Storia delle fanterie italiane Volume V. Le fanterie nella Prima guerm mondiale - 1 F.doardo Scala F.dizione speciale
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STATO MAGGI ORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
EDOARDO SCALA
STORIA DELLE
FANTERIE ITALIANE VOLUME V
LE FANTERIE NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE · 1
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ESERCITO IL GIORNALE;:• BIBLIOHCA STORICA
f l Generale Scala,
in questo quinto volume della sua ~ Storia delle Fanterie >) , rièvoca con precisione di storico e cuore di soldato le gesta dei Fanti italiani nel corso della prima guerra mondiale : guerra sempre viva nel ricordo di chi ebbe l'onore di parteciparvi, guerra sacra all'ammirazione e all'orgoglio di ogni Italiano. Quanto fu allora compiuto dalle 152 Brigate della nostra eroica Fanteria è ormai consegnato alla Storia, ma non sarà mai meditato abbastanza. L'Arma, che raccolse e inquadrò sotto le sue Insegne la grande maggioranza del popolo e ne impersonò ed espresse le virtà migliori, conobbe, nei quattro lanJ?hì anni di quell'aspro conflitto, ogni rischio, ogni sacrijicio, ogni fortuna. Oggi, da queste pagine che celebrano ed esaltano la gloria della Fanteria, la mia parola vuole tuttavia rappresentare anche un ricordo e un omaggio reso a tutte le Armi, che in terra, in mare e in cielo ad essa si affiancarono nella durissima prova, affermando, in gara di valore e di sacrificio, la comune dedizione ad ano stesso dovere. Da quella fraterna cooperazione scaturi allora la gloria di Vittorio Veneto ; su quella stessa cooperazione, mai smentita nelle ore supreme, la Patria fa sicuro affidamento per l'avvenire. IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
Oen. di C. d'A. Giuseppe Pizzorno
PREMESSA
Lo speciale carattere assunto nel 1914 dalla guerra europea, quale occasione forse ultima per dirimere tutte le contese e per conseguire l'esaudimento di tutte le aspirazioni dei popoli, rese inevitabile il nostro intervento nel lungo conflitto. Questo compresero, fin dal principio, il popolo ed i governanti e, se il nostro intervento non potè essere immediato, ciò si dovette alla necessità di compiere prima l'indispensabile preparazione politica ed a quella, più di ogni altra essenziale ed urgente, di provvedere alla nostra preparazione militare. Ma, pur costretti da tali esigenze a differire di qualche mese il nostro intervento, la neuLralìtà - ì~pirata, come venne affermato fin dalle prime dichiarazioni del Governo, da un sacro, necessario egoismo - non poteva impedire alla Patria di interessarsi di lluanto stava per avvenire in Adriatico, nel Mediterraneo e al di là delle Alpi. Gli interessi dell'Italia non potevano essere, del resto, più evidenti per tutta la nazione, già fatalmente preparata a questa guerra anche dall'influsso di cause lontane, che affidavano indubbiamente alla nostra generazione il compito di completare l'indipendenza e l'unità della Patria iniziata dai nostri predecessori, riparando per sempre gli errori del passato e correggendo finalmente le mal sicure frontiere del 1 866. Ed, infatti, il nostro popolo riconobbe necessaria la guerra, che ci veniva imposta dal ricordo dell'opera dei nostri padri rimasta incompiuta, dal bisogno di chiamare finalmente a far parte della nostra grande famiglia i fratelli ancora soggetti allo straniero, dalla necessità di assicurare alla Patria i sacri confini, che la natura ci aveva assegnato e che all'Italia indubbiamente spettavano per tutte le leggi della Geografia e per tutti gli ammonimenti della Storia. Nel partecipare finalmente alla guerra, noi tutti provammo, infatti, come il senso di una necessaria liberazione e ben compren-
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demmo d1e, a malgrado degli sforzi e dei sacrifizi che sarebbero stati necessar.i, con la partecipazione al conflitto mondiale, l'Italia avrebbe iniziato un nuovo, non meno glorioso ciclo della sua storia. Ma, oltre all'influenza delle cause, che sono da considerarsi essenziali e che erano state rese ancor più evidenti anche dalle recenti minacce rivolte dall'alleata Austria all'integrità del nostro territorio (r}, l'Italia comprese: di dovere ad ogni costo profittare dell'occasio ne che la guerra ci offriva per il conseguimento delle aspirazio ni nazionali. Data l'incvitabilit;'i del conflitto, chiaramente dimostrata dall'influsso di tali cause lontane e prossime, essenziali ed occasionali, l'Italia dedicò i dicci mesi della sua neutralità: sia ad una preparaz io ne politica, che assicurasse al conseguimento dei nostri scopi l'indispcns:1bilc appogg io degli Stati, verso i guaii ci spingevano le nostre tradizioni ed i nostri ideali (patto di Londra) e che ci permettesse di sperare, rispetto alla politica interna, la concordia e la consapevolezza del nostro popolo (m;iggio 19r5); sia ad una preparazione militare che, anche se non dd tutto completa. portasse rapidamente l'esercito ad una dfìcicnza considereYole. ,, La nostra prep;:irazione ---- scrisse poi jl Barone (2) - fu davvero un 'opera grandiosa di fervida improvvisazione. Mentre il nostro apparecchio militare era, infatti , impreparato specialmente per una guerra offensiva, noi dovevamo apprestarci a prendere k offese, come vole vano gli scopi nazionali che ci spingevano alla guerra n . Ma a ben più gravi necessità il nostro Comando Supremo doveva provvedere durante il lungo periodo delle ostilità, a mano a mano che si imponevano sempre nuove esigenze e che si moltiplicava, come vedremo, il numero dei nostri combattenti. <, La g uerra alla quale abbiamo partecipato anche noi doveva scrivere poi il Bastico (3) ·-· avrebbe dovuto, infatti, segnare, nella storia dell'umanità, un'epoca a sè: sia per la grandiosità delle masse (1) Come affermano 3nche il rnn Cramon cJ i! Nowak , il C3po di Stato Maggio re dcll'cserciw austrÌ;lco, genernk Conrad ,·on Hoctzcndorf, vole va nel T•)Oj marcia re co11tro l'Italia. Propositi sirni]j erano st:lli manifestati contro jl nostro Paese anche dall"Arriduca Francesço Ferdinando, Principe ereditario dell'Impero austro - ungarico, nel 1()09, mentre le enc.:rgic della nostra nazione erano ri rnlte a riparare, pc:r tiuallto era possibile, le conseguen ze dd terremoto del I<)08, eri anche durante b guerra libica, nel 1912. (2) Cfr. BARONt: « La Storia militare dt"lla nostra guerra fino ;1 Caporctto ,,. (3) Cfr. B.\ST1ço: ,. Appunti . di Storia dell 'arte militare terrestre )>.
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e dei mezzi iinpiegati; sia per le conseguenze politiche, economiche e soprattutto sociali della lunga e durissima prova. « Cinque anni di guerra hanno visto scendere in campo milioni di armati e la lotta cruenta e tenace, che ha sperperato vite e ricchezze con una prodigalità prima sconosciuta, è stata veramente lott;i di popoli e non di eserciti. Già da tempo era stata preconizzata la grandiosità dei conflitti avvenire; ma la realtà ha sorpassato ogni previsione, e quella, che in senso lato diccvasi la nazione in armi, ha trovato sui campi di battaglia la sua stretta e completa applicazione. Realmente, e per la prima volta, le nazioni hanno gettato sulla bilancia tutti i ioro uomini, tutte le loro ·ricchezze, tutte le loro forze vive e, mentre l'inizio della lotta aveva visto l'urto di eserciti numerosi come mai, ma pur sempre piccola parte dei popoli dai quali erano tratti, la fine di essa trovò tutto il popolo valido in armi ed i vecchi e · le donne intenti ad apprestare nuovi mezzi. di distruzione e di strage. « L'organizzazione e la preparazione delle masse per la grande guerra e per la lotta futura esula, per conseguenza, dal campo strettamente militare, per trovare posto in quello sociale>). Anche durante il primo conflitto mondiale, - a mal.grado dell'importanza sempre crescente, che il carattere statico assunto dalla guerra fece attribuire al materiale ed alle armi _, l'uomo, con le sue virtù e con le sue debolezze, ha continuato, infatti, a rappresentare l'elemento più importante della lotta e la Fanteria si è rivelata, attraverso la lunga e terribile prova, ancor degna del titolo di Regina delle battaglie, conferitole da Napoleone Buonaparte. Essa - pur riconoscendo la necessità di fare un sempre maggiore assegnamento sulla cooperazione delle altre Armi, e specialmente su ttuella dell'Artiglieria - ha continuato a costituire il nerbo degli eserciti e, per ragioni organico-sociali : percbè più veramente raccoglie tutte le diverse energie del popolo; per le sue qualità caratteristiche:. perchè la Fantnia vive e combatte su qualsiasi terreno ed è l'unica Arma ugualmente atta all 'azione vicina, col movimento e con l'urto, come all'azione lontana, col fuoco; per essere la sola Arma capace di conquistare con l'occupazione diretta e di conservare con la immediata resistenza, essa è ancora ben degna, fra le Armi sorelle, di quel serto regale, che indubbiamente le spetta e che le spetterà anche nell'avvenire. Serto mirabile, non già adorno di ori e di gemme; ma intessuto di spine insanguinate: non motivo di sterile orgoglio, ma doveroso
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riconoscimento del suo sacrifizio; non prova di un privilegio ingiustificato; ma degno e meritato compenso per il suo lungo glorioso martirio!
Affermatasi, in ogni g uerra e contro og ni nemico, come abbiamo già visto nei precedent i volumi, com e l'Arma più impo rtante degli eserciti romani , la Fanteri a - alla tJualc i barbari, con l'ordinamento feudale , tolsero poi forza e prestigio - aveva cominciato a ridestar~i durante le Crociate, era risorta nelle milizie dei Comun i, a,-c.:,·a vin to, con la Lega L ombarda a Legnano e coi Bolognesi alla Fossalta, gli eserc iti dell ' Impero ; aveva affermato la sua rinata virtù anche fra gli Slranieri con gli arcieri cd i picchieri italiani che parteciparono alle loro g uer re cd aveva riacquistato la consapevolezza del suo valore con Alberico da Barbiano, nelle Compagnie di ventura italiane. Q uando. per k pazienti fatic he degli umanisti, il ricordo e l'esempio dell'Urbe rispkndcttero di nuova luce cd i pensatori, i politici ed i capita ni del Rinascimrnto lessero Tito Livio e <.:o nsultarono VcgcL.iu, la fauteria era tornata :1d essere Arma principale nell'Ordinanza fiorentina , nella Ccrnidc di Venezia, nelle milizie paesane dei Savoia, degli Sforza, dei Farnese e degli Estensi. Nicol<'> Machiavdli. n:~titucndo a ll'Arma la denominazione latina. a\'l:\·a definito la fanteria ,( nerbo degli eserciti ,, com e, tre sccoli dopo, Napok o ne I do veva chiamarla ,. R<·gina delle bauaglie ,, ; e l'Arma avcva sempre r appresentato più veramente il popolo, cor:tinuando a viverne la vi ta ed a raccoglierne le energie, partecipando, è vero, alle sterili lotte tra le Signorie e !e Repubbliche amb iz iose e ri vali: ma conservando sempre, in con fro nto con gli stranieri, il suo carattere nazionale. Q uando la Francia e la Spagna fecero dell ' Italia settentrionale il loro teatro di g uerra per il predominio sulla nostra Patria ed alcune regioni di tJuesta caddero sotto lo strani ero, i so ldati piemo ntesi avevano continuato ~1 tenere alto l'o nore della Fanteria italiana, difendendo strenuamente le Alpi anche due secoli dopo, quando le g uerre di successione insang uinarono nuovamente l'Euro pa. Venuti in Jtalia i giovani eserciti della Rivoluzione francese, m cmre la Marsigliesl', arcangelo di lihcrttÌ, trasvolava le Alpi, le nostre Fanterie - dopo avere difeso gli antichi ordin amenti a Cosseria,
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a Ceva cd al ponte di San Michele, cadendo per la Patria nella santa luce delle armi - si erano raccolte, all'appello del Buonaparte, prima nelle improvvisate legioni della Cispadana e della Cisalpina e poi nelle salde Unità del Regno Italico e di quello delle due Sicilie; avevano percorso, instancabili, seguendo il grande Corso, tutta l'Europa ed avevano combattuto, per la promessa libertà., in Italia, in Spagna, in Germania ed in Russia, rivelandosi tra le migliori del mondo cd ottenendo da Napoleone il pieno riconoscimento del loro valore. Nelle guerre per l'indipendenza e per l'unità nazionale, i Fanti avevano combattuto, come abbiamo ricordato nel III volume, dal 1848 al 1870, serbandosi fedeli, nella prospera come nell'avversa fortuna, alle loro più nobili tradizioni e contribuendo in modo preminente alla ricostituzione della Patria in Nazione. Dopo la liberazione e l'unificazione dell'Italia l'esercito dovette partecipare alle nostre imprese coloniali, durante le quali la Fanteria, col suo valore ed a volte, come a Dogali, ad Amba Alagi, ad Adua, col suo sacrifizio, affermò il prestigio della Patria lontana ed il suo diritto a partecipare alla colonizzazione dcli' Africa. Queste, in rapida sintesi, le gesta della nostra Fanteria , da noi ricordate ne.i primi quattro volumi di quest'opera. Ma la guerra, nella quale la Fanteria, (( fiore sommo ed intero della nostra razza discorde >> , raccolse la maggior gloria, fu quella del 19r5 - 18, durante la quale tutte le nostre forze armate, efficacemente sorrette dai voti della nazione, gareggiarono in valore cd in abnegazione per completare il nostro Risorgimento e conquistare alla Patria i naturali confini. Per la prima guerra mondiale la Fanteria raccolse il 67 % dei mobilitati (soltanto quella di linea mobilitò 2.303.000 combattenti) ed offrì, nel 1918, per la fase decisiva e la vittoria finale, l'impeto vittorioso e l'incrollabile tenacia di 152 brigate di Fanti, Granatieri e Bersaglieri, di 7 raggruppamenti alpini e di 29 reparti d'assalto. Combattendo ancora una volta contro l'Austria, - come poi scrisse il maresciallo d'Italia Pecori-Giraldi - il Fante italiano affermò indelebilmente la sua gloria nelle dodici battaglie dell'Isonzo, nella difesa di passo Buole, del Pasubio, del Novegno, degli Altipiani, del Grappa e .del Piave e - come autorevolmente confermò il generale Bonzani, quale Capo di Stato Maggiore dell'esercito riassunse le virtù della stirpe, realizzò lo sforzo di tutti e più veramente decise ogni combattimento.
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Questo V volume della nostra Storia si propone appunto di esporre le gesta della nostra Fanteria nella prima guerra mondiale; di ricordare, cioè, le magnifiche pagine di gloria, scritte in gran parte col sangue dei nostri Fanti, durante il primo conflitto, partecipando al (JUalc, dal 1915 al 1918, noi potemmo finalmente rivendicare all'Italia i termini sacri, che già ad essa avevano riconosciuto indispensabili, secondo le leggi eterne della natura, l'antiveggenza di Augusto, l'alto genio di Dante e quindi , in tempi a noi più vicini, filosofi come il Rousseau, pensatori come il Romagnosi, Capi politici e militari come Napoleone I. La partecipazione nostra al primo conflitto mondiale rappresentò, senza dubbio, per il nostro popolo e per tutte le forze armate, ma specialmente per i nostri Fanti, il periodo delle più ardue prove e delle più fulgide glorie; periodo che tutti i v<:cchi combattenti del Carso non -potranno mai dimenticare. Come se per i nostri limpidi cieli una solenne voce avesse ancora gridato <• ai pigri cuori e ai dissueti or<:cchi ,, il nome santo d'Italia; fosse sorta ad annunciare finalmente scoccata l'ora di adempiere tutte le promesse, di compiere tutte le ri vendicazio ni , dì effettuare per sempre gli inobliabili vaticinii, che ai nostri maggiori, in ogni tempo. avevano suggerito le memorie del passato e le speranze nell' avvenire, così, nella luce augurale del Maggio fatidico. si affermò piena e mirabile la nostra cons;ipevolczza, sicura la nostra fede, pronto il nostro impeto, ricorda ndo il quale, Vittorio Emanuele Orlando, con esultante parola doveva poi solennizzare l'nento meraviglioso che, dopo i lentissimi secoli, si era alfine rinnovato nell 'unione di tutto il popolo italiano, " accorso alla guerra, non perchè essa si annunziasse breve, facile, sicura: ma perchè - sapendola invece terribile e lunga - era guerra giusta e necessaria! >). « Per essa ogni nostra terra ci diede i suoi uomini, dalla cerchia delle Alpi alle estreme six;nde ioniche, dai dispt:rsi casolari alla Reggia; ognuno vantava nell'es<:rcito la propria virtù e la propria fierezza: m a pure esso palpitava di una medesima trepida speranza, brillava di una medesima luce devota, çosì che il sangue fraternamente sparso dallo Stelvio all'Isonzo fu senza dubbio il cemento più atto a rendere completa, defìnitìva, eterna la grande opera dell'unità nazionale! >J . Nell'ora fatale della decisione, scomparvero, infatti, perfino le ultime tracce di quelle diverse legislazioni, consuetudini, tendenze, che dalle diverse vicende storiche fatalmente ci erano derivate nel
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tempo; si obliarono, finalmente, tutte ciuelle differenze, a volte non lievi, che la configurazione del nostro territorio cd il diverso clima pur tenderebbero a giustificare, in questa nostra terra diletta, cui chiedono insieme alimento le palme della Sicilia cd i licheni dei ghiacciai alpini. Tutte le stirpi, agili e vigorose, che in essa si confondono apparvero finalmente commosse dallo stesso volere, illuminate dalla stessa purissima luce, con eguale efficacia chiamate contro lo stesso nemico e lo stesso pericolo, alla medesima impresa di libertà e di giustizia; così. che, con pari prontezza di sacrificio, con eguale slancio generoso, con cuore ugualmente pronto ad ogni più grave cimento, quasi spontaneamente si raccolsero insieme, nei nostri reggimenti, i forti figli dei monti, temprati al rigore delle tormente alpine, e gli operosi uomini della pianura lombarda; gli alti Veneti, tratti a rispondere al fatidico appello da ricordi ancora più recenti, e coloro che dai loro monti d'Abruzzo seppero trarre la forza dei saldissimi cuori; i Sardi, dagli occhi ardenti e della chiusa anima, eroici nel loro disciplinato silenzio, ed i sobri contadini, ai quali il sole ed il mare della lontana Sicilia avevano formato, per la Patria comune, per la comune vittoria, i validi toraci e le robuste braccia e le invincibili anime. L'amore p ei fratelli ancora gementi sotto lo stesso giogo che già sembrò così grave ed insopportabile ai nostri padri; il puro sentimento, che faceva ancora somigliare il nostro popolo a<l un cavaliere levatosi in armi, a respingere dai deboli oppressi la prepotenza straniera, il nostro soldato seppe, infatti, sempre dimostrare, durante la difficile, ma gloriosa marcia verso i monti aspri di Trento e la ridente marina di Trieste; per tale sentimento trovando più facile ogni dovere, più spontaneo il ricordo di tutte le promesse non ancora adempiute, di tutte le invocazioni che non potemmo prima ascoltare: ma che, nel lento passare degli anni, avevano pur sempre affermata inestinta ed inestinguibile, nel cuore degli aspettanti, la grande fiamma di amore e di fede per la grande madre comune. E questa non potè non profittare dell'occasione per liberare finalmente anche i figli ancora oppressi dallo straniero. Venuti da ogni regione d'Italia a portare, anche a prezzo della loro vita, ai nuovi fratelli il dono prezioso della 1ibertà, i nostri soldati che, chiamati subitamente alle armi, rappresentavano tutte le più feconde energie del nostro popolo, si mostravano ed erano buoni, pietosi, cavallereschi, pronti a trovare la loro migliore tenerezza per
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essere ri spettosi per la canizie dei vecchi , timidi con la mirabile graz ia delle belle donne friulane, ince rti, con l'innocenza dei bimbi, anche in quelle lievi carezze, che loro suggeriva jl ricordo dei fì. gliuolctti lasciati inconsapevoli nelle loro case lontane. Non tali , di certo, doveva poi conoscerli il nemico, che ben seppe, invece, quanto diYersa nella bont:ì e nell'ira, nell'amore e nell'odio, fosse l'anima dei soldari italiani: capaci di raccogliere, con femmine:1 pict~. fiori pei compagn i caduti; ma d'invocare, nello stesso tempo. Li dcsidc.:rata \'cndetta, ad essa preparando i cuori e le armi : commossi a vo ltt:, nelrinvi are ogni più tenero pensiero alle famiglie lontane. durante la di ftìci le lettura di una lettera gualcita; ma inf:itic 1bil i po i nel costruire strade, nello sca\'are trinçee, nel prcpararc l':1zio11 t: con <).i;ni più dura fatica; pronti a pregare, con puri rnori di fan ciulli . fr;i le cento voci diverse e terribili della battag lia. prcs~o g li altari improvvisati sotto il ciclo immenso; ma non mrno pronti poi a cancellare subitamente ogni loro commozione ed a n:ndcre, con irresistibile impeto, vani ogni inganno ed ogni resistenza del nemico, distruggendo gli ostacoli , conquistando ne i ripari, uccidendolo senza vana pietà, per strappargli ad ogni costo quella \·ittoria, che a t:utti appariva sempre più nccessari:.i e glorios,1.
L'aver partecipato alla guerra 1915 - 18 costituirà sempre, nel cuo re dei superstiti, un ricordo ìndckbik.
Oltrcpassatt: k acque verdastre dell'Isonzo, che ancora 1xirtavano al mare gli ec hi di tante lxittaglie; abbandonati gli ul timi borghi , gi~t resi deserti dalla perenne Lminaccia; pervem~tì finalmente, nel silenzio delle notti senza luce, nelraria impregnata dagli acri odori degli esplosivi moderni, alle primissime linee, i nostri Fanti spontaneamente sentivano essere g iunta ormai l'ora dei doveri supremi. E, come a volte sostituivano il soffice berretto di panno col duro elmetto di acciaio, atto a proteggerne la giovant: fronte, così essi cingevano il loro cuore con una impenetrabile corazza di ferrea costanza. Un più fermo rnlerc, un più ten;ice proposito, un odio ancor più implacahilc contro il nemico ~i impadron i\·a di essi, a mano a mano che i disagi e le intemperie tempravano la robustezza del loro coq:,o e che la visione costante del costante pericolo sottoponeva a prove sempre pit1 difl11:ili le energie della loro anima.
xv Forse perchè così frequente e così v1cma si sentiva a volte passare la nera ala della Morte; forse perchè si sapeva di essere chiamati ad effettuare una così pura idealità e, dal più umile soldato al superiore più elevato, ad una così nobile gara di coraggio, di sacrifizio, di devozione alla patria si partecipava, certo si è che, di fronte al nemico, nelle profonde buche tortuose, dietro i sacchi di terra cosparsi di fango e chiazzati di sangue, nelle trincee dove si soffriva, si digiunava, si combatteva e si divideva, a volte, coi Morti l'angusto spazio, noi abbiamo tutti sentito di diventare migliori. Trascorsa, dietro gli estremi ripari, la prima notte insonne, la meta si mostrava quasi improvvisamente, agli incerti chiarori dell'alba, dopo il breve intervallo cli rocce incessantemente tormentate dall'ira dei cannoni nemici e dei nostri; al di là dello spazio, a volte così breve fra k due lince avversarie, ancora disseminato di giovani corpi insepolti, dormenti il loro ultimo sonno al sole ed alla pioggia, ancora in ciucgli stessi atteggiamenti nei quali li aveva raggiunti la Morte. La trincea nemica appariva in un aggrovigliamento fittissimo di ferrei fili contorti, che avevano aClJUistato nel tempo il colore rossastro del sangue, in un confuso ammasso, in una tortuosa striscia lunghissima di terra, di pietre, di legna, di sacchi: la trincea, dietro la quale, a pochi passi appena, aspettavano, come in agguato, gli Austriaci e con loro forse la Morte; ma al di là della t1uale la Gloria sorrideva divinamente tutte le sue promesse e Trieste, ancora lontana, nel candore delle sue molte case, presso il suo mare turchino, ci volgev:1, nel silenzio dell'attesa, tutte le sue ansie e tutti i suoi richiami. · A <1uella meta bisognava ad ogni costo arrivare; anche, da quel riparo bisognava scacciare gli Austriaci e respingerli indietro, sempre più indietro, fìnchè ogni lembo della nostra terra non venisse strappato al loro ingiusto dominio. Questa era la necessità che si imponeva, netta cd evidente, anche alle menti più tarde; questa la volontà sicura, il fermo proposito, che ci infondeva l'esempio dei superiori e dei wmpagni; questo il dovere, al Lluale incessantemente ci spronava la sicura certezza che, dietro alle compagnie ed ai reggimenti ai quali la Patria affidava, fiduciosa, il suo onore, la sua integrità, il compimento dei suoi luminosi destini, tutti i memori vecchi, tutte le donne pietose, tutti i giovani ancora inesperti, rimasti nelle case lontane, vivevano a noi idealmente uniti e per sempre, nello stesso voto concorde.
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E le mete furono raggiunte; l'Italia conseguì i suoi naturali conhm e la vittoria decisiva , finalmente con(1uistata nel 19 18, potè rappresentare il più degno cd cf lìcace viatico per ogni ulteriore progresso ed anche l'orgoglio più santo dell a nostra generazione.
La nost r:i p:1rtccipazione alla prima g uerra mondiale e la dccisiv:i \'ittoria comcgui ta nel 19 r8 contro il secolare nemico, a compenso ddl'crnico s:1crifìzio dei nostri seicentomila morti, costituiscono eve nt i così irnport1n1i nella nostra Storia, che il ricordo di essi non J>U<', non conferire un particolare interesse :i 1..iuesto volume. La Fant eria partecipò alla l11nga lotta con 2.720-324 uomini, vale :1 dirc con una forz:1 superiore a quelle di tutte le altre Armi som111:1te insieme. subì 1'86,29 'i,; delle perdite e, come abbiamo già ac<.:t:11 11:ito, ebbe, in totale, 82.507 decorati e più precisamente 14-637 per la ca mpagna del r915, 17.682 p:.-r la campagna del 1916, 25.34~ per Lf11dl::t del 1917, .24.404 nd 19r8 e 441 nd 1919. Per conseguenza, per tp1anto tutte le forze armate della nazione cu ncor~ero, in nobilissima g;1ra di eroismi e dimostra ndo eguali nnì.1, alb libcraz10nc degli ul1imi lembi della Patria' rimasti· ancora sotto il giogo austriaco, può dirsi che la vera protagonista della g unra fu la nostra Fanteria, cosl come, a conseguire, dopo tante prove, l:1 necessaria vittoria, ( u tutto il nostro popolo. Durante la lunghissima prova, i F~1oti i:onsta tarono come fosse sc111 prc più necessario al loro impeto cd alla loro tenacia il concorso delle :ilrre Armi e specialmente quello dell'Ar1iglieria; ma dimostrarc>no anche che le energie, che più decisamente contribuiscono a rendere possibi le ogni vittoria, sono e saranno sempre quelle dello spirito. C',0nclusa fìnalmente !'accanitissima guerra a Vittorio Veneto, mentre furono inualzati monumenti nazionali alla gloria delle al tre Armi , vrn ne considerata come monumento alla Fanteria la tomba del Milite Ignoto. La salma da tumulare sull'alt::ire ddb Patria venne scelta, come è noto, ad Attuilcia, da una madre rimasta per la g uerra priva del figliuolo, fra le undici salme raccolte, senza piastrino dì riconoscimento, nei luoghi delle più accanite battaglie: San Michel e, Basso Isonzo. Goriz ia, Cadore, Basso Piave, Montello, G rappa, Altopiano, Dolomiti, Rovereto.
Apotco,,i del :\filite Ig noto,
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I cittadini di Roma s'inginocchiarono al passaggio dell'affusto di cannone che portava la salma dell'Eroe senza nome; salma che, prima di essere tumulata nel Vittoriano, accanto al Campidoglio, vcnne benedetta nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, alla cui porta si leggeva la seguente epigrafe:
Ignoto il 11omc --- folgora lo spirito dol'lmque è l'Italia con voce di pianto e di orgoglio dicono innumeri madri t: mio figlio. Come un altro monumento dedicato alla gloria dei Fanti italiani venne considerato anche il cimitero di guerra di Redipuglia, nel (!ualc riposano per sempre i 100.000 Caduti della 3a Armata, ancora schierati, nelle loro tombe come in battaglia, con a capo il loro comandante, Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta, il quale volle essere sepolto insieme ai suoi eroi e rimanere, •< al cospetto di quel Carso che vide epiche gesta cd innumeri sacrifìzi, vigile e sicura ~colta alle frontiere d'Italia n. Ma giova sperare che, qu;mdo la Patria avrà riacquistata la sua serenità e la sua forza vitale, anche la F an teria ahhia, come mtte le altre Armi, il suo monumento, non dedicato soltanto, come le sug, gc::stive tombe già ricordate, :1! suo sacrifizio; ma anche al s110 eroismo ed al suo preminente contributo a tutte le vittorie.
La nostra partecipazione al primo conflitto mondiale ebbe una particolare importanza per la nostra Fanteri~,, anche per l'evoluzione che essa dovette subire nel confronto con le altre Fanterie belligeranti, per la crescente complessit~ dell'armamento e per i caratteri stessi òell:1 guerra, che costrinsero i nostri Fanti ad iniziare quella specializzazione, che doveva poi divenire ancora più profonda nel periodo trascorso tra Li prima e la seconda guerra mondiale e nei difficili anni di quest'ultima. Ed, infatti, pur riservandoci di trattare in altrettanti volumi le Fanterie scelte e speciali preesistenti., Granatieri, Bersaglieri, Alpini, noi, insieme con quelle dei Fanti di linea, ricorderemo in questo volume anche le gesta dei mitraglieri, degli ardi ti e dei primissimi reparti di carri armati improvvisati durante la guerra.
xx Lasceremmo poi quest'opera ancora più incompleta e mancher emmo ad un sentimento di cameratismo, tanto più sacro e doveroso in quanto affermatosi sui campi di battaglia, se in questo volume trascurassimo di ricordare i combattenti che, pur appartenendo ad Armi e Corpi, istituiti per rispondere in pace a particolari finalità, parteciparono con salde Unità alla guerra 1915 - 18, dimostrandosi deg ni emuli cd ottimi fratelli d'armc dei nostri Fanti, coi quali di visero i disagi, i sacrifizi, i pericoli e la gloria: i Carabinicr .i e le Guardie di Finanza. Non potremmo infine concludere quest:1 premessa, senza ricord ar<:. fin d'ora, perrhè si ravvivi neg li app:1rtenenti all'Arma l'orgoglio di essere Fanti , che l'eroismo dimostrato durante la prima guerra mnndiale dalb nostra Fanteria e dalle sue specialità -- eroi~mo poi lealmente riconosciuto dagli stessi amichi avversari - volle in particolar modo segnalare il comandante dell'Armata invitta, Emanuele f'iliberto cli Savoia, duca d'Aosta, scrivendo, nella sua relazione per la « proposta di concessione della Croce di Cavaliere dell'Ordine Mili ta re di Savoia alla Fanteri a ,, , q ueste nobilissime parole: ,, Ndla lunghissima gucrr:i, combattuta su impervie \'Cttt·, attraverso fiumi impetuosi, su terreni di(liL·ili per naturali cd artificia li di tese, la ranteria iraliana sosten ne con sovrumano eroismo i patimenti più duri e l'azio ne crudele d i tutti i più possenti e terribi li trovati della guerra moderna, dando, co n semplice, divina serenità, un immane tributo di s;rngue : essa, combattendo sempre da vicino, cui liraceio e co l petto, confermò, in innumerevoli proYc di ardimento, l'insuperabile valore della gente n ostra " · Tale proposta venne, come è noto, benevolmente accolta dal Sovrano, che, infatti, in data del 5 giugno 1920, concesse alla Fanteria la C roce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, con la seguente motivazione, che degnamente consacra il valore dimostrato dai Fanti: ,. Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra ba.ttaglia, conobbe ogr~i limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d ' Italia
(1915- 1918) "· EDOARDO SCALA
PARTE PRIMA
L'INTERVENTO DELL' ITALIA E LE PRIME SEI BATTAGLIE DELL' ISONZO
I.
GLI STATI E GLI AVVENIMENTI EUROPEI ALLA FINE DEL SECOLO XIX Gli avvenimenti e le trasformazioni verificatisi nell'assetto dell'Europa dal 1870 alla fine del secolo XIX hanno molti punti di contatto con quelli che avevano avuto luogo nel mondo alla .fine del secolo XV e che avevano indotto gli storici ad indicare con essi la fine del medio evo e l'inizio dell'era moderna. Anche allora l'unificazione di due grandi nazioni (la Spagna e la Francia, come poi, nel secolo XIX, l'ltalia e la Germania) aveva preparato le condizioni favorevoli al progresso della Storia e le grandi scoperte geografiche avevano aperto campi più vasti all'attività ed all'intraprendenza degli Europei, come, nel periodo a noi più vicino, dovevano fare l'Africa, l'Oceania e l'Asia. Nel secolo XVI concetti più larghi di politica internazionale avevano posto fine ai legami politici circoscritti entro il mondo cristiano; tanto che, nel 1530, si era conclusa l'alleanza Jella Francia con la Turchia, come, all'inizio del secolo XX, si concluderà l'alleanza dell'Inghilterra col Giappone ed i legami internazionali SU · pereranno le differenze di razza. Dopo il 1870 gli Stati europei profittarono del lungo periodo di pace per adeguare gli ordinamenti interni alle nuove idee diffuse a poco a poco nei popoli. Il regime liberale si affermò e la borghesia, riuscita a formarsi grandi fortune con le banche, con le industrie e coi commerci, si accostò ed in parte si fuse con la vecchia arist0crazia, costituendo il partito conservatore. Ma il crescente sviluppo industriale e commerciale diede origine anche ad una piccola borghesia molto numerosa, che formò il par· tito democratico ed influì grandemente nel determinare nuovi indi rizzi politici. Accanto ai due partiti conservatore e democratico che, quasi in tutti i paesi costituzionali, si alternavano al potere, cominciarono ad organizzarsene altri due: .il cattolico ed il socialista, entrambi con
4 ca rattere internazionale e col proposito di considerare la politica ~oltanto come un mezzo pc:r realizzare i loro ideali, rispettivamente religiosi e sociali. Il primo, divenuto forte, si ~chiererà contro la società moderna ; il secondo, a11cora incerto sulla via da perco rrere e diviso in opposte u.: ndenze, ritarded1 per un certo tempo il proprio sviluppo, finchè, riprendendo per guida il manifesto del 1848 di Carlo Marx, vnlr; fondersi, nel 1875, le diverse con cezioni al congresso di Cotl1:1. per dare origine al grande partito operaio so cialista che, dapprima co~tituitosi in Gtrm:111ia , si diffuse presto negli altri Stati d'F.urop:1, ini7.iando un 'azione destinata ad otte nere un:i vasta ri sonanz a nell:t vit:1 contempora nea.
L' Italia. Nella necessità di addivenire alla rapida fusione delle vane re, gioni che la compongono, l'Italia ebbe, per molti anni , comc ~copo della propria politica estera, il mantenime nto della pace, pur esse ndo prcoccupat:i dal contegno ostile della Francia, pentita di a\·ere aiu tato, con Napokont III. la forma zi<Jnc ddl\rnità italiana. Ne d cnvaro110 alcum 1nudent1 e, tju:111Jo la nomina dcl marescia llo Mac-Mahon (24 maggio 18ì3) a Presidente della Repubblica favorì ran-c nto al jlllltre delle forze rea z ionarie, venne formulato in Francia il proposito d .i re~taurarc la dinastia legittima e di riconoscere nello stesso tcmpo i l potere temporale dei Papi a Roma. Per far fronte a questi propositi il Governo italiano (Ministero Minghctti) crede tte opportuno stabilirt accordi con la Germania e co n l'Austria e, nel settembre 1873, Vittorio Emanuele Il, accompagn:1to dal Minghctti e dal Ministro d egli Esteri Visconti Vcnosta, si recò a Vienna ed a Berlino. Le \·isite furono restituite poco dopo: la prima a Venezia e la seconda a Milano. Nella politJCa rnterna si preparava i ntanto l'ascesa al potere della sini stra, il cui programma ( 1) cm stato proclamato in un discorso tenuto n ell'autun no dd 1B75, a Stradella, da Agostino Deprctis. Riuscita preponderant<.: nelle elezioni del 1876, la sinistra assunse il potere, indirizzando lo Stato verso una nuo va via di riforme democratiche. ( 1) " All:ir canu;nlo d el dir itto di rnto. abo lizione della tassa sul macinato, riforma delle l~ggi con111n:1li e provinciali , i~t ruz ionc obbligatoria e gratuita )>.
5 Il 9 gennaio 1878 moriva in Roma, a soli 58 anni, Vittorio Emanuele II e gli succedeva al trono il figlio Umberto I ; mentre, morto dopo pochi giorni Pio IX, veniva nominato suo successore il Cardinale Gioacchino Pecci, che assunse il nome di Leone XIII.
La Spagna. Anche la Spagna aveva dovuto attendere alla sua ricostituzione politica. Dopo il nt1ro della candidatu ra di Leopoldo di Hohenzollern, il reggente di Spagna, maresciallo Serrano, aveva iniziato trattative col Re d 'Italia perchè un Principe sabaudo accettasse qudla Corona. Venne, infatti, nom inato Re dalle Cortes il secondogénito di Vitto- · rio Emanuele, Amedeo, duca d'Aosta; ma il nuovo Sovrano fu subito avversato dai repubblicani, dai Carlisti e dai partigiani degli altri due pretendenti: Alfonso di Borbone ed il Duca di Montpensier. Anche il partito clericale, fortissimo in Spagna, si dimostrò ostile al Re Amedeo e così anche la nobiltà, offesa dal contegno troppo democratico del Sovrano. Per conseguenza, fatto segno, nel luglio del 1872, ad un attcnwto, non volendo ricorrere, per conservare la Corona, a mezzi anticostituzionali , con un esercito indisciplinato e che non gli d ava molto affidamento, il Re l'n febbraio 1873 ritenne opportuno rinunziare al trono e ritornò in Italia. I repubblicani, anno il sopran-ento, elessero Presidente Emilio Castelar, il quale venne poco dopo sostituito, per un pronunciamento delle truppe dell a Capitale, col maresciallo Serrano: mentre nelle campagne prendevano il sopravve nto i Carl isti. Contro questi il maresciallo Serrano condusse una lotta incerta, fino a quando un nuovo pronunciamento militare, provocato dal generale Martinez Campos, proclamò Re il g iovane Principe Alfonso, fig lio del la Reg ina Isabella (29 dicembre 1874). Venne così restaurata in Spagna la dinastia borbonica ed il Serrano si ritirò i11 f rancia. N el febbraio del 1876 fu ripresa la g uerra contro i Carlisti, ben presto defini tivamente vinti. Don Carlos, con gli ultimi suoi seguaci, dovette oltre passare la fron tiera francese. Le Cortcs votarono allora una nuova Costituzione monarchi.c a, per la ljuale erano stabilite due Camere: il Senato e la Ca mera dei
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Deputati ; veniva approvata . la libertà dei culti ; ma non la pubblica osservanza di ttuelli non cattolici e veniva confermato il diritto ereditario al trono.
Il Portogallo. Nel vicino Regno del Portogallo il Governo seguiva un indirizzo liberale cd iniziava la trasformazione economica del paese, favorendo lo sviluppo delle ferrovie, l'aumento delle industrie e l"incremcnto dei commerci.
L'Inghilterra. ln Inghilterra il Gabinetto Gladstone (1868- 1874), liberale nella politica interna, dimostrava in gudla estera il desiderio di assicurare la pace; ma, battuto nelle elezioni del gennaio 1874, imperniate sulla lihcrt:ì di organizzazione e di sciopero, il Gladstone si dimise e gli successe il Capo del partito conservatore, Beniamino Disrad i. Questi diresse la politica inglese per oltre sei anni e, provveduto all'interno a pacificare le classi operaie, facendo approvare leggi <li carattere sociale, rivolse tutta la sua attività alla politica estera. Risolta a favore dell'Inghilterra la lotta con tro gli Asciantì; fatto oi:cupare l'arcipelago ddle isole Figi in Oceania, il Disrael i comperò, nel novembre del 1874, le 172.000 azioni della Compagnia del Canale di Suez del Vicerè di E~itto, venendo così ad assumere un' ingerenza decisiva sugli affari della Compagnia stessa ed a limitare quella che sul ca nale aveva fino ;illor-a esercitato la Francia. Non contento di questo, fece poi act1uistarc una parte delle altre 224-000 azioni, incoraggiando così le future ambizioni inglesi sull'Egitto. Di fronte alrespansione russa nell'Asi:1 centrale, per tener alto il prestigio inglese, il Disradi inviò il Principe di Galles a fare un viaggio nelle Indie ed, aftìnch~ nel giudizio delle masse popolari i Sovrani d'Inghilterra avessero un titolo eguale a quello dell'Imperatore di Russia, fece aggiungere ai titoli della Regina Vittoria quello di Imperatrice delle Indie ( 1" maggio 1876) ( 1 ). ( 1) Il Disradi fu dalla Regina creato Pari d'Inghilterra col titolo di lord Bt>a<:onsfidd.
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La Francia . . Appena conclusa la pace con la Germania, la Francia venne turbata, com'è noto, dalla guerra civile. L'esasperazione per i disastri subìti, le passioni di parte, gli inopportuni provvedimenti dcli' Assemblea nazionale determinarono una rivolta che, avuta ragione delle poche forze a disposizione del Governo, instaurò a Parigi la Comune. Il Governo, ritiratosi a Versailles, si dette a preparare un esercito per riprendere la città con la forza. La rivolta ebbe scarso seguito nelle altre regioni della Francia e, dove si diffuse (Lione, Marsiglia, Tolone), venne prontamente repressa. Ricostituito a Versailles, con i soldati che ritornavano dalla prigionia, l'esercito al comando del maresciallo Mac-Mahon, esso marciò contro Parigi, dove, per più di un mese, sotto gli occhi delle truppe tedesche che occupavano ancora i forti, si svolse un'accanitissima lotta (r), terminata il 28 maggio con la sconfitta dei rivoluz10nan. Rimanevano così a disputarsi il potere i repubblicani ed i monarchici. Questi erano più numerosi; ma divisi in due gruppi discordi: legittimisti ed orleanisti. Non essendo stata possibile la fusione dei due gruppi, i monarchici, sperando che nuove circostanze avessero dato modo di effettuare le loro speranze, si proposero d'impedire che la Repubblica venisse definitivamente e solidamente istituita. Il 24 maggio 1873, in ~eguito alle Jimissioni da Presidente della Repubblica di Adolfo Thiers, l'Assemblea elesse il mare5ciallo MacMahon, candidato della destra. Ma i repubblicani, guidati da Leone Gambetta, riuscirono a costituire la maggioranza ncll' Assemblea del 1875 e quindi venne votata la Costituzione, che consacrò la Repubblica, affidando il potere legislativo ad un Senato e ad una Camera dei D eputati e l'esecutivo ad un Presidente, eletto ogni sette anni dalle due Camere riunite in Assemblea nazionale. · Il Presidente Mac-Mahon, trovandosi a disagio nd nuovo ambiente politico, il 30 maggio 1879 rassegnò le dimissioni cd alh sera stessa venne nominato Presidente della Repubblica l'avvocato Giulio Grévy, allora Presidente della Camera. (1) 11 numero dei morli super<> i 17.000, furono distrutti n>n l'incendio il palazzo municip:ilc, le Tuilérics e venne abbattuta la colonna Vendome.
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A ri:1ffnmare l'indirizzo democratico del Governo fu scelta per l:1 ft'st:i n:1 zinnalc la data del 14 luglio, anniversario della presa della B:1stiglia.
La Germania. Vittoriosa della Francia, la Germania affermò la sua preminenza. divenne il perno della vita politica europea e fu considcr::ita come la Potcnz::i militare più forte. Essa si riconciliè1 con l'Austria che, :dl "iniz io delle ostilità franco - germaniche, aveva sperato di potersi prendere la rivincita del 1866, e nell'amicizia austro - germanica venne :1C..:olta anche la Russia. Nel settembre del 1897 intervennero, infat ti. :i Berlino, ospiti di Guglielmo I, lo Czar Alessandro Il col suo C:incdliere Gorsciakoff e Francesco Giuseppe col suo nuo\'o Ministro dcgl i Esteri Andràssy. M:i ai successi nella _politica estera facevano contrasto in Germ:1 nia accanite lotte nella politica interna. Le grandi riforme introdot1 c ncll";imministrazione, nclb giustizia, nelle finanze. suscitarono 1nf:1tti. l'opposizione del partito conservatore: mentre la difesa d ei diritti dello Stato rispetto alla Chiesa lktcrmi1urono il malcontento dei clericali. l .:1 lott:i. denominata kulturkampf (lotta per la civilù), ebbe ori:_:i ne dalla difesa, fatta dal Governo, dei teologi che non avevano rni'uto riconoscere il dogma sull'infallibilità del - P::ipa. Il Governo, retto con ferma mano dal Bismarck. tolse al clero la sorvegl ianza ~ullc scuole elementari cd espulse dal territorio dell'Impero i ·Gesuiti e gli orùini religiosi ad essi affini. Gl i animi si accesero talmente nella lotta, che un fanatico, il 13 luglio 1874. tentò di uccidere con un colpo di pistola il Bismarck; ma . nonostante le minacce ed i pericoli, egli continuò a seguire la ~.11:1 \ ' Ì;1, facendo stabilire l'ohhligatorid dd matrimonio civile e g iungendo fino a sopprimere la Legazione germanica presso il Va11 ca11u. l111 :111to il Bi smarck lottava anche per l'approvazione del setten11 ;110 militare. sosten uto dal Moltkc, ed otteneva· dal Rcichstag che il C(lllti_ngcntc annuo di leva, in tcm1x> di pact'. , fosse portato a 400.000 llllll111ll,
Lo sviluppo industriale della Germania, determinando un grande .1unK nto nel numero degli operai, fra i quali il partito socialista co-
9 minciava ad affermarsi, impressionò il Bismarck che nel 1878 cambiò l'indirizzo alla politica interna e si riaccostò ai conservatori.
L'Austria. Francesco Giuseppe 1, che nel 1870 aveva sperato di prendersi la rivincita sulla Germania, visto svanire questo suo sogno per la rapidità delle vittorie tedesche, aderì all'amicizia offertagli dal vicino Impero vittorioso e, chiamato al Ministero degli Esteri l'ungherese Giulio Andràssy, iniz iò, fra Austria e Germania, una politica di riavvicinamento, che culminò nel famoso convegno dei tre Imperatori a Berlino e nelle visite scambiate con Vittorio Emanuele II. L'Austria rivolse allora la sua attenziont: ai piccoli Stati balcanici, sui quali cercò di affermare la sua influenza. In politica interna, dopo aver seguito per un certo tempo l'idea di una costituzione federale coi tre Stati di allora: Austria, Ungheria e Regno di Boemia, troncò ogni trattativa al riguardo per l'op1x>sizione dei Tedeschi e degli Ungheresi e riordinò la Monarchia con l'Impero Austro-Ungarico. Vincen do le resi stenze opposte dal clero e dal Vaticano, Francesco Giuseppe regolò poi, con leggi liberali, i r:ipporti fra Chiesa e Stato. In Ungheria i Magiari, sebbene costituissero solamente un terzo dell'intera popolazione, dominavano senza contrasto nd Paese e nel Parlamento cd il partito liberale al potere, riorganizzate l'amministrazione e le finanze, finì per far loro esercitare, su tutta la Monarchia, un'azione preminente.
La Russia. La Russia era la più grande nazione d'Europa e vi regnava, fin dal 1855, lo Czar Alessandro II. Questi , nei primi anni del regno, aveva iniziato riforme sociali, che gli accattivarono la simpatia della borghesia e delle classi colte; ma, sopravvenuta la rivoluzio ne della Polonia, aveva mutato indirizzo, ritornando all'assolutismo. Profonda era stata alk>ra la delusione dei Russi e gli studenti, emigrati in gran numero nell'Europa occidentale per proseguire liberamente i loro studi, parteciparono al
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m o\'ime nto sociale, appresero le teorie del Marx e del Lassalle e fre(1ue ntarono le riunio ni organizzate d :ill'anarc hico Bakunine, divenendo socialisti rivoluzionari cd anarchici. L o scritto re russo Turgh cnieff, descrivendo nei ~uoi roma n zi e nelle sue novelle lo sta to d 'animo ddla nuov;1 generazione russa, diede a questi ri volu zionari il nome di nichilisti , perch è essi n egavano tutto, eccetto la scie nza, considerata com e l'arma c he doveva servire a vi ncere g li errori ed i tirann i. I l Governo russo, allarmato dalle not11.1c rig uarda nti i r iv oluziona ri raccolti in gran parte ;i Zurigo, nel 1873 ordinò a tutti gli studenti russi ch e si trovavano in Svizzera di rimpatriare ; ma i gio\':tni , invece di rimpatriare isolatamente, ritornarono insiem e, pronti :1 far propaga nda fra il JX>polo delle teorie rirnl uzionarie. li Go,·erno, deciso a stroncare il movi m ento, fece arrestare, nel 1875, molte centinaia di giovani, i nizi;1ndo la lotta fra i n ichilisti ed il Governo stesso. Quest' u ltimo si doveva occupare, intanto, della politica este ra. L ' indebolimento dell'Austria nelle g u erre del 1859 t: del 1866 cd il contegno te nuto nei riguardi della Prussia dmante la guerra dd r 870 - 7r fecero spnarc ;il Go\'erno russo di otten ere l'abrogazione d eg li articoli del trattato d i Pangi dd 1856, che limitavano le fo rze ru sse nel mar l'\e ro. Raggiu nto questo i m e n to co n la co nferen za diplomatica di Londra , la Russia riprese i suoi di~eg ni di politica ori e ntale. Te mrnJo c he r accordo fra l'Austria e la Germania po tesse esser concluso a danno dd su1J Impero, lo Czar Akss;mdro II si affrettò ad aderire :1d esso; ma le cause di rivalità fra L.\ustria e la Russia non poterono essere eliminate del tutto . data la rivalità esi stente fra i due Stati per l'i nflusso ch e ent ra mbi voln·ano esercitare sui piccoli Stati d el b p:·nisola balcanici. Intanto Li po litic:i d'es pansio ne, c he n ello stesso tempo la Rrnsia seg u iva ncll'A si:1 centrale e nell'F~rremo O riente. su scitava le gelosie dd I' In g hiltcrra e he, in sicm e :ili 'Austria, ne rnntrast:iva i disegni sui Balcani.
Gli altri Stati. F o rm e di governo costituzionale, più o meno dem ocra ticamente acce ntuate. vigeva no n dl'Olanda, nd Belgio, ndb Danimarca. nella Svizzera, nella S\'ezia e Norvegia.
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Domini turchi. Il Congresso di Parigi del 1856, proclamando solennemente l'integrità dell'Impero ottomano, sembrava aver rialzato le sorti della Turchia; ma, nell'esecuzione delle deliberazioni del Congresso stesso, il Sultano dovette adattarsi a soluzioni diverse da quelle sperate rispetto ai Principati di Romania e di Serbia. Questi due nuovi Stati allentarono sempre più i vincoli di vas~allaggio che li legavano all'antico dominatore e, nel 1874, commisero un vero atto d'indipendenza, stipulando convenzioni commerciali con l'Austria-Ungheria, senza chiedere alcuna ratifica alla Sublime Porta. Con eguale spirito d'indipendenza agivano anche gli Stati vassalli della Turchia in Africa. La reggenza di Tunisi era affidata da quasi due secoli ad una famiglia di origine candiotta, il cui capo, col titolo di Bcy, governava con potere assoluto; ma era considerato vassallo della Turchia. A contatto col ·mondo europeo e coi Francesi stabilitisi in Algeria, la Tunisia aveva progredito ed il Bey, ricco c<l ;nnbizioso, si svincolò sempre più dalla dipendenza dd Sultano, finchè (1ucsti, nel 1871, rinunciò all'antico tributo e si accontentò di semplici manifestazioni esteriori del suo potere. Anche per l'Egitto il vassallaggio verso la Turchia si riduceva ormai a ben poco. Il Vicerè Ism,1il p:1scià, abile ed ambizioso, fiero dell'importanza e della Li viltà che il Paese andava acquistando con l'apertura del canale di Suez, nel 1867 si era fatto concedere dal Sultano il titolo cli kcdivè c di altez7.a; poi aveva ottenuto di poter aumentare a suo piacimento l'Esercito e la Marina; nonchè <li contrarre prestiti e relazioni con le Potenze europee cd, infine, aveva fatto accettare il sistema di successione, ereditario eia padre in figlio, per sè e per i suoi discendenti. Così in Africa in effettivo potere ddla Turchia non rimaneva che la Tripolitania. In Asia, invece, i dominì turchi erano molto estesi. Essi comprendevano l'Asia minore, l'Armenia, la Siria. la Mesopotamia e l'Arabia, con una popolazione di circa 13 milioni. In Europa, nonostante le continue insurraioni, il Sultano era riuscito a mantenere la sua autorità sulla Bosnia, sull 'Erzegovina, nell'isola di Candia; ma il disinteresse del potere centrale, la cattiva amministrazione e la rapacità dei funzionari toglievano ogni presti-
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gio al Governo. Tristissime crano poi le condizioni dei domini europei cristiani, soggetti ad ogni sorta di angherie e di persecuzioni cd in essi molto efficace riuscì l'opera dei Comitati panslavisti, i tJUali, dopo il 1871, avevano iniziato 1111 'attivissi ma propaganda fra le popolazioni bab1nichc e specialmente fra quelle della Bosnia e dell'Erzegovina. Quc~t'ultima si era rihellat:i nd 1875. Battute le poche truppe turche, gli insorti a\'tv:ino occupato passi delle montag ne clic dominano le C(JJl1unicazioni col porto di Kkck cd impedito l'affluire dei rinforzi, coi (111ali il Governo turco voleva sedare la rivolta. Nell'agosto il moto insurrezionale si era propagato anche alb Bosnia; ma, poichè l'elemento maomettano delle due regioni parteggiava per r cscrcito rurco, la guerra avcv;1 assunto il car:ntcre di lotta rcl igiosa . Le popolazioni della Serbia e del Montenegro aveva no manifestato le loro simpatie per gli insorti. forn endoli di armi, di muni zioni e di m ezzi fìnanz.i:iri.
La questione d'Oriente. Il ri~orgnc della (JU<.:stionc d'Oriente mise in attivit~ le Cancellerie delle rrincip:t!i Potenze d'Europa, le y u~di, pur essendo desiderose di mantenere l'intcgritù ù·lla Turchia, invitarono gli insorti a fo rm ulare le lnro richieste, as~u nH:ndosì l'impegno d i fork accettare dal Sultano. Ma gli insorti, diffida ndo dei Turchi, non aderirono all'invito t:. proseguirono la guerra, che diede luogo ad episodi di inaudita ferocia. Mentre la lotta durava, delle diverse nazioni europee l'Ital ia e la Francia si riservarono di regolarsi a seconda degli avvenime nti; la Gcrmani:1 pareva i.ndiffcrcnte e soltanto la Russia, l'Austria e l'Inghilterra manifestarono l'intenz ione di intervenire. La prima, pur coltivando grandi ambizioni, non era pronta ad agire: si:1 perchè gli armamenti nel mar Nero non erano sufficienti; sia perchè la nazione era gi~ troppo im pcgnata ncll'A\ia centrale. Lo Czar Alessandro II, non sordo alle grida di dolore che gli giungevano d:i quei cristiani ortodossi in voca nti soccorso, desiderava interessarsene: ma non voleva affrettare la guerra. Il Ministro Gorsciakoff lasciava prevedere che Li Russia sarebbe decisamente 1nterven ut~1 ndl:i questione soltanto al momento opportuno.
Più delicata era la situazione dell'Austria-Ungheria che, pur volendo soccorrere le popolazioni dei Balcani, non desiderava la formazione di una grande Serbia, che avrebbe potuto divenire il centro d'attrazione per tutti gli Slavi della Monarchia, e temeva l'intervento della Russia, .naturale protettrice di tutti i popoli slavi. Contrario alle ambizioni slave era in Inghilterra il Disraeli che, già preoccupato dell'avanzata russa nell'Asia centrale, voleva ad ogni costo impedire l'accr.escimento dell'influenza russa sulla penisola balcanica. Poichè la situazione si aggravava, il Ministro Andràssy propose un'azione più energica presso il Sultano e formulò un programma di riforme, che venne accettato da tutte le Potenze. La Turchia dichiarò che i provvedimenti suggeriti corrispondevano precisamente alle sue intenzioni e, per conservare la sua autorità, promosse quelle riforme come di sua iniziativa. Ma gli insorti non vollero cedere neppure dopo questo provvedimento, molto più che, nell'aprile del 1876, aveva aderito al movimento insurrezionale anche la Bulgaria; il che contribuì ad inasprire maggiormente i contrasti fra maomettani e cristiani; contrasti che culminarono nelle stragi di Salonicco (7 maggio 1876), delle quali r imasero vittime anche i Consoli <li Francia e di Germania. Allora il Governo russo, spinto dall'opinione pubblica, decise di agire con maggiore energia e di assumere la direzione del movimento diplomatico. Ma, mentre le Potenze si accingevano a presentare alla Turchia un altro memorandum, nella notte del 30 maggio 1876 il Sultano Abdul Aziz fu deposto e fu chiamato a succedergli il figlio del suo predecessore, Abdul Megid, Murad V. Proprio in quei giorni le feroci repressioni operate in Bulgaria dalle bande irregolari turche sollevarono dappertu :!n lo sdegno ge~ nerale; mentre, profittando della situazione ed incoraggiati segretamente dall:l Russia, la Serbia ed il Montenegro, uniti in lega, dichiaravano la guerra alla Turchia.
La guerra serbo-turca. Questa comprese che la sua esistenza dipcnc', l .tali' esito della campagna, per la quale raccolse tutte le sue forze Te truppe turche invasero la Serbia, costringendo il giovane princin · , :lano ad inv<,care la mediazione delle grandi Potenze.
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li 31 agosto 1876 un 'altra congiura di palazzo detronizzava 1'.forad V ed eleggeva a Sultano il di lui fratello, Abdul Hamid Il. I Turchi marciavano intanto su Belgrado e lo Czar Alessandro li, spinto da ll 'opinio ne p ubblica, incaricava il proprio ambasciatore a Costantino po li, generale I gnatieH, di presentare alla Porta un ultimatum , nel lJUak ~i di chiarava c he, se entro 48 ore non \'eniva concesso un armi stizio alla Serbia, la Russia avrebbe rotto le relazio ni dipl o m atiche. li Sult ano ced ette all 'intim azione ed il 2 novembre fu stipulato l'armistiz io. Fu d eciso a llo ra dalle Potenze di tenere una conferenza diplomatica a Costantino po li , per concordare le condizioni di pace e le riforme da imporre al Sultano. Ma, per la costante opposizione dell'l ng hilterra, i lavori andarono per le lunghe ed il 23 di cembre J 876. llllandu i plenipotenziari europei si accingevano a presen tare ai Ministri turc hi le deliberazioni prese dalla Con feren za, il Sultan o promulgò una Costituzio ne, per la quale jl Governo ,issolu to ~i trasform ava in costituzionale, secondo il modello degli Stati europei. Le ri forme proposte dall e Potenze Ycnnero respinte dal Co n~iglio uaziu11al1:: (costituito in gran pane da funz io nari dello Stato), che il Suhano aveva interpellato. Nel ge nnaio 1877 la Conferen za si sciolse e g li ambasciatori delle grandi Potenze vennero r ichiamati da Costantinopoli. L :1 Turchia prese allora a trattare d irettamente con b Serhia e col Montenegro e, mostrandosi conciliante, concluse con la Serbia la pace sulla ·hasc dello statu 1s1uo ante; m entre il Montenegro. sostemno dalla Russia, rifiutava di partecipare alle trattati ve. Lo Czar Al essandro U, deciso ormai alla g uerra , faceva inviare dal suo c:m cellierc Gorsciakoff alle Potenze una dichiarazione, n ella quale. riassumendo il lavoro diplomatico di un anno, metteva in m ostra il mal volere della Turchia e do mandava l1uali provvedimenti le Po tenze intendessero prendere al riguardo. Nello stesso tempo lo Czar si assicurò la benevola neutralità dell'Austria, alla (JUale promise, mediante un accordo segreto con l'J m peratore Francesco Giuseppe, di non o ppo r si, date certe eventualità, all'occupazione d a parte ddl' Austria delle provi ncie ocridental1 della penisola balcanica. Riuscita i mpos~ibile un'a zione comune per l'opposizione dell'Ing hilterra, il 3 r marzo 1877 poterono finalmente riunirsi a Londra i rappresentanti delle gr:rndi Potenze, i guaii invitarono il Sul-.
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tano a concludere subito la pace col Montenegro; ad attuare realmente le riforme necessarie cd a mettere l'esercito sul piede di pace. Ma l'ambiguo contegno del rappresentante inglese indusse la Turchia alla resistenza ed, in una riunione del Parlamento, le proposte delle Potenze vennero respinte.
La guerra russo-turca. Allora la Russia notificò alle Cancellerie europee (24 aprile
1877) che i suo.i eserciti avrebbero passato la frontiera. La Turchia protestò, chiedendo la médiazione delle Potenze, prevista dal Congresso di Parigi. Contro l' intervento russo protestò soltanto l'Inghilterra che, pur non volendo partecipare alla lotta, pretese il rispetto per l'integrità e l'indipendenza dell'Egitto, la libertà e la sicurezza del canale di Suez, l'indipendenza di Costantinopoli. Poichè il Governo russo dette in proposito le pitt ampie assicurazioni, l'Inghilterra non intervenne. li 24 aprile 1877 la Rus~ia dichiarò la guerra alla Turchia e con 3 Armate (Armata del sud, Armata di riserva ed Armata delle coste) iniziò le operazioni: con le prime due verso la Bulgaria; mentre con l'altra sorvegliava le coste, per impedire sbarchi di forze turche, dato l'incontrastato dominio che la Turchia esercitava nel mar Nero. Per avere libertà di transito attraverso la Romania, il Governo di Pietroburgo concluse nell' aprile con quello di Bucarest una convenzione, per la quale la Romania, pur astenendosi dal partecipare al conflitto, lasciava all'esercito moscovita la libert;t di transitare per il territorio romeno. Quando i primi Corpi russi entrarono nel Principato, il Sultano invitò il Governo romeno a respingerli; ma, conosciuto raccordo intervenuto tra la Romania e la Russia, i Turchi iniziarono le ostilità anche co ntro l'e·sercito romeno e la Romania, aggredita, dichiarò guerra alla Turchia e proclamò l'indipendenza del Principato. L'esercito romeno, forte di 60.000 uomini, costituì l'ala destra dell'esercito russo del Danubio. Il piano russo era c1uello di avanzue per la Moldavia e per Bucarest fino al Danubio ed oltre questo fiume, per i Balcani, su Adrianopoli.
Alla guerra contro la Turchia finirono, inoltre, col partecipare anche i Serbi, che occuparono Ni sh ed i Montenegrini che occupanmo Antivari, Dulcigno e sì avvicinarono a Scutari. La guerra si concluse con la battaglia di Adrianopoli, durata tre giorni e fì.nirn con la sconfitta dei Turchi.
11 trattato di S. Stefano. La pace venne conclusa il 3 marzo 1878 col trattato di S. Stefano. Per l1uesto trattato il Montenegro veniva riconosciuto dalla Turchi:i come Stato indipendente e s'ingra ndiva col porto di Antivari e co n altri te rritori ; era concessa l'i ndipendenza alla Serbia ed alla Romania, che ottenne la Dohrugia e le isole del delta danubiano ; ma dovette cedere ai Russi la Bessarabia. Veniva poi costituito il Principato di Bulgaria, che anebbe dovuto comprendere anche la Romania o rientale e gran parte ddla Macedonia. La Turchia si obbligava, inoltre. ad introdurre riforme in Bosnia, in Erzegovina, a Creta, in Epiro, nella Tessaglia cd in Armeni;, ed an.:onsentiva :i. pagare alb Rw.~ia un'indennità di un miliardo e quattrocento milioni, poi ridotti a soli trecentodieci milioni di rubli. Il trattato di S. Stefano smcitò le proteste dell'Austria e dcli 'Ing liiltcrra, che videro compromessi i loro interessi ed iniziaro no prt'parati\'i di guerra. La Russia sperò che la Germania trattenesse l'Austria, come essa ;;vcva . fatto nel 18ìo; ma il Bismarck, interpellato, non volle ,tssu. mere impegni. Lo Cz:ir, rimasto deluso, date le tristi condizioni del suo esercito, si decise allora a trattare direttamente con l'Austria e l'Inghilterra; sacri1ÌcC1 la Bulgaria, ridotta ad un Principato comprendente solamente la parte situata a nord dei Bak:ini ; rinunziò alle conquiste asiatiche e rinnov<\ all'Austria la promessa di lasciarle occupare la Bosnia e l' Erzegovina. Lo Czar aderì inoltre all'idea di sottoporre ad un Congresso europeo le condizioni del trattato di S. Stefano cd il C',ongrcsso fu con\'ocato a Berlino il 13 giugno 1878. L ' Inghilterra, intanto, atteggiandosi presso la Sublime Porta -come salvatrice della potenza turca in Europa ed in Asia. otteneva il diritto di occupare Cipro (4 giugno 1878).
Il Congresso di Berlino. Il Congresso di Berlino confermò tutti questi accordi; anzi all'Austria, oltre alla facoltà di occupare ed amministrare la Bosnia e l'Erzegovina, fu concessa anche l'autorizzazione a stabilire guarnigioni cd a costruire strade nel Sangiaccato di Novi-Razar; così essa riuscì a tagliare le comunicazioni fra Serbia e Montenegro ed a prendere un posto avanzato in direzione di Salonicco (1). Per mantenere vive le rivalità fra gli Stati Balcanici; il Montenegro fu ingrandito verso l'Albania ·anzichè verso la Bosnia. La Romania dovette cedere la Bessarabia alla Russia, ricevendone in compenso la Dobrugia; il Danubio fu neutralizzato e le fortezze che ~orgevano lungo le sue rive furono abbattute. Le decisioni del Congresso di Berlino dovettero essere modific;1te all'atto della loro esecuzione. Infatti l'Austria dovette lottare per stabilire il suo dominio sulla Bosnia e solo dopo tre mesi riuscì a porre saldo piede nei nuovi territori; l'impossibilità per il Montenegro di occupare le regioni assegnategli in Albania indusse le Potenze a cambiarle con quella di Dulcigno; la Grecia, dinanzi alla Turchia che si dimostrava poco disposta alle concessioni desiderate, iniziò preparativi di guerra; ma le Potenze imposero 1a loro mediazione, obbligando la Turchia a cedere alla Grecia tutta l.1 Tessaglia c l' Epiro fino al fiume Arta. La Russia aveva dovuto subire le decisioni del Congresso di Berlino, specia,lmcnte per la sua situazione interna. I nichilisti, vedendo impedita la loro propaganda, erano passati, infatti, agli atti terroristici. Il 24 gennaio 1878, a Pietroburgo, il generale Trepow, Capo della polizia, fu ferito da un colpo di rivoltella. Seguirono poi gli attentati contro lo Czar. Il 1" dicembre 1879 il treno imperiale stava per arrivare alla stazione di Mosca, quando ven ne distrutto da un'esplosione; ma l'Imperatore non vi si trovava. Il 17 febbraio 1880, nel palazzo d'in-. verno a Pietroburgo, nel momento in cui la famiglia imperiale stava per entrare nella sala da pran1.o, una formidabile esplosione scosse tutto l'edificio; la sala da pranzo crollò e con essa la sala sottostante, nella quale era il Corpo di Guardia. La famiglia imperiale si salvò. perchè l'attesa di un convitato aveva fatto ritardare il pranzo. (,) All'Austria fu anche concesso il diritto di esercitare la polizia mari ttima. e sanitaria lungo lc coste del Montenegro (:Ht. 29 del traltato cli Rcrlino).
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Allora lo Czar divenne accessibile ai consigli di moderazione e chiamò al Governo, con poteri straordinari, il -generale Loris Mclikoff, di noti sentimenti liberali, iJ qu,1le con opportuni provvedimenti riuscì a calmare gli animi e presentò quindi allo Czar un progetto di legge che istituiva un' Assemblea composta di alti dignitari ckll'lmpcro e di un certo numero di Deputati nominati dagli Zemstvo (Consigli provinciali). Il relativo Decreto doveva essere pubblicato il q marzo 1881; ma il giorno , 3, al ritorno da una rivista alle truppe lo Czar venne ucciso da una bomb:1. Gli successe il figlio Alessandro IH, che sospese la pubblicazione della legge costituzionale; mandò a morte i principali autori del regicidio c. per sfuggire agli attentati. si ritirò con la famiglia nel castello di G.nsc ina (presso Pietroburgo). In politica estera il nuovo Czar acccntuc'i il contrasto co n la ( jcrm ;mia.
Il Disrad i. la cui politica trionfava in Europa, pcr,eguiva arditi di segni coloniali in Asia cd in Africa, dove riuscì ad annettere alla C1) lonia inglese del Capo la Repubblica del Transwaal ed i terreni diamantife ri ddlo Stato libero d'Orange. Con una fortunata azione militare egli fece conquistare, inoltre, all'Ing hilterra, :mche lo Z ulubnd e la C:1frer1a (4 luglio 1879). L'Atganistan. sotto l'influenza ru ssa, si ribdlò all ' f ngh iltcrra, ma questa, con Jue fortunate spedizioni. OffllJX> il pae~c, mettendolo delìni1iY:1mente ~otto la propria influenz;i_ Anche il Belucistan venne annesm all' India britannica. M:i questa politica bellicosa intaccò le lìnanze inglesi e determinò 11u11v;1111<:nte nel bilancio dello Stato quel disavanzo, che il Gladsto nc, con la sua politica di pace, era riu-scito a colmare. Le nuove tasse provocarono un grav, malcontento, per il quale, nelle elezioni del l':1prilc del , 880. il partito conservatore fu battuto cd il Disraeli do,·cttc rassegnare le dimi~sioni.
La questione irlandese. Durante !"ultimo Mini~tcro Disracli era entrato alla Camrra il Parncll, che organizzò meglio il partito irlandese. Fino allora i deput:iti irlandesi, per le loro discordie, no n avevano esercitato alcuna influenza nel Parlamento inglese . .Il Parnell adottò il programma ddl'home rule, ossia del govcr~o indigeno, domandando per l'Irlanda un governo parlamentare autonomo; e, per
costringere la Camera ad occuparsi della questione, adottò la tattica dell'ostruzionismo: nella sola sessione del 1879 parlò cinquanta volte. Egli organizzò, inoltre, la lega dei contadini irlandesi. Caduto il Disracli e tornato al potere il Gladstone, questi, volendo risolvere la questione irlandese con mezze misure, non fece che esasperarla, aumentando i rancori in tal modo, che il Vicerè d'Irlanda venne assassinato a Dublino il 7 magg10 t882.
La Convenzione di Pretoria. Nel Sud-Africa i Boeri del Transwaal si ribellarono ag!i Inglesi. Il Gladstone fece prevalere i propositi di pace ed il 3 agosto 188r fu fìrmata a Pretoria una Convenzione, per la quale fu ricostituita la Repubblica sud-africana del Transwaal. Questa si obbligava però a riconoscere, nelle sue relazioni con l'estero, il protettorato dell'Ing hilterra.
La questione di Tunisi. Per meglio intendere il nostro insuccesso di Tunisi e la conseguente nostra entrata nelralleanza austro-germanica, è. necessario soffermarci sul movimento inedçntista, che agitò l'Italia net prmn anni che seguirono il Congresso di Berlino. Durante questo Congresso, da molti Italiani si era, infatti, sperato che l'Austria, paga di affermare la sua autorità nella penisola balcanica, ci avrebbe concesso una rettifica di frontiera nel Trentino. Ma, chiuso il Congresso senza alcun nostro vantaggio, il nostro sentimento irredentista venne clamorosamente affermato: sia con la stampa che con pubblici comizi. A Venezia la sera del 28 giugno r878 una folla di giovani, in piana S. Marco, elevò il grido di (< viva Trieste, viva il Trentino, viva l'Istria )) ed i dimostranti si recarono alla sede del Consolato austriaco, dal quale venne strappato lo stemma. Le scuse del Governo italiano valsero a calmare quello di Vienna, ma ad entrambi non isfuggì che le dimostrazioni irredentiste di Venezia sarebbero state ben presto seguite da altre e che le relaz ioni fra i due Paesi non avrebbero tardato a diventare difficili. Promosse dall.'associazione <, Italia irredenta», le dimostrazioni irredentiste si ripeterono, infatti, sempre più frequenti, nelle
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principali cillà d'Italia e nella stc~sa Capitale, tanto che, mentre il Governo austriaco osservava il più stretto riserbo, la stampa austriaca :1mmoniva l'Italia che sarebbe andata incontro a gravi conseguenze, se non avesse mutato contegno verso la vicina Monarchia. Per queste agitazioni if Ministero Cairoli fu costretto a dimettersi e gli successe il Depretis, il quale pose un freno alle dimostrazioni irredentiste e, con ripetute dichiarazioni alle due Camere, difendendo la politica estera dd ' precedente Gabinetto, affermò la necessità per l' Ital ia di una cordiale e schietta intesa con l'Austria. Ma , per i suoi precedenti politici e per i legami che lo univano agli uomini dei precedenti Gabinetti. il Depretis, nel breve tempo che rimase al potere, non riuscì a resistere alle agitazioni per l 'Italia irredenta, tollerò i Comitati, favorì gli Albanesi ed i Turchi nell'im pedire l'occupazione di Novi-B;izar e non potè quindi riacquistare la piena fiducia del Gabinetto austro - ungarico. Oltre che l'Austria, la politica del Depn:tis irritava la Germania, che da tempo aveva fatto dclLimicizia con l'Austria la base della :,.ua politica. T1 principe di Bismarck, vista l'ostilità che la Russia dimostrava ve rso la Germania, alla fine dd settembre 1879, si recò a Vienna per stipulare con l'Austria un trattato di alleanza, col quale l'Austria s'impegna,·a a soccorrere la Germania. se <..Iuesta fosse stata aggredita dalla Francia e dalla Russia; e la Germania s'impegnava a sua volta a soccorrere l'Austria - Ung heria , se questa fosse stata aggredita dalla Russia e dalla Turchi:1 o dalla Russia e dall' Italia. Durante i quattro giorni che il Bismarck rimase a Vienna, egli non celò il suo malumore contro l' Italia_ Quando il Ministro degli Esteri austriaco venne sostituito col barnne Haymerle, già ambasciatore a Roma, si notò un sensibile miglioramento nelle relazioni uf lìciali fra i Governi di Roma e di Vienna e, tornato al governo il Cairoli, con le esplicite dichiarazioni fatte , in Parlamento. riuscì .i migliorare ulteriormente i rapporti col Governo austriaco. La cadut;1 del Ministero Disracli in Inghilterra (aprile 1880) veniva a togliere intanto al Governo austro - ungarico il tacito appoggio britannico alla politica che esso, mercè la sua alleanza con b Germania, mirava a far prc\'alcre nella penisola bakanica e richiamava l'Austria a più savi e prudenti consigli. Intanto sorgeva per noi la questione di Tunisi , dove l'Jtalia godeva di una posizione preminente, per il numero dei suoi immigrati
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e per la loro attività economica, superiore a quella delle altre colonie straniere, per la sua lingua ·dovunque .diffusa, per i traffici, .i commerci, le banche, le professioni libere, che in massima parte venivano esercitate da Italiani. Interessi ragguardevoli aveva in Tunisia anche la Francia, soprattutto per la vicinanza dell'Algeria, già da tempo diventata colonia francese. La nostra politica per Tunisi era rivolta a mantenervi lo statu quo ed a lasciarvi il Governo del Bey; ma, verso il r8J6, parve ad alcuni Governi esteri che dovesse essere di grande interesse per l'Italia l'occupazione della Tunisia e venivamo incoraggiati a tentare l'impresa. Per ben due volte lo fece l'Austria, nell'agosto ciel 1876 e nell'ottobre seguente; ma il nostro ambasciatore, Conte di Robilant , al quale erano state rivolte tali esortazioni, rispose che l'Italia non aspirava al possesso di terre africane. Ai primi del febbraio 1877, alla vigilia della guerra russo - turca, anche la Russia, desiderando di fare entrare l'Italia nella lega con l'Austria - Ungheria, ci rinnovò l'invito ad occupare la Tunisia; ma anche c1uesta volta fu risposto negativamente. Quando, nel 1878, l'azione francese in Tunisia divenne molto più attiva, l'Italia, allarmata anche dai progetti francesi su Biserta, si rivolse all'Inghilterra; ma questa procurò di tranquillizzare il nostro Governo. La notizia, giunta a Roma 1'8 luglio 1878, che l'Inghilterra aveva stipulato con la Turchia una convenzione per il possesso di Cipro fece intuire al Cairoli, Presidente del Consiglio dei Ministri, una connessione ,tra questo avvenimento e la questione tunisina e ne. scrisse al conte Corti, plenipotenziario italiano al. Congresso di Berlino. Il Corti, impressionato dall'ingrandimento austriaco e dal nuovo acquisto fatto dall'Inghilterra nel Mediterraneo, in un colloquio col conte Bulow, gli manifestò la sua inquietudine cd il plenipotenziario· tedesco gli rispose: (< Perchè non vi prendete Tunisi, accordandovi con l'Inghilterra? >>. Ma il Coni gli rispose: « Voi volete dunque metterci in impacci con la Francia? >>. Egualmente sorpreso della Convenzione anglo - turca per Cipro fu il plenipotenziario francese al Congresso, il quale dichiarò ai rappresentanti inglesi che non sarebbe venuto a Berlino, se avesse saputo che un trattato speciale era stato stipulato prima della riunione de] Congresso e soggiunse che, dopo tale umiliazione, inflitta al suo amor proprio ed alla sua dignid, egli non osava rientrare in Francia.
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l Ministri inglesi, comprendendo l'utilità cht: sarebbe derivata alla loro nazione dall'accordare alla Francia una soddisfazione, conferirono col Principe di Bismarck, che sapevano proclive a contentare la Fra ncia. li Cancdliere tedesco, già informato della risposta data dal conte Corti al Bulow, rispose loro: ( < Prendetevi l'Egitto e lasciate che la Francia si prenda la Tunisia ,; . Lo scopo di se parare le due nazioni latine, che egli aveva sperato di raggiungere offrendo Li Tuni sia all'Italia, veniva egualmente raggiunto rn n l'offrirla alla Francia. I Mini srri inglesi rifrrirono al pl enipotenziario francese la convnsazionc arnt :1 col Bismarck e così la Francia potè iniziare un nuorn p<.:ri odo di l'~pamione tunisina e ce rcò, per ~luant:n potè, di controllar(.' i comnH:rci t k industrit:, ostacolando, non senza succc~~o, lo ~viluppo delle nostre imprese economiche. Ad :i(crescere la sua influenza, la Francia si fece cedere dal lky la concessione di costruire un nuovo porto a Tunisi t: du e linee frrro\'iarie da Tunisi a Biserta cd a Susa <.·d il 4 aprile 1881 il GoYerno francese, adducendo b necessità di frenare alcune scorreri e cli Knnniri in territorio algerino. inviò a Tunisi ,, appendice dell'Algeria ··, 2 0 . 000 soldati. Il l k y proteste> presso le Pot<.: nze per r occupazionc francc~c cd il Cm-erno italiano si rivolse ai Gabinetti di Berlino, di Vienna e di Londra per sapere qu:tle sarebbe stato il loro contegno. Per tiuanto concerne b Germania, yucsta mostravasi palcs::mentc assai ben di~post:i \'t:rso la Francia; l'Austria ~i disinteressò della questione ed, a renckrc più complt:lo il nostro isolamento, ringhiltcrra dichiarò di non poter second:1rc un movimento anti-franccse per molteplici considerazioni , fra le c-1uali il trattato di commercio con la Francia. Svanita così la speranza che almrno l'Inghilterra avrebbe opposto un Yeto all'occupazione cli Tunisi da parte della Francia e, mentre il Ministro Ferry dichiarava che, tranne alcuni punti dei paesi dei Krumiri, la Tunisia sarebbe stata sgombrata, i ministri militari ordinavano alle trnppe f ranct:si di entrare a Tunisi cd a Bardo. Col trattato del 12 gennaio 1881, confermato dall'altro ddl'8 giugno 1883, la Tunisia divenne un protettorato francese. Fu lasciata soltanto una parvenza di sovranità al Bey ccl a poco a poco venne annullata la preminenza che gli Italiani a\'evano prima goduta in Tuni sia. Il Cairoli, ìl 15 maggio, si dimise e gli succt:sse nuovamente il Dt:prctis.
l'Inghilterra e l'Egitto. Oltre a quella per Tunisi, un'altra delusione toccò all'Italia nel « delle mani nette », allora seguita dal nostro Governo, rifiutammo di collaborare con l' Inohil::, terra e perdemmo, per conseguenza, l'occasione di estendere la nostra influenza su quella regione, nella quale la colonia italiana era molto numerosa e dove i nostri coimazi<)nali avevano acquistato, per la loro molteplice attività, la particolare fiducia degli abitanti.
1881 per l'Egitto, poichè, per la politica
La Triplice alleanza. L'ltalia si preparava ad una riconciliazione dignitosa con la Francia, quando sopravvennero i dolorosi fatti di Marsiglia. Il 17 giugno, mentre alcuni reggimenti francesi reduci dalla Tunisia attraversavano quella città, in mezzo alla folla plaudente, a causa delle disapprovazioni attribuite ad alcuni Italiani per protestare contro l'occupazione francc~e di Tunisi. si iniziarono sanguinose risse fra Italiani e Francesi. li Governo itaiiauo u::rcù, in P;irlamento. con elevate parole, di calmare gli spiriti; ma la stampa, così in Francia come in Italia, trasse partito dai fatti di Marsiglia per creare fra i due Paesi una viva animosità. Questi fatti, uni ti al precedente di Tunisi, determinarono un mutamento radicale nella opinione pubblica italiana. Delusa della Repubblica francese - che la nostra democrazia aveva esaltato in confronto del caduto Impero - essa considerè> ormai necessario, per garantirsi dall'ostilità della sorella latina, tornare all'idea dell'alleanza con la Germania. Ma il Bismarck fece chiaramente comprendere << che la via per arrivare a Berlino era quella di Vienna, e che anche con l'Austria dovevamo stabilire ami~hevoli relazioni, se volevamo rinnovare gli antichi legami con la Germania ,. (1). L'Austria e la Germania, già legate dal J 879 da un trattato di alleanza, avevano un interesse grandissimo a far entrare l'Italia nella loro combinazione politica. Il pericolo russo diventava sempre più minaccioso ed era presumibile che, scoppiando una guerra con la (r) Cfr. FRA'.'<CE~co CR1w1: ,, Poli1ic.1 estera. Memorie e d ocu menti
n.
Russia, la Gcrm.inia sarebbe stata assalita anche dalla Francia. Per conseguenza, l'Austria avrebbe avuto bisogno di .ivere disponibili tutte le sue forze contro la Russia. Ma come sguernire la frontiera meridionale, se a Vienna non si fosse stati sicuri del contegno amichevole dctrltalia? Altri urgenti motivi rendevano utik aH'Austria, nel 1881, l'alleanza con ritalia. I governanti austriaci, preoccupati per le difficoltà che incontrava l'occupazione della Bosnia, avrebbero voluto, infatti, procedere all'annessione di essa all'Impero; ma prima volevano essere sicuri che l'Italia non avrebbe fatto opposizione, tanto piì1 che qualche altra Potenza avrebbe potuto seguirne l'esempio per im pedi re all'Austria l'adempimento della sua aspirazione. L'alleanza con gli Imperi Centrali poteva essere vantaggios::i anche per noi, dati i pericoli derivanti dall'avere abolito, di fronte al mondo cattolico, il dominio temporale dei Papi. Quest i pericol i non erano mai stati così minacciosi per l'Italia come nel 188 •~ poichè. in l1uell'anno, dopo i disordini verificatisi in occasione della sepoltura ddla salma di Pio IX, il Pontefice aveva richiamato l'attenzione dell ' Europa sulle (( miserevoli condi zioni in cui egli era ridotto e sulla necessità di vedersi garcntit~I Li sicurezza e l'indipendenza spirituale " . L'amiciz ia e l'alleanza di una grande Potenza ca1tolica come l'Austria - Ung heria ci offriva, quindi , una solida garanzia contro ii pericolo di rivedere la legge delle Guarentigie in un senso più conforme .::ille .::ispirazioni dei cattolici. Proprio allora il Coverno tedesco svolgeva la sua politic:a di pacificazione col Vaticano, allo scopo di ottenere l'appoggio del partito cattolico. li 29 maggio 1881 il nostro Ministro degli Esteri Mancini inizit> risolutamente una politica di ria vvicinamento all'Austria cd alb Gc:rmania ed, alla fine di. ottobre, si effettuò il viaggio a Vienna del Re e della Regi na. accompagnati dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro degli Affari Esteri. Iniziati così migliori ;apporti con l'Austria, poterono aver luogo le trattative per l' alle;mza, che venne conclusa con lo scopo di garanti re l'integrità territoriale delle tre Potenze e di assicurare tra i tre Stati •< una mutua, amichevole intelligenza nelle grandi (}UCstioni politic he "• che a ciascuno dei contraenti potessero interessare. Un articolo speciale del trattato fissava la durata del medcsi1no in ciny_ue anni; seguivano ~1]cune clausole segrete, specifi -
canti il contegno da tenersi da ciascuna Potenza in caso di aggres5ione (r). Il trattato fu firmato il 20 maggio 1882. Esso offrì all'Italia il vantaggio di renderla tranquilla, specialmente rispetto alla questione romana, che allora sembrava costituire ancora un pericolo permanente; ma i due Imperi ottennero lo scopo di staccare definitivamente l'Italia dalla Francia e di assicurarsene l'amicizia od almeno la neutralità, nel caso di una crisi internazionale, che tutto faceva prevedere fin d'allora possibile. L'alleanza non diede all'Italia tutti quei vantaggi che avrebbero potuto derivarle, specialmente nei riguardi della sua politica mediterranea e, per conseguenza, j) Conte di Robilant, nominato Ministro degli Esteri ai primi dell'ottobre 1885, riuscì ad ottenere, alla rinnovazione del Trattato avvenuta nel 1887, l'inclusione in esso di una clausola che garantiva il mantenimento dello statu quo nel Mediterraneo e nella penisola balcanica. Il Trattato fu nuovamente rinnovato nel 1891, coordinandolo w n altri trattati commerciali, egualmente vantaggiosi per i tre Stati, e la sua rinnovazione venne accolta in Inghilterra con la pii1 viva soddisfazione. Questo fece sospettare alla Francia che, non una triplice, ma una quadruplice alleanza fosse stata rinnovata, ed essa si preparò ad una controalleanza con la Russia, che doveva riuscire a bilanciare gli effetti politici prodotti dalla Triplice.
La Duplice aHeanza. La scomparsa del Principe di Bismarck dalla scena politica incoraggiò i Governi della Francia e della Russia a riprendere amichevoli relazioni. Fu motivo al riavvicinamento dei due Governi l'arresto, eseguito in territorio francese, di alcuni nichilisti russi, che preparavano un attentato contro la vita del.lo Czar. Nove dei nichilisti furono arre( r) Cfr.: L. CmALA: « Pagine di Storia contemporanea ».
Ciascuno degli alleat i, infatti, si obbligò a non entrare in olcun:1 alleanza o<l impegno che potesse essere <lireuo contro uno di essi; se poi uno degli alleati , sen7~1 sua provocazione diretta , fo sse assalito da una grande Potenza, gli altri due si obbligavano a conservare una neutralità benevola; ma, se g li Stati assalitori erano due o più, il cmus foederis si presentava simultaneamente per tutti gli alleati.
stati all 'alba del 29 maggio; più tardi vennero arrestati gli altri e la congiura fu S\'Cntata. Ai ringraziamenti dd Governo russo, seguirono frequenti ,·iaggi i n Francia Ji alti ufficiali dell'esercito russo e, grazie all'interessamento dello Czar ed al favore del suo Governo, la Mostra artistic:..i ed industriale organizzata dalla Francia a Mosca ebbe un grande succcss9, Quando la Triplice alleanza venne rinnovata per altri sei anni cd ebbe luogo il viaggio a Londra dell'Imperatore di Germania, una squad ra della Marina francese si recò a Cronstadt, dove venne passata in rassegna dallo Cz ar, accompagnato dalla Czarina , dalla Regina di Grecia e da tutti i Granduchi. Nell'o ttobre del 1893 la squadra russa restituì la visita a quella fra ncc~r nd porto di Tolone. Quivi, come a Parigi, gli ufficiali ed i marinai della flotta russa vennero accolti con affettlto\a ospitaliò cd anche in <]LICsta occasione si ebbe uno scambio òi telegrammi significativi fra lo Czar ed il Presidente delb Rcpubhlic:1 ( 1). Morto il 1" novembre 1894 Alesandro lii e succedutogli l\ icob IT, lllH:sti, dati i suoi proposit i pacifici , Yisitò nel 1896 gli Impera to ri d'Austria - Ungheri:i e di Cermania, la Rq.{ina Vittoria d' Inghilterra ed il Presidente della Repubblica francese. L 'accoglienza a Parigi fu cntusi,1sta. Nei vari brindisi scambiati ai banchetti ufficiali ~i ac~t'.11n<', :1i legami che univano le due nazioni , alle indimrntìcabi!i tradizioni , all'inalterabile amicizia dei due paesi e tutto ciò prorncò una profonda impressione alk Corti di fk rlino e di Vienna. j\;cf r897, dopo c1ualche Ìncertczz:i, il Prc~idente ddb Repu bblica francese venne ufficialmente invitato dallo Czar e si recò a Pietroburgo, dove potè finalmente concludere la desiderat a alleanza.
La guerra ispano-americana per Cuba, Portorico e le filippine. Nel febbraio dd
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l'isola di Cuba si era nuovamente ribel-
bta al Governo spagnolo e lo stesso ,1,·e,·a110 fatto, nell'anno se( r ) :\\·\·cnuta in quei g io rni a l'arigi la morte dd nurt s,:iallo ~vhr Mahon. l<., C'l:lr n,lle 011or:1rc l':111tirn an-crsa rio della ~ucrra d i Crimea cd ordinb al -
! ,1mmi rag!io della flo,!a ru\sa dì p:trtccìp;i rc, c·oi su:)Ì uftìcì:ili , aì funerali de:. ,·C",·,·hio .~i:nerale.
gucnte, le isole Filippine. La Spagna, dopo aver inviato truppe che non riuscirono, però, a dominare la situazione, timorosa di un intervento americano, concesse l'autonomia alle isole ribelli. Ma ciò non valse a ristabilire la tranquillità. La lunga durata della guerra danneggiava, infatti, le relazioni economiche fra gli Stati Uniti e Cuba e ciò indusse gli Americani ad intervenire contro la Spagna. Nt:1 gennaio 1898 l'incrociatore americano Mai11e entrò nel porto d'Avana e vi si trattenne per lungo tempo; ma il 15 febbraio .improvvisamente saltò in aria. Non fu possibile accertare le cause della catastrofe; ma l'opinione pubblica americana l'attribuì agli Spagnoli. L'eccitazione degli animi nelle due nazioni fece precipitare gli eventi e l'n aprile 1898 il presi<lente Mac-Kinley s.i dichiarò favorevole agli insorti cubani, proclamando l'adesione al conflitto contro la Spagna. Tutte le Potenze si dichiararono neutrali. Il 1 ° maggio una squadr;1 degli Stati Uniti attaccò la flotta spagnola delle Filippine, all'ingresso Jdla baia di Manilla, ed in poche ore ne distrusse le vecchie navi. Quindi pose il blocco a Manilla. Il 19 maggio giungeva a Santiago di Cuba la flotta spagnola del!' Atlantico, comandata dall'ammiraglio Cervera. La flotta americana, comandata dall'ammiraglio Sampson, la bloccò nel porto e, per meglio chiuderne l'entrata, vi fece colare a picco una delle sue navi. Intanto un Corpo d'esercito americano, al comando del generale Shapter, sbarcava presso Santiago e<l, insieme agli jnsortì, po neva l'assedio alla città.. L'ammiraglio Cervera, convinto che avrebbe dovuto presto arrendersi, se si fosse ostinato a rimanere nel porto di Santiago, il 3 luglio cercò di aprirsi la strada attraverso la flotta nemica. Ma le sue navi furono distrutte ed egli stes~o ferito e preso prigioniero. Il 14 luglio capitolava Santiago e pDCO dopo veniva occupata Portorico. La Spagna, abbattuta Ja tante sconfitte, domandò allora la pace, che fu conclusa a Parigi il rn dicembre 1898. Essa dovette cedere Cuba, Portorico e le Filippine ed accontentarsi di un compenso di 80 mihoni di dollari (400 milioni di lire). Vendute poi alla Germania le isole Caroline, Marianne e Palaos nd Pacifico, la Spagna, che un tempo così orgogliosamente aveva innalzato la sua bandiera su un vastissimo impero coloniale, dovette rassegnarsi ad una politica di raccoglimento.
La Conferenza dell'Aia per la 1iace. Nell'agosto del 1898 lo Czar Nicola Jl, per mezzo del suo Ministro degli Esteri Murawicff, indirizzò ,;· tutte le Potenze una nota · per raccomandare una limitazione negli armamenti e per proporre all'uopo la convocazione di una Conferenza internazionale. L'opiniom: pubblica, entusiasmata, esagerò la portata della proposta ed i Governi non poterono non accogliere l'invito dello Czar. La Conferenza si riunì il 18 maggio 1899 ali' Aia; ma presto si constatò rimpossibilit21 dell'accordo sulla limitazione degli armamenti e, per l'opposizione dei rappresentanti della Germania, non si potè stabilire l'obbligo dell'arbitrato. Sì riuscì soltanto ad organizza:-e all'Aia una Corte permanente di arbitrato cd a stabilire le norme della procedura. Quanto alle leggi riguardanti la guerra, si proibirono alcuni procedimenti (lancio di proiettili e di esplosivi mediante palloni, uso di proiettili con gas asfissianti o deleteri, uso di palle esplosive) e si estesero alla gut:rra marittima i principì della Convenzione di Ginevr:1 del 22 agosto 1864. Dal luglio alf ottobrc 1907 la stessa Conferenza si riunì una seco nda volta :iil'Aia. Mentre alla prima :ivev;mo partecipato 25 Stati, alla seconda ne intervennero 44. La maggioranza di essi si pronunciò fa\·orevole all'arbitrato obbligatorio; ma mancò l'unanimità. Fu invece dato carattere obbligatorio alla Convenzione riguard:llltc le leggi ed i rnstumi dc:lla guerra terrestre. La più importante deliberazione stabilì una Corte internazionale delle prede; ma, per le incertezze sul Diritto di guerra marittimo. fu stabilito di convocuc una Conferenza internazionale che ne fissasse i principì fondamentali. La nuo\'a Conferenza ebbe luogo a Londra il 4 dicembre 1908 e determinò le regole relative al blocco, al contrabbando di guerra, ecc.: ma lasciò delusi i popoli , che speravano di vedere diminuita !a possibilità di nuovi conflitti.
Il.
I PRECEDENTI POLITICI E MILITARI DEL CONFLITTO EUROPEO Per meglio intendere quali fossero le condizioni politiche dcl-
i'Europa nel periodo che precedette la prima guerra mondiale, accenneremo anche agli avvenimenti più importanti, svoltisi nei primi I ustri del secolo XX.
La questione marocchina. La Germania, approfittando della diminuita potenza della dupl ice alleanza, dovuta alle sconfitte russe in Estremo Oriente. sollevò contro la Francia la questione marocchina. Il Marocco era in preda ad una profonda anarchia, causata dalla debolezza del Sultano e dalle sempre rinascenti ribellioni delle varie tribù bellicose che popolano la vasta regione. In tal.e stato di disordine alcune Potenze avevano trovato l'occasione di intervenire nel Paese. La Spagna·, che possedeva sulla costa marocchina le fortezze di Ceuta e di Melilla, era nel passato intervenuta con le armi, obbligando il Sultano dd Marocco al pagamento di indennità ed alla cessione dei territori compresi fra le fortezze suddette. Alla fine del secolo XIX, però, gli interessi della Spagna erano soltanto storici e militari, non avendo essa svolto in quel paese alcuna attività commerciale. Più evidenti di quelli spagnoli erano gli interessi degli Inglesi, che erano riusciti a procurarsi una notevole influenza politica, particolarmente interessati come erano al Marocco per la sicurezza militare delle coste meridionali dello stretto di. Gibilterra. Preminenti erano poi gli interessi della Francia, che circondava dalla parte di terra il Marocco o con territori di diretto dominio o con regioni comprese nella sua sfera d'influenza: il che determinava, dato lo stato d' anarchia dell'Impero marocchino, continui incidenti. 4·
A partire dal r&:)9 avevano cominciato ad esercitare .la loro influenza nel Marocco anche la Germania e l'Italia. In 1.,p1ell'anno appunto era stata accolta a Berlino con grande solennità una missione: marocchina: mentre il ministro d'ltali:1 a Tangeri ave va ottenuto che alcuni ufficiali italiani fossero chiamati alla direzione di un'officina militare del Sultano. Mentre la penetrazione italiana nel Marocco fu ak1uanto timida e indecisa, ttue lla tedesca venne favorita dallo svi luppo ciel com mercio, compreso LJuello delle armi. In vista della crescente anarchia, aumcnt::ita d alla lotta intrapresa contro il Sultano anche da un pretendente, stabilitosi a Taza, la Francia, ritenendosi più minacciata delle altre Potenze, pensò essere g iunto il momento per un 'azione energica e concluse accordi con l'Inghilterra (8 aprile 19<>2), desiderosa, di fronte alla crescente potenza n:l\·ak tedesca , di addivenire ad una curdiak intesa. Inoltre la f'rancia si assicurava l'appoggio ddl ' Italia, mediante una co nvenzio ne (1902), per la quale la Francia lasciava all'Italia la facoltà di agire in Tripolìtania, mentre si attribuiva la possibilità di operare nel Marocco. Dopo lunghe trartat ive, anche b Spagna aderì al tra ttato anglo-francese rig uardo al Marocco ed all'Egitto e la Francia si .1c.::in~c a s\·0lgcrc L ,ua p t:11<:t1,u.io11c d'accordo col Sullano, cl1e venne fornito di capitali, per ga r:1ntirc i t]mli, le t:ntratc d elle dogane vennero poste sotto il controllo di funzionari f rann:si. Inoltre b Fran("i,1 , se rvendosi di ufficiali e di funzionari propri, organizzò la gendarmeria di Tangeri: prepari\ la riorganizzazione militare dell'Impero; migliorò i senizi cd inviò missioni per studiare le risorse dd la zo na marocchina.
La Conferenza di Algesiras. Tutta questa attività; oonchè gli stipulati accordi anglo - francesi e fra nco - italiani, allarm:1rono la Ger mania. Il .3r marzo 1905, l'Imperatore Guglielmo Jl arrivò a T:rngeri, dove salut<'> il Sultano, considerandolo <· il sovra no indipendente di un libero paese, aperto al libero commercio di tutte k nazioni i, . Quest'episodio suscitò una g rande emoz ione in tutta l'Emopa, emozione che si accentuò 1..111ando, pochi g iorni dopo. il Principe di Bulow, Cancelliere dell'Impero, propose la riunione di una conferenza internazionale per regolare la tJUCstione marocchina.
3r Di fronte alle intimidazioni della Germania, la Francia, pur avendo tentato di opporsi, dovette aderire, tanto più che, proprio in quei giorni, la potenza navale russa suoiva l' ultima decisiva sconfitta . nelle acque di Tuscima, mentre le forze terrestri dell'Impero moscovita avevano riportato, in Estremo Oriente, ripetute e g ravi sconfitte. Oggetto delle più vive preoccupazioni delle nazioni interessate, la Conferenza diplomatica iniziò i suoi lavori ad Algesiras .il 15 gennaio 1900; ma, avendo l'Inghilterra, l'Italia e la Spagna mantenuto i loro impegni verso la Francia, la Germania, sostenuta solamente dall'Austria - Ungheria, non solo non riuscì, ridestando le vecchie gelosie, ad isolare la Francia ; ma dovette rassegnarsi alla politica da essa perseguita. La Conferenza si chiuse il 7 aprile 1906, sanzionando in gran parte le riforme già proposte dalla Francia al Sultano per la repressione del contrabbando delle armi e per le nuove risorse finanziarie, da ottenersi con un riordinamento doganale, e si stabilirono le norme per la creazione di una banca <li Stato e per l'organizzazio ne della polizia negli otto porti aperti al commercio internazionale (r), organizzazione che fu affidata alla Francia ed alla Spagna. Così la Francia, pur vedendo un po' ristretta la sua az1om:, polè, col consenso di tutte le grandi Potenze, proseguire 1'opera iniziata nel Marocco. Ma la Conferenza di Algesiras fece constatare alla Germania la saldezza della nuova amicizia anglo-francese e le rivelò la debolezza della Triplice, della c1uale l'Italia , per le necessità della propria politica mediterranea, non poteva sempre essere una seguace fedelissima. La questione, sopita con la conferenza di Algesiras e poi con gli accordi del 190<) tra la Francia e la Germania, si ridestò nel r91 r.
La dimostrazione navale tedesca dì Agadir. La si tuazione interna del Marocco, nonostante l'interessamento francese, era divenuta nel 19 11 molto critica e le tribt1 ribelli erano riuscite perfino ad ass~diare il Sultano a Fez. La Spagna sbarcò allora 50.000 uomini che da Mdilla e da Ceuta si spinsero all'interno, occupando importanti posizioni, e la Francia, invocata ( 1) Tanger i, Casahla1K:1, Teruan, Laraccc, Habat , M:igazan , Safì. ;',,fogclor.
d:il Sullano, per proteggere i propri interessi, inviò 25.000 uoinmt. <.)uesti libe rarono Fez: poi, d'accordo ml Sultano, cercarono di sottomcltere i ribelli all'interno, col pretesto di tutelare il prestigio del sovrano. La Germania colse l'occasione per osservare che la Francia oltrepassava i limiti del mandato affidatole ad Algesiras e fece comprend e re che, prima di acconsentire a questa nuova azione, esigeva delle g:1ranzie per l'eguaglianza economica in Marocco ed anche dei comprnsi territoriali. Per dare maggior forza alle sue domande, inviò ad Agad ir un incrociatore (1 q lug lio 19n). La situ:1zionc divenne grave. L 'Inghilterra e la Russia si dichiararono pronte a sostenere le ragioni della Francia ed il colpo di A g:idir, contrariamente alk intenzioni tedesche, servì a cementare d efinitivamente b Triplice intesa. · La Fr:incia, però, dimostrando propositi di conciliazione, accettò di discutere col Governo tedesco, offrendo un compenso territoriale. pur di ottenere piena libertà d'azione nel Marocco. L e trattative, interrotte una volta per l'intransige nza teJcsca, ve nnero riprese ed il 4 nm·cm b re fu firmato il trattato che liquidò la question e marocc hin:1. La Fra ncia ottenne di stabilire il suo protettor ato sul Marocco. cnl principio della libertà co mmerciale per tutte le naz ioni, e la Germania ricevette in compenso i territori d el Congo francese, in mo d o c he b Colonia tcdcsc:1 del Camcrum pote- raggiungere in due punti il lìumc Congo e confi nare, quindi, col Congo belga.
La rivoluzione turca del 1908. Il Governo di Abdul E-famid 11, assoluto e crudele all'interno, imbelle e re missivo di fronte all'estero, provocò, fra gli elementi intcllcuuali e militari della Turchia. animati da sentimenti nazionalisti ci e p::itriott ici , una violenta reazione che, trasCorrnatasi in aperta ri rnlta, obbligò il Sultano a concedere, il 24 luglio 1908, una Costit11zionc. Sembrava che tutte le energie dell ' Im pero si fossero .riunite per ini zia re un regi1ne d'onlin e, di libertà e di progresso. quando il 1 1 aprile 1909 si manifestò una controreazione, n ella quale i ~olda ti r inc himero i loro ufficiali nelle caserme e domandarono il ristabilimento d ell'a ntico regim e. Il Sultano si dimostrò favorevole ai ribelli e fece c rf ettuare g randi mutamenti fra i Ministri e tra i Quadri dell'esercito.
33 Ma; a queste nottz1e, i due Corpi d'Armata di Salonicco e di Adrianopoli, che già avevano aderito al programma del Comitato agitatore « Unione e progresso }> e che avevano partecipato alla rivoluzione del luglio precedente, deliberarono di marciare su Costantinopoli, sotto il comando del generale Scefket pascià, ed il 24 aprile, vinte le deboli resistenze dei soldati rimasti senza ufficiali, vi entrarono e, nonostante il tentativo del Sultano per trattare con le truppe rivoluzionarie, il 27 aprile Abdul Hamid II venne deposto ed inviato a Salonicco. Fu scelto il nuovo Sultano nella persona di Maometto V, fratello di Abdul Hamid, ed il Governo rimase affidato al Comitato <• Unione e progresso >• . Sembrò allora che i nuovi governanti della Turchia si orientassero verso l'Inghilterra ; ma la Germania, che aveva nella Turchia grandi aderenze, specialmente nell 'esercito già da essa riorganizzato, ed il più abile dei suoi diplomatici, il barone Marschall, riprese presto la sua posizione di predominio, posizione che mantenne fino allo ~coppio della guerra europea.
