :1e di J\rtiglierie pesanti). Erano perciò 13 battaglioni di Fanteri ~,. che andavano ad attacc11ne 15, sistemati in posizioni organizz:1tc e dominanti. " Il ~ 1 ottobre la Divisione Ferrara ;> inizia\'a l'attacco su tre colon ne. Due colonne, agendo a cavallo della rotabile p:-:r Janina, tendevano :1d agg irare il bivio di Kalibaki da nord e da sud. Quella di sini~tra punta,·a per la collin:i del Profeta Elia sulla quota 454 a nord ci i K:i lili:i ki ; quell a di destra :ittraverso b pi:m:1 de! Kabmas puntava su Paliob stro. Una terza colonna (Trizio - Solinas) effettuava un largo aggiramento da nord. in direzione d ella quota 1090 che dorn i n;l\a K:il ihaki. ,, 11 maltempo imperversante ed i tiri continui cd aggi ustatissimi delle batterie nemiche , fra le qua.li alcune da mo/ 42, che la nostra 1(
( 1)
P1 F.TRO
PALLO't TA:
rc Kalibaki
1940 •
P etriwock,1
I<l.p -
Scnio e San ter-
no 1~,145 ", in l?ivista :\Jìlitarc, anno X, llJ54, fa sc icolo d i scttcmbrr.
73
Ar~iglieri~ non poteva controbattere per la meno lunga g ittata dei suoi pezzi, rendeva no assai le nta e difficile l'avanzata >) , _Ment~e la col~mna Trizio - Solinas faceva limitati progressi a ca u sa. d_1 tre 111~erruz1oni presso Ano Ravenia e del fuoco d ei pezzi n c1mc1 postat1 sulle quote 1o6o e 1090, il 1 ° novembre venivano fatte avanzare le Unità Carristi della •( Cc nt:iuro » e le artiglierie di mc-
C(lrro armato :\1 26 ( Perskory) i11 disct'S<1.
dio calibro, rim aste ind ietro per le interru zioni stradali. Lo stato del-
le strade e l'attività d ell'A viazione greca rallentava n o il movime n to. Il 2 nove mbre, rimessosi il t empo, la (( Centa uro ,1 a ttaccav:1 ~u tre co lo nne a destra dc:lla l• F errar a)•, per aggirare da q uesta parte ie difese di Kalibaki, e la ,, Ferrara >• continuava la su a azione aggirante da nord - est contro la quota 1090. Veniva con segui to quaklit: orogrcsso: ma la posizione dì resistenza nemica n on e ra intaccata. ' • Il ~ovcmbrc, per tutta la giornata, le colo nne d ella " Fcrrar:1 " 3 e della (<Centauro" prosegui vano i loro attacchi . Carristi e m otm:i-
74 di sti - scri ve il Pallotta - g iungevano d 'impeto al bivio di Kalibaki; m a la n:azio nt: nemica aumentava d 'intensità e non consentiva ulteriori progrc~si. L'azione d.e ll a " Ferrara " urtava contro un triplice ordine d i trincee e di reticolati co n pochi risultati, alla cui scarsczz:1 no n i:ra t:stranco il mancato contributo del nostro bombardamento :1crco (promc~so, ma non effettuato perchè l'Aviazione di Alh:rn i:i n:i i111pt:g11:1ta contro l'offen si va greca nel Korciano), mentre l' A,·i:1zio11c g reca aggravava, con la sua efficiente presenza, b già prcc:iri.1 ,i tu:1 z.io11t: delle nostre Unità attaccanti. Finora i combattimenti erano costati alla ,, Ferrara ,, due comand.1nt i di kittaglionc caduti sul campo e circa 400 uom ini fuori comh:11ti11H:11to; la 1< Centauro,, ne aveva perduti circa 3 00. Il 5 novembre l'attacco veniva rip-reso. Mentre la colonna Trizio continuava ad operare sulla sinistra in direzione di quota rn90, il grosso della Divisione << Ferrara ,;, costituito da 5 battaglioni Fucilieri, d:il battaglione mortai , da un gru ppo di Cavalleria e da una comp~•g nia motociclisti, appoggiati da 84 pezzi di Artiglieria, attaccava le posizioni greche al centro ed a destra. A destra della ,, Ferrara l , agiva nuovamente la <<Centauro >•. Anche questa volt;1 1':ippoggin .1ercn er;1 S<·an:issimo pr rchè il 5 novemb re la nostra Avi:izione 11011 potè intervenire che con tre apparecchi ; il g iorno 6 con tre o quattro ondate d i 3 apparecchi, la cui azione 110 11 na ben coordinata con l'attacco da terra. Per quattro g iorni consecutivi le nostre Fanterie, il cui morale si era rnautenuto altissimo non ostante i duri disagi e le perdite, rinnovavano i loro attacchi, senza che, per la m ancan za di mezzi idonei, per la saldezza delle posizioni e l 'intensità della reazione avversaria, i loro sforzi riu scissero a conseguire ri sultati apprezzabili. Gravi e rano le perdite in uflìciali e truppa cd il g iorno 8 l'az ione veniva sos1x:sa per evitare ulte riori, inutili sacrifici ai valorosi reggi m enti della " Ferrara ,, e della ,. Centauro " , che si cr:rno prodigati o ltre ogni lim it,· di rc~i,tenr.a.
Sospesa la nostra offen siva in Epiro, ebbero inizio la battaglia difensiva cd il ripiegamento. Il 15 novembre la e( Centauro 'J , rinforzata da due battaglioni del 2 ° reggi mento Bersaglieri, respinse ripetuti attacchi di forze nemiche preponderanti e, non ostante le g ravi perdite, la tenacia dei Bcrsa-
75 glieri e dei Carristi si oppose eroicamente ai Greci per più giorni di accanitissima lotta, durante la quale gli attacchi si susseguirono ai contrattacchi; ma il nemico, che tentava di scendere dai costoni di quota n29, venne sempre arrestato, con l'efficace concorso del fuoco del 131° reggimento Artiglieria. La notte sul 2.1 novembre il nemico tentò di aggirare l'ala sinistra del nostro schieramento e la « Centauro » dovette ripiegare fino al quadrivio di Kani Delvinaki, dove oppose al nemico una nuova, strenua resistenza, fino a quando il minacciato aggiramento si effettuò ed i Greci estesero la loro offensiva fino al bivio di Arinista. Il Comando della Divisione inviò allora due compagnie Carri e due plotoni anticarro sulla rotabile; mentre elementi del Genio, con un impetuoso contrattacco, costringevano gli attaccanti a diminuire la loro pressione. Un secondo contrattacco, effettuato dal XXIV battaglione Bersaglieri, riuscì a scacciare i Greci da quota 597. Alla sera venne oròinato un breve ripiegamento; ma, mentre i reparti si ritiravano tra le pendici nord - occidentali di quota 597 ed il bivio di Arinista, i nemici effettuarono un attacco notturno, respinto il quale , i Bersaglieri ed i Carristi, compiendo prodigi di valore, riuscirono ::i disimpegnarsi ed a schierarsi prima sulle posizioni fra Zavroko, Arinista ed il Fitoki, poi sulle alture di Kakavia e quindi sulle posizioni di Bularat - Vervat. Il nemico rinnovò continuamente .i suoi attacchi; ma la situazione venne sempre ristabilita con impetuosi contrattacchi e con l'efficacissimo fuoco deU' Artiglieria. Lo stesso si verificb per un nuovo attacco dei Greci contro la zona di Profeta Elia, anch'essa teatro di accaniti combattimenti. Intanto altre forze nemiche, avanzando per monte Luria, Monodendri e monte Murzine, costringevano le truppe che occupavano quelle posizioni a ripiegare e minacciavano da tergo i reparti della " Centauro n che, riunite le sue forze nella zona di Giorgiuzzati Grapsì, res pinse il 4 dicembre i nuovi attacchi. I Greci rinnovarono ostinatamente le loro azioni anche nella notte successiva e la Divisione, difendendosi tenacemente, si schierò il 7 dicembre sulle posizioni di Policastro. lnta nto i due battaglioni del 2° reggimento Bersaglieri venivano mandati a Dragati, aJle dipendenze del XXV Corpo d'Armata e. non ostante la diminuzione delle sue forze , la Divisione (( Centauro )> dovette proteggere il ripiegamento delle Di visioni <' Ferrar::i ,, e 1, Modena )) , sostenendo, per assolvere il difficile compito, altri accaniti
combattimenti e porta ndosi pùi sulle posiz ioni di Tepeleni, pronla ancora, anche se deci ma ta ed esausta, ad affro ntare nuove prove. Per k opcr:izioni C(llllpiutc fino allora il Cornancfantc l' u " Armata. grncralc Geloso. rivolse ai combattenti della '< Centauro)' il suo elogio con la scgw.:111e lettera in data del 4 dicembre, indirizzata al grncr;tlc M;1,t! li: " Caro Magli, ho seguito e seguo, con affetto di comanda 11t c cl ic ha ben conosciuto i reparti d ell a " Centauro >•, guanto :l\'C tc cumpiu1 u. Ve ne sono g rato : il nemico dc\'C presentare le armi .,i ,:ilo11,~i Bersaglieri , Ca rristi , Artiglieri della ,( Centauro ;, . .. \ 'i ,·liinlc n\ ancora duri sacrifiri : lo yuolc l' Italia! .. Sono ~iruro di tutti Voi e mi aL:guro d i condur\'i alla Vittoria 1111:,lc. che con sim ili sold~iti è si cura . . . ~d!':ibhraccio che ri mando com pren do tutti i tuoi valorosi .. _
Ricord iamo ora k opcra zìo11i del la colonna del colo nnello S0li11a~, com a ndante il 5" reggimento Bersag lieri; colonna dclb quale L1 ( n ·:111 0 p:irte il X[V bau aglionc Bcr~agliui autoportato, un battaµfom c Carri, u na com pag nia motocicli sti. I gruppo del 1_p '' Art ig lieria ( 1) . [1 28 ottohre 191.o r cp:1ni dclla rolonna Solina~ and aro no a rinforzare un lia11agliont'. che occupa\':t il ponte d i P::r;1ti sul S:1randap:irc~, raggiumern le m \'i nc del po nte d i Mcsoghefaa sulla Vojus$:1, fo n o s:1ltarc dai Crec:i cd occu p;1ro110 le alture di Mclìsopetra cd il p:,ntc di Bur;1:u ni, :1nc h'c,so sul l:t V:i ju-:-,a , per proseguire ver~o Ost:1nìza. che venne occupat:1 il 29 ottobre. lì X [V battaglione Bersaglieri puntò su Zaraplani-Alizoti e proseguì s11 \fovron mi - Kalibaki. P er far p:1~~arc i mezzi corazzati della colon 11a ~i tc nt,ì L cosiruzionc: di u na portiera presso il distrutto ponte di ;\·k ~oghdì ra e di un ponte su ba rche a valle di Mesoghdira ; ma la Vojm , a in pirn:1 d istrusse ogni cosa e l'Artiglieria cd il carreggio dc:l la rnlo11na r(.'sla rono sull a spon<b destra del fiume. Dopo :m.:n: respinto le forti resistenze dei G rc::ci a rnd di Al iwti n l C-N' r, i cnlle!_!ato con la l'Olùn na del colonnello Tri1,io della Divisione .. Fnr;1 ra· >•, lo sraglione d'avanguardia riprese la m arcia verso Ka lih:1 ki: ma (u :n rcstato da una interruzione stradale. { 1) Per tJU:llltu ri guard;1 il '5'' rq!ginwlllu lkrsa_glicri e la colo111ia Solin:h. il knorc cons11lt i il \' li ,·o Iurne della " Storì:i delle Fan terie [t:ilia ne ,·.• volume dcd ic:Hu ai Hcrsagl icri.
77 Il colonnello Solinas voleva attendere l'Artiglieria; ma la marcia riprese il 19 novembre, mentre la rotabile di Kalibaki era battuta dai cannoni nemici, il cui tiro il 2 dicembre costrinse a fermarsi il XIV battaglione, che aveva raggiunto le pendici di quota 1201. Le compagnie motociclisti 3" e 4", che erano riuscite a prendere contatto con la colonna della Divisione operante in val Drino, ben presto seguita dal battaglione Carri e dal Gruppo di Artiglieria, dovettero accorrere nella zona Konica - Burazani per opporsi ad una minacciosa infiltrazione nemica, rafforzare la nostra difesa di Perati e proteggere il tergo del XXV Còrpo d'Armata. Il colonnello Solinas rimase n ella zona di Alizoti col XIV battaglione Bersaglieri ed un Gruppo di Artiglieria inviato dal Comando del Corpo d'Armata e, dopo qualche giorno, ebbe anche il XVII battaglione del 2 " Bersaglieri. Tali forze dovevano proteggere il fianco sinistro dello 5chicramcnto del Corpo d'Armata e sorvegliare le provenienze dal Voidomades e dall 'alta Vojussa. Il 15 dicembre il nemico aumentò la sua pressione ad est di Alizoti, costringendo la colonna Trizio della Divisione 1< F errara », minacciata di accerchiamento, a ripiegare su M avrovuni. Il giorno 16 i Greci attaccarono il XVII battaglione Bersaglieri che, dopo una strenua resistenza, fu costretto a ripiegare sulla linea quota 638 - quota ro27 di Zaraplana - quota 836 di Lamari (1), IiJ1ea che venne attaccata il r8 dicemhre dal nemico, il quale riuscì a rompere lo schieramento dei Bersaglieri in corrisponde-nza di quota 1027 e continuò gli attacchi a nche il giorno 19, m ettendo i Bersaglieri in una critica situazione, anche perchè i pezz i di Artiglieria avevano esaurito le munizioni ed il Gruppo cannoni da 71 / 27 della testa di ponte di Burazani no n poteva intervenire. Minacciate sui fi anchi, le superstiti forze del colonne.Ilo Solinas si portarono a Lakanokastro e, trovatala sgombra, proseguirono verso Vesane, dove si unirono ai reparti della Divi~ione (•. Ferrara )• e vennero subito impegnate dalle fo rze nemiche attaccanti. Si or<•anizzò allo ra uno sb.arramento sulla linea Pontikatcs - 1r)0nb le di Kaltiri , lluota 877: sbarramento contro il quale i Greci cozzarono dal 22 al 2-7 din:mbrt con auacclii accaniti, ai l!uali i pot"hi reparti dell.a (< Centauro \) resistettero valorosamente fìno a quando ebbero l'ordine di ripiegare sul rovescio del co~tone che Ja cippo 2 ) (r) Per g li episodi rìg u;1rd :111ti !"impiego dei ba11:aglioni lk rs:1glicri ddl.1 Divisione "Centauro », ~i consulti ìl VII volume dì tiuc st.'opcr:i. dnlicalo :i p punto ai l:krsaglìeri.
78 scende sulla sella di Radati, da dove andarono a riunirsi, il 4 dicembre, alla colonna principale della Centauro l, , al bivio di Argirocastro. Rimasero a difesa della testa di ponte di Perati soltanto pochi reparti che. con la loro tenacia, riuscirono a ritardare l'avanzata dei G reci e perm isero il ri piegamento delle nostre Unità fra l'alta valle Vojuss;i cd il Sarandapores. (<
A ppena riordinatesi e rice vuti nuo vi mezzi nella zona di Turano, le Unit~1 delìa Di visione <, Centauro " venne ro c hiamate nuovamente nei diversi settori del fronte. Il 31° reggimento Carristi, con i soli batt:iglioni II e IV ed un gruppo d'Artiglieria , fu ro no m andati nella zona di Fieri e poi nel settore costiero, contenendovi la pressione nemica. Il II gruppo Artiglieria :.mdcJ a rinforzare la Divisione <t Bari ,, (Vlil Corpo d'Armata) in val Dresnizza. rJ 13 dicembre i battaglioni Bersaglie ri XIV e XXIV , con una forza complessiva di 3 00 uomini, vennero inviati nel settore dd la Divisione ,. Modena ", nella zona del K un-ek sch . li 16 dicembre un a hattcri.1 d 'A rtig lieria c._! u na compag nia Ca rri dovettero recarsi nella zo na di Dragoti, in valle Vojussa, a ri nforzare il 2'' reggimento Bersaglieri. Il 18 dicembre un'altra battcri,:i d el 131° do\ cttc schierarsi all'imlxicco di val Saliari ed il giorno lt) anche il Com andante della " Centauro ,. venne inviato a Bence, dove la situaz ione era incert:i e dove i Greci, infiltratisi lungo i co~toni di quota 927 ed ocrnpato il caposaldo di Mali Pakies, avevano interrotto il traffico fra ponte Bencc ed i reparti della Divisione " Modena ,,, al cui settore venne destinato a Lekduschaj. per oltre un mese, il Coma ndante ddb <, Centauro ,,. Alla fin e di dicembre, non ostante l'eroica resistenza e gli accaniti combatt imenti dei Bersaglieri dd 5" reggimento, la situazione era critic.1; ma il l'Olo nnello G ig lioli, Cumandant.e intc:rin,dc JtlL.1 ,. Centau ro n , assunse il comando del settore Bcnce, nel C!ualc, dopo acca niti combattimenti durati dal 29 dicembre al 5 gennaio, i nostri Bersag lieri com1uistarono il e.1 posaldo di Mali Palcies cd arrestarono ia pressione nemica. Alla fine del gennaio 1941 il 3I reggimento Carristi partecipò con molto \'alorc all'attacco del XXV Corpo d'Armata in val Vojussa. contro le posiz ioni di Klisura; ma , dopo (]Ualche successo, fu costretto a ripiegare, perdendo alcuni carri M. 0
79 Dopo essere rimasta con i propri reparti divisi fra le altre Grandi Unità, il 4 febbraio la " Centauro >> si trasferì nella zona di Dukasi, dove, d:1~ante t~ttto _il m~se di febbraio, rimase con gran parte delle sue Umta per nord10ars1. Il generale Magli venne sostituito nel comando della Divisione dal generale Pizzolato (.23 febbraio) e la « Centauro)) costituì un Raggruppamento celere (XXII battaglione moto-
Pa_,,-aggio
s 11
un fiume.
dclisti del 5"' Bersaglieri, 31'' reggimento Carristi, reggimento di Ca-.,allcria di formazione, costituito col concorso dei reggimenti ,e Guide ,>, <• Milano >) e ,, Aosta ", e 13 1" reggimento Artiglieria). Il giorno 1 I marzo il Raggrupp::unento eden: si trovaYa riunito nella zona di Gilava_, come riserva di Arm ata, durante l'offensi\·a iniziata due giorni prima dai Corpi d'Armata IV e Vlll sul f rontc T rebescines - quota 731 di Monastero - Bubesi. L a battaglia, durata sei giorni, logorò sensibilmente le forze dei Greci e quando, il 11; marzo, venne occupata quota 731 di Mon:1stero, p:1rtecip:1rono :ilb azione, insieme ai reparti della D ivisione •, Siena >•, anche un plotone
80 Carri M cd una compagnia di Carristi appiedati, costituita da Volontari ciel 31., reggimento Carristi, che però dovettero abbandonare le posizioni conquistate. Dopo essersi riunita tra Durazzo e Tirana, la Divisione « Centauro )' il 31 marzo ebbe l'ordine di trasferirsi nella zona di Srntari, dove vrn ne organizzata la difesa, in vista delk ostilità con la Jugoslavia. Queste si iniziarono il (i ;1prilc e la ;, Centauro il , rinforzata da molti altri reparti, doveva difendere, alle dipendenze del XVH Corpo d'Armata, b città di Scutari sulla linea di resistenza del Proni Hanush. Gli Jugoslavi attaccarono il g iorno 8 aprile senza notevoli successi e tentarono invano di aggirare il nostro .schieramento avan° zato, che il giorno 10, dopo an:re ritardato l'azione nemica, ripiegò suila predisposta linea di resistenza, sulla quale, nei giorni seguenti, il 31° reggimento Carristi, per la tenacia nel resistere e per l'impeto nel contrattaccare g li Jugoslavi, si distinse tanto da venire citato nel Bollettino del Quartiere Genera le delle Forze armate. La lotta durò fino al giorno 15: ma fin dal giorno prima il generale Petrovic, Comandante la Divisio ne jugoslava (, Zet >> , si era presentito al Comandante la ,, Centauro " pn trattare le condizioni dclL1rmi ~tizi11. L:t ~tc<~:1 richiest:1 ,;en ne rip::tut:i il ,;ìorno 16 :1pri!e, ljllandu i nostri Ctrristi, dopo avere impetuosamente contrattaccato d giorno precedente, avevano attaccato, nella notte succcssÌYa, le posizicni d::! Proni i That e pass:tto \·i ttoriosamcntc il confine, ragr;ìungcndo Dani lovgrad t'd entrando il 17 aprìle a Ragusa, verso la quale ;iv;111zavano da nord anche le truppe della nostra 2'' Armata. TI 21 aprile la Divi sione ,, Ct~n'tauro" ripartì ~)tr l'Albania e tornò nella zona di Tepclcni; ma, appena due giorni dopo, anche b Grecia dliese l'armistizio e la " Centauro " si portò nella zona di Argirocastro, alle diprndcnze dclr 11 " Armata. · Dur:tntc: i combattimenti mstcnuri contro le fo rze ~rechc la D ivisione :1\'t:v;1 perduto .282 uomini ucci si, dei qual i 28 uflicial i; 96) feriti di (UÌ 72 ufficiali, 43 uomini di tru pp:1 e 3 ufficiali di spcr~i . l\'ci pochi giorni trascorsi sul fronte iugoslavo, la Divisione aveva avuto uccisi 5 ufficiali e .20 uomini e feriti IO uffì.ciali e ~4 gregari.
Dopo avere riun ito i suoi reparti nella zona Durazzo - Tirana per imbarcarsi, la ,, Centauro ,, ricn!rÒ in Italia e venne inviata nd Friuli per riordinarsi.
81 Dopo essere rimasta nel Friuli per circa due mesi, la Divisione Centauro », in previsione di un probabile impiego in Africa settentrionale, modificò la sua composizione cd aumentò le sue forze, sostituendo temporaneamente il 31° reggimento Fanteria Carrista col qr" reggimento (il 31° era rimasto a Spalato e tornò a far parte della Divisione nel settembre 1941. 11 131° reggimento Fanteria Carrista lasciò la Divisione nel gennaio 1942), costituendo, con elementi tratti dal 5° reggimento Bersaglieri, un battaglione controcarro, un Comando di brigata corazzata, 2 nuovi gruppi da 75 / 18 semoventi presso il 131" Artiglieria ed I battaglione mi sto del Genio. Per conseguenza la Divisione ,, Centauro >J, cos~ riordinata, ebbe la seguente formazione: Comando Divisione e Quartiere Generale ; Comando brigata corazzata: 5° reggimento Bersaglieri ; 31° reggimento Fanteria Carrista (3 battaglioni Carri M14 / 41): r31" reggimento Artiglieria su 6 gruppi; 1 battaglione controcarro; 1 battaglione misto del Genio: Servizi. Trasferitasi in Piemonte nell'agosto del 1942, alle dipendenze del XII Corpo d'Armata, e ricevuti altri r,~parti in rinforzo, la Divisione '( Centauro >, venne aerotrasportata in Li bia, dove attese le armi ed il materiale, che giunsero però soltanto in parte. Ai primi di dicembre la Divisione poteva disporre solo delle seguenti forze che, per gli avvenimenti che si andavano determinando, vennero schierate fronte ad est, ad eccezione di una aliquota (1), inviata in Tunisia (Gabès): Comando Divisione (Trièoli); 5° reggim ento Bersaglieri su : 1 battaglione a utoportato (Tripoli), r hattaglionc armi d 'accompagnamento (Tripoli), 1 compagnia di formazione (Gabès). I reparti erano incompleti e sem~a automezzi: 3 1G reggimento Carristi. su: r battaglione Carri Mq/ 41 (El Agheila) (:2), 1 battaglione Carri M14 / 41 (Gabès); «
(1) L1 1~ compagnia Bersag lieri del 5'' reggi mento cd il X\' lf ha11a gliu11c Carr i dd 131° regg imento. (2) In questo battaglione fu rono in sq:uito inquad rati nani i Ca rri 1cl'11 per:iti dalle di sc iolte Di,·i sioni « Ariete n e « Linnrio n, con i q uali fu p1,i
131" reggimento Artiglieria, con un Gruppo misto cannoni da 90 e da 20 (El Agheila). In Italia rimanevano ancora: il XXIV battaglione Bersaglieri autoportato (Castdvetrano); il battaglione Camicie N e re divisionale (Napoli e Castel vctrano); il XV battaglione Carri M14/ 41 (Corsica); - l'intero r31 ° reggimento d ' Artiglieria (meno il Gruppo cannoni misto Sicilia); -- il XXXI battaglione mi sto del Genio (Bra); -- tutti i Servizi (Bra). La Divisione << Centauro >• combattè eroicamente nella battaglia di El Marctb, nclL1 Cjll.1le subì tali p e rdite, purlroppu irnpn::ci~abili, che il 31 marzo i suoi reparti superstiti andarono a far parte della 21 • Divisione corazzarn tedesca. Quindi il 20 aprile 1943 i reparti che avevano fatto parte della e( Centauro ,, vennero sciolti. Appena sbarcatJ in Libia, c:ssa, non ancora in possesso di tutti i suoi eleme1tti, aveva visto impiegare le sue U nità divi se, in diversi fatti d'armi fino :il marzo del 194.') (hatt;1glia di El Mareth) ed aveva potuto opera re tutta riunit:1. come ver;·1 <.. propria Crande Unit:ì, ,ol tanto per due settimane. Durante il primo periodo il 31'· regg imento Carri~ti, compreso tra ie forze òel ,, Cri1ppn di romh:utiment0 Centauro", partecipò ai combattimenti ad est di El Agheib, nei quali i battagÌioni XIII e XIV om~nnero gli dogi dc::l :M aresciallo B~1stico e <.Juclli del Maresciallo Ro mmel , il quale ultim o suisse al comandante il regg imento: " Esprimo a voi ed alle vostre truppe il mio completo riconoscimento per l'esemplare e valoroso combattimento sostenuto contro il nemico, molto supe riore in forze i> . Trasfe ritosi poi il Comando della Divisione col 5° reggimento Bersaglieri in Tunisia, i reparti della ,, Centauro )) avevano partecip ato alle azio ni di T ebessa -- K:1s~crin contrn il fianco d estro del II Corpo d 'Armata :.imericano cd in tale occasio ne si e ra distinto in partico la r modo il 5v reggimento Bersaglieri. Nel secondo periodo la Divisione. tuttJ riuni.ta, aveva combattuto accanitame nk nella battaglia di El Marcth. nella quale la « Centauro " avC\'a meritato l'elogio del Mare~ciallo M esse, che ave•.:a così tekco~ti1ui10 un altrn lx1uaglione. Il complesso d<:i du<: banaglioni prese il nome di Grn ppo dì comhattimcnto " Cemat1ro n.
g rafato a Roma: (< Segnalo valoroso comportamento Divisione « Centauro >> giorni continui et aspri combattimenti, sotto guida et costante esempio generale Calvi, habet dato prova slancio c.t tenacia, riconosciuta pure da alleato, che habet espressa incondizionata ammirazione per comandante et trnppe. Messe ,,. Quando i superstiti della <( Centauro >> Poterono raggiungere l'Italia, la Divisione venne ricostituita e fece parte del Corpo d'Armata motocorazzato, col quale, nel settembre 1943, concorse alla difesa di Roma, come vedremo nel capitolo dedicato al Corpo d' Armata suddetto. In parte corazzata ed in parte armata con mezzi forniti dai Tedeschi, la Divisione, comandata dal generale Calvi di Bergolo, inquadrata con istruttori tedeschi e composta in gran parte di uomini provenienti dalla Milizia Volontaria, l'addestramento dei quali lasciava ancora a desiderare, non potè svolgere contro i Tedeschi un'azione molto decisa. Il suo Comanoar,te tenne per alcuni giorni il comando di Roma, città aperta; ma, non avendo rnluto cedere alle loro pretese, fu poi catturato dai Tedeschi e deportato in Germania.
VI.
LA DIVISIONE ,: ARIETE ·.
La 11 brigata corazzata. li
21
gcn n,1io 1937 verrne uJ~lÌtuita in ~1ila11u la
II brigala rnra1.-
Z,tla. a l comando prima delLtllora generale di brigata Carlo De Simo ne e poi del generale Amerigo Coppi. Essa comprendeva i segt1enti reparti : 3° reggimento lkrsaglieri (sostituito poi dall'S" reggimento); [V battag lione Carri del I v reggimento Fanteria Carrista ; li I battaglione Carri del 2·· n::ggimento Fanteria Carrista: XXl battaglione Carri del 3·· reg~i me nto Fanteria Cirrist:i: I compagnia motociclisti del 5·· reggimento Bersaglieri. In un secondo tcm po ali a brigata vennero assegnate 2 compagnie pezzi ,Li 47/ 32, T b:Htcr ia miw 1glicre da :10 mm., 1 compagnia mi~ta
ckl Genio e rau torcpano del f reggimento Bersaglieri. Dopo avere ~,-,>lto un ·i ntensa :1tthità .1ddestrati ,·a, il 1" kbbraio 1939 essa si tra~formò nella Di,·isione " Aricrc ,; che. per le sue indimenticabili g-:sta, dimostr<l poi dovuno ue un leggendario valore.
La Divisione : Ariete L ;i J)i \·i ~innr: corazzata ,. Ariete_., ( 132·') venne costituita, come abbiamo g ià detto, il rv fehbraio 1939 da.Ila 11 brigata corazzata. Po~ sta al coma ndo del ge nerale Carlo Vecchiarclli , poi sostituito d,d generale Ettore Jb ldassarre, essa si completò gradatamente e , nel gi ug no del 1940, era composta dai seguenti reparti: _p " reggim ento Fanteria Carrista: 8'' regg imen to Bersaglieri; 13.:!' reggi mento Artiglieria per Divisione corazzata ; altri piccoli reparti non irreggimentati.
85 L ' << Ariete )> era dislocata nella zona Lon,ito - Rezzato - Cavardo Vestone, quando, iniziatesi le ostilità contro la Francia, venne mandata sul fronte occidentale e si schierò in sewnda linea, alle dipendenze del Comando deJl'Armata del Po, nella zona Fossano - Villa Falctto ; ma, per la brevità della campagna contro la Francia, non fece in tempo a partecipare alla battaglia delle Alpi. Dopo un breve periodo trascorso nella zona di Savona, alle dipendenze della 4° Armata, 1' 1I genmio 1941 i reggimenti della Divisione iniziarono il movimento verso il porto di Napoli, dove s'imbarcarono, insieme al Comando, per l'Africa settentrionale, giungendo a Tripoli il 24 dello stesso mese. Il 14 febbraio la Divisione si trasferì nella zona di Misurata e, 1lopo circa due mesi, passò aile dipendenze del Corpo d'Armala corazzato tedesco. Il 7 marzo il generale Rommel, Comandante del Corpo tedesco d'Africa, impartì gli ordini per l'impiego della Divisione nella zona di Bir - Cahéla - Bir cl Haddadia. In base agli ordini ricevuti, la Divisione si schierò in capisaldi, fro nte a sud - ovest, per proteggere il fianco destro cd il tergo della 5n Divisione tedesca e per osserva re e difendere il corrispondente tratto di costa. Ini ziata così la sua a tti vit:1 hdlica in .Afrira <t·ttt'ntrion:.ile, r,, Ariete )> prese parte a tutto il ciclo operativo per la riconquista della Cirenaica, avanzando, nel solo m ese di marzo, per o ltre 300 chilometri cd effettuan do tre punt:itc offensive di o ltre roo ch ilometri nell'intcrnc. Il 7 aprile le colonne del colonnello Monternurro e dei tenenti colo nnelli Fabris e Santamaria attaccarono, insieme ad Unità tedesche, le posizioni di El Mechili, catturando 1200 prigionieri, tra cui 3 generali. Altre operaz ioni la Di , isione effettuò nei giorni 13, 14 e 15 aprile, aggirando le difese di Tobruk. Il 19 aprile la colonna Fabris, che aveva occupato la quota 20 ad est di Ocruma, attaccata da preponderanti forze nemiche, fu sopraffatta cd il suo Com andante cadde eroicamente sul campo. L a Divisio ne sostenne vittoriosamente altri sang uinosi comhattimenti per la rottura del fro nte di T obruk e per respingere i ripetuti contrattacchi nemici. Tra le azio ni svolte m erita partico lare m e nz ione quella della colonna Montemurro (15 maggio 1941), per la l jll;1lc la Divi sione meritò la citazione all'Ordine del giorno. Verso la fine dello stesso mese di maggio l' 1t Ariete•> fu sostitui1:i nel settore dalla Divisione Pavia >• cd ai primi di gi ugno ~i ri1111Ì, per rior ga nizzarsi, nella zona di Ain el Gazala. <(
86 Secondo le notizie che il generale Giuseppe Dc Stefanis, già comandante della Divi~ionc •<Ariete,. e poi dd XX Corpo d'Armata motocorazzato, ha vo luto cortesemente fornirci. il 26 maggio 1942, mizio ddb grande offensiva che porte> le fo rze italo - germaniche dalle posizion i cli Ain cl Gazala a l!uclle di El Alamcin, la Divisione (\ Ariclè " e la Divisione 1, Trieste i, erano raccolte nella zona di Seg nali Nord: la prima rnn il Il l g ruppo autoblindo del Nizza Cavalleria. 2 battaglioni (VI II e IX) Carri M del 132° reggimento Carriqj, 2 battaglioni lkrs:1g lini dcll'H'' reggi mento autotrasportati, il 1 32'' rcggimcnt() Art1g licri:1 111ormi zz:110 : ma armato con i vecchi cannoni
d.1 75 !90(,, 2 g ruppi di ,cmo,·rnti d:1 7::., / 18. truppe del Genio e Ser\'izi: la . cw nda w n i reggimenti (,5" e 66" di Fanteria motorizzati, 2 h:Ht:n.:iio11i lk r\:t!_!lini 11H1tnri zzati (q · rl'g~imcnto), il 21 " reggimento Arti i licria mnto;i zzato con 2 ~rupp.i d:1,75 1()06 ed I da 1~/ 17, rx1 h:111aµ lionc Carri .M , truppe del G::nio e Scn·izi. Un gruppo autotra~portato da <)0 / 53 na giunto da pochi giorni per impiego contraerei air ,( Ariete n ; ma, essendosi detto impiego dimo~trato poco redditizio data la gra nde velociù degli aerei inglesi. il gruppo fu destinato a concorrere nelle :11.ioni a terra per compensare. con la su:1 lunga gitt:1ta , il braccio conis<imo delle :irti~licrie 0r,ç::1!1iche.
Il piano nffrnsivo di Rommel prevedeva un attacco frontale delle posizioni inglesi d i Ain el Gazab da p:irte dei Corpi d'Armata italiani XX [ e X appiedati, rinforzati da reparti tedesc hi di Fanteria , Carri armati td Artiglieria. ed appoggiati da una violenta azione di homliardamento da parte dell'Aviazione: mentre le Divisioni corazzate italiane e tedesche, con un ampio aggiramento - di cui le Di\'Ì, ioni ,, Ariete )> e <i Trieste )) costituivano il perno mobile - · a sud dd limite dcll'ocwpazionc inglese (Bir Hacheim), dovevano cadere
alk sp:i!lc delle riser\'e corazzate britanniche e distruggerle. La manovra non ebbe il successo sperato; l'attacco fronta le fu contenllto e le Divi\io ni corazzare inglesi riuscirono a sottrarsi all'aggi ramen to. così che le Grandi U nità corazzate italo - tedesche si trovarono per 4 l unghi giorni tagliate fuori dalle loro linee di rifornim ento cd in una situazione critica, fra le Unità corazzate inglesi ad est e cp1dle di Fanteria ad ovest. La genialità e l'audacia di Rommel e lo spirito e la cap::icità delle truppe cornzate italo - tedesche permisero di uscire da tale situazio-
\
\ \
\ k,r
,,
\.
rt" rt ,1/11 11,-
f ,.d~rr/tf'
t•t,m;,u .......... 2· -·-··
3• I
\.
\ Il
~/ ,. ,.,,-.un
n n,, ,, ,;,,,.,
/',1 1111ie111.1men10 deffr
fo,:,• b,inn , 111. hr
/
'
\
88 ne, dopo una serie di combattimenti che si chiamarono di Rughet el Atasc. Ji Bir Belafarit, di Got el Uakb, di Bir Lefa, d i Bir el Tamar, di Dir Aslag, nella m aggior pan e dei quali la Divisione « Ariete ,J, per la sua mino re vckx·it;Ì . fungeva da e, plastro n ì) ; mentre le corazzate tedesche od i loro g ru ppi di furm nio nc attaccavano sui fianchi o sul tergo le C nit:1 rn razz;1te ing lesi nei punti più impensati e rccav;lno loro cb nni g r:l\·i~~irn i. Apcrt :1 cn\Ì, e con il concorso del X C(lrpo d'A rmata italiano, la \·i:1 elci riforni n1e11 t i e supn:i ta la fa ~cia dei cam pi trincerati con la <:o n<p1 i~1.1 di q11e ll 1 d i Kni g ht Bridge e di Bir Hacheim , la caduta ddb pian a d 1 Toh ru k fu (JUCstione di pochi giorn i cd offrì nuove pagine di g lori:, ;illc Divisioni corazzare italo - germaniche. divenute ,iu11 i~,i 111 i ~1111111cn li di manovra pe r il crn1u1HÌantc dd lc truppe dd1·A~sc. F.' da riln·an.: che, mentre nd combattim ento di Go1 cl Uak b e ndl:t cadut:1 di Bi r Hacheim, ten uto da una D ivisione fra ncese. non poca parte del successo spettò alla Divisione " T rieste », in <.!uello di R ug hct cl Atasc rifulse il valore del b Divisione ,, Ariete >,. Il comb;1tti mt 1Ho ~i ~vol s<: la mattina del 27 m aggio con tro l'intera Ill Brigaia indi.rna . c he , har r;1v;i , cnn ;i rtiglìrric ,. r op n n ;1 fort i· n ffnp:i7Ìom• intesa ::i prol11 ngart· \ 'tT ~O sud . est le difese di 8 ir H ac htim , la direttrice d i marcia a~scg nat;i alla D ivisione. Questa, accolt a subito do po l";tl h:1 da rllllritc ~:tl \'c di Artiglieria, fu costrett::i :.i ferma rsi, a pro\·vcdere allo sc hieramento e all'interve nto rklla pro pria Artiglieria, ad indi rizzare opportunamente l'esplorazione deì gruppo autobli nde ed a prcd i:sporrc successivamente un attacco co1n b inato dei battaglioni Carri , seguiti dai Bersaglieri del1 '8° reg gimento. L'azione, compiuta brillantem ente da tutti i reparti dcli ' <t Ariete ,, . !X>rtÒ in poche ore all'occup:1zionc delle posiz ioni avversarie, sulle g uaii furono contati numerosi mo rti , raccolti molti feriti e fatti oltre 8oo prigionieri, fra cui u n amm iraglio, che si seppe poi essere di collegamento con l' alto Coman do ingk~c. Scmibili le perdite ddla Divisione " Ariete >> specie in Carri arm :1ti; m a degno di nota il IX battaglione Carristi che, avendo deviato dalla direzione fi ssatag li pcrchè riuscito ad infilarsi in un ampio varco del cam po minato, potè g iungere, con alcuni Carri condotti dal comandante, tcn. colonnello Presti simo nc, fino alle spalle dello schieramento delle artig lierie nemiche, riempiendo di stupore e di ammirazione i di fensori. che resero al Prestisimone, fatto prig ioniero egraYem ente ferito, gli onori militari. Il tenente colonnello Prestisimone
fu, al ritorno dalla png1onia, decorato di medaglia d 'oro al valor militare. Una medaglia d'oro venne conferita, per il suo comporta mento a Rughet el Atasc, anche al sottotenente di Artiglieria Scalise Aldo Maria, di un Gruppo Semoventi da 75. Riordinati celermente i reparti e distribuito l'ingente bottino di materiali, cannoni ed automezzi, fatto sul terreno conquistato, la Divisione << Ariete >• - sempre secondo il generale Dc Stefanis - ri prendeva la marcia in direzione nord e raggiungeva a sera la posizione di Bir el Tamar, accolta da un forte concentramento di Artiglieria ed impedita a proseguire da una larga fascia minata. Sconfitto con la presa di Tobruk il generale inglese Ritchic, le Divi sioni corazzate e motorizzate italo - gçrmaniche, sotto l'impulso del generale Rommel, iniziarono l!ucll't:pico ~fruttamcnto dd ~uccesso che in soli IO giorni permise di raggiungere le posizioni di El Alamein, a 130 km. da Alessandria d'Egitto, dopo avere riconquistato Sidi d Barrani e fatte cadere le difese di Marsa Matruk e di Fuka, con epiche azioni ;11la garibaldina, sostenute anche cblle nostre Grandi Unità di Fanteria. portate avanti a sbalzi cd a scaglioni, a mezzo di colonne di autocarri comuni. all'uopo impiegati temporaneamente senza venire distolti <lai loro compiti nonrn1li. Ammirevoli furono anche in guesta fase operativa gli uomini delle nostre Unità motocorazz:lte. Tappe giornaliere intorno ai mo chilometri, spesso ostacolate da incontri con elementi ritardatori nemici o da asperità di terreno (uadi o sabbie in strati profondi) che venivano superati con abnegazione in 14-16 ore di marcia quasi continuativa, data la scarsa velocità media dei nostri Carri in confronto con quelli delle Divisioni corazzate germaniche e data la volontà inflessibile di essere anche noi Italiani là dove arrivavano i Tedesc hi. Giunti a notte avanzata nelle località stabilite, i nost ri non potevano concedersi il sonno ristoTatore, senza aver prima provveduto a.Ila revisione dei motori e dei congegni; nonchè ai necessari rifornimenti ed alla vigilanza, per b .quale gli Artiglieri vegliavano a turn o intorno ai pezzi, per sventare all'alba ogni eventuale sorpresa nemica. L'ulteriore proseguimento verso est delle Divisioni italo - germaniche ed il loro schieramento sulle posizioni di El Alamein venne ostacolato: - dalla presenza di ben quattro campi trincerati con opere in cemento armato e protetti da estesi campi minati e da reticolati (El Alamein, Dehir-el-Shein, Quaret-el-Abd, Passo del Cammello). i ,1uali, dislocati lungo i 60 km. che intercorrono fra il mare e la d c-
pressione aù1u1tn110~::i dd Kattara, ;n-evano la possibilità di protcg..,,crsi reciprocamente con le artit!licr ie a lun~a ~ittat;1 in C5SÌ disio~ '- ' "' ._, catc, mentre erano presidiati dalle migliori Divisioni inglesi. :mstrali:tnc e neozelandesi; - dagli interventi, sempre più frt:lp1e11ti e sempre piL1 massicci, ckll'Avi:izione ingk~e (R.A.F.) in piena riprcs:1, mentre quella dell'Asse perdeva ogni giorno di più la ~ua dtì.:ienza; -- dal sopraggi ungere di nuove e numerose artiglierie motorizzate ing lesi di ogni calibro; - dalla sta nclH:zza delle nostre truppe. che dal 2(> maggio non ave\'ano a1·uto un minuto di tn· g ua. :11·evano subito forti perdite in uomini e materiali, no n potevano es~e re adeguatamente rifornite del necc~~ario. d:1te h lotta sul mMc. comh:itruta con f:i\'ore dagli Ingksi dopo l':1hlundono delle rizioni intraprese per la conquista di Mah.1. e la distanza delle nostre basi di rifornimento. Tutl:11·ia dal 1" al 20 luglio le Unità cornz:ilè italo - gcrmanid1c si batterono co n tenacia, valore e periz ia. così che tre dei quattro campi trincerati poterono essere COIHfUÌ stati, dei c1u:ili (}t1dlo di Qu:1ret d Abd col concorso della Di visio ne " Littorio ... E fu d urante queste operazioni che ebbe a n:rihcarsi la dis:n· ventura ddla gloriosa Divisione (( Arit:te n . Destinala a (Oncorrerc all'aggiramento da sud del campo trincerato di El Alamein che, tenuto dagli Austr:ilìani, sbarrava la camionabile costiera, fu inviata la sera dd 2 luglio ad occupare una certa posizione, sulla quale dovcv:i essere raggiunta dalla 15A Di\'isione corazzata tedesca e da uno dei '.! ~ruppi esploranti tedeschi. Se non che J' ,, Ariete n ragg iunse regolarmente l'obbiettivo fissatok; non così le Unità germaniche. Perci<>, al mattino del 3 luglio. J",. Ariete " ~i trovcJ con sorpresa circondata cbg li Inglesi, che da più direzioni concentrarono su di essa il fuoco di tutte le artiglierie disponibili. TI momento fu terribile e tragico: ma i nostri br::ivi corazzati. manovrando abi !mente. protetti per c1uanto possibile nel frangente dall'Artiglieria divisionale e specialmente dai gruppi semoventi e dall"8~ lkrsaglieri. do po epica resistenza, poterono aprirsi un varco e ri piegare. suhendo pen'> perdite rilc\"anti. Due setti mane dopo I' 1( Ariete 11 , gù ricostituita, dopo essere stat1 citala su l Bollettino dd Comando Supremo cd aver ricevuto l'enrn mio del Comando Superiore dcll 'A fr(ca settentrionale, riprendeva il ~uo posto nello schieramento difensivo, al (Juale Rommel fu costretto dalla tenace resistenza inglese e dalle repliG1te offe~c ddb RAF.
') I
Nel ciclo operativo 7 marzo - 8 giugno 1941 la Divisio ne :1V<:v.1 perduto complessivamente 1445 uomini: 20 ufficiali e 198 sottuffj. ciali ed uomini di truppa caduti; 31 ufficiali e 333 sottufficiali 1.:d uomini di truppa feriti; 34 u ffo:ialì e 829 sottufficiali ed uo mini di truppa dispersi. Il valoroso comportamento della Divisione « Ariete 1, durante l'attacco alla cintura fortificata della Piazza di Tobruk fu vivamente elogiato dallo stesso generale Rommel, che così si espresse: ,, 11 mio ringraziamento cd il mio elogio va particolarmente ai valorosi reparti della Divisione •< Ariete ,, che, in un inaudito combattimento difensivo, nella notte dal 3 al 4 maggio, hanno reso impossibile ogni avanzata al nemico ed hanno saldamente tenuto in mano i fortini conqui stati il giorno precedente )>, Ai componenti della Divisione furono conferite le seguenti ricompense: 4 medaglie d 'oro, 34 d'argento e 5 di bronzo alla memoria: 27 medaglie d'argento. 72 di bronzo, 9r croci di guerra ed una promozione per merito cli guerra. Sono, inoltre, ancora in corso di concessione: 4 medaglie d 'oro. 25 d'a.r gento e 4 di bronzo alla memoria; 1 Ordine militare d'Italia, 14 medaglie d ' argento, 58 di bronzo e 80 croci di guerra :1 vi venti: 7 promozioni per merito di guerra a sottufficiali e ad uomini dì truppa.
Nella zona di Ain cl Gnala la Divisione non potè godere il meritato riposo poichè i suoi reparti vennero sempre impiegati in azioni isolate. Il 2r luglio il generale Baldassarre venne sostituito dal generale Mario Balotta. Durante il ciclo operativo che portò alla riconquista della Cirenaica, la Divisione (( Ariete 1,, per gli avvenimenti verificatisi , per l'a\$ùluta inidoneità dei me zzi e per i deficienti org ani ci, n on potè sempre assol vere compiti adeguati alle sue c:irattcri stichc di Divi~ione corazz;1ta . Si rese quindi necessario assegnare alla Grande Unità alcuni Carri M 13/ 4~, nuovo materiale ed altri reparti, tra i qua.li il 1 32" reg?imento Carristi. per renderla più efficiente nella guerra del deserto. Il 16 ottobre la Divisione, così riorganizzata, si spostè> dalla zona di Berta nella quale si trovava a quella di Bir Hachcim. L ';1ttività bellica ·della Divisione io ·questa fase pu<'> dtsumersi dai seguenti Bollettini di guerra:
92
29 ottobre 194 t: « In Marmarica forze corazzate nemiche, all'alba di ieri, banno attaccato le antistanti forze motocorazzate italiane. La Divisione ,, Ariete n, operando con decisa contromanovra, aveva alla lìnc della giornat:1 circondalo e distrutto parte dei Carri armati nemici; mrntn: gli altri hanno ripiegato ».
1 Carristi in Africa ,ettentrionale. 2 1 novembre 194 1 : (, Nclia zona di Bir cl Gobi , a conclusione di una manovra di accerchiamento, la Divisione e< Ariete n cd altri reparti hanno annientato la XXII brigata corazzata inglese , .. 23 novembre 194 r : « La sola Divisione <( Ariete )' ha già distrutto, nelle recenti azioni, oltre 250 mezzi blindati nemici, tra cm '55 Carri armati, ed ha catturato alcune centinaia di png1omen ,,.
4 dicembre 1941: <, Nelle recenti operazioni a tergo del f ront t: d, Sollum la Divisione ,, Ariete >• ha fatto 1500 prigionieri e h.1 d, strutto all'avversario 25 Carri armati e 40 autoblindo » . Nelle diverse operazioni svolte dal dicembre 1941 al g cnn ;110 1942 la Divisione ebbe: 5 ufficiali e 64 uomini di truppa uccisi ; 14 ufficiali e 233 uomini di truppa feriti, 19 ufficiali e 392 uomini d1 truppa dispersi. Il 19 gennaio 1942 il Comando della Divisione fu assunto cbl generale di Divisione Giuseppe De Stefanis. Anche nel forzamento della Piazza di Tobruk, l' « Ariete " d )bt: compiti molto importanti ed attaccò da tergo i fortini della cintura esterna, procedendo con slancio in direzione dì Ras Mduar, pur \'Cnendo sQttoposta agli spezzonamenti degli aerei nemici; nonch~ .11 tiro delle artiglierie della difesa. Dal 22 giugno l' « Ariete ) > parteci pi'l all'inseguimento del nemico fino alla stretta di El Alamein, benchè gli effettivi della Divisione si fossero ridotti a soli IO Carri armati ~ffìcienti, a 15 pezzi di Artiglieria ed a circa 6oo Bersaglic:ri. Il 26 giugno il generale De Stefanis lasciò il comando della Divisione per assumere quello del XX Corpo d'Armata, in sostituzio ne de! generale Ralda~~;irre, eroicamente caduto durante un'incursione aerea nemica. A ssunse il comando interinale dell' " Ariete » il g ene1 aie cli brigata Arena. Il 1" luglio la Divisione giunse presso la stretta di El Alamein ed il i luglio dovette fronteggiare un attacco concentrico di Carri armati e di Fanteria ne mici, appoggiati da numerose artiglierie. D opo una strenua resistenza, esaurite le munizioni , smontati quasi tutti i pezzi, i residui dell'i, Ariete )> ripiegarono sullo schieramento ddb Divi sione (< Pavia » . Successivamente I\, Ariete >' mise a disposizio ne della 15~ Divisione tedesca un plotone Carri armati cd una sezione d a 90, riuscendo a co stituire con i superstiti soltanto una compagnia d i Ik r sag lieri del V battag lio ne cd un plotone comando di battaglio ne. Le perdite furono di r 2 ufficiali e 28r uom ini di trupp::i rlell'8" Bersag lieri; 11 ufficiali e 223 uo mini di truppa del 1 32" Artiglieri::i. · Il 6 lug lio, ceduti tempo raneamente alb Divisione (• Trieste ,, k artig lierie cd i Carri armati superstiti , i resti della Divìsio11e " Ariete ,. ra o-giunsero posizioni a rretrate, allo scopo dì procedere alla ricostituzi; ;e della Grande Unit:1 corazzata. Il 1.2 lug lio r «Ariete ,,, co n un hattaglionc Bersag lieri , r 2 Carri armati e quattro pezzi di Arti g lieria da 90, rientrò in linea e nella g iornata <kl 13 e 14 lug li0 pre~e pa rte. con perdite, a combatti m en ti o ffensi vi.
94 Il 25 luglio 1942 ìl comando del!' « Ariete " venne assunto dal generale di Disisionc Infante. -Nella seconda decade di agosto I',, Ariete ;i , che trovava!,i .~rhierata in prima linea sul fronte di El Alamcin , pa~~<\ in zona arretrata, per potere più agevolmente procedere al riordinamento e all'addestramento dei reparti che ;l!ld;1\'ano gradatamente ricostitue ndosi. Nel suddetto periodo la Di,·i~ione avc,·a ~olo 1;9 Carri M e q :rntoblindo.
Pur 11011 :1,·cnd u .111e.: ur:1 rnmpkL1to il riurdin:1 mcnto, la Div.isio11c prese p:1r1 c al 1cnt:11i, o per ~upcrarc l.1 linc.1 di El Alamein. Alla ,igili;1 dcl l".11.i111 11.: pot1.:, a di ~puric di 127 Carri M dlicirnti. Il morale degli uftiri:di e della truppa era :ilL1lttz z:1 dei compiti che li att.endnano. Purt roppo, però. !"azione, per 111anc:111z:1 di m ezzi , per la ~upcriorit;"i dell'A Yiazione ancrsaria e per l:i delìcienz:1 dei carbura nti. 11011 rimcì e l'<, Ariete ,, dovette :1s~umne uno schieramento dìirn~irn e passare quindi in seconda schiera_ Il 12 settembre ìl generale [nfantc fu ricuverato all 'ospedale di \far~;i \Litruk ed il comando del!',, Ariete " H·nm· :1,q11110 d;1J ge nerale :\rena. i\ll'inizio della grande offensi va britannica rnl fronte di El Alamei n la Di vi~ionc era di~locata in seconda ~chicra , nella zona del X Corpo d'Armata , tra Bab d Cattara cd i rilie,·i di El Taqua, unit amc:ntc alla 21· Di visione corazzata tedesc:1. L'attività opcratiYa svolta dalb Divi~ionc: nel rnno dell'offensiva nemica e del SL~cccssìni ripicf!a mcnto può essere suddivi sa in tre periodi: dal x~ ottobre al 2 novembre; dal 2 al 5 no vembre ed, infine, dal 5 al 25 mwcmbre. Nel primo periodo la Di visione svolse solo azio ni di Artiglieria; nel secondo c. terzo periodo, con successivi spostamenti, ceru', di tamponare le falle n .: rì ficatesì nel nostro ~chieramento. P2rticolarmcntc accanito fu il rm nlnttimcnt0. ~- hc i! 4 noycmbre 194-~ l'<, Ariete n do \-ctte sostenere contro preponderanti forze nemiche: combattimento. nel 1..1ualc i Carri e le artiglierie, non ostan te la loro palese inferiorità qualitativa e quantitativa. tennero testa, a costo cli gravi perdite. ai reiterati sforzi avvers,i ri, fìnchè, sotto l'incalzare del nemico e respin gendo clementi blindati e corazzati che tentavano di sbarrare loro la strada, le forze dcli '" Ariete ,. effettuarono t1 ripiegamento e nella notte sul 6 novembre raggiumcro El A.dem . lvi co~tituirn110. con le forze superstiti del XX Corpo d 'A rmata. un Rag-
(, gruppamento tattico, agli ordini del Comando dcli' .. Ariete .. , 111 1 mato dal 66" reggimento F ~mteria ,, Trieste "· da 2 compagnie Ber~., glieri della « Littorio ,,, 3 pez zi di Artiglieria, 8 mitraglic.:n: dd l',( Ariete ') e 14 autoblindo dei gruppi ,, Nizza )> e « Monfer rato .. . Nel pomeriggio dell'n novembre venne respinta un:1 punt :11:1 di mezzi blindati nemici per il pronto inter\'ento delle :1utoblindo. Nc.:i
Carri armati ,'1 47 { Patt, .11) al ;-Ìtorno da
111111
man(wra.
giorni rncccssivi a El Adcm il ILggrn ppamt·nto a~su!,,e, unit:uncntc :1d Unità similari tedesc he, il compito di proteggere il ripiegam ento delle nostre colonne lungo b lito rane:1. JI 22. novembre il R;gg ru ppamcnto ~i dislocò in seconda ~chiera,
dietro le pasizioni di Marsa Rrcga, al confine della Sirte, cd il 25 dello stesso mese la Di\'i sionc Ariete ,. fu sciolta . in seguito ad ordine del ('.,ornando Superiore Forze Armate della Libia. Durante i primi tre :rnni della seronda guerra mondiaie, la D ivisione ,, Ariete ,) --· dclt1 quale torneremo a parlare rn:1 capitolo dc.:(<
dicato al XX Corpo d'Armata motocorazzato ~ dopo essere stata schierata sul fronte occidentale, si era trasferita in Africa settentrionale nel febbraio del r941. Nel periodo marzo - apri le 1941 l'« Ariete )) aveva partecipato al ciclo operativo per la riconquista della Cirenaica, distinguendosi all'attacco delle posizioni di El Mcchili e nell' investimento di Tobruk. Nel maggio 194 1 :1\'cva sostenuto altre vittoriose azioni e meritato il particolare elogio dd gcrn:r:dc Romm el. N el periodo co nsidc.:r:ito la Divisio ne aveva perduto complessivamente, tra mo rt i c feriti , circa woo uomini tra c ui 50 ufficiali. Nel la ~cco nda offcnsiv:1 britannica e conseguen te « battaglia della Marmarica " (nove mbre - di ce mbre 194 1) I' ,, A riet t: ", inquadrata nel Corpo d ' Armat;i di man ovr,i i1;dia11() , ;i vna ,nc rilalu, come abbiam o g ià de u o, numerose citazio ni sui Bollettini di g uerra del Comando Suprem o irali:100, per avere: il 2 1 novemhre 1941, nella zona di Bir cl Gobi, annientato la XX II brigata corazzata inglese ; - il 24 novembre 1941, nella zona di Sidi Rezegh, distrutto 250 mezzi blindati nemici, tra cui 55 Carri arm ati ; - il 4 dicembre 194r. nelb zona a terg() di Sollum, rattur:1to 1500 p rigio nieri e distrutto 25 carri e 40 autoblindo d el nemico. In questa fase operativa la Divisione aveva perduto circa 800 uomini, dei <p1ali 39 ufficiali . Nella controffensiva italo - tedesca (gennaio - settembre 1942) ]';, Ariete ,, (generale Dc Stdanis), in L1_ uadrata insieme con la Divisione motorizzata ,< Trieste " nel XX Corpo d 'Armata corazzato, aveva avuto assegnato il III gruppo autoblin-do <• Nizza Cavalleria >>. Partita il 21 gennaio dalle pasizioni di El Aghcila (Sirtica orientale), aveva raggiunto, con successive, dure e vittoriose azioni offensive, le posiz io ni di Ain el Gazala, presso il golfo di Bomba, e quelle di El Alamei n, presso il g olfo deg li Arabi, superando in complesso una d istanza di 1200 chilometri di terreno d esertico e perd endo oltre rnoo uomini, tra cui 60 ufficiali. In particolare essa aveva partecipato alla riconquista della Cirenai ca fino al gùlfo di Bomba (4 febbraio 1942) ed aveva avuto una parte di primo piano nella battaglia di Aìn cl Gazala (26 maggio - 15 giugno 1942), nella presa di Tobruk (21 g iugno 1942), nella caduta della piazzaforte di Marsa Matruk (29 g iugno 1942) e nei due tentativi di sfondamento (primi di luglio e fine di agosto 1942) delle posiz ioni di El Alamein.
97 Durante il primo tentativo, il 3 luglio 1942, per errata valul;1zione della situazione da parte del generale Rommel, l' <c Ari w: •· (generale Arena), stremata di forze e di mezzi , era stata spinta isolata a sud di El Alamein, dove aveva dovuto fronteggiare, con gra vi sacrifici, soverchianti forze britanniche. Aveva concorso successivamente alle operazioni in Egitto, partecipando agli sfortunati e\'cnt i della battaglia di El Alamein (23 ottobre - 4 novembre 1942) cd al ripiegamento delle forze italo -tedesche nel terri torio libico. Il 25 novembre I'(( Ariete " - com e in precedenza detto - era stata sciolta a FI Agheila (Sirtica).
A ricordare la gloriosa Di visione cd il 4° regg imento Carristi ci sembra opportuno riportare gli appunti di un reduce del!' ,<Ariete >J , l'allora sergente allievo ufficialc Etto re Felici ani; ricordi che si riferiscono al periodo che precedette le nuove operazioni in Marrnarica. ,, Così rintanata nei fianc hi delle colline rocciose e sprofondata nell'immensa distesa di pietre che, dal vicino villaggio Berta scendeva al deserto , ]' r< Ariete ,, si prt>p;ira va alle nuove operazioni in Mannarìca; mentre i combattimenti <lei mesi precedenti avevano creato p resso il nemico la sua fama di Divisione fantasma. Ora, a furia dì piccone e badile, s'era acquattata sotterra per pnter vivere il pili ~er('n:1m ente possibile il breve periodo di riposo e di assestamento. « A noi << sergentini universitari )• con le uni(ùrmi an cor lucide della tela kaki , qL~;lcnno disse, sul crinale scheletrico della prima roccia addossata alla Balbia: ' 'Questa è l' Ariete", e la colonna d egli SPA proseguì oltre. (( Non fu facile ambientarsi. r Bersag lieri ed i Carristi della no stra prima Divisione corazzata viYevano da oltre un anno nel desato un clima cluro d i battaglia . Come sempre avviene in queste circosta nze, lo stt5so r ecente ri cordo d elle !oro imprese di T ohruk , di Snll11m. dì Passo Halfaia qui sembrava remo to , estran eo. Non erano q_uclli per l' (( Ariete )) tcrnpi da rievoc;1zioni e da r ico rdi. ncm111eno nelle buche scavate nella roccia nelle notti interrn inabìl ì. nemmeno nel k soste durante le escrcitazio ni o nelle ore lung h issime cl i noia, tr,1. scorse a ritrovare immag in i care tra le nuvol e del ciclo. '< Fu B, n ei giorn( del breve bi vacco della D ivisio ne, che no i ,, scrgcntini 11 sa pemmo della finr d el f C arristi, d ei suoi tre b :1tt~1g lioni C arri L sc hi an tati, calpcst::tti a Sid i cl Barran i, sulb rotab ile d i
Bardia - Tobruk, fino al sacrificio supremo di El Adem e. potemmo immaginarci i superstiti del 4" sull'attenti, ndl'atto di salutare 1a bandiera ammainata e data alle fiamme; mentre il cerchio dei feroci mastini avversari si stringeva sulla più debole preda, già ferita a morte. « Di quell'olocausto, che concluse il suo ciclo operativo in Africa settentrionale e il cui ricordo è stato consacrato nella motivazione della medaglia d'oro decretata al reggimento, il 4° Carristi, risorto agli inizi del 1953, ha fatto oggi il suo viatico e lo stemma nobiliare della sua breve esistenza, che ha origine dal. 1936. E ciò anche se a quella medaglia d'oro, che cestimonia di sei mesi di lotta impari ed accanita, tanto più eroicamente combattuta quanto meno consistente era la speranza di Poter resistere al più potente avversario, ne seguirono tre <li bronzo ai tre battaglioni ed una proposta di medaglia d'argento per la valorosa partecipazione dd reggimento alla difesa di Roma, nel settembre 1943, al -fianco del 1 " Granatieri». Il 1" aprile del 1943 lo Stato Maggiore ricostituì la 132• Divisione di Cavalleria corazzat:i « Ariete,,, comprendente: - il raggruppamento esplorante corazzato << Lancieri di Montebdlo u; - il reggimento corazzato ,, Lancieri Vittorio Emanuele II )); - il reggimento motorizzato ,, Cavalleggeri cli Lucca »; - il 135° reggimento Artiglieria divisionale; - il XXXIV battaglione controcarro e semoventi da 75/34. Ne assunse il comando il generale Raffaele Cadorna. La Divìsiòne, che trovavasi in addestramento in Emilia e nel Friuli, affluì, il 25 luglio 1943, a Roma per ragioni di ordine pubbliro dapprima e quindi per la nota funzione antigermanica del Corpo d'Armata motocorazzato, ne1 quale venne inquadrata e del quale ricorderemo le gesta in ·uno dei capitoli seguenti. La notizia dell'armistizio si apprese dalla radio inglese tra le ore 17 e le 18 dell'8 settembre. r posti di blocco di Manziana e di Monterosi, che la Divisione occupava, furono subito messi in istato di allarme. Il primo combattimento sostenuto dalla Divisione fu quello di Monterosi, col quale una colonna corazzata tedesca fu fermata e respinta. Dopo strenua resistenza, la Divisione, essendo sopraggiunto l'armistizio tra i Tedeschi e le autorità italiane, fu sciolta. Il generale Cadorna indirizzò alla Divisione il seguente ordine: e< Per ordine superiore la Divisione " Ariete >> si scioglie. Costituita in brevissimo tempo, fra difficoltà d'ogni genere, de~ciente di mezzi e di pratica
addestrati va, era erede di una grande trad1w m-.:. al la quah: n11n J o veva venir meno. Ed, infatti , nei brevi. mJ. intc:n,i ainrni di aziom:. la Divisione ha largamente risposto all':;spettat1 v:1. "=' <( Noi consegnamo le armi in seguiro ad ordine superio re t:'-l in base alle ineluttabili esigenze della Patria, come >1>ldati fieri , che lw1no valorosamente combattuto fino alrultima Mà, malgrado ogni avversa fortuna. Il nostro sacrificio non sarà vanu ; ma verrà esaltat•> nei cicli della Patria, nel giorno immancabile ddla riscossa. L "Italia non muore!». Lo scioglimento dei reparti e la distruziort~ di ogni documento, hanno reso assai difficili gli accertamenti relativi alle perdite. Tuttavia si può ritenere che, nei combattimenti sostenuti per la difesa di Roma, la Divisione abbia perduto : 8 caduti e 50 feriti a Mo1ùerosi; J 3 morti e 42 feriti a Manziana: 19 morti e 68 feriti a Porta S. Paolo.
VII.
LA DIVISIONE
LITTORIO ,)
( :0111e ahhiamo avuto giù uccisione <li riLOrdare nel IX volume di Llllc~t 'opcra , un,1 Divisione, la ,, Littorio H, costituita da no~tri Volr.nt;;ri :d ,ornando del generale Bcrgonzoli, aveva giù partccip:ito con valore alla guerra di Spagna. Rinforzata nella primavera del r937 rnn gli uomini già appartenent i alk Divisioni 1" e 3", di sciolte nel rinrdin:1111rnw dd nostro Corpo Truppe rnlontarie in Spagna, essa ~i l.'r;1 distint :i nella fase decisiva del ..:onflitto e specialmente a Sant:111dn. ndl'nffrn~iva delle Asturic, alla battaglia di Tcruel. All.1 t'111c della gucrr;1 civile, reduce dalla Sp;1gna. la Divi~ione . Littnrn1 .. . .il comamlo del Qcncrale Gervasio Bit:ossi. venne disloc.1t;1 nel!., zo 11;1 di P:irm:1 , d)Ja quale, nd giugno del I~J4o, venne 111,·i:11:1 :il I ro nt c occidentak, nel settore del Moncenisio: m ;1 non putt'- 11,1rtn .: 1p:1 rL· :db hattagli:1 delle Alpi. 5e non con un ~olo battat'lio11 e C:1rn dd -;_ f rcggimcmo. Dopo l.1 conclusione de!Lmnistizio con la Francia, b " Litturiu •.• n :nn c pmta ;1Jk dipendenze del Comando del Corpo d'Armaci di Geno\'a e fu dislocata in Liguria , col Comando prima a Diano Marina e poi ad A1:i~~io. fa:-a na rn~tituit;i dalle Unità sottoind icare: 12° reggimento Bersaglieri; 33" reggimento di Fanteria Carrista; I ~3" reggimento A rtig]icria ; 13_3" compagnia mist:1 del Genio; 1 autogruppo didsionale ed i Servizi. Alb Jìne di m :1r1.u dd 1941 b Di\'isione, alla quale era stato imposto il numero di 133", ve nne messa a disposizione del Comando della :?' Armata (generale Ambrosio), che le ordinava di dislocarsi :1clla zona ad est di Trieste, quale riserva dcli' Armata. ln ottcmperanz:i a tali ordini, nei primi~simi giorni di aprile, la " Littorio >• prese gli alloggia111cnti nei dintorni di Trieste~ ma 1'1 e aprile dovette
IO I
tr~s~eri~si nella_ zona di ~os~umia, da dove il
12°
Bersaglieri vc.:n nl'
poi mv1ato a Fmme e qumd1 a Karlovac. ~nche la Divisione, il 12 aprile, passò da Fiume e g iunse a Mrzl.1 Vod.1ea. Essa, nella zona di Postumia, a,,cva assunto la seguente dislocazione : 12° Bersaglieri: O tocco - $alosa; 33" Carristi : Cruscevic ; 133° Artiglieria: Crenovizza - Landolo; 133• compagnia mista del Genio: Slavinie; Servizi : zona Bardo piccolo - Crastie cli Postumia - Studcnza Bardo g rande. La forza complessiva delJa Divisione era allora di 259 ufficiali e 5370 sottuffo:iali, graduati e soldati. · Da Mrzla Vodica, continuando a partecipare alle operazioni contro la Jugoslavia, la t<Littorio >> avanzò su Karlovac ed Otocac e quindi su Knin (14-15 aprile) e su Mostar. Da quest'ultima localit~. il 17 aprile Ja Divisione si portò a Trebinje, dove s'incontrò con la Di visione «Centauro », proveniente dall'Albania. Quindi la <• Littorio >) , per Ragusa, già occupata dalla Divi sione ,, T orino )), e Mt:tk<wic, ~i di sln,ò a ·Mostar, clovt: sostò fino al 15 maggio I941. data alla quale venne iniziato il rimpatrio delle sue Unità. Concluse le 01ierazioni contro la Jugoslavia e rientrata in Italia nella zona Parma - Reggio Emili:i, la Divi~ione si riorganizzò nel mo<lo seguente. Ii 3.f reggimento Carristi fu sostituito dal 133° reggimento, del (!Uale assunse il comando lo stesso colonnello Pietro Zuco, che già comandava il 33°. Il 133" era costituito dai battaglioni Carri X, Xl e XII. Il 133" Artiglieria, prima su due soli gruppi da 75 / 27, ebbe un gruppo obici da rno / 17, un gruppo cannoni da 105 cd un gruppo mitragliere contraerei da 20. La « Littorio >l ebbe anche due ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, 1 ambulanza radiologica ed altri reparti addetti ai Servizi. · Nel settembre la Divisione, trasferitasi nella zona di Pordenone , venne ancora completata e rinforzata da un Comando di brigata, da un reggimento esplorante corazzato, Ja 1 compagnia autobli ndo Ansaldo 40, costituita con d ementi del Deposito del 12° reggimento Bersaglieri, e da I gruppo autoportato contraerei da 90/ 53. N el dicembre del 1941 la Divisione ,, Littorio )) dovette trasferirsi nell 'Italia meridionale, in previsione di un prossimo imbarco per l'Africa, cd assunse la !(eguente dislocazione:
IO:?
Comando Divisione e 12° Bersaglieri prima a Pompei e poi a Salerno; 133° reggimento Carri nella zona di Mesagne - Brindisi; 133° reggimento Artiglieria nella zona di Taranto; Servizi nella zona di Benevento.
Nel gennaio del 1942 da Brindisi e da Taranto i battaglioni Carri, le compagnie controcarri della 1'ivisione e del 12° reggimento Bersaglieri e la compagnia autoblindo partirono per l'Africa settentrionale e, mentre i materiali venivano trasportati per mare, gli uomini raggiunsero la Libia per via aerea. I primi ad imbarcarsi furono i battaglioni Carristi, attesi in Libia con particolare impazienza, tanto che, appena giunti quelli del X battaglione, furono subito passati in rinforzo alla Divisione « Ariete »; mentre quelli dell'XI battaglione vennero assegnati alla Divisione << Trieste ». Durante- la traversata, essendo stato silurato il piroscafo che lo portava, il XII battaglione Carri venne, purtroppo, affondato ed i superstiti poterono raggiungere b Di\·Ì:,ionc in Africa settentrionale soltanto il 24 maggio 1942; mentre altri reparti del 133° reggimento Artiglieria venivano af- , fondati. Appena g iunta in Africa, la « Littorio » funzionò da centro di rifornimento per le Unità Carriste combattenti in Cirenaica ed in Marmarica. Il X battaglione Carri era passato, ,come abbiamo già detto, alla Divisione e< Trieste>>; il battaglione XI, i superstiti del XII e le compagnie autoblindo e cannoni controcarro da 47/32 vennero mandati a far parte della Divisione « Ariete >>. Nel mese di febbraio giunse in Africa per mare il 12° reggimento Bersaglieri, il cui Comandante, colonnello Vittoria, venne sostituito col colonnello Amoroso (1 ). Il 133'' Artiglieria, al comando del colonnello Almici, era rimasto in Puglia e potè inviare jn Africa orientale soltanto i due gruppi da 75/27 e poi anche quello da 90/53, che venne subito passato a1la D ivisione « Ariete ». Anche il reparto esplorante corazzato ed i Servizi si trovavano ancora in Italia. (1) Un battaglione Bersaglieri comandato dal maggiore in s.p.e. Rocchetti venne silurato durante la traversata. Per quanto riguarda l'impiego del 12° reggimento Bersaglieri, si consulti il volume VII di quest'opera.
I II \
Per c01~segt~cnza ben pochi dei reparti già compresi negli orga n111 della « L1ttor10 )' erano disponibili per la Divisione, non ostante lr proteste e le richieste del generale Bitossi, trasferitosi ·il 1" febbraio 1942 per via aerea, insieme al Comando della Divisione, in una vi ll a a circa cinc1ue chilometri ad est di Tripoli, da dove, nei mesi di ft:hbraio e di marzo, provvide a ricostituire la (< Littorio » con gli organici previsti per le Divisioni corazzate in Africa settentrionale.
Carro
arm ato
e difese
co11troc<1ffo.
La " Littorio )) dovette l)Uindi ri nunziare al XX battaglione m otociclisti che venne sciolto: ma ebbe, sia pure con un certo ritardo, assegnati tre nuovi battaglioni Carri M, fra i tJuali il LI , comandato dal tenente colonnello Salvatore Zappalà. L1 Divisione così ricostituita, venne inviata nella zona <li BCllgc1~i, subendo, durame il percorso, notevo li perdite e ,·cncndo costretta ad indugia rsi per le necessarie riparazioni ai cingoli dei Carri armati ed anche ai cannoni dei due gruppi da 75 / -:q. Dalla zona di Bengasi si trasferì poi in tJuella <li Ain cl Gazala , mentre veniva raggiunta dal gruppo Carri L 6 che, impiega to immediatam ente dopo l' arrivo in Africa, venne in pochi giorni completamente distrutto. La Divisione, il rni comandante, general e Bitossi, venne ~ostituito poco dopo dal generale Ceria na M:1ineri, al quale, dopo breve tempo, 9.
successe nuovamente lo stesso generale Bitossi, aveva assunto la ~c~ruente dislocazione : -=Comando Divisione: Ain d Gazala; Quartiere Generale: in trasferimento da Homs; 1 2" reggimento Bersag lieri: Ain d Gazala; LI bauaglione Carri , al comando dell'eroico tenente colonnello Sa kiwre Zappai:',, cad uto poi sul c trnpo e decorato dì m edaglia d'oro :ilb memoria, con _;;6 Carri ad Ai n el Gazala ed i} resto sca~lion:ito lungo le tappe precedenti : 1 Gruppo 75 / 27, co11 4 pezzi ad Ain cl G:-.zala, il resto fer-· mato per guasti lungo il percorso. Gli autocarri di cui di sponev:1 l"autogruppo misto di formazione cr.1110 ~lati ripartiti tra i vari dementi della Divisione per il trasfrrirncnfo :id Ain cl Gazala. Erano ancora in Italia : il 13i Artiglieria (m eno i G ntppi già: i1wiati in Africa settentrionale), il battaglione misto del Genio con tutti i collegamenti, la sezione di Sanità, la sezione di Sussistenza e rautogruppo di visionale organico. Nello stesso giorno 19 giugno una compagnia mista speciale del r.cnio, non del tutto efficiente, fu assegnata d'urgenza all a " Littorio n dal Comando Superiore Africa Settentrionale. Mancavano però· ancora i nuclei della sezione di Sa nità e deHa sezione di Sussistenza gi:ì assegnati alb Divi sione; m a non ancora giunti. Poco dopo le Unità della (, Littorio vennero opportunamente r inforzate con il 3" regg imento Artiglieria celere. Con queste fo rze la Divi sione potè partecipare, col l2" reggimento Bersaglieri, con i battaglioni Carri IV, XII e con il Gruppo corazzato del reggimento "Novara Jl , :ti combattimenti di Ain el Gazala, di Tobruk , di Marni Matruk e g iungere anch'essa, come vedremo, sulle posizioni di El J\lamein. 0
ò)
Mentre si trovava dislocata nella zona di Ain el Gazala come sopra abbiamo detto, la <( Littorio » ebbe l'ordine di portarsi nella zo na di Sidi Rezegh. dove venne schierata fra la 90" Divisione leggera tedesca a nord cd un Raggruppamento tedesco a sud. Essa doveva proteggere il tergo dello schieramento dcli' Armata corazzata, che attaccava la pi azza di Tobruk ; m a, per quanto il morale dei suoi componenti fosse elevatissimo, la Divisione non era ancora completa.
Secondo una pubbli cazione del 1951 dell 'U fficio Stori co dr ll11 Stato Maggiore dell'Esercito (1), il 19 giugno la Divi sione <• LittùricJ ,. disponeva soltanto del 12° reggimento Bersaglieri, del LI battaglio ne Carri M (36 Carri) e di 4 pezzi da 75 / 27. Tutto il resto della Di visione si stava trasferendo da Homs verso est; mentre altri ekmcnti erano ancora in Italia. In Lihia la Divisione era stata smembrata a bcndì6o delle altre Grandi Unità. Nel gennaio del 1942 due gru ppi semoventi da 75 / 18 ciel 1.33° reggimento Artiglieria, il X battaglione Carri M del 133" reggimento Fanteria Carrista ed il battaglione armi d 'accom pagnamento e controcarro del 12° reggimento Bersaglieri erano stati ced uti alla Divisione " Ariete >) . N el m ese di marzo il gruppo da 90/ 53 e due batterie da 20 del r 33° reggi mento Arti glieria venivano passati alla Divisione << Ariete i>; mentre nell'aprile )'XI battaglione Carri M del 133° reggimento Carristi era stato assegnato alla Divisione <1 Trieste >>. Inoltre la « Littorio >1 aveva dovuto versare tutti i suoi autocarri alJ ' Intendenza del Comando Su periore che, accentrando presso di sè la massa degli automezzi in dotazione ai reparti operanti in Africa settentrionale, provvedeva direttamente come poteva allo spo5t;:iment() di tutte le forze in Cirenaica sino alla zona d'impiego. Questo accentramento di automezzi a disposizione dell'Intendenza, per provvedere di volta in volta a fronteggiare le varie neces · sità, fu la naturale conseguenza della penuria di autocarri lamentata in Libia; penuria che determinò il grave inconveniente, già pii1 volte verificatosi nelle precedenti fasi dell a campagna, di privare i reparti dei mezzi di trasparto proprio nei momenti più critici della lotta. Respinto il giorno 20 g iug no un tentativo di attacco da sud, la << Littorio il venne raggiunta, il giorno dopo, dal Comando del III G ruppo Carrista " Lancieri di Novara ·• e da uno squadrone Carri L. Dopo aver partecipato alla riconquista di T obruk, la Divisione, passata alle dipendenze ciel nostro XX Corpo d ' Armata, riprese l'ava nzata e raggiunse Garet Umm Tuascem Alem (23 giug no); ma subito dopo dovette tra sferirsi a nord. per oltrepassa re il confine con l'Egi tto e giungere a Bir Habata. (r) Si consulti in proposiio il prc~cvolc volume pubblica to nel 195 1 d :11l'Uffic io Storiro dello S. M. d cll'Eserci lo col titolo ,, Seconda comrolTc nsi,·:1 ita lo - tc.dcsca in A frirn Settentrionale - Da El Aghcila a E l Alamcin i, .
106 Dopo :iven.: percorso nel dcserto 150 chilometri in 18 ore, i reparti della •< Littorio )) \'Cllnero spezzonati e mitragliati dagli aerei ncrnici; ma nd la mattina del 25 giugno la Divisione ebbe assegnato in rinforzo un g ruppo da 100, col quale si portò nella zona a sud O\'CSt di Mars:i Matrnk, do\'c si sc hierò, continuando a -subire gli ~1'ezznn :1mcn1i cd i mi1ragli:1mcmi dcll'A \'iazionc nemica. Il g iorno 17 l:1 " I.it1orio ", costrct1:1 a camhian'. continuamente din:zione per ~c hivan.: i cam pi minati, raggiunse la zona di Bir ti ~k,nrn e ~i ~r hil'rÙ in modo da poter far fro 11tc in tutte le direzioni. Ll n :111:1crn d i ckn11.:nti tnrccani zzati nemici, \'crilìcatosi nella notte, n :nnc rnpinlo d:11 :\Xlll battaglione lkrsaf-!l icri e dai Carr i L ed il 111.ire,ci:dlo l{om rnel , i compiacque tleìl'dlìc:1cc rc\istcnza effettuata .i:i t:di rcp.1rti. I ,a " Littorio •> il 28 giug no avanzò rn Fuka e di sloc<'i i suoi re('Jrti a G1\·allo della via litoranea , per sbarrare le provenienze da :\-1:ir~a \fatruk. Data la su;1 poc:1 \-clociù , essa aYeq do,uw iniziare ii movimento in anticipo e si trO\'J v:i mome n taneamcntc sola. Tutta\·ia riu<cÌ a respingcre i tcnt:iti,·i nemici. riusce ndo a prendere numerosi prigionieri. alcune c.1mior.cttc e molt:e armi. tra le quali anche 1-'t'!JO cL\rtiglicri:i. nu:dchc 1 Dùp11 e:--,er:--i rif<,; 11ita d·:,cqu.i e di bu17.in.a, Li ,, Littorio " riprc~c l'a\·anzata su tre ~cigli oni: il primo costituito dai Bersaglieri, dai Carri L (J e dalrArti; lieria: il :;e,:ondo fo rmato dai Carri :\·1 ed il terzo dall\n1 tocarrcg_gìo. All'alba il primo scaglione \•enne attaccato dai Carri armati inglesi e fu tempesti,·:imentc ~occorso dai Carri M dd secondo scaglione; ma i Carri britannici erano piì.1 potenti e !1it1 vdoci e, nel comb:ntimcn to . venne ucciso il com andante del batt1gli<1m: r (cri10 il comandante del reggimento Carristi, colonnello Zeno. Tuttavi:1 l::t Divisione pote raggiungere i propri obbiettivi ed il 1" lug lio pre~e contatto con le Di\·isio ni (< Ariete }• e ,, Trieste " · con k <..lU:1li contribuì :1 formare il XX Corpo d'Armata. Per quanto tormrnt:i::1 da!J'.,hi:11.iu1H.: nerni-:;;, la Divi~io nc potè ricevere un\iuto..-:0lonn:1 con gli indispensabili rifornimenti cd clihc ancora in rinforzo due rnmp:1gnic Carri M cd una compag nia Carri L 6.
Il 1 luglio il maresciallo Rommel diede l'ordine per l'attacco, durante il quale b <' Litrorio )•, dalla zo na di Oeir cl Shein do\'cva cffcttturc un 'azione avvolgente, puntando al c hilometro 1 m dell a re-
"'7 tabile ad est di El Alamein. Essa disponeva di 12 Carri L r,, di 2 0 Carri M , di una batteria da 100 e del 12" reggimento Bersaglieri su 1. battaglioni, già decimati ed esausti. Sullo svolgimento dell'azione, riportiamo la descrizione dcll':11iora colonnello Alessandro Scala, Capo di Stato Maggiore della Divisione << Littorio 11 . « Il combattimento fu durissimo; si combattè con tenacia e volontà disperate. D01x> aver progredito verso est per alcuni chilometri fin sotto Alam I3u - Oshaza, non fu possibile, per la violenta reazione nemica, effettuare la conversione ,·erso nord, verso cioè Abm el Onsol e il chilometro I IO della litoranea. A destra ed a sinistra anche k Unità tedesche non riu~cirono ad avanzare, pur avendo forze e mezzi superiori alla <( Littorio)). << Il tiro di Artiglieria nemico era incessante e preciso. Batterie mobilissime da 88 e Carri armati con pezzi da 75 tenevano lo schieramento italo - tedesco sotto un fuoco martellante, 5enza soste. Dopo un ultimo tentativo di attacco, fatto contemporaneamente dai Carri della <• Littorio ,ì e della 2 1' Divisione corazzata tedesca , attacco riuscito pur esso infruttuoso, il Comando dell'Armata ordinò di sostare sulle posizioni raggiunte e <li tenersi pronti ad affrontare minaccc nemic hc da est, sud - est e sud - ovest. Cosa che venne fatta. (( Le azioni dcJla giornata ci costarono oltre mo uomini, tra morti e feriti, ed alcuni Carri M cd L distrutti. << Il m attino del 4 la Divisione ricevette l'ordine di spostarsi per circa 30 chilometri ad ovest, per assumere uno ~chicramento fronte a sud, nella zona di Deir cl Qatani. Il Maresciallo Rommel avvertì che nella nuova zona la " Littorio,, si sarebbe trovate di fronte Unit) neozelandesi, contro le quali egli incitava a combattere senza alcuna pietà, p:-:rchè "i Ncozelandcsi non facevano prigionieri, uccidevano tutti, compresi i feriti''. Il ripiegamento ve nne effettuato nel pomeriggio, accompa~nato dal tiro delle arti glierie nem iche ltm<1;0 tutto il percorso >>. Spostat~tsi nella zona di Dcir cl Harr:i, la Divisione il 6 luglio si schien'> fra Stoni Gronnd e Munqar Wahla ed, in seguito all'ordine del Maresciallo Rommel , per renderne più sicura la resistenza e per ridurne la visibilità, i Carri armati furono seminterrati da,'anti ed in mezzo ai reparti dei Bersaglieri. Dopo avere sottoposto la •< Littorio i, ad una violenta incursione aerea, i Neozelandesi attaccarono nelb notte sul 7 luglio ; ina vennero respinti dalla Divisione che, con ardite puntate di Carri M e di
1.11rri armnti Shcrma11 pr,·., ,o il Co/o.;;eo.
Carri L 6 :1 sud , riuscì, nella giornata del 7, ad alleggerire la pressione nemica. Tuttavia i Neozelandesi non mostrarono cli rinunziare ;i i loro propositi. Il giorno 8 luglio le posizioni vennero rafforza,e ed il m :11ti110 del 9 la ,; Littorio i i , tornata alle dipendenze del Comando del nostro XX Corpo d 'Armata, attaccò, affiancata da U nità tedesche, il ben munito caposaldo cli Deir cl Qattara , conc1ui standolo con travolgen te impeto e dimostra ndo che, non ostante le pri,·azioni, i disagi, le per-
I 0 11
dite e la mancanza di Artiglieria, i combattenti della « Littorio " 111111 avevano perduto nulla della loro aggressività. Ripresa la marcia verso sud, la Divisione .incontrò forze ingk~i preponderanti, fomite di Carri e di artiglierie. Le nostre trupj1c e quelle tedesche attaccarono impetuosamente; ma i loro attacchi s"i nfransero contro la superiorità del numero e dei mezzi avversari e la « Littorio >, subì gravi perdite. Il Comando dell'Armata decise prima di far sostare le truppe sulle posizioni raggiunte e dì riprendere poi il giorno II gli attacchi, falliti i quali, venne ordinato di organizzare per la difesa ad oltranza il caposaldo di El Qattara, con la speranza di riprendere l'offensiva non appena possibile. Intanto le forze inglesi, continuamente alimentate dalla loro base di Alessandria, aumentavano di numero e di mezzi; ma rimasero per fortuna indecise e, dopo avere sostato nel caposaldo di El Qattara fino al 19 luglio, la « Littorio >i fu inviata nella zona di Gebel Kalaki el Taqa, per sostituire la 90• Divisione leggera tedesca .
Durante la sec0nda metà rii luglio e per tutto il mese di agosto - come viene ricordato nella Relazione del colonnello Scala già citata - mentre da un lato si provvedeva a rafforzare le posizioni ed a tenere a bada il nemico, dall'altro si iniziava un intenso, fehbrilc. lavoro di riordinamento e di completamento. Affluirono nuovi mezzi, nuovi reparti e rimasero deficienti soltanto gli automezzi. Venne costituita una ba~e divisionale a tergo J cllo schieramento, per rendere più agevoli i rifornimenti ai reparti in posto ed, in vista della nuova avanzata che si prevedeva prossima, essa restò in funzione: sia per alimentare quella avanzata; sia per provvedere prontamente alle necessid della Divisione. Negli ultimissimi giorni di agosto e nella prima settimana di settembre la e: Littorio >' , incorpor:i.ta insieme all a " Ariete)' nel XX Corpo cl' Armata, prese parte alla fallita offensiva italo - tedesca, chiamat~1 dai nostri di Santa Rosa e che, secondo gli Inglesi, venne denominata battaglia di Alam Haifa ; battaglia che il generale Montgomery definisce come azione d ' importanza vitale poiehè, se gli Inglesi l'avessero perduta, avrebbero potuto perdere l'Egitto: mentre, costringendo il <renerale Rommel a rinunziare al suo piano offen sivo, gli Ìnglcsi po~erono ben prepararsi a combattere, circa due mesi Jopo . la battaglia decisiva di El Alamein.
1 IO
A propo~ito del tentati\'O italo - tedesco di Alam Haifa, il Mont. . nel :,uo libro oi ~1 citato, ricordò anche la nostra Divisione " Liuorio ,, L' ~cri ~sc precisamente l!uanto segue: ,, 11 29 .1g o~to R o111111el annunziò alk sue truppe che entro due o tre giorni ~:1rd,hno ~tate in Alessandria e diramò uno speciale ordine del g i<1rno. 11d l(11:1lc proclamava che l'attacco imminente avrebbe.: :1, l'Io ,:om L· rt\tilt,1to ,, l'annientamento finale del nemico •,. ,. I \IIOi .1t1acr hi comi nciarono appena scoccata la mezzanotte del ,o - ; 1 .tgl1\to, con tre puntale simult;rnee. Il tentati,·o pii:1 settcntrion.ilr \L' llll t .t~t'\'olmcntc respinto dagli Austr-1liani. Al centro un at1,tllO piL1 , iolcnto urtò contro l'ala dc:,tra della 5• Divisione in<li ana ,·d 111trnne qualche successo iniziale. Il nemico venne ricacciato dal ,:1~li1111r ,li Ruwcisat ~olo dopo un energico contrattacco. effettuato :il i(' pri me luci dell 'alba dd 31 agosto. · L1 puntata principale venne eseguita nel settore m eridionale, 1r.1 il IÌanco sinistro della Divisione neozelandese e Himeimat. Qui i{onuncl im piegò k Di visioni cor:izzate tcdt·sche, b 15• e b 2 1", la q•> ' l)jyisiom: kggera cd il XX Corpo italiano, che comprendt\':t le I }i,·i,i,:ni corazz~1tc (( Ariete •i e .. Litto ri o ,.. Alle ore ro del 31 agosto 101 li i:olunne di Carri armati erano c ntrat t: nei ca1upi ,Ji m in.: L,I :1,·anzay:111<1 vc rw oriente, tra (;aballa e la depressio ne di Rag il. Pitt a nord la c;cl Di\'isionc leggera ebhc c1uakhe dif fì coltà nella mn·er,:11:i dei campi di m ine e non raggiunse Deir cl :vfuhafìd che a sera; tra le ali germaniche operavano tre Di,·isioni italiane: ma di esse solt,!nto la Dì \'i~io ne " Trieste ,, riuscì a penetrare nelle zone minate. Le nostre truppe mobili della 7' DiYisiont· corazzata, che guardav;1co il fian co meridionale, furono costrette ad arretrare dinanzi a questo attam, ed. in armonia con gli ordini ricern1i , evitarono di farsi inchiod:m .: sul terreno. L1 4' brigata corazzata si ritirò su Gaballa e da u11clla yona s\'Olsc attacchi di molestia contro il fianco della penctra1innc nemica. P iù a nord la 7' brigata motorizzat.1 ebbe un impiego !!Omn\'.
~
.1n:il<1~ 0 .
" La mi:t preoccupazione principale, durante la g iornata del 31 :1go~to. fu quella di determinare esattamente la diret'.ionc della punt:1ta nemica. lo sper:t\'O che essa, con una conversione ristretta, si san.:blie diretta :il nord , verso Abm Halfa. e non avrebbe operato un.1 rnnvc rsi<mc larga verso El H::immam. Le misure da noi predisposte per adc~care il nemico avevano appumo tale scopo. Nel tardo pomeriggio i mez;,.i corazzati nemici comi nciarono :i muovere verso nord est. d irctramcntc \Tr~o la zo na per la q uale 1'8" Armata si era pre-
I I I
parata. Soffiava un vento forte e il polverone impedì :i ll:i lloy.il 1\11 Force di ostacolarne l'avanzata. Intorno alle ore 17 Ca rri :1nn:11i 1w miei presero contatto con la 22" brigata corazzata, in posi;,.iont :i ~11d del ciglione di Alam Haifa. La 22a brigata affrontò l'attacco ~ul l<.:r reno da essa scelto cd il nemico venne respinto con gravi pt:rditc ... 11 Durante la mattinata del 1 • settembre il nemico rinnovt', i suoi attacchi contro la 22a brigata corazzata in posizione e non otlcnnc risultato alcuno ed, avendo suhìto nuove perdite, si allontanc'> , cr~o sud. Ritornò alla carica nel pomeriggio ; ma tutta la 10• Di\·isionc corazzata era ormai saldamente stabilita ~ulle sue nuove pasizioni cd, ancora una volta le formazioni corazzate nemiche dovettero di simpegnarsi, subendo perdite ancora pit1 gr:wi ,i. Il _generale Rommel aveva deciw, infatti , llùpo (JUattro giorni di iotta, di sospe ndere la sua offensiva ed aveva fatto ripiegare le truppe italo - tedesche sulle posizioni di partenza, conservando il possesso dell'Himeimat, saldo punto di appoggio ed ottimo osservatorio, clic era stato conquistato, con eroico impeto, dalla nostra Divisione Paracadutisti <• Folgore n. In attesa di un 'occasione più favorevole per riprcn<lere l'avanzata '.'Crso il delta de! Ni lo, le trnpr<', ,til 4 ~ertemhre al 22 ottobre. rafforzarono le posizioni occupate e si prepararono alla battaglia di f1 Alamein che, come è noto, venne combattuta Jal 23 ottobre al 4 noYembre e si concluse col ripiegamento dei T edeschi , col gencrmo sacrifizio ddb Divisione « Ariete i, e con lo scioglimento della 1, Liitorio )). Della battag lia ricorderemo le fasi nel capitolo seguente, dedicato al XX Corpo d'Armata motocorazzatù. All'inizio della controffensiva britannica la '< Littorio ,i si trovava schierata in seconda linea, con il I'.! reggimento Bersaglieri avanti cd i Carri dietro con lo scafo interrato; ma, durante la battaglia, i suoi battaglioni furono CO$tretti ad impegnarsi ciascuno per (Onto proprio e molti Carri vennero incendiati e bruciarono, trasformati in roghi, imicnH.: ai loro equipaggi, co~ì che la Divisione rn razzata ,, Li1tn rio >•, per le gravi ssime perditc rnbìtc, percktte ogni efficienza e ~i sciolse. Fra uli eroi della Divisione è': doveroso ricordare il lll:t!!l_!iorc b '" Verri, medaglia d'argento al valor militare, il quale comanda\':t il battaglione Carri ceduto in rinforzo alla Divisione <<Trieste )' ; battaglione che, insieme ad un Gruppo semoventi , s'immùlò fino all'ultimo Carro. riuscendo a resistere per due ore all'impeto ddlc 1ruppc corazzate inglesi, tanto superiori di numero. 0
I I 2
Il maggiore Verri, colpito ad entrambe le gambe, dopo essersi egli ste~so amputati con un temperino gli ultimi legami e stretti i due moncherini con una cinghia, venne fotto prigioniero dagli Ing ksi, insieme ai feriti del battaglione rimasti sul campo perchè intraspo rtabili.
VIII.
IL XX CORPO D'ARMATA MOTOCORAZZATO ALLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN Il periodo dal 20 luglio al 30 agosto tu un periodo di sosta. Le Divisioni « Trieste ll, (( Ariete >1 e « Littorio,,, riunite nel XX Corpo d'Armata motocorazzato a sud della posizione di F.l Alamein, si ricostituirono negli organici e si completarono nei materiali ; mentre il fronte venne sistemato, rovesciando i campi trincerati tolti agli Inglesi, rafforzando con campi minati opportunamente orientati il fronte, gli intervalli ed i rovesci delle posizioni e sistemando le piste di accesso dalle basi, organizzate a cavallo della rotabile costiera fra El-Daba c Fuka. Qui giungevano, a cura dell'Intendenza, i rifornimenti che riuscivano ancora ad attraversare il mare ; qui lavoravano senza sosta, di g iorno e di notte, k officine mobili delle Unità Carristc, dell'Artiglieria e degli Automobilisti. Ai lavoratori militari, silenziosi ed attivi, va il merito del pronto ritorno in efficienza dei reparti delle Divisioni corazzate e motorizzate che, anche ndk posizioni avanzate, dovevano tenere pronti i motori e compkt:ire 1:i preparazione dei complementi che gi ungevano ai reparti. Alla fìne di agosto, contro il parere di Rommel e dei Comandanti italianj e tedeschi in linea, l'alto Comando tedesco decise di effettuare un 'azione offensiva, allo scopo di travolgere gli Inglesi prima che avessero ricevuto i grandi rinforzi già in navigazione nel1' Atl:tntico e nell ' Oceano Indiano. L'azione venne iniziata, benchè apparisse disperata sin dal principio, dato che mancava il carburante. difettavano le munizioni di Artiglieria cd erano insufficienti le forze aeree. Il piano per questa offensiva, che i Corazzati italiani chiamarono di Santa Rosa, perchè sferrata la sera del 30 agosto 1942, non differiva da quello attuato in Marmarica il 26 maggio dello stesso anno: impegno frontale delle U nità inglesi da parte dei Corpi d'A rmata di Fanteria; aggiramento da sud da parte delle Unità corazzate e m otorizzate, perno quelle italiane, delle posizioni inglesi ; occupaz ione
rq
dcil"Alarn-d-Alfo, quota di circa 140 metri, dominante da sud-0vcs[ il campo trincerato di El Alamein. Liberata la via costiera con l'occup:izione di questo c:1mpo tri11~:er:1to, proseguire rapidamente su Alessandria, occupare i pass:1ggi sui rami del Nilo ed avanzare su l Cairo e sul Can:ilc. Si 1r:11ta,·:1 di 1111 piano troppo vasto, sproporzionato allt nosttT pm~iliili1;'1 del momento e basato sulla presunzione d1e alcune perrolicrc cd :1kun i co nvogli paniri d:ill'Italia potessero ancora giungnc 111 Afric:1. L'a1.i01w, iniziati :ilk prime ore della ~e ra, dovc,·a essere condotta con 111"!1.1 dn:i~ionc da parte di tulle k truppe italo - germanic he e con p:1rtiù>larc u.:lcrit;\ cblk truppe mo1ocor:1zzate, le <1uali do,·cr.1110 ~upn :1re. dur:inte b nott(', la fascia minata antistante alle 1,u~i1-iu11Ì ing lc \ i e raggiu11gcrc di ~urpn:sa il costont: che culm i11:1va ,·n~o est con l'altura ddl'A!am-cl-Alfa. La vig-ilanza notturna dcll'AYiazionc inglese fece però mancare l:i , or1)rt:,;1; m entre i ripetuti liombardamc~ti -procur:~vano inrrcnti p !'ndil'c cd i ~uccessi,i campi minati inglesi attard:1vano fino al rn::ttti no il movimento degli Italo -T cdc~chi. Fallita la sorpresa, accn1tuatasi J'offo:1 aerea nemica e soprattutlo m ;1ncat i i rifornimenti previsti di ,:irh11r:1ntc ,. di muni ·r inni , per !,!li .1ifondamcnti di pirmcifì avvenut i .nel frattempo, l'offcnsi\a, dopo 4 giorn i di alt erne ,·iccndc, fu sospesa da Rom1neL che ordinò il ripieganw ntn 'lille p(),i zinni di p:irtcnza, c(•nscn ·a ndo ~olamente :1 ~ud l"ocrnp:1zionc dd torrione n:1tur,ilc dell'llirneimat che, per la \Ua u111form azio11c, costitui va un forte punto di appoggio cd un ottimo os~cn•;1torio ~u tutto il deserto circostJ lllt'. L ' I-l imci1n;1t era stato brillantemente conquistato dall:t Di ,·i,ionc Paracadutisti ,, Folgore "· a,·iotrasport:11 :1 in Africa scttewrio nak 11d mc~c di ~c ttcmbre, p::irte dall'lt:ilia e parte dalla Grn.:ia. e gi unta in Africa superando non poche difficoltà con i w li Paracad utist i, i (1uah do\'cltcro essere impiegati com e tru pp,· di Fanteria d':t!~.alto ( !) . Col fallimrntt_, dcll 'offr·nçi\·a di Sant;i Ro~:i \·enne a n:unc 1re il predominio t:1uico delle truppe rlcll'A~se su quelle in gk si ed ebbe in izio q uella robmta ~istcmazione difcn ~i"a, che doveva opporsi, secondo ~li intendimenti del Rommel, alla ormai sicuramente prcvi.. ta azione risolutiva , che gli Inglesi anebbero effettuata a breve scadenza , costringendo gli Italo - T edr~:chi a nun,-e mo1Lilità di impiego ( 1)
q11c,to
Le dorimc ~,',t;\ d clb D i" i, ionc " Fol:!o re ,, \' Cn~ono ricordale in p:1 rt..: dcd k :11;1 a i P.1~;1 ,:idu t i,t i. ·
,tt·,,1;· , olumc' i!Clb
~~) ~ (<t
- .. ,..._~...,.J
, , ..,
.,..~-~~,~
...,.....,.,
fUi,.miCli,.\
... .,,(S;,..~
,;,,r,1N;,1 ,
AI"C.........
