STORIA
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D ' ITALIA DAL 1789 = AL 1814 Scritta DA CARLO BOTTA
TOMO TERZO
Italia 1825.
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STORIA
D'ITALIA
LIBRO DECIMOTTAVO
SOMMARIO
Accidenti
6ccidenti fierissimi, e pieni di sangue nel re gno di Napoli. Estremo coraggio delle due par . ti. Il cardinal Rufo si fa padrone di Napoli.
Uccisioni crudelissime che vi seguono . I castelo li si arrendono al cardinale , ed agli alleati con patto , che siano salve le vite , e le sostanze dei
repubblicani. Nelson sopraggiunto rompe la fe de ; supplizi lagrimevoli : si rinstaura in tutto il regno l'autorità regia . Lo stato romano vie ne in palestà dei confederati, eccettuata Anco. na . Singolar risoluzione di Lahoz , generale i taliano , e sua morte. Bella difesa del generale Monnier in Ancona : finalmente si arrende con patti onorevoli. Tutta l'Italia a divozione dei confederati.
L'ordine della storia mi chiama adesso a cose maggiori : molto sangue civile versato dalle ba. ionelte , molto dalle mannaie ; Italiani straziati da forestieri, Italiani straziati da Italiani ; pen sieri smisurati da ambe le parti ; la crudeltà sotlo nome di giustizia , un coraggio estremo in casi estremi, il valore contaminato dalla
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perfidia ; Russi , Tedeschi, Turchi , Inglesi , Napolitani , Romani , Toscani in un viluppo ; aquile bianche con un becco , aquile nere con due becchi , leopardi con le rampe , la repub blicana donna , la nostra Donna , la ottomana
luna, la croce dei Cristiani sulle bandiere ; l'in feriore Italia tutta sdegnata , furibonda , scon volta ,> sanguinosa ; discorsi civili , opere bar. bare , proteste d'umanità , età da Genserico ; e >
chi vanta i tempi moderni , non so di qual raze za sia . Ferdinando , Carolina , Acton eransi ri
tirati in Sicilia , lasciando Napoli in mano dei Francesi , che badavano ai fatti loro , ed ai Na
politani , amatori della libertà , che sognavano la repubblica . Ma non se ne stava il governo regio senza speranza , che le sue cose avessero presto a risorgere , perchè non ignorava la forte lega >, che si era ordita in Europa contro la Francia , e sapeva , che i dominii dei Francesi nei paesi forestieri , massimamente in Italia , sono sempre brevi . Egli medesimo si era con giunto per trattati d'alleanza con le potenze , che facevano, o volevano far la guerra ai Fran. cesi . Già tin dall' anno ultimo aveva stipulato. con l' Austria , che in caso di guerra e d'inva
sione di territorii , Napoli avesse ad aiutar l'imperatore con quarantamila soldati , l'Au stria Napoli con ottantamila ; e se quando il re. corse contro i Francesi a Roma , l'imperatore non accorse in suo aiuto , ciò fu , perchè , es sendo il re l'aggressore , non era caso d'inva sione , e perciò non d'alleanza ; né l'Austria >
aveva preste le armi , come ella avrebbe desi . derato . Aveva anche il re contratto amicizia
con la Gran Brettagna per un trattato, pel qua le il re Giorgio si obbligava a tenere una gros. sa armata nel Mediterraneo a tutela e couser
vazione degli stati napolitani , e il re Ferdinan do si dichiarava obbligato a tener aperti i po.r
ti alle navi inglesi , a dare all' Inghilterra tre
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mila marinari , ed a congiungere con l'armata britannica quattro navi di fila, quattro fregate , e quattro altri legni più sottili . Poi Nelson vito torioso molto confortava le siciliane speranze . Medesimamente per un trattato concluso con l'imperatore Paolo , si era la Russia obbligata a mettere salla campagna in aiuto del re nove battaglioni di fanti , e ducento cosacchi , gli oni e gli altri da aumentarsi in caso di perico lo prossimo , ed il re si obbligava dal canto suo a sborsare a Paolo centottantaniila rubli pel
viaggio , e a dare il vivere , quando fossero giunti nel regno , a quei settentrionali soldati. Perchè poi quella repubblica francese , che era per se stessa una tanto strana apparenza , aves.
se a produrre nel mondo accidenti ancor più strani , il re Ferdinando aveva fatto alleanza coi Turchi , con avergli il gran Signore promes so , che manderebbe ad ogni sua richiesta , e senza alcun suo aggravio diecimila Albanesi in suo aiuto. Quest'erano le promesse , e le capi tolazioni dell'Europa civile , e dell'Europa barbara in favor di Ferdinando : gli scorticato ri delle teste francesi dovevano venir ad usare l'immanità loro sotto il dolce clima delle na
politane contrade. A questo dava favore e faci Jità la conquista di Corfú fatta dai Russi e dai Turchi, quando appunto gli aiuti loro erano divenuti più necessari al re Ferdinando. Era ar rivato il tempo propizio a riconquistare il re gno per la ritirata di Macdonald da Napoli . Non aveva la repubblica messo forti radici nel re
.gno , si pel duro dominio dei repubblicani di Francia , si per le astrazioni di quelli di Napo
li , e si finalmente per gť ingegni mobili dei Napolitani.
Sperava adunque Ferdinando negli aiuti de conservarsi la grazia dei primi aveva in Sicilia gli alleati , e nelle inclinazioni dei popoli . Per
tenulo Aclon in istato , per muovere i secondi
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mandato Ruffo in Calabria. Già abbiamo nar . rato , come il cardinale , creato l'esercito co gli aderenti propri , poi ingrossate coi nemici dei repubblicani , aveva mosso a romore > eri . condoito all' obbedienza le due Calabrie quasi tutte , la terra d'Otranto , la terra di Bari , ed
il contado di Molise. Gente feroce ogni giorno a gente feroce si accostava , i piú per sete di vendetta , o per avidità di sacco , pochi per au more del nome regio. Uomini scellerati si se
gnavano con la croce diCristo ; in ogni luogo invece degli alberi della libertà , piantavano le croci , Penerale e santo segno , posto in mezzo al sangue ed alle rapine . Erano accorsi con le bande loro al cardinale , Proni , Mammone , Sciarpa , fra Diavolo , Decesari , dei quali io non so dir altro , se non che deploro la causa regia di arergli ' ayati per difensori. Un' altra mossa popolare era sorta , che molto aiutava il
cardinale, per instigazione del Vescovo di Po. licarpo , contro il governo repubblicano , la quale sulle rive del Mediterraneo cofrendo , minacciara Salerno e Napoli. Anche il conte Ruggiero di Damas correva le campagne con uomini speditissimi , e sollevava a furore qnela le popolazioni tanto facili ad esser concitate . Il cardinale >, vedutosi forte , elevava l'animo a maggiori imprese. Perloché, volendo torre al. la capitale del regno quel pingue granaio della Paglia , e facilitare anche in quelle spiagge gli sbarchi dei Turchi e dei Rassi , s'incammina , va contro Altamura , perchè andando all'im.
presa di Paglia , non voleva lasciarsi dietro quel seggio di forti repubblicani. Fattosi sotto le mue ra, ed intimata la resa , gli fu risposto auda. cemente da quei di dentro , che niun' altra ri. sposta volevano dare , se non di armi, Amava .
no veramente la repubblica , ed erano uomini di gran cuore ; l' arrendersi poi non sarebbe
stato meno pericoloso che il combattere , per
>
LIBRO XVIII. 1799 9 la natura della gente sfrenata , con la quale a . vevano a fare . Diede il cardinale furiosamente
la batteria , e quantunque gli Altamurani vj . rilmente si difendessero , aperta la breccia , vi entrarono i cardinalizi per estrema forza , e re . carono in mano loro la terra . Qui le cose che successero , io che già tante orribili ne ho de. scritto , ripugno a raccontare. Solo dirò , che se Trani ed Andria furono sterminate dai repubbli. cani , con uguale immanità fu sterminata la mia seranda città di Altamura . Usossi il ferro , usossi
il fuoco , e chi più incrudeliva , era miglior tenu to, e chi mescolava gli scherni, le risa, e gli or ribili oltraggi contro la pudicizia alle preghiere sapplichevoli, ed alle lamentazioni disperate dei tormentati o degl' immolati , era da quegli uo mini disamanali applaudito. Queste cose si fa. cevano in cospetto di un cardinale di santa Chiesa , e lui comandante , o lui tolleranle , o lui contrastante , degno di eternu biasimo nei due primi casi per l'atto, degno ancora di ri
prensione nell'ultimo per non avere abborrito dal continuar a reggere gente , a cui era diletto
lo stuprare , il rubare, il tormentare, l'uccide , re. Da tante crudeltà volle Iddio , o piuttosto gli uomini sfrenati cbe in nome suo parlavano
>
che fosse accompagnata la restiluzione della monarchia e della religione in Napoli : quest'e rano le opere dell'esercito , che col nome di
Cristiano s' intitolava. Ad uguale sterminio fu condotta la città di Gravina prossima ad Alta mura , e posta sulla strada per la Puglia.
Conseguita la vittoria d'Altamura , andava il cardinale a porre le sue stanze ad Ariano nel
Principato ulteriore. Quivi le città principali di Puglia, spaventate dal caso d'Altamira e di Gra vina, spente le insegne della repubblica >, e se guitando scopertamente il nome del re , concor. vano coi depatati loro a giurare obbedienza.
Vennervi i delegati di Lucera , Manfredonia , I.
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Andria , Bari , Ascoli , Venosa , Bitonto , Barlelta , Trani: tutto lo stato della repubblica rovinava , e ritornavano con grandissimo impelo della for tuna a Ferdinando tutle le terre , e le fortezze
piu principali. Solo Foggia , capitale , assai tio rente , ricca , popolosa e piena di amatori dello stalo democratico , ancora si teneva ; ma l'esse re lornata tutta la provincia a divozione del re > diè facilità ai Russi-, Inglesi ed Ouomani di sbarcare , come fecero , sulle rive del golfo di
Manfredonia nel novero di circa milaquaitrocen to condotti dal cavaliere Micheroux : marciaro
no contro Foggia , e la ridussero in poter loro. Correva un giorno di fiera, quando vi entraro no : i popoli spaventati al vedere quelle genti sirane , che avevano nome di valorose e di fero
ci , sparsero losto le sinistre novelle pei paesi circonvicini. Ji terrore dominava , se qualche luogo era rimasto fedele alla repubblica , questo concorreva prestamente con gli altri all'obbe dienza verso il vincitore . Parte dei soldati fore .
stieri si congiunsero colcardinale in Ariano , e parte andarono a trovare sulle rive del Mediter
raneo il vescovo di Policarpo , che aveva combat tulo infelicemente contro i repubblicani. Veone con questa seconda schiera Micheroux medesi
mo, che valorosamente guerreggiando pel suo signore , aveva in odio la ferocia delle lurbe in disciplinale , € si sforzava , ancorchè fosse indar no , di frenarle. I rincorii condotti da Micheroux ,
rendettero superiori i regii ; anzi tanto s'avvan taggiarono , che non oslante che i repubblicani con frequenti e forti ballaglie cercassero di arre
stargli , arrivarono , conquistati i passi impor tanti d'Eboli e di Campistrina , sotto le mura di Salerno , e se ne impadronirono. Già inlte le province , avendo obbedilo o per amore o per for za alla fortuna del vincitore , la guerra si avvi . cinava a Napoli. Ilcardinale, per istringerla , e . ra venuto , calandosi da Ariano , a porsi a Nolå , 1
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mentre Micheroux si era alloggiato a Cardinale . Eransi anche i regii fatti padroni della Torre del Greco . Da un'altra parte Aversa , riyoltalasi dalla repubblica , aveva chiamato il nome del
re . Questo accidente interrompeva le strade da Napoli a Capua ,> in cui Macdonald partendo , aveva lasciato un presidio di due mila soldati . La medesima ubbidienza segaitava l’Abruzzo , perchè Proni , sollevato prima l'Abruzzo supe riore , dove ad eccezione di Pescara , in cui si era rinchiuso il conte Ettore di Ruvo, ogni cosa veniva in poter suo , scendeva a far levare l'in feriore . Veramente tanto vi fece con la forza e
con le persuasioni, che l'autorità regia vi fu rin slauraia sino prossimamente a Gacta , manita di un presidio francese . Per tale guisa furono tagliate tutte le strade fra Napoli e Roma , In questo mentre comparivano le navi inglesi in cospelto , e mostrarono ai repubblicani, che la strada del mare era loro interceita come quella
di terra , e che nissun'altra speranza rimanera loro , se non quella di un disperalo valore, poi chè nella clemenza del vincitore non potevano in modo alcuno fidare. Avevano innanzi agli oc
chi il prospetto di Procida isola , nido allora d'immanità più orribili , che non furono infa mi le libidini ,> che Capri posta in faccia a lei
vide ai tempi antichi. Dominava in Procida sotto l'obbedienza del conte di Thurn , uno Spe
ciale , uomo crudele , il quale quanti repubbli cani gli erano mandati prigionieri dal continen
te , lanti tormentava con sapplizi, ed il piu so yente con la morte . Si aggiungeva a spavento
dei repubblicaui, che in Napoli si era ordita una congiura in favor del re da due fratelli Ba cher , tedeschi , che ri avevano aperto un traf
tico. Scoperti da una gentildonna , amatrice del furono
lo stato nuovo , per nome San Felice , carcerali . Trovaronsi casa loro nappe rosse , e
handiere reali. I repubblicani entrarono in gran
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sospetto , perchè temevano che vi fosse maggior inclinazione , e che una parte potente macchi . nasse congiure . In estremo tanto pericoloso , in cui non si
traliava più di vincere o di perdere , ma divia vere o di morire , il governo della Repubblica ed i repubblicani facevano ora piú , ora meno di quanto i tempi richiedessero. Già aveva qual.
che tempo prima, come abbiam narrato, il go verno decretato , che non solamente fossero e s'intendessero aboliti i diritti dei feudi, ma che i baroni mostrassero a quale titolo posse dessero i boschi e le bandite , e chi non potesse
mostrargli , fosse spodestato , ed i beni si spar tissero fra coloro , a danno dei quali i medesi . mi diritti fossero stali usati . Toglieva il dirillo
di mulenda , voleva che si vendessero i beni nazionali ; rimedi insufficienti ,> perchè usati all'estremo , e perché la ragione , e nemmeno l'utile possono prevalere contro il furore . I so spelli intanto , anche fra gli uomini della stessa parte , come avviene nelle disgrazie , davano il tracollo allo stato già cadente . Questi sospet ti accennavano agli uomini stessi che entravano nel governo , perchè vi erano stati chiamati dai >
Francesi , parendo ai più ardcnti repubblicani, che in chi era stato dipendente dai forestieri non si potesse aver fede sufficiente in quegli estremi della partenopea repubblica. Erano sor 3
ti in Napoli , come abbiam detto più sopra, pa recchi ritrovi politici , dove , secondo il solito ,
chi manifestava opinioni pis estreme , era più applaudito , e miglior cittadino creduto. Tanto montò la cosa , e tanta fu la potenza che questi ritrovi si arrogarono , che uno di essi dornando al governo , che tutti coloro che erano stati ne
minati dai Francesi, cessassero dal magistrato, ed in vece loro si surrogassero buoni , leali e >
independenti Napolitani. Perchè poi non poles
se venir fatto inganno , misero in campo anche
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questa , che un magistrato di censura si creas se , che avesse dirilio e carico di scrutinare i membri del Direttorio , e quei del corpo legi slativo , e chi fosse stimato sospetto cassasse, e proponesse in luogo loro cittadini puri ed in corrotti. Accellò il governo oggimai servo la proposta , e per essa divenne ancor più servo. Cosi scioglievasi la società per la intemperan za , già prima che si disfacesse per la forza ; fu creato il magistrato , un canonico Luparelli d' Ariano fatto suo capo. Questi creavano, quel.
li cacciavano , il governo era in mano loro. In stiluissi intanio un tribunale , il cui ufficio fose se di giudicare il crimenlese, e di cui fu nomi. nato presidente Vincenzo Lapo. Entrarono con
lai i repubblicani più vivi . Decretara il Direto torio , che quando iirassero ire volte i cannoni
dei castelli , chi a guardia nazionale , od a ri . troyi politici non fosse ascritto , incontanente si >
ritirasse alle sue case sotto pena di morte
e
sotto la medesima pena serrasse le finestre ; e chi nol facesse , e fosse trovato per Napoli do
po i tre tiri , quando non s'appartenesse a guar dia nazionale , od a ritrovi politici, fosse disar . mato, arrestato , ed incontanente , conie nemi. co della patria , amniazzato. Ai tiri medesimi le guardie nazionali , o chi fosse addetto ai ri. trovi, tostamente accorresse al quartier genera
le : i quinqueviri , ii legislatori , i ministri an dassero ai seggi loro , e chi nol facesse , fosse ammazzato . Queste cose si facevano con terro re infinito della città. Ma i repubblicani più vivi , e quelli che avevano in udio ed in sospelo lo ogni freno ed ogni governo , viemaggiormen . te s infierivano . Si era formato con consenti
mento del governo , nella casa dell'accademia dei nobili , un ritrovo , in cui convenivano re •
pubblicani più moderati per discorrere fra di Il loro tine principale , vedendo il precipizio
Toro intorno alla salute della patria , e propria .
STORIA D'ITALIA 14 delle cose , era di accordarsi , acciocchè nell ultimo caso trovassero modo di salvar se , e
quelli che sentivano con loro. I capi di quest' adunanza erano uomini assennati , e le loro intenzioni volte al bene . Ma vennero a congiun
gersi con loro , ed essi il consentirono per quell' intento di salvare quanti repubblicani potesse ro , gli altri ritrovi sparsi per la città , e com
posti di patriotti più ardenti e più immoderati. Ne nacque , che costoro acquistarono il predo minio , è spinsero l'adunanza della casa dei no bili ad eccessi condannabili .
Sul bel principio mandarono dicendo al corpo legislativo, che Pignatelli di Monteleone , e Bru
no di Foggia , entrambi di esso corpo , erano aristocrati, perché avevano reso partito contro la legge dei feudi ; perciò volevano , che , chie sia licenza , se n'andassero ,> e non guardasse
ro indietro ; quando no , gli avrebbero ammaz zali . Deputati a portar quest'insolente imba .
sciata furono Luigi Serio , e Gaelano Rossi. Gli accompagnavano cinquecento arrabbiati con le coltella in mano , intuonando che venivano per ammazzar Pignatelli e Bruno , se colle buone
non se n'andassero. Fuvvi dentro un gran con Irasto , perché chi voleva cedere , chi resistere, nè potendo accordarsi se ne volevano riparar alle case. Ma gli uomini con le coltella intima vano loro , badassero a ' far l'ufficio. Poi non contenti al Pignatelli e al Brano , rintuonarono, che il Doria ministro di marina, come vile per aver domandalo i passaporii , avesse congedo ancor esso ; quando no , l'animazzerebbero .. Non vi era luogo ad elezione : e però i tre ac cusati presero congedo da loro medesimi. Altri magistrati accusavano , e quanti ne accusava no , tanti erano esclusi , l'adunanze dell'acca. demia dei nobili dominava : regnava un' orri bile anarchia . Poi per far vedere , che se atter.
rivano gli altri , non avevano paura essi , ime
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maginarono un registro , dove tutti , come mem bri dell'adunanza , avessero a scrivere i nomi
loro . Scrisserlo in effetto . I più savi consentiro no , perché avendo i nomi di tutti , speravano di potergli avvertire , quando fosse venuta la necessità del doversi salvare , per non cadere nelle mani dei regii . Questo registro divenne poscia , quando i regii si fecero padroni di Na poli , un libro di morte, perché, trovato , furo no giudicati senza remissione tutti coloro ,> che l'avevano segnato coi loro nomi. >
In questo mentre niuna cosa lasciavano in
tentata per infiammare il popolo. Tutti che por lavano il nome di Ferdinando, si sbattezzavano con dire , che non volevano avere in se cosa , che gli assomigliasse ad un tiranno. Cassio , Bralo , Timoleone , Armodio , Calone , ed altri simili nomi andavano per le bocche di tutti . Chi invocava Masaniello , chi il gigante di Pa
lazzo : il Sebeto negl’innumerevoli versi par. lava , e prediceva gran destino alla partenopea repubblica. Le tragedie di Alfieri, e le più for 1j , si recitavano in presenza di un concorso in finiio di uditori, e Iratlo tratto ecco alzarsi un predicatore : quest'era spesso una persona ci. vile , e spesso ancora un idiola , o un pre te , o un frale , o un laico . Badate ,> diceva co .
siui , rivoltandosegli in un momento lutle le genti intenle ad udirlo , badate , diceva , o cit Tadini , che questo caso è caso nostro , o fosse di Bruto , o fosse di Virginia , o fosse di Timo >
>
leone . Tutti applaudivano ; poi si continuava a recitar la tragedia . Ed ecco un altro predicato.. re sorgere , e dire , che bisognara ammazzar
tulli i tiranni : le napolitane grida andavano al cielo : cosi tra il predicare e il recitare si ar rivava allo spegnere dei lumi . Fuori poi i di scorsi erano ancor più strani , che nel teatro : le novelle che si spargevano , sentivano anch ' esse dello stravagante . Gli accidenti favorevoli
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si esageravano , gli avversi si tacevano ; la re
pubblica era giunta al suo fine , e molti predi . cavano , ed alcuni credevano , che fosse per essere eterna . Eleonora Fonseca scriveva un monitore , giornale , in cui pubblicava conti nuamente villorie di repubblicani, sconfitte di regii , arrivi di flolle soccorritrici di Francia . In piazza di mercato una società , che tilantro . pica si chiamava , aveva a cielo aperto rizzalo una scuola per ammaestrar lazzaroni , e per far loro capire , che dolce e bella cosa fosse la
repubblica. Per riuscic meglio nell'intento ,
si
meltevano alla medesima condizione con loro , ed ora a questa , ed ora a quella taverna an
dando , se ne stavano con quegl' incolti plebei a piè pari mangiando e bevendo . Usavano i filantropi anche la religione >, predicando con tinuamente , che il vescovo d ' Imola Chiara monti aveva con solenne lettera pastorale incul. cato , che le massime democratiche erano mas.
sime del Vangelo , e che per esser buoni demo >
crati bastava esser buoni Cristiani . Per questo
avevano falto opera , che un Michelagaolo Gic . cone, frate , trasportasse il Vangelo in volgar napolitano >, e le massime democratiche prin cipalmente inculcasse. Esortaronsi i parochi ed i preti a raccomandare queste massime dai pul
piti , e il fecero. Un Benoni >, frate francesca > uomo nè senza dottrina nè senza eloquen za , in mezzo alla piazza reale , ad a pie dell albero della libertà , con un crocifisso in mano predicava ogni giorno , facendo continue e vi. vissime invettive contro il re , contro la fami
no
>
glia reale , contro la monarchia . Chiamava ne
suoi discorsi Gesù Cristo , e i Santi ; affermava
con parole efficacissime che tutti furono demo crati , che sempre avevano predicato l'ugua. glianza , e la fratellevole carità ; che sull ' uyua glianza e sulla carità fraterna erano fondati tule
ti gli ordini monastici , massimamente quello
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del serafico padre san Francesco ; e quivi in fiammandosi dava col crocifisso la benedizione
ai popoli. L'arcivescovo di Napoli ordinava preci per la repubblica ; decretava , che nissu. no , che avesse macchinato la rovina dello sia to repubblicano , potesse ottener l' assoluzione, se non in articolo di morte ; chiamava nelle sue
pastorali Ruffo scellerato , impostore , nemico di Dio e degli uomini. In mezzo a tutto questo , essendo giunto il tempo solito del mese di maggio , si fece con mol la pompa la processione del Santo . I democrali mandarono dicendo ai custodi , pregassero molio bene , perchè san Gennaro facesse il miracolo ,
ed essi molto bene pregarono , ed il sangue in men che non fa due minuti , si squaglio : gridarne no i lazzaroni , san Gennaro esser falto demo. cratico. Ma i rimedi finora raccontati riuscivano in .
sufficienti senza le buone armi. In questo i re pubblicani avevano molta fede in Mantoné , mi nistro della guerra , uomo di animo fortissimo , repabblicano gagliardo, e che appunto pel suo coraggio smisurato errò ; egli era per mandato del governo ordinator supremno di quanto s'ap
parienesse all'armi, ed alla difesa della repub blica . Chiamò a se gli ufficiali e soldati , che e rano stati ai servigi del re , offerendo loro vitto e soldo , finché fossero descriui in corpi regolari . Ma non potendo l'erario bastare a tanto dispen dio >, oltre le tasse 2 che per quanto si poteva senza mal amore dei popoli si riscuotevano , po • neva mano a rimedi straordinarii. A persuasione di lui , e per ordine del governo s' insitarono gli amatori dello stato nuovo ad offerir doni in oro ,
od argento coniato o vergato, in sovvenimento della repubblica : fecersi capo di quest'impre sa due gentildonne molto ragguardevoli, tanto per la virtà dell' animo , qnanto per le forme del corpo , andavano per le case , raccomanda.
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vano per la repubblica. Di queste pietose donne non tace il nome la storia ; furono le duchesse di Cassano , e di Popoli . Raccolsero tanto dena ro , che bastò per ordinar tre legioni di vetera . ni ; si aggiunsero per maggior sicurezza alcuni nuovi soldati fra coloro , che amavano la repub
blica. Dieronsi la prima a reggersi a Schipani , la seconda ad Ettore di Ruvo , la terza ad un
Belpuzzi, che aveva veduto le guerre di Buona
parte. Marciavano Schipani contro Sciarpa ,> Et tore contro Proni , Belpuzzi contro Ruffo . Per si curezza poi di Napoli , Mantoné ordinava meglio la guardia urbana , e tentava di accalorarla in favore della repubblica . Le diede armi e ban diere con pompa solenne , e per generale primo Bassetta , per secondo Gennaro Serra , per terzo Francesco Grimaldi e Antonio Pineda , uomini
valorosi , e nei quali con tutto l'animo confidava . Per avvezzarla agli usi di guerra , la faceva ar meggiare ogni giorno. Commeiteva alla fede del generale Federici la custodia di Napoli , a Massa Castelnuovo , al principe di Santa Severina castel dell'Uovo . Buoni ordinamenti erano questi , ma la guerra più forte di loro ; nè Mantoné o che non sel credesse egli pel gran coraggio che aveva , o che s'infingesse per non ispaventare , non aveva fatto provvedimenti più gagliardi. E siccome era sem pre riuscito vincitore contro i regii , che si era no mossi contro la repubblica prima che il car dinale si muovesse , aveva questo moto del car >
dinale in piccolo concetto , e non pensava , che fosse per avere un fine diverso da quello , che i primi avevano avuto. Per la qual cosa si per su adeva , che le legioni create fossero bastanti a frenare i regii nelle province , e ritornarle sotto l'obbedienza del governo popolare. Ma eb be la guerra assai diverso successo ; perchè Bel puzzi, conoscendo la impossibilità di far fron te ai regii , che d'ogn'intorno uscendo dai ba . schi , e oalando dalle montagne , l'infestavano,
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abbandonata l'impresa , se n'era ritornato a Na poli . Ferocemente aveva combattuto negli A bruzzi Ettore di Ravo, ma assalito ed altornia to da an namero di nemici molto superiore, fa costretto a cercar ricovero contro il furore dei sollevati dentro le mura di Peseara . Sehipani rot to da Sciarpa,per ultimo rifugio si era ritirato a Napoli . Cosi Ruffo vincitore in ogni parte , inon dando con le sue genti tatto il paese all'intorno , si era avvicinato alla capitale. Vide allora Man. toné , che i moti del cardinale erano per risolver si non in romori , ma in effetti, che la fortuna minacciava, e che i rimedi ordinari più non bastavano. Preparavasi ad uscir egli stesso con >
tro il nemico con sei mila soldati , creò primie ramente per custodia di Napoli una legione di fuorusciti calabresi , i quali, perchè parteggia vano per la repubblica , cacciati a furia dalle case loro per le armi di Ruffo , si erano riparati nella capiiale, qomini fieri , bellicosi , arrabbiati per le ingiurie recenti . I loro compatriotti, che militavano col cardinale , si mostravano disposti a far cose enormi pel re , ma essi erano risoluri a farne , per la repubblica , delle ugalmente e normi . Erano nel novero di due mila ; e perchè ognuno fosse chiaro di quanto valevano , e di quanto si proponevano , pubblicarono , fra le al tre , queste parole : » Noi vogliamo'sangue ; noi #cerchiam morte ; darla , o riceverla è per noi # tuttuno : solo vogliamo , che la patria sia li
» bera , e noj vendicali. » Rispondeva loro Man• toné : » Compiacersi nel vedere quei inoti gene is rosi degli animi loro , nè poter perire la re > pubblica , che eroi , come eglino , aveva per ► difensori. a
Erano preti, laici , nobili , plebei , poveri per fortuna , poveri per esiglio ; ne volevano dare ad aver perdono. Mantoné diè loro in guardia il quartiere di Castel nuovo . Poi detto al principe
di Roccaromana , che si dimostrava molla dedia
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to al nuovo governo , creasse un reggimento di cavalli nei contorni di Napoli , egli il faceva . Partiva Mantoné da Napoli , non senza esimio
apparato per impressionar quel popolo , di cui l' immaginare è tanto forte . Era la contrada di Toledo , per dove le partenti truppe passavano , tutta parata in addobbo : la guardia nazionale a piedi schieratasi in fila , quella a cavallo sulla piazza , i regolari rimpetto a Castel nuovo. Se gaitavano i prigionieri fatti nella conquista di Castellamare, che preso ai tempi precedenti per una fazione improvvisa dai regii , e dagl'Ingle si , era stato con mirabile prontezza ripreso da Macdonald . Si vedevano le insegne polverose e lacere dagli stromenti di guerra , che ai di più felici per loro avevano i cattivi portate : suona vano a festa le trombe >, suonavano i tamburi . I
prigioni con le mani legate al dorso , aspetta vano pallidi e tremanti la morte . Le bandiere si gettarano a pie dell'albero della libertà : i
a quel tronco , gi apprestavano prigioni condotti all'ultimo momento ; la lugubre scena muove va i cuori a compassione ; aspettavasi ognuno vedere balzar a terra le teste tronche , quand' ecco un gridarsi grazia da ogni lato : soldati e cittadini ugualmente nel pietoso grido si accen. devano, Gli scampati da morte certa , a vita certa risorti , ringraziavano con atti di gratitu dine le accolte turbe , baciando l'albero, e viva
la libertà gridando. Incontanente da compassio . nevoli e pie doone fu fatta questaa , acciocchè coloro , cui la benignità dei repubblicani aveva salvato , potessero ritornare , come loro fosse a grado , alle patrie loco. L'atto umano pareya
promettere dolce destino alla repubblica , per dà speranza , perchè sa di meritar premio. Re
chè la pietà abbellisce i pensieri dell'uomo, e
stava , che , coni'era il disegno , si ardessero le insegne regie ;3 ma i democrati impazienti le lacerarono a gara , e diedero i pezzi in mano
1
I. IBRO XVIII ,
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a ciascun soldato : i soldati gli appendevano alle punte delle baionette , gridando tutto all'intor no in quel mentre infinite voci , muoiano i tim,
ranni , viva la repubblica ! Mantoné , condotte le repubblicane squadre , alla campagna , sbaragliava e fugara facilmen
te i corridori dell'esercito regio ; ma quando pii oltre si fu spinto , si accorse , che per lui , nè pe' suoi altro scampo non restava , se non quello di tornarsene prestamente là , dond' era venuto . Il suo ritorno in Napoli costernava le
genti : per ultima speranza aspettavano quello che fosse per partorire il valore di Schipani ; ma ebbero tosto le novelle , ch' egli , che per aver udito la ritirata di Mantooé , si era condot to alla torre dell'Annunziata , combattuto quivi aspramente dai Russi , dai regii , e da una par te de' suoi soldati medesimi mutatisi a favore
del re , era stato preso , dopo di aver veduto lo sterminio quasi intiero de' suoi compagni. Sen tissi a questo momento ancora , che Roccaro mana aveva bene levato ed ordinato , siccome dal ministro ne aveva avuto il carico , il reggi. mento di cavalli , ma che in vece di farlo core, rere in aiuto dei repabblicani , l'aveva condotto al cardinale , dal quale aveva avuto le grate
accoglienze. Il precipizio era evidente : tolta tatta la campagna , ed insultando già da ogni parte le genti del cardinale vincitore ,1 tutta la
difesa della repubblica , e di tanti uomini che avevano seguitato la sua fortuna , era ridotta
della sola città di Napoli , non sicura, nè per concordia di cittadini , nè per nervo di soldati . Non si trattava più di vincere , ma solo di con seguir patti , onde, sfuggita la morte , si acqui stasse facoltà di andar esu lando per terre in consuete e lontane . Decretava il Direttorio , es sere la patria in pericolo . Ritiravasi col corpo
legislativo ai castelli Nuovo , e dell'Uovo: quel
di Sant'Elmo più forte ,-e che dominava Napo
STORIA D'ITALIA
li , era in mano del presidio francese lasciatovi dá Macdonald : un terrore senza pari occupava le menti . La legione calabra sola non si spa ventava , perchè dal vivere al morire , purché si vendicasse, non faceva differenza. Parte stan ziava in Napoli , parte presidiava il castello di Viviena, per cui Ruffo doveva passare per ve nir a dar l'assalto alla città dal lato del ponte
della Maddalena . Si risolvevano i repubblicani . a morire da uomini forti: Spartani volevano es e Spartani furono : ma gli Spartani ave . sere vano uno stato ed una patria , essi non avevano più nè l'uno nè l' altra. Perciò perirono senza frutto , in ciò molto più da ammirarsi, che gli Spartani non furono , perché erano sicuri , che quell'invilta virtú non solamente non sarebbe proseguita con laude nel paese loro , ma anco ra vi avrebbe incontrato il biasimo. U dissi tutt
ad un tratto nella spaventala Napoli un romore, come di tuono ; tremò la terra ; pure il Vesuvio non buttava : veniva dal forte di Viviepa . Lo aveva il cardinale con tutte le sue forze assal
tato : vi si difenderono i Calabresi , non come uomini , ma come lioni . Pare i regii , combat. tendolo da tutte parti con le artiglierie , l'ave vano smantellato , e non una , ma più brecce , o piuttosto una ruina di tutte le mura aprira l'adito ai vincitori. Entraronyi a forza ed a fu
ria : gente disperata ammazzara gente dispera ta , nè solo i vinti perivano. Nissuno sarrendė : tatti furono morti , date, a chi gli uccideva, in numerevoli morti . Restavano una mano di po chi : la rabbia gli trasportava ; feriti ferivano , minacciati ferivano , ammoniti dello arrendersi ferivano . Pure l'estrema óra giungeva . Antepo. nendo la morte di soldato alla morte di reo, ne sofferendo loro l'animo di venir in forza di co
loro , che con tanta rabbia abborrivano , un An tonio Toscano , che gli comandava , e che già slava con mal di morte per le ferite e pel san
la
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gue sparso ; str. scinossi a stento , e carpone al magazzino delle polveri , e con uno stoppaccio acceso postovi fuoco , mandò vincitori , vinti , e . rovinate mura all'aria : atto veramente mirabi .
le , e degno di eterna memoria nei secoli. Tutti perirono ; questa fu la cagione del tuono, e dello spavento di Napoli. Ruffo, espeditosi dall’intop
po del forte, passava , e si accingera a dar l'as salto alla capitale da tre bande ,> al ponte della Maddalena , al canto di Forla , ed a Capodi . monte ; ma il principale sforzo era alla Mad dalena. I repabblicani carcerarono come ostage gi alcuni sospetti , e condussero in castel Nuo YO ,
ed in casiel dell'Uovo un fratello del car
dinale , ed i parenti degli ufficiali dell'esercito regio. Passarono per le armi i fratelli Bacher
con quattro lazzaroni mescolati in congiure. Poi partiti in tre schiere se ne givano contro Ruffo . Writz gli conduceva alla Maddalena , Bassetta
a Forla, Serra a Capodimonte. Caracciolo con le navi sottili accostatosi al lido , batteva di fian co le genti del re. Animavansi con vicendevoli conforti l'un l'altro : quella essere l'ultima fa
tica loro, o morte , o vittoria ; dover lasciare un testimonio al mondo di quanto possa la vira tủ , che vunle la libertà : vita di servi non esser
vita ; non esser morte lo scampare dalla servi. tú ; e se dai fati contrari era fisso , che l'opera
loro non potesse più giovare alla libertà ed alla patria , gioverebbe almeno la memoria . Con queste voci diedero dentro ai regii : sorse una furiosissima zuffa alla Maddalena : repubblica
ni e regii eleggevano piuttosto il morire , che il cedere. Dalla parte dei primi Luigi. Serio vecchio di sessant'anni, combattendo nella pri
ma fronte con un suo nipote , e con una gio ventů indomita , che animava con l' esempio e coi conforti, fu morto , e con lui il nipote ed
i giovani. Writz , svizzero, valorosamente tra Tagliandosi cor latte le sue forze in pro dell'
STORIA D'ITALIA
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adottiva patria , ora qual generale comandando, ed ora qual soldato combattendo, faceva dubbia la vittoria. Finalınente ferito di piaga mortale , e portato in castel Nuovo , quivi mandava fuori Ľultimo spirito.
I repubblicani, massimamente quei Calabre si inferociti, non punto sbigottitisi alla morte
1
del loro prode e fedele capitano , continuavano a menar le mani , ed a tener lontani dalle di . 4 M lette mura le genti regie. Dal canto loro Bas setta
e Serra
ottimamente facevano il debito
loro. Non inclinava ancora la sorte da alcun
lato , perchè prevalevano i repubblicani di rab bia , ed avevano il vantaggio del luogo ; i regii sopravvanzavano di numero , e di truppe rego lari . Mentre cosi stava dubbia la lance , ecco ។
sorgere grida di viva il re alle spalle dei de mocrati. Erano una moltitudine di Lazzaroni , che stimolati dai partigiani del governo regio , si levavano a romore. Rivoltaronsi addosso a
loro i repubblicani , e gli ammazzarono tutti. Ma Ruffo , usando l'occasione che gli si era aperta , perché i nemici assaliti alle terga ave vano rimesso dalle difese, entrava per viva for . za , ed inondava la ciltà , solo a lui contrastaa.
do quei Calabresi indomabili . Quivi il raccon tare le cose che seguirono , parrà certamente impossibile , se si farà a considerare quella rabbia immensa , le. ingiurie fatte , il sangue sparso , il sangue caldo , la natura estrema di quei popoli , l' immanità della più parle dei combattenti , da nissuna civiltà temperala, Pria mieramente , il castello del Carmine , che do mandava i patti , fu preso per assalto , e tutto il presidio senza pietà passato à fil di spada .
Carnificina più grande e piú orribile si faceva per le contrade. Vi si uccidevano gli uomini a caccia per diletto , come se fossero stati fiere ;
nė elà , né sesso , né condizione , nè grado si risparmiavano. Uccideransi i repubblicani per
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odio pubblico , i non repubblicani per odio prie vato ; né quei carnefici si contentavano di ac cidere , che ancora volevano tormentare . Vari
erano i generi delle morti : il ricco ammazzato sugli atrii de'suoi palazzi , il povero sulle scalee , est le porte delle chiese : chi era lacerato , vi a brani a brani , chi strangolato, Ye : e ancora >
chi arso. Ardevano qua e là orribili roghi , e gli uomini gettati a furia dentro , vi si abbru ciavano . Godevano i barbari , a guisa di veri cannibali , e facevano le loro tresche , le loro
grida , le loro danze festeroli intorno. Un prete
venuto con Ruffo , si vantava di aver mangiato cari di repubblicani abbrustolite . Si spargeva voce ad arte da coloro che si dilettasano degli
oltraggi e del sangue , che i repubblicani avevano sui corpi loro stampata l'immagine della libertà .
questo , prima di uccidergli, i meno impe Per tuosi all' ammazzare , gli spogliavano , e cost
spogliati in mezzo agl'iniproperii ed alle batti tare gli conducevano per la città. Donne vir tuose e padiche, e pel grado loro raggaardevo lissime , furono barbaramente e fra gli scherni >
di una ignobil plebe condolle a questo sappli zio, in cui il manco era il dolore del corpo . Ve.
deva Ruffo queste no cose , e non volle , o non pole frenarle . Cercava
e chi era reo , e chi
era
innocente di repubblica , scampo a furore ian
to barbaro. Chi fuggiva in abito di donna , e questo ancora nol salvava ; chi fuggiva sotto cepci da lazzarone , e non si salvaya. Ma quel li , a cui la fortuna aveva aperto uno scampo per le contrade , gliel toglieva per le case , con ciossiachè i padroni ne gli cacciavano , sapen
do , che se gli ricettassero , le case loro sareb bero saccheggiate ed incese , ed essi uccisi. Vi . dersi fratelli chiuder le porte ai fratelli , spose
a sposi, padri a figliuoli. Favvi un padre,
il
quale per , dimostrare il suo amore pel re , sco
perse , e diè in mano il proprio figliuolo alla T. III .
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STORIA D'ITALIA
furibonda plebe , comperando in tal modo la salute propria col sangue della sua creatura . Risospinti dalle case i miseri perseguitati si
nascondevano nelle fogne, donde di notte tem po , e di soppiatto uscivano , cacciati dalla fa me e dalla puzza . Se ne accorsero i lazzaroni ;
si mettevano in agguato alle bocche , come se aspettassero fiere al varco, e quanti uscivano , tanti ammazzavano . Felice chi moriva senza l'or .
menii . Come se la ferocia di quella plebe sen za freno avesse bisogno di maggiore stimolo , le si fe ' credere , che i repubblicani avessero ri . soluto d'impiccare , se avessero potuto , la sera
del giorno precendente tutti i lazzaroni. Fu olio a tiamma.Cercarono diligentemente in tutte le case ; e sfortunata quella, in cui fosse rin venuta o corda , o spago , o simili : dicevano , essere i capestri apprestali ; onde senz'altro >
dire tormentavano , saccheggiavano, uccidevano, Un Cristoforo macellaro , che per uso del suo mestiere aveva corde in casa , fu straziato con orribili tormenti, poi la sua testa tronca portata
a dileggio di popolo sopra la punta di una ' ba ionetta per la città : ľavevano cinta tutta di corde , e gridavano , esser miracolo di Sant' An tonio , correva appunto la festa di questo Santo,
perché si era dato voce , che il Santo fosse sta. to quello , che avesse rivelato a scampo dei lazzaroni il tradimento dei capestri. Dichia ..
rarono Sant'Antonio protettore di Napoli , e de. gradarono San Gennaro come giacobino , e pro
tettor di giacobini. Pensi il lettore quale im . magine di città fosse quella , in cui una plebe barbara correva per le contrade e per le case ,
mescolando gli scherni alle crudeltà , ed in cui si ardevano uomini vivi, e le carni loro si man giavano . Qualche consolazione arreca all'animo sconfortato dal vedermi an volto simile a quello
di queste fiere , il pensare che atti generosi sorsero in mezzo a tale desolazione ; perché
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non mancarono padroni di casa , che a pericolo degli averi e delle persone loro scamparono da morte le vittime destinale . Daró lo stato orri .
bile due giorni. Infine si risolvè il cardinale , o perchè la amanità finalmente il muovesse , o perchè volesse attendere all'assedio dei castelli, >
fazione impossibile a tentarsi in tanto scompi
glio , a frenare il furore de' suoi ; Napoli atter rila per le morti , diventò lagrimosa pei morti . Restavano ad espagnarsi i castelli ; a questa espugnazione applicó ľanimno il cardinale , pianiò una batteria nella contrada di Toledo
per battere i repabblicani, che avevano un al loggiamento a San Ferdinando , una all'Imma. colata per battere Castelnuovo , ed una terza alla punta di Posilippo per baitere quel dell' >
Uovo, che sebbene sia poco altro che una vec chia casa a guisa di fortezza , è di gran mo mento pel suo sito ; perciocchè chi ne è pa .
drone può battere con vantaggio , ed impadro nirsi di Castelnuovo . Veduto il pericolo , i re pubblicani che erano dentro a castel dell'Uovo si accordavano con quelli di Castelnuovo , e di Sant' Elmo per fare tutti uniti una fazione not turna contro la batteria di Posilippo. Accozza . vansi le due colonne uscite da Castelnuoro e
da castel dell'Uovo , ma quando giunsero alla strada che salendo melle a Sant' Elmo , scam biarono in mezzo all'oscurità della notte per
nemici quella dei loro coinpagni , che scendeva della forlezza . Si dié mano da ambe le par
ti al trarre , furonvi parecchi morti di qualità dalle due bande : ciò fu cagione di molto spa vento. Finalmente riconosciutisi gli amici cop gli amici, e riunitisi , e ripreso animo , se ne andarono con incredibile audacia alla fazione . Tanto fu l'ardire e la prestezza loro , che ne
čise le guardie , e sopraggiungendo improvvisi alla batteria, la presero,arsero i carretii , chio darono i cannoni , e tornarono sani e salyi ad
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IA
STORIA D'ITAL
incastellarsi . Le truppe di Ruffo sorprese , e spaventate a si inopinato accidente , si davano alla fuga ; già il cardinale aveva messo all' or dine i carri, e la sua carrozza stessa per an
darsene. Ma accortosi della pochezza del nemi co , e che i repubblicani già si erano riparati ai castelli , se ne rimase , continuando nell' o. pera dell'espugnazione . Dalla parte loro i re
pubblicani conobbero , che stante il numero soprabbondante 'dri nemiri che gli combatteva no , e le popolazioni contrarie , niuna speșanza rimaneva loro della vittoria . Perciò consultaro. no fra di loro , se dovessero teniar la fuga con
aprirsi con l'arıni in mano il varco fra i ne mici . Un Renzi , vecchio ufficiale di molto va .
lore , e il principe de Ginnaro , altro ufficiale di gran cuore , che s' apparteneva ancor esso
alla truppa assoldala , opinavano pel tentativo. Una contraria sentenza manifestarono altri , o meno contidenti nella impresa loro , o più nella clemenza del vincitore . Con questi assentiva massimamente Ignazio Ciaia , che solito ad ab. bellire colla innocente e placida fantasia tutte
le umane cose ,> abbelliva ancora quell'estrema srentura . A costoro non sofferiva l'animo il la. sciar fra le mani di un nemico crudele i vece
chi , le donne , ed i fanciulli , che avevano in si lagrinevol caso seguitato la fortuna loro .
Prevalse la opinione di questi ultimi, nè si fe ce più motivo alcu !o per iscampare : solo at tesero, il meglio che poierono, alla difesa dei
castelli , ed a star pazienti ad aspettare che cosa portassero i faui a salute od a rovina loro.
La fazione della punta di Posilippo, la fero cia dei repubblicani calabresi , l'atto disperato del comandante di Viviena, ed il coraggio smis sarato dimostrato in tulli i falli dai democrati
avevano dato molto a pensare a Ruffo : si era persuaso , che senza molto sangue , e forse sen
za lo sterminio di tutta la città non avrebbe po
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Hito riascir a tine della sua impresa. Il castel Sant' Elmo avrebbe potuto , dominando Napoli , ruinarlo da capo in fondo. Questo castello era
per verità in mano dei Francesi , e particolar mente del comandante Mejean , col quale il cardinale aveva avuto qualche pratica , e sopra cui se ne viveva con molta sicurtà . Ma vi era . no anche non pochi Napolitani , am alori della
repubblica , i quali , uomini disperati essendo , ed in caso disperato ritrovandosi , potevano fa cilmente fare qualche risoluzione molto pregiu diziale a Mejean medesinio , ed alla città. Oltre a ciò averano i repubblicani in mano loro nei castelli i prossimi congiunti del cardinale , ne poteva restar dubbio , stante la rabbia loro , e Je mosiali ingiurie corse fra le due parti , che nell'ultimo furore non glimmolassero , ove l' estremo dei tempi fosse arrivato . Finalmente
consideravano gli alleati , inassimamente gl'In glesi , che cooperavano alla conquista di Na poli col cardinale , che si erano ricevute novel le dell'essere uscita al mare la flotta di Brest , e comparsa allo siretto di Gibillerra , donde le
era facile navigare nelle acque di Napoli , e
condurre a mal partito le navi inglesi , che stanziavano all'isola di Procida , e nel mare vi cino . Considerale , e maturamente ponderate talte queste cose , stimando , che non si con venisse mettere i repubblicani nell'ultima di sperazione , si deliberarono gli allcali ad offe rir loro patti , perché i castelli e la città si con servassero salvi, e fosse rimosso il pericolo , ehe sovrastarà al navilio d'Inghilterra , Il car. dinale per mezzo del comandante di Sant' El mo mandò dicendo ai repubblicani , che se volessero palteggiare, vi si sarebbe volentieri risoluto, Rappresenid loro Mejean quello , che
era vero , cioè che oramai ogni difesa era inu. tile , e che migliore e più savio partito era serbar la vila a tempi migliori per la repubbli
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ca , che il perire senza frutto per lei : accettas sero i patii, esortava , che loro si venivano of ferendo . I repubblicani , consultato fra di loro , inclinarono l'animo al partito più ragionevole , e risolvendosi al trattare , proposero ja un mo dello scritto le condizioni per mezzo delle qua
li promettevano di lasciare Castelnuovo , e ca stel dell'Uovo , non potendo stipulare per Sant' Elmo , come in potestà di Francia . Parvero sulle prime al cardinale le condizioni superbe, penava al ratificarle. Infine strignendo il tem po , tetnendo vieppiù della vita de' suoi con gianti , e moltiplicando gli avvisi dello avvici . narsi della flotta francese , con pari consenti mento dezli alleati si risolvette ad accettarle . Farono quest'esse : fossero Castelnuovo, e ca. stel dell'Uovo dati in potere dei comandanti del re delle due Sicilie , e de'suoi alleati il re
d'Inghilterra , l'imperatore di tutte le Russie , e la Porta ottomana , e cosi parimente ad essi fossero consegnate le munizioni da guerra e da bocca con le artiglierie , ed altri arnesi, che si trovassero nei forti : uscisse il presidio onorevol mente a modo di guerra ; le persone e le pro prietà , si mobili che stabili, di ognuno che si apparienrsse ai due presidii , si serbassero salve
ed inviolate ; potessero le persone medesime ad elezione loro imbarcarsi sopra bastimenti di tregua , che loro sarebbero forniti, per essere trasportate a Tolone , o potessero ancora rima .
nersi in Napoli, dove nè essc né le famiglie loro polessero a modo niano essere molestale ;
le medesime condizioni fossero, e s'intendes sero concedule a tutti coloro fra i repubblicani che nelle battaglie succedute fra loro , e le truppe del re , o de' suoi alleati fossero stati
fatti prigionieri ; l'arcivescovo di Salerno, i ca valieri Micheroux
e' Dillon , ed il vescovo di
Avellino ditenuti nei castelli , si consegnassero
al comandante di Sant' Elmo , e vi restassero
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come ostaggi , insino a tanto che si avessero le novelle certe dell'essere i repubblicani ar
rivati a Tolone ; tutti gli altri ostaggi o prigioni per ragion di stato , si rimettessero in libertà ,
tosto che la capitolazione fosse sottoscrilla; non isgombrassero i repubblicani dai castelli , se non quando ogni cosa fosse presta all'imbarcargli . Fa la capitolazione approvata , e sottoscritta dal cardinal Ruffu in qualità di vicario gene. rale del regno , da nn Kerandy per l'imperatore di tutte le Russie , da un Bonieu per la Porta ottomana , e da an Foote pel re d'Inghilterra. Non s'indugiò a dar mano all'esecuzione dei patti . Da una parte gli ostaggi nominati dai re pabblicani si condussero in Sant'Elmo , dall' altra entrarono i regii nei due castelli . Il car
dinale , a nome del re , e come vicario genera le del regno di qna dal Faro , pubblicò per tutto il reame un edirlo , per cui perdonava ogni colpa e pena ai repubblicani , promettendo pie na ed intiera salute a iutti coloro che restasse
ro , e facoltà d'imbarcarsi per Marsiglia a lutti quelli che amassero meglio , lasciando la pa. tria , andarsi a vivere in lontane e forestiere con
trade . Mandava espressamente il trattato a Pe scara , in cui tuttavia si teneva Etiore di Ruvo ,
affinchè cedesse la piazza a Proni , e se ne ve . nisse con tutti i suoi a Napoli , scortalo per sna sicurezza dai regii. I repubblicani intanto s'imbarcayano. Due
navi portatrici di quei di Castellamare , avendo avulo facoltà di uscire , già erano arrivare a
salvamento nel porto di Marsiglia . Le altre år spettavano la facoltà medesima, e i venti pro
speri . In questo punto ecco arrivare Nelson : aveva egli udito , essere la flotta francese ricos verata ne' suoi porti ; trovandosi per qaesto e sente da tiniore , passato prima per Palermo, e levatone il re ܕil ministro Acion , Hamilton ,
ambasciadore d ' Inghilterra , ed Emma Liona ,
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STORIA D'ITALIA
sua donna , dico sua per non dir non sua, aveva >
voltato le vele verso i lidi d'Italia . Non cosi to
sto dalla sanguinosa Napoli si scoprivano le na vi d'Inghilterra , che il cardinale mandava a Nelson deputati , per informarlo delle cose fat
te, e dei patti stipulati . Rispose Pammiraglio , non doversi il trattato conclaso coi ribelli man .
dar ad esecuzione , se prima il re non l'avesse
appruovato ; risposta veramente incomportabile. Certamente i repubblicani erano rei d'atroci ingiurie verso il re , ma pure avevano pattuito con coloro , che il re medesimo e l'Europa qua >
si tulta avevano mandato con facoltà di pattui re . Certo nel trattato nissuna riserva di ratifica
era stata falla , ma egli era finale ed assoluto . S'aggiunge , che i patti erano stati offerti dal cardinale e dai confederati , e non domandati dai ripubblicani. Il non osservargli dava al fatto dell'avergli offerti , apparenza d' insidia . Di tale risoluzione fu molto dolente il cardina
le , che non voleva essere disprezzatore delle sue pronesse , e per fare che la fede data si
osservasse , andò egli medesimo a bordo della nave dell'ammiraglio, con efficacissime parole esortandolo a consentire. Ma l’Inglese , come se temesse . che la umanità e la fede contaminas .
sero le vittorie , non si lascið piegare; anzi non potendo rispondere agli argomenti ed alla fa condia del cardinale , scusandosi con dire che
non sapeva la lingua italiana , prese la penna , e scrisse da villorioso la crudele sentenza . Per
chè poi non resti ignoto ai posteri il quanto di vituperio sia stato mescolato in queste sangui nose rivoliure , io non posso omettere dal debi.
to di narrare , che Emma Liona era presente , quando Nelson contrastava al Cardinale , ed ore
dinava le uccisioni . Se qualcheduno fra chi mi leggerà , sarà per dire, ch'io dico cose troppo gravi , attenda , che nè voglio , nè debbo , ne posso tacerle ; perchè se i vizi si biasimano ne,
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gli amili , non so perché non si debbano bia simare nei grandi: che se i grandi pretendono che non è bene che si dicano i loro peccati , dirò , che sarebbe molto meglio , che non gli commeltessero . So che la moderna adulazione
trascorse tant oltre , che si va affermando, che >
ogni virtù è in chi è ricco , o potente , o glo rioso , ed ogni vizio in chi è il contrario : per me credo
che la verità in tutto debba aver
luogo , e che più debbano pubblicamente bia simarsi i grandi, quando fan male , che gli u mili , perchè i vizi dei primi sono più negli occhi degli uomini , e servono d'eseinpio. Nel son trapassando dal detto al fatto , ed entrando nel porto con la floila , dichiarava prigionieri
i repubblicani usciti in virto della capitolazio ne dai castelli , si quelli che già , si erano im barcati , e non ancora partiti, e si quelli che non peranco si erano riparati alle navi . Perché >
poi dubbio alcuno non potessero avere del de stino che gli aspettava , gli fece incatenare due a dne , e riporre in fondo alle navi . Ne conten
to al tenergli , gli lasciava bersaglio ad ogni ole traggio , e stremaya loro i viveri . Pure novera vansi fra di loro uomini , se si eccettuano le opinioni ed i farti politici , in cui consisteva la colpa loro , molto ragguardevoli per dottrina , per legnaggio , e per ririú . Bastava bene am mazzargli , senza trattargli come vili assassini >
di strada . A tanto di barbarie si è lasciato tra
sportare un ammiraglio d'Inghilterra . Furono questi porlamenti di Nelson dannati da tutti gli uomini diritti e dabbene , perché, oltreche se non si voleva trattar coi ribelii , necessaria co sá era il dichiararlo prima , 'non dopo la capi tolazione , sapeva l'ammiraglio , che non senza compenso ed utile si del re , che degli allea ti , e particolarmente dell'Inghilterra era stata
la dedizione dei castelli , perchè per lei e fu sono conservali intieri i casielli , e conservata
1
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salva Napoli , e rimosso il pericolo che i Fran cesi , dei quali egli medesimo stava in appren . sione , arrivando con l' armata loro , non con
ducessero a qualche mal termine le cose dei confederati . Adunque i repubblicani avevano ricompro le vite loro con la concessione di questi vantaggi , i confederati avevano con sentito , ed a queste condizioni medesime , e non altrimenti erano entrati in possessione dei castelli . Brutio certamente procedere si è >
quello di accettare , e di usare i vanlaggi sti. pulati in una convenzione bilaterale , e di non volerne accettare ed adempire i carichi ; ma
più bralto é , quando il non adempirgli impor . ta umano sangue . Lodisi da chi vuole il vinci .
tore di Aboukir e di Trafalgar ; ma noi, a cui più piace il giusto e l'umano , che l'ingiusto ed il glorioso, non possiamo non mandarlo alla po sterità, se non come uomo che ruppe fede agli
uomini per ammazzargli. Il re , che era sul va scello inglese il Fulminante, non sofferendogli l'animo di vedere i supplizi che si preparavano, se ne tornava in Sicilia . Rimase il campo li -bero a chi voleva sangue. Conquistati i castelli di Castelnuovo e di ca
stel dell'Uovo , allesero gli alleati all'acquisto di Sant' Elmo ; il quale oppugnato gagliarda mente qualche giorno venne in mano loro , es sendosi il comandante Mejean arreso a paui. Stipulossi fra le due parti , che la guernigione
francese sarebbe prigioniera di guerra del re , e de' suoi alleati ; che non servisse contro di lo
ru , finché non fosse scambiata ; che sotto fede si conducesse sopra bastimenti regii in Francia . Quanto ai sudditi del re , che si trovavano nel forte , si convenne che si consegnassero in ma no degli alleati . Mejean non potrà sfuggire il carico di aver consentito a quest'ultimo capito lo; perchè se primo suo pensiero era , e dove
ya essere di salvar i Francesi suoi compagni , e
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se a tali estremi era giunto che della salute dei repubblicani , che si erano rimessi nella sua fede , non potesse richiedere gli alleati, debito suo era almeno , seguitando l'esempio dei co mandanti di Torino , d'Alessandria , e di Cuneo, lasciare che gli alleati quegli uomini da im molarsi si prendessero da per se stessi, non ob bligarsi col suo nome sottoscritto a consegnar gli . Maggiore biasimo eziandio meritano T'om maso Trowbridge , capilano coniandante la na ve inglese il Culloden , e il capitanu Baillie , co mandante le truppe dell' iniperatore delle Rus sie , per avere richiesto e stipulato , che i re pubblicani si consegnassero agli alleati ; pera ché farsi dar qomini per dargii in mano al bo ia , era cosa del taito indegna di uffiziali di Rus sia e d'Inghilterra . Potevano hene stipulare , ed avrebbe baslato , che fossero dati in mano degli agenti napolitani. Si aggiunse a patti crudeli una esecuzione più cradele . I repubblicani tra vestilisi a modo di soldali francesi , per istare
alla fortuna , se non fossero riconosciuti , di sal varsi , essendo riconosciuti, ed anzi indicati da chi gli doveva preservare , vennero in poter di coloro che tanto agognavano il sangue loro ; spela tacolo miserabile, che commosse a compassione molti degl'inimici. S'arrendevano in questo alle armi regie Caa pua e Gaeta , non falta difesa alcuna d'impor. tanza . Cosi tutto il regno tornò all'antica diroa zione , ma roito , sanguinoso , pieno d'incendi, di rapine , di sdegni e di rendelte. Incomincia vansi i supplizi , l'infuriata plebe imitava ; l ' uccidere per tribunali era accompagnato dall" uccidere per anarchia . Non a età si perdonava, non à sesso , non a grado. Le donne come gli
uomini , giovanetti di sedici anni , come vecchi di settanta furono uccisi sui paliboti : fanciulli di dodici condannati all'esiglio , e dove in no
me della legge giuridicamente non si poteva
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condannare , arbitrariamente si condannava. Un Fiori , un Guidobaldi già altrove nominato , un Damiani , un Sambuci , e massimamente uno Speciale , già stato ordinatore dei supplizi di Procida , erano gli stromenti della barbarie. Piange ancora Napoli , e piangerà lungo tempo i treinendi effetti del furor di costoro, e di co
loro a cui piacevano . I più chiari , i piú virtuo si s'immolavano i primi . A tanta immanità s' aggiungeva nei repubblicani rabbia a coraggio per modo che dissero , e fecero morendo cose degne di eterna memoria. Fora troppo lunga e
lagrionevole istoria il raccontare tutti i suppli. zi : toccheremo solo i principali , e da essi po tranno i posteri argomentare , quanta virtú sia stata tolta a Napoli dalle discordie civili . Mario Pagano, al quale tutta la generazione risguardava con amore e con rispetto , fu man daio al patibolo dei primi : era visso innocen te , visso desideroso di bene ; né filosofo più a cuto , nè tilantropo più benevolo di lui mai si pose a voler migliorare quest'umana razza , e consolar la lerra . Errò , ma per illusione , ed il suo onorato capo fu mostrato in cima agl'infa mi legni , sede solo dovuta ai capi di gente scel. lerata ed assassina . Non fe ' segno di timore , non fe'segno di odio . Mori qual era vissuto , pla cido , innocente, e paro. Il piansero da un estre .
mo all'altro d'Italia con amare lagrime i suoi discepoli , che come maestro e padre , e più an. cora come padre che come maestro il rimirava. no. Il piansero con pari affetto tutti coloro , che credono che lo sforzarsi di felicitare la umani.
tà è merito , e lo straziarla delitto . Non si po trà dir peggio dell'età nostra di questo , che un Mario Pagano sia morto sulle forche. Domenico Cirillo , inedico e naturalista , il cui nome suo. nava onoratamente in tutta l'Europa , non isfug . gi il destino di chi ben ebbe amato in tempi tanto sinistri. Richiesto una prima volta di en
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trare nelle cariche repubblicane aveva pegato , perché glincresceva l'allontanarsi dalle sue lucubrazioni tanto gradite di scienze benefiche e consolatorie . Gli fecero una seconda volta suo
nare agli orecchi il nome , e la necessità della patria . Lasciossi , come buon cittadino , piega re a queste novelle esortazioni , Eletto del Core po legislativo, nè cosa vi disse, nė vi fece , se non alta , generosa e grande ; ed il gridar per vezzo contro i re e contro gli aristocrati stima
va indegno di lui per ragione, il propor cose a pregiudizio d' altri indegno di lui per affetto . La dottrina l'ornava , la virtù l'illustrava , la canizie il rendeva venerando. Ma i carnefici non si rimanevano , perché il tempo era venu to , che una illusione proveniente da fonte buo na coll'estremo sangue si punisse, ed alla vir tú vera non si perdonasse. Se gli offerse la gra zia , purché la domandasse , non perché virtue so , dotto , e da tutto il mondo onorato fosse ,
ma perchè aveva servito della sua arte Nelson, ed Emma Liona . Rispose sdegnato , non volere domandar grazia ai tiranni , e poiché i suoi fra . telli morivano , volere morir ancor esso ; né de siderio alcuno portar con se di un mondo , che andava a seconda degli adulteri , dei fedifragi ,
dei perversi . La costanza medesima che mostró coi detti , mostró coi faui : peri per mano del carnefice, ma peri immacolato e sereno , e tra Nelson e lui fa in quella suprema ora gran dif ferenza , perchè l'uno saliva nel suo preparato seggio in cielo , l'altro restava nel suo disono rato seggio in terra. Francesco Conforti , per dottrina nelle scienze morali e canoniche a nis
suno secondo , a quasi tutti il primo , uomo che una lunga vita aveva vissuto o nelle sue segre te stanze a studiare , o sulle pubbliche cattedre ad insegnare , fe'testimonio al mondo col suo
miserando fine , che níuna cosa è piů inesora bile della rabbia civile , e che la gratitudine
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pon ha luogo fra gli sdegni politici. Era Confore ti defensore vivissimo delle immunità del regno contro le pretensioni della Corte di Roma, e molte cose per comandamento , e con singolar satisfazione del governo aveva scritto intorno a questa materia ; ma il beneficio si dimentica più presto dell'ingiuria . Preso e legato dagli sbirri in Capua , gli diè di mano il boja in Na poli . Speciale gli mandò dicendo , scrivesse per le immunità del regno , e gli si sarebbe perdo nato. Scrisse , e pati morte sul patibolo . Il sa >
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i les
tera .
1 di te qua com
poss deera
pere era incentivo alla ferità di quello Specia
maale
le , sitibondo di sangue. Vincenzo Russo , giova ne singolarissino per altezza d'animo, per elo
ura, tai PIE
quenza e per umanità , portò con gli altri'sup-
pubbl
plizio dello aver creduto , che gli uomini si po Scri tessero .condurre con nuove forme di reggimen ani di to politico ad un più felice vivere , e dello ave danna! re con la lingua , per cui tanto poteva , e con Donate la mano , che con agual vigore secondara la lin. I 192 gua , quella condizione cercato , che nella sua to su mente benevola si era a beneficio degli uomini sfaggis concetta . Fa preso coinbattendo contro le gen il fun ti regie al ponte della Maddalena : il drilio regio domandava la sua morte ; l'illusione sua il do veva far compatire, la capitolazione dei ca bonito stelli conservare . Prevalse il partito pio fiero ; noni dopo gli strazi infiniti, che nella sua prigione patib furono fatti di lui , e cui sopportò con costanza opere ineffabile , fu dato in preda al carnefice . Non esser mutò volto , non fe'atto alcune indegno di lui ; taod SU il serbò , non solo la equalità dell'animo , ma an cora la serenità . Pareva che non a morte , ma esser nel a miglior vita andasse , e certo andava, Giunto ma ns là dorei doveva dare il sospiro estremo, rivol tr .
>
tosi alle circostanti e feroci turbe che l'insal
il o
tavano : » Questo , disse , non è per me luogo » di dolore, ma di gloria : qui sorgeranno i ► marmi ricordevoli dell'uomo giusto e saggio: ora » pensa , o popolo , che la tirannide li
do fi mor!
cond
Tolte
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y ☆ » »
velo agli occhi , e inganno al giudizio ; ella ti fa gridar viva il male , muoia il bene ; ma tempo verrà , in cui le disgrazie ti renderan la mente sana ; allora conoscerai , quali siano i tuoi amici , quali i tuoi nemici . Sappi an . i cora , che il sangue dei repubblicani seme » di repubblica , e che la repubblica risorgerà , » quando che sia , e forse non è lontana 1 ora , » come dalle sue proprie ceneri la Fenice , piú possente e più bella di prima- » . Mentre cosi diceva , il boia lo strangolò. Nè giovò.a Pa squale Baffi la dolcezza incredibile della sua na tara , la straordinaria erudizione , l' essere uno
dei primi grecisti del suo tempo , nè l' avere pubblicato una traduzione , col testo , dei ma noscritti greci di Filodemo trovati sotto le ce neri di Ercolano . Lellerato di primo grado , fu
dannato anch'egli all'ultino supplizio da chi
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e
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1
non aveva alire lettere , che del saper sotloscrive re una sentenza di morte . Data la condanna , un suo amico , affinché con morte volontaria sfuggisse la violenta , gli offerse oppio. Ricusò il funesto dono , sdegnosamente affermando , non essere in potestà dell'uomo il far getto vo lontario della propria vita : voler andare all'in contro del suo destino, comunque crudele fosse; non ispaventarlo la morte , non disonorarlo il patibolo ; Dio esservi rimuneratore delle buone
opere ; nell'altra vita prima opera meritoria essere il conformarsi di buon grado alla volon tà sua; appresso a lui non avere accesso gli odii , non le intemperanze dei tiranni ; giusto
a 0
essere Iddio , e mansueto e pietoso , ed accorre nel grembo suo volentieri gli uomini giusti , mansueti e pietosi : venisse pare il carnefice , il troverebbe rassegnalo e pronto . In cotal mo
0
i
:
a
do filosofando e bene amando , Pasquale Baffi mori . Fu Mantoné , antico ministro di guerra ,
condotto alla presenza di Speciale , e quante
volte era interrogato da lui , canle rispondeva :
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* Ho capitolato » . Avvertito , apprestasse le di. fese, rispose : « Se la capitolazione non mi di . ☆ fende , avrei vergogna di usare altri mezzi » . Condannato a morte , camminava , col capestro al collo , in mezzo a' suoi compagni, con fron te alta e serena : poi volui gli occhi intorno , e scortigli tutti , non vedendo fra di loro Basset ta : « Oh , disse , perché con noi non è » ? Fugli ► risposto , aversi salvata la vila col disyelare
e denunziare repubblicani nascosti , o non com nosciuti. « Ah, soggiunse , assassino vile de W tuoi fratelli , siatemi voi testimoni , ch'io la » viltà sua aveva scoverto , e il volli far uccide » re pochi giorni sono : ma vi so dire , ch' ei w non godrà lungo tempo il frutto de ' suoi tra » dimenti : ei morrà infame , poiché onorato » non ha saputo morire » . Così detto , Mantone, tra sdegnoso e generoso , co'suoi compagni , che >
costanti al par di lui la sua costanza ammira
vano , se ne marciava al patibolo . Salite , senza mutare nè viso nè alto le fatali scale , dimostrò, che l'uomo quantunque percosso dalla fortu na , è più forte di lei , e che non lo spaventa la morte . I raccontati supplizi , siccome d'uo
mini , partorirono maraviglia insieme e pietà in coloro , che non ancora di ogni affetto uma. no si erano dispogliati ; ma più maraviglia che pietà. Il seguente , siccome di donna , mosse
più a pietà che a maraviglia ; pure a grandis. sima maraviglia strinse i circostanti. Eleonora Fonseca Pimentel , donna ornata di ogni genere di letteratura , ed ancor più di virtù , da Meta stasio lodata , e da lui anche amata , fu , per
avere scritto il monitore napolitano , condanna. ta
a perder la vita sulle forche piantate in piazza di mercato . Chiamata al supplizio , do
mandava , e beveva caffè , poi marciava in sem . bianza di donna maggiore della disgrazia . Giun
ta al luogo , che era per lei l'ultimo in cui vi va insistere dovesse , incominciò a favellare al
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popolo ; ma i carnefici , temendo di tumulto , le ruppero tostamente il femminile e tenero collo con le corde loro , e troncaronle ad un tralto le eloquenti parole . Non tutti i condannati morirono sul patibolo, ma chi più crudelmente , chi meno . Un Vela .
sco , minacciato da Speciale , che il farebbe morire sulle forche, rispose : vile carnefice, non avrai tu la mia vita . Ciò detto , dié un salto per la finestra , e si sfracellò per terra. Narrasi d' un Niccolò Fiani , che già stando sul punto di salire al patibolo , uomini barbari se l'abbian preso e fatto a pezzi , e strappatogli il cuore , abbiano il cuore , e le sparse viscere , e le la cerate membra portato a trionfo per la città .
Un Pasquale Bautistessa impiccato , e portato in chiesa , ivi diè segni di viia. Rapportato il com• passionevole caso a Speciale , mandò dicendo, il finissero : come Speciale aveva comandato , cost fa fatto . Io non so se mi narri storie d'yo
mini , o di fiere. Morirono in Napoli per l'estremo supplizio , e tutti con invitto coraggio Ignazio Giaia , Er
cole d'Agnese , cittadino di Francia , ma origin nario di Napoli, Giuseppe Logoteta, dotto e virtuoso gomo , Giuseppe Albanese , Marcello Scotti letteralo eruditissimo , ed autore del ca
techismo dei inarinari , un Troisi , sacerdote piissimo e dotiissimo , con molti altri , ornamen to e fiore delle napolitane contrade . Fu anche affetto coll' ultimo supplizio Ettore di Ruvo , condotto , come abbiam detto , da Pescara a Na poli solto fede del cardinale. Mori , qual era
vissuto , indomito , animoso , ed imperiurbabile. Come nobile , fu condannato ad aver il capo mozzo. Volle esser decapitato supino , per ve
der la mannaia , che gli doveva tagliar il collo. La terra di Napoli era fumante di sangue , le acque del mare ne furono parimente penetrate
e tinte. Il principe Francesco Caraccioli, primo
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onore e primo lume della napolitana marineria,
amato dal re , stimato dal mondo, dopo più di otto lustri impiegati ai servigi del regno , fece ancor esso una compassionevole tine. Si era Ca raccioli , ed in questo certamente il suo fallire fu enorme , perché il re gli era affezionato , molo to travagliato in favore dello stato nuovo . Fatta la capitolazione dei castelli , e vedendola rolla, si era ritirala a Calvirano , pregando il duca di questo nome, acciocchè per sicurezza della sua vita minacciata dai regii , che da ogni parte il circondavann , gli fosse mediatore presso il care >
dinale , allegando, sperare , che l' averc obbe dito Per forza alcuni giorni alla repubblica fran . cese , non sarebbe per prevalere a quarant'an . ni di fedelissimo servizio . Non avuta risposta fa. vorevole , se ne fuggiva ai monti. Scoperto da un suo domestico , fu condoito , legate le mani
al dorso , e indegnamenle maltrallato da villani ferocissimi, si deplorabilimulazioni di fortuna partoriscono le rivoluzioni, a Nelson , che tut tavia slauziava nel porto di Napoli . Convocava l'ammiraglio incontanente a bordo della sua naye il Fulminante un consiglio militare , come
posto di ufiziali dimarina napolitani, e presie. duto dal conie di Thuru , a cui diede facoltà
ed ordine di giudicare , se Francesco Caraccio. li fosse reo di ribellione contro il re delle due Sicilie per avere combattulo la fregata napoli tana la Minerva . Allegó l'accusato per discolpa , averlo fatto per forza , ma nol poté pruovare. Danpavalo il consiglio a morte . Nelson coman dava , s' impiccasse all' antenna della Minerva ,
il suo corpo si gellasse al mare . Il misero prin cipe pregava dicendo , essere vecchio , non aver →
figliuoli che fossero per piangere la sua morte, per questo non desiderare la vita : solo pesargli il morire da malfattore ; pregare , il facessero morire da soldato . Le compassionevoli preghiem >
re non furono udite . Volle il condannato prega.
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re d'intercessione la donna , che era a bordo del Fulminante ; ma Emma Liona non si lasciò trovare . Il capestro adunque , come piacque
all'Inglese , strangoló il principe Caraccioli , il suo corpo gettato al mare . Cosi fa mandato a
morte da Nelson un principe napolitano , prima
suo antico compagno in pace , poi suo nemico generoso in guerra : ed il giudizio di morte
venne da una nave del re Giorgio . Poi, che yuol significare quella pressa di giudizio e di morte? Non era il re vicino ? Non a lui si doveva ricor.
rere ? perché intercludere la strada alla grazia? Si temè l'amore , non il rigore del re. Da un' altra parte , perché gettare il corpo ai pesci ? Non era vicino il lido ? Non pronti i parenti e gli amici a raccogliere le amate reliquie ? A dunque un principe Caraccioli , un servitor del regon per quarant'anni, un ammiraglio di Nan poli , un uomo che per un si lungo corso d'età era stato ed amato e riverito da Europa , non trovò sepoltara , se non nella bocca dei voraci mostri del mare ! Non saziò la sua morte il cru
do Inglese ! Volle aneora , che s'incrudelisse contro quell'onorato volto , contro quelle mem bra insensibili! Queste sono le glorie di Nelson nel golfo di Napoli . Grande fu la strage nella capitale , si pei giu . dizi , si per la rabbia popolare. Non fu minore
nelle province : periroovi in modo sempre vio. lento , spesso crudele , quattromila persone , quasi tutte eminenti o per dotirina , o per le. gnaggio , o per virtú ; carnificina orribile . Io già feci , scrivendo queste storie , si free quenti accoppiamenti d'idee dolci e terribili o di virtù e di patiboli , o di fede e di tradimen ti , o d'innocenza e di vizi , che non SO se il lettore me ne comporterà ancora un altro. Pare , se fia ch ' ei debba muovere a sdegno
ed a compassione i nostri posteri , io il mi rac: conterò , Domenico Cimarosa, cui tutta la gene .
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razione proseguiva con infinito anore per le
sue mirabili melodie, ed a cui chiunque non era straniero alla delicatezza del sentire , era
obbligato di tanti affetti soavi pruovati , di tan te tristi ed annuvolatrici cure scacciate , non trovd grazia appo coloro che reggevano le cose di Napoli con le ire , e le ire coi supplizi. Preo. gato , egli aveva composto la musica per un in.
no repubblicano , opera di un Luigi Rossi. Ve . nuta Napoli in mano dei sicarii di Ruffo, furono primieramente le sue case saccheggiale , anzi il suo gravicembalo , fonte felicissimo di tanti canti anabili , giltato per le tinestre a rompersi sulle dure selci; poi egli medesimo cacciato in prigione , dove stelte ben quattro inesi, e vi sa rebbe stato anche di più , se i Russi ausiliarii del re non fossero giunti a Napoli. Saputo il caso , e non avendo poluto ottenere dal governo napolitano , al quale l'avevano domandala, la sua liberazione , generale ed ufficiali corsero al carcere , e l'italico rigno liberarono. Cosh in una Italia , in una Napoli la salute venne a Cimarosa dall'Orsa . Mi vergogno per l'Italia , rendo grazie alla Russia . Pure il misero Dome nico , quantumque fosse posto in libertà , tra pec >
>
l'afflizione dell'aniino , ed i palimenti del cor
po al tempo della sua carcerazione, se ne mori poco dopo a Venezia , dove era stato chiamato per comporre un' opera.
Riconquistata la sanguinosa Napoli , premia . va il re con magnifici doni coloro che l'aveva no tornata a sua divozione . Investi il cardinale Ruffo della Badia di Santo Stefano , che ha una
valuta all'anno di cinque mila Ducali di regno: davagli oltreacciò il possesso in proprio di un ' altra tenuta con rendita di circa cinquemila
ducati. Queste furono le dimostrazioni del re utili al cardinale . Del resto ei non ebbe più gra zia , ee gli fu tolto il governo delle faccende , a ciò instigando il re Acton per gelosia , Nelson
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per dispetto , perché il cardinale aveva voluto che si osservassero i patti. Fu a Palermo eretto un tempio alla Gloria , nel quale entrando in mczzo a plausi intiniti Nelson , gli fu posta dal principe Leopoldo , figliuolo del re , una coro na d'alloro in capo . Il presentava il re con una spada giojellata , duca di Bronte chiamandolo. Diegli inoltre una rendita di sei mila once di Napoli. Né inanrarono i presenti per Hamilton ambasciadore ; Emma Liona ebbe ancor essa i suoi .
Essendo , nel modo che abbiamo raccontato, caduta nelle due estremità d'Italia la potenza dei Francesi , restava ancora in poler loro la ro mana repubblica , ma non si , che non si vedes se vicina la inevitabile rovina loro anche in que sta parte. Suonavano dentro , e d'intorno le ar mi dei confederali , o regolari o colletizie. A vevano gli Aretini sempre intiammati nell'im presa loro contro i Francesi , in ciò secondati an che dai Cortonesi , avendo le due città in cosi grave occorrenza posto in disparte le antiche emo
Jazioni, fatto un moto importante sulle rive del Trasimeno, e sforzato Perugia ed il suo forte alla
dedizione. A questo inodo si erano posti in mezzo , onde i Francesi rimasti alla guardia di Roma e dei lunghi circonvicini non potessero più co municare coi loro compagni , che se ne starano assediati in Ancona, Lo stalo romano quasi tutto
tumaltaava, e tornava all'obbedienza pontificia. Ufficiali antichi del pontefice , preli , frati , ca nonici , le rabbiose popolazioni stimolavano e
guidavano, e se fu insolente in quelle regioni il dominio dei repubblicani , non fu meno sfrena
to quello dei pontiticii che risorgevano. Le ven delie non solo si l'acevano contro le insegne ina nimate della repubblica , ma ancora contro i corpi viventi dei repubblicani . Faronvi al solito uccisioni , rapine , ingiurie a uomini a donne , con lalle l'altre pesti indottedei popoli mossi,a
STORIA D'ITALIA 46 romore. In questa guisa i Francesi ed i soldati della repubblica romana furono sforzati a riti. rarsi ai luoghi forti , lasciando gli avversari si . gnori della campagna . Da un'altra parte ne Froe.
lich , che aveva nella Roinagna ilgoverno delle genti , né il re di Napoli , dopo la ricuperazione del regno , avevano trasandato le romane cose. Ad essi accostavansi gl'Inglesi con qualche squa . drone di genti da terra , e con navi condotte dal capitano Trowbridge nelle acque di Civitavec chia. Diversi , secondo la diversità degli umori e degl' interessi delle potenze , erano i pensieri di ciascuna. L'Austria intendeva a conquistare
per se , Napoli a questo medesimo fine, ed a fare la corona libera dalle molestie della Corte
di Roma. Agl' Inglesi poi pareva , che molto me morabil caso fosse , che venissero a rimettere un Papa nel suo cattolico seggio. Adunque la repubblica romana era chiamata a ruina da tutte le parti . Nè il generale Garnier, che né stava alla custodia , perduto avendo ogni speranza di soccorso , e mancando di genti , po
teva resistere a tanta piena . Froelich faceva ime peto in primo luogo contro Civitacastellana , ed avendola occupata facilmente , s'incamminava a Roma. Dalla parte bassa salivano i Napolitani condotti da un Burcard svizzero , e turbavano tutto il paese sulla sinistra del Tevere . Erano con loro gl'Inglesi di Trowbridge , che , procurala prima la resa di Capua e di Gaeta , se ne veni vano alla conquista di Roma. Usciva Garnier alla campagna , piuttosto per non capitolare senza combattere , che per combattere , per vincere . Fuvvi un duro e lungo incontro tra i repubbli >
cani si francesi che romani da una parte , ed
i napolitani dall'altra , presso a Monterotondo. Ritiraronsi i Napolitani ai luoghi più alti ee mon tuosi . Non erano ancora i soldati di Garnier dalla fatica della
taglia di Montero .
tondo, che gli conduceva contro Froelich ; ma
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sebbene con molto valore combattesse , fu coa stretto a ritirarsi nelle mura di Roma , restando
in suo potere le sole fortezze di castel Sant ' An
gelo , Cornelo , Tolfa e Civitavecchia . Questo fatto diè cagione di risorgere anche ai Napoli . tani dall'altra parte . Perloché riayutisi dalla roto ta diMonterotondo , s'avviarono di nuovo contro Roma. Posero gli Austriaci le loro prime guar. die alla Storta , i Napolitani a Portaromana, ed a Pontemolle . Consideratosi da Garnier il precipi. zio delle cose , e pensando che il cedere a tempo sarebbe non solamente la salute de ' suoi, ma an cora quella dei repubblicani di Roma , che are :
váno seguitato la fortuna francese, avesa intro dotto nna pratica d'accordo con Trowbridge , la
quale fu condotta a perfezione , e sottoscritta da
ambe le parti il di venticinque settembre. Le principali condizioni furono le seguenti : uścis sero i Francesi da Roma , Civitavecchia , Corne to e Tolfa con ogni onore diguerra , serbassero
le armi , non fossero prigionieri di guerra ; si conducessero in Francia od in Corsica ; i Napo litani occupassero castel Sant'Angelo e la Tolfa , gl'Inglesi Corneto e Civitavecchia ; i Romani , che volessero imbarcarsi coi presidii francesi , trasportare le proprità loro , il polessero fare liberamente , e quei che rimanessero , e che si
fossero mostrati affezionati alla repubblica , non si polessero riconoscere né delle parole , né de. gli scritti , nè delle opere passate , e fossero la sciati vivere quietamente , si veramente che vi vessero quietamente , e secondo le leggi . Penò qualche tempo Froelich a consentire all'accor do , parte ' per dispetto , perché Garnier aveva amato meglio trattare con gl'Inglesi e coi Na
politani che con lui , parte e molto più , perché cette delle conqaiste . Commise ancora il gene
per esso si venivano a troncare le speranze con rale aastriaco qualche ostilità ; ma finalmente , veduto che senza troppo scoprirsi , e dar sospete
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to , che i pensieri dell'Austria non si terminas. sero nella ricuperazione delle cose perdute , non poteva turbare l'accordo , vi accomodò l'animo, e voltale le bandiere verso l'Adriatico , se ne giva all'assedio d' Ancona , sola piazza che nel lo stato romano ancora si tenesse pei repubbli cani . S'imbarcarono i Francesi a Civitavecchia , e con essi tutti coloro fra i Romani , che sti . marono piú sicuro l'esiglio , che il commettersi alla fede di un governo provocato con tantè in giurie , Burcard occupò primo la città , poscia vi venne don Diego Naselli , dei principi d'Ar. ragona , mandato da Ferdinando con potestà >
suprema militare e politica , per ridurre a qual che sesto le cose scomposte dalla rivoluzione , innanziché il governo pontificio vi fosse resti tuito . Creó un superior magistrato con titolo di suprema giunta del governo , a cui chiamò i
principi Aldobrandini e Gabbrielli , ed i mar chesi Massimi e Ricci , Aggiunse un tribunale di giustizia sotto nome di giunta di stato , a cui chiamò per presidente il cavaliere don Iacopo Giustiniani, e per avvocato fiscale monsignar Giovanni Barberi. Ufficio di questo tribunale fosse , che la quiete dello stato non si turbasse ,
e chi la turbasse , fosse castigato. La suprema giunta noló i beni venduti ai tempi della re pubblica , come nazionali , ed abrogð le vendi te fatte , riserbando agli spossessati il ricorso >
pei compensi : contenne il libero scrivere, free nd la licenza del vestire si alegli uomini che del le donne , e richiamò ai luoghi loro le suppel lettili rapite o vendute del Vaticano e delle chiese , rimborsando però il valore a chi le a vesse conperate. Inibi l'ingresso e la dimora in Roma a tutti che avessero avuto cariche nele
la repubblica ,> e bandi da tutto lo stato roma no i cinque notaí capitolini, che avevano roga. to l'atto della sovrapità del popolo , e della
deposizione del sommo pontefice. Oltreacció i
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beni dei repubblicani furono generalmente se. questrati , poi confiscati, e quindi molti di loro ridotti a crudele miseria. Gran numero di co
loro che avevano partecipato nel governo pre cedente , dopo di essere stati esposti ad infinite vessazioni ed insulti , furono gettati in carcere, fra i quali merita particolar menzione il conte Torriglioni di Fano , che era stato ministro dell'interno ,> uomo di alto merito e d'illibati
costumi; gli antichi consoli Zaccaleoni e De uomini rispettabili , condotti dorso > d'asino in via del Corso in mezzo agli scher
matteis
ni, di una scatenata plebaglia . Tutte queste e normità violavano la capitolazione , ed erano incomportabili ; perchè se la impunità di chi aveva errato pareva scandalosa al governo di Roma , assai più scandaloso , e di peggiore e sempio era il rompere la fede data . Del resto non si fece > come a Napoli , sangue per giu dizi ; moderazione degna di molta lode. Ma la sfrenatezza delle soldatesche napolitane sap
pliva in questo , perchè oltre al rubare nelle botteghe e nelle strade , il giorno come la not te , uccisero anche parecchie persone , che vole lero difendersi dalla loro rapacità . Questi delit ti andavano impuniti . Un povero fabbro , per aver voluto , contro il divieto di alcuni uffiziali
napolitani , usare del dritto che aveva per con tratto legale, di altinger acqua ad una fontana del palazzo Farnese , fu dai medesimi condan nato alla pena del bastone per cui mori : la sventurata sua moglie se ne mori di dolore. >
Roma offesa dai Napolitani , era compresa da
un alto terrore .
Le vittorie di Kray e di Suwarow avevano po sto in mano degli alleati la valle del Po, quelle di Ruffo , e le mosse dei sollevati di Toscana,
tolto al dominio dei Francesi e dei repubblica ni il regno di Napoli , lo stato romano e la To
scana . Sulla destra degli Apennini, altra sedia T. III ,
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STORIA D ' ITALIA
"non avevano più i Francesi , che Genova cod la riviera di Ponente , sulla sinistra Ancona . Conservavano gelosamente i repubblicani il Gea novesato , perchè siccome prossimo ai loro ter ritorii , poteva facilmente servir loro di scala al riacquistarsi il Piemonte e l'Italia. Ma ano
cona tanto lontana non poteva più avere spe ranza di far frutto importante , ed il volervisi tenere più lungo tempo era piuttosto desiderio di buona fama , e gelosia d'onore , che pen. siero di arrecar qualcbe momento nelle sorti della guerra . Tuttavia non si smarriva d'animo
il generale Monnier , che stava al governo della piazza con un presidio , che tra Francesi , Ci salpini e Romani,> non passava tre mila solda . ti >, e forse nemmeno arrivava a questo numero. Erano in questa parte d'Italia le condizioni del
la guerra le seguenti . Occupava Monnier col suo presidio Ancona non si però rioserrato , che non uscisse fuori di quando in quando a combattere , di sotto fino a Ripatransone ed A. scoli , di sopra sino a Fano ed a Pesaro. Ma siccome il suo più sicuro ricetto era Ancona , cosi alle antiche aveva , con somma diligenza ed arte, aggiunto nuove fortificazioni. Muniva con qualche trincea e forza d'artiglierie la montagnola , che domina la strada per a Sini
gaglia. Più vicino alla piazza affortiticava con un ridotto frecciato , palizzato , affossato , ed
armato di ventiquattro pezzi d' artiglieria il monle Gardetto , il quale , siccome quello che
signoreggia la cittadella ed il forte dei Cappuc cini , era di grandissima importanza , ed il prin
cipale mezzo di difesa ; perchè se il nemico se ne fosse impadronito , avrebbe fatto vano il re sistere degli assediati. Aveva anche munito il monte Santo Stefano , che più da vicino che il Gardetto batte la cittadella . Perché poi l'adito fosse intercluso al nemico di avvicinarsi a que .
sti due monti>, nella conservazione dei quali
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consisteva quella della piazza , guerniva an che di trincee e d'artiglierie i monti Pelago e Galeazzo , che sono come propugnacoli natura. li , od opere avanzate ai monti Gardetto e San to Stefano. Nè lasciava senza batteria il monte
Ciriaco , che posto a riva il mare difende il molo d'Ancona . Sul molo stesso ed al fanale
piantava cannoni , perchè siccome non gli era ignoto che i collegati l'avrebbero assaltato an che dalla parte del mare , desiderava di assica
rarsi daglinsulti loro. A questo medesimo fine
piantava molte batterie al Lazzaretto , magni• fica opera del pontificato di Pio sesto . A questo modo la piazza d'Ancona , la quale , ancorché
munita di una forte cittadella , non ha in se molta fortezza per esser dominata dalle emi. nenze vicine, era per la diligenza usata da Mon nier divenuta forlissima : non si poteva venire agli approcci della piazza , se prima non erano sforzate le fortificazioni esteriori , effetio diffi
cile a conseguirsi per la natura dei luoghi. Non mancavano dall'altra parte mezzi di e.
spagnazione ai confederati. Una flotta turca e russa governata dall'ammiraglio Woinowich , e comparsa nelle acque d' Ancana , ora blocca: va la bocca del porto , perchè nuovo fodero non vi arrivasse , ora faceva sharchi di gente sui lidi circonvicini . Quest'era la fotta , che , già vincitrice di Corfu , intendeva al conquisto di Ancona , ponendo sull'italiche terre coi Turchi e coi Russi i barbari dell'Epiro . Ad essa veniva
a congiungersi un navilio sottile d’ Austria per poter meglio accostarsi a terra , ed infestare le spiagge mariuime. Dalla parte del regno gli a bitatori delle rive del Tronto si erano levati a romore , e condotti da un Donato de Donatis
da preti e da frati , ed accompagnati da qual cbe nervo di genti ordinate , correvano tutto il paese >, e minacciavano di stringere il presidio d ' Ancona dewtre le mura . Dalla parte poi del
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STORIA D'ITALIA
la Romagna tumultuavano anche i popoli con
tro i repubblicani: l'esaro e Fano , vollate le armi contro di loro , facevano un moto di mol.
ta importanza. Sinigaglia stessa, quantunque >
più vicina ad Ancona , titubava . Niuna cosa più restava sicura ai repubblicani , che le anconi tane muraglie. Eransi le popolazioni di Pesaro e di Fano mosse da se stesse, e per opera prin cipalmente de' nobili , e della gente di chiesa ; ma s' aggiunse loro , sussidio efficacissimo, l'o pera ed il nome del generale cisalpino Lahoz. Era Lahoz stato stromento potente ai Francesi >
per turbare l'antico stato d'Italia. Amico al
generale Laharpe aveva militato con lui , e co me egli ,> nodriva l'animno volto a libertà. Ab.
borriva anche , come il suo amico , dal sacco su quei primi fervori ; ma molto poi aveva ri. messo della sua virtù , massime quando faceva la guerra ai governi, ed a uomini che si chia mavano col nome detestato di aristocrati . Ser. Tendo con molta efficacia alle mire di Buona.
parte contro la repubblica veneziana , aveva nella terra ferma operato a rovina di lei , con aver chiamato i popoli con parole veementi e con fatti sregolati a ribellione. Era anche stato in Cisalpina ardente cooperatore , perché la re pubblica si creasse un esercito grosso e bene disciplinato , avvisando , che in mezzo alle strel te congiunzioni degli stati europei, là non pote
va essere nè libertà, nè independenza, dove non erano forti armi . Ma in questo aveva fatto poco frutto , ripugnando la natura quieta dei popoli , e distogliendogli ilmal governo che di loro facevano i nuovi signori. Grande irritamen to all' animo suo altiero ed italiano erano le
rapine , e le insoienze di coloro , che venuti con dolci parole in Italia , l'averano sobbissata con amari fatti. Siccome assai diverso era stato l'
effetto dalle promesse , cosi ancora in lui ave
vano principiato a pullulare nuovi pensieri, pa
XVIII .
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rendogli , che non si dovesse serhar fede a chi non l'aveva serbata , Cosi Lahoz si rodeva di
rabbia , e dava luogo nella sua mente ad inso liti pensieri contro Francia. Quando poi ven nero i tempi infelici , continud , a malgrado che ne avesse ma per la occasione non propi zia , a serbar fede , ed a seguitare le insegne >
>
della repubblica ; ma l'animo gontio si mani. festava fuori , e spesso gli uscivano di bocca parole aspre e minacciose contro il dominio dei
Francesi. Entrarono eglino in sospetto di quel lo che macchinasse , e appoco appoco gli an. davano levando autorità e riputazione. Era egli al governo militare dello spartimento della Ci. salpina , che si chiamava col nome del Rubi cone : quivi , tumultuando d'ogn'intorno i po poli , e parendoglioccasione favorevole , inco minciava ad insorgere. Sparlava di Francia e delle sue leggi, governava , e quanto al civile e quanto al militare , da se medesimo la pro . >
vincia , non aspettato i comandamenti di Mont richard a cai era subordinato : Montrichard me. desimo , e le azioni sue continuamente lace
rava ; perinetteva ai preti le processioni fuo ri delle chies
cosa contraria alle leggi della
repubblica : si addomesticava con molta fa migliarità coi preti , coi frati , coi nobili , e con loro continnamente parlava del nome ita
liano, Montricbard seppe questi maneggi, e pe rò , siccome il caso era d'importanza , gli to glieva l'autorità sal Rubicone, mandando Hul. lin per arrestarlo . E siccome con Lahoz pareva
implicato Pino , altro generale della Cisalpina, ed amico di lui , ordinara che anch'egli fosse
dismesso dall'autorità , ed arrestato. Giustific cossi facilmente Pino dai sospetti, per modò che restandone i generali di Francia del tutto con l' animo purgato , il ricevettero di bel nun.
vo in grazia , ed egli continud a militare con fede e con valore sotto le jasegno loro, e fu uno
54 STORI D'ITA LIA A dei più egregi difensori d'Ancona . Ma Lahoz ; avalo avviso degli ordini dati per ritenerlo , si era schivato , e mandando fuori apertamente quello , che si aveva concetto nell'animo, gite fossi coi popoli sollevati a guerreggiare contro Francia . Tentò anche l'animo degli Austriaci , che conoscendo di quanta utilità fosse per eso sere l'opera sua a rinforzo lore , l'accettarono molto volentieri , quantunque fosse disertore del reggimento Belgioioso , ed avesse inferilo mol. ti danni all'Austria , Cosi Lahoz , che aveva se .
guitato una immagine ingannatrice di liberià coi Francesi , seguitava ora una immagine pa. rimente ingannatrice d'independenza con gli Austriaci . Certamente non piaceva meglio l'in dependenza d'Italia agli Austriaci ,> che piaces. se ai Francesi la sua libertà , ed in questa stra ua deliberazione di Lahoz debbesi piuttosto ria conoscere lo sdegno di un animo altiero ed ir, ritato , che l'amore della libertà e dell'inde,
pendenza , che male potevano nascere da Rusa si , da Tedeschi, da Albanesi , e da popoli sola levati. Comunque ciò sia , o che Lahoz abbia a stimarsi traditore dri Francesi , o amatore
dell'independenza d'Italia , andò a congiun . gersi con le popolazioni d'Urbino e di Fossoni . brone , che colle armi in mano perseguitavano a morte ed a sterminio Francia , e chi al nome di Francia si aderiva .
A tutte queste genti , contro le quali col suo tenue presidio doveva combattere Monnier , si aggiunsero a tempo opportuno quelle , che Froea lich conduceva dallo stato romano. Lahoz , in . citate e meglio ordinate le squadre dei sollevati sulle rive del Metauro e dell'Egino , prendendo a destra dei monti , che chiamano della Sibilla , se ne andava su quelle del Tronto per quivi abo boccarsi con Donato de' Donatis , alle bande del si erano accostate , parti. quale molle altre
colarmente quelle che arevano per condottieri
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i nobili Scaboloni , Cellini , e Vanni. L'arrivo di un generale tanto riputato per perizia di guer. ra e per valor di mano , molto confortava que . sti capi, perchè speravano , che per opera di lui quelle genti indisciplinate e tumultuarie si con vertirebbero in esercito regolato ed obbediente. Infatti Lahoz le distribuira in compagnie , le indrappellava , le squadronava , le rendeva spe rimentate negli usi del muoversi, del marciare , del combattere. Concorrevano capidamente trato ti dal nome suo gli Abruzzesi , e fecero massa tale , che da Ascoli passando per Calderola ,
Belforte, Camerino , Tolentino e Fabriano, si di. stendevano con guardie non interrotte sino a Fossombrone e Pesaro , cignendo per tal mo do lutto il paese all'intorno d'Ancona. Monnier, non volendo lasciarsi ristrignere nel. la piazza , usciva fuori alla campagna per como baitere fazioni , che non potevano portare che
danno per lui , perché aveva poche genti , e non modo di ristorare i soldati perduti con nuovi , mentre i collegati per avere i mari aperti , e le popolazioni sollevate in lor favore, potevano fa .
cilmente aggiungere genti a genti, Ma qual cosa si debba pensare di questa risoluzione di Mon. nier , ne seguitava una guerra minata e feroce ,
a distruzione d' uomini e di paesi, asandosi dai soldati immoderatamente la licenza . Ascoli , Ma . cerata , Tolentino, Belforte , Fano . Pesaro , ed altre città della Marca , belle tutte e magnifiche , prese e riprese per t'orza parecchie volte, ora dall'una delle parti , ed ora dall'altra , pruovarono quan . to la licenza militare ha in se di più atroce e
di piú barbaro . Finalmente successe quello , che era impossibile che non succedesse , cioè che
moltiplicando sempre più le genti collettizie di Lahoz , e le regolari dei collegati , e venute in
mano loro Iesi ,Fiume , Fiumegino, Sinigaglia, Montesicuro , Osimo , Castel Fidardo , e perfino
Camurano , terra posta a poca distanza d'Anco
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STORIA D'ITALIA
na , fa costretto Monnier a serrarvisi dentro , ed a far difesa dei suoi le mura fortificate di lei. I Turchi ed i Russi , senza metter tempo in mez
20 , s'impadronirono della monlagnola , donde più oltre procedendo , tosto piantarono una bat teria di diciasette cannoni, con la quale bersa gliavano il forte dei Cappuccini , il monte Gar detto , e la cittadella. Farono da questi tiri molto danneggiati gli edifizi della cittadella , restaronne i bastioni rotti , le caserme inabitabili. Al tempo stesso ventidue barche armate di cannoni fulminavano
dalla parte del mare contro il lazzaretto, il mo lo , il forte dei Cappuccini , e contro le tre navi ehe già furono della repubblica di Venezia , il
Beyrand , il Laharpe e lo Stengel , e che Mon: nier aveva fatto sorgere in sur un' ancora allie bocca del porto. Lahoz , cacciati i repubblicaa ni da monte Pelago , se n'era fatto padrone, e >
quinci con trincee si approssimava a monte Galeazzo ; che anzi fatto un subito impeto con tro di esso , vi si era alloggiato ; ma venuto
Monnier con un grosso de' suoi , lo aveva rin cacciato dentro le trincee scavate fra questi due monti . Tali erano le condizioni dell'anconitana
guerra , nè si vedeva , che gli alleati potessero
cosi presto restar superiori ,perché quei di den tro si difendevano egregiamente , e di quei di fuori , i Russi erano pochi, i Turchi ed i sol. levati per l'imperizia loro , e la mala atlitudia ne dei loro instrumenti militari facevano poco
frutto nell'espugnazione della piazza . Ma in questo punto sopraggiungeva Froelich co' suoi Tedeschi, e rendera tosto preponderanti le sorti in favor dei collegati. Si alloggiava in Varano , e voleva recarsi ad una gagliarda fazione con tro il monte Galeazzo , confidando anche , per
mandarla ad esecuzione , nell'aiuto dei collet tizi di Lahoz . L'intento suo era , acquistando
quel posto , di battere più da vicino il monte
LIBRO XVIII . 1799 57 Gardetto ; conciossiache nella presa di quest' eminenza consisteva principalmente la vittoria d'Ancona . Due volte l'aveva Lahoz con singo lare ardimento assaltato , e due volte ne era sta .
to con molta uccisione de' suoi risospinto . Ma Monnier , avendo conosciuto che finalmente , se il nemico stesse più lungamente padrone di monte Pelago , e delle trincee che vi aveva fat te , e che si distendevano verso monte Galeaz zo , impossibile cosa era ch'egli potesse con servarsi la possessione di questo monte mede simo , sorliva assai grosso la notte dei nove oto tobre per andar all'assalto delle trincee dei sole levati . si combatté tutta la notte gagliardamen
te , presero i repubblicani il ridotto principale ; chiodarono i cannoni , portarono via le bandie re. Ma un secondo ridotto tuttavia resisteva ,
sgarando tutti gli sforzi di Monnier. Già il gior: no incominciava a spuntare ; si conoscevano in viso i combattenti, quando Lahoz impaziente di quella lunga battaglia , asciva dall'alloggia. mento , e dava addosso agli assalitori . Siccome poi era uomo di moltu coraggio , precedendo i suoi , gli animara a caricar l'inimico . Quivi era presente Pino , per lo innanzi suo amico fe . dele, ora suo nemico mortale : scorgevansi , sca gliavansi l'uno contro l'altro , sfidavansi a sin. golare battaglia , tristissimo spettacolo ad Ita liani. Ed ecco in questo un soldato cisalpino prender di mira Lahoz conosciuto , e ferirlo mor >
talmente di palla di moschetto. Furongli i re. pubblicani addosso , cosi ordinando Pino , ed avendolo ferito di nuovo , gli tolsero le armi e lo spennacchio, che a guisa di trionfo porta rono in Ancona. Avrebbero anche portato il cor. po , che credevano morto , se non fossero stati
presti i sollevati ed i Tedeschi a soccorrerlo. Fatio giorno , e muovendosi gli Austriaci contro Monnier, si ritirava il Francese con tutti i suoi in Ancona , lasciando nel nemico una im 3.
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STORIA D'ITALIA
pressione vivissima del suo ralore . Fa condotto Lahoz all'allnggiamonto di Varano. Quivi tro. vandosi in tin di morte, disse queste , che per lni furono le ultime parole : « Che bene il lor » mellavano le ferite , ma che molto più il » tormentava il pensiero , che gli uomini po
tessero credere , ch'egli avesse tradito la sua » patria , e fosse divenuto nemico della libertà . » Né traditore , nè nemico essere della patria e
» della libertà, e niuno poler avere cosi scel. » lerato concetto di lui , se non chi le parole » vane ai fatti veri anteponesse . Quando , con » tinuava , i Francesi penetrarono in Piernonte ,
» ripulandogli io liberatori d'Italia , le aquile » imperiali abbandonando, andaimi a porre » solto le loro tricolorite insegne; ma nè mano , » né cuore , nè mente io vendeva ai Francesi : » a loro m'accostava libero di me stesso , per
» che pretendevano parole di voler difendere e
si dritti degli uomini, e l'independenza nestra. » Pareyami , che alle francesi legioni tutti co » loro accostare si dovessero , che più amavano
» la libertà che la servitù . Amommi Laharpe
3
» perchè generoso mi conobbe , ed a pensieri » generosi intento : accettommi in grado d'o. #nore Buonaparte , accelininmi Joubert, cui * gli uomini non potran mai pianger tanto, che > non meriti di esser pianto molto più : nè mi » fu avaro di affezione e di stima Moreau, Mo
» reau illustre pei prosperi fatti , più illustre » » y » » » » »
per gli avversi; nè m ' ebbe a schifo Pino , ne in ' ebbe in odio Monnier , contro i quali pue re testé io combattei . La pacë venditrice di popoli conclusa a Campoformio, la tiran . nide usata in Cisalpina da Trouvé e da Ri vaud mi fecero accorto , che si pensava al trafficare , non a liberare l'Italia. Aggiunsersi occulti sdegni per non meritati oltraggi. Sen
Ý tiini Iratitto da ferile acerbissime. Vennemi
y allora in mente il pensiero , e portailo oltre
» » y » »
LIBRO XVIII . 1799 59 lango tempo , di cacciare dalla onoranda Italia e Tedeschi, e Francesi , perchè noi stes si di noi signori diventassimo. Sapevami, che questo alto disegno già da lunga età s'anni dava nel cuore , e nelle viscere tutte degl' I. taliani , e parevaini che un propizio destino
y mi chiamasse ad effettuarlo . Dei Francesi io
» disperava, perchè , olireché di essi già l'espe . » rienza si era fatia , l'Italia tatta insorgera x coniro di loro. Voll'jo quest'italiani moli pri. ma incitare , poi moderargli, finalmente di. 3) rizzargli al grande effetto della liberazione po della nostra generosa ed universale patria.
» Ma pur Troppo io vedo , che l'italiana repub y blica si può piuttosto immaginare , che spe » rare . Troppo siamo noi tra di noi divisi per istati , troppo per leggi , troppo per costumi ,
* troppo per opinioni; ne gl' Italiani usi al gio go da tanti secoli hanno l'antico valore con ♡ servato . Combatlono animosansente per sq .
u perstizioni , mollemente per libertà , i popola. ni mirano al sacco ed alle vendelte , i ma
#gnati all'ozio ed all'interesse. Nissuna parte sana è più , e chi mira più su che i luoghi yi della tirannide , o vive vilipeso , o muore am »
mazzato
Cosi men muoro ancor io ; ma be .
» ne tu mi sarai testimonio , o Decoquel ( per. ciocchè queste parole diceva ad un Decoquel , capitano di Cisalpina , suo amico antico , e che
fatto prigioniero dai Tedeschi nell'ultimo fatto se ne stava a lato del moribondo ) , » tu mi sa
» rai lestinionio , ch'io amaiore dell'Italia men vissi , e che amatore dell'Italia men muoio .