L'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina. L'Austria - Ungheria, approfittando dello stato di disordine promeato in Turchia dalla prima rivoluzione, il 7 ottobre 1908 pubblicò il Decreto per l'annessione della Rosnia e dell' Erzegovina. Qut:sto provvedimento turbò gravcmrnte la pace europea, suscitando, non solo le proteste della Turchia, deila Serbia e del Montenegro; ma anche quelle della Russia e dell'Italia, che vedevano compromessa nella penisola balcanica tJuella situazione di equilibrio che per tanti anni aveva costituito lo scopo principale della loro politica. Preoccupata dal boicottaggio esercitato dalla Turchia su tutti i suoi prodotti e dalle agitazioni delle pqpolazioni della Serbia e del Montenegro, l'Austria concentrò truppe alla frontiera e, per calmare l'opinione pubblica italiana, essa rinunziò all'art. 29 del trattato di Berlino. L'Italia, in quei g iorni contristata dal terremoto di Messina, si contentò di tale rinunzia. La Germania, fedele all'alleata, ma desiderosa di non disgustare la Turchia, ottenne per quest'ultima un compenso di 60 milioni di franchi, a titolo di rimborso delle proprietà dello Stato turco nelle due provincie annesse , e la rinunzia da parte dell'Austria al regime delle Capitolazioni ed agli uffici postali in Turchia.
34 Chiusa così la vertenza con la Turchia, l'Austria si volse alla Serbia che persisteva nella sua attitudine bellicosa e pretese da essa, con la minaccia di un ultim.itum , la rinunzia definitiva ad ogni reclamo riguardo alla Bosnia cd all ' Erzegovina ed il ritorno dell'ese rcito sul piede di pace. Non pit1 sorretta dalla Russia, costretta dalle minacce tedesche a m odificare il suo conteg no intransigente ed a riconoscere l'annessione, la Serbia do n::ttc accl:ttan:: le imposiz ioni austriache. Il Princi pe C;io rgio, che si era mostrato co ntrario all'Austria, rinunziò al diritto di successio ne al trono in fa vo re del fratell o Alessandro, di carattere più co ncil iante. L"umili;1zionc subìta rinfocolò nei Serbi l'odio contro l'Au stria. odio che, coltivato nelle scuole e nelle associazioni sportive, diede luogo, il 2X giug no 1914- all'assassinio della co ppia ereditaria austriac i a Saaj evo , a~sassinio che costituì la scintilla suscitatrice del grande ince ndio, che per cinque anni di vorò l'Europa e che ridusse in cenere Li secolare 1\-fonarchia austro - ung,1rica.
Le operazioni dell'Italia in Tripolitania. Sono state g i:\ esposte nel rv volume di q uest"opera e reputiamo quindi inutile riassumerle nuovamente.
Le guerre balcaniche del 1912 e del 19 I 3. Le condizioni della Turc hia, aggravate dalla guerra con l'Italia, cd una maggiore consapevolezza dei propri interessi indussero la Bulgaria . la Serbia, il Montenegro e la Grecia, lino allora discordi, ad unirsi in una lega militare cd a preparare l'ultinu lotta contro l'Impero o tto mano. Traendo occasiont: dai continui disordini che sconvolgevano la Macedonia e l'Albania , i (Jllattro Stari alleati indirizzarono, infatti., un memorandum alle Potenze, reclamando la soluzione della (lllCstio ne macedone con l'istituzione di un'Assemblea, di una milizia nazionale e di un Governatorato cristiano. Kon soddisfatto dalle promesse turche, il Montenegro 1'8 ottobre 19 12 dichiarò guerra alla Turchia e, dieci giorni dopo, partecipavano al conflitto anche la Serbia , la Bulgaria e la Grecia.
35 La Romania volle invece attendere lo svolgimento degli eventi. Gli eserciti alleati invasero simultaneamente la Turchia e conseguirono rapidi progressi; l'esercito turco, sebbene riorganizzato <lai maresciallo tedesco von der Goltz, non oppose molta resistenza. I Bulgari, invasa I.a Tracia ed assediata con parte delle loro forze Adrianopoli, batterono l'esercito turco nelle due grandi battaglie di Kirk- Kilisse (24 ottobre) e di Lulc- Burgas (29 ottobre), respingendolo sulla linea di Ciatalgia, a 40 chilometri da Costantinopoli. Il 24 ottobre i Serbi occupavano Kumanovo, s'impadronivano quindi di Uskub e poi di Monastir: mentre un altro esercito serbo occupava Novi - Bazar (1) cd, unitosi ai Montenegrini, penetrava nel)' Albania ed assediava Scutari. I Greci occupavano il 9 novembre Salonicco, dove furono ragg iunti da un Corpo bulgaro, investivano poi Giannina, mentre la loro flotta s'impadroniva delle isole dell'Egeo rimaste ancora alla Turchia. In seguito a tanti insuccessi, quest'ultima domandò la pace, le trattative per la quale si iniziarono a Londra 'il I 3 dicembre. Intervennero alla conferenza anche gli ambasciatori delle diverse Potenze, i quali approvarono la proposta della Germania, dcll' Austria e <lell"Italia di un'organizzazione autonoma Jdl'Alhanìa e di limitare l'accesso della Serbia sull'Adriatico ad un semplice porto commerciale. Ma, mentre si svolgevano le trattative, il 23 gennaio 1913 scoppiò a Costantinopoli l'insurrezione c.1pitanata dal colonnello Enver bey, che fece prevalere la decisione di continuare la guerra. Per conseguenza la conferenza si sciolse e le ostilità furono . . nprese. La resistenza dei Turchi, per quanto tenace, non ostacolò i progressi degli alleati. Il G marzò capitoli'> Giannina ed il 26 Adrianopoli, così che, con la mediazìone delle Potenze, fu concluso un irmistizio, al quale non aderì. soltanto il Montenegro, desideroso di occupare prima Scutari. Questa cadde il 23 aprili:; ma, per le pressioni austriache, il 5 maggio la città fù consegnata alle truppe internazionali. A rendere più complessa la situazione, la Romania domandò, per la sua neutralità, un compenso· alla Bulgaria, la quale dovette cedere la città di Silistria. (1) Il Sangiaccato di Novi-Bazar era stato b.s.:iato Jall'Austria alla Turd1ia :n t:Onseguenza dell'annessione della Bosnia - Erzegovina.
La pace, sottoscritta a Londra il 30 maggio 1913, obbligò b Turchia a cedere tutti i territori situati ad ovest della linea Enos (mare Egeo)- Mida (mar Nero), eccetto l'Albania, le cui sorti furono af lìdate alle grandi Potenze. Quando si addivrnne alla spartizione delle terre sottratte ai Turchi sorsero fra gli alleati i pit1 gravi contrasti. Lo Czar N icola H offrì la propria mediazione; ma l'Austria, rinfocolando i vecc hi rancori, spin se la Bulgaria ad assalire i Serbi cd i Creci (3'> giugno l<)I 3). Alle sp:ilk <ki fhilgari avanzò l'e~crcito romeno, mentre i Turchi. approfittando ddla situazione, ·riprendevano la lotta e passavano la f ro ntiaa Enos - Mid:1 fissata dal tr,lttato di Londra. I Snbi cd i Greci respinsero i Bulgari che, cosl im pcgnati. non o pposero resistenze : nè ai Romeni marcianti su Sofia, nè ai Turchi, cJ1c il 20 luglio rioccuparono Adrianopoli e domandarono la pace. I delegati greci, serbi, montenegrini , bulgari e romeni si riunirono a Bucarest, dove il 6 ag-osto fu firmato il nuovo trattato. Per esso la Bulgaria dovette cedere alla Romania, oltre Silistria, anche la Dobrugia; alla Serbia una parte della Macedonia; alla Gret::ia il parto di Cavalb. Alla Turchia venne rescituita Adrianopoli. Da quc$ta guerra trassero un notevole prestigio: la C~rec ia che. guidata Jal ·Ministro Venizelos, aveva an1uistato vantaggi superiori a quelli srcrati. Essa aveva raddoppiata la propria popolazione cd ,K1..1 uistato Salonicco, il maggiore emporio commerciale del ma re Egeo; mentrc la Serbia aveva conseguito un notevole ingrandimento e l1 Romania avn·a ottenuto la Dobrugia, regione assai ricca e ben popolata. La Bulgaria, mutilata per le cessioni che aveva dovuto fare alla Romania ed alla Serbia, usciva dalla guerra in preda al rancore contro gli antichi alleati e, stringendosi sempre più alla Turchia cd all'Austria, sperava in una ulteriore modificazione dell'assetto balcanico stabilito col trattato di Bucarest. 11 Montenegro, pur avendo acquistato una piccola regione con 150.000 abitami, ::ivcva dovuto subire l'umiliazione di restituire Scutari. Così le due guerre balcaniche del 1912 e del 1913 non riuscirono a dare un assetto defìniti\'O alla questione halcanica cd anzi inasprirono gli odì e le gelosie fra i diversi Stati interessati, rendendo mnpre più confusa e difficile la composizione dei diversi in tcressi europei , che pure urgeva sistemare pacificamente. I
37 In conseguenza degli avvenimenti ricordati., la situazione politica degli Stati europei, nei primi anni del secolo XX , era la seguente. Due grandi gruppi politici comprendevano le maggiori Potenze: a) la Triplice alleanza, b) la Triplice intesa. Intorno alla prima si raggruppavano la Turchia, la Bulgaria e la Grecia. Nella Triplice alleanza, le altre due Potenze dubitavano di avere l'Italia consenziente ai loro disegni ed erano disposte ad accontentarsi che essa assumesse un contegno ostile verso la Francia. Verso la Triplice intesa si orientavano la Serbia, il Montenegro, il Portogallo e, fuori dall'Europa, il 'Giappone, legato all'Inghilterra con un trattato di alleanza, e gli Stati Uniti, sempre in buoni rapporti con l'Inghilterra e che quindi, se non con l'intervento diretto, avrebbero soccorso l'Intesa con una benevola neutralità. La Spagna, la Svizzera, l'Olanda, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia, per le speciali condizioni interne, si proponevano, in caso Ji conflitto, di rimanere neutrali. Lo stesso avrebbe voluto fare anche il Belgio ; ma tutti gli studi militari tedeschi sulla guerra, ri tenuta prossima, accennavano alla necessità <l'invadere questo Paese per poter colpire più facilmente la Francia. Era quindi evidente che, qualora non avesse potuto mantenersi neutrale, il Belgio si sarebbe schierato con l'Intesa . Anche la Romania guardava con fiducia alla Triplice intesa, pur essendo costretta a subordinare le sue decisioni agli avvenimenti.
La gara negli armamenti fra le grandi Potenze europee. Intanto il nazionalismo elevato a dottrina, le diverse ambizioni, le reciproche gelosie, l'urto dei grandi interessi avevano spinto le grandi Potenze ad una gara negli armamenti ed eccitato lo spirito pubblico presso i diversi popoli, al punto da far considerare :1 poco a poco la guerra come inevitabile. G li eserciti permanenti erano molto forti ed in tutti, a<l eccezione cli quello inglese, il numero dei soldati era ottenuto mediante la coscrizione, secondo il principio dell'obbligo generale e personale al servizio militare. Tutto il contingente disponibile era diviso per classi di leva e queste, raggruppate secondo l'età dei componenti, costituivano gli eserciti di prima, di seconda e di terza linea.
A dimostrare rnme l'inevitabilità della guerra inducesse g li Stati ad affrettare se mpre pili la loro preparazione bellica, o con impaz ien za o con rassegnazì.onc, o per offendere o per difendersi, o per ingrandirsi o per non morire, basta dare uno sguardo ai loro bilanci degli anni che prcccckttcro immedia tame nte l'iniz io della lunga, accanitissima lott:1. A parte l'Italia -- k cui spese milita ri , dai 275 milioni, previ~ti nell'esercizio tìnanziario 18<)7 - 1898, erano salite a 450 milioni circa nel 1912 - 1913 ed ammontavano. allo scoppio delle ostilità, a 428 milioni. · benc hè, specialmente preoccupata di assestare le sue finanze, essa ~i fosse mostrata l'unica grande naz ione del l'Europa meno proclive agli armamenti -·si deve ricordare. in proposito. che l'Austria , in 18 anni. aveva raddoppiato le sue spese m ilitari, salire da 420 milioni circa nel 1H98 a ben ~oo 1nilioni nd 1914: la c;erma nia e la Francia che, sempre in garj lr:1 loro, sopporta vano per i loro esercì ti oneri che da 800 milio ni avevano raggiunto, nello stc~so periodo di tem po. i r .400 milioni ; la Russia .. · z 11 · la lJUa le, SJ)Ccialmentc doj)O la Il ,\/· 111,;rro ..,uppe 1 . grave lezione ricevuta dal Giappone, s·era scnti t;1 cmtretta ad accrescere la sua efficienza militare;:, spendendo all'uopo ~ommc il cui ammontare, da 800 milio ni nel 1897, era stato addirittura raddoppiato nel 1908 ed avna raggiunto. nel 19 q, i 1.qoo milio ni . A tali aumenti continui delle spese militari faceva riscontro l'accrescersi costante delle forze bilanciate : l' Ital ia an:va nel 1898, come forza bilanciata, 200.000 uomini e nel r914 275.000; - l'Austria a vcva , nel 1898. come forza bilanciata, 330.000 uomini c nel 1<)14 ne aveva 450.000; - la Francia da 560.000 uomini nel 189H era passata, nel 1914, ~! 780.000;
39 - la Germania, nello stesso periodo, aveva portato 550.000 uomini del 1898 aì 790.000 del 19 14; - la Russia era passata dai 750.000 uommt del J 898 ad 1.400.000 di soldati nel 1914 (1). Tutti gli Stati avevano, inoltre, affrettato la preparazione del terreno con opere innumerevoli di fortificazione e pn:disposto i provvedimenti o rganici . destinati a r endere celere e sicura la mobilitazione e ad aumentare la disponibilità dell e loro forze, così che la g uerra si affermò ben presto come la più grande e la piì:1 sang uinosa di ogni tempo passato, anche per il numero st raordinario d ei comha ttenti. Basti, infatti, ricordare che poterono armare, in complesso: la Germania ben 8.934-300 uomini; la Francia, con le sue Colo nie, o ltre 5.000.oco uomini; l'Inghilterra, con le sue Colonie, oltre 5.000.000 uomini; l'Italia, con le sue Colonie, oltre 4.300.000 uomini; - g li Stati Uniti. con le loro Colonie, o ltre 4.000.00 0 (2).
Migliorato era tJuasi dappertutto l'armamento, poichè t utto q uanto la scienza aveva recentemente inventato cli piL1 terribile era <tato messo in u so per la g uerra, alla quale g li eserciti si preparavano, sapen do di poter fare assegnamento su ll'Aviazio ne, sull a radiotelegrafi a, sull'automobilismo; nonchè muni ti di fucili a caricamento mul ti plo, di mitragliatrici, di artiglierie a tiro rapido. fornite di srndi e di strumenti per il puntamento a ti ro indiretto. In soccorso della logistica era intervenuto il grande sviluppo del le ferrovie e della Marina m ercantile, verificatosi in Europa nell'ultimo quarto del secolo X IX ed all'inizio del XX. Tutte le grandi Potenze, perfezio nate quelle già esistenti, ave\'ano isti t uite numerose scuole di reclutamento ufficiali per potersi assicurare i Quadri per le Unità da m obilitare; no nchè scuol e di perfezionamento per l'abilitazio ne al servizio di Stato Maggiore cd al(1) Questi dati. che debbono essere considcrcl'olmc nte aumentati , sono tratti c!a uno studio sull"evoluzion,• organica d,·ll'<'-'t·rcito italùmn prima e durante la gnmdt· guerra, compilato nc:I 1926 a cura ddl'Ufìicio di Organica della Sruola di g uerra. (2) Cfr. E. BARII.\RICH: « Le te ndenze delb guerra {ldierna ;, in Ra,;egna dell'c,t:rcito italiano, fase. I-11.
l'esercizio dt:gli alti gradi. Il numero dei Quadri, molto li mitato in tempo di pace, era tropfX> inferiore a quello necessario all'atto della mobilitazio ne e, per conseguenza, gli Stati provvidero alla creazione di ufficiali di complemento che, dopo un breve periodo di esercizio del grado in tempo dì pace, venivano inviati in congedo, con l'obbligo di essere sempre pronti a <pi:ilsiasi appello. Nel cam po delle dottrine militari si riconosceva la superiorìt;t deJroffensiva e, tenuto conto dei risultati delle guerre ultime: l'anglo - boera. la. russo - giappone~c, la turco - balcanica, tutti gli eserciti avevano adottato pn il comh:mimcnto formazioni sottili e rade., sostenute da rinca lzi e da riserve tenuti protetti a conven iente distan za. Dopo la g uerra russo - giappo nese, era stata attribuita una particolare im portanza alla fortificazione campale: mentre era torna ta in onore la baionetta e l'azione d"urto che, per altro, doveva esser prcp:1rata con la efficace cooperazio ne del fuoco dcì foci li , delle m itragliatrici e dell'Artiglieria. Molto curale erano, almeno nella teoria. l'csplo rn ione lontana, vicina e sul c;unpo di battaglia, i collegamenti fra le truppe cd i Com:rndi , i rifornimenti ed .i servizi . \folto progredita e ra l'Artiglieri:1. !11 \·ista dcll ' affrnnarsi dclLi furtificazio11c, tornarono a far parte dcil"Artigiinia i'ohicc cd il murt;i10, per b,ittcrc truppe coperte o defilate, e vennero adottati tutti i calibri , dal 6:; mm. dei canno ni da mo ntagna, al 305. In vista dei progressi che avrebbe- senza dubbio conseguito l"Aviazio ne, si erano già poste allo studio a nche :irtiglieric antiaeree. L'Ayiazione, prima preparata mltanto per il servizio di esploraz iom\ aveva (ominciato ad acquistare il carattere di vera e propria arma o ffen siva anche contro obbiet tivì terrestri, col lancio delle bombe e col tiro delle mitragliatrici piazzate ;1 bordo degli apparecchi. Le Potenze che avevano dato un m aggiore sv.i luppo ai m ezzi aerei erano la Fra ncia e la Germania : la prima per l'A viazione, Li ~cco nda per l'Aeron.n11ica. La Cavalleria , conservata numerosa presso tutti gli est:rciti, veniva spet:ialmente aJdestrata alLt\'anscopert:1 ed alla esplorazione: ma, tutta a rmata anche di moschetto, era stata addestrata al combattimento a terra ed a considerare la carica come azione, non più unica, d:i svolgere soltanto in con di zioni particolarmente favorevoli. La Fanteria. negli eserciti miglio ri, era stata m olto curata. Essa era ;mn;1ta di fucili a ripetizione di piccolo calibro con baionetta e vestita con unifonni mimet iche.
Con la guerra russo - giapponese erano tornate in uso le bombe a mano per .il combattimento da posizione. Tutte le nazioni disponevano di Fanterie celeri, cicliste o montate su automezzi, per servire d'appoggio alla Cavalleria o per eseg uire rapidi spostamenti. Mentre, per le fortificazioni permanenti ai confini degli Stati, si erano adottati il calcestruzzo, le cupole metalliche, le torri corazzate, grande importanza aveva acquistato, dopo le guerre anglo boera e russo - giapponese, la fortificazione campale, con le sue trincee e le sue difese accessorie. Per conseguenza, presso tutti gli eserciti si addestrarono le truppe a tali lavori; si aumentò il numero degli zappatori nei Corpi ed ogni combattente venne dotato anche di un attrezzo leggero. La preparazione militare, nei primi anni del secolo XX, era stata '-)Uasi dappertutto molto intensa e tutto faceva prevedere che la prossima guerra sarebbe stata più lunga, più accanita e più terribile rispetto a quelle del passato. Abbiamo voluto ricordare quanto sopra per dare ai lettori una idea completa delle condizioni dell'Europa al.l'inizio della prima guerra mondiale; guerra della quale non ci indugeremo a ricordare le vicende, visto che il. nostro compito deve limitarsi alla guerra italo austriaca ed alle gesta compiute dalla nostra Fanteria negli anni
1915 - 1918.
lii.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
l.:1 prima guerra mondiale, :1lla <p1alc partecipammo anche noi, ~egnò. secondo il Ba~tico ( r), nella Storia dcll't1rnanità un'epoca a sè: ~ia per la p :1ndio~i1.:'1 delle masse e dei mezzi impiegati, sia per k conseg uenze politiclit:, econo miche e sopratrutto social i del g ramL conflitto. " Da re, per co nsegue nza, uno sguardo compkssivo e sintetico alle opn:izioni di cinque an ni di g11erra, su tutti i frc.nti, non è ~c mplicc TJ(' agc\'ok ,. (2). Questa affermazione. con la (p1alc il generale Ludcndorff inizi/; la narrazione delle ~uc " Memorie di guerra ,, , ri ~ulta senza dubbio ancor mq .; lio rispondente :db vcrit:1, 1..1uando non si tratti soltanto di ri rnrdHrc gli avvenimenti al semplice scopo di una conoscenz::: individuak; ma occorra invece co m e nel caso nostro, esporre agli al,ri il risultato delle nostre ricerche eJ esporlo in modo che anch;: per gli altri tale risuluro diventi notizia sicu ra, atta a colmare una !acuna inevitabile te! ;1 compkt:ire una preparazione ncccssaria.m enk !lll per(t tLt. Gli :1ne nimc nti ebbero invero ed hanno tanta importanza, 1:: \'Ìcencle della grande g uerra furono così diverse, le gesta d ei vari eserciti so no :rnrnr:1, dal punto di vista storico, così recenti. che non possi::imo 11 011 accorgerci come a noi , attori del g rande dramma, m:111chi, per dare di esso un:i vera e completa trattazione storica, pcrri no t!ud b (lbhiettÌ\'a serenit:1, con h quale sohanto i posteri pntrnnno esa min:1rc i fatti e trarre da essi insegnamenti veramente effìc:JCÌ per le future gencr:1zioni . Per nni ogni indagine è ancora difficile e ciò, non soltanto percht· l'<Jcchio dell"o$servatore del gr:111dioso fenomeno è turbato dalk emozioni, clic ancora tolgono al suo sguardo agni acume e concor(1 )
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,\ppu111i d i StorÌ;l dell"art(' mil itare terrC'strc ». L1:DE'>:l>ORIT: " l miei ricordi di guerra ,,.
43 rono a rendere p1u m certa ogni ricerca; ma anche perchè, appun to per la stessa importanza e per la complessità del grandioso fenomeno, non è ancora possibile enumerarne tutte le cause ed esami narne tutte le conseguen ze. E, come non riesce possibile considerare tutti gli aspetti diversi o prevedere tutte le conseguenze prossime e lontane del primo rnn-
l.'i111111g11mzio11e a Quarto del 111on11mcnto commcmor,1ti11u ckflct Spedi-::;ione dà lvlillc ( 5 maggio 191 5).
flitto mondiale, non è possibile rierncarne le vicende e le fasi , anche se a tale scopo non m anc hi no ormai fonti veramente sirnrc, docum entazioni precise, esposizioni obbiettive. Le opere pubblicate dai diversi autor i sono però dovul'e lJUasi tutte a studiosi cd a scrittori, d1c furono anche attori del g r_and ioso dramma e, per co nseguenza, non alieni dal su hìre l'influenza dei sentimenti personali, co~Ì che quasi sempre furono tratti a scrivere dalla necessità di un'autodifesa o dall'opportunità di sostenere una polemica o dal bisogno di H:clarnare contro una presunla ingiu~tizia; nè le opere fin 'ora pubblicate possono esse re sottoposte ad una disa-
44 mina così attenta, da permettere di estrarre da esse, tra le molte scorie,
le verità indispensabili ad ogni narrazione storica. Questa premessa ci sembra necessaria a far comprendere come il nostro compito debba, almeno per ora, ritenersi limitato a ricordare, sia pure in modo sommario, gli episodi principali del grande conflitto, a collocare le azioni alle quali noi stessi partecipammo nel grande quadro degli avveni menti europei, come è, senza dubbio, necessario, trattandosi di una guerra così. terribile per estensione di fronti e per numero di combattenti ed, infine, a mettere in luce il preminente co ntributo di eroismo e di sangue offerto all'Italia, per resistere e per vincere, dall e nostre Fanterie.
Le cause remote del conflitto. Nell'esaminare gli avvenimenti principali, che si svolsero alla ii.ne dd secolo XIX, abbiamo avuto già occasione di considerare i sintomi che facevano ritenere ormai inevitabile e fatale il conflitto tra i g randi interessi econo mici, commerciali ed industriali dei di\'ersi Stati europei. Abbi;imo d ctt0 an.:hc wnH: più volte, e i>p<:cialmcnte nel H)OO (conferenza di Algesiras) e nel r9II (dimostrazione tedesca di Agadir), nei primi anni del secolo XX, la guerra fosse sembrata imminente ; tanto cl1<.:, se fu pos~ibile alla diplomazia di evitarla, ciò potè verificarsi soltanto perchè la preparazione delle forze mii itari dei futuri belligeranti non appariva ancora completa e perfetta. Alla grande e crescente importanza degli interessi eco nomici e commerciali, dalla quale g li Stati era no stati spinti, in una gara affannosa, alle imprese coloniali, si deve senza dubbio attribuire l'inevitabilità del conflitto e, forse non senza ragione, il generale Ludendorff, pur tentando di far apparire l'intervento germanico come un atto di ncce:-~saria difesa. parla della rivalità della Russia, che si preparava alla g uerra nella :.pèranza di indebolire l'Austria e di potere dominare nei Balcani; della Francia, nella quale, per l'oscuro sentimento della fatalità del conflitto, prendeva vigore nuovo il desiderio della rivincita; dell'lnghiltcrra, che osservava con crescente preoccupazione lo ~viluppo economico, la produzione a buon mercato e l'insta ncabile attività tedesca, e si sentiva minacciata perfino nel suo dominio del rnare dal continuo aumento della flotta germanica, la quale aveva g ià con1p1istato il secondo lX>sto tra le forze navali degli Stati europei.
45 All'influenza di queste cause formidabili - la cui importanza è stata per altro chiaramente dimostrata dai risultati che, con la pace, l1anno cercato di conseguire gli Stati vittoriosi ~ non potevano per altro, opp(mi: nè lo spirito, nè gli accresciuti bisogni del popolo germanico, la cui unità, sorta dalla vittoria militare, dava luogo ad una nerezza spavalda e spesso provocatrice ed il cui rapido accrescimento imponeva l'assoluta necessità di affermarsi e di espandersi. Per conseguenza, quando gli Stati più direttamente interessati sentirono di avere ultimata la loro preparazione a traverso il continuo aumentare dei loro armamenti, la guerra divenne inevitabile e ad essa dovettero partecipare anche gli altri Stati, per Ja necessità di profittare dell'occasione per dirimere anche le loro particolari contese e per conseguire. le loro aspirazioni, subitamente tratti anch'essi, come la nostra Italia, a reputare indispensabile l'intervento dal ferreo di!emma: << od ora o ma,».
Le cause occasionali. Le cause immediate del conflitto vanno ricercate nella incompleta soluzione già data, come si è narrato, alla questione di Oriente col trattato di S. Stefano e nell'affermarsi dell'ingerenza austriaca sulla Bosnia e sull'Erzegovi na, che vennero annesse all'Austria nel 1908, suscitando l' irredentismo serbo. Le due guerre balcaniche del 19n - r3, per le quali considerevoli ingrandimenti erano stati conseguiti specialmente dalla Grecia e dalla Romania, avevano lasciato la Serbia, già vittoriosa contro la Turchia, delusa, malcontenta ed ostile specialmente all'Austria, contro la quale le associazioni nazionali ed irredentiste serbe incitavano i senti,nenti del popolo. Ora l'Austria - come, del resto, l'Italia - nella triplice alleanza appari va sottomessa al predominio germanico. Gli storici futuri scrive, in proposito, il generale Malleterre - resteranno senza dubbio meravigliati nel notare l'assoluta subordinazione dell'Austria Ungheria aila Germania, dopo che Bismarck aveva fatto dimenticare all'Impero austriaco la disfatta di Sadowa, legandolo al vincitore. Certo l'Austria non poteva più sottrarsi alla pressione che su di essa esercitava la Germania. Il vecchio Imperatore Francesco Giuseppe, indebolito dall'età, tormentato dalle questioni interne che turbavano la Duplice Monarchia, era incapace d1 resistere al Kaiser, il quale, a 5·
volte imperioso, a mite affabi le, p rometteva di rinnovare, mediante l'unione delle forze dei due Stati, la grande concczion<: im periale del medio evo e di aprire una nuova èra, mag nifica di prosperit:Ì e di ricchezza. L' Austria - Ung heria s'era lasciata docilmente trascinare nella marcia ve rso l"oric ntc. nella ,, Drang nac h Oestern n, nella spe-
Dim w trnzionc da v,wti ,ti (Juirinalr per la conferma dd J li11i;tcro Salandra (16 maggio 1915).
ranza di p0tcre assorbire gli St:iti balcanici e l'Impero ottomano e di e\tcndere l'espansione degli Imperi central i nell'Asia Minore. All'uopo la diploma:,.ia :1ustro - tedesca, ricevendo la parola d'ordine da Berlino, aveva preparato r azione fin dal 1896, col viaggio fkll'Irnperatorc Guglielmo a Costantinopol i ed in P:tl cstina, e la Turd1ia era stata a poco a poco gcrmanizzata. ttuasi senza avvedersene. L' unione degli Stati balcanici, nel 19 1 2 . :t\'cva fatto fallire il piano tedesco con la ~rn nlìtta della Turchia cd allora la Germania, sfruua11do le cbcurdie che s'erano poi verificate tra i vincitori, aveva fatto intervenire la Roman ia cd aveva sa lvata la Turchia. Nel 1914 a Berlino ed a Vienna si sapcv:1 benissimo che la Serbia, nel caso di 1111 anace<.1 austriaco, sarebbe rimasta i~olata nei fb lcani e che, contro
4ì il· Kaiser -, che era Capo delle varie dinastie balcaniche - non si sarebbero levate: nè la Grecia, nè la Bulgaria, nè la Romania. La Turchia era ormai preparata a subire il predominio germanico e quindi soltanto la Serbia poteva costituire un ostacolo all'effettuazione del piano tedesco. Questa fu la causa immediata, essenziale della guerra, il motivo del noto ultimatum inviato dall'Austria alla Serbia, che doveva dare inizio al più sanguinoso dramma della storia umana (1). L'ultimatum austriaco del 23 luglio 1914 che, secondo il Governo di Vienna, avrebbe dovuto soffocare in Serbia quella propaganda ostile all'Austria - alla quale risultava dovuta l'uccisione del Principe ereditario, arciduca Ferdinando, avvenuta a Serajcvo il 28 giugno --, parve a tutta l'Europa l'improvviso annunzio del grande conflitto, già da tanto tempo preparato. Esso, infatti, affermando la necessità del diretto intervento austro - ungarico nella stessa politica interna della Serbia, rendeva la guerra inevitabile. Essendo state accettate le richieste austriache soltanto in parte, narra, infatti, il Rosi (2) - ne venne la rottura dei rapporti diplomatici ; mentre la Russia dic hiarava subito dì non potersi disinteressare delh cosa cd onlin;1va, poco dopo. la mnhilitazionc ;il confine austriaco, come risposta alla dichiarazione cli guerra fatta dall'Austria alla Serbia il 28 luglio. Ricevuta dalla Germania la domanda di chiarimenti sulla mob ilitaz io ne parz iale già ordinata, la Russia procedette alla mobilitazione generale cd accettò la guerra, che fu dichiarata da Berlino i.I I°' agosto. La lotta s'111iziò subito, non solo contro la Russia; ma anche contro la Francia, alleata della prima.
La preparazione politica. Data la dìvisione dei pii', importanti Stati europei in due gruppi distinti, la preparazione po litic:i. d!:gli Imperi Centra li e dell'Intesa poteva considerarsi gi;1 effettuata, come dimostrò l'immediato schieramento delle nazioni contrapposte. Assai più difficile sarebbe riuscita la preparazione politica alla guerra da parte dell'Italia, la quale, se voleva effettivamente poter (,) Cfr.: C énéral ~fal.l,ETERl<E: « Etudes et imprcssions pour sc-rYtr a l'histoire :future dc la grand e g uerre ... ( 2 ) Cfr. M1c:11EI.E Rosi: « S to ria contemporanea tl'ltali:.l " ·
effettuare le sue aspirazioni nazional.i, avrebbe dovuto prima sganciarsi dalla Triplice Alleanza e quindi passare dalla parte dell'Intesa. Questo se mpre qualora l'opinione pubblica avesse indicato al Governo la via da scouìre e solo nel caso che da !)arte dell'Intesa fossero t") state dat e le necessarie gar:inzie ci rca il compimento della nostra unità n azionale. In propo~ito, ndropera ,, L'esercito italiano nella grande guerra (1915 - r9 18) •·, puhblic:1ta dall' Ufficio Storico del Corpo di Stato Mag~ iore, \·ic nc rilevato: " All ' impressione destata dall'ultimatum d ecisirn rivolto d:1lrt\u.'>lria alla Serbia c dal rapido divampare delle ostilitì , il Govern o itali :1110 opponeva , il 2 agosto, una dichiarazione di ne utr:tlit:1, c he, mentre separava la causa nazionale da quella dei suoi antic hi alleati, h sciava intravetlere i prodromi di una libertà d 'azione. di cui il Paese intuì tutta l'importanza e l'esito fatale . . ,, Infatti. interpretando il trattato della Triplice, sia nella sua precisa espressio ne letterale, sia e pit1 ancora nel suo bene accertato ed accentuato ca rattere.: difensivo, l'Italia si ritenne non obbligata a prendere parte.: diretta ad un conflitto, avente così precisi e spiccati caratteri aggressivi, e c he per di più era stato scatenato senza il suo preventivo consenso; e, pur informando il suo contegno ad una linea di rigida neutralità verso le due parti in lotta, si riservava di provvedere ai propri interessi, ttualora gli avn:nimrnti si fossero svolti in modo da generare uno spostamento nell'equilibrio internazionale. " Queste dichiarazioni, fatte dal Governo del tempo e favorevolmente accolte dalla pubblica opinione. furono inoltre avvalorate cb successive comunicazioni, affermanti la ncccssiù di mantenere una neutralità armata per la tutela dei nostri diritti, delle nostre aspirazioni e della stessa posizione di grande Potenza dell'Italia ».
L:i linea di co ndotta seguita dal Governo italiano in questa gravissima circostanza fu improntata agli stessi criteri che già avevano regolata l'az ione nostra nel 1913, allon1ua11<lu l'Austria - Ungheria, ravvisando nelle aspirazioni del Regno serbo una minaccia penna. nente alla propria sic urezza, a\'eva proposto ai due aHeati - Italia e Gcrm:inia - l'intervento armato contro quel piccolo Stato. Allo scoppiare del conflitto l'Italia. informata tempestivamente 1bgli Imperi Centrali delle loro decisioni, aveva dichiarato la
non
49 sua neutralità anche perchè, secondo il trattato dell'alleanza, l'Austria e la Germania non avrebbero potuto invocare, per trascinarci nel conflitto, il casus foederis. Iniziatesi le operazioni sugli altri fronti, mentre la nostra diplomazia faticosamente cercava, fra ostacoli di ogni sorta, la via da seguire, il nostro Ministro degli Esteri doveva dimostrare tutto il suo acume e tutta la sua fermezza: sia per assicurare il tempo indispensabile alla nostra affrettata preparazione militare; sia per scorgere come i compensi, tardivamente patteggiati dall'Impero austriaco per la crescente forza delle necessità, ci venissero offerti soltanto allo scopo di prolungare il nostro indugio; sia infine per affermare, anche nei riguardi dell'Intesa, tutto il valore del nostro intervento. Questo, a noi chiesto fin Jal 24 agosto 1914, venne preceduto dalla laboriosissima genesi del Patto di Londra, concluso dopo ben otto mesi di trattative, soltanto il 24 aprile 1915. Genesi che ci dimostra, secondo gli studi del Solmi, le memorie del Salandra e dei principali partecipanti alle trattative; nonchè i molti documenti successivamente pubblicati sul delicato argomento, che da parte dell'Intesa i compensi promessici vennero pesati con una bilancia troppo sensibile. Ma tnttavi;i il Patto di Londr:1 , che ci venne suggerito specialmente dal contenuto ideale e dalla spirituale essenza dei motivi che ci inducevano all 'intervento, ci prometteva il conseguimento dei naturali confini e tutelav::i .i nostri interessi nell'Adriatico. Col Patto di Londra l'Italia s'impegnava ad entrare in guerra a fianco dell'Intesa e, successivamente, a non concludere alcuna pace separata col nemico. Delicate trattative erano state intanto iniziate fra il nostro Governo e quelli degli Imperi Centrali: erano state respinte le proposte del von Bulow, che il sentimento nazionale non avrebbe potuto accettare. Il 3 maggio 1915 l'Italia aveva poi denunziato, come virtualmente violato dal!' Austria - Ungheria, il trattato della Triplice Alleanza. Il 23 maggio 1915 il Ministro degli Esteri del tempo, confortato dai voti del Parlamento e dalle solenni manifestazioni del Paese, comunicava finalmente alle Potenze una lunga nota, per significare che il Governo italiano aveva deliberato di rompere gli indugi e che da quel momento l'Italia si considerava in guerra con l'Austria Ungheria. Tale dichiarazione era prevedibile per il fatto che la nostra neutralità non poteva confondersi con quella degli Stati desiderosi uni-
camcntc di preservare la propria integrità territoriale; ma rappresentava il temporaneo atteggiamento di una nazione, la quale non poteva di sinteressarsi <li ci<', che stava per avvenire nell' Adriatico e nel Mediterraneo e doveva tenersi pronta ad agire dove i suoi interessi l'avessero richiesto. La Germania intanto, per colpire più presto la Francia, chiedeva di attraver sa re il 8elgio neutrale, impegnando si a risarcire i danni eventuali ed, avuton e un rifiu,o, invadeva il territorio belga. L'Inghilterra le dichiarava allora la guerra (r). Così, nell'agosto del 19 14, con le dichiarazioni di guerra già ricordate e con quelle del Giappone e del Montenegro, si trovarono da una parte gli Imperi centrali e dall'altra la Russia, la Serbia, il Montenegro in Oriente, la Fran,ia, il Belgio e l'Inghilterra in Occide nte '-il Giappone nell'Estrem o Oriente (2). A far vedere con quanta prontezza avessero agito gli interessi dei vari Stati e le alleanze già note o segrete, pronte7.za c he dimostr:n·a anche la preparazione militare ormai completa, basta riportare il seguente diario degli avvenimenti di tiuei giorni: 23 lug lio: nota austriaca alb Serbia; 25 luglio: ris1x)sta serba e rottura diplomatica fra i due Stati; · 26 lug lio: s'iniziano le mobilitazioni austriaca e serba ; 27 luglio: dichiarazione della Russia di non poter5Ì disi nteressare della sorte della St:rbia; 28 lug lio: l'Inghilterra propone invano una mediazione; 28 luglio: l'Austria dichiara la guerra alla Serbia; 29 luglio : inizio della mobilitazione russa al confine au st riaco; 29 lug lio: mobilitazione austriaca al co nfine rn sso; 29 lug lio: l'Imperatore di Germania invita lo Czar a dare sp1e<Yazm ni circa la mobilitazione sul confine austriaco, chiedendo che ~ ssa non venga effettuata; 30 luglio: l'Olanda dichiara la sua neutralità ; V lug lio: b Germania dichiara lo stato <• di minaccia militare ,, in tutto l'Impero; JI luglio: inizio della mobilitazione generale russa; 31 luglio: inizio della mobilitaz ione nel Belgio, nell'Olanda, e nella Svizzera ; (1) L ' Ingh ilterra, come già durante il periodo napoleonico per la Francia, non potc,·a pcrmeucre che la Germania, ora sua ri,·alc, conquis1asse il Belgio. (2) Cfr. Rosi: op. cil.
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51 31 luglio: inizio della mobilitazione i'n Francia; 31 lugJio : la Bulgaria e la Spag~a dichiarano la loro neutralità;
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agosto: la Germania dichiara guc'tra alla Russia; I agosto: la Turchia dichiara la propria neutralità; I agosto : la Germania invade iJ Lussemburgo; 3 agosto: inizio della mobilitazione inglese; 3 agosto: la Qermania chiede di poter far passare le sue truppe attraverso il Belgio e dichiara la guerra alla Francia; 4 agosto: l'Italia dichiara la sua néutralità; 4 agosto: la Germania invade il Belgio; 4 agosto: l'Inghilterra dichiara la guerra alla Germania; 6 agosto : l'Austria dichiara la guerra alla Russia; 23 agosto: il Giappone dichiara la guerra alla Germania. Nei mesi successivi il conflitto si estendeva maggiormente, con la partecipazione alla guerra di altri Stati, che si erano prima dichiarati neutrali. Nel novembre 1914, infatti, la Turchia, preparatasi anch'essa alla guerra secondo i suggerimenti tedeschi, intervenne in aiuto degli Imperi Centrali; il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò la guerra all'Austria; alla fine dell'anno la Bulgaria si schierò invece con la Germania, l'Austria e la Turchia ed, infine, nell'agosto 1916, anche la Romania dichiarò la guerra agli Imperi Centrali e l'Italia anche alla Germania. I
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IV.
IL NOSTRO ESERCITO DAL 1870 AL 1914
Dal 18ìo al 19r4 il nostro esercito aveva subìto diversi ordinamenti. Con l'ordi~amento Ricotti (1872 -73) era stato stabilito l'obbligo generale al servizio militare, con una durata prima di 12 e poi di 19 anni: si era predisposta la formazione di un esercito cli seconda lmea con l'istituzione di Unità di milizia mobile e si era prevista anche l'istituzione della milizia territoriale. La ferma era stata ridotta da 5 a 4 e poi a .3 anni per tutte k Armi , sal\'o per la Cavalleria, prr la (JU:tle era rimasta in vigore quella di 5 anni. La Fanteria aveva avuto So reggimenti di linea, 10 di bersaglieri e 15, poi :? :>., compag nie di al pini.
L'ordinamento Mezzacapo ed i success1v1. Col successivo ordinamento Mczzacapo ( 1876- 1877) venne 1stttuira la milizia territoriale, destinata a far parte integrante dell'esercito per la difesa interna dello Stato, e venne fissata la circoscrizione di pace, portando i Corpi d'Armata da 7 a 10. La Fanteria di linea venne notevolmente aumentata e raggi unse il numero di 96 reggimenti, dei <.Juali 2 di gra natieri di Sardegna; i bersaglieri quello di 12 reggimenti e gli alpini quello di 6. I Corpi d'Armata ,·ennero portati poi, con l'ordinamento Fcrn:ro (leggi 29 giugno 1882 ed 8 luglio 1883), a I2 e le Divisioni a 24, oltre il Comando militare della Sardegna. Un nuovo ordinamento venne effettuato nel 1887 dal Ministro, generale Bertolè Viale, per aumentare la Cavalleria e l'Arti.g!icria in modo da poter formare, in guerra, tre Divisioni di Cavalleri,1 e d'assegnare a ciascun Corpo d'Armata 96 pezzi, come già avveniva presso gli eserciti stranieri. Della Fanteria vennero aumentati soltanto gli Alpini , che costituirono 7 reggimenti, 22 battaglioni e 75 compagnie.
53 Il generale Pclloux volle, nel 18gi, che l'esercito rimanesse composto di 12 Corpi d'Armata e di 25 Divisioni (compreso il Comando militare della Sardeg na, che costituiva una Divisione) ed il Ministro Casana, ottenuta in seguito l'assegnazione al bilancio della guerra di maggiori fondi, potè provvedere anche ai Quadri. Durante il Ministero Ottolenghi, nel luglio 1909, gli Alpini venJ1ero portati ad 8 reggimenti. L 'opera di riordinamento iniziata dal Casana venne poi proseguita dal generale Spingardi, il quale adottò, nel 1909, la ferma biennale per tutte le Armi, aumentò la forza bilanciata, istituì sezioni mitragliatrici per la Fanteria e per la Cavalleria e provvide alla soluzione di altri importanti problemi, riguardanti l'armamento ed il traino dell'Artiglieria. · Con le leggi del luglio 1910 vennero istituiti 4 Comandi designati di Armata e, per c1uanto riguarda la Fanteria, l'Ispettorato degli Alpini venne trasformato in Ispettorato delle truppe da montagna; si costituirono 3 Comandi di brigata alpina, 12 battaglioni bersaglieri ciclisti ed i Depositi di Fanteria vennero incaricati della formazione di Unità di milizia mobile e di milizia territoriale. Mentre si stava attuando il programma di cui sopra e veniva asseg nata una sezione mitragli atrici a ciascun reggimento di Fanteria, si iniziò, nel 19r I , la guerra italo-turca per la conquista <ldla Libia; guerra, in seguito alla quale, all'inizio del conflitto 1915 - 18, si trovavano ancora oltremare, in Libia od all'occupazione di Valona, per LJUanto riguarda la Fanteria: 54 battaglioni di linea e 13 di bersaglieri. Unità, queste, che dovettero essere ricostituite. Il Ministro della Guerra Grandi ed il Capo di Stato Maggiore generale Pallio avevano provveduto a colmare in parte queste deficienze e, alla data del 24 maggio, col Ministro Zuppelli e col Capo di Stato Maggiore Cadorna, rimanevano soltanto da ricostituire il 1° reggimento bersaglieri e 3 compagnie di ciascuno dei 15 reggimenti bersaglieri che vennero mobilitati per la guerra italo - austriaca.
Le Unità mobilitate nel 1915 risultarono (1) formate con elementi che presentavano una forte differenza. Le due classi più gio( 1)
Cfr.:
U H1c 10 STOR1co DELI.O STATO MAcG10RE DE1.L'EsF.Rcno:
cito ita liano nella grande guerra ( 19 15 - 1918) », Yol. I.
«
L'csa-
54 vani (1&)5 e 1894) erano d;1 poco alle armi cd il loro addestramento risenti va dell'affrettata istruz ione iniziale, fatta fin dai primi giorni con le armi alla mano. La classe del 189.3 era la meglio istruita ; <Judle del 1892. '91, ·90 e parte di quella dell '&y serbavano, a corredo delle cognizioni militari apprese durante il servizio prestato sotto le armi , un po' dell 'esperienza acqui~tata oltremare, per quanto diversa da qu ella della lotta rnntincntale. Le classi più anziane, sehbcne poco al corrente delle nuove istruY.ioni, portavano radica te in se stcsse buone e virtuose reminisccn1,c della rigida disciplina e del forte spirito militare di cui si erano imbevute durante la fe rma triennale. Nel complesso, la nostra truppa, u nita ai propri ufficiali da vincoli di sincero affetto ed animata da un profondo sentimento disciplinare, da,·a affidamento di quell'eccellente rendimento, che g li avvenimenti bellici ampiamente confermarono. La sua istruzione professionale, anche se non raggiungeva quel g rado di perfezione che sarebbe stato desiderabile, era tuttavia la massima consentita dalle non facili condizioni. nelle ouali l'esercito aveva dovuto conti Il Uarc a svolgere il Sl10 addestramento altra \'Cl'SO alle difficoltà create dalla gutrra in L ihia. Quella cam pagna avt:Va confermato le be?le qualità militari dei nostri soldati, conservatisi m o ralmente sani :1tt ra vcrsu le passiurn politiche che travagliavano il Paese; ma aveva anche posto in luce alcune deficienze dell'istruzione militare e ckll 'omogcnei tà dei reparti, confermando l'efficace addestramento dei ()uadri ufficia li; ma Jimostr:rndo come insufficienti fossero b prepar:izione tecnica della Fanteria all'esecuzione del tiro e la manovrabilità delle Unità m inor i nelle mani dei loro comandanti , abituati in pace a reparti con organici ridottissimi.
La Fanteria all'inizio della guerra. La Fanteria veniva consid erata come Arma fondamentale degli eserciti, l)Ualc era tornata ad essere col tramonto della Cavall eria e col progn'.sso dt.:llc armi da fuoco, non solamente per avere in sè gli dementi per èecidere completamente, anche da sola, un'azione campale: ma essenzialmente perchè, più che in ogni altra Arma, elemento essenziale della Fanteria è l'uomo. TI hreve tempo che. prima della g rande guerra, era necessario per apprendere al Fante l'impiego del la proprio arma, che allora era
55 soltanto il fucile con la baionetta (la mitragliatrice non aveva ancor fatto; da noi, che una timida e recente apparizione), aveva diffuso il pregiudizio che una buona Fanteria si potesse improvvis;1re. Pregiudizio assolutamente erroneo perchè una buona Fanteria non si improvvisava allora e tanto meno si potrebbe improvvisare ora, tenuto anche conto delle armi e dei mezzi di cui essa è stata dotata cd il suo modo di combattere, che richiede da parte di ogni singolo Fante sereno e giusto apprezzamento della situazione e decisione suggerita, non soltanto dal raziocinio; ma anche dal sentimento del dovere e dell'onore. All'applicazione delle conseguenti provvidenze si erano sempre opposte svariate difficoltà che, sebbene di natura diversa, provenivano quasi esclusivamente da un'unica fonte: la scarsezza dei mezzi finanziari a disposizione dell'Amministrazione della Guerra. Per tale scarsezza non si era potuto addivenire ad una maggiore frequenza di richiami in servizio degli ufficiali in congedo, unico mezzo per tenere i Quadri al corrente dei progressi della tec· nica militare. Per essa non era risultato possibile: nè aumentare adeguatamente la forza bilanciata (e perciò nemmeno l!uella delle Unità elementari), nè intensificare i richiami per istruzione, unici veri correttivi alla brevità della ferma ed alla esigua forza di pace. Tali richiami, già adottati su vasta scala dalla maggior parte degli altri eserciti europei, sarebbero stati tanto più necessari nel nostro che, per mobilita re l'esercito di campagna, richiedeva allora ben 13 classi di leva. Inoltre, a partire dal 19u, le stesse reclute non sempre avevano avuto modo di attendere indisturbate al completo sviluppo delle istruzioni, dalle quali di massima erano state distol te pochi giorni dopo il loro arrivo ai Corpi: o per essere impiegate in servizi territoriali, compreso quello di. ordine pubblico, o per essere senz'altro incorporate nei reparti mobilitati per la Libia. Un po' più accurata era stata l'istruzione delle Fanterie speciali (granatieri, alpini e bersaglieri), alla gualc aveva contribuito anche l'elevato loro spirito di Corpo; ma dei 40 reggimenti di linea, per i quali era previsto l'i mpiego in concorso alle truppe da montagna, soltanto pochi avevano potuto, eccezionalmente, svol.gere qualche esercitazione d'insieme. La scarsità dei m ezzi finanziari si era fatta sentire ancor più gravemente nei riguardi dell 'istruzione tattica.
Per b m:rnca nza di veri e propri campi di esercitazione, le truppe erano state costrette a svolgere il loro addestramento in aperta campagna: ma in r1uesra, per la preoccupazione di non danneggiare le proprietà private, le zone d'istruzione molto spesso erano state limitate alle ~,rade, portando alla deformazione dei principi informati vi della regobmentazione tattica. Nel 1910 si er:rno iniziati i primi studi per l'acquisto di campi di esercit:1zione : ma essi, ripresi nell'ottobre 1913 sotto l'incalzare della necessità di :m:re dei poligoni di tiro per l'Artiglieria, che nella maggior parte del le guarnigioni trovava nella fitta vegetazione seri ostacoli :ill 'esern zionc dei tiri, non avevano portato ad una soluzione concreta. L'ammontare della spesa che ne sarebbe conseguita era risultato in rnncili :ihile con le disponibilità finanziarie ddl'Ammini~trazione della Guerra. D'altra parte, il soldato di Fanteria non poteva disporre, per tutta la durata della ferma, che di 365 cartucce (delle qualì 236 per tiri individuali, compresi (1uclli delle reclute, e 129 per tiri collettivi). più 132 a sa lve, per le esercitazioni di combattimento, numero assolutamente inadeg uato alle esigenze di una buuna istruzione.
La nostra efficienza militare nel 1914. Ad apprezzare g iustamente l'efficienza del nostro esercito nel
1914- occorre non dimenticare che le nm tre forze dislocate in Libia a~ccndcvano a 70. 000 uomini: vale a dire che un terzo di tutto l'esercito sul piede di pace si trovava in quella C<-,lonia. Questa sottrazione di reparti al già st remato esercito metropoli. tano, a 5capito della sua forza e della stessa sua compagine, nonchè delle sue dotazioni, rendeva ancor più anemiche - scrisse il Segato ( r ) - le Unità rimaste in Italia, costituite in gran parte di reclute. depauperate dei migliori clementi e mancanti della nuggior parte dei graduati di truppa. nella quasi impossibilità d'attendere ai sen-izi ordinari e di svolgere proficuamente le istruzioni. In conclusione, se la spedizione in Libia fu per l'esercito una benefica scuola sotto ogni riguardo, consentendogli di esperimentare il sistema di mobilitazione e le proprie forze e contribuì a sollevarlo dalL1hliattimcnto causato da una lunga e nefasta politica, ne diminuì (1) Si:c.no: ,. L' ltali:1 nella g uerra mondiale ,..
57 l'efficienza materiale, rendendone più laboriosa la preparazione alla grande guerra. Anche l'elemento uomo si era logorato nella guerra libica; specialmente ne avevano risentito le classi 1888 - 1889, che sopportaro no il maggiore peso delle operazioni di quella guerra e che sarebbero state quelle in migliori condiz ioni per rispondere ad una chiamata generale, dato il loro pieno sviluppo fisico, l'istruzione più completa cd i minori legami sociali contratti nel breve tempo trascorso dal termine del loro servizio di leva. A prescindere dalle segnalate ripercussioni dell' impresa libica sull'efficienza bellica dell'esercito metropolitano, non si può, infatti, non riconoscere l'influenza altamente benefica di tale impresa per sollevare gli spiriti. Voluta dalla grande maggioranza della nazione, essa infuse· un senso di nuova vitalità ndl 'esercito, che diede prova di possedere ancora tante preziose energie. Dopo le guerre <l~l Risorgimento, nelle quali il cuore dell'esercito battè all'unisono con quello dei Paese, <( l'impresa di Libia - scrisse il generale Felice de Chaurand (1) - non fu, per gli Italiani, una semplice impresa coloniale; ma un esame di coscienza, l'affermazione della potenza nazionale, che preparò e diede la misura di q uanto era da attendersi dall'Italia nella guerra mondiale >) . Per ragioni di bilancio, di dislocazione e per l'enorme impiego fatto di truppe in servizio d'ordine pubblico, per insufficienza di mezzi di addestramento, di forza presente, in gran parte a causa delle esigenze della guerra libica, le istruzioni erano state trascurate. In compenso però si aveva un certo numero di ufficiali ed una parte dell a truppa esercitati nelle campagne libiche, sebbene sia noto che non è tutto vantaggioso per la preparazione alle grande guerra, ciò che s'impara nelle guerre coloniali. Difettava forse ancora, nei Quadri più elevati e nello Stato Maggiore, quella disciplina delle intelligenze che tanto contribuisce al successo in guerra: sopra tutto mancava ancora una gen erale e profonda assimilazione di tiuello spirito offensivo di cui era permeata la nuova dottrina tattica, alla quale erano informate k << Norme per l' impiego delle grandi Unità d1 guerra » emanate nel 1913; e ciò in parte per il poco tempo <lacchè tali <1 Nonne') erano state diramate ; ma forse più ancora per la diffusa convinzione, profondamente radi(1) Generale Fn1<:E DE liano entrò in guerra "·
C H ,\URAND DE
ST. Eusnc1-1E: « Come l'esercito ita-
cata nell'alta gerarchia, che fosse per noi pressochè assurdo parlare di guerra offensiva contro l' Impero austro - ungarico. Ne consegue che, se la nuova dottrina aveva fatto rapidamente presa nei giovani, perchè rispondente al loro temperamento ed alla lnw età, non altretta nto era avvenuto nei più anziani. A pagina 61 delle sue << Note di g uerra » il generale L. Capello scrisse: ,, Nel lug lio del HJJ4 non avevamo esercito )). Nel r914 mancavélmo senza dubbio di forza istruita e sopra tutto di ufficiali e sott uffìciali pd suo inyuadramento, difettava mo di armi, di Artiglieria, di muni zioni, di quadrupedi, di oggetti di vestiario, di eq uipaggiamento indi viduale e generale, di materiali di ogni specie e di tiuci meni tecnici che si dimostrarono poi necessari per ottenere il successo nella guerra moderna; insufficien te era ;illora la capacità produttiva del Paese per provvedere alle lamentate deficienze; manchevole poteva essere l'addestramen to delle truppe, e più specialmente quello delle g randi Unità, alla guerra manovrata e particolarmen te a q uella da montagna, nella quale, specialmente nel caso di guerra offensiva, tanta parte del nostro esercito sarebbe stata impegnata e per la quale, fra l'altro, facevano Jifetto, tranne per le truppe da montagna, CtJuipaggiamenti e salmerie. Non per Llucsto, però -·- soggiunge il Segato - si può accet tare senza ampie riserve la dichiarazione fatta dai Capello.
L'opera del generale Cadorna. Succeduto al Pollio nella carica di Capo di Stato Maggiore il generale Luigi Cadorna, l'opera di preparazione venne energicamente ripres;l: si risolse il grave problema dei Quadri, tanto che il 24 maggio 1915 si potè fare assegnamento, complessivam ente per tutto l'esercito, su 56.2u ufficiali, dei quali 17.000 in servi zio attivo permanen te: si provvide in gran parte ai mezzi di armamento, così che il nostro esercito potè entrare in guerra ordinato su 4 Armate, oltre le truppe destinate alla Carnia cd o ltre a quelle a disposizione del Comando Su premo. Durante la neutralìt:ì , i nostri preparativi non potevano essere palesi, poichè l"Austria, già sospettosa e da molti mesi in armi, non li avrebbe permessi. Bisognava, per conseguenza, effettuare una preparazione occulta; ma per questo occorreva cambiare il nostro sistema di mobilitazione e di radunata.
li gm eralc Luigi C ainrffJI.
6r Pur avendo posto in evidctna, ~on vivacità di colorito, k manchevolezze che, quando scoppiò la guerra mondiale, presentava la nostra preparazione bellica, tuttavia il generale Cadorna non csit:1 va a proporre, fin dai primi giorni di agosto, la mobilitazione generale; ma la mobilitazione generale era la guerra, pcrchè mobilitare l'esercito per tenerlo poi con !'arme al piede sarebbe stato un non senso. Fino dal 21 agosto 1914 egli dettava una (, Memoria" per i Comandanti designati delle Armate; " Memoria ))' alla quale, il 1" settembre, facevano seguito le (( Direttive per l'impiego delle truppe n che, pur tenendo conto della possibilità che l'avversario, già mobilitato, potesse prevenirci in forze, mentre stavamo compiendo la mobilitazione, erano informate al concetto di vigorosa offensiva attraverso il Carso per tendere e dare la mano ai nostri alleati; cd il n settembre, tJUando è da ritenere che già avesse potuto formarsi un'idea concreta del vero stato di efficienza dell'esercito, non esi tava a giudicare questo atto ad entrare in azione (e con fiducia e speranza di favorevoli ri sultati )> ( 1). Fin dal 3 settembre il Cadorna aveva segnalato al Ministro della Guerra '( tutte le urgenti nece5sÌtà cui rimanev:1 ;1 prnvv,·d<·n· pn pnter effettuare la mobilitazione dell'esercito n e ne aveva ricevuto, il giorno 20, risposta che << conscio della gravità di tutte le accennate ttuestioni, il Ministero :iveva cercJ.to di provvedere alle m:rnchevolezze nei limiti imposti dalle strettezze finanziarie e dalla ristrettezza del tempo di cui poteva disporre. Ma, poichè ora la situazione internazionale e quella interna non escludono per un tempo non lontano l'ipotesi della mobilitazione generale e dell'entrata in campagna, il Ministero chiedeva un giudizio esplicito e preciso sull'assegnazione che il Paese poteva fare sull'esercito in tale eventualità )) . Fu appunto a tale richiesta che il generale Cadorna rispondeva, il 22 settembre, che: i( quanto alla forza, si poteva anche ammettere q ualche riduzione in relazione con le deficienze di vestiario alle quali non si riuscisse a fare fronte; che, quanto a tutte le altre deficienze (Quadri, artiglierie, dotazioni varie, quadrupedi ccc.), esse erano certamente così gravi che, se si fosse trattato d'impegnare le nostre sole forze contro quelle di una grande nazione, per esempio l'Austria Ungheri:1, non avrebbe esitato a rispondere che non si potrebbero sperare ;:,vorevoli risultati; ma che, riferendosi invece alla situazione ( 1) C fr .: ,6,
<< La
guerra alla fronte italiana "• voi. I, pag . 45.
62 concreta che si era venuta a delineare, nella q uale tutte le forze dclJ"Austr ia - Ung heria e della Germania si trovavano fo rtemente impegnate sui vari teatri di guerra europea e, tenuto conto dcli' elevato spirito onde, in lJUei momenti, erano animati Esercito e Paese , egli , il generale Cadorna. credeva che si sarebbe potuto entrare in azione con fiducia e con buona ,peran.za di fal'orcvoli ri.wltati. Soggiungeva inlìne come i compiti che ::.i sareblx:ro dovuti assolvere ed i risultati mil itari cli<: si sarebbero potuti conseguire entrando in azione due mesi prima - comc egli ne avcva fatto proposta - avrebbero necessariamemc doYuto suhìre notevolissime limitazioni in quel momento, in n·l:1 zione all:i stagione nella quale avremmo operato cd all e condizio ni cl imatiche della regio ne (Grandi Alpi e Carso), nelle quali vern~imil111n1tc la nostra azione avrebbe dovuto svolgersi ,.. Per poter sorprendere il nemico, s<.:onfì n:mdo improvvi samentt: cd ocrnpando subito, al di là della fronti era, <.p1ellc posizioni che valessero mcgl io ad assicurarci qualche vantaggio. occorreva radunarenel Veneto, gradatamente cd in segreto, una massa di fo rze sufficiente allo scopo e provvista di mezzi logistici che le pcrmettesser<1 di aYanzarc ~ubito di 20 - 30 chilometri oltre il conlìnc. Tutto questo senza rendere palese la nostra mobilituìone cd in modo da assicurarci la sorpre~a . A proposito della nostra preparazione militare, anche il gencrak Viganò (1) ricorda come, al momento in cui ~'iniz iò la guerra europea, Co~se da poco Lermin;11a la nostra impresa libica, che aveva richiesto l'impiego della maggior parte del materiale di mobilitazione. Si dovette, per conseguenz:1 , supplire alle dcfìcienzc con una orga· ni zzazione di lavoro a larghe vedute, sagace ed intensa e )'efficaci;-, di questa opera riparatrice, dovuta a L uigi Cadorna, fu veramente preziosa per l'inizio delle operazioni. Nel 19 14 aveva.mo nei nostri m agazzini soltanto ì50.ooo serie d i vestiario c nd le armerie 750.000 fuci li mod. 189r, oltre ad 1.200.000 di vecchi Wcttcrly (destinati alla mil izia mobile), dei q uali 500.oop e rano stati già venduti all'Estero, tanto che si dovette · annullare il contratto per rnmervarli al1'Itali;1. Per (]Uanto rigu:mla le mitragliatrici, avevamo disponibili sobm ente L1 rmamcnto di 150 sezio ni, molte delle quali con dota7jo11 i · incomplete (I ) Cir. \. 1c.~:-:-ò : .. L.1 nostra g u erra: come fu prL'parata e come ,: <"ui1< 1orra , in,, .il no, Tmh rc del HJ T7 " ·
~t:lt;s
Anche per le ~ bocche da fuoco da campagna, delle quali doveva allora disporre ogni nostro Corpo d'Armata (quelli francesi ne avevano 120 ed i Corpi d 'Armata tedeschi 144), si lamentava una sensibile deficienza in numero ed in qualità: 5 reggimenti da ca mpagna dovevano ancora essere costituiti; delle 86 batterie da 75 / 1 91 1 (Déport), che avrebbero dovuto essere pronte nel 1913, ne avevamo solo 12; ancora in istudio era il nuovo materiale per l'Artiglieria a cavallo, allora dotata di pezz i troppo pesanti e poco maneggevoli, e que11o per I.e batterie da montagna; i reggimenti campali avevan(1 i soli gruppi di obici ; ci mancavano 12 batterie di cannoni pesanti campali, e per la m età delle 28 batterie obici acquistate, mancavano aI'1cora Quadri, cavalli e parte dei materiali. Insufficiente appariva poi , per qualità e quantità di bocche da fuoco, il parco d 'Arti glie ria; manchevoli erano i mezzi di A viazione, com prendenti soltanto 5 dirigibili e 70 aeroplani di vario li ge11eruic Carlo Porro, Sottocapo di Stato Jlagg,orl'. tipo; ancora in istudio il materiale contraereo; inadeguato a i bisogni l'attrezzamento del Genio ed il carreggio dei Corpi, troppo pesante per le zone montane; deficiente, infine, l'organizzazione dei servizi logistici più importanti. Insieme a così gravi manchevolezze organiche cd all'insufficienza dei materiali, infìrm,rvano l'eflìciènza Jcll'cscrcito altre lacune circa la preparazione de i Quadri e l'organizzazione offensiva e difensiva della frontiera; mentre appariva inadeguato, rispetto alle imminenti necessità, l'assetto ferroviario ed incompleta la preparazione spirituale e materiale della nazione alla guerra . A malgrado di tante e così gravi deficienze, nel mag~io 1915, mercè il lavoro alacre e costante diretto dal Cadorna, ci fu possibile entrare in gue rra con 35 Divi sioni di Fanteria, 67 battaglioni bersa glieri, 52 battaglioni alpini, 600 mitragliatrici ; 74 batterie da mo n-
tag na e somegg iate, ~73 da c;unpagna ed a ca\'allo, 28 pesanti campali, 40 d'assedio. A rendere più completa la v1s1011<.: esatta dell'opera gigantesca compiuta per la nostra preparazione militare, opera c he, iniziata nclragosto 19 14, era quasi compiuta nel mag_~ io 19 r5, e doveva svil u pparsi se mpre di piL1 negli anni successivi. basti ricordare clic essa rese a poco a poco possibile il graduale moltiplicarsi delle nostre forze militari , a seconda delle crescenti necessità imposte dallo svolgimento delle o peraz ioni. Conte mpo raneamente alla preparazione dei material i. era stata curata tJUcll:i dei Quadri e la costituzione delle Unit~1. Con prom ozio ni. previ accerta m en ti , dei caporali maggio ri a sergenti, si cercò, in fatti . pur senza riuscirvi completamcntc. dì co mplcta;c il numero dei sottufficiali e, co n il ri c hiamo antici pato della classe 1895 c del le 2 " e 3' catcgoria di var ie class i. si portaro nn a num ero i reparti. Si d ette un vivace impulso atradd c~tram t nto. con I',, Attacco fro ntale cd ammaestramento tattico ,. e con :ipposi tc Ì:-.lruzioni per le altre Armi e per i C()rn:mdi.
La mobilitazione e la radunata. Ve nne po i effettuata, come i: noto, un a mo bili t:izionc grad u ale, che permise d i Jvc re subito presso la frontiera, alla nostra di chiara7.Ìùne di g u e rra, una forza comhattcnl c di circa 400.oon uomini, con h quale s'iniziarono le operazion i. Dall'ottobre elci 1914 le nostre truppe cominciarono a ragg iung ere il co nfine; nell'inverno la marcia alla fro ntiera diven ti'> ge nerale cd a poco :i poco la forza e la giovinezza d'Italia si raccolsero di fronte al nemico, così c he, nel marzo del 1915 , mentre nel Paese si di sn 11t'q a ncora la pace e la guerra. la fro ntie ra poteva dirsi giJ d ifesa ed il primo scaglione del nostro esercito era pronto ad irrompere oltre l'antico confi ne. Per umseguenza, quando la mattina del 22 maggio 1915 fu e m;rnato l'ordine di mobilitazione e la mattina del giorno 23 1' amhasciarore d' Ital i:1 a Vienna presenti'> al Governo austriaco la dichia. razionc di guerra, i comandan ti delle (]Uattro Armate e d ella zona d ella C1 rni a 1x,terono iniziare le loro opaazioni, secondo le istruz ioni ricevute nella stessa notte sul 24 m aggio.
La mobilitazione palese cominciò, come si è detto, il 23 maggio; fu compiuta verso la fine di giugno; ma intanto il primo, impartantissimo risultato veniva conseguito, senza che alcun traffico fosse sospeso, senza che la vita nazionale rallentasse il suo ritmo.
La nostra preparazione militare era stata difficile, poichè, per la recente conquista della Libia, i magazzini non erano al completo <.: la compagine dell'esercito non era così salda da permettere l'immediato intervento nella nuova guerra. Il Cadorna cercò di rimediare alle molte deficienze e la sua opera fu veramente preziosa. Tanto la ri.1obilitazionc quanto la radunata -- ricorda il Corselli (r) ·_ si effettuarono non appena possibile ed anche contemporaneamente, sicchè molte Unità vennero trasportate al confine sul piede di pace coi treni previsti da uno speciale ,., orario militare >1, mentre i richiamati si presentavano ai Depositi, dove, armati ed equipaggiati, venivano avviati ai Corpi. I trasporti di mobilitazione e di radunata alla frontiera nord - c:st dovevano durare 25 giorni. Nel l'agosto 1914 si spinsero alla frontiera orientale nuclei di copertura, forma ti da truppe da montagna, e si assegnarono presidi provvisori alle fortezze della zona avanzata. Nuovi rinforzi vennero avviati gradatamente, fra l'ottobre cd il novembre, con reparti alpini e compagnie presidiarie, formate con gli inabili alle fatiche Ji guerra delle classi più giovani. Si venne così ad imbastire l'ossatura dell'occupazione avanzata. Alle chiamate di classi alle armi, nel periodo tra l'agosto ed il novembre, si diec.lc l'apparenza di richiami temporanei pt:r istruzione; nel settembre si effettuò, anticipandola, la chiamata della classe di leva 1894 e, nel gennaio successivo, quella della classe 1895; contempor:rncamcnte, con parziali richiami , mediante precetti personali, si rinfor,,arono talune specialità. La situazione politica all'inizio del 1915 si era però notevolmente aggravata rispetto a tiuella del 1914: in quell'anno una mobilitazione generale, fatta per mezzo di manifesti, avrebbe tolto ogni incertezza agli rmpcri Centrali e provocato l'immediato intervento del!' Austria. ( 1) C:nRsF,1.t.1 : « C;1d.urn;1
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66 O ccorreva - continua il Corsclli - predisporre cd attuare la mobilitazione e la radunata su nuove basi e modificare radicalmente l'organizzazione dei trasporti ferroviari. C irca quest' ultima parte, par ve opportuno valersi dell'orario generale ordinario delle fcrrovic. sopprimendo 1..1ualche treno cd inserendcme alcuni altri come treni facoltativi. Il procedimento era semplicissimo in app:in:nz:1 e comcnti va dì iniziare la radunata senza destan:: l'attenzione ddl' Austria. A proposito della nostra mobilitazione g radu:1le ed occulta, lo slès~o Cado rn:1 scrisse : ,, ()ucsta mobilitazione, sebbene fosse stat:1 irnpro\' visata, f11 poi dfcnu:11 :.1 cn n molta regolarità e non dette luogo a scrì inconvenienti ; si potè trasportare tutto l'esercito alla fronti era (caso unico in tutt:1 l:i guerra europea), senza sopprimere il m ovime nto viagt:iat o ri " · Le si;gok U nità dell 'esercito si completavano sul posto, per affluire, in assetto di guerra, al luogo di radunata, dove andavano a costi tui re le Gra ndi Unità. Frattanto si rinforzava no quelle aliquote che avevano preceduto il movimento generale ed erano già dislocate lungo la frontiera, in occupazio ne avanzata. Nel marzo del HJI5 si fecero anzi ava n zare le U nità più prossime al confine, formando Co m :mdì e gruppi di sbarram ento. Ma, peggio rando la s.i tua zio nc po i itìca, diventava sempre ptu u rgcntc ammassare nuovi Corpi alla frontiera e, pertanto, a lla fin e di ;iprilt-, si t raspo rta rono ai luoghi di radunata nuove t ruppe non ancor;1 moh ilitalè. Ne ùJHM.:guì che, invece ddla prevista mobilitazio ne p recedente a lla rad unata, per un ce rto numero di grandi Unità avven ne il contrario, ossia la radunata precedette la mobilitazione. e per k rimanenti k operazioni di mobilitazione e di radunata vennero dfcttuatc contem por:1neamcnte. Tra il 4 e il 18 m aggio furono chiamati con precetto per sonale g li uomini di 1" e 2·' categori a per m ettere sul piede di guerra i rcg~imcnti che erano gi:\ alla fron tiera e <1udli in m ovimento per ragg iungerla, t utte le Unità al pinc, i battaglioni ciclisti. le batterie pesa nti campali ed a cavallo, k colonne munizioni , le U nità e servizi del Genio degli 8 Corpi di Armata di prima linea e d ei servi zi di sa nità e ~ussistcnza di taluni Corpi di Armata. li 22 maggio, infine, ven ne indetta la m o bilitaz ione generale dell 'esercito. In rc:1ltù i trasporti di radunata, iniz iati il 4 magg io ed attu;iti co n l'or;1rio o rdinario, furono ultimati il 15 giugno, o ssi a durarono ben 4.~ g iorni invece dei 25 che l'antico progetto pn~vedev:.1.
In complesso, per la mobilitazione, si richiesero 2.500 treni e per la radunata 4.500; in totale: 7.000 treni. Al 28 maggio 1915 la forza complessiva dell'esercito mobilitato era di: ufficiali ::?-3.039, uomini di truppa 852.217, civili 9.r63, 9uadrupedi 144. 522. A mob.ilitazione compiuta (primi di luglio), essa ascendeva ad ufficiali 3r.037, uomini di truppa 1.058.042, civili ro.957, quadrupedi 216.018. Essi erano distribuiti nelle Unità sotto indicate: 1 reggimento carabinieri = 3 battaglioni e un gruppo di 2 squadroni. 73 brigate Fanteria di linea = 146 reggimenti "'" 438 battaglioni su 4 compagnie. 12 reggimenti bersaglieri = 46 battaglioni su 3 compagnie. 1 2 battaglioni bersaglieri ciclisti a 3 compagnie. 8 reggimenti alpini = 52 battaglioni. 30 reggimenti Cavalleria = 171 squadroni. 49 reggimenti Artiglieria tb campagna = 1 34 gruppi = .~63 batterie (pezzi da 75 / 906 e da 75 / 911 ). 4 gruppi Artiglieria a cavallo = 8 batterie (pezzi da 75/912). 18 batterie someggiate (pezzi da 70 A). 3 reggimenti Artiglieria da montagna = r4 gruppi = 50 batterie ( pezzi da (J'5 A). 2 reggimenti Artiglieria pesante campale = 12 gruppi = 28 batterie (obici da 149 A). 10 reggimenti Artiglieria da fortezza = 78 gruppi = 277 compagnie. 3 sezioni artiglierie controaeree. 1 parco d'assedio con 132 bocche da fuoco (48 mortai da 240, 8 obici da 2ro, 48 cannoni da 149 A, 28 cannoni da 149 G). 6 reggimenti Genio = 14 battaglioni = II4 compagnie (zappatori, telegrafisti, minatori , pontieri, ferrovieri) con 95 parchi e sezioni ,;arie da ponte, radioteleg rafiche, fotoelettriche, ecc. I o sezioni aerostatiche. 3 gruppi squadriglie aeroplani = 15 squadriglie; 5 dirigihilì. 198 battaglioni Fanteria di M. T. 9 battaglioni Genio di M. T. r 13 compagnic presidiarìe. 18 battaglioni Guardia di Finanza = 58 compagnie. Servizi: 56 colonne munizioni ;
68 53 ~tzioni di sanita; 126 ospeda lc:t ti da 50 letti; 82 ospedali da 100 ktti: 42 da 200 letti: ) i sezion i sussistenza: Ll parchi viveri; 24 sezioni p:111ettH:ri ; 3 colo nne vin'. ri per gruppi alpin i: 3 parc hi vive ri di riserva e 3 salmerie a disposizio ne per gruppi :ilpini;
5 parchi a utomobi li stici ,= J 8 reparti - r71 scz10111; infermerie cavalli.
:!)
l'ordine di battaglia dell'esercito italiano al 24 maggio 1915 era il scgucme (r):
L.1 , " A1 m .1i., , al ~u111a11du dd ge tl <:Ltk ~tit uita dai Corpi d·Armata li I e V.
Rul>ertu
Bru ,ati, cr:1 to-
Il 11 1 Ct•rpo d'Armata, :il comando del gencr:1lc Vittorio Canwform,110 dalle: 5' Divisione (gcncr:1lc Luigi Dructti). .:ompost:i d:i llc brigate dì fantnia .. C.u nco ,, (n.:ggimenti t e 8") e ,, I\1lcrrno ,, (67" e 68") e tbl 27 reggimento Artiglieria da campagna. (;' Divi~ionc (generale O scar Ro ffi): brigate di Fanteria ,, To~c,na ,, (ìì" - 78'') e•( Sicilia " ((, 1''- 62'') e 16" reggimento Artiglieria da c impag na. _.;5· Di\·isionc (generale Felice De C!iaurand): brigate ,, Milano " ( 15</ - 161i") t' ,, Nov:1ra )' (1 36"- 1_14'") e 42'· reggimento t\niglicria da campagn:1. Ogni Divi~ionc aveva ;1nche una compagnia zappatori del Genio e la 35' disporn:\·:1 di due S(Jt1adroni di Cavalleria . r;ina. cr:1
( 1) ()uc~l-ordine di h;itta,t;lia Ycnnc più volte 1110Ji tìcato Jur:unc Li l1111ga gunra. :illa fin'-' dell a qu a le, le nostre .-\ r rnatl' :1,c,·ano rap.ginnm il mtmcrr> di lj ed i Corpi d'Ar111:11:1 1p1ello di 24. Si consulti , in pruposi10, in questo stesso volmnc: L\,,ol11zione orga ni ca dclb Fantnia dorante b guerra.
Il l1I Corpo d'Armata aYeva, inoltre, dipendenti come truppe suppletive: 7° reggimento bersaglieri: VIII battaglione alpini: Il[ battaglione della Guardia cli Finanza di frontiera; :i-7° reggi mento " Cavalleggeri di Aquila " ; (i" reggimento Artiglieria da rampagna ; 30" batteria da montagna; Il gruppo del r" reggimento Artiglieri a pesante ca mpale; r battaglione minatori; 1
Il grnerale Roberto Brusati, comandante la ,• Armata.
1
compag nia telegrafisti ed
compagnia zappatori del Genio.
11 V Corpo d 'Armata. ro;11:rndato dal gcncra!c Florcnzir:
Aliprindi, era costituito dalle: 9a Divisione (generale Ferruccio Ferri): brigale di Fanteria ,, Roma )> (79° - 80''), << Puglie " (71"-p''), 29" reggimento Artiglieria e.la campagna ed una compagnia za ppatori del Genio. 15' Divisione (generale Luigi Lcnchantin): brigate <, Venezia " (83Q- 84"), ,, Abruzzi ,, (si' -58"), 19'' reggimento Artiglieria da campagna e una compagnia zappatori del Genio.
34"
Divisione
Pastpiale Oro): brigate
(generale <<
Ivrea "
(161"-1 62°), <( Treviso,, (n5"-n(i"), 42°
reggimento
campagna, leria ed
1
del Genio.
Artiglieria
da
squadroni di Cavalcompagnia zappatori
2
Il generale V1t1orio C111111:m na. ,I lii Corpo d' ,·Jrm ,1/.1.
, 0111,111da111e
2
li V Corpo d'Armata aveva, come truppe suppletive: 3 reggimenti bersaglieri (2", 4° cd 8°); 8 battaglioni alpini: 5 battaglioni Cuardia di Finanza costiera: I battaglione Guardia di Finanza . di frontiera: 22u reggimento 1, Cavalleggeri di Catania ,. ; 15 batterie d'Artiglieria da montagna; 5° reggimento Artiglieria da campagna: :; compagnie minatori del Genio, 1 compagnia telegrafisti e compag nie zappatori.
:\Ila direllJ dipendenza del Comando della 1 Armata erano le sc_(!uen1 i truppe : la brigata ,, Mantova " (reggimenti I 13° e I rf): il 4· s,1uadrone dei " Cavalleggeri di Aqu ila ,, ; il III gruppo del 1" reggimento Artiglieria pesante campale: 2 compagnie minatori, 1 compagnia zappatori. 1 compa):!nia pontin i cd 1 compagnia telegrafisti del Genio : 1 s<:zione radiotelegrafica cd r squadra telefotografica . 1
La 2 a Arrn:1ta, al comando del _genera k Pietro Frugoni. era composta dei Corpi d'Armata II, IV. XII. Il ll Corpo d' Armata (generale Ezio Reisoli) era costituito dalle: }' Divisione (generale Giovanni Prelli): brigate ('. Ravenna n (37" - 38") e •< Forlì n (43"- 44''). 48° reggimento Artiglieria da campagna ed I compagnia zappatori del Genio. 4" Divisione (generale Cesare del Mastro): brigate (( Livorno " (33° - 34") e ,, Lombardia " (73° - 74~), il 26° reggimento Artiglieria da campagna cd I compagnia zappatori del Genio. 32" Divisione (generale Alberto Piacentini): brigate ,, Spezia •> (125"- 126") e « Fircnze n (127° - r:28"), 46" reggimento Artiglieria da .:ampagna ed I compagnia zappatori del Genio. li Il Corpo d' Armata aveva, inoltre, come truppe suppletive: 2 battaglioni bersaglieri ciclisti; 14° reggimento Artiglieria da campagna : VI gruppo del 1° reggimento Artiglieria pesante campale: 6" compagnia telegrafisti.
Il IV Corpo d'Arm ata., al comando del generale M ario N icolis di Robilant, era formato dalle: 7" Divisione (generale Nicola D'Avanzo): brigate «Be rgamo )• (25° -26°), ,, Valtellina )• (65°-66°), 2 1 " regg imento Artiglieri a da ·campagna, I gruppo da montagna, 1 g ruppo Artig lieria pesa nte campale, I compagnia zappatori del Genio. 8A Divisione (generale Guglielmo Lang ): brigare (( Modena >> (41° - 42") e <' Salerno ,, (89° - 90°), 28° reggimento Artig lieria da cam-
pagna. 33" Divisione (generale Carlo Ricci): brigate <, Lig uria ·· (157° -158'') ed (( Emilia ii (n9°1200) , 40° reggimento Artig lieria Ja campagna, r compagnia zappatori del Genio. Il IV Coq.10 cl' Armata aveva, inoltre, a disposizione i seguenti reparti:
4
reggimenti
bersaglieri
{6", 9", 11·; e 12");
gruppi alpini; g ruppi di Artiglieria da montagna; e, co1ne truppe suppletive: r reggimento bersaglieri con r battaglione ciclisti; 4" reggimento Artiglieria da campagna; IV gruppo 1° reggnncnto Artiglieria pesante campale; 1 compagnia telegratisti. 2 2
li generale Pietro Frugo11i, cnmand,mtc: la
2"
Annata.
11 XII Corpo d 'Armata, al comando del generale Luigi Segato, era composto dalle: 23• Divisione (generale Giovanni Aira Idi): brigate (< Verona " (85'' - 86") e (< Aosta n (5° - 6"), 22° reggimento Artiglieria da campagna, I gruppo dd 10° reggimen to Artiglieria campale, r compag nia zappatori del Genio. 24' Divisione (generale Gustavo Fara): brigate ,< Napoli ,, (ì5" - 76°) e ,, Piemonte i, (3° - 4°), 56° reggimento Artiglieria da cam-
...,., I -
pagna, 3 batterie Artiglieria da montagna, III gruppo del 10'' Artiglieria campale, 1 compagnia zappatori del Genio. 11 Xli Corpo d'Armata di sponeva, inoltre, delle truppe suppletive sotto indicate: 10• his reggimento bersaglieri; II gruppo del 10" n:ggi mento Artig lieria da campagna; IV ~ruppo del 2" reggimento Artiglieria pesante campale; 9° comp:1gni.1 telegrafisti .
All a d irctt:i dipendenza del Comando della
2• Armata nmaneinoltre. le seguenti truppe : 2 gruppi di ca nnoni da 149 A: 1 grup1><) cannoni da 149 e;; 2 gruppi canno ni da ìO A someggiati; 1 battaglione: pontic:ri; 8· compagnia minatori; 24" compag nia telegrafisti; r sezione radiotdegrafica cd J ~q uadra forografica da c;1mpag11:1; 3 sezioni aerostatiche da c11npagn:1; 3 squadriglie d i ac:roplani N cwport.
\".lllO,
La f Armata. :il comando dd principe Emanuele Filiberto di S:1voia, duca d'Aosta, era costituit;1 coi Corpi ,J'Arm:Jta VI , VII e XL Il VI Corpo d 'Armata, al co mando del generale Carlo Ru clle. era forma to dalle : 11 ' D i\'isio nc (generale Ettore Mambretti): bri~atc ,, Pistoia , (-;'5°' - 36") e •( Re » ( 1" - 2") , r 4° reggimento Artiglieria da campagna, 1 gruppo da 70 A someggiato. r gruppo del l " reggimento pesan te campale, r compagnia zapp;1tori del Genio . 12'' Divisione (grncrak Oreste ZaY:llt:1ri): brigate ,, Casale ,, (1 l'' - r 2'·) e ,. Pa,·ia ,, (27" - 28"), 30° reggimento Artig lieria da c m1pag na e 1 compagnia zappatori del Genio. 11 VI Corpo d'A rmata di sponeva, inoltre, della 1" Divi sione CaYal lcria e delle seguenti truppe suppleti,·c: 2 h:1tt;wlioni hcrsa2lieri ciclisti ; Il ba1taglionc Guardia di Finanza di fro ntiera;
i3 3° reggimento Artiglieria da campagna; II gruppo del 2" reggimento Artiglieria pesante c:un-
pale;
·
8' compagnia telegrafisti, 1 compagnia zappatori, 1 compag nia minatori, 1 compagnia pon-
ticn; 2
squadriglie di aeroplani
Blériot.
Emanuelt, Filìberto di Sa1,où1, duca d'Aosta, com1111d,1111e la ?' Arm11tt1.
Il VII Corpo d'Armata, al coma ndo del generale Vincenzo Garioni, era costituito dalle: 1f Divisione (generale Cleto Angelotti): brigate ,, Messina,, (93"-94") e« Granatieri di Sardegna ••, 32'' n:ggimcnto Artig lieria eia campagna, r batteria
da 70 A someggiata, 1 compagnia zappatori del Genio. 14" Di vi sione (genera le G iacinto Rostagno): brigate ,, Pinerolo ,, (13" - 14°) ed ,, Acqui >• (17" - 18"), 18° reggimento Artiglieria da campagna cd 1 compagnia zappatori del Genio. Il VII Corpo d'Armata aveva, jnoltrc, le seguenti truppe
su pplcti ve : '.!" reggimento Artiglieria da campagna; 13• compagnia telegrafisti. L'XI Corpo d' Armata, al comando del generale Giorgio Cig liana, era formato dalle seguenti Unità:
Il generale Vìncen:::o Garioni, comandante il V/l Corpo ,J'Ann,1t,1.
74 21 ' Divisione (generale Carlo Mazzoli): brigate << Regina » (9" - ro') e « Pisa " (29° - 30"), 33" reggimento Artiglieria da campagn:i, , compagnia zappatori del Genio. 22' Divisione (generale Vittorio Signorile): brigate •< Brescia >· ( 19·· - 20") e ,. Ferrara " (4i - 48"), 11 ° reggimento Artiglieria da campagna cd I compagnia zappatori del Genio. 2° Divisione di Cavalleria. L'Xf Corpo d'Armata aveva, inoltre, come truppe suppletive: l)" reggimen to Artiglieria da campagna; 5' compagnia pontini: 10-' compagnia telegrafisti.
Alla di retta dipendenza del Comando della 3° Armata s1 tro\'J\'Jno: 6 battaglioni della Guardia di Finanza costiera; , gru ppo del :!.'' reggimento Artiglieria pesante campale; 1 gruppù di cannoni da 149 G: 1 batteria da 70 A someggia ta ; 2 çompagnic min::itori, 1 tel egrafoti e 3 ponllen; J ~czionc radiotclcgralic1 ed I ~quadra fotograiìca da campag11a; :? sezioni aerosl:itichc: 5 squadriglie J'acroplani Bl ériot.
La f Armata, al comando del generale Luì_gi Nava, era tuita dei Corpi d'Armat:1 l e lX.
costi -
li J Corpo ci'Armata , comanda10 dal generale Ottavio Ragni, era composto dalle: 1" Divisione (generale Alfonso Petitti di Rorcto): brigate ,, Parm:i ,, (19" - 50") e " f\a~ilica1:i .. (91 " - <p''), 15·' reggimento Artiglieria da camp:1gna, 2 b:meric da 70 A someggi:1tc ed r compagnia zappatori del Genio. 2· Divisione (generale Sawrìo Nasali i Rocca): brigate " Como ,, ( 23" - 24'') cd ,, Umbria ,, (5.f' - 54"), 1 ;'' reggimento Artiglicri:i da campagna. IO• Divisione (generale Giornnni Scriv:mtc): brigate (• Marc he ·· (55·· -56") cd ,., Ancona " (69" - 70''), w • reggimento Artiglicri:t da campaf!l1:J, '.! compagnie zappatori dd Genio.
75 11 I Corpo (r A rm;1ta disponeva, inoltre, delle seguenti tru ppe suppletive: 21 °
reggimento
<;
Cavalleg-
geri di Padova >); .8" reggimento Artiglieria da campagna ; I 2"
compagnia telegrafisti,
r compagnia e mezza di minatori.
Il IX Corpo d'Armata, al comando del generale Pietro Marini, era com posto dalle: 17" Di visione (generale Diomede Sa veri): brigate " Reggio >> (6' - 46") e "Tori no " (81 ° 82''), 13" reggimento Artiglieria l i ge•neralc Luigi .\'11v11, la 4" .·Innata.
,om11ml11n1c
da campagna cd I compagrna zappa ton. r8" Di\·isione (generale Vittorio Carpi): brigate (( Alpi ;, (5 1" - 52") e <( Calabria n (s9°-60°), 33" reggimento Artiglieria da campagna ed I compagnia zappatori. Il IX Corpo d'Armata disponeva, inoltre, di 6 battaglioni ~1lpi11i e delle seguenti truppe suppletiYc.: bcrs,wlicri: b D , 3.. rc,rgrimcnto 9° reggimento " Lancieri di Firenze )> ; 4" reggimento Artiglieria da campagn a; 5" compagnia telegrafisti ed una compagnia zappatori.
Il grnanle Ottavio Rag111, comandante il I Corpo d' / /rm ata.
Oltn: :,Ile truppt suddette, la 4• Armata disponeva delle seguenti U nità : i'' reggimento Fantcri;i M. T.;
XVI battag lione di frontie ra della GuarJia di Finanza; m e Vlf ~ruppo del :2'' reggimento Artig lieria pesante carnba n :1g lio11e m inatori del Genio; co mpag nia tclcgrafìsti: 1" co mpagnia pontieri; 1 stazione radiotelcgra llca cd I scp1adra telefotografica~ 1
2 2'
TRU'l'E nEU. \ ZON,\ C.\ RNL\.
In Carnia ~i trovavano : 16 batt::i~lìoni alpini: 3 battaglioni Guardia di Fin anza costicr::i; T squadrone del reggimento " Cavalleggeri di Monferrato " : li batterie cl"i-\rtiglicri:1 cla montagna ; 2 hat tcric d::i 70 A someggiate: 2 com pagnic minatori: 2 co m p:1gnic zappa ton: r compagnia tdcgralìsti. ln nltrc il com anda nte della zoru , gener:1lc Clemente Lequio. poteva fare assegnamento sulla brig:na ,e Piemonte" d ell:1 24' Divi~ ione e sul la brigata ,; Aosta i, della 2_ ,'. TR UPPE A DISPOSIZIONE DEL C oM.-\ Nl>O SuPRB{O.
A disposizione del Comando Supremo erano stati posti i Corpi d'Armata VIII, X, XIII e XIV : nonchè le Divisioni di Cavalleria 3' e f, le brigate " Padova 11 (117° - I 18") e '( Trapani ,, (144° - q (i') cd il reggimento {;a rabi nicr i. Dip~~1dcvano lbl Comando Supremo anche 1 compagnia zappatori, 2 compagni e: telegrafi sti, I compagnia m inatori ed I compag ni:i pontieri del Genio. Il Comando Supremo disponc\'a. ino ltre, di 3 dirigibili e delle s,1uadrigl ie di aeroplani: 4• Blériot, 5' New1x1rt, </ e IO~ F arman. L "VIll Corpo d'Armata, al comando del generale Ottavio Briccola , era co mpo sto dalle:
77 16' Divisione (generale Luciano Secco): brigate ,, Friul.i 11 (87" 88'') e <( Cremona » (21° - 22°), 32'' reggimento Artiglieria da campagna, J compagnia zappatori. 29• Divisione (generale Fortunato Marazzi): brigate 1• Perug ia 11 (r29" - 130") e 1< Lazio •> (131° - 132°), 37" reggimento Artiglieria da campagna, I compagnia zappatori del Genio. L'V.III Corpo d'Armata dispone,,a delle seguenti truppe suppletive: 2 3° reggimento « Cav;illeggeri Umberto I ,1 ; 7° reggimento Artiglieria da campagna; 14" compagnia telegrafisti.
Il X Corpo d'Armata, coma ndato dal generale Domcniw Grandi, disponeva delle: 19· Divisione (generale Giuseppe Ciancio): brigate « Siena >' (31° - 12°) e •· Bologna n (39"- 4d), 24° reggimento Artiglieria da campagna. 1 compagnia zappatori. 20" Divisione (generale Edoardo Coardi di Carpineto): brigate « Savona " ( 1 5° - 16°) e •< Cagliari 1, (6.3" - 64"), 34° reggimento Artiglieria da campagna ed , rnmpagnia z;1ppMori <lei Genio. Appartenevano, inoltre. al X C orpo d' Armata le seguenti truppe suppletive: 12" reggimento Artiglieria eia campagna; 15• compagnia telegrafo.ti. Il XIII Corpo d'Armata, agli ordini del generale Gaetano Zoppi, era composto delle: 25" Divisione (generale Luigi Capello): brigate <e Macerata>> (121° - 122°) e (( Sassari ,) (151° - 152°), 46" reggimento Artiglieria da campagna, 1 compagnia zappatori. 30' Divisione (generale Arcangelo Scotti): brigate ,, Piacenza » ( 111° - 112") e « Alessandria ,, (155" - 156°), 39° reggimento Artiglieria da campagna, T compagnia zappatori. 31" Di visione (generale Annibale CastaIdei lo): brigate ,e Chieti>' (123"- 124°) e « Barletta >• (137"- 138''), 48° reggimrnto Artiglieria da campagna, 25° reggimento Artiglieria da campagna, I compagnia zappatori del Genio. Le truppe suppletive del XIII Corpo cl' Armata erano le seguenti: 3 battaglioni bersaglieri ; 7.
4f reggimento Artiglieria da campagna; compagnia pontieri; 18° compagnia telegrafisti.
3'
Anche il XIV Corpo d'Armata, comandato dal generale Paolo Morrone, era composto delle: 26' Divisione (generale Michele Salazar): brigate •< Caltanissetta (147" - 148'') e ,, Catania » ( 145'' - 146°), 49" reggimento Artigli.eria da campagn:1. I \<Juadrone di Cavalleria, r compagnia zappatori del Gen io. J-7' Di\·isionc (generale Guglielmo Pccori - Giraldi): brigate <• Benc\'cnto " ( 133'' - 134") e « Campania >, (i 35" - r36''), 38° Artiglieria da campagna, 1 compagnia zappa1orì elci Genio. 28·' Divisione (generai<.: Giuse ppe Queirolo): brigate ,, Bari •> ( 139·· - qo") e « Catanzaro " ( 141" - 14::!"), 45" reggimento Artiglieria da campagna cd I compagnia zappatori. Il XIV Corpo disponeva. inoltre, delle seguenti truppe suppktivc: 1 battaglione bcrsagl ini; 4i' rcggirnento Artiglieria da c;1mpagn;1; 2 compagnie ponucri: 23" compagnia telegrafisti. )i
V.
PIANI DI GUERRA
Il disegno operativo italiano. Per poter mettere meglio in valore il suo intervento presso gli alleati, anche in relazione a quanto si era vcrilìcalo o stava per verificarsi sul teatro di guerra orientale, e per rivolgere, fin dal principio, gli sforzi dell'esercito verso le mete che, effettuando finalmente le aspirazioni nazionali, avrebbero dato al suo sviluppo avvenire confini sicuri, l'Italia doveva intraprendere una campagna decisamente offensiva, durante la quale l'impeto primo delle nostre truppe doveva esercitarsi sulla fronte giulia. Data, infatti, l'estensione <ldla nostra linea di confine che, dallo Stelvio al mare, raggiungeva la lunghezza di circa 800 chilometri, non si poteva pensare ad un'offensiva generale, alla quale l'andamento del confine stesso avrebbe negato risultati considerevoli e che l'esperienza dclb guerra già iniziata dagli altri Stati e la forza limitata del nostro esercito avrebbe reso, del resto, impossibile. La scelta della fronte giulia come meta della nostra offensiva principale ci offriva, inoltre, i seguenti vantaggi: - concorso più valido a favore della Russia; - possibilità d'incontrare ostacoli materiali meno gravi e, per conseguenza, di ottenere vantaggi maggiori e più rapidi; - necessità di oltrerassarc gli antichi confini in direzione del territorio, sul quale, dalla S~rbia e dal teatro orientale, sarebbero accorse più prontamente alla nostra minaccia le truppe austro -ungariche; - possibilità di sd1iYare, almeno nel primo periodo della guerra, le for.tilìcazioni, numerose e formidabili, che l'alleata Austria aveva preparato contro di noi nel saliente tridentino. Per queste ragioni ed in considerazione di tali vantaggi, mobilitato gradualmente l'esercito e costituite con esso 4 Armate, oltre al nucleo della Carnia, il Comando Supremo schierò la 1~ e la f verso
80 k Alpi e la 2 ' e :3" verso l'I sonzo; ;1sscgnando alle prime due un compito specialmente difensivo cd alla 2" cd alla 3' quello di iniziare le operaz ioni offensive. Delle due città, nella liberazione ddk (p1ali potevano sintetizza rsi gli scopi della nostra guerra, Trieste doveva <.1uindi rappresentare, all'inizio delle operazioni, l'obbiettivo immediato e pit1 importante.
li pian() rii guerra del 11os/rQ Comando.
A proposito del nostro piano di guerra, così si espresse il Bastico ( 1) e così egli riassunse le direttive iniz iali emanate dal Comando Supremo alle singole Armate: ,, In quanto all e azioni principali da compiersi, l'andamento della nostra frontiera determinava per se stesso i teatri delle maggiori az ioni militari: il saliente trentino e la regione friulana. (< Non vi era dubbio che questi dovessero essere i settori più importa nti ; gli altr i, la Carnia cd il Cadore, per q uanto non privi di valore, non potevano essere che settori secondarì, nei quali le operazioni dovevano irn1uadrarsi nel piano ge nerale, a scopo di ausilio o di dimostrazione; era in vece da determinarsi su quale dei due settori più importanti sopraddetti avrebbero dovuto svrlupparsi le az ioni deci sive. a Ora, nel (JUadro generale della nostra guerra, una decisiva azione nd settore tridentino non era consigliabile: sia pcrchè avreb( 1) ErmRE lh snco: Op. cit.
81 be urtato al più presto contro una _potente sistemazione difensiva; sia perchè questo settore non poteva costituire, per l'Austria, che un settore secondario, ragione per cui qualunque successo da questa parte non avrebbe avuto un'influenza decisiva sulle sorti della guerra. " La fronte giulia, invece, permetteva di spiegare maggiori truppe, consentiva una maggiore libertà di manovra, dando anche modo di coordinare le nostre 011eraz ioni con quelle dei Russi e dei Serbi e mirava soprattutto al cuore della Monarchia austriaca )'. Il Comando Supremo italiano scelse, perciò, quest'ultimo settore; ma, naturalmente, non potè rinunziare : nè ad operazioni offensive nello scacchiere tridentino, nell'intento di mig liorare la nostra situazione, e neppure a qualche azione offensiva nei settori della Carnia e del Cadore, .intesa .i n particolar modo alla conquista, in un primo tempo, dei colli che la frontiera politica lasciava in mano del nemico e poi ad agevolare le operazioni delle Armate 2A e 3", destinate ad agire sulla fronte giulia. Queste due Armate dovevano muovere risolutamente dall'Isonzo verso Trieste e verso la media Sava, operando a cavallo dd fascio stradale che, partendo dalla fronte Tolmino - Monfalcone. conduce :i tali ohhiettivi.
compiti assegnati alle Armate. A maggior chiarimento dei concetti informativi del nostro piano di guerra, così possono riassumersi le direttive date dal Comando Suprcn~o _per l'az ione delle diverse Armate, all'inizio delle nostre operaz1on1. OBBIETTIVO PRINClPALE. E' logico ammettere che il grosso delle forze nemiche sia portato verso la frontiera aperta del Friuli, non solo perchè su guesto tratto con vergono numerose lince ferroviarie dall'interno della Monarchia; ma perchè quivi fanno capo le linee più brevi provenienti dalla frontiera russa e serba, dalle quali dovrebbero essere tratte le truppe da rivolgere contro di noi. D'altra parte è presumibile che un'azione dell'Austria-Ungheria verso l'Italia, dovendo avere caratteristica di grande rapidità, cerdù di evitare zone fortificate come quelle che interessano il saliente tridentino. E' pure logico che, in un primo tempo, una nostra azione offensiva eviti di andarsi a logorare contro opere o campi trincerati come quelli del Trentino.
Deriva da tutto ci<J che il principale nostro sforzo dovrà essere fatto dal Friuli verso il Goriziano cd il Triestino. Tuttavia non si escludono operazioni verso il Trentino in vista del valore politico e soprattutto militare, che avrebbe il successo di una simile impresa; ma non dovranno essere disperse a priori le forze su più obbiettivi contemporanei e ciò per agire a massa. Per conseguenza : -- compi ti difensiv i e parzialmente offensivi alla 1" cd alla 4' Annata cd alle truppe della Carnia; - rompiti dec isamente offensivi alb 2 ' ed alla 3• Armata. Co'.\1Prr1 DELLE ARMATE. 1 ' Armala: assicurare, a qualunque costo, il fianco cd il tergo delle: Armate, alle quali spetta, all'inizio delle opnazioni , di agire offensivame nte. Perciò: a) contegno difen sivo durante la radunata e durante il tempo in cui b f Armata opera dal Cadore per aprirsi uno sbocco nelle valli Jelb Rienza e della Drava: tale· compito , alla testata di Val d'Assa, don;Ì assumere un c1rattcrc spiccatamente attivo. basato essenzialmente sullo sviluppo di una prepondera nte 3ZÌùnè di fuoco contro le opere nemiche; h) necuzionc: di offensive parziali per meglio a\~irnrarc l'inYiolabilità ddb frontiera, mirando anzitutto al possesso dei colli e portando la nostra occupazione in territorio ncmi~o, o\·unque ci,'i ~ia possibile e conveniente, in rdazionc alle forze disponibili. 4' Armata: operare dall'alto Piave \"erso la Pustcria: sia per isolare la Venezia tridentina dal resto della Monarchia, sia per essere in misura di concorrere, col grnsso delle forze, per la valle della Drava, ad eventuali azioni offensive con le truppe della Carnia. Perciò: espugnazione degli sbarramenti di Sexten, Landro e Vaparola non appena sieno raccolti i mezzi suflìcienti, dando all ' azione spiccato carattere di vigore cd avendo presente che il primo obbiettivo delle operazioni è qu ello di impadronirsi con la destra del nodo di Tobbc e con la sini stra dei colli circostanti la sel la Gruppe. per potere poi proseguire: sia n :r~:o !'Isarco, per intercettare l'ultima comunicazione ferroviaria che congi unge la Venezia tridentina con la Monarchia austro - ungarica; sia ver5o la Drava cd il Gai!, per agevolare lo sbocco delle truppe della zona Carnia su Villaco, il cui possesso permetterà di aggirare la linea difcnsi\'a organizzata dagli Austriaci sulla displuviale degli altipiani carsici, scendendo lungo l'alta valle Sa\'a su Lubiana; oppure di rimontare la Drava per aprire la strada di Tohlac alla 4" Arm;1ta.