._,
R-'GGR . ~ ESPLOR~HT[ ,
rf ~
~~'
6J.u t •
•
.
LEGENDA
----
t
"'
!'li;n11..ll ~(\.
ttl
0
1111 riffi
Forz• ,1111ian•
~ rman,c:h• bril1nn,ch• ,1
,0111.m
:aCJlld.o:::aa'Oc===:n-.zEIMm Ce
T.,,
fnr~·r cn11tm/Jhr1,./t" n Ila.
da/ ,r rie
2
st·ttembrt!
04 2 _
...
VI
dei mezzi corazzati , dato che le posizioni difensive occupate si sviluppa\'ano su linee carattcriqiche del terreno, avevano un'ampiezza l1mitat:i e non potevano essere aggirate, essendo appoggiate a nord al mare cd :1 sud :illa impraticabile depressione di Qattara.
La battaglia di El Alamein. Per mettere nd dornto rilicrn l'impiego del nostro XX Corpo <rArmata motocorazzato :tll:i h:t11:1glia di El Alamein, ci serviamo, col cortc~c cunscmo dcll' J\11torc - clic ringraziamo sentitamente del camerati smo dim m tratoci :rnr lic in lJUcst:1 occasione - dell'interessante ed ohhiettirn ~111dio roml'ih to w ll' im portantc argomento dallo stesso generale Ciu~cppc Dc Stcfa ni~. gi:'i apprezzato comandante ddb Di,·isionl' corazzata ,, 1\ rictc " e poi del Corpo d'Armata suddetl<J. D:tl -I scttem hn: al .2.2 ottobre Cen·ono prcs<o le truppe contrappn, te i pn:paratiYi pn la gr:111de h:iuaglia, ch1.: doveva segnare l'inizio della dcfìnitiv:1 sconhttJ dclrAs~e in Africa settentrionale. Gli Ing lc.,i, r;fc,rniti dall'afflussu .:u nti11110 di tui tu il 11<:1..<:'~~ariu, !'Ìvr~.rni z~arono la loro 8" Armata. cambiando i Coman<bn ti più clc~·ati e rifornendola di uomini, di artiglierie, di Carri armati fra i più modcr:1i e pit1 veloci; mentre l'A viuione \·cniva potenziata al massimo e quotidianamente addestrata allo speciale impiego per essa previsto. Gli Italo -Tedeschi ra fforz.wano alla loro volta le posizioni con trinceramenti , le coprivano con grandi distese di reticolati e di campi minati opportunamente orientati, ricostitui,·ano i reparti, alternavano Unità tedesche con quelle italiane, schieravano le artiglierie in modo da pater agire prontamente nei settori ritenuti più allettanti per l'attacco inglese. Tutto era però subordinato per l'Asse alrarrivo dei ritornimenti che, in seguito alle pressanti ric hieste dei Comandi in '\frica sctll'.11lrion:ile, riuscirono a gi ungere dail'Italia con l'impiego di tutti i mezzi disponibili, compresi gli aerei cd i sottomarini. Il 23 ottohre 1942 pertanto trova contrapposte sulle posizioni di Fl Alamcin due Armate con un numero pressochè uguale di Grandi U nità; ma q uale differenz;i nel numero degli uomini, nell'armamento, nel munizion::irncnto. nei tipi di Carri armati , nei mezzi di tra~porto, nella complessiva potenza delle due forze! G li Inglesi ed i loro alleati avevano infatti: 150.000 uomini , 370 autoblinde, 1500 Carri armati, 1200 cannoni , 2500 aerei; le trnppe
Il generale Gittjeppe Dc S1cf11nis, Comand<!nle il XX Corpo 1/'//rnrnt,1 moto,·oraz .:ato alla b11t1aglia di El Alanu:in.
I I9
dell'Asse: 90.000 uomini, 30 autoblinde, 6oo Carri armati, 6oo can. . nom, 700 aerei. La schiacciante superiorità inglese in Aviazione (:t,6 : 1), seguita da quella considerevole ddrAniglieria (2, 2 : 1 ), si riscontrava anche nelle Unità corazzate, non solo nel numero dei Carri (2,5 : 1), ma specialmente nei tipi, in quanto gli Inglesi avevano, oltre ad una trentina di Carri pesanti di rottura, la quasi totalità di Sherman sulle 30 tonnellate, armati tutti di cannoni da 75 e con velocità superiori ai 35 km. orari ; mentre dei 250 Carri tedeschi, di tonnellaggio sulle 22 tonnellate e con la velocità sui 25 km., soltanto una trentina avevano il cannone da 75. I 350 Carri italiani, costituenti complessivamente l'armamento dei battaglioni IX, X e XIII dcli',< Ariete », IV, XII e LI della <<Littorio )), Xl della ,<Trieste >) erano del tipo M 13, armati di cannone da 47 ed avevano una velocità massima di 12 km. all'ora. Alla grave inferiorità delle forze si aggiungeva, per le truppe dell'Asse, l'insufficiente disponibilità di munizioni per l'Artiglieria e di carburante, msì che il generale Stummel, che sostituiva momentaneamente il generale Rommel nel comando., all'inizio della battaglia non volle effettuare la controprep:uazione che, nella particolare situazione tattica in cui si trovavano le Unità inglesi predisposte per l'attacco, avrebbe potuto essere molto redditizia. Da parte sua Rommel, ritornato due giorni dopo la morte del suo sostituto, fu costretto a rinunciare all'impiego a massa delle truppe corazzate, per fronteggiare i progressi britannici nelle direzioni più pericolose.
Dato quanto si è detto, la battaglia di El Alamein poteva considerarsi già perduta in partenza; tutta vi.a la resi stenza- dell'Asse si protrasse per ben 13 giorni (23 ottobre - 4 novembre), obbligando il Monlpomerv o , a cambiare due volte i suoi f)iani cd a sacrificare nella azione di sfondamento numerose Unità di Fanteria e di Carri armati. Questi ultimi vennero impiegati quale massa di rottura, per aprire varchi nei campi minati , e le gravi perdite che ne derivarono ed il vivo malcontento dei Comandanti Carristi per quell'impiego, non certo ortodosso. dette sul principio ai componenti dcll 'W Armata ing lese la sensazione che la loro offensiva fosse dcstin;1ta a fallire. Il piano inglese prevedeva un attacco principale a nord, con 5 Divi~ioni normali e :2 Divisioni corazzate contro il nostro XX Corpo
10.
120
d'Armata, cd un attacco secondario a sud, contro il X Corpo d 'Armata , con 2 Divisioni ordinarie ed un a corazzata. Jn sosta n7.a una poderosa tenaglia, preponderante a nord, data la presenza d ell a rotabile costiera, che doveva avvolgere le forze italo -germaniche e distruggerle, prendrndole in una inesorabile morsa. Malgrado la circosta nza, favorevole agli Ing lesi, che attaccarono m ent re le truppe della difc~a stava no assumendo un migliore schieramento in profondit:1 prcceclcntemcntc ordinato, e non ostante la colos$ak prepar:izio11c fatta s11 tutto il fronte clall 'Artiglicria e dalJ'A ,·iaziom:, 111 ~fo nda111rn 1u prn·i~to non polè effettuarsi; i progressi ottenut i d:illc forze brit :11111ichc a nord, al di qua del campo minato,
furono pro11t:11nc111 e co11tcn11ti d:ilk nostre arlig li crie e dall' inter,-cnto lki rcpani llclk Di , ision i .:11r.,zz,fa· : b 15' tedesca e la nostra <' Liuo rio •· : mentre a sud l'attacco ~te~~o fu in bre\'c definitiv;trnente hlocc1to ,blh rc~ i~trnza delle no~trt: i ruppe. fra le quali si distinsero gli uomini dcll:1 Divi~ione <' Folgore ,, , e cl:t p:irziali interventi ddb 2 r• Di, i~io nc tnk ~ci e della no~tra « Ariell' " · Per la resistcn1.:1 incontrata, gli Inglesi do\'ettcro avere la sensazione del fa llimen to della propria offensiva e fu allora che, premuto cbll'alto, il generale Montgom<.:rv ca mbiò il suo piano: ahbandont} l'attacco a sud e ricercò il successo a nord per sfruttare i progressi o ttenuti nei primi tre giorni della h:1ttagli:1. Egli trasferì, per consegncnz:i, ;1 nord una Divisione norm a le ed una cor:izzata e preparìi un nuorn attacco in grande stile, con nuovi procedimenti. Su un fronte di circa 4 km., dopo una formidabile preparazione di Artiglieria e di Aviazione, fece :ivanzarc due brigate neozelandesi appoggiate da una brigata di C arri di rottura; dietro a questa un a seconda brigata corazzata doveva ampl iare i \'a rchi aperti dalle truppe precedenti; dietro ancora le due Divisioni i e 10' do\'Cvano tenersi in misura da lanciarsi, al momento opportuno, nei va rchi e dilagare sul rovc,cio del no,tro schieram ento. Fratt:into R ommel, d opo aver f:ir-ro ,fo,t:1rc:1re ver so nord nn g ruppo tattico dd l' ,, Ariete n, l'. hiamò a rinforzo da sud la sua 2 1~ Di visione cor:1zz:it:1; così che il nuo rn formidabile attacco inglese potè c'ssere rn ntc11uto. 1/ltre d1c dalla predetta Divisione cor:1zzata, dalla 90' tedesca, dall a •< Trieste ,,, dai resti della 15" cora7.7.ata e dalla (, Littorio ,, ; no nchè dalle artiglierie d ì medio calibro italiane e tedesche, fatt e af flu ire nel settore att arc:1to. TutL1via le sorti della b:1tta~lia vol!!cvano a vant:vr!!io dc2li l n... ,._., ::,..,., o !!,.• Ìesi. anche se lo sfornfamcnt o riccrcat<) non era stato ancora ottenuto
I2 I
e ciò perchè il logoramento si faceva sentire in maniera accentuata dalla parte dell'Asse, che esauriva ogni giorno di più le sue disponibilità in munizioni e carburanti, mentre impiegava tutte le sue riserve tattiche. Si giunse così alla sera del 2 novembre e cioè al 10° giorno dall'inizio della battaglia. Malgrado la situazione gravissima, Rommel intravide ancora la possibilità di salvare le sue truppe, facendole ripiegare sulla posizione di Fuk,1, che aveva il vantaggio di non essere troppo lontana, di avere ancora il fianco sud appoggiato al Qattara e di costringere gli Inglesi a spostare le loro artiglierie : ciò che avrebbe dato una tregua al combattimento. Egli ordinò perciò di spostare la Divi sione <( Ariete l>, l'unica rimasta ancora efficiente, nella zona di Deir cl n-forra, col compito di contenere gli Inglesi durante il ripiegamento dell'ala sinistra della sua Armata. Il movimento si compì regolarmente nella notte, così che al mattino l;1 Divisione era pronta ad entrare in azione nella zona indicatale ; intanto veniva iniziato il ripiegamento delle Unità a contatto col nemico, senza che gli Inglesi tentassero di disturbarlo. Se non che, alle ore 13,30 del 3 nO\·embre, un ordine di Hitler, che ingiungeva di << non cedere di un sol passo >> e di e< non indicare alle truppe altra via se non quella che conduce alla vittoria o alla morte » obbligò Rommel ad arrestare il ripicg;1mcnto cd a ricostituire un nuovo fronte improvvisato sulle posizioni raggiunte. Il 4 novembre gli Inglesi ripresero l'attacco con esuberanza di forze, di Carri armati, di artiglierie. Le truppe dell'A sse resistettero tenacemente fino alle ore 15,30, ora in cui venne diramato l'ordine di ripiegare definitivamente, essendo la situazione diventata insostenibile. La Divisione <e Ariete », di fronte a forze corazzate che la serravano da ogni parte, si sacrificò consapevolmente, fedele agli ordini ricevuti, per imporre un tempo di arresto alle forze ing lesi e per proteggere il ri piega1rn:nto Jtl k: altre forze del!' Asse. C,0sì ebbe termine la battaglia di El Alamein che, combattuta in assoluta inferiorità di forze e di mezzi, aveva messo in evidrnza la capacità, il valore e lo spirito di sacrificio delle truppe italo - germa niche, alle quali - come si legge in una lapide del cimitero di q. 33 di El Alamein - cc mancò la fortuna, non il Yalore )>. E la fortuna mancò soprattutto sul mare. do\'c non fu consentito il passaggio di quei rifornimenti, che avrebbero permesso, come nel passato, cli rc~istcre e di ricacciare ~o-li In 'glesi fino al Nilo ed oltre.
I 2 :.!
SulJa battaglia di El Abmein il generale Montgomery, che vi comand(Ì 1'8' Armata inglese, nel suo volume •< Da El Alamcin al fiume Sangro ,., dopo avere descritto i din::rsi combattimenti, conclude con le seguenti riflessioni , alcune delle tiuali ci sembrano compilate col senno di poi : " Le forze dc.:l l'Asse nel!' Africa settentrio nale aveva no sublto una disfatta ~chiaCl:Ì:rntc; in vcrit:1 ~olt:mto le piogge del 6 e del 7 novembre le salvarono da un :innicntamento assoluto. Quattro Divisioni Kelti ssimc tedesc he e otto Divisio11i italiane avevano cessato di esistere come formazioni di t:o mhattimcnto efficienti. e, Un gr:1nde numero di C:1rri armati nemici era andato distrutto e cannoni, m ezzi di tr;1~porto. aeroplani e :1pprovvigionamenti di og-ni genere cr:1no \l:1ti c:i ttm;1ti o di strntti in q uantità immense. ' ,; L1 li:itt:iglia si cr:i wolr :1 seco11do il prn:isto. L'irruzione, cioè l:i battag lia pcr prt:ndcre posizione, avn·a d a to a noi il va nt;1gg io tattico; la lotta accanita che a\·cva ten uto dietro :1vC\·a ridotto le forze cd i mez7.j drl nemico :i tal grado da renderlo incapace di resistere ;ti LOlpo fìnak. La lotta :iccanita aYC\'a ricl1ic\to un rapido raggruppamento d i forze per creare le riser\'e d:1 util izz:1re 11, llo spostamento lkgli ,1,,.,i vperalivì a ;cLiJlllb lldle e, ige11Le della , iluu 1.ione : in Lii modo sì era conservata l'iniziatÌ\'a e la hattaglia era stata avviat:i alla conclusione desiderata . ,, La sorpresa tauio era stata un fattore importante ; l'irruzione aveva avuto un successo pieno. pcrc hè il nemico s'attendeva la puntata principale nel settore sud. Il nemirn fu nuovamente ingannato quando si \·enne alla puntata finale: esso sì era preparato all'attacco :ill'estremità nord del fronte ed aveva concen trato colà, per tenervi testa, le sue truppe tedesche. E il colpo ve nne inferto agli Italiani, due miglia più a sud del fianco germanico. << Le giornate pit1 critiche della battag lia furono tjuelle del 26 e del 27 ottohre. La lotta era sempre intensa: ma l' impeto dei nostri :ntacc hi veniva scemando. Fu aliora che cominciai a ritirare dalla iinea le Di\'isionì pcr costituirmi una riserva pronta a da re il colpo finale. Allora questo pro\'vedimcnto produsse a qualcuno l'impressione che io mi fossi W ll\'Ìnto della impo~sibilità per noi di sfondare le lince nemiche e che vi avess i rinunziato ; ma io direi che, quando un Comandante si forma una riserva nel momento critico di ~na battaglia, vuol dire, probabilmente. che egli st2 per vincerla. ,, E' sempre stato chiaro per me che, quando un comandante sconfigge il suo nemico in battaglia, gli Yiene attribuito il m erito d i
I I
I
~ ® \
.
.
8
0/:;;;;/J
DéPRéSSIONE
! t,! ,"ii t~.A t ~
~!r.:..;,,::: ::.>.~r=-:,;.:·,1,,.:.c
;:"'(;Lt:S:
@ La battaglia di El Alamein: lo ..-ehier11me11to iniziale.
ogni altra cosa. 11 grande rischio, ad El Alamein, era questo: il nemico av.rebbc accettato la battaglia e combattuto fino alla fine? Così fece e venne sconfitto decisamente; il resto fu relativamente facile. Nelle precedenti campagne desertiche Rommel non era mai stato battuto decisamente in battaglia; era stato costretto a ripiegare; ma non per effetto di una disfatta decisiva. Vi era ora un:1 differenza
fondamentale nel problema della futura condotta della guerra desertica, poichè, nei miei piani, una considerazione fondamentale fu quella che non vi fosse mai pit1 una ripresa dcli' Asse ed un suo ritorno in
Egitto " ·
A conclusione di {1uan to ~ stato già ricordato sulla battaglia di El Alamein , reputiamo upporruno riportare anche la relazione del colonnello Furmcnti , cornandantt: il 1_p'' reggimento Carri cieli'« Ariete ,, . sul Lit ro d'arme di Bir-el-Ahd (3-4 novembre H)42), nel quale i super~tiri cklb Di vi~io11 e ,, Ariete " ~i sacrificarono ; nonchè i giud iz i c~pre~~i d:il Ma rc~c: i:illo Rom mel nd uo libro postumo " Guerra senza odio " · Seri\'!: il F<>rrnrnti: ,. L:1 sera del 2 non:mlire il corn;:inJan te della Divisione 1111 ordina di riunire il reggimento, che tro\'ava~i sc hierato su vastissimo fronte e che aveva gi:ì concorso con un battaglione, unitamente a reparti corazz;:iti tedeschi, a respingere attacchi di reparti inglesi. e di pnrt~mnì dur;mte la nntte nella zona di Dcir ("l Murra rwr contnst;1rc l'avanzata inglese e permettere il ripiegamento dell'ala sìnistra dello schieramento dell'Asse. Effettuati gli spostamenti ordinati, il reggimento, :il!c prime luci dell'alba, raggiunge la posiz ione indicata, ove assume il seguente schieramento: X battaglione e V gruppo st:movcnti in prima linea, IX battaglione e VI gruppo semoventi subito dietro. Xlll battaglione di rincalzo_ Gli equipaggi , sebbene stanchi, sono cli morale altissimo. Partecipano al combattimento complessivamente 11 r Carri M 13 in perfetta efficienza e 1 '.! semoventi_ Verso le 8,30, mentre il nostro dispositivo è prc~o sotto il fuoco di Artiglieria di tutti i calibri , appaiono in lontananza, in direzione nord-est - sudove\t le prime formazioni corazzate n emiche che avanzano a ferro di cavallo_ La m:.issa si ingrossa ben presto fino a r:iggiungere il numero di circa 250 mezzi cor:izzati. Il combattimento si delinea. ancor prima che il nemico sia giunto a distanza balistica, assai eh ~o. Il reggimento è pressochè solo a sostenere l'uno: a sinistra, molto indietro rispetto allo schicramrnto, una compagnia tedesca di pochi uomi ni ; a destra , arretrato, un battaglione Bersaglieri_ Nel frattempo anche l'Aviazione nemica, con masse di 24 appa recchi alla volta, non d:1 tregua, sorvolando continuamente lo schieramento con azioni di bombardamento e di mitr:1gliamento. Viene colpito qualche Carro con
125
colpi di aereo anticarro che, forando nettamente la corazza, producono perdite all'equipaggio. <( Giunti a circa 1500 metri, j Carri. inglesi iniziano la loro azione di fuoco ... rimane colpito qualche Carro ... non siamo in grado di poter reagire per la distanza, ancora troppo forte. Si cerca di diminuire le perdite manovrando continuamente. L'aggressività nemica è sempre più minacciosa, le formazioni inglesi avanzano lentamente. specialmente sul fronte, facendo continuamente fuoco contro i nostri reparti, che continuano a rimanere saldi e compatti. « Appena i mezzi avversari sono a distanza utile di tiro, i nostri Carri aprono con calma e precisione il fuoco sulla formazione avversaria che subisce qualche perdita ed ba un momento di arresto. << Ordino al X battaglione ed al V gruppo semoventi di contrattaccare decisamente, ciò che viene eseguito subito, infliggendo al nemico perdite sensibili, specie per opera dei semoventi. Qualche Carro avversario brucia. Appare evidente che il nemico non si aspettava la nostra mossa per cui dall' attacco frontale passa ad un attacco laterale con una manovra di avvolgimento. (, Verso le 13 altre formazioni corazzate nemiche, seguite da Fanterie, sono riuscite ad avviluppare completamente il nostro fianco destro e sinistro. Verso nord viene subito inviata, allo scopo di tentarne l'arresto, la compagnia Arbib dd Xlll battaglione; mentre sul fianco destro una rapida conversione delle altre due compagnie del XIII battaglione viene fatta eseguire per fronteggiare la minaccia incombente. Contemporaneamente viene ordinato al X battaglione di arretrare leggermente per portarsi in linea con il IX, che sostiene da solo gli attacchi nemici. (( Gli equipaggi fanno a gara nel distinguersi per valore, eroismo, tenacia, specie nel contrattacco. Le perdite sono ingentissime: il IX battaglione ha 25 Carri colpiti ed incendiati, il X ne ha 22 colpiti, dei quali 7 incendiati. Il Xlll ha subìto finora poche perdite; ma la compagnia Arbib è seriamente impegnata contro forze superiori. << Alle 15,30 il reggimento è completamente accerchiato. Siamo presi s-otto il fuoco che giung e dal tergo, dai fianchi e dalla fronte: ìa situazione è critica; ma la resistenza continua senza la minima esitazione. •< E' soltanto alle ore 16,30 che, su analo~o ordine del Comando della Divisione, i reparti vengono fatti ripiegare. Al XI Il viene affidato il compito cli proteggere il mo vimento, che ha inizio al caLir del le tenebre. Il rip:cgarnento dei Carri superstiti pu(> effettuarsi pcrchè
126 il nemico ritiene probabilmente che i Carri rimasti in linea siano ancora in grado di comha11crc; mentre invece essi sono i Carri colpiti ed impossibilitati a muo,·crsi. Nella none g li sparuti resti del regg imento si r~Kcolgono nei pressi della località loro indicata , dove il giorno successivo gli 1 1 Cirri superstiti, stretti o rmai dal nemico inca lzante, si sacrifìc:1no tutti, per testimoniare ancora una volta l'eroismo dei Carristi d'ltali:1 in terra d'Africa ,, . .li tenente A rbib clic comanda,·a quei resti gloriosi cadde alla testa dei suoi prodi cd alla sua m crnoria venne poi conferita la rnedagli:1 d·oro al \':tlorc mili1:1rc. Così si esprc~~c il Romm el. ri ferendosi ~i11a stessa fa se della battagli:1 d esc rit1 :1 cbl Forrncnti: ,, ... ()11i ~i ~\'Olgcv:1 Li di ~pcr:it:i Ìott:1 d ei piccoli e scadenti Curi :irm:1ti d el XX Corpo. rnn trn circa 100 C::irri armati pesanti britannici. che.: a,·c,·:11w agg1ratu g li lt :ili:111i ~ul fia nco destro scoperto. Come.: riferì il 111:1ggion.: \ 'on Luc k. m:1nd:1to con iJ suo reparto a tamponare la falla fra il XX Corpo e l'Afrika Korps, /~i lt:iliani. che rappresrntavano ormai le miglio ri nostre truppe motori zzate, combatterono con str:iordin:i rio ,·alorc ... U no dopo l'altro i 1.arri :1rm :1ti ('~plndevann e <'inc<"ndi;1l':inn : nwntre il vinknti,,imo fuoco clclrArtiglinia 111..: mic1 ricopri,·a k po~izioni della F:mtcria e delle :irtiglicric italiane » . Ver~a le 15 ,30 p:irtì l\1lrimo m c~s:iigio dcJl' ., Ariete ·' : ,.: C:irri armati ncmi<:i fana irruzione a ,ud delJ 'i. Ariete ,, . Con ciò « Ariete ,, :iccerchiata. Trovasi ci rea 5 km. nord - ovest Bir-cl-Abd. Carri " Ariete ,, combattono ,1 . · La sera il XX Corpo italiano, dopo va lorosa lotta, era annientato. Con l'" Ariete ,, perd emmo i no~tri pit1 anziani cam erati italiani, ai quali, bisognava riconoscerlo, avevamo sempre chiesto più di quello che erano in g rado di fare con il loro armam ento. ?\fa non i soli C:irristi. non i soli Par:icadutisti d ella « Folgore ,, h:rnno empito di :imrnirazionc l'alleato ed i ne mici; tutti i nostri .:hc hanno partecipato all'immane battaglia di El Alamcin in quei terribili tredici giorni hanno dato prove luminose di sacrificio e di tenacia. ,, Nessun soldato al mondo è riuscito, nè mai riuscid a fare (rucllo che og~i gli Italian i hanno fatto davanti a noi "· Così scrisse Thcodor Mollcr. giornalista ing lese .
IX.
IL CORPO D'ARMATA MOTOCORAZZATO ALLA DIFESA DI ROMA Per la difesa della Capitale, si disponeva del Corpo d'Armata motocorazzato, formato dalle Divisioni corazzate (( Ariete )) e « Centauro ,) e dalla Divisione ,, Piave ,, motoriz.zata. La « Centauro))' ricostituita dopo il 25 luglio 1943, in parte armata coi moderni mezzi forniti dai Tedeschi, era composta di uomini già appartenenti aJla Milizia Volontaria ed inquadrata con istruttori germanici. Essa, per conseguenza, non ispirava molta fiducia al nostro Comando Supremo, che ne aveva prima deciso la trasformazione e poi lo scioglimento. · In buona efficienza erano, invece, le due Divisioni ( l Ariete •> (corazzata) e « Piave )> (motorizzata); ma l'(t Ariete )) aveva un per~<male non ancora del tutto addestrato C(I il giorno 8 settembre disponeva di carbura1~.te soltanto per mezza giornata cd aveva poche munizioni; mentre la « Piave » , pur lamentando un'insufficienza di armi contraerei, si trovava in migliori condizioni. Per la difesa di Roma non si trattò - e non poteva purtroppo trattarsi ---, di una resistenza lunga come quella opposta, nd 1849, alle truppe francesi dcll'Oudinot d~i Volontari accorsi da ogni parte d ' Italia in soccorso della Repubblica romana; ma di una difesa che, benchè non coordinata come :wrebbe potuto e dovuto essere, riuscì a fermare per due giorni l'impazienza teutonica e dura nte b cp1:ilc non mancarono nohi]issimi esempi di eroismo. Per c1uanto l'improvvisa divulgazione della notizia dell'armistizio avesse impedito che le disposizioni già impartite dal Comando Supremo e dallo Stato Maggiore avessero completa esecuzione, alla sera dell'8 settembre, Roma pnteva disporre di una difesa che sarebbe stata senza dubbio pit1 efficiente nel prolungare la resistenza, se gli ordini ed i contrordini, su scitando incertezze, equivoci ed im provvisi spostamenti di truppe, no n avessero distolto dal combatti-
128 mento tanti nostri reparti già pronti alla 1otta1 proprio nel momento nel llualc pit1 aggressivo era l'impeto delle truppe tedesche. Le Di visioni disponibili alla sera dd1'8 settembre potevano costituire. infatti, intorno all'Urbe due li nee di difesa. La prima, lontana, doveva essere presidiata dalla 220" D ivisione costiera, dal la << Piacenza >•, dal settore avanzato della Divisione << Piave >> e dai reparti della Divisione <' Ariete", sch ierati a cavallo del lago d i Bracciano. La seconda, più vicina alla Capit:ilc. dove va esse re difesa dalle Divisioni ,. Piave,, a nord e ,, Granatieri d i Sardegna " a sud ; Di visioni che presidiavano, a sb:irra111rnto di tulle le vie adducenti a Roma, una linea di capisaldi abbastanza dfìciu11<..:. Le Divisioni « Ariete " e ,, Piave ,,. pur essendo più adatte a co~tituirc una font: 111as~a di manon ;1 .: hc a,I assumere uno schieramento statico, avrt·hbcro powto dfcttuare una ~alda difesa, come. <.lata la dcc isiu11c degli uflìcia li c dei soldati, av rebbero indubbiam en tc fatto, se non fos~cro st:1te improvvis:uncnte distolte dalla lotta con l'(Jrdinc di raccogliersi nella zona di Ti\'oli. Pure, come vedremo, i reparti dell' (( Ariete ,, che s'i ncontr:irono con le truppe tedesche comh:1ttcro110 strenuamente e: vittoriosamente ;i Monterosi , a Manziana , in rinforzo alla Divisione « Cr:maticri di Sardegna;) cd a Porta San Paolo e tiucl li dell a ,.. Pia\'e » contribuirono a costringere all a resa un battaglione di Paracadutisti tedesc hi a Monterotondo.
Kon ci sembra fuor di luogo pre11Jcrc in esame l'azione svolt:1 . nella difesa della Capitale, da ciascuna Divisione del Corpo d'Armata motocorazzato, :.1 cominciare dall'« Ariete l> che, già schier:1ta, al comando del gen erale Raffaele Cadorna, a cavallo del lago di Bracciano, :1vev;1 nvuto l'ordine di trasferirsi J Tivoli. Più tardi . mentre il grosso dcli' (- Ariete ,, mum'cv:i, secondo g li ordini ricernti, verso Tivoli , i reparti incaricati di sbarrare le vie verso b Capitale con1battevano valorosamente a Monterosi cd a Manzia na contro le prime colonne del la _,'' Di,·isione •( Panzer grcnadiere )) che te ntava no di raggiungere Roma per la via Cassia e la via C laudia. A Monterosi, sull a Cassia, la colonna tedesca era composta di circa 50 Carri arma ti , 85 automezzi carichi di soldati, una cinquantina di motocarrozzette: e m otociclette. f repart; cieli'« Ariete ); erano
I 'I l
costituiti, invece, da un Gruppo autotrasportato di ,, Cav:ilkggc , i d , Lucca», rinforzato da un g ruppo di Artiglieria e da u no M1u:1dro11l· di cannoni semoventi. A malgrado della loro infericrità numcric.1, 1 nostri assolsero il loro compito e resistettero strenuamen te fìno alle ore 14, in una lotta accanitissima, come dimostrano le perdite suhìtc (20 morti e 50 feriti, 4 Carri armati ed alcuni autocarri distrutti) c.: quelle, molto maggiori, inflitte ai T ede~chi, che ebbero un tenente
Sfilatu di rnrri armati dun111lc un,, ri vi;1,1 a A1ilano.
colonnello ucciso ed 800 uomini messi fuori combattimento tra morti e feriti, 17 Carri armati, 24 automezzi e .:? ptz:Gi d 'A, tiglieria po~ti fuori uso. A Manziana le U n ità dell '« Ariete)> avevano una formaz ione analoga a quelle che contemporaneamente si impegnavano a Monr crosi; mentre la colonna tedesca, che voleva aprirsi un varco lungo la via Claudia, era composta di 30 Carri armati e cli due battaglioni autocarrati. Anche qui la resistenza opposta dalle nostre truppe. per ritardare la marcia del nemico verso Roma , fu acc:initissima. I nostri combatterono, infatti, lino alle ore 18, mettendo fuori combattimc:nlo
130
a!cune centinaia di soldati germanici e di struggendo 20 Carri armati e diversi autocarri; mentre I'(<Ariete doveva lamentare 15 caduti, Ira i l)uali un ufficiale, e circa 6o feriti; nonchè la distruzione di 10 Carri armati e di alcuni automezzi. Assolto il loro difficil e compito. i reparti ripiegarono verso Ti\'oli; ma i Germanici non osarono inseguirli e non poterono riprendere la marcia vcrw Roma che nel pomeriggio del giorno dopo. Abbiamo giù acce nnato come, fra k rruppe accorse in rinforzo alla Divisione Gran;1ticri , ci fosse il Ragg ruppamento esplorante corazzato della Divisione ,, Ariete,,. costituito dal reggimento <, Lancieri di Montchcllo ,, clic, al comando del colonnello Giordani, partecipò con molto onore alla difesa di Roma. Esso era costituito da due gruppi di tre Sl1u:1droni ciascuno (autoblindo, motociclisti , motomitraglieri. ~c m<l\"cnti da 75/ 18 e da 47 i p), accorsi a rinforzare i Granatieri e potè mettere a disposizione del Comando del settore alcuni squa~ droni ( he parte\.'. iparono alla riconquista del caposaldo n. 5, insieme ad 11t1 battaglione allievi Carabinieri e ad un battaglione della Polizia delrAfrica italiana. Durante l'azione cadde il c:ipitano dei Carabinieri Orlando D e Tommaso e venne g ravemente ferito il tenente Dini elci ., Lancieri di Montcbcllo .. . Il Raggruppamento esplorante corazzato ~i prodigò anche nell'aiutare i Granatieri nella difesa del caposal('. o n. 6 e nell'effettuare eroicamente Li re\ i5tcnza a Port:1 San Paolo. che \·e1rne difesa anche quando cominciò a diffonckrsi la notizia del concluso armistizio coi Tedeschi. Anche una compagnia di nostri Paracadutisti. raccolti in fretta :il ritorno dalla libera uscita, partecipò valorosamente alla resistenza, nella t1uak, o ltre i Granatieri di Sardegna ed i " Lancieri di Montchcllo ", si distinsero anche i Dragoni di Genova, i Carristi del 4" reggimento cd un g ruppo di semoventi da 105 / 25 della Divisione ·• Ariete "· Solt;mto allt- urc 1 2 del giorno 10 la pressione, sempre più minacciosa. dei T edeschi ···- i quali tentavano di aggirare le nostre posizioni e di infiltrarsi tra i nostri reparti - costrinse c!ucsti ultimi a ripiegare veno Porta San Paolo, presso la quale la resistenza venne ripresa e continuata, con lo stesso accanimento, fino alle ore 16, vale a dire lino a ,1uando le nmtrc truppe, non potendo sperare ndJ'intervcnto di altre riserve cd ormai prive anche di munizioni , dovettero par fìnc alle ostilit:Ì, in seguito alla convenzione stipulata dal M;1resciallo Kcsscl ring con le autorità rimaste a Roma. >)
131
Alla difesa di Roma, nel settembre 1943, parteciparono anche elementi del già tanto provato 4° reggimento Carrìsti, che avevano lasciato in terra d 'Africa tanti loro commilitoni, caduti eroicamente sulle sabbie del deserto. L'entusiamo e lo spirito propri del Carrista non si erano sopiti in seguito alla sia pure gloriosissima sconfitta, dovuta, com 'è noto, alla stragrande superiorità numerica e di mezzi del nemico. Ma dal distrutto 4" reggimento erano wrti nuovi reparti e dalla feconda fucina di via· Tiburtina, che si era allora istituita in Roma appunto per riorganizzare il glorioso reggimento, uscirono le nuove speranze del Carrismo italiano. E le prime prove furono proprio per la difesa di quella città, che i Tedeschi erano decisi a conL1uistare. Furono i Carristi del 4Qche, irrompendo oltre le sacre mura della Città Eterna, arrestarono il nemico. Un battaglione di formazione si schierò a Porta San Paolo (Piramide); una compagnia Carri L 38 a Piazza Venezia ed una compagnia semoventi da 47/ 32 sulla Via Ardeatina. Fu specialmente in quest'ultima località che la lotta avvampò furibonda, essendo il nemico molto superiore di armi ; m a Porta San Paolo, Via Ardeatina, Piazza Venezia furono altrettante pietre miliari del luminoso cammino del 4". A Porta San Paolo cadde eroicamente il sottotenente del reggime nto Vincenzo Fioritto, m edaglia <l'oro alla memoria. Anche un battaglione del 31° Carristi si trovò, nel settembre 1943, alla difesa di Roma, a Porta San Paolo, dove Carri e semo venti fronteggiarono le truppe tedesche con fredda e decisa determinazione, per tener alto l'onore della loro bandiera. Seppure gli eventi precipitarono, non per questo venne mai meno agli elementi del poi disciolto 31•, la \'Olontà di combattere e la fiducia di vedere un g io rno ricostituito il loro bel reggimento. N ella di fesa della Capitale i Granatieri di Sardeg na, che avevano combattuto col loro tradiz ionale valore, perdettero 8 ufficiali e 150 uomini di tru pp.1 uccisi e 600 feriti ; dei ,, La nc ieri di Mo ntc.:bello ,, caddero 4 ufficiali e 20 soldati e rimasero feriti un centinaio d i uo mini. P erdite non meno gravi dovettero esser e quelle subìte dai T edeschi, i cui attacchi ve nnero più volte sang uinosamente rc ~pinti ; m a sulla loro entità mancano notizie sicure. Anche durante la difesa di Roma, g li ufficiali cd i soldati italiani, affratellati nella te nace resistenza, compirono prodigi di \'alorl'. Il mag giore dei G ranatieri Felice D'Ambrosio , all ' intimaz ione dei Tedeschi che rinno,·:wa no i loro attacchi cont ro il ca pos:1ldo n . <,, f:i ccndosi precedere da una col onna d i pn g1o n1 cn itali ani co n Li m i
13 2
naccia di ucòdt:rli se i difensori non si fossero arresi, ripetè la stessa ri sposta g ià data, 196 anni prima, alle intimaz ioni francesi dal Conte di San Seba stiano durante la battaglia dcli' Assietta. In un epico contrattacco dei << Lancieri Ji Montebello >,, il capit:ino di Artiglieria lnca nnarnorte venne colpito in fronte m entre, a bordo di 1111 Carro :1rmato. puntava la pistola contro j] nemico. Il
Cm-ri (lrmatì l'auon.
capitano di Cavalleria Rom olo Fugazza, colpito a morte durante l':1cc:1n it<1 C() mhat timento, esalò l'ultimo r espiro, di ce ndo agli accorsi: ,. No n mi toccate ; \·oglio mo rire <pii, ;i] mio p(1stn d 'onor e"· Il 10 ~cttcrnbrc, durante l' ulti ma fase d ella difesa di Roma a Porta S:111 P:1010. cadd ero :1nchc i capita ni Cami llo Sabatini d ei (! Lancieri di Monttht.:lltl " e Fr;11Koco Va1rncLti dd « Genova Cavalleria )• . 11 primo, dopo a\"cre combattuto eroicam ente per d ue giorni. venne ucciso da una bomba eh mortaio, m entre coi suo i Carri armati stava per contrattaccare ancura una volta il ncmin1 ; il ~ccondo che, g ià fe rito, J\'eva co ntin uato a combattere, \·enne ucciso eia una raffic;i di mitragliatrice sparatagli a kuciapelo.
1 33
Entrambi questi ufficiali erano figli di due generali, che <lecisero di vendicarne la morte, organizzando poi contro i Tedeschi le Bande dei patrioti « Monte Sacro - Santa Agnese )> ,
Abbiamo preferito parlare in ultimo della Divisione motorizzata Piave )) , anche per potere accennare alla fine di questa nostra Grande Unità, che avrebbe dovuto presidiare Roma t< ~ittà aperta)> e che il 23 settembre venne, invece, contrariamente ai patti stabiliti, catturata dai Tedeschi. L'8 settembre la Divisione « Piave», costituita, al comando del generale Tabellini, dai reggimenti di Fanteria st e 58° e dal 20'' reggi mento cli Artiglieria divisionale, faceva parte, come abbiamo già detto, del Corpo d'Armata motocorazzato ed era schierata a nord dell'Urbe, con l'incarico di sbarrare ai Tedeschi tutte le strade che vi adducono dal settentrione. Collegata ad entrambe le ali con la Divisione i, Granatieri di Sardegna ),, la « Piave >) era schierata tra la via Cassia e la Tihurtina ed i suoi repjrti erano divi~i in tre ~ettori , dei quali uno avanzato. Il settore A, presidiato dal I e dal III battaglione del 58° Fanteria~ dal I gruppo del 20° Artiglieria e da altri reparti minori, comprendeva i capisaldi A (Casale Scorticabue), B (Casale Coazzo), C-1 (Quadrivio a sud della colonù agricola romana), C-2 (Quadrivio a sudovest della colonia suddetta), D (Castel Giubileo). Il Comando del settore, tenuto dal colonnello Blatto, comandante il 58° Fanteria, era a Monte Sacro. Il settore B, diviso nei sottosettori rispettivamente a cavallo della via Flaminia e della via Cassia, era presidiato da due battaglioni del 57" reggimento (colonnello Ferrara) e comprendeva i capisaldi E (Prima Port;1), F (La Storta), G (La Giustiniana). Il Comando del settore era a Prima Porta. I due settori A e B, separati dal Tevere, disponevano entrambi di una riserva settoriale. Per quello A essa era costituita da un'aliquota del I battaglione del 58° Fanteria e dislocata a Monte Sacro; per <Juello B era rappresentata da un battaglione di form azione ed aveva sede a Grotta rossa. Il settore C, il cui comando era tenuto dal maggio,·(· Trombetta e che era dislocato a Mo rlupo, era molto avanzato rispdto agli altri «
due e comprcnJe\·a i capisaldi: H (Osteri a del Gril lo), I (Santa Marta), L (Romitorio). li gruppo contraerei da 90 / 53 era dislocato a Castel Giubileo c. pur avendo aftìdata la protezione contraerea. doveva contribuire anche ai tiri controcarro in corrispondrnza delle vie Salaria e Flaminia. li Comandant(· la Fanteria divi\ionale, generale Pezz;1na , d:il (1u:tle dipendc\'ano .i sct:tmi B e C, si trovava a Prima Porta. La riserva della Divisione era costituita d ~1 1111 battaglione: d i Fanteria, da un gruppo di Artiglieria. dalla 108" compag11ia Fkrsa~licri motociclisti e dai reparti divisionali. li Comando della Di\·isione era alb periferia di Roma, a Villa C liigi. Tmci i capisaìà i erano presidiati da una compagnia di Fanteria e da una batteria di Artiglieri:1. Alla data dell '8 settembre la Divi sione " Pia\'e ,, si trovava in pien:i. efficienza, fornita com'era Jc:lle macchine, delle armi e delle munizioni necessarie. Circa il carburante, b mattina stessa dell'8 settembre, erano state prelevate 400 tonnclìatc di benzina e b Divisione avrebbe quindi potuto usufruire di tutta la sua mohilit:'1. AIle nre 19,45 il Cnman!fo ,kl!a " Pi;1w· " ri((:·,·ettr !'ordine di considerarsi in ista to di allarme ed alle ore 2 1 tutti i reparti si tro,·:!\·;mo al loro posto, pronti a combattere. L:1 notte passò trar1t1uilb , a malgrado dei colpi dì c:rnnone che annunzia\'ano come le truppe schierate intorno a Roma fossero g i:t impegnate: ma, all'al.ba del 9 settembre, la Divisione ricen;tte imprn\·visamente l'ordine telefonico di trasferirsi nella zona San Polo Man:dlina. Il generale Tabellini , riluttante ad abbandonare la difesa della Capi tale, prese i provvedimenti per l'esecuzio ne: ma indugiò ad ordi nare il trasferimento dei reparti. n ella speran za di un con trordine. Intanco. :ill e ore 9. giungeva la notizia eh<: circa 200 Paracadut i<t i t, ·(lr•ç,· j,; • •, . .... _
. ......... ....
. .
11 , ' l'. ''...'\''. 1 . . . •J
<.
'l"'tc·c··1tn 't[ '-'-f'J •" l "l''·t!.l,) •.,;,, ..... . , ,
........
t..
\..1
,l ... , 1· () ... .,.l.;t'--., ~; l l o.. l
lJ.,.1 ( :,.11 r;lll'-..J " (<••• l'-1 .1 .... t.-
C) che, per <1uanto circonda!(). opponeva ancora un'accanita resi~tenza. Veniva inol tr<: comunicato che altri Paracadutisti avevano occupato il campo di fortuna della Marcigliana cd attaccato lvkntana t Monterotondo, sede. come è noto. ddlo Stato Maggiore dell'Esercito. A que<,te notizie. d:i.ta la necessi tà. per l'ottemperan za :1ll 'ord ine di tnsferirsi a S. Polo - Marceli in :i, di liberame nte disporre delle vie ad oriente di Roma. il Comando della Divisione ordinò clic il II battaglione del 58" F:interia, il quale facev:1 parte dd b ri, erva di visiolOfC
1 35
nale, raggiungesse Mentana e successivamente Monterotondo. I noi tre 1! generale Pczzana, comandante i settori B e C, doveva mandare rinforzi al caposaldo di O steria del Grillo e m ettersi in grado cli con-
Un mon11mr11to nl 1.arrì.,t,1.
correre all' azione del 11 battag lione ciel 58" verso Monteroto ndo. La ro8" compagnia Bers:1glie ri motociclisti venne Ìn\'Ìata a Scttcc:11ni11i. <.1 ovc erano stati segnalati altri Parncaduti~ti tedeschi ; 111:1 nL rit orn<'> dnpo aver trovato la località sgombra. ] I.
Alle ore I 2 al Comandante della Divisione venne però confermato l'ordine per il quale, data la decisione di non difendere Roma per evitare rappresaglie tedesche sulla Capitale, le Divisioni " Piave )) ' <• Centauro >> cd ,< Ariete ) > dovevano raggiungere la zona di S. Polo Marcellina ed, a tale scopo, alle ore 14, al comando del generale T:1bdlini , la « Piave ,, iniziava, lungo l' itinerario: Tiburtina -Guidonia - S. Polo dei Cavalieri, la marcia verso la zona assegnatale e la raggiungeva alle ore 19. Intanto il caposaldo di Osteria del Grillo continuava a respingere gli attacchi tedeschi. Un plotone del 58"1 validamrntc aiutato dalla popolazione civile, metteva fuori combattimento i pochi Paracaduti sti discesi a Mcntana ed il Il battaglione del 58" stava per raggiungere Montt:rotondo, dove il battaglione Paracaduti sti germanici, già decimato dalla resistenza del presidio, dopo aver perduto circa 200 uomini, vcni\'a costretto nella notte a chiedere una tregua. Preso contatto a Tivoli col Comando del Corpo d' Armata motocorazzato, il generale Tabellini ricevette l'ordine di. ritornare nella Capitale e, partita alle ore 1,1 ,30 del 10, la Divisione (' Pi ave)! potè entrare in Roma per Porta Salaria, mentre b 108' comp::i.gnia Bcrsa · glicri motociclisti, sorpresi a piazza Vescovio i militari dì un ospedale tedesco intenti a saccheggiare i negozi, li attacc:wa immediatamente, uccidendone 43 e facendo gli altri prigionieri. Ma oramai era troppo tardi per partecipare alle operazioni , già sospese dall 'armistizio alie ore 16. Il mattino del giorno u si seppe che la Divisione, secondo i patti stabiliti coi Tedeschi , doveva rimanere a Roma per l'ordine pubblico, alle dipendenze del Comando della città aperta, affidato al generale Calvi di Bergolo. Le forze della Divisione dovevano, però, limitarsi a quattro soli battaglioni ed ai repa rti divisio nali. I reparti disciolti lasciarono la ,, Piave » wn la più viva commozione cd il Comando tl::I ~e;"' Artiglieria affidò a quello della Divisione lo stendardo del reggimento. Accampata prima a Villa Borghese, dove gli uomini ed alcuni reparti ebbero qualche conflitto coi Tedeschi, la <, Piave )) venne poi acca ntonata nelle scuole dì corso Trieste, di via Asmara e di piazza Verbano : ma il giorno 23 settembre - mentre il generale Tabellini, chiamato al Ministero della Guerra per la riunione alla quale dovevano partecipare anche il generale Cal vi di Bergolo ed ìl generale Stahel, veniva fatto prigioniero - la Divisione, improvvisamente
1 37
circondata da reparti di Fanteria e di Ar6glieria tedeschi, fu costretta a cedere le armi e venne catturata. I pochi ufficiali superstiti, salvatisi a stento, costituirono il gruppo di Partigiani « Piave ».
La ricostituzione delle Unità Carriste. Finita la seconda guerra mondiale, tutti gli sforzi del nostro Governo, aiutato dai nuovi alleati e specialmente dagli Stati Uniti, si sono rivolti a ricostituire, nei limiti consentiti dal trattato di pace, le Unità dell'Esercito e, prime fra tutte, le belle Unità corazzate « Ariete >> e << Centauro l>, alle quali si è aggiunta la ,, Pozzuolo del Friuli >•, dotata anch'essa dell'identico armamento e degli stessi mezzi corazzati delle consorelle. Insieme alle Unità corazzate venne ricostituito anche il 5° reggimento cc Lancieri di Novara ))' facente parte del V Corpo d'Armata, costituito su battaglioni ed armato di Carri armati M 26, di potenza analoga ai Carri M 47 e trasformato in reggimento supporto di Corpo d'Armata. I Carri in dotazione:: alle 11uovc:: Unità corazzate wno: -- il Carro armato M 47, che è uno dei migliori tipi di Carri e, Patton ))' ha un peso di 44 tonnellate, è armato da un cannone da 90 mm. e dì tre mitragliatrici. L'equipaggio è formato di cinque uomini e precisamente: di un capocarro, un pilota, un secondo pilota, un cannoniere, un servente radiofonista. La grande potenza di_ fuoco e la perfezione meccanica dell'M 47 hanno permesso a questo Carro di offrire un'ottima prova. L' M 47 viene fornito alle Forze armate italiane dagli Stati Uniti, secondo i programmi di aiuti militari contemplati dal Patto Atlantico. Soltanto in questa atmo.sfera di reciproco aiuto è stato possibiJe dotare le Divisioni corazzate italiane di un mezzo corazzato così potente e moderno, senza alcun aggravio del bilancio; - il Carro M 26, in dotazione al 5° reggimento Cavalleria blindata <( Lancieri dì Novara ,1 ed al IOr'' battaglione Carristi, ha una potenza analoga ali 'M 47, pesa 42 tonnellate, è armato di un cannone da 90 mm . e di tre mitragliatrici e l'equipaggio, formato anch 'esso di cinque uomini, si compone di un capocarro, di due piloti , di un cannoniere e di un serve nte; - il Carro armato r, Sherman 11 , g ià in dotazione alle Divisioni corazzate, costituirà orm;ii l'armamento di alcuni rcO'o-imcnti ,...,h
sup1x>rto di Corpo d'A rmata e di alcuni battaglioni Carri divisionali . Lo ,, Shcrman 1> pesa 30 tonnellate, è armato di un cannone, che può essere da 105 mm. o da 75 o 76 mm. a seconda dei tipi. L 'equipaggio è format<, , com e per gÌi a ltri Carri. da cinque uomini.
La
1uwi·.r
Divisione " Ariete ,, ..-c/Jierata per la Ril'Ì.<ta .
La D IVISIONE CORAZZATA •1 ARIETE ,, è prescntemrntc formata come segue : ~" regg imento Bersaglieri (de<.:orato del l'Ordine Militare d'Itali a, di due medaglie d'oro, di una d'argento e d i cinque med aglie di bronzo); 132° reggimento Carri sti (clernrato di medaglia d'oro) ; r3=:i." rcgg 1mrnto A rtiglieria corazzata (decorato di m edaglia d 'oro) ;
1 39
squadrone Cavalleria blindata "Cavalleggeri Guide ,, (deco!'ato di una medaglia d'argento e di una medaglia di bronzo). La DIVISIONE CORAZZATA < CENTAURO >) ha la seguente formazione : 3'' reggimento Bersaglieri ( decorato di due Ordini Militari d'Italia, di tre medaglie d'oro, di tre medaglie d'argento e di tre medaglie di bronzo); 31° reggimento Ca.rristi (decorato di una medaglia d'aro·cnto) · ~ ' I 31° reggimento Artiglieria semovente; squadrone Cavalleria blindata ,, Cavalleggeri di Lodi )i (decorato di tre medaglie d'argento). 1
La DIVISIONE CORAZZATA (< POZZUOLO DEL FRIULI ", di nuova costituzione, comprende le Unità sottoindicate: 1 ° reggimento Rersaglieri ; 4° reggimento Carristi; 1" reggimento Artiglieria semovente; I gruppo squadroni ;, Firenze ì ,. Le Unità carristc ricostituite, che hanno ereditato dai reparti che le precedettero cù~Ì nobili tradizioni, sapranno mantenersi in ogni circostanza fedeli agli indimenticabili esempi dei. Carristi caduti cd al motto della Specialità: " Ferrea mole - ferreo cuore '-' ·
X.
PARACADUTE E PARACADUTISTI
Per qu.111tn il .Paracadutismo venga praticato anche dalle altre 111 particolari circostan ze, anche dai Servizi per i rifornilnL'nti, i l'.ir,ic;hlutisti possono considerarsi, nella loro maggioranza, come I., più giovane specialità Jella nostra F anteria e, per conseJ!L1Cnz:1, noi ~t:miamo il dovere di ricordarne le gesta in quest'ultimo ,·olum t: della nostra opera. A diffcrcn:1.a dei Carristi. che furono istituiti, come abbiamo già detto, verso la fìne della guerra 1915 - 1918, i primi reparti Paracadutisti ,·c nncrn formati in Italia nel 1940 e paterono dimostrare: sia la loro utilll ;Ì. sia il loro eroismo specialmente durante la seconda guerr :1 m ondi :1k: ma anche presso il nostro ese rcito, come in quelli stranic:ri. la isLit uzione ddla nuova specialità era stata preceduta da succes~ivi c~ pnimrnti e da diverse prove, permessi dal crescente ~viluppo dell' t\\'Ìnio nc e suggeriti anche dai graduali progressi che, in Ita lia cd alrcstcro, ven nero apportati al paracadute, determinando l'e\'oluzionc Jcl nuovo mezzo, al quale l'uomo, desideroso di potere attra\'er~arc l'aria come gli uccelli , aveva pensato fin dai tempi più antichi . La prillla idea <lei paracadute si può trovare, infatti , nel leggendario tcnt:1tivo di Icaro; ma esso ebbe la sua prima affermazione ~cicnti fic:1 nelle sublimi di vinazioni di L eon ardo da Vinci, il quale, nel suo Codice :11 bntico, dopo ;1vtn: idr';1W l'appa recchio più pesante dell'aria pc:r L1r raggiungere alruomo la possibilità di volare, calcolò, descrisse e di scgnt'> il par;1cadute, con lo scopo di permettere :,ll'uorno di Lu,ciarsi nd vuoto scnza pericoli. Egli scrisse, infatti : ,, Se un uomo ha un p~1diglione di pannolino intasato (1), che sia dodici braccia per faccia e alto dodici. potrà g ittarsi da ogni grande :1.ltczza senza danno di sè ,, . Armi cd .
( 1) Cio,·
,·erniciato.
Per alcuni secoli il paracadute non subì impùrtanti modificazioni e continuò a venire concepito come un grande ombrello di seta o di cotone, ripiegato in diverse maniere e chiuso in una specie di sacco, unito ad una rudimentale imbracatura mediante un certo numero di funicelle. Un efficace incitamento a perfezionare sempre più il paracadute derivò dalla necessità di offrire un mezzo di salvezza agli aviatori che, per una causa qualsiasi , non Potessero più fare assegnamento sul proprio velivolo. Nel 1779 Giuseppe Montgolfìer esperimentò un i< Ballon de papier >> , formato da una mezza sfera del diametro di m. 2,50 con 12 funicelle che sostenevano un cesto. Esso ispirò la famosa ode a Vincenzo Monti e venne poi perfezionato da Jean Picrre Blanchard e successivamente dai fratelli Garnerin e, quindi , attraverso studi , esperimenti e prove (celebre c-1ueJla della signora Poitevin che, nel 1852, si lanciò a Parma da un pallone che aveva raggiunto la quota di 2000 metri), venne perfezionato sempre più. In Italia il. nuovo mezz-0 venne esperimentato prima ancora dei Francesi ed i primi animosi che stu_diarono l'impiego del paracadute furono: Sebastiano Fausti a Venezia e Paolo Guidotti a Lucca; ma il primo, vero :1ssertore del p:iracadutc come mezzo dì salvezza in caso di disastro aereo, fu il Freri che, nel 1925, presentò un tipo di paracadute abbasta nza sicuro e perfezionato. li nostro St:ito Maggiore fece compiere un esperimento sul campo di Cinisello e tutti i 9 Paracadutisti, lanciati da 500 metri , atterrarono felicemente. Da allora fu costituito un primo corso di 250 allievi Parac:1dutisti. 11 paracadute <( Salvator >i, per le ottime prove date in tutto il mondo, fu adottato anche dall'Avi azione di mo! ti altri paesi. Esso venne perfezionato dal colonnello Avorio. Mentre nei normali paracadute la calotta risente fortemente dell'apertura, quando questa avvicnc alla massima vclocit;1 di caduta, sì da mettere a dura prova il tessuto <ld paracadute, col .. Salvator ,. a calo tta deformabile ogni oericolo era evitato. · L 'elasticità della calotta permetteva che, anche alle maggiori velocità, il paracadute <' Salvator >) , pur iniziando la propria apertura prima che con gli altri tipi di paracadute, completasse l'apertura stessa con una relativa gradualità, tanto che la tensione della calotta a deformazione veniva a risultare quasi metà cli quella della calotta normale. E' evidente che anche il corpo del Paracadutista risentiva un tormento minore. Il paracadute a Salvator 1, , che aveva una super-
fice di nll). 46 e pe5ava soltanto 6 kg., con5entiva una velo::-ità di discesa di soli 5 metri al secondo. Nd I<J28 il generale Alessandro Guidoni, Capo del Genio aeronautico italiano, volle provare egli stesso un nuovo tipo di paracadute, avendo dei dubbi ml funzionamento di alcuni organi del para.:adute ,. Freri " cd, infatti , prima di eseguire la prova, lasciò scritto -.:uali sarebbero state, in caso di insuccesso, le modifiche da apport:m:. Purt roppo il p:1rac1dutc non ~i aprì e l'eroico Comandante lasciò la \"Ìta nella gcnt: rnsa impresa.
Secondi) quello che il colonndlo Umhcrto Ga mme scriveva nel 1937. lino :i l!Ua ndo il paracadute 11011 è aperto, il Paracadutista precipita nel \'ttoto come un cor po libero, con una ,·clocità che è la r isultante della gravi tà e della velocità d ell'aereo e sulla Llualc influisce anche la forza dd vento. Gli studi e le esperienze. fatti in divcr~i paesi, dimost r:1rono che la velocità di caduta, doro una breve accelerazione, tende :1 decrescere a c:rn~a della dcmitZ1 dcll':1 ria sempre in ,<illlìclllu a 1.11.a no a 111:1110 tl1e ~i ~,x ndc-. iìllu ,t ~lal,i lizzar~i. in vici nanza della terra, a circa 50 metri al secondo, come venne precisato :n Russia ( 1 ), do\'e si potè constatare che la sucldctt:1 " \'clocìtà limiti.: .. Ìl:1 iniz.io 11 - l'i \econdi immcdi:1tamente dopi> il lancio. Per conseguenza, quando il paracadute si apre, il complesso " Paracadute· P:iracadutista ') passa quasi improvvisamente da una ,·clocità assai grande ad una molto inferiore e tak improvviso cambiamento di n·locità provoca il cosiddetto,, urto o sforzo d'apertura •i, del lJuale risentono tanto il Parac:idutista q uanto il paracadute. li francese Vi nay e~) calcolò che (]llt'Sto urto d'apertura variava i U i 300 ai 700 chi logrammi: mentre, secondo i Russi , esso non dovcn e~~t:rl' rnperiurc a 6-8 volte il peso del Paracad utiH:1. Nelle srnole 1 u~~t:, che irnpic:gav::no allora aeroplani con b velociù di qo km. :11l'ora, l'urto d'apertura rag~iun~ev;i i 6<><) chilog rammi: se la velocità delL1cn:o fos~c stata superiore, anche l'urto d ' apertura sarebbe stato mag-giorc e, per conseguenza, i Russi consigli:ivano che gli aer~i moderni:~on velo~i tà di 40<J e più chilometri atl'ora, rallentassero la loro corsa prirna che il Paracadutista ~i lanciasse nel vuoto. ( 1)
lngq: nt·ri
CP :R1"0 F
e
,, T ecnicescaia Konsuh.a zi.i ... in R,•vut· de l'Armée ,ft, /'Air.
L oBANOI':
(2) :\-lagg. medico F1 ..w~n:,
Secondo lo stesso colonnello Garrone, il nostro Freri creatore ' che un' come si è già detto, del paracadute « Salvator ", sosteneva (1)
// pata( t.u lute " Salvd/Or " ·
buo n paracadute doveva consentire uno sforzo (!' apertura, che no n superasse di tre volte il peso dc:I carico attaccato al paracadute. Dato il m odo e le fas i sewndo rni ~i svolge il processo di c:1duta del Paracadutista a corpo li bcro e si attua l':1pcnura dd paracadute, (t) Fn1:1u: ,, Sn:11dcndo dal ciclo ,, ,
è evidente che, se ciuesùiltirna avesse luogo immediatamente dopo il lancio ddl'u()mo nel vuoto, quando cioè il Paracadutista è ancora animato dalla vcl()cità di 400 -·500 chilometri all'ora imprcssagli dall'aereo, la forza dell'urto di apertura sarebbe tale da non essere so pportabile: nè dal Paracadutista, nè dal paracadute. Ne consegue che , quando eccezionalmente fosse necessario il lancio nel vuoto da un ae reo a grande vdocità, sarebbe indispensabile che il P a racadutista ricorresse all 'apertura del paracadute ritardata, per effettuare il lancio in condiz ioni più sopportabili e rendere m e no p e ricoloso l'urto o sforzo di apertura. Talvolta il limitato terreno di a t terraggio o speciali esigen ze r ichiedono, in tempo di guerra, c he il Paracad utista atterri in un dete rminato tratto di terreno : m entre l'Artig lie ria antiaerea nemica non pcm1cttc all'aereo di scende re a l!llOta relativame nte bassa, (]uanto sarebbe necessario per a vere una certa p robabilità di deporre il P a racaduti st:i là do ve occorre. No n resta all ora all'aereo che fare una specie di lancio mirato del Paracaduti st:i e Questi, pe r non deviare, aprirà il paracadut e il pi.ù tardi possibile. · Altro caso di necessiù di ape rtura r ita rdata --- co ntinua il Garrnne - ,i w·ri fica allorqua ndo 5i t ratta d i far scend e re :i terr:i un considerevole numero di Paracaduti sti, traspo rtati da uno o p iù ae rei. I primi , singo larmente o a g ruppi , si lanceranno nel vuoto quando !"ae reo s:irà g iunto in <JUel t~tl e punto, ch e ap parirà il più atto a far g iungere i Paracadutisti sulla prescelta zona di atte rraggio; i rimanenti g ruppi ab bandoneranno l'aereo o gli ac n·i co n intervalli di tempo tlie potranno variare da pochi a m o lti secondi. I primi Paracadutisti g iungeranno a terra molto prim a deg li ultimi e questi, specialmente se il vento è sensibile, potranno atterrare a notevo le distan za dai primi. Questo atterragg io, diluito nel tempo e nello spazio, può presentare gravi inconve nienti per la diftìcoltà da supe rare e per il tempo o ccorrente per la riunione cd il riordinamento dei r ep;irti. Gli inco nvenient i sara nn o poi r1it1 g ra\'i. se ~i d ovr à fron tegg ia re immediatamente la reazion e d ei nemici c he, avendo assistito a lla discesa aerea, faranno tut to il p ossibile per sopra ffare i Paracadutisti prima c he questi ~i siano riuniti. Se. in vece, i s~ccessivì g ruppi di Paracadutisti ricorreranno alla apertura sempre più r itarda ta dd paracadute, la dispersione d egli uomini d o vu ta al vento sarà sensibilme nte ridotta e l'atterraggio deg li ultimi Pa racadutisti pot rà :t\' Ve nire quasi conte mpo raneame nte a c1ucllo dei pr im i. · -
Per quanto riguarda la caduta del Paracadutista, l' autore già citato scrisse: « Apertosi il paracadute, la nuova velocità che viene assunta è di circa 5 - 6 metri al secondo, se l'apertura si effettua a guota non superiore ai 1000 metri; è invece maggiore alle quote più elevate, perchè l'aria, più rarefatta, offre minore resistenza )) . Sulla velocità di caduta influiscono la superfìce del paracadute, il peso del Paracadutista, peso che è anche in relazione all'armamento che egli porta con sè. Presso i Russi troviamo una formula empirica per ottenere una velocità di caduta non superiore ai 6 metri al secondo; la superfice del paracadute deve corrispondere, in metri quadrati, alla metà del peso del Paracadutista, espresso in chilogrammt. I due ingegneri russi Ciurikof e Lobanof (1) espressero il concetto che, con la velocità di caduta di 6 metri al secondo, la forza d'urto contro il terreno fosse quattro volte superiore al peso del Paracadutista. Per resistere a questo urto essi consigliavano al Paracadutista di tenere le gambe semiflesse e di evitare, possibilmente. la caduta su terreni troppo duri e sulla rnperfice dell'acqua.
« Il rapido e continuo sviluppo del Paracadutismo fornì sempre nuovi incitamenti agli studi tend~~1ti a perfezionare il paracadute ch e, dal 1918 ad oggi, potè conseguire notevoli perfez ionamenti. t( Le attuali tendenze riguardano specialmente: il tessuto della calotta, l'apertura pronta ed elastica, la possibilità di direzione. <( li tessuto comunemente usato è la $Cta od il nylon pcrchè possiedono una grande leggerezza e la massima resistenza. L 'impiego, sempre più vasto, dei paracadute consiglia di rnstituire 1a seta con altri tessuti di minor prezzo. (( Il tedesco Flech costruì la cupola del suo paracadute con tessuto "rnakko", che offre la rcsi~Lrnza Ji kg. (,18 :tlla lenta traz io ne e di kg. 500 allo strappo violento. In altri P aesi si studiarono ed im piegarono speciali tessuti di cotone, che pare abbiano dato ottimi risultati. Un paracadute giapponese della supcrfice di 28 mq., con la cupola di tessuto di cotone, peserebbe ~olt:rnto k g. 4,700. <t Nell'U.R.S.S. , con un paracadute dalla cupola di perca lle che costa tre volte meno della seta - sarebbero stati eseguiti ()1 lanci.
(1) Op. cit.
anche con la pioggia e con temperatura sotto zero; i controlli di laboratorio avrebbero con~tatato che, dopo un simile intenso uso, il tessuto del paracadute avrebbe perso soltanto il 2 ':;, della resisten1,a iniziale. <, Pregio essenzial e del par;1culute è eh::: esso inizi la sua apertura ii più presto po~sibile e che b completi gradualmente per ridurre al minimo l'urt o d 'apertu ra, il quale, come abbiamo visto, è pericoloso per la resistenza dd paracadute e per r incolum it:'1 del Paracadutista. Il. gi2i citato Flcch, nd tipo di paracadute da lui stesso ideato e CO· ~truito, ottenne che l'apertura si effctt u:1~~<: lc:ntamente, grazie ad un congegno a m olla. ,, In Giapp0nc ottimi risultati furono c,ttenuti con un nuovo paracad ute: un app'.>sito cavo, aumentando Li prc\sio ne dell'aria sotto la cupola, ne determinava l'immediata apertura . pur imponendo un piccolissimo urto d 'apertura. Erano c<>sÌ pus~ibili lanci dall ' altezza di 20 metri e anche mrno c. mediante il fun zio11 ;1 mento di 5 va l\'olc, era !iossibilc au men tare e diminuire la n :locit :1 d i c:1dut:1. L a ycJocit:1 con la quale il Paracadutista poteva atterrare cr.1 d i 1 metri al ~econdo ,, . Un ~ra,-c inconvenie nte, inen t:ìbik con .l•li ;1t1uali p:i raG1dutc:. è qnd lo di nn n ( n11 <e11ri re :ti P:mu::id1 1 t i, t :i di ,!i rì;.:n'i ,·er,o t!I' punto di :mcrragg io cTim·cnicn te e di lasciarl(J in h;il i.1 dd ,·c ntu, così che, per dirign ~i ve rso il punti> di attcrral.!t;:io rnluto . hm poco valgono ic $pinte co n le braccia o rnn le g:1mbe od il tir:1re l'una o l':dtra co rda del paracadute, Questo sarà un mezzo as:.:ti pit1 si( uro lJUando d ispc:rr;1 di un c ù ll f Ct( llO di din.:zia nc che pcrmcl~a al Paracadutista di evitare di prt'ndere· ter ra \li un pu nto pericoln~n o di ~laccarsi tropno d:1gli :iltri Paracadutisti, coi t1nali cg:li form:, ri::p:irtn. Secondo i g iornali francesi l'i 11g egnnc D1111ois an".va costruito un paracad ute che consentiva una di scesa :issai lenta (un metro in sei ~ccondi) e che perm etteva :il Paracaduti q:1 d i muove rsi nell'aria secondo h direzione rnlu ta. !n un ::iccm:tto ~wd iu, fo tto ù )mpibre d ::l C:irnando dd Cent ro di Paracadutismo di Viterbo, a proposito dei perfezionamenti introdc tti nel paracadute per evitare ogn i in cidente durante !"atterraggio, sono stati es posti dati e notiz ie, che reputiamo opportuno riassumere L'apertura dd paracadute poteva es~ae comand ata o semiautomatica. Nel primo caso il Paracaduti sta. saltando dall'aereo senza alcuna tecnica particolare, ruzzolava nd vuoto per un certo tempo e poi tira,·a una manig lia di coman do. Q uesta , sia tranciando lo sp;1go che: teneva chiusn il sacù), si:1 sfìl ando certi a~ hi che aveva no lo stesso
compito, provocava l'apertura dei lembi del sacco, i quali , richi :.11n :11i da elastici, esponevano all'u ia l'intero paracadute -che, una volr a
Primi eserà 'Zi di lancio dalla torre.
aperto, impedi va all'uomo di cede re troppo rapidamente all a forza di g ravità. Un piccolo paracadute, detto estrattore, ten uto tno d;i stecche o molle ed aoi1anciato all a somm it~ della cu1>ola, s'i ncaricav;, ;,, r
di stendere il compksso calotta-funi, in modo da permettere all'aria di penetrare tra la seta e di spicgarb. Nel caso d i ape rtura semi:mtomatica, solidale con il cavo d ella manig lia di comando \'i era una fune munita di moschetto ne (fune di vincolo), che veniva agganciata nell'interno dell'aereo. In gucsto caso lo sfilamento della calotta e ra provocato dal peso del Paracadutista e dal co nseguente strappo della citala fune al congegno di apertura. Con tali sistemi si dovettero p erò lamentare alcuni casi di mancato o difettoso funzionamento, tali da influire specialmente sul morale dell a truppa e delle popolazioni. Inoltre la ve locità di discesa, :111cora rcla t i,·am en ~e elevata, e lo sca rso addestramento determinarono un ceno numero di incidenti di :.ittcrraggio, con contusioni., frat,mc e chok t r;iumatici. Tutto ciò spinse g li organi militari d el le varie nazioni a pe rfezionare ulterio rmente il paracadute. La ~oluz ione migliore fu ragg iunta dai T edeschi , ch e acquistarono un brevetto 5Candinavo, con il lJualc fu Possibile costruire un paracadute, la cui ape rtura passa va attravcrrn alcune fa~i ben distinte, agn:olat:i anche da un particolare e perfetto piegamento della calotta. Pe r la prima volta, infarti. con l;)le mc7.zo ~i pntè otte nere una ap::n ura del paracadute completamente automatica, otte nuta m ediante una fun e di vincolo. che: ]>rovocava l';iptrtura di un primo sacco: -- estraeva da questo un seco ndo sacco chiuso contenente la (alott;i; · - provocava il completo sfìbmento Jelk funi cdk (ripiegate a zig-zag ~ulla superfice esterna del secondo sacco): - apriva quest'ultimo, sfilando progressivamente la seta ri piegata cd abb,mdonava il tutto l!uando la seta cominciava a gonfi arsi. Con questo m ezzo la pe rcentual e dei mancati funzio namenti del 1i:ir:1c:idutc scese ad un a cifra irrilevante: mentre gli. incidenti di atterraggio con servaro no la percentuale di prima a causa del sistema, piuttosto acrobatico, usato.
Si giun se così al 1940. In Italia venne costruito il paracadute l)Uclln teclesco, co n alcun e piccole vari;inti.
I.P.41 SP, assai simile a
I risultati furono favorevoli, tanto che venne decisa la costituzione di una Grande Unità Paracadutisti, che fu poi la Divisio ne <, Folgore ». Fratture e contusioni in atterraggio, tuttavia, si verificavano con una certa percentuale. L'attacco del paracadute all'uomo era, infatti, rcaliz.zato in un unico punto dell'imbracatura, al centro del dorso, per cui il Paracadutista era soggetto a rotazioni, oscillazioni e ad ~gni sorta di sorprese durante l'atterraggio, la cui velocità tra l'altro oscillava tra i cinque ed i sci metri a] secondo. L'unico modo di evitare forti impatti durante l'arrivo a terra parve quello di far rotolare i Paracadutisti secondo i metodi dello Judo. · Il sistema di atterraggio ,, a capovolta ,; usato ai primordi del!'addestramento dei Paracadutisti si dimostrò quasi perfetto, tanto che su circa 3000 lanci si ebbero solo tre incidenti (fratture), guaribili in una ventina di giorni. Tale sistema di atterraggio venne usato dagli Italiani e dai Tedeschi; mentre i Russi, i Francesi e gli Americani si limitavano invece a perfezionare le imbracature e le calotte del paracadute, pur mantenendo il vecchio sistema di apertura cd ottenendo anch'essi percentuali di mancati funzionamenti soddisfacenti. Però la sospensione dell'uomo sulla verticale delle spalle e l'adozione di un metodo di atterraggio basato su ll'incassare una huona met~1 dell ' urto sulle gambe e poi « lasciarsi cadere e rotolare,>, smaltendo così la forza viva residua, ridusse .1 percentuali minime anche gli .i ncidenti in arrivo. Gli Inglesi, osservando e studiando i progressi conseguiti presso le altre nazioni , decisero di costruire un paracadute che avesse: - una calotta più grande e più stahi le; il sistema di apertura tedesco; - la sospensione russa e francese; - un'imbracatura propria. li sistema di atterraggio più idoneo apparve quello americano. Nacque, quindi, il paracadute ,1 statichute >) , sicurissimo anche se un poco lento nell'apertura ed abbastanza stabile durante la diset:!'la, lento nell'atterraggio (circa metri 4,50 al st·condo), che consentì , durante la guerra, di brevettare come Paracadutisti, in brevissimo tempo, un considerevole numero di uomini, anche se non molto eserc itati, di fisico non atletico e di vista ridotta. Essi potevano po rtare a nche un maggior carico di armi , viveri , munizioni, radio e mattriali
, ari. li lancio notturno divenne possibile anche con una visibilit~1 nulla o ridottissima. Eblic.:ro così vit:1, tr:1 il 1941 cd il 1942, i primi reparti Paracadutisti inglesi nl :1mcricani, i tiuali, come vedremo, presero attiva !>arte alla sc:conda i_;ucrra mondia le, durante la quale, se gli alleati costituirono le :l\·io-truppc roll un certo rit:mlo rispetto a quelle del-
I primi Ùtc1 nri dopo il l,mào.
l'Asse, diedero loro uno sviluppo molto maggiore, tanto da poter disp:::i rn::, nel 1944, di un 'intera Arnuta di Paracadutisti e di :\J?anti~ti. Dopo il 1945 si notò dovunt!ue la tendenza. sempre crescente, alla diffusione dd paracadute, allo scopo di dare a chiunque la possibilità di ~crvirsi agevolmente di tale mezzo. A conseguire sempre meglio tale scopo, si cerca ora in tutte le nazioni di aumentare la .~ upcrficc ddb calotta e di diminuire b velocità di caduta, di modificare la forma della calotta per ottenere la completa stabilità, di effetll!arc un ripiegamento del paracadute che ne garantisca l'apertura pii1 o m eno immediata.
Quasi tutti gli eserciti sono ormai in possesso cli paracaduti;, la mi superfic.e va dai 70 agli 80 e più metri quadrati, con una calotta di forma t1uadrata, triangolare, tonda a pallone, quasi perfettamente autostabili , forniti di comode imbracature adattabili a qualunque fisico e con una velocità di caduta non superiore ai 4 o 5 metri al secondo. L'uomo adopera attualmente il paracadute con l'intero armamento e col completo equipaggiamento; nonchè con le armi leggere del reparto. Non ostante la sicurezza del funzion amento del paracadute, ogni Paracadutista è fornito anche di un paracadute ausiliario di emergenza, ad apertura comandata, sufficiente a salvargli la vita in caso di un imprevedibile incidente. Anche in Italia i nostri Paracadutisti dispongono di un paracadute modernissimo, assai perfezionato, che offre la massima garanzia di sicurezza; nonchè una notevole e comoda lentezza della discesa.
Come si è già accennato, ad eliminare od a ridurre g li incicknti dur:mtc l'::itterraggiò, può influire cffic;Kcmente anche la preparazione e l'addestramento d ei Paracadutisti; preparazione ed addestra!llento che ve ngono effettuati presso le Scuole od i Centri di Paracadutismo, come quello che noi avevamo prima a Tarquinia e che o ra abbiamo a Viterbo. Presso quest'ultimo Centro, oppanunamentc attrczzatu, gli aspiranti Paracadutisti, già opportunamente sd ezionati dal punto di vista psichico e fisico, vengono gradatamente addestrati all'uso del paracadute e sottoposti agli esercizi ginnici e sportivi che po~Stm o migliorarne le qualità fisiche. Essi d ebbono essere abituati ad esegui re il lancio in 1pcrestcmionc od a lasciare l'aereo tenendo la testa alta , il petto in fuori , la schicn.a tesa, le ginocchia Ieggcrmcntc piegate. Al ,, via ,, debbono distendere fortem ente k gi nocchia, aprire le hrarcia e le gambe per assumere la posizione di volo e per usufruire della nuova imbracatura opportu namente perfezio nata. Secondo quanto scriveva U mhrrto Bruzzcse (r), le prove ddl\1scita d al velivolo si eseguono su di un materasso di cri ne, con addosso un paracadute da esercitazio ne ed in mano la funi cel la Ji vinc(llo. Contemporaneam ente a quella dell'uscita si. fan no le pro"e d i ,, com . ( 1) Cfr. u ~rnERTO B1tt'7.ZF.SF.: •. Arditi dd çido ,,, Roma, 1952.
12.
portamento in vo lo )> , Attaccato ad un pendolo che riproduce esattamente le oscillazioni del paracadute ncll'ari;i , l' allievo deve imparare ad cseguirt' i vari movimenti eh(' l'istruttore gli comanda. Manovrando le bretelle anteriori o posteriori, egli dà alla calotta un'inclinazione pit1 o meno accentua ta pt:r dirigere il paracadute verso una determinata direzione o attutirne la deriva prodotta da l vento. Se il paracadutista, come spesso succede, dopo l'apertura del paracadute, ruota intorno al proprio asse, tale mov im ento non si può termare che divaricando le bretd le del paracadute. L 'oscillazione, che nei vecchi tipi di paracadute era molto sensibile e causa nell'atterraggio di numerosi inciden ti, n:e<:11tem cn tc, co n l'adozione di una Jascitstabilizzarrice, è: stata qua~i compkt::imcnte eliminata. L a difficoltà maggiore è la ra pornlia da com piere all'arrivo a terra, per evitare li.: comegucnzc ddl:i cad uta. Nel movimento si multaneo di tutto il corpo, nessuna p.irtc d c\'c urtare malamente contro il terreno. Attravcrm il llHJ\' iment.o d i rot:1zionc del corpo del Parac.1dutist:i si smorz:1 b H'locit:'i di caduta che. \'Crso terra; manca ndo le corren ti a~r cmion:i li ddl \ iri:1, :n1111e11 1a c<m~idere,·o lrncnte. Dur.1n 1L" il cvr~u d'i~rruziorn.: si fanno centinaia di capovolte e l'istruttore 11011 <\ co nte ntn ' t' prim ,1 11011 vcd <:' l':d lic\'n e~eguirk in maniera perfetta. Se ne fanno dì fro nte. Ji schiena e di fianco pcrc hè LirrinJ a terra, a causa del vento, può :l\'venire nella man ie ra più impcn\ata. Si ripete poi l'esercizio d ::i di ve rse altezze, da fermi, oppure allo sga ncio. Quando I'alliern, snodato. allenato nella corsa, nel salto, nell'u rn dei divcni attrezz i sporti vi, è d i,Tn uto un buon gi nnasta, m lo allo ra potrà affront;in: il vero la ncio. G li allievi vengono condotti nel c:1m1xi scuo la e la p r ima esercitazione ha luogo con il lancio da una torre; lancio cbe serve ad abituare i giovani aJ affro ntare il vuoto e che si att ua in principio Jal l '' e dal 2° pia110 della to rre su un tdo, da un 'altezza rispetti vamente di 5 e di TO mctri. Poi mano mano l'altezza cresce lino ad un massimo di 30 ,n<'tri e l'allievo si hnci:i non più sul tel<i: ma leg ato ad un ca,·o metallico che lo sostiene durante b discesa. Super;1ta (]ll<.:sta prima prova viene effettuata quella del volo in aereu, cioè il volo d'ambientamento. Gli allievi i ndossa no il paracadute ed il direttore di lancio verifica l'imbracatura, i ganci, le funi di vincolo, ecc. Poi l'apparecc hio s'innalza e, nell'interno, i r.,oiovani agganciano ad un cavo le funi di vincolo, sotto il co ntrollo del diretto re e d el l'aiuto direttore di lancio. Poi, d opo che l'aereo ha percorso un buon t ratto di cammino, si chiam a un allievo Paracadutista che si
I
'H
avvicina allo sportello del velivolo. Il direttore di lancio afferra il g io vane alle cinghie dorsali del paracadute e gli dà una spinta in modo che l'allievo si trovi con la testa ed il petto fuori dallo sporrcllo, come viene lasciato per qualche attimo per il saggio dello stomaco c.: per abituarlo a vincere ogni eventuale vertigine. Dopo alcuni esercizi di questo genere, un giorno l'allievo sale finalmente su.ll'aereo che lo porterà alla quota stabilita per .il lancio. Raggiunta la quota di 300 metri, il direttore di lancio dà prima l'ordine di _portarsi allo sportello e l!uindi il « via " · L'allievo si getta nel vuoto, mettendo in pratica le istruzioni ricevute. Dopo appena 2 ~ 3 secondi, il paracadute si apre ed il Paracadutista comincia la dolce discesa, finchè, in prossimità della terra, deve prepararsi alla capovolta, che gli impedirà di atterrare con un'eccessi va potenza d'urto. Dopo il primo lancio, ad intervalli di qualche giorno, si effettua il 2°, il 3°, il 4° ed i seguenti, per effettuare poi il lancio di squadra, di plotone, ecc. da quote sempre più basse. Dopo il 3° lancio il militare è abilitato al lancio e dopo il 6° viene brevettato come Paracadutista militare.
Xl.
LO SVILUPPO DEL PARACADUTISMO NELLA GUERRA 1940- I945 u ~.110 prima come mezzo di sa lvataggio per gli aviatori costretti ad :1bh:111don:1re il loro velivolo e poi come mezzo per far pervenire i necn~:iri rifornimenti a Comandi ed a truppe in particolari condizioni, il p:1r:1c 1dute, reso ormai dalle modificazioni e dai perfezionamenti :1pport;1tivi abbastanza sicuro, venne usato prima - come facemmo a11c hc noi dur:mte la prima guerra mondiale, mhito dopo C:,pon:tto - per permettere l'atterraggio in qu;1lche zona .~iiì ocrnp:ita d:d ncmic() ad emissari o ad ufficiali incaricati cli forn ire ai ( :olll:1ndi le indi~pensabi li notizie e poi per l'impiego di ,·cri e propri n·:1·1rri di trurpe :ipposit:uncntt :idde~tr:1te. i) CUÌ intervento nel C:l!U · po 1.1tt ic11 potcv:1 rendere utili servizi cd inlìrmare l'dfa:icnza dei rep 1rr1 nemici. I.o ~,·iluppo del Parac1du1i~mo conseguì , come ,·cc.fremo, un r· 1,110 ~crnprc più celere cd aC(p1istc'> una sempre maggiore import ·! 11 1.;1 111:111 111ano che i di versi esperimenti effettuati al riguardo d iedero risult:-iti positivi cd incoraggiarorrn l'im piego, fatto su una ~cala st'm prc più vasta, di truppe aviotrasportate e di reparti Parac 1d111 i~1i. Le pili importanti affermazioni della nuova specialità si ottennero, c.:omc sa ppiamo, nella seconda guerra mondiale. durame la re1);Hti Par;ica(Juak lJllasi da tutti i bd li n<rcranti vennero impieuati b dutisti: pe r faci lit:irc i. numerosi sb:irchi in territorio nemico, per Janneggiarc l'organizzazione logistica nelle retrovie, per inviare il più rapi~bmente 1x1ssihile rinforzi dove la situazione li rendeva più i
ll l"Ce SSJfl.
Secondo l'esperienza così conseguita, le dottrine tattiche attualmente seguite press<) i diversi eserciti af lìclano alle aviotrup pe ed alle Unità Paracadutiste ìl compi to di effettuare l'occupazione preventiva tli localit:1 particolarmente importanti per l'ulteriore sviluppo ddk 0per:1zioni; la costituzione di teste di sbarco aeree e navali e di teste
di ponte al di là dei fiumi che occorre oltrepassare ; l'intervento nel le battaglie come efficace elemento di manovra ; azioni di sorprcs:1 l: di sabotaggio nelle retrovie dell'avversario. Nè mancano, tra gli esperti , coloro che pensano anche all'impiego di grandi Unità aviotrasportate e di Paracadutisti, non soltanto nel campo tattico; ma anche in quello strategico, con i previsti <( aggiramenti verticali)). Come scriveva, infatti, fin dal 1942 l'allora colonnello Bruno Cappuccini (1) l'esperienza già conseguita sulle possibilità del Paracadutismo nei primi due anni del secondo conflitto mondiale aveva insegnato che l' impiego del paracadute, usato prima a scopo sportivo ed umanitario, riusciva efficace anche nel campo logistico; nonchè in quello tattico e tendeva, con la costituzione delle Grandi Unità Paracadutisti, ad affermarsi anche nel campo, assai più vasto, della strategia. L'evoluzione del paracadute era stata, come abbiamo già accennato, incoraggiata e permessa dai perfezionamenti tecnici conseguiti; p::rfezionamcnti, a proposito dei quali conviene ricordare che, all'inizio del secondo conflitto mondiale, i Tedeschi erano già riusciti ad affidare ad un ombrello di 8 -9 metri di diametro un carico utile di J q chilogrammi, pari al peso del Paracaduti sta e ad un margine di ~o - 50 chilogrammi per l'armamento e gli attrezzi necessari. Notevoli perfezionamenti erano stati apportati, come già si è detto, anche ai dispositivi manuali dì comando dell'apertura dell'ombrello ed , a guesto proposito, si afferma che l'americano Williams, lanciandosi da 10.800 metri di altezza, era riuscito ad aprire il paracadute ad appena 150 metri dal suolo. 11 che avrebbe permesso di sottrarre il Paracadutista alle offese rivolte verso di lui durante la discesa, salvo che nell'ultimo tratto. Nei riguardi dell'impiego ~ scriveva il Cappuccini - il Paracadutista potrà servire prima come informatore, poi come sabotatore, indi come gregario di una avanguardia sui generis ed infine come combattente <apace di assolvere qualsiasi compito tattico. Questa differenziazione d' impiego aveva avuto le sue ripercussioni sia nd campo organico che in quello tattico, poichè, come gi à sappiamo, al lancio di individui isolati , si era ben presto sostituito quello di gruppi, di S(Juadre_, di compagnie, di battag lioni e di reggi(1) Col. BR uNo CAPP1: c:c1:..: 1: " Unit:i p:iracad utìstc ed :1vio - traspc,n :i tc ,,, in R,wegna di Cu/tllra lv/ilitnre e Rivista di Fanteria, anno V lii, fa~, . 'I,
settembre 194;2.
menti fino a che, per la conquista di Creta, venne impiegata dai T edeschi. Le modalitr1 costitutive di complessi dd genere --· avvertiva lo stesso au!orc --, non furono dovunque k: medesime e, tanto per citare un esempio, egl i ricordava uno studio dd Militar Wochenb!att, scrondo il quale i Russi ancllht:ro attuato, o previsto di attuare, una tormazionc ripart it;i in quattro gruppi: Si-ato M:,ggiorc, colkgam cnti, guastatori , chimici , 2 pcv.i controcarri da 20 ; batt eria ~u 4 pi.:z.zi d:1 )/J e: rc:l:it i\·t: munizioni; ~ruppu apparc:cc hi da caccia e da lm111bard:1mcnto; Stato M:1gg iort' , 3 liall:1glioni di Fanteria, compagnia colkga11H.:uti. pio11 icri e la11cialio111lie. In 1ot.1lc 11 5 acn.:i; circa 1000 uomini e 4 pezzi. 1'<.:I çampo dell'aviotrasporto i perfezionamen ti man mano apportati ai di.,po~itivi ,i ri ferivano all 'armamento cd all'attrezzamento dei n:p:irti cd al miglioramento degli aerei da trasporto. Sì era arrivati gradatamente a dotare i reparti di armi lcg-gne, di mezzi di trasporto smon ta bili e ripartibi li in più carichi e perfi no di piccoli cirri e tr;1ttori. adart;ihili , ron ,1wci;ili ,i<re111i di <n<pen,1011 e, srmo !e carlinghe degli aerei o nel lo ro interno. Per tiuanto concerne gli aerei da trasporto tutte le provvidenze adottate in materia aveva no avuto il principale st·npo di aumrntare b capacità di trasporto, l'autonomia e Li sicurezza in volo. Cuntunporancamcntc i carichi, dapprima Ji modesta entità, andarono g radatamcntr aumentando dì m ule e di peso, sino a giungere a i cosiddetti " ca richi pesanti >1 : qual i cannoni, jeeps, jcepponi, rim orchi, picwli buldnzer, ambulanze, complessi di fusti o fustini p::r acqua e: carburanti, compkssi di casse munizioni, viveri, ecc., per la cui sistemazione si rende necessario l'impiego di speciali piattaforme, destinate a mantenere in sesto il carico durante il lancio e ad atl'lttirnc l' urto al molo mediante p:uticobri di spositivi am mortizzatori. Rispondevano particolarmente a tali req uisiti alcuni tipi di aereo, ~1uali il Potzcr 630, il T.D.3 russo, l'Junker 52 tedesco e l'S.82 italiano. Caratteristiche dell'Junkcr 52 tedesco erano : apertura d ' ali m. 30, lung hezza m. 19, altezza m. 4,50. porenza motrice 2280 HP, velocità con motori frenati: 1 92 km. l'ora. E ra da notare che la capacità cli traspono dei predetti velivoli era stata anche aumentata mediante il rimorc hio di tre ni di alianti già progettati dai Russi; ma che, in cf-
I ') '/
fctti vedemmo impiegati prima <lai T edeschi in occa~1onc delle 1010 operazioni a Creta ed in Crimea. Mentre i due mezzi di tr:1,1H>rt11
L 'equipaggia mento dei Pamcaduti.<11.
del combattente dell'aria potevano agi re in stretta coopcr:izio11c, 11d campo delle minori Unità, durante la campagna di Norvegia, a Creta, invece, venne utilmente impiegata una Grande Unità.
reparti Paracadutisti. C', 11nc abbiamo g i:ì accennato, il Paracadutismo \'enne impiegato , 11 ,1.d,1 ~cmprc maggiore dall'Avi::izionc milttar~ La ctcscen.te sicun·, 1.1 di f unzionamcnto offerta dai paracadute co1Ìreotì poi, nei d i\'l' 1 ,i S1:11i, di servirsi del nuo vo mezzo : prima'f-X:r il lancio, in partirnl.1ri circo~tanzc, di viveri e di rifornimenti; poi per fare atterrare :tlk ~palle del nemico uomini isolati ed , infine, per costituire reparti regolari. da trasportarsi su aerei e da lasciare scendere a terra in zone dunminatc. In Russia venne ro formati reggimenti di " Fanteria aerea l> , in Fr.1ncia compagnie di " Cacciatori paracadutisti ,, e così in altri paesi (Polonia. Inghilterra, Stati Uniti d'America , ccc.) si costituirono reparti della nuo va specialità. Ogni Paese, in relazione alle ca ratteri~tiche del proprio territorio e dei probabili teatri di operazione, o r."ani zzava le Unità dei propri Paracadutisti e da\'él ad esse uno S\' Ìluppo più o meno grande. La Rus~ia, con le.- sue pianure sterminate e con la scarsa popola;,,ione relativa, aveva reparti Para cadutisti org:1ni i'.'l.ati cd addestrati in modo assai diverso da l)Uanto avveniva nei p:1c~i montani o collinosi o dens;1111enr e :ihit:iti. · Nell'addestramento e nell'impiego dei Paracadutisti si scgui\·ano pen'> dovunque crit eri analoghi. Gli uomini. lanciatisi dagli aerei che li a\-c\·ano traspo rtati , dovevano procurare di disperdersi il meno pc~sibik durante L1tterraggio ed. appena atterrati. raccogliersi e ricostituire i reparti il pii, cekrmcntc possibile. per essere pronti ad off endcre od a <li fender si. All'uopo i paracadute dei Capi era no contraddi~tinti con colori speciali e disponevano di m ezzi di segnalazione l'cr favorire l'adunata. I comandanti potcnno usare anche ~egnali llll11 inu~i cd acustici. L"armamento e l'ec1uipaggiamento, alleggeriti al massimo. ri ~pond cvano :ii compiti affidati ai P:iracadutisti: distruz io ne e sabo,a~ l!io nelle retrovie nemiche, concorso al combattimento, raccolt.i d clk informazioni, ecc. L'armamento consisteva essenzialmente in fucili. fuci li mitragliato ri, bo mbe a mano e rispondeva pertanto :il co111haui m cnto ..::1ratt:a istin1 dei Fanti. U n buon Paracadutista do\'C\'a cs~nc molto audace ed essere un abile cd ottimo tiratore, per utilizzare le poc he carrucee disponibili. sa pendo che il rifornimento dalL1lto pote\'a c~sere aleatorio. All'i;1izio <kl ~ccondo confli tto m o ndiale - continua il Cappucc 1111 la Po lo nia :1ssistettc, oltre che all ' irruzio ne di imponenti ma s-
se di Carri armati, alla pioggia dei primi Paracadutisti, ai quali l'alto Comando germanico aveva commesso l'incarico di rnnc~rrcrc al l:i neutral.izzazione ed alla occupazione dei campi di aviazione av versari' e di altre località di notevole importanza strategica e tattica. La cosa non stupiva eccessivamente poichè, in vista delle notizie propalate, il mondo si aspettava ben altro. Per contro gli studiosi di eme militari facevano tesoro dell'esperienza derivante dalle brillanti operazioni di cooperazione fra Paracadutisti e truppe aviotrasportate, che i Germanici seppero attuare fra la primavera del 1940 e quella del 1941 e che possono venire così riassunti:
IN
DANIMARCA .
Mentre i treni armati germanici varcavano la frontiera, i Paracadutisti occupavano prima i campi di aviazione e (luindi i principali centri nevralgici.
IN
NORVEGIA.
li 9 aprile 1940 i Paracadutisti occuparono di sorpresa l'importante aeroporto di Fornc:.u (O slo), dal qu:il c si iniziava immediatamente verso nord l'azione di importanti colonne aviotrasportate ad Oslo; mentre le rimanenti forze si accingevano a sbarcare. Quasi contc::rnporancamc::nte veniva occupato dalle truppe del ciclo, in soli 35 minuti, il secondo grande aeroporto della Norvegia (Stavanger Sola), anche se il campo venne difeso da •< bunkers )>, che i Paracadutisti dovettero prendere d"assalto. Il 14 aprile un nucleo di Paracadutisti, destinato ad evitare la riunione fra le. truppe norvegesi e quelle ingltsi sbarcate ad Andalsnes, prese terra a Dombas, dove, mediante un appro!)riato impieg o di guastatori, provvide all'interruzione di quell ' importante nodo fe rroviario. Poco dopo altri Paracadutisti ed altre truppe aviotra'sportatc.: venivano dirette a N arwik, dove concorrevano alla rcsistcn,.a di l)lK I lontanissimo, isolat() presidio sbarcato dal mare. I N OLANDA.
I Paracadutisti occuparono Rotterdam; nonchè il p:tlazzo del Governo e l'aeroporto dell'Aia. Quindi, .in attesa del sopraggiungt:rc delle truppe di terra, rafforzarono le posizioni conquistate, facendo f ronte alle offese loro dirette da truppe autoportate e da rnotocid i~li , nwdiante lo sbarramento delle strad e di Mocrdjk e: <li Dord rcc ht.
NEL BELGIO.
Citiamo solo l'epi sodio culminante ne11a COlll!UÌsta del forte di Emaci, effettuata dal gruppo Paracadutisti del tenente Wintzig, in concorso coi gu;1statori , il 10 di maggio ; conquista che portò allo sfasciamento della cintura difensiva del Belgio cd alla cattura di 1200 uomini, compiuta d:i pochi :rnimosi.
U II alterrnggio.
La conl1uista dd Forte Eben Emanucl venne effettuata in coopera7,ionc co n alcuni alianti e la perfetta sincronizzazione dell 'azione venne ottrnuta mediante un meticoloso addestramento e le ripetute p row rn rn pi11te su una ri prnduzionc del forte stesso, costrui ta in un cam po di addestramento. Il che dimostra ancora una volta come, per queste azioni c.:ccczion:ili, occorra una lunga ed accurata preparazione.
l'.'<'
FRANCIA .
La Gcrma11ia impiegò un minore numero di Paracadutisti; ma un più notevole complesso di aviotrasportati: e ciò perchè bastavano le truppe corazzate a conquistare il territorio francese e ad eliminarne rapidamente la di fesa.
NEI BALCANI.
Alle ore 13,40 del 13 aprile 1941 i Paracadutisti itali ani (Ju:11p.1 rono, come vedremo, in cooperazione con le truppe da sbarco, l'i ,<il:i di Cefalonia. Così il primo ciclo delle gesta delle truppe aviotrasport:llc e elci reparti Paracadutisti si chiuse, suggerendo, secondo .il Cappuccini, k seguenti considerazioni: - lo sviluppo dell'aviotrasporto aveva richiesto un tempo m::iggiore di quello relativo al Paracadutismo, evidentemente pcrchè l:t realizzazione dei mezzi atti allo scopo era risultata più difficile nd primo caso che nel secondo. Questo in pratica, perchè, in teoria, lo stesso nostro Douhet aveva già precorso cli g ran lunga i tempi: - lo sviluppo del paracadute non uscì, per lungo tempo, dall'ambito dell' impresa individuale e le sue prime applicazioni g ravitarono più nell'orbita della logistica che in quella della tattica; - durante i primi due anni del conflitto mondiale i Tedeschi avevano offerto convi ncenti prove della bontà dei loro procedimenti nel cam po tattico ed i Fallaschrirmjager avevano occupato il campo rii Corinto. Comunque anche l'e!>perienza desumibile dal citato periodo poteva essere riferita all ' impiego isolato di minori Unità della ~pecialità Paracadutisti e delle truppe aviotrasportate. Pertanto non era :mcora il caso di parL1re di « Grandi Unità » dell'aria, come avvenne dopo il grandioso esperimento di Creta.
la conquista di Creta. La conquista di Creta costituì il primo esempio dell' impiego di una Grande Unità dell' aria, formata in parte da Paracadutisti, i (!Uali dovevano compiere un atterraggio di assalto, ed in parte di aYiotrasportati, i quali dovevano atterrare succe~siv;uncnt c sug li ::ieroporti già conquistati . Parteciparono alla difficile e memorabile impresa circa 22.000 uomini, per i quali fu necessario l'impiego di 700 ae rei da trasporto, 500 bombardieri e 300 caccia. I Paracadutisti furono lanciati in quattro punti diversi dcll'isnb ed incontrarono accanite resistenze, ché infliss;ro loro gravi perdite : ma la conq uista dell'aeroporto di Malemc permise l'atterraggio elci primi reparti aviotrasportati, che in pochi giorni riuscimno ad occupare tutta l'i sola.