Ciò detto , passava da questa all'altra vita . Proelich , piantate le artiglierie in luoghi op portuni , e con esse baltendo impetuosamente i monti Galeazzo e Santo Stefano , se ne insi.
gnoriva. Poi procedendo più oltre con le trin . usando il favore di questa vittoria , dava il di
cee , si avvicinava al monte Gardetio . Poscia
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STORIA D'ITALIA
dae novembre un furioso assalto a quest'ultia mo sito , e correva anche contro la porta Fari na , mentre i Russi e gli Albanesi assaltavano la porta di Francia. Sostenne Monnier l'urto
con grandissimo valore , e cacciando ne'suoi primi alloggiamenti il nemico, fece vedere quanto potessero pochi soldati estenuali e slana chi , quando hanno e coraggio proprio , e buo na condotta di capo valoroso. Cessarono allora dagli assalti i collegali ; solo battevano con le artiglierie la piazza. Crollavansi alle fulminate
palle i bastioni della cittadella , rompevansi le artiglierie degli assediati ; la piazza già difet tava di vettovaglie ; Froelich compariva grosso e minaccioso a fronte del monte Gardetto . Mane
dava dentro a fare un'ultima chiamata a Mon nier il generale Skal, portatore delle sinistre
novelle dei repubblicani rotti in tutta Italia , specialmente delle novità di Napoli , di Roma e di Toscana .
Monnier , avendo fatto quanto l'onore dell' armi, e la dignità della sua patria da lui ri . chiedevano , inclinò finalmente l'aniino al trata tare ; protestando però , volere solamente ar rendersi alle armi austriache , non a quelle dei Russi, o dei Turchi, o dei sollevati . Palli ono. revoli seguitarono una difesa onorevole . Uscis .
se il presidio con ogni onore di guerra , avesse sicurtà di passare in Francia per dove volesse , fino agli scambi non militasse contro gli allcaa ti, si desse a Monnier una guardia d'onore di quindici cavalieri e di trenta carabine ; nissuno di qualunque nazione o religione si fosse , par ticolarmente gli Ebrei , o in Ancona , o fuori pei dipartimenti del Tronto , del Masone e del
Metauro , potesse essere riconosciuto , o casti gato , od in qualunque modo molestato nė per faui, nè per iscritti, nè per parole in favore della repubblica , e chi volesse seguitare il pre sidio con le sostanze e con la famiglia , il po
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tesse fare liberamente. Fu , e sarà questa capi.
tolazione , egregio e perpetuo testimonio del valore e della generosità di Monnier. Cosi fra tutti i comandanti di fortezze in Italia , solo
Mejean , castellano di Sant' Elmo , abbandonò i repubblicani, e qaelli che si erano aderiti ai Francesi : tutti gli altri ottennero , od almeno domandarono la salvazione di coloro , che come battendo , o consentendo coi Francesi avevano
contro di loro concitato l'odio degli antichi sia goori. Altraversava il presidio anconitano , am. mirato e riverito da tutti , l'Italia , tornando sene in Francia per la strada della Bocchetta . Venata Ancona in potere dei confederati , i
Tarchi , ed i Russi si diedero al sacco ; quelle misere terre già conculcate e peste da si lun ga guerra prima della vittoria , furono condotle
all'ultimo sterminio dopo di lei. Froelich, sicco, me qaegli che era uomo di giusta e severá naa tura , faceva castigare aspramente gli avari e erudi conculcatori :il che accrebbe i mali umori e le cause di disunione , che già passavano tra la Russia e l'Austria .
FINE DEL LIBRO DECIMOTTAYO
STORIA D'ITALIA
LIBRO DECIMONONO SOMMARIO
Stato
della Francia dopo le rotte d'Italia . Mala contentezza , e querele dei popoli contro il governo ; loro desiderio universale di Buona , parte. Egli arriva dall'Egitto , e , distrutto il Direttorio , reca in sua mano la somma delle cose col titolo di primo Consolo. Indirizsa . suoi pensieri alla conquista d'Italia , si accor.
da coll' imperator Paolo di Russia, ma non pud coll imperator Francesco , nè col re Giorgio. Suoi vasti concetti. Assedio di Genova , e genero .
sa difesa fattavi dentro da Massena : resa della piazza .
S'avvicina il tempo , in cui l' Europa messa a soqquadro , ed a lerrore dalla sfrenata licen , za sotto nome di libertà , debbe far trapasso alla potestà assoluta sotto nome d'imperio ; se . colo turbolento , ambizioso e saperbo, che tor mentò gli uomini coi due peggiori estremi, poi loro lasciò la coda dello essere inabili ai benia:
gni e liberi reggimenti . Era il Direttorio consti fuito in assai difficile condizione . Bollivano mol
le parti in Francia , e tutte si volgevano contro
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di lui. La nazione francese , impaziente delle disgrazie per natura , ancor più impaziente per la memoria delle vittorie , dava imputazione , per appagamento proprin , a'suoi reggitori delle rolle ricevute , e della perdata Italia. Moltiplici
qaerele si maovevano in ogni parte contro di loro , e il meno cbe si dicesse , era , che non sa.
pavano governare ; perché chi gli accagionava di tradimento ,> e chi del tenere il sacco a co
loro , che con le ruberie avevano ridotto i sol dati alla penuria ed impossibilità del vincere . Quell'impeto , che era sorio pei tre nuovi quin queviri , già era per le ultime rette svanito. Do. minava nei consiglilegislativi, secondo il solito, la perversa ambizione del voler disfare il go verno per arrivare ai seggi del Direttorio ; dal che nasceva , che eglino cosi nel bene come nel male il Direttorio contrariassero , nè si fosse più modo alcano di governare . I soldati nuova . mente descritti non marciavano, i veterani di sertavano per la strettezza dei pagamenti , le contribuzioni non si pagavano , ogni nervo mana cava ; la guerra civile lacerava le province oce cidentali , la discordia le ineridionali ; chi vole va le opinioni estreme , chi le mezzane ; molti che sapevano molto bene quello che si volesse . ro , e molti ancora che nol sapevano >, desidera . vano una matazione . Nè questa mutazione era evitabile, perché nissun governo può resistere in Francia alle sconfitte accompagnate dalla li. berlà dello scrivere e del parlare. La fazione soldatesca , che mal volentieri sopportava che ih paese fosse retlo dai togati , ed alla quale nissun governo piace se non il soldalesco , guar. dava intorno , se qualche bandiera chiamatrice
di novità , ed alla quale potesse , come a cen . tro comune, concorrere , all'aria si spiegasse , proponendosi di sottomettere , prima il governo col nome della libertà , poi il popolo col nome
di gloria. Tutte queste cose vedevansi gli uo .
STORIA D' ITALIA 64 mini savi , nemici della licenza ; vedevanle i
faziosi , amici della tirananide, e tutti pensavano al ridurle ai disegni loro. In questa congiuntura di tempi , souvenira
agli uni ed agli altri il nome di Buonaparte , tanto glorioso per Francia , tanto tenuto dai forestieri. Esso solo , dicevano , potere ritornar a sanità , e ridurre in porto le cose dello stalo afflitto , esso rinverdire la gloria della desolata repubblica , esso ricuperare le tanto predilette regioni dell'infelice Italia . O fosse tradimento, o fosse incapacità, essere oscurato il nome fran . cese per immoderate disfatte , e già l'Europa tante volte vinta avventarsi contro le proprie terre di coloro che l'averano vinta : esso solo , il conquistatore d'Italia , a se medesimo sem . pre consentaneo , avere alle repubblicane ban diere in lontani e barbari lidi conservato la vit
toria ; la fama dei prosperi fatti d'Egitto con
solare in parte gli animi atıristati dalle calamità d'Europa : vedersi adesso , quanto un uomo so lo possa per la salute degli stati da eccessive forze assaliti , e poiché morto era Joubert , e che Moreau e Massena non bastavano , perché non richiamarsi in sussidio della patria caden
te Buonaparte l'unico ? Essere negli altri corag. gio , essere ingegno , ma l'animo superatore di ogni fortuna , ma il pensiero comandatore , e piegatore di ogni volontà in un solo e generoso ed alto fine , in Buonaparte solo albergarsi : lui solo essere mezzo a moderare , e quasi un fre. no a tanti dispareri e sospetti : pruovassesi a dunque quanto potesse una mente tanto poteu te , una felicità tanto costante : con Buonaparte italico avere prosperato la repabblica , senza Buonaparte italico essere caduta , con Buona parte italico , ed egiziaco avere a risorgere : a questo modo nasceva in Francia un desiderio
accesissimo del capitano invitto. A lui si volge
vano gli amatori della gloria militare , perché
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il credevano capace d'instaurarla ; i corrotti dall' appetito del comandare e del far sacco , perché confidavano , che ai soliti imperii e de predazioni gli potesse ricondurre ; i nemici del. la licenza , perchè sapevano ch' ei non lama.
va , e che era uomo da poterla spegnere ; gli odiatori della guerra civile , perchè speravano che l'avesse a terminare ; i repubblicani arden ti , perchè non dubitavano che disfacesse il Dia
rettorio ; i repubblicani quieti , perché pensava. no che avesse ad indurre an vivere libero sen. za eccesso ; i dotti ed i letterati >, perchè si pro mettevano di esser bene trattati da lui ; i filo sofi , perché non ignoravano ch' eisentiva molto liberamente nelle cose religiose , ed il riputa vapo amico della libertà civile ; i fautori segre
ti dell'autoriià regia , perchè avevano a loro medesimi persuaso , siccome le voci ne erano corse , è ne era stalo qualche pratica , ch' egli fosse per consentire alla citornata dei Borboni , e per restituire l'antica signoria loro in Fran.
eia . Ognuno come redentore il guardava , ognu . no desiderava che tornasse a redimere la pa.
tria afflitta. Queste affezioni erano sorte nei po poli , parte per le disgrazie , parte per lo splena dore delle vittorie , parte per le arti astatamen. te usate da lui e da ' suoi fautori , ! almente che eiascuno credeva , ch'ei fosse per fare ciò che ciascano desiderava . Tanta è l ' efficacia dei dia
scorsi versipelli nelle discordie civili, perché le sette o non comunicano , o non si prestano cre denza fra di loro , e può chi sta sopra a tutte , lusingarle , aggirarle , ingannarle a suo grado , e sicuramente tutte . Se il sario fra i matti pas
tanto ,> è facile comprendere quanto possa l'ae stalo , che è un savio raddoppiato , e Buonapar te fu astutissimo. In somma la materia era ben
disposta a ricevere le buonapartiane impronte. Adunque già fin da quando si erano udite le pri. me sciagure d'Italia , era sorto fra i desiderosi
.
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STORIA D'ITALIA
di cose nuove il pensiero di far tornare Buona . parte dall'Egitto, il qual pensiero si rinfresco maggiormente, e si mandò ad effetto quando portò la fama > essere morto Joubert , combat tendo nella battaglia di Novi . In questo disegno entrarono Sieyes quinqueviro , perché vedeva , siccome uomo oculalissimo, che lo stato non po
tera più durare con quella maniera di reggi. mento , Barras quinqueviro per la congianzione antica , e forse per le speranze borboniche , i generali superstiti dell'esercito ilalico , eccet tuato Massena , il quale non era printo affezio . nato a Buonaparte , ed i fratelli Giuseppe e Lu ciano Buonaparte che aspiravano al dominio, Molto accomodato a'suoi tini era il procedere
di Luciano : affermara con gli amici , non po tersi vivere con quella constituzione, doverse ne creare un' altra : col pubblico rammentava, e con viri colori pingeva , prima le glorie , poi le scontitte d'Italia ; lamentava la Cisalpina op. pressa dalla tirannide di Trouvé e di Rivaud ; lodava e patrocinava l'Italia ; predicava la li bertà di Francia , conculcata , come diceva , da un Direttorio prepotente ed arbitrario. Cosi , allettando , chiamava a se , ed al nome del suo fratello i gelosi della libertà e della gloria fran cese , i desiderosi della libertà italica , i cupidi delle spoglie italiche. Viaggiavano le vele , era no quelle di un bastimento greco , portatrici dei desiderii comuni verso l'Egitto , corrende la state del presente anno. L'avviso fu ed ac . eetto , ed opportuno.
Buonaparte , che conosceva ottimamente per la sua mente pronta e vasia , per la perizia som . ma nelle faccende di stato , e per la cognizio . ne profonda che aveva di questa amana razza, quanto piena fosse la fortuna che si parava daa vanti, e quanto fosse propizia la occasione di condurre ad effetto i suoi pensieri smisurati , pa.
pendogli eziandio , che un mezzo opportuno gli
LIBRO XIX . 1799 67 si offerisse di sottrarsi dall’Egitto , dove le co• cominci avano a declinare , capidissima. se sue mente si avviava alle sue ngove e straordinarie
sorti , Salpava dagli egiziani lidi , conducendo con se i suoi compagni più fidati di guerra , pera che aveva bisngno delle mani e delle arıni loro, i dotti ed i letterati più famosi , perché si vo
leva servire , come di aiuto molto potente, dell' aatorità , delle lingue , e degli scritti loro. Arri vava improvviso a Frejus : improvviso ancora , disprezzate le leggi di sanità , perché non vole. va che la fama del suo arrivo si raffreddasse ,
partendo , giungeva nel rolubilissimo Parigi , che bramosamente l'aspeltava . Io non mi stard a raccontare le allegrezze che si fecero in tutta
Francia , quando si sparse la voce del suo ritor. no : basta, che le genti corsero a lui da ogni parte , come a trionfatore , a salvatore , a re dentore : già Francia era sua , quantunque no mo privato , e generale senza esercito fosse , Lione sopratutto tripudiava per un'insolita alle
grezza , città ancor sanguinosa per l'imperio poco anzi spento dei truculenti giacobini , sde. gnata per le leggi soldatesche , che contro di lei tuttavia vigevano. Toccd , passando , i tasti →
più teneri ; favello di pace , di prospero com mercio , di ferite civili da racconciarsi da un
giusto e mansueto governo. I Lionesi contenti speravano ed amavano. A Parigi , ogni opinione, ogni affezione si voltava a Ini : dava buone pas role a tutti , ma insomma pendeva al moderato , sapendo che tal era il desiderio universale . I let.
terati massimamente , o poeti o non poeti , con ogni maniera più adulatoria si studiavano dicom piacergli , e con infinite lodi innalzavano insino al siela il suo nome . Il lusinghevole uso si pro pagavalargamente ; tutta Francia risuonava d'ena
encomii; la libertà era perduta già prima che nata.
Cacciò Buonaparte a punia di baionette
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consigli legislativi, cacciò il Direttorio , i sol dati pagati dal governo si voltarono contro il governo : ebbe paura sulle prime , poi fece pau. ra agli altri ; chiamò pazzo chi credesse , che la realtà potesse prevalere alle repubbliche in Europa ; poi spense tutte le repubbliche, e cred in ogni luogo la realtà. Conosce Europa il di nove novembre , da cui poteva nascere un vi . vere moderato e libero , e che non pertanto par
tori un reggimento duro , tirato , dispotico , e soldatesco. S'accorse tostamente Sieyes , che aveva trovato un padrone , non un compagno ,
Barras un uomo che il volle allontanare da se , non un amico che il riconoscesse dei benefizi, uno finalmente , che anteponeva la potestà asso luta , alla quale aspirava , all'antiche congiun zioni , ed alla gratitudine.
Incominciano le trilustri insidie : Baonapar. te , dubitando che i Francesi non fossero per tollerare pazientemente la grandissima mutazio ne che preparava , e parendogli che a sosten tare la sua immensa cupidità bisognassero fon . damenti straordinari , apprestava con infinita accortezza allettamenti potentissimi. Fa mara. vigliosa l'arte sua nel vincere le battaglie , ma assai più maravigliosa fu nell'adescar le genti. A duro giogo le traeva ; ma esso solo sapeva il
fine. Spinte da gradite apparenze di lieto ar. venire, da lusinghevoli speranze di contentati
desiderii concorrevano cupidamente là , dov 'ei voleva farle concorrere : nè mai frutti tanto ą .
mari si annidarono sotto si dolci scorze . Pace
dentro , pacc fuori gli parvero i più forti fonda menti della sua potenza : i Francesi stanchi ed afflitti da si lunghe guerre, pace sopratutto de sideravano , purché disonorata non fosse , del che non temevano con Buonaparte capo . A que.
sti fini indirizzava egli principalmente i suoi pensieri , Speciale intoppo alla cittadina oone
LIBRO XIX. 179.9 69 cordia gli parevano , ed erano veramente gli spiriti esagerati , i quali non potendo ' , per am bizione, riposare sotto alcuna potestà , nemme. no possono , quando sono giunti essi alla potestà suprema, posciaché tirannicamente procedendo , decimano primai popoli , poi se medesimi , e >
tutti i fondamenti dello stato fan rovinare ; non
gli era ignolo , che il nome di costoro era odio. so in Francia ; perciò fece avviso , che molto fosse, per operare a tine di concordia, il caccia. te questi commettitori di scandali , di risse e di sangue : per la qual cosa , senza rimanersene
ai formali giudizi , nè differendo contro di loro i rimedi severissimi,> gli allontanava confinano dogli in lerre estreme o forestiere. Purgata la Francia da questi uomini turbolenti , pensava
al ribandire dal lungo esiglio coloro , che ave. vano seguitato la parte del re , od almeno dete.
stato le esorbitanze , che ai tempi piú acerbi della rivoluzione si erano commesse in Francia .
Pochi furono eccetluati dal clemente editto ,
piuttosto per lasciare un appicco a nuove gra zie , che per altro tine. Rientravano gli esuli , non solto i tetti propri, non nei beni loro posti al fisco, ma'a rivedere i monti , i fiumi, le valli,
e l'aere natio ; il che era pur parte di felicità. Gradivano infinitamente queste cose agli amatori del nome reale , e ne auguravano delle maggio ri . Della contentezza loro godera il consolo , vo lendo arrivare alla dominazione assoluta coll'
appoggio dei regii ., e dei repubblicani . In que. sti pensieri tanto più volentieri si confermava , quanto non dubitava, che sarebbero andati a gra do delle potenze europee, siccome quelle che vi vedevano l'intenzione data da lui nei campi di Leoben e di Campoformio , di voler rimeltere i Borboni , desiderio primo e principale dei principi , massimaniente dell'imperatore Paolo. Sperava , nella capezza sua , che con questi mezzi acquisterebbe pace con Europa , e tanta
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potenza in Francia , che senza pericolo potesse tinalmente scoprirsi dello aver preso il dominio per se non per alıri . Il reggimento statuito da
lui in Francia , in cui parti principalissime e rano il senato ed il corpo legislativo , non gli dava apprensione , perché del senato lo assicu . ravano le ricchezze , del corpo legislativo le am. bizioni . L'avere poi ridotto le amministrazioni delle province ad uno in rece di molti fece gli
ordini meglio eseguiti , l'erario pingue : ogni cosa si volgeva alla monarchia. Correndo i sole di , i magistrati obbedivano , i soldati marcia vano : tutti benedicevano il consolo. Credere ,
che i principii astratii prevalgano alle borse piee ne , è cosa da pazzo.
A tutti questi maneggi gran momento arre cavano gli scienziati ed i letterati, siccome quel li che avevano molta autorità sui popoli , mas. simamente in Francia , dove erano uniti in cer
ta' spezie di congregazione, non per legge , ma per uso. Per la qual cosa il consolo gli accarez zava , gli arricchiva , gl'ingrandiva. Adulava l' Instituto , e l'Instituto lui. In questo non tutti andavano allo stesso modo . Alcuni s'accostavano
a lui per gli allettamenti , aliri per fin di be
ne , credendo, e che egli andasse per se , o
che
il potessero tirare colle persuasioni a volere la libertà . Piacemi fra questi nominare Cabanis , nel yaale se fosse maggiore o il ben pensare , o il ben dire , o il bene scrivere , o il ben fare,
io distinguere non saprei : certo culte queste qualità erano in lui molio eminenti. Questo ea difizio degli scienziati e dei letterati molto il
puntellava , parendo a tutti , che a chi piace vano gli uomini civili , dovesse anche piacere la civiltà , e con lei la libertà , la quale sareb be il compimento , e quasi il fiore della civiltà , se gli avari e gli ambiziosi non la guastas . sero,
Graode flagello , da che
ato la
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rivolazione , era sempre stata la guerra della Vendea , nella quale con infinito furore combat. tendo e repubblicani e regii , avevano stermi nalo popolazioni intiere , desolato paesi altre volte tioritissimi , commesso quello che solo commettono nelle civili discordie , e forse nean , co in queste gli uomini arrabbiati gli uni con
tro gli altri. La forza non l'aveva potuta spe . gnere, perchè irritava , le tregue nemmeno ,
perchè mal fide: oramai si nominava guerra in. terminabile.S'accorgeva il consolo, quanta gra.
zia acquisterebbe fra i popoli , se pacificasse quelle terre rosse di tanto sangue francese : ap
plicovvi l' animo , venne a capo dell'impresa . Fra il terrore del suo nome , l'apparalo de' suoi soldati , le promesse di osservar la fede, le spe. ranze segretamente date di voler procedere più oltre , vennero i capi della Vendea ad una one .
sta composizione : la concordia torpava sulle ri ..
ve dell'insanguinato Ligeri;Parigi maravigliato vedeva i capi della Vendeese guerra. Ammira. vano i popoli il consolo pacificatore , uguale nel far le guerre , uguale nel far le paci . Forti amminicoli a quanto macchinava, pen sava che fossero gli uomini di chiesa tanto mal .
trattati dal Direttorio. Volle tirargli , e il fece agevolmente. Diè patria ai preti fuorusciti , li. bertà ai carcerati , sicuro vivere ai nascosti Queste cose faceva apertamente ,> molle altre prometteva segretamente : i preli tuiti , anche
.
quelli che col crocifisso in mano avevano con.
citato le vendeesi popolazioni contro i repub blicani ,7 amayano e fomentavano la sua gran
dezza . S'aggiunse , che onorò con pielosi uffizi Pio sesto papa morto , che aveva perseguitato
vivo . Ordinava per lui solenni esequie in Va lenza di Deltinato ; il chiamava giusto, virtuo so , santo ; affermava , avere per forza , e per
mali consigli falto guerra a Francia . Questo favellare maravigliosamente piaceva a coloro ,
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che sentivano ancora di religione , massima . mente ai ministri di lei . Già non solo vincito :
re e riformator generoso del governo , ma an: cora instaurator pio dell'antica religione di Francia il chiamavano , Vacando il trono pon
titicale per la morte di Pio sesto , eransi a que sto tempo adunati i cardinali in conclave a Venezia per intendere alla elezione del nuovo pontefice. Temeva il consolo , che si creasse dovendo la elezione farsi in luogo suddito al l'Austria , un pontefice troppo aderente a que. sta Casa con pregiudizio degl'interessi di Fran cia e propri . Perciò andava moltiplicando ne' suoi segni di affezione verso la religione, e na: triva con grandi speranze i ministri di lei , si poteva facilmente pronosticare da questi pri mi favori , ch' ei voleva venirne-, quanto alle
faccende ecclesiastiche , ad ordini legittimi e definitivi. Ciò era cagione , che i cardinali rac colti in Venezia non disperassero di Francia , e non consentissero ad innalzare al pontificato un cardinale , che si fosse dimostrato troppo contrario a lei . Si aggiungeva a favore di Fran cia e del consolo , che non senza grave sospet. to stavano i cardinali intorno alle intenzioni dell' Austria rispetto al patrimonio della Chie sa . Le dimostrazioni da lei fatte di aver voluto
far correre a Roma Froelich , lo avere lui pe . nato a ratificare la convenzione conclusa ira
Garnier , gl'Inglesi, ed i Napolitani, e molto piú il desiderio, anzi la volontà evidentemente scoperta dall'Austria di serbarsi le legazioni , gli avevano messi in sentore . Perloche deside ravano di assicurarsi dall'Austria per mezzo
dell'amicizia di Francia . Questi umori erano astutamente fomentati dal console, e gli dettero facilità di fermare le cose di Roma. Oramai si era accorto , che invece di combattere contro
l' Europa e la Santa Sede , era arrivata la sta gione , in cui egli poteva combattere ,7 della
LIBRO X1X . 1799 23 santa Sede servendosi, contro l'Europa ; e sicco me si era pruovato , che il gridare libertà sen za religione aveva avuto cautivo fine si risol veva a gridare libertà con religione insino a tanto che le radici della sua potenza essendo ferme, potesse spegnere la prima , e muovere a suo talento la seconda ; tutto si volgeva a sua grandezza . Ma primo ed universale desiderio della Fran cia tanto rotta e sanguinosa , era la pace . Que sta inclinazione assecondava il Consolo , non che sperasse di ottenerla con tutti , ma l'offe rirla a tutti gli pareva confacente a'suoi pen
sieri . Questo ad ogni momento inculcava , per questo esser venuto dall'Egitto , abborrire la guerra , abborrire i conquistatori, pregare Id dio , che gli concedesse tanto di vita , che po tesse dar pace alla Francia , pace all'Europa afflitte : solo per questo desiderar di vivere >, la guerriera gloria essergli venuta a tedio , solo piacergli la pacifica. Questi discorsi faceva con >
)
si efficaci parole , e con fronte tanto pietosa, che tutto il mondo credeva che fossero sinceri. Pensava , che a' suoi fini molto valesse , e
fosse molto ricercato dalle cose presenti, se non la pace , la offerta almeno della pace all' In ghilterra. Scriveva una molto bene elaborata lettera al re Giorgio : la guerra arere forse ad essere eterna ? Non esservi forse alcun modo di
finirla con qualche onesta composizione ? Due nazioni grandi e potenti dovere forse porre in non cale la ricchezza dello stato , la felicità delle famiglie ? Non sentir loro , non toccarscon mano , la paçe siccome è la cosa più desidera . ta di tutte , cosi ancora essere la più gloriosa ? : Sapere , che la Francia , e l'Inghilterra pote vano per la potenza loro ancora molto tempo straziarsi, ma sapere ancora , che il destino di tutte le nazioni pendeva dal fine di una guerra, per cai tutto il mondo ardeva . Rispose acerba T , III.
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mente per bocca del ministro Grenville il re Giorgio , avere la Francia desolato la terra , a . vere i medesimi principii e le medesime ca. gioni a partorire i medesini effetti: essersi ser . vita dei trattati di pace , dei trattati d'alleanza a distruzione degli amici , e degli alleati suoi ; non sapersi , se il governo nuovo prodotto da una rivoluzione nuova fosse per cangiar do. pere , ed offerisse maggiore sicartà achi trat . tasse con lui ; non potersi fidare in proteste ge nerali di desiderii pacifici; non rane parole , ma l'esperienza sola poter convincere altrui, che altro si voleva adesso , da quello che si era voluto prima ; desiderare il re la pace ; ma si cura per se , sicura pe'suoi alleati ; solo, e fi dato mezzo di sicura pace essere il rimettere in
Francia quella stirpe di principi , che per tanti secoli l'avevano governata con prosperità den tro , con dignità fuori ; nondimeno ciò accen nare solamente il re alla Francia , non richie.
dernela ; non volere , nè pretendere prescrivere forma di reggimento , o capi ad una nazione grande e potente ; solo volere la sicurezza sua, so >
lo volere la sicurezza de'suoi alleati ; essere per
venir volentieri ad un accordo , quando giudi casse di poter conrenire con sicurezza , ma per ancora non conoscersi sufficientemente i
principii del nuovo governo , non congettura probabile potersi fare della stabilità sua . questo modo furono abbandonati i ragionamen ti della concordia tra Francia ed Inghilterra . Pure ciò consegui il consolo , che la conti. nuazione della guerra s' imputasse non a lui, ma al ro Giorgio . Erano tra Francia ed Inghilterra odio vivo , interessi diversi , vicinanza gelosa , pace diffici lissima : molto diverse condizioni passavano tra Francia e Russia . Era l'Austria alleata natura.
dell' Inghilterra , la Russia per caso. Ciò si
sapeva il consolo ; neanco ignorava quali fredo
LIBRO XIX . 1799 75 dezze corressero allora tra Francesco e Paolo.
L'avere l' Austria voluto por piede in Roma , il non aver volato rimettere il re di Sardegna , l'essere stati i suoi soldati aspramente trattati da Froelich , l'avere l'arciduca Carlo abban donato , correndo verso il Reno , Suwarow in
grave pericolo nella Svizzera , il manifestare in ogni cosa il desiderio di un dominio univer . sale in Italia , avevano raffreddato l'ardore di
Paolo , e fatto indispettire contro il suo alleato , ancorachè egli inedesimo non avesse avuto l'a nimo alieno dallo avere un seggio sicuro , per servirsene come di emporio e di scala , nel re gno di Napoli , effetto , che aveva tentato di conseguire per recenti negoziati col re Ferdió nando. Questa mala disposizione dell'impera tore Paolo verso l'imperatore Francesco astu tamente fomentava Buonaparte , vivamente ráp- .
presentando al primo l'ambizione del secondo: volere , diceva , oltre gli stati di Venezia , da tigli in compenso dei Paesi Bassi , tenersi an cora lo stato di Milano , e Mantova , ambidue conquistati in gran parte col valore , e col san gue dei soldati russi ; ne contento a questo , ap petire le tre legazioni del pontefice ; avere al , tresi capriccio sul Piemonte , e per questo a vere ostato a Suwarow , quando voleva resti . tuire al suo antico seggio il re Carlo Emanue le ; quanto a lui, non fare altro disegno sopra l'Italia , se non quello di ridarla alle condizioni >
>
di Campoformio , di render sicura la inde pendenza del pontefice e del re di Napoli , di dar sesto conforme , ed ordini piú monarcali alla Cisalpina , di rimettere in Piemonte il re di Sardegna , quando non si trovasse altro mez
zo di un onesio compenso. Quanto all'Inghil terra , rammentava il suo insolente dominio sui
mari , la generosità di Caterina dell'averlo vo Jato frenare , la libertà del Baltico , e la fran chigia dei neutri ai tempi di guerra con ma
IA
STORIA D'ITAL 76 gnitiche parole commendando. Aggiungera a tutte queste insinuazioni certe espressioni, che indicavano a Paolo la sua intenzione di dar compimento alle pratiche incominciate per meza zo del conie d'Entraigues della rinstaurazione
dei Borboni . il sì falle promesse e protestazioni si lasciava muovere Paolo : il consolo , per fare gli dar la volta intieramente , pagava , provve. deva di tutto punto , e rimandava liberi al loro signore i soldati russi fatti prigionieri nelle guerre di Svizzera e d ' Olanda. Parve atto ge neroso , ed arra conveniente dei disegni arve nire. Da tutte queste cose mosso il sovrano di
Russia , voltando lo sdegno , siccome quegli che era subito nelle sue risoluzioni , da Fran cia contro Inghilterra, né vedendo , perchè era di animo sincero , quello che covasse sotto alle
lusinghevoli parole del consolo , il ricevera Della sua amicizia , e si riduceva alla sua vo. lontà , dichiarando , non voler più parlecipare nella lega , e richiamava in Russia le sue gen ti , che ancora stanziavano in Gerinania . Poscia,
accendendolo vieppiù le speranze dategli , rin. novava contro la potenza marittima dell'Inghil. terra i patti della lega del Nort, cacciava da Pietroburgo gli agenti del re Giorgio , impu
tando agl' Inglesi- l'esito infelice della spedi. zione di Olanda. Cosi Paolo , scostandosi dall' amicizia d'Austria é d'Inghilterra , si precipi tava in quella di Francia. Parve a tutti, ed era. veramente questa mutazione di grandissima im portanza , e fu forte sostegno all'esaltazione del consolo .
Rappacificatosi Buonaparte coll'imperatore Paolo , pensava a confermarsi l'amicizia della Prassia . Non gli accadde di sforzarsi molto in queste faccende , perché , pieno sempre in lul. te le sue azioni d'incredibile simulazione , e dissimulazione, ora con dare intenzione del non
essere alieno dal riporre i Borboni ,> ed ora col
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rappresentare l'ambizione dell' Anstria , otten
ne facilmente , che Federigo Guglielmo , pero >
severando nell'amicizia fermata in Basilea , consentisse alle ultime mutazioni fatte in Fran
cia , e lui come capo del governo francese ri. conoscesse .
L' Austria restava sola sul continente contro la Francia . Tentava il consolo l'animo dell'
imperatore Francesco ,> offerendogli di tornare alle stipulazioni di Campoformio , con quel di più , che si negozierebbe per sicurezza delle monarchie , e delle possessioni austriache in
Italia . Ripugnava l'Austria al rinunziar del tat to ai frutti delle ultime vittorie , e le pareva cosa enorme , conservando gli stati veneti , che gli erano stati dati in ricompensa del Brabante, il non conservare lo stato di Milano , antica sua
possessione , riconquistata principalmente per gli sforzi e pel sangue de ' suoi soldati. Ne si fidava punto delle promesse di Buonaparte siccome quella , che avendo avuto con lui molti e spessi negoziati , conosceva di che sapesse . Non gli sfuggiva oltre a ciò , che il rimettere Buonaparte nello stato di Milano , importava il rendere incerta e vacillante la possessione de. gli stati veneti , e che con un uomo tanto atti vo , glorioso e superbo , qual era verainente il Consolo , non poteva senza pericolo consentire allo sparlimento con esso lui della signoria d' Italia. In mezzo a tutti questi pensieri si ac costarono le instigazioni dell'Inghilterra molto intenta a difficoliare queste pratiche , perchè vedeva nel mondo quieto la sua ruina. Offeriva denaro , e cooperazione sulle coste di Francia. Per le quali cose , e considerato aliresi , che i
Veterani di Buonaparte erano periti o di peste in Egitto , o di t'erro in Italia , si risolveva Francesco a ricusare la concordia ,> ed a voler pruovare , che cosa scco portasse la fortuna della guerra. Godera Buonaparte parimente
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dell'offerta , e della rifiutata pace , perchè non aveva sincero desiderio di convenire coll' Au.
stria . Cosi, fermando la maggior parte del mon do in suo favore , confermava in Francia i'con . tenti , cattivava gli scontenti, e parte con falti, parte con isperanze conseguiva, che l'univer: sale dei Francesi amasse il suo governo , desi- -
derasse la sua grandezza , e volentieri si dispo nesse a fare quanto ei desiderasse : precipita vano i popoli a tutte le sue volontà. Tutta Fran cia correva alle nuove sorti , e se Buonaparte
generale l'aveva fatta gloriosa in guerra , lutti confidavano , che Buonaparte consolo la fareb be e gloriosa in guerra e felice in pace . Quanto alla guerra ottimamente considerati furono i suoi consigli: mandava nuove genti , quasi tutte veterane , a Moreau confermato da lui al governo dei renani, il quale doveva so. stenere il pondo degli Austriaci in Germania . Dall'altro lato , avendo sempre più i pensieri accesi alla ricuperazione d'Italia , inviava in Liguria Massena , acciò facesse pruova di tener lontano il nemico dalle frontiere di Francia , e
conservasse il possesso di Genova , finoatanto chè egli medesimo con un forte esercito arri . vasse nelle pianure d'Italia. Congregava molti soldati veterani , e molti nuovi in Digione , don de pensava , secondochè gli mostrasse il tempo e le occasioni , o di condursi in Germania , se Moreau abbisognasse del suo aiuto , od in Italia se il generale dei renani combattesse felice . mente. Di questo aveva grande speranza per la perizia di Moreau , e la fortezza delle genti accolte sotto a lui . Per la qual cosa il suo prin cipale intento era di condurre le genti adunate in Digione , che col nome di esercito di riserva chiamava , nei campi d'Italia , pieni ancora della fama di tante sue vittorie. A questo modo adunque ordinava la guerra contro l' Austria ,
che nel corno destro estremo guidasse i repub
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blicani Massena , nel sinistro Moreau , nel mez zo prima Berthier , poi egli stesso . Certamente nè più pruovati , nè più eccellenti >, nè più fa mosi capitani di questi non erano mai stati al mondo , e da loro aspeltavano gli uomini ma ravigliati fatti maravigliosi. Essendo la guerra imminente gridava con la vincitrice voce Fuonaparte a' suoi soldati :
* Quando promisi la pace , in nome vostro la » che conquistaste la Olanda , il Reno, l'Italia ,
» promisi : voi siete quegli uomini medesimi,
» voi quelli stessi , che già vicini, sforzaste alla s pace la spaventata Vienna . Soldati ! avete voi ora ben altro carico , che quello di difendere » le frontiere vostre : ite , invadete , conquista » te i nemici territorii . Voi foste già tutti a # molte guerre, voi sapete che per vincere , - » e'bisogna soffrire : in poco d'ora non si pos » sono ristorare i danni di un cattivo governo . » Dolce sarammi , a me, primo magistrato della ļ repubblica, il poter dire alla Francia attenta, y questi sono i piú disciplinati , iរ più bravi » sostegni, che si abbia la patria. Sarò, soldati , ». quando fia venuto il tempo , sarò con voi . » Accorgerassi l'Europa , che voi siete quella ► valorosa stir che già tante volle a mara , » viglia la costrinse » . Čosi aggiungendo impeto a valore , faceva uomini fortissiini alle bat taglie .
L'esercito italico afflitto dalle disgrazie titu .
bava ; i soldati rompevano i freni dell'obbe dienza : già la stagione si rendeva propizia . Buonaparte vincitore mandava loro dicendo : « Non odono le legioni le voci dei loro ufficia .
» » » » ►
li ; lasciano , la diecisettesima sopra tutte, le Castiglione , di Rivoli, di Newmarket ? Avreb . bero essi eletto il perire, piuttostochè abban . donar le insegne . Voi parlate di provvissioni
insegne. Adungue son morti tutti i bravi di
y manche : che avreste fatto , se come la quar
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ta , e la vigesima seconda leggieri , la diciot » y » » #
# » s * # *
tesima , e la trigesima seconda grosse , fra deserti , senza pane, senza acqua , a mangiar ridotte carni di sozzi animali , trovati ri fo ste ? La vittoria , dicevano , ci darà pane , e roi disertate le insegne ? Soldati dell'esercito italico ! un nuovo generale vi gorerna : quan do più splendeva la gloria vostra , ei fu sem pre il primo fra i primi. In lui tidatevi, con lui andrete a nuove vittorie. Sarammi , cosi comando , dato conto di quanto ogni legione farà , massime la diecisettesima leggiere , e la sessagesima terza grossa : ricorderannosi della fede , che già ebbi in loro » . >
Queste parole maravigliosamente accendeva no quegli animi valorosi. Era l'esercito italico, in cui si noveravano poco più di venticinque mila soldati , distribuito nelle stanze al modo
che segue. La destra governata dal generale Soult , da Recco in riviera di Levante per mona te Cornua e Torriglio , e dalla Boccheta per. Campofreddo, Stella , Montelegino in riviera di Ponente sino a Cadibona e Savona si distendeva; presidiava Gavi e Genova , in cui alloggiava il generalissimo Massena . La sinistra , che obbediya al generale Suchet , custodiva la riviera di Poa nente da Vado fino al Varo con presidii posti nei principali luoghi di monte San Giacomo , Seltea pani , Santo Stefano , Madonna della Neve , Mon tecalvo , Montegrosso , e nei sommi gioghi dell' Alpi maritlim « ; fronte certamente troppo lunga per potersi guardare convenientemente con si poche genti . Ma Genova necessitava i consigli dei Francesi , perché importava ai disegni ul . teriori del consolo , ch'ella si tenesse lunga.
mente, e voleva Massena conservarsi un campo. largo per le tratte delle vettovaglie , di cui pea nariava ; il che l'aveva fatto risolvere a non
oedere le riviere , se non quando a ciò fosso sfarzato .
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Da un'altra parle Melas, il quale , abbenché fosse gucrriero avveduto e sperimentato , e for se appunto perché era , non poteva persuadere a se medesimo , che le genti raccolte in Digio ne fossero una tempesta, che avesse a scagliarsi contro l'Italia , parendogli impossibile , che do
po tante rotte avessero potuto i repubblicani in cosi poco tempo raccorre genti , ed armi suffi cienti per fare un moto di tanto momento su qaei campi stessi dove e donde erano stati , po chi mesi innanzi, da lui vinti e cacciati . Non misurava « gli bene la prontezza di Buonaparte , né la docilità dei Francesi a correre là dove il
nome suo e la sua voce gli chiamavano . Laon de ei se ne viveva troppo alla sicura su quanto potesse succedere alle spalle , e sul suo destre
fianco . Giò fu cagione, che tullo intento al cace ciare il nemico dalle riviere e da Genova , egli indirizzo tutto lo sforzo contro un'ala estrema
delle forze francesi, contro passi difficili con . tro rocche sterili , lasciando per tal modo a >
perto il campo all'avversario allo scendere nel.
le grasse e facili pianure della Lombardia con tutto il pondo della mezzana parte delle sue forze. Dagli accidenti , che si racconteranno, sarà manifesto , che Melas commise un gravissimo errore , perchè fece appunto quello , che Buo naparte desiderava che facesse . Il che tanto è vero , ch'io sto per credere , che l'aver lascia
to le riviere di Genova con presidio si debo le , tanto disteso la sua fronte , e continua >
lo nella possessione della capitale della Ligu ria , siano stati piuttosto astazie di Buonaparte per alleltar Melas con la facilità dell'impresa a portar la guerra in questi luoghi, che errore od impotenza. Ad ogni modo non si vede, quale
grande momento potesse recare all'Austria l' impadronirsi di Genova , che non poteva , e fore se non voleva , e delle riviere , che certamente
nè poteva , né rolera conservare . La speranza
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STORIA D'ITALIA
poi , che il comparire delle austriache insegne sulle frontiere di Francia fosse per farvi muo
vere i popoli contro Buonaparte , era del tutto vana , e certamente tale parrà a chi abbia co nosciuto la natura di quei tempi . Non in Fran
cia , nè sulle roccbe liguri , ma nelle grasse piac nure del Piemonte e della Lombardia si aveva
a giudicare la lite , se a discrezione di Francia 'o d'Austria dovesse restare esposta l'Italia . Per
ciò gli Austriaci , che erano padroni dei passi , gli dovevano guardare gelosamente , ed anche star grossi nella pianura , non andarsi a spro lungare in un estremo punto del campo di
guerra . Andando Melas dall'un lato contro Ge nova , dall'altro contro Nizza , voltava le spalle a Buonaparte , che veniva da Digione , caso di guerra molto singolare , che dinotava nel gene. ralc austriaco , o troppa confidenza in se mede simo , o troppa ignoranza dei disegni già pub blicamente accennati dell'avversario , o troppo falsa misura di quanto questi potesse fare in breve tempo con que'suoi Francesi tanto con. fidenti in lui , tanto pronti alle armi , tanto impazienti delle rotte , tanto gelosi dell'onor militare .
Gli Austriaci , che molto prevalevano pel nu mero a Massena , erano per modo alloggiati , che tutto il territorio ligure fasciando , da Se.
stri di Levante per la sommità degli Ápennini opposte a quelle , che occupavano i Francesi, si distendevano fino al colle di Tenda . Gover
navano a sinistra Otto, poi seguitando a destra Hohenzollern , a Novi , rimpetto a Gavi, ed
alla Bocchetta ; il generalissimo Melas al Cairo; Esnitz a Ceva all'incontro di Suchet , e final mente sulla estrema punta destra Morzin fra
Cuneo e le falde del colle di Tenda . Accingen dosi Melas ad invadere il Genovesato , pream
bolava con parole dolci ad aspri fatti. « Geno » vesi , diceva , io vengo nella vostra patria ,
LIBRO XIX.
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» non per conquistare , nè per soggiogarvi, ma » » » » » y » »
per combattere un nemico , che uguaglianza e libertà promettendovi, vi ridusse, come lan.. ti altri disgraziati popoli , alla miseria ed al. la disperazione. L'imperator mio signore non desidera conquiste, solo vuole levarvi dal collo il giogo , al quale vi ha posti un intem . perante conquistatore: ei vuole che siano sal. re le proprietà , salva la religione , salvi e fe >
» lici i popoli. Ei lo vuole , ed ei lo fa : guar . y date le province dalle nostr’armi restituite a a libertà. Nè meno tenero egli è della vostra
y patria : chiamerd in nome suo al governo i » più virtuosi , i più savi cittadini che siano fra
» di voi . Liberi saranno i porti , libero il com y mercio , vera ed unica fonte della prosperità » vostra : la miseria cambierassi in ricchezza , » l'oppressione in libertà ; io vincitore , di ciò y T'affido e rassicuro » .
Un Azzerelto genovese , prima ai soldi di Francia , poi a quei d'Austria , faceva simil. mente in questi giorni preparazione per turba . re le cose di Genova . Impetuosamente proce dendo , pur troppo acerbe ed immoderate paro le gettava contro i Francesi in un suo manife
sto , ed esortava i suoi compatriotti a combattere gli , ed a vendicarsi in libertà ; le armi doveva . no definire , ed alle armi si veniva ; perché non si fece pei Genovesi alcun movimento in favor della lega , secondo le speranze date dal fuoru scito Azzeretto .
Aveva Melas condotto il grosso de' suoi alle stanze delle Carcare , intendimento suo essendo di spignersi avanti , cacciando gli avversari dai sommi giogbi a Savona , per separare e disgiu . gnere in tale modo l'ala sinistra dei Francesi dalla inezza , e dalla destra che combatteva nella riviera di Levante . Ottenuto il quale in. tento , gli si spianava la strada , essendo questo l'ultimo fine de' suoi pensieri , a serrare Masse >
>
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STORIA D'ITALIA
na dentro Genova , ed a costringerlo alla dedia
zione . Ma perchè it generale di Francia non po tesse far correr gente dalla riviera di Levante in aiuto di quelle che dovevano sostenere l'as• salto su quella di Ponente , ordinava a Otto , che
assaltasse i Francesi alloggiati, sotto la con dotta di Miollis , a Recco , Torriglio , Scafera , Sant ' Alberto , monte Cornua , monte Becco , e monte delle Fascie . Melas voleva al tempo stes
so che Hohenzollern desse dentro ai pusti del.
la Bocchetta , e ad ogni modo gli conquistasse. Spuntava appena il giorno de' sei aprile , che i Tedeschi , partendo dalle Carcare divisi in tre schiere ,> s' incamminavano alle ordinate fazioni . La mezzana condotta da Mitruschi , marciando
per Altare e per Torre , si avvicinava a Cadi . buona , posto molto fortiticato dai Francesi , e chiave e momento principale di tutta quella guerra. Il generale San Giuliano colla sinistra faceva opera d'impadronirsi di Montenolle per quinci accennare . contro Sassello , dove allog. giava un grosso corpo di repubblicani. Finale inente la destra , che obbediva ad Esnitz ed a
Morzin , passando per le Mallare, ed avvicinan dosi alle fonti della destra Bormida , aveva ca. rico di sforzare i passi del monte San Giacomo. Questi assalti con moltarte ordinati a questo fine tendevano , che per gli Austriaci si occupas. se Savona ; perché per tal modo restava smem
brato Sachet da Massena . Si combaité dappri. ma da ambe le parti molto valorosamente a Torre, avendo gli Austriaci il vantaggio del nu mero , i Francesi del luogo. Finalmente supera rono i primi quell'antiguardo , e tutto lo sforzo si ridusse sotto le trincee di Cadibuona . Quivi fu molto duro l'incontro , e la battaglia si pa reggiò lungo tempo ; ma finalmente fe 'dare il crollo in favore delle armi imperiali la mossa di un valoroso battaglione di Reischi, il quale, assaltate di fianco le trincee , costrinse i repab.
LIDIO XIX. 1799 blicani alla ritirata , non senza tale disordine delle ordinanze , che se non fosse stato presto
Soult a sopraggiungere con aiuti freschi, sareb. bero stati condottia molta ruina . Ma non poté nemmeno la presenza e l'opera di Soult risto
rare la fortana ; perché gli Austriaci , seguitan . do l'impeto della vittoria , obbligarono il nemi. co a ricoverarsi , girando a stento, per quelle sommità di monti , al monte Aiuto , munito an.
cor esso di qualche fortificazione . Volle Melas torre quel nuovo ricetto al nemico ; mandò all'
assallo Latterman e Palfi con cinque battaglioni di granatieri , e col reggimento di Spleny. Gli uni e l'altro fortemente urtando , i primi da la to , il secondo da fronte , sloggiarono i Francesi da quel forte sito , e se ne impadronirono. Fe . cero i repubblicani una nuova testa a Montemoa ro : Melas , combattendogli da fronte , e girando loro alle spalle ed ai fianchi, dall' una parte verso Vado , dall'altra verso Arbizzola , e dando
pereiò loro timore di essere tagliati frori, gli costrinse a dar indietro col ritirarsi disordina .
tamente a Savona . Seguitarongli, pressandogli molto alle terga >, i vincitori , e con essi alla me scolata entrarono nella città. Soult , non stando sene ad indagiare , introdotta nella fortezza quanta vetlovaglia poté in quell'improvviso e pericoloso accidente , si ritirava a Varaggio , dopo di aver combattuto piuttosto da vincitore che da vinto gl' Imperiali , che già erano scesi ad Arbizzola . Riuscirono molto micidiali qaest incontri alle due parti ; i Francesi patirono di vantaggio , trovandosi in minor numero . Frattanto Esnitz aveva assaltato monte San
Giacomo custodito da Suchet, che virilmente vi si difendetle qualehe tempo. Ma le rotte di Ca. dibuona e di monte Aiuto , colla occupazione di Savona , rendendo le sue condizioni molto peria
colose , fe' sgombrare i suoi da quel forte sito ,
abbandonando anche gl'importanti posti di Set.
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STORIA D'ITALIA
tepani , Santo Stefano', e la Madonna della ne ye. Fece una valida resistenza a Melogno Seras; poi fu costretto a ritirarsi , ma minaccioso e contrastante , le mosse retrograde degli altri se guitando. Entrarono gli Austriaci viitoriosi in Vado. Suchet per le terre di Finale, Gora , Bar dino , la Pietra, e Loano indietreggiava fino a Borghetto . Né meno felicemente si era combattuto per gli Austriaci in riviera di Levante , ed alla Boc
chetta ; perchè Otto assaltando con molto impe to monte Cornua , dopo grave contrasto , il sa perava. Superarono medesimamente gli Austria. ci monte delle Fascie , costringendo i Francesi
a ritirarsi insino a Quinto. I posti di Torriglio e di Scafera vennero anche in potesià degl' Im• periali, essendosi ritirati i repubblicani, che gli difendevano , a Prato , Cosi la Sturla sotto , il Bisagno sopra separavano i due nemici , e gli Austriaci dall' eminenza del monte delle Fascie
vedevano , ed erano veduti da Genova ; il che era cagione di terrore agli addetti alla parte fran cese , di
conforto a coloro che parteggiavano
per gli Austriaci e per l'antico governo. Fortissimo era l'alloggiamento dei Francesi alla Bocchetta , e molto ardua la sua espugna
zione , avendo voluto assicurarsi di quella stra da facile ed aperta contro il nemico , che ve. nisse dai piani della Lombardia . Gli assalta va Hohenzollern coi due reggimenti di Kray e d' Alvinzi condotti dal generale Rousseali , e l'una dopo l'altra , non senza pero molto contrasto e sangue , si recava in mano, conqnistando tute
le le trincee e le artiglierie che le guernivano. Per questa fazione acquistarono gli Austriaci il passo nella valle della Polcevera , con la facol.
tà di stringere più da vicino Genova . Rannoda ronsi i Francesi a Pontedecimo.
Massena , che prevedeva che non avrebbe
potuto tenersi lungamente in Genova , se gl'Im
LIBRO XIX. i800 87 periali fossero troppo vicini alle mura , perché più presto gli sarebbero mancate le vettovaglie, fece pensiero di allargarsi . Siccome poi era uomo generoso e d'animo invitto , non conten
tandosi al volersi acquistare un campo più largo, benché fosse molto inferiore pel numero dei soldati al nemico , si deliberava a far opera di rompere gli Austriaci salle alture sopra Savona
per ricongiungersi con l'ala governata da sa chet . A questo fine gli mandava dicendo , che attendesse ad assaltar il nemico , ed a ricupe rare i luoghi perdati di Seltepani , Melogno e San Giacomo. Perchè poi Otto non potesse man dar soccorsi a Melas, ordinava a Miollis , che si sforzasse di cacciar gli Alemanni dal monte
delle Fascie , dal monte Cornua , e da altri luoghi circonvicini . Riusciva a Miollis felice . mente l'impresa . Fecero gli Alemanni grave perdita in questo fatto di morti , feriti e pri. gionieri. Ma l'evento della guerra, ed il desti no di Genova erano per giudicarsi nella riviera di Ponente. Pensava Massena a riuscire , rotii i
Tedeschi sui monti , nelle vicinanze del Cairo, dove Suchet doveva venire a congiungersi con lai, se avesse potuto superar le alture , sopra le quali i nemici si erano
fortificati. Marciava
Massena inferiormente più accosto al mare per assaltar Montenotte , Soult superiormente, e a
destra per impadronirsi di Sassello , quindi del monte dell'Armetta, poi di Mioglio , e del poul te Invrea . Quiri avrebbe potuto unirsi a Massena venuto da Montenotte. Cosi uniti sperarano di poter mareiare verso il Cairo, confidando anche di trovarvi Sachet. Soult , percosso in sul primo giungere un corpo austriaco >, che posto a Nostra Donna dell'acqua il poteva battere sul suo fian co destro , ed avendolo vinto , e caccialo sino alle sponde del torrente Piotta oltre i monti , su
perava ogni ostacolo , ss'impadroniva di Sassel
lo ; e più oltre procedendo recava in poter suo
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STORIA D'ITALIA
la cresta importante del monte Armetta . Ripre serla i Tedeschi , riacquistaronla i Francesi doa po un gagliardo scontro : in questi impetuosi e spessi affrontamenti si spargeva molto sangue . Restava superiore Soult , che in tutti questi fatti sostenné le veci di capitano forle , ed esperi . mentato alla guerra . Nè più altro impedimento gli restava a superare per arrivar al compimen to del suo disegno per al Cairo , se non se i po sti di Mioglio , e di ponte Invrea . Vi sarebbe anche riuscito , conie pare non potersi dubita . re , se la fortuna si fosse scoperta tanto favore vole a Massena , quanto si era scoperta a lui . Ma le cose succedettero sinistramente nella
parle condotta dal generalissimo. Si era Melas mosso , non presumendo che tanta audacia s'al.
lignasse nei Francesi, che potessero far pensiero di attaecarlo , per andare ad assaltar Voltri col fine di congiungere le sue genui con quelle di Hohenzollern , e di serrare Genova. Trovò che i Francesi lo avevano prevenuto , che Soult già tanto si era innoltrato, che il suo fianco sinistro non era più sicuro, e cbe correva pericolo , che le due ali di Massena e di Suchet si unissero
sulle rive della Bormida ; il che gli sarebbe sta to di gravissimo pregiudizio . Gli sopravvennero
in questo punto le ingratissime novelle , che la squadra di San Giuliano , ferita con molta ga . gliardia da Soult alla Veirera , aveva patito inolto danno , e retrocedendo frettolosamente
era stata costretta á ritirarsi a ponte Invrea. In questo pericoloso punto Melas , non turbata la mente , nè diminuito l'animo ,> si appigliava prestamente ad un partito , che solo il poteva riscuotere dal mal passo in cui era ridotto . Av visò che l'evento della battaglia pendeva dalla schiera di Massena , e che se gli fosse venate fatto di obbligarla a ritirarsi rotta e sconquas. sata , sarebbe stato Soult obbligato a tornare in dietro. Riusci la fazione , come l'aveva prete.
LIBRO XIX . 1800 89 data . Riscontratosi con un corpo assai grosso di Francesi a Stella , lo rompeva , non senza mole ta uccisione . Poi seguitandolo fino a Croce , e combattendo di bel nuovo in questo secondo
sito -lo sbaragliava . Al tempo medesimo Latter mann , viaggiando sulla spiaggia , s'impadroni va di Varaggio , che era stato l'alloggiamento
principale , donde poco innanzi Massena era partito per andare alla fazione di Montenotte . Penò molto Massena , dopo questa rotta , a con
dursi a sicuro luogo in Cogoletto ; perché gli fu forza , essendo la strada a riva il mare in
potestà di Lattermann, camminare per luoghi erti e montuosi . Melas , conoscendo , che il non dar respillo a Massena , era un vincere Soult , mandava prestamente Lattermann ad assalir co
goletto. I granatieri di San Giuliano ferirono con molta forza i Francesi già stanchi e diradati , e già gli facevano piegare . Gli bersagliavano al panto stesso gl'Inglesi accostatisi al lido colle loro barche armate di artiglierie. Finalmente venne a precipitarsi contro di loro la cavalle ria austriaca. Pressati da tutte bande , non poterono resistere , e disordinali si ritirarono
precipitosamente ad Arenzane, ma piuttosto
per modo di posata , che d'alloggiamento sta. bile .
Massena , non eredendosi sicuro in questa ter ra , si tirava più indietro sino a Voltri. Quivi poneva il campo , non per dimorarvi , perchè
Laitermann, ehe si avanzava vittorioso da fronte, e Hohenzollern , che romoreggiava dalla supe. ' riore Polcevera , ciò gli toglievano , ma sola mente per aspettarvi Soult , ehe pereossi inva . no con assalto ponte Invrea e Mioglio , e udito il caso sinistro di Massena , si ritirava a presti passi. Infaui si raccozzarono i due generali del la Repubblica a Voltri. Melas , riunite tutte le sue forze , gli ne cacciava , e perseguitandogli
aspramente con facelle accese , perchè cea sen
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STORIA D'ITALIA
praggianta la notte , gli costringeva a varcare la Polcevera pel ponte di Cornigliano , a ripa rarsi del tutto dentro le mura di Genova , ed a
desistere da qualunque assalto alla campagna. Sachet , combattato prosperamente a Sette pani , a Melogno , ed in altri luoghi circonvi . cini di quei monti , ma ributtato con grave uc cisione da San Giacomo , fu costretto a tornar sene indietro , senza aver potuto compir l'im presa .
Mentre che le cose dell'armi procedevano in questa forma a Voltri , Oito aveva rincacciato Miollis dai monti Cornua e delle Fascie >, per
modo che il Francese impotente al resistere a . Veva preso partito di ritirarsi nella valle del
Bisagno , e sulla desira sponda della Sturla . Co si Massena privato della campagna , si era ri dotto a difender Genova > ed i luoghi più vici . ni . Presidiava Miollis il forte Richelieu , ed il
monte del Vento , distendendosi oltre il Bisa gno sino al forte dello Sprome. Verso Ponente il generale Gazan teneva la riva sinistra della Polcevera fino a Rivarolo >, ed innoltrando l'ala
sua destra tino al monte dei Due Fratelli , ed al forle Diamante , si congiungeva con Miollis. Massena con la più grossa schiera alloggiava in ciltà. Intanto le frontiere della repubblica sull' Alpi marittime restavano esposte all'impeto le desco, Piantava il generalissimo d'Austria il suo alloggiamenlo in Sestri di Ponente ; ma non volendo lasciar indebolir la fama dei recenti
fatti , né dar tempo a Suchet di ricevere rinform zi , si accingeva a cacciare per forza il gene rale di Francia da tutta la riviera di Ponente.
Vinselo in una fazione improvvisa a Toria : re catosi in mano il colle di Tenda , il minacciava alle spalle , e sul fianco sinistro . Suchet , che era capitano esperto , avendo fatto quanto per lui si poteva colle poche forze che gli restava. no , per ritardar il corso al nemico 5, si riliraya
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LIBRO
XIX .
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sulle terre dell'antica Francia oltre il Varo.
Solo lasciava gaernigioni sufficienti nei forti di Ventimiglia e di Montalbano , affinché il paese di Nizza non rimanesse tutto in preda all'av versario . Il seguitava l'Alemanno , ed impos.
sessatosi di tutta la contea di Nizza , compari. va sulla sinistra del fiume. Alloggiavano gli Austriaci ascendendo dal mare sino ad Aspra
monle. I Francesi , per impedire il passo al nemico , avevano fortificato assai gagliarda mente con trincee e terrapieni un capo di pon te ed alloggiato all'incontro nei siti più gua. dosi ; la principale stanza loro era a San Lo renzo. Vennero quivi ad annodarsi alcuni rego
gimenti , sebbene deboli, di regolari ; chia mavano le guardie nazionali della Provenza . Sapendo poi, che il miglior mezzo per vince
re è l'essere informato dei disegni del nemi co , areva Suchet provveduto , che un telegra fo piantato sul forte di Montalbano , lo accon tasse ad ora ad ora delle mosse di Melas. Cid
fu cagione , che non cost tosto il Tedesco fa . ceva un apparecchio , il Francese si apprestas. se a combatterlo . In questo tempo ebbersi le novelle che il forte di Ventimiglia si era # rre so alle armi imperiali ; arrendevasi altresi al generale San Giuliano il castello di Savona . In
tanto si ' combatteva aspramente sulle rive del Varo . Due volle i Tedeschi assaltarono con sin
golare audacia il ponte, la prima volta Melas medesimo , la seconda Esnitz : due volte furo
no con uguale valore risospinti . Risplendettero in questi fatti la perizia di Suchet, e la pro dezza del generale Rochambeau . Risplendė an che molto chiaramente l'ingegno , e la virtù del generale Campredon , che aveva fortificato il ponte . In tale modo con somma saa lode , ed
utilità grande della repubblica', difendeva Sa chet il territorio di Francia, e secondava l'0.
pera immensa concetta dal consolo.
ga
STORIA D'ITALIA
Già il canuto , e vittorioso Melas si accorge . va , che era caduto nell'insidia tesagli dal gio. vane guerriero , e che , non che fosse tempo di conquistar la Provenza , gli era forza pensare di conservare , se ancor potesse , l'Italia. Eran gli giunti i primi avvisi del calarsi Buonaparte
dalle pennine Alpi : ebbe salle prime il fatto in poco concetto : errò nel credere, che il consolo fosse uomo da comparir debole sulle sommità delle Alpi; avrebbe anzi dovuto persuadersi , che dov'era Buonaparte , là fosse tutta la for
€
tuna della guerra , là covasse la ruina dell'Aų.
stria . Mandava sui primi romori una schiera in Piemonte pel colle di Tenda ; ma quando s'ac. corse , che se la fama era stala grande , il fat to era più grande ancora si risolveva a lorsi velocemente da quell'estremo ed infruttuoso campo , dove combatteva ,> per condursi in quei luoghi , nei quali pingitore avrebbe a far con vincitore . Ordinava Melas ad Esnitz , che ave .
va lasciato alla guerra contro Suchet, presta, mente si tirasse indietro , e venisse od a rage
giungere Q110 , che instava contro Genova , se Genova ancora si tenesse , o lui stesso nei piani d' Alessandria >, se la capitale della Liguria già avesse ceduto alle armi d'Austria . Riviravasi
Esnitz , seguitavalo velocemente Suchet. Serra. togli ogni passo pel Genovesato, si riparava l'A.
lemanno per ia valle d' Ormea nelle pieniontesi contrade ; il Francese spintosi avanti stringeva il castello di Savona .
A questo tempo consisteva la guerra in due accidenti principalissimi: l'assedio di Genova, e la scesa di Buonaparte in Italia : l'uno era strettamente congiunto coll' alıro . Olto faceva
ogni sforzo per impadronirsi della piazza , bra . mando di poter correre alla guerra definitiva nei campi d'Alessandria. Massena, che per co .
€
>
raggio e per l'arte de' suoi ufficiali , e dei pa. >
triotti fuorusciti del Piemonte , che andavano e
td
LIBRO XIX, 1800 93 venivano a portar novelle , traversando con e stremo pericolo loro gli alloggiamenti dei Te. deschi , era bene informato di quanto accadesse sulle Alpi pennine , desiderava più lungamente che possibil fosse ļenerla , per la ragione con.
traria . Nacquero da questa sua ostinazione faku. ti molto memorandi, e tali che raramente si
leggono nei ricordi delle storie . La città capi . tale della Liguria , posta a guisa d'anfiteatro , dond' ella fa roagnifica mostra , sul dorso dell'
Apennino tra la Polcevera e il Bisagno , è chiu sa da due procinti di mura , uno piú largo , l'ab tro piu siretto. Sono questi due procinti muniti di bastioni e di cortine consenzienti alla natura
del luogo aspra , scoscesa e disuguale. Il primo incominciando dalla riva destra del Bisagno in riviera di Levante sotto alle porte Romana ,> e Pila ; s'innalza sul dorso del monte sino al forte dello Sprone , donde volgendosi a Po . nente, e fasciando la città, dopo di essersi rizzato in un forte , che chiamano la Tanaglia , presso alla Crocelta , se ne va a terminare presso alla
Lanterna , ed al molo nuovo. Il secondo partena do da Levante gira accoslo , e ferma le mura ; ma s'interrompe a mezza strada , e non arriva sino al molo nuovo. La parte più difendevole é il forte dello Sprone , ma siccome è sottoposto a più alti gioghi , e da loro dominato , cosi fa d'uopo piantarvi due forti , uno sul monte dei Due Fratelli , laltro più in su , a cui per la sua >
forma fu dalo il nome di forte del Diamante . Chi
ba in mano questi due forti, si può stimar.pa . drone di Genova , perché stanno sopra a tutte le altre fortificazioni. La parte più debole del procinto trovandosi al luogo più basso verso la foce del Bisagno , si pensò amunire con forti le eminenze vicine, cioè con quello di Quezzi il monte del Vento, con quello di Richelien ilmon te Manego, e finalmente con quello di Santa
Tecla la eminenza di questo nome. Nè ciò bae
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STORIA D'ITALIA
stando alla difesa di questa parte , si fecero trincee sui monti vicini dei Ratti , delle Fascie, e di Becco . Tali erano le difese di Genova , quando stava in propria balia : elle bastavano, perché con breve assedio non si poteva pren dere, i lunghi erano impossibili per le emola zioni delle polenze. Consistevano le difese vive di Massena in diecimila soldati francesi ; aveva
se Soult , Gazan , Clauzel , Mjollis , Dar . naud . Accostavansi a queste forze circa due mila Italiani di nazione diversa , ordinati da Massena in corpo regolare sotto la condotta di un Rossignoli piemontese , uomo di natura molto generosa , di gran cuore , ed amantissimo della con
libertà . Le corroborava la guardia nazionale di
Genova , fedele , parte per amore di Francia , parte per odio d'Austria, parte per paura del
sacco, se qualche accidente contrario alla quie te surgesse. Queste genti unite insieme non componevano certamente un presidio sufficiente per un st vasto circuito. Inoltre vi si vivera in molta apprensione per le vettovaglie , massime di grani.
Gl’Inglesi governati da Keit, impedivano le provvisioni di Corsica e diMarsiglia . Del go verno , che era allora in Genova , poche cose dirò . Non era né più libero , nè più servo dei precedenti , e vi era stata fatta una gran muta. zione di forma, poiché, spento il Direttorio in
Francia, la moda empirica e servile volle che si spegnesse anche in Liguria : creossi , in luogo del Direttorio , una commissione di governo. Lodossi il cambiamento , pure secondo la cor tente servile . Questo con buona volontà >, ma sommessa ed umile , perché il pericolo e le lunghe disgrazie avevano rotto gli animi, se condava Massena. La forza che investiva Genova era molto va
ria. Il principal nervo consisteva in Tedeschi ; ma con loro andavano congiunte torme nume .
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rose di villaniរ si genovesi delle due riviere, che monferrini , i quali non mossi da alcun deside rio buono, ma dall'odio, dalla vendetta , e dal
l'amor del sacco , erano accorsi alle voci di
Azzeretto , uomo che era stato incomposto e rotto , quando militava.coi Francesi , ed ora si mostrava incomposto e rotto , militando coi
Tedeschi . Nè piccolo momento recavano al. la oppugnazione le navi inglesi e napolitane , .
non solamente con intraprendere i viveri sul mare , ma ancora coll' aiutare , fulminando le
spiagge, gli sforzi degli Austriaci, principalmente verso il Bisagno , dove i luoghi avevano contro il mare minore difesa , che verso la Polcevera .
Fece Otto , che soprantendeva all'assedio , il di ventitre aprile una grossa fazione sulla sini
stra della Polcevera. Il reggimento di Nadasti , cacciati prima i Francesi da Rivarolo , s'im padroniya anche di San Pier d'Arena . Ma usci.
io Massena colla vigesima quinta gli rincaccia. va. Sapevano gli assalitori , che la parte più de. bole della piazza era verso Levante. Però si de liberarono a darvi on assalto, tentando di occu par le eminenze . Îi di trenta aprile , prima che
aggiornasse, givano all'assalto per modo che Ho. henzollern e Palti si lanciavano contro il monte
dei due Fratelli , il colonnello Frimont , scen dendo dal monte delle Fascie , si avventava con
tro il monte dei Ratti , il forte di Quezzi , ed il forte Richelieu , Rousseau si scagliava contro San ta Tecla . Azzeretto tempestava co'suoi villani in torno al Diamante. Gottesheim , passata la Sturla, s'avvicinava a San Martino d'Albaro , ed alle mura >
della città . Per consuonar con tutti questi moti a Levante , Otto attaccava Rivarola a ponente .
Riuscirono a baon fine quasi tutti gli assalti dei Tedeschi : guadagnarono il monte dei Ratti, quello dei dųe Fratelli, il forte Tecla ; già cire conda
no i forti di Richelieu e del Diamante :
Gottesheim , acquistata la metà di San Marti
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no , instava per acquistar l'altra . Era un gran pericolo pei Francesi, perché se i Tedeschi a vessero conservato i luoghi conquistati , Genova non aveva più rimedio. Massena si metteva al punto di rimettere la fortuna . Mandava Soalt
al conquisto dei due Fratelli , Darnaud al rin calzo di Gottesheim , Miollis contro Santa Te. cla e Quezzi . Vinsero l'ulti : gli Italiani del
Rossignoli, i primi, riconquistarono i due Fra telli . Massena infaticabile , invitto , impaziente, animato dal prospero saccesso' usciva nuova . mente alla campagna il dt undici maggio . Il suo fine era di eacciar i Tedeschi dal monte
delle Fascie , perchè da quella eminenza pote vano calarsi a rovina delle difese più prossime alla piazza . Ordinava l' assalto per modo che Soult girasse a dorso del monte , Miollis lo ate taccasse da fronte . Combaltè infelicemente il
secondo , favori la fortuna l'impresa del primo recando in sua mano, dopo una baltaglia molto feroce , il conteso monte . Nol conservarono langamente i repubblicani , perché Hohenzol . lerne Frimont mandati da Oito il ricuperaro. no. Massena intanto raccoglieva viveri alla cam.
pagna , breve edinsufficiente ristoro . Volle quin . di acquistare il monte Creto , come sito domi. patore , e passo comune da levante a ponente . Mandava alla fazione due grosse squadre , la destra condotta da Soult , la sinistra da Gazan. I Tedeschi fortiticati stavano a diligente guar. dia . Fu furioso l'assalto , valorosa la resisten
ža : pure andava superando la fortuna dei Fran cesi , quando sopravvenne un temporale grossie
simo ; ahbuiossi l'aria , straordinariamente piovo ve ; i combattenti sforzati a ristarsi . Rasserenato
il cielo , rincominciarono a menar le mani ; l >
accidente diè tempo a Hohenzollern ad arriva.
re con genti fresche: ruppe i repubblicani , e gli sforzó a tornar dentro le mura. Combaltessi
in questa fazione con incredibile rabbia a core
L I B'RO'. XIX . ' 1800
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po a corpo : fu Soult , mentre animosamente con fortava i suoi alla carica, ferito sconciamente della gamba destra , e fatto prigione. i Questa infelice spedizione pose fine al sorti. re di Massena ; perché , perduti i suoi migliori soldati , era troppo indebolito per uscire alla campagna. Pure tanto ancora gli restava di for za , che gli alleati nol potessero sforzare ; ma quello che l'armi degli avversari non potevano operava la fame. Siando io per deserivere qual fosse l'aspetto di Genova in questi ultimi giorni dell'assedio , non posso non deplorare il desti
no di un popolo italiano ridotto agli estremi casi , non perché per lui si trattasse di esser li . bero , o servo , ma perché si definisse a chi dei due , o d'Austria o di Francia, avesse a servire, città desolata per le rapine, pel sangue, per la fame, per la peste. Keit per mare non lascia ya entrar viveri, Otto per terra ; le provvisioni fatte scarse , le scarse dissipate. Fuvvi fanie prima che mancassero i viveri ' ::
prima si scorciarono i cibi , poi si corruppero, infine si mangiarono i più schifi e sozzi , non solo i cavalli ed i cani , ma ancora i gatti , i sorci , i pipistrelli, i vermi, e beato chi ne a . >
veva. Eransi gli Austriaci impadroniti dei mo lini di Bisagno , di Voltri e di Pegli , nè si po teva più macinare . Rimediossi per un tempo coi molini a mano , con quei da caffè massi mamente , perchè erano presti ; l'accademia consultò dei migliori : s'inventarono ingegni , ruole e molini nuovi . Con certi più grossi un uumo solo poteva macinare uno staio di grano al giorno. In ogni strada , su per ogni bottega si vedevano girar molini. Nelle case private fra le adunanze famigliari , si macinava; le donne i ) facevano per Vezzo.. Infine mancó del tutto il grano : cercaronsi altri semni per supplirvi :
Quei di lino , di panico , di cacao , di mandor lo furono i primi riso ed orzo più non se ne T. III.
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trovava. Gli stritolati e strani semi, prima ab brustoliti , poi misti col miele , e cotti parvero delicatura . Fallegravansi i parenti e gli amici con chi avesse poluto sostentare un giorno di più se e la famiglia con lino , o panico , o tre granelli di cacao . La crusca , materia tanto ri belle alla nutrizione , si macinava ancor essa , e colta
con miele serviva di cibo , non per i.
spegnere , ma per ingannar la fame : le fave stimale preziosissime: felice , non chi viveva , ma chi moriva. Erano i giorni tristi per la fa
me e per le lamentazioni degli affamati; le potti più tristi ancora per la fame, e per le spaven tate fantasie. Mancati i semi, pensossi all'erbe . I romici , i lapazii , le malve , le bism alve , le cicorie selvatiche , i raperonzoli diligentemente si ricercavano , e cupidamente , come piacevo. lezze di gola, si mangiavano . Si vedevano lun. ghe file di gente >, uomini di ogni condizione , donne nobili e donne plebee, visitare ogni ver. de sito , 'massime i fertili orti di Bisagno , e le amene colline d'Albaro , per cavarne quegli a: limenti , cui la natura ha solamente alle rumi nanti bestie destinati . Sopperi un tempo il zuc chero : zuccheri rosati , zuccheri violati , zuc cheri candi ,។ ogni maniera di confetti anda vano attorno > rivenditori e rivenditrici pub blicamente gli vendevano 2 con fiori е сор serti gli eleganti loro cestellini adornando : strano spettacolo in mezzo a quei volti pallidi , scarni e moribondi . Tanto possente cosa él? immaginazione dell'uomo , che si compiace in abbellire eziandio quanto bavvi di più lagri.
mevole e di piú terribile, rimedio diprovviden za , che non ci vuol disperati . Basta : e'furon viste donne e gentildonne nutritesi con sozzi sorci la mattina , mangiarsi treggee delicate la sera . L'aspetto della miseria estreina non ispegne la malvagità in chi è malvagio ; del che troppo
manifesto e troppo orribile esempio si ebbe in
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quelle ultime strette di Genova ; conciossiache uomini privi di ogni senso di umanità, per un vile guadagno non abborrirono dal mescolar gessi in luogo di farine nei commestibili che . vendevano, per modo che non pochi avventori de restarono avvelenati , morendosene con do lori mescolati di fame >, e di veleno ,
Durante l'assedio , ma prima della fine ulti ma , una libbra di riso si pagava lire selle, una di vitello quattro , una di cavallo soldi trenta due , una di farina lire dieci , o dodici , le uova lire quattordici la serqua , la crusca soldi Iren. ta ciascuna libbra . Poi venendo maggiore la stretta , una fava si vendeva due soldi, un pane biscoito di once tre dodici franchi , e non se ne
trovava . Maggiori agevolezze dei particolari non vollero Masseua , nè gli altri generali : apparec chiavano come i plebei ; lodevole fatto , e mol to efficace a fare star forti gli altri a tanta sven .
tura . Poco cacio , legumi rari erano quanto nu trimento si dava a chi languiva per malattie o per ferite negli ospedali. Uomini e donne tor. mentati dalle ultime angosce della fame e della disperazione , empievano l'aria dei loro gemi . ti e delle loro strida. Talvolta cosi gridando , e le fameliche viscere con le rabbiose mani di
lacerare tentando , morti per le contrade cade vano , Nissuno gli aiulava, perchè ognuno pen sava a se : nissino anche a loro abbadava , per chè la frequenza aveva tolto orrore al fatto . Pure alcuni fra gli spasimi e stridi spaventevoli , e con scosse e contorte membra davano l'ultimo so
spiro in mezzo alle popolari folle. Fanciulli ab bandonati da parenti morti , o da parenii dispera. ti imploravano con atti , con pianti e con voci miserabili la pietà di chi passava . Nissuno gli aiutava , od aveva loro compassione , perchè il dolore proprio aveva spento il compassionare l' altrui. Razzolavano quell' innocenti creature bramosamente nei rivoletti delle contrade , nele
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too
le fogne , negli sfoghi de' lavatoi , per vedere se qualche rimasuglio di bestia morta , o qualo che avanzo di pasto di bestia vi si trovas. se , e trovatone , se gli mangiavano. Spesso chi si corcava vivo la sera , era trovato morto
la mattina, i fanciulli più frequentemente degli attempati . Accusavano i padri la tarda morte , ed alcuni con le proprie mani violentemente se la davano. Ciò facevano i cittadini , ciò faceva . no i soldati. Dei Francesi alcuni , anteponendo la morte alla fame, da per se stessi si ammaz . zavano , altri le armi a terra sdegnosamente
gettavano protestando non più esser abili , per la perduta forza , a portarle . Altri una dispera ta dimora abbandonando
>
nel nemico cam.
ne andavano , Inglesi , ed Austriaci di quella pietà , e di quei cibi richiedendo , che tra Francesi e Genovesi più non ritrovavano. ' Crudo poi , ed oltre ogni dire orribile spettaco. lo era quello dei prigionieri di guerra tedeschi ditenuti su certe barcacce sorte nel porto ; per
po
se
chè la necessità ultima delle cose aveva opera .
to che ad essi nutrimento di sorte alcuna già
da alcuni giorni non si compartisse.Mangiaro . no le scarpe loro , mangiarono le pelli dei solo dateschi zaini ; già con occhi torvi guardavano, se non avessero a mangiarsi i loro compagni. Si venne a tale che si tolsero loro le guardie francusi , perché si temette , che sforzati dal fa . >
melico furore non si avrentassero contro a loro ,
e sbranatele , non se le divorassero. Tanta era
la disperazion loro, che tentarono di forar le barche per andar a fondo , amando meglio pe . rire affogati dalle acque , che straziati dalla fa. me . S'aggiunse , come accade , alla urrenda faa me la mortalità pestilenziale . Febbri pessime le genti all' altra vita con morti spessissinie
si portavano si negli ospedali del pubblico , si negli umili casolari dei poveri, e si nei super: bi palazzi dei ricchi. Mescolavansi sotto il
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medesimo tetto i generi delle morti : chi mori va arrabbiato dalla fame, chi stupido dalla feb bre , cbi pallido per difetto di nutritiva sostanza , chi livido per petecchiali macchie . Niuna cosa esente da dolore , niuna da paura ; chi viveva , o aspettava la norte o vedeva morire i suoi.
Tal era lo stato della una volta ricca ed allegra Genova , del quale il pensier peggiore era que , sto , che il soffrir presente non poteva riuscire ad alcun utile suo nė per la libertà , né per l ' independenza . Era rotta la costanza di tutti : solo Massena non
si piegava , perché aveva la mente fissa nel pen. siero di aiutar l'impresa del consolo , e di ser bare intatta la fama acquistata di guerriero in domabile . Infine venendogli onorevoli proposte da Keit , e non potendo più baslare quei sozzi e velenosi cibi , che per due giorni , tanta era l'estremità del vivere, inclinava l'animo ad un accordo , ma più da vincitore che da vinto . Si >
accordarono , volle Massena, che l'accordo s'inti tolasse convenzione,non capitolazione , ee fu forza compiacerlo della sua domanda , che uscisse Mas: sena , che uscissero i suoi uffiziali e soldati in na .
mero circa di ottomila , liberi della fede e delle persone loro ; per la via di terra potessero ritor nare in Francia , e chi non potesse per terra , fosse trasportato dagl' Inglesi per mare ad Antibo , o nel golfo di Juan : i prigionieri tedeschi si resti. tuissero ; nissuno potesse essere riconosciuto pei fatti passali , e chi se ne volesse andare , fosse in libertà di farlo : dessersi viveri , si avesse cut
ra degl'infermi : Genova a' di quattro giugno si consegnasse alle forze austriache ed inglesi. In
fatti il nominato giorno le prime occuparono la porta della Lanterna , le seconde la bocca del
porto . Poi entravano trionfando con tuito l'eser cito Otto , con tutia l'armata Keit , possessione ottenuta per lunga guerra , poi fatta breve per grossa guerra. I democrati più vivi se ne anda. >
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rono coi Francesi , fra gli altri Morando , l'Ab . bate Cuneo , l'avvocato Lombardi , i fratelli Boccardi. Suonaronsi le campane a festa , canta ronsi gl'inni , accesersi i fuochi dai partigiani per amore , più ancora dagli avversi per paara , tutto secondo il solito . Ricomparvero in copia il pane , le carni , gli ortaggi, le grasce , e chi vi si abbandonò senza freno su quelprimo fervor della fame, se ne mori : cosi chi non era morto per lunga inanizione , se ne morira per improvvisa satolla . Vollero i trecconi e i rivenduglioli star.
sene sul tirato pei prezzi, a cagione dell'ingor. digia del guadagno; ma il popolo infuriato dié loro una lal mano , che presto s'accorsero , che male si stimola la fame. Pruovaronsi i villani dell'Azzeretto a porsi in sul sacco contro i de mocrati , come dicevano , perché saccheggiavano anche gli aristocrati : ma Hohenzollern posto a guardia della città da Otto , con militare impe . rio gli frenava. Creava il capitano tedesco una
reggenza imperiale e reale , a cui chiamara Pies tro Paolo Celesia , Carlo Cambiaso , Agostino Spinola , Gian Bernardo Pallavicini , Gerolamo Durazzo, Francesco Spinola di Gian Battista , e Luigi Lambruschini. Frenava la reggenza le vendette prossime a proroinpere , comandamento lodevole : veniva sul toccar le borse , comanda. mento inevitabile , ma crudele nella misera Ge >
nova . Del rimanente nissan cenno , ne da parte di Hohenzollern , nè da quella di Melas per l'in .
dependenza , nè per la rinstaurazione dell'antico governo ; il che dava qualche sospetto . Ciò non ostante gli aristocrati gridavano viva l'impera. tore per odio contro i democrati , siccome i demo. crati avevano gridato viva Francia per odio con .
tro gli aristocrati; servi , ciechi e pazzi gli uni e gli altri, che non vedevano , che dai loro odii privati nasceva la ruina della patria , e la signo. ria forestiera . FINE DEL LIBRO DECIMONONO .
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMO
SOMMARIO
I.
( consolo passa con ordine mirabile il gran San Bernardo , vince a Marengo , l' Italia supe . riore in suo potere . Governi provvisorii del Pie . > di Genova e di Milano. Conclave in Ve .
monte
nezia : assunzione del cardinal Chiaramonti al
pontificato , e sua rinstaurazione in Roma . Arti di Buonaparte con lui. Malta presa dagli Ingle. si. Moti di Toscana . Nuova guerra tra dustria
e Francia . Battaglia del Mincio tra Bellegarde e Brune, ritirata del primo. Passaggio delmonte della S'plaga eseguito con mirabile coraggio ed arte da Macdonald . Nuovi successi prosperi dei
Francesi. Pace con Napoli , Austria e Spagna . Tutto il mondo , salvo į Inghilterra , in concore dia con Francia .
Baonaparte intanto', cambiatore disorti, si av: vicinara , l'imperio d'Austria in Italia inclina. Và al suo fine . Aveva il consolo con maraviglio. sa celerità ed arte adunato il suo esercito di ri
serva in Digione, donde accennava ugualmente al Reno ed all'Italia. Ma avendo Moreau combate
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STORIA D'ITALIA
tuto prosperamente in Germania contro Kray , gli fu fatto abilità di condarsi su quei campi , in cui tuttavia vivevano i segni e le memorie del
Is sue fresche vittorie ; cosa , che gli era cagio ne di somma incitazione , perché la gloria lo sti molava , ed era sicuro di trovarvi forti aderenze .
Adunque mentre lo sconsigliato Melas se ne sta . va martirizzapdosi cantro le sterili rocche dell'
estrema Liguria , si avvicinava Buonaparte alle Alpi , tutto intento alle fazioni d'Italia. Varii , molti , e potenti modi aveva di condurre a pro spero fine la sua impresa : soldati prontissimi a vo
lere qualunque cosa egli ' volesse , generali esper ti e valorosi, artiglierie formidabili, cavalleria
sufficiente. Aveva apprestato per pascere i solda ti sull'erme solitudini delle Alpi , biscotto ingran de abbondanza , e per tirar su e giù secondo i casi le artiglierie per quei sentieri rotti , stretti,
ed ingombri di nevi e di ghiacci , certi carretti a modo dei traini sdrucciolevoli , che si usano ·
in quei paesi per scendere dai nevosi gioghi. Ne questo fu il solo trovato di Buonaparte e di Mar. mont , che soprantendeva alle artiglierie , per fa, cilitar Joro il passo per luoghi fino allora alle medesime inaccessi , perché seaxarono , a guis sa di truogoli, tronchi di alberi grossissimi a fine di potervele posar dentro , come in un lello pro prio , e per tal modo trasportarle a dorso di muli a traverso le montagne. Denaro sufficiente aveva rammassato per le necessità de'saoi fin eltre la
Alpi ; poi si contidava nell'Italia. Per muovere le opinioni degl' Italiani aveva chiamato a se la legione italiana capitanata da un Lecchi , la qua le fuggendo il furore tedesco per le rotte di Sche rer , si era riparala in Francia , bella e buona gente. ,Per conoscere poi i luoghi , conduceva con se gl' Italiani , che più ne erano praticbi , e siccome l'intento suo era di varcare il gran San
Bernardo , cosi si consigliava specialmente con
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un Paretti di Romano in Canavese , giovane di natara molto generosa , e che camminava con molto affetto in queste bisogne della libertà . Rammentava quindi il consolo , essendo gran maestro dell'allettare , che tornava in Italia per
fondare in Cisalpina una regolata libertà , dar
la pace a Napoli ed a Toscana , ristorar la reli gione, proteggere i preli, rimettere sul debito seggio il pontefice di Roma . A tutti poi parlava umanità , di fin di mali , di un seco
di pace , di
lo che doveva incominciare a salute ed a felicità d'uomini . Passo per Ginevra : mostrovvisi ant
mansueto , e disposto a voler ridur le cose a for me buone e consentanee alle antiche , che gli aristocrati ginevrini presi alle dolci parole , pi. gliarono animo a favellar dell'independenza , e della restituzione dell'antico stato , essendo a quel tempo Ginevra unita a Francia , e parte di lei ; ma la cosa non allignò ; che anzi rispose lo ro per forma che s'accorsero che se amava pren dere , amava anche serbare. Poi tornò sulle man
suetudini , e che sarebbe contento morire , pur chè la pace vedesse . Appariva sł mogio , si pal lido e sł macilento , che pareva a tutti , che stracco il corpo e l'animo per tante sae fatiche a pro di Francia e d'Europa , dovesse far tosto pace , se pure la voleva vedere . Poi lusinghevol mente procedendo , domandava di Saussure , di · Bonnet, di Senebier ; tacque di Rousseau . Disse , voler rimettere in onore le scienze e le lettere
calpestate dalla guerra . Maravigliavansi i Gine vrini, vedendo tanto amore di dottrine pacifiche in un soldato , perchè non penetravano l'umore , né si accorgevano, ch'egli, siccome quegli che voleva far andar ilsecolo a ritroso , il voleva se - condare , finché ne fosse padrone .
Grande e magnifico era il disegno di Buona parte per riconquistar l'Italia. Suo proponimen In era di varcare col grosso dell'esercito il gran · San Bernardo col fine di.calarsi per la valle di 5 .
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Aosta nelle pianure piemontesi . Ma perchè altre genti con questa parte consuonassero , e giunte al piano potessero e muovere i popoli a romo. re contro l'Austria , e congiungersi con lui a qualche importante fatto , areva ordinato che
il generale Thureau dalla Morienna e dall' al . to Delfinato ,> pei passi dei monti Cenisio e Gi . nevra , con una squadra di tre in quattromila soldati si calasse a Susa , e più oltre anche , se . condo le opportunità , procedesse per dar limo >
re al nemico intorno alla sicurezza di Torino e per aiutare lo sforzo , ch'egli intendeva di fare sulle sponde della Dora Balea . Al tempo medesimo comandava al generale Moncey , che
pel San Gollardo scendesse a Bellinzona con un' eletla sebicra di circa dodicimila soldati , col pensiero di mellere a romore i paesi , che nelle parti superiori al piano di Lombardia si com prendono fra il Ticino e l'Adda . Parendogli al tresi , che fosse necessario di turbar le contrade
fra il Ticino e la Sesia , imponeva al generale Bethancourt , che facesse opera di varcare il Sempione , e di precipitarsi per Domodossola sulle sponde del lago Maggiore là dove , restrin gendosi , apre di nuovo l'adito alle acque cor renti del Ticino. Siccome poi non ignorava quante e quali difficoltà ostassero al passo di un grosso esercito pel gran San Bernardo, com metieva ad un corpo di circa cinquemila sol. dati , che passasse il piccolo San Bernardo , ed andasse a raccostarsi col grosso nella valle di Aosta . Tutte le raccontate genti insieme unite sommavano circa a sessantamila combattenti.
Cosi il consolo tutta la regione dell'Alpi ab bracciando , che si distende dal San Gottardo al monte Ginevra ,> minacciava invasione al sotto
posto piano del Piemonte e della Lombardia , Dall'altra parte sperava che Massena , tenendo fortemente Genova , e Suchet la riviera , avreb . bero trallenato Melas , tinchè egli potesse arri.
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vare a combatterlo sui fianchi ed alle spalle .
Magnitica , come abbiamo detto , e maraviglio sa opera fu questa del consolo , ma che gli po teva venire rolla con grande precipizio , se Mo 3
reau avesse combattuto infelicemente sul Re
no , o se Mlas più accorto , o più attivo , o me glio informalo fosse stalo . Lusingati con discorsi di umanità ,> di pace , e di civiltà quei Ginevrini tanio ingeniiliii, se ne giva il consolo alla stupenda guerra . Erano le gevti già adunate tutte a Martigny di Valle se sul Ro
no , terra posta alle falde estreme
del gran San Bernardo. Guardavano con mara viglia , e con desiderio quelle alte cime . Dice . va loro Berthier, quartiermastro: « Vincnno i - soldati renani gloriose ballaglie : contrastano - gl' Italici con valore estremo ad un nemico sopravanzadle di numero . Accendetevi , e
* riconquistate , emolandogli , oltre l' Alpi , - » quelle lerre già testimonie del francese valo
» re . Soldali nuovi , ecco che suona
il
segno
► delle battaglie : ite , e pareggiate i veterani * tante 'volle vincitori : da essi imparate a sof ferire , da essi a superare le fauche insepa ►rabili della guerra. Vi segga sempre in men y te questo pensiero , che solo col valore , solo colla disciplina si vincono le guerre. Soldati , » Buonaparte è con voi ; vien' egli a vedere i * pqovi trionti vostri : a Buonaparte praovate , » che siete sempre quegli uomini valorosi, che >
» condoti da lui si famoso nome e si lami .
* nosa gloria acquistaste. La Francia , e la uma . » nità di pace vi richieggono : voi pace alla - Francia ed alla umanità con le forti destre •
date » .
Questo parlare infinitamente infiammava que gli animi già da per se stessi, tanto incitati e valorosi. Partivano il di diciaselte maggio da
Martigny per andarne a conquistar l'Italia. Ma raviglioso l'ardore loro , maravigliosa l'allegria,
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STORIA D'ITALIA
maraviglioso ancora il molo ed il fervore delle opere . Casse , eassoni , truogeli , obici , cannoni, carretti ruolali, carretti sdrucciolevoli, carrette, lettiche , cavalli , muli , bardature , arcioni , basti da bagaglie , basti da artiglierie , impedimenti di ogni sorte , e fra tutto questo soldati affatican tisi , ed ufficiali affaticantisi al par dei soldati.
S'aggiungevano le risa e le eanzoni: i matti , gli scherzi, te piacevolezze alla francese erano quelle poche , e gli Austriaci ne toccavano dete buone . Non a guerra terribile , ma a festa , non a casi dubbi , ma a vittoria certa , pareva che an dassere . Il romore si prepagava da ogni banda :
quei luoghi ermi , solitari e da tanti secoli mu. ti, risuonavano insolitamente e ad un tratto per voci liete e guerriere. l'esercito strano e strana namente provristo , al malagevole viaggio sa liva per l'erta alla volta di San Pietro tin dove giange la strada carreggiabile. Pure spesso erte
ripidissime, forre sassose , capi di valli sdruc ciolenii si appresentavano ; i carri , i carretti, le carrette pericolavano. Accorrevano presti i soldati a braccia , sostenevano >, puntellavano, traevano , e più si affaticavano , e più mette vano fuori motti , facezie e concetti , parte are guti , parté graziosi , parte frizzanti: cosi pas savano il tempo e la fatica. I tardi Vallesani , che erano accorsi in folla dalle case , o piutto
sto dai tuguri e dalle tane loro , vedendo gente si affaticata e sì allegra non sapevano darsi pa. ' ce ; pareva loro cosa dell'altro mondo . Invita.
ti , e pagati per aiuto , il facevano volentieri . Ma più bisogna faceva un Francese , che tre Vallesani . Le parole e inotti, che i soldati di cevano a quella buona gente per la tardità del le opere e per le fogge del vestire , io non gli
voglio dire. Cosi arrivavano i repubblicani a San Pietro , Lannes colla sua schiera il primo ,
siccome quello che per l'incredibile ardimento il consolo sempre mandava, lui non solo polen
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te , ma anche domandante , alle imprese più ri schievoli e più pericolose. Quiri si era arriva. to ad un luogo , in cui pareva che la natura
molto più potesse che parle od il coraggio ; perciocchè da San Pietro alla cima del gran San Bernardo, dove è fondato l'eremo dei reli . giosi a salate dei viaggiatori in qaci luoghi d' eternale inverno , non si apre più strada al cuna battuta . Solo si vedono sentieri stretti e
pieghevoli , su per monii scoscesi ed erui . Ri . fulse la pertinacia del volere , e la potenza
dell'umano ingegno . Quanto si rotolava ", fu posto ad essere tirato , quanto si tirava ad es sere portato. Posersi le artiglierie grosse nei truogoli , i truogoli sugli sdruccioli , e dei solo dati , chi tirava , chi puntellava , chi spingeva : le minute sui robusti e pratichi muli si carica rono . Cosi , se lan Iacopo Triulzi monto , e calo con grosse funi di roccia in roccia per le barricate nella stagione più rigida dell'anno le artiglie . rie di Francesco primo , tirò Baonaparte quel le della repabblica sai carri sdruccioleroli , e sulle bestie raunate a quest'intento. Seguitava no le salmerie al medesimo modo tirate e pós tate . Era una tratta immensa : in quelle svolte
di ripidi sentieri ora apparivano , ora seompa rivano le genti : chi era pervenuto all' alto, ve deva i compagni in fondo ,' e con le rallegratri
ci voci gl'incoraggiava . Questi rispondevano , ed al difficile cammino ' s'incitavano. Tatte le valli all'intorno risuonavano. Fra le nevi , fra
le nebbie , fra le nubi 'apparivano le armi ri splendenti , apparivano gli abiti coloriti dei sol.
dati ; quel miscaglio di natura morta e di na tura viva era spettacolo mirabile. Godeva il con solo , che vedeva andar le cose a seconda de'suoi
pensieri , e soldatescamente parlando a questo ed a quello , che in ciò aveva un'arte eccellen
te , gl'induceva a slar forti, ed a trovar facile quello , che era giudicato impossibile . Già s'av.
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vicinavano al sommo giogo, ed incominciavano a scorgere l'adito , che in mezzo a dae inonti
allissimi aprendosi, dà il varco verso la piú su blime cima. Salutaronlo , qual fine delle fatiche
lore , con gioiose voci i soldati, e con isforzi maggiori intendevano al salire. Voleva il con solo che riposassero alquanto : Di cotesto non vi caglia , rispondevano , budote a salir voi , e lasciate far 4 noi, Stanchi , facevano dar nei
taniburi , ed al militare suono si rin rancavano, e si rianimavano. Ingine guadagnarono la cima, dove non cosi toslo furono giunti , che l'uno con l'altro si rallegrarono , come di compiuta pilloria . Accrebbe l'allegrezza il vedere mense
appresso all'eremo rusticamente imbandile per opera dei Religiosi , provvidenza del consola , che aveva loro mandato denari all' uopo. Eb
bero vino , pane , cacio : riposaronsi fra canne . ni e bagaglie sparse , fra ghiacci e nevi agglo. .merate . I Religiosi s ' aggiravano fra i soldasi con volii dipinti di sedata allegrezza ; bonià
con forza su quel supremo monte s' accoppiava. Parlò Buonaparte ai Religiosi della pielà loro , di voler dare il seggio al papa , quiete e sostan ze ai preti , autorità alla religione :-parlò di se e dei re modestamente , della pace bramosa mente, I romiti buoni, che non avevano nè co gnizione , né uso , nè modo , nè necessità dell' intingere, gli credevano ogni cosa . Quanto a lui,
se tratto da quell' aria , da quella quiete >, da quella solitudine , da quella scena insolita , si lasciasse , mutandosi , piegare a voler fare per affezione quello che faceva per disegno , io non lo so , nè m'ardirei giudicare; perché da un lato
efficacissima era certamente l'influenza di quel la pietà , e di quei monti , dall'altro lenacis sima incredibilmente, e sprezzatrice dell'umane cose la natura di Jui. Fermossi a riposare nel benigno ospizio un'ora.
Quando parve tempo , comandara si partise
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se . Voltavano i passi là dove l'italico cielo in cominciava a comparire. Fu difficile e perico losa la salita >, ma ancor più difficile e perico losa la discesa ; conciossiaché le nevi tocche da aria più benigna incominciavano ad intenerir si , e davano mal fermo sostegno . Oltre a ciò la china vi era più ripida che dalla parte set tentrionale . Quindi accadeya , che era lento lo scendere , e che spesso uomini e cavalli con Joro , sfuggendo loro di sotto le nevi , nelle pro >
fonde valli erano precipitati , prima sepolti che niorti . Incredibili furono le fatiche ed i perico
li : poco s' avvantaggiavano. Impazienti del tar do procedere , ufficiali, soldati, il consolo stesso, scegliendo i gioghi dove la neve era più soda , precipitosamente si calavano sdrucciolando fino à Etrubles. Era un pericolo , e pure era una fe . sta : tanto diletto prendevano , e taple risa fa . cevano di quel rolare , e di quell'essere invol
ti chi in neve grossa , e chi in polverio di ne ve . Quelli che erano rimasti al governo delle salmerie , arrivarono più tardi per gli incontra .
li ostacoli . Rianili a Etrubles , gli uni con gli altri si rallegravano dell' esser riusciti a salva mento , e guardando verso le gelate e scoscese ciine , che testé passato avevano , non potevano restar capaci del come un esercito intiero con tulti gl' impedimenti avesse potuto farsi strada per luoghi orribilmente disordinati da sconvol
gimenti antichi , e polentemente chiusi da per petui rigori d'inreruo. Ammiravano la costan . za e la mente del consolo , delle future impre. se felicemente augaravano . Pareva loro , che a chi aveva superato il San Bernardo , ogni cosa avesse a riuscire facile e piana . Intanto le aurc soavi d'Italia inconuinciavano a soffiare : le ne
vi si squagliavano , i torrenti s' ingrossayano, le morte rupi si ravvivavano e si rinverdivano . I veterani conquistatori riconoscevano quel dolce spirare : gridavano Italia : con discorsi esprese
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sivi ai nuovi la descrivevano : nei veterani si
riaccendera , nei nuovi si accendeva un mira bile desiderio di rivederla , e di vederla ; la
esperienza ricordava il vero , la immaginazione
il rappresentava e l'ingrandiva ; le volontà di . ventavano efficacissime: già pareva a quegli a. nimi forti ed invaghiti, che l'Italia fosse con quistala ; solo pensavano alle vittorie , non alle battaglie. La vittoria consisteva nella celerità , percioc che quelli alpestri luo; hi erano sterili , il pas so del San Bernardo difficile , nè si doveva dar tempo a Melas di arrivare al piano prima che l'esercito ri arrivasse . Importava altresi che il romore già sparso della riiornala dei Francesi >
' n'ın si rallentasse . Perciò il consolo si calara
tostamente per le sponde della Dora e con as salti di poca importanza dali dall'antiguardo condotto da Lannes , mandato avanti a specu lare il sito del paese , s' impadroniva facilmen te della città d'Aosta , e della terra di Chatil lon. Ma un duro -intoppo era per trovare nel forte di Bard posto sopra un sasso eminente ,
che , come chiave , serra la strada in quella stretta gola , che quivi forma 7, restringendosi , la valle. Aveva Pavelti proposto facile al conso lo l'oppugnazione di questa rocca , essendo in lui sommo desiderio , che i Francesi passasse ro per la valle d'Aosta , acciocchè il suo paese fosse il primo ad essere restituito , come cre deva , a libertà . Ma il fatto pruovo , che un umile sasso poteva divenire ostacolo ad una gran fortuna. Fatta la chiamata , rispose corag giosamente il Tedesco , non voler dare la for tezza . S'avvicinarono i Francesi ; eotrarono fa. >
cilmente nella terra di Bard , posta solto al for
te ; poi andarono all'assalto ; ricevuti con fe rocia >, abbandonarono l'impresa . Rinnovarono parecchie volte la batteria , ma sempre con po . co frutto. Si sdegnavano i capi, e di un'infinita
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impazienza si travagliavano nelvedere, che una
piccola presa di gente , poiché il presidio non sommava che a quattrocento soldati, ed un' an . gusta roccia interrompessero il corso a tante vittorie .
Pareva loro troppo grave ed insopportabil co che un piccolo Bard arrestasse coloro ,9 cui
sa , non
avevano potuto arrestare né la poderosa
Mantova , né i ghiacci eterni dell'enorme San Bernardo. Sapevano che il loro movimento era presentito al piano , e che Melas , lasciata l'i. natile impresa del Varo, con presti passi ac correva per puntellare la fortuna pericolante. Ne la valle di Aosta , sterile e povero paese ,
era abile a pascere tante genti , massime in
quel caso non preveduto : già sorgevano i pri. mi segni della penuria . Pensavano al rimedio , e nol trovavano. Batterono la rocca dalle case
della terra , batteronla con un cannone tirato sul
campanile . Ma essendo il luogo ben difeso , e
di macigno , non facevano frutto. Avvisarono, se potessero passare , continuando il forte in
possessione dell'inimico. S'innalza con irrego. lari gioghi a sinistra della terra di Bard il món . te Albaredo , che dai saperiori laoghi domina la fortezza ; negl' inferiori ne è dominata . Fe. cero i Francesi , essendo primo autore di questo
consiglio Berthier , pensiero di trovar passo per questo monte . In men che non fa due gior ni , cavarono gradi nei siti più dari ed erti , al zarono parapetti sugli orli dei precipitosi , git
tarono ponti sui precipici per modo che fu loro aperta la strada al passare, oltre il tiro dei can noni della fortezza. Fu quest'opera molto ma ravigliosa , e degna di essere raccontata nelle storie. Gli uomini sicuramente varcayano. Resta vano le artiglierie e gl'impedimenti , che non poterano avviarsi per una strada tanto ripida è stretta. Lannes , che già era arrivalo sino ad Ivrea , correva pericolo di essere assalito dagli
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Alemanni , mentre ancora era privo delle arti:
glierie , armi tanto necessarie nelle battaglie dei nostri tempi. Un nuovo assalto dato al forte dal pertinace consolo , aveva avuto sinistro fine . Grave pericolo sovrastava , perché i tempi non pativano indugio , quando Marmont si avvisava di un nuovo stratagemma. A fine d'impedir il
romore dei carretti, distendeva letame per la contrada principale di Bard , avviluppava con istrame i cerchi delle ruote , e tirando alla di.
lunga , velocemente e di notte tempo operava , che le artiglierie riuscissero felicemente oltre alla terra . S'accorgeva il castellano dell'arte
usata dagli avversari , e folgorava con grandis simo furore fra il buio della notte ; ma la oscu.
rità da una parte , la celerità dall'altra furono cagione , che i repubblicani patirono poco dan no in questa straordinaria passata : con tutte le armi allestite e pronte si apprestavano ad inon. dare il piemontese dominio. Poco stante Cha. bran divallatosi dal piccolo San Bernardo co stringeva alla dedizione il comandante di Bard, salvo l'avere e le persone , e con fede di non
militare sino agli scambi . Mentre a questo modo il grosso dei soldati di Francia sboccava per Ivrea , non erano state o
ziose le genti più lontane, anzi concorrendo dal canto loro all'adempimento del principale di . segno , erano pervenute ai luoghi ordinati dal consolo . Era Bethancourt sceso dal Sempione , e
fattosi padrone di Domodossola . Moncey venuto a Bellinzona accennava a Lugano , ed alle sponde del Ticino e dell'Adda . Thure au poi più pros simamente romoreggiando alla capitale del Pie monte , era comparso a Suba , e camminando
pià avanti, si era mostrato ad Avigliana, aven do fatto una buona presa di Austriaci , che si erano pruovati a serrargli il passo dall' erto ed eminente sito , sul quale stava, prima della guer
ra , fondata la fortezza inespugnabile della Bru
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netta. Tale tempesta da tutte parti sovrastava , per l'invitto pensiero del consolo , à quel trato to di paese , che si comprende fra la " Dora ri paria e l'Adda. Ma il principale sforzo sorgeva da Ivrea. Si proponeva il consolo di marciare a stanca celeremente per arrivar più presto , che per lui potesse , a Milano . Contidavasi, nė
senza ragione , di trovar quivi seguito , viveri e ricchezze; e siccome sopraggiungeva improv. viso , cosi sperava di poter sorprendere e sopraf fare i corpi sparsi degli Austriaci, che a tatt altra cosa pensavano fuori che a questa . Aveva
anche fondamento di credere , che gli sarebbe venuto fatto , accostandosi all'Adige, di tagliar fuori Melas dal suo sicuro ricetto del Tirolo. Molio bene considerate erano queste cose, e me
glio ancora fu quella di mandar Lannes verso Chivasso , per indurre in Melas la persuasione, ch'ei fosse per far impeto contro Torino. Or
dito in tal modo il disegno, lo mandava ad ese cuzione. Temendo gli Austriaci di Torino , a rem vano accostato un antiguardo al ponte della Chiusella , a dirittura del quale avevano pian tato quattro bocche da fuoco per non lasciar 2
guadagnare questo passo al nemico. Essendo questo ponte ,molto stretto e lungo , dura impre sa era il superarlo. Avvicinatosi Lannes , ordi nava ai piú valorosi , il passassero velocementem Fecernc pruova ; ma i cannoni tedeschi fulmi narono si furiosamente a scaglia, e dai fianchi i feritori leggieri teinpestarono con si falta gran. dine , che i Francesi tornarono indietro laceri e sanguinosi. Nuovamente cimentatisi, nuova mente perdevano, Rinnovo due altre volte la pruova Lannes , e due altre volle ne rasei colla
peggio . Ostinavasi, ma non aveva rimedio . Pa vetti allora, che ottimamente conosceva i luo.
ghi , perché la battaglia si commetteva quasi sotto alle mura di Romano , sua patria , fece accorto il generale di Francia , che a sinistra
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STORIA D'ITALIA
del ponte erà un passo facilmente gaadosa , of ferendosi di condurre egli medesimo la fazio ne. Guadò con felice ardimento il fiume : si
mostrava improvviso sulla destra del nemico ; dié mano a bersagliarlo aspramente ; restava mortalmente ferito dalle sue armi l' austriaco Palfi, che vicino al ponte se ne stava animando i suoi . Questo accidente dié cagione di vincere
ai Francesi , perché gli Austriaci sforzati a dar indietro , lasciarono libero il passo del ponte . Raqnodaronsi col retroguardo sull'altura di Ro mano , e vollero far testa; ma assaliti dai Fran . cesi cresciuti d'animo e di forza , abbandona
rono il campo. Nè miglior esito ebbe ano sfor zo fatto da Keim con la cavalleria , nel piano che si frappone tra Romano e i colli di Monta lenghe ; onde fa aperta la strada a Lannes fino a Chivasso , dove trovò conserve considerabili
di vettovaglie , opportuno ristoro alle sue stan che genti . Avendo conseguito Lannes l'intento di far correre Melas a Torino, volgeva improve visamente le insegne a mano manca, e cammi nava con passo accelerato a seconda della sini stra del Po alla volta di Pavia . Tutto lo sforzo
dei Francesi accennava a Milano . Marciavano
Marat , Boudet' e Victor contro Vercelli ; mar. ciava sull'istessa fronte più basso Lannes, e su periormente spazzava il paese la legione italia. na di Lecchi , che da Chatillon di Aosta per la
via di Grassoney camminando , era venuta a Varallo , poi ad Orta , donde aveva cacciato il principe di Loano , che vi stava a presidio con una mano di Tedeschi . Tutta questa fronte di un esercito bellicoso , spingendosi avanti , gua dagnava Vercelli , dove passava la Sesia : poi contrastando invano Laudon , che era accorso
>
entrava in Novara , e s' apprestava a varcar il Ticino. L'ala sinistra intanto s'ingrossava per essersi Lecchi congiunto a Sesto Calende con Bethancourt disceso da Domodossola . Laudon
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postosi a Turbigo intendeva ad impedire il pas so del fiume; ma Murat , che guidava l'anti. guardo , dato di mano a certe barche lasciale à Galiate , guadagnava la sinistra sponda , e cac ciava da Turbigo , non senza però qualche dif
ficoltà , il generale tedesco. Al tempo medesimo la sinistra ala si rinforzava vieppiù per la gian. ta delle genti di Moncey , che venute sui laghi di Lugano e di Como , avevano incontrato Lec cbi a Varese. Per queste mosse ottimameute eseguite , come erano stale ottimamente ordi. nale , già era la capitale della Lombardia posta in potestà dei Francesi. Entrava in Milano il di due di giugno con le più elette schiere Buona. parte vincitore. Io non sono per raccontare le allegrezze che vi si fecero, perchè nelle rivo .
luzioni il governo ultimo é sempre stimato il peggiore , il nuovo il migliore . Né la signoria dei Tedeschi vi era stata mansueta , non perché troppo grave fosse di sua natura , salvo i conti nati alle bocche di Cattaro , ma perchè avendo voluto rimettere del tutto le cose nello stato
pristino , aveva lurbato infiniti interessi ed opi. nioni . Eransi i reggilori persuaso , che fosse impossibile che i Francesi tornassero ; e perd a seconda di questa credenza governandosi , prepararono le occasioni ad altre rivoluzioni.