Zona Carnia: espugnazione del forte del Malborghetto e delle opere di Raib1, Predii e Flipch, allo scopo di aprire uno sbocco nella Carinzia. 2 .. e f Armata: primo obbiettivo: la conquista della linea dell'Isonzo, il cui possesso implica quello delle alt~re di Kolovrat e del Coglio. Secondo obbiettivo: la conquista della linea della Sava (conche di Kraimbcrg e di Lubiana), donde poi procedere o contro forze nemiche od in quella direzione che parrà più conveniente. La 2~ Armata dovrà tendere alla fronte Rodmannsdorf-Lubiana - S. Veit; la 3• Armata dovrà tendere alla fronte S. Veit - Lubiana -Auersperg. Il piano -.., conclude il Bastico ( 1) - nel suo insieme presentava il carattere di una concezione geniale e grandiosa; non calcava, è vero, le orme di (1uello napoleonico del 1797, che in meno di un mese aveva condotto alla pace di Leoben; non muoveva, come quello, per una sola strada su Vienna; ma vi volgeva ugualmente, abbracciando un ben più vasto campo di azione. In effetti, però, era troppo grandioso in confronto alle forze ed ai mezzi disponibili. Certo, all'inizio della guerra, per le considerazioni già esposte, il piano cli guerra formulato dal nostro Comando Supremo era quello che appariva più opportuno. Tuttavia esso presentava anche qualche svantaggio, corr1e appare dalle considerazioni seguenti: « In qualunque direzione si pronunciasse l'attacco italiano, l'avversario non aveva preoccupazioni per il resto della fronte; in caso di insuccesso, tutte le forze austriache potevano sempre ritirarsi liberamente senza timore di essere tagliate fuori e col solo danno della perdita di un territorio, nel quale non vi erano risorse di fJualcl1e importanza per la condotta della guerra. (, Tale asserzione è, a prima vista, contraddetta dall'andamento del saliente tridentino. Un'offensiva contro le basi di esso dal Tonale e dal Cadore sembrava promettitrice di grandi risultati, come l'accerchiamento del campo trincerato di Trento, la recisione delle arterie ferroviarie che collegavano l'Alto Adige col resto della Monarchia, cioè delle linee della Pusteria e del Brennero, col conseguente crollo di tutto il. fronte tirolese. « Un esame, però, della questione esclude la possibilità di simili azioni. Un esercito può colpire nella direzione che gli offre i maggiori rÌH1ltati, a patto però che esso riesca a vincere in quella direzione; e, per vi ncere, bisogna essere in grado di operare; occorre,
cio~, ricevere rifornimenti (1); e questo, <lato il terreno e lo sviluppo della nostra rete ferroviaria, non era da ritenersi possibile. Basta, infatti , pensare che le linee che avrebbero dovuto alimentare queste nostre azioni offensive concomitanti erano rappresentate: ad ovest dalla ferrovia Brescia - EJolo ad un solo binario, costruita con forti pendenze e di così scarso rendimento che, per trasportare un solo Corpo d'Armata al completo, sarebbe occorso un mese; ad est dalla
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ini~i,dc degli eserciti contrapposti.
ferrovia del Cadore, di rendimento ancora inferiore alla prima; mentre la difesa e la probabile controffcsa austriaca sarebhe stata aliinentata d alla ferrovia del Brennero, sicuramente capace di un movimento ferroviario circa decuplo rispetto a gucllo della linea Brescia Edolo e circa quintuplo rispetto a quello che si sarebbe potuto trarre dalla linea del Cadore >i. E ciò senza contare tutta la via ordinaria che avrebbero dovuto percorrere cd i dislivelli che avrebbero dovuto superare le truppe ed i ri fornimcnti, dalle stazioni estreme delle nostre ferrovie alle linee dalle lJllali avrebbero dovuto muovere lt'. due offensive. ( 1) Cfr. IC)T5 ;11 h)I 7
hAl.lc.t) s:
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11
L'azion(' militare italian;1 nella guerra mondiale dal
Date le enormi difficoltà che il terreno presentava su l nostro fronte, quasi tutto montuoso, le speciali condizioni del clima c soprattutto l'impossibilità di alimentare in modo adeguato le nostre azioni per mezzo di linee ferroviarie e di comunicazioni di suf tìciente portata logistica, le nostre operazioni non potevano essere molto rapide e dovevano svolgersi con quella metodica lentezza, che era purtroppo inevitabile. Il generale Cadorna, artefice della nostra preparazione, indubbiamente affrettata ed inevit,ibilmente incompleta, colui che poi condusse l'esercito a tante difficili vittorie; il condottiero che pur doveva comprimere nel saldo cuore l'impazienza di riprendere il cammino interrotto dal padre nel 1866, ben comprese le difficoltà della prova, e, schierato silenziosamente gran parte dell'esercito alla frontiera , fu costretto ad accettare - anche perchè avvertito dal precipitare degli eventi con un indugio reso eccessivo da una eccessiva prudenza che la sperata vittoria dovesse venire da noi meritata soltanto dopa una dura, lunghissima prova. Come abbiamo gi;1 deuo, il Cadorna assegnò compiti difensivi e parzialmente offensivi alla 1', a lla 4" Armata ed alle truppe della Carnia; compiti decisamente offensivi alle Armate 2" e 3', che dovevano proporsi, come primo obbiettivo, la conquista della linea dell'Isonzo e, come secondo obbiettivo. la cont1uista della linea della Sava (conche di Kraimberg e di Lubiana), onde poi procedere: o contro le forze nemiche od in quella direzione che sarebbe sembrata più favorcvok. Questo piano - che da tanti critici improvvis;1ti, sospinti forse dalla generosa impazienza del nostro popalo, venne sottoposto a molte censure -- era l'unico che tenesse veramente conto di tutti i fattori del problema. Esso assicurava, infatti, la possibilità d'impiegare la maggior parte delle: nostre truppe nella direzione più redditizia e consentiva di valori zzare al massimo le nostre operazioni anche nei riguardi dei nostri alleati, poichè la nostra minaccia, esercitata dal Friuli, avrebbe costretto più facilmente e più presto l'Austria a portare le me truppe contro di no.i, sottraendole dal fronte balcanico e dal fronte orientale e conferendo così alla avanzata del nostro esercito l'efficacia di una manovra di alleggerimento a favore dei nostri alkati. T:ile manovra non venne, è vero, sfruttata dalla Serbia, sulla quale, col concorso della Bulgaria, doveva poi avventarsi la formidabile minaccia degli Imperi Centrali; ma appariva assolutamente necessaria per la Russia, il cui eser-
86 cito, Jalla grandiosa manovr:1 aL1stro - tedesca cli Gorlice - T amo\\ iniziata il 2 maggio, proprio mentn.: noi stavamo per entrare in guerra, andava subendo Lina sconfjtta per lungo tempo irreparabile. E dire che qualcuno osò affermare che, entrando in guerra, l'Jtalia non aveva.fatto altro che mettersi sulla scia dei vincit~)ri !
La preparazione e le forze dell ' Austria. Secondo il Falkcnhayn, la dichiarazione di guerra dell'It;ilia alJ"Austri~1 non produsse, sull'opinione pL1bblic:1 degli Imperi Centra li , una grande impn:ssionc:. Essa era già da tempo prevista cd, a quanto sembra, permettendo finalmente l'effettuazione dell":rntirn desidcr.io dei Capi e dei soldati austro-· ungarici di battersi contro gli Italiani, essa venne accolta dall'Austria t1 uasi corn<.: la sospirata occasione di conseguire a poco prezzo, sul no\tro fron te, importanti e decisive vittorie. Infatti, in ~cguito alla nu ~tra dichiarazionl: di guerra, -- afferma il Cramon ( 1) la popùhz ionc sud-sLn :1 fu presa da una profonda eu:it;1zione, che ~i manik stìi nel de~iderio che le truppe di nazional1l:Ì croata o slove11a Ios, ero 1m pcgnare contro .l'Italia. 1l Falkc::nhayn nota clic ,( l' indignazione a lun~o covata contro l'alleata, di\'enuta nemica, divampò subito ovunque in tutto l'Impero dam1biano. Ciò era vantaggio~o. in quanto cl;c il giu:,lo :,degno innalzava la forza di resistenza delle truppe impcri:tli. Fsso ,wcva, però, il grande inconve niente di indurre il ComanJo austriaco a dare in certo modo il primo posto a l]UCSto irontc sugli altri " (2.). E rIIindenburg, infine, conferma, da pane sua, che ,. se contro la Russia l'e~ercito austriaco combatteva soltanto coll 'animo, contro l' It.1lia combatteva, invece, ancl1e c()I cuorT " (_.;). Del resto, come unani1m:mcnte rÌù)noscono gli scrittori sopracitati, l'Austri:1 invi<', subito contro il fronte it:tl iano le sut truppe migliori, così che il no., tro intervento ebbe un valore grandissimo per quanto riguarda la nmtra collaborazione con gli eser(iti rusrn e serbo prima e con lJUd li franco - inglesi poi (4); tanto che l'Hindcnburg f
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(2) FALKE:-11.ns;: ,, Il ( :r,mand<• Supremo t,-de,, <1 (, ) Hr:, Di;:-1!l.:11,; : " :\.11s ,m:ine rn Lcben " ·
( 4) Cfr .. in proposito, lT:\Ll CL's, op. rit.
t,) 14 - 18
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se ne rammaricava, chiedendosi : « Se contro l'Italia vengono scagliate quelle truppe, alle quali non soltanto l'Austria e l' Ungheria, ma anche la Germania pensano con orgoglio e con fiducia, che w sa rimane a far fronte contro la Russia? >1 ( 1). Certo, durante la nostra neutralità, mentre si conducevano :.i Roma le note trattative iniziate dal principe di Bulow per evitare l'intervento italiano, - al quale scopo il Governo cd il Comando tedesco erano riusciti, non senza gravi difficoltà, ad indurre l'Austria a farci qualche offerta e qualche nuova promessa, - l'esercito austriaco aveva già compiuto, anche sul nostro fronte, considerevoli preparativi. Infatti, l'Austria-U ngheria si era resa sicura contro ogni minaccia dell'alleata Italia, con una lunga e formidabile preparazione, rafforzando con numerosissime opere di forti ficaziont: l,i sua frontiera montana; preparazione, a proposito della quale, basta ricordare i forti di Gomagoi Il feldmaresciallo Arciduca Eugenio. sulla strada dello Stelvio, il gr uppo dei forti di val Vermiglio sulla linea del Ton;ile, ì for ti di Lardaro in val dì Chiese, le opere di Riva sul lago di Garda, le recenti opere di Dos del Sommo, del Sommo alto, di Dosso Cherlc e del Belvedere cli Lavarone, che difendevano gli accessi agli altipiani di Serranda , di Folgaria e di Lavarone ; i forti di Caldonazzo in val Sugana; i forti Dossaccio e Busi in val Trcvignolo; il campo trincerato di Trento, il forte La Corte a protezione della testata del Cordevole, quello dei Tre Sassi sulla strada da Livinallongo a Cortina, i forti di Landro sulla valle della Ricnza ; il forte di Malborghetto sulla Pontcbbana ; le nuove opere costruite nella valle di Raibl ed anche a nord di Plezzo, oltre a quelle, assai considerevoli già da tempo iniziate per un campo trincerato, a scopo evidentemente offensivo, sulle lince Altissimo - Vignola, Coni Zugna - Pasubio. ( r)
H1 N 1>E NBUI\G:
op. cit.
88 Anche dura nte la nostra neutralità, l'Austria aveva inoltre provveduto a stabi lire, nella regione di monte Croce in Carnia, e specialmente sulla fronte dell'Isonzo e sul Carso, trinceramenti in più lince, l'una dietro l'altra, co~truiti in cemento e<l in calcestruzzo, protetti da estesi campi di mine e da più ordini di reticolati in grosso filo m etallico fissato a sbarre d i ferro; aveva disposto numerose batterie ben d issimulate, in caverne, ed un poderoso schieramento di mitragliatrici che ci procurarono molte gr;1vi perdite. Oltre ad una così efficace preparazione del terreno ed all'accrescim ento delle sue possibilità difensive, con opere costruite fin dal tempo di pace, nonostante l'alleanza, ed anche durante la nostra neutralità, l'Au~tria aveva alb nostra frontiera forze militari che, anche ~e non troppo considerevoli in principio, poterono rapidamente aumentare il loro 11un1ero e la loro efficienza. Al momento della nostra di chiarazione di g uerra. l'c.sercito li grneraic di j1111teria .-1 rcid uca Citt.·f"Pf"?. austriaco aveva sul no5tro fronte, a <-Juanto si sa, 122 battaglioni; ma tìn dal primo momento accorsero al confine forze superiori, anche tedesche, come I' Al penkorps, che il 28 maggio si trovava già nel Tirolo, e le Armate aus:riache che vennero subito a schierarsi contro di noi. A presidio del grandioso sistema di fortificazioni e per combattere appoggiate ad esse, vennero destinate - dice il Viganò -- tre Armate, che non tardarono ad accorrervi o dalla Galizia o dai depositi. Allo scacch iere tirolese venne destinata l'Armata del generale Dankl, già comandante, per parecchi anni, t!d Corpo d'Armata territoriale di Innsbruk. La difesa del tratto di frontiera compreso tra il Pcrallia (sorgenti del Piave) e l'origine della valle dell'Isonzo, venne affidata all 'Armata del generale Rohr ed, infine, ad operare sull'I sonzo e sul Carso, venne subito mandata l'Armata del generale Boroevìc. Le forze austriache sul nostro fronte vennero poste al comando dell'arciduca Eugenio. / ; j,
Il piano di guerra austriaco. Benchè dal 1882 al 1914 l'Italia fosse stata sempre legata ag li Imperi Centrali da un trattato di alleanza, tuttavia lo Stato Maggio re austriaco, che di essa aveva sempre di ffid ato, nei suoi piani di guerra non aveva trascurato di prendere in considerazione l'ipotesi d'aver e l'Italia nemica, o da sola, oppure alleata ad altri Stati, come la Serbia e la Russia. L'ipo tesi di un'aggressione all'Italia formt>, infatti, oggetto di appassionati studi da parte del generale Con rad von Hoetzendorf, che caldeggiò l'attacco preventivo contro di essa, approfittando dei momenti difficili , nei qu:ùi la nostra Patria venne a trovarsi in seguito al terremoto d i Messina del 1908 cd in seguito alla ca mpagna libica del I()I 1 . Anche nel caso di una guerra nella quale l'Austria avesse operato contemporaneamente contro Il ,·olonnello generalt' l'Italia, la Serbia col Montenegro Borc~'vÌc z,or, Boina. e la Russia, lo Stato Maggiore austriaco aveva considerato, nei riguardi dell'Italia, l'ipo tesi offensiva : o come misura preventiva, o com e inizio d ' un 'azione per lince interne. Per conseguenza l' ipotesi_ difensiva non era considerafa che come l 'eventualc, temporanea necessità di un perioèo d'attesa. Poichè nel 19q era stato già condotto a compimento il programma fortificatorio del Trentino, si ammetteva che, nel 1914, in un prim o momento, si sarrbbc potu to trascurare la Russia, data la pre$unta lentezza della sua mobilitazione, e dei 16 Corpi d'Armata mobilitati dall'Austria 3 sarebbero stati lasciati a fronteggiare i Serbi, uno solo nel Trentino e gli altri r2 sarebbero stati schierati lungo l'arco di confine con l'Italia dell ' Isonzo e della Carinzia. La situazione generale, Lluando scoppiò la guerra mondiale, era però troppo diversa da quella in base alla quale lo Stato Maggiore austriaco aveva concepito e preparato i piani operativi di cui sopra, per poterli senz'altro attuare. Per l'Austria - Ungheria sì delineava
l'tventualità di un 'azione generale, e cioè d 'essere attaccata dalla Russia e dall'Italia. quando g i?i fosse impegnata con la Serbia; ed anzi dalla Russia prima che dall' Italia, la cui condotta non era ancora definita. Non era più dunq ue possibile gettarsi sull'Italia per cer c:lre {li porla fuori ciues tio nc prima che la Russia fosse pro nta ; era soltanto contro la Russia, la Serbi a ed il Montenegro che all'Austria - U ngher ia co n veni va operare subito, senza però trasc urare l'atteggiamento d el l'Italia, di fro nte alla quale occorreva preparare una difesa. Tale atteggiamento. temporaneamente difensivo, non escludeva d 'attuare, appena possibil e, g li an tichi disegni offensivi. Da guanto pw\ rilevar si dal libro di Federico Nowak: « La via verso la catastrofe ,,, ispirato, a quanto pare, dallo stesso C apo di Stato Maggiore dell'esercito austriaco, generale vo n Conrad, risulta che il Comando aust riaco aveva previsto che la nostra nione immetliata e più importa nte: sa rebbe stata volta verso Trieste e che l 'esercito italiano av rdibe p unta to, a tale sco po, su Lubiana. In conseguenza, il von Conrad avrebbe fatto proposte al Comando Supremo ted esco perchè ve nissero al più presto raccolte 1 0 Divisioni ;1ustro ungariche e 10 tedesche sulla Sava, allo scopo di attaccare, in una gra nde, decisiva hattaglìa, g li Italiani, non appe na essi, ancora inesperti della g uerra, si fossero avanzati fra i monti della Carniola. Probabilmen te scrive il Nowak - - si sa rebbe verificata una seconda Custoza; nè un uomo, nè un cann one, nè un carro dell'esercito ita li ano :ivrehhcro potuto trovare scampo. Privata, così, del suo eser cito, l'Jtalia non si sa rebbe sentita in g rado di proseguire la lotta e sarebbe .stata ind o tta a migliori consigli. A queste proposte del von C'.,onrad, il Falkenhayn rispose, però, ch e l'eserci to germanico non poteva offrire il numero di Divi sioni richiesto e che, d'a ltro ca nt o, la Germania non era ufficialmente in g uerra con l' Jctlia. Ora, senza i rinforzi tedeschi, l'Austria no n avrebbe potuto effettuare il suo p ia no e q uindi g li Austriaci d ovettero rimandare ad un altro momen to la loro azione decisiva contro l'Italia e rassegnarsi, sul principio, ad una difen siva p ura e semplice. JI Nowak nota malinconicamente, a questo proposito, che si perdeva così una bella ocG1sione e che <• sembrava che le fantasticherie del principe von Bulow trovassero a ncora ascolto a Berlino e che la politica cieca delrAcrentJi:d venisse ora seguita a nche dai Capi mili tari dell' Impero germanico )).
91 Comunque, per lluanto riguarda il piano austriaco, il Conrad, non potendo avere il concorso delle Divisioni tedesche, negatogli dal Falkenhayn, dopo aver accarezzato il progetto di attendere gli Italiani nella conca di Lubiana, per ivi batterli in modo decisivo, era stato costretto a proporsi, invece, di logorare le nostre forze, resistendo sulle formidabili posizioni difensive per le quali il terreno offriva agli Austriaci un ·così valido ausilio, da compensare pienamente la loro iniziale inferiorità numerica.
VI.
LE PRIME OPERAZIONI
Il confine italo-austriaco nel 1Q 14. A dimostrar e la ncccssir~l di assicurare alla nostra Patria, sia pure con la guerra, i co nfin i naturali , basterà dare uno sg uardo alla frontiera che ci separava dall'Austria lìn dal r866. In proposito il Segato scri~se quanto seg ue (r): ,, JI contì ne lasciava, com'è 11oto. in mano ddl ' Austria - Ung heria, non solamente t utto il bacino dell'Adige fino a norghetto, ma le lasciav;i altrcsì il possesso delle Giudicarie (alta valle del Chiese). della vall e Sar ca (alt:i valle.: del Mincio). in corrispondenza d elle Alpi lombarde; le testate delle valli dell'Astico e dcll'Assa, la Val suga na {alta valle: del Brenta), l'alta v~dle del C ismon , le testate delle valli del Cordevole e del Boite, in corrisponde11z;1 delk Alpi Venete; l'alta \';'!Ile del Fd b e la testata di quella d el NatiS<.>ne in corrispondenza d el le Giulie. Il confi ne politico seguiva quindi il corso delrludrio, dal le sorgenti tìno all'altezza di Medea, donde capricciosamente attraver sava la bassa pianura friulana fino a Porto Buso, lasciando al1' Austria. sulla destra del I'Isonzn, una vasta zona piana per la raccolta delle sue forze. Solamente fra il monte Cristallo ed il m o nte Troghofd, in Carnia, il confine correva lungo la cfopluviale tra il bacino del Piave e quello dell' Adige e dell a Drava. « L 'andam ento del confine poteva r::i.f fìg ura rsi si,nilc ad una grande S. fatta ruo tare sulla sua base verso d estra, fin o a dispo rsi oriz-
zontalmente. (, Il rigonfiamento di sinistra veniva così a dis1are d alla lag una, tra Le Terze e Mestre, 65 chilometri ; mm tre il punto di m ezzo d ella co ng iunge nte ({t1Cst e due locali1à (Castelfranco) <listava dal confine orientale più di 100 chilometri, cioè due o tre tappe di più )\ . ( 1) Cir, L nc 1 S 1;<:AH>: ,, L'Italia nel b guerra mondiale"·
93 Tanto nel Trentino quanto in corrispondenza del medio e basso Isonzo, l'Austria - Ungheria disponeva di due grandi piazze d'armi offensive per raccogliervi le sue forze. Dalla prima poteva minacciare ad un tempo tutta la pianura lombardo -veneta, con carattere però più spiccatamente pericoloso in corrispondenza dei Sette Comuni: sia per la direzione dell'offesa che tendeva a tagliare il corridoio che si spinge fino all'Isonzo, dove tale corridoio è più ristretto,
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f Tries~e
La nostra fronticr,1 orientale nel 1914 ( schizzo .;chcmatico).
sia per la minore entità degli ostacoli montani da superare e per le favorevoli condizioni di raccolta e di sbocco in piano delle forze operanti. Quanto poi all'altra zona, la quale poteva intendersi spinta anche al di là delle sorgenti dell'Iudrio, e cioè fino a monte Sto!, essa si prestava alla radunata ed anche allo schieramento di forze ingenti: sia perchè tale radunata poteva venire favorita da quattro binari indipendenti, sussidiati Ja altri cinque fino a poche tapp:: dal confine; sia perchè, in corrispondenza del basso Isonzo, l'Austria ne possedeva le due r ive con ampia zona piana , con la magnifica testa di ponte di Gorizia e col ciglione del Carso per appoggio. Di là, in ottime condizioni, avrebbe potuto muovere alle offese con grave minaccia per la nostra difesa della Carnia e del Cadore, che avrebbero corso il r ischio di rimanere tagli~11e dalla loro base. 8.
94
La sistemazione difensiva. Se. come abhi;1mo gi;1 detto nel capitolo preced cnle, .l'Austria aveva rafforzato co n numerose opere perm;menti la sua frontiera mon ta na , anche l'halia aveva cercato, negli anni precedenti , di rendere meno a perto il ma l ~irnro con fine del 1866 ed era stata prepara ta la grande te naglia del medio e del basso T :1gliamento, le due teste di ponte di Lati sa na e di Codroipo, mentre le opere sul Col Ragogna copri\·a no il ponte l)l'l' la rotabile Ji Pinza no, proteggevano •1uelli della ferrovia e dclb strada ord inaria presso Com ino e saldavano i due lati d<:lh tcn;igli;i. Lungo l'orlo dd l':111lÌtcatro moren ico del medio Tagliamento -~uis~e il Seg:1Lo nell'opera citata - - si a\'C\'a.no quattro ba tterie corazzate (c upole g irevoli armate rnn pezzi da 14<J A . L.). Di spe{· iale import;rnza quella di monte Bcrnadi:1 perchè saldava b linea alla c 1tcna di monte Maggiore e copri\a lo ~liocco in piano della strada pnwcnientc dall'alta valle dd Torre. Era st;lla iniziata l'organizzazione di un:1 linc:1 avanzata fra monte Ma~giorc t · Pian dc' Buoi, :il d i ~opr:1 d i C:, idak, pass;111do per monte loanncs; rna ad essa non era st:110 dato lo s\'ilnppo e la Lun~i ~tcn/... t in~i:-.lcutc.ll,cu(c J•ropo ~li c..L. 1gli u1~._tn i ~1H11pcl<..:uli . Lungo tutto il <.:onfìnc, rnn le batterie permanenti facevano si stema batterie occasional i, str;1de, baraccamenti , osscrvator1, così da ~barrare le varie lince d'operazione e da creare fra es~e b:1si di manona, più o me no csft~c e pit1 o meno sistem:1tc, pa la dift'.s:1 1110bilc. Pit1 prc:cisa111cntc, oltre :11 forte Dossaggio cd alle batterie della con ca Ji Bormio, che facevano ~i~1ema con le interruzioni stradal i predisposte lungo la rotabile che :dc :ilio Stdvio. si aveva. a sud di Ti r:1110, b batteria di Corr:1dini, destinata più ~perialmentc a battere lo sbocco di valle Pmchiavo ncll'cventuali t~ d'una violazione della 11c111 r:ilit i1 svizzera pel Bernina. Tale di fesa era collegata con quella delb valle Camonìc1 (batt eri e permanenti di Corno d' Aob cd oceasionaii del Pom ino) per rn o.zo cieli'organizz,lzione difensi\'a del Mortirolo. In corrispornkn,.a delle Giudicarie -- segui ta il Segato ---- le potenti batterie costruite ad orirntc di Lavenone (Vallcdrana) e l jllcllc occasionali di Cima del l'Ora e di monte Censo. con appostamenti a munte M:inos (hancric e due tagliate) saldavano b loro destra :il Carda per mezzo dell'orga nizzazione per la difesa manovrata dell':rltupiano di l lano e la ,ìnistra alle aspre e dirupate diramazioni
95 meridionali dell'Adamello per mezzo delle organizzazioni per la difesa manovrata lungo la cresta delle Alpi Orobie_, fra il passo Maniva e quello di Croce Domini. Particolarmente sviluppata era stata l'organizzazione difensiva del settore compreso fra il lago di Garda e la valle Cismon perchè la minac6a nemica appariva molto più grave per l'abbondanza e relativa facilità delle vie di comunicazioni, per la minore profondità ed entità dell'ostacolo montano da su perare, per le buone cont,lizioni delle zone di raccolta delle forze avversarie e per la grande importanza strategica degli obbiettivi ai quali tali forze potevano tendere. In corrispondenza di valle Lagarina la nostra difesa era costituita dalla piazza di Verona, divisa in tre settori: settore di Peschiera con le oper~ di Trimelone sul Garda e la batteria di Peschiera ; settore di valle d'Adige, coi forti Bocchetta di Naole, Cima Grande, San Marco, batteria Asta, batteria e tagliata di Incanal, batteria bassa di Rivoli, chiusa e forte di Ceraino; e il settore dei monti Lcssini, con j forti di monte Tesoro, Pastelletto e San Briccio e batteria MonticeÌli. Appostamenti per artiglierie erano stati preparati innanzi alle opere: specialmente notevole quello sul Corno cl' Aquiglio. La strada di valle Lrngra era sbarrata dai forti Maso ed Enna e dalla batteria di monte Civillina presso il pa sso delle Fugazze. In modo particolare si era provveduto alla difesa degli altipiani e delle valli che li solcano, del Posina, dcli' A.stico e dell 'Assa, ma la ~istemazione difensiva non poteva dirsi ancora completa. Il forte di monte Lisser, nella parte nord - orientale <kll'altopiano di A siago, faceva sistema con k opere a sbarramento di val Brenta. Sulla sinistra del profondo solee in cui scorre l'Assa si avevano alcune opere (punta Corbin, Canove, monte interrotto e Portulc) ; ma solamente la prima, t1uella di punta Corhin, offriva una vera efficienza difensiva. Sulla destra dell 'Assa sorgevano due opere in torri (mcJnte Verena e Campolungo), che costituivano quasi una tesla di ponte offensiva. La difesa di valle Astico. oltre che all'azione tielle batterie di Campolungo, di punta Corbin cd andit: delle opere dell'altopiano di Tonezza, era affidata alle batterie costruite in fondo valle (Casa Ratti) od a · quelle, più arretrate e con carattere occasionale, del Novcgno.
La scarsa profondità ddl'altopiano di Tonezza aveva consigliato d'approfittare del crcstom:. dominante sul territorio nemico circostante, che sorgeva fra monte Toraro, Campo Molon e Spitz Toncz?.a. ad immediata yici n; rnza de.I ronfinc politico, e quindi a portata <kllc potenti batterie avvc:rsaric, per costruirYi opere moderne in torri. Tali costruzioni non erano però ultimate quando scoppi<'> la guerra: ond'è che supcrat;I questa ancora incompiuta linea di difesa, l':n·ycrsario avrebbe potuto ~cerniere su Arsiero, aprire Li strada alle colo nne laterali e ~bocca re in piano. E ( u appunto per scongiurare tale pericolo che ve nne organizzato il gruppo delle batterie occ:1sionali sul Nmegnn · Pozzi .Alti, u1n le due batterie a piti diretta difesa di ya l Po~ina. Ji Aralta e di Soglio Rotto. 11 gruppo del Novcgno costituiva l"ultimo baluardo del quale il difensore poteva valersi per impedire In sbocco nemico da valle A.stico e da \'al Posina; e fu appunto contro rndesto b,iluardo, difeso daì nostri eroici soldati, che nel giugno 1916 s'infranse l'offen sìv:i austriaca. i\ sbarraml'nto delle offese scendenti lungo la valle Sugana e la valk Cismon si avevano le opere del monte Lisser, di Cima di Campo l' di Cima Lan, tutte tre in torri o poit:ntcmentc armate, completate dalle batterie di Coldarco, nella stretta di Primobno. e da lluclla di Sant.Antonin. nella stn:ll:1 pn cui pass:1 il C1smon a nord eh Fonz:1~0. Più indietro sorgevano le {1pcre di Primol :1no. costruite una trentina d'anni prima. Strade. baraccamenti, osscrv.11ur\' t:d apposLamenti per artiglierie erano stati proposti sui L cssi ni e sugli Altipi:mi per favorirn e la difesa attiva_ A lla difesa di val Cordevole - - scrive ancora il Segato - era stato provveduto con una tagliata in corrispondenza del Sasso di San Martino e con una battcri:1 occasion:ile a Listoladc, ed alla difesa del Cadore con l'organizzazione, intorno al nodo stradale di Tai, d ' un c;1mpo trincerato, da principio limitato alle opere di monte Ricco Castello e di Col Vacher, poi spinto molto più avanti, lino alle posisizioni dei Tre Ponti verso nord e della chiusa di Venas verso ovest. La posizione dei Tre Ponti venne difesa con batterie in torr i sul Pian dc' nuoi e su Col Piccolo e con lJUclb di monte Tudaio. la (!llalc aveva estesissima azione in v;ille Anz iei. sull'altopiano di Danta, su val Padob e sull'alto Piave. La posizione di Venas venne sbarrata con una batteria in torri a Pian dell'Antro e con altre batterie ocçasionali lungo lo sperone che dall'Antdao, per Col Piccoline e Col Sant'Anna , scende su Pian dell'Antro_
97 Sulla destra del Boite venne costruita una potente ,batteria in torri su monte Ritte, la yuale collegava le difese di valle . J3oite con c.iuelle di val Maè. Queste ultime difese, che avrebbero dovuto sorgere in corrispondenza di Forno di Zoldo, erano appena iniziate. Si era presa in considerazione anche 1a difesa Cadore fronte a sud, ma essa non era stata ancora organizzata.
so - ------
Il confine italo - austriacn nll'inizio della guerrn .
La Carnia venne considerata come una grande opera chiusa, che poteva venire attaccata da ogni parte e che conveniva considerare come strettamente collegata col ridotto Cadorino. In corrispondenza del fronte nord il fronte difensivo era costituito dalla lunga, elevata ed aspra giogaia delle Alpi Carniche, specialmente difficile fra monte Paralba e Pizzo Timau. In tale giogaia. oltre alla depressione di monte Croce Carnico, per cui passa la carreggiabile che scende a Mauthen in valle del Gai), si hanno parecchi altri varchi, meno agevoli ad occidente di Pizzo Timau, molto migliori ad oriente, dove, per i passi di Pramosio, di
Lodin. di Malcdis cd altri ancora, colonne leggere potevano opé:rare agevolmente. '- Perciò si provvidt: ad assicurarci una comoda linea d'arroccamento fra Paularo e Comeglians, riducendo carreggiabil i le mulattiere di Trcppo e di Ravascletto cd altre strade si costruirono per dare accesso alle v:1ri t: posizioni dove si prepararono appostamenti, magazzini e lnr:icc:1111t: 11ti. In co rri ~JH )lldrnza della Pontebba, dove pit1 minacciosa poteva prcsc nt.:r~i l'ofk.,:1 nemica, si provvide, invece, oltre che preparando mine in rn rri,pon1knza delle numerose opere d'arte che esistono lu ngo l:1 ru1 :1hik l'. la ferrovia .in valle del Ferro. con la batteria cor:1z~.:11:1 d1 C hiusaiortc, con quella occasionale di monte Sfringes e con k p111 cn1i ha lterie di monte Festa, che rappresentava il ridotto di tu11,1 l.1 C:1rni:1. l\Jdl'effìcacc raggio d'azione delle sue batterie - 11n:1 in 1nrri g irevoli e l'altra in harhdta -- passavano, infatti, tutte lt: n m111nica1.ioni frrro\'iarie e rorahili che dalla Carnia scendono al pi:1110 . e cint:. oltre al la ferrovia ed alla grande strada proveniente d.db \·alle del F t: rro, b strada cl1e passa per la dcprcssiont: del lago di C:1\·;1zzo e quella, costruita durante il periodo di ncutr:ditiì, che, ~Lh:ca ndosi dall a precedente a 3 chilometri a nord - o\'est di Cavazzo ~,:1rnico. ~ce ndc in pianu p:1~sando per valle c!'Arzmo. Attraverso le Pn: :tlpi Carniche era stata costruita una strada militare che, partendo da Longarone, per Cimolais, Andreis, Prisanco e Meduno, taglia\"a la strada di ,·alle d'J\rzino presso Forgaria e raggiungeva yuelb della depressione di Ca vazzo a Comino. collegando così. prima dello sbocco in piano, la linea d'operazione di valle Piave con lluclla di valle Tagliamento. Dall'opera in torri di monte Festa si concorreva poi, con le batterie di monte Ercole (batteria corazzata ed in barbetta), alla difesa della stn:tt:1 di Venzone, e con le batterie di Osoppo si faceva fronte all'invasione della Carni;1 da Sud . Il ridotto carnirn era collegato a quello cadori no dalla rotabile ddla Mauria, dalla cam.:ggi;1hik. ridotta rotabile durante la guerra, di Sappada, e dalla comunicazione. ridotta tiuasì tutta carreggiabile durante la guerra. la (prnle d:1 Comeglian s, per valle Pcsarina, forcella Li vardet, forcelb Losco e val Piova, scende a Pclos in Cadore. Tn corrispondenza delle due forcelle anzidette, e cioè in corrispondenza della regione di Casera Razzo, era in via d 'organizzaz ione una base di manovra per numerose forze mobili, con apposta-
99 menti e difese ve rso nord (val Fri son), e verso il Cadore e verso la Carnia. Come si può rilevare da l_!Uanto è stato detto sulla difrsa del Cadore e della Carnia, questi, nel loro complesso, avrebbero potuto costituire un 'ottima base difensiva ed offensiva: sia allo scopo di muovere verso la Pusteria, per neutralizzare l'efficienza offensiva del Tirolo e per agevolare le operazioni per il fianco sinistro della nostra o ffensiva verso la fronte giulia; sia per concorrere nel modo più dficace alla difesa della pianura friulana, nel caso che fossimo stati costretti a ripiegare sul Tagliamento o sul Piave. Ma, affinchè la regione Carnia - Cadore avesse potuto rispondere a così importanti f un?.ioni strategiche, sarebbe stato necessario che alla viabilità, specialmente a quella ferroviaria, fosse stato dato molto maggiore sviluppo. Più precisamente sarebbe stato necessario rendere più efficiente la ferrovia del Cadore, la tJuale avrebbe dovuto venire allacciata, per la Mauria, al tronco ferroviario che rimonta il Tagliamento fino a Villa Santina. In corrispondenza del fronte marittimo - conclude infine il Segato nulla era stato predisposto fino alla foce del Piave, tranne a San Donà, dove si era costruita una caserma per Pontieri·. Venezia era stata forti11cata prima del 1911, ma tiuelle opere erano di limitato valore pcrchè con ta vano un tre ntennio di vita cd an che più. Perciò dopo il 191 I , verso terra, avanti alle cinque opere in barbetta esistenti, se ne costruirono altre sei .i n torri, armate con cannoni da r49 A. L. Presso San Giuliano, sulla laguna, si stabilì un parco di dirigibili con due hanga_r. Sul fronte a mare, fra Chioggia e la foce del Piave, si avevano, non poche batterie, piì:1 o meno recenti, alcune armate con pezzi eia 305 e da ~81, che, nel loro complesso, rappresen tavano un 'efficace difesa delle quattro bocche d'accesso alla laguna (Cavallino, Lido, Malamocco e Alberoni). Precedentemente la difesa del Piave era stata oggetto, quale linea di primo schieramento dell'esercito, di' di ligenti studi da parte dei generali Cosenz, Primcrano, Saletta e Pallio; ma, in seguito alrorg:inizzazione a difesa degli Altipiani e del Cadore, il generale Pollio aveva predisposto per lo scliiera mento sul Tag liame nto, pur mantenendo anche la linea del Pia ve per il caso che forze nemic he soverchianti ci obbligassero a ripiegare, come purtroppo avvenne nell'ottobre 1917.
I 00
li pnmo sbalzo offensivo. Quando noi entrammo in guerra --- nota giustamente il Segato (1) " ad Y pres gli I nglcsi erano stati molto provati; si dclinca,·a sempre più l'insuccesso della spedizione dei Dardanelli; dopo la fortunata controffensiva contro l'Armata di Potiorek, con la yualc i Serbi avcv:1110 Iibcrato tutto il loro paese, essi avevano trascurato ogni lavoro diknsivo, avevano concesso congedi su larga ~cala, affinchè i ~old:1 ti potessero attendete ai lavori dei campi, e sempre più manifc~ta appari,·a la loro poco buona volontà di continuare a partecip:ire :itti\'amentc alla guerra . I Russi, che nell'aprile si erano resi p;1d ro ni di Przcmysl e cbc dai Carpazi si erano affacciati ai piani ungarici, nei tiuali avevano anche spinto qualche scorreria. attaccati da poderose forze tedesche, er:1 no stati battuti a Gorlice e stavano ritirando~i .:o] nemico alle calcagna. ,< Ormai cl1i:1ro appariva come per parecchi mesi su ljuell'eserci to non ci sarebbe stato da cont:irc m olto, pcrchè, non solamente cr:1 stato b:1t!uto; ma la negligenza. Li impre~,idenza e fors';mrhe il tr.idimcnto gli avev:rno fatto mancare armi e mun iàmi e g ià i Russi sta\·ano abh:indonando le loro fortezze i11 Pnl0 ni:i ptr ripiegare sulla 1inc~1 ~i enu~n Bug. ,. Tale ,ituazionc, tJUando noi siamo ent rati in guerra. avrebbe co nsentito all'Austria - Ungheria, approfittando delle lince ferroviarie di (UÌ disponc\ a, di con(cntrarc rapidamente g randi forze contro di noi , per attaccarci prima che la nostra mobilit:1;,,ionc fosse stata ultimata, tanto più che essa ben ronosceva le nostre condizioni e sapeva che non avremmo potuto essere pronti prima della metà di giugno, ,, Quest;i convinzione la indusse a non trarre profitto: nè della denuncia del trattat·o di alleanza, fatta il 4 maggio; nè della pubblicazione, fatta verso la metà di maggio, del trattato di Londra. nel quale era esplicitamente dichiarato l'impegno da parte nostra d'entrare in guerra prirna del 26 di t1uel 1m:sc: e ciò perchè e5sa forse non conccpiv.1 w n1c il nu~t.ro t:scrcito si sarebbe avventurato in gr:rndi operazioni offensive, prima d'a\·ere compiuto la sua mobilitazi<Jnc. Per resistere contro attacchi di carattere locale, il Comando Supremo austriaco pensava che sarebbero bastate le tru ppe che già si trovavano sul posto. qualora avessero ~aputo profittare del terreno e dell 'accur:1tissima sistemaz ione difensiva. ( 1) L i.: 1c. 1 SEGA'IO :
op. cit.
IO I
« Certamente il nostro esercito non era ancora in grado di pro-
cedere a grandi operazioni offensive; tuttavia era stato posto in .condizioni di poter approfittare delle notevoli masse raccolte alla fron tiera per irrompere di sorpresa al di là e conquistarvi punti dei l)Uali avrebbe potuto poi giovarsi, a mobilitazione ultimata, sia per iniziare le grandi operazioni, sia per appoggiare la sua resistenza "· Nel 1915, dal 24 maggio al 13 giugno, noi compimmo il primo sbalzo offensivo, che ci permise: l'azione di sorpresa del monte Nero, definita dalla Shalek come un colpo da maestri; la conquista
Fanteria ,i/l',usa/10.
della dorsale V rsic - V rata e della testa di punte <li Plava ~ per la quale lo stesso Boroevic, nella sua relazione, giustifica col valore dd1~ nost re truppe I.a propria sconfitta - e di un lembo del Carso a Monfalcone; la tenace resistenza ai contrattacchi nemici sulla cresta delle Alpi Carniche e ml medio Isonzo e le ·notevoli avanzate compiute nel Trentino ed in Cadore, dove l'ampia conca di Cortina cadde in pochi giorni nelle nostre mani. Tutto un complesso di operazioni veramente onorevoli per il nostro esercito, i cui soldati, in pochi giorni, si erano imposti all'ammirazione dello stesso nemico e, secondo il Geloso, avevano mostrato di essere degni della vittoria. Il balzo offensivo iniziale si era appena concluso, che gi;1, il 21 giugno, il C1clorna emanava gli ordini per la prima battaglia cldl'Isonzo, indicando come obbiettivo il campo trincerato di Gorizia, contro il gualc la 2'' Armata avrebbe dovuto agire per conquistare monte Kuk e le alture Podgora - Oslavia; mentre la :f, pur avan-
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zando con la destra cd il centro verso il margine dell ' al1opiano carsico, tra Monfalcone e Sagrado, avrebbe dovuto tcntarè con la sinistra di completare il passaggio dell'Isonzo, fra Sag rado e Maini zza.
La pnma battaglia dell'Isonzo (23 giugno - 7 luglio). Dopo il primo sbal zo offen sivo, il nostro Comando Supremo aveva compreso che ben poco si pot c:va sperare dalle operazion i ncgl i altri scacchieri , dato c he i nostri mezzi erano inadeguati agli scopi e, deciso, per conseguenza, ad agire spcci:ilmcnte in quello iso ntino, il 2 r g iug no cmarn\ l'ordine per le nuove operazioni, che furono k seguenti ( ,) : - operaz ioni co111ro il campo trincerato di Goriz i:i (2' Armata : Jf e VI Corpo) e contTo J';ilto pìano carsico sulla fronte Monfalcone - Sag rado (3' Armata : Corpi d ·Arma t 1 Xl , V, VII), in iziatesi .i l 23 giugno ; -- operaz1om contro Tolmino ([V Corpo), che ebbero inizio il J'' luglio, come azione di concorso. La forza operante era: '.!- Arm ata : 10 divisioni, TUO battagl10n i,· :!J SLJ11adro111, 136 h:, ttc:rie: 3' Armata : 5 e poi 7 Di\'isioni , 65 battaglioni , 90 sc1uadroni, j6 batterie. L'azione contro il campo trincera to di Gorizia e l'altopiano carsico comprese a sua volta: l'attacco a Pbv:1: la conquista del Kuk (611), l'attacco ddla linea Sabotino - O slavia - Podgora e l'attacco sul Carso, il c1uale, a sua volta, si svol se in tre fasi (23- 28 giugno, 30 giugno - 2 luglio, 5 - 7 luglio). Questa volta gli obbiettivi assegnati alle due Armate erano vicini, poichè i primi combattimenti avevano già fa tto svanire molte illusioni e consigliato ad emanare, il 16 giugno, la ;, Circolare sui procedimenti per ì'attacco frontale ridia guerra di trincea ,, _ Ma le artiglierie erano ancora scarse ed i Fanti do ,·n·ano ancora 1iberarsi dei reticolati o con le pinze o coi tubi dì gelatina. Per l'attacco al campo trincerato d i Gorizia il Comando Suprem o si limitava :1 fÌ ss:1 rc come primi obbiettivi: alla 2 " Armata (1) Riassu m iarno, Jdl:i prima bat1;1g lia c.kll'lsonw, quanto scr i~s:: il generale Rod olfu Corsclli nd suo libro " Cadorn:i ,,.
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p roposito
(azione principale) le alture del Kuk 6n , sulla sponda si nistra del l'Isonzo, e quelle di Oslavia - Podgora, sulla sponda destra: all a 3"' Armata (azione di concorso indiretto) il margi ne dell 'al to piano carsico, tra Monfalcone e Sagrado, e la sponda sini stra dell'Ison zo in corrispondenza del San Michele. Inizio dell.'azione il giorno 2-3; la 3a Armata , con le sue artiglierie avrebbe dovuto battere anche il San Michele, in collaborazione con la destra della 2 " Armata. Da parte nostra presero parte a lla battaglia circa 250.000 uomin i. Di fronte alle Armate italiane ::t e 3" aveva compiuto il suo schieramento la 5° Armata austriaca (generale Roroevic), divisa in
Il montt· Nero.
5 settori, con un complesso di 109 battaglioni e di r 14 batterie. Prese parte alla battaglia anche l'ala sini stra del gruppo Rohr cd, in complesso, noi ci trovammo di fronte circa 115.000 uomini. Le nostre truppe combatterono con frrv ido entusiasmo; ma la fortuna non fu pari al loro valore. Particolarmente cruenta fu la lotta nel settore della 2 " Armata. F anti cd alpini del .IV Corpo invano cercarono di completare la conquista del massiccio del monte Nero. L 'attacco da Plava al Cucco, affìda to al II Corpo d'Armata ( Reisoli), e quello della testa di ponte di Gorizia, condotto dal VI Corpo (Ruelk), non riuscirono. La 3'' Divisione a Plava si prodigò nell 'eseguire otto assalti consecutivi; ma soltanto Globna putt: essere cu.:rn pata . In modo analogo, nel settore di Gorizia, contro le alture di O slavia -Peuma, Podgora e il Sabotino, le nostre truppe (Fanti, Carabinieri e Guardie di Finanza) videro fallire i loro sforzi ge nerosi.
Ai piedi del Carso s'impegnarono le truppe della ::( Armata. Ottenuta la rottura dell'argine dd can;ilc dei Dottori e quindi la riduzione dell 'inondazione, truppe ckll'Xl Corpo (Cigliana) poterono pass;irc l'Isonzo a Sagrado, congiungersi con (Juelle del VII (Carioni), già passate più a sud, cd assalire con esse i primi gradini dell'altopiano. Ocrnp:110 il villaggio di Sagrado e gli speroni fra questa località e Rcdipuglia. si tentò, nei giorni 26 e 27 giugno, un 'avanzata gene-
,., -,.' - I
li viliaggw di Sch .
rale su tutto il trontc monte San Michele . monte Sei Busi, ma il tiro delle: artiglierie au~triache e le forti difese accessorie non consentirono cht: scarsi progressi. Selz. pii1 voÌte f)rcsa e riperduta, rcstc'i in mano nostra il 29 giugno. Verso Sdraurnna le difese: di bosco Lan(ia e di bo~co Cappuccio vit:tarono ulteriori progressi. Dopo una sosta di due giorni, a m ezzogiorno dd 30, le truppe della 3"' Armata ripresero L1t1acco: il X Corpo, rinforzato da elernenti dell'X l, punt~) ~ulla zona Marcottini - San l\,fartino - San Michele:; il Vll fu diretto a sud di Dobcnh'>. Cominciarono così .i leggcnd:iri combattimenti del San Michele; ma, a costo di gravi perdite, le nostre truppe poterono fare Ljllakhe progresso soltanto ad oriente
di Polazzo e presso Redipuglia e n usctrono ad occupare trinceramenti tra Polazzo e Doberdò. La '2.0° Divisione si coprì di gloria. L ' arciduca Eugenio scrisse al Boroevic che su quell'altopiano 1, la crisi delle truppe austriache aveva raggiunto il massimo grado » . Alla fine della prima battaglia , la possibilità di .impiegare altre lorze fresche, che avessero immediatamente sfruttato il successo, avrebbe potuto spezzare la resistenza nemica. Ma la sera del 2 luglio le trupp~ della ::r' Armata erano già tutte in linea e le riserve del Comando Supremo ancora lontane. Era stato anzi necessario togliere alla 3' Armata il VI Corpo per assegnarlo alla 2 ". Dopo una breve sosta per riordinare le forze e schierare nuovamente le artiglierie, il 4 luglio fu ripresa l'azione. L'Xl puntò contro la linea San Michele - San Martino ; il X Corpo, già padrone del ciglio dell'altopiano ad oriente di Palazzo, puntò contro i.l monte Sei Busi. Il VII continuò ad avere com e obbiettivo Doberdò. Dopo replicati sforzi, si potè vincere la resistenza delle trincee nemiche nella zona di Castelnuovo ed a Selz cd espugnare estesi tri nceramenti anche fra il San Michele e San Martino da una parte e sulle fa lde dd Sci Busi dall'altra. L'ultima fase della battaglia del Carso e di Gori:1.ia fu contemporanea ad una poderosa offensiva della sinistra della :2' Armata nella zona del montl'. Nero. I tentativi degli Alpini per agire di sorpresa, come per la conqui sta del monte, fallirono. L'az ione del IV Corpo si esaurì nella stessa giornata del 3 luglio. Il 7 luglio, per ordine ciel Comando Supremo, l'azione venne sospesa, in attesa di riprenderla al più presto con maggiori mezzi, specialmente di Artiglieria. Noi avevamo perduto 16.245 uomini, l'avversario 20.000.
D al punto di vista della condotta della battaglia i tre attacchi ordinati dal Comando Supremo si erano svolti indipendentemente e ciascuno con caratteristiche proprie. Quello di Plava era stato subito fronteggiato d agli Austriaci; llud lo di Oslavia - Podgora aveva dovuto arrestarsi di fronte alla resistenza avversaria, nonostante gli sforzi delle nostre Fanterie che si prodigarono generosamente; quello dd Carso aveva dato risultati più tangibili, col passaggio dell'[sonzo, la conquista del primo gradino del Carso, in corrispondenza di Sa-
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grado. Fogliano, Rcdìpuglia e Sdz e l'ocrnpazionc cli zone idonee per lo sc hi eramento delle artiglierie al coperto contro il San Michele. Sotto la nostra spinta, le posizioni difensive austriache subirono lJLlakhc o scillazione c. di f rontc alb nostra ab destra (Carso), dovet-
tcro ve nire.
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c1ualchc punto, arretrate; ma. tn complesso., resistet-
t ero ~al damu 1tc.
Co i no~t ri l imitati mezzi dd 1915 . non si pote\'a ottenere di piu. Un a gr,tvc condizione c1·i nferiorità ci era impo~ta dal dominio d elle sco r <>cre O"t°' ni nostro movimento e llosizio ni del nemico.; che f)Oteva . più L,cilm<.: nte regolare il ~uo tiro. Le nostre Fanterie, mediocre~
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mente appoggiate dalle artiglierie e decimate da quelle avversarie e dalle mitragliatrici, si erano arrestate di fronte alle fo r midabili posizioni del Podgora, di San Martino, del Sei Busi, come davanti al Nad Logern, al Sabotino e ad Oslavi a. Ed anche quando, a costo di ingenti perdite, i nostri Fanti erano riusciti a penetrare in qualc he tratto dei reticolati e ad espugnare i ridotti nemici alla baionetta, un contrattacco in forze li aveva respinti sulla linea di partenza. Tuttavia non si può negare che, nella prim a battaglia dell'Isonzo, la nostra Fanteria aveva combattuto col più ammirevole valore. La stessa Relazion e ufficiale austriaca così descrive, ad esempio, gli attacchi della nostra brigata h Perugia ;) (6 e 7 luglio): (( Le compagnie di prima linea si spinsero avanti sotto la protezione del]' Artiglieria, con gli zappatori portanti i tubi cli ecrasite da far brillare nei reticolati. I difensori lasciarono avvicinare l'attaccante fin presso questi ultimi, ma quivi lo ricevettero con un fuoco tale che la massima parte dovette cercare scampo in una ra pida r itirata. (( Kon appena il fuoco dcli' Artiglieria si dimostrò efficace, si sferrò un nuovo attacco verso le 9 del giorno 7 luglio . Forti riserve, in numerose lince, seguivano le compagnie cli prim;1 linea. Un simile p rocedere di chiaro giorno fu spaventosamente punito: solo a trenta passi gli attaccanti ricen:ttero ii iuoco Jd difensore; ma esso fu così micidiale, che gran parte della fronte <l'attacco fu del tutto distrutta. Contem poranea mente si scatenò la tempesta dell'Artiglieria sulle riserve, facen dovi spaventevoli vuoti.- In fretta gli scam pati alla distruzione si rifugiarono nei ripari della posizione di partenza, .. Il Comando del nostro VI Corpo, nelle:: sue direttive del 9 luglio, doveva notare : ,( Molto si è appreso in queste prime settima ne di guerra, ma molto ci resta da apprendere e soprattutto orcorrc temprare i nervi alla logorante guerra di trincea: abituarsi a saper sfruttare la copertura del terreno e a crearl a artificialmente ove non c\ista; imparare le forme d'attacco adatte per aver ragione di un nemico abilmente trincerato; apprendere l'uso dei m ezzi tecnici che abbiamo a disposizione, fa r entrare nell 'a nima cli tu tti la pcrrna5ionc che oggi il nem ico non si travolge con il solo impeto garibaldino; ma con la tenace ed ininterrotta somma di sforzi successivi, nei q uali il sacrificio dei primi valc,rcisi deve essere raccolto dagli ultimi c-hc muovono all'attacco "· La prima battaglia dell' Isonzo ci aveva chiaramente rivelato le caratteri~tiche della guerra che ci apprestava mo a so~tenerc: era
roS quella « guerra di posizione ,;, che si combatteva da un pezzo sugli altri fronti. m;1 della quale noi non avevamo ancor:1 alcuna esperien za. D11rat;t fino al 7 luglio, la prima battaglia dell'Isonzo - scriveva il Weith - aperse la serie di quelle battaglie, che ,, per il loro c 1ratterc e le loro analogie e differenze, costituiscono un tulto unico ed, in tal senso, possono forse paragonarsi all'opera complessiva di un grande artista. coslitui ta da una serie di grandiose creazioni , ammirando le tiuali , ,·iene f:1110 in volontariamente di pensare alle sinfonie di Bectho,·cn od ai drammi musicali di .Riccardo Wagner » . N ei giorni di questa prima, sanguinosa prova si ebbero episodi di valore sovrumano e si svolsero le epiche lotte della 10" Divisione per la conquist i del San Michele e del nostro V li Corpo d'Armata per c1ud la dell'altopiano di Doberdò. Con la battaglia - come ricorda .il Tosti - ~i ottenne un lieve progresso alla colletta di monte Nero: ~i raggiunse Li (1uota 100<> dello Slcmc e del Mrzli: ci avvicinammo min acciosi alla testa di ponte di Tolmino; potemmo compiere qualche progresso verso Globna e Pbva, occupare lJUalchc difesa ;1v:mz:11a davanti a Gorizia, conquistare sul Carso le quote 92 cd 89; nonchè le pendici di quot;:i 170 e di monte Sei Rusi; occupare V crm cgli.ino ..: Sd1.. La prima battaglia dell'Isonzo ci costò 2.275 caduti. dei (1ual i 122 uffìciali. e 13.970 feriti, in confronto ai 20.000 uomini circa perduti dal nemico. A proposito di essa, il Krauss, Capo di Stato }vfaggiore al Comando delle truppe operanti ml fronte italiano, scrisse che ,, l'avervi partecipato avrebbe sempre costituito un alto titolo di onore per i soldati amtriaci )) .
VII.
LE AL TRE OPERAZIONI DEL 1915
Appena undici giorni dopo la conclusione della prima, il Cadorna fece iniziare la seconda battaglia, durante la quale -- mentre la 2• Armata doveva proseguire le operazioni verso Tolmino ed impegnare da Plava le forze nemiche - la :-( Armata, opportunamente rinforzata, doveva svolgere l' azione principale con obbiettivo il San Michele, caposaldo della difesa del campo trincerato di Gorizia. Come ricorda il Corselli, mentre terminava la prima battaglia dell'Isonzo, si erano riuniti a Chantilly (7 luglio) i rappresentanti dei Comandi dell'Intesa per coordinare le operazioni. Avevano Jeciso che i Francesi e gli Ing lesi. avrebbero iniziato al più presto le loro g randi offensive; che g li Italiani avrebbero sviluppato attacchi verso Laybacli - Vil!ach ed i Serbi avrebbero sferrata la loro offensiva. In realtà i Franco - Inglesi non si mossero fìno al 25 settembre, i Serbi non effettuarono alcuna operazione e, per conseguenza, noi dovemmo attaccare da soli, impeg na ndo circa 2 50.000 uomini delb 2~ e della :f Armata, avendone di fronte n5.ooo della 5' Armata austriaca e dell'ala sinistra del Gruppo Rohr (rn3.ooo secondo altre fonti), con 236 mitragliatrici e 431 cannon i. Il Comando Supremo mantenne fermo il concetto dell'offensiva sulla fronte giulia e volle soltanto spostare la direzione dell'attacco: sia pcrchè si erano rivelate più gravi le difficoltà dalla parte di Tolm ino ; sia perchè appariva convenien te fare acquistare pii'1 spazio alla 3" Armati, che aveva l' Isonzo alle spalle.
La seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio - 3 agosto). L'attacco principale fu quindi affidato alla 3• Armata, per ragg iungere la fronte M. Cosich - M. San Michele; mentre la 2• Arm ata, da Plava a valle, con attacchi concomitanti, avrebbe impegnato 9-
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3" Armata, questa rnlta, invece di procedere all'attacco diretto della testa d1 ponte di Corizia, avanzando nella cortina fra Sabotino e San Mid1clc, le nostre forze dovevano mirare ad impadronirsi in precedenza del pilastro meridionale (San Michele, Sei Busi), operando con l'ala destra ap1x.,ggiata al mare. Il mutamento deriv::iva dal fatto che i risultati più soddisfacenti, ottenuti !.lll Carso nella prima hatt;1. le forze nemiche che la fronteggiavano. Nel settore del la
Il San Michele.
glia. avevano fatto supporre: che ivi avrebbe potlllo an 'enire il cedimento della resistenza nemica. Ed, invero. ai primi di luglio. la si tuazione dell'Armata del Boroevic era critica. La 3• Armata rimase costituita dai Corpi XL \. , VII, ciascun a con due Di\'isioni, e dalle tre Divisioni di C-.1\·allcria; e ricevette in rinforzo artiglìaie pesanti campali e pesanti. tolte in gran parte alb 2" A rrnata; ebbe quattro squadriglie avia tori per l"esplorazionc cd altrettante per la ricerca degli obbiettivi per le arriglieric e per l'o~~crv'.1zione del tiro. L 'Armata 1encYa, per la battaglia, una Division:.: rn n~erva. L1 2 · Armata. costitu.ita dei Corpi VT. J[ e IV. tenne :2 Di\·i. sionì in ri~er\'a. Il Comando Supremo ave\'a in riserva il X IV Corpo nella zona T apogliano - Ruda.
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Lo schieramento di tutte le artiglierie pesanti e pesanti campali, fra il Korada ed il mare, venne effettuato direttamente dal Comando Supremo e, per esso, dall'Ispettore generale di Artiglieria d'Armata. Il fuoco di Artiglieria contro le difese nemiche doveva precedere l'azione delle Fanterie per spianare loro la strada. I tiri, però, non dovevano essere rivolti particolarmente contro i reticolati, dei quali non era stata ancora ben valutata l'importanza; i varchi sarebbero stati aperti - così almeno si pensava - per effetto del fuoco diretto sui trinceramenti; a sussidio, durante la notte precedente l'azione, si sarebbero adoperati i soliti tubi di gelatina esplosiva.
La battaglia s'iniziò il r8 luglio. Sull'efficacia della preparazione della nostra Artiglieria, il Pitreich scrisse: " Il parapetto di pietre, penosamente cretto sulla linea avanzata dopo la prima battaglia, fu ben presto letteralmente distrutto. Le perdite del presidio delle trincee andavano crescendo in modo terrorizzante, di ora in ora; ogni collegamento era interrotto; dense nuvole di fumo e di polvere coprivano il campo di battaglia i,. Ma, mentre venivano colpite le trincee e le Fanterie di prima linea, J' Artiglieria nemica fu risparmiata e rimase quindi pronta ad intervenire contro le nostre Fanterie, non appena queste si fossero lanciate all'attacco. ()uesto venne iniziato nel pomeriggio dello stesso 18 luglio. Contro la linea avversaria, che dal bosco Cappuccio anJava al poggio di quota 170, sotto San Martino, furono lanciate le Divisioni 21a e 19• dell'XI Corpo d' Armata ; la 10• Divisione (del X Corpo) avanzò contro il fitto groviglio di trincee della zona centrale, tra j} San Michele ed il Sci Busi; il VlI Corpo contro il Sei Busi e le alture di Selz e di Monfalcone. Durante l'azione giunsero all'avversario forze provenienti dalla fronte balcrnica, che miglior::irono b sua situazione. Attraverso qualche breccia aperta nei reticolati dalle artiglierie ed allargata poi per opera di audaci manipoli di arditi, - ricorda il Corselli - il 10° reggimento Fanteria (brigata « Regina )1) assaltò alla baionetta le trincee del poggio di quota 170, sbaragliando ì difensori ; la brigata (( Brescia,, si spi nse risolutamente fino al margine nord - ovest dd bosco Cappuccio . e le brigate " Siena )) e << Ferrara ,, penetrarono decise attraverso le difese di Castelnuovo, riu-
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scendo altìne. il g io rno 19, ad occupare tJud forte cc.:ntro di resistenza. Liberate così dalla minacc ia sul fianco destro, le truppe d el San Michele poterono tentare uno sforzo supremo per la conquista del monte. Due colo nne, composte di clementi delle brigate « Bologna " e " Regina " e d i bersag lieri c.i disti, con vergendo verso la so mmità da opposte direzio ni , ri uscirono finalmente a por vi piede nel pomc,
T11glio rlà rl'tim fati ro n fc pin ze 1t,gli,1fili .
ngg io del 20. Prima dell'alba, però, un forte co ntrattacco di un'inte ra D ivisione austriaca, rinforzata da una brigata da mo ntag na, investì k dieci compagnie che occupava no la cima dd San Michele e, dopo a..:cmitissima lo tta, riuscì a scacciarle dalla vetta. Allora il Comando della 3'' Armata impegnò il XIV Corpo. in\·iatogli dal Comando Supremo, ripartendone le U nità tra i Corpi d'Armata impeg nati. G li Austri aci, insistendo nel contrattacco. volevano, dopo Li riconquista del San Michele, ricacciare l'X I Corpo d"Armata o ltre l'Isonzo; ma non vi riuscirono e furono costretti a ri piegare sotto il fuoco delle nostre Artig lierie, ch e li d ecimò sulle Laide d el San Michck. Così ~i concluse b prima fase della battaglia, durata dal 18 al
23 luglio.
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Seguì la seconda fase, d al 24 luglio al 3 agosto, per la quale la 3° Armata mise a disposizione del Comando Supremo .il X Jll Corpo. Anche l'avversario aveva ricevuto n otevoli rinforzi e la lotta si r iaccese la sera del 24, con un attacco della nost ra T4'' Divisione co ntro il Sci Busi, per estendersi il 25 ed il 26 su tutto il fronte. Il 26 luglio - narra il Corselli - si ritentò la conquista del San Michele. Una colonna, costituita dalla brigata (' Bari >l , dal 1 II 0 reggimento Fanteria (della brigata " Piacenza >)) e da un battag lione bersaglieri, benchè flagellata dalla pioggia e sottoposta ai tiri del1'Artiglieria avversaria, riuscì a raggiungere la sommità del m onte ; m a il terribile concentramento del fuoco austriaco ed un contrattacco di forze superiori le impedirono di rimanerv.i. Nè ·miglior sorte ebbero i nuo vi attacchi contro il Sci Busi, sferrati dalla 27' Divi sione. Furono espugnate le trincee di quota III , primo g radino del monte; si progredì. a nord - est di Vermegliano e ad oriente di Selz; più volte, nei giorni successivi, fu r aggiun ta anche la vetta (quota n8) ; ma, dopo una lunga e sang uinosa vicenda di attacchi e contrattacchi, si dovette alfi ne sgomberarla. La cima del Sci Busi, battuta com 'era dalle opposte artiglierie, finì per restare ,, terra di nessuno ,;. Vani riuscirono anche g li sforzi della 22" Divisione a San Martino ; mentre il X Corpo d'Armata riusc iva ad occupare una larga striscia di terreno sino al cigli'o della conca di Doherdò ed a stabilirsi su una linea che dal Sei Busi saliva verso nord, sino a circa 2 chilometri ad oriente di Castelnuovo, dove la si nistra del X Corpo si collegò con la destra del! 'X l.
Anche sai fronte della 2' Armata si era combattuto aspram ente, per quanto essa dovesse svolgere soltanto un 'azione di alleggeri m ento. Dei suo i tre Corpi d'Armata, il JV proseguì le oper azioni al monte Nero; il I[ si limitò a puntate offensin: per fissare il ntmicn sull a fronte d i Plava ; il VI procedette verso Gorizia, tentando la co nquista del Podgora e facendo dimostrazio ni sull'Isonzo, fra Mainizza e Sant' Andrea, in modo da agevolare l'azio ne della 3" Armata sul San Michele. Alla testa di ponte di Gori zia si combattè duramente dal 18 al 24 lug lio. Sulla fronte del Podgora attacchi e contrattacchi si succedettero sino al 24 lug lio e le truppe del VI Corpo riuscirono a tcnert' parte.
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del terreno COllLJllistato. L:1 r:?'' Divisione itali,ma si distinse per il suo valore.
Scarsi risultati ottenne il Il Corpo sulla fronte Ji Plava ; mentre gli alpini del IV Corpo cd dementi dell'8;' Divisione allargarono b occupazione del monte Nero, impadronendosi dell'altura a sud- est della cima, chiamata poi da noi monte Rosso (quota 216_)), sulla
lngrc.,sn di
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trincea .,ul C,1r;o,
<1uale gli Austriaci contrattaccarono i1wano per ben tre volte nella giornata dd 2 1 luglio. · In complesso la battaglia ci fruttò la com1uista della linea fra le posizioni Jì 1..J. 170, l'orlo occidentale della conca di Dobcrdò cd ìl Sci Hu~i e l'eliminazione del saliente di Sagrado. Ndla zona di Plava fu allargata ak1uan10 la nostra occupazione attorno a Globna e fu compiuto un notc\'olc progresso ad e~t dì monte Nero. An che stavolta - scrive il Corselli - la linea dì difesa nemica si era piegata; ma non spezzata e la battaglia non era riuscita a por fine a quclb lotta di logoramento, nell:t ljUale avrebbe vinto chi avesse avuto maggiori disponibilità di mezzi e di riserve. Lo stesso Cadorna do\'ettc riconoscere. infatti , che: ,, i mezzi in bocche da
fuoco di medio calibro presso le Armate 2• e 3", e soprattutto le munizioni, si rivelavano assolutamente inadeguate ,,. Forse sarebbe stato più opportun() riunire sulla fronte della 3' Armata tutte le artiglierie di medio calibro cli cui l'esercito disponeva. La Relazione dd nostro Stato Maggiore insiste più volte sul fatto che i precedenti del 1914 non erano sufficienti per farci preveJere quella logorante guerra da posizione (r); ma la prima battaglia dell'Isonzo avrebbe dovuto darci un'esperienza sufficiente perchè se ne tenesse conto per l'avvenire. La battaglia rappresentò il nostro massimo sforzo. Furono impiegate quasi tutte le riserve e consumata gran parte delle scorte munizioni. L'interesse nostro avrebbe, senza dubbio, consigliato un meno breve intervallo tra la prima e la seconda battaglia per preparare maggiori mezzi e per ripianare le perdite subite nella prima, così come avevano fatto gli altri eserciti. Il nostro contributo alla Causa dell'Intesa fu ragguardevole, poichè tre Divisioni e due brigate austro -ungariche erano state tolte dal fronte russo e due Divisioni da quello balcanico. La seconda battaglia dell'Isonzo, meglio preparata ddla prima, si era svolta accanitissima dal 18 luglio al 3 agosto, dal monte Nero al mare; ma, pur migliorando la nostra situazione, non ci aveva procurato vantaggi territoriali considerevoli, salvo la conquista quasi completa del cigli.<, tattico dell'a ltopiano di Doberdò. Essa si era svolta mentre le nostre truppe, sottoposte a sacrifizi d'ogni sorta, venivano minacciate anche dall'epidemia colerica e ci aveva permesso di raggiungere per due volte il San Michele cd il Sei Busi, senza poterne peraltro conservare il possesso. Noi vi perdemmo ben 1221 ufficiali e ~2.246 soldati ed il nemico ebbe messi fuori combattimento ben 4ì-OOO uomini (2); ma la battaglia fu da noi combattuta con una tenacia, che il Pitreich definì. " stupefacente >•, c con tanto valore, da infliggere al nemico perdite ( 1) " Le necessità impellenti della Causa comune, la fede nelle nostre fonic, il sentimento dell 'onor militare non consc111i,·ano di misur:tre il sacrificio e di ,·agliare le possibilità prima di avere tutto osato >l. E poco dopo: e, Quanto ciui si espone (i ndfidenza dei mezzi di distruzione dei reticolati) è frutto di csperienz,1 maturata; allora, però, era esperienza in atto, e non era acconscntitn arrendersi all'impossibilità, prima <li aver tutto tentato ». (2) La Relazione austriaca Jissc: « Ndle due giornate si è ceduto, in complesso, pochissimo terreno; ma le perdite sono terrorizzanti ... Anche il Comando Supremo si preoccupa seriamente per le eccezionali perdite ».
116 che, per il VII Corpo d'Annata austriaco e la 20• Divisione Honved, i documenti ufficiali nemici affermano terrorizzanti. Certo è che, secondo la stessa Relazione austriaca, alla fine di questa seconda battaglia, « tutti i Comandi elevati austro - ungarici erano costretti a chiedersi con grave preoccupazione se la 5'' Armata e tutte le forze militari e le stesse energie dell'Impero avrebbero potuto sopportare il frequente ripetersi di simili, terribili sacrilìci n. Ma anche questa nostra offensiva, gi;i così bene avviata ai primi di agosto e prossima al conseguimento dello sco1x) - scrisse il Cadoma - dovette essere sospesa •< per le tre principali, ben note ragioni, e cioè: la penuria di munizioni, la defìcienza dei velivoli e la lentezza , con la tJuale si provvedeva all'invio di complementi. si.a di truppa che di ufficiali " · Per conseguenza, prima di affrontare una nuova prova, per ti qual e sarebbe stato chiesto all'esercito uno ~forzo ancora più grande, si rendeva indispensabile una sosta non breve, durante la quale si cercò di colmare così gravi lacune, istituendo uno speciale organo direttivo per le munizioni; mentre importanti operazioni -venivano compiute: in Ca rnia , in val Boitc, nel ~ettore di Plczzo cd Ìn 1..1ucllo di Tolmino.
Sui risultati conseguiti con le operazioni, clic si smisero dall'agosto alrottobrc 1915, presso Plezzo e presso Tolmino. e che portarono all'occupazione della conca di Pl czzo, agli attacchi per il possesso del Rombon e del Javorcek ed alla temporanea conquista del Mrzli, il generale Cadorna scris~c quanto segue: " Consc:guenze cklle operazioni svolte. L'attacco generale conferm<', l'esistenza di una potente sistemazione difensiva nemica, quasi uniforme su tutta la linea dell'honzo, per superare la quale contempor:rneamt:nte su tutt:1 la fronte, i mez7.i in bocche da fuoco di medio calibro esistenti presso le Armate :!' e 3" (e soprattutto le munizioni) si rivelarono assolutamente inadeguati. Fu necessità quindi concentrare tJucsti mezzi volta a volta, pd raggiungimento di singoli obbiettivi, a nord, al centro e a sud, secondo che le circostanze consigliarono. Di pari passo si provvide ad organizzare nuovi mezzi in artiglierie di medio e grosso calibro, traendo materiali dalle fortezze, utilizzando materiali della Marina, ecc. (Fu allora che si disarmarono i foni di Mc:stre, le te~tc di ponte del Tagliamento ed altre for-
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tificazioni, per costituire 20 batterie da 140 A, che riuscirono preziose nelle successive operazioni offensive). ,, Conviene però ancora tener conto di un altro impcrtantissimo elemento: (luci lo cioè della possibilità che, jn settembre, si inizii il trasporto di grandi masse austriache contro Ji noi (cosa pcssibile dopo i grandi successi austro - tedeschi in Polonia). Queste masse potranno. esser pronte ad operare contro di noi, al più presto, a!la fine di settembre. Nell'eventualità che tale fatto si verifichi, noi dob-
Funterir: all'ut1,1cco.
biamo approfittare del settembre per organizzare la difesa dell'Isonzo, aumentare le batterie di medio e grosso calibro ed accumulare la maggior quantità cli munizioni, poichè solo dal novembre queste potranno venir giornalmente rifornite nella quantità necessaria. « Consegue da quanto precede l'opportunità di attendere, prima di effettuare movimenti offensivi, che la situazione si sia ben delineata 111 rapporto alle intenzioni austriache verso di noi. Ed intanto è opportuno : ,, 1 " - Proseguire metodicamente sul Carso, col minimo possibile consumo cli munizioni, e preparare al piede del Carso una line;i di trinceramenti in contropendcnza, che costituirono la così detta linea pedecarsica. <, 2'' - Preparare l'azione contro il Podgora e da Plava, riunendo molte batterie di medio e grosso calibro in posizioni che servano tanto per questa offensiva, quanto per la difensiva. <• 3° - Continuare l'azione su Plezzo, Tolmino, Santa Maria, Santa Lucia col concorso delle truppe della zona Carnia )).
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11 o settembre lo stesso Cadorna scrisse al Presidente del Consiglio, rilevando che: ,, La nostra offensiv~1, già così bene avviata ai primi d'agosto e pros~im:1 al raggiungimento dello scopo, aveva dovu to essere sospesa per tre principali rag ioni, e cioè : la penuria di munizioni, la deficienza di velivoli e la lentezza con cui il Ministero provvedeva all'invio dei co mplementi, sia di trupp:1 che di ufficiali. « Lo sfo rzo c he intendevo richiedere alle nostre truppe doveva essere poderoso; esso quindi andava preparato in g uisa che tutto contribuisse a renderlo tak. Affrontarlo prima di avere o ttenuto i .m ezzi sarebbe stato un gra\'e e pe ricoloso errore . E, poichè tali mezzi, per quanto era dato preved ere, non si sarebbero avuti in misura soddi~facc nt"c che ver~ i primi giorni di ottobre, così no n sarehbc stato possibile di riprendere. prima di quell'epoca, la sospesa nostra azione offensiv:i. La qual cosa non avrebbe infirmalo ~c nsibilmcntc la contempo raneità desiderata dal Comando francese, trattandosi, nel ca~o , di contemporaneità largamente appro5simativa ,,.
Le battaglie dell'autunno I Ql 5. Bcnchè k condizioni del nostro esercito non fo~,cro qual i avrebbero do vuto essere e LH.:11cl1è la situazio ne t:c ncra lc no n - fosse, ndl'autunno 19 15. favorevole :ill'Tntesa. il nostro Comando Supremo . ad erendo alle solkcitazioni Ji "-Judlo francese. inizi<'> la g rande r,Hensiv;1, che llllasì ininterrottamente ve nn e com battuta d al :18 otto bre al 2 dicemhn: 1915. Essa comprese la terza e la quarta battaglia del\ ' Iso nzo. La terza battaglia durcì dal 18 ottobre al 4 novembre ed ebbe anch'essa lo scopo della conquista del campo trincerato di Gorizia. Per conseguenza ad essa partecip:nono ancora una vo lta le nostre Armalt· 2, e _ f, che combatterono accanitamente dal Romhon al mare, su lJUasi ()O chilometri di fronte . Per <.:jUCSta battaglia le due Armate inte ressat e assunsero il seguente schieramento. 2 ''
Armata: IV Corpo d'Armata: dalla Conca di Plczzo al G lohocak; Vili Corpo: dal Globocak al Korada ; I I Corpo: dal K orada a San Floriano: VI Corpo: da San Floriano a Mochctta.
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_ _ _ l,nea raggiunta dopo ta 1• battaglia la 2il bart.1glia.
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1a J•e4•1JafTaq/,a
o Vodice
del/· ls~nzo
Monte Santo
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I risultati delle prime quattro battaglie ddl'l1011zo.
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Armata: XJV Corpo cl' Armata: da Mochetta a Sagrado; X Corpo : da Sagrado a Rcdipuglia; VII Corpo: da Redipuglia al mare. La riserva del Comando Supremo, costitu ita dai Corpi d'Armata XI e X III, era schi.crata dietro la 3• Armata.
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In complc.:sso 312 battaglioni e 1363 cannoni nostri dovevano superare.: le resistenze di 147 battaglioni austriaci, rafforzati da 700 bocche da fuoco. In proposito lo stesso Cadorna scrisse : " La nostra superiorità veramente notevole ~tava ndle Fanterie; ma essa non poteva prevalere: sia pcrchè k Fanterie nemiche erano ormai da più di un anno esercitate a llUcsto genere di guerra; sia perchè anche nelle odierne battag lie occorrono superiorità grandi di artiglierie e largo munizionamento che a noi mancavano >) . Co ntemporaneamente, duran te la battaglia, i nostri dovevano o per:m: nc.: ll:1 conci di Plczzo e di fronte alla testa di ponte di Tol mi no pc.: r trndcre al completo possesso delle valli dell 'Jsonzo e del J11drio, cm ì importanti per noi. La b:1naglia si svolse in due fasi , la prima delle quali raggiun se il m:1ggiore accanimento nella giornata dd 21 ottobre, nella guak la brigat a ,, Verona )• conquistò l'abitato di Peteano, sulle propaggini dd San Michele; !:i brigata ,, Aless:rndria n riuscì ad occupare k posizio ni austriache Ira il San Michele e San Martino ; la ,, Catanza ro ,, e la " Bari " raggiunsero la sella Ji San Martino; le brigale ,, Bologna ,, , " Cagliari " e ,, Sawrna ,, s'impadronirono ddlc trincee nemiche sul monte Sci nu ~i. Durante.: la prima fa se della battaglia gli Austriaci furono costrttt i a chiedere rinforz i, che vennero tratti dagli altri fronti, a favore dei nostri alleati. Nei primi 7 giorni di lotta il nemico aveva perduto 28.000 uomini, fra cui <i-500 prigionieri; ma a.nchc i nostri combattenti erano esausti ed il nostro Comando Supremo sospese l'azione dal 25 al 28 ottobre, data alla quale s'iniziò la seconda fase. Questa comprese l'attacco di Tolmino da parte del nostro IV Corpo d'Armata: l'attacco del Sabotino e di Gorizia, eseguito dalla nostra 4' Divisione (II Corpo d'Armata); quello nella zona di Plava da parte della _3:2' e della f Divisione; l'attacco al Podgora, la cui cresta fu conquistata, ma solo per (!Ualche giorno, dalla L:!" D ivisione. :'\ci primi giorni d i novembre si distinsero la brigata <• Lombardia " e la brigata « Re " : mentre sul fronte della 3• Armata si svolgevano nuovi attacchi verso il San Michele. Nonostante il grande valort dirno~lrato dalle nostre truppe, i risultati com:eguiti iurono poco notevoli. Noi avevamo perduto nella hattagl i~i 67.000 uomini; gli Austriaci oltre 30.<x>o.
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A malgrado delle gravi perdite subìtc nella terza battaglia, le operazioni vennero riprese appena sei giorni dopo. La quarta battaglia, iniziata il 10 novembre, durò accanitissima fino al 2 dicembre 1915 ed in essa combatterono le stesse truppe che già avevano partecipato all'inizio dell'offensiva autunnale. Anche la quarta battaglia si svolse in d ue fasi, nella prima delle quali, durata quattro giorni, dal 10 al 14 novembre, il VI Corpo d'Armata, appoggiato dal II, attaccò sul fronte Oslavia - Mochetta, mentre altri due Corpi d'Armata cercavano d'immobilizzare il nemico fra Plezzo e Selo. Le brigate <, Lombardia " • « Ancona )> e <, Granatieri di Sardegna>) riuscirono ad occupare, il r2 novembre, Oslavia, che per altro dovettero abbandonare il giorno dopo. La brigata ( < Casale ) > costrinse il nemico a retrocedere sul Podgora. Vennero attaccate inoltre le posizioni del Sabotino, del San Michele, di San Martino e di monte Sci Busi, obbligando gli Austriaci ad impiegare nella resistenza tutte le loro energie e conseguendo q ualche vantaggio; ma inducendo il nostro Comando Supremo, per la stanchezza delle nostre U nitii decimate, a concedere una sosta di soli quattro giorni. La battaglia venne ripresa, infatti, il giorno 18 e si combattè accanitamente a Zagora, alla testa di ponte di Plava, sul Sabotino, ad Oslavia, sul Grafcnbcrg e sul Podgora. Oslavia, riconquistata e nuovamente perduta, venne ripresa definitivamente dai nostri il 27 novembre. Sul San Michele le brigate ,e Perugia )) e ~< Lazio,> conquistarono il costone di quota 124 e la brigata << Sassari >' riuscì ad espugnare alla baionetta le trincee delle Frasche e dei Razzi. Dal 26 novembre al 1° dicembre si combattè accanitamente anche a Tolmino cd a Plezzo. L'VIII Corpo d'Armata attaccò le posizioni di San Martino e di Santa Lucia; il IV Corpo d'Armata attaccò il Vodil e il Mrzli, conquistando qualche ridotto nemico. Alla fine della quarta battaglia, pur avendo conseguito qualche \'antaggio, non erano stati raggiunti gli obbiettivi più importanti e, secondo la Relazione del nostro Stato Maggiore, ,1 l'offensiva , iniziatasi con un piano organico di azione a fondo, finì per infrangersi in una serie di spinte isolate, che qua e là intaccarono la difesa avversaria, sen1.a riuscire a spezzarla ,>. Durante la quarta battaglia dell'Isonzo, noi subimmo perdite calcolate in 49.000 uomini posti fuori combattimento; gli Austriaci perdettero 30.000 uomini.
122
Con tiucste due battaglie si concluse, il 5 dicembre, l'ultima nostra offensiva del 1915, svolta dalle nostre Fanterie - scrive il Tosti nel fango e nel sangue i,; offensi\'a che. prima diretta a vincere le resistenze di Tolmino per shoccare nella valle dell'ldria; ad impossessarsi del campo trincerato di Gorizia ed a portare la lotta dall'altopiano carsico ad oriente del vallone, per le difficoltà opposte dalla stagione e dal terreno, per la tenace resistenza nemica e per la nota grave penuria di mezzi offensivi. ci procurò soltanto notevoli progressi ndle zone di Tolmino, di Plava, di Gorizia, del Carso; progressi pagati con la perdita di II9.ooo uomini. in confronto coi 72.000 perduti dagli Austriaci. (<
Rias~umendo, 1101 avevamo co1ll1uistato, nd 1915. la conca di Plezzo, gran parte del massiccio del monte Nero, la maggior parte del.le alture ad ovest di Gorizia; eravamo riusciti a costituire la testa di ponte di Plava ed a scacciare il nemico dalla pianura sulla riva destra dell'Iso nzo, al di E1 dd ttuak avevamo fortemente impegnato le poderose linee costruite dall'av\'ersario lungo i margini ,lei r.arso, intaccandole in più punti e costringendo il difensore a rinfori.are, sia pure gradatamente, con altre :!I Divisioni, le ltUattro inizialmente schierate sul nostro fronte. Circostanza. c1uest' ultima, al Li <1ualc non possiamo non attribuire un particolare valore nei riguardi dei nostri alleati, gualora si pensi che tutte queste forze vennero sottrattè dagli Austriaci dal fronte balcanico contro i Serbi e da quello oricmale contro i Russi . Ttttta\·ia, per tJUanto riguarda i nostri acquisti territoriali, i risultati conseguiti nel 19 15, dì tanto inferiori alla no~tra impaziente aspettazione, sembrarono troppo modesti e tal i furono giudicati, infatti, anche da eminenti uomini politici come il Salandra . Anch.: i nostri nemi,i di al lora (()11,ider;1rono il Cadorna come un condottiero metodico e prudenti~simo e si fel icitarono dei nostri indugi: indugi, che noi possiamo ritenere. invece. piename nte giustificati tb!l'insuffìcicnz;1 ddk bocche da fuoco c del munizionamento di Artiglieria; dal prohlcm:1, sempre più gra\'e, dei Quadri; da!b lc~tczza con la qu:ile g iungevano i compl_ement_i; dall'im_mobilita dcli esercito serbo ed anche dal fatto che I Austria, avvertita da molti sintomi e dalla denunzia della T riplice alleanza (4 maggio), a\·eva pot uto ergere così validi ostacoli al nostro cammino vittorioso.
..,, I -::,
Ma tale apprezzamento, essenzialmente dovuto al peso dell'opinione pubblica --, purtroppo, come in tutte le nostre guerre del passato, così poco e così male informata della complessità dei problemi militari - - non poteva, in verità, trarre il suo vigore (come ben dimostrano i documenti venuti ora alla luce) <che dall' impossibilità di conoscere, durante la guerra e subito dopo la sua conclusione, la gravità dei colpi da noi effettivamente inferti al nemico, con quell 'eroismo e con quella tenacia, che tuttti i documenti austriaci lealmente cì riconoscono. Contro gli apprestamenti dell'avversario e le sue posizioni , rese inespugnabili a nche dall 'aiuto della natura, noi dovevamo acquistare, nel 1915, la n ecessaria, dolorosa esperienza della guerra di trincea, così diversa da quella sperata, e compiere il grande sforzo indispensabile ad adeguare i mezzi agli scopi ed alle difficoltà. Ma quante volte, anche durante il 1915, senza che noi potessimo saperlo, il nostro impeto ci avvicinò alla vittoria decisiva!. .. Intanto, fin dall'8 giugno, il Comando Supremo austro - ungarico, scrivendo all'arciduca Eugenio, affermava che questi avrebbe disimpegnato un assai difficile compito, se fosse riuscito a resisterci: compito che dovette, infatti. apparire difficilissimo allo stesso Arciduca, se egli, il 4 luglio, si sentiva indotto a scrivere al generale Borocvic che << sull'altopiano di Doberdò la crisi aveva raggiunto il massimo ». Appena pochi giorni dopo, l'n luglio, il comandante la 20" Divisione Honvcd, che aveva invano tentato di riprenderci la dorsale Vrsic - Vrata , ri conosceva pienamente, nella sua relazione, la superiorità dei nostri combattenti: e, subito dopo la prima battaglia clel l'Isonzo, il Borocvic era stato costretto a riconoscere che t< la tensione alla quale i nostri continui a ttacchi costringevano le truppe della 5" Armata era ormai insopportabile n. A pro1xisito poi della seconda battaglia dell ' Isonzo, la Relazione austriaca acccnn~i in particolar modo ai ripetuti ed ostinati att:icchi del nostro VTT Corpo d'Armala sull'altopiano di Doberdò cd alle ' terribili perdite subì te; perdite per le quali il Coma11do Supremo austro - ungarico dovette pensare che tutti i possibili invii di truppe dalla fro nte russa sulla nostra sarebbero stati appena sufficienti a compensare il consumo ddlc forze della 5' Armata. Anche per i nostri attacchi fra Plezzo e Tolmino, la stessa Relazione austriaca definisce come addirittura stupefacente,, la tenacia da noi dimostrata ed, a proposito della terza battaglia dell'Isonzo, <(
il Boroevic è costretto a scrivere, nel suo diario, che <' taluni reggimenti austriaci erano ridotti a meno della metà, alcune compagnie ad appena pochi uomini, le posizioni austriache in gran parte rase al suolo n. Anche dopo la nostra quarta battaglia, lo stesso Boroevic dovette riconoscere, con espressioni che noi non possiamo leggere senza un fremito di orgoglio, che gualche reggimento austro - ung;1rico vi aveva perduto il 60 '){, dei suoi effettivi e non potè fare a meno di rispondere al Comando Supremo austro - ungarico, vivamente preoccupato deg li avvcnimenti, che la resistenza della sua Armata non poteva più durare molto a lungo. Secondo i documenti conservati nell 'Archi vio di guerra di Vienna, gli Austriaci avevano perduto, infatti, sulla nostra fronte. in appena sette mesi di guerra. ben 266.ìOS uo m1111.
Ma tutto questo non sempre potè rnruire il nostro Comando Supn:rno : non immaginò il Governo. non indovinò il popolo, troppo impaziente, e, purtroppo, non ~cppcro i nostri eroici caduti, molti dei qu.'.lli vennero Lisciati dalla mo rte con le mani ancora avving hiate ai fili dei reticolati, nel vano teJH;1tivo di spezzare l'ostacolo, che inesorabilmente aveva arrestato il loro sla ncio. Pure questa verit;1 - che de\'e ormai trasformare il santo dolore delle madri, delle vedove e degli orfani di g uerra del 19r5, in un o rgoglio ancora più santo --- appare innegabile e tale volle, senza dubbio, solennemente afferrn.:irla, per i molti stranieri ostinatamente tenaci nd non volere riconoscere l'evidentissima realtà, il Comandante della 3" Armata, Emanuele Filiberto di Savoia, Duca di Aosta, scegliendo, nella nobili ssima conclusione della sua vita, come posto della sua vigile scolta sui destini della Patria, non già un'.1Ita vetta del confine, finalmente raggiunto e conquistato, con Vittorio Veneto, nd 19 18; ma una suggestiva quota del Carso, dalla tiualc la sua anima po teva spiccare pit1 liberamente il volo verso :i cieli degli eroi ; sulla quale il suo corpo avrebbe potuto più serenamente riposare, fra 1..1uelli dei suoi invitti soldati. Le ultime operazioni dell'anno 1915 -- ricorda il Corselli nel suo pregevole rnlume sul generale Cadorna - si erano svolte in condizioni climatiche ed atmosferiche completamente invernali. Temperature nello scacchiere montano dai 18 ai 28 gradi sotto zero; la sferza Jcll a bora sul Carso e l'acqua stagnante nei ricoveri,
producevano numerosi congelamenti e polmoniti. Colossali valanghe (durante l'inverno ne caddero più di 400) seppellivano interi reparti nei loro baraccamenti. Si presero tutti i provvedimenti necessari, che richiedevano sforzi e spese enormi; ma anche con essi lo svernamento fu duro e procurò alle truppe sofferenze ancora più atroci delle stesse battaglie. Certo ebbe ragione il Cadorna, scrivendo che fu « risolto per la prima volta nella storia il poderoso problema del soggiorno di un esercito durante un intero inverno su una catena montana qual'è quella delle Alpi; opera grandiosa, che deve essere considerata -con oçgoglio ... ,, . Verso la fine del novembre r915, mentre sull'Isonzo l'offensiva autunnale volgeva al termine, il Comando Supremo emanava le prime direttive per le operazioni da effettuarsi durante l'inverno, mantenendo inalterato il suo intendimento di persistere nel programma tracciato fin dall'inizio della guerra: resistere cioè col minimo delle forze sulla fronte montana e con la massa principale (( intensificare, fino all'estremo limite, la pressione sull'avversario schierato sul medio e basso Isonzo, con lo scopo di aprire una larga breccia attraverso alle sue lince di difesa, per acquistare libertà di movimento e d i manovra verso i noti obbiettivi ». Indipendentemente da ciò, i Corpi avrebbero moltiplicato e rese saldissime le linee di difesa dallo Stelvio al mare e svolto su tutta la fronte una vigile attività, capace di rinvigorire le truppe, senza stancarle, e di fissarvi le forze nemiche, in modo da non permettere loro spostamenti o diminuzioni. Con pa.rziali azioni offensive dovevano inoltre proporsi di sgretolare le linee di difesa avversarie e di migliorare le proprie. In particolare la 2a Armata doveva, in un primo tempo, conquistare quelle posizioni che l'avversario ancora teneva sulla destra dell'Isonzo; indi: rivolgere la propria attività all'occupazione del Mrzli e del Vodil; la 3.. doveva procedere all'espugnazione delle posizioni nemiche sul San Michele, sul Cosid1 e sul Deheli, d~ndo la precedenza alle operazioni attorno al San Michele. Sulla fronte trentina la 1 Armata doveva consolidare e migliorare la propria situazione in val Sugana, mirando all'occupazione della linea: Borgo Forcella Cadi no - Cavalese. Sul fronte cadoriPo la 4• Armata doveva << limitare il suo programma a sistemare l'occupazione del Col di Lana ed adiacenze "· Sul fronte carnico . il 1'infuori di una vigile attività. intesa a fiss;irvi le forze avversarie, nnn si dovevano svolgere particolari operazioni. 4
10.
VIII.
CONSIDERAZION I E GIUDIZI SULLE NOSTRE OPERAZIONI DEL 1915 Circa le opernioni da noi svolte nell'anno 1915, a malgrado dei nostri prog ressi, conseguiti a prezzo di perdite sanguinose, non tutti i giudizi fu rono favorevoli; ma tutti furono concordi nell'esaltare il v;;lore dimostrato dallc nostre Fanterie. Il Corsel li, ad esempio, scrive, riferendosi anche alla nostra Relazione ufficiale: v Risultati materiali territoriali minimi, inadeguati alle perdite. Perdite gravissime: 65.790 morti, 184.400 feriti, 25. 100 prigionieri. L:1 nmtra Relazione ufficiale calcola in complesso 250.000 uon, ini m rs:;i fuori co mbattimento. Era ;111d ~1to p.:rdutù il llùre d ei llù~tri ufficiali e del le nostre Fanterie ». Era emersa la nostra scarsezza di Artiglieria , Ji munizioni e d; mezzi atti a superare i reticolati e gli o~tacoli di ogni ge nere che il nemico opponn·a, in zone assai estese in profondità. Delle artiglierie parecchie erano antiquate, e perciò di tiro incerto ; molti proietti non ~coppiav;rno; scoppiavano invece molte bocche ùa fuoco pcrc hè troppo logore. « In definitiva il complesso dell'Artiglieria si rivelò per quantità impari alk esigenze del la nuova guerra ') . Erano ancora imperfetti da parte nostra il modo di manovrare dclLi Fanteria sotto il tiro avversario e l'organizzazione del tiro di Artiglieria. li valore e: la le11atia di ufficiali e di truppe.: veramente eroici si erano imposti all'ammirazione di tutti. Il Cadorna ebbe ragione di scri\'cre che ,, l'offensiva di autunno costituì certamente il periodo più aspro c più g lorioso della nostra guerra , ljudlo nel quale il nostro soldato affrontò con indom ito valore un com plesso di tiifficoltà quale in nessun altro teatro di guerra europeo s.i riscontrava )>. li Krau ss ricorda in proposito che: <, in 4ì giorni gli Italian i attaccarono 15 volte il Sabotino, 40 mite il Podgora, io volte Osbvia ,, .
I .,- /
Ai fini della coalizione il nostro sforzo era stato utile poichè avevamo fissato sul nostro fronte 25 - 26 Divisioni nemiche ; e se 111 senso assoluto il logoramento degli Austro - Ungarici era stato minore del nostro (è inutile negarlo), in senso relativo (avendo avuto messi fuori causa circa 200.000 uomini , sostenuto un anno e mezzo di guerra . e dovendo ancora combattere contro altri avversari) era maggiore. La migliore dimostrazione è data dalla frase pronunciata dal
li Duca d' !lo.,ta visita le trincee di prima linea..
Conrad il 18 dicembre 1915: "C'è da temere che l'esercito fraliano possa riportare un successo che paralizzi la Monarchia D anubiana ,._ Ed il Falkenhayn scrisse: "Non h:, bisogno di e~sere maggio rmente dimostrato il fatto che i combattimenti su quella frontiera (l'italiana) ebbero un forte contraccolpo sugli altri teatri di guerra, su cui opera vano truppe austro - ungariche n . Ricordiamo che, sul fronte occidentale, dopo .i combattimenti del maggio 1915, era subentrata una calma di parecchi m esi; Joffre non attaccò che il 25 settembre. quando la campagna contro la Russia era finita; la lotta durò dal 25 settembre al 14 ottobre e poi seguì un nuovo periodo di calma ; mentre gl i Austro - Tedesc hi , nel l'otto-
128 lm: e si no alla fine di novembre, schiacciavano la Serbia. Il Cadorna, in questo periodo, con le truppe ancora impreparate al nuovo tipo di g uerra di posizione, con poche artiglierie e con scarsi mezzi, diede cpiattro grandi, sa nguinosissime batt;1glie. La nostra Relazione ufficiale nota: <, Nel dicembre HJI5 si era chiuso per noi il periodo più duro della nostra guerra. •< Le forti perdite subìte nei primi sette mesi di campagna (66.ooo morti e r8o.ooo feriti) attestano della violenza della lotta. Se non si poterono conseguire, malgrado sì grandi sacrifici, importanti obbiettivi strategici, tuttavia, con la nostra azione di logoramento, sempre svoltasi in territorio nemico, infliggemmo all'esercito austriaco gravi perdite: 250.000 uomini, · tra morti, feriti e prigionieri. " Ino ltre, obbligando l'avversario ad immobilizzare sulla nostra fronte circa 800.000 combattenti, non lieve serviz.io a rrecammo alla Causa degli Alleati, ai quali gli eventi, specie nell'autunno del 1915, non erano stati invero troppo favorevoli i,. Lo stes~o generale Cadorna, quasi a giustificarsi dell'accusa di poca decisione, scrisse : 1< In realtà le forze austro - ungariche alla nostra fronte all'inizio d elle o stilità essendo scarse, avremmo pot uto avanzare più cderment(.\ anche con la f Armata verso il Carso. Ma si deve te ner conto del fatto c he non 1x>tevamo raggiungere lo stato di · mohilitazione co mpleta che verso la metà di giugno e che, in questo frattempo. il nemico poteva tras1x1rtare sulb fronte giulia un'ingente quantitI1 di forze già mobilitate, con la ricca rete ferroviaria di cui disponeva. Non e ra percib o pportuno di spingersi in operazioni a fondo su [ Carso, lasciandosi l ' Isonzo alle spalle non organizzato a difesa, contro un nemico il quale era in misura di accrescere sensibilmente le sue forze di g iorno in giorno, mentre noi no n avevamo ancora le no~tre forze pronte ad operare con tutti i loro mezzi ),. Enrico Barone, do1xi avere ricordato le difficolt:1 opposte dal lo stesso teatro di g uerra e la nostra penuria di mezzi tecnici e di Artiglieria . penuria c h e non poteva non influire sulle operazioni militari, giustamente n ota : <( Gli attacchi si dovevano limitare a fronti brevi, con tutte le conseguenze logoratrici. E questo spiega gli scarsi risul tati da noi conseguiLi nel 1915 a caro prezzo i, . Nell'opera già citata, il generale Luigi Segato scrisse, sulle opera zio ni del I<) 15, le seguenti considerazioni, clic: ci sembrano partiwbrrne nte opportune, dati gli avve nimenti.
,, Scarsi furono i risultati dell'offensiva dell'autunno e, possiamo aggiungere, di tutta la nostra attività offensiva del primo anno della nostra guerra. « Ove si prescinda da quelli ottenuti quasi senza combattere, col primo sbalzo offensivo, soltanto la 1" Armata era riuscita, in seguito, a completare tali risultati, così da condurre a compimento ~ e con larghezza - il proprio mandato. Certo, di massima, debole opposizione aveva essa trovato da parte dell'avversario; ma è doveroso riconoscere che era l'Armata più sprovvista di mezzi e dalla quale venivano fatte continue sottrazioni, in misura talvolta impressionante: d'altra parte conviene notare che gli spostamenti laterali erano in alcune parti del fronte lunghi e difficili; del resto essa disponeva appena della forza per presidiare le prime linee; di vere riserve mancava. In tali condizioni, in alcuni casi, le truppe compirono veri miracoli, che sarebbe ingiusto non riconoscere. La presa di monte Pallone, elogiata telegraficamente dal Comando Supremo, quella di monte Maggio, di monte Maronia, di Coston, quella per affermarsi sulla linea Costesin - Marcai , ccc., furono imprese che, dati i limitati mezzi di cui si disponev:t per effettuarle, misero in rilievo la capacità dei Capi, il valore e lo spirito offensivo delle truppe. « La conquista quasi completa del col di Lana, delle Tofanc, del nodo del Cristallo e di qualche altro punto di minore importanza, fra il passo di Rolle cd il passo di S. Pellegrino, alle sorgenti della Rienza ed alla testata della valle di Sesto, costituirono tutto l'attivo della 4" Armata: mentre, pcl Corpo della Carnia, il merito consisteva nelle tenacissime e vittoriose resistenze ai reiterati tentativi dell 'avversario per penetrare nelle valli del But, del Chiarzò e di Dogna e nello smantellamento dei forti di Malbo~ghetto e di RaibL " La perdita della linea di cresta ad oriente della Cuestalta in seguito alla conquista da parte del nemico di monte Lodin, non aveva seriamente compromesso la nostra capacità di resistenza in val Chiar-. zò; ad ogni modo guel leggero arretramento trovava compenso nella conquista della Forchia del Cianalot, che ci aveva consentito di proteggere bene le nostre artiglierie, portate in val Dogna per bombardare Malborghetto, e ci avrebbe altresì offerto uno sbocco nell'alto Fella. (< Le belle difese sostenute nell 'ottobre prima della Cuestalta. Creta Ross:1, poi del Mittagskofel, sella di Somdogna, contro forze e mezzi di gran lunga superiori ai nostri ed il cui impiego era stato accuratissimamente studiato e predisposto, mentre dimostrano una
volta ancora la capaciti'1 di resistenza di posizioni di montagna sisternale a diksa, quando a loro presidio siano truppe valorose, disciplinate cd alla mano dei Capi, ci assicurarono il possesso di qudl'importantc cuneo del nostro fronte carnico. " In corrisp<>ndcnza della i ' Armata era stato conquistato il monte Nero che, insieme con la precedente occupazione del Polounik, dava buona protezione da nord e da est alla conca di Caporctto; meno sicura era t:1le protezione d:i sud pel fatto che l'avversario era sempre in possesso della dorsale del Mrzli e delle alture di Santa Maria e di S:111ta I ,11Cia, sulla destra dell'Isonzo. Per verità ivi eravamo rius~iti a po rre piede anche noi; ma la nostra era un'occupaz ione c he a ve va caratte re precario o, per lo meno, in condizioni non favo rc\'oli di difesa: cd analoghe condizioni avevano le nostre ocrnpaz io ui nella conca di Plczzo, dominale sulla fronte e con la sinistra mal sic ura, per il fotto che l 'avversario era se mpre in possesso della punta di monte Rombon. ,, Anc he l'allargamento della piccola testa di ponte di Plav~ con la co nquista di Zagora e di Globna ed i risultati alquanto maggiori conseguiti dalla _," Arm:u:i. che aveva posto saldo piede sul Carso e ~i era spinta fin sotto il San Michele. non avevano migliorato sostanz ialmente la situazio ne. non priva di g ravi pericoli tino a quando G o ri zia restava in mano dell'avversario, tanto più avendo il nostro fianco do tro alquanto in aria , con un fiume alle spalle. ,. insomma scarsi erano stati i risultati apparenti conseguiti ed affatto inadeguati ai sacrifici sostenuti (66.090 morti, 190.400 feriti e 22.5 20 prigionieri: in lutto 279.oro). E' però da tenere presente che l'a vversario. soltanto in corrispondenza della fronte giulia, aveva pur sofferto un complesso di perdite per 220.000 uomini , le quali, tenuto conto d ei rapporti di forza, finivano con risultare, relativamente alle forze impegnate, litiasi doppie delle nostre. ,. Quali le cause di codesta scarsità di ri sultati visibili? ,, A prescindere dal mancato concorso dei nostri alleati d'oriente e di quello limitato - tranne durante l'offensiva d'autunno - degli alleati d 'occidente, a tre cause il generale Cadorna le attribuisce: ,, 1 " - all'insufficienza numerica delle nostre artiglierie pesanti cd alla scarsezza del loro munizionamento; nonchè alla scarsezza di tutte LJudk armi e quei mezzi che si erano manifestati importantissimi fatto ri di successo nella guerra odierna (mitragliatrici, bombarde, bombe a mano, velivoli, ccc.) ; ,, 2 · - all"i11sufficienz;1 numerica dei complementi:
I
3I
,, 3" - all'insufficiente preparazione nel tempo di pace ed alla inesperienza dei Comandi nell ' impiego delle grandi masse di :irliglierie e nella condotta delle truppe, in una guerra offen siva, che aveva caratteri non ancora veduti per il passato. << Era necessaria la dura esperienza del 1915 per giungere all'.impicgo di quei metodi che tal genere di guerra suggeriva e che i nemici , i quali l'avevano iniziato un anno prima, già possedevano. ,< Occorre però rilevare che. se effettivamente manchevolezze nelle azioni dei Comandi si manifestarono nell'offensiva dell'estate, tali manchevolezze molto si ridussero in seguito, tantochè, nell 'offensiva dell'autunno, anche nell'impiego a massa delle artiglierie, l'abilità dei due avvenari si equivaleva; senonchè, sul frontc isont ino, l'Artigli eria austro - ungarica aveva sulla nostra il grande vantaggio delle posizioni dominanti e coperte alla vista, per cui, mancandoci ancora il sussidio dell'Aviazione per regolare il tiro, molte volte si era costretti a tirare alla cieca >1 •
La Relazione au striaca, rimpro,,erando ai nostri comandanti di non aver saputo profittare delle condizioni favorevoli all'inizio della -:ampagna, nota: (( Vi erano alla fro 11ticr~1 128 battaglioni, in massima parte di ti po miliz ia; altri 94 erano in viaggio quale primo scaglione di rinforw. << Cadorna, con lo schieramento di più di un terzo dcll'e1;ncilu co ntro il Tirolo e meòiante b dislocazione iniziale <li forti riserve d 'esercito nella zona: Verona - Vicenza - Bassano - aveva ottenuto un avviluppamento del Tirolo meridionale, di cui ;i sua volta 1!0\·e,·a tener conto la difesa territoriale della regione . .Il punto più pericoloso era la zona di Toblach, perchè la ferrovia della Pusteria distava soli 1 2 chilometri dal confine. ,, Con la rinun zia volontaria allo schieramento sporgente che avrebbe potuto offrire la linea di frontiera, lunga 450 chilometri e già avviluppata in precedenza, e con l'arretrare la difesa sulla linea delle opere permanenti e della lunga cresta delle Alpi di Fassa, la f rontc austro-ungarica veniva ad essere raccorci.ata di più di 100 km. << In un primo tempo non si verificò che una serie di combatti menti di frontiera, che non potevano in alcun punto provocare una decisione e neppure esercitare un 'influenza importante stilla situaz ione generale preesistente.
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,, L'avanzata, molto metodica, degli Italiani non consentì inizialmente di scorgere quale parte dell'avversario avrebbe potuto essere attaccata in condizioni favorevoli, giacchè la sua avanzata concentrica avveniva così uniformemente da non lasciar scoperta alcuna ma parte isolatamente. " Nel Cadore. - li ComanJ:rntc la 4" Armata perdette il favore dd momento, che g li avrebbe consentito di sfondare, in direzione di Toblach, la fronte delle Dolomiti ancora JXKO compatta.
L, /i 11,,,1 raggi1111ti1 dal/,: n,1.. trc trupre t11l11 fine del 191 5 .