I Tedeschi lasciarono nell'azione circa
5000
Paracadutisti, su-
bendo perdite che non possono ritenersi eccessive, se si tiene conto
del va ntaggio che diede all'Asse il possesso della nuova base; ma che fecero ritenere ad Hitler che l'impiego delle aviotruppe fosse troppo di spendioso, pcrc hè anche gli alleati ne facessero uso. Lo svolgimento delle o perazioni successi ve dimostrò poi qua nto fossero fallaci le deduzioni del dittatore tedesco. L'imprc~a di C reta dctcrmin,'>, come si è già detto, il sorgere ddk prime Grandi Unit.'1 dell'aria. Verso la rn ct?, di maggio dc.:I 1941 - narra in proposito il Cappuccini - g li aerei dell'Asse si danno a bombardare furiosamente l'isola. 5JX:Cia lmente in corrispondenza dei suoi tre maggiori centri di La Ca nea , d, Retimo e di Hcracleion. Vt·ngono effettuati bombar~ damenti che non hann o nulla da invid iare a quelli della Norvegia, di Rotterdam e dì Cori nto. Comunque il fatto nuovo propriamente detto 11011 si verifica che all'alba del 20 maggio, sotto forma di una \·era pioggia dì Parac:1dutisti, in quattro punti dell'isola ; cioè a Malcme , intorno a La Canea, a Retimo ccl a Candia. La difesa contraerei locale, già provata dai precedenti bombardamenti, reagisce come può. Dal canto suo b Cacci.1 in~lcsc tenta J i alzarsi, per impedire ai « Junkers » di sp,trpagliare in aria i loro carichi. Ma la reazione della Luftwaffe è tale e tanta, che lo zelandcse Freiberg, prima di lasciare il coma ndo clie gli t: ~lato affidato, è co~tretto a fare allontanare, il giorno 23, dai vari aeroporti la poca Caccia della <.1u~1 lc ancora di spone. così che, al mattino del 20 giugno, i soldati tedesc hi dell'aria sono già padroni dd più importante aeroporto della re~ione (Malcme). Si tratta di una vera e propria Grande Unità di nuovo tipo. capace di svolgere azioni di fuoco e dì movimento, in virttt delle armi automatiche, delle artiglierie leggere e perfino dei Carri veloci dei quali è dotata . Mediante questi mezzi. i Paracadutisti atterrati nelle ,;(bcrnzc di Candia investono subito l!Uclla piazza. prima ancora di essere rincalzati da truppe avìoportate. l ,a zona in cui g li Inglesi speravano di opporre la massima resi~tcnza era quella interposta fra La Canea e L:ieroporto di Malcme. Ma la reazione della difesa ri sentiva dell'impeto con il (luale aveva lavorato la Luftwaffe. Per conseguenza perfino i Parac;dutisti che erano discesi sulle alture delle catene Apapegadi e Kolores ebbero il tempo cd il modo di raggiungere i com pagni e di seminare il terrore nelle retrovie avversarie.
Frattanto l'aeroporto e.li Maleme ed altri minori campi di att<.: rr.:1gg.io consentivano ai G ermanici di alimentare il combattim<.:nto rnn ie truppe di una Divisione aviotrasportata (r1 Luftlandcn D ivisioncn ••), che seguì. immediatamente le avanguardie del cielo. Queste truppe erano molto più potentemente armate di q ud le che le avevano precedute; cosicchè, minacciato da diverse parti , il m aggior centro di La Canea non tardò ad essere sopraf fotto, dopo aspri combattimenti, svolti intorno alla cittadella, a Castel Alto e nel villaggio alpino di Galatas. Poi g li avvenimenti si susseguirono co n rapidità e con sem pre maggiore fortuna , fino a che, il 28 maggio, lo sbarco italiano nel golfo di Mirabella e la conseguente riunione del.le fo rze italo - tedesche, avvenuta il 31 ad Herackion, posero fine alla breve; ma avventu rosa impresa. In tal modo Creta, la cui resistenza ad un attacco dal mare era stata prevista assai lunga e tenace, cadde in soli 1 I giorni per la sorpresa, per la violenza dell'offesa sferrata dall'alto dai Tedeschi e per la stretta cooperazione fra Paracadutisti e Fanterie avioportate, impiegate per la prima volta nella Storia delle guerre in Unità non infcri0rc alla Di vi sione.
L ' impre~a di Creta pro<lusse in tutto il mo ndo una grande impressione e ci sembra opportuno riportare anche i g iudiz i dati su <li essa dai neutrali , fin d allo stesso anno 1941 , nel quale in una Rivista svizzera (1) si poteva già leggere : u La battaglia di Creta costitui sce una delle operazioni militari più importa nti della g uerra. Paracadutisti e Fanteria aerea, fo rteme nte appoggiati dall'Aviazione, sostennero da soli 1 per la prima volta, una battaglia deci sivà e per la prima volta fo rze navali JX>tenti ; ma non protette dall 'A viazione vennero nettamente battule dall' A rma aerea. << La battaglia di C re ta si iniziò il 20 maggio. Preparato pe r un periodo di circa due settimane da bombardamenti aerei e da sistc;natiche r icogni zioni , l'attacco propriamente detto fu preceduto dall'occunazin ne delle isole d el mar Egeo, che do vevano ser virgli di h:1s<.:. ,. 'L' attacco si svolse secondo ~il sistema orama i noto.'· P rima d i tutto entrarono in azione g li a pparecchi da bombardamento in pie(r) Rr L'ue Jf ifitaire Suisse, 194 1. fase 6.
d 11.,1.1 per di ~tr uggnc l' Aviazione britannica al suolo e la difesa cont1 :1~·1l',1 dt:i>li :icwdromi. Tale az:one, condotta mo lto rapidamente e (1111H· ~C11;~1rc ad o ndate densissime, fu seguita cb gli ;~erci da lra, p:11t.1, protetti ad alta quota da SlJUadriglie di Cac: ia.
l,'a/le.,tÌmc11to di
lii,,?
jccf' /'Cr
i/ /1111,io .
.. La prima crndata d 'a!>s;dto na rc fosse com posta ,li P:ir;1 cad u•ìsti cd ;111d1c dì F:.mtcria tr:1sponata \u aerei o su :ilia nti rimorc hi ati. I Paracad utisti occuparono le locdità desig nate e protessero lo sbarco degli altri cluncnti, dei materiali e dei ca nno ni lc:ggcri. Qui ndi giunsero i Genieri . incaricati di alk:ti re ~ommari:nm:n ic i campi di atterraggio dei grandi aerei da trasporto. ,, Pan: che l'i mpiego di. alianti per il trasporto di truppe sia divenuto di pratica attuazione. In fatti l'aliante atterra più focilme11tc dell'aereo. Sembra che la capacità d i trasporto di tali apparecchi sia di 0
I (1 ',
dodici uomini, in modo che, con un Junker 52 e tre ali anti , ~i pw\ trasportare all'incirca un plotone di Fanteria con rclatirn ann::11ncnto e materiale. Inoltre i trasporti con alianti offrono reali vantaggi: qua li (1uelli di non richiedere un addestramento della truppa così complicato come quello dei Paracadutisti e di fa r trovare gli uomini gi:1 raggruppati all'arrivo a terra. << Durante l'operazione di Creta si assistè alla continua alimentazione della battaglia con lancio di altri Paracadutisti e. sbarchi di F::interia, di cannoni e di piccoli Carri. L'Aviazione appoggiò con costante abnegazione l'azione delle truppe a terra, alle quali offrì una efficace e costante collaborazione. « Il 28 maggio sbarcarono truppe italiane provenienti dal Dodecanneso; il 29 i difensori di Candi a si arresero. li 1° giugno Italiani e Germanici si congiunsero a Hierapctra ed il 2 seguente le operazioni cessarono con la occupazione totale dell'isola da parte delle Potenze dell'Asse». Secondo notizie da parte britannica avrebbero parteci pato, fino al .jo maggio, alla battaglia di Creta 30.000 Germanici con 1200 aerei e 500 alianti.
Le imprese dei Paracadutisti tedeschi a\'eYano dimostrato cmì le grandi possibilid del nuovo Corpo, del quale si previde l'impiego anche nel campo strategico. L'Ing hilterra e l'America non tardarono, per conseguenza, ad inquadrare i loro reparti Paracadutisti in Unità sempre maggiori, il cui impiego riuscì molto efficace: sia nello sbarco degli alleati in Sicilia del 1943, sia e più ancora neg li sbarchi in Normandia. Per lo sbarco in Sicilia la sera del 9 luglio formazioni di truppe aviotrasportate decollarono dalla Tunisia per raggiungere la nostra i~ula lllaggiorc. Ma, secondo lo stesso generale Montgomery (1).. i! loro impiego venne ostacolato dal vento, clic fece cadere in mare parecchi alianti e costrinse g ran parte del le truppe ad atterrare fuori dall'obbiettivo prefissato. Soltanto un esiguo gruppo di tali truppe raggiunse il Ponte Grande. presso Lentini , dal quale poterono rogliere le mine, per evitarne la distruzione, e dove poi dovettero <:~~ere soccorse dal le truppe deUa 5;> Divisione. (1)
Cfr.:
B ER:-.,1RD
L.
MoNTGml ERY: ,,
Da El ,\(a mcin :il fi ume S:1ng 1n "·
I (i(,
l'.11 tu ipi', :,ll'opcrazio ne anche una brig:1ta Paracadutisti , il cui cihli 11 11 110 r r:1 il pnnte di Primosole sul fiume Simeto. Secondo il , 11111 r ito c,pn:1ti vo la brigata ParaGidut isti <loveva atterrare nella 11111t l· ,111 1 ) luglio nei pressi <lei ponte suddetto, con l'online di imp.11l111111 N ·nc e di stabi li re u na piccola testa di ponte sulla ~.p:mda ,1·11rnt 111111:tl c dd Simeto. Essa dove va poi prtndcrc contatto col .. ( :cim111.111do " che, sbarcato sulla spiaggia ad ovest di Agnone, ave,., il compito di impadronirsi dell'altro ponte a nord del ciglione di l.rntini. T :mto la brigata Par;1cadutisti quan to il " Commando ,, di cui ,opr:1 ,-cnncro so~toposti dai difensori dell'isola a perdite co nsidcre\l)li c non poterono salvare i due ponti, se non con l'aiuto delle ::i ltre truppe alleate sopraggiunte. Lo sresso generale Montgomery, nel libro <• Da El Abmcin :il tì11mc Sangro •>, già citato, scrisse tcsrnalmente in proposito quanio segue : ,, Le prime fa si clelL1u:1eco dei Paracadutisti e Lici <• Commando .. ehhero succcsso : en trambi i ponti caddero intatti nelle no!-t rc mani. L'operazione dall'aria venn e compiuta da una piccola parft· ddla brigata pcrchè solo metà dc~li apparecchi l:incic', i Paracadu11,f'i q1ll'nhhi ct 1ivo e ~olo una p:1rte dcf;li ali:1nti ::ittcrrrì dm·c do \-c,·a am.:rrare. Comunque le mine \'e nncru rimosse dai pomi cd i Parac;1dutisti tcn ncm ~]uro fino all'imbrunire dd q luglio, dopo a\'er ·T•i,ti to ad una ~cric di contrattacchi da parte cli Carri e di F anteria, chc li :t\'C\'ano messi in diflicoltà. Il <t C<;mmando >•. frattanto, aveva tolto le: mine dal suo ponte; ma poi era stato costret to a ritirarsi. La (olonna principale era trattenuta in terreno difficilissimo da rilevanti forze nemiche, le quali coprivano Carlentini e non prima del pomeriggio del r4 luglio, quando alcu ni Carri nostri riuscirono ad aggir.1rc il lianco orientale cld nemico, la nostra Fanteria potè conti nuare l":l\·:1nzata attraverso .Lentini. Nelle prime o re del 14 luglio essa prrndna contatto con l:t brigata Paracadutisti, la quale ~·cra ritirata ,11 tlll ._ ·iglirmc sm-r.:1stantc all:t piana cd a! ponte di Primosok; l]l•L'~tu n :1 ancor.i intatto )'.. Circa !"impiego di Paracadutisti da parte degli alleati durante lo , liarco in Sicilia il col onnello Michele C aforio, comandante il Centro Par:icad uti\ti di Viterbo, in un suo prcgc\'ole e recentissimo artiw lc, ( 1). ha ~c rit to: (I)
Colunn<:llo
1':1r.1CaJmi<tJ
M1u1u . E
l?ivista ;\ {ilitarc. ia~c. ,cw.:mbrc 1955.
CAFOR IO:
" Le
:1\'Ìot ruprc " , i n
RifomimeTJtÌ lanciati col parnc,1dutc:.
(( Per lo sbarco in Sicilia dovevano agire: un raggruppamento di 4 battaglioni di Paracadutisti ed una brigata di aliantisti, rispettivamente a favore della 1 Armata americana e dcll'8a Armata inglese U lancio fu effettuato <li notte, con partenza dai campi del Ma r<icco , dopo un volo ostacolato da forte vento. L'individuaz io ne delle 'l.onc
13.
di lancio fu resa diflicilc dall'oscurità cd i Paracadutisti furono di sseminati in una zona di oltre 40 chilometri, tanto che due battag lioni presno te rra nel settore delr8", ;rnzichè in quello d ella Annata. « Soltanto un ottavo delle (orze raggiunse il proprio luogo di radunata , co n tempi di rio rdinam e nto che si p rotrassero per tutta la notte. L1 brigata alianti non ebbe maggio r fortuna: dei 137 alianti sranciat i ;1 1 km. dalla co~t:1. 50 caddero in mare, 20 furono abbatt~;ti dall a d i-frs:1 co ntraerea cd f rimanenti a tterraro no molto dispersi, alcuni sfa ~ciandosi :11 suolo. t• Surrc~~iv.im cntc, durante la conq ui sta di C ata nia, furo no Ltnciati :d tri , h:,tt aglioni Paracadutisti ; n{a il cornogl io, per e rrore, fu i :1ll t 1 sc.~ no :d tiro contraereo degli stessi a lleati cd alcuni velivoli vrn11n11 :1lihanuti. 11 lancio, dfrttu::ito di notte. riuscì m o lto d isperso e ~olo u1 1 t Juinto delle fo rze raggiumc g li obb ittli vi. " Ri \ultati effettivi quind i piuttosto scarsi; ciò no n ostante, il generale tedesco Kurt Stll(knt , al processo di Norimberga, affenn(): "F· mi:, opi nione che, ~e non vi fo ~sero state 1c forze avioportatc :1lk :1lc .id imped ire alla D ivisione cor;izzata Goe ring d i raggiu ngere b '!' i:t.:!_!_!i :1. qudb ~-oh Divi~ionc \:m :bbc rÌl) scit~1 a :-ibutt:irc in m are !e trup1 •t· ~h.1rc1tc dall e navi··. Quc~t:t as~erzionc può essere di srntibilc: pc n\ è..- rnto c h e la sola presenza dei Pa racad u tisti n elle retrO\·ie ebbe un nntt·rnk d fc t tù m o.r:ilc sui difcmori e contribuì ad affi cwllirnc b
i
rc~i~tenz:1. ·· Ad n!-! ni m odo, nel valutare i l r endime nto d cll'operazìone, va :tn i',Ìlu ttq conto che: essa fn la prim a dd ge nere ad essere dfcttuata di notte e c he supe rò tutte le precede nti pe r l'entità delle forze irnpicgatc: :il k difficoltà insi te nel nuovo m ezzo vanno perciò ag1~ untc quelle connesse ad ogni a zio ne nottllrna. Dalrcrnmc d ei fatti e m ergo no ino ltre c hiaramente le cause d ell'imucces~o. ch e possono nas~um~-r~i in : "1,..1,,, " ·t ·······1·1···,·,;('fl" ;'l t'l' l'''-1 I. I. I J .,'ltl ··("J'l 11...:::, l 1klÌç icn,.,:1 di :\cco rdi p rn•cntivi di dettaglio tra le fori'.e cooperan ti : - - m ancan za d i mezzi temici e di p rcd ìspos1zìoni ;ittc ;1d ag evùlarc il la ncio nell'oscurità. ··- G li allea ti . infa tti. riconobbero coragL,ios:1mc ntc i loriJ errori e n e stud iaro no c;n1~c e ri medi; m a . lun ;:-,<•i·-d::il mettere in du bbio le possihi lità delle avi11truppc, ne previckro un pit1 l::irgo impiego nel lo ~harco in Norma ndia ,, .
rrn11111
~
A'... i J
'-,
<.
(
'>
I 111 I
Luminosi esempi di cosciente eroismo furono fo rn iti d., 11111111· rosi nuclei di Paracadutisti sabotatori lanciati nell 'A frica ~cttc11t1 io nale francese ed in Tunisia. dopo che le nostre truppe p<.: nkttno tp1c1 territori. Nella difesa della Sicilia i Tedeschi impiegarono anche la t ' 1)1 visione Paracadutisti. 1a quale no n operò indipendentcmcntc; m.1 divisa, per inviare distaccamenti alla difesa dei punti più minacciati. Unità Paracadutisti vennero impiegate dagli alleati anche ncgli sbarchi in Calabria cd a Salerno ; ma l'operazione, senza d ubbio più g rand iosa per la forza delle Un ità aviotrasportate e dei reparti P:1r:icaduti sti impiegati, fu quella degli sbarchi in Normandia, dove, a superare I.e difese preparate dai T edes..:hi col rnllo atlantico, era più che mai necessario che gli alleati dispone~~cro di Unità aviotrasportate e di Paracadutisti, da fare atterrare al d i là delle Jifrse stesse, a tergo delle truppe germaniche. N egli sbarchi in Normandia, infatti. - scri ve il Caforio nell'articolo g ià citato, - benchè l'oix:razionc venis~e svolta anch'essa di notte, non si ri petettero gli inconvenienti della Sicilia. P attuglie lanciate in precedenza e munite di ~pccial i apparati guidarono le form:1zic:ni :ierec $llllc zone di l:mcio ed il rio rdinamento dei reparti :1 terra, in modo che k aviotruppe potessero dare un concono, fn rsc decisivo, alle Armate da sbarco.
L"esame ddl'impiegu dei Paracaduti ~ti nell'i 11 vasio11e J clla Normandia e nella costituzione del ,, secondo fronte )>, gi;1 da tempo in vocato dai Russi, riuscirebbe senza dubbio molto interessante: m:1 ci costri ngerebbe ad oltrepassare i limiti che ci siamo proposti di osservare nella nostra opera. Per noi , dati g li scopi che perseguiamo. i· senza d ubbio più opportuno indugiarci sui repa rti Paracad utisti italiani , com e ci proponi.uno di fare nei capitoli ~eguenti. Tuttavia ci sembra o pportuno ricordare da parte degli :ilkati anche l'im piego ddl 'Arm:1ta acro portata in Fra ncia. don: essa doveva occupare preventivam ente i passaggi sulla Mosa, il Waa l cd il Reno, per costituire un corridoio, 11d qualt: si san:hhc inGtn:.! b l:1 b 2" An nata britanni ca: nonchè la costituzione di una tc~1a di ponte :id Arn hem. m l Reno. In quest'ultima operaz ione. srnlt:isi ,Lii 17 :il .~O Settembre 1944, Jc avÌotrL1ppc (n:11nplcssi\':t1TICO(C llfl; I l)i vi~i•Hlt'). che :ld essa era no <lesti nate. 1~011 ost:intc un er rore di attcr r:t.:!~ Ì11 dl ll.1
brigata polacca e la tenac1srnna reazione nemica . riuscirono a contiuist;in: gran parte'. delle posizioni stabilite. tra le qual i il ponte sul Rc.:no. Vi furono poi cornh;1l.l.imc.: nti 1110110 lunghi cd ;1cc:111iti, senza che fosse possibile opt' rare il co11g iu11g im c1110 delk aviotruppe con le forze terrestri, rit·ardarc nella loro avanzata, c.: d alla hnc le aviotruppe. soverchiate dal nrn1irn. dopo :l\n pn~o i 415 dei loro effettivi, furono co~tretl<: :1 ripi<:,:_:arc; 111 ,1 ci<'> :1\'\·c1111l· ljlla nd n esse avevano picnarncni e aw >lto il loro co111pitu. Anche k pitt n.:ccnt i l·~pcrirnzc.: dei Fr:incc~i in Indocina , dati la scar~a ,·i;1hilir;1 e g li mt:tc()li naturali :1~~ai difficili opp()sti dalla gìun~l:t o dalle ri~a ic ronfcrma110 l'i mpurta nz.1 e J'utilit:Ì del le truppe :l\·io pnrt:11 c. Si pu,'1 dire, inf:1tti, c he ~nlt :111to nei pri mi tempi delle osti lità fu pmsihilc muovere e combattere in 1errrni ta nto difficili ; ma, llll:indo i guerriglieri di Ho-Chi -Min rimciro no a tagliare hiro sistematicamente ogni via di comunicazione terrestre e flu viale, i Francesi furono costretti a ricorrere ai tra~porti aerei cd a fare ~u di essi il maggiore assegnamento. \1còiante a violane i furono, infatti, creati, rin for 7.,lli e riforniti i prcsid; pÌll :n ·::i nz:1ti, per J'crcupaz:onc prc \·G1tÌYJ di lncalif1 impnrtanti o per la rioccupazione di ridotte, già presidiate da forze francesi di superficie. E' ben nota in proposito b costituzione di una testa di sbarco intnrnv all'aeroporto di Dicn-Bicn-Phu , dc~tinato pùi ..1 formare 1111 robusto caposaldo. Per ti uanto rig uarda le previsioni per l'avvenire, il già citato. recente articolo del colonnell o Caforio si conclude con le giuste considerazioni. che così riassumiamo: ,, Chiarite alcune idee sulle rea li possibilità delle aviotruppe e sul loro effettivo rendimento nella seronda guerra mondiale, può essere i nteressantc fare qualche previsione su quello che potrà essere il loro apporto nel futuro. " Sull'esempio delle ultime guerre e tenuto conto della vasta rete di i nteressi eco nomici ed ideologici che oggi legano strettamente i vari paesi, si desume che un futuro con fl itto non possa facilmente essere localizzato .tra due Stati ; ma debba coinvolgere gran parte del mondo ci vile. Ne consegue un largo frazionamento iniz iale Jellc for7,e opposte, dislocate su cli versi e distinti ~cacchieri di operaz.ione, con la conseguente necessità di rapidi spostamenti di Grandi Uni tà da un fronte all'altro ed. in taluni casi, da un Continente all 'altro, per far massa dove si decide la lotta. La necessità di un largo schieramento iniziale è acuita dall'adozione <kll' arma atomica e delle tele-
armi, le tiuali, per la loro Potenza distruttiva, non rendono pm~1htl1 grandi concentramenti di truppe in zone ristrette. In consc:g11rn i'..1 appunto dell'impiego delle armi atomiche, si possono prevcden.: 01wrazioni iniziali tendenti alla conquista delle basi necessarie per c~tt.:nderne la partata e, per contro, operazioni destinate a riconguistan: od a neutralizzare le basi nemiche>;. In tali operazioni preliminari avranno senza dubbio maggio ri probabilità di successo i paesi che, all'atto delb mobilitazione, disporranno cli truppe particolarmente mobili ed efficienti; truppe che evidentemente non potranno essere r;1ppresentatc che dalle Unità Paracadutisti e da quelle da sbarco. Succcssivaménte, partendo dalranzidctto largo frazionamrnto iniziale, occorre far massa do\'e si decide il conflitto. Nessun bombardamento atomico, per quanto terrificante, può infatti assicurare la vittoria, senza che il Fante ponga il piede sulle posiz ioni contese; ed alla massa d'invasione, che seguirà l'azione aerea e quella delle tclearmi , se si vorrà avere probabilità di successo, si dovranno contrapporre, con la maggiore immediatezza, truppe ugualmente mobili cd efficienti, in una gara di \'docità che si ~volgerà fra interi Continenti. E , per ottenere b òpida concentrazione delle forze, non vi sarà che l'aviotrasporto, così come soltanto l'aviotrasporto potrà a~sicurare a tjlj forze i mezzi per la vita e per il combattimento. Ma. se si debhùno fare affluire in un~1 dara zona intere Armate, occorrerà che queste siano prec.::dute da avanguardie, composte da truppe più agili e più aggressive e non vincolate agli aeroporti , e tali avanguardie non potranno essere che aviotruppe. Esse solo potranno con9uistare e tenere le zone di atterraggio per gli aerei che trasportano gli uomini ed i mezzi delle Grandi Unità ; esse sole dar:mno sicurezza all'aviosbarco e · potranno occupare preventivamente le pos1z10n1 indispensabili al successivo sviluppo delle operazioni.
Xli.
IL PARACADUTISMO IN ITALIA
111 pri11(1p10, ( c111H· ,i ì.· !-!i:1 d etto, il paracadute era stato adopcr:110 Ljll:1k c,t n ·mn 111u.10 di ~: il vczza per g li Aviatori in caso di incidrnti e piii c,111 K 11H:,·.w pu ì rifornimen ti in particolari circo~tanzc. ;\:d 11 1~/{, q11a1 1d,i il d1r i~1hilc.: .. It a lia ", partito alla volta del i'olo Nord . clihc I., 11.1,·irc ll:t ~,ar,·.11 .1 clall'i,wolucro, il com a ndante Madd:,lcna rimcì :, gc11 :1rc :1i 11:111 ( r:1.~ hi , col paracadute, medicinali e vin·ri. s.1h·a11cloli u"ì d:1 ~iLu r., 1111 >r tc. r\nc ht: durante la g uerra italo - etiopica :1ku11c nu~ lr(' ro lCJ1111 c in 111:1rci:t in zone prive di str,llk, furo no rifornitc dagl i .1nc1, 111c,l1.111t1: il p:tr:1c 1dutc, ~li munizio ni. di rn:11cri:1lc s.1 11it:1rio e pnlÌ110 cli IH·, ti:11n c ,·i\'o, A questo proposito è: !ie,;t: ricord.1rc i considt:n.:,·oli progre~s, tecnici gi:'1 conseguiti d:ill':1,·iotr:1sporto c.: lb ll'a,·iol:tn cio. Aerei a larga aulùnumi:1 po~•orw - t'<>11fcrm :1 il C:1fo rio -· nnr rn al mcnk traspGrt:irc m t:zza cornpagnìa ciascuno o ca nnoni di medio calibro, Carri leggeri cd autr:rnczzi . l\::ai da 1 05. auto,·ctturi..: da ricognizione cd autocarri k!.!)~ai ;-cngono oggi lanciati srn za alcuna difficoltà cd t' stato effettu,;r~> con o tÌim<J e~i~, r e~perimento di p:1racadutan: carichi di oltre 40 lJUintali. Neg li Stati Uniti d:11 r947 al 1952 $Ono state fauc numcrnst esercitazioni con larga partccipazi<1nc di ;1\'iotruppc c.: di Unità aerotraspo rta te. F.sse !un no dato ri sultati :1srnl ut.111H.:nte convincenti , dimo\irando com e. con pc-rditc irrisorie. forti masse di uomini e m c:,,:,j pnssano essere L'(mcemratc, rapidamente c di sorpresa, su zone molto distanti cd alimentate per tutta la durata dell'azione. Si tratt'.l di escn:itazìo ni , in ciascu11a ddle quali sono stati par:1cadut:1ti in lm:n: tempo oltre 5000 uom ini e centinaia di tonnel late di materi ale vario. L"csito delle suddette esercitazioni e l'esperienza dell'impiego dei T\iracaduti sti in Corea hanno indotto gli Stati U niti a potenziare le loro :t\'Ìotruppc, •c~uiti in t:1lc orien tamento 1h altre na zioni , com presa 1"lt;1Jia.
171 Per quanto riguarda il personale anche la nostra Patria non tarde',
. . . . a consegmre 1 necessari progressi.
Nella prima guerra mondiale, subito dopo Caporetto, alcuni no stri arditi ufficiali vennero trasportati da aerei e lanciati nella zo11:1 già occupata dagli Austriaci e, durante la nostra g uerra contro l'El io. pia, il colonnello Lodoli venne paracadulato nel Gimma, per preparare un campo di atterraggio, indispensabile alla nostra Aviaz io ne. Afferma tasi anche in Italia la convenienza di costituire reparti Paracadutisti, venne fatto partecipare, nel 1938, alle manovre in Libia un Cor1x) di 800 Paracadutisti , che atterrarono in massa sul G ehel C1rena1co. Nd 1940 già funzio nava in Tarquinia una Scuola di P aracadutismo. 1 primi Paracadutisti furono tutti Volontari; la Scuola, pur neH'incertezza dei primi tempi, funzione\ efficacem ente e fornl ben p resto all'Italia reparti P a racadutisti, che non avevano nulla d a in vidiare a (Juclli delle altre nazioni. Il 1° luglio venne approntato un primo battaglione Paracadutisti, posto al comando del colonnello Camillo Aensi e seguito subito dopo da un secondo battaglione ag li o rdini del maggiore Principe Valerio Pig natelli e poi d~1 :iltri h:ittag lioni, che, quando, nel settembre, si potè costituire la 1" Divisione Paracadutisti , avevano ragg iunto il numero di undici. Nel 1941 un battaglione P aracad utisti, costitui to da naz io nali e da libici, al. comando dell'allora maggiore, m edaglia d'oro Goffredo Tonini, operò in C irenaic a ; m entre il I battaglione Paracad ut isti, comandato allora dal maggio re.: Alc.:ssi, partecipava alle nostre op<:razioni in Africa settentrionale. La Scuola di T a rquinia continuò a funzio nare anche dopo che. alla fine del r942, ven~e istituita la Scuola di Viterbo e cioè ·fino all'agosto del 1943, epoca nella quale essa ven ne distrutta dai bmnbard .:imenti alleati. Al: olita la Scuola di Ta rau inia, il com pito di ;iddt:stran.: e <li pn.:parare i nostri Parac:1d11ti~t·i ·vie ne ur:1 lodévolmente assolto dal Centro Paraca dutisti di Viterbo, al qua le, ripre~o l'addt:~tramento nel 1948, affluiscono d a tutta l' Italia g li aspiranti al nuovo Corpo, compresi g li Alpini cd i Carabinieri. Dopo i necessari esercizi ginnici, atti a mig liorare le loro tiual il:1 fisiche, gli aspiranti Paracaduti sti vengo no sottoposti ad un rigoroso , indispensabi le addestramento prelancistico ed i criteri' seguiti per b preparazione d ei Paracadutisti si sono sempre più perfezionat i, in modo d a conseguire la m agg io re efficacia.
1 74
Circa il reclutamento e J';1ddestramento del personale, il colonnello Caforio avverte auton:;volmcntc che, per divenire un buon Paracadu1ista, non occorre un fisico eccezionale. Si ckve considerare, infatti, che il paracadute con~cntc in media una velocità di discesa di ci rca 5 metri al secondo, pari atraccderazione di gr:n·itii che assume un corpo di Ho kg. che cada da un paio di metri di alto,;,.a. Per con-
I Par,/r"dduti.,ti ,,llamno con unt1 mitr,;g/i,11,-i,·,·.
scgucnza l'atterraggio non è così violento come si crede. Pertanto un uomo che abbia un po' di dasticitù e che abbia imparato a cadere ~enza irrigidirsi, h:i ben poche probabilità di farsi male, anche su terreno niuttosto durn. li c:unbiamcnto di pressione, data la bassa quota di l.111cio, è: trascur:1liik e lo strappo che si riceve all'apertura del paracadute non t: certo tale d;i produrre: k sioni intern e. E' 1.!uirnli ccn:~sivo richiedere l
all'aspir.rnte Paracadutist:1 eccezionali qualità fisiche; ma è sufficiente che egli abbia sani gli organi cssenziàli cd il corpo armonicamente sviluppatù e: normalmente efficiente. Il lancio d i per se stesso non è una prova particolarmente difficik da su perare è lo dimostrano numerosi Paracadutisti anziani, i
quali, passata la quarantim1 e senza avere un fisico ccn :z inn :1lc.:. ~1111 tinuano a partecipare ai lanci senza alcun inconvcni c.: ntc. E' . invnc, necessaria, per gli sforzi ed i disagi che comportano le azioni dclk aviotruppe, una sicura resistenza fisica, che può essere consc.:guit:i cu 11 un graduale cd efficace allenamento. Da tali premesse risulta evidente come i Paracadutisti si possano reclutare con relativa facilità e senza depauperare le altre ~pecialit;1 degli clementi fisicamente migliori. L'adcleHramento al lancio, se condotto razionalmente e con una attrezzatura adeguata, può essere svolto anche in un solo mese. Più lungo e complesso è invece l'addestramento al combattimento, in quanto, in relazione alle particolari condizioni ambientali nelle (]Uali agisce, il Paracadutista deve possedere uno spiccato spirito di iuiziativa ed una perfetta conoscenza dei mezzi di cui dispone, in m odo da far fronte all'imprevisto e da compensare con l'efficienza anche l'inferiorità numerica. L'addestramento del Paracadutista non t:. c1uindi, più difficile di quello di un Fante perfezionato ed, anche se esso deve essere particolarmente curato, è sempre possibile svolgerlo e completarlo, - - -e se si dispone di buoni Quadri, - nel normale periodo della ferma di J8 mesi. In altre parole, per ottenere dei buoni Paracadutisti militari, non sono necessari uomini particolarmente selezionati dal punto di vista fisico e tanto meno una ferma più lunga; ma occorre impiegare util mente il tempo disponibile, per un addestramento completo.
La prima azione di guerra venne compiuta d;1i uostri Paracadu-
tisti il giorno 30 aprile 1941, alle ore 13,40, col lancio di una compagnia sull'isola greca di Cefalonia, dove i Paracadutisti costituirono una testa di sbarco, facilitando efficacemente alle nostre truppe ;1\'iotrasportatc cd alk compagnie da sbarco l'occupazione dd t~·~·ritorio. Per ricordare ai lettori tutti i particolari di 9ucsta impresa m emo. randa, reputiamo utile riprodurre l'articolo pubblicato da un' intelligente e competente ufficiale nell'aprile del 1943: ,, ... L'interesse del ricordo sta in parte ndl'irnpre\'isto a s pc tlo della spedizione, che da impresa <l'assalto si mutò in un'opera um :1 nitaria di soccorw, ed in parte nel modo nuovo in cui si compl. Poi chè, per la prima volta nella Storia delle nostre anni , \ Ì crnll 1u isti', un obbiettivo, calandovi dal cielo col paracadute.
,, ln quel tempo, primavera del 1941, i Paracaduti sti erano ancora comt: un'Arma segreta, anzi segretissima, ed ogni belligerante li veniva approntando e perfezionando con cure gelo~e. ,, . . . Anche noi si aveva un buon nerbo di nuovissimi ardi ti del cicÌo: splendidi reparti sckzionati a puntino cd addestrati da tempo nella segreta clausura di campi e di scuole. Splendidi ragaz,..,i, abbronzati cd atletici, fior fiore del Volontarismo. ,, Da tempo (]Ut:i r;1g:1zzi altcndevano, badaluccandosi in campi e manm·rc, la sospirata occa~io11c di un impiego bellico. Sono g11csti, g li snervanti e lunghi periodi di .lltesa, i più ingrati momenti della vita del Paracaduti st:1: nt po.wrnn d 'alt ronde evitarsi, essendo sifiatte truppe matcri:il<" um:1110 :1,,:1i preziu~o, da impiegarsi a ragion v.:dut;1 e non da huuar:,i :d!iJ ,h:ir:ig lio, in imprese avvcnt;1tc e pn.:maturc. In \1u cll'aprilt: del ' 'H I l'·na in a ria odore di impiego. ()uando e dove 11c~~11111 , ~.1pn:1: 111\ :1 dire il n :ro, curava soverchianwn tc. L"impnrt:111tc cr:1 :111d.1rc :, lare h gw.:rra. Quella guerra che cr:1 diff nu1 :1 ormai il pu ngo!,, c,)~t. 1111L" cd i] desiderio acuto di rutti. ,. Takl1~, t1u:111do nella 111,11c ~ul 1K .tprik fu scelto quel tale battaglione Paracadutì~ti e si ordini, .1!.di uom ini in ~onnoliti di approntarsi in due ore, porn m :111ci'> che ; ro!l a\:-.c il tetto della c:1sern~a 1x:r l'urlo corale Ji gioia che accolse b notiz ia . Il felice manipolo dc, prescelti sfi lò clietamrntc nclk vie oscur:1tc della cittadina :1ddormentata, recando a rimorchio J"invid ia di altri 11Joo ragazzi di fr. gato ~:1110. Alla stazione v'era poca gente· ad assistere a quella partenza tiuasi clandcsl'in:1: un gcnnale, un giornalista, il comandanl'c della tappa e due Carabinieri infreddoliti; ma chi vide partire '-iuc: r:1g-aui intuì che essi alzavano il sipario sul prologo d' un evento m irabile della Storia d clJc nostre armi. U n ncnto che ebbe a protagoni ~ti 6000 Italiani di ra zza. ,( .. . All'aeroporto puglic.~c, l'indnm:mi, i nostri uomini apprc~ero l'obbiettivo della spedizion e : un "i soletta greca, Cefalonia, il rui nornc J o ,eva poi rimanere per sem prc inciso nd cuore di tutti .t!li Italiani per il generoso sacrificio e per il feroce eccidio della Divisione ,, An:1ui ,,. ,. Ccfalonia, all 'imbocco del Golfo di S. Maura, è una delk topDe <ldJ'uscio dd canale di Otranto -·· ed è altrcsì scolta avanzata del "titorale greco -- chi ?.· padrone, in una con Corfù , di Cefalonia e di Zante, controlla l\iddentcllata costa occidentale ellenica cd impedisce rhe essa diveng_a ricetto a sornrncr~.ribili e navi nemiche. Si aooiun oa ~t, b \.,)
l, . }
I
/7
che, in quel tempo, Cefalonia era sede di una d ell e pÌLI l><.:lk li:1 ,1 navali greche: Argostoli. « Alle prime luci della mattina del 30 aprile gross i :ipparn:d1i da trasporto decollavano dal tallone dello Stivale, puntando vcr ~o il
Esercitazioni di Pararadutisti.
m are aperto. Era una bella g iornat:l, un po' ve nto~a: ma serena. /\ bordo, seri e pacati, i ragazzi ripassano mentalmente la lczio11 r: un 'ora di traversata, rotta d 'attacco da nord-ovest. lancio contcmp<• r:meo a cavallo della rotabile d'Argostoli (occ hi o alL1t1crr;1ggi1, chè il terreno è renio e disseminato d 'alberi e dì case). riordi11 .1-
mento, marc1:1 .:dcrc 111 formazione: di combattimento verso i sobborghi. co11gi1111 z.1onc rnn altri clementi giungenti in idrovolante nclh r:1d:1. " Il gr:1cid in afono dcll:i "Cic;1la" di bordo scuote all'improvviso gli uo111i11i d:il lic,T turpnrc in c ui il rombo r itmalo dei m otori li ha :ivrnlti. L 'ora i: vol:it :1. Dai finestrini appare laggiù, in basso. una fc.: ttolin :1 di c<i~t:1 ~111crkt"t:1ta di spum;1. Non v'è traccia di .reazione con Ir.1nt:.1. La ,orprl'~:1 è a\sicurata. ,, i\ltru ,cg n:1k fonico. Gli uomini si dispongono in doppia fila lungo h c:i rl ing:1, 1111a mano ;11la fune di vincolo del paracadute, gli c cd, i tì ~, i .1 i portelli :1perti, don.: ~ i~ sono, in atteggi;1memo di "pro111 i .il l.111,·io", g li 11ffìci;il i. " <;Ji .,crei pbnano, spanciando licn:m cntc. , Sono <ir.1 , ulla zn na (onvenut,1. L'abitato di Argostoli, sulla cl n 1r:1, :1pp,1rr nitido e minuto come u n pae~cllo da prc~epc. Via ... 1 pri 1111 \!111c 1 ,c l1 iv.a1i fuori, corpo ad arco e braccia a croce. Dagli ·'!' l'·'n'll l1 i ,J,.. l ci:1 1111 imprm·yÌs:1 e simultanea fioritura di meduse cli :if:111<'. I .'.,11n r.1/.'. _!!i<, ~· diflìcilc, fra macigni . fossi. alberi e muretti. T:il 111H• tl,:.~11 1111111 ini ,·iene 1r:1spnrtato dal \T nto più lontano . Ma il l 1l 1L" ,,,;11\ ;,,..L. ,k) 1Lp.,rto t g ì.J i11 ~{L.iuni.:, h~, f.u..:~.(.)llù le \trrni~ /~ ,,ricn 1:1111 r:1picl:11n rn1e e marcia a nuclei tattici ver~o gli obhiettivi . .. Il 1'.1r.1, :1d111 i~mo italiano li:.1 orm ai i I m o hattesimo . .. F l"'i l'i1111• rn:1. nel riguardo lattico, ~i concl ude a~~ai rapidament e. l.:1 ci1 1:'1 ,. h h:1~e sono occup:llc:.: in unione a trup pt ammarant i nel por1<1. 1.r :1hrc isole, Zante cd Itaca, Ycngono abbordate l'indoma ni d:1 nuclei di Paracadutisti mutatisi in Fanti da sbarco. ln tre g iorn i l' int n o arcipelago è in nostre nuni, vigilato dall e mitra-
g liatrici dei r:1i,:::11.zi piomk1ti dal ciclo. Ma il bello ,·enne dopo, ad occupazione concl11s:1. Fu d'uopo riorgani zzare la ,·ita dei centri ahit:iti clellc i~nlc, di ~nl:ll c rh più settimane da.i postali, abbandonate dalle autor i1:'1 gove rnati ve ellen iche, pri,·c di rifornimenti e m inacLiale d:illa L11nc t · cl.il l':1 11a rchia. ,, :\llorc hl· , .1i prim i di giugno. i Parac:1du 1isti furono avvi cen dati e \Ce~cro i11d r:1ppclla1 i al porto di 7antc per ricnt r:1rc in l t:ilia, l'intera popolazio nt' pn k ~trade faceva ala al loro passaggio, gettav:1 tìori e g rida va: " torn:11è prc~to 1''. Credo che m ai. nella Stori~ della g uerra, partenza di co nquiq.itori (u così affcttuo,amente ! >aiutata e , ~e 11arlatc lacmil1 dei ParacarÌmJ)Ìant:1. F vi din'> che an cor:1 oooi b~ ~t, dutisti italiani. 1:t gente gi unge le mani e ,·i dice. con la parlata venda dtl tempo d ella Serenissim a : "lk ned eti .. ...
,, L'occupazione di Ccfalonia fu il felice battesimo di ~;111g ul' Paracadutisti italiani, arcangeli armati dell'esercito nostro ,, .
d C" I
Intanto, dati i progressi conseguiti ed i servizi già resi dal par:1cadutismo, si pensò anche in Italia alla costituzione di una Grandl' Unità di Paracadutisti, che potem: assolvere ai compiti, ormai di riconosciuta importanza, da affidare ai Paracadutisti: occupare località e centri tattici e logistici a tergo degli schieramenti nemici o particolari linee e zone geografiche (catene montane, isole, delta flu viali, scacchieri lontani dai principali teatri di operazione ccc.); facilitare gli sbarchi delle Unità aviotrasportate; sabotare gli impianti a,·versari; compiere tutte gudle azioni che, con l'aiuto della sorpresa, avrebbero potuto accelerare la rotta di colonne nemiche in ritirata, e concorrere, infine, alle azioni svolte dalle altre truppe. Per potere assolvere, in ragionevoli termini di tempo e di spazio, i suddetti compiti, la Divisione Paracadutisti avrebbe dovuto disporre <li quanto era necessario per assicurarle, oltre ad una grande autonomia, una notevole potenza di fuoco e la possibilità di rapidi spostamenti. Per conseguenza il suo personale avrebbe dovuto essere ripartito in due o tre scaglioni, ciascuno della forza approssimativa d i un reggimento; scaglioni intorno ai L(Uali avrebbero dovuto raggrupparsi i minori reparti di Guast;1tori, Motociclisti, Artiglieri controcarro e gli indispensabili clementi del Genio e <lei Servizi_ La Divisione Paracadutisti avrebbe dovuto essere dotata di armi leggere scomponibili e comunque trasportabili per via aerea; di mezzi di trasporto leggeri (biciclette, motocicli pieghevoli e mototricicli) e di una forza complessiva di circa 7000 uomini, con 6oo armi automatiche, un centinaio di lanciabombe ed una cinquantina di pezzi controcarro e di accompagnamento di piccolo calibro. Oltre che ai Paracadutisti l'attenzione dei competenti si volgeva naturalmente anche alla costituzione, fin dal tempo di pace, di Unit;1 aviotrasportabili, opportunamente addestrate ad usufruire delle azioni dei primi; nonchè a svilupparle ed a completarle in modo da m1derne più durevole il successo. Molti pensavano, anzi, all'opportunità di costituire, oltre ad una Divisione Paracadutisti, anche una Divisione aviotrasportahik. clic formasse con la prima, mediante una cooperazione pit1 ef /ic,n:m cnll' preparata e sicura, un vero e proprio Corpo d 'Armata di truppe del -
180
l'aria. Non era, inf:1tti, esdmo, v_isti i frequenti impieghi ed i successi della nuova spccia.lit;1 durante la seconda guerra mondiale, che ncll'avn:nirc tali previsioni si trasformassero in feconda realtà. Il problema importava un rapporto di proporzioni, i cui sviluppi già nel campo delle previsioni cominciarono ;1d affermarsi in occasicnc degli ~barc hi degli alleati in Si cilia ed in Normandia. ,, Non è
Il b,1/lt·.,imo di g u erra dl'Ì nn.,tri l ',m1('atÌ11ti.-ti .-u/!e ÌH~ft , /011iche.
ccrtamcntc tro ppo azz;irdato --- scrivc,·a il C1ppuccinì - il ri tenere che l'iniziata cnrsa alla ~ucrra lun go b tcrz:i dimensione debb:1 :111ccr;1 ,·o n1inuan· ;1 presnitan: forme ~em pn.: i'iÌ.! imponenti e degne d i ron sidcr:i z.io nc. Frattanto la rivoluzione r hc c~sa ha apportato nt:i metodi e nei risultati della lotta è dan cro ll"Hcvok. · S e ~i fn sst· potulo comh:1ltcrc anche Sltlla ,·ntirak . è infarti molto rrcbahik clie i famosi forti tkl Belgi o sarebbero caduti tanto pitt facilmente. Conumq uc Ì:' c"nto che Creta ;in cbhc resistito nwlto piì1 di 11 gi<, rn i e che :!li sh:m:hi in Sicili;1 ed in Nonn:rndia avrebbero im p8sto ma::'.~ iin i 1Ìifricol tì e più g ra vi pericoli , ~.rnz:i l'dlìcacissimo ìn1n,-cn10 dei Par:1c 1duti sti e delle truppe a\'ioportate.
I
HI
Visto dunque che i mezzi aerei ormai esistevano e non e ra p11~" bile negare la esistenza, nè disconoscere l'ineluttabilità del comba111 mento sulla verticale e che la Fanteria dell'aria costituiva pur e~,., una evidente realtà, le cui formazioni si erano gù organicamente portate all'altezza di vere e proprie Grandi Unità, ne co nseguiva c h e le Grandi Unità stesse dovevano operare in co ntinuazione l'una del l'altra. Più precisamente i Paracadutisti costituivano la premessa di ogni azione svolta dall'alto e cioè l'avanguardia generale d cstinat:i ad aprire la strada al grosso (Unità aviotrasportata): sia col predisporne ratterraggio, sia con l'agganciare il nemico, impegnandolo, n ell'a tttsa del predetto rincalzo, su vastissima fronte, in azioni parziali cd in cnmbattimenti di retrovia. Le Unità sbarcate dagli aerei dovevano poi conferire al combattimento le caralteristiche deci sive, second o g li ordini del comandante. Le Grandi Unità dell'aria dovevano avere l'articolazione, l'armamento e l ' attrezzamento co rrispondenti alle particolari azioni ad esse affidate cd essere alle dipendenze di una Grande Unità di ordiue superiore, incaricata anche di coordinare nel tempo e nello spazio le ;ttività della Fanteria dell'aria. Scconc.b il Cappuccini , la Divi ~ionc aviotraspnrtabile, d:1 unire a quella Paracaduti st:1 nel Corpo d ' Armata di futura costituzione, doveva avere affidati. g li stessi compiti normalme nte attribuiti alle Divisioni di Fanteria irnlate ed intervenire non appen;! la Divisione Paracadutisti , lanciata in precedenza, a vesse provveduto a facilitare lo sbarco dagli aerei nelle necessarie condizioni di sicurezza. Per l'assolvimento di tali compiti la Divi sione aviotr:, sportabik doveva avere una forz;i complessiva di circa 8000 uomini e com prendere: r nucleo di elementi esploranti in bicicletta od in motociclo ; 2 - 3 reggimenti di Fante ria molto simi li a <!nclli normali ; 1 reggime nto di Arti g lieria leggera (calibro da 47 a 75); I scaglione di Carri leggeri; 1 r e parto controcarro ddl'ordin e del battagl ione; ele menti del Genio e dei servizi.
Queste erano le idee predo minanti e le previsioni d ei tt.: c nK1 circa lo sviluppo avvenire delle tru ppe clcll'aria, uuando anche in 11:d i.1 do po avere rag g ruppato i n reg~~imcn ti i hauai lioni P :1rac:1d111i, 1i
u ii, or<>anizz ati cd alcuni dei c1uali era no stati 11npiegat1 nell'Africa :-, b settentrio nale - si costituì, il 1 " settembre 1941 , la prima Divi sione Paracadutisti c he, pnich è si pensò di inviar.la subito in Africa, asstm se prim:i il nom e d i Divisione Cacciatori ; nome poi sostituito, il 27 luglio 1942, con tJudlu, non meno g lorioso, di Divisione <( Folgore )>. Alla da ta del IO rnarzo 1942 la Divi sione Paracadutisti. era form :ita con le seguenti U ni tà: Comando di Divisione; 3 rcggimci: li Fanteria Parac:1dutisti, ciascuno su 3 battaglioni Fucil ie ri cd r compag nia ca 1111011i da 47/_'p ; 1 compa g nia ~crv 1z 1: 1 rcggimen lo Artigliai.i per Di vi~io nc Paracadutisti, col Comando del regg im e nto, { .i.:r uppi su due batterie ed I batteria servizi: 1 compag ni:, m otoci.li sti ~u .3 p loto ni motociclisti; 1 rn rnpagn i:i mortai da 81 ~u 4 ploto ni mortai ; 1 cùmpag n ia colkg a111 c nti su _; pluloni marconisti: 1 co mpag nia minatori artie ri su 3 ploto ni : t sezione di sanit:1 su 3 reparti; 1 reparto tras1XJrti. L i !)i"i ~ion('. di~pon eva, inoltre, d i r reparto mi sto complementi , costituito dal Comando, 3 battaglioni Ji Fanteria , 1 gruppo Ji Artiglieria su 3 batterie, 1 comp~tgnia cannoni da 47i32 su 3 plotoni, wn un ploto ne mortai da 91, 1 compagnia mista del Genio su 2 plotoni marconisti e 2 plotoni minatori artieri , r plotone motociclisti cd 1 reparto di Sanità. In d;ita del 27 luglio ")42 la Divisione Paracadutisti, che si t rovava gi?i in Africa settentrionale, assunse la denominazione di 185• Divisio ne Fanteria ,, Folgore n; m e ntre i r eparti di pendenti assumevano la segu en te numerazione: · ·- il 1" reggimento Paracadutisti venne d e no minato 185° reggimen to Fanteria (' Folgore " : il 2 " reggimento prese il nome di r86'' ed il 3° q uello di 187": - il 1" reggime nto Artiglieria pe r Divisione Paracadutisti assu nse il numero di 185": numero che venne con ferito anche a tutti gli alt ri repa rti di visional i. Mc:no di due m esi dopo , e precisamente il 15 settembre 1942, la Divisione " Fo lgore 11 assunse la formazio ne binaria, con i d ue reggim enti Fanteria r86° e 187°; ciascuno su 3 battaglioni, I compag nia cannoni da 47/ 32 ed I compagnia servizi non Paracadutisti. Essa conser vò il 185" reggime nto Artig lieria e tutti g li altri repa rti divisionali.
Una specialità dei Paracaduti~ti degna di particolare 111 c11zi1111 r fu quella dei Paracadutisti Alpini, ideata e realizzata dall 'allora ( Il lonneJlo Emiliano Scotti , alpino appassionato, espertissimo rd orga nizzatore sagace ed entusiasta, il quale, compiacendosi dei ri ~tilt:iti conseguiti , scriveva in proposito, nel -r954, quanto segue:
f'amcadutisti Alpini lanciati sul ghiacciaio di Valtoumam·he.
" Il terreno montuoso, a moti vo delle sue form e tormentate e contorte_, favori sct: da un lato la manovra e la sorpresa e dall':iltro impone limitazioni e lentezza aJ movimento. Tali carattcri \tiche ~i accentuano man mano che si sale, sebbene con una p rog re~sion<.: m:ig giore a favore delle seconde, e n e deriva che l'azione per l'alto in14
contra un freno non lieve - anche per truppa appositamente addc~trata cd equipaggiata - nella pendenza e nell'asprezza del terrewi da percorrere, nella scarn.:zza e ndl'o ric:ntamcnto delle comunicazioni, a tuttn svantaggio della ternpcstivid d'intervento, che sovente viene a mancare. Il l\:racaduti sta , però, può oggi apportare un grande contributo all':rzionc per l\tl t.o, fornendo - per parti colari operazioni ~ la ,·cl ocit~ dic ieri difetta va e dando le ali ai reparti che ,·1den,no operar<.: . ,. Di conscgurnza. l' i111 rod111.ione elci Paracadutisti fra le trupp:: da mc ntag na rc11lk ind11hhi:1111c11t e pit1 rapidi determinati interventi ed :iccrc~CL· in nw(i n 11 ntn ·11k la pm ~ihiliù della manovra e della ~orpro:1 g r:11.ic ~i11:i loro 111ohili1 :1 i11 ;1ri.1, alla capacità dì. superare o~tacoii 11.1 111 r:ti i e :.1rt iiici:ri i, aìi' i11 di pc11drn:ta tb lk vie di comunicazioni tcm.:q1 i, :111'attitudi11 ~· pn l':11/.Ì111w r;1 pid:1 e decisa. " Le cccasio ni d'i mpiego, clH.: i l':1r.1c:1du11~1i possono incontrare in t1Hin1 :1gna, sono piL1 frequenti e \ ;tric d i q uanto non possa accadere nei tcm.:ni di pi;tnura e di colli na: a tak \·ant:1ggio si aggiunge inoltre qudln di un elevati ssi mo rendim en to, che ì.· ìn' ra ~ion~ ~liret't:1 della po~siliilit:'1 che (;SSÌ hanrw di molti plicare le :,zioni attravcrrn c~JÌ 5Ì ~~f'lio b mannvra e di ac,:re<i:ernc 'i:, n1 nb ilir ;1 (' 1:, fl p~~ ihili rà, t:mto nei terreni d i media pcrcorribilìtiì, l!Uanto ìn uucl li diffìcili ed . . 1nne\'at1 • " ln cG11d it'. Ìo!1( , 1':t.<,s:1lrn d:ill':1ri:i trova :1e! b m o nta~n a un pro· piz io campo d'azione e non è: azz ard ato ritenere eh :.'. an che negli ~cacc hicri opcra t ivi 11w11t:111i \i apran o al paracadute ampie prospetti ve come men.o bellico per la manovra del futu ro. Per contro è oppDrtuno considerare che, ad una maggiore passibilità d'impiego e di rendimento delle ;iviotruppe, la montagna - g rande e.quilibrarricc anche in 1._JlH.:~to campo - opp:)ne, in aggiunta a quelle caralteri!.tichc dell'ambiente e comuni a tutte le truppe. una serie di limitazioni che so no propri :: delle zone di lancio, quali la scarsezza t.· la :n::desta atn piczz:t, la \·irin,:nza pres~ochè _nt!rtnale ad o~t~lCG!: t".lontani. b facile individuabilità, la natura e la pendenza del fondo. ,, I Paracadutisti alpini devono essere d ei buoni combattenti d ':1lta montag na . ossia devono essere dei buoni alpinisti e dei buoni ~n:i tori. ·· Ne dniva che, pur senza escludere ope razioni nei fondi valle e nelle conche, per le quali si dovrà ricorrere di norma ad Unitl1 paracadutiste di entità maggiore, l'azione dei Paracadutisti alpini è più orientata verso l':ilto, per l'occupazio ne preventiva di località, di
Luncio dì 5-1 /-'(lrac,1d11tùti Alpini ., u/l',,/1ipia110 del Cher~: (gruppo dd Sd/,1).
c?l.li, ?i strette, di impianti e per l'aggiramento verticale di forti po s1z10n1. 1< La Brigata può chiedere loro per le sue necessità opera i ivt: - di agire su terreni alpinisticamente difficili, su ghiacciai o su terreno .i nnevato, ed essi devono essere in grado di concorrere cf lìcau:mente, in aderenza al concetto che - per il Paracadutista - l'azione a terra è quella preminente e che l'aggiramento verticale non è fine a se stesso, bensì operazione che si attua in stretta coordinazione, ne l tempo e nello spazio, con le azioni di forza svolte dalle truppe di superficie lungo le vie di facilitazione e con quelle manovriere, svolte pure da truppe di superficie, nella montagna impervia. <1 Mercè il trasporto aereo sarà possibile accendere nuove ed improvvise zone di combattimento; m a la manovra per l'alto dovrà basarsi, anche per i Paracadutisti, sulle capacità alpinistiche di reparti agili, sciolti, adeguatamente addestrati ed equipaggiati ... << L'addestramento del personale è basato sul principio che il Par;icadutista alpino è innanzi tutto un Alpino; Alpino scelto in <-1uanto deve rossedcrc k due specializzazione di alpinista e sciatore: ma Alpino, poichè il paracadute non deve essere consider;1to altro .::he .:omc u11 mezzo di trasporto. (( L'addestramento deve tendere a formare Alpini ad elevatissimo li ve llo addestrati,o, con particolare attitudine a sorprendere l'avver~ario ed a combattere in situazioni eterogenee, di giorno e di notte. <• L'atmosfera e la montagna alta sono l'ambiente in cui i Paracadutisti devono operare; l'isolamento e LtJ.ione a distanza dalb propria Grande Unità sono le caratteristiche dominanti delle loro operazioni. Da ciò deriva che i Paracadutisti alpini devono es~c rc addestrati a sfruttare efficacemente lo speciale m ezzo di trasporto, a raggiungere - dopo la <' presa di terra ); -·-· le posizioni assegnate anche attraverso difficoltà alpinistiche, a difendere la posizione utilizzando anche i mezzi abbandonati o tolti al nemico, a saper impiegare tutte le :umi del reparto. <• Diventare Paracadutista alpino, evidentemente, non è da tutti. In relazione ai compiti cd agli sforzi a cui <1ucsti militari rnno sottoposti, è necessario che essi siano in passesso di particolari doti fi siche t morali c che compiano un'adeg uata preparazione in adatte pa lestre. Si è preferito <.Juindi attingere gli aspiranti - il rcdutamrnt <• è volontario - fra coloro che. per precedenti di mestiere, costit ui~cono l'élite delle truppe alpine, come: g uide, maestri di sci, pori :1 tori, e fra coloro che si di stinguono per coraggio, svcltt:zza. dccisi11
183 ne, sprezzo dd pcrìcolo, :1ggrcssl\'lta, prontezza <li riflessi, attitudine al comli:ittimrnw indil'i duak, spirito di avventura. •< In quanto al k palestre dì addestramento, si è ricorsi a quelle <rià csistnll i e se ne ~: creata q ualche altra in piena montao-na. V _ b " Si t· ro111i1KÌato col far svolgere un corso di addestramento prdimi11 ,1re e di ad(k~tramcnto tecnico all'uso del paracadute presso il Cl'.nt n , ~tilit :1re dì Paracadutismo di Viterbo, durante il <p1alc si <'· fatto cnrnpicrc qualche lancio sulle zone alte dell'Abrnzzo. SueccsSÌ\':1 111 rn ic i P.1 r.1c 1dutì sti son o stati trasferiti alla Scuola Militare Al~:i11 :i d i 1\11~1:1 Jll'I' l'addestram ento dì speci;dizzar.ionc alpinistica e 111d i1:11T. L' 11 prof icuo addestramento per le truppe alpine non si può .I\L'l'l' , iit· efft·11 11.111dolo nel loro ambiente: le Alpi. " l .':irr.1111pic1u1 ra su roccia, l'attraversamento di ghiacciai, il J': r~·orrc1l' l.1 111011tag na d'inverno, con o senza gli sci , sono c:sercita;_j , :n i LII L' pcnn l'ttunu a ciucsti soldati di acquisire e perfezionare b leL n1,.1 .tl pi 11i~1ic:1 l'. scii~tica, mentre la permanenza in zone alte :1d:111 .1 1·11rg.1ni, rn [i alle pressioni minori cd a lla conseguente rarcfa;· i1:nc d1 <Ml'.'.l' llu, fa prendere dimestic hezza con le inckmcnze dd ,·lim., :,.. ,.,n,· 11,·11 d· , di m i,ur:u~i con i pcricnli piLt gravi dcll'amhien1c : L, ln n11c11t.1. il gelo, Li valanga . .. ~ l· ll. 1 · ll'":t montagna e,si si addestrano all'u~o del paracadu te d i :dt:1 qun u : :1 ~:hi:1cci:1io del Ruitor è la loro gr:mde palestra. · L1111 g ltc e.I accurate ricerche sono state fattè a tait riguardo, u l :tlii1 1l· i.1 ~~·cl1;1 ì.: ,adura su que~to g hiacciaio. Per ampiezza . larg he1.1..1 e cu11fun 11 :1'.l.inn e del fondo, ubicazione degli ostacoli circo, t:111t 1, , p ,.,t.1 ( met ri 3200 circa), esso co~tituiscc il campo ideale per i I.mci ., ui ~: l1 i:1cciai. Sul vasto pianoro :ono stati fatti i primi ~tudi cd i pri 111i e\Jll'ri mrnti cn n lanci di manichini e di materiali, per csa111 inarc e ,·:ilu1 :1n: la vclocit;1 di .:::1dut:1, il comportamento dd parac 1dute, l.1 p1T~.1 .i tnra su nc\'C dura. ·· C u1 iq ,k!.:! ;: t.dc fa'.,t', racrnlti tu tti i dati necessari, ~i è passati :ti lancio <k:gli uomini in terreno nwntuoso, o perazione che è sempre riuscit:1 perfc 11 am cnt<.:. " :.-1cm.i r,1bi lc il primo bncio, effettuato sulle Al pi il 24 lugli::> 1953 col plotone Paraca duti ~ti cklb ,, Tridentina "· " Nei tcntatiYi compiuti all'estero era stato notato che, una volta a terra, i Paracadutisti soffrivano di va ri disturbi foici (sudon-, ronzio alle orecchie, pulsa zioni accelerate, gra nde fatica al minimo sforzo) che li rendevano inim piegalii li per parecchio tem po. La causa di
tali malesseri doveva risiedere presumibilmente nella c irw~1 ;1t1 i'..1 l lir il personale impiegato non era avvezzo alla vita d'alta mo1'1:i g 11.i . Tale utilissima esperienza non veniva sottovalutata dall'Uftìcio Tr11p pc Alpine, il quale prescriveva che i Paracadutisti compi~scro un preventivo addestramento ed ambientamento sulle alte mon1:1g 11c della valle d'Aosta. (' Il plotone della ,, Tridentina n - che costituiva il banco di prova della nuova specialità di truppe alpine - fu, infatti, sottoposto presso la Scuola Militare Alpina ad un duro ed intenso periodo <li preparazione, durante il quale, non solo istruttori insegnarono a vivere, muovere e combattere in alta montagna; ma med ici fisiologi seguirono la complessa a ttività degli uomini con continue osservazioni scientifiche. ,, li risultalo felice di tale lavoro lo si notò quando fu effettuato il lancio sul ghiacciaio del Ruitor, durante il yuale nessuno dei Paracadutisti ebbe a manifestare neppure uno degli inconvenienti che avevano fatto naufraga re i tentati vi di lancio in alta montagna, compi uti presso gli eserciti stranieri .. . ,, ... Anche questi Alpini, che si portano sui 3000 metri scendendo d:il ,it'lo, ~:ir;rnnn es:tttamente come tutti i predecessori . in capacità, coraggio, mli di tà, spirito di sacri ficio . Del resto non pll(\ essere altrim enti poi, hè la g rande scuob . alla quale si formano i montanari e g li Alpini, ricevendo b ~ua maschia e amtera imprnnt :-L è unica per tu tti ed è sempre la stessa : la montagna. v La rnontagna rude , sol ida, severa, che tempra muscoli e u1r,11 teri: che attira gli spiriti vigorosi, tenaci, am.inti dell'iniziativa e della responsabilità; che vuole uomini fisicamente solidi e spiritualmente preparat i alle lotte lunghe e dure; che porta a guan.bre in alto. La montagna in cui il successo non è in funzione della superiorità dei fattori d 'o rdine materiale, ma dipende ~ con legge im mutabile - dalla c 1pac ità operati va e dai valori morali del comliattcmc che l'occupa e la difende ; la montag na che non annull a l'uomo, ma lo esalta poichè - - con l'avvincerlo a sè e col farsi amare più per quello che costa che per quello che dà - lo rende partecipe della ~ua wandczza n . La n~bilc idea del generale Scotti è ora divenuta una fccond;1 realtà ed i reparti Alpini~paracadutisti, perfettamente adckstrati, van no moltiplicandosi, aumentando così il p rez ioso contributo che i nostri bra vi soldati della montagna potranno offrire all:i dik~a cklb Patria.
XIII.
LA DIVISIONE (( FOLGORE ,.
Per avere 1rn.idc:1 complct:1 d e ll o ~forzo militare rompiuw dal Comando Superio re in Africa sette nt rio na le, llUando la r " Divisione P:1r:1cadu1iqi ,·i gi unse, ì: nccns:1rio n:1mi na rc le esigenze ìogistid1e cd opnat in: della Libia. Secondo 1..1ucllo che risulta dal pn:gernlc volume ~ul la ,, Seconda controffcnsiva italo - tedesca in Africa st:ttcntrion:1k da El Agheila ad El Alamcin ,;, pubblicato dall'Ufficio Storico Jdlo Stato Maggiore dell'faercìto nel 1951 , ,, lo ntan a nza d al k basi metropolitane e aleatorietà delle rotte marittime; sca rsità di porti c conseguente lunglioza d e lle linee di riforn imenrn; e~1n.·m :1 «:ar,i t:1 di ri~nr~e in <ÌW e necessità di provvedere anchc alla popolazione civile: vastità dello , cacch iere. con un fronte di rnmba ttimcnto a~sai ristretto (circa 70 chilometri) e linea di rifornimento di oltn: duemila chilometri, cùmplc.:tamcntt: .ipt:rt:t sul suo fia n co meridionale ; mi,~liaia di d 1ilomètri di costa Lluasi tut ta idonea all o sbarco e possibiiit;i quindi di sbarc li : avversari in concomiranza con attacchi tnrestri da partc di elementi celeri nemici proveni enti dal dese rto: gue~te er;rno le caratteristich e
principali e peculiari dello scacchiere a frica110, clic conferi vano al prnhkma logistico diffi coltà cd esigenze eccezio n ali , tali da farlo di•:en in: d c mento preminentt: e dclerrninante per t!ualsiasi decisione 011cr:1tt v;~. " Mentre ~i combatteva in Cirenaica cJ in Egitto, l'unico porto d i sicuro affidamento era Tripoli, a duem ila chi lo m etri da El Alamcin, a ottocent o da El Agbei la. Il po rto di Bengasi, a mille chilom etri da El Abmt:in, era gi i1 p~issato t! uattro m ite d a mani amiche a mani nemiche cd era, oltre che danneggiato, sempre t:sposto alle <,ffrsc aeree e subacquee del ne m ico, che ci infliggeva gravi pt:rd ite in
n:l\"iglio e in merci durante lo scarico. Quello di Tobruch era a ci nchilometri dal fronte; ma la rotta c he vi adduceva era, specie in prossirnit.'I del porto, un vero cimitero di navi, e g li impianti e ( JUCccn to
le operazioni portuali erano così intensamente soggetti agli attacchi aerei, che il ritmo degli scarichi si riduceva di molto. Altri porti non vi erano, poichè tali non si potevano chiamare Homs, Misurata, Sirte, Derna, Bardia, Sollum, Marsa Matruch, idonei tutt'al più ad un modesto traffico di cabotaggio, con natanti di poche decine di tonnellate. Mezzi , questi, che furono, infatti, sfruttati al massimo, essenzialmente con le 6o motozattere della portata di 70 tonnellate, che il Comando Supremo inviò in Africa nel luglio e nell'agosto 1942. « Le ferrovie erano praticamente inesistenti, in quanto i tronchi Zuara - Tripoli - Tagi.ura e Bengasi- Barce erano irrilevanti: sia per brevità di percorso, sia per potenzialità ai fini dei grandi trasporti. I tentativi di prolungare la Trip<>li - Tagiura fino ad Homs, Misurata e Sirte e la Bengasi - Barce fino a Tobruch risultarono vani per la cronica insufficienza dei mezzi, in confronto con la mole del lavoro da compiere. Un reale beneficio si otteneva soltanto dalla ferrovia rgiziana facente capo a Marsa Matruch e prolungata dagli Inglesi fino a Sidi Rezegh, a circa 30 km. da Tobruch. Il primo treno, condotto da locomotiva di preda bellica riparata, era stato attivato il 24 iuglio e un secondo, con locomotore italiano, il 25 luglio . .. Il 27 luglio si disponeva di 1 2 locomotori italiani e l' :mività della ferrovia andava aumentando di mano in mano che giungevano altri locomotori , fino a consentire, alla fine di luglio, un traffico giornaliero di circa 300 tunndlatè fra Sidi Rezegh e El Dabà. "Si lavorava anche al nuovo tronco Sidi Rezegh - Tobruch e si prevedeva che entro la prima metà di settembre sarebbe stato ultimato il tratto Sidi Rezegh - bivio El Adem; il secondo tratto per Tobruch presentava invece notevoli difficoltà, per cui non si potevano fare previ sioni circa la data di approntamento. Ma la mancanza del tronco Sidi Rezcgb - Tobruch costringeva a doppie operazioni di carico e scarico cd a tenere a Tobruch una rilevante quantità d'automezz1. <, In definitiva però il funzionamento delìa ferrovia Sidi Rez.egh El Dabà contribuì a risolvere, almeno in parte, !_'importante problema del rifornimento idrico per le truppe impegnate al fronte (1). " Nel complesso la massa dei trasporti rimaneva dunque af fi data agli autome1.,zi sull'unica strada: la via Ra liii a. Di scarso concorso érano mvero i raddoppi in Tripolitania (Tripoli -Tarhun:1 (r) L'assegnazione giornaliera, assolut amcmc insufficiente di un litro <l'ac4ua per ogni soldato.
:il
bisogni,
e r ;1
1
Ho1m) ed in Circ naiç;1 (Barcc - lkrta) t: mancavano del tutto o c1uasi le diramnioni . Pcrciù l'ingrnte traffico era sopportato ti uasi per intero dalla vi:1 li toranc:1, a~faltata p::r tutti i suoi 2 _1 00 chilometri, fra il co ntini.: libico - tuni si no cd il f rontt: di El Alamt:i n, meno il tratto Bardi:i - Sidi d Barrani ( 120 km. circa). ,. Tutto il tr:iffìco di diram;1zio nc verso ~ud , per alimentare le truppe in linea in Egi tto, i prc~idì interni ccl il Sa hara libico, si svolgeva su piste s:ihbiost:, irnpcrcorribil i per molti tipi di au tocarro specie con rimorc hio, e che a~soggctta,·ano il materiale :1utomobili., tico ;1d un lo~orio cccezionale "·
Dopo un ul ti mo periodo di addestramento sq1lto in divcr~c localit:1 del le Pug lic.:, la I ' Divisione Par;1caduti~ti cht:, come si è g ià detto, era sta ta costituita il r· settembre i:_1-11, al comand:, del gcncralc Enrin, Frallini, nel giugno 1942 cra già pronta per ,i_ualsiasi impiego e \Tllne ~ubito dop[> inviata in Africa seitrntrionak.
La ,irnn.ìont: si prC$Cntava allor;1 p;1rti(nbrmcntt grave sul fron :1,·r1·;11111 chiam:!ln in Fgittn wtt,· k loro migliori truppe dal Mcdii, e ,·icino O ricnt e e l'i\mcrica a1·e,·a i1wi,1to num·i. p~Jtcnti mczz.i cor;vzari ed :ien'i, fra i (1uali lt: Lin H) ~L· ·· fc rt tzzc \T1l:1nti ·., . ..r utto questo potrnzi~dc e ra pronto per t!na gran d:· dk n~iva e hi,ogn;iva lJt1i11di prnnederc a r info rza re cun tr\1ppc fre~cht: il g i;'i t;11ìtu pnH·ato fronte.: italo - tcde,..:o. rl 1111~1ro C:rnnando Su peri ore ddlc forze ;irma,e in A f ric:1 \Cttc ntrinnalc, affidato al generale d'armata, p:>i Maresciallo d'Italia Ettore Ra~tico, ;1vi::va prnv\'t:clu to nel miglior modo pcp.sihile in quella situazione alrorg.anizzazione portuale. k rr0\·i;1ria e stradale. procurando con og ni espedien te di :1.~sicurarc l'arri10 di 100.oco tonnellate •.ii riforn imenti mensili ;1 Tripllli, ;1 lkng~1si. a T ob rncli. a Mar~a À\LttnH.: h t nei p~,rt.i rnìnnri di BJrdia e d; Sollurn: tronch~ al1a sicurezza dclk retrm·ic, continuamente insidi :it<· dalle azio ni di sorpn:sa dt:ì " C:orn nu ndos n <.: dd ,, Long D esc rt Group ,, (R<.:parto operazioni dcscnichc a largo raggio), non ostante la m anca nza del le 11 ceess:1ric difese p;.issiYc e l'impo\sib il ìt:'1 d i di sporre di fori.e di protc1ionc. che a,-rchhcr:> donito e~serc ingen tissim e, dato il fatto che la ncstra linea d i rifornin1cnto era gi;i lunga 2000 chilometri. T utta\'Ìa sul f m111c cli Fl Alarnein non na stato possibile assicu:-an: il regolare e tcmp::stirn :trri\'o dei riforn imenti , che dall'in izio t,'
ili Fl -\b111c·in , gi:,cc ht· gli lnglr-,i
f) i sctJ·a
di Pare:.ut!utist/
j ft
1, rr, ·1uì ;;11 1ir; .
I ì)
'5
della guerra erano stati quasi sempre inferiori ai consumi, co~ice h~ ie disponibilità erano andate gradatamente diminuendo in modo pre occupante, specie nei periodi di più intensa attività operativa, ne.: , guaii il nemico accentuava con ogni mezzo e, purtroppo, con buon esito la lotta contro il traffico marittimo. Si calcolava che, dopo l'avanzata su El Alamein, solo paco più di un terzo del naviglio destinato all'Africa settentrionale riuscisse a raggiungerla. Si determinava così un· angosciosa crisi nelle materie di maggior consumo, e precisamente: --;. nei carburanti, sui quali erano hasate la vita e le possibilità operative delle truppe; - per le munizioni, la cui deficienza metteva ]e nostre truppe combattenti in condizioni dì netta inferiorità rispetto al nemico. Nel luglio e nell'agosto 1942 la battaglia, pur essendosi stabilizzata , comportava consumi assai maggiori di quelli fino allora verificatisi e quindi il fabbisogno era assai superiore rispetto a (}uello previsto per tenere a livello le scorte esistenti, le quali, per alcuni calibri di Artiglieria, si riducevano al di sotto di una unità di fuoco (100- 150 colpi per pezzo); - per la farina , la cui .limitata disponibilità aveva costretto più d'una volta a ridurre la razione pane alle truppe. La massa degli automezz i disponibili, pur cospicua, era stata sempre di gran lunga inferiore alle necessitl1, tanto più che, oltre ai trasporti dì materiale, si era sempre dovuto provvedere con gli stessi autorpezzi anche a tutti i trasporti del personale. Alle Grandi Unità operanti mancavano, alla fine di luglio, circà 2000 autocarri per raggiungere l'organico atto ad autotraspartare i soli materiali delle Divisioni di Fanteria tipo Africa settentrionale 42, pur lasciando a piedi le loro truppe di Fanteria e del Genio. Cosicchè gli uomini d elle Divi sioni di Fanteria italiane dovevano, non solo andare a piedi: ma trascinarsi nella massim a parte anche i pezzi da 20 e da 47 e spalleg(( Littorio ,, e giare le mitragliatrici ; mentre le Divisioni '< Ariete 1•: T ricstc >) erano costrette a lasciare a terra 1 / 3 della loro forza. Il Comando Superiore aveva un raggruppamento autocarri di manovra che, dopo la cessione ai Tedeschi di un intero autog ruppo (300 autoc;irri) ordinata eia! Comando Supremo, si era ridotta a poche centinaia di automezzi, che per il lungo logorìo anda vano sempre diminuendo. L ' Intendenza del Comando Superiore aveva anch'e~sa un autoraggruppamento per la manovra logistica, costituito esse nzialment e j) '
di autol'.arri tratti dalle Grandi Unità, ma prccccementc logorati dall'uso troppo intem:o nelle peggiori cond izioni ambientali. Aveva inoltre. ed era il nerbo della sua efficienza, una massa di mille autocarri civi li , tutti di grande portata e quasi tutti con rimorchio, mediante i tJuali fronteggiava le esigenze del cosiddetto ,, ~ervizio di linea 1,, ossia i I rasporti a fo rte dis!anza sulla via Balbia. L:1 rete .~ tr:1dak della Libia e dell ' Egitto. come è stato detto, al di [uori ddla grande via litoranea e dei suoi modesti raddoppi, non pre~entava che fasci di piste, rese ttnasi impraticabili dall'uso e dalla frequente sovr:1pposizionc di campi minati (Tril~ h Capuzzo - Trigf1 cl Abel -Sudc!!i ziana e relative tr:1svcrsal i). A malgr:~cio di tutte queste difficoltà, un enorme larnro di riorg,inizzazio~-e era wol to dai Comando Superiore per assicurart il f unzic namento dei servizi e per fronteggiare le nece~sitiì operative. V e nne pro,·,-cduto, infatti, a fa r tr;1sportare l!radualmcnte sulle lince di El Al:imcin numerosi reparti e servizi, lasciati indietro dai Corpi d'Armata nella loro rapida avanzata, e contemporaneamente sì costituÌYano altre Unit:'1, traendo dalla Tripolit:tnia e dai centri di addestramento tutto il personale cd il m ateriale disponibili. Il 25 luglio le Unit;1 tr::isp0rtate in linc:1 avcv:mn su perato i 22 liatt;1glioni di Fante ria, oltre a numerosi reparti di altre Anni e Scrvi,..i, compresi 11 gruppi di Artiglieria, il cui impiego, secondo le di.-hiarazioni del maresciallo Rommel , era stato decisi,o per ~troncare i ripetuti attacchi britannici. Inoltre er;.1110 sta ti tra~portati :-dia fronte importanti <.1. uantitativi di materiale da mina e da r<1Horzamento, con i quali era ~tata migliorata l'organizzaz1onc dei campi minati, estendendoli, non soltanto sul fronte; ma anche sul rovescio dei capi saldi principali, in modo da consentire la creazione di \·eri compartimenti ~tagn i. Come viene: ricordato nel volum e dell' Ufficio Storico dello Stato \faggiorc dcll'Escrcìto, nel periodo luglio - agosto 1942, le posizioni d: El Abme::i , sulle c1uali il generale i\uchinkck :i vcv;i schierato i resti dclb. hattuta 8' Armata ing lese ed i rinforzi affluiti dalla Siri:1 e dalla Palestina. avevano offerto ai Britannici la possibilità di ostacolare, con l'ausilio di una potente Aviazione, l\1lteriore avanzata delle forze dell 'Asse. Le Unità italo - tedesche, d'altra parte, erano state costrette ad un tempo di arresto nel loro movimento offensivo verso est, per riorganizzarsi e per procedere a quell'indispensabile nuovo schic~amento logistico che condizionava, specie in quello scacchiere, ogni azione
1
97
c,perativa. La lotta L]uindi si esauriva nel mese di lug lio in una seri..: di attacchi e contrattacchi, nei quali il nemico, senza conseguire alcun successo positivo, perde\'a oltre 5000 prigionieri e fo rti q uantit:'i di materiale bellico; mentre le nostre Unità ne riportavano una innegabile usura in uomini e m ezzi. N uove U nità e nuovi mezzi stavano affluendo, con ritmo sem pre più accelerato, nei due campi opposti, ta nto da poter constatare , he il problem a di q uello scacchiere si compendia va, anco ra una \'Olta, in una gara di rinforzi. Il bila ncio complessivo delle perdite, fra m orti, feriti e dispersi, subìte d alle truppe italo - tedesche dal 26 m aggio al 1 " agosto, fu di 27.600 uomini di cui ! 5. 170 Italia ni. Le perdite in uomini venivano i.n buona parte ripianate con i complemer1ti affl uiti dall'Italia e dalla Germania durante il mese di lug lio, complementi che ammontava no a 9658 Italian.i. ed a 13..300 T edeschi. Sicchè, ,:i primi di agosto 1942, i Corpi d'Annata italiani, grazie ai rinforzi giunti dalla T ripolitania ed ai complementi affluiti dall"I talia, disponevano di un totale di 98 carri M , 24 carri L , 17 autoblindo e ddle seguenti forze di Fanteria ed Artiglieria: X C:orpn ò'Arm;1 ta: 9 hattaglioni Fanteria; 5 gruppi Arti!!lieria: XX Corpo d 'Armata: 9 liattaglioni Fanteria ; 9 gruppi Artiglieria : XXI Cor po d'Armata: 8 batta~lioni Fanteria; 12 gruppi Arti!!lieria; Di\·isione " Folgore ,. : 2 battaglion i Cacciatori e 2 battaglioni controcarri. Difettavano però di materia li di ogni genere, specie di quello automobi listico, lino al punto ch e le Divisioni motorizzate dd XX Cor po d' Armata poteva no autotrasportare solo 1 / 3 delle rispettive fo r1.e. Invece le forze tedesche, ad eccezione della 164" Divisione Fanteria, erano tutte motorizzate. Per quanto rig11;1rda l'Aviazione, si poteva contare su un totale di 150 apj)arecchi italia ni in efficienza e di 120 tedeschi. Ad ogni modo il complesso di forze terrestri cd aeree italo - tedesche faceva gi udicare con fiducia la situazione ed il maresciallo Rommel si proponeva di riprendere l'i niziativa delle operazioni prima che ~iungesse all'avversario la massa dei rinforz i. A tale.: scopn nel mese di agosto veniva attuato, a mano a mano che :1ffluivano i rinforzi, uno schicramenlo a scacchieri di capis:il di e c:impi minat i V
con le forze di Fantnia a\'anti e le forze motocorazzate dietro, qual e mas~a di manovra per la prossima offensiva. Era previsto che, a schieramento ultimato, l'intera fronte sarebbe stata tenuta dai Corpi d'Armata X e XX.I, col seguente schieramento da no rd verso sud: XXI Corpo d'Armata (lino al parallelo cli El Mircir): 164" Divisione germanica; Divisione H Trento J) : Divi sione <' Bologna ,,. X Corpo d'Armata (fino alla. depressione cli El Qattara): Divisione " Brescia ,, : Divisione Paracaduti sti tedesca ; Divi sione Paracadmisti ita 1i:111a. ln zona arretrata, invece, il XX Corpo d'Armata (Divisioni ,. Aritte " · ,, Littorio (• Trieste ,,) ed il Co-rpo Tedesco Africa (Divisioni 15", 2 r" e 90"), destinati a costituire massa di manovra. )1 ,
I rep:1rti della l " ])ivi,ionc Paracadu ti~ti , co5tituita (bi i'' e dal 2~ reggimento Paracaduti sti, dal 1" reggimento Artig lieria, da una compag nia mortai da 81 e da una sezione di Carabinieri , con un compk,5o di sol i 2676 uomini, giunsero. durante il mc~e di luglio, in Africa settentrionale; cominci arono ad entrare in linea il 22 luglio e ad essi \'t:n11e affìdato il settore più meridionale dello schieramento ital o - tedesco, ai margini d('lla depressione di El Qattara. Contrariamente a lle speranze dei nostri Paracadutisti, essi vennero adoperati come Fanti ed assun sero. come si è detto. il nome di Cacciatori d'Africa. Con gli intervenuti fu possibile alla Divisione costituire due hattaglioni Cacciatori e. due battaglioni controcarri. I paracadute i:.:rano suti lasciati a Derna, a Tobruch, ad El Dabà ed a Fuka. Appcn:1 en tr:11i in linea, i l\iracaduti ~ti n::nncro impiegali nd bticoso servizio di pattuglia e compirono un lavo ro assai proficuo. Infatti non usciva mai una pattuglia della ,, Folgore n senza che rientrasse con armi, munizioni, prigionieri e talvolta addirittura con camionette <: mezzi hlindatì catturati al nemico. La sola pattuglia del tenente Stassi sì scontrÌ> una vo lta con 5 Carri armati leggeri, li assalì con bombe a mano, ne catturò uno e mise in fuga gli altri. Un'altra pattuglia di 5 uomini,. al comando dello stesso tenente, incuntrò prima una pattuglia di Neozelandesi a piedi, che costrinse alla fuga e
'poi con clementi motorizzati , cht: attaccò decisamente ., riuscendo a
catturare un autocarro, due camionette, un mortaio da 88, due mitragliatrici e 4 prigionieri. Ecco come Umberto Bruzzese (1), anch'egli P;1racadutista, descri sse le gesta della ,, F o lgore in i\ frica settentrionale. (( Alture senza nome, senza fisonomia e senza storia, tratti pianeggianti, leggere ondulazioni, depressioni insidiose: questo l'aspetto >)
Lancio di Paracadutisti su terreno mo11tuno.
uniforme del deserto tìno all'orizzonte. F. al limite, fra il deser to e i'infini to , se parate da diecine e diecinc di chilometri di sabbia, delle strane m o ntagnt: c he sembrava uscissero dal mare. E verso est un promontorio con davanti una specie d 'isolo tto selvaggio : l'isolotto di Qàrc::l - cl - I Iimcimat nei pressi di Munaqir-cl-Dabà. Poco lo ntana, verso sud, la fa m osa depressio ne di El-Qatta ra, da molti ritenuta imprati ca bile. (( Q àret-el-Himcimat rassomiglia va da vicino ad un sini stro, vecchio castello diroccato . Verso d estra, contro l'orizzonte, le alture d i Zugailin. Munaqfr-el-D a hà era l'ultimo pilastro di destra di tutt o lo sc hieramento e da lì passavano le migliori piste verso t,.farsa Matruk. ( r) U.Mn ER'l"O B n :zn:sE : " Arditi dd ciclo "· 15.
Ed iz. G.E.B., lh,111:1.
l<fil.
200
,, r,: y:uesto il panorama che s'offriva ai Paracaduti sti , i quali, appoggiati sull'orlo della d e pressione. attendevano il momento per marci:m.· contro il ncmioJ. Si t: rattav:1 di compiere una marcia di circa 14 chilometri verso est e quindi una conversione a nord, con obbietti\·i Abama Nayl e Ohep Ncel. ,, Verso le ore 20 del 3 1 agosto, la knt:1 e faticosa marcia fu ini:1.iata senza automezzi. I Paracaduti sti dovevano pertanto trainare i pezzi sulla sabbia e trasportare a ~palla le armi e tutto il materi:ile occorrente per vivere, combattere e rafforzarsi sulle posizioni. Fppure essi , che detestavano i pesi come un ' infamia , partirono g iulivi contro il nemico. <, All'alba del 1" settembre, sotto J'inf uria re dell'Artiglieria nemica, ,·enivano occupati Munagh-cl-Dabà, Dcir-cl-Ankar e D cìr-clAlinda. Si di stinsero: il raggruppamento ag li ordini del tenente coio nnello Marescotti Ruspoli, instancahilc cd appa~sionato animatore, ed il r87° reggimento Paracadutisti (ten. colonm:llu Luigi Carnosso), del quak facevano parte i battaglioni IX c \ . co111,1nlbti rispetti vamente dal rnagg io rc Rossi e dal c;1pitano Caru.~no. cd il li battaglio-
ne al comando del maggiore Zanninovich. 11 \' li,111.1g lione (trn. colonndlo lzzo) avn·a occupato il Gel,d Kalak c h.ii,-cl V i1 ttara, dopo avere sostenuto una lotta acca nita intorno a D cir r1 1\lin d:1 e Deir-el Ankar, lotta nella quale aveva perduto circa 1 /. 1 dei ~uoi effettivi >• . Tuttì contrìhuìrono a creare_, lin da t1ucs1 ;1 prima azione offcn,iva, una leggendaria aureola intorno al nome ,, Folgun: ,;, che era orm:ii il grido di hatt:t:!lia dc:i Paracaduti sti it;1 liani . Occu~pate le posizi;m i suddette, vennero effett uat i, si no al 4 settembre, alcuni spostamenti per po te re usufru irc di i'.o nc pit1 ad;itte alla difensiva. Il combattimento ~i riaù:ese violentissimo nd la notte sul 4 settembre cd i battaglioni del magg iore Rossi e dd capitano Carugno si coprirono a ncora di gloria. contrattaccando gfi Inglesi e c 1ttur:111do p arecchi Carri a rm :1ti, autom ezzi ed un ril n ·:1ntc: numero di prigionier.i, fr:i c ui un generale. Negli s1x)stamenti ~uccessivi si distinse l:i q '' crnnpag nia, che r imase con un solo ufficiale. ed ancora il IX batta••lionc, i cui co,.., mandanti Rossi e Pescuma caddero e ntram bi successi,·am entc. R:1ccontano i reduci che, quando il battaglione Rossi anelava al l'assa lto, il suo intrepido comandante faceva suonare le trombe ed il nemico, scosso da tanto im peto e da tanto cor;1ggio, finiva sempre per volt:1rc le spalle.
.l f) I
Il contributo di sangue offerto dalla •< Folgore ,,, per co11seg1111 r la fama che ormai circondava il suo nome glorioso, era stato davve 111 notevole ed, a ricordare tutti gli episod i che ne affermarono il valore, reputiamo opportuno servirci delle parole del Bruz:1.esc. (< Dal generale Frattini, che pur potendosi salvare, rìrnane l:1 fermo cd impavido sul posto, a condividere la sorte dei suoi " Folgorinì ,,, all'ultimo gregario, tutti compiono il loro dovere : sorridendo, cantando, morendo. Gesta come quelle del tenente Stassi che, con una gamba compl etamente recisa, rimane solo, nella buia nott e e, mentre la vita si allontana, grida sino all ' ultimo respiro ,, Viva l'Italia! )1; dì Marescotti Ruspoli che, febbricitante, sapendo il suo battaglione duramente impegnato, lascia l'ospedale da campo e ritorna in prima linea per cadervi da prode ; del maggiore Aurelio Rossi, due volte mutilato di guerra, tre volte ferito in combattimento, dccnr 1to di tre medaglie d 'argento, due di bronzo, una croce di guerra, arè ito esploratore delJ'Africa sin dal 19 21, il Lp1ale, durante un attacco di forze corazzate nemiche, si erge in tutta la sua persona per guidare al contrattacco il suo battaglione e viene mortalmente ferito all'addome da una raffica di fucile mitragliatore, mentre tenta di arram pica rsi su di un Carro armato per colpirlo a morte ; <li Guido Visconti Ji Mudronc che, mortalmente ferito alla testa della sua compagnia, trasportato all 'ospedaletto da campo, si lamenta <li dover morire su un lettuccio e non in linea; del cinquantunenne Volontario Costantino Ruspoli , fratello cli Marcscotti , che cade alla testa della sua J1 compagnia, uscendo al contrassalto contro un intero reggimento di C:irri nemici; di Gastone Simoni che affronta con a1_)pena 6o uomini un battaglione di Fanteria degaullista appoggiato da reparti blindati anglo-indiani e da una compagnia di Carri e perde la vita nel momento ~tesso in cui riesce, con pochissimi superstiti, a fermare cd a ricacciare l'assalitor<:: : del Paracadutista Franchi , oggi grande invalido che, .fotto prigioniero in un violento attacco nemico, riesce. gravcm<:ntc ferito, a rientrare nelle nostre linee, dopo avere ucciso a pugnalate guattro sentinell e nemiche ed a revolverate due vedette, e salva contcm1n rancamente un capitano ed un colonnello feriti ; <ld Paracadutista Mi~servill e che si offre volontario per far saltare un campo di mine e vi rimane cieco e mutilato ; di Bcrgonzi, Camosso, Camagno, Pc~cu111:i, Patella, Macchiato, Vagliasindi, Bandini, Pertegato, Loffrcdo, Zingales, Izzo, Valletti Horgnini , Rrandi , Giaccl 1ero, Rosati , Violi . Occhipi nti, i cui nomi sono ormai scolpiti in caratteri indelebili nc.:ll 'all,o d'oro della Storia. 1
202
'( Lottando di speratamente, con ardore e spinto di sacrificio so\'fumani, senza alcuna JX>ssibilità di rifornimenti e di aiuti, tagliata fuori delle altre forze, la " Folgore " fece pagar cara al nemico la sua tracotanza e port<\ alle stelle il mito dell'eroismo italico. I nomi di Bab-el Qattara, Munaqfr-d Dabà, Naqh-el Kadime, Dcir-d Munassib. Qaret-d -Himeimat sono destinati ad eternarsi come tiuello stesso ddlc Termopili n . Nei giorn i successivi sembra va c he il nemico volesse ritentare l'attacco. 'n tiro ddh ~ua Artiglieria continuava violento ed implacabile. Frequenti k azioni aeree ; mentre a nord - est si vedevano concentrarsi numermi ;1utomezzi c molti C:1rri armati muovevano verso !e nostre lince. Se il nemi co avesse att;1cc:1to, i P:1r:1radu1·isti non avrebbero poruto che lanciarsi al contr::ittacco con le w lc homhe a mano. Ebbene - continua il Bruzzcse - i ragazzi, ai quali fu prospettata tale evenlualid1. indicando ad essi i Carri armati ava nzanti, si alzarono in pi edi sotto il tiro, ekvando grida di entusiasmo ccl assicurando i loro comandanti della loro feddt~ al dQ\-crc e del loro desiderio d' infliggere ;il nemico una dura lezione. L'attacco inglese ven ne però rim;ind::ro :: 1 '.'_3 otto hrc.
L'avanzata dell'Armata corazzata italo - tedesca fino ad El Ala-
mc:in, ~e aveva premiato col successo il temerario ardimento del Rommel, non rispondeva ai concetti operativi del nostro Comando Supremo, il quale, giustamente preoccupato delle g ravissime difficoltà che si opponevano ai rifornimemi dell'Armata, aveva avvertito qu ello ge rmanico che, per ottenere un decisivo successo nell'Africa settentrio nale, occorr eva prima eliminare la base navale ed :1crca di Malta, da dove l'Inghilterra minacciava sempre più efficacemente i nostri co11vogli diretti in Libia. Le operazioni contro Malta avrebbero dovuto precedere, per conseguen za, quelle contro 1'8' Armata inglese; mol to più che la riconquista di Tobruch, pur apportando un temporanw aiuto al fun:z.ionamemo dei servi zi logistici data la quantità dei materiali ivi catturati, non poteva risolvere il problema dei rifornimenti. La speranza di conguistare il delta del Nilo venne, infatti, resa vana dall'impossibilità di alimentare ulteriormente la nostra offensiva. Un tentativo di rompere la resistenza britannica, effettuato dal Rommel il 30 agosto,
provocò un combattimento accanito, che lo costrinse, dopo un 11111 mentaneo successo, ad assumere un atteggiamento difensivo. Trascorsi due mesi, aumentata con uomini e mezz i l'cfficic1n:1 dell'8" Armata, gli Inglesi iniziarono la loro formidabile o ffcnsiv:i, che doveva costringerci ad abbandonare nuovamente la Cirenaica e la Tripolitania ed a tentare la nostra ultima resistenza nella Tunisia, ormai gravemente minacciata anche dalle truppe anglo- americane sbarcate nell'Algeria e nel Marocco francese. Appunto ad El Alamein, all'inizio della controffensiva brit:rnnica, noi dovevamo provare una delle più dolorose delusioni sul tanto decantato cameratismo germanico. Come è noto, su quelle posizioni dalle quali avevamo invano sperato di procedere su Alessandria, le forze italiane facevano parte dello stesso schieramento con quelle tedesche, specialmente nel settore meridionale, in corrispondenza del quale gli Inglesi esercitarono lo sforzo principale. Quando il generale Rommel fu costretto a riconoscere che l'Aviazione anglo - americana aveva ormai il dominio dell'aria e che, dopo l'efficacissima preparazione della sua Artiglieria, 1'8~ Arm,1ta cominciava ad intaccare profondamente la nostra resistenza, i contrattacchi delle Unità corazzate germaniche venivano fermati e respinti, l'offensiva britannica si andava estendendo su tutto il fronte fino alla depressione di El Qattara, egli decise di sganciare le Unità tedesche, incaricane.lo quelle italiane di continuare a combattere, pa facilitargli il ripiegamento e per dargli il tempo di organizzare nuove posizioni per l'ulteriore resistenza. Il Rommel conosceva le precarie condizioni dei nostri reparti già così duramente provati, poveri di munizioni e di mezzi di trasporto, privi di rifornimenti, e lasciò che non pochi di essi, a malgrado della loro disperata resistenza, venissero costretti alla resa, senza neppur tentare, con qualche ardita ripresa offensiva, di intervenire in loro soccorso. La battaglia decisiva s'iniziò, come abbiamo già detto, con la grande offensiva del1'8~ Armata inglese, il 23 ottobre. Già da alcuni giorni erano stati notati movimenti avversari nella depressione verso Siva e nel sud cirenaico e tripolino. Il nemico aveva aumentato il fuoco delle sue artiglierie e la sua attività aerea: mentre adunava i suoi Carri nella zona di Zugailin e di El Qattara. La « Folgore 1> si trovava schierata sull' ala destra dell' Armat:1 italo - tedesca, fra i salienti di Munassib cd il sistema collinoso di Q~ret - El Hìmeimat. Contro queste posizioni si scatenò un vero inferno di ft:r-
ro e di fuoco , cont:<.: ntratn pri11cip:il me nte contro Munaqtr -El Dabà, ,ill 't:stn:mi1~ 111 crid io11 :ilc di Lutto lo schierame nto. Qua11do. tra gli ~coppi e k v:Hn pc che illum inavano a giorno ,. l'in ferno hi,111, 0 ", \i udì l'ordi ne dei conu nd:rnti " ai posti di com[;atti mrnt o ,, 1111 g rido ,olo ri , pose, altissimo cd unanime, " Fol~n rc n ! ' l"11 !1 11\(1'11 11flir i.1k, combattente in qudk tragiche giornate, così dc,,·ri,\c l. 1 h,111., ~li:1 d 'ottobre: .. :\di., 1.1nl., ,cr:1 del 2 \ ottobre. verso le ore 2 r, un fuoco d 'Arti;..:licri., di I i"k111.1 l ' proporzio ni inusitate si ablxmeva sull'in tero fronte dcl i., I )11i, itJnc D:11 rilevamento dfctt 11;1to dagli osservatori di Arri!,!l in1.1 ,, pori· c 1knl:ire eh<:. contro il solo fronte di un nostro reg~i 111 n 1111 . ,ì !_! Ì, : m , 1 no n m en o dì 40 futte ri c. · , :\ pp'. 1n (' prl', tn n ·idrnte, dall'imì ~ttnza e dalla prec isione del tin,. ~11111e c"o In~,<: il preludio dcll':1ttes;i offensiva avversarì::i. Nel le p.,11,c d, , ilrn 1 10 \ i ud iva, infatti , lo sfcrragli:imento d i grosse masse d1, ·.11 , 1 ., rrn .,t i, ,er ra nti nclb notte co11trn le nostre posizioni. , Il . " lll l1.111irne11 10, con lJUalc l1c hrevl' ~osta. si prolungò violent i--1!11., ,i H:o .dL1 l! J:1 nei ~c ttori laterali . ;\:'cl sct!ore centrale il tiro ,·,· 11 11, 111, ('lT .ii iung,tto dopo circa 2 on .: ed il 11unìco passò all'attacco , " " l":"/l' 111:1, , 1rr<: (successinnH'ntc \'aiutare a 4 banaglioni di Fanrc, 1:1 e .1,I , hr ig:11:1 rnrn zata). costitu ite in gran park dalla 44" Di\·1, :,n1 c h n 1.1n n1 ca .