Riordinava Buonaparte la cisalpina repubbli. ca. Volle ,> che i riti della religione cattolica pubblicamente si celebrassero , e la religione si rispettasse , e chi il contrario facesse , seve ramente, anche colla pena di morte , se il caso il richiedesse , fosse punito ; che fossero salve le proprielà di tutti , che i fuorusciti rientras. sero , che i sequestri si levassero , che le cedo. le del banco di Vienna si abolissero , e valor di moneta piú non avessero . Lasciati in Milano questi fondamenti della sua potenza , applicava di nuovo i pensieri alla guerra , che quantun. que bene principiata fosse,) non era ancor tera
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minata . Melas sulla destra del Po si conservava tuttavia intiero , nè sapeva il consolo ancora , che Massena fosse stato costretto a cedere in Ge
nova, alla fortuna dei confederati. Per questo morivo , credendosi più sicuro di quanto egli era veramante , aveva fatto correre da'suoi il
Lodigiano , il Cremonese , il Bergamasco , il
Cremasco , nei quali paesi erano stati veduti con molta contentezza: poi suo intento era di passare subitamente il Po , ed in questo modo mozzare a Melas ogni strada al ritirarsi. Lannes fraitanto , per una subita correria , aveva preso Pavia : trovovvi munizioni abbondanti da bocca, e quantità considerabile di armi .
Melas , che per la perdita di Milano aveva conosciuto , quanto la sua condizione fosse pe ricolosa , ed il nemico forte , avvisandosi che il suo scampo non poteva più venire se non da >
una battaglia risoluta, e da una vittoria piena, voleva tirar la guerra nei contorni di Alessan. dria , per cagione dell'appoggio che quivi ave va della cittadella , e del forte di Tortona . Ves nuto adunque in Alessandria , chiainava a se
Esnitz arrivato dalla riviera , mandava Otto , di. venuto libero per la dedizione di Genova , a Piacenza , affinché s'ingegnasse d'impedire il passo del fiume ai Francesi. Ma Murat fu pid presto di Oitn ; perché , sebbene fortemente fossc combattuto , passara , e s'impadroniva di Piacenza . Al medesimo punto Lannes varcava
a Stradella , e si poneva a campo a San Cipria . >
no . Oltu ritirava i suoi a Casteggio ed a Mon. tebello . Combattessi in questi due luoghi il di nove giugno una battaglia asprissima , segno ed augurio di un'altra assai più aspra , più famo
sa , e pin piena di futuri accidenti, Occupava Otto col grosso delle sue genti Casteggio , aven. do piantato su certi colli a destra forti batterie, e collocato a sinistra più al piano i suoi cavalli.
Una piccola squadra di ultimo soccorso stanzia .
LIBRO XX . 1800 119 va a Montebello . Urtarono i Francesi.condotti
da Walrin con grandissimo impeto i Tedeschi , fa loro risposto con uguale costanza ; vario fu
per molte ore l'evento; perchè parecchie volte i repubblicani s'impadronirono dei colli emi. nenti a Casteggio , e parecchie volte ne furono risospinti. Finalmente gl'Imperiali restarono saperiori per opera massimamente della caval.
leria , la quale sbucando da certe siepi, di cui si era fatta quasi una fortezza , aveva dato la carica al nemico. Watrin si ritirava rotto e san.
guinoso , e sarebbe stata perduta la battaglia pei
Francesi , se non fossero sopraggiunti battendo , e mandati da Lannes i generali Chambarlhac e Rivaud . Venendo quest' ultimo a parte della mischia , frenava l'impeto dei vincitori , ed in cuorando i soldati di Watrin gli menava di nuovo contro il nemico insultante : pare si di fendevano i Tedeschi ostinatamente . In questo
fortanoso punto arrivava con una grossa squa dra di baoni soldati Lannes , ed entrando impe tuosamente , come sempre soleva , nella batta .
glia , sforzava il nemico a piegare , e caccian dolo del tatio da Casteggio, l' obbligava a riti.
rarsi a Montebello. Quivi Otto piú fiero di pri. ma rinnovava la battaglia , e faceva di nuovo le sorti dubbie ; che anzi le sue già principiavano a prevalere , quando Buonaparte, che era soe . praggianto , ordinava a Victor , caricasse con
sei battaglioni la mezzana schiera del nemico. In questo punto divenne furiosissimo l'incontro, perché gli Austriaci difendevano il ponte con aumerose artiglierie che buttavano a scaglia, ed i Francesi con le baionette andavano alla cari
ca per ispuntargli. Durò un pezzo questo com battimento di fuoco e di ferro : si vedeva che i soldati di Otto stavano alla dura molto forte .
mente. All' ultimo arrivarono sugli estremi del campo i generali Geney e Rivaud , e fecero inclinare la fortuna in favore di Francia , per
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che per le mosse loro si trovava Otto quasi cir condato da ogni banda. Si ritirava in Voghera, lasciato un presidio di circa mila soldati nella fortezza di Tortona . Mori in questo fatto , e fu presa gran gente agli Austriaci, ma la metà meno di quanto portarono gli scritti di Berthier. Mori anche gran gente ai Francesi ; e poco
meno che agli Austriaci ; pochi restarono pei. gionieri . Questa fu la battaglia di Casteggio , che durò dalle sei della mattina sino alle otto della sera .
Superata l'asprezza dell'Alpi con arte e.co. stanza , corsa la Lombardia con prestezza, fatto risorgere il nome di Cisalpina in Milano , solo levati a gran cose gli animi dei popoli con una impresa inusitata , restava che per una deter minativa battaglia i presi augurii si adempie. séro , e si confermasse in Buonaparte il supre mo seggio di Francia , e l'imperio assoluto d'I. talia . Assai presto fu l'acquisto di questo paese fatto da Kray , Suwarow , e Melas : restava che si vedesse , se il capitano di Francia non fosse abile a riconquistarlo più presto ancora. Aveva
Melas , come abbiam narrato , raccolti i suoi nel forte alloggiamento tra la Bornida ed il Tanaro sotto le mura d'Alessandria . Grosso di
circa quarantamila soldati, fornitissimo di arti glie , fiorito di cavallerie seeltissime, provvisto di veterani , era molto abile a combattere di tante sorti. Ne mancava in lui l'ardire , o l'ar. te ,> né la memoria delle recenti vittorie. Sape >
va altresi , di quanto momento fosse la battaglia che soprastava .
Dall'altra parte il consolo combatteva sa quel le italiche terre , già piene di tanta sua gloria; i suoi ufficiali giovani, confidenti e valorosi con incredibile ardimento anelavano al confermare
i gloriosi destini di Francia ; i soldati , alcuni veterani , molti nuovi non avevano tanto uso di
battaglie quanto i Tedesehi >, ma l'ardore e la
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confidenza sapplivano a quanto mancasse all'e . sperienza . Di numero erano inferiori agli avvero sari , e di cavallerie , e di artiglierie . Giravano
adunque assai dubbie le sorti. Melas , ancorchè fosse sorpreso da tanta e si improvvisa piena , e vinto alla Chiusella ed a Casteggio , parera
non ostante possedere maggiore probabilità della vittoria . Nè si potrebbe bastantemente lodare l'arte e la prestezza , colle quali , quando ebbe piena contezza dell'intento del consolo , aveva adunato il suo esercito nei campi d'Alessandria.
Doveva il consolo presumere, perchè non igno rava che l'avversario aveva fortificato con trin . 1
cee ed artiglierie le rive della Bormida , e scel to luogo propizio al combattere, che appunto in quel campo volesse dare la battaglia. Pure
avvisando , certamente contro ogni probabilità , che Melas volesse ritrarsi verso Genova , aveva
mandato il generale Desaix , testè arrivato dall' Egitto , a Rivalta sulla strada per Acqui; che anzi questi , obbediente ai comandamenti , già aveva spinto la schiera di Boudet più vicino ad
Acqui . Grave errore fu questo , perciocchè ei dovera rannodarsi , non ispartirsi , trovandosi col nemico si vicino e si grosso ; per lui stette .ad un punto , che tutta la fortuna di Francia
perisse nei campi di Marengo. Oltre a ciò ,
e
per una risoluzione nè ragionevole ne sana aveva mandato la schiera di Monnier , che con quella di Boudet componeva l' ala sinistra go. vernata da Desaix , a Castelnuovo di Scrivia, per modo che tutta quest'ala si trovava spartita e scomposta in un momento di tanta importan za . Occupava Melas con un antiguardo il vil laggio di Marengo posto oltre Bormida nella vicinanza di Alessandria . Il consolo , fattolo as saltare da Gardanne , lo recava in suo potere , avendo i Tedeschi fatto astutamente debole re
sistenza. Il quale accidente avrebbe dovuto far
accortoT.Buonaparte , che pensiero di 6Melas non III.
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era di girsene lontanamente a Genova , ma bensi di cimentar la fortuna vicino ad Alessandria .
Tuttavia , essendo ienacissimo ne' suoi concet ti , persisteva nel credere che i Tedeschi voles.
sero incamminarsi verso la Liguria. Finalmen te gli esploratori , che gli recavano le novelle da Rivalta e dalle rive del Po , il tolsero d'in . ganno , certificandolo che la gran lite era pet deffinirsi nell'Alessandrinn , non nella Liguria. Ordinava a Boudet ed a Monnier , che presta. mente si ricongiungessero coll'esercito princi. pale : pure trovandosi già lontani , poterano ar >
rivare a sorle terminala.
Il di quattordici giugno alle cinque della mattina Melas varcava , fulminando , יןauguro sa Bormida . Esnitz coi fanti leggieri , e col mag gior nervo delle cavallerie , muovendosi a sini. stra degl'Imperiali , marciara contro Castel-Ce.
riolo per la strada che porta a Sale , perchè in tento del generalissimo austriaco era di riusci . re alle spalle dei Francesi da quella parle per tagliargli fuori da Pavia e da Tortona , donde avevano corrispondenza con l'altre loro genti alloggiate sulla sponda sinistra del Po . Keim ,
coi soldati di più grave armatura muoveva l'ar : mi contro il villaggio di Marengo , per cui pas. sa la strada per Tortona ; quesi'era la schiera di mezzo. Una terza , che era la destra sotto la condotta di Haddick con un grosso di grana tieri ungari guidati da Oito , doveva fare sforzo, seguitando la destra sponda della Bormida allº insù , per riuscire a Fragarolo , e consentire verso Tortona con la mezzana. Si prevedeva , e quest' era il pensiero delle due parti , che si sarebbe conteso massimamente della possessio ne di Mărengo , perché quello era il sito , alla conservazion del quale indirizzavano i France. si tutti i loro movimenti . Precedeva le cammi
nanti squadre d'Austria un apparato formida .
bile di artiglierie , che furiosamente tuonando
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significavano, quanto duro e quanto micidiale fosse per essere l'incontro . A tanto impeto non erano i Francesi pari in quel primo tempo dele la baliaglia , perchè Monnier si trovava lontano a destra, Desaix a sinistra, per improvvidenza del consolo .
Adunque tutte le difese loro consistevano
nella schiera di Victor, che occupava assai gros sa Marengo , ed in quella di Lannes , che ave. va la sua sede a destra della strada di Tortona .
A queste genti si aggiungevano circa novecento soldati della guardia del consolo , i cavalli con . dolli dal giovane Kellermann , quei di Cham peaux , e finalmente quelli di cui aveva il go. verno Marat : i primi facevano spalla ai fanii di Victor , i secondi a quei di Lannes , ed in ultimo i terzi posti sulla punia estrema a destra di tutta la fronte , custodivano la strada che accenna a Sale , Cosi Pordinanza dei Francesi
partendo dalla Bormida, e da lei scostandosi
obliquamente , e passando per Marengo , si di. stendeva sin verso a Castel - Ceriolo , Keim in contrava Gardanne mandato da Victor a Pietra .
buona , piccolo luogo posto Ira Marengo e la
Bormida , e con una forza prepotenie to pro quie verso Marengo . Sarebbero anche state in. siraya . Si ritiravano disordinatamente le reli.
tieramente circondale e prese se Vicior non avesse rosto mandato Chambarihac a riscattarle .
Vennero avanti i Tedeschi , ed ingaggiarono con
Victor una battaglia orribile : conimiservi ambe le parii fati di stupendo valore . Pirgò final mente la fortuna in favor di coloro , che aveva po più numerose genli , e piú fiorile aruglierie : entrava vittoriosamente Keim in Marengo, Non per questo si era Victor disordinalo ; che anzi grosso , intiero e minaccioso novellamente si
schierava dietro a Marengo. Venne a congiunt. gersi con lui sulla destra sua punta Laines, il
che fece rinfrescare la ballaglia più feroce di
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prima . S'attaccò Keim con Lannes , Haddick con Victor , e chi considererà la natura si di
quei generali,> come di quei soldati, si persua. derà facilmente , che mai in nissuna battaglia sia stato speso più valore e maggior arte , che in questa . Secondava polentemente l'arto di Lannes contro Keim Champeaux co'suoi ca.
valli , nella quale mischia gravemente ferito passò di questa vita alcuni giorni dopo. Keller mann con la sua squadra aiutara anche effica cemente Victor , cariche a cariche continua.
mente aggiungendo e moltiplicando. Ciò non ostante Victor , per essere entrato nella batta
glia il primo , e per avere Gardanne molto pa tito nell'affronto di Pietrabaona , stanco e dira
dato cede finalmente il luogo , e si ritiro , quan e
to più potè prestamente , e non senza qualche moto disordinato , a San Giuliano . Lannes al
lora nudato sul suo sinistro fianco dell'appoggio di Vicior fu costretto rinculare ancor esso ; il
che diè cagione a Keim di guadagnare vieppiů del campo , e di credersi sicuramente in pos sessione della vittoria . Fratlanto Esnitz coi
fanti leggieri aveva occupato Castel Ceriolo, e coi cavalli si andava allargando col pensiero di mostrarsi alle spalle delle due schiere repub blicane , che indietreggiavano ; il quale disegno, se avesse avalo effetlo , dava senza dubbio al . cano la vittoria agl ' Imperiali . Solo rimedio a tanto pericolo aveva il con solo nei novecento soldati della sua guardia , e
nei cavalli di Murat, certamente non capaci a far fronte alla namerosa cavalleria di Esnitz.
Mandava adunque avanti i novecento . Qui io non so , se più mi debba lodare l'opera loro, o
biasimare quella di Esnitz . Fatio sta cbe
A.
lemanno , quantunque gli avesse circondati da ogni banda , non gli potè mai rompere , o che egli non abbia fatto tutto quello che poteva , 0 che i novecento abbiano fatto più di quello che >
>
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potevano. Avrebbe potuto Espitz , se l'avesse >
voluto , tanto era forte pel numero delle sue truppe leggieri , sicuramente lasciarne una pic cola parte contro questa consolare guardia , e >
gittarsi con l'altra a furia dietro le cedenti
squadre di Francia . ' Ma neanco questo fece , ostinandosi a combattere con tutte le sue genti contro piccola parte di quelle del nemico . Que= ; stà mollezza , o errore di Esnitz , e qnesto va lore dei consolari diedero comodità a Monnier di arrivare da Castel Nuovo , donde chiamato dal consolo veniva a prestissimi passi . S'incon. trava arrivando nelle genti di Esnitz , sebbene
elleno da tutte le parti il circondassero , si aper. se la strada , aiutato gagliardaniente dai conso
lari . Il generale Cara-San-Cyr, cacciati i Tiro. lesi da Castel-Ceriolo , se ne faceva padrone, e tostamente con tagliate e barricale vi si affor
tificava . Dievvi dentro Esnitz per ricuperarlo , c
non gli venne fatto : pure la fortuna il favoriva, perchè aveva in questo punto obbligato alla ri . tirata i consolari, e l'altra parte dei soldati di Monnier. Ma invece di seguitare alla dilunga i cedenti, si ostinava all'acquisto di Castel-Ce riolo . Cara -San-Cyr sempre il respinse , e tanto il tenne lontano , che ora Cara -San - Cyr fu sal.
yamento de' suoi , come prima erano stati i no vecento ; questi diedero tempo colla pertinace resistenza loro a Monnier di arrivare , egli il diede a Desaix . Melas in questo mezzo tempo ,
volendo usare l'occasione favorevole , che la foriuna gli parava davanti , aveva spinto innan . zi la sua ala destra , massimamente i cinque
inila Ungari , affinchè andassero a disfare quel la nuova testa che i Francesi mostravano di vo
ler fare a San Giuliano. Pareva che a quest' effetto bastassero Keim vincitore , ed Esnitz mezzo vinlo e mezzo vincitore. Ma per assi . curarsi meglio del fatto, é per provvedere ai casi dubbii che Desaiz , arrivando, avrebbe poa
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tato arrecare , mandara di lungo spazio avanti i cinquemila , dei quali come di corpo autore di vittoria , aveva preso il governo Zach , quar. tiermastro di tutto il campo austriaco. Erano le cinque della sera : già da più di dieci ore si combatteva: gli Austriaci vincitori si ral. legravano ; tenue speranza, e solo in Desaix rimaneva ai Francesi di risorgere . Gli Alessan
drini credevano , avere Austria già del tatto vinto , siccome quelli che spaventati in sul mattino dal rimbombo di tante armi , l'aveva
no poscia udito allontanarsi appoco appoco , per modo che alla fine piuno , o debole suono di baltaglia perveniva agli orecchi loro. Il consolo stesso disperava , nè mostrò in questo punto della battaglia mente serena , od animo costan te , o modo alcuno degno di coluiche aveva concetto il mirabile disegno di questa seconda invasione d'Italia . Solamente , e già quasi pri
vo di consiglio stava agognando l'arrivo di De saix. Meatre fra molto timore e poca speranza si esitava , ecco arrivare al consolo le novelle ,
che la prima fronte della deseziana schiera comparira a San Giuliano. Riprese subitamente gli spiriti : altr'uomo che egli in fortuna quasi disperata , come era quella , in cui si trovava, si sarebbe servito della forza che arrivava , so . lamente per appoggio alla ritirata ; ma l'auda. ce , ed onnipotente consolo la volle usare per rinnovar la battaglia e per vincere . Meiteva l'e sercito in nuova ordinanza per modo che da Castel -Ceriolo obliquamente distendendosi sino a San Giuliano , alloggiava Cara -San - Cyr sul luogo estremo a destra, poi a sinistra verso San
Giuliano procedendo Monnier , quindi Lannes poi finalmente in quest'ultima terra a cavallo della strada per a Tortona Desaix . I cavalli di Kellermann a fronte , e fra Desaix e Laones arevano il campo . Non avendo fatto Esnitz co '
suoi fanti e cavalleggieri contro l'ala destra dei
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Francesi quell'opera gagliarda , e quel fratto che Melas aspeltava da lui , aveva il generalis. simo d ' Austria mandato i cinquemila Ungari condotti da Zach contro lala sinistra, speran. do che questo nodo di genti fortissime l'a vrebbe potuta rompere ; e tagliarle la strada verso Torlona ..
La colonna dei cinquemila , in cui si conte nera tutto il destino della giornata , in se me. desima ristretta , baldanzosamente marciava contro i deseziani, Desaix , lasciatala approssi mare senza trarre , quando arrivò a tiro, la fal. minò con le artiglierie , che Marmont aveva
collocato sulla fronte , poi scagliava contro di lei tutti i suoi . A quel duro rincalzo attoniti sulle prime si fermarono gli Ungari : poi ri. preso nuovo animo , qual mole grossa , ed in . superabile , marciavano. Nė le genti francesi, siccome più leggieri, quantunque tutto all'in . torno vi si affaricassero , gli potevano arrestare . Era questo un caso simile a quello di Fonte .
noy . Desaix, che punto non si era sbigollito a quel pericolo , postosi a fronte de' suoi , stava sopravvedendo il paese per iscoprire , se gli
accidenti del terreno gli potessero uffrire qual che vantaggio , quando ferito in mezzo al pet to da una palla d'archibuso , si trovò in tin di morte. Disse quest'ultime parole al giovane Lebran , tigliuolo generoso di generoso padre : * Andate , e dite al consolo , che me ne inuoio * dolente di non aver fatto abbastanza per vi. vere nella memoria dei posteri » . Sotten. trava al governo , in vece di Desaix , Boudet . Non si perde questi d'animo per si amaro ca so , non si perdettero d'animo i suoi solda ti ; che anzi stimolando quegli uomini già di per se stessi valorosi il desiderio di vendetta , con
incredibile furia si gettarono addosso ai cin quemila . Nè gli Ungari cedevano: era un com .
battere asprissimo e mortalissimo . Già piega .
128
STORIA D'ITALIA
vano i repubblicani, disperate parevano le sor ti ; volle fortuna, che la salute di Francia na scesse prossimamente dall'estrema rovina . Era Kellermann destinato dai cieli al gran riscatto.
Effettivamente ,> mentre Boudet instava ancora da fronte , quantunque rinculasse , Kellermann assaltava con tutto il pondo de ' suoi cavalli il sinistro fianco dell' ungara mole , e sic come quella che era spartita in manipoli , tra l'uno e l'altro ficcandosi , totalmente la disor
dinava . Snodata , perduti gli ordini , tra se me
desima e coi Francesi intricata e ravviluppata, non le restava più né disegno nè modo di di fendersi. Laonde , insistendo sempre piú valo rosamente contro di essa Kellermann , e tornando alla carica Boudet rianimato dal favorevole ca. so , fu costretta a darsi intiera , deposte le ar
mi, al vincitore . Cosi quello che non avevano potuto fare nè le fanierie , nè le artiglierie , fę . cero le cavallerie , al contrario di quanto succese se in Fontenoy , dove le artiglierie fecero quello che le fanterie, e le cavallerie non avevano po
tuto operare . Commise, siccome pare , grave er . rore Zach nello essersi troppo innoltrato fra le schiere francesi ; il che fu cagione , che quando fu si aspramente assalito, gli altrisquadroni non furono a tempo di soccorrerlo ; ma troppoera con .
fidente della vittoria . Il sinistro caso degli Un gari fe'superar del tutto la fortuna dei Fran .
cesi; perchè spingendosi avanti , si serrarono
addosso ai nemici privi di quel principale $0. stegno, e gli costrinsero alla ritirata , con grave sbaraglio ed uccisione. Pensò lostamente Melas
a far dare il segno della raccolta per andarsi a ritirare vinto là , dond'era la mattina partito con tanta speranza di vincere : solo fece una te
sta grossa a Marengo per dar tempo alle riti . rantisi squadre di arrivare. Ricoverossi oltre la Bormida : riassunsero i Francesi gli alloggia menti , che avevano occupati prima della bata
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taglia. Morirono degl' Imperiali meglio di quat tromila soldati , tutti forti e veterani, che ave. vano veduto le guerre d'Italia ; furono feriti
settemila , vennero prigionieri in poter del vin citore circa ottomila . Mancarono dei Francesi
tremila uccisi , qaattromila feriti : pochi resta . rona cattivi , perché i più , quando fu vinta im provvisamente la giornata ; furono liberati dai compagni .
Questa battaglia , che cambiò le sorti d'Eu .
ropa, e la fece andare pel medesimo verso per quattordici anni , fu piuttosto guadagnata dai Francesi . che da Buonaparte , avendo essi col valorc loro emendato gli errori del capitano . Principali operatori della vittoria furono Cara San- Cỹr per aver preso e conservato Castel Ceriolo, Victor per aver fortemente combaltulo a Marengo contro Keim , Boudet per avere op posto un duro intoppo alla mole ungara , final mente , e sopratutto , quell'accorto e prode Kel. lermann >, che usando il momento opportuno , non dubitò di dar dentro co'suoi cavalli a quella massa intera e grave , che solo col peso pare va , che fosse per prostrare quanto le si paras. se davanti . Si rallegravano i compagni del glo . riosa fatto con lui , ma venuto in cospetto del
consolo , questi con la solita aria di sussiego e
superiorità parlando , nė informandosi punto di quanto era successo , gli disse : Avete dato anzi una bella carica che no . Sdegnalo il gio
vane guerriero, rispose : Bene godo che la prez. ziate , giacchè vi mette la corona in саро . Il consolo , che non amava l'essere scoperto pri . ma che si scoprisse egli , lebbe per male , e sempre dia.ostrò l'animo alieno dal figliuolo del maresciallo , non avendolo mai nė onoralo
nè promosso quanto merilava . Dall'altra parte aveva Melas ottimamente or dinato i suoi alla battaglia , e l'ordine suo pare a noi , che in nissan modo riprendere si passa. 6.
130 STORTA D'ITALIA Debbesi principal lode di valore a Keim , che ruppe , e costriose prima Victor , poi Lannes
alla ritirala : ebbe merito di valore Zach , ma
biasimo d'imprudenza, e di troppa confidenza nello essersi spinto troppo avanti . Quanto ad Esnitz , e'non pare che abbia fatto tutto quel. lo che Melas gli aveva commesso , e che si era promesso di lui . Ostinossi in dare assalti a piccoli corpi , ed a piccole terre forti e munite, il che non è debito delle truppe armale alla leggiera , e non corse la campagna ai fianchi ed alle spalle del nemico ; il che era debito delle truppe di tal sorta , e ne aveva carico da Melas.
Rimaneva ancora , dopo la battaglia , al ge. neralissimo d'Austria forza bastante per resi stere lungo tempo nel forte sito , in cui si era
riparato . Il quale consiglio avrebbe potuto tanto più facilmente mandar ad esecuzione , quanto più abbondando di cavalleria aveva facoltà di corrcre il paese per raunar vettovaglie.Ma o che il terrore concetto per la recente rotia, o l'arti di Buonaparte , che continuamente prolestara voler aderire ai patti di Campoformio , e ri. durre i paesi dipendenti da lui a forma di go. Verno più tollerabile e meno minacciosa pei
pricipi , sel facessero , non si mostrò renitente , e chiese i patti . Furono gloriosi per la cia , ingloriosi per l'Austria , stupendi Europa. Sospendessersi, fino a risposta da na , le offese ; l'imperiale esercito se ne
Fran per ľ Vien gisse
a stanziare tra il Mincio, la Fossa Maestra ed il Po; occupasse Peschiera , Mantova , Borgofor. te , e sulla destra del fiume Ferrara ; medesi . ' mamente ritenesse la possessione della Tosca . na : il repubblicano possedesse il paese fra la Chiesa , ľ Oglio e il Po : il tratto ira la Chiesa ed il Mincio fosse esente dai soldati d'ambe le
parti: le fortezze di Tortona , di Alessandria , di Milano , di Torino , di Pizzighellone , d'A >
LIBRO XX .
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e
rana e di Piacenza siconsegnassero Ceva e di blicani ; Cuneo ancora , i castelli di airepub: e
Savona , Genova , ed il forte Urbano cedessero in loro possessione : niuno per opinioni dimo . strate , o per, servigi faui agli Austriaci potesse
essere riconosciato o molestato; i Cisalpini car ceraij per opinioni politiche si rimettessero in libertà : qual fosse la risposta di Vienna , le o.
suilia , se non dopo avviso di dieci giorni , non si potessero rincominciare ; durante la tregua , niuna delle parti potesse mandar gente in Ger. mania . Tali furono i patti conclusi in Alessan dria : una viltoria francese distrusse i frutti di
yenti vittorie Tedesche , o russe . La tregua pro lungata più volte di comune consenso di dieci
in dieci giorni, fu finalmente per nuova ed e. spressa convenzione accordata fino ai venticin que novenibre .
Buonaparte vincitore di Marengo aveva in sua mano le sorti d'Europa liete o tristi la pace o la guerra , la civiltà o la barbarie , la libertà o la servilů dei popoli: gloria civile l' aspetiava uguale alla guerriera ; ma l'ultima , ed on desio tiero , ed indomabile di coinandare,
non lasciarono luogo alla prima , caso deplora. bile per sempre . Fu ricevuto a Milano qual trionfatore. li chiamavano uomo unico , eroe straordinario , modello impareggiabile con tuite quelle altre lodi , che l'adulazione italiana me glio sapeva inventare ; cou pari adulazione ri. spondera Francia . I buoni Milanesi esultavano dicendo , essere venuto a dar dinuovo la libertà al suo diletto popolo cisalpino . Parlò a Milano molto di pace , molto di religione, molto di let lere,molto di seienze . Creovvi una consulta con poiestà legislativa , una cieninissione di goverag con potestà esecutiva . Vi arrose un ministro straordinario di Francia , chiamando a questa carica un Periet , che era stalo ministro di guerra del Direttorio . Riapriva con all zza
ai
13 :
STORIA D'ITALIA
di tutti i buoni l'università di Pavia >, che il Tedesco sospettoso aveva chiusa : ordinava sti
pendi onorevoli ai professori ; vi chiamava i più riputati , i più dotti , i più virtuosi uomini . Fiori vieppiú per questi ordini la università ; pa. reva rinascessero i tempi di Giaseppe ; ma il dominio miliiare in cui si viveva , avvertiva i popoli che l'età era diversa . Intanto il suo pro cedere non sapeva dell'antico . Non accarezzaya più gli amatori ardenti di rivoluzioni , anzi da se gli allontanava ; chiamava a se coloro che
erano in voce di aristocrati >, purché fossero di natura moderata , e ricchi , e di buona fama . Melzi , Aldini , Birago , il dottor Moscati , Scar. pa, il Vescovo di Pavia, Gregorio Fontana, Ma. rescalchi , Mascheroni molto volontieri vedeva . Ai democrati più fervidi non piacevano questi andari , e fra di loro il chiamavano aristocrata , ed anche tiranno ; ma in palese , quale Dio , sempre il predicavano . In tutti i fatti di lui
ed in tutte le parole avevano i nuovi capi di Cisalpina fede grandissima , e si promettevano l'independenza della patria. Del resto , quan tunque il procedere paresse piú civile , e le
sembianze più oneste, il prendere, e il dilapi dare era lo stesso , rincominciò la Cisalpina a travagliare del male antico. Presero i nuovi eletti il magistrato. Lodd Pe. tiet con elaborato discorso Francia , lodò il con.
solo , parld di Beccaria , favello di libertà , d' independenza , di destini alti e magnifici : con adorno artifizio onorò l'Italia , chiamandola maestra di lettere ر, di filosofia , di politica , ed affermando non esser fatta per esser tributaria
di un principe straniero: rispose colle medesi. me lodi il presidente della consulta . Riordinata la Cisalpina , se ne tornava il con solo in Francia . Passò per Torino : alloggið in cittadella ; non si lasciò vedere , non volendo lasciarsi tirare alle promesse per rispetto di :
5
1
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Paolo ,> che sempre favoriva il re. Anzi fa certo ; che , sebbene avesse l' animomolto alieno , avea va nondimeno , dopo la vittoria di Marengo, of .
ferto l' antico seggio a Carlo Emanuele , pur chè nuovamente rinunziasse alla Savoia ed al
la Contea di Nizza . Tornò altresi sull'antico pensiero , per potersi serbar il Piemonte , che appetira con grandissimo desiderio ', di dare al re la Cisalpina , si veramente che rinunzias sc al Piemonte. Le quali proposte non furono accettate dal principe , parte per motivi di re. ligione , parte per non voler concludere senza il consentimento de ' suoi alleati , di Paolo mas. simamente , e dell'Inghilterra. Nė voleva dar appicco all'Austria , nel caso che le cose di Francia nuovamenie sinistrassero , acciocchè ella s'impadronisse del Piemonte , e se lo serbasse ; ed ancorché non avesse cagione di lodarsi di lei , nondimeno abborriva dal vestirsi delle spo . glie altrui . Non ostante le profferte ed i nego ziali , creava in Piemonte , come in Cisalpina , non per terminare , ma per minacciars , una consulta , ed una commissione di governo , a cui chiamò molti uomini riputali per dottrina , e per pacalezza d'opinione. Nominò Galli , Botto. ne di Castellamonte , Braida , Avogadro , Cavalo li , e Rocci alla commissione di governo ', poi
alla consulia il vescovo di Novara Capriaia , i due professori Regis e Pavesio , preti ambidue dotti e pacifici , Tosi, Botia , Lombriasco , un altro Avogadro , Bay , Paciaudi , Nizzati , Chia brera. Creara ministro straordinario presso a questo governo , prima il generale Dupont , pui per riconoscere i meriti del vincitore di Pley. rus , Jourdan . Era a questo tempo l'aspetto del Piemonte
oltre ogni dire miserabile: una estrema care slia , un rapir di soldati al tempo dei confede.
rati ' l' avevano messo in estrema penuria . Ne erano mancate le angherie, e le soperchierie ,
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STORIA D' ATAJA
commissari imperiali: la in.
e leingordigie dei solenza era stata minore , ma la rapacità ugua le . I Piemontesi non sapevano più nè che cosa sperare , nè che cosa temere , né che cosa de .
siderare , stanleché i cambiamenti di dominio
non producevano un cambiamento di fortuna. Maledicevano il destino , che gli aveva fatti pic. coli fra due grandi , Nè questa era per loro la
somına delle tristi fortune; perchè i biglietti di credito ,) che sempre più scapitavano , lunga e lattuosa peste del paese , avevano posto in con. fusione tutti gli averi : ogni civile faccenda si
fermava; il prezzo dei viveri eccessivo , i poveri, che non avevano biglietti , perché iminori era . no di venti lire , sinoderatamente patirano, In fine , tanto sopravvanzó questo niale , che fa forza venirne all' ordinare che non si spendes.
sero più che a valor di commercio , e si pub . blicarono le scale del cambio . Ma le piaghe erano fatte , rimaneva la coda dei contratti an . teriori , Penó molto la consulta , quantunque ia dei abbondassero gli avvocati dotti e sottili , ad 3
assestar questa faccenda, e quando si assestd , nissano contento , ancorchè la legge fosse gia sta . Questa fu gran radice di mali umori. Nė gran momento di svenlura non recava il peso gravissi mn del dover mantenere i soldati di Francia , si qaelli che massavano , come quelli che stanziava . no , peso da non poter esser portato dalle tinanze
piemontesi. Voleva Massena , chianiato dal con solo generalissimo in Italia , che il Piemonte gli desse per sostentazione dei soldati , un mi. lione al mese , e mantenesse i presidii. Poi sac
cesse Brune a Massena : accordossi , che col milione mensaale le casse francesi mantenesse
To esse ; ma ecco pagarsi il milione , ed i sol. dati non mantenersi: era il Piemonte obbligato a supplire ; perchè se non si dava loro il neces sario , e' se lo prendevano da se . Volle Jourdan, uono era e dabbene , rimediare , ma i be
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trappolatori ne sapevano pia di lai ; non se ne poteva dar pace : non vi era rimedio. S'aggiun gevano i comandamenti fantastici; perchè ora si volera che una fortezza piemontese si demo. lisse a spese del Piemonte , ed ora , che la me desima si riattasse : ora s' addomandavano i
piombi della cupola di Superga , il che , prima cosa , avrebbe fatta rorinar l'edifizio per le a. cque , ed ora si voleva che si demolissero i ba stioni che sopportano il giardino del re , opera inutile , perchè la città era già tutto all'intorno smantellata . Se non era la costanza di chi go
veroava ad opporvisi, Superga ed il giardino, gradito passaggio dei Torinesi, perivado. Chi domandava denari pel vivere dei soldati , chi
pel vestito , chi per gli ospedali ,> chi per le ar tiglierie, chi pei passi , chi per le stanze :
erano le richieste capricciose , i consumi
eco
cessivi , le finanze impotenti ; ogni cosa in tra va glio e confusione.
Altri formenti , oltre i raccontati , travagliava. no i Piemontesi, e renderano impossibile ogni buon governo ; questi erano la incertezza sulle sorti future del paese . Sapevansi le offerte fatie dal consolo al re : ciò fareva camminar a ri.
troso i partigiani regii, a rilento i repubblicani : quelli sperarano , questi temevano : tra l'ordi. nar peritoso e l' obbrdir lento nasceva l'anar. chia. Il consolo non si era volato scoprire : in terrogato , si ravviluppava nelle ambagi . Alcu . ni dagli stimoli da lui dati ai repubblicani pie. montesi , acciò si mostrassero , argomentavano ch'ei non volesse pià dare il Piemonte al re ; alcuni altri da questo stessso giadicavano, che il volesse dare . I democrati insultavano gli
aristocrati , gli aristocrali si ridevano dei demo crati; i primi speravano la repubblica, i secon
di si ten vano sicuri del regno. Questi prevale vano , perché non pochi fra i capi venuti di Francia per ingerirsi, non senza cagione >, nelle
STORIA D'ITALIA
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faccende dell'amministrazione militare , e che se ne vivevano alle mense dei magnati , o per adalazione , o per certo pezzo di voler compa .
rire dell'antico tempo , laceravano continua mente quei che servivano allo stato nuovo . Chi si dava per antico conte , chi per antico mar chese , chi , per lo manco , per visconte, o per
barone ; nè s'accorgevano in quanto disprezzo venissero essi medesimi appresso ai nobili pie . montesi , tanto acuti ed esperti conoscitori della natura altrui . Intanto questi discorsi toglievano forza al governo. Quelli stessi che più da lui domandavano , il riducerano alla condizio
ne di poter men dare . Era in questo procede re leggerezza ed ingratitudine, ma non disa morevolezza od odio , perchè non erano ca. paci nė di amare nè di odiare. Io non so ) se in mezzo a cose tanto gravi mi debba parla re delle pazzie dei democrati, che non vede. vano in qual trappola fossero. Pure non tacerd, che era tornato in Piemonte quel Ranza . Le cose che diceva e che stampata , non son da
domandare ; e peggio , che queste medesime cose aveva dette , standosene carcerato in Vige. vano in poter dei Russi , e le avrebbe anche stampale , se avesse potuto. Ora scriveva contro i preti , ora contro i frati, ora contro gli aristo -crati, ora contro i democrali , ora contro il go. verno , ora contro i governati, e fece un gior. -no , traendo il popolo a folla , non so qual falò in piazza Castello dello scritto di un frate suo avversario. Buttava nel pubblico ogni giorno sue miracolose gazzette , ed ogni giorno ancora ap piccava suoi cedoloni alle mura egli stesso , e quando si sentiva voce , che era Ranza , il po polo correva a calca per vedere. Incominciò a dire , che vivevano troppi aristocrati in Piemon. te : ripreso , venne in sal dire che talti erano pristocrati . Il governo che non aveva penetrato l'umore, il volle frenare ; ma furon parole , >
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XX
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perchè tornò sul dire che tutti erano aristocra ." ii , e quei del governo i primi. Basta , per lo men reo partito , e ' fu lasciato dire . Ma le opi. nioni si perverlivano ; la maldicenza trovava forte corrispondenza nell'invidia , e non si po teva più governare. Io ho voluto parlare , e for se il feci troppo più lungamente che si conve
nisse , di questo Ranza : mà it volli fare , per ! chè ini pare , che di questi Ranza ne siano mol ti in Europa , e molti più in quei paesi di lei , che sono , o si credono liberi .
Lasciata incerta la sorte del Piemonte', sor. ' gevano e s'inviperirano le sette. Chi voleva es
sere francese , chi italiano , chi piemontese. Gli amici si odiavano , i nemici si accordavano , nissun nervo di opinione. Accrebbe l'incertezza ed i mali umori un atto del consolo , con cui
diede ilNovarese si alto che basso alla Cisalpi . na . Prina, novarese , che era allora ministro di
Piemonte , fu primo suggeritore e confortatore di questo smembramento della sua patria ; ciò dico per dimostrare quale sincerità , e quale lealtà fosse in quei tempi. La sinistra novella
sollevò gli animi maravigliosamente in Piemon te , perché si pensò , che Baonaparte volesse re stituire il rimanente al re . Il governo protesto : il consolo , che sapeva ciò che si faceva , si ma ravigliava che si sperasse , che si temesse , che si protestasse.Pure non si scopriva ; i limori, le sette e le angustie del governo crescevano . Era
segno il Piemonte ad ogni pid fiera tempesta . Fra si funesta intemperie ebbe il governo, che allora , sotto nome di commissione esecutiva surrogata alla commissione digoverno , era com. posto di Rossi , Botta , e Giulio , un consolato rio pensiero , e questo fu di stanziar beni di una valuta di cinquecento rnila franchi all'anno a benefizio dell'università d-gli studi , dell'aco cademia delle scienze, del collegio , e di altre
dipendenze , ordine veramente benefico e ma
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STORIA D'ITALIA
gnifico, di cui solo si trovano modelli negli stati uniti d'America per munificenza del congresso,
ed in Polonia per munificenza dell'imperatore Alessandro
Fu questo conforto piccolo pei tempi ; perché le disgrazie sormontatano. Continuossi a vivere disordinatamente , discordemente , servilmente ,
famelicamente in Piemonte , finché venne il destro a Buonaparte d'incamminarlo a più certo
i A
destino .
Le sorti di Genova del pari infelici, parte pei medesimi motivi, parte per diversi. Per la capitolazione di Alessandria abbandonara Hohenzollern Genova , non senza aver prima ,
et
per comandamento di Melas , esatto dai sessan
ta negozianļi più ricchi un milione , come di ceva , in presto ad uso dei soldati . I Francesi condotti da Sachet, entrarono nella desolata cit
MA
tà il di ventiquattro giugno. Quante sventure e
22
quanti dolori abbiano in se queste frequenti
$
mutazioni di dominio , ciascuno può giudicare. Trattaronla i Francesi duramente, come se u. scendo dalle mani dei Tedeschi fosse sana'ed
inuiera : l'avevano trattata duramente i Tedeschi, come se quando era uscita dalle mani dei Fran . eesi fosse fiorita e ricca .
Il consolo , come in Cisalpina ed in Piemon . te , creava una commissione di governo con tut te le potestà , salvo la gia diziale e la legislati. ya : , creava una consulta con la potestà le gislativa: creara finalmente appresso al gover no ligure un ministro straordinario , chiaman
dori il generale Dejean. Diede il magistrato nella commissione a Gian Battista Rossi , Agostino
no
D 8
นี้ D
Maglione, Agostino Pareto,GerolamoSerra, Anto nioMongiardini, LuigiCarbonara , Luigi Lupi, uo mini risplendenti per virta , e che nelle facce'nde presenti camminavano con mnderazione . Ne mi nori pregi d'animo si notavano in coloro che chia.
mara alla consulta , Luigi Corvetto, Emanuele
b €
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Balbi, Girolamo Diraczo, Cesare Solari , Giu.
seppe Fravega , Niccolò Littardi , Giuseppe >
Deambrosis , con molti altri fino al numero di
trenta . Nella presa del magistrato sorsero le .so.
lite adulazioni , maggiori perd da parte del mi. Distro straordinario, che del governo . Parlo il ministro della lealtà e generosità del consolo ,
impegnò la fede di Francia, che alla pace ge nerale soliderebbe la libertà e l'independenza
della ligure repubblica. Dolci parole alle oreco
chie genovesi; ma quest'altre che toccò , inco . minciavano a saper d'amaro. Furono , che se
la guerra si riaccendesse, e'bisognerebbe pen. sare a trovar soldi . Molto poi lodevolmente in culcava il ministro , si dimenticassero le offese , si perdonasse ai traviati : cosi volere il consolo , cost volere la amanità , cosi volere l'interesse
dello stalo . Rispose Rossi , presidente , non sen. za dignità , ma con lingua italiana sconcia e
servilissima:: essere quel giorno fra i felici fe . licissimo per la repubblica : avrebbero cura della quiete e della libertà della patria : desi. derare i Liguri , come navigatori e commer cianti , la pace; del resto povera esser la repub: blica , poveri i cittadini ; recar conforto le pro. messe fatte , e le qualità del ministro . Pia cer
to , e più chiaro era il destino di Genova , che
quel del Piemonte ; perciocchè la Francia pro. metteva independenza. Giò fu cagione , che fog. se maggior forza nel governo ligure che nel piemontese , e che le parti avverse meno si ar dissero di contrastargli. Favelló gravemente
Dejean alla consulta , quando la inslital: ba. dassero alla sperienza , deponessero i principii astratti , le teorie pericolose , infausti semi di rivoluzioni . Dal che si vede , che Dejean aveva bene penetrato la mente del consolo , e che il consolo molto sagacemente, e molto veramente giudicava della natura amana. Erano , come abbiam detto , quei della com
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STORIA D'ITALIA :
missione di governo uomini pacifici e dabbe ne . Pure mossi dalle grida dei democrati , stan ziarono una legge d'indennità, della quale il minor male che si possa dire , è , ch'era contra ria ai capitoli d ' Alessandria. Si risarcissero dai brigaoli e nemici della patria , cosi chiamava .
no 1 fautori dell'antico stato e dell'Austria , i i danni ai danneggiati ; se
non avessero
di che
risarcire , risarcissero per loro i comuni ; radice pericolosa era questa di enormi arbiirii . Am. inoni gravemente Dejean i reggitori dell'errore, rammentò i patti d ' Alessan.iria , e la volontà
1 &
del consolo. Non istettero i Genovesi in capita le al passo; il ministro di Francia crebbe di ri. putazione ; rallegrossi il consolo dell' occasione aperta di mostrar generosità e tutela verso i partigiani del reggimento antico.
LE
Con questi accidenti si viveva ; il governo povero obbligato a sopperire allo stato , ed ai soldati forestieri : Keit dominava i mari , e ser raya i porti : Genova sempre in servità , o pe riva per fame , o periva per ferro : contristara vieppiù la città venuta a crudeli strette per la forza , la malallia pestilenziale , che, non che cessasse , montava al colmo. Duemila perirono
8
in un mese . Brevemente , la condizione dei tre
stati contermini era questa : in Piemonte fame,
de
peste di carta pecuniaria , incertezza d ' avveni.
re ; in Cisalpina abbondanza di viveri , erario sufficiente , inaggiore speranza , se non di stato libero , almeno di stato nuovo ; in Genova fame, peste , e povertà d'erario.Del resto in tutti tre servitù ; i governi fattori di Francia . Intanto la fortuna preparava a Buonaparte il più efficace fondamento che potesse desiderare a ' suoi disegni, fondamento più potente delle armi, più potente della fama. Morto Pio sesto >
pontefice nella sua cattività di Francia , era sta to assunto al popliticato nel conclave di Vene zia il cardinal Chiaramonti , sollo nome di Pio
ti
CO
M
$1
LIBRO XX . 1800 141 settimo . Temeva dell'Austria , sperava in Fran
cia , il consolo confidava di ridurlo a'suoi pen
sieri con accarezzar la religione. Cid produsse effetti di grandissima importanza. Ricevettero i Romani con molte dimostrazio ni di allegrezza le novelle della creazione del
pontefice . Erano in servità dei Napolitani : spe Tavano , che il signore proprio avesse a liberar
gli dal signore alieno. Partiva papa Pio il di nove di giugno da Venezia , e dopo travagliosa
navigazione arrivava ai venticinque nel porto d'Ancona. Mandati avanti con suprema autori tà per ricevere lo stato dagli agenti del re Fer. dinando , e per dar qualche assetto alle cose sconvolte , i cardinali Albani , Roverella , e della
Somaglia , entrava in Roma il terzo giorno di luglio in mezzo alle consuete allegrezze dei Romani. Provvide alla Chiesa colla creazione
di nuovi pastori, allo stato con quella di nuovi magistrati ; ridusse ogni cosa , quanto possibil fosse , alla forma antica . Fa mansuelo l'ingres SO mansueto il possesso, i partigiani della re ' pubblica salvi, Stanzió , che i beni venduti al
tempo del dominio francese alla camera aposto lica ritornassero , salvo il rimborso del quarto ai possessori . Nè inolto tempo corse ز, che volen do provvedere dall'un de' lati alla camera , dall ' altro all'interesse dei comuni e dei particolari,
tolse alcune tasse , nuove ne pose . Volle che i ' comuni si liberassero dai debiti , sulla camera pontificia trasferendogli, salvo i debiti contratti per l'annona, e gl' interessi corsi dei debiti.an. teriori : liberava i comuni , dai luoghi di monte sullo stato investendogli, ma al tempo medesi. mo staluiva , che finché l'erario non fosse ri storało , solo i duc quinti dei fratti dei monti si pagassero. Comandava , che i quattro quinti si corrispondessero ai possessori dei monti vaca.
bili , e che i luoghi di inonte si perpetui che va cabili fossero esenti da ogni qualanque tassa o
STORIA D'ITALIA
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contribuzione. Abeliva le gabelle privilegiate dico quelle dei bargelli, del bollo estinto , dei cavalli morti , o le trasferiva a beneficio dei comuni , L'opera poi delle contribuzioni indi . rizzava a più generale ed uniforme condizione: creava due tasse , abolito ogni privilegio e con suetudine antica che fosse contraria . Chiamo
l'una reale , l' altra dativa . Quailro erano le parti della prima, un terratico di paoli sei per
ogni centinaio di scudi d'estimo pei fondi ru stici, ana imposizione di due paoli per ogni centinaio di scudi di valuta sui palazzi e case
urbane , un balzello di scudi cinque sui cambi >
per ogni centinaio di scudi di frutti , una con tribuzione di vallimento , che doveva sommare alla sesta parte di tutte le rendite dei capitali naturali e civili , rustici ed urbani sopra colo ro , che consumassero le loro rendite fuori di
stato . La Dativa consisteva nella gabella del
sale sforzato , in quella della malenda , o
ma .
cinato , ed in quella di tre paoli per ogni bari . le di vino che s'introducesse in Roma , salva la esenzione pei padri di dodici figliuoli , e pei
religiosi mendicanti. Buoni ordini furono que sti , fatti anche migliori dal beneficio dei re pubblicani di aver cassa del tutto la carta pe. >
canaria .
Non omise il consolo di considerare le roma.
ne cose . Prevedeva , che come la pace coi re era per lui grande mezzo di potenza ,> cosi mag giore sarebbe la pace colla Chiesa. Quando poi seppe , che il cardinale Chiaramonti era stato esaltato al supremo seggio , concepi maggiori
speranze , perché il conosceva fornita di pietà sincera , e però più facile ad esser tiralo . Era gran cosa quella che veniva offerendo il conso lo , perché il ristorare la religione callolica in Francia importava , non solamente la restitu zione di un gran reame alla Santa Sede , ina
ancora la conservazione pura ed intalla degli
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altri ; conciossiache non era da dubitare , che se la Francia aresse perseveralo nell' andare sviala in materia di religione , anche gli altri paesi sarebbero stati , o tardi o tosio , contami nati dall'esempio . Per la qual cosa papa Pio settimo prestava benigne orecchie a quanto il consolo gli mandava dicendo . Adunque , teolati prima gli animi da una parte e dall'altra , si venne poscia alle strette del negoziare , e finale mente alla conclusione , come sarà per noinel seguente libro colla solita nostra ingenuità rac contato.
Buonaparle dominava la terra ,
Nelson il mar
re. Quando arrivarono nel regno di Napoli le novelle della vittoria d'Aboukir , conceputasi dai Maltesi la speranza , che preponderando !
Inghilterra nel Mediterraneo , non potessero pid i Francesi mandar nuovi soccorsi all'isola , si
sollevarono in ogni parte contro i conquistato ri , e gli costrinsero a ridursi nella Valletta , che essendo fortissima per natura e per arte , non
poteva facilmente essere espugnata . Governa va il presidio Vaubois ; ma i soldali , che sul principiar dell'assedio sommavano circa a qual tromila , erano scemati per modo dalle malattie , che non passavano i due mila . S'aggiungevano i maripari delle navi il Guglielmo Tell , la Diana , e la Giustizia avanzate alla ruina di Abovkir , che posti a terra , e capitanati dall'
ammiraglio Decres 9, cooperavano alle difese. Erano comparse al cospelio dell'isola alcune navi portoghesi condotte dal marchese di Niz za , le quali tosio diedero opera a bloccare il
porto . Nè soprastette Jungo tempo Nelson ad ar. rivare colla vincitrice armata , e tolse , se ale cuna ancor restava , ogni sperauza di reden zione agli assediati. Concorse il re Ferdinando alla espugnazivne si col mandar due fregate , si col provveder d'armi e di munizioni i solle.
vali , e si tinalmente coll' impedire che dalla
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Sicilia non si portassero vettovaglie. Ua grosso corpo d'Inglesi posto a terra impediva , coope. rando coi Maltesi , ai repubblicani l' uscire dal le mura. Fece più volte , ma invano , Nelson , la chiamata a Vaubois. S'incominciava a pali re maravigliosamente dentro di vitto , d' abiti,
e di denaro , le malattie simoltiplicavano. Non per questo rimetteva Vaubois della solita co. stanza >, nè allentava la diligenza delle difese .
Per provvedere ai cambi costrinse i principali isolani a dargli carte d'obbligo da scontarsi dalla Francia alla pace generale , e con queste pagava i soldati. Per vestirgli si fe ' dar tele e drappi ; per pascergli , farine; spianava pane, ob bligava gl'isolani a venir levare le farine da lui ; moltiplicava i conigli ed il pollame , per mo. do che molto tempo bastarono. Intieriva lo scor buto ; il combattevano con coltivare a molla ca
ra nei luoghi più acconci gli ortaggi. Un Nic colo Isoard di Malta , maestro di musica , com
poneva opere, e recitavano, e cantavano , e bal lavano . Pure la fame pressava. Pruovavasi il
governatore a mandar in Francia il Guglielmo Tell, ma i vigilanti se lo pigliarono. Stava attento, con mirabile riezza a tutti
per soccorso e lesti Inglesi e provvedeva gli accidenti.
Fecero i Maltesi di fuori congiure con quei di dentro : Vaubois le scopriva ; davano assalti , e
gli risospingeva ; pruove mirabili in chi si mo. riva di fame e di morbo. In cospetto degli as sediati tre navi tolonesi cariche di tre mila sol
dati , e di manizioni si da bocca che da guer. ra , venivano in poter di Nelson. Ogni giorno, .anzi ogni ora la fame cresceva . Mandava fuori le bocche disutili , gl' Inglesi barbaramente, come se vi foste pericolo di vicino soccorso , le
.
rincacciavano. Parecchi morirono di fame sotto
le mura , gli altri più morti che vivi furono di nuovo ricettati dai Francesi . Prevedeva Vaubois avvicinarsi l'ultima fine. Mandava al mare per
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preservarle , seGiustizia fosse possibile , le due fregate la Diana e la
: la prima fu presa , la
seconda arrivò a salvamento nei porti di Fran
cia . La fame sopravvanzò il valore. Vennesi a resa, ma onorevole, il di cinque settembre : fosse il presidio prigioniero di guerra fino agli scambi, e condotto in Francia a spese d'Inghilterra; nis enn Maltese di quanto avesse o detto o fatto in fa vor dei Fra acesi potesse essere molestato . Cosi un forte presidio di veterani dell'esercito italico fa perduto per Francia , un'isola fortissima,> freno e sicarezza del Mediterraneo venne in poter d'
Inghilterra , le reliquie dell'egiziana raina die stratte , o cattive, accrebbero il trionfo di Nel. son. Fu glorioso certamente il vincitore di Mal ta, ma non fu inglorioso il difensore ; perciocché nè maggior valore , nè maggior costanza , né maggior perspicacia si poteva desiderare in Vaubois. Abbandonato da tutti , contrasto due anni ; non le armi il vinsero , ma quel flagello che toglie all'aomo sempre la forza , spesso la >
volontà del resistere .
Mentré l'Inghilterra , che già per la
posses
sione di Gibilterra aveva la chiave del Medi
terraneo , si sforzava di acquistarvi una stanza sicura per la espugnazione di Malta , ordinava. no concordemente la Russia e la Porta ottomana
le condizioni delle possessioni ioniche. Statui. rono , che dai notabili del paese sollo forma di
repubblica fossero governate , e che la repub >
blica fosse , come quella di Ragusi, vassalla della Porta ; che la sua superiorità conoscesse , e per solenne legazione mandata a posta a Con stantinopoli le pagasse ogni anno un tributo di settantacinque mila piastre , e con ciò s'inten desse libera , ed esente da ogni altra imposizio .
ne verso la Turchia ; la repubblica delle Sette Isole avesse i medesinii privilegi che Ragusi , e formasse una constituzione , alla quale le due potenze ratificherebbero ; se fosse necessario ; T. III.
7
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STORIA D'ITALIA
durante la presente gaerra , e non più , potes. sero la Russia e la Porta mandarvi genti, e na . vi armate per presidio ; i vascelli della repub. blica godessero la libera navigazione del mar nero ; la Russia guarentisse l'integrità della re pubblica , e procacciasse che fosse riconosciuta dalle potenze sue alleate ; Prevesa , Parga , Vo. nizza , e Butintrò , terre poste sulla terraferma dell'Epiro , cedessero in potestà della Porta , con ciò però che fossero tenute solamente ad obbe dienza simile a quella dei Cristiani valacchi e moldavi , e non maggiore ; i Maomeltani non vi potessero possedere ; i Cristiani per due anni non pagassero nissuna tassa , potessero riedifi care le chiese loro , mai non rendessero alla
Porta tributi maggiori di quelli , di cui erano obbligati a Venezia . Diedero gl' Isolani forma al loro governo con creare un senato composto dai notabili, in cui era investita la potestà le gislativa , ed un presidente , in cui sedeva la esecutiva . A questo modo le veneziane isole ar. rivarono in mezzo a tante guerre ad una con dizione , non solo tollerabile ma buona , ed in lei vissero parecchi anni assai felicemente : ven nero poi nuove guerre e nuove ambizioni nuo. vamente a turbarle .
La sospensione delle ostilità non rallentava gli apparecchi di guerra né dall'una parte né
dall'altra. Buonaparte, che mentre si combat. teva in Germania ed in Italia , non aveva mai intermesso di ordinar nuove genti , ne aveva
già adunato un numero di non poca importan. za , e le mandava ad ingrossare , ora l'esercito germanico , ed ora l'italico . Un grosso corpo specialmente ne aveva rannodato , il quale po. sto sotto la condotta di Murat, e stanziando nei
contorni di Digione , accennava ad ambidue . Dal canto suo i Austria non ometteva di levar
nuovi soldati , massimamente dall'Ungheria , e gli inviava a rinforzar quelli che alloggiavano
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ai confini. L'esercito vinto a Marengo si con. servava luttavia intiero , ed era pronto a con tendere di nuovo della vittoria . Ma non picco. lo fondamento alle future cose faceva la Corte di Vienna sulle mosse di Toscana >, cbe posta
pei capitoli d'Alessandria fuori, del dominia francese , e conseguentemente in quello dell' Austria , seguitava i desiderii dell'imperatore. Grande odio annidava ancora in Toscana con.
tro i repubblicani , perchè e troppo oltre era trascorso , ed. i religiosi non cessavano di fomen . tarlo . Al medesimo fine indirizzaya gli ; animi la reggenza creata in nome del gran Duca . II
marchese. Sommariva mandato dall'imperato. re , perché desse forma a quelle 'masse income
poste , le ingrossasse e le armasse-, con inde. fessa autorità attendeva a.compir ľafficio che gli era stato commesso. Siccome la pace e la guerra erano ancora incerte , non si può affer.
mare, che questo procedere del governo tosca no ed austriaco fosse contrario cal patti '. Ma quelle genti , siccome quelle che non avevano né ubbidienza nè ordine , ed erano mosse da odio contro i repubblicani , rappero i confini, e romoreggiando sui monti ,> che dividono la
Toscana dal Bolognese e dal Modenese , vi fa. cevano molti insulti. Questi moli diedero qual che apprensione ai repubblicani. Per la qual cosa usando la occasione , non solamente ri. chiedevano la Toscana e Sommariva , che fre
nassero , e punissero i violatori dei confini , ma ancora dissolvessero le masse dei contadini ar. mati. Non fece Sommariva risposta che piaces. se , ie continuava a scorrere il paese a suo pia. cimento. Ciò diede occasione, muovendolo an che l'esca di Livorno , al consolo di far risolu zione di occupare sforzatamente la Toscana . A questo fine : mandò comandando a Dupont , varcasse prestamente gli Apennini, e s ' inpa
dronisse di Ficenze, a Monnien , andasse a com
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battere e a disfare in Arezzo quel nido infesto di sollevati , a Clement , marciasse più sotto, e Livorno in poter suo recasse. Né fu diverso l' esito dalle intenzioni ; perchè il primo, occa . pava facilmente la capitale della Toscana , e l'ultimo , partendosi da Lucca , arrivava a Li . vorno , dove pose le mani addosso a circa cin.
quanta bastimenti inglesi , e ad una quantità grandissima di fromenti Le cose non succes sero di queto dalla parte di Arezzo . Gli Are tini, non udita alcuna proposta , si risolve . 4
vano ad una ostinata resistenza. I Francesi
bersagliarono con cannoni e con granate reali duramente la città ed il castello, ma quei di dentre si difendevano virilmente. Cara -San .
Cyr , il forte occupatore e difensore di Castel, Ceriolo , si affaticava indarno : gli Aretini con tiri a scaglia, con granate, con pietre tenevano gli assalitori lontani. Il generale repubblicano mandara i suoi ad an primo assalto ; già con fuochi artificiati avevano bruciate alcune porte; mia essendo fortiticate con forti lastre di rame, e terrapienate , furono costretti ad abbandonar l'impresa , non senza molto strazio e sangue loro. Il seguente giorno , che fa ai diecinove oftobre , avendo meglio ordinato la fazione ,> si accostarono la mattina molto per tempo con le scale alle mura, vi salirono sopra, ed impadro . nitisi delle porte, le apersero ai loro compagni . Allora tutta la mole repubblicana , fatto impe
to nella città , la occupò, non perd senza nuo vi contrasti e nuovo sangue ; perchè dalle fine stre , dai tetti , dalle feritoie aperte a quesi'qo po in tutte le case , gli abitatori, secondati an
che da qualche nodo di genti regolari toseane, piovevano addosso ai repubblicani ogni sorta d'armi. Finalmente prevalse il valore ordinato alla rabbia disordinala : Arezzo peane tutta in mano di chi l'assaltava . Seguild una strage , una
insolenza, un sacco tale , quale si dovera aspet
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tare da soldati irritati per ingiurieinnove , che avevano risuscitata la memoria delle antiche.
Pochi si salvarono , ritirandosi al castello: po . co dopo chiesero i patti e gli ottennero . Il ter rore concetto pel caso di Arezzo fe'risolvere in gran parte le masse toscane . Quiele apparente succedeva ; ma'eovavano pessimi umori, pros simi a prorompere , se una nuova occasione si appresentasse. Il paese più pacifico d'Italia perseverava più di ogni altro ostinatamente nel desiderio di guerra. Sommariva coi Tedeschi si ritiráva nel Ferrarese .
Le cose si volgevano novellamente a guerra tra Francia ed Austria . Non aveva voluto l'im
peratore ratificare ai preliminari di pace sti. pulati a Parigi il di otto luglio tra il conte San Giuliano mandato da lui espressamente , ed il ministro Taleyrand , e pei quali il consolo aveva promesso di compensarlo con nuovi acquisti in Italia. Anzi l'imperatore non sola
mente non aveva voluto consentire al trattato , ma si era anche mostrato sdegnato contro il San Giuliano , como se avesse trapassato la sua
volontà. Stimolava a questi giorni instantemen te l'Inghilterra l'imperatore alla guerra , per chè avendo rifiarato la pace , abborriva dal re star sola contro la Francia , nè poteva ancora
accomodar l'animo al pensiero , che i Paesi Bassi avessero a restar in possessione della po tenza emola a lei : offerisa adunque sussidii di denaro , ed aiuti di forze dalla parte di Napo Ji . Dall'altra parte l'imperatore non sapeva risolversi ad abbandonar la possessione di Man tova , parendogli che fossero mal sicuri i suoi
nuovi acquisti in Italia , finchè quella fortezza fosse in potestà di uno stato dipendente intie ramente dalla Francia . Quantanque poi si tro vasse privato della forte cooperazione dell'im . peratore Paolo , contidava di poter fare fortu . nata guerra da se stesso , ricordandosi delle re
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centi vittorie di Verona e di Magnano , e con siderando che si era perduta la giornata di Ma reago un sol momento, dopo che era stata vin ta sei ore , nè per difetto valore 'ne'suoi sol dati. Erano gli eserciti avversi ordinati a que sto tempo nel seguente modo. Al germanico di Francia condotto da Morean stava a
fronte il
germanico d'Austria governato : da Kray ; all' italico di Francia che obbediva a Brune , l'i talico d'Austria cui era preposto Bellegarde . Fra i due , e per congiungere l' uno coll' altro , si trovavano posti in mezzo nei Grigioni : un Francese governato da Macdonald , nel Tirolo un Austriaco capitanato da Hiller. Cost Moreaa con Kray , emoli antichi , Macdonald con Hil. ler , Brune con Bellegarde avevano a combate tere .
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* La sollevazione del paese toscano , che aveva obbligato Brune a smembrar parte delle sue fora de , ed a mandarla oltre il suo fianco destro, arera debilitato il restante. Laonde pensò il consolo a mandarvi nuove genti con cumandare a Macdonald , che lasciati grossi presidii nei Grigioni , si calasse , prima dai Grigioni nella Valtellina , poseia dalla Yaltellina sulle sponde dell'Oglio e dell'Adige , quello iper rinforzar Brune., dove alloggiara , questo per riuscire alle spalle di Bellegarde , ed obbligarlo a riti rarsi indietro dalla fronte del Mincio , dove al
lora aveva le sue stanze . A spro e difficile co mandamento era qnello del consola ; perchè il traversare nella stagione già molto trascorsa , s' avvicinava la fine d' ottobre, il monte asprise
simo della Spluga per arrivare in Valtellina , quel della Priga parimente pericoloso per arri vare in val. Camonica bagnata dall'Oglio , e ti nalmente il Tonale , che dà l'adito all'Adige superiore , era opera piuttosto portentosa che umana . Nė valera il fresco esempio del San >
Bernardo, perchè la stagione era più aspra,ed
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i monti piú difficili. Forse la posterità troverà in questa intenzione di Buonaparte più audacia che prudenza , e maggiore confidenza nei sol. dali , che cognizione de' luoghi . Ciò non ostan . te non si perdeva d'animo Macdonald , stiino landolo il fatto del San Bernardo >, e volendolo emolare. L'antiguardo condotto da Baraguey d'Hilliers , siccome quello che era e partito più
presto , e più vicino a quei monti , parle var. cando la Spluga , parte il monte dell ' Ora , riu sciva , non senza aver superato ostacoli gravis simi , sulla destra a Chiavenna , sulla sinistra a Sondrio. Acquistara per tal modo Baraguey l' imperio della Valtellina,, e facilitava la stra : da allo scendere di Macdonald . I Valtellini al
veder comparire quelle genti si maravigliavano, come se venissero dal cielo ; tanto pareva loro
impossibile , ch' elle per quei luoghi >, ed in quella stagione fossero passate . Restava l'ope ra più difficile a coinpirsi a Macdonald. Arriva to à Tusizio , donde si sale al monte eterna. mente incappellato di nevi e di ghiacci , pare va , che la natura fosse divenuta insuperabile , Tanto alte erano le nevi , tanto chiusa la stra .
da già di per se stessa sdruccioleyole , stretta , rolta , e precipitosa. Pure , come al San Bero nardo , si posero le artiglierie sui traini , le
provvigioni sui muli ; marciavano , ma con dif ficoltà grandissima. Arrivava l'antiguardo con dotto dal generale I.aboissiere al villaggio di Spluga , donde restava a salirsi l'erta precipi. tosa , che porta al sommo gingo. Mette vansi in viaggio , e con penosi passi , ed infinito anelito
procedendo , alla brainata cima già si appros simayano , quando ecco levarsi un levante fu riosissimo , che innalzando un immenso nembo di nevosa polvere , e negli occhi dei soldati git
tandolo , rendeva impossibile ogni passo. La forza della veemente bufera furiosamente sof, fiando sul dorso delle nevi ammonticchiate
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STORIA D'ITALIA
sopra quei sdracciolenti gioghi, levava ana ore ribile smossa di neve , che con indicibile velo .
cità e fracasso nelle sottoposte valli piomban do , portò con se a precipizio quanto lo si era parato davanti . Trenta soldati precipitati nell' abisso perirono ; gli altri alterriti , le strade chiuse. Aggiunse la sopravvegnente notte nuovo orrore al fatto : tornarono a Spluga . Laboissie re , che separato da' suoi , precedeva con le guide , a malo stento , e quasi morto aggiun ; geva alla cima : trovovvi benigno ospizio ap presso ai religiosi , che , come quei del San
Bernardo , attendono con pietà si eroica alla salute dei viaggiatori .
Pareva disperata l'impresa , e sarebbe stata, se non fosse arrivato Macdonald , il quale spin. to da ardente desiderio di emolare il consolo, e
prevedendo che lo stare importava la distruzio. ne per la mancanza dei riveri , con accesissime esortazioni tanto fece , che le stanche ed atter rite genti di nuovo s'incamminavano . Precede. vano quattro forti buoi a pestar le nevi : segui. tavano quaranta palaiuoli ad appianarle ed a far il sentiero : i zappatori venendo dopo l'as, sodavano ; due compagnie di fanti a destra ed a sinistra perfezionavano pel sieuro passo cið
che ancora si trovava imperfetto. A questi s'at tergavano le altre genti , fanti e cavalli : le ar .
tiglierie e le bestie da soma viaggiavano alla coda ; quest' era l'antiguardo. Arrivava sulla ci. ma all' ospizio , con infinita allegrezza si ricon giungeva col salvato Laboissiere. Poi seguitane do il cammino per la pianura del Cardinello , giungeva a Campo- Dolcino. Allo stesso modo varcavano il di secondo e terzo di decembre
due altre squadre di fanti , di caralli , e d' ar tiglierie : il tempo freddo e sereno , le nevi in, durite in ghiaccio facilitavano il passo. Solo al cuni soldati per la forza di quell' insolito rigo >
re o morivano gelati , o perdute le estremità
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colle membra mońche restavano . Crudo era il
viaggio , ma speranza di terminarlo felicemen te , quando il di quattro , rimaneva a varcarsi il retroguardo in cui si trovava Macdonald , si levava una spaventevole bufera , che e gli 10 2
mini col soffio violentissimo arrestava , e sotto
monti di lanciata neve gli seppelliva , ed ogni traccia che fatta si fosse di strada, intieramen te scaşsava. La disperazione entrava negli ani mi : le guide , uomini del paese , alterrite atte stavano l'impossibilità del passare , e l'opera loro ricusarono. Era per perire Macdonald sotto .
monti di neve , come era perito Cambise sotto
monti d' arena . Ma vinse la virtú sua e dei com
pagni : queste sono opere piuttosto da giganti che da uomini. Incoraggiò le guide , incorag
giò i soldati. Accorreva , e gridava : « Francesi, ha l'esercito di riserva vinto il San Bernardo,
o vincete voi la Spluga : superate per gloria ► vostra quello , che la natura ha volulo fare
* insuperabile : i destini vi chiamano in Italia; »ý ite e vincete , prima i monti e le nevi , poscia ị gli uomini e l'armi y . La lunga tratta delle squadre desolate riprendeva il cammino. In perversava vieppiù la bufera : spesso le guide piene di un alto terrore tornavano indietro , spesso gli uomini sepolti , spesso dispersi , spes so la stretta foce della sublime valle si trasfor
mava in monte di neve ; là era un muro bianco e sodo , dove prima era l' aperta ; chiusa ogni strada. S ' aggiungeva un freddo intensissimo ,
maggiore , quauto più si saliva , e che gli ania mi attristava e prostrava , e le membra con renderle inatili aggrezzava. Le nevose ed estem poranee mura spesso si rinnovavano , l'ineso rabile inverno spaziava largamente , e domi
nava le rezie Alpi in atto di sorbirsi gli auda. ci Francesi. Rifulse in tanto estremo caso mi.
rabilmente , quanto possa questa portentosa il. maua natura ; perchè non restandosi Macdonald
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nè i suoi a quel mortale pericolo , aprivano cid che era chiuso , spianavano ciò che era mon tuoso , rompevano ciò che cra ghiacciato , as: sodavano ciò che era cedevole , sgretolavano ciò che era sdrucciolenie , coprivano o riempivano ciò che era abisso. Per tale modo , quantunque un rovinoso inverno gli chiamasse a distruzione
ed a morte , l'inverno vincevano , e contrastan: do a quanto hanno di più terribile e di piú in superabile i furibondi elementi, riuscivano nel Ta valtellina valle a salvamento. Rallegravansi dell'acquistata vita l' uno con l'altro , perchè si erano creduti morti : godevasi Macdonald il raccolto frutto dell'invitta costanza. "Imprese son queste che paiono impossibili, e piú a co loro che le hanno effettuate. Non le crederebbe
la posterità , se il secolo nostro , tanto abbon dante raccontatore , non uno ; ma cento testi
monianze non fosse per tramandarne ; né ricor da alcuna storia o antica o moderna fatto più maraviglioso, o più erculeo di questo . Da lui si vide con qual nemico avessero a fare gli Austriaci ; perchè certamente non si sarebbero eglino mai posti a fatti si rischievoli ; il valore era pari da ambe le parti , maggiore l'audacia da quella dei Francesi. Chiamanla alcuni leo merità ; pure la fortuna é amica degli audaci , ed il mondo è di chi se lo piglia. Sebbene la prima parte dell'inpresa fosse compita , restavano ad effettuarsi le due altre , che avevano anch'esse gran momento di diffi >
coltà ; quest'eranoil passo dalla Valtellina nella valle Camonica , cioè dall' acque dell'Adda, a quelle dell'Oglio , ed il passo dalla Valtellina nel Trentino, cioè dall'acqae dell'Adda a quel le dell'Adige . Apriva il primo il monte Priga , il secondo il monte Tonale . Non ebbe prospero
fine il tentativo contro quest'ultimo , perchè gli Alemanni vi si erano fortemente trincerati , e sebbene Macdonald due volte con grande vi
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goria gli combattesse , aiutati dalla stagione , dalla fortezza del luogo , e dal proprio valore il risospinsero. Da un'altra parte sortiva esito felice il passo della Priga . Traversato , non sen za gravi difficoltà e pericoli , quell'aspro mon
te , vedevano i repubblicani le acque dell' o . glio ,> e passato Fireno , si raccoglievano a Pi. sogna , terra posta sulla settentrional punļa del lago d'Iseo, cui l'Oglio con le sue acque for ma e nodrisce. Vi trovavano la legione italiana
di Lecchi , e vettovaglie fresche , provvidenza di Brune , che ve le aveva mandate a ristoro di quelle stanche ed eroiche genti . Erasi sal fine di novembre disdetta la tregua , e denunziate le ostilità da una parte e dall'al tra ,
ma non si venne tosto alle mani in Italia ,
perché Brune non voleva principiar la guerra innanzi che Macdonald , occupato allora nel passo dei monti , fosse venulo a congiungersi con lui . Né stava senza timore che il suo fianco
destro pericolasse , stanteché Dapont , dopo la conquista della Toscana , era ritornato con la
maggior parte delle truppe al campo principa le , lasciato solamente in quel paese Miollis con tre o quattromila soldati . Oltre a ciò il re >
di Napoli , stimolalo dagl ' Inglesi, e volendo cooperare coll'Austria , aveva radunato un e sercito campale sotto la condotta del conte Rug. giero di Damas ; il quale traversato lo stato pootificio , già s' avvicinava alla Toscana. Per ciò il generale di Francia stava aspettando che Macdonald si accostasse , e che i soldati novel . li , che già erano arrivati in Piemonte , gli per venissero . Né meno desiderava indugiar la guer. ra Bellegarde , volendo aspettare che Laudon e Wukassowich fossero scesi dal Tirolo . Inoltre
trovandosi alloggiato in sito forte per natura e per artc , amava meglio essere assaltato , che assallare .
Avvicinandosi oggimai la fine dell'anno , ed
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STORIA D'ITALIA
essendo giunto Macdonald sui campi , donde poteva cooperare con Brune , e volendo il gee neralissimo secondare i movimenti di Moreau
in Germania, che con armi prospere minaccia .
va il cuore dell'Austria , si deliberava a dar principio alle ostilità : assaltati impetuosamente i corpi che Bellegarde aveva posto alle stanze salla destra del Mincio , gli sforzava a rivarca. re il fiume. Restava ch' egli medesimo il pas .
sasse , difficile opera , perché gli Austriaci forti di numero e di sito , si erano risoluti a difen . dere gagliardamente il fiume. Erano i Francesi
partiti in tre schiere : la superiore , cioè la si nistra governata da Moncey , guardava a Pe schiera, la mezzana , a cui presiedeva Suchet, slava rimpetto a Borghetto , la inferiore o la de. sira guidata da Dupont alloggiava alla Volta , e si distendeva sino a Goito , Fece Brune pensiero
di varcare al passo di Mozambano , perchè qui vi le rive essendo meno paludose facilitavano lo accostarsi, ed il combattere più fermamente nei luoghi occupati . Perché poi il passo gli riu. scisse più facile , avvisò d'ingannar il nemico
con fargli credere, ch' ei lo volesse passare più sotto tra la volta e Pozzuolo . Con queste fine
ordinava a Dupont , facesse qualche forte di . mostrazione di voler varcare in questo luogo, e tanto vi tempestasse , che Bellegarde si per. su adesse, che quest'era il passo veramente , che i Francesi avevano intenzione di effettua .
re , non dubitando , che per questo timore vi avrebbe il generale tedesco mandato grau par te delle sue genti , e perciò , nudando il suo destro fianco, dato più facile esecuzione al di segno di Mozambano. Ciò non osiante volera Brune , c cosi aveva comandato a Dupont >, che si contentasse di una dimostrazione sulla riva
· sinistra , non vi prendesse alloggiamento stabi. le , non v'ingaggiasse ballaglia giusta . Correva >
il giorno venticinque decembre , cui il genera
LIBRO XX . 1800 357 lissimo di Francia aveva destinato al passaggio del Mincio. Fu il primo Dupont a mandar ad
effetto la fazione che gli era stata commessa.
Passava primieramente coi soldati leggieri sulle barche trovate a caso , poi , accomodate le piat te , construiva il ponte , e varcava con la mag
gior parte delle genti, che erano le due squa dre di Watrin e di Monnier. S'impadroniva , dopo breve contrasto , della terra di Pozzuolo , e senza aver rispetto alle condizioni delle coa
se , vi fermava le sue stanze ; felice ad un trato >
to , ed infelice pensiero , perehè se l'impadro nirsi di Pozzuolo era fatto importante , la cir costanza era tale , che avrebbe potuto partorire la disfazione intiera dei Francesi , e per poco
stette , che non abbia fatto quest'effetto . Sa rebbe stato e miglior partito per non deviare dalla volontà del generalissimo, e più sicuro per Francia , che Dupont , acquistata la facoltà del passare, attendesse, prima di effettuare il pas so , che Brune avesse ancor egli varcato a Mo zambano. Ne sorse un gravissimo pericolo ; per che Brune avendo trovato le strade molto sini
stre , non poté mettersi all'impresa il giorno ventieinfae; il che fu cagione che Bellegarde, che alloggiava col grosso a Villafranca , terra poco lontana , corse subitamente con tutto il
pondo de' suoi contro Dapont. Si difese viril
mente il Francese , ancorchè Bellegarde si fosse scoperto con quasi tutto il suo esercito in bat.
taglia ;9 fecero i suoi soldati quanto in accidente si pericoloso per uomini valorosi si poteva fa re . Ma tanto preponderava il nemico, combat tendo colla maggior parte delle sue forze con tro una piccola di quelle dell'avversario , che già Dupont , non essendo potente a resistere col suo corpo solo , cedeva , e si vedeva vicino ad
essere rituffato nel fiume , portando in tal mo. do la pena dell' aver preso animo , contro gli
ordini del capitano generale , di fermarsi, e far
STORIA D'ITALIA .
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grossa battaglia sulla riva opposta del fiume.
Sarebbe adunque stata l'ala destra dei France. si conquisa intieramenle e rotta , se non fosse giunto improvvisamente un non pensato soccor . so . Suchet , che dall'eminenze della Volta sco. priva quanto Dupont fosse pressato dal nemi . co , consigliandosi piuttosto con la necessità dell' accidente , che con gli ordini di Brune , >
>
nato perciocchè il generalissimo gli aveva ordiano
che andasse ad aiutare il passo di Mozamb
,
frettolosamente marciava al mal auguroso Poz zuolo . L'arrivo di Suchet ristorara la fortuna
della giornata oramai perduta . Tuttavia gli Au striaci grossi e sicuri sul loro destro fianco fa . cevano una batlaglia forte , e molto ostinata.
Tre volte s’impadronirono di Pozzuolo , e tre volte ne furono risospinli . Intine fu costretto Bellegarde a tirarsi indietro a Villafranca , la sciando i repubblicani in possessione di Poz . zuolo, Pati molto in quesla battaglia ; percioc. .ché gli mancarono circa cinqucmila soldati tra morti e feriti; tremila prigionieri attestarono quanto spesso le fini delle battaglie siano diver. se dai principii . Tre bandiere , undici cannoni ornarono il trionfo dei vincitori . Non fu però senza strage la vittoria ai Francesi : daemila soldati mancarono o per morte , o per ferite ; pochi vennero in potestà di Bellegarde . Il se guente giorno , come aveva destinato , passava Brune il fiume a Mozambano per guisa tale che >
tutto l'esercito di Francia si trovava condotto sulla sinistra del Mincio .
Bellegarde , considerato il successo della fa zione di Pozzuolo , nè volendo avventurarsi a battaglie campali in quella facile largura tra il Mincio e l'Adige , ancorchè molto prevales se di cavalleria , accomodava le sue delibera. zioni agli esiti delle cose , e ritirava le genti sulla sinistra dell'Adige , solo lasciando sulla
destra alcuni corpi , non per signoreggiare il
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paese , ma soltanto per meglio difendere il pasa so del fiume . Brune , fatto più ardito dalla vil.
toria , applicava l'animo a cacciare l'avversa rio oltre Verona, ed a far sentire l'impressio. ne delle armi francesi nel Vicentino , nel Pa dovano , e nel Trivigiano. Ciò meditando , a modo tale ordinava la fazione, che piuttosto so •
pra Verona che sotto effettuasse il passo, per: che in questa guisa procedendo , Macdonald poteva più facilmente cooperare con lui , ed aveva speranza d' impedir la congiunzione di Landon e di Wukassowich , che già scendevano dal Tirolo. Per la qual cosa , avvicinandosi col grosso all'Adige , mandava Moncey con un cor po sufficiente verso Corona e Rivoli , affinché serrasse la strada a Laudon ed a Wukassowich , e nel caso in cui eleggessero di rivolarsi là , dond' erano venuti , gli perseguitasse anche all' insù . Sapeva che Macdonald procedendo pei
monti superiori , ed entrando dalla valle dell' Oglio in quella del Mela , da questa in quella della Chiesa, e pervenendo alla superior coda del lago di Garda , si proponeva di riuscire per montagne scoscese e rotte , sopra a Trento , La quale mossa , se avesse avuto il suo effetto , Laudon e Wukassowich , combattuti sopra da Macdonald , sotto da Moncey , non avrebbero
piů avuto scampo. Succedeva felicemente il pensiero di Brune, rispetto al passo del fiume, perchè facilmenie gli veniva fatto di varcarlo a Bussolengo , luogo già tanto famoso pei succes sivi passaggi , ora di Francesi , ora di Tedeschi . Bellegarde , informato del viaggio di Macdonald, aveva fatto debole dimostrazione per impedire il transito ai repubblicani, e si ritirava , lascia >
to solamente nel castello di San Felice di Ve
rona un presidio, che poco dopo s'arrese , sulle
rive della Brenta . Al tempo stesso accortosi, quanto la guerra fosse pericolosa a Laudon ed a Wukassovich ,> aveva loro comandato , che ri
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STOLA D'ITALIA
salissero più presto che potessero l'Adige , e per la valle della Brenta con frettolosi passi venis
sero a congiungersi con lui nei contorni di Bas sano . In questo punto pervennero le novelle ,
che dopo la vittoria di Hohenlinden guadagnata da Moreau contro l'arciduca Giovanni, era stata conclasa a Steyer il giorno venticinque decem bre , una tregua tra il generale francese, e l'ar ciduca Carlo. Propose Bellegarde a Brune un trattato simile di sospensione di offese ; ma esi gendo conforme alle instruzioni, che gli si ce desse , oltre Peschiera , Ferrara , Ancona e porto Legnago , anche Mantova , il trattato non poté aver effetto, e si continuò la guerra. Le cose pressavano molto nel Tirolo . Moncey e Macdonald intendevano a serrare da ogni par te Wukassowich e Laudon ,> per impedir loro la facoltà del ritirarsi . Ma il primo alloggiato su periormente al secondo , e prestamente obbe diendo a Bellegarde , entrato per Pergine nella valle della Brenta , schivava il pericolo , e sicu ramente per la sponda di questo fiume camni. nava alla volta del suo generalissimo; il se condo pel contrario si trovava in molto ardua condizione , imperciocchè già si era condotto tanto innanzi , che era disceso fin sotto a Rua veredo , e non poteva piú tornar indietro per >
Trento innanzichè Macdonald vi arrivasse . Era oltre a ciò aspramente combattuto da Moncey
dalla parte inferiore per modo , che 'cacciato all'insù da un sito all'altro aveva anche abban .
donato al vincitore la possessione di Roveredo. Al tempo stesso Macdonald , sæperata la resi stenza , che Davidowich con un po' di retro .
guardo di Wukassowich aveva fatto a Trento , s'impadroniva di questa capitale del Tirolo itaa
liano. Era adunque tolto ogni scampo a Laudon per la strada maestra , nè altra speranza gli re . stava , che quella di condursi per le strette ria
pide e malagevoli di Caldonazzo , a Levico. Il
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161
passo era impossibile ad eseguirsi per sentieri tanto difficili , inassime pei cavalli , per le ba. gaglie , e per l'artiglierie >, se vivamente i Fran cesi l'avessero perseguitato . Mandò dicendo a Moncey , essere conclusa una tregua , cosa non vera , tra Brune e Bellegarde ; il richiedeva dell osservazione : prestò fede il Franceses e si astenne dal combattere. Laudon intanto , usan. do l'occasione , e frettolosamente marciando ,
arrivava a salvamento a Levico, donde calandosi con viaggio prospero , si avvicinava a Bellegar. de. Diede Moncey all'insù di Roveredo , Mac . donald all'ingiù da Trento : incontraronsi fra le due città i due generali della repubblica , dolenti ambidue , che per inganno fosse loro stata tolta l'occasione di un segnalato fatto a propria gloria , e ad utilità della patria . Ram maricossene più spezialmente Macdonald , per avere incontrato indarno tanti pericoli e fatiche. Restava che compisse un'altra parte del suo disegno , piacendogli le imprese grandi ed au. daci : quest'era di montar l'Adige fino a Bol. sano ed a Brissio , poi di entrare nella valle della Drava per riuscire alle spalle di Bellegar de , e tagliargli la strada al suo ricetto d'Au
stria. Infatti già era arrivato col suo antiguardo a Bolzano , combattendovi gagliardamente il generale Auffenberg , che vi stava a difesa con
quattromila soldati : non la guerra , ma la pace impedi a Macdonald l'esecuzione del suo ania moso pensiero . Eransi Wukassowich e Laadon ricongiunti con Bellegarde , che ancora poteva tener in pendena te la fortuna ; ma non volle più avventurare le sorti , avendogli interrotto la speranza le novel le allora pervenute della sospensione di Steyer. Per la qual cosa si ritirava dalla Brenta , rida.
cendosi sulle sponde della Piave . Il perseguita va Brane : era il fine della guerra . A pelizione del generale d'Austria si capoluse il di sedici
162
A
STORIA D'ITALI
gennaio a Treviso un trattato di tregua coi ca. pitoli seguenti ; si sospendessero le offese ; le duc parti non potessero rompere il trattato ,
a
se
non dopo quindici giorni di disdetta ; le piazze di Peschiera e di Sermione, i castelli di Vero na e di Legnago , la città e la cittadella di Fer rara , la città il forte d'Ancona si consegnas sero ai Francesi ; Mantova restasse bloccata dai repubblicani a ottocento braccia dallo spalto con facoltà al presidio di procacciarsi viveri di dieci in dieci giorni; i magistrati austriaci si rispettassero , la tregua durasse trentatre di ,
compresi i quindici ; nissuno per fatti od ppi . nioni politiche potesse essere molestato. Non
piacque al consolo l'accordo di Treviso, per che non giudicava a suo proposito , che l'Au . stria possedesse Mantova. Mandò adunque mi. nacciando , trovandosi in condizione vittoriosa , all'Austria , che se non gli desse Mantova , sa rebbe di nuovo interrotta la concordia , e non arrebbe per rate né la convenzione di Steyer ,
né quella di Treviso, e rincomincerebbe la guer. ra . Fa forza all'imperatore il consentire , e per un nuovo accordo fatto a Luneville , fu quella
principalissima fortezza data in mano dei Fran cesi ,
La sospensione di Treviso ridusse alle strette il re di Napoli , perché per lei potevano i Frạn. cesi più espeditamente attendere alla ricape razione dei paesi perduti . Il conte Ruggiero , volendo cooperare con Bellegarde , si era mosso coi Napolitani , e , traversato lo stato romano , era entrato in Toscana , alloggiandosi in Siena . >
Dall'altro lato il marchese Sommariva con
qualche squadrone di Tedeschi , e coi fuoru
sciti aretini, s' era ancor egli fatto avanti , ed arera levato a romore le parti superiori del gran -ducato . Al quale moto sollevati gli Areti
ni , siccome quelli che mal volentieri soppor. tavano il nuovo dominio , di nuovo erano corsi
S
LIBRO XX .
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all' armi, ed avevano condotto in grave perico lo Miollis , che con poche genti custodiva la To . scana. Messi in confusione e sconquasso i con
fini, s' incamminavano Sommariva da una pat . te , il conte Ruggiero dall'altra all'acquisto di Firenze , dove il generale francese aveva la sua
principale stanza. Queste cose accadevano sul principiar dell'anno. Disperando Miollis , per che si sentiva più debole pel poco numero de suoi soldati, misti di Francesi, Cisalpini e Pie. montesi , di far fronte ad un tratto ai due ne.
mici , s' appigliò prudentemente al partito di combattergli separati, usando celerità . Marcia va primieramente contro i Napolitani condotti dal conte . Guidava il generale Pino l' antiguar do di fanti cisalpini , e di cavalli piernontesi. Affrontava tra Poggibonzi e Siena una grossa colonna di cinque o sei mila fanti napolitani, e valorosamente urtando con le baionette , gli
soltava in fuga. Volle il conte far testa in Siena; ma Pino guidato dal proprio valore , da quello de'saoi , dal fervore della vittoria , dara dentro incontanente , e fracassate coi cannoni le porte, vittoriosamente vi entrava. Ritirossene il conte; poi fece opera di rannodarsi sui poggi vicini ', ma pressando viemaggiormente i Cisalpini ed i Piemontesi , fu costretto ad abbandonar to. talmente i territorii toscani , ritirandosi in quei * di Roma per l'oscurità della notte . Il marche .
se , udito il sinistro caso del conte, ritraeva pre stamente i passi , e giva a ricoverarsi in An cona, In tal modo Miollis pel valore de' suoi , e per la provvidenza propria riduceïa di nuovo in arbitrio di Francia le cose di Toscana , e tene
va in timoré il sinistro fianco di Bellegarde . Quest' erano le condizioni di Toscana qaando, conclusa la sospensione di Treviso , nella quale non fu compreso il re di Napoli , le cose del regno restarono esposte a grandissimo pericolo;
perchè Murat , siccome gli era stato comandato
STORIA D'ITALIA
164
dal consolo , già venato con le nuove reclute in Italia , s'incamminava a gran passi contro la
Toscana e la Romagna per invadere il regno . Ai soldati di Marat s'accostava al medesimo fi
ne una forte squadra dell'esercito vittorioso di Brune : ogni cosa cedeva alla riputazione della vittoria . Il resistere pel ce era impossibile, la sua ruina certa . La salute , caso da non essere pre sentito , gli venne dal settentrione . Carolina re
gina , che quantunque fosse di natura pur trop po risentita , e si lasciasse tropp'oltre traspor tare dallo sdegno , aveva mente forte , e
non
dava molta fede alle matte credenze, ed alle
parole gonfie degli stravolti nemici di Francia , si era risoluta , voltando tutto l'animo alle spe ranze russe , e non isperando in altro modo con giunzione con Francia >, di andar a Pietroburgo per pregare l'imperatore Paolo ad intrometter si , come mediatore , tra il consolo e Ferdi
nando. Piaeque la fede a Paolo : già rappattu mato col consolo , mandava in Italia il gene
rale Lewashew , affinché s' intromettesse a con cordia fra le due patenze . Si soddisfece : Buo naparte del procedere di Paolo , perchè in pri. mo luogo redevano le nazioni, principalmente gl' Italiani , che uno dei più potenti principi del mondo , non solo riconosceva il suo governo, ma ancora aveva amicizia con lai ; in secondo luogo vedeva egli medesimo il regno di Napoli sottratto dalla divozione inglese , e ridotto nuo vamente nella propria . Fecersi a Lewashew ve nuto in Italia onorevoli accoglienze in ogni parte , parendo che rilacesse nella persona sua tutta la grandezza di Paolo ; i popoli si mara. vigliavano , che la Russia tanto nemica a Fran. cia , le fosse ora divenuta amica , e paragonan . do i tempi di Suwarow con quei di Lewashew , ammiravano la potenza e la felicità del cena solo . Venne per parte del re il cavaliere Mi. cheroux a trovare Murat a Foligno : non stele >
LIBRU XX,
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165
tero a negoziar lungo tempo , essendo le due
parti sonimamente desiderose di convenire, una per piacere a Paolo , l'altra per paura di Bun . naparte . Fa adunque il di diciotto febbraio , accordata tra Francia e Napoli, con corrobora zione dell'autorità della Russia , una tregua , i
principali capitoli della quale furono , che i sol. dati regii sgombrassero dallo stato romano, che i repubblicani , occupassero Terni , ma che la Nera non oltrepassassero; che tutti i porti di Napoli e di Sicilia si “ serrassero contro gl' In glesi e contro i Turchi ; che ogni comunica. zione cessasse tra Porto -Ferraio e Porto Lon.
gone nell'isola d'Elba , fintantochè gl' Inglesi non avessero sgombrato da Porto - Ferraio ; che Dolomien si liberasse dalle carceri di Messina, che si restituissero gli ufficiali ed i generali francesi ; che si obbligasse il re ad udire favo revolmente le raccomandazioni di Francia per coloro , che fossero o banditi , o carcerati per
opinioni politiche . Ebbe questo trattato subito effetto : vuoto il conte Ruggiero il territorio della Chiesa : prevenendo le instanze del con solo , abolira i tribunali straordinari , e condo nava ogni pena pel crimenlese. Murat tra per vanagloria ad entrar qual liberatore in Roma, e per adescare ai futuri disegni venutovi dentro , e concorrendo a lui il popolo, si condusse a far riverenza al pontefice.
Ogni, cosa si componeva a concordia ; più poteva a Vienna il terrore , che le inglesi esore tazioni. Negoziavasi a Luneville per l'Austria dal Conte Laigi Cobentzel , per la Francia da Giuseppe Buonaparte , l'uno e l'altro avendo mandato e possanza di concludere. Dopo qual che contenzione, pigliarono forma, che il trat
tato definitivo di pace fosse sottoscritto il gior no nove di febbraio. I capitoli principali , quan 10 all'Italia , furono quelli stessi del trattato di
Campoformio , solo variossi pei confini : l'Adi
166
STORIA D'ITALIA
ge , principiando dove sbocca dal Tirolo insino alla sua foce, fosse confine tra la Cisalpina e gli stati d'Austria ; la destra parte di Verona , e cosi quella di Portolegnago spettassero alla Cisalpina , la sinistra all'Austria ; si obbligava l'imperatore a dare la Brisgovia al duca di Mo. dena in ricompensa del perduto ducato ; rinun. ziasse il gran Duca alla Toscana ed all' isola d'Elba , e la Toscana e l'isola si dessero all infante duca di Parma ; il gran Duca si ricom . pensasse con- stati compelenti in Germania ; coe noscesse , 'e riconoscesse l'imperatore le repub bliche cisalpina e ligure, e rinunziasse ad ogni
titolo , sovranità e diritto sopra i territorii delle Cisalpina ; consentisse alla anione dei feudi im periali colla repubblica ligure. Del Piemonte nulla si stipulara, perchè Buonaparte voleva serbarsi o una occasione per pigliarlo per se ; od un appicco per piaccre a Paolo . Il re di Napoli ridotto alla necessità di ob bedire alla forza lontana di Paolo , ed alla vi
cina di Buonaparte , si quietava anche col con solo >, convenendo in un trattato di pace a Fi .
renze il di vent'otto di marzo sottoscritto per parte di lui da Micheroux, per parte della Fran cia da Alquier . Convenissi come nella tregua , e di vantaggio , che il re rinunziasse primiera mente , e per sempre a Porto Longone , ed a quanto possedesse nell'isola d'Elba, seconda mente cedesse alla Francia, come cosa propria , e da farne ogni voler suo , gli stati dei Presidii ed il principato di Piombino ; ancora perdonas se ogni delitto " politico commesso fino a quel giorno; restituisse i beni confiscati, liberasse i ditenuti , potessero gli esuli tornare nel regno sicuramente , e fosse loro restituita ogni pro
prietà ; da ambe le parti si dimenticassero le offese . Le cose si fermarono anche con nuova coin
posizione colla Spagna, essendosi stipulato un
ci
PE
ng
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XX.
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trattalo a Madrid il di ventuno marzo da La.
ciano Buonaparte per parte di Francia , e dal
principe della Pace per parte di Spagna. S'ac cordarono le due parti , che il duca di Parma rinunzierebbe al ducato in favore della repub blica di Francia , che la Toscana si darebbe al figliuolo del duca con titolo di re ; che il duca padre si compenserebbe con rendite e con altri stati , che la parte dell'isola d'Elba ehe ap parteneva alla Toscana, spetterebbe alla Fran
cia , e che la Francia ne ricompenserebbe il re d'Etruria collo stato di Piombino ; che la Toscana s'intendesse unita per sempre alla corona di Spagna ; che se il re d'Etruria mo
risse senza prole , succedessero i figliuoli del re di Spagna .
Cosi , in men che non fa un anno , ogni osta. colo cedendo ai baonapartiani fati , vinse il consolo Austria ed Italia. Poscia , essendo in tutui , parte pei medesimi , parte per diversi ri. spetti la medesima intenzione alla pace , com poste tutte le controversie ,> contrasse amicizia coll'imperatore Paolo , s'accordo coll'impera tore Francesco , e rinnalzò Francia da bassa ad eminente fortuna .
FINE DEL LIBRO VIGESIMO ,
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOPRIMO
SOMMARIO
Il consolo s'accorda con Roma, e rinstaura la religione cattolica in Francia , Concordato . Discussioni nei consigli del papa sa di questo
atto . Articoli organici aggiunti dal consolo , e querele del pontefice in questo proposito, Oro dini francesi introdotti in Piemonte , che ac cennano la sua unione definitiva colla Francia , Menou mandato ad amministrar questo paese
in vecc di Jourdan . Murat in Toscana. Suo ma . nifesto contro i fuorusciti napolitani. La To scana data al giovane principe di Parma con titolo di regno d' Etruria . Il consolo insorge per arrivare a più ampia autorità ,> ed a titolo
più illustre. Fa per questo sue sperienze ita liane , e chiama gl' Italiani a Lione. Quivi il
dichiarano presidente della repubblica italiana per dieci anni con capacità di esser rieletto . Constituzione della repubbltca italiana . Genova cambiata, e sua nuova constituzione . Monumento in Sarzana ad onore della famiglia Buonapar te , natìa di questa città. Il Piemonte formal mente unito alla Francia . Carlo Ludovico , in . fante di Spagna , re d'Etruria per la morte
del principe di Parma . Descrizione della feb .
LIBRO XXI .
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bre gialla di Livorno. Le bilustri trame diBuo. naparte arrivano al loro compimento ; si fa . chiamar imperatore. Pio Settimo condottosi e spressamente in Parigi, lo incorona . LIBRO VIGESIMOPRIMO
Le cose della religione cattolica erano in gran disordine in Francia . L'assemblea constituente areva interrotto la unione con la Sedia aposto
lica rispetto alla instituzione pontiticia dei ve scovi , qual era stata accordata tra Leone de
cimo, e Francesco primo , e tolto i beni alla Chiesa con appropriargli alla nazione. I go verni che vennero dopo, massimamente il con sesso nazionale , non solamente distrussero gli ordini statuiti dall'assemblea , ma spensero an cora ogni ordine religioso , perseguitarono i mi. nistri della religione , ed alcuni anche sforza rono, cosa nefanda , a rinegare il proprio stato, e le proprie opinioni. Il Direttorio continud a
perseguitare i preti , ora confinandogli nell'esia ,
glio >, ora serrandogli nelle prigioni, e sempre impediendo 'loro , massime ai non giurati, che liberamente e pubblicamente celebrassero i ri.
ti divini. Fra tante amarezze dell'anime pie , qualche consolazione recavano i preti giarati colle esortazioni, e coi conforti loro : ad essi la Francia debbe restar obbligata della conser vazione della Fede ; della conservazione mede sim a la Sedia apostolica debbe sentir loro . ob
bligo ,, sebbene abbia cagione di dolersene per la diminuzione da loro introdotta , e pertina .
cemente sostenuta con le parole , con le opere,
e con gli scritti , nella giurisdizione della cate : tedra di San Pietro, Conservarono eglino la Fe. de >, che è la radice, senza la quale ogni reli gione, non che ogni disciplina ecclesiastica, san, T. III.
STONIA D'ITALIA
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rebbe impossibile. Ma la religione senza un cul to ordinalo, e senza riti accordati con la pubbli . ca autorità, e da lei riconosciuti e protetti, non potrebbe sussistere lungo tempo , la cattolica meno di ogni altra , solita a cattivar gli animi con le pompe e solennità esteriori . Ciò si ve. devano gli uomini prudenti , nei quali era en trata la persuasione , che le credenze religiose sone un aiuto efficace alle leggi civili : quest'
istesso vedevano gli uomini religiosi, che si doa levano, che quello che nelle menti e nei cuo. ri loro pensavano ed amavano , non potessero
in ordinato e pubblico modo manifestare . Era
adunque nato un desiderio in Francia di veder ristorati i riti della religione cattolica, e molti
Francesi in questo desiderio tanto più s'infiam. mavano , quanto più difficile sembrava la rin . tegrazione. Certo pareva , che ove una prima insegna di Cristo 'si fosse rizzata , là sarebbero concorsi cupidamente >, e con amore avrebbero abbracciato coloro , che rizzata l'avessero. Buo. naparte non era lomo da non vedersi queste cose ,
meno ancora da non asarle per edificare
la sua potenza , e per arrivare a ' suoi fini smi. surati. Per questo aveva dato parole di pace , di religione , di rispetto , e d'amicizia verso il papa, quando ritornò , dall'Egitto arrivando, in Francia ; per questo tenne i medesimi discorsi quando andò alla seconda conquista d'Italia ; per questo le medesiune protestazioni accrebbe quando vittorioso nei campi di Marengo se n ' era lornato nella sua consolar sede di Parigi. Adunque divenuto libero dai pensieri , che piů Rella mente sua pressavano , della guerra , apa plicava viemaggiormente l'animo al negoziare col papa , col fine di venirne con lui ad an ag giustamento in materia religiosa . Offeriva di dare stato , culto , e commodi pecuniari alla religione cattolica , ed a'suoi ministri. Aggiun >
>
geva le solite lusinghe , favellando con acco ,
LIBRO
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modate parole della mansuetudine, e della san tità del Chiaramonti , vescovo d'Imola. Nè tra lasciava le consuete dimostrazioni del suo a.
more verso la religione , e verso i Francesi .
Alcuni accidenti aiutavano queste pratiche , al. tri le disaiatavano . Dava favore al consolo un
concilio nazionale di vescovi giurati che dipen . dentemente da un altro tenuto nel novantasette, con suo consentimento espresso era per adu. narsi in Parigi il di di San Pietro , Non sola. mente ei non impediva che questi vescovi pare lassero, ma gl’incitava anche a parlare, quan . tanque fossero giurati , e contrari a quella pie.
nezza di potestà , che i papi pretendono spet tarsi alla Sedia apostolica. Della quale facoltà largamente usando , mandavano circolari esor.
talorie ai vescovi, e preti loro compagni della
Chiesa gallicana , acciocchè imitando, come dicevano , quella carità , di cui Gesù Cristo a. yeva lasciato il precetto e l'esempio , venissero al destinato giorno ad unirsi nei Concilio di
Parigi. Compissesi, confortavano , l'opera in cominciata nel Concilio del novantasette , des. sesi occasione ed incitamento al rinnovare que ,
ste nazionali e sante assemblee presso tutte le altre nazioni della Cristianità , assemblee tanto raccomandate , e tanto commendate dalla ye
neranda cristiana antichità ; nndrissesi spuran. za , che fossero esse il principio di un Concilio ecumenico , la di cai convocazione già da più secoli interrotta , sebbene il Concilio di Costan za avesse prescritto che ogni dieci anni si con >
vocasse , era santa e necessaria cosa rintegrare .