(, La mancata azione in quella zona ha certamente defraudato il
disegno offensivo strategico del Cadorna d' una condizione basilare cd ebbe indubbiamente ripercussione svantaggiosa sulle lotte delle forze italiane nel contiguo settore carinziano. " In Carnia. -
Il generale Lequio tenne contegno esitante, an-
che perchè la 4" Armata, a lui contigua sulla sinistra, non aveva attuato Ln·anzata affidatale su Toblach, donde avrebbe potuto, di~ccndendo in \'al G;:iil e in val Drava, aprire al Gruppo Carnia i passi di confine. Il Coma ndo distaccamento Rohr visse, però, ore e giorni angosciosi, giacchè il nemico, grazie alla sua preponderanza di forze, poteva giungere in val Gai! quasi senza incontrare resistenza.
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« Nella regione costiera. - All'alba del 24 maggio gli Italiani varcarono la frontiera su tutta l'estensione della fronte della 5• Armata austro - ungarica, con le teste delle loro Armate 2° e 3•. t< Nella pianura de.I Friuli essi, invece, avanzarono con molta circospezione, giacchè false notizie circa strade minate ed altri ostacoli nascosti li indussero ad una prudenza esagerata. « Prima battaglia dell' Isonzo. Gli scarsi vantaggi degli Italiani furono pagati abbastanza a caro prezzo; vi furono 8.800 morti e feriti, e I.I50 dispersi. << Seconda battaglia. ~ Le perdite della 5• Armata austro - ungarica furono veramente eccezionali, dal 15 luglio al 15 agosto: 46.640 uomini. cc Cadorna, quando vide fallito sanguinosamente il proprio disegno di sfondare la fronte austro - ungarica fra Pia va cd il mare nelle due prime battaglie dell'Isonzo, si limitò, sul medio e basso corso del fiume, ad impegnare le forze avversarie con una serie di operazioni localmente limitate ; ma quasi ininterrotte. Jn pari tempo fece gravitare le operazioni di attacco nella zona Tolmino - monte Nero-Plezzo. e< Cadorna si familiarizzò sempre più con l'apprezzamento. adatto d'altronde alla sua mentali.tà, che, in luogo della guerra offensiv:1 con scopi molto lontani, dovesse attuarsi, dal più al meno, una penosa guerra di logoramento. T ale decisione doveva riuscirgli tanto più facile, pel fatto che, per lo meno, il tempo non lavorava a danno dell'ltal.ia; che egli poteva fare assegnamento su abbondanti complementi e che le officine di quasi tutto il mondo erano a sua disposizione. Peraltro quel procedimento di lotta non poteva a meno di scuotere anche la compagine dell'esercito, come lo dimostrò il contegno dell'esercito italiano nd 1917. « Le battaglie autunnali. - Sebbene il Comando Supremo italiano avesse potuto, per gli attacchi autunnali da lungo tempo predisposti, mettere in campo contro l'avversario un:i preponderanza così significante di forze e di mezzi di lotta, come di rado puè> verificarsi in guerra, le operazioni progettate, al pari di tutti i precedenti grandi attacchi, fallirono, specialmente a causa dell 'eccessiva metodicità della condotta di esse. « Il Comando italiano sparpagliò la forte preponderanza delle sue forze combattenti, sì che la lotta venne a dissolversi in una quantità di attacchi per lo più sconnessi, sebbene in se stessi pur sempre poderosi, contro tratti ristretti della fronte austro - ungarica. La con-
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dotta delle operazioni, tenuta inizialmente rigida e unitaria, era sfuggita gradatamente dalk mani del Comando Supremo, passando prevaknrementc in quelle dei comandanti d 'Armata. Questi miravano ad obbietti\'i più limitati, concentrando h.ttti i loro sforzi allo scopo di <Jtlcnerc almeno un ri~1rltato locale. ,, Con la sospensione degli attacchi sulle ali, per la terza batta):!lia, e col mutamento dei piani di att;1cco da parte del Cadorna per
I generali Cadoma e Porro o San Mm·rino del Car.<o.
la quarta, du rante la maggior parte della lo tta furono immobilizzate all'incirca dicci Di visioni che, una volta decisosi il Comando Supremo a rinunziare agli attacchi nei loro settori, a\'rebbèro pur sempre potuto essere impiegate in parte nei punti decisi vi: La rinunzia a ciò da parte del Cadorna contribuì non poco all'insuccesso definitivo dclroffcnsi'"a autunnale, iniziatasi con cosl grandi speranze. ,, E pertanto la tragedia dell'esercito itali ano, nel suo primo anno di guer ra, astraendo dal fatto che esso aveva urtato contro un avver~ario disposto ai più gravi sacrifici. sta probabilmente per la massima parte nel fatto che il suo Comando, nonostante tutte le condizioni favorevoli in cui rru1lia era entrata in guerra, non seppe trarre dalla \Ìtuazionc le ded uzio ni del caso.
1
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- Sul Podgora il nemico venne rcspin,o ben quaranta volte nelle otto settimane d ella doppia battaglia; ad Osla\'ia , nel medesim o periodo, si do\'ettero respingere trenta attacchi. Ovunque gli Italiani apparivano avanti alle trincee dei difensori , essi urtaYano in forze inferiori. ,, Il difensore, nella sua resiste nza, aveva indubbiamente a che fare con un avversario tutt 'altro che da tenersi in scarso conto: vero << Particolari.
Fanti ,tlf"ass,1ltu.
è cJ1e, per quanto concerne l'energia d ' urto degli Italiani, vi era una certa gradazione, a seconda della provenienza degli uomini e dei k>ro reggimenti; ma, nel complesso, nelle relazioni delle nostre truppe, veuiva sempre posto in evidenza il meraviglioso valore della Fanteria. italiana e specialmente dei moi uffìciali. Ino ltre una esperienza òi guerra di più mesi produsse in tu tti gli attacca nti i sut)Ì frutti: tanto l'abilità dell'Artiglieria nel tiro, quanto la tenacia di attacco della Fanteria avevano fatto notevoli progressi. (( Il campo della lotta sull ' Ison zo era divenuto un inferno, pari ai tratti peggiori della fronte occidentale, per i Tedeschi, e rispetto al quale il solo fatto di essere inviati su qualunque altro teatro di operazioni significava già riordinarsi, riposarsi e ristorarsi. Ed, in Yerità, per chi aveva combattuto una volta ml/'lsonzo, ogni altro
teatro di lotta aveva perduto il mo orrore " ·
1.36 Sulle nostre Fanterie del 1915, particolarmente eloquenti sono le considerazioni del colonnello Pitrcich e dell'arciduca Giuseppe. Il primo scrisse : " Ancor più che ncll'az,ionc d'Artiglieria, si palesò negli :1ttacchi della Fanteria Li mancanza J 'espnicnza bellica da parte avversaria. L ·azione, iniziata su larga fronte, si dissolveva q uasi subito e perde,·a og ni carattere di coordinamenio, di fronte alla cosciente reazione del difensore:. Talune aliquote del fronte d'attacco, inizialmente compatte. :iss;1ltavano con meravigliosa bravura, mentre :1ltre rimanevano indietro; ne conseguivano combattimenti localizzati, producenti gravissi me perdite attaccanti, giacchè il difensore. con l"cfficacc appoggio dclb propria Artiglieria, pateva rivolgere tutte k proprie energie contro i gruppi avversari più avanza ti e di struggerli. La lotta vicina, (1uando vi si giungeva, costituiva un vantaggio: ne risultava almeno una breve interruzione nel fuoco infern ale d'Artiglieria, sì da potersi muovere, e hastav;1 il ritorno offensivo di un piccolo reparto sul fianco, per costringere gli Italiani a r ipiegare, con perdite micidiali prodotte dal fuoco d'inseguimento )•. Il secondo nota testualmente: ,. Vengano qui Conrad e Boroevic: Yengano qui a dare il comando di tenere immancabilm ente l'altopiano, senza tuttavia stancare le truppe. Qui dove io -, che pure sono sui campi di battaglia dall'inizio della guerra - riesco a stento a padroneggiarmi senza fuggire, tappandomi il naso t gli occhi. Lotte pirì terribili di quelle co mb,ltlutc a Dobcrdò, e paragonabili a lJUestc, io che ho pure fatto !a guerra su tutte le fronti, non ne ho mai vedute. ,, 24 ottobre. La situa7.ione diventa di ora in ora più critica: gli Italiani fanno segu ire gli assalti agli assalti e noi, soltanto a prezzo di perdite enormi, riusciamo a contenerli ... E. se la situazione diventerà ancora più cri tica? Allora prendcnì il fucile e combatterò coi mi ei soldati per la vittoria o per la morte ... E gli Italiani? Giù il cappello! Lotte sd vaggie e disperate banno luogo fr;i noi e loro ; soltanto la morte parla. Gli ltaliani vengono :1ll'assalto in masse compatte e subiscono perdite indescrivibili. Si fanno macellare in massa: ma pure continuano, finchè pochi uomini rinungano in piedi. E l!uesta lotta prosegue senza posa, seminando morte e .qerminio. •( 15 novembre : . . . gli Italiani attaccano con incredibile tenacia e C{l{/orna può essere fiero delle sue truppe. Davanti alle mie linee vi sono delle vere ecatombi di cadaveri ital.iani ed ungheresi, i quali nel l'eroismo hanno concluso pace cd amicizia eterna "'·
agli
IX.
LE OPERAZIONI DEL 1916
Per Ja primavera del 1916, dopo molte proposte e discussioni, la Fanteria era stata aumentata di: - 24 reggimenti di Fanteria di linea; 2 reggimenti bersaglieri su 3 battaglioni di 4 compagnie ed I sezione mitragliatrici ciascuno; - 41 compagnie di bersaglieri per portare a 4 compagnie i battaglioni preesistenti; - 26 comandi di battaglioni alpini, con 4 compagnie e 2 sezioni mitragliatrici per battaglione. Per quanto riguarda le grandi Unità, durante il r9r6, se ne erano costituite altre. In occasione dell'offensiva austriaca del Trentino erano stati creati 3 Corpi d'Armata: XXlI (Divisioni 23" e 24"), XXIV (32• e 33•) e XXVI (4a e 46a). Essi, col XX Corpo, che aveva cambiato le primitive Divisioni con la 25" e la 41 e con le Divisioni di Cavalleria 2 • e }", costituirono la 5" Armata, che, dopo essere stata costituita per impedire al nemico lo sbocco nella pianura, venne sciolta quando il pericolo di un'invasione venne eliminato dalla nostra resistenza. Il 1° dicembre il Comando Truppe Altipiani, costituito il 23 maggio, si trasformò in 6A Armata (Corpi d'Armata XVIII, XX e XXII). Il XXIX ed ultimo Corpo d ' Armata si costituì 1'8 dicembre con la Divisione, alla quale venivano aggiunte le truppe ciel settore Zugne. Cosicchè, alla fine del 1916, risultavano costituite le seguenti nuove grandi Uni.tà: due Armate: la 5a e la 6", con 6 Corpi d'Armata (XVIII, XX, XXH, XXIV, XXVI, XXIX) ; 13 Divisioni, <li cui 8 di nuova costituzione (,', 43\ 44', 45', 461, 47', 48~ e 49") e le rimanenti 5 (36\ 37", 50•, 51• e 56") ottenute mediante trasformazione di Comandi tattici.
3t
Per conscgurnza, alla stc~sa data, il nostro esercito risultava così costituito: 5 Armate, 20 Corpi d'Armata,
48 Divìsìoni di Fanteria. 4 Divisioni di Cava lleria. Per ridurre la grande inferiorità nel numero delle mitragliatrici, di cui , all'entrata in guerra, mancavamo di oltre la metà dell'assegnazione organica (2 sezioni per reggimento Fanteria e bersaglieri. 1 per ha1t:1glio nc al pini), fu necessario: utilizzare tutte le mitrag li atrici comunque disponibili; acquistarm: all'estero: richiederne agli alle:1 ti ; intensificare al massimo la produzione nazion:ile. La ripartizione complessiva fra k grandi Unità delle sezioni mitragliatrici , alla data del 24 maggio 1916, risulta dallo specchio seg uente: 1
,
3
.
Armata I I()
, 89
.)
In dodici mesi da 30<J sezioni eravamo passati a 831; avevamo 8~ ·1 cioè realizzato l'aumento riel 16o per cento.
95 :;"
)t
%ona Carnia Al bania . Totale
56 1· 25
831
Determinata la costituzione dei reparti (compagnie) di mitragl iatrici in tre sezion i, fo1 il b,,iu,rno ed il dicembre m· furono costi~ tui ti 25ì con 1.5.p armi; cosl che. alb fine dell'anno, la situazione delle mitragliatrici in distribuzione all'esercito era la seguente:
In distribuzione il 24 maggio 1915 Di nuova costruzione: 5-14 sezio ni Fiat 1914 +lì compagnie su tre sez10n1 Totale .
armi n. 6r8 armt n. r .088 anrn n. 4.470 6.176
Oltre al grande aumenw delle mitragliatrici ordinarie, si ebbe
poi la costi tuzione delle sezioni di pistole - mitragliatrici in ragione dì due ogni battaglione di Fanteria, bersaglieri, alpini e Guardie di Finanza. Jn totale 2.480 armi, delle (]Uali nel dicembre mancavano ancora urca 500.
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Le prime operazioni del 1916. Il 15 gennaio il Comando Supremo emanò le direttive per l'inizio della ripresa offensiva sull'Isonzo. In esse, mentre riconfermava alla 3• Armata gli obbiettivi già fissati, limitava, invece, il compito della 2• all'azione contro il fronte Sabotino - Podgora ed, in linea subordinata, contro il Mrzli. All'inizio dell'anno, sul nostro teatro di operazioni, i due eserciti si trovavano nelle condizioni seguenti: quello austro - ungarico sul nostro fronte era ancora numericamente inferiore rispetto al nostro; ma era alquanto più saldo, specie per avere trovato una soluzione soddisfacente al problema dei complementi; la sua Artiglieria era .stata aumentata e provvista di materiale meglio rispondente alle esigenze della guerra che si combatteva; aveva capaciù tattica superiore per la maggiore esperienza di guerra e, pur avendo minor coesione nei riguardi morali, non aveva ancora subìto il fenomeno di disgregazione fra i vari popoli che componevano l'Impero. Le operazioni svoltesi nel 1916 furono le seguei1ti: ScACCHJERE ~!ONTANO. - Nei primi di febbraio conquistammo il monte Collo in Valsugana; a sua volta l'avversario il 13 riconauistò la cima del Cukla, nella conca di Plezzo. · A fine marzo il Pal Piccolo fu da noi perduto e poi ripreso. Attaccammo il Rauchkfct, il cui possesso era necessario per avanzare nella conca di Sehluderbach; la lotta durò circa dicci g iorni, ma l'occupazione non polè essere mantenu la. Punta Serauta, nel massiccio della Marmolada, fu oggetto dì accanite lotte durante tutto il mese di aprile; ma rimase occupata dalle nostre truppe. Il 16 aprile occupammo .il passo della Sentinella e la notte sul 18 il brillamento della nota mina ci fruttò Li conquista del Col di Lana; non riuscimmo, però, ad occupare il Sief. Scrive la Relazione austriaca: « La cima sconvolta fo ben presto occupata, quella più a nord - est lo fu soltanto dopo aspra lotta ... gli attaccanti si erano impadroniti di 170 prigionieri, 4 mitragliatrici, 2 minenwerfer ed T cannone da montagna ; il resto dei 280 uomini ciel presidio era morto e sepolto sotto le macerie. Per varie ore anche il Comando del Settore non ebbe noti zie cli quanto era avvenuto >•. In Valsugana, pure in aprile, sul margine occidentale della conca di Rorgo, conc1uistammo le alture di Sant'Osvaldo, ma non potemmo conservare quelle del Carbonile; i ripetuti attacchi avversari ci costrinsero poi a ripiegare su Volto ed in fondo valle, rnlla
linea Mattcr - Roncegno - Sant' Anna. In val di Ledro conguistammo alcune posizioni fra la costa di Salò ed il monte Sperone. Sull'Adamdlo prendemmo la Lobbia alta, il Dosson di Genova, il monte Fumo, il Crozzon di Lares, il passo Ji Larcs, il corno di Cavento ed il Crozzon di Fargorida. A metà maggio vennero occupati il Crozzon del Diavolo e il passo del Diavolo, col con seguente sgombero da parte dell'avversario dei passi di Fargorida e Ji Topete e con la successiva occupazione da parte nostra di tutta la testata di val Genova. L'ohbietti\'o <.lei Comando della nostra 5• Divisione di penetrare in val Ji Genova no n era stato raggiunto, date le gravissime diffì . coltà; ma la stessa Relazione austriaca considera quell'operazione com e la più grande che si sia effettuata per quantità di forze in una n.:gio nc di nevi e ghiacciai di alta montagna.FRONTE G1 c uo. Gli Austro - ungarici cominciarono a svolgere piccole azio ni tendenti alla riconquista dei tratti di fronte perduti in precedenza, al tÌnt.: di migliorare le loro lince. Jl 1° gennaio attaccarono inutilmente il Cukla, lo presero il r2 febbraio, lo riperdcttero il 10 maggio. Pochi \'antaggi ottennero in gennaio e febbraio sullo Javorcek, sul Vodil , sul Mrzli cd a q. 588, ad on:sr d i Toìmino. A mctii marzo in quello scacchiere le truppe \'t nnero ridotte ed in parte sostituite con dementi Ji riscrYa, a causa dei preparativi dell'offensiva del Trentino. Anche sul medio e basso Isonzo, da Auzza al mare, il Comando locale austro - ungarico cercò di miglior~m: le proprie posizioni. A p:1rtire dalla sera dd 14 gennaio gli Austriaci attaccarono ad Oslavia, a cavallo della strada San Floriano - Peuma, e rinnovarono i loro attacchi anche nei giorni 15, 16, 23, 24 e 25. Il nostro VI Corpo d'Armata si difese con tenacia; ma non potè conservare le posizioni di O slavia, ,e tomba dei battaglioni>•, e di q. 188, davanti a Gorizia. In de lìniti\'a l'occupazione italiana tornò ad essere quella dell'ottobre 19 15, con l'aggiunta del Lenzuolo Bianco e dello sperone che da questo discende al Peumica. 11 25 noi svolgemmo parziali attacchi nella zona Jel San Michele, che si estesero su tutto il nostro fronte. Durante il mese di febbraio la nostra attività si svolse con piccole azioni a Plava, Oslavia, sul Podgora e sul Carso settentrionale. Il 13 si combattè con vario esito nella zona di San Martino, il 25 nel ~ettore di Peuma, il 27 attorno a Pctcano. Anche da questa parte del fronte gli Austriaci tolsero forze ali' Armata Boroevic, in vista della pro~sima offensiva nel Trentino.
La quinta battaglia dell'Isonzo (11 · J 5 marzo). Nella prima decade di dicembre 1915 si era tenuta a Chantilly 1a seconda Conferenza interalleata (1), alla quale prese parte, quale rappresentante del nostro Comando Supremo, il Sottocapo di Stato Maggiore, generale Porro. Riconfermato il principio che la decisione della guerra non si sarebbe patuta ottenere che sui teatri principali di operazione (fronte anglo - francese, fronte russo, fronte italiano) e con offensive concomitanti su tali fronti (possibilmente simultanee) e riaffermata la necessità che gli alleati aumentassero la propria efficienza hellica, per potere al più presto sferrare un'offensiva generale, fu stabilito: ,che ciascuna Potenza alleata si tenesse pronta ad arrestare sulla propria fronte, coi propri m ezzi, qualsiasi offensiva nemica; - che, in caso di attacco nemico, diretto contro una delle Potenze dell'Intesa, tutte le altre le dessero il loro concorso nei limiti del possibi Ie; - che fosse, senz'altro e indipendentemente da ogni provvedimento, intensificato il logoramento del nemico con offensive loc;ili, soprattutto da parte delle Potenze che avevano ancora forti riserve di uomini. Nei primi mesi del 1916 l'esercito nostro attraversava un grave stato di crisi, del t1uale, per fortuna, gli avversari non ebbero conoscenza; ma le decisioni dei Comandi interalleati sopra espresse furono riconfermate nella successi\·a Conferenza del 12 - 13 marzo 1916, anc h'essa tenutasi a Chantilly, ed inoltre venne affidata all'Italia la direzione del sai vataggio dell'esercito serbo in ritirata attraverso l'Albania. Poichè i T edeschi precedettero gli eserciti dell'Intesa con la loro g rande offensiva su Vcrdun, iniziatasi il 21 febbraio, il nostro Comando Supremo, appena ebbe chiesto un efficace concorso dalla Francia, aderì subit() e ~()stìtuì alla ripres:1 offensiva che si era propasto di sviluppare, a tempo debito, sull.1 fronte giulia, la quinta hattaglia dell'Isonzo. E ciò benchè i preparativi non fossero ultimati e la stagione non fosse propizia ad operazioni a largo raggio. Infatti, come nota la nostra Relazione ufficiale, << le avverse condizioni atmo( 1) La prima erasi tenuta nel luglio 1915. In essa, sancito il princi pio della ~olidarictà tra gli alleati, ,·enne riconosciuto che la decisione dd conflitto non si sarebbe avma che sui teatri di guerra principali. IL
~fcriche thbero un 'influenza dcletnia sullo svolgimento delle operazioni, impedrndok lJUasi del tutto sulla fronte della 2• Armata e su quella montana, ostacolandole gravemente su quella della .3" )) , Naturalmente, nell'ordine di operazioni del Comando Supremo del G marzo, era detto che la ,1 situazione militare suggeriva di trar panito dal momemo favorevole in cui l'avversario non era in gra-do di portare rinforzi sulla nostra fronte, per tentare una vigorosa of/t:n siva, che avrebbe potlltu dare risultati notevoli >, ; ma era anche indicato che (' il dovere di alleati imponeva di immobili1.Z:m: con la 111assima energia tutte le torze nemiche che ~i avc\'ano di fronte, per impedire che esse avessero curnun<..JUc a spost::irsi verso altri teatri di g uerra ) ì , Per conseguenz~• la battaglia ebbe soprattutto il carattere di una " offensiva di alleggerimento)) a favore d egli alleati. Dato tale carattere. Fa..11c in ,,,;,1,,,,,. il gcn. Cadorna, anzichè co1Kret:in: un disegno ben determinato, indicando alle Armate particolari obbiettivi: si m:mtennc ~ulle lince gener;di. contentandosi di racco mandare che " i ri~1iltati don~,·:11:0, ·din::ttamente od indirettamente, costituire un passo avanri verso la conquista dei campi trincerati di Gorizia e di Tol mi no ", e lasciò lihcrt~ :1i Comandi della 2° e della .3" Armata di
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stabilire gli obbiettivi, in base alla situazione raggiunta coi lavori per l'avanzata metodica invernale; non assegnò nemmeno alcuna riserva: nè prima degli attacchi, nè durante i medesimi per alimentarli. Contemporaneamente le Armate 1' e 4" e le truppe della zona Carnia avrebbero dovuto svolgere un'azione intesa a fissare. le forze nemiche che avevano di fronte. La battaglia s"iniziò l'n marzo; si svolse prevalentemente col fuoco d'Artiglieria e si protrasse fino al 15. Le operazioni, per le condizioni in cui si svolsero, assunsero, fin dal principio, un carattere episodico e rimasero localizzate e quasi indipendenti nei vari settori. L 'offensiva sul fronte della 2 • Armata cessò subito a causa della stagione sfavorevole ; assunse maggiore sviluppo sul fronte della Armata. Il 13, nella zona del San Michele e di San Martino, fu preso il groviglio; ma fu riperduto il giorno successivo. Dal 14 al 17 marzo, nel settore di Oslavia - Pcuma, sul Sabotino e davanti a G orizia, il VI Corpo d 'Armata ottenne qualche vantaggio e la 12" Divisione prese il così detto " naso di Lucinico n sul Podgora. La situazione gennale rimase invariata; ma era stato raggiunto lo scopo che il Comando S11premo si era ripromesso, d'impedire, cioè, che le forze austriache venissero tolte dalia fronte italiana per essere portate su altri teatri di guerra, cd anzi il Comando Supremo austro - ungarico fu costretto ad asscgn~m: in rinforzo alla 5" Armat:t ia 34• Divisione, traendola dal teatro di guerra russo. Fra il 17 e il 29 marzo si sviluppò la reazione avversaria, che aveva lo scopo di mascherare gli spostamenti di truppe tlall'Isonzo al Trentino, che preludevano alla prossima offensiva nemica. Gli Austriaci attaccarono n ella zona di Santa Maria di Tolmino, nella zona del Rombon, alla testa di ponte di Gorizia, al Pal Piccolo, con risultati assai modesti, nonostante l'accanimento della lotta. N ella notte sul 27 marzo gli Austriaci investirono il fronte del]' 11 • Divisione (Podgora - G rafcnberg), riuscendo a far retrocedere le nostre truppe di prima linea. Una lotta accanita si svolse nei giorni 27 e 28, per la riconquista delle posizioni perdute; ciò che si potè ottenere (1uasi completamente. poichè la nostra I.inca rimase leggermente arretrata soltanto in corrispondenza del Grafcnberg. Il 29 la lotta. si estese anche ai contigui settori di O slavia e del Sabotino: ma, dopo un primo ripiegamento, le brigate •< Granatieri >> e <• Lombardia » , valorosamente combattendo, costrin sero il nemico alla ritirata, infliggendogli perdite gravi ssime. Le insanguinate posizioni del
t
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H Lenzuolo bianco >, e della « Madonnina ,, rimasero coperte di cadaveri. Me ntre si svolgevano tp1csti combattimenti alla nostra ala srntstra, all'estrema destra le truppe del VII Corpo d'Armata impegnavano fortemente l'avversa rio sulle alture di Selz ed a Monfalcone, espugnando alcuni importanti trinceramenti e catturando prigionieri cd armi. N umerosi contrattacchi avversari vennero tutti respinti. Una relativa calma subentrò quindi nello scacc hiere isontino e gli Austro - Ungarici ne prolÌttarono per preparare le operazioni nel Trentino, operazi o ni i cui preparativi furono mascherati con azioni .d 'Artiglieria. attacchi parziali cd azioni aeree a scopo din1ostrativo. Noi svolgemmo quakhe azione al Mrzli, a q. r 100, al Sabotino, al San Michele e a Selz. riportando lievi vantaggi. Il 10 maggio fu da noi ripresa la cima del Cukla.
L 'offensiva austriaca (15 maggio-18 giugno). Alla fine di marzo il Comando austr.i:1co rinunziav:i ai suoi sforzi controffensivi, per continuare i suoi pn:paratÌ\'Ì nella zon:-i meridionale cd il concentramento dei mezzi necessari per b gra nde offensiva che doveva cffcttu:1rc nd maggio e c he si srnhc specialmente fra Adige e I3rrnta. 'Tale offensiva doveva appag:1rc le a~piraz ioni del von Conrad che, nel dicembre del 1915, riteneva finalmente: giunto il 111ome11to di intraprendere contro l'Jtali a un'aòonc dc..:isiva. Alla metà di dicembre, infatti, la Russia era battuta, la Serbia annientata; sul fronte occidentale i Tedeschi resistevano con sforzo, ma tenacemente; bisognava dunque profittare delrocc:isionc per abbattere la nostra nazione. Atterrata questa e costrett:ila alla pace, secondo il Nowak - lo sforzo militare degli Imperi centrali, attraverso l'Italia settentr.i onalc, poteva pervenire anche ai confini merid io nali della Francia, con le più gravi conseguenze politiche e militari. Ma alle profX>Stc fotte in proposito dal vo n Conrad al Falkenlta yn, questi non si mostrò invero entusiasta dell' impresa, ritenendo che, :inche nel caso di un successo, essa non avrebbe arrecato agli Imperi centrali i vantaggi sper:iti dal Comando austriaco, m olto più che, avanza11do decisamente nel territo rio italiano. oli Austriaci avrebbero dovuto abbandonare i versanti delle Al1;i ~ del Carso •< assolutamente idc:ili per la difesa contro forze superio ri " · Anche
nel caso più fortunato, « la continuazione dell'offensiva contro le Alpi occidentali, lontane più di 500 chilometri, sarebbe stata assolutamente all'infuori del cerchio d 'azione delle Potenze centrali ,,. Nell'esporre queste idee, il Falkenhayn telegrafava, inoltre, al von Conrad: « E' già noto che, fin dal primo giorno della guerra, truppe tedesche hanno combattuto efficacemente al fronte italiano, in favore dell'Austria - Ungheria. Anche ora la Germania, pur non aven...
·.. ............. .,.
Tobl;,ch
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_ . . . Oireltr,'ci d4ft.icco su ob:ettivi prl!~a. b;/ifi d.a/ C~rn"nçlo
~uffr1'1ClJ,
li di.;egno del von Conrad per l,1
«
spedizione punitiva "·
do ancora, per molti motivi, dichiarato la guerra all'Italia, non esiterà a prendere parte ad ogni azione di guerra contro di essa, se i mezzi glielo permetteranno, tenendo conto che l'esercito tedesco sopporta già tutto il peso della guerra contro il Belgio, la Francia e l'Inghilterra ed il peso più im1xmante di quella contro la Russia e la Serbia. <• V. E. si propone di eseguire dal Trentino un'offensiva su un fronte di circa 50 chilometri, vale a dire contro ed al di là della linea Schio - Fdtrc. t\ E' fuori di dubbio che una tale operazione, se riuscisse, sarebbe assai vantaggiosa. Secondo la mia esperienza , occorrerà però imp1cgarv1 25 Divisioni, visto che, avendo disponibile una sola strada
ferrata per il concentramento delle truppe, no n si può contare: nè sulla sorpresa strategica, nè su quella tattica. Ora io dubito che l'E. V. si trovi in grado di raccogliere una tale forza sul fronte d'attacco, molto pit1 che, a causa della natura del terreno, della stag io ne e elci formidabili trinceramenti italiani , dovrebbe trattarsi di truppe r:irticolarm ente acbtte all'offensiva. ,, Dopo le g ravi lezioni ricevute su i Carpazi e l'esperienza conseguita nclb battagl ia invernale dei laghi Masuriani. l'impresa non avrebh(' alcun a probabilità di successo decisivo e soltanto due ri sult;1ti sicuri: l' uno, quello di provocare un vuoto eno rme. forse fatale. nelle ri~cn·c um;mc dell'esercito imperiale e reale ed il secondo di assottigliare eccessivamente le linee cldl'esercito tedesco, per inviare rinfo rzi su un fronte particolarmente austri:.ico. " Questo non sar ebbe tollerabile, salvo che rimpresa no n perm ettesse di sperare la de<.:ision e de_lla guerra . L 'E. V. ha (JUesta sper anza ; io, invece, purtroppo, non posso condiv1dcrla. Anche se il col po riuscisse, esso non sa rebbe m o rtale per l' Ital ia. Roma non san:bhc: affatto costretta, a mio parere, a concludere la pace solo perchè al ~uo c:~ercito sarebbe toccata una grave sconfitta all"cstn: mi tà n(lrd orientale dell'Italia " · Agli ammonim<: nti d tl Falkcnha yn il rnn Conrad rispose: ,, Vi sono ddk situaz ioni ndk yua li , in nuncanza di m eglio, un 'operaz io ne anche se difficile, deve essne effettuata», e tornù a magnifica re il suo piano, affermando che in nessun 'altra fronte si pote\'a trovare un punto che si prestasse. nelreventuaiità di un'offensiva fortu · 11ata, a mettere il nemico in una situazione critica, come il Ti rolo meridionale sulla fro nte italia na. <· rmpiega ndo forze sufficien ti e potente Artiglieria affermaYa il vo n Conrad - si riuscirà a fo rza re il passaggio della zona montana, che dovrà essere superata per una profondità da 30 a 40 chilometri; si potrà successivamente proseguire l'offensi\'a di là dalla I inca approssimati\':1 Bassano - Thicne - Valdagno. rn una fronte di circa 40 chilo metri , coprendosi in direzione di Verona .,. li Comando Supremo tedesco rimase, però, irremovibile nel ne.!?arc l'invocato concorso nell'azione e, deciso ad agire da solo, il Comando austriaco cominciò a preparare l'offensiva contro di noi, apprn ntando i mezzi necessari per la metà di magg io . Erano sta te, infatti, riunite nel Trentino ~ come afferma il Barone - 18 Divisio ni austriache di truppe scelte, fra le più allenate alla g uerra di montagna, con ben 2000 bocche da fuoco, di cui m età
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{li medio calibro, a11c quali vennero aggiunte 20 batterie da 305 a 2 pezzi l' una, 4 pezzi da 380, 4 da 420. L'esercito austriaco sul nostro fronte aveva costituito 4 Armate, oltre al XIV Corpo, che difendeva la linea della Pusteria a nord del Cadore, e cioè: le Armate Dankl e von Koevess nel Trentino (sotto il comando dell'arciduca Carlo, erede del trono), l'Armata von Koln nella Carnia fino a Tolmino, l'Armata Boroevic da T olmi no al mare: un milione di uomini con
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L'oflemiva austriaca.
più di 600.000 combattenti in linea (1). Cifre, queste, eccessive nspetto alla realtà, al meno secondo il Corselli ed il Beneivenga (2). Per quan to riguarda le forze italiane, la 1" Armata aveva schierato le sue forze nel tratto di fro nte compreso tra il lago di Garda e il torrente Cismon. La 37" Divisione dalla sponda orientale del lago all,i Vallarsa (esdma) ; il V Corpo dalla Vali arsa ali 'orlo nord dell'altopiano di Asiago, con le truppe dello sbarramento Agno - Posina dalla Vallarsa all'alta valle Terragnolo, la 35• Divisione da questa valle (esclusa) alla val d'Astico, la 3f Divisione dalla val d'Astico (esclusa) alrorlo nord dell'altopiano di Asiago; le truppe del settore Brenta - Cismon, dal Brenta al C ismon, con la 15• Divisione tra il ( , ) BARONE:
op. cic.
(1) C fr. BtNC IVE NGA : ,, L e sorprese di Asiago e di Gor izia ».
Brenta e la displuviale tra i torrenti Grigno e Vanoi e il 13" bersaglieri fino al Cismon. Erano in riserva d 'A rmata: la 9• e 10• Divisione, la brigata " Sicilia , e il gruppo alpini "E >i . 1
Anche l'Imperatore .Francesco Giuseppe aveva manifestato il suo pensiero, affermando. secondo il Now;ik, •< che avrebbe di buon grado visto saldare il conto con l'Italia, la nazione che gli aveva procurato t;rnti dolori, durante i 65 anni del suo regno >, . La preparazione dell'offensiva, cui il Comando austriaco V<>lle dare il titolo di <• spedizione punitiva ,,, era stata efficace e minuz ios:1 anc he troppo. perchè si erano pcrlìno designati gli ufficiali che, muniti di g uide Hacdeker e di manuali di Storia dell'arte, avrebbero dovuto marciare al segui to delle tru ppe, durante l'invasione della pianura padana, per raccogliervi gli oggetti pit1 preziosi e le opere d'ar te più insigni, per spedirli in Austria. Secondo la nostra Relazione ufhcialc, l'offensiva austriaca si svilupp,\ in quattro fa,i diverse. Nell a prima la de~tra au~triaca, ava nzando, andò ad insaccarsi in Vallarsa e nel bacino Posi na - Astico: nella seconda avanzò la sinistra del gruppo d 'attacco, ma rimase bloccata nella conca di Asiago ed in <Judl a di Borgo: nella te rza gli attaccanti austriaci tenta rono di spezzare il cerchio che lì chiudc\'a e nella yuana compirono un ultimo tentativo, anch'esso sterile di risultati , a cavallo ddl'Astico. Dal riassunto delle o perazioni, fatto dal Corselli nel suo vol um e sul Cadorna, si rileva come le fasi dell'offensiva austriaca fossero, pili precisamente, le seguenti: Prima fùse (15- l') maggio). - Operarono l'intera n " Armata ;rn~tro - ungarica fra Adige cd Astico ed il XVH Corpo della 3';. Armata in val Sugana. Dell', ,• Armata !'VIII Corpo (destra) rimonti'> ti Vallars;1 e la val Terragnolo, fino ad arrestarsi contro i pilastri della nostra difesa Coni Zugna e Pasubio e le posizioni del colle della Borcola; il XX Co rpo avanzò fìno al limite sud dell 'altopiano di F olgaria (monte M,1gg10 - monte T or::.ro - monte Cam pomolon -Spitz T o nezza). li XVII Corpo, con la 18" Di\'isione, procedette in val Sugana cd occu pr> le nostre JX)sizioni avanzate di monte Armentt:ra e mo nte Collo.
Seconda fase (20 - 28 maggio). - L'azione avversaria si svilupp<> al centro (altipiani) e rimase pressochè stazionaria alle ali. Dell'n • Armata, la destra (VIII Corpo) era ormai bloccata in Vallarsa ed al Pasubio; la sinistra progredì sull'altopiano di Tonczza ed in val d'Astico e. raggiunse lo sbocco di Arsiero. Della f Armata entrò in azione sull'altopiano di Asiago il IIl Corpo, che, dopo aver superate le nostre resistenze alla testata del1' Assa e sul costone di Portule, si arrestò, per la nostra difesa ricostituita al margine meridionale ed orientale della conca di Asiago. In val Sugana il XVII Corpo compì faticosamente una breve avanzata fra Borgo e le retrostanti linee del Maso. Il 22 il nostro Comando Supremo, per assicurare l'unità d'azione delle truppe operanti sull'altopiano, costituì, alla dipendenza della 1'· Armata, il (( Comando truppe dell'Altopiano>> affidato al gen. Lequio. Affluirono intanto le riserve per rinforzare la nostra difesa nelJa zona montana, e si iniziarono i movimenti per il concentramento a cavallo del Brenta della 5' Armata, destinata ad attaccare le forze austro- ungariche nell'eventualità che riuscissero a sboccare nella pianur~i vicentina. Terza fase (2<) maggio - IO giugno). - 11 progredire delle forze avversarie si ridusse sempre più in ampiezza e profondità; l' avanzata continuò soltanto sull'altopiano di A siago, e precisamente sulla sinistra del tratto inferiore dell'Assa, e nel tratto fra Gallio e Marcesina. Il Comando Supremo italiano ebbe la sensazione che lo sforzo Jel nemico fosse esaurito. La 5' Armata, già riunita per la battaglia in piano, poteva essere ormai impieg:Ha per rinsaldare la resistenza nella zona montana e contrattaccare. Quarta fase ( r 1 - 18 giugno). - Lo sforzo austro - ungarico si concentrò in un ultimo tentativo a cavallo dell'Astico, compiuto dalle ali interne delle due Armate: ala sinistra dell'u• Armata contro il Novegno; ala destra della 3a contro il fianco occidentale dell'altopiano di Asiago, dominante lo sbocco dell'Astico in piano. 11 tentativo fallì e l'offensiva austriaca potè dirsi conclusa.
La controffensiva italiana. Il nostro Comando Supremo, tempestivamente informato dei preparativi austriaci, non tardò a prendere le misure n ecessarie a sventare il grave pericolo e non esitò a cos)ituire una nuova Ar-
m .1t.1, l.1 5 ', cd a concentrarla nella pianur:1 vice ntina, p er arre~t:irc in og ni caso l' invasione austr iaca che fosse riuscita a sboccare 11d piano ( 1). Ma tale Armata, pur avendo concorso nd alimentare prima la nostra resi~tenza e poi la nostra controffensiva, non venne impiegata e le sue truppe to rnarono a fa r parte delle Armate :!" e 3', le q uali, alla fine di lug lio, erano già pronte per la baua~lia di Gori z ia. Il pi::ino a ustriaco fa llì, però, completamente e r apidamente, es~cndosi basato su due giudizi entrambi erronei : il primo che presupponev::i, da parte ddl 'esercito ita li.mo. una resistenza ass::ii d ebole ; il secondo che prevedeva l'impossibilità, per l'esercito russo, di ri prendere impo rtant i az io ni offensive m l teatro di ~uerr:i o r irntalc .
L'eroica resistenza delle nostre truppe. N ell"o pporsi al tentativo austriaco di ro m pere la nost ra resistenza e di sboccare nelle fertili pianure del Veneto, tutte le Armi e tutti i Corpi diedero pro,·a della ( o nsapcvolcz;,,:i del g r:ive peri(olo che incombe\'a sulla Patria e resistettero col piì1 stn:nuo valo re. ( 1) Il generale Luig i Scg:11 0, 11d l'opcr;1 più ,·olte citata, 1 irnr<la come p roprio in q uei giorni, e p r<:.::isamc.:nte il :i9 g iug no, Yenis~c dfcttuatn, da p:trtc degli A ustro l!ng:iri.:i, l' u nico ass:iho co n g as in g r:i nd e , tìlc. .-in< · ad o ncbtc progres~i, amcntc d ense, dfcttuatu sulla nostr:1 fro nte. Suo ca mpo d'azione il San M ichele. Fu per noi u na sorprc,J 1,nd1,'. all"<.>flican,1 d ei gas in un terreno così :iccid cntato com 'è l':.tltopi:11w .::u sico, po.:o si cred e\'a ; perciò di fettava mo d i maschere e d 'ogni alt ro proncdi mcnto per scongiu rare il mi( idia le nuo\'o mezzo e.l i gur.rr:1. Cert:11n emc g ravi le perdite immed iate e )!r:l\·i pure le , onse· g ucn ze po ichè. purtroppo, molti d ei colpiti tì nirono nei tubcrrnlCJs:1 r1 t· per 1uua la non lung:1 lu rn esi, tcnza nc ri~enti rono le , o n~eguen7.e; tult::ivia lo stl·s~o :\rLiduca C iuscp pe. che Jcdicù all 'cpisodio alcune pagine d el suo D iario di g uerra , riconobbe: che no n furo no qua li nel ..:ampo nemico si speraY:'\no. E<.:co le pagine Jcll',\ n.· id11c:1 , imprcs~ion:int i per sinceriù e per ,T rismo : .. Nel g iug no 1916 Lt ~itun.ionc clc:l la Monarchi:1 app:triYa assai cri t ica su 1um1 b front<:. L:1 nostra offrnsivu n C'l Tren tino era follit:1 : ment re l'offcnsiv;I rns~.1. sfcr r:1t:1 appun to per alleggerire g li Italiani, p rosegui"a con enorme suc.:c<;,o. Al Vll Corpo d 'Armata (cnrn:in<hto d a ll 'Arcidu,·a) era no state richi este b:tttnie e truppe : m :i nello stesso tempo le fo rze d eg li ltali:1 ni :iumcntaYano di g ior no in g iorno cd era o r mai C\'Ìd cnc e l"he C aJorn:1 :1m m:1ss:W:1 fu rti ri, ervc per assestare u n colpo ,lccisirn al nemi co d emoralizzato e per im pa clm ni r~i di T riesr.c: " · EJ allora l',\rcid lll::i ricorse ad un mezzo o r rendo per parare b minaccia : od almeno -- coml' egl i scri \'e -- p ~r rnlpirc duramente il nemico e rcnd e r~li
Per quanto riguarda la Fanteria, ci riesce impossibile citare tutte le brigate e tutti i reggimenti che si distinsero nel.l'arrestare i progressi del nemico cd, a titolo di esempio, ci limitiamo a ricordare soltanto l'eroica difesa del Cengio, cbe ricorderemo particolarmente nel VI volume di quest'opera, la leggendaria resistenza della brigata , Sicilia >) e della brigata « Taro ,> al passo di Buole; quella della brigata 1, Liguria >> presso Magnaboschi e l'eroica difesa del Novcgno da parte della 35• Di visione: Il passo Buole (q. 1465), tra cima Mezzana ed il Lemer, mette · n comunicazione la Vallarsa con la valle dcll' Adige. Alla difesa del passo, il 12 maggio, vennero inviati d'urgenza da Ala il III battaglione del 62° reggimento Fanteria, rinforzato, il giorno 25, dal II battaglione dello stesso reggimento. Ai due battaglioni fu necessario costituire una linea difensiva, mentre già infuriava il combattimento e dovettero respingere gli. attacchi , effettuati dagli Austriaci, con numerose forze e con grande impeto, il 23, il :i4, il 25 ed il 26 maggio. Quest'ultimo attacco venne svolto da una intera Divisione, che lo rinno,·1) anche nella notte sul 28; ma ogni tentativo nemico fallì per la salda resistenza opposta, con disperato Yalorc, dai due battaglioni . impossibile o a lmeno assai diffìcilt: il conseguimento d i nuovi successi. Pensò di alleggerire la pressione contro le sue 1ruppe, lanciando un g rande att.1crn di gas velenosi contro un settore di notevole imponanza (il San Michele), e fis~ò b data del 26 giugno. « lnt:11110 gli avvenimenti precipitano, i Russi si avvicinano ai Carpazi, :·Ungheria è nuovamente minacciata. A Cormons grandi concentramenti di Fa nteria i1 :1 liana; e l'ArciJuc:1 è indouo a credere che l'offensiva sia prossima, :'orse imminente. Il 26 giug no il vcnro è contrario; per la nciare i gas occorreva : hc il vento soffiasse da oriente ad occidente. Si rimanda l'assalto al 28. Ma inianto due telefonìs1i vengono catturati dal nemico, che forse può intuire ciò -:hc si prepara. •< Alle 15.30 del 29, tinalmcntc, ecco che il vento camhia - scrive l'Arciduca - . Ringraziamo Iddio. Mi reco all'osservatorio: ogni cosa è pronta. Ec.:o :e nuvole del gas mortifero; escono fisc hiando dalle bombole, un vento leggero k spinge giù per il decli vio del monte. Le mie truppe sono pronte per sca; liarsi all'aperto ... ,1 Le posizion i nem iche sono invest ite su una lunghezz:1 di 500 passi: ; miei Ungheresi vi irrompono senza difficoltà. Un'ulteriore a"a nzata non ,embra Possihilc poid1è l'Artig lieria italiana di monte rortio, subito allarrna ia, apre u11 fu oco accelerato con cutte le batterie disponibili. I reparti del la 10f Di-, isione occupano quota t 9ì; ma, quando tentano di Jl la rgare il succ-csso verso '-an Manino, un fuoco int ensissimo li costringe ad indietreggia re. Subi to dopo gli Italiani te ntano un \·iolcnto rnntrattacco. Sono respinti e Lisc ia no unJ cin-
L'allora maggiore Epimede Boccaccia, comandante il lI battaglione del 6:!'', che a passo Buole venne ript·tutamcntc e gravemente ferito. scrisse in proposito: << Cresce, di giorno in giorno, la potenza dell'attacco austriaco, come rresce, con potenza maggiore, d 'ora in ora. lo spirito dei difensori, sempre più consci della mortale partita e sempre più incrollabilmente determinati a non cedere. Il proposito quamina Ji prigionieri. Suhcnt.ra una relativa calma. I miei Ungheresi rien trano. traspona11do a ,c minaia i fi.:riti iwlian i. " Profondo si le nzio regna ndle trincee italiane. pii:nc di innumcrcn>li morti . li gas ha cornpi111 0 ~tra_l!i spavcntc\'(Jli. Mucchi di cada,·eri giacciono qua e là nelle dolirK. d ort· il gas stagn:1 ancora . Vedo dei moribondi che si tr::m· inano a sten to , appoggiandosi. , ·:r, ilbndo come ubriach i. Nessuna forza umana pub salvarli , " Anc he k truppe di sc.:onda linea sono state colpite. Interi battaglioni e compag nie di riserva scmo a terra , fulminate :i l loro posto. Nelle cavernette, ndle poqazioni di mitragliarric i. in ogni :111golo, sdraiati bo,·nmi , supini 1 Sèduti. stanno i Fanti colpiti dal gas. " I reggime nti Hon,·cd 1·• e 17" si tro,Jno gi:ì nella prima linea av\'crsar i~, e parzialmente nella seconda. Akunc pattugli e si spingono sino al binari;; tra 1-'etcano e SJràu,sina e non ~·imbattono in anim:i , i,·;1. A migliaia gia cciono an.:hc lag:giù i morti itali:1ni. L\1zionc tcrrih,:rntl' del fosgene annunci:, dappertutto la ~ua iorn1idahile, indt:scrivibile potenza. " ) ·1ì affretto in ;iut.un1(Jhik n,r~,, Dcn'i:1ki . nel ,·allnrw ,li ])nhnd,\ 'l'm"'· un mio medico che s'Jtfoccn1da artorno :i numerosi Icaliani. acc ompagnati ~ gra ndc stento ~inn :tllt- har:u:c hc. O sservo ,lt-i bersaglieri , hc a r ri\'ano a piedi. da sdi; altri. nelle h::i rclk. o sorrett.i per le :1scelle; ma tutti. dopo pochi minu ti. caJ011n ,li schi:rnto a ti.:rra e si dihauono tra spasimi orrendi. spir:indo in ..:ap:y :1 yuakhc :1ttimo. Osservo pure che akuni giungono sino a pochi passi da mc, s\'clti e sicuri: soltanto 111 viso ~ono assai pallidi, le labbra sono ner(', il rcspir<, rantolante. Mi pro\'u a ìntcrrngarli; m:i ecrn che (Jua si subito mandano lxn·:; dalla bocca, :mnaspano wn le e.lita conn1lsc. cadono rì,·c r,i dih:ntcndosi :1: ,1wlo. Muoiono l'uno dopo l'altro. ;, Scorgo un uffìcialc, p:illido. ritto in piedi, appoggiato a una roccia . Comprendo che egli tt:nta di ri,ponclerrni: ma ad un tratto si contor<'.C, le sue mani strappano fur io~amcnte i kmhj della _giubba. i lìnl'amcnti contratti prendono 1111a tinta liluastr:r; si piega in due e cade :ill'indictro. Nella sua brc,·c e orrenda agcmia il pon:rctto rnrrcbbc <lire qualche wsa; ma io non afferro che a k une p,irolc. fra,, spe,.z.arc. che n1i giungono a tratti, così: Tulli . .. tutti ... morti . .. lutti . . morti ... n _ L'Arc·idu,;1 iuli nc si chiede se si rnrr:Ì comprendere perchè egli dovette r i rnrrcrc a ,1uesto ~pa,Tntoso mezzo di distruzione e yualc mira si cr:i prciìss:1 nrd iuand(J l'::iss:i lto ( ùÌ gas. « Si vorrà :immettere - egli saive - che questo rnezzo nrrendo mi era scmbr:ito, nclb mia d isperazione, l'unico adatto a sal "aguar<lan:, per quakhc: tempo alme110, k mie truppe dai pericoli e dalle pc~ditc d'un:r numa g r:indc ofTcnsi,·a' Oh, se qualcuno potesse leggermi nell 'anima, 1·i st"orgcrchbe un angoscioso tumulto d i sentimenti opposti. Anche il mw int('rno è , pc~so un c:irnpo di battaglì;:i. simile a Ooberdò ,,.
eroico fu nella volontà di tutti senza parole, come un fatto spontaneo sorto dalle necessità della gente che era dietro e che con la voce dello spirito implorava e comandava: Rcsi.,tete!, così come poi comandò ai combattenti del Piave nel novembre del 1917. (< Di quando in quando giungeva lassù una voce: Il Pasubio tiene. Bene rispondevano i Fanti del 62°, guardando con appassionato sentimento di fiducioso cameratismo il Pasubio. Fu, quello, un periodo di poche parole; ma di molto lavoro ». Veramente epici furono i contrattacchi coi lluali i Fanti del 62°, rinforzati poi da due compagnie del 61° reggimento e da due battaglioni del 207°, respinsero alla baionetta anche i nuovi attacchi austriaci del 29 dc.I 30 maggio. Infatti il Bollettino di guerra n. 371, del 31 maggio 1916, diceva: 1( La lotta ebbe maggior durata cd accanimento verso il passo di Buole, dove le animose Fanterie del 62" (brigata ,, Sicilia>>) e del 207° (brigata (' Taro >i) irruppero più vo lte dalle trincee, ricacciando l'avversario alla baionetta >l . Giulio Destréc scrisse al riguardo: « Ciò che è successo a passo Buole è bello come l'eroismo greco alle Termopili ,, (r).
e
La brigata (( Liguria l> fin dal 1 3 giugno era stata destinata a difesa dell'orlo nord - occidentale del monte Magnaboschi, col 158° a destra, collegato alla brigata <, Forlì )>, che teneva fortemente il monte Lemerlc cd occupava Casarsa e Zovetto. Il nemico era forte a pochi passi dal fronte, al Busibollo. Fin dal 14 sera le linee della brigata '< Liguria )) furono battute dall'Artiglieria di tutti i calibri, compresi 1 massimi. La consegna era: <' tenere fermo ad ogni costo )) . Nel pomeriggio del 15 alle feroci e violente raffiche delle artiglierie si alternano gli impetuosi attacchi <lclle Fanterie. V:ini sforzi! Due case semidistrutte sono occupate dall'avversario che sta rafforzandosi. Non gliene dà il tempo il capitano Risaldi che, riuniti i (1) Per maggiori particobri sulla nostra resistenza al passo Ji Buole, sarà utile consu!t:l.re le seguenti opere: Rrccr - ARMANI :· << Per la storia della difesa di val Lagarina n; Tosn: " La g uerra italo - amtriaca 1915 - ' rS )); Col. MMuo PEcrnw: " Termopili italiane " in Rivista di Fanteria, anno li, fasci colo 10'' (ottobre 1935).
supersti1i , i fasciati , i doloranti., al calar del sole vi si lancia e riprende le case Tutta la linea è integra l}Uando la notte cade. Più violenta ancora, se possibile, la lotta nella g iornata seguente : i nostri sono esausti, ma non domi. I rinc 1lzi avan zano sotto un fuoco tremendo: di dieci ufficia E nove sono caduti , anche la 5" e 1'8" perdono tutti i loro ufficiali meno uno; fra tanto macello e tan ta rovina, ritto, impassibile, sereno sta il colonnello Perol. l 305 battono in pieno; la fronte d ' un ploto ne è diventata u n cratere . ., No n si può pi LI r esistere >>, gli riferisce concitato un ufficiale. Ri spo nde quel prode: ,e va bene, ve ne sono ancora tre; e se p iù nes. uno vi fosse . le compagnie laterali mutino la direzione dei tir.i cd incrocino i fuochi. Il 158'' no n deve cedere >• . F t )U c-1 comando, da10 con voce tranquilla, ma che non a mmetteva repliche. fu p1mt11almcnte eseg uito. La posizione venne tenuta .
li 30 maggio la .35° D ì,·isionc, g ià m o lto prova ta, aveva ricevuto l'o rdine di schierarsi a cavallo dell'Astico, essendo il nemico riuscitea dilag.a re 11el hacmo dd Posina e nella conca di Arsiero. La Divisio ne accorreva verso le posizio ni assegnatele, quando le giunse un nuovo o rdine. Il nem ico, continuando ad avanzare, avev1 occupato il Pria Forà. trovat<J completamente indifeso in conseguenza Ji un errore di :ivviamento da parte del reparto destinato a presid ia rlo. Di là esso min acciava il Novegno, difeso soltanto da qualcht ba1raglio nc alpino e da l gruppo di artiglieri Ri mini ( 12 cannoni d:i. I ,;9 A). Ormai anche l'ultimo baluardo che copriva la pianura vicentina stava per cadere in possesso degli Austri:1ci . T1 nuovo o rdine prtscrissc alla 35" Divi sione di accorrere tutta sul Novcgno. Sono ormai le o re 18 del 31 maggio. Vengono con celerità spiccati g li aHi si. [ reggi m enti, già in marcia ver so Piovene e Rocchette, vengono trasportati su au tocarri al Novegno, parte per Timonchio e p:irte per Polco. Conscio del grave compito -, giacchè o rmai si tratta di ore, si tratta di arrivare in tempo. si tratta cli giungere prima dd nemico - il generale Petitti. con alcuni ufficiali del suo Com ando. lascia la scd / dì Garzierc e acco rre in automobile sul Nongno, precedendo dì alcune ore l'intera Divisione. A none giu nge a Cima Alta , dove. in una baracca m ezzo diroc G tta , in~icmc co n pochi uf ficiali, trova il generale Mozzo ni , coman-
dante del gruppo alpino, il quale ha già combattuto sul T oraro e sul Cimone ed ha ormai esaurito le sue forze. All'alba comincia ad affluire il 63° Fanteria (colonnello Famca), che subito rinforza la fronte fra monte Alba e monte Spin. Seguono nella giornata il 64" reggimento Fanteria, la brigata << Ancona " (<x/ e 70°; generale Bongiovanni) e poche Unità di Artiglieria da montagna (batterie 16\ 18\ 71)A sera tutta la fronte fra monte Alba e monte Branzone è assai meglio presidiata, non tanto dalle difese, le quali mancano completamente, quanto dai petti dei Fanti della 35• Divisione, decisi a non cedere. In pochi giorni la difesa si consolida; si organizzano rapidamente i posti di comando, si impiantano i collegamenti, si sistemano i servizi, si spostano le artiglierie, votate anche gueste al sacrificio, poichè tutti sanno che da lassù non si deve ripiegare. Il Comando della Divisione, orientatosi sulla situazione e provveduto all'organizzazione della difesa, potrebbe ora ritirarsi più indietro, in località meno esposta e tecnicamente più rispondente alle varie necessità intrinseche del funzionamento di un grande Comando. Ma il generale Pctitti sente che, in quel momento gravissimo, non è l'azione tecnica, ma soprattutto l'azione morale del Comando a cui va data l'assoluta prevalenza. E pertanto decide di rimanere con parte dei suoi ufficiali su Cima Alta, a poche diecine {li metri dalla linea più avanzata. E là , in mezzo ai suoi Fanti, il generale Petitti rimarrà, col suo Capo di Stato Maggiore, tenente colonnello Garbasso, fino al 25 giugno, senza mai distaccarsene nemmeno per un'ora. Sul Novegno, dopo successive preparazioni di Artiglieria. gli Austriaci rinnovano continuamente i loro attacchi; ma i battaglioni I e II del 69'' Fanteria non indietreggiano di un passo e successivamente colmano i numerosi vuoti prodotti dalle perdite, chiamando avanti i propri rincalzi. Poi anche il lii battaglione si è fuso in linea coi primi due; mentre il Comando di brigata ha fatto serrar sotto anche parte del 70° Fanteria per essere pronto ad alimentare la linea. Le Fanterie austriad1c, che avanzano sicure, sono arrestate e falciate dai nostri Fanti, balzati fuori dalle trincee. Sorprese dall'.inattesa resistenza, ripiegano in disordine. Cade in quel momento gravemente ferito il maggiore Posani, comandante del battaglione di monte Giove, ma prima che le forze lo abbandonino, grida ai suoi: <e Giuratemi che resisterete fino alla morte •l .
Ma, nttrate le Fanterie, il bombardamento nemico riprende inesorabile, terribile, rabbioso, ancor più violento clic al mattino. I comandanti austriaci insistono e tempestano: si tr:lfta della riuscita della F Strak - Expcdition J•, si tratta dell'onore imperiale, si tr;itta della gloria del Principe Ereditario, comandante l'attacco.
Trincee di p,rs.,o /Juole.
Per tutta b gio rnat:1 si alterna così h dm:i \·icenda di tcntat1n di attacco, sempre nettamente respinti, e di violenti e mortali riprese di fuoco. A distanza monte Giove appare talrnlta come un vulcano in eruzione. D isse Luigi Barzini, che in tJud giorno ebbe occasione di aHicin:m: Cadorna, come Lluesti più mite guar<lasse m onte Giove, non preoccupato perchè la fede di questo Capo fu uno dei maggiori fattori della vittoria; ma certamente ammirato dalle notizie c he di ora in ora lo assicuravano della saldezza della resistenza, $ulb quale basav;1si tutta la riuscita delb manovra controffensiva già in corso.
Solo verso l'imbrunire il fuoco nemico rallenta ed è possibile mettere riparo alle ingenti perdite ed ai gravi danni subìti. I battaglioni u Cividale )) e <• Monte Clapicr » , decimati, ricevono il cambio dai battaglioni << Monte Matajur ,1 e ù Val Natisonc )); il primo battaglione del 70° Fanteria rinforza in linea il 69° Fanteria, ridotto a poche centinaia di uomini ; a monte Giove, nella notte, vengono inviate tutte le compagnie del Genio agli ordini diretti del comandante del Genio divisionale, maggiore Tamaio (caduto <la prode a Monastir, a fianco del generale Petitti), per riparare i guasti ed aumentare le difese accessorie. Vengono stabiliti nelle trincee di prima linea depositi rilevanti di cartucce e di viveri di riserva per evitare di dover provvedervi durante il giorno; vengono impartiti ordini prescriventi alle truppe precauzioni varie per limitare le perdite. Insomma si prepara tutto per sostenere la nuova lotta che si prevede sicura per l'indomani. E l'indomani, 13 giugno, il bombardamento riprende ancor più concentrato e con cadenza ancora più rapida dd giorno precedente. Il nemico vuol passare ad ogni costo e cerca mutar tattica. Gli insuccessi del giorno precedente hanno dimostrato che occorre fare avanzare i nuclei di assalto senza sospendere il bombardamento, per impedire ai difensori di arrestarli col fuoco. Perciò essi vengono fatti accostare alle nostre lince, non più per la direttrice di attacco più breve, la cresta, ma faticosamente per le pendici orientali, puntando al fianco est del saliente, sotto cui si può sostare in angolo morto, fino al momento di gettarsi nelle trincee italiane. Ed è cosl che, verso le ore 10, ad oriente di monte Giove, nuclei austriaci riescono a penetrare nella trincea tenuta da reparti misti del li e Ili battaglione del 69° reggimento Fanteria. Ma la reazirme dei difensori è fulminea. I drappelli austriaci sono subito affrontati e distrutti. Il resto dell'ondata è respinto. Ed il bombardamento continua con rinnovata violenza. La situazione della difesa accenna a farsi rnanife~!amente più g rave; le perdite in ufficiali, alle ore 9, si sono fatte cosl ingenti che da un istante all'altro può essere compromesso ogni miglior proposito di resistenza da parte dei reparti , ormai senza guida. Le batterie del gruppo da montagna Zardo, ad esempio, schierate in linea con le Fanterie, avevano in pochi momenti perduto il comandante, gravemente ferito, 3 ufficiali uccisi della 77' batteria, 3 ufficiali della 18" batteria. Il comando di gruppo ha 12 soldati uccisi e feriti da un solo colpo da 305. 12.
li generale Pctitti invia il suo capo di Stato Maggiore al Comando dd Corpo d ' Armata, con l'incarico di rappresentare a viva voce le gravi condizioni dtlla difesa. Ed intanto viene ordinato al comandante la brigata <' Ancona,, ··- ~"enerale Bon!!iovanni - - f)tr l'eve ntualità che il Cx/ Fanteria possa " . essere rovesciato, la costituzione di una seconda linea di di fesa su monte Busa e su monte Cimetta, destinandovi il Il battaglione Jel 70" Fanteria, la 71' batteria da montagna e richiamando anche dal1'ala sinistra, meno premuta, alcuni reparti del 63" Fanteria. A monte Pianeti, in riserva di visionale, è chiamato .il III battaglione
dd 6_3' . Alle ore 13. sempre a causa delle interruzioni telefoniche, non giungendo :1lc11na notizia di rinforzi cd aggr:iv~mdosi f.e mpre più la situazione, il generale Petitti invia altro ufficiale del suo Comando a trasmettere. J?i1 primo posto telefonico in funzione, il seguente fonog ramma al Comando del Corpo d 'Armata: ,. Da Cima Alta (di Novegno) ore 1.3. ,, Le condi z ioni della difesa si fanno sempre più gravi a causa delb violenza del fuoco e della persistenza degli attacchi nemici e a causa delle forti ssime perdite. specie nei Q uadri. Per il momento ritengo di poter resistere; ma non potrei dare cguak affidamento, LJ Ualora il nemico si o~ti nasse, come sembra , a voler superare ad ogni costo il NO\·egno. (• Reputo quindi neccssari:1 l'assegnazione di nuovi reparti di Fanteria per ~u~liLuire LJuclli più provati. Gc neralc Petitti )) . L'ufficiale deve scendere fino a Cerbaro per trovare un posto teldo nico ancora in funzione; tutti gli altri erano stati schiantati dal tiro nemico. Giungeva, intanto, notizia che l'intera brigata << Ravenna n ('~7° e 38'' Fanteria) -e- generale Pistoni ~ passava a disposizione della 35" Divisione. Ma alle 14 nuove ondate di battaglioni austriaci giungono a stretto contatto con le nostre linee. Da ambo le parti si combatte ac" canitamentc: a bombe a mano, a sassi e, in alcuni punti del fronte , corpo a corpo, usando la baionetta come un pugnale. Il capitano Hiffoli. comandante la i compagnia del 69" Fanteria, è colpito agli occ hi da scheggia di bomba. Grida tuttavia: <• Avanti! Viva l' Itali a! Viva il Re! ,, . E l'assal to è respinto. Solta nto verso k 16 il bombardame nto diminuisce di intensità per cessare tJUasi completamente alle 18. Nel frattempo il nemico ritirava le truppe lanciate all'attacco e rinunciav,1 al proseguimento
dell'azione, rilevatasi ormai impossibile per l'inflessibile resistenza dei nostri (I). La difesa può aJlora guardarsi attorno e riconoscere, meglio ancora che nel corso della battaglia, la grandezza dello sforzo sostenuto. Il terreno è sconvolto, le cime hanno cambiato aspetto, il verde della larga groppa di monte Giove è sparito, gli uccisi sono a mucchi, su monte Giove, sul suo rovescio, al passo Campedello; ovunque sono
L'offensiva austriaca del 1916 e la
1ws1ra
controffensiva.
membra sparse e irriconoscibili di cadaveri straziati e scomposti. Eppure j superstiti sono ancora fermi, intenti nella febbrile opera di rafforzamento, che non può, non deve aver sosta, perchè domani, questa notte, forse tra un'ora, la lotta può riprendere ancora più violenta. Gravi le perdite subìte nelle due aspre giornate: ufficiali uccisi 10, feriti 45, truppa uccisi identificati 175, feriti 1.053, dispersi 219, da considerare questi ultimi tutti uccisi. e talmente dilaniati dal bombardamento nemico da non permettere riconoscimento alcuno. " Non fu catturato - · dice la Relazione austriaca ~ alcun prigioniero italiano n. (1) Così il Segato, nell 'opera più volte citat~t.
r6o Il valore del (4 Fanteria - che aveva sopportato il maggior peso dell'azione - venne consacrato dalla medaglia d'argento, con questa splendida motivazione: " Resisten do con invitto animo e col sacrificio di un terzo dei snoi al furioso bombardamento e contrattaccando poi con irresistibile slancio, infrangeva il disperato proposito del nemico, andante ad aprirsi la strada verso la pianura vicentina. - Monte Giove del Novcgno, 1 2 - 13 gi ug no r916 " · L 'eroica difesa del Novcgno, durata circa un mese, costò complcssivam<.:11tc : 27 ufficiali uccisi e 79 feriti: truppa uccisi e dispersi 677, feriti 2.204.
Falliva rnsì l'ostinata e violenta offensiva dell'ala sinistra del 1' 1 r' Armata austro - ungarica. Merito altissimo dell 'eroica difesa dd Novegno, che ebbe ta~te ripercussioni nel campo austriaco, quali l'ordine del 14 giugno all'x 1" Armata di desistere da ulteriori tenta1ivi e l"esonero del suo (Oman dante, generale 1);111 kl, il condouicro dell' Armata austriaca del Trentino !Ìn dall'inizio della guerra. e del suo Capo di Stato Maggiore generale Picklcr, sostituiti ri~pcttivamente dal generale Rohr c.: dal colonnello rnn Badok. . Il Bollctrino dd nostro Cnrnandn Supremo, ìn dala del 3 giugno, potè affermare che l'offensiva nemici era gii1 " nettamente arrestata lungo tutto il fronte di attacco ,, e, costituite con mirabile prontezza le necessa rie riserve, l'cscrcilo nostro potè passare immediatamente alla controffensiva, con la yuale si tolse prima al nemico quasi tutto il territorio da esso conquistato a prezzo di perdite gravissime (oltre 100.000 uomini) e lluindi si potè occ upare finalmente Gorizia. A proposito della nostra controffensiva nel Trentino e della conquist:1 di (;nri?ia , il Haronc, che ebbe a definire come napoleonica b 11ostr:i manovra, scris,e che, a chi la studi, sembra di rivivere nelle giornate di Lonato - Castiglione, di Bassano, di Arcole, di Rivoli. 1\ttorno a M:rnto\'a, il Buonaparte aveva svolto queste meravigliose manovre per linee interne, valendosi delle g:imbe dei suoi soldati. Il nostro Comando Supremo, su una distesa piì:i vasta, tra l:i fronte giulia e la fronte tridentina, c:seguì una manovra vittoriosa, valendosi invc:cc d i fc:rrovie e di autocarri, in quella zona appunto, dove l'imprcvidrnza e b cecità del tempo di pace non avevano saputo
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predisporre i mezzi di trasporto adatti ad una guerra di movimento per grandi masse. La controffensiva italiana, iniziata il giorno 16 giugno con l'azione dell'ala destra sull'altopiano di Asiago, continuò, il giorno 18, con altre azioni nella stessa zona e, nei giorni 22 e 24 giugno, con attacchi anche alla nostra sinistra. Il nostro Comando poteva quindi avvalersi dei primi successi delle nostre ali, per costringere, con energica pressione, il nemico a ritirarsi dal settore centrale. La ritirata austriaca si iniziò il 25 giugno e le nostre truppe iniziarono subito l'inseguimento, riprendendo contatto, il giorno 27, col grosso delle forze nemiche, fermatesi sulle posizioni di resistenza. Con un'azione tenace, durata fino alla metà di luglio, dopo avere rioccupato Arsiero ed Asiago, la nostra linea fu portata in Vallarsa a Valmorbia; sul versante settentrionale del Posina a monte Maio; in val d'Astico a Pedescala ; sull'altopiano di Asiago a Casera Zebio; in Valsugana alle pendici de1 Civaron. · Nella seconda metà di luglio, altre azioni, dirette ad allargare la nostra occupazione nella zona della Borcola, alla testata del Posina, ad assicurarci il possesso di monte Cimon in val d"Astico e ad intaccare la linea nemica da monte Interrotto allo Zingarella, sulraltopiano di Asiago, riuscirono felicemente. Le nostre operazioni sulle Alpi di Fassa costituirono poi una minaccia diretta al fianco nemico e, nel luglio, col brillamento di una poderosa mina, che fece saltare in aria il torrione del Castelletto, fu consolidata la nostra occupazione del massiccio delle Tofone. In complesso può dirsi che, subito dopo l' arresto dell'offensiva austriaca, si iniziò un periodo di intensa attività per l'esercito nostro che, con azioni sempre coronate dal successo, (la sola controffensiva nel Trentino ci fruttò 5.364 prigionieri austriaci, dei quali 102 uffi- . ciali, 10 cannoni .• 50 mitragliatrici e materiale da guerra vario), riuscì, non solo a conseguire risultati positivi; ma anche a mascherare brillantemente la grande operazione che intanto si preparava per l'attacco di Gorizia e del formidabile bastione del Carso.
X.
LA SESTA BA TT AOLIA DELL' ISONZO
L 'i mpresa di togliere finalmente al nemico l'importante testa di ponte, che per tanti mesi aveva ritar dato e resa cffìmera ogni altra nostra conqui sta, sembrava, alla lìne di luglio, favorita dalla possibilit;1 di sfrun:ire contro il nemico tutta l'efhcacia della sor presa; 11011chè dal fatto che l'Austria era sta ta costretta a di minuire alquanto il numero delle sue truppe nel settore gori ziano: sia per la necessità di raccogliere maggiori forze per l'azio ne invano tentata sugl i Altipiani; sia per invia re soccorsi sulla fronte orientale, minacciata dal Bruss1low.
11 concetto operativo. Deciso :1 profittare di queste circostanze. che facevano sperare finalmente nel successo delle o perazioni , il nostro Comando Supremo conci use la concezione della brillante manovra, proponendosi : di esercitare lo sform principale, reso più possente Jal nunH:ro delle forze e dal complesso dei mezzi impiegati, in modo da sorprendere il nem ico; di assicurarsi <1uest'ultima possibilità col ra pido trasporto delle nosrn: truppe dal Trentino .ill'Isonzo, procurando di mantenere il seg reto sui nostri veri propositi - segreto. che era i:ondizione essenzia le per la sorpresa - col far diffondere la voce che i m ovim enti J egli ;n1to m ezzi impiegati per il trasporto stesso dovessero servire a preparare, in vece, una nostra offensiva verso la Valsugana.
11 trasporto delle truppe e delle artiglierie. Il ?} luglio ebbe inizio lo spostamento dal fronte tridentino al fronte g iulio d i 6.825 ufficiali e 295.959 militari di truppa: 57. 134 qu adrupedi e 9.8 m carri, che durò 23 giorni e che, ove si tenga
.:onto della limitata potenzialità della nostra rete ferroviaria, specialmente fra Tagliamento cd Isonzo, dove le due linee di Udine e di Ccrvignano erano bensì state portate a doppio binario, ma ad un solo binario erano però ancora rimasti i ponti della Delizia e di Latisana, ed ove si tenga conto di tutto l'altro movimento per rifornimenti e sgomberi, rappresenta « un vero miracolo H, come lo definì Lord Kitchener, venuto in quell'epoca a visitare il nostro fronte. Ben 61. ~80 veicoli ferroviari circolarono su quelle due 1inee nello spazio di 23 giorni. Il movimento venne così regolato: - per la mezzanotte del 27 furono concentrate alle stazioni di carico tutte le batterie di medio calibro e le batterie di bombarde da trasportare (quelle di grosso calibro erano state mandate alla spicciolata nei giorni precedenti, per guadagnare tempo, data la maggiore lentezza dei lavori di postazione per quelle artiglierie); - il trasporto e lo scarico delle artiglierie e delle bombarde alle stazioni di arrivo si compì in trè g iorni (584 batterie di cannoni, obici e mortai e 22 di bombarde); - seguì immediatamente il trasporto delle truppe, di conserva con quello delle munizioni e degli esplosivi; tale movimento richiese quattro giorni. Le truppe trasportate furono i Corpi d'Armata a disposizione: VIII (4f e 48" Divisione) e XXVI (23" e 46" Divisione) dalla zona Padova - Castelfranco - Vicenza alla fronte Cormons - Cervigna no. Prima del 27 erano però state trasportate la 19", la 47" e la 2f Divisione (t). L'obbiettivo prima scelto dal nostro Comando era quello di « prendere saldo possesso della soglia di Gorizia >); ma, per le proposte del Comando della 3• Armata, incaricata di effettuare l'azione, e per quelle del Comando del VI Corpo d'Armata, che doveva svolgere lo sforzo principale, finì - secondo il Tosti - con l'estendere i suoi scopi fino a proporsi il passaggio dell'Isonzo e la costituzione, sulla sponda orientale del fiume, <li piccole teste di ponte, destinate a facilitare poi lo svolgimento delle nostre ulteriori operazioni. (r) Dopo l'inizio dcll"offcnsi\'a, ossia fra il 7 cd il 20 agosto, furono trasportati: il XIV Corpo ( ro" Divisione su tre brigate e 34" Divisi,onc), la 3~ Divisione di Cavalleria, le brigate « Casale,. e << Sesia )) ; il XXIV Corpo (4' e 33" Divisione) e reparti vari. Tutto procedette con la massima regolarità e nessun incìdente si verificò, uonoslante che la rapidità, ottenuta specialmente nei moYimcnti svoltisi nei primi ~ne giorni, avesse superato ogni più ottimistica aspectatÌ\'a.
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battag!ia dcll'J.<onzo.
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Il successo della nostra azione principale doveva venire in qualche modo facilitato da altre azioni concomi~anti, anch'esse non prive d'importanza, per quanto destinate essenzialmente a lasciare incerto il nemico e ad impedirgli di fare accorrere in tempo le sue riserve nella zona da noi più fortemente minacciata. L'azione decisiva del nostro VI Corpo d'Armata doveva, infatti, venire preceduta : - da un attacco del VII Corpo nella zona di Monfalcone; - da un attacco dell'XI Corpo verso il San Michele e da un altro, eventuale, del XIII sul Carso, verso il centro del settore; - da una potente azione, effettuata specialmente col fuoco, della 2~ Armata nella zona di Tolmino. Tutti questi provvedimenti dovevano rendere più sicura la sorpresa dell'avversario.
Oli ordini per la battaglia. Come già si è detto, Gorizia doveva essere conquistata dal VI Corpo d'Armata, forte, per l'occasione, di ben 6 Divis~oni, il cui Comando aveva disposto 4 Divisioni in prima schiera e precisamente: la 45a sul Sabotino; la 2f sul tratto quota 188- Oslavia; l'rr~ di fronte alle posizioni di Peuma e del Grafcnberg; la 12" sulla fronte Podgora -Calvario - Lucinico. Le Divisioni 43' e 47" erano state lasciate 10 nscrva. Dallo schieramento iniziale di tali forze, si rileva che ben 33 battaglioni venivano destinati all'attacco del Sabotino, attacco al quale il Comando del VI Corpo attribuiva bene a ragione una particolare importanza. Per quanto riguarda il nemico, in corrispondenza della testa di ponte di Gorizia, ci fronteggi;1va la 58" Divisione austriaca, alla quale avrebbero potuto facilmente e tempestivamente aggiungersi le forze di 5 o 6 battaglioni di marcia ; nonchè quelle Ji altri 3 reggimenti, allora in riposo od in riserva. Le artiglierie austriache erano alle nostre molto inferiori di numero; ma il loro impiego veniva reso particolarmente efficace dalle condizioni favorevoli del terreno, dalla lunga ed accurata preparazione del tiro e dall'opportuna scelta delle posizioni, .assai ben defilate, lungo la dorsale Kuk - monte Santo· San Gabrick e nella -stessa città di Gorizia.
t6 G Gli ord ini per b hattaglia, come già si è detto, ave\'ano lìnito col. prevedere, non soltanto la conquista della formidabile testa di ponte nemici: ma anche il passaggio dell 'Isonzo e la presa di possesso, sulla sponda si11istr;1 del lìumc, delle località più adatt e a faci litan: lo s\'iluppo dclk nostre ulteriori offensive. G li ordini Jdì nitivi vennero emanati d:11 Comando del VI Corpo d ' Armata.
Essi prcwdcvano, per lo sforzo princip:il c, un attacco al Sabotino, da effettuarsi con due colonne: una, al comando dell'allora tenente colonnello Badoglio) costim ita da 5 battaglioni, 2 co m pagnie dd Genio. :! batterie di liomhardc, r di Artigl ieria da mnnt:1gna ; l'altra, che don?\':t tendere piuttosto al costo ne di San Marco, al coma ndo del generale Ga,i.;liani. Gli urdi ni del C,rn;111do del VI Corpo lrArnuta pre\'cdevano inoltre: - un att;Kco dcl b hrigata « Abruzzi ,, contro O sl:i via, at tacco del l1u:1le :incbbe dovuto profittare la brigata ,, Lambro >, per con(Jlli stare la yuota 188 e ttuindi procedere: parte verso le quote 165130 t: Pcu ma e p :1rtc verso lj. 138-costone di San Mauro;
- un attacco contro le alture tli Peuma, affidato ali', 1~ Divisione, la quale doveva conquistare, con la brigata (< Treviso » , le alture di Peuma e con la << Cuneo » il villaggio <li Grafenberg; - un attacco del Podgora da parte della 12' Divisione, della quale la brigata ,, Casale ,> doveva conquistare il Calvario e quindi, da sud, la quota 240 ; la brigata ('Pavia » doveva tendere, invece, da Lucinico ai ponti dell'Isonzo.
La nostra offensiva doveva essere resa più feconda di risultati da una lunga ed accurata preparazione, per -la quale avevamo fatto tesoro dell'esperienza conseguita nelle precedenti battaglie, sp~cialmente per quanto riguarda gli adattamenti del terreno e la raccolta dei mezzi di azione, per la prima volta, sulla nostra fronte, finalmente adeguati alle reali necessit~. Fin dall'inverno erano stati costruiti, infatti, camminamenti. trincee, ricoveri anche in caverna, in corrisponden za delle nostre linee più avanzate. L a salcfa sistemazione difensiva del nemico. contro la quale dovevano volgersi i nostri sforzi, era stata riconosciuta e studiata in ogni particolare. Artiglierie e homliardc, wttratte alla 1' Armata ed alle truppe della zona Carnica, erano state schierate lun go la fronte della 3" Arm::na e specialmente in corrispondenza delle posizioni occupate dai VI Corpo. All'inizio dell'attacco per la conquista di Gorizi:1, la 3~ Armata poteva così disporre di hen 1288 pezzi di diverso calibro, di 138 bombarde di grosso calibro e di 324 di piccolo. Di tutti questi mezzi di distruzione, la maggior parte ven ne assegnata al VI Corpo, che ebbe così ben 745 pezzi di Artiglieria, 90 bombarde di grosso e 240 di piccolo calibro . In conseguenza, per il VI C:orpo d 'Armata potevano concorrere, con un'adeguata preparaz ione ed un efficace appoggio, all'azione delle Fanterie ben ro75 bocche da fuoco. tra bombarde ed artiglierie, tutte indispensabili ad aprire finalmente ai nostri Fami la via della vittoria a traverso i reticolati, le difese accessorie, i trinceramenti del nemico. Mai, nelle nostre azioni precedenti, avevamo potu to disporre di mezzi tanto efficaci.
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La conquista di Gorizia. Come era stato previsto, l'azione dimostrativa , affidata al VII Corpo d'Armata, venne iniziata, da monte Sei Busi al mare, il 4 agosto tblle truppe animate del pili fervido entusia smo.
Le Divisioni 14• e 16a attaccarono con grande valore le posizioni nemiche, conseguendo sensibili progressi. Durante questa azione compirono il loro eroico sacrificio il generale Antonio Chinotto, comandante la 14• Divisione, cd il bersagliere volontario Enrico Toti. L'uno che, ancora sofferente delle gloriose ferite riportate nell'agosto del 1915 sul San Michele e gravemente ammalato, volle partecipare alla battaglia, facendosi trasportare su una sedia; l'altro che, spintosi, a malgrado della sua mutilazione, tra i primi all'assalto e rimasto due volte ferito, raccoglieva, infine, le forze che ancora gli restavano per lanciare contro il nemico la sua stampella. L'azione del VII Corpo che, come abbiamo detto, era destinata a facilitare il successo dell'attacco principale, si svolgeva già da due giorni accanitissima, quando entrò in azione il VI Corpo. « Alle ore 7 del 6 agosto - narra il maggiore Tosti, con efficace chiarezza (1), ......., con tempo limpidissimo, s'iniziò il tiro delle artiglierie; alle 8 si unirono al coro poderoso quelle del Carso, effettuando una preparazione possente e coordinata di fuoco, quale non si era mai avuta nelle azioni precedenti. '( Le lince nemiche furono in breve investite rd :wvil11pp:itt" cb un turbine di fiamme e di fuoco. Il nemico rispondeva fiaccamente e con tiri disordinati; le sue difese, intanto, venivano sconvolte e qua e là spianate dalle nostre artiglierie e specialmente dalle bombarde, che facevano la loro prima, brillantissima prova. « Alle ore 16. allungato il tiro delle artiglierie, le Fanterie scattarono dalle trincee" · L'attacco conseguì subito favorevoli risultati sul Sabotino, dove le due colonne Badoglio e Gagliani non tardarono a raggiungere gli obbiettivi loro assegnati. Durante l'azione venne ferito, fra gli altri, lo stesso generale Gagliani, che fu subito sostituito nel comando della Divisione dal generale De Bono, allora comandante la brigata « Trapani )) . Intanto la lotta si estendeva rapidamente: verso Oslavia, conquistata dalla brigata <( Abruzzi i,; a quota 188, alla quale si era avvicinata minacciosamente la brigata << Lambro »; sulla collina del Grafenberg, conquistata eroicamente la quale, la gloriosa brigata ,, Cuneo », pur non essendo riuscita ad annientare la resistenza del for( 1) A~tEDEO Milano, 1927.
TosTI:
«
La guerra italo - au striaca 19 15 - r<,118 » , cd. Alpes,
170
tin o, ~w cva proseguito, con gagliardo impeto, fino al fiume ed aveva spinto anche Llualche pattuglia sulla sinistra Jell'Iwnzo. Sulle colline di Pcuma si era, inoltre, brillantemente affermata, a malg ra do delle gravi perdite subìte, la brigata e• Treviso i, : mentre la •< Pa\'ia ,., riuscita ad oltrepassare due lince nemiche, .i ntaccava la terz a, tra la ferro via e la strada Luci nico - Gorizia, e la brigata <' Casale ,, , raggiunta la cresta del Caìvario, aveva spinto i suoi clementi
il Sabotino . avanza ti lìno al Yillaggio di Podgora, benchè il nemico le opponesse, dalla (1uo ta 240, una tenac1ss1ma resistenza. La battag lia proseguì accanitissima e non subì soste neppure durante la no tte. N d l'oscurit~, anz i, la lùtta si svolse particolarmente cruenta per la necessità di respingere i contrattacchi, effettuati dal nemico con r abbioso acca nimento verso San Valentino e contro San Mauro. Noi po tem mo espug na re il fortino austriaco del basso Sabotino. Anche all'alba del g iorno 7 quattro hattaglioni austriaci contrattacca rono ancora sulla fronte San Valentino - San Mauro; ma furono ri.:spinti m l fuoco e con la baionetta dallo slancio eroico del 77" reg-g imento F anteria, rimasto, per b morte e le ferire di tutti (rii ufficia li superio ri, al comando di un capitano. ~
Una nostra colonna riusciva, intanto, nelle prime ore del m:ittino, a superare le difrse di val Peurnica; mentre verso sera due battaglioni della brigata r, Trapani » potevano occupare quota q8, impedendo così al nemico di minacciare 1e nostre truppe sulle posizioni g:ià occupate con eroico impeto. Il Sabotino era stato conquistato. Conquista - scrive il T osti tanto rapida e sic ura, da meritare a buon diritto la consacrazione poetica di Gabriele d'A nnunz io, rimasta poi quale motto della 45' Divisione:
Fu come l'ala che non lascia impronte: al primo grido avea già preso il monte.
ma, sugli altri tratti della fronte del nostro VI Corpo d'Armata, .la lotta era continuata per tutto il giorno 7. La brigata (l Lambro " aveva preso possesso della quota 188 e del dosso del Bosniaco; un reggimento della brigata (, Abruzzi)), dopo aver superata la quota 165, per un veemente contrattacco nemico, aveva perduto metà dei suoi effettivi ed aveva dovuto abbandonare la posizione già raggiunta. La 43" Divisione, tenuta in riserva al principio della battaglia, era stata chiamata in linea ed era riuscita ad incunearsi tra la 24" e la 45". Con l'intervento delle sue forze si potè procedere alla definitiva conquista di quota 165 ed alla cattura di 700 prigionieri, fatti dalla brigata (1 Etna ,, , che si era avanzata, con irresistibile impeto, verso Peuma. A malgrado dei progressi conseguiti dalle brigate <( Casale)) e « Pavia )) , il nemico resisteva an cora tenacemente sul Podgora ed, a nzi, verso le o re 21, pronunciava un contrattacco, contenuto e respinto con molto valore dal 12° reggimento Fanteria. Anche in corrispondenza del Grafenberg. il nemico aveva contrattacca to, riuscendo a mettere in critiche condizioni i reparti della brigata <<Cuneo )>, che si erano già spinti verso l'Isonzo e quelli che avevano occupato il villaggio. Ma, nel pomeriggio del giorno 7, anche la 48' Divi sione, chiam ata in linea, aveva potuto schierarsi fra l' II " e la 12", così che, il g iorno 8, la nostra marcia verso l'Isonzo venne vittoriosamente npresa. Durante la notte il nemico aveva iniziato, infatti, la sua ritirata sulla sponda sin istra del fiume. Nelle prime ore del giorno 8 le brigate " Trapani >) ed •<Etna >> conqu istarono il villaggio di Pcuma e raggiunsero l'Isonzo; la « Cu-
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neo ,., al comando del colonnello-brigadiere Pittaluga, rimasto g ravemente fe rito, cOlll]UÌstò finalmente il fortino ed il villaggio di Crafcnberg, rinnnv::indo le prove dell 'an tico valore; sul Podgora i di fe nsori della quota 240 vennero costretti ad arn::ndersi. Così qua~i t-utta la testa di ponte di Gorizia era o rm ai in possesso delle nostre truppe. che si affacciavano dovunque sul fiume; ma l'impeto delle nostrc Fanterie, sempre validamente appoggiato dalle artiglierie, non si arrestava per questo; mentre, ad animar e maggionn entc le truppe, concorreva ormai la vicinanza della mèta ed il pre~cntimc nto dell a vitto ria. I Fanti della brigata << Casale)) e della •< P;n·ia )), come già quelli della •<Cuneo,,, passarono il fiume a guado e le prime truppe, tra~ci nate dall'entusia, m (), avanzarono di corsa verso la città per tanti m esi contesa, per l)llanto mo lti g ruppi nemic i, tertacemcnte aggrappati al tern: no o rifugiati nelle caverne, r endessero, purtroppo, la nostra avanzata an cora assai cruenta, fino a qmmdo la nostra band.i era potè finalmente sventolare sulla stazione ferroviaria di Gorizia.
La vittoria, appagando finalmente i voti del nostro popolo e premiando col suo sorri so il valore delle truppe, costituì indubbiam ente un rapido e brillante successo, dov uto essenzialmente all'opportuna concezione e più ancora alla rncto<lic .1 , com pleta preparazio ne ccl all'efficacia de lle azioni concomitanti. Infatti , quando, il giorno 4 agosto, le truppe del VII Corpo erano m osse all 'assalto di quota 85, ad est di Mo nfalcone, per assicurarsi guesta posizione di ala e, nel tempo stesso, per distrarre l'attenzione del nemico, questi aveva creduto che si trattasse di una semplice azione locale; così che il 6 agosto, mentre tutte le nost re artiglierie e le batterie di bombarde ;wevano aperto un formidabile fuoco, l'anersario era rimasto sorpreso. Le date dei nostri successi per la cony uista cli Gorizia dimostrano l'i mpeto travolgente delle nostre azio ni . ll 6 agosto i pilastri laterali della testa di ponte erano stati conyuistati e piì:1 di 3.000 prigionieri, con 10 cannoni, erano caduti nelle nost re mani. Invano il generale Boroevic, comandante l'Armata austriaca, aveva ri vo lto un disperato appello alle sue truppe per stimo larle :illa resistenza. Proseguita accanitissima nei giorni 7 ed 8, la battaglia era stata vinta ed il giorno 9 le nostre truppe erano
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entrate finalmente a Gorizia, mentre il ro venivano occupate le pendici occidentali de!Ie alture ad est della città. Contemporanea ed egualmente felice nel successo, come egualmente difficile per la natura del terreno e la tenace resistenza di un nemico ormai abituato a ritenere le sue posizioni inespugnabili, era stata l'azione sul Carso. Tra il 6 ed il 9, conquistato il San Michele,
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240
" Podgc~a
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Srarago ra
, lucin,co"
Le posizioni int&rno a Gorizia.
era stata allargata la nostra occupazione, fiaccando i disperati contr~1ttacc hi nemici. 11 g iorno 10 un nostro vigoroso attacco aveva poi costretto l'avversario ad ahhandonare tutta b zona ad occidente del vallone, oltrepassato il giorno Jr dai nostri, c he il 12 avevano conquistato il Nad Logem ed occupata Oppacchiasd la, per raggiungere, dal giorno 12 al 15, il margine meridionale del Carso. Ma, a malgrado tldlc brillanti vittorie, gravissime difficol.tà nota il Barone -- si opponevano ancora ai nostri ulteriori successi
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sulla fronte giulì:i. Al centro di questa ci eravamo arrestati di fronte al San Gabriele ed al San Marco: più a nord l' Isonzo ci separava a ncora dal nemico, tranne che in corrispondenza della nostra testa di ponte di Pbva e di quella nemica di Tolmino: dinanzi a noi si ergeva l'imponente ostacolo dell'altopia no della Bainsizza; m entre a sud, a malgrado dei nostri note voli progressi, le posizioni più form idabili dell'altopiano carsico erano ancora in mano del nemico. Ma la sesta battaglia dell'Isonzo -- per la q uale avevamo perduto, tra moni e feriti, oltre 5 0.000 uomini - ci aveva procurato 16.000 prigionieri , molti milioni di cartucce e molte migliaia di colpi per !"Artiglieria, un ricco bottino di materiali di ogni specie; aveva assottig liato le forze nemiche di circa 40.000 uomini ed era servita efficacemente a rendere più fermi i nostri propositi ed a rinsaldare l::i nostra fede nella vittoria finale. La conquista di Gorizia - ·· scrive il (;doso ( 1) ~ aveva suscitato entusiasmo in tutto il Paese, che si era sentito fiero dei. suoi soldati e dei suoi generali; che aveva visto, con la conquista di viva forza di una zona fortificata, che gli stessi Austriaci avevano proclamato imprendibile e di una città cara a tutti gli It;1liani, compiersi un primo e tangibile passo nell'attuazione del piano dì guerra cd appagata una
.Jc.::llc ~ut: l'iù ,i,e ;1~pir,11,Ìo11 Ì ~ç 11 ti 1m 'n lal i. La fulminea presa del Sabotino :n ·e,·a mostrato di d1e cosa comandanti e gregari fossero capaci quando non mancavano i mezzi : e questi, che erano stati forniti senza economia: prima per far fronte all'attacco nemico sug li altipiani, poi per conqu istare Gorizia e rovesciare il nemico dal Carso di Doberdò, sarebbero sta ti in avve nire sempre più abbondanti e perfetti , poichè il successo militare e !XJlitico della sesta battaglia dell'Isonzo era un incitamento ai produttori d'ogni categoria per lavorare sempre più e per produrre sempre meglio, Esercito e Paese avevano concorso alla vittoria della 3° Armata, vittori a, i cui effetti non si limitavano a l solo campo della nostra particolare g uerra; ma si ripercuotevano anche sui fronti degli alleati, Si assottigliava ~empn.'. più b zona che ci separava ancora da Trieste e l'esercito italiano si avvicinava alle falde dell'altopiano di T ernova, la cui conquista avrebbe costituito una seria min accia per l'Austria. Questa era, perciò, costretta ad accrescere le sue forze sul fronte italiano, a scapito di (jlH:llo russo, dove le Divisioni germaniche ( r ) Cfr.
CARLO
c;ELo~o : ,< I.e h:ntagl ic d i Gorizia e ddla Bai11si7.za
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sostituivano quelle austriache, alleggerendo la pressione sugli eserciti francesi ed inglesi. Infatti, al termine della battaglia, le sette Divisioni austriache, che inizialmente difendevano il fronte dal Sabotino al mare, erano· diventate quattordici, oltre a numerosi battaglioni isolati ed alle formazioni di marcia ad immediato r.i ncalzo, il
M.S Gabr,ele
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cui impiego provocava recriminazioni da parte dell'alleato germanico, costretto, per parare alle debolezze dell'Austria, a ridurre i suoi effetti:i s.ulla fronte occidentale ed a non attuare completamente i suoi p1an1. Successo, perciò, non solo tattico e strategico di prim'ordine, ma anche politico, che si ripercuoteva su tutti i campi di battaglia di Europa; successo, il cui valore è messo bene in luce dalle parole di un generale germanico, il Falkenhayn , il c.1uale affermò che dagli avvenimenti dell 'agosto 1916 sul fronte italiano derivò una seria (<
crisi e provennero gravi difficoltà, non soltanto per l'esercito austr.iacn; ma anche per la condotta complessiva della guerra 1,. Ben a ragione JXTtanto il Capo dello Stato, col suo proclama del IO agosto, volle manifestare ai soldati (1uali fossero l'ammirazione e la riconoscenza della Patria per le meravigliose gesta da essi compiute: "Soldati d'Italia! Brc\•e tempo è trascorso da quando, con valore e tenacia più che ammirevoli, sapeste opporre insuperabile barriera a poderose forze che dal Trentino tentavano di shoccare nelle ubertose pianure d 'Itali,1. Oggi, con rinnovato ardimen to e con più salda fede. avete brillantemente conquistalo possenti baluardi dal nemico tanto a lun,go contesi. Mercè vostra, la Patria festante accoglie al suo seno Gorizia; mercè vostra un nuovo e grande passo è stato fatto sull'arduo e glorioso cammino, che ci condurrà al compimento delle: nostre s;111te aspira zioni. ,, Soldati d'Jtali:i 1 " La vittoria già si. mostra all'orizzonte e voi saprete certamrnte raggiungerla. Vi sia incitamento b memoria dei fratelli tanto gloriosam ente caduti: vi siano costante esempio gli eroi del Ri sorgimento nazionale che, con ardore e con cntusi::ism o pari :d ,·ostro, lott:t\·ano in passato contro lo stesso secolare n emico. Fino di essere il vostro Capo, vi ringrazio, in nome della Patria, che vi guarda con ammirazione, con amore. con riconoscenza . . Vittorio Emanuele .,. <,
Ed avC\·ano invero btn meritato ddla Patria i soldati d'Italia! Gli eroi del Risorgi mento dovevano esultare ; i figli si rivelavano degni dei padri e mostrava no al mondo di essere fermamente decisi a continuarne le gesta gloriose, conc1uistando alla Patria i sicuri confini assegnatile dalla Natura. Nel complesso ddlc operazioni dal 4 al 15 agosto furono pre~i al nemico 17.512 prigionieri, dei quali 384 ufficiali , :10 cannoni, 63 lanciabombe. 92 mitragliatrici, 1 2.22=; fucili ed 1111 ricco bottino di materiale da guerra di ogni specie. Il 16 il Com:indo Supremo ordina va di sospendere l'offensiva e <li rafforz:irsi sull e posizioni conquistate. Perdite: Italiani : 1.759 ufficiali e 49.473 uomini di truppa po~ti fuori combattimento. Austro - Ungarici: 862 ufficiali e 39.285 uomini di truppa, tra morti e feriti.
PARTE SECONDA
DALLA CONQUISTA DI GORIZIA ALLA VITTORIA FINALE
I.
LE TRE «SPALLATE >· SUL FRONTE GIULIO
La conquista di Gorizia, felice coronamento di una manovra, che il Barone non esitò a definire nafX>leonica, deve essere posta come afferma Io stesso Cadorna, nell'opera più volte citata - " in un unico quadro strategico con gli avvenimenti del Trentino e, per certi riguardi, deve essere considerata come il terzo atto di una stessa manovra, di cui i primi due sono costituiti dalle battaglie difensive del maggio e del giugno e dalle successive controffensive. Senza l'attacco austriaco del maggio - giugno, non sarebbe stato possibile sulla fronte dell'Isonzo la sorpresa, determinata dalla persuasione che aveva il nemico di paralizzare per qudl:anno qualsiasi nostra velleità offensiva, pur non avendo egli raggiunto il suo massimo scopo, che era quello di sboccare nella pianura vicentina e di determinarvi la fìne della guerra in _Italia,,. Il nostro successo, rappresentato dalla liberazione di una città particolarmente cara al nostro popolo e dal raggiungimento di una mèta, verso la quale tutti gli Italiani avevano accompagnato, in trepida attesa, gli sforzi dei nostri combattenti, aveva esercitato un notevole influsso sulla situazione europea ed aveva efficacemente contribuito a determinare l'intervento della Romania. Lo stesso Falkenhayn aveva dovuto scrivere in proposito (r) che gli Italiani, dopo la loro controffensiva, « avevano portate le loro riserve sull'Isonzo, dove attaccarono con forze superiori . Da parte :rnstro - ungarica non era stato possibile raccogliere le forze con h necessaria rapidit?t. Le truppe (austriache) che, dopo gli accaniti combattimenti sostenuti nel Tirolo, erano state ritirate dalla regione per essere buttate sull 'Isonzo, non possedevano più la forza di resistenza necessaria. In ogni caso l'importante testa di ponte costituita ad ovest di Gorizia venne perduta e con essa anche la città. Gli Italiani ( 1) FALKF.NHAYN:
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Die Obcrstc.- Heeresleitung
1914 - 19 16 .,.
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guadagnarono rerrrno in diversi punti ad oriente <.kll'lso.nzo e ne risultò una crisi molto grave per l'esercito austro - ungarico, tanto che, per ristabilire la situazione, fu necessa rio distogliere dal fronte o rientale alcune Divisioni austriache, che vi furono sostituite con truppe tedesche. E' superfluo insistere per far comprendere che que~ti provvedimenti ebbero per conseguenza, non soltanto le diffìcolt?1 nelle <.1uali venne a trovarsi l'A lto Comando austro-ungarico; ma anche quelle ch e si determin:1rono per la co ndotta ge nerale della guerra. ,, Le deleterie conseguenze dell'operaz io ne austriaca nel Tirolo si faceva no maggio rmente risentire e fra esse l'ulteriore intervento della Romania :il fianco dell'Intesa, intervento sièurame·nte detenninato dalle vittorie italiane sull'Isonzo )•. La cont1ui~ta di Gorizia che, compensandone finalmente gli sforzi, aveva rialzato le energie morali dell a nostra nazione, aveva indotto ancora una volta l'Italia a considerare con rinno va ta fiducia e con materno orgoglio la salda compagine dell'esercito e l'eroismo dei suoi combattenti. Per ljUanto riguarda la nostra fanteria, riesce opportuno riportare le ohhietti,·c considerazioni di un n o stro nemico, l'Arciduca G iuseppe, il quak. nelle sue ,, M emo rie d i guerra ", edite a cura dell 'Accademia Ungherese delle Scien1.e, così sc risse a proposito della sest;1 battaglia dell ' Isonzo: " Accanto alla tenacia dei nostri difensori, va rilevala la tenacia degli attaccanti che, senza pause ed in masse compatte, attaccarono, in certe giornate, un numero infinito di volte (9 agosto: diciotto assalti italiani). JI contegno ddL1vversario - c he, con le nostre truppe. ha dimostrato che cosa sia no patriottismo c<l eroismo - è stato semplicemente stupe ndo. Nonostante le perdite immense ed il nostro fuoco micidiak. le sue truppe hanno attaccato con sempre maggiore energia. U na cosa simile non si era mai osservata su altri fronti » (1). Ma, mentre i risultati della sesta battaglia erano stati così lusinghieri dai punti di vista morale e politico, ed ave,,ano avuto così no( r) Ecco_(JU:t nto lo stes~o Arciduca scrisse-. ncll'opcra citata, a proposito della sesta b:m:1glra dell'Ison zo: .. ~I 6 ag<,stn: ;rllc ore 7. da Tol111i110 ;il rn:irc ha inizio d'improYviso un ~uo~o mfern:ile d , tuni i calibri e .~pec ie delle bomhardc. Alle ore 13 tale fuoco e diventato un uragano. I difcmori subiscono gra,·i perdite e sono m css.i a dura prova da qun ta holgia infernale. Dalle ort' 15 hanno inizio g li assa lti alh ba1onc:t1:1 e I<" luttc corpo a corpo.