. ,\ Il , 111T r .i la ~itu:izionc era la SC!!;u enie: C li :1\·:1111 p;>, ti , costituiti dalle co;1pagnie 6'' e 24", dopo una - lo1l.l i111 p.1ri cd ;1ccmiti~sima du rata lìno all'alba, erano stati som111c r \ Ì. l.:1 qu:,~i tn talit~ degli uo mini era rim:ista sul terreno e fra c~~i c r.1 c 1d 11 to il sergente maggiore Pi rlone (medaglia d 'oro alla m c 111ori:1). Unici su perstiti: 17 Paracaduti~ti della 6a, quasi tutti feriti. ri pic.'..::il i col tenente De Tura sul vicino Comando -di reggimento. F.hhL· L1rn fnit;i la medaglia d'oro al valore il capitano Ferruccio {Jir:mdi . ·· Il 11c 111 iw ;ll'(.: 1·a :111ch 'esso suhìto dure perdite.:, ira le <1t.1al i quella di una Lr<:11tin:1 di ( :arri. L' accanita resistenz a ra veva a tal punto ~concertato. d:1 indurlo a desistere dall'attacco ed a rafforzarsi sulle posizion i ragg iunte, in attesa che la massa dei suoi mezzi corazzati ~er rasse sotto lo sca~lìone di rottura. li ncmi ro si mantenne inatti vo <h1rantc tlllla l'i ntera g iornata: ma, nella notte su] 25, dOfX> Ja COnSllCl a e \'Ìokntìs~i ma preparazione d'Artiglieria, il V battag lione venne attaccato d;:i repart i francesi dcga ullisti c. nel combattimento che
J,
"''l' h ,,
"
_,;-.._,__-sL_/=~, --•' \,.·
Io
·,
-·s ··:
/\•... . ·.
e---!....!•""' . ...
il
\, '-~·,;-"" : .:J. •.. .... ....
. · I~• delle truppe italiane per I i b,t/fr1gli11 ,li Lo schieramento l.ii/.Z -iti
El A l,11111·i". !
:206
ne seguì, venne ferito il tenente colonnello lzzo, comandante il battaglione, e cadde da eroe il tenente Gola (medaglia d'oro alla memoria) ; ma il nemico venne respinto con gravi perdite. •< Nel pomcrÌ i:,:-, <'")io del 25, verso le 14, veniva attaccato da due battaglioni e da una tiuarantina cli Carri il caposaldo della 12" compagnia del IV battaglione (capitano Cristofori). Dopo una lotta violentissima . svoltasi pt:rsino con episodi di corpo a corpo, il nemico era respinto con pcrditc particolarmente sanguinose, lasciando in nostro po~scsso 2~ Carri armati, successivamente bruciati. Si aveva contemporaneamrntc noti zia che altri attacchi , effettuati nella notte sul 24 da forze: dcgaull istc sul fronte del V battaglione, erano stati stroncati. (\ Ndl:i notte sul 26 l'avversar.io compiva l'estremo sforzo sul fronte delh ,, Folgore>>. Avendo constatato la saldezza della nostra resistenza in ogni tratto (com'ebbero poi a dichiarare diversi ufficiali prigio nieri). esso decise di far massa contro il saliente di Munassib. mirando :1d impadronirsene cd a dilagare lungo un allineamento valli vo cht da llLH:lk posizioni si diparte. Dopo l'abituale, massiccia prep:1r:1'lione di Artiglieria e di nebbiogeni. il nemico muoveva all'attacco al ~Prgcrc.: dell:i luna (ore 22) contro le posizioni tenute dal lV l,.,tt.,~lionc Paracadutisti . " Un:1 colonna composta da due battaglioni del reggimento " Crn.:11 H owrds " e da una compagnia autoblinde, riprendeva il f:ill 1lu :1llacco del pomcn ggio wntro la 1 ' com pagnia. Una terza colo nna. cmtitui t:1 dall ' intero reggimento ,. Royal West Kent e da un b:tttag lione Carri dd IV (( Hussa rds ,i, investiva da ogni lato il _caposaldo pre~ idi ato dal1'1 , • compag nia (capitano Ruspoli). Contcmparancamcntc veni va no impegnate da distaccamenti le posizioni del Il b:tttaglionc (maggiore Zanninovich). Alle ore 23 l'intero fronte del reggim ento era così premuto da ogni lato. Ma verso le ore I gli attacchi d iretti co ntro le posizioni del la 10' e della 12• compag nia potevano considerarsi stroncati. Le colonne avversarie, in seguito alle g ravi pcrdit<.: subÌtc, demtt·ttero da ogni tentativo di progresso e si acco_ntentarono d i mantenere; impegnata la difesa. Il capitano Ruspo!, era valorosam ente caduto in un tentati vo dì contrassalto. " Nel corso del giorno 27 il nemico, efficacemente contrastato, tentava. 1111 ul tim o attacco contro la 10· compagnia con elementi degaul11sti rincalzati da 1111 battaglione del « Queen 's Royal Regim_ent '.' · L a immediata, decisa reazione del presidio ed il tempestivo_ intervento di gruppi di Artiglieria stroncavano l'attacco ed il nemico veniva rigettato con gravi perdite. Durante un contrassalto )>
cadeva eroicamente, alla testa dei suoi uomini, il comandante la comp:1gnia, tenente Gastone Simoni. << Anche i battaglioni IX e X che, decimati dalle perdite subìte, si erano fusi insieme, vennero attaccati dagli Inglesi (( Queen's Elisabeth Regiment >•) e resistettero eroicamente, subendo nuove perdite. << Durante la giornata del 28 il nemico, esausto, non rinnovava i suoi attacchi, limitandosi a battere le nostre posizioni con violenti tiri di Artiglieria e di mortai. · << Il giorno 29, dopo qualche scontro di carattere locale, il nemico rinunciava definitivamente ad ogni velleità offensiva nel settore del 187° reggimento e ritirava le sue forze corazzate, lasci~mdo a contatto con le nostre lince soltanto Unità di Fanteria, che iniziavano lavori di rafforzamento. Nei primi giorni successivi gli opposti fronti si stabilizzavano e si iniziava una nuova fase di attività a carattere di guerra di posizione. ,, Nella notte sul 3 novembre il Comando della «Folgore» riceveva telefonicamente l'ordine di fare arretrare la Divisione sulla linea Gebel - Kalak (25 chilometri più indietro). L'ordine, che doveva avere csccuzionc immediata, giungeva come fulmine a ciel scrc110 ai Paracadutisti che, ancora entusiasti dei vittoriosi combattimenti dei giorni precedenti, non ritenevano particolarmente preoccupante la situazione nel ~ettore costiero )> .
Da quel momento le vicende della e< Folgore )> cessano d'essere Storia e <liventano leggenda. Dirà la leggenda del deserto di Alamein altre mirabili cose sul conto dei << ragazzi )) della « Folgore "· Dirà come, tagliati fuori da ogni comunicazione, isolati nel cuore dell' inferno bianco, senza acqua nè viveri, nè speranza di scampo, essi resistettero ancora per giorni e giorni, gridando al nemico, ad ogni nuovo attacco, il loro grido di assalto: << Folgore >> ! Dopo la battaglia i pochi reparti della Divisione << Folgore », esausti e decimati, ripiegarono nel deserto, seguiti a rispettosa distanza dai mezzi blindati inglesi, i cui equipaggi avevano già più volte ammirato e temuto i nostri Paracadutisti. Quando la retrogu ardia, ormai senza forze e senza mezzi per combattere; ma eroicamente comandata dal tenente colonnello Luigi Camosso, fu costretta ad arrendersi, ottenne dagli I nglcsi l'onore
208
delle armi cd, infani, mentre i nostri Paracadu6sti distruggevano le ultime armi rimaste in loro possesso, i soldati inglesi assistevano ammirati e commossi, prcscnt:1ndo loro le armi. Ci rc:i il battaglione della " Folgore,,. clic potè partecipare alb dik~a ddla Tuni sia, abbiamo trovato qualche altra notiz ia in un diligente studio compilato dal Centro- di Paracadutismo di Viterbo. Riuniti i pncli i superstiti della Divisione a Tohruch, presso il Coma11d11 del Centro raccolta, fu possibil e costituire il primo nocciolo del b:ill:1g lionc Paracadutisti che, completato successivamente con :ilt ri. rirnpcr:iti negli ospedali e nei connikscrnziari della Cire11:1ic1 t · della I .il>i:i. vi.:nnc concentrato presso Homs, al villaggio Bre' ig licri. Il i vr n11c co~tituito, con circa 500 militari , il CCLXXXV liatt:iglio11c P.1r:ic1dutisti, comprendente: una compagnia comando, tre rn111 p,1g ni c Fucilieri dotate ciascun.a di tre cannoni controcarro da -17· tre 111itr:1g li ere contraerei da 20, tre fuciloni semiautomatici co111ni.:.11 111 d.1 2u. tn; mitragliatrici Rretb 3ì e 9 fucili mitragliatori Breda ,". Il li:111 :1g lio11 c compren<.k va anc he una compagn ia mortai da 81 l·,1 u11.1 L"lll P:,gni a autonom;1 Fucilieri Paracadutisti " Folgore "· ti C()m:111do del battaglmnc (che fu o rganicame nte assegnato al (li'' l'l'_'..!;:i nwntn Fant eria della Divisio ne di Fanteria motorizzata " T rin11· "· <'lllnc terzo battaglione del reggimento) ve nne assunto d :il ,·;1p1t:1n .. l,ombard ini , già vice-comandante del VlI battaglione Parac 1.luti,1i :1d El Alamci11. 11 Com:1nrlo della compagnia autonoma (che fu mga11ic11nentc assegnata :il battag lione Granatieri cont_rocarro, in forza allo stcs~o 66" reggimento come 11 battaglione) venne assunto dal tenente Gianpaolo, già del X_e poi del IX battaglione P:1r:ic:1dutist·i ad El Alamcin. Veno la metà di dicembre, completate le operazioni della fase di riorganizz;izionc, i Paracadutisti ritornarono in linea prima nella w na di Bunat, poi presero parte a tutte le azioni in ritirata attraverso la L1h1a, pe r Kmsabat (Homs), Tarhuna, Castel Benito (Tripoli), Zavija. Zuar:1, tino al contìnc tunisino (dicembre 1942 - gennaio 1943). Qui g iunt i, con il rimpatrio del maresciallo Rommel e con la assun zione del comando da parte del maresciallo Messe, passarono a far parte della n ostra 1" Armata e, sempre inquadrati nel 66° regg imento Fante ria della Di visione (, Trieste "~ presero parte a tutte le hattag lic per la difesa della Tunisia e, come sempre, si segnalarono:
) 114 /
-, nei combattimenti in ritirata a cavallo dd co11li11c l,liiu , tunisino nel settore di Medenine (metà di febbraio del 1943); - nella battaglia di logoramento sulla ]inca fortificata dd Mareth (16- 30 marzo 194~), dove ancora una volta cont ratt:icc:irono e misero in fuga gli antichi avversari del1'8' Armata britannica , penetrati nello schieramento della 164" Divisione Fanteria germ anica, dimostrando che il loro morale era sempre quello dell'ottobre 1942; - nella battaglia d'arresto dell'Akarit (5-6 aprile 1943); - nel ripiegamento dalle p0sizioni dell'Akarit alle posizio ni della stretta di Enfida\•ille (7- 13 aprile 1943). In tutti questi fatti d'arme fu ad essi affidato in permanenza il settore nevralgico dello schieramento dell'Armata, e cioè quello a cavallo della grande rotabile asfaltata costiera. L ' ultima battaglia a cui i superstiti della vecchia <, Folgore ,, parteciparono come Unità organica, fu la prima battaglia di Enfidaville (19- 30 aprile 1943), nell a quale furono i protagonisti dell'eroico episodio della difesa ad oltranza dc:l caposaldo avanzato di T1kruna, unitamente al I battaglione del 66" reggimento Fanteria della Divisione (• Tric:;tc >) , comandato dal capitano Politi. Accerchiati e premuti da una Divisione di F anteria e da una Di visione corazzata britannica, i Paracadutisti dd battaglione, in pieno g iorno cd .illo scoperto, uscendo dalle Posizioni arretrate, attraversata velocemente la piana fra Enfidavillc ed il cocuzzolo isolato di Takruna, prima contrattaccarono, ributtando le Fanterie avanzanti ed operarono il temporaneo sblocco dei difensori del 66° reggimento; poi insieme con i superstiti del I battaglione sull'altura del villaggio, fulminato a tutto giro di orizzonte dalle artiglierie britanniche, resistettero, rifiutando la resa fino al completo annient:tmento di tutti i difensori, e cessaro no la lotta solo la sera del 22 aprile 1943. Solo qualche elemento isolato potè r ientrare, a battaglia conclusa, nelle nostre linee, per testimoniare della fine degli ultimi Paracadutisti. Quest"ultimo nucleo di superstiti si ricostituì ancora una volta in reparto speciale (ora non più con fisionomia organica, dato l'esiguo numero dei comp0nenti) e, nella seconda battaglia di F.nfidaville (9 - r 3 maggio 1943), combattè ancora fino all'ultimo uomo nel settore del villaggio di Nabeul, a cavallo della strada li tor;inca per Capo Bon.
210
caduti in Africa settentrionale della Divisione Paracadutisti Folgore ,, riposano ancor:1 nel dese rto, nel grande cimitero di guerra, che il Con te Caccia Dominioni ha saputo creare alla quota 42 di El Alamein ; ma il ricordo ddlc loro g loriose gesta rimarn:: immortale, come un motivo di conforto e di gi ustifìc.1to orgoglio per tutti gli Italiani. Il nome di u Folgore >> venne, infatti, trasmesso ad uno dei Gruppi di combattimento che, come avremo occasione di ricordare nelle pagine seguenti, partecipò con onore, nel 1944 e nel 1945, alla guerra di liberazione. <(
XIV.
LA DIVISIONE « NEMBO » E LO SQUADRONE
«
f :-
Quando la ra Divisione partì per l'Africa settentrionale erano rimasti in Italia, per quanto si riferisce ai Paracadutisti, perchè esuberanti o perchè ancora in addestramento, i seguenti reparti: - il III battaglione, allora comandato dal maggiore Giangreco; - la compagnia Bersaglieri, al comando del tenente Nicolc:ttiAltimari; - l'XI battaglione che, alla dipendenza del capitano Novelli, si trovava ancora a Tarquinia, in corso di preparazione e di addestramento. Questi Reparti, uniti al 185" Paracadutisti che, come già si è <letto, era rimasto esuberante alle necessità della Divisione « Folgore », trasformata in binaria, permisno di provvedere poi alla costituzione della 184a Divi sione di Fanteria << Nembo >>, destinata a sostituire in Italia la 1• Di visione Paracadutisti. La costituzione della 184' Divisione venne disposta il 1" novembre 1942 cd essa ebbe, all'inizio, la seguente formazione: Comando della Divisione; reggimenti Fanteria (< Nembo ,> 184° e 185°; gruppo di Artiglieria; 1 compagnia mista del Genio; 1 compagnia e poi I bauaglionc Guastatori ed 1 compagma Molocicl isti. Subito dopo la Divisione venne completata con la 184' compagnia Mortai da 81 e la 18f Sezione di Sanità. Con disposizioni dello Stato Maggiore dell'Esercito in data dcll' 11 gennaio I9H, la Divisione v Nembo u venne trasformata in Divisione ternaria con l'aggiunta del 183° reggimen to Fanteria. Nel maggio del 1943 la Divisione <' Nembo )> aveva i reparti dislocati in Toscana e precisamente:
212
- a Firc:11ze : il Com,111do della Divi sione col Quartiere General e e la _:p .( So.ione C ,rab inieri ; - nel h tc: 11111:1 dc: ! Tombolo: il 183" reggimento Fanteria " Nem bo " · ( :.. m:1 11do e plotone Comando, battaglioni Paracadutisti X (1), :XY e X\' I, rn111 pagnia Cannoni, compagnia Servizi; - :1 ' n,., an n : il 184" reggi mento Fanteria •<Nembo », battaglioni P:1r;1c.1du tÌ \li \'. II e XIII, compagn.ia Canno ni, compag nia Scn i,.i: :1 C :drn :1.1110: il r8.f reggimento Artiglieria « Nembo )), la <ezionc: Cu111 :111d<1. Cruppi I e TI , batteria Servizi ; ., ;-. l.l\,.tr(l,:1: C LXXX IV battaglione Gu:istatori; ., Sn ill Fiorrntino : 18.f romp:1gnia Mortai ; .1 <::,,,in:,: 18.1' comp:ig nia ìvfotociclisti, 284° compagnia
., ( '.1, t1 ~l1oncello : 18f reparto Carristi ; ., Pi,· tr:1,: 111t:1: 18.( comp:1gnia collegamenti, 186' compag 111 .11111,1.1 d l i c; u iio , 18.j" compagnia \1in atori Artieri; .1 F ,,r1 1.1, d lc: 1R:( rqnrto T rasporti : .1 S, ·,;,, 1·i, ,rcmi 110: 184' sezione di Saniù. 11. :l 111 ·~1111111 ""I'" !;i D ivi~i{Jnc ,, N em bo " , tra nne il 185° reggim cnt(, l·,I il I\' ~r u11po d 'Artiglieria, ven ne trasfrrita in Sardegna, dove. <r v,n ,111 11 11.1 IZd:u ionc dcl l':1llor:1 colonnello Attilio Bmno, Cq•o di St:i!n \l:1 ~·.:..:iorc al Comando del!e f orzt: Armate del.la Sard <).: n :1, l,· 1 rnp p=· 11:di:111e n :1 11 0 pratica mente prive di ogni appoggio :1crrn. 11u ·l l1Z.. d ,>po i lirnnhard:1menti , ubìti dalla Sardeg na, la (JU:t 5i tot:t! 1t.'i d ('t 1111~tri apparecchi na no stati trasferiti in continente; men tre i T nb,l, i pntnwo contare su di\'crsc squadri g lie efficienti, ri uniti· :i l rentrn dell'i ,oh. Lo stesso dicasi per i mezzi navali. I Tedeschi di ,po11n-.11w di \·:1ric m otozattere armate e d i mezzi da sbarco; m en tre la 11.,, t r. 1 \l:iri,u non disponeva d i alcuna Unità m obile. Le tru ppe tc,k,,·l1l· n .11 111 pnt c11temcnte e modernamente ann ate. L e nostre, p er l':1nn :111H·11tn. lam entavano un ·as~oluta inferiorità. ,, Nel ,;l\o di <JJK'r:r1.ioni in campo aperto. non avremmo potuto impq.:: n;1rc che: le I )nit;\ tkll:i difesa nwhilc (45.000 uomini), per( hè le altre tru ppe (cu~ticrc, contraerei , ccc.) erano incapaci, per la loro ( 1) Il X lun;ig]io11c. f:1,u nc pa rte nrgan ir;i nir ntc del 185'' regg imento Fanteria " Nembo ", , c1111e pa,,:11:n :ille dipendenze del 183'' reggimento. in sosti, tuziom: ddl'V l Il b:n ragl ionc cl1<:. csst·ndo ;111c•>ra in a<ldcstra~ncnto, rimase in ,:o n tinenk. :1lle d ipcn d c,v.c <.kl Il'Ì5" rcgg imcnrn.
• I \
costituzione organica e per la mancanza di mezzi di tr:1~pt1r10, di agire fuori dalle opere da esse presidiate. e, Per gli avvenimenti politici dd 25 lùglio, e pit1 ancora per l'occupazione della Sicilia, le nostre truppe avevano subìto una g r:t\'<' scossa morale; molto più clic ogni Divisione mobile aveva org:mir:1 mente assegnata una Legione Camicie Nere e che la maggior p:1rtc delle artiglierie costiere e contraerei erano servite da legionari della Milmart e dalla Milizia contraerei. « Assai grave era poi, per quanto rig uarda il funzionamento dei servizi, la situazione logistica delrisola, posta da tempo nell'impos•;ibilità di ricevere rifornimenti dal continente. Gli scarsi convogli che vi giungevano erano formati, infatti , da imbarcazioni tedesche e, per (JUanto riguarda i viveri, 1'8 settembre erano ancora disponibili poche giornate dì farina, con le quali occorreva provvedere anche alla popolazione civile. 1 magazzini ed i depositi si trovavano concentrati nella parte nord-occidentale delrisola, nella zona nella quale i T eJeschi avevano una notevole parte dei loro mezzi corazz.ati ed erano (1uindi in grado di disporre dei nostri viveri e delle nostre muniz ion i .. . A malgrado della situazio ne, dopo l"l~ settembre: 1943, la Di\·isione <( Nembo )) partecipò alla dif esa dell' isob e contribuì a sc.1cciarne i Tedeschi > per venire poi richiamata sul continente> do\'c i superstiti di essa fecero prima parte del Corpo Italiano cli Liberazione e contribuirono poi a formare un solo reg~in:1<:nto Paracadutisti che. col nome di reggimento " Nembo,., fece parte del Gruppo cli combattimento ,, Folgore )>, I tre b;ittaglioni Paracadutisti già in addestramento a Viterbo furono impiega ti a Firenze> nella difesa della città.
Non appena - perchè i nostri combattenti partecipassero in maggior numero alla guerra di liberazione -- il 1° Raggruppamento motorizzato, con l'aumento dei suoi effettivi , fu trasformato in Corpo Italiano di Liberazione (aprile del 1944). vennero a far p:1rtc del Corpo suddetto anche i Par:icadutisti superstiti dell a Di visione « Nembo .. , ricostituita con i reggimenti Paraç;idutisti 183° e 184" su 2 battaalioni e col 184" rcinTimcnto Artig1 lieria,, formato su ..·1J rrru1)1)i. b nn Fecero parte dell a nuo va Divisione " Nembo •> anche un battaglione Guastatori , una compagnia motorizzata, una compag11i:1 mortai, una batteria mitragliere da 20, 2 compag nie del Genio, la 18f sezione di Sanità e le aliquote degli altri Servizi. ...._J
-
•
I
• ••• ,o-
-
,.,.
'-
•
• ....
•
"IL,
•
-
• ...
•
_,.
iii"
,i;.
-;.
....
..
Lancio di Parncadu1isri.
!',;on appena il Corpo Italiano di Liberazione avanzò su Picinisco, i Par::icadutisti raggiunsero Colle Porcazzato e L]Uando, nel giugno , i nostri cqmbattenti passarono al fronte adriatico, alle dipendenze del V Corpo d'Armata inglese, la Divisioni.: <, Nembo .. , agli ordini del generale di brigata Giorgio Morigi, occupò Crecchio, Ca-
nosa Sannita cd Orsog na, raggiunse Pesca ra c. prcccduta da l
I H1 , cparto Paracadutisti , che avrebbe dovuto pre~idiarc L' Aquila, compì la faticosa marcia lungo la rotabile Chieti -Penne -Teramo - Ascoli, per quindi aiutare efficacemente il nostro Corpo Ji Liberazion e :, vincere le ostinate resistenze dei Tedeschi sulla linea del Chicnti. Intanto il 185" reparto veni va chiamato a fornire gli uomini pc r un nuovo battaglione Paracadutisti, da impiegare oltre le linee, nell'Italia ancora occupata dalle truppe germaniche. La Divisione 1, Nembo 11, dopo avere contribuito a superare la tenace difesa dei Tedeschi nella zona di Macerata, venne i~1earicata d'inseguire il nemico; ma poi tutto il Corpo Italiano di Liberaz io ne ebbe l'ordine di sostare, per riordinarsi, presso Macerata. Quando la nostra marcia potè venire ripresa, robbiettivo da raggiungere era l'abitato di Filottrano, saldamente organizzato a difesa dalle truppe germaniche, che bisognava far sgombrare, per poter procedere in migliori condizioni all'occupazione di Ancona.
La conquista di Filottrano. La conquista di Filottrano, affidata ai reparti della " N embo ", dimostrò tutto il valore dei Paracadutisti superstiti. Il giorno 8 luglio i'Artiglieria cominciò i suoi tiri di preparazione, ultimati i q uali, i Paracadutisti attaccarono con impaziente impeto le difese di Filottrano e riuscirono a mettere piede nell'abitato. La lotta continuò pai a svolgersi furibonda di casa in casa. A tarda sera i Tedeschi , fatti avanzare i loro mezzi blindati, indussero i Paracadutisti a resistere nelle case già conquistate, per riprendere l'azione il giorno dopo ; ma i reparti germanici nella notte abbandonarono il paese ed, all'alba del giorno 9, fu passibile occupare tutto l'abitato. La conquista di que~.to abitato era stata compiuta con un comi>,1ttimento (• garibaldino, tuito d'impeto e tutto di passione " cu mc lo definì, nel primo anniversario. un ordine del giorno del compianto generale Utili , - nd quale le squadre dei Paracaduti sti, do po essere penetrate nell'abitat<J. avevano (:o vuto lottare disperatamcnrc, :1sserragliate nell'ospedale eJ agg rappate al tcrrcnp , fino a (1uando. con la loro vittoriosa resistenza, non indus~ero i Tede~chi a rinunz iare ad ogni ulteriore tentati rn di ri vincita. L e perdite furono, purtroppo, g ravi e noi dovemmo lamt· nu rc dtre 3 0 0 uomini posti fuori com bartimcnto.
10.
216
Dopo la com1uista di Filottrano, durante la <1ualc gli alleati ammirarono lo sforzo compiuto dai nostri magnifici soldati, il comandante ddl'8'' Armata inglese aveva scritto al comandante il Corpo di Liberazione: ,, ... ho avuto molto piacere nelrapprendcrc che i vostri uomini hanno saputo agire brillantemente nel duro combattimento, che ha portato alla conquista di Filottrano ... Personalmente, 10 ritengo che sia un grande avvenimento il fatto che, insieme con 1'8' Armat::i , combatta un contingente italiano. L e azioni di questo contingente potranno rappresentare un grande contributo per il prestigio Jdl'Italia ... ,.. I Paracaduti sti della ., Nembo » si distinsero ancora al passaggio del Musone e ricevettero gli dogi anche del generale Anders, comandante il Corpo ct·Armata polacco. Essi avevano comhattuto L}uasi continuamente dalla fin e di rnaggio in poi e. dopo aver marciat :l ~ucccssivameme rn Picinisco, su Orsogna t: su Macerata, si c~ano coperti di gloria a Filottrano, per partecipare poi all'offensiva contr;J la Enea g-otic.1.
li R:iggrupparn rnto già formato dal 185"' reggimento e dal IV gruppo di Artiglieri:,, agli ordini del colonnello Giannetto Parodi, ,nrnc imiatn in Puglia il 10 luglio e da lì in Sicilia il 26 luglio. Nei giorni 15 e 1G agmto ripiegò da Messina in Calabria, passando alle direndt nzc della 212' Divisione costiera (comandante il generale Gemella). Sulla costa, fra Mdito, Porto Salvo e Bagalati, agL ultimi di agosto venne lasciato il solo VIII battaglione (formato da reclute della classe 191-3). Questo reparto. rimasto senza ordini e con un solo autocarro, quando gli alleati sbarcarono a Reggio Calabria (2-i settembre), provvide a sistemarsi opportunamente ncll'abit::ito Jì San Lorenzo, accogliendo le avanguardie alleate (Canadesi) con raffiche di milràgliatrici e tiri di mortai. Successivamente, essendo inutile rim::inere asserragliati nel paese (dato che tutte k •trade più importanti erano state fatte saltare dai Tccbcl1i), !'VIII h:maglione cercò di raggiungere il proprio reggimento, ripi c-g:rndo per i senti eri dell'Aspromonte. Dur:mtc detto ripiegamento distru ~sl' un carro armato nemico e 1'8 settembre, al mattino, inga~g iò combattimento contro forze canadesi, superiori per numero e di recente immes~e nella lotta , per aprirsi un varco. Cadckro in r:1lc oc(:isionc: il ca1)itano Piccoli (medaolia d'arg ·•ento alla b ,.
2 17
memoria), il sergente maggiore Pappacoda ccl altri Paracadutisti. Esempi di valore furono dati dal caj)Oral maggiore Martcllucci (medaglia d'argento al valor mil_itare) che, pur avendo avuto due dita della mano destra asportate, continuò a sparare con il suo fucile miI ragliatore; il tenente Romanato cd il sottotenente Barbieri che, dopo :,vere esaurite le munizioni , si lanciavano all'assalto con la propria rnmpagnia, terminando il combattimento con un corpo a corpo. In lluesto cornbattirnentù i Canadesi subirono gravi perdite. · L a ~era il battaglione si riordinava nella zona di Plati - Natile ed il giorno dopo veniva a conoscenza della fine delle ostilità. Il contegno dei Canadesi in tale occasione fu veramente cavalleresco. Alla fine delle ostilità (8 settembre 1943), il 185° reggimento, meno !'VIII battaglione, si trovava a Soveria Mannelli. Alla fine di settembre venne raggiunto da una parte ddl 'Vlll battaglione; mentre altri Paracadutisti di questo reparto si dirigevano in Puglia, dato che il comandante del battaglione, di fronte al l'imposizione dei Canadesi di portare il reparto .in un campo <li concentramento, aveva sciolto il battaglione, dopo avere distrutto le armi ed ordinato ai dipendenti di raggi ungere le sedi di mobilitaziom: (Firenze - Viterbo). Nel gennaio del 1944, con g li el ementi ~uddetti, veniva costituito il " 185° Reparto Arditi Paracaduti sti )> che, nel febbraio dello stes~o an no, venne inviato in linea, agli ordini del maggiore Angelo Massimino, nel settore di Castelletto al Volturno, da dove partecipò alle operaz1om del I Raggruppamento motorizzato.
Dopo le ammirate prove di valore e dì k altà date dai nostri reparti agli alleati, l'Esercito italiano venne ammesso a partecipare con maggiori forze alla guer ra contro i Tedeschi ed il Corpo cli Liberazione si divise nei Gruppi di combattimento ,, Le~nano >> e ;, Folgore "· La Divisione <• Nembo,, fece parte de l Gru ppo ,, Folgore ,,; ma, date le gravi perdite subìtc, potè «:ostituire solta nto un reggimento Paracaduti sti che. al comando <lei colon nello Francesco Ron co, raccolse i superstiti <lei reggimenti 183" e 184", del CLXXX IV battaglione Guastatori, della 184"· compagnia mnt<Jciélisti e Jd la 18.( comp:wnia mortai. Il rel!giment~ "Nembo 1, ,·e1rne costituito su )' battaglioni; ma, prima di ricordarne le gesta, reputiamo o pportuno acccnnan.: i11 sintesi all'impresa comp:uta da i Parac ;duti,ti <'cl! i SL1Ln d ronc (, F ,.. ,..,,
i,. J ,;..._
Lo squadrone
f
l111 mcdi:11a111entc: dopo l':mnistizin, il capitano in ~cn ' 1z10 permanente Francesco Gay, proveniente d:illa Ca\'alkria, ma appartenente al 185" rep;1rlo Paracadutisti , aveva raccoho tra i suoi soldati u11 gruppo di animosi, impazienti di co mbatten.: con tro i T edesc hi, con i Ljuali aveva partc.:ipato alle optrazioni della 1·' Divisione canadese, rendendo pro.iosi servizi. Act1t1i,tausi la sti ma dei Comandi in.~lesi, i nostri Paracadutisti erano poi pas~ati alle dipcndenzt del XIII Corpo d 'Armata britannico cd, a umental i di numero per l'afll11rn za di altri g iovani Volontari, avevano costituito, sempre al coma ndo del capitano Gay, un reparto pronto a qu alsiasi impiego cd il cui valore dovev;1 divenire leggend;iri< 1. ~ Tale reparto era stato ufficialmente riconosci uto dal nostro Stato Maggiore il 7 diccm.brc cd aveva avuto la denominazion e di (• I Rrparto special e autonomo ,, . Il contributo d:i esso offerro alle vittoriose operazio ni del XIII Corpo <.L'\rnut:1 britannico era stato m olto :ippr~zzato ed innumt> r..:\·0li Ll'.1llv ~lati , 1.d fd>h1aiv 1944. i <.u1nl1,1llirnc11li ~o~teuuti, i ùllpi di mano effettuati, le di fhci li ricognizioni compiute dai nostri Paracadutisti a Gam bcrale, Pizzofrrrato, ì\fontcncrodomo, Torricella, Gu;m.liag rclc, Pe1111apicdimonte, Colle Bianco. Capolegrotte, Tornelli. Vallebona, Ccppetti e C:1soli. li 15 marzo il reparto. forte complessivam en te di 11 ufficiali , 15 sottufficiali e 177 uomini di truppa, aveva ;1ssu nto la denominazione di ,.. S(jt1adro11e da ricognizione F " cd era costitu ito da sci plotoni: uno autoblindo, quattro Paracadutisti cd uno armi di accompagn amento. Esso era a·ncora al comando del capitano Gay ed alle dipendenze del XIII Corpo d'Armata britannico. Dopo avere trascorso i mesi di aprile e m::.~~io a Scstoc1mpano, pn prepar;1r~ì con un'intensa attivit;1 addestrativa ai nuovi çompiti. il 27 maggio lo ~quadrone riprese le o perazioni nella zona di Santo Padre - A rpino - Fagl i<:to e raggiun se di sor presa Arpino, riuscendo ad impedire :ii T edeschi di effettuare le distruzio ni g ià prepar:ite, partecipand o ;1ll'inst:g uirncnto dd nem ico che ripìegav:i e prodigando~ì anche 111..:ll'indi vidu.tIT i campi minati e 11d di~:nti va rc le mine. Dopo avere m eri tat o i. più \'i vi elogi del comando del xru Corpo d 'A rm:ita. lo sq u;1dronc \Tnnc inviato ;id Anag ni t succcssi\·amente nell e zone dì lhg nai :i , di Valle ra no, Mnntc Cimino e t'i Panic1k.
221
dando sempre prova delle più alte virtù militari ed impegnandosi in numerosi scontri con i reparti tedeschi, ai quali i nostri. Paracadutisti catturarono numerosi prigionieri. Trasferitosi ai primi di luglio nella zona di Petrignano e poi in quella di Castiglione Fiorentino, lo squadrone, benchè più volte bom bardato dagli aerei nemici, continuò ad impiegare i suoi plotoni e le sue pattuglie in ardite ricognizioni del dispositivo germanico e dimostrò il suo valore nell'attacco di Monte Corneto e nell'occupazione di San Cassiano. Il 28 agosto esso venne passato in rivista da] generale Kirchman , comandante il XIII Corpo d 'Armata britannico, il quale, dopo averne ricordato le gesta. concluse esprimendo la certezza che, anche nell'attacco della linea gotica, il reparto si sarebbe distinto. Ed, infatti, passato alle dipendenze della 6" Divisione corazzata inglese, lo squadrone del capitano Gay raggiunse Regcllo, occupò monte Mignano ed il 5 settembre com.1uistò monte Pompone, dove vennero ritrovate le salme del tenente Capanna e del ~ergente Boccherini che, catturati dai T edeschi in un'azione precedente, erano stati, prima di venire uccisi, accecati e torturati nel modo più barbaro. Schierati pre5so Casola Vai Scnio, tra la 5" Armata americana e 1'8" Armata britannica, j nostri Paracadutisti dimostrarono ancora una volta il loro spirito aggressivo, infliggendo ai Tedeschi gravi perJite, catturando numerosi prigionieri e partecipando attivamente alle operazioni , sempre in modo da meritare gli encomi dei di versi Co'mandi alleati.
L'azione
«
Harring ~, .
Il 25 marzo 1945, « in considerazione delle magnifiche azioni compiute dal reparto durante gli ultimi quindici mesi alle dipendenze del XIII Corpo d'Armata », il comandante 1'8" Armata in.rlese chiese l'intervento dei nostri Paracadutisti per v un 'azione spe; i:de ,,, per la (lualc si offrirono volontariamente· tutti i Paracaduti sti del Gruppo di combattimento <, Folgore )) e, come vedremo, anche.: (1udli dello 1.< Squadrone F >> che, dopo un breve addestr:imcnto presso Gioia del Colle, parteciparono all'azione " H arring >J nitre le lirn:l' tedesche. Partiti dall 'aeroporto di Rosignano, i nostri si bnciarn no dag li aerei in diversi punti: a sud del Po, a sud - est cli errara , tra Fn -
r
222
rara e Mirandola, con lo scopo di creare il panico e la conr usione tra i reparti germanici e, hi.:llcht: al momento del lancio gli apparecchi fossero fatti segno ad un Ìntcn~o tiro contraereo, gli uomini dello Sl1uadroni.: non esitarono ad att.:1ccare le colonne tedesche i 11 movim~nto, i centri logi~tiri pili importami, i Comandi e le postazioni; nonchè a minare k strade di maggior traffico cd a sa lvare i ponti per i'a\'anzata delle truppe anglo - americane. Nei diversi punti ckll'ampia zona di bllcio i Paracadu1isti , divi~i in piccoli gruppi. sostennero num erosi cornbattirncnti e le due p;itlug-lie che riuscirono ,Hl unirsi a nord di Nonantola. con una forza comp,lessiva di soli 18 uomini, uccisero 2 07 T edesc hi, Gitlu rarono 451 pri_!{ionieri ed occupar<mo Ravarino e Sturfione sino all 'a rri vo dei primi Carri armati alleati. Il risultato complessivo dell'azione, protrattasi per due giorni. ,-enne rapprese ntato dalla cattura di rn83 militari germanici, dalla distruzione di -H automezzi. di 77 lince t<:ldoniche e di un dcpmito munizioni e dall'<xcup:izione di 3 ponti che i Tedeschi si prepara\'ano a dis1ruggcrr. Do po qucs1;1 imprc\;1, nella 1..1 uak lo ,, Sl1uatlronc F " subì doloro,.c rndi1c, il r t: pano, tornato in riposo a Fieso le, ricevellt: i.I st:· g uente telegr:rn 1ma dal Comandante l'W Armata hritannica, generale ~kGreery : ·· lo sono pieno di ammirazione per la superba mani era co n ìa quak essi hanno portato a termine l'.mlito compito. I risultati che voi avete raggi unto hanno inferto ben gravi perdite al nem ico cd aggiunto nuovi allori alla gi:1 provata attività combattiva del \'Ostro reparto. l combattenti rntti della mia Armata son o orgogliosi di avervi tra loro. !\folto hcne davvero! ,i . ' Conclusa la guerra, lo ,, Squadrone F ,, si sciolse, chiudendo , iknzio ~amente la sua vita g lorima, dopo avere suscitato tanta ammi r;1zionc ;rnc he presso i nostri cobelli~cranti.
li reggimento Paracadutisti
«
Nembo ' .
Nc.:l 1944. quan t;,J l'Esercito italiano venne ammesso a partecipare con maggiori forze alla g uerra contro i T edesc hi, furono rostiniite d ue nuove Grand i Unità: la " Leg nano " e la " Folgo re )' (15 ., e tt emhrc 1944). Il G ru ppo di combattimento ,, Folgore ,., posto al comando deI generale Giorgio Morigi ( vice comandante il colonnello Dc Michclis
e Capo di Stato Maggiore il tenente colonnello Dc Martino), assunse tale nome in m emoria della omonima Divisione Paracadutisti, che ~i era eroicamente sacrificata nel 1942 ad El Alamein. Come abbiamo già avuto occasione di dire, del Gruppo di com battimento Folgore >• fece parte , tra gli Para. altri ' un . re(n•imento bb cadutisti ,, Nembo >' che, al comando del colonnello Francesco Ronco, raccoglieva i supestiti dei rcgg.imenti 183" e 184" della Divisione •<Nembo )>, del CLXXXIV battaglione Guastatori, della 184" compagnia mot<xiclisti e della 184" compagnia mortai . li reggimento era costituito su tre battaglioni e di sponeva di una comp:tgnia mortai da 76 e di una compagnia cannoni. Esso rese, come vedremo, stgnalati servizi agli alleati, che intanto preparavano la g rande offensiva finale, durante la qu;de la 5' Armata americana e 1'8" britannica, ava nzando rispettivarnente sulla sinistra e sulla destra della via Emili.a, dovevano conseguire, col valido aiuto dei nostri soldati e dei Partigiani, la liberazione dell'Italia settentrionale. Le operazioni ebbero inizio improvvisamente il g iorno II aprile, quando nostre pattug lie, in azione fin dal r 2 marzo, avvertirono il Comando del (· Folgore )• che i reparti germanici ~t:i.vano sgombrando Tossignano. I Paracadutisti del " Nembo », insieme ai Marinai del ,e San Marco >', inseguendo il nemico, raggiunsero le c;ase Venedolc e Frascari e tentarono di occupare Camaggio. Il giorno Jopo il li battaglione del ,< Nembo >• puntava su Parrocchia di Croara che, dopo alcune ore di combattimento, veniva raggiunta. Il 15 aprile il Comando dd X Corpo d'Armata hritannico assegnò al Gruppo di combattimento « Folgore n una direttrice di attacco parallela a11a via Emilia: mo nte Castel lazzo - Varignano superiore. Affiancato al « Folo·orc 11 , e tra questo e la via Emilia, doveva avan::, . zare anche il Gruppo « Friuli ,,. Il terreno da attraversare per raggiungere gli obbiettivi assegnati imponeva al 1• Folgore " - che, d;1ta la sua composizione, avrebbe potuto operare più facilmente in pianura - - nuove e gravi difficoltà . ~upera_tc soltanto dalla decisa volontà di concorrere alla liberazione della Patria. Il Gruppo costituì due colonne che, formate ciascuna da uno dei due reggimenti, schierati entrambi con due battaglioni in primo scaglione cd uno in secondo, dovevano con vergere sul Castellazzo da sud - ovest e da sud - est ; ma i T edeschi r iuscirono :1 sg:111 ciarsi in temPo, cercando di ritardare l'avanzata delle dut: colon tK ron forti retroguardie. <(
Il Gruppo potè ocrnparc le posiz ioni Castellazzo- Vedriano, sul-
ic l)Uali sostò in attesa che avanzassero anche i repa rti laterali , in modo ch e l'offensiva potesse proseguire su tutto il fron te. Poi il III battaglione del reggimento '( Nembo » si impadronì di Casa Loreto e di Casa Paglic:rolo: il II battaglione puntò su Grizzano - Casaleccliio dei Conti e, successiva mente, su Varignano superi ore ; il J battag lione ebbe l'inca rico di a ppoggiare col fuo::o l'azione del Il.
Pam cad1ttifti 1u:/!'11niform,: ,11/ualc:.
li 18 a p ri k il l battaglione del ,, Nembo » r;1ggiunsc g li o bbietti ,·i :1sscg nat iglì: ma il Il hattag lio n c incontrò un ·o stinata resiste nz:i sulk posizio n i Parrocc hia la Cappella -Grizz:1no. l T edeschi reag ivano, ìnLHti. con un:1 violenta azione di fuoco, ch e frenò lo slancio d ei n ostri Par acadutisti , i ,1ua li, essendo i p iù avanzati rispetto a tutta la
linea. vennero sottoposti ai tiri co nvergenti di tutte k armi n e mic he. Nel pomerig gio d ello stesso g io rno 18 il Comando d el X Cor po 1.fArmata brit:111nicù stabilì c he la lin ea Casalecc hio dei Conti - Varignan o costitui~sc il limite tra il settore del " Friuli ,i e quello del ,, Folgore •· . Pe r conseg uenza. mentre il primo doveva puntare, dopo
ì'occupazione di Casalecchio dei Conti e la conquista di monte C:i stelloro, verso Brecciola sull'Idice, il secondo avC\ ;1 ìl compito di rnn (]Uistare Grizzano, perno del sistema di fe nsivo germanico a nord del torrente Gaiana. · Pcrchè nell'azione non mancasse al (< Friuli " il fraterno concorso del r, Folgore ,,, i due com;indanti presero gli accordi per un a :izione in comune. All'uopo il Comando del Gruppo (<Folgore )' rinforzò il reggimento <• Nembo ,; col battaglione ,, Bafìle ,. ed assicurò i) tempestivo intervento delle artiglierie ~ dei mortai. Alla conqui sta di Grizzano venne destinata la 6" compagnia del <1 Nembo ll .
L'occupazione di Grizzano. La preparazione delle artiglierie s'iniziò all'alba del 19 aprile e, con la partecipazione di tutti i pezzi , dun'.i soltanto un t1uarto d 'ora. Immediatamente dopo la 6' compagnia Paracadutisti attaccò con mir:ibile slancio Grizzano, riuscì a sorprend ere i Tedeschi cd _occupò parte ddl'abitato, suhito rinforzata da altri reparti del I Lattaglione. I Germanici reagirono con un 'intensa a7.ionc di fuoco e si difesero ostinatamente per tutto il giorno, muovendo per ben cinque volte al contrattacco; ma il Il battaglione del (( Nembo n resistette al fuoco, respinse l'urto dd nemico e. pur soffrendo per la deficienz a dei viveri e per l'impossibilità di un immediato rifornimento delle muniz ioni, tenne in saldo possesso le posizioni raggiunte. Soltanto sull'imbrunire un gruppo di Arditi, lanciandosi all'attacco degli ultimi caseggiati, nei quali i reparti germanici si erano asserragliati per prolungare la resistenza, potè completare l'occupazione d i Grizzano. Per la tenacia della difesa tedesca, l'accanimento della lott::i, l'im portanza delle posizioni conquistate. il successo costituì un titolo di onore per il II battaglione del ,, Nem bo " che, nell'azione, subì la perdita di 33 militari cadut i e di 52 feriti. Lo ~tesso comandante <lei b:maglione, tenente colonnello Izzo, venne gravenwnte ferito e, pn l'eroismo dimostrato, ebbe co nferita la m eda glia d'oro al valor militare. Dopo aver subìto anc h'essi notevoli perdite (circa 50 morti, (,o fe riti ed II prigio nieri), i reparti germanici profìttuono ddl 'oscurit:1 della notte per rompere .il contatto con gli noici co mbatten ti drl 1, Folgore n .
Sostituito il li battaglione col .I, il giorno 20 il reggimento " Nembo ., raggiunse, nclÌe prime ore del mauino, Matteuzza e Parrocchia la Cappell:t. Durante la ~ua a:I.Ìtmc verso Brecciola , che lo costrinse ad attra\Tr~:irc estesi campi minati , il Gruppo incontrò reparti del " Legnano ,1 a mo nte Pieve, a Sene Fonti cd ~• Castel dei Gritti e, superate ie diftìcoltà opposte dal tt:rreno, scongiurati i pericoli delle mine, cc~1retto con accaniti combattimcnti il ncmi.c o a ripiegare, riuscì finalmente a pervenire sulla linea dcll'Idice. Bologna cr·a orm:ii vicina cd i Paracaduti sti del ,, Ncmho" avrebbero voluto continuare le operazioni in moJo da raggiungere anche essi la capitale ddl'F.milia; ma, dopo avere sostato per due giorni su lle ultime p:Jsizioni conquistate, il Gruppo \'Cnnc inviato, per riposare e per riordinarsi, nella zuna Hrisighella - Faenza. dove rimase fino alla ces sa7,ione delle ostilità, meno fortunato degli altri nostri reparti, che avevano potuto trovare compenso ai sacrifizi compiuti ed ai pericoli corsi nelle esultanti accoglienze delle popolazioni finalmente liberate. Dato il valore dimostrato, dmantc b seconda g uerra mondiale, dai nostri Paracadutisti t: gli ìmporianti servizi lla cs~Ì n:~i. il Ccnt1u di Viterbo ha attualmente aftìdato l' addestramento dei Para,adutisti ed ha già costituito qualche reparto di Carabinieri e di Alpini, oltre ad una comp:1gnia Paracadutisti specializzati nell'a\'iotrasporto pe~ante. ad un reparto Paracadutisti sabotatori e ad un battaglione di addestramento ; ma sono attualmente allo studio i provvedimenti per il maggiore svilupfX) della spccialit?, in Italia cd, a quanto si afferma, J)Cr la costituzione di Unità Paracadutisti anche superiori al relro ?"I mento.
PARTE SECONDA
LA FANTERIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE (DAL GIUGNO 1940 AL SETTEMBRE 1943)
•
I.
OLI AVVENIMENTI DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LE CAUSE DEL NUOVO CONFLITTO Secondo gli uomini politici, gli storici, i tecnici militari che hanno già scritto sull'argomento, la seconda guerra mondiale deve considerarsi, almeno per le cause, strettamente collcvta con la prima, poichè essa venne indubbiamente prorncata dagli errori commessi nei diversi trattati di pace, coi quali a Versailles (28 giugno 1919), a San Germano (19 settemhre 1919), a Neuilly (27 novembre 1919), al Trianon (4 giugno 1920) ed a Sèvres (1n agosto 1920), gli uomini di governo s'itlusc ro Ji a ve.re risolto tutti i ...:umpkssi problemi della vita europea e di avere assicurato una giusta e lunga pace a tutte le nazioni. Gli errori più gravi e pericolosi vennero compiuti a Versailles, dove 1t clausole concordate fra i rappresentanti di ventisette naz ioni :1pportarono profonde e non sempre giustifìcate modificazioni alla carta dell'Europa, rimasta prima immutata per quasi mezzo secolo, imponendo gravi sacrìfizi alla Germania, all'Ungheria, alla Bulgaria, alla Turchia; annientando il Montenegro; dividendo fra la Francia e l"Inghilterra le colonie germaniche e finendo per non osservare i famosi quattordici punti di Wilson, in base ai quali la pace era stata imposta dai vincitori ed accettata dai vinti, e per dar luogo ad una ~ituazione ancora più difficile di quella che aveva determinato, nel 1914, la prima guerra mondiale. Mentre alcuni Stati, come l'Impero austro - ungarico ed il Monlenegro, sparirono dal teatro europeo, se ne formarono dei nuovi; risorse la Polo nia con 1-7.000.000 di abitanti: si costituì la Cecoslovacchia, comprendente la Boemia, la Moravia, la Slovacchia , la Slesi:1 e la Rutenia · srjrse la Jugoslavia. formata con la Scrhia , la Slovrnia. l:i Croa~ia <. Ì'a ntico Mo~tenegro, ed ebbe 12.000.0 00 di abitanti ; si c<1 · qituirono, infine, la Lituania, la Lcttoni:1, rEstoni;i , la Finbnd i:1 e ,·ucraina.
Li Fra ncia. olt re ad an:rc rcstiwitl'. l'Alsaz ia e la Lorena. perdute dopo h g un ra franrn - germanica cld 1870 - 7 1, e ad ottener<: p:1rrc dell e coloni e tedesche, ebbe in manda to Li Siria , fo rmata rn n le provi ncie tolte :dla Tu rchia ed il Lih:1110 : l'Inghilterra otten ne la Paloti n:1. Li Transgiordani a e l'lralJ e, col possesso dd k rimanemi colun :l' gnm:111 id1c ddl'Afric1 , p(1tè disporre di un Im pe ro africa no dal C.tpn :il C.1i rn. I .' lt.ili a c:bbe, come è noto, il Trentino, l'Alto Adige e la r<:gione Ci11l i:1: n<111,liè. nc:lla Dalmazi:1. la cit1:1 di Z a ra e le isole di C herso, l.u ~,i no. Lagnsta e Pdagos:1. I .. 1 ( ;nrnani:i pcr1kttc, oltre a tutte le colonie. i di stretti di Eu prn i e di Malmédy assegnati al Belgio, lo Schlcswig settentrionale torn.110 :tl la Da nimarca , l'Alsazia e b Lorena restituite all a Francia. l' ,\ lt I Sk~ia ;Htribuit a alla Polonia . Mcmcl a~seg nata alla Lituania, l >anzi,.1 ro:1siderata come città libera : ma , taccau dal territorio na1.1011:i k Ln k sco. L' Im pero :1us1ro-ungarico, come abbiamo già cktto, ~compan·e e ,li e"" ri ma\cro: l'Austria. ridotta ad un piccolo Staro d i sei m ilion i e: mcnn di :1hit:1nti , e l'Ungheri:.i che. - p~ rduti il Banato, h Tran, ;:,,,,,,., ,· l., l~ l, lc llÌ.,, t:u n .l uc l Lu,i ddl.1 ,u., pc,pol.izio 1K .11 d i E1 del!.: 1111m-c i"r11111i lTl'. --· rima se con appe 11;1 otto milioni di abitan ti. I 1r.11 t.11i di pan:, spt:ci:tlmc:nte dopo le ~ucr n: di coaliz ione, r:1pl'rc" ·11l,11111, ,c nza dubbio, un.opera assai diftìci k l', come ;1111moui scr Li Stori:1. k n r:iramcm c riesco no a conseg uire il loro scopo principa le. d1t· dtl\' rchbc es~ere quello di elim inare ogni contesa futura e di sta bilire 11:1 i popoli una pace giu, ta e per conseguen za sicura e durevole. Il rnn).!rcsso d i Versailles --- come un secol o prima quel lo di Vienna 1Hm conseguì cc:rtamcntc tali scop i t d anz i detcnninò nuove c:111sc di ((rn flitto, nello <:tesso modo nel q uale i tratt a li . così faticoi·am rnl c claburau dopo la seconda g uerra ·mondiale, cn:ando delusioni e mak<J nt rn li in molte naz ioni, hanno b '.CÌato. purtroppo. aprr1;1 Ìa \ i:, .1 11t111\ i 1·011 fl itti cd l1a1111:J rc:so inrcrta cd ill uso ria Li spcra 1r1,:1 di e\ it:1 rc nt·lr ;1ne11ire n uoyc strag i e numT dcv;1 stazion i. A ,·onlc:rrn a di ,1 uanto ahhiamo ;.:'. ià e~posto più so pra, reputiamo opp::rtuno ripo r 1;1rc q lrn ' t'l ln scrit.U in pr,)p'.)SÌ!f>. in un rc:ccntissi mo :irtir-,lu. d ilrnf. ( ;uido C ioli ddl' Univer~it :1 d i Roma: ,. Uno dei 1r:1rri pii:1 c,1;·ancri~tici della ~1:1cc di Versailles (28 ~iu~no 19 19) fu il fa llimento degli scopi dell'lntc~a: q uc~ta, alLmn:tt a dell a st ra potenza del la G cn 11:111 ia d 1e, sc111,a l'irnprnnluto interven to degli Stati Unit i, ,arcb~it'. riuscita 5('il , .. :dtri, ;1d im pPrre il ~u 0 prcd•.1minio a ll ' Eurnp:1.
.; q a s'era proposta di stabilire un più solido equilibrio col ncutralizz;1r · la preponderanza delle genti germaniche, associate sul piano politico dal trattato di alleanza austro-tedesca, realizzato genialmente dal Bismarck il 7 ottobre 1879. Per una parte lo scopo fu raggiunto in pieno con la distruzione dell'Impero austro-ungarico, sanzionata dai due trattati di pace di Saint-Germain (19 settembre 1919) e del Trianon (,i giugno 1920); mentre, ad onta delle contrarie apparenze, fallì sostanzialmente in pieno nell'altra pane, dì gran lunga la più imporrante, quella cioè riguardante la Germania. La pace di Versailles, infatti, aveva imposto al popolo tedesco condizioni tanto dure, che potevano essere sopportate solo se il vinto si fosse trovato sempre sottoposto all'accerchiamento di forze decisamente preponderanti. t< Fu proprio quello che, invece, non si verificò in Europa alla fine delle ostilità, data la contemporanea scomparsa di due grandi Potenze all'est e al sud - est della Germania, cioè la Russia e l'AustriaUngheria. Inoltre la Francia, benchè vincitrice, era stanca. Il Commonwealth britannico, bcnchè all'apogeo dell'espansione territoriale (mai l'c, Impero britannico >• aveva ricoperto più vaste superfici e mari dal suo inizio ad oggi), era in realtà economicamente impoveri to, specie nel suo vccdiio c<:nlro di propuls"one, la Gran Brdagua. Questa, inoltre, appariva leggermente inquinata di pacifomo ad ogni costo. L'ftalia, stanca della guerra, scarsa di riwrse e travagliata in conseguenza della grave crisi postbellic:1 del (!uadriennio 191 9-1922, non si trovava certo in misura di neutralizzare l'efficienza potenziale -della Germania. Fra tutti i vincitori uno solo era senza alcun dubbio più potente della vigorosa nazione vinta, gli Stati Uniti d'America , i tJuali , peraltro, se ne stavano lontani e chiusi nel loro isolamento. « La Germania era, al momento, di molto indebolita; ma col tesoro di una unità sostanziale intatta, per cui si presentav.:t virtualmente come il complesso demografico ed economico più cHicicntc d"Europa (l'economia sovietica era di là da venire e muove rà i primi passi solo col primo piano o_uinqucnnalc del 1928-1933). All'est e ai sud - est de lla Germania rimanevano poi Stati debqli, anche perchC:inflazionati di territori e di ~enti allogene, i quali si sorreggevano con l'ait1to di impalcature artificiali, di intese e di alleanze fra loro e con la Francia. Da una tale situazione doveva nccessariamrntc o ri ~inarsi la crisi del trattato di Versailles e con essa la crisi del nw>·,·o eqtfi librio ~t~bilitosi in Europa nel 1919 - 1920. Il trattato cli Vers:1il ìes era , invero. per più aspetti, un ibrido compromes)u, nel qu.de \ i erano omposte in eq uilibrio in~tabile le contraddittorie fin :di1 :'1 dct!li 17.
Alleati. C,on la pace di Versailles non si ebbe nè la pace di conciliazione, nè quella cartaginese; si lasciò sussistere una Germania, per gran parte unita e virtualmente potente (indulgenza al principio della pace di conciliazione); ma gravata e offesa da oneri insopporlabili, specie sul piano dcli.e riparazioni, che potevano essere soddisfatte solo con l'imporre al vinto l'<( ottomanizzazione >) delle sue finan ze e della sua economia (indulgenza al principio della pace cartag inese). ,, Peggio fu dal lato morale, per il carattere ostentato di pace imposta, onde, per significarla, l'amara parola di Diktat coniata dai Tedeschi, e per l'inclusione dell'art. 231, in base al quale la Germania riconosceva, non solo la sua responsabilit?1 giu ridica, cioè formal e ed estrinseca ; ma anche mor;1k della guerra, assumendo a suo carico csdmivo, contro verità, tutte le conseguenze, :inclie mat eriali, della Limosa Kriegschuldfrage » (I).
Furono app11nto le ingiustizie comme~sc a Versailles nel H)l9 che, :1ltraverso penose incertezze e r;1pidi mutamenti di situa?.io ni , d eu.: rminarouo in Europa, cvme gi2, prima dc::ì 1y 14. la fon.11aLÌ011c:: di due blocchi contrappo~ti: l'uno costituito da nazioni a forte incremento dt mografi.co e tJuindi sospinte ad cspandcr~i; l'altro forma to dagli Stati desiderosi soltanto di perpetuare una situazione che si era dimmtrata, fin dal principio, assai instabile, come ave\'~1110 ammonito .~li .1vvcnimcnti verificatisi in Germania, in Ungheria, ndla Ca1alogn;1 l.'J anche in Italia. Le i ncertezzc cd i pericoli della si tuazio ne politica del Conti nent<: europeo avevano dato luogo alla dichiarazione anglo-francese, formulata a Londra il 3 febbraio 1935, per affermare che nessuna mcdifìcazionc poteva essere apportata alla parte guinta dd Tratt;1 to di V ersaillc~, ~e non col pieno accordo delle parti interessate e nel quadro dcì ia Ll.'ga ddle N;1zio11i. Seguirono poi la pubblicazione del lihro bianco inglese per l'au-• mento degli armamenti e la lcagrc . emanata in Francia nella 11rima t:h decade del marzo 1935. sull'aumento della ferma ordinaria; legge, in risposta alla <p1ale. il giorno l 6 dello stesso mese, Hitler, chiamato alla carica di Cancelliere dello Stato tedesco fin dal 30 gennaio 1933, ~
111
( 1) Cfr. Pro f. Gn r,o C t<;u : ,. Dalb p rima alla seconda guer ra mondiale », Corriere Ahlitar('_ anno X !L nn . 1 e 2 ( 15 gcnn:lio H;56).
.innun;r,iÒ il ripristino del servizio militare obbligatorio e fissò I'organico dell'esercito germanico in 12 Corpi d'Armata ed in 36 Divisioni . Un m ese dopo la riunione di Stresa portò ad una tlichi:1razione di solidarietà italo - franco - inglese; solidarietà i cui effetti rimasero in g ran parte inoperanti. Ma intanto .l 'orizzonte politico europeo, già non del tutto sereno, ,·cniva reso più fosco dal trattato franco - russo del 2 maggio 1935, r he completava gli accordi stipulati dalla Francia con la Polonia e la Cecoslovacchia e che stabiliva fra i due Stati l'obbligo d ella mutua assistenza e d el r eciproco aiuto, in caso di aggressione o di minaccia di aggressione da parte di uno Stato europeo. La Germania, sentendosi minacciata di accerchiamento, in un memoriale del 25 maggio sostenne la incompatibilità dell'accordo franco - russo con quelli preesistenti e poco dopo occupò la zona ~militarizzata del Reno. In un discorso, tenuto al Reichstag il 2 magg io, Hitler dichiarò che il Governo tedesco si considerava sciol to dalle dausole del trattato di Versailles, che gravavano unilateralmente sul1:t Germania. Delusa dai trattati c he avevano concluso la guerra 1914 - r918, :1nche l'Jtalia era portata intanto a svolgere una politica intesa ad ottenere una maggiore giustizia: politica che, :-nche se meno decisa cd aggressiva, divenne a poco a poco paralleb a c1uella della Ger111an1a. La guerra italo - etiopica venne iniziata dall'Italia nell'illusione che gli accordi presi a Stresa con le altre naz ioni dovessero facilitarle !'impresa. Ma _,. come ricorda bene a ragione il Gigli - al momento dell'azione, i due Paesi più potenti dell'E uropa e della Lega delle Nazioni non furono concordi pcrchè la Francia riguardava come irr~tgionevole che un affare africano costituisse una causa suffici ente di rottura dell'allineamento di Stresa; mentre l' Ing hilterra trovava irra_['_ioncvoli i Francesi, che non volevano patteggiare coi Tedeschi e trattarli con moderazione. La Gran Bretagna. ancora troppo debole per o pporsi da sola a ll'impresa italiana, si mise a capo dell 'opposizione, pur sapendo di p Dtcr contare sulla Francia soltan to nel caso di un attacco italiano non provocato co ntro le forze britanniche del MeJiicrran<:o. L'opposizione dell'Inghilterra alla conq uista dell'Etiopia f crì profoncfan1cnte l 'lta 1ia. Bench ~ questa avesse presentato, infatti , alla Sorn::tà cklk Nazioni un docum entato memoriale per chiedere l'espulsio ne 11:tl Con-
2
34
sesso ginevrino dell'Etiopia, che non aveva o sservato le condizioni alle quali era stato condizionato nel 1925 il suo ingresso nella Società. il Consiglio della S0ciet;1 stessa, nella sua se<luta del ì ottobre 1935, constatava lo stato di guerra esistente fra l'Italia e l'Etiopia e due giorni dopo, pc.:r le insistenze dcll'lnghilterra, invitava g li Stati membri all'applic:izione dell e sanzioni economiche contro l'Italia. Considerata alla stes~a stregua dell'Etiopia e sottoposta alle sanzioni, l'Italia troV<Ì l':ippog~io della Germania nazional-socialìsta, verso la qu::de il Coverno di allora venne indotto a volgere la sua politica. L'lt ali.1 e la Cc.:n11:1nia si trovaro no solidali anch e per quanto rig uardara la c ri si ~p:11-!nob. T.c dichi:1r;1z 0ni del C<Huno italiano e di quello tedesco ricon obbcrn. i11f.1tti, in Spag n:1 il C11,n110 dd g-encr;;le Franco c he, col rnn se n~o della maggio r:1nza dclb popn b zionc. aveva intrapreso la rinrganizzazio11c dello Stato. e le du c.: N:iz i(Jni appoggiarono l'opera dei nazionali in Spagn:1, fin o a q11.1ndo fa lliti i tentativi dell'intn vcnto societari o e della mcdi:1zìo11 c. le di,cm ~i0ni sul <( non intcr,·cn to ·· e la conferenza di Nyon del ò.<.:ltrn 1lm : r937 - la crisi spag no la cbhc termine .nel marzo 1939, con ia resa di Madrid e con la ritto ria dd generale Franco. Alla crisi spagnola seguì quella austriac:i. ( h c si concluse col plebiscito del 16 aprile r938, favorevole all"anncss1011c dell 'l\ustria, la quale venne considerata com.e ,< parte integ rante della R epubbl ica g ermanica •, . L' An schluss aveva già messo in i ra ve pericolo l'accordo fr:.1 l'ltalia e la Germania; m a, superata b 110 11 facile prova , l'Europa si trovò ben presto, per le continue pretese tedesche, nell'imminente pericolo di una conflagrazione gener ale nel sette mbre del r938, quando a Monaco la guerra, e vitata per il momento. ,·enne soltanto p.rocrast111:1ta. Si può rite n e re, infatti, - come sc ri veva il compia nto generale Cabi :tti ( J) - ,, c he la crisi europea, che portò alla seco nda guerra m ondiale, abbia avuto ini zio il 29 settembre n;38 a Monaco, all' indom a ni stesso d ì quell a riu nio ne fra i Capi di governo delle quattro maggiori nazioni dell'Europa occidentale - Inghilterra, Germania, Francia. ltali::i - dalla quale, di fronte all'acuirsi della crisi fra Praga e Berlino, dove va scaturire un accordo verso qudla •< pace ( r) Cfr. G.:11. :\u,o C ,1BIATI: « Cro11Ì\lori;1 di questa guerra ,,, Dall"Oglio editor.:, Milano, 1941.
J
p,
co~ giustizia >>, che non s-i era potuta stabilire a Versaillt.:~ vcn1'.11111i prima. « I vent'anni trascorsi dopo la firma solenne del trattato conclu)o nella Sala degli Specchi del Real Castello di Luigi XIV sino al proto collo monacense, prepararono le premesse dello storico incontro fra Adolfo Hitler, Benito Mussolini, Neville Chamberlain ed Edoardo Daladier. « Versailles e Monaco sono stretti fra loro con evidenti rappo rti di causa ed effetto, poichè furono indiscutibilmente le condizioni del trattato del giugno 1919 a determinare le reazioni tedesche - c, per altre considerazioni, anche italiane - le quali condussero poi alla riunione dei quattro statisti, allo scopo di evitare l'urto armato fra i gruppi antagonistici venutisi a formare sul continente. <( La riunione di Monaco trovava la Germania e l'Italia che, forti della nuova unità spirituale raggiunta, patrocinavano la soluzione della crisi tedesco - boema. << L'impreparazione politico - militare delle due democrazie costrinse Da!adier e Chamberlain ad accettare il compromesso offerto dal blocco italo - tedesco per scong iurare la conflagrazione; ma tale adesione determinò subito una diminuzione del prestigio <ldlc due nazioni occidentali, giacchè apparve chiaro come esse avesscro abdicato senza alcuna resistenza alle richieste loro presentate, accettando di fatto di venire estromesse dalle questioni riguardanti l'Europa centrale cd orientale. Tal e interpretazione diventò ancor più palese guandò, poco dopo la riunione del 29 settembre 1938, l'Italia e la Gcrm,1nia, con il lodo di Vienna (2 novembre 1938), statuirono da sole l' ulteriore sorte della Cecoslovacchia di fronte alle rivendicazioni magiare, e quando, successiv.amente, si vide come l'artificioso Stato di Praga non potesse resistere alle forze centrifughe delle varie nazionalità. <' Dopo le decisioni di Vienna si diffuse in Francia ed in G ran Bretagna un senso di umiliazio ne che, già manifestatosi al ritorno di Daladier e di Chamberlain nelle rispettive Capitali, prese novella lena, sintetizzandosi nella formula " mai più un'altra Monaco" · Il disagio si accentuò maggiormente durante il semestre successivo, pt:r l'approfondirsi del dissidio franco - italiano, determinato dal discorso Ciano del 30 novembre 1939, dalla replica del Bonnet del 1 4 dict'm hre e· d!illa denunzia dell'accordo di Roma del 7 gennaio 19)9. /\ auesti episodi tenne dietro il maturarsi degli avveni1ncnti cccnslov;1c~hi, che segnarono, dopo venti anni di resistenza, la fin e di t]twll,1
Repubblica e cioè: la cessione alla Polonia del distretto di Teschcn, il tentativo per la costituzione di uno Stato federativo, il colpo del JO _ marzo, col quale Praga cercava di distruggere l'autonomia della Slovacchia ed, infine, la chiamata a Berlino del Presidente Hacha e la proclamazione del Protettorato tedesco su la Boemia e la Moravia ; mentre la Slovacchia si dichiarava indipendente e la Rute11ia carpatica ,·enÌ\'a senz'altro annessa all'Ungheria. ,f Le sorprese del mondo interna2ional<.: non erano più cessate. Il :2r marzo il Reich, proseguendo nella campagna per l'annullamento delle clausole di Versailles, chiedeva cd otteneva dalla Lituania la re stituzione del territorio di Mcmel; mm tre una nuova rivendicazione tedesca appariva sul quadrante della Storia: Danzica. « Quc~ti se rrati movimenti , dai quali erano tenuti all'infuori Frani:ia ed fnghilterra, incancr ~'. nivano ;empn: più quell:t che si u sava chiamare ., b piaga di Monaco •>, eccitando i due grandi Stati d cmocr;itici, basati sul giuoco dei partiti, alla rivincita della umiliazione
patita. · ,, Fu allora -- il 31 marzo 1939 --- che Nc\'i llc Chambcrlain palesò alla Ca rnera dci Comuni i suoi accordi co n la Po lonia e, contemporam:amentc d1ch1arando d1 avere l'adesione della Francia, prese posizione contro ogni ulteriore sviluppo ddb p:ilitica germanica di riunire al R eic h k restanti parti staccate dal corpo nazionale tedesco. Ndlù i.lt:~~o kmpo Downing Stn:ct, in armonia con il Quai d 'Orsay, apriva contatti col Cremlino, ;-illo scopo di giun gere all'accerchiam ento diplomatico e militare della Germania na zional-socialista ,,. Intanto, nell'aprile del 1919, avveniva l'occupazione italiana dell'Albania, percliè Re Zogu, salito al trono m e rcè il generoso concorw dell'Jtalia, agiva in modo contrario agli interessi italo - germanici e p ~rchè l'Italia che, per migliorare la sua posizione nell'Adriatico si era battuta dal 19 I '5 al 1918, non poteva conse ntire alcun rnut;;mcnto in ouclla rccrionc. ::, Le truppe italiane, sbarcate a San Gio\"anni di Medua , a Durazzo, a Valo na ed a Porto Edda, in tre giorni s'impadronirono di tutto il paese cd il 12 aprile r9w l'Assemblea costituente di Tirana offrì la Corona albanese al Re d'Italia. Questi avvenimenti aumentarono la tension e già esistente; tra Roma , Londra e Parigi, e l'Inghilt erra e la Francia si affrettarono a stipulare accordi con la Grecia, la R o m ania e la Turchia per opporsi ;1llc aspirazioni dell'Italia, la quale si ritenne costretta a concludere a Berlino (22 maggio 19w) l'alleanza militare co n la Germania. li trattato comprendeva 7 a rticoli, il _," dei
.
quali stabiliva che, non appena una delle due Potenze si fosse. trovata impegnata in complicazioni belliche, l'altra si sarebbe posta immediatamente al suo fianco e l'avrebbe sostenuta con tutte le sue forze militari. Oramai le Potenze europee erano divise in due blocchi distinti, decisi alla guerra.
Secondo la situazione già esposta, il secondo conflitto mondiale avrebbe potuto rimanere circoscritto alla mia Europa cd anche, come sperava Hitler nella sua fallace illusione, alla sola Europa continentale. Ma l'Inghilterra, per gli impegni già assunti e per il suo prestig io, non poteva rinunziare alla prova, c<>rne non potevano non partecipare alla seconda guerra mondiale il Giappone e l'America. Negli anni 1929-r932 si era avuta, come è noto, nel mondo la grave crisi economica, per la quale nel 1929 si ebbero complessivamente q milioni <li disoccupaLi , il wi numero raddoppiò nel 1930. e che divennero ben w milioni nd rqv. Come scrive il Gigli nell'articolo ~ià citato, " ogni Stato cercò di supnare la crisi come potè: l' In,l!hilterra si garantì mediante una serie di accordi preferenziali con i Dominions, firmati ad Ottawa nel 1932 : gli Stati Uniti fecero qualcosa di simile, favorendo la formazione di un m ercato per i loro prodotti nell'America del Sud, attraverso ripetute conferenze panamericane; anche l'U.R.S.S., con l'intensilicat-a valorizzazione della Siberia , cercava di trovare uno sbocco per la produzione industriale, avviata con l' attuaz ione del suo primo piano l!uinquennale (r928-1933). Naturalmente tale economia chiusa venne a costituire un netto svantaggio per i paesi meno dotati di risorse, che si videro indirettamente sospinti a risolvere i loro problemi economici col ricorso alle aggres.eio ni politico-militari. Fra qu<'sti paesi il meg lio armato al momento e il più favorito nella conquista fu il Giappone. ,, La crisi del 1929 - 32 venne a scuotere le convinzioni deg li ste~si de111ocratici e dei circoli industriali, assertori a Tokyo delrespa nsione " pacifica". Se l'Impero ciel Mikado avesse potuto contare, non solo sulla Corea; ma an che sulla Manci uria, sulla Mongolia interna e ~ulla. Cina del Nord, si sarebbero potute neutralizzare le conseguen ze della cris i internazionale; quindi s'imponeva l'organizz azione di un solido mercato "interno" , al riparo delle fluttuazio ni del n1t.: r1:ato ''esterno''. Da qui la decisione dell 'occupazione di tutt :, la Manciuria
(19 settcmbrc 1931), con i suoi contraccolpi in Europa sulla Società delle Nazioni. Si mandò in luogo la Commissione Lytton, conclusasi col pieno fallimento, sottolineato il 3 marzo 1932 con l'istìtuzione ufficiale del Manciukuo, alla quale nessuno osò opporsi >•. Ma anche in Giappone, data la facilità di trovare la mano d'opera a minor costo, lo sviluppo industriale e commerciale era già tale da rendere m olto importante la ricerca dei mcrc iti cd a poco a poco inevitabile la concorrenza con gli altri Paesi e specialmente con gli Stati Uniti d'Amerirn che, come l' Inghiherr:l, cercavano una crescente ingerenza in Estremo Oriente. Per conseguenza, yuando anche il Giappone intravide la possibilità della guerra, deciie di approfittarne e di inserirsi nel cosiddetto Patto d 'Acciaio, con la Germania e l'Itali a. In qu:rnto agli Stati Uniti d'America, essi erano stati costretti già da tempo ad attribuire una nuo\'a interpretazione alla dottrina d i Monroe cd a conferire alla loro pclitica un carattere interventista. Come affermano Charles e Mary Beard, nella loro n:ct:nti ssima (• Storia degli Stati Uniti d' America ,,, tali Stati, divenuti adulti e finito il continentalismo. avc,·;rno combattuto la g uerra contro Li Spagna p::r Cuba, ottenendo Gu:1111 e le Filippine. e nel 1<100 avevano accettato l'annt:~siune dc.:lle Ì5ole Hawai. Pur essendo molto discussa, qur sta vigorosa pol itica era stata continuata da Teodoro Roo~evelt , intervenuto nl'lla controversia col Panam:i. ottenendo il diritto di scn·:ne il cana le.:. che nel 1913 a\'eva messo in comunicazione le acque de.I Pacifìco cin quelle dell'Atlan tico: avc:\'a protetto contro i c~cditori rnropei la R~pubblica di San Oomingo cd ave va finito col dedicarsi a q udla politica interventi sta, che venne poi seguita anche dal suo sucècssore, Woodrow \Vilson. Q uesti fece occupare, infatti, Haiti e San Domingo, ottenne dalla Danimarca la ce%ione ddl e Indie occidentali danesi e fece intervenire gli Stati U niti nd primo conflitto mo ndiale. Intanto 1:i cultura si andava diffondendo :mche in America, si lcnava contro ia plutoc raz ia , si mi glioravano le co ndizioni sociali, si su perava la graw crisi economica ,·crificatasi alla fine del 1929 e si comprendeva sempre pit1 che. dato ;rnche lo sviluppo industria.le degli Stati Uniti , una politica di irnlamcnto era ormai impossibile. Appunto per (presto, non ostante l'opposizione cli altri uomini eminenti ed a malgrado delle solen ni promc.:ssc da lui stesso fotte durante il periodo elettorale, Frank lin Delano Rcosevelt finì col partecipare g radatamente anche al \Ccondo conflitto mo ndiale, con una decisione che ebbe l'impo rtanza e le conseguenze ben note.
J {
'I
Dato l'intervento del Giappone e guello, successivo, ddl' AllH' rica, anche il conflitto iniziato nel 1939, un anno appena dopo il cn11 vegno di Monaco, non potè che estendersi sempre più, fìno a di vl'11i1r anch'esso un conflitto mondiale.
Fra i molti. libri pubblicati al riguardo in questo poco tranl1uillo dopoguerra, ci sembra opportuno citare quello di Erick Kordt che.:, intitolato nel testo originale « Illusioni e realtà )), nella traduzi9nc italiana, pubblicata dal Garzanti nel 1951, porta il titolo più generico " La politica estera del terzo Reich ,,. In esso l'auto re ha illustr:1to, alla luce di documenti non ancora noti, gli improvvisati diseg ni , le.: non p onderate decisioni, i mutevoli sentimenti di Hitler per quanto riguarda le relazio ni della Germania con gli altri Stati del n1ondo. Argomento, questo, di particolare importanza, trattando il quale, il Kordt ha dimostrato senza dubbio. se non sempre l'obbietti~ità del vero storico, la sagacia del dipl omatico e qudb sicura conoscenz;1 degli uomini e degli avvenimenti, che non -poteva certo mancargli. visto che egli, già funzionario di carriera del Ministero degli esteri tedesco, rivestì fino al 1940 la carica di Capo di Gabinetto dd m ini ~tro Ribbcntropp. Ed, infatti, be11cl1è i primi lJUattro capitoli , pit1 che alla po l;tica estera, sian o d edica ti a quella interna cd alle vicende attraverso le ·quali Hitler salì al pDtere _:_ il libro riesce a suscitare il più vivo intc resse: sia perchè riassume tutta la politica estera tedesca dal 1933 al r945; sia pcrchè precisa, con particolari tìnor<l in parte ignorati, i rapporti fra il G overno tedesco e 1..1ucllo italiano del tempo , nel to r m e n tato periodo che precedette immediat;uncnte il seco ndo conflit io m cm Jialc e dur:i.ntc il conflitto stesso. Dopo avere rivelato, tìn dall e p r im e pag ine, qualche rc;:.rcto ·-
come quello della igno miniom calunnia contro il Capo delrese rcito tedesco~ gene ral e Fritsc h. morto poi alla testa cli un reg~~imcnto il Ko rd t si addentra n d l'esàm c della politica estera hi tleriana I'. dedica interessanti pagi ne a l convegno di Monaco, all 'aggres~iont· alla Po lo nia ed alle ca use che finirono per rendere inevitabile la ~t· con~la .?jtlerra '.nonc~iale: ,. . . . A p roposito eh tali cause, l 1mz10 del conflitto 1939 - l <J45• ( 011 tutte le dann ose conseguenze ch e csw ebbe per q uasi tutti i popoli. , i deve, secondo l"autore, principalmente a due errori: il pri11w di
Hitler, il guak, dopo avere assistito al contegno prudente assunto dal l'Ing hilterra verso l'Italia in occasione della conquista della Etiopia , credette di poter essere certo che le Po,enze occidentali , pur essendosi dichiarate garanti dell'im:li penclt:nza della Polonia, non sarebbero effettivamente intcrn:nute in suo soccorso con le armi. Il scwnc!o. att.rihuito a Mussolini e dovuto alla sua eccessiva fiducia nella potenza militan: tedesca ---- fiducia che lo indusse, anche contro l'autorevole consiglio del Capo dello Stato di allora e non ostante le riserve dei Capi militari - a seguire, sia pure con frc::4uenti esitaz ioni cd incertezze, la politica hitleriana. anc he do po aH:re invano tentato di ritard:,rne gli svi luppi. Queste fallaci illusioni resero Hitkr i11~1,; mibilc a qualsiasi ammonimento - molto più che il Ribbent ropp h;i~<'-> la fortuna della sua rapida carriera soprattutto su un ·assul uta :1u1uiesçe11za ai voleri del dittatore --- cd impedirono a Mussolini di sg:rnciarsi tcmpesti\·amente Jall 'alkato, non ostante le non poche: ddu ~ioni subìtc. Dopo essersi affrettato a conciu(k~c ad ogni costo l'impron·iso accordo con la Russia, Hitler diede r ordint· alle :\rinate tedesche d i penetrare in Polonia. a malgrado dei consigli J i 11 w dcraziunc e dl'i tc:mpesti,-i arnrnonimenti :l\'uri dalia Franci.1. d,iii-ing hi itcrr;1 ed anche dallo stcsrn Mussolini ; ammonimenti, ai q u:1l i egli no n aveva credu to. tanto che rimase sorpreso del le dichi:1r;izioni di guerra della Fr:rnci:1 e cklrlng hilterra e che. suile prime, s1 ost11~<'i a sperare che le nazioni occidentali, pur :!\-endo dichiarato I.i ~ucrra alla Germania, non sarebbero $CCse effettivamente in cam po. La dd1ole reazione anglo - francese davanti alla linea Maginot sembrò dar ragione all'illusione di Hitler e ~li di ede il tempo di contJuistare guella parte del!J Polonia che, nd tr att:1to con la Russia, era stata comider:1ta sottoposta all 'influenza tedesca: ma ben presto k cose mutarono. Le forze militari ge rmaniche. pur ra pidam ente \'Ìttorio~c nel Belgio, in Olanda ed in Fra ncia. non riwciro no a pi egare l'l 11ghiltcrra. La guerra si estese, ~.cm prc: più accanita, quasi a tutta l'Europ;1 ed :all ' Africa , fino a quando, col non previ~to intervento am.ericano, b rcalt:'1 distru ~·c ancora una Yolta le fallaci illusioni del dittatore tc:dcsco e s'ini zit> nel 1913 quclb serie di insuccessi, che fecero perd ere ad Hitler, non ostante !a propaganda di G oeb!)cls, l':wreola di ,. più grande comandante di tutti i tempi ,.. F u -- scrisse il Kordt - - come il precipitare di una valanga: il V gennaio la capitolazione di Stalingrado, il 12 maggio la catastrofe di Tuni si, il 9 luglio lo sbarco in Sici lia, il 25 luglio la caduta e l'ar-
2~ I
resto di Mussolini e 1'8 settembre la resa dell' Italia. Hitler e l\.: ~c rci111 tedesco si prodigavano ormai in\'ano nel tentativo di mutare i destini della guerra. Nell'estate del 1943 l'esercito russo passè, per la prima volta all'offensiva e la guerra sottomarina, nella quale Hitler aveva riposto grandi speranze, fu resa vana dalle abili contromisure tecniche degli alleati. Mentre l'autore deplora le impulsive decisioni di Hitler - dcci~ioni spesso prese, in Germania, come in ltalia, contro il parere dei competenti __, denunzia, fra le cause che determinarono il conflitto, anche l'incongruenza della mutevole politica estera delle nazioni occidentali e specialmente deff Inghilterra rispetto alla Germania, politica che, nelle sue deplorevoli incertezze e nei suoi improvvisi mutarnenli, non potè non incoraggiare le ambizioni hitleriane. Il Kordt scrisse evidentemente il suo interessante volume col tardivo « senno del poi », come dimostrano le considerazioni finali, che tentano di distinguere le responsabilità del popolo tedesco da quelle <lei suoi governanti del tempo. Non si comprende, a tale riguardo, come la Germania potè venire trascinata verso il suo tri ste destino; mentre tante influenti personal ità ....., compreso lo stesso Kordt, che tenne la sua importante carica fino al T940, cioè fino a quando egli venne inviato a Tokio - tentarono di persuadere Hitler della fallacia delle sue illusioni. Ma non possiamo negare che, in complesso, anche questo volume contrjbuiscc a far luce sugli avvenimenti; nonchè sulf'amhiente che il social-naz.ismo avcv;i creato in Germania e sull'avversione alla guerra di molti Capi militari tedeschi, i quali , ben comprendendo che Hitler avrebbe finito per condurre.: la Germania alla rovina, rimciti inutili i loro avvertimenti, non esitarono poi ad ordire successivi complotti per tentare di liberare, con un colpo di Stato, la nazione tedesca dal nazism~>- Come è noto, questi complotti, ai <.ptali parteciparono anche ufficiali di alto grado, non riuscirono nen\ nell'intento e la Germania si avviò fatalmente verso la catastrofe.
,.
Il.
l' INIZIO DELLA GUERRA E LE PRIME OPERAZIONI Dimostrate fatali la divisione del mo ndo in due gruppi di Potenze contrapposte e l'inevitabilità del secondo conflitto mondiale, ricordia mo ora le circostanze che ne dete rm inarono cd accompagnarono l'inizio. L' Ing hilterra e la Francia, umiliate, com e abbiamo detto, a Monaco t: decise a non piegarsi ulterio rmente alle pretese germaniche, ncl b prima c1uindicina dell'aprile 1939 :ivcvano concesso garanzie unilaterali alla Polonia, alla Romania ed alla G recia. Quando Hitler - rnpponendo che, a malgrado di tali ga r.1nzie, l'Ing hilterra e la F,:;n( i:t non sarebbero cffctti\"amcntc in:crvcnutc -- \olle risoh·crc :111cl 1c la yucstione di Danzica cd un accordo con la Poloni;i al rig uardo ri sultò impossibile, la guerra divenne inevitabile. Pcrd1t· in ogni ca~o la Germania pokssc senti rsi ~icu ra ad orit:nte, ,ill :1 fin e di agosto, mentre si wùlgevano ancora a Mosca trattative di!'l"m;ttichc fra la Russia, la Francia e l' Inghilterra. venne firmato cd im pro,-visamcnte annunz iato i l patto Ji non aggressione fra la Germania e r u nione deJl c Repubbliche SoYietiche ed il 1 " settembre, troncando ogni di scussione in proposito, le truppe del Reich oltrepassarnno i rnnfì ni della Polonia , dando cosl inizio al conflitto. Due ~iorni dopo la Francia e l'Inghil terra, contrariamente alle illusioni di Hitln , did1i:na ro no la guerra alla Germania e l'Italia an nunciò la su a ,. non bèlligt.:r;11 1za ,,. L\:sen:ito del Reich -- scriveva il Cabiati (1) - dtl (j uale un'aliq uota occupava b " \Vestwall >, al fronte occidentale, al com ando del generale rnn Brautchisdi ·--- era di sposto, al rn nfine polacco, in due Gruppi d'Armate. li Gr uppo nord (3~ e f Armata) avrebbe attaccato dal la Pomerania è dalla Prussia Orientale, a cavallo del 11 corridoio )• fra la Gcrma 11ia e la Polonia: il Gruppo -sud (8', ro" e q '' Armata) ( I)
Cfr. Awo
c .\ Ul.\'j l:
Op. cit.
avrebbe mosso dalla Slesia e dalla regione carpatica, con ohliiclll vo Varsavia, centro geografico del territorio polacco, scelto quale p11111 0 di congiungimento dei due Gruppi di Armate. L'esercito polacco, al comando del Maresciallo R ydz Smig ly, cr., schierato a cordone lungo l'immenso arco del confine. Una leggera preponderanza di forze nel settore di Posen accennava timidamc111 c all'intenzione polacca di voler attuare un'offensiva in Slesia; offensiva che sarebbe stata difficilmente sostenuta dall.e ali, troppo deboli . dello schieramento. Di ciò approfittarono i Tede~chi, attaccando decisamente per terra, nel cielo e sul mare. Il 1 ° settembre stesso, mentre J'Aviaz io n1: germanica colpiva i principali aeroporti polacchi (Rahmel, Putz ig, Graudenz, O snan, Lodz, T omaszov, Radom, Kattowice, Cracovia, Leopoli, Brest), l'esercito impegnava e sfondava la copertura polacca, penetrando contemporaneamente nella zona del '<corridoio,, dalla Pomerania e dalla Prussia orientale ; mentre le Unità della zona mon t:ma meridionale avanzavano fino a Kattowice. La Marina si schierava davanti a Danzica e bombardava le posizioni della Wcsterplattc. Le operazioni continuarono nella stessa direzione e le truppe deila 4'' Armata tedesca, provenienti dalla Pomerania, raggiunsero ia vecchia fortezza di Graudenz, dove diedero la mano ad el ementi del~a 3• Armata, giunti dalla Prussia orientale. I reparti polacchi, dopo· aver opposto tenace resistenza, ripiegarono su Bromberg. A mezzogiorno la 10" Armata (gen. Rcichcnau) si accingeva a passare l'alto ·corso della Wartha e distaccamenti avanzati occupavano J'imF,ortantc passo di Jablunka, che apriva la via di Cracovia. Il 3 le truppe tedesche continuarono ad avanzare nel '< corridoio>> e, con la conquista di Dirschau, si assicuravano un importante nodo ferroviario; mentre, con l'occupazione del centro di Berent (sudovest di Danzica), liberavano la costa da ogni minaccia polacca. Più a sud le truppe provenienti dalla Slesia inseguivano i Polacchi in ritirata e si dirigevano su Cracovia, che cadde il. 6 settembre. Si nvelava così chiaramente l'indirizzo del movimento tedesco : ava nzare decisamente con il Gruppo d'Armate nord , i cui Corpi d ' A rmata si sarebbero cong iunti nella zona Kuln - Graudenz, lungo le due rive della Vi stola, su Varsavia, e con il Gruppo di Armatc sud portarsi da Cracovia a Lublino, con largo aggiramento dell 'ala sini stra· polacca. La pressione delle Armate 4• e 3• al nord e della 10• a sud , facilitava in Pom erania il movimento del1 '8" Armata (gen . Hlaskowi1 z).
d1e avanzi'> rapidamente con i reparti celeri e corazzati, poco curandosi dei Corpi polacchi che, rotti frontalment e, i,i raggruppavano sui fia nchi delle Armate tedesche avanzanti, tent:111do gualchc disper.1to contrattan:o, dc~tinato a rimanen.: senza successo. L1 dcci~a ava nzata germanica portò all'espugnazione della Weqer platt e: n1 t·11t.rc nella piana di Tuchel (Graudenz) le Divisioni pciacchc t/ e 2.i vrni\\1110 annientate. U nità della f Armata germanica raggiu nsero il Narew, minacciando Varsavia, che subiva diversi a> tacchi ;1nei. mentr e le truppe della 4" Armata vi si avvicinavano dalla frnm,· T horn - Strassburg. Dal principio della seconda settimana le operaz ioni da parte delle truppe del Reich presero l'aspetto di un inseguimento dell 'esercito pol:icco. che si ritirava da tutti i fronti, nella spe ranza di poter assu111 ere uno ff hieramento difensivo sulla ri va destra della Vistola. Aspri rn111ha1timenti si svohcro nei vari settori e si conclusero dovunque rn11 b rotta d ei Polacchi e con la conquista di Lod z da parte dei T cdc~d1 i. Da questo m omento la marcia ddk U nità germaniche vcr~o (.rien !e ~i accckn\ I nuclei di resistenza del l' Armata polacca del settn re ci i Pti-c n vennero accerch iati nella zo na dì Kutno - Modi in e l'inc, rirn di f:1r loro deporre le armi fu a(tìdato a truppe di seconda ~c li ier:1: men tre le Divisioni cor;izzatc del Rcich proseguivano nello ~irutt ;11nc11to del mcccsrn. ì\."dk .~iornate dd ro e ddl'1 r settem bre . con l'arri vo sulla Vi ,t nla dclk ;1vanguardie delle Armate f e 8", si d eli neava sempre più L, 111:1111;1 r:1 d':tccerchiamen tn ide:1 ta dallo Stato Maggiore tedesco. Le Di"i ~iun i da montagna dell'estrema ala m eridio nale raggiunsero <:a n o n. a ~ud di Przemusl ; mentre distaccame nti celeri accerchiava110 Leop1>li (12 settembre), d1c cadde undici giorni dopo. I .'i ll\'estimento di Leopoli accelerò il m ovimento delle Armate 1o ' e LJ • clic si port;1rono alla V istola, l'oltrepassa ro no e provvcdetiern aiì'agt' .1 r:1111c11to a lar"O ra :,:-, nnio di Varsavia. Contemporaneamen.. ' ' b te, Ja nurd. le A rmate f e 4", riunitesi, si liberavano dcile ultime rc~istcnze rirna~ tc :rlle lon~ spalle. Gdynia venne occupata, completando la st:p:ir:tzionc dal mare della restante Polonia. La manovra tedesca ;1 tenaglia si pcrfcziùnÙ nei giorni successivi cc n l'avanzata della . f Armata, che co nqui ~tù Bialvstok e Biclsk, avvicinandosi a Brest Li towsk ; mentre da· !.ud le fo;zc della 10·' Armata risalivano fra il San cd il Bug, allo srnpo dì :iccerchiare i reparti polacchi ancora addossati 1lla Vi~tola. ·
La Capitale della Polonia era completamente circondata : 111a 111 invito alla resa venne respinto dai difensori della cit tà, eh<.: ri ce vett e nuove forze, sfuggite all'accerchiamento di Kutno. Il 17 settembre un nuovo nemico si sc hierava contro la Polo nia . Si trattava dell'U.R.S.S. che, dopo aver dichiarato la decad cn7.a di tutti i trattati intervenuti io passato fra Mosca e Varsavia, fece m .u . ciare i suoi eserciti sul territorio polacco, seguendo due principali d irettrici: a nord su Vilna e a sud su Leo poli, riuscendo ben presto a prendere contatto con le truppe tedesche nei pressi di quest 'ultima città. Le Armate tedesche accentuaronQ allora la loro conversio ne su Varsavia, disperdendo i centri di resistenza polacchi ad occidente della Vistola e determinando lo sconfinamento in Romania del Comando Supremo polacco col Maresciallo Rydz Smigly.
A proposito delk operazioni tedesche in Polonia ci sembra m olto interessante e quasi sempre attendibile. tra le fonti di notizie pe r la ricostruzione ~torica degli ane nim enti , anc he il libro del Vice Ammiragl io K L1rt Assmann , già pubblicato nd 1953 col titolo ,, Anni f:11ali per la Germania )• cò edito nel 1954 nella traduzione italia na, a cura dell'Ufficio storico della nostra Marina. Anche ciucsto libro ha, infatti, tutta l'apparcn7.~1 di essere s<'rcno cd 0bbiettiv0, a nche se tenta di attribuire la responsabilità dell 'inizio della guerra alla intransigenza, con la quale gli uomini di Stato polacchi, un a volta ottenuta la garan zia della Francia e dell'Inghilterra, s'irrigidirono nel rifiutarsi a partecipare ai tentativi <li risolvere p:,cifìcamentc la questione cli Danz ica compiuti dall'Inghilterra e dalla F rancia cd, all'ultimo, t1u a ndo era ormai troppo tardi , anche da Mus,olini. Dopo avere aperta~ cntc riconosciuto g li errori del dittatore tedesco, anche l'Assmanr~a ffc rma che la seconda g uerra mondiale fu resa inevitabile dagli erròri di V ersailles ed ammoniw:- che ,, ~e g li uomini cli Stato che oggÌ manegg iano la carta del mondo dovcsst:ro indursi a se parare dalla Germania le terre tedesche a leva nte dclb linea Oder - Neisse, nel cuore dei Tedeschi resterebbe aperta una ferita i7isanahilc, dalla quale finirebbe per sorgere un nu~>vo incendio mondiale, poichè Dio l1a conferito al cuore dei popoli forze du: nc~suna potenza terrena può comprimere o spegnere; forze ddlc quali
la Germania ha saputo dar prova : sia durante la guerra ; sia neg li anni del dopoguerra 1) . Anche J'A ssmann attribuisce l'invasione della P olonia all'illusiont: di Hitler c he, non ostante i tempesti vi e ripetuti avvertimenti, la Francia e l'Ing hilterra si sarebbero ancora una volta rasseg nate di fronte al fatto compiuto e ci rivela molti particolari inediti sul m ancato tentativo di invadere l' Ing hilterra (operazione Scelo w e); tentativo voluto d a Hitler: ma avversato e prorogato dai Capi d ella Marina, del l'Aviazione e dell'Esercito, che no n potevano garantire al dittatore il successo delh n o n facile imprc~a. L'autore ci dà inoltre interessanti e documentate notiz ie an c he ~ulla campa_g na contro b Norvegia, nella q uale la Germania prevenne l'Inghilterra; sulla g ue;ra alla Russia e sull ' in vasione tedesca dei Balcani. La parte del vo lume c he pit1 inte ressa noi Italiani è però quella che si ri fe ri sce alrintervcnto ted esco nel Mediterraneo ed in Africa scltcntrionak, intervento, a pro posito del quale il vice a mmiraglio Assmann deplora come Hitler. suggestio n ato anche d alla tradiz io n e germ anica, non comprendesse l'importa nza dd Mediterraneo, che per nng hilterra ra ppresentava il teatro di guerra principale, cadendo e Lt.:..::ndu .:aLkn: il Cùmando it,di;.lnù nd f.,t.il,;: c..: 11 ore di iniz.iarc k: r,pcrazioni in Africa settentrio n ale, se nza aver prima co nquistato l\1alta. -
L'autore, che r iconosce pienamente ìe bdle yualirà ed il valore dd soldato italiano, costretto a combatte re senza :1rmi e m ezzi materiali adeguati. deplora anche :ipertamente com e nella Germania hitl eriana fosse stato considerato ,, tradimento ;, l'impossibilità nella quale ,·enne a trovarsi l'ltalia di continuare la g u erra, e ricorda, a que: sto riguardo, l'autorevole affermazio ne del Bismarck che « nessuna P.azio~e può sacrificare la propria esiste n za sull 'altare d ella fedeltà ai tratla ti , ..
La co nclusio ne del libro con corda con la premessa e, poichè Miito n Sliulma n , nei suo vo lume « Dcfcat in the W est » indica l'attacco con tro la Ru ssia come l'erro re pit1 g r ande di Hitler, l'e ntrata in g uerra contro l' A m erica come l'erro re d ecisivo ed il manca to apprezzamento dell'im port:mza del Mediterraneo come l'erro re finale, Kurt A ssmann risponde allo scrittore ing lese, prendendo obbiettivamen te !n esam e tutti g li errori ddla politica estc~a tedesca prima e durante il secondo conflitto mondiale e, dopo avere citato la maggior parte dei libri tedeschi e stra nieri c he trattano questo stesso a rgom e nto , conclude c h e H itler, q uanto più p assava d:; un su ccesso all'altro, tanto
più perdeva il concetto della misura tra il possibile cd il raggi1111 ~1 bile, finchè l'arco troppo teso si ruppe di fronte alla Russia. Frattanto, al fronte occidentale, la « linea Mag inot >> e la n Wi: ,1 wall » tenevano in rispetto gli avversari e si iniziava un lungo 11r riodo di scaramucce locali e di modeste azioni aeree; mentn: l' lnghil terra iniziava il blocco contro il Reich. All'inizio di dicembre la Russia attaccò la Finlandia. Mentre i Finlandesi si battevano eroicamente, mettendo a du ra prova l'assalitore, Francia ed Inghilterra discutevano circa l'aiuto da portare all'aggredita Repubblica; ma, quando tutto era deciso cd un contingente di 50.000 uomini stava per partire, la Finlandia - esaurita dalla lunga, impari lotta - accettò l'armistizio, che la privava di importanti territori e della base marittima di Hangò. Ai primi dell'aprile 1940 l'Inghilterra collocò mine nel mare di Norvegia, la Germania prese sotto la sua protezione la Danimarca c la Norvegia, occupò, senza colpo ferire, la prima cd iniziò la sua penetrazione nella seconda. Dopo tre settimane anche la Norvegi a era occupata e gli alleati dovettero reimbarcare i contingenti, che :,veva110 invitato in alcune località delle sue coste.