Mandayano al tempo stesso pregando il papa, col quale già il consolo negoziaya per venirne allo statuire con lai precetti contrari , inviasse suoi deputati per certificarsi , quale e quania fosse la purità della fede loro: con lui si lamentavano di essere stati prima condannati che aditi da
Pio sesto ; affermavano , per opera loro , non
1
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STORIA D'ITALIA
essere stato interrotto il corso della potestà e . piscopale : forse , sclamavano, poter essere lo ro imputato a peccato l' avere somministrato i sussidi , ed i conforti della religione a si coo pioso numero di diocesi , e di parrocchie ab bandonate dai pastori loro ? Allegavano, che la Facoltà di teologia, e di dritto canonico di Fri burgo in Brisgovia aveva profferito una senten za talta a loro favorevole , sebbene non pro
vocata ; imploravano il parere di tutte le altre università cattoliche , offerendosi pronti a di re ed a scrivere quanto loro fosse addomanda to a dilucidazione della controversia . Protesta . .
vano finalmente, essere figliuoli obbedienti della Chiesa una , santa , cattolica , apostolica, e ro . mana , e con parole efficacissime testimoniava .
no , nel grembo suo voler vivere , nel grenibo $10 morire ,
Trattavasi in queste controversie principal. mente della elezione dei vescovi , cioè quanto al temporale , se la elezione fatta dal popolo fosse valida , come quella fatta dai re e da al.
tri capi di nazioni , e quanto allo spirituale , še , perché il filo della successione episcopale non fosse interrotto , fosse necessaria l'instita . zione del pontefice romano, o se bastasse quella fatta da un altro vescovo. Trattavasi poi anche di quest' altro punto , se gli ecclesiastici do vessero vivere per le sole obblazioni dei fedeli , o se dovessero possedere beni in poprio , e se dottrina eretica fosse il mantenere che la po. >
testà temporale, pei bisogni generali dello stato potesse por mano senza il consenso del romano pontetice nei beni della Chiesa . Non era punto nè incerta , nè ignota la opinione dei vescovi giurati adunati in Parigi intorno alle annun ziate questioni , poichè ognuno sapeva , che sen . tivano contro le dottrine della romana sede . Ne
solo queste opinioni in Francia erano sorte ma a loro non pochi uomini dottissimi,3 e di ogni
LIBRO XXI . 1801 173 religiosa virtú ornati in Italia si erano accostati;
conciossiache , tacendo del Ricci , vescovo di
Pistoia , che più vivamente di tutti procedeva, nella medesima sentenza erano venuti i profese sori Degola , Zola , Tamburini, Palmieri , e con loro Gautier , prete Filippino di Torino ,
Vailoa canonico d'Asti, con molti altri si to scani, che napolitani , che dal Ricci , o dai fratelli Cestari avevano le medesime dottrine
imparato. Non dubitava Gautier di affermare quale principio incontrastabile, che le elezioni dei vescovi sono di diritto divino , od almeno di apostolica constituzione , che si fatto modo di elezione venne stalujto dagli Apostoli stessi, e servi di esemplare alla disciplina praticalasi universalmente nella Chiesa nei secoli poste . riori intorno ad un articolo di tanta importan ,
za : allegava il Filippino a confermazione del la sua dottrina , che l'elezione di San Mattia
era stata fatia , non da San Pietro solamente , ma da tutti i discepoli adunati nel cenacolo , che sommavano a centoventi : finalmente usci.
va con dire , che se in fatto il pontetice roma >
uo usava da più secoli la facolià d'instituire i
vescovi , per mera usurpazione ne usava . Da tutto questo concludeva , che il papa doveva riconoscere , e confessare per veri e legittimi vescovi coloro , ch'erano stati creati in confor mità degli ordini stabiliti dall'assemblea con stituente di Francia . Voleva adunque Gautier ,
ed esortava i vescovi , andassero, non ammessa scusa alcuna , o prelesto in contrario , al Con. cilio di Parigi per ingerirsi in quella gran cau. sa , perché pareva a lui, che chiunque diritto e senza prevenzione mirasse , avesse a venire
in questa sentenza, che l'innocenza , la ragione, la giustizia, secondo i sani principii dei canoni stessero intieramente in favore dei pastori or dinati a norma della constituzione del clero di
Francia ; che essi veri e legittimi pastori for
STORIA D'ITALIA 174 sero , siccome quelli che erano stati eletti dat
popolo cristiano , ed appruovati e constituiti nelle loro chiese dai rispettivi metropolitani
secondo i canoni primitivi dalla venerazione di tutto l'universo confermati , e contro i quali nissuna consuetudine potrebbe prevalere . A queste opinioni con l'autorità sua , e con gli scritti dava favore Benedetto Solaro , vescovo di Noli , mostrando gran desiderio di recarsi al Concilio parigino. Pure da un'altra parte la romana caria ar dentemente impugnava le medesime dottrine :
Pio sesto pe' suoi brevi dei dieci marzo e tre . dici aprile del novantuno, le aveva solennemente condannate , affermando , e costantemente asa
severando , che la potestà di compartire la giu. risdizione ecclesiastica secondo la disciplina da
più secoli venuta in costume, e dai concilii , ed ancora dai concordati confermata , non apparte neva neppure ai metropolitani ; che anzi questa potestà era alla fonte , dond' era derivata , rió tornata , siccome quella che unicamente nell' apostolica Sede ha la sua stanza ; che presente. mente al romano pontefice spettava il provre
dere di vescovi ciascuna chiesa ,> come spiega il Concilio di Trento ; dal che ne conseguitava
che niuna legittima instituzione di vescovi pud esservi , eccetto quella che dalla Sedia aposto lica si riceve : cosi avere statuito la Chiesa d.
niversale debitamente adunata in concilio ; co. sl avere constituito il concordato concluso tra Leone decimo pontefice , e Francesco primo re
di Francia ; dal che si vedeva , che sebbene solamente dal secolo decimoquinio i pontefici successori di San Pietro instituissero nelle sedi
loro i vescovi , incontrastabile nondimanco era in questa materia il diritto loro , perciocchè vicari di Cristo essendo , in se tatta avevano raccolta la potestà data da Dio in terra pel go Verno della Chiesa ; e se i vescovi erano posti
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a reggere le chiese particolari , ciò solamente potevano fare , quando dal supremo ed univer. säl pastore ne avevano ricevuto il mandato . A queste dottrine della curia romana, come le chiamavano , non potevano star forti , nè u. dirle pazientemente gli avversari , e con parole é con iscritti e con allegazioni di testi , e con sequele di ragionamenti continuamente le com battevano. Nė ciò facendo , del tuttó modesta. mente procedevano ; percioccbé , quanturque usassero discorsi ariitiziosamente umili verso il
pontefice , mescolavano nondimeno molti acer, bi , e sentenze ancor più acerbe , quando fa vellavano della potestà pontiticia , e le disputa zioni, come di teologi , s'innasprivano. Insom ma, siccome per la constituzione civile del clero ordinata dall ' assemblea constituente pareva loro avere vinto una gran causa , cosi con tutti
i nervi , e con tutte le forze loro tentavano di riconfermare la conseguita vittoria .
Queste contese teologiche molto piacevano al consolo , e gli dimostravano una grande op
portunità , perché non dubitava che il papa, temendo ch'ei non fosse per gettarsi in grembo agl' impugnatori della santa Sede , avrebbe mostrato più docilità nel concedere ciò che de siderava ; perciò questi umori non solo favoriva, ma incitava . Questi erano gli accidenti favo revoli al consolo ; ma per natura , e per uso > e per massima amava egli molto più il gover no stretto e monarcale del papa , che il go verno largo e popolare degli avversari, e gli pareva che gli ordini papali , rispetto alla pote stà unica ed aniversale , fossero un grande , u.
tile e maraviglioso pensamento . Chiamava i Giansenisti gente di molta fede , e di ristret. ti pensieri ; né gli pareva che la constituzione del clero , siccome cosa antiqaata e cagione di molte disgrazie , si potesse acilmente rinfresca. re. Un nuovo e vivace pensiero , e più confor
STORIA D'ITALIA 176 me ai desiderii dei popoli , gli pareva che ab bisognasse. Da un'altra parte cadevano in questa materia molte e gravi difficoltà . La principale forza del consolo era posta ne' suoi soldati e non istara senza qualche timore , che quell'apparato re ligioso , al quale da si lungo tempo erano di . >
savvezzi , e quel comparir di preti , cui aveva no e con fatti perseguitato , e con motteggi la cerato, non paresse avere agli occhi loro qual che parte di ridicolo , cosa di somma impor. tanza in Francia . Temeva altresi su quei primi principii la setta filosofica , nemica al papa ,
assai più potente di quella che impugnava la larghezza dell'autorità pontificia . Egli aspet tava dalla prima gran favore e gran sussidio . Ma più di tutto questo travagliava l'animo suo la faccenda dei beni della Chiesa venduti dai
precedenti governi; perchè l'ottenere dal papa la confermazione di queste vendite era di som
mo momento , e sapeva che il pontefice ripu gnava al fare in questo proposito alcuna espressa dichiarazione . Pure la tranquillità dei posses sori era fondamento indispensabile della sua potenza . Non pochi dei giurati erano di gran nome, e di qualche autorità, e il consolo gli voleva vezzeggiare ; ma l'impetrare dal papa, che non solamente gli assolvesse , e nel grembo sao gli riaccettasse , ma ancora , come deside rava, che ai prirni seggi della gallicana Chiesa
gli sollevasse, appariva intricato, e malagevole argomento. La medesima difficoltà sorgeva per gli ecclesiastici della parte contraria , che ave vano conservato i seggi loro anche ai tempi del l'esiglio , ed ai quali non avrebbero forse vo luto riuunziare , parte per insistenza nell' anti
che opinioni, parte per affezione alla famiglia reale di Francia .
Ne mediocre impedimento alla definizione del trattato recava il capitolo della celebrazio
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ne dei riti cattolici : perciocchè essendo i me desimi andati in disuso da si lungo tempo, non era senza pericolo di scandalo , in mezzo a po polazioni infette di usi e di opinioni contrarie , il volere che tutto ad un tratto pubblicamente, e secondo tutti gli usi della Chiesa si celebras sero ; si temeva che nascessero enormità , dalle
quali i fedeli ricevessero maggiore offensione , che edificazione. Ripugnava adunque il conso lo , malgrado che il papa insistesse per ogni larghezza di calto pubblico , a questa condizio 9, volendo indugiare a tempo più propizio i ne desiderii di Roma.
Non ostante tutte queste malagevolezze in un negozio di tanta importanza >, essendo nelle dne
parti grandissimo desiderio di convenire, man dara Pio settimo a Parigi il cardinale Ercole Consalvi, suo segretario di stato , Giuseppe Spina arcivescovo di Corinto , ed il padre Ca selli , teologo consultore della santa Sede . Dal >
canto suo dava il consolo facoltà di trattare e
di concludere a Giuseppe Buonaparte , a Cré tet , consigliere di stato , ed a Bernier , curato di San Lodo di Angeri . Da questi si venne il di quindici luglio al trattato detinitivo tra la santa Sede , e la repubblica di Francia , alto piutto. sto di unica che di molta importanza, poiché per lui si restituiva alla Chiesa cattolica una parte nobilissima d'Europa ,> e si ridava la pa. ce a tanti uomini di coscienza timorata e pia .
Il fece il papa per motivi religiosi , il consolo per mondani ; ne troppo ei se n'infinse ; il che fu non senza scandalo, perché gli uomini reli.
giosi abbominayann , che la religione si usas se per mezzo , non per fine , antica , fondata , ed inutile querela . Confessatosi dal governo francese, che la re ligione cattolica , apostolica e romana era pro fessata dalla maggior parte dei Francesi , e confessatosi altresi da saa Beatitudine , che 8•
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dalla sua rintegrazione in Francia era per de. rivarle un grande benefizio ed un grande splen dore , convennero e stipularono le due parti , che la religione cattolica , apostolica é romana avrebbe libero e pubblico esercizio in Francia , a quelle regole confermandosi,> che il governo giudicherebbe necessarie per la quiete dello stato : s'accorderebbero la santa Sede ed il
governo ad ordinare una nuova circonscrizione
delle diocesi : esorterebbe il pontefice i vescovi titolari a rinunziare alle sedi loro , e se nol fa
cessero , con la elezione di nuovi titolari prov. vederebbe : nominerebbe il consolo tre mesi
dopo la pubblicazione della bolla di Sua San. tità gli arcivescovi , ed i vescovi secondo la nuova circonscrizione , e conferirebbe il papa l'instituzione canonica secondo le regole con stituite per la Francia innanzi che il governo vi si cambiasse : le sedi vescovili , che in pro gresso vacassero ugualmente con nominazioni fatte dal consolo, si riempissero, e l'instituzione canonica , conforme al capitolo precedente , dal
papa si conferisse : giurassero i vescovi, e gli altri ecclesiastici, prima dell'ingresso loro, fe deltà alla repubblica , e promettessero di sve. lare qualunque trama contraria allo stato: pre gassero nelle chiese per la repubblica e pei consoli : i vescovi non potessero fare nuove cir. conscrizioni di parrocchie , nè nominare paro chi , se non a beneplacito del governo : le chie >
se non vendute si restituissero ai vescovi . Di
chiarava inoltre il papa , avuto riguardo alla
pace ed alla rintegrazione della religione in Francia , che nè egli , né i suoi successori non
sarebbero mai per molestare gli acquistatori dei beni ecclesiastici alienati , e che per con
seguente la proprietà di essi beni , i diritti e le rendite annessevi , fossero e restassero in commutabilmente in loro , nei loro eredi , o negli aventi causa da essi. Obbligossi il gover
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no di Francia a dare congrui assegnamenti ai vescovi ed ai parochi , a provvedere che i fe deli di Francia potessero legare alle chiese per benefizio della religione. Confesso e riconobbe il papa , essere nel console gli stessi diritti e prerogative, di cui appresso alla Sedia aposto lica godevano gli antichi sovrani di Francia . Se accadesse , che un consolo acállolico arri . Vasse al seggio supremo in Francia, i suoi diritti é prerogative , e cosi ancora la forma delle e lezioni dei vescovi si regolassero per un nuovo accordo .
Coucluso il concordato , dissolveva tostamen.
te il consolo , non avendone più bisogno, il Con cilio nazionale di Parigi . Cosi gli sforzi dei vescovi e preti giurati, per astazia del consolo,
servirono alla rintegrazione dell'autorità papale piena in Francia .
Questa convenzione mandata a Roma per la ratifica del papa , vi destó gravi é pertinaci controversie . I teologi più stretti e più dediti alle massime della curia rontana , aperiamente biasimavano i plenipotenziari dello avere trop po largheggiato nelle concessioni , e grandemen te offeso i diritti e le prerogative della Chiesa cattolica . Il papa medesimo , siccome quegli che molto timorato era , e delle prerogative della santa Sede zelantissimo, se ne stava in forse , non sapendo risolversi al ratificare . I ca pitoli, sui quali cadevano principalmente le con troversie , erano , primieramente quello che
statuiva , doversi il pubblico esercizio del culto regolare dalla potestà temporale senza nissan intervento dell' ecelesiastica : sécondamente
quello , per cui si dichiaraya da parte del pon tefice la proprietà incommutabile a favore de gli acquistatori dei beni ecclesiastici. Pareva ad alcuni , che il sostenere che la potestà laica
possa di per se , e senza l'intervento della po testà ecclesiastica far regole pel culto pubblico,
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quandanche fosse per ragione della quiete del lo stato , e che ad esse regole sia la Chiesa ob
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bligata ad uniformarsi , fosse proposizione non solamente contraria ai canoni , ma ancora più
che sospetta di eresia , siccome quella che è contraria al detto dell'Apostolo , che i vescovi sono posti dallo Spirito Santo al governo della Chiesa di Dio. Allegavano , che non vi è Chic. sa senza culto , chechi regola il culto regola la
Chiesa, e che chi regola regge. O è dunque falso, concludevano , che i vescovi siano destinati dal DivinoSpirito a reggere la Chiesa, il che è eresia, o è indubitato , che i vescovi soli , e non i laici debbono reggere il culto , il che è dogma. 4
queste ragioni vieppiů si peritava papa Pio , e stara dubbio del partito al quale dovesse appi. gliarsi. Deliherò , prima di risolversi , di consi gliarsi coi teologi piú dotti di Roma : richiese del parer loro il cardinale Albani , e frate An gelo Maria Merenda dei predicatori, commissa. rio del Sant' Officio , S ' accordarono ambidue ,
che il papa , salva coscienza , potesse ratifi care .
Il Merenda principalmente , molto soltilmen te di questa materia ragionando , statuiva , che se si trattasse di stabilire una bolla , un cano : ne , una definizione, od una massima in mate ria didottrina , il dire , che la potestà laica pos sa regolare il culto senza l'intervento della po testà ecclesiastica , e che alle sue regole deb. bano gli ecclesiastici uniformarsi , sarebbe pro posizione eretica ; ma non parimente quando si trattasse , come nel caso presente, di trattato , convenzione , o accordo , che si facesse coll'in .
tento d'introdurre una regola , per cui si rinte grassero e si repristinassero la religione e l'ec clesiastica disciplina , in un paese del quale erano da molti anni miseramente sbandite , bea chè da più secoli , come in loro propria sede vi
dimorassero , e gli abitatori suoi fossero stimati
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Teri e legittimi figliuoli primogeniti della Chie . sa. Sapersi, quanto fosse la parte accattolica potente in Francia , quanto disasata la religio. ne , quanto facili a nascervi gli scandali : perd le circostanze dei luoghi e dei tempi richiede re ) che per evitare i danni maggiori che da un rifiuto nascerebbero , per non privare un gran numero d'innocenti di quegli spirituali sussidi, che potevano con la condizione presen te concordarsi , per avviare insomma l'impor tantissimo affare della religione in un paese , che nel miglior modo che si potesse la deside. rara ; poteva , e doveva il sommo pontefice ri solversi alla ratificazione ; né all'uomo pruden te appartenersi il far gitto di tutto , quando si pad conseguire una parte : nè a patto alcuno polere il pontefice di tale atto venir censurato,
perché soltanto faceva una concessione , la qua le dalla sua autorità procedendo , non dara nissun diritto alla potestà secolare : avere volu to il divino Redentore , che in tempi avversi usassero gli Apostoli la prudenza del serpente , e la semplicità della colomba; il quale precet to , siccome spiega San Tommaso , significare , che , siccome il serpente nel pericolo s'avvitice chia, e nasconde il capo per salvarlo , cosi la Chiesa deve sludiarsi di salvar la Fede , che è
il capo e il fondamento , su cui rimane la Chiesa medesiına edificata ; e siccome colomba, ella deve con la dolcezza , e con la lenità sfor
zarsi di mitigar l'ira degli avversari . Il cardi nale Albani a questo parere tanto più volentie ri si accostava , quanto più sapeva , che i ple nipotenziari di Francia avevano dato promesse certe periscritto , che le modificazioni e restrizio
ni della pubblicità del culto non in alcuna par. te sostanziale , ina solamente nelle processioni
esteriori, nelle sepolture , ed in altri somiglianti casi consistevano .
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Quanto poi al capitolo che concernera i com . pratori dei beni ecclesiastici venduti , manife starono Albani e Merenda una opinione del pa.
ri conforme, e del pari favorevole alle stipu.
lazioni , parendo loro , che secondo i termi. ni in cui era espresso , non per altro sua San tità riconoscesse i compratori , come proprieta ri dei beni alienati , se non in consegaenza del le promesse che loro faceva di non molestargli,
nè per se , nè pe'suoi successori ; dalla qual promessa ne veniva loro assicurato il quieto e pacifico possesso , dal quale sorgeva necessaria mente il diritto incommutabile di proprietà . Non era adunque, pensavano , che sua Santità riconoscesse negli acquistatori l'anzidetto dirit to di proprietà independente dalla sua conces. sione ; che anzi il diritto stesso di proprietà , siccome il capitolo esprimeva , era una sequela della condonazione implicitamente contenuta
Della promessa di non molestare i possessori, condonazione ,> che il papa loro faceva colla pienezza dell ' apostolica suprema sua autorità. Che se, aggiungevano i due consultatori della santa Sede , le due parti del capitolo fossero state concepite con ordine inverso , e si fosse detto che il papa dichiarava , dovere la proprie . tà dei beni ecclesiastici alienati rimanere im
mutabilmente presso gli acquistatori , e che in conseguenza non avrebbero essi mai ricevuto mo
lestia nel possesso di tali beni da parte della santa Sede , una dichiarazione di tal sorta sä rebbe stata di grave censura degna , perché con
lei si sarebbe appruovato in certo modo let rore già dai sacriConcilii lateranense secondo, e constanziense condannato in Arnaldo da Brescia ,
Marsilio da Padova, Giovanni da Garduno , e nei Valdesi , Viclefiti, ed Ussiti: ma trovandosi le due parti del capitolo collocate , come sono , il ca.
pitolo era irreprensibile , poiché la proprietà ri
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sultava dalla condonazione del papa , non la cona donazione dalla proprietà. Stante adanque le dilucidazioni date dal car: dinale e dal commissario , non soprastette più lungamente Pio settimo a dare il suo assenso , e ratificò il concordato . Scrisse al tempo stesso brevi ai vescovi titolari , acciocchè alle loro se di rinunziassero. Alcuni rinanziarono, la mag gior parte , massirnamente qaelli che si erano
riparati in Inghilterra, ricusarono. Dei giurati Primat , le Blanc de Beaalieu , Perrier, Lecoz , Saurin , supplicato al papa che loro perdonasse, e nelle sedi destinate dal consolo gl'instituisse , impetrarono. Rimossi per lale gaisa tutti gli impedimenti, pubblicava il consolo il giorno di Pasqua dellº ottocentodue il concordato . Scriveva ai vescovi
una circolare , in cui con parole asprissime in giariava i filosofi : poi rivolgendosi ai Francesi con buonapartico stile discorreva , che da una rivoluzione prodotta dall'amor della patria era no sorte le discordie religiose , e per esse il fla gello delle famiglie , gli sdegni delle fazioni , le speranze dei nemici: uomini insensati avere atterrato gli altari , spento la religione : per loro arere cessato quelle divole solennità , in cui l' un l'altro aveva per fratello , in cui tutti sotto la mano di Dio creatore di tutti si stimavano
fra di loro uguali ; per loro non udire più i mou ribondi quella voce consolatrice , che chiama i cristiani a miglior vita'; per loro Dio stesso parere sbandito dalla natura : dipartimenti di. strutti dall'ire religiose , forestieri chiamati a danni della patria , passioni senza freno, co stami senz' appogio , sciagure senza speranza , dissoluzioni di società : solo la religione avere potuto portarvi rimedio ; averlo lui voluto , a.
verlo nella sapienza sua voluto il pontefice , au verlo i legislatori della repubblica approovato : cosi essere sorto il Concordato ; cosi essere
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spenti i semi delle discordie , cosi spanire gli scrupoli delle coscienze , cosi superarsi gli osta coli della pace , Dimenticassero, esortaya, i mini. stri della religione le dissensioni , le disgrazie , gli errori ; con la patria la religione gli riconci
liasse; con la patria gli ricongiungesse; i giovani cittadini all'amore delle leggi , all'obbedienza dei magistrali informassero: consigliassero, pre dicassero , inculcassero ; che il Dio della pa ce era per anco il Dio degli eserciti , e che ,
impugnate l'armi sae insuperabili, combatteva a faror di coloro , che la libertà della Francia difendevano.
Grande allegrezza ricevettero i fedeli in Fran cia per la rintegrata religione . Gioinne anche maravigliosamente Roma; ma non fu il conten to del pontefice senza amarezza ; conciossiache
il consolo aveva accoinpagnato la pubblicazio ne del Concordato con certe regole di disciplina ecclesiastica sotto forma di decreto , che , se
condo le romane opinioni >, offendevano le pre rogative della santa Sede , o restrignevano l'au. torità dei vescovi , o difficultavano l'ingresso allo stato ecclesiastico. Voleva che nissuna bolla , o breve , o rescritto qualunque della ro mana Gorte potessero >, senza il beneplacito del governo , essere pubblicati, od eseguiti in Fran .
cia ; la quale proibizione rispetto ai brevi della penitenzieria parve cosa insolita , e poco deco rosa per la santa Sede. Voleva che nissuno sen
za il beneplacito potesse assumere la qualità di nunzio, legato, vicario , o commissario aposto lico ; che i decreti dei sinodi forestieri , ed an. >
zi quelli dei Concilii generali non si potessero , pubblicare, se non previa appruovazione del governo ; che nissun Concilio o nazionale , o metropolitano , che nissun sinodo diocesano sen
za permissione tenere si potesse; che le funzioni
ecclesiastiche fossero gratuite , salve le obbla. zioni dei fedeli ; che vi fosse ricorso al consi
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glio di stato per gli abusi ; che s' intendessero abasi ogni contravvenzione alle leggi della re,
pubblica, od alle regole stabilita dai canoni in Francia , ogni offesa delle libertà, franchigie , e costumanze della Chiesa gallicana , ogni atto commesso nell'esercizio del culto , che od of. fendesse l'onore dei cittadini , o turbasse arbi. trariamente le loro coscienze , o tendesse all' oppressione, all'ingiuria , allo scandalo . Volea va parimente , che i vescovi non potessero or
dinare alcun ecclesiastico, se non possedesse almeno una rendita di trecento franchi , e se
non fosse arrivalo all'età di venticinque anni. Né minore offesa aveva recato l'articolo statui.
to pure dal consolo , che i professori dei semi pari fossero obbligati a sottoscrivere la dicbia razione del clero di Francia del milaseicentot
tantadue , e ad insegnare la dottrina dei quat tro articoli , dottrina incomportabile a Roma , almeno quanto spetta ai tre ultimi . Tutte queste regole , ehe appartenevano alla disciplina ecclesiastica, quantunque fossero giu . ste e necessarie si per la sicurezza della potestà temporale, come pel buon ordine dello stato, ed usate già dai tempi antichi non solamente in Francia , ma ancora in altri paesi d ' Europa , e massimamente in Italia , facevano mal suono
alle romane orecchie ; ma il consolo ne aggiun . se un'altra veramente intollerabile , perché toc cava la giurisdizione, e questa fu , che i vicari generali delle diocesi vacanti continuassero ad usare l'autorità vescovile , anche dopo la morte del vescovo , e fino a tanto che successore non avesse. Parve cosa troppo enorme ; perciocche i vicari generali altro non sono , che i manda -tari del vescovo , ed ogni facoltà loro , come di
mandalari, cessa pel fatto della morte del man datore . Bene dottrina piú sana è quella , che sino alla creazione del successore ogni autorità
sia investita nel capitolo della chiesa cattedra .
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,
le , e che i vicari capitolari eletti da lui la e . serciscano.
Se ne dolse il papa , e non punto calse al con solo ch' ei se ne dolesse . Orava in concistoso Pio settimo , descrivendo con singolare facondia i negoziati introdotti , le stipulazioni fatte, lo sta to della Francia . * Ecco , diceva , i tempii dell' Allissimo di nuovo aperti ; l'augasto nome di Dio , e de' suoi Santi sulle loro fronti scrit to ; i ministri del santuario per le sacre cirimo nie in an coi fedeli intorno agli altari accolti : le greggi novellamente sotto la tatela dei legitti mi pastori ridoite; novellamente i sacramenti del la Chiesa con libertà e con riverenza ministrati; novellamente solidato il pubblico esercizio del la cattolica religione ; novellamente spiegato all' aura lo stendardo della Croce ; novellamente il giorno del Signore santificato ; ecco novellamente il capo della Chiesa , col quale chiunque non raccoglie, dissipa ; riconosciuto ; ecco finalmente uno scisma deplorabile , che per la vastità della Francia, per la celebrità de'suoj abitatori , per >
la chiarezza delle sue città minacciava gran
pericoli , e gran ruine alla cattolica religione , ecco questo deplorabile scisma dissipato e spen to. Tali sono i vantaggi , tali i benefizi , tale la salute , ehe il santo giorno della Redenzio де in cui , pubblicato il Concordato , la Fran . cia empiè di compunti e venerabondi fedeli i tempii , ha parlorito. Poscia il pontefice , in se medesimo raccoltosi , continuò dicendo : non è perd , venerabili fratelli , che l' animo nostro non sia in mezzo alla sua contentezza da qual che amara puntura trafitio , Sonsi col Concor dato , noi non consapevoli , pubblicati certi ar ticoli , di cui è debito nostro , seguitando le ve stigia dei nostri antecessori , di addomandare e le modificazioni , e le mutazioni : di ciò richie deremo il consolo ; ciò speriamo dalla sapienza e dalla religione sua , dalla sapienza e dalla >
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religione della nazione francese , che da tanti secoli tanto ha di questa religione meritato , e che oggidi novellamente con si acceso desiderio l'abbraccia . Volle il governo diFrancia , che la religione in Francia si ristorasse : non pud non volere quanto la sua santa constituzione richies de , quanto la salutare disciplina della Chiesa ricerca * . Infatti instó il papa , perché gli arti.
coli si riformassero ; ma il consolo , che ,> otte duto il Concordato , voleva essere padrone del: la Chiesa , non che la Chiesa fosse di lui , ri spondeva ora con solterfugi , ora con minacce , nè mai il pontefice poté venire a capo del suo intendimento . In tale conformità continuarono
le faccende religiose in Francia , finchè nuove condiscendenze del pontefice , é nuove ambia zioni del consolo mandarono ogni cosa in ruina ed in conquasso .
A questo modo travagliava Roma con Francia. Intanto cambiamenti notabili tin dal varcato
anno erano accaduti in Piemonte . Aveva il con .
solo cupidigia di serbar questo paese per se. Ma indagiava a risolversi , ed occuliava cauta mente le sue intenzioni . Aveva anzi veduto vo. lentieri il marchese di San Marsano mandato a
Parigi per negoziare della restituzione del Pie . monte . Le incertezze e le ambagi del consolo , le offerte palesi fatte al re dopo la battaglia di Marengo ,> e la presenza del marchese a Parigi
lenevano in pendente l'opinione dei popoli in Piemonte ; e toglievano ogni modo di buon go verno. Ognuno guardava verso Firenze , Roma, o Napoli , dove abitava , ora in qaesta , ora in quella , il re Carlo Emanuele. Appresso a lui vivevano molti nobili piemontesi de' più ric chi , o de' più capaci . S'aggiungeva Vittorio >
Alfieri, nato in Asti di Piemonte , uomo di quell' ingegno smisurato , che ognuno sa , padre della tragedia italiana , e da essere eternamente , non che venerato , adorato da chi venera ed adora
STORIA D'ITALIA 288 le italiane muse. Avendo egli odiato e maladel . to i re , quando erano in tiore , si era poi messo ad odiare ed a maledire le repubbliche , quan do erano venute in potenza , e ciò meno forse
pel male che in quelli od in queste era ,
che
pel genio in lui naturale di andar sempre a ri: troso. Adunque in Firenze standosene , conti nuamente fulminava contro la condizione delle
cose piemontesi . L'autorità di un uomo si gran de operava con efficacia , e vieppiù rompeva o.
gni nervo del governo. Sorsero le sorti fatte più certe della Cisalpina e della Liguria ,> men tre si tacquero quelle del Piemonte , onde chi sperara pel re ebbe cagione di più sperare , chi temeva di più temere. In tali intricate oc correnze avvenne di verso Borea un caso di
grandissima importanza , perchè nella notte dei ventitre marzo dell'ottocentouno mori di mor.
te violenta Paolo , imperatore di Russia ; della quale non cosi tosto fu avvisato il consolo , che trovandosi libero dalle instanze di lui , e volendo preoccupare il passo alle intenzioni di Alessan dro suo figliuolo e successore , fece un decreto , il quale , sebbene ancora non importasse la u,
nione definitiva del Piemonte alla Francia , ac. cennava però manifestamente , che sua volontà fosse , che la unione si effettuasse ': constituiva il decreto il Piemonte secondo gli ordini di Francia. Perchè poi non paresse all'imperato re Alessandro, che il signore della Francia troppo impertinentemente avesse operato nel
prendere , prima di consigliarsi con lui, una deliberazione di tanta importanza, diede al de creto una data anteriore al giorno , in cui gli pervennero le novelle della morte di Paolo, Spe rava che Alessandro , trovala all'assunzione sua
la cosa fatta , non difficilmente sarebbe per con sentirvi , Larportava il decreto dato ai due d'aprile
dell'ottocentouno, che il Piemonte formerebbe una divisione militare della Francia , che fosse
LIBRO XXI . 1802 189 partito in sei dipartimenti , che le leggi della repubblica rispetto agli ordini amministrativi e giudiziali vi si pubblicassero ed eseguissero che le casse al primo giugno fossero comuni che un amministrator generale con un consiglio di sei reggesse , che Jourdan restasse eletto am ministrator generale. Si crearono sei diparti menti , dell' Eridano con Torino , di Marengo con Alessandria , del Tanaro con Asti , della Sesia con Vercelli , della Dora con Ivrea, della Stura con Cuneo. Ma il consolo , che principia va a non amare i nomi antichi, cambio quello del primo , non più dell'Eridano, ma del Po chiamandolo ,> e crede con ciò di aver fatto un
bel tratto .
Mandava Jourdan a Parigi per ringraziare, e per promettere obbedienza deputati ; furono quest essi , Bossi uno dei consiglieri , Bau
disson , professore dell'università
i nobili
d'Harcourt , Alfieri di Sostegno , della Rovere , e Serra . Furono vedati molto volentieri , maso
sime i nobili , perché il consolo gli voleva al lettare . Solo Fouché, ministro di polizia genera le , trascorse in presenza loro cou parole ecceso sive contro i preti e contro gli aristocrati; il che fe' ridere, e stringere nelle spalle i depu. tati . Intanto il consolo si studiava a conciliarsi
l'animo di Alessandro , ed a congiungerselo in >
amicizia ; e siccome astutissimo ch' egli era, e sprofondato in tutte le arti di Francia , d'Ita lia >, e d'Egitto , avendo udito che il novello imperatore era di natura generosa , e tendente
al governar gli uomini piuttosto con dolcezza I che con severità , se gli mise intorno da tutte parti tentandolo . Avere voluto la provvidenza, diceva , arbitra delle omane cose , che un prin cipe d'animo nobile e buono fosse salito al so yrano seggio delle Russie ; avere voluto da an' altra parte , che un generale di qualche name
STORIA D'ITALIA 190 avesse recato in se la somma dell' autorità in a
Francia , generale >, al quale e le filosofiche dot trine, e la religione piacevano , che sapera qual moderazione convenisse alle prime , quale tu tela alla seconda : sarebbe felice il mondo , se Francia e Russia potentissime s' accordassero tra loro al medesimo fine ; rolta , sanguinosa , desolata essere la umanità ; ricordarsi delle fe rite , non bene avvisare i rimedi : il dispotismo da una parte , l'anarchia dall'altra ; se Ales. sandro e Buonaparte nello stesso disegno conve. nissero , darebbesi dolce norma in Europa alla potestà assoluta , freno insuperabile alla licen. za : aversi ad ordinare Italia , Svizzera , Olan.
da ; parlasse Alessandro , del desiderio suo ar. visasse , e fora pago l'intento suo ; principiare il secolo , dover principiare con nuove e fortų . nate sorti ; questi essere gli augurii , queste le arre date dal cielo a Buonaparte e ad Alessan . dro : dover loro mostrare , ad onta di tanti se: coli infelici , che vi è modo di condurre gli uo. mini a feliciià ; dover mostrare , che calunnia . no l'umanità coloro che la odiano ; dover mo .
strare che la filosofia non inganna , che la reli gione non perseguita , che la liberià non dis . solve ; dover mostrare che tutte insieme unite
potevano far sorgere un vivere fortunatissimo : a si lieto tine volere lui usare tutta la volontà , e tutta la forza sua ; se le volesse usare anche
Alessandro , direbbero i posteri , che non indar po sperarono i filosoti, che più avventurose stel. le avessero a splendere sulle misere generazio ni un giorno .
Ai dolci suoni , alla magnificenza e giocon, dità delle parole , come benevolo , si calava Alessandro , non sospettando quanto veleno ia se nascondessero. Intanto il consoln , fatto sicu . >
ro dell'amicizia di Russia , insorgeva , e men ,
tre Alessandro si pasceva di speranze lusinghie se , ei dara mago alle realtà, incamminandosi >
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al dominio del mondo. Cominciando dal Pie . monte , che stimava esser necessario congian gersi per avere senza impedimenti di mezzo la signoria d'Italia , comandava , che il decreto dei dae aprile fosse in ogni sua parle mandato ad effetto . L'Austria impotente per le disgrazie , l' Inghilterra per la lontananza, nè consentirono
nè contrastarono, persuase oramai , che se non arrivava qualche improvviso accidente che le aiutasse , indarno erano i consigli umani. Arri varono a Torino i commissari parigini ad or. dinar lo stato , chi per le finanze , chi pel fisco,
chi pel lotto , chi per le poste , chi per gli stu . di , chi pei giadizi. L'antica semplicità degli ordini amministrativi di quel paese degenerava >
in forme complicate ,> i' nuovi costarono a molti doppi più cari , Bene si migliorarono gli ordini giudiziali si civili che criminali per l'acqui. stata prontezza , immenso benefizio , che con. solava della perduta independenza . Gid, quanto alle cose scritte : quanto alle arti subdole , pon
80 se provvide , ma certamente furono strane. Voleva il consolo ridurre lo stato alla forma di
monarchia : i repubblicani di Francia , eccet. tuati i più furibondi , che aveva confinati in o banditi in lidi lontani >, il seconda vano , nė egli era avaro verso di loro di carezze
carcere
e di ricchezze. Quanto ai repubblicani italiani , due mezzi gli si paravano davanti' , o di vez.
zeggiargli , come quei di Francia , o di spe . gnergli , non già coll' ammazzargli 5, perciocchè sapeva che l'età non comportava sangue, come la borgiesca , ma col torre loro l'autorità e la riputazione. Elesse quest'ultima; al cbe diede anche favore la ricehezza degli avversari, che mandavano doni , presenti e denari nelle coroto te Talierie ; il che era cagione , che a quello , a che di propria volontà inclinava , fosse anche
stimolato da altri . Tolse adunque le cariche a molti , nè solamente gli cassava , ma ancora
rga
STORIA D'ITALIA
dando favore e stimolo ai nemici loro ', opera va , che il nome e la fama ne fossero straziati
e vilipesi ; intricate infamie , perchè persegui tava chi l'aveva aiutato , vezzeggiava chi il disprezzava .
Buon procedere sarebbe stato questo , qaanto all' utile , se mai non avessero potuto arrivare i tempi grossi, ma non al contrario , perché per esso si perdevano gli amici , e non si acquista vano i nemici ; ma il consolo sognava sempre
prosperità. Restava Jourdan , che era stimato тері bblicano . Deliberossi a torre anche questo >
capo ai repubblicani, quantunque ei si fosse portato molto rimessamente con loro : parti Jourdan lodato dal consolo , desiderato dai Pie. montesi . Arrivava Menou in Torino in luogo di
Jourdan. Raccontar le lepidezze , e gli arbitrii che vi fece questo Menoa , sarebbe troppo lan ga bisogna , e forse troppo più piacevole , che la gravità della storia comporti. Bene non mi posso tenere dal considerare il consiglio del con solo , che per instaurare , come dicera , gli or dini della monarchia in Piemonte , vi mandava
in Menou di Francia , e per instaurarvi , come anche diceva , la religione di Cristo , vi man . dava ao Menou d'Egitto. Forse voleva atterrire con qualche odore di Turchia ; ma è un pessi mo modo di terrore il rendersi ridicolo , Basia
accidente strano e non piu udito era quello di veder le carezze che Menou faceva ai nobili , e quelle che i nobili facevano a Menou , dal canto suo amili e dimesse ,> dal canto loro astu te e superbe ; ed ei se le godeva , ed erane contentissimo. Diceva che il governo il voleva , il che era vero ; ma il governo dà l'autorità non la discrezione ,> e Menou non ne aveva. A
questa gaisa passarono i tempi fra i Subalpini infino alla unione definitiva : partigiani di Franı cia perseguitati , partigiani di Sardegna acca
rezzati , partigiani d'Italia usati come stro
TE
LIBRO XXI .
1802
193
menti di calannie e di vendette , il giardino del re diformato da una sucida baracca ad uso di
una Turca. A questo modo incominciava il pro messo legale dominio nel generoso e sfortunato Piemonte .
Il consolo teneva il Piemonte per Menou 5, la Toscana per Murat . Voleva , come a suo con gnato , aprire a Murat l'adito alle grandezze ; nè Marat era di cattiva natura , solo aveva poco
cervello >, e l'animo molto vanaglorioso : per
questo , quantunque fosse buono , si pjegava volentieri alle voglie del consolo , quali elle si fossero . La pafle dell'esercito ch'egli gover nara , mandata primamente in Italia per rin forzare l' ala destra di Brune , e per alloggiare in Toscana , fu , dopo la pace di Luneville , mandata nello stato romano con star pronta ad
assaltare il regno di Napoli . Conclusa poi la pace col re
>
entrava nel regno sin oltre a Ta
ranto , in nome per isforzare il governo ad os.
servar il trattalo , ed i perdoni verso i novato ri , in fatto per minacciar gl' Inglesi , e per vi vere a spese del regno . Quanļo allo stato roma no , concluso il concordato , Murat ritirava le genti , che vi aveva , in Ancona per tener quel freno in bocca al pontefice ; si coloriva il fatto col pretesto degl' Inglesi. Cosi gl' Inglesi occu pavano quanto potevano in Italia e nelle sue isole per impedire , come dicevano >, il predn minio e la tirannide dei Francesi ; questi fa cevano lo stesso per impedire , come protesta il predominio e la tirannide degl' Ingle vano si ; fra entrambi intanto l'Italia non aveva né
posa nè speranza . Murat girando per Toscana > e stando in Firenze , ed ora andando a Pisa, ed ora a Livorno , ed ora a Lucca , riceveva in ogni luogo , come cognato del consolo , onore voli accoglienze ; cazione per lui d' incredibile contentezza . Si mostrava cortese ed affabile con
tutti : ne amava le rapine , manco il sangue : T.
III . 9
STORIA D ' ITALIA 194 parché il lodassero , se ne viveva contento . Pure
trascorse ad un atto , credo per volontà del con solo , nel quale non so se sia o maggior barba rie , e maggior ingratitudine , o maggior inso lenza. Coin andava con bando pubblico , che tutti gl' Italiani , erano la maggior parte Napo litani, esuli dalle patrie loro per opinioni po >
litiche , dovessero sgombrare dalla Toscana , e ritornare nei propri paesi , in cui , secondochè >
affermava , potevano , in virta dei trattati , vi vere vita sicura e tranquilla : chi fosse contu. mace a questo comandamento , fosse per forza condotto ai confini ed espulso. E perchè niuna parte di bruttezza mancasse a quest' atto , pre se , per farlo , occasione da un tumulto popo. lare nato in Firenze nel mentre che si condu
ceva all'estremo supplizio un soldato toscano reo d ' assassinio contro un soldato francese , co
me se i fuorusciti fossero in paese ospitale rei di ribellione alle leggi ed alla giustizia , o s'in tendessero cogli assassini. Si per certo , questo mancava alla malvagità del secolo , che coloro,
i quali erano per le instigazioni di Francia ve nuti in odio ai loro antichi signori , fossero , come gente di mal affare , cacciati inesorabile mente dagli eletti ricoveri loro da un generale di Francia. Potevano i ladri e gli assassini di altri paesi ritirarsi in Toscana , quietamente dimo rarvi , solo gli amatori del nome di libertà ,
uomini , se ingannati , certamente ingenui e dabbene , non potevano esservi ricettati , nè
trovarvi riposo e salute , da quei medesimni cac ciati , per cagione dei quali erano a quelle mi serabili streite condotti. Né credo che abuso di
forza più intollerabile di questo sia stato inai , di far legar uomini innocenti per condurgli là , dove non volevano andare . Ma non sola la To scana cacciava fuori i miseri. Mentre Murat
espelleva gli esuli da questo paese , la repub.
blica cisalpina gli mandava via da' suoi terri.
LIBRO XXI. 1802 195 torii con la solita giunta , che chi nel termine di dieci giorni non obbedisse , fosse condotto per forza ai confini. Quest' erano le arre , che i buonapartidi davano ai rę. Accadde poi un caso degno di molta compassione ; perchè i fuorusci. ti napolitani svelti per forza dal toscano nido quando furono arrivati a Roma , non avevano passa porti che da loro si richiedevano , per mo do che non potevano né staré , né andare >, né tornare . Da questo imparino prudenza coloro , che hanno sınania di far rivoluzioni , e di fidar si dei forestieri. Solo in Piemonte trovarono gli
esuli ricovero lieto e sicuro .
Murat contento al comandar ia Toscana , fu eontentissimo d'instituirvi un re . Era l'Infante
principe di Parma arrivato in Parma , dove sta . ya aspettando i deputati del novello regno. Ven nervi a complimentarlo e riconoscerlo come re
d'Etruria, quest era il titolo che gli si dava,Mu rat , Ippolito Venturi , Ubaldo Ferroni, Assunse il nome di Lodovico primo ; nominò suo legato a ricevere il regno Cesare Ventara . Marat an
nunziando l'assunzione di Lodovico parlava di civiltà e di dottrina ai Toscani , lodava i Medi. ci ed i Leopoldi , esortava i regnicoli ad avere i Francesi in luogo di un popolo amico , che lan to sapeva rispettare presso i popoli esteri រi prin .
cipii monarcali, quanto era fortemente addetto in casa propria ai principii repubblicani, Cesa re Ventura prendeva possesso del regno. Favella . rono nella solennità Francesco Gonpella , notaio dello stato , Tommaso Magnani, avvocato regio , Orlando del Benino senatore , tutti lusinghevol mente per le cose , francescamente per
le
paro
le . Vidervisi due donne complimentate da Gian Battista Grifoni, l'una sorella del consolo ,) l'al
tra vedova del ministro di Spagna. Venne Lo dovico a Firenze; resse con dolcezza , le leopol diane vestigia calcando . Era tempo di constituzioni transitorie , fatte
196
STORIA D'ITALIA
non perché durassero , ma perché servissero di scala ad altre . Mandava il consolo , qual suo legato , Salicei a riformar Lucca , oppressa dall' imperio dei forestieri , e straziata dalle discor die civili . Parve bello ed acconcio trovato per
ritrarre i paesi , a satisfazione delle potenze , verso i loro ordini antichi , l'introdurre nei nuo vi i nomi vecchi , come se le parole avessero a prevalere sulle cose. Fecero i Lucchesi le so lite festeſ a Saliceti : chi agognava lo stato , il
corteggiava ; chi più aveva gridato contro gli aristocrati , più gli accarezzava ; a loro princi palmente il commissario di Francia si volgeva, Se i democrati si risentivano , rispondeva esor tando , portassero i tempi pazientemente, per chè cosi voleva il consolo. Soggiungeva , meglio conservarsi la libertà con l'aristocrazia e la de
mocrazia mescolate insieme , che con la demo crazia para. Cominciavasi a parlar di aristocra zia per far passo alla monarchia . Constituiva Sao liceti la repubblica di Lueca con un collegio , o gran consiglio di duecento proprietari più ricchi, e dicento principali negozianti, artistie letteratis
atesse questo consiglio la facoltà di eleggere i primi magistrati. Fossevi un corpo d'anziani con
la potestà esecutiva ; presiedesselo un gonfalonie re eletto a volta dai colleghi , una volta ogni dae mesi: un consiglio amministrativo, nel quale gli anziani entrassero , e quattro magistrati di tre membri ciascuno ; esercesse le veci di ministri :
proponessero gli anziani le leggi, e le eseguisse ro; una congregazione di venti eletti dal collegio le discutessero e le statuissero : rappresentasse il gonfaloniere la repubblica >, le leggi promul gasse , gli atti degli anziani sottoscrivesse, I can toni dcl Serchio con Lucca , del Littorale con
Viareggio , degli Appennini con Borgo a Mozza . no componessero la repubblica. Per la prima vol ta trasse Saliceti i magistrati supremi. Ordini
buoni erano questi , ma il tempo gli guastava .
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Le sorti della Toscana erano congiunte con
quelle di Parma . Essendo il duca padre manca: to di vita , cesse la sovranità del ducato nella repubblica di Francia . Mandava il consolo il consiglier di stato Moreau di San Mery ad am . ministrarlo. Resse San Mery , che buona e le. ale persona era , con benigno e giusto freno. Era egli , se non letterato , non senza lettere ed amatore si di letterati ,> che d'opere letterarie : ogni generoso pensiero gli piaceva . Solo procede. va con qualche vanità , e siccome le vanità partico . lari sono intollerabili alle ambizioni generali , ven.
ne in disgrazia del consolo. Non poté constituire in Parma ordini stabili , perché il consolo , che ser
bava il paese per se , non volle aver sembiante di lasciarlo ad altri .
Due qualità contrarie erano nel consolo , pa zienza maravigliosa nel proseguire cautamente , anche pel corso di molti anni , i suoi disegni ,
impazienza di conseguirne precipitosamente il fine, quando ad esso approssimava. Riconciliató si col papa , vinta l'Austria, ingannalo Alessan dro , confidente della pace coll'Inghilterra , si apparecchiava a mandar ad effetto ciò , che nel la mente aveva da si lungo tempo concetto ,
e
con tanta pertinacia procurato. Voleva che le prime mosse venissero dall'Italia , perchè teme . va che certi residui di opinioni , e di desiderii repabblicani in Francia non fossero per fargli qualche mal giuoco sotto , se la faccenda non si spianasse con qualche precedente esempio , Sa. peva che nella nostra razza imitatrice , cosa moto to efficace è l'esempio , e che gli uomini vanno volentieri dietro alle similitudini. Deliberossi a .
dunque ,> prima di scoprirsi in Francia , di fare
sue sperienze italiane, contidando che gl' Italia. ni , siccome vinti , avrebbero l'animo più pie ghevole . Cosi con le armi francesi aveva con quistato Italia , con le condiscendenze italiane
voleva conquistar Francia. Le rappresentazioni
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198
cbe sanno di teatro , sempre piacquero agli ao mini , massimamente a Buonaparte. Sapeva che le cose insolite allettano tutti , spezialmente i Francesi nati con fantasia potente. Perciò vol le alle sue italiane arti dare pomposo comin . ciamento. Spargevansi ad arte e dai più fidi in Cisalpina voci , che la repubblica pericolava con quei governi temporanei ; ch' era oggimai tempo di constituirla stabilmente , e come a potenza independente si conveniva ; che ordini
forti erano necessari , perchè diventasse quieta dentro , rispettata fuori ; che niano era più ca pace di darle questi necessari ordini di colai , che prima l'aveva creata , poi riscattata ; non potersi più lei constituire con gli ordini dati dall'eroe Buonaparte nel novantasette ,> perché avviliti dalla invasione , ricordatori di discor die , sospetti per democrazia ai potentati vici . ni. Aver pace Europa , averla Italia : non dover si più la felice concordia turbare con ordini incomposti ; volersi vivere in repubblica , ma non troppo disforme dai governi antichi conser vati in Europa : sola potenza essere la Cisalpi na in Italia , che a favor di Francia stando , fos . se in grado di tener in freno l'Austria tanto po
tente per l'acquisto dei dominii veneziani , nė essere la repubblica per acquistare la forza ne cessaria , se non con leggi conducenti a stabi.
lità : vari essere gli amori , gl'interessi , le opi. nioni , le abitudini delle cisalpine popolazioni , >
né Veneziani >, Milanesi , Modedesi, Novaresi , Bolognesi nel medesimo desiderio concorrere nè la medesima cosa volere ; rimanere i resti gi dell'antiche emolazioni : parti separate , e non consenzienti non poter comporre un corpo unito e forte , se un governo stretto , se una mano gagliarda in uno e medesimo volere non le costringessero : richiedere adunque un rego gimento nuovo , concorde e virile la pace d'Eu. ropa , richiederlo la quiete della Cisalpina , ri, >
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chiederlo le condizioni felici , alle quali era chiamata .
Mentre questi semi si spargevano nel pubbli co, Petiet coi capi della Cisalpina negoziava , affinché i comandamenti imperativi del consolo avessero a parere desiderii e supplicazioni spon
lanee dei popoli. Maturati i consigli , a Parigi pel disegno , a Milano per l'esecuzione, usciva un
decreto della consulta legislativa della repub blica : ordinaya , che una consulla straordinaria si adunerebbe a Lione in Francia , e suo ufficio sarebbe l'ordinare le leggi fondamentali dello stato
ed informare il consolo intorno alle per
sone che nei tre collegi elettorali dovessero en. trare : sarebbe l'assemblea composta dai mem bri attuali della consulta legislativa , da quei
della commissione , eccettuati tre per restare al governo del paese , da una deputazione di ve scovi e di carati , e dalle deputazioni dei tri banali , delle accademie , della università degli studi , della guardia nazionale , dei reggimenti della trappa soldata , dei notabili dei diparij. menti , delle camere di commercio. Sommò il
numero a quattrocento cinquanta . Risplendevan. vi un Visconti , arcivescovo di Milano , un Ca. stiglioni , un Montecuccoli , un Oppizzomi, an Rangoni , un Melzi , un Paradisi , un Caprara , un Serbelloni, un Aldrovandi, un Giovio , un Pallavicini , un Moscati , un Gambara ,> un Lec chi , un Borromen , un Trivulzi , un Fantoni, un Belgioioso , un Mangili , ao Cagnoli , un Oriani, un Codronchi , arcivescovo di Ravenna , un Be. lissomi , vescovo di Cesena , un Dollino , vesco. >
vo di Bergamo. Andarono a Lione chi per amo re , chi per forza , chi per ainbizione ; grande aspettazione era in Cisalpina : in Francia le menti attentissime . !'areva un fallo mirabile , che una nazione italiana si conducesse in Fran
cia por regolare le sue sorti. Il governo cisalpi no esortaya pubblico manifesto i deputati:
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STORIA D'ITALIA
gissero a fondare gli ordini salutari della repub blica in mezzo alla maggior nazione , in cospet to dell'autore , e del restitutore della Cisalpina ; nissuno l'ufficio ricusasse : mostrassero con le
egregie qualità loro , quanto la cisalpina naa zione valesse : a lei amore e rispetto concilias sero ; ogni pretesto di calunnia togliessero ; nel lionese congresso livore nissuno , odio nissano , parzialità nessuna, recassero ; al mondo disvelasa sero , buonamente , nobilmente , affettuosamen te verso la patria procedendo , esser loro quei medesimi Cisalpini , che nell'inevitabile tua
multo di tante passioni , nell ' avviluppamento di tante vicende , nell'alternativa di politici e venti tanto contrari >, mai non atlesero a vendete
te, a discordie , a fazioni , a persecuzioni , وa sangue : pruovassero , che non invano aveva il cisalpino popolo nome di leale e di buono ; proovassero , che se a sublime grado fra le naa zioni erano destinati , a sublime grado ancora meritavano di essere innalzati : dovere a se stes. sa dei propri ordini restare la cisalpina obblia gata ; solo se medesima potrebbe accagionare , se tanti lieti augurii , se tante concepite speran .. ze fossero indarno ."
Questi nobili sentimenti verso la cisalpina pa tria , e questa rinunziazione di ogni affetto par ziale ed interessato predicava un Sommariva presidente del governo . Trovarono in Lione il ministro Taleyrand , che aveva in se raccolti tutti i pensieri del consolo : trovarono Marea scalchi, che riconosciuto da Francia per mi
nistro degli affari esteri della Cisalpina , guar. dava dove accennasse in viso Taleyrand , e il seguitava. L'importanza era , che vi fosse sem bianza di discutere liberamente quello , che già il consolo aveva ordinato imperiosamente. Già aveva sparso sule ambagi : volere la felicità del
la Cisalpina , volere consigliarsi con gli uomi
ni savi di lei ; niuna cosa più desiderare , che
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Ja independenza e la salute sua ; amarla come sua figliuola prediletta , stimarla principal par te della sua gloria : l ' arte allignava ; bene si disponeva la materia . Partivansi i deputati in cinque congregazioni, che rappresentarano i cinque popoli ; esaminassero la constituzione già data dal consolo per Peliet a Milano , e cos me per leggi organiche si potese mandar ad esecuzione.
Discutevasi a Lione dai mandatari ; la licen za soldatesca straziava intanto i mandatori ; un governo con le tasse gli conquideva. Dolevansi e delle perdute sostanze, e degli in numerevoli oltraggi , e della durissima servitů : le grida degli straziati a Milano furono soffocate dalle grida dei festeggianti a Lione . A Lione si discorreva , e si obbediva . Allungato il farne inesorabile
pubblica dimostrazione quanto potesse parere dignità e safficienza di discussione , arrivara il consolo : era l'undici gennaio , Lionrsi e Cisal pini'a gara accorrevano. Era spettacolo grande a chi mirava la scorza , compassionevole a chi dentro , perché là si macchinava di spegnere
per legge la libertà , che giit innanziera perila per abuso. Ognuno maravigliava la dolcezza , e
la semplicità del consolo : pareva loro, che fos sero parte di grandezza ; le adulazioni sorgeva no. I repubblicani , se alcuno vé n' era , si ro devano , ma s'inhingevano , non tanto per non esser tenuti faziosi, quanlo per non esser tenoti pazzi o sciocchi ; che già cou questi nomi co minciava a chiamargli l'età . Buonaparte met teva mano all'opera ; chiamava i presidenti
delle congregazioni, e con loro discorreva intorno alla constituzione : ora approvava , ora emenda va , ora domandava consiglio . Contradditor be nigno , e docile alle risposte , pareva, che da altri ricevesse quello che loro dava . Chi cono sceva l'intrinseco , ammirava l'arte ; chi l'igno. raya, la modestia . Infine dai discorsi permessi si. 99
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STORIA D'ITALIA
venne alla conclusione comandata : fu appreo vata la constituzione ; parve buono e fondamen tale ordine quello dei collegi elettorali: nomi. nolli per la prima volta il consolo su liste dopo pie presentate dalle congregazioni.Ma non s'era ancor toccato il principal lasto , per cui mezza Italia era stata fatta venire in Francia . Meno
una constituzione , che un esempio si aspettava dagl' Italiani . Trattavasi di nominare un presi. dente della Cisalpina . Importasa la persona , importava la durata del magistrato : a Baona parte non piacevano i magistrati a tempo, Fu data l'intesa ai Cisalpini , perché il chiamas sero capo della repubblica, e gli dessero il ma gistrato supremo di presidente per dieci anni ,
e potesse esser rieletto quante volte si volesse. Avevano queste due deliberazioni qualche ma lagevolezza , parte coi Cisalpini , parte con le potenze, per la evidente dipendenza verso Fran cia , se il consolo fosse padrone della Cisalpina , Importara anche il confessare , che nian Cisalpi. no fra i Cisalpini fosse atto a governare : alcuni andavano alla volta di Melzi. I ministri di Buo
kaparle fecero diligenze coi partigiani , ora lo dando Melzi , ora asseverando , che avrebbe grande autorità nei nuovi ordini . Ebbero le arii il fine desiderato . Appresentaronsi colla delibe razione falla i Cisalpini al consolo , nella qua >
le era tanta ' adulazione di lui , e tanta depres
sione di loro medesimi, che non credo che nelle
storie vi sia un atto più umile , o più vergogno • che di pruovare con loro ragioni , a tanto di
so di questo. Confessarono , e si sforzarono an viltà gli aveva ridotti , che nissan Cisalpino era ,
che idoneamente gli potesse governare. Gradi il consolo nelle amili parole i propri comanda menti : disse , che domani fra i convocati Ci
salpini in pubblica adunanza sederebbe . Ac
compagnato dai ministri di Francia , dai consi ghieri di stato , dai generali, dai prefetti , e dai
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magistrati municipali di Lione fra le liete ac coglienze ed i plausi festivi dei Cisalpini , in allo seggio recalosi cosi loro favellava : « Hovri » in Lione , come principali cittadini della ci » salpina repubblica appresso a me adunati : y voi mi avete bastanti lumi dato , perché l' ► augusto carico a me imposto , come primo » magistralo del popolo francese, e come pri
» mo creator vostro riempire io potessi . Tie e. » x x » » » »
lezioni dei magistrati io feci senza amore di parti o di luoghi: quanto al supremo grado di presidente , niuno ho trovato fra di voi , che per servigi verso la patria , per autorità nel popolo , per sceveramento di parti abbia meritato , ch'io nn tal carico gli commettessi. Muovonmi i motivi da voi prndentemente ad
y dotti : ai vostri desiderii consento . Sosterrà
» io , tinché fia d'aopo , la gran mole delle fac » cende vostre . Dolce mi sarà
fra tante nie
» care l'udire la confermazione dello stato vo » stro , é la prosperità dei vostri popoli . Voi
» non avete leggi generali , non abitudini na zionali , non esercili forti : ma Dio vi salva ,
ma poiché possedete quanto gli può creare , dico » popolazioni numerose , campagne fertili, e $ sempio da Francia » . Questo favellare superbo del consolo fu da
altissimi plausi e di Francesi e di Cisalpini se guitato . La servitù era dall' un de' lati mitigata dall' imperio sopra i forestieri , dall'altro ama reggiata dal vilipendio ; pure lietissimamente applaudivano i servi doppi come se onorati , e liberi fossero . Dimostrarono desiderio che la re pubblica , quest'era un concerto coi più tidi , non piú cisalpina , ma italiana si chiamasse , cosa molto pregna massimamente in mano di Buonaparte. Consenti facilmente il consolo , Ri prese , adulando , le parole Prina novarese il quale essendo di natura severa ed arbitraria , molto bene aveva subodorato il consolo , ed il
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STORIA D'ITALIA
eonsolo lui, e si voleva far innanzi al domia nare. Piacque, e per rimunerazione fu fatto grande . Chiamarono gl'Italici ad alta voce il conso lo presidente per dieci anni , e rieleggere si potesse . Ebbe Melzi luogo di vice- presidente . Era Melzi uomo generoso, savio , molto amalo dagl’Italiani : pendeva all' assoluto , ma piutto sto per grandezza , che per vanità . Restava che si ordinasse la constituzione :
cominciossi dagli ordini ecclesiastici. Fosse la religione cattolica , apostolica e romana, reli gione dello stato ; ciò non ostante i rili acalto lici liberamente si potessero celebrare in pri vato ; nominasse il governo i vescovi , gl'insti tuisse la santa Sede ; nominassero i vescovi , ed
instiluissero i parochi , il governo gli appruo vasse : ciascuna diocesi avesse un capitolo me tropolitano ed un seminario ; i beni non alienati si restituissero al clero , si detinissero le congrue in beni pei vescovi , pei capitoli , peiseminari,
per le fabbriche, fra tre mesi ; si assegnassero pensioni convenienti ai religiosi soppressi; non s'innovassero i confini delle diocesi; per gli
innovati si domandasse l' appruovazione della sania Sede ; gli ecclesiastici delinquenti con le
pene canoniche fossero dai vescovi puniti ; se gli ecclesiastici non si rassegnassero , i vescovi ricorressero al braccio secolare , se un ecclesia
stico fosse condannato per delillo , si avvisasse il vescovo della condanna , acciocchè quanto dalle leggi canoniche fosse prescritto , potesse fare : ogni atto pubblico , che o i buoni costu
mi corrompesse , od il culto , od i suoi ministri offendesse , fosse proibilo ; nian paroco polesse essere sforzato da nissun magistrato a ministra re il sacramente del matrimonio a chiunque fosse vinculato da impedimento canonico . A questo modo fu ordinata la Chiesa italiana
nella lionese consulla . Alcuni capi, ancorché
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Tá udabili e sani , toccavano la giurisdizione ece clesiastica , e sarebbe stalo necessario l'inter vento del pontefice. Nondimeno con acconcio discorso a nome di tutto il clero italico assen . tiva l'arcivescovo di Ravenna , assentimen
to non necessario , se l'autorità civile aveva
dritto di fare quello che fece , non sufficiente , se l'intervento dell'autorità pontificia era ne cessario . Ma il consolo su quelle prime tene
rezze d'amicizia col papa non aveva timore , e sapeva che l'ardire comanda altrui.
Quanto agli ordini civili , in collegi dei possidenti , dei dotti , e dei commercianti cra
no il fondamento principale della repubblica : in loro era investita l'autorità sovrana . Ufficio
dei collegi fosse nominare i membri della cen sura , della consulta di stato , del corpo legi slatiro , dei tribunali di revisione e di cassa zione , della camera dei conti . Ancora accusas sero i magistrati per violata constituzione >, e per peculato ; finalmente i dispareri nati tra la censura ed il governo per accuse di tal sorte definisscro . Sedessero i possidenti in Milano ; i dolli in Bologna , i commercianti in Brescia : ogni biconio si adunassero . Magistrato supremo era la censura : compo nessesi da nove possidenti , da sei dotti, da sei commercianti: sedesse in Cremona : desse per
se , e giudicasse le accuse date per violata con. stiluzione e per peculato ; cinqae giorni dopo la fine delle adunanze dei collegi si adunasse"; dieci giorni , e non più sedesse. Ordine buono era questo , ma l'età servile il rendeva inutile .
Fosse il governo della repubblica commesso ad un presidente , ad un vice-presidente , ad una consulta di stato , ai ministri, ad un consi
glio legislativo. Avesse il presidente la potestà esecutiva, il vice -presidente nominasse : fosse ro i ministri tenuli d'ogni loro atlo verso lo :
siato .
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Ufficio della consulta fosse l'esaminare ed il
concludere le instruzioni pei ministri presso le potenze , e l' esaminare i trattati. Potesse nei casi gravi derogare alle leggi sulla libertà dei eittadini , ed all'esercizio della constituzione : provvedesse in qualunque modo alla salute della repubblica. Se dopo tre anni qualche riforma
giudicasse necessaria in uno o più ordini della constituzione, si la proponesse ai collegi , ed i collegi definissero.
Aveva il consiglio legislativo facoltà di deli. herare intorno ai progetti di legge proposti dal
presidente , e di consigliarlo sopra quanti af fari fosse da lai richiesto .
Il corpo legislativo statuisse le leggi proposte dal governo , ma non discutesse , nè parlasse :
solo squiltinasse. Tali furono i principali ordini della consti tuzione dell'italiana repubblica , forse i miglio. si , massime i tre collegi ed il magistrato di censura , che Buonaparte abbia saputo imma. ginare .
V
Letta ed accettata la constitazione , se nc tornava il consolo , traendo a calca e con ac clamazioni il popolo , nel suo lionese palazzo. Poscia , ricevute le salutazioni degl ' lialici , e nominati i ministri , avviava , contento del
successo del suo italiano sperimento, al mara viglioso é maravigliato Parigi .
Fecersi molte allegrezze nell'italiana repub blica per la data constituzione ,> e per l'acquia
stato presidente. Le adalazioni montarono al colmo, fastidiose per uniformità . Presersi sno lennemente i magistrati secondo gli ordini nuo vi : Melzi , prendendo il suo , parlò magnitica mente del consolo , modestamente di se, acer bamente dei predecessori : toccò principalmen te delle corruttele . Il lusso fu grande ; Melzi
vivava da principe,> ma non con grandezza afa feliata . Essendo il presidente lontano , pareva
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l'independenza maggiore : i soldati si descri . vevano , ed in buoni reggimenti si ordinavano. Prina , ministro di tinanza , talmente rende pro spera la rendita dello stato , che non ostante il tribúto annuo che pagava alla Francia , erano le casse piene , i pagamenti agevoli . Le lettere e le scienze fiorivano , ma più le adulatorie che le libere . Chi voleva favellare con qualche li
bertà , era posto dove nissuno il poteva pia udirc . La consulta di stato , che per questo era stata creata , siccome quella che era docilissi ma , sapeva fare star cheto chi avesse voglia di parlare. Seppele Ceroni , giovane d'ingegno vivo e generoso , che per qualche verso , che
toccava l'independenza, andò carcerato, poi esiliate : con lui si trovarono nelle male peste
Tenillet, generale italiano , Cicognara , ed al cuni altri , solo per aver lodato į versi di Ce
roni. Le quali cose udite dagli altri paeli e letterati , si misero in sul più bello dell'adula
re . Diceva Buonaparte , che era tempo di met tere il freno; nel che aveva tutta la ragione ; ina il male fu , che il mise ugualmente sul fa vellar bene , e sul favellar male . Moltes cose si scrissero in quell'età ; nissuna che avesse ner. >
vo , se non forse qualche imprecazione contro l'Inghilterra , perchè le imprecazioni contra di lei erano diventale parle d'adulazione. Nissuna cosa si scrisse che avesse dignità , serpeggian do l'adulazione per tallo : nissuna che avesse
novità , perché la lingua ed i pensieri erano levati di peso dalla lingua e dai libri francesi > e neanco dai buoni , ma dai più cattivi : i più insipidi libricciattoli , le più informi gazzettac ce servivano d' esemplare . Buon modo aveva trovato Buonaparte presidente , perché gli scrit tori non facessero scarriere ; questo fu di ar . ricchirgli , e di chiamargli ai primi gradi . Pa. reva loro un gran l'alto , ed accettando il lieto
vivere , tacevano, o adulavano . Tuttavia qualche
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volta , il mal umore gli assalira , e negl'intimi simposii loro si sfogavano , e si divertivano a spese del presidente di Parigi. Il sapeva e ne ridera , perché non gli temeva. Insomma la let. teratura fu servile , le finanze prospere , i sol dati ordinati , l'independenza nulla. Pure un >
cerlo sentimento dell'essere e del vivere da se
nasceva , e si propagava negli animi, che col tempo avrebbe potuto fraltare.Melzi, uomo di natura tutta italiana, e che amava l'Italia ,> no
driva questi pensieri con arte ; il che giunto alla grandezza del suo procedere aveva molta effi cacia . Questi anda inenti non piacevano al pre sidente ; e però nol teneva più in quella grazia, in cui l'aveva per lo innanzi . Fra tutio questo sorgevano opere di singola . rcmagnificenza : il foro Buonaparte , come il
chiamavano,fondossi nel luogo dove prima s'in nalzavano le mura del castello di Milano. Fu
questo un maraviglioso disegno , che molto ri . traeva della romana grandezza. Diessi mano al finirsi il duomo di Milano da tanto tempo im perfetlo , e tanto fu promossa l'opera , che in poco d'anni vi si fece più lavorio , che in pa . recchi secoli . Rendevasi la libertà impossibile,
si acquistava la bellezza. Tutte queste cose , quel nome di repubblica italiana , singolarmen . te allettavano i popoli della penisola. Cosi ri vessi qualche tempo in lei , tinchè nuovi dise gni di Buonaparte l'incamminarono a nuovi pericoli ,> ed a nuori destini . A questo nome di repubblica italiana , ed all'essersene Buonaparte fatto capo , s' inso
spetiirono le potenze , massimamente l' Austria, alla quale stavano per le sue possessioni pid a eüra le italiane cosc . L'imperatore Alessandro stesso , che già aveva conceito qualche sinistra impressione per la grande autorità che il con solo si era arrogata nella - Svizzera , vieppiù si alienava da lui pei risultamenti della lionese. >
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consulta , e le cose della Russia colla Francia
già si scoprivano in manifesta contenzione. Il consolo, che non voleva essere arrestato a mez
zo viaggio , tentò di mitigare questimali amo ri col pubblicare una scrittura , colla quale si sforzava di mostrare , che la Francia , conser. vando l'italiana repubblica , non aveva preso troppo per se , né tanto quanto avevano per se slessi preso gli altri potentati. Fatta compara zione della potenza della Francia prima della rivoluzione alla presente , discorreva , che pri ma ella aveva autorità negli stati del re di Sar .. degna per la vicinanza , e per: le pretensioni dell'Austria sul Monferrate , in Venezia per la
necessità in cui era questa repubblica di true vare appoggio contro la vicina ed ambiziosa
Austria , nel regno di Napoli pel patto di fami.
glia . Ma che ora Venezia apparteneva all'im peratore , e che il patto di famiglia era rotto. Concludeva che l'Austria sarebbe stata padrona dell'Italia , se la Francia non si fosse attribui .
ta una nuova forza per l'accessione della re pubblica italiana. Tacque del Piemonte, come
se il tacere più valesse che l'appropriarsi. Nelle alıre parti d'Europa , seguitava , .la Polonia
preda e nuova forza delle maggiori potenze, la Turchia inutile , la Svezia impotente , l'acquie sto dei quattro dipartimenti del Reno non coma pensare , nè far giaso contrappeso per lo spara timento della Polonia. Toccò poi anche la tine
di Tippo Saib , grande aumento all'Inghilterra : >
moderauissimi essere i desiderii della Francia ;
avere restituita in pace quello , che aveva con quistato in guerra;ma non volere, col debilitar troppo se stessa , derogare alla sua dignità , ed alla consuela sua potenza : solo volere che nise suno preponderasse in Germania , pissuno in l . >
talia ; non voler dominare altrai , ma non voler anco csser dominala : a chi bene considerasse,
essere evidente >, ch'ella non aveva pei nuovi
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acquisticonseguito nuova forza, solo avere cone servato l'antica . Genova sentiva ancor troppo pel recente go verno di democrazia : volle il consolo venirne
alla solita scala dell' aristocrazia . Il supplica rono , affinché desse loro una constituzione: con sentiva facilmente. I governatori di Genova lie. tamente annunziavano le felici novelle ai loro
concittadini : essere arrivati al compimento dei desiderii loro : darebbe forma alla repubblica chi aveva dato pace all'Europa ; avere dovuto
la grande opera acquistare immortalità da un eroe : averlo essi di ciò pregato spinti dall'amor patrio , e dai patrii esempi; sperarne sorti feli cissime : esserne sorta una constituzione annun.
ziatrice della religione ,> conservatrice della li berta ; essere il reggimento dello stato commes. so a chi aveva , a chi industriava , a chi sape va ; esser posti in sicuro i diritti dei cittadini ; restare che la pubblica saviezza tutelasse la pubblica felicità. Dimostrasse , aggiungevano , la nazione ligure fra le italiane nazioni a nis sana seconda in memorie illustri , che non era ,
no spenti in lei i semi dell'antiche virtù , e che non degenere dagli avi era degna di conservare un nome grave di tanta gloria . Questo scritto dei reggitori genovesi , disteso in lingua e stile assai più purgato , che le sucide scrittare cisal pine , toscane e napolitane , non era , quanto
alla forma, s « nza dignità. Da Genova già era . no venuti molti buoni csempi , ora veniva an. che quello della limpidezza del parlare. Importava la constituzione , che un senato
reggesse con potestà esecutiva la repubblica : presiedesselo un doge : dividessesi in cinque magistrali , il magistrato supremo , quello di
giustizia e legislazione , quello dell'interno, quels lo di guerra e mare , quello di finanza . Trenta membri il componessero. Ufficio suo fosse pre. sentare ad una consulla nazionale le leggi da
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farsi , eseguire le fatte ; eleggesse il doge sopra una lista triplice presentata dai collegi. Il doge presiedesse il senato ed il magistrato supremo: stesse in carica sei anni ; rappresen >
tasse , quanto alla dignità ed agli onori, la re pubblica ; sedesse nel palazzo nazionale ; la guardia del governo gli obbedisse ; un delegato del magistrato supremo in ogni suo atto l' assi. stesse .
Fosse il magistrato supremo composto del do ge ,> dei presidenti degli altri quattro magistra ti , e di quattro altri se ori : il senato gli eleg
gesse : gli s' appartenesse specialmente l'ese . cuzione delle leggi e dei decreti ; pubblicasse
gli ordini e gli editti che credesse convenienti; tutti i magistrati amministrativi a lui subordi . nati s'intendessero ; reggesse gli affari esteri : avesse facoltà di rivocare i magistrati da lui
dipendenti , di sospendere per sei mesi i non dipendenti , anche i giudici dei tribunali : proro vedesse alla salute si interna che esterna dello stato ; pegliasse che la giustizia rettamente , e secondo le leggi si ministrasse : sopravegghiasse alle rendite pubbliche , agli affari ecclesiastici, agli archivi, alla pubblica instruzione ; comana dasse all'esercito . Quest'ordine del magistrato sapremo rappresentara nella nuova constitu .
zione l'antico piccolo consiglio , che i Genovesi chiamavano consiglietto; in lui era tutto il nera vo del governo. L'autorità del doge era , come
negli antichi ordini; piuttosto onorifica che ef ficace : contro di lui manifestamente si vedera la gelosia degli antichi governi aristocratici d'I. talia ,
Quest'era il governo della repubblica ligare. Restava a dichiararsi , in qual modo si attuasse. Stanziò il consolo , che vi fossero i tre collegi
dei possidenti, dei negozianti , dei dotti , dai quali ogni potestà suprema , o politica , o oi .
vile , o amministrativa , come da fonte comune ,
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derivasse . Eleggessero ogni due anni i collegi un sindacato di sette membri : in potestà del sindacato fosse censurare due membri del se
nato , due della consulta nazionale , due di ogni consulta giurisdizionale , due di ogni tribuna. le , e chi fosse censurato , immantinente per. desse la carica. Le giurisdizioni o distretti no. >
minassero ciascuno una consulta giurisdiziona le ; le consulte giurisdizionali i membri della consulta nazionale eleggessero : sedesse in que sta la potestà legislativa. Il di ventinove di giungo entrava in ufficio il nuovo governo in cospetto di Saliceti , ministro
plenipotenziario di Francia. Oró Saliceti con parole acconce , ma in aria al solito , e teore . >
tiche .
Ringraziato dal sepato, il consolo rispondeva: amare la Francia i Liguri , perché in ogni for tana avevano i Ligari amato la Francia , non temessero di niuna potenza , la Francia gli ave. va in tutela : dimenticassero le passate disgra. zie , spegnessero gli odii civili , amassero la constituzione, le leggi , la religione ; allestis. sero un navilio potente , rinstanrassero l'antica gloria del nome ligure : sarebbesi sempre delle prospere cose dei Liguri rallegrato , dell'av verse contristato .
Seguitavano le adulazioni . Decretava il se. nato ,> che a Cristoforo Colombo per avere sco .
perto un nuovo mondo , ed a Napoleone Buo naparte per avere pacificato l'universo , am .
pliato i confini della Liguria , stipulato i suoi interessi , riordinato le sue leggi , due statue marmoree , una a ciascuno, nell'atrio del pa. lazzo nazionale s'innalzassero , e l'opera alla
cura delmagistrato supremo, alla emolazione degli artisti , all'amor patrio di tutti i Liguri si commettesse e raccomandasse . Oltre a que .
sto i Sarzanesi , accalorandosi sempre più que
sto negozio delle adulazioni , supplicarono al
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governo , fosse loro lecito fondare nella loro città un monimento a memoria della famiglia Buonaparte , che in lei , come affermavano , aveva avuto origine : allegavano , avere avuto i Buonapartidi per tre secoli prima del cin quecento sede e cittadinanza in Sarzana ; chia ra esservi stata la famiglia loro si per le ca. riche , si per le attinenze ; dai connubii loro
essere nato il cardinale Filippo , fratello ute rino che fu di Niccolò quinto, Papa di gloriosa memoria . Fu udito benignamente il supplicare dei Sarzanesi , e concessa loro volentieri la fa . coltà del monimento,
Mentre Menou trasordinava in Piemonte , i
Reali di Sardegna andavano esuli per l'Italia .
Il re Carlo Emanuele, deditissimo alla religio . ne , perseguitato da fantasmi malinconici , ed >
ayendo per le sofferle disgrazie in poco con cetto le cose umane
si deliberò di rinunziare
al regno, acciocchè da ogni altra mondaná sol. lecitụdine rimoto, solamente ai divini servigi , ed alla salute dell'anima vacare potesse ; ri nunziazione senza fasto, che dimostrò al mon do , che , se l'ambizione è tormento a se stes. sa, la moderazione rende felice l'uomo cosi negli alti , come negli umili seggi . Per la ri. nunziazione di Carlo Emanuele venne il regno in potestà di Vittorio Emanuele suo fratello , che allora dimorava nel regno di Napoli . Riu. >
sci la siguoria di Vittorio assai più dolce di quanto portasse la opinione , perciocchè sicco . me si era mostrato dedito all' armi , si dubita.
va che da gaerriero fosse per governare. Non dimeno , mentre in ogni parte d'Europa per la prepotenza delle soldatesche a gran fracasso rovinavano le reggie, governò quietamente Vit torio Emanuele con pochi soldati l'isola di Sare degna : nè di ciò furono reconditi i consigli ; la giustizia e la mansuetudine gli diedero forza e successo .
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Il consolo, che aveva indagiato ad unire for
malmente il Piemonte alla Francia , venne fi. nalmente a questa deliberazione , non perché Alessandro consentisse , ma perchè le cose sue
colla Russia già tendevano a manifesta discor . dia. Le sue minacce contro il corpo germani., co , l'autorità militare che continuava ad arro
garsi negli stati del papa , in Toscana >, e nel regno diNapoli , la signoria della Svizzera sol to nomedi mediazione , la presidenza dell'Ita . lica , le non adempite promesse pei compensi del re di Sardegna , avevano mostrato ad Ales sandro , che Buonaparte meglio amava prende >
re che dare. Arvisava il consolo , che fra que
gli umori già tanto mossi, il non unire il Pie. monte non ristorerebbe l'amicizia , l'unirlo non
accrescerebbe l'inimicizia . Per la qual cosa decretava il di undici settembre il suo senato,
che i dipartimenti del Po , della Dora , di Ma rengo , della Sesia , della Stura e del Tanaro , fossero e s'intendessero uniti al territorio della
repabblica francese . Principið l'unione del Piemonte la sequela dell'italiane aggiante , quella opportuna per Francia , queste fantasti che e capricciose . Si fecero per la unione al.
legrezze in Piemonte , dai nobili volentieri perché per le carezze del consolo e di Menon Yedevano , che il dominio interrotto dalle in
temperanze democratiche di nuovo veniva loro in mano , dal popolo non senza sincerità , perº
chè sperava che col reggimento legale fosse per cessare il dominio incomposto del capitano d ' Egitto. Continuossi a vivere qualche tempo in Ita • lia , eccettuata la parte veneta , dal Piemonte fino a Napoli con due governi , l'uno di nome , l'altro di fatto . In Piemonte piuttosto Menou >
che Buonaparte regnava , in Parnia piuttosto Buonaparte che San Mery, a Genova piuttosto il consolo che il senato, in Roma piuttosto il con.
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solo che il papa , in Toscana piuttosto Murat che Lodovico , in Napoli piuttosto Napoleone che Ferdinando. Rotte e superbe erano spesso le intimazioni a tutti questi italiani governi.
Solo Menou faceva qael che voleva , e domi nava a suo arbitrio , Il consolo gli comportava ogni cosa , e solo che l' egiziano gli toccasse che erano democrati coloro che si querelavano, tosto l'appruovava ed il lodava. Pagava il Pie. monte le tremende ambagi d'Egitto. Gli altri obbedivano , chi per paura , chi per le ambi zioni .
A questo tempo mori di febbre acuta il re Lodovico d'Etruria . Per la sua morte fu dero
luto il trono nell'Infante di Spagna Carlo Lo. dovico , il quale per essere minore d'età fa commessa la reggenza alla vedova regina, Ma. ria Luisa . Ma qual regno fosse devoluto all'In fante bene dimostrarono i comandamenti pub blicati
tempo della sua assunzione da Mu.
rat in Livorno , dando questa città , come di. chiarata d'assedio , nel governo de'suoi solda ti . Mandava inoltre il .generale buonapartico truppe a Piombino , ed in tutto il littorale to
scano per impedire ogni pratica cogl'Inglesi, arrestava gl'Inglesi, prendeva le loro navi sor. te nel porta , e molestara co'suoi corsari , che uscivano da Livorno, i traffichi inglesi . Queste cose faceva , perché, dopo breve pace , era sorta nuova guerra con la Gran Brettagna. Prendeva in mezzo a queste insolenze forestiere nel me. se d'agosto possessione del regno Carlo Lodo vico sotto tutela della regina madre , Giuraro no fedeltà il senato fiorentino , i magistrati , i deputati delle principali città. Furonvi corse di cocchi, emblemi , luminarie ; fuochi artiti ciati , e le solite poesie elogistiche . Non sola. mente si lodava Carlo Lodovico , ma ancora Mų. rat ed il consolo : gli chiamavano instauratori
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d'independenza , dolci e giusti governatori di popoli . Le toscane cose vieppiú turbava an insolito e doloroso accidente ; conciossiache sorse in sul finire dell'autunno del milleottocentoquat
tro nella egregia città di Livorno una pestiſera infermità, alla quale diede occasione, siccome pare , la siate che trascorse , in quell'anno sotto il dominio continuo di venti australi , olo tre al solito calda e piovosa. La quale infer . mità da alcuni chiamata febbre gialla , da al tri vomito nero , nomi l’ano e l'altro che a lei
molto bene si confanno , pei segni strani che l'accompagnano. Incominciò ad infierire nelle parti piú basse , più filte e più sucide della città , per modo che a questi toglieva la vita
in sette giorni , a chi in cinque , a chi in tre , ed a chi ancora nel breve giro di un giorno,
Dire quali e quanti fossero gli effetti , che , in chi' ella s' appiccava , ingenerasse , cura mate ria assai lunga e difficile , perché chi assaliva ad un modo e chi ad un altro , ed era molto proteiforme. Pure sormontavano sempre i due principali segni , che il corpo , massimamente il busto , e prima e dopo niorte , giallo dive nisse , e certo sozzume nero a guisa della pro >
satura del caffè in copia lo stomaco recesse .
Nè più facilmente nei cagionevoli, che nei sa : ni s'accendeva il mortale morbo ; perciocche si vedevano spesso giovani gagliardi passarse. ne dallo stato il più florido di salute fra bre vissimo tempo in tine di morte. Nè uno era nei diversi tempi l'aspetto del morbo , tre parti >
colarmente notandosene : in sul primo poco a .
veva , che dalle solite ardenti febbri ii diffe renziasse : l'insulto primo accompagnava un ribrezzo di freddo , massimamente lango il dorso ed alla regione dei lombi , doleva acerbamente
il capo, ma più alle tempia ed alla fronte , che
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altrove , dolevano in singolar modo le membra alle giunture , gli occhi accesi e come pieni di sangue ; duri e presti i polsi : la pelle ar. deva di calore intensissimo , nè godeva l'am malato del benefizio del ventre , e delle orine . Augurio funeslo erano principalmente un mo . lesto senso alla forcella dello stomaco , ed una inclinazione al vomitare . Questo primo tempo
concludeva una grande insidia , per modo che
quando più pareva al malaio, ai parenti ed agli amici vicina la guarigione, più vicina era la morte. Tutto il mortifero apparato s'attativa ad un traito , e cessata la febbre , se un lege gicri sudore ed una somma debolezza si ecceto tuavano , salio si mostrava il corpo , ed a per fetta salute inclinante . Ma ecco
improvvisa
mente , e dopo il breve spazio di poche ore , sorgere nuova e piú fiera tempesta; che la mo lestia della bocca dello stomaco diveniva dolo
re acerbissimo , e dalla regione del ventricolo a quella del fegato si estendeva ; né il toccare
queste parti , ancorchè leggierissiino fosse, era a modo alcuno sopportabile all'ammalato . Ab borriva da ogni cibo e da ogni bevanda ; gli
occhi rossi , gialli si facevano , gialle ancora le orine e giallo il corpo , la faccia ed il collo più di ogni altra parte il giallore vestivano . Lo
stomaco impaziente vomitava ogni presa vivan da , benciie leggierissima fosse ; ovvero pretta bile , o bile misla a vermini bullava .
A questo si aggiungevano oppressione ai pre
.cordi, sospiri frequenti , purgamenti del corpo fetidissimi, liquidi , e come di color di cene re. Nè regola certa più restava aj medicanti
per giudicar del male ; perchè i polsi ad ogni momento variavano ; ora tardi , ora celeri , ora piccoli, ora spiegati, ora urtanti , ora langaidi , ora depressi , mostravano che se insorgeva qual.
che volta natura , invano ancora insorgeva, su : perando la prepotente forza del morbo. In meze T. III.
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zo a tanto tumalto , come se chi era per mo rire meglio dovesse vedere la sua morte, libera si conservava la mente ed intiera . Succedeva tantosto l'ultimo tempo più vicino a morte , in >
cui tremavano le inembra , i reciticci divenia
vano , non più di muchi o di bile , ma di ma teria nera fetidissima , come di sangue putre dinoso e marcio. Trasadava anche, e spesso in gran copia dalle gingive , e dalle fauci questo nero sangre ; e cosi ancora dalle narici, e dal fondamenio , e dall'utero copiosamente usciva: ogni cosa si volgeva a putredine ed a mortifi cazione. Bruttavano la pelle e macchie nere a guisa di piccoli punti , o larghi lividori a guisa
di pesche, massimamente in quei luoghi a cui si appoggiava il corpo . Facevano la bocca di
sforme ed orrida ; le labbra turgidissime e nere : gli occhi lacrimosi e tristi ogni vivo lume per devano ; quindi il delirio , od il letargo fra le convulsioni , ed un mortale freddo di membra
la vita troncavano. Chi moriva nel primo , chi nel secondo , chi nel terzo tempo. Ma quando prima la malattia invase , più morivano nel primo che nell'ultimo ; più nell'ultinio , che nel primo, ma non molti , quando già trascorsi essendo circa due mesi , o fosse per l'abitudine dei corpi , o fosse per la diminuzione delle ca gioni, già era stata ammansita la ferocia del funesto intlasso. Pessimi presagi erano la vio lenza della prima febbre , i dolori acatissimi >
delle membra, massime al petto , l'affanno som mo , la prostrazione delle forze, il vomito perti
nace e nero , il comparire sulle prime il gial lore, l'aggravarsi lo spirito, il chiudersi la via delle orine , il singhiozzo : ottimi la moderata febbre, il vornito raro e mucoso senza putridu me ,
il giallore tardo , la transpirazione libera,
il corpo lubrico , ma di bile , non di sangue , e il non tremare , e il non prostrarsi. Per le orine trovava per l'ordinario via la natura a discac :
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ciare il veleno mortifero ; imperciocche quando copiose ed intensamente gialle fluivano, annan ziavano l'esito felice . Ma non una era la ma
niera del guarire ; conciossiachè si è veduto lo
uscire improvvisamente e copiosamente sangue dalla bocca e dalle narici , chiamare inaspelta . tamente a vila chi già pareva preda d'inevita bil morte . Furono viste femmine guarite dal correre improvviso di mestrui abbondanti : fu visto lo sconciarsi della concetta creatura , ed
il copioso versarsi del sangue che ne consegui. tava , redimere la sofferenie madre dalla fine imminente . Crudo era il male , e nemicissimo alla vita : funesie vestigia , anche già quando se n'era ito , nei corpi lasciava : lunghe , tristi, penose si vedevano le convalescenze : chi re . stava stupido lungo spazio , chi tremava , chi spaventato da funeste fantasime passava malin conici i giorni , spaventose le notti , miserabili segni che stata era vicina la morte . Strana ed orrenda contaminazione di corpi , che spesso , oltre le raccontate alterazioni , insolite appa renze induceva : a questo veniva in odio luce qua , come se da cane arrabbiato morso fosse : >
a quello la vista si pervertiva, o doppio 1, o pid grande del solito vedendo : a quest' altro gon.
fiavano straordinariamente le parolidi : a chi venivano bollicine piene di umore corrosivo in pelle , ed a cbi pioveva sangue dagli orecchi. Escoriavasi la pelle , come se dal fuoco bru
ciata fosse, in quei luoghi dove la suffusa bile si spargeva: trascolava dai vescicatorii una linfa intensamente verde , simile piuttosto al sugo di cicoria che ad altro , la quale si caustica e si pungente natura avera , che la pelle delle toccate membra dolorosamente infiammata , e tostamente cancrenava, Più feroce infieri il ma
le contro i giovani robusti , più mite contro i deboli , contro i veccbi , contro le donne . Ma le gravide quasi latte , che prese ne furono, mo
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rirono: i fanciulli passarono quasi tutti inden .
ni. L'intemperanza di ogni genere, specialmen te il darsi al bere eccessivo del vino e degli spiriti , ed il gozzovigliare , ed il trascorrere
nei cibi cagionavano e più certa malattia ,
e
più certa morte.
Ogni cosa poi sozza cosi dentro come fuori ; imperciocchè negli sparati cadaveri le narici si vedevano imbrallate di nero'sangue , e la nior ta bocca recere ancora , tanto nº era pieno il corpo , quel sucidume nero e fetido , che nelle altime ore della vita da lei pioveva. Pieno an cor esso , e zeppo , e gontio di questo medesimo putridume infame e nero si trovava il ventri .
colo , roso oltre a ciò da serpeggiante cancrena , e rosi gl'intestini ; la rete chiamata dai media či omento , rosa del tutto, mostrava quanta for za di distruzione l'orribile malore avesse . Un
fluido rosso e giallastro , come di bile mista a
sangue , il cavo torace ingombrava ; e sangue nero e patredinoso tutti aveva pieni i polmoni , cospersi ancor essi di macchie livide e cancre. nose ; livido ed intiammato il selto trasverso ;
livida e di corrotto sangue piena la milza ; livi do , molle , putredinoso e di colore , come se cotto fosse, il fegato , sul quale , e cosi sul ven tricolo pareva essersi specialmente scagliata con tutti i suoi effetti più tremendi la pestilenza. Insomma o putridume sanguinolente , o sangue nero , o infiammazione vicina a sfacelo , o di
struzione intiera di parti in ogni luogo, e nelle più vitali viscere si discoprivano. Nè perché la funesta corruttela tali mortiferi effeiti produ cesse , lungo tempo richiedevasi ; che anche in colóro i quali nel breve spazio di ventiquattrº ore restavano morti , si scorgeva che uno sfa . celo universale , che un'aura venefica aveva il corpo tutto invaso , ed allo stato di morte ridot
to ; che tale vide , tale descrisse con singolar medica maestria questa esiziale infermità il
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dottor Palloni , mandato dal toscano governo a vedere , se alcun senno od umano provvedi mento contro la medesima valesse . Nè solamen:
te i visceri , che più vicini e concorrenti all' opificio della digestione, quali sono per esem . pio il fegato ed il ventricolo , ma ancora i più segregati e più lontani erano da lei tocchi e contaminati ; posciachè la vescica , che serre di ricettacolo alle orine , vuola si rinveniva , e di striscie sanguinose listata : il cerebro stesso, fonte principale di vita , ed i suoi proteggitori invogli col sozzo aspetto di vasi sangaigni stra pieni , e con le cavità bruttate di un fluido svia. to e giallastro alla vista si appresentavano. Cor rolta era la bile , corrutta e sparsa per tutto il corpo dei miseri contaminati. Pessimiil quinto e settimo giorno ; pure notati di morti frequen. ti anche il primo, il secondo ed il terzo : in al cani , ma rari , indugið la morte insino al de cimoterzo , od al decimoquarto. Vari furono gli argomenti usati dai medici per domare la dolorosa infermità ; ma i più semplici , come suole, riuscirono anche i piů vantaggiosi . Tenere il ventre libero col calo melano e con la gialappa , buono"; buono pro movere il sudore ; buonissime le limone e con qualche piccola dose di tartaro emetico : utili i fomenti.caldi , in cui fosse stata cotta senape, >
Ne mancò di sovvenire efficacissimamente agli ammalati l'acido nitrico , massimamente quan
do si usava in sulle complessioni deboli, e quan do , essendo già molt' oltre trascorso il male ,
le emorragie , il vomito nero , ed altri segni la incominciata dissoluzione del corpo indicavano.
Deteriorava pei vescitatorii la condizione degli ammalati; pure giovarono in qualche caso ap plicati alla regione del sottoposto ed infestato fegato. Le orine soppresse la digitale purpurea giovava. Ma forte e sopra tutti supremo rime
dio mostrossi l'aria para , e spesse volte rinno
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vata , della quale tanta era l'efficacia , che per
lei , anche a piccola distanza , si distruggeva la venetica qualità , ed il fomite stesso del male . Dall'altro canto si vedeva , che per l'aria pregna di esalazioni animali si trasportava da uomo a uomo facilmente il morbo , e più fie ramente l'infettato tormentava . Serve di argo mento a compruovare questo accidente , che le
contrade più piene d'immondizie , e meno ven tilate della città , e le case dei poveri furono le più miseramente contaminate. Al contrario le contrade spaziose , e le case commode , puli . te e di aria aperta e libera o andaronne esenti , o non peggiorovri, o non si appiccossi da cor. po a corpo la corruzione , che anzi nel conta .
minato individuo si contenne , gli assistenti , i parenti , i medici, i minisiri di Dio immuuni
lasciando La quale cosa questa malattia dalle altre contagiose febbri , e specialmente dalla
peste d'Egitto differenzia, il cui veleno largo mente e lontanamente si appicca. Nè in con
tado si propagava , abbenchè continuamente infinite persone , ed infinite mercanzie da
contrada a contrada , e dalla città nel conta do si trasportassero e si diffondessero . Né P
sano , ancorchè nella vicinanza degli ammalati vissuto fosse , mai ad altri la infezio .
uomo
ne , se prima egli medesimo tocco dalla malat.
tia stato non fosse , comunicava ; nė per gl'in dividui sani delle contaminate famiglie , nè per
gli arnesi loro, nè per le altre suppellettili del le case giammai fuori la corruzione si avven . tava ; e si pure che le monete , le carte ; le merci tutte in un continuo giro , ed in un indi. stinto commercio dentro e fuori della città ver .
savano . L'abitudine , per un mirabile e non co. noscialo artitizio dei nostri corpi , al maletico
influsso gradatamente' avvezzandogli , gli salva. va . Infatti pel funesto male che tanti fra la mi . nuta gente toglieva di vita , un solo ininistro di
7804
L EBRO XXI.
223
Dio , tre soli ministri di salule perirono , quan tunque e gli uni e gli allri frequentissimamen te , e con tutta cura agl’infettati assistessero. E quanta fosse la forza del rinnovato aere a do. mare l'acume del veleno , confermò visibilmen.
te il propvedimeuto dato da chi reggeva nell' ospedale di San Iacopo , il quale quasi a riva il mare situato , ed ottienamente a salute edifica . to , di un'aria libera , sfogata e purissima go deva ; conciossiaché non cosi tosto gl'infetti 5 ancorché languidi, oppressi , e già quasi vinti fossero dalla malattia , la soglia di quel saluti . fero editizio toccavano , ed in lui riposti erano , che i vitali spiriti in loro rinvigorivano mia rabilmente , e dalle angosce più crudeli subi . >
tamente ad un confortevole stato passavann .
Toscano pregio fu rimedio all'inquilino morbo, perchè oltre alla purezza procurata dell ' aria , la pulitezza delle case , la nettezza delle vesti menla , la mondezza dei corpi, qualità tanto
eminenti nel toscano paese , soyvennero agl'in formi , e per sanargli bastarono le consuele a. bitudini. Nè anco in cosi nemico tempo si sco.
verse quel fine crudele di schifare , e di fuggi re gl'infetti per acquistar salute : a tutti rima.
sero i debiti sussidi o per la carità dei parenti, o per l'amorevolezza degli amici , o per la pie
tà dei cherici , o per la provvidenza del pub blico ; dei quali vantaygi debbono i Livornesi
o ad una maggiore civilià , od a più celesti in .
spirazioni restare obbligati . Adunque se oltre una naturale disposizione dei corpi, a restare contaminato dal morbo ab bisognavano o la vicinanza , o il contatto dell' )
uomo ammalato , o delle robe che a suo uso ao
vevano servito nel corso della malattia, se l'aria stagnante e chiusa , e zeppa di animali effluvi la dava , se l'aria aperta e sfogata o Pallonta . nava , o l'alleggiava , se le persone sane , ben chè vissute in prossimità degl'infetti,> e le mer. >
124
STORIA D'ITALIA
ci da loro tocche, solo che al paro e ventilate aere esposte fossero , l'infezione fuori della cite
tà non irasportavano, e se finalmente il mede . simo aere ventilato e puro il malefico fomite presso al suo fonte stesso , cioè all'ammalato, distruggeva ed annientava ; si deduce , che , a ľ accidente mortifero di Livorno , quantunque a vesse in se raccolti tutti i segni di quel morbo,
che alcuni febbre gialla , altri vomito nero ap pellano , era nondimeno molto dal medesimo diverso , opinione non verisimile , perciocchè i segni indicano identità di natara , o che il terro re e la mossa immaginazione hanno in altri paesi fatto parer diverso da quello ch' egli è veramente , tassandolo di contagio , quando ve ramente contagioso non é a modo delle malat. tie , che i medici chiamano specialmente con questo nome , come per cagion d'esempio la peste d'Egitto. Nè dimorerommi io a dire co . me egli in Livorno stato fosse recato ; perché , se il vi recasse , come corse fama , un bastimen to venuto da Vera Croce , é incerto , siccome ancora è incerto , se da altro contagio qualun. que , o se da mera disposizione del cielo piovo. so e caldo, come alcuni credonn , e pare più
verisimile , ingenerato e sorto fosse. Certo è be. ne , ch'ei fu contaminazione schifosa ed abbo
minevole , e che funestò per numerose morti
Livorno , spaventò le città vicine, tenne langa pezza dubbiosa ed atterrita l'Europa per la fa ma delle province devastate in America . Queste cose ho voluto raccontare con quella maggiore
semplicità che per me si è potato , acciocchè la nuda verità meglio servir potesse a far co noscere , per forza di comparazione, la natura , ed i rimedi di an male , che omai minaccia di voler accrescere la soma di tutti quelli che già pur troppo affliggono la miseranda Europa. Ordinate col consentimento del papa le fac oende religiose in Francia , si adeva necessa
LIBRO
XXI .
1804
225
rio , che il consolo le acconciasse coll'interven : to pontificio nell'Italica ; imperciocchè il pon tetice non aveva tralascialo di muovere querele intorno alle deliberazioni prese senza che la potestà sua fosse non che consenziente , richie
sta , nell'italiana constituzione . Il consolo per un suo gran fine voleva gratificare al papa . Per la qual cosa , dopo alcune pratiche tenute a Pa. rigi tra il eardinal Caprara , legato della san ta Sede , e Ferdinando Marescalchi , ministro degli affari esteri della repubblica italiana , fu concluso il di sediei .settembre , in nome del
pontefice e del presidente un concordato , l’im . portar del quale fu quasi in tutto conforme at concordato di Francia. Ma bene ne amplió le condizioni a favore della potestà secolare Melzi vice - presidente , nodrito nelle dottrine leopol diane. Decretava , che la facoltà di vestire e di ammettere alla professione religiosa fosse ri . stretta agli ordini, conventi, collegi, monaste ri , che per instituto fossero dediti all'instruzio .
ne ed educazione della gioventů , alla cura degl' infermi,> o ad altri simili uffizi di speciale e pubblica utilità ; che per vestire , o far profes
sione religiosa individuale , e per la promozio ne agli ordini sacri , il beneplacito del governo si richiedesse ; che la libera comunicazione dei Vescovi colla santa Sede non inportasse nè de voluzione di cause da trattarsi in via contezio
sa avanti i tribunali , nè dipendenza alcuna dall' autorità spirituale nelle cose di privata compe tenza dell'autorità temporale ; che le bolle , i brevi , ed i reseriiti della Corte di Roma non si potessero recare in uso esteriore e pubblico
senza il beneplacito del governo ;che solamen. te i sacerdoti, gl'iniziati negli ordini sacri , i chierici ainmessi nei seminari vescovili , ed i. >
vestiti o professi negli ordini religiosi fossero' esenti dal servizio militare ; che il governo non
darebbe mano forte per l'esecuzione 10delle pear
326 STORIA D'ITALIA ne esterne ordinate dall'autorità ecclesiastica per correggere gli ecclesiastici delinquenti , e gli appellanti dalle medesime, se non se in ca. so di abuso manifesto , ed osservati sempre i confini ed i modi della rispettiva competenza ; finalmente , che la vigente disciplina della Chie. sa nella sua attualità , salvo il diritto della tu . 9
tela e giurisdizione politica , si mantenesse . Sa. ne e salutari e necessarie guarenligie erano queste in pro ed a conservazione dell'autorità
secolare ; imperciocchè la religione cattolica ha più che qualunque altra , modi d'influire per mezzo de'suoi ininistri , che sono uomini, nelle deliberazioni dei reggitori dei popoli , e verso di lei debbonsi da questi usare cautele efficaci, perché siano salvi la libertà ed i diritti della potestà temporale . Ma le senti molto gravemen te il pontefice , e vivamente se ne dolse col pre . >
sidente. Egli si temporeggiava alle risposte, e nelle solite ambagi avviluppandosi, nè dava , nè toglieva speranza di ammendazione . Intanto, quanlunque il concordato italico , e massime iſ
decreto del vice -presidente fossero più accetti a chi amava le dottrine pistoiesi , e le riforme di Leopoldo , che ai papisti , servirono ciò non o . stante a tranquillare le coscienze timorate del
popolo , il quale avendo sempre perseverato nella Fede , e nella riverenza verso il papa , ve deva malvolentieri le dissensioni con Roma , ed ora della ristorata concordia si rallegrava.
I magistrati, i preti , i filosofi, i soldati , il po polo predicavano il presidente unico : il buona partico nome a tutti sovrastava , ed a fulto.
Ma già le bilustri Irame del consolo si avvi . cinavano al loro compimento . Glorioso per guer. ra , glorioso per pace , nissun nome nė negli an. tichi, nė nei moderni tempi alle allucinate ge
perazioni pareva uguale al sno . Ancora spessego giava il suono nelle bocche degli uomini , e fre sca era negli animi la memoria delle sue ma >
L LB RO XXI.. 1804
227
ravigliose geste in Italia e prima e dopo le c . giziache faliche . Avere lui, si ricordavano, su bitamente l'umile fortuna della repubblica in nalzato al più alto grado di gloria e di poten za ; senza di lui essere ricaduta , con lui risor. ta ; i mostri , cosi scrivevano , avere prevalso , lui lontano ; essere slali vinti ,> quasi da Ercole secondo , lui presente : con esso lui lontano la
guerra avere seguitato la pace , con esso lui presente la pace avere seguitato la guerra ; nė solo con l'Austria avere procurato la concordia , ma ancora con la Russia , con l'Inghilterra , con la Turchia , col Portogallo , col duca di
Vittemberga , col principe d'Orangia : i barba ri siessi avere a benetizio di Francia pattuilo con lui, Algeri e Tunisi essere tornati all'anti ca amicizia di Francia ; nè più spaventare i francesi cuori l'aspetto delle africane crudel tà ; potere le francesi navi liberamente e secu ramente attendere ai traffichi loro nel Mediter
raneo , né i libici ladroni più oltre insultare alle insegne della repubblica ; avere lui solo spenta la civile discordia ; luisolo restituito la patria agli esuli , lui solo restituito onore a pa . pa Pio sesto , ed alle sue venerate ossa dalo ri poso ; avere a pace delle coscienze , a conser
vazione dei costumi , a salute delle anime con venuto con papa Pio setimo ; per lui essere restiluita a luogo suo la generosità e la fedeltà
francese verso lasedia apostolica : lui avere store nato i vaticani folgori dalla religiosa Francia ; lui averla riconciliata con se stessa e con la
cristianità ; ciò quanto al politico ed al religio so : quanto al prospero , a lui essere obbligale
le tinanze dell'abbondanza loro , a lui imagi strali dei pagati stipčndi, a lui i soldati delle diligenti paghe , a lui i viandanti delle raccon ce strade , a lui i naviganti dei ristorali canali ,
a lai i commercianti degli aperti mari : ogni cosa lornare all'antico splendore ; ii palazzi la
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STORIA D'ITALIA
ceri dal tempo o dalla rabbia degli uomini , ri. storarsi , nuovi edifizi innalzarsi; la Francia bella per natura , divenir più bella per arte ; dileguarsi le ruine , segni abbominevoli delle
passate discordie ; sorgere moli , segni magnifi ci di generoso governo: tali essere i frutti della pace , tali quei della concordia ; essere tinita la rivoluzione , e con lei serrata l'officina di tante disgrazie : rotta , esser vero , di nuovo es sere dall'infedele ed ambizioso Britanno la guer ra ; ma già correre sulle coste dell'Oceano le
vendicatrici schiere , già apprestarsi le conqui statrici antenne', già Londra stessa esser mal si. curo nido ai corsari dominatori del mare ; pre
sto aversi a vedere quanto potessero a benefizio dell'umanità contro gli avari e superbi tiranni , che soli fra tutti restavano a domarsi , la Fran cia potente , ed il fortunato consolo : minaccia . re, esser vero , la Russia ; essere appresso a lei
efficaci le arti , e le profferte d'Inghilterra ; ma lontano essere Alessandro , nè spoglio d'umani tà , né i dispareri poter durare tra chi a bene in tende : cosi avere il consolo dato a Francia pa ce sicura , ed occasione di vittoria . Di tanti ob
blighi nissun premio poter essere , non che mag giore , pari . Queste cose si dicevano , ed ancor più si scri. vevano . Il consolo non abborrendo dal scellera
to proposito di ridurre in servitù una nazione, che con una piena di tanto amore si versava verso di lui , pensò essere arrivato il tempo di dar compimento a' suoi disegni. Perciò , allel. tati gli amatori del nome reale con la patria ,
i soldati coi donativi , i preti col concordato , i inagistrati con gli onori , il popolo coi commo di , si accinse ad appropriarsi la parola di quel. lo , di cui già aveva la sostanza, accoppiando in tal modo il supremo nome alla suprema po tenza . Restava che i repubblicani assicurasse : il fece con l'uccisione del duca d'Anghienna .