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tevoli ripercussioni nel campo internazionale, essi, pur avendoci procurato il possesso della conca di Gorizia e permesso di porre piede sulle propaggini del Nad Logem, di Oppacchiasella, del Cmi Hrib e del Debeli, non erano riusciti a mutare sostanzialmente la nostra « li nemico, con forze immense, viene all'assalto come un mare in tem pesta, ,gettando le sue onde una dopo l'altra senza tregua contro le pareti rocciose, sulle quali l'attendono i nostri difensori. « G li Italiani si impad roniscono così prima di quota 242, a nord - est , q uindi di quella vicina ed infine tielle d ue quote 275. Alle ore 16 le masse nemi(he con assalti furibondi ·- giungono a lla linea Ji altu re immediatamente :id occidente <li Cotid. Le perdite sono immense da ambo le parti. << La situa zione camhia cli momento in momento. Gli Italiani strappan o le posizioni. Ricacciati posc ia dalle nostre riserve, rito rnano all'attacco con sempre maggiore in sistenza. Alle ore 18 il San Michele è completamente in mano <lei nemico, il quale ha ava nzato anche su San Martino. Le brigate 1< Tosrana ", (< Trapani n, ,, Lambro » , ,, Abruzzi », " Etna " e " Pescara " att:iccano <lispe· rncamente la testa di po nte d i Gorizia e, dopo lo tte alternate, riescono a rimanere in possesso del Sabotino. « Il Comando <lei V II Corpo austriaco dispone che, nella notte dal 6 al 7, la 20" D ivisione proceda al contratt;1c,o per r.iprendere le posizi<mi del Sa n Mi chele. Q uattro banaglioni del 4~ reggimento H o nved e del 4.3" reggimento K u .K . (" due haw1glioni drl 46° rcggiment(I ric:ir.-i:1 110 parzialmenre il nem ico; ma questo, con le riserve giumegli nella noctc , riesce :1d :innullare completa mente j nostri sforzi. L 'Artig lieria p,.:santc e lc homhardc italiane hanno avuw oggi un 'attività spaventevole. " li 7 agosto. all"alba. la lotta corpo a corpo continua intensa e feroce per il possesso definitivo del San Michele. A lle 6 l'Artiglieria italiana riprende la sua atti\·ità con maggior furore. La situazione si fa d i momento in momento più difficile. Il nemiro tcnt:i di scendere dai pendii del San Michele e \'iene trattenuto a stenw. Si combatte tutta la g iornata per tent:ire di salv::ire 1:i situazione, arrestandoci sulla seconda linea. ,1 Iiitanto il XV f Corpo ha esaurito tutte-le-riserve, cosicchè .b 58" Divistone riceve l'ordine di abbandonare la testa di ponte d i Gorizia nella notte dal 7 all '8 agosto .. . " Sulla fronte del Vll Corpo d'Armata, le brigate « Sardegna ,., « Cata nz:iro l ,, ,, Rrescia » , " Ferrara n, 11 Pisa "· " Regina ", 11 !\1acer:na _;•; ,, Chieti ", " Padova )1 cd il 15° reggimento bcrs::i~lìeri sferrano. durante la giornata, hen novc: auacchi. Da ieri , sul fron te del XVI Corpo d'Armata, si combatte disperatamente. con sorte a noi avversa. A mezzanotte è g iunta noti zia che il nemiw (brig:ita "Casale n) ha occupato il Podgora cd il Sabotino. Tmto è perduto. li XV I Corpo tent:i inchiodarsi sulla ri va sinistra dell'Isonzo, perch:: un 'ulteriore ritirata significherebbe la perdita di tutto l'altopiano di Doherdò .. . " La situ:izionc ci impnne di resistere sulle at.tuali posizioni, in nrndo da non render<: illu so ri a l'intenzione del Coma ndo d'Arm:ita di riprendere il settore dell'Isonzo presso G orizia . Il Comando del V ll Corpo ordin a alle proprie Artig lierie d i ritira rsi ad oriente del Vallone.
situazione. Delle alture che circondavano Gorizia, quelle a nord e ad o ri e nte della città erano ancora in possesso del nemico, il quale domina va la conca dal San Gabriele, da monte Santo e dalle colline di San Marco. Tran ne che in corrispondenza della piccola testa di Plava e di Gorizia, J'lsonzo divideva anw ra le nostre truppe da LJUcl lc del nemico, le Lluali ultime possedcv:rno la testa di ponte di Tolmino cd al di là del fiume si ergeva l'altopiano della Rli nsizza. Anche più a sud le posizioni più importanti erano rimaste agli Austriaci, i Ljt1ali disponevano anco ra dei due formidabili capisald i del monte Trstd y (m. 645) e dell'Hermada (m. 323), che fiancheggiavano il terreno ascendente, con dolce declivio, da Oppacc hiasella a Casta-
gneVlzza. M:1, per il momento, non si poteva disporre di tutte le forze ncces~arie al conseguimento di obbiettivi importan ti e troppo lontani, mentre la situazione imponeva che si riprendessero al pit1 presto le ,, :\Ile ore 6 la lolla per il poSS<.'. sso dd San Mid,elc continua disperata, ma sempre in favore d egli Italiani. L·infcrno delle artig lier ie.- nemiche è indescri,·ihilc. Ua,·anti a Gorizia gli :Jl'venimcllli precipitano. Gli Italian i sccncl ono in grandi masse dal Potlgora e pa,sano ri su nzo , respingendo i difensori che Sl ri tira n o nclb cìtt:ì. 1\ I Con1a 11Ju Jd \' 1l l..'.o rpo si pc-n~a d 1 attac(a1 e g li lta lianì pt:r riprendere il San Michele, onde da r tempo- al :\.\" I Corpo di organi 7.7.:lr.\Ì a difna sulb sin istra dell'Isonzo, ma , \"trsu sera. il ncmiro è già pcn,·tr:Ho in Gorizia. l:osicc hi:, a lle ore 22,30, B<>n1c,·ic ordina la ritirata del \"Il Corpo n elle pm izioni di terza linra del \'allonc e d i quota 164 " . li ,, agosto l':\n:iduc.1 Ciuscppc su isse: ,. Le perdite fl(:i combattimenti deilc g iornate pre(cdcmi sono fortissime {50 per cento). ;';elb nolle gli Italiani hanno attaccato il 17'' H onn:d ben no\'c ,·oltc. L ' uragano di icrro e di f uoco non d iminuisce durante tutta la g iornata. Il nemico ,ontinua nei suoi sfor1.i e le brigate " Sardegna ,., (( Rc:-gina "· <• Padova ,., " Lombardia n , ,, Na poli >· cd <':\ equi ,. riescono ad aYanzarc tìno alla nostra SC(Onda linea. Alle or e ;io la battaglia , pa\·t: nt osa, che Jura v:1 tullo il giorno. raggiunge il massimo grado <fintc n sit:i. Attaccam.i e difensori fanno uso di homhc a ma no, haionctta , coltelli , , alc io di fucile. pietre. Entrambi sono stanchi mortalmente su questo Carso, dove ,:1n;.:uina i! fivrc <lì due Nnir:ni. '' :\ iarda none le· hrigatc "Casale » e « Pavia " minaci:ìano seriamente l'ala dest ra d c-I VII Corpo, CO$tringcmlolo ;1 ripiegare sul fronte di quota 45 ... " · " L' 11 agosto lotte di Artiglieria e movimt'. nto aYanzantc 1\egli Tt:ilia11i. Il 12 intensa atti,·ità di Artiglieria italiana durante la notte. Un attacco ad Oppacchiasclla t: respinto . . "_Panie'.> represso in alcuni reparti del VII Co rpo d'Armata austriaco (4 1 ·' !·am en a). Alle nrt'. 8.50 gli Italiani attaccano quota ;i12, riusc:e ndn, dopo una lunga lo tta (a lle ore 12). ;1 penetrare nelle nostre lince e ad :iccc rc hiare il 41 n reg~ime11to.
operaz10111, per evitare che il ncmICo s1 rimettesse dal grave colpo subìto a Gorizia. Per conseguenza, il lì agosto, il nostro Comando Supremo ordinò che, appena riordinate le truppe, si iniziasse la preparazione di una nuova offensiva, con obbiettivo le alture ad est ed a nord di Gorizia, incominciando da quelle di San Marco. Ma le ricognizioni, fatte cseguii:e tra il 17 ed il 23 agosto, dimo>:trarono che l'attacco alle alture di San Marco avrebbe richiesto una lunga preparazione, per la difficoltà di individuarne i ripari e le truppe nemiche nel terreno boscoso e molto coperto.
Per questa considerazione il 23 agosto venne disposto perchè le operazioni ddla f Armata sul Carso precedessero quelle per la conquista delle alture a nord e ad oriente di Gorizia . .. La lotta <lura per quasi Lutta la g iornata. Un contrattacco permette di rallentare la pressione del nemico. Comunqw: le posizio ni devono essere sta!1ilitc pi ù ad oriente. In tale g iornaca la 59• brigata (41° e 24° Fanteria) ha a\'Uto ::!1 morti, 540 feriti e 1 2 80 dispersi; 2 ;:a nno ni e .2 mitrag liatrici so no c:iduti i n mano al nemico ... >> . « li 17 agosto il nemico attacca <lavanti a Nova - Vas e riesce a penetrare nelle n ost re lince, ma ne è subito rigettato. Sul resto della fronte calma relativa. Anche !"Artig lieri:1 avversaria è meno attiva. Aumenta d'intensità soltanto dopo me7.zogiorno. L a sesta battaglia è finita. << Perdite del solo VTI Corpo d 'Armata austro - ungarico durante la bauatdia: ufficiali: morti 20, feriti 165, malati 28, dispersi 144: truppa : morti 1668, feriti 689 r, malati 505, dispersi 5035. « Tali dati sono però inc(Jlnplcti );, dice l'Arciduca, poichè dal suo Diario r isult:ino 2444 morti e 7288 feriti per il solo periodo 4 - I I agosto. Nd Diario l'Arciduca fa considerazioni che ci riguardano mollo ùa vicino e che con tengono uno splendido rirn11oscime11to <lei valore delle truppe jtaliane: " Nella sesta battag lia dell'Isonzo le nostre truppe hanno <lato il massimo d i rcndimemo; nè si potc\'a pretendere di più. Durante la hattagli:1 il nemicrt ò ha messo in situazioni criticissime, o ltre le quali soltanto lo sfacelo era concepibile; g li Italiani non sanno quanto siano stat i vicini alla vera vittoria, vi ttoria che avrebbero senza dubbio potuto ottenere, se pur è vero che noi saremmo caduti fi no :ill'ultimo uom o. " Tuttada essi considerer:inno q uesto come un grande successo ed i Romeni prenderanno ora coraggio per attaccarci. ,, In occasione di uno scontro ùi fron te ad Oppacrhiasella il Re d·1talia pare sia st:ito spettatore delle lotte furibonde svoltesi fra Italiani cd Ung heresi. Certo avrà avuto modo di apprezzare contro quali rruppc d ovcv;111n rombattcre i suoi valorosi so ldati ... >> .
Di tale decisione si dolse il generale Capello che, nel lI volume delle sue ,, Note di guerra >,, si domandò se fu veramente conveniente la scelta del Carso come obbiettivo della settima battaglia del l'Isonzo, visto che il punto dehole del nostro schieramento era la tc~ta di p<>nte di Tolmino (' per la 1..1uale il nemico possedeva uno sbocco offensivo minacciante tutto il nostro schieramento sull ' Isonzo. L' andamento delle vallate e delle alture dall 'Isonzo al Tagliamento aumentava il pericolo ai nostri danni. La testa di ponte di Tolmino era fortissima e quasi imprendibile di fronte. Le tristi esperienze del passato cc ne arnmomvano. « L 'ahopia no del la Bai nsizza rappresenta \'a, ri spetto a Gorizia. un baluardo settentrionale, simmetrico a quello meridionale del C:1rso. Sotto l]Uesto riguardo il rimci re ;1 dominare l'uno piuttosto d1e l'altro poteva sembrare di eguale.: valore. Pcn'i dalla Bain sizza, oltre a minacciare direttamente la formidabile cintura settentrionale della conca goriziana. si sarebbe potuto colpire di fian co e di rove~cio anche la testa di ponte di Tolmino, e 1..1 uesto vantaggio do \'e\':t essere tenuto in gran conto. Inoltre il nemico sul Carso ci attendeva cd era p ronto ;1 riceverci; esso sapeva che noi volevamo marciare di-n:ttamentt: rn Trie~tc e ci ~liarrav:1 Li strada. ,, Sulla Bamsìzza, invece, non ci attendeva cd avremmo potuto sorprenderlo. Ma i mezzi erano concentrati sulla fronte dell a .3 ' Armata. ,, Esami nando poi la LJUCstione da un punto un po' pitl vasto, dove va appa rire · evidente che, poichè il pericolo era all'ala sinistr:, del nostro ~chieramento, ogni avanzata dell'ala destra ne avrebbe accresciuto l'a normalità ed aumentato il pt:ricolo "· ln realt21 il Cadorna aveva ancora qualche dubbio. Il nostro Co111ando Supremo aveva -la sensazione che i mezzi. e specialmente le artiglierie. erano ancora in sufficienti per iniziare una nuova grande offcnsi va. Senonchè, come scrisse il Rencivenga (, ). l'intervento nel confliuo della Romania indusse il generale Cadorna a sfruttare ljuella che parve una situazione fa,·on:volc, per costituire una g rande testa di ponte di lù di Gorizia, per J'eventualit;1 che le operazioni dei Romeni, in concorso con quelle dei Russi , riaprissero Liu_d!e P?ssibilit'.1 che erano mancate nel m :1gg(o 1915, per !'!nazione 1,e1 Serbi e per 11 crollo del frontè russo a Gorltce. Tale dec1s10nc 11nponeva la ripresa immediata delle nostre operazioni , anche per con( 1) Cfr.
Bo:n n!'-G\: <Jp . cil.
correre a quelle che i Franco - Inglesi avrebbero dovuto riprendere sulla Somme, i Russi in Volinia e sui Carpazi cd il generale Sarrail sulla fronte macedone. Nella realtà l'azione dei Franco - Inglesi e dei Russi non fu , e non poteva essere, tale da faci litare l'arduo compito che l'esercito romeno s1 era assunto e l'unico appoggio concreto alle operazio111 romene fu dato esclusivamente dal nostro esercito. Soltanto dopo un colloguio col Comandante della f Armata, il Cadorna decise di attaccare sul fronte carsico, contro il nemico sistemato ad est del Vallone. Quindi eg1i prescrisse: m omentaneo contegno difensivo alla 2 " Armata cd offcn si va decisa alla 3' Armata, rinforzata con truppe e m ezzi di altri scacchieri, con obbiettivo .il Tre Stelle (Trstely) e l'Hermada. Attività su tutta la fronte e particolarmente dove era. . . no m corso opcraz10111 . . 1mportant1. ,e Questa e non al// generale Luigi Capello. tra - scrisse il Benci\'enga -, fu la genesi delle cosiddette )pallate sul Carso ,;. 11 no me di spallate si deve alla caratteristica impressa alle operazioni, che dovevano essere interrotte non appena la lotta avesse ripreso il carattere <li guerra di logoramento, per rendere m eno sensi bili le perdile non compensate dal successo.
I
8 (j
Presa la decisione suddetta, il Cadorna emanò le disposizion i ncccs~arie cd aumen tò le forze a disposizione della .3" Armata, assegnando a questa le Divisioni 4' , 28", 3_3". 5' e 41 , la b rigata <( Cata~ nia ,, cd una brigata bersaglieri proveniente dalla Carnia. Inoltre venne posto a disposizione delb 3' Armata il XIV Corpo d'Armata, tolto alla J " Armat;i. La 5' Armata austriaca prevedeva il nuovo attacco cd il mese di intervallo fra la sesta e la settima battaglia dell' Isonzo le aveva dato la possibilità di rafforzare le sue lìne~ e di aumentare i suoi effettivi e le sue artiglierie.
La settima battaglia del l' Isonzo (14 - 16 settembre). All ' ini zio della settima battaglia, che il Maravigna chiama hattagl ia di Comen (1), le nostre Armate 2 · e .3" avevano le forze ~eguenti: 2'
IV Cor po d'Armata
!I Corpo <LA.rmat:1
\
Truppe settore di Saga Gruppi Alpini I e JI 8" Divisione
;
\ Dal
Romho n a C:anale.
~· Divisione I Da Canalè allo ) .:P" DiYisionc Galleria Zagora. ( ,. Divisione ~
'
I
sbocco
sud
.)
VI Corpo d'Armat:1
~
XXVI Corpo
~ 43" Divisione
10•
I 24'
Divi\ione Divisione
d'Armal;1
t
48" Divisione
VIII Corpo
~\ (
I I•
d'Armata
Armata
Di\'isionc
12'' Divisione
46" Division i.:
D:11!0 sbocco sud Gall eria Zagora a Castag nevizza. Da Castagne vizza San Pic:tro.
;}
sud
dì
Da sud di San Pietro :~ I Vippacco.
3• Divisio ne Cavall eria; Premar iacco. Moimacco. ( 1) Cfr. \faR.w 1cs:.~: ,, Le undici b:m:iglie Jdl'l \<Jll'l.O "·
dl7
3" Annata XI Corpo d'Armata
XIII Corpo d'Armata
~
Divisione Divisione 12' Divisione 49• Divisione
\ Dalsella.Vippacco
\
18" Divisione V, Divisione 34" Divisione
!
~ ( I
VII Corpo d'Armata Riserve :
23" 21•
16" Divisione f Divisione 1" Divisione Cavalleria
l
1
{ 4' XXIV Corpo d'Armata
XIV Corpo d'Armata
Divisione
) 33• Divisione / 28" Divisione
l
47'
Divisione 45' Divisione
~
ad Oppacchia-
Da Oppacchiascl la al laoo di ;:, Doberdò.
~
Dal lago di Doberdò al mare.
? Chiropies-Medeal a disposizione della f Versa - Romans Santa Maria la Armata . Longa
j
j
Vi lesse - Borgnado Corona-Mara no
1" brigata bersaglieri: C. T revison - C. Viora; brigata Turrizza, a disposizione della 3• Armata.
disposizione del Comando Supremo «
Catania n :
La nostra 3' Armata era quindi costituita dai Corpi d' Armata XI, XIII, VII, con un totale di IO Divisioni, 185 battaglioni, 43 squadroni, 450 pezzi di grosso e medio calibro, 504 pezzi di piccolo calibro, 5]6 bombarde. Gli Austro - Ungarici opponevano il VII Corpo d'Armata cd il Gruppo Schenk: 79 battaglioni, 148.000 fucili oltre alle :irtiglierie. Fscluse le riserve, le nostre forze erano :ill'incirca il doppio di quelle avversarie. Gli Austriaci (ala meridionale della 5a Armata) erano schierati col VII Corpo dal Vippacco a Nova Vas e col Gruppo Schenk da Nova Vas al mare. Con le artiglierie disponibili, il Comando ddla 3" Armata giudicò di non poter attaccare su tutto il fronte (13 chilometri) e pertanto si propose, in seguito a direttive del Comando Supremo, di esercitare lo sforzo principale con la sinistra: cioè sull'orlo settentrio-
188 n:1lc dell"alto piano carsico, per la ripercussione che un ';monc fortunata su questo settore avrebbe avuto nella conca di Gorizia. Il Corpo italiano destinato allo sfondamrnto era l'X[: il Xlll ed il VIJ dovevano assecondarlo; la 2' Armata avrebbe concorso con 1':1ppoggio di parte delle sue ;1rtiglierie. 14 settembre. -- Dal giorno 10 al 13 le nostre artiglierie e le lxnnbarde intc nsilica no il fuoco; il mattino del 14 ha inizio il tiro di preparaz ione ,, tutto colpendo cd annientando - come sc ri sse lo stesso Cadorna - dalle lontane cave rne, dove resta va no celate le bocche da fuorn . agli osservatori blindati "· sebbene all 'dficacia dd nostro fuoco si opponessero le condizioni atmosfcricht. Nel pomeriggio, sotto una p ioggia dirotta , vier:e sferrato l'attacco delle Fanterie. L'X[ Corpo d'Armata (Cigliana) alla ~era ha progredito lentamente vnso il Vcliki Hribach, imp:i.dronendosi dd così detto <· bosco quadrangolare >) ; scarsi risultati ha ottenuto il X.III contro le difese di Nova Vas ed il VII verso quota 14+ Un \Ìolcnto tem porale, scoppiato nella none, aumenta le difficoltà e le fatic he. 15 settembre. ······ Le truppe it:ilianc riprendono l'attacco: San Crado di ;-.krna è pn::s;1 dall'XI: il XIII non riesce che a conquistare circa 300 mctn di trincea presso b ~rrad:i Uppacch1asdla - Castagnevizza; il V[T \Ttk fai! ire tutti Ì suoi sforzi. r6 settembre. -- Il ncrnid) oppone sem pre tenacissima resistenza l" piì:1 volte contrattacca. Gli atta(chi dei nostri tre Corpi di Armata non possono conseguire che sc:irsi risultati. Solo si riesce ad occupare Li t]UOta 201 dall 'XI, q. 208 dal XIII e q. 144 dal VII Corpo. 17 ~en cmbre. - I nuov i sforzi degli Ttab ni falliscono sulla fronte dei Corpi d ' A rmata XI e VII ed ottengono qualche Iieve \·;rntaggio su lla fronte del X/li. L ·esaurimento dei nostri reparti è n1dente ed il Coma ndo Supremo italiano decide di sos1~endere l'offensiva. dando al tempo stesso disposizioni ptr la prossima avanzata. Frattanto la 2' Armata aveva svolto, sulla sua ( rontc, un 'attiYit:1 <li.mostrati va: il rv Corpo aveva effettuato la progettata azione contro 11 Rombon e lo J;n·orcek, che non aveva avuto esito felice. Perdite nostre: 771 ufficiali, 18 ..:po uomi ni di truppa: austriache: 330 ufficiali e 19.456 uomi ni di truppa. La prima linea a,·vnsaria a est del Vallone- era rimasta rotta per q~iasi 3_ chilometri di fronte, fra il Vippacco e q. 265: per poco più d1 1 ch1lometro a esr di Oppacchiasclla ; per circa :200 metri a q. 208
sud; per circa 400 a q. 144; in tutto il resto del fronte l'avversario aveva conservato le sue posizioni. Il Cadorna nelle sue « Memorie )> riconosce che i risultati ottenuti erano scarsi, specie in rapporto agli abbondanti mezzi impiegati, alla diligente e laboriosa preparazione, al fatto che l'operazione era stata iniziata di sorpresa e che le forze ddl 'avvcrsario non erano certo cospicue; cd attribuisce la scarsezza dei risultati ali 'insufficiente
Monte Santo.
prontezza della Fanteria nell'avanzare sotto l'arco dcli.e traiettorie della propria Artiglieria; alla tendenza dell' Artiglieri a a spostare troppo presto il fuoco sulle seconde lince, mentre le prime non erano state sufficientemente colpite; ma sopra tutto alle condizioni ;itmosferiche sfavorevoli, che resero aleatorio il tiro di distruzione delle bombarde, ostacolarono gravemente l'osservazione dei tiri del I' Artiglieria ed opposero insuperabi li difficoltà all'impiego dei proietti a gas nei tiri di controbatteria. Effettivamente questa ,, spallata », sebbene condotta con mezzi superiori a tutte le nostre precedenti offensive, non aveva dato i risultati sperati; e ciò, secondo il Bcncivcnga, per il cattivo tcm po e per l'affrettata preparazione.
L'ottava battaglia dell'Isonzo (10- 12 ottobre). Sospesa la prima ,<spallata )) , il Comando Supremo diede ordine pcrchè al più presto fosse vibrato al nemico un nuovo colpo, allo scopo di concorrere ad alleviare la pressione sui Romen.i. Questa volta , però, l'attacco principale dovev,1 essere esteso all' ala destra della 2 • Armata (Vlll Corpo), che doveva concorrere con un'azione in forze sulla dorsale ad oriente della Vertojbiea. L 'Armata ritenne anzi di dovere, sia pure con attacchi secondari', estendere l'azione al contiguo XXVI Corpo sul San Marco. La 2 • Armata disponeva dcll'VIIr e del XXVI Corpo ; la 3' Armata dei Corpi d 'Armata Xl, XUI e VII ; erano in riserva il XIV e la 23" Di visione del XXIV; a disposizione del (',o mando Supremo la 28" DiYisionc. Truppe effettivamente impiegate: 166 battaglioni e 24 squadroni . Il generale Boroevic aveva schierato le truppe della 43' Divisione, del VII Corpo e del Gruppo Schenk rispettivamente fra il San Marco ed il Vippacco, dal Vippacco a Nova Vas e da Nova Vas al mare: in complesso 101 battaglioni, ai quali se ne aggiunsero 9 durante la battaglia. Il eattivo tempo costrinse a rinviare al 1 o ottobre attacco, che era stato già predisposto per il 5 coi tiri di preparazione del giorno 4 ottobre. 10 ottobre. - L 'XI Corpo ottenne qu alche \·a ntaggio alla sua d estra e verso il Velìki. Il XIII ebbe più fortuna avanti a Nova Vas ed in direzione di Hudi Log, dove parecchi r eparti austro - ungarici vennero catturati; il VII non JX>tè conseguire alcun risultato. A no rd del Vippacco le truppe della 2' Armata conquistarono elementi di trincea a sud - est di San Pietro ed il costone del Sober e riuscirono ad impossessa rsi di quasi tutto il triangolo ferroviario. 11 ottobre. I contrattacchi nemici furono respinti: le nostre truppe fecero qualche progresso; la situazione rimase quasi immutata a nord del Vippacco. In proposito il Pitreich scrisse (1): (( Fu una lotta tremenda, che fece di quella giornata una delle più memorabili fra le tante delle g randi battaglie combattute sull 'l sonzo. Le perdite dell'Armata in quei g iorni venivano già calcolate a circa 24 .000 uomini ; si era perduto anche non poco materiale bellico e 41
r
( 1) Cfr. PnREICH : dcirJsonzo ,; _
«
La grande gm·rra austro - ungarica. Le unJici battaglie
pezzi erano stati posti fuori servizio a causa del tiro avversario e per l'eccessiva intensità del proprio tiro ». La situazione austro - ungarica era veramente angosciosa; ma, alla sera dell'n, il Comando Supremo italiano ordinò che le azioni offensive della 2• e della f Armata venissero sospese, per venire riprese dopo una quindicina di giorni. 12 ottobre. - Nonostante tali ordini, la spinta iniziale non potè essere arrestata e, nella giornata del 12, si verificarono ancora, su vari tratti della fronte, attacchi italiani, che in taluni punti raggiunsero l'intensità dei giorni precedenti; ma i risultati furono scarsi. Perdite nostre: 783 ufficiali, 24.000 uomini di truppa. Gli Austriaci perdettero 199 ufficiali, 21.800 uomini di truppa. In complesso l'ottava battaglia aveva imposto all'avversario la perdita di posizioni importanti ed una notevole riduzione nei suoi effettivi. Il nostro XI Corpo d'Armata era penetrato nelle linee nemiche, eccetto che nel settore San Grado - q . 123, per una profondità da 1000 a 300 metri su una fronte di circa 2 chilometri e mezzo; il fortissimo <( naso di Lokvica n era stato superato. La linea raggiunta il 12 ottobre poteva considerarsi come posizione di partenza per il futuro attacco della linea Vcliki - Pecinka -q. 202. Il XIII Corpo aveva anch'esso conseguito vantaggi importanti, specie con la conquista di q. 208 sud e di q. 144. L'VIII Corpo aveva sfondato la prima linea nemica fra il San Marco c<l il Vippacco ed, in corrispondenza dell'ala sinistra, aveva conquistato anche la seconda linea; il XXVI si era avanzato fino alle pendici di q. 102, prendendo saldo possesso del varco stradale e ferroviario di Ovcja Draga. II nemico, avendo abbandonato la sua prima linea ad oriente del Vallone, si era ritirato sulla seconda, che aveva per capisaldi principali il V eliki, il Pecinka, q. 102 e gli abitati di Loquizza e di Hudi Log (Bosco Malo). Il Comando della 5" Armata austro - ungarica scriveva al suo Comando Supremo: <• Le tre ultime hattaglic hanno dimostrato che il nemico è diventato un altro dallo scorso anno: esso ha molto imparato, si è giovato <li tutte le esperienze della moderna tecnica di guerra cd ha cercato di dare ai suoi attacchi carattere analogo a quello degli attacchi francesi sulla Somme. E di ciò occorre tener conto. Il periodo dal principio dell'agosto ad oggi è costato all'Armata roo.ooo uornm1,
per la piti gran p:irtc morti e feriti ... Una nuova battaglia, che è da prevedersi non lontana, non si potrebbe sostenere che con est rcrn;i difficoltà , ..
La nona hattagliadcll 'lsonzo (3 1 ottobre -4 novembre). A propmito della nona battaglia ddl'rsonzo, che egli chiama ,, battaglia del F:1iti ,) , il Maravigna osserva ~iustamentc: ,, Se noi avc ~~imo ~olt;111tn ascoltata b \'OCC del nostro interesse. dopo otto me~i di lotta sostenuta lp.wsi senza imcrruzionc sull'i ntero fronte, :1\'n: mmu dovuto, dopo l'ottava offensiva dell'Isonzo e nelle condizioni atmosferiche as~olutamrntc prnibitive dell'incalzante ;rnwnno, asrcncrci d:i o~ni ulteriore offe11~i v:1 e prendere i <.Juanicri d'imcrnn . .. Però l'Itali::i non LKcva la guerra ali' Austri:, per proprio conto: ma lJUalc ele1nento attivo di una lcga che lottava contro un'altra lcg::i e. per conscguenz::i, b sua nione militan.:, come del resto quella politica. doH·,·a armonizzarsi ndl':izionc comune, anche quando J'inrnc~se p;1rticolare induceva a diverso consiglio" (1). l·. la ~1 tu ;.1z H1He gencrak suggcnva senza duhli10 la nuov:1 ot feu sin poicht:. w111c n o ta il Segato. in Francia i Tedeschi aveva no suhìtn lo ~cacco di Vcrd1111 , e ll('lla co~Ì detta " battagli:1 della Somme , an· vano .1vuto enormi perdile di uo mini cd anche di materiali: nell'Asia :'v1inore l'Frzigi:111, Hcrzerum e Trebisonda erano caduti in mano dei Rus~i . i qu:;1i. trattenuti nella grande offensiv::i del giugno dalla controffemiva tedesca, mantenevano però nc::lla Galizia orientale attit udine minacciosa. La Romania, sotto l"influenza dei successi francesi e rm~i e della nostra vittoria d i Go ri z.ia, il 29 agosto era cntr;ita in guerra cd aveva invaso la Transilva nia, procedendo in armonia con l'ab si nistra russa operante nei Carpazi. Ed appunto per mettere fuori questione il più presto possibile quel molesto nuovo nemico, un esercito au stro - tedesco, sotto il generale: Falkenhayn, era mos~o contro di esso dall'Ungheria, mentre un altro esercito turco tedesco, sotto Mackenscn , l"assa liva dalla Cern::ivoda e dal Basso Danubio. Così stando le cose, il 16 ottobre il Comando Supremo st,1hilì che k Armate 2 " e 3" si tenessero pronte dal giorno :24 a riprendere ( r)
1\-hl{.\ vtG:-\ :
op. cit.
1 93
le azioni offensive: al Comandante della 3" Armata fu af fìda to il compito di precisare i] giorno, dovendosi tenere il debito conto delle condizioni atmosferiche. Il nuovo attacco doveva svilupparsi sulla medesima fronte e secondo le stesse direttive impartite per la precedente offensiva, in modo da costituire il naturale proseguimento di Llucst'ultima e l'efficace sfruttamento dei non molti e non decisivi successi conseguiti.
Fanterie al/'c1s_;a/to sul San Daniele.
Mentre ]a 2'' Armata avrebbe conservato il suo compito dimostrativo e la 3" Armata, qualora l'avversario avesse tentato un grande sforzo contro la fronte italiana, avrebbe dovuto resistere ad oltranza sulla linea del Vallone, i nostri Corpi d'Armata XI e XIII avrebbero dovuto riprendere l'offensiva col concorso dei Corpi VII e VIrI della 2" Armata. Alla 3" Armata erano stati assegnati anche i Corpi IV e XXIV. L o scatto ddk Fanterie, effettuato di sorpresa e nd medesimo istante, doveva essere seguito da un'avanzata decisa, alimentata e sospinta di continuo da tergo, per non lasciare esaurire le prime linee, per proteggerle da ogni tentativo di aggiramento e per assicu~ rare l'immediata reazione delle Fanterie ai prevedibili contrattacchi del nemico.
Secondo il Corsd li (1), per la nuova battaglia, la f Armata disponeva di 162. battaglioni, 32 squadroni, 417 pezzi di grosso e medio calibro e 408 di piccolo calibro, 62 batterie di bombarde. La 2' A rmata partecipò alla battagli:1 con 61 battaglioni, 265 pezzi di grosso e medio calibro, 228 pezzi di piccolo calibro e 284 bombarde. Gli Austro - Ungarici disponevano di 91 battaglioni, più r9 di ri serva. e di 543 pezzi. Lo schieramento delle forze contrapposte era il ~cguente: /t11/i1111i: 2 ' Armata (Corpi XXVI ed Vili); 3'' Armata (Corpi XI, Xlll , Vll in linea; XIV nella zona di Joanniz, XXIV nella zona di Pavia d "U<line). Austriaci : a sud del Vippacco: VII Corpo dal Vippacco a q. 56 (lago di Doberdò); Gruppo Scl1enk da q. 56 al mare. Di (rontt: alla nostra 2 " Armata: il VI Corpo, dal Vippacco a Grazigna. ll generale Borocvic, pn:veùendo una ripresa della nostra offensiva, aveva riordinato le sue forze e rafforzate le posizioni. Il cattivo tempo, sopravvenuto il 24 ottobre, indusse il Comando della 3• Arniata a rinviare l'attacco al 29; ma i tiri dell'Artiglieria avnano a\·uto inizio il 25. l i 29, sempre a causa dd maltempo, LulaC<:o ddla F:111tcri:1 ve111H.: dclìnitivamcntc rinv.iato al 1'' novembre. Dopo un viole nt o fuoco di di~trnziùne, iniziato nella giornata del 3l ottobre, alle I r del giorno successi\·o le Fanterie della .r' Armata mossero ali 'attacco. La lotta -- scrive il Corselli ---- fu aspra e rabbiosa e fruttò la con(iuista del Vdiki Hrihach e del Pccinka , vantaggi fra Oppacchiasdla e Nov:1 Vas, a<]- 144 e mila ~ella fra 'l· 144 e ll- 208 sud. II giorno dopo il nemico effettuò un violento contrattacco. riprese :1lcunc posizioni già perdute ed in qualche punto riuscì a far ripiegare k nmt rc num·c lince avanzate; ma la crisi delineatasi nel mattino \·enne su1)crata verso mezzo«iorno e nel 1)omeri<r2.io il nostro attacco \'enne ripreso. 1;x1 Corpo d"Armata conseguì impor ta nti successi cd espugnò il D osso Faiti; il XIII <>tten11<: t]Ualchc vantaggio sulla sua destra; il VII non modificò Li sua situazione. Il Comando Supremo ordinò allora di sistemarsi a difesa nelle posizioni raggiunte, dopo averle rettifìc:ite ed allargate, approfittando di ogni occasione favorevole, e di riordinare k truppe per una prossima ripresa offensiva. ~
( I) CoR;.H.LI : op. cit.
b t.}
1 95
II 3 novembre, nonostante la decisione di sos pendere le operazioni offensive, per iniziativa del Comando della 3'' Armata, si end, di migliorare la linea raggiunta con l'occupazione di LJ Ualchc c..1uota oltre San Grado di Mcrna ed oltre il Vippacco. Questa decisione fr ustrò .il contrattacco preparato dagli avversari, i quali preferirono non abbandonare il terreno bene o rganizzato per la resistenza. l n ostri attacchi. vennero ripetuti anche il giorno dopo; ma senza alcun esito.
/11 trincea sul Carso.
Fr;1ttanto Le truppe della 2~ Armata, che avevano di fronte il XVI Corpo austriaco, avevano conc.1. uistato, nella g iornata del r'' novembre, g. 123 n ord ad est di Vertoiha , Casa due Pini e punti importanti su q. 171 di San Marco. li 2 novembre non erano riuscite però ad aumentare i progressi p<:r le difficoltà del terreno e per la resiste nza avversaria. Sulla bassa Ve rtoibizza k no~trc trnppc avevano attaccato in taluni punti con l'acqua lino alla cintola . Nella g iornata del 3 si svolsero ancora , su questa fronte, attacchi sporadici, e nella giornata dd 4 l'azione della 2 " Arma ta si limitò ad un u,n cc,rso di fuoco a favore del! 'XI Corpo. In definitiva -- conclude il Corsclli - con la 9" battaglia avevamo fatto un importante sbalzo avanti, nella parte settentrionale
del Carso, per una profondità di più che 5 chilometri oltre il Vallone, tanto che, come scrisse il .l~enc.:rale Horoevic stesso, <1 la zona che proteggeva immediatamente Trieste, si assottigliava sempre più e ad ogni passo indietro la fronte si allungava m aggiormente e si rendeva scm pn: più ingente la quantit:it di truppe necessarie Il . Le nostre perdite furono di 1.014 ufficiali e di 34.614 uomini di truppa : quelle rwmiclic, secondo la Relazione austriaca, di 28.000 llOITillll.
Sulb nona hatt:1g lia dcll'lsonzo, il Pitrcich, nell'opera già da noi ricordata, ~cri ~se: " Le trupp:: :1L taccanti avevano dato prova di grande addestramc11to, di grande valore e non si era no preoccupate delle perdite, come d imostrava no i loro ripetuti attacchi a massa contro le zone nelle quali l::t resistenza perdurava; per altro dagli ordi ni d' attacco si rikvava la preoccupazione costa nte di stabilirsi nelle.: posizioni conl]UÌstate, siccli<': <': comprensibile che le truppe, assillate da tale preoccupazio ne. non riuscivano a trovar via liher:1 attra verso il sistema
dìfcmìrn ;1vvcrs:1rio ,, . La ~tc~sa Rèh z ione austriaca osserva, cd è: \·crn. che le quattro battaglie d.1ILtg<h to al novemhrc an:vano sottratto alle nostre Unità molti fra 1 1111glior1 comlxmcnri ; il che, mentre era in cono la costitu1,ionc cli p:1rcccl1ie 11t1<ffe brigate, non poteva non produnT un sensibile indebolirncnro nell a capacir:1 combattiva delle nostre Fantene. Certo è che, come nota il Bollati, 11<:lrcconomia generale delle forz.e delle Potenze n :ntrali, la 11011:1 ha1ta glia valse a richiamare sulla nostra fronte altre 7 brigate d i Fantcri;, oltre a numerosa Artigl ieria. Il nemico avcv:1 rnsì alleggerito la sua pressione sugli altri te;1tri di gucrr:1, facendo accorrere sul nostro fronte. durante le nostre ultime 4 battaglie dell ' Isonzo, ;1ltrc 10 Divisioni.
Durante il 1~p6 importanti operaz10n1 cr:1110 state compiute anche nc!lo scacc hiere m o ntano. Alla fine di luglio, ~ullc Alpi di Fassa, erano stati occupati il passo di Rolle, la Cavallaa~, ed il passo di Colbricon . Il 27 agosto fu preso il Cauriol. La 4'' Armata proseg uì col G ruppo F errari le opera;,ioni in quel settore <:, nel ' eltemb re cd ai primi di ottobre, furono con(]Uistati;
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q. :n.38 a nord del Cauriol, il piccolo Colbricon, la Costabclla e le altre vette della linea Cardinale e della Busa Alta. Unità della 1a Armata combatterono, inoltre, attorno al g rande pilastro del Pasubio. Fra il IO ed il 12 settembre la 44° Divisione tentò invano di allargare la nostra occupazione del Pasubio verso l'alpe di Cosmagnon ed il Roite. Il 9 ottobre, con sforzi proseguiti fino al 20, le nostre truppe si impossessarono cli tutte le creste del Cosmag11on, del pianoro fino al Roite e del dente ciel Pasubio ; quest'ultimo, però, dopo un'accanita lotta e dopo essere passato più volte dagli Austriaci agli Italiani, fu dovuto abbandonare. All'alba del 23 settembre il nemico ci aveva inoltre inflitto un doloroso scacco sul monte Cimone d'Arsiero, facendone saltare la vetta con una mina preparata da tempo, e seppellendo fra le rovine un battaglione della brigata <• Sele )>.
Il.
CONSIDERAZIONI E GIUDIZI SULLE NOSTRE OPERAZIONI DEL 1916 Così, duranlc il 1916, le nostre operazioni si erano svolte con molte battaglie, (1uasi tutte a carattere spiccatamente offensivo. Se i risultati erano slati scarsi nel campo tattico, per.::hè nei vari scacchieri ci trovavamo in istato di inferiorità rispetto all'avversario per le posizioni occupate e per il materiai.e disponibile, nel campo strategico :ivev:11110 immobilizzato rilevanti forze nemiche, alleggerendo l:t pressione contro g li alleati, le cui offensive non avevano però avuto akuna connessione con le nostre operazioni e non ci avevano apportato alcun sollievo. Nel 1~p6 avevamo provveduto, infatti, :ilb ~;1lvezz:i dell'esercito snbo in rotta verso la costa albanese, svolta b l1uinta battaglia sull'Isonzo, per alleggerire la pressione tedesca su Verdun, e subito dopo resistito :illa Struf,,-Exp1·ditio11 per la (Jualt: gli Austri::ici avevano indcbol iio lo schieramento delle loro forze contro la Russia, favorendo l"offcnsiva del Brussi.low. Pu r ayenclo subìto gravissime perdite, riprendemmo LJUindi la lotta da soli. poichè, mentre resercito germanico rafforzava la situazione dell'Impero danubiano. i Franco Inglesi rimanev:rnn quasi inattivi . Tuttavia. con una massa di nuovi complementi imperfettamente istruiti. noi comliatiemmo la ~t:sta battaglia dell'I sonzo, che fu vittoriosa e che rialzò il nostro prestigio, contribuendo a far decidere ;mche la Romani:1 ad r ntrare in guerra. Ma intanto, a malgrado degli a.::cordi Ji Chantilly. il nostro esercito combatteva da solo, se nza avere nel cam1x> operativo alnm soccorso dai Russi. nè dai Francesi, nè dagli Inglesi nel campo dei rifornimenti di armi e munizioni, poichè tulle: le nostre richieste precedrnti rimasero insoddisfatte. Col crollo della Serbia, l'Austria venne liberata da ogn i prcoccupazio11c sulla fronte del Danubio e. per soddisfare gli alleati, noi dovemmo prendere posizione anche contro la Germania.
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La logica delle cose __, scrisse il Corselli - portava a ritenere.: cht: gli Imperi Centrali, dopo aver messo fuori causa la Serbia, avn:bbero rivolto i loro sforzi concordi contro l'Italia, che, con la sua neutralità prima e col suo intervento poi, aveva capovolta la situazione politica e strategica. Ma, benchè consapevoli di tale pericolo. noi effettuammo anche le offensive autunnali, che ci imposero gravi sacrifici di sangue, ci fruttarono limitati progressi verso Trieste cd offrirono ai nostri alleati un prezioso concorso: sia alle operazioni dei Russi e dei Romeni, sia a quelle effettuate in Albania ed in Macedonia. · Per quanto direttamente ci riguarda, noi avevamo subìto la grande offensiva austriaca nel Trentino e, prima ancora che potessero giovarci le operazioni effettuate dal Brussi!ow sul fronte russo: eravamo riusciti, con la resistenza e con la controffensiva, a far fal lire l'ambizioso disegno del von Conrad e subito dopo avevamo potuto offrire al Paese la desiderata liberazione di Gorizia. Questi due successi ebbero molta importanza: sia sulla nostra situazione interna che nell'economia di tutta la guerra, così che ci sembra opportuno riportare le considerazioni fatte, al riguardo, da alcuni competenti nostri e stranieri.
Sull'offensiva austriaca, che prcoccupÒ tanto i nostri uomm1 politici e fece giudicare in modo Jivcr~o le operazioni della nostra 1 ' Armata (generale Brusati) e le provvidenze del nostro Comando Supremo, lo stesso generale Cadorna scrisse (I): << Non era possibile che · gli Austriaci ignorassero la grande offensiva, che contro di loro dalla Galizia preparavano i Russi. Come mai dunque, dinanzi alla sola probabilità di quell'offensiva, g li Austriaci potevano sguarnire la fronte galiziana di truppe, per cacciarle fra i monti del Trentino ? Erano tanto audaci da credere di vincere in pochi giorni l'esercito italiano, non ostante gli ostacoli? Ebbene, sarebbero stati ben castigati della loro pazz ia. 1, Ma il nemico può anche assalire temerariamente e tro var logico ciò che noi pensiamo illogico: e quando ha vinto, ha rag ione. Sì: e precisamente qui stava il punto della questione per mc: nell'esser preparato a contenere e logorare l'invasione nemica (nella quale, nel(1.)
Cfr.
C.\DORXA:
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La guerra. alla fronte italiana " ·
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l'aprile, no n credevo), se pure ess:1 avveniva; mentre continuava la mia azione principale vcr~o l'Alpe giulia. Parato, cioè, ad ogni evento dall:1 parte del Trrntinn: ma non imbrigliato da una prima minaccia e non distolto per essa dallo scopo della g uerra. Riuscii a prendere a tempo i provvedimenti necessari pe r la difesa? Questo è ciò che bisogna giudicare. ,. C~n ultimi giorni d'aprile, p erò, mi convinsi che, se non
gn
un 'offensiva ;1 fondo con ~rande scopo strategico, una più ristretta offensiva e ra possibile. ,. Lasriai pn tiualchc giorno U dine e and:ti a fare un giro di isp o.ione sull a fro nte dc.I la 1 " Armata, per vedere con i miei occhi ciò che accadeva. Sapevo di dover trovare b ggiù soldati relativa1m:n1 e ,carsi, m a posizioni saldame nte r;1fforzate. Ma una grande <klu~ione mi aspcuava. " I la rnr i d i raffo rzamento erano presso a poco nello stato in cui lì avevo la sciati nella mia ispe zione del settembre. Tutta la difesa traboccava in avanti come allora: anz i più, pcrchè si erano fonifical e k ultime posizioni conquistate ndl'aprik. L ' inverno e la manc 111 za Ji braccia ;l\·nano u;ntrihuito al danno : ma, sotto alla min acci a Jelroffrsa nemica, l'Annata parc,·:i ;1ncora non pensare che ad offc11due e non ne aveva i m e 1.1.i. " Lo ~cliieramrnto delle artiglierie su tutto l'Altopiano era ancor piena m e nte o ffcn sirn. J\on era no preparati appostam e nti. Sopra ttlllo, in una regione scar sissima <.l'acqua, non era stato provveduto in n essu n mudo a ri~crve idri cl1 e. ,, Diedi suhito gli ordini per la r ipresa d e i lavori con tutte le forze ; presc rissi che, sulle linee piì:1 a va n zate, non rimanesse che l'Artiglieria da campagna e le più mobili fra quelle di medio calibro (le m eno mobili do vevano essere portate inùietro): volli c he si provvedesse ai serbatoi d'ac1-1ua sui luoghi dei probabili combattimenti. " Tutto il mio di segno di operaz ioni, al principio del maggio dd 1q1{1, era fondato rn una premessa: c he k truppe occupanti le lince ava nzate della fronte resistessero tanto, in qualunque punto fossero assal ite, da pe rmett ere alle ri serve locali di accorren' per resistere insieme su i posto. Aiiora le riserve g enerali del Comando Supremo a vrchbt-ro avuto tempo di rincalzare le une e le altre e di manovrare pe r risolvne l'azione. Pote vo sperare che ciò avvenisse? ,, Tutti ::ivc vano calma e fiducia: io , che quella calma e l)Udla fiducia divide vo, fui certo di aver tempo. C he cosa mi. diceva, del resto , l:i mia esperienza di un anno di uucrra e quella della uuerra h
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occidentale? Venti giorni di accanita b:i.ttaglia e tre o quattro chilometri di terreno a mala pena conquistati. « Io posso avere sbagliato nel prevedere gli avvenimenti. Sia pure. Ma, oltre a ciò che feci prima dell"offensiva nemica, durante i primissimi giorni subito avviai gran parte dell'esercito italiano contro al nemico. Lo misi in piedi, di faccia al\"invasore. Manovra. La rapidità e la forza dei provvedimenti non possono essere neg~1ti.
Il Pasubio. t< La battaglia in pianura sarebbe stata per me dolorosissima necessità; io dovevo anche prevederla, perchè poteva succedere; ma dovevo in ogni modo impedirla; e la impedii per mia deliberata volontà. t, Con la 1 ' Armata, col Gruppo degli Altipiani e con quanto rimaneva dell 'Armata di riserva, io risolsi, verso la metà di giugno, di iniziare l'azione controffensiva, già ideata nei primi di (jUel mese e ogni giorno meglio determinata cd ampliata nel mio pensiero. L 'avanzata austriaca aveva, il 20 di giugno, raggiunto gli estremi punti. (( La rortuna non ci fu amica e la manovra non riuscì !iene. Pure, anche non essendo riuscito il mio piano di controffensiva, b pressione italiana si faceva sempre più sentire su l nemico e le mi-
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nacce delle nostre truppe alle sue ali diventavano sempre più pericolose. Nella notte dal 24 al 25 di giugno gli Austriaci, con un brusco salto indietro, iniz iarono a loro volta la ritirata. Sembrò un mare che a un tratto trovasse uno sbocco. ,, Poi, subito, le nostre truppe furono scagliate all'inseguimento. Ma gli Austriaci, negli ultimi giorni dell'avanzata, avevano preparato, dietro alle prime linee, un 'altra linea di resistenza fortissima, ~ulb quale g iunsero il 2-7 giugno: e contro ad essa si spuntarono i nostri assalti. ,. Io, scongiurato il pericolo, rimasi pensatamente qualche giorno a Vicenza, poi, verso i primi di agosto, feci annunziare con molto rumore un mio viaggio a Feltre, poi mi volsi ad Udine, per conchiudcrc. con un rapido attacco, la complessa manovra che ci diede Gorizia " · Il generale Luigi Segato ( 1): ,, L'offensiva austriaca fra Adige e Brenta si manifestò, come si Gveduto, molto più poderosa di quanto era stato preveduto, specialmente per quanto riflette la e_1uantità e la potenza delle artiglierie ,,. Nella Relazione del Comando Supremo, pubblicata dall'Agenz ia Stefani il 17 luglio r916, è detto che : (, Chìantasi la maggior intensità dell'otfensiva nemica ndla zona dell'Alto Astico, il Comando italiano stabiliva la pr()pria manovra difensiva in base al concetto d ' indurre l'avversario ad esaurire i propri sforzi in un'avarw,ata centrale e su una fronte sempre più ristretta. " A tale scopo, mentre rinsaldava la nostra difesa nelle valli Lagarina e Sugana ed inviava nell'Alto Astico forze sufficienti a rallentare e logorare con successive resistenze l'attacco nemico, stabiliva che la difesa nella zona centrale dovesse a mano a mano retrocedere fino :~Ila barriera montana che si erge a nord del torrente Posina e, sull'altopiano dei Sette Comuni , fino al margine meridionale cd orientale della conca di Asiago, lungo la quale linea, mediante un rapiJo concentramento di forze e di mezzi, veniva frattanto predisponendo quella difesa ad oltranza, per la quale l'urto nemico doveva essere definitivamente arrestato. . . ,, Effettivamente i fatti si svolsero presso a poco come sopra è indJCato. Forse però non da tutti sarà condiviso il convincimento che l'arretramento del nostro centro sia stato così volontario come ( 1) Lv1G1 SEGATO : op. cit.
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lo dice il generale Ca<lorna, e sì chiederanno se invece non sia stato imposto dalle azioni dell'avversario. « Se noi avessimo potuto sostenerci sul Toraro, sul Verena c.:d alla Bocchetta di Portule, io penso che di certo là il Comando Supremo, non solamente ci avrebbe lasciato stare; ma ci avrebbe dato i mezzi . . per nmanerc1 >> . Il generale Bencivenga (1): <' Il disegno operativo iniziale di Conrad aveva in sè tutti gli elementi per raggiungere un successo considerevole. Nella sua esecuzione, di fronte all'imprevisto, esso risentì le conseguenze di una rigidezza eccessiva o di una troppo ingiustificata fiducia. « Fallito il tentativo di operare ai primi di aprile, il disegno di Conrad avrebbe dovuto essere sottoposto a revisione, estendendo l'attacco anche alla fronte giulia. (< Quasi certamente un attacco in forze su due fronti - giulio e trentino - nella primavera del 1916 avrebbe costretto l'Italia a sgombrare la pianura veneta ed a portarsi sulla linea del Mincic e del Po. Venezia sarebbe così caduta nelle mani degli lmper: Centrali. << L'insufficienza di forze non fu la causa del fallimento del. l'impresa. Anche se Conrad avesse raccolto nel Trentino il doppie delle Divisioni, il risultato non sarebbe stato diverso. « La realtà è che il disegno fallì per due motjvi : il fallimcntc della sorpresa strategica e la libertà di manovra, che rimase al Comando Supremo italiano per l'inazione auslriaca sulla fronle Je}. l'Isonzo, che permise l'ardita manovra del nostro Comando, to gliendo più di qùattro Corpi d'Armata dalla fronte giulia per costi tuire la 5a Armata, radunata nella pianura veneta. Rimane inesplicabile tale inazione. « Gli Austriaci non si attendevano che il Comando Supreme italiano osasse prelevare dalla fronte giulia oltre 120 bauaglioni, sen za modifìc-m: per questo lo schieramento delle truppe. E non è csa gerato dire che c1uesto prelevamento di forze venne avvertito cos tardi, da giustificare la qualifica di sorpresa. « Solo ai primi di giugno gli Austriaci ebbero ch iara sensazio ne delle grandi forze radunate nel Veneto. <( E certo meglio avrebbe fatto l'Arciduca a non frapporre iA dugi all'esecuzione dell'ordine di ripiegamento, dato da Conrad il 1! ( 1) BENCIVENGA:
op. cit.
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nacce delle nostre truppe alle sue ali diventavano sempre più pericolose. Nella notte dal 24 al 25 di giugno gli Austriaci, con un brusco salto indietro, iniziarono a loro volta la ritirata. Sembrò un mare che a un tratto trovasse uno shocco. « Poi, subito, le nostre truppe furono scagliate all'inseguimento. Ma gli Austriaci, negli ultimi giorni dell'av~rnzata, avevano preparato, dietro alle prime lince, un'altra linea di resistenza fortissima, sulla llualc g iunsero il 2-7 giugno: e contro ad essa si spuntarono i nostri assalti. (• Io, scongiurato il pericolo, rimasi pcnsatamcnte qualche giorno a Vicenza, poi , verso i primi di agosto, feci annunziare con molto rumore un mio viaggio a Feltre, poi mi volsi ad Udine, per conchiudcre. con un rapido attacco, la complessa manovra che ci diede Gorizia "· Il generale Lu.ig.i Segato (1): " L'offensiva austriaca fra Adige e Brenta si manifestò, come si è; veduto, molto più poderosa di quanto era stato preveduto, specialmente per quanto riflette la quantità e la potenza delle artiglierie >J . Nelb Relazione del Comando Supremo, pubblicata dall'Agenzia Stefani il 17 luglio r916, è detto che: (( Chiaritasi la maggior intensità dell'otfensiva nemica nella zona dell'Alto Astico, il ('.,ornando italiano stabiliva la propria manovra difensiva in base al concetto d'indurre l'avversario ad esaurire i propri sforzi in un'avarw,ata centrale e su una fronte sempre più ristretta. " A tale scopo, mentre rinsaldava la nostra difesa nelle valli Lagarina e Sugana ed inviava nell'Alto Astico forze sufficienti a rallentare e logorare con successive resistenze l'attacco nemico, stabiliva che la difesa nella zona centrale dovesse a mano a mano retrocedere fino ,illa barriera montana che si erge a nord del torrente Posina e, sull'altopiano dei Sette Comuni, fino al margine meridionale cd orientale della conca di Asiago, lungo la quale linea, mediante un rapido concentramento di forze e di mezzi, veniva frattanto predisponendo quella difesa ad oltranza, per la quale l'urto nemico doveva essere definiti vamcnte arrestato. . _•( EffettÌ\'amcnte i fatti si svolsero presso a poco come sopra è lllthcato. Forse però non da tutti sari, condiviso il convincimento che l'arretramento del nostro centro sia stato così volontario come ( 1) Lnc r SF.c;.no: op. cit.
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lo dice il generale Cadorna, e si chiederanno se invece non sia stato imposto dalle azioni dell'avversario. « Se noi avessimo potuto sostenerci sul Toraro, sul Verena ed alla Bocchetta di Portule, io penso che di certo là il Comando Supremo, non solamente ci avrebbe lasciato stare; ma ci avrebbe dato i mezzi . . per nmanerc1 » . Il generale Bencivenga (1): (( I1 disegno operativo iniziale di Conrad aveva in sè tutti gli clementi per raggiungere un successo considerevole. Nella sua esecuzione, di fronte all'imprevisto, esso risentì le conseguenze di una rigidezza eccessiva o di una troppo ingiustificata fiducia. Fallito il tentativo di operare ai primi di aprile, il disegno di Conrad avrebbe dovuto essere sottoposto a revisione, estendendo l'attacco anche alla fronte giulia. (< Quasi certamente un attacco in forze su due fronti giulio e trentino - nella primavera del 1916 avrebbe costretto l'Italia a sgombrare la pianura veneta ed a portarsi sulla linea del Mincio e del Po. Venezia sarebbe così caduta nelle mani degli Imperi Central i. L insufficienza di forze non fu la causa del fallimento dell'impresa. Anche se Omrad avesse raccolto nel Trentino il doppio delle Divisioni, il risultato non sarebbe stato diverso. " La realtà è che il disegno faJ!ì per due motivi : il fallimento della sorpresa strategica e la libertà di manovra, che rimase al Comando Supremo italiano per l'inazione austriaca sulla fronte dell'Isonzo, che permise l'ardita manovra del nostro Comando, tog liendo più di quattro Corpi d'Armata dalla fronte giulia per costiArmata, radunata nella pianura veneta. Rimane inesplicatuire la bile tale inazione. « Gli Austriaci non si attendevano che il Comando Supremo italiano osasse prelevare dalla fronte giulia oltre 120 battaglioni, senza modilìcare per questo lo schieramento delle truppe. E non è esagerato dire che questo prelevamento di forze venne avvertito così tardi, da giustificare la qualifica di sorpresa. << Solo ai. primi di giugno gli Austriaci ebbero chiara sensazione delle grandi forze radu nate nd Veneto. << E certo meglio avrebbe fatto !"Arciduca a non frapporre indugi all'esecuzione dell'ordine di ripiegamento, dato da Conrad il 16 <(
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( 1) BE~CIVENG A:
op. cìt.
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luglio, senza logor:in: le forze nel folle tentativo di forzare la nostra sit;i stra sulralto,piano dei Sette Con~uni. " Da partt: italiana, vinla la prim ;:i sorpresa inerente: alla battaglia di materiali. superato il grave periodo di crisi che culmina a
Poj1a-zionc di ,nitragliatricc ;n
n;l';1;tag11a.
fìnc maggio. b bau-aglia. con la radunata della 5• Armata, era decisa a nostro Livore. " Alcuni studi mi si sono chiest i se il Coman(!o Supremo ital iano non avrebbe fatto meglio a portare la sua controffensiva in un campo più strategico chc tattico: il che, aJ esempio, si sarebbe verificato, quando si fosse.: portato lo sforzo principa le in Valsuga na ed in val
Lagarina, anzichè sul Pasubio e sull'altopiano dei Sette Comuni. E l'interrogativo è perfettamente giustificato: poichè, indubbiamente, una ripresa del disegno offensivo della r" Armata, condotta Llucsta volta con grandi mezzi, avrebbe potuto minacciare le retrovie degli Altipiani ed indurre l'avversario ad un arretramento molto sensibile. Ma la realizzazione di. un simile disegno urtava contro gravi difficoltà. « La difesa del Trentino deve costituire legittimo motivo di orgoglio pcl popolo italiano. Non crediamo di esagerare, se affermiamo che la battaglia difensiva del 1916 merita di essere a paro con la celebrata, ed a giusto titolo, difesa del Grappa - Piave del novembre 1917 e con quella, più conosciuta, del giugno 1918: poichè nessuna delle altre battaglie accumulò più svantaggi da parte nostra H . Il generale Kuhl (1): <, •• La tanto agognata calata nel piano, il colpo nella schiena degli Italiani non riuscì ... Nei primi giorni di giugno, ancora prima che il 4 si scatenasse l'attacco di Brussilow contro la fronte austro ungarica, la potenza dell'attacco era stata spezzata ... << Il generale Cadorna, nelle sue Memorie, volge con soddisfazione uno sguardo retrospettivo agli avvenimenti sulla fronte del Tirolo. Egli dichiara, e con ragione, che riuscì a spezzare il vigore dell'attacco austro - ungarico prima dell'inizio dell'offensiva di Brussilow )). Il generale von Conrad (2): << L'accorciamento della nostra fronte italiana è in corso. Il contrattacco degli Italiani è imminente. Dal suo andamento dipenderanno le altre mie disposizioni. Io devo, a questo proposito, tenere sempre a mente che un'offensiva vittoriosa nemica oltre l'Isonzo colpirebbe ben presto i nervi vitali <lella Monarchia e che in tal caso la g uerra sarebbe perduta per i nostri due Stati ,, . 11 generale Arz (3): <( L'offensiva austro - ung:uica del r916 fallì anche prima ciell'offensiva russa, perchè intrapresa con forze troppo scarse )' . Il maresciallo Pétain: « •.. Il vigore della reazione italiana, che non tardò a prodursi, legittimò in pieno le apprensioni di Falkenhayn, che dovette auto(1) KuHL: « La guerra mondiale n . (2) CoNRAD: « Memorie ». (3) AR.:: ,< La Storia della grande guerra "·
rizzare un prelevamento importante di forze dalle Armate di Galizia. All"esercito fran cese, impegnato S()lo da tre mesi (a V crdun) contro il grosso delle forze nemiche, il generale Cadorna portava così il primo soccorso, con la resistenza e poi con la controffensiva ddle sue truppe ,> .
Ecco ora le considerazioni fatte cd i giudizi formulati da Italiani e da str;111ini ~ulla conquista di Gorizia e sulle altre operazioni del 1916. Il generale C.adorna ( 1): ,, Prol i11dcnd11 lbl mancato pronto in seguimento, la conquista di Gorizia merita di essere annoverata fra le più importanti .i mprese militari del nostro Paese. In soli tre giorni la più importante del le fortezze nemiche sulb fronte dell'honzo cade,·a in nostro tX)tere , per eff ctto d i at tacco di viva forza ... ,, Per la stretta concatenazione delle operazioni dal maggio all'agosto, è d'uopo guardare al risultato complessivo raggiunto, nor, ~ià a quello parziale dei si ngoli atti della manoHa . ln tal modo considerato. il risultato appare grande, pur tenendo conto della perdita di una piccola zona di territorio nella regione dcgl i altipiani: poìchè tJUCst;i perdita i· a~sai largamente compensat,1 dalla espugnazione di posizioni di capitale importanza sull'honzo, dalla co nquista di Gorizia, ìl cui \'alorc morale non occorre rilevare, dall'accresciuto prestigio ddlc nostre armi presso alleati e nemici e dal notevole mig lioramento che ebbe a manifestarsi nello spirito pubblico del nostro Paese. E ciò senza tener con to che raver dovuto sguarnire la fronte: ru ssa, per effettuare l'offensiva del maggio, espose g li Austriaci a memorabili sconfitte cd a perdite rilevantissime in prigionieri e materiali , durante l'attacco russo del generale Brmsilow in Volini :1. " Dt'hho infine aggiungere che gli avvenimenti militari sul h fron te nostra, della primavera e dell'estate 19 16. ebbero un sensibile contraccolpo ~ull'.:tndamento generale ddla guerra europea . " Penr trato delle difficoltà grandissime che ormai si opponcva110 alb nostra oHemiva nella zo11a cli Gori zia, pur senza aver perduta b _~pcranza che essa riuscisse a buon porto, il mio pensiero si andaY:t o rientando \'Crso la cot1\·e11ie11za di proseguire sul Carso le bene av--
viate operazioni: concetto, questo, che, più saldamente conf~1;1nato dai prossimi avvenimenti, condurrà alle tre successive offrn~ivc ctrsiche dell'autunno. Poichè, pure avendo fisso in mente il co ncetto generale di una energica offensiva oltre Isonzo, verso b co nca di Lubiana e Trieste, era d'uopo adattare con molta elasticit:1 la successione degli atti tattici alla situazione e particolarmente all'dfìcicn-
Trincea II quota 95 verso San ,vl,1ffo.
za della difesa, nel senso cioè di intensificare lo \forzo là dove essa appa riva più menomata o scossa. " Se la corn.1uista della testa di ponte e della città <li Gorizia costituì un avvenimento militare e politico di primiss.imo ordi ne , di non mino re importanza militare fu l'espug nazione della zona carsica ad occidente della linea del Vallone. « Ora, che ci eravamo impadroniti di tutto il terreno al di ljUa del Vallone cd avevamo posto saldo piede al di là, la nostra situazione aveva an1ui stato, non solo un notevole grado di sicurezza; ma anche una buona base per poter procedere all'espugnazione delle più alte vette del Carso ». Sulle operazioni dell'autunno il Cadorna , nell'opera più rnlt<' .::itata, scrisse quanto segue :
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,< Tutte queste azioni dihero carattere offensivo, essendo a noi costantemente rimasta l'iniziativa delle operazioni, che era stata tolta al nemico nella seconda metà di giugno, e tutte si informarono alla direttiva strategica, tenacemente perseguita dal primo giorno della <rucrra, e cioè: consolidare la nostra situazione sulla fronte tridentina, ~cdiantc offensive parziali intese a rafforzare le nostre difese contro minacce di sbocco del nemico dal saliente tirolese - trentino: continuare energicamente l'offensiva sulla fronte giulia, verso i noti obbiettivi, nella misura consentita dall'entità delle nostre forze e dei mezzi disponibili. 1 < Le tre offensive sul Carso ebbero pure una sensibile ripcrcmsione sulla guerra europea, perchè impedirono che dall'Isonzo fossero tratte truppe di rinforzo a quelle operanti contro la Romania. ,, Se il risultato morale di queste tre battaglie è stato grande pei :21.000 prigionieri fatti e per l'ascendente ac<.Juistato sul nemico, il risultato territoriale è stato scarso 11 • Il colonnello Barone ( r): •< La conquista di Gori7,ia fu tra le più belle imprese militari dd nostro esercito. e, Il successo, tuttavia, non fu sfruttato quanto si sarebbe potuto e dovuto: si lasciò tempo al nemico di affermarsi sulla linea monte San Gabriele - monte San Marco - Vcnoibizza, che non si LX>tè più <>ltrepassarc. Egli è che il ri sultato era stato superiore alla stessa aspettativa; moltissimi speravano di arrivare all"Isonzo dinanzi a Gorizia ; pochi di oltrepassarlo. Forse in ciò le ragioni per cui l'arco delle volontà cos<) di essere teso. Invano il Comando Supremo tJuesto ines:mribile, infaticabile ispiratore di energie, - sollecita\'a il comandante del Corpo d'Armata ch'era entrato in Gorizia " di mettere le ali ai piedi ai suoi dipendenti ,, , di non la sciarsi sfuggire l'occasione di giungere a quelle posizioni che allora si potevano con<jlli stare con un altro leggero sforzo >). li generale Mara vigna (2): ,, La vittoria di Gorizia completò gli effetti della controffensiva sugli Altipiani, provocando più vaste ripercussioni sulla condotta generale della guerra europea, a vantaggio degli alleati ed a svantaggio degli Imperi Centrali, alleggerendo la pressione germanica contro i Francesi e gli Inglesi, ohbligando l'Amtria alla più stretta
( 1)
Cfr.
BAl<ONl: «
(2)
C.fr.
~t\R.AVIGNA :
La Storia militare della nostra ~uerra fi no a Caporeno ,,. op. cit. -
Gorizia e l'Isonzo.
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difen siva ~ui due fronti e dando all'Intesa un nuovo aumento di forze: llud lo delle 23 Divisioni dell'esercito romeno, e ntralo in
g 1u: rra il 27 agosto. ,, L"c~crci to itakrno non dormì sugl i allori e. no n rnnasc con !'arme al piede, poicht, dal 14 settembre al 1 ° novembre, combattè ancor:i 3 aspre battaglie qill'Jsonzo: settima, ottava, nona, e partecipò, con l'invio della .35' Divisione, alle operazioni alleate intraprese dall ' Armfr d'Orirnt nei 1:ì alcmi co ntro gli Austro -Germano - Bulgari. pe r conco rrere :, (juelk che b Romani a sviluppa va contcmpor:rncamcnte in Tr,tn\ih·ania "· rl rnl(lnndlo fra nce~c Corda ( 1): " La campagn:1 italiana del 1916 aveva dato brillanti risultati: non solo a vc v:1 fattn subìrc agli Austriaci perdite serie (200.000 UO· rnini iuori di w mbatrimento dal 1 " agosto e 45.000 prigio nieri sulla sola frnn k dclr l~onzo): ma anche avev:1, ; 1 partire dal maggio. immohilizz:1to ~ul lc Alpi 38 Di visioni austriache, Divisioni di cui molte .1 vc\·;111(1 fatto difetto in Bucovina e in Calizia. · .. F ..:o.,ì, no n tanto per i pochi chilomet ri Ji terreno che aveva guadagn:110, t111anto per il logorio cost::rntc che ave\·a provocato a! ~uo :1ncrsario, l'azione ita liana avn·a in sostanza grandem ente coopcr,.llo ,dio sforzo co mune degli alleati dur:1nrc l'anno 1910 ,,. Il Veith ( ~): " Nessuno aHehhc pensato che Ca dorna, mentre alle sue spalle ~l agita,·a un:1 q uc,tionc per lui vi tale, attaccasse sull'Isonzo co n forze preponderanti cd , una volta terminata comunq ue 1'offensiva nel Trenti no. lt: truppe tolte dall'Isonzo avrebbero ,;,tuto far vi rit()rno in tempo utile; ma l'offen siva di Brussilow frustrò ogni calcolo. Vero è c he l'offensiva nel Tremino fu subi to sospesa ; rna le: truppe àus1riachc. divenute disponibili in conseguenza, invece di tornare sull'Iso n zo . do\'ettero essere trasferite alla fro nte orient,1le e così pure quasi tutti i com plementi di uomini. materiali e muniz ioni d:tll'intcrno del Paese. ,, La perd ita di Gorizia fu un graYe colpo per l'esercito austro ungarico: ma una g loria per le sue truppe; da parte aust ri:ica, si fece naturalmente tutto il possibile per attenuare di fronte al mondo la perdita soffrrta; ma con risultato hen scarso. La caduta di Gorizia fu risentita moltu :11 11ararncntc: prima di essa, soltanto l'evacu:izione ( 1) Co~n ,: ,, L ;1 ~ul'rra mondiale,,. U) Cfr . \'un, : ·.. Le g1orn:llt ,l.-ll' l<.0nzo fino :illa c iduta <li Gorizia ,•.
2 I I
d i Belgrado e la caduta di Przemysl avevano prodotto un 'impressione al trettanto dolorosa . L'esercito non ne risentì meno della perdita Jcl San Michele, divenuto simbolo dei suoi più alti eroismi, tanto pit1 che non si comprese bene la necessità del suo abbandono. Il fortunato mantenimento della nuova linea riuscì di maggior consolaziorn: al Comando, nella sua mentalità tecnica, di quanto non ne desse alla
Trinter,1me11ti tra /Jrc11to e Piave.
gran massa di persone sulla fronte e nel Paese; gli. effetti deprimenti
della battaglia si fecero sentire ancor per lungo tempo e ravvivarono i n parte l'antico pessimismo ,, . Il generale Pitreich (1): " Era presumibile che le lotte nel Tirolo meridionale avessero tolto ;1gli Italiani , pn il momento, ogni velleità offensiva e che la fro nte sull'Isonzo, sebbene indebolita, poteva cullarsi in tale il!u~ione, tJ.Uantunque gli italiani, dalla metà del giugno in poi, avesse ro r:cominciato a spic.:gare una maggiore attività su di essa. H Gli Austro - Ungarici, nella battaglia di Gorizia, si trovarono d i fronte addirittura un esercito nuovo. ( 1)
Cfr.
PtTREI CH :
"Le undici battaglie dell' Isonzo ».
2I.:?. « E pertanto l'attacco si svolse in modo impeccabile, finchè su di esso potero no esercitare influenza i provvedimenti stabiliti in precedenza. « Il successo iniziale non fu sfruttato : non gi:1 pe r insufficiente Yolontà di lotta o pn mancanza di animo virile, da parte dei singoli combattenti, m a pcrch è nei Comandi in sottordine mancò la co m pn:nsionc delle esigenze del combattimento, lo spirito d'intraprcnlknza, la gioia d el la responsa bilit\. « All'attacca nte nulla si poteva rimproverare davvero in fatto di slancio. di disprezw d ella morte, di volontà di vi ncere; individual mente il suo spirito di sacr.itìcio era ammirevo le, uf fici ali, soldati co mbaueva no co n bravura e tenac ia, sprezzando ogni pericolo ,, . Sulle altre battag lie del 1916 il Pitreich aggiunge: ,, Il logoramento per l'Armata, nella set tima cd ottav:1 battaglia. avn·a ridotto q uasi all'estremo b capacit:1 di resistenza dei difensori. Inoltre gravava penosamente sul Comando cieli' Armata la mancanza di spazio a tergo; l'ultima posizione che ancor protegges~e ji, ,nodo sicuro Trieste e ra quella del F:iiti Hrih - Hc::rmada, alla quale si lavorava co n og ni energia per rafforzarla, ma c he per varì mesi sarebbe stata ancora in condizioni aleato rie : e rattuale linea di com b attimento, 111 tal uni punti, correva appe na t re chilometri ad ov<.:st di tale po sizio ne. Eppc.:rò si attendeva ansiosamente. a denti stretti, l}U:Jsi col co raggio delLi disperazione, la nuo,·a offensiva imminente " . Il generale-: H erbillon: ,, . . . il successo italiano ha attirato l'attenzione sui nostri alleati della Pe niso la. Si comin cia a valutare lo sforzo che essi hanno com piuto e che è 1mtevo le ,,. Il generale Kr:w~s ( 1): " Una delle ca use per le tJUali no n fu possibile agli Austro - U nga rici di conservare il possesso della testa di ponte di Gorizia fu la tardi\·a affluen za dei rinforzi, prodotfa dal fatto che, dopo l'offensiva Jcl Trentino, il Comando Supremo aveva trascu rato di porre nuovam ente sotto un Comando unico tutte le forze sulla fronte italiana: la 5 · e la 10" Armata dipendevano cntramhe direttamente dal Comando Supremo stesso, il quale non poteva da Tesc hen provvel!~re tempcstiv:1111e1~t: all'impiego di tali forze ..I Comandi in sottor<l~nc :1ustro - ungano, dopo la perdita di Gorizia, es pressero l'opinione d1e, se fosse esistito in t!uei giorni un .. Comando della fronte
( 1) Cfr. K~.\1·,~ :
«
Le:: c"aus~ cldb nosrr:i d isfatt;1 "·
sud - ovest>), esso avrebbe potuto effettuare in tempo gli spostamenti di truppe necessari ad impedire la perdita predetta ,,. Il generale Kuhl ( 1): <( La testa di ponte di Gorizia, tenacemente difesa per pili di un anno, andò perduta: i difensori ripiegarono sulle alture di riva sinistra dell'Isonzo e dovettero abbandonare agli Italiani la città Ji Gorizia e l'altopiano di Doberdò. Cadorna aveva ottenuto un grande risultato >>, Il generale Boroevic: (< La zona che protegge Trieste si assottiglia sempre più ; ad ogni passo indietro, la fronte si allunga maggiormente e la quantità di truppe necessarie si fa sempre maggiore )1 . La Relazi o ne austriaca: « L 'operazione era stata predisposta in modo esemplare dal punto di vista: sia dell'accuratezza ed abilità; sia della segretezza ; il concentramento sull'Isonzo si era effettuato di sorpresa, senza che gli Austro - Ungarici avessero potuto rendersene neppure lontanamente conto. Era sfuggito al Comando austro - ungarico il sensibile Jumento di artiglierie e di bombarde sulla fro nte italiana; si tra ~nlta nto rilevato un aumentn di attivit:1 ;icrca e Li cessazione di tr;1smissioni r;idiotelegrafiche. " Quella testa di ponte cadde unicamente, esclusivamente a causa della forte preponderanza dcll'attaceante, specie in fatto di armi e mezzi bellici; essa cadde vittim,1 ddla battaglia del materiale i, .
( 1) Kn-11.: op. ctt.
111.
LA DECIMA BATT AOLIA DELL'ISONZO E QUELLA DELL'ORTIOARA La dec ima li:1ttaglia dclfbonz.o ~i svolse dal 12 maggio all'8 giu~no. <Jw:lla dclrOrtig:1ra immediatamente dopo , dal IO al 19 g iugno.
,. L'anno l<Jlfi non era ~tato certo -- secondo il Segato (1) --m olto fa rnrl'vole agli Imperi Centrali. Fallite, negli scopi cui tcn d c\'ano, le o ffensive del Trentino e di Verdun, perduta quasi compktamcntc Li gra11de testa di ponte di Goriz ia. $ubita sulla Somme un a vigorosa pressione, che aveva ohhligato i T edeschi ad arr<.'trarc la loro linea tìno alle porte di Peronm:, perduta prcssochè tutta l' Armenia con Fr:,,erum e Trcbisoncb. acc resciuto il numero dei nemici co n rcn1ra1a in guerra della Romania, e resi ~ernprc più ostili gli atteggiamenti della grande Repubblica Americana. Questo bilancio non troY;l\·a compenrn nella campagna vittoriosa contro la Rom;111ia. c:on Lt conseguente occupazione della Valacchia, ricca di biade e di pozzi petroliferi , nè ndl'aver reso ancora pii:1 delirato il fronte fiancese, in c.:irri spondcnza di Vcrdun. e quello italiano in corrispon<knza degli Altipi:rni. ·· li 15 novemhrc 1916 una t1uarta conferenza dei Comandanti in Capo, o dei loro rappresentanti, aveva avuto luogo a Chantilly. pn.:ccdut:, da un convegno a San Michele di Moriana fra il generale Joffrc cd il generai<: Cadorna, il quale, non potrndo partecipare alla rnn fc n.:nz:1 1,!en.1ria, \'Ì si fece rappresentare dal generale Porro. ·· Nella conferenza di Chantilly veniva, in massima, approvato il concetto che Li decisione dovesse venire ricercata con la ripre~a, nella primavera del 1917, di offensive concordanti, tali da mettere in nionc il ma5sÌmo dei mezzi raccolti e sviluppati, avvertendo che, anche durante l'inverno, com·eniva continuare le azioni offensive sL( tutli i fronti nella misura consentita dal clima. Veniva pure :ip(1) S [ Gn o : op. c ii .
pro\'ato il concetto delle due grandi offensive sul fronte franco - an glo - belga e sul fronte italiano; ritenendo però che soltanto la prima del le due poteva essere la decisiva, perchè soltanto nell'ahhattimcntn dell'esercito tedesco la maggioranza si ostinava a vedere la decisione della guerra ».
La sitù,1zio11c ,1!1'1111zio del 1917.
L'inverno in trincea. Anche durante il seçonclo invenio della guerra, per quanto solleciti cd efficaci fossero i provvedimenti per attenuarne le sofferenze, le nostre truppe, come avevano dimostrato il loro eroismo nelle battaglie, dovettero dar prova di romana pazienza per resistere alle intemperie e per sopporta re i d i~agi imposti dalle condizioni. atmosferiche avverse. Nelle regioni più elevate la nevt: si accumulava, n: ndendo più difficili ed a volte impossibili le comuni cazioni, e nclk trincee del Carso i soldati guazzavano nel fango. Un comunicato riassuntivo del nostro Comando Suprt:mo diceva, infatti, in proposito: " La Storia ricorda, ammirando, le piccole Arrn;ite. quasi un pugno di uomini rispetto alle attuali. c he riu-
scirono a v:ilicarc le Alpi pure fra i rigori ddla fredda stagione: non ha esempio di un c~ercito poderoso, q~iasi un popolo in armi, _a~campato in pieno Ìn\'crno nell:1 zona alpma, dal(e. ec~else so.m1~·11ta. dell'Adamello. alle ghiacciate vette delle Dolomiti, a, nevosi d1rup1 del monte Nero, :ti Car~o arido e disertato dalla bora. L ·angoscioso problema di creare condizioni soddisfacenti di vita fra così grandi difficolt.ì fu da noi ampiamente e felicemente risolto, in \'irtù dì una capacità organì1.zativa non inferiore a qudb dei popoli per essa più in fama. vivificata inoltre da ~1uella ge11 i;ilir;1 di improvvisazione, da tJuclb fcnilit:t di ripieghi, da lJuella dasti ciù di adattamenti, che sono trnalità ciratteristiche della nostra gente,, . \Li, se la lotta contro L1\'\'tTSa natura era duri~~irna rnlk Alpi, non rneno :1cGrnita essa ~i smise anche , ul Carso, dove il numero dei congelati non fu certo Srnti11dt.1 in Cadore. minore e dove specialmente le Fanterie dovdtero dimo~trare tutta la loro tcna(ia e quelle \'irtù di adattamento, delle t1u:1li, ;111chc ndle ralamit:1 più terribili, ha dato sempre prova il nost ro I
popolo. Mcntrè si provvedeva a.Ila sistemazione difensiva delle pos1z1oni com1uistate. erano state prese le disposizioni per il ricovero delle truppe, per l'assottigliamento dei reparti in prima linea e per L1hbreviazione dei turni di trincea, dove, in ,·icinanza del nemico, i provvcdimcmi per riparare le truppe dalle intemperie dovevano venire naturalmente ridotti al minimo. Ma, a mano a mano che dalla prima linea si procedeva vc.:rso le '.!.one retro~tanti , i comhattrnti goderono di sempre maggiori ripari e d1 una ,·ita relativamente più comoda. . Secondo il r,.faravigna, k trincee scoperte vennero provviste di nCo\·cn contro le intemperie e riparate, per guanto era possibile, da:.
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l'umidità, così deleteria per la salute delle trupp<.:. Furono inolt re preparati ricoveri blindati e caverne scavate nella roccia per i ri11calzi e costruzioni in legname cd in cemento, sottratte all'osscrv:1zione ed alle minacce dell'Artiglieria nemica, per assicurare una vita possibile anche alle riserve. Le truppe a riposo vennero accantonate oppure sistemate in b:i raccamenti provvisti di letti, illuminati, ri scaldati e forniti di lavan. deria, bagni, materiali di disinfezione. Soltanto per i baraccamenti ( urano impiegati oltre 300.000 metri cubi di legname, vennero costruiti un milione di letti e dislocate ventimila swfe. Per il tempestivo trasporto di tutto l1uesto materiale si dovette intensificare il movimento ferroviario, sfruttare al massimo i mezzi automobilistici, impiantare, su tu tto il fronte, numerose teleferiche, che dovevano servire anche per il funzionamento dei servizi e per lo sgombero dei feriti. Con tutti questi provvedimenti e con l'interessamento premuroso dei Quadri; ma, è opportuno ripeterlo, soprattutto con l'abnegazione di tutti, anche il secondo inverno di guerra passò e le operazioni vennero riprese non appena passibile, anche per le sollecitaz ioni dei nostri alleati e soprattutto del Comando francese.
La battaglia. 0 > Rispetto agli accordi con gli aìleati, la decisiva battaglia s'iniziò con un hreve ritardo, pienamente giustificato dalla necessità di avere prima la certezza che le riserve dell'a vversario non sarebbero state impiegate contro di noi. Condizione, questa, indispensabile per trasformare da difensivo in offensivo lo schieramento delle nostre artiglierie, trasformazione che richiede sempre un certo tempo. Bisognava poi tener presente che - dato il difettosissimo andamento del nostro fronte strategico, conseguenza dell'andamento <lei nostro conii ne politico, che i parziali successi riportati in due anni di guerra non erano certo bastati a migliorare in modo sensibile una vittoria del nemico contro di noi poteva avere conseguenze strategiche gravissime e forse disastrose. Ma di tutte queste considerazioni non si rendevano conto nè a Parigi, nè a Roma. ( 1) Il Maravigna chiama ques1a battaglia « Vodke c<l Hcrmada n.
nost ri alleati sul teat ro di gue rra francese sferrarono la loro offe n~iva il 16 ap rile; noi ·il .12 maggio, cioè solamente cinque giorni do po spi rate le t re settimane che, di comune accordo, erano state amm esse dag li allea ti come margine necessario da lasciarsi r cci procamemc p er il co ncorso offensivo sui v;iri teatri d 'operazio ne. E tale ri tardo fu determin a to unicamente dal mal tempo . Tuttavia, fin dai
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. ,.-..M . Snli':u'topiano cii ~.. J siago.
primi giorni. rii> fu oggetto di aspre critiche; ed il generale Nivdle ~crivcva :il suo Gm·crno per c hi ed ere un intervento diplomatico presso il G o ve rno ital iano ,, 1xmr e xiger que le g énéral C adorna se co n for m e a ux dccisio ns prisrs antèr io rmcnt " · D el resto il rita rdo d i <1u;1lchc giorno all'ini·1io d ell a nostra a zione 110 11 ebbe alcuna influenza sugli scarsi risultati dell'offe nsiva franUJ · b ritan nica.
Le di~posizio ni per la nuou offensiva sulla fro nte giulia vcnnno e m a na te d;il nostro C omando Supremo il 19 aprile. Essa don:va cs~crl'. preceduta d a un inten so fuoco d i Artiglieria su tutto il fronte, per la.,c·i~tre inccrri g li Au striaci tino all"ultimo e per impedire loro
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di spostare tempestiva·m ente le riserve. L'attacco principale doveva ve nire effettuato dalla f Armata e tendere alla conquista dell 'importante bastione d ell 'Herrnada. Esso doveva essere preceduto eia un attacco da parte dell 'Armata deJla zona di Gorizia ( r), costituita al comandò del generale Luigi Capello, la quale doveva svolgere la sua azione sul fronte: monte Kuk - monte Vodice - monte Santo.
Ricavem in alta
montdgna.
I coma ndanti delle due Armate interessate dovevano prendere accordi per a ssicurarsi durante la battaglia un "efficace collaborazione. Le Artiglieri e pesanti della 3• Armata dovevano, ad esempio, passare àll' Armata della zona di Gorizia per l'attacco ai monti Kuk, Vodice e Santo , per tornare poi alla 3• Armata, al momento dell'attacco alle munit e posizioni ddl'Hermada. Il carattere principale dell'offensiva dell a :;' Armata e quel.lo sussidiario dell'offensiva della ,, Zona d i Gorizia,,, emerge infatti , secondo il Segato, anc he dalle modalità stabilite per far massa, con una p:ntc delle artiglierie : prima per appoggiare l'offen siva in cor(1) Componeva no !:i nuo\·a grande U11i1:1 i Corpi cl 'Arma1a Il. \' I, \ 'Ili e XXIV.
2.20
rispondenza della ,, Zona di Gorizia n e poscia in corrispondenza della 3" Armata. Poichè la disponibilità complessiva non consentiva d'avere contemporaneamente su tutta la fronte da Canale al mare la necessaria densità offensiva, occorreva che la massa d\macco si costituissi: su..:cessivamente. A tale uopo venne disposto che, prima che venisse iniziato l'attacco delle forze della (( Zona di Gorizia >i, un nucleo di batterie mobili della 3• Armata (un centinaio di pezzi) fosse posto :1 disposizione di quel Comando e che quindi, non solamente tale nucleo, ma anche. un altro, pure di un centinaio di pezzi, don:sse essere ceduto dalla ,< Zona di Gorizia n alla J' Armata, per rinforzare lo schieramento offensivo di questa. Secondo quanto scrive il generale Capello nelle sue ,, Note di guerra )>, il Comando Supremo prescrisse che un terzo di tali artiglierie passasse a disposizione della 3• Armata soltanto due giorni dopo iniziata 1':izionc offensiva da parte detrArmata della <' Zona dì Gorizia )' e che gli altri due terzi vi passassero un giorno dopo. Ne consegue che il Comando della <t Zona di Gorizia )) non poteva contare sulle artiglierie che gli erano state poste a disposizione che in parte per un solo giorno cd in parte per due; perciò, sebbene non fosse stata fissata la durata della fase: nella gualc la " Zona di Gorizia ,, doveva svolgere la sua azione offensiva, implicitamente tale durata risultava dal tempo, invero assai limitato, durante il quale essa avrebbe potuto disporre della massa delle artiglierie. Alla decima battaglia sull'Isonzo dovevano partecipare anche 16 batterie britanniche di obici da 152 mm. ed un reggimento di Arti, glieria francese, con 35 pezzi pesanti. La riserva del Comando Supremo, dislocata nel territorio della " Zona di Gorizia ,,, ..:omprendeva una Divisione a tre brigate di Fanteria, una brigata, 12 battaglioni di bersaglieri ciclisti ed una Divisione di Cavalleria. A queste forze si sarebbero aggiunte, durante la battaglia , altre 7 brigate di Fanteria, provenienti da altri settori. La ripartizione delle forze operanti era la seguente: "Zona di Gorizia,, : Corpi d'Armata II , VI, VIII e XXIV, con un totale di 12 Divisioni: 3• Armata: Corpi VII, XI, XIII, XIV, XXIII, XXV, con un complesso di 16 Divisioni. La t, Zona di Gorizia era fronteggiata dai Corpi d'Annata austro - ungarici XVII e XVI (4 Divisioni e 2 brigate); la 3a Armata dalla s' Armata (Corpi XXIII e VII, con 7 Divisioni). In riserva i;
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d"Armata erano 4 Divisioni. Il XV Corpo d'Armata austriaco era dislocato nella conca di Tolmino. L'Armata Boroevic contava 2r5 battaglioni con 144.400 fucili, 1.56o mitragliatrici e 1.269 pezzi, dai quali occorre detrarre i 23 battaglioni , i 23 .000 fucili, le 200 mitragliatrici ed i 157 pezzi Jcl XV Corpo. Durante la battaglia, però, sopravvenne in rinforzo, sull'alto piano della Bainsizza, un altro Corpo d 'Armata austriaco. In complesso, nella decima battaglia dell'Isonzo, le nostre Armate attaccarono, da Ronzina al mare, con 220.000 fucili, 4-000 mitrag liatrici e circa 2.3co pezzi; gli Austro - Ungarici resi~tettero con 147.oco fucili, 1.660 mitragliatrici e 1.252 pezzi (1).
La nostra offensiva sulla fronte giulia àoveva passare per tre fasi: in un primo tempo la 3' Armata avrebbe sviluppato verso la futura fronte d'attacco un'az ione dimostrativa di fuoco d'Artig lieria senza azioni di Fanteria. Quest'azione aveva per scopo di disorientare il nemico, per impedirgli il libero uso delle riser ve fra il settore carsico ed il settore goriziano; doveva durare tre o quattro g iorni ed apparire come un.i preparazione di fuoco che prdÙdiasse immediat;imentc ad un attacco. In un secondo tempo, che doveva avere inizio nell'ultimo gio rno della precedente fase dimostrativa, le forze della << Zona di Gorizia >> dovevano tendere alla conquista degli obbiettivi ad esse as~egnati e, poichè non si poteva prevedere il tempo necessario per corisèguirli, il Comando Supremo si riservava di stabilire l'inizio dell' ultima fase, (he era riservata all'azione della 3° Armata. Il generale Capello aveva concepito un attacco frontale contro la dorsale Kuk 600 - Vodice - monte Santo, con un attacco concomitante dalla sinistra, aggirante la dorsale e minacciante di fianco e di rovescio le linee nemiche. (1) Secondo il Corselli , furono spara,.i <l:1 parte italiana oltre tre milioni di colpi d 'Artiglieria. Sulla fro nte dclb J' Armata avemmo una Je nsiti1 d i sc-hicramcnto d'Artiglieria par i ad un pezzo ogni ro metri di from:c, con unJ int ensità di fuow di ì5 colpi per metro li nea re ; sulla fronte <ldla « Zlln,1 di Corizia ,. la densità di schieramento era, invece, d_i . un pezzo ogni 22 met ri di fronte, con una intensità di fuoco metà tldla p:cceckote. I F ranct si, per l'anaccn ;illa Malmaison, disponevann di un pezzo ogni metri 4,50 di f~o m c t·d i Tedeschi, nella hattaglia dell'Ai sne (,mggio r918), d i un pezzo ogni 8 m etr i d i front e . r6.
L' X[ Corpo d 'Armata (della 3' Armata) doveva concorrere alla azione, punundo m Ran ziano. Alk ore 12 del 14 maggio le Fanterìe si lanciarono all'attacco, dopo una lunga pre parazione di Artiglieria, iniziatasi alle ore 4,30 del giorno 1 2 . Sulla fronte dc!l'YIII Corpo, dopo alterne vicende, si conseguì qualche vantaggio ve rso Dosso del Palo; su quella del VJ Corpo un
F,111 ti i JJ trin cca.
battaglione del 230 reggimento Fanteria raggiunse la cima del monte.: Santo, prendendo prigioniere quasi tutte le forze nemiche che lo prcsidiaY:ino. Ma i nostri furono contrattaccati, circondati e catturati alla loro volta. I battaglioni di rincalzo :wevano proceduto troppo a ri lento lungo le pendici del monte e non giun~ero in tempo a wstencrc il primo battagliom:, il yualc, dopo avere resistito eroicamente, dovette abb:indonarc le posizioni COl1tJuistate. Il monte Santo fu, nel corso della battaglia, attaccato altre due \'Olte: ma g li :itiacchi no11 riuscirono, scbbe'nc coùrllinatì wn altre opcr:11,io11i che si :111davano svolgendo sul fronte goriziano e su c1uello c1r~1 co. Per evitare inutili perdite non vi si insistette e le truppe si arrestarono sulle pendici meridionali del monte, su una linea -svol-
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gentesi approssimativamente lungo b curva di quota 600, cioè: circa Xo metri sotto la cresta. Anche nella zona cli contatto fra la 1, Zona di Gorizia ,, e l:1 f Armata non si ottennero van taggi. li movimento combinato tra la destra òell'VIII Corpo e la sinistra dell'XI , per restringere il saliente nemico di Biglia, non riuscì -.1 detta del generale Capdlo .. per mancato impulso delle Divisioni dell'XI Corpo n . Sulla fronte del 11 Corpo l' az ione prese, invece, fin dall'inizio un andamento pit:1 favorevole. li giorno r5 veniva occupaw il Kuk (6 11 ) e nella notte successiva un distaccamento, composto d'un battaglione di bersaglieri, d ' un battaglione alpini della 47" Uivisione e di due compagnie 111 itragliatrici, passava l'hunzu a Bodrcz-Loga, formando una piccola testa di ponte sull:1 .~inistr:1 del fiume e riuscendo ad attirare tla ~1uel la parte l'attenzione dell'avversario. Nei giorni successivi lo stesso Corpo d'Armata continuaYa con accanimento gli attacchi in direIl generale Mauri zio Gonzaga. zione del Vodice, conseguendo c.1ualchc vantaggio, linchè. il mattino del 24, le truppe della 5_3" Divisione, attaccando con grande slancio e vincendo accanite resistenze, riuscivano a completare l"occupazione di quel massiccio, respingendo in quel ginrno e nei successivi i continui contrattacchi , che il nemi co ritentava senza tregua e c,rn violcnz:1 in;1udita. << Il merito della conquista e della successiva Jiera rcsistcnz;.i della posizione conquistata spetta, anzitutto, a tjucllc valuro~e truppe, ma risale in gran parte al ge nerale Gonzaga, comandante la 53" Divisione. Egli, portatosi e stabilitosi in prima linea. in mezzo ai ~oldati, seppe con la calma serena infondere ai suoi coraggio e tenacia. E' noto come egli portasse sul Vodice la musica divisionale, la quale. nei momenti più difficili, fra il tremendo scrosciare degli scoppi,
faceva sentire le note animatrici dei canti patriottici e delle canzoni popolari. Di sua inizi:itiva ciuel valoroso si era spinto così innanzi! E bene a r:wione grl i ru conferita la medaglia d'oro al valore n ( 1). b ,. Tanto più ~ono da ammirarsi le truppe del II Corpo, che concorsero alla comp1ista delle posizioni del monte Kuk- Vodice, in quanto esse. tìn dal giorno 16, avevano perduto l'appoggio della potente massa d ' Artiglieria che la <, Zona di Gorizia 11 dovette cedere alla ~· Armata. Nella brillante azione offensiva del II Corpo (generale Badoglio) in particolar modo si segnalarono le brigate: <( Udine .. , cbc di primo slancio conquistò la quota 383 ad est di Plava (poggio Montanari) (2); <, Firenze,, che, sfìdando con magnifico valore un terribile fuoco d"interdizione, riusciva a raggiungere lo sperone di quota 535 del monte Kuk; << Avellino •1 che, superato con impeto irresistibile lo sbarr.imento di Zagora, occupò parzialmente i fortini di Zagomila; il battaglione del 230 Fanteria che si era impadronito del monte Santo. Del Vf Corpo si distinse b brigata ,, Messina ,,, chè co1K1uistò la munitissima altura di quota Iì4, a nord di Tivoli (alture di San Marco). Meritevoli del maggiore encomio ~i dimostrarono anche k brigat<:: ddla 48'· Divisione davanti al San Marrn, per lo slancio Jei loro attacchi e la tenacia delle loro resistenze. Ben j,II 3 prigionieri, dei guaii r63 ufficiali, 18 cannoni, numerosissimi lanciahomhe e mitragliatrici, grande copia di materiali suggellarono il successo di questa prima tappa della nostra offensiva. Del VI Corpo d'Armata la brigata ,, Jonio •) aff rontt> frontalmente k posizioni nemiche di Santa Caterina e la ,. Campobasso " le ben munite difese di Dol. La resistenza austriaca fu, però, tenacissima e. come abbiamo già ricordato, soltanto un battaglione del 2.30• riuscì a conquistare le trincee del monte Santo, fra le macerie del Convento ; ma, contrattaccato, minacciato di accerchiamento e non rinforzato in tempo, dovette ripiegare ed invano la brigata '( Palermo )) ritentò più tardi la conquista del monte. Le brigate (• Abruzzi " cd <<Emilia )> espugnarono, dopo sanguinosa lotta, la <.JUOta u6 a sud di Grazigna; la brigata ,e Mibno )> raggiunse la quota roo del monte San Gabriele. ( 1) Cfr. G enerale Lu1r:1 C.wEu.o , op. cit. (2) Così drnominato dal generale MontJnari, gloriosamente c:iduto su qudJ'altur:i.
Le Divisioni dell'VIII Corpo d'Armata esaurirono il loro impeto offensivo nei settori di San Marco e di Vertoiba - Merna. Intanto, nel settore della 3" Armata, l'XI Corpo combatteva con ~carsa fortuna :ittorno al Faiti , al Volkovniak e nel settore di Castag nev1zza. Dopo tre giorni di lotta accanita, si erano ottenuti i seguenti risultati: - una piccola testa di ponte sulla sinistra dell'Isonzo, fra Loga e Bodrez; - l'occupazione di quota 383, quota 36_) di Plava e della dorsale del Kuk 6u. Le nostre truppe erano abbarbicate sul versante o,·cst di q. 652 del Vodice, poco sotto il convento di monte Santo; - pochi progressi vennero conseguiti all'ala destra. Il nostro attacco sulle alture di sinistra dell'Isonzo si era appena pronunziato, quando gli Austriaci tentarono di compiere un'azione diversiva mila fronte tridentina. Tale azione si svolse particolarmente intensa nei giorni dal 19 al 22 maggio, con violentissimi con(tntramenti di fuoco sulle nostre posizioni, a cavallo della val Sugana e sull'altopiano di Asiago e con diversi tentativi di irruzione nelle nostre lince, compiuti dalle Fanterie nemiche ad ovest del Garda ed in Val d'Adige. Nella notte sul 21 venne attaccato in forze il dente del Pasubio; ma l'attacco fu respinto (On gravi perdite per il nemico. Un altro attacco venne lanciato il 22, con ingenti forze, contro il Piccolo Colbricon, in val Travignolo ; ma, Jopo qualche successo iniziale, anche questo finì con uno scacco per gli Austriaci. Il risultato ottenuto dal nemico con queste sue azioni diversive conferma la poca efficacia delle offensive di alleggerimento, quando l'avversario abbia preso le misure necessarie a fronteggiarle.
Si passò allora alla fase decisiva, nella quale la _:f Armata doveva attaccare gli Austriaci fra il Trstd y e J"l-Iermada, mentre la « Zona di Gorizia " doveva, intensificare i suoi sforzi contro il massiccio monte Kuk - monte Santo; ma il generale Capello, ritenendo di avere munizioni insufficienti per attaccare tutto il bastione, attaccò soltanto il massiccio Vodicc - monte Santo. Dal 16 al 22 maggio la lotta continuò accanita, specialmente nella regione del Vodicc, dove la 53• Divisione (generale Gonzaga)
si coprì di gloria. In otto giorn i di battag lia , su una fro nte ri strettissima. tre brigate di Fanteria e due Cruppi di Alpini (26 battagl ioni) perdettero complcssiv:1mt:ntc 11.o(J4 uo mini e 464 ufficiali . ()uakhc progresso venne ottenuto attorno a Pl ava e sulle prime altu re di Gmi1.ia. La piccola testa di ponte di Bodrez , dopo aver assolto Li ~ua funzio ne diversiva, \'enne sgombrata . .In l'Ha ~cttimana di lntt:i, le tru ppe della ,. Zona di Gorizia n avc,·ano attirato contro di loro circ 1 i tre LjUÌnti della ri serva del l'Armata Borocvic, :1 profìttn della nostra _3" Arnuta.
L,1 cima d1 mrmtc S,.- ,,ro d opo ii b,,111bard.1mc,ua.
Mrntre la nostra offensiva comincia,·a a languire Hl questo tratto del fronte, si iniziò. alle ore 1(1 del 23 maggio, l'attacco della 3· Armata. la quale na venuta a disporre di 246 battaglioni, 1.250 pezzi e di 1_w vel ivoli. A,·eva di fronte 125 battaglioni e 579 pezzi del!' :\rmat.1 Ron">evic. D a Ca~tagnc,·i1.1.a al mare l'avversario an·,·a orga nizzato tre successi ,·c lince di dìfcs:1 : la prima frontq~gi:w;i immediatamente la nostra a distanza variabile rr:; 80 e 400 n~~-tri; a, cva un forte capos:1ldo nd saliente di Boscomalo (Hudi - Log), potentemente organizzato a d ifesa; h seconda da Boscomalo per Fiondar andava a finire a San G iovanni, alla foce dd Tim;1 rn _; la terza e principale.: linea di n:~i\tenza, da C:1st;1g nnizza, pn Brestovizza, saliva sul pendio nurdoricntale dclrHermada e terminava al castello di Duino. Le Fanterie ciel Xlll c del V[! Corpo superarono i trinceram enti ;i 111 istanti :ille nostre lince, dilaga ndo con la brigata <( Bolo-
r:11.1 ,, nella zona a sud delia strad a tr:i Castagncvizza e Boscomalo,
c·d aggirando questo caposaldo da sud - est, oltrepassarono Lucati e J:imiano: le Fan~erie del VII Corpo si spinsero fìno ai B:,~ni , ad oriente delle officine di Adria, e s'impadron irono dell'alLura di
quota
21.
Parteciparono alla battaglia 1 30 velivoli, co rnprern il gruppo di idrovolanti della Marin;i. LI nemico fu sorpreso dal rapido irrompere delle nostre Fanterie. 1:1nto che no n ~eppe reagire subito con ~uffìcicnte efficacia per arre,t:irne lo slancio; reagì però assai violentemente verso sera, con in~istcnti contrassalti, sostenuti da intensi bombardamenti, ma senza ottenere tangibili risultati. Oltre 9.000 prigionieri, fra cui 300 ufficiali, attestarono la vittoria di questa prima giornata. Ripresa la battaglia all'alba del 24, alla destra le brigate « Bergam o )>, « Toscana )l, a Arezzo,> e 2 • Bersag lieri, proseguendo nel loro attacco rrontale hrillanternente iniziato il giorno prima, ragg iungevano e serravano da presso la linea avversaria di Fiondar. Nd successivo giorno 25, mentre l'ala sinistra, continuando ad :1~çnlvere il sun compito, provocava viv:1 reazione di fuoco di sbarramento avversario e riusciva anche a conquistare qualche elemento di 1rincea nemica in direzione di Castagncvizza, il centro completava la conquista di Boscomalo e la destr:i sfondava la linea di Fiondar, all'incirca ;1 sud della strada Jamiano - Brestovizza, spingendo re parti sulle aliure fra Fiondar e Medeazza ed a San Giovanni. Disperati furono i tentativi dell'a\'\'crsario per arrestare la nostra avanzata in quei giorni e nei successivi; ma, nonostante l'intenso fuoco delle artiglierie cd i contrattacchi in forza, tutti fallirono, data la decisione delle nostre truppe di conservare ad ogni costo le posiz ioni conyuistate rnn tanto valore. La 3' Armata attacc<'i su tutto il fro nte, sperando di far cadere !'Hcrmada a m ezzo di. agginmen to; ma, purtroppo, i risultati 011 enuti non furono proporzionati ai durissi mi sacrifi ci. L'XI Corpo (generale Cigliana), all'ala sinistra, non riuscì a progredire; la brigata ,< Barletta n raggiunse a gran stento l'abitato di Castagnevizza: ma ne fu respinta. Castagnevizza venne riconquistata il 25 dalla 4' Divisione; ma il fuoco dell'Artiglieria nemica respin se i nostri sul marg ine occidentale dell'abitato. Del XIII Corpo (generale Ciancio) la 3r' Divisione si spinse oltre il vertice del saliente di Hudi Log (Boscomalo), che rimase,
dopo aspra lotta. in suo possesso. La 34" Divisione conquistò alcune posizioni \'erso la linea quota 219- Scio - Stari Lokva. La 3_3", combattenJo in regione Fornazza, espugnò la quota 241; ma non riuscì ad espugnare Scio. li VII Corpo (generale Tettoni), ocCllpata rapidamente farnia no, si lanciò contro le lince di Fiondar, espugnò le quote piì.1 avanzate: ma non riuscì ::i cotKJUistarc la linea principale ;ustriaca. Nel pomeriggio del 26 la 45" Divisione riprese l'avanzata nel suo settore. La brigata ,, Arezzo , 1 non potè progredire: la brigata "Toscana )\ prese d'ass:1lto le colline ad occidente di Medeazz;i, raggiunse le foci del Timavo e pcnetr<'J nell'abitato di San Giovanni di Duino. Il 2ì cd il 28 tentò, ma inutilmente, di allargare l'occupazione e potè: raggiungere la quota 28, oltre il Tima\·o. Nel frattempo le truppe della " Zona di Gorizia tentavano di ampliare l'occupazione del Vodice (lpiota 652) con la 53" Divisione e di raggiu ngere la cresta del monte Santo e la sdla di Dol con la 8". Monte Santo venne m1ovamente conquistato e riperduto dalle trnppe dell'S- Divisione (VI Corpo). La 48" Divisione dell'Vlll riuscì ad occupare il fortino di Casa Dirnta. Il 28 maggio il nemico rioccupò le po~izioni di quo1::1 (i52 del Vodice: ma ne venne ricacciato ed invano tentò di riconquistarle. La 48' Divisione raggiunse Li cresta del " Dosso del Palo ,,, ampliando ,·erso sud l'occupazione precedente, w n,1uist:1 ndo e mamenendo, c()ntro furiosi contrattacchi, b posizione <letta della casa a strisce ,,. )>
(1
Lo stesso giorno .28 il Comando Supremo emanò l'ordirn: per la sospensione dell'offensiva che, di fatto, languiva già su tutto il fronte. Prescri sse di profittare del la sosta per procedere « al consolidamento dei vantaggi consegu iti , al riordinamento delle forze e dei materiali, alla preparazione della ripresa offensiva ), , Sug-gcrì. inoltre. alcune operazioni utili per Li futura offensiva, come lJUcl!c di spingere il VII Corpo rnntro l'Hcrrnada cd il XIII Corpo sulla linea Castagnevizza - Stari Lokva e di conquistan.: monte Santo. . I Comandanti delle due- Armate furono, però, concordi nel giudJCarc che non potevano considerare operazioni secondarie la conl!llista . di obbiettivi che non erano stati raoo·iunti con l'im1>ieoo di ~b b grandi mcv.i nd corso dell'offcmi\·a e che nuovi sacrifici non avrcb-
lu.:ro approdato ad alcun tangibile risultato. Fu quindi fatta presente .il generale Cadorna la convenienza che l'attacco al monte Santo, 1 ome quello della 3• Armata, fossero compresi nel piano della nuova 1 ipresa offensiva . Il Comando Supremo convenne ed il 30 maggio l'manò gli ordini per la sistemazio ne delle forze. Il 1Q giugno l'Armata della <1 Zona di Gorizia >l venne sciolta ed il generale Capello fu nominato Comandante della 2A Armata, che o tcndeva la sua fronte dalla conca di Plezzo al Vi ppacco. Ebbe asse-
L 'Hamadu .
gnati i Corpi d'Armata IV, VI , XVIII e XXIV, con un totale di 9 Divisioni, più la brigata <• Sesia >>. La 3' Armata ebbe i Corpi d'Armata XI, X rTI e XXV, con un totale di 9 Divi sioni. Il XII Corpo ricostituì la <• Zona Carnia )>, alle dipendenze d irette del Coma ndo Supremo. Le brigate « Jonio ,,, << Campobasso )>, « Pisa )>, <1 Regina l>, .. Scle ,., i Comandi delle Divisioni 10', 21• e 27' e forti nuclei di artiglierie pesanti vennero inviati sull'altopiano dei Sette Comuni per l'imminente azione dell'Ortigara. Rimasero a disposizione diretta del Comando Supremo 10 Divisioni e 6 brigate, che furono dislocate, in due nuclei pressochè ugual i, dietro la 3" e la 2" Armat,l. Seguì intanto la controffensiva avversaria. La sera del 3 si combattè aspramente nel settore Faiti. Castagncvizza, senza che si producessero notevoli modifiche nella situazione. All'alba del 4 l'attacco avversario si estese fino al mare. Esso potè conseguire qualche progresso solo verso la nostra destra, dov<: le .lince della 20" Divisione furono ~ommersc; vennero occupate di sorpresa le
due galkric della frrrovia Trieste-Monfalcone e fu ripreso quasi tutto il terreno perduto. L'attacco -del 4 giugno ci tobe in poche ore buona parte dclk posizioni che avevamo conquistato con tanti sacrìlìci . Potemmo rnmcrvarc ~oltanto il terreno a nord di Gorizia, e cioè il co~tonc K11k - Vodicc che domina da una parte l'Isonzo è dall 'altr:i l'altopiano ddl:i lbi11sizza . .11 nostro schieramento ne risultò inckbolito: ccrtc posizioni :1vanzatc, tenute sotto il fuoco dcll'avvcr!-ario, imponcv:1 110, infatti, miracoli di tenacia e di abnegnione. La nostr:1 m:rnp:1zione al di 1:ì dell'lsonzo mancava di profondità, avendo il fì11111c :dk spalle. In caso di attacco nemico, le nostre truppe si s:m:hhno induhhiamcnte trovate in gravi difficoltà. Sul C:ar~o l:i possibilitù di raggiungere Ja linea Trstely- Hermada t:r:1 compler-arncnte mancata e già ~i spoqava sul nostro fronte tutt :1 la potcnz:i austro - ungarica, in conseguenza dd crol lo russo (1). Le pc.:rdi1e furono: 36. 000 morti; 96.000 feriti ; 2500 prigionieri da parte nostra; 8. I 38 morti, 46.766 feriti, 23.681 prigionieri da parte.: del nemico. In d:1ta 6 giugno 1917 il generale Cadorna scrin:va al Presidente dd Consiglio: ,, Più che l'ahhandono di talune lJUOte, pn:ocnipa altamente il numero di prigionieri che il nemico ha potuto catturan:i, specialmentt· nella giornata del 4 gi 11gno, e che il bollctt ino di g uerra austriaco dd 5 corrente fa ammontare a 6500 ... · Erano (p1est i i primi segni ;11n111onitori ---· ~crissc il Corselli ---·· del sc.:nso di st:1ncliezza sempre più diffuso nell"cscrcìto : mcnt re nel Pat~c n::lla o quasi ~i faceva per sostenere moralmente i soldati, in Yist:i degli altri sacrifici che ancora li attcndn·ano. 1•
La battaglia dell'Ortigara (10-19 giugno). Con la nostra controffensiva sull'altopiano dei Sette Comuni del '-giugno 11116 eravamo riu ~riti a ra(n,iun()ere la linea Caldicra '-;,h t, Campanella- Lozzc - cìma Saeua - monte Palo: ma avevamo dovuto arrestarci contro le formidabili J)Osìzioni che, dal maraine della val :::, Sugana, per l'Ortìgara, monte Campigolctti, monte Chiesa, monte Forno, raggiungc.:vano il Moscìagh e la val d't\ssa. (r) In J:n:1 6 g iug no il nostro Comando $upn:mo n:,tava 3 nuove Di\·isioni austro-ungariche gi unte.: dal fronte russo. altre 6 in movimento ed altre 8 in procìnw di spostMsi; rot:ile l ì Ui1·isinni. con molll' aniglierit: d i medio calibro.