La guerra in Olanda, nel Belgio ed in Francia. Il 10 maggio - come dili gentemente annotava il generale Aldo Cabiati nell'opera già citata - il Governo del Reich invitò i G abinetti di Bruxelles, dell 'Aja e del Lussemburgo ad accettare la protezion<.: dell'esercito tedesco sui territori dei rispettivi paesi. La proposta fu immediatamente respinta ed, all'alba dello stesso giorno, l'esercito germanico varcò contemporaneamente i con fini del Lussemburgo, del Belgio e dell'Olanda, stroncando fulmineamente 1c prime resistenze. Contemporaneamente l'Aviazione tedesca bombardava i principali aeroporti della Francia e del Belgio, distruggendo ben 400 apparecchi al suolo ; mentre un forte nucleo di Paracaduti sti veniva lanci ato sul cam po di volo di Rotterdam. Nella stessa giornata del IO maggio il Lussemburgo venne oltrepassato fino a raggiungere la frontiera opposta e ad impegnare g li avamposti francesi; in 01:i nda fu estesa l'occupazione per vi:i ac rc:1, e con't'ingenti di truppe entrarono in Macstricht presso il confin<.: br iga. Nel Belgio la striscia di territo rio gù tedesco di MalméJ y \'e nne subito invasa. 18.
L'Ol;rnda venne occupata dal 10 al r_; maggio; mentre nel Bd~io cadeva Liegi. Il 14 maggio le truppe tedesche provenienti dal Lussemburgo travolgeva no k difese francesi nella regione di Sedan - Montmédy, all 'estremo nord della linea Maginot, e nei giorni successivi i Tedesc hi allargarono la rottura, separando le truppe francesi di Scdan dalle Unità franco - belghe - ingksi che, fin dal giorno IO, si erano porta te in tcrritorio belga, per recare aiuto all'esercito di Leopo ldo III. · La marcia in avanti proseguì immediatamente ed il 15 maggio venne raggiunta la linea Anversa - \Vafre - Namur; il 17 furono occupate Bruxdlcs ed Anversa ed in Francia la breccia di Sedan venne allarl!ata. verso nord, fino a Maubeu~e. Attraverso le ampie brecce pra1ic1tc nel dispositivo avversario, i Tedeschi effettuarono una ma110na :1 tenaglia per accerchiare k forze franco- inglesi tutto ra sul territorio belga. Dal fronte An versa - BruxcHes puntarono su Gand e da Maubeuge - ptr la valle d ella Sambrc - puntarono su (1uella dcll"Oi ~e. Le Cateau e San Quintino furono raggiunti il giorno 18. Nel b stessa giornata, ,dl'estrcrnità orientale della linea di com ba tt imento, le colonne di sinistra della massa gcrmjnica, avan zando d:i lh regione di Longwy e di Sedan, approfond irono la breccia sulla linc:1 della Mosa e penetr:mrno direttamente in te rritorio francese. La lin ea Mag inot da ljuel momento fu aggirata sul fianco sini stro. Le Armate tedesc he proseguirono decisam ente su Avcsncs, Vcn·ins, Landrécie,. Cuise e puntarono su Soisson e Reims. Nel lo ~lesso g iorno 1.8 magg io il Governo francese esonerò il gcncr;1lc Gamel in , sostituendolo col generale \Ve ygand. ' li 19 m:ip·gio le colonne celeri germaniche avanzarono lungo la va lle della Somme, per raggiungere il mare e staccare gli alleati chiusi nel Hclgio dal rimanente della Francia. Il g io rn o 20 i Tedeschi erano ad Amiens e n ella notte sul 21 le loro av:111g11:i rd1e orruparono Abbévil lc. st.'lccando le Armate francesi 1". i e 1/, ii Corpo di spedizione britannico e l'esercito belga dalle altre Armate rr:111<:csi, addossare al mare e ci rcondate da ogni parte. li gen erale W cygand o rdinò allora un ·azione dalla zona Camhrai - Valenciennes w r~o sud, allo scopo di rompere l'accerchiamento i n direzio ne di Rcin1 ~: ma i Tede~chi contennero lo sfor zo francese e, lanciando nuove colonne verso il m:irc. il 23 maggio occuparono Rmilogne-sur-mcr cd il 26 Calais. Nei gio rni 2-6 e 27 maggio i soldati del Reich. ch e avevano rag-p-iu11to le loolità d i Iseghem c di t..<>ttrtai, poste guasi a lla m età della
sacca di Lilla, riuscirono a tagli,ire la zona Lilla - Dunktrqur <h 1 11 da in due compartimenti, chiudendo in quello nord le forze :rnglc1 belghe ed in quello sud (zona d i Lilla) le truppe fran cesi. Il Re del Belgio capitolò senza condizioni e circa mezzo miliotll" di combattenti depose le armi, lasciando scoperta l'ala sinistra degli Inglesi, costretti ad indietreggiare fino a Dunker(JUC, per affrrn:in.: i reimbarchi verso l'Inghilterra. Non ostante l'allagamento della zona circostante, Dunkcrquc.: venne presa il 4 giugno; mentre gl i ultimi traspo rti anglo-francesi riconducevano in Inghilterra i resti del Corpo di spedizio ne britannico e pochi scampati della Ia Armata francese. All'alba del 5 giu gno le Divisioni tedesche, rinforzate da alcune Unità fresche. ripresero l'of• fensiva con direzione generale Parigi. Le truppe francesi - da 35 a 40 Divisioni - erano schierate dietro l'improvvisata « linea W eygand » (200 chilometri circa), sulla riva sinistra dei fiumi Somme -Oise - Ai sne, storico campo di battaglia in Francia attraverso i secoli. Le truppe germaniche attaccarono con deci sione e dopo poche ore la << linea Weygand >' fu rolla in diversi punti ed il giorno 8 il generale Wcygand fu costn:tto ad ord111are la ritirala gc.:m:rak. Allora tutto il fronte tedesco avanzò come una rn:m:a travolgente, costringendo il Governo della Repubblica a lasciare Parigi (11 giu_!!no), che capitolò il 14. Nello stesso giorno elementi di un Gruppo d'Armate tedesco c.onc1uistarono MontméJy, caposaldo settentrionale della linea Maginot, che venne rotta in tutto il tratto superiore. Il 18 giugno Metz fu costretta alla resa e la Maginot venne minacciata anche dal rovescio. In queste gravi condizioni il Maresciallo Pétain, n uovo Presidcn.te del Consiglio dei Ministri, decise di chiedere l'armistizio alla Germania. Il 25 giugno 1940 l'esercito francese aveva finito di combattere. Il 10 dello stesso mese era intanto entrata in guerra anche l'Ital ia.
I successi di Hitler e la ·, resa incondizionata . Circa l'andamento della seconda guerr,1 mondiale.: e sugli errori commessi anche dagli Alleati , ci !-cmbra degno di particolare mrnzione"il volume di Chester Wilmot, co.1 y uale si ricordano ohhirlt ivamentc g li avvenimenti e si attribuisrnno l'accanim1.:11lo cd il prolungarsi della guerra all'er rore comme~so speci:tlm ente dal Prt·~idrnt c
denli Stati Uniti con lo stabilire,. a Casablanca , che la guerra non dob vcssc co ncludersi se non dopo la resa incondizionata dei paesi ddl"A ss<.:. Chcstcr Wilmot, nd I capitol o del suo interessante libro " La lotta pe r l'Europa,, (1), a proposito della situazione nella <.Jualc venne a trovarsi l'Inghilterra subito dopo Dunkcrque, ha ricordato che, nell'estate cld 1942, quattrocento milio ni di Europei erano sotto il. giogo della dominazione tedesca. L'[mpcro di Adolf Hitler, allora ,il vertice della sua potenza, si stendeva dal Mediterraneo al Mare Artico, dalla Manica al Mar Nero e qu::isi al C aspio. Tra i Pirenei e le steppe dell 'Ucraina non v'era altro Stato ~ovrano all'infuori della Svizzera. Nelle antiche Capitali - ad Atene, Rom a, Vienna, Parigi, Praga, come ad Oslo cd a Varsavia - ogni altra voce era soffocata dalla voce della Germania nazista. Le punte avanzate delle Panzerdivisionen di Hitler avevano raggiunto il Volga cd erano a pochi passi dal Nilo. Nd lontano occidente i suoi sommergibili avevano spinto l'offensiva tedesca fin sulla costa atlantica dell'America del Nord e nel mar dei Caraibi. Ad oriente il suo alleato, il Giappone. aveva divorato le colonie di Imperi più antichi, ottenuto il controllo del le a C'-jUè .1s iaticht: t: port,llo le band iae dd Sùl Levante nd cuo re dell'Oceano Indiano. Non si potevano più chiudere gli occhi sulla eventualit;Ì che gli eserciti della Germania e del Giappone si congiungessero ad o riente <li Suez. In tre anni di guerra la vittoria non era arrisa a Hitler solo nd ciclo di Londra e tra le nevi intorno a Mosca . La Germania era ora in guerra con una coalizioi1e di Potenze mondiali ; ma, di queste, solo l'Unione So\'ietica era duramente impegnata contro di essa e aveva già sofferto p:.:rditc atroci. In quindici mesi, l'Armata rossa aveva perduto piL1 di cinque milioni di combattenti. Le grandi provincie della Russia Bianca e dell'Ucraina erano ~tate invase e superate e, con loro, le risorse belliche del.la valle del Dnicpcr e dd bacino dd Donctz erano cadute in mano ad Hitler. Nel 19.p , Lening rado e Mosca avevano resistito all 'assedio ; ma la nuo"a offcnsi,·a tedesca del 1942 aveva portato la Wehrmacht :1 Staling rado cd in fondo al Caucaso, minacciando direttamente i più ri cchi campi petroli fe ri della Russia e la sua stessa capacità di continuare la lotta. ~
( 1) C:11 E, TER. \V,1.~t0T: ,, Li luu:1 pn !"Europa ... rrad uz ìone datl"in glcse dì Bru no :\faffì, Arnoldo Mo11,b do ri ed ito re. ìvl ilano, 1953.
Mentre la Russia ardeva e sanguinava, poco poteva no fare gli Stati Uniti o la Gran Bretagna per aiutarla. Per grande che fosse la loro forza p otenziale, non potevano mettere in azione i loro eserciti , ul continente prima di avere arginato i Giapponesi, di avere spazzato le forze dell'Asse dall' Africa del Nord e di avere ottenuto il controllo dei mari. Non potevano: nè soddisfare la richiesta di Stalin di un (< secondo fronte n ad occidente entro L'anno; nè mantenere il flusso continuo di convogli ai porti artici della Russia. Su entrambi t1 uesti punti Stalin aveva aspramente redarguito gli alleati occidentali, accusandoli di aver mancato per due volte di parola; e, nelle alte sfere di Washington e di L(mdra, molti temevano che Stalin potesse lasciarsi indur.re ad una pace separata con Hitler o, quanto meno, che la potenza militare cd economica sovietica fosse colpita al cuore, prima che le risorse della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America potessero essere mobilitate e gettassero il loro peso sul continente europeo. In entrambi i casi Hitler sarebbe stato-libero. di volgere contro l'Occidente il grosso delle sue forze, sventare l'invasione e condannare i Paesi occupati ad anni e anni di servaggio, sotto un regime rinnegante i valori più pre;r.iosi che la civiltà europea avesse faticosamente creato nel corso di tre m.i ìienni. Hitler era, o ~embrava, al culmine della sua potenza, e gli uomini delle Nazioni Unite non erano in grado ancora di dire come e tJuando sarebbe stato possibile rovesciarlo. E tuttavia, già nel 1940 la ).'. Uerra aveva compiuto la sua svolta decisiva. Lo stesso anno del m as~imo trionfo hitleriano era stato quello del suo primo, grande insuccesso: un insuccesso di conseguenze ultime assai più gravi che tutte le sue vittorie. Era stato il rifiuto della Gran Bretagna a capitolare o anche solo ad accettare un compromesso, che aveva spinto Hitler sulla via fatale dcll 'invasione della Russia. Era stata la sfida inglese ad accendere e alimentare la fiamma della resistenza nell' Europa occupata ed a costringere Hitler, quando si rivohc a est, a lasciare un quarto delle sue forze ad occidente, per montare la guardia alle sue conqui ste e tener sotto il tallone i popoli soggetti. Se fosse riuscito a ccnc1uistare od a neutralizzare ti r.ran Bretagna, Hitler non avrebbe avuto rauione di tem ere un " secondo fronte ,,, -poichè. alle 11orte occi~ dentali del suo Impero non ci sarebhc ~tata la base da cui, un g iorno, le forze della libert:'t sarcbbt:ro salpate per abbattere le murag lie dclLt su:1 ,, F'estung Europa ,,. E, nella ,, conclusione ., dell'intcre~~ante ,olurne, C hes1cr Wil 11101 afferma testual mente:
<• Trascinati 1n guerra due volte i11 una generazione da una ag/!ressionc tedesca, i popoli della Gran Bretagna, cieli' America e del l'Europa occidentale inrendcvano che la potenza militare della Germania fosse spezzata per sempre, e che il suo popolo fosse portato a comprendere che <i l'aggressione non rende )• . Questa volontà. fu raf. forzata negli ultimi anni di guerra, quando risultò che, in tutti i p:iesi occ11p:iti, i nazi sti avevano condono una politica di spoliazione e di :1ssassinio. Nello stesso tempo correva nei paesi anglo-sassoni una poc!crosa ùndara di simpatia per la Russia sovietica, a riconoscimento delb resistenza eroica dd!' Armata rossa. Stalin godeva di ammiraz ione e di fiducia perchè era convinzione diffusa ~he, per grandi che fossero st:1ti gli eccessi del suo regime in passato, egli fosse un sincero partigiano del progresrn e della democrazia nella lotta contro la reazio ne e la tirannide. Un po' dovunque ropìnione pubblica occidentale era guasi altrettanto filorussa <p1:mt'era a ntitedesca, per cui i Go\·crni inglese e americano, quand 'anche avessero voluto farlo, non :ivrebbcr; potuto ottenere: ;;P!;oggio nei ri spc:Hivi paesi ad una politica rnlta a contenere la Russia, magari con l'atte nuare il tentativo dì soffocirr il militarismo tedesco. ,, Ma, ,e ciò !'.: vero, non si put> sfuggire alla comLat.azione cht· la ri chiesta di resa ~en za (ondizioni, avanzata a Casablanca, fu insieme inutil e ed incauta. E' vero che Hitler aveva sempre dichiarato di voler comhattcrc ,, fino a mezzanotte e cinque u ; ma l'insistenza sulla ·• resa incondizionat:1 ,, - aggravata daf piano .M orgentli:111 e tbi homhardamenti indiscriminati delle: città - gli assicurarono la piena collaborazione della \Vchrmacht e del p:->polo tedesw. La decisione di Casabbnca sarehhe stata meno nociva alla causa alleat:1, se Roosevelt avesse seguito l'esempio di Stalin, distinguendo chiaramente tra regime nazista e popolo germanico, favorendo in tal modo l'attività dell'opposizione antinazista e permettendole di ottenere appoggi tali da poter compiere <Jualcosa più di un attentato non riuscito. Jnvece k Potenze occickmaìi si preclusero ogni libertà di az ione diplomatic:1 nei confronti: ),Ìa del!li an·crsari che. dcoli alleati. Cos,i ancor t)Ìt1 \..,' t 1mportantc, l'applic:1z.ione dd principio rcoseveltiano ebbe per effetto che la 0ouerra continuas~c, J)rima che u]j eserciti russi cd an<t\o-amerib h cani si stringessero la mano nel cuore della Germania. " Pur sottoscrivendola puhhlicamcntc, in privato Stalin co11testò 1a saggezza della pol itic i dd Presidente ed a Teheran lo disse: m:1 la vcrìt~ è cll'essa sarebbe tornata a suo v;1ntaggio in due modi. Da una parte le di ~truzioni supplcmcnt:iri necessarie per l'attuaz ione della ~
<< resa incondizionata >> avrebbero accresciuto la < prolctarizzazio1w " dei popoli della Germania e dell'Europa centrale, rendendoli cosl pii1 permeabili all'influenza comunista ; dall'altra il fatto che il lungo pl' riodo di occupazione previsto avrebbe consentito ali' Armata rm,;1. spintasi fino all'Elba, un motivo legale per rimanervi. « La formula della "resa incondizionata' ', per quanto figlia spi rituale del Presidente Roosevelt, fu il frutto naturale della decisionc americana di combattere la guerra fino alla vittoria totale, indi pendcntemente dalle conseguenze politiche della formula stessa. Gli scopi politici di Roosevelt erano, senza dubbio, nobili e disinteressati: conquistare l'amicizia della Russia e creare un 'organizzazione delle Na zioni Unite capace di preservare la pace ed applicare in tutto il mondo i principii della Carta Atlantica ; ma, trasportato da questa visionc idealista e convinto della propria capacità di "manovrare'' Stalin , Roosevelt non previde che la situazione politica immediata, che sarebbe sorta dalla guerra, potesse contrastare l'attuazione del suo ultimo :.ogno palitico. Il successo della sua opera dipendeva bensì dalla sua c lpacità di mantenere, grazie al contatto personale al tavolo della pace, lo spirito di c1uella collaborazione fra i ,, Tre Grandi>' , che egli credeva cli avere stabilito a Teheran e mantenuto a Yalta; ma sembra che gli sia sfuggita la possibilità che uno o più dei tre governanti sparisse, un giorno, dalla scena, o per morte o per sconfitta politica. De~t ino volle che, prima della fine della lotta mondiale, a lui toccasse la prima e che Churchill suhisse la seconda » . 1
lii.
LA FANTERIA TRA LE DUE GUERRE MONDIALI Questo capitolo ci sembra indispensabile per avere un' idea chiara e completa sulle effettive condizioni del nostro Esercito all'inizio del ~ècondu conflitto mondiale. Anch'esso ci permetterà di constatare che b nostra sconfìtta militare si dovette ad una condizione d'inferiorità preesistente alrinizio delle operazioni: condizione che, indipcndentc111entc da tutte le ;1ltre circostanze, doveva renderci assai diffìcile, per non dire impossibile, la vittoria. Conclu~a la guerra 1915- 1918. occorrna procedere ad una graduale e progn·ssira smobilitazione, che permettesse il ritorno delle 1,"str.:: forzL .innate .illc ((mdì,.ì" ni nurm.ili ; ritorno rc,,) ncco,;ario cd urgente anche dalle esigenze del bilancio.. J\nchc alla fine del primo conflitto mondiale si diffme fra i po111, li ~1a1 1d1i l'illu~ionc dit· fosse stc1ta ormai comhaltuta l'ultima gucrr;1 c che i trattati di pace avrebbero conferito a l mondo un assetto durcrnle. Con questa illusione, che si rinnova inutilmente dopo ogni ,·011 flitto armato, si pensù di ridurre, per quanto era possibile, le spese mil itari e quindi i tecnici furono chiamati a risolvere il problema deri v:intc dalla contemporanea necessità di provvedere alle pit1 strette t,on<1111ic. pur la~ciando alle forze armate della nazione una certa dfìcienza. Nel luglio 191 9 venne 1sl1tuito l'hpettorato Generale dell'Arma di Fa11lu ia c nel IHl\T lllbrc dello stesso anno vennero creati Li carica di lspem,rc Generale dell'F.~ercito cd il Consiglio dc~li Ispettori generali. Subito dopo ebbero ini zio i successivi ordinamenti del 1919 (A lbriccì). del 1()20 (Bonomi), dd 192 1 (Gasparotto), del 1923 (Diaz), del progcuo Di C,iorgio (H)25). al quale ultimo seguirono gli ordinamenti del t<pfi ( Mussolini), del H)34 (Haistrocchi), del 1938 (Pariani). Tutti tJueq1 ordi namenti, succedutisi in appena un decennio, cercarono di rispondere alle cstgcnze finanziarie e di adeguare nel
contempo l'Esercito alle diverse situazioni che rendevano ~rn1prc p111 necessaria l'efficienza delle nostre forze armate; ma imposero al1n:t tanti, inevitabili periodi di crisi nella costituzione dei reparti cd influi rono anche sull'efficacia della nostra preparazione.
L'evoluzione organica. Col R. Decreto numero 2143 del 21 novembre 1919 venne adottato l'ordinamento Albricci, il quale rispondeva al concetto che l'Esercito avesse fin dal tempo di pace la costituzione che avrebbe dovuto avere in guerra, almeno per quanto riguarda le Grandi Unità. L'ordinamento Albricci aboliva il Corpo di Stato Maggiore, sostituendolo col Servizio cli Stato Maggiore ; riduceva le Armi a cavallo cd i Bersaglieri ; aumentava la forza di alcune Armi e prevedeva la costituzione di nuove specialità, come quelle dei Radiotelegrafisti, degli Aviatori, degli Automobilisti, dell'Artiglieria antiaerea; nonchè la costituzione.: del 1° gruppo Carri armati. L'Esercito venne ordinato in 15 Corpi d'Armata territoriali , 30 Divisioni di Fanteria e 2 Divisioni di Cavalleria. Vennero inoltre previsti 5 (',,omandi designati d'Armata. Mentre l'ordinamento Albricci (in conformità con il concetto di dare all'Esercito in pace la stessa struttura che doveva sen•ire per l:i guerra) aumentava il numero delle Grandi Unità rispetto a quelle previste dall'ordinamento prebellico, diminuiva la forza bilanciat;1, limitata a 210.000 uomini, e la durata della (erma, ridotta ad un anno. Le esigenze economiche, sociali e politiche che, come alla fine di ogni al tra guerra, avevano acquistato una particolare importanza, fecero nel 1920 sostituire l'ordinamento Albricci con l'ordinamento Bonomi. Questo riduceva la forza bilanciata a 175.000 uomini, la ferma ::id otto mesi e prescriveva per le Grandi Uni tà la fonna7,ione ternaria. riducendo contemporaneamente a 10 i Comandi di Corpo d' Armata , che avevano alla dipendenza 3 Divisioni di Fanteria. Il numero complessivo delle Divisioni venne rido tto a 27 di Fanteria, a 3 Alpine e ad una sola Divisione di Ca vaUeria. L'Aeronautica continuava a far parte dcWEsercito. I Distretti militari vennero ridotti da 130 a 106. Anche l'ordinamento Bonomi doveva considerarsi come.: pro\'\' Ì sorio e ad esso seguì, nel 1921 , il progetto Gasparotto. il <p 1:ilr rip:1r
tiva il territorio dello Stato in
20 zone militari , i cui Comandi dovevano organizzare gli enti per l'istruzione premilitare, costituire gli organi per il reclutamento, preparare in pace ed effettuare in guerra la ~mobilitazione delle Unità e dei Servizi e determinare le predisposizioni per la mobilitazione industriale del Paese. Appena due anni dopo, col Decreto n. 12 del 7 gennaio 1923, ,-erme :idot1.1to l"ordinamento Diaz, col quale l'Eserci to rimaneva co, tituito in pace di rn Corpi d'Armata e di 30 Divisioni territoriali . I Comandi designati d'Armata previsti erano 4. L ' Aviazione militare c.:hbc u1 1 proprio ordinamento. La Fanteria comprendeva 1 Comando di brigata Granatieri. e 51 Comandi di brigata di Fanteria di linea. Le Divisioni alpine veni,·ano ~mtituitc cla 3 Comandi di Raggruppamento :llpini; i reggimenti Bersaglieri venivano riportati a 1 2 .
>!d l':1prile del 1924 il generale Di Gi orgio sostituì il generale Di,1z c. \·ok:n<lo eliminare gli inconvenienti verificatisi con i preccdc111i ordi11a111e nli, preparò un mio,·o progetto, che doveva prcdi~porrc il passaggio al.la nazione armata e che, secondo guanto venne n rorJato nel volume dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore del!" Esercito ,, L·Esercito italiano fra la prima e la seconda guerra mondi:i le >, d o\"cva tendere: - - ad abolire l' intelaiatura di pace dell'Esercito (stabilita, ~ccondu l'ordinamento Diaz, in 10 Corpi d'Armata ed in 30 Divisioni); - ad approntare in pace solo i QuaJri ed i materiali necessari. incidendo co~ì sulla forza bilanciata in genere e più specialmente su quella rappresentata dalla Fanteria: :1 garantire le fron tiere con un adatto sistema di copertura: a preparare tecnicamente l'Esercito per la guerra col m inor disagio dei citt:-idini e col minor di spendio ; ma sempre in modo che, all'atto dell.i 111ohilirnzione, tutte le forze del Paese potessero venire inL1uadratc in un numero considerevole di Gran<li Unità. L"ordin :unrnto Di G iorgio - oltre a prescrivere la ricostituzione del Corpo di Swo Maggiore e degli Tspettorati d'Arma; nonchè la cari~a di Capo di Stat() Maggiore dell 'E sercito - prescriveva cht: i mil itari di leva \:t rchbcro stati divi si in due categorie:: quelli di 1 " c 1tegoria con un a ferma al massimo di r8 mesi; qud li di 2" categoria 1
Reparti di Fanteria in
,1tfc.,a .
con una ferma di 3 mesi. A 9ucst'ultima categ oria sarebhcro ~1.111 ·" segnati individui in determinate condizioni di famiglia o d in pmM·,~11 di speciali requisiti. Annualmente l'intero contingente san:hlie ~t.1111 incorPorato, assicurando così la preparazione (quantitù) ddl'her cito con una minore disuguaglianza degli òneri · tra lt' varie eia~" sociali. I reggimenti avrebbero assunto la denominazione cli <' Ccn 1ri ,,. Di essi una parte sarebbe stata destinata a rimanere sempre in cf licienza; l'altra parte, invece, sarebbe stata in efficienza solo per 11n dato periodo dell'anno, mentre nell'altro periodo avrebbe espli calo funzioni vere e proprie di scuola, svolgendo corsi per allievi ufficiali di complemento e per sottufficiali: nonchè corsi di integrazione per ufficiali di complemento. In tal modo sarebbero state assicurate la difesa dell'ordine all'interno e la preparazione tecnica (qualità) dell'Esercito, col minor disagio dei cittadini e col minor dispendio pe r le finanze dello Stato. Le truppe alpine sarebbero state mantenute sempre in efficienza per garantire, quali prime truppe di copertura, la sicurezza dei confini. 11 numero degli ufficiali sarebbe srato aumentato per assicurare :m buon inquadramento dei reparti. Gli ufficiali del ruolo tecnico di Artiglieria avrebbero formato un ruolo speciale. I traini animali ~arebbero stati conservati solo per le artiglierie someggiate e da montagna. Le altre Artiglierie avrebbero adottato il traino m1:ccamco. I disegni di legge relativi all'ordinamento Di Giorgio non furono approvati dal Senato, ed il 4 aprile 1925 la carica di Ministro del la Guerra venne assunta dal Capo del Governo dell'epoca, al quale si deve l'ordinamento d ell'1 r marzo 1926, che prese appunto il nomc di Mussolini. Con tale ordinamento si istituiva la carica di Capo di Stato Mag ~iore dell'Esercito, si adottava anche in tempo di pace la Divisio ne ternaria, si conservavano 10 Corpi d'Armata territoriali, ai quali si a<Ygiunoevano il Comando trnl)fX: della Sicilia cd il Comando militt b tare ddla Sardeg na. Le Div.isioni territoriali furono 29 e vennero i~tituiti, presso i Comandi ddk Gra ndi U nità ter ritoriali , a nche 30 bpeltorati di mobilitazione. La Fanteria com prendeva: 1 Com:mdo briga ta ( ; ranati cri , 2 c) Comandi di brig ata di Fanteria cli linea, 3 Comandi di hri gat:1 Alp1111; ma, m entre si prevede\'ano 3 reggimenti Grana1icri . i rrggi
menti di Fa nteria di linea venivano ridotti ad 87, i reggimenti Bersaglieri rim:1nn ·;111<1 1~ cd i reggimenti A] pini restavano 9. A11chc J"()rdinamcnto Mussolini volle m antenere per la massa la fcrm :1 di 18 mesi. conC<:dcndo, però. ad una aliquota di incorporali in p;1nirnl.1ri (undizioni (per situazione di fam ig lia, istruzione premil it:,rc cn .) d i i;ompien: (, mesi di servizio. Cùl fissare la forza del
/,:, 11.irt1 <·ht· ;i preparano
:1
sfilm·e in c1,1 dell'Impero .
:i krma dì 18 mesi e quella a krma di 6 mesi e con la d:,t:, delle chiamate alle armi si calcolava di ottenere: · -- un periodo dt:lranno di forza massima, durante il 1p1ale tuiti i Corpi ddl'hcrci to avrebhero a_ssunto una notevole forza quantitati\·a e 1!u:tli1:1ti,·:1 cd ogni Unit:l avrebbe funzionato a pieno rcndi-
conti11gc111 c m: lt:1 ddla
rn cnto;
··-- un :iltro puiodo ddLmno di forza minima, nel Llu,ile la furz:J alle ;1rmi ~ard,he ~lata sol u nto tiuclla indispensabile: sia per le c~igcnzc della (OJX-rlura: si a per poter costituire, presso ogni Corpo, a imeno una U nit~ ckmt nt:ire, per continuare L1ddestramcnto dei C)u:1dri, dei graduati e degli specialisti.
., (, I
Nella sua applicazione questo sistema offri va quindi 1111 .1 l.11 g. 1 l'lasticità, anche perchè, ripartendo il contingente in scaglioni e 11, ,ando opportunamente la data di chiamata di ciascun scaglion e, ~, potevano ottenere soluzioni diverse: periodi di forza massima , d, lorza minima, di forza intermedia ed eventualmente anche di for:t.:t rnstantc per tutto l'anno. In tal modo si sarebbero contcmpcratt.: k rsigcnze militari con quelle del bilancio, dato che, pur soddi~faccndo le esigenze di pace e di mobilitazione, si sarebbe Potuto, nel cor~o dell'anno, variare il quantitativo della forza alle armi a seconda dei limiti consentiti dal bilancio. Secondo quanto esPone il volume dell'Ufficio Storico già citato, l'ordinamento Mussolini raccomandava l'intangibilità delle scorte di mobilitazione e suggeriva di completare i materiali esistenti secondo le necessità della guerra, in maniera che la preparazione dell'Esercito, .inche dal punto di vista materiale, non avesse a soffrirne (1). Per quanto riguarda la Fanteria, l'ordinamento Mussolini prevedeva: 1 Comando di brigata Granatieri; 29 Comandi di brigata cli Fanteria di linea (22 in meno); 3 Comandi di brigata A1pini (al posto dei 3 Comandi di Raggruppamento); 3 reggimenti Granatieri ; 87 reggimenti di Fanteria di linea ( 15 m mrnu); 12 reggimenti Bersaglieri e 9 reggimenti Alpini_ 1 15 reggimenti di Fanteria sciolti, per l'attuazione di questo ordinamen to furono: il 25", il _p ", il 39", il 48°, il 60'', il 64", il 6<)", il 72", il 76°, 1'80°, 1'82°, 1'86", 1'87", il 158° ed il 226°. 1 reparti Carri armati vennero organiz1.ati a parte, come una , pecialità destinata ad un largo sviluppo. Furono previsti: - un Centro di formazione, costituito da un Comando, un deposito e gruppi di istruzione ; - Unità di Carri armati, nel numero e con le caratteristiche da stabilire. Fu istituito il Centro chimico militare. I Distretti militari ven nero ridotti a 100. All 'ordinamento del 1926 vennero poi apportate successive modi lìcazioni, che gui riassumiamo. Nel febbraio del 1927 le due cariche di Capo di Stato Magg iore Cenera lc e di Capo di. Stato Maggiore dell'Esercito vennero scparatl' e furono precisate le attribuzioni del Capo di Stato Maggiore del l'Esercito,· dei generali comandanti <lesignati d'Armata e elci Consi( 1)
Cfr.
UFFJCIO SToRrco Dlii.LO STno :\( AGC f{)RE nE 1.1.' Fs Enc n o: n p. , 11
glio dcll ' Escrcitu. Il Capo di Staio Maggiore Generale doveva assicurare il coordinamento dell'attività dei diversi Enti nell'organizzazione 111ili1:1rc dello Stato cd era il consuk-nte tecnico del Capo ciel Covano. li Capo di Stato Maggiore dell ' Esercito era, invece, il consuknll' lccni( o del Ministro della Guerra per quanto riguardava gli , tudi i: k prcd i~pmizioni per la gucrr.i. A d ilk rc nz a di lJuanto era stato precedcnt<:mcntc disposto, il <:omigl11i dcll 'hcrcito venne a costituire l'organo consuknte del. \'1ini ~1n1 della ( ;uc rra, che lo convocava, di propria iniziativa o su i>ropu~1., del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito , per ascoltarne il p;irnc ~ulk piL1 importanti questioni relative alla ,< organizzazione, .ti f11n 1H11i.1111rnto, alla mobilit:izione dell'Esercito ed alla difesa nazio11:1k ...
Nel 1q ~-l lt: var iazioni introdotte negli organici delle varie Armi, c:1n1 l,i.1111c111i di denominazione apportati ad alcune spccialit:i cd ai
Scrvi:, i, l'rr rrndnc questi ultimi sempre più aderenti alle necessit:ì u l .,; l'"'~' L' " 1\,il;u,,iti nei vari .:.unpi e l'i~tituzi.0111: di diversi ruoli pn i <)11:1dri , :l\·<·,·:1110 f-Ìnito con l'alterare e modificare sensibilmente la fì , io n11111 1.1 oq,:.111i(a dell'ordinamento adottato nel 1926. Si reputò li u i11d i 111 i k l' nn . c,sa rio dare un l!uadro chiaro e completo degli svi-
i uppi :,~~uni I da Il ' Esercito, dopo tutte le varianti introdotte. E così, co l lkcretn 11. 1 j:!3 dcll'n ottobre 193 4 (riportato dalla Circolare 86j nel " Ciorna lc.: Militare " del 1934), venne stabilito il nuovo ordinament o, per il tJll:t k l'Arma di Fanteria vrnne a comprendere: I Comando d i hrig:11 a ( ;ranaticri, 30 Comandi di brigata di F anteria di i111e:1. 3 rcggi11, c11 ti G ranatieri, 89 regg imenti di Fanteria di linea, 12 rcg·"imcnl i lk rs:1,•lin i, 9 rc<roimcnti AIJ)ini ' I re1rnimento Carri arb b bb mati di 1n1u,·:1 cmtituzionc. i Co1 11 :i11di di brigata aìpina vennero soppressi. La specialità Carri :unuti , g i;\ d i,1:1cc1ta nel 1926, venne di nuovo organizzata come facente parte della F;1ntcr ia. Nd lug lio del HJ 1,j vi fu. nei Quadri. una innovaz io ne import:inte OJl1 J'i stilu ziont· del ruolo Comando e dd ruolo Mobilitazione per ufficia li app:trrencn ti alk Armi di Fanteria, C:iva lkria, Artigli eria i: Grnio. Lo ~copo di tal e innovaz ione era quello di differcnz.Ì;m:: gli ufficiali in due ruoli principali, a second~1 dell'attività da essi wolt:1 e cbl k attitudini alla vita dinam ici del comando di reparto, L
:-,
,..,
oppure alla vita sedentaria negli uffici. A questi ruoli altri rw 1111 1,1111 aggiunti di carattere tecnico. Sicchè gli uffi ciali , pt-r dft:110 dc.:lk d1 sposizioni contenute nella Circolare 569, vennero iscritti nel : - ruolo Comando, quelli appartenenti alle varie Armi e ri tt· nuti idonei; - ruolo Mobilitazione, quelli delle varie Armi giù app:1rtl' nenti al ruolo Mobilitazione e tutti gli ufficiali di Artiglieria e Gt:11 111
F<tnti 1n
t1z1011e
durante un 'est'rcitaz io ne.
prevenienti dalla ~pccialità Treno. Gli ufficiali app;irtenenti al ~cre munizioni. ai servizio studi cd esperien ze dei Genio, :i i servizio tecnico automobilistico, ai depositi ca,:all i stallo ni cd ai centri rifo rnimenti quadrupedi, pur trattandosi di elementi assegnati :1i ~crvizi tec nici, furono iscritti nel ruolo Comando. Nel 1935, nell'imminenza dell a guerra ìtab - etiopica, Ycnnc d fettuata qualche modificazione all'ordinamento dd 1934. Le l)j yj sioni d i Fanteria divennero 39, le brigate :28 ed i regg imen ti di Fan teria divisionale CJ I. Fra i ;:,« rad i de!!li uffici ali H' nnt nuov;1rnc 11t t· ' ·' com preso, come durante la g uerra ll) l 5 - r91H, ancht quello di A, 111 v1z 10 armi
19.
ran te ufficiale di compl~'. mento, conferito alla fine dei corsi all ievi ufficiali. Come \'ic1H: ricordato nd pregevole volume dt:ll'U{ficio Storico dd lo Stal'<l Maggiore dell 'Esercito sulla nostra organizzazione militare tra la prima e la seconda guerra m ondiale (1), dopo studi approfonditi cd :i111p'i d ibatti ti, cui parteciparono eminenti personalità mi-
,,.
,• . I
il), -,~ i,' J
. (
.·lddcstmmc11to dell.r Fanteria.
litari , si ve nne .il la rn nclu~ion c che l'adozio ne Jdla Divisione binaria - costituita su 2 rC!!!!Ì Tl ieria - avreh.-----i,, mcnti di Fanteria ed 1 di Arti b< be ri~posto ;il concetto organico di alleggerire e sem plificare il funz ion:amenio della Di vi~ionc, permettendo nello stesso tempo di di~porre di G ra ndi Unit:ì focilmcnte autot rasportabili , con conseguenti ampie possihilit?t di mano u a. ( i) Cfr. U n-1ci o Sromco
nf.U.o
ST.\1 0
M Ar.GJORE l>ELL 'E, F.Rcno: op. ci:.
Col passaggio dalla formazione ternaria a quella binaria la Divisione veniva a perdere la sua capacità di manovra per trasformarsi in colonna d'urto e di penetrazione, lasciando che la manovra tattica divenisse funzione specifica del Corpo d'Armata. In altri termini la manovra doveva essere affidata soltanto ali' Armata (manovra a largo raggio) ed al Corpo d'Armata (manovra a piccolo raggio); m entre alla Divisione competeva l'azione di attacco, di sfondamento, di penetrazione. Conseguiva da ciò che la Divisione doveva essere dotata di armi che le conferissero un carattere eminentemente offensivo. Con l'adozione della Divisione binaria si otteneva la possibilità, ()Uando occorreva compiere uno sforzo decisivo, che una D-1visione <li seconda linea potesse essere destinata a scavalcare quella di prima linea, col vantaggio - sempre secondo i fautori della binaria - che la Divisione di seconda linea poteva contare così sull' impiego, o ltre che della propria Artiglieria, anche di quella della Divisione da scavalcare. A questo vantaggio si aggiungeva l'altro derivante dalla motorizzazione dei servizi divisionali e reggimentali, la yualc consentiva di tenere indietro gran parte dei servizi stessi . In conseguenza venivano ad attuarsi: un aumc11to di fu(>(o vcnu l'av;iuti ctl u11 addensamento dei servizi all'inclietro. La nuova Divisione avrebbe potuto bcnissirno chiamarsi ,. brigata mista)> ed era solo per ragio1;i morali (dato che la forza di un Paese era determinata dal numero delle Divisioni che esso era in grado dì mohilitare), che si preferiva parlare di a Divisioni )), anzichè di « brigate miste >>, Prima di adottare in via definitiva la nuova Divisione binaria, si ritenne tuttavia opportuno esperimentarla in esercitazioni, allo scopo dì accertare: se essa fosse effettivamente dotata di sufficiente potenza di penetrazione ed a <!uali inconvenienti d esse luogo. Venne inoltre presa in considerazione la co nvenien za di : - togliere alla Divisione il battaglione mitrag lieri, che rispo11 deva ad una funzione prevalentemente difensiva, sostit11cndolo con un battaglione mortai d'assalto: - trasformare il battag lione di Fanteria, dando.~li 1111 :1 , 1r111 tura analoga a quella dei battaglioni Alpini, allo scopo di rn nrc, ire .11 reparti la massima agg ressività; - assegnare un regg imento mitragli cri motori:,,.:,,:,ln :il ( ·,11 I''' d 'Armata per dare a quest'ultimo la possibilità di avere ., , 11:, cl" I"'" zione una rise rva di mitragliatrici che g li co nsc n1is~c. :111'11, 11111t 11 1,1,
,, di trasformare la Divisione da Unità aggressiva in Unità capace di azione difensiva ,,, mediante l'aumento <li un volume di fuoco appropriato q uale quello delle mitragliatrici; - stabilire il criterio d'impiego dei mortai d'assalto (<l:i impiegare, non come armi d'appoggio e nemmeno a spizzico; m a a massa , nel momento dell' assalto). Infine, dopo ulteriori studi e ritocchi, venne adottata la Divisione binaria, costituita secondo quanto fondamentalmente era stato proposto dal Sottosegretario per la Guerra e Capo di Stato Maggior e del!'Esercito generale Paria ni: 2 reggimenti di Fanteria ed I reggimento
di Artiglieria. Co-n la formazione binaria il numero delle Di visioni aumentò considcren:> lmence rispetto a quello delle Divisioni ternarie e col Decreto n. 2095 del 22 dicembre 1938 si ebbe l'ordin am ento Paria ni , per il liuale il nostro Esercito pntè contare : 5 Comandi desig nati di Armata: 17 Corpi d' Armata (4 in più): 1 Corpo d'Armata rorazzato (costituito ex novo): 1 Com:rndo superiore truppe alpine (eq ui va lente ad un Com ;n~dn ,Ji Co rpo d'A rmat;l e da non .::onfo11d..:rè pcrcÌ(> coi 4 Comandi supniori Alpini esistenti nel 1934, i q uali erano equivalenti a Comandi di D ivisione) ; r Corpo d 'Armata edere (costilui to cx novo) ; :; 1 Divi sioni di Fanteria (20 in più): 2 Divisioni motorizzate (costituite ex novo) ; 2 Divisio ni corazzate (costituite ex norn);
5 Divi sioni alpine (1 in più);
3 Divisioni celeri: _:; Divisioni Car abinieri; , Comando truppe di Zara, con d eposito mi sto ; - 1 Comando trnppe dell'Elba, con deposito mi~to; 1.; Comandi dt Ji(esa territoriale (8 in più) ; 28 Comandi di zona militare ( 1 in meno). Per l'ordinamento Pariani la Fanteria ebbe:
-
3 reggimenti Gr:inatieri: IOO reggimenti di Fanteria divisionale .: 4 reggimenti di Fanteria motori zzata; 12 re<roimemi Rersaalieri· bb ~ '
reggimenti Alpini;
-
Io
-
6 reggimenti di Fanteria carrista.
Nel settembre del 1939, alla vigilia del nostro intervento nel secondo conflitto mondiale, l'Esercito era composto di: - 48 Divisioni in territorio nazionale, di cui 2 corazzate, 2 motorizzate, 3 autotrasportabili, 3 celeri, 4 alpine; 8 Divisioni (esistenti od in affluenza) in Libia; 5 Divisioni in Albania, di cui I corazzata e I alpina; 1 Divisione nell'Egeo (Dodecanneso) ; 1 Divisione nell'Africa orientale. Si trattava, però, di Divisioni con una consistenza assai leggera e con un volume di fuoco piuttosto scarso. Ma il fatto più grave era che, in maggioranza, tali Divisioni, nel settembre 1939, erano ancora incomplete: solo 16 risultavano effettivamente dotate delle armi e dei materiali necessari. Le altre erano tuttora in crisi di trasformazione organica da ternarie in binarie e comunque incomplete. Di analoghi inconvenienti risentivano anche le altre Unità non indivisionate.
In conclu sione, per quanto rigi.1arda l'C\·olnzio nc organica, la se-
conda guerra mondiale trovò il nostro Esercito in crisi di riorgani z7.azione, specialmente per quanto riguarda la trasformazione, alla vigi lia ddla guerra, della Divi~ionc di f.antcria da ternaria in binaria, la quale ultima, inferiore nel numero degli uomini rispetto a quelle degli altri eserciti _, presso i quali faceYano ancora parte delle Divisioni tre cd anche <..Juattro regg imenti di Fanteria ·- avrebbe dovuto essere assai meglio fornita di armi e di mezzi. A ridurre la Fanteria nella Divisione <la quattro a tre soli reggimrnti dì Fanteria la prima era stata la Germania, durante la guerra 1914- 1918; ma, in prop<>sito, il Ludcndorff aveva apertamente confessato che, con questo espediente, si era cercato, non già di migliorare l'efficie nza della Divisione ; ma Ji supplire alla già srntita deficienza degli uomini. Nel nostro Esercito l'innovazione, reputata troppo ardita e dannosa da molti competenti , avrebbe potuto rispondere alle necessità - data l'importanza attribuita all'azione di fuoco, ntl facilitare il m<>vimento e nel preparare l'urto -- · di stabilire una proporzione più opportuna tra la quantità dei m ezzi di fuoco cd il numero degli uomini da impiegare nell'attacco. Si disse anche che la Divisione binaria sarebbe stata più maneggevole, più mobile, più facilmente trasportabile e si pensò-che l'inn o-
vaz.ione ;wrcbbe potuto servire a ridar vita alle nostre vecchie e gloriose brigate. La famosa Circolare 9000 definiva, infatti, la Divisione binaria come la Grande Unità base. inscindibile nel combattimento, Je,tinata particolarmrntc all'urto cd alla penetrazione, inquadrata normalmrnte nd Corpo d'Armata e capace cli agire in un settore, la cui ampi ezza, per ciuclle di prima schiera, doveva essere di 1000 - l500 metn . J\ Ila prova <lei fuoco, wmc era stato facilmente previsto, la nostra Di visio ne binaria si dimostrò troppo povera di uomini, incapace di alimc:nt:1rc diìcaccmentc l'azione penetrativa e, rispetto a quelle degl i :litri eserciti, anche troppo povera di m ezzi materiali. L' i1111ovaz.ione, ancora non del tutto attuata all'inizio della seconda !-( UCrra mo ndiale, rese poi necessario lo spostamento di numerm i rc part i, spezzò gli efficacissimi vincoli già creati dalla tradizione, impo\c diflìcolt,\ gravissime per la costituzione dei nuovi reggimenti di ,\ rti~ lin ia divisionale, che si dovevano necessariamente formare m l e11 11c<ir~u dei vecchi, i quali dovevano far pas~are i Gruppi. gli 110111 i111. i l1 u:1drupt di , da un reggimento ad un altro. I ." b cn:ito doveva, per corn;cguenza, superare una difficile prova ~· ;·:?r!n:; 1,:1:·c alla guerra con !e nuove Gr.:mdi Unit:'t. :rncor:.i incom pktL' e con le \-u.:cl1ie che 11011 avevano più la primitiva efficienza; con rcggimrnti di Fanteria appartenenti a brigate diverse cd a volte ;:\·rnti :,cd:: :n din:rse circoscrizioni terri toriali. con rcgg-imcnti di Artigl ic:r i:1 rn~tituiti da tre soli Gruppi provenienti da diversi Corpi e da og ni rcgio111.: d' Italia, con quadrupedi di requi sizione non addc~tr.: 11i e· 111111 .: dlrnati al traino; con i reparti del Genio spesso comandati d :1 gio\':ini sottotenenti di compkmcnto, con tutti i reparti insuf1ìcicnt<.:111rntc inquadrati. Per cc1111 f)lc:t:1re le nuove Divisioni ., all'inizio Jdla ~<Yuerra ' i t,c,ene1;ili che le con,andavan() dovettero lavorare giorno e notte e ricorrere ad og ni o pedicnte per superare lè innumerevoli difficoltà inerenti. :iib for:ti;11in:ie <ki nuovi reparti, per completarli e per affiatarli fr~1 loro. C i furono Di\·isio ni di nuova formazione, al cui reggimento di A rtiglicria da campagna vennero mandati uomini provenie'oti da Cordi •ni motorizzati , che non erano slati mai a cavallo·, altri rego-imenti I'> !\rtiglicri:_1 che, anche a guerra iniziata, non avevano cavalli che per le due pnme batt l'nc di ciascun Gruppo e che si trovavano nell'impossibilità di provvedere al traino delle terze batterie cd alla formazione dei rèparti viveri e munizioni. L'assoluta insufficienza delle di-,; ponihilità si rese poi evidente, fìn dai primi giorni , anche per i mezzi
Ji trasporto che, ad ogni spostamento delle Divisioni, dovettero essere :.fruttati al massimo e che, pur marciando di giorno e di notte, mettendo a dura prova personale e macchine, riuscivano soltanto con un notevole ritardo a trasportare l'ingombrante materiale dei tre reggimenti e degli altri reparti divisionali.
L'evoluzione tattica m confronto con que11a degli altri eserciti. In seguito all'esperienza conseguita, durante la prima guerra mondiale da quasi tutti gli Eserciti, all'evoluzione verificatasi nella formaz ione organica delle diverse Unità, ai progressi dell'armamento, all'adozione ed alla crescente diffusione dei mezzi meccanizzati , ,arebbe, ai giorni nqstri, difficile poter notare, nella preparazione militare dei diversi Stati , differenze veramente profonde. Ugualmente difficile sarebbe constatare diversità sostanziali e \tabilire confronti efficaci, prendendo in esame, presso i diversi eseri;iti, i regolamenti delle singole Armi, i crited addestrativi che pre,icdcvano alla formazione del soldato, i procedimenti tattici <ldie minori Unità. Soltanto la visione complessiva della battaglia, e più particolarmente l'esame dello svolgimento del combattimento offensivo nelle ~ue diverse fasi, la coordinazione ed il dosamcnto <lei contributi che le.: diverse Armi sono chiamate ad offrire alla vittoria, i differenti criterì che ne determinavano i procedimenti d'impiego e la collaborazione nel campo tattico possono soccorrerci nella r icerca delle analo.~ie e delle differenze, che derivano in parte dalle particolari qualità dei popoli, dei t1uali le compagini armate sono diretta emanazione, e che si riferiscono alle dottrine di guerra seguite nei diversi Eserciti all'inizio del secondo conflitto mondiale. Per conseguenza, per poter ri manere più aderenti alla realtà ed evitare ogni inutile considerazione astratta, noi tenteremo di confrontare la nostra regolamentazione tattica con quella in vigore nelle altre nazioni e più particolarmente con quella tedesca. L a regolamentazione tattica comprendeva per l'Esercito italiano , le Direttive per l'impiego delle grandi Unità (D.I.G.U.) che, come è noto, furono emanate nel giugno r935; le Norme per il combatti m ento della Divisione (N.C.D.) del febbraio r936 ed, infine, la C ircolare 9000, c he porta la <lata del 28 ottobre 19,8.
270
Le Norme per il combattimento J ella Di visione stabil ivano, come ìe varie Armi do vessero essere impiegate e come dovessero agire in cooperazione fra loro 11el combattimento. Es~e stavano, p e r t~uanto ne riguardava la materia , fra le D.I.G.U. ed i Regolame nti d 'Arma e proclamavano - com e g ià avevano fatto le D.I.G.U. - l'individuaìità della Di visione, "complesso di battaglioni rinforzati , rispo ndente :ill:t pcr~o,ulità d e l suo comandante )' . La Circolare 9000, mentre confermava i crite ri esp:::>sti , sulla guerra di rapido corso, nelle Direttive e nel le N o rme g ià ricordate e li adattava alla nost ra nuova Divisio ne di Fanteria. ricorda va specialmrnt<:: l'i mpo rtanza del movimento, " del <.! uale g li effetti ve ngono co ncretati cd acct:ntua ti dalla m anovra ,,. Non sarebbe certa mente pri vo di inte resse soffermarci a nche alle di\'cr~c tappe del cammino, non sempre facile e breve, c he condusse grada tame nte, nel dopogu erra, l'Esercito ad adottare la r egolam entaziom.: ~uddctta, procurando di seguire, nel farlo , l'evolu z ione d el pcn~ino rnilit:1re: evoluzione che, date le m olte questioni ancora allo studio pn l'armamento, pe r la composizione d ei reparti, per l ' armoni co, efficace rno rdinamcn to di tutti g li sforzi, no n poteva dirsi ancora ccnch1~:i e si dm·cva anzi considerare tutt'ora in \·ia di svolgimento, come avvertiva no le nostre D.l.G.U. nella ,, P remessa n e la Circoi:m.: 9000, c he affermava che la nostra dottrina, pur n on mutando, ,, p111g 1nli~lc e ~i evolve;,, M :1 tak esa m e finirebbe per trascinarci fuori d ai limiti che ci siamo imposti e sar:'t quindi o pportuno limitarci a constatare come, pres~o d nmtro Fst: rcito, la regolamentaz:on e -- che m odificava, a troppo breve di ~t:,n za di tempo, Li precedente - rappresentasse il risultato d ello ~for:t.o co mpiuto per adattare i criteri tattici alla g uerra di movi mcn1 0 cd alle possibilità offerte dai nuovi m ezzi mate rial i di lotta, di trasporto e di co muni cazione. ~clb 1H1., tra regolamentazione tattica, così come richiede la realrà della guerra è specialmente della guerra di nwvinu:n lo, che può im porre si tu:1zio ni impreviste cd imprevedibili e ch e dà luog-o, nel ~uo rea le svolg imento, ad episodi così diversi che non posso n o essere tutti contemplati nei R cwilamenti, erano state quasi del tutto bandite le prescrizioni trop po ri g ide, le norme troppo ta ssative, le ri spo~t c troppo prcci~c a tutti i quesi ti , le ricette efficaci per tutti i mali e ~i era no adottate norm e piL1· elastich e, eia adattare alle reali circostan7.c d ai Capi , i q u ali d ebbono se m pre ricordar e c he l'a pplicazio ne dei m edèsimi principi può ed anz i d eve esse re, nelle div~rse situazioni,
S/ilamcl/to di reparti di Fanteria a
!.:0111 11.
diversissima e che tale applicazione resta affidata specialmente ~.ile loro qualità di carattere e di decisione ed al loro senso di rcspons:1bilità. Le nostre D.I.G.U., al n. 8, dicevano, infatti, in proposito : H La decisione, più che da un bilancio di dati, dipende dall'intuito, dalla sensazione del momento e soprattutto dal carattere del comandante. Questi deve sentire l'orgoglio della responsabilità, ricercarla, affrontarla con gioia ed essere convinto che la sua virtù prima è e deve es~ere quel coraggio morale, senza il quale non valgono ordini e diretti.ve, non servono intelli~enza e cultura n . In proposito la nostra regolamentazione metteva in onore lo spirito di iniziativa, che al n . 9 delle D.I.G.U. veniva compreso fra le qualità caratteristiche di un buon Stato Maggiore; mentre le N.C.D., al n. 7, affermavano che nel comandante si richiede spirito di deci~ione, e la Circolare gooo ammoniva che (< dalla prudenza all'inazione il passo è molto breve ,,. · Anche la nostra dottrina tattica riconosceva la superiorità dell'offensiva sulla difesa, l'importanza dei fattori spirituali e quella della Fanteria e le D.I.G.U. ammonivano anch'esse: « Lo strumento primo della lotta è - oggi più Ji ieri ~ l' uomo ,. ; me11.lrt: lt N.c:D. dicevano che il rendimento della Fanteria <( strumento principale e decisivo della lotta, è in relazione alla forza morale che la anima " ed, infine, la Circolare 9000 ricordava che l'arresto del movimento può costituire uno stato di crisi, « dovuto principalmente alla depn:ssionc morale e fisica delle truppe " ·
Ricordata così, come era necessario, la speciale importanza attribuita ai fattori intellettuali e spirituali, constatiamo che i nostri Regolamenti, riconoscendo il m aggior rendimento dell'offensiva, tendeva no alla distruzione delle forze nemiche in decisive battaglie, com battute col rapido impiego degli uomini e dei m ezzi e rese più redditizie dalla manovra e dalla sorpresa del nemico, Per conseo·uenza veniva attribuita una grande importanza :il fati:, tore tempo. Infatti le nostre D.I.G.U., al n. 6, dicevano eh<.: « il fai tore tempo ha importanza preminente i, ed al n. 15 raccomandava no di evitare ritardi cd incertezze, di prendere decisioni pronte e fo11 datc} di arrire con risolutezza cd agirrcssività, di rc:ilizzarc ~ubito 1111:1 b ~, decisa superiorità di forze sul nemico (n. 16), di operare, i111ì11c, ru 11
2
74
rapidità e con d ecisione e perciò di sorpresa, essendo " la sorpresa l'elemento primo Jcl successo (n. 17). Principio, quest'ultimo, ribadito poi dal n. 8 delle N .C.D. e dalla Circolare 9000, la quale, al capitolo Jll sui criteri d 'i mpiego, ancor più chiaramente raccomandava (( un ' azione di comando più tempestiva, un ·alimentazione della battaglia più se rrata, un ritmo dell'azione più celere ,,. Se si att rihuiva molta importanza alla celerità del movimento, non mino re importanza ve niva attribuita alla potenza del fuoco, com e dimostra vano. oltre alle prescriZioni regolamentari, i più numerosi mezzi di fuoco assegnati alle diverse U nità. C irc:1 l"imp1Jrtanza del fuoco nel facilitare il movimento e n el prep;1ran: l'urto , k nostre D.l.G.U. raccomandavano il giusto et1uiliiirio fra 111 :ts\e di uomini e mezzi di fuoco e, n ella conclusione, affer111 :1v.1110 c he il fuoco i:: il mezzo indispensabile, l'Artiglieria il mezzo pit1 d lìcarc di cui si serve la Fanteria nella battaglia, poichè, senza fuurn 110 11 ~i ·"·;111 z ;1: mrntre k N.C.D., al n. 13, affermavano che " l'Artig lie ria ( rn1pcra con fuoco potente, concentrato e mano\'rato, :il successo della F:111tcri:1 ,,. Appunto allo scopo di una più opportuna proporzione tr:1 l:1 q11:1111it,'i dei mezzi di fuoco ed il numero degli unm ini d ic , mt:di:111t~ il mmimento, debbono tendere :il1'urto, si deve
D:1i l'aduziùtlt" ddl.1 l)i\'i , io11c di Fanteria binaria. ' Con l'adozione ddl:1 Di visione binaria, la formazione normale di ;.:ut:rr:t dei no:;tri L,rpi d'Armata --- che po tc\·ano avere da due a tiuatt ro lJiv1~iuni n :1 ,1uclla su tre Divisioni: ma, pnic hè la Divisio n<: bi na ria era mrnu ri (i"a di Fanteria e di o rgani logistici e quindi più mancggc\'lllc e piì1 (acilmente a utotrasponabile, il Corpo d'Armata era molto forte cd aveva assunto i compiti tattici già spettanti alle Di\·isinni. Cit', ,:d \'u c he la nostra Divisione n o n dovesse venire impiegala isolata, per qualche compito particolare, perchè, in questo caso - come pn:vnk,·a l:1 stessa C irco lare 9000 - la sua composiz ione orga nica s:1rcbbc ,tat;i opportu11;1rnentc integrata con l'assegnazione dr i mu .,.i 11t:u.::.·,:1ri. La prima fase <kll ':11.ionc offensiva era la marcia al nemico, marcia che dovc\'~1 ricevere di n:zione opportuna e preludere a poco a poco :1i combatti rncmo, scrnndo k noti zie trasm esse Jall'esplorazionc; mentre dove va essere resa immune da og ni sorpresa nemi ca dalle mirnre di sicurezza . Le no stre D.LC.U. dicevano c he <• nell'attacco la Fanteria sviluppa uno sforzo c he si estri nseca nd m ovime nto; l'Artig lieria col ~uo fuoco diminuisce la resi stenza che ;1 L1uesto sforzo si oppone. Le
:17 5 due azioni, armonizzandosi in rapporto di cause e di effetti, rappresentano due aspetti inscindibili della lotta '>. Nella nostra Regolamentazione la parte dedicata all'attacco si riferiva, quindi, fin dalle prime parole, alla cooperazione delle diverse Armi nel combattimento; cooperazione la cui necessità risultava senza dubbio più evidente fra l'Artiglieria e la Fanteria: Armi, tra le quali essa può e deve essere più intima e più costante, come riconoscevano le D.I.G.U. affermando: « L'impronta allo svolgimento dell'attacco è data dall'armonizzazione delle azioni della Fanteria e dell'Artiglieria. L'attività delle due Armi non può venire separata nel suo intero svolgimento: nè nel tempo, nè nello spazio n. Se riconoscevano la particolare importanza della cooperazione fra l'Artiglieria e la Fanteria secondo l'esperienza delle prove passate, i nostri Regolamenti confermavano il primato della Fanteria nel decidere la lotta e prendevano in esame il concorso che ali' Arma principale dovt:vano offrire nell'attacco anche tutte le altre Armi. In proposito le nostre D.I.G.U., al n. 38, riferendosi alla cooperazione dei Carri armati, ricordavano che (< la forza d' urto della Fanteria viene oggi agevolata dai nuovi mezzi meccanizzati », ed al n. 54 affermavano che !, i nuovi mezzi tecnici (motorizzati, meccanizzati . chimici) non mutano i principi fondamentali della battaglia; ma sensibilmente ne modificano la forma cd i modi di lotta, in quanto accrescono la potenza del fuoco e b forza d 'urto, moltiplic:m~> le possibilità e la rapidità del movimento, facilitano la sorpresa •J . L'appoggio alla Fanteria da parte dclrArtiglieria doveva essere costante fino a quando la Fanteria non fosse pervenuta alla distanza di sicurezza. Per meglio assicurare la cooperazione delle due Armi, si raccomandavano: la vicinanza dei due comandanti, i collegamenti, le intese preventive, l'impiego delle pattuglie di collegamento, la precisa designazione degli obbiettivi, la costante osservazione del tiro.
IV.
LE CONDIZIONI DELL'ESERCITO ALL'INIZIO DELLA GUERRA li l·11mpi.1111 11 gcnc.:ralc umherto Spigo, già Segretario generale dcll:1 Co11 11111 " io nc S11 pn.: ma di Difesa, nel suo libro (' Premesse tec111chr dr/la t/1, f,1ttt1 ... ha documen tato la scarsa disponibilità di materi:di e lr nwdc~lt' pos~ihilità industriali ed economiche della nostra P:itri :1 d w. lt l·I " J.10, non era affatto in condiz ioni di sfid are il de~, inu : n l il gc11c·1.ilc C;, rlo Favagrossa ---· ~uccessivamente, Jal 1939 ,il ' ') l ,. <'rnn 111 i" :' rin gcnc.:ra le, Sottosegretario e Mini stro della produ:1.i<11 w lwll u .1 i11 1111 suo interessante volume (1), ha svelato alla nai' ione. , · 0 11 l.1 I I'!' , I, h 1· prcc ,~a el0<1uenza delle cifre, yuanto, ndl'irn111i11cn;· ., . k ! !,; pr, .·.-:;. h :,:,crn limitate le no~trc sco rte, in.,ufJìcicnti le ma1nic pr11nc d i, p<111 il1ili. g ravi le deficienze di armi, di munizioni, di mc:1.i'1 u,r.111:1 11 . di .111 tocarri, di vel ivoli , di carbone, di energia cl c11 ric.1, ,1 1 , .,d ,111.liil l'. e lt1111c h, peri colosa situazione fosse stata csplic;1:1111rn1 c c rip1 ·1111.1111rnt e, ma purtroppo invano, esposta al Capo <Id Go,·crno, in 11111:1 l:1 sua g ravità. Ma. ~e t ull L' ,p1c.:~1c ddìcienzc erano allora ignote alla nazione, illusa 11:ilk (:tllan afkrmaz io ni ottim istiche della propaganda, non cran(I cerio igno lc :dl'hcrcito, che sapeva anche troppo bene di non a\'crc : 11~ l"llttt· lt: :1rmi . 11~ tutti i mezzi dei quali disponevano gli altri , che g ià part ccip:1vano c che dovevano parteci pare alla titanica lotta. A11d1t· 11cllc poc he Diviçioni che, alla vigilia e nei primi t::orni del iìm i fll lllil-1\l'IHo, fu pussioile appro11 lare, Capi C gregari dovcttc.:ro ~ubito co 11s1atan.: tJuanto mater iale mancasse alle improvvisate Unit;Ì e come :illc g ravi deficienze di armi, di llua<lrupedi, di automezzi, non pott:~~cro certo suppli re le Circo la ri , con le quali confessando, dopo le ripc1u1 e i11 siskn ze dei Comandi interessati, l'impotenza della Patria a soppc.:rirc tempestivamente a tanti bisogni ···- si ( 1) Gcn. CA KLo F A \' V : R<J,~·\ editrice Rin oli, H).J6.
: "
l\ :rchc: pcnlemmo la guerra " , Mil:mo, Casa
finiva col fare assegnamento sulla disciplina delle truppe, sull'abnegazione dei Quadri e sull'iniziativa dei si ngoli comandanti . Questi, g uardando i loro soldati con quella paterna sol.lecitudine che è ndle nostre tradizioni migliori, non potevano fa re altro che « divorare le lacrime in silenzio», pur essendo decisi a compiere fino all'ultimo tutto il loro dovere. Preoccupati delle effettive condizioni dell'Esercito, che nelle cerimonie militari, nelle solenni parate ed in occasione dei campi d'Arma e delle grandi manovre, appariva abituato ad una severa disciplina esteriore L" veniva esaltato dalla stampa ufficiale cd ufficiosa come un mezzo di potenza efficiente e i)erfetto, molti ufficiali ricordavano la Francia dc] 1870, quando gli affollati campi e Je brillanti riviste di Chalons avevano dato luogo alle fallaci illusioni ed alle fatali impazienze del popolo francese, costretto a subire, dopo appena pochi giorni, l'improvvisa delusione delle prime sconfitte; ma constatavano che l'Italia, a malgrado dell'apparente potenziamento dell'Esercito, nel 1940 non poteva abbandonarsi ad alcuna illusione ; che il nostro popolo aveva accolto il nostro intervento con un accorato riserbo e, pur non conoscenJu tutte le cause che gi~1 ci predestinavano ad un 'umiliante e pericolosa condizione di inferiorità, aveva reputato ingiust::i cd inutile la guerra ed era rimasto estraneo a tutto quanto si riferiva ad essa ed alle forze armate, cos.trcttc a combatterla ~enza incoraggianti consensi e senza speranze di vittoria. pur prevedendola lunga , accan ita e diffìcilc. Poteva , infotti , affermarsi che, fra tutte le guerre combattute tbl nostro Esercito in ogni tempo : dalle lotte per l'adempimento della missione liberatrice ed unificatrice del nostro Risorgimento a quelle per la conquista delle nostre prime colonie; dalla prima guerra mondiale alla riaffermazione del nostro dominio in Libia, dalla conquista dell'Etiopia alla guerra di Spagna, l'imminente conflitto avrebbe imposto all ' Esercito, come ,i tutte le altre forze armate della Patria, le prove più ardue ed i più duri cimenti ed avrebbe costituito, per i formidabili interessi posti in gioco, per il numero dei nemici, per le nuove armi ed i nuovi mezz i che vi si sarebbero impiegati, come per b diversità e l'estensione dei teatri di guerra, la ìotta più accanita e più difficile tra quelle già sostenute. Tuttavia, anche nelle sue penose condizioni morali e materiali, serrati i suoi rang hi in disciplinata compagine. sorretto dalle sue tradizioni, fedele ad ogni costo ai suoi doveri, l'Esercito non potè non obbedire ed ascese in silenz io il suo Calvario, rimase sottoposto al p::ricolo, non soltanto per i giorni o per le ore delle incursioni aeree:
ma per anni e per mesi ; sfidò non soltanto le bombe degli aeroplani; ma tutti i pit1 moderni mezzi di offesa; non dovette subire solamente k pron: del w mhattimento ; ma and1c le crudeli ansied imposte ai suoi uomini J alk min;icce incombenti sulle famiglie lontanr.:; resistett e tc:nan:mc:ntc alle piì1 dure fatiche, al caldo dell 'Africa, al gelo della Ru ,sia. all:i farn e ed alla ~etc. Ma. ~e i11kri urc ai progressi degli altri eserciti era rarmamcnto, ,t· rn~ì " 1.11·i erano le dd1 cicnzc dei mezzi di trasporto, se così limit:1te cd i 11 , uflicicnti ad una lunga prova apparivano le risorse della nazione, 1n11ltc circmtanze avevano contribuito a deprimere, specialmc1ll t 11n <) 11:1d ri. an che q uei fattori spirituali , che furono, sono e ~a r ;111111 i ~rntp re i più importanti per co mbattere e per vincere. Pcrrl,<'· il ~111d1;, io dt..:i lettori sul nmtro Esercito possa essere basato ~ull:1 n 11w ,l.'. rn z:1 di tutt<..: le circostanze che fatalmente prepararono e rncl'll p••i i1l<'vi1 :il ,ik l'immeritata sconfitta, re~)utiamo necessario rirn nl.1 rc , i11 h 11.:l'1~~i111 .1 ~intesi, i provvedimenti inopportuni, successi1·;1111c111 r pn·,i , olt :1111,, per rispondere alle esigenze del momento, ed i pili g r.1 , 1 e 1ro ri. dlll'u1 i :ti c rescente dominio ddlc esigenze politiche s11 , 111cl lc s1 rc 11 ,111 1t·n1 (· in ili1:iri . l\ ·r .;1:.i 1~!.. p11·.·.. 1 r:uscir.: i do loro sa, quc;t a brn·c ri evo.::aziorn.: ci ~cm h r.1 111d 1, 11l·1i-.tl J1 k . ,·i\lo che il Pac~e ~on potè intuire, nelransio~o, accoral o ,i lrn111 1 ddk compagini mii ilari ,- Li gravità di certe disr m ;;·.io ni ,·!;,·, l , .11 1.«t t lllffl C l1C1ltiid1c: d:tlb ~lalllp.t, \tll1brarollO tali and1c .dia 111,1 ._._:1 dei cittadini; mentre dovevano, purtroppo, ÌnC\'iLal, il111rn1e i11l1ri11.m · Li coesione e l'dficienza delle nostre forze arm :1te. Poid1è :incil e dur:111tc il secondo conflitto mondiale è stato dimostrato che il ,•,ilort· di u11 reparto deriva direttamente dal suo inquadramrnto e cl 1l' le v 1rtt.1 cltc possono dimostrare i soldati in guerra corrispcn11IC11Hl al le qu:tlit ,'1 deg li ufficia.li , è bene esaminare prima di tutto b (( Llt:\l l ol ll' dei () u:ulri , co ~Ì impo rtante specialmente in un e,crcitu lll ohili t:110. E. hcn vno che la 111:1.,.rio r ,,arte de"li ufficiali di complemento, t",:""'t b specialmrnt<.: se capitani od ufficiali superiori - avendo prestato il loro servizio con t' l1 t.:ùmiahilc \'alore da giovani subalterni durante la prima guerra mo ndiale e non essendo stati più richiamati, per esigenze di bilancio, a mano a mano che con~guivano i nuovi gradi, ~alvo ~he per qualche breve pt:riodo durante le g randi manovre non chsponevano di una preparazione tecnica bene aggiornata, tanto che non pochi di essi do vettero subire le conseguenze della loro inef-
2 79
fìcace azion~ di comando; ma questa dolorosa constatazione non può nguardare m alcun modo gli ufficiali in servizio attivo. L'aggiornamento dell'istruzione tecnica degli ufficiali di complemento da troppo tempo in congedo era stato affidato aU'UNUCI che, specialmente nelle grandi sedi, col concorso di ufficiali effettivi, aveva fatto quanto aveva potuto.
Abbiamo già accennato all'inevitabile tendenza al tecnicismo impresso alla preparazione dei Quadri e, Poichè troppo spesso si cade in una forse non del tutto involontaria confusione fra Quadri effettivi e Quadri di complemento ed a volte, fra le cause delle nostre recenti sciagure, si cita, da coloro che non conoscono affatto l'Esercito, la deficiente cultura attribuita ai nostri ufficiali, reputiamo necessario dedicare qualche pagina anche a questo argomento. Se noi volessimo ricordare la distinzione fatta dallo Spencer fra popoli e società militari e popoli e società industriali, dovremmo riconoscere che il nostro popolo, nelle qualità più profonde della sua indole, appartiene al secondo tipv, prc!>so il quale la struttura. sociale - · come scriveva il Guerrini (1) - non risponde alle esigenze della guerra; ma principalmente a quelle della pace; il Governo non esercita un vero e costante sindacato sugli individui - come avveniva, per esempio, a Sparta, dove lo Stato incombeva sui cittadini fin dalla nascita;_,, ma esercita soltanto una funzione negativa , secondo il principio della libertà individuale, intesa come facoltà di poter fare tutto quello che non riesca di nocumento agli altri. Circostanza, questa, che deve pur ricordarsi come fondamentale ed aiutarci a riconoscere in noi ancora fatali le tracce dei sentimenti ereditati da quei <( savi " del Cinquecento, che il Gui.cciardini descrive specialmente abituati a preoccuparsi ciascuno del <• rno particulare » e che non sentivano " il bisogno di spendere i loro denari per mettere i11 pericolo /a. vita e la citt,ì; ma per riposarsi e salvarsi '> . Ma, oltre che per l'influsso innegabile di secolari tendenze. per le quali _, non ostante gli ammonimenti della nostra Storia - tanto difficile riesce comprendere come le necessità imposte dalla colletti~ vità debbano sempre domin are i bisogni dei singoli, altre cause intervengono ancora ad impedire che in Italia l'Esercito sia così profonda( 1) Gt:ER1t1 N 1:
20.
" fnt roduz ione allo studio delb Storia milit:m · 11 .
280
mente conosciuto, da lasciare senza alcun credito i troppo severi giudizi che su di esso vennero a Yolte pronunziati anche dopo il secondo conflitto mo ndiale. Infatti, anche nell 'oscuro e travagliato periodo postbellico, permangono ancora nel Paese i pregiudizi dì un tempo; pregiudizi ai t]ua li b propaganda contraria alle istituzioni militari si sforza an'l.i di confrrire un nuorn vigore, negando tutto il bene che l'Esercito ha potuto co mpiere cd incoraggiando ancora una volta le follaci credenze. per le tiu :il i ~i riconosce a malincuore all'ufficiale il diritto ad un a certa bcnl'\'olcn za per i suoi sentimenti; ma non sempre per la profcmd11 :ì dd lc ~ue meditazioni; non si dubita della sua attivit;1 fo i.::1; 111:1 \t· nt· ig nor:1 tJUasi del tutto quella intellettuale; si può for~c :1111mctt crc il \·;don.: che egli deve dimostrare al servizi() della Par ria : 111.1 11011 ,i ,-rnle alla sua tp1otidiana fatica e generalmente si giudic i che l.1 rn ltura profession;ile ddl'ufficiale si limiti, in ultima ~i11rni. :tll:i t rnio~cenza dei regolamenti dell'Arma alb quale egli ;1pp,1r1ie11c Fd t'C<o clil' , pn •1uo r:1 ingiu~la convinzione. derivante da tempi 0rm.1i s11r p.1 ·,,.1 1i. , 1 , oll ~idcr;i a11n1r:1 la carricr;! militJrc come la Più ,111 ;1 aìic g 111\·111r:11c c~uhcranri: m a non fatte - come si dice comuncmrnr r pn hng11irc \lii libri ; si domandano irnmcritatt' indulgenze :1i prn!c w 1ri pn gli alunni , < che non debbono continuart' giì stmi1 f .1 ) ;iach f' .t'fll r,urn a diventare uf{icid!i ;, e si perpetu a infine. ,i:1 pu rr , ,·11:,,, 1 , a11crlo. l'errore che deriva dal considerare come :11llitetici il j'l' thino e l'n ione. la toga e la spada, il rnore e la mente. C:osì. nella 111 1g linn: delle ipotesi, il Paese continuava ad immaginare: la fìg 11r:1 dt"lr11flir ialc at1 r;1vcrso le pagine di Edmondo De Amicis cd a rit r nCTl' i cor, i delle Accademie militari assai meno difficili di erudi i u11i \'ersir:1ri: alla ,..,"t:11crali1 :'1 dei cittadini sfu<rgiva la crescenl:> te compb, it ~ 1kg li , rudi militari cd i ,·incoli, pure innegabili, che esiwmo fra 11uest:1 br:111c:1 dd sapere e tutte le altre dello scibile umano; alla maggio r p:i n e dei ,governanti , infine, appariva doveroso l'esame dei problem i che ~i rifrri,•ano alla Scuola; ma trascurabile l'ignorare che, accantn all 'organizzazione scolastica civile, un'altra ne era sort:i a poeo a poco - s~nza dubbio ancora suscettihile di perfezionamenti ; ma g i;1 salda e completa - nella quale, passando dagli Istituii preparatori all'Accademia militare, alle Scuole di applicazione e. di perfezionam ento, gli ufficiali potC\·ano finalmente pervenire all'I stltuto Superiore di G uerr~,. dove, attraver~() studi sever.issimi , le
loro menti si preparavano ad offrire per.fino alle decisioni dei comandanti un contributo veramente prezioso. Ed ecco perchè, nell'iniziare la carriera delle armi, i giovani si meravigliavano di trovare negli fstituti militari, non soltanto la palestra di ginnastica, la sala di scherma, il maneggio per l'equitazione, il campo per gli esercizi fisici e militari; ma anche le austere aule di studio, nelle quali gli insegnanti credevano e speravano di potere sovrapporre, come su salda ed indispensabile base, alla loro cultura generale anche la conoscenza di quelle discipline, delle quali gli allievi ignoravano, purtroppo, l'esisten za . Appunto per gli innegabili legami fra la nazione e l'Esercito, fra le Scuole comuni e gli Istituti militari, fra la cultura civile e la preparazione professionale degli ufficiali. il livello culturale dei nostri Quadri ~ che si era di tanto innalzato alla fine della prima guerra mondiale, dopo la quale era, ad esempio, notevolmente aumentato il numero degli ufficiali in servizio permanente che frec1uentavano con succefso le nostre Università - poteva apparire, al principio del sewndo conflitto mondiale, più basso soltanto in conseguenza di quella diminuzione della cultura generale che, come noi stessi dovemmo {"Onstatare nei lunghi anni Jd nu~tro imcgnamc:nlo uni versi tario, ~i era verificata, specialmente durante l'ultimo periodo del regime fascista. Ma, a malgrado di questo, si può e si deve affermare che la preparazione tecnica degli ufficiali e ffettivi si era accresciuta ed approfondita, come imponeva il meccanizzarsi della guerra; mentre gli ufficiali richiamati - che, per le promozioni ottenute durante il lungo congedo, dovevano compiere doveri , ai quali, a malgrado delle loro elevate qualità morali, non potevano dirsi adeguatamente preparati dal punto di vista professionale - incontravano, nel compiere le loro attribuzioni, gravi ed inevitabili. difficoltà. I giovani ufficia.li di complemento, ai quali fu necessa rio affidare l'inquadramento di quasi tutte le piccole Unità e che offrirono alla guerra un contributo veramente prezioso, erano in possesso di suf ficienti cognizioni circa i nuovi mezzi materiali; ma non conoscevano bene il nostro soldato e risentivano, naturalmente più degli altri, dei sentimenti della nazione contrari alla guerra. Pure tutti compirono o~ni pii:, difficile do vere e molti caddero, combattendo eroicamente, alla te~ta dei loro reparti. Chiusa la pur n ecessaria dig ressione sulla prep;irazionc culturak dei nostri Quadri , reputiamo ancora necessaria q ualche altra cn11sidc
razione sulle yualità dei nostri soldati e: sui rapporti disciplinari tra Capi e gregari. Per <.JUanto riguarda <.JU<::Mi ultimi - scrisse un onesto cd esperto soldato, il gc111.:rak Pagano (1) - " noi abbiamo conosciuto un tipo di solJaru italiano unico, con q ualche no ta regionale spiccata, come la mitezza degli Umbro-Toscani e dei Marchigiani, la calda generosità romag nola , l'apparente scontrosità siciliana , la taciturna fedeltà elci Sardi , ccc. Ma, in fo ndo, il popolo italiano dà un tipo di soldato unico al mo ndo. fasù non tradisce la sua provenienza prevalentemente (unl;1d i11a : rotto al pacifico lavoro dei campi , schi vo della lotta armata fìnchè la nc.:<.:c~~ità non lo costringe, abituato alle privazioni , di una ~ohriet.'i pro"c.:rbiale nel ciho e nelle bevande alcooliche, egli è un pJzicntc, 1c~i~tc1Hc e disciplinati~~imo combattente. Esuberante di affetto, buono di anim o, generoso e sentimentale, cerca il Capo che lo j!Uidi a b11011:i ~orte. /\ lui si affida pienamente, se intuisce - come semprt· i11111i ,<:c.: per il buon senso che accompagna il suo semplice ragionamento ck il Capo è un uomo che vale e merita la sua fiducia. Gli ,i :1fft"1,1«111a, ~e w~tui ha fatto di tutto per meritare il suo afktto, cw :111.!1, «11 ._.,·11.11 g li f:11ichc inutili e cercando di procurargli ogni bcnc~~crc pm~il,ilc 11<:I ntto. nell':illoggio, nelle q1e picrolt> necessità . ·· La no~tr.1 di-...:iplin:1 militare è intonata a queste relazioni sentimentali tr:1 111f n1on: e , upcriore. Si stabiliscono in tal modo legam i indi~~ululiili . 111.il gr.11 111 I.. virissi tudini , fra l'ufficiale e i suoi soldati : legami dc~tinati :i pcrr11:111c.:rc.: anche quando, nelle avversità dell a lotta. ogni Jltfu I inuilo d i~ciplinafC gerarchico tende ct spezzarsi C perfino lJUando, d:l\·:1 111i :ilh, spettro della morte, tende a prevalere l'istinto dclb comcr\'a:t. inn<: "· Una dc.:lk accu,c pitJ ingi uste che si muovo no contro gli ufficiali, ron l'c,·i<lrntc ~rnpo cli introdurre anc he ndl'Esercito i criteri della lotta di classe, cdt :111do k l'irtù dd nostro soldato in contrapposto con l:1 prcs11nta inc:1par it:1 1ki Capi, er:i, infatti, quella che attribuiva a yuc~ti ultimi. pur d c~ti11a1 i :, vil'crc fra i loro sokbti, a conoscerne i sentimenti . a con~tat;tre l't:\'o luzio nc de lle loro idee. un assenteismo dai problemi psicologici e politici cd un a rnluta dist;nza fra gli uffic!ali e soldati che. pt1 funu11a, per qua nto riguardava il nostro Esercito, non cr:i m:1i esistita, ~al\'() che nella fantasia troppo accesa dei nostri denigratori. ( r) C fr. l',.c ,,.:s:D : .. D i,rnrn, , ulb di sc ipli11:i .,. 111 Rù,ì, t,1 Militar(', anno I. fase. 5.
Sarebbe bastato che questi signori avessero letto, per constatare le relazioni che effettivamente intercorrevano fra soldati ed ufficiali, il nostro Regolamento di disciplina, che tendeva, non già a dividere l'Esercito in caste come a volte si pensa, confonden do il presente col lontano passato; ma ad unire in una gra nde fam iglia tutti i militari, creando (Juella solidarietà, che è sempre la fo rza più vera di ogni compagine armata e che diventa formidabile e decisiva nel pericolo,
Schitrame11to degli Allic:vi alla Srnola ,v/ilit11re di .Hodow.
permettendo di convogl ia re, sotto l'illuminata guida dei Capi e nel rispetto della gerarchia, tutti g li sforzi verso l'unica mèta: solidari età che deri va dalla di sciplina c he ciascuno deve sapere im porre sp<mtaneamente a se stesso e che viene volonta riamente compresa cd ;:iccettata come un su premo dovere dai Capi e dai gn.:gari, tutti ugualmente premi ati dai don i inestimabil i della \'Ìttoria e tutti ugualmente minacciati dai pericoli e dall'onta del la sconfitta. E la disci plina - anima e virtù più preziosa di ogni compag ine bellica ~ è stata, è, dovrà essere sempre sentita ed o sservata dalle nostre forze armate ; non già come un scm pi ice com plesso di fredde regole, imposte con la minaccia del severo castigo; ma come il primo fondamento e l'indispcnsabilr h:-o~c Ji quella cooperazione che, nella
dura vita dei campi . ndl'ansiet;Ì delle vigilie, nell'accanimento delle battaglie uni sce i pensieri, i sentimenti, le volontà di tutti i comhattcn1i. C hi conu~cc il nostro Regolamento di disciplina, dopo un hrevc csam l· coniparati rn ddk norme disciplinari, sulle y uali si è basata, negli ulii111 i secoli , l'ordinata convivenza degli uomini armati, ha potuto co1bl:1t:i re l'enorme progresso compiuto col graduale passagg io d.dlc trupp<1 rigide norme d i un tempo, che prescrivevano soltanto la cicca ohl>t·di r nz:i dei gregari, ai criteri ai quali s'ispira la disciplina att u:il c. li:l\,tf :1 ~peri:tl mc.:n tc sull 'efficacia della persuasione e del1"1:,c 111 pi11.
11 nfl\t,,. lfrg11L11ncn to riconosce, infatti, rispetto a quelli del p:1~~:1to, , 11111t· iI d<1vcre lll iIilare de rivi dalla necessaria partt:cipazione di 11111 i :di',""'"' .1n·1:1 delle leggi cd all a difesa della Patria e considcr:1 r1111i .L:li .1pp.1rrrnrnti :, ll 'E\crci to, dai g radi più elevati ai più mndn 11. 11c ,11 piì1 " "" .11i d:il cumulo degli obblig hi nella grande ma~·.a ;·;...;;,!.; ~·,l ..;1 .. ;1;m.1 ,U I., f.d .rngc; nu r.iccohi in forma zioni ~ci11ltc cd .1rt 1Col.11t- (0111 c l:t legione, nel la qua le ogni mani polo conco rre,·:, :111".1;, i111H· , 111111111(" ,l·11 za rinunz iare alle sue particolari carat1cri~ti,lll' nl ' '.~11 1 111111111 ,·, ., , l,i .11nato a comhallerc: conservando la , ua pn,onalit:1. La cliq·iplin;i , ,pi.dc l:1 int rndono e la riconoscono i nostri uftìci~tli, l. quclLi Ll1r 1,111 dirc1t a1nrn tc deri\'a d:il btino disccrc: più che propc,r,i un'.mo tll" rcpn·,,i,·a. llli r:1 ad un 'alca fun7.Ìone educativa; nun \'uok ,offot:,rl· k :inirnr e compri merr k \·olc ntà con la pesante min:icci,1 cl\'ll c p11 11 il'.iuni : 1n:1 pi utto~to renderle solidali e concordi e guid:irk- \l"l' \ tl il \ <J111 1111c <1lihictliw : e ~e ricorda. è vero, i doveri da compiere. :1L,,1111n e pri111.1 deg li ohhli_ghi dell'inferiore, enuncia ' iucl!i ,k l , u1•L·1Ì111 (", Llu:1,1 :1 ~i;: niiì cart· come. in una giusta ed cfiì-. c.1ct: gn:Hcli i:1, il do\'crc ni~ta per tutti i gradi e sia anzi assai pit1 difficilt: pn 1.1. uclli pii-1 den ti. 11 no~I ro Rl'~11 l:i111rntu no11 considera affatto il soldato come un ;1utoma: ma ricliie<k :1n zi ,. che egli abbia un nobile concetto di se medesi mo ,, e tra~g;, tb lrimporta nza del fine che si propone 1< una d n ate7.za di pensieri e di sentimenti proporzion:Ha all 'uffìci.o che è c!11amat<! a compicri: "· in modo da poter dfetti.vamente offrire lt: proprie forzl· , di corpo, di i ntcllctl <.> e di cuore alla difesa della
Patria e delle leggi >) e da rendersi abituale << lo spirito di abnegazione e di sacrificio )), per il quale il militare diventa <• atto a sopportare i disagi e le privazioni, intrepido nei pericoli, generoso in ogni occorrenza )) . . Per meglio convincersi di quanto sopra, basterebbe rileggere il capitolo che si riferisce alla stessa disciplina, definita come << l'abitudine di adempiere esattamente, coscienziosamente tutti i doveri militari, non per timore di pena o speranza di ricompensa; ma per intima persuasione della loro intrinseca necessità ,,. E così ancora il Regolamento ricorda come all'unità di azione e di sforzi concorra potentemente <' lo stato morale delle truppe, ossia l'accordo delle volontà e dei sentimenti,.; considera la bandiera ci simbolo dell'onore militare e del sentimento di abnegazione e di sacrifizio >> ; parla dello spirito di Corpo ,, per il quale i militari dello stesso reggimento debbono rig uardarsi come membri di una sola famiglia >i e lo considera bene a ragione " derivante dalla comunanza delle fatiche, dei pericoli e degli eventi prosperi ed avversi " · Per conseguenza, la nostra di sciplina, così umana ed illumin:1ta, non serve e non può ser\'Ìre :i dividere; ma ad unire le anime dei sul<lati a quelle dc:gli u(fn:iali e: Ll ui11di ~ a~~olul:imcnte infond~aa anche l'accusa, tornata ancora una volta di moda, secondo la quale i nostri uffici.ali vivevano una vita troppo lontana da c.iuclla dèi gregari, ai quali si sentivano invece uniti dalla comunanza d ei do veri e dei Lluali hanno sempre diviso la sone. A riconoscere i saldi legami che nel nostro Esercito, secondo i criteri d ella pit1 sa na democrazia, univano i soldati agli ufficiali , basti ricordare come questi ultimi si preoccupassero sempre del benessere morale e materiale dei primi: come cercassero di educarli ai migliori sentimenti, come li ricordassero con affetto anche nelle lettere alle famiglie lontane, parlando, a seconda dei casi, dei (( loro figlioli ,1 o dei « loro ragazzi ». Se rileggiamo le ultime lette re ed i testamenti lasciati da tutti i Caduti nelb prima guerra mondiale - lettere e testamenti gi~, ra::colti e pubblicati -- no n 1x>ssiamo m etlere in dubbio l'affetto fedclc e devoto dei soldati per i loro Capi ed il profondo attaccamento. l'crgoglio, l'entusiasmo Ji questi per le virtì.1 dei loro g regari. A proposito dc ,, la psicologia delle folle in anni H, scriveva con ragione il generale Basti co, dopo il primo co nflitto mondiale : e, C!ii ha seguito da vicino le vice nde della grande guerra, sa hene che, anche nei reparti piL1 disciplinati e più saldi, la massa è piuttosto propensa a compiere interamente: ma semplicemente il proprio dovere
che non a wmpicrc ad ogni ora atti di eroismo; tuttavia essa li com pie lp1ando l't.:scmpio di pochi la infiammi e la trascini aì più ardui cimenti , <,d and1<.: la teng:1 salda l)Uando il pericolo incombe grave d'intorno "· " I ~old:11i sanno -- ammoniva il tenente colonnello Lébaud (1) -·- eh<.:. ,cn;,.a t1fficiali. essi sarehbero incapaci di agire. Quante volte non i: :l\·,·cnuto. infatti, che delle Unità si sbandavano do1x> che tutti i loro 11( IÌl i:di ua 110 stati po~ti fuori combattimento? ... La coesione tr:1 uflici:ili e ~oldat i i: il vero segreto di questa macchina moderna che Ì· l'c,nc110 in guerra " ; coesione che, nel nostro Esercito, è stata snnprc dt·1n 111 in.1t:1, tra superiori cd inferiori , della umana compren~ionc dei primi e d cll':1ffctto dei secondi. T .ilc l" t:, iu11c ~· ~,at:1 sempre intima e spontanea in tutti i reparti del 11(1, t111 F.,c11"1l(I, nd ljUalc, in ogni guerra, gli uftìcialì di qual siasi prado. d.il ,ot 101 r 11rntc :il generale, hanno sa puto sempre pagare di pc.:no11.1 cd 1111 irc all'ammonimento l'efficacia dell'esempio, anche nei 111111111·1111 1•iì1 gr;1\'I. c:1>111<.: dimostra l'alta percentuale dei Caduti nella pri 111:i ,l! u,· 11 .1 ,11 .. n,li;1k rd :1nche in quella della quale tutti piangiamo
k
Cllll \ t'! '.I H' ll '.'t'.
l i 11 ., l~, :..,.1,1110 ul 1·,, ;., le ,1u~l1 iaLa ~ulla guerra 191 5 - 18 al fnmlc:
italiano . mn11m ,T n l cs:dt;1 questa verità, che molti ltaliani, per il loro ~pin1, 1 d1 p.111 e, , .. rrchhrni di ~conosccre. ,( Gli ufficiali itali;ni ,liu · h R,·l.1 1i.. 11c \I li:1tto11u da veri eroi e sempre in testa ai loro ~oldat, . Si , pil'_:_::1 t 11,ì il g r:,n nurnero di essi che cadono sul campo. Ma i ~old:1ti . q11:1ndo vedono radere i loro comandanti, diventano dei leoni .. . 11cll'n 1drn1 t desiderio di vendicarne la morte. Appun to .1 prnpq~it o degli ufficiali effettivi, - contro i quali si :1ccanisco110 111 p:irtic11l:1r modo i calunniosi giudizi di coloro che vogliono :1d 11g11i c11~1n di , truggere le nmtre m~ gliori istituzioni -· Angelo C:it1 i 11111:1\':1 ( 1): " Chi deg li Italiani ehbe figli ufficiali di profrssionc :il pri11ci11io dcll:i g uerra (e chi ebbe figli ufficiali di complen,u,to. l·g11:11mcntc pn,v.iti. p11<> dire b stessa cosa) sa lJllt:sta spavcn to~:1 di~truz ionc. I >i quindicimila ufficiali effettivi nel maggio 1<)15. ne rima~ero for~c quattromila nel novembre 1918. Il settantad ue p<.: r cento ~comparn:. Fu facile sarcasmo dire, un giorno, che nffìl'.i:1li dfcll ivi non ne moriv:1110 pit1. E' ,·ero: non ce n'erano più. La guc-rra li avna di strutti " (1 ) Lin 1l. ,nl. l.t:BA1· 1,: .. Cor11mandcr « ( 2) (; ., ·1•11 : " ì\:d regno ,!ell a l< Jl' lllC ll l:l ·, .
Sullo spmto degli ufficiali aveva già influito in modo deleterio la legge dell'n novembre 1923, la quale, stabilendo gli ordinamenti gerarchici delle varie amministrazioni dello Stato, aveva voluto istituire tra i funzionari ad esse appartenenti una impossibile disciplina unitaria, che tendeva a sommare insieme addendi eterogenei ed a creare legami non sempre necessari ed efficaci. Ne era derivato un lungo Decreto, con innumerevoli tabelle ed allegati, col quale si era tentato di stabilire, fra i diversi funzionari dello stesso ordine, una parità che non poteva essere che semplicemente teorica, anche se la legge si era proposta, come scopo principale, soltanto il livellamento delle condizioni economiche degli impiegati ed aveva preso in esame, per conseguenza, il semplice fattore materiale. E poichè, per equiparare i gradi delle diverse gerarchie, si era scelta come esempio quella vigente per le forze armate, la legge aveva potuto stabilire, con un lungo e paziente lavoro burocratico, che un Generale d'Esercito, come allora dicevasi, avesse lo stesso stipendio e lo stesso grado del Primo Presidente della Corte di Cassazione; che i Generali ~di Armata usufruissero dello stesso trattamento degli Ambasciatori; che i Gt:ucrali Ji Divi~iv11c pCt(cpisscro gli ~tessi assegni dei Ministri plenipoten-ziari di seconda classe, dei Professori universitari stabili di prima classe, <lei Consiglieri di Stato, dei Direttori generali al Ministero dei Lavori Pubblici e così via dicendo, con una esemplificazione che, pur essendo interessante, diventerebbe assai più complessa, passando dai funzionari del gruppo A a quelli del ruolo B ed agli impiegati del gruppo C. Ma, se la legge del 1923 aveva voluto effettuare la parificazione, del resto non sempre giusta e completa, nel trattamento economico dei funzionari dei diversi Dicasteri aventi lo stesso grado, essa non poteva certo stabilire un'uguale parificazione nei compiti, nelle responsabilità, nella specie e nell'estensione dei doveri. Il provvedimento legislativo aveva quindi suscitato, come era da prevedere, confronti e contrasti, gelosie cd invidie, dannose discussioni in sordina ed equivoci a volte gustosissimi, come quello, ad esempio, di un giovane Prefetto politico che, in occasione di una festa nazionale, invece di prendere posto fra le autorit:i. invitate, affacciò la pretesa di passare m rivista le truppe del presidio, ritenendosi in tutto equiparato secondo una delle famose ,, tabelle di classificazione del personale appartenente al gruppo A ,., allegate alla legge più sopra ricordata -ad un generale di Corpo d ' Armata, il cui grado --·· sosteneva in lrno-
na fede il funzionario - , era evidentemente superiore a quello del colonnello comandante il presidio. Ora l'uso cd il conseguen te abuso di q ueste famose tabelle di classificazione non poteva riuscire di pieno gradimento agli ufficiali delle forze armate, che compresero e sentirono come fosse impossibile pari fica re atl riliuzio ni completamente diverse ed estendere a tutte le categorie d ei funzionari un carattere militare che, nel maggiore numero dei casi, era dc~tinato a rimanere soltanto esteriore. Scrivcv:i no n in va110 Andrea Gavct, al principio del secolo scorso, che e, l"uftici:1lc ~· il solo fun zionario al quale lo Stato sembri assegnare u11 1n:1nd:11 0 grnnak dell 'autorità so\•rana, con l'affidargli i cittadini e rol cml ringcrc questi a presta rgli obbedienza ,i. Costretto, an che.: in te111 po di pare, .id ns~cn ·:1re in siknz.io una severa disciplina: ;i r:ig-giungcrc.:, i11 ,p1:1hi:1~ i rn n111<:n1 0. la sc.:de assegnatagli ; a preparare mnr;ilmcntc e tcrnic 1111rn1 c i g iovani a lui affidati alla guerra, e dcsrin~1to a ., oppor1arc, 110 11 ~ol:11nrntc le fati che, i disagi ed i pericoli dei conflitti an11 :1ti : 111:t :1nchc k 1crri hil i responsabilità che deriva no dal di sporre dclh 1·i1:1 dei propri uom ini . l'ufficiale aveva non poco sofferto per tale cqu ip:ir:izionc che, ,,e 11011 lo umiliava, sembrava 11011 voler riconoscere il caratt ere panico iarc Jcila categoria : non rispettava guellc tradizioni dalle ,111ali, in tutte le forze orm.atc, trassero e traggono l'alimento pili prezioso le energie spirituali : non ricordava che la carriera delle arrni , imponendo una particolare missione c richiedendo una vocazione spontanea e profonda, somiglia. sotto certi aspetti, ad un vero e proprio sacerdozio, che non poteva essere sottoposto alla concezione, puramente materialisrit:a, sulla quale si basò la lamentata riforma del n,23. Gli effetti della di sposizione furono comunque deleteri. ,, La funesta legge del T923 - scrisse in proixisito il generale Quirino Armellini (r ) -· disconoscendo le particolari esigenze e k speciali caratteristiche degli ufficiali, appiattendo, burocratizzando. avvilendo, togliendo prestigio alla carriera militare, fa lsando di conseguenza il rn ncettn cd il valore <lei g radi che le sono connessi - e che sucn:ssivc lc~gi, :litretta nto funeste. dovevano snaturare fino a giung-ere alla dist1:~1zio11 c del prcsuppost~ basi lare dello stretto legame Ira g rado e c:1p:1cit.ì di saperne bene esercita re le fun zioni --- doveva inclutt;1bilmeme inci dere su ll e.: qua lità dell ' uffìciale. ( 1) <.irn. (.)n R1"0 A1<)1 l 1.11 :,.11: " La fi g u ra Jdl'uflìciak ", 111 Rivi.,t(/ l\4ilùur,, a nno IL Il. 10.
<< Equiparato ormai ad un qualunque impiegato dello Stato, obbligato anch'esso ad jscriversi al partito e a diventarne gregario, da questo e dai suoi organi palesi cd occulti sorvegliato, controllato, con ogni libertà conculcata; costretto a nascondere ed a mascherare le sue idee ed i suoi pensieri; dominato pian piano dalla <• paura gerarchica,,, diventata paura generale, l'ufficiale svilì il suo carattere, che ipocrite Circolari, intese a mascherare tutta l'opera assiduamente svolta per distruggerlo, di tanto in tanto esaltavano)). Gli. effetti della legge del 1923 divennero ancora peggiori c1uando, con successive disposizioni, si estese l'uso dell'uniforme a tutti i funzionari dello Stato, a quelli di governo delle Colonie, agli istruttori della G.I.L., agli universitari ecc., così che - come scrisse con vivace linguaggio if maggiore Renato Calò in un articolo pubblicato nella <• Rivista Militare ,, nel m aggio 1946 - (< annegata in questo mare di uniformi multicolori, la nostra divisa perdeva gradualmen~e il suo prestigio ,i.