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Die le prime mosse il tribunato : il senato non
s'indugid a seguitare parle per paura, parte per ambizione : il di diciotto maggio chiamava Na poleone Buonaparte , Imperator dei Francesi . Questo atto , ancorché inaspettato non fosse,
empiè di maraviglia il mondo. I pazzi reali s' accorsero , che Buonaparte non era uomo , co >
me aspettavano , che volesse fare il Monk : i
pazzi repubblicani videro , che non era uomo da voler fare , come si promettevano , il Cin cinnato , questi piú inescusabili diquelli ; per . ché , tacendo anehe gli altri saoi andari, quell' aver detto al consiglio dei Giovani il di nove novembre del novantanove , che la realtà non poteva più vincere in Europa la repubblica , >
avrebbe dovuto fargli accorti , ch ' ei volcva fa re che la realtà vi vincesse la repubblica. Poi, siccome il secolo era tutto di piacere , nulla di coscienza , come bene sel conobbe Buonaparte, i reali dimenticarono tosto la realtà , i repub blicani la repubblica , e gli uni e gli altri tras sero cupidamente agl“ imperiali allettamenti. Pochi dall'una parte e dall'altra si ristarono ; il secolo gli chiamò pazzi . Delle potenze d’EQ ropa l'Inghilterra , che non sera mai ingan naia sulle qualità di Buonaparte , contrastava ) ina invano ; contrastava anche inpano il lontano
ed inganpato Alessandro : la Turchia , per timo re della Russia ,> si peritava ; l' Austria doma >
taceva ; la Prussia , che tuttavia per le sue e . molazioni verso l' Austria continuava ad ingan narsi , non solamente aveva consentito , ma an cora esortato . Quest' era stato uno dei principa li fondamenti dell'ardimento di Napoleone . Pri mario confortatore a questi consigli era il mar . chese Lucchesini ministro del re Federigo a Parigi . Luigi decimottavo , re di Francia >, che tino a questo tempo >, forse per qualche speran.
za , aveva più temperatamente che degli altri
230
STORIA D'ITALIA
governi francesi, parlato e scritto di Buonapar le , a questo estremo allo di assunzione di po tenza , per cui ogni aspettazione di buon fine era tolta , grandemente risentendosi , con gra. vissime parole contro l'usurpazione tin dall ulo timo settentrione , dove esule da ' suoi regni se ne slava : protestó . A Piemonte si confortava della perduta independenza per la unione con >
chi comandava ; Genova ingannala sperava al . meno di conservar l'antico nome; la repubbli
ca italiana , giacchè era perduta la libertà ,
si
prometteva almeno la potenza : la Toscana , che
meglio di tutti giudicava delle faccende pre senti , non sapeva nè che sperasse , nè che te messe ; bene si doleva che i leopoldiani tempi fossero perduti per sempre : Napoli , già servo il regno di qua dal Faro , stava in dubbio se
almeno potesse conservar libero quello oltre il Faro. Il papa era spaventato dalla grandezza di Napoleone ; ma egli il confortava con le prn. messe , con le adulazioni , ed ancor più con le richieste ; imperciocché vedendo , che , poiché alle antiche consuetudini se ne tornava ,
non
aveva titola legitimo, nè volendo ammettere la dottrina della sovranità del popolo , perché l' ammellerla era un confessare che chi faceva
poteva disfare , ed ei non voleva esser disfatto, il pontetice con grandissime istanze , non purga te da qualche minaccia , richiedeva , che a Pa . rigi se ne venisse per consecrarlo imperatore.
Parevagli che la conserrazione del papa gli dès. se nell'opinione degli uomini quello , che per altre parti gli mancava . Era certamente un gran fatto , che il capo suprenio della Chiesa , in età già grave , in stagione sinistra , a lontana e stra. niera lerra se n'andasse per legittimare con la santirà del suo ministerio quello che tutti i prin cipi d'Europa chiamavano o aperiamente , o oco cuitamente una usurpazione. Per indurre il pa
231 LIBRO XXI . 1804 pa a questa deliberazione , Napoleone gli pro metteva , che se già molto aveva fatto a bene fizio della religione e della santa Sede in Fran cia , molto più era per fare , ove il papa con
sentisse alla consecrazione . Si trovaya il ponte
fice da queste domande molto angustiato , per chè dall'una parle desiderava di satisfare a Na poleone , sperando di l'arne nascere frulli pro fittevoli alla religione ; dall'altra il confermare con la efficacia del suo ufficio gli effetti della
prepotenza militare , gli pareva duro e disono revole consiglio .
Tanto poi più se ne stava sospeso , quanto e Luigi decimottavo , e l'imperatore di Germa >
nia , e quel di Fiussia , e il re medesimo d' In ghilierra più o meno manifestamente il confor-. lavano al non offendere con un alto tanlo sire
pitoso la maestà reale , ed i principii, sopra i quali lulle le moderne sovranilà si trovavano
fondate . Non si cominellesse , dicevano , abban donando gli amici antichi , alla fede di un ami. co nuovo ; . la forza soldatesca non santificasse ;
la ruina d ' Europa non appruovasse ; conside rasse , fugaci essere le cose violente , rovinare di per se stesse le eccessive : pensasse dopo quel penbo facilmente dileguantesi dovere aver bi. sogno dei patrocinii antichi ; non più trattarsi di salvare la religione già salva >, ma di salvare i seggi antichi : ő legittimità o usurpazione , n temperanza o tirannide , o leggi o - soldati 0 civiltà o barbarie , di ciò trallarsi. Avvertisse finalmente quanto enorme sarebbe , se il ponte fice di Roma , se il capo della Cristianità si muovesse a santificar il sornmo grado in chi u sava la religione per fraude , le promesse per inganno , le armiper sovvertimento : vedesse la serva Italia , osservasse la Irenebonda Germa
nia , riflellesse alla soggingata Francia , e giu dicasse se gli fosse lecilo , la dignità apostolica sua contaminando , onestare cou si solenne die
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STORIA D'ITALIA
mostrazione ciò , che tutte le leggi divine ed umane condannavano .
Queste esortazioni grandemente maoverano il pontefice. Ciò non ostante non gli sfuggiva , poiché al beneficio della religione aveva l'ani mo intento , che la religione , per essere in Francia la parte avversa tanto potente , per ese servi la instaurazione tanto recente , per essere
Napoleone imperalore in tatte le cose sue tanto
arbitrario e tanto subito , maggiore pericolo vi portava , se a Napoleoue non consentisse ,> che
in Austria e negli altri paesi cattolici della Ger mania , se ai desiderii di Francesco imperatore
non si uniformasse. Quanto alla Spagna , piato tosto suddita che uguale alla Francia , per la divozione del principe della Pace ai Buonapar. tidi ,> sapeva il pentetice , che la sua risoluzio . ne a favor di Napoleone vi sarebbe stata udita volentieri .
Da un altro lato il signore di Francia tanto si dimostrava anorevole e lusinghiero verso la san. ta Sede , che il papa venne in isperanza ,
non
solamente di tenerlo nei termini, ma ancora di volgerlo in quella parte alla quale ei volesse. Contidava massimamente di poter conseguire qualche utile modificazione negli articoli orga. niei annestati da Napoleone al concordato di
Francia , e da Melzi a quello d'Italia . Desi derava altresi , e sperava d'indurre Napoleone a dare qualche larghezza di più al culto este riore , al quale effetlo erano corsi prima non
pochi dispareri , perché Napoleone intendeva it eulto pubblico ad un modo , e Pio ad un altro Ne dubitava punto che la presenza sua in Fran. eia efficacemente non avesse ad operare , per religione meglio si conoscesse , e meglio che la si amasse. Aveva anche difficollà a persuadersi, che una si lunga e grave fatica , ed una tanto condiscendenza in un affare di tanto momento
per Napoleone , non fossero per ispirare al culo
LIBRO
XXI.
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1804
re di lai, quantunque di soldato fosse ,
affetti
più miti , e maggiore agevolezza verso il roma no seggio . Tutte queste cose molto bene e maturamente considerate , e co' suoi cardinali parecchie yol te ponderate , implorato anche l'aiuto divino , siccome quegli che piamente da lui ripeteva
ogni evento o prospero od avversó , si delibera. va a voler fare quello , che da tanti secoli non si era veduto che alcuno fatto avesse . Per la
qual cosa risolutosi del tutto a voler posporre al benefizio della religione ogni altre umano rispelto , convocati i cardinali il di ventinove ottobre con queste gravi ed affettuose parole favellava loro
:
* Da questo medesimo seggio ,
venerabili
» fratelli , noi già vi annunziammo, siccome » il concordato con Napoleone imperatore dei » Francesi , allora primo consolo , era stato da » noi concluso : da questo stesso vi partecipam » mo la contentezza che aveva ripieno il nostro » ) cuore > nel veder volte novellamente , per oo » pera del concordato medesimo , alla cattolica
» religione quelle vaste e popolose regioni. D ' » allora in poi i profanati tempji furono aperti He purificati, gli altari riediticati, la salvatri. » ce croce innalzata , l'adorazione del vero Dio » restituita , i misteri augusti della religione li. » beramente e pubblicamente celebrati , legit u timi pastori a pascere il famelico gregge con o ceduti , numerose anime dai sentieri dell'ero » rore al grembo della felice eternità richiamnao » te , e con se stesse , e cal vero Dio, riconci .
» » y y
liate ; risorse felicemente da quella oseurità in cai era stata immersa , alla piena luce del giorno in mezzo ad una rinomata nazione la cattolica religione » A tanti benefici di gioia esultammo , e le » esultazioni nostre a Dio nostro Signore dall'
intimo del nostro cuore porgemmo. Questa
134
» y » y
STORIA D'ITALIA
grande emaravigliosa opera non solamente ci riempiva di gratitudine verso quel potenle principe , che usò tutto il potere e l'autorità sua per fare ilconcordato ; ma ancora ci spin ge , per la dolce ricordanza , ad usare ogni occasione che si aprisse , per dimostrargli , 5
tale essere verso di lai l'animo nostro . Ora
questo medesimo potente principe , il nostro
y carissimo figliuolo in Cristo Napoleone impe. » ratore dei Francesi , che con le opere sue si » bene ha meritato della cattolica religione , vie . » ne a noi signiticandoci , ardentemente desi derare di essere coi santi olii unto , e dalle
* mani nostre l'imperiale corona ricevere, ac » ciocchè i sacri dirilti , che sono in cosi alto
grado per collocarlo, siano col carattere della » religione impressi , e più potentemente sopra di lui le celesti benedizioni appellino . Richie. sta di tal sorte non solo chiaramente la reli
gione sua , e la sua filiale riverenza verso la
y santa Sede dimostra ; ma siccome quella che w accompagnata da espresse dimosirazioni e » promesse , da speranza che sia la fede sacra » promossa , e che siano le dolorose ingiurie ☆ riparate ; opera , che già ha egli con tanta
my fatica e con tanto zelo in quelle fiorite regio. ai procurato » .
# Voi vedete pertanto, venerabili fratelli , * quanto giuste e gravi siano le cagioni , che ad intraprendere questo viaggio c'invitano. * Muovonci gl'interessi della nostra santa reli .
» gione , muoveci la gratitudine verso il poten . te imperatore , muoveci l'amore verso colui $ che con tutta la forza sua adoperandosi, ebbe # in Francia alla cattolica religione libero e pubblico esercizio procurato ,> muoveci il de. » siderio , che d'avanzarla viemaggiormente in » prosperità ed in dignità ci dimostra . Speria » mo altresi , che quando al cospetto suo giun. » ti saremo , e con lui rolto a volto farelleres
LIBRO ' XX1. 1804 235 y mo , tali cose da lui a benefizio della catto » lica Chiesa , sola posseditrice dell'arca di sal » vazione , impetreremo , che giustamente con
» noi medesimi dello avere a perfezione con » y » » > » » y ☆ y * » w
dotto l'opera della nostra santissima religione congratularci potremo. Non dalle nostre de boli parole tale speranza concepiamo, ma dalla grazia di colui , di cui , quantunque im. meritamente , siamo il vicario supra la ter ra , dalla grazia di colui , che per la forza dei sacri riti invocato essendo , nei bene disposti cuori dei principi discende , specialmente quando padri dei popoli 'si mostrano , spe cialmente quando all'eterna salute intendo no , specialmente quando di vivere e di mo: rire veri e buoni figliuoli della catlolica Chie. sa deliberano . Per tutte queste cagioni , ve
» nerabili fratelli , e l'eseinpio seguitando di * aliani nostri predecessori che la propria sede
o lasciando , in estere regioni per promuovere y la religione , e per gratificare ai principi , che della Chiesa bene meritalo avevano , pere
grinarono , ci siamo ad intraprendere il pre . » sente viaggio deliberati , avvengadioché da * tale risolazione avessero dovuto allontanarci
# w jy » »
la stagione sinistra , l'età nostra grave, la sa lule inferma. Ma non fia che a tali impedi. menti ci sgomentiamo, solo che voglia Iddio farci dei nostri desiderii grazia . Né fu il ne. gozio , prima che ci risolvessimo , da ogni parte ed attentamente non consideraio . Stem
» mno dubbi , ed incerti un tempo ; ma con tali » assicurazioni si fece incontro ai desiderij no
» stri l' imperatore , che ci rendemmo certi ,
» essere il nostro viaggio a pro della religione » per riuscire. Voi ciò sapete , che sa di ciò à
» voi chiesi consiglio : ma per non preterire » quello che ogni altra cosa avanza , sapendo » benissimo , che conforme al detto della divi. ř na sapienza , le risoluzioni dei mortali , ana
236
{
STORIA D'ITALIA
→ che di quelli che per dottrina e per pietà pid * riputati sono , di quelli altresi , il cui parla yre , quale incenso , alla presenza di Dio sen » sale , sono deboli e timide ed incerte , le no. #stre fervorose preghiere al Padre di ogni sa » pere indirizzammo , instantemente richieden . ► dolo , che ci sia fatto abilità di solo fare
» quello che a lui piacer possa , solo quello che m a prosperità ed incremento della sua Chiesa
tornare promelta. Ecci Dio , al quale coll'u » mile nostro cuore tante volte supplicammo , y al quale nel suo sacro tempio le supplici no
stre mani alzammo , dal* quale e benigna au
j dienza ed ajuto propizio in tant'uopo implo rammo , testimonio , che niun ' altra cosa vo .
►gliamo , a niun ' altra inlendiamo , che alla º gloria ed agl'interessi della cattolica religion #ne , alla salute delle anime, all'adempimento
udell'aposlolico mandato , a noi , quantunque >
Himmeritevoli , commesso. Di questa medesima » sincerità nostra voi stessi , venerabili fratelli, y a cui tutto apersi; siete testimoni. Adunque U quando un negozio si grande con l'aiute della divina assistenza vicino è a compirsi , qual vicario di Dio , Salvator nostro , operan )
y do , questo viaggio , al quale tante e si pon ► derose ragioni ci confortano , imprenderemo. » Benedirà , speriamo, il Dio d'ogni grazia i nostri passi , ed in questa opera nuova della
y religione con uno splendore di accresciuta gloria si manifesterà. Ad esempio di Pio
► sesto di riverita memoria, quando a Vienna d'Austria si condusse >, abbiamo , venerabili
► fratelli , provveduto , che le cure , e le audiene ze siano e restino secondo il solito aperte ; e # siccome la necessità dei morire è certa , il > giorno incerto , cosi abbiamo ordinato , che » se durante il viaggio nostro a Dio piacesse » di tirarci a lai, si tengano i pontificii comizi. Infine da voi richiediamo , voi instantemente
.
LIBRO
XXI.
1804
237
preghiamo, che vi piaccia per noi sempre » » » 1 »
quell' affezione medesima conservare , che fi nura ci mostraste , e che noi assenti , l'ani ma nostra all'onnipotente Iddio , a Gesù Cri. sto nostro Signore , alla gloriosissima sua Vergine madre , al Beato apostolo Pietro , ac
y ciò questo nostro viaggio, e felice sia nel # » » ► w » »
corso , e prospero nel fine , raccomandiate. La quale cosa , se , come speriamo, dal fon te di ogni bene impetreremo, voi , venerandi fratelli , che di ogni consiglio nostro e di ogni nostra cura foste sempre partecipi fatti, della comune contentezza ancora voi participerete, e tutt'insieme nella merce del Sigaore esul. teremo , e ci rallegreremo » .
Giunto il pontefice sulle francesi terre , fa per ordine dell'imperatore , ed ancor più per la pielà dei fedeli in ogni luogo con riverenza veduto. A Parigi,> anche quelli che non crede
vano nè al papa , nè alla religione , si precipi tavano a gara , º per moda , o per vanità, o per adulazione , alla sua presenza per esprimergli con parole sentimenti di rispetto. Incoronaya Napoleone il di duedecembre . Il fece l'impe ratore aspettare nella chiesa di Nostra Donna
di Parigi un'ora prima che vi arrivasse : volle. rh, quando il pontefice si mosse alla volta di
jui, i pii circostanti applaudire al venerando vecchio ; furonne da Napoleone con imperioso e forte segno impediti : partito da Nostra Don. na il consecrato ed incoronato Napoleone , fu lasciato Pio , come un uom del volgo , avvilup.
pato ed impedito fra l'immensa folla del po polo concorso ; tristi presagi dei casi avvenire. Napoleone consecrato dié nel campo di Marte solennemente le imperiali aquile a ' suoi solda
tiavevano : le antiche insegne della rrpubblica , che veduto le renane ,
italiche , egiziache
vittorie , lasciate nel fango , che era in quel giorno altissimo. Tanto i soldati di tutti già >
>
238
STORIA D'ITALIA
erano divenuti soldati di un solo ! Disprezzar
la gloria era segno, che non si sarebbe rispet. tata la libertà.
Andarono i magistrati , ed i capi dell'eserci. to a rendere omaggio all'incoronato loro signo re . Cervoni , antico compagno , vedendolo non più cosi scarso del corpo, coni'era una volta ,
con esso lui della prospera salute si rallegrava. .Si, rispose il sire , ora sto bene,
TINE DEL LIBRO
VIGESIMOPRINO.
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOSECONDO
SOMMARIO
Buonaparte creatosi imperatore di Francia , pensa a farsi chiamare re d ' Isalia. Gl Italiani gli si appresentano a Parigi , e il fanno pago di questo suo desiderio. Va a Milano per incoro e
narsi re . Genova cambiata , ed unita a Francia . Festa che danno i Genovesi all'imperatore e re .
Dichiarazione di Scipione de' Ricci vescovo di Pistoia , al papa, ed accoglienza che il Por tefice gli fa a Firenze. Astute insinuazioni dei Gesuiti ai principi, e loro rinstaurazione nel re. gno di Napoli. Nuova guerra tra la Fruncia da una parte , Ľ Austria e la Russia dall'altra , e sue cagioni. Massena generalissimo di Francia, ľ arciduca Carlo generalissimo d' Austria in Italia . Battaglia di Caldiero. Strepitose vittorie di Napoleone in Germania . L'arciduca si ritira
dall' İtalia : pace di Presburgo. Napoleone to glie il regno a Ferdinando di Napoli , e per
qual cagione. Giuseppe , fratello di Napoleone, re di Napoli. Si fa sangue nelle Calabrie. Baš taglia di Maida tra Francesi ed Inglesi. Acci. denti delle bocche di Cattaro , e ferocia della guerra dalmatica. La Dalmazia e Ragusi riya nite al Regno Italico .
240
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOSECONDO
La natura di Napoleone era irrequieta, disor. dinata, solo costante nell'ambizione. Però lan
go tempo non stava nel medesimo proposito , senipre mutando per salire . Pareva , e fu anche solennemente , e con magnifiche parole detto da lui e da Melzi , che gli ordini statuiti in Lione per l'Italica fossero per essere eterni; ma non ancora erano corsi due anni , che già manchi , insufficienti non conducenti a cosa che buona e durevole fosse , si qualificarono . Importava a chi s'era fatto imperatore , che .
re ancora si facesse . Erano , non senza dise gno , stati invitati gl' Italici condarsi a Parigi
per cagione di assistere, in nome della repub. blica , alle imperiali cerimonie ed allegrezze . Vi andarono Melzi vice -presidente , i consaltori di stato Marescalchi , Caprara , Paradisi , Fe
naroli , Costabili , Luosi, Guicciardi ; i depu . tati dei collegi e dei magistrati Guastavillani, Lambertenghi, Carlotti, Dambruschi, Rangone,
Galeppi, Litta, Fe, Alessandri, Salimbeni, Ap . piani , Basti , Negri, Sopransi, Valdrighi. L' imperatore si lascid intendere che il chiamas. sero re , e condannassero gli ordini lionesi: di sponendosi la somma delle cose non solo con un comando , ma ancora con un cenno di Na.
poleone, il fecero volentieri, Melzi certamente non nato a questi vituperii, appresentandosi il giorno diciasette marzo con gli altri depatati
in cospetto di Napoleone salito sul trono nel Castello delle Tuilerie , in tali accenti con lingua e concetti servili favellava . « Voi ordi.
☆ naste , o Sire , che la consulta di stato ,> e i doputati della repubblica italiana si adunas.
sero , e l'affare il più importante pe'saoi de
LIBRO
XXII .
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241
» stini presenti e futuri , cioè la forma del suo » governo considerassero. Al cospetto vostro io
» m'appresento, o Sire , per compire appresso » » » »
a voi l'onorevole carico d'informarvi di quan• 1o ella fece , e di quanto ella desidera. Pri mieramente l'assemblea molto bene ogni co . sa considerando , venne in questa sentenza
y che impossibile é, se troppo non si vuole da . gli accidenti dell'età nostra discordare ,
le
g * attuali forme conservare . Ebbero le lionesi
» constituzioni tutti i segni di ordini provvisorii : » accidentali furono , perché agli accidenti dei w tempi fossero rispondenti , né in se alcun » nervo avevano , per cui gli uomini prudenti » e durata e conservazione promettere si po. » tessero . Non che la ragione, l'evidenza strin. i gono urgentemente a cambiarla . La qual co. » sa concessa , e confessata vera ,
come
vera
» é realmente , la via da seguitarsi semplice
» diventa e piana: i progressi delle cognizioni, ist i dettami dell'esperienza la monarchia con. » stituzionale , la gratitudine , l'amore , la con » tidenza il monarca ci additano . Voi - conqui .
» staste , o Sire , voi riconquistaste , voi crea #sle , voi ordinaste , voi fino a questo di l'ita y liana repubblica go ernaste ; quivi ogni cosa » le vostre geste , la vostra mente , i vostri be » ncfizi rammenta : un unico desiderio poteva » essere fra di noi : un unico desiderio è sorto . » Noi non preterimmo di maturamente consi. y derare quanto nelle future cose la profonda » sapienza vosira indicara ; ma per quanto gli » alii e generosi pensieri vosiri coi nostri pid » bramaui interessi s'accordino , facilmente ab » biamo a noi medesimni persuaso , che le con » dizioni nostre tanto ancora non sono mature ,
» che possiamo aggiungere a quest'ultimo gra ► do della politica independenza . L'italiana re
> pubblica , cosi porta l'ordine naturale delle in cose , debbe ancora per qualche tempo re T. III .
II
342
STORIA D'ITALIA
» stare impressa della condizione degli stati » novellainente creati . Un primo nembo , quan . tunque leggieri, che l'aere oscarasse , sareb .
» be per lei d'affanni e di iimore cagione. » Nella qual cónaizione, quale maggior sicu s rezza , quale più fondata speranza di felici .
► tà potrebbe ella , Sire , che in voi trovare ? Voi siete ancora necessaria parte di lei . Solo Ý nell'alia sapienza vostra sta , solo a lei s'ap ► partiene il vedere il preciso termine della
* dependenza tra le gelosie esterne , ee i peri » » » ») n » ☆ »
coli nostri. Interrogati amorevolmente , ri. spondiamo sinceramente . Questo è il desi derio nostro , che a voi significhiamo, que sta la preghiera, che a voi indirizziamo, che vi piaccia quelle constituzioni darne , in cui i principii già da voi pubblicati , dall'eterna ragione richiesti , alla quiete delle nazioni necessari , statuiti siano e confermati . Siate >
» contento , o Sire , di accettare , siate conten
» to dicompire le preghiere, e i desiderii del x l'italica consulta. Per questa mia bocca in » stantemente tutti ve
ne ricercano , e ve
nc
» scongiurano . Se voi benignamente ci esan, » dite , agli Italiani diremo , che voi con più forte legamento vi siete alla conservazione, » alla difesa , alla prosperità dell'italiana na in zione congiunto . Cosi è , Sire , voi voleste che » la italiana repubblica fosse , ed ella fu : fa . te ora , che la italiana monarchia sia felice , » e sarà » .
Terminato il favellare, e fattosi avanti Melzi , l'atto dell'italiana consalta espresse : il governo della repubblica italiana fosse monarcale , ed
' ereditario : Napoleone primo re d'Italia si di. chiarasse : le due corone di Francia , e d ' Ita
lia in lui solo , non ne' suoi discendenti o suce " cessori , potessero essere unite : insinoataotochè
gli eserciti francesi occupassero il regno di Na. poli , i russi Corfù , gl'inglesi Malta, le due
LIBRO XXII .
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243
non si potessero separare : pregassesi Napoleone imperatore , passasse a Milano per ricevere la corona , e slaluire leggi definitive
corone
pel regno .
Rispose Napoleone con voce forte , ma chioc . cia , come l'aveva , aver sempre avato il pen siero di creare libera e independente la na. zione italiana ; dalle sponde del Nilo avere sen. tito le italiane disgrazie ; essere, mercé delco raggio invitlo de' suoi soldati , comparso in Mi. lano , quando i suoi popoli d'Italia ancora il credevano sulle spiagge del mare Rosso ; ancora tinto di sangue , ancora cosperso di polvere , sua prima cura essere stata l'ordinare l'italia .
na patria: chiamarlo gl'Italiani a loro re ; volere loro re essere , volere questa corona conserva re , ma solo fintantoché gl' interessi loro il ri. chiedessero : deporrebbcla , quando fosse venu. lo il tempo , sopra un giovane rampollo volen tieri , al quale del pari che a lui sarebbero a cuore la sicurezza e la prosperità dei populi
italiani. Nè questa fu la sola dimostrazione , ch'ei fece in questo proposito. Entrò il giorno seguente l'imperatore in se nalo . Taleyrand , ch'era uomo molto ambide .
stro , capace di provar questa con molte altre cose ancora , pruovo , che per allora l'unione della corona d'Italia' a quella di Francia era necessaria . Lessesi l'accettazione : poi Napo. lcone prese a favellare , pretendendo parole di moderazione e di temperanza , « Noi vi chia . # mammo , o senatori, disse , per darvi a cono y scere tutto l'animo nostro intorno agli affa » ri più importanti dello stato. Potente e forte » è l'impero di Francia , ma più grande ancora » la moderazione nostra . La Olanda , la Sviz zera , l'Italia totta , la Germania quasi tutta A conquistammo : ma in fortuna tanto prospera . » misura e modo serbammo. Di tante conqui. ☆ state provincé quello solo ritenemmo , che
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STORIA D'ITALIA
» necessario era a mantenerci in quel grado » d'autorità e di potenza , nel quale fu sempre » la Francia posia . Lo spartimento della Polo.
» nia , le province tolte alla Turchia , la con » quista dell'Indie , e di quasi tutte le colonie » hanno a pregiudizio nostro dall'un de ' lati » fatto ir giù la bilancia : l'inutile rendemmo,
» il necessario serbammo, nè mai le armi per progetti » vani
di grandezza , ne per amore
» di conquiste impugnammo . Grande incre >> mento alla fertilità delle nostre terre ayreb . y be recato l'unione dei territorii dell'italia .
na repubblica : pure dopo la seconda con. » quista , l'independenza sua a Lione confer » mammo ; ed oggidi più oltre ancora proce . #dendo , il principio della separazione delle due corone statuiamo, solo il tempo di lei , º quando senza pericolo pei nostri popoli d'I. #talia "effettuare si possa , assegnando. Accet. » tammo , e sulla nostra fronte l'antica corona
dei Lombardi posammo : questa ratiempre » remo , questa rinstaureremo , questa contro » ogni assalto , finchè il Mediterraneo non sia # restituito alla condizione consueta , difende
» remo , e questo primo italico statuto. a poter » nostro sano e salvo conserveremeu
Creava l'imperatore Eugenio Beauharnais , figliuolo dell'imperatrice sua moglie , principe : poi , suo figliuolo adottivo chiamandole , vicere d'Italia il nominava. Creara Melzi guardasigilli del regno. Decretara , andrebbe a Milano , e la corona reale , la domenica ventisci di mage glo , prenderebbe. Messosi in viaggio con gran dissimo seguito di cortigiani , perché voleva far illustre questa sua gila con apparato molto su perbo, e più che regio , e festeggiata con gran dissimi onori per tutia Francia , arrivava Na
poicone il di venti aprile à Stupinigi , piccola ed ameña villa dei Reali di Sardegna , posta
a poca distanza da Torino . Quivi concorsero a
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$ 45
fargli onoranza i magistrati ; Menou verso di lui umilissimo si mostrava . Ad alcuni parlò beni . gnamente , ad altri superbamente , secondochè era da Menou egiziaco susarrato . Riprese con parole aspre l'arcivescovo Buronzo, accusando lo di serbar tuttavia fede al re di Sardegna :
tolse dalla carica Pico , presidente del tri. bunale , e lo voleva anche far ammazzare ; perché , come diceva , l'aveva tradito nelle faca cende veneziane . Infine trascorse in parole sde gnosissime contro i giacobini , chiamandogli
scelerati , e più quelli che l'avevano servito : in ciò era stimolato particolarmente da Me . noa , che parlava come se non fosse mai stato
giacobino egli.Aggiunse il sire , che gli avreb. be fatti arar dritto , e chi non ayesse arato dritto , avrebbe a far con lui . Tutte queste co .
se disse , e fece con modi tanto plebei , che tutti restarono persuasi, che se aveva la forza non aveva la dignità , e che novizio ancora , male sapeva portare il nuovo imperio . Venne ro a trovarlo a Stupinigi i deputati di Milano per fargli omaggio, re loro , rigeneratore loro,
padre loro chiamandolo . Rispose amorevolmen. te, gli avrebbe in luogo di figliuoli : raccoman do loro , fossero viriuosi , l'attiva vita , la pa.
tria , e l'ordine amassero . Dell'ordine parla . va per dar contro ai giacobini , credendo che questa fosse buon arte per adescare i re . Ter. minò minacciosamente dicendo, che se alcuno
avesse concetto gelosia pel regno d'Italia , a . veva una buona spada per disperdere i suoi ne . mici ; il che era vero. I buoni Milanesi stupi. vano a quelle si vive dimostrazioni , ed argo. mentavano , che il placido e grasso vivere fos se gianto al fine. Visitato Moncalieri , corse la collina di Torino : esaminata Superga , entro trionfalmente nella reale città . Abito il palaz zo del re , con ' molio studio e diligenza a que. slo fine restiluito ed addobbato dal conte Sal.
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STORIA D'ITALIA
matoris. Correvano i popoli piemontesi avea dere l'inusitato spettacolo : si maravigliavano , non del caso, che già ne avevano veduti tanti, ma della superbia. Arrivava in questo mentre papa Pio a Torino , tornando da Francia . Fa fatto alloggiare nelle reggia con Napoleone : steltern molte ore ristretli insieme: Pio spera . va , Napoleone lusingava , pubblicarnente sirete to accordo mostravano : l'imperatore ne gode.
va , perché sapeva qual effetto sulla opinione dei popoli partorisse l'amicizia di un papa . Visitó le pubbliche singolarità , con incredibile imperturbabilità parlando di quel che sapeva , e di quel che non sapeva : ma che dicesse be . ne , o che dicesse male , tutti sempre applau. divano . Parlò con facilissima loquela di musi .
ca , di medicina, di leggi, di pittura : volle vedere la tavola d’Olimpia , pinta da Revelli ,
pittore di nome . Lodò l'opera , ma nolò qaal. che difetto : tutti fecero le maraviglie del quan to se ne intendesse . Il papa festeggiato , anche
da Menou Abdallah, sè ne partiva alla volta di Parma.
Dai discorsi civili si venne alla rappresenta
zione delle armi . Volle Napoleone vedere i glo. riosi campi di Marengo , e guiri simulare una sembianza di battaglia. Rizzossi un arco Irion. fale salla porta d' Alessandria per a Marengo con
gli emblemi delle italiche , germaniche , egi ziache vittorie , sul campo stesso del combatia. >
to Marengo l'imperial trono s'innalzava . Com pariva Napoleone in una carrozza molto splen . dida , é tirata da olto cavalli : non conobbe , quanto più grande sarebbe stato , se in quei mo desimi luoghi si fosse rappresentato con mode stia e da soldato ; ma la vanilà guastava la glo. ria . Stavano i soldati schierali , molti memori delle portate fatiche in questi stessi marenghia ni campi : Francesi , Italiani , Mamalucchi , si fanti che cavalli ; s'accostavano le guardie na. >
LIBRO XXII . 1805 247 zionali, tatte in abito , ed in bellissimo ordine
disposte : magnifica comparsa poi facevano le guardie d'onore milanesi venute a Marengo per onoranza del nuovo signore . Stavano appresso gli ufficiali di corte , i ciamberlani , le dame, i paggi , e molti generali in abiti ricchissimi. Splendeva il sole a ciel sereno : i raggi ripera cossi , e rimandati in mille differenti guise da tanti ori , argenti e ferri forbiti , facevano una vista mirabile. Una moltitudine innumerevole di popolo era concorsa : l'alessandrina pianura risuonava di grida festive , di nitriti guerrieri ,
di musica incitatrice. Napoleone glorioso venu to sul trono , e postovi l'imperatrice a sedere , scendeva dall'imperiale cocchio ; e montato a cavallo s' aggirava per le file degli ordinati sol
dati . Le grida, gli applausi , i suoni di ogni sor ta più vivi e più spessi sorgevano , ed assordava no l'aria. Terminate la rassegna e la mostra
iva a sedersi sull'imperiale seggio ancor egli , essendo in lui conversi gli occhi della moltitu. dine , tutti imperatore e vincitore di Marengo con altissiine voci salutandolo . Seguitava la bat taglia simulata fra due opposte schiere , mode
rando le mosse e gli armeggiamenti Lannes , che dopo i nuovi ordiniimperiali era stato crea to maresciallo , Durò dalle dieci della mattina
sino alle sei della sera con diletto grandissiino di Napoleone ; la quale lerminala , dispensò a parecchi soldati o magistrati le insegne della legione d'onore , nuovo allettamento pe' suoi disegni creato da lui novellamente , siccome quegli che ottimamente conoscera i repubbli. cani de ' suni tempi. Sceso poscia dal trono gelo tava le fondamenta di una colonna per testimo . nianza alle fature genti della marenghiana vit
toria : ivi si fermarono le gloriose ricordanze . Ar rivava Napoleone con tutti i grandi della coro . na il di sei maggio a Mezzana - Corte sulla spon da del Po , dove passalo il fiume sopra non so
STORIA D'ITALIA 148 quale estemporaneo Bucintoro, fra le innumere. voli acclamazioni dei popoli, che sulle due op poste rive tripudiavano , sulle terre del suo ita.
lico reguo entrava . L' aspettavano jo solenne
pompa , il ricevellero , il lodarono il prefetto
dell'Olona , il guarda -sigilli Melzi , il mare >
sciallo Jourdan , che stava al governo dei sol dati francesi alloggiati nel regno italico . Rispo . se secco in un momento , in cui massimamente il suo cuore avrebbe dovnto aprirsi, e 'spander fuori da tutte le vene fonti d'affezione .
Giunto a Pavia , fece sua stanza nel palazzo del marchese Botta , ad uso di palazzo impe riale destinandolo , buon grado o malgrado che ne avesse il marchese , che per verità poco si curava di questo napoleonice onore . Guardie d'onore , studenti addobbati, folle di popolo ,
arazzi spiegati , fiori sparsi , lami accesi, apo plausi infiniti testificavano l'allegrezza dei Pa . vesi verso chi gli aveva araramente , e crudele mente posti a sacco . Vide volentieri l'Univer
sità , che l'ebbe con queste parole , per voce del rettore , e dei professori decani , lodato : « Voi assicuraste due volte colla vittoria , o Si * re , la sorte d'Italia , e due volte fra i tra .
» » ☆ »
vagli delle armi stendeste la mano generosa alle scienze profughe e mal sicure . Allora fu , che questo tempio saero alla sapienza veune da voi rialzato all'antico splendore. Chiama .
» ti noi sotto l'ombra del vostro scudo all'o .
#norato ministero del suo cullo , fummo ogno » ra penetrati da profonda riconoscenza . Il po » polo francese vi pose in capo la corona im. » periale ; ma gli Italiani vi preparavano quel » la degli antichi loro re : essi ve la offersero ,
» » » »
voi l'accettaste , e la vostra fronte piena da alti pensieri si fregierà di un dupliee diade ma. Questo è l'istante , che apre libero il campo alla nostra gratitudine , e che ci gui.
” da a depositare a' vostri piedi l'omaggio so.
LIBRO XXII . 1805
249
y lenne della nostra comune esultazione . Vni , di cui circondano le pacifichè non meno , che » le guerriere virtů , accogliete il rispettoso no. stro discorso , e vogliate esserci padre , e nu
> me tutelare , Apprenda da voi la posterità , che » il genio delle armiunito a quello delle scien » ze e delle arti forma la felicità delle nazioni.
Venite adunque fra noi, benefico e magna * . nimo eroe : per voi si diffonderanno vieppi, tutte le fonti del sapere . Già l'Italia , l'il ☆ lastre patria de' Virgilii, de'Galilei, de'Raf faelli ingrandisce le sue speranze sotto i po . intenti vostri auspicii . Il cielo vi formó per le
* grandi cose , e poichè tutto vi diede , vi con » cuda ancor lunghi e sereni giorni, onde com,
#piere l'opera della vostra beneficenza , e gli
1
* alti destini , che-ci avete preparati » . Io ho volato riferire questo discorso elogistico dell' Università di Pavia , perchè , sebbene del tutto non sia purgato , è nondimeno a comparazione delle laide e deformi italiane scritture di quei
tempi , limpido e puro di parole , e di stile non isconveniente al soggetto .
Fa magnifico l'ingresso di Napoleone in Mi.
1
lano , Entrava per la porta ticinese , a cui fu dato nome di Marengo. Gli appresentarono i municipali le chiavi posate sopra un bacile d ' oro. Dissero , esser le chiavi della fedel Mila . no ; i cuori aversegli già da lungo tempo acqui: stati . Rispose , serbassero le chiavi ; credere , amarlo i Milanesi , credessero , lui amargli . Pervenuto , traendo e gridando lietissimamen te una foltissima calca di popolo , al Duomo ,
il cardinal Caprara , arcivescovo , fattosegli in contro sulla soglia , giurava rispetto , fedeltà , obbedienza e sommessione , augurava conser: vazione di si gran sovrano , invocava gl'incliti
protettori della magnifica città Ambrogio e Carlo , accincc
a lui , ed a tutta la sua fami .
glia salute piena, e contentezza perenne des. II .
STORIA D'ITALIA
250
sero. Terminate le cerimonie del tempio , il palazzo dei Duchi ornato a festa , e tutto esul . tante per l'acquistata grandezza accoglieva il novello re .
Ed ecco che , saputo ch'era andato a Mila no per la corona , il venivano a trovare ii depu tati dell' italiche e dell' estere città . Vennevi
Lucchesini portatore dei prussiani onori , e del le prussiane arti : recava da parte del re Fede rigo l'aquila nera , e l'aquila rossa a Napo. leone : fregialosene il sire , compariva con toro
al cospetto de' suoi schierati soldati. Queste co se si facevano per pungere l'Austria , perchè a questo tempo il re Federigo , a ciò confortato da Lucchesini e da Hagwilz , si era risoluto ,
con quale prudenza e felicità il mondo stupi . dito se l'ha veduto , a secondare in tulto e per
tutto i disegni di Napoleone imperatore. Ven. nevi Cetto , inviato di Baviera , Beust, inviato >
dell'arci -cancelliere dell'impero germanico ,
Alberg mandato da Baden , Benvenuti bali man. dato dall'Ordine di Malia : mandovvi la mon .
tagnosa Vallesia il landamanno Augustini : man dovvi ladusta Spagna il principe di Massera > Lucca un Cotenna ed un Belluomini, To scana un principe Corsini ed un Villorio Fos no
sombroni : tutti venivano ad onoranza >, ed a
raccomandazione appresso al potente e temuto signore . Maggior materia era sotto i deputati della li gure repubblica. Aveva mandato il senalo ge novese Durazzo doge , cardinale Spina arcive
scoro , Carbonara, Roggieri , Maghella , Fravega , Balbi, Maglione , Delarue , Scassi , senatori . A loro maggiori carezze , e più squisiti onori si facevano. Studiavansi il ministro Marescalchi , ed il cardinale Caprara a soddisfar loro con mense
con udienze , con complimenti . Le me .
desime gentilezze us vano i ministri di Fran .
cia ; ad ogni piè sospinto veniva dalo dell' al
LIBRO
XXII ,
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tezza serenissima al doge , e di ambasciatori straordinari ai senatori . Il signorę stesso sempre gli guardava con viso benigno , c si allargava
con loro in mellitlue parole. Brevemente ,
fra
tanto festeggiare non erano i liguri legati la minor parte della comune allegrezza . Le quali cose considerando coloro 9, che la nalura di Na .
poleone non conoscevano , chiamavano iLiguri fra tutti gli uomini felicissimi, e felicissime
sorti argomentavano per la piccola repubblica . Ma quelli a cui era noto l'umore , stimavano
che vi fosse sollo qualche disegno , e dubitava no di qualche mal tratto. I liguri legati stessi , quelli almeno che non erano nella trama, per ciocchè alcuni vi erano , di lanli onori ed ac
caltamenti si maravigliavano , c gli animi non avevano del tutto sgombri da timore . Ammessi
all'udienza del signore , il videro sereno e lie to. Con esso lui dell'acyuistato imperio si ral legrarono , il commercio della prediletta Ligu ria instaurasse , supplicarono . Rispose umana mente , conoscere l'amore dei Liguri , sapere
aver soccorso gli eserciti di Francia in tempi difficili ; non isfuggirgli le angustie loro ; pren derebbe la spada e gli difenderebbe : conosce re l'affezione del Doge , vederlo volentieri , veder volentieri con lui i liguri senatori : ande rebbe a Genova ; senza guardie come fra amici v' anderebbe . Dopo l'udienza furono veduri od accarezzati dall'imperatrice , e da Elisa prin cipessa , sorella che era di Napoleone , sposata ad un Baciocchi , creato principe anch'egli. 9
>
Tuttimostravano dolce viso ai liguri legati nella napoleonica Corte . Presa in Monza la ferrea corona , وe non sen
za solenne pompa a Milano trasportata , si apri va l'adito all ' incoronazione. La domenica ven
tisei di maggio ,> essendo il tempo bello , ed il sole lucidissimo , s'incoronava il re . Precede .
vano Giuseppina imperatrice , Elisa principes
252
STORIA D'ITALIA
sa in abili ricchissiini : aibe risplenderano di
diamanti, dei quali in Italia meno che in qua. lunque altro paese avrebbero dovuto far mostra. Seguitava Napoleone portando la corona impe
riale in capo , quella del regno , lo scettro , e la mano di giustizia in pugno , il manto reale , di cui i due grandi scudieri sostenevano lo stra
scico , in dosso. L'accompagnavano uscieri , a raldi , paggi , aiutanti , inastri di cerimonie or )
dinari , masiro grande di cerimonie , ciamber la
ni , scudieri pomposissimi, Sette dame ric chissiniamente addobbate portavano le offerte ;
ad esse vicini con gli onori di Carlomagno , di Italia , e dell ' linperio procedevano i grandi uf ficiali di Francia e d'Italia , ed i presidenti dei tre collegi elettorali del regno. Ministri, consiglieri , generali accrescevano la risplen dente comitiva. Ed ecco Caprara cardinale af faccendatissimo , e rispettoso in viso , col bal dacchino e col clero accostarsi al signore , e
sino al santuario accompagnarlo. Non so se al cuno in questo punto pensasse , avere da que
sto medesimo tempio Ambrogio santo rigettato Teodosio tinto del sangue dei Tessaloniti ; ma i prelati moderni non la guardavano cosi al mi. nuto con Napoleone. Sedé Napoleone sul trono , il cardinale benediceva gli ornamenti regii . Sa liva il re all ' all'are , e presasi la corona , ed in capo poslolasi , disse queste parole , che fece ro far le maraviglie agli adulatori , cioè a tutta
una generazione : Dio me la diede , guai a chi la tocca . Le divote volte in quel mentre risuo navano di grida unanimi d'allegrezza. Incoro nato , givasi a sedere sopra un magnifico trono
alzato all'altro capo della navata . I ministri , i corrigiani , i magistrati , i guerrieri l'attornia . vano . Le dame specialmente , in acconce gal lerie sedute , facevano bellissima mostra . Se deva sopra uno scanno a destra Eugenio , vice
ré , tigliuolo adottivo . A lui , siccome a quello
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253
a cui doveva restare la suprema autorità , già guardavano graziosamente i circostanti . Onora lo e speciale luogo ebbero nell'imperial tribų. na il doge , ed i senatori liguri : stavano con
loro quaranta dame bellissime e pomposissime. Giuseppina ed Elisa in una particolar tribuna risplendevano. Le volle , le pareti , le colonne sotto ricchissimi drappi si celavano , e con cor tine di velo , con frange d'oro , con festoni di seta s' adornavano. Grande , magnifica , e mara. vigliosa scena fa questa , degna veramente del la superba Milano. Cantossi la solenne messa ; giurò Napoleone : ad alta voce dagli araldi gri
dossi, Napoleone primo imperatore dei Franee si , e re d'Italia è incoronato , consecrato , eine tronizzato ; viva l'imperatore e re . Le ultime parole ripeterono gli astanti con vivissime ac clamazioni tre volte. Con questo splendore , con quel di Parigi oscuro e contamind Buona
parle tutte le sue italiane glorie ; conciossia chè a colui, che ed in pace , od in guerra , non
per la patria , ma per lui s' affatica , anzi que. sto nell'abbominevole suo animo si propone di servirsi dei servigi fatti a lei per soggettar. la , e porla al giogo , il mondo e Dio faran giastizia : sono queste azioni scellerate , non gloriose . Se piacquero all'età , dico , che l'età fu vile . Terminata la incoronazione andò il so
lenne corleggio a cantar l'inno ambrosiano nele l'ambrosiana chiesa . La sera , Milano tutta fe .
steggiava : fuochi copiosissimi s'accesero , raz zi innumerevoli si trassero , un pallone aero. stalico andava al cielo : in ogni parte eanti ,
suoni , balli, tripudii , allegrezze. A veder tante pompe si facevano coneetti d'eternità : già gli
staluali si adagiavano giocondamente sui seg gi loro . Mentre con lusinghe e con onori s'intrattene
vano in Milano il doge , ed i liguri legati , per un concerlo con gli aderenti più fidi ,> un empio
254
STORIA D'ITALIA
fatto si tramava . Sollevava Napoleone a , cose nuove la travagliata Liguria . Vi si spargevano prima parole , poi più aperti discorsi inlorno alla necessità dell'unione con Francia . Questo
avevano significato le parole di Napoleone , quando pochi giorni prima favellando al suo se nalo in Parigi aveva detto , nissuna nuova pro
-vincia dover essere aggiunta al suo impero. Als legavasi per suggestione e comandamento di lui da, uomini prezzolati nelle liguri province , * allora essere stata perduta la independenza , quando fu falla la rivoluzione : d'allora in poi essere stata sotto diversi nomi , e reggimenti di Tersi Genova serva : aver lo stato più pesi , che portar possa da se : potergli portare facilmente :
congiunto con Francia : sperarsi invano , che il potente non manomeltesse il debole : di ciò ma
nifeste testimonianze aver dato l'Austria , che venne come amica , la Francia , che venne co ל
me alleata : ripugnare la nalura umana , sem
pre superba , ai moderati desiderii , né la gig slizia regnare in chi troppo può : essere cangia te le sorti d'Europa : preponderare oltre modo
la Francia , già abbracciar e stringere da ogni parle pel Piemonte unito , e pell'italico regno obbediente l ' esile Liguria : che starsi a fare, che non si domanda l'unione a Francia ! Giac .
cbènon più si può comandare da se, savio con . siglio essere il comandare con altrui : le umili genovesi insegne non rispettarsi sui mari dai barbari butiati fuori dalle caverne africane >, ri spettarsi le francesi , i napoleonici segni avere a render sicuri i liguri navilii : cosi una sola deliberazione politica essere per fare ciò che le antiche armi della repubblica più non pole vano. A queste parole si aggiungevano le adula zioni sulla felice condizione di esser posti al fre . -no di Napoleone eroe . Le giurisdizioni doman
davano l'unione con Francia , sapplicava il se uato Napoleone >, la decretasse.
LIBRO
XXII .
1805
255
Avendo le arti e i comandamenti del signore di Francia e d'Italia sortito l'effetto loro , ac
ciocchè dai Genovesi s'implorasse quello , che l'imperatore aveva ordinato che implorassero , comparivano al suo cospetto in Milano il di quat tro giugno i liguri legati . Girolamo Darazzo do ge , serbato dai cieli a veder - il fine della sua
nobil patria , ed al quale erano state celate le arti usate in Liguria , dopochè egli era venuto a Milano , tatto pallido e sgomentato in cotal guisa orava : « Portano i liguri legati ai piedi di vo stra Maestà Imperiale , e Reale i voti del se » nato e del popolo ligure. Prendendo il carico » di rigenerar questo popolo , voi vi addossate » anche quello di farlo felice. A questo solo il » possono condurre la sapienza ed il valor vo . » stro. Le mutazioni introdotte nei popoli vici w ni , da loro intierarnente segregandoci , rendo. ► no la condizione nostra infelice ,> e necessa
» » ♡ » »
riamente richieggono la nostra unione con questa Francia , che voi tanto glorificate. Questi sono i desiderii del popolo ligure , que sti ci manda ad esprimere all' augusto co. spetto vostro , questi per noi vi prega di esau dire . Le ragioni che a questa deliberazione
* ci muovono, praovano all'Europa , ch'ella w non è l'effetto di alcun impulso straniero , ỉ ma bensi il necessário risultamento della no
-
1
* stra condizione presente. Degnatevi, o Sire , udire benignamente la voce di un popolo , » che nei tempi più difficoltosi sempre si mo. w strd affezionato alla Francia : unite all'impe » rio vostro questa Liguria , primo campo delle ** vostre vittorie , primo grado del trono , sopra # il quale vi siete per la salute di tutte le civili
de società seduto. Siate, supplichiamovene , ver. » so di noi ianto benigno , che consentiate a darci la felicità , che dall'esser vostri suddi » ti deriva : nè più devoti, ne più fedeli potrebu » be la Maestà Vostra trovarne » .
256
STORIA D'ITALIA
Deltesi queste umili parole dal miserando doge , e porti i suffragi del ligure popolo al si . gnore , rispondeva Napoleone : essere da lungo tempo venuto a parte delle faccende dei Ligu . ri : a buon fine sempre averle indirizzate ; es
sersi accorto , che per loro era impossibile , che qualche cosa degna dei padri loro facessero : 1 avara Inghilterra chiudere a piacer suo i porti, infestar i mari, visitar le navi : le africane ra pine andare ogni ora pia crescendo : essere ser.
vità nell'independeuza lignre : essere necessità ai Liguri di unirsi ad un popolo potente : adem. pirebbe i loro desiderii , gli unirebbe al suo gran popolo volentieri , memore dei servigi pre stati : tornassero nella loro patria : visiterebbe. gli fra breve , suggellerebbe la felice unione in Genova .
Lessersi i voti . A.cagione che la Liguria non ha forza sufficiente per mantenere la sua inde pendenza , che gl'Inglesi non riconoscono la re. pubblica , che chiuso è il mare dai barbari , la terra dalle dogane , supplicare il senato all'im peratore e re , la Ligaria al suo impero unisse. Seguitavano le condizioni: si soddisfacesse dallo stato ai creditori liguri , come a quei di Fran. cia ; si conservasse il porto franco di Genova ; nell'accatastare si avesse riguardo alla sterilità delle terre liguri , ed al caro delle opere ; si lo gliessero le dogane e le barriere tra la Francia e la Liguria ; si descrivessero i soldali solamen te all'uso di mare ; si regolassero per modo i
dazi sugli introiti e sulle tratte , che i proventi e le manifatture della Liguria ne sentissero be. neticio ; le cause si civili che criminali si ter
minassero in Genova , od in uno dei diparti menti più vicini dell'Impero ; gli acquistatori dei beni nazionali fossero indenni e sicuri nel
possesso , e nella piena proprietà di loro. Avvi. luppossi Napoleone, rispondendo , nelle ambagi, perchè dei patti della dedizione solo voleva as.
LIBRO XXII . 1805 257 servar quelli ch' ei voleva , non quelli che vo Jevano Liguri. Intanto desiderando mitigare 1 acerbità del fatto con un uomo di temperata e prudente natura, mandava a Genora il princi pe Lebran , arcitesoriere dell'Impero , perchè lo stato nuovo ordinasse a seconda delle leggi
francesi,
Restava , che con le feste si celebrasse la per data patria . Arrivava Napoleone il di trenta di giugno a Genova , tratto dal diletto di udire le
genovesi adalazioni , e di vedere popoli servi. Tutta la città si muoveva per vederlo. Veniva dalla Polcevera : l' incentrava la cavalleria a
Campo Marone ; le campane' suonavano a glo. ria , i cannoni rimbombavano , le fregate e i legni minori sorti nel porto esultando mareggia vano : chi traeva alle ambizioni si componeva nei sembianti ; le genovesi donne attentamente
il guardavano per giudicare di che cosa sapesse; del popolo chi si maravigliava , chi diceva ar guzie da marinaro. Succedevano le adulazioni dei magnati. Michel Angelo Cambiaso ; creato sindaco da Lebrun , s' appresentava con le chia
vi : Genova superba per sito , essere ora sa perba per destino , disse : darsi ad un eroe : avere ' gelosamente e per molti secoli custo
dito la sua liberid : di ciò pregiarsi ; ma ora
molto più pregiarsi , le chiavi della citeà re gina in mano di colui rimettendo , che savio e potente più di ogni altro valeva a conservar
gliela intatta e salva. Rispose benignainente , restitui le chiavi . Spina , cardinale arcivescovo, sulla soglia della chiesa di San Teodoro aspete tandolo , col sacro turibolo l'incensava . Luigi Corvetto presidente del consiglio generale , ve. nuto alla presenza del signore ,> favellava, ave. re lui liberato il buon popolo di Genova , averlo in figliuolo adottato ; essere quivi in mezzo a'
suoi tigliuoli ; dimenticare il genovese popolo
258
STORIA D'ITALIA
le passate calamità; ogni altro affetto in questo solo affetto comporsi dello amore dell'imperatore e re ; per questo essere i Genovesi sudditi de
ditissimi; per questo i doveri più sacri afforti ficarsi dalle . affezioni più dolci : non isdegnas se , pregava , la semplicità delle parole loro: eroe , sovrano , e padre, in buon grado accettas se il tributo dell'ammirazione , dell'amore, e della fedeltà loro. Poscia a nome proprio , e di Bartolomeo Boccardi , uomo di non mediocre in. segno , e stato sempre dedito alla parte france . se ,
gi Corvetto medesimo pregava felicità
per la sua patria , chiamando Napoleone pió grande di Cesare , e confortandolo a cambiare ľ antica cesarea divisa in quest'alira venni, vidi ,
felicitai, Piacque la squisita lusinga : Luigi Cor. vetto fu creaio consiglier di stalo. Bene ne oc
corse ai Liguri, che, perduto l'antico nome , trovarono in Corretto chi affettuosamente gli amara , chi prudentemente gli consigliava , e chi atilmente appresso al signor del mondo gli appucava , non a sdegni , nè ad antichi rancori in tempi ianto solenni servendo , nia solamente
al benetizio de'suoi compatriotii risguardando. Queste smodate lodi a viso scoperto con tan ta franchezza si ascoltava Napoleone , ch'io non so qual fronte fosse la sua. Alloggiava al palaz.
20 Doria a quest'uopo diligentissimamente pre feste. Incominciossi dal mare. Faceva magniti
parato . Terminali i complimenti si veniva alle
ca mostra un tempio , che di Nettuno , o Pan. teon marittimo chiamarono ; eretto
sopra un
tavolato di navi , senza però che ciò apparisse , perciocchè pareva fondato sopra un verdeggian. te suolo , se ne andava sulle marine acque per forza d'ignoti ordigni galleggiando. Una gran ci pola aveva per colmo, sedici colonne d ' ordine ionico il sostentavano , le immagini dei marini Dei l'adornavano. Sulle due facce interna ed
LIBRO . XXII.
1805
959
esterna della cupola si leggeva una inscrizione, parto del padre Solari , la quale significava , i
Liguri augurare a Napoleone imperatore e re l'imperio del mare , come già si aveva quello
della terra. Opera bella ed ingegnosa fu questo tempio : sopra di lei , condotta che fu in mezzo al porto , sedeva Napoleone i circostanti festeg giamenti rimirando. Quattro isolette , che rap presentavano quattro giardini cinesi adorni di
palme , cedri, limoni, melaranci , melagrani 5; rinfrescati da zampilli di acque limpidissime coperti da una cupola listata di più colori , ed ornata da quantità mirabile di campanelli , che
messi in molo dal continuo aggirarsi della mac china con dolce concento tintinnavano continua
mente , givano con morbide giravolte ora qua , ora là a galla ondeggiandosi. Un número innu merabile di battelli, burchietti , schifetti , liuti, gondolette in varie gaise ed elegantemente or
nate, facevano che alla instabilità del mare nno. va instabilità di barche e di vele si aggiunges
se , e mille variati aspetti ad ogni momento agli occhi dei risguardanti si raffigurassero, S'apri va la regala , o vogliam dire , gara di navi in numero di sei : partite dalle tre porte di mare , due da ciascuna con velocità maravigliosa con: tesero della vittoria , vinse la bandiera del porta
te di Spinola : gli applausi e le grida festose montavano al cielo . Fecesi notte intanto : di
ventò più bello lo spettacolo. Lumiere di cri . stallo, che fra le colonne del galleggiante tem . pio stavano sospese , subitamente aceese gitta. vano sulle inconstanti acque , che con lampi di vario colore gli rimandavaņo , raggi di abbona dante e rallegralrice luce . Le cupolette dei giare dini anch'esse illuminate consentivano con la sopravvanzante luce del tempio. Fuochi in aria a forma di stelle , secondochè insegna Vitruvio,
si volteggiavano intorno al tempio , ed ai quat. tro giardini cinesi. Le agili barchette, poste
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STORIA D'ITALIA
fuori anch'esse i lami loro , facevano'apparire giri , guizzi , e baleni, che con la piena luce del tempio , e delle isolette da un canto si con fondevano , dall'altro a chi d'in sulle spiagge di lontano mirara , l'oscurità della notte con la immagine d'innumerevoli e vaganti stelle tém. pestavano. Alla dolot vista consuonava un soa. ve ascoltare : imperciocchè dalle cinesi isolette uscivano suoni e concènti giocondissimi man. dati fuori dai petti , e dagli appositi stromenti di musici vestiti alla cinese . Al tempo stesso le
mura della città risplendevano per una immen sa luminaria ; i palazzi e le case quasi tutte avevano anch'esse i lumi accesi a festa : tutto
l'anfiteatro della superba Genova con maravi. glioso splendore rispondeva ai marini splendori . La torre della Lanterna accesasi ad un tratto da
innumerevoli lami con bel disegno ordinati , trasse a se gli occhi dei festeggianti spettatori, che con intense grida applaudirono, Accrebbe la maraviglia , che bentosto prese a buttar fuo co dalla cima a guisa di volcano , come se ve ramente volcano fosse . Ne i fuochi artificiati
furono la parte meno notabile del magnitico ral. legramento; poichè due bellissimi tempii di fuo co sorsero improvvisamente dalle due punte dei moli , ed altri fuochi con mirabile artificio ap prestati , ora si tuffavano nelle acque , ed ora più vivi che prima fossero , ne uscivano. Cosi
fra il molle ondeggiare , il vago risplendere , il giocondo suonare, nasceva una scena , a cui niuna può esser pari in dolcezza ed in gran. dezza .
Stette in queste allegrezze Napoleone sino alle dieci della sera: poi sceso dal marino tem pio se ne giva al magnifico palazzo di Girola. mo Durazzo , dove trovò nuovi e squisiti onori , nnova e squisita adolazione. Festeggiavano con maggior pompa la servitů , che mai avessero fe
steggiato la libertà ; il che non dee recar mara
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LIBRO XXII.
1805
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viglia ; la libertà piace a tutti , e nissuno vuol piacere a lei ; il dispotismo piace a nissano , e tatti vogliono piacere a lui . Diessi un festino sontuoso a Napoleone nel palazzo pubblico in quel luogo stesso , dove i maggiori della spen ta repubblica tante volte prudentemente e for
temente sulle più gravi faccende di lei avevano deliberato, Intervennero Giuseppina di Francia , Elisa di Piombino . Fu allegra la festa ; se me. scolata di antiche ricordanze , io non lo so . Can tossi l'inno ambrosiano nella cattedrale di San
Lorenzo. Quivi giurarono nelle parole dell'im peratore l'arcivescovo , ed i vescovi . Poi di.
spensò le insegne della Legion d'onore , più ec celse a Darazzo , Gambiaso , Celesia , Corvete
to , Serra, Cattaneo , arcivescovo Spina : pre sentò con dorate gioie Cambiaso , Durazzo, Cor .
vetto , Gentile : questi furono i premi, e i se gni della spenta patria . Comando che si resti luisse la statua d'Andrea Doria ; quest' affronto
mancava ad Andrea atterrato dai giacobini, rin nalzato da Napoleone . Conlenlo allo aver fatti servi , e 'veduto comportarsi da servi i Genove. si , se ne tornava Napoleone per Torino al suo
imperiale Parigi . Rimase al governo di Genova il principe Lebrun, il quale temperatamente se condo la natura sua procedendo >, diede norma allo stato nuovo riducendolo alla forma di Fran
cia : ordinò con prediletto pensiero l'Università degli studi ; vedeva i professori volentieri:: Ira
il bene operare ed il buon ricompensare ere sceva il zelo ed in chi ammaestrava , ed in cbi era animaestrato ; l'Università genovese diven tò fiorente . Passarono alcuni mesi tra l'intro
duzione degli ordini francesi >, e la unione alla Francia : finalmente orando. Regnault di San
Giovanni d'Angely , decretava il di quattro ot tobre il senato , che i territorii genovesi fossero aniti al territorio di Francia . A questo modo fint uno dei più antichi stati >, non che d'Italia,
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STORIA D'ITALIA
d'Europa. Gli inorpellamenti non mancarono nella bocca di Regnault : fra tutti fu lepidissi mo il suo trovato , che la Francia distruggeva l'independenza di Genova , questo appunto si . gnificavano le sue parole , perché l'Inghilterra non la rispettava . Fa lielo il principio: per la potenza di Napoleone tornarono in patria i Ge
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13
30
$ 2
novesi , schiavi della crudele Africa .
La repubblica di Lucca anch'essa periva : cosi si verificava il detto di Napoleone, che le
D
monarchie non potevano vincere le repubbliche. Dié primieramente Piombino ad Elisa sorella, poi Lucca e Piombino a Bacciocchi ed Elisa. Fossevi in Lucca un senato : soldati non vi si
scrivessero , ipa tutti fossero soldati ; tassa e tri. bulo nessuno vi si pagasse se non per legge . Le cariche , salve le giudiziali >, non si potessero conferire se non ai Lucchesi ; principi di Lucca
1
fossero Bacciocchi ed Elisa : nella nobile Lucca Bacciocchi dominava.
00
Animato dall' osare , viemaggiormente osava Napoleone : avviava Parma all'unione con Fran cia : le leggi francesi vi promulgava ; già le am bizioni parmigiane si voltavano alla fonte pari
發
gina , Moreau di San Mery secondava l'impe. ratore piuttosto per piacere a lui , che a se , perché amava il comandare assai più che á modesto ed attempato uomo si convenisse ; ma dolce era il cielo , dolci gli abitatori , dolce il comandare.
't
Mentre con trionfale pompa scorreva per l' I talia Napoleone, e glitaliani stati rovinavano, tornava nella sua romana sede il pontefice Pio .
Parlò agli adunati cardinali delle cose fatte e delle cose sperate , molto beneficio per la reli
gione, e per la romana chiesa dal suo parigino viaggio promettendosi. Ordinale le faccende re ligiose in Francia , aveva desiderato di compor quelle, che più vicino a lui avevano romoreg.
gialo, e gettato anzi larghe radici in tutte le
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parti d'Italia : quest' erano le differenze tra la santa Sede , e Ricci vescovo di Pistoia . Aveva
papa Pio seslo gravemente censurato con la sua bolla auctorem fidei le proposizioni del sinodo di Pistoia , niassimamente l'ottuagesima quin ta, colla quale il sinodo dichiarava aderirsi alle
quattro proposizioni del clero di Francia. Quan do poi la Toscana se ne viveva sotto la reggen. za imperiale fondatavi dai Tedeschi, era stato il Ricci confinato nella sua villa di Rignano. L'arcivescovo di Firenze instantemente il con
fortava , e gravemente anche l'ammoniva , si ritrattasse. Il vescovo , stando sui generali , af fermaya , non avere mai avuto le opinioni , che
uomini perversi gl'imputavano : essere di men te , come di cuore e di coscienza cattolico. Frat
tanto , morto Pio sesto , ed assunto al trono pon tificale Pio settimo , scriveva , per mezzo del
prosegretario Consalvi , nuove lettere al nuovo pontetice, protestando della sua riverenza verso i autorità pontificia , fondata , come diceva , sa quella della sacra Scrittura, della sua adesione a tutte le verità cattoliche, e dell'integrità della sua fede ortodossa . Queste cose scriveva parte perché , salva qualche restrizione mentale in lai , erano vere , parte, perché la reggenza di Toscana , che procedeva molto vivamente , lo spaventava : erano tempi molto diversi dai leo.
poldiani . Non soddisfecero le lettere. Gli si scris
se da Roma , a in modo formale e speciale gli errori del sinodo ritrattasse , o il papa rigorosa mente procederebbe contro di lui con le censu • re. Gli si fe' poi sentire da Toscana , che se non
accedesse senza indugio alcano alle domande di Roma , sarebbe stato portato in castel Sant' Angelo, per modo che non vedrebbe più lume. Quest'erano le intimazioni della Reggenza. In su questo , vennero novellamente i Francesi ad
occapar la Toscana. Compose allora il vescovo una nuova
e più lunga apologia ,> nella quale
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STORIA D'ITALIA
ad una ad una esaminando le ottantacinque proposizioni , le affermara ortodosse . Sulla ota
tuagesimaquinta , e rispello a quanlo s'attiene alla dichiarazione del clero di Francia , prote stava , non credere aver fatto ingiuria a quell' illustre chiesa , la sua doltrina acceltando ; ave. re il gran Fossuet, al quale la comunione cat tolica per tanti segnalali servigi restava obbli . gata , i quattro articoli difesi e mantenuti : non arergli lui nel suo sinodo , come dogmi addot. 3
ti , ma come un mezzo potente e sacro per mo
strare i limiti , che dividevano le due potestà ecclesiastica e secolare .
Rispetto poi alle regole di disciplina , essersi creduto , come vescovo , asseverava , tenuto a riformar gli abusi : di ciò averne fatto il Con
cilio di Trento espresso precetto . Le medesime protestazioni di obbedienza e di fede fece il vescovo , e le mandò al pontefice , quando pas sando per Firenze , se n ' andava in Francia all' incoronazione. Ma papa Pio , tornando da Pa. rigi , e ripassando per la capitale della Tosca. na , fece sapere a Ricci , che l'abbraccerebbc volentieri, se prima volesse sottoscrivere una dichiarazione. Voleva , che il pistoiese vescovo dichiarasse , accettare con rispetto puramente , e semplicemente di cuore e di spirito tutte le
C
1
1
constituzioni apostoliche, emanate dalla santa
Sede contro gli errori di Baius, Giansenio ,
Quesnel , e loro discepoli dai tempi di Pio Quin . to sino ai presenti , e specialmente la bolia do. gmatica auctorem fidei, che dannava le ottan tacinque proposizioni estratte dal sinodo pisto iese ; ripruovare e dannare tulte e singole le proposizioni sopradette nella conformità e si: gnificati espressi nella bolla ; desiderare , per che fosse lo scandalo corretto , che la dichia razione si rendesse pubblica ; protestare final mente voler vivere e morire nella fede della Chiesa cattolica , apostolica , romana con som
1
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messione perfetta , ed obbedienza yera a nostro signore papa Pio settimo , ed a' suoi successo ri, vicari di Gesú Cristo. Ricci streito dai tem
pi , e temendo che il rifiato gli fosse apposto a pertinacia , solloscrisse . L'aspettavano il papa, e la regina nel palazzo Pitti : il pontefice, git tatosegli al collo , l'abbracciava , e fattolo se dere accanto a lui , molto l'accarezzara , della presa risoluzione con esimie espressioni com • miendandolo. Passate le prime caldezze , conse gnava il vescovo nelle mani del pontefice uno scritto , l'importanza del quale era , che per mostrare la obbedienza e sommessione sua alla
santa Sede aveva volentieri sottoscritto ; ma stanteché tutta la sua coscienza riandando, nis suna altra dotirina vi trovava , se non quella che era definita dalla bolla di Pio sesto , per
obbligo di verità e di coscienza era obbligato
dichiarare, come dichiarava , non mai avere o creduto ,> o sostenuto le enunziate proposizioni
nel senso cretico giustamente condannato dalla bolla , avendo sempre avuto l'intenzione, che se qualche espressione equivoca fosse trascorsa, questa incontanenle fosse riiraltaia e corretta . Pregare conseguentemente , soggiungeva , il pon tefice , acceltasse benignamente questa rispet tosa dichiarazione , come un ' effusione del suo
cuore. Appruovó Pio questa seconda dichiara zione , affermando, non dubitare della purezza cattolica di Ricci , e ne farebbe fede al conci storo . Ciò detto , con nuove dimostrazioni acca
rezzava il vescovo, Scrissegli Pio da Roma lun
ghe ed affettuose lettere: avere Ricci , affer mava , per aver posposto l'amor proprio alla verità , ed alla cristiana obbedienza , ad essere tramandato con gloria alla posterità , ed il suo
nome collocato fra quello degli uomini più il lustri . Il lodò nell' allocazione al concistoro ; ma il governo toscano non lasciò stampar l'al locuzione , perché non si riaccendessero i fuo . T. III.
12
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STORIA D ' ITALIA
chi spenti , e le disputazioni non si rinnovasse
ro. A questo modo Pio , vittorioso di Napoleone,
2
trionfava anche di Ricci ; due avversari poten
度
ti, uno per la forza dell'armi, l'altro per la forza delle opinioni . Tuttavia vi rimasero in
Italia semi e radici contrarie . I discepoli di Ricci non solamente perseveravano nelle me.
desime sentenze , ma predicavano , Ricci non avere apertamente ritrattato. In fatti egli é cer. to , che il vescovo nelle sue giustificazioni per tal modo , sebbene copertamente , favelló, che facilmente si scorgeva, nodrire opinione ar versa all'infallibilla del Papa , ed a quella pie dezza di potestà , che i curialisti di Roma at tribuiscono al romano seggio . Mentre pel concordato con Francia aveva il pontefice dato sesto alle faccende religiose di quel regno , un altro pensiero mandava ad ef. fetto , dal quale confidava che dovesse risul >
CE
1
tare molto beneficio alla Sedia apostolica ; e sic come per l'accordo fatto con Napoleone aveva posto freno alla setia filosofica , cosi con un' al tra deliberazione voleva medicare dalle radici >
il male , che credeva provenire dalla setta che l'impognava ,> pretendendo le massime e gli usi della Chiesa primitiva . La giurisdizione dà ai
pontetici romani nei paesi esteri la potenza è.
10
sterna , le informazioni e le insinuazioni la se .
1
greta . In quest'ultima bisogna molto efficace opera prestavano រi gesuiti , perciocchè dall'una parte in virtù degli ordini loro ogni cosa che spiassero , facevano con diligenti informazioni nota al loro generale in Roma , e questi al go verno pontificio ; dall'altra consigliando i prin
e
ic $
cipi, ed ammaestrando la gioventù , tiravano e chi reggeva e chi era ' retto là dove volevano , soliti a voltar a tini mondani i mezzi della re
ligione . Ordine potentissimo era questo per
comandare ai re ed ai popoli , e che dinota in chi primamente il concepi , un capo gagliardo,
1
1
LIBRO XXII .
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ed una cognizione profonda delle cose umane . Napoleone stesso col suo disordinalo ed incom
posto procedere , non ebbe mai , per farsi pa dron del mondo , pensiero cosi forte qual eb bero un fraticello di Spagna , ed un prelicello
di lioma. Adunque i gesuiti , poichè , quantun. que spenti , il loro spirito viveva , gran maestri del saper accomodare i consigli ai tempi , con >
sagacità maravigliosa spargevano , per questo appunto esser nate le rivoluzioni, per questo la royina dei reali seggi , per questo imperversare una libertà scapestrata , per questo l'anarcbia dissolvere ogni buon ordine , perchè era stata soppressa la società loro ; per questo la filoso fica e la giansenistica piena avere tutto allaga to : a si potenti e si ostinati nemici i re soli senza il papa , nè il papa solo senza i re , nem . meno i re ed il papa insiemecongiunti non po ter resistere , se non s'accosta l'opera aiutairi. ce , e tanto efficace dei gesuili : sedurre la ti >
.
losofia gli animi ardenti ed allegri con torre il freno alle passioni, sedurre il giansenismo gli .animi ardenti e rigidi con un'apparenza di san timonia e di austerità : non esser padroni i re dell'ammaestrare i giovani a seconda dei pen sieri loro , non esser padrone il papa di piegar uomini male ammaestrati : necessario essere l'aiuto di coloro , che radici buone sanno por >
re negli spiriti , e di quanto gli spiriti conce. piscono , e di quanto le mani fanno , possono essere , e sono diligentemente informati : con spirare il volgo contro i polenti , doversi accor dare i potenti per resistere al solgo ; né un mo do qualunque al grand'uopo poter bastare; ri. chiedersi il più alto , il più stretto , il più ge nerale :: soli a questo fine valere i gesuiti : do versi loro chiamare ad instaurazione della so
cietà sciolta , a salute dei principi pericolanti , rannodamento dell'Europa disordidala : o ge suili , o rivoluzioni da rivoluzioni ; nè altro
STORIA D'ITALIA
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modo di salvamento trovarsi che in loro . Que ste cose spargevano , come se il mondo non sa pesse , ch'eglino solo allora si facevano i di
fensori dei sovrani , quando i sovrani si facevano servi di loro .
.
Lo spavento è mal consigliero, perchè fa ve. lo al giudizio . Alcuni principi mossi dall'arti . fizioso parlare desideravano i gesuiti, non pen. sando che per diventar padroni dei popoli , si facevano servi d' altrui. Nè anco in questo vi era sicurezza alcuna , poichè solamente le mo narchie cattoliche , in cui vivevano i scmi e le
12
radici gittate dai gesuiti , rovinarono per rivo luzioni, non le protestanti , dov'erano ignote le dottrine e le arii loro . Del resto nissuno più 5
li
apertamente e più tenacemente dei gesuiti so stenne la dottrina , che fosse lecito uccidere oerti re . Supplicava il re Ferdinando di Napoli
Prana
al papa , acciocchè per ammaestrare la gioven tú del suo reame nelle rette e salutevoli dottri.
1,
ne , come diceva , vi rinstaurasse , siccome già
in Russia aveva fallo, la compagnia di Gesù. Il pontefice facilmente gliene consentiva : un Ga.
Peri
briello Gruber la ordinava : misera condizione degli uomini , che non san trovar rimedio ad un eccesso , se non coll ' eccesso contrario . Cosi fa
lose
principiata la risurrezione dei gesuiti dannati da un papà, e da tutti i re , e fu principiata da
un re , attivo cooperatore della soppressione , e da un papa uscito dai Benedettini , nemici acér. - rimi dei Gesuiti: opera , come strana nel prin cipio , cosi immensa nel risultamento . Se ciò fia con utile dell'umana società i nostri nepoti il vedranno ; ma se si debbe giudicare del futuro dal passato , pensieri sinistri debbono annurnar la mente degli uomini savi, che amano la quie >
r.
bre
ler CF
te degli stati, l'independenza dei principi , la libertà dei popoli.
MON
Mentre il pontefice s'ingegnava di conferma re la potenza dovellamente riacquistata, nuove 4
.
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ferite si apprestavano alla sanguinosa Europa . L'assunzione di Napoleone al trono imperiale
di Francia , aveva sollevato gli animi di tutti
i potentati, e dato loro cagione di temere nuo vi sovvervimenti , e nuova servitu . Solo la Prussia se ne contentava e se ne rallegrava ,
perché credeva , che più stabile fondamento all ingrandimento de' suoi stati fosse la nuova po tenza di Napoleone , che l'antica dell'Inghil. terra
e della Kassia . Due cose massimamente
si scorgevano nell'esaltazione ed incoronazione di Napoleone : era la prima , che per loro si veniva a torre ogni speranza del veder restitui . ti i Borboni, l'altra , che avendo acquistato l'autorità imperiale, aveva ridotto in mano sua maggiore forza a far 'muovere i popoli della
Francia dovanque egli volesse ; nė che insse per usarne moderalamente , da nissuno si contida . ya , manco dall'Austria . Oltre a questo si pen sava ,
che non fosse prudente di dar lempo a
Napoleone , onde mettesse radici sul suo im
perio . Si portava opinione , che i repubblicani di Francia , e gli amatori del nomne borbonico a quell' imperiale capriccio di Napoleone si fossero risentiti, e divenuti meno inclinali ad ajutarlo , quando si venisse ad una nuova mos sa d'armi. Si conosceva ch'egli non era uomo da non usare efficacemente la sua fresca poten
za per solidarla , e che se gli si desse tempo, sarebbe stato non che difficile , impossibile il >
frenarlo. Nè egli pel desiderio ardeutissimo del comandare troppo s'infingeva. Il suo procedere già era da imperatore d'Occidente . Questo vo ler significare , argomentavano , quegli onori di Carlomagno offerti il giorno dell'incoronazione
tanto a Parigi , quanto a Milano, questo la co rona ferrea dei Lombardi, questo i motti che metteva fuori già fin d'allora , che l'Italia fos se vassalla del suo impero. Aggiungevansi nella
mente dell'imperatore Alessandro alcune ragio
270
STORIA D'ITALIA
ni particolari di tenersi mal soddisfatto dell '
esa
imperator Napoleone , delle quali la principale consisteva nella uccisione del duca d'Anghien
na , giovane di sua età , e da lui specialmente conosciuto, ed amato . Da questi motivi era sore to nelle principali potenze d' Europa il deside.
rio di una nuova collegazione a difensione co. mune , ed
a conservazione degli antichi stati contro la Francia , il cui fine era o di accor darsi con Napoleone, se qualche termine di buona composizione a beneficio dell'indepen- , denza dei consucti sovrani con lui si potesse
8:01
trovare , o di venire con esso lui al cimento dell' armi, quando ancora era tenero su quel
suo sovrano seggio. Nè l' Inghilterra mancara a
Pri
se stessa , non solo per l'antica nimicizia , ma
ancora pel pericolo che pareva sovrastare al cuore stesso del suo slalo ; conciossiaché avesse Napoleone raccolto un esercito molto grosso salle coste della Picardia e della Normandia , mi. nacciando d'invasione i tre regni . Nè tra privo di un sufficicnte navilio , avendo allestito , oltre ,
alle grosse navi di guerra , una quantità consi: derabile di legni minori. Secondavano le inten zioni dell'imperatore con calore grandissimo i popoli di Francia con profferte di denari e di navi . Guglielmo Pitt , che a questo tempo rego consigli del re Giorgio , aveva questo geva moto in poco concello , conoscendo , che pel
cor
PO TO!
di
cat
Na Be
Cid
prepotente navilio d'Inghilterra difficile era l'approdare, più difficile l'acquistare piè sta bile nell'isola , prima che le sorii fossero detini te . Ciò non ostante l'apparato di Francia tra
i but
vagliava la nazione , ed interrompeva i traffi
1
chi. Per la qual cosa intendeva con tutto l'a
Ru
nimo a suscitar nuovi nemici , e ad ordinare
una nuova lega contro la Francia . A questo fi ne , e già fin dal mese d'aprile era stato con. cluso a Pietroburgo tra la Russia e l'Inghiltere
82
ra un accordo , col quale si erano obbligate ad
bid
Str
LIBRO XXII .
I 805
usare i mezzi più pronti ed efficaci
271 per forma .
re una lega generale , e che per conseguire que
sť intento adunassero cinquecentomila soldati , non compresi i sussidii d'Inghilterra : il tine fos
se d' indurre , o costringere il governo di Fran cia alla pace, e ad una condizione in Europa , in cui nissono stato preponderasse sopra gli al tri : evacuasse Napoleone l' Annoverese e la set tentric Germania , rendesse independenti l'Olanda e la Svizzera , restiluisse il re di Sar. degna con qualche accrescimento di territorio,
desse sicurezza al re di Napoli , sgoinbrasse da tatta Italia , compresa l'isola d'Elba . Già la Svezia e l'Austria erano entrale in questa lega . Prima però che all'aperta rottura si venisse , sl per vedere se ancora qualche modo di onesta composizione vi fosse, e si per aver comodità
di fare i necessari apprestamenti, e di dar lem • po agli aiuti di Russia di arrivare , si delibera . rono gli alleati a mandare a Parigi il barone
di Novosilizoff, perché le proposte loro vi re casse , e di un accordo conforme l'imperator Napoleone sollecitasse . Già era l' inviato dei confederati giunto a
Berlino, quando sopraggiunsero le novelle dell' unione di Genova all'imperio di Francia , ac. cidente contrario alle dichiarazioni di Napo leone , ed agli interessi dell'Austria in Italia : Arrestossi a tale improvvisa nolizia Norosilizoff, donde , fatto sapere all'imperatore Alessandro il fatto , era tostamente richiamato a Pietro
burgº . Per questo medesimo accidente , e pel caso di Lucca , che poco dopo si suppe , l'Au stria più strettamente si congiungeva con la
Russia . Incominciarono i discorsi politici soliti a precedere le guerre . Mandò dicendo l'Austria a Napoleone , desiderare cooperar con la Rus
sia e con l'Inghilterra al fine di un onesto e securo pacificamento d'Europa : ciò avere de
siderato prima della unione di Genova e di
272
STORIA D'ITALIA
Lucca , ciò ancora e molto più desiderare dopo. A tali notificazioni si risentiva Napoleone : ri spondeva , poco sperare dalla Russia , e dall' Inghilterra ; l'Austria potere sforzarle a consi
9
gli pacitici, perché per venir contro Francia dovevano passare pe'suoi territorii : ma non po.
!
tersi fidar dell'Austria ; armare lei in Polonia ,
3
ingrossare fuur di misura in Italia , emiere il Tirolo di soldati : se pur pace volessenrasse
indietro dal Tirolo italiano e tedesco i reggi. menti novellamente mandati; cessasse ogni for...
1
tificazione nuova ; resiituisse al pacitico numero i soldati posti alle stanze nella stiria , nella Ca
rintia , nel Friuli , e nei territorii veneti ; dichia .
rasse all'Inghilterra , volersene star neutrale . Da questi discorsi si vedeva , che poca spe ranza restava di pace : nė Napoleone era uomo capace di disfare per minacce ciò che aveva fatto , nè l'Austria si voleva tirar indietro dalle
0
sue risoluzioni, sapendo che Alessandro già
IN
aveva avviato verso i suoi confini due eserciti
0
ciascuno di cinquanta mila soldati . Insorgeva adunque pin vivamente ed a Napoleone rap presentava il suo desiderio d'amicizia con Frane
cia , di pace di tulla Europa ; ma essersi vio lato per gli ultimi accidenti d'Italia il trattato di Luneville , promettitore d'independenza per la italiana repubblica ; essersi con nuove ro vine di stati independenti spaventata l'Italia : non dovere una sola potenza arrogarsi il diritto
d
$
fo
2
di regolare da se gl'inicressi delle nazioni con esclusione delle allre ; richiedere la Francia
dell'osservazione dei patti; richiederla della di gnità e dei diritti delle altre potenze ; offerire a norma delle condizioni stipulate la concordia, offerirla ora , che con le armi ancora non si
contendeva , offerirla quando già si combattes se , e sempre essere parata a convenire , sálvi i trattati conclusi , e l'independenza delle na zioni .
1
3
LIBRO
XXII .
873
1805
Seguilarono queste protestazioni altri discor si sul medesimo andare da ambe le parti , nei
qaali e il desiderio di pace , ed il rispetto pei dritti altrui si pretendevano. Intanto le armi si apprestavano . L'imperatore di Francia, che con la celerità aveva sempre vinto , vedendo la nuo
va lega ordila contro di lui , e la guerra ine vitabile , stando coll'animo riposato dal canto della Prussia , che accecata dalla cupidigia di avere l'altrui , falsamente giudicava della na . tura di Napoleone , ordinò jncontanente all' c sercito raccolto sulle coste di Francia verso l '
Inghilterra , marciasse in Alemagna , soccorres. se alla Baviera minacciata dall'Austria, ribut tasse la forza colla forza . Poco dopo , descritti nuovi soldali , si avviava egli medesimo verso i campi d' Alemagna , sapendo quanla mole della guerra fossero il suo nome ed il sao va lore . Dal caplo suo l'Austria commetiéva all'
arciduca Ferdinando , giovane animosissimo , l'esercito gerinanico , dandogli per moderatore della sua gioventù il generale Mack , nel qua le l'imperatore Francesco , piuttosto per indu stri parole che per egregi fatti, aveva molta fede .
Dalla parte d'Italia , le condizioni delle cose militari erano le seguenti. L'Austria , conside ralo yuanta efficacia fosse per avere il nome dell'arciduca Carlo , lo aveva preposto all'eser. cilo italico , schierato sulle rive dell'Adige . I forti passi del Tirolo erano dali in guardia all' arciduca Giovanni con una grossa schiera con >
giungitrice dei due eserciti germanico ed itali co . Si era fatto disegno , che a queste forze si accostasse , sbarcando in qualche parte d'Ita
lia , un grosso aiuto di Russi e d'inglesi, che allora erano raccoli nelle isole di Corfú e di
Malta . MaNapoleone, conlullochéprincipal cura avésse delle cose di Germania , non pretermise 2
quelle d'Italia , e poiché seppe che l'arciduca 12 .
274
STORIA D'ITALIA
Carlo era stato posto al governo della guerra , a vendo pia fede nella fortuna di Massena che in
quella di Jourdang surrogava il capitano italico al capitano germanico. Mandava intanto nuovi soldali , per modo che tra Francesi ed Italiani
Massena aveva un esercito fiorito , ed uguale pel numero all'alemanno , che sommava circa a ottanta mila soldati . Stavasi Massena alloggiato sulla destra dell'Adige , pronto a tentar il pas. so , come prima fosse dato il segno delle batta glie. L'imperatore di Francia , che in tutte le sue guerre poco curandosi delle estremità , ed amando le guerre grosse piuttosto che le spař se , badava sempre al cuore , perché sapeva che a chi n'andava il cuore , ne andavano an .
che le estremità, fece disegno d'ingrossare sull' Adige , con mandarvi quella parte che sotto Gouvion San Cyr alloggiava nel regno di Na poli . Il che , perché con sicurtà potese esegui . re , aveva con sue pratiche , e per mezzo del marchese del Gallo, ambasciadore del re a
Parigi , indotto Ferdinando a sottoscrivere an trattato di neutralità. S' obbligava per quest accordo il re a starsene neutrale durante la
presente guerra , a respingere colla forza ogni tentativo fatto contro la sua neutralila , a non permettere che alcuna truppa nemica sbar casse , o ne'suoi regni entrasse , a non ricettare ne' suoi porti alcuna nave nemica , a non com. mettere i suoi soldati , o le sue piazze ad alcun ufficiale o russo , od austriaco , o d'altra po
tenza nemica , ed in questo capitolo s'inten dessero anche compresi i fuorusciti francesi ; il che particolarmente accennava al conte Rug >
giero di Damas . Dalla parte sua Napoleone, fi dandosi , come si spiegava , nelle obbligazioni
e promesse del re , consentiva a sgombrar il regno de'suoi soldati , ed a consegnare ii luoghi
occupati agli ufficiali napolitani . si obbligava oltre a ciò, e prometteva di conoscere , ed aver
LIBRO XXII . 1805 275 per neutrale nella guerra presente, il regno delle dae Sicilie . San Cyr marciava verso l'Adige . I discorsi secondo il solito precedevano le armi , moderati dal canto dell'arciduca, più vivi da quello del capitano napoleonico. Quan.
do poi già le armi suonavano in Alemagna ale già la Baviera era invasa dagli Austriaci, il principe Eugenio , viceré d'Italia , pubblicara con parole aspre contro l'Austria la guerra . Avere Vienna contro il popolo francese , con• tro il popolo italiano risoluto la guerra : la casa d'Austria, prevalendosi della nobile sicu rezza e contidenza di Napoleone imperatore , invadere i territorii di un principe dell'impe
To , solo perché fedele ai trattati , amico ed al leato si era conservalo all'imperator dei Fran cesi , ed al re d'Italia : ma non dubitassero > continuava dicendo , Napoleone guidare gli e . serciti ; sopra di loro lui riposarsi, sopra di lai
riposassero , combattere a favor suo Iddio sem. re terribile agli spergiuri ; combattere la sua glo.
ria , la sua mente, la sua giustizia , il suo valore ; combattere finalmente la fedeltà e l'amore de' suoi popoli ;saranno, lerminava, i nemici rinti. Già si combatleva aspranienie in Germania , quando ancora si riposava dall' armi in Italia ; imperciocchè a petizione dell'arciduca , che desiderava, prima di combattere, sapere a qual via s’incamminassero gli accidenti della guerra germanica , si era fallo tra lui e Massena un
accordo , perchè le offese non si polessero co minciare prima dei diciotto ottobre . Grande
errore degli Austriaci fu questo , perché cer car definizione di fortuna in un sol luogo ,
potendo in molii, non fu mai prudente cousi glio . Aggiunge gravezza all'errore la congiune zione di San Cyr con Massena , alla quale per
l'indagio si poteva dar luogo prima del comº baltere. Non commise simile errore Napoleone, che con incredile velocità dalle spiagge ma .
STORIA D'ITALIA 276 rittime della Picardia alle sponde del Danubio viaggiando , arrivò , e combatté gli Austriaci innanzi che i Russi giungessero sul campo di baltaglia in aiuto loro . Dall'errore dell'Austria nacque , che l'arciduca fu , pei fatti di Ger mania , prima superato che combattuto,
Già vincevano le napoleoniche stelle . L'im , peratore dei Francesi arrivando in Alemagna innanzi che gli Austriaci avessero avulo tempo di riuscir oltre i passi della Selva nera , e di
fortificargli, si avventava , in ciò mostrando oltre la celerità , una grandezza di militari con cetti straordinaria, contro il nemico tante volte rinto. Trovossi Mack in pochi giorni cinta da ogni parte , segregato da Vienna , ridotto den tro le mura di Ulma. Aveva vinto Napoleone
una prima ballaglia a Verlinga , una seconda a Gunsburgo . Due accidenti principalmente
gli avevano aperto l’adito a queste vittorie , l' aiuto dei Bavari , e l'aver calpestato , stimando più il vincere che l'osservanza della fede , la
neutralità della Prussia a Bareit e ad Anspach: il primo fu cagione che i Francesi riuscissero sulla destra ad Augusta ed a Monaco, sulla si nistra a Novoburgo , Ingolstadt e Ratisbona , quinci e quindi alle spalle degli Austriaci . Per tale guisa non solamente furono serrati gli Austriaci , ma fu ancora Mack separato dall' arciduca Giovanni ,
Spuntava appena il giorno diciotto ottobre , termine della tregua , che sapendo già Masse
na , essersi venuto alle mani in Germania con prospero successo de' suoi compagni , si deli guerra. Alle quattro della mattina , dando due assalti uno sotto , l'altro so . pra Verona , si accingera a sforzare sul mezzo il berava a cominciar la
passo .
Imponeva a questo fine a Dahesme ed a Gar danne , che assaltassero il ponte : era muralo e
rolto ; ma Lacombe San Michele, generale d'
LE
1
LIBRO XXII .
1805
277
artiglieria , con un petardo, esponendosi a gra . ve pericolo perché i Tedeschi fulminavano dalla riva sinistra , rompeva il muro , ed il ge nerale Chasseloup con pari valore riattava il ponte , Passarono i soldati armati alla leggie ta : ma fortemente pressati dai Tedeschi, cor
revano grandissimo pericolo. Non indugiò Gar danne a venire in soccorso loro col grosso delle sue compagnie , e rinfrescò la battaglia . Si combatteva con molto valore , e con vario suc cesso da ambe le parti. L'arciduca che aveva il sno campo a San Martino , mandò tostamen te nuovi soldati in soccorso de'suoi donde na.
sceva un più vivo e piú generale combattere ; Duhesme ancor egli era passato con tutta la
sua schiera . Per quel giorno non fu compiula
pei Francesi , ancorchè avessero il vantaggio , la vittoria, e fu loro forza di tornarsene ad al loggiare sulla destra del fiume , conservando però in poter loro la signoria del ponte . Man carono in questi fatti dalla parte dei Tedeschi circa tre mila soldati tra morti , feriti e pri gionieri , con qualche perdita di cannoni . Ne fu senza sangue là vitioria pei Francesi sce mati di un migliaio di combattenti . Massena , .
o che il ritenesse il forte sito dell'arciduca , o
che volesse aspettare che San Cyr l'avesse rag. gianto , o che desiderasse prima di cacciarsi avanti ,9 udire i fatti ulteriori di Germania , se ne stette più giorni senza fare alcun motivo d'
importanza. In questo gli sopraggiunsero desi deratissime novelle : avere lutto l'esercito di
Mack , salvo una piccola squadra fuggita sotto la condotta dell'arciduca Ferdinando , deposto le armi , ed essersi dalo , il di diciassette otto bre , vinto e cattivo in mano di Napoleone ; il che importava l' annichilazione quasi intiera delle forze austriache in Alemagna . Napoleone imperatore aveva in questi fatti per arte e per fortana superalo Buonaparte generale e conso . >
STORIA D'ITALIA 278 lo . Cambiavansi le sorti dell'italica guerra. Fa l' arciduca obbligato a debilitarsi con mandar
parte de'suoi inaiuto dell'imperio pericolanle del fratello. Sgomentaronsene i Tedeschi , presero animo Francesi. Massena , udito il maraviglio so caso di Uima , si risolveva , senza frappor tempo in mezzo , ad assaltar l'avversario nel suo forte alloggiamento di Caldiero . Il gior. no ventinove ordinara il passo del fiume . Du hesme e Gardanne erano destinati a varcare per
l'acquistato ponte , Seras a stanca al Passo di ponte di Polo , Verdier a destra più sotto tra Ronco ed Albaredo , luoghi già tanto famosi pei casi di Arcole. Duhesme e Gardanne , pas sato il ponte , si erano allargati a destra , Seras
passato più sopra seguitava ad altro disegno le falde dei monti, ed occupando le alture di val Pantona , che signoreggiano il castello di San Felice; che con le artiglierie aveva molto noia to i Francesi al passo del ponte , aveva obbli . gato i Tedeschi a sgombrare da Veronetta. Ciò diede abilità ad altre squadre di passare , masa simamente ai cavalli , per modo che gli Au striaci cacciati da tutti i siti , e perfino da San Michele , si ritirarono con grave perdita , sem . pre però animosamente combattendo, oltre San Martino . I Francesi pernottarono in Vago . Si risolveva l'arciduca a far fronte a Caldiero , piuttosto coll'intento di non cedere la posses sione d'Italia senza combattere in una giusta
battaglia , che colla speranza di cambiare le condizioni della guerra già troppo preponde ranti in favor di Napoleone . Si ordinara la mat
tina del giorno trenta l'arciduca alla battaglia , sprolungandosi a destra tin sopra alle eminen ze di San Pietro rimpetto al villaggio di Fro. megna , e distendendosi a sinistra perso l'Adige fin oltre a Gambione. Questi siti erano diligen temente fortificati . Perchè poi in un caso sini . stro vi fosse luogo a far risorgere la fortuna ,
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XXII .
1805
279
aveva adunato la cavalleria , ed un grosso cor, po di ventiquattro battaglioni di granatieri ver . so Villanova al bivio , dove la strada di Vero, na in due partendosi porta da un lato a Loni. go , dall'altro a Vicenza .
Il generale di Francia aveva partito i suoi in tre schiere : la mezzana condotta da Gardanne , la destra da Dahesme , la sinistra da Molitor ,
Un grosso ordinato alle riscosse , e composto dai granatieri di Partonneaux , e dai cavalli di D' Espagne e di Monnet , se ne stava accampa : to in poca distanza alle spalle. Massena , aven . do inteso che le fazioni ordinate di Seras e di
Verdier avevano avuto il fine ch'egli si era pro , posto , si deliberava ad attaccare la battaglia , Il primo a far impeto fu Molitor : assalto furio
samente , e furiosamente ancora fu risospinto. Fecersi avanti Gardanne e Duhesme , e ben to sto si cominciò a combattere su tutta la fronte
da ambe le parti , Gardanne , spingendosi avan . ti con estrema forza , faceva piegare la fortuna
in favor suo ; perchè , cacciati da luogo a laogo i Tedeschi , ancorchè fortemente contrastassero , s'impadroniva , avventandosi con le baionelte , di Caldiero. La qual cosa vedutasi dalle due ali estreme , si scagliarono ancor esse con for. za contro il nemico , ed il costrinsero a piega . re : ma rannodatosi sulle eminenze , vi faceva una ostinata difesa ; tuttavia la giornata incli . >
nava del tutto a favor dei Francesi . Erano le
quattro della sera : l'arciduca mandò avanti il retroguardo , che , come narrammo , serbava alla ricuperazione della battaglia ; ne era rein tegrata , e le cose si mantenevano in modo bi . lanciate che non più in una, chcin un'altra par te pendevano. Massena , veduto il nuovo rincal. 20 , mandava innanzi anch'esso il suo retroguar do : la zuffa divenne acerbissima e mortale ;
perchè cosi i granatieri ed i cavalli tedeschi, come i granatieri ed i cavalli francesi , che no
STORIA D'ITALIA
280
vellamente erano entrati nella mischia , faceva . no egregiamente il debito loro, Prevalse tinal mente la cavalleria di Francia : resistevano an
cora i granatieri dell'arciduca , ma quei di Partonneaux , dato mano alle baionette , con ta
le vigoria ' , gl'incalzarono , che gli obbligarono a dar indietro . Cosi i Tedeschi , lasciando la
vittoria in potestà di chi poteva più di loro , ce dettero del campo , e si ritirarono alle batte rie , che l'arciduca aveva pianlate sopra le e minenze che torrreggiano oltre Caldiero. Fu notabile questo fatto d'armi per la somiglianza
dei disegni orditi dai due avversi capitani, per chè ambidue ordinarono le ordinanze con una
prima fronte , e con una schiera di riserbo , ed ambidue in lei posero un grosso nervo di gra
natieri , ed un battaglione fiorito di cavalleria. Perderono gli Austriaci trenta cannoni , e tre mila cinquecento soldati : i Francesi circa mil lecinquecento. Si portarono egregiamenle tatti i generali di Massena : si dolse arciduca di Wakassówich , che trovandosi a campo a Cam pagnola , e standovi, come pare , a mala guar dia , si lasciò fare un assalto improvriso addos )
il che disordinò i disegni del gencralissimo d'Austria : tal è l'incertezza delle guerriere sor
80
ti; imperciocchè questo era quel Wukassowich, che meritò tante lodi in queste storie di perito , animoso , e vigilante capitano. Mentre si combatteva a Caldiero , aveva l'ar ciduca mandato a sua destra verso i monti una
colonna di cinquemila soldati sotto la condotta d'Hillinger col proposito di circuire , e di com- . baltere i Francesi alle spalle . Questa mossa a
5
veva ordinato , o che non sapesse che Seras as >
sai forte marciava su quelle medesime terre , o
che credesse potere più lungo tempo resistere a Caldiero . Ne nacque un grave accidenle a danno delle forze austriache. Seras oltre proce
dendo , ed intromettendosi tra Hillinger
e l'ar .
.
LIBRO
XXII .
180 5
281
ciduca , taglið fuori la squadra segregata , e la ridusse alla necessità dell'arrendersi .
Il fatto di Caldiero , la calamità d'Hillinger, gli ordini dell'imperatore suo fratello non la . sciarono più luogo ad elezione nell'arciduca. Per la qual cosa la notte del primo novembre
principiò a tirarsi indietro per la strada di Vie cenza : poi continuando , non senz'arte , a ce dere del campo , conduceva le sue genti più intere che le perdite prime, e la presta ritirata potessero promettere , sulle sponde della Sava, ponendosi alle stanze di Lubiana . Il seguitaro no veloceinente i Francesi : raccolsero alcuni
corpi , ma piccoli , disbrancati , e grossi magaze zini di viveri , principalmente in Udine e Pal.. manova. A questo modo i fertili paesi della ter raferma veneta , conquistati di nuovo dalle ar mi vincitrici di Napoleone , furono tolti all'Au. stria . Solo la città di Venezia restava in poter dei Tedeschi .
Era in questo mezzo tempo arrivato da Na . poli San Cyr. Massena trovandosi in necessità di seguitare a seconda l' arciduca nelle monta.. gne della Carniola e della Carintia , non vole. va , per timore di qualche sbareu di Russi e d' Inglesi , lasciare senza difesa i lidi veneziani. Ordinava perlanto a San Cyr >, che si allargasse, e custodisse le spiagge dalle bocche dell'Adige sino a Venezia . Questa provvidenza ebbe felice successo , non contro i tentativi di mare , che
nissuno ſu fatto , ma contro uno di terra . Nae . poleone , volendo prostrare le forze d' Austria , che tuttavia lenevano le alte rapi del Tirolo e del Voralberga , aveva mandato da Augusta Ney contro l'arciduca Giovanni , Augereau contro
Jellacich . Ney , guadagnato celeremente il pas. so di Scharnitz , occapava il Tirolo tedesco; poi guadagnato con la medesima prestezza il passo olo ilaliano, di Sierzing , s'impadroniva del ritiratosene , o piuttosto fuggitosene a grave
282
STORIA D'ITALIA
stento l'arciduca per ricoverarsi nella Carnio la. Augereau cacciossi avanti Jellacich cedente dal Voralberga : il capitano tedesco , trovate le strade del Tirolo chiuse da Ney , fu costretto
alla dedizione . La conquista del Tirolo partori un altro effetto di grande importanza. Un gros. so di settemila fanti e mille cavalli , sotto la condotta del principe di Roano , costretto a ca. larsi per le sponde della Brenta verso i piani bagnati da questo fiume , incontratosi a Castel . franco con San Cyr , dopo un furioso conflitto,
fu obbligato ad arrendersi . Dopo questo fatto Massena secaro alle spalle , vieppiú innoltrava la sua fronte , e fermava gli alloggiamenti in
Lubiana , ritiratosene l'arciduca per internarsi nella Croazia , e di là nel principato di Sirmio in Ischiavonia tra la Drava e la Sava . Seras
occupava Trieste . I soldati di Massena e di Ney si congiunsero a Villaco ed a Clagenfurt : i due eserciti di Francia germanico ed italico si con gregarono alle future imprese del Danubio, Grandi, audaci , ed oltimamente composte fu. rono tutte queste mosse di Napoleone : il fine rispose alla maestria , colla quale erano state concette . L'apparato bellico dell'Austria , in mea che non fece un mese , fu distrutto , e l' imperatore, Francesco , privo quasi interamente delle forze proprie , non aveva più altro rime dio che gli aiuti della Russia , sufficienti pri ma delle rotte , jasufficienti dopo : l'Italia sgorn . bra , come ai primi tempi di Napoleone , da uo 9
mini alemanni.
Ambiva Napoleone di per se stesso gli stati altrui , e facilmente senza cagione o pretesto se gli appropriava : molto più volentieri se gli
appropriava , quando se ne dava cagione . Di ciò con estremo
suo eccidio ebbe pruova il re di
Napoli . Aveva Ferdinando , siccome per noi si è narrato , stipulato la neutralità : ma quando appunto
la
fucrra si detiniva in favor di Fran
15
LIBRO XXII . 1805
283
cia in Germania , ee nell'Italia superiore , essen do già corso oltre il suo mezzo il mese di non vembre, arrivavano nel golfo di Napoli due na.
vi inglesi con molte onerarie, sopra le quali erano quindici mila soldali , dodici mila Russi venuti da Corfå , tremila Inglesi venuti da Mal. ta . Sbarcarono soldati , armi e munizioni tra Napoli e Portici , annunziando venire non solo per proteggere il regno , ma ancora per correre verso l'Italia superiore in aiuto degli Austriaci .. Non fece il re , non bene considerando quel che potesse portare seco il tempo futuro , alcuna di
mostrazione nè protesta per impedire lo sbar co di queste genii nemiche a Francia . L ' amba sciador di Napoleone , viste le insegne del ne mico , molto acerbamente si risentiva , e cala.
ti gl’imperiali stemmi dalla fronte del suo pa lazzo , richiedeva il re dei passaporti , e l'infe
dele terra , come diceva, abbandonando , se ne partiva alla volia di Roma. Per mitigarlo man dava fuori il governo un editto , per cui pro. melteva ai Francesi , Italiani , Liguri , e ad al tre nazioni unite all'impero francese , che sa rebbero le proprielà loro , ed i traffichi securi
e salvi . Fu la dimostrazione indarno ; perchè non solo nissu na protestazione conteneva contro il molo dei confederati , ma nemmeno portava
alcun dispiacere di quello , che la Francia are , va sentito si gravemente. Gli effetti che ne se guitarono , e che per molti anni tolsero al re la possessione del regno di qua dal Faro , saranno da noi fra breve raccontati .
Vinceva Napoleone nei campi di Osterlizza una campale battaglia . Vinti i Russi ausiliarii,
fa talmente prostrata'l Austria , che fu costret
ta a consentire a durissimi patti. Si fermarono a Presbargo d'Ungheria il di ventisei decembre, Consentiva l'imperator d'Alemagna e d'Aastria a tutte le unioni dei territorji italiani : ricono
sceva le risoluzioni prese dall' imperator di
284
STORIA D'ITALIA
Francia rispetto a Lucca ed a Piombino , rico .
nosceva l'imperator di Francia , come re d'Ita (
lia , con ciò però che , seguita la pace genera le , le due corone , a seconda delle promesse ?
falte dall'imperator Napoleone , l'una dall'altra fossero separate, ne mai in perprinio potessero csser riunite : dara in polesti dell'imperatore medesimo di Francia talti gli stati dell'antica repabblica di Venezia a lui ceduti pel trattato di Campoformio , e consentiva , che fossero uni. ti al regno d'Italia : riconosceva ancora nei duchi di Vittemberga e di Bariera la qualità ,
1 1
ed il titolo di re : cedeva a quest'ultimo , oltre parecchi paesi situati sulle sponde del Danu >
1
1
bio , il Tirolo , compresi i principali di Bris sio e di Bolzano , le sette signorio di Voralbero ga , e parecchi altri paesi sulle 'rive del lago di Costanza : dal canto suo l'imperator Napo leone guarentiva l'interezza dell'impero d'Au
1
stria ; consentiva , che Salisburgo già dato all '
1
arciduca Ferdinando di Toscana , al medesimo impero si unisse , e si obbligava ad intromet tersi appresso al re di Baviera , perchè cedesse Visburgo all'Areiduca in compenso di Sali sburgo .
1
Si mandava ad effetto il trattato. Venezia e
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)
gli antichi suoi territorii , dopo olto anni di dominio austriaco , tornavano sotto quello di Francia . Veine Law Lauriston a prenderne pos. sesso da parte del re d'Italia . Confortava i Ve
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ncziani a star di buon animo , promeitendo loro
felicità , e chiamandogli figliuoli di Napoleone; bella cosolazione per certo a tanti mali. Il di diecinove gennaio arrivarono in Venezia per fondarvi la terza servitú , i soldati di Napoleo. ne : gli mandava Miollis , destinato dai cieli a comniettere in Italia duri fatti con molli parole , Arrivava il di tre di febbraio in Venezia Eage Baviera . Amali nio viceré , teste sposato
Fecersi i soliti rallegramenti , i quali , siccome
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qaelli che o costretti erano dalla forza , o pro curati dall'adulazione , muovevano piuttosto a
compassione che a gioia . A questo tempo si rinfrescavano le napolita ne ruine. Napoleone vittorioso pensava a sod. disfare all'ambizione ed alla vendetta. Già sull'
uscire del precedente anno aveva pubblicato , parlando a' suoisoldati , queste parole : « Da i dieci anni io feci quanto per me si poté, per » salvare il re di Napoli , e da dieci anni ei fe » ce quanto per lui si poté per perdersi. Dopo
» le baltaglie di Dego, di Mondovi , e di Lodi » » » » »
deboli forze gli restavano per resistermi; fi daimi nelle sue parole , ante posi la generosità alla forza. Risolvè poscia Marengo la seconda lega : aveva il re , di tutti il primo, incomin ciato la guerra : da'suoi alleati abbandonato
» a Luneville , solo e senza difesa rimase . Im .