Q1mt.r I Ì·i n:,(·,t t/1 m ont,· S,111 ,\,/ .rrcn.
Il Comando Supremo ritenne necessario attuare un'offensiva in gra nde stile, per riconquistare la rimanente parte dell'altopiano e migliorare la nostra situazione nel Trentino, soggetto più c he mai alla minaccia nemica. L'azione doveva essere la continuazione diretta del1a manovra controffensiva iniziata nel giugno 19 i6 e proporsi: la riconquista del costone di Portulc, l'estensione dell'attacco anche al Pasubio, la definitiva conquista del Col Santo. Questa operazione, detta K » in linguaggio convenzionale, doveva svolgersi tra la fine di ottohre ed i primi di novembre; ma fu rimandata più volte per le avverse condizioni atmosferiche, cosicchè gli Austriaci avevano finito con l'esserne informati ed avevano avuto il tempo di scavare caverne nella roccia, preparare postazioni l"<'.r mitragliatrici, rafforzare opportunamente le loro posizioni. Data b considerevole saldezza delle loro lince, i difensori potevano rimanere al coperto durante i bombardamenti della nostra Artiglieria; mentre le loro mitragliatrici infliggevano gravi perdite alle truppe ;ittaccanti. La difesa degli Austro - Ungarici si sviluppava dal passo della Caldicra a monte Zebio, con una serie di capisaldi, quali: monte Ortigara, monte Campigolctti, monte Chiesa, monte Forno, corno di Campo bianco, monte Colombara, raccordati da salde cortine trincerate. In molti tratti - particolarmente nella regione dcll'Ortigara - le trincee erano scavate nella roccia viva. Le linee erano tenute dalh 6'' Divisione con 25 o 26 battaglioni. Concorsero alla resisleriza ci rea 500 pezzi ( l ). Da parte nostra l'operazione era diretta dal Comando della 6~ Armata (Mambretti), dal quale, oltre al XX, dipendevano i Corpi d'Armata XXII (Negri di Lamporo), XXVI (Fabbri) e XVIII (Etna). li generale Mambretti intendeva svolgere l'azione principale sulla fronte del XX (Ortigara - monte Forno) e del XXII Corpo d'Armata (Zebio - Mosciagh), con un attacco secondario s,ulla fronte del XXVI ed un ·azione sussidiaria in val Sugana, da parte ciel XVIII Corpo. Per l'impresa il nostro XX Corpo d'Armata raggiunse un organico di cinque Divisioni ( 10", r3', 21 ", 29 e 52'' alpina) ed una forza complessiva, compreso il personale addetto ai ~crvi1.i, oscill.1111e tra i 180.000 cd i 190.000 uomini. Parteciparono alla battaglia 700 pezzi (<
2
(1) U n 'cspnsizione molto particolareggiata della b:nuglia <lcll'Onigara vcrr:ì fatt.a ndl'VII[ volume di quest'opera, dedicato agli Alpini, che:: vi s11hirono le
maggiori perdite.
di Artiglieria ed , a renderne più efficace l'azione, furono preparati oltre cento osservatori lun_go la linea che da cima della Galdiera, p c r rima della Campanella, monte Lozze, cima delle Saette, Spitz Kèserk , mu me Fiara, monte Cimon, monte Nos, arrivava fino a monte Longara. Per il servizio ddlc tra~missìonì telefoniche e tdegrafiche furono distese migliaia di c hi lomet ri di filo, dì cui oltre 2.000 ~erv irono solta nto per l'Artiglie ria. Furono, inoltre, impiantale stazioni cliografichc e posti per segnalazioni con razzi e bandiere, p er assicurare il rnllegamento fra truppe e Comandi c tra le varie colonnc, durante lo sviluppo della lxmaglia. Molto acrnrata fu la preparazione logi~tica , ~pccia lim:ntc per risolvere .il probkma dell'acqua. Oltre ai rnczzi di traspo rto orga nici, il XX Corpo ebbe a disposizione circa , oo autocarr i.
Per quanto riguarda lo sch ier;11nen10 delle forze il XX Corpo d'Arm ;iL1, s11 un fronte dì circa 15 km., avn·a ~c hicrato le sue Division i nt'.1 111od1.1 ~cgucntc: 52' Divisione da cima ddìa Caldic.::r.i a cim a ddk Saette; 29' a sinistra della 52", fino a malga Fiara; 13·· tra malga F iara e Croce Sant'; \nronìo. In secon da sc hie ra le DiYisioni w'· e 2 , ". [J comancla11tt· il XX Corpo d'Armata, generale M ontuori, intendna: attaccare monte Ortig:Jr;1, procedere Ycrso il passo della CaldicrJ. cd occuparlo: successivamente volgersi verso sud - ovest, con tro il costone di cima Ponulc. Attaccare, inoltre, con azione concorrente, monte Forno; procedere verso la forccllctta di Galmarara pcr mi nacciare k comu nicazioni del nemico, schierato fra monte C hi esa e monte Ortig:1ra, cd impegnare sul posto le ri serve ckll'avversario, impedendogli di farle affluire a n ord. Ma - ossen·a il G:1biatì -- ,, solo chi conosce i posti, può esatta mente comprendere c he cosa vog lia signi fi care un attacco frontale ço ntro l luclle po\izioni, svolto in pieno giorno •i . Bisogna. infatti, pt:nsarc che il terreno no n consentiva la costruzio ne di 1rinrcramcnt i improvvisati e ch e le nostre truppe non potev;in'.J. trarre va ntaggio d ag li apprestamenti difensivi au striaci conquistati 111 precedenza. Esse doveva no quindi rimanere sempre allo scop e rto, sotto il fuoco delle mitragliaÌrici e delle artiglierie nemiche.
L'attacco contro il monte Ortigara fu affidato alla 52" Divi, ione, comancbta dal generale Como Dagna e forte di 18 battaglioni. .ti pini del I e del IV raggruppamento, di I 3 batterie da campagna e di rn da montagna, di 156 bombarde e di un battaglione Genio.
I ,a decima battt1glia ,lell'Json zo.
L'attacco contro monte Forno fu affidato alla 29·' Divisione (genera le Caviglia), che disponeva di 12 bauaglioni, 11 batterie da campag na, 7 da montagna, 50 bombarde, 1 battaglione Genio . Più a sud doveva operare la r_:f' Divisione (generale Bassino), con 18 battaglioni, 5 batterie, r battaglione Genio. La battagli a può essere divisa in quattro tempi , rispettivamente caratterizzati dall'inizio della nostra offensiva (w - , 4 giugno), dal
contrattacco austriaco co ntro (1uota 2ror di monte Orti gara (, 5 giugno), dalla ripresa offensiva italian;i e da!la conquista di monte Ortigara (15 - 19 giug no) cd, infine, dalla preparazione e dall'attuazione del contrattacco austriaco, che determinò il r ipiegamento degli [taliani. Il mattino del 10 giugno l'Artiglieria inizi<'> i tiri di preparazione, ostacolati dalla nebbia, che non permi se di accertarci delta distruzione dei reiicolati. Nel pomeriggio le Fanterie si lanciarono all' attacco: ma lo sforzo verso il passo di val Caldicra venne arrestato dai due ca pisaldi di (1uota 205 r e di quota 2r12, fino allora ignorati. Poco più a sud venne conquistato il Corno della Segala; contro le difese di monte Carnpigoletti, invece, e sotto le pendici. di q. 2rn5. le teste delle colonne di attacco furono immobilizzate da violente raf fìc he di mitragliatrici. A sera la situazione della 52'' Di visione er;.1 la seguente: La Di visione aveva a ttaccato con due colonne . Di quella di sinistra i battaglioni erano attestati alle fald e dei Ponari , sotto la terza li nea dì re ticolati ancora intatta. e ~ulla linea del fortino austriaco da noi occupato, in corr i~pondenza di Bu~a della Segala. Quella di <kstra aveva conquistato il passo dell'Agnello e lJ. 2 10 1 : mentre alcuni battaglioni venivano arrestati dal fuoco nemico al ma rgine est del ripiano dell'Ortigara. Sulla sinistra della 52' Divisione la 29" attaccò con suc cesso monte Forno : ma la posizio ne venne riperduta, meni re il fuoco dell'Artig lieria nemica faceva strage dei nostri. Ancht il XXU Corpo d'Armata 110n o ttenne sensibili risultati contro monte Zebio. I 1 giorno 11 i nostri tentati vi di attacco verso il passo di, val Caldi era ed a sud di monte Campigoletti fallirono. Il nemico faceva intanto affluire le sue riserve. Il generale Corno Dagna riteneva che l'avversario, sopraffatto alla sua :ila sinistra ed investito sulla fronte dell'Ortigara (q. 2rn5). non avrebbe potuto opporre una lunga resistenza, se b posizione fosse stata investita anche da nord e da ovest (On nuove forze, portate avanti senza ritardo, c che, nel mattino ccl g iorno 11 era attuabile l'attacco del pa sso di val Caldicra. Ma il l'.omandante del XX Corpo d 'Armata decise, invece, - femprc secondo il Corselli (1) --di nqn effettuare altre azioni parziali; ma un'azione contemporanea di tutte le Di\·isioni del Corpo d'Armata. {1) Cnt~HL1 : op. cit..
Nei giorni 12 e 13 giugno si ebbe una relativa quiete ; ma , nella notte sul 14, j) nemico attaccò con alterna vice nda la posiz iont: di ll · 210 1, strenuamente difesa dai nostri. li generale Montuori, il giorno 15, confermò gli obbi ettiv i da raggiungere: monte Forno per la 29" Divisione, l'Ortig ara cd oltn.:
La battaglia dell'O,·tigan1: il terrt'lw.
pt:r la 5i' , alla quale vennero assegnati, oltre a tutti i battaglioni alpini , il 9" reggimento bersaglieri e la brigata 1< Piemonte " · Le g iornate del 16 e del 17 furono impiegate nei prcp;irati,·i dc.:l la nuova azione, iniziata il 19 giugno. Questa volta gli effetti dei tiri di preparazione della no.~ tr:i A r1ig lieria furono terrificanti e gli alpini della 52' Divisione, favoriti in 11:i rte dalla sorpresa, riuscirono ad occupare la vetta ((J. 21<>5) dc.:1l'O rtigara ; ma la Divisione rimase in difficili condizioni, essendo (:i li iti gli attacchi delle altre: sia contro le posizioni fra monte Campi go letti e monte Chiesa, sia contro il passo di val Caldiera, all'estre111a destra del fronte.
L 'jnsufficientc concorso dato dalle nioni dimostrative S\'oltc piìr a sud permise agli Allstriaci di concentrare la loro reazio ne a nord. togliendo agli Italiani la possibilità di restare sulle posizioni bersagliate dall'Artiglieria avversaria. Monte Campigoletti venne investito col fuoco delle artiglierie pn neutralizza rne l'azione e la 52' Divisione, avuta in rinfor7.0 anche la brigata ;, Regina ", cercò di occupare una linea tattica favorevole al consolidamento delle posizioni conquistate; mentre le altrt: truppe riprendevano un atteggiamento difensivo che permise ai nemici di concentrare i loro maggiori me zzi di offesa contro la 52·' Divisione, rimasta avanzata ed isola ta ri spetto alle altre U nità del XX Corpo d'Armata. Me ntre il Conrad ordinava agli Austriaci Ji riprendere ad ogni costo le posizioni ckll'Ortigara (' perchè altrimmti tutta la li11ea dcll'Altopùmo 11011 poteva e.,.,cre tt·nuta " , il Comandante della nostra Armata, generale Mambrctti, comunicava al Comando Suprem o : (' Non riconoscendo per ora probabilità riuscita dell'avanzata su Altopiano causa difficolt :t terreno, robuste ed impreviste difese, po tenti concentramenti di fu9co d'Artiglieria e per numerosi battag lioni accorsi in rincalzo dell'occupazione nemica, comunico aver deci so di arrestarla, riprendendo su tutta la fronte il precedente atteggiamento difensivo. Solamente in corrispondrnza ala destra XX Corpo (52'' Divisione) pro~cguiranno azioni locali per assicurarci occupaz ione regiont: Ortigara su linea tatticamente favorevole "· Durante la st;isi delle operazioni erano state fatte avanzare le nostre baueric da rnontag 11a, portandole in prima linea, ciò c he le esponeva ad ogni pericolo se nza sufficiente giustilìcazione. Il 25 giugno un intemo fuoco cli Artiglieria, effettuato anch e con proiettili a gas tossici, si scatenò durante la notte contro le nostre linee e seguì poco do1xJ l'impetuoso attacco degli Austriaci, divisi in 19 gruppi di assalto ed in tre masse, aventi rispettivamente~ come ohhicttivi q. 2 10 1 , l)- 2105 e la g rande dolina ad occidente d i Pozza ddl'Ortigara. La stanchezza delle nostrt: truppe, decimate dal fuoco dell' Artiglieria nem ica. facilitò l'azione degli Austro - Ungarici, che riusc irono a riconqu istare le due quote 2101 e 2 105, così che, nella stessa no tte, la lotta su monte Ortigara ehbc termine, dopo un nostro u! ti mo, inefficace t:ontrattacco. La controffensiva avversa ria continuò fino al 29 e le nostre truppe, dopo gualche tentativo di contrattacco, resistettero con tenacia di sperata, finchè dovettero abbandonare k posizioni prima conquistate.
Perdite nostre: 22.000 uomini; del nemico circa la metà (1). Riportiamo i dati che seguono dai riassunti storici pubblicati per cura del Comando del Corpo di Stato Maggiore, per meglio precisare le perdite subìtc complessivamente, fra morti, feriti e dispersi, durante tutto il per.iodo dell'azione, dalle truppe di Fanteria: brig. u Piemonte J> (regg.ti 3° e 4"): ufficiali 25, truppa 985; brig. 11 Regina >> (regg.ti 9° e 10°): ufficiali 38, truppa 1or6; brig. <t Catania >) (regg.ti 145° e 146u) : ufficiali 32, truppa 845: brig. «Arno>> (regg.ti 213° e 214°): ufficiali 46, truppa 1300; hrig. •< Grosseto )) (regg.ti 237° e 238°): ufficiali 18, truppa 452: brig. <1 Pesaro )> (regg.ti 239° e 240°): ufficiali 33, truppa 1021; brig. <( Veneto >1 (regg.ti 43° e 256"): ufficiali 43, truppa 1023. Il 9'' reggimento bersaglieri perdette 48 ufficiali e ':fi7 uomini di truppa. Assai più gravi furono le perdite dei 22 battaglioni Alpini che parteciparono alla battaglia e che, complessivamente, ebbero messi fuori combattimento 461 ufficiali, dei quali ben 17 comandanti di battaglione, e 12.698 uomini di truppa. Secondo il Tosti, le perdite austriache complessive furono di. 307 11f fi.ciali e di 8.085 uomini di truppa.
(1) Così il generale R'odolfo Corsdli nel suo volume "Cadorn.1
IV.
LA BATTAGLIA DELLA BAINSIZZA (18 AGOSTO - 12 SETTEMBRE 1917) Le L(Ltattro battaglie combattutesi sull'Isonzo, fra la conqu!sta di Gorizia e l'agosto del 1917, non avevano prodotto - come scn s~e il Gdoso ( 1) - che intaccature più o meno profonde nello se hieram cnt<_i austro - ungarico.
Sul Carso, oftre il Vallone, la spinta ddl'Xl e del XUI Corpo d ella t' Armata aveva incuneato fortemente le Di visioni italiane a ridoss~ di Castagncvizza e del Faitì. A Plava la conquista dd Kuk e del Vodice aveva permesso di costituire una pit1 ampia testa di po nte , ottima hase per le operazioni nlreriori. tendenti a for cadere di ron~scio le di(ese ;1mtriachc da[ monte Santo al San Gabriele ed al S:111 fvbrco; ma non ancora di tale valore tattico da consentire uno s..:hiera mcnto così sa ldo eia n:sisten:: ad una poderosa azione offemiva amtriaca. A nord di Plava la sinistra dell'Isonzo. da Anhorn a Podsclo . comtuita dal margine dell'altopiano della Bainsizza, era ancora .in mano agli Austriaci fronteggiati, sulla d estra del fiume. d.illa ll1)StrJ. ::!' Armata. A mo nte di Podsclo gli Austriaci erano, con Lrnsa di Santa Lrn:ia, padroni di cnlrambc le rive dd faune, e la testa di ponte . di Tolmino. assai forte per natura, appoggiata com'era ai due fianch i ai bastioni ùcl Mrzli e dei Lom di Tolmino, costituiva una continua e perirolo~;i mi naffia al nostro schitr:1mcnto. A! imcntata cb una linea ferro viaria che, risalendo la valle del Baca e traversando in gal1nia il monte Nero (q. 1845), la unisce alla valle della Sava, e' da ottime mtabili che portano alla co nca di Vippacco, di Krainburg e di Lubiana. la testa di ponte di Tolmino poteva facilmente trasfor( 1) Cfr. G en. C.\IH.ù CEc.o,n: ,, Le battaglie dì Gorizia e della Bainsizza "· opera n:r:un c-ntc pregevule, per la sagaci~ dcYl'ìndaginc e per b ricc·a documentaz wne. della qu:1k riteniamo opportuno riassumere e riportare akune pagin,:.
marsi, come in realtà più tardi avvenne, in una vantaggiosa, mag nifica zona <.li radunata e cli partenza per un 'offen siva contro le nostre Jt0S1Zl0DI.
A sua volta l'altopiano della Bainsizza, prosecuzione di quello dei Lom sul versante m eridionale dell'Auscek, aveva grandissima importanza per la difesa austro - ungarica, essendo il naturale riparo rhc consentiva facili comunicazioni, per il Chiapovano, fra la conca di Rritof e la val d'Idria: il che vale a dire fra i difensori di Gorizia l ' del Carso e quelli della zona di Tolmino. L 'esercito austro·· ungarico, se per una nostra riuscita operazione lll' fosse rimasto privo, avrebbe dovuto assai rapidamente sgombrare il Goriziano e forse anche il Carso, portando, nella migliore delle ipo tesi, il suo fronte oltre l'Idria e nella conca di Vippacc(>, semprequando una manovra rapida e decisa delle Armate italiane non l'a,csse costretto ad un ripiegamento troppo disordinato, nel qual caso .1vrd1bc dovuto cercare assai più indietro la nuova ;,.0na di rìordin:1mmto e di difesa. Un nostro attacco contro la Bainsizza, oltre a permetterci di ' "i luppare una manovra strategica , il cui risultato immediato avrt:bltc dovuto essere l'apertura della strada all'Armata carsica. avrelibt: potuto fin.dmenlè trasformare la guerra di posizi<>nc in guerra di 111uvimento e permetterci, nun solo di infliggere una grande sconli tta all'esercito austro - ungarico: ma anche di puntare su (Ju:ildw u :ntro di rilevante importanza politica per l'Jmpero danubiano. Un'operazione in grande stile sul fronte giulio, a scopi eminentem ente strategici, era vista dal Comando Supremo italiano, non solo m:i riguardi degli effetti che avrebbe potuto avere sulle operazioni i1alo - austriache; ma anche per le ripercussioni che ne sarebbero ~eguitc sull'intera guerra europea. L'abbattimento dell'Austria era, secondo il generale Cadorna, .il primo scopo cui l'Intesa doveva tendere; caduta la potenza militare alcll'fmpero danuhi :mo c he, più ckbok di quello germanico, poteva essere più rapidamente messo fuori campo, tutte le forze dell'fntcsa ~arebbero state disponibili contro l' Impero germanico. Il fronte dell'Isonzo, dove il duro e continuo attacco itali ano logo rava sempre più le forze dell'esercito austro - ungarico, appari\'a :t i Generalissimo italiano come il più opportuno per tentar vi una puntata decisiva, pcrchè lì <( la maggior parte delle truppe miglio ri dell'Impero vi avevano sofferto enormemente », e perchè offriva obbiettivi di grande valore territoriale, po litico e m orale. Lo stesso
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<:ornando Supremo austro - ung.arico considerava .:.:ome principale il I ronte dell'Isonzo. Il conseguimento di un così grande scopo rendeva però necessal'I O un poderoso aiuto all'esercito italiano, aiuto che il generale Cadorna aveva, nella conferenza dei Primi Ministri e dei Capi di Stato Maggiore, tenuta in Roma nel gennaio 1917, concretato in circa ro Divisioni e 400 bocche da fuoco di medio e grosso calibro_ Le idee del Cadorna - continua il Geloso - la cui attuazione .,vrebbe forse portato con grande anticipo alla soluzione vittoriosa della guerra, non furono condivise. L'unione fra gli Stati dell'Intesa era ancora più formale che so~tanziale: ognuno di essi cercava la soluzione della guerra sul proprio fronte. Così, nel 1917, l'esercito tedesco, già stremato di forze, potè, dopo l'insuccesso del Nivelle nell'aprile, stare per tutto l'anno quasi tranquillo sul fronte occidentale ed aver modo di ritemprarsi per resistere ancora a lungo. Ed a sua volta l'esercito austro - ungarico, libero alla fine di luglio anche della minaccia russa, potè per intero nn:rsarsi sull'Isonzo, dove l'esercito italiano si apprestava a vibrargli il nuovo colpo. L'offensiva, che con le sole forze italiane non poteva certamente .:(mscguire i grandi scopi politico - militari cui il Cadorna aveva ac• c:nnato, era vivacemente desiderata dai nostri alleati; ed era stato 1.unvenuto che essa venisse svolta anche per alleggerire la pressione .1ustriaca sull 'esercito russo, nella cui ricostituzione ancora si sper;l\·a. Essa era, d'altra parte, utile e necessaria anche nei riguardi del nostro schieramento, per toglierci la minaccia della testa di ponte di Tolmino, per far cadere, con la conquista dell'altopiano della Jh insizza e del Chiapovano, la cintura orientale dei colli goriziani e per fare arretrare le difese austriache del Carso e di Trieste. La nostra offensiva del maggio era stata, in verità, assai costosa in uomini cd in materi.di ; ma il largo impiego di complementi, di cui l'Italia tuttora abbondava, aveva consentito di ricostituire k g randi Unità ed i reggimenti nella loro struttura organica e di aumentarne, con una maggiore assegnazione di mitragliatrici, l'efficienza tattica. Dal giugno all'agosto 19r7 furono costituite nuove Divisioni, di cui quattro (dalla 65" alla 68'') ndl.a zona ddla 2'' Armata, per aumentarne le riserve e per costituire una massa di manovra . atta a sfruttare l'iniziale successo della prossima grande battaglia. Esse dovevano, dopo superata la difesa del nemico, puntare
J ccisamcntc innanzi, sugli obbiettivi lontani loro assegnati, pc:r giungere " oltre l'ultima trincea austriaca >) , al di là della quale si sarebbe
potuto finalmente conseguire b vittoria decisiva in campo apcrt<l.
Per la nuova offensiva, secondo il Comando Supremo, la 3" Armata doveva puntare sull'altopiano dì Comcn e la 2" su guello di Tcrno\·:1, attran:rso la Bainsizza. Nessuna azione doveva essere inizialmente dirett:J rnntro la zona collinosa ad oriente di Gorizia, d<)vc t1n gruppo tattico autonomo avrebbe dO\'ltto collegare la 2• con la J' Armata. li fronte d'attacco della 2·' Armata si stendeva da Tolmino al mo nte San Gabriele; quello ddla .f dal San Gabriele al Vippacco. 11 gruppo tattico autonomo, a seconda delle evenienze, avrebbe do\'Uto d ipendere dalla 2" o dalb _," Armata. La conternporancit21 dtlL1zionc delle due Armate era consigliata, secondo il nostro Comando Supremo. " oltre che dalb ormai not:1 ncces5it:1 di fissare il nemico sulla fronte giulia, dagli evidenti rapporti che im crccdono, sia nei riguardi strategici che in quelli t.ittiu, ira ii 111:1rgmc uonJ dc:ll'almp1ano c1rs1Co cd il margine sud dell'alto piano di Tcrn(1Va '). 11 fronte complcs~ivo d 'attacco si ~a rebbe esteso da Tolmino al mare l', ~ccondo il Geloso, era il pii:1 ampio fra quelli di t uuc k hattaglic hn' allor:1 rombattutc .-;ull'Isonzo. La direttrice dell 'attacco principale puntava dalla zuna a monte di Gnrizia ~ulla Baimizza e da lì sull'altopiano di Ternova; ma non era prn,siliile limitare l'attacco esclusivamente ;il fronte della Bainsizza poichè il nemico. abituato alle nostre offensive in settori limitati, \'t avrebbe chiamato in tempo le riserve cd avrebbe potuto frustrare il nostro sforzo. Le nos1re truppe dovevano puntare sull'altopiano della Bainsizza di ~orpresa cd, all'uopo, occorreva attaccare sull'intero fronte dclie due A rinate co n notc\·o] i forze e con la convinzione, nei Comandi e nelle truppe. di essere dc\tinati ad un compito importante ed alla COillJUi sta di un obbiettivo lontano. Sulb ha~c delle- direttive riccvme dal Comando Suprcm(i ed in relazione agli obbiettivi da conseguire, il comandante della 2' Armata pensò di ..,fondare .la fronte nemica fra Podselo cd il monte Santo, con le forze principali (tre Corpi d'Armata: XXVII. XXIV,
11), prepondnando verso nord, così da portarsi rapidamente sul ciglione occidentale della val Chiapovano, fra Kal (ad occidente della li· 771 del Cukk- Vrh) e le pcn(hci che guardano la conca di Britof, dando modo in tal guisa alle truppe del]e {iuc ali di operare : la sini., ,ra dal Mrzli verso il torrente Baca e la testa di ponte di Tolmino (IV Corpo d'Armata e 19~ Divisione) ; la destra (VI Corpo d"Armata) w ntro il San Gabriele, :1gevolate ambedue dalla manovra avvolgente
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b' o [h:apovi!no
- - - - Linl'.J di pèrfenza - 19 a9oslo -
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r ~ _'}g i ~1h f"a ,t 2,3
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il 24 d 25
agosto ,,
La b111tagli,1 della nai11.;i zza.
he intanto avrebbero svolta le truppe operanti sulla Bainsizza. Da qui poi si doveva avanzare sulla selva di Terna va. All'azione principale erano destinati i Corpi d'Armata XXVI1 ,· xxrv che, schierati com'erano lungo la destra dell'Isonzo, fra Poclsdo cd Anhovo, dovC\'ano anzitutto passare di viva forza il fiu llll' in un tratto in cui le rive cadono LJUasi a picco e dove pochi, he n guardati e difesi dal nemico erano i punti adatti al gittamcnto dei ponti; scala re quindi la ripida rampa mon tana per portarsi ~ul c iglio ddl'altopiano e superare più linee di difesa, in una regione difficile per la conformazione del terreno e la scarsit:t delle ~tradc c.: priva 11uasi totalmente d'acqua , così d~l richi n lcrc un'oculata, no n facile preparazione logistica ddl 'impresa.
:q6 Il XXVII Corpo d'Armata, con ìl 5" raggruppamento alpino (6 22" Divisione, doveva passare l'I sonzo fra Podselo e Ronzina; formare in un primo tempo un'ampia testa di po nte appoggiata a nord alle alture del Cukle- Vrh (<]- 7iI), a sud al Veliki Vrh ed alla testata della piccola va lle di Siroka Nijva. Ad oriente doveva spingersi su R:irnc, V <.:trni k ed Hoj<.: . L:i con1_1 uista di ta li localit:1 non do veva far indugiare b marcia ìn a \'a11t i; ma servire soltanto a permettere alk truppe retrostanti di passare il fiume 1H.:lle mig liori condizion i e con la massi ma celerità. Le prime Unit~ del XXV Tr dovevano procednc rapidamente verso no rd - e~t. sino a portarsi con Li dc5tra sul Veliki - Vrh (([. 1071), che domina la ,·alle di C:hiapova nn, e con b sinistra in val d'Idria, in modo d:; colkg:;rsi con la t</' Di vis.ionc. (Jucst' nl ti ma, non appena avve11uta Li corniuista del C uklc - Vrh da parte delle truppe che avevano super:ito l'I sonzo, doveva proce· dtr<: all':ittacco delle al ture di Santa Lucia e di Santa Maria, per impossessarsi della testa di ponte di T olmi no; mentre, più a nord, il I V Corpù d'Ar mata avrebbe comp le tato la conquista del Mrzli. Il XXIV Corpo, passa ndo J"fsonz<.> più a valle, fra Ron zina cd A11ht1,o. do\'e\a impossessarsi a nord delle alture del Fratta e del Semmcr cd :i sud dello Jclcnik , spingendosi ad oriente su q. 856, in m odo da facil itare l'affluenza delle U nità ret rostanti e da costituin: Li ha~e, d:11!:1 c1u:1 k proccden'. dìrctl":1 mente verso oriente, in valle Chiapo\·ano. li collegamento fra i due Corpi d'A r m ata era stabili to lungo b valk dcll'Auscck, sino alla testata dì questo torrente, che divide Li regione dei Lom di Tolmino dall'al topia no della Bainsizza. e poi sulla linea Zabrdo - Kal ((J . 9_:p) -vetta del Vrh Shopicc . Poìchè le direttrici dell'attacco dt:i due Corpi d'Arma ta era no divergen ti e lJuindi l'intervallo fra le due ali interne avrebbe potuto, col progred ire delle operazioni. diventare eccessivo, era stato predisposto l'incuncam em o fra le due g r:1ndi Unitù del XlV Cnrpn d'Arbattaglioni) e la
1nata.
A destra del XXIV Corpo il Il. sulla linea di alture del Kuk e d::.l Vodicc e ~ullc pendici occidcnL;1]i dc.:1 monte Santo, conquistate n el maggio 1917, doveva completare la conquista dello stesso monte S:mto ed impossessarsi del K obilek , per spingersi poscia sull'altopiano di T r:.:rnova. insieme m l VI Corpo d'Armata, che fronteg oiava il San C:abrid e, destinato :i cadere in seguito alla m;rnovra an?olgentc del XX IV e del Il.
Le forze contrapposte. ITALIANI. __, Nella prima quindicina di agosto, la 2• Armata riordinò le sue truppe, assumendo l'ordine di battaglia e lo schicramento previsto per l'operazione. La sera del 17 la costituzion e t.: la dislocazione delle Unità erano le seguenti:
VI Corpo d'Armata: 50• Divisione: Rombon - Javorcck. 43" Divisione: Planina - monte Nero. 64• Divisione : Sleme - Mrzli, con la brigata .::onda linea , a Luico.
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Pescara " rn se-
XXVII Corpo d'Armata: 19• Divisione: Volzana - Cerponi, con la brigata <e Taro >) m seconda linea, a Clabuzzano. 5° raggruppamento alpini: Krad Vrh - val Doblar. 22;> Divisione: Robarie - Ronzi na, con la brigata (, Abruzzi )) in seconda linea, a Podravn::i. -
XXIV Corpo d'Armata:
41
Divisione: Ronzina - Canale.
6oa Divisione : Canale - Anhovo, con la brigata
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Elba ,;
in
~econda linea, a San Jacob.
II Corpo d'Annata: :f Divisione : Globna - Zagara, con la brigata Planina. 53" Divisione: Zagomila -Dolganijva. W Di.visione: Sabotino - monte Santo.
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Livorno >, a
VI Corpo d'Armata: I 1~ 12°
Divisione: San Gabriele. Divisione: Grazi~na.
VII Corpo d'Armata: 48" Divisione: T. Corno - San Pietro, con la brigata ,, Scsia ,, in seconda linea, a Gorizia. 50" Divisione: San Pietro - Vertoiba. Divisione : Vertoiba - Merna. Il Corpo d'Armata aveva, inoltre, in seconda linea, nella zona Podgora - Lucinico, 1a IO~ Divisione.
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Restava no a disposizione dell'Armata, in terza linea, le Divisioni: G..( (Castel del Monte), 65" (Podresca), 66" ( Visnievik), 67' (Medana); il XIV Corpo d'Armata a Moimacco, Premariacco t Flrazzano: nonchè la 2 '' Divisione celere. dislocata a Hemansacco cd a Pavia di Udine. C'.,osÌ ogni Corpo d'Armata aveva alm~no immediatamente a tngo una brigata l:t LJUalt: potC\'a in poche ore affluire sulla prim:i
il homhardamcnto dr/I,, pn..-izioni 11cmid1e dur,1:•1tc la hatt,1gli11 ddl,1 /;r1imiz:i,1.
lim:a. Segui vano, ad una giornata circa di marcia, le l}Uattro Dì\ i!.Ìoni a disposizione del Comando d'Armata e di esse là 64" e b 65 ' pote\·;tno accorrere pront:1m c ntt:, t:tn tn sul fronte del XXVII n>m ~ su Llucllu del XXIV Corpo; la 66'' su (}ttello del XXIV e del [I ; l;; Cii' era in g rado di accorrere celermente sul fronte di uno (Jualsias i dei tre Corpi d'Armata II , VI ed VUI. Pit1 inJierro, a due giornate di marcia. il XIV Corpo con cinque brigate (23" e 49" Divisione) e h 2 " Divisione di Cavalleria. Restavano :incor:1 a disposizione dd Coma ndo Supremo. quale g ruppo di manovra, quattro D ivisioni (q". 25· . 30' e 44") e 12 battaglioni bersaglieri cicli sti , di slocati :1 tergo del XIV Corpo cd a cavall o
delle retrovie delle Armate 2 • e 3\ sul cui fronte poteva no accorrere ..:on tre o quattro giorni di marcia ed anche più rapidamente, qualora ~i fosse provveduto al loro trasporto su autocarri. Per quanto riguarda il nemico, sulla fronte della 2" Armata, ai 188 battaglioni italiani di prima linea ne erano contrapposti, dal Rombon al Vippacco, 114 austro - ungarici; mentre, per l'attacco principale, noi potevamo contrapporre 362 battaglioni ai 193 batta !!lioni nemici. · · Nell'esame delle forze contrapposte merita un cenno speciale b nostra Artiglieria, schierata, per la battaglia della Bainsizza, in 1.1. uantità assai superiore alla solita. Infatti il numero totale di pezzi assegnati alla 2A Armata per l'intero fronte dal Mrzli al Frigido, compreso cioè il nucleo centrale goriziano, fu di 1.3io bocche da fuoco di medio e grosso calibro; 7 00 di piccolo calibro, e di 996 bombarde, con prevalenza (sii da 240 di fronte a 420 da 58) di lp1elle più potenti e di gittata più lunga. Il munizionamento predisposto fu di 850.000 colpi per i medi c:d I grossi calìbri, di 1-750.000 colpi per i piccoli e di 150.000 per le bombarde_ La 3~ Armata ebbe a sua volta 779 pezzi Ji medio e grosso ca libro, 582 di piccolo, 373 bombarde da 240 e 383 da 58, con un muni zionamento di circa 500.000 colpi per i medi e grossi calibri, di 1 -500.000 per i picco! i e di 120.000 per le homharde_ Le Artiglierie di piccolo calibro, quelle cioè da campagna e da montagna, facevano parte integ rante delle Divisioni, insieme con k Unità di Fanteria. Le bombarde erano riunite in raggruppamenti , suddivisi in gruppi, per la distruzione delle difese passive_ Nella 2' Armata, ogni Corpo disponeva di un raggruppamento di Artiglieria pesante e pesante campale; mentre il Comando dì Armata ne aveva tre. An-rnl.-\CJ. ____,. Degli Austriaci la sera del Ii agosto 1917 erano schierate, dal monte Nero al mare, le seguenti forze : - dal monte Nero alla valle dell'Auscek il XV Corpo d'Armata su 2 Divisioni (50" e r"); dall'Auscek al San Gabriele 4 Divisioni del XXIV Corpo; dal San Daniele al Vippacco il XV I Corpo con 2 Divisioni in prima linea e 2 in \tconda schiera; - alquanto più a sud, sul fronte della nostra J' Armata , il XII Corpo d'Armata con 4 Divisioni dal Vippacco a Seln cd il XX III. che aveva in linea la 35" Divisione e, piì1 indietro, le Divisio ni 28 ', rn" e 9"', la quale ultima era a disposizione dell 'Armata dell' Isonzo.
In wtalc 10 Divisioni sulla frame della :2'' Armata italiana, di cui 8 in prima linea, con una densiti1 di schieramento crescente da monte a valle lungo l'Isonzo ; il ma~simo delle forze si opponeva al nostro lJ Corpo. il minimo era nella zona <rattacco del XXVII. In corrispondenza della nostra 3" Armata, gli Austriaci avevano 9 Di\'i sioni , delle tiuali 5 e mezza in prima linea. Le 4 Divisioni di riserva, molto ~postate verso sud, costituivano la massa di manovra ddl'J\rmata dell'Isonzo: esse, per la loro dislocazione iniziale, apparivano pronte per l'impiego sulla fronte carsica: ma. nell'impossibilità di svolgere una sollecita azione a cavallo della \'al C hiapovano e dell'Idria, do ve le Unità che potevano, con rela tiva sollecitudine, accorrere in rinforzo ai difensori o per una manovra di contrattacco, erano ben poche. L:i dislocazione delle Unità austro - ungariche di seconda line:1 dimostra com e la nostra insistenza contro il Carso, fra Gorizia ed il mare, :ffcssc convinto i Comandi au~triaci a tenere pronte le riserve in corrispondenza di lJlld tratto del fronte, per impedire qual~iasi noq ro progrcs~u sulla via di Trieste.
Lo svolgimento. Nel pomeriggio dd 17 ago~to le artiglierie della :2• Armata apri\·,mo il fuoco per sconvolgere l'organizzazio ne dei <..-:OmanJi e dei servizi ckl nemico. Il 18 si levò il terribile coro, al (!uale presero parte, dal MP,!i al Vippau:(I, pit1 di 3000 bocche da fuoco; mentre centinaia di \·elirnli, ad ondate succedentisi senza interruzioni. tene\·ano in rispetto l'a\'i:1zionc austro - ung:uica e concorrevano al bomb~1Hlarnento. Qua~i c0 n1 emporane11nrnte le artiglierie della 3' Armata aprivano il fuoco da Gorizi:1 al mare. L'Artiglieria della 5" Armata austro - ungarica, specialmen te ndb zonJ. d;1 Tolmino al monte Santo, venne messa in crisi. Inta nto, mentn: le truppe di prima e di seconda linea completavano il loro schieramento sino ad assumere qudlo voluto per la prima fa5e dell'azione, i pontieri del II e del IV battaglione raccoglie\'ano cd allestiv:1no il materiale per i <.Jllattordici ponti, che dovC\'ano cs~cre gittati nella notte sull 'honzo. Ma, a malgrado di tutte le misure prese dai nostri, il gittamcnto dei ponti fu diftìcik e laborioso. Il nemico lo ostacolò con tutte le
sue forze e furono necessari il valore e l'abneg::izionc dei nostri pontieri perchè 5 dei 14 ponti progettati fossero pronti. All'alba del r9 il XXIV Corpo disponeva dei ponti di Loga , Aiba, Bodrez e Canale; il XXVII non aveva che quello di Ronzina. Poco più tardi fu disponibile anche quello di Dobiar. Il minor numero dei ponti gittati - scrive il Geloso - rendeva più difficile la manovra oltre Isonzo, dove le truppe dovevano risalire una ripida scarpata e superare, fra le difese austriache, un dislivello di qualche centinaio di metri per arrivare sull'orlo dell'altopiano. La difficoltà dd terreno era maggiore là dove era ridotta al minimo la quantità dei passaggi e dove avrebbe avuto somma importanza gittarsi di sorpresa sui Lom di Tolmino, per essere padroni di uno dei bastioni su cui poggiava la difesa austriaca della testa di ponte. Infatti il 5° raggruppamento alpino, centro del XXVII Corpo e contemporaneamente sinistra del nucleo che (i()veva passare l'Isonzo, mancando i ponti ad esso destinati, dovette spostarsi a valle, al ponte di Doblar, provocando ritardo nel passaggio dei reparti della 22" Divisione, alcuni dei quali a loro voha dovettero essere inviati a pas!.:lre il fiume, p;irtc a Ronzina e parte ;incora pit1 a valle, ;.1 Loga , s11l ponte del XXIV Corpo. Dei quattro ponti che questo Corpo era riuscito a gittare, tre erano sul fronte della 41 Divisione. Questa, con manovra celerissima, si lanciò sulla sinistra del fiume e riuscì con la 5• brigata e col 12° reggimento bersaglieri a superare la resistenza della 4.2'' brigata austriaca ed a mettere saldamente piede a Rodrez e sulle pendici nord - occidentali del Fratta - Sernmer. La 6o" Divisione disponeva del solo ponte di Canale, sicchè soltanto 2 dei suoi battaglio11i poterono passare sulla sinistra dell'Isonzo, mentre tutto il resto della Divisione trovavasi ancora fra Plava c Krestcnica. Ma la brillante avanzata della 41 Division e favoriva la rn:rnovra, con cui il comandante del XXIV sarebbe riuscito a portare innanzi anche la -destra del suo Corpo d'Armata cd a facilitare l'azione sul monte Santo al nostro II Corpo, che doveva affrontare le forti posizioni dello Jclenik, del Kobilek e di monte Santo, difese tenacemente da.I nemico. Dopo avere, nella giornata del 19, brillantemente marciato con la sua sinistra fra il Kobilek e lo Jelcnik. il Il Corpo si accinse il 20 a puntare decisamente sullo Jelenik, per permettere al XXIV di di-
sincagliarc la (io" Divisione da Canale- Morsko, dove incontrava forte resistenza, mentre poi l'azione della stessa a vrebbc agevolata la m anovra oltre lo Jelcnik. 11 XXIV - la cui 47" Divisione aveva ottenuto il più brillante successo nella giornata del HJ cd aveva marciato in direzione tale da minacciare seriamente le comunicazioni ciel XXIV Corpo austro ungarico, sc hierato da Canale al San Gahride, - doveva il 20 pun-
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1 rim:11/zi pas.w 110 /'/son-:: o.
tare sug li obbiettivi assegnatigli. vale ndosi della manovra del H per fare a\·anzan: la ma 60' Divisione cd a sua volta manovrando poi su l fÌanco cd a tergo dello Jelenik, per facilitare l'avanzata al Il Corpo. Il XXIV Corpo, piL1 a nord - continua il Geloso - era in men:> felici co ndiz ioni. La scarsit;Ì dt:i ponti aveva limitato la quantità Ji forze spinte oltre Isonzo e la mancanza d ei ponti più a monte aveva spostato rnttc le colonn e d'attacco dalla zona dei Lom verso l'Auscck, da dove, per la diffìcolt~1 del terreno più che per la resistenza del nemico. non riusciva facile rimetterle sulla giusta direttrice di marcia.
L'estrema destra della 22• Divisione, che avrebbe dovuto passare l' Isonzo fra Doblar e Ronzina e risalire la valle <lell' Auscek per puntare su Mesniak e sul V eliki- Vrh, si trovò invece, dopo transitato il fiume a Loga, a combattere assai valorosamente invero e tanto da meritare l'elogio del comandante del XXIV Corpo, sul Semmn Fratta, alla cui conquista la brigata « Trapani )) concorse validamente insieme con la 47' Divisione. E così, da valle a monte, avevano obliguato a destra tuttele altre truppe della 22' Divisione e del raggruppamento alpino, la cui estrema sinistra, invece di trovarsi fra l'Isonzo e la valletta del Vogercek, era invece in valle Siroka Nijva, in direzione di Merniak. Ad ogni modo il brillante succesw iniziale del XXIV e la scarsità delle truppe austro - ungariche, che all'inizio contrastavano l'avanzata del XXVII, facevano sperare che t1uesto riprendesse la via verso i suoi obbiettivi. Perciò il Comando Ji Armata, la sera del 19, gli ord.i nava di rinforzare la sinistra delle truppe che avevano superato l'Isonzo e di puntare sempre sui Lom di Tolmino e su Vetrnik. Nella notte sul 20 dagli infaticabili pontieri furono riattati i ponti danneggiati dal tiro nemico e costruite alcune passerelle. Il 20 agosto le brigate <' Ferrara,> e « Trapani >• , della 22a Divisione, e tre battag lioni del 5° raggruppamento alpini avevano passato l'Isonzo. Le brigate ,, Abruzzi >> e << Taro 11 si avviavano, nello stesso g iorno, rispettivamente a Doblar cd a Rc nzina, a rincalzo degli alpini e della 22" Di visione; ma non poterono iniziare il passaggio deil'Jsonzo prima del 21 : sia per la marcia da compiere, sia perchè occorreva far ultimare il passaggio dei ponti alle altre truppe e rifornire quelle che già erano al di là. Il 5° raggruppamento alpini rima~e pertanto ancora solo, anzi con piccola parte dei suoi battaglioni , a lottare contro la destra della 1" Divisione austro - ungarica, i:carsa di uomini; ma ricca di mitragliatrici, e riuscì a mala pena ad incunearsi sino alla testata della piccola valle di Siroka - Nijva ; ma non a puntare, come avrebbe dovuto, direttamente sui Loro. Sulla sua destra la 22" Divisione arrivava con le ali alle pendici del Vcliki- Vrh (q. 703) a nord cd a quelle settentrionali del Fratta a md, mentre il centro veni va arrestato p~co a monte di Auzza da forti nuclei della 2 1' Divisione Schultzen, che resistevano accanitamente. li XXVII Corpo conseguiva successi tattici, per i c!uali le sue belle truppe, combattendo strenuamente in un terreno difficile, ben difeso e privo di act1ua, davano prova di grande valore ma non I~ .
~:vanzava nella direzione che gli avrebbe permesso di affacciarsi sull'Idria, alla confluenza del Baca, per dare la mano alla sua r9• Divisione, la quale solo dopo il raggiungimento di tale obbiettivo p oteva attaccare l'ansa di Santa Lucia. Intanto il XXIV Corpo, la cui 47' Divisione, superate tutte le trincee nemiche, si era lanciata all'attacco in campo aperto, aveva, nella giornata del 20, progredito sul Fralta e sul Semmer, con solidandone il possesso, e puntava minacciosam ente sulla conca di Vhr. M anovrando con abilità il comandante ciel XXIV era anche r iuscito a risolvere favorevolmente la situaz io ne in cui il 19 era venuta a trovarsi la sua 60• Divisione. La parte di truppa di questa, che aveva potuto il 19 transitare sul ponte di Ca n:ilc, era stata arrestata sulla fro nte dalla ener gica resistcnz.i del reparto austriaco che difendeva il paese, assai fortemente sistema to a difesa con profonde trincee e gallerie in roccia. Alle spalle dei battaglioni attaccanti l'Artiglieria nemica aveva distrutto il ponte. sicchè non era possibile mandart rinforzi, nè muni zioni e vtttovaglie. La situazione era critica. La r esistenza di Canale 1x>teva, protraendosi a lungo, frustrare i bei risultati raggiunti dalla 4ì", la quale, se la 60' non avesse proceduto contro la linea Kuk .(7n) - Jeknik, non avrebbe potuto da sola continuare ad incunearsi sull'altopiano della Bainsizza. Un'ardita m anov ra tagliò il nodo. Mentre fort i concentramenti di Artiglieria si rovesciavano su Canale e m entre il grosso della 47' conti nua va a puntare su Vrh, 2 battaglioni bersaglieri, da monte di Bodrez, attaccarono Canale da nonl e da est ed a sera la strada della 60· Divisione era libera: essa poteva far riattare il 1xmte interrotto, por tarsi tutta sulla sinistra del fiume e procedere, non appena vinta la resistenza di M orsko. Qui pure, .i nfatti, la 6o" aveva trovato tenace resistenza; ma, con manovra analoga a quella di Canale, la ser a del 20 cadeva anche Morsko e la Divisione poteva iniziare l'attacco della fronte Kuk- Jclcnik , compito rc~o diflìcilc dalle numerose mitranemiche. ,gliatrici ,
L' andamento della fronte d'attacco della 2 a Armata, alla sera del 20 agosto, lasciava prevedere chiaramente come la vittoria avrebbe arriso alle nostre armi, soprattutto per virtù della spinta offensiva del XXIV Corpo d'Armata che, marciando di successo in succe.sso e
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manovrando abilmente, aveva sorpreso e sgominato il nemico e stava per diventare padrone dell'altopiano della Bainsizza, rendendo assai critica la situazione austriaca. Tutte le riserve vicine del nemico erano state riversate sulla fronte di combattimento, che già aveva decisamente superato il ciglione occidentale dell'altopiano e presentava un cuneo italiano avanzante verso la conca e_ , *.__,. 1 .. 111.111 di Vrh. La difesa austriaca si basava essenzialmente sul fuoco delle mitragliatrici e delle artiglierie; ma tali armi non potevano bastare a fermare l'irruenza dei nostri, ormai felici di combattere in campo aperto. Sarebbero state necessane agli Austro - Ungarici truppe fresche, capaci di contrattaccare in terreno libero; ma le disponibili erano ancora lontane. Da parte italiana, invece, potevano intervenire nell'azione sempre nuove forze, per quanto il loro aumento sull'altopiano determinasse sempre maggiori diffit;,p.c f: MdJtti<# : . o OoUr dÒ l:,H'111l.,.Jt~• coltà e rendesse più grave la peot'Tic ---·- ---- - --1 ~ --t,11r.1dip.,r/tnt,{IJ·'(fll) nuria dell'acqua. .._ - - - - ( in,,1 ~ ,µnta • • ttr, A malgrado di tale difficoltà tnin~ fHll 'afftMi lM e dell'accanita resistenza austriaca, le nostre truppe conseguivano I rimltuti della battaglia. . . nuovt SUCCCSS1. Il XXIV Corpo, tra il 21 e il 22 agosto, occupava audacemente con le Divisioni 47" e 66" la conca di Vrh e l'Ossoinca, che domina la valle di Auzza. Anche il Kuk, come già Canale e Morsko, cadde per manovra. La 4t Divisione, spintasi sulle pendici dcll'Oscedrik , aggirava infatti il Kuk, costringendone i difensori a cedere all'attacco frontale della 6o" che poteva saldamente occuparlo. Era così facilitata anche la conquista dello Jelenik, contro cui ormai. b 60" poteva agire da :i
occidente e da n<m1, mentre contro di esso avrebbe operato da sud la sinistra del II Corpo d'Armata. Questo Corpo aveva fin dall'ini zio agito con grande valore, ma aveva subito cozzato contro la linea monte Santo - Vodice - Jclenik, affidata a truppe ottime, hen provviste di artigl ierie. Esso solo aveva di fronte ben 35 battaglioni aust ro - ungarici, contro i quali doveva operare con i suo i 36 ed il nemico disponeva di 200 bocche da fuoco di m edio e gross,o calibro. Inoltre g li Austriaci , su tale tra tto delta fronte assai vicino al S.tn G abri ele. pilastro sett entrionale della cintura di colli di Go ri zia , erano cons:ipevo li cklla necessità di non cedne ed, infatti, fino :1 tutto il 2 1 agosto, l'azione c'.d. nostro II Corpo si era I imitala a fissare le for ze nem ic he che lo fronteggiavano. facilitando l'a\'anzata del
XXIV. Il
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però g li sfo rzi del valororn Corpo d'Armata erano co rq nati
da un succc~so immediato e tangibile: la sua sini st ra, brigata ,, F ir en ze ,, de lla 3" Divisione, riusciva a superare k difese di Rutasce e di I3auderca e poteva così puntJrc da sud sullo Jelcnik , co ncorrendo con attacco diretto all'azi,_inc ddla 60" Divisione. Mentre così brillantemente si svolgeva la battaglia tra il monte Santo t: b \·al le dell'.Auscek, pii, a nord !a 22~ Di visio ne si era portata con la sinistra (bri gata ,, Ferrara n) sulle fa!de del Vcliki - Vrh; mentre il cen tro e la destra (brigate ,, Ah ruzzi ,, e " Trapani ,, ), superata la dura resistenza d.i Auzza, si diri~e\'ano ,-c rso Leupa, contrastati dalb difesa nemica. Contro i Lom era entrata in linea la 65• Divi sio ne. di cui era passato a far parte il 5'' raggruppamento alpini , che fronteggiava ancor:, Mesn ia k cd era o rmai stremato di forze per le improbe fatiche ed i duri co,nbattimcnti sostenuti. L a brigata « Taro ,, si accingeva a superare raspro vallo ne di Vogcrcek 'ed a puntare su Kal e sui Lom. Intanto, col procedere dell ':l\·:rnzata, i Corpi d'Armata XXIV e XXVH si erano sempre pit1 staccati l'uno dall'altro ed era necessario colmare il vuoto fra le loro truppe. Il XIV Corpo, già destinato a tale ~co po, fu perciò inserito, la sera del :n, fra il XXVII, la cui brigata t< Trapani •> passò a farne parte, ed il XX IV ; g li fu assegn:1to il compito di operare a nord del torrente Auscek e di puntare sull'orlo orientale dell'altopiano della Bainsina ; m entre il XXVII Corpo continuava a progredire sul cig lio ne dell'Idria, fra ì Lom di Tolmino ed il Vdiki - Vrh (1071), ed
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il XXIV ed il II, più a sud, tendevano rispettivamente al margine sud - orientale e meridionale dell'altopiano della Bainsizza ed al vallone di Chiapovano.
Mentre così aspramente e vittoriosamente si lottava fra Tolmino e Gorizia, la battaglia infuriava anche sulla fronte della J' Armata, dal Vippacco al mare. La resistenza austriaca sul bastione carsico era, però, accanitissima. Nonostante la buona preparazione di Artiglieria e la decisione con cui furono condotti gli attacchi , i Corpi di Armata di sinistra della 3' Armata, Xl e XXV, non riuscirono :t conseguire che vantaggi di scarsa entità, ben presto riperduti per i contrattacchi austriaci. Anche l'VIII Corpo, che operava a nord del Vippacco e che il 19 agosto era passato dalla 2• Armata :ille dipendenze tattiche della 3•, non riusciva a superare le difese nemiche. Successi di qualche entità otteneva, invece, sulla estrema destra dell'Armata, il XIII Corpo, puntando verso San Giovanni di Duino, cd il XXIII che, comandato dal futuro Maresciallo d' Italia Armando Diaz, si era spinto ini:c.ialmente sino a Scio e, nei giorni successivi, riusciva a mettere piede nel vallone di Brestovica. Ma, per quanto i successi ottenuti sulla destra della 3" Armata fossero promettenti e preoccupassero assai il nemico, che vi aveva perduto circa 11 .ooo prigionieri e 30.oco uomini, fra morti e feriti, non erano certo tali da compensare l'eccessivo logoramento cui :rnd:1vano incontro le nostre truppe. La sera del 22 perciò .il Comando Supremo, deciso a sfruttare il successo della 2a Armata, sospese l'attacco sulla fronte della 3", riuscendo così ad ottenere una certa disponibilità di Divisioni di Fanteria e di artiglierie a favore della battaglia sulla Bainsizza. Infatti 50 batterie pernnti campali e di medio calibro, 1 da montagna e 6 di bombarde furono dalla 3° Armata cedute alla 2°, mentre 2 intere Divisioni potevano essere messe a disposizione del Comando Supremo, accrescendone la riserva generale. Contemporaneamente l'VIII Corpo tornava alla dipendenza della 2'' Armata, la quale era così nelle migliori condizioni per sfruttare il successo sìn'allora ottenuto. Lo stesso giorno 22 le operazioni sui Lom e sulla Bainsizza venivano proseguite.
La 6sa Divi sione del XXIU Corpo aveva tìnalmente portato l'attacco contro i Lom; era riuscita, vincendo gravissime difficoltà dì terreno e contro un nemico gi;, rinforzato da truppe fresche, a superare lJ bassa valle boscosa del Vogercek e, con la brigata " Taro n ( 207" - 208" Fanteria) - la bella brigata che nel maggio 1916 si er;i resa leggendaria con la strenua cd invincibile difesa di passo Buole si era inerpicata sul costone di Kal, arrivando ad impossessarsi della
Suf/'altopiano dd"1 B<1i11siz-:.a.
parte m eridionale di esso: la q. 549, che <loveva, allora e nell'ottobre, essere teatro di gesta veramente leggendarie, ed a toccare Oshcdrik quasi a metà corso del Vegcrcek. Sulla sua destra la 65" Divisione, col 5° raggruppamento alpino. metteva piede sul dorso di q. 645, che domina la valle di Siroka - Nijva e che per tre giorni aveva tenacemente resistito agli sforzi dei valorosi e tenaci alpini, i quali avevano attaccato con intrepido valore e con inesausta tenacia. Più a sud la 22" Divisione dircondava quasi il Veliki- Vrh (q. 703), i cui difensori ne contenevano gli sforzi, ostacolando l' ulte~ riore marcia delle brigate « Ferrara >> e << Abruzzi ». li XIV Corpo, che sulla sinistra deJl ' Isonzo aveva soltanto la brigata ,, Trapani n (le Divisioni 49" e 64· non avevano potuto ancora
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passare il fiume), tentava di superare le difese del Na Grad u, dove
k strisce di reticolato erano quasi inta tte. Il XXIV Corpo, m anovrando con la consueta abilità e celerità, aveva, nella giornata del 22, allargata ancora la sua occupazione. La sinistra, il cui r apido progresso preoccupava vivamente il nemico, aveva dovuto sostenere numerosi contrattacchi austriaci; tutti erano stati nettamente respinti, ma nessun progresso era stato possibile alla 46'1 Divisione. Sulla destra la 60' aveva attaccato energicam ente da ovest lo Jelcnik e la q. 747, che copro no la conca di Bate. L'attacco frontale non era stato sufficiente a scuoterne la resistenza; ma una seconda azione combinata con un attacco da nord, po rtato dalla brigata (( Tortona», c he sfilò sotto le pendici dell' Oshedrik, e con l'azione della ia Divisio ne del ·I I Corpo che agiva da sud, costringeva. il .nemico a cedere, tanto sullo Jelenik come sulla q. 747. La 60' poteva quindi proce<lere ver~o Bate, e m ettersi a sua volta, in condizioni di manovrare da sud co ntro I'Oshe<lrik, la cui resistenza aveva fatto fallire, in tutta la giornata del 22, gli attacchi della 4f. Altrettanto brillantemente era Il Tricolore proceduta anche l'azione <lel II Cor- sventola sulla vetta di m onte Santo. po e la sera del 22 cadeva j ) monte Santo, i cui difensori, abbandonatane la sommità, si abbarbicavano ~11 lle pendici orientali , a copertura della sella di Dol e dell e spalle del San Gab riele.
Le conseguenze. Finalmente il 23 agosto crollavano davanti al XXIV ed al II Cor po le ultim e difese austriache <lellc conche di Vrh e di Bate. L' Oshcdrik, sul t1uale le truppe nemiche resistevano valo rosamente
alla nostra 4t Divisione, cadeva pc.: r la manovra comp iuta dalla 60\ la quale, avanzando dallo Jdenik, lo aggirava da sud. Cadeva per manovra anche il Kobilek davanti al Il Corpo, la cui ala sini stra , traendo profitto dalla COIH]Uista dello Jeknik, lo aggira,·~• da nord; così tutti gli obbiettivi assegnati ai due Corpi d'A rmata per il primo tempo dell'operazione erano raggiunti ed in parte su perati. La sera del 23 agosto -- narra ancora il Geloso - il II Corpo era ~chierato ~ulla linci monte Santo - Ko bilck ; il XXIV aveva le brigate ,. Grosseto)• cd ,, Elba >) (che avevano sostituito i bersaglieri) in prima lirn.: a IH:11:i rnnca di Vrh, sostenute immccliatarnc ntc a tergo dalla ,( Ra venna )) e dal 278" Fante ri a; le brigate (< Tortona )> e ,, Vice nza >> sulrOs hed r ik cd alla conca di Batc; 2 battaglioni alpini allo Jclenik. li ne mi co era completamente rotto su tiud la parte del fro nte ; pareva che ormai fosse sufficiente un 'ultima spinta per la vittoria sperata cd, a tale scopo, i due Corpi d'Armata ebbero l'ordine dì operare immedi;11'amentc contro la linea di difesa di Madoni e di punlare: il Il sul Na-Kobil ed il XXIV su Sanio Spirito e Sleme. Pcr disporre di una grande Unità capace di mt:glio sf ruttarc il successo, il C.om,rndn della ·.?." Arm at;1 :1\T \':t int;intn cn,tit11itn , in ,c,onda linc~r, con k Divisioni 2.:f e 67', un nuovo Corpo d 'Armata , il XX VIII. Altre tre Divi sioni di Fante ria, Li 13", la 25' e la 30" erano ancora (bponibili come riserva generale del Coma ndo Supremo. Sulla sinistra della 2" Armata nessun prog resso ulteriore si e ra potuto realizzare. Il nemico difendeva con forze numerose e fresch e il bastione dei Lom e rendeva \'ani i sJnguinosi tcnt ,1ti vi di attacco fra l'I so nzo cd il Vcli ki - Vrh. ·Sicuro ormai di tale resistenza , il Comando dell'Armata austriaca dell'Isonzo destinò k sue riserve al saldamt'nto della falla prodotta dalle vittoriose azioni del XXIV e del Il Corpo. Dopo la p~rdita dello Jelenik, de ll'Oshcdrik e del Kohi !ek , il Comando dell'Armata austriac:i aveva prns:lto dì ripiegare oltre la val C hìapov:1110, siste m a ndo b n110\·a linea di difesa sui Lom, linea che, da q. 545, per Mcrniak, a! Veliki-Vrh (l), 1071) ed al Vrh-Shopìcc, si attaccava al San Gabriele. Ma. poichè akuni comandanti di Divisione ritenevano ancora po~~ihik tenersi sulla Bainsizz,1, si scelse per l\ilterìorc difesa la linea M.cs niak - Kal - Vrho\'ec - Madoni - Zagorjc San Gabriele. La sera dd 22 era giunta suU'altopì;mo la 73' Divisione austri aca. Questa fu spi nta nclb conca di Bate. dove, insieme con i resti
della 21' e della 106\ ebbe il compito di resistere il più a lungo possibile, anche con contrattacchi, contro le teste dei nostri Corpi lI e XXIV, per dar tempo alle altre truppe di schierarsi sulla linea di difesa prescelta. All'alba del 24 agosto j] XXIV Corpo cd il Il mossero per puntare rispettivamente su Santo Spirito e sul Na - Kobil; mentre il XXVII si riordinava ed il XIV, al centro, non era riuscito a superare le difese del costone di Leupa e del Na -Gradu.
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110sfrt' Fa11terit: dlt'as.;a/10
sulle pendici dello Jelenik.
L'attacco del XXIV e del Il, per quanto condotto con truppe ~tanche e reparti logorati da parecchi giorni di . ininterrotto combattimento, fece vacillare la difesa delle Divisioni austriache 21\ 73" e 1c6'. Già logorate e nell'impossibilità. di resiste.re a lungo in campo aperto, le tre Divisioni del XXIV Corpo austro - ungarico dovettero cedere e, per evitare che il ripiegamento si trasformasse in rotta, il Comando austriaco ordinò la ritirata generale sulla linea di Madoni . Per quanto predisposte), il movimento riuscì disordinato. Molti reparti e non poche artiglierie caddero in nostro possesso; mentre dall'alto gli aerei notavano il tumultuario ripiegamento austriaco fino alla valle di Chiapovano, dove artiglierie, carreggi e salmerie si mescolavano nella caratteristica confusio ne delle ritirate sotto la pressione del nemico.
La resistenza sulla linea di Madoni fermò il nostro inseguimento ed, alla sera del 24, il nostro Il Corpo era sulla linea GargaroJ3izet cd il XXIV si attestava a Trusnje - Polesce - Slcme: il XIV aveva superato Leupa ed il costone di Biziac cd avanzava verso Koprcviscc e Li pica; del XXVII - che, traendo profitto dei fortunati avvenimenti a sud dell'Auscek, aveva subito ripreso le operazioni - la destra aveva superato il Vcliki- Vrh e marciava verso Hoje - Vctrnik; la si ni stra attaccava decisamente, con la 65" Divisio ne, in direzione di Mesniak per puntare su Dolgilaz e cercava dalla q. 549 d 'imposi:cssarsi del coston( del Kal. L'attacco ver!-J Me~niak completò la conquista del dosso dì (J. 645, che domin.1 il paese e ci diedi; il possesso di Mesniak basso; ma non riuscì a rompere la resistenza di Mcsniak alto e di Tcsten. Dalla q. 549 e d;. lla regione di Oshedrik non furono possibili progressi di qualche entità.
La battaglia, accanita dovum1ue, ebbe il suo sviluppo più cruento nella zona dei Lom e di Mcsniak. La brigata (; Taro i, dovetk, nella piana dì O og- Do!enjc, sulla q. 549 e ndla \"alle intricata e hoscosa del Vogercek, rinnovare le epiche gesta di pas~.o Buole. Sulla celebre l(.
549. da dove gi:ì lo sguardo spaziava su Sant;1 Lucia e su Tol -
mino, cadde da vero eroe il capitano Stegher del 108" Fanteria. Di notte, superata la difr~a del iuo reparto da una irruzione di truppe d'assalto nemiche, ridotto con un pugno di uomini, accerchiato, non volle cedere all'intimazione di resa e combattè corpo ;i corpo con la pistola, con le unghie, coi denti , finchè una pugnalata al collo, uccidendolo, lo immortalava. Poche ore dopo, a piccola distanza dalla q. 549, il 274° Fanteria, comandato dal colonnello Catalochino, muoveva all"attacco di Mesnìak. li colonnello avna sc ritto poche ore prima al figlio clit:, se la sorte non gli avesse arriso, egli sarebbe « morto contento di a\'er offerto tutte le forze alla diletta Patria " · L 'attacco di Mesniak era stato tcnt;uo e ritentato invano dai valorosi alpini del 5'" raggruppamento; ivi ogni casa diroccata, ogni 1nureuo, ogni cumulo di terra erano nidi di mitragliatrici, ripari di tiratori . Il Comando austriaco voleva difenderlo ad ogni costo pcrchè per tak località passava la linea prescelta per la resistenza ad oltranza. Da parte nostra l'attacco su Memiak, donde passava la strada
:11 Vcliki - Vrh (1071), era troppo importante per non insistervi. Al 274° reggimento, costituitosi nel luglio di quell'anno, toccò, il 26 agosto, di attaccarlo ed il colonnello Catalochino cadde, mentre in testa ai suoi valorosi soldati sgominava il nemico e metteva piede nel conteso abitato. La situazione alla sera del 24 agosto era ormai tale che la vitLoria già conseguita non poteva perfezionarsi, ~e non allargando il successo del XXIV e del II Corpo. La manovra al centro avrebbe potuto far cedere le ali (zona dei Lom a nord e San Gabriele a sud) cd era, quindi, al centro dello schieramento dcli' Armata che dovevano proiettarsi le riserve. Il Comando della 2' Armata aveva avuto notizia che il nemico intendeva resistere ad oltranza sulla fronte Na-Kobil - Zagorjc, a sbarramento della strada alla selva di Ternova. Ordinava perciò che il XXIV procedesse decisamente sugli obbiettivi assegnatigli, agendo, col concorso del II Corpo, su Na-Kobil e che subito dopo entrasse in azione anche il IV, per gittarsi col II sulla sella di Do) e di là risalire a Ternova. Cominciò allora l'attacco del San Gabriele, il cui possesso appariva indispensabile per superare la sella di Dol ed agcvobre agli altri due Corpi, che oper:wano ;11 nord, l'azione sul Chiapovano e sulla selva di Ternova. Verso i Lom anche il XXVII Corpo ebbe ordine di riprendere le operazioni. Fu rinforzato da un nuovo gruppo alpino: il X (il 5° raggruppamento era già stato sostituito dal 274" reggimento Fanteria Jdla brigata « Belluno») ed ebbe confermato l'ordine d'impossessarsi dei Lom e di spingersi. su Grudenca. Il Comandante dd XXVII, in vista della resistenza che si opponeva all'attacco diretto dei Lom, decise di agire col grosso delle sue forze in direzione di Grudenca, dove l'azione appariva meno difficile. Fu perciò lasciata la 65" Divisione ad agire come poteva con le sue ormai logore forze (brigata « Taro e 24t Fanteria) direttamente contro i Lom da Mesniak e d:1lb v:1lle <lei Vogercek; mentre la 22•, con gli altri due reggimenti della brigata <1 Belluno >', con la « Abruzzi n, rinforzata dal X gruppo alpino e da un gruppo di artiglieria da montagna, doveva dal fronte Mesniak- Hojc agire in direzione di Grudenca. · Il 25 agosto però il X gruppo alpini era ancora a Cividale; quindi la manovra ideata non poteva svolgersi. prima del 26. Con la battaglia della Bainsizza un cuneo italiano, profondo dodici chilometri, si era addentrato nel vivo dello schieramento nemico l)
cd aveva costretto la 5• Armata del Borocvic ad abbandonare la riva sinistra dell'Isonzo cd a ripiegare sino sull'orlo del vallone di C hiapov;1no, gi~1 battuto dalle nostre artigl ierie. Il tratto da Santa Lucia a Plava, che il n u nico riteneva poco pericoloso, tanto da tenerlo con forze assai minori di t!U(:fle che presidiavano monte Santo e Li zona circostante, era sta to quasi completamente perduto cd il Comando Supremo dell'esercito imperiale aveva d~)vuto rinforzare notevolmente il presidio di Santa Lucia e costituire con numerose truppe fresche quello di Madoni. La 5" A rmata si era trasfo rmata nel ,, Gruppo di eserciti Boroevic ", cost ituito dalla 1 " e dalla 2 ' Ar mata dell'Ison zo. Una forza austriaca quasi doppia di q uella del 19 agosto era, al termine della battaglia, schierata da Sama Lucia al mare. Dicci11<.: di mig liaia di prigioni eri, di morti, di feriti; cc:ntinaia d.i cannoni caduti in nostre mani; mig liaia d i fucili e di mit raglia1rici . rappresentavano la prova dell::t nostra vittoria che, ~e no n definitiva, fu ~e mpn: tale da far confcss:1re allo stesso Impera tore Carlo c he .. in una eventuale, dodicesi ma battaglia dcll'lsonzo, l'esercito austriaco si sarebbe tro\'ato in una difficile situazione ,, . Ed il generale vo11 Arz, capo di S. M. dell'esercito imperial e, afferm ~l\'a a sua volta che 11011 sarebbe nato possibi le rcsi, terc, senza ripiegare profondamente, ad un nuovo attacco italia no, che avrebbe potuto arriva re a Trieste e che " soltanto un 'azione offensiva poteva .~?:antire l'esercito austri aco co ntro il pericolo di doversi ancora nurarc "·
Sull \rncliccsi ma batt:igli:1 dell' Isonzo, i cui risult:iti indussero gli Imperi Cc:n trali ad effettuare nclrottobre l'offensiva di Caporctto, i1 generale Ca doma scrisse ( 1): "La battaglia fra l'ldria e il Timarn ebbe risul tati scarsi sul Ca r~o, (_p1asi nulli nell'anfiteatro gorizi:1110. 1101cvoli sulralto piano della Bainsizza. li risultato strategico s~1rclibe stato grande se avessi mo potuto giungere alle alture~dominanti il vall~n c di C hi apovano, intercettando l'importantissima linea d i arrocca mento che vi passa e che congiunge il fa~cio stradale affluente a Tolmino con
(1:
Cfr. CA1x:,11:-;A: " La gm:rr3 alb fronte italiana ». sulb granJc guerra "·
«
Altre pagine
quello che converge su Gorizia; in tal caso le due masse nemiche: ~arebbero rimaste disgiunte e non avrebbero più trovato vie di colkg:i mento che molto più indietro, cioè verso il meridiano di Idria. « Ma, se i risultati territoriali della battaglia furono scarsi, notevoli ne furono le conseguenze militari. Nel periodo antecedente :1lla medesima, l'Armata austriaca dell'Isonz.o gravitava col grosso delle sue forze verso il Car~o, ed il tratto della fronte corrispondente al
L'iscrizione di un Fante sul muro di una casa dù"O<:rnt11.
medio Isonzo, giudicato quasi inattaccabile, era considerato dal nemico una fronte morta, eia difendersi con poche truppe. Dopo la nostra offensiva e tenuto conto del pericolo imminente che noi potessimo giungere al vallone di Chiapovano, spezzando b fronte T olmino -Gorizia, il 5ettore della Bainsizza assume ad un tratto importanza uguale a quella del Carso. E ~e ne accorse così bene il nemico, che in pochi giorni accrebbe le sue forze, portandole a più del doppio di quante fossero prima; la qual cosa procurò a tutta l'Intesa il vantaggio di immobilizzare sulla nostra fronte una maggiore LJllantità di forze nemiche, accrescendo \'importanza della fronte stessa. << Ma, indipendentemente dai risultati strategici , la battaglia ebbe risultati morali grandissimi. In Italia e fuori essa fu ccl chrat.a come
una delle più grandiose operazioni della guerra europea: sia per la l}Uantìtà di forze impegnate, sia per le enormi difficoltà del terreno che l'Esercito seppe superare. 1, Crebbe grandemente il prestigio dell'Esercito. Lo sentì il nemico che, temendo per l;i vicina Trieste, si affrettò ad organizzare una grande offensiva per riconquistare il territorio ed il prestigio perduti >,. Il maresciallo Hindcnburg(r) ebbe a deplorare che, in seguito alla battaglia della Bainsizza, gli Austriaci fossero ormai in piena crisi: " Il nostro alleato austro- ungarico ci dichiarò che non avrebbe più avuto la forza di resistere ad un dodicesimo attacco sulla fronte dell'Isonzo. Tale dichiarazione aveva per noi grandissima importanza militare e politica; non si trattava soltanto della perdita della linea delrlsonzo; ma bcnanche del crollo di tutta la resistenza nostra ... Ndl' undicesima battaglia dell'Isonzo Cadorna aveva guadagnato veramente terreno ... le lince di resistenza austro - ungariche ~rano respinte all 'orlo estremo ... ,; . Non meno dolorose furono le considerazioni del generale Ludcndorff (2): ,; Alla tìne di agosto era cominciata l' undicesima battaglia dell'Isonzo, su un'ampiezza di 70 chilometri , ed aveva portato il successo agli Italiani. Al principio di settembre si continuò accanitamente la lotta. Fu un nuovo successo per gli Italiani. Le Armate austro ungariche avevano resistito; ma le loro perdite sulle montagne del Carso er:ino st:ite t:into gravi ed il loro morale così scosso che, nei competenti circoli militari e politici dell'Austria - Ungheria, entrò la convinzione che le Armate austro - ungariche non sosterrebbero una continuazione della battaglia e un dodicesimo attacco sull'Isonzo ... Si dovette decidere l'azione contro l'Italia per impedire la rovina dell' Austria - Ungheria'). Anche il generale Kuhl (3) segnalò la gravità della situazione, affermando che ,, ora che l'avversario aveva potuto occupare la riva sinistra dell ' Isonzo anche fra Tolmino e Gorizia e che solo a stento si era riusciti a conservare la testa di ponte di Tolmino, la situazione delle Armate austriache dell'Isonzo era insostenibile. Se gli Italiani fossero riusciti ad aprirsi la via verso Trieste, l'appoggio dell'ala si( 1) Cfr. H1i-nF.Nlll'RC:
« D::tlla mia dt:i » . (2) Cfr. Ln>ENDORFF: " l miei ricordi di guerra n. (~) C:fr. Ki:1n.: " La guerra mondiale ); ,
ni stra al mare sarebbe andato perduto; tutto lo schieramento austriaco sarebbe stato avviluppato; ciò avrebbe portato al crollo dell'intera fronte ed avrebbe potuto esercitare un'influenza decisiva su tutta la situazione di guerra)>. Riesce interessante ricordare anche quanto, sulle conscgucll'Ze dell'undicesima battaglia, si può leggere nella stessa Relaz ione austriaca: ,, Dopo una preparazione di Artiglieria che durò da un giorno :id un giorno e mezzo, il successivo sbalzo delle Fanterie permise :agli Italiani di sfondare la prima linea A nella parte sud dcl1'altopiano di Comen. La resisten za dei difensori r.iuscì però a contenere ~ulla linea C le masse italiane di attacco; un insignificante guadagno di territorio presso Selo non alterò in nulla la situazione generale. Ma gli avvenimenti si svolsero ben diversamente nella zona a sud di Tolmino. Qui, durante la notte sul 19 agosto, gli Italiani riuscirono :1d attraversare l'Isonzo in alcuni punti, ai due lati di Auzza, cd a penetrare fin oltre la località di Vrh, cosicchè avevano anche oltrepassato la seconda linea dì trincee preparate sulle alture circostanti. Nè vi erano riserve disponibili per sferrare un contrattacco, essendo rimaste lontane. 1 contrattacchi isolati non poterono ripristinare la situazione. Anzi gli Italiani riuscirono ad ampliare il loro successo a sud, occupando lo Jelenik .... « li 22 agosto venne sfondata anche la linea fra Descla e lo Jdenik, con pericolo imminente di aggiramento della nostra linea a sud. E " vero che era sempre possibile chiudere di nuovo il varco e deviare la linea difensiva in direzione est· ovest sulla nostra prima linea. Ma perdurava il pericolo che, per ìl rinnovarsi degli attacchi italiani lungo la fronte , la linea dì combattimento si spostasse sempre più a sue.I, e .che il tiro delle soverchianti artiglierie italiane infliggesse tali perdite alle truppe da vincere alla lunga le nostre resistenze. << In queste circostanze il Comando dell'Armata dell'Isonzo si vide costretto a modificare radicalmente la linea difensiva sull'altopiano di Lom, Bainsizza e Heilingengeist, ritirando le truppe sull:i linea Leg. Kal , Madoni. « Tuttavia il successo sulla Bainsizza - Heilingengeist - S. Spirito aveva portato la linea italiana avanti di sei chilometri; essa non aveva più, come prima, un o.stacolo immediato sull'Isonzo e, sulla posizione raggiunta, il nemico stabiliva la sua nuova linea di combattimento. Tutto questo imponeva a noi di rinforzare le forze del!' Altopiano, sottraendole alle altre nostre fronti di guerra>>.
V.
LA DODICESIMA BATTAGLIA DELL'ISONZO.
Mentre la gravit:1 cklla situazione austriaca incitava gli I m pcri Centrali a prc\-cnirci con una g rande offensiva, la ge nerale stanchezza della g uerra si era manifestata, purtroppo, anche in Italia, dove i nostri so!d~1ti, dopo essersi recati, in occaùone ('elle I iccn:zc invcrna li . presso le rispettive famiglie, ritornavano ai loro doveri, i:on già con l'animo riiemprato dal hrevc riposo, ma co n le energie morali depresse. Anche i deleteri effetti esercitati tblle dicerie su una prossip:Ke e la propaganda svolta dai partiti estremi, di mentichi, nelrcsasperazione d el loro spirito di parte, dei più sacri doveri vcrw b Patria. aYe\·ano un'influenza sempre più g ra ve nd dimirwin.: b combatti, ità t~e~k nos:re forze arm:nc. I disagi conrinui, le :1spre diitìcoltà, i gravissimi pericoli che il no~tro soldato aveva dovuto affrontare nei primi anni della g ucrr:1, an:v:rno posto a òira pro\'a la SlL1 r esisten za, la l{Ualc, per J'and:11n('nto stesso della g uerra, non era coniortata da lla speranza d.i un successo finalmente dccìsirn. L 'ind ebolirsi dello spirito combattivo delle nostre truppe non era sfuggito al nostro Comando Supremo. come non gli erano sfuggiti i preparativi che il nemico andava compiendo per la grande offensiva, alla rimcita d ella quale dovevano, purtroppo, (!llCSla volta concorrere tutci g li sforzi degli Imperi Centrali e dei loro alleati. Ad essi il sal iente ~egnato nelle nostre linee dalla loro testa di ponte di Tolmino, rc<o :1ncora pi11 marcato dall.a nnstr;1 conquista dell'altopiano della Bainsizza. offriva condizioni militari favo~cvoli.
;lla
Le forze contrapposte. La rottura del nostro fronte si determinò, infatti , nel tratto Plezzo - Tulmino, nel c1ualc, secondo il Barone, le truppe della nostra 1" Armata. il 14 ottobre I~)T7, avevano la seguente dislocazione:
IV Corpo d'Armata dalla Conca di Plezzo all a Costa Ranza ; XXVII Corpo dalla Costa Ranza fin presso Kal (sini str::i dell'Isonzo); VII Corpo dietro la destra del IV e la sinistra del XXVTl : XXIV Corpo da Kal a Podlaca (altopiano di Bain sizza) : Il Corpo da Podlaca a monte San Gabriele; VI Corpo da monte San Gabriele a Grazigna: VIH Corpo da G razigna a Biglia. Seguivano, (JUindi, più a sud, i Corpi della :f Armata: X.I Corpo da Biglia a Plenski (nord di Castagncvizza); XIII Corpo da Plenski a Korite ; XXIII Corpo da Korite alle foci del Tim::t\'O. In riserva, dietro la 2• Armata, erano 7 Divisioni, di cui 5 a di\ posizione del Comando Suprem o, e dietro la 3" Armata altre 5 Di visioni, tutte a disposizione del Comando Supremo. Lo sfondamento si verificò sulla fronte dei Corpi d'Armata IV, XXVJI e VII, le cui truppe erano, all'inizio della battaglia, disioe :ile nel modo seguente:
TV Corpo d'Armata: 50" Divisione nella Conca di Plczzo:
43' Di visione dal passo di Planina Jame escluso a monte Plcc.: :i escluso; 46" Di.visione da M. Pi cca incluso, alla Costa Ranza esclusa. tra
In riserva: r gruppo alpini alla stretta di Saga; I gruppo alpin i Caporctto e Jdersko; la 34" Divisione a sud di Karnno.
XXVII Corpo d'Armata: rf Divisione ed 1 gruppo alpini dalla Costa Ranza inclusa, a nord di Selo, presso l'Isonzo ; 65' Divisione a cavallo dell ' Isonzo, da nord di Selo a nord di Mesniak; 22• e 44" Divisione da nord di Mesniak a Kal.
In riserva: 1 brigata della Globochak e di monte Cìcer.
22•
Divisione nella regione di monte
VH Corpo d'Armata: 62" Divi sione a sinistra; 3• Divisione a destra, nella regione monte Matajur, Sella di Luico, monte Kuk (Kolovrat), Drenchia, monte Hurn. Il) .
270 D;1 parte del nen11co la massa principale per la manovra off ensiva venne rappresentata dalla 14' Armata, di nuova formazion<:, composta di truppe austro · ungariche e di truppe germaniche, al comando del generale tedesco von Bdow. Essa si era radunata nella conca di Krainburg e doveva operare tra l'ala m eridionale del gruppo di eserciti del generale von Co nrad e l'ala settentrionale dell 'Armata dell'Jsonzo dd gcnerak Boroevic.
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La dodia.;itna l)(/t/aglia ,hll'lson-:o .
La 14' Armata austro - tedesca si era suddivisa per l'azione nel modo seguente: 1" Gruppo Krauss. incarica to di spezzare il no~tro fronte da. Pkzzo al m onte Nero, dirige ndosi su Saga; 2 ·' Gruppù Stein, che doveva operare da monte Nero a Tol mino, passare l'I sonzo, conquistare la dorsale del Kolovrat e prender e contat to col r" Gruppo a Capo rct to; G ruppo Berrer, che da Tolmino doveva COll(JUÌstare il massiccio di mo nte Jo.a e, Lfllalora la bauaglia si fosse svolta favorc\'Olmentc, puntare su Cividale; 4° Gruppo Scotti, chc doveva, in stretta cooperazione con l'estrema ala destra dell'Armata dell ' Isonzo, varcare l'Isonzo a sud di
r
1.jf
Scio ed attaccare la cresta montuosa fra l'Isonzo e lo Judrio nella rrgione del Globochak e, coadiuvando il 3• Gruppo, dirigersi anche r,~o su Cividale.
La battaglia. Il fronte principale d'attacco per lo sfondamento era, secondo il Harone, quello da Plczzo a Tolmino, tenuto dal IV Corpo (Divi, ioni 50·, 43' e 46') e dal XXVII Corpo (19• Divisione). L'attacco, che doveva costare al nostro popolo tante sofferenze cd all'esercito nostro la temporanea perdita dei territori conquistati t' delb g loria già comeguita, riuscì completamente. Noi ci l.imitere1110 ad accennare gli episodi principali della battaglia, seguendo il ri., s~unto pubblicato in proposito dal generale Ettore Viganò (, ). Un grande attacco era atteso e si sapeva che si sarebbe svolto con 11 11 urto risolutivo contro la nostra ala sinistra e co n azione dimostra11va al centro ed all'ala destra. Il nostro IV Corpo era tutto in linea, disteso su lung hissima l rnnte, dal Rombon a Gabrie. Alla sinistra, nella conca di Plczzo. l ·era la 50" Di visione, assai debole; veniva poi, tra il Versic e il Rutel irob, la 43", con una migliore posizione tattica, ed alla destra, contro lo Sleme ed il Merzli, c'era la 46° Divisione ancora pit1 della 50' •n condizioni sfavorevoli . Per la grande estensione della fronte occupata rispetto a ll'entità delle forze, il comandante il Corpo d'Armata non aveva potuto, appena l'azione cominciò, disporre di una riserva valida e sufficiente. C'era nebbia fitta, che non recò danno all'efficacia del tiro delle .1rtiglierie nemiche su quei tratti determinati della nostra fronte, nc.:i liliali il nemico voleva far breccia; e danno grande invece recò a noi, diminuendo grandemente l'efficacia del nostro fuoco. L 'irruzione delle Fanterie del nemico, che seguì a quella infern:dc preparazione dell'~ittacco. fatta dalle sue artiglierie, fe quali erano assai più numerose delle nostre, per il numero grande degli assalitori e per l'impeto dell'assalto, fu a5sai grave; così che, nella matti nata del 24 ottobre, determinò la ritirata dei nostri difensori da Plezzo alla stretta di Saga. Il nemico incontrò ivi la tenace resì~tc nz:1 ( 1) E . VrcA'.'.Ò: " La n ustr:1 guerra , come fu pn.:parata e r"nw l. ,tau ,ondotta sino al novembre 1917 " ·
del la nostra 4t Divisione; ma costrinse la 46' a ritirarsi rapidamente sulla linea di difesa ad oltranza, ch'era a 3 chilometri indietro e meno esposta alle offese nemiche. Sulla destra dell'Isonzo si manifestarono, invece, due azioni <' paragonabili a mosse di un grandioso duello: l'aud:1ce avanzata della 1::t Divisione germanica, per la destra del fiume, verso Caporetto, la quale fu come il balenare di una lama flessibile e tagliente che, maneggiata da mano maestra e guidata da occhi espertissimi, riuscì :1d insinuarsi in una giuntura della corazza avversaria e fulminea giun~c al cuore; e b irruzione di oltre quattro delle più agguerrit e Divisioni austro - ungariche contro la nostra 19' Divisione, schierata attra verso ;:ii pendii orientali dd Jeza, paragonabile all'urto di una massa :,oi!!antesca .. cJ1e si abbattè con im1>eto possente sull 'intera ar,.., matura del debole nemico e b fracassò ,, (1). (Jucste due irruzioni diedero il tracollo a tutta la difesa dell'ala sinistra della nostra fronte giulia: h 50' Divisione::. non pit1 sicura ;11la stretta di Saga, ripiegò sulla linea dello Stol: la 43'' resistette ndle primiti\'c posizioni; rna, di front<.: alle maggiori pressioni delle masse nemiche che la fronteggiava no, dovette impiegare tutte le sue forze sulla linea di combattimento cd , Jlla fine. una parte di essa rimd. pas~andu per il punte di Tcrnura pow prima che rovinas~e, :1 raggiungere la 50' allo Stol. La rimanente andò perduta, mentre la 46~ Divisio ne. avvolta ai 11:lnchi, fu rotta completamente. Alla sera tutti i ponti dcll'lsonzo erano rovi nati; non c'era pit1 scampo per i superstiti rim:1sti sulh si ni stra del fiume e ci furono anche tra Llucllc truppe gloriosi epi sodi di estrema resistenza. Caduta Caporetto, non ci fu scampo nemmeno per i pochi difensori cli quel luogo. che il comandante del IV Corpo ave\'a colà appostati (brig ata ,., Foggia ),, di riserva). La 19• Divisione (XXVII Corpo) veniva intanto schiacciata dalla ma~sa delle quattro Divisioni nemiche che le si era abbattuta sopra, do po avere opposta tutta la resistenza possibile. Lo sfondamento della nostra fronte, come il Comando avversario aveva preveduto, doveva, purtroppo, determinare il crollo delle nostre linee cd una '-'rrravissirna crisi nel nostro esercito. Tre b<riorni dopo il nemico, con forze considerevoli, sboccava, infatti, nella pianur:i udinese e sulla Pontebbana e, dopo altri due giorni, arriva\·::i ad Udine; mentre le nostre strade tra il Torre ed il Tagliamento ( 1) Hdn ione della Commissione d'inchiesta, rnl. IL pag.
125.
r r, 1110 ingombre di colonne militari che ripiegavano e di popolazioni , ,vili che fuggivano, atterrite, davanti all 'i nvasore. La resistenza delle nostre truppe per arginare l'impeto dd nem 1rn diede 1uogo ad 111n umerevoli episodi , d1 eroism o individuale e collettivo. La brigata << Bolog11:1 )> , ad esempio, ~c ppe resistere per al' uni giorni a monte Ragogna a due Di vi, iuni austro - tedesche. ~folto si distinse, co1ne riconobbe lo stesso 11c: mico, nel resistere st renuame nte p er tre: ~1o rni agli attacchi ,111,l riaci, il 69° reggilllt' ntO Fanteria (bri11 .... ;1t:1 ,, Ancona ·•),. i cui ,.,lda ti, a sud del Fai1i. cont rastarono il p:1sso con incrollabile icnacia al la 17' Divì, io ne austriaca, anche 1jua ndo il 70", l'altro reggimento della stes, :i brigata, era stato ,ommerso dalla preponderanza delle for1/ mmbut/Ìmento del Ì 1 ,, 110/,n• t<)l 8 ,r ( "n/ ze nemiche. Capri/e: il é0111a11da11tc dd 91" Fanteria ferito. Rig uardo all'azione del 69'' Fanteria in 11uesti tre giorni di lotta sovn1mana, il comandan te dcll' X l Corpo d'Armata scriveva al Comando della f Armata, in data d<.:I 28 ottobre : « Il 69° è stato veramente eroico ; ·ha tenuto, in diftì( ilis~imc condizioni e sotto violento fuoco dì grossi calibri, le sue posizioni fino a ic:ri sera. Esso pit1 non esiste o 1-111asi: è glorios;1rnc111c perito per salva re la situazione >• .
Al reggi mento \'enne concessa la medaglia d 'argento al valor militare con la seguente motivazione: ,, Preposto alle difese del Faiti, in fien: giornate di c ruenta battaglia, con tenacia ed ardore mirabili e w n gt'ncroso tributo di sangue, oppose eroica resistenza al formidabile urto nemico (Fa1ti, ::q - 27 ottobre 1917) >i. E gli esempi da citare sa rebbero innumerevoli ; ma ci basta ricordar k gesta dd gene rale Antonino Di Giorgio e dei suoi soldati. A meglio prolèggc.:rc.: l'inevitabile ripiega mento della _:r' e della 4' Armata. il generale Cadoma di spose pcrchè ,·enisse costituito un Corpo d"Arma1:1 di formazione, il qn;ile, al comando del generale :'.ntonino Di Giorgio. operasse fra il Piave c:d il Tagliamento, per ritardare la marcia dell'invasore. Tale Corpo d'Armata, molto ben com:rnd:1to, :1~solsc hrilbntcmcntc il suo compito e comhattè co n moltl) va lore, pienamente consapevole dell 'importanza cklla dìffi. cik missione affidatagli. L o ~tC!-SO gem:ralc Ro mmel , allora ~cmplice tenente, ricordava il CorpD d'Armata Di Giorgio con profonda ammirazione, dicendo : ,. Fu lotta ndo co ntro questa lJniù meravigliosa, che co mpre~i come l'eserc ito austriaco non sarebbe mai giunto ;1 Milano e n emnH:no al l'Adige. ùime allora dicevasi " (1).
La battaglia di Caporetto e le sue conseguenze \'ennero poi cmì rirordatc dallo stesso Cadorna (2): ,, 1'ella giornata del 24 ottobre il nemico sfondava tre lince di difesa sulla fronte del XXVll Corpo, giungeva a Caporetto facendo c1dcn.: di un sol colpo tutte le linee di difrsa :mmzate del IV Corpo e prendendo prigionina, in c1uei giorni e nei successivi, gran p:irte delk truppe di tluesto: si impadroniva dd nodo montuoso di c1pi1:tle import:in za cht: so rge intorno alla testa <.kll'Judrio, av:mzava sulla grande strada C:1porctto - Ci\'idale IÌno alla stretta di Robic. si apri,·a la \'Ìa nc.:lh bass;1 Yal d'Uccca. per la nuova strada che per \·al Resia adduceva alla bassa val Fdla. Cadevano rn~Ì. in poche ore. le formidabili posizioni sulle quali il Com ando Supremo faceva pieno assegnamento per una prolungata difc~a e per il giuoco delle r;~er\'e, ( 1) FA1<1-.;,r , ,1: « Diar io ,., puntala 25. (2) Ctr. C.\!)( >K:-<A: " La ~ucrr;1 alb fronte iulian:1
» .
, 25 ottobre. -
Anche il monte Sto!, ml quale facevo g rande .,,~cgnamento per arginare a nord l'offensiva nem ica, era caduto! l·:ppure quella formidabile posizione dominante, che era lo ntanissima d:1110 schieramento d'Artiglieria del nemico, e contro b quale ljlH.', 10 non aveva certamente potuto portare che scarse artiglierie molr o 111obili pei fondi di valle, avrebbe dovuto resi stere a lungo! D'ora in , ,ra tutto precipitava! La situazione si presentava in modo sempre più tragico! « Nel mattino del 26 mi era rinata la speranza di potere sbar1.1rc la strada all'invasore. Era talmente duro il pen siero di dovere .1bba ndonare il terreno conquistato, con due anni e mezzo di lotta tc: nace e sanguinosa, e di dover lasciare in balìa del nemico le magni!Ìche provincie e le patriottiche popobzioni del Veneto, che la mente <'d il cuore vi si ribellavano! D'altra parte, come già dissi, se si vole, ano salvare le truppe che dall 'Jud rio al Carso ancora coprivano la pianura, e gli immensi materiali che avevano seco, era assolutamente ntcessario arrestare il nemico agli sbocchi del Natisone; e ciò non si putcva ottenere che mediante una resistenza tenace sulla linea che ,!:il monte Maggiore va al monte Korada. Queste sono le ragioni , hc indussero il Comando Supremo ad emanare quell'ordine. « .In segmto alla caduta del monte Maggiore ed alravanzata del 11c mico in val Resia, la ritirata della :2 e della _.;" Armata al Taglia111ento era diventata inevitabile, se si voleva sah'are l'esercito e 1-cn, lc rc possibile la resistenza su una linea più arretrata. La mia spc1.1nz a della mattina del 26 di potere ancora trattenere il nemico nei monti era andata delusa! ,, Già nel giorno 26 il Comando Supremo aveva diramato ai com:1ndanti delle Armate 2~ e ·t , al comandante del XII Corpo ed al Comando generale di Artiglieria le direttive pel ripiegamento al T:i.gliamento. <( In quello stesso giorno 27, alla vigilia del giorno in cui il nc:nico occupava Udine, il Comando Supremo si trasferiva da Udine .1 Padova, ed io, con l'Ufficio opernioni, partivo alle ore 15,30 da Udine per recarmi a Treviso, dove mi stabilivo, essendo questo il punto più adatto per coordinare i movimenti delle lrc Annate .f . :!' e f. e per tenersi in stretti rapporti con la r' . << Ancora il 29 veniva inviato dal Comando Supremo :ii coman da nti delle Armate 2~ e J' un importante ordine, il quale, dopo di ;n·er detto che il movimento di arretramento delle due Armate si andava compiendo e che il nemico no n premeYa, da va le seguenti 3
d irettive: la linea delle Prealpi Carniche - riva destra del Tagliamento - Joveva essere tenuta il più a lungo possibile, per far riposare le Unit;1 ancora organiche e per regolare il deflusso di tJuelle disorganizzate; 11011 doveva pereicì detta linea essere sgombrata, se non in sc,Tuito ad ordirn:,. che avrebbe dato jJ Comando Su1)remo, solo l', se contro di essa fosse: esercitata forte pressione nemica. ,, I giorni 29 e 30 furono i più terribili della ritirata ; ma il valore delle truppe della _ f Armata e quello dei Corpi ancora saldi ~kl\'::1L:i destra della 2'' Armata; nonchè della , , e 2 ' Divisione cE Cavalleria. d1e eroicamente si sacrificarono, permise di condurre l'esercito a salvamrnto sulla destra del Tagliamento. ,, Una nuova fa tale circostanza sopraggiunse a rendere più disastrosa b ritirata, cioè la prematura rottura dei ponti di Codroipo, distrutti per f.ualc errore alle ore 13,30 del giorno 30; il che costrinse le truppt: i\'i radunate, nonchè gli sbandati ccl i proiughi) a rifluire vcr~o sud, accrescendovi l'ingombro, e cagionò la perdita di mol tt: artiglierie, specialmente di mc:dio calibro, che con sforzi inauditi c:ra no state condotte :i Codroipo fin dalraltopiano di Bainsizza. ,. Il 2 11mcmhrc cm:rna\'O le direttive per la so~ta al Tagli ,> :11entu. ,. F in dal momento in cui dovetti ordinare l:t ritirata al Tagl i:inH..:nto, ben vedno che, con tutta probabilità, la si sarebbe du~'UL! proseguire tino al Piave ; ma la determinazione di non rctrix cdn~ oltrt· quest' ultimo fiume, se non costrettovi da una battaglia perduta. è ~lata sempre incrollabile in mc. " Alla mattina del giorno 4 il Comando Supremo rn1an(Ì gli ordini pc.:r ritirare l'esercito sul Piave, e la ritirata ebbe tosto inizio nella notte ~ul 5 novembre. ,, Militarmente comiderat:1, la ritirata aveva il vantaggio di CO· qrin gerc il nemico ad allontanarsi molto dalla sua base: ~d impiegare molto tempo per riorganizzare il tiro, tempo che sarebbe d:1 noi impiegato a riordinare le forze. ad accrescere le difc~e sulla line:; dd Piave, gù meglio sistemate del Tagliamento, specialmente m l Grappa, suo principale caposaldo. ,, Alb mia fiducia hanno pienamente corrisposto i fatti. L'attacco nemico, principiato il giorno 10 novembre, si infranse contro b volontJ ritemprata dei soldati d'Italia. Erano sempre i soldati di Gorizia e della Hainsiv.a. Se il veleno propinato dall'interno ne avev:r per un momento abbattuto lo spirito, essi avevano poi attinto nuon. forza nello spirito rinnovato dc!Pacse di fronte all;1 sventura . L'Ita-
lia fu salva e l'esercito attese liducioso che suonasse l'ora della ri~c.:ossa e del trionfo )) . An~he il generale Kraft (1), per non citare solta nto gli Italiani , giudicò opportune le decisioni del Cadorna, scrivendo: << L'Italia deve essere grata al generale Cadorna della dccision<.: , indubbiamente opportuna, di effettuare la ritirata sul Tagliamento ... I·: fu lo stesso Cadorna che fece prevalere il concetto di mantenere l:t linea del Piave, in antitesi col generale Foch, che riteneva possibile la ripresa della resistenza soltanto dietro l'Adige. « Per la difesa sul Piave tornò utile al generale Cadorna il fatto dl<.:, per sua iniziativa, già nel marzo 1917, ii monte Grappa era stato r:,fforzato e dotato di strade, posizioni per batterie e .~istemazioni J'l"r il servizio idrico. 1< E così l'offensiva, ricca di speranze, si arrestò a poca distanza dal proprio obbiettivo, cd il monte Grappa divenne il monte sacro degli Italiani, che possono andare orgogliosi di averlo mantenuto ,·ontro gli eroici sforzi del le migliori truppe austro - ungariche e germaniche >>.
Il ripiegamento al Piave. L'impossibilità di resistere alla pn:s~ione che contro di noi il nemico imbaldanzito continuava ad esercitare, senza avere prima .mllo il tempo di riordinare in lJUalche modo le nostre truppe, in dusse il Comando Supremo a far ripiegare l'esercito sul Piave, dopo .,vere profittato della linea del Tagliamento per imporre all'impeto nemico la sosta che era indispensabile ad assicurare il ripiegamento del la 3' e della 4" Armata ed a proteggere la ritirata della 2". li 9 novembre il movimento poteva dirsi, nonostante le terrihili difficoltà, finalmente compiuto. Pur diminuito di forze e special :11rnte di materiali (2), fermatosi sulla nuov:.i fronte assai meno e~tes,1, raffofi',ato dalle gagliarde giovinezze delle reclut e della cla s~c del 1899 prontamente accorse dai depositi a difendere la P;itria, l'esercit o nostro, ritrovate tutte le sue virtù, riuscì a fermare l'invasore cd a renderne vano ogni tentativo. ( 1) C fr . K11,1 n: « La ro ttura della fronte honzo .,. (2) 180.noo prigionieri cd oltre 2.ono c111nnn ì cr:111 :> r;1d u1i ntl k
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Per l'esercito, come per il Paese, la sconfi ttJ subìta era stata, com e \'Cnnc assai bene affermato, un veleno cd insieme un antidoto; certo la gr:1ve, immeritat a sconfitta do\'e va rappresentare il prezzo dclb futura. decisiva vittoria. L'ordine del giorno dd nostro Coma ndo Supremo del 9 novembre (dat:i :i lb l]Uak, sul nuovo fronte, il generale Cadorna venne sostituito dal grneralc Di:iz nella caric:1 cli Capo di Stato Maggiore) diceva: ,. Con indicibile dolore, per la su prcm:1 salvezza de11 'Esercito e ddb n;1 ziunc, ahhiarno dovutll abbando nare un lembo del sacro suolo ddb P atri:1, bagnato cb l \a nguc, glo ri lìcato ,bi più lìcro ero ismo dei soldati d' lt:ili:1 . . \Li tiuesta non è ora di rimpiantn . E' ora di don-:re, di sac rifìzio. di azione. N ulla è perduto. se lo spiri to ddla riscossa è- pronto, ~c la rnlont,Ì non piega. ,, Ci~ un a volta, sulla frontc trentin a, l'Ttali:-1 fu s;il vata dai dife mori croici che tennero alto il suo nome in fa ccia al mondo cd al nemirn. Ahhiano, lpH:11 i di oggi, l'austera coscienza del gra\'e e glorioso compi to :id essi ;if fidato. ,. Sappia Ol!ni corn:rndante, sappia O!!;ni soldato, qual e è questo gra\'l' dovne: lon:1re. \·irn:ne, non retrocedere di un passo ! " :-,/oi ~i amo inf!cssibilmentc decisi. Sul le nuove posizioni rag· g iuntt: dal Piave :ilio Stel vio si difrndc l'nnorc e la , ·ita t1·I1alia. Sappia ogni combattente qual e è il grido ed il comando chc viene dalla cosci1·n1:1 di rutto il popolo italiano: M orire, 11011 ripiegan:! ,, . Grido clw n:1111c a~coltato, comando che ,·enne eseguito <bll'escrcito, il '-lu:ile scppc, infotti. con le mirabili resistenze opposte su l Grappa e sul Piave ad ogni nuo,·a minaccia, fer mare prima il nemico e dalla vittoriosa, gloriosissim:1 resistenza trarre poi. non in,·;mo. gli auspici per la fuwra vittoria .