La Mifo,.ia Volonl.1ri,, , <.n:.1t.t, .:umc fu detto, per la n c.:c5sÌt;:i d1 disciplinare lo squadrismo, finì po i col moltiplicare sempre più le sue attribuzioni, i suoi Comandi, k sue legioni, le sue ingerenze nella ,ila nazionale e per prosperare a scapito delle ist Ìluzioni tradizionali ( 1). L'ec1uiparazione dei g radi della Milizia con quelli dell ' Esercito, il conseguente obbligo del saluto , g li inevitabili rapporti che costringevano a volte vecchi cd esperti colonnelli a dimostrare Ja loro deferenza disciplinare a giovanissimi luogotenenti generali , spesso non aventi nell 'Esercito altro grado che q uello di sottotenenti di compkmento, il d o ver cedere alle leg io ni le armi ed il materiale dei reggimenti, resero spesso assai difficili i camerateschi rapporti imposti dag li ordini superiori. In un secondo tempo, ptr ie benemerenze conseguite dalla Milizia nella rioccupazione della Libia. venne dimenticato il principio che, all'atto della mobilitazione, le Legioni dovevano venire scio lte e g li improv visati Quadri cd i militi riprendere nell'Esercito il g rado cd il posto, ch e a ciascuno effettivamente spettava. Per l'abbandono di c1uesto principio, l'Italia fu costretta ad avere, no n uno: ma due Eserc iti diversi ed inevitabi lmente rivali , con un (r) Si cnmu h.i i11 proposito il I\: Yolumc di c1 ue,t'opcr:1.
~emprc maggiore onere per le finanze dello Stato e con la conseguente neccssit;1 di dividere fra le due istituzioni i pochi materiali e le non mohe armi disponibili: così che l'Esercito dovette vedere menomate, a fa\'orc della Milizia, le sue dotazioni, formarsi nei suoi ma~azzini incolmabili vuoti, diminuire, per tenere a numero le troppe legioni. perfino il numero degli stessi suoi uomini. Un l:1vorìo ancora più intenso e pit1 pericoloso veniva, intanto, compiuto :1 fa\'nre della Milizia, anche tra i militari appartenenti alle clas~i in ~·,111gcdo. Non ci fu ufficiale di complemento che, appena rn111piu10 il ~nviz io di prima nomina , non fos~e insistentemente in,·itato. pcrfì11n rnn Li pro1rn:ssa di più rapidi avanzamenti~ a passare ncll:1 Milizia; non ci fu militare che, tornato a casa dopo la ferma, non \"l._ni ~~c i11d,Jtt" ad isui vc rsi nelle.: forze.: ,1r111ak del Partito fasci, ta. rrndrn do l'.mÌ inutili tutti gli studi per i progetti dì mobilitazione ed incerto l'dfc11irn gettito delle di\'crsc classi Ìn congedo per gli uf lici :1li e pn 1:, 1rupp:1. Ndlc c,c11.i1:1'.l.io11i. 11 i.:lk ri viste militari , :ille grandi manovre, venendo .1 (C111t .111 0, pn mTc,sit;1 di servizio, l'Esercito e la Milizia dimu~tr.1\·.1110 l.1 lo,., ,lil'n., it :1 nella preparazione dei Quadri, ndla di~ciplin:1 dl'1 rq,.1r11. 11 cl modo di conc.epire il cloverc: e tali differenze - che, pm c,·i, k111h,irnc. gral'i e pericolose, non provocavano alcun adcgu:1to pron-cdirncnto non potevano non mortificare lo spirito dei 11m1ri 11f(,,·i:ili . Non ~ar:1nno (er1 :11nc.:n1c mancate, da parte ddlc autorità militari competenti. prulù 1i.: «.: tc111:11i,·i di porre rimedio a mali cos1 gravi ed e,·identi: ma il P:1rtito avn:1 finito col considèrare la Milizia come una sempre piì, nccc~s:iria difesa del regime, l'aveva dichiarata intangibile e l'int crcs~c polit ico dorn ina\'a , come in tante altre cose, 1..1udlo militare. Si ccrcav:1 poi ogni occ:1~in11 c per conferire alla Mili zia una sempre m:1gginn: impor1an :t.:1 l' :1tl css:1 erano stati affìdatì, con un indirizzo che non pn11·,·a t'~n,· cnn fnrm c :dlc vere.: esigenze dell'Esercito, l'istruzione premili1 :1rc e pnst -rnilit:ue, un notevole concorso alla prep:irazione degli ufti( i:ili di rompleine11to con le Legioni della Milizia uni\'ersitaria e f'crlì nu quella difesa contraerea, alla quale la Mili zia non era certo preparata, come risultc'.1 nei diversi esperimenti e, purtroppo, anche nelle prime incursio ni aeree subìte dalle nostre città. Ddìcicnzc. r1uestc.:, gravissime, alle quali. trattandosi della Milizia. non era permesso neppure accennare -ed, a malgrado delle quali, l'Esercito doveva dar prova verso b nuo\'a istituzione di un camera-
tismo . che non poteva sentire, come ben dimostrarono i numerosi incidenti e le accanite baruffe che, all'inizio della seconda guerra mondiale, si dovettero lamentare dovunque fra militi e soldati. Con questo non si vuol certo negare che anche la Milizia potesse avere nei suoi ranghi giovanj veramente entusiasti e combattenti degni dì questo nome ed, anzi, è doveroso riconoscere che non pochi reparti di militi, se meglio inquadrati e se governati con una più severa disciplina, avrebbero potuto fare molto e bene; ma nessuno poteva dubitare che la diversità dd trattamento disciplinare e di quello economico, i continui te1llativi fatti dalla Milizia a detrimento dell'Esercito, l'accaparramento degli ufficiali di complemento e dei militari delle classi anziane, il g rave depauperamento della disponibilità delle armi e dei mezzi suhho dall'Esercito, dovevano imporre agli ufficiali l'angoscioso pensiero dei pericoli nei quali in una guerra sarebbe incorsa fatalmente la Patria.
Anche la già effettuata npart1z1011c degli ufficiali in due ruoli ,ìiversi - npart1z10nc suggcnt:i., ;:, vero, ,bi giusto desiderio di trovare il modo di accelerare la carriera dei migliori: ma destinata evidentemente a dividere i Quadri dell'Esercito, chc prima formavano una vera e sola famiglia - aveva avuto u11a d ,1111wsa ripercussione sul morale degli ufficiali. E ciò tanto più in quanto, bcnchè tale ripartizione fosse giustificata dalla neccs;ità di rnigliorare la carriera degli ufficiali appartenenti al ruolo Comando, con successivi provvedimenti vennero, invece, di tanto aumentati i vantaggi accordati a quelli del ruolo di Mobilitazione, che non pochi ottimi uffici;:d i, costretti a desiderare l' inamovibilità dai bisogni della famiglia, vennero indotti a chiedere spontaneamente il passaggio in quest'ultimo ruolo. Sottoposti anch'essi al mutevole corso delle vicende politiche, anche gli ordinamenti, le uniformi, le attribuzioni dcll 'Esercìto vennero troppo spesso modificati e, per quanto, ad ogni riforma organica, si affermasse che si trattava o rmai di dare all'Esercito un Codice definiti vo e duraturo, le innovazioni con1inuavano a succedersi con tanta rapidità, che non c'era il tcmPo di :1pplicarc una disposizione, senza che ne venisse emanata un 'altra, assolutamente diversa; così che l' Esercito dovette subire continue scosse e l'uffìciale rimase sempre più incerto e sempre pii:, preoccupato della sua sorte per il continuo susseou1rs1 delle di.s11osizioni che si riferivano alla carriera. ::,
Anche alcune leggi, destinate a ri(onoscerc i particolari titoli di :ilcuni. non poiuono tenere il debito conto degli interessi e cldla sensibili1Z1 della maggi<,r,rnza, cd il criter.io dell'esame comparativo, adottato per regobre la promozione dei generali , clic è senza dubbio il migliore in teo ri a. di venne, in un mondo o.rmai completamente asservito all'influsso po litico, anch'esso deleteno, pcrchè finì çd portare agli ahi gradi ;1lcuni clcmcnti ritenuti pit1 devoti al regime, e fece v:i-
S/ifruncn:o tir/la F,:ntl'ri.: ,,d un:1 , it·is1.,
kre benemerenze politiche :,i~~ol11t:1mc 11 1L'. estranee all'effetti va attitudine al comando; cmì che, ad infìrm ;1rc negli uffi ciali le qualità del c:iraltcrc. che ~ono $Cl1Za dubbio ~empre le più preziose --· si diffuse a poco a poco la convin zione che, per fa re dimenticare qualche lacun a ndl.1 prcpara1,iunc p roio ~Ìo 11alc cd a \ ultc pnfìno per storna re i pericoli di una inchiesta disciplinare-, bastasse essere brnc accetti negli am bienti politici e poter contare qualcuno di quei titoli che la grand l'. massa dell'Esercito non ;1vrcbbc voluto riconoscere. ~:o~ì l' in fl usso del l:1 politira si e~ercitò, in modo sempre pjù clclctcn o, sulla nostra preparaz ione. sull ' energia mo rale degli ufficiali, sui f:1uori spirituali di tutto l'Esercito e finì col rendere a volte possibile che i 1n iglimi clementi venissero sacriiìcati e che gli opportunisti "d i politicrn tì del resto ,b ~a i pochi e facilm ente indi viduabili -
2 93
conseguissero i posti più ambiti, imponendo all'Esercito - proprio nella fase che avrebbe dovuto essere di più serena e di più intensa preparazione a11a guerra ~ quelle amare delusioni che, pur non riuscendo ad infirmare la giurata prontezza ai più difficili doveri, finirono ben presto col mutare i fervidi entusiasmi di un tcm po in una accorata rassegnazione. La gravità di una tale situazione, con tutti i pericoli che ne derivavano, non era certamente sfuggita ai Capi, ai quali incombeva, al di sopra e al di fuori di ogni considerazione politica, l'efficace preparazione dell'Esercito; ma, dopo le ripetute e finalmente accolte dimissioni del compianto generale Bonza ni , la carica di Capo di Stato Maggiore perdette la sua importanza cd i Sottosegretari di Stato alla Guerra, costretti a seguire le vicende politiche più che le necessità dei nostri apprestamenti militari, non poterono certo dedicarsi con la necessaria costanza e con l'antiveggenza indispensabile all'efficace preparazione alla guerra che, spesso apparsa imminente ed a volte lontana, veniva già considerata da tutti come un male ormai inevitabile.
Come se tutto questo non bastasse. non mancarono, purtroppo, altri provedimcnti che non potc\'ano non influire sull e qualità dei Quadri. Il Governo d'allora, preoccupandosi dello sviluppo dcmogratìco, aveva incoraggiato in og ni modo la celebrazione dei matrimoni e, per conseguenza, aveva fatto aumentare rapidamente il numero degli ufficiali e dei sottufficiali, anche giovanissimi, aventi famiglia; vale a dire obblighi che, volere o no, ne limitano, specialmente in pace, la disponibilità; molto più che i modesti assegni, le condizioni economiche spesso precarie, il crescente numero dei figli, aumentandone le preoccupazioni, finivano inevitabilmente col deprimere gli entusiasmi per la carriera e davano vita a quel << tcrritorialismo H , che il Forlenza ( 1) pittorescamente definì ,, figlio infelice; ma leg ittimo dell'in sufficiente trattamento economico ,i . D 'a ltro canto la tassa sui cclihi era stata estesa, a malgrado delle proposte fatte in contrario dalle autorit;1 militari, anche agli ufficiali , con un provvedimento cl1e 110 11 poteva non sembrare discutibile, dato ( 1) L 1.· 1<a F oRLJé!':7.A: « .\ccu\C
anno II, fase . 5.
<.:
JìiLSc J cgli uflic iali ", in T?iz,ista ,'vlilitare,
il fatto che, per le guerre combattute, per le cariche ricoperte, 1xr essere rimasti troppi anni nelle colonie, non pochi ufficiali non avrebbero potuto, anche volendolo, formarsi in tempo una famiglia e visto che, presso i migliori c.:snciti dd mondo, a parità delle altre condizioni, vengono invci:e preferiti i Quadri che, sempre pronti a partire per qualsiasi de~tinazione cd a rischiare ad ogni appello la vita, rinunziano anche ai conforti della famiglia. Invece, nelle nostre forze armate, i n :lihi. non soltanto vennero tassati ; ma finirono per attendere a lungo, r tal volta invano, per il solo fatto di non essere ammogliati , le promozioni alle quali avevano diritto, possedendo, secondo i piì1 severi accertamenti , tutti i requisiti necessari per meritarle. Un ':il tra scossa avevano ricevuto i nostri Quadri, anche quando il Coverno, d1c prima :m:va offerto la sua ospitalità a tanti ebrei protughi dalla c;c.:rmania, volle partecipare alla lotta antisemita, violando ancor::i una volta lo Statuto ed allontanando improvvisamente dai nostri rc.: parti 111olii 01timi ufficiali, a malgrado dei favorevoli giudiz i meritati. dt'i servizi resi, delle qualità dimostrate, dei saldi vincoli di cameratismo dii.: li univano ;;lla massa degli altri ufficiali. Il provvnlimento. 1111pmto ;111r h \:sso dalla politica, venne discusso e qu:isi J a ~utti bi:1::im:1!0 i.: l\:roico sacrificio del tcn. colonnello Morpurgo. che rnllc.: cadi.:rc.: fra i ~uoi soldati nella guerra di. Spagna ed alla cui memoria vrnni.: poi conferita la medaglia d'oro al valore, commosse profundamrnt<.: i colk g lii e rese.: più evidente il nuovo errore commesso dal Cuvc.: rnn, rcndc.:ndo negli ufficiali rimasti più gravi le incertezze sulla carricr:1 e p1t1 fondati i timori di nuove sorprese. I continui progressi dc.: IL1 ( :himi ca, della Fisica e della Meccanica, suggerendo l'impiego di nuovi esplosivi cd imponendo l'adozione di sempre nuovi mezzi Ji. lotta , di I rasporto e di comunicazione, tendevano ÌJ1tanto ad aumentare sc.:mprc più l'importanza dei fattori materiali e - mentre, per la mancanza delle malerie prime, si rendeva sempre più grave la nostra infc.:riurità rispetto agli altri esercitì --- facevano apparire opportun:i. per l.1 nc(cssit:1 1..k lla divisione dei compiti , una specializzazio ne del personale e dei reparti, che non poteva non infirmare la coesioni.: del nostro fac n:ito e la solidarietà <lei suoi componenti, determinando, Ì.'. ,·ero. un:1 nobile gara nd rendimento; ma attenuando l'efficacia dei legami , che derivavano dall'omogeneità delle formazioni. La Fanteria , ad esempio, l' Arma che -- come dicono i Regolamenti tattici di tutti gli eserciti - è destinata a S\'olgcre un'azione prem.inentc sui campi di battaglia , finì col comprendere , per la compless1ù dclL1rm arncnto c pn la molteplicità dei compiti ,
2
95
i Mitraglieri, i Cannonieri, i Mortieri, i Carrjsti, i Guastatori, i Paracadutisti, e le nostre stesse Divisioni di Fanteria dovettero distinguersi in Grandi Unità d'assalto, da montagna, tipo coloniale, corazzate, motocorazzate, autotrasportate, aerotrasportabili , costiere, ecc. Anche la tecnica dovette affermarsi sempre più nelle nostre Scuole, a scapito della loro tradizionale funzione etica e, per conseguenza, mentre i fattori intellettuali dovevano orientarsi sempre più verso .i l tecnicismo e risolvere i nuovi problemi che ne derivavano, ed i fattori materiali affermavano in modo sempre più evidente la loro crescente importanza, quelli spirituali _, che pur furono, sono e saranno i più importanti - finirono col perdere almeno in parte la loro efficacia.
Pure, a malgrado di tutti questi errori, di tante scosse improvvise e di così dolorose const;1tazioni, tutti gli ufficiali seppero rimanere al loro posto, continuando in silenzio a dar prova della loro abnegazione cd a dedicarsi alla loro opera che, anche se non poteva più conseguire tutti i suoi nohili scopi, sarebbe riuscita sempre utile al Paese, visto che qualche.: cosa si poteva ancora salvare e che l'onore militare imponeva di tener fede al giuramento pre~tato. Da quanto abbiamo gi;t avuto occasione di dire si può desumere che, all'inizio del secondo conflitto mondiale, l'Esercito, che pure aveva compiuto innegabili progressi nel campo dell'addestramento, non era affatto in grado di sostenere una lunga lotta, specialmente per quella sua povertà di mezzi materiali, che lo avrebbe fatalmente messo, fin dai primi giorni, in condizione di assoluta inferiorità rispetto a tutti gli altri eserciti belligeranti; condizione che non sarehbe stato possibile modificare; ma che sarebbe, anzi, peggiorata col tempo, man mano che gli altri avrebbero adottato sempre nuovi mezzi, trovato nuove armi, rivelato i nuovi segreti della loro preparazione. Consapevoli di tale palese inferiorità, che non poteva non influire sulle loro energie spirituali e sulle stesse innegabili virtù del nostro soldato, éostretti a combattere ed a far combattere i loro uomini quasi inermi contro nemici armatissimi, gli ufficiali, turbati dal troppo frequente succedersi di innovazioni non sempre opportune per l'efficienza morale dell' Esercito, dubitavano fin dai primi giorni di poter conseguire la vittoria, specialmente in una guerra non compresa e non voluta dal popolo, contro gli alleati del primo conflitto 21.
mondiale, al fianco Ji coloro che erano stati sempre, in ogni periodo della nostra Storia. i nostri tradizionali nemici e che, uniti agli Austriaci. dal 1915 al H)I8, avevano rew così grave e sanguinoso il nostro sforzo. così lung-:1 cd accanita la nostra lotta, così difficile, se pur rosì gloriosa, la 1H>~lra decisiva vittoria. Scrisse S11rnmt r Wcll cs (1) : ,, Lo Stato Maggiore ital iano era sfarnrnolc alla i,:uerra e venni informato da più di una font e che, nei ra nghi (kll",.:'~crcito , l' avversione alla partcci pazione dcll' Italia al conflitto cr:l formidabile ». I 11m1ri ~old:1t i ~(·ntivano che, nella seconda guerra mo ndiale, i gloriosi C:1duti ddl ':dt ra g m:rra, raccolti nei cimiteri del Grappa e di Redipuglia , 11 011 ~i ~ard1hcro certo levati a formare, davanti ai no~tri rcp:1rti. 11n 'ill\ 1, iliik . gloriosa avanguardia, e sarebbero rimaHi dolrnti e dd u~i 11d l'cdcrt' i, or:t , compagni dei loro nem ici, che erano stati . in qua~i tutti i ~cmli, i nemici Jdla Patria. Tutt.1\'i:1 I' bnri tu. pn tJUt lla disciplina che abbiamo gi à ricord:1t o non p1>tÌ' ,·hr olihn lirc e obbedì p ur sapendo che la guerra non l·r:1 ,cn1i1.1 d :il po1 111l11 l' çltc, pn conseguenza, oltre le armi, i quadrurnli . i l l l.ll l'l'Ì. il 1, 1c, , 1.l!"jll", t: li ,:1rchhero l!llt'Sta \'Olt :1 tn::tnCati anche Ì t1tJl•i~i i 11 Li lt111 1c 11ti del H J I")• L1 ccrle zz~1 di t"~~erç: 4H..: i..:u tr1p~tgnatì u<:1 pcn col, i d:1i 1n11 ., 1,1<"rdi dcll:1 nazione e tutti quegli efficacissi mi tonici. dw .,d 1111 ,·" ·1, i1 " i11 _l!un ra non possono perveni re se no n dalL 111i111:i ~lt'\~;1 dt' i Pt>j ll !l(J , Olt re :1 ,:q :n,1 q11.1 •,1 inerme di fronte a tutti i nemici. l'Esercito, 11dl':1ff ro11t :1rc l.1 p1c,1·.1. dnl'<..' tll' sentirsi disperatamente ~olo, ~tnza neppure I., ~pn.111 1,.1 dr jl<>I C1t ' uff rirc alla Patria ancora una volta la Yitto ria. e t111t:11 i:1 ol,kdì e 110 11 esitò a compiere il suo consapevole ~acri tizio. E, s,: i cittadi ni , i d o m :111d:inn pnch~ i soldati obbedirono, i soldati pos~o ,10. co n 111 :1.~gior r:1giC111c. dom andarsi come mai la nazione, clic pur l':11Td>he potu t• >. 11n11 o~c\ mani fc~tarc in alcun m odo la sua volon t:1 co111 r :1n.1 :ili., !.( Ucr r :1 c. f>iutto~to che sconi!iurarc la b(Trave iattura gi;'i presrnt it :1. prckrì ( hiud<: rsi in un accorato riserbo. L' Italia gi .\ co noscé quanto sia a volte difficile l'obbedire, tanto che. bene a r.1gio11c , fr:1 i titoli di onore, per i quali. nel ricordo del nostro popolo, di vt:nta sempre pit'.1 gloriosa la figura di Giu seppe G;~nbalJi, insit me alb disperata di fesa d ella Repubblica romana. alle diffici li vittorit di Calatafimi e dd Volturno. all'ardita conquista di •
~7
2
97
Palermo, ha voluto comprendere, con eguale, devota ammirazione, anche l'accorato << obbedisco >, del 1866, col quale l'Eroe, già in procinto di liberare Trento, riconosceva il supremo <lovere della disciplina. Del resto come potrebbe la nazione - che, in questo burrascoso dopoguerra, è costretta ad ammettere che, nelle pubbliche assemblee, i nostri rappresentati, gli eletti dal popolo, i Deputati cd i Senatori, perfino nel decidere sulle più importanti questioni che si riferiscono alla nostra stessa esistenza ed al nostro avvenire, votino, per disciplina di partito, secondo gli ordini dei dirigenti la rispettiva faz..ione, piuttosto che secondo le proprie convinzioni personali e secondo la propria coscienza - rimproverare all'Esercito quella disciplina e quell'obbedienza, con le quali esso consapevolmente iniziò il suo lungo martirio? Nell'intraprendere la lunga e difficile guerra, la disciplina non venne imposta ai nostri soldati dall'oscuro timore delle probabili sanzio ni; ma dalla tradizionale virtù alb quale l'Esercito non poteva mancare, anche perchè ogni suo gesto contrario alla guerra sarebbe stato interpretato, in Italia cd a ll'estero, come una riluttanza ad affrontare il pericolo . Ma, anche se il soldato no n poti: che obbedire in silenzio, i suoi Capi più elevati, e più dircttamc.ntc respo nsabil i per lt: decisioni da prendere, non mancarono Ji e~prime1e al Gove rno i loro dubbi sulla durata e sull'esito ddla gue rra, le loro ben gimtificatc.: apprension i per la nostra evidente impreparazione e la loro opinione, nettamente contraria al nostro intervento nel confl itto. In ogni caso essi non mancarono di tentare di procrastinare la prova, in mod() che l'Esercito potesse affrontarla dopo avere provveduto almeno allo strettamente indispensabile e fu evidentemente per i suggerimenti dei Capi militari che il Ministro degli Esteri dell'epoca venne indotto a dichiarare alla Germania che ritalia non avrebbe po tuto scendere m campo prima del 1942. Ma g li avvenimenti precipitarono. La Germania, conquistata in poche settimane la Polonia, fece subitamente crollare la resistenza del l3elgio, del Lussemburgo, dell'Olanda e della stessa Francia e k sue Armate poterono avanzare dal Reno alla M anica, dal la famosa linea Maginot, rapidamente aggirata e rotta, a Dunkcrgue. Per le rapide vittorie germaniche, l'indugio g ià richiesto dai nostri Capi militari sembrò ormai inutile a chi g uidava allora la nostra
politica; il tempo troppo prezioso; il nostro immediato intervento indispensabile: e le nostre povere Divisioni binarie ~ che, durante la nostra non belligera nza, avevano già dovuto più volte constatare l'insufficienza delle armi, dei mezzi e delle nostre ri~-orse - dovettero prepararsi, '< divorando le lacrime in silenzio n, a dare sangue e vita, potendo sperare soltanto che Dio proteggesse l'Italia. Ma la g uerra - come dd resto avevano preannunziato i nostri nemici di allora - fu lunga, divenne sempre più terribile e divampò :i poco a poco per tutti i cicli , i mari, le terre del mondo, richiedendo :iil'Est:rci lu - com e alle altre forze armate - sforzi sempre più diffidi. impo nl'lldogli teatri di guerra sempre più lontani e diversi, disperdend o, per le ncccssiù create dalla politica e non già da motivi militari. le 11c Unità in Africa orientale, in Francia, in Grecia, in Russia, in Ju gn~Lt \'ia, in Dalmazia, in Libia, in Tunisia, con un fatale sparpagli:a111 cnto di forze che, contrario ad ogni insegnamento dc.:lla S1ori:i mil1t :1n.: - pc.:r le perdite subìte daJla nostra eroica Marin.1 111crc 1n1de, per il controllo esercitato dai Tedeschi sulle linee fcrrovi,1rir . pcr le i111 crrnzioni di ogni linea di comunicazione, do, c,,1 r··11,krl' i1u 11m,iliilc b tcn1pesti,·a riunione delle nostre forze 11d m omnl lct del hi ~cig no e costituire·, per conseguenza, un irrepara-hik crrctrc
V.
LA CAMPAGNA CONTRO LA FRANCIA
Preceduta da un improvviso passaggio dallo schieramento difensivo già assunto all'affrettato cd ìncvitabìlmcntc incompleto schieramento offensivo ordinato dall ' incompetenza politica, la battaglia delle Alpi fu la prima, dolorosa prova imposta alle nostre truppe ed, a malgrado della sua breve durata, bastò a dimostrare, contro le fortificazioni francesì, l'insufficienza del nostro armamento e delle nostre artiglierie. Per comprendere le g ravi Jifficoltà incontrate nella breve impresa, occorre rifcrir.~i, non soltanto :1l l' inferiorità clellt> nostre ;i rmi cd all'impossibilità di comrobattcrc con pezzi di medio e di piccolo calibro le artiglierie delle fortificazioni permanenti ; ma anche alle difficoltà opposte d al terreno e d all'andamento, a n oi sfavorevole, della linea del confine con la Francia. Prendiamo quindi in esame, sia pure brevemente, la nostra frontiera occidentale e seguiamo, nel farlo, 1.1uanto, in proposito, venne pubblicato dall'Ufficio Storico del nostro Stato Maggiore nel pregevole studio (( La battaglia delle Alpi Occidtnt(i/i - giug110 1940 i, (r).
Il confine italo-francese. Il confine verso la Franci.i, all 'atto Jdla nostra dichiarazione di guerra (ro giugno 1940), partiva dal monte Dolent, seguiva la displuviale delle Alpi Graie tino alla Rocca Chardonnet (monte Tabor), arriva va al monte Enciastraia per la displuvi.aie delle Alpi Cozie e g iungeva al mare attraverso il contrafforte limitato ad oc( 1)
Cfr.
UFF1 c 10 STORICO 0E1, 1.o ST.\ TO MAcGtoRE
nr.u .'EsEncn o: " La bat-
taglia d elle Alpi Occidentali - G iug no 1940. Narrazione e d ocunwnii )), Ro ma, 194 7.
cidcnte dai bacini del Varo e dd Paglione e ad o n cntc da quello della Roia. La frontiera nella sua parte centrale, da Rocca Chardonnct (monte: T abo r) a monte Enciastraia, coincideva con i limiti degli antichi Stati s:1rdi cd era stara scmpn: pacificamente accettata; mentre, nelle sue parti settt: nrrionak (monte Dolcnt - monte Tahor) e m eridio,de (monte Fn cia~traia - Ponte San Luigi presso Ventimiglia), era stata stabilita nd 1860, all'atto del passaggio di Nizza e cl.ella Savoi:i alb Franàt. li rnnfim: occidentale d' Italia, <lall'Enciastraia al mare, avnJ coinci ~o. fin dai tempi di Augu sto, col fiume Varo. In fatti. anche dopo Li caduta ddla potenza di Roma, la concezione augustea dd con fÌn L· italiano al Vam aveva continuato a sussistere e si era consn,·ata cffi.-:1n: :i rn:dgr:,1do delle tumultuose e tormentate ,·icenclc, di cui fu lL·arro l' Italia durante l'im·asione dei barbari e la domin ;r,.ione ~lranier:1 dal sern lo XV I al XIX. Mrntn.: b n:s~inn( ddla SavoÌ:l non ave\'a provocato particolari rec rimin u inni ;1nchl'. pcrchè b clausola che imponeva il plebiscito pri ma della cc~~i11ne rÌCi•n krmava il diritto elci popoli a disp0rre di ,1.- . :-.lt. :-.:, i, <-- 1..0:-.Ì ~ ;.,,~,,,, ir1..,lir~tt:11n.:nt.~ ~i fini dc11:i p0lirlc:1 s:1b~1!..1dJ. ed alla causa dd Risorgi1rn:1110 --- le rc:criminazioni erano state invece appassionate e imistcnti per h cessione del Nizzardo. Il confine con b Francia , nel ~uo lralto pii'1 11wridio11alc.:, pc:r considerazioni sto riche. o ltre che etniche e geografic he, non aveva mai avuto il consenso degli Italiani ed anzi aveva costi tuito motivi di dissenso con la Francia. Nel 1860, infatti, la Commissione incaricata di stabilire i nuovi confini tra ltalia e Francia aveva se parato illogicamente dal resto del territorio na1.ionalc zone che appartt:nevano all 'Italia per evidente unità geografica, per comunanza di interessi, di bisogni e di tradizioni , abitate come erano da gente che, sia nel dialetto, sia nei co!! nomi . :1trcst'a \'a con sicure;,.za~ Lt discendenza Ja un ceppo italiano. Nei vd i:ig 1 di conlÌnt: erano state create co::.Ì ~ilu,1z ion( tali da irritan: L111i;1~> delle poJX)lazioni. Poichè b nuova linea di frontiera in parecc hie zone si allontanava dalla linea naturale dello spartiacque, era abbastanza frec1uente il caso che nella delimitazione dei. confini. rimanessero in territorio italiano proprict:\ dì cittadini francc!>i e che propr ietà di cittadini italiani venissero a tro\':1rsi in terri torio f rancesc. Se la cosa non appar_i va troppo g rave LJUando si tratla\'a di proprietà private, poichè relativamente facik era l'accordo mediante pennuta o alienazione, la g ravità dcll:i ti ucstionc aumentava quando si trattava di proprietà co0
30 1
e_:.___ _ ::.....=-_ __
l'iza -
- ---:::::=::_ - ___ ----____
li co11fi11e italo · fr,lll<'t:st' .
- -- -- ·
munali - prati, pascoli, boschi - alle yuali i Comuni non potevano rinunciare, senz~l rinunciare nello stesso tempo all'allevamento del bestiame cd alla fonte precipua delle loro entrate. Nascevano così controversie diflicili a risolvere, poichè l'uno e l'altro dei contendenti s1 appellavano a consuetudini o diritti tradizionali, che potevano sempre csst:re rimessi in di•;n1ssione; controversie che, via via deferite ad ?1rhi1ri stit:ce~~ivi, ti ualchc volta finivano col rimanere insolute. Tipico il caso ddk rnnt ro,·ersic tra il comune di Mélezct (Bardonecchia) ed i com un i di Plarnpinet e di Modane per la proprietà di certi terreni l' l"usn di cen i pamili : nonchè di quella, più importante, per l"utiliz·1.azione delk :1cq11t· della Roia e affluenti, che nel 1914 una Commissione: italo-f rann-~t: risolse secondo criteri pratici più che giuridici. I .:1 ~tn~: , Ci: nvcnz ionc ,, di delimitazione n tra la Francia ed il Reg1111 di S.1rdcg 11:1 (7 marzo 1861) no n poteva servire a semplificare la ~itu:i;,.io nr. in qu:1mo d1c, per le proprietà dei Comuni francesi in cc.:rt i tnlti dd tnritnrio italiano dì frontiera , affidava il servizio di p:>l1 zi.1 c 1111 pc,t rt' l' fnrc.: ~t:ile a guardie g iurate francesi e ad agenti ild Con ·rn11 f, :11 11·n l '. ,i:1 pure e-on certe garan1.ie a nostro favore, e re ndn ·.1 pcr,·u', , nmplic:1t:i :1nche l'amministrazione dei Comuni. !-',~, ~, .. , c." ' "" l'·" l'Ltt" ,,.,liti1.,v <.: mil it,m.:, il ..:.1M> ~kI saliente di Saorg1n, ·'"<'l' ll :11" :dh Fr:i ncia. Territorialmente si trattava di una cstcn~ic;nr 111,hl;:, ,.1: 1111 rctt :1ngolo di 18 chilometri di base e di una 1.iuindici11a d1 ~l11l 11111ctr i di pr~fond ità . Ma, con tale a~~cgnazionc.:, la Fr:111ci :1 ~i c r;1 ,·, ,l111 .1111t·ntc messa in grado di poter interrompere a suo bcnc.:pbcitn l:1 "r.111d c ~tr:1d:1 cli comunicazione fra Torino e Vent11niglia e fra T on ,~o e N iu .a, e di chiudere lo shocco naturale e più hrc,·e, lungo b v:il k dcl l:t Roia, tra le Alpi piemontesi ed il mare. L'im port :1nz:1 m ilitare.: del saliente di Saorgio non era sfuggita nè al Ca \'Ollr, nt· :1 Vittorio Emanuele II: ma il loro intervento non aveva pottllo wn~cguire :1kun risultato.
Circa il confine.: italo - france~c, ci sembra opportuno riassumere anche le consi dtr:1ziu ni fatte in proposito dal compianto generale Aldo Cabiati, nell a sua opera, rimasta purtroppo interrotta dalla morte dell 'autore, ,, C ronistoria di questa ouerra •• . I:> Tali consi<lera zioni aiuteranno senza dubbio il lettore a meglio nnmaginarc le carattcri~tiche principali del terreno, sul quale si svolse, nel giug no H)40, la battaglia delle Alpi.
In propositQ il generale Cabiati scrisse quanto c1ui riassumiamo. Roma antica aveva fissato al Varo il confine occidentale dell'Italia ; tale ritornò ad essere nel 1388, quando Nizza si unì al Piemonte, e tale rimase fino al 186o. Le frontiere attuali sono qudle che risultano dai trattati coi quali, nel r86o, Nizza e la Savoia venivano cedute all'Impero francese. La linea di separazione fra i due Stati parte da.Ila Costa Azzurra, alla foce del torrente San Luigi (fra Ventimiglia e Mentone), ne risale il corso sino al ponte del la rotabile e si inerpica quindi per le pendici delle alture che ch iudono ad occidente il bacino della Roia, si no al monte Grammondo. Taglia poi il to rrente Bevera, a valle di Sospello, e ripassa la Roia a sud di Breglio; rimonta sul versante opposto i rilievi del gruppo di Marta e, piegando verso occidente, attraversa nuovamente la Roia fra Berghe e San Dalmazzo di Tenda. Continua quindi nella stessa direzione sul contrafforte di Cima del Diavolo, lascia all'Italia le testate di val Vesub.ia e dei suoi affluenti di sinistra, raggiunge la Tin ca a nord di Rora, ne r imonta brevemente il corso, poi ri sale le alture e g uadagna finalmente, a cima Negra, la displuviale fra le acque cli1: scendo no al m are e (!uelle che va nno al Po. Questa prima parte dd cunJÌ ne, 1rregularc e <lei Lutto artificiale, è dovuta a precedenti storici, in <.~uanto è ricalcata sui limiti amministrativi che dividevano il terriwrio di Nizza da quello di San Remo. Da cima Negra la frontina fra l'l ia lia e la i;rancia , per l'Enciastraia, il Monviso, il Tahor, si m:111tiene sempre sulla tli spluviale fino al monte Dolent (gruppo del monte Bianco); unica eccezio ne il colle del Monginevra, dove il confine penetra in territorio italiano per la profondità di circa un chilometro. · Il versa nte italiano delle Alpi Occidentali è assai più ripido di quello francese e l'andamento generale delle valli converge sui centri importanti di Torino e di Cuneo, verso cui si diri ~ono tutte le comunicazioni. Il versante francese, assai più dolce e praticabile, ten<!e. in vece, a divergere il ventaglio delle sue comunicazioni veno la Savoia, il Delfinato, la Provenza e la Ri viera. La <fotanza fra la linea di confine e Torino è soltanto la ter1.a parte di quella che in tercorre fra la linea stessa cd il corso del Rodano , e oucste differen ze strutturali stabiliscono una profonda diversità fra i ·due settori : sia per l'offesa, sia p er la difesa, sempre però a netto svantaggio per l' ltal.ia. li terreno ' tutto di alta montao-na fra i 2000 ed i ..·)'OOO metri d':tlb titudine, no n consente operazio ni in gra nde stile e limi ta per molti tra tt i le possibilità di manovra alle sole truppe da montagn a. A qut:-
sto si aggiungono k difrsc create da lunga mano dalla Francia e tali da interdire malerialmcntc il passaggio, sulle strade, ad Unità di una certa importanza. Il Comando francese, fino dal settembre c939, aveva di ~locato in q11esta zona tutte le me Lruppe alpine: nonchè qudk dei Corpi d'/\rm;1ta di Lione e dì Marsiglia, particolarmente attrezzate cd al k natc per la guerra sulle Alpi. La rcgio nc a lpina , nel tratto di frontiera con la Francia, è tra\'Crsata da sci ro tabili: Piccolo San Bernardo, Moncenisio, Monginc:vra, M:,ddakna. T cnda e dclb Cornice; tre ~ole di esse (Mo ncenisio. Tenda c C,Jrn icc) sono accompag nate dalla ferrovia. L':111d:1mc1110 gcncr;1k della linea di frontiera si presta favorevolmente :,d 11n.1 offcmiv:i della Francia verso l'Italia, in quanto con~c nte d i .:1111.:rnt r.1rc ~li nhhiettivi e di restringere la fronte man mano che ~i ,l\·.1111.. 1. l111Jltrc l' irregolaritù dell'ultimo tratto meridionale forma \'l'f ~o 1' 11 :tl i:1 1111 notl'vole saliente, const·ntcndo alla Francia una azione ;i\'\ ol.~rn t<: cd il migliore impi ego della flotta e degl i aerei. Sol t:11110 11t·ll 'c.:~1rrmil:1 settrntrionale la frontiera è favornole all'lt:il i:1, pcn 1,i· . tli\'(·rt:cndn ,·cr~o la Savoia. favorisce lo svolgimento di opn:1:t. io11i ti, , 011c; ,r,o , ·011 quelle tedesche dirette :ill' Aki~ia. Nel , •.,~" 11v,t 1v il t, 11<· 11 11 , l' id1ug 1..1f1a i: k 1.:om unica~iu11i dc:termin.a va 11u in modo n 1dr n1t· i ,l'ttori della nostra C\'<:ntuale offensiva, rispenivamcnt..: ,·l·r,,1 le , .ill.11 r ,kll'btre, dcll'Arc, della Durance, ddl 'Ubave c Jcìb Rt•Ì.1. il l 111 1.1.~:-,:i11 11gi mcnto veniva a costituire la .linea ticì primi obliiett i,·i. Dal pu nt o d i , 1~1.1 dif1.w , i\'O, l' andamento della linea di con fine è, inn:cr, pit'1 f.11·.,rrrnk :dl ' l1 ;il ia , 1.· hc può tenere raccolte k ~ue riserve in po\i,.i,111t· n· nt r:ilc n l in,·iark rapidamente lungo k val li pili minacciate.:. La si\trn 1:1,ionc difcn ~i\':1 er:1 stata predi sposta da lunga mano su l ,·crsa ntc fr:111 cc~r. sfr 1111 :111do abilmente il terreno e seguendo tutti i prrfezion:1lllrnti rn c,,i d:ill:i ,c irn z:1 moderna a disposizione dell'arte militare. Si111ct i.::1111e111 t· 1.111n la org:111i zz:1z io nc difensiva compn:ndcva tre lince: all.1 Cn1111in.1, :ii ce ntri pÌL1 importanti di comunicazioni, al Rodano. In par1icohrc rnmp n:ndeva : L - a) Opere dcll'Autliion. di ~:ntrC\'e,iux e Colmars, a sharramcnto degli accessi del h:1,i no del V:1ro ; b) opere di Tournoux, di Barrelloncttc e di S. Vincen t, per chiudere le provc nienzt: dall ' Ar~entera verso la valle ddl'Ubayc; e) opere di mont Dauphin, della Chiusa di Queiras e campo trincerato di Briançon, per difendere la valle della Durance ;
d) opere di L'Esseillon, di Modam:, di S. Miche! e di Lanslebourg, a copertura della valle dell'Arc, contro le provenienze dal Cenisio e dal Fréjus; e) opere di Bourg S. Maurice, nell'alto Isère, a sbarramento delle provenienze dal Piccolo San Bernardo. 2. - Opere terrestri di Nizza, del campo trincerato di Tolone e della Piazza di Sisteron (sulla Durance), difese di seconda linea della Provenza e del litorale. Campo trincerato di Grénoble (con 45 chilometri di perimetro), fortificazioni di Carraux, di Chamou~~et, di Aìton e di Albertville, a difesa arretrata del Delfinato. 3. - Il campo trincerato di Lione, con oltre 75 chilometri di perimetro, a copertura ciel cuore della Francia. Nel complesso si trattava di o ltre 400 opere di fortificazione, fra grandi e modeste, per la maggior parte moderne o modernizzate, ed armate con più di 2000 bocche da fuoco da fortezza, fra le quali in gran numero quelle pesanti e di grande potenza. Tutto il sistema era poi molto largamente servito da un'o ttima cd intensa rete di comunicazioni rot;1liili e ferroviarie, che rendeva facili e spediti gli spostamenti Jdlc truppe.
Gli ordini per le pnme opcraz1orn. Quanto abbiamq già detto sulla linea del confi ne italo - francc ~c e sull e fortificazioni francesi basti a dimostrare LJUanto diffìcik (ossc l'impresa affidata al nostro Gruppo d 'Armate Ovest e faccia immaginare al lettore quanto le difficoltà venissero aumentate dall'improvviso mutamento dei compiti assegnati a ciascuna delle due Armate, da noi schierate presso la fro ntiera occidentale. Esse, che dovevano in principio limitarsi ad impedire incursioni francesi nel nostro territorio cd a tentare qualche azione offensiv;1 o controffensiva a raggio limitato, furono, in°f.1tti, chiamate, in seg uito ai successi ottenuti in Francia <lai Tedeschi, :1d effettuare operazioni decisamente offensive, che implicavano una profonda trasformazio ne dello schieramento delle artiglierie e delle truppe. Infatti, doJ>O il tele<1ramma del 10 <1iue:no che annunziava l' inizio per il giorno dopo dello stato di guerra e dopo l'~mline del I 4 giugno, che parlava ancora di piccole operazioni o ffensive , il 16 giugno vennero annunziate profonde ricognizioni aeree nel territorio francese e nello stesso giorno furono emanate le prime direttive per ~
.:,,
(.J
le operazioni offensive, operazioni che vennero meglio precisate il giorno dopo. con l'ordine çhe reputiamo opportuno riportare integralmente. ,. Sl·greto. S TATO NL\GClORE
R.
ESERCITO
Ufficio Operazioni - Se::;.
,, !\.
ic p(,
1•
di prnt. S.
r7 giugno 1940.
.. O~gt' t1 0 : Opcrazioni offensive .
. Il <."0 111011tlo (,'ruppo ,1rmate O . . Il Cu 11u11Jdo 6" .1rm ata .-Il c:11111,11/fl o i' Armata. e, pe r ltlll\J~C<.:nza: .·I/In Stil/O M"~giorc Ge11ert1le Super,1en~o
.. I. · ,\ I'·" 1 i.il<" lllodili (a orJini antniori, restano stabili te le oper;1z10111 \(' ~'1 l l' I ti I ; ·.111u11l , ul l.1 dirdtrin: P.lo S. Bernardo (operazio n e B); :t i' 1n11 c principale, sulla direttrice colle della Maddalena ( orc r. 1/ . Ìll ll!'
,\ 1).
;1 zi11 11c , 1ill.1 dirc11ricc della RiYiera (operazione R). " Opcr~1z.i11 n i .1flid.1tc ;il w mando Gruppo Armate On.:st. .. Ohi c11 i,., .~rn n.1k delle operazioni M e R : Marsiglia. ,, Iniz io dc:llc tre operazioni: al più presto Possibile, su ordine di <1uesto Stato Maggiore (ad ogni modo, non oltre il 23 corrente).
" li. - Opn:1i'.ionc B: af~idata al comando <lella 4" Armata. <• Scopo: agga11 ci:irc cd an irare truppe avversarie. " Se pmsibik, :1pri re \liocco i11 valle Isère (oltre Bourg St. Mauricc) e ~u Bc:1uf(lrl. ·• Fori'.<.: : - Divi~ioni alpi ne " Taurinc:nsc ,. e " Tridentina ,), Raggrupp'.tmento alpino 1, Lc\'anna )> ; Raggru ppamc11to celere di Armata; . . - artiglierie di questo Stato Maggiore e dell'8" Armata già in v1agg10: - reparti di Artiglieria e Genio delr.Armata rapidamente disiocabili a pi?: d'opcra (a giudizio comando Armata).
« La Divisione ,, Tridentina >> deve essere recuperabile per trasporto eventuale ad altro settore. Pertanto comando Armata, se lo crede opportuno, può impiegare nell'operazione una Divisione di Fanteria propria. << A momento opportuno potrebbe essere messa a disposizione da questo Stato Maggiore anche la Divisione mo: orizzata e< Trieste )) .
III. - Operazione M: affidata al comando
1~ Armata. sboccare in valle Ubaye (al di là delle sistemazioni fortificate avversarie) per poi proseguire in valle Durance e manovra re per i colli laterali della valle Ubaye. e< Forze : Divisioni alpine << Cuneense >> e « Pusteria J>; - Raggruppamenti alpini " Varaita », " Po>> e <•Gessi )) ; - Divisioni di Fante ria « Acqui >1 , " Forlì », « Livorno n, <' Pistoia », << Granatieri >i (con comando, truppe e servizi di Corpo d'Armata dell'VIII Corpo d'Armata); --, Raggruppamento celere di Armata; -: artiglierie di questo Stato Ma~giore e ddl'W Armata, già m v1agg10; - reparti di Artiglieria e Genio dell 'Armata, rapidamente dislocabilì a piè d 'opera (a g iudizio comando Armata). « A momento opportuno saranno messi a disposizione da questo Stato Maggiore, in tutto o in parte: - 3• Divisione celere; - Divisione motorizzata " Trento n; -: Divisione corazzata << Ariete >>.
«
e< Scopo:
« IV. - Operazione R: affidata al comando 1' Armata.
« Scopo: concorrere ad operazione M, sboccando su Nizza. ((Forze: - XV Corpo d' Armata; - Divisione « Cacciatori » ; -·-- reparti di Artiglieria e Genio dell'Annata (a giudiz io comando Armata). " A suo tempo sarà m essa a disposizione da questo Stato M aggiore la Divisione autotrasportabile << Torino ». (( V. - Le operazioni di cui sopra, specialmente quella M, saranno precedute (nei giorni a ntecedenti :11l'azionc ed immediatamente prima di essa), nonchè sostenute (azione durante) dall' Armata aerea
(almeno 100 apparecc hi da bombardamento ed adeguata aliquota appan:cd1i d:1 c iccia). Dette forze aeree sono destinate principalmente a li:llt crc le , i~tc111azioni fortificate. ,, Ricl11c, tc i11 proposito vengano fatte a questo Stato M aggio re d a parte dd C,m1ando G ruppo Armate O vest.
.. \'I. - ( '. ritcri generali cJ'a1.io ne: .,g in: per le ali cklle siste mazio ni permanenti nemiche, ,,u 11 t:111do
.il loro !ergo; , I rnt t :ire dcc i~amcntc il successo 111 profondità; m:in·. ~ia 11d la concezione. sia nell 'c; ecuzione.
" \ "11. lx C r: 111d i U nità, ll(Hl direll:1me 11tc impeg n are nclk opcr.1 :1 1u111. .-111H·,1 11 n:111110 ad C'Sse, pre m endo l'avversario ed avanzando rho l111.1111rn 1c .. 1pprn:1 possibile .
. \ ' lii. Vc11.~.1 a,sunto al più pn:sw, sui fron t i di sbocco, uno ,rhicr.111H·111" .,f k mi \'o . .. F 1c11 ~.111,, i1 1i1i.,t i imrncdiatamcnte i m o vim enti (per v.o. -ferron. 1 :11 !lt1! ' ·"11"' lo) pn rl :lf(' truppe, artiglierie C me7,Zi :1 pi~ d', 1n .1ì .
rcr
1
1
.. IX. 111 .1 11 n.1 dcll \ ,ffcn~i\'a in parola c~eguire su tutto il fronte k pi n ·<1lc .1 1i11 11 1 :_:i.'1 ordi11;1tl' cd altrl· del genere e m a nte n ere stretto cn11t.1 t10 ro11 l'.111n -.. 1rio . .. ()11.!1 111 .1 !'.n \t , ,.1ri,1 ri ,u lt :1scc in ripiegamento, :1ttaccare sen-
,, ·.1h ro le
11 ·1r,1:..:1 1.11 d ic t· l'a~-a rc im mediatamente all ' inscguimen1o ~u tul le le d rrct1ri,1 ru1,1hili. ,lfl'
" X . . 11 u,111:111.lo e le G randi Unit~, d ella 6" Armata (sia per l'aliquot:1 in cor,o d i , 11rn t:1111cnto, sia per quella che rimane ndk ~::di attu:tl i), ,o no. tì,111 ., nuovu ordine, alle dipendenze dirette di (!llCSto St.11 () ~bg:..: i<1f('. ·· I.t: ~.!t..·· ~.o di~ .i·i p:.: 1 !.1 j : .-\nn ~ita. tran1H.& r;tr il Corn ando e truppe di C or po d '1\n nat.1 ,l<-ll'\' 111 Corpo e per fa Divisione << Gra1
n:1t1cn ,, .
.. XI. - () un to S1a1o Ma~gio rc si porta in zona di operaz10111. Appena imcdiato~i, comun ichcr;Ì la sua sede. ,. Per int:m to fare c:1po ;1 Ronu. come attualme nte. ,, Pregasi rice vuta. li M aresciallo d 'Italia Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Graz iani " ·
3I
I
In obbedienza a tali disposizioni il Gruppo Armate Ovest, già schierato lungo il con.fine, dovette operare, per quattro giorni, dal 2 1 al 25 giugno 1940, in un terreno montano, che raggiungeva in qualche punto altitudini superiori ai 3000 metri e che era reso più difficile anche dalle condizioni atmosferiche avverse. Il Gruppo Armate Ovest era costituito dalle Armate 1 • (generale ?intor) e 4• (generale Guzzoni), fra le quali, per il migliore coordinamento delle operazioni, il 24 giugno venne ad inserirsi anche la 1 (Duca di Pistoia). La I Armata, schierata dal Tirreno al monte Granero, era costituita dai Corpi d'Armata li e XV. Inoltre il III Corpo d' Armata era pronto a sfruttare il successo e ad alimentare la nostra penetrazione nel territorio francese. La 4" Armata, dislocata in corrispondenza del settore da monte Granero al confine svizzero, disponeva dei Corpi d'Armata I e IV; nonchè del Corpo d'Armata alpino, ed aveva alle dirette dipendenze anche la Divisione di Fanteria « Legnano ))' la quale, per l'attacco alla conca di Briançon, venne poi temporaneamente assegnata al IV Corpo d'Armata. Come abbiamo già accennato, le autorità militari competenti avevano espresso il loro parere contrario alla guerra, data la nostra impreparazione, alla quale non sarebbe stato possibile porre rimedio in breve tempo, anche per le difficold che incontrava la nostra industria: sia per la mancanza delle m aterie prime; sia per l'impossibilit:i di modificare in breve tempo la sua attrezzatura e di dedicarsi completamente alla produzione bellica. Lo schieramento, assunto lentamente dalle nostre Unità lungo il confine francese - ricco di fortificazioni permanenti antiche e recenti, di opere campali disseminate dappertutto e bene armate, <li interruzioni stradali, di campi minati, e protetto, nei punti più sensibili, da profonde strisce di reticolato - era, fino alla dichiarazione di guerra, adatto soltanto alla difensiva ed aveva lo scopo di impedire all'Esercito francese, forte, sul fronte italiano, di circa 14 Divisioni in piena efficienza, di invadere il nostro territorio, date le favorevoli condizioni che :id esso offriva l'andamento del confine. 3
Pur non essendo entusiasti della guerra, ufiìòali e soldati erano pronti a difendere con tutto il loro valore il sacro suolo della Patria. quando, c-ome abbiamo detto. appena cinque giorni dopo l:1 cli1.: hi a22.
312
razione di guerra e precisamente il 15 giugno, venne improvvisamente Mdinaro di attaccare b Francia. Fu , quindi, necessario accingcn:i ad un ' impn:sa, per la quale l'inferiorità delle nostre armi e dei nostri mcz:1.i appariva ancora più evidente ; compiere un affrettato spostamento dei reparti e delle artiglierie, per passare dallo schieramento difensivo a quello offen sivo, che ci veniva imposto e che non potcv:t non riu ~circ improvvisato; cercare di vincere la riluttanza dei Com;111di, deg li ufliciali e della truppa ad attaccare la Francia, già pmta d:d k vi lloric: germaniche nelle più gravi condizioni. Tu11.1via . il 2 1 giugno, mentre soltanto parte delle artiglierie avcv;1 r.1gg i111110 le nuove posiz ioni ed i reparti di Fanteria erano già stanchi per le 111;1m: compiute per assumere il nuovo schieramento. l'at1 ;1LL11 IT111lc ini,.iato ~u tuttv il fro nt t: Piccolo San Bernardo, :i l Monrrn1w>. :il Monginevro, al passo della Maddalena e contro il ca mpo 11 i111 n .110 di N izza e le Divisioni di Fanteria, gli Alpini, i repani di C 11:1rdir :dla fronti era. sottoposti all'intenso fuoco delle ha ttnic f r.11111·,i, .,i 1iri ddle mitragliatrici, ai pericoli delle mine, aµli m1 :1u1 l1 1m111t1111 d:1i reticolati e dagli sbarramenti anticarro, riu~Li r.. 1ic1 .1d ;11.1111.ll l' 1111:1:,i do, unque. 1 n1111p1 11 .1~,<:g n:111 :il k 11m tn: (jramh U nità era110 1 ~cguenll: per •111:111111 ri!,.'. u:mb la y' Armata: il XV Corpo doveYa :l\·;111?:irr, l1111 g11 I., l :11rnicr, \'cr~o Nizza. e proseguire verso la Provrnz:1. in ( ..ll ('.~,11n, 1ll., l ' il I I Corpo d 'Armata, che do,,cva impadronir~i dd l1;1l i110 dt"11':il10 Ul,aye e puntare 1..1uindi su Marsiglia. con l'eYcn111ak u11 1u11~o del 111 Corpo. destinato, come abbiamo già detto. a ~fruttare iI , 11rcc~,11: - pn qu:11110 ri guarda la 4' Armata: il I Corpo doveva penetrare nella ,·;dlc d<'ll ' /\rc pcr raggiungere .Modane e proseguire poi ve rso Ch:11nous~c1. prendere rnntatto col Corpo d' Armata alpino e quindi procedere Ynso Lione. Il IV Corpo d 'Armata aveva un compito im pcgnati\'o l' do1·n ·;1 1mp:1dronirsi ddla conca di Briançon. Il Co rpo 11'/\ nn :11 :1 ;dpi110. rinforz:110 con la Divisione motorizzata '' T rie~tc ", dovcv:i ;1llac:care, Hl tre colonne. nel tratto tra il colle della Seignc cd il Col du Mmli. Inoltre il f rrggimrnto Alpini. notevolmente rinforzato , doveva recidere il saliente del C 11il e concorrere, quindi, per il colle di lzouard. co n le rruppc del 1V Corpo all'attacco di Briançon. Su tutto il fronte i reparri di guardia alla frontiera, no n chiamati ad agire offensivamente in unione co n le noslrc forze mobili, dovevano assicurare l'i ntcgrit:Ì del nostro confine.
.,I
Le operazioni.<1> A malgrado della violenta reazione francese e delle condizioni atmosferiche avverse, le nostre truppe po:erono effettuare qualche progresso ed il comunicato n. 13 del Quartiere Generale delle nostre forze armate, riassunse, il 24 giugno, i risultati ottenuti nel modo seguente: « Sul fronte alpino, dal monte Bianco al mare, le nostre truppe hanno iniziato l'attacco il giorno 21. I formidabili apprestamenti difensivi in roccia di alta montagna, la reazione fortissima da parte del nemico, deciso ad opporsi alla nostra avanzata, le condizioni atmosferiche del tutto avverse non hanno diminuito lo slan cio delle nostre truppe, che hanno conseguito dovunque notevoli successi . Mentre, con ardite azioni, i nostri reparti si sono impadroniti di talune opere, <-1uali. ad esempio, il forte Chenaillet, presso Briançon, e Razet sulla bassa Roia, nostre intere Unità hanno raggiunto il fondo delle valli Isère, Are, Guil, Ubaye, Tinca, Vesubia, penetrando fra i sistemi fortificati dell'avversario e minacciando dal rovescio l'intero fronte nemico >,. La battaglia - ncll.ì quale i ilù~lri reparti subirono notevoli perdite tra morti, feriti e congelati - continuò su tutto il fronte anche nella giornata del 24 giugno e le ostilit;t 11011 cessarono, come è noto. che alle ore I ,35 del 25 gi ugno. secondo le clausole ddl'armistizio chiesto dalla Francia e stipulato, nd tardo pomeriggio del 24 giugno, a Villa Incisa all'Olgiata, · presso Roma. Quando l'armistizio arrestò il nostro attacco, le posizioni da noi raggiunte erano le seguenti: - sul fronte della Armata: la Di visione alpina ,, Cuneense ,1, dopo avere superate le difese della va.Ile Ubaye, avanzava fra l'Ubaye e la Durance, contro le o pere di St. Paul; la ,, Forlì )> operava verso le posizioni francesi dell 'alta valle Ubaycttc; posizioni che venivano intanto attaccate di fronte dai Fanti della Divisione " Acqui n; la « Pusteria >> sul contrafforte fra Ubaycttc e Rio d' Abrics, si era portata fino a pochi chilometri da Jasiers: la ,, Modena » era riuscita ad espugnare i baraccamenti al passo delle " Pierre-Pointue )> ; ia Divisione ,, Cosseria », infine, aveva oltrepassato, combatten<lo, Mentone ed il vall one di Gorbio;
,a
( 1) Per m:1ggiMi parcicolari ~ullo ~vol1,tin1<:11to della battaglia delle :\ lpi si consulti la prc~cvolc pubblicnionc .. L:1 hauag lia delle f\lp i O cc iden tali Ciu g no 1940 "• ddl 'Ufhcio Stori,o d ell o Stato \4aggiorc ddl ' Escrrito. Per qua nlu rig uarda g li Alpini si \'t:da l'V lii rnl11mc di ,,uc,t'opu~,.
- sul fronte della 4'' Armata: il Corpo d'Armata alpino aveva spinto i suoi reparti avanz:1ti al colle Croix du Bonhommc, occupata Seez e stava per raggiungere Bourg St. Mauricc. Il I Corpo d'Armata. coi l,;1ttag lioni alpini e le Divisioni <• Cagliari)> e ,, Superga ,, era riusc.:itu ad impadronirsi della valle deJl'Arc, da Bassano a Bois du Nant, cd a colh:gan.: le truppe di questa valle con quelle di valle Isère; mentre un :, colonna muo\·eva verso lo storico colle. della Vanoise e. (judlo della Lci~)c.: c.: k opere francesi del saliente di Bardonecchia erano '1:1tc g i:1 ,orp:•~~ate; ml fr onte prima della 4• e poi della 7" Armata: la Divisio'1 C " Legnano ... proseguendo l'azione già iniziata dalla '< Sforzesca ,, e ri 11nov.1111lo i ~11oi all.ic.:lhi cuntn.> il Janus, aveva oltrepassato la Durancc.: c.: 1c.: 11ta\'a di aggirare il munitissimo forte; mentre l' <( Assietta " penctr.1v;i prufo ndamcntc nel dispositivo nemico e le truppe del settore Crr111:111e~c:1- Pdlicr avanzavano verso la conc.1 di Abries.
D.11c l(' (( 111d i1 ioni 11wr;ili e materiali dell'F.scrci to q11esri ,11cce~~i ~urprc~cro l illi ·,t e,~i e c.: i procurarono l'ammirazione dei cavallereschi nemici. tr:1 i q11:il i pmsiamo ricordare, ad esempio, il governatore mili1:1rc di l\ri ;rn,;,111 , tr 1w11tc colon11cllo Rrasset che , parlando in nome dc.:ll' Esercito fr;11llrn:, \ull c.: esaltare ,. il grande coraggio e la grande auJ;1ci ;1 di111o~lrali d:dle 11o~lrc truppe neiradempiere il compito loro a~segnato .. e ric11rd.',. rnn com mosse parole, ,, il valore dei Quadri e delle truppe dei hci rt·ggi mcnti italiani; il comandante francese del settore del Mun_!.(ine\'ra. che espresse anch'egli la sua ammirazione per IT.scrcit(, it.di.1110 ed in pa rticola re per le Fanterie attaccanti; gli ufficiali ed i ~oldati dr l pre~idio di Briançon, che vollero inviare una corona ai Caduti del 11m1ro IV Corpo d'Armata, ai valorosi soldati della ,, Sfor:, ('se;1 .. , rldla .. Legnano .. e de!l\ , Assictta ., che, ;mcora Afratc.:llati nclrct.ern,.1 pace. ora riposano insieme nel piccolo cimitero milita re di Crs:111a. Probabilnh:nte in seguito ad ordini pervenuti dall'alto, anche la stampa tedesca cs:1lt(\ i no~tri successi sulle Alpi; successi che, in verità, non potevano certo dirsi decisivi; ma che, dati la situazione ed ti terreno, non avrehbcro polllto essere maggiori. La Kolniscl,c Zeitrmg, ad esempio, in un articolo pubhfaato l' 11 luglio, diceva: « ... A prima vista sembra impossibile poter intraprendere cffcaci operazioni militari su q uel fronte :ilpino, pcrchè, a j1arle il carat-
terc alpestre del paesaggio, ci troviamo di fronte ad una catena ininterrotta di fort1ficazioni formidabili e rispondenti pienamente alla tattica ed alla strategia moderne. 1( Con quali mezzi è stato possibile sfondare la poderosa barriera costituita dagli uomini, dalla tecnica e dalla natura ? E' chiaro che non si potè impiegare materiale bellico moderno in notevoli. proporzioni. L'impiego di Carri armati e dì aerei è da esdudersi, o Lluasi, in ,imili regioni. Tutto è dipeso dall'impiego del materiale umano e dell'arte tattica. Si trattò di agire con rapidità e di sorpresa. Per sentieri quasi impraticabili avanzarono i battaglioni alpini, irruppero nei nidi di resistenza o li circondarono. Spesse volte non fu possibile far trasportare munizioni ed approvvigionamenti per mezzo di muli su montagne che raggiungevano i 3000 metri. Perciò il singolo individuo doveva provvedere da sè ... i , . Ancora più entusiasti della nostra impresa si mostrarono e 1< pour cause )1 , i giornali piì1 direttamente legati al Partito nazista, quali il Volkisc/1er Beobac/1ter che riconobbe il valore delle nostre truppe; il Der Angri//, che commentò in particolar modo le nostre operazioni lungo la costa tirrenica cd il Bcr!incr L okal _,fozdgcr che esaltò la tenacia dei nostri Alpini e la conL.JUista del forte Travcrsctte. Ricordare (JUanto venne allora pubblicato sui giornali italiani ci .<cmbra superfluo. •( Noi non vogliarno encom i .. - come avevano scritto i Fanti del Carso e del Piave durante la prima guerra mondiale - specialmente c1uando questi encomi si debbono, più che a sincerità di sentimenti, all 'abuso della rettorica e<l all'opportunismo politico. Tuttavia non si può negare che quegli elogi, senza duhhio esagerati per il tentativo da noi compiuto e per ì risultati raggiunti, non erano del tutto immeritati , date le difficolt~1 incontrate, durante la breve campagna, dalle nostre truppe. La baua,rlia delle Al1Ji avrebbe voluto essere, in complcsrn, una t . battaglia di rottura; ma, quando venne interrotta, le nostr~ ~nrt~ ccmbattevano ancora nei diversi scacchieri ed in diverse d1rez1om, alla ricerca della via pili redditizia, sulla (]Uale far poi convergere tutti gli sforzi cd incanalare le truppe corav:ate e motorizzate. Ne~k condizioni nelle quali fu comhattuta, anche se non potè consegmre importanti risultati, ess,1 rappresentò. senza dubbio, una prova manifesta della disciplina e del valore del nostro Esercito e di tJuelb intima, costante, efficace solidarietà che, rn:i nostri reparti, non è ma i mancata, nell'ora del pericolo, fra uificiali e sol dat i. ~
316 Notevoli , come abbiamo già detto, le perdite, dovute anche ai congclarm:nti: innumerevoli le azioni di valore compiute da militari di o<rni bor.1llo, ricordate, con serena dilie:enza di studioso e con passio n<.: di soldato, dal generale Alfredo Obici (1) e consacrate nelle moti vazioni dclk ricompense al valore conferite ai reparti ed ai singoli comh;111enti. ~
~~
,.,. / .,.
I. '1111,w,
o
dr/ 1,7..
u ·s:.i:11m 1110
F ,111tl'ri c1 l'<T -'O .\/011gì11t' /! I D.
Alla batta z-! lìa dcl k :\l pi uccidcnt.di an .:vano partecipato, per quan to rigua rd;i Li 1:,1111cn.1. k I >1vìs1oni di Fanteria: ,, Granaticn d1 Sarclcg;1a .. . ,. C 1.~li :1 ri "· .. Brrnncru ,, . ,, Supcrga ,,, ,, Pinerolo,., « Legnano ", ,, Sforzc,c t "· ,. r\ ~, ictt a ., . .. Pistoi a ,,, ,, Forlì ,,, ,, AL"qui ,., .. Li vo rno ,., ·· Cull(:o ,,, ,. Ra,·t.: 1111:i ,, . ,, Cacciatori delle Alpi ", ,, Modena ·· · " Co~~cri:1 "· ,. C rnn on.i ", ,. Lu rii di T osc:rna », ,, Firenze'', .. Friul: ,,, " Si ena ,,: k l)ì,·ision i alpin ~ .. Tridentina ,,, « Tau( 1) ( jcll. A LFR.l'IXJ 01nn : " l)ailc :\l pi :1) Pind n 11:l/ Ìo 11:1k .
Torino. ' "·F·
».
Soc ict;·1 Edìtrin: lntcr-
rinense H, << Pusteria >> , (( Cuneense)>; il reggimento Alpini (( Levanna >> , il 3° reggimento Alpini cd il Raggruppamento celere. Le perdite complessive furono le seguenti: ufficiali : caduti 39, feriti 138, congelati 26; - uomini di truppa: caduti 529, feriti 2493, congelati 2125.
L'armistizio (1) fra l'Italia e la Francia venne concluso, ccmc abbiamo detto, nel pomeriggio del 24 giugno, alle seguenti condi zioni : ,, Art. I. - La Francia cesserà le ostil i~ì contro l' Italia nel territorio francese metropolitano, ncU' Africa francese del nord, nelle Coionie, nei territori protetti e sotto mandato. Cesserà ug ualmente k ostilità contro l'Italia per mare e per aria. 1 < Art. II. · Le truppe italiane si manterranno, all'entrata in vigore della presente Convenzione d 'armistizio e per tutta la durata della stessa, su lle loro linee avanzate in tutti i teatri d'operazione. <' Art. III. - Nel territorio francese metropolitano, la zona compresa fra le lince di cui all'art. Il e una linea corrente a cinquanta chiiomctri in linea <l'ari a da esse sa rà, per la durata dell'armistizio, smilitarizz ata. <• In Tunisia sarà, per b durata del l'armistizio, smilitarizzata la zona compresa tra l' attuale confin e libico-tunisino e la I.inca segnata sulla carta annessa. " In Algeria e nel territorio dell'Africa fra ncese a sud della stessa, confinanti con la Libia, per la durata dell'armistizio, sarà smilitarizzata una zona compresa tra il confine libico e una lin ea parallela e distante da esso duecento chilometri. e< Finchè durerà l'ostilità contro l'Im pero hritannico e per la durata del l'armisti zio, il territorio della colonia della Costa francese dei Soma li sarà smilitarizzato per intero. << Per la dur.ita dell'armistizio l'Ital1a avr:ì pieno e costante diritto di usufruire del porto e delle installazioni (fi G ibuti e della ferrovia Gibuti - Addis Abcb:1 nel tratto francese, per trasporti di (Jt1als1as1 specie. ,, Art. IV. - Le zone da smilitarizzare di rni all'art. Jll sa ranno, entro dieci giorni dalla cessazione delle ostilità, evacuate dalle truppe ( r) E \so n ·1111c fìrnuco :1 Ronu d al M:1rc1cìall!, d'Italia Pietro R11loglio e cbl generale d'Arrnat:i I Iur1tzigcr. Capo ddl;1 di·kgaz ionc fr:1nccsc di :irrn isti1,io.
francesi, ad eccezione del personale strettamente necessario per la custodia e la manutenzione delle opere di fortificazione, caserme, magazzini ed edifici militari , e delle truppe per il mantenimento dell'ordine.: interno , che l:i Conunissionc italiana d'armistizio, di cui in ~cguito, dctnmint:r:1 di volta in volta. " Art. V. - h .:rmo il diritto di cui alrart. X seguente, tutte le armi mobili c n.:lat1 vc munizioni. esistenti nelle zone da smilitarizz~1re nel tcrr i1urio I r:111cesc metropolitano e in quelle adiacenti alla Libia, in p11_1 di llur lle i11 romcgna alle truppe che sgombrano, come detto soj)ra, 1 terr itori di cui ~i tratta, devono essere evacuate entro un termine di lp1i11d il·i g i<,rni . Lc armi fìs~c delle opne di fortificazione e relati\'c 1111111 i·111111i dcvono essere messe, nello stesso termine dì tempo, in c111 1di zionc d1 11 ,,n potere.: essnc usate. ,, Nd tnritc irn, dd la Costa francese dei Somali tutte k armi mollll i r rrla111·c 111uniziuni in più di quelle in consegna alle truppe che ~gomhr.ino il territorio verra nno depositate, entro il medesi mo termi11C di lfllllHlici giorn i, nelle località che saranno stabilite dalla Com111i" i<,1 H· 11.il i.111.1 ,1":irmi, ti 1.io di cui in seguito . .. l\ , le- .1r1111 i"1, ,c e munizion i delle~ opere di fortificazione csi~1e n11 Ìi1 dcll11 rn ritorio, vale quanw d1spusto per il territorio franlT~c 111ct H•11•il11.111CJ r 11cr l!udlo adiacente alla Libia . .. Art. \ ' I. h11d1t'· durer:111110 le ostilit?i tra l"Italia e l'Impen hri t:11111 in ,, le pi.1z1.durti lll ilitari marittime e k basi na vali di Tolone, Ri ,rna . .'\ j;11·t io e Or:rno (Mcrse-d -Kebir) saranno smilitarizzate fìno alb cn ~.1zio11c delle o~tilità contro detto Impero. Tale smilitarizzazione dnvr;'1 n~nt' a ttu:na entro un termine di 15 giorni e dovrà. esser<.: tak d:1 rt· ndrn.: <kttl' piazzdorti e basi inutilizzabili agli effetti dclh loro c: 1p:1ci1 :'1 "ffc.: mi,·:1-difensiva. La loro capacità logistica sarà, ~otto il co111rnllu ddl :1 Co1111ni, sione itali ana d'armistizio, limitata :.1i bi sog ni ddk n:1,·i da t;Ul'!"ra f ra11ccsi che. a norma dell'art. XII seg ucnt l·, , i L1r:11 111" li.1~~-. •< Art . V J I. :\ clic 1.011c, piazzeforti mil itari marittime e basi navali da ~niili1:1 ria;1rl'. ri111a rranno naturalmente in funzione le autorità civili f r;1ncc~i e le f<ir1c: cl i polizia nccess;nie al mantenimento ciclrordine puhhlirn : yj rimarr;111no purl' le autorità territoriali militari e marittime che ~:ir:in no detcrmi nate dalla Commissione italiaPa d 'armi~tizio. ,. Art. Vili. - L1 Com111i~~ione italiana 11'::mnisti1,ìo, di cu i in seguito, dcterminer:1 cartograficamente i limiti esatti delle zone e piazzeforti m ilitari marittime e ba si navali <la smilitarizzare.:, e i dct-
tagli delle modalità esecutive di smilitarizzazione. La stessa Commissione avrà pieno e costante diritto di controllare, in dette zone, piazze e basi, quanto stabilito agli articoli precedenti, sia per mezzo di visite di controllo, sia per mezzo di sue Delegazioni permanenti sul Posto. 1< Art. IX. - Tutte le Forze Armate di terra, di mare e dell'aria della Francia metropolitana saranno smobilitate e disarmate entro un termine di tempo da fissare ulteriormente, ad eccezione delle formazioni necessarie al mantenimento dell'ordine interno. ,< La forza e l'armamento delle suddette formazio ni saranno determinate dall'Italia e dalla Germania. Per quanto concerne i territori dell'Africa del Noni francese, della Siria e della Costa francese dei Somali, la Commissione italiana di armistizio, nello stabilire le modalità di smobilitazione e di disarmo, terrà conto dell'i mportànza particolare del mantenimento dell'ordine in detti territori. ,, Art. X. - L'Italia si riserva di esigere, come garanzia dell'esecuzione della Convenzione d'armistizio, la consegna in tutto o in parte delle armi collettive di fanteria e di artiglieri:Ì, autoblinde, carri armati, veicoli, automobili e ippomobili, e munizioni appartenenti alle Unità che sono state comunque impiegate o schierate contro k forz e Armate italiane. Le armi 1.; i matcri:.ili ~uddctti dm -ranno csscrt'. consegnati nello stato in cui si trovano al momento dell'armistizio. <, Art. XI. - Le armi, munizioni e materiale bellico di gualsiasi specie che rimangono nei territori fraoce~i 110 n occupati, ivi .:omprcsc le armi e munizioni evacuate dalle zone, piazzeforti militari m arittime e basi navali da smilitarizzare, ed esclusa quella p;1rte che venga iasciata in uso alle unità permesse, saranno riuniti ed accantonati sotto il controllo itaiiano o germanico. La costruzione di materiale bellico di qualsiasi specie nei territori non occupati de\'c cessare immediatamente. ,. Art. XII. - Le unità della Marina da guerra francese saranno concentrate nei porti che verranno indicati e saranno smobilitate e disarmate sotto il controllo dell'Italia e deHa Germania. ,, Faranno eccezione LJuelle unità di cui i Governi italiano e tedesco concedessero l'uso di salvaguardia dei territori coloniali fran cesi. Sarà e1emento determinante per l'indicazione dei porti di cui sopra la dislocazione delle unità navali in tempo di pace. _ ,, Tutte le navi da guerra lontane dalla Francia mctropo litan~, che non siano eventualmente riconosciute nece5sarie alla salvaguardia degli interessi coloniali francesi, sa ranno fatte rientrare :ici porti m etropolitani.
32c " Il Governo italiano dichiara che non ha intenzione di impiegare, durante la presente guerra, le Unità della Marina da guerra francese poste sotto il suo controllo e che, del pari, non ha intenziom: di avanzare pretese, alla conclusione della pace, sulla flotta francese. ,, Dur;1ntc l'armi stizio potrà essere richiesto il naviglio francese nccc.:~s:irio :d drrnaggio delle mine di cui all'articolo seguente. ,, Art. \:111. - Tutti gli sbarramenti di mine saranno notificati al Comn11do Supremo italiano. ,. Le a11t (lrit :'1 fran cesi provvederanno, entro il termine di dieci ~iorni , ;1 f.1r ~c1ricare col proprio personale tutte le interruzioni fcrro\'i :1rit l ' ,1r:1cl:il i, ra mpi minati e fornelli di mine in gcnt:re approntali ni:llc 1u11l·, p1.1zzeforti militari marittime e basi navali da smil i1:1n z,.:1rt'. ,. An ..'\ I\'. - li Covcrno francese. oltre ad obbligarsi a non int rapre1u krc i11 11u:il ,iasi Iuogo quabiasi forma di ostilità contro l'Italia. ,·i11q11.·.~11.1 .1 i1111K·dire a~l i appartenenti alle sue Forze Armate e :ai ,i11.11l1111 l1.11hn1 in ~enne di uscire da l territorio nazionale per !"li 1..:1.. ip,11..: ,1111 111111 1t1L· .i 11~tilit:1 cont ro l'ltalia. ,, Le trn ppt: 1t:d1:111c mcr.inno contro i trasgre ssori aila suddetta norm :1 e .-i •ntn• i ri 11 :1di11i fra ncesi gi?t alrt:s tcro, che intraprendessero cn llctti v: 1111,·111,· ,, , 111,l!"larmcntc atti di ostilità contro l'Italia, il tratt.1111t'nt1, 11,, 1, .1 111 ,11 ..:o1mh;11tcnti fuori legge. " f\1 t. X \ '. li C;c,,L· rno francese s'impegna a impedire che na vi Ja g unr:1. :1l"l'ol'l.1n i, ;11 mi , matcri :ili bdlici e munizioni di qualsiasi specie.: d i prnpncl:1 fr:111t c~e o esistenti in territori francesi o comunque (o n1 rnll:11i d:ill.1 Fra1wi:1 ,Tngano inviati in territori dell 'Impero hritanniro o i11 alt ri S1:1ti e~tc.:ri . " Art. XV I . Di vieto di uscita per tutte le na\'i mercantili della Marina f ralll'l'~l· li no :il 111 o mrn10 in cui i Governi italiano o tedesco consentissero Li ri prn:1 p:1rzi.de o totale del traffico marittimo commerciale f ra n rcsc . '' Le navi rnL·rc:111tili francesi, che non si trovassero al momento ddl'armi ~tizic, in port i f r:111cc~i o comunque sotto il controllo della Francia. sa ranno ,; richiamate in c~si o av-viate a porti neutrali. '' Art. XV li. - Tutte le na,·i 1m:rcantili italian~ catturate saranno immediatamente restituite.: co n l'intero carico diretto in Italia che avevano al moment o della cattura. . '' Do_vranno ah resì css<.:rc: restituite le merci non dcp<.:ribili itaha11e o dm:ttt: 111 lt:d ia . rattur:ite a hordo di navi non italiane.
321
..... ,. .:· , Do
' ••'!'1~· :.,, .,
.
. . . . ,e
LEGGENDA •1n,nNNh I , 11,.a ttl/~)Jtw,r.1h1/I ra9p,un/a o'trl l~
11DJI, ~ 1,upl', (Hn,a t.a rt ic:a)
,,,,,,,,,,.,, t i~tJ tr/.la 9ut1k I~ nos-lr; lrup,,a~pcu. ~ano (r/lestan,(lin<o k:9ic;hc ai , pil't.J19,,u~ (I, .-il a " o'/h/e,u,~.~.nlo
L <·
'1, //o hlt711 t/1 flJA'l'/1 (71 Cl// 11// iv'I lii a,1/11 C"11-,e111iò11e ti, 17rmnl n 10 o, •u•th,,, t,r.111, tl, l!a J blt'df.'Ml.r a l ccn/rJ !/o
,,, u l h'N/1' I u n t ll'
'"'~(1
1 ftJl,a11;,, lh
li11,·~ d'arm i sti-;io con l,1 F,,111, io1.
lt>r,.,lor:"
/rapr~J•
322 « Art. XVIII. - Divieto immediatù di decollo per tutti gli aerei trovantisi nd territorio francese o in territorio comunque sotto il controllo francc:s<:. ,, Tutti gli aeroporti e tutte le installazioni, nei territori suddetti, saranno ~o uo il controllo italiano o tedesco. ,< Gli aerei stranieri che si trovano nei territori di cui sopra sar:rnno conseg nati alle arnorità militari italiane o germaniche. ,, Art. X IX. - Fino a L}Uando i Governi italiano o tedesco non ~1ahilir:1nno altrimenti, saranno vietate le trasmissioni radio in genere in 111tti i territori della Francia metropolitana. Le condizioni nelle ~p1:ili po1ra11no effeuuarsi le comunicazioni radio tra la Francia, 1°Afri.:,1 del Nord. la Siria e la Costa francese dei Somali saranno detnminal c dalla Commissione italiana di armistizio. " Art. XX. - Libcrt;Ì di traffico ddk m erci in transito fra la Cu m:111 i;1 e l°lt:1li:i attraverso il. territorio france~e non occupato. ,, Art. XX I. - Saranno immediatamente liberati e consegnati alk autc 1n1:'1 111ili1ari it :iliane tutti i prig ionieri italiani di guerra o ci\'ili it:d i:111 1 , c,111u11q 11c in1 ern;1ti, arrc~tati e crnHb nna1i per ragioni poli1tdll' 11 d1 _ !. ' ttc1-r,1 c1 per ;11ti com1111c1ue a favore dd Go,·erno italiano . .. :\ n . .\ .\ 11 . - 11 Covcrno francc~e si rende ga r;rntc della buona crn1~cn ·;1z1<111 c d1 11111n cp1ant(1 deve e può consegnare in \'i rt LI ddla PIT~t· 111c u ,n, c ll/ Ìo ll !'.
'
,. An. XX III. · Una Commissione italiana cranni stiz io, alle dipendenze 1kl Cum,1ndc i Supremo italiano, sarà incaricata di regolare e controll are . , i:1 clircltamcnte sia per mezzo dei suoi organi, l'esecuzione della pn.:se11tc Co11vcnzio11c c.l':mni ~tizio. " E~sa sarà altrcsì incaricala di armoni zzare la presente Convenzione con ,p1clb ~ià co nclusa tra Germ an ia e F randa. ,, Art. XXIV. - Ndb ~cdc della Commi5sione di rni all'articolo pn::ccden1c s'imcd ier~1 una Delegazione fran(cse i11cuicata di far presenti i desidcr:1 1;1 del prnprio C ow·rnn rebtivi all'esen17,ione della prc~entc Conv('nzione t' di trasmettere :illc a utorità fran cesi competenti le disposiz ioni della Commissione italiana d' armi stiz io. " Art. XXV. - La pn.:scnlc Con venzione d 'armist izio entrerà in vigore all'atto della sua firma. Le o stilit:1 cessera nno in llltti i teatri di operazione ~ei ore dopo il momento in cui il Governo italiano avrà comunicato al Governo tedesco L1vvenuta conclusione del presente affordo. '' [I Governo ital iano notificherà detto momento al Governo fra ncest'. per via radio.
323 « Art.
XXVI. - La presente Convenzione d'armi stizio rimarrà in
vigore fino alla conclusione del Trattato di pace. Potrà essere denunciata dall' Italia in qualsiasi momento con effetto immediato, ove il Governo francese non adempia agli obblighi assunti. <( I sottoscritti plenipotenziari, debitamente autorizzati, dichiarano di approvare le condizioni sopra indicate.
Il Muresciallo d'Italia Pietro Badoglio Le Général d' Armée Huntziger li.
In base alla Convenzione d ' armistizio il Comando Gruppo Armate Ovest avvertì, il 24 giugno, le truppe dipendenti che le ostilità dovevano cessare il 25 giugno alle ore r ,35 e raccomandò l'integrale occupazione del terreno conquistato col minimo d elle truppe ; mentre le Unità non impegnate in detta occupazione dovevano essere riunite in modo Ja poter migliorare le ioro condizioni logistiche. Da parte sua il Comando Supr<'. mo prescrisse che le Divisioni di prima schiera dovevano rimanere dislocate, fino a nuovo ordine, sulle posizioni raggiunre e che quelle di seconda schiera dovevano essere accantonate in prossimità di staz ioni ferroviarie o lungo grandi rotabili, pronte a muovere, in ventiquattr'ore, in completo assetto di guerra, e c he le relazioni con gli · abitanti delle zone occupate dovevano essere corrette, ma improntate alla massima fermezza. Il 27 giugno il Comando Gruppo Armate disponeva per lo schieramento di sicurezza ed il 5 luglio lo Stato Maggiore dell'Esercito disponeva per il giorno 10 dello stesso mese che la 4" e la 7" Armata passassero alb diretta dipende nza dello stesso Stato Maggiore.
VI.
LE PRIME OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE La Libia, posta fra l' Egitto ed il Sudan anglo-egiziano ad oriente, l'Africa equatoriale francese a mezzogiorno, il Sud-algerino e la Tun.isia ad occidente, si affaccia al .Medi terraneo cd interessa, per conseguenza, l'Italia. Essa comprc11clc sc i lcrritori: Tripolitania, Sirtica, Cirenaica, Hammada, Fezzan e la zona ckpre~sa e desertica Socna Giarahub - Cufra. La Tripolitania si no a Gadamès si tnJ,·;1 a contatto con la Tuni,ia e poi col Sud-algerino. La costa, bas~~1 sino ;1 Zuara e con modeste dune dopo, non offre akun porto natur;tlc :1ll'infuori di c1uello di T ;ip,, li. Alle :,p,1llc- ddla ~\J:,ta &i Lt uva I.i Gd ..11 ,1, faM.: Ìa ~abGio~a, che si estende sino alle alture del G ebel. ()ueste ultime costituiscono un ,asto altopiano , cli altitudine decrescente.: d a ove\t ad est, dai 700 ai .;ùo mrtri , o rl ato vn~o mezzogiorno d:1 u11 marg ine d1c si eleva .
.
\ Jn O a1 1 :;on 1nctn.
La ~cg ionc Sirtica va dall'uadi Scm sc n (a suJ tiella palude di Tauo rga) si no all' Uadi Fareg ed ai pressi di Agcdabia cd è chiusa verso sud dal prolungamento ddl'orlo meridionale del Gebel tripoiino. I \'e nti cd i bassifondi rendono poco accessi bile la costa e la regione è completamente d esertica, salvo che in corrispondenza dei pochi abitati: Sirte, Nulìlia, El Aghcila ed Agcdabia. La Ci renaica è in gran parte costituita dall'altopiano del Gebel Ad,Ja r (montag na verde), con profondi uadi e frequenti fenomeni carsici, e ,i prolunga sino alla fronti era egiz iana con la Marmarica, dal golfo di Bomba a quello di Sollum. La costa è bassa e sabbiosa, o rlata di iso let te sino a Beng asi, e poi ripida ed alta. 1 porti non sono d1 grande valore: per la scarsa profondif1 e la debole protezione chi venti: il più irnpo runtc i: quel lo di T obruk , \'asto, sicuro e modcrnamclltc attrezzato . .11 Gchcl Acbda r ha un ·altitudine media di 800 metri , si alihas~a a circa 500 nel larnlato della Marmarica e verso mez:togiurno presenta terrazze successÌ\'t'. vaste e sabbiose.
L'Hammada el Homra è un vasto deserto tabulare che si estende per la profondità di circa 200 chilometri, fra il Gebel tripolino ed il fezzan. Quest'ultimo è un altopiano desertico, costellato da poche oasi, di cui le più importanti sono Gat, al confine algerino, e Murzuk, centro carovaniero di discreta importanza. Il bassopiano che si spinge ad oriente del Fezzan è generalmente al disotto del livello del mare ed è individuato da una serie di oasi: Giofra, Gialo, Augilah, Giarabub, Siua (al di là del confine egiziano); più a sud, a circa 750 chilometri da Giarabub, è la vasta oasi di Cufra, bacino di forma ellittica di 50 chilometri per 20, chiuso da modesti rilievi. L'idrografia della Libia è molto elementare cd è costituita dalle tracce superstiti di una rete antica ormai scomparsa, solcata da acgue che scorrono soltanto negli ultimi tratti a valle degli uadi. Le acque sotterranee alimentano la scarsa vegetazione e si manifestano con pozzi o sorgenti, che dànno vita a11e oasi. Le comunicazioni principali della Libia ve rso l'interno si irradiano da Tripoli e da Bengasi, raggiungendo i punti estremi deJla Tripolitania e della Cirenaica. Le strade ordinarie sono, in parte, vere e proprie rotabili a fondo artificiale, tal volta bitumate. Gli autoveicoli ri escono a perc., ,rrcrt fa" ilmc nlc le g randi c:,ltll:,ivui p.iancggiaut.i anche su terreno naturale, tanto che le comunicazioni automobili stiche hanno uno sviluppo magg i<m: di qucllt ferroviarie a ~cartamcnto ridotto, limi.tate alle linee da Tripoii Zuara, Tagiura, Azizia e Garian e da Benga~i verso il Gebd, per Barca e Solùch. Fra le carovaniere di maggiore importanza sono degne di menzione qudle che si diramano da Tripoli verso Gat, il Sudan centrale cd il Niger, e verso Murzuk, Bornu e il lago Tchad. Importante è pure quella che Ja Bengasi, per Cufra, raggiunge l'Uadai (est del lago Tchad). I confini della Libia sono artificiali e sempre più imprecisi, man mano che da.Ila costa si procede verso l'interno. Del resto, circondata com'è dal deserto, la Libia ha importanza militare sopra ttutto nelle sue regioni settentrio naii : la Tripolitania, a contatto con la Tunisia, e la Cirenaica, confinante con l'Egitto. Entrambe tiueste regioni presentano una limitata capacità difensiva, data l'assenza di ostacoli naturali ; la difesa non può quindi che sbarrare, co n opere semi permanenti ed interrate, le scarse comunicazioni e stabilire in adatte località più arretrate centri di sosta e di rifornimento, anch'essi protetti con fortificazioni campali. Le località più importanti sono tutte sulla costa e perciò vulnerabili dal mare: l'A\'i azione può efficacemente contribuire alla loro difesa ~ ma non sempre impedire che si effettuino
a
sbarchi. Questi rnno peraltro resi difficili dalla sca rsezza e dalla modesta attrezzatura dei porti che. all'infuori di Tripoli e di Tobruk, non si prestano allo sbarco di Grandi Unità. Le g uerre coloniali sono sempr<: grandi imprese logistiche, nelle yuali i problc:mi delle comunicazioni, dcll"aniua, dei depositi , ,mtuistano un 'im portanza di primissim o piano. E, poichè l'occupazione integrale di \'astis~imi territori richiederebbe forze e tempo assai con-
[rasparti
III
Tnpalitania.
~idcrernli , accade so\'cnte che nuclei anche modesti di resistenza possano prolungare la loro difesa , anche quando le zone circostanti, vici n<.: e lon ta ne, sono già state occupate dal nemico.
Le forze contrapposte. Per i primi otto mesi di g uerra l"ltalia combattè in Africa da sola, pur sapend o che l'Inghilterra, con le sue navi , il suo d evato potenziale economico, le materie prime a sua disposiz,ionc e col suo sviluppo industriale, avrebbe potuto disporre ben presto Ji una netta ~uperiorità di forze e Ji mezzi e che in Libia - come in Eritrea, nella Somalia e nell'Etiopia .. - per le truppe ed i mezz i impiegati. la g uerra avrebbe assunto tutti gli aspetti di un vero e proprio conflitto europeo combattuto in colo nia, con le maggiori cl iflìcoltà imposte
32 7 dal clima, dalla povertà delle risorse locali. e dai pericoli minaccia nti i trasporti marittimi. In Libia, all'inizio del secondo conflitto mondiale e durante la nostra (< non belligeranza 1 >, si era potuto fare ben poco. Per conseg uenza, - come giustamente n ota il generale Maravigna (1) - a l momento di entrare in g uerra, si era appena g iunti a realizzare circa ia metà di ciuello che si riteneva indispensabile. Ne derivò una dipr..:ndenza intima dalla Madrepatria, che non aveva altro mezzo per alimentare la lotta che il traffico m arittimo, limitato , oltre che dall'inevitabile blocco della Colonia <.b parte della più potente nazione marinara del mondo, anche dalla sca rsissima capacità di ricovero e di scarico dei poni, del tutto indifesi dall'azione aerea. (( Il problema dei rifornimenti assunse, perciò, sino dall'inizio, tm 'as,oluta preminenza su tutti gli altri : sia per la loro vastità, dovendosi provvedere anche alla vita della popolazione civile, sia per ie limitate risorse disponibili nei m ezzi di trasporto marittimo ed aereo e sia per la d eficienza L]Uanti tativa e ciualitativa della rete stradale della Colonia. Nè Li soluz io ne di tale problema era possibik, data l'insufficienza d egli automezzi e di fronte all 'accrescimento continuo dei bisogni con il proccdcn : vn~o est della m assa operante, a causa dell 'allungamen to delle retrovie, e dato l'aumento, sempre maggiore, del ca rbmante necessario, che era poi la m ateria p:ù diffid e da riforni re. « Si do vette ben presto ricorrere ai trasporti aerei ed abband c nare i grossi convogli, assai vulnerabili di fronte all'azione sottomarina ed a ci uella aerea. Conseguentemente si venne a d urtare nella non m eno grave difficoltà di organizzare le scorte, con un consumo assai rn peri o re rispetto al passato del personale e ciel materiale e C;)n ri sultati non propor zionati al nostro sforzo e sempre di molto infer iori alle necessità. (( Era naturale clie, con l'aumento delle forze operanti e co n l'ampliam ento del raggio di azione, la situazione, gi:ì critica in partenza, d ovesse sempre pitt aggravarsi e che, senza una radicale soluzione del problema fon<lamentale dei traspo rti (della sicurezza, cioè, del traffico marittimo), sarebbe stata foflia il progettare o perazioni of. fcnsivc attraverso il d eserto " · (1) Gen. P1ETRO M .ARAV IG:-;A: ,, Lo scacchiere mnl iierranco nel "uadro del b condotta della guerra tt:dcsca ( 1940 , 194J~ ", in RiPista Mili1<1re·, :inno I I. fase 6°.
23.
Alla data dd ro gmgno 1940 le nostre forze dislocate in Libia erano costituite, al comando del Maresciallo dcll' Aria Italo Balbo, Governatore della Libia, da due Armate : la 5•, comandata dal generale Gariboldi, e la ro" ag.li ordini del generale Berti. La 5• Armata era costituita dai Corpi d'Armata : X (Divisioni « Bolog na ", <, Savona )• e •<Sabrata »), XX (Divisioni << Brescia ,,, << Sirte n e « Pavia,>) e XXIII (Divisioni 1• e 2· Camicie Nere). Questa Armata, all'inizio della gm:rra, era schierata al confine libico-tunisino. Essa doveva frontegg iare di eci Divisio ni di Fanteria e due di Cavalleria francesi; nonchè le bande irregolari organizzate contro di noi in Tunisia. La 10• Armata era com pasta dei Corpi d 'Armata: XXI (Divisioni (< Cirene ,, e <i Marmarica ))) e XXII (Divisioni ,< Catanzaro ,), 4• Camicie Nere ed una Divisione libica). Contro questa Armata l'Inghilterra aveva schierato, tr:1 la frontiera libico-egiz iana e Marsa Matruk, una Divisione corazzata, una m otorizzala, una indiana cd una Divisione motorizzata egiziana, o ltre alle bande irregolari, ag li elementi del Chamel Corps, ai reparti vari che, nel loro complesso, raggiungevano la forza di un'altra Divi sione. ~ Alessandria cd il Cairo l'ln gliihn ra di ~11U11t:va, ino ltre, delle forze di altre due Divisioni e di 30.000 uomini dell'esercito egiziano ; mentre altre cinque Divisioni, costituite d a Inglesi. Austra liani , Neozelandesi e Rodesiani, si trov;1\'ano dislocate in Palestina, tra S. Giovanni d 'Acri, Kaifa, Gerusalemme e la zona del Mar Morto, ed erano, per conseguenza, prontamente disponibili , per l'eventuale impiego nel teatro d'operaz ione libico. Per conseg uenza il rapporto iniziale delle forze non era a noi favorevo le ed avrebbe consigliato un contegno prudente ed uno schieramento difensivo : sia verso la Tunisia che verso l'Egitto ; m a l'armistizio con la Francia, eliminando almeno in parte minacce che ci potevano venire dalla Tunisia, permise di trasferire alcuni reparti da lla 5" Armata verso il confine libico-egiziano alla 10", la quale ven11e rinforzata con artiglierie, cannoni anticarro, automezzi ed uomini in m odo da completarne gli organici e da metterla in piena della d ficienz a. Il 28 giug n o il Maresciallo Balbo precipit,1va, col suo apparecchio in fiamme, colpito durante una incursione inglese nel cielo di Tohruk dalle n ostre batte.rie contraeree, e veniva sostituito, come è noto , dal Maresciallo Rodolfo Graziani, il yuale poteva fare assegnamento ,u una lunga esperien za coloniale.
Tra
le
s·,
Le operazioni in Cirenaica. Quando s'iniziò la nostra offensiva con obbiettivo Sollum e la linea dell'Uadi Halfaya, la 10• Armata era attestata alla frontiera con le sue cinque Divisioni e poteva venire prontamente rinforzata da quelle libiche; le piazze di Tobruk e di Bardia non erano in piena efficienza e non tutte le opere a carattere semipermanentc vi erano state ultimate. Verso la fine di agosto tutti i Carri armati disponibili furono raccolti in due appositi raggruppamenti) su quattro battaglioni ciascuno, alle dirette dipendenze del Comando Superiore della Libia. Anche le due Divisioni libiche vennero poste sotto un unico comando, formando il Gruppo Divisioni libiche. Prima della nostra offensiva, le truppe della 10° Armata vennero così ripartite: XXI Corpo d'Armata: Divisioni (< Cirene >) e << Marmarica '>; XXII Corpo d'Armata: Divisioni <, Catanzaro ,, e 4" Camicie Nere; XXIII Corpo d'Armata: Divisione 1" Camicie Nere e 202° reparto Artiglieria ; truppe delle piazze di Tobruk e di Bardia. A disposizione del Comando Superiore venne posto il Gruppo Divisioni libiche, la Divisione ,, Sirte .. ed il Raggruppamento delle oasi meridionali. Successivamente si dispose un nuovo riordinamento organico, per il quale il XXI Corpo d ' Armata, con le Divi sioni <( Sirte » e ·• 28 Ottobre >> costituì la riserva ; il XXII Corpo rimase immutato, il XXIII si ricostituì con le Divisioni 1< Cirene H, (< Marmarica }) e ,, 23 Marzo >). La sistemazione difensiva sul fronte di Sollum, al confine tra la Libia e l'Egitto) già apprestata nel precedente periodo della campagna in Africa settentrionale, era stata estesa, alla fine del giugno 194r, Ììno alla località di Sidi Omar. Essa aveva uno sviluppo complessivo di una quarantina di chilometri e consisteva nell'apprestamento di capisaldi, i quali utilizzavano l'ostacolo offerto dal noto ciglione di Sollum, in corrispondenza del così detto passo di Halfaya, e gli appigli ciel terreno presso q. 207 di Qabr cl Qahal, <-!· 205 e q. 203 di Sidi Omar . Sulla sini stra la sistemazione poteva assumere profondità con le posizioni .arretrate dì Sollum alta e bassa e del solco dell'uadi Agreb. Infine la parte meridionale della cinta fortificata della piaz-
zaforte di Bardia avrebbe costituito, in certo qual modo, la seconda po~izione della sistemazione di frontiera. L"organizzazione difensiva, resa efficiente per la w lerte cd avvedu ta attivit21 delle truppe e dei Comandi italiani, difettava però di un a1)no,•i:rio d'ala sulla destra del fronte. Era J)erciè> facilmente ag.. r, ... , .... gi rabile da parte dei mezzi cingolati, per la nota percorribilità dd tavolat o a sud - ovest di Sidi Omar, in runa ia sua estensione.