» plorò perdone , gliel concedei . Voi a Napoli
» già vicini avevate in poter vostro il regno : i » tradimenti io sospettara , le vendette poteva » fare : novella generosità amaimi; che sgom , » braste il regno , ordinaivi ; la terza volta re # stommi della salute sua la casa dei Reali di
» Napoli obbligata . Perdonerò io la quarta ad y una Corte senza fede , senza onore ,
senza
» ragione ? No ; ceda dal regno la napolitana
» famiglia : non può ella col riposo d 'Earopa , » coll'onore della mia corona sussistervi . Ile, » marciate , precipitate nell' onde quei deboli » » » » » » »
battaglioni dei tiranni del mare : seppure a loro basterà l' animo di aspettarsi : ite , e mo strate al mondo , come da noi si puniscano gli spergiuri; ite , e fate ch'egli presto s'acº corga , che nostra è l'Italia , che il più bel paese della terra ha oramai gettato via dal collo il giogo d'uomini pertidissimi : ite , e
» mostrale che è la santità dei trattati vendica
» ta , che sono le ombre de'miei soldati , so
» pravvissuti ai naufrayi , ai deserti , a cento
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x battaglie , ed alle uccisioni nei porti della » y ụ $
Sicilia , mentre tornavano dall'Egitto , placa te e paghe. Guideravvi mio fratello : parte. cipe della mia potenza , partecipe de' miei consigli, in lui fidatevi , come io in lui mi
y fido » .
A qaeste aspre e superbe parole del terribile vincitore d'Osterlizza tenevano dietro consen
zienli fatti . Giuseppe fratello con esercito po deroso marciava contro il regno : gli aveva da. to Napoleone , conoscendolo irresoluto e solito
a lasciarsi portare dalla volontà degli altri , per compagno e sostenitore de' suoi consigli Masse )
na . Pruorossi Ferdinando di stornare la tempe.
sta, con mandar Ruffo cardinale appresso allo sdegnato signore per iscusare il fatto dello sbara co . Adducesse , comandava , essere gli alleati
stati troppo forti , lui troppo debole , nè aver potato impedire : pregasse concordia , promet tesse ammende, offerisse sicurià. Ne vedeva il re , che Napoleone più serviva all' ambizione che alla vendetta ; imperciocchè quanto allo sbarco , vi si poteva rimediare con qualche per dita di province o di denaro, senza venirne alla radice ed all'intiera distruzione del regno. Quan . to all'onibre dei soldati , aveva Napoleone, do po la uccisione , falto amicizia col re ; il che aveva dimostrato in quale conto avesse il san
gue e l'ombre loro. Nè si vede perché il re man dasse Ruffo cardinale a placar Napoleone , se non forse perchè credeva , che per qualche somiglianza di natura fossero facilmente per accordarsi. Mostrossi Napoleone inesorabile: gli
piaceva Napoli ; preparava reali seggi ai fratel li ; voleva , per le sue cupidità , fermare in 0 . gni luogo stati dipendenti intieramente da lui.
Quando pervennero a Ferdinando le novelle della volontà di Napoleone , si ristrinsero insie me i suoi consiglieri per deliberare su quanto la necessità del caso richiedesse . Penavano ad
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abbandonar Napoli , e desideravano che i Russi ed Inglesi si mettessero a qualche forte passo degli Abruzzi , per vietare ai Francesi l'entra
ta nel regno. Ma l'imperatore Alessandro , che amava meglio la salute de' suoi soldati , essena do anche l'impresa molto dubbia , aveva co.
mandato per un corriero espresso, che tosta. menle s'imbarcassero , ed in Corfú tornassero . La ritirata dei Russi , che erano la più grossa parte ,> rendė necessaria anche quella degl'In. glesi. Gli ani e gli altri partirono , quelli per Corfù , questi per Sicilia , lasciato Ferdinando bell'ultima ruina. Veduto che il regno andava
senza indugio inmanifesta perdizione, si risol vette nel consiglio , che il re si ritirasse in Si cilia , che seco conducesse la famiglia , i minia stri , e quanti soldati e denari potesse. Già il nemico insultava da Ferentino , già si appresta va ad invadere le province . Si deliberò altresi, che il figliuolo primogenito del re andasse in Calabria per animare quelle popolazioni armi. gere , e sempre addette a chi più accesamen
te le instiga . Era in questa provincia rotta e sanguinosa il conte Ruggiero con qualche ban da di regolari; si sperava, che i popoli cori giungendosi a loro, avrebbero potuto tener vivo il nome regio finiantochè qualche favorevole accidente desse occasione di risorgere . Lascia. va Ferdinando la real sede il di ventitre di
gennaio. Cosi tint allora il suo regno , regno
pieno , per la sfrenatezza dei tempi , di casi la mentevoli ed atroci : ma non pertanto cessaro po le opere crudeli , come se fosse fatale che perpetuo sangue vi si versasse , o che il regno, o che la repubblica vi dominassero >, 0o che fore
stieri d'Inghilterra o che forestieri di Francia la potestà del comandare vi esercessero . ”
Partito Ferdinando sul vascello reale l' Archi mede , fu lasciata una reggenza composta dal
generale Naselli , dal Principe di Canosa , da
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don Michelagnolo Cianciulli , e da don Dome nico Sofia . Era la città paventosa delle cose av. vcnire : si temeva del popolo , dei Francesi , dei Calabresi , Accrebbe il terrore un grave tentati vo dei carcerati al serraglio , che se avesse avu .. to effetto , Napoli sarebbe andata a ruina . Mar ciavano intanto i Francesi alla conquista . Giu
seppe , fulminalo vendetta contro la Corte , e promesso dolcezza al popolo , se si sottoinettes se , velocemente viaggiava contro la capitale. Correva a destra , a riva il mare , Regnier , nis
sun ostacolo in nissun luogo incontrando, salvo in Gaeta ,piazza forte di silo , e custodita dal principe di Assia , capitano valoroso. Intimato di resa , rispose negando . Assaltarono i France, >
si il bastione di Sant'Andrea , e se lo presero ,
non senza sangue. L'altra parte si difendeva
egregiamente ;ma essendo i napoleoniani gros si, lasciato genti all'oppugnazione , passarono. Massena a sinistra senza impedimento alcuno
camminando , poichè Capua già si era data , arrivava ai quattordici di febbraio sotto le mu ra dell'appetita città. S'arresero Castel nuovo, castel dell'Uovo , castel del Carmine , e castel Sant' Elino . Entrava Duhesme il primo con una .
scelta fronte di soldati leggieri si fanti che ca. valli . Faceva il di seguente il suo ingresso Giu. seppe a cavallo con molto seguito di generali , e con tutte le ordinanze in bellissima mostra .
Smonló al palazzo reale : Irorollo squallido , e spogliato dai fuggitivi. Addi sedici visitava la chiesa di San Gennaro : udita la messa di Ruffo cardinale ,) presentava il Santo con doni ,> pri . mizie del futuro regno . Tornatosi nella regia sede dava le udienze ai magistrali , vedeva con
viso benigno la reggenza di Naselli : ma tosto la cassava per crearne un' altra ; fecene capo Saliceti . Erano nella sersa Italia ccrle perso
ne perpetue, alcune perché Napoleone le ama
va , altre perchè le disamaya ; Vignolle , Monog, >
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Miollis , Saliceti. Per far denaro si mantennero le tasse vecchie , se ne imposero delle nuove : per far sicurezza , si tõlsero le armi ai cittadi. ni , e si venne sul suono di far morire soldate
scamente chi le portasse. Queste minacce già
tante volte fatte , ed anche eseguite da ambe le parti , dimostrano , qual dolcezza di vivere fosse allora in Italia .
Intanto le Calabrie non quietavano. Si era il daca di Calabria accostato con un corpo di sol .
dati uscito con lui da Napoli al conte Ruggiero, che con una squadra riempiuta di soldati siçi . liani , tedeschi, napolitani , e con qualche mi. sto di raanaticci , parte buona , parte pessima ,
aveva fatto un alloggiamento fortificato sulle ri . ve del Silo nel principato di Salerno. Arso il ponte , schierava i suoi sulla riva . Parve il ca. so d'importanza ; vi fu mandato Regnier. Andò il Francese all'assalto > mandò i Napolitani in rotta , perseguitò i vinti fino a Lagonero . Ran nodaronsi i regi a Campotenese : venne loro so pra Regnier di nove marzo , e con un forte assalto gli risolvette facilmente in fuga. A sten to salvossi il conte con mille soldati tra fanti e cavalli . Il Francese vittorioso s'inoltrava nella
Calabria ulteriore : occupato Reggio , maniva di presidio la forlezza di Scilla , posta alla pun. ta d'Italia , dove è più vicina alla Sicilia ; il che dava e freno e sospetto agl’Inglesi , che in Messina si erano raccolti a difesa dell'isola . Per la vittoria di Campolenese tutto il corpo
napolitano guidato da Rosenheim fu fatto pri gioniero, Rodio, che aveva veduto le guerre di Ruffo , e con lui e per lui aveva combattato , perseguitato aspramente da Lecchi , fu preso nelle montagne di Pomarico. Sperava Regnier di pigliarsi Michele Fezza , che il volgo chia mava fra Diavolo , uomo facinoroso mandato
da Palermo a sollevare i popoli ; ma per l'au: dacia propria , e per conoscere il paese , gli T. IIÍ
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sfuggi di mano tornandosene a Gaeta . Molti de'suoi seguaci , gente da strada ed efferata , come egli , presi nelle montagne di Rocca Gua glielma, Monticelli ,> e Sant'Oliva , furono in contanente dati a norte. Da un'altra parte Da. hesme , oltratosi nella Basilicata , cacciava i ne. mici da Bernarda e da Torre , ed entrava in Ta . ranto , città opportuna pel suo sito ad accenna >
re ugualmente a Corfú ed alla Sicilia . Alcuni
rimasugli dei vinti si erano rannodati a Castro. villari , ma combaltuti da Rrgnier furono di . spersi. Vi andarono presi un Tchudi ed an Rico
ci , capitani di qualche grido, e molto affezio nati al nome del re. Sbaragliati i regolari , sor gevano >, parte per la mutazione del governo , parte per gl'instigamenti di Sicilia , parte per amore della vendetta , parte per cupidigia del sacco, in diverse parti della Calabria bande col .
lettizie di soldati spicciolati , e di uomini faci norosi , che mettevano la provincia a terrore > à ruba ed a sangue . In questi orribili ravvol. gimenti perdeva chi aveva , acquistava chi non areva ; i buoni solamente perivano , i scellerati
trionfavano. La ferocia d'uomini quasi ancora selvaggi era stimolata da uomini feroci per con suetudine ; il male s' appiccava , e doninava in ogni parte . Spargevansi voci , che la regina fo mentasse questi moli ; il che era vero per qual che capo e per la guerra , non per le masse dei scellerati e per gli eccessi . I Francesi ed i partigiani loro accrescevano questi romori >, e davan loro più credito coll'intento di seminar viemaggiormente rancori , ed odii contro quel governo , che da loro era stato caccialo . Da que sti accidenti nasceva , che non solamente il desi derio di Ferdinando diminuisse continuamente
nelle popolazioni quiete , e negli uomini facol. tosi , ma ancora con minor avversione si vedes
se il dominio dei Francesi , avvisando ciò che era vero , che >, siccome potenti e speditivi , a .
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vrebbero posto freno a quella peste degli assas sinii e delle ruberie. Questi umori non ignora va Napoleone. Però giudicando , che fosse ar. rivalo il momento propizio per mandar fuori quello che si aveva già da lungo tempo concets to , nominava Giuseppe re delle due Sicilie. An Destava la solita condizione, che le due corone di Francia e di Napoli.non potessero mai esse re posate sal medesimo capo. II principi consen tivano , i popoli adalavano. Solo Carolina di Si cilia non si lasciava tirare alla debolezza uni .
versale , lacerbità dell'animo con l'altezza compensando. Per questo Napoleone la chiama. va Fredegonda , ed ella chiamava lui assassino di principi , e tiranno corso . Finalmente vi cad. de ancor essa , non per adulazione , nè per a . biezione d'animo , ma per odio contro gl' In
glesi ; perché , come diremo a suo luogo, ven. ne un tempo , in cui non piacendole il coman dare frenato alla foggia degli ordini d'Inghila terra ,> desidero , come più conforme alla sua patora , il comandare assoluto di Napoleone ; per questo prese consiglio di accostarsi a lui. La creazione del re Giuseppe fu sentita con
qualche allegrezza in Napoli , ma più dai no bili che dai popolani. Furonvi luminarie , spa. ri , feste , teatri , canzoni , sonetti al solito ; e di questi sonetti , chi ne aveva più fatto per Carolina , più ne faceva per Giuseppe . Vi fo rono anche non insolite >, ina indecenti cose. Il marchese del Gallo , ambasciadore di Ferdinan
do a Parigi, rivoltatosi subitamente alla fortu. >
na di Napoleone, divenne ambasciadore di Give seppe , poi incontanente suo ministro degli af fari esteri . Di tanto anteponevano gli uomini , anche i nobili , l'ambizione all'onore ! Ne mi glior narara mostrò il daca di Santa Teodora , ambasciadore di Ferdinando in Ispagna , poco
prima mandato da lui a mansuefare il vincito re : accettò carica nella Corte di Giuseppe . A
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292 veva certamente il duca l'animo esacerbato pel supplizio di Caraccioli , suo parente ; ma sa rebbe stato più onorevole il non accettar cari
che da Ferdinando , che il non tenergli fede . Ruffo Cardinale esultando riceve Giuseppe solto il baldacchino . Vide l’età Maury cardinale fare fallo ai Borboni di Francia , per profondersi a. Napoleone , vide Ruffo cardinale abbandonare i Borboni di Napoli per inchinarsi a Giuseppe . Scusayansi con dire , avere amato le cose , non
le persone ; il che sarà loro da ognuno facil. mente conceduto . Tutti errarono , pontefice , imperatori , re, cardinali , vescovi , preti , no bili , popolani. Almeno imparassero i potenti a non giudicar gli uomini a norma di una perfe zione , che non è nel mondo , ed a conoscere
la debolezza propria in quella d'altrui. Ma tal suade anche d'esser migliore , e tal è anche qualche volta la perversità di lei , che alcuni
è la superbia umana , che chi più può , si per
credono , e vogliono far dimenticare i falli pro pri col punirgli in altrui . La Turchia stessa , a
cuiNapoleone aveva voluto torre quel granaio dell'Egitto , adulava . Ilgiorno dell'assunzione di Giuseppe , il suo inviato in Napoli cacciò fuori sulla fronte del suo palazzo , in mezzo a non so qual luminaria , questo molto in lingua turca
e francese : ” Oriente riconosce Ľeroe
del secolo . Vero è , che quest' era piuttosto a dulazione francese e napolitana, che turca. Na poleone rideva á qneste mostre , è vieppiú di . sprezzava la natura umana .
Le vittorie di Lagonero e di Campotenese. avendo rotto le forze regie in Calabria , tutto il paese era venuto , salvo alcuni moti incompo sti , a divozione dei Francesi . Solo Gaeta e Ci. vitella di Tronto resistevano . Poca speranza re
stava al re di far frutto , sebbene sapesse che non mancavano mali semi contro il nuovo si .
gnore , se gl' inglesi sbarcando sulle terre cala.
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bresi non avessero somministrato qualche forte soccorso di battaglioni ordinati . Ma grandemente ripugnava ad una spedizione in terra ferma Stuart, che essendo succeduto a Craig nel go verno dei soldati britannici in Sicilia , conti. nuava a starsene nelle stanze di Messina . Gli
pareva che il principal fine degl' Inglesi fosse la conservazione della Sicilia . Ne ignorava che
la spedizione sarebbe pericolosa per l'isola , se riuscisse infelicemente , di nissun frutto pe: la terraferma , a cagione dell'eccessiva forza dei Francesi , se riuscisse felicemente. Fortuna to capitano non sarebbe lodato , infortunato bia
simato. Ma era a questo tempo giunto in Sici lia un uomo , a cui piacevano le imprese avven. turose : questi era Sidney Smith , che , arresta.
ta la fortuna prospera di Buonaparte in Orien . te , si era persuaso di poterla arrestare anche in Occidente . Stimolato dalla propria natura ,
dalle preghiere di Ferdinando , e dalle instiga zioni della regina , che non poteva vivere se, non ricuperasse ciò che le era stato tolto, con tingamente esortava Stuart alla fazione . Ma la
prudeaza dell' uno superava l'audacia dell' al tro , e niuna cosa si risolveva . Si deliberara
Sidney a fare qualche sforzo da se colle forze marittime per far vedere a Stuart , che la ma teria era meglio disposta ch' ei non credeva. Per la qual cosa partiva dalla Sicilia con qual
che nave grossa da guerra e molte annonarie , con intento di andar a visitare le coste di Na
poli . Due fini principalmente il muovevano , il primo di rinfrescar Gaeta , il secondo d'incita re , e di provvedere d'armi e di munizioni le Calabrie . S'appagava del suo primo intento ; anzi lasciava nelle acque della piazzà un' ar.
matetta di navi sottili , affinché cooperasse alle difese. S'impadroni dell'isola di Capri; la qual possessione il rendeva signore del golfo di Na poli . Poscia radendo i lidi a seconda verso sci
STORIA D'ITALIA 294 rocco , ora qua ora là si mostrava , e con la pre .
senza , colle esoriazioni , colle somministrazio ni vi mantenera vivo il nome di Ferdinando.
Vi scoverse inclinazioni favorevoli , ma non suf ficienti perchè potessero fare da se. Tornossene in Sicilia : con intente esortazioni tanto fece che
il prudente Stuart si lasciò muovere a tentare qualche fatto su quella tribolata e tumultuosa
terra. Sbarcava sul principiar di luglio con cir . ca cinque mila soldati sulle coste del golfo di Sant' Eufemia : cbiamava , ma con poco frullo, le popolazioni a levarsi . Stava sospeso , slante
la freddezza dei popoli, se dovesse tornare alle navi , o persistere sulla terraferma, quando gli pervennero le novelle , che Regnier con an cors
po di circa quattro mila soldati aveva posto il campo a Maida , terra distante dieci miglia dal mare . Udi al tempo stesso , che una nuova schie ra di tre mila soldali accorreva in soccorso di
Regnier , perciocchè la nuova della venula de gl'Inglesi già si era sparsa nelle vicinanze . Si deliberava pertanto di assaltare il nemico in nanzi che il soccorso si fosse congiunto con esso
lui . Era il generale di Francia accampato sul pendio di una collina boscata sotto il villaggio di Maida , soprastando alla pianura di Sani' Eu femia : folte selve rendevano i suoi fianchi si curi . Scorreva alla sua fronte il fiume Aunalo ,
che sebbene in ogni luogo fosse guadnso , tuto tavia per avere le sue rive ingombre di paludi, difficultava assai il passo agl' Inglesi. Forte , che
me si vede , e quasi inespugnabile era il sito di Regnier >, e se vi avesse aspettato l'inimico , la sua vittoria sarebbe stata certa . È da nolar:
-si , che la dimora degl' Inglesi in quei luoghi non poteva esser lunga , perche essendo il pae. se paludoso , esala , massime nella stagione e stiva , miasmi pestilenziali , radice di malattie molto mortali. Ma Regnier , o nel proprio valoa re troppo confidando , o di quello del ne mico
LIBRO XXII. 1806 295 troppo debolmente giudicando , consenti al com . mettere all'arbitrio della fortuna un'impresa certa. Calavasi adunqne dalla bene promettente collina , varcasa il fatale tiume, e s’innolirava nella pericolosa pianura . Forse , oltre la confi . denza di se stesso é de' suoi , che per verità valorosi soldali erano , a questo partito il mos . ' se l'avere con se qualche squadra di cavalle ria , della quale l' Inglese mancava. Arrivava .
no in questo mentre i tre mijla ; il quale acci . dente accrebbe nei Francesi l'opinione del vin cere . Si fece dalla sua parte avanti l'esercito
d'Inghilterra : le due emole nazioni venivano al cimento .
Incominciò la battaglia , correva il di sei di luglio , dall'affronto incomposto e sparso dei sol dati armati alla leggiera : poi si venne alla zuffa delle genti grosse. Trassero poche volte con gli arcbibusi : mossi dall'emolazione , ed impazien . ti del combattere da lontano , s'avventarono col.
le baionette in canna gli uni contro gli altri. La mischia spaventosa : vivi erano i Francesi , stan bili gl' Inglesi. I primi, o perché , avendo cre duto di andaroe a sicura e facile vittoria , re. stassero stupefatti all' inopinato rincalzo , od altra cag che sel facesse , cominciarono ,
dopo un breve menar di mani , massimamente sulla sinistra loro , a piegare , poi andavano in fuga. Gli seguitarono velocemente gli Inglesi , ed aspramente gli pressavano , non poca ucci sione facendone. Volle Regnier ristorare la for . tuna con assaltare colla cavalleria la sinistra
del nemico , ma fecero gl'Inglesi si immobile resistenza coi tiri e colle bajonette , che fu co stretto a rimanersene . Si pruovava allora , poi. che coll'assaltar di fronte non aveva fatto frut
to , di girare co'suoi cavalli intorno alla punta
della medesima ala degl' Inglesi , e di urtarla $
di tianco ed alle spalle; con che sperava d'in durre qualche scompiglio nell'ordinanza. Già
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STORIA D'ITALIA
i cavalli circuivano ; la battaglia pericolosa
per gl' Inglesi, quando un nuovo reggirnento partito da Messina , e testé sbarcato
a Sant'
Eufemia , arrivò sul campo , e postosi dietro un po' di riparo che il terreno offeriva >, fece fronte ai cavalli , e coi tiri spesseggiando , non solamente arrestò l'impeto loro ,ma ancora gli costrinse alla ritirata piů rotti che intieri . Do po questo fatto i soldati di Regnier si posero in fuga scomposti e sbaragliati , cercando cia >
scuno salute senza ordine o norma , come me .
glio avvisava. Fu compiuta la vittoria degl'In glesi . Errò Regnier nell'essere sceso al piano : errò nell'aver troppo disteso le ordinanze . Mom
rirono dei Francesi settecento , due mila ven nero in poter dei vincitori, parte sul campo della battaglia , parte a Monteleone , dove si >
erano ridotti . Orno massimamente la vittoria
la presa del generale Compère . Dei dispersi ; che furono un grosso numero , molti venuti in mano dei Calabresi , furono crudelmente am ,
mazzati : alcuni condotti cattivi al cospetto di Stuart restarono salvi .
La vittoria di Maida dié nuova cagione ai Calabresi di levarsi a romore : ad uso barbaro
ammazzavano quanti venivano loro alle mani . I Francesi dal canto loro irritati contro uomi .
ni , che a nissun uso civile attendevano , sac cheggiavano ed ardevano tutte le terre che loro si scoprivano contrarie , uccidendo i terrazza. ni , e nissun rispetto avendo o al sesso , o all ' età. La Calabria tutta fumava d'incendi e di
sangue . Furono i Francesi obbligati a brarne . I sollevati , fatti padroni delle stabilmente vi si alloggiavano nei siti pali , donde comunicando con Sidney
sgom coste princi . Smith , >
che in questa bisogna si dimostrava attivissimo, e da lui ricevendo armi еe munizioni , le tramane davano nell'interno del paese , e somministra
vano continua esca a quel grave incendio . A.
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mantea, Scalea , l'isola di Dina sulle coste della Calabria citeriore , erano tenute dai Calabresi :
Maratea , Sapei , Camerota , Palinuro , ed altre terre del golfo di Policastro a loro parimente obbedivano . Masse di cruda ribaldaglia erano queste , né io sarò mai per lodare quelli che le fomentavano : scellerali , la più parte , i gre gari , scellerati i capi. Pane di Grano, uno dei primi , era un prete infame condannato per de . lilti a galera : Fra Diavolo , che imperversava più vicinamente a Napoli , uomo convinto di più latrocini , ed assassinii: ladri ed assassini a costoro si accostavano . Gl’Inglesi non gli po tevano frenare , ancorché Stuart per l'umanità sua inolto vi si affaticasse . I Francesi , dove >
potevano, acerbamente si vendicavano , furo e crudeltà a furore ed a crudeltà oppoa
re
nendo ,
Il trionfo di Maida poco durava. S'ingrossa vano di nuovo i napoleoniani : gli assassini e rano cattivo fondamento ; il capitano d'Inghil terra si ritirava in Sicilia , solo lasciando un
presidio nel forte di Scilla , di cui si era impa. dronito .
S'accalorava l'oppugnazione di Gaeta . Già per molti mesi l'avera virilmente difesa il
principe d'Assia : vi morirono molti buoni Fran eesi , fra gli altri il generale Vallelongue , uo mo , in cui la dolcezza e l'integrità della vita pareggiavano la scienza ed il valor militare , l'uno e l'altro singolari. Il principe ferito gra vemente fu portato in Sicilia . Gli assedianti
impedivano le sortite con aver tirato una trin.
cea dalla spiaggia di Mola sino all'altra estre mità dell' isimo. Impedivano colle batterie i soccorsi di mare ; una breccia molto grande
era aperta nel muro della cittadella sino a pie della controscarpa : i terribili granatieri di Fran .
cia pronti all'assalto. Si diede la fortezza il di 13 .
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diciolto luglio. Anche in questo fatto mostrò il generale Campredon nolia perizia nell'arte da oppugnar le piazze, ed a lui principalmente restò Napoleone obbligato dell'acquisto di Gae ta . Solo , siccome quegli che la voleva sempre fare da maestro , perché gli altri si studiassero di fare , non che bene , meglio , si lainentò che Campredon vi avesse consumálo troppa pola vere .
La resa di Gaeta avvantaggio le condizioni dei Francesi nel regno. La forte schiera che lº aveva oppugnata , andava a ricuperar le Cala: brie ; e stanteche' il nome di Massena era di
molto terrore , gli fu dalo il governo della spe testà terribili , decretava Giuseppe , l'ossero ? s'intendessero le Calabrie in istato di guerra : i
dizione . Perchè un uomo terribile avesse po .
magistrati civili e militari obbedissero a Mas.
sena : creasse commissioni militari pei giudizi, ed i giudizi si eseguissero senz'appello in ver : tiquatır'ore : i soldati vivessero a carico dei
paesi sollevali : i beni degli assassini e dei capi dei ribelli si ponessero al fisco ; i beni de gli assenti ancor essi si confiscassero : chi non
essendo ascritto alla guardia provinciale , fosse trovalo con armi , si desse a morte : i conventi
che non dichiarassere i religiosi complici , si sopprimessero . Andava Massena alla spedizio ne : seguilarono dalle due parti crudeltà inusi .
late. Lavria , Sicignano , Abetina , Strongoli in : cesi : i napoleoniani trucidavano i Calabresi
nelle battaglie , nelle imboscate, nei giudizi ; 3
i Calabresi ammazzavano i napoleoniani , e gli aderenti loro nelle case, negli agguati, nelle battaglie : il furore partoriva morii , le morii furore : gli nomini civili direnivan barbari, i barbari vieppiù s'inbarbarivano . Jl Calore , fiume principalmente in cui furono getiali a mucchi i cadaveri degli uccisi , porld con le >
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acque sue al mare i rossi segni della bestiale rabbia degli uomini . Durò lunga pezza la care niticina : pure i napoleoniani per la disciplina e per gli ordinati disegni prevalevano . Il ter . rore e le uccisioni frenarono non quietarono la provincia : semi orrendi vi covavano , che ora in questo luogo , ora in quell'altro ripul.
lalavano, e facevano segno , che più potevano l'odio e la rabbia che i supplizi : nė mai poté Giuseppe venir a capo dei sollevamenti cala . bresi , ancorchè usasse rimedi asprissimi , e qualche volta anche dolcezza coi perdoni . Or . rendi casi jo raccontai , ma più orrendi , se mi fia dato di terminare queste storie , sarommi per raccontare , dai quali si vedrà , che se la dolcezza mescolata con la crudeltà non fece .
frutto per pacificare le Calabrie , una crudeltà pura il fece : feroce razza di Calabria , che non potè costringersi alla quiete , se non con lo sterminio .
Risoluzioni infedeli, atti soperchievoli , guer . ra barbara insanguinavano una costa dell'Adria
tico : simili accidenti insanguinavano l'altra : di si lagrimevoli frutti fa pregno il tradimento fatto a Venezia . Erano le bocche di Caltaro , il più sicuro ricovero che si avessero i naviganti nell'Adriatico , state cedute alla Francia pel
trattato di Campoforinio , con tempo di sei settimane ad esserne messa in possessione. Spi. rato il termine, e non comparsi gli ufficiali di
Francia a prenderne possessione, un agente >
di Russia , col quale concordavano , siccome Greci . gran parte dei Bocchesi e dei Monte negrini, selvaggi abitatori delle vicine monta . gne , sollevò il paese , predicando, che , poiché
il tempo buono della consegnazione era tra scorso , i Francesi erano scaduti , ed il paese padrone di se stesso. I comandanti austriaci di
Castelnuovo e degli altri forţi, l'intendevano ad
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STORIA D'ITALIA
un altro modo , e volevano serbar la fede . Ara
rivava in questo mentre il marchese Ghisilieri , commissario d'Austria , per far la consegna. zione ; ma non che il suo mandato eseguisse , perchè già i Francesi si approssimavano , con senti a sgombrar il paese,lasciandolo in poté. re dei natii , dei Montenegrini , e dei Russi . Sgombrarono di mala voglia i comandanti aq. striaci, e sdegnosamete anche protestarono della violazione dei paiti . Nė meno sdegnosamente udi Vienna il fatto : fu il marchese dannato a
carcere perpetua iu una fortezza di Transilvania. La fede violata in Cattaro diè occasione a
fede violata in Ragusi. I napoleoniani , non po tendo più occupare Cattaro , s'impadronirono di Ragasi , nissuna ragione contro quella paci . fica ed innocente repubblica allegando , ma so . lamente il pretesto di preservarla dalle score rcrie dei Montenegrini . Certo i soldati napoleo .
nici difesero Ragasi , dico la città , percioc chè i Montenegrini orribilmente saccheggia vano il territorio ; ma Napoleone spense la
repubblica congiungendola all'italico regno ; singolar modo di preservazione. Sorse una gaer. ra varia . Lauriston tenuto in assedio in Ragasi
dai Montenegrini era soccorso da Molitor , che gli vinceva risospingendogli ai loro nidi delle montagne . Pure stavano ancora minacciosi , ed infestavano con spesse correrie il paese , quan 9
do Marmont
con astuzia militare avendogli
indotti a venir al piano , con istrage grandissi. ma prostrava tutte le forze loro. Guerra orribia le fu questa : i Montenegrini ammazzavano i prigioni, e gittavanne le teste tronche fra le file dei compagni inorriditi : i napoleonia ni per seguitavano sui monti loro i Montenegrini, e quando non gli potevano avere per essersi na. scosti nelle tane , ne gli cacciavano con fuoco e fumo , come se fiere fossero , per accidergli.
LIBRO XXII .
1806
301
Cantava queste vittorie con gloriose promul.
gazioni, secondo la natura sua, Dandolo , che era per Napoleone provveditore generale della Dalmazia . Si per certo , questo mancava allo
scandalizzato mondo , che dopo di aver veduto Pesaro commissario austriaco in Venezia , ve
desse Dandolo provveditore napoleonico in Dale mazia .
FINE DEL LIBRO VIGESIMOSECONDO.
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOTERZO
SOMMARIO
Geert uerra di Napoleone col re di Prussia; gran cuina di quest'ultimo. Adulazioni degl Italiani verso Napoleone. Trattato di Fontainebleau , che toglie il Portogallo ai Braganzesi. Toscana tolta alla stirpe di Spagna, ed uvita alla Fran cia sotto l'autorità di Elisa , sorella di Napo . leone . Operazioni della giunta creata in To
scana. Descrizione delle miserie d'Italia , Ope
re magnifiche di Napoleone. Toglie la Spagna ai Borboni, Giovacchino re di Napoli, Giuseppe di Spagna. Giovacchino va ad assumere il re
gno , feste che gli si fanno , principii , e natu ra del suo governo. Setta dei Carbonari, come , quando , dove e perchè nata , e quali erano i suoi riti . Napoleone si volta contro il papa , u nisce le Marche al regno italico, occupa Roma ,
fa oltraggio al papa : protestazioni fortissime di Pio settimo. Dolorose vicende nelle Marche per
motivo dei giuramenti richiesti ai magistrali
ed agli ecclesịastici.
Il re Federigo sentiva i frutti delle gratitudini Dapoleoniche. Vinta l'Austria per avere la Prus
1
LIBRO XXIII. 1807 303 sia imprudentemente tenuta la neutralità, insor geva Napoleone a vincere la Prussia , dopo di aver prostrato l'Austria . Usò le insidie , le in
solenze c le usurpazioni per farla vile agli oc. chi del mondo ; poi assalti più aperti per farla risentire , non dubitando di vincerla . Invase
l' Hannover , ed operò ch'ella l'acceltasse in proprietà , dono funesto per la riputazione , fa nesto per gli effetti. Offese la Germania nel ca. so del duca d'Anghienna ; non risentissi la Prus .
sia. Porie pazientemente il re l'incoronazione italica , l'unione di Genova , il fato di Lucca , le non attenute promesse al re di Sardegna: por to pazientemente la carcerazione dei legali d'In ghilterra sui territorii germanici , le taglie po >
ste sulle città anseatiche , le violazioni delle
terre d'Anspach e di Bareit. Di mezza Germa nia si faceva signore Napoleone per la confe derazione del Reno : consentiva il re Federigo , ed accettava l'offerta di una confederazione a suo favore della settentrionale Germania ; ma
Napoleone confortava segretamente i prineipi , acciò non vi consentissero . Nè più nodo alcuno serbando , toglieva Fulda al principe d'Oran .
gia , congiunto di parentela col re , toglieva al re la fortezza di Vesel, e le abbazie di Essen, Verden ed Elten . Prometteva alla Prussia la svedese Pomerania , ed al tempo stesso con so
lenne trattato si legava colla Russia per impe. dire , che la Prussia della Pomerania s'impa dronisse : il dato ed accettato Hannover offe
riva al re d'Inghilterra , se pace con lui voles. se . Nuovi soldali napaleoniani marciavano in Germania . Conobbe il re con quale amico aves . se
a fare , e corse all ' armi : corse altresi al
ferro Napoleone. Bene il poteva usare, pescia . ché il re veniva arınalo contro di lui ; ma gl'
improperii che fece dire e stampare contro la regina , furono tali , che ogni uomo , che del tulto non sia lontano dalla civiltà , non potrà
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STORIA D'ITALIA
non sentirne sdegno e fastidio . Io vidi a questo tempo jimmagini di tal natura nei luoghi pub
blici in mostra , che mi pareva aggirarmi , non nell'incivilito Parigi , ma si piuttosto in una città rozza e selvaggia. Luisa era donna , regi . na , ed amatrice della sua patria , ed all' armi >
gli amatori della sua patria incitava : per que sto diventò bersaglio agli oltraggi di un barba ro. Queste gravi parole contro Napoleone apo pruoveranno coloro , che con si devoto e patrio affetto hanno alzato gli altari alla domremese vergine; di quelli , che fanno scherno dei difen
sori delle loro patrie , non è da prender pen siero .
Vinse la fortuna di Napoleone . Fa la Prussia prostrata a Iena , fu prostrata a Maddeburgo ed a Prenslavia. Berlino , capitale del regno , le
fortezze lutte , dominando uno scompiglio ed un terrore estremo , vennero in poter del vincitore. Questo fine ebbero le arme animosamente mos .
o , e per so dal re Federigo per stimolo propriava Ales. quelli d' Alessandro di Russia . Arriv sandro imperatore con le sae schiere in aiuto
del vinto amico ; ma Napoleone sopravvanzava d'ardire , di forza e di arte. Fu asprissima la baltaglia di Eylau , e d'esito incerto . Incru delita la stagione , ritiraronsi i Francesi di qua
della Vistola, i Russi di là della Pregel. Intie piditosi il tempo al nuovo anno , s' avventavano gli uni contro gli altri Francesi e Russi ; vari
furono i combattimenti, sanguinosi tutti ; infine nei campi di Fridlandia confissero con ordinan za piena i due nemici . Quivi cadde la fortuna russa . Napoleone vincitore ai confini d'Alessan
dro sovrastava : addomandava Alessandro i pat
ti . Narrano che i due imperatori nelle confe; renze più segrete tra di loro si spartissero il
o:avessesi Napoleone quella parte che è mond compresa da un lato tra una linea ürata dalla foce della Vistola sido all'isola di Corfů , dall
LIBRO XXIII . 1807
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altro tra le spiagge del Baltico , dell'Oceano , del Mediterraneo e dell'Adriatico : avessesi Ales sandro il rimanente . Quale di questo sia la ve
rità , convennero sulle sponde del Niemen in trattato aperto : riconobbe Alessandro il nome e
l'autorità regia in Giuseppe Napoleone , come re di Napoli , ed in Luigi Napoleone , come re d'Olanda ; consenti , che un regno di Vestfalia si creasse , ed in Gerolamo Napoleone , fratello minore di Napoleone , s'investisse : accordò che an ducato di Varsavia si creasse , e che duca
ne fosse Federigo Augusto di Sassonia : riconob be la renana confederazione : stipulò per arti . colo segreto , che le bocche di Cattaro si sgom brassero dai Russi , e si consegnassero in pote stà di Napoleone . Convenne infine, che le sette isole ioniche cedessero in possessione del mede simo ,> stipulazione enorme , perché la indepen >
denza loro era stata accordata tra la Russia e
la Porta ottomana , nè poteva l'opera di due parti essere disfatta da una sola. I fatti di guerra di Napoleone superavano per grandezza quanti dalle lingue o dalle pen ne degli uomini siano stati mandati alla me moria dei posteri. L'avere vinto con si grossa e presta guerra l' Austria , poi poco dopo con si grossa e presta 'guerra la Prussia , finalmente con grossa e non lunga guerra la Rassia , pa. reva piuttosto accidente favoloso che vero . Vol. gevano gli uomini maravigliati nelle menti loro >
la potenza ed il valore degli Austriaci , la glo. ria ancor fresca di Federigo , le imprese mira .
bili di Suwarow con la sparsa fama dell'invin cibilità dei Russi , nè potevano restar capaci , come una sola nazione ed un solo capitano avessero potuto soldati tanto valorosi , capitani tanto rinomati quasi prima vincere che vedere.
Temeva ed adorava il mondo Napoleone , i prin. cipi i primi, anche i più potenti, i popoli i se . condi, Non vera più luogo all'adulazione ; pere
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STORIA D'ITALIA
chè le lodi , per smisurate che fossero, pare vano minori del vero ; né i poeti più fainosi , quantunque con ogni nervo vi si sforzassero , potevano arrivare a tanla altezza. I poeti il chiamavano Giove , i preti braccio di Dio , i principi fratello , e signore. Un mezzo solo gli restava per accrescere la gloria acquistata ; quest'era di usarne modera tamente ; che se avesse frenato le lingue dell' età adulatrice , e precipitantesi a servitú , bene avrebbe meritato che le adulazioni lodi si chia
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masseru ; ma amò meglio dilettarsi pruovando quant' oltre potesse trascorrere la viltà degli uo . mini , che fare generoso se ed altrui. Lascio le adalazioni francesi, austriache , prussiane , rus se , solo parlerò dell'italiane . A questo fine dello adulare erano stati chiamati a Parigi i deputati del regno italico. Gamboni , patriarca di Vene. zia , favellava , introdotto all'udienza nell'im
perial sede di San Clodoaldo , con servilissimo discorso al signore . Venire gl’Italiani a far tri bulo a'suoi piedi dell' aminirazione , dei desi derii >, dell ' amore , della fedeltà loro ; godere
per essere i primi a potere questo debito adem pire verso l'eroe , verso il principe potente ed amatissimo : nissuno più degl' Italiani amarlo , nissuno con pari gratitudine venerarlo : avere Jui redento la Francia , ma creato l' Italia : a.
vere gl’Italiani pregato il cielo per la salute sua nei pericoli , ringraziarlo ora per le vitto .
rie , ringraziarlo per la pace : benignamente udisse le supplichevoli preghiere dei sottomes si ed amorosi Italiani : gisse , venisse , vedesse quell'Italia da tanto bassamento alzata, da tanta abiezione ricompra , a tanto fortunate sorti av . viata . Questo desiderare , questo instantemente supplicare , questo sperare dalla paterna bene
yolenza sua , questo essere la più compita , la più suprema felieità loro.
Rispose , gradire i sentimenti de' suoi popoli
1
307 LIBRO'XXU11. 1807 d'Italia : con piacere avergli veduti combattere valorosamente sulla scena del mondo : sperare, che si fausto principio avrebbe consenziente fine. In questo luogo egli , che aveva contami. Balo con ischerni una valorosa donna , solo per
che contro di lui la sua patria avera amato e difeso , venne in sol dire , che le donne italiane dovevano allontanare da se stesse gli oziosi gio . vani , ne permettere che più languissero negli interni recessi , o comparissero al cospetto loro , se non quando portassero cicatrici onorevoli .
Soggiunse poscia, vedrebbe Venezia volentieri , sapere quanio i Veneziani l'amassero . Sorse in
Corte un gran parlar di lode pel discorso di
Napoleone: tutti il predicarono per molto bello . Quella parte massimamente che aveva toccato dell' arnor dei Veneziani verso di lui , era molto commendata .
Accarezzato dai monaci del Cenisio , festeg
giato dai Torinesi testé liberati da Menou , al quale era succeduto , come governator generale , il buon principe Camillo Borghese , arrivava Napoleone trionfantė nella reale ed accetta Mi.. lano. Le feste furono molte : i soldati armeggia
vano , i poeti cantavano , i magistrati lusinga vano , i preti benedicevano . Tratló Melzi molto rimessamente , perché non ne aveva più biso .
gno ; perchè poi fosse meglio rintanato, il cred duca di Lodi, Dolsimi in queste storie di inolte funeste cose , e di molte ancora dorronimi , ma
di niuna più mi doglio o dorrommi , che dello aver veduto contaminato dai soffi napoleonici un Melzi .
Ed ecco che Napoleone arriva a Venezia . Lu. minaria per tutta la città : di notte il canal gran de chiaro come di giorno : la piazza di San Marco più chiara del canale : regata , balli ,
teatri , e quel che è peggio , plansi di voci e di mani. Si mostrò lieto , e contento in volto.
Ciò non oslante aveva paura di essere ucciso :
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STORIA D'ITALIA -
Daroc , Gran mastro del Palazzo , fu più dili gente del solito nel visitar cantine e cisterne.
Alcuni Veneziani si aggirarono intorno al signo re con fronte lieta e serena. L'età porto , che
brutto e splendido servire più piacesse, che vita onorata ed oscura .
Tornalo a Milano udiva i collegi , ed ai col legi parlara . Accusò gli antenati , parlò di pa
tria degenere dall'antica ; affermò mollo aver fatto per gl'Italiani , molto più voler fare : ammonigli , stessero congiunti con Francia ; ri cordò loro , che da quella ferrea corona si pro mettessero l'independenza . Corsa trionfalmcn te la Lombardia , nuovi italici pensieri gli ve
mandava ad esecuzio nivano in mente , e çli,da ruina nasceva ruina . ne : sotto il suo dominio
Aveva , a cagione che il principo Reggente di Portogallo si era ritirato dal voler fare contro gl' Inglesi tutto quello ch' egli avrebbe voluto , per un trattato solloscritto a Fontainebleau con
un ministro di Spagna , tolto il Portogallo a' suoi autichi signori , che vi erano ancora presenti, e dato in potestà di nuovi . Per esso si accorda. rono la Francia e la Spagna , che la provincia del Portogallo tra Mino e Duero , colla città di Porto , cedessero in proprietà e sovranità del re d' Etruria, ed egli assumesse il nome di re della Lasitania settentrionale : che l'Algarve si desse al principe della Pace con titolo di prin. cipe dell'Algarve ; che il Beira ed il Tramonti, e l'Estremadura di Portogallo si serbassero sequestrate sino alla pace ; che il re d'Etruria cedesse il suo reame all'imperador dei Fran
cesi ; che un esercito napoleonico entrasse in Ispagna , e congiunlosi con lo spagnuolo occu passe il Portogallo . Covava fraude contro Por. togallo , fraude contro Spagna per l'introduzio ne dei napoleoniani. I Braganzesi, avuto noti zia del fatto , e non aspettata la tempesta , s'im
barcarono pel Brasile sopra navi proprie ed in.
L I B - RO XXIII.
1807
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glesi. Napoleone levò un gran romore della
partenza , ed imputó loro a delitto l'essere fag. giti, come diceva , con gl ' Inglesi , come se in servitù di lui fossero stati obbligati a restare . Il di ventidue novembre i ministri di Spagna e di Francia , nelle stanze di Maria Luisa, re gina reggente di Toscana , entrando , le intima .
rono, essere finito e ceduto a Napoleone il suo toscano regno , e che in compenso le erano as .
segnati altri stati da godersegli col suo figliuolo Carlo Lodovico . Fu a questa volta taciata la parola perpetuamente ; il che se indicasse sin . cerità o dimenticanza , io non lo so . Restava , che ad un comandamento fantastico succedesse
una umiltà singolare . Significava la regina a' suoi popoli , essere la Toscana ceduta all'im . perator Napoleone ; ad altri regni andarsene : ri. corderebbesi con diletto del toscano amore
rammaricherebbesi della separazione , conso
lerebbesi pensando , passare ana nazione si do cile sotto il fausto dominio di un monarca do
tato di tutte le più eroiche virtù , fra le quali , per servirmi delle stesse parole che usd la regina , dette cosi com'erano alla segretarie sca , fra le quali campeggiava singolarmente la premura la più costante di promuovere ed assicurare la prosperità dei popoli ad esso sog getti . Non seguito la regina reggente in Tosca na le vestigia leopoldiane , anzi era andata ri ducendo lo stato a governo più stretto > e più
compiacente a Roma. Arrivò il generale Reille a pigliar possesso in nome dell'imperatore e
re ; i magistrati giurarono obbedienza ; cassa . ronsi gli stemmi di Toscana , rizzaronsi i na poleonici : arrivava Menou egiziaco a scuotere le toscane genti ; Napoleone trionfatore , tor . pando a Parigi, tirava dietro le sue carrozze quelle di Maria Luisa , e di Carlo Lodovico. L'asprezza di Napoleone , e la natura rotta
e precipitosa di Menou mitigava in Toscana
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STORIA D'ITALIA
una giunta creata dal nuovo sovrano , e compo .
sta d' uomini giusti e buoni , fra i quali era Degerande , che solito sempre a sperare , a supo porre , ed a voler bene , credeva che l'impera tore fosse fatto a sua similitudines Avevano il dif. ticile carico di ridurre la Toscana a forma fran
cese . Erano in questa bisogna alcune cose inflege sibili , alcune pieghevoli. Si noveravano fra le prime gli ordini giudiziali , amministrativi e soldateschi : furono introdotti nella nuova pro
vinçia senza modificazione : degli ultimi non potevano i Toscani darsi pace , parendo loro cosa enorme , che dovessero andar alle guerre
dell'estrema Europa per gli interessi di Fran . cia , o piuttosto del suo signore. S'adoperava la giunta , non senza frutto , a far che la nuova signoria meno grave riuscisse. Primieramente la tassa fondiaria , opinando in ciò molto modera
tamente Degerando , fu ordinata per modo che non gettasse piú del qainto , nè meno del sesto della rendita . Non trascurava la giunta le com merciali faccende . Pel cielo propizio volle ti
rarvi la coltivazione del cotone, e per migliorar le lane diede favore al far venir pecore di vello
tino nelle parti montuose della provincia siene se . Delle berrette di Prato , dei capelli di pa glia , degli alabastri , e dei coralli di Firenze e di Livorno , parti essenziali del toscano com mercio , con iscuole apposite , con carezze , con premii particolar cara aveva . Domando a Napoleone , che permettesse le tratte delle sele per Livorno , provvedimento utilissimo , anzi
indispensabile per tener in fiore le manifatture
dei drappi, e la coltivazione dei gelsi nella nuo va provincia . Richiese anche dal signore, che ** concedesse una camera di commercio a Lipora no a guisa di quella di Marsiglia , acciocchè i
Livornesi potessero regolare da se , e non per mezzo dei Marsigliesi , le proprie faccende com merciali : non solo buona , ma sincera e sin
311 LIBRO XXIII. 1807 teressata sapplica fu questa della giunta , perché dava contro Marsiglia . Per queste deliberazio
ni si mirava a conservar salvo il commercio del Levante con Livorno .
I commodi di terra pressavano nei consigli della giunta , come quei di mare . Supplicava all'imperatore , aprisse una strada da Arezzo a Rimini, brevissima fra tutte dal Mediterrapeo all' Adriatico; ristorasse quella diFirenze a Ro ma per l'antica via Appia , dirizzasse quella da Firenze a Bologna pel Bisenzio e pel Reno , terminasse finalmente quella, che insistendo sull' aptica via Laontana , da Siena porta a Cortona , Arezzo e Peragia. Nè gli studi si 0 mettevano ; consiglio degno del dotto e dabben Degerando . Ebbero quei di Pisa e di Firenze contatti i sussidii loro ognidebito favore : ebber lo le accademie del Cimento , della Crusca , del
disegno, dei Gerrgofili : feconda terra coltivava Degerando , e la feconda terra ancora a lui de gnamente rispondeva , dolci compensi di un a. maro signore .
Arrivava gennaio intanto : cessava la giunta 0
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l'ufficio , dato da Napoleone il governo di To scana ad Elisa principessa , Gran Duchessa no minandola . La quale Elisa o per natura , per vezzo , simile piuttosto al fratello, che a donna, si dileitava di soldati , gli studi e la toscana fama assai freddamente risguardando. A questo
modo fini la toscana patria , passata prima da repubblica nei Medici per usurpazione, poi dai
Medici negli Austriaci per forza dei potentati, ai quali piacque quella preda per accomodar se medesimi, dileguatasi finalmente e perdu tasi del tutto nell'immensa Francia .
Similmente , ed al tempo stesso Napoleone univa all'Impero il Ducato di Parma e Piacen za , dipartimento del Taro chiamandolo. Resta .
vano ai Borboni di Parma le speranze del Mino e del Duero.
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STORIA D'ITALIA
Non so , se chi avrà tin qui letto queste nostre
storie , avrà , quanto basta , posto mente alle miserie d' Italia. Il Piemonte due volte repub blica , due volte regno , tre volte sotto governi temporanei, calpestato dagli agenti repubblica. ni sotto il re e sotto il primo governo tempora
neo , straziato dagli agenti imperiali , russi ed austriaci sotto il secondo , conculcato dagli a. genti consolari sotto il terzo : sorti sempre in certe , predominio di opinioni diverse , interessi rovinati ora di questi , ora di quelli , affezioni torinentate : quando una radice di sanazione
incominciava a spuntare in una ferita , violen temente era da maggior ferita svelta : la dolo rosa vece più volte rinnovossi ; squallido diven
tato un paese fioritissimo; aspettavasi la liber tà; un dispotismo disordinato e sfrenato soprav. venne ; molti anni durd , finalmente in dispoti. smo metodico cambiossi . Parerano più certe le sorti ; pure ancora restavano nelle menti i ve
stigi dei passati mali , e le non riparate rovine attestavano le spesse e violente mutazioni . Ge nova tre volte cambiata sotto forma di repub blica , spaventata continuamente dal romore
delle presenti armi , conculcata dagl'Inglesi per mare , dai Francesi , dai Russi e dai Tedeschi per terra , ora in nome dei diritti dell'uomo
ed ora in nome del governo legittimo , desolata dall'assedio , desolata dalla pestilenza , obbli gata a spendere per violenza quello , che ave va acquistato per industria , non aveva più for ma alcuna di corpo sano ; dieci secoli d' inde pendenza , dopo quindici anni di martirio si ter minarono nella dura soggezione di un capitano di guerra. Milano ricca , prima spogliata dai re pubblicani , poi dai loro nemici, prima repub >
blica senza nome, poi repubblica ora con un nome ed ora con un altro , quindi provincia
tedesca sotto nome di reggenza imperiale , poi provincia francese sotto nome di regno italico,
$
313 LIBRO XX111. 1807 sempre conculcata , sempre serva , cede final. mente in potestà di colui , che credeva il più
prezioso frutto delle sue conquiste essere il po ter risuscitare la corona di ferro di Luitprando, ed il serpente dei Visconti . Di Venezia poche cose dirò , poichè dopo tante stragi , tanti ol
traggi, tante espilazioni , o provincia francese, o provincia tedesca , conobbe di che sapessero le due servilů. Perivano ogni giorno più i se gni della generosità di Datillotnella tormentata Parma, che accarezzata sotto il duca in par le
pei fini di Spagna, taglieggiata ia fatto per un avarizia indomabile , vessata infine dai napoleo. nici capricei sotto San Mery , e molto più an cor sotto Junot , s'incamminava , da servitů in
servitú passando , a sperimentare quanto vales sero a sanare le ricevute ferite il concorrere ed
il ricorrere al lontano Parigi . La Toscana ebbe più gran miscuglio di correrie e di saccheggi stra nieri, di sollevazioni intestine, di reggimenti temporanei, ora repubblicani tunulta'ari, ed ora imperiali tumultuari, parecchie reggenze sotto vario nome , re giovani e re bambini , ora capita ni di guerra con somma autorità , ora principi austriaci , ora principi borbonici, ed ora Elisa principessa : soldati napolitani , francesi, russi, iedeschi , italiani , incomposta e pestilenziale illurie : i tempi napoleonici guastavano i leo poldiani. Roma rossa di sangue di legati fran >
cesi , rossa di romano sangue versato a difesa
dellé patrie leggi , rossa d'italiano sangue non versato a difesa dell'italiana patria ), saccheg giata , conculcata , straziata da tutti , non sape va più chi amico, o cbi nemico chiamar potes. se. Francesi, Tedeschi , Russi , Cisalpini, Na. politani , e , se Dio ne salvi , Tarchi , con la capidigia e con le armiloro a vicenda l'assali
rono: i tempii profanati , i sacri arredi invola ti , i musei posti a ruha , le pilture di Raffaello guaste dalle soldatesche barbare ; pure e questi T. III.
14
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STORIA D'ITALIA
e quelli dicevano volere la romana felicità . Vide Roma un governo papale servo , una repubblica serva, un governo papale con ingannevoli appa renze restituito : vide un papa vinto , un papa tributario , un papa cattivo , un papa ito all'in . coronazione del suo nemico : vide preti adula tori di Turchi , papisti adulatori d'Inglesi, rea
pubblicani veri adulalori di repubblicani falsi , amatori di libertà adulatori di tiranni : fuvvi il.
lusione da una parte , fraude dall'altra , e tra l'illusione e la fraude nacque un inganno , una chimera , un pensare a caso tale che è pur for za il confessare , che sia forte negli uomini lº istinto di star insieme, perchè senza di lui la romana gente o si sarebbe dispersa a vivere nelle selve , o vissuta insieme solo per ammaz .
zarsi con le proprie mani. Credo che più tor mentosi sperimenti sopra le infelici nazioni non siano stati fatti mai, come quelli che sopra i Romani furono fatti. L'aver sopravvissuto pare miracolo . Ma se maggiori mali sofferire non po tevano, a maggiori scandali erano serbati dai cieli , siccome sarà da noi a suo luogo con do lente e disdegnosa penna raccontato. Pareva
che la monarchia avesse a portar più rispetto ai monarchi,> ma fece peggio che la licenza. Cosi se ne viveva Roma desolata : povero l'era .
rio , poveri i particolari , gli ornamenti perdu ." ti , gli animi divisi , ogni cosa piena di vendela
ta . Non so con quali parole jo m'accinga a fa . vellar di Napoli, perché gli uomini simili al cielo ; le benevolenze estreme che toccano la
illusione , le nimicizie estreme che toccano la ferocia : congiure , guerre civili , guerre ester
ne , incendi , rovine , tradimenti , sapplizi di gente virtuosa e di gente infame , ma più di virtuosa che d'infame. A questo alti eroici , co raggi indomiti , amicizie fedelissime anche nel le disgrazie , temperanza cittadina anche nele
la povertà , peasieri dolcissimi di fortunata u .
LIBRO
XX111. 1807 315 manità , desiderii purissimidel ben comune: ora regno ottenebralo da congiare , ora repubblica
contaminata da rapine , ora regno pieno di tor menti , ora regno pieno di rapine e di tormen . ti : Ferdinando due volte cacciato , una volta tornato ; una repubblica serva dei Francesi , un regno servo degl'Inglesi, una repubblica slabi lita a forza da un soldato , un regno restituito a forza da un prete , quella con immensa strage di lazzaroni, questo con immensa strage dei repubblicani : quelli stessi che adulato avevano Championnet repubblicano , o Ferdinando re , adulare Giuseppe re , e da un'altra parte la Croce di Cristo sul campo medesimo unita alla Luna di Macometto, tutte queste cose fanno una maraviglia tale , che quando saranno chiusi gli occhi , e le orecchie di coloro che le videro e le adirono , nissuno sarebbe più per crederle , se non fosse la stampa , che ne moltiplica i testimonii .
Nissun ordine buono poteva sorgere da far ragine si dolorosa ; perché ogni fondamento civile era disordinato , ed soldati si creavano per altri. Narrano alcuni che almeno questo ac. cidente buono nascesse nel regno italico , che
lo spirito militare si risvegliasse , e che buoni >
soldati si formassero a benefizio d'Italia , Cer tamente buoni soldati si creavano sotto la di .
sciplina napoleonica ; ma mandati a battaglie forestiere , come amassero l'Italia , e come im parassero a difenderla , io non so vedere ; se forse non si voglia credere , che il rovinare
paesi d' altri , ed il distruggere le patrie altrui siano pei soldati salutiferi esempi. La servità s' abbelliva. In questo Napoleone fa singolarissimo . Opere magnifiche , opere a tilissime sorgevano. Milano massimamente di tutto splendore splendeva . La mole dell'am
brosiano tempio cresceva , il foro Buonapar . te ogni giorno più grandeggiava ; Eugenio vi
316
STÓRIA D'ITALIA
cerè fomentava i parti più belli dei pittori , de. gli scultori, degli architettori ; la Corte pruo. movitrice di servirů , era anche pruomovitrice di bellezza. Nuovi canali si caravano , nuovi ponti s' innalzavano , nuove strade si aprivano. Né le rocche , né i dirupi ostavano ; l'umana arte stimolata da Napoleone ogni più difficile impedimento vinceva. Sorsero sotto il suo domi nio , e per sua volontà due opere piuttosto da anteporsi , che da pareggiarsi alle più belle ed utili degli antichi Romani ; queste sono le due strade del Sempione >, e del Cenisio , le quali a prendo un facile adito tra le più inospite ed al.
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te roccie dall'Italia alla Francia , attesteranno
perpetuamente all'età future , in un colla pe rizia ed attività dei Francesi , la potenza di chi sul principiare del secolo decimonono le
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ogli , se non aves. umane sorti volgeva . Beato colla servità !
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Era arrivato il tempo , in cui i disegni napo• leonici dovevano colorirsi a danno del re di Spa gna ; i mezzi pari al fine. Il mettere discordia nella famiglia reale, il far sorgere sospetto nel padre del figliuolo , dispetto nel figliuolo verso il padre , il seminar sospetti sopra la coniugal fede della regina , e al tempo stesso accarez . zare chi era soggetto dei sospetti , e farne stro mento alle sue macchinazioni, il contaminar la fama di una principessa morta , lesser del sangue di Carolina di Napoli rinfacciandole, ac
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se corrotto il benefizio
cusar un principe di Spagna delle caroliniane insidie , perchè più amava la Spagna che la Francia , fare che a Madrid e ad Aranjuez ogni cosa fosse sospelta di fraudi e di tradimenti, e la qaieta e confidente vita del tutto sbandirne,
furono le arti di Napoleone. La subitezza spa gnuola le ruppe col far re Ferdinando , e di. metter Carlo ; ma Napoleonc ravviava le fila : l'accidente stesso di Aranjuez , che pareva do. vere scompigliargli la trama , gli diede occasio
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ne di mandarla ad effetto . Trasse con le lasin
ghe il re Carlo in sua potestà a Baiona : resta . va , che vi tirasse il re Ferdinando, e il vi tirò . Rallegrossi allora dell'opera compita . Fe'chia. mar dal padre il figliuolo ribelle, fe'chiamar dalla madre il figliuolo bastardo , dalle gazzette meditatore scellerato della morte del padre, co strinse il padre ed il figliaolo a rinunziare al
regno in sųo t'avore , mandò il padre poco libe ro a Marsiglia , il figliuolo prigione a Valençay; nominò , ribollendo in lui la cupidità sfrena
ta dell' esaltazione de' suoi , Giuseppe re di Spagna , Murat re di Napoli. A questo tine era stato concluso il trattato di Fontainebleau , promessa grandezza al re di Spagna , introdotti i napoleoniani in Ispagna . Ma le cose sortirono effetti diversi da quelli ch'ei si era promesso. Sorsero sdegnosamente gli Spagnuoli contro le ordite scelleraggini, e combatterono i napoleo niani . Napoleone e i suoi prezzolati scrittori gli chiamarono briganti , gli chiamarono assassi ni : quest' infamia mancava a tanti scandali . Napoleone obbligato a mandar soldati contro Spagna , ed a scemargli in Germania , temeva di qualche moto sinistro . Una nuova dimostra >
zione dell'amicizia di Russia gli parve neces
saria . Fatte le sue esortazioni , otteneva , che Alessandro il venisse a trovare ad Erfurt. Quivi furono splendide le accoglienze pubbliche, in. timi i parlari segreti : slava il mondo in aspeto tazione e timore nel vedere i due monarchi potenti sopra tulti favellare insieme delle su.
preme sorti. Chi detestava l'imperio dispotica di Napoleone , disperava della libertà d'Euro pa , perchè essendo le due volontà preponderan ii ridotte in una sola , non restava più né ap. pello , nè ricorso , nè speranza . Chi temeva dell'
insorgere progressivo della potente Russia , ab borriva ch'ella fosse chiamata ad aver parte in modo tanto attivo nelle faccende d'Europa ;
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STORIA D'ITALIA
conciossiaché le abitadini più facilmente si cona traggono , che si dismettono , ed anche l'ambi . zione del dominare non si rallenta mai , anzi cresce sempre , ed è insanabile. Rotto era e ca priccioso il procedere di Napoleone, e però da non durare , mentre l'andare considerato e me .
todico della Russia dava più fondata cagione di temere . Le scene d'Erfurt erano per Napoleone pid d'apparato che d'arte , per Alessandro più d'arte che d'apparato .
Giovacchino Murat , nuovo re di Napoli , an nunziava la sua assunzione ai popoli del regno:
avergli Napoleone Augusto dato il regno delle due Sicilie; due primi e supremi pensieri nu. drire , esser grato al donatore , utile ai sudditi : volere conservar la constituzione data dall'ante. cessore : venire con Carolina , sua sposa auga
sta , venire col principe Achille , suo reale fie gliuolo , venire coi figliuoli ancor bambini; come mettergli alla fede, all'amore loro : sperare , farebbero i magistrati il debito loro ; in esso consistere la contentezza dei popoli , in esso la sua benevolenza . Principiarono le napvlitane a dalazioni. Il consiglio di sfato , il clero , la no .. >
bilik mandarono deputati a far riverenza ed omaggio a Giovacchino re . Il trovarono a Gae ta ; in nome suo giurarono. Napoli intanto esula tava . Inscrizioni, trofei , statue , archi trionfaa li , ogni cosa in pompa . Una statua equestre rizzata sulla piazza del Mercatello rappresenta va Napoleone Augusto. Un'altra sulla piazza del Palazzo raffigurava , sotto forma di Giuno . ne , Carolina regina . Perignon , maresciallo di Francia , lodato guerriero, appresentava a Gio . vacchino le chiavi di Napoli. Generali , ciam . berlani , scudieri , nficiali, soldati , cbi colle spade al fianco, chi colle chiavi al tergo , ed un popoto numeroso e moltiforme , chi portan . do rami d'alloro , e chi d ' ulivo . Firrao cardi. nale col baldacchino , e con gli arredi sacri ris
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ceveya Giovacchino sulla porta della chiesa dello Spirito Santo : condottolo sul trono a tal uopo molto ornatamente alzato, cantava la mes. sa e l'inno ambrosiano. Terminata la cerimo.
dia , per la contrada di Toledo piena di popolo, a cui piaceva la gioventù e la bellezza del nuo po re , andava Giovacchino a prender sede nel reale palazzo. Pochi giorni dopo, incontrata dal re a San Leucio , faceva lieto e magnifico in gresso Carolina regina : risplendeva , come lo sposo , di tutta gioventù e bellezza. Guardavano la venustà delle forme, miravano il portamen to dolce ed altero ,> cercavano le fattezze di Na.
poleone fratello : gridavanla felice , virtuosa , augusta ,
Furono felici i primi tempi di Murat. Occa . pavano tutiavia gl'Inglesi l'isola di Capri, la quale , come posta alle bocche del golfo, è fre no e chiave di Napoli dalla parte delmare. La presenza loro era stimolo a coloro , che non si contentavano del nuovo stato , cagione di ti. more agli aderenti , e ad ogni modo impediva il libero adito con manifesto pregiudizio dei
traffichi commerciali. Pareva anche vergognoso , che un Napoleonide avesse continuamente quel fuscello negti acchi , da parte massimamente degl'Inglesi, tanto odiati , e tanto disprezzati. Aveva Giuseppe per la sua indolenza paziente mente tollerato qnella vergogna ; ma Giovac chino , soldato viro , se ne risentiva , e gli pa reva necessario cominciar il dominio con qual che faito d'importanza ; andava contro Capri. Vi stava a presidio Hudson Lowe con due reg.
gimenti accogliticci d'ogni nazione , e che si Malta. Erano nell'isola parecchi siti sicuri, le
chiamavano col nome di reale Corso, e di reale eminenze di Anacarpi , ed il forte Maggiore , con quelli di San Michele e di San Costanzo .
Partiti da Napoli e da Salerno , e governati dal generale Lamarque andavano Francesi e Na
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politani alla fazione dell'isola . Posto piede terra per mezzo di scale uncinate , non senza
grave difficoltà perchè gľ Inglesi si difendente no risolutamente , s'impadronirono di Anacarpi:
vi fecero prigioni circa ottocento soldati di ria le Malta . Conquistato Anacarpi ,> che è la porte superiore dell' isola , reslava , che si ricupe rasse l'inferiore . Dara ostacolo la difficoltà
della discesa per una strada molto angusta a guisa di scala scavata nel macigno , dentro la
quale traevano a palla ed a scaglia i forú , spe . cialmente quello di San Michele . Fn forza al zar batterie sulle sommità per battere i forti : l'espugnazione andava in lungo. Arrivarano agli assediati soccorsi d'uomini e di munizioni
dalla Sicilia . Ma la fortuna si mostrava pro spera al Napoleonide , perciocchè i venti di terra allontanavano gľ Inglesi dal lido. Il re , che stava sopravvedendo dalla marina di Massa , fermatosi sopra la punta di Campanella , e ve duto il tempo propizio , spingeva in aiuto di Lamarque nuovi squadroni. ĞI' Inglesi , rotti
già in gran parte e smantellati i forti , si die . dero al vincitore. L'acqaisto di Capri piacque ai Napolitani, e ne presero buon augurio del nuovo governo .
Erano nel regno baroni , repubblicani , e po polo . I baroni al nuovo re volentieri si accosta . vano , perchè si contentavano degli onori , né stavano senza speranza di avere , od a ricupe. rare gli antichi privilegi, perciocchè malgrado delle dimostrazioni contrarie i Napoleonidi ten. devano a questo fine , od almeno ad acquistarne dei nuovi . repubblicani erano avversi a Gioa vacchino , non perchè fosse re , che di ciò fa cilmente si aceomodavano, ma perchè si ricora davano , che gli aveva cacciati e fatti legare come malfaltori in Toscana . Dava anche loro fastidio la vanità incredibile di lui , sicconie qaegli che indirizzava ogni suo slud e dilia
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genza a vezzeggiare chi portasse un nome feu . datario. Per questo temevano , che ad un bel bi sogno gli desse in preda a chi desiderava it
sangue loro ; ma egli con qualche vezzo se gli conciliava , perchè avevano gli animi domi dal le disgrazie . Il popolo , che non meglio di Gio vacchino si curava che di Giuseppe , si sarebe be facilmente contentalo del nuovo dominio , purché restasse tutelato dalle violenze dei mai gnali , ed avesse facile e quieto vivere. Ma Gio .
vacchino tatto intento a vezzeggiar i baroni , trascurava il popolo , il quale vessato dai baro
ni e dai soldali ,> si alienava da lui . Era anche
segno che volesse governare con assoluto impe rio , il tacere della constituzione, che si ere
deva aver voluto dare Giuseppe in sul partire. Inoltre ordinò che si scrivessero i soldati alla
foggia di Francia . Ciò fe' sorgere mali umori negli antichi possessori dei privilegi;.nè me glio se ne contentava il popolo , perchè gli pa reva troppo insolito . Siccome poi le province non quietavano, e che massimamente le Cala brie secondo il solito imperversavano , scrisse le legioni provinciali , una per provincia , ordine già statuito da Giuseppe , ma da lui rimessa mente eseguito. Cosi tutto in armi ; chi non le porlava come soldato pagato , era obbligato a porlarle come guardia non pagata. Veramente , quand“ io, considero gli ordini d' Europa , mi maraviglio ; perchè mi pare che negli siati , in cui la metà e più della rendita pubblica va nel pagar soldati , gli stati debbono guardar i citta dini , e che un citadino che paga in tasse ed in figliuoli soldati quanto lo stato gli domanda , >
perché lo guardi, debbº esser guardato dallo stalo : pure veggo , che dopo di avergli dalo e tasse , e tigliuoli, è ancora obbligato a cingersi
la sciabola per guardarsi da se . Queste sono le libertà le felicità europee . e
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STORIA D'ITALIA Giovacchino , come soldato , comportava 0 .
gni cosa ai soldati : ne nasceva una licenza mi litare insopportabile. Seguilava anche quest'ef fetto , che il solo puntello che avesse alla saa potenza , erano i soldati, e che nissuna radice
aveva nell' opinione dei popoli. Le insolenze soldatesche si moltiplicavano , Non solo ogni vo lontà , ma ogni capriccio di un capo di reggi mento , anzi di un ufficiale qualunque dovevano
essere obbedili , come se fossero leggi : chi an zi si lamentava , era mal concio , e per poco dichiarato nemico del re. Molto, e con ragione si erano doluti i popoli delle insolenze dei ba.
roni , ma quelle dei capitani di Giovacchino e.. rano maggiori . Rappresentavano i popoli i loro gravami, domandando protezione ed emenda. Ma le soldatesche erano più forti delle querele, e si notava come gran case , che chi si era la gnalo non fosse mandato per la peggiore . Na. scevano nelle province un tacere sdegnosn , ed una sopportazione desiderosa di vendetta , Nè in miglior condizione si trovava Napoli capitale. La guardia reale stessa, che attendeva alla per. sona di Ginvacchino , oltre ogni termine tra scorreva. Nissuna quiete , nissun ordine poleva essere pei cittadini, nè nel silenzio della notte , nè nelle feste del giorno ; perché solo che un ufficiale della guardia il volesse , tosto turbava
con importuni romori , minacce ed insolenze , i sonni ed i piaceri altrui. Il re comportava loro ogni cosa . I mandatari dei magistrati civili , che s'attentavano di frenare si biasimevoli ec
cessi, erano dai soldati svillaneggiati , scherniti e battuti ; e sonsene veduti di quelli , che arre >
stati , per aver fatto il debito loro , dalle sfre nate soldatesche , e condotti sotto le finestre del palazzo reale , furono , veggente il re , segni di ogni vituperio . Quest'era lo stato di Napoli , quest' un governar peggiore che di Turchia .
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Troppo era fresco il dominio di Murat , a fare che on tal procedere non fosse non solamente barbaro , ma ancora pericoloso .
I mali umori prodotti dalle enormità com messe dai soldati di Marat davano speranza al .
la Corte di Palermo , che le sue sorti potessero tisorgere nel regno di qua dal Faro. Infuriava tuttavia la gaerra civile nelle Calabrie , nè gli Abrazzi quietavano. Erano in questi moti varie parti , e vari fini; alcuni di coloro che combat tevano contro Giovacchino , e che avevano com.
battuto contro Giuseppe , erano aderenti al re Ferdinando , altri amatori della repubblica . Taccio di coloro , e non erano pochi , che solo per amore del sacco e del sangue avevano le armi in mano . Non sarà , credo , narrazione in . cresciosa a chi leggerà queste storie , se io rac. contero come e per qual cagione la selta dei Carbunari a questi tempi nascesse. Alcuni dei >
repubblicani più vivi , ritiratisi durante le perse cuzioni usate contro di loro , nelle montagne piú aspre , e nei più reconditi recessi dell'A bruzzo e delle Calabrie , avevano portato con se un ndio estremo contro il re , non solamente
perché loro persecutore era stato , ma ancora perché era re . Nè di minore odio erano infiamn . mati contro i Francesi , si perchè avevano dia sfatto la repubblica propria , e quelle d'altrui , si perchè gli avevano anche perseguitati. Non potevano costoro pazientemente tollerare , che in cospetto loro , non che di Ferdinando , di Giovacchino , non che di Giovacchino , di regno
si favellasse. Cosi tra aspri dirupi e nascoste valli vivendosi , gli odii loro contro i re e con . tro i Francesi fra immense solitudini continua
mente infiammavano. Ma sulle priine isolati, ed alla spartita vivendo , nissan comune vinco lo gli congiungeva , intenti piuttosto ad arrab biarsi , che a vendicarsi . Gl’Inglesi , che custo divano la Sicilia , ebbero notizia di quest' umo.
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STORIA D'ITALIA
re , ed avvisarono che fosse huono per turbare il regno contro i Francesi. Pertanto gli anima rono a collegarsi fra di loro >, affinché con men ti unite concorressero ai medesimi disegni , e creassero nuovi seguaci. Per accendergli pro mettevano gl ' Inglesi qualche forma di eonstitue zione . Sorse allora la setta dei Carbopari , la
quale acquistò questo nome , perchè ebbe la sua origine , e si mostrò la prima volta nelle montagne dell’Abruzzo e delle Calabrie , dove si fa una grande quantità di carbone. Molti an cora fra questi seltari sapevano , ed esercevano
veramente l'arte del carbonaio. Siccome poi non ignoravano , che a voler tirar gli uomini ,
niuna cosa è più efficace che le apparenze a . struse e mirabili , cosi statuirono pratiche e riti maravigliosi. Principal capo ed instigatore era un uomo dotato di sorprendente facoltà persua .
siva , che per nome si chiamava Capobianco. Avevano i Carbonari quest'ordine comune coi liberi Muratori, che gli ammessi passavano sue cessivamente per vari gradi fino al quarto ; che celavano i rili loro con grande segretezza ; che a certi statuiti segni si conoscevano fra di loro; ma in altri particolari assai erano diversi i Car bonari dai liberi Muratori ; conciossiaché , sic come il fine di questi è di beneficare altrni, e di banchettar se stessi , cosi il fine di quelli era l'ordine politico degli stati . Avevano i Carbo nari nel loro procedere assai maggior severità dei liberi Muratori, poiché non mai facevano banchetti , nè mai fra canti e suoni si rallegra vano. Il loro principal rito in ciò consisteva , che facessero vendetta , come dicerano , dell' agnello stato ucciso dal lupo , e per agnello in . tendevano Gesù Cristo , e pel lapo i re , che ng niun altro nome chiamavano , se non con " !0 . di liranni. Se stessi poi nel gergo loro cu
quei .
chiama in creder
vano col vocabolo di pecore , ed il la yno essere il monarca , sotto il qua
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le vivevano. Opinavano altresì , che Gesù Cri sto sia stato la prima e la più illustre vittima della tirannide , e protestavano volerlo vendica.
re con la morte dei tiranni. Cosi come adunque i liberi Muratori intendono a vendicar la morte del loro Iramo , i Carbonari intendevano a ven dicar la morte di Cristo . In questa setta cntra
vapo prineipalmente uomini del volgo, sulla im maginazione dei quali gagliardissimamente o peravano , con vivi colori rappresentando la
passione , e la morte di Cristo , e quando nelle loro congreghe i riti loro adempivano , avevano presente un cadavere tutto sanguinoso , che di Cevapo essere il corpo di Gesù Cristo . Quale effetto in quelle napolitane fantasie si terribili forme pastorissero, ciascuno sel può considera re. Erano i segni loro per conoscersi vicende . volmente , quando s'incontravano , oltre alcuni altri , il toccarsi la mano , ed in tåle atto col
pollice segnavano una eroce nella palma della mano l'uno dell'altro . Quello , che i liberi M4 ratori ehiainano loggia , essi baracca chiama vano , e le assemblee loro col nome di vendite
distinguevano , ai carbonari veri alludendo , i quali scendendo dalle montagne andavano a vendere il carbone loro pei mereati in pianura . Sentivano , come abbiamo dello , molto forte mente di repubblica : niun altro modo di rege gimento volevano , che il repubblicano , ed in repubblica già si erano ordinati apertamente nelle parti di Catanzaro sotto la condotta di quel Capobianco, che abbiamo sopra nominate. Odia vano acerbamente i Francesi, acerbissimamen te Mural per esser Francese e re , ma non per
questo erano amiei di Ferdinando, perchè piut. tosto non volevano re. Nati prima nell’Abruzzo e nelle Calabrie >, si erano propagati nelle altre parti del regno , e perlino nella Romagna ave vano introdotto le pratiche loro , e creato con >
>
settari. In Napoli stessa pullulavano: non pochi
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STORIA D'ITALIA
fra i lazzaroni della secreta lega erano consa pevoli e partecipi. Vedendo Ferdinando , che la potenza dei Car
bonari era cosa d'importanza , si deliberava, a ciò massimamente stimolato da Carolina sua
moglie e dagl'Inglesi , di fare qualche pratica, acciocchè se possibil fosse , concorressero co' suoi propri aderenti al medesimo fine , che era
quello di cacciar i Francesi , e di restituirgli il regno. Principale mozzano di queste pratiche era il principe di Moliterno , che , tornato d’In ghilterra , dove si era condotto per proporre a quel governo , che dichiarasse l'unione e l'in. dependenza di tutta Italia , se vi voleva far frut to contro i Francesi , le quali proposte non volle l' Inghilterra udire , non fidandosi del principe, per essere stato repubblicano , si era in Cala bria fatto capo di tutti gli antichi seguaci del cardinal Ruffo , e ri teneva le cose molto tar bate contro Giovacchino. Parlava efficacemente
dell' unione e independenza dell'Italia , ed in queste dimostrazioni era ardentemente secon dato dalla regina , che si persuadeva di potere con questo allettativo , non solamente ricupera.
re il regno , ma ancora acquistare qualche al tra parte importante. Pareva Moliterno perso naggio alto a questi maneggi coi Carbonari, perchè ai tempi di Championnet era stato ade rente della repubblica, ed anzi per questa sua dalla Corte di Napoli.I Care opinione bon ari , proscritto perché erano aspramente persegui tati dai soldati di Murat , si perché Moliterno sentiva di repubblica , e si perchè finalmente molto si soddisfacevano di quella unione e in dependenza d'Italia , prestavano favorevoli orec chie alle proposte del principe e della regina . Ciò non ostante stavano di mala voglia , e ri pugnavano al venire ad un accordo con gli agen ti regii . Per vincere una tale ostinazione , il governo regio di Palermo dava speranza ai Car
LIBRO XX111. 1808 327 bonari , che avrebbe loro dato una constituzio..
ne libera a seconda dei desiderii loro. Per que
sti motivi , ee massimamente per questa promes . sa , consentirono ad unirsi con gli aderenti del re a liberazione del regno dai Francesi . A que ste risoluzioni vennero la maggior parte dei Care bonari ; ma i più austeri , siccome quelli che abborrivano da ogni qualunque lega con coloro che stavano ad un servizin regio , continuarono a dissentire, e questa parte discordante fu quel la , che ordinò quella repubblica di Catanzaro , che abbiamo sopra nominato . L'unione dei Carbonari coi regii diede mag gior forza alla parte di Ferdinando in Calabria; ma dal canio suo Giovacchino , in cui non era la medesima mollezza che in Giuseppe , valiila mente resisteva , massime nelle terre murale ,
cooperando alla difesa i soldati francesi guida ti da Partonneaux , i soldati napolitani, e le le gioni provinciali. Ogni cosa in iscompiglio : la Calabria non era né del re Ferdinando , né del re Giovacchino ; le soldatesche ed i sollevati ne avevano in questa parte ed in quella il dominio.
Seguitavano tutti gli effetti della guerra disor dinala e civile , incendi , ruine, saccheggi, stu pri e non che uccisioni, assassinii . I fatti or ribili tanto più si moltiplicavano , quanto più per l'occasione della guerra fatta nel paese , uomini di mal affare di ogni sorta , banditi , ladri , assassini , a cai nulla importava né di repubblica , nè di regno , né di Ferdinando, nè
di Giovacchino , nè di Francesi , nè d ' Inglesi , >
né di Papa , né di Turco , ma solo al sacco ed al sangue intenti , dai più segretiripostigli toro uscendo , commettevano di quei fatii , dai quali piú la umanità abborrisce , e cui la storia più ha ribrezzo a raccontare . Cosi le Calabrie lu
rono da questo momento in poi , e per due an . ni continui fatte rosse da sangue disnrdinala . mente sparso , tinchè lo spavento eagionalo da
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STORIA D'ITALIA
sangue ordinatamente sparso le ridusse a più tollerabile condizione .
Le ruine si moltiplicavano ; la Spagna ardevă , l'Italia , e la meridioual parte della Germania sotto l'imperio diretto di Napoleone , l'Ausiria spaventata , la Prussia serva , la Russia divota , la Turchia aderente, la terraferma europea tuto
ta obbediente a Napoleone o per forza , o per condiscendenza. Un solo principe vivente nel
cuore d'Italia , debole per soldati , forte per coscienza , resisteva alla sovrana volontà . Na poleone spinto dall' ambizione , ed acciecato dalla prosperità aveva messo fuori certe parole sull' imperio di Carlomagno , suo successore nei dritti e nei fatti intitolandosi , come se gl .
impiegati di Francia, che da lai traevano gli
stipendi, avessero potuto , imperatore dei Fran . cesi chiamandolo , dargli il supremo dominio e l'effettiva possessione , non che della Francia , di tutta l'Italia , di tutta la Spagna , di tutta la Germania , di quanto insomma componeva l' In pero d'Occidente ai tempi di quel glorioso im peratore .
Adunque con quell'insegna di Carlomagno in fronte s' avventava contro il papá . Non poteva pazientemente tollerare che Roma, il cui nome tant'alto suona , non fosse ridotta in sua pote
slà. Gli pesava , che ancora in Italia una pic cola parte fosse , che a lui non obbedisse . Dal canto suo il papa si mostrava renitenle al con sentire di mettersi in quella condizione servile , nella quale erano caduti chi per debolezza , e chi per necessità quasi tutti i principi d' Euro pa . Cosi chi aveva armi cedeva , chi non ne aveva resisteva . Pio settime , non che resistesse,
fortemente rimostrava al signore della Francia acerbamente dolendosi , che per gli articoli or ganici , e pel decreto di Melzi fossero stati i due concordati guasti a pregiudizio della Se dia apostolica , ed anche a violazione manife
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sta dei decreti dei concilii, e del santo Vange lo stesso. Si lamentava , che nel codice civile di Francia , introdotto anche per ordine dell' imperatore in Italia , si fosse dato luogo al di vorzio tanio contrario alle massime della Chie .
sa , ed ai precetti divini . Rimproverava, che in un paese cattolico , quale si protestava esse re ed era la Francia , con legge uguale si rag guagliassero la religione cattolica , e le dissi. denti , non esclusa anche l'ebrea , nemica tan to irreconciliabile della religione di Cristo. Di tutte queste cose ammoniva l'imperatore , dell'esecuzione delle sue promesse a pro della cattolica religione richiedendolo . Ma Napoleone vincitore dell'Austria , della Prussia e della Rus. sia , non era più quel Napoleone ancor tenero ne' suoi principii. Per la qual cosa volendo ad ogni modo venir a capo del suo disegno del farsi padrone di Roma , o che il papa vi fossé , o che non vi fosse , mandava dicendo al pontea fice , che essendo egli il successore di Carlo . magno , gli stati pontiticii, siccome quelli che erano stati parte dell'impero di esso Carloma gno , appartenevano all'impero francese , che se il pontefice era il signore di Roma , egli ne era l'imperatore ; che a lui , eome a saccesso re di Carlomagno, il pontefice doveva obbediene za nelle cose temporali , come egli al pontefice
J'a doveva nelle spirituali , che uno dei diritti inerenti alla sua corona era quello di esortare , anzi di sforzare il signore di Roma a far con
lui, e co' suoi successori, una lega difensiva ed offensiva per tutte le guerre presenti e futare ; che il pontefice , essendo soggetto all' imperio
di Carlomagno , non si poteva esimere dall'ena trare in questa lega , e dall'avere per nemici tutti coloro che di lui Napoleone fossero nemi. ci . Aggiungeva, che se il pontefice a quanto da lui si esigeva non consentisse , aveva egli ik diritto di annullare la dominazione di Carla .
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STORIA D'ITALIA
magno , di spartire gli stati pontificii e di dar gli a chi meglio gli paresse; che nella persona del pontefice separerebbe l'autorità temporale dalla spirituale ; che manderebbe un governa tore con potestà di reggere Roma , e che al pa pa lascerebbe la semplice qualità di vescovo di Roma.
Quest' estreme intimazioni fatte al pontefice , che non aveva dato à Napoleone alcuna cagio „ ne di dolersi di lui , e che anzi con tutta l'au torità sua l' aveva aiutato a salire sul suo seg gio imperiale , dimostravano in chi le faceva , una risoluzione irrevocabile. Rispondeva il pon tefice , esser caso maraviglioso , che il sovrano di Roma , dopo dieci secoli di possessione non contestata , fosse necessitato a far le sue dife se contro colui , che poeanzi aveva consecrato imperatore ; sapere il mondo , che il glorioso imperatore Carlomagno , la cui memoria sarà · sempre benedetta nella Chiesa >, non aveva dato
alla santa Sede le province di dominio pontifi cio ; sapere che già dai tempi molto anteriori a Carlomagno, erano esse state possedute dai
pontefici romani per la dedizione libera dei po. poli abbandonati dagl' imperatori d'Oriente ; sa pere , che nel progresso dei tempi l'esarcato di Ravenna , e della Pentapoli , che queste mede sime province comprendera, essendo stato in vaso dai Longobardi , l'illustre e religioso Pi . pino, padre di Carlomagno , lo aveva loro tolto dalle mani per un atto di donazione solenne a
papa Stefano attribuendolo ; che quel grande imperatore , l'ornamento e l'ammirazione dell' ottavo secole , non che avesse voluto rijocare
il pietoso e generoso atto di Pipino suo padre , ľ aveva anzi conferin alo , ed appruovato sotto
papa Adriano ; che, non che avesse voluto spo gliare la romana Sede delle sue possessioni, non altro aveva fatto , nè voluto fare , che restilair .
gliele ed aumentargliele ; che tant' oltre era
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proceduto , che aveva comandalo espressamente nel suo testamento a' suoi tre figliuoli di difen derle colle armi ; che a' suoi successori nissana
potestà , nissun diritto aveva lasciato di rivoca Te quanto Pipino suo padre aveva fatto a favo Te della cattedra di San Pietro ; che solo ed uni .
co suo intento era stato di tutelar i pontefici Tomani contro i loro nemici , e non obbligargli a dichiararsi contro di loro , che dieei secoli po. steriori , che mille anni di possessione pacifica rendevano inutile ogni ricerca anteriore, ogni in
terpretazione posteriore ; che tinalmente suppo. nendo eziandio che i pretesi diritti di Carlo . magno non fossero senza fondamento , non avea va l' imperator Napoleone 'trovato né la santa Sede, né il papa in quella condizione , in cui gli aveva trovati Carlomagno; conciossiaché avesse l'imperator Napoleone trovato la santa Sede libera , suddita a nissuno , in piena ed in . tiera sovranità di tutti i suoi stati tin da dieci
secoli addietro senza interruzione alcuna, e che inoltre le sanguinose vittorie da lui acquistate contro altri popoli non gli davano il diritto dtina
vadere gli stati del pontetice , poicbè sempre il pontefice era vissuto in pace con lui. Troppo seriamente rispondeva il pontefice alle allegazioni di Napoleone , perchè niuno meno le stimava, che Napoleone stesso Cere tamente se a quel modo si rivangassero tnt.. te le ragioni antiche , o vere o finte , ma con .
sumate dalla vecchiezza , nissana possessione certa più vi sarebbe , ed il mondo andrebbe tutto in un fascio , Instava adunque minaccio. samente l'imperatore col pontefice , entrasse nella confederazione italica coi re d'Italia e
di Napoli, e'per nemici avesse i suoi nemici, e per amici gli amici. Ma avendo il papa có-, stantemente ricusato di aderire , si era ridotto.
a richiedere che il pontefice facesse con lui:
una lega difensiva ed offensiva , è medesima .
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STORIA D'ITALIA
mente tenesse i suoi amici per amici , i suoi . nemici per nemici : quando no >, lo stimerebbe >
intimazione di guerra, avrebbe il papa per ne mico , Roma conquisterebbe . La condizione proposta , non che migliorasse , peggiorava quel la del pontefice; perciocchè solo scopo della confederazione fosse l'unirsi contro gl'Infede
li , e contro gl'Inglesi , mentre la lega difen siva ed offensiva importava , che il papa do
vesse far guerra a qualunque principe o stato , che fosse in guerra coll'imperatore; dal che ne poteva nascere nel papa la necessità , non so lamente di far guerra ad un principe cattolico , ma ancora di unirsi ad un principe non catto lico per far guerra ad un cattolico ; condizio ne del tutto insopportabile alla Sedia apostolj . ca. A questi motivi aggiungeva il pontetice , >
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che se si videro papi far leghe e guerre contro
principi cattolici , non si leggeva però nelle >
tir
storie , ch'eglino si fossero obbligati perpetua. mente ad incontrar pimicizia, e ad aver guerra con chiunque, a cui piacesse ad altri intimare nimicizia e guerra, senza che deimotivi po tessero giudicare , e solo perchè ad altri pia.
809
POE
$1
cesse assumersi nemicizie e gaerre . Sclamava poscia papa Pio , sentire l'animo suo orrore e dolore , ricordandosi essere stato richiesto dal.
Blo
l' imperatore di un trattato d'alleanza , pel
sta
quale avrebbe egli dovuto obbligarsi a tener per memici tutti i suoi nemici , e a dichiarar la guerra a quanti l'imperatore , od i suoi suc. cessori , in perpetuo dichiarata l'avessero , Non
in di fo
esser questo armare il padre contro i figliuoli: co
Non i figliuoli contro il padre ? Non mescolare in infinite questioni la Chiesa di Dio , in cui, come in proprio santuario , seggono la carità , la pace , la dolcezza , e tutte le virtů ? Non volere , che il sommo pontefice non più Aaron
di le
sia ,> ma Ismaele , uomo crudo e selvaggio: Non >
valere che alzi la mano contro tutti, e che tutti
de
LIBRO
XXIII .
1808
333
l'alzino contro di lui ? Non volere che drizzi le
pimichevoli insegne contro i suoi fratelli ? A questo modo forse nella Chiesa di Dio intro
dursi la pace ? A questo modo la pace che il divino Salvatore lascid agli Apostoli , ai ponte fici loro successori , ed a lui ? Cercasse l'impe ratore questa pace, che è la pace dei savi, pa ce migliore delle arıni dei gaerrieri : la pace dei savi cercasse , dei savi , che sono la salute
del mondo : quella sapienza cercasse , per cui
un re prudente è il sostegno del suo popolo , che se cercare non la volesse per se , lascias sela almeno , quale eredità propria , ai ponte . fici , ai quali l'aveva data Cristo redentore. Essere il pontefice padre comune di tutti i fe . deli, a loro obbligato di tutti i sussidi spiritua. li , nè potere più continuargli a coloro che fos sero sudditi di un principe , contro il quale in virtù della lega fosse stato tirato a guerra . Dop pia qualità nel romano pontefice risplendere , sovranità temporale , e sovranità spirituale , non potere per motivi temporali offendere la pri 5
maria sua qualità , la spirituale , nè recar pre giudizio a quella religione , di cui egli era ca po , propagatore , é vindice .
Avendo papa Pio con si gravi querele espo a Napoleone , andava prote . stando , che se per gli occulti disegni di Dio l' imperatore volesse consumar le sue minacce , impossessandosi degli stati della Chiesa a titolo di conquista , non potrebbe Sua Santità a tali fanesti avvenimenti riparare , ma protesterebbe sto l'animo suo
come di usurpazione violenta ed iniqua . Di. chiarerebbe inoltre, che non già l'opera del genio , della politica e dei lumi , imperciocche
di queste parole appunto si era servito Napo. leone , favellando degli ordinamenti della ro
mana sede , sarebbe distrutta, ma bensi l'opera dello stesso Dio , da cui ogni sovranità proce: de : adorerebbe Sua Santità profondamente i
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STORIA D'ITALIA
decreti del Cielo , consolerebbesi col pensiero che Dio è il padre assoluto di tutti , e che tutto cede al suo divino volere , quando arriva la pienezza dei tempi da lui preordinaia . Queste profetiche parole diceva Pio a Napoleone, L'im .
peralore perseverò nel dire, che a questo prin cipio mai non consentirebbe , che i prelati non fossero sudditi del sovrano, solto il dominio del
quale e sono nati , e che intenzion sua era , che tutta l'Italia , Roma, Napoli e Milano , facego, sero una lega offensiva e difensiva per allon tanar dalla penisola i disordini della guerra , Questa sua ostinazione corroborava col prete. sto che la comunicazione non doveva e non
poteva essere interrotta, nè in pace , né ią gaerra , per uno stato intermedio , che a lui non si appartenesse , tra i suoi stati di Napoli e di Milano. Inoltre voleva , e comandava , che
i porti dello stato pontificio fossero, e restassero
serrati agl'Inglesi. Alle quali intimazioni aveva il pontefice risposto , oltre che se Napoleone si aveva preso Napoli, Toscana e Milano, non era
certamente colpa del papa , che nelle guerre >
anteriori tra Francia, Austria e Spagna lo stato pontificio era sempre stato intermedio , senza che queste polenze se ne dolessero , e prendes sero pretesto per torre lo stato aj sovrani di
Roma , e nel caso presente la interruzione non sussisteva , essendo lo stato romano occupato dai soldati dell'imperatore, che con ogni li.
berià , e con intollerabile aggravio della came. ra apostolica andavano e venivano dal regno d' Italia al regno di Napoli , e cosi da questo a
quello ; che quanto al serrare i porti agl’Ingle si , sebbene fosse da temersi che ciò non po. tesse essere senza qualche pregiudizio dei cate tolici che abitavano l' Irlanda , l'avrebbe non dimeno il pontefice consentito , per amor della concordia , all'inperatore. Napoleone , al quale sempre pareva che la
LIBRO XXIII .
1808
335
corona imperiale fosse manca , se non fosse pa drone di Roma , si apprestava a disfar quello ,
che aveva per tanti secoli durato fra tante ri voluzioni e d'Italia e del mondo. Perchè poi la forza fosse aiutata dall'inganno , accompagna." va le sue risoluzioni con parole di umanità e di desiderio di libertà per la potestà secolare.
Non esser buoni i preli, diceva , per governare: immersi nei loro studi teologici non conoscere gli uomini: avere Roma abbastanza turbato il mondo : non comportare piú il secolo le roma. ne usurpazioni ; avere i lami fatto conoscere a quale stima debbano esser messi i decreti del Vaticano : ad ognuno oggimai esser noto, quan to assurda cosa fosse il mescolare l'Imperio col Sacerdozio , il temporale con lo spirituale , la corona con la tiara , la spada con la croce : avere Gesú Cristo detto , che il regno suo non era di questo mondo : non dover essere di que sto mondo il regno del suo vicario : pel bene della cristianità , non perchè vi seminassero discordie e guerre , avere Carlomagno dalo ai papi la sovranità di Roma ; poichè ne voleva. no abusare , doversi la donazione annullare : non più sovrano , ma solamente vescovo di Ro. ma fosse Pio : a questo modo, e nel tempo stes so provvedersi ai bisogni della religione ed al la quiete universale . Cosi Napoleone si era servito della religione contro la filosofia per >
farsi imperatore, poi si servi della filosofia con tro la potenza pontificia per farsi padrone di Roma, stimolando a vicenda , secondoché le sue ambizioni portavano, i preti contro i filoso fi, i filosofi contro i preti . Prevedendo che un gran numero di fedeli in Francia, abbraccian do la giustizia della causa del pontefice , a . vrebbero sentito mal volentieri le sue riso .
luzioni contro di lui , e che le avrebbero
chiamate persecnzione , parola di molta ef ficacia fra i Cristiani , si voltava a lusingare
336
STORIA D'ITALIA
secondo l'arti sue , i Francesi, con pruovarsi di
20
accrescere la dignità ee l'autorità della nazione nelle faccende religiose . Pensava che i Fran
Irie
cesi , avendo il predominio temporale , avreb bero anche amato lo spirituale . Perciò instan
tetic
temente richiedeva , anche colla solita minac
HETO
cia di privarlo della potenza temporale, se non consentisse , il papa , che riconoscesse in lui il diritto d'indicare alla santa Sede tanti care dinali , quanti bastassero , perché il terzo alme. no del sacro collegio si componesse di cardina. li francesi. Se il papa consentiva , acquistava Napoleone preponderante autorità nelle delibe . razioni, e massimamente nelle nomine dei pa
2001
top
tre
fra
pi : se ricusava , avrebbe paruto alla nazion francese , che egli le negasse ciò , che per la sua grandezza credeva meritarsi . Non potere , rispose il pontefice , consentire ad una doman.
da, che vulnerava la libertà della Chiesa , ed
Be
offendeva la sua più intima constituzione: a chi non era noto , essere i cardinali la più princi pale , e la più essenzial parte del clero roma
1
no ? Il primo dover loro essere il consigliare il sommo pontefice. A chi appartenersi, a chi do. versi appartenere la elezione degli uomini atti a tanta dignità, atti a tanto carico, se non a colui che da loro debb'essere consigliato: Hanno i prin
PE
cipi della terra i loro consiglieri, da loro eletti ; alla sola romana Chiesa, al solo romano pontefice fia questa facoltà negata ? Essere i cardinali, non - solamente consiglieri , ma ancora elettori del
papa. Ora quale libertà, poter essere nella ele .
ch
zione , se un principe secolare un numero si grande d'elettori potesse nominare ? Se a Na . poleone si consente , gli altri principi non la pretenderanno eglino ? Non sarebbe allora il
pontefice romano posto del tutto in balla dei principi del secolo ? Convenirsi certamente, che
di ogni cattolica nazione siano eletti cardinali, ma la convenienza non esser obbligo : sola nor.
le
LIBRO XXIII.
337
1808
ma, sola legge dover essere al papa il chiamar cardinali coloro , che più per virtù , per dot
trina , per pietà risplendono, di qualunque na zione siano, qual lingua parlino. Sapere il pon. tefice , che il suo ritiuto sarebbe volto dai ma . levoli a calunnia >, come se il santo Padre non
avesse nella debita stima il clero di Francia ; ma chiamare Dio e gli uomini in testimonio de' suoi affetti diversi : conoscergli il clero stesso ,
conoscergli l'imperatore , conoscergli il mondo , che già redeva sedere nel sacro collegio , oltre dae Genovesi ed un Alessandrino, sei cardinali francesi ; un altro dotto e virtuoso prelato vo lervi chiamare : di ciò contenterebbesi chi con . tentabil fosse ; ma non poter il santo Padre con . tentar altri di quello , di cui non si contentea rebbe egli stesso .
Non si rimoreva l'imperatore dalla presa de liberazione ; mandò di nuovo dicendo al papa , o gli desse il terzo dei cardinali , o si piglie , rebbe Roma. Tentato di render Pio odioso ai
Francesi , il volle fare disprezzabile al mondo, Imperiosamente intimava al pontefice , caccias, se da Roma il console del re Ferdinando di
Napoli . Rispondeva Pio, ch' egli non aveva guer.
che il re possedeva ancora tutto il reame di Sicilia, che era un sovrano cattolico, ra col re
e che egli non sarebbe mai per consentire a trattarlo da nemico , cacciando da Roma colo, ro , che a Roma il rappresentavano .
L'appetita Roma veniva in mano di colui ,
che ogni cosa appetira. Se vi fu ingiustizia nei motivi , fuvvi inganno nell'esecuzione. S ' avvicinavano i napoleoniani all'antica Roma , nè ancora confessavano di marciare contro di lei. Pretendevano parole di voler andare nel re gao di Napoli : erano seimila : obbedivano a Miollis. Né bastaya un generale per opprimere un papa ; Alquier , ambasciadore di Napoleone presso la santa Sede, anch'ei vi si adaperava, >
T. III,
15
338
STORTA D'ITALIA
Usava anzi parole più aspre del soldato , e ri traeva di vantaggio del suo signore. Era giunto il mese di gennaio al suo fine , quando Alquier mandava dicendo a Filippo Casoni cardinale segretario di stalo > che seimila napoleoniani
erano per traversare , senza arrestarvisi , lo sta. to romano ; che Miollis prometteva , che passe .
rebbero senza offesa del paese , e che il gene. rale era uomo di tal fama , che la sua promes sa doveva stimarsi certezza . Mandava Alquier con queste lettere l'itinerario dei soldati , dal quale appariva , che veramente indirizzavano verso il regno di Napoli il loro cammino, e non dovevano passare per la città . Di tanta mole era l'ingannare un papa ! Pure si spargevano roinori diversi. A ffermavano questi , che andas sero a Napoli , quelli , che s'impadronirebbero di Roma . Il papa interpellava formalmente , per mezzo del cardinal segretario >, Miollis , dices se e dichiarasse apertamente e senza simula . zione alcuna , il motivo del marciare di questi
soldati, acciocchè sua Santità potesse fare quel le risoluzioni , che più convenienti giudiche rebbe. Rispondeva , aver mandato la norma del viaggio dei soldati , e sperare , che ciò baste rebbe per soddisfare i ministri di súa Santità.
Il tempo stringeva : i comandanti napoleonici marciando ,> e detti i soliti morti e scherni sui preti , sul papa , e sui soldati del papa , minace ciavano , che entrerebbero in Roma , e l' occu
gr
n
a s s fer eve ma n d o raz io
co
perebbero. Novellamente protestava il papa , fuori delle mura passassero , in Roma non en trassero ; se il facessero, Pavrebbe per caso di guerra , ogni pratica di concordia tronchereb. be . Già tanto vicini erano i napoleoniani , che vedevano le mura della romana città. Alquier moltiplicava in protestazioni col santo >
an d
ao
verano nissuna intenzione ostile . I napoleonia
1
is
ne
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LIBRO XXIII. 1808
ni intanto , arrivati piú presso , assaltarono a >
armata mano il di due febbraio la porta del popolo , per essa entrarono violentemente , s' impadronirono del castel Sant'Angelo , recaro. no in poter loro tutti i posti militari , e tantº oltre nell'insolenza procederono , che piantaro >
do le artiglierie loro con le bocche volte contro
il Quirinale , abitazione quiela del pontefice. La posterità metterà al medesimo ragguaglio le promesse di Alquier , ed il suo invocar la fede di un generale da una parte , dall' alıra quello sdegnarsi di Ginguené, ambasciator del Diret torio a Torino , al solo pensare , che il governo >
9
piemontese potesse sospettare , che i Francesi fossero per abusare contro il re della possessio ne della cittadella . Perchè poi njuna parte di audacia mancasse in questi schifosi acciden ti , Miollis domandava per mezzo di Alquier , udienza al santo Padre ; ed avendola ottenuta ,
si scusd con dire , che non per suo comanda mento le bocche dei cannoni erano state volte
contro il Quirinale palazzo , come se l'ingiuria fatta al sovrano di Roma , ed al capo della Cri stianità consistesse in questa sola violenza, che certamente era molto grave. Della occupazione frodolenta ed ostile di Roma , che era pure ! importanza del falto , non fece parola .
Gli oltraggi al papa si moltiplicavano. L'ac cusava Napoleone dello aver dato asilo ne' suoi
stati a Napolitani briganti , ribelli , congiura tori contro lo stato di Murat; per questo affere , mava ,.aver occupato Roma: il papa stesso ac cagionava di connivenza. Alquier gliene fece
querele , quasiché non sapesse , che i soldati di Napoleone già da lungo tempo erano padro ni dello stato ecclesiastico , che di propria au torità , e contro il diritto delle genti vi avevano arrestato e carcerato uomini sospetti, o non
sospetti , e che il governo pontificio stesso, ogni
340
STORIA D' ITALIA
qual volta che ne era stato richiesto , aveva or
Der
dinato arresti , e carcerazioni d'uomini sospetti a Francia. Del rimanente voleva Alquier , non
1885
so se per pazzia , o per ischerno , che il papa aresse , e trattasse ancora , come amiche , le
Hote:
truppe, che violentemente avevano accupato la
el
sua capitale, e la sede del suo governo, e fatto contro il pacifico ed inerme suo palazzo quel lo , che contro le fortezze nemiche ed armate solo si suol fare. A questo tratto non poté più contenere se medesimo il pontefice : sdegnosa. mente scrisse all'ambasciadore napoleonico , non terrebbe più per amici quei soldati , che rompendo le più solenni promesse , erano en trati in Roma , avevano violato la sua propria residenza , offeso la sua libertà , occupato la
A
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città ed il castello , voltato i cannoni contro la >
propria abitazione , e che inoltre con intollera . bile peso si aggravavano sopra il suo erario , e sopra i suoi sudditi. A questo aggiungeva , che essendo privato della sua libertà , e ridotto in condizione di carcerato , non intendeva più, né voleva negoziare , e che solo allora si risolve.
La
rebbe a trattare delle faccende pubbliche con Francia , che sarebbe restituito alla sua piena e sicura libertà .
to
Le amarezze del papa divenivano ogni gior. no maggiori . Il comandante napoleonico inti mava ai cardinali napolitani Ruffo - Scilla , Pi . gnattelli, Saluzzo , Caracciolo , Caraffa , Traiet to , e Firrao nel termine di ventiquattr' ore par . tissero da Roma , e torpassero a Napoli. Se nol facessero , gli sforzerebbero i soldati. Quindi l'intimazione medesima , termine tre ore a par .
tire , fu fatta dal soldato medesimo ai cardina. li nati nel regno italico, che furono quest' essi : Valenti , Caradini , Gasoni, Crivelli, Giuseppe Doria , Della -Somaglia , Roverella , Scotti, Du ni , Braschi -Onesti , Litta , Galeffi , Antonio
para
LIBRO xxu O
. 1808
341
Doria , e Locatelli . Risposero , stare ai coman damenti del pontefice ; farebbero quanto ordi. Rasse .
A tanto oltraggio il pontefice, quanlunque in potestà d'aliri già fosse rido !! a , gravemente ri. sentissi, Scrisse ai cardinali , si ricordassero
degli obblighi e dei giurainenii loro verso la santa Sede , imitassero il suo esempio , sofferis sero piuttostocbe contaminarsi , non potere sua Santità permetiere che parlissero ; proibirlo an zi a tutti ed a singoli in virtà di quella obbe dienza , che a lui giurato avevano. Raccoman dava , e comandava loro , prevedendo che la forza gli avrebbe indegnamenie divulsi dal suo grembo , che se a qualche distanza di Roma fossero lasciati , non continuassero il viaggio ; >
vedesse il mondo , che la forza alirai , non la
volontà loro, gli sveglieva da Roma. La sovranità del papa a grado a grado dai violenti occupatori si disfaceva . Commellevano il male , non volevano che si sapesse . Soldati napoleoniani furono mandati alla posta delle lettere , dove , cacciate le guardie pontificie , >
ogni cosa recarono in poler loro. Postovi poscia ndenti e spie , non solamente s'impa . soprante ra secondo ci ivano
dron degli spac , ma anco ché loro aggradiva , aprivano e leggevano le let
tere ; enorme violazione della fede si pubblica che privata , e del diriuo delle genti. Al mede simo tine invasero tutte le stamperie di Roma per modo che nulla, se non quanto permette vano essi , stampare si potesse. Quindi nasceva che nelle scritture che ogni giorno si pubbli . 1
cavano , massimamente nelle gazzelle , le adu. lazioni verso Napoleone , e gli scherni contro il papa erano incessabili . Ii papa slesso non poté pubblicare colle stampe una sua allocu. zione ai cardinali del mese di marzo , e fu co
stretta a mandarne le copie atórno scritte a penna , ed autenticate di suo pugno .