Nel sccondo volume della ~ua upcr;i, il generale Cadorna tra tta di ffusamente della linea del Pia\'e, delle ragioni che ne avevano consigliata la scelta e delle consegue nze che la scelta ~tessa ebbe nel seguito della guerra. N e nassumcr crno brevemente i punti prÌn · ci pa li. La li nea del Pi:n e avcYa più volte form ato oggetto di studi m in uziosi e profondi da partc dello Stato Maggiore italiano: sia negli
Il gr:rteralc Armando
/)1(1: .
uf!ìci che mediante importanti manovre coi Quadri e ~ulla cana . Il g enerale Cosenz (che fu Capo di Stato Maggiore d ell'rn: rcito dal 1881 al 1892), aveva concepito di portare la di fesa - ndl 'ipotc:\i di una guerra con l'Austria - suJla linea monté Cavallo - Bosco dd Consiglio - Vittorio -Susegana - Mo ntello ; indi lungo il fiume ~inn al mare. A tiucl tempo la radunata del nostro esercito, in caso di conflitto con l'Austria - Ungheria, e ra preordinata di etro il Pia\'(:. perchè la regione fra Piave e Tagliamento mancava di una suffi. ciente rete ferroviaria e per la persistente minaccia che, sul no st ro fianco sinistro, eser citava il saliente tridentino. E tal.e predisposizione r imase immutata anche dopo che il generale Pollio fece costruire la tenaglia difensiva del Tagliamento, fra le rafforzate alture di Sa n Daniele e le teste di ponte di Codroipo e di Latisana. Nel 19 u una Commissione di Difesa prt!,ieduta dal generale Ragni propose di sistemare la linea del Piave con opere occasionali, anzichè di carattere permanc nk, e di predisporre tre teste di ponte a San Donà, a Ponte di Piave, all a Priula, prolungando poi la linea ,li difesa sino a monte Cavallo, secondo la concezione del Coscnz. Sotto poste le co nclusion i e le proposte al generale Cadorn;.1 (al lo ra Comandante design ato d'Armata), questi non le approvò cd espresse il parere che la difesa n:nisse portata su lla ri va destra del Piave, integrandola con occi1pazioni effettive di truppe sul Silc e sul \fon tello, con gruppi di batteri e attorno a Treviso cd a Cornuda c co n riserve mobili da raccogliersi nei pressi di Montebelluna e ml!e pendici orientali dd Grappa. Durante la guerra, fra il 1916 e il 1917, il Cadorna aveva fatto attuare la seguente sistemazione difensiva della linea del Piave: - il campo trincerato di Treviso; triplice linea di opere occasionali , appoggiate da due lati al Sile, dallo sviluppo esterno d i 9 chilometri, aperto verso sud, aveva una dupl ice fumsio ne: verso il Piave e contro le eventuali min acce di un nemico che avesse sfond ate le nostre linee del Trentino: -- l'organizzazione difensi va del Montello, con la linea di resisten za ad oltranza attorno alla quo ta più eleva ta (m. 36<)) c. dato che la parte orientale del rilievo, battuta e dominata dal colle di G uarda, non era lungamente tenibile, du e forti raggruppamenti di artiglierie pesanti, a nord - ovest cd a sud - est, dove va no raffo rza re ai lati questa linea di difesa. La battaglia del giugno r91 8 dimostrò all'eviden za la geniale in tuizio ne del Cadorna nell'apprezzam ento di questo impo rtantissi-
ddl:i nos1ra fronte ; l'avnnc trascur,1to i dettami fu C:Hh '.i ,!i d;inni gr~1\'Ì e di perdite ingenti: -· un sistema d i .::ortine diftmivc, a collegamento del cam j'3 1rinl'cr:110 d i Treviso coll'orga nizzazione del Montello. m(l ~cltorc
Dopo lo ~fondamento :ill'Jsonzo (ottobre 1917). L!Uando il C:!dorn:i intr:l\·idc la possihilit:ì e la convenie nza di un ripicg:urn.:m,, :il Piave, <Jrdinù ~c n z ·.i11ro al Comando ~cncralc del Genio di sis1::m:m: l.1 difc~a lungo b ri\'a trc\'isana . tenendo anche conto ddl ' im!'orl:inza m:11eria k c he l'mtacoio passivo del fiume forniva ai difcn~ori: mm tre .ti Monti.:llo face\'a predisporre nidi per mitragliatrici n l :1ppn\l:1mcnti per batterie campali . Fu così creata, fra Pia ve e Sik·. una .. f:t ~(ia difensiva ,, profonda una dùzzina di chilometri , che si prt' ~l:l\·:1 assai bene alla manovra difcn siYa - rnntroff ensi\'a, come ~i ;limmtrì1 durante la battaglia <kl giug no 19 18. C 1pmaldn importante di <..Juest:i difesa era il G rappa, che artico!.1\,1 l.1 lint':1 fluYialc .:on la zona mn11t11os:1 in genere cd, in part icc,Li r m u do, con J"alropiano dei Sette Cu 111 u11i . Do po le operazioni del giugno - luglio 19 1h. Li nostra linea sulJ';.1!topiano scgna\·:1 LJll.t~i un angolo n~lto, form:Ho da 1111 tratto in ,cnso n 1uatorialc tino :il gomi 10 dell'Assa cd un tratto in ~cmo m, ridiano, ~ino all n spunto ne d el Campan:u o (<m:st di cima Caldiera). 11 nt'm irn. ~e \Olc \'a scendere :ti canale di Brenta, doveva perci<'> prc\ cnti \·:tmt·ntc impadron irsi del sistema difcn~irn Sisemol - Ca ldier:L La prima orga nizzazione difensiva della regione del Grappa tendc:Ya appunto a premuni rci contro un eventuale sfondamento, da park :1u~triaca. di tak ~istcma difensi vo. N,-1 no n :mh rc 191 6, il generale Cadorna ordinaYa per tanto i primi Lt\'ori, d1c dm·cva no .::omprcnderc le ~istemazioni in ca\'erna di Col dei C:1ììo, b rotabile da Bassano alla cima del Grappa, con dirarnazioni , er~o il Col Mosc hin n l il Col Caprik, Li teleferica Cre~pano - G rappa, seguita da una di~creta c 1rrettahile: i serhatoi d' ac1.111 :1 potahilc presso la vctla del G ra ppa, g li sbarr:m1enti con retirn bti e mitragli:1trici dei ripidi ca naloni che dai Colli Alti :-.rendo no nel canale di Brenta, il caposaldo principale al Grappa e i capi saldi minori :1 Col R:iniero, all'Arnione, al Pertica, a Co.I dell'Orso. · I n complesso una ~istt m:izione difensiva o rie ntata verso oveq, \t'r~o no rd - ovt~t e \ Crso no rd, ma che - sebbene molto incompleu 0
servì ottimamente di base ~1lìc truppe che ebbero il wmpi to di tenere il massiccio del Grappa nel novembre del 1917. La nuova linea di difesa assegnata all'esercito dopo il I o n<m:m bre aveva andamento sensibilmente arcuato cd era costitui t:1 da due segmenti di caratteristiche ben diverse: dal lago di Garda al Cra pp:i e dal Grappa al mare, articolati fra loro al monte Grappa, che veniva qujndi ad assumere un 'importanza di primissimo piano. S\'ilup1x1 complessivo: circa 150 chilometri. Tutte le linee di ritirata da questa nuova fronte venivano a convergere nel tratto Vicenza - Dolo, verso un 'apertura di appena 50 chilo metri, dal che si deduce che " in q ualunque punto il nemico riuscisse a sfondare la linea di difesa, avrebbe minacciato le comunicaz ioni di tutta la linea stessa l• . Inconveniente, questo, che era attenuato dalla solidità naturale della linea, la q uale-presentava anzi "il notevolissimo vantaggio dì poter tenere riunite le riserve centrali in breve spazio della pianura, pronte ad accorrere dove il bisogno le chiamasse, per le vie che si irradiano verso le diverse parti del fro nte. Per contro, il nemico che fronteggiava la linea del Piave era costretto a tenere le riserve gener ali suddivise in tre nuclei , mal am ente con,:::!iunti da strade ordinarie e ferroviarie , cioè : nel tri angolo Trentn Rovereto - Lcvjco per la zona fra il lago di Garda e l'altopiano di Asiago compreso; nella conca feltrìna per la zona compresa fra Bn:nta e Piave ; in pianura per la fronte fra Valdobbiadene ed il ma re: ··. Infine erano anche maggior.i le possibilità per una ripresa offensiva. Queste, in succinto, le ragio ni che indussero il generale Cadorna a scegliere la linea del Piave. Va pure tenuto conto del diffu sissimo, naturale desiderio di non abbandonare altro territorio al ne mico, compresa Venezia, e della convinzione che ,, se l'esercito, in quel momento, avesse dovuto continuare la ri tirata sino all ' Adige, sarebbe stato esposto ad un completo sfaccio, senza neppure salvare l'onore delle armi " . Il M ar esciallo d ' Italia Giardino, trattando della battaglia di ;;rresto (1), ricorda che fÌnù dal 5 novembre Cadorna si era prospet 1:11 :1 la possihilità di mantenere oltre il Piave un' ampia testa di ponte raccordata al Montello e costituita dal Cesen, dalle alture del Soligo e dal Colle di Gua rda, per mantenere ,, in nostro possc.:sso il ponte di Vidor, coprendo a<l un tempo un tratto notevolmente debole ddl:i ( 1) Cfr. C1ARll1 No: " La bauagli:.i ll'::1rrcsto al Pia ve nl al <;ra pp:1. llinu cazioni e riflessioni ,li gucrr:i ,,.
linc:1 del Pi:1vc ,,. Il <> novembre, in seguito ad ordine del Cadorna, il Ciardino eseguì in ~1uella Z(Hi:t una rapida ricognizione; ma l'opporft111;1 concezione \'enne messa da parte. di front.e all'impossiliil it:1 materiale di gucrn in: con truppe adeguate la progettata testa di ponte. Cli :1, renimenti di quei giorni avevano lucidamente cl1iarita la situazio ne. per rni si determinava imperiosa la via da seg uire, che il Giardino così delinea: ,. Sottrarre le 1ruppc alla pressione immediata
dcll" in,,_-~uimcnrv : scegliere e raggiu ngere una linea, prnporzionaL1 per :.1mpiczza t per ostacoli alla ~1u;1ntità ed al morale delle truppe che ~i pre\umeva di potervi portare; e. tuttociù st:nza a\·erc indietro :ik una linea ( hc potesse d irsi organizzata . e senza disporre di t:rupp:: fn ·schc. che 111 precedenza ne imkistisscro almeno l'occupazione per ac rogli cn·i le trupp<.: ripieganti ,, . Dice ti \ ';tlnr,: " La \tTtHtur:i fluviale dd Piave ne f:i una barriera ahb:1,tanz;1 salda , specialmente nel tratto inferiore. Il corso è rapido, irregolare, il letto ricco di isolotti, ora con basse boscaglie, ora con grosso ciottolame, t1u:.isi dappcnutto larghi ssimo e incostante, srn7.,t pos5ibilit;\ di larghe \'ed utc, fiancheggiato da argini facilmente a1btt:1l>ili ,l difesa com.e altretta nti b:1sti<Jni. ,, T\1t1:c queste condizio ni torna,·ano a certo vantaggio di un dìfcnsore energico e cipacc di iniziatiYe; mentre a nulla avrebbero gio\'ato a chi si fcmc attenuto ad una d ifensiva passiva ed inerte ·c.
Si è molto discusso per stabilire a chi spetti il mcrilo ddb ,ltcisione di arresto definitivo al Piave, decisione che il Kraft definisce ,, st~aordinariamentc difficile, di grande stile e degna di alta ammirazione " · Il generale Angelo Gatti dimostra in modo esauriente come il m erito debba essere attribuito al generale Cadorna, ricordando ·i ~eg uenti moti vi. Il concetto di considerare la linea del Piave come linea di cst n:ma resistenza, in caso di operazioni disgraziate nel Friuli, era gi:1 sancito dal nostro Stato Maggiore fino dal 1913, epoca nella l!uak il Cadorna ne aveva fatto uno studio dettagliato e preciso. Pronunciatosi l'attacco nemico, fin dal 27 ottobre il progetto di fermarsi al Piave venne esplicitamente comunicato dal generale Cadorna al generale Porro. Il generale Cadorna , il 29 ottobre, nel dare al comandante generale ciel Genio gli ordini necessari per la sistemazione della line,1 del Piave, non accennò neppure lontanamente all'eventualit21 di occupare altre lince più ::irrctrate (Adige, Mincio, Po, ccc.). Infine sta di fatto che il generale Foch (al quale alcuni vorrebbero far risalire il merito di aver suggerito al Cadorna la linea del Piave) giunse a Treviso soltanto il 30 ottobre mattina, quando cioè tutti gli ordini relativi erano già stati dati. Abbiamo voluto precisare come la scelta della linea del Piavl' per arrestarvi il nostro ripiegamento fosse dovuta esclusivamente alla decisione del Cadorna cd abbiamo voluto ricordare quanto il compianto generale Aldo Gabiati scrisse nel suo volume 1ntitolato ,, La riscossa » (r) sui precedenti immediati della battaglia di arresto, la quale fu per noi quello che per i Francesi era stata la prima battag lia della Marna e, vittoriosamente comhattuta, a malgrado dei ripetuti sforzi nemici, rappresentò anche l'inizio della nostra gloriosa rJVlllCJta. Contro la nostra nuova linea le truppe austro - tedesche urt.:irono più volte - come nota il Tosti - tra il 10 novembre cd il 25 di cembre, con particolare accanimento sulraltopiano di Asiago e sul Grappa; ma, pur cedendo terreno, le truppe italiane, bcnch~ decimate, umiliate dalla sconfitta, depauperate di armi e dì materiali. seppero ritrovare l'antico vigore e sbarrare all'avversario gli uhimi diaframmi montani che proteggevano la pianura n :m:ta. Parricolar( 1) Generale /\ LDO GAn!An: " Li n scussa 20.
».
mente violenti furono gli attacchi austriaci del 22 novembre e del 4 dicembre mgli altipiani e quelli austro - tedeschi del 15 novembre e dcli ' II dicembre sul Grappa ( 1). Sul Piave reparti austriaci riuscirono a traghettare il fiume il 12 novembre ed a costituire.: una p.iccola testa di ponte.: nell'ansa di Zenso~: ma, dopo esscrvirsi a stcnto mantenuti per (!ualche settimana , furono, alla tìnc. costrdti a sgomberarla. L'esercito italiano aveva così trovato da solo la via della salvc.:zza. E' da ricordare. infatti, che.: se. con lodevole sollecitudine, era-· no scese in Italia 11 Divisioni alleite, per sostenere il nostro esercito in ritirata. nessuna di tssc venne impiegata in linea, se non quando roffe n siva nemica era ormai esaurita.
( 1) Arn-.nrn T usn:
« Cronologia della
gucrrn mondiale 19q - r9 r8 ».
VI.
LA BATTAGLIA D'ARRESTO
Alla data del IO novembre la situaz.ionc generale del nostro esercito era la seguente: III Corpo d'Armata (generale Camcrana), schierato dallo Stel-
vio al lago di Garda, colle Divisioni 5° (generale Fcnoglio) e 6' (generale Roffi). I .. Armata (generale Pecari - Gira!Ji), dal lago di Gar<l:1 al Brenta, con le seguenti grandi Unità: XXIX Corpo d'Armata (generale Dc Albcrtis): Divisioni 37" (generale Castagnoli) e 27' (gene.raie Coco): V Corpo d'Armata (generale Zoppi Gaetar10): Divisiorn 55' (generale Ferrario) t 69" (generale Croce); X Corpo d'Armata (generale Sailer): Divisioni 9" (gcncr:ik Tkrtolini) e 32·' (generale P,loise).
Comando Truppe Altipiani (generale Ricci - Armani), dal <JUak dipendevano il : XXVI Corpo d'Armata (generale Fabbri): Divisioni 11• (gcncde Diotaiuti) e I2" (generale Monesi): XXII Corpo d'Armata (generale Gatti): Divisioni 57" (generale Scotti) e 2" (generale Nigra); XX Corpo d'Armata (generale Ferrari): Divi~ioni 2t/ (generale Torti) e 52" (generale Como- D agna).
4" Armata (generale Di Robibnt), dal Brenta al Pi;1vc, s1110 a Ncrvesa. Ne dipendevano il: XVIII Corpo d'Armata (generale Tcttoni): Divisione ''>'° (generale Pittaluga); ed altri reparti: IX Corpo d 'Armata (generale Ruggcri - Laderchi): Di vi~ioni 17' (generale Leoncini) e 18" {gcntralc Port a);
288 [ Corpo d ' Armata (gcnerak Piacentini), in ricostituzione dietro il fronte: Divisioni 1 ' (gencr;1k fnv rc;1) e 70'' (generale Raimondo): Il Corpo d"Armata (gcncr:.ilc Albricci): Di visioni 8' (generale Hernto) e -1-f (generale Pàntano) .
.f Armala (Duca d"Aosta), lungo il Piave. da Nern:sa al mare, con le seguenti grandi Unirà: VIÌ I Coq;~l d'Armata (gcnnal e Caviglia): Di visioni 58" (generale Brn~si) e 48 ' (generale C;1ttanco): ,-· -
l
IX C11rpn d'Armata (gcncr:1k PenndLt) : Divisioni 4)' (generale Di 11regan zc) e 31·' (generale Dc Angclis): X lii Corpo d'J\rnuia (generale Sani): Divisioni 5.f' (grncrak Pajola) e I f (g cn crak Amèndob);
XX Irl Corpo d'Armat::1 (gcncr::tl c Petitti di Rovereto): Divi sioni 28' (gc ncrak Pctilli) e 61" (generale Marchetti). T ren ta Di vi!.ioni in tutt o . mentre un'altra vemina erano 111 ri costituzione nelle lontane retrovi e. Risnvc a disposizione: nessuna. Tr;rnne k l) jyj~ìonì dd ili Corpo e della 1· Armata , le ::iltre era no in moto od in combattimento 1k; circa t:re settimane. Sulle linee del Piave è del Grappa poche anig licric, con scarse munizioni e coll egamenti incompleti, se n za o rganizzazione di Comandi superiori. A viazione lJUasì nulia. Servizi logistici in ricostituzione. Pe r porta re a numèrn le Unità. il Com ando Supremo gctt<"> sulla bilancia la classe del 1899, il cui impiego era previsto soltanto per la priman:ra seguente.
Di fronte a lJUCsto schieramento il nemico aveva 55 Divisio ni (oltre 1 mii.ione di armati), 4500 pezzi, 550 velivoli . Due g r:111di masse: una nel Trentino (generale Con rad), forma ta w n la 2" A rmata (generale Scheuchenstuel) ed il XX Corpo d'Armata (generale Roth); l'altra, al comando dell'Arciduca Eugenio, che attestava al Piave da Vidor sino alla foce, mentre coll'ala destra incalzava k ul time retroguardie della 4~ Armata. La massa dell'Arciduca Eugenio era così costituita: 10~ Armata (generale Krobatin), formata colle Divisioni 82·' e 94'' e col Gruppo del generale Hordt. Era in Carnia cd aveva seguito il ripiegamento del nostro XII Corpo d'Armata, calando poi in Cadore, dove si era in parte sovrapposta all'ala destra dell'Armata del vo n Below.
14"
Armata tedesca (generale von Bclow), composta delle ~eg uenti Unità: I Corpo d'Annata austro - ungarico (generale Krauss): Divisioni .3" Edelweiss . 22" Schi.itzen. 55" austriaca e Divisione cacciatori tedesclii (Jager); Ili Corpo d'Arm:lta bav;i rcse (general e von Stein): Divi sio ni 50' austriaca , r 2° slesiana, Alpcnkorps bavarese; LI Corpo d 'Armata tedesco (generale Hofacker): Divisioni germaniche 26\ Il7" e 200"; XV Corpo d'Armata amtro - ungarico (generale von Scotti): Divisioni ra austriaca e 5" tedesca; in riserva le Divisioni austro - ungariche f , 1.3" e 33". Durante le azioni le Divisioni ve nivano spesso spostate dall'uno all'altro dei Corpi d'Armata. Questa Armata aveva costituito la massa d'urto nella dodi cesima battaglia dell'Isonzo ed incalzato la nostra i' Armata nel suo ripiegamento, tenendosi colla destra nelle Prealpi carniche e poi nel bas~o Cadore. Attualmente attestava sul Piave colle truppe dcll'Ilofachr. del von Sccin e del von Scotti, mentre ~uelle del Krauss e ran o 111t1or:1 in movimento, a contatto con le retroguardie della f Arm:it:1 ir:ili:111:i. Gruppo d'Eserciti del generale Boroevic. che aveva raggi11 n10, il 9 novembre, il basso corso del Piave. con k sue Armate dell ' Iso nzo : a nord la 2" (generale Henrit1uez). da Cimadolmo a vall e di Ponte di Piave; a sud la 1 " (generale Wurrn), che si strnd cva sino al mare.
Armata ddl'lsonzo awva i Corpi d'Armala XXIV (generale Lukas). TV (generale Principe di Schonburg), II (generale Kaiser) cd il Gruppo del generale Kosak. Allineava sul Pia,-e, da montt.: a valle, le Divisioni 28' e 57" dd Il Corpo; 24' t.: 64" del XXIV Corpo. La i'' A nnat:i era formata coi Corpi d 'Armata X V I (generale Kr:ilicek). VU (generale Sch:1riczcr) e XXlll (generale Csicseric) e schiera\';1 sulruliimo tr::mo del PiaYc le Divisioni 44' Sdiutzcn e 14' del VIL Corpo ; 1c,' e .p " Honvcd {lel XXIll Corpo. Le rimanrnti Divisio11i e rano in rincalzo, alquanto pi li indietro. Complessivamente, per il nuo vo, imminente urto , cd a prescindere dalla diwrsa cftìcienza materiale e morale. k forze che ~i fro11tcggiavano sul Pia\'c erano k scgucn1i. La
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?\.fa , poichti le nostn: truppe ddLdtopiano d'A siago erano più efficie nti e meglio si~tcmatc e le Arm:1tc nemiche attestate al Piave presentavano Llll grande scaglionamento in profondit~1, lo sforzo massimo fu sopportato d al settore del Grappa, do,·e la resistenza era affidata sol1a11w al valore degli uomini. Il Comando Su premo :1ustro-ungarico prcscri \Tva il 9 novembre: <, Lo stato dell'Esercito italiano richiede dappertutto una condotta atriv:i ed energica. Il generale Conrad attaccherà il 12 dal settore di A siago in direzio ne sud. Possibilmente occorrcr?t esercitare una energica pressione contemporanea fra il Rrcnta cd il Piave h . Il Conrad, perseguendo la sua antica rnncczione. decise di attaccare sull'altopiano dei Sette Comuni, avendo come primo obbiettivo la linea Asiago - M. Lèmgara - M. Lisscr: mentre le truppe di. fondo \·alle dovevano tendere a Primobno.
Monte Pertica.
M onte Pertica ( particol11re).
L'ala destra del XX Corpo d ' Armata austriaco ( IX brigat a lb montagna) doveva raggiungere il solco Fonzaso - Arsié. ,·cnrndo così a saldare la massa d'attacco colla destra del generale Kra11 ss. Quest'ultimo ordinò alle sue ali di sfondare per le v:.illi del Brenta e del Piave , mentre colonn e fiancheggiant i dovc\':rno dare la scalata al Grappa e raggnmgcre la piana dì Crcsp:ino.
Il 13oroevic, a sua volta, voleva tentare, J ovunquc gli riuscisse., il passanrrio del Piave, cerca ndo di s1:1bi lire llualch~ testa di J)Onle. t,~ Da parte italian;1 --- come 111agistr:1lmc11te mise in luce il Maresciallo Giardi n:) ( 1) --- due necessità. antitetiche, ma ugualmente imper;ose, ispiravano la nostr:i azione: - economizzare al massimo le scarsissime trup pe, nnn disseminandole in difese locali di sccond:iria importa nza e schierarle senz'altro sulla linea di resistenza ad o ltranza; - rita rda re di 1uuo il possibile l'a va nzata del nemico per dar tempo ai rinforzi di accorrere a rinsaldare le lince e p:: r pcrmc.:ttcn: al Comando Supremo Li costituzione di c1ualchc prima riserva ; i:i<'> che indurrl1 :id occupare c te11:u.::cmcn1e difcmk-re posizioni antistanti alla linea pri ncipale, per gu:1dagnarc tempo e logorare l' aHer~;irio. I comandanti tuni, con~<.:i della tremenda si1uazionc: e ddk sue indutt :1bili e~igcnzc, don:\·;1110 n:goLirc caso pn caso b loro az·onc, r egge ndo il 1imo n e con mano ferm :1. per eYÌUrc gli scogli che :id ogni momento potC\':rno comigliarc un cambiament n di rulla. Dif (ìcoltà g rand issi ma che, ag~iuma agli :iltri clementi della si tuazione strategica. 1;111ic1 e morak, rendeva pit'.1 difficile il compito del le nostre armi. Il nuorn Comando Supremo era a PadoYJ t' considerava frcdd::irnentc il prese nte e Ln·vrnirc. li generai<:' Diaz. che a\'C\\l sempre retto il suo Comando con cilni;i , era co:1diu\·a t(1 dai due Sottocapi Gi:irdino c Ru loglio.
Duranlc h battaglia di arresto, gli Austriaci. passati all'offl'nsiva sulL1ltopi:ino d i Asiago, ve nn e ro contenuti nei g iorni 10 cd IJ no\'Cmhrc_ Riatt:a-cirono il giorno r 2 sull'altop iano di Asiago, nella rcgion<: delle Mckttc e sul Grappa e, nella notte sul 12, anche sul Pia,·e. f);,1 1X al 22 n1wt·mhrc ~i ebbero nuo,·i viok nti :1tl:icchi austro tcdc~c hi s1111'altup;;11 10 di Asiago e sul Ur:ippa e noi pnJcmmo monte Penica : ma i nemic i non riuscirono a stqxrarc la nostra qrc·rrna dik sa, a11d1c se rinnO\·a rono i loro tentativi il 25 cd il 2(1 novem bre contro le nostre posizioni de l (;rappa: dal 4 di n :mbrc con tro k Melene ; il _g iorno G sul hasso Piave, il giorno 11 nu(w amente sul Grappa . dove gli Austriaci riusc irono ad ccc upare prim'.l lo Spinoncia, il rnlle dell a ( r) Cf··. G1.\rn1:xo: op. cit.
Berretta, il colle Caprile e l'Asolone ed, infine, il 2~ dicembre, con un formidabile attacco sull'altopi,1110 di Asiago, che ebbe 1.1uakll(: successo ; mentre tuttavia la nostra tenace resistenza impedi va :igli Austriaci di scendere in val Brenta. Reputiamo interessante per il lettore riprodurre <-JUi alrn11 c noie del generale Giuseppe Francesco Ferrari, allora comandante del XX Corpo d'Armata. Inutile ricordare che il generale Ferrari fu, dopo la guerra, comandante di Armata e Capo di Stato Magg iore dell'Esercito. <• La battaglia, cosiddetta di arresto, del novembre - dicembre 1917, in sostanza si è combattuta tutta a cavallo del Brenta, sul fronte degli Altipiani e del Grappa. Si accese fra il 10 ed il J 2 novembre sul fronte del XXIJ e del XX Corpo d'Armata e vi infuriò ininterrotta fino al e; dicembre, (1uando, finalmente; la soverchian za ciel numero e dei mezzi del Conrad riuscì a strapparci il gruppo d elle Melette. Successo sterile, per rispetto a (JUel!o soIl gencrnle G<1e1ano Giardino . gnato dal Conracl, che si era proposto, ingaggia ndo ciuella battaglia, di scendere per l'Altopiano e per il fo ndo di val Brenta, fra Vice nza e Bassano, alle spalle dello sc hieramento sul Piave, segnando così rirrcparabile e decisiva sorte delle nostre armi. " L'avere salvato l'Esercito ed il Pae~e da LJUe~to ,·stremo pn i.:olo è o nore e merito, che va tutto ri ve ndicato ai Corpi della 1" e dcll:1 {' Armata che, in quel difficilissimo momento, in cui tutto faceva difetto, di fronte ad un nemico imbaldanzito dalla grande vitloria o ttenuta sull'Isonzo, seppero opporre una resistenza che lo s1csso 11c mico, sorpreso e fiaccato, (Jualificò in un hollctt.ino di gue rra di tJUl'i g iorni quale eroica. ,, E sullo stesso altopiano di A siago, pochi mesi dopo. wa 11ì pn il valore degli stessi Corpi un altro sogno di vitto ria dr! nemico, rrn dendo così, \x:r la scco11da volta, a not favon:voli le sorti dcl !:1 ~11err:1.
" Basta gettare uno sguardo sulla carta di quei luog hi per rendersi conto del g rave, irreparabile danno che una vittoria austriaca ~ull'Altopiano ancbbe segnato per noi , in confronto con una eguale vittoria rnl Pia\'C, per b possibilità, che a noi sarebbe in tal caso sempre rimasta , di una ultniore difesa arretrata. ,, Decisa la ritirata della 4" Armata dal Cadore, il XX Corpo, ~c hierato sull'altopiano della Marcès ina, fronte ad ovest, ebbe l'ordine di occupare il gruppo delle Melene. ripiegando la sua destra lungo h val Gàdcna, tra Foza e Val stag n:.i, all acciandosi poi all a dire:;a del Grappa, alle Rocce Anzini cd al colle Mosc hin. " 11 ripicg:une nto del XX Corpo do\·eva avvenire contempora neamente a LJuel ln del XV!ll, schierato sulla sua destra, in val Sugana, e Lhe , sul G rappa, doveva poi costituire l'ala sini stra dclb ..( Armata. ,. 11 g iorn~> 7 11ovcmhre, stabil.ito per il ripiegamento dei due Corpi d'Armata, pan·c: ai due com:1ndanti (generale Ferrari e generale Tettoni) prematuro, sicchè di loro inizi:itìva essi decisero di ritardarlo cli ~-1 ore. L'iniziati va non ebbe a tull a prima la piena approvazione dell'Autorità superiore; ma i fatti la dimostrarono opportuna e vanta;giosa. Essa, infatti, permise, non ~olo di S!,!Ombrare l'in~cntc matcri :il e, ~p:-cie di munizioni e viveri , :1gglo mera10 in modo partinilart'. sull'altopia no della Marcèsina, e d i eseguire il preventivo ripiegamento delle grosse artiglierie, senza il sacrificio d i un solo pen.o : ri~ultato per quei momenti assai prezioso; ma, altn:sì, di cnprire la depressione di Artt· n, co nsentendo ad un notc\'ole nucleo di truppe della -f Armata (bloccato alla stretta eh (Juero, don: il nemico io a\'\.'\'; t prevc11uto) d i sf uggirc alla c:1ttura, gettandosi in \'al Brenta, ,d sicuro da ogni offesa. , Il ripiegamento del XX Corpo, per quanto fatto a malincuore, fu e~eguito il giorno 9 novembre col l'ordine e la rcgolarit;) di una 111:111on;1: il nem ico non osò disturbarlo e, quando si mosse, non avendo a\'anti a ~è che un n:lo di po..:hi arditi ( 100 su tu tto il fronte del XX Corp(J d ' Armata). a,·;m?.c> titubante e con ogni cautt·la. cosicchè r I r nove mlm: tu t.to il Corpo d 'Armata, intatto, era scliinato sulle m1m·e posizioni. " Le prime avvisaglie in fondo a val Brema mostrarono rnme il nemico ritenesse il nostro movimento retrogrado seg no di una menomata volontà di resistenza, per la l}Uak fosse da considerarsi orm:\Ì a lui aperta la strada di Bassano. Infatti. quasi subito dopo il nostro ri piei;a mento. un rep:.irtn austriaco \'enne ad urtare a S. Marino contro il battaglione alpini (<Tirano )) ' che sbarra,·a la valle, e vi fu cat-
turato. Al comandante del reparto (una compagnia) fu st:~1ues1r:110 un biglietto, nel quale era contenuto l'ordine di sct:nd cre s11 V;il stag n:1 e possibilmente su Bassano. <• La battaglia ebbe poi il suo epilogo il 5 dicembre. L':i vvc r~ario riuscì ad avere ragione della nostra resistenza . che, i11 qudk condi zioni di inferiorità di numero e di mezzi, fu un ve ro miracolo d i valore delle brave truppe della 29' Divisione.
Monte A solo11e. « Fra le tante considerazioni, che suggerisce quella bella difesa delle Melette, ve n 'è una che mi sembra non debba essere taciuta, per l'importanz a speciale dell'insegnamento che essa contiene. Questa: il XX Corpo d'Armata, ala destra di una Armata di sci Corpi d'Armata (la i''), non coinvolti nelle vicende di c1uei gio rni , rìma~c lluasì solo (con. la destra del XXII Corpo), per tutto il tempo in cui durò la battaglia sull'Altopiano, a sostenere l'urto avvers:1rio. Qualche battaglione venne bensì a sostituire quelli che le durissime azioni man mano logoravano, ma, con questo concorso a spizzico, non poteva essere e non fu possibile mutare le sorti della batta~lia , piti \'Olle rinnovata dalla parte avversaria con Divisioni f reschc >•, contro le quali le nostre truppe combatterono eroicamente.
L'esercito italiano, riordinato e rifornito di m ezzi durante l'inverno. non tardò a dar p1·ova di aver ritrovato il suo spirito otknsìvo, in varie azioni di dettaglio, compiute duran te l'inverno e la primavera. Tali: b ri conquista d ella linea M. Valbella - Col del Rosso, Col d'Echek (detta and1e " b:ittaglia dei tre monti ,; e svolta~i nei gio rn i 27-29 gennaio 19r8): la riconquista del M. Corno di Vallarsa (ro maggio) e di parte della testa di ponte austriaca di Capo Silc, sul basso Piave (2ì maggio); le operazioni, infine, nella zona Tonale - Adamello (25 maggio), che ci diedero il possesso delle posizioni di cima Pn·sena . monte Ma i-occaro e m onte Zigolon, che d ominavano la val Cam o nic i.
VII.
LE OPERAZIONI DEL 1918 LA BATT AOLIA DEL PIAVE E DEGLI ALTIPIANI
La preparazione austriaca. Mentre, per concorde volontà del popolo e dell'esercito nostro, con tJualche soccorso in uomini ed in materiale fornitoci dai nostri alleati, le nostre truppe erano riuscite a fermare sul Grappa e lungo il Piave l'invasione nemica, gli Imperi Centrali, e specialmente l' Austria - Ungheria, pensavano ad una nuova offensiva sul nostro fronte. Questa avrebbe dovuto effettuarsi all'inizio della primavera; ma, dato lo svolgimento che in gucl periodo avevano assunto le operazioni sul fronte occidentale, essa venne tentata soltanto nel giugno. Anche questa volta il più entusiasta, il più fervido organizzatore dell'impresa fu il generale van Conrad. Egli comprendeva, infatti , - nota il Nowak - che la caduta della Germania avrebbe segnato anche quella dell'Austria e viceversa: e, poichè ben conosceva quanto tempo sarebbe stato necessario e quante difficoltà avrebbe imposto un attacco dal Tirolo, aveva proposto all'Imperatore Carlo che la nuova offensiva contro l'Italia venisse ef. frttuata contemporaneamente ad est e ad ovest del Brcnt,1. Pere> l'occasione che si era presentata agli Austriaci nell'autunno del 1917, con lo sfondamento del nostro fronte, era ormai definitivamente svanita . L'esercito italiano aveva già sostituito il materiale perduto e, secondo il Nowak. aveva ricevuto in rinforzo 3 Divisioni ingksi e :? fran cesi; ma l'offensiva offriva sempre agli Austriaci la possihilità di al leggerire il fronte tedesco e forse anche quella di rimandan.: ad 1111 momento più favorevole per gli Imperi Centrali la chiusura dclh partita. L'offensiva alimentava, inoltre, nell'esercito austro - ungarico b speranza, oramai necessaria, di poter svernare in pianur:1 od ;tl111c110 sull'orlo meridionale delle Alpi. Insieme all'attacco per le due rive del Bn.:rna (azione princip:1lc). il von Conrad aveva proposto anche un 'offen siva (azion e sc:condaria)
o ltre il Piave, per Oderzo su Treviso; ed il su o piano era stato , in massima, approvato anche dal Comando tedesco, ch e sperava specialme nte sulla grave ripercussione che una vittoria sul fro nte italiano avrebbe potuto ave re sul teatro di guerra occidentale. Vennero, per conseg uen za , iniziati i prc::parativi necessari. Il von Conrad, però, no n potè d isporre, per l'azio ne lungo il Brenta, che di 17 Divisio ni - mentre n e ;weva domandato 25 - e cli 2 .800 c:rn-
Trincee e reticolari 11rJ11ici ntl monte .1;olo1/e.
noni ed. in gi ugno, il suo piano, a furia <li perfezionamenti apporta ti dal Comando Supruno, cr:1 stato moditìcato profondam ente e se nza 1lubb10 pq::gior;11CJ. lnLnti ;111c hc l' azio ne s ul Pi:n-c an~va fini to per a cc p1ìst;irc il c;,rannT di :1zione d ecisi \·:1: un attacco era stato previ st o anche dal Tonale cd . in 1Ì 11e, anche l'Arc iduca Giust ppe aveva c sprcs~o il proposito d'intr;1prrnden: :lllch·cgli l'ofkmi \·a nella zona del Montello . Per co nseguenza, l'offensiva fu co ndotta ~11 l1u:1 si tutto i l no~tro fronte, con l'impiego complessivo dì 54 Diyi::;ioni , con 774 battaglioni l'. cirl'.a ll.ooo c1nnon i. Secondo il ge ncr:i le \·on C:r:1111011 , anzi , k Divi~ioni im piegati.'. furono 60, delle l)Uali 28 do vevano operare nelb regione di A siago .
Lo spmto delle truppe austriache era ottimo ; uffi ciali <.: sokbti ardevano, come nelle prime settimane di guerra, di misurarsi con gli Italiani (1); la preparazione morale delle truppe, nelle quali , coi proclami loro lanciati dai Capi nell'imminenza dell'azione, si era ce rcato di stimolare l'istinto al saccheggio e l'odio contro l' Italia, ap!)ariva completo (2). Gli stessi Comandanù di Corpo <l'Armata, interrogati dal von Conrad, lo stesso von Conrad ed il generale Boroevic, interrogati dall'Imperatore Carlo, si mostravano sicuri del successo. Circa il disegno operativo del nemico, il Pozzi (3) giustamente ebbe a ricordare quanto segue: « Nello sferrare la sua offensiva - che fu detta anche, con molta proprietà, l'offensiva della fame - l'Austria mirava ad aver ragione cli tutte le resistenze italiane ed a far precipitare risolutamente la bilancia della guerra dalla parte degli Imperi Centrali. Già Conrad - il più accanito avversario dell'Italia - aveva paragonato la nostra situazione sugli Altipiani a quella di un naufrago aggrappato con le
mani ad una tavola di salvezza, al quale sarebbe bastato mozzare le dita con un colpo d'ascia per /t1r!o precipitare nei flutti >> .
Preceduto da un violento attacco in forze sul T o nale e da d imostraz ioni in val Giudicarie ed in val Lagarina, l'attacco austriaco doveva essere <( condotto su due fro nti per colpire nel vivo l'avversano Jì . A cavallo del Brenta l.'urto doveva sfondare la fronte montana, in modo d a raggiungere al pit1 presto la pianura , avvolgendo le Unttà che difendevano il JJiave. Cfr. Vo>: CRA~ON: op. cit. (2) M o lte dispo$izio ni raccomanJavano di pensare, nel far b ottin o. anche alle fam iglie lontane; di non ~pa ra re sulle houi di ,·ino : dì non sv1·111r:1rc i ~a Ld1i di farina e di riso. Si erano costitui ti specia li reparti, i11c:1rit at i della 1:.iccolta del mntcriale e delle l't'.ttovagl ic. Fra i proc lami d1e si 1Ìll'li1:1110 a ll '11f fc nsi\'a vanno riconfati <Jucllo col ,pia!..: il :\farc~ci;dlo Sn rctic a n1111nz i:1v:1 ( , 2 giug no): « dal mare Adriatico :ilJ..:: Alpi ~vizzcrc il nnstro SoHano atta,c:i w n ( 1)
tulle le forz:: ìl nem ico " e <]llt:llo del 22° rcggimrnw ll on,·l·d ( 1,1 gi ug no) ì11 c ui era detto: " Siamo ve n111j g11i p er IÌ n irh c:in l'ul1. i1nu a,·,Trs:irio. per far l't'ndetta del tradimento e r iportare la vittori~ che a~sic uri la 11ml r:1 c , ist,·n'l a. Tra il rombo di mille c:rn 11<rn Ì. c i ,orride l'i11dom:111Ì 1:111t(, sospi r:110. l'a lba che deve tro,·:irri su i margini dclb pianura italia11:1 ! n.
(3) Crf. A R1nco Pozzi :
«
Pia \'c 1918 i,.
300
Contemporaneamente la famosa Isonzo - Armée (Boroevic), passato il Piave, avrebbe dovmo auaccare in direzione di Treviso - Mestre. Obbiettivo immediato la linea del Bacchiglionc: alle truppe.: d'avanguardia erano stall: di stribuite cane topogratì c.:hc riprod ucenti il terreno sino al M incio. Condizioni sfa,·cm:voli per gli attaccanti crano, perè,. le rivalità esistenti fra i due Comandanti di settore, Conrad e Boroevic, e la già
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Trincee sul Piace.
a\'n:nuta rip;1rt1 zi,J11c delle ri~ervc, clic costituiva ,, una grave e irrcparaliik ri nunzia al go\'e rno della battaglia ,,, rendendo impossibile l'impiego delle ri H"n c stesse nella direzione più opportuna. Con tutt o ci!\ k spcr:rnze :rnstri acl1c Sl'!nbra,·;rno sicure. Ad ogni soldato n .:nncro distribui ti drn: iascapa ni per le razzie di viveri da compiersi nel territor io con,1uistato; mentre. da p;irtc dei Comandi, si d irama \·ano roboa11ti ordi ni del giorno, intc~i ad ubriacare le truppe d esti nate all'attacco. Sintomat:co, fra tutti . (juello dd colonnello comandante il 3" reggimento dì Fanteria austriaca, che usava frasi di questo genere : " Ava nti verso la zo na di Verona, dove, cento anni fa, l'Augusto proprietario del nostro reggimento ottenne una sì brillante v1ttona sugli eserciti it:iliani e francesi riuniti 1;,.
Alle molte speranze corrispondeva la 1m :parazi1J11c : :n1rnt: 111r > d i Unità, intelligente impiego delle bocche da fu oco , f(Jrm a1/.Ìo11i :1 cu ncc, delle avanguardie, scaglionamento dell'attacco in prnf<1 nd i1:'t, :tl°rnrati collegamenti , esercizi di passaggio a viva fo rza dei CC1rsi cl':tCl}Ua, buon materiale topografico, diligente preparazione logi q ic:1. 1a 11 to che, ben a ragione, il Ministro della Difesa al Parlamcn10 :1tl\tri:1(0. nella seduta di fine luglio r918, poteva affermare che !',, ul ti ma oflc.: 11 ~iva aveva oltrepassato d'intensità e di proporzione ogni altr:1 fi no :il lora effettuata ,, .
La preparazione italiana. Ma la preparazione nemica non pnteva sfuggire all'au enzi nnc del nostro Comando Supremo, il guale :IClJU Ì~tt> in breve la certezza dell'attacco imminente. I tiri di irll1uadramento, le pÌL1 numerose ricognizioni aeree, la costruzione dei cantini di S. Stinu di Li\·cn z:i e di S. Pietro di Feletto, la dispm iz ione di piloni di calcestruzzo :1 Falzè di Piave, il lancio di passerelle fra la sponda ~inistra e le Cr:m.: di Papadopoli furono altrettanti indizi dell'imm inenz;1 cld tcn t:1t irn ;iustriaco. Dall'8 al r4 giugno interrogatori di prigionieri nl intcr cettazioni telefoniche segnalarono inoltre il nuo\'o sd1i eramen11, nemico, di evidente car:mere 0ffcnsiYo. Contro la minaccia austro - tedesca, il Comando italiano prrn dcva provvedimenti intesi ad evitare qual si:1si arretramento sul f rontc montano (Grappa), a rafforzare lo schieramen to lungo il P iaw . J i l'· nere una forte rise rva per assicurani il go\uno della hattaglia. I Cumandi delle Armate furono quindi invitati ad adouare uno scaglionamento di forze, che fosse tale da assicurare una resistenza così lunga da consentire al Comando Supremo di impiegare le mcrn.:. ,, non so!!o- la pressione degli (Wl'l'.11Ìm e11ti, ma " ,ituazionc chiarita " · Frattanto Si •procedeva a rinfnrzare :e, oli ~chi r-r:1rncnti difcmi,·i cicli,· Armate in linea cd alla dislocazione ddl a riserva g('ncralc. Sul Mo11 tello (8' Armata) furono fatte affluire 1 2 batterie da 111011 tag11a, , >l d i medio c 3 di grosso calibro; sul Piave (3' Annata) L! h:1t1cric d.i 11w11 ragna, n da campagna, 71 di medio e 5 cli gros\c1 c ilihro: nc,nrl1C:· 12 hattaolioni di bersaglieri ciclisti: 4 Corpi d '.l\rmat:l (XX I l, XXV, b <- • XXV I e XXX), oltre quelli in l111ea, vennero di~l()Cati ~ull :1 li11c:i di fensi,·a : Cittadella - Castelfranco - T rivignanu - carn i ,e, 1ri 11nT:11,, d i Treviso - Meolo - Vallio e Sile. In com plcs~u brn l <J Div i,ioni d i ri21.
serva erano dislocate in modo da essere prontamente disponibili. L'A rti~licria doveva cfk1tuarc una wntroprcparaziom: tale da \Orprenderc e disorientare il nemico ; mentre l'Avi,1zione doveva formare un 'unica ,, massa da caccia ,,, che ~i .ri\'d<'> formidabile mezzo di sbarramento contro i tenuti vi di bombanbmcnto nemico. Lo sviluppo del Corpo aerostatico. la protezione delle truppe, i mascheramenti delk st rade, le difese contro i gas, k comunicazioni radio - telegrafico - tckfoniche. l'ahboncbntc dotazione sanitaria, il rifornimento delk A n iglicric da otto a dicci giornate di fuorn, k dispo-
Vcdctt(' sul l'i.1rr.
sizioni per il rancio caldo alk truppt: in combattinH: nto, Li fo rmaziom: tra Vicenza c Pado\·a di un parco di 1800 autoca rri per b m anovr;.1 ddlc riserve. il normale funzion;11nc11to del ~nvizio no,tak ed altre piccole e grandi provvidenze com pletarono la nostra · prepa raz ione. così clic l'esercito. hn dalla seconda 1.1. uindicina di maggio, app:1rvc pronto :1 soqc nerc ogni urto. Secondo il Bay - Macario ( I). dalrAst.icn :il Pi;m: il 11o~tro f rontt si aggrappaY:1 :il lc: ulti 1m· propaggini dei nwm i e la prnfondit:'t della nostra occu pazio11 t oscillava da un massimo d i q chilometri . sulLdtop1a no di A~1:1gu, ad un minimo di quattro, dictro Cim:1 Gra ppa, che era il settore pit1 pericolmo per noi . Sull'Altopiano 1111 ·i 11 flessionc· del fron te: po1cv;1 cs,crc m inacciosa e fatal e addi ritt ura sul Grappa; mentre \ ti! PiaYc potn amo senza cc-cessi ve pr<.:occupazioni dlcttuarc una diks:1 elastica in profonditù. Inoltre, mentre il crollo del fronte rnnntano .tHchhc imposto l'im-
3°3 mediato abbandono della linea fluviale, un np1cgamcn10 d:tl Piave non avrebbe avuto ripercussioni altrettanto sensibili sulb diksa del fronte montano. Il nostro piano di difesa era quindi impostato su gucsti tre con cetti: assicurare l'inviolabilità ciel fronte montano; realizzare 11110 schieramento elastico lunio il Piave ; tenere nel pugno del Comando Supremo una fortissima riserva per governare la battaglia. Presi gli ordini dal Capo di Stato Maggiore, il gene.raie Badoglio visitò i singoli comandanti di Corpo d'Armata, esortandoli ad (' alleggerire al massimo le prime linee ccl a schierare i mezzi in profondità ,> . Ai comandanti di Armata si limitò la disponibilità della m::iggior parte delle riserve, le quali vennero tenute, invece, a disposizione del Comando Supremo, il quale ebbe alle sue dirette dipendenze, oltre alla 9' Armata ( IO Divisioni), altre 8 Divisioni dislocate presso k Armate: Divisioni 21" e 22' alla i Arm::ita, 54' alla 1'' Armata, 52• alpina alla 6" Armata, 24' alla 4° Armata, XXX Corpo d'Armata J ll'8" Armata e 53" Divisione alla 3' Armata. In complesso: 3r Divisioni in linea e 19 Divisioni in ri serva, alle quali ultime si aggiungevano 3 Divisioni di Cavalleria. Lt'. nostre :,rtiglierie contavano 7043 pezzi , 2406 bombarde e 524 cannoni antiaerei. Le forze del cielo disponevano di (>i> \'clivoli , 37 aeroqa1i l' -l dirigibili. Nel giugno 1918 l'esercito italiano aveva assunto il seguente ~chier:.unento: 7' Armata (Tassoni): dallo Stelvio al Garda: 1' Armata (Pecori-Giraldi): dal Garda all'Astico; 6' Armata (Montuori): dall' Astico al Brenta; 4' Armata (Giardino): dal Brenta a Pederobba; W Arm:Ha (Pennella): da Pederobba a Palazzon su l Pian.: ; 3' Armata (Duc:1 d' A()sta): d~, Pabnnn ;il mare. In seguito alla pace di Brcst - Litowsk y con la Ru ssia, l'l111pcro :1ustro - ungarico aveva potuto trasrortare altre 2 1 Divisioni d:tl fronl l' ru sso a quello italiano e l\:sen:ito amtriacu disponeva, l111ind i, di c;R Divisioni (la Divisione austro - ungarica aveva una forz:1 n11111ni r:1 ed un armamento superiore di r / 4 circa a quella itali :ina), appoggiate da oltre 7000 bocche da fuoco. Nell 'imminenza della b:1t 1:tglia le rruppe nemiche, già. pronte ad attacG1re le nostre posizioni. avn·ano a~sunto il seguente schieramento: 1
licdnta .,id Pi,u,e.
,·· Gruppo d'csn( Ìti del Tirolo (i\>fan:,ciallo Cunr:id ) :
Armala (w Divisioni): dallo Stelvio all'i\stico; Armata ( n Divisioni): d;_,ll'A stico a F cncr sul Pia\'c : in riserva 4 D ivìs inni . ..!'" Gruppo d 'cstr(iti dell ' Isonzo (Maresciallo Boroc\Ìc): 6"' Armata (li Div i~ioni): da Fc:ner al ponte della Pri ula: 5" Arm:1ta (15 Divi sioni): d;il po11tc: ddla Priula al rnarc: in r 1,crva 2 Di vi~ìon i. 10 '
1 1··
La battaglia. L'azione princip:ik fu preceduta, come si è già detto, da un attac.:o in forze nella regione del Tonale, che il nemico sferrò il 12 giugno e che si risol~c in un sanguinoso scacco. \' nq, k 3 del 15 giugno , l'Artiglieria austriaca aprì il fuoco sul le nostre Ii nee daJl'Aqico al mare, eseguendo forti concrntramcnti ;il To nale, in \'al Giudicarie, in val Lagarina ed in val d' Astin>. on111c1 uc controbattuta dal no~tro fucco ~li contropreparazionc. Fra le (,re 7 e le 8 le Fanterie au~t riad,e 1nossero all'attacco sul]'altopiano di Asi agù, nei settori del Grappa e del Montello e sul Piave, tra Saletto e Musilc. Dall'Astico al Brenta le 17 D ivisioni, che dovevano aprirsi la via verso la pianur:i, alla fine della giorn:.it:1 , si trov:wano arrestate presso Perghele, nel settore centrale, respinte in un 'epica lotta fra cima Echar e Busa del Termine e completa111<::nte battlltc a pizzo Razca, nel sew,rc orientale.
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3
Nella zona dcl Grappa l'attacco nemico raggiungeva Col del Mig lio, Col Fagheron, Col Fcnilon e Col Moschin a sini str:1: 111u1trc nel centro, occupati quota ro5.3 cd il Pertica, rompe va la pri111:1 li11c;1 del Solarolo. A sera gra11 parte di queste posizioni ritorn.1v;1 in po, se~so degli Italiani. Sul Piave, intanto, si operava il passaggio del fiume in due loc:1lità: tra Falzè di Piave e Nervcsa e tra le Gran: di Papadopoli e \tu sile. Nel primo settore 6 Divisioni austriache si trovavano di f rontc la sola 58" Divisione italiana. Sul Montel lo il nemico, protetto da una dcns:1 cortina di nd1hi:i provocata da proiettili a gas e fumogeni, traghettava i suoi primi bat taglioni. Alle ore 16 due battaglioni e mezzo di assalto e 24 ha11aglion i di Fanteria avevano passato il fiume. Da Casa Serena a Nnvcs:1 infierì , pcr tutto il pomeriggio. b più aspra lotta. Ciù alle 15,30 k Fanterie italiane nrnove va110 alla controffensiva; mentre g li attaccami rispondevano col fuoco e, forti Jcl numero, riuscivano ad ottcncrl' <.Juakhe leggero vantaggio immediato. Sul b:1sso Piave, alle ore 11, il ne mico, pass;ito il faune, costituÌ l':1 u na testa di pomc a Fagan\ in cnrrispundcnz,a ddla grande :1rtcri:1 str:1d:ilc Ponte di Pian: - Trcvi su cd un·:t11ra a Musik. in curri~prn 1 dc11za ddb ferrovia San Doni1 - 7'-kHrc. Fra Sakttuol e Candcii.1 l".1Lt:1cco veniva respinto cblla no~tra 31" Di visione e fra Zenson e Non.:nta, il 1)a~sa !!io del nemico era !.!ravcmcnte ost:1cobto. A tard:1 sera il bi Lincio ddl:.1 prima giornata era quc~to; m:intcnimcnto. ()U:1 ~i inregralc. del nostro fro nte sull'altopiano di .A si:igo ; arresto <.kll':ivanzata austriaca nel sct1ore del (;rappa; oppmizione 0
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vigo rosa all'avanzata nemica sul Montello, sul basso Piave. a Ponte
di Pi:m: cd a Mmilc.
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Ndla notte le nostre Unità si prepararono a fronteggiare la situazione con lo schieramento suggerito dal delinearsi della lotta, cosicchè l'alba Jcl giorno 16 trovava l'esercito italiano pronto al non facile e decisivo cimento. Bilancio ddla seconda giornata: il fronte montano incrollabile; il front e del Piave alquanto inflesso f)tT i progressi del nemico, contenuti cd ostacolati dal !a tenace resistenza dei nostri. Il Comando Supremo, liberato da ogni preoccupaz ione per il fronte mon tano, provvedeva a fare af. flu ire le riserve nei punti piì:, minacciati e preparava quell'azione co ntroffensiva ; 1 gra nde raggio, da attuarsi non appena il logoramento d el nemi co fo~se stato compnito.
Sull'al topiano di Asiag1J, nelb giornata del 15, ii ne rn i..:o si era spinto fino a Pcrg helc cd a Buco di Cesena cd avc\·a occ upato le alture dd Valbella, di Col del Rosso e di Col c.rEchelc, obbligando la dif csa a retrocedere sulla linea cima Il Pit11'1' 11d giugno 1918. Eschar - Busa del Termine monte \frla_l.!'o - ci ma Cischictto - Casara Lohba - pend ici di S. France'CO e di Sasso Rosso - sbarramento di S. Gaetano_ Da t p1ei.r:1 linc:1. nella stessa giornat:1 del 15, parti rono i primi ncstri atti cont roflt:11 si\·i: le truppe britanniche rioccuparono quasi tutto il terreno perduto: <1uelle francesi rico111..1uistaro110 il Capitello Pen· n;ir; le italiane ripresero cd oltrepassarono Col del Rosso : ma dovettero riabbandonarlo al mattino succes5ivo, di fronte a~li incessanti contrattacchi avversari. Le azioni dei giorni 16 e 17 ci ridavano Pizzo Ra1.ea; i I 19 l'intero ridotto di Costai unga ritorna,'a in nostro possesso. Fra flrcnta e Piave il mattino dd I") le Fanterie nemiche erano riuscite a pcr\'cnire su Col del Miglio. monte Pertica e monte Sob-
rolo; nel pomeriggio anche su Col Moschin e su Col del F c nd on e tentavano di aggirare le nostre linee di Porte di Salton, se nza c he le truppe che le difendevano cessassero la ]oro eroica resistenza. Nella notte, pere>, i nostri violenti contrattacchi ci ridiedero Col del Fenelon e Col Moschin e, nella giornata dd 16, buona parte del terreno ceduto il 15. Gli attacchi sferrati dal nemico a nord del Grap· pa, sul Casonet, Col dell'Orso e Monfenera, vennero tutti respint i. Il giorno 17 riprendemmo quota 1671 del Solarolo; (.Jnindi l'azione nemica subì una sosta. Il giorno 24 le nostre truppe attaccarono Col del Miglio, l' Asolone ed jl Pertica; ma, raggiunta quota r520 ddl' Asolane e la vetta del Pertica, dovettero abbandonarle per la violenta reazione nemi ca e: si stabilirono sulle posiz ioni tenute prima dell'offensiva :iustriaca. L'avversario aveva subìto perdite enormi.
La resistenza delle Armate dell'Altopiano e del Grappa aveva avuto ragione dell'attacco avversario; la lotta veniva pertanto a localizzarsi sul fronte del Pi;wc. Sul Montello, forzata all':dba del 15 la linea del Piave nei pressi di Casa Serena, nell'ansa dì Falzè, e poco dopo anche a Nervesa. 11dla stessa giornata l'awersario riusciva a respingere la I.inca Casa Serena - Casa Marseilk - Giavera - Sovilla · stazione di S. Andrea. Un contrattacco, nel pomeriggio del rG, riportc'i il cc:ntro del no, tro schieramento a Collesel della Madonna ed a C:ollcscl di Castclvetro; ma successive puntate nemiche in direzione di Casa Serena obbligarono la nostra sinistra ad arretrare alquanto. Il 17 l'avversario, ripresa l'avanzata fra Sovilla e I.a stazione di ~ervesa, raggiunse la ferrovia nel tratto S. Mauro· S. Andrea, oltrc:passandob fino a Casa De Rues; il giorno sun:ssivo e la notte sul I<) m ntinut> a puntare su vari tratti del fronte, scnz:1, però, consc;.: ui r•· vantaggi. Un suo tentativo di passare il Piave presso il ponte ckll:i Priula fu subito sventato. Nel pomeriggio del H), con una pote nte azione controffen siva, ri g uadagnammo terreno e la lotta si protrasse per tutla Li nott e t· l>L·r il giorno dopo. Alla sinistra la situazion e rimase t1u:1si inv:1ri:it :1: :d i:entro, in seguito ad un furioso contrattacco nemico, h: nostre truppe dovettero di poco ripiegare ; alla destra con tcnnero l:i violrnt :1 ~pi nt a :i \·vcrsana.
'08
.)
La pn:ssionc delle nostre Fanll:ric continuò tenace nei giorni 21. e 23 gi11g110 , ;1ppogg1.1t:1 dagli incessanti bombardamenti delle Artiglierie e degli aerei. Sempre piL1 addossato al fiu me, in l'ondizioni di vita ~c1nprc piL1 diffi.:il i. l':1v,·crsarin, dopo avere ancora tentato inutilmente un forte altacco nella notte sul 22, la notte sul 24 i11izi(1 il ripiegamento sulla si n1~tr::i del Pi;ive, protetto da rcp:irti di copertura. Le nostre truppe, s.t:nngendolo da prcs~o . raggiunsero il giorno 24 le antick: linee avanzate. Sul basso Pi,1ve. protetti da ti ri ;1 proictLili fumogc111, truppe nem iche riusciro. 111 , a pa~~arc il fiume fr.' C:rnddù e Mu\i !e; m a \Tilneru fermate ~ubit(, ~t1lb 1n1 m;1 lasc:1 d1 rc~1~t e11 1;1. rl 111anino del r5 giugno a,T,·;1110 occup;11 0 solo c.p1a!c· hc ele mento del la no~l r.1 1JrÌma li1wa fr:1 Candelt1 e SJlcuo, \'ansa di Zcnson <.:,i L'i_ù 1i.-io,u: Ji ,,,, 1-'anft· alcune loca! ità ad est di ,u ltll ll , ·i,.,-d du ·o<-r,tftr ,,,., .,· .11, il /"i,11'('. Musile. Nel 1x,meriggio un tc11t:1l Ì\'\) di p:1,~;1ggio del Piave a S;ilclluol coste> al nemico perdit e ~. 111g11111osc ; rn,1 i ,uoi rinn<1\·;1ti, poderosi attaccliì ci cos trimt:ro at'. .l!Tè l LlfC b d1!n;i nei tr:1ui C1ndcli'1 - strada di Ponte di Pia\'C
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Z c m o n - Fo ·.,,tlta . La 1e~1.1 di ponte d1 C.1po Sile don.:ttc csst:rt: abba ndonata.
L 1 spint;1 del ncmi.:n conti nuò ncll:t giorn:tra dt"I 16. v;ilidamcnt( cn11tl' ni1c1 e· pn i arrc.st;1t;1 tb un contrattacco. sferrato il 17 contn , J"intera linea amtriac:1: le localìt:'1 di Croce. Capo d·Arginc e di Lo5· snn Iuro nu tc;11ro di acca niti~simc 11ltlc.:. Attacchi e contrattacch i ~i ri nnoYarnno il I X. Nel pomeriggio del 19 una nostra ripresa ofkn ,cÌ\';l ridus~e :1lqua nto il ~alicntc nemiw Meolo - Losson. L:i sera del u , .zii :\ 1·~tri;1ci ;1t1 acc:1 rc,n,) :i sud ddl:i fcrrovi:1 Ponte di Pia\·c - TrC\'Ì Sù.
obbligandoci a ripiegare sulla linea Rovarè - S. Pietro - Non:llo: rna. n_e lla giornata <lei 20, le nostre Unità si riportarono sulla linc:1 dl'lk riserve. Il giorno 21 ed il 22 trascorsero in una ininterrott:1 :1t tivi1:'1 d i d ementi avanzati; il caposaldo di Casa Martini (Fossa lta). caduto in mano al r~emico, venne ripreso: nuovi attacchi avversari a Lowrn furano resp111t1. La notte sul 23 il nemico, sospinto òai nostri Fanti , battuto dalle Artiglierie e dagli aerei, inizi<> la ritirata oltre Piave. Nel pomeriggio
Sul ;\,lontf'llo.
ddio stesso giorno le no~tn.: truppe incal za nti raggiumcro la d estra del tì um e, da C:rndc.:lù a Pontt: di Piave, e Li sna Zenson. Ndb notte. superando l'cstin:ua resistenza dei nuch:i di copertura nem ici, riocrnpavann tutte le antiche linee, eccetto l'ansa fra Paludcllo e la Cast:il dia , da dove ricacc iarono l'avvn sario la ~tra del 2.4- Nella notlt" sul 25 cd il 26 ripresero ed aruplia rono la testa di ponte di C:ipo Si le e spinsero verso nord l'occupazione fra Cavazucchcrina e Cortdl.izzo. Ancht" in lllll"\ta battaglia validissimo contributo pn l.1 \ l! t:J11.1 offrì. l'A viazio ne, che riuscì ad abba ttere ben rn7 apparcccl1 i e 7 p:il loni frrnati nemici, compì preziose ri co~nizioni ed dtic 1ci l>o111li,1nh iuc:n ti e poti· c~cgu irc circa ~ooo fotogr:ific J clk pn ~iz io11i m·111 icl1 r ( 1). (1 ) ,\hhìarnu esposto, in ,nodo p:i rti..:o lan·gg i:11 0. i ,.1, i q ,i ,"di .!,·Il., 1011.1 , 11 ci;iscun tratto Jd fro nte, sern·ndor i dcllt: nuti / Ìl d,lll· 111 l""l""i 111 ,1,,1 1111,1 11, Comando Supremo, nel f:iscicolc, 5 Jdl<' .. noli 1.i.- 1nd 11 .1ri , g1.'1 , i t ,\l t·. l'tr 111.1,:.: ).; Ìori p:irtirn lari , i le11orì pùtr:11lllo ~en·ir , i della p11 hhli, :1/ Ì!l llt· d, ·1 t 'n111:rndo dd nosl ro Curpo di Sta io ;\fa g_i;io rc: " L:i b., uagl i., del P,a , t· , •.
3 10
L1 grande battaglia dall 'Astico al man:, c he - dice il BastiCO ( 1) - nell'ambizioso sogno degli Austriaci avrebbe: dovuto seg nare il crollo del fron te italiano e l'inizio della sconfitta dell'Intesa, fìnì così con la nostra vit.toria, crn1 la lluale, se in nostro pmscsso rimasero ~olt:11Ho, complcssivamcntt:, :q.ooo prigionieri, 70 cannoni e 1. 224 mitragliatrici, 37.000 fucili, 1<;5 lanciafiamme. noi infliggemmo al 1H.:mico perdite ugual i :1 250.000 comhattcnri. La nostra ,·ittoriosa resistenza, facendo a11co ra u11a volta fallire il piano degli Irnpcri Central i, diminuendo in modo così grave le Imo energie material i e morali, ehbc un 'importan za senza dubbio d ecisiva nel preparare e nd permettere la controffensiva sul fronte occidentale e sul nostro e nel rendere certa la comune vittoria. Il nostro C:om.1ndo :1vrchhc voluto completare il successo con una vigoro~a offen~iv:1 ( 2); ma, per poterla effettuare con m ezzi acle!!llati , s:i rebbc sr:tto neces~ario che l'Intesa aycsse, hnalmcntc, deciso ~ii attribuire :il nostro fronte qucll'import;rnza che esso aveva e che gli an-e nimenti dovevano ben presto dimostrare. I Franco - Inglesi c:r;1110 già impegnati , del resto, sul fronte occidentale, nd difendere il territorio dclh Fcrncia, gr:in::rncn ic minaccia:o d:1lb ~ccond a offensi\·a tcdoca.
ùj). c it. ( 2) l1 ur:1ntc b b:itc:igli:i le perdite !Hh l.re er::ino st::i te di circa 90.oon uomini.
( l) f3AST((;O:
VIII.
LE CONSEGUENZE DELLA BA TT AOLIA DEL PIA VE La ba ttaglia del Piave preparò efficacemente la dc fin itiva sconfitta del!' Austria e fu una delle più importanti, non solo della nostra guerra, ma della guerra mondiale. Essa fece svanire per sempre le speranze degli Imperi centrali. Come scrisse il. Broniuoli ( 1 ) , l' Austria, inorgoglita dagli inaspettati successi dell'offen siva di Caporetto, libera ormai <la preoccupazioni per le altre fronti di combattimento, aveva potuto, con un mpremo sforzo, mettere in campo un tale complesso di mezzi bellici da superare, in intensità e proporzione, ogni altra offensiva precedente e da prefiggersi, con balda sicurezza, come risultato dell a nuova offensiva, <, lo sfacelo militare dell'Italia. ,., La sicurezza della vittoria riunì. nello sforzo disperato tutte k _zenti dell'Impero absburgico, la cui compagi ne risentiva ddlc dif fi cili condizioni di vita che il prolungarsi della guerra imponeva. La ricchezza delle verdi e fertili pianure d'Italia invitava le truppe :.m triache: avrebbero mietutù le messi che vedevano biondeggiare al di là dal Piave, mentre una speciale o rganizzazione, perfettamente :ittrezzata, avrebbe proceduto al saccheggio metodico delle rimanenti provincie del Veneto ed anche della Lombardia, giacchè uno degli 0hbiettivi dell 'offensiva era proprio Milano. L'ombra del Radetzky pareva aleggiasse in ([Uei consigli di guerra cd agitare i vecchi pian i di conquista. A co11sacrare la vittoria, che erano sicuri di ~1\·t.: 1-c gi~ nelle mani , i generali austriaci si proponevano di offrire a ll"lmpcratorc Carlo il bastone di m:ucsciallo di Vicenza, tornata sotto il dominio austriaco )). Con ,1uest,1 certezza l'esercito nemico, forte di ,:;r; Di\·isi"ni e di circa 7.000 cannoni, :tspettava. il mattino del 15 gi ug-no, il ~eg na k dcli' attacco. (1) Cfr. Bllo:-SZl'OL!: " Cucrra e Yill ùri:1 d ' Italia " ·
~fa in c1uclla notte, c he possiamo chiamare storica, l'cscrcilo ita]i;rno. di forze e mezzi prc:ssochè uguali all';1vversario, vegliava in armi sull'altra sponda del fìume sacro e sui monti , pronto a sostenne l'urto nemico. Nei ~elle mesi, che erano nassati dalb duris~ima prova Jcll\1ltima battag li;i dell ' honzo, l'cscr~ito italiano era stato riordinato com -
t!Pl'li!&
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Il gn·to dd l'Mu,·.
pk1;1mrnlc c . con una propaganda illuminat:.i cd cfJìcan:. a veva na,·11uìstau Li tìducia in se stesso. Il multo scmpli.:e e ingenuo, tracc iato da un ig nolo Fant e sul muro d"11n;1 c, ~a diroccata: ,. O i! Piave o tutti accoppati ,, espnmcv;i la convin zione e la fermezza di tutti. L'oHcnsÌ\'a fu preceduta di due .~io rn i da un attacco, pompo~;imt'ntc· h:ll tcn.ato ùl l nonic di " ofjc'11siea f!i1/,111ga ,, che. partendo dal ·ronak . .ivrebhc dm 11to, come b \·aLtnga di cui porta,·;i il nome. t ravolgere t: sonnncrgcre k nostri.' linee ed aprire al nemico la vh di Milano. Ma le nostre magnifiche truppe fecero miseramente fal li re tìn dall'inizio l'ambizimo progt:tto ed il clamoroso insucces~n nc:m iro fu di funesto pre~;1gio per la grande o ffensiva, che doveva ~,:hiacciarc l'Italia e che \Ì ~cJt c:nc', il mattino del 15 giug no daiì'A~ticn al mare.
3 13 Dopo c.1uattro ore di bombardamento infernale, in i1.iatu alk <Jre 3, le truppe nemiche si lanciarono ovunque all'assalto . Dall' A stico al Brenta l'urto fu fortemente contenuto e qu:ilchc vantaggio conseguito dal nemico sull'altopiano di A siago fu ript:rduto nei giorni successivi. La lotta fu particolarmente aspra e sanguinosa sul mcint <.: Val bella, sul colle del Rosso, sul colle d'Echcle, su cima Echar, posiz ioni contrastate con spietato furore da ambo le parti e sull e Ljual i rifulse il valore, l'eroismo e l'inflessibile tenacia dei nostri, i cui petti impedirono al nemico di varcare quest'ultima l?arriera, che lo divideva dalla pianura veneta. Tra Brenta è Piave il combattimento si concentrò sul massiccio del Grappa, con uno sforzo disperato da parte del nemico, che si proponeva di forzare quel caposaldo al primo urto, aggirare il mont e e fare in tal modo cadere di un colpo tutta la nostra difesa. Ma i nostri, non meno tenaci, vi si aggrapparono risolutamente e non permisero che il nemico restasse a lungo sulle posizioni che er:i riuscito ad occupare in un primo tempo. Infatti lo stesso giorno e nelle prime ore del dì ~eguente, es~o dovette ccdcn: all'irruenza d1:i nostri e ritornare sulle proprie linee. Jl Grappa era intangibile. L'aveva giurato tutto un popolo che. nell ' incolumità e nella resistenza di quel baluardo, vedeva la salvezza della Patria. -
Sul Piave l'urto nemico sì spiegò con una grandiosità di mezzi pari ai risultati che il Comando austriaco si riprometteva; fiaccata la resistenza sulla zona montana, l'esercito della pianura avrebbe effettuato la sua marcia trionfale su Vicenza, Treviso e Venezia. Ma fu proprio sul Piave clic il nemico ebbe la delusion e più amara e le perdite più sanguinose. I numerosi battaglioni che c~so, con l'aiuto cli ponti e di barconi, gettò continuamente sulla dest ra Jel fiume, furono sottoposti ad un inesorabile fuoco di. sbarramento : quelli che riuscirono a passare incontrarono la ferma deci sione del nostro soldato d'impedire ad ogni costo qualsiasi sviluppo dei-:li im mancabili vantaggi conseguiti dal nemico al primo balz<>. Sulla sponda destra del fiume si impegnè>, infatti, fra i du<.: escro.:iti un duello forse unico nella stori:i dei popoli per l'accanimento e per il numero dei combattenti e de i mezzi impiegati ; dudl o che
durò otto interi giorni e che fu combattuto nella melma delle spon de nclL1cqua del fìumc e nel ciclo. Le nostre artiglierie e le bombarde spazzarono continuament~ k rive del Pia\'c, sulle quali affluivano i rinforzi nemici, e distrnssero le passerelle ed i ponti, travolgendo uomini e cose; le Fanterie, ;mlite ed agguerrite . col ferro e col fuoco spinsero alla riva fatale i combattenti che erano riusciti a passare; stormi di velivoli semin :\r<mo da ll'al to la morte e lo scom1;iglio nelle file nemiche. La nostra resistenza dei primi quanro giorni si cambiò, al quin to. in cont roffensiva agg rc:ssiva cd impetuosa, specie contro il Mon tello. don: i nemi ci :1vcvano co nseguito i maggiori vantaggi. L:1 lot ta ~i ri accest: più viva che mai; pit1 volte le posizion i iurn no prnl· e perdute: ; 1ì nmtri giu ngevano a tempo i rinforz i ; pci nemici I.i tempesta di fuoco scatenata sul fiume dalle nostre artiglieri .: e: la piena delle acq ue rendeva no ormai scarsi gli aiuti. Il Comando nemico ebbe la sensazione del fallimento dell'offensiva e dcci•c la ritirata che, per l'incalzare della nostra Fanteria, pc! tiro ininterrotto delle :irtiglicric, per la fur ia del P iave in piena, fu distrastros;;. La ~era del 24 giugno i vantaggi co nseguiti dal ncmiw co n k ~Ll.l off.:nsi\ :1 era no stati annulbti e le posizioni del tutto ristabilire:. La magn ifica viaoria, riportata in un duell o all"ultimo s:mguc: tra lt:i liJ cd i\ustria . dimostrò la superiorità del nostro esercito sull"a u$triaco: ~co nccrt21 il (:.1mando tedesco, che Yide perduto \"alleato più potente: gcttù il g<:nne della disrnluz io ne nell ' Impero austroung,1ric,, e ca mbi<'> di colpù l'andamcnw cli tutta la g uerra. Li " \·itt ori:1 del So lstizio n , co me la chi amò il D ' Annunzio, non ~olo c 1ncdl,ì l'ombra che la sconfitta di Caporctto aveva gettato sul. noqro c~crcito: ma s<.:gni) l"alba radiosa d ella vitt<)ria fìnale nostra e deg li :dlc:1ti, pnr ht' l ' Am1ria non potè pi i'.1 sollevarsi dal tracollo suhìto ~ul nm tro fn)ntc. Tuttavia \"esercito imperiale, sul qnak poco avev:mo influito le g ra\'Ì condizioni interne dd Paese, si apprestò ;.: co 111hattcrc con l' m.1t<1 ,alorc l'ultima battaglia. dalla quale dipcn<iev;1 b \ lla sal n :zza o la ma rn \·ina. In una kttcr:1 . dircna dal Borocvic al von Bolgar, cx S0ttostg rc1;1 rio di St;tlo -- ,ht :it:i da Udin e, '2'.! gi ugno 1918, a pochi giorni dall.t sconfitta <.: nella quale è chiaramente spiegato il perchè dc! Lt !limrn to dell'offcmiva -- si legge, fra l'altro, tiuanto segue: ,. Sono la fre sca impressione degli avvenimenti, desidero fart i conmcerc la vcrit;Ì genuina, nota, oltre che a te, soltanto a Win di~chgractz.
(< 1. L'offensiva contro l'Italia era stata ordinata per il 20 maggio, per motivi politici. La scelta di questa data mi indie , clic: al Quartier Generale, malgrado le esatte relazioni mie, non si aveva alcuna idea delle condizioni ddl'esncito. Sin dal principio di febbraio , in seguito all'assoluta mancanza di rifornimenti, le truppe avn:ino tanta fame da cadere a terra durante le marce ordinarie. Perfino l'arciduca Giuseppe ha dovuto sentire lagnanze di soldati unghc:rcsi a causa della fame. I cavalli erano ridotti a scheletri, l'Artiglieri a non
Col M os,·hi11.
si poteva muovere. Lo spettacolo era d esolante. Tutte (p1este cose furono dette infinite volte e vennero chiesti immediati rifornimenti e cibo per quattro settimane, aflìn chè g li uomini fossero rimessi in grado di agire. Identica era la situazione nel Trentino. Ma i rifornimenti cominciarono a venire soltanto il I'' giugno, cioè a dire appena due settimane prima dcll'ofknsiva, stabilita per il giorno 15. '( 2. Il colpo principale si doveva vibrarlo dal Trentino e precisamente contro le Divisioni inglesi e francesi. Quando lo seppi , mi opposi con la massima energia. Arrischiai anche L:t mia pm i:,,iunc, scrivendo che non si poteva prendere il toro per le coma . Tutto invano. Si venne, infine, ad un mcscl1ino compromcs~o, in scguitt, .il quale le forze principali rimasero nel Trentino; 1rn:ntrc ~i di spmc per un attacco contemporaneo anc he dal Pi:1\'C. lnil.i<> il ' '5 g iug no. Proposi un rinvio di tre giorni. Conrad di~sc di non polc r ri1wi :1rc e perciò rimase stabilito il 15. <( Sintomatico il fatto - co111im1a il Borncvic che il g io rno 14 il Comando Supremo si scis~c. Ce ne furo nf, l)llatt ro : l1'1c llo di
Baden (pre~so Vien na). lJUcllo di Waldstactten a Belluno, il generale Arz nel treno di Corte nd Trentino, Sua Maestà al telefono del treno di Corte. La sera del 14, alle 6, mi vt:nne chiesto ;mcora una vùlta per tt:ldono : Clic cosa succede domani? Io risposi: Come i_, stato ordinato dal Coma ndo Supremo, si attaccherà. Fu risposto: Bene agite ~t:condo il rn~ tro critt.:rio, ma ~otto la vostra n.:sponsabi -
l:·/]t·tri dd 110.,r,·u f11 on; di ar:ig!icri.: ;ul Pùwc.
lit~1. Al le 2 del mattino del 15 in mi tro,·avo al mio posto dì osservaz ionc di Oderzo; alle _, cominciò la battagli a. " Al k :ì dd mattino (del 15 giugno) passai il Piave alle 10 avn·o g ii1 12..000 prigionieri e mi tw,·avo sul Montello. Ero molto contento. A 1110.z< ,giorno appresi dalr I 1' Armata del Tirol o che tutto a nelava henc e che le prime lince era no sconvolt.e. ,, Alle I r di sera Sua Macst:1 mi chiamò al tddono t: mi disse in temo \'i~iliil mente eccitato : Nd Trenti110 siamo battuti, le truppe krn11 0 r rrduto tu/lo q11cllo clic ha,1110 gu,ulag nato C siamo ,lati ,.;. cacciati ..11i punti di /'artc11.;:a. Mi parve di es~ere colpito dalla folgore. Fui sco ngiurato di resistere. Assicurai che avremmo fatto l'impossibile. Contemporaneamente telegrafai al Comando Supremo per avere esatte notizie; rna non ricevett i n essuna risposta. Seppi la verità mltanto all 'indomani, dall' 1r' Armata. Frattanto accorrevano i
31 7 rinforzi dell'avversario (che il giorno 14 si trovavano ancora a Verona) e che erano stati trasportati in autocarro. L (1t1versario era pitÌ forte di me >>. Boroevic aveva visto giusto. Infatti _il 17 si iniziava L\Uc.:ll'azionc.: che doveva accrescere il progressivo logoramento delle sue truppe.: c.: ricacciarle nel fiume. La sera di questo giorno era stato ripreso dagli Italiani Pizzo Razea sugli altipiani cd ogni pressione nemica era cessata sul Grappa. Inoltre gli attacchi sferrati dagli Austro - Ungarici sul Montello venivano contenuti ed il fronte del Piave, nonostante gli sforzi della 5' Armata austriaca, permaneva saldo, senza rotture o gravi arretramenti; mentre le ultime Divisioni austriache di riserva, già destinate ad avanzare su Mestre e Treviso, venivano invece gettate nella terribile fornace della battaglia di sfondamento. Dal 15 al 18 giugno 1918 le nostre truppe si batterono per con tenere l'avanzata nemica, disturbarla, paralizzarla. Dal 19 in avanti , sino al :!3, le truppe si batterono per respingere gli Austriaci e ricacciarli nel fiume. 1
Per comprendere l'importanza dell'azione svolta dalle truppe italiane in queste giornate di passione e di gl.orìa, occorre richiamarsi ad un opuscolo pubblicato due mesi dopo dal Comando Supremo austriaco ed intitolato: <' Ammaestramenti tratti dalla battaglia del giugno 1918 )> . In esso, infatti, si legge questa pn:zima amm1ss.1one : « E non minore fu la nostra sorpresa nel constatare che il nemico non si impegnò a fondo nella zona avanzata; ma l'ahbandonc'i. logorando poi reiteratamente il nostro attacco nella zona intermedia a noi non nota ... '( Tanto maggiore fu quindi la delusione, quando, dopo l'::m alto, che già aveva richiesto riwlutezza ed ardire, seguì la lotta di ssol,·ente ed estenuante contro le mitragliatrici nascoste... << La delusione spiega in parte la rilassatezza soprav venuta nc.:i combauimenti svoltisi nella zona intermedia fortifìcat1. .. "· E peggio fu durante la giornata del 18, quando il nostro XXVIII Corpo d'Armata, le cui truppe si erano coperte di gl oria nei primi tre giorni della battaglia, con l'impiego a fondo della 1 ' Di vii.ionc.: d'assalto, riusciv:.i a ricon(]uistare la lin ea Fossaha Osteria - Capnd:i rgine, catturando parecchie- centinaia di prigionieri. 22.
Frattanto il Boroev.ic era tutt'altro che tranquillo. •( Si trattava - scrisse lo stesso Comandante l'Armata dell 'Jsonzo - di prendere nuove (keisioni, giacchè, senza un sollievo dalla parte del Tremino, una mia ulteriore avanzata sa rebbe stata follia cd avrebbe condotto alla catastrofe. Ordinai, senza interrogare, che si mantenessero ad ogni costo le teste di ponte conquistate fino a quel momento, sperando c he si rinunciasse subito ai piani nel T rcntino e mi si mandassero le Divisioni diventate lì superflue, o si agisse nel Trentinù secondo nuovi criteri. Comunicai ciò al Comando Supremo, facendo no tare che bisognava decidere subito e rispondere in m erito alle mie innumerevoli proposte. Nessuno mi rispose e continuai a co mbattere . Il 18 ritornai a Spilirnbergo, a trovare Sua Maestà nel treno di Corte. Vi fui il 19 ed esposi a quattro occhi la situaz io ne, in un colloquio durato un'ora e mezza. Parlai liberamente su quanto era accaduto sino allora, esponendo un piano di ODerazioni che venne accettato. Allorchè chiesi vettovaglie e munizioni, il generale Arz mi di sse che, su questo punto, mi avrebbe riferito nel pomeriggio un colonnello ad Udine. Dunque. non se ne sapeva niente! ,, Intanto l 'a vversario, non soltanto no n dava alcuna treg ua, ma accumulava minacce e... riserve » . Il Boroe,·ic doveva esserne profon<.bmente persuaso, pcrchè subito dopo, scriveva: <( Frattanto Diaz aveva fatto venire altre truppe dal Trentino, cosicchè io mi trovai con 17 Divisioni contro 30. ]nsistei pcrchè si decidesse qualche cosa; ma invano. li colonnello Zeen e k mi comunicò da Baden che gli eserciti avrebbero potuto essere riforniti solo fino al giorno 25. Eravamo dunque nell'impossibilità di dife nderci ,,. Infatti, mentre il Boroevic parlava ad Udine e veniva ricevuto a Spilimbergo dall'Imperatore Carlo. il Comando Supremo italia no d e..:i dcYa •< di iniziare il giorno H) l'azione controffensiva p er ricacciare il nemico o.ltre Piave "· Effettuato. durante la notte dal 18 al 19 e nell::i successiva mattinat;1 il Loro ~chicram c nto, dopo un'ora e mezza <li preparazione, alle ore 15,30 precise le nostre truppe muovevano all'assalto lungo tutto il fronte d ella battaglia. <[ Fu dice la Relazione del nostro Comando Supremo - e una lotta furiosa di attacchi e contrattacchi, a cui pose tregua solo la notte i>. Ed il comunicato l.lfficiale austriaco è, a questo riguardo, costn:tto a confessare :
(< Nella regione del Montello la lotta toccò la violenza delle più grandi battaglie carsiche; in certi punti gli Italiani spin~cro sci volte innanzi le loro colonne d'assalto n . All 'alba del 20 la battaglia si riaccese. Nervesa passò tragicamente cli mano in mano e la lotta fu tanto violenta e l'impeto dei Fanti itali ani così irruente, che il comunicato austriaco, nel farne cenno, li scambiò per ... uomini appartenenti a truppe d'assalto.
Sulle pendici dì Col Moschi11 dopo te bamrglia.
,, La lotta ----- narra il bollettino nemico - si svolse ovunque con una mischia a corpo a corpo. Su di una fronte di due chilometri , gli Italiani lanciarono truppe d'assalto di otto reggimenti )>. Ed era, invece, soltanto Fanteria! Sul basso Piave il nemico veniva respinto da Losson, Candclù, da scolo Palumbo e da Casa Martini, fra San Biagio e Bocca di Callalta. Il fiume, in decrescenza, permetteva, è vero, la ricostrnzio ne dei ponti ; ma l'Artiglieria e l'Aviazione ne continuavano la distruzione sistematica, sicchè non fu mai possibile al nemico di po ter cffettuare passagg i continuati . In siffatte condizioni, mentre il nostro Comando Supremo " ebbe, il 20 sera, la sicura percezione dell'approssimarsi del la \' Ìtt< ,ria )', il nemico respinto sulla fronte montana, ridon o all ' impotenza sul Montello, fermato sul Piave, privo dì riserve, dovett e :illinc considerarsi battuto. Frattanto, nelle giornate del 2 1 e del 22 , l'A rtiglieria it aliana rovesciò sulle posizioni tenute dall'..1vvers;1rio e ~ul fiume conteso un torre nte di fuoco . Tutto il terreno venne sistematic:,mentc h:i1tuto
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metro per metro. La cmi precipito: nella notte dal 2 3 al 24 il n emico ordinò il ripiegamento. Era la fine. Invano il Boroevic tenta, in una sua lettera, di affermare che l'iniz iati va del ripiegamento rimase agli Austriaci : •< Nella notte sul 20 (l'avversario era cresciuto a 33 Divisioni cd io avevo subìto gravi perdite) rifl etreì su <.tuello c he si dovesse fare cd, alk ì del mattino, chiesi al treno di Corte se il Re si trovasse a ncora lì ; mi rispo sero c he si trovava a Vitto rio, dove non si sapeva nic.:ntr.:. T o rnai ;i rivolgermi al treno di Coric, da dove mi venn e comunicato: Sua Maestà è ancora qui. Allora tel egrafai: Lo scacco dcli ' 1 I a Armata cd i p oc hi successi da essa fino ra reg ist rai i, spiegabili co n la scarsa alimentazione delle truppe per m esi e m esi , lasciano apparire di dubbio esito il proseguime nto dell'offensiva contro Trevi so. Poichè l'av\·crsario diventa se m p re pit1 fo rte ed io sempre piì:i debole, mentre ho dietro il f rnn te di combattime nto un perfido corso d ' acqua. il minimo incide nte può trascin are il Gruppo cli eserciti in una catastrofe. Occorre una rapida d ecisione. Avendo la M o nLirc h ia compiuto i su o i don:ri nel m odo più leale e non potendosi espo rre :il pericolo di rimanere inerm e e di perde re aut orit;t, prop,mgo di ri tirare i (;ruppi degli eserciti sull a riva orien tale dd Pi:1\'t·, per pote r <:venmal m c 11tc passare pit1 tard i ad un nuovo atta..:co . .. Alk 6 di sera, cioè: a dire dodici ore do po questa proposta, ci giunse l'ord 111e di sgo m brare la sponda occidentale del Pian.:. Lo sgomhr0 a\·\·e nnc sen za clic l'ancnario se ne accorgesse e fu proprio l'azio ne più difficile da mc compiuta duran te la guerra. Se avessi avuto soltanto altre. due D ivisioni, la cosa sarebbe a ndata mag n ifi-
ca mente » . Ma la real tà fu be n di vcrs:1 da (Jt1alc la desc rive il Boroevic. Ecco. in fatti. la \·crsione ufficiale sulla ritirata n e m ica del nostro Co mando Supremo : « • . . il ri piega mento, come già tutto il precedente corso della battagliJ, s1 srnlse sotto !"impe rio della difesa: le nostre trupp e, nè dome, nè stanc h e da otto giorni di lotta, si lanciarono avanti, desid erose di coglie re il frutt o della vittoria. l distacca m e nti n e mici di copertura, i numerosi nuclt i di mitragliatrici costituiti da gente votata alla m orte vennero successivan~cntc tramiti e la ritirata austria-
ca si tramu tò ben presto in dis<1:-di nata fu g a verso i passaggi del fium e, CO!-tantr.:mcnte tenuti sr:tto l'azion e micidiale delle arti g lierie e degl i aerei " .
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A proposito della battaglia del Piave, il maresciallo I Iindenburg ( r) seri veva : « La calamità del nostro alleato era una disgrazia an che per noi. L'avversario sapeva al pari di noi che l'Austria - Ungheria aveva, con questo attacco, gettato tutto il suo peso nella bilancia della guerra. Da questo momento la Monarchia danubiana aveva cessato di essere un pericolo per l'Italia>>. Ed il Ludendorff, nella lettera in data del 7 novembre 1919 indirizzata al conte Lerchenfeld, così riconobbe la gravità dt:I la sconfitta austriaca nel giugno del 1918: "Il Comando austriaco si diceva sicuro della vittoria; il gen. Arz indicava come mèta la valle del Po. I miei presagi divennero più neri quando appresi che l'offensiva austro - ungarica era stata differita al 15 giugno. In quel giorno e nei seguenti tutta l'attenzione di Hindenburg e la mia erano concentrate ~ulla fronte italiana. Intuivamo che colà avveniva qualche cosa di decisivo, forse la decisione per l'ulteriore corso della guerra. Quando ci giunse, fin dal secondo giorno JelJa battaglia, I.a notizia che l'offensiva era fallita e che le truppe austro - ungariche del Gruppo di eserciti del maresciallo Con rad, sulle quali facevamo il massimo assegnamento, erano state così duramente provate ed avevano subìto perdite così gravi da essere ù1capaci di un nuovo sforzo, sentimmo che la partita era perduta. La decisione, che fino allora era da attendersi sulla fronte di Franà1, improvvisamente si spostava, assumendo proporzioni assai vaste per le sue ripercussioni, sulla fronte italiana, che fino a quel momento non poteva essere considerata che un teatro secondario di operazioni.- Più· gravi notizie sulle proporzioni della sconfitta austriaca ci giunsero nei giorni successivi. L'Austria aveva riportato una sconfitta che poteva essere decisiva. Non si poteva più fare asseg namento su trasporti di contingenti austro - ungarici sul la fronte tedesca. Era dubbio che l'Austria stessa potesse resistere ad un forte attacco italiano. E, se
l'Austria, come avevamo ragione di temere, cadeva, la gu('rra aa perduta. Per la prima volta avemmo la sensazione della nostra sconfitta. Ci sentimmo soli. Vedemmo allontanarsi fra le brurnc del Piave . quella vittoria dic eravamo già certi di cogliere sul fronte di Francia. « Con la morte nel cuore vidi che le nostre speranze radeva no come foglie morte 11. ( 1)
Cfr.
H1NDEN'lltJRG:
«
Dalla mi:i vita " ·
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La « ba ttaglia del Piave >, rivelò al mondo intero il valore del soldato italiano, che a\'eva scolpito nel cuore (!udk rozze espressioni da lui stesso, alla vigilia del.la titanica lotta, scarabocchiate sulle crollanti mura delle case coloniche disseminate sulla riva destra del fiume: " Tutti t:roif () il Piave o tutti accoppati! >', oppure: « Me-
glio vivere un giorno da Icone, che ccnt'a1111i da pecorai ,, . Ma la ,, battaglia dd Piave ,, rivelò anche un 'altra cosa, riconosciuta più tardi dallo stesso generale Ludrndo rff, il quale ricordava
c he la di sastrosa offensiva austro - unga rica, non consentendo un alleggerimento della fronte d'Italia a rinforzo ddb fro nte di Francia, aveva <· profo11d:1mente addolorato e turbato il Comando germanico >•.
C irca la .~lo riosa ròislènza della nostra Fante ria e sull'impeto dei nostri co ntrattacc hi al Piave nel 1918, ci S('mbra opportuno riportare gli e pisod i ri co rd:it i da Arrigo Pozz i. ufficiale della Armata, nel suo li bro " Piave H)I 8 ,, , libro pn:miato dalla Reale Accademia d'Ita lia ,. per la sua inedita d escrizione, vivacissima, di ufficiale combattente, d egli avve nimenti connessi alla eroica ri~cossa sul Piave >) : ,, A g li ;rg-ini del Piave, superati a prezzo di troppo sangue dalle orde nemic he. le nostre gloriose Fanterie continuano ad opporre ri solutame nte e te naccmemc un arg ine di c 1rne, che non cede un pal-
_t
mo di terreno, nè di fronte alla tempesta dei proiettili che lo solca no, vi penetrano e lo diradano: nè di fronte alla irruenza deg li assalti. che lo tentano, lo stracciano, lo consumano. << La linea sottile della resistenza è clastica; ma unita. A rrctra, avanza, sta ferma; ma non subisce soluzioni nella sua continuità: nel suo risoluto e disperato mantenimento sta la vittoria. Ormai, col sopraggiungere di nuovi e freschi rincalzi, il pericolo delle pnm1ss11m: ore sembra superato. Le cose vanno meglio. « Gli Austr1aci, stretti in una sottilissima fascia di terreno in m argine alle arginature del fiume, si trovano asserragliati dall'acqua che hanno alle spalle e bersagliati dagli avversarì che hanno di fronte. La nostra Artiglieria ne fa un macello spaventevole. <, Il rombo dei cannoni d'ogni calibro non ha pause, nè soste. Le passerelle gettate sul fiume, dietro gli invasori, sono più presto distrutte che costruite ed il tiro non cessa un istante. Fra il nemico, i suoi rifornimenti cd i suoi rincalzi, scorre il fiume in piena, paurosamente gonfi:o di cadaveri. Mancano agli Austriaci viveri e munizioni ; ma lll.anca.no soprattutto rifornimenti di uomini. Un rifornimento di panè, tentato con · aeroplani, subisce un insuccesso clamoroso. Veramente la nostra aviazione è padrona dell'aria! Non ;1ppcna si leva un aeroplano nemico, ecco i nostri << caccia avventarg lisi contro e costringerlo a fuggire od a cadere. <' Circolano le prime notizie della resistenza dei nostri.. « La 25' Divisione, eroica se altra mai, dal suo generale ~,ll'ultimo dei fantaccini, ha resistito per interi giorni e per intere notti contro l'irruenza degli attacchi di un nemico, che si trovava nella proporzione di otto contro uno. Il suo Comando tattico, bombard ato ostinatamente, non si è spostato neppure di un metro. Si è, invece, ~postato tutto il personale che vi era alloggiato ; ma ... per andare all'assalto. " In un certo momento della lotta, mancando completamente i rincalzi da inviare a chiudere una falla pericolosa, improv\'is:nnrnte manifestatasi sulla fronte di combattimento, il tenente ,ge ncr:ile I ,atini ed il suo capo di Stato Maggiore, colonnello Pino, raccolti gli scritturali, i piantoni, il permnale dei servizi vari e gli uflìciali del Comando, un centinaio di uomini in tutto, si sono lanciali all'assalto, tra il groviglio dei reticolati e della folta, insidiosa vcgetaziont:. (( Molti reparti, circondati da ogni lato, si sono stretti in quadrato attorno ai propri ufficiali cd hanno re~isti10 sino all ' ultimo, preferendo la morte all 'essere fatti prigionieri. >)
«
Un batt.iglione della brigata " Avellino )' (231 " - 232''), rimasto
fermo al caposaldo di Ronche, ha preso, perduto, ripreso il villaggio parecchie volte. Alla fine, giunto il momento di cedere, anzichè indietreggiare, si è buttato in avanti cd è riuscito a disimpegnare un :1hrn battaglione della stessa hrigata, che si trovava circondato da un nugolo minaccioso di nemici. " Insieme i resti dei due battaglioni, difendendo il terreno passo a passo, hanno potuto rientrar<: nelle linee italiane. ,, Un alt ro battaglion<: del la « F errara >> (47° - 48°) ha resistito tre giorni in posizio ne: disperatissima, mantenendo il contatto col mezzo di piccioni viaggiatori. Stiamo bene, resistiamo! , dicevano invariabilmente llllei col omhigrammi. Finalmente, dopo va ri assalti, anche lJUt ~to re parto è riuscito a liberarsi. " D'ogni parte: !"argine di carne ha contenuto l'invasione, l'ha ~tancata con la resistenza, l'ha indebolita con le perdite inflittck, l'ha spezzata con tempeste di proiettili e sanguinosissimi contrattacchi. ,, La resistenza dei reparti è stata alimentata dai mezzi i più semplici c. tal volta , a nche i più assurJi . ·· Qualche uHìcialc, per trascinare :1vanti i suoi uomini, sì rnltava a guardarli ed urlava loro, nel frastuono della battaglia, una sola parola: Caporctto! ,. Si vedevano dei vecchi, un anno prima inquadrati in battaglio ni territoriali cd impiegati nell' interno, alla gu:udia dei ponti e delle stazioni frrroviarie. digrignare i denti <: buttarsi allo sharagl io, a test a ba s~a . come turi inft10citi: ~i vedcv~1110 Jei giovani , degli imberbi , dei fanciulli , sogguardare quasi con odio l' ufhciale, che aveva lanciato loro sul viso la parola sanguinosa, mettersi a tutta corsa, sorpassare il tenente, piombar con la baionetta alto levata sul nemico e sparire, confusi nd . corpo a co rpo terribile! Caporetto, fu il grido di guerra, il riw rdo che spingeva all'assalto. " Durantt: un 'accanita serie di attacchi e di contrattacchi una sezione di mitrag liatrici, fino allora rimasta al riparo di improvvisati e rudimrnt;1li trinceramenti, riceve rordin<: di avanzare. <, Fanno parte della sezione due tipi curiosi: padre e figlio, il c::iporal maggiore Sommavilla Ermanno della classe 1870, volo ntario di guerra, ed il soldato Sommavilla Giovanni della classe 1899. Il padrt, che gi~, tra slato ferito altra volta, a\'e\'a chiesto cd ottenuto, nei primi mesi dell 'anno, di poter combattere a fianco del figlio; la loro figura morale si completa quando si sappia che sono entrambi di Vittorio Veneto, che a Vittorio Veneto tr<Jvavasi, al momento del
fatto, la moglie e che il figlio Giovanni era l'unico sosteg no e l'unica speranza degli attempati genitori. << Giunto l'ordine d'assalto, il Sommavilla padre fu lesto ad uscir fuori dalla trincea, quando, Jopo due o tre passi, un soldato lo avvertì: <( Bada - disse, tirandolo per la manica, - Giovanni è ferito.
Il Piave. < Ma
1
già l' istinto paterno l'aveva fatto rivolgere. Giovanni , col-
pito al. petto nell'attimo di scavalcare il riparo, vacillava. In tre salti il vecchio caporal maggiore gli fu sopra, appena in tempo per impedirgli di precipit;1re a terra. Col figlio svenuto fra le braccia, questo vecchio Italiano stette per un minuto immobile a guardar fcruccm e ntc fisso in direzione del nemico appiattato fra b folta vegetazione; poi, con subita risoluzione, in un estremo tentativo di sal ve7.za, si caricò il ragazzo sulle spalle e si lanciò di corsa verso il po~to di medicazione, situato in un casolare posto sulla strada , ~he da Fossalta conduce a Fornaci di Monastier. " Sciaguratamente, tJUando vi giun se pallido e muto, tragico e folle, egli non portava più che un cadavere. Depostolo contro il muro esterno di una stalla, che raccoglieva a riparo i feriti più g rav i,
_:p6 senza aspettare il responso non dubbio del medico, circondato da c1uakhe soldato compassionante, Ermanno Sommavilla, senza spargere una lagrima, levò i fiugni in alto in direzione dd nemico e stette alquanto così, rabbiosamente, come per maledire; ma, d'improvviso, per una di <.Judle risoluzioni che mutano in eroismo i più semplici gesti, malgrado le opposizioni dei presemi, il vecchio soldato incominciò a svestire il corpo in erme e inanimato del figlio ; gli tolse l'elmetto, la maschera, la cravatta e la giubba. Giunto a <-1uesto indumento, non appena lo ebbe libero tra le mani , ~i fermò a guardare la larga macchi,1 rossa che esso recava sul petto, baciò quel sangue vivo e <-1uasi stillante e, senza dire una parola, agitando la giubba del figlio morto come una bandiera, ritornò di corsa tra i suoi a continuare l'assalto. u All'eroico vecchio e àlla memoria del morto giovinetto, il Comandante la 3• Armata assegnava, poco dopo, due medaglie d 'argento ~11 valor militare. ,, II 16 giugno, il ca_poral Rossi Giovanni, volontario dì guerra del nostro battaglione d'assalto, è caduto durante un contrattacco austriaco in cire<~stanze da ricordare. " Jì opn e~•cre andato più volte c1ll'as~alto, trascin;indo Cl)l suo entusiasmo i compagni, incuorandoli alla lotta col gesto e con la voce, mentre più feroce imperversava la bufera della mitraglia ncmic;i , una p:1llottola di fucile lo colpì al petto e lo fece stramazzare a 1crr;1. Due o tre compagni e un ufficiale, che gli erano più vicini, tcntarnno di portargli qualche aiuto; ma egli, intuendo la vanità dei loro ~forzi caritatevoli, li respinse. ,, L' uffai:1lc ha narrato poi la morte del povero Rossi con queste se mplici e tocca nti parQlc: Colpito, il Rossi non si fece illusioni, neppure per un istante. Sapeva che non sarebbe sopravvissuto cd a chi lo sorreggeva, tentando di porgergli aiuto, disse : E' inutile ... è finita ... me ne vado~ ,, Poi taCljll~ un poco, come assopito. Passarono così alcuni minuti. Impm\·visamentc, i più vicini lo videro agitarsi , socchiudere gli occ hi e muovere le labbra. Qualcuno gli si avvicinò, allora, pit1 che g li fu possibile, credendo volesse con!ìdare qualche cosa, lasc iar ciualche incarico. commettere alla fraterna amicizia dei compagni d'arme un ultimo desiderio. Ma grande fu lo stupore e vivissima la commozione di tutti, quando si accorsero che il morente cantava. Cantava l'Inno di Mameli! Prima pjanissimo, come in un dormi veglia; poi, grado, grado, più forte e più distinto. Ed è morto così.
« Un valorosissimo aiutante di battaglia, tal Comino N :itale, comandante una sezione mitragliatrici della brigata « Potenza " (271" 272°), dopo aver per ben cinque giorni, dal 15 al 19 giugno, combattuto strenuamente, doveva diventare il protagonista di una impresa quasi leggendaria.