Il terreno dellt· nperazir.:ni 1n Cirenaica ,
Tale difetto era comlrne a tutte le linee difen sive che il. terreno dell o scacc hiere cirenaico avrebbe offerto per resistere ad una eventuale e possi bile in vasione proveniente da est. Perduta l'organizzazione di lront1e r:1. ia Jitcsa -· retrocedendo da oriente verso occidenle avrebbe potuto appoggiarsi: prima alla linea di Ain d Gazala, rìmanc nd<, ancora sul tavolato rnarmarico e successivament e alla linea Dcrna - Be rta - Mechilì, sulrahopiano del Barca. Ma, per la transitabilità dell ' intera zona stepposa e di quella desertica del serìr da parte di cingolati e di automezzi adatti, anche l'intero ridotto gebdico era rapidamente aggirahilt: da sud. Infatt i la reLitiva brevità ddla direttrice el Cuasc -Bir ben Gania Agedahia ed il possesso di t[Uest'ultima località potevano far cadere
33 I in breve tempo nelle mani dell'avversario, proveniente da est, tutì.a
la regione compresa entro l'arco costiero cirenaico per la stessa configurazione della penisola del Barca, la (1ualc era più profonda ad occidente e meno profonda ad oriente. Cosicchè, dopo la linea Dcrna - Berta - Mechili, la difesa avrebbe potuto trovarsi nelle condizioni di retrocedere nel bassopiano sirtico, sulla linea di Agedabia od ancora più ad occidente, sulla linea Marsa cl Brega - cl Agheila - Marada, se non addirittura su quella di Sirte - Buerat. Anche ouestc ultime linee, però, non avrebbero potuto evitare la possibilità di un aggiramento da sud. In quanto alle caratteristiche ed al valore delle linee difensive sopra accennate entro il territorio cirenaico, quella di Ain d Gazala, ad occidente di Tobruk, utilizzava anch'ess; il relativo ostacolo di un ciglio o gradino del tavolato marmarico, il c~uale, annullando bruscamente la striscia litoranea in gudla zona, si elevava per un centinaio di metri sulla baia di Ain el Gazala. Anche tale linea, che per ia resistenza utilizzava gli appi g li di q. 181, q. 178 e q. 208 di Alem Hamz:i, mancava di un appoggio d 'ala sulla destra ed era assai facilmente aggirabile, per il terreno perco rribil e in tutti i sensi anche dagli automezzi. Cosicchè la linea ditcnsiva di Ain cl ùazala, con uno sviluppo notevolmente inferio re a qu ello della linea Sollum - Sì di Omar, poteva considerarsi soltanto come 11110 sbarramento immediato dell'arteria lit<>ranca. Sul ridotto gebelico avrebbe polllto org anizzarsi la linea Derna Berta - Mechili, come doveva venir tentato dal Comando italiano nel ~ennaio 194 r, durante la prima o ffensiva britannica. Ma su tale linea, molto più estesa delle precedenti cd abbisognevole di molte maggiori forze per presidiarla, l'unico o stacolo reale era quel lo ciel fosso di Derna (l'uadi Beddahach), il quale però, per il suo andamento prevalentemente equatoriale, non rappresentava un ostacolo efficace. Inoltre tutto il terreno, per <-lll<tnto si (;Stendesse sulle pendici gcbdiche fino a Mechili, poteva divenire una vastissima piazza d 'armi per Unità corazzate, così come doveva dimostrare lo svolg imento Jdla campagna. Nel bassopiano sirtico assumeva particolare valore la linea di Agedabia come yuclla che, estendendosi dalla costa :.d solco dcll\1;1di Farcgh, su un fronte di una setta ntina di chilometri , poteva sbarrare la litoranea, obbligando l'attaccante a manovrare su un terreno poco agevole ai cingolati, per la presenza di zone ricoperte da uno spesso strato di sabbia.
332 Ad un centinaio di chilometri più ad ovest, la linea Marsa cl Brega - d Aghcila - Marada p oteva utilizzare, anche come ostacolo, la zona lagunosa della Sebcha es Scghira eJ, a sud di cl Ag hcila, un tratto dell'uadi Farcgh difficilmente: superabile dai mezzi cingolati. Infine, al lim ite del terriwrio circnaico, la difesa avrebbe potuto sfruttare ;1ttivamentc il <[~adrilatero delle oasi di Agedabia, Gialo, Marad:1 cd Agheila, orientandosi sull 'azione di masse mobi li. app<>g~ iare a basi logistiche predi sposte. Sola azione; quest'ultima, capace di :mnullarc i tentativi di aggiramento, resi possibili, su ciascuna delle lince difensive accennate, dalla transitabilità delle zon e desertiche, o rmai facilmente:: superabili per il perfezionamento dei moderni sistc:111 i meccanici nei mezzi motorizzati e corazzati, non ostante l'usura sistematica operata dalla sabbia, ca pace Jj ridurre alla met~1 la normale vita dei motori.
Subito dopo Li dichiarazione di guerra. i mezzi corazzati britann ici Lrnlarnno ljLialcl1e i ncursione contro i no~tri posti avanzati della r.dorra Capuzzo. dt S1di O mar e di Sccgga; ma vennero sem pre respinti, pcrchè il n ostro Esercito n on poteva non difendere tenacemente <-tudlc.: terre, gi;t consacrate col nostro sangue e col nostro lavoro. Sohanto il l 3 settembre 194n, ultimata la necessaria preparazione logistica. le nostre truppe passarono il confine libico - egi'l.iano e m.o sse ro su Sidi cl Barrani. Bisognava ;:m ravcrsarc il deserto con una temperatura che a vo lte superava .i 50 gradi, sotto l'imperversare del ghibli, e la nostra impresa veniva considera ta così difficile che sorprese gli Inglesi, i qua li, invece di resistere sul ciglione di Sollum, resero inservibili i pozzi della zona e ripiegarono su Sidi cl Barrani , !!i~ saldamente orga ni zzata a difesa, con opere campali protette da re ticolali. La nm tra aYanzata nd deserto, imposta anch'essa dall a politica. era da considerare, sotto il punto di vista strettamen te mil itare, un ~rave errore ( 1). Tuttavia le nostre colon ne ava nzarono per molti chilo metri al di là di Sollum e, dopo un breve combattimento, il 16 settembre poterono occupa re Sidi Barrani.
;1
. ( ') C fr. G.:n. Ptf:rnn /v( AHWlG~ A : 11 Lo sc:icc h it"T<'. mediterraneo nel quadrn odia , ondr,ua della g uerra 1cdcsc1 ( r940 - " J4 :;) ", in Rit,ista Militare. anno li, G~ . ~ . .
Isolata in mezzo al Jeserto, a molti chilometri dal confine libico e da quello egiziano, Sidi el Barrani non poteva costituire una mèta definiti va. Il sostarvi imponeva anzi alla resistenza cd alla stessa sobrietà delle nostre truppe una prova troppo severa e rendeva necessaria, specialmente per i rifornimeni dei viveri e dell'acqua, la soluzione di difficili problemi logistici, per i quali non avevamo, pur-
Fanteria all'assalto a Marsa · Matruk..
troppo , i mezzi necessari. Risolvere tali problemi per ;i]imcntarc efficacemente la ccntinuazionc della nostra offensiva sarebbe st:1to impJ ssibile, senza un ' adeguata preparazione logistica che avrebbe richiesto rnolto tcrnpo per fare avanzare gli ingomhranti depositi di viveri, di munizioni e di carburante ; per mettere la pista di Sollum Sidi cl Barrani in condizione di sopportare l'inte nso traffico dei ri forniment i e degli sgomberi; per :issicurarc ai solùati cd ai quadrupedi l'an1ua indispensabile, senza essere costretti a logo rare, per il solo servizio idrico., ::,<Yli insufficienti mazi di trasporto ed a consumare il limitato carburante di sponibile
334 Per compiere il nuovo sbalzo, occorreva, inoltre, attendere una stagione più propizia. Dal settembre ai primi di dicembre, mentre i nostri soldati, resistendo al caldo ed alla sete, davano prova di un 'abnegazione senza limiti, si raccolsero le risorse affluite dall'Italia attraverso i pericoli dcllà na vigazio ne. gravemente minacciata dagli aerei e dai sottomarini, e \-enne costruito un acquedotto di circostanza da Capuzzo a Sidi d lbrr:mi; mentre le n~stre truppe, perco rrendo ccnt.i naia di chilcmctri. cominciavano a schier~trsi per l'inizio della nuova offensi\'a 1.:d <.:seguivano, nelle più difficili co ndizioni dimatichc, quotidiane ri cognizioni a largo raggio, per conoscere, anche col combatiim e 111 0 . le Corz.e, lo schieramento, le intenzioni degli Inglesi. Anch:: il Com.indo britannico, provocato con la intcmpcsti\·a :t\'anzata su Sidi d Banani. ~i preparava intanto intensamente alla rn nt roffensiva e, raccolte cons.i dcrcrnli forze, sperava di costringerci .t l:tsciarc, non soltanto il terri torio egiz iano ~ià occupato; ma anche k nosln; colo nie dell'Africa settrntrionalc.
VII.
LA PRIMA OFFENSIVA BRITANNICA E LA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA All'alba del 9 dicembre, mentre noi eravamo ancora intenti a preparare la nuova offensiva, per la quale l'afflusso deì mezzi indispensabi li non si poteva svolgere con un ritmo troppo rapido - dovendo proprio in qud periodo la nostra Marina mercantile provvedere anche ai trasporti per l'Albania, dove si era già ìniziata, come vedremo, la nostra campagna contro la Grecia - il primo attacco in forze contro le nostre posizioni di Sidi el Barrani ci sorprese in piena crisi, mentre avevamo in parte g ià abbandonato il nostro schieramento difensivo. La cùnlruffc.:n,iv.1 in ~k,L ,lur.', L~all.trncnt.:: ,1u.:: m esi e più prc.::i<amcntc dal 9 dicembre 1940 al 7 febbraio ")4 r, si chiuse con l'occunazionc di Agedabia e costituì la fase meno fortunata, se non meno eroica, della nostra guerra in Africa ~cttrntrionalc. Anche questa volta le truppe italiane avcl"ano, in fatti, sopportat:> da sole l'urto delle Divisioni corazzate e motorizzate dell ' avversario, il quale, conscio della sua superio rità terrestre cd aerea cd appoggiato cflìcacc:mente dalle navi, doveva conseguire la vittoria. Ma, prima di abbandonare il territorio cirenaico, le nostre truppe, raccolte intorno ai loro Capi, si difesero strenuamente a Tobruk, a Bardi a, sul Gebel cirenaico, ritardando, con la loro tenace resistenza, l'ayanzata degli
Inglesi. Cadde alla testa delle sue vaiorosc truppe coloniali il generale Malctti ed i nostri Ascari libici vennero decim~1ti, mentre affluivano. non senza gravi perdite e g ra vissime difficoltà, nel q uadrilatero Halfaya - Sidi Omar - Capuzzo -Sollum , le Divisioni naz ionali di seconda schiera c he, agli ordini del gcner,1le Bcrgonzoli, resistettero alle truppe britanniche per tre giorni , dal 13 al 15 dicembre, fì nchè non vennero fatte ripiegare su Bardia. Nella Rdazione ufficiale sugli avve nimenti militari tra Sidi el Rarrani c Ba rdi a venne scritto: « Ancora una volta si conferma in
maniera categorica che tutti, quagg1u, hanno compiuto il proprio dovere tino al limite del possibile. Se il numero di coloro che hanrn avmo la sventura di essere fatti prigionieri è elevato , ciò non deve far dubitare del loro valore: essi hanno resistito con volontà di ''tenere" lino allo spasimo. E fino all'estremo m omento, da va nti al nemico che inesorabilmente avanzava, hanno lanciato, con l'ultim:1 scintilla della radio, il grido di ''Viva l'Italia r· )•. li 19 dicembre, dopo 10 giorni dal combattimento di Sidi d J3arrani, ebbe inizio l'investimento di Bardia, dove, contrariamente a quanto comunemente si crede, noi non aveva mo fortificazioni per111:: ncnti: ma soltanto piccole opere campali. L'organizzazione difensi v:1 del fronte a terra di Porto Bard ia risaliva, infatti, al periodo r935-1938 ed era stata studiata allo scopo di proteggere dall'az ione dei piccoli cal ibri la rada omonima e soprattutto gli impianti idrici che, come si è detto, facevano della località un importante centro avanzato verso il contìnc cirenaico-egiziano. Tutte le opere di tale organizzazione difensiva dovevano avere, ~econdo il progetto, carattere semiperm anentc, con postazioni ~coperte ndla massima parte_ La cinta fortitìcata era costituita da una fa ~çia d i capisaldi, con una duplice serie cli piccoli ridotti a distanza variabile l' uno dall'altro a seconda del cam po di tiro e degli appigli c ffcrti dal terreno, in maniera da assicurare alle armi b possibilità di incrociare e di sovrapporre i tiri. La duplice serie di ridoni occupava una fascia profonda in media o rca -too metri, circondata al perimetro da un fos;o anticarro di notevoli dimcmioni (m. 7 x 5), protetto a sua volta da difese passÌYe. L' intera organizzazione difensiva comprendeva (JUattordici capisal di, che avn.:bhcro dovuto avere un totale di 11 i opere, delle quali 43 sulla linea esterna, con uno sviluppo complessivo· di circa 33 chil~·metri. All"ini zio della campagna l'organizzazione difensiva di Bardia, progcllata come si è gi2i detto, aveva però un carattere quasi campale e ri suìt ava armat;1 solo in parte. Si lamentava Li m:incanza dì ostacoli anticarro e di un armamento controcarri, allora pn.:ssochè inesistente. In tali condizioni, nel gennaio 1941, la Piazza, non ostante le forze che vi si erano raccolte ed il mig liorato armamento controcarri, aveva facilmente ced uto ai potenti mezzi meccani7,zati britannici , appoggiati dai concentramenti di numerose artiglierie terrestri e navali. In quanto a Tobruk, l'organizzazione difensiva già apprestata dagli Italiani, prima che Li piazzaforte venisse occupata dai Britan-
.~37 nici nella loro offensiva dell'inverno 1940--41, non differi va, nell e caratteristiche essenziali , da quella di Porto Bardia, salvo il raggio più ampio delle sue difese. L'organizzazione era stata studiata, infatti , col concetto di proteggere dall'azione dei mcdi calibri il porto e tutti gli impianti annessi. Il campo trincerato aveva perciò una profondità <lì 12- 15 chilometri. Il criterio seguito nella costituzi.one dei capisaldi,
La viu litoranea.
nella ~truttura, nella funzione dei rirlotti e nella determinnionc della profondità della fascia difensiva era analogo a quello seguito per Bardia. L'intera organizzazione comprendeva in totale 124 opere, delle quali 74 sulla linea esterna, con uno sviluppo complessivo di 50 chilometri , da 1\,farsa es Sehel ad occidente fino a Marsa es Zcitum ad oriente Tobruk , per quanto in relative migliori condizioni di efficienza costruttiva rispetto a Bardia, dovette egualmente cedere, all'inizio del 1941, all'assalto dei mezzi corazzati avversari cd i Britannici, dopo i'occupazione, ne avevano sistemato l'organizzazione difensiva su tre fasce. La prima, esterna. sul perimetro della cinta già costruita dagli
Italiani; la seconda, intermedia, a capisaldi discontinui ; la terza, arretrata, in corrispondenza dei vecchi fo rti, alcuni dei qu,1li, come il Marcucci cd il Pilastrino, erano particolarmente importanti per la dilesa della Pian.:1 . Ta li lince era no state rispetti vamentc indicate dai Britannici con la denominazi,mc di rossa, blu e verde. Per lp1:1nto 11011 ~i conosct:ssc esattamente l'effettiva consistenza rao .,•iunta d.ilk m10\·c lince e ~i j)rcstHnesse che esse avessero un ca..., ratte re c 11n p:ik , si dovcv:1 ritenerle molto forti per la dov.izia dei rnczzi che \'i cr:1110 stati profusi dagli occupanti. in vista dell 'importanza dl'I pon o di T ohruk. ~
Non ostante quanto g i:'1 si t.· detto. B:ird ia - ormai isolata anche dal mare, essendo pn noi assai diflìcilt:, data l'attiv:1 sorveglianza brit:mnica, farvi affluire rinforzi o rifornimenti per mezzo di imbarcazioni - resistette ai ripetuti attacc hi d:1 tnr:1, dal. mare e dall'aria pt'r ben diciassette giorni, durante i Llu.ili i difensori respinsero piL1 volte le tna~se corazzate nemiche e su!)irono intensi bombardamenti navali ed ;.11::n.:i, rimn::ndo ad infliggen: agl i l11 gksi ~r:1\'Ìssimc perdire. Caduta Bardìa, gli Inglesi, lanciate: le loro autoblindo verso Tohruk cd interrotta ogni n<Jstra com unicazione con L1uella Piazza., ne iniziarono l'in vestimento e l'attacco, sottoponendo il presidio ad un mcessante homh:mlamento da l ciclo e dal ma re. Dopo avere sottoposti il porto e l'abitato durante tutta la notte sul 2 1 gennaio :mc hc ai tiri delle na vi , all'alb:i gli Inglesi, preceduti da un g rande numero di apparecch i da bombardamento, in iziarono Lmarco decisivo cd, alla fine della giornata. dopo avere subìto perdite sanguinose, riuscirono a penetrare nella linea dei capisaldi del ,ctt(lrc orientale. L1 difesa d i T obruk era affidata ad una Di\·isionc, ri nforzata da rt:J.la rti di :vbrina e di Guardie alla frontiera; mentre ,"::>vii ltwksi atr, !aerarono co n cinque Divi\ioni. tldlc qual i due corazzate, con la bri<!ata motorizzata ,: Francia libera " e c~n due re<n•imcnti di Artioliè·: b~ n a pcsa ntè. La lotta conti nu<Ì per tutta la giornata del 2 2 e rnltanto nel pomerig-gio reparti australiani riusciro.n o a penetrare nell'abitato, mentre :1lcuni capisaldi del settore occitlentale continuarono a resistere lìnn alle ultime munizioni , infliggendo ;11l' attaccante nuove perdite. La nmtra resistenza, i 2000 feriti\ l' alto numero dei Caduti dimo~
339
LEGGENDA fon.e i/ali•
germaniche
•
brilonniche
Ripiegt1mento dalla linea di Ain cl Gaza/,, ,·u Mcd1ìli, Tmi mi e Derw, {16 - 17 dicem bre 19-11).
strarono (1uanto tenace fosse stata I.i difesa delle nostre truppe, per le quali perfino gli stessi giornali ing lesi ebbero parole di ammira-
zione. Caduta T ob ruk, gli Inglesi il 22 febbraio iniziarono i loro attacchi contro Dcrna. che il giorno .10 il nostro Comando fece sgombrare, per risparmian.: la popolazione civile. Il presidio ripiegò sul Gebcl, dove venne effettuata una nuova, acca nita resistenza, durante la tiuale alcuni nostri reparti di Carri armati, gi unti dall'Italia, respinsero ad F.I Mcchili le fort i formazioni corazzate britanniche. Un'altra battaglia venne ancora combattuta nei ~iorni 5 e 6 febhr:1io nd Sud bengasino, dove cadde, alla testa delle sue truppe, il i:e1wr:ile T ellcra. e il 6 sera fu purtroppo inevitabile lasciare al nem ico ;111c lie Bengasi. 11 g iorno dopo i Britannici spinsero i loro clementi avanzati al conlì ne d ella Tripolitania, verso Agedabia, dove la n ostra accanita difc~:1 ne arrestò finalmente l'avanzata. Fra gli episo di per noi più gloriosi ,·a ricordata la resistenza di ( ;i;ir;1l,ul, , dmT un manipolo di eroi, com;mcbto dal maggiore Castag na , or111:1i del tutto isolato ed a :250 chilometri dalla costa, benchè g1:\ sorpassaw pe r ccnnna1a di chilometri dalle truppe britanuichc c<l assedi:lto da forze ~m·crchianti , resistette valorosamente per ben quattro mesi. di spo ne ndo soltanto dei limitati rifornimenti possibili dagli aerei. e 11011 cedette ~e non quando rnani.:Mono del tutto i viveri e le munizioni ed il m :1.~t;iorc C:;stag na venne ferito.
Perduta la C ire naica. vennero chieste alla Germania due Divisioni corazzate da d estinare, insieme alle nostre truppe, in Libia; ma p::r il momento ne , enne prom essa una sola. rinforzata da un reggimento di Carri :irrnati. L'invio di tali rinforzi venne poi ritardato dal maresciallo ,·on K ei tcl, c he no n riteneva le truppe corazzate adatte ·ilb difensiva e, date k diftìcolt:1 ch e incontravano i trasporti marittimi, prevedeva che soltanto dopo due mesi la Divisione promessa sard:be pen -enuta a d estinazione. rt Comando Supremo tedesco, tutto intento a preparare il p rogettato sbarco n e lle isole britanniche. non aveva inviato truppe in L_,ihia pcrchè 11011 attribuiva al Mediterraneo, non compreso nel cosiddetto ·• spazio vitale " germanico. un'importanza decisiva e contava eh: le nostre operazioni verso l'Eg itto st:r vissero soltanto ad impe-
34 I gnare le forze inglesi che vi si stavano raccogliendo cd a permetter(' di usufruire di campi di Aviazione più vicini al Canale di Suez. Il generale Pietro Maravigna, in un suo pregevole studio pubblicato nel giugno 1946, ricorda come, alla fine del 1940, lo stesso Hitler precisasse che « lo scopo più importante da conseguire nel Mediterraneo doveva essere quello di scovare dalle sue tane la flotta britannica >> e se, in successi~e dichiarazioni, egli accennò ad operazioni terrestri oltremare, tali operazioni dovevano servire soltanto a procurare agli aerei basi più vicine al Canale di Suez ed al porto di Alessandria. Un concorso di truppe e di mezzi per grandi operazioni terrestri in Libia non era nelle intenzioni dello Stato Maggiore tedesco, che considerava << il Mediterraneo estraneo al quadro operativo germanico cd, in ogni caso, come uno scacchiere secondario >>. Dopo molti indugi, noi finimmo, ad ogni modo, per ricevere in Libia una Divisione corazzata tedesca ( 1) che fu la 53• Leichte Div1s1on. Per le diffico1tà dei trasporti la 53" Leichtc Division potè essere completata in Libia soltanto alla fine di febbraio, pochi giorni dopo ( 1.) Ci sembra opportuno, anche pe r potere seguire le ulteriori operazioni , confrontare le forze e la composizione delle D ivisioni corazzate contr3ppostc. Divisione corinzata tedesca I Pan::;erdivision) . St3to ~[aggiorc : 3 uffic i (O pe ra zioni, Servizi, Inform azioni), relli da ufiiciali di S. M. Battaglione esplorante cora zzato, composto di: 1 sguadrune autoblindo (24 autoblinde); 3 squadroni leggeri con mezzi cingolati vari ed I squadrone pesante con 6 pezzi controcarro e 2 cannoni pt:r .Fanteria. 2 reggimenti Gra natieri corazzati, ciascuno su tre battaglioni Fucilieri, di 4 compagnie su tre plotoni ; og ni plomne aveva 6 mitragliatrici leggere, 4 pesanti e 2 mortai ; 1 compagnia contro - carro con 1 2 pezzi da 50 o da 75 ; ed r compagnia pezzi d i Fanteria (6 pezzi da 75 o da 105). 2 battaglioni Carri 5U q ua ttro sq uadroni di 75 carri cias::uno. 1 reggimento d i Artiglieria su ere gruppi di .3 b:mcrie su qu:mro pezzi da 88 e 105, se moventi. · r battaglione contro - carro su 3 compagnie, cia,cuna ~u 9 pezzi da 75. 1 bact:1glione collegament i, composto con 1 comp:1gnia T defo11isti L'<.I 1 com pagnia Radio - telegra fisti. L ba ttaglione Pionieri. La Divisione non aYe,·a serv izi in proprio, tranne una spc,·ic di sezione Sanità. T otale; 24 autoblinde, delle quali 6 pesanti; 600 carri a rmati; 45 pez zi contro - ca rro ; 30 pezzi da 105; pezzi da F a11tcria in numero ,·ariabilc e contro - aerei.
34 2 l' arrivo in Africa scu cntrionale del generale von Rommel , il quale av rebbe dovuto assumere il comando delle tru ppe tedesche in Libia soltanto dopo l'arr ivo in Tripolitania di un'a ltr:1 Divisione tedesca. Circa la prima offensiva inglese in Afric.l settentrionale il generale Fuller, nel suo rnlumc ,. Machine \Varfarc •), pubblicato a \1/ashington nel 194~. sui~se che, nel dicem bre del 1940, il piano degli Inglesi per la loro prima offensiva in Africa settentrionale era il seguente : Con b protezione delle loro forze aero-navali i Britannici vok\·ano mi ngne una Unit:,\ co razzat:1 t·d una Divisio ne motorizzata cont ro le 1'1o~iziu11i it:ilianc di Sidi el Barr;1ni e di_Sollum. Iniz iata la ma rcia ndla notte sul 7 dicembre, il mattino del giorno 9, mentre la Di vi~i(lnc r,iraz1.at:1 \i spingeva su Bug Bug, da dove, volgendo ad (St, att:irc1r;1 Sidi cl lbrr:111i alle spalle, la Diyisionc motori zzata, appoggi:1t:1 d:1 1111 g rnp po di C:1rri armati, avvolgeva il nostro campo trirh:crato . c11~1ri11gc 11do Sidi cl Barrani a capito lare il giorno 10. 1
Co111.u1 do. 1 n.: ~µ1111 t ·11lo
l1c:1,.1glu.:11
11 10111ra 1/ ,11u,
'\li
tr e
hau;1glìoni.
1 n·µ g im1·m,, ( ·arri ;'1 1 1ì e l'" i /I. I 14. , 11 tre bau :1.c;lioni, ognuno con 52 carri. 1 rcggim enl o Artiglìn i.1: un ,t.:ru ppo da •;0/') 3. 2 gruppi sc111m·c11ti da ;5 ,1 t _), f gru pr(' d:1 75:' r; 1:d 11n :1 !", ,111 r•ri ,1 r u n lr;tt•n ~i d:1 )i"l 1n1n. 1 cu111pa):!11Ìa lll Ì,la del ( :u1io .
, 5ez io nc Sai,i1 :1, 1 1111c ko d1 ìr11 rgico. 1 sezione S u ssistenza. 1 oflìc ina riparaz ione c:trr i. T otale fo rza: uomini c ir.:a 10 .000; Carr i ,mn:ni 156 ; cannoni da 90, u; ,cmu\'<:11ti da 75. 24 ; c:Hrn011i da 75/ 27, 12 : 111i1 raglicrc da 20, 4; auromcu:i 1.1 20.
Divisione cOJ11;•:::,1fct b1itum11ca c,,nu ndu. 2 ~u uad roni esploranti 1 r~g-gimc nt \1 <:a rri. 2 hrigatc corazzate d i 2 o ,) rcggim(·n ti Carri (tan k). 1 g ruppo d i ,osrcgno di fo rza Yari:ibile, ncn inferiore ad I br i)!;Ha. L·;\rrig licria veniva :tsseg,,:11a d i volta in \'olta d al Com:indo S upcriort': 1n genere I rcgg i,rn.: nro. 1 battaglione collcgamrn1i. 3 compagni<' S,111ità. 2 officine e cinl1 1.1c comp;1g nìc r ifornime nti. U n complesso di circa 1=;.000 uomini ; Carri pesa nti _340; da ricogniz ione 2w: armi antic a rro ì 2o: 60 pezzi; 3.100 a utomezz i.
3 ·U
lfGGfNDA
O Coposaldi italiani
O Cupo.raid/germanici
>.,.)
.~·,,;;,;,''w11arii1.'~
.,,,
,t. •
...\'-
....
40
Controffensiva it11lo - germ1111irn: schin,11ne11to sul frn ntc di Sollu111 . 24.
344 Mentre la Divisione corazzata riprendeva la m arcia verso occidente, incontra\·a la nostra Divisione " Catanzaro ,, e ne costringeva una parte ad arrendersi, data la schiacciante superiorità dei Carri armati britannici. Nei giorni 15-17 dicembre le fortificazioni italiane lungo la frontiera rcn nero prese ed il giorno 23 s'iniziò il bombardamento di Bardia, che capitolc'i soltanto il g iorno 5 gennaio. Il 22 gennaio cadde Tobruk cd il 30 Dcrna. Appena occupato quest' ultimo abitato, i Carri armati britannici vrnncro raccolti a El Mechili, sulla pista desertica che corre da Tobruk a Bengasi; mentre le truppe motorizzate sc,t:ui\·ano la ~,nda costiera verso Cirene. Nel pomeriggio dr.:I 5 febbraio l'avanguardia delle fo rze di El Mccl1ili ,hocn', anch'essa sull a strada costiera. a circa 60 mig lia a sud cli lk nga,i, e ,··incontnì 1111.1 colonna italiana, che resistette eroicamente lino :il pomeriggio del giorno 7. ·· I >:il pri ncipio alla hnc gli Italiani vennero dominati, non gù ))crrhì:- (o ~,c n, mediocri soldati: ma pcrchè, anche se fossero stati i m ig liori d1 lutti, non avrebbero potuto resistere a lungo alla superiorn:1 dc; rn cn.i m:itcriali che gli Inglesi poteuno m e tlen: in campo. A c,111,:1 di ,1uo ta superi orità, le perdite inglesi furono l1uasi insignifi cant i: mrnt rc il numero dei morti , dei feriti e dei p rigionieri itaiia ni wpcn\ i 1'50.000 ,, . .'\ bh1:11110 rnl11 tn citare l'esposiz ione degli avvenimenti in Africa o;cttcnt rion:ill' L11 t. 1 11:i 1 grncrale Fullcr; ma dobbiamo ricordare che il suo rnlurn c venne pt1hblicato appena <lue anni dopo la prima offen siva brit,1n11i c:1 in Lilii:i t·. per conseguenza, non tutte le notizie da lui ri purt;1t e 1xis,(lno considerarsi attendibi li , specialmente per llllanto riguard:1 l'rn tit:'1 delle perdite subite dalle due parti.
La controffensiva italo-germanica. In base agli accordi prc,i in pro1x,sito fra i due Comandi Supremi. il Rommel poteva ri ferire direttamente ad Hitler nel caso che avesse ricevuto dal nostro Comando un ordine, dal quale avrebbe potuto derivare una situazione sfarnrevolc per le truppé gcrrn:rniche; ma do\'eva operare comunque alle d ipendenze del nostro Comando Superiore in Africa settent rionale. Tuttavia, alla fine di m arzo, al ritorno da t!n m io a Berlino, egli intraprese l'offensiva per la riconc..1 u i, t;:i della Cirenaica, scnz:1 prc::vrn tivi accordi col Comando italiano.
3-f S Effettuate le ricognizioni necessarie ed occupata, il 27 marzo, Aghei1a con un'azione di sorpresa, la controffensiva italo - tedesca ebbe inizio il 1° aprile con l'occupazione di Marsa el Brega e si concluse ad est di Derna, con l'accerchiamento delle forze br.itanniche rimaste alla difesa del Gebel. Occupate, infatti, Agcclabia e Zuctina il 2 aprile, le truppe italo tedesche avanzarono in Cirenaica su tre colonne. Quella di sinistra, a cavallo de11a strada litoranea, raggiunse ed occupò Bengasi (4 aprile) e proseguì verso Derna. La colonna centrale e quella di destra si ricongiunsero il 7 ad El Mechili e nello stesso giorno riuscirono a rioccupare Derna. Le truppe britanniche opposero dovunque una tenace resistenza e combatterono con molto valore, subendo ingenti perdite in uomini ed in materiali. Circa 2000 uomini, fra i quali 6 generali, caddero prigionieri. Occupata Derna, le forze italo - tedesche investirono Tobruk, raggiunsero Bardia (12 aprile) ed il giorno dopo Sollum, in territorio egiziano, a quasi 1000 chilometri di distanza da Aghcila. Questa rapida e fortunata controffensiva - effettuata contro posizioni saldissime, con accaniti combattimenti, mentre il vento africano si accaniva anch'esso contro i nostri soldati - dimostrò le tradizionali virtù del nostro Esercito e mise a dura prova la resistenza dei nostri reparti, per i quali gli stessi Inglesi ebbero parole di viva ammirazione. Le nostre truppe sistemate a difesa all'altezza di Sollum e (Iudle intorno a Tobruk, incaricate di bloccarne il presidio, respinsero tuttt i tentativi fatti dagli Inglesi per rompere il fronte Sollum - Halfaya e per liberare il presidio di Tobruk. Ma il 15 giugno le truppe britanniche attaccarono con maggiori forze e con mezzi più numerosi il fronte Halfaya - Sidi Omar, svolgendo le loro azioni: sia lungo la costa , dalla zona di Bug Bug su Halfava e Tobruk: sia in corrispondenza dell'ala destra del nostro schier;mento, che venne attaccat; e minacciata di avvolgimento. La battaglia, durata due giorni, si concluse con la nostra vittoria. Circa la controffensiva italo - germanica iniziata il 31 marzo 1941 il generale Rodolfo Corsclli così riassume gli avvenimenti (1). Le truppe dell 'Asse, al comando del maresciallo R ommel, erano costituite da 3 Divisioni tedesche e da ì italiane. Fra le nostre Divi( 1) Gt·n. 1lo1J0t.nl CoRSEl.LI : " Cin<Jm' anni di g u erra italiana 1940 - 1945 ",
Ed. Regionale, Roma. 1951.
sioni figuravano la Divisione corazzata ,, Ariete,, , le 2 Divi sioni motorizzate ,. Trie~tc ,, e ,, Trento ,, e quindi le Divisioni (' Bologna ,,, " Pavia ,,... Bn.:~cia .. e ,, Savona ,., . F ;a il 14 ed il 27 marzo le truppe suddette ave\'ano occupato la linea Marada - Aghei la. considerata come base di pa n enza per l'azione controffcnsiv;1.
Fantrrra al/ ',1t 1t1n ·r, i n .4J,-ica Sette11trio11ale.
<) uesta venne sft:r r:ita il _;i m au .o e, superando deboli resiste nze. vennero riconquistate: il 1 · .tprik Mar~a cl Brega . il 2 Agedabi a e Zuctìna, il 4 He11gasi. Q uind i k t ruppe it~tlo - germaniche si irradi arono verso il Gcbcl e lungo la costa e riusciro no a rioccupare Es Sd eìd ima, Msus, T ocra , B:1rn: e Derna. N ei g iorni 6 e 7 aprile venne combattuta ad El Mechili una acc:mita battag lia, che costò ai Britann ici, olcrc a numerosi morti e feriti , .2000 prigionieri, fra i 1..:iuali il comandante il XHI Corpo d' Armata britannico, general e O'Connor. Occupata il g iorno 9 Ain d Gazala, gli Italo· Tedesc hi in \'Cs tiro no il gir:rn:1 11 T ub ruk . intorno
347 alla quale lasciarono un Corpo assediante; mentre la massa continuava la rapidissima avanzata. Il giorno 12 venne ripresa Banlia ed il 13 Sollum. · Gli Inglesi non tardarono però a reagire e, non appena ricevute nuove truppe, eseguirono, anche allo scopo di sbloccare Tobruk , diverse puntate offensive che , iniziate nel mese di maggio, si ripeterono fino alla metà del giugno; fino a quando cioè, nei giorni 15 - 17 di quest'ultimo mese, subirono sul fronte di Sollum una grave sconfitta e furono costret6 a ritirarsi sulle po~izioni di partenza, in corrisPondenza delle quali la situazione rimase stabilizz:ita lino alla metà di novembre. Il 18 novembre si iniziò, infatti, la seconda offensiva britannica che, durata due mesi, si protrasse fin o al 17 gennaio del 1942. Nel mese di luglio il Com a ndo delle nostre truppe in Africa settentrionale era stato assunto dal ge nerale Bastico, nuovo Governatore della Libia, con a Capo òi Stato Maggiore il generale Gambara, sostituito Poi dal generale I3arbasetti . Le forze armate inglesi d i lerr;1, del mare e dell'aria erano rispettivamente comandate dall'ammiraglio e dai due ~enerali Cunning ham, tutti alb dipcndenz:1 d e l gene r:ilc Auc hinlcck, succeduto al g-eneralc Wavcll. ' Quando si iniziè> la seconda offrn~iv:1 hrit :111nica, le forze contrapposte erano rappn:srn talc, ~ccundu il Cur~dli, da 1uo.oùo uomm1 dell 'Asse contro 118.0 0 0 dell'Impero britannico .
VIII.
LE OPERAZIONI IN MARMARICA
Le oper;1z.iuni svoltesi dall ' inizio della seconda offensiva britannica in J\f ma ~ettcntrionak. nel novembre 1941, fino al termine del , ipieg.1111t:n1u e poi della controffensiva delle truppe italo - germaniche. si ~rnl,ero in gra n parte in Cirenaica, il cui territorio può con~idcrani ~uddi,·iso , per i suoi particolari caratteri , in tre regioni distinte i.: l'ic>t: della Marrnarica occidentale. della Cirenaica propriamente d c.: tt .1 c.: della Si rti ca orientale::. Da l pu1tl• > di \'ista militare, b regione m armarica ebbe una parti,.:uL1rc 1111111 ,rt.111 1.;1 per le operazi oni che vi si svolsero. In essa era stata prq 1;1r;1t;1, 11tf;1tll. la nostra organizzaz;om: difensiva cd erano ~istem;1tc le due pi:,zzdoni di T obruk e di Bardia, le quali, con i loro impia111 i pnn11ali cd idrici, costituivano obbiettivi assai importa nti pn l.1 ,·11111lott ,1 d<.:lk operazioni . Il vaqo l.l\ 11l.1t u tklL1 Marmarica prese nta, procedendo dal mare verso l'in ti.:rno, u1u ~nie di on dulaz ioni successive, con andamento q uasi ,ernp n: p;1r:dkl,, alla costa . La zona litoranea, che in alcuni tratti, come :1d occidenlc Ji T obruk , ha una profondità di 6-7 chilometri , ~i eleva pili o meno ripidamente in altri tratti, come ad Ain cl Gazab e , pcr ial in rnre da Tobruk verso oriente, fino ad annullare la striscia du11 m;1 n l in alrn ni punti lagunosa del litorale. Tutta b zona <.· solcat:1 da freljL1<:11tissim i uidiam di solito asciutti e dall~ sp(Jnd e aire e ripide;;, che \ foc iano in una breve insenatura manna. A sud ddla i'.ona liu,ranca. in una fascia profo nda all'incirca dai venti ai (1uaranta chilomctri. si succedono alcuni brevi tratti di tavol'.1to, o terrazzi, raccorda li tra loro da gradini alti ci rca una cinquantina di metri. Alla base di ciascun gradino di raccordo s'incontrano le linee lungo Je qual i ,i raccolgo~o le acque e dove si accumula uno spesso strato di sabbia . !I tavolato desertico continua poi ad estendersi verso sud. con un a serie di ondulazion i pit1 o mc.no ac-
349 centuate. In sostanza, per quanto concerne il movimento, il terreno della Marmarica non presenta particolari difficoltà ai mezzi cingolati. Il loro movimento può riuscire più agevole nel senso dei paralleli. Il ciglione di Sollum offre pochi e non sempre transitabili passaggi, tra i quali il passo di Halfaya. e per i suoi caratteri proibitivi ha valore di ostacolo al movimento lungo la fascia di terreno dal mare al deserto. Per i caratteri morfologici sopra accennati, la difesa non trova in Marmarica appigli particolarmente vantaggiosi, eccettuate .le piccole alture esistenti lungo la linea di confine, da Sollum a Sidi Omar, nelle vicinanze di Tobruk ed a sud della baia di Ain el Gazala; alture che a volte hanno un'altitudine superiore ai 200 metri. Anche in prossimità della fascia costiera i cigli di raccordo fra i brevi tratti di tavolato offrono un relativo dominio sul terreno sottostante e, talvolta, anche su quello che si estende a monte del gradino stesso. Ma, in tutto il resto dell'estesissimo tavolato, la difesa non può ayere alcun campo di vista e di tiro cd alcuna possibilità di osservazione anche alle brevi distanze. Inoltre m anca del tutto la copertura dalì"osservazionc e dalle offese .1crec. Nella Marmarica non esistono risorse di alcun genere. In guanto a quelle idriche, rari e insuffìcienti per la pochezza dell'act1ua sono .i pozzi, talvolta di acqua sa lmastra, cd inefficienti nella 1.1uasi totalità erano le cisterne, che purt: avevano conferito l'appellativo arabo di « Bu " e di ,< Bir 1, alle località corr:spondenti. Cosicchè, ai fini operativi, le risorse idriche dell ' intera regione potevano considerarsi ridotte agli impianti esistenti nelle piazzeforti di Tobruk e di Bardia. A Bardia, da noi considerata, fin dal progetto della sua sistemazione, come un vero posto idrico avanzato nello scacchiere cirenaico egiziano, la portata degli impianti ascendeva a 550 metri cubi giornalieri , con i depositi che potevano contenere r6.500 metri cubi acqua. Nella zona di Ain el Gazala'. a circa 60 chilometri ad est di Tobruk, si potevano utilizz are numerose sorgenti perenni di acqua leggermente salmastra. In quanto alle comunicazioni la sola rotabile di cui potevano usufruire nella regione le truppe operanti nel senso dei paralleli era l'arteria litoranea (Via Balbia). Questa possedeva le caratteristiche di una strada di grande comunicazione per larg hezza, struttura e manutenzione del fondo e per le opere che ne accompagnavano il trac-
t:r
ciato (1). Dal tonlinc tunisino, per Tripoli, Bengasi, Tocra, Cirene e Derna, con un raddoppio nella via gebelica meridionale (da Barce a Lamluda), l'arteria si svolgeva fino alla linea di wnfìne presso il golfo di Sollum. L:1 cinta fortificata della piazzaforte di Tobruk, in possesso dei Britannici, spezzava la continuità della via Balbia e per conseguenza era stato costruito un tronrn stradale sul tracciato delle piste preesistenti. Tale tronco aveva uno sviluppo di circa 70 chilometri , dal bivio a nord di Bu Mebcrìs (a nord - est di Acroma) per cl Adem al bi\'io di Sidi Amud, ad oriente di Tobruk (2). Ad oriente della linea di co nfin e, in territorio egiziano, la via Balbia trovava prosecuzione in una pista ca mionabile elle, nella fascia costiera, si svolgeva fino a Sidi d B:1rrani e che sboccava poi in una buona rotabile fino a Marsa Marruh. t\d occidrntc del confine, poco più a sud delrarteria litoranea. ~i svolge\":i, nel ~cnso dei paralleli , anche il Trigh Capuzzo (già E,wcr Bcy), co nsiderato come cam ionabile; ma che in realt:'1 era solo u11 tr:1cci:1to, rn l quale si accavallav;i.no le carreggiate imprcs~e dalle :1utocolonne sul · fondo naturale del terreno. La pista a\'c\'a origi11c d:tlla Ridotta Capuzzo, presso il golfo Ji S0ll u111 , e proseg11iv;1 ;1llr:1ve r ~o la zona stcp1xisa pregebclica tino :1d cl Ahiar. d<>ve ~i congiungeva alla strada per Règima e Benga~i. Dalla linea di continc.:. a ci rca 10 chilometri a sud di Sidi Omar, a\"t\'a ongrnc anche un':1ltra pi sta - il Trigh el Abd - che, con caratteriqicJ1c ~i rnili a lluellc del Trigh Capuzzo, proseguiva fino a ( 1) La gr:111.lc.: , ia di ,·11mu11icn1onc, inaugurata nel marzo 193j, avcYa, dalla fron tiera 1u11i~ina a <jllClla egiziana , uno sviluppo di 1822 km. ed un:i larghc:u.a di 7 lllt"lrÌ, dri quali due di banchina. Il tr<m( o compreso tra Marsa el llr.:ga e Tohruk, lungo <100 km. circa. era st:ito già costruito prima dd 1935, anno i11 dli <.:rano , 1a1i ini zia ti i lavori della litoranea. Per la manutenzione <ldb via fm,,n u anc he cc,~;tr11i1c 61 c;1,e cantoniere doppie, L'apaci di ospirart" un 101:1lc- di I J.! famiglie . 1enrndo conio delle neces~d di vita e delle partirnlari condi~-Ìonì climaùcht" ndL1111bientc Jdb Sirtica ·e deHa Marm:irica. In c1uesrn tratto dt"!la rcginnt· ~irtic:1 erann ~tate co5truite anche alcune case di ri~•oro per mn dei turi~ti , case che iunzionavanu come piccoli alberghi, con camere. docce, ri111nsc con oHic.i nc per auto e con allogg i per le pauuglie d ei Carabinieri e degli Zap1ii·, costrette a pc.:rnottare sul posto. (2) I lavori Ji <p1es1a strada - rhiam:na Str ada dell'Asse - erano stati iniziati alla fine del giugno HJ41 dalle nostre compagnie lavoratori del Genio. La strada, larga da 6 a 8 met ri. era intcramcmc percorribile veno la mct~ di agosto dd 1941.
35 1 Mteifel el Chebir, dove immetteva nello stesso Trigh Capuzzo. La via litoranea, il Trigli Capuzzo ed il Trigh cl Abd, ave\•ano, infine, qualche allacciamento nel senso dei meridiani.
Le forze italo-tedesche. Fino ai primi di agosto Jel 1941 lo schieramento delle forze italotedesche in Marmarica aveva conservato un carattere, che derivava ancora dalla rapida avanzata iniziatasi nel febbraio dello stesso anno e sviluppatasi attraverso la Cirenaica, con il proposito di penetrare nel territorio egiziano. Lo schieramento allora in atto - che sembrava rispondere ad una temporanea sosta, in attesa di eliminare Tobruk per- riprendere poi l'offensiva verso est, impegnava: - 3 Divisioni(« Brescia ", ,. Pavia,, e ,, Trento») nell 'investimento della piazzaforte: I Divisione (•t Aric:tc ") per proteggere: il rovescio dc:I fron te d'investimento e come riser va del f rontc stesso : 1 Divi:.ivuc ("Savona ,,) cd un;, riserva mohik, costituita <lalb 15" e dalla 21• Divisio ne corazzata tedesca, sul f rontc d i Sollum, al confine cirenaico-egiziano. Le due Divisioni del Corpo corazzato tedesco, comandato d;I generale Rommel , erano però leg;itc al fronte di Tobruk e, per tale motivo, lo stesso generale Rommel aveva già cercato di ottenere il comando di tutte le truppe dis.l ocate in Marmanca, ad oriente del meridiano di Ain cl Gazah, fino :1I confine egiziano. Ma alcune nuove circostanze erano sopraggiunte a mutare la situazione generale e cioè: il lento progresso delle operazioni tedesche in Russia, che - rendendo potenzialmente disponibili le forze britanniche del Medio Oriente - allontanava la possibilità di una ventiiata offensiva italo - tedesca verso il Canale di -Sue1.; la m ancata concessione di Biserta, che non permetteva di trasportare in Libia con una relativa sicurez:za i necessari rifornimenti e costringeva a rinviare anche l'attacco su Tobruk ; il nuovo atteggiamento assunto dal Governo di Vichy e l'intensificata propaganda deg:mllista, che imponevano alcune precauzioni anche alla frontiera tunisina. Per conseguenza, nella previsione che i Britannici potessero approfittare di tali circostanze per attaccare in Cirenaica, in una riunione tenuta a Cirene rH agosto 1941 , d::ii generali Cavallero, Bastirn
35 2 e von Rintden ( r), fu deciso di completare la sistemazione della « linea arretrala " di Ain e! Gazala, da occuparsi nel caso di un arretramento preventivo ndl ' immincnza di un attacco avversario in forze prevalenti: ma da considera rsi, però, per i suoi caratteri, anche come punto di partenza per la manovra. Fu ritenuta perciò indispensabile la disponibilità di una risnva mohile efficiente cd, in tale ordine di idee, fu decisa la co~tituzionc di un 'altra Unità di manovra per poterla impiegare con un 'azione coordinata , insieme con il Corpo corazzato tedesco, ritenuto insuf fìci<::nte per parare un simultaneo attacco hritanniço da oriente e dalla piazzaforte di Tobruk. In relazione a tale concctlo, fu costituito - alle dirette dipendenze del Comando Superiore italiano in Africa settentrionale (Su prrcomando A. S.) ( 2) ...:. un ,. Corpo d'Armata di manovra ,, (CAM) 5otto il comando dd gencr:tlc C:'imhara , il quale conservava contemporaneamente b carica di C:1p1> di Stato Maggiore del Comando ita( 1) Il gcncr:1k di I Jl\·i~innc E11110 ,·011 l{imc:kn era addetto militare tedesco a Ro111a nl uftìci.1k d , rnlk.~:11n,·1tl11 , 1111 ti C11m.111do Supremo italiano. ( 2; 11 Cu11u nd11 Supc1 inre Fnr,,· .\ r111.11c ,\ frica Sell<::lllrional.e, ..:he a\'t\'J tem po Ìt: i"unz1on1 d, \ ,m•nno ddi:1 Lihi:i, cm retto <la! generale J',\r mata Ettore B:1stico, , uc,cdulo. 11 l•J luµl10 H1.p. al generale Italo Garìboldi . Capo di St::1to ~bggiorc: era il gc11aak ,li ( 'n rpo d'Arm:1t:1 G:istnne Gàmhara ,. ~otlhç :1po il g,·n(r:i k di h rig:11:1 Hr11110 \ l:d:1!_;uti. In quanto alla sua costiu1zione è d.1 nnl.1 rc come nel Su pcrcom ando Afri,a settcnrrioruk foss~-r,, r:1pprcse11tati tutti g li o r~an i c he normalmente, in una Grande Unid, pre siedono :1llc fun zioni opn:ili\·a, inform:HÌ\'a, organica t' log istica ; nond1i:: all'indiriz:.m ndl':1tti\'it!i dclii: ,·arie Armi cd alla direzione d i speciali ' ser\'izi. Vi erano, inforri, oltre :1 ,1uello del Comandancc superiore, g li uffici: opcr:izioni, informazioni. cifr:,. pcrsonak, orJinamcnco t: 1pobilitazione. propaganda , serviz i, posta mililare, Quartier Generale. Funzionavano, inolrrc. i SC)!U<.:nti organi: Comando superiore A rtig lieria, Comando superiore Ccnio. Coman,lo superiore Car:ihi!lieri, lspct torato generale della Polizia Africa lcali:in.1 ( l'.A.!.), hpcttorato Collegamenti, Sczion.e speciale fotografica , Dìre:-:io1:e !.uptrio:-:.:: di .:.tiì1i11ini s\.r~izi0Jic. In tot~l..: pili di duccl~nt:o llfficial,i ùi ,·arin grado, scn7..1 in,·luJ('re i11 ,1uc~ti µli Stati t\b~giori di collcg:imt:nto tra i Comandi itak111i e qu elli tcdc,ch i. Nello Stato M:1ggìon· d,·I Supnrnm:indo Africa settentrionale l'Aerorwutica . .:hc opera, a in Libia con l:t 5'' ac rosc1u:1dra, !10 11 era r:1ppresi;11taL:t da akuu elemento . La ~brina vi a,·,·va, i111·ecc, un u f!Ìci:ilt: superiore. quale Capo ufficio
111 p.ir1
Manna.
0
. Da r ikv:m:. in linc, nella Wstiluziune dellu stesso St::1to ì'vlagg iun·, il co11 s1derernJe numero . 1k1 componenti il ,er\'izio informazioni (ì uffic iali superiori e 51 u f!·1_c1ah rnkn'.m). ,.· di quel li dell'uf!iciu prop~lf!:lllJ3 ( 1 ufficiai('. superiore e 14 ull 1L tc1lt 111ln1on).
prt.,idi più ln11111ni nt:! S,1h,mr libico,
354 liano (1). Tale Grande Unità ebbe in un primo tempo due Divisioni 1a Divisione corazzata ,, Ariete ;,, che aveva assunto una formazione organica di transizione rispetto a quella prevista come Divi~ionc corazzata, e la Divisione motorizzata « Trento ,,, che - sostituit:i dalla Divisio ne " Bologna i , sul fronte di Tobruk -- aveva assunto la formazione organica della " Divisione moto rizzata tipo A. S. ,, e che era in attesa di avere gli automt:zzi previsti. Successivamente fu asseg nata al Corpo d'Armata di manovra anche la Divi~ionc ,. Trieste io, anch 'c~~a " motorizzata tipo A. S. 1,, affluita in Libia verso la mct:'1 del ~cttcmbre r942 (2). Ma, oltre il cornpkt :11m:nto della posi;,,ione arretrata di Ain el Gazala e la costituzione del C. A.M .. gli accordi presi a Cirene 1'8 auosto deter minarono l'allcP~crimcnto della struttura militare in Trib ~\, politania cd, inhnc. b ddìni;,.io nc dc~idcrata dal generale Rommel, ~in:a il Comando ddlo ~c hicramento Tobruk - Sollum. In conseg uen za degl i :1cro rdi di cui sopra, fu deciso, infatti, lo ~ciogliment n ddl:i e:," Arm:11 :1 n l :iccclcrato l'afflusso sul fronte circn:iico degli ckmrnti che anrnr:1 cr:1 pm~ibile trarre dal territorio tripolitano, d11n: rim:l\c· :tlk .!ipcndcn7c del ;, Comando Tripolitani:i .. (XX Corpo d'A, 111 ; 11 ; 1) Li Divi ~iu11e ,, Sabratha » , i11 via di ri(o~tituz ione. Il generale Ro mmd . fino .1 ll,1r;1 ç01nandantc del Deutsches Afrika Corps (Corpo Tnksrn d'AfriG1) - o ttenne formalmente il comando di tutte le truppc italiane c tedesche sc hierate ad est del meridiano di Ain el Gazala e costituì , ~otto la data del 15 agosto, il Panzer Gruppc Afrika, 1bndo luogo ad importanti modificJzioni nell'organizzazione delle forze operanti in Marmarica. e cioè:
( 1} ,'.;el comando dd C.A.M. , il generale G?unbara cm coadim·at.o dal gcn(·r:ilc addc1to Alherto Mannerini, il ,1u:1lc :m.:,;1, in reald. le funzioni di vice rnmand:m1e. Capo di S1ato l\faggiorc era il lenente colonnello Scaglia. (,.:) Com<: truppt di Corpo d':\rm:na, il C.:\.M. cbbc purt, in tempi sucn :s~i"i: un g ruppo su due hanaglioni " Cio\'ani Fa~cisti ,,, un battaglione Ca rahini,·ri parncadutisti. 1111 raggruppamento Artiglieria rn11tracrci ed un battaJ!lione misto del ( ìcnio, Il gruppo di battaglioni « Giu,·ani Fascisti .. er a costituito da Volontari :ippattcnenti alla G.I.L. e 11011 anc.ora soggc1ti agli obblighi di lev.i. Esso. costituito e mob ilitato nell 'aprile 1941, cnn l' inc1ua<lramcnto di ufficiali e souuflì ,iali appartcnemi :ill 'E5c:rcito, era cuusidn:ito, a tutti gli effetti. <:ome Unit~ dell"Esercito cd a veva (()111~· Cùllro di m obilita z.ione il Deposito deir81" reggimento Fanteria. r Giovani Fascisti, dal g iorno Jd giuramento, erano arruolati come ~oldati \'olont;1ri ordinari e porta,·ano le stellette su piccole lìamme nere.
35 5 Nello stesso tempo lo Stato Maggiore tedesco di collegamento,
già istituito nel maggio 1941 presso il Supercomando A. S. per le relazioni tra il Comando stesso ed il D eutsches Afrika Corps, si trasformò, per <foposizione del Comando Supremo dell'Esercito tedesco (O.K.W.), in <( Comando del Panzer Gruppc Afrika );, avendo a Capo di Stato Maggiore il generale Gause. Tale evoluzione del Comando tedesco in A. S., che poneva alle dipendenze del generale Rommel un complesso organo direttivo (1), affiancato fino allora al Supercornando A . S., rivelò chiaramente come, fin dall'arrivo delle prime forze germaniche nello scacchiere, i Tedeschi avessero mirato ad assumere un 'assoluta preminenza nella condotta dell e operaz10n1. Il proposito del Comando tedesco si era d'altra parte ben presto rivelato anche con la diramazio ne ad Unità italiane di istruz ioni e direttive impartite dal Fi.ihrer; con la ripartizione arbitraria del materiale di pred a bellico; con il controllo sui rifornimenti e sull'organizzazione stradale; con l'accapar ramento di lince tckfonìchc e con altre manifestazioni del genere. li Comando del Panze r Cruppe Afrika, per le sue attribuzioni territoriali, ebbe ad assumere anche il nominati vo di <( Com ando deila Marmarica ,, ; mentre il comando del X Corpo d 'Armata assunse le funzioni ccl il no minati vo di « Comando del],; C irenaica )• . J1 Panzer Gruppe A frika , secondo lt: di sposizioni impartite dal generale Rommel, risultò costituito: - ·, dal Corpo tedesco Afrika (A.T.A.) (generale Cruewell), il ,~uale ebbe alle sue dipendenze: la 15' e la 21 ' Divisione corazzata tedesca (,2), la Divisione di Fanteria ,, Savona », rinforzata da dementi tedeschi, sul fronte di Sollum - Sidi Omar, il presidio italo tedesco della piazza di Bardia e di una parte del fronte di Sollum (a ~st di Capuzzo), sotto il comando tedesco della Divi sione ,e per compiti particolari ,,, distinta con la sig la Z.R.V.; ( 1) Lo S tato M:1ggiore te<lesco <li colkg;11m:lllo -·- presieduto fin <lall" i11iz io dal gcn('rale Gatht ---· era stato d c n o 1ni nat(1 d al.l"O. K.W . : " Com:,ndù J etruffìc iale <li col legamento presso i I Com a ndo Superiore ita liano in A. S. ;, e com· prcnde \'a ben 4 2 ufficiali, 120 sottuf fici:ili e 5ì :nllomczz i. L e, Stato M aggior<: del D c u l\c hcs A lrìka Corps e ra, invece, costituito da un tcn. colon nello e da pochissimi u flì( i~ili, ì l)U:J li narnralm e nte si occupa\'a no so!t:i mo della funi.ione opera tiva. (2) Sotto la data del 1" a gosm, la :;" D ì, i,ìonc lcgger:i :J\'c1·a ca mbiat o il proprio 11ominatin1 ìn 2 1 ' Di\'isìonc cora zz:na.
- dal XX I Corpo d 'Arma ta italiano (generale Navarrinì), il quale ehbc alle sue: di pendenze le tre Divisio ni impegnate n_ell' inve~timcnto di l'ohru k e cioè: le Divi sioni " Bologna •• e « Pavia >• , de~ti nall' ad a~<,111ncrc la for m azione di <, Divisione motorizzata tipo
.\'c l
" l'.•t:I' {()
l ibi, rJ .
:\. S. ,, e la Divisione di F:rntcria " Brc~cìa ·• . che do\'eva conservare ie c:1ratteris1ichc: metropolitane. Per assicurare il fun 7,ionamcnto dei ('.,omandi italiani e tedeschi !urono costituiti due Stati Maggiori italiani di collcgamcnt:o: uno presso il Panzer Gruppc Afrika (generale Calvi di Bergolo) per le relazioni con il S11pnco1T1;rndo A. S. e con le G ra ndi Uni tà ~ul fronte
357 di Tobruk; l'altro presso i.I Corpo tedesco Afrika (colonnello Lovera di Maria) per le relazioni con le Unità italiane sul fronte di Sollum. Presso il Supercomando A. S. rimaneva un ufficiale superiore tedesco (tenente colonnello Heggcnreioer) per il collegamento con ii « Comando del Panzer Gruppe Afrika )• . In quanto alle forze aeree, in conseguenza di accordi stipulati a Roma nel mese di agosto 1941, tra lo Stato Maggiore dell'Aeronautica ed il generale von Pohl , il compito di coordinare nel campo delle operazioni offensive l'attività dell'Aviazione tedesca e dei reparti avanzati dell'Aviazione italiana sul fronte cirenaico- egiziano fu devolqto al Comando tedesco del Fliegerfuhrer Afrika. Per l'esplorazione tattica e strategica il Supcrcomando A. S. addivenne poi ad un accordo con il Comando tedesco, ripartendo in zone il teatro di operazioni della Marmarica e dell'Egitto ed assegnandone parte alle forze aeree italiane e parte , 1 quelle tedesche (1).
La seconda offensiva inglese. La seconda offensiva britannica si svolse in Marmarica dal r8 novembre 1941 al 17 gennaio 1942. La nuova marcia di avvicinamento delle forze.: armate britannic he, che durò due settimanè, potè compic.:rsi non molc.:stala e forse an che non avvistata: sia per il dominio esercitato dalla loro Avi:1zione, ~1a per l'ottimo mascheramento. Il 18 novembre il generale Cunningham, alla testa di 2 Corpi d' Armata, riprese l'offensiva con una grande superiorità in Carri armati (724) ed in Aviazione (1072 apparecchi). E proprio in quel periodo la nostra situazione circa i trasporti per mare era diventata tragica. La nuova battaglia della Marmarica si svolse su un fronte di 150 chilometri a sud e ad est di Sollum, con alterna vicenda e talora (1) Nd sctte111brt' 1941 la situa,.ìonc ùdlc forze aeree italo · tedesche in Cirenaica era la seguente: .. • da p.irtc italiana: 43 bombardieri, 110 caccia , 11 da ricognizione stra tegica, 4 da ricognizione mari1tim:1. 11 da o,scrvazione aere:J, 4 siluranti: - da pane tedesca : un centinaio <li apparecchi. Le forze aeree italiane in Lihia co~riwivano la 5.. acrosquatlra, com:indata clal generale Aimone Cat. A questi succedcne, il 4 novcmhrc 1941, il generale Marchesi
a fronte anche rovesciato; si combattè aspramente a Si cli Omar, alla ridotta Capuzzo cd al pilastro dell'Halfaya. Le forze corazzate dcli' Asse a Sidi Rczegh (2r - 26 novembre) ebbero il sopravvento sulla f e sulla :d' brigata corazzata britannica, che rimasero quasi annientate; i generali Sperling cd Armstrong vennero fatti prigionieri. li generale Cunning harn ne rimase così turbato che propose la sospensione ddlc opera zioni: Auchinkck allora lo esonerò, sostituendolo col ,generale Ritchic, Capo di Stato Maggiore dell'Aviazione. Il 27 110 \·cmhrc il presidio di Tobruk con violente sortite riuscì a sopraffa re le lruppc che lo investivano (Divi sione ,, Bologna ,1 e 9</ rcdesca): so pra vvcnutc pere\ lc forze corazzate di Rommel, gli Inglesi vennero ricacciati nella Piazza. li combattimento di Bir el Gobi ( ~ - 6 dicembre) - nel Ljll:tlc onore\'olmente combatterono i battaglioni G i0\ ;111i f ;p:cisti - rimcì fa voreml e ai Britannici ; Tobruk venne sbloccata dopo 8 mesi di assedio. La pressio ne inglese si acce ntuò nella seconda decade di dicembre cont ro 1c truppe dclrAssc che. essen do sopravvenuti ai Britannici 11t10\'i rinforzi , do\'cttcro rasscgn;1r~i a ripiegare sulle posizioni di Ain cl Gazala. Rommel, di\-cnuto pcs~imista, contrariamente alle vedute dei Ba~tico, vok\'a retrocn kn: ancora pitt :id ovest, abbandonando la Cirenaica e finì, dopo lunghe di scussioni , alle L!uali presero parte i generali Cavallero e Kessdring, con l'avere partita vinta. Il ripiegamento delle truppe italo - gcrmaniche durò fino alrII gennaio e non venne osteggiato dagli avversari, cosicchè anche le Divisioni appiedate poterono disimpt:gnarsi: ma, poiehè il 16 gennaio sì verificò qualche penetrazione nemica nella nuova linea di schieramento, Rommel ripìegè> su Agcdabia; imponendo con tale nuovo ~postamento gravi fatiche alle truppe italiane rimaste appiedate, visto che i T edeschi avevano tolto loro i pochi. mezzi motorizzati disponibili . La ritirata si concluse con l'occupazione della linea El Agheila Marsa Brega - Mar:ida , lasciando in un tragico isolamento i presidì italo - gcrm:rnin dd quadrilatero Sidi Omar - lfardia - Halfava -Sul lum. Il 25 gli Inglesi. -dopo a\'crc rioccupalo Dcrna, Circne, Bengasi e Solluch. si fermarono nella zona d i Agedahia. L'oasi di Gialo, do po Hrenua d ife~;1, era stata abbandonata il 29 dicembre. Secondo l'Auchinlcck, le perdite reciproche erano state : A sse : 60.000 uomini e cioè : 2 4 .000 morti e feriti , di cui 11.000 Tedeschi; _~6.ooo prig ionieri, di cui ro.ooo Tedeschi. Erano stati catturati 200 Carri tedeschi , 120 italiani cd 850 pezzi. Perdite britanniche : 1 8 .000 uomi ni fra m orti t fe riti e molti ssiÌni Carri_
359 Il 2 gennaio 1942 cadde Bardia, difesa dal generale Schmidt con una guarnigione mista di 4500 uomini; vi si distinse in modo particolare il Gruppo appiedato <( Genova Cavalleria >). Sollum cd Halfaya, dopo la eroica difesa dei 5500 uomini comandati dal generale Dc Giorgis, caddero il 17 gennaio.
Ecco come si è espresso, sulla nostra resistenza di Halfaya e sull'ulteriore sviluppo delle operazioni , il generale Auchinleck, nel suo rapporto ufficiale. (( Per una diecìna di giorni il XIII Corpo d'Armata fu arrestato ad Agedabia, dove il nemico aveva lasciato forze considerevoli per coprire i suoi preparativi difensivi nella zona delle sabbie mobili e delle sebke intorno ad Agheila, fiancheggiata dalla formidabile barriera dell'Uadi Farcgh. 1( Inutili e costosi tentati vi furono fatti dal 26 al 30 dicembre; fu chiaro che le forze erano insufficienti . Fu ordinato alla r" Divisione corazzata cd alla 4' Divisione indi:111:1 di portarsi avanti, appena le diffìwlt~t di ,-ifu11tim c.:11l.Ì lu JAI llldll'~M.: IU. « Il XXX Corpo d 'Armata, al quale furono aggiunte la 1" brigata corazzata c grosse quantità di Artiglieria, doveva aprire le comunicazioni dirette, prendendo 13ardia e H alfaya. HA Bardia la guarnigione <li 4500 uomini. dei l!uali 1500 Tedeschi , resistè ostinatamente e ci inflisse perdite di uomini e di Carri. fnfine, il 2 gennaio, si arrese. Si spe;ò che Halfaya cedesse, dato che, con la caduta di Bardia , venivano meno le risorse di acqua e di viveri. Ma Halfaya, difesa dagli Italiani del generale Dc Giorgis, resistette. li 1 3 gennaio i SudAfricani tagliarono al nemico l'accesso dell'ultima sorgente e la resa diventò inevitabile. Fu ali.ora progettato un grande aWteco finale, che doveva esser fatto dai Francesi. ,, Finalmente il 17 gennaio il generale De Giorgis ~i arrese con 5500 uomini. Soltanto poche armi ancora utilizzabili cad<lcro nelle no~tre mani ; i prigionieri erano esausti per mancant,a di nutrimento ,,. Dal rapporto ufficia le (k l generale Auchinkck risult,ìno tJ Uindi più che chiaramente : -- l'entità delle forze che la difcsa di Hahaya vincolò, a ben 600 chilometri di distanza dal campo di battaglia, sul l}Uale si affront:wano le due npposte Armate; <(
25.
- la grave crisi logistica che tale difesa provocò ali 'avversario con lo sharrart: la principale e più agevole via Ji rifornimento; - il conseguente indebolimento della massa principale britannica che non ebbe: nè la capacità di superare le difese di Agcdabia e di Agheila: nè lludb di fronteggiare l'inaspettata controffensiva italo - tedesca: - il risalto che l'avversario diede al fatto che ,, gli Italiani del genen1k Dt· Giorgis )) seppero resistere per ben 15 giorni dopo la caduta di Bardia. che st:gnò per loro la fine anche degli scarsissimi rifornimrnti . ()111.:sto risalto è da attribuirsi, non soltanto all'onesto nconoscimcntn del valore cli (1uegli Italiani ; ma anche alla precisa ~ensazion1.: che il Comandante avversario ebbe degli effetti di tale prolungat;1 roi~tc:n1.a ~ull 'andamcnto generale delle opera zioni. 11 fatt o pt1i cl11.: Auchinleck ha tenuto ;1 render nota la circostanza che: all'att o ddb resa caddero nelle mani degli Inglesi <' poche armi :incor:i 11tili;,.1.ahili e nie11tc vivai ,. e c he •< i prigionieri erano esau~ti pc.:r 111 ;111 c:1n z.1 di nutrimento ", costituisce un ulteriore ri conoscimcn lo rc~o dal ne mico all'eroi~mo <li q uei soldati italiani e dei due pic,oli l1,tlt.1g li<1 ni tcdcsdii che erano ;.1 l loro fianco. A 1p11.:~t:1 propm1t() e assai interessante la descrizione ddl o ~tatu dei difrnso ri di Halfay:i , L1tta da un testimone oculare brit:rnnico, in un :irtiwlo q 1 un giorn:ilc quotidiano inglese. e riportata dal genn alc Martinell i: ,, E~si 110n ;1vcv;m 1i 11c;111c h c la forza di parlare ... lo non ho mai visto truppe in cu1hlizioni così miserevoli. Un certo numero ~vennt.: e do vette n~c rc tra ~portato con autocarri. Molti erano così as~etati, che do vevamo ~trapparc loro le bottiglie dalle mani. Le truppe della guarnig ione erano talmente stanche, da non ri.uscire a camminare neppure per due mig lia ... Essi erano ancora rntto lo choc prodotto dai continui bombardamenti e mezzi morti di fame H . T ali erano le condizioni nelle quali quegli eroici soldati avevano continuato a resiste re lino ai limiti -estrcn1i dell'umana possihilit:ì. cd a rifiutare di arrendersi. La medaglia d·oro al ,·alore conferita al generak De Giorgis fu pienamente m eritata. La seconda offcnsi,·a inglese della b:1ttaglia della Marmarica era durata dal , 9 novembre al 9 dicembre; ma le forze italo - germaniche erano riusc ite a disimpegnarsi ancora una volta. L'offensiva bri tannica era stata dapprima :1rrcstata dalla nostra Di visione corazzata " Ariete)', che aveva contrattaccato le truppe inglesi con una decisione veramente eroica; mentre le tru ppe che bloccavano Tobruk
combattevano accanitamente intorno alla citt~,, nella battaglia manovrata che si era svolta tra T ohruk ed il con fine orientale marmarico. Contemporaneamente gli Inglesi avevano pronunziato la loro offensiva anche fra Giarabub e la Si rti ca, con l'evidente scopo di minacciare le nostre vie di comunicazio ne. Nel resistere ai tentativi inglesi per liberare il presidio di Tobruk, sì erano distinte le nostre Divisio n i ,, Bologna ),, 11 Trento )> e ,( Bre-
I nostri Funti ad H alfaya.
scia ), ; mentre fa Divisione ,, Savona,,, schierala nella zona di Sidi Omar - Sollum - Halfava. aveva resistito eroicamente. G li Inglesi avcva1~0 · subìtn g ravi ssime perdite: avevano avuto alcu ne brigate distrutte cd altre costrette ;1 lasc iare il campo di battag lia per rio rdinarsi. Anc he la minaccia britann ica contro il nostro presid io di Gialo aveva incontrato un;1 te,ucc resisten za . La lotta si svolgeva, con m o lto accanimento da cntramb:: le pa rti, da ven ti giorni, quando il Comando delle nostre truppe in Africa ~ettentrionale aveva f:atto ripiegare i nost ri reparti per ri or dinarli e co mpletarli con altre fo rze giunte int;1nto dall'I ta lia . Il ripiegamento si era svol to con perfetto ordine. 11 15 dice mbre le forze italo - tcck sch c avev:mo raggi unto la z.o na di D rrn:i - Mcc hili ;
il 20 dicembre quella di Ci rene - 13arce; il 23 si erano trovate fra Bengasi e Solluch ; il 25 nella zona Ji Agcdabia, dove avevano inflitto agli Inglesi altre notevoli perdite e l'r J gennaio, infine, il nostro ~chicramcnto si era compiuto nella zona Marsa Brega - Marada. La banaglia cklla Marmarica ci costò <:ara; non tanto per le p::rdite numc,ricamenlc.: considerate, sebbene esse fossero state -molto dn·a tc.:, tp1;1nto per l:t disorganizzaz ione che ne derivò alle Grandi Unit;Ì e ~opr:1ttulto :1i Sc.:rvizi. Le Divisioni, a ripiegamento compiuto, a\'c.:vano i rc.:g~imrnti ridotti ad un solo battaglione ; avevano perduto il 50"., delle.: artiglierie; il 40•;[, delle armi anticarro ; i Carri erano ridotti a nrca 1 {O. Le Unità tedesche ne avevano ancora di meno. L' , :\ rictc •·, che era Li Divi~ione pii', provata. aveva le Unità ridotte alb lor,.., dd 15"., ; distrutti erano stati la Di\'i~ionc ,, Savona " cd il Grnppo " Crnova Cava ll eria H . Il 17 gennaio 1942 le Unità avevano la seguente forza: l)i,·i~ioni: ,, Brescia ,, : 3810 uomini; H Rologna ,, : 1820 ; << Pavia .. : Hou : ,. T re nto .. : +uo; ,, Trie~te » : 2200; « Ariete» : 1500: truppe d, ( ·,1rp11 d 'A rlllat a e di Armata: 7000 uomini; Servizi: pochi ~upc:rniu. 111 11>1:il e di ,pont·v;uno di soli 24-000 uomini. mentre prirna dcli.i li:11t.1g l1:1 .,vcramn in prima linea 57.t!oo uomini e<l un totale.: ,li 200.1•00. dl'i quali ..q.(100 indigeni e 6o.ooo Tedeschi. Le perd ite ddb .. Sa\'Ona ,, e dc.: lk truppe che con essa erano state catturate rnlla f ronticra libi ca cr:1110 state le ~cgucnti: a Bardia: 5000: all ' Halfaya: (;800. dei quali , , '-I T n k schi. Gli ufficiali per<luti nano stati 8 00: cifra che di111m 1ra il loro Yalorc cd il loro spirito di sacrificio. La ,.f oorga nizzazione deriva nte dal ripicg~1mento e dalla perdita J egli ~t:1hilimcnti e ,ki m;1gazzini indu~sc il nostro Comando Supn:mo ~, riordinare tuttr k Di\'isioni sul tipo A. S. 42, tranne 1'1, Ariete " , e"r:1z;.,.ata. e la ,, Trieste ", motorizzata. Occorrc\'ano per la trasformnionl' circa 3000 automezzi c. date le co ndizioni del traffico m:iriu im" , 11 0 11 ,;1rchhc s1·:110 faci le aYcrli in tempo. Il nelll ico accu~1\ la perdita dì 1 8 .000 uomini.
La controffensiva italo-tedesca. . Appena pochi giorn i dopo, prcci~amentc il 21 gennaio, le truppe !talo - germanil:he iniziarono una nuova controffensiva, che sorprese tntcr:imcntc gli Inglesi e li costrinse a rinunziare a tutti i vantacroi gi~, conseguiti. TI 4 fcbhraio le nostre a\'anguardie pervenivano, .
i~-
fatti, nuovamente in Marmarica, alla stretta di Ain el Gazala e da queste posizioni, dopo un periodo <li indispensabile sosta, riprendevano il 26 maggio la loro controffensiva, allo scopo di prevenire le nuove operazioni che le truppe britanniche stavano preparando. Le truppe italo- germaniche conquistarono le posizioni fortificate di Bir Hacheim e riuscirono ad incunearsi tra le Grandi Unità britanniche e la piazza di Tobruk, il cui presidio, il 21 giugno, fu costretto ad arrendersi, lasciando nelle nostre mani 25.000 prigionieri, tra i quali alcuni generali. Quasi tutta la stampa inglese riconobbe apertamente il nostro successo. La battaglia continuò, costringendo gli Inglesi a ripiegare, dopo un tentativo di resistere sulla linea Marsa Matruh - Siwa-, ed il 29 giugno le nostre Fanterie entravano in Marsa Matruh e proseguivano oltre, costringendo le truppe britanniche a ripiegare ancora sulla linea di El Alamein, lungo i 6o chilometri che separano la depressione di El Qattara dal mare. Su questa linea, sulla quale erano già affluiti i rinforzi britannici, le truppe italo - tedesche furono costrette a sostare, già qm1si alle porte di Alessandria, per riordinarsi e per ricevere i rinforzi m:ctssari, pi ima di knl.1rc L, .::onquist:i del Delta del Nilo. Durante la nostra avanzat:i, cadeva alla testa del suo Corpo d'Armata, il generale Ettore Ralclassan:, magnifica figu ra di comandante. Sulla vittoriosa controffensiva italo - gcn na11 ica lo stesso generale Auchinleck scrisse : Al principio di gcnn:iio la situazione dei nostri Servizi era molto grave. li nemico si ritin', fuori ùcl nostro contatto su Aghcila, posizione molto adatta alla resistenza, posta com'è fra pianure salate. dune di sabbia e grossi macigni. Rommel vi dispose la Fanteria, riti1 ando i Carri indietro per ripararli. (' Per cacciare il nemico da Aghcila dovevamo attendere di avere accumulato le necessarie riserve di mezzi; cosa che ritenevo possibile effettuare alla metà cli febbraio. Ma pensavo che neppure il -nemico, prima di tiuell'cpoca, avrebbe potuto attaccarci. Eppure .il 21 gen11aio l'improbabile avvenne. Il 22 gennaio il nemico sfondò contro la brigata << Guardie ),. Il 23 gennaio due reggimenti della 2• brigata corazzata fu rono duramente battuti. Il 25, a Msus, la. 2a brigata corazzata fu respinta e così molte forze nostre. Molti si arresero. Il 26 la .1· Divisione indiana dovè abbandonare Bengasi; ma tro\·Ò ~barrata i~ via. Un tentativo di aprirsi il p3sso fallì in una grande confusione. Solo una parte riuscì a scampare per il suJ. Il 1 ° febbraio C()lonne ne(1
miche :i va nzarono ~u Slonta e la 4" Divisione indiana, durame nte battuta, do\·t· r ipiegare su Dcnw. Continuando Li pressione ncmiC<1, fu ritenut:i prefcrihìle la ritirata generale sulla linea Gazala - Rir H achcim , don: k nostre forze gìun~cro il 4 fehbraio . .. Dur:1n tc b ritirata la I ' Divi\Ìo ne corazzata perdette più di 100 Carri a rmati dei 150 che aveva, 30 cannoni da campagna ~duna sctta nt in:1 d i c11 111uni controc trri e cont rac:rcì . Le perdite nemiche non p:1n!'lo gr:1,·1 ,,.
.\ ,,/,/,111 111y,l,·,1 cd i11ti1<mi pngw111t•,·1 .
L·~1,·:1nz:1t:1 dc ll'Ann:i ta corazz:1ta italo - tedesca lino ad El Alameì 11, 5c :1,·n :1 pren1 i:1lo col successo l'ardimento. alquanto temerario, del Rommel. 11011 ri ~ponde,·a :ii concett i operalivi del nostro Comando Su pre mo. prcoccup:110 clrlk g ra vissi me difficoltà che si opponev:n 10 ai riforn i111 rn ti ,:C ll' Armata. l nfaui il no~trn Com;111do :l\'t.:\·a rappresentato a l)Uello tedesco che condi7.ionc essenziale per il successo dell'offensiva in Africa scttcntrion:ilc ~ard)hc qata l'e lim inazione od almeno la neutrali zzazione dì Malta, da dove l'Inghilterra si opponeva sempre più efficacemente ai nostri tra~p:i ni na\'alì ed aerei in Libia. Le operazio ni contro Malt:1 av rebbero dovuto precedere, secondo ii nost ro Comando, tiuelk contro ]'8" Armata inglese, poichè il probiema dei rifornimenti diveniva ~emprc pii1 preoccupante cd era già costato Q"ravissimt perdi te alla 11ostra Marina mercantile. <'
'
La pn:sa di Tobruk, pur rappresentando un grande aiuto al funz:onamento dei servizi logistici, data la quantità dei materiali ivi catturati, non risolveva affatto il problema. ·ed, infatti, ogni speranza di conquistare Alessandria cd il Delta del Nilo venne poi res; vana dal~ l'impossibilità di alimentare 1a nostra offensiva.
La battaglia di El Alamein. La stretta di El Alamcin, a sud - ovest di Alessandria, copre direttamente questa città ed il Cairo. L 'ottima posizione, avente i fianchi bene appoggiati - perchè chiusa dal mare da un lato e dall'altro dall'altopiano, che si deva prima dell 'acquitrinosa depressione di El Qattara, intransitabile agli automezzi - viene debolmente difesa, e sgombrata il 2 luglio ; cadono nel combattimento i ge nerali Ferrari Orsi, comandante del X Corpo d'Armata, Predieri, comandante della Divis_ione « Brescia ll, i colonnelli Zanetti, nuovo comandante del 66° Fanteria , e Vai :1nini , comandante del G5'' . Rommel, però, non può mseguirc pe r defi cienza di carhur~rnte ( r). Dal 9 al 27 luglio i Brila1111iLi fa11110 1.1uakh1: tenl.1tÌvl> .:ontroffe nsivo per riprend ere la stretta : il 17 b situaz ione è assai incerta. A mano a mano però che sopravven gono le truppe appiedate dell'Asse, prima rimaste indietro, si riafferma b superiorit:'i Jcl Corpo Rom;ncl; nella seconda met~ ciel mese vc ngotH; rioccupate le oasi di Giarabub e di Siwa. Diventa però sem pre più difficile il problema dei rifornimenti. [I 30 agosto il Maresciallo Rommel riprende l'offensiva.. Le forz1. di fronte quasi si <XJuivalgono; però i. 6 -700 aerei dell'Asse poco possono contro i 2000 aerei avversari , di tipo assai superiore. L'attaccante non può usufruire della sor presa, perchè ogni azione offensiva deve essere naturalmente preceduta dall'eliminazione delle mine davanti alle posizioni ; il terreno sabbiosn gl1 impone poi un immenso consumo di carburante ; mentre i rifornimenti sono .i lcatori , essendo state silurate alcune petroliere. Gravi perdite vengono inflitte dai difensori; cadono il generale Niccolini , comandant e del XX Corpo, cd il O"tnerale Bism ark, comandante di una Divisione corazzat;:. e,<ermanic 1. ~
(1) Sulla hattagli:1 d i El Alameìn si \·eda and1e quanto \' io:ne esposto ndb prima parte di questo volu me, a proposito tld uostro XX Corpo d' ,\rmata motocorazzato.
Romrnd comprende la necessità di sospendere l'azione offensiva; ma lascia le truppe ndla zona, nella quale la vita rappresenta un vero martirio pd tormento ossessionante della sabbia , per la m:mcanza t?uasi as~olut:1 dell'acqua e per la riduzione tielle razioni, specie per ili It aliani. · Falliscono ag li Inglesi un"operaz.ione anfibia contro Tobruk (notte sul 14 ~ctll"mhre) ed una w rprcsa contro il presidio di Gia lo, dove il 2 1 giunge in soccorso una colonna celere del generale D 'Antoni ; vicn -cr~:1 il 1 1 e i I 23 vengono affondate altre navi che portavano ritorn imcnt i in Libia e non ha esito feli ce un tentativo di ncutralizzaziont· dell'1~ola di Malta, fatto dall'll al 16 ottobre da 300 velirnli dell'A sse. di cui 140 vanno perduti. li .!-, ollo brt· stavano di fronte : dell'Asse : in 1• schiera il XXI Corpo d ' Arm.11a italiano (generale G loria, poi Navarrini) con le Divisioni " Bologna ", " Trento )• e la 164' tedesca ; X Corpo d'Armata (N<"hhi ;1), con le Divi sioni " Brescia ,1, " Folgore » e " Pavia '>. In 2 ~ scliier;1: Di vi~io11 i rnr:1zzat c (• Ariete " e <• Littorio »; XX Corpo motori :1.:r..1111 Ik S1d :1nis, con le Divisioni « Trieste ,, e 90· tedesca; Di\·isioni .:ora1.1..11 e gcr 111aniche 15• e 2 1", brigata Ramke e 19' Divisione tede. ca. ·101;1 lc : CxJ battaglioni, 600 C arri, 30 :mtoblindo, Goo pc:z.z.i, 700 aerei. Bri1an111ri: x· /\ rm;,ta Montgomery. sotto il comandante supremo Alc:x.111der: C:e1rpi d"Armata XXX, XIII e X con 6 D ivisioni motorin:tll" i11 1' lim·a e _.; corazzate in 2•. Totale: battaglioni w4, C ir ri w50, aut(Jl ,lindo ;70, pezzi 1200, aerei 2500. L'Artiglieria conrrocam e contr:1ere.1 cr:i tripla di l!uclla dell'Asse. Avendo b pm izione di F.l Alarnein i fianchi assicurati, Rommel non temeva g li aggiramenti cd escludeva lo sfondamento fronlalc, g-razic alle di fese pas~ivc cd ai campi minati che proteggevano lo schi<.:ramrnto. Egli non stabilì una linea di osservazione e di prima resistenza; ma proirttè, ~u Ib frontc tiuasi tutti i suoi centomila combattenti , lasciando ind ietro soltanto cim1uant:1mila ausiliar'i ed i Servizi. Sollecitè> al Coma nJo Superiore l'i'nvio di automezzi e, pc::r sottrarre le tru ppe appiedate italiane alla dura sorte di essere annientate o di cadere prigio niere •>. Poi, stanco e malato, andò in licenza, lasciando il co mando al gener:dc: Stnmmc. Dopo var i tentati vi e offese parziali, la sera del 2 2 ottobre il generale Montgomery - · mentre verso Marsa Matruh si faceva un tentativo concomitante di sbarco - - attaccò il fronte avversario con una offen!-iva a fondo , appoggiata da intensi bombardamenti aerei e dal
fuoco delle artiglierie schierate con un pezzo di calibro non inferiore agli 88 mm. ogni 20 metri del fronte. All'inizio della battaglia cade il generale Stummc e Rommel, giunto in volo, riassume subito il comando. Dopo la prima strage effettuata dai bombardamenti, avanza la Fanteria inglese in ondate successive; i suoi Pionieri, sempre protetti dal fuoco, vanno aprendo i sentieri nei campi minati. Dopo una diecina di giorni. di questo lavoro, nella notte del 2 novembre vengono lanciate all'attacco, più particolarmente nella zona di E l Agaquir, le forze motorizzate e corazzate, coi potentissimi Carri " Sherman )> americani ed i 5emoventi da 105 mm. Queste forze, penetrate nello schieramento italo tedesco, si volgono più particolarmente a sud, dove sono schierate le Divisioni italiane. Onorevole n:~i~tcnza fanno la Divisione ({Trento,, (6i°, 62° Fanteria e 47" Artiglieria), la •<Folgore>> e la 164" tedesca; cadono <la prodi il colonnello Marcscotti Ruspoli ed il Duca Visconti cli Modrone; le truppe appiedate, rimaste accerchiate, debbono cedere. Il generale Freyherg , alla testa <lclla Divisione neozelandese, seguito dalle altre forze brit:i1111iche , irrompe nella breccia con una fiumana irresistibile di Carri Crant e Sherman. In quelle condiz.ioni Rommel riceve un messaggio d a Hitler, c he g li im-pnne di non cedere un metro di te rreno di f rontc.: :il nemico. TI 5 s' inizia tumultuosa la ritirata delle truppe mobili dell 'Asse sulla via costiera. f n quella massa incomposta il violenti ssimo fuoco di Artiglieria e di aerei inflig ge perdite gravi ssime e perfino il Comandante del CAT germanico non pu,\ sfuggire alla cattu ra. Dopo una prima, breve resistenza del X Corpo d 'Armata a Fuka ed un'altra di due giorni a Marsa Matruh, la ritirata continua. I Tedeschi sfuggono in buona parte all' inseguimento, servendosi dei mezzi motorizzati propri e di <1uelli che tolgono agli Jt,1liani. La ritirata, che non può essere protetta dalla inesistente Aviazione, è resa più difficile dalla necessità di far sgombrare gran parte della popolazione italiana, che vuole rifugia rsi a Tripoli e possibilmente rimpatriare. L'inseguimento nemico è rapido; il 1 ::1 novembre l'W Armata hritanni('.a oltrepassa la frontiera della Cirenaica, il 2 0 è a Bengasi, il 22 ad Agedabia. « Quello che era logicamente prevedibile era pienamente avvenuto; la sconfitta sta volta era stata decisiva, se non definitiva. G li Italiani, bcnchè decimati , pùveri di munizioni ed appiedati, Lrano stati abbandonati da Rommel, avevano perduto 7 Divisioni, fra le (1uali le , semicorazzate; soltanto una parte delle Divisioni ,, Tric~te ,,.
<• Giovani Fascisti ", ,, Pi stoia " cd altri reparti sciolti giun sero nella Sirtica e ad essi si aggiunsero le Di visioni " Spezia » e 1, Centauro " nuove sopravvenute. I Comand i it:il i;1ni intendevano fermarsi sulla linea ?\farsa Brega - El Agheila - Ma rada, dove le truppe dcli' Asse era no giunte il 26 novembre, per di Cendcre poi la Tri politania; ma Rommel preferì occ upare una lin c:a pit1 arretrata possibile e perciò partì il 28 in aereo per la German ia ed il Maresciallo Rastie<> ebbe l'ordin e di far continuare: il ripiegamento sino alla linea di Buerat - el H asun . Per conseguenza il 12 dicembre le forze britanniche poterono avanzare indi ~turhatc: e pruccdere verso Nulilia cd il 25 occupare Sirte. li 1" genna io 1q43 Rommel, che era rientrato il 2 dicem.hre, ordin,'i un alt ro ripiegamento sulla linea dell'altopiano H oms -Ga rian Dt:l1ihat : pr n·i,\ mrn trc i nemici continuava no ad avanzare da sud. gli Italo - T edeschi cd i prcsidì intc ri1i andavano spostandosi ad ovest, perwrrend u centinaia di chilometri. li 19 gennaio si ri prese la ritirala . Rom mel , olcYa retrocedere lino in T unisia, pcrchè colà ~i and:1,·:1no riu11 rndo :iltrc forze dell 'Asse (90" Corpo misto Neluing e 5'' Ann.1LI 111 i:..t.t , 0 11 /\ rn im) , e così il giorno 22 ven ne sgom!1rata T ripoli , il Clii :1hhand<1110 - nota giustamente il Corsclli - prod usst un dfelto 11111r:1k di,:1~1roso in Italia ed in Libia, no n solo fra gli italiani che col:'1 ri, iedrv:1110: ma anche tra gli indigeni. Le tru p~pe libiche 1nia11 1 , 1 co11ged:1ronn 111 g ran pa rte. Le tru ppe: del S:d1;n a (generale Manneri ni) affluirono verso la costa: solo d ue pre,idì L'apitob ro no dopo strenua resistenza: merita ricordo quello di Uau cl Kc:liir , che attraversò u oo chilom etri di deserto, in festato dalle forze sahari ane avversarie, le LJ Ualì avevano già occupato i poz:1.i di aCl 1Lia. Il 28 grn naio 1utt<.' k forze italia ne superstiti avevano ultimato il ripiegamrnw, giungrndo nel nuorn scacchiere in condiz ioni disciplinari sodd isface nti , per Li buona orga nizzaz ione data al movimento dal Maresciallo lb st1co.
IX.
LA GUERRA IN TUNISIA LA BATTAGLIA DI MARETH L 'impresa libica, resa sacra dall'eroismo e dal sangue dei nostri soldati, cantata dai poeti e dal popolo, coronata dalla vittoria, ci aveva procurato il possesso del la (\ quarta sponda )) ed era mirabilmente servita ad accrescere il nostro prestigio ed a migliorare la nostra posizione nel Mediterraneo. Dopo il sangue versato per la conquista, l'Italia aveva compiuto, durante un trentennio, una mirabile opera di civiltà e di progresso, con la quale erano state elargite alla Tripolitania cd alla Cirenaica belle e comode strade, innumerevoli scuole, benefiche istituzioni, lutti i vantaggi dcrivauli dalle: rc.:JJiLizie e facili rdaz ioni con la Madrepatria, e Tripoli e Bengasi - ricche di monumenti e di pubblici edifizi ed ormai circondate da sempre più ampi e zone, strappate alle sabbie del deserto e ridate ad una nuova, fertilissima vita - potevano degnamente figurare fra le più belle ed importanti città del!' Africa settentrionale. Circostanze e ri.cordi, questi, che pienamente giustificano il nostro profondo rammarico per l'abbandono del territorio libico; ma gli sbarchi .a nglo-americani in Algeria, nel Marocco francese e nella Tunisia non potevano non determinare una profonda modificaz ione nella situazione in Libia, dove i nostri soldati, dopo avere riconquistato Bengasi e Tobruk, già minacciavano ormai da presso la grande base nemica di Alessandria cd il Delta del Nilo, dalle posizioni di El Alamem, sulle quali avevano tenacemente resistito per -mesi e mesi alle fatiche, ai disagi, alla crescente pressione del nemico. Questo era rappresentato, come abbiamo già detto, dall'8· Armata inglese, la (1uak, bcnchè avesse ricevuto soccorsi da ogni parte, così da ripianare 1c gravi perdite subite e da aumentare continuamente il numero dei suoi uomini e delle sue macchine, venne più volte sanguinosamente n :spinta e per molti mesi immobilizzata dalk truppe italo - tedesche, a malgrado di tutte le diffìcolt:1 imposte dal
37° terreno, privo di ogni naturale risorsa e benchè dietro le nostre posiz ioni ~i stendesse, per centinaia di chilometri, il deserto. Tali pmizioni, che condannavano le truppe nostre e germaniche ;1lrim:vitahilc logorio derivante dalla penuria <ldl'acqua, dalle difli.colù dei tra~port i, dalla lontananza delle basi, dalla soffocante temperatura rn crllrc gli lnglesi disponevano di Alessandria, del Cairo e delle fertili regioni del Delta del Nilo - non potevano rappresentare per noi 1111:i 111èta definitiva e, visto che la preponderanza c.lellc forze liriL1n11ichc non ci permetteva di avanzare in Egitto, bisognava latalmrntc ras~cgnarsi a tornare indietro. E ciò: sia per non continuare a logorar~ in uti lmente l'efficienza delle nostre truppe ; sia per costringc.:n: g li lngbi a ~opportare, attraverso la grande zona descrt1c~1. :-:li ~tc~~i di ~ag i c le stesse difficolt à da noi superati. lni z1a1,,. dopo b battaglia di El Alamein, che costò così cara agli inglc~i. n l int errotto da successive resistenze e da brillanti controffensive che logo rava no l'efficienza dell'8' Armata britannica, il ripicg:1111~1110 del r :\ rinata motocorazzata italo - tedesca rappresenta va !'i11c,·i1.tl ,ilr co11 ,cgucnza della mutata situazione militare . I);i l e k 11elc-,,i1.'1 dc.:riva nti dalla presenza delle forze anglo - sasm111 nd :Y1 :m,ct·o tra11ccse ed i11 Algeria, il <lilemma che s'irnponc\'a al nostro Com:1ndo era quello di difendere la Tunisia e con essa l'Italia . Oj'f'llrt· di e1111tin u:i~c :1 resistere in Trirolitania, C la decisione 11011 p11tt·1., ~ccg l1 crc c he la difesa della prima poichè, in corrispondrn za dcll:1 Tu11 i,1:1. :1,~ai più che della Tripolitania, le condizioni !!t:ogr:dichc , i pre,l:11·:1no ad una tenace resistenza. Ba~ta , i11 fa ui , uno ~g uardo ad una carta geografica per vedere come chi l'og lia impc.: din: al nemi co di penetrare nel Mediterraneo, per minacciare, attraverso le sue acque, l'F.uropa -- non patendo di~rorrc, per rag io ni O\'vi <.:, ddlo stretto di Gibilterra - possa trovare le condizioni più favorevoli alla resistenza all'ingresso del canale di Sicilia, in corrisp<mdcnz:i dcll:1 strozzatura che il Mediterraneo subisce fra la Sici lia t: la Tuni ~ia, dm·c il possesso di Pantelleria poteva efiicaccmcnte ai utarci a sh:.1 rr:ire la via a!!li fn bolesi. · " Una volta ~,dta la Tuni sia com e pilastro meridionale della no~tra difesa nel Mcdiccnanco, no n poteva, in relazione al mutamento dell:.t situazione, non modificarsi anche la ripartizione delle nostre forze e dei loro compiti. Infatti , se in principio il primo nucleo di truppe italiane e ttdt:sche aviotraspor tate e sbarcate prontamente in Tunisia non poteva :1vere, rispetto alla nostra massa principale combattente in Libia. che b funzione di un vero e proprio Corpo di os-
. s.t'lfe11trio11ale. I II A f ne,,
373 servazione, incaricato di arrestare e di ritardare la nuova minaccia degli Anglo - Americani, per lo scambio dei compiti imposto dalle circostanze, tale Corpo di osservazione, gradatamente rafforzato, co~tituiva ormai la massa principale; mentre l'Armata motocorazzata italo - tedesca, man mano che la sua efficienza veniva ridotta per l'invio in Tunisia di parte delle sue forze, assumeva la funzione di un Corpo di osservazione, il quale non poteva avere altro compito che quello di ritardare, con successive resistenze, la marcia dell 'W Armata inglese e di logorarne le forze; compito che esso assolse brillantemente, per oltre due mesi, imponendo all'8" Armata britannica improvvise difficoltà, soste impreviste, dannose esitazioni, pericolosi indugi e gravissime perdite. Dopo avere tante volte combattuto e vinto il nemico, dopo avere resistito ad ogni prova e ad ogni disagio, gli eroici difensori e rironquistatori della Cirenaica a,·cvano dovuto anch'essi soffocare nel loro animo il dolore di abbandonare Lluclle terre, rese nostre dal lavoro, dal sangue e dalla vittoria, per sopportare la fatica delle lunghe marce c delle successive resistenze, k quali permisero lo sgombero della Tripolitania e la felice dfetlua1.iunc.: di una delle più difficili operazioni militari. Anche 11d sopport:irc.: scn:na1nc11te il Jolore dell'inevitabile abbandono della Libi:, cd i di ~:rgi delle lunghe marce, compiute senza mai smarrin: b loro fede, quc,li nostri eroici soldati ci ~iie<lero un mirabile esempio di abncg.1!.'.1.,nc.
La nostra 1" Armata, al comando del generale Giovanni Messe , era costituita dai Corpi d'Armata XX e XXI (Divisioni di Fanteria ,, Trieste )) , « Pistoia », •<Spez.ia e •< Giovani Fascisti))) e dalle Divisioni tedesche 9o'' e 164' ; nonchè dal Gruppo Sahariano, la cui forza e.~uagliava 1..1uasi (ruella di una Divisione, e da reparti di Artiglieria e del Genio italiani e tedeschi. Queste truppe - molte delle quali avevano giZ1 fatto parte dcli' Armata corazzata italo - tedesca - avevano marciato e combattuto per alcuni m esi cd, iniziato il ripiegamento da El Alamcin il 4 novembre, dopo aver percorso 2500 chilometri, erano inevitabilmente menomate nella loro efficienza materiale. Tuttavia, coi complementi e col materi:lle mandato dall'Italia e con le misure ordinate dal Comando dcli' Armata per influire beneficamente sul morale dei soldati, con la sostituzione dei militari che già >)
374 da tre anni combattevano in Libia, la 1• Armata migliorò a poco a paco la sua efficienza. li Reparto sahariano venne trasformato in Divisione cd assunse il nome della <( Savona ", che si era sacrificata nella difesa di lbrdia ; la Divisione (< Giovani Fascisti » venne trasformata in Di\'i sionc ,, Bersaglieri d'Africa )) ; la Divisione « Centauro )>, ricevuti i riforni1ll(:n1i indispensabili, tornò ad essere corazzata. Con l:1 1" A r111ara italiana e la 5' germanica si doveva difendere ad ogni co,to la T1111 isia, per costringere gli Inglesi a combattere ancora i11 /\fric1 e per impedire loro <li usufruire del1'8" e della r' Armata l't.: r il gi:\ minacciato sbarco in Europa. I .e 11ost n: 1ru ppc si schierarono sulle posizioni Mareth - El Ham ma, per , i,1rn1:1n.: le quali a difesa, fin dai primi di gennaio erano ~t.1ti impi cg:11i Xqoo b\'(iratori provenienti dalla Libia; posizioni che pcrmcun-.11111 d i 11 ,11f rnin: in certo modo delle preesistenti fortifica zioni f r.11H e, , \ '(r,n la Tripolitania; ma che erano troppo estese e:: non gar.1nll\ anu ~uflicicntcmente le nostre truppe da una minaccia ~ul fi .111 c,i e ~111 tergo ; tanto che il generale Messe fece eseguire subito i l.1,·on per , i\l rn1:1rc a difesa una seconda linea, pii:1 arretrata, ~u lk pil ,i/.1t111i .\ \, l1cr - i\keat. li gc11cr.1k Rn111111cl ,-enne sosrituiro, il 20 fcbhraio, dal generale.: ,011 Arnim , gi:·, ,·11111.111d :1nt c b 5° Armata germanica. Il ,<, 111 . 1r111 l':111 :1r cn :1ni!;lll - americano venne iniziato.