342
STORIA D'ITALIA
Tolta alpapa la forza civile , si faceva passo al torgli la militare . Incominciossi dalle arti con subornare i soldati , le napoleoniche glorie , e la felicità degl'imperiali soldati magnificando. E sortavansi instantemente i papali ad abbandonar le insegne della Chiesa , ed a porsi sotto quelle dell'imperio. Pochi consentirono ; i più resiste rono, Riuscite inutili le instigazioni, toccossi il rimedio della forza ; l'atto callivo fu accompa. gnato da parole peggiori . Parlava Miollis il di
ventisette marzo ai soldati del papa : essere l' imperatore e re contento di loro , non esser più all' avvenire per ricever ordini ne da femmine, ne da preti ; dovere i soldati esser comandati da soldati ; stessero sicuri , che non mai più torne
RE
20
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rebbero sotto le insegne dei preti ; darebbe loro l'imperatore e re generali degniper bravura di governargli . Questi erano scherni molto incivili . Del rimanente , che le femmine ed i preti ab
biano comandato a soldati , in quel modo che il diceva il generale napoleonico ,poichè nè ilI ppa
pa , né i cardinali, nè alcuna donna di Roma e rano generali , o colonnelli , si è veduto ; il che però io non sarò mai per lodare , in tutti i tem
pi ed in tutti i paesi , anche in Francia , e nel regno ultimo d'Italia. Miollis stesso vide peg gio , poichè vide Elisa principessa , e Carolina regina , Napoleonidi , far rassegne e mostre, e comandar mosse d' imperiali soldati. Un Frici colonnello , mancando della fede , si accomodo
coi nuovi signori : fu accarezzalo . Un Bracci colonnello ricusò : fu carcerato , poi bandito . Carcerati aliri tre , e mandati , per aver conser
vato la fede loro , nella fortezza di Mantova . questo modo stimavano e ricompensavano i na poleoniavi gli uomini fedeli ai loro principi, ed alle loro patrie. 1 soldati furono per forza coa stretti alle insegne napoleoniche , e mandati pri
ma in Ancona , poscia nel regno italico per essea re ordinati secondo le forme imperiali .
BE
52
12 le
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XXIII . 1808
343
Restava il santo Padre nel suo pontificale pa lazzo con poche guardie , piuttosto ad opore che
a difesa . Vollero i napoleoniani, che quest'ulti . mo suo ricetto fosse iurbato dalle armi forestie .
re , non contenti , se non quando il sommo pon tefice , fosse in vero carcere ristreito . Andavano il
di sette aprile all'impresa del prendere il pon s ļificale palazzo ; s'appresentavan o alla porta : il soldato svizzero ; che vi stava a guardia , rispo se che non lascerebbe entrar gente armata , ma solamente l'ufficiale che le comandava . Parve
soddisfarsene il capitano napoleonico: fatio fer. mar i soldati , entrava solo ; ma non cosi tosto fu lo sportello aperto e l'ufficiale entrato , che ag. giungendo la sorpresa alla forza , fece segno a ' suoi che entrassero . Entrarono : volte le baionette
contro lo svizzero , nccuparono l'adito . S'impa. dronirono , atterrando romorosamente le porte , delle armi delle papali guardie ; i più intimi pe netrali invasero. Intimarono al capitano della guardia svizzera , sarebbe ai soldi, e sotto le in segne di Francia : ricusò costantemente . Le me. desime intimazioni fecero alle guardie delle fi nanze , e perché ricusarono , le condussero car cerale in castello . Intanto altri corpi di napoleo . niani giravano per la città : quante guardie no. bili incontrarono , tante arrestarono .
Di tanti ercessi querelavasi gravissimamente il pontefice con Miollis ; ma le sue querele non
muovevano il generale napoleonico ; che anzi negli eccessi moltiplicando , faceva arrestare da' suoi soldati monsignor Guidobono Cavalchi . ni , governator di Roma , ordinando che fosse >
condolo a Finestrelle, fortezza alle lauci dell '
Alpi sopra Pinerolo , che fondata dai re di Sar . degna a difesa d'Italia , era ora per volontà di Napoleone divenula carcere degi Italiani , che anteponevano la fede alla fellonia . Arcusarono Cavalchivi dello aver negato ministrar giusti .
zia secondo le leggi e regole del paese ; del qua.
3445
STORIA D'ITALIA
le fallo , se era vero , il papa solo , don i fore . stieri , dovevano giudicare. I napoleoniani poro
$
tarono il prelato dentro i cavi sassi dell'orrido Fenestrelle .
1.
A questi tratti il pontefice, fatto maggiore di se medesimo, in istile grave e profetico a Na. poleone le sue parole rivolgendo : « Per le vi. » scere , diceva , della misericordia di Dio no. #stro , per quel Dio , che è cagione , che il
67
» sole levante venne dall'alto a visitarci , esot
y tiamo , preghiamo, scongiuriamo te , imperatore oleone , a cambiar consiglio , a ri . e re vestirti dei sentimenti che sul principiar del » luo regno manifestasti : sovvengati , che Dio $ è Re sopra di te : sovvengati , ch'ei non eccete * tuerà persona ; sovyengati , ch'ei non rispet » terà la grandezza d'uomo che sia ; sovvenga . >
12
1
» ti , ed abbi sempre alla mente tua davanti
ch' ei si farà vedere , e presto, in forma terri. » bile , poiché quelli che comandano agli altri , $ saranno da lui con estremo rigore giudicati » . Napoleone cieco , e dal suo inevitabile destino 5
ne
tratto , non altendeva alle spavenlose e fatidi .
che voci del pontetice. Decretava il di due apri . le , che , stanlechè il sovrano attuale di Roma aveva costantemente ricusato di far guerra agl" Inglesi , e di collegarsi coi re d'Italia e di Na . poli a difesa comune della penisola ; stantechè l'interesse dei due reaini , e dell'esercito d'J. talia c di Napoli esigevano , che la comunica
i
14
CE
zione non fosse interrotta da una potenza nemi
ca ; stanlechè la donazione di Carlomagno , suo illustre predecessore , degli stati pontificii era stata falia a benetizio della Cristianità , non a vantaggio dei nemici della nostra santa religio
DE V
co
1
ne ; stante finalmente che l'ambasciadore della
PE
Corte di Roma appresso a lui aveva domandato i suoi passaporti , le province d'Urbino , Ancona , Macerata e Camerino fossero inrevocabilmente , • per sempre unite al suo regno d'Italia : il reo
le
LIBRO XXIII .
345
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gno italico il di undici maggio prendesse posa sessione delle quattro province ; vi si pubblicas. se , ed eseguisse il codice Napoleone; fossero in vestile nel viceré amplissime facoltà per esecu, zione del decreto,
Già innanzi che questo decreto fosse preso, e quando ancora i negoziati colla santa Sede erano in pendente , aveva Napoleone nelle quat. fro province, non solamente usato Pautorità so. trana con manifesta violazione di quella del pontefice , ma ancora conımesso atti di vera ti tannide. Vi aveva mandato con titolo ed auto rità di governatore il generale Lemarrois , il
quale non cosi tosto vi fu giunto , che cassó
dalla porta d'Ancona le arme del papa , sostie kui quelle dell'imperatore , diede e folse ordi . >
ai ai magistrati della provincia , é tant' oltre trascorse , che fece arrestare e condur prigio ne nel castello di Pesaro monsignor Rivarola , governator di Macerata pel ponietice. Il giorno stesso dei due aprile l'imperatore , conoscendo qnanti prelati natii delle province unite fossero in Roma ai servigi del pontefice , e volendo privare il santo Padre del sussidio di tanti servitori ed amici , decrefava , che tutti i cardinali , prelati , ufiziali ed impiegati qual :
sivogliano appresso alla Corte di Roma, nati nel regno d'Italia fossero tenuti , passato il di venticinque di maggio , di ridursi nel regno ; cbi nol facesse , avesse i suoi beni posti al fi sco : i beni già si sequestrassero a chi non a. vesse obbedito il di cinque giugno . Questa de liberazione tanto più era da biasimarsi , quanta
con lei s'impediva al pontefice , oltre l'eserci. zio dell'autorità temporale , la quale sola l'im peratore affermava annullare , ancora quello della spirituale, poiché il pontefice da se , e sen .
za consiglieri ed impiegati , non poteva aden pire nè l'uno nè l'altro ufficio. Taccio la cru
deltà del voler torre sotto pena anche di conti, 15
346 STORIA D'ITALIA scazione di beni , ad antichi e vecchi servitori
sussidij di vita, dolcezza di abitudini , uso di un aere consuelo . Ne so comprendere quale nuo. va dottrina sia questa , che l'uomo onorato non
sia padrone di viversene dove più gli pare e piace , e che chi è nato in un luogo debba ,
come se fosse una pianta, dimorarvi perpetuan mente .
Nė solo la violenza del voler torre i servitori al papa si usò contro coloro , che erano nati nel regno italico, ma ancora contro quelli che , seba bene venati al mondo in lioma , possedevano uffizi spirituali in quel regno . Il dl quindici lu
glio soldati napoleoniani entrarono nel pontiti cale palazzo , e minacciosamente introdottisi nelle stanze del cardinal Giulio Gabrielli , se grelario di stato e vescovo di Sinigaglia , sugo gellarono il suo portalettere , e il diedero alla guardia di un semplice soldato. Poscia soldate scamente comandarono al cardinale , uscisse da Roma , termine due giorni , è se n'andasse al suo seggio di Sinigaglia. Si opprimeva e scac ciava per tal modo da coloro , che di ciò fare piuna legittima facoltà avevano , an uomo nato
in Roma, d'illustre legnaggio, di conosciuta ina noceoza , un vescovo, un cardinale , un primo ministro del papa . Accrebbe gravità al caso l' essergli stata fatta l'intimazione nel palazzo pontificale , ed al cospetto stesso del pontefice. Tanta violenza ed oltraggio commisero i napo
leoniani contro il cardinale, perchè obbediendo agli ordini del suo signore , aveva dato instru zioni per direzione delle coscienze , a chi ne
arera bisogno. Sclamò il papa , questi essere delitti ; i napoleoniani non vi abbadarono. Eugenio viceré con solenne decreto dei venti maggio spartiva le qualiro province in tre di. partimenti , del Melauro , del Musone , e det
Tronto chiamandogli. Avesse il primo Ancona
per metropoli , il secondo Macerata , il terzo
LIBRO
XXIII .
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347
Urbino. Fosse in Ancona ad ulteriore ordina
inento di questi territorii un magistrato politico : chiamovvi Lematrois presidente, e due consi glieri di stato .
Si esigevano nelle province unite i giuramen ti di fedeltà all'inperatore , d'obbedienza alle
leggi e constituzioni. Il pontefice , che non a veva riconosciuto l'unione, e che anzi aveva contro la medesima protestato , non consentiva ai giuramenti pieni. Inolire fra le leggi a cui si giurava obbedienza , era il codice Napolen
ne , nel quale , sondo l'opinione del pontefi ce , si contenevano capitoli contrari, massime
pei mairimoni , ai preceti del Vangelo , ed ai 5
decreti dei concilii , particolarmenie del Tri >
dentino. Perciò aveva scrillo ai vescovi , decre .
lando che fossero illeciti i giuramenti illimi. tati , implicando infedeltà e fellonia verso il governo. legiltimo , e che solo si potesse pro . meltere , e giurare di non partecipare in alça. na congiura , o,trama, o sedizione contro il 60 . verno altuale , ed altresi di essergli fedele ed obbediente in luito , che non fosse contrario al le leggi di Dio e della Chiesa. Ingiungeva an. cora , che questo giuramento stesso niuno pre stasse , se non astrello dall'ultima necessità , e
quando il ricusarlo potesse portare con se qual che
grave pericolo o pregiudizio. Prolestava , che non intendeva per questa sua condiscenden za e permissione , dismeltere o rinunziare i suoi diritti sopra i suoi soddiri , e gli altri che gli competevano , i quali tutti voleva conserva . re intieri ed illesi . Comandava inoltre , che niu. no acceltasse cariche od impieghi, dai quali ne nascesse la riconoscenza dell'usurpazione. Dichiarava finalıneote , sua volontà essere , che i vescovi ed altri pastori ecclesiastici non can tassero i cantici spirituali, c particolarmente l' ambrosiano, perchè non si conveniva , che in >
tanla afflizione della Chiesa , e fra lanle opere
STORIA D'ITALIA 348 violente ed ingiuste commesse contro di lei , si dessero segni di allegrezza nei tempii santi. La volontà del pontetice manifestala ai vesco vi nella materia dei giuramenti gli constituiva
in molto difficile condizione ; perché dall'un
de’lati Napoleone non voleva rimettere della sua durezza , dall'altro i vescovi ripugnavano a trasgredire i comandamenti del capo supremo
della Chiesa . Posti fra le pene spirituali e le temporali ,> non sapevano a qual partito appi gliarsi : ed era venuta la cosa tra la confisca zione e l'esilio da una part , e il trasgredire dall'altra . Ne non meritava considerazione il
pensare , quanto all'esilio , a quale mancanza di sussidii e di conforti spirituali verrebbero eo sposti i fedeli, se i pastori eleggessero quello , che il papa loro comandava . Napoleone iptanto
fulminava, e per mezzo del suo ministro dei calti intimara , che chi non andasse a Milano per giurare , avrebbe bando e contiscazione di beni . Vinse nei più la volontà del pontefice: € pero già il cardinal Gabrielli , vescovo di Sini. gaglia , i vescovi d' Arcolo Cappelletti, e di Ca. stiglione di Montalto con aliri loro compagni , erano in punto d'esser presi e trasportati in loq tane regioni , con quell'aggiunta della confisca
zione . Å mitigare la durezza del tempo , ed a procurare loro qualche conforto giunse oppor tunaniente Eugenio vicerè , mandato dal padre , che temeva gli effetti della resistenza ecclesia
stica . Videro il giovane principe i vescovi , c con lui ristrettisi udirono da lui lodarsi gli scra. poli e la costanza loro nel non voler far quello, a che ripugnavano la coscienza propria e gli ordini del moderatore sovrano della Chiesa. Gr
informava , intenzione essere dell'imperatore ,
che si sospendessero per qualche giorno le ese euzioni rigorose : mandassero intanto i loro de putati al santo Padre , ' e procurassero d'impe . trare da lui , cbe i giurameuti si prestassere con
LIBRO
XXIII. 1808 349 alcuna modificazione. Le modificazioni alle qua li consentiva l'imperatore erano di tre sorti";
primieramente , fossero dispensati i vescovi dal viaggio di Milano , ed in cospetto dei prefetti prestassero i giuramenti ; secondamente ,> non sarebbe da loro richiesto altro giuramento , che quello staluito nel concordato ed appruovato
dal pontefice , nel quale non si parlava ne di leggi, né di costituzioni ; terzamente , fosse lo. to lecito , innanzichè pronunziassero la forma del giuramento , esprimere , con quanta pabo blicità volessero , che non volevano e non in tendevano pronunciarla , se non nel senso di. rillo e puramente cattolico ; dal che si sperava , che e il governo resterebbe appagato , e le co
scienze illese .Non si lasciò il pontefice piegare ad alcuna modificazione . Da ciò ne nacque, che alcuni vescovi giurarono, fra gli altri l'arcive. scovo d’Urbino, cosa sentita con molto sdegno dal papa; gli altri che ricusarono, andarono sogo getti alle pene . Circa l'accettazione degl'impieghi ed uffizi civili, ed all'amministrazione dei Sacramenti
a coloro , che gli avessero accettati, aveva il pontefice statuito, che incorressero le censore coloro, che accettassero quegl' impieghi ed of . fizi , i quali tendessero a ruina delle leggi di Dio e della Chiesa ; gli altri fosse lecito accet tare per dispensa del vescovo . Ma Napoleone > seguitando la sua volontà inflessibile ed arbitra. ria , ed a lei posponendo ogni altro rispetto , voleva che i vescovi pubblicamente dichiarag sero , esser lecito per le leggi della Chiesa ser.
vire in qualanque carica od impiego il gover. no , e che a chi il servisse , amministrerebbero i sacramenti . Non obbedirono : affermavano , che se l'imperatore diceva sue ragioni per impa .
dronirsi delle province , il papa diceva anche le sue per conservarle , e che alla fine 'a loro HOA s'apparteneva il detinire si gran contesa :
350
STORIA D'ITALIA
che però senza laccia d'infamia e di prevarica . zione , non potevano dichiarare lecito indistin tamente ogni ufficio ed impiego ; che l'ammi. nistrazione de'Sacramenti, e nominatamente l'as. soluzione dei peccati e delle censure ecclesia stiche, intieramente dipendevano dall'autorità superiore del pontefice ; che se i subordinati oltrepassassero i termini posti da lei , l'assolu zione sarebbe nulla e di niun valore >, non so lamente nel foro esteriore , ma ancora a cospet.
to di Dio ; che queste non erano opinioni che potessero ancora venir in controversia , ma dogmi ineoncussi , dogmi di quella religione che dorninava nel reaine d'Italia per confessione stes
sa dell'imperatore ; che se il papaera stato spo
gliato di una parte del suo dominio temporale, rimaneva intiera e piena la sua polestà spiri tuale ; che a lui solo spettava la facoltà di de .
finire in queste materie il lecito e l'illecito , e di allargare o di restringere la giurisdizione dei prelali inferiori; che pertanto sarebbe at tentato scismatico e distruttivo dell'unità catto lica , il contraddire pubblicamente i suoi giu dizi ; essere parati , attestavano a promuovere >
e mantenere con tutti i mezzi , che fossero in
facoltà loro , la quiete dello stato , ma non vo ler arrogarsi una giurisdizione che a loro non competeva , e che non potrebbero , se non se sacrilegamente ed inutilmente usare . Cosi era nelle quattro province un conflillo tra armi ed opinioni , armi forti ed opinioni inflessibili : gli
uomini distratti tra la coscienza è gl'interessi non sapevano più dove volgersi : prigioni a chi s'allontanava dalle armi , maledizioni a chi s' . allontanaya dalle opinioni, discordia , dolore e miseria per tutti. Tal era la condizione delle
Marche , una volta si prospere e si felici , ora cadute ed infelici. Quanto al papa , bene aveva >
operato Pio sellimo col protestare , come fece , con tanta energia contro l'usurpazione della sua
LIBRO
XXII .
351
1808
sovranità , ma nel restante avrebbe dovuto imia tare la prudenza , e la palerna sopportazione di Pia sesio , sun glorioso antecessore. L'usare
inflessibilità , mentre era inuiile , contro Napo leone , esponeva i sudditi a calamilà innumera bili . Il protestare contro l'usurpatore era uffi cio indispensabile di sovrano >, ed anche basta va per conservar incolumi i suoi diritti ; il sopa portare con agevolezza e mansuetudine la fac cenda dei giuramenti era ufficio di padre verso i suoi figliuoli. Pubblicava Pio una solenne protesta :
Il decreto pubblicato , diceva , d'ordine dell'imperatore e re Napoleone , che subita. 4 mente ci spoglia del dominio libero ed asso #luto delle province della Marca d' Ancona , » dominio , di cui per consentimento di tutti y durante dieci secoli e più , hanno sempre ► nostri predecessori goduto, non solamente con my tro di noi fu faito, contro di noi per tanti anni da to tanti dolori tratili , da tante tempeste battuti My per cagione di colui , che con quella mag >
y giore amorevolezza che per noi si è potuto , abbracciato abbiamo , ina ancora contro la * Chiesa romana , contro la Sedia apostolica gode contro il patrimonio del principe degli Apo stoli , Né sappiamo , se in questo decreto sia * maggiore l'oltraggio della forma, o la iniqui jo tà del fatto. Per certo , se in cosi grave acci ' dente tacessimo, ciò fora meritamente a mano * canza del nostro apostolico ' dovere , a viola .
Ả zione dei giuramenti nostri imputato. Che se » poi vogliamo por mente ai motivi del decreer in, facilmente ci persuaderemo, maggiore ob #bligo legarci a rompere il silenzio , percioc » che ingiurinsi sono , e contaminano la purità e l'integrità delle nostre deliberazioni. L'ol Iraggiare ed il mentire sonsi aggiunti all'in. ► giustizia . Che un principe inerme e pacifi #co , che non solo non dà cagione di dolersi di >
352
STORIA D'ITALIA
lai ad alenno , ma che ancora allo stesso im.
1
#perator dei Francesi ebbe con tanti manifesti * segni la sua affezione dimostrato , i propri in ý teressi e quelli de' suoi sudditi anche offen dendo , sia spogliato de' suoi dominii per non » aver creduto , che gli fosse lecito di obbedire
1
1 1
► agli ordini di colui, che gl’ingiangeva di aba
1
bandonare la sua neutralità con tanta fede
1
y e scrupolo conservata , e di far lega di guer
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#ra contro coloro , che a modo nissuno turbato
1
nè offeso l'avevano, già per se sarebbe una grandissima ingiustizia ; che se poi un prin . #cipe , che fosse signore di un grande impero
1
# avesse giustissime cagioni di ricusare una le. * ga nemica , qual cosa si dovrebbe dire , e pensare del sommo pontefice , vicarjo in terra dell'autor primo di pace , obbligato in forza del suo apostolato supremo al ministerio di
3
1
>
1 1
1
ad un uguale amore verso > ì tutti i fedeli di Gesù Cristo , ad un aguale ☆ odio contro tutte le nimicizie ? Passa il de . y creto per dissimulazione artifiziosa solto si. Padre comune
1 >
1
lenzio questi obblighi nostri , queste voci della coscienza nostra , obblighi e voci , che tante volte ,> e per lettere nostre , e per bocca dei nostri legati, candidamente e sinceramen te all'imperator Napoleone rappresentammo. - Ma l'ingiustizia sua procede anche più oltre, , . y i
1 1
1
• posciachè ci rimprovera l'esserci noi da quesť in alleanza astenuti, per non essere obbligati a u volgere le armi contro gl'Inglesi esclusi dalla comunanza cattolica. Nella quale ingiustizia contiensi ana grande ingiuria : poichè sa egli , » quantunque il taccia ,. quante volte gli prote ☆ stammo, non poter entrare in una lega per petua per non esser costretti a guerra contro ianti principi cattolici , a quanti a lui piaces ► se di far guerra ora e per sempre . Dogliamo oci inoltre, come di offesa grave ed odiosa , y eb'ei ci accasi di rifiutar l'alleanza , affinché
9
.
1
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1
LIBRO
XXIII .
1808
553
» la Penisola resti facilmente esposta agli as y salti dei nemici . Sallo , e chiamiamo in testi monio e giudice tutta l'Europa , che vede da » tanti anni le italiane spiagge occupate da sole » dati francesi, sallo , e chiamiamo in testimo » nio e giudice l'imperatore stesso , che tace y la condizione da noi offerta , ch'ei meltesse * in tull' i porti ed in tutti lidi nostri i suoi
y presidii . Havvi in questo sileozio più ingra. * titudine ancora , che menzogna , posciachè
> ei non ignora punto , quanto danno ridonde rebbe ai sudditi nostri dalla chiusura dei por
* ti , e quanto sdegno contro di noi ne prende. W rebbero i suoi nemici. Ma se per onestare la
sua asurpazione , offende la verità del pari » che la giustizia , incredibile da un altro cag. to è la maraviglia da noi concetta , che pel
w fine medesimo non gli abbia ripugnato l'ani. mo al servirsi della donazione di Carloma.
» » * s * >
gno . Noi non possiamo restar capaci, come l'imperatore, dopo la spazio di dieci secoli , s'altenti di risuscitare , e di attribuirsi la suc cessione di Carlomagno , nè come la dona . zione di Carlomagno risguardi i dominii usur pati della Marca d'Ancona » . Stanle adunque che per le ragioni finora
Ý raccootale egli è chiaro e manifesto , che per » , forza di un alleotalo enorme i diritti della y romana Chiesa sono stati dall ' ultimo decre
# # » * ☆ » , »
to di Napoleone violaii, e che una ferita an cor più proionda è stata a noi ed alla san ta Sede fatta , acciocchè tacendo non paia ai posteri , che noi l'iniquissimo delitto com messo con violazione di tutte le regole della rettitudine e dell'onore , quanto pure merita, non abbiano , il che sarebbe perpetua vero gogna nostra , a sdegno ed abborrimento avu . go 10 , di nostro proprio moto , di nostra certa scienza , di nostra piena potenza dichiariamo,
re solennemente , ed in ogni miglior mode
354
STORIA D'ITALIA
* protestiamo , l'occupazione delle terre , che » # » y
sono nella Marca d'Ancona , e da unione loro al reame d'Italia , senza alcun diritto e senza alcuna cagione per decreto dell'imperator Napoleone fatte , ingiuste essere , usurpate ,
m nulle : dichiariamo altresi , e protestiamo
y nullo essere , e di niun valore quanto sino al » giorno d'oggi si è fatto per esecuzione del detto decreio , e quanto potrà essere d'ora in
» poi sulle terre medesime da qualunque per • $ sona fatto e commesso : vogliamo inoltre e » dicbiariamo , che anche dopo mille anni , e
» tanto quanto il mondo durerà , quanto vi si è fatto , e quanto sarà per farvisi , a palto niu. » no possa portar pregiudizio o nocumento ai
► diritti si di domioio , che di possessione sulle ► medesime terre ; perché sono , c debbono es. sere di tutta proprietà della nostra santa Se . ► dia apostolica » . Cosi Pio venuto in forza altrui parlava a Na. poleone , e contro di lui protestava . Cosi an, cora Napoleone , dopo di aver carcerato i Rea li di Spagna , carcerava anche il papa , dopo di aver usurpato la Spagna , usurpava anche Roma . Alessandro di Russia in questo mentre
appunto lasciava a posta la sua imperial sede di Pietroburgo per girsene a visitarlo in Erfurt, Francesco d'Austria vi mandava il generale San Vincenzo per accarezzarlo .
TINE DEL LIBRO VIGESIMOTERZO
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOQUARTO SOMMARIO
Nuova guerra coll' Austria. L'arciduca Gio vanni generalissimo degli Austriaçi , il princin pe Eugenio ,> viceré , generalissimo dei France . si in Italia . Loro manifesti agli Italiani. L'ar . ciduca vince a Sacile e savanza verso Vero
na . Mossa generale dei Tirolesi contro i Fran . cesi e i Bavari: qualità di Andrea Hofer. Na . tura singolare della tirolese guerra. L'Austria perisce , prima nei campi tra Ratisbona e Au gusta , poi in quei di Vagria . L'arciduca si ri tira dall' Italia . Pace tra la Francia e l' Au stria . Matrimonio dell'arciduchessa Maria Luisa
con Napoleone . Fine della guerra del Tirolo ; morte di Hofer. Napoleone unisce Roma alla Francia, e manda il papa carcerato a Savona. Il
papa lo scomunica . Descrizione di Roma
francese , e quello che vi si fa . Che cosa fosse la Propaganda. Pratiche di Carolina di Sici lia con Napoleone . Infelice spedizione di Gio
vacchino in Sicilia. Manhes generale mandato a pacificar le Calabrie , le pacifica, e con quali mczzi.
356
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOQUARTO
Era in Europa rimasta accesa la materia di nuove calamità. L'Austria depressa dal vincito. re aspettava occasione di risorgere , allegge rendo le disgrazie presenti per la speranza del
futaro. Nè solo la spareniavano i patti di Pre sburgo, pei quali tanta potenza le era stata sce mata , ma ancora i cambiamenti introdotti da
Napoleone , non che in altre parti d' Europa ,
>
nel cuore della Germania , e sulle frontiere stesse dell Austria . La spaventavano gli atten . e
tati palesi , la sparentavano le profferte segre . te , poiché Napoleone le esibiva ingrandimento nella distruzione di uno stato vicino ed amico, il che le dava cagione di iemere , che se i tem . pi od i capricci cambiassero , avrebbe esibito ingrandimento ad altri nella distruzione dell' Austria. Ma la potenza tanın preponderante di Napoleone per la soggiogazione della Prussia
e per l'amicizia della Russia , non lasciava spe ranza all' Austria di riscuotersi : però risoluta. si al tirarsi avanti col tempo , ed all'anteporre il silenzio alla distruzione , aspettava , che il rotto procedere di Napoleone fosse per aprirle qualche via di raffrenare la sua cupidità , e di procurare a se medesima salvamento . Le ini. quità commesse contro i Reali di Spagna >, che a tanto sdegno avevano commosso gli Spagnuo .
li, e che obbligavano il padrone della Francia a mandar forti eserciti per domargli , le para vero occasione da non doversi pretermettere
A
Per la qual cosa , non abborrendo dall'entrare
in nuovi travagli , e dall'abbracciar sola que . sta guerra , si mise in sull'armare , con fare che le compagnie d'ordinanza non solo aves. sero i numeri interi , ma la gente fiorita e be
357 LIBRO XXIV. 1809 ne in ordine : inoltre ordinava , e squadronava
tutta quella parte delle popolazioni , che era >
atta a portar le armi . Si doleva Napoleone di
si romorosi apparecchi , affermando , non pre tendere coll'imperatore d'Austria alcuna diffe renza : rispondeva Francesco essere a difesa , non ad offesa . Accusava il primo gli austriaci ministri , e non so quale viennense setta , bra mosa di guerra , come la chiamava , e prezzo lata dall'Inghilterra. Rinfacciava superbamente a Francesco l'avere conservato la monarchia austriaca , quando la poteva distruggere ; gli protestava amicizia ; lo esortava a desistere dall'armi. Ma l'Austria non voleva riposarsi inerme sulla fede di colui , che aveva incarce. rato per fraude i Reali di Spagna. La confede
tazione renana , la distruzione dell'impero ger manico , Vienna senza propugnacolo per la ser vità della Bariera, Ferdinando cacciato da Na poli, il suo trono dato ad un Napoleonide , i' Olanda data ad un Napoleonide , Parma agº
giunta , la Toscana congiunta , la pontificia Roma occupata, darano giustificata cagione al l'Austria di correre all' armi, non potendole in modo alcano esser capace , che a lei al tro partito restasse che armi , o servitu. So. lo le mancava l'occasione ; la offerse la gner .
ra di Spagna , all'impresa della quale era allora Napoleone occupato , e la usd .. Ma prevedendo 'che quello era l'ultimo cimento per lei, faceva apparati potentissimi. Un esercito grossissimo .
militava sotto la condotia dell'arciduca Carloin
Germania. Destinavasi all'invasione della Ba
viera , la quale perseverava nell'amicizia di Napoleone . Se poi la fortuna si mostrasse fa vorevole a questo primo conato , si apera in animo di attraversare la selva nera , e di an dar a tentare le renane cose . Per aiutare que
to sforzo , ch'era il principale , Bellegarde ,
capitano sperimentatissimo ,> ' stanziara con un
358 STORIAD'ITALIA corpo assai grosso in Boemia , pronto ' a sboce care nella Franconia , tostoché i casi di guerra il richiedessero . Grandissima speranza poi a veva collocato l'imperatore Francesco nelmo to dei Tirolesi, sempre affezionati al suo no me , e desiderosi di riscuotersi dalla signoria )
dei Bavari. Era questo moto di grave momento
PO C BE 21
CE
1
si per la natura bellicosa della nazione , e st per tener aperte le strade tra i due eserciti di
Germania e d'Italia . Sollecita cura ebbero gli ordinatori di questo vasto disegno delle cose d'
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Italia ; perciocchè vi mandarono con un oste
NE
assai numerosa , massimamente di cavalli , arciduca Giovanni , giovane di natura tempe
de
rata, e di buon nome presso agli Italiani. Stava
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Giovanni accampato ai passi della Carniola e della Carintia , in atto di sboccare per quei di
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Tarvisio e della Ponteba sulle terre veneziane. Concorreva sull ' estrema frente a tanto moto
con soldati ordinati , o con cerne del paese Giulay dalla Croazia e dalla Carniola , provin ce , in cui egli aveva molta dipendenza . Que
su
sto nervo digaerra parve anche necessario per poleoniani governava la Dalmazia . Stante poi che nelle guerre principale fondamento è sem
d
pre l'opinione dei popoli , avera Francesco con ogni sorta di esortazioni confortato iរ suoi, della patria , dell'independenza , dell'antica gloria , delle dure condizioni presenti , del futuro gio go più duro ancora ammonendogli: il nome austriaco risorgeva ; concorrevano volentieri i popoli alla difesa.comune. Bande paesane ar mate stavano preste in ogni luogo ai bisogni dello stato : maravigliosa fu la concitazione, ne mai piå promettenti sorti per l'Austria aveva
1
frenare Marmont, che con qualche forza di na .
veduto il mondo , come non mai ella aveva fatto
sl formidabile preparazione. A questi sforzi, se Napoleone era pari , no
era certamente superiore. Fece opera di tem
$
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i
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LIBRO
XXIV. 180g
359
poreggiarsi , offerendo la Russia per sicurtà della quiete. Ma da quell'uomo astuto e pratico ch' egli era , non ingannandosi panto sulle inten zioni della potenza emola , e certificato della mala disposizione di lei , che gli parve irrevo cabile , si preparava alla guerra con maridar in Germania ed in Italia quanti soldati pote . va risparmiare per la necessità d' oltre i Pire Dei . Ciò non di meno Francesco , che con di segno da lungo tempo ordile si muoveva , stava meglio armato, e piú pronto a cimentarsi . Pensd Napoleone ad andar egli medesimo alla guerra
germanica, perchè vedeva che sulle sponde del Danubio erano per volgersi le definitive sorti e che nissun altro nome , fuorichè il suo ,
poteva pareggiare quello del principe Carlo .
Quanto all' Italia ,> diede il governo della guer . ra, in questa parte importante, al principe Eu genio, mandandogli per moderatore Macdonald.
Si riposava l'esercito itálico di Napoleone nelle stanze del Friuli , occupando la fronte a destra verso la spiaggia marittima Palmanova , Civi dale ed Udine , a sinistra verso i monti San Daniele , Osopo , Gemona , Ospedaletto , e la Ponteba veneta sin oltre alla strada per Tarvi. sio. Le altre schiere alloggiavano a foggia di
retroguardo a Pordenone , Sacile , Conegliano sulle sponde della Livenza . Un altro corpo, che in due alloggiamenti si poteva congiungere col primo , ed era in gran parte composto di sol. dati italiani agli stipendi del regno italico , stanziava nel Padovano , nel Trevisano , nel Bassanese e nel Feltrino . Accorrevano a presti
passi dal Bresciano e dalla Toscana nuove squam dre ad ingrossare l'esercito principale : l'Ita lia e la Germania commosse aspettavano nuovo destino . L'arciduca Carlo mando dicendo al genera
lissimo di Francia , andrebbe avami, e chi re•
sistesse , combatterebbe. L'arciduca Giovanni,
360
STORIA D'ITALIA
correndo il di nove aprile , al medesimo modo intimò la guerra a Broussier , che colle prime guardie custodiva i passi della valle di Fella , per cui superate le fauci di Tarvisio , si acqui . sta l'adito a Villaco di Carintia . Preparate le
armi, pubblicavansi i discorsi. Sclamava Eu. genio vicere, parlando ai popoli del regno , a
vere l' Austria volato la guerra : poco d'ora do versene star lontano da loro: girsene a combat tere i nemiei del suo padre augasto , i nemici
1
della Francia e dell' Italia : confidare che sa
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rebhero per conservare , lui lontano , quello spirito eccellente , del quale avevano già dato con le opere si vere testimonianze : confidare
1
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1
che i magistrati, bene e candidamente fareb . bero il debito loro , degni del sovrano , degni degl' italiani popoli mostrandosi : dovunque e quandunque ci fosse , essere per conservar di loro e stabile ricordanza , ed indulgente af.
1 ! 1
fetto ,
Dal eanto suo l'arciduca Giovanni, prima di
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venire al ferro , non se ne stava oziando con le
!
parole , giudicando che potessero sorgere per tutta Italia per le varie inclinazioni dei popoli , gravi e favorevoli movimenti :
» Udite , diceva , Italiani , udite, e nei cuor » vostri riponete , quanto la verità, quanto la y ragione da voi richieggono. Voi siete schia. • vi di Francia , voi per lei le sostanze , voi la
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1 1
3
3
y vita profondete . È l'italico regno un sogno .
► sepza realtà , un nome senza effetto . Gli scrit . şti şoldati , le imposte gravezze , le usate op pressioni a voi bastantemente fan segno , che niuna condizione di stato politico , che niun #restigio d'independenza vi è rimasto. In tan » ta depressione voi non potete ne rispettati * essere , né tranquilli , nè Italiani . Volete roi » di nuovo Italiani essere? Accorrete colle oa .
ni , accorrete coi cuori , ai generosi soldati
di Francesco imperatore congiungeteyi. Man
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LIBRO XXIV. 1809
» » >> y
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da egli un poderoso esercito in Italia : non per sete di conquista il manda , ma per din fendere se stesso , ma per restituire l'inde pendenza a tante europee nazioni , di cui la servitú tanto è per tanti segni certa , quanto
» per tanti dolori dura . Solo che Iddio secondi
» de virtuose opere di Francesco imperatore , y e de'suoi potenti alleati , fia novellamente I. #talia in se stessa felice , fia da altri rispetta #ta : avrà novelamente il capo della religione » i suoi stati , avrà la sua libertà . Una consti tuzione alla natura stessa , al vero stato po
litico vostro consentanea , sarà per prospe yrare le italiche contrade , e per allontanar da #loro ogn'insulto di forza forestiera . Promette sivi Francesco si fortunate sorti : sa l'Europa , » essere la sua fede tanto immutabile , quanto pura ; il cielo , il cielo vi parla per bocca di » lui. Accorrete, Italiani , accorrete: chiunque 1) voi siate , o qual nome viaggiate , o qual » setla amiate , perché Italiani siate , senza temenza alcuna a noi venite . Non per ricer carvi di quanto avete fatto , ma per soccor »), rervi e per liberarvi siamo in cospetto del » \' italiane terre comparsi. Consentirete voi a » restarvi , come ora siete , disonorati e vili ?
» .Sarete voi da meno che gli Spagnuoli , eroica » gente , che altamente dissero , e che piú al » tamente fecero che non dissero ? Meno che
#gli Spagnuoli amino , amate voi forse i vo » stri figliuoli , la vostra religione, l'onore è il » pome della vostra nazione Abborrite voi for .
» se meno ch' essi, il vergognoso gingo a cui » v'han posti coloro , che con belle parole vi » ingannarono , che con tristi fatti vi laceraro.
» no ? Avvertite , Italiani, e negli animi vostri » riponete ciò , che ora con ragione e con ve. » rità vi diciam noi , che questa è la sola , que: » sta l'ultima occasione che a voi si scopre di
» vendicarvi in libertà, di gettar via dai16 vostri Τ . ΙΙΙ
STORIA D'ITALIA
362
colli il duro giogo che su tatta Italia s'ag grava : avvertite , e negli animi vostri ripo. » nete , che se voi ora non vi risenlite , e se
» neghittosi ancora vi state ad osservare , roi » vi mellete a pericolo , quali dei due eserci
IT
tre
ti abbia ad aver vittoria , di non essere altro
> più che an popolo conquistato , che un po » polo cosi senza nome , come senza diritti . Che se pel contrario con animi forti vi risol » Vete a congiungere con gli sforzi dei vostri o liberatori anco i vostri , e se con loro andate ma vittoria , avrà l'Italia novella vita , avrà to suo grado fra le grandi nazioni del mondo, e >
00
fra Ta
» risalirà fors'anche al primo, come già il pri
mo si ebbe. Italiani, più avventurose sorti or sono nelle mani rostre poste , in quelle mani i che in alto alzando le faci indicatrici di dot . # trina , di civiltà , di arti tolsero il mondo alla
* barbarie , e dolce , e mansueto , e costumato mil renderono. Milanesi , Toscani , Veneziani, » Piemontesi , e voi tutti popoli d'Italia , sor. vengavi dei tempi andati , sovveogavi dell' » antica gloria : e tempi e gloria potranno rin . » staurarsi, e rinverdirsi piú prosperi e più » splendidi che mai , se fia che voi un gege.
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10 CO
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» roso cooperare ad un pigro aspettare ante
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w poniate . Volere , tia vittoria ; volere , tia tor narvi più lieti e più gloriosi , che gli ante » nati vostri ai tenipi del maggiore splendor
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* loro non furony
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.
A questo modo l'arciduca spronara gl’Italia. ni , acciò non avessero a disperarsi di vedere la patria loro rimanere in altro grado che di ignominiosa e perpetua servisů. Ma le sue esor
tazioni non partoricono effetti d'importanza i perché coloro che avevano le armi in mano parteggiavano , come soldati , per Napoleone : gl'inermi odiavano bensi la signoria francese > ma non si tidavano di quella dell' Austria , né
che la vittoria di lei fosse per essere la libertà
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LÍBRO IXIV.
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d'Italia pareva lor chiaro : tutti poi spaventava la ricordanza ancor fresca del caso di Uima .
Nė appariva che fosse per nascere alterazione tra Napoleone ed Alessandro , la quale sola a . vrebbe potuto dare speranza probabile di buon successo .
Addi dieci d' aprile la tedesca mole piombava sull' Italia . L'arciduca , varcata la soinnità dei monti al passo di Tarvisio , e superato , non pe: rò senza qualche difficoltà per la resistenza dei Francesi , quello della Chiusa , s'avvicinava al Tagliamento . Al tempo stesso , con abbondante corredo di artiglierie e di cavalleria passava ľ Isonzo , e minacciava con tutto lo sforzo de '
suoi la fronte dei napoleoniani . Fuvvi un fero ce incontro al ponte di Dignano , perché quivi Broussier combatte molto valorosamente . Ma
ingrossando vieppiú nelle parti più basse gli Austriaci, che avevano passato l'Isonzo , Brous sier si riparò per ordine del vicerè sulla destra ; che anzi , crescendo il pericolo , andò il prin • cipe a piantare il suo alloggiamento in Sacile sulla Livenza , attendendo continuamente a rac corre in questo luogo tutte le schiere , si quel le che avevano indietreggiato , come quelle che gli pervenivano dal Trevisano e dal Pado vano. Stringevano i Tedeschi d'assedio le for. tezze di Osopo e di Palmanova. Eagenio , ran. nodati tutti i suoi, eccetto quelli che venivano dalle parti superiori del regno italico e dalla Toscana , si deliberava ad assaltar l'inimico , innanzi che egli avesse col grosso della sua
.
1
-
mole ' congiunto le altre parli che a lui si av 1
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vicinavano. Del quale consiglio , non che loda . re , biasimare piuttosto si dorrebbe il principe ; poiché sebbene l'arciduca non avesse ancora Tutte le sue genti adunate in un sol corpo ,
tat
tavia sopravvanzava non poco di forze , e non che fosse dubhio il cimento , era da temersi
che gli Austriaci sarebbero rimasti superiori ;
364
STORIA D'ITALTA
che se conveniva all'arciduca , siccome fornito di maggior forza , il dar dentro , non conveniva al principe , che l'aveva minore : doveva Euge. nio in questo case anteporre la prudenza all'
tar
tor
ardire .
Erano i Francesi ordinati per modo nei con torni di Sacile , che Seras e Severoli occupavano il campo a destra , Grenier e barbou nei inez
zo , Broussier a sinistra : le fanterie e le caval lerie del regno italico formavano gran parte
della destra. Fu quest' ala la prima ad assaltar i Tedeschi , correva il d) sedici aprile : destossi
una gravissima contesa nel villaggio di Palsi, da cui e questi e quelli restarono parecchie volte cacciati e rincacciati : i soldati italiani combatterono egregiamente . Pure restò Palsi in potestà dell'arciduca : e già i Tedeschi minac
St
tost
cis tia
ciosi colla loro sinistra fornitissima di cavalle-
tog
rie , insistevano ; la destra dei Francesi molto pativa ; Secas e Severoli si trovavano pressati
toh
con urto grandissimo, ed in grave pericolo . Sa.
ito Se
rebbero anche stati condotti a mal partito , se
be
Barbou dal mezzo non avesse mandalo gente
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fresca in loro aiulo . Avuti Seras questi soldati di soccorso , preso nuovo animo, pinse avanti con tanta gagliardia ,) che pigliando del campo scacciò il nemico , non solamente da Palsi, ma ancora da Porcia , dove aveva il suo principale
sha
alloggiamento. L'arciduca , vedato che il mez-
la
zo della fronte francese era stato debilitato pel soccorso inandato a Seras , vi dava dentro per guisa che per poco stette , che non lo rompes.
Occ
CIB
de
se intieramente . Ma entrava in questo punto
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opportunamente nella battaglia Broussier , e ri
99€
confortava i suoi , che già manifestamente de clinavano : Barbou eziandio si difendeva con
molto spirilo . Spinse allora l'arciduca tutti i tit suoi battaglioni avanti : la battaglia divenne ge. Bi nerale su tutta la fronte . Fa la zuffa lunga , grave e sanguinosa , superando i Tedeschi di
1
LIBRO XXIV. 1809 365 numero e di costanza , i Francesi d'impeto e d' ardire. Intento sommo degli Austriaci era di ricaperar Porcia ; ma contuttoché molto vi si sforzassero , non poterono mai venirne a capo . In quest' ostinato combattimento rifulse molto egregiamente la virtù del colonnello Giflenga , >
mentre gnidava contro il nemico uno squadro . ne di cavalli italiani . Fusvi gravemente ferito il generale Teste , guerriero molto prode . Du rava la battaglia già da piú di sei ore , nè la fortuna inclinavá , Pure finalmente rinfrescando
sempre più l'arciduca con nuovi aiuti la fronte , costrinse i napoleoniani a piegare , non senza aver disordinato in parte le loro schiere , e uc. ciso loro di molta gente. Pati molto la cavalle ria di Francia : fa anche danneggiata fortemen te la schiera di Broussier , che servendo di re troguardo alle altre mezzo rotte e ritirantisi , ebbe a sostenere tutto l'impeto del nemico vin
citore. Se la notte , che sopraggianse , non aves. se posto fine al perseguitare del nemico, avreb bero i Francesi e gl' Italiani pruovato qualche : 2
pregiadizio molto notabile . Perdettero in que
!
sta batlaglia di Sacile i napoleoniani circa due mila cinquecento soldati tra morti , feriti e pri gionieri : non mancarono dei Tedeschi più di cinquecento. Dopo l'infelice fatto non erano più le stanze di Sacile sicure al principe vicerè. Per
11
la qual cosa si ritrasse , seguitato debolmente
ii
dai Tedeschi, sempre lenti perseguitatori dei nemici vinti , e perciò perdenti molte buone occasioni , sulle sponde dell'Adige. Quivi ven pero a congiungersi con lui i soldati di Lainar . que , che già stanziavano nelle terre veronesi e quelli che sotto Durulte dalla Toscana erano venuti . Nè piccola cagione di dare novelli spi. riti ai napoleoniani fu l'arrivo di Macdonald .
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Fu egli veduto con allegra fronte , ma con ani .
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mo poco lieto da Eugenio , che stimara aver a
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180
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passare in lui la riputazione di ogni impresa
366
STORIA D'ITALIA
segnalata . Passò l'arciduca la Piave , passo la Brenta , tatto il Trivigiano, il Padovano : e para
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te del Vicentino inondando . Assaltava in ques sto mentre Palmanova , ma con poco fruito :
tento con un grosso sforzo il sito fortificato di Malghera per aprirsi la strada alle lagune di Venezia ; ma non sorti effetto . Si apprestava
DI
non ostanle ad andar a trovar il nemico sulle
2
rive dell'Adige, sperando di riuscire nella superiore Lombardia , dominio antico de' suoi maggiori. Non trova nelle regioni conquistale quel seguito che aspettava . Vi fu qualche moto in Padova , ma di poca importanza : si leva rono anche in armo gli abitatori di Crespino 5, terra del Polesine , e fu per loro in mal pan . to ; perchè Napoleone tornato superiore per le vittorie di Germania , fortemente sdegnatosi, gli soggetid all' imperio militare , ed alla pena >
1
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del bastone per le iransgressioni. Sapplicarono
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di perdono . Rispose , perdonare , ma a prezza di sangue : gli dessero , per essere immolati ,
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qaaltro di loro . Per intercessione del vicere ,
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che tentò di molliticare l'animo dell'imperato re , fu ridotto il numero a due : questi compe . rarono coll'ultimo supplizio l'indennità della
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patria .
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Intanto l'arciduca Carlo , varcato l'Oeno , avera occupato la Baviera , e col suo grosso
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esercito s'incamminava alla volta del Reno . O
gni cosa pareva su quei primi principii dar favore allo sforzo dell'imperalore Franceseoa Ma parte molto principale era la sollevazione dei Tirolesi . Annidavansi negli animi di questo
d
n 1
popolo armigero e virtuoso molte male soddia
sfazioni. Assuefatti da lango tempo al mansueto dominio della Casa d'Austria , molto mal volen
tieri sopportavano la signoria dei Bavari, come non consueta , e come , se non per antico co .
stume , almeno per gli esempi freschi, e fors'
anche pei comandamenti napoleonici , dora e
$
367 LIBRO XXIV . 1809 soldatesca , $ ' aggiungeva , che il re di Baviera aveva abolito l' antica constituzione del Tirolo, riducendo la forma politica alla potestà assolu . ta , anche in materia di tasse. s' accordarono
parte segrelamente , parte palesemente per se condare con ogni nervo l'impresa dell'antico loro signore. L'Austria gli aveva fomentati
mandando per le montagne di Salisburgo nel Tirolo Jellacich con un corpo di regolari. Il giorno stesso in cui l'arciduca Carlo aveva
passato l'Oeno , e l'arciduca Giovanni le stret te di Tarvisio , i Tirolesi mossi da una sola
inente e da un solo ardore , si levarono tutti im provvisamente in armi , e diedero addosso alle truppe bavare e francesi , che nelle terre loro
crano poste a presidio . Fecero capo al moto loro un Andrea Hofer , albergatore a Sand nella valle di Passeira . Non aveva Andrea alcuna
qualità eminente , dico di quelle alle quali il secolo va preso : bensl era uomo di retta men
te , e d'incorrotta virtů. Vissuto sempre nelle solitudini dei tirolesi monti , ignorava il vizia
e i suoi allettamenti. I parigini ed i milanesi spiriti , anche i più eminenti , correvano alle lasinghe napoleoniche ; povero albergator di >
montagna, perseverava Hofer nell'innocente via
ta. Allignano d'ordinario in questa sorte d'uo.
mini due doti molto notabili, l'amore di Dio , e l'amore della patria : l'uno e l'altro risplen devano in Andrea . Per questo la tirolese gente
aveva in lui posto siognlare benevolenza e ve nerazione. Non era in tai ambizione ; comandd richiesto , non richiedente. Di natura tempera . tissima , non fu mai vedato ne nella guerra
sdegnato , né nella pace increscioso , contento
al servire od al principe , od alla famiglia . Vi . de vincitori insolenti , vide incendi di pacifici lugari , vide lo strazio e la strage de' suoi ; ne per questo cessó dall'indole sua moderata ed
uguale ; terribile nelle batlaglie , mite contro i
368
STORIA D'ITALIA
?
vinti , non mai sofférse che chi le guerriere sorti avevano dato in sua potestà , fosse messo a mor. te ; anzi i feriti dava in cura alle tirolesi dono ne , che e per se , e per rispetto di Hofer gli accomodavano di ogni più ospitale servimento .
.
Distruggeva Napoleone le patrie altrui, sdegno so anche contro gli amici: difendera Hofer la sua , dolce anche contro coloro , che la chiama. vano a distruzione ed a morte . Lascio io volen.
tieri le illustri penne della vile 'età nostra lo . dare i colpevoli fatti dei " potenti ; ma non mi sarà , credo , negato , ch ' io col mio basso ed oscuro stile mi diletti spaziando nel raccontare :
le generose opere di coloro , ai quali più arrisc la virtù che la fortuna .
Adunqne la nazionc tirolese , al suo antico
signore badando , ed avendo a schifo la signoria nuova , uomini , donne , vecchi e fanciulli da Andrea Hofer ordinati e condotti , insòrsero , e dalle più profonde valli , e dai più aspri monti uscendo , fecero un impeto improvviso contro i
i
Bavari ed i Francesi . Assaltati in mezzo a tan
to tumulto i Bavari a Sterchinga , a Insprack , a Hall , e nel convento di San Carlo , non po . terono resistere, e perduti molti soldati tra morti e cattivi , deposero le armi, erano circa diecimila , in potestà dei vincitori rimettendo
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si. Nè miglior fortuna incontrò un corpo di tre mila napoleoniani , francesi e bavari , che in soccorso degli altri arrivava , sotto le mura di Vildavia . Quindi quante squadre comparivano alla sfilata o degli uni o degli altri , tante era. no sottomesse dai sollevati. Ne luogo alcuno sia curo , nè ora vi erano per gli assalitori; perchè da ogni parte , e cosi di notte come di giorno , i Tirolesi -uscendo dai loro reconditi recessi , e viaggiando per sentieri incogniti , siccome quelli che ottimamente sapevano il paese , op primevano all'improvviso gl'ircauti napoleo,
niani. Fu questa una guerra singolare e spavens
1
369 LIBRO XXIV . 1809 tosa , conciossiaché al romore delle armi si me scolava il rimbombo delle campane , che con
tinuamente suonavano a martello , e le grida dei paesani selamanti senza posa , in nome di Dio 3
in nome della santissima Trinità. Tutti questi strepiti uniti insieme , e dall'eco delle monta. gne ripercossi facevano un misto pieno di or. rore di terrore , e di religione . Quest' erano le voci di una patria santa ed offesa. Chi con le carabine trapa sava da lon . tano i corpi degli offenditori, chi con sassi spare sanienle lanciati gli tempestava , chi con enor mi massi strabalzati gli ammaccava. Hofer com posto in volto , e torreggiante per l'alta e forte sua persona in mezzo a' suoi , e solo da loro conosciuto per lei , non per l'abito conforme in tutto a quello dei compagni , appariva ora incitante contro gli armati , ora raffrenante ver so gl' inermi, uccisore ardentissimo di chi re sisteva , difensore magnanimo di chi si arren deva . Dovunque , è quandunque andava , era una volontà sola per combattere , una volontà sola per cessare , e più poteva l'autorità del suo nome in quegli animi bellicosi , che in sola >
>
dati ordinalissimi l'uso della disciplina , ed il umore dei soldateschi castighi. I fanciulli fé cero da adulti, i vecchi da giorani , le feu mi. >
ne da uomini , gli uomini da croi ; nè mai più onorevole e giusta causa ſu difesa da più unae nime e forle consenso , Camminavano i vinti, erano una mollitudine considerabile , per la strada diSalisburgo verso il cuore dell'Austria, gratissimo spettacolo a Francesco . I Tirolesi vincitori sulle terre germaniche , passate le ain >
tezze del Brenner , vennero nelle italiane , e
mossero a romore le regioni superiori a Trento. Propagavasi il romore da valle in valle , da monte in monte , e la trentina città stessa era in pericolo. Certo era , che quando l' arciduca
Giovanni fosse comparso sulle rive dell'Adige , 16 :
STORIA D'ITALIA 870 la massa tirolese sarebbe calata a fargli spalla ; il che avrebbe partorito in caso di grandissima
importanza per tutta Italia; quest'era il dise gno dei generali austriaci . L'imperatore Fran . cesco ,
si per aiutare la caldezza di questo moa
to , e si per dimostrare che non aveva mandato
in dimenticanza quelle popolazioni tanto affe . zionale , mandava in Tirolo Chasteler , un gene rale per arte e per valore fra i primi dell' elà potra, acciocche nelle cose di guerra consiglias. se Hofer. Mandava altresi , come abbjam nota
to , un corpo di regolari usi alle guerre di mon tagna , solto la condotta di Jellacich , capilano esperto e conoscitore del paese . Come prima le
insegne ed i soldati dell'Ausiria comparirono, sentirono i Tirolesi una contentezza incredibia
le . Entrarono gl' Imperiali a guisa di trionfo ; tante erano le dimosirazioni d'allegrezza che i popoli facevano loro intorno. Le campane suo . navano a gloria , le artiglierie , e le archibase rie Giravano a festa : i vincitori popoli applau.
divano , abbracciavano , s abbracciavano , era . Do pronti a ristorare i soldati d'Austria con le
più gradile vivande di quei monti : giorni f'eli Qui tinirono le allegrezze dell' Austria ; poi .
eissimi per l'eroico Tirolo.
chè nel colmo più allo delle sue maggiori spe . ranze, Napoleone fatale giunto sulle terre ger. maniche , e recalosi in mano il governo della guerra ,vinse in pochi giorni tre grossissiine bat .
taglie a Taun , a Abensberga, ą Eemul. Per questi accidenti, fu costrelio l'arciduca Carla a ritirarsi sulla sinistra del Danubio , e resto
aperia la strada sulla destra ai napoleoniani per Vienna . Produssero anche le rotte dell'areidu.
ea un altro importante effetto, e questo fa , che oltrandosi Napoleone alla rolta di Vienna , fu forza all ' arciduca Giovanni il lirarsi indietro dall' Italia , affinché non gli fosse impedita la facoltà di ritornarsene in Austria , e perciò noa
solo l' Italia Tiroln. Cosi peralor dei si cambiò la
LIBRO XXIV . 377 1809 si perdera per lni , ma ancora il per le vittorie acquistate dall'im . Francesi tra Augusta e Ratisbona enndizione della guerra. Chi ave
va assaltato , era costrelto a difendersi , chi era
stato assaltato , aveva acquistato facoltà di as . saltare ; l'Italia si perdeva per l'Austria , Vien . na pericolava , e niana speranza restava a chi aveva mosso la guerra , che quelle dell' Unghe ria , della Moravia e della Boemia .
Quando pervennero all'arciduca Giovanni le sovelle delle perdite del fratello , s' acéorse , e n'ebbe anche comandamento da Vienna , che
quello non era più tempo da starsene a badare in Italia , e che gli era mestiero accorrere in
aiulo della parte più vitale della monarchia. Ordinava adunqae il suo esercito , che già era trascorso oltre Vicenza , alla ritirata , solo pro ponendosi di fare qualche resistenza ai luoghi
forti per poter condurre in salvo le artiglierie ,
le munizioni e le bagaglie ; opera difficile e pe ricolosa , con un nemico a fronte tanto sveglia to e precipitoso. Ritiravasi l' arciduca , perse guitavalo il principe . Fuvoi qualche indugio alla Brenta per la rottura dei ponti . Fermaron si gli Austriaci sulle sponde della Piave , ee si deliberarono a contendere il passo. Erano al . loggiali in sito forte , distendendosi colla destra sino al ponte di Priuli , stato a bella posta arso dall'arciduca , cal colla sinistra a Rocca di Stra da , sulla via che porta a Conegliano. Name." rose artiglierie rinforzavano la fronte che occu pava le vicine eminenze in faccia al fiume ; i luoghi bassi erano assicurati da alcune torme di cavalli. S'apprestavano i Francesi al passo , sforzandosi di varcare a quello di Lovadina , che
è il principale. Non ostante dhe i Tedeschi fu. riosamente tempestassero coll' artiglierie poste nei luoghi eminenti, Dessaix venne a capo dell'
intento . Poi passò il vicere, sopra e sotto a Lo
372
STORIA D'ITALIA
vadina , con la maggior parte dell'esercito . Or dinò tostamente i soldati sotto il bersaglio stes so dei nemici , che con palle , e cariche contia
nue di cavalleria l'infestavano. Pareggiossi la battaglia , che continuava con grandissimo fne rore da ambe le parti; perchè i Francesi vole vano sloggiare gli Austriaci dalle alture , gli Austriaci volevano rituffar i Francesi nel fiume.
Non risparmiavano né il principe nè l' arcida ca , in questa terribile mischia , a fatica od a pericolo , ora come eapitani comandando; ed ora come soldati combattendo. Era il conflitto tra la Piave e Conegliano ; fossi profondi maniva no la fronte tedesca. Diedero dentro i Francesi, Abbé a destra , Broussier in mezzo >, Lamarque a sinistra : secondavangli Pally , Grouchy , Gi. flenga . Dopo ostinato affronto i soldati dell'ar
ciduca furono costretti a piegare : la fortuna si scopriva a favor del principe. Restava a supe
rarsi il molino della Capanna , dove i Tedeschi ostinalamente si difendevano. Lamarque aiuta to da Durutie , superati velocemente i fossi , e caricando con le baionette , s'impadroniva ti nalmente di quel forte sito ; il che fece del tuta to sopravvanzare le sorti di Francia . Si ritira .
rono gli Austriaci , non senza disordine nelle ordinanze , a Conegliano . Poi pressando vieppiů il nemico , cercarono salvamento in Sacile . Fu
molto grossa questa battaglia , e molto vi patia
rono i Tedeschi : tra 'morti, feriti e prigionieri, į perduti sommarono circa a dieci mila . Mnri . rono fra gli altri , o vennero in potestà del vin citore , i generali Wolskell , Rissner e Hager. Perdeitero quindici cannoni , trenta cassoni , molle munizioni e bagaglie. Dei napoleoniani mancarono
tra morti e feriti circa tremila .
Principal onore ixtquesto fatto riportarono dalla parte dei Francesi , oltre il principe , Dessaix e Pully ;da quella dei Tedeschi , oltre l' arci .
duca , Wolskell, che fini poco dopo per le fca
LIBRO XXIV . 180g
373
rite l'ultimo di della sua vita con molto rin
crescimento de' suoi, perchè era veramente va . loroso , e perito capitano di guerra.
Continuava l'arciduca a ritirarsi , il principe a seguitarlo . Passò il Francese facilmenie la Li venza , difficilmente il Tagliamento . Inondando i napoleoniani con la cavalleria il piano e le valli , scioglieva no l'assedio d'Osopo e di Pala
manova . Divise il viceré i suoi in due parti, mandando la prima alla volta dei passi di Tar . visio verso la Carintia , la seconda solto la con dotta di Macdonald verso la Garniela . L'intento
era di sospingere con quella , occupando la Ca rintia e la Stiria , il nemico sino ai recessi dell'
Ungheria , e di congiungersi in tal inodo coi
napoleoniani di Germania ; con questa di ac cennare a Lubiana , e di cooperare con Mar mont , che a gran passi si accostava venendo
dalla Dalmazia . L'uno e l'altro disegno riusci rono a quel fine, che il capitano di Francia si era proposto ; conciossiaché Dessaix e Seras prendendo continuamente dei monti, e caccian dosi avanti per le valli di Ponteba , di Pradele, della Fella , e della Dogna i Tedeschi , si av . vicinavano al sommo giogo , che disparte le aa cque del Mediterraneo da quelle del mar Nero. Incontrarono un primo intoppo nei forti di Mala borghetto e di Pradele . Tento Seras di cor rompere con danari il comandante di Mala borghetlo. Ricusò il Tedesco contrattazione tan . to abbominevole : anzi combattendo valorosa
mente , e confortando con gravi e virili parole i compagni alla difesa del forte , ed alla salute della patria , vi fini una onorata vita con una gloriosa morte . Darlmi di non aver conosciuto
il nome di questo virtuoso Austriaco , poichè mi sarebbe stato caro il mandarlo ai posteri in queste mie storie , Ollenevano finalmente i na
poleoniani i due forli ; superara il vicere il pas.
so di Tarvisio , ed entrava vincitore nella Ca.
874
STORIA D'ITALIA
rintia , alla volta di Judenburgo di Stiria incama minandosi . Jellacich cacciato dal Tirolo per le
armi del maresciallo Lefevre , mandatori da Napoleone dopo le vittorie di Ratisbona, perde quasi tutti i suoi a San Michele di Stiria, Seras,
passali i monti di Someringa, ed arrivain a Schotivien , si congiungera con le prime scolte dell'esercito germanico.
Mentre queste cose accadevano sulla sinistra del viceré , Macdonald sulla destra aveva oc .
cupato, passando per Monfalcone e Duino, Trie ste. Da questo luogo si era incamminato verso la Carniola per impadronirsi di Lubiana , città capitale , cooperare con Marmont , e quindi per la strada maestra che da Lubiana porta a Gratz , condursi in qnest'ultima città col fine di essere in grado di menar nuovi soldati a Napoleone.
L'arciduca Carlo teneva ancora il campo gros so e minaccioso. Trovava Macdonald un duro intoppo in Prevaldo ; ma parte di fronte assala
tandolo , e parte girando ai tianehi , l'acquisia va . Colla medesima arte di accennare ai fian .
chi ed alle spalle costringeva alla dedizione quattromila Austriaci, che difendevano Lubia . na , e vi entrava trionfando. Acquistata cosi no bile viltoria, se ne giva , lasciati ļin Carniola
presidii sufficienti, a Gratz . Quivi fermossi a . spellando , che Marmont lo venisse a trovare dalla Dalmazia . Come prima il generale dei dalmatiei ebbe avviso , che l'arcidoca Giovan ni , costretto dalla necessità della guerra d'Ale diagna ;si era mosso dal Vicentino per ritirarsi dall'Italia , si era messo in cammino per an . dar a congiungersi a cose maggiori col grosso dei napoleoniani. Partitosi adunque da Zara e superati i Tedeschi, che gli vollero contendere il passo al monte di Chitia ed a Gracazzo , si approssimava alla terra di Gospizza , forte di sito per le molte' acque che la circondano , e per esservisi il nemico molto ingressato . Era
375 LIBRO XXIV . 1809 no , la piu parte , Croati . Fuvvi in combattere molto fiero si in una battaglia stabile , e si alla
campa ; na sparsa . Vinse , dopo molto sangue , la fortuna dei napoleoniani. S'apersero , per la
viuoria di Gospizza , facili le strade al capita. po di Francia , perchè da un incontro in fuori , cb'egli ebbe colretrogaardo nemico ad Ollossa, non gli fu più oltre contrastato il passo. Occu pò successivamente Segra e Fiame , e trovati i compagni in Istria , s' incamminava a gran
giornate a Gratz. A questo modo tutto l'antico Illirio venne in potestà di Francia . Il vicere , raccolte tutte le squadre , e solo lasciate le gner. nigioni necessarie nei luoghi più opportuni, passava i monti di Someringa , e per la valle
dell'Arabone , o Giavarino , che i moderni chia . mano Raab , verso il Danubio calandosi , an. dava a farsi partecipe delle imprese del padre. L'enfasi napoleonica quivi si spiegava : « O * bene v avvenga, diceva in uno scritto manda ► to fuori a posta , e siate ben venuti , o soldati w miei dell'esercito italico : sorpresi da un ne . * mico pertido prima che le vostre colonne
i fossero unite, fino all' Adige ritraesie i passi; * nia quando ordinaivi di marciare avanti , e # quelli essere i campi d'Arcole ricordaivi, voi vinceste venti battaglie, voi conquistaste ven. * ticinque mila prigioni , voi seicento cannoni, » voi dieci bandiere : ne la Sava , né la Drava ,
Ý né la Mura , né le strette di Tarvisio 3, né gli
» aspri gioghi della Someringa vi arrestareno : » quel Jellacich , primo autore dell'uccisione . dci nostri nel Tirolo , pruovò di che sapes * sero le baionette vostre : voi feste pronta giu stizia di quelli avanzi fuggiti dallo sdegno i del grande esercito : o bene vavvenga , e sia ile bea venuti , o voi soldali , che operaste, che
quegli Austriaci d'Italia , che per poco d'ora eb !
contaminato con la loro presenza le
* mnie province , vinti , dispersi ed annientati ,
STORIA D'ITALIA 376 » servissero d' esempio della verità di questa » divisa , Dio me la diede , guai a chi la tocca ;
» sono , o soldati, contento di voi » . A queste intonazioni di Napoleone si stringevano nelle spalle gli uomini savi e temperari , i quali, per amore anche della grandezza di lui, avrebbero desiderato maggior moderazione ; ma Napoleo ne non conobbe la grandezza della modestia . Il giorno quattordici di giagno, annivt rsario della vittoria di Marengo , vinceva il principe Eugenio sotto le mura di Giavarino una gros. sissima battaglia eontro l'arciduca Giovanni, ehe saliva per le sponde del Danubio in aiuto del suo fratello Carlo . Fu questa battaglia be
ne , e con arte egregia combattuta dal vicere . Ne io voglio defrauitare della dovuta laude l’ar ciduca , che in mezzo a tanto tumulto , a tanti
spaventi , a tanto precipizio delle cose austria che , conservò la mente immota , e le schiere ordinate . Combatté coi retroguardi valorosa mente , tenne rannodati gli antiguardi , e dopo tante battaglie , ed una ritirata di tanto spazio , risorse più potente di prima nei campi di Giao Tarino , e se non fosse stata la prestezza del vi eere , avrebbe forse cambiato da tristi in liete le sorti del fratello augusto. Piacemi in questo lungo dire , di Eugenio e di Giovanni favellan
do , che giovani ambidue , se furono d'età pa . ri , furono anche di valore ; ma Giovanni piú modesto per la natura della Casa , Eugenio più borioso per gli sproni del padre , degno l'uno di difendere la propria patria , non degno l'al
tro didistruggere le pairie d'altrui. Il di sei di Luglio periva la mole austriaca nei campi di Vagria. Quivi fu prostrato l'arci duca Carlo: Napoleone divenne padrone di quell' antica e grande monarchia . Si trovè facilmente forma di concordia per la depressione d'ana
delle parti: consenti l'imperatore Francesco a condizioni durissime di pace. Consenti anche,
)
377 LIBRO XXIV. 1809 prevalendo in lui ad ogni altro rispetto la salute dello stato , a quello che era più duro ancora che tutte le altre condizioni , dico al congiano gere la propria figliuola Maria Luisa in niatri monio a colui , che era la ruina della sua Casa , e che principiante e durante la guerra, l'a. veva chiainalo coi nomi piú vituperosi. Il di
quattordici ottobre si stipulava in Vienna , per lo stabilimento delle cose comuni , dal signor
di Champagny per parte di Napoleone e dal principe di Lichtenstein per parte di Francesco , il trattato di pace . Cedeva l'imperatore Fran.
cesco all'imperator Napoleone , oltre molti al tri paesi in Germania ed in Polonia , la contea di Gorizia , il territorio di Monfalcone , la con . tea e la città di Trieste , il ducato di Carniola con le sue dipendenze nel golfo di Trieste, il Circolo di Villaco nella Carintia , con lutti i paesi situati sulla riva destra della Sava , dal punto in cui questo fiume esce dalla Carniola , fin dove tocca le frontiere della Bosnja , nomi. patamente una parte della Croazia provinciale, sei distretti della Croazia militare , Fiume, ed il littorale ungherese , l'Istria austriaca col di.
strello di Castua , Ficino , Buccari , Buccarizza, Porto Re , Segua , e le isole dipendenti dai paesi ceduti , e tutti gli altri territorii qualsivogliano situati sulla destra del fiume , il filo delle acque del quale avesse a servire di limite fra i due stati : perdonasse Napoleone ai Tirolesi , Fran . cesco ai Polacchi : l'Austria cessasse ogni rela . zione coll'Inghilterra . Napoleone sempre inten. to a lorre la riputazione a'suoi amici per lor loro poscia lo stato , fece inserire nel trattato un capitolo , per qui l' Austria si obbligava a cedere all' imperatore Alessandro di Russia , che era stato , contro ogni ragione , oziosamen:
te riguardando il processo di questa guerra , nele la parte più orientale dell'antica Galizia un territorio , che contenesse qnattrocento mila an
STORIA D'Italia 378 nime , non inclusa però la città di Brodi ; il quale capitolo accetid Alessandro ,> benché fosse spoglia di un amico , che ne ricevette grandis sima molestia. Di questa stipulazione non me . rita riprensione l'Austria , siccome quella che vi consenli per forza . Dello sforzatore poi e dell'accettatore, dhi abbia meritato maggior
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biasimo, facilmente il giudicheranno i poste . ri . Questo fine sortirono la presa d'armi, ed il poderoso apparato di guerra dell'Austria, e que sta concordia fu obbligata d'accettare. L'Euro pa viemaggiormente si confermara in servitd di Napoleone . L ' Austria percossa da tanto infortunio quie.
tava per la pace; ma era dolorosa la sua quie. te. Oltre la perduta potenza , l'infestava l'in. solenza del vincitore , e l'aggravavano le gros.
sissime imposizioni. Soli i Tirolesi non cede pano al terrore comune , e con l' armi in mano
continuavano a difendere quel sovrano , che gid , deposte le sue , aveva dato molte nobili parti del suo dominio , e loro stessi in potestà
del vincitore. Il principe Engenin dalle sue stanze di Villaco gli esortava a posare , ma in vano. Più volte combattati dai Francesi , dai >
Sassoni e dai Bavari, più volte balterono, e più volte anco battuti, più volte risorsero . Vinti , si ritirarano alle selve impenetrabili , ai monti inaccessibili ; vincitori , inondavano le valli , e furiosamente cacciavano il nemico . Vinti , era
no trattati crudelmente dai napoleoniani ; vin citori , trattavano i napoleoniani umanamente ; e siccome genie religiosa, vinti , con segni di
grandissima divozione pregavano dal cielo mi . glior fortuna alla patria , vincitori, coi mede
simi segni il ringraziavano. E' furono visti , do >
po di aver superato con incredibile valore i sol. dati di Lefevre , e restitaito a libertà coloro che si erano arresi , scorrenle ancora il sangue ,
e presenti i cadaveri dei compatriotti e dei ne
8
379 LIBRO XXIV. 1809 mici , gettarsi tutti al punto stesso , dato il sea gno da Hofer, coi ginocchi a terra , ed in tale pielosa attiradine , tra lacrimosi e lieti rendere grazie a Dio dell'acqnistata vittoria . Echeggia vano i monti intorno dei divoli ed allegri sac ni mandati fuori da religiosi e forti petti . Intine sottentrando continuamente genti fresche genti uccise , abbandonati da tutto il mondo , anzi quasi tutto il mondo combattendo contro di loro , cessarono i Tirolesi , non dal volere , a
ma dal potere , e nei montuosi ricetti loro ri
coveralisi aspettarano occasione , in cui più po tesse la viriú che la forza , Il bavaro dominio
si restituiva nel Tirolo tedesco ; cede l'Italiana in possessione del regno italico. Sul finire del presente anno Andrea Hofer si ritirava con tutta la sua famiglia ad un povero casale fra montagne e nevi altissime , dolente per la patria , tranquillo per se. MaNapoleone era sitibondo del suo sangue . Perciò , faitolo
con tutta diligenza cercare e ricercare , gli riu. 2
sci di trovarlo nel suo recondito recesso . Batte
rono alla porta i napoleoniani soldati , cra la notte dei venzette gennaio dell'ottocento dieci. L'aperse Hofer : veduto che era venuto in for za altrui , con semplicità e serenità mirabile :
Son'in, disse, Andrea Hofer, sono in poter di Franria : fate di me ciò che viaggrada ; ma vi piaccia risparmiare la mia donna e i miei nu figliuoli: son' eglino innoccati, ne de' fatti * miei obbligati ». Casi dicendo , diessi in poa
testà dei napoleoniani. Diedesi con lui un gio vinetto di fresca età , figliuolo di un medico di Gratz , venuto , cosi muovendolo la virtù del
o a vita Tirolese, a trovarlo, ed a dedicarsegli l'accompagna o a morte . Condotto a Bolzano ,
.
vano "la madre , od an figliuolo di tenera ela ,
Ultimo destino gli soprastava . Fa il figliuolo la sciato stare a Bolzano , la madre mandala a Passeira ad aver cura di tre altri figliuoli ana
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STORIA D'ITALJA
cor bambini , i quali, se ora avevano il padre prigioniero , presto il dovevano aver morto . Pure non se n' accorgevano per la fanciullezza ; il
che muoveva viemmaggiormente a compassione. Accorrevano i popoli smarriti dovunque i na
poleoniani con Andrea legato passavano , o nel Tirolo tedesco o nell'italiano che si fosse , al. zando per dolore gli occhi al cielo , e lacriman . do , sclamando, e la memoria del diletto ed infelice loro capitano benedicendo . Le palle soldatesche ruppero in Mantova il patrio petto d'Andrea , lui non che intrépido , quieto in quell' estrema fine. Osiò ad Andrea l' età perversa : fu chiamato brigante , fu chiamato assassino. Cer to , se le lodi sono stimolo a virtù , lagrime
vole e disperabil cosa è il pensare al destino di Hofer.
Acquistata tanta vittoria dell' Aastria , e de. ponendo ogni simulazione , non conobbe più freno Napoleone : l'antica cupidigia di Roma gli veniva in mente. Piacquegli per maggiore scorno dell' Austria , che sul principiar della guerra aveva favellato di liberare e restituire
il papa , decretare il di diciaselte maggio, in
Vienna stessa queste cose : considerato , che quando Carlomagno imperatore dei Francesi , e suo augusto antecessore , diede in dono ai ve
scori di Roma parecchi paesi , gliene cedé loro a titolo di feado col solo fine di procurare sicu rezza a ' suoi sudditi , e senza che per questo abbia Roma cessalo di esser parte del suo im
pero ; considerato ancora , che da quel tempo in poi l'unione delle due potestà spirituale e temporale era stata , ed ancora era , fonte e principio di continue discordie, che par trop po spesso i sommi pontefici si erano serviti dela l' una per sostenere le pretensioni dell'altra , e che per questo le faccende spirituali , che per natura propria sono immutabili , si trovarono confuse colle temporali sempre mutahili ,
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1809
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seconda dei tempi; considerato finalmente, che quanto aveva egli proposto a conciliazione del la sicurezza de' suoi soldati , della quiete e del. la felicità de' suoi popoli , della dignità e della integrità del suo impero colle pretensioni temo
porali dei sommi pontefici , era stato proposto gli stati del papa fossero , e restassero uniti >
indarno , intendeva , voleva ed ordinava , che
all'impero francese ; che la città di Roma pri . ma sede della Cristianità , e tanto piena d'il lustri memorie , fosse città imperiale e libera , e che il suo reggimento avesse forme speciali ; che i segni della romana grandezza , che anco ra in piè sussistevano , a spesa del suo impe . riale tesoro fossero conservati e mantenuti ; che
il debito del pubblico fosse debito dell'impero; che le rendite del papa si amplificassero sino a due milioni di francbi, e fossero esenti da ogni carico e prestanza ; che le proprietà e palazzi del santo Padre non fossero soggetti ad alcun
aggravio di tasse , ed a nissuna giurisdizione a visita , ed oltre a questo godessero d'immunità speciali ; che finalmente una consulta straordi naria il primo di giugno prendesse possessione a suo nome degli stati del papa , ed operasse , che il governo secondo gli ordini della consti tuzione vi fosse recato in alto il primo giorno dell'ottocentodieci . Nė mettendo tempo in mez zo , chiamava il giorno stesso dei diciasette maggio alla consulta Miollis , creato anche go vernatore generale e presidente , Saliceti , De gerando , Janet, Dalpozzo, e per segretario un Balbo, figliuolo del conte Balbo di Torino. A questo modo veniva Roma in potestà im mediata di Napoleone , ed i papi , dopo una possessione di mille anni, furono spodestali del dominio temporale. Ad atto cosi grave ed in solito selamava Pio , e con la sua pontiticale
voce a tutto il mondo gridava : « Adunque sono
$ ; adempite le tenebrose trame dei nemici della
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STORIA D'ITALIA
» Sedia apostolica ? Adunque dopo la violenta
» ed ingiusta invasione della più bella e pió » considerabil parte dei nostri dominij , spo. gliati siamo , solto indegni prelesti , e con ingiustizia somma, della nostra sovranità teat
porale , con cui la independenza spirituale » nostra è strettamente congiunta ! Fra questa persecuzione barbara consolaci e confortaci N il pensiero dello essere in si grave calamità i caduti , non per offesa alcuna da noi fatta alo l'imperatore dei Francesi , od alla Francia , » alla Francia stata sempre nostro amore e no •
• stra cura prediletta , nè per alcun intrigo di mondana politica 5 ma per non aver voluto tradire né i nostri doveri , nè la nostra co . scienza . Se non lece a chiunque la religione cattolica professa di dispiacere a Dio per pia . cere agli uomini , molto meno conviensi a chi di questa medesina religione è capo , ed m insegnatore supremo . Obbligati inoltre verso * Dio , obbligati verso la Chiesa a trasmettere
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ai successori nostri intatti ed intieri i nostri
» diritti , noi protestiamo contro di questa nao. ħra e violenta spoliazione , e nulla dichiaria
► mo , e di niun valore la occupazione ' testé fatta dei nostri dominii . Ricusiamo , e con
► ferma ed assoluta risoluzione rifiutiamo ogni # rendita o pensione , che : l'imperatore dei
Francesi pretende fare a noi , ed ai membri del nostro collegio. Taccia d'infaine obbro brio in cospetto della Chiesa incontreressimo, se il vitto ed il viver nostro accettassimo dal W le mani dell'usurpatore dei nostri beni . Ri # melliamcene nella Provvidenza , rimettiam
► cene nella pielà dei fedeli , contenti al tep * minare per tale guisa nella mediocrità que
musta vita oggimai piena di tanti dolori , e di * tanti affanni , Prostecniainci noi , e con u * miltà perfetta decreti impenetrabili di Die # adoriamo : proslerniamci , ed a favore dei
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i nostri sudditi la sua divina misericordia in pochiamo , dei nostri sudditi , nostro amore
xe nostra gloria , i quali , fattosi da noi quan » to nella presente occorrenza dal debito nostro D era richiesto , esortiamo ad amar la religio pne , a conservarsi in fede , a pregare , ed in . stantemente con pianti e con gemili scongiu. » rare , tra il vestibolo e l'altare prostrati , il >
¥ supremo Padre della luce , acciocchè si de
► gni cambiare in meglio i consigli perversi di coloro , da cai sono i nostri persecutori # mossi » .
Il giorno appresso , in cui mandava fuori dal sao pastorale petto queste lainentazioni , falmi . nava papa Pio la scomunica contro l'imperator Napoleone , e contro tutti coloro che con lui aressero 'cooperato all'occupazione degli stati della Chiesa , e massimamente della città Roma . Fulminò altresi l'interdetto contro tutti i vescovi , e prelali si secolari che regolari , i quali non si conformassero a quanto aveva sta tuito circa i giuramenti , e le dimostrazioni pabbliche verso il nuovo governo . Data la sentenza , si ritirava nei penetrali del suo palazzo , attendendo a pregare , ed as pettando qarullo che la nemica forza fosse per ordinare di lui . Fe ' chiudere diligentemente le porte , e murare gli aditi del Quirinale , accioc.
che non si potesse pervenire nelle interne slan ze sino alla sua persona , se non con manifesta violazione del suo domicilio . Infermarono i na
poleoniani il loro padrone dello sdegno del pa pa , e della fulminata sentenza : pregarono , op dinasse ciò che avessero a farsi . Rispose , rivo .casse il papa la scomunica', accettasse i due
milioni, quando no , l'arrestassero , ed il con ducessero in Francia . Duro comando trovò duri esecutoria Andarono la notte dei cinque luglio
sbirri >, maso adieri , galeotti ,
on loro , cosa
incredibile , generali e soldati napoleoniani al
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STORIA D'ITALIA
la violazione della pontificia stanza. Gli sbirri , i masnadieri ed i galeotti scalarono il muro ale la panattiera , dov'era più basso , ed entrati aprirouo la porta ai napoleoniani, parte gente d'armi , parte di grossa ordinanza Sqrassavansi le interne porte , scuolevansi i cardini , rom pevansi i muri : il notturno romore di stanza in istanza dell' assaltało Quirinale si propaga va : le facelle accese , che parte dileguavano , parte vieppiù addensavano l'oscurità della notá te , accrescevano terrore alla cosa. Svegliati a si grande ed improvviso fracasso ,> tremavano i servitori del papa : solo Pio imperterrito si mo strava . Stava con lui Pacca cardinale, chiamato a destino peggiore di quello del pontefice , per avere in tanta sventura e precipizio serbato fe de al suo signore : pregavano, e vicendevol
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mente si confortavano. Ed ecco arrivare i na.
poleoniani , atterrate o fracassate tutte le porte, alla stanza dell'innocente e perseguitato ponte
fice. Vestivasi a fretta degli abiti pontificali : voleva che rimanesse testimonio al mondo della
violazione >, non solamente della sua persona , ma ancora del suo grado e della sua dignità.
Enirò per forza nella pontificia camera il gene. rale di gendarmeria Kadet , cui accompagnava un certo Diana , che per poco non aveva avuto il capo mozzo a Parigi per essersi mescolato in una congiura contro Napoleone con lo scul. tore Ceracchi , ed ora si era messo ) non sola mente a servir Napoleone , ma ancora a servir . lo nell'atto più , condannabile che da lungo
tempo avesse commesso . Radet pensando agli ordini dell'imperatore , venne tostamente inti mando al papa , accettasse i due milioni , ri vocasse la scomunica ; altrimenti sarebbe preso e >
condotto in Francia . Ricusò , non superbamente , ma pacatamente , il che fu maggior forza , il
pontefice la profferta. Poi disse , perdonaré a lui, esecutore degli ordini : bene maravigliarsi,
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che un Diana , suo suddito , s' ardisse di com. parirgli avanti , e di fare alla dignità sua lan in oltraggio ; ciò nonostante , soggiunse, an che a lui perdonare . Fattosi dal papa il rifiato trapassava a protestare , dichiarando nullo, e di niun valore essere quanto contro di lui , contro lo stato della Chiesa , e contro la romana Sede ayeva il governo francese falto e faceva ; poi disse , essere parato ; di lui facessero ciò che volessero : dessergli pure supplizio e morte > non avere l'uomo innocente cosa di che teme
re si abbia. A questo passo , preso con una ma no un crocifisso, coll' altra il breviario , ciò so lo gli restava di tanta grandezza , in mezzo ai vili uomini rompitori del suo palazzo , ed ai soldati napoleoniani, che non avevano abborri. to dal mescolarsi con loço , s' incamminava do.
ve condurre il volessero . Gli offeriva Radet , desse il nome dei più fidi , cui desiderasse aver
compagni al suo viaggio . Diedelo , nissuno gli fu conceduto. Fugli per forza svelto dal grem . bo Barlolomeo Pacca cardinale. Poi fu con pre . sto tumulto condotto , assiepandosegli d'ogn’in torno le armi napoleoniche , vella carrozza che 7
a questo fine era stata apparecchiata , e con molta celerilà incamminato alla volta della To.
scana . Solo era con lui Radet . Mentre gl’inde . gni fatti notturnamente si commettevano nel
pontificale palazzo , Miollis sorto a vegliar l'im presa , se ne stava ad udire i rapporti che ad ogni momento gli pervenivano , nel giardino del contestabile , non so se a caso o a disegno , pas
seggiando. Certo , in tale accidente il nome di contestabile faceva an suono spaventevole ; per ciocchè ricordava Clemente seltimo . Non era
senza sospetto il generale napoleonico di qual che romore . Per questo aveva scelto la notte ,
comandato prestezka , chiamato due mila Na 5
politani solto colore di mandargli nella supe. riore Italia . T. III.
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STORIA D'ITALIA
Stupore , ed orrore occuparono Roma, quan do , nato il giorno ,> vi si sparse la nuova della commessa enormità . Portavano i carceratori il
pontefice molto celeremente pei cavalli delle poste per prevenir la fama . Tanto temeva il padrone di tutte armi una religiosa opinione. Transmettevansi l'uno all'altro i gendarmi di
stazione in stazione il cattivo e potente Pio . Quel di Genova , temendo di qualche moto in riviera di Levante , l'imbarcava sur un debole schifo , che veniva da Toscana . Addomandò il pontefice al carceratore , se fosse intento del governo di Francia.di annegarlo. Rispose . ne. gando . Posto piede a terra , il serrava nell'ap prestate carrozze in Genova : pena di morte , se i postiglioni non galoppassero. Sostossi in Ales sandria , come in luogo sicuro per le soldate sche , a desinare . Poi traversossi il Piemonte can velocità di volo : a Sant'Ambrogio di Su . sa , il carceratore apprestava i cavalli per par tire con maggior celerità , che non era venuto . Lasso dall'età , dagli affanni, dal viaggio, l'ad domandava il pontefice , se Napeleone il voleva
vivo o morto . Vivo , rispose, Soggiunse Pio , a dunque starommi questa notte in Sant'Ambro gio . Fu forza consentire. Varcavano il Cenisio: gl'italiani popoli non avendo potuto per la ve locità venerare il pontefice presente , il vene. rarono lontano , pietosamente visitando i luoghi
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dove aveva stanziato , per dove era passato :
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sacri gli chiamavano per isventura , sacri per dignità , sacri per santità. Semi di distruzione di Napoleone erano questi ; già le profezie di
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Pio si avveravano, già la pienezza dei tempi si avvicinava . Pacca fedele fu mandato , come se
fosse un malfattore , nel forte di Pietracastello presso a Belley , funesta stanza di ogni inno cenle , che non piaceva a Napoleone. Fu lascia
to il papa fermarsi qualche giorno in Grenoble , poi messo di nuovo in viaggio. Come se altra
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strada non si fosse , fu fatto passare a Valenza di Delfinato , stanza di morte di Pio Sesto , atto
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tanto più incivile , quanto non necessario . Per Avignone , per Aix , per Nizza di Provenza il condussero a Savona , strano viaggio da Roma per Francia a Savona . Má celayasi la partenza , celavasi il viaggio : salvo coloro , che presenti vedevano il pontefice ,រ niuno sapeva ; perché delle lettere dei privati poche parlavano , delle gazzette niuna , dove fosse, nè dove andasse . I Francesi colla medesima riverente osservanza
l' onorarono, con cui l'avevano onorato gl ' Ita liani : il trattarono i prefetti dei dipartimenti con servimento e rispetto : cosi aveva coman
dato Napoleone. Napoleone vincitore dell' Austria tornava in
Francia nella imperial sede di Fontainebleau . I deputati italiani , tal era stato il concerto e l'ordine , già l'aspettavano per le adulazioni , Moscati , Guicciardi e Testi pel regno italico; Zondadari cardinale , arcivescevo di Siena , e grand' elomosiniere di Elisa Principessa , Allia.
ta , arcivescovo di Pisa , un Chigi , un Lacci, un Mastiani , un Dapny , un Benvenuti , un Torn maso Corsini per la Toscana ; il duca Braschi ,
il principe Gabrielli , il principe Spada , il du ca di Bracciano , il cavaliere Falconieri , il con te Marescotti , il marchese Salonbri , il mar chese Travaglini per Roma. Moscati orando , ringrazio delle date leggi , Zondadari della da ta Elisa .
Per Roma vi fu maggior magniloquenza . Bra . schi , oratore della città dei sette colli , l'asello dei Scipioni, dei Camilli , dei Cesari , del pa dre Tevere. « Sussiste ancora , soggiunse Bra schi , nipote che era di Pio sesto perseguitato , y sussiste quel Campidoglio , sul quale ascese pro tanti illustri conquistalori: sussiste, e ad » dita a voi , sire , gloriose vestigia , e seggio » degno del vostro nome immortale. Quivi ri
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STORIA DI ITALIA
sorge , quivi si rinverde quel serto d ' alloro , ni che Nerva depose nel tempio di Giove . Voi y solo potete con l'ombra vostra renderlo sicu
* ro da qualunque insulto nemico , come l'a . » quila di Traiano dalle oftese del Germano , y del Parto , dell'Armeno , e del Dace il preser #
vava >>
Braschi a Napoleone signore parlo di Cesare , di Nerva , e di Traiano : avrebbe anche potuto toccare di qualche altro , e non avrebbe spia ciuto a Napoleone , che accusava Tacito di a ver calunnialo Nerone . Ma come e perché par lasse di Camillo e di Scipione , io non lo so ; perciocchè Napoleone era solito dire , che i
tempi di Roma da Tarquinio a Cesare erand episodio , e che i veri e legittimi tempi roniani solo erano gli scorsi sotto i re , e solio gl'im
peratori: così non re dei Roniani , ma di Roma chiamò poscia il tigliuolo , che ebbe da Maria Luisa austriaca. A tanto di pazzia era giunto qaest'uomo , che dopo di aver distrutto le re pubbliche moderne , voleva anche distruggere le antiche . Pure i moderni repubblicani fecero cose di fuoco , e guerre incredibili per lui . Dal
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canto loro i re , per quel suo odio contro le re
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pubbliche , il fomentarono, e se lo tennero caro
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credendo , ch'ei fosse venuto loro in concio ad
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un bel bisogno. Ma gliene cosse loro , e il mon. do lo sa , ed eglino i primi per modo che io spesso ne risi , e più spesso ancora ne piansi. Rispose il sire ai Romani , sempre pensare
alle famose geste dei loro antenati : passerebbe l'Alpi per dimorarsi qualche tempo con esso lo . To : gl'imperatori frarcesi suoi predecessori a.
vergli scorporati dall'impero , e dati in feudo ai loro vescovi , ma il bene de' suoi popoli non ammettere più alcuna divisione. Soito le mede. sime leggi , sotto il medesimo signore aver a vi. rere Francia ed Italia : del resto , aver loro bi . sogno di un braccio potente , e lui avere questo
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389 LIBRÒ XXIV. 1809 braccio , e volerlo usåre a benefizio foro : cið non ostante non intendere , che alcun cambia
mento fosse fatto nella religione dei loro padri ; tigliuolo primogenito della Chiesa non voler u scire dal suo grembo: non avere mai Gesù Cri sto creduto necessario dotare San Pietro di una
sovranità temporale : la romana sede essere la prima della Cristianità , essere il vescovo di Ro ma capo spirituale della Chiesa, lai esserne l'imperatore , volere dar a Dio ciò che è di Dio , a Cesare ciò che è di Cesare. Ora ho io a descrivere Roma francese . La
romana consulta , come prima prese il magi strato , pensò alla sicurezza del nuovo stato , sa pendo quanti mali amori, e quante avverse o. pinioni covassero : parvegli bene spiare sul bel principio i pensieri più segreti degli uomini: ordinava la polizia ; creonne direttor generale Piranesi , uomo molto atto a questo carico ; di
rettori particolari Rotoli , il conte Gherardi, Visconti , Delup - Verdun , Pesse , e Timetei , uomini nei quali i Francesi avevano fede. Cid quanto ai detti ed ai fatti segreti : quanto agli
scritti , anche segreti , fa tolta agl'impiegati >
del papa la posta delle lettere , e dala al direto tore della posta di 'Francia. Nè la cosa fa solo in nome ; perché con dann abilissima licenza si aprivano e si leggevano le lettere , massime quelle che s'indirizzavano a Savona , dove era
il papa. Si nsava in questo an rigore eccessivo. I duchi d'Otranto e diRovigo, e tutti gli agen. ti loro fino agli ultimi erano in questa bisogna affaccendati, che dentro alle romane lettere spiassero. Ne lessero delle jonocenti , ne lesse to delle colpevoli contro la nuova signoria : ne lessero anche delle ridicole , perché i belli ų.
mori , che ve n'erano in Romamolti, malgrado delle disgrazie, scrivevano a posta lettere indi >
ritte a Savona piene di beffe contro chi le spia ra, e contro il maladetto modo di spiarle. Im.
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STORIA D'ITALIA
portava che a confermazione della quiete si unisse la forza alle notizie , nè potendo i sol dati di Francia essere in ogni luogo , si crearo
no le guardie , urbana in Roma , provinciali nelle province , legioni chiamandole . Della le gione di Roma fu eletto capo il contc France . sco Marescotti , uomo dedito a Francia. Questi ordini furono buoni per impedire i moti poli. tici , non a frenare gli uomini di mal affare, che infesta yano l'agro romano, e le vicinanze stes . se di Roma . Trapassossi a partire il territorio
con fare due dipartimenti , di cui chiamarono l'uno del Tevere , l'altro del Trasimeno ; noe minaronsene a tempo រi due prefetti, un Gacone ed un Olivetti . Trassersi gli ufficiali municipali : furono le elezioni di "gente buona e savia : fa. ceva la consulta presto, ma faceva anche bene, salvo quella peste della polizia , e gli ordini fia scali , entrambi inesorabili: in questo Napolena
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ne non rimetteva mai della sua natura. Ostava
alla nuova ainministrazione dei comuni l'ore dine del buon governo , il quale creato da Sia sto quinin , ed altuato da Clemente ollavo , ave. va ' ufficio di amministrar i comuni , nè senza
grande utilità loro. La consulta l'aboli; sostia tuivvi le forme francesi . Il consiglio municipale di Roma chiamò senato : elessevi personaggi di gran nome , i principi Doria , Albani, Chigi , Aldobrandini , Colonna , Barberini , i duchi Ala tieri , Braschi, Cesarini , Fiano. Braschi docile a quanto Napoleone volesse , fu nominato mais те o vogliam dire sindaco di Roma , Cosi an davano persuadendosi , che con un maire di fatto alla francese , ed un senato di nome alla romana , Roma sarebbe contenta . Intanto si
scrivevano i soldati per le guerre forestiere , anche nella città imperiale e libera di Roma, Né le leggi civili e criminali di Francia si 0 mettevano ; che anzi per ordinazione della con..
salta si promulgavano si quanto alle persone, si
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LIBRO XXIV . 1809 391 quanto alle cose , si quanto ai dritti , e si quan to agli ordini giudiziali. Fu chiamato presiden te della corte d'appello Bartolucci, un uomo di mente vasta e profonda , di non ordinaria leto teratura , e di giudizi e di stato molto inten . dente. Conosceva Napoleone , prediceva la sua
ruina inevitabile. Chiamato consigliere di stato a Parigi , vi diede saggi di quell'uomo dotto e prudente ch'egli era . Le casse intanto più di ogni altra cosa pre mevano : Janet ne aveva cura. Conservò la im .
posizione dativa , che doveva gettare un milio. ne e mezzo di franchi, la tassa del sale, il cui ritratto si supputava circa ad un milione , ed il dazio sulla 'mulenda , che si estimava ad una valuta di circa cinquecento mila franchi. Fra il lasso dei primi magistrati, la miseria del pae se , i debiti di ognuno , il fratto di queste tasse non poteva bastare a dar vita alla macchina po .
litica . Miollis si godeva quindicimila franchi al , come governator generale , e diecimila mese franchi pure al mese , come presidente della consulta . Se poi , oltre a lutto questo , loccasse
i suoi stipendi di generale di Francia con tutte
le sue giante ,> io non lo so . Lemarrois, coman dante della divisione , aveva per se quindicimila franchi al mese , e per la sua polizia quattro mila 9, pure al inese. I membri della consulta avevano ciascuno tremila franchi al mese. Ma
Saliceti non se ne volle stare al ragguaglio dei colleghi , ed ottenne quattromila ciascun mese . Questi aggravi seguitavano le langhe disgrazie di Roma . Pure buon uso faceva la consulta di
un'altra parte del denaro del pubblico. Propo . se a Napoleone , e da lui impetrò anche facil. mente , che si pagasse sufficiente denaro alla duchessa di Borbone parmense , ed a Carlo E manuele re di Sardegna , che tuttavia se ne riveva in Roma tutto intento alle cose della re
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STORIA D'ITALIA
ligione ; nobile atto , e da non tralasciarsi nelle storie .
La parte più malagevole del romano governo era l' ecclesiastica : aveva il papa , già fin qual do le Marche erano state unite al regno italico, proibito i giuramenti : confermò questa proibi . zione per lo stato romano nell'atto stesso della sua partenza di Roma. Richiedeva Napoleone
del giuramento anche gli ecclesiastici. Ne nac que uno scompiglio , una disgrazia incredibi . le . Consisteva la principale difficoltà nel giu . rare la fedeltà ; dell'obbedienza non dubitava .
no , Ripugnavano alla parola di fedeltà , perchè credevano , che importasse il riconoscere l'im perator Napoleone come loro sovrano legittimo ; al che giudicavano di non poter consentire , non avendo il papa rinunziato. Nè si poteva preten. dere , che uomini privati, dediti solamente agli uffici religiosi , la maggior parte senza letlera. tura , alcuni anche senza lettere , investigasse .
ro tutte le antiche storie per giudicare da loro medesimi , se la donazione o di Carlomagno, o di Pipino fosse valida o no , assoluta o restrit tiva , e se fossero validi o ne i motivi , con cui
Napolcone l'impugnava . Solo questo sapevano, che il papa era sovrano di Roma da più di dieci secoli , come tale riconosciuto da tutto il mon
do , e da Napoleone stesso . Ancora sapevano che il papa , non che avesse rinunziato , aveva for
temente e nel miglior modo possibile protesta to contro la spoliazione.
Imprendeva a giustificare i giuramenti Dal pozzo , uno della consulta , uomo di gran sape
re e di magglore ingegno. Andò discorrendo , la legge divina prescrivere la obbedienza ai ma gistrati statuiti dalle leggi dello stato , non ave re questo precetto altra limitazione , se non
quella che è sempre e di pieno diritto sottinte sa , quella cioè , che non si debbe prestare obe
LIBRO
XXIV .
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bedieoza alle cose in se stesse, ed assolutamen te illecite : non potere l'autorità ecclesiastica
derogare né in tutto né in parte ad un precetto divino : conseguitarne adunque evidentemente , che debbesi al sovrano un giuramento puro e
semplice d'obbedienza e di fedeltà senza alcu na esplicita restrizione: avere l'antico sovrano di Roma preteso proibire ogni giuraniento da quello in fuori , di cui diede egli stesso la for mola : non potersi certamente questa proibizio ne stimare precetto della Chiesa , e che quan danche fosse, ella non obbligherebbe i sudditi ad esporsi , per osservarla , allo sdegno del so vrano, ed alle pene che il ritiuto del giuramento
seguilerebbero , perciocchè le leggi della Chie . sa , secondo le regole comuni , non obbligano mai sotto grave incommodo ; ma nel fatto una tale proibizione altro non essere , che un mez
zo concetto dallo spodestalo principe di Roma con mire del tutto umane , cioè per turbare il
possesso al nuovo governo , e per ricuperare il dominio temporale : non avere in questo il papa operato come capo della Chiesa , nè come vi. cario di colui , che disse , non essere il regno suo di questo mondo , e che insegno co' suoi
precetti e col suo esempio, che sempre si debbe obbedire ai magistrati stabiliti : adunque, ed unicamante dalla confusione delle due potestà temporale e spirituale in una sola mano , essere nata la opinione erronea che oggidi importava
oltre modo di distruggere , pel buon ordine e per la quiete pubblica ; le formole del giura . mento prescritte agli abitatori dello stato ro's mano essere quelle stesse , che erano in vigore
in tutto l'impero francese e nel regno italico , e secondo le quali più di quaranta milioni di sudditi cattolici non esitavano punto a prestar
giuramento ogni qual volta che l'occasione s' appresentava. La formola particolare prescritta ai vescovi ed ai curati, essere stata accordata 17
394
STORIA D'ITALIA
nel concordato tra il governo francese ed il pa pa Pio settimo : i dubbi sparsi nel popolo , che giurando obbedienza alle constituzioni dell'im pero , si venisse ad appruovare il divorzio , e cosi ancora altre insinuazioni di simil sorta , non avere fondamento : sotto il nome di consti tuzioni dell'impero venire le leggi politiche , che constituiscono la forma del governo , e quea
ste leggi sempre essere distinte dalle leggi ci vili : oltre a questo , non essere il divorzio coe mandato dalla legge civile : solo per esse pera mettersi a coloro , che credevano paterlo usare
secondo i loro principii religiosi : già parecchi vescovi dello stato romano , già un gran numero di curati , di canonici e di altri religiosi, ta . cendo dei magistrati civili , avere dato un esema
pio di sommessione e d'obbedienza , ch ' altri doveva seguitare : importare che tale esempio si propagasse e dilatasse ; volere il governo , ed in ciò porre grandissima cura , che gli ecclesia . stici , ii quali già si erano uniformali, o sareb bero per uniformarsi a' suoi ordini, fossero onorati con manifesti segni di soddisfazione e di confidenza ,
Sani ed irrefragabili erano i principii del Dalpozzo , quanto all'obbedienza , e siccome gli ecclesiastici non dubitavano di giurarla al
nuovo stalo , e di più di giurare di non partea cipar mai in nissuna congiura o trama qualun que contro di lui , cosi un governo giusto e bno. no avrebbe dovuto contentarsenc. Ma Napoleo . ne esigeva il giuramento di fedeltà , si perché gli pareva che un tal giuramento implicasse la riconoscenza di sovrano legittimo , ed in tal modo effettivamente, come abbiam detto , l'in
tendevano l'intimatore e gl'intimati, si perchè voleva fare scoprir i renitenti, per avere un pretesto di allontanargli da Roma , dove gli credeva pericolosi . Vi era , in questo , troppa
& crupolosità da una parte , troppo rigare dall?
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altra . Perciocchè gl'intimati potevano intende re la parola fedeltà non oltre il senso dell'ob bedienza , e Pio sesto medesimo nel novantota
to aveva definito , che si potesse giurare fedel tà a quel governo , che era stato creato dagli occupatori del suo stato , e che era incompati bile con la sua sovrauità temporale , cioè , alla repubblica . Del resto , noi non intendiamo dan . nar coloro , che sinceramente credendo di non potere , senza trasgressione, prestar il giura mento , anteposero la coscienza al carcere ed all'esiglio ; la inaleria aveva in se molta diffi
coltà . La romana consulta procedeva cautamen te. Operando alla spartita , cominciò dai vesco vi . Alcuni giurarono , altri ricusarono, Giura
rono quei di Prugia , Segni , e Anagni : rie cusarono quei di Terracina, Sezze , Piperno , Ostia , Velletri , Amclia , Terni , Acquapendena te , Nocera , Assisi , Alatri . Aveva il vescovo 1
di Tivoli giuralo ; una pentitosi e condoltosi a fare il poniiticale nella chiesa del Carmi.
ne il giorno di San Pietro , con molte lagrime fece, dopo il Vangelo , la sua ritrallazione : i gendarmi se lo pigliarono , ed in Roma carce. rato alla Minerva il portarono . Tutti i non giu rati , suonando loro d'ogn'intorno le armi dei
gendarmi napoleonici , chi in Francia , chi a To. rino , > chi a Piacenza , chi a Fenestrelle furono condotti . Fu anche portato via da Roma , come
non giurato e troppo divoto al papa , un Baccolo veneziano , vescovo di Famagosta , uomo molto nuovo , e di nalura facetissima. I carceratori
non sapevano darsene pace ; perciocchè più lo sprofondavano nell'esilio e nella miseria , e pia rideva e si burlava di loro, tanto che per istrac chezza il lasciarono andare , come pazzo . Ma ei tornava in sul dire e in sullo scrivere cose tan
to singolari a Genova , a Milano , a Venezia , che era forza ai napoleoniani di spiare conti >
>
nuamente quello che si facesse. Insomnia era,
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questo Baccolo una gran molestia agli spiatori di Napoleone , e diè che fare a tutti dal duca di Rovigo fino all'umile Olivetti, ch' era stato surrogalo a Piranesi : solo clie udissero nominar Baccolo , tosto si scuotevano e risentivano. Spe. dita la faccenda dei vescovi , richiederonsi dei giuramenti i canonici . Sperava Janet , che giu. rerebbero facilmente , avendo grossi benefizi, e morbida vita . Molti giurarono ; molti ancora non giurarono. Dei due capitoli di San Giovanni e di San Pietro in Roma , tutti ricusarono , salvo
Vergani , e Doria : quei di Tivoli e di Viterbo , tre soli ecceltuati , giurarono. Giurarono quei di Subiaco ad instigazione dei Tivolesi ; ma si ritrattarono. Ricusarono quei di Canepina , ri.
cusarono quei di Cori : i gendarmi s' affaccen . davano . Molto maggiore difficoltà avevano in se i giuramenti dei curati, massimamente di quei di Roma , uomini d'innocente vita, e d'eviden te vantaggio dei popoli, non solainente pei sus.. sidi spirituali , ma ancora pei temporali. Rap. presentò la consulta , che in questo opinava sa viamente , che s'indugiasse. Napoleone , che >
per la sua natura pertinace amava meglio usa. re ogni estremo , che allentare un punto solo delle sue deliberazioni , mandò loro dicendo , che voleva i giuramenti da tutti , ed obbedisse ro . Nelle province la maggior parte ricusarono : i gendarmise gli portarono. Dei Romani ; i più si astennero: tre giurarono , quei della Traspon tina , di Santa Maria del Carini ne fuqri di porta Portese , della madonna della Luce in Trasteve >
re : i renitenti portati via , o'se infermi ed im . potenti all'esilio , serrati in San Calisto ; i con senzienti accarezzali . Nascesa dagli esilii una
condizione lagrimevole ; che gli uffici divini per la mancanza dei pastori s'interrompevano. Na poleone , posta la falce nella messe ecclesiasti ca , a suo modo vi rimediava . Sopprimeva di propria autorità i vescovati e le parrocchie dei
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vescovi, e dei parochi non giurati , e secondo che gli aggradiva , gli univa ai vescovati e par rocchie dei giurati , turbando in tale modo , di per se , la giurisdizione spirituale , come vole va , ed a chi voleva.