Fontigo
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Fatzè d, Piave
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Susegana
MONTELLO : Linee di conratto· •••••••.•••• all'aloa del 1sgi u9no _ _ _ _ al mam no det 19 ,,
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La battaglia del ,\ 4ontelfo. e< E' durante la lotta accanita per la riconquista del famoso Scolo Palumbo, che il Comino si copre di gloria. Durante uno dei rari intervalli della battaglia, j\ Comino, accompagnato da due sol i soldati, usciva dalle nostre linee per andare di pattuglia. « Andar dì pattuglia è una frase assai più presto detta e scritta che tradotta in realtà ed, in c1uei giorni, la realtà era '-!uasi impossibile. La foltissima ed intricata vegetazione, il groviglio dei rcticobti , che coprivano i fossi a fior di terra, le insidie numcrosìssimt di un nemico che sparava a bruciapelo senza farsi vedere, erano tutte circostanze sfavorevoli, che il Comino cd i suoi valorosissimi compagni non si fermarono neppure un istante a valutare. D'altra parte, a Scolo
Palumbo, gi:1 ricoperto di morti, la vi1~1 pareva non avere, m quei giorni. alcuna importanza. ,, Durante la ricognizione, mentre ì tre, distesi per terra, sporgevano di tanto in tanto il capo fra l'erba , il Comino si accorse che, dentro una casa , non molto lontana, si era annidato un certo numero di nem ic i. Subito la sua risoluzione fu pres;i. Bisognava dar l'assalto alla casa. Il progetto. comunicato ai due soldati, trovò una accoglienza .. . Ji simpatia e di pronto consentimento ; per modo che i tre. portati~i pit1 che potev:1110 so tto il fabbricato, con un halzo improvviso, urbndo come matti e facendo tanto rumore quanto forse non ne avrchbc fatto un b:1ttaglionc di ... cinesi, irru ppero nella casa. ,, Si vc.:ritin\ un corpo a corpo terribile, durante il quale gli Austri aci ebbero la peggio. L'uffic iale che li comandava e che, molto cor:1ggiosamcnte, aveva tentato di opporsi, cadde fulminato da un colpo di 111o~d 1etto; qualche soldato dovette ritirarsi ferito e malconcio; gli altri alzarono le mani. Così il Comino potè rientrare nelle lince italiane, al comando dei suoi du e soldati, traendo~i dietro alcuni prigionieri, ~ullc spall e dei (jUali cr:1110 state caricate le due mitragliatrici austriache catturate dur:111tc la rnriosa spc.:dizioncl ,, i\ f'o;. ~alta , nella noltc d.il 15 al i(, gi ug no. dopo aver comb;mmo per tutta la giorn;1ta , i Fanti sono accucciati in tondo a un fo~so, che per lu sso chiamano trincea e te ntano di prendersi, se possihik, un poco di sonno e un po ' di riposo. Uno di c~si non può, pc.:rò, dormire. Malg rado le vedette, c.: lic vigilano attentamente in avanti , lungo tutta !a linea, il sold:itino non è rimcito a persuadersi dì essere gli occhi aperti, sbarrati nel buio e tende l'orecchio se, al sicuro. per a\'ventura. un sospetto muover di fra~c he ri,·cli d'improv viso una in sidia nemica. " li w ld:11 0 T :1g lia\'ini Ferna ndo vigila assai pit1 di una vedetta. ,. L' i~tinto li:1 trion fato. anche lluesta volta, sulla ragione. Poco a poco, nella notte buia, fonda, relativamente silenziosa, le orecchie at1e11ti~~irnc pncepi scono un prude111c strisciar fra le erbe. Qllalche ciuffo di fil i verdi si muove ad una certa distanza, tJUalc hc ramosccl lo si piega e si rialza elastico, senza t}llasi rumore. " Per Taglia vini non v'è dubbio possibile: llualcuno ~i avanza. Uno o parecchi, egli non sa e trascura di sapere. Balza dal fosso, che è stato troppo pomposamente chiamato trincea, c. carponi, stri sciando sul terreno come un indiano, fa un lungo giro col proposito di tagliare la via del ritorno al nemico od ai nemici, che egli indovina laggiù. L·intenzione audace è di prenderli in trappola.
Ha
V-9 <( La marcia è lunga, faticosa, piena di pericoli , in un Lc.: m :no seminato di proietti d 'artiglieria e di bombe a mano inesplo~c. Un urto leggero ed è la morte; ma T agliaYini non vi bada , tulto a~sorto nel suo audace proposito. Compiuto il g iro, trovatosi fina lm ente alle spalle dei nemici - ora egli, che no n li ha mai perduti di vista, sa che sono parecchi -.;, balza in piedi e li aggredisce con piglio minaccioso, agitando nella mano destra una bomba.
Nel'vcsn.
" I cim1ue - sono cinque contro uno - saltano in pied i alla lo r volta e fanno per avventarsi con un moto spontaneam ente concorde contro il nemico; ma improvvi sa m ente si arrestano. La mano che stringe la bomba ha fat10 l'atto di lanciarla. Se rade, è la mnrrr. I cinque preferiscono arrendersi ad un solo nemico, pur d i an.: n: salva la vita, e T agliavini rientra nel fo sso, che tutti di acco rd o c hiamano a ncora trincea, coi suoi cinque prigio nieri. Il tene nte gli d~ una lavata cli testa e lo propone per la medaglia d'argento. ,e Un 'avvent ura dolorosissima, che poteva costargli la vit a e 11 011 g li costò che un a ga mba, è quella occorsa all'ardito Michd c Diodato di Castrovillari nei giorni della battaglia, da l r6 al 2_) g iug no. Caduto feri to durante l'a ttacco fa tto dal battaglione d' as~;ilto ;1 Zc11 son
di Piave, il Diodato rimase tino al 23 gmgno m tcmtono occupato dal nemico. '( La vita che · egli visse 111 guei giorni appartiene al romanzo. Ferito gravemente alla gamba, ccl incapace di far qualsiasi rapido movimento, circondato d:1 nemici che, quando lo vedevano, non gli risparmi:1vano nè Je minacce, nt le:: percosse, nè altri maltrattamenti; privo di og ni soccorso, vedendosi negata anche l'acqua da bere o sentendo ri spo nde re all e sue grida di implorazione con parole atroci di scherno. il di sgraziato vis~c ore di terribile angoscia. A questa si aggiunse talvo lta anche la tortura fisica , perchè i nemici, tanto per divertir~i un 1xico. badavano a passargli coi pes;1nti scarponi sopra la gamba ferita. Costretto a cibarsi di pure erbe:, a trascinarsi penos:unente nei fossi per bere e per nascondersi ad ogni nemico che si avvicinasse, co n la cancrrna che minacciava e già aveva preso la ferita, egli continuò con indomita energia quella sua vita, che era un continuo martirio, sperando sempre che i suoi compagni sarebbero tornati a liberarlo. •( Tornarono, infatti, nel momento della vittoria, dopo lunghi g iorni di atroci soffere nze, quando il disgraziato a,·eva l'aspetto di un pnzo e la gamba, inv::isa dal terribile male, era orm;:ii perduta. 1 • Tr:1 s1x1 rtato all"ospedaktto da campo. in preda ad una febbre violentissima. ncll'::m o che lo si adagia,·a su di un fresco e pulito letto da campo, il Diodato chiamò a sè ufficiale medico di servizio. " - Dite ~ egli disse con voce di inusitata solennità - dite, 1..1uando !iarò m orto, a quelli che saranno portati dopo di me su questo letto, c he Liccirno umo il loro dovere veno la Patria. ({ - Va bene! --- g li rìspo~c l'ufficiale con le lacrime agli occhi -- ma intarHo stacc i tu: lìnchè non sarai guarito. " - No -- replicò l'altro con piglio quasi feroce - -- io non guarirò più: ma non importa. Mi rincresce soltanto una cosa: di non poter restituire a quelli E1 il fatto loro. ,, Michele Dind:110 h:t perduto la gamha: ma è guarito. All'ospedale fu uno dei mig lio ri apostoli di italianità, anche dopo che la sua sciagura di venne un fatto irreparabile. Per il suo contegno di fronte al nc:mico e per i suoi sentimenti gli Yen nc assegnata la medaglia d 'argento. Quando gli fu portata , non pianse, nè sorrise. La guardò un poco. g uardò anche la sua gamba e mormo rò: ·· - Se avessi la mia gamba ... " - Coraggio i - - gli di sse il Generale c he gli aveva consegnato 1:i medag lia.
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33' L'ardito alzò le spalle, un po' sdegnoso. Di coraggio non me ne manca - disse. - Se avessi la mia gamba ... ritornerei a Zenson ! « L'eroismo di certi reparti cd anche l'eroismo individuale si rivelarono in quei giorni, non soltanto con gli atti di valore, dei quali non si sono necessariamente raccolti che i più eccelsi; ma anche con impeti collettivi e con frasi scherzose che, meglio di qualsiasi altra cosa, davano il tono alla musica e rivelavano a quale altezza era salito il morale dei combattenti. <( Ai soldati di un battaglione di Fanteria è bastato un biglietto scritto dal Comando di reggimento per balzare senza ordini, spontaneamente, all'assalto. ,, Diceva il biglietto del Colonnello: - Pare che il nemico si prepari per un nuovo attacco. Il reggimento lo respingerà ed ognuno rim,1rrà al proprio posto. Viva l'Italia! Il Colonnel lo. " Soldati ed ufficiali si guardarono. L'ordine era chiaro: Non si ordinava di morire; si o rdin ava di vincere. Si dirà che tutto ciò è rettorica; ma è in virtù di questa rettorica che i soldati, senza attendere ordini, scattarono alrassalto e re.~pinsero il nemico. Particolare degno di nota : tre (ruarti degli effettivi del battaglione erano formati dai ragazzi del '99 ! '( li comandante di un altro battaglione, nel riferire le vicende dell 'azione, ndla quale il suo reparto si trovò impegnato, ha scritto testualmente: "I colpi dcli' Artiglieria nemica erano accolti da grida e da fischi" )) . <(
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IX.
LA BATTAGLIA Dl VITTORIO VENETO
,. I.a h:ittaglia di Vittorio Vcni:to - disse t'on. Orlando nd commemorarne il primo anniversario (1) - · fu vittoria sintetica. Essa ri;issunse tutto lo sforzo dei quattro anni di guerra, come fanno le cifre rìassunti,-e di un bilancio, che pur abbia avuto un lungo svolgi ,m:nto e formidabi li passivìt~t. 1 fattt)ri di un evento storico di così va~t.1 c.: profonda ripercussione non possono non essere cgua I mente complessi e profondi. Noi vediamo subito il nes\o tra la vittoria offrmi,a ddl'ottobn: 19 r8 e la superba vittoria difensiva del giugno. Vediamo, co n uguak chiarezza, che l'uno e L1ltra non sa rebbero s:.1tc possibili scnz:1 L1 dispcra!:1 difesa dd nm·embrc e del diccmhre H) l7= quella prima resistenza sul Pian:, di cui solo Omero potrebbe dir degnamente, fu la prova manifesta ddla risolu ta cncrgi;1 di vokn:' del Comando e del v;ilorc eroico dc.: i soldati. "· Ma noi dobbiamo pur riconoscere il nesso, se pure m eno immediato, che collega Vittorio Veneto alk undici battaglie dell'Isonzo, in cui si temprò lo strumento, perchè di\'eni sse così micidiale da distruggere un Impero. e che altrcsì lo coll ega alla fatale Caporetto. Sì, anche Caporctto, non solo pcrchè n essuna prova tempra gli animi tJuanto le avversità (e quel terribile a\'\'cnimcnto fu, per gli Itali ani, la piL1 rude ed efficace scuob di disciplina e di dovere!); ma altrc~Ì pcrchè l'aver potuto resistere.: a quel disastro fu per l'ltali:1 una \'Ìllori;,. l.1 ljllalc, per l]llaìlto 11cgati\'a nei suoi effetti. b:.:11 puè, far degno riscontro ;1 quella che noi celebriamo. ,, Se il caso volle che l'indicazione della :!" A.muta si tramutasse in quella di 8\ resta pur sempre vero. come profondo ne è il significato, il fatto che proprio quell'Armata, su cui più direttamente e (1) \'. E. OttLA,s;m,: "Commemorazione di \'inorin \ \·nelo " · tcn ut:i in \'iuor io \ \ :neto. ndl;i c:1s<:r n1a Vittorio Em::inuek de!l":-l" rq:gimt:nto Artì);licria , il 29 ottobre J9 1q .
3B g ravemente pesò la sciagura di Caporetto, fosse quella che pil'.1 f ul giclamente vanta la gloria di Vittorio Veneto. << Finalmente fu questa la più romana di tutte le battag li e.: . giga ntesca ancor più che nelle proporzioni nelle conseguenze. Compì l'unità e costituì le fortune nuove d'Italia; disfece uno degli Imperi più possenti, grave di tradizioni secolari e temuto per b minacciosa sua forza; decise la vittoria definitiva degli alleati e l'irreparabile sconfitta dei nemici, onde l' umanità intera sembrò sollevarsi final mente dal suo incubo e procedere su vie più sicure )), Con queste obbiettive considerazioni il Presidente del Consiglio dei Ministri celebrò, nel primo anniversario, l'importanza della decisiva vittoria riportata dal nostro esercito anche a vantaggio d egli alkati; ma poichè, a diminuire l'im1XJrtanz.a ddla nostra azione, alcuni . tranieri - non esclusi, purtroppo, gli alleati - vollero insinuare che a Vittorio Veneto l'esercito italiano combatteva ormai contro un esercito già rassegnato alla sconfitta e non in grado di opporre una tenace resistenza, reputiamo opportuno, a proposito della preparazione, premettere alcune notizie sulle forze e sullo schieramento dell'esercito austro - unga rico nell 'imminenza della battaglia e sugli or.lini da c,\n ricevuti per respinge re ad ogni co,t<.l il nostro attacco.
forze e schieramento dell'esercito austro-ungarico. D opo l'insuccesso dell'offen siva dd giugno, il Comando Supn:mo a ustro - ungarico avrebbe voluto - sembra principalmente per le insisten7,e dell'arciduca Giuseppe, succeduto al feld-maresciallo von Conrad nel Comando del Gruppo degli eserciti nel Trentino - ritentare un'altra azione in grande stile sulla fronte italiana. L'az ione avrebbe dovuto essere condotta con l'aiuto di truppe germaniche: ma l'esercito austro - ungarico risentiva ancora degli effetti della ~confitta del g iugno. L'esercito germanico, premuto dalle forze del l'intesa, non solo non era in gr.ido di distogliere truppe dai ~11oi tea tri di operazioni; ma anzi, nel mese di agosto. essendosi aggra\·ata la situazione sul. fronte occidentale, richiese che ivi fossero mandate in rinforzo alcune Divisioni austro - unga ric he. L'esercito :1ustriaco dovette, pertanto, rinunziare ai suoi propositi offen sivi ~u lla nostra fronte e rassegnarsi a rimanere sulla difrn siv:i. Dopo avere temuto una nostra az io ne in Vallarsa cd in val L1ga rina nel luglio cd una nostra offensiva nel settore Montello - Crap13.
pa in agosto, il nonico com inci<'> ad avere nouz1a dei nost ri prcpar:1tivi militari e fin dal 20 ottobre fu certo della nostra azione, ormai immincnte. Infatti, un ordi ne dd Comando Supremo austriaco raccomand;l\·a che « il nemico trovasse gli Austriaci pronti a respin gerlo ad ogni costo ,, , come facevano sperare i provvedimenti gi;t presi per parare alla nostra mi naccia: provvcdirncnti che f urono tmti assai con siderevoli. Vennero ricostituite le Unità già pro\'atc durante l'offensiva del giugno: furono aumentate le dotc1zioni di mitragliatrici fino a raggiungere il numero di 16 per ci:t'>cun battaglione: si pn:sidi:1rn11C} co n nug).!iori truppe k trincee, si prqur:1rono e si ripartirono k riser\"C, ~i ~diierarono con criteri diknsi\'i le artiglierie e si proYvidc a migliorare la ~istcmazìom: dellè posizioni, ;111mcntando k lince di rcsi,tc nz:1 e traendo dalh preparazione del rcrrcnn Li pos~ihil it 21 di 11n;i difcs;1 cl:1.,tiG1. All'uopo \·enncro anche accuratamcnlc ;s1 ru 1te k truppe. alla cui preparazione morale si provvide cun ogni mu.zo, come dimostrano i proclami emanati dall"lrnperaton- C1rlo :1lrcsc rcito t~d alla flotta il 17 ed il :23 ottohrc. Qucst\11 timu co ndudn·:1 tc~lualmcntc: ,. L"u1.1 è 1orbìda e grave: ma il di sordine non deve turhan.: nè 1·e~crc i10. 11<'· la fk,1t:1. ·· ,. I rn~tri doveri, o soldati, sono chiari e semplici come il giur:im c nto rlw :11·,: 11.· prnnunrialo in rospctln d1·11'Altis,imo. Non debbono c~sc r vi d11hhicz:,.e. nè tcn tennamenti . .. l',;cll'F.~crcito trov;nono da tempo Li loro patria tutti i ptJpoli dclb \fo11arcl1i:1: per <Jllt:~to l'Esercito potè compiere così grandi im pre,c. Cumc esso cntrc'> in guerra. cmì u~cirà fuori dai pèrigli del 11w11ll"nto: uscÌr;Ì tranquillo e ~ercno, con onore e frdelt;'i, per il bcm· di tutti i popoli ··. T uil i yucsti provn:di111n1t·i dimostrano come gli Austri:Ki si fm ~ern impcgn;1t i a rc,i stnt· qrenu:imentc ;db nostra previ~u off tnsiYa.
B5 Considerato lo schieramento delle truppe austro - ungari ch<.: all:i ,·igilia della nostra offensiva e tenuto conto delle notizi<.: avut e in proposito, risulta come l'inten zione nemica fosse quella di r<.:si.\ lcn; ad ogni costo su tutte le posizioni, trasferendo opportunamrntc nei settori minacciati, le riserve raccolte specialmente nella zona Cod ro ipo- Vittorio e nella conca di Fdtre. Scopo principale dei provvedimenti austriaci era quello di impedire che un'azione offensiva italiana. diretta contro Valdobbiadene. separasse in due parti l'esercito austro - ungarico. A tale sco1x> dal Gruppo di eserciti del m aresciallo Boroevic, veniva costituito il Gruppo Belluno (Corpi d'Annata I. XV e XXVI), dislocato da Valdobbiadene al Thenta. In complesso, durante la battag lia d i Vittorio Veneto, l'esercito austro · ungarico dispose contro di noi , dal mare allo Stdvio, dì ben 63 Divisio ni, che fin dalla metà di ottobre erano state disl ocate nel seguente modo : - dal mare a Palazzon: in J'' linea. Divisio ni 8 1 / 2; 111 2" linea 5 r j-2: in riserva Divisioni 1; - da Palazzon a Pederobba: in , · linea Divisioni 4: m 2'' li nea 1 ; m nserva 3; - da Pederobba al Brenta: in , , linea Di visioni 9: in 2' linea 2; m riserva 2 : - dal Brenta all'Ast:ico: m 1" linea Divisio ni 8: m 2 " linea 2 : m n serva 3; - dall'Astico al Garda: m 1" linea Divisioni 4; 111 2" linc i nessuna; in riserva Divisioni 2: - dal Garda allo Stelvio: in 1· linea Divisioni 5: in 2" linea nessuna; in riserva Divisioni 1/ 2; - nelle lontane retrovie, in riserva: Di visioni 3. In totale: in x'' linea Di visioni 38 r /2 : in 2" linea Divi~ioni IO 1 / 2; in riserva Divisioni 14 1 i2. Circa l'Artiglieria. gli Austriaci impiegarono, durante la batta g lia, ben 5.000 pezzi c. per c1uanto si riferisce all'Aviazione. ci rc:1 350 apparecchi (1). (1) Abbi:1mo tratto qu1:sti dati 1: <1uc.\tC no1 1z ic dalb .. l,rla/.i,,11l· ,01111 11.1 ri;1 desunta (.bi doc ume nti nemici cattura1i ... puhhlin it:, da l nostn, Com.111do Supremo (Uflicio Operazioni) sull'azi one ddl'cscrriw ;1ustro ung:11 i«, ndl:, liattaglia di Vittorio Veneto in ,, Not iz ie milit.iri •• l:bl. 11. 17. F,,i "..-,·ir.11 11111 a dimostrare quale te nare n:si,tcnza dovette inn,ntr:in.: l'ncr, ito 11 m tr(J per ,1111 seguire la ,·ittoria e con qu:int:i rnr:1 g li A u qrc, U11ga1 i, i , i in,,c," prc l':,r:11 i alla battaglia Jccisiv;i.
Il concetto operativo e lo schieramento italiano. Costretto a frenare la sua impazienza dalla necessità di attendere che lo svolgimento delle operazioni ~ul fronte occidentale rendesse impossibile agli eserciti degli Imperi Centrali, battuti rispettivamente sul Piave e sulla Marna, di unire i loro sforzi contro di noi, il nostro Comando Supre mo rinunziò ad ogni progetto di offensiva parziale
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e si ucc upc'> 1enacemente a preparare la grande battaglia. b \'Ìtloria H:ramcntc 1kcisi,·a , c he s:irehbe stata compenso adeguato a tutti i ~acrilici compiu 1i ed a tutto il sangue già ~parso e che ci avrehbe a!finc pcrmc~~o di effettuar<.: le nostre :ispirazioni nazionali. lnt:int o , n e ! \Ctl c mhr:;, .il ~urccsso t!cll'c:s:.:r,:ito alkat o d 'Oricntc, co;1diuvato dal la nostra 35· Divisione, riu ~ci,·a a prostrare la Bulgari:1 e conforta,·a, per conscgm·.nz;1, k nostre speran ze per la riuscita dello sforzo supremo, nd l-JUale si don :vano impiegare tutte quank
k nostre crn:rgie. Ma non solament<: l'es;111dim e nto d ei voti dell'Italia, non soltanto la I ibc razione delle terre innsc e la ncccss;:iri:1 ri ,·incita ci :1\' rebbc offerto la vittoria, poichè essa :.l\'rebbe costituito, p er tutt i ? li eserciti, rauo n :ramente delìnitim ddl;1 g m-rra cd avrebbe dimo-
337 5trato, con la prova dei fatti , come fosse ben giustificato il concetto che tutta la guerra avrebbe potuto e dovuto ri so Iversi su I ll()~lro fronte. Dallo schieramento assunto dall'esercito austriaco - nota il M:iravigna ( 1) - si rileva come il nemico avesse, astrazione fatta del Trentino, due gruppi di manovra: uno, maggiore, in piano, a rin-
~fJv~o ••••· • · ·•· · · • · .. Bo lz,Jno ... o •• ··~ ··~-t'l't!
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rdggivn(tj al f"Navernbre 1918
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I primi ,·ùultati del/« batt,1g/i,1.
calzo dell'Armata ùelrlsonzo e della 6' Armata, con eventuale impiego in direzione di Vittorio ; l'altro, più piccolo, nell a co nvall e bellunese (medio Piave) per manonarc lungo la grande linea di facilitazione parallela al fronte dello scl:1 ieramento fk lluno - Conca di Feltre - val Sugana: sia in direzione sud, tra il Grappa e le alture di Conc<rliano. b . sia in direzione est, verso Belluno - Vittorio. << Qualora poi lo schieramento si riferisca alla struttura dello scicchiere di operazio ni, si nota come, per le.: Armate austriache scl,ieratc ad ovest dd Brenta, la line;i di comunic.1zionc fosse costitui1;1 dall:t
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val Sugana e Jalla valle; dell'Adige; per k altre dalla pianura veneto friulana. avvertendo, però, che l'Armata schierata nella zona del Grappa avrebbe potuto usuf ruirc, come linea di comunicazione s11ssidiaria , m;1 as\;1i lunga e difficile, della valle del Piave che. per la Carnia da una parte e per il Cadore dal1'.1ltr:1, si riallaccia alle due precedenti. Tre lince, lp1i11di , divergenti, il cui punto di giunzione era appunto il medio Pi:wc, e 11rccisamcnte le conche di Fonzaso, di Fclt re e di Bdluno. ,. Si com prende comt: una nostra azione di sfondamento sul fronte Valdoohiadcnc -· Cravc dì Papado1x,li, con direttrice Treviso - Victorio - Po nte del le Alpi e conseguente rapido spostamento delle masse d i 111:1110\Ta nclb conva lk bclhincsc do vesse avere conseguenze strategidìc dcà;i\·c j K I' noi, pcrch~ da una parte sbarrava la via di ritirat:1 pd C:1dorè e dall 'altra impediva la manovra ddle riserve lungo il ~oleo longitudinak val Sugana - Feltrc - Belluno, in direzione di Vittorio. minacciando. nello stcs,o tempo. k retrovie dell'Armata auqriau ~chicr:ita tra Pia ve e Brenta, di fronte al (;rappa, cd obbligando l" Armata dell'Isonzo e la (/ Armata ;i ritirarsi oltre il Taf-':liamcnto ·• . li pi:mo italiano. lJUi ndi. si proponna lo sfondamrnto del fronte nemico tra V:ildohhi.idcnc e le Grave di Papaclopoli, con direttrice Vi ttorio - .Ponte delle Alpi, segu ito dalb manm·r:1 di aggiramento ddk due hr:rnchc della rcnagli:1 11cmìca. g i:'.1 separate, allo scopo di schiacciare contro il mare le Armate ,c hicratc nella pianura c. per\"tncndo nella conca di Felrre, di rninan:iare la ritirala per la vai Suga na. verço il Trentino, alle truppe fronteggianti il Grappa. Il nostro disegno o perativo mirava così alla vitroria decisiva.
Lo ,c hicr:imcnto del nostro esercito rispondeva, infatti, all'idea d irctt ricc del piano predetto. Un Gruppo di tre Armate agli ordini del generale Caviglia co~titui\'a b mas...1 princi pale per eseguire l'az ione di sfondamento sul fronte Valdobbiadene --Grave di Papadopoli: le Armate, cioè, 8'. 1 o'' e 12' . Della 1.r· Ar111aL1, al comando del generak francese Grazian i, facna p,trtc una Di\'isione fran cese. La rn• Armata, costituita dall ' XI Corpo d' Annata italiano, dal XIV Corpo d'Armata inglese e dal 3:;-:!" n:ggimento Fanteria americano, era al comando dì lord Civan .
In complesso noi avevamo destinato all'urtu, per lo ~frn1da111l.' 11t<t del fronte nemico, 22 Divisioni ed avevamo in riserva gl'nt rak la 9' :\rmata ed il Corpo di Cavalleria. Fiancheggiava il Gruppo d'Armate del generale.: Cavig li a : :i dc~tra la 3• Armata : a sinistra la 4• (Grappa) c, più a sinistra a11rnr:1, !a 6" (Altipiani). Queste Armate dovevano inizialmente assolvere ad un co111 pito dimostrativo, per trattenere le forze nemiche ad esse contrappm t1: c
Pa;;crcllt1 sul Pit1t1e.
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tenere perplesso il Comando amtro - ungarico sulla ,·cr:i din:dell 'attacco principale ( 1). I preparativi, tenuti segretissimi, si compirono rapidamente; la 10• e la 12' Armata vennero costituite solo il 14 ottobre. ln com ;1lesso noi di sponevamo di 51 Divisioni italiane, 3 inglesi, 2 francesi. I czern - slovacca e del 332° reggimento Fanieria americano; nonchè di 4.750 cannoni di medio calibro, per alimentare il fuoco dei quali ::ra stato preparato un munizionamento complessivo di ben 5 .700.00 0 colpi. L'azione avrebbe dovuto iniziarsi il 16 ottobre; m:1 k pioggt: e la conseguente piena del Pia\"e la fecero ritardare fi no al 24 ottol,r1:. ,, nni vc:rsario di Ca porctto. N ello svolgimento della battaglia pos~ono disti nguersi q 11:i ttr" 7Ìone
i JS I :
( 1) Cfr. M ,\l\,W IG~A: op. ciL
- l'aziont' dimostrativa (24 - 27 ottohre), dfcttuata special mente dalla 4" Armata, che riuscì. :1 conquistare l'Asolone, il Solarolo e le pendici meridionali del Pertica e continu<'> la sua azione con attacchi e contrattacchi conti nui, assolvendo brillantemente il suo compito; - lo .<fondamento (27- 29 ottohre), ritardato, purtroppo, e reso incerto, nei primi giorni, dalle gravissime diffìcolt~ incontrate per il passaggio del Piave e lJuindi cffcm1ato con l'avanzata su Vittorio Veneto e col raggiungimrnto, da parte della nostra massa di manovra, della linea Sacile - depressione di Fadalto - conca di Fcltre; - (,1g,gir,n//c1110 (29 ottobre - 1" novembre) per far cadere: ~i:i il fro nte mo nta no Astìco - Piave, sia il fronte dell 'Armata delJ' lsonzo; - (i11scg11imc11to (1'' -4 novcmbn:), tendente a completare la YÌttoria e ad annicntarc del tutto l'ese rci to nemico. Esso ebbe termine solo per effetto dell'armistizio (ore 15 del giorno 4 novembre), quando erano state già o,cupate Trento c Trieste e mentre ,, i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mo ndo, risalivano in disordine e srn za speranza le Yalli che :1vcvano di sce~o con o rgoglio~:, ~icuro .z::d ,, ( r).
Sullo wolgimento della bartaglia decisiva riteniamo opportunn la~~·iare l.1 parola al maresciallo Caviglia(:!), che ne fu, senza dubbio . .il principale prnt.agoni sta: ., Quando la battaglia è \'Ìcina, il comandante delle truppe dn·t dedicare ogni giorno qualche ora :illc prime lince. Sono bagni morali d i g r:rndc v:ilore. Il soldato ha bi5ogno di vedere nel bianco d egli occhi il \uo comandante, sentirne la voce calma, bonaria cd ::tffertuosa; di vcdcrgli prendere l1ualche decisione dì particobri, rapìd:i e pronti: di \C lltire u11 parcrc ri:1sst111tivo e cono..:iso, detto o..:osì per caso, od 11110 sclierw. Tutto ciò fa rapidamente il giro delle trincee, d:1 materia di ragionamc:nti e di discussioni, rincora ed esalta. " Lc notizie dd l'amnussamcnto di truppe sulle retrovie, degli c...1uipaggi da ponte nascosti nei paesi od agglomerati sulle rive del tiumc, delk numerose hat.terit: di ogni calibro, della grande ,1uantit:1 ( 1) Cfr. lk,lktti110 tin:dc del nostro Comando S11prcnw . (2) C.w1r,1.1A : " Vitwrio \ 'cncu, " ·
di munizioni depositate presso le batterie Jurantc b nott e. :1 r r Ì\'avano al Fante delle prime linee, il quale guardava di g iorno i no~tri aeroplani che, per distrarlo e fargli vedere che noi eravamo i p.1droni dell'aria (e tali eravamo difatti. così che gli app:in:cchi nemici non osavano mostrarsi), veniv~mo a fare arditi esercizi sporti vi ~ulk lince del Piave. Il Fante tiene conto di tutto, riu nisn: gli ekmcnti più lontani, li mette fra loro in relazione, tira le conseguenze e prevede ogni cosa.
Ponte ml Piui:e.
" Così l'osservazione degli atti ckl nemico gli fa ceva intuire che daU'altra pa rte si aveva paura. Gli animi ~i intìammavano . .In quei giorni gli Austriaci facevano un largo getto cli manifesti inneggianti alti pace. Ormai disperavano Ji vincere con le armi e tcntav~1no una subdola offensiva pacifista, rivolgendosi apert;nm:ntc ai soldati cd .1i popoli dell'Intesa, più che ai Governi. Per il soldato questo n:1 1111 sintomo no n dubbio ddla paura del nemico cd i piccoli m:1n1fc\li del comandante dell'Armata, contenenti 1..1ualche fr:,sc d·incit :11rn·11111 e di conforto come: Baioncl/{' pronte! Fra poco gli tlal'l't,· 1 oi /11 rùpcsta, erano accolti con la soddi sfaz io ne dì chi è pnfnta111t·111e d"accordo. " L'Artiglieria austriaca in<1uadrava il ti ro ~ulle ,·il· d ';1tt:icw :il di là del fiume. Ogni liatteri;i tirava al\'c di llt1;1tt rn colpi , dei (jll:tli due sulle nostre linee. per richiaman·i la nost ra attrn zio tll', :tflincht 1
non fosst:ro \'isLi gli altri due colpi tirati sui punti che voleva inquadrare nel suo Liro, in genere si tuati} come ho detto, sulle vie di attacco. 11 fante vedeva e .,orridc.::v.i e mormorava: Si preparano a scappare. li co111a11d~1mc sentiva e questo era un mònito per lui : Bisogna sbrig"ni; ,wd,c gli a11imi .,0110 pronti per l'offcnsiua. Infatti il 24 ottobre tutto era in ordi ne e a posto cd ognuno conosceva perfettamente i propri compiti. Chi doveva decidere c r;1 il Piave.
! ..l1 bmmgli// di Vìttnrio Fcncto: lo ;11olgi,,,e1110.
Pion :n cd il Pian:: m aumento si avvicinava alla velocità di 2,50, oltre b lJU:tk non è possibile mantenere i ponti. Nella sera del 2.4 b piena aveva invaso alcune trincee d'osservazione_, cosicchè \i do\'cttcrn ritir:1 re k guardie prepnstc alla vigibn7.;L .. Poichè k notizi l' prospetta\'ano l'impossibilità per il gittamcnto dei ponti, c1J~Ì si dovette rimandare.:: !"operazione di due giorni. ,. L a 4" Armata ;1 vc,-;1 invece cominciato i suoi attacchi sul Grappa. Sull:i fronte della 10' Armata, dove la velocit21 del fiume è minore, !;ebbene le acque vi sicno piì'1 profonde. reparti di tru ppe britanniche ed itJliane avevano passato il canale principale cd occupato p:1rtc delle Gr:\vc di Papadopoli con la cattura di alcune centinaia di t1omini.
111.
343 •< Un'ora dopo il tramonto del 26 ottobre incom inci:1va110 le operazioni di passaggio del fiume sul fronte ddl'8' Armata. nd pitJ profondo silenzio. •< Tre ponti si dovevano gettare a Fontana del Buoro e du e :1 Nervesa. e, Le prime truppe traghettate furono quelle delle du e Division i d'assalto. e< Bisognava ammirarli c1uegli splendidi soldati. Ognuno esa minava le sue armi, compiva la sua provvista di bombe a mano e di viveri, in silenzio assoluto, salvo qualche parola breve, sottovoce, perchè ognuno voleva essere fra i primi a passare. La corrente era impetuosa e rapiva subito nell'oscurità le barche lanciate nel fiume. Intanto i pontieri cominciavano il gittamento dei ponti ". Sul Piave un silenzio quasi religioso. La sera del 26 ottobre i nemici non dovevano certo pensare ad un attacco. Le difficoltà per il gittamento de i ponti erano gravi: barche e passerelle, portate alla deriva, andavano ad urt~1re il lavoro di gittamento, già incominciato piti in basso. Ma, verso la mezzanotte, a Fontana di Buoro, due ponti erano stati costruiti e le truppe passa,·ano senza treg ua. A NenTsa il gittamcnto dei po nti fallì. I11tan1o pioveva ancora ed il fìume era in piena. Alla mattina del 27 la situazione era questa: il XXVJI Corpo d'Armata aveva passato al ponte di P ederobba della 11.a Armata ; alcuni battaglioni della brigata '< Campania >> ; nonchè la brigata « Cuneo», sopra un ponte del XXII Corpo d ' Armata a fontana di Buoro. Il XXII Corpo d'Armata aveva passato la 1• Divisione d'assalto, seguita dalla 57" Divisione; cd aveva occupato la linea dei villaggi di Moriago e Scrnaglia, formando con la brigata t, Cuneo•> una testa di ponte di quattro chilometri circa di raggio. L'VIII Corpo non era riuscito a gettare i ponti: sia per le diflìcoltà opposte dal fìume, sia per l'azione dell'Artiglieria nemica. La 10" Armata aveva passato 4 Divisioni, '.!. italiane e 2 britanni che, ed aveva costituito una testa di ponte , anch'ess:1 di circa 4 chilometri di raggio. Bisognava aprire la strada all 'VIIJ Corpo m ediant e la manovra che, piacendo al Piave, doveva dcci ckre la battag lia. Alle ore 9 del 27 il generale Caviglia ordinò alla rn" A r111 :1ta d i prendere ai suoi ordini il XV[Il Corpo d'Armata, gi:'1 preavv isato: di farlo passare per i suoi ponti attraverso le Cravc. e di lanc iar!o alla sua sinistra, in direzione di Susegana e di Conegliano, per spazzare il terreno davanti a Ncrvcsa ed aprire la strada all'Vll I Corpo.
H4 Intanto la viokn1.;1 del fiume cd il tiro dell'Artiglieria nemica cì cmtringcva no a ritir:uc i ponti gettati a Ped erobba cd a Fontana d; Buoro. 11 nemico contratt accava per giungere ai ponti ; ma le nost rt t.n11 dal. rii i rarsi, buuadagrna va no terreno sol.lo la vigile 1)rO. t >1)c lunui b . ' \. 'I
.
1c1.ionc delle nostre artiglierie. ,, Di ljUCstc trupp1: dice il Caviglia - no n dubitavo: la Di visione d ' assalto c la <• Costantissirna ,, (brigata ,, Cuneo n) ::ivev;1 no i nervi solidi: il dubbio esistcv;1 per <Juci fragili ponti, gi:1 di sfatti prima d'esse re com piuti ;; _
( :annoni C,l!tur,Jt; a/
11l: 1111 t"() .
Il 28 mattina il XV II [ Corpo ~tenta\·a a far pa~~an:: sui ponti ddlc Grave le truppe delle sue brig;1te ,, Como ,, e ,, Bisagno ,, . Nes-
sun ponte ~\: r:i potuto getrare ntll:i notte a r-o ntana di Buorn e :: P cdcrohlia: i pontieri trailo st:inc hi ed il materiale. in gran parte dispcrrn dal lìumc, rnmìn ci:1\"a a scarseggì:1re. Gli aviatori annuncia,·ano lunghe colo nne di trupp<: nemiche marcia nti verso Ncn csa e verso Scrnagl ia. A mczzo~iorno dd 28 Li vittoria non rnrridcva ancora alle ann i ital iane; lJ11a ( l1e animo cominciava :1 \'aci lb rc èd il generale Caviglia eman,'1 il seguente ordine: " Alle U ,. FF. i Com:rndan ti di Corpo d'Armata, agli ufficial i. alle truppe tutte dell'Armata. Sento il do \'c:rc di chiedere che m antengano il lorn ;mimo all':ilrezza del h sit 1uzionc Tutto il popolo
345 italiano guarda, in questo momento, a noi , cui sono aflìdat c in l jllcst'ora le sorti della Patria. La storia dell'Italia futura, for~c IH.:r un secolo, dipenderà dalla fermezza e dal fe rvore di cui saranno c;1p:ici . nelle prossime 24 ore, gli animi nostri. •< L'ora delle supreme decisioni si approssima. St: noi avremo potuto mante nerci pari alle necessità di quest'ora, la fortuna e la g loria d'Italia saranno as5icurate. ,, E' necessario che stanotte tutti i ponti siano nuovamente ~ gettati. E' necessario che il rnag,, gior numero 1x)S5ibilc di Unità passino sulla sponda sinistra del fiume. E' necessario, infine, che le truppe che si trovano oltre Pia\ "C attacchino violentemente, tendano con ogni ardore al raggiung imento degli obbiettivi prcfis~i. E' l'Italia che l'ordina. Noi dobb iamo ubbidire •> . Alle ore 16,30 vennero confermati ai Corpi d'Armata i loro o bbiettivi td al Corpo d'Armata d'ass;1lto ve nne ordinato di far passare la 2a Di visione <I' assalto :1l più pre sto, dove prima i ponti sarebbe ro ri stahiliti. Scopo immediato Vittorio Veneto e le Prealpi bellunesi ; non arrestarsi per coIl Tricolore stituire inutili teste di punte. .< ul ca,tello di Trento. Nella notte sul 29 la vittoria cominciò ad arriderci. Verso le ore 24, mentre il lavoro di gitt:imt: nto d ei ponti ferveva ancora, si cominciò a sentire !.'effetto dd I':1ggir:1mento del XVIII Corpo d'Armata, poichè le batterie nemiche. una dopo l'altra, cercavano di mettersi in salvo. Tutti i ponti furono gettati, le truppt passarono dappertutto ed , attaccando su !lilla la fruntt: le lince nemiche, s'impadronirono delle batte ri e. Sulla sera vi cr:1110 ancora resistenze tenai:i e non si avevano segni dclb ritirata grncralc. Me ntre l'azione ddl'W Armata si svolgeva, la ..( sv iluppava ~ul Grappa attacchi sanguinosi. Il 29 ottobre g li Aust ri:ici rcsi~t<.:\'ano ancora su c1uel fronte; ma ormai e ra troppo tardi pt: r sal varsi.
,, fn simili battaglit ~ notava il Caviglia - allorchè la rotta comincia, rutti cercano di nKtlcrsi in ~alvo ed ognuno impediscè agli altri di muoversi. Gli artiglieri temono di perdere le batte rie, e chi:miano i cavalli e gli autoc1rri pa il traino, e questi formano una co ntrocorrente che intralci:1 il movimento di ritirata. Salmerie, p:1rchi, au tomobili, cannoni. ca\'alli. uomini int:1sano le strade e perdono ogni facolt:1 di combattimento. ,, I Coma ndi , sp:1vcnt:1ti, temendo di essere fatti prigionieri, si allontanano cekrmcntè l)Uanto più possono per mettersi in salvo e le trnppe rim:111gono disorientate come pc(ort· senza pa~turc. Tutti si accalca no sulle strade. incapaci di combattere. e diventano facile pred:1 di pochi nemici. Qualche comandante di gra nde reparto conserva la m:cess:iria fermezza d'animo <:. ndlo sfacelo genera le, cere, di opporre un argine alla rotta ddìniti va; ma riesce a salvare solo una minima parte delle forze sconfitte. " Per immaginare la confusione che nasce , si pensi che le truppe. le batte rie, i materiali accumulati progressi,·amcntc da un anno, St'ipr::i una fronte di centinaia di chilomctri, si affollano p;1;,.zamcnte in pod1c ore su pocht strade. ·. Quando lo sfond:imcmo è an·rnuro e tutti vc;?ono b li 11('.:t dì ritirata minacciata, è già troppo tardi. <· Alb sc:ra del 29 la linea del Montictno. a circa 10 chilome tri dal Piave. era stata raggiunta presso Co negliano. Quc,to -:anale, dikso ai ponti da mitragliatrici, costituiv:1 in pianura un ostacolo noternlc anche per truppe a piedi. 11 nemico. infatti. vi oppo neva alla avanzata della 10' Armata una certa resi~tcnza: mentre, sulle alture di Conegliano e v<:rso Vittorio, b res i~tenza era minore. pcrchè il nemico a\"na trasc urato di costruirvi difese. ,, Perciò si potè facilmente spumare da quella partè la linea del Mo nticano. La , · IJivi~ione di Cavalleria, alla quak si er::i fatto pass:1re il Pian· vn~o il meuogiorno del 29. \opra un ponte della rn• Arm:11:1 , ~i tro\·ay:1 co me imprigionata fra Pi:t\'e e !Vlonticano. Si pot:eva pere\ sperare d ie il giorno dopo potesse avere la strada gi:Ì apcrt:i. Alla sera del .!<J le hanerie cominciavano a passare il fium e per sostenere l'avanzata ddk Fantcriè. ,, Alle ore 9 del 30 ottobn: Vittorio Ycni\'a occupata dalle nostre truppe. Allora \"l'Di\·a ordinato alla 1. '' D i"i~ione di Cavalleria di incolonnarsi per Conegliano e Vittorio, gi rando cosi il Monticano. per dirigersi poi verso Polcenigo. alle origini della Livenza. Infatti era presumibile che le nostre truppe, superato il Monticano , :1neh-
bero trovato delle resistenze ai ponti della Livenza: bisog nava pncic'i girare quel forte ostacolo alle sue origini, verso Polcenigo. (< Se, nella prima fase della battaglia, le alture di San Sah-:11cm: e di Conegliano avevano un 'importanza decisiva, nella secon da fa se occorreva specialmente impadronirsi di monte Ccscn e ckll 'cstn:111ità meridionale delle Prealpi bellunesi, per g irare le difese che il nemico aveva organizzate ai passi di San Baldo e di Fadalto. Il comandante del XXVII Corpo vi aveva infatti provveduto. Il XXII Corpo incontrava resistenza a San Boldo cd ai col li vicini; e così pure I'VIII Corpo, dopo di essersi impadronito di Serravalle, non poteva raggiungere il passo di F ada lto ed era costretto a mandare una colonna celere per il Cansiglio, per aggirare quel passo. Ma l'aggiramento era assicurato già dalla sera del 30, per l'occupazione dell'estremità meridionale delle Prealpi bellunesi ; ocrnpazione già compiuta dal XXVII Corpo d'Armata. ,, Il 31 le Prealpi bellunesi erano dunque superate. Ormai il nemico era in rotta su tutto il fronte: la via di Vienna era aperta. Non restava che raccogliere L, /0/1,1 cm/l(111tc dappertutto i frutti della vittodavanti al Muniàpio di Tricst,·. ria: inseguire, incalzare, non dar tregua, penetrare nel territorio nemico e dettare la pace da Virn11;1. Ma l'armi stizio del 4 novembre arrestò la marcia vittori n~a. J prigionieri giungevano a decine cd a centina ia di migliai:1. h~i. già così spavaldi, che ostentavano disprezzo per noi, cd un g iorno, vittoriosi, a grandi urla esaltavano il loro odio trionfa nte, ora pa~savano avviliti, laceri , affam;;i.ti, demorali zzati. gettando k :mni ( 1). (1) Per notizie più p:irtil'obrcggi:Ht: <ull:i ha11 :1g li:1 di
d r. la Reb zion e del
l'IO\tro
Comando Suprcnw.
\ 'i1torio , ·\' tll'l o.
L'armistizio di Villa Giusti. L'armistizio ,·enne hrmato il 3 nQvcmbre 19r8 alle ore 18,40 a villa Giusti, presso Padova, dai rappresentanti del l'esercito nostro e da quelli dell'esercito austriaco. Eccone le più importanti clausole militari: 1" - Cessazio ne immediata delle ostilità per terra, per mare e nel ciclo.
La l'ctt,1 J'/tali.1.
:2'· - Smobilitazione totale dell'esercito austro - u ngarico, del tjuale potevano cs~ere conservate soltanto 20 Divisioni sul piede di pace. L'esercito do\'eva cedere, inoltre, metà del mate riale totale ddL -\nig licri:1 divisionale e di Corpo d'Armata. 3" - Sgumbro di tutto il territorio invaso dall ' Austria -Ungheria e ri1iro dclle fo rze austro - ungariche al Ji là della linea di armistizio, debitamente fissata. 4° - Possibilità, per le Armate delle Potenze alleate, di spo~ursi liheramentc su tutte k rotabili, strade ferrate e vie fluviali dei territori austro - ungarici; none hè diritto di requisizione e possibilità di occupare tutti i p unti st rategici del territorio austro - ungarico ritenuti necessari. 5 · - Sgombro completo, nel ter mine Ji 15 giorn i, di tutte le truppe germani(ht, non solamente dal fronte d'Italia e dai Balcani:
La l'it1uria.
t,
I
ma da tutti i territori austro - ungarici. lntcrn;uuento 11t'lk lflll'j"' tedesche che non avessero abbandonato il territorio allo ~11111!-11• 1 111 termine fissato. 6° - Rimpatrio immediato, senza reciprocità, di I\IIIÌ i prl gionieri di guerra. Le clausole navali imponevano, inoltre, il disarmo imml·dl11111 di tutti i sottomarini austro - ungarici e la consegna agli Alleati i\1 alcuni di essi; la cessione della miglior parte della flotta austriara ed il disarmo del resto; lo sgombero della costa italiana, la rc:stilu· zione delle navi mercantili agli alleati, che si riservavano, invece, il diritto di continuare il blocco contro l'Austria - Ungheria. Come era stato stabilito con l'armistizio, le ostilità cessarono alle ore 15 del giorno 4 novembre 1918.
X.
LE UNITÀ ITALIANE NEGLI ALTRI TEATRI DI GUERRA Durante la gut:rra H)I5 - 18 i combattenti e k Fanterie italiani non .si distinsno soltanto nel raggiungere ad ogni costo i sacri confini della Patria e l'esaudimento delle aspira?,ioni naz ionali, poìchè no~tre Unità, grandi o piccole, combatterono, in aiuto degli alleati anche in Francia, in Alhania, in Macedonia, in Palestina, in Siberia cd in l\formania, portando anche nelle terre piì1 lontane l'esempio mirabile della loro disciplina, il loro impeto gagliardo e la loro tenacia. e conseguendo dovurHp1e l':nnrnirazio ne degli str;rnicri. Noi 11011 potremmo cnm iderare ultimata l'espo~izione della prima ;:!.ll t.:rra 111u11Lli..,l.::. ~c n z ,1 ri.:::or.:brc anche questi rcp:i rti che, op:'. r:1 nc.lo lontani dalla Patria. seppero tenerne: sempre alto il nome cd im rn,1cobto l'onore.
ln Francia. Oltre ai 60.00 0 uomini di truppe ausiliarie, inviati nel gennaio 19 18 nella Francia che cominciava a difettare di uomini. per essere adibiti a Li vori inerenti alk opcr:izìoni militari (~tradc ferrate ed ordinarie, trì rKcc, ricoveri, ccc .), ncll' aprik dello stesso anno venne im·iato nd territor io francese. per combattere in sieme agli Alleati, an c he ii nostro il Corpo d'Armata. Esso era cmì composto:
Comandante: generale Alberico Albricci : Capo di Stato Maggio re : genera le Pietro Ago .
.3''
Di visione (gcn er;1lc Vittorio E man uele Piualuga). « Napoli » (generale Emilio Maggia) : 7/ Fwteri.i (colonnello Pcrrone di S. ~fartino); 76'' Fanteria (colonndlo Bassi).
Brig:1ta
353 Brigata ,, Salerno >' (generale Giovan Battist:.i Giri): 89" Fanteria (colonnello Antonicelli); 90" Fanteria (colonnello Della Croce). 4° reggimento Artiglieria da campagna;
8" Divjsione (generale Giovanni Bcruto). Brigata " Brescia J, (generale Guglielmo Cartia): 19" Fanteria (colonnello Parodi); 20" Fanteria (colonnello Bernardi Della Rosa). Brigata « Alpi ), (generale Peppino Garibaldi): 51° Fanteria (colonnello Ronchetti); 52• Fanteria (colonnello Glejeses). ro" reggimento Artiglieria da campagna.
9°
raggruppamento pesante c,tmpalc (colonnello Sircana).
II gruppo Cavalleggeri di Lodi (maggiore Pagliano). Il reparto d'assalto (maggiore Guasco). t VI battaglioni Zappatori del Genio. Quattro compagnie telegrafisti. Reparti di sanità, sussistenza, commissariato, ecc.
XXV
Come ricorda il Cartia (1 ), la partenza delle truppe per la Francia fu sal utata da affettuose dimostrazioni popolari ed, in ogni stazione, autorità e popolo espressero ai soldati, con doni, fìori e bandiere, il fervido augurio della Patria. Appena giunto in Francia, il II Corpo d'Armata venne dislocato in alcuni campi d'istruzione, dove i reparti rimasero per circa un mese per completare l'armamento , addestrare ic truppe al metodo di guerra francese, studiare le caratteristiche del terreno ecc. Durante la permanenza ai campi di istruzione le truppe furono ispezionate dai generali francesi Gouraud, Franchet <.i'Espc rcj ed altri, i tJuali tutti espressero la loro soddisfazione per la disciplina , il contegno e l'addestramento delle nostre truppe. Anche il generale Linder, comandante il XIII Corpo d'Armata, ammirò poi la tenacia e lo s pirito offensivo delle nostre Divisioni in linea. Dal I_3 maggio al 6 giugno le due Divi sioni del Corpo ti' Armata vennero inviate successivamente in linea in una 2011:1 relativamente (1)
Cfr.
CARTlA;
" Da Adua alla ìvlosa "·
354 calma: Avoncourt - Vauquois - Boureilles, ad ovest di Vcrdun, alla dipendenza del XIll Coqx, d'Armata francese. Ma nel gi ug no il II Corpo d'Armata italiano venne impiegato riunito, al comando del generale Al bricci , in un settore m olto delicato ed im1xlrtante. Infatti, quando i Tedeschi in.i ziarono la seconda gra nck offensiva tra Reims e Soissons, il generale Albricci scrisse il 3 giugno al
I garibaldini altt' .-lrgnnne.
generale Pétain per sollecitare un impiego più attivo delle truppe italiane, f:iccnclo presente eh<\ scconcln qua nto era ~tato stabilito fra i due GO\,crni , i nostri reparti dovevano agire riuniti, sotto il suo comando. In un successivo colloquio il generale Albricci disse al generale Pélain; « Noi siamo venuti per combattere e 11011 per vedere come i Francesi combattono >• . li generale Pétain rispose: ( < • • • le truppe italiane sara11110 impiegate in co11dizio11i da far valere le loro
magnifiche qualità
)>.
Ed il giorno successivo il Corpo d'Armata ebbe l'ordine di occupare il settore, molto importante e delicato, ad ovest di Reims, tra
355 il bosco di Vrigny ed il villaggio di Champlat, passando a far partt: della 5• Armata francese. Nell'assumere il comando del settore, il generale Albricci emanò un ordine del giorno in cui, fra l'altro, era detto: " ... La Francia affida al nostro valore ed al nostro onore la difesa di una delle portt: sacre del suo territorio .... Noi combattiamo, non solo per Lei, non solo per la causa comune; ma per la maggiore grandezza e pt:r l'onore d'Italia». Come dimostrarono i fatti, le parole del Comandante non andarono perdute, poichè le truppe italiane combatterono con grande valore ed assolsero magnificamente il loro mandato. Il compito assegnato al Corpo d'Armata è cosl ricordato dal colonnello Caracciolo (1): « Sbarrare la vallata dell'Ardre ad un' avanzata tedesca, che puntasse ad ovest della Piazza di Reims, di cui copriva il fianco nord - occidentale; compito tanto più importante, in quanto Reims era già praticamente investita da due parti cd un'avanzata tedesca verso Epernay l'avrebbe del tutto isolata. Al Corpo d'Armata era anche affidata la difesa immediata dei passaggi della Marna nella zona di Epernay, tra il ponte di barche a sud di Ay (incluso) cd i ponti di Cumiéres (esclusi) )) . Le operazioni svolte nel settore del [1 Corpo d'Armata dal 7 giugno al 14 luglio diedero luogo a diversi importanti combattimenti, specialmente a Bligny, che i Tedeschi tentarono cli occupare, senza nusc1rv1. LA BATTAGLIA DELL'ARDRE
o nr
BLIGNY. -
Alla mezzanotte sul
15 luglio l'Artiglieria tedesca aprl il fuoco sulle nostre posizioni, iniziando un bombardamento che il colonnello Caracciolo così descrisse: « Artiglierie pesanti e leggere, proietti esplodenti e proietti a gas asfissianti battono le prime linee e le postazioni delle batteri e: :1rt iglicric a lunga gittata prendono sotto il loro fuoco le rctruvit:, i po~li di comando, i 1xmti sulla Marna, la città di Epernay; nubi di fumo artificiale coprono gli orrori del bombardamento. Chi non ~i è trovato in guerra non ha, nè può farsi idea di che cosa sia di terrifi cante, di mostruoso lo scatenarsi d i mig liaia di bocc he da f uc,co, il frastuono assordante e lacerante dei proietti di ogni calibro, il L1ntastico bagliore rossa~tro che si. diffonde impressionante pt:r dicc int: di (1) Col. ln1,o C\lucc101.0: ,, Il Il Co rpo ,1'.-\rm:11:1 it al iano i11 Franr ia "·
chilometri. Sembra impossibile che, ndla 'l.ona dove piovono 1 proietti. dove l'atmosfera è avvelenata dai gas, possa no ancora vivere degli uomini e rimanere. non solo vivi , ma capaci di capire, capaci di pensare, capaci di combattere. •< l più decantati eroi dell'antichità non hanno so pportalo col loro coraggio ne~~ una prova che si avvici ni a quella dell'umile Fante
- dei milioni dì ignoti Fanti - fermi sul terreno devastato dai proietti , fermi tra i ~adaveri dei compagni. fermi ad aspettare la propria ora di morte o l'ora della liberazione, quella cioè in cui, tennina ro l' infnnale bombardamento, verr;1nno finalmen1e all'attacco esseri umani e non proietti, c-ssni umani contro cui potersi scagliare e combattere una buona volta. ,, Fin da Par igi fu visto il bagliore rossastro del bombardamento e fo udito il brontolìo cupo e lontano delle artigl ierie; e Parigi. che
3'5 l non aveva finito il consueto tripudio per la festa nazio nalt: ( 14 luglio), passò, in pochi minuti, dall'entusiasmo alla trepidaz io ne ·• . Dopo il bombardamento si manifestò r;ipido e vioknto l':lll:icco della Fanteria germanica, preceduta da carri di assalto, c he i nmtri soldati vedevano per la prima volta. L'attacco principale e pi li ;1ccanito si scatenò su ll a sinistra dello schieramento del no~tro Corpo d'Armata (8" Divisione - brigata •< Brescia n) e cioè sul punl <, di ~al datura del II Corpo d'armata col V Corpo d'Armata f:ran cc~e. rn >11 solo perchè tali contatti sono sempre più deboli , specie se si tr:1lt:1 d i truppe di diversa nazionalità; ma perchè la saldatura ~i effettua va nella zona di facilitazione che conduce direttamente ad Epcrnay L perciò sulla Marna. J Tedeschi si ripromettevano di ottenere un grande successo, così come l'avevano già ottenuto contro il fronte inglese, tr:i Arras e S. Quinti11, separando gli Inglesi dai Francesi, e respingendo gli Inglesi per ben 60 chilometri. Ma, sul nostro fronte, l'attacco tedesco n on ebbe i risultati sperati; gli Italiani non si lasciarono disgiungere dai Francesi, arretrarono per !"urto violento ricevuto; ma non cedettero e " sul faune sacro alla Fr;111c ia, i soldati italiani ripeterono le fatidiche parole che i loro compagni avevano gridato sul fiume sacro all'Italia : ,, Di qui non si passa,;. La battaglia durò dal 15 al 24 lug lio e le nostre perdite (urono di 9.334 uomini, dei cruali circa 4-000 morti e più di 4.000 Cer il i. I combattenti italiani del II Corpo cl 'Armata erano circa 24 .000, cosicchè, fra morti e feriti, si perdette un terzo della forza . Quc.:stc cifre testimoniano con la loro dociucnza il valore col quale si batt-crono e resistettero le nostre truppe. « In una pubblicazione del 178v reggimento tedesco .\cri \~e ancora il Caracciolo -·-- dopo un accenno alle gravissime perdite ~ubìtc dal reggimento nell'attacco contro di noi, è detto: ... La Divisione italiana che abbimno di fronte è decimata ... la nostra 111<'/11 ì: Pourcy : ma non possiamo mggùmgerla perclu~ urtiam o co 11lro 1111i1 potente resistenza. Abbiamo da fare co 11 italiani. ai quali i Fm11rc ,i ha11110 lasciato l'onore e la gloria di at ere le massimt· peutih' ... e pi i.1 in là: ... Im possibile .widare le mùr,1glia1rici it,di,u1t·; ,lohbi,1111 ,, /n marci e trincer(lrci ... le nostre perdite aument,1110 . 11 011 ,i riucc ,, /11/'l' tacere quelle mitragliatrici ... )) . r risultati ottenuti furono evidenti cd indisc utibili: gli lt:ili:111i resistettero valorosamente cd i Tedeschi truv.irono ~barrata la via della Marna dalle baionette e dai petti dei nmtri F:inti. 1
La resistenza ed il sacrificio dell'S· Divisione, secondo il Caracciolo, fu o la scogliera su cui l'ondata furibonda dovette infrangersi; potè essere essa stessa sommersa; ma l'ondata vi perdette la sua maggiore forza di penetrazione ». La nostra resistenza contribuì, infatti, efficacemente a fare conseguire ai Francesi i successivi risultati strategici ed a salvare la Francia da un 'ulteriore avanzata tedesca, che poteva avere per mèta Parigi.
L',macco del Il Corpo a(/o Chemw dc:s Dame.. .
Se le truppe itali.ane non avessero resistito, i Tedeschi avrebbero comunque raggiunta cd oltrepassata la Marna ; effettuato l'attacco contro gli Inglesi nelle Fiandre e sarebbe rimasta in critica situazione l' Armat:i franccse del generale Gourautl, che poteva essere attaccata sul fi:inco sinistro ed a tergo, cosicchè b ri ~erva francese, che doveva !iervire per la controffensiva, avrebbe dovuto essere adoperata per chiudere la falla cd impedire l'avanzata tedesca sulla Capitale. Sarebbe così fallita la controffensiva, che costrinse poi i Tedesc hi alla capitolazione. Per questo lo scrittore americano W. Littkfìeld. in un articolo del New York Timcs (16 luglio .1921), intitolato <, Una ignota battaglia decisiva della guerra. Come un Corpo J'Armata ital1ano salvò Reims ed una Armata francese, e rese possibile la grande controffensiva del Foch H, esaltò il valore delle nostre truppe.
., 59 Un ufficiale francese, come ricorda il Caracciolo, visitanJo, dopo la battaglia, il settore occupato dagli Italiani, di sse: « Sa pevo che il Corpo italiano era in una posiz ione importante; ma vedo ora meglio che cosa sarebbe avvenuto e quale pericolosa situazione per tulta I' Armata e per l'Armata Gouraud si sarebbe determinata, se esso no n avesse tenuto. L'opera di questo Corpo d'Armata dovrebbe esse re segnata a lettere d'oro ». E qui si potrebbero citare numerosi altri giudizi di amici e di nemici, tutti concordi nell'esaltare l'opera delle nostre tru ppe, le quali tennero brillantemente e con onore il posto loro assegnato. Forse basterà citare il telegramma inviato dal Presidente della Repubblica al Re d'Italia: << La Fm11cia ha constatato con gioia la parte brillante
che le truppe italia11e hanno preso a questi aspri combattime11ti "·
I resti del Corpo d'Armata, ritirati dalla fronte, si trasferirono
nei campi di riordinamento, per ricostituire .le Unità fortemente provate e per un breve periodo di riposo. Vennero inquadrati nelle varie Unità 4.000 complementi inviati clall'Ttalia e po ichè, impiegandt) anche gli uomini dd 64°' reggimento di m arcia, rimanevano ancora dei vuoti e dall' Italia non si potevano avere altri complementi, si dovettero prelevare 4-500 uomini dalle truppe ausiliarie. Anche questi nostri soldati, inviati in Francia per compiere <lei lavori e non per combattere, perchè ritenuti fisicamente non idonei, diedero una magnifica prova del loro spirito combattivo nelle successive operazioni e gareggiarono in bravura con gli altri soldati al passaggio dcll'Aisnc, all'occu paz ione dello Chemin des Dames e successivamente fino alla Mosa. 1l 13 agosto il II Corpo ritornò in linea nel settore di Varenn c en Argonne ed il 23 settembre occupò la linea dell'Aisnc, ad est di Soissons, formando l'estrema sinistra della 5• Armata france.e Superati il fiume Aisnc cd j] canale laterale fra l'Oisc e I' A isnc con violenti e sanguinosi attacchi, l' r 1 ottobre le nostre truppe ocrnparono la famosa ed importante posizione dello C hcmin dcs Damcs, che era stata un cam1x> di lotta accanita fra i Francesi cd i T edeschi che l'avevano occupato alternativamente, a prezzo di graviss irrn.: perdite. Infatti, per i violenti e micidiali bombardam enti cd i furiosi attacchi e contrattacchi, era scomparsa perfino la strada ordinaria che correva lungo tutta la posizione cd erano stati rasi al suolo tutti
gli abitali. tanto che i Tedeschi vi avevano collocato dei pali indicatori con b scritta: ,, Qui era Courteçon ,, , ,. Qui era Troyon ,, e così per g li altri villaggi. Il generale Mangin, comandante la 10' Armata francese, della yuale era passato a far parte il n ostro Corpo d'Armata, la sera telcgr:ifò al nostro Comanda nte: <• Felicitale a mio nome le vostre brave truppe clic, son o il vostro energico comando, hanno occ upato la posizione dello C hernin des D ame!( su tutta la loro fronte e dì llll ~olo slancio raggiunto cd anche oltTtp:issaro l'Aillctte •,. Lo ~,cssu bolktti no di guerra ted<: ~co dovette riconoscere. 1< • •• le no~trl' eroiche truppe, nel corso di violenti combattimenti , ha nno do vuto alilia ndonarc la nesta ddlo Chcmin dcs Dames, dopo i ncessan1 i a~s:dt i, condotti a m supremo disprezzo della morte dall e Di ,·i~ioni italiane "· Le operazioni pros<:guirono, senza interru zione. IÌ110 all'occupazion<: della cittadin:1 di Sissonn <:, do ve si \'en ne ad urtare contro la muniti~!,i m.1 linea dett :1 .. Hun ding - Stellung ,i . Uur:111t e ljll<.:sta av:rn zata si liberarono dall'occupazione tedesca 11unKro~i \'iliaggi, fra i lJUali Maurcgn y, do\'l: le do nne JdL,liitato, c 1rl1110 in m:1110 de i T ecle~chi fin dal H/ L~. :J\'e\'ano ricamato, dur:tnt<: 1'<1ccup:1zinne nem ica, una bandiera de~tinata alk truppe che awd>hl' rc> lilicrato il vill :1m•io. ~b <,hrc'l t' f11rn 110 le truppe ddla nostra brigata .. Bresl.'.ia ,. e precisa mcnt L \1uc-lk dd Il battaglione del Hf Fanteria e ad esse fu offerta la lund1n:1. che o ra è conscn ·ata dal 19·• Fanteria. Il gcncr.:!lc Ma11b i1J ~ui,c\ ,1 ,rllora dd nostro Corpo d'Armata : ,, H :i caccialo da\·:1 nti a ~è k rctrogu:rrdic tedesche, percorrendo 18 chilometri in 36 ore cd è balzalo dalle rive dell ' Aìllctte alle paludi di Sissonne. tlove in yue,tv 111<J mcnto combatte valorosamente ,, . L ai 15 ottubrc al 4 no\'embre vi fu una sosta per preparare l'attacco dcl!a forti~~irn:1 lin<::1 <· Hunding- Stdlung » . La sosta era nec<"s~ari :1 per potere riar t:r re le ~tr:idc e portare a\'anti le grosse artig lieri e, che non :i,·c,·ano potuto scguiff le truppe nell'a v;rnzata .
Il 5 novembre venne ripresa l'avanzata . 1 Tedeschi ripiegavano protetti da fo rti retroguardie e da numerose mitragliatrici ed eseguendo interruzioni stradali, distruggendo pomi, creando ostacoli di ogni ~orta e facendo l> rillan: numerose mine.
Pure l'avanzata procedette ininterrottamente: si supcr~1rono tulli gli ostacoli e si raggiunsero le retroguardie nemiche, liberando dal giogo tedesco numerosi villaggi. Il IO novembre una ardita pattuglia del 19° Fa ntc.:ria pcn etrù pc.:r prima nella storica città di Rocroy, sebbene non fosse com prc.:~a nel settore assegnato agli Italiani. li comandante di questa pattug lia, un caporale, che fu premiato sul campo con la medaglia J 'argc.: nto al valor militare, non curante del grave pericolo cui si esponeva, slr:ippi'i
Il Afarc;cù;l/o Pétai11 dc:.-01"<"1 alcuni soldati del li Corpo d 'Armata itali,11w.
la miccia già accesa di una potente mina, evitando così gravi ssimi danni alla bella e storica città. Jl Sindaco rila~ciò alla pattuglia un attestato di riconoscc nz:1, che fu conse rvato fra i documenti dd 19° Fanteria. Il giorno successivo, II novembre, -si riprese l'avanzata n :r~o l:1 Mosa attra\·crso un terreno bo,coso, pieno di mitragliatrici ,, cli imidic: ma k IHJStrc instancal,iJj truppe, supera ndo turri gli o~t;1(oii , m arciaro no fino alk ore 1 1, vale a dire fino ad armistizio rnm lt1so. Il Comandante la brigata " Brescia >,, clic era in av:1ng u:1rdi:1, :111':111 nunzio dell'arrnistizio, comunicato alle ort: 7 ci rca , c~prc~~l· il 1b iderio che almeno qualche pauuglia giungesse per le ort' , , :dl :1 Mo~:1 ed il fiume venne effettivamente ragg iunto (b tult <i il II h:itt :1g li11n c dd 19° Fanteria. Così il Comandante della hrigata ,, Brt:sr i:1 ·• rnmcg uì ,hw ., rnpi : uno di indole politica ed uno militare. Octt1 p:1rc la rÌ\·:1 dcs1r:1 dcll :1
Mosa, in quel settore, significava, infatti, liberare da ll'occupazione tedesca tJuasi tutto il territorio francese fino aJ confine. che in quel tratto corre in parte lungo la riva della Mo!-.a , con le truppe 'italiane, le ciuali furono le sole che, pr.ima dell'armistizio, raggiunsero l'estremo coniìne orientale della Francia. Le perdite tota li avute dal J1 Corpo d 'A rmata ammontarono a r 4-874 uomini, dei quali 4.375 morti sul campo, 6.682 feriti e circa 3.000 gassati (dei quali ultimi molti morirono in seguito).
ln Albania. Nel 1914 il Regno di Albania, costituito da appena un anno, fu spezzato dalla conflagrazione europea e gli Stati vicinior i, Serbia, Montenegro e Grecia, cercarono di di viderselo. Per assicurarsi H dominio del canale di Otranto, l'Italia occupò, allora, con un piccolo contingente d i forze. l'isola di Saseno, Valona ed il suo retroterra. Eibassòn
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i)
Le vpenizioni 111 .'tlbania .
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25 kn'I
La rada di Durazzo.
Nel 1915, notevolmente rinforzato, ìl Corpo di occupazione italiano contrastò alle forze austro - tedesche il possesso dei. porti albanesi e li mantenne saldamente, dal dicembre 1915 al febbraio 1916, per permettere alla nostra Marina il salvataggio dell'esercito serbo. Negli :rnni successivi il Corpo di occupazione mantenne contro gli Austriaci il possesso di Valona; compì una proficua opera di civiltà nella zona occupata e, nel settembre 1918, ricacciò le forze austriache fuori dai confini dell'Alban.ia, salvando così, non solo il territorio, ma anche l'unità e l'indipendenza albanese (1).
In Macedonia. Alla fine del 1915 fu costituito, agli ordini dd generale francc~c Sarrail, un Corpo interalleato, che occupò la Macedonia per impcdin: agli Imperi Centrali di sboccare diretta mente nel Mcditcrr:1nco. N ell'agosto 1916 anche la 35" Divisione italiana entrò in !inca in LJUd settore, a fianco delle forze alleate. Il valore italiano si affermò subito nel novembre 1916, quando la 35" Divisione riu scì ad occupare (1) Cfr.
(~IOVANN I.
GAmANO: ,, l : ltali:t ndLi gra nd,: g uerra "J' 'i 18
».
.-------------------------- -- --
1-<· tJpt:r,1zinni w .\l,1ceduma.
T,i11aa in .\fctc<'do11M.
ia conca di Monastir, co ntro la quale da mesi sì accani vano g li Alleati. Da allora essa rimase sulle posizioni conquistate sul Krma Bakan, sul quale lottò contro gli Austro - Bulgari lino al 1918. Nel settunbre 1918 partecipe\ attivam ente all'ultima offensiva, che doveva determinare il crollo dell'esercito bulgaro. Dopo l'armi stizio d i Salonicco con la Bulgaria , le nostre truppe furono inviate con le Unit :1 alleate: parte in Bulgaria e parte in Serbia.
Trinceramento
11
q uota 105u.
La 35• Divisione itali ana raggiunse una forza di circa 50.noo uomini ; mentre le Divisioni greche e serbe operanti al suo fianco non avevano una forza superiore ai 10.000 uomini; perdette soltanto 5.000 uomini; ma dovette essere ricostituita più volte, a causa delle malattie che infierivano nella zona.
In Palestina. Nel 1917 il Corpo inglese operante in Palestina fu trasformato in Corpo interalleato; in esso l'Italia fu rappresentata da una rnmpagnia di bersaglieri e da una sezione di carabinieri, le ciuali pn:scro parte alle operazioni del 1917 per la conquista di G erusalemme e, nel 1918, alle operazioni su Damasco, Beirut, Aleppo, che f11rono int errotte dall';umistizio di Mudros con la Turchia. Partito il 6 maggio 1917 da Napoli , il piccolo Corpo di spediz ione italiano (in totale 1 r ufficiali e 444 uomini d i truppa, al co25.
mando del maggiore D ' Agostino). destinato a partecipare con gli Alleati alle operazioni in Palestina, sbarcò a Porto Said il 19 maggio, mentre si svolgevano le operazioni inglesi nella zona di Gaza. Il 13 giugno i nostri si trasferirono da Porto Said· a Rafa, presso Gaza e, prima dell 'offensiva contro la line::i Gaza - Bir el Lcbaa, vennero riuniti coi Fr;mccsi e con gli Indiani in una colonna mista. L'offensiva venne effettuata in novembre; i Turchi ripiegarono e vennero inscglllt1 per molti chilometri. I reparti italiani presero parte all'offcmiva e vi si distinsero; ma non parteciparono all'inseguimento. Il giorno 1 1 dicembre un nostro distaccamento, form ato da carabinieri e: bersaglieri, partecipt> all'ingresso a Gerusalemme delle trup-pe del generale Allenby. Gli Italiani vennero poi destinati a Function Station e, nella primavera del 1918, a presidiare Gia ffa e furono rimpatriati dopo lo armistizio. Quando il piccolo Corpo dì spedizione venne richiamato in Itali::i, il generale Allenby espresse il suo rammarico per la partenza dei nostri bra\'i soldati ed inviò :11 m,1ggiore D'Agostino il seguente messaggio: " Nel momento in cui il conti ngente italiano parte, io desidero ringraziarvi per lo spirito e la di sciplina ammirevoli, costantemente dimostrati durante il periodo in cui il Corpo .italiano fece parte delle forze di spedizione d'Egitto sotto il mio comando. Vi saluto e vi auguro buona fortuna )) .
In Siberia. Dopo la pace di Brest-Litowsky, si costltmrono in Russia Unità militari ostili al governo bolscevico e tra esse una massa di circa 60.000 cecoslo\'acchi, che, riunitasi in Siberia intorno al gem:rale Kolciak, operò sulla ferrovia transiberiana. e tentò di p<>rtarsi su Vladivostok. L'Intesa volle aiutarli ed a tale scopo costituì un Corpo interalleato, in cui calia fu rappresentata da un « Corpo delle Truppe italiane in Estn:.·mo Oriente composto di due battaglioni di Fanteria, una compagnia mitragliatrici, una sezione di Artiglieria da montagn:1. e dei Servizi. Queste truppe operarono contro i bolscevichi sul fiume Jenissei e si spinsero fino agli estrerni confini della Mongo li:1. Soltanto nell' agosto 1920 vennero rimpatriate.
n
1) ,
Ufficì(l/i it11lia11i
in
Sibe,-ia.
In Murmania. Dopo la pace di Rrest-Litowsky, l'Intesa decise di occupare il po rto rli Murmansk, ncll:i. penisola di Kola., p<.:r wanlenc:n: il 110~-
scsso ddle comunicazioni tra quest'ultima località e Pietrogrado. A tale scopo vi fu inviato un Corpo interalleato, al quale l'esercito ita-
Truppe italiane i,1 M 11rmr111ia.
liano p;irtectpo con un battaglione di Fanteria 1 una compagn ia nutrag liatrici cd i Servizi. I nostri soldati operarono in quelle lontane terre dal settembre 1918 all'agosto I<)l9, partecipando a diversi scontri con le truppe bolsceviche.
11 geru:r,tl,· Peti/ti d, Rnrctfl.
In totale le forze italiane operanti fuori dd territorio itali:1110 nd 1918 e le perdite da nse suhìte furono:
131.000 u.; perdite: 14.870 95.000 u.; 5.000
In Francia In Albania In Macedonia
48.500 u.;
In altri settori
7.000 u.; Totale
281.500 u.;
ll.
)J
li.
))
3-(>00 li.
\)
200 li.
Totale 22.870
Gli Alle:iti, nello stesso anno, avevano in Italia e ne perdettero, in complesso, 9.181.
tl.
I 12.000
uomini
L 'Italia fu , tra le nazioni dell'Intesa, quella che sopportò, durante la guerra, i maggiori disagi e le maggiori perdite.
Gli uomini chiamati alle armi, su 17.000.000 circa di maschi, fu. rono 5.903.140, dei quali 2.303.000 Fanti; il che r:ippresenta il 16
'Y.
della popolazione totale; mentre le altre Potc.:nz<.: in lotta n10hilit:1rono: l'Austria il 14 'X,, la Germania l'u,9 ',';'. , la Fr:in cia il 10 '}{, , !a Russia il 6 %, gli Stati Uniti il 3 •;:,, l' Inghilterra il 2, 1 " ... I nostri Caduti per offese nemiche furono (j8o.uoo, i mutilati 271 .ooo circa, i feriti r .050.000. Di tali perdite 1'87 ·,::, rappresentò il contributo offerto alla vittoria dalla nostra Fanteria. La Marina militare italiana perdette 108.281 tonnellate: di naviglio; quella mercantile 872-341 tonnellate, divise fra 238 piroscafi e 395 velieri; il complesso totale delle perdite risulta corrispon dc.:ntc al 49 '}{, dell'intera flotta; mentre la flotta francese perdette il 46 "( e ([Uella inglese il 41 %. L'Italia, paese povero di materie prime, dovette trasformare molti rami della propria industria ai fini bellici e, mediante successivi incrementi, costituire una vera industria di guerra, di cui nel 1915 non si poteva prevedere il grandioso sviluppo. Gli stabilimenti ausiliari dello Stato erano, nel 1918, circa 4.000, nei quali lavoravano I .288.342 operai, fra maestranze maschili, femminili e minorili. Con ciuesta attrezzatura furono prodotti: Fucili Moschetti Mitragliatrici Bombarde Pezzi di Artiglieria Munizioni per armi portatili Munizioni per bombarde Munizioni per Artiglierie Apparecchi aeronautici nuovi . Motori per aeronautica .
2
.597.756 537.587 37·0 2 9 7.000 16.000
3.616.000 7._1 00.000 70.000 13.000 24.000
Il costo approssimativo della nostra guerra fu valut;1to m orca
59 miliardi.
trattati di pace. Secondo gli accordi di Londra del 26 aprile 19 15, alla rn nrl11., ionc della pace vittori.osa, l'Italia avrchhe dovuto avere i tcrrit, ni cx-a11 st ri aci compresi nei suoi confini naturali , il distretto di Tric~!<.:, l'Istria fino al Quarnaro, con le isole di Chcrso c di Lussin . parte dclb D:il. rnazia con le isole; in Albania: Valona cd il suo rctrotcrra fìno alla
Vojussa; compensi coloniali proporzionati agli ingrandimenti coloniali degli altri Stati europei. Con i successivi accordi di San Giovanni di Moriana del 20 aprile 1917 era stato stabilito che, nella spartizione delle provincie turche, l'Italia avrebbe avuto Smirne ed il suo retroterra. Ma · 1c trattative d.i pace furono condotte in un'atmosfera poco favorevole all'Italia che, con la battaglia di Vittorio Veneto, aveva provocato la crisi decisiva e consentito alla Francia ed all'Inghilterra di affermare la loro potenza con un'altrettanto strepitosa vittoria. La pace con l'Austria fu firmata a Saint Germain il 10 settembre 1919: in virtù del trattato così stipulato, l'Italia ebbe i territori a sud della displuviale alpina dal passo di Resia a Tarvisio; ma rimase insoluta la questione del confine da Tarvisio all'Adriatico, lungo il quale l'Italia si trovò a contatto col nuovo Regno jugoslavo. Dopo laboriose trattative, durante le quali Gabriele D' Annunziò compì l'impresa di Fiume, l'Italia e la Jugoslavia vennero ad accordi diretti, che si conclusero col trattato di Rapallo del 19 novembre 1920, in v1rtt1 del ciuale l'Italia ebbe, sulle Alpi Giulie, i confini assegnatile dal patto di Londra; ma rinunciò al possesso della costa dalmata, tranne Zara e l'arcipebgo di Lagosta. La città di Fiume fu dichiarata indipendente; Valona fu restituita all'Albania. Per il successivo trattato di Roma del 1.7 gennaio 1924, fra l'Italia ed il Regno jugoslavo, lo Stato di Fiume venne annesso all'Italia.
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Appunti <li. Storia nell'arte milic:m : "·
Co~HSl>O SuPRDIO hM,l.\?"sO: «
Notizie militari "·.
!{daz ione sommaria Jl'sunta Jai doçumcnti n emici catlur:iti ~ull'azionc d d l'cst·rt·ito austro - ungari,o nella hauagli:i <li Vittorio V ent·tn " . Cm1~11ss10 Nt. 11' 1:-c111 f.sT., : ,. Rd:i zione. - La battaglia dd Pi;l\·c "· C1.nu N1>0 S 111•H.Mu ITALIANO : ..
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-- : " Nd tcmpu della tor m c 111;1 " · --- : ,, La pant· .lc·ll ' ltalia "· Cuo,o : " Il prìm, , :inno di µucr ra " · : .. Le batra;ii" d i G ~irizia e dt'lla lhìn , ia :1 .. _ (;1AK1>1 l"1); « La haua~li:1 d 'ar rc,to ;11 Pia,·c ed al Grappa ... C1..\l, F. . H ok!,Tf.:S:A•·: .. La sc:, t:a hauaglia ddl'bonzo "· H 1:-11, t:-11 \' RG : ..
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)oHNF. : ,, Mem orie " ·
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KoNOPILKY e GLA1sF. KRMT: «
HoRSl'F.NAll: "Dall'Ison zo al Pia"c "·
La rottura <lella fron lc Isonzo ».
KRAuss : « L e cause della nostra disfatta
li.
- : " La meraviglia di Caporctto "·
Memorie >•. l miei ricordi di guerra l', LuM81<.oso: " Cinque Capi nella tormenta » .
LLoYn (ìEORGE: " Lm>ENl>ORFF:
!\fAcc1N1:
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Il primato <lella Fanteria
».
« Etudes et impressions pour servir ;i l'histoire
MALLETEl\llE:
futun: dc la
grande guerre,,. :'.vlAM8RE"ITI:
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'.\IARA\' ll;NA:
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La 6"· Armata ... Scoria ddl 'arte militare mo<lcrna "·
- : .. Come abbiamo \'into ». 7\·i ARAZ ZI: ,. Ombre e splendori della nostra guerra ,,.
" Diaz ,.. " T cst:1mc 11ti ddla )!ramie ·guerra ••. ::\foN~I: « Lettere di combattenti italiani ,.. .'vl o KKErrA; "<..; lt c\'l':nti ddl 'autunnu 191ì "· MARIETrl:
\iECHTERI:
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0RIANI: " O Rl,AN DO :
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verso la cat;1 strofc ,..
La lott.a politica in Italia " · "Commemorazione cli Vittorio Veneto ,,.
011.s1: "Gli ultimi cento anni di Storia universale,, .
" L'c\'tiluzionc della lattica durante la guerra 19 15 - :r 9 18 •·. PAscum: "Scopritevi, passa il sol<lato italiano ,,. PERUGJ N t : "Gadamt'. s 1917 ,._
PAGA"IO:
P 1i.:c111r-1T1: "
PtRAJNo: P1TRE!CH: -
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: «
Isonzo 19 17 ,..
Pagine riassuntive di Storia militare, ..
" "
La grande gucrr:1 au~trù · unga rici ,..
Le undici battaglie dclrlsonzo ,.. La decima e l' undicesim:1 battag lia Jdl'hom·,o "·
Pozz,: " Piave 1918 ,..
Q uErn: " Luig i Cadorn::i ,..
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Relazione ufficiale dell'Archivio di guerra <li Vienna ,,.
RocCA:
Vittorio Veneto ». Un condottiero n.
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RONCAGLI: ,,
Rosi: « Storia contem1x1ranea d'halia " ·
La neutralità e l'intervento ,, .
SAUNl>IIA:
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SALuso: «
Con le nostre Fanterie e per le nostre Fanterie». ,, Il disegno di guerra italiano nell'ultima guerra contro l'Austria "·
S11RDAGNA:
Storia politico - militare,,.
Sc11LA: ..
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ScHWAllT: SEGATO:
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" La grande guerra " · L' lulia nella guerra mondiale "·
STATO M11cc1011.E EsEkCl"l'O - UFF1c10 ST0R1c u: "
Relazione uflit-iale sulla gra nde
guerra >). ,t Le Meda~lic: <l 'Oro l>. " L'Esen:ito italiano nella grande guena 1915 · '18 ,•.
T osn: -
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<( L'I guerra italo-austriaca 1915 -- '1K ·,,. C ronologia <ldla guerra mondiale ,_._
\ ' ALORI:
"LJ guerra italo - austriaca. - La rnndotta politica della guerr:i " ·
Vu,nm,1: -
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L 'Esercito della vittoria;,.
i comb:ntenti ». La nostra guerra, ,ome fu prep:'lr:lta al no\•cmhre 1917 "·
: « I Capi, le armi,
VIGANÒ: "
e c0me e stata ..:on<lmta smo
\Vuu: u Tappe della disfalla ». \Vt.1n1: « Le giornate Jdl'Isonzo fino alla .:a<lut:i Ji Gorizia Z1xcau:.s: ,, La conquista di Gorizia >), "Le: ricompense al Yalor militare di un secolo ,,_
ZucARO:
ll.
INDICI
INDICE DEL TESTO
V
Prefazione
VII
Premessa
Parte Prima
L'INTERVENTO DELL'ITALIA E LE PRIME SEI BATTAGLIE OELL'ISONZO 1.
Il.
· Gli Stati e gli avvenimenti europei alla fine del secolo XIX La questione d'Oriente La guerra serbo · turca La guerra russo - tun.:a Il trattato di S. Stdano Il Congresso di Berlino La questione irlandese La Convenzione di Pretoria La questione: di Tunisi L ' Inghiltcrrn e l'Egitto La Triplice alle:inza La Duplice allcan1~1 La guerra ispano - americana per Cuba, Portorico e k Filippin<La Conferenza dcli' Aia per la pan: • I precedenti politici e militar.i del conflitto t'.Uropco La questione marocchina La (",onfercnza di Algc:siras . La dimostrazione navale tedesca di Agadir .
.) 12 I Ja
15 16
17 18
19 19
23
.,• I
La rirnluz ionc turca d<:I 1908 L'anncssi:,11c dclb Rosni:1 e dcll'Erzcgovin:; Le operazioni dcll'ltali;, in T ripoliia nia Le guerre hakani,hc d el 19 11 e del 1913 La w1r:1 n egli armamenti fra le !!ra ndi Potenze c:uropcc l(J.
-
I,·.
.~
.)
33 34 34
37
La prima guer ra mondiale Le (ausc rcrnntc del ,onfli,.to
44
Le , :iusc o :·,·:1 ~i~>1Mli .
45
La prcp:1razirrnt: polit·ic;i
47
li nos110 eserdw dJI 1ti70 :1! "/14 1;,n!in:1mc11to ]'vkzz:1<",lf)(J cd i ,un-cssi,·i L, F,rntcri;i all'ìni,.ìo della guerra . L1 n,»tr:1 cf1ì,ienz:1 militarl' nd l\114 L"opt>ra del gc1wr;ilc ( :adorna L:1 nnhi lit:17.inne ,. la radunata
\'
l pi.1ni ,li guerr;1 11 ,li~<'.!'no o!Jt'r:.tlÌvo it::ilìa no I LC>mpiti :1ss::hn.1ti alle :\:mate L1 preparazione e le fnr7c ddL\ u~tria Il piano .li gucrr:1 amtriaco Le prime operazioni . li ronti nc italo - e1ustriaco nel J•J!.! Li sislc111azionc dìtcnsi, :1
Il . p:·imo ,b~lzo otfcnsiso La prima han:aglia dell'Isonzo {2~ giug-no - 7 luglio)
\'11. ·· Le :1 ltrc operazioni dd 1915 La sccom!.i battaglia dell' Isonzo (1S lu)!lio _, :1go,tù) Le h:tttaghc dcl!'auaJni\o 1'., 15
\ · 111. i\.
Considerazioni e giudizi sulle nostre operai.ioni dc! 1915 - Le operazioni dd
1,}1(,
I.<· prime upcrazìoni del 1916 La quinra hatt:iglù ddl'l\011zo (11- 15 marzo) L'oflcn,iv;i austria..:a (.15 maggi" - 18 giugno)
La rnntroffcnsiva italiana
L'croi,a rtsistcnz:1 delle nostre truppt·
ì9 7() Sr
86 89
94 r oo 102
X.
• La sesta battaglia dell'Isonzo . Il concetto operativo Il trasporto delle truppe e delle artiglierie Gli ordini per la battaglia La conquista di Gorizia .
Parte Seconda DALLA CONQUISTA DI GORIZIA ALLA VITTORIA FINALE I.
- Le Lre ,, spallate» sul fronte giulio La settima hauaglia dell'Isonzo (14 - r6 settembre) L'otta\'a battaglia dell'Isonzo (10 - 12 ottobre) l-1 nona battaglia dell'Isonzo (3r ottobre - 4 novembre)
IL
- Considerazioni e giudizi sulle nostre operazioni dd 1916
III.
- La decima battaglia dell'Isonzo e quella <lcll'Ortigara L'inverno in trincea L1 battaglia La battaglia dcll'Ortigara (ro - 19 giugno)
IV.
V.
- La battaglia della Bainsizza (18 agosto - 12 settembre 1917) . Le. forze contrappcste Lo svolgimento Le conseguenze
217
230 240 24 7
27 l 277
La battaglia d'arresto
VII. - Le operazioni del 1918. - La battaglia del Piave e degli Altipiani La preparazione austriaca Li preparazione italiana
La battaglia
47·
4
- La dodicesima battaglia dell'Isonzo Le forze contrapposte
La battaglia Il ripiegame1110 al Pia\'e . VI.
2 I
215
297 297
30 1
304
Par;.
VIII. - Le conseguenze della hattaglia del Piav~
IX.
- La battaglia di Vittorio Veneto
311
332
Forze e schieramento dell'esercito austro - ungarico Il concetto operativo e lo schieramento italiano L'armistizio di Villa Giusti
X.
- Le In In In In
unità italiane negli altri teatri di guerra
Francia Albania Macedonia Palestina In Siberia . In Murmania I trattati di pace
35 2 35 2 36.2
363 365 366 367 369
Parte Terza L'EVOLUZIONE DELLA FANTERIA
E LE SUE NUOVE SPECIALITÀ DURANTE LA GUERRA. I CARABINIERI E LE GUARDIE DI FINANZA I.
- L'evoluzione della Fanteria durante la g uerra L'evoluzione organica L'evoluzione dei procedimenti tattici
Il fuoco Il movimento L 'urto
11.
373 373 377 381 385 386
- Le nuove specialità <ldla Fanteria I mitraglicri La Fanteria carrista I reparti d'assalto
III.
- I Carabinieri
434
IV,
- La Guardi:i di Finanza
455
V.
- La gloria conseguita dalla Fanteria nella guerra 1915 · 1918 .
470
VI.
- La Fanteria nella letteratura e nei testamenti degli eroi
49<,
.
Appendice
NOTIZIE STORICHE SULLE BRIGATE E SUI REGGIMENTI DI FANTERIA CHE PARTECIPARONO ALLA GUERRA 1915 - 1918 Bibliografia
.
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
Pag.
:\potrn$i .Id ~1ilitc Ignoto (d:t •· It:di.-:1 Virtus 1,) li Ministro Z uppclli (da una fotografìa)
J:i11a11gur.1zio11(' :i Quarto del monumento .-o,nmemoracivo della Spe-d izionc Jci ~liik (5 m:tggio 1915) (da una fotografo, dell'epoca) Dimnstra'.lionc davanti :i l ()uirinale per !:i conferma del Mini stero Sa landra (16 111:1,_:g-io 1915) (da U11:i fotogr::tlìa Jdl'epoca)
XVII 38 43 46
li generale Luigi Cadorna (da una fotografia)
59
Il g-c11<."ralt: Carlo Porro, Sottocapo di Stato Maggiore dcll'F.,cr, ito
63
Il generale Rnhertn Hrns:1ti, crnn;1nd:1ntc l::i 1" _\rmata (dal!"opna del ;;cncr:il~ Luigi Scg:1to: ,, L'lt:i!i:i ndb ,:.:u:-rr:1 mG:1di:dc -) Ii gcncrall· \ "iuorio Canwrana. comandanrc .i l III Corpo d",\rrnata (dall'opcr:i Jel gt:11erak Luigi Segato: " L'Itali:i ndb g uerra mondiale- ,,) TI generai,· Pietro Frugnni, rom:rndar.te la :2~ .-\rmat,1 (cbll 'opera del gcm:r:.i k Luig i Segaw:
«
L'Italia Tlclla guerra mo!ldialc ,,)
Emanuck- hìihcno di SaYoia, Duca d'Aosta, comandante la 3" Ann:ita (da una fotografia) 11 gcncrak Vincenzo Garioni. comandan te il V II Corpo d',\rmata (dall'opera .Id generale Luigi Segato: « L' Italia nclb gucna mondiale ") n gem:rak Luigi N;1va, comand:rnre la ,!' :\ rmata (dall'opera del generale Luigi St·ga t(I: " L'Irnlia nella gucri-a mo ndialt' .. ) .
69 69
71
73 73 75
Il generale Ottavio R:1g11i, com:rndantc il I Corpo d'Arm:lta (dall'opera dd gcncr:ile Luigi Segato: " L 'Italia ndb guerra mondiale ") .
75
Il pi,1110 Ji guerra del nu~tro Com:111do (,!all'opera del generale Luigi Segato: « L'.halia ndla g twrra mondiale , ,)
80
Lo sd1ieramento ini z iale degli eserciti contrapposti (dall'opera dcll'Uf:Jìcio Storico del nost ro Staio Maggiore : ,, L'c,-crci to italiano nella g rande guerra (19.15 · 18) ») .
84
Il fddmarcsci:1llo Arcidrn:a Eugenio (dall'opera ,kl gener:ile Luigi Segam: ,, L'lt.a lia nclb g uerra mondial<: ,,)
li gcncr,ile ùi F:l!lleria Arci,luca Giuseppt' li colonnello generale Boronic von Bojna
87 88 89
La nostra frontiera orientale nel 1914 (schizzo schematico) (da ll 'opna dell' Ufficio Storico del nostro Stato Maggiore: u L'csc::n:ito i1 :i! i:11w nella grande guerra ( 1915 - 18) ") . Il confine italo-austriaco all'inizio della guerra (dall'opera dcll' UHìcio Storico del nostro Stato Maggiore: << L'esercito italiano 11clla g rande guerra (1915 - 18))•)
YJ
97
Fanteria all'assalto (da una fotografia)
1
o1
Il monte Nero li \'illaggio dì Selz (da una fotografia) La regione <li Plava (dall'opera del generale Luigi Segato: " L'Italia
I
oJ
1 04
nella g uerra mondiale ») Il San Michele
105 1 1o
Taglio dei reticolati con le pinze tag liahli (da una fotografia)
112
Ing resso di una trincea sul Carso (da una fotografia)
[ 14
Fanterie all'attacco (da una fotografia) I risultati delle prime quattro battaglie dell'Isonzo (dal volume <1 Cadoma » del generale Rodolfo Corselli) Il Duca d 'Aosta visita le trin cee di prima linea (da una fotografia) La linea raggiunta cblle nostre truppe alla fine del 1915 (dall'opera del generale Luigi Scg:ito : " L'It:ilia nelb g uerra mondiale n) I generali Cadorna e Porro a S. ivfanirw dd Carso Fanti all'assalto (da una fotografia) Fante in trinc.:ea (da una fo togralìa) .
I I]
I I
9
127
I
H
1 35
Il disegno del von Conrad per la
<( spedizione puniti\'a " (dal volum .. del generale A. Bronzuoli: " Guerra e vittoria d'Italia i>)
L'offensiva austriaca (dal volume del generale A. Bronzuoli: e vittoria d'Italia))) Trincee di passo Buole .
«
1
45
G uerra
L 'offensi\'a austriaca del 1916 e la nostra controffemiva (da un::i fo to grafia) La sesta battaglia dell'Isonzo (dall 'opera del generale Luigi Segate, : « L'hali;i nella g ucrr;1 mondiale .. ) Gorizia .
r 47 1 5(,
159 1 r,,1 1M,
Gorizia e il Carso (dall'opera del ge nerale Luigi Segato: " l .' l1 a li:i nella g uerra mondiale »)
1 t,l)
Il Sabotino (da una fotografia)
1 711
Le posizioni intorno a Gorizia (dal volume del generale C:1rln (:doso : •< Le battaglie di Gorizia e d ella Bainsizz:i •,)
17
risultati delle battaglie (dal volume <ld gcncralc C:, rlc, Cdoso: ,, I.e battaglie di Gorizia e della Bainsizza u)
·
175
Pag.
Il generale Luigi C:1pdlo Monte Santo Fanterie :ill'assalto sul San Daniele In trincea sul Carso (da una fotografia ) Il Pa~ubio Postazione Jj micragliai-ricc in montagm ( da un disegno del Bcltrame) Trincea a quola 95 verso San Marrn (da una fo1ogra tia) . Gorizia e l'I sonzo (da l volume ,, Cadorna )) dd generale Rodolfo Corsel lì) Trinceramenti tra Brenta e Piave (da una fotografo) La simaz ione all'inizio del 1917 (dall'opera del _generale Luig i Sega to: « L ' Italia nella guerra mondiak ») Sentindl:1 in Cadore (da una fotogralia) Sull'altopi:1110 di Asi:igo
2 I5 216 218
Ricovero in a lca montagna Fa111i in 1rincea (da una fotografia delrepoca)
219 222
11 generale Maurizio G onzaga
223
La cima di monte Santo dopo il bombardamento (da una fotografia) L 'HermaJa (da una fotografia dell'epoca) . Quota 174 o,·est di monte San ~tarco (<la un:.1 foto;rafi:i) La decima battaglia Jdl 'lsonzo (da ll'opera <ld gem:r;1lc Luigi Segato: " L' Italia ndb guerra 111011Jialc ") La baua~!ia <lcll'Ortigar:i : il terreno (dalropera dd ge:ieralc Luig i Se· ga tu : " L' ltali:1 nd la g uerra mondiale ») Lo schieramento delle forze rnntrapposte la sera del 18 agosto Hì I7 (Jall'opcra ciel generale Luigi Seg:1to: « L'Italia nella guerra rnomliale »)
85 189 19 3 195 I
20 r
204 207 209 2I I
226
229 z3 I
235 237 .142
La battaglia della Bainsizz.a (dall'opera del generale Luigi Segato: «
L 'Italia nella guerra mondiale »)
245
Il bombar<lamento delle posizioni nemiche duraDte la battaglia ddb Bainsizz3 (da una fotog rafia dell'epoca)
2
48
I r incalzi pa~sano l'Isonzo (da una fo1ogr:11'ia} . l risultati ddl:i hattal!lia (da l volutne ,<Cad o rna ,, dd generale Rodolfo
252
Corsdli) . ' Sull'altopiano della Ba insizza (<l:i una fotogral ia)
255 25 8
.Il tricolore s\·entob sulla vena di monte Santo .
259
Le nostre Fanterie ;1ll'assalto sulle prndici d ello Jdenik (da una fotog ra fia dell'epoca) L' iscriz ione di un Fante sul muro di una cas.1 diroccata (da una fotografia) La dodicesima b:tllaglia <ldl'Isonzo (dal volume « Ca<lorna " del generale Rodolfo Corsellì)
261
265 270
l'ai:.
Il combattimento del 31 ottobre 1918 a Col Capri le: il rnmandante del 9r° Fanteria ferito (da un disegno di E. Ximencs) Il generale Armando Diaz Monte Grappa Monte Jdenic Monte Pertica Monte Pertica (particolare) (da una fotografia)
Il generale Gaetano Giardino Monte Asolone (da una fotografia) Trincee e reticolati nemici sul monte Asolone (da una fotografia) Trincee sul Piave Vedette sul Piave (da una fotografia dell'epoca) Vedetta sul Piave (da una fotografia dell 'epoca) Sul Piave Il Piave nel giugno 1918 L 'i;cri:tione di un Fante su una casa diroccata presso il Piave (da una fotografia) Sul Montello (da una fotografia) . U greto del Piave (da una fotografia) . Col Moschin (da una fotografia) Effetti del nostro fuoco di artiglieria sul Piave (da una fotografia)
2
73
279 21!4 288 29 1
29 1
293 295 298 300 3u.t
304
305 306
308 309 , 12 3 15 3 16
Sulle pendici di Col Moschin dopo la battag lia (da una fotografia) . Sul basso Piave (da una fotografia) Il Piave (da una fotografia) La battaglia dd Montello Nervesa ( da una fotografia) . Il generale Enrico Caviglia . La battaglia di Vittorio Veneto: il nostro concetto operativo
325 32 7 329 334 3 36
I primi risultati della battaglia . Passerella sul Piave (da una fotografia dell'epoca) Ponte sul Pi:1\·c La battaglia di Vittorio Veneto: lo S\'olgimt:nto Cannoni catturati al nemico
3 37 339 3 41 34:2 344
Il Tricolore sul castello di Trento
34 5
La folla esultante davanti al Municipio di Trieste (da una [(ltografia) La Veua d'Italia . La Vittoria I Garibaldini alle Argonc (da una fotografia) Il generale Albricci
319 322
J ~7 348
Pag.
L·auacco del H Corpo allo Chcmin dcs Damcs li Maresciallo Pécain decora alcuni soldati dd II Corpo d'Armata ita liano (da una fotografia)
358 361
Le operazioni in Albania
362
La rada di Durazzo (da una fotografo)
363
Le operazioni in Ma,cdonia
364
Trincee in Man:<lonia (d a una fotografia)
364
Trinceramento a quot:1 rn50
365
Ufli<·iali italiani in Siberia
3 67
.
Truppe italia11e in Murmania
3 67
Il generale Petiui di Roreto
368
Iscrizione dedicata ai Fami uell'antico Cimitero di Reclipuglia
39 1
La mitra_gliatrice ,, Maxirn "
4,i8
La mitrag liatrice ,, Saim Eticnnc "
409
La mitragliatrice ,, Fiat" 1914
41 o
Mitragl iatrici
4I
:1
difesa di una posizione (rb un di ,cg no del J:kltramc)
1
Mitrag li:1trici in a,.io11c (da una fotogr:1/i:1)
4 1 :;
Mitragliatrici sull'Alto Isonzo (da una fotog ra fia;
415
La Viuur ia t'J i mitraglierì
41y
li carro armato 2000 Arditi :1lr..1ss..1ltu
42 2 425
Gabriele d "Arrnu11zio parla con gli :mliti. " fìgli prediletti della i\1onc .. (cfa una fotografìa) Sern;1glia della Ban:ig lia: J'As~alrn
monumento ai Caduti della
1"
4 29
Divisione
43 I
Particolare.: del monumento al Carabiniere in Tor ino
43 ì
I Carabinieri al Podgora (da un quadro del .\fo sco dei Carabinieri)
448
fl monumento alla Guardia di Finanza
46 3
111
Rom a
li òmitc.:ro di g uerra di Rc.:dipug lia
474
Croce su l monte Piana. in m emoria Jci Caduti del 53• Fanteria
477
li 5:Krario dei Caduti del
152"
48 3
i\-lonumento ai Caduti del
10°
reggimento F ~mteria . r eg~irnento Fanteria
li generale C..1rlo Montanari (dal volume
(<
.
48 6
L'cst·mpio dei Capi ,. di
Amedeo Tosti)
49 1
Il generale Gabriele Bcrardi (dal volume •, L'esempio dei Capi ., di Amedeo Tosti)
49 2
I l magg iore Rancfacc io (da " Italica Virt11 s ,,)
498
Il generale Chinouo (dal volume "L'esempio dei Capi n d i Amedeo
Tosri)
505
Il generale Euclide Turba (<la! volume « L 'esempio dei Capi >• di Amc • . deo Tosti) Uniformi della brigata « Piemonte » (da un'incisione dell'epoca) Uniformi del 4° reggimento Fanteria « Piemonte )> nelle diverse epoche Uniformi della brigata <• Aosta )) nel 1848 (da un'incisione dell'epoca) Monumento ai Fanti del 6° reggimento « Aosta >> Uniforme della brigata «Cuneo» nel 1848 (da un'incisione dell 'epoca) Uniforme della brigata •< Casale H nel 1848 (da un'incisione dell'epoca ) Monumento ai Caduti del 14° règgimento « Pinerolo " Capo tamburo e tamburini delle brigate ,, Pinerolo n ed « Acqui " Monume.nto ai Caduti del 21'' reggimento •<Cremona ,, Il Sacrario del 26" reggimento 1: Bergamo " Monumento agli eroi del 36° reggimento " Pistoi;1 n . Monumento ai Caduti del 40° reggimento « Bologna " Lapide per i Fanti del 44" reggimento " Forlì >> Monumento ai Caduti del 51 ° reggimento <<Alpi ;; A ricordo delle gesta del 52° reggimento « Alpi >> Lapide <ledicata ai Fanti del .54" reggimento « Umbria » Monumt:nto ai Ca<luti dd 'J'i0 rc~gimento « Marche ,, Monumento ai Caduti del 56° reggimento <• Marche )> Monumento ai Fanti del 59° reggimento "Calabria J• Monumento ai Caduti del 63° reggimento u Cagliari >> Lapide a ricordo dei Famj_ del 70° reggimento « Ancona " Monumento ai Cadnti ciel 77" reggimento << Toscana n I lupi della brigata "Toscana n (da una fotografia) . Reparti dell'86° reggimento sul Gebcl (da una fotografia) Lampada votÌ\'a in memoria degli cmi dell'88° reggimento << Friuli » Monumento ai Fanti dd 92° reggimento « Basipcata " Monumento ai Fanti dd 225° reggimento ,, Arezzo ;; Monumento al 231'' reggimento " A\'ellino n Monumt'.llto ai Caduti del 23-2'' reggimento « Avellino
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