La batt:1gli:1 di Marcth-EI Hamma. La hatt:1gli.1 di M:1rnh - El Hamrna rappresentò - come riconobbe lo ~to~o Comando hriunnico - un successo delle nostre truppt e del Man.:sr i.dlo Messe. L'attacco frontale inglese non riuscì a sfonda re la no,1ra linea e ,Tnnc n:spinto con gravi perdite e<l i nostri soldati. to rn :11i li nalmrntc agli ordini cli un comandante italiano, d iedno k più cloq urn ti pron: dd loro valo re e della loro salda di~ciplina e di111t nric 1rono b lunga. penosa marcia in ritirata ed il doloroso al,handono dclh Libia. Ma , prima di desa i\'nc la battaglia, è bene ricordare, riassu~ mendo un diligen te :irtiwlo del tcn. colonnello Pallotta (1), i precedenti e le r·o rzc contrapposte. (1) T cn. còl. P1r:nw l'Au.<nTA: " Dal \.fareth ad Enfida"illc r,, in Rivista Militarr, anno 1954- fo sc i,:<Jli Jci !l1C:$Ì di febbra io e marzo.
375 Alla fine del dicembre 1942 la 1~ Armata britannica effettuò il tentativo di eliminare rapidamente la testa di sbarco italo - tedesca in Tunisia, ma quest'azione fa!H di fronte ad una violenta controffensiva della 5" Armata corazzata germanica (generale von Arnim) e del XXX Corpo d'Armata italiano (generale Sogno). . Nel mese di febbraio le truppe della 5• Annata corazzata germani.ca, con un'azione offensiva, per passo Faid, Sidi bou Zid e Sbeitla, raggiunsero Shi.ba, e quelle dell' Armata corazzata italo - tedesca (tra~formatasi il 5 febbraio in 1 " Armata italiana, della quale il 20 febbraio prese a' comando il generale Messe), muovendo -da El Gucttar, per Gafsa, Feriana, Thelepte, sboccarono dal passo di Kasserine, raggiungendo Ta1a, ed inflissero un duro scacco ;il II Corpo d' Armata americano, che perdette circa duecento Carri armati, un centinaio dì pezzi di Artiglieria, tremila prigionieri e diverse migliaia di morti e feriti. Il 6 marzo la 1 ° Armata effettuò una nuova uscita in tempo con l'operazione Capri. Però, no n ostante lJUCstc puntate offensive ed il colpo inflitto a K asscrine al II Corpo d'Armata americano, la situazione si faceva sempre più grave per le forze italo - tedesche, già praticamente tagliate fuori da un adeguato afflusso <li rifornimenti e costrette a combattere una disperata hattag li:1 con l'unico scopo di durare il pitt a iungo possibile. A m età marzo l'avversa rio aveva ormai raccolto le sue truppe ed era pronto a <lare inizio ali 'az io ne decisiva . Le forze terrestri alleate cperanti in Tunisia erano Etate ordi nate in un Gru ppo di Armale, il XVIII che, al coma ndo del generale Alexander, comprendeva la 1" Armata britannica (generale Andcrson), il II Corpo d ' Armata americano (generale Patton), 1'8·' Armata britannica (generale Montgom.ery) cd Unità francesi. Di L!ueste fo r1.e erano contrapposte alla 1" Arm:.tta italiana 1'8" Armata britannica ed il II Corno american:>. schierati rispettivamente fronte a nord, contro la linea del Mareth e fron te ad est nella zona di El G uettar. L ' W Armata era un'Armata di veterani, reduci dalla vittoria di El Alamein e dall'ava nzata dall'Egitto alla Tunisia. Alla potenza dei m ezzi essa perciò univa l'esperienza bellica dei Quadri e delle tru ppe ed un morale altissimo. Essa c.:ra articolata in due Corpi d 'Armata. il X ed il XXX, comprendenti tre Divisioni di Fanteria (50" britannica, 51·' britannica, 2a ncozelande~e). rinforzata o~nuna da una brigata Carri ar m ati di a pFJggio; tre Divisioni corazzate ( 1". 7" e I o·'), 26.
L<1 /,,11taglia di Marcth - El H amma.
la brigata Gu:1rdic. truppe dt:lb 4·' Divisione di Fanteria, Unità francesi , greche c<l indiane. ln tot:ilc ì2 battagl ioni, r850 pezz i di Artiglicri:1 (dei quali 940 con trocarro) e 770 mezzi cora,:zati (620 Carri armati e 150 autoblindo). il II Corpo d'Armata americano era una Grande Unità che da ~ola ntuivalc:va come for:z.a quasi all'intera 1" Armata italiana. pc:r-
377 chè comprendeva quattro Divisioni , delle quali una corazzata, per un totale di circa 90.000 uomini (1\ 9• e 34~ Divisione di Fanteria, 1a Divisione corazzata). Questo Corpo d 'Armata era stato duramente provato nel mese di febbraio a Kasserine. Ciò aveva provocato la sostituzione del suo comandante con il generale Patton ed aveva radietto nelle truppe il desiderio di una rivincita. Prova di questo stato d'animo ·fu la tenacia con la quale esse rinnovarono ad El Guettar i loro attacchi e ~volsero lè successive azioni contro Mateur e Biserta. Al XVIII Gruppo di Armate alleato si contrapponeva un Gruppo di Armate italo - tedesco comandato dal generale von Amim. Esso comprendeva due Armate: la 5" Armata corazzata germanica, della quale faceva parte il XXX Corpo d'Armata italiano; comandato dal generale Sogno (Divisione " Supcrga », Divisione corazzata (1 Centauro », 50~ briga ta speciale), e fa 1· Armata italiana, della quale facevano parte Divisioni tedesche. La ,• Armata ital iana, comandata dal generale Messe, era formata dalle Unità superstiti dell'Armata corazzata italo - tedesca del Maresciallo Rommd (ricostitu ite..: dopo la lunga ritirata da El Alamcin alla linea del Man:th), dalla Divisione "G:ovani .Fascisti >> proveniente dall'oasi di Siwa e dall e truppe del II S:-hara L ibico >J. Essa comprendeva due Corpi d 'A rm ata : il XX (generale Orlando) ed jl XXI (generale Rera rdi), con le Divisioni " Trieste )\, ,, Pi~toia n, " Spezia », « Giov:rni Fasci~ti ,,, 90" tedesca, 15" corazzata tedesca ed il Raggruppamento Sahariano. In tutto circa centomila uomm1. Ma il numero delle Divisioni non rende il rapporto di potenza esistente fra le forze contrapposte, data la differenz·a- di strutt~1ra e di m ezzi fra le Divisioni italiane e quelle inglesi ed americane. La Divisione di F anteria ital~ana era· su 2 r eggimenti di Fanteria ed I di Artig lieri a; (luella inglese su 3 reggimenti di Fanteria e 3 di Artiglieria. L ' Artiglieria controc.'lrro della nostra Di visio ne era del calibro 47; quella, molto più numerosa, della Divisione inglese era dei calibri 76 e 57- Alle poche mitrag liere contraerei da 20 della Divisione italiana faceva riscontro un numero pit1 che triplo di ca nnoni contraerei da 40 nella Divi sione britannica. Inoltre la Divisione inglese era completamente m o to ri zzata, fo rnita in proprio di mezzi corazzati e, nel caso particolare, rin fo rzat:1 anche da una intera brigata Carri armati cli appoggio: L!ucll a americana era ancor più ricca di m ezzi di q uella in glese .
La Divi ~iunl' corazzata italia11:i aveva Carri da 13 e da 15 tonnellate con cannoni da 47. Le Divisioni corazzate inglesi cd americane avevano un numero quasi doppio di Carri da oltre )o tonnellate con cannoni da 75. L'Artiglieria semovente della Di visione italiana avcv;1 p::zzi da 75 cd 1111:1 limitata aliquota di pezzi da 90; quella delle Divisioni ingksi nl anH.:ricane era fornita di pc:zzi da rn5. L'cn ti1;'1 dclk forzl" in contrasto sui 630 chilometri dell'intero fronl c 1u11i,i110 pu<'> essere sintetizzata con le seguenti cifre complc~~1vc: F:111tnia: 162 battaglioni alleati contro 99 iulo - tedeschi: :\rt igliu-i:1: oltre 3000 pezzi alleati contrapposti a poco più di 1700 i1:tlll - 1cdcschi. Proporzione per specialit:1: Artiglierie da u111p.1 ~n.1. 11l'':1111i campali e pcs:mti 2 a r; Artiglierie controcarro 2 a I : .\11 i~l1nie L\)lllf;K-rei I a I; lll L"t.z i .:nrazzati: 1450 Carri arma j e 400 autoblindo allcak co11tro lJ( l ( ,.1rri .1rm:1ti cd 80 autoblinde italo - tedesche. Proporzione: C:1rri .1 r11 1:11 i i/1 ;1 1: amoblindo 5 :i 1: .\\-1.11111111· : 2750 acn::i all eati cnmrn 4 17 i tal o - tedeschi. Prc: p::r11"11,·: 1. l1 l,1 7 :1 1. Per <ott,1.:_).~ uc111..1 .~li alleati va11lav,111u utta Fant,.:ria p:tri .ili' 1,/,1 · di q1ll'll.1 11.tlo - tedesca, il doppio dell'Artiglieria, un:1 supni,,rit;1 ' ll 1i,11.u ,111l e i11 Liuo di C 1rri armati e di aerei. Per qu.111111 ~ 1 rii en ~cc ai rifornimenti gli aileati a\·cvano conrcn1rato nello ~c:1cd1inl" 111cditerra nco la qu;1si totalità dei loro :ommcrgibili e 5000 :1e1T1 (..!•>• H> l,ombardicri e siluranti, ::coo caccia, rooo ricog nitori). dei q11.tli 27uu disloc:iti in Tunisia, e con (1ucsti mc:z,;,,i martdl:l\ :tn 11 incc~~:111t l"mrnll· i porti di cari cu e di scarico e le roue dc; nwtri conn1gli. Nei mn i prccedrnti la 110,1r:i Marina, a prezzo dì grandi sforzi e di doloro,ì ~=ir rilìci di l nit;'\ naYali, era riuscita a fare affluire in Tt 1 ni~i.1 u11;1 1111.: di:1 rnrn~ilc ili 80.oco tonnellate di materiali, con perdite co111c11utc in iirniti :in cora tnìicrabiì i (28,5 ·':. in dicembre, 18f\, in grnnaio, in khh raio). In mar:w l' int<:nsitic:1r~i dell'a:t.ionc nem ica. specia lmente aerea, ::u:erd,hc k perdi te in modo non più sopportabile. Infatti, delle più di 80.01,0 to nnellate av\·i:1tc \·ersn b Tuni sia in questo mese, andè> perduto il 41,8":, e dei 21 pirmc1tì partiti 9 furono affondati. Nel mese di apri le la situazione precipitò. Non fu possihile avr iarc alla 1" Armata che circa 58.000 tonnellate di rifori1ime11ti, dei uuali il 41,2 ' 1{, venne p~· rduto. Nel solo ~iorno 30 aprile ve nnero af-
2r·.
379 fondati tre nostri cacciatorp::diniere, dei quali due çarichi di tru ppe germaniche ed uno di munizioni. Nella prima decade di maggio la percentuale delle perdile salì a) 77,3':;',. All'inizio della battaglia del Mareth le due Armate dell'Asse disponevano di appena 2 unità di fuoco, e questa battaglia e le sue-
L·n cliogrnfo nd
tlc'.'N lo .
cessivc, specialmente le due di Enfidavillc, ve nnero combattute dall:i nostra 1a- Armata senza un~1 su ffi ciente disponibilità cd adc:guati rifornimen ti di munizioni e di ca rburante.
Sulla liattaglì::i di Mareth - El H amma, nella relazione ufficiale mandata dal generale Messe al Comando Supremo, si lcg~{e: « L' iniz io dell'offensiva nemica 11011 è, questa volt,1, preceduto, comt in passato, da un imponente spìegan{ento di forze aeree. E' difficile dire se la R.A.F. si sia :1stcnuta da questo primo inizio dell a battaglia per accumulare le forze t i mezzi da impiegare nei momenti culminanti (com e è av \'CfllltO C (Ol11e 3YC\·anO di chÌar:1l (l alcuni prig ionini)
o per non svel are impl icitamente l'inizio dell'attacco: possono aver concorso l'una e l'altra caus:1: tuttavia l'attacco non era meno atteso chdle nostn: truppe di Marcth. Infatti, nel Bollettino di informazioni del 16 marz:1 del Comando 1' Armata, si legge : ,, Circa l'epoca dell'offrn~i,·;1 nemica vi è da rilevare c he, mentre il XXX C. A. ha già ~errato ~0110 in zona :1vanzata cd ha verosimilmente ultimato la propri:, prq1ar:1z io11L'. movi menti mno a ncora in corso nell'ambi to del X C. A.: 1111 'azio11 e nemica nel settore costiem è fin da ora possibile: :1d ow, t dd Cchel Ksour occorrerà ancora qualc he giorno. · .. I.a n::1,.ionc t!dlc nostre truppe e delk nostre Artiglie rie è fu] .. 11,inca: l.1 .. Bri~ara Guardie" viene contrattaccata ". !r:wolla; solo piì1 ;1 nord l:1 ') ;., Divisione d i Fan teria inglese, favorita d a migliori cond i7.inni di rnrrno c.: da una c.xcupaz ionc piì.1 leggera ddla nostra pmi,.in11t· ,l\·.1111.:rt :1, rc~ta, a prezzo di sanguinosi sacrific i, in possesso di q11:1khc ckmrnto della nostra posizione a\·anzata. Intravedendo in <:11~·qi f:tttnri (inrl'no - forze) prohahili dementi di mi glior successo, il 11L'111 iw. ndLi notte.: sul 18 sferra nuovi attacchi nel settort: della nost r:1 Di ,·i,i11 11c " Bersaglieri d' Afric:1 " che si batte con intrepido :mlorc: 1.1 pcnn r:11.ionc nem ica è lenta , k perdite sono sanguinose da c11tr~1mlic I(' 1urt1, 1 pri ~1on ieri brn anmci, che pure hanno bcndìeiato di un :1pp11t•,gi11 di Artiglieria mastodontico, definiscono la reazion e delle 1H>,t rl· .1rl1 L'. linit· .. lcrribile ;, _ •< Tcrrib :li >' ~o no ourc i campi !llÌn;1ti d :1 :11t 1.1,-c 1~:11 c. malgrado l'ìml'icgo Jel nuo vi; apparecchio per h ri mozi ,1111· d1·ll,· mine. e definiscono m alin coni camente sbagliata b prnp.1~_.rnd.1 itlf,k sc. che fo loro credere mode~ta la rc.:::izionc delle trupp~· 11 :ili :111c, che sì battono, invece. krocemcntc, malmcnand:, k Un it:1 hrit :11111id1c in modo imnrcvisto "· Ma. ~e l:1 1·• J\r111:11:1 cercava di prolungare la resistenza secondo il compi i:, affìd :1t11k, 11011 putcv:t certo proparsi l'annientamento delle so ,·crchi:1111i (or1.1· hri1 :11111 id1c c la situazione non mutava profondarncn,c; rw ilt o piìi che 11111:.•o il fronte occidentale. difcm dal la 5' Armata tedc~ca e dallt- l)i\'isiuni italiane (· Supen'a ., e " Centauro ", ~li Anglo · Am eric:111i. l'Sncitando la loro pres~;~me da Capo Scrrat :1 Kchili, tn inaccia\':1110 di sc.: parare k forze dell 'As~e. Per wnsegucnza, anche.:· per potere conferire una maggiore densità :il nostro schieramento, fu ritenuto necessario ripiegare sul.la linea detta deg li " Schur ts »: lin~-:1 che ,·enne hen presto attaccata da11'8·' Arrnata britannica. · Con lo schicr:imcnto di tutte le Unità sulla nuova posiz ione, alla sera dd 31J marzo si concl udeva viuorio~amenre la memorabile bat-
taglia di Mareth, durata 15 giorni, contro <( il più formidabile strumento di guerra >> dell'Impero britannico, rinforzato da un potente Corro d'Armata americano. JI bilanc.io materiale della battaglia eloquentemente dimostra l'accanimento della lotta ed il valore <lei combattenti. Furono distrutti il 30',Y.) dei Carri armati avversari; le due Divisioni 50a e Guardie annientate e non più impiegabili; ridotta a mal partito la 51~ Divisione. La nostra 1,. Armata perdette 11 battaglioni e 21 batterie; i Tedeschi 5 battaglioni e 10 batterie, oltre a 60 Carri armati. Il bilancio morale non ha bisogno di illustrazione. Comand anti, Stato Maggiore e truppe compirono il loro dovere con calma t' disciplina. E' doveroso ricordare qualcuno degli episodi più significativi del valore delle nostre truppe. 11 J battaglione del 66° Fanteria, comandato dal maggiore Politi, dislocato in posizione avanzata senza protezione alcuna, su un fronte ampio, debolmente guernito, contro forze immensamente superiori, si battè pn nove giorni consecutivi senza cedere un palmo di terrrno, c 1tturando, anzi, prigionieri e contrattaccando con successo. I 11co11dizio11ala fu l'ammirazione dei Comandi tedeschi e di quelii nemici per il v:ilorc dimostrato dalla Divisione <• Giovani Fascisti » , sul cui frnnlc gruppi di poc hi uomini, rimasti a sparuto presidio di capi saldi ci rcondati da forze soverchianti , ~i rifiutarono di arrendersi anche dopo esa urite le munizioni e si batterono ancora sino al completo sacrificio, con le bom be a mano, dono aver rifiutato l'offerta di aiuto fatta dalk vicine truppe tedesche. La 1" Armata, insomma, scrisse nelle epiche giornate della prima grande battaglia di Tunisia, una d elle più gloriose pagine della nostra Storia militare e civile, degna delle fulgide secolari tradizioni del nostro Esercito.
Della battaglia del Mareth il ttn. colonnello PalJotta fece, nel!' articolo già citato, un 'ordinata e diligente descrizione, che reputiamo utile riportare integralmente: <( Alla 1" Armata italiana , in qt;tSt:1 fase operativa, era affidata, non soltanto la linea del Mareth, ma anche la zona di Gafsa - El Gucttar. Il fronte dcli' Armata era perciò costituito da due tratti disposti quasi ad ang-olo retto e rappresentati l'uno dal frome del Mareth. o rientato <la nord - est a sud - ovest. e l'altro dai due importanti set-
tori della soglia di El Harnma e della zona El Guettar, aventi, gros~o modo, o rientamento sud - nmd. Da LJuesto andamento del fronte <le Ila nostra Armata derivò la caratter1stica di manovra a tenaglia assunta dall'o ffensiva avversaria, che si propose di scardinare, con azione di forza ~ul Mareth. l'ala sinistra della 1k Armata appoggiata al mare e di a nolgernc, con una azione sussi(foiria per la w1~lia di El
I .a guerra nel deserto.
Hamma, l'ab destra. Fn tramhc qu este azioni furono affidate all'8" Armata britannica. Contemporar;camcncc, con un 'altra massiccia ;izione di forza, il II Corpo americano doveva sopraffare le nostre difese della zona di Fl Gucttar e ra,rniun rrere ' st~l teroo della 1" Ar. . bl:J b b mata, 11 mare, <listante solo un centinaio di chilometri. Qualora tJueste tre azioni fossero riuscite, la nostra Armata sarebbe stata 1 separata dalla 5; Ann ata corazz:ita tedesca e completamen :c a vvilu ppata.
<< Le :forze 'della nostra Armata erano' così schierate sull'ampia fronte da difendere: - sulla linea del Mareth, partendo dalla costa: Divisione "Giovani Fascisti >> , Divisione <• Trieste 1,, 90' Divisione leggera tedesca, Divisione « La Spezia n, Divisione <, Pistoia >,, 164a Divisione tedesca; nella zona di El Hamma: Raggruppamento Sahariano; nella zona di El Guettar: Divisione corazzata « Centauroi>; riserva di Armata: 15• Divisione corazzata tedesca. <, Le forze destinate dall'av\!ersario a compiere le tre azioni già specificate furono le seguenti : - attacco contro la sinistra della 1 · Armata e precisamente contro il fronte tenuto dalle Divisioni ,, Giovani Fascisti », « Trirste >, e 90~ tedesca: XXX Corpo d ' Armata britannico con le Divisioni di Fanteria 50• (rinforzata dalla 23• brigata corazzata) e 51" e con la 7" Divisione corazzata, rinforzata daJla brigata Guardie; - azione sussidiaria aggirante contro la soglia di El Hamma tenuta dal Raggruppamento Sahariano: Corpo neozelandese del generale Frciberg con lii 2~ Divisione neozelandese, l'8a brigata corazzata, un rcggi~11cnto corazzato, un reggimento Artiglieri;; di medio calibro ed il Gruppo francese del generale Leckrc. Tn tutlo 27.000 uomini e 200 Carri armati, ossia una forza in uomini auasi quadrupla di quella del nostro Ragg.-uppam cn111 Sahariano, co11 una ·schiacciante supcrioritù in Carri armati , aen.:i cd artiglierie; - riserva dell '8" Armata: X Corpo d' Armata ; If Corpo d'Armata americano (Divisioni di Fanteria 1', 9" e .i4" e r'' Divisione corazzata americana). Il Kellet, nel suo studio su El Guettar, rende noto che la forza di guesto Corpo, all'inizio dell'azione era di 88.473 l!Omini; ma che, per il grande numero di uomini assorbiti dalle attività normali dei Servizi, wlo il 4o'Y. prese parte diretta all'opera1..ione. Ad ogni modo, anche questo 40'};, rappresentava effettivi c1uadrupli di quelli della nostra Unitù che dikndcva il :;c:llùrt, ~enza contare la consueta sproporzione dei mezzi, che era, in verità, molto preoccupante. <( L'offensiva anglo - americana ebbe inizio la sera del 16 marzo. Lo svolgimento della battaglia può con siderarsi divi so in due fasi determinate dal variare del concetto o perativo avversario di fronte alla efficienza della nostra azione difensiva ,, . Nella prima fase, infatti, 1'8" Armata inglese svolse l'azione principale c<lntro il settore costiero e nella seconda fase contro oucllo di El Hamma.
Prima fase: 16 - 23 marzo. Attacco del XXX Corpo d'Armata britannico sul Mareth, rnntro l'ala sinistra della ,, Armata. ,, L'azione prdiminare venne effettuata dalla brigata inglese <•: Guardie " ed ebbe come risul tato la quasi completa distru zione di questa U nit:ì pt.:r effctto dei nostri contrattacchi, che annui làrono i modesti ri~ tdtati conseguiti dall'avversario. ,, Il giorno .w l'attacco venne ripreso con maggiori forze all'estrema ala , ini ~tr:1 del l'A rmata e la 50" Divisione britannica. eliminati dul' ca pis:ddi trnuri dalle truppe germaniche, realizzò, non ostante la disperata n l n nica resistenza dei battaglioni Bersaglieri e Giovani Fasci ~t i. un:1 pcricolos:1 renet rnione nella nostra rx1sizione di resiqcnza del \cl tnrc Ct• ~ticro. " La rc 1z1011c del Comando della r' Armata fu pronta e tempestiva. Ne l pn11u.: riggio del 22 marzo la 15' Divisione corazzata tedesca cd i h:1tt:1glio11i d i lk rsa~lieri italiani \'enivano lanciati alla controffcmiva , (1;11 l'. 1ppogg i" d~·lla qua~i totalità dell 'Artiglieria ddl'Armat:i. cg rcgi:11n t·111 e impicg:11:1 :1 massa. l.'a'l.ione, molto ben condotta, 1 ;,1.,:,; :i,., , , l, 'I", ,11.1. ,1 1,ili e viule11li t:u1ul,allin1enli, la situaziuuc nel modo p1Ì1 m m plc·tn, :1 n11ullando in teramente tutti i vantaggi che il nemico. nei ,111 .. gior11i precedenti, aveva ottenuto a prezzo di gravi pnditc. L.1 ~itu .1.1w 11c dell:t 50' Di visione brita nnica divenne insostenibile cd o ~:1 l:1 11n ttc ~u l .23 fu costretta a ritirarsi, abbandonando la test :1 di pomc cltt· cr:1 riu ~ci t:i a costituire. ,, Qlli.:~111 ne tto wcrcs~<1 difensivo della 1 · Armata ebbe influen7.a determinante sugli uliniori sviluppi della battaglia, perchè il comandante dell'8" J\rmat:i britannica, visto fallire ii suo sforzo principale. decise ncll:1 <tessa notte ~ul 13 marzo di sospendere l'azione nel setto re cr:stiero c di tr,1~forn1;1rc in principale l'attacco sussidiario aggirante ~u El Han11n:1, ,k,;tina ndovi :rnchc il X Corpo d'Armata e la 1 ' Divisione rnra z;,,,n:1. · 11 Il tn:)Virnent:1 :tP"iran te del Crw )o del •rc11erale Frciben,· venne ~ ~ 1 preceduto da tJlH.: llu <!d Gruppo fran((.:~e del _ge nerale Ledere, che fu contrastato dal nostro " raggruppa mento Luck " , costiluito dai resti di tre gruppi C$plor,111li , fra i quali il <, Nizza Cavalleria i•. " Nel pomeriggio del 18 1ilarzo la nostra ricognizione aerea avvistò sulla direttrice di accesso alla soglia di El Hamma le varie migliaia di automezzi del Corpo Freiherg: ma la mancanza di una ade§!Uata disponibilità di aerei da bombardamento e d 'assalto impedì di
.~
trarre profitto dall'avvistamento e dalla vulnerabilità de!rampio krsaglio 1,. ·· A tale proposito la nostra Relazione così si esprime: u Contro tali forze l'A viazione della Tunisia potè fare ben poco, per la scarsezza di apparecchi da bombardamento e per l'impantanamento dei campi. Si fece appello all'Aviazione della Sicilia; ma an-
Autocarri, caminnt·ttc t· tr:mhc .
che questa potè dare un'opera limitatissima, anche per lo slegamento completo e la scarsissima potenza delle azioni. (i Praticamente il movimento aggirante, pur seguito passo a passo dall.a nostra ricognizione aerea e terrestre, potè compiersi (!uasi indisturbato •i . fl 20 marzo nella zona di Bir Saltane avvenne il congiungimento del Corpo Freiberg col Gruppo Ledere. Il raggruppamento Luck , attaccato da queste forze soverchianti, ripiegò; ma ~eppc conservare il contatto con l'avversario e ne contin uò a segnalare il mo-
vimento. (, Il 2 1 la massa avversaria entra a in contatto con il debole schieramento del Raggruppamento Sahariano, ma nella . stessa giornata, mentre la battaglia sul Mareth era nella rna fa se nilminante e l' :l\"-
ver$:lrÌo vi aveva già realizzato i suoi maggiori ri sultati, il Comando della , • Armata reagiva tempestivamente anche nel settore di El Hamma, avviandovi la 2 1" Divisione corazzata tedesca, messa a sua disposizione dal Comando dd Gruppo di Armate, e la 16f Divisione di Fanteria tedcsc1, ritirata dal fronte ed autotrasportata con mezzi italiani. ,. La 1101t e sul 22 l'attacco nemico, sostenuto da un'azione aerea st:nza precedenti, tra\'olgeva alcuni capisaldi al centro dello schieramento. li contr:1ttacco della :u" Divisione corazzata, che dispaneva di mli 71> Carri armati. falliva anche per difetto di slancio. Ma nella notte giunge\':1 la 164" Divisione ed il rafforzarsi del nostro schieramento' rcn~kva molto più prudente l'azione dell'avversario, che riusci\·:1 :1 cn 11 ~cg11in· soki pochissimi progressi ;) . Pn t1u:1nto rig uarda l'attacco del l[ Corpo americano ad El Guct1:ir . l:1 Divi sione Centauro i, , dopo avere nei primi combattimrnl1 ntir,1to o rdinatamente sulla posizione di resistenza le forze nwhi li di,lnc:1te i ulla posizione avanzata, si batteva con valore, contr:bl:111dn cfli c:1cc mentc l'azione avversaria e ritardandone notevol(<
mente i1 ~ll((C~~<>. ·· lì 22 il ,c110n.; pa~,ava alle dipe11Jc11Z,c del Cuman,l" Jel Gruppo di Armate. che \'i a\'viava in rinforzo la 10• Divisione corazzata tcdc:~ca. La pri111:i f a~e della battaglia si chiudeva così con un nostro netto succc:s~o difen~i\'o.
" l.:1 \':tloros:1 e trnacc rcsistt:nza delle Unità in linea e l'abile e tempestivo impicg() delle riser\'C da parte del Comando dell'Armata avevanu blcu.:cato ddì11i1ivamcntc l 'azione principale avversaria sul Marcth , praticament e arrestato l'azione aggirant~ su El Hamma e contrastato molto c.:f ficaccmente !"attacco su El Gucttar. ,. Poichè le scarse ri serve erano rappresentate da due Divisioni corazzate ad effettivi assai ridotti e con poche diccine di Carri, il Comando di Armata non aveva esitato, nel pieno dell'azione sul Ma~ reth, a sganciare dalla linea una intera Divisione per invi:ula sul fianco minacciato, dimost randù , non soltanto prontezza di deci sione; ma anche esatta percezione delle n:ali possibilità dell'avversario e dei suoi
probabili successivi intendimenti. ,, L'esito, per noi favorevole , di t1ue~ta prima fase della battaglia del Mareth produsse un radicale caoovolo-imento del concetto opcr b . rativo del comandante dell'W Armata britannica e lo spostamento da un'ala all'altra oppo~ta del centro di gravità dell'attacco avversano .
F,mti (omb,,rroao nel dc-serto.
Seconda fase della battaglia : 24 - 30 marzo. w El Hamma del X Corpo d 'Armata britannico e della 10" Divisione corazzata ebbe inizio la sera del 23 marzo. Anche questo movimento, come quello del Corpo di Freiherg, venne <( Il movimento
seguito e segnalato nelle sue successive fasi dalla nostra r.i cognizionc aerea e terrestre e dalla nostra intercettazione radio, senza che, per la nota mancanza di mezzi, fosse possibile ostacolarlo efficacemente con azioni. di bombardamento aereo. Ma intanto s.i sviluppava la manovra per linee interne che il comandante della 1~ Armata, ormai certo che l'avversario non avrebbe insistito nei suoi attacchi frontali, stava effettuando fra la linea del Mareth ed il settore di El Hamma. Dopo la 21" Divisione corazzata e la 16f Divisione di Fanteria tedesca trasportata su mezzi automobilistici italiani, venivano successivamente inviati: la 15" Divisione corazzata, il battaglione Luftwaffe, il 125° Fanteria e molte artiglierie ri tirate dal fronte. 1< Il concentramento delle nostre forze nella zona di El Hamma avveniva prima che giungesse in posto la nuova massa aggirante britannic:1. A tale proposito l:i nostra Relazione fa notare che il maresciallo Mu11lgomc:ry, nella ~ua Rdaz iunc: e nd rn,_, libro, è incorw in una inesattezza, affermando che il X Corpo giunse a El Hamma trentasei ore prima che vi giungessero le Unità della 1 • Armata provenienti dal Mareth. Invece la sera del .24 marzo a El Hamma era gù pronto ad entrare in azione contro le truppe di Freibcrg un insieme di forze, che comprendeva Ie seguenti Unità: - italiane: Raggruppamento sahariano, n5-0 Fanteria « Spezia >), una considerevole massa di artiglierie; - tedesche: 164" Divisione di Fanteria, 15" e .21'' Divisione corazzata, battaglione (( Luftwaffe ,, . Il X Corpo d'Armata britannico era ancora in marcia e solo nel pomeriggio del 26 e~so fu in grado di entrare in azione. Per due volte, nel pomeriggio del 24 e la mattina del 25, il comandante della 1' Armata propose al romandante <lei Gruppo di Armate di attaccare con queste forze Freiberg, per infliggergli uno scacco prima che il X Corpo fosse giunto a sostenerlo. Per fare cit\ il comandante italiano calcolava, ed i calcoli suoi e del suo Stato Maggiore si dimostrarono esatti, di poter disporre dell'intera giornata del 25 e di parte di quella del 26. Il comandante del Gruppo di Armate, preoccupato dalla forte pressione che il II Corpo d'Armata americano esercitava nel sctton:
di Maknassy, difeso da truppe della 1c)" Divisione corazzata tedesca, non acconsentì e confermò l'ordine di ripiegamento, permettendo solo che la sua esecuzione venisse ritardata di un giorno. Nel po1neriggio del z6 marzo l'attacco britannico in forze si scatenò su El Hamma in tutta la sua violenza. sostenuto da un imp:.> ncntc appoggio ae reo, mirando a tagliare la ritirata al grosm della 1·' Arm ata. Questa potente azione fu contrastata dalle Unità italiane e tede~d1e con v:tlo rl' e fermezza. L'energica ed ef ticace resistenza a El Hamma n.:sc f>U\~ ihik la riti rata del grosso dalla linea del Mareth, ritira t:1 che \i wolsc nel 111as~im 1> ordine, portando via. come afferma la noqr.1 Rda1.io11l', " fÌ11 l' ultima cartuccia )' . ,, Con11:m pm:111 e:1111c11tc, ad El Guettar, b nostra Divisione corazzata ,. <'. cntau ro ,., 111\ i1·1111· a parte della 10 ' Divisione cor::izzata tedei;ca cd ai n:parti r ont roet rro dl' ll a :! t ", cd a Maknassy reparti della 10' Divisione corazi',at;1, !"l'~pingcvano i violenti attacchi del 11 Corpo d'A rmata am eric11w. l.:1 110 ~1r;1 r\ rmata, dopo aver tenuto testa per due scttim anc al pntcnt e l' prq 111ndcr;1nte avversario, sfuggiva così, per tnc.: ri to dd l'abilc ,1zionc.: del ~uo Com;1ndo e del valore delle sue.: truppe, alla doppia morsa chr ;t\'rt'hhc .!11, ut" annientarla, ,. Li b;ittaglia ,kl 1-b rclli fu. ù ,;rn: .òh: :;mo QÌ.Ì detto, un successo di fensivo ·della 1 ' Armata. J\iè 1';11. iunc di furz;. nè le due azioni aggiranti dell'avversario riuscirono a conse!!;uire il loro obbiettivo, rappresentato dalla scparaziom: del k .!u<" i\ 1111.11 c dc.I Gruppo italo tede~co e dall'avvolgimento e conseguente annien tamento della 1" Armata italiana. •, Il Kclkt, nostro avversario di allora. nel ~uo studio da noi giJ citato, ha scritto d1c in questa battag lia il comandante della I'' Armata, pur trovanJo~i ad assolvere un compito tatticamente senza speranza, ottenne il successo d'impedi re al nemico di sfondare completamente ndla piana tunisina dal 2 0 marm al 7 aprile. " Q uesto ricono~cìmcnto del Kellet è pienamente esatto ed aderrntc ~i!Li rca1ù dello svc,lgi111ent o e dei 1~i~ullati della battaglia. A ,ak proposito si può anzi aggiungere che il succcsso sarebbe s~1to anche maggiore, sc.: al Comandante del la 1'' Armata che, manovrando per li,~cc interne, era riuscit() a far massa a El Hamma prima dell'avversano, fossc stato consentito di svolgere r azione da lui concepita per il giorn~i 25 n>ntro le forze di FreiÌ>erg. Bisogna però riconoscere che, se menta di essere mcsrn in particolare risalto l'ardito e ben calc_olato_ disegno del comandante ìtaliano di coronare la manovra per l111ee mtcrne con l.111 attacco capace di infliggere uno scacco ad una
considerevole frazione delle forze avversarie prima ddl 'arri vo ddl.1 massa principale, d'altra parte è pienamente spiegabile la prc:oru1p11 zionc del comandante tedesco del Gruppo di Annate, per la gr.,vt· minaccia rappresentata dai reiterati attacchi del Il Corpo statunitcns nel settore di Maknassy. « li Kellct, con molta obbiettività, giudica l'azione del 11 Corpo ad El Gucttar ed a Maknassy come un nulla di fatto. E un nulla di fatto essa fu certamente nei riguardi dello scopo che si riprometteva, cioè giungere al mare e tagliare la ritirata alla 1' Armata; ma con altrettanta obbiettività verso i nostri avversari di allora dobbiamo notare che la violenza e la persistenza degli attacchi del Corpo di Patton, se non riuscirono a piegare la valorosa e tenace resistenza delle truppe italiane della ,, Centauro ,, e di quelle tedesche della 10" e della 21' Divisione, raggiunsero però indirettamente il risultàto di preoccupare il comandante del Gruppo di Armate e d ' indurlo a vietare l'azione contro Freiberg a El Harnma ed a confermare l'ordine di ritirata dalla linea del Mareth. " Per quanto concerne la condotta della battaglia da parte del n:)stro Comando è da notarsi la precisa percezione della situazione e dd ie intenzioni dell'avversario, che il comanJantc italiano ebbe costantemente e che gli consentì di mantenere sempre e saldamente il controllo dei successivi sviluppi dell'azione e di svolgere una ben condotta manovra per lince interne. Sono degni di nota anche l'esattezza <lei calcoli formulati dallo Stato Maggiore dell'Armata sui tempi e sugli sviluppi della manovra nemica e l'abile impiego a massa delle artiglierie dell'Armata, effettuato in questa battaglia (e nelle successive) dal comandante dell'Armata e dal valente comandante dell'Arti g lieria, generale Belletti. t< Del Comandante britannico è da notarsi la pronta decisione, di fronte al non previsto scacco subito nel settore costiero del fronte del Mareth, di mutare il centro di gravi t~, del proprio sforzo offensivo, gettando la massa più mobile e potente delle forze in una manovra avvolocnte, alla quale la contromanovra dd comandante italiano im o .. pedì di raggiungere lo scopo principale, rappresentato dall'avvolgimento del 1:t ()'rosso della 1• Armata. '( Per ciò che si riferisce alle truppe dei due campi opposti, esse si batterono con valore e tenacia >,.
27.
X.
LE BATT AOLIE DELL' AKARIT E DI ENFIDAVILLE Dall:i lin1.:a dd Mareth la
1"
Armata ripiegò sulla linea Akarit -
Chott s. ()u:mtumllH: essa avesse inflitto all'avversario perdite più gravi delle proprie, l jU Cstc pcs:wano assai più duramente sulle forze italo tt:tbcl11.: pc..:rr h<'.-, se il nemico poteva ricevere rinforzi (e ne ricevette :inchc dal Medio Oriente, come, ad esempio, la 56' Divisione, che g iun ~e dall" I r.,k e prt'~C parte alla prima battaglia di Enfidavilk), la nos1r:1 i\nn :11.1 n.1 ormai nell'impossibi lità di ricevere complementi dall"l1.tl i.1. l1d .111i , (11m l' ~i è già visto, per le perdite subìte dal naviglio a c:1u~:1 dclk :11.10111 ano-navali nemiche, i rifornimenti che fu possihik i11\·i:1 rc in Tun i~ia nel mese di aprile ascesero appena a poco rìù della nwt:ì di •111t·lli inviati nel mese precedente, poichè oltre i! 41_ ' :,.. di c:~~i ,1nd,'i pnd11to per siluramenti o per bombardamenti
aerei.
Per comcgw.:nz.:1 i <><>C ,rri armati, le 30 batterie e le migliaia di cad uti , feriti e d i~11<.:rsi, pnduti nella battagli a dd Mareth, costituirono per la 1" Arm:1ta una perdita non ripian:1bile; mentre le perdite, anch·essc gravi. ~ul>Ìlc dall"avversario, furono compensate dalla sua preponderanza di uomini e di mezzi e dai rinforzi in arri\'O dal Medio Oriente. Sulla linea dcll'Akarit, il (, aprile, la nostra Armata ebbe a subire un nuovo, poderoso urto da parte dcll'8" Armata britannica; ma le sue Unità lo sostennero con immutato valore. Il Maresciallo t\lexandcr. nella sua Relazione ufficiale , ebbe a definire tJuesta battaglia com1.: il combattimento più accanito dopo ciucllo di El Alamein e mise in ris:1lto che, nel corso di essa, tanto i Tedeschi quanrn gli Italiani dinHlstrarono ancora la loro decisione di resistere ad ogni costo : ma, per la minaccia di avvolgimento sempre atto sulla loro destra, non avreb bero potuto prolt111gare la loro difesa sull ' Akant senza grave rischio.
in
393 Circa gli immediati precedenti della battaglia, lo stesso Maresciallo Messe, nel volume H Come finì la guerra in Africa,, (1), ncordò quanto segue. « Le colonne corazzate britanniche, lanciate da Mareth a El Hamma all'inseguimento delle nostre retroguardie, prendevano contatto con il nuovo schieramento dell 'Armata la sera del giorno 30 marzo. Il grosso de11'8" Armata, forte di ben 7000 automezzi, si arrestava all'altezza dclJa linea Gabès. El Hamma, dove sembrava voler sostare per riordinarsi e rifornirsi. « A quanto ci fu dato rileva re da alcune intercettazioni radio, l'avversario stimava che la linea dell"Akarit avesse soltanto una funzione ritardatri.ce; mentre il ripieg amento si sarebbe protratto verso altre posizioni più arretrate. Allo scopo evidente Ji saggiare le nostre reali intenzioni cd il grado di consistenza della difesa, la notte successiva il nemico organizzava due robuste puntate offensive, alle quali le nostre truppe reagivano con slancio: una delle colonne attaccanti lasciava nelle mani <lella Divisione " Pi ~toia ,, alcune; diecine di prigionieri, 12 autocarri e 6 pezzi. <( Tale deciso atteggiamento della difesa doveva indum.: l'avve rsario a ritcnc:rc che:, per superare: la linea dcli' Akant, tosse necessaria un' azione di forza , alla gualc egli provvide a prepararsi senza indugio. Nei g iorni che seguirono si manifestò una violentissima attività della RAF contro .i nostri campi di Aviazione della zona <li Sfax, contro i depositi di munizioni e soprattutto contro il traffico sulla grande rotabile litoranea. I danni subìti dai reparti italiani delJ'aerosettore sud furono ingentissimi, tali da provocare la completa, se pur temporanea, eliminazione del loro concorso a favore dell'Arrn;ita.
(( La notte sul 2 aprile .l'avversario lanciava altri attacchi di prova, sempre nettamente respinti. Un numero rileva nte di prigionieri restava anche questa volta nelle nostre mani , consentendoci così di ricostruire con sufficiente approssimazione lo schieramento adottato dall '8~ Armata e di renderci conto del suo probabile piano di attacco. (( Lo schierame nto di Artig lieria risulta va ancora incompleto, benchè numerose batterie, o forse (<pezzi base )1, avessero iniziato un'evidente attività di tiri di inquadia mento. La massa dei m ezzi dell'Armata sostava ancor:1 all'altezza di Oudrcf. (1) ìvlaresciallo !'l·l f.~$r.: " Comt: finì la g uerr:i in Africa )>, Ed. Ri'l.Zoli .
Milano, H)46.
39 4 ,1veva segnalato al Comando Supremo, il Comando ddArmata riteneva possibile fin dal giornQ 5 il pronunciarsi del-
,< Come
ia
1"
l'attacco. Ri tenevo però, e soprattutto speravo, per poter migliorare
gli appreslamcnti difensivi dell'Armata, che l'avversario _avrebbe.: avuto bisogno di qualche giorno ancora per portare a termine la prepa razion e lo<Yistica della nuova battaglia ,,. . n ~
I 11 : I /rica settentrio11,ile.
In vece 1'8" Armata ingk:sc.: pronunzi<\ il suo attacco nella notte ',ul 6 aprile. Alle on: 2.3 del 1 chhe inizio l'intema preparazione dt:1l"Artiglieria; mentre l'Avia1,iorK inglese bombardava violcnt:.:mrntc le po~iziù11Ì della nu~l ra , ·· Ar111 ;11a e le immediate retrovie. l collegamenti vennero molto danneggiati e lJUindi 11011 perm isero al Comando un immediato i 11tc.:n·c11to nel coordinare l'azione del XX e del XX I Corpo d'Armar:,. L'attacco nemico si svolse specialmente ("Ontro le Di vi sioni •i Trieste .. e ,, Spezia " (XX Corpo) e contro la sinistra della Divisione •< Pistoia >• (XXI). Il Comando dell'Ann ata di spose im mediatamente per il contrattacco ed anche il generale von Arnim inviò nel settore ~ii El Guattar 40 Carri armati.
395 Mentre il XX C',orpo d'Armata riusciva a contenere con le proprie: riserve la pressione dell'avversario, il Comando dell'Armata fece intervenire la 15' Divisione corazzata per ristabilire la situazione. Nel primo pomeriggio - narrt poi il Maresciallo Messe - la situazione che risultava al Comando d'Armata era la seguente: in corso il nostro contrattacco contro la sacca formatasi nel settore della <<Trieste >• (sacca che sarà completamente eliminata ver!:o le ore 18); nel settore della « Spezia •> si aveva notizia di combattimenti in corso ad ovest del Roumana ; ma le informazioni erano imprecise; nel settore della « Pistoia » il contrattacco, che per difficoltà di terreno non era potuto partire immediatamente, procedeva stentatamente e necessitava di rinforzi. Ma gli Inglesi insistevano nel rinnovare gli attacchi e la 1'' Armata, per sganciarsi in tempo, dovette iniziare, la sera dello stesso 6 2prile, il ripiegamento sulla linea Capo Serrat - Enfidaville, distante 250 chilometri; linea che le Divisioni 1• Spezia>> e « Trieste 11 raggiunsero per le prime. Anche nella battaglia dcll'A karit i soldati italiani avevano combattuto strenuamente, continuando a rcsislcre, a malgrado delle gravi perdite: subìtc, contro un avY<.:rsario numericamente superiore e che poteva impiegare, con una dovizia a noi purtroppo impossibile, i più moderni mezzi di lotta. Ma. dato il tentativo effettuato da,gli Inglesi coi loro attacchi nella zona dì K:11rouan cd in l]Uclla di Medjcz - El Hab, per staccarsi dalla base delle nostre opera zio ni in Tunisia, i reparti della 1" Armata dovettero ritirarsi p::r resistere ancora, nonostante la stanchezza ddle U niù decimate e la penuria delle muniz.1001.
Nella giornata del 6 aprile l'Armata aveva perduto il Raggruppamento Sahariano, al quale non era g iunto in tempo l'ordine d.i ripiegamento; così clic i suoi reparti , bcnchè rimasti isolati, continuarono ·a resistere per altri due giorni, lìnchè il Raggruppamento ven11e sopraffatto dalb Divisione neozelandese. Òopo aver tentato di ristabilire la situazione, spostando i reparti dalla linea per farli accorrere lì dove maggiore era il pericolo e dopo aver fatto effettuare ripetuti c.-ontrattacc hi, alcuni dei t!uali con insperato successo, il MarescialJo Messe era stato costretto ad inviare al comand,rnte il Gruppo Armate, von Arnim, la seguen te comunicazione: " ... situazione est improvvisamente peggiorata ~eguito profonda penetrazione Carri et Fanteria centro <• Spezia 1> che raggiunge zona Artiglieria. Si provvede contenere nuova s:icca. Intanto nemico
sta facendo serrare sotto ... forte concentramento automezzi et Carri. Ritengo che difficilmente Armata potrebbe domani fronteggiare ancora un attacco nemico, senza creare situazione che potrebbe portare annientamento g ran parte sue Unità. Rappresento contempo raneamente che eventuale ripiegamento Armata si presenta assai diffì. cìlc: sia pn pre~sione nemica, sia per scarsissi ma disponibilità automezzi ,, . Alk ore ..!. era giunta dal GrupPo Armate il preavviso dell'ordine d i ripicg:1111rnto cd erano stati diramati senz'altro gli ordini con~cgUt:nt i. dat:i l'ora già troppo inoltrata per organizzare un così ampio movillll'flto nella situazione tattica in atto. Come era da prevedersi e come 11dla situazione contingente era da ritenersi inevitabile, i.i t r;1:.111i ~, io11c del l'ordi ne era stata lahoriosa e la sua esecuzione ave\'a dato l11ugu a \'ari inconvenienti , specie sulla destra dello schieramento. dovr lt· comunicazioni erano più difficili. Nel ~uo li bru " Da El Al,1mein al fiume San~w •> , non immune, 111 \Trit:1. d;, i11n ,11tezze, il Maresciallo ~font '.7.;mery ammise lealment e h t,·11:1t ,· rc, istenza oppostagli ~ull ' Akarit dalle truppe tede~c he ed it.tl i.111t· e ::ui~~c testualmente: ·· ... k- t <> Uc· ;1vvcr~a ric erano maggiori di c1uanto avessi immag inato d:1 pri111a . Il nemico era in posiz ione di osservarci liberamente e cumpiu 1a111rn1 c cd il compito nostro era formidabile. Vennero prese mi~urc energiche per migliorare le nostre forze corazzate, da tener pronte:: per Li ;.: ucrr:1 mohilc che doveva venire. ed il 4 aprile avevo a di~pmi1.io11(' rirc:1 ::;oo Carri armati (compresi 70 V:ilentines della 2-,' l> rig;1t;1 cor.1 n at:i). '· L , baua.i. : li:1 llllni 11ciò :tlk ore 4 dd 6 aprile ; era ancor buio. Preccdcntcm c111e i nm t ri att acchi notturni erano sempre stati esegu iti con la luna: ma non potevo aspettare dicci g iorni che vi fosse la luna nuo\·a e cnsì dcci~i di mutare la tecnica e di attaccare nell'oscurità: speravo in ta l modo d i poter<.: :1\·vantaggiarmi maggiormente della ~·:Jrprcs,1 cd in rc;ilt:·1 ciii>, ~urccssn. <, C li obbiettivi ~ulla d<.:~ lra (5 1' Divisione) e sulla sinistra (4' Div_isione indiana) furono presto raggiunti: ma, al centro, la 50" Divi~10ne si wwò in diftìcolt:ì sull'uadi e ven ne ritardata fino a mezzogiorno_
'· I nemici erano determinati a non lasciarci avanzare e la lotta fu aspra. Contrattacc hi violenti e decisi vennero eseguiti dalla 15' Panzer J?ivisio n e dall:i yo' Di visione leggera ed alcune località passarono ripetutamente dall'im a all.'altra mano . Le m ie truppe si bat-
397 terono magnificamente, specie la 51• Divisione e la 4" indiana, aggrappandosi alle località conquistate. Il nemico sapeva che, se io fossi riuscito a far passare il X Corpo sul terreno aperto, sarebbe stata finita per esso ; se io l'avessi forzato a ritirarsi, non avrebbe avuto altra alternativa se non <1uella di ripiegare stùle alture a nord di Enfidaville, sacrificando la piana marittima ed i porti di Sfax e di Sousse ... « Il nemico tuttavia, compiendo sforzi immani, mi impedì di sboccare in terreno aperto prima che annottasse. Ma era assolutamente esausto, mentre io ero pronto ad inscenare per il 7 aprile una azione di sfondamento su scala massima, con l'appoggio dell' A viaz.ione e del! 'Artiglieria >>.
Le battaglie di Enfidaville (19 - 30 aprile e 9 - 13 maggio). Il r3 apr ile la t " Annata era già schierata sulla nuova linea <li Enfidaville, sulla Lluale, prima dell'ormai inevitabile resa, doveva ripo rta re u11 altro successo di fe nsivo. Intanto erano ~tate perdute Sfax, Kairuuan e Susa. La no tte \Ul 20 apri le.: , do po un 'intensa preparazione di Artiglieria, 1'8° Armata britannica i11iz i:1 v:1 il nuo vo attacco, puntando mi due bastio ni dc ll a 11o~tr:1 lill(::1, rappresen tati dal Gcbel Garci e da Takruna. Il Gebel G arci era dift:so d:dla D ivisione « Pistoia 1, e da reparti Ji Cavalleria appiedati. Takruna era difesa dal decimato I battaglione del 66° Fanteria della Di visione « Trieste 1>, rinforzato da due piccole compagnie di Paracaduti sti superstiti della Di visione " Folgo re ))' da un reparto di Granatieri e da un plotone tedesco di venti uomini. Sul Gdiel Garci il combattimento assunse un carattere di inaudita violenza. Tutte le posiz io ni vennero mantenute o riconqu istate dai nostri Fanti e dai nostri Cavalic:ri appiedati. L'avversario, esauo;to, fu costretto a sospendere i suoi a ttacchi. Veramente eroica fu la difesa di T akruna. Contro il p iccolo battaglio ne italiano venne lanciat;:i l'intera 2" Divisione neozelandese; ma per due riorni Fanti, Paracadutisti. G ranatieri cd il minuscolo nlot~ne tedes;~ r esistettero tenacemente. Takruna cadde solo quan<.!o il [II battag lio ne del 47" r eggimento tedesco perse la posizione ·chi avL· di Dij Bir, situata sulla sua sinistra. R:1dio Lo nd ra, in qu ei gio rni ,
~egnabva che " la battaglia di Enfidaville si presentava come la piu accanita che 1'8" Armata avesse mai combattuto in Africa e che a Takruna cranù stati fani affluire i migliori soldati italiani >•. Si noti cht: l[Ucsti ,, migliori soldati italiani " , che la radio ncm1c;1 rircnn·a degni di essere partirnlarmente segnalati all'opinione
'·
...... ........· '· ~·
'' ...... ~
,,.·····
o
10
20
EF3:=C:::EE-3==1::::::l
km .
' ' •, •' " •. ;
,,•·
··~
/ .. , /)(l tt,1gli11 dell'A.~ari:.
pubblica, erano poche ccntinai:t di Fanti e di Paracadutisti , superstiti di una lunga ritirata e di quattro s:rnguinose battaglie. ll comandante di questo pugno di valorosi era un semplice capitano: il capitano Politi. . La giornata del 22 aprile . ~crissc il Maresciallo Messe - si pre\ent<', come la giornata critica tiella prima fase della battaglia. Nella zona costiera, infatti, le Unità corazzate nemiche, completando il
399 loro lavoro metodico di ricogmztone, prendevano finalmente contatto con la nostra linea di sicurezza e sembrava fossero in procinto di passare all'attacco, che poteva manifestarsi verso nord, lungo la direttrice costiera, o verso nord - ovest, per concorrere allo sfruttamento del successo ottenuto con la eliminazione di Takruna. L'attacco riprese effettivamente, sostenuto da un poderoso concorso di Artiglieria; ma rimase circoscritto al settore ~ nord di Ta~ kruna; mentre numerosi Carri, dislocati poco lontano, erano pronti a gettarsi in avanti al primo sintomo di successo. L'azione era estremamente pericolosa per noi; ma la destra della « Trieste 1, e la sinistra dei " Giovani Fascisti ,, tenevano duro, sostenute dall'intelligente intervento dell'Artiglieria, c he compiva miracoli. L'attacco non riuscì a progredire di un passo! E' da ritenere che questa resistenza accanita, causa <li gravi perdite e di un rapido abbassamento dello spi~ rito offensivo delle Fanterie attaccanti, abbia indotto il Comando inglese a convincersi che quelle posizioni erano veramente imprendibili ed a desistere dall'attacco. E' da rilevare che nel settore non esisteva un metro di reticolato. Co11tem porancamcntc la battaglia ~egn.i va un punto critico, anche più m1nacc1oso, nel settore del <.,arei, dove la 51" D1visione inglese, fresca cd in piena efficicnza, crl entrata in linea con grande ~lancio, contro le nostre truppc, g ià stremate da due giorni di aspri cornbatti1rn:llli. La sinistra del settore investito n:~istè al rudt" assalto ed i Carri nernici, che si spinsero audacemente per tos tcncrc l'::izionc delle Fanterie, vennero letteralmente decimati da precisi concentramenti della nostra Artiglieria. Sulla destra, invece, ..si determinarono larghe discontinuiù, attraverso le quali elementi della 51" Divisione cercavano di infiltrarsi per cadere alle spalle della difesa. Ma il pronto intervento dei battaglioni di secondo scaglione e la ferma tenacia dei reparti avanzati impedì, a costo di gravi perdite, l'ag~iramento e la rottura del fronte. L'eroico comportamento dei Fanti della ,, Pistoia » aveva spezzato definitivamente lo slancio dell'attaccante, il quale, anc he qui, si induceva a rinunciare alla partita. Nella notte, infatti , la sua attività si limitò a due attacchi locali, intesi probabilmente a coprire lo sganciamento della massa della 51", che ~ipiegava dovunque.:, mantenendosi sulla linea delle quote più meridionali del Garci e lasciando in nostro incontrastato · possesw la linea delle alture principali. La sera stessa il Maresciallo Messe riferiva al nostro Comando Supremo il superbo conteg no della " Pistoia " :
<1 Per tutta la giornata sono continuati i violenti combattimenti sul fronte della 1' Armata e partìcolarmente nel settore della <, Pistoia >•, dove il nemico ha continuato ad attaccare con accanimento, gettando nella lotta sempre nuove truppe. I Fanti eroici della valorosissima Divisione hanno fatto barriera invarcabile con i loro petti , per q uanto assottigliati nei ranghi per effetto di uno spaventoso bom bardamento e non hanno permesso al nemico di fare un passo avanti. Questa superha Di visione. che ormai allinea soltanto resti gloriosi di tre battaglie, m eri ta di essere :idditata all'ammirazione della Patria. anche ad es;1hazio11c delle 110~1rc brave Fanterie . .. n .
Un ;1ttacc.:o m·111 irn di par1icola rc \'iolcnza, sempre nel settore n>sticro. ~i ~\' ilu ppò ndh no llc ~ul 27 e .cmbrava portato dccisamcnle a fo ndo. c.:on l'appog!!, io d i nurn crus.1 Aviazione. Si trattava probabilim:ntc del debut10 (lclb 5(,' D ivi~inuc. Lo slan cio offensivo si sm orza,·:1 pcn\ di fro n\c alLi pront;1, ,·iuknta rc:1z io n e di tutte le a rmi ddb di Ccsa. Di nuovu il g iorno 211 l':111:1cc11 ~i ripeteva con non minore accanimento. lJalla i nterccttaz 10 11c raJ10 s1 rilevava d1e c~m era destinato a venire sviluppato in profondità; ma. grazie al tempesti vo g ioco dei contraltacchi, d 1e nella 1' Armata era veramente diven tato istinti vo. tutto il comba1timentn si svol~eva intorno alla contj uista ed alla riconqui!>la di un paio di quote della zona di sicurezza, che passarono di mano in ,nano più volte, per rimanere infine in no~tro p:messo. Il pomeriggio del 30 si iniz iava una ancora più vasta op:.:razionc offensiva c he investiva tutto il setto re del XX Corpo d' Arm ata, con largo impiego di tiri fumogeni , di Artiglieria, di Aviazione, di Carri, di tru ppi: motorizzate, pronte a lanciarsi allo sfruttamento del successo. L'azione. c he Radio Lo ndra presentò come una \'Cra e propria offensiva, veniva ovunque fro nteg~iata e si smorz,lva t!raduaim cntc , ic nz:1 alcu n v::1nta,rn l'eJ)i_, Ob io ,->tr il ncm i~o. Fu c1uesto . $Odio che d1iusl' la hanai!lia di Enfì.clavi lle. Anclie il Marcscial.lo l\,1ont<romcrv afferma chi: « i combatti · menti furono duri , particol:tnrn.:nte a Takruna )' . Proseg ue nella sua Rebzione il Maresciallo Alexander: Il 29 a1irile ricevcui dal ;:-;,<rcnerale- Mont<rom erv, un d. ispaccio che dicen• che ' n ir~ conseguenza del cedimento dell a 56" Divisione, avvenuto in quel giorno, egli si se nti va molto " infelice'' circa la possibilità di successo ,,. La 56' Di visione cr:i un 'U nità g iunta propr{o allora in rinforzo .:-,
.J
<(
all'8" Armata dal Medio Oriente ed era stata decimata dai nostri cannoni. L'Artiglieria italiana, anch'essa duramente provata e decimata nelle precedenti due battaglie, aveva conseguito così il successo di mettere fuori combattimento una grande Unità in piena efficienza, prima ancora che essa potesse entrare in azione. Il generale Bradley nota nel suo libro (1) che <( 1'8' Armata non aveva potuto assolvere il compito di penetrare nelle difese nemiche " e che, in conseguenza di ciò, Alexander il 30 aprile ordinò di sospendere l'offensiva sul fronte di Enfidaville. La nostra 1• Annata aveva così riportato ancora una volta un netto successo difensivo sul suo potente avversario. Mentre 1'8" Armata .inglese si preparava alla battaglia di Mareth El Hamma, in seguito ad accordi fra il Montgomery e l'Alexander, il II Corpo d'Armata americano aveva attaccato Gafsa, per impedire che le truppe che la difendevano, fra le quali la Divisione 1< Centauro)), potessero accorrere sulla linea di Mareth; ma gli Americani vennero arrestati presso Maknassy ed El Guettar. Poi, il 23 aprile, il [1 Corpo americano, ora comandato da Bradley, e la 1' Armata britannica avevano iniziato rnffcnsiva contro la 5' Armata corazzata tedesca, puntando su Biserta e su Tunisi. Dopo accaniti combattimenti, la situazione della 5° Armata si era fatta difficile. Il .3 maggio ca<leva Matc ur, il 7 venivano occupate Tunisi e Biserta e le colonne corazzate cklla 1 " Armata britannica irrompevano nella penisola di 11 Capo Bon. La 1 Armata italiana era , quindi, completamente accer chiata. rl 9 maggio s'iniziò da parte dell 'W Annata britannica <..1uella nuova battaglia di Enfidaville che doveva cosrituire la seconda fase della prima cd il giorno II maggio il generale von Arnim si arrendeva con la 5' Armata germanica, dopo aver salutato in un suo diçpaccio le truppe italiane, le quali <' si erano battute magnificamente, degne delb lo ro gloria n e dopo aver dato libertà d'azio ne al comandante della , " Armata. li Maresciallo Messe, deciso a resistere fino all'estremo anche dopo la rcs;i tedesca, ordinava alle ali dell'Armata di ripiegar<:, occupando le posizioni del ridotto già studiato per l'estrema difesa ; ma la 90' Divi sione tedesca, una delle più valorose Divisioni cieli' Armata, rispondeva di non sentirsi in g rado di compiere tale movimento dopo !a resa del comandante germ anico e delle altre truppe tedesche. Un (1) Cfr. HRAOLEY : ,, ;\ Soldicr·~ S 1o ry "·
battaglione italiano, che si trovava con la go\ assumeva il compito spettante alla Divisione, dfettuava la manovra ed occupava le posizioni previste. La 164" Divisione tedesca conservava, invece, il suo posto e seguiva fino all'ultimo le sorti dell'Armata. Salde e disciplinate, tutte le truppc italiane continuarono a battersi fino all'ultimo. Per due ,·oltc, alle 15 cd alle 17 del 12 maggio, il Comandante della 1 " Armata rifiutava fintimazione di resa incondizionata, fatta per radio dall'avn:rsario; mentre I.e colonne corazzate della 1' Armata inglese ~ccndcv:1110 d:i nord, stringendo im:wrahilmente la morsa insieme ali'R' Armata, e la 90' Divì;;one tedesca si arrendeva in massa. Il ~bn:sriallo Messe informava per radio il Comando Supremo italiano. aggiungendo che avrebbe continuato la lotta, salvo ordini in ni 111ra1io. Alle I9d5 il Comando Supremo, per evitare il totale an11irn1:11ncn10 t!d l'Armata e l'ormai inutile sacrificio dì quei prodi mldati . ordinava: ,, Cessate il combattimento ... Onore a· voi ~d ai vos1ri prodi "· Alle 12,30 del 1.3 maggio, dopo aver fatto saltare k :irtigliaic .1 m:mo a mano che si esaurivano le munizioni ed a,·er tti stn11111 le :i nni automatiche ed i materiali più importanti, la 1 ' Arrna1;1 .11n111.1inava le sue bandiere:. Anrlic ~ul lnmle della 5· Armala tede~ca I rep;1rLi italiani del XX:'\ C(lrpn d'Armata ed in particolare i Bersagli~ri superstiti dei rcggimrnti 'i" e 10 " ed i Marinai del ,. San Marco " cont1nuarono a co;nh:utn,· 11110 ,dl 'csaurirnento completo delle munizioni.
L'azione svolta dalla 1 ·' Armata itali;ma dall'ini1.io della battaglia del Marci h alla tìnc delle operazioni in Africa Settentrionale è •.•n esempio di manovra difensiva che, anche a giudizio di competenti ~tranieri g i:ì nostri :1vH" rsari di allcra, merita di essere oggetto di D::trticolare sludio. . Comandantt, com:111d:inti in sottordine, Stati Maggiori e truppe ,1etrArmata diedero prm·a di alta capacit:ì operativa e di grande valore. Le Divisioni italiane ,, Trrnto >•,,, Pistoia.,, 1, La Spezia ,,, " Gio,·ani " , (, Centauro " cd il Ranoru11pamento Sahariano, le tre . . Fascisti . . bt> D 1V1s1on1 tedesd1e ( 164". 90', 15" corazzata), l'Artiglieria italiana dell'Armata, le Unità dd Genio e tutte le altre truppe, compresi i Servi~i, meritano di essere ric~rdati come esempio di valore e disciplina. C10 deve essere messo part1colannente in risalto, in c!uanto esse ave-
vano di fronte un avversario che aveva, non soltantn una grande superiorità di mezzi: ma anc he comandanti capaci e truppe particolar~ente agguerrite e valorose. -- Sui campi di battaglia di Tunisia gli Italiani ebbero al loro fianco o contro di loro i rappresentanti di guattro grandi eserciti, particolarmente ricchi di gloriose tradizioni militari. La gloriosa resistenza opposta al nemico, in questa difficile campagna, dal nostro Comando
A ricordo di alcuni Cdduti della Divisinnt: " Trieste,,.
t dalle nostre truppe dimostra come essi abbiano saputo reggere
al
confronto con le Uni.tà allora alleate, le abbiano superate e come siano riusciti ad ottenere diffici li successi anche contro i reparti nemici. La difficile resistenza di Enfidaville, iniziata il 19 aprile, costituì ia prima fase della battaglia per Tunisi e fu un success~ ancora una volta dovuto alrabnegazionc senza limiti dei nostri soldati, ai quali il Maresciallo Messe poteva dire, nell'ordine del giorno che esaltava la nuova vittoria: " L'8" Armata ing-lese, che il Sl!O Comandante ha dehnita "il migliore strumento di g uerra che mai abbia Posseduto l'Impero britannico", è: stata cb voi, bravi combattenti della 1 " Armata, costretta a segnare il passo. Tutti siete stati pari al difhcile compito affidatovi. Tutti :ivctc.: ben meritato della Patria ,, .
Ma la situazione di quelle trnppe che, con sforzi sovrumani , tenevano ancora alto, in Tunisia, l'onore ed il nome d'Italia , divenne molto più grave quando la 5" Armata tedesca che, da Mateur a Medjez - E l Bab , copri va Biscrta e Tunisi da occidente, desistette dal combattere. permettendo che gli Anglo - Americani mi nacciasscro o rmai da og ni parte i super stiti della 1 " Armata, che resistettero miracolosamcnt t: an ro ra, a malgrado della mancanza dei viveri e delle muni zio ni , finn a quando - dopo che il nostro Comando Supremo a\'eva in\'iato al M:uesc iallo Messe il seguente radiomessaggio : <( Poi-
c/Ji, gli scopi ridia rc.-i.cte11za possono consùlaarsi raggiunti, lascio V. E. li/,cro acccllarc 011orevole resa. A Voi e agli eroici superstiti della , · .'!rma!a, ri1n1ot'O il mio ammirato, vir,i.uimo elogio i. - - il Maresciallo Mc~sc.: 1.: hhc l'orc.line di cessare il combat timento. I C(Jm a nd:111ti t:d i ~o ldati anglo - americani ammirarono il valo rt: d ell a 1" Armat:i e l:1 stessa R adio Londra venne indotta a promettere: ,, / soltlati della ,• A rm ata itali"na possono esser sicuri che sara11110 tra/lati da va/oro.ii ,, : m entre, a proPosito della battaglia di M areth - F.1 H :1111111 a , 11t:I ~uu libro " Tbc conquest of ltalv \) lo stesso L o rd Strabolgi doveva ~c.: ri,wt:: •< I soldati 1talia ni agli ordini del generale Messe si so no trnuti saldamente insieme ed hanno combattuto con accanimento nelle fa ~i della campag na tunisina " · Nel ricord are g li t:ro ici uf fìci:1 li t: soldati delle Divisioni <, Pitoia n , ,, Spezia .., , « Trics1c ,,, " Centauro >> e ,, Superga >•, ciel <, Ragg ruppamento Sahariano .. del .. Gruppo Monferrato ,1 , dei << Bersaglieri d ' Afri ca" , di tutt i i ri:p:1rti che com ba tterono con disperato valore dal Mareth al Capo Bon , lo stc~so Maresciallo Messe, nel suo pregevole volume, ha scritto: I( Nell e lotte dure e sa nguinose, nella vita tormentata d'ogni g io rno. l'a nima della 1" Armata si è affinata, acquista ndo una sensibilità ~uperiore, che si riscontra viva nelle nostre truppe di prima linea cd in particolar mod o nello sguardo fe bbrile; dei nostri feriti, dove no n si c<wlic l'ombra di una r assccrnah :, z io ne supina di chi se nte la fine senza speranz a ; ma invece vibra la d eterm inazione cosciente di chi ha capito che qua no i difendiamo la Patria, le nostre citt;1, la casa, la fa mi(fli:i "· ;-, '
A proposito ddla nostra resisten za in Tunisia dobbiamo imparzialmente, aggiJ,1_~1_gen; che non tu t ti furono convinti d ell'utilità di essa. Il g enerale Maraviana, nello studio b<:1ià più volte citato ' afferma i:, . )
•Ii' '\ ad esempio, che sarebbe stato preferibile prolungare fi no all' N 1l·11111 la difesa della Tripolitania, dove, ad alimentare lo spiriLo di rc.:si~1c11 za, avrebbe servito, almeno per le truppe italiane, l'idea di dovc.:r d, fendere un lembo del territorio nazionale. Il Maresciallo Bastico - ricorda l'autore sopra citato - 11011 mancò di esprimere tale parere in una sua ultima, formal e propmta jnviata il 14 gennaio 1943 al Comando Supremo, facendo in essa rilc.:vare fra l'altro: che, conservando la Tripolitania, si sarebbero impo· ste al nemico condizioni estremamente svantaggiose per i suoi rifornimenti: mentre, abbandonandola, avremmo dato ad esso il miglio re P?~to della Libia, a breve distanza dalla massa operante nel sud tumsmo. Difendendoci in Libia, avremmo patuto contare sul concorso delle valorose truppe libiche e sulle risorse, non certamente scarse, della fertile regione tripolina; oltre al vantaggio di svilupparne la difesa sulla linea H Qms -Tarhuna - Kussabat - Garian - Jeffren - Nalut, appoggiata ad un campo trincerato, che avrebbe limitato l'impiego dei Carri armati pesanti, soprattutto per la natura del terreno, che valorizzava piuttosto l'Artiglieria leggera e le: armi <lella Fanteria, mezzi che noi possedevamo. La Tripolitania, in mano al nemico con il porto di Tripoli e con i suoi ottimi aeroporti ed idroscali, avrebbe fatto sistema wn Malta, già in piena efficienza che, in cooperazione con l' Algeria, avrebbe reso impossibile il nostro traffico marittimo, volto a rifornire la Tunisia ed avrebbe reso quindi ancor più precaria la situazione della difesa in quest'ultima regione: La proposta non poteva essere presa in considerazione, perchè Berlino dettava legge. Mussolini, del resto, aveva affermato giustamente che, per resistere e m agari contrattaccare, era necessario far arrivare canno ni, Carri armati e carburanti; bisognava, quindi, garantire i trasporti sul tratto più breve ; ma obbligato del canale di Sicilia. Ora, g ià sino dal dicembre; <-! uesta garanzia appariva alquanto problematica e gli stessi Tedeschi ne erano perfettamente convinti. Di fronte alJc possibilità del nemico la costituz ione di una nuova Armata in quella regione era d a considerarsi un ' impresa non pratica. Si accelerava così, sen7,a con tropartita apprezzabile, la catastrofe finale e niente altro. Infatti il me~.c di fehbraio aveva segnato un sensibile peggioramen to nei trasporti ; in marzo le perdite · erano salite al 57% e, nei primi tre mesi del 194 ~. avevamo perduto anche 23 navi da guerra, di scorta ai convogli nostri e tedeschi.
In t:ili condizioni la line dcli' Armata in Tunisia era inevitabile e le truppe dell'Asse erano destinate al sacrifizio. Quando k due Armate furono costrette a deporre le anni, se Rom a (' Berlino afferma ro no che gli scopi della resistenza potevano rnmidcr:1r~i raggiunti. affe rma ro no cosa non vera. Non fu la testa di po ntt' che kcc ritardare di ~ci mc~i l'attacco alla fortezza europea. Il tempo, che ~i disse g uad:1gnato, 11 011 diede certamente ali' A sse la po~~ihi lit:ì di costituire un nuovo front<: difensivo sul suolo italiano, ~omc il \·ali<> :1tlantico: servì, invece . ad impiegare le nostre risorse; m entre la German ia no n era in g r:1dc, di poterci dare alcun aiuto. Cli Alleati consider arono Lt ca 1npagna, definend o la Tunisia ,, un rifugio. dove la battuta Armata it:110 - tedesca, come la bt:lva ,pictat:1mc111c in ~cguita, cercò soltanto di p roc r:i~ti nare b sua cattura "· Con l'epilogo d i Tunisi ,i potrà arri cd1irc ~olta11to il libro della Storia di un:1 nuova pagina di valore e di alto ~p1rito militare d ei nostr i comand:rnti e delle nostre truppe. d1c: ~i no all' ult imo m o mento compirono con nobiltà e serena cosciL"n za il lor(I dm·ne di soldati e di Italiani : ma di questa nuova prov:l e confc rn1.1 11~ noi, nè il mondu ~entÌ\"ano il bisog no, perchè ciò che si rnlcva provare era gi~, univc rs::ilm l'nt c hl'n noto. Circa 1c ca use della nostra ~confìtta in Afric1, lo stesso ge nerale Mara\'i~n:1 co~ì le enum era: - impreparazio ne morale e materiale ad una ~ucrra totale e m eccan izzata, aggravata dalle necessità imposte da lla lotta oltremare e d alle esigenze conseguenti del potere aeronavale; - insufficienza d el potenziale bellico per tale guerra, non mod ificabile: - errata impost:1:1.ione politica e st rategica del problema bellico, soprattutto in conseguen za della subo rd inazio ne economica e militare ad un alleato, che ne m isconosceva g li obbli~hi o volutamente se ne t:sun eva , mirando, più che alla ccoperaz ionc degli sforzi, allo ~fruttam ento d ell 'altro allea to ; - impreparazione speci fica deilo strumento d i. lotta nello specialissimo teatro operativo africano, anch'esso im prepar ato ad una g uerra acrotcrre~trc con g randi masse; mancata organizz;izio nc di un Comando unico per la condotta delle operazi oni, con la consegu ente m anifestazio ne di contrasti: crn~e, tu tte, non ultime, Ji erro;i nella condo tta stessa e nell'impiego dei pili razirn 1:ili procedimenti tecnici, donde: un a situazione
I" / caotica che fece esclamare all'ambasciatore Mac kc.: rrn.: 11 1 d11pu I pi 1111 1 insuccessi ìn Epiro: ''Pare che facciate <li tutto pc.: r pc.:nkrc la g 111·11 11" In sostanza la condotta delle operazioni è passata pn dul' 1,1'1 , Nella prima, l'elemento politico. dato il potere di crnnando I lil' dc teneva in conseguenza di una investitura, anch'essa di c ara11 c 11· 11.,
L'aff/uenw dei ri11/orzi sul campo di b11tt11glia.
litico, ritenne di poter condurre le operazioni, facendo a meno dell'elemento militare: dello Stato Maggiore Generale, cioè, organo tecnico, competente e responsabile, e finì a poco a poco per ignorarlo anche nel campo esecutivo, per cui le funzioni di quest'organo vennero limitate e spesso neutralizzate. Ne derivò che, all'incompetenza dirigente, si aggiunse l'errore di tradurre in idee direttrici operative i;oncetti di azione politica: o militarmente ineffettuahili o errati nel giudizio stesso della situazione politico - militare.
(• Nella seconda fase la direzione della guerra e delle operazioni venne a poco a poco sfuggendo dalle mani degli elementi politico e militare italiani e fu assunta, anche se in parte e non sempre venne salvata l'apparen7.:i, dalla Germania e, conseguentemente, essa non fu ispirata alle necessit;t ed alla particolare situazione della guerra m ecliterrane;1, vale ;1 dire della nostra guerra: ma ri sultò spesso in contrasto con esse. •< Per tutte qm:ste ragioni, occorre essere assai cauti n ello stabilire le rc$1)0n~:1bilit ~ degli organi tecnici sull'andamento e sulla conclusione ddb lutt:1 sostenuta; ma non è questo che più importa : piuttosto è l'in scg11;1mcnto che la nazione deve trarre da tanto pcrniciow ~,:,10 di cnsc e cioè : che la condotta dell a oucrra ~pctt:1 , hemì , alla polit ic i: 111 :1 in perfetta armonia <.:On il pot;~ziale hcllico e con le oigcnze lllilita ri: la condotta ddk o perazioni s!1etta esclusivamente alrunico org:tno competente, e quindi responsabile, al Comando Supn:111<1, :igrntc nel quadro delle dirctti\'c gcner:il i del la !X)litica , ispi ratri..:e ddl:i <.:<i ndotta della gutrra .. .
Le l,;1 u ;1glic ,:urnbaltutc dalla 1'' Armata italiana in Tunisia, nei 58 giorni dcll:i .~lm iosa resistenza, furono quattro: Mareth - El Hamma - El Guctt:1r 16 - 30 marzo ; uadi .A karit - Cliotts 5 - 6 aprile; Enfìdavilk 19 -.30 aprile; seconda battaglia di Enfidaùlle 9 - 13 maggio e, sullo strenuo va lore (Ol quale i nostri soldati le combatterono, reputiamo opportuno ricorda~e i giudizi dei generali che furono i no~tri avversari di allora. Nel febbraio 194X il Maresciallo Alexa nder, già comandante delle forze terrestri all eate operanti in Tunisia, present<\ al Segretario di Sfato britannico per l,1 guerra la .sua Relazione sulla campagna d'A· frica da El Alamcin ;1 Tunisi. ln questo documento uffici ale il Maresciallo riconobbe con obbirtt ività i successi difensivi ottenuti dall a r" Armata italiana sul Marcth e nella prima battaglia dì Enhdavi!le ed il valore dimnst rato d;dlc nostre trn1-;pc. Egli comincia. infatti, con l'esprimersi nei !>egurnti termini : ., La 1· Armata cr;1 agli ordini del generale Messe, uno dei com~~ndanti italiani della pit1 giova ne generazio ne, il quale aveva acquistato una buona riputazione al com ando di un (',orpo italiano in R ussia ». Riferendosi alla battaglia del Marcth scrisse :
I' Il I
,, Quando il nemico, nel pomeriggio dd 21 m arzo, , kl'l i', 1111 forte contrattacco, la nostra posizione di venne insostcnihik. I .:1 1n 1,1 òi ponte della 50" Divisione fu pericolosamente ristretta e 11cll : 1 1H l llt' del 23 le nostre truppe tornarono indietro ,.. Trattando del.la battaglia dell'Akarit mise in particolan: rid111 la combattività delle Unità della , · Armata: « La battaglia dcl1'11:1di Akarit durò solo un giorno; ma il combattimento fu descritto dal generale Montgomery come il pitt duro di ogni altro dopo El Abmein. Attacchi e contrattacchi si scontrarono sulle .colline e tanto i Tedeschi quanto gli Italiani dimostraronci una decisione animata da un intatto morale 11 . Ancora più esplicito fu il riconoscimento del valore e ddb tenacia dimostrati dalle nostre truppe nelle due battaglie di Enfid:tvillc: " L'attacco dell '8" Arm:1ta sulla posizione di Enfidavillc incominciò alle 21,30 del 19 aprile. li nemico contrattaccò continuamente ed a prezzo di chuissime perdite riuscì a contenere l'attacco del Gebel Garci. Fu notato che gli Jtalia11i combattevano particolarmente bene, superando i Tedeschi clic erano in linea con loro. I Neozela ndesi ebbero uno scontro altrett:rnto ~;mg11ino~o per il vilbggio di Takruna >•. Infine, riferendosi all't:pilogo delle operaz ioni , Alcxander nota che: « Gli Italiani , nel terreno montano più inaccessibile a nord dì Saouaf, tennero a lungo ed il generak Messe rimand<ì la propria resa fino al !11attino del 13 )) . Si tratta, ript·tiamò, del principale documento ufficiale britannico sulla campagna d'Africa, portato a conoscenza del pubblico col supplemento della " London Gazette >> n. 38J<)6 del 3 febbraio 1948. Qualche anno appresso .il generale Rradley, che dopo la guerra è stato Capo di Stato Maggiore Generale clellc Forze armate statunitensi, pubblicò sotto il titolo di ,, A Soldier's Story ,, le sue Memorie e, sulla campagna in Tunisia, espresse valutazioni analoghe a quelle contenute nella Relazione Akxander. Parlando dell'azione di F.I G uettar, svolt.1 dal Il Corpo d' Armata americano, dopo aver messo in risalto il fermo proposito del generale Patton di conseguire un grande successo, fa notare che, dopo la battaglia, furono m olti coloro fra g-li Americani che non considerarono affatto il risultato dell'azione come una vittoria. A proposito della prima batlaglia di Enfìdavillc il Bradlcy affermò che il 30 aprile Alexander ,i coo\'Ì mc che Montgomtry ~t;l\·:t
sciu11ando inutilmente le sue forze sui monti di Enfidavillc, << dove la sua 8~ Armata era fallita nel compito di penetrare nelle difese nemiche " · Infine, nc:I 1952, il colonnello Kellet, insegnante presso la Scuola di guerra dell'esercito americano, in un approfondito studio intitolat() (' El (ìucllar, vitto ria o partita nulla? l>, pubblicato sulla Rivista militare sratunit c nsc, riconobbe pienamente il successo difensivo ripo rtato dalla 1" A rrnata ndk: battaglie di Mareth - El I-famma, El Cuctta r e ddl 'A brit. Kdkt ~nissl·, infatti, testualme nte : ,. Il generale Messe, comaud a ntt ddk fo rze cldl 'Asse del Sud, dovette assolvere un compito tal1ica111t·ntl' ~cnz:1 spe ranza, e cioè cont:enere un attacco coordinato sul f rontc r sul tìanrn, cs1:guito da forze prcPondcranti. Che il successo d'impn lirt ;al nnni co di sfondare completamente nella piana tunisina dal giorno 20 marzo al 7 aprile sia stato apprezzato dai suoi superiori può cssae dimoMrato dalla promoz ione a Maresciallo durante gli ultimi g io rni ddl:i campagna tuni sina ;,, Fd :il term ine ddln ~, udio così co ncluse : (< La stampa a mericana, pri \':tl a per lungo tempo d i noti zie di vittoriose azioni delle nostre truppl· in T u11i~i:1. ~:d111 i1 F.ì G ucttar come un grande successo. Ma, IÌn <lai morn rnto in cui il Il Corpo mosse in direzione nord, verso le operazioni conclusi v<: n el settore Mateur - Biscrta, un persistente pensiero ct assilla: " J·.I Lucttar fu una vittoria od un nulla di
fatto ? ,,. li colonnello K ellct riconnlihc, nel campo strettamente tecnico militare, l'abile condotta della dif ftcile mano~-ra da parte <lei Comandante italiano. Un anno prima della pubblicazione dello studio del colonnello americano, il Comandante del XVII Corpo d ' Armata francese in Tunisia, durante una conferenza tenuta a Parigi ad un corso di Stato Maggiore interalleato, indice\ la battag lia del Mareth e la manovra di ripiegame nto della r" Armata italiana come operazione deg na di studio. Anche lord Strabold, nel suo libro cc The Conqucst of ltaly 1> riconobbe che gli Italiani si erano battuti meglio dei Tedeschi.
INCIC E DEL TESTO
V
Prefazione
VII
Premessa
Parte Prima I CARRISTI - I PARACADUTISTI I.
Il
Il.
Reparti n,otorizz:ni e Carri armati dal 1916 al 1935
IH.
L 'evoluzione dei reparti earri~ti Jal 1936 al 1950
IV.
l n:ggimcnti carristi I primi tre rq;gimcnti
Il Il Il li Il li V.
C,11-ro
,1r111,no
3
J5
11
4 reggimento 31'' reggimento JJ' reggimento L_3! 0 reggimerto f,32" reggimento
f33" reggim\'. nto
- La Div isione corazzat:1 "Cen rauro " La J brigata corazzata La Divisione «Centauro .,
v r.
VJ!.
- La Di visione « Ariete 11 La rr brigata corau~1t:1 La Divisione « Ariete " La Divisione " L ir,orio "
100
VIII.
IX.
li XX Corpo d ' Armata moto - cor.u.z..;110 all a hattaglia <li El .-\la111ci n La hauaglia d 1 El Al:uncin .
I 13 11 6
- Il Corpo , l" .\rmata motocoraz2;\lo .dia <lifcsa <li Roma La rico, 1iw z iu11,· dcllt: U nirà ,·arriste
X.
Par:1cad111c e P.1ra..::1<lu1is1i .
Xl.
Lo , ,·du ppo dd pa rac,1dutismo nd la guerra 1114,, · 1945 I 1ep;11 1i p,1rxadu1ist i I.:, •:rn1,pri-1,1 di ('r,·ta
.\ 11.
Il pa1.a..1t!u 1,, 111u in It alia
X li I.
I .. 1 I )1, 1, 1i,11<· .. F11l gorc ..
.\ I \ ..
l..1 IJI\ 1, 11111,· .. :,..;,,,nh., .. ,· lu , q11a<lro11c " F .. I .;1 <.: <•111p1i, 1,1 d1 F ilP1t ra 1•11 Lo ,q11:11lrum: " F ,, L"azionc " H :11 fi li )! .. !! n--.~gi:1~:..::)t(J JJ~~:-:1c:1:h:!!' !! >, ·p, ho" I ."o.:cupaziu11c d1 ( ;riv.11111
2 11 215 2 18
22 1 2 7.2
Parte Seconda LA FANTERIA N ELLA SECONDA GUERRA MONDIALE (DAL 01UONO 1940 Al SETTEMBRE 1943) I. Il .
111.
• Gli av,·cnirnenti dopo la prima g uerra mondiale e le rnu 5c <ld nuo,·c, confl iuo
2 29
L"iniz jo dc:H a 1,!Uc:rra t' le prìn,c operaz ioni La g uerra in Olanda, nel Bdgio cd in Frn1·,:i:1 I succcs~i di Hitler e la II resa in: omli zionarn "
La Fanteria trn le Juc
µ 1ll:1Tc·
11wndiali
L 'evoluz ione vr~ani:.:a L'evolu zione tanirn in rn11ironto co n quella degli a lt ri eserciti
IV.
V.
- Le condiz ioni ddl 'Esercilo aJl'ini:,io della g uerra
L1 ca mpagna contro la F ra ncia Il .:onti11c italo franccS<'
269
Pag.
Gli ordini pe_r le prime operazioni Le operazioni
VI.
3o5
3 13
- Le prime operazioni in Africa Settentrionale
P4
Le forze contrapposte . Le operazioni in Cirenaica
326
VII.
La prima offemiva britannica e la controffensiva italo - tedesca La controffensiva italo - germanica
335 344
VIIT.
Le opr:raziom in Marmarica Le forze italo - tedesche La seconda offensiva inglr.:sc La controffensiva italo - tedesca La bauaglia di El Alamein
348 35 I 357 3 62 365
,lX.
La guerra in Tunisia. La battaglia di Marcth La hattaglia di Mareth - El Hamma Prima fase: 16- 23 marzo . Seconda fase della battaglia: 24 - 30 marzo
369 374 384 389
X.
Xl .
XIL
329
392
- Le battaglie dell'Akarit e <li Enfid;1villc
Le battaglie di Enfidaville (19 - 30 aprile e 9 - 13 maggio) .
397
La guerra in Africa Orientale Il terreno
4I I 4, ,
Le forze contrapposte Le operazioni La controffensiva britannica Cheren . Massaua L'Amha Alagi
414
4J6
417 4 19 421
42 4
- La guerra contro la Grecia Il terreno
4F 433
Le forze Cùntrappostc
li nostro disegno oper::nivo e l'ini;,,io delle L'avanzata verso il Kalamas La controffensiva greca La nostra controffensiva Xlii.
Le operazioni contro la Jugoslavia U terreno Le for ze contrapposte
436 opcra;,,101H
438 439
44 1 445 453 454 455
-..
t:
!!
l'ag .
456
I disegni operativi Le operazioni XIV.
459
- L:1 guerra in Russia. Le operaz10m dd C.S.J.H. Sul Bug . Sul Dnicpcr . Ni kìtowlia La hauaglia di Natale
468 47 1 47 2 478 4 82
X\' .
Le npaaz ìoni dcll'A.R. M.l.R.
489
X VI.
La <t·,,rntb h:11t:1g li :1 del Don cd il ripieµamcnt o delle nostre l lnì1 :ì
507
XV I I. . La dik,:1 ,kl l:1 Si, il i:1 11, I Il 1crrrno
11 1,g
Lt: fo rze· ,01:1r:1ppo, 1.c Le optrazioni
52 4 52 7 52 9 531)
Park Terza
LA GUERRA DI LIBERAZIONE (1943 -1945J I.
- Truppe italiane e truppe tedesche in ltali:. ,illa d:Ha ddl'armistiz.io
~
545
I;
IL
- L'aggressione german ica e le nostre prime resì ,aenzc
562
lii.
- La nostra reazione ndl'h:11ia m er idionale e ctntrak .
575
IV.
- Nell'Italia settentrionale
59 1
V.
- La difesa di Roma
603
VI.
VII.
La lo tta rnntro i T e dc, d 1i ndb S;ir<lq_.:!! a e· nelb Corsio
625
Nella Sardegna Ne.Ila Corsica
625 629
A Corft1 ed a Cefo ln n•:1
635 640
A Cefalonia
Vili.
- Nelle isole dell'Egeo A Rodi .
A (:t,o
.
A Lero e nelle altre isole
652 652 66 1
664
l'•1t•
IX.
La resistenza delle nostre Divisioni in Albani;1 ed in Dalmazia
X.
In Jugoslavia, nel Montenegro e<l in Grecia
XI.
L'Escicito nella guerra di liberazione. Il I Raggrnppame1110 motorizzato
XII.
xm. XIV.
XV. XVI.
XV II.
668
()9 7
Il I Raggruppamento motorizzato it;•liano I combattimenti di Monte Lungo La conquista di Monte Marrone
710
Il Corpo Italiano di. Liberazione
718
Picinisco Il combattimento di Filottrano li passaggio del Musone
72n
l Gruppi di combattimento e la Divisione « Friuli Il (ìruppo di combauimento 1.( Friuli ,,
701 702
712 73 1 )I
Il Gruppo di combattimento «Cremona>• da Ravenna a Venezia Sul Po <li Primaro Il passaggio del Senio e del Santemo Il passaggio dcli' Adige
- Il Gmppo di combattimento ,, Legn;mo ,,
737 7,4 I
755
758 76 t 764
770
I Gruppi di combattimento «Folgore» , HPil·eno» e ccM:mtovau La liberazione di Grizzano . [ Gruppi <li comhanime1110 .. Piceno,; e "Mantova,,
789
Le Unirà ausiliarie
805
794
XVJJI. . La Fanteria durante e dopo la seconda guerra mondiale Dopo ti prima guerra mondiale
XIX.
Perdite in combattimento e ricompense al valore dal 1940 al 1945 . Le ricompense al v:ilorc
Uiblìografia
lfldici
58.
8/)
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
Pag.
Ca rn , .I, , 011ur:1 1-'iat C.11-ru
17
2 0 00 .
1S
,io 11111111 .1 i:i:H J(JOO (.,o)
C:m i .11111.11i k gf!c r i in marcia
26
C arri .1111,.,1i i11 :11tc,a .
29
.\utulili11 do I .. 111, i.1 .. Z "
38 46
C:aro1 h .11
,,k,o
U11 i1~ 111<",,.11111:,.,tc
52
t.:arrt .11111:11 , 111 ,\l,i, a " :11c11trionalc Il ,.,.,,.. .. ,,. , .. l,,1111,·ll o \:1h-:tt oft' Z:1ppaE1. medag lia d'oro ,1lb memoria
58
Il p,1"·'f!f! '" ,I, 1111 I"';,(;
h5 ì3
Ca rro :1rn1.1t .. :\ I 1 1, ( l'l:r,kory)
111
62
discesa
Il discg11t1 111 w•.11 I \ " 1n ln, " p e r l 'annicntamcnio ddk forze britant~ichc
I C:1rri,t i 111 .\ì, ic., , dt l' lllt i.. 11ale C:irri :1r111ati :\I 47 ( l':111<,11 ) al rilorno da llll« m;ino,ra C::1rro :1r m:1to ,. d ifl'w ,·011trnc:1rrn Carri :m11:1ti S!tc,111.1 11 prc.:,;.o il Colosseo Le for zt: ( 111tt r.1ppmt1· all.1 data del 2 scw .: mbrc rç.F Il gcncrak G iu,c:ppc I),· Stcf:mis. Co111:rnd:111te il XX Corpo d'Armata mr,1ncor:l'l'l:t11, :1lla ha11 :1glia di El Ab mc:ir l.:1 ha tta::11:1 di F.I .\lamci11 : lo , diilT:ttncnto ini ziale Slìbta di c:1rri armati ,lur:rntc 11n:1 rivista :1 Milano Carri armati l':Hlot t Un mo11u1u1:11lo al C:1...-i,c.1 L:1 nuova l)ivi, i0111· .. Ariete » ,( hic ra t:1 p<:r la Ri\·ista Il paracadute .. Sal\'ator Primi esercizi di bncio I primi isr;rnti dopo il L'cq uipaggìa1111:nto dei Un attnraggio
>·
S7
92 95 103 10 8
1 15 1
17
I 2 ,;
1 29
1
35
J
38
1 43
dalla torre
1
lancio
150
Paracadutisti
1
47 5ì
1 60
L'allestimento di una 1eep per il lancio Rifornimenti lanciati col paracadute I Paracadutisti atterrano con una mitragliatrice Esercitazioni di Paracadutisti Il battesimo di guerra dei nostri Paracadutisti sulle isole Ioniche Paracadutisti Alpini lanciati sul ghiacciaio di Valtournanche
177 I 80 1 33
Lancio di 54 Paracaduli~ti Alpini sull'altipiano del Cherz (gruppo ciel Sdla)
1
64 67 174 I
1
85
Discesa di Paracadutisti su terreno vario . Lancio di Paracadutisti su terreno montano
J 99
Lo schieramento iniziale delle truppe italia ne per la battaglia di El Alamein
205
Lancio di Paracadutisti Alpini Paracadutisti Paracadutisti nell'uniforme attuale Reparti di Fanteria in attesa Reparti che si preparano a sfilare in via dell'Impero Fanti in azione durame un 'esercitazione . Addestramento della Fanteria Sfilamento cli reparti di Fanteria ;1 Roma Schieramento degli allievi ali.i Scuola Militare di hfodena Sf-ilamento della Fanteria ad una Rivista . Il confine italo - francese li forre francese delle Traversette (conquistato dalle truppe italiane) L'attacco dd 67° reggimento Fanteria verso Monginevro Le linee d 'armistizio con la Francia . Trasporti in Tripolitania Jl terreno delle operazioni in Cirenaica Fanteria all'assalto a Marsa - M:itruk . La via litoranea Ripiegamento dalla linea di Ain d Gazala su Mechili, Tmimi e Dcrna ( 16 - 17 dicembre 1941) . Controffensiva italo - germanica: schicramento sul fronte di Sollum Fanteria all'attacco in Africa settentrionale I presidi più lontani nd Sahara lihico Nel deserto libico 1 nostri Fanti ad HaHaya Soldati inglesi ed indiani prigionieri C' ' Io Africa settentriorl'.llc
r9 3
14 r9 224 2 2
257 260
26, 264 27 1 28 3 292 301
309
313 321
326 33° 336 ) , 7 ,.), 339
343 346 353 356 361 36 4 37 1
Pag
L1 banaglia di Marech - El Hamm.i
376
Un eliografo nel deserto La guerra nel deserto . Autocarri , c::unionctk c tombe I Fanti combauono nel deserto
379 3 82 385 387
In Africa sct1c11trionak La l,auaglia dell'Abrit A ricordo di alcuni c 1du1i de lla l)i,·isionc " Trieste
39 4 398 403
11
L'affluenza dei rinforzi sul c:1111pu di battaglia
407
Reparto indigeno . Il colonnello Alhcrto B0rgl1<:, i
4 1 .3 420
lhnd:i d i indige ni 11 castello d1 ( ~011d a r lmcrruzioni stradali ,ul lro1111· g o·t·co
425 4 30 4 34 4 37 442
Nosuc .~almt:rit· in Crcci:i li Nucleo :\ ssi, trn za di un:, I )i, i, iu11c i11 .\lb.rni.1 C ippdlano milit:1rc che ,·dd,r., 1., l\k"·' 111 1111.1 tri nn-.1 dd fronte g rc.::o
440
Trasporro di matcri:1li Sulle pendici Jd T epclcni Il ponte di Argirocastro Le operazioni contro la Jugoslavi a Le nostre F,11neric all'attacco sulla nt,-e Fwreri:1 al front(' jugosbvo li trasporto d i u n ferito li gcncraie G iovanni Messe Fanterie italiane in marcia 111 Russia Il passagg io di un a utocarro su un ponte g ià distrutto dai Russi Lavori stradali in Russia Un a noslra vcJctta sul fro ntt· russo Don G iovanni Mazzoni V çdctta italiana al fronte russo Prigionieri russi li generai<': Italo Garìholdi, comandante dcli' A.R.M .1.R Colonne della Divisioni: u Pasubio " passano per una città russa
449
11 scr\'izio str:idalc a l fronte russo Artig lieria da montagna in Ru ssia Ponte sul fronte russo .
49 6 499
lntcrrog:ttorio, di prigìo11icri russi
503
Il fango in Russia
509
450
454 457 460 46 3 466 47 0 47 3 4 76 479 48 0 483 48 5 486 49 I 49 3
500
1·,~ Ali 'assalto con i carri armati Aniglierie contraeree . Una passerella rìattata sotto il fuoco Mitragliatrice in azfone I nostri Fanti in Russia Il passaggio <li un fiume in Russia Carro armato russo colpito . Le operazioni anglo - americane in Sicilia Livorno: Lungomare . Livorno: La vecchia Fortezza La Spezia Bari: Il porto Bari: Il Lungomare Il generale Nicola Bellomo Il generale Don · Ferrante Gonzaga
514 517 52 0
522
526 53 1 535 538 565 566 569
,71 577 578 581 584 585 587 588
Napoli: TI Castello dell'Ovo An7.io Nettuno La Spezia La difesa dì Roma Roma : Pona San Paolo Le operazioni contro i Tedeschi in Corsica Il colonnello Luigi Lusignani Le operazioni nell'isola di Cdalonia . Il generale Antonio Gandin Isola di Rodi: il torrione San Nicola li generale Ernesto Chirniniello Il generale Giuseppe Amico Monte Lungo
Seconda azione su Monte Lungo (, 6 dicembre 1943) del mento motorizzato italiano
()05
612
632 638 642 647 657 675 682 Raggruppa-
706
Monte Marrone La conquista di Monte Marrone Le operazioni del Corpo Italiano di Liberazione nel settore dcli' Adriatico Le operazioni del Gruppo di combattimento ,, Friuli >.• •
711 713 72 7 74 4
Lo schieramento del Gruppo « Friuli " alla data del IO febbraio r945 Schizzo panoramico di Grizzano e Casalecchio dei Conti Il GrupPo d i combattimento t, Cremona>> : schìcramenco del 14 gennaio 1945
74 7 ì5 2 7 '5 7
l{cparti Jcl Gruppo " CrcmoP;i » sul Scnio Le operazioni dd ( ;rupp<, " Cremona " Il (;ruppe, ,. C:runon.1 ,, oc(llp;i Alfonsine
762
Il pas,~gt:i11 dd p., I.o ,Lhin.111 H 1111, dd ,. Legna no " alla dat:i dd 23 marzo 194<; Le oper.111.,111 .lei " Cruppn Legnano ·.. :'v1u111 1wn1 dl'I ( ;rnppo ,. Lcgn.rnn » ìn Valle !dice Le <•pcr:11111111 del ( ;ruppo ,, Folgore" Il ,ctl1 )f<" .111111.111, :il c_; r uppo « Folgore " Il tn It·1111 , l'.11i1111c dd ( ;ruppo u Folgore "
769
765 766 773
778 78 3
79 1 7':15 799