A questo tempo furono soppressi nello stato se ; i forestieri mandati al loro paese , i paesa
romano i conventi si di religiosi , che di religio.
ni sforzati a depor l'abito, Mandaronsi i soldati a far uscire le monache , tempo ventiquattrº ore : le valide d'età e di salute mandate alle loro le vecchie ed inferme in quattro
case
conventi. L'aspetto diRoma a questi giorni com . passionevole : gendarmi, che si portavano ve . scovi , canonici , parochi giovani , parochi vec. chi , sani o malali , o dal contado a Roma, o da Roma all'esilio . Piangevano gli esuli, pian . gevano le famiglie degli esuli : i romani colli risuonavavo di querele e di pianti. 1
:
Intendeva la consulta a consolare la desolata
Roma . Ciò s'ingegnava di fare ora con ordina menti convenienti al luogo , ora con ordinamen ti non convenienti , e sempre con animo sincero e buono. Pensava alle scienze, alle lettere , all' agricoltura , al commercio , alle arti . Ordino, che con denaro del pubblico si procacciassero gli stromenti necessari alla specola del collegio romano ; condusse a fine i parafulmini della Ba silica di San Pietro stati principiati da papa Pio ; ebbe speciale cura delle allumiere della Tolfa , e delle miniere di ferro di Monteleone
nell'Umbria , nelle quali si era cessato di cava re ai tempi delle ultime guerre civili , quantun que il ferro sia assai più arrendevole e dolce di quello dell'isola d'Elba. Gente perita , de . naro. a posta addomandava ; due allievi romani mandara alla scuola delle mine , due a quella
della veterinaria, due a quella delle arti e ine. stieri in Francia , semi di utili scienze nell'ce . clesiastica Roma.
STORIA D'ITALIA 398 Temevasi che la presenza dei Francesi in Ita lia , massimamente in Toscana e nello stato ro
mano , giunta a quella loro lingua tanto snella e comoda per gli usi famigliari, avesse a pre giudicare alla purezza ed al candore dell'ita
liana favella; timore del tutto vano , perciocche quale cosa si potesse ancora corrompere in lei, non si vede . Tuttavia Napoleone, il quale , non so per quale strana fantasia , aveva unilo To . scana e Roma alla Francia , ed introdottovi nc
gli atti pubblici l'uso della lingua francese aveva, già fin dall'anno ultimo , decretato premi a chi meglio avesse scritto in lingua toscana . La consulta di Roma a fini di cooperare con
quello che l'imperatore aveva comandato , a eió muovendola Degerando , statuiva , che la >
lingua italiana si potesse in un con la francese usare negli atti pubblici ; benevola , ma strana permissione in Italia. Volle altrest, che l'acca .. demia degli Arcadi si ordinasse in modo che e la letteratura italiana promuovesse , e la lingua pura ed incorrotta conservasse con premi a chi meglio l'avesse scritta o in prosa o in versi : l' Arcadia sedesse sul Gianicolo nelle stanze di Sant Onofrio . Ordinamento conforme alla fama antica , alle influenze del cielo , alla natura de
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gli uomini, alle romane asanze fu quello dell' accademia di San Luca , chiamata , per confor-,
to di Degerando , a pin magnifico stato. La con sulta le dava più copiosi sussidi , l'imperatore pid convenienti stanze , e dote di centomila franchi .
Parlando io dei benefici delle lettere , non vou,
glio passar sotto silenzio l'amorevolezza usata dalla consulta verso il convento di San Basilio
di Grottaferrata , unico residuo dell'antico or. dine di San Basilio , che primo fra le tenebre del medio evo portò in Europa la cognizione: della lingua gr ca , e con lei lo studio delle lettere . Nel coro e negli uffizi avevano questi:
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monaci conservato la lingua ed il canto greco , ma piuttosto per tradizione orale , che per leta tera scritta . Ogni vestigio del canto greco si sa rebbe spento , se il convento fosse stalo soppres so , ed i monaci dispersi . Sapplicato l'impera tore dalla consulta >, conservò il convento. Ciò
non ostante l'ordine si spense ,7 perchè il secolo a tutt'altro portava , che a farsi frate , ed a can tar greco .
Colla medesima mansuetudine opinò la con. šalta del convento dei Camaldolesi di Monteco
rona , Benedettini riformati da San Romualdo , Mi tia dolce raccontare qualche particolarità di Montecorona , poichè in quella Iranquilla sede riposerassi alquanto l'animo stanco , ed inorri . dito dalla rappresentazione di tanti tradimenti ,
espilazioni e morti. Conservava Camaldoli sin. cera e pura , dopo tanti secoli , la regola di San Romualdo . Tengono i Camaldolesi del cenobita
e dell' eremita. Come cenobiti, vivonsi solitari, come romiti, attendono alle opere manuali si agrarie che domestiche , senza differenza alcu . na di padri o di fratelli , di superiori d'infe riori . Servensi tra di loro a vicenda , usano la ospitalità , esercitano la carità : la vita loro ,
anche ai tempi napoleonici , pacifica e dolce : divoti a Dio , divoti al sovrano , divoti agli uo . mini , pregavano , obbedivano , soccorrevano. Siede il convento sulla sommità d'un monte , ha all'intorno folta foresta , dista da Perugia a
quattordici miglia : deserti una volta , campi fioriti adesso per opera delle cenobitiche mani.
Naturarono su per quegli aspri monti l'abete ; fecerne selva vastissima , magnifici fusti per le più grosse navi . È il convento stimolo a virtu , fonte di proventi , ricovero d ' nomini fastiditi del mondano lezzo , ospizio diviaggiatori, lar gimento di soccorsi : è vita di deserto , testimo nio di pietà, Rovinavano i regni , odiavansi gli uomini , infiammavansi gli appetiti 2, ammazzar
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vansi le generazioni : Montecorona quieto, dola ce , umano e benefico perseverava ; e se la ca duta del papa pase in forse la conservazione di lui , molto é da deplorarsi che l'ambizione dei tempi sia arrivata a turbare quelle sante soli tudini. Bene meritò degli uomini infelici e pii la romana consulta >, a ciò muovendola Janet , coll'aver addomandato la conservazione di quel pietoso secesso. Emmi caro lo spaziare alquanto sall' ordine della Propaganda . Napoleone imperatore , al quale piacevano le cose che potevano muovere il mondo , volle , mettendola in sua mano , con
servar la Propaganda : Degerando , siccome que gli che si dilettava di erudizione letteraria e di gentilezza di costumi, con l'autorità sua la füs voreggiava . Dalla narrazione delle cose appar tenenti a quest'ordine chiaramente si verrà a conoscere , ch'ei non meritava né le lodi dei fa .
patici , né gli scherni dei filosofi. Ancora ve drassi quanta sia la grandezza degli italiani concetti . Era principal fine di qaesto instituto la propagazione della fede cattolica in tutte le parti del mondo ; ma l'opera sua non era tal mente ristretta a questa parte , che non mirasse a diffondere le lettere, le scienze , e la civiltà fra genti ignare , barbare e selvagge ; che anzi una cosa aiutava l'altra, poiché la fede serviva d'introduzione alla civiltà , e questa a quella . Poteva anche mirabilmente aiutare la diploma zia e la politica : ciò massimamente aveva pia . ciuto a Napoleone; perciocchè an capo solo reg. gera , e muoveva infiniti subalterni posti in tut te le parti del mondo. Il trovato parve bello a Napoleone , nè era uomo da non volersene pre valere, e siccome aveva usato la religione per acquistare la signoria di Francia , cosi voleva servirsi della Propaganda per acquistar quella del mondo, Seppeselo Degerando , il quale scri.
Teva , che per quanto alla politica s'appartene
LIBRO XXIV , 1810 401 va , la Propaganda , recando in quelle lontane regioni coi semi del nostro culto i nostri costu mi , le nostre opinioni , le radici delle idee d '
Europa , la narrazione del regno il più glorioso, qualche cognizione delle nostre leggi ee delle nostre instiluzioni , preparando gli spiriti a ces. ti avvenimenti , che solo s'apparteneva alla va stità dell'imperial mente a concepire , procac: ciando amici tanto più fidati, quanto più stretti da vincoli morali , e così ancora offerendo tan ti e cost variati mezzi di corrispondenza in con. trade , in cui il governo mantenera nissun agen . te , procurandoci notizie esatte sulla natura dei paesi , nei quali i missionari soli potevano pe netrare , aprendo finalmente una via , e quasi un condotto a farvi scorrer dentro. coi lumi ci . vili le influenze di un sistema , la cui gran dezza doveva abbracciare tutto il mondo , era
un edifizio piuttosto di unica che di somma im. portanza. Queste cose erano di per se stesse e se alcuni filosofi , massima . molto chiare mente francesi , tanto hanno lacerato Roma per , fatto servire la religio dicevano avere , conie ne alla politica , si vede ch'essi non furono a . lieni dail'imitarla ; poiché , divenuta Francia padrona di Roma , indirizzarono i loro pensieri al medesimo fine. Certo è bene , che Napoleone
di nissuna cosa più si compiacque , che di que sta Propaganda; ora per dire qual fosse , ella fu creata dal papa Gregorio decimoquinto, e da lui commessa al governo di una congregazione di quattro cardinali , e di un segretario . Suo uf ficio era mandar missionari in tutte le parti del mondo. Gregorio la dotò di rendite del pro prio, e d'assegnamenti considerabili salla Ca. mera apostolica ; le conferi immunità e privile gi ; volle che ciascun cardinale nella sua esal tazione le pagasse un censo. Ma Urbano ottavo, considerato , che se era utile il mandar missio
nari europei a propagar la fede , maggiormente
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402
uțile sarebbe il mandarvi uomini del paese con vertiti ed ammaestrati nelle pratiche romane , aggiunse il collegio della Propaganda , in cui a spese pubbliche erano ricoverati ed ammaestrati giovani forestieri >, massime di origine orienta . le , acciocchè fatti grandi e addottrinati , ritor nassero nei propri paesi a secondare i missiona ri apostolici. Sommava il numero degli allievi per l'ordi nario a settanta ; i Cinesi , essendo loro riuscito contrario l ' aere di Roma , furono trasportati in un seminario e collegio fondati per questo fine a Napoli. Innocenzo duodecimo, ed altri ponte fici furono liberali veso la Propaganda di nuo . vi beneficii : uomini privati altresicon donazio ni, e legati l'arricchirono. Le diede monsignor Vires iſ bellissimo palazzo in Roma : it cardi nal Borgia , morto a Lione nell'ottecent ' uno , le lasciò una parte de' suoi beni . Quattro erano gli ordini della Propaganda , destinati alla pro .
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LE 1
pagazione della parola del Vangelo : nccupava no il primo i vicari apostoliei, o arcivescovi, o vescovi , o prefetti delle missioni, il cui cari O
co era lo scrivere le lettere , e la direzione delle
fatiche apostoliche. Subordinati ai vicari collo cavansi nei secondi i semplici missionari. Veni vano in terzo luogo i collegi , le scuole , i mo. nasteri . Cadevano nel quarto ii semplici agenti amministrativi od economici. La Propaganda diede principio alla sua opera col fondare arci. Vescovi e Vescovi nelle antiche chiese , due pa. triarchi , l'uno pe' Caldei, l'altro pei Siriaci vescovi e vicari apostolici nell'isole dell'Arci . pelago, nell' Albania , nella Servia , nella Bosnia, nella Macedonia , nella Bulgaria , nella Mesopo tamia , nell'Egillo , a Smirne , ad Antiochia , ad Anticira . Mandava due vescovi , vicari apostolici, a Constantinopoli, uno pet rito latino , l'altro
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per lº
meno . Un gran numero ne destinava
in Persia ,> nel Mogol, nel Malabar , nell'India
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oltre e qua del Gange, nei regni di Siam ,
di
Java , di Pegů , in Cochinchina , nel Tonchino, nelle diverse province della China. Ne omette. va , parendole che fosse messe d'importanza , gli Stati Uniti d'America . Vicari apostolici , e vescovi mandati dalla Propaganda , seminavano
le dottrine del Vangelo in quelle regioni d' Eu ropa , che dalla Chiesa romana dissentivano. Questi tentativi e questi sforzi della comunanza cattolica , stimolavano le dissidenti a pruovarsi ancor esse a propagare la religione e la civiltà fra le nazioni ancor barbare e selvagge . Man. darono pertanto , gl'Inglesi massimamente , a . genti loro nell'Indie orientali , e nelle isole del mare Pacifico , dalla quale pietosa opera molte nazioni furono dirozzate , e ridotte alla condia zione civile . E se i papi mescolarono la pour litica , come fu 'scrito, in questi conati religio . si , resterà a vedere , se la Russia e l' Inghiltera ra siano esenti da questa pecca . Per aiutare i vescovi ed i vicari apostolici , s'erano insti . tuiti a luogo a luogo , e più numerosi là dove i cattolici vivevano in più gran numero , i prea felti ed i parochi : questi avevano sede tissa e gregge permanente : i missionari, che erano il secondo grado , comprendevano nel mandas to loro vaste province , conducendosi ora in questo luogo ed ora in quello, ma sempre nela la provincia destinata a ciascun di loro , se . condochè i bisogni della fede da loro richiede. >
vano , La elezione dei missionari si faceva ore dinariamente fra i sacerdoti del clero secolare .
Era a loro raccomandato , e specialmente co
mandato dalla Propaganda, che a niun modo nè sotto pretesto qualsivoglia , si mescolassero o s'intromettessero negli affari temporali و, me no ancora nei politici dei paesi , cui erano de stinati ad indagare e ad ammaestrare. Solamen te era solita la Propaganda ad insegnarvi le
scienze profane e le arti utili , affinché con esse
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potesse volgere a se gli animi , e cattivarsi l' attenzione , e la benevolenza degli uomini igna.
ri di qnelle incolte regioni. Dipendevano i mis. sionari del tutto da lei , ed ella gli spesava con
le sue rendite . Aveva creato sei scuole , o col. legi in Egitto , quattro nell' Ilirio , due in Al bania ', due in Transilvania , uno a Constanti.
nopoli , parecchi in diverse contrade non catto 9
liche d'Europa. Erano questi collegi mantenuti col denaro della congregazione : mille scudi all' anno pagava ai vescovi d'Irlanda per le scuole cattoliche di quel regno ; i collegi irlan . dese , scozzese , greco , e maronita di Roma da >
lei medesimamente dipendevano. Finalmente siccome ciascun ordine di religiosi aveva un collegio separato pe'suoi in issionari, così que . sti stessi missionari avevano dipendenza dalla Propaganda , in quanto spettava alla bisogna delle missioni. Gli allievi dei collegi , ciascuno secondo il suo merito , erano creati sul finire degli studi o vescovo , o prefetto , o curato , o
semplice missionario. Gli agenti o procuratori a niuna bisogna religiosa attendevano , ma so lamente >, essendo distribuiti nei luoghi piů op portuni , al mandar le lettere e i fondi ne cessari per tener riva dappertutto macchina si >
vasta .
Quanto alla congregazione in Roma , aveva cinque parti , la segreteria , dove si scrivevano le lettere , ed a questa parle appartenevano anche gl'interpreti , gli archivi , che compren . devano la libreria ed il museo , entrambi pieni di cose curiosissime ; la stamperia tanto celebre per la varietà e la bellezza de'suoi caratteri, il collegio degli allievi , la computisteria : in
quest'ultima si tenevano i conti , e le ragioni della congregazione . Le rendite sommavano a trentatremila trecento novantasei scudi romani
all' anno, che sono centosettantottomila seicen tosessanta franchi. I fonti erano i luoghi de '
LIBRO XXIV . 1810 405 monti , i livelli pagati da Napoli , da Venezia , e dai corpi religiosi, e finalmente i censi dei
cardinali novellamente creati . Ma la cuina uni.
versale aveva addotto la ruina di quest'institq. zione , con avere o del tutto annientato parte delle rendite , o ritardato la riscossione delle sussistenti : s'aggiunse la rovina del palazzo devastato nel mille ottocento . Adunque ella sus sisteva piuttosto di nome che di fatto, quando Napoleone s'impadroni di Roma; poi, i frutti dei monti non si pagavano , la computisteria
per comandamento imperiale sotto sigilli , gli archivi portati a Parigi . Volle Degerando ri . metterla in istato , e che si aprissero intanto i pagamenti : l'imperatore stesso aveva dichiara to per senatus-consulto , volere la sua conserva zione , e doterebbela coll'erario imperiale. Ma
distratto primieramente dai gravi pensieri delle sue armi , poscia dai tempi sinistri che gli ven nero addosso , non poté né ordinare la macchi na , come era necessario , nè far sorgere quel
zelo a propagazione degl'interessi politici, che per amore della religione , per le esortazioni
dei papi, e per la lunga consuetudine era sorto nei membri della congregazione ai tenipi pon tificii. Cosi sotto Napoleone ella non fu di al
cuna utilità nè per la religione , nè per la po litica : solo le sue ruine attestavano la grandez
za dell'antico editizin, e la rabbia degli uomi ni che l'avevano distrutto . Portali via gli ar chivi per arricchirne Parigi , si voleva privar Roma anehe dei tipi delle lingue orientali , che si trovavano raccolti nella sua stamperia : eraa vi i tipi di ventitre lingue d'Oriente . Doman dava la stamperia imperiale di Parigi , che le si mandassero le madri per supplire con loro ai punzoni alterati . Grave perdita sarebbe sta ta questa per Roma, dove l'erudizione, e la letteratura orientale erano , come in sede pro
pria , coltivate . Prego Degerando , che o si git.
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STORIA D'ITALIA "
tassero con le madri i punzoni a Roma , o si madassero a Parigi , non tatte ma solamente
quelle dei punzoni alterati . Fu udito benigna mente ; a lui restò la città obbligala della con. servazione di opere di gran valore per la eru: dizione e per le lettere. Le opere di musaico , peculiar pregio di Ro
ma , perivano ; perchè pei danni passati poco si spacciavano , ed anche mancavano i fondi per le spese degli smalti e degli operai . La princi pale manifattura , che serviva di norma alle al tre , era attinente a San Pietro , e si sostentava colle rendite della sua fabbrica : per la neces
sità dei tempi , mancando la più gran parte delle rendite , non che il masaico si conservasse , pericolara la Basilica. Fu proposto di commet terlo all'erario imperiale , ma perché Napoleo ne , che non amava lo spendere a credenza , non si tirasse indietro , fu d'uopo alla consulta l'inorpellare la cosa con dire , che il mosaico pagato dall'imperatore non servirebbe più so iamente ad abbellire San Pietro , ma che pro
tetto dal più grande dei monarchi , adornereb be il palazzo del principe , ed i monumenti dell'imperiale Parigi . « Che bel pensiero sae >
# rebbe, diceva la consulta , l'immortalare con
- opere di musaico il quadro dell'incoronazio py ne dipinto da David , e gli altri tre , che dal. >
» le maestrevoli mani di questo grande artista » erano per uscire ? ,, A questi suoni Napoleone
si calava, e pagava . Restava che , poiché si era provveduto all'opera , si avesse cura degli ope . rai. Essendo la lavorería loro addossata al col le del Vaticano , ed in parte sotterranea , e per.
ciò molto malsana, troppo spesso infermavano, e sovente il vedere perdevano . Oltre a ciò gli armadi e gli scaffali, in cai si conservavano
gli smalti, infracidavano , le tele dipinte che si portavano a copiarsi , dall'umidità si guastava -20. A questo modo era testé perito con ramma
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XXIY.
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rico di tutti un bel quadro del pittore Camac . cini . Decretò la consulta , trasportassersi gli opi ficii nelle stanze del Sant' Officio .
Concedutosi dall'imperatore un premio di ducentomila franchi ai manifattori di Roma ,
volle la consulta , che fossero spartiti a chi me glio tilasse o tessesse la seta o la lana , a chi me glio conducesse le opere dei merletti, a chi meglio addensasse i feliri, a chi meglio con ciasse le pelli , a chi meglio stillasse l'acquare zente , a chi meglio lavorasse di maioliche, o di vetri, o di cristalli ,1 o di carta , a chi più , e miglior colone raccogliesse sulle sue terre , a
chi piantasse più ulivi , a chi ponesse piú se. >
menzai di piante utili . Si venne anche sul ca priccio dello zucchero dell'uve , e della saggi . nå di Caffreria . Ma papa Pio , che conosceva
Roma ed i Romani suoi, si stringeva nelle spal le , quando udiva queste novelle , e dal suo car cere di Savona sclamava , che bene e con frutto
si sarebbero favoreggiale in Roma le manifat ture attinenti alla erudizione ed alle belle arii , ma che sarebbe tempo ed opera perduta il dar favore alle alire : perciocchè la natura degli uomini, le consuetudini , le opinioni , il cielo stesso ripugnavano . I musei espilati ai tempi torbidi ora con cura
si conservavano : i preziosi capi d'arte , che 1
adornavano i conventi , ed erano molti e belli , diligentemente si costodivano. Fu anche creata a conservazione loro dalla consulta una con
2
gregazione d ' uomini intendenti , e giusti esti
.
.
matori, che furono Lethier pittore , Guattani , de Bonnefond , l'abbate Fea, e Tofanelli, con servatore del Campidoglio. Conservando fioma odierna >, si poneva men te a scoprire l'antica : almeno cosi desiderava
la consulta ; la Francia potente e ricca il pole va fare . Si ordinarono le spese del cavare nei
luoghi più promettenti. Sarebbesi anche , come
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pare , fatio gran fratto , se i tempi soldateschi non avessero guastato l'intenzione .
Discorreva Napoleone di volere visitar Roma sna . Se di fatto non voleva andarvi >, l'essere
aspettato faceva a' suoi lini : la consulta pensa. va al trovar palazzi , che fossero degni dell'im. peralore . Castelgandolfo le parre aeconcio per la campagna ; il Quirinale per la città: il Qui rinale grande e magnifico per se , sano per sito, e con bell'apparenza da parte di strada Pia : ogni cosa all'imperial costume si accomodava. Nè la bellezza , o la salubrità si pretermelteva . no. Disegnavano di piantar alberi all'intorno , di aprir passeggiate, specialmente alla porta del popolo da riuscire a Trinità del monte , di tra sportar i sepolcri fuori delle mura , di prosciu . gar le paludi . Le pontine massimamente pres.
savano nei consigli imperiali. Prony francese , Fossombroni italiano, idraulici di gran nome, e
di scienza pari al nome , le visitavano , e fra di loro consultavano. Si fece poco frutto a ca gione dei tempi contrari ; e se le pontine non peggiorarono sotto il dominio francese , certo non migliorarono. Cosi vivevasi a Roma , con un sovrano pri gioniero a Savona , con un sovrano prepotente à Parigi, con dolori presenti , con i speranze
avvenire, diventata , stravagante caso , provin cia di Francia , non poteva nè conservare le forme proprie , nè vestirsi delle aliene ; tratta
in contrarie parti lagrimava , e si doleva , ne poteva la consulta , quanlunque vi si affaticas. tante percosse consolarla e racconfor
se , di tarla ,
Noovi, strapi e lamente poli casi mi chiama. no nel regno. Era venuto a noia a Carolina di
Sicilia , che voleva comandare da se , il domi. nio degl' Inglesi , nè sperando di riconquistare il regno di terraferma, desiderava almeno di essere padrona di quello che le restava . Napo
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leone , che conosceva bene gli umori degli ao . inini, e quelli delle donne ancora , aveva pene trato quel di Carolina, e per mezzo di sue pra. tiche le persuase , ch'era pronto a secondare le sue intenzioni . Vennesi ad un negoziato tra l'imperalore e la regina , il fine del quale era ,
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che il re aprisse រi porti di Sicilia ai soldati di Napoleone, e permettesse che gli occupassero ,
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si veramente che l'imperatore aiutasse il re a
cacciar gl'Inglesi dalla Sicilia . Mentre questi negoziati pendevano , entrò in Murat il desi . derio di conquistar la Sicilia sperando che la durezza del governo caroliniano , procurandogli aderenze negli scontenti , gli aprirebbe l'occa sione di far frutto con le spalle loro. Già le trappe francesi si erano condotte nella Calabria ulteriore ; al che aveva consentito Napoleone per dar gelosia agl' Inglesi , acciocchè non po tessero correre contro Corfu . Ad esse si erano accostali i Napolitani , la costa di Calabria da Scilla a Reggio piena di soldati . Vi concorre vano altresi le forze pavali del regno , non sen
za aver prima combattuto onorevolmente contro
le navi d'Inghilterra , che per vietar loro il 17
D'
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passo le avevano assaltate nel golfo di Pizzo, al capo Vaticano , e sulle spiagge di Bagnara. S'in giungeva a tutti i comuni posti sul lillorale del Mediterraneo , che somministrassero legni ar mati in guerra per l'impresa di Sicilia . Murat, che a Scilla voleva imitar Napoleone a Bologna
di mare , spesso imbarcava, e spesso anche sbar cava le genti per addestrarle. Ognuno credeva
che la spedizione si tenterebbe : i più confidava no nella fortuna di Napoleone , affermando, che 21
finalmente poi lo stretto di Messina) , non era più difficile a passarsi , che il Reno od il Danubio. Ma siccome il nervo principale della spedizione con sisteva nei Francesi , cosi aveva Murat pregato l'imperatore , affinché ordinasse che egling perassero co' suoi Napolitani alla fazione. Napo. T. III.
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STORIA D'ITALIA
leone , che a questo tempo negoziava colla re
gina , Delle sue solite ambagiravviluppandosi , rispose nė appruovando né disdicendo , conten to al moto , o che riuscisse o che solo spaven tasse. Nissun ordine mandò a' saoi , acciocche si congiungessero con quei del re . Ma Gicvac chino acceso per se stesso da incredibile cupi. dità all'acquisto di Sicilia , e persuadendosi di trovarvi gran seguilo e facile mutazione , volle tenlar la fazione da se , e con le sole sue for .
ze . Cinque mila Napolitani , fra i quali era il reggimento di Reale- Corse, parrivano di not tetempo dalle vicinanze di Reggio e di Pentime la , e s' avviavano alla volla di Sicilia , con in . teplo di approdare tra Scaletta e Messina . Al
tempo stesso Murat , standosene sulla reale gon dola riccamente addobbata , dava opera ad im. barcare le genti francesi , come se anch' elleno
dovessero andare alla conquista , ancorchè sa. pesse , ed elle meglio di lui, che non s'atten terebbero . Ma avevano consentito ad aiatar l'im .
presa con un po' di romore , e con quelle vane dimostrazioni. Sbarcarono nel destinato laogo i Napolitani condotti dal generale Cavagniac ;ma non cosi tosto posero piede salle terre siciliane, che in vece di correre unili a qualche fatto ima portante , si sbandarono per vivere di sacco . La qual cosa veduta dai paesani e dalle milizie , accorsero coll'armi ed in folla , ed oppressero facilmente quegli uomini sfrenati e dispersi: chi non fu morto , fu preso ; alcuni dei presi , uc cisi per la rabbia civile . Accorrevano gl'Ingle -si al romore dalle stanze di Messina.; ma arri varono quando già la vittoria era compita. Dopo questo falto , che non fu senza diminuzione della
riputazione del re , deposta , non senza querela contro Napoleone , la speranza conceputa , ri . tirava Giovacchino i soldati verso Napoli, e con pubblico scritto annunziava , essere terminata la spedizione di Sicilia , il che era verissimo.
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Ma rimasero nell' ulteriore Calabria miserabili
vestigia del furore dei napoleoniani. Tra il guasto fatto per accampare , e quello dei soldati scorrazzanti per le campagne , ne furono gua state vaste tenale d' alivi e di viti , sole ric chezze che il paese si avesse . Cosi il regno di
là dal Faro non fu conquistato , quello di quà desolato .
Intanto i negoziati tra Napoleone e Carolina non poterono tanto restar segreti , che non ve .
nissero a cognizione degli Inglesi , ne intrapre sero anche le lettere certissime. Ciò fu cagione, cbe Carolina a loro , e principalmente a lord Bentinck mandato in Sicilia a confermarsi il dominio della Gran Breitagna , tanlo venisse in
odio , che per allonlanarla del tutto dalle faca cende , la confinarono in una villa lontana a qualche miglio da Palernro , e poco dopo l'ob bligarono anche a partire dalla Sicilia , acci . dente molto singolare e strano , che sarà da noi raccontato a suo luogo. Parlito l'esercito , i facinorosi della Calabria di nuovo uscendo dai loro ripostigli , ripullula vano , ed ogni cosa mettevano a roba ed a sangue. Niuna strada , non che inaesira , rimosa ta , ninn casale sparso , niun campo riposto era no piú sicuri. Divisi in bande e sottomessi a capi, si erano spartite le province. Carmine An. >
tonio, e Mescio infestavano coi loro seguaci Mormanno, e Castrovillari; Benincasa , Nierello,
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Parafanti e Gosia il distretto di Nicastro ed í
casati di Cosenza ; Boia , Giacinto Antonio , ed il Tiriolo la Serra stretta , ed i borghi di Ca tanzaro ; Paonese , Massolta , è il Bizzarro le rive dei due mari , e la estremità dell' alteriore
Calabria. Spaventò il Bizzaro specialmente , e lungo tempo , la selva di Golano, e le strade da
Seminara a Seilla. Questi erano gli effetti dell' antiche consuetudini , e delle guerre civili pre senti. Si lemeva , che alla prima occasione i
STORIA D'ITALIA
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capi politici contrari al governo , i Carbonari massimamente ed i loro aderenti, di nuovo pro rompessero a moli, pericolosi . Si sapeva che i
Carbonari , sempre nemici dei Francesi , quan tanque se ne stessero quieti , fomentarano, non )
le ruberie e gli assassinii , che anzi cercavapo
di frenargli , ma l'ineilazione e l'empito , per voltarlo , quando che fosse , contro quella nazio ne, che tanto odiavano . Si rendeva adunque per ogni parte necessario a Myrat l'estirpar del tutto
quella peste dei facinorosi di Calabria, e lo spe gnere , se possibil fosse, la selta tanto impor tuna dei Carbonari. Vari per questo fine erano stati i tentativi ai tempi di Giuseppe , vari al. tresi ai tempi di Murat , ma sempre infruttuosi, pon tanto per la forza della parte contraria , e
per la difficoltà dei luoghi, quanto pei consigli spartiti , e la mollezza delle risoluzioni. A ciò >
fare era richiesto un uomo inesorabile contro i
malvagi ed un'autorità piena per punirgli . Un
Manles generale , aiutante di campo di Murat, >
che già aveva con singolar energia pacificato gli Abruzzi , parve al re uomo capace di condur à buon fine l'opera più difficile delle Calabrie. Il vi mandò con potestà di fare come e quanto rolesse . Era Manhes di aspetto grazioso, di trat to cortese , non senza spirito , ma di natura ri.
gida ed inflessibile , né stromento più conve niente di lui poteva scegliere Ginvacchino per conseguir il tine che si proponeva. Arrivava Manhes nelle Calabrie , a questo solo disposto , che le Calabrie pacificasse ; del modo , qualan que ei fosse , non si curava : ciò si pose in pen. siero di fare , e fecelo , ferocia a ferocia , cra deltà a crudeltà , insidia ad insidia opponendo; e se questi rimedi sono necessari , che veramen te erano in Calabria , per ridurre gli uomini a sanità , io veramente dell'umana generazione mi dispero. Primieramente considerd Manhes ,
che l'operare spartitamente avrebbe guastalo
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il disegno ; perchè i facinorosi fuggivano dal luogo in cui si usava più rigore, in quello in cui si procedeva piå rimessamente : cosi cac ciati e tornanti a vicenda da an laogo in un al tro , sempre si mantenevano. Secondaniente an.
dò pensando , che i proprietari, anche i più ric . chi , ed i baroni stessi che vivevano nelle terre, ricoveravano, per paura di essere rubali e mor ti , quest' uomini barbari. Dal che ne nasceva , che se non si trovava modo di torre loro que sti nascosti nidi , invano si sarebbe operato per ispegnergli . S' aggiungeva che la gente sparsa per le campagne , per non essere manomessa
da loro , dava loro, non che ricovero , vettova glie ; e cosi fra il rubare , il nascondersi ed il vagare era impossibile il sopraggiungergli. Vi de Manhes convenirsi', che con qualchemezzo
straordinario , giacché gli ordinari erano stati indarno , si assicurassero gli abitatori buoni, i briganti s' isolassero . Da ciò ne cavava quest'al tro frutto , che i giudizi sarebbero stati severi, operando contro i delinquenti l'antica paura , ed i danni sopportati. Ferro contro ferro , fuoco contro fuoco abbisognava a sanare tanta peste, e medicina di ferro e di fuoco usò Manhes, Per
arrivare al suo tine quattro mezzi mise in ope ra : notizia esatta del numero dei facinorosi co
mune per comune , intiera loro segregazione dai •buoni, armamento dei buoni , giudizi inflessibili. Chi si dilelta di considerare le faccende di stato,
ed i mezzi che riescono e quelli che non riesco . no , vedrà nelle operazioni di questo prudente e
rigido Francese, quanto i mezzi suoi quadrassero col fine , e ch'ei non andò per le chinere e le a . strazioni , come fu l'uso dell'elà . Ordinò che cia . scun comune desse il novero de' suoi facinorosi,
pose le armi in nano ai terrazzani , partendogli in ischiere , le' ritirare bestiami e contadiniai
horghi più grossi , che erano guardati da trupo pe regolari , fe'sospendere tutti i lavori d'agri
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STORIA D ' ITALIA
coltura , dichiaro caso di morte a chiunque, che ai corpi armati da lui non essendo ascritto, fos se trovato con viveri alla campagna , mandò fuo . ri a correrla i corpi dei proprietari arınati da lui comune per comune , intimando loro , fosse ro tenuti a
tornarsene coi facinorosi o vivi o
morti . Non si vide più altro nelle selve , nelle montagne , nei campi, che truppe urbane che andavano a caccia di briganti, e briganti che
erano cacciati. Quello che rigidamente avera Manhes ordinato , rigidamente ancora si effet. tuara . I suoi suhalterni il secondavano, e for. se non con quella retta inflessibilità ch ' egli u.
sava , ma con crudeltà fantastica e parziale. Ac cadevano fatti nefandi : una madre, che ignara degli ordini , portava il solilo vilto ad un suo figliuolo che stava lavorando sui campi , fu im . piccata . Fu crudelmente lormentata una fanciul la , alla quale furon trovate lettere indiritte a
uomini sospetti . Né il sangue dei Carbonari si risparmiava . Capobianco loro capo , tralto . per insidia , e sotto colore d'amicizia nella forza , fu ucciso . Un curato ed un sào nipote entrati nella sella , furono dati a morte , ľuno vege gente l'altro , il nipote il primo , il zio il sco condo . Rifugge l'animo a me, che già tante orrende cose racconiai, dal ' raccontare i nodi barbari che contro di loro si usarono . I Carbo .
sari spareolati dalle uccisioni, perchè molti di loro perirano nella persecuzione , si ritirarono alle più aspre montagne. I facinorosi intanto , o di fame, per essere il paese tutto deserlo e privo di vetlovaglie ; pe rivano , o nei combattimenti, cbe contro gli urbani forocemente sostenevano , murivano , o preferendo una morte pronta alle lunghe ango sce a da se medesimi si ucciderano , o si da
vano volontariamente in preda a chi voleva il sangue loro. I dali o presi , condoli innanzi a
tribunali straordinari composti d intendenti
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delle provincie , e di procuratori regii , erano partiti in varie classi ; quindi mandati a gia
dieare dai consigli militari creati a posta da Manhes. Erano o strangolati sui patibnli , o sofa focati dalla puzza in prigioni orribili: gente
feroce e barbara , che meritava supplizio , non pietà. Nè solo si mandavano a morte i malfat tori, ma ancora chi gli favoriva , poveri , o ricchi , o quali fossero , o con qual nome si chiamassero; perciocche, se fu Manhes ineso . rabile , fu anche incorruttibile . Pure , per ope >
ra di chi aveva natura diversa dalla siia ,
si
mescolavano a pene giuste fatli iniqui. Sucee . devano vendelle che mi raccapriccio a raccon tare . Denunziati dai facinorosi, che per ultimo misfatto usavano moriali calunnie , alcuni inno centi furono presi e morii . Talarico di Carlopo li , capitano degli urbani, devoto e pruovato servitore del nuovo governo , aceusalo , per o . dio antico , da un facinoroso , piangendo ed im . plorando turli la sua grazia , fu dato a morte . Parafanii , donna, per essere , come si disse , sta.
ta moglie del facinoroso di questo nome , arre . stata con tutti i suoi parenti , e dannata con loro all'ultimo supplizio , perł . Posti in fila nel
destinalo giorno , l'infelice donna la prima , i parenti dietro , preli e boia alla coda , marcia vano , in una processione distendendosi , ch'io
non so con qual nome chiamare. Eransi posle in capo ai dannati berrette dipinte a tiamme, in dosso vesti a guisa di San Benito ; cavalcavano asini a ritroso ed a bisdosso. A questo modo s'accostarono al patibolo : quivi una morte cru . dele pose tine ad una commedia fantastica ed or ribile . Nè davano solamente supplizi coloro, che a ciò fare erano cornandati , ma ancora i paesa. ni spinti da rabbia e da desiderio di vendella intierivano contro i malfattori : insultavano con iscberoi ai morti , str: iavano con le unghie i
vivi , dalle mani dei carnetici togliendogli per
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STORIA D'ITALIA
uccidergli . Furono i Calabri facinorosi stermi . nati da Manhes fino ad uno. Chi non mori pei supplizi, mori per fame. I cadaveri di molti nelle vecchie torri , o negli abbandonali casali , od an. che sugli aperti campi si vedevano spiranti ancor 9
minacce, ferocia e furore: la fame gli areva mor. ii , Dei presi , alcuni ammazzavano le prigioni prima dei patiboli. La torre di Castrovillari angusta e malsana , videne perire nell' insoppor tabile tanfo gran moltitudine . La contaminazione abbominevole impediva ai custodi l'avvicinarsi ; i cadaveri non se ne ritiravano , la peste cresceva , i moribondi si brancolavano per isfinimento e per angoscia sui : morii , i sani sui moribondi , e se stessi , come cani , con le unghie e coi denti laceravano . In fanie pozza di putrefatti cadaveri diventò la
castrovillarese torre : sparsesi la puzza intorno ,
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e durò lunga stagione ; le teste e le membra degl' impiccati appese sui pali di luogo in luo. go , rendettero lungo tempo orrenda la strada da Reggio a Napoli . Mostrò il Crati cadaveri mu
tilati a mucchi : biancheggiarono , e forse bian. !
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cheggiano ancora le sue sponde di abbominevo
li ossa. Cosi un terror maggiore sopravvanzd'un
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terror grande . Diventò la Calabria sieura , cosa più vera che credibile , si agli abitalori che ai viandanti : si apersero le strade al commercio , tornarono i lavori all'agricoltura ; vesti il pae . se sembianza di civile , da barbaro ch'egli era .
C
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Di questa purgazione avevano bisogno le Cala. brie ; Manhes la fece : il suo nome sararvi maladello e benedelto per sempre .
FINE DEL LIBRO VIGESIMOQTARTO .
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STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOQUINTO SOMMARIO
P
apa Pio prigione in Savona , e come tratta to . Sue discussioni con Napoleone circu lese cuzione del concordato , e l'instituzione dei ve.
scovi . Ragioni addotte dalle due parti contro ed in favore della facoltà dei pontefici romani
>
del delegare l'autorità spirituale ai vescovi, Pre-, lati francesi mandati a trattar col papa a Savo . na . Il papa non si mostra alieno dal dar lin stituzione fra sei mesi ai vescovi nominati , o di consentire , che fosse data in nome suo dai me .
tropolitani , solo astenendosi da questa conces sione pei vescovi suburbani. Concilio di Parigi, Breve del 20 settembre. Il papa ricusa costan temente di rinunziare alla sovranità temporale . Minacce che gli si fanno. Come e quando con . dotto da Savona a Fontainebleau .
Aveva veva Napoleone per mezzo del concordalo confermata la sua potenza ; si soddisfacendo al desiderio dei popoli, e si tenendo coll'im perio degli ecclesiastici in freno la parte con . traria , alla quale non piaceva quella sua im. 18
STORIA D'ITALIA 418 moderata cupidigia di dominare. Ne trova in que sto la inateria renitente : gli ecclesiastici non so lamente accorrevano chiamali,maancora si offe rivano non chiamali , molti per amore della reli . gione , e molti ancora perambizione, e speranza
dei premii. Restava che la religione romana stessa domasse con depressione dell'autorità pontifie cia : aveya in ciò un desiderio molto ardente ,
siccome quegli che era impaziente di ogni po tenza forte che a lui fosse vicina . A questo fi ne , occupate le Marche , si era avvicinato alla
pontificia sede di Roma, e sotto colore delle cose di Napoli , mostrava spesso i suoi soldati agli alloniti Romani . A questo fine ancora ave va occupato la romana città , e trasportato il papa in condizione cattiva a Savona , retribu zione certamente indegna di tanti benefizi . Si accomodarano gli accidenti a' suoi pensieri : perchè , allettati con le ricchezze , e colla po . tenza i prelati più ragguardevoli , si accorgera facilmente , che, se per lo innanzi gli era ve nuto fatto di voltare il papa contro Porto Rea le e contro Voltaire , poteva presentemente
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voltare i prelati contro il papa. Più oltre anzi mirava ; e già si motivava , che à lato dell'ale tar maggiore delle chicse anconitane la sua immagine si dovesse esporre alla divozione dei fedeli . Da un papa prigione ad un papa spen. to , da un papa spento ad un autocratore in tanta forza e grandezza pareva facile il pas
só . Liberato per le vittorie del Danubio da ogni timore , si accingeva all'insolito e perico loso tentativo . I russi ed i britannici modi gli venivano in mente , e gli pareva gran fatto, che quello che Alessandro e Giorgio erano , egli non fosse . Ma non considerava che la opinione cattolica é iuflessibile ed indomabile , e che
ancor più impossibile è il cambiarla , che lo spegnerla : gli ordini papali poi alla natura sua stessa , e per cosi dire , alle viscere sue
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XXV . 1810 419 più vitali sono inerenti secondo la credenza della maggior parte dei fedeli. Era arrivato papa Pio prigione a Savona il di quindici agosto dell'ottocenionove , se per LIBRO
caso
o pensatanvente, perciocchè quello era
giorno festivo di Napoleone , il lettore giadiche . ra . Gli furono dale sull' arrivare le stanze in
casa di un Sansoni , sindaco della città. Accor
repano d'ogn'intorno i popoli per vedere il pontetice. Pure gli agenti imperiali osservava no , non senza contentezza , che o fosse timore
o fosse opinione , era quivi la moltitudine me. no fervorosa, e minore fanatismo, cosi il chia mavano , mostrava verso il sovrano pontefice , che in Francia , e che la presenza del papa căttivo non alterava punto la obbedienza verso
il governo. Parlossi lungamente nei consigli imperiali, se si dovesse permettere che il pa pa comparisse in cospetto del pabblico , si colo
l' uffiziare pontificalmente in chiesa , e si cot dare le benedizioni. Si temeva lo sdegno aperto
degli uomini , se vedessero il papa prigioniero , le ire segrete ancor più pericolose , se not vo . lessero . Prevalse l'opinione che il papa si mos strasse : ina i soldati erano numerosi nelle sa
vonesi lerre , le spie ancor più numerose , il castello pronto a ritorlo alle genti , Insino a che Napoleone comandasse , erano vietate le udien . ze al papa , ed a nissuno si permetteva che gli favellasse > se non presenti le gaardie . Poco dopo il principe Borghese, governatore del Pie . monte e del Genovesato , avutone comandamento
da Parigi, ordinava , che il palazzo dove abia tava il papa , trasferito nelle stanze nuove del prefeito , si circondasse di guardie , avesse un solo luogo per uscire , non si permettesse a nis
suno di enirare ; il papa non desse nissuna 11 ° dienza ; su quanto facesse nelle interiori stanze
diligentemente si vigilasse e sopravvigilasse , fra i suoi servitori e segretari segretarnenle s
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STORIA D'ITALIA
inframmettessero uomini dediti à sua Maestå .
Ordinava oltreaccid Napoleone, per mezzo di un Vincent , soprantendente sull'italica polizia a Parigi , che si guardasse bene agli atti di chi venisse a visitar il papa , e di più , che ogni
lettera che gli fosse indiritta , si copiasse e man dasse, al ministro della polizia generale, e che medesimamente tutte quelle che da sua Santi tà , 0o da chi appresso a lei serviva , fossero scritte , si copiassero e mandassero al ministro medesimo.
Del resto Borghese principe, e Vincent so
prantendente volevano e comandavano , che il papa fosse intieramente libero della persona; il che , se pare qualche cosa significa, a chi considera gli ordini precedenti , vuol dire ch'
ei non fosse legato con corde. A questo si vo leva , perché si temeva di qualche concistoro segreto , che nissun cardinale in Savona, salvo
Jo Spina , potesse dimorare : fosse vietato allo
Spina stesso di parlare al pontefice , se non presenti le guardie , anzi desiderando mandar gli certe delicature di cibi, non gli era permes 80., se non con licenza del governo. Un umile uomo, che Osteogo areva nome, ed era ai ser
vigi del pontefice , per avere scritto un vigliete to con lettere di piombo di vetro , fa caccialo .
nelle segrete , nè gli furono concessi i giudizi. Esitava il papa a nominar le persone che do vessero attendere a' suoi servigi , essendo sti molato a farlo da chi aveva mezzo di frenare
cosi gl'infedeli , come i fedeli . Temeva che lº amor suo fosse ad altri cagione di disgrazie , né in ciò s'ingannò . Pure nominò il prelato Doria -Pamfili, maestro di Camera , Soglia cap pellano , Porta mcdico , Ceccarini chirurgo ,
Moiraghi e Morelli aiutanti di Camera , un Cam pa giovane di floreria , ed alcuni altri di minor condizione . Se ne viveva il pontefice nel suo
savonese carcere con molta semplicità, nè mai
LIBRO
XXV . 1810 421 si mostrava sdegnato , quantunque avesse tante cagioni di sdegnarsi . Vedeva volentieri il con te Chabrol , prefetto di Montenotte , perché il conte usava con lui molto umanamente , tem
perando con dolci modi l'acerbità degl'impe.. riali comandamenti ; della quale dolcezza ed umanità ne ebbe anche le male parole da Pa . rigi . Offertagli , se gli piacesse passeggiare a diporto per la campagna , s'intendeva con le
guardie, rispondeva, non poter divertirsi quan do la Chiesa piangeva . Mandava Napoleone im peratore il conte Sarmatoris di Cherasco a met. , ter grandi mense > a fare addobbi , à mostrar
magnificenze , a condur servidori in livrea at torno al papa , e pel papa . Con qual nome chiamare questo imperiale scherno contro il pontefice prigioniero, io non so. Ne so nemme no perché Sarmatoris conte , che buon uomo .
era , acccttasse an carico tanto derisorio . Si
appresentava lusingando , e con le imperiali profferte. Tocco , sperare , poiché sua beatito-, dine aveva aggradito i suoi servigi a Parigi , sarebbe per aggradirgli anche in Savona, Rispo se pacatamente , esser cambiati i tempi : alloa, ra,come a principe e sovrano essersi convenu to l'apparato esteriore, ora come a prigionie ro disdirsi : fuori del suo seggio , in paese stra :
niero, stretto da guardie armale, privo de'suoi servitori e , consiglieri più intimi e più tidi;
prigioniero essere , prigioniero tenersi , da pri ., gioniero voler essere trattato : scioglirssero pri ma le catene che le pontificie membra siri. gnevano , nella sua pontifical sede il rimettes sero , i suoi cardinali gli rendessero, ed acceto terebbe i sovrani onori: del resto provvedereb bero i fedeli , provvederebbe Iddio , che mai non abbandona i servi suoj devoti . Le medesi.
me cose asseriva , ma con maggiore forza , co . , me a soldalo , a Cesare Burihitr, generale man .
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STORIA D'ITÁLIA
dato a Savona da Napoleone per aiutar le spie con l'aimi .
Giovami spaziare alquanto sui sentimenti del prapa carcerato . Fulminava Ugo Maret da Pa. rigi, tentava di spaventarlo. Si facesse, coman . dava , bene capire al papa ed a'suoi famiglia . ri , che dopo la scomunica, il cui tine evidente era di eccitar i popoli alla ribellione , e di far ammazzare con le coltella sua Maestà l'impe . ratore , aveva il governo pontificio fatto le. stremo di sua possa , e consumato tutte le sue armi : se gli facesse osservare , quanto pregno fosse quel capitolo della pace , col quale l'im peratore d'Austria si era obbligato a ricono. scere tutte le mutazioni fatte , o da farsi in Italia , se gli facesse riflettere , che ugnalmente, dai trattati d'Amiens e di Tilsit si deduceva ,
che l'imperator Napoleove poteva fare quanto
gli piacesse e paresse, per impedire che il pa . pa s'intrommettesse negli interessi terreni ,
e
nell'amministrazione interna de' suoi stati :
spesso facessero salire alle sue orecchic ques sto suono , che le cose temporali non hanno comunanza aleuna colle spirituali, che i sovra. mi da Dio acquistano la potenza loro , non dai papi , che la Chiesa gallicana aveva accettato
come dottrina invariabile ,le dichiarazioni dell' assemblea del clero del 1682, e che finalmente una scoinunica era contraria a 1911i i principii della Chiesa gallicana : se gli ricordlasse , che Pið sésto , ancoraché al suo pontificale seggio fosse stato tolto , ed i suoi stati invasi, ancora
che a' tempi di lui la religione fosse sbandita di Francia , ed il sangue dei vescovi scannati bruttasse gli altari , non era renúló á quell'e . stremo passo di usare un arma, che la religio ne , la
carità , la politica e la ragione del pari
condannarano. Cosi Ugo Maret predicava in
nome di Napoleone imperatore la religione e
LIBRO XXÝ .
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la carità a papa Pio . Ma il prigioniero in con lesa tanto disuguale , in cui gli avversari aiu tavano le ragioni loro con tutto l'apparato delle
europee armi, non se ne stava tacendo , ed op poneva costanza a forza . Dello aver voluto ec .
citare i popoli alla ribellione, asseverantemente negava , poiché in tale forma aveva scritto P
átto della scomunica , che la sommessione e l" obbedienza alle potrstà temporali , la salute delle persone, e la conservazione delle sostanze ne fossero specialmente raccomandate ; che non era stato badando , se fulminando la scomunica
consumasse tutte l'armi sue, e tulta la potenza , che solo aveva inteso a far il debito suo, e che del resto per la salute della Chiesa si rimettera nella provvidenza di Dio : che finalmente la po litica ecclesiastica non era punio come quella dei governi ; che là si trattava sempre secondo la verilà e la ginstizia , qua secondo le passio•
ni umane . Aggiungeva che se presto non si ac. conciassero le faccende e l'imperatore colla santa Sede non convenisse , vedrebbe il mondo
quanto papa Pio fosse capace di fare , nè più oltre spiegava i suoi pensieri , le quali ultime parole tenevano in sentore continuo i palazzi delle Tuillerie e di San Clodoaldo . Raccoman
davasi di nuovo alle spie si affaccendassero. Nè a queste protestazioni si ristava il papa, nè all'accordo dei potentati d'Eurnpa . Si moa, strava persuaso , che non più si trattava di se« parar le cose temporali dalle spirituali , ma bensi di ruinar le une per mezzo delle altre ;
che i potentati se ne pentirebbono ; che già i tentativi erano stati pregiudiziali a quelli che gli avevano fatti >; massimamente all'Austria ; che del resto , ed intanto in occorrenze di tali forma, come capo e rellor supremo di quanto allo spirito ed alla religione s'apparteneva, nor doveva e non voleva starsene ozioso , che anzi suo debito e volontà era di usare contro i pero >
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STORIA D'ITALIA
niziosi disegni lulla la sua pontificale potenza , riposandosi colla speranza in Dio , che suppli rebbe a quanto la debolezza sua non poleva ef fettuare. Affermava poscia , che i sovrani sono eletti dai popoli , e che dopo la loro elezione tengono la loro polenza da Dio; che male si era interpretato l'uso , che una volta avevano i vescovi ed i papi, di mettere nelle cerimonie delle sagre la corona in capo aj sovrani ; con ciossiache quest'allo null'altro volesse signifi care , se non se che, stantechè la polenza , dopo la elezione falta dagli uomini , Yeniva da Dio medesimo , egli stesso era quello , che perma no de' suoi ministri incoronara i sovrani . Que . sl'erano le dottrine della scuola romana spie
gate massimamente , dopo il celebre Gravina , dallo Spedalieri, siccome da noi fu raccontato nel libro secondo delle presenti storie. Che cer . tamente, ed egli il sapeva , soggiungera il pon tefice , le cose di quaggiù sono sen.pre solite a trascorrere oltre i termini della nalura loro , e che per questo spesso divenivano necessarie le riforme, cambiando ,e mutandosi continuamente i tempi e gli usi ; che in questo Roma aveva
C
(
sempre mosiralo molta agevolezza , consenten do di buon grado alle riforme medesime ; che solo si rendeva necessario di non operare a ca
80 ed alla spartita , ma bensi con procedere
pensato e metodico ; che cosi l' Austria , dopo alcuni errori a lei funesti , areva consomma sua utilità operato sotto Pio sesto di santa me . moria ; che del rimanente egli biasimara , ed altamente dannava quel desiderio sfrenato d' innovazioni, che a quei tempi regnasa , deside . rio , che invece di riformare ordinando , con. taminava rovinando,
Quanto alle quattro proposizioni del clero gallicano , affermaya , che erano opinioni an cora in pendente , e che Innocenzo undecimo ,
al quale si atteneva per dritto pontificio di giu.
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LIBRO
XXV .
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1810
dicare , era stato in un punto di condannarle ; che il clero di Francia , siccome quello , che era , non tutta la Chiesa , ma solamente una parte di lei , non aveva diritto di giudicare da
se della potestà della Sedia apostolica , nè di >
limitarla , né di modificarla , che del rimanente non aveva difficoltà di ammettere la prima ; che in ciò consiste , che Dio diede alla santa Se de il governo delle cose spirituali, non delle tem • porali; che i re ed i principi non sono soggetti nelle temporali alla potestà ecclesiastica , e che non si possono per l'autorità delle chiavi di San
Pietro deporre , né dal gioramento di fedeltà esimere i sudditi . Ma quindi passando papa Pio a quello che era il soggetto della contro versia , distingueva il dirilio di deporre i sovra . ni , e di dispensare i sudditi daligiuramento di fedellà , da quello di folminare una scomunica contro i principi, quando eglino secondo le leggi , ed i canoni della Chiesa l'hanno incor sa ; che conseguentemente qui non cadeva la dottrina della Chiesa gallicana , nė che mai la Chiesa di Francia aveva preteso , che il papa non avesse autorità di fulminar la scomunica
contro chi l'avesse meritata ; che egli aveva
bensi scomunicato Napoleone, ma non deposto, nè sciolto i sudditi dal giuramento ; che se poi
per effetto della scomunica alcuni dei sudditi di lui rimettessero della divozione e fedeltà lo
ro , ciò non al pontefice giusto castigalore , ma al principe colpevole prevaricatore ,> doveva u nicamente altribuirsi ; che tale dottrina , bene il sapeva , era del tatto copsentanea ai pensieri di Bossuet , quantunque non in intto con lui consentisse , e che bene era persuaso , che se tutto il clero di Francia fosse assembrato ,> la dottrina medesima accetterebbe ed appruove rebbe ; che a lui non era ignoto , che ai tempi andati avevano qualche volta i vescovi ed i
papi liberato i sudditi dal giaramento, ma sov
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STORIA D'ITALIA
lamente quando il sovrano era stalo deposto dagli stali del regno e dai grandi , per modo che la dispensa dal giuramenio altro non era ,
$
se non se la conseguenza di ana deposizione fatta da coloro , ai quali spettava il diritto di farla , Pertanto la deposizione non proveniva dalla dispensa , ma bensi la dispensa dalla de.
a
posizione, opera non dei papi , ma d'altrui . >
Venendo poi all'esempio allegato di Pio sesto , si spiegava , con dire , che la tempesta aveva sorpreso improvvisamente quel generoso pon. tetice, e quando già vecchio e paralitico non aveva più in lui spirito , che intiero fosse ; che perciò la debolezza del corpo già più vicino a morte che a vita , aveva in lui nociuto alla prontezza dell'animo ; che se dal costume di tutta la sua vita si avesse a giudicare , non si potera dubitare , che alle novità introdotte da Napoleone nelle cose ecclesiastiche , ed alle usurpazioni di lui nel patrimonio di San Pietro si sarebbe più presto e più acerbameute risen tito ch'egli stesso non aveva fatto; che per ve .
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rità Clemente settimo era stato condotto a duro
passo , ina che fu persecuzione che ben presto ebbe fine, e che quelli stessi che l'avevano per. seguitato e caceialo dalla sua apostolica Sede, si erano raumiliati , ed avevano da lui chiesto perdono ; come le parole avevano suonato , co si essere succeduti i falti , poiché tantosto fu rimesso nella sua romana cailedra , e restirui. to alla pienezza dell' apostolica potestà, men tre Napoleone nella durezza e persecuzione sua ostinatamente perseverando , non solo non face va alcuna dimostrazione di volersi ritirare da quanto aveva fatto in pregiudizio dell'autorità ecclesiastica , e dalle sue usurpazioni contro il palrimonio di San Pietro , ma ancora perti nacemenle affermava ed apertamente dichiara Ya , volere di per se stesso e senza inle ato dell'autorità pontificia , turbare le sedi vesco.
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si
le
$
LIBRO XXV. 1810 427 vili e parrocchiali , a far violenza al pontefice sulle nomine dei vescovi, e teper Roina suddita
in sua mano .
Tornando quindi all'esempio di Pio sesin , aggiungeva , che egli aveva avuto a fare col Direttorio , che fuori della Chiesa essendo , alle
leggi della Chiesa nè obbediva , nè si protesta .
+
va obbediente , ma che egli , Pio settimo , aveva a far con Napoleone imperatore, il quale nella sua qualità di tigliuolo primogenito della Chies sa >, qualila , che continuamente assumeva e di cui si vantava , si trovava soggetto a tutte le sue regole e fragi ; apparire , né il laceva , che mai nissuno de' suoi anteressori era slato rja dolto a quelle ultime strette in cui era egli ; e quanto al pairimonio di San Pietro aveva gig .
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rato di difenderlo sino a sparsione di sangue ,
3
e che cosi si era risolato di fare ; che i cano. ni avevano decrelato , che chi esso patrimonio
1
le
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offendesse e toccassé >, incorresse incontanenle
nelle censure ecclesiastiche , che ad esse Napo. leone imperatore si era confessato soggetto , poichè aveva fallo professione di cattotico; chº egli le censure ' medesime fulminando , aveva adenrpito quell'obbligo, al quale per le eccle ." siastiche leggi consentire da tutta la Chiesa era 1
tenuto , che non solamente il doveva fare , ma che non poteva non farlo , bene dolersi , e nell '
3
interno del paternale suo animo compiangere , che le prese deliberazioni potessero offendere la Francia, sua ti, liuola prediletta , e sopra la quale con tanto amore si era versalo ; ma gid.' dicherebbe ella se fosse per amare meglio un papa prevaricatore , o an papa osservatore de'
1
od un imperatore colpevole e persecutore: della
.
elezione non conservare dubbio alcuno ; ricor.
1 .
suoi doveri , un papa innocente ed oppresso ,
darsi ancora con infinita allegrezza le grate ac • coglienze , l' affezionato concorso dei popoli , quando in quel nobile reame se n'era andata
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STORIA D'ITALIA ,
ad un ministerio , che ogni altra cosa porten deva , piutiusto che ruine ; ricordarsi come fra quellimmenso apparato d'armi e di soldati a. vesse trovato luogo , per la franrese pietà , un nmile preticciuolo inerme, solamente perché la comunanza dei fedeli nella persona sua rap presentava ; ricordarsi che dove concorrevano , se non suppliei, almeno umili i primi polentati d'Europa , una opinione solamente fondala sul consenso dei popoli devoii a Dio , devoli al suo vicario in terra , devoti all'apostolica Sedia tan. to avesse potuto , ch'egli non potente fra mezzo
ai più potenti , il principale e più onorato seg. gio si vendicasse : gisse pare onorala , gisse contenta ,> gisse felice la Francia ; che quanto
a lui , memore della pietà dimostrata , ogni co sa fuori dell'impossibile avrebbe e consentito cd operato, perchè ella quella pace di coscien
za si godesse , che pei meriti suoi le era giu. stissimamente dovuta .
Desiderava Napoleone , solito a fare prima le cose , poi a volere che gli si consentissero , che il senatusconsulto dell'unione dello stalo
romano al suo impero sortisse il suo effetto , anche per consentimento del papa . Non gli era
nascosto , che ove il pontefice acceitasse le con. dizioni proposte , facendosi abilatore di Parigi
e suo pensionario , avrebbe dovuto finalmente
consentire a quanto egli volesse nell'argomen ; to della giurisdizione ecclesiastica ; perciocche la forza del pontetice tutta era fondata sull' o pinione , e quando diventasse vile in cospeto to degli uomini , avrebbe perduto coll' opinio. ne quell' unico suo fondamento ; che certa mente avrebbe avuto parte di villà , se , in vece di viversene padrone con isplendore a Roma , 0 carcerato con onore in Sayona , avesse accomodato l' animo a vivere suddito
in Parigi . Per la qual cosa gli agenti impe jali continuamente e con esortazioni vivissime
LIBRO
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* xv .
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cercavano di muoverlo , acciocchè rinunziasse al dominio temporale . accellasse i milioni , a bitasse il palazzo arcivescovile di Parigi. Cere tamente pareva a quei tempi la potenza di Na. poleone inconquassa bile : le paci di Tilsit e di Vienna , il matrimonio coll' arciduchessa , l' esercito invitio ,, vincitore , innumerabile , la fondavano , Niuna speranza rimaneva al pone' tetice di risorgere ; il sapeva , il credeva , il di ceva , ma vinse la coscienza : ricusò Pio le ima
periali proposte, Che sapeva ben egli , affer 1
mara , ciò che volevano fare ; che questi dise goi , e se n'era accorio , già fin d'allora cora. váno , quand'egli era andato a incoronar Na.
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poleone a l'arigi; che già fin d'allora vi si racconciava il palazzo arcivescovile per la stanza dei papi ; che vedeva chiaramente che
era nato il pensiero di far i papi viaggiatori , e fors' anche primi elemosinieri degl' impe. ratori: papi di Francia volersi , non papi di Cristianità : del resto . non volere , protesta va , il palazzo di Parigi : sarebbe un nuovo carcere : non la potestà temporale ,> ma San
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Pietro avere fissa la sua sede in Roma ; ave re ciò dimostrato colla sua venuta in quella
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veneranda cilià, averlo dimostrato colla sua die
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mora , averlo dimostrato col suo martirio ; il
sangue dell'apostolo avere indicalo , e santifi. çato il luogo dell ' apostolica Sedia ; volere Pio successore quella , o nissana : non disfarebbe col consenso suo Pio ciò , che Cristo stesso Sal
vatore per mezzo di Pietro aveva fatto ,
che
nè giuramento presterebbe , nè pensione accet terebbe; sarebbe vile agli occhi suoi , vile al mondo, se quel prestasse , se questa accettas se : essere il senatusconsulto la servitù della
Chiesa : volersi mandar ad effetto le macchi
nazioni dei filosofi , rendere il papa tanto sad. dito , quanto i vescovi in Francia , che si mi.
STORIA D'ITALIA 430 rava evidentemente alla distruzione della reli.
gione ; che non polendo assaltarla di fronte , perché l'impresa era troppo difficile , la voleva no assaltar di fianco : non mai i sacerdoti del
paganesimo essere stali tanto dipendenti dalla
potestà temporale , quanto i preli d'oggidl; vom lersi anche meltere sotto il giogo il papa : pre
samere che tali disegni non provenissero dal consiglio ecclesiastico raunato in Parigi , per che se ciò fosse , tosto il separerebbe dalla co•
manione sua : in mezzo a tante turbazioni , o tantisovvertimenti sperare , che Dio fosse quel. lo che avesse a salvare la sua Chiesa : che del
resto non poteva pin riconoscere, qual figliaolo primogenito, l'usurpatore dei beni della sanla Sede ; che già >, e pur Troppo aveva sopportato, che già gli era venuta a schifo la sua pazienza ; che la sede di Roma non poteva operare come
gli altri sovrani ; ch'ei potevano rinunziare see condo gli accidenti a parte dei loro diritti col pensiern di riacquistargli , quando che fosse ma che doveva il papa operare in coscienza ; i trattati di Roma spirituale essere santi , e di buona fede ripieni .
Gosi papa Pio tormentato dai napoleonici i suoi pensieri spiegava . Quanto poi a quello ch' egli in quei tempi tanto per lui lagrimevoli de. siderasse fare , i ricordi dell' età non lasciano luogo a dubitazione. L'animo suo era di addo. mandar sempre i beni temporali della santa Sede , ma di non mai far cosa che tendesse a volergli riacquistare per forza : solo questo chie deva e richiedeya , che libero : fosse , e libero lasciato tornare a far il papa nella sua Roma ; che farebbe anche il papa in una grotta ' , che farebbele nelle catacombe ; che se alla parsi monia ed ai pericoli della primitiva Chiesa gli fosse d'uopo tornare , con piena rassegnazione Vi torp be , né ciò fora anco grave a chi non
LIBRO xxv .
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mai tanto felice era stato , quanto , quando sem.
plice fraticello essendo , in un amile chiostro le dottrine teologiche insegnava. In cotal modo si raffermava , quanto alle sue
particolari sorti , l'animo del pontefice; ma beo My
ne piangeva , ed amarainente deplorava le no velle discordie . Deploravale principalmente
r
vitali della Cristianità cattolica : deploravale
perché laceravano le viscere più intime e più perchè impedivano l'unione, della quale aveva allora speranza delle parti dissenzienti ; impéro h
ciocchè aveva concetto il pensiero , che alcuni
paesi addetti alle dottrine di Lutero avessero th
18 BC M
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preslo a ritornare nel grembo della Chiesa . So lo disperava dei calvinisti , siccome quelli ch ' egli riputava più induriti , e che avevano vo luto introdurre nel governo ecclesiastico gli or dini democratici.
Quest' erano le tribolazioni di Pio settimo. Ma ecco oggimai avvicinarsi il tempo , in cai la sua virtù doveva esser messa a più duri cie menti . Posciaché si era tentato di spaventarlo coi soldati , di osservarlo colle spie , di sgo mentarlo colla segregazione , di scuoterlo con le minacce , si faceva passaggio ad assalirlo con le dottrine , e con le persuasioni di coloro, che o per antica amicizia , o pel carattere di cui erano vestiti , si credeva potessero avere molta autorità nelle sue de liberazioni. La man
canza dell'ufficio pontificale, che il papa rica 1
sava di compire già da parecchi anni , princi piava a farsi sentire fortemente nella cristiani. ià cattolica , la condizione peggiorava ogni >
giorno. Molte sedi vescovili , ricasando il papa le bolle d'investitura , erano vacanti tanto in Francia , quanto in Italia ed in Germania . Al tre vacanze si scoprivano alla giornata , ed era
per estinguersi l'episcopato. L'imperatore , a . vendo dato favore col concordato all' opinione cattolica ,3 vedeva .non polersi esimere dal ri
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STORIA D'ITALIA
correre all'autorità pontificia. Pensò salle pris me di usar l'autorità del cardinal Caprara , ar
civescovo di Milano , e legato della santa Sede a Parigi, di cui conosceva la condiscendenza. Scrisse il cardinale supplicando al papa , desse le bolle per le sedi vacanti ai vescovi nominati dal consiglio dei ministri dell'imperatore . Ag. giunse che Napoleone consentiva , che in esse il pontefice non facesse menzione delle nomine
imperiali, purchè egli non v'inserisse la clau sula del moto proprio , od altra cquivalente . i Rispose risolutamente il pontefice , maravi. gliarsi , che Caprara queste cose proponesse : esser evidente ch' ei non poteva accomodarvi l'animo : non mai la cancelleria apostolica a.
vere ammesso simili instanze da parte dei lai . ci : del resto , a chi concederebbonsi le bolle ,
se alle instanze del consiglio e dei ministri si concedessero ? Non esser loro l'imperatore me desimo ? Non gli organi de' suoi ordini , non gli stromenti della sua volontà ? Ora dopo tante in novazioni funeste alla religione fatte dall'im peratore , contro le quali egli si era si spesso e si inutilmente querelato , dopo tante vessazio ni commesse contro tanti ecclesiastici dello sta .
to pontificio , dopo l'esilio dei vescopi e della inaggior parte dei cardinali , dopo la carcera . zione di Paccą cardinale , dopo l'usurpazione del patrimonio di San Pietro , dopo di essere stato assalito lui medesimo da uomini armati
nei penetrali stessi del suo pontificale palazzo , dopo di essere stato forzatamente di terra in terra sotto strette guardie condotto per modo
ehe i vescovi di parecchi luoghi non avevano potuto avvicinarsi a lui , o parlargli senza te stimoni , dopo tanti attentati sacrileghi ,> tacen done anche , per amor della brevità , altri in
finiti , controapostoliche i quali i concilii generali e le l'anate . constituzioni fulminavan ma , che altro avere lui fatto , sc non unifor
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XXV .
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marsi , com'era suo dovere, ai decreti dique. sti concilii , se'non obbedire ai termini di que ste constituzioni ? Come adunque potrebbe og. gidi riconoscere nell'autore di tante violenze il diritto di nominar i vescovi , come consentire
ch'egli l'usasse ? Il potrebbe forse senza farsi reo di prevaricazione , senza contraddire a se medesimo , senza dare , con iscandalo gravis. simo , materia ai fedeli di credere , ch'egli >
sbattuto e vinto dalle disgrazie , a tanto di a biezione fosse venato , che potesse tradire la sua coscienza , e fare quello >, ch' essa con ter ribil voce l'ammoniva di dannare ? Pesasse be.
ne , e queste ragioni ponderasse , non secondo la sapienza umana , ma prostrato nel santuario il cardinale , e vedrebbe , quanto vere , quanto
inconcusse , quanto incontrastabili fossero.Chia mare tuttavia Dio in testimonio di quanto egli in mezzo a si crudeli tempeste desiderasse prov vedere alle sedie vacanti della Chiesa di Fran
cia , di quella Chiesa di Francia >, suo primo
amore , e suo supremo diletto : con quanto pia cere abbraccerebbe egli un consiglio , che gli permettesse di soddisfare ad un tempo ed al suo pastorale uffizio , ed a ' suoi doveri sacrosanti ! ma come potere , come risolversi solo e senza soccorso in un affare di tanta importanza ? Tol. tigli essere tutti i consiglieri suoi , toltagli la facoltà di comunicare con loro , nissuno restar gli , da cui pigliar lame in si spinosa discussio ne , Se vera affezione avesse l' imperatore alla cattolica Chiesa , incominciasse dal riconciliar si col suo capo : togliesse le innovazioni fune
ste , rendessegli la sua libertà , la sua sede , ii suoi ufficiali ; restituissegli il patrimonio , non suo , ma di San Pietro ; riponesse sulla catten dra dell'Apostolo il suo capo supremo , il suo capo di cui ella era vedova e priva dopo la sa Tonese cattività ; rimandassegli i quaranta car
dinalidalsuo grembo divelui pei crudi coman T. III.
19
STORIA D'ITALIA 434 damenti suoi ; richiamasse alle diocesi loro tan ti esali vescovi : pregare incessantemente e fera ventemente fra tante sue tribolazioni quel Dio, che tiene in sua mano tutti i cuori , incessaa. temente e fervenlemenle pregarlo per l'autore di tanti mali : esaudisselo , piacessegli spirare al duro cuore di Napoleone più salutevoli con sigli ; ma se per segreto giudizio di chi tutto sa e tutto puute , altrimenti accadesse , pian
gerebbe egli le presenti calamità , certo e si ouro che nissuno a lui imputare le potrebbe. In questo mezzo tempo Napoleone per inti morire il papa , e farlo consentire a quanto e gli desiderava , con dargli sospetto che se non consentisse , ei farebbe da se , aveva convocato an consiglio ecclesiastico a Parigi chiamandovi i cardinali Fesch e Maury , l'arcivescovo di Tours , i vescovi di Nantes , di Treveri , d' E vreux , di Vercelli , ed un Emery , prete snpe riore del seminario di San Sulpizio a Parigi. L'imperatore , per mezzo del ministro dei culti Bigot di Préameneu , personaggio di baona e posała natura , ma che ciò non ostante proce. deva con molto calore in questa faccenda con
tro il papa , propose loro certi quesiti , accioc. chè gli dichiarassero. Erano questi prelati , o tutti o la maggior parte , nemici dei seguaci di Porto Reale; ma la fortuna , e la napoleoni ca ambizione gli avevano condotti a qaesto duro
passo , o di opinare , circa la potestà della Se dia apostolica , conforme alle dottrine di quella famosa scuola , o di dispiacer a Napoleone . Una sola risposta dovevano e poteyano dare , ed era questessa : che si rimettesse il ponte fice nella condizione in cui era quando concluse
il concordato , ed allora se ricusasse le holle , opinerebbero ; ma non la diedero , perché quel li non erano tempi da Ambrogi . Certamente se il papa debb'essere assicurato contro i princi .
pi in materia religiosa e spirituale , i principi
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debbono essere assicurati contro il papa in ma. teria politica e temporale . A quest'ultimo fine mirava la necessità nel papa del dar le bolle in un dato tempo , salvo i casi d'impedimenti ca nonici nei nominati ; ma la prigionia del pon tefice rendeva impossibile ogni negozialo , e Napoleone voleva non solamente la independena za per se , ma ancora la servitů negli altri. Il governo della Chiesa , portavano i quesiti , è egli arbitrario ? Può il papa per cagioni tem . porali ricasare il suo intervento negli affari spirituali ? Conviensi , che solamente prelati e teologi trascelti nei piccoli luoghi del territorio romano giudichino degl' interessi della Cbiesa universale ? Conviensi, che il concistoro , con >
siglio particolare del papa , sia composto di pre >
lati di tutte le nazioni? Quando no, l'imperatore non ha in se raccolti tutti i diritti , che ai re di Francia , ai duchi del Brabante , e ad altri sovra
ni dei Paesi -Bassi, ai re di Sardegna , ai duchi di
Toscana , e simili s' appartenevano ? Ancora, ha Napoleone imperatore , o i suoi ministri violato il concordato ? Essi migliorata , o peggiorata la condizione del clero di Francia dopo il concon . dato ? Se il sovrano di Francia non ha violato il
concordato, può il papa di suo proprio arbitrio, ricusare l'instituzione agli arcivescovi e vesco
vi noininati , e perdere la religione in Francia, come l'ha perduta nell' Alemayna senza vesco vi da dieci anoi ? Non avendo il governo di Fran . cia violato il concordato , se dal canto suo il
papa ricusa di eseguirlo , intenzione di sua Maestà è , ch'esso si abbia e si tenga per abro gato : ma in tale caso , che conviensi fare pel >
bepe della religione ?
A questi quesiti , che risguardavano special mente la Francia e l'Ilalia , se ne aggiunse un altro per l' Alemagna , desiderando l'imperator
Napoleone sapere , quale cosa gl' incombesse di fare per la salute della religione in questa par
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STORJA D'ITALIA
te d'Europa , a lui , che era il Cristiano il pia potente di tutti , signore dell ' Alemagna , erede di Carlomagno , vero imperatore d'Occidente , figliuolo primogenito della Chiesa . Ancora ha bi . sogno la Toscana di nuove circoscrizioni di dio .
cesi , e se il papa non vuol cooperare , che farà sua Maestà ?
Ancora , e finalmente èssi questa bolla di sco. munica stampata e sparsa per talla Europa :
che farà Napoleone imperatore per impedire, che in tempi di turbazioni e di calamità , non
diano i papi in questi eccessi di potenza tanto contrari alla carità cristiana , quanto all'inde pendenza , ed all'onore del trono ? Intanto Napoleone costretto dalla necessità ,
perché la vacanza delle sedi episcopali turbava la coscienza dei fedeli , essendo a ciò consiglia
to da coloro che appresso a lui trattavano delle faccende ecclesiastiche , si deliberava ad usare un rimedio >, che poteva dargli , secondo che credeva , tempo ad aspettar tempo , e conclu sione definitiva delle differenze nate colla santa
Sede . Aveva egli udito , che dopo la morte del vescovo la giurisdizione episcopale si trasferi. va nel capitolo della chiesa cattedrale, e che a questo s' apparteneva il nominare vicari gene rali , che governassero la diocesi durante la se. de vacante. Oltre a ciò fu fatto sapere a Na.
poleone , che i capitoli investiti alla morte del vescovo della potestà episcopale , conferivano secondo gli antichi asi di Francia , la potestà medesima all' ecclesiastico nominato dal sovra.
no alla Sede vacante . Quest'ultimo pensiero
tempo medesimo il consiglio aveva mitigato il concetto con dire , che lo spediente proposto
non poteva essere che transitorio , che solo per l' ultima necessità , e per non lasciar perire ? episcopato in Francia dovevano i capitoli dele. gare la giurisdizione ai nominati , che , cessata
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la necessità , si rendeva necessario tornare ai metodi consueti ; che sebbene i vescovi nomi nati e delegati avessero potestà di reggere le
diocesi, non potevano esercire tutta la pienezza dell'autorità episcopale , perciocchè , se ave
vano l' ordine che ilagiurisdizione, vescovi instituiti nonavevano possono fare certe fun; zioni , che i vescovi delegati non possono ; che pure era richiesto per la salute dei fedeli , pel perfetto governo delle diocesi , che l'auto rità episcopale tutta intiera in loro si raccoglies se ; che del resto non pareva conveniente , che lungo tempo i vescovi esercessero le facoltà lo .
ro , e governassero le diocesi come semplici de
legati dei capitoli; altro maggior decoro, altra 18
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maggiore independenza essere richiesta ad un vescovo perché si possano aspettare dal suo mi nisterio i debiti frutti. Certamente non piaceva neppur a Napoleone, che era d'indole assoluta , questa condizione che i vescovi >, come delegati esercessero , per
chè voleva , che i capi fossero padroni , non servi. Ciò nondimeno il guadagnar tempo gli pareva cosa d' importanza. Deliberossi pertan che
pervenissero ,a servirsidel temperamentopro
e
posto dal consiglio ecclesiastico. Erano in Fran
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cia e nell'Italia francese dioeesi vacanti da
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lungo tempo , in cui governavano i vicari capi tolari. A volere che i capitoli delegassero l'au torità vescovile ai nominati dall'imperatore ,
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era d'uopo che i vicari rinunziassero; concios. siachè non vi potessero esseredue delegati. A
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poleonico ; dal che nacquero accidenti di non
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poca importanza. Aveva Napoleone noininato vescovo d ' Asti in Piemonte il prelato. Dejean , fratello d'un suo ministro. Richiesti del rinun ziare , i ricari del capitolo ricusarono. Avate le norelle , Napoleone sdegnosamente decretava :
questo fine indirizzava i pensieri il governo na !
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STONIA D'ITALIA 438 fosse il capitolo d'Asti ridotto a sedici , i beni spettanti ai canonicati soppressi cadessero in potestà del fisco , i renitenti fossero arrestati è
processati , come di crimenlese. Aggiungera Bigot di Préameneu , che sua Maestà si era ri
soluta ad unire al fisco i beni dei vescovali , dove sorgessero erbe di ribellione. Aveva Napo leone nominato Osmond , vescovo di Nancy, uo mo di nobile trallo e di pulitissima farella , all' arcivescovato di Firenze , Scrisse risolutamente il
pontefice al vicario capitolare . comandando che non rinunziasse , che era Osmond illegittimo se condo i canoni. Seguitarono effetti conformi ; non ebbe mai Osmond quieto vivere in Fi. renze .
Ma a quest' amarezza serbara il cielo Napo.
leone imperalore , che il prigioniero di Savona gli turbasse i suoi pensieri nella capitale slege sa del suo impero. Aveva egli nominalo arcive. scovo di Parigi il cardinale Maury , surrogan. dolo al Fesch >, che nominalo ancor esso alla me. desima sede non aveva voluto accettare. Maury , parendogli un bel seggio il parigino ,> l'accetió. Seppelo il santo padre per arriso mandato dal cardinal Dipietro , che continato a Sernur , fa ceva ana mirabile polizia a suo modo. Scris. se un breve ai vicari capitolari di Parigi dela la colpevole audacia del cardinale , e del de.
bito loro gravemente ammonendogli. Essere , raminentava , il cardinale Maury un intruso , essere irremissibile la sua temerità ; calcare
lui i sacri canoni , calcare le decretali dei papi ,> calcare tatte le leggi dell' ecclesiastica
disciplina : avessero i vicari per nulli tutti gli atti che il cardinale facesse : niuna qualità, niu na giurisdizione l'intruso avere , tutie a lui es sere negate tutte tolte : essere legato Maury alla chiesa di Montefiascone ; niuno poternelo >
sciorre ,> che la santa
ede : le sue risolu
oni
gli comunicassero , e dell'esecuzione l'ammor
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nissero . Intanto Maury , che non era uomo da sgomentarsi cosi alla prima , nè solito a cam biarsi in viso pei rabbaffi, scriveva al papa in• formandolo della sua nomina , ed accettazione
dell'arcivescovil sede di Parigi. Rispose il pon. tefice , maravigliarsi dell'audacia sua , ma mag. gior dolore ancora sentirne , che maraviglia : inaspettato e deplorabile accidente , sclamava , ch'egli tanto da se stesso disforme fosse dive aato , che ora quella causa della Chiesa abban
donasse , che si degnamente aveva patrocinata nei calamitosi tempi della rivoluzione. Adun: que , continuava , la potestà civile questo punto vincerà , che ella al governo delle chiese chi più le pare piace , instituisca ? Adunque sa rà cassa la libertà ecclesiastica , le elezioni ine
valide , il scisma presente ? Tali essere gli ef fetti, tali i risultamenti dell'esempio detesta. bile che egli dava . Pertanto comandava al car dinale , pregavalo , scongiuravalo , incontanente cessasse dal governo della parigina Chiesa , si
ritirasse dagl'imperiali doni : quando no , pro cederebbe rigorosamente contro di lui . Non erano le opinioni conformi nel capitolo di Parigi , chi amava meglio l' Imperio che la Chiesa , e chi la Chiesa meglio che l'Imperio . Più erano i primi che i secondi ; quelli aveva DO accettato Maury , questi gli contrastavano , Degli ultimi Paolo Dastros , canonico e vicario generale , preso occasione del mandarç al ve scovo di Savona certe dispense , avera suppli. cato al papa , affinché il consigliasse di quello
che si avesse a fare nelle congiuntare presenti. Il santo Padre rispondendo, tornava in sul chia mare Maury intruso , disubbidiente , uomo di
andacia intollerabile : ordinava , ed in virto delo la santa obbedienza comandava a Dastros , in contanente mostrasse al cardinale la sua lette
ta , e gl'imponesse da parte sua ,2 che dalla te meraria impresa si ritirasse.
STOBIA D'ITALIA
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Seppesi Rovigo , che sapeva tutto, queste co . se ; le disse all'Imperatore. Sdegnossene Napo . leone : prima cosa , fatto arrestare a furia [) a stros , il cacciò nelle segrete al solito : poi fe ce rimproveri e minacce tali a Portalis , consi
gliere di Stato , perchè le lettere del papa a Dastros erano venute sotto sua coperta , che il povero giovane ,se ne tornò tutto smarrito e la crimoso a casa . Ma le savonesi cose pressavano ,
Scrutaronsi diligentemente dalla polizia Napo leonica i fogli ai servilori del papa , a Paolo Campa , a Giovanni Soglia , a Carlo Porta , al >
prelato Doria , al prelato Maggiolo , ad Andrea >
Morelli , a Moiraghi , a Targhini , cuochi , e va . letli . Trovarono lettere del papa per le astigia
ne , fiorentine, e parigine controversie ; trova. rono lettere di Dipietro al papa, trovarono supo pliche per dispense , modi di condursi ai Roc mani , descrizioni ed altestazioni di miracoli. Le ferrate porte di Fenestrelle sorbirono Morel li , Soglia , Moiraghi, ed un Ceccarini chirurgo, ed un Bertoni valetio : anche un Petroncini do,
mestico del Doria , fu cacciato nelle segrete, Porta se la passò con una buona ammonizione , e che , se vi tornasse , mal per lui : speravana che scoprirebbe qualche cosa degli affari del papa. Doria fu mandato a starsene co'sgoi a
Napoli, e badasse a non guardar indietro. Ne Dipietro potè fuggire lo sdegno imperiale : preso a Semur , cambiò l'esilio in carcere .
Dispersi i minori , Rovigo e Napoleone pena sayano a quello che fosse a farsi del pontefice; perchè , se gli altri avevano fallo fallo a Napo
leone , il papa , pensavano, l'aveva fatto magi giore , é maggiore anche da lui veniva il peria colo. Non sapevano darsi pace , come tra quelle folte tenebre che avevano con tanta cura ad.
densate intorno al pontetice, avesse trovato una spiraglio a vedere, ed a far veder lume : il prea
fetto di Montenolie senti qualche sprazzo della
LIBRO XXV .
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collerá suprema . Incominciava a falminare con grandissimo sdegno contro il papa Bigot di Pre ameneu : sapere l'imperatore , che il papa avea va scritto al capitolo di Firenze , acciocché non conferisse la potestà all'arcivescovo nominato; recarsi l'imperatore quest'alto a grave offesa. Adunque vuole il papa tutto sovvertire e man dar sossopra ? Adunque non vuol nemmeno che le diocesi siano transitoriamente amministrate dai prelati , che Pimperatore giudica degni del. la sua confidenza , ed ai quali secondo l'uso i capitoli conferiscono le potestà al tempo delle sedi vacanti ? Adunque danna il papa uno stato transitorio , che è in facoltà sua di far cessare, dando le bolle , incontanente ? Crede egli , che sua Maestà sia subordinata ad un capitolo , per forma che il vicario ch'esso capitolo ha eletto, non abbia bisogno di essere riconosciuto dall' imperatore , e che , se riconosciuto non è , o cessayse d'essere , ci conservi il diritto di far funzioni , che sono ad un tempo stesso e tem . 9
porali e spirituali? Un vescovo canonicamente instituito non può nominare un vicario genera . le senza l'intervento di un decreto imperiale: co . me può il capitolo avere maggior diri che il vescovo ? I sudditi dell'imperatore , che il ca
forse renderebquel pitolo com, pon gonvica o , nonaltro che bersi che il se un
colpevoli lo rio loro sovrano loro indicasse , o nominassero o mantenere volessero ? Questo vicario capitolare non dovrebbe egli forse per la pace della Chie . sa cessare di per se medesimo l' ufficio , o se questo motivo , piú sacro certamente dell'ana
torità arbitraria de pontefice , a ciò fare nol ri . solvesse , la volontà del sovrano non gli correb . egli ,port const , non ituisse dell'atto potedovr e sear elle si ogni forse bę nza ebbe репа
della sua ribellione: Avere veduto il papa i
sovvertimenti prodotti dalle instruzioni, ch' et non aveva diritto di dare sulla formola del giga *9
STORIA D'ITALIA 443 ramento d'un suddite al suo soprano ; nè poter non preveder quelli, che potrebbero nascere dalla sua lettera al capitolo di Firenze. Nissua
na violenza , nissun oltraggio del papa l'impe. ratore lascerebbe impunilo : essere tattavia paa rato l'imperatore a venirne a giusti termini d' accordo , solo che il papa , scrivendogli , il faa cesse certo della sua volontà . Ma se al contra.
rio , da una parte perseverasse nel voler lasciar le chiese senza capi instituiti , dall'altra ,nell' impedir i capitoli , e nel mettergli in caso di ribellione contro il sovrano loro >, non vedrebbe
più sua Maestà in questi atti le funzioni del
governo pontificale , che tutte sono di pace e di carità , non vedrebbe più sotto un titolo ri
spetrabilissimo, che un nemico protervo ; obbligo suo sarebbe di torgli ogni mezzo di nuocere coll'interdirgli ogni comunicazione col clero del suo impero , e con isolarlo , qual ente perico loso : non potere il prelalo Doria aspettarsi al tro destino , che quello di Pacca cardinale . Le quali ultime parole dette , 'non so per qual ri spetto , non di Pio , ma di Doria , chiaramente significavano , che di Doria si dicevano , pero che Pio come dette di se le ripulasse .
Crebbero a dismisura gli sdegni , quando si
scoverse l'affare di Dastros. Sclamava il parigino ministro , la poniiticia lettera esser fonte di ri .
bellione ; girare il papa le incendiarie faci all' intorno ; parlare di concordia , suscitare la di . scordia . Poi per bocca imperiale.coin andava al prefetto di Montenotte , badasse bene a non la . sciare trapelar lettere nè per dentro , ne per fuori della papale stanza , e non inancasse ; par.
lasse più risolutamente al papa; gl'intuouasse alle orecchie , che dopo la fulminala scomuni. c >
a
ed il procedere suo a Roma , che tuttavia a Savona , l'imperatore il tralterebe continuava com be
e
eritava ; che tanto e
oramai il se
colo oltre nei lumi, che sapera distinguere le
LIBRO XXV . 1811 413 dottrine di Gesù Cristo da quelle di Gregorio
settimo .
I fatti seguitayano le minacce. Per dispetto , e per speranza di ottener concessioni col terrore, ordinava l'imperatore , che ogni apparato este riore si sbandisse dall'abitazione pontificia: tro .
varono i rigidi comandainenti diligenti esrcu . tori. Camillo Borgese principe toglieva le car rozze al papa, loglievayli Sarmatoris e gli altri servitori , sopprimeva ogni segno di rispetto , gl'interdiceva penna ed inchiostro, gl'intimava per ordine di Napoleone imperatore , che gli era falta inibizione di comunicare con alcuna
chiesa dell ' impero , nè con alcan suddito dell' >
imperatore sotto le pene di disubbidienza lan to per lui , quanto per loro ; che cessava di es sere l'organo della Chiesa colui che predicava la ribellione, colui che aveva l'anima tinta di fiele ; che poiché niuna cosa il poteva far sa vio , se gli faceva a sapere , che sua Maestà ab bastanza era forle , perchè potesse far quello cbe i suoi antecessori avevano fallo , e deporre un papa.
Si credeva a Parigi , che i comandamenti ri petuti avessero maggior forza . Per la qual cosa Bigot di Préameneu novellamente inculcava , s' iniimasse a Pio , che per cagion sua i cardina. li , ed i vicari generali perdeyano la libertà , i canonici le prebende ; che queste occulte trame erano indegne di un papa ; ch'egli sarebbe ca gione delle disgrazie di tutti coloro , che avreb . bero a far con lui; che dichiarato nemico dell' imperatore doveva quietamente starsene, e poi . >
che da se si chiamara carcerato , operare come
se fosse carceralo , nè avere con nissuno praii ca o corrispondenza ; che gran disgrazia era per la Cristianità lo avere un papa cosi ignorante
di quanto è dovuto ai sovrani : che del resto , non sarebbe la pace dello stato turbata , e che il bene si farebbe senza di lui.**.-
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Oltre i comandamenti del ministro dei culti,
e del principe governatore del Piemonte , pera ciocchè tutto il governo napoleonico era mosso contro il prete di Savona , intuonava dalle spons de dell'investigatrice e dispatica Senna la poli zia, si guardasse bene dentro e fuori della pon . tificia abitazione ; si stillasse -tutto , si spiasse tutlo ; niuna cosa , per minima che fosse, tra. pelare , o , per usare le parole stesse , filtrare potesse , senza che la polizia la sapesse ; si
gaardasse attentamente al grande , si guardasse colla medesima gelosia al minuto ; non si pre stasse fede di tutio a tutti , ma solo ai più fi di ; se alcuno mentisse , fosse punilo ; se alcuno dicesse la verità, fosse ricompensalo ; vigilante
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fosse la investigazione , e continua, ma invisia
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bile , fosse ancle proteiforme; fossero gli agenti di tutte le lingue , di tutte le forme , di Lulli i mestieri , vari ed infiniti i pretesti, ma sempre naturali , perché il launbiccato svela parte , si usasse ogni astuzia , ogni stratagemma , ogni
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scaltrimento ; superassersi in astuzia , queste parole stesse portavano le lettere , i preli , ans che i più maliziosi ; si avesse l'occhio massi mamente alle strade da Savona a Torino , pera
ché là era il marcio ; si guardasse addosso ai pedoni molto diligentemente , e per ogni parte si ricercassero ; non mancherebbero i protesti per non dar-sospelto; ora si motivasse di un sa
gabondo , ora di uno scappato di galera , qui si
cercasse un soldato fuggitivo, là un traffatora condannato , poi un po'disensa velerebbe il sea greto : le saronesi terre desolate dalla polizia. Voleva ancora , essa polizia , si procurasse , che pei concorsi d'uomini o di alta o di bassa con
dizione , gli autorevoli e di buona favella intene dessero alle persuasioni , dicendo , che l'impe . >
ratore aveva ragione , il papa torto ; che pine amava l'imperatore la religione , che il papa l'amassc. Insionava aluresh , che le sacristie ed
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i confessionali farebbero servizi grandi, se si facesse sentire ai curati instrutti , ed ai preti
giurali , che la loro obbedienza e sommessione erano conosciute , e che sarebbero anche pre miate ; se qualche canonico , o se qualche re . golare passato a vita secolare compiangesse o titubasse , se gli facesse tosto suonare all'orec , chie l'interesse personale , la perdita delle pene sioni , e che la polizia sapeva tallo ; se quale chedano ricalcitrasse , si mettesse in luogo dove gli passerebbe voglia ; finalmente con ogni sorta di cortesi dimostrazioni , tanto in pubblico ,
quanto in privato si accarezzassero , ed al mia nistro dei culti si raccomandassero gli ucclesia stici che si mostrassero più fedeli, che usasse >
ro l'autorità loro per ridurre i compagni a fee: deltà , e che predicassero che ogui polestà tena porale viene da Dio , e che il Vangelo insegna e raccomanda l'obbedienza e la sommeşsione
verso i principi ; ponessesi mente ad operate che tutti gli spiriti s' imbevessero di quest'opi . pione , che l'imperatore non tornava inai indie tro , che per la sua muniticenza infinita sem. pre premiava ehi fedelmente e devotamen
te il serviva , ma che per la sua giustizia mai non perdonava a chi denigrasse , a chi rical citrasse , a chi dissidii e discordie seminasse. Queste che abbiamo raccontate , fucono le cautele paste in opera dai napoleoniei per mu rare il papa , e per fare , che nissuno sapesse , o dicesse , o facesse altro che quello che pia. ceva a Napoleone. Arti veramente perfelle era. no quesie , e da servir per esemplare a chi ama il comandare da se . L'imperatore , vedulo che ne le persuasioni , né le minacee , nd gli spa venti , nè la strettezza del carcere non avevano potuto piegare l'animo del pontetico, e creden. do , per le opinioni dei popoli , di non potere da se , e senza che gli estremi mezzi prima si
fossero lentali , fare questa grafisima mutazje.
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STORIA D'ITALIA
che i vescovi di Francia , e di tutti i paesi sudditi a lui più non ricevessero la instituzione canonica dalla Sede apostolica , si era risoluto ne ,
ad asare più efficacemente il sussidio del con siglio ecclesiastico adanato in Parigi . Opinava, che il parere di ecclesiastici di grado o di dot trina , fosse per operare fortemente in favor suo
salla mente dei popoli, caso che per la neces sità delle cose si avesse a rompere quel lega . me, che congiungeva l'episcopato francese alla Chiesa di San Pietro.
Inoltre , a ciò consigliato , e stimolato prin cipalmente dal consiglio ecclesiastico , si era deliberatu a convocare an concilio nazionale a
Parigi ; acciocchè considerasse la necessità pre sente , e proponessse i mezzi di rimediarvi Da .
ra favore e questo suo pensiero , oltre la inag
gior autorità di un concilio , la speranza che i solo vescovi italiani chiamati all'assemblea , sicco me nutriti , la maggior parte , nelle dottrine che abbracciate in Italia da molti dotti canonisti, avevano negli ultimi tempi trovato una princi. pal sede in Pistoia , avrebbero deliberato in fa . por d'un' opinione , che , quanto alla transmis
sione dell'episeopato , pareva conforme agli usi antichi della Chiesa primitiva. Ordinate in tal modo le cose , e sicuro di
quello che dovesse avvenire , Napoleone stimo lava il consiglio ecclesiastico , acciocchè desse principio a quanto si era ordinato . In primo luogo rispondeva il consiglio , non senza moll'
arte , a quesiti fatti con maggior arte. Quanto all'articolo , se il governo della Chiesa fosse arbitrario , dichiarò che non era ; che quanto
alla fede , la santa Scrittura , la tradizione, ed i concilii servivano di regola : e quanto alla di
sciplina , l' universale reggevano i decreti dolla Chiesa universale , la particolare quelli delle
Chiese particolari; il che il consiglio non dice. va senza cagione. Aggiunse , che la disciplina
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particolare era sempre stata rispettata dalla Chiesa universale , piena di carità e di condi. scendenza. Ragionò , che Dio aveva dato a San Pietro , ed a 'suoi successori il primalo d'onore e di giurisdizione ; ma i consiglieri ecclesiasti ci , procedendo con questa generalità , e non
venendo a nissuna particolarità , non si spiega vano , in che cosa consistesse questo primato di
giurisdizione , perchè in ciò appunto stava tutta la difficoltà della materia venuta controver in
sia ; che Dio diede al tempo stesso agli Aposto. li , continuavano i consiglieri, la facoltà direg.
gere le chiese , con subordinazione però al ca po degli Apostoli: dal che ne risallava , che ove questa subordinazione non si offendesse, aveva. no i successori degli Apostoli pieno mandato di governar le chiese . Non potere , statuirono , il papa ricusare il suo intervento negli affari spirituali per cagio
ne dei temporali , quando questi di tale natura non siano , che non impediscano il pontefice di far uso della sua autorità liberamente , e con piena independenza : convenirsi, che nel con cisloro intervengano cardinali di ogni nazione , ma dello speciale modo non convenirsi deffini re , duvendosi lasciare qualche libertà al papa nella elezione de'suoi consiglieri ; nd in ciò potersi andar più oltre che il concilio basileen .
se ebbe preseriito , cioé eleggesse il papa car dinali di tutte le nazioni , quanto più comoda. - minte fare si potesse , e secondoché se ne tro vassero dei degni. Ma prelati tostamente con . traddissero a questa soluzione , nè potevano fa. re altrimenti , dichiarando , veramente avere l' imperatore raccolti in se stesso tutti i diritti del
richieder cardinali , che compelevano ai re di Francia , ai principi del Brabante , ai sovrani della Lombardia , del Piemonte, e della Tosca na ; dal che ne conseguitava , he , eccettuati i cardinali degli stati ereditari d'Austria , doven
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STORIA D'ITALIA
do presto aggiungersi i diritti diSpagna , tatti i cardinali gli avrebbe nominali egli ; e che
independenza di papa e di concistoro fosse quelo la , ponendo eziandio che il papa si restituisse
a Roma, ed al dominio temporale , nissuno è , che nol veda .
Il concordato , opinarono , non essere stato violato in niuna essenziale parte dall'impera . tore ; qui i prelati si trovarono a un duro ci
mento , perché sapevano che il papa areva pro testato contro gli articoli organici di Francia , e più ancora contro quei d'Italia . Trovarono
per iscampo, che parecchi articoli , di cui s'era il pontefice querelato, erano massime ed usi del la Chiesa gallicana. Assai migliorata essere , rie sposero , la condizione del clero in Francia dos
po il concordato , ed in questo avevano i pre lati ogni ragione, né tanto non dissero , che non potessero dire molto più . Per sentenziare se il papa di suo proprio ar bitrio potesse ritiutare le instituzioni, i prelati >
s'aggirarono per molti ragionamenti; impero ciocchè in questo giaceva tutto il nodo della difficoltà : che il concordato , esposero , era un contratto sinallagmatico tra il capo dello stato,
e il capo della Chiesa , pel quale ciascuno di foro si era obbligato verso l'altro ; che era an che un trattato politico di sommo momento per la nazione francese, e per la Chiesa cattolica , che per lui sua Maestà era investita del diriito di
nominare gli arcivescovi ed i vescovi , di cui prima godevano i re di Francia pel concordato. concluso tra Leone decimo e Francesco primo,
ed era riserbato al papa quello di dare l' insti tazione canonica agli arcivescovi e vescovi no minati da sua Maestà, secondo le forme accor
date , rispetto alla Francia , prima del cambia >
mento di governo , ma che il papa, non di pro prio arbitrio , ma secondo i canoni doveva dore'
la instituzione ; che a termini del concordato
LIBRO IXV . 1811 449 del millecinquecento quindici egli era obbliga to a dar le bolle , od allegare motivi canonici del suo rifiuto ; a volere ch'egli potesse rifiuta . re senza cagione , ed arbitrariamente le bolle , e' bisognerebbe supporre , che da nissun trattato fosse obbligato, neanco da quello al quale are . va solennemente ratificato , e potesse mancar della fede data all' imperatore , alla Francia , ed alla Chiesa tutta , alla quale il concordato dell'ottocento uno assicurava la protezione del
più potente sovrano del mondo. Aggiungevano i prelati, sapersi il papa queste cose , confes. sare la verità dei narrati principii , ma negare le instituzioni pei motivi addotti nella sua leto tera al cardinal Caprara : insussistenti essere questi motivi , non avere l'imperatore alcuna offesa d'importanza fatta al concordato : dei motivi politici non poter loro giudicare ; diver. se essere le temporali cose , diverse le spiritua. li; il senatus-consulto , che uni Roma alla Fran. cia , non avere offeso l'autorità spirituale del papa , nè il temporale dominio essere necessa rio all'esercizio della potestà pontificia ; non avere la presa di Roma violato il concordalo , nè il concordato aver dato sicurtà al papa di Roma ; non come principe temporale , ma come capo della Chiesa avere quel solenne atto stj . pulato ; il principe non esser più , ma essere
il poplétice , e la pontificia auloriià rimanersi intalla ; avere potuto il papa protestare , potu .
to richiamarsi della romana possessione , ma non potere usar mezzi per ridurre in atto le protesto ed i richiami, non iscomunicare ; di .
chiarare l'imperatore , che nulla voleva inno. vare nella religione; protestarsi che voleva l'e secuzione dei patti convenuti ; non potere per motivi lemporali sirarsi il papa indietro ; nd Clemente settimo da Garlo quinto allragriato essere
venuto a tale estremo . Restava che i
prelati parlassero della libertà violata , della
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STORIA D'ITALIA
perfetta segregazione del pontefice ; posciaché il papa di tali ingiurie si era doluto nella sua lettera al Caprara , e sopra di esse principal mente fondava il rifiuto delle bolle. A questo passo con brevissime parole osservarono , cbe
facilmente l'imperatore s'accorgerebbe di tut. ta la forza e giustizia delle lagnanze del papa.
Con questo freddo discorso favellarono prelati cattolici , prelati che da Pio tenevano i seggi loro , dell'atroce caso del pontefice , né in cid
sono a modo alcuno scusabili ; conciossiache, posto eziandio , che circa la questione canoni. ca l'imperatore avesse ragione, il papa torto , il fatto solo della carcerazione del pontefice ren .
deva dal canto loro ogni opinare impossibile. Il concordato , che era un vero trattato , suppo . neva equalità di condizione nelle due parti , e libertà di deliberazione si nell'ona che nell'al
tra : ma quale libertà di deliberazione fosse in un papa prigioniero , e quale equalità di con dizione tra un papa carcerato ed un imperato. re carcerante , ciascuno potrà facilmente da per se stesso giudicare. Certamente debbe stare in: concussa la libertà dei principi , debbonsi tron . car le strade agli abusi pontificii, e chi arrivas. se a stabilir bene questo punto , meriterebbe bene del mondo cattolico , anzi di tutta l'uma nità, Ma la carcerazione del pontefice turbava
ogni cosa , e prima di trattare la questione canonica , si doveva definir quella della libee razione ,
La materia , quanto più si va oltre , tanto più si stringe. Non potere,risposero i prelati , avero si il concordato per abrogato , perché non era già esso una transazione meramente personale
fra l'imperatore e il papa , bensi un tráltato che constituiva parte del dritto pubblico di Fran. eia , ed in cui si contenevano i principii fonda mentali , e le regole del governo della Chiesa gallicana ; importare adunque , che , quandaa.
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che il papa perseverasse , in quanto a lai si at: teneva, nel non volerlo eseguire , la sua ese cuzione continuamente si addomandasse , e del la medesima il sovrano pontefice si richiedesse: ma se il papa tuttavia perseverasse nel ricusar le bolle , doversi protesiare contro questo ritiu
to illegale , ed appellarne o al papa meglio in formato , o al suo successore . Qaivi i prelati erano arrivati all'estremo passo ; perché , o che il concordato come abrogato , e solamente come sospeso si ripulasse , un rimedio direniva ne cessario . Ora , stanteché la religione cattolica non pud sussistere senza l'episcopato , e l'epi. scopato non si può avere senza la instituzione ca. nanica, nè senza la giurisdizione unita all'or. dine , e stante ancora che la Chiesa gallicana , parte tanto nobile e tanto essenziale della Cri .
stianità cattolica , venuta , pon per sua colpa , in queste fatali strette >, non doveva e non pote ya nè abbandonare se stessa , né lasciarsi peria re , nè non trovar modi di conservazione , i pre lati opinarono , e cosi all'imperatore rappre. sentarono , che si ricercasse quanto negli anti. chi tempi della Chiesa , ed in quelli più vicini si fosse praticato. Descrissero , nei primi scco li della Chiesa , i vescovi essere stali nomina.
ti dai suffragi dei vescovi conprovinciali , dal clero , e dal popolo della Chiesa che del vesco To abbisognava ; essere stata la elezione con
fermata dal metropolitano , o se del inetropoli tano si trattasse , dal concilio della provincia : nella serie dei tempi posteriori poi, avere gli imperatori, e gli altri principi cristiani grande mente partecipato nelle nomine dei vescovi : di grado in grado non essersi più chiamati alle e lezioni il popolo ed il clero della campagna , e devolute essere le elezioni al capitolo della chie sa cattedrale >, ferma sempre però stando la ne . cessità del consenso del principe , e della con ferma del metropolitano , o del concilio provin
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ŠTORIA D'ITALIA
ciale : la disusanza di queste assemblee, le con tese frequenti, che nascevano dalle elezioni, la difficoltà di terminarle sui luoghi , il vantaggio che trovavano i principi di trattare immediata. mente col papa ܝ, avere introdotto l'uso di pro muovere queste cause innanzi alla santa Sede ,
e per tal modo essere i sovrani pontefici appoco appoco venuti in possessione del confermare la maggior parte dei vescovi : tale essere stata la
condizione delle cose ai tempi del concilio basi leense , di cui la Chiesa di Francia accettò i de creti relativi alla nomina , ed alla confermazio ne dei vescovi , e statuiti per la sanzione pram matica di Bourges nel millequattrocentotrent' otto ; per lei essersi mantenute le elezioni capi tolari, e la confermazione, o instituzione lascia ta ai metropolitani : cosi colla prammatica di Bourges essersi rimediato alla mancanza dellº instituzione pontificia : essere poscia circa un se colo dopo , sorto il concordato fra Leone decimo e Francesco primo , dal quale la nomina del re fu sostituita alla elezione capitolare , e la con ferma, od instituzione canonica riservata al pa pa : per tale forma essersi trasfusa la potestà
dell'instituzione dai métropolitani, e dai concilii provinciali nel sovrano pontefice , e le elezioni capitolari nel capo temporale dello stato . Ora adunque , ristringendo il discorso loro dice . vano i prelati , poiché la necessilà non ha lego >
ge , e la conservazione della Chiesa gallicana da ogni umana e divina legge è non solo rac comandata , ma comandata , volersi
persi
stendo il papa nei rifiuti , tornare all'antico dritto dei metropolitani, non per sempre nè de
finitivamente, ma temporaneamente e transito. riamente , insino a che piacesso a chi maove a posta sua gli umani cuori , voltar quello del pon . tefice in meglio verso di quella grande , affezio
Data , e zelante gallicana Chiesa : la prammati ca disusata di Bourges avere ad essere il rime
LIB BO XXV .
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dio dei mali presenti. Grave ed estremo passo era questo : però aggiunsero al parer loro i pre lati , opinare, che si convocassc un concilio na. zionale : non volere i prelati giudicare anticipa tamente delle risoluzioni del concilio , ma pre.
sumere , che nel caso in cui egli sentenziasso
di risuscitare la prammatica , supplicherebbe prima ilpontefice , e scongiurerebbelo, che del. la gallicana Chiesa gli calesse , ed a lei la vita coi vescovi ridonasse ; ma se nė le preci , né le sapplicazioni potessero vincere l'ostinazione del
pontefice, decreterebbe il concilio , per ultima necessità , e per non perire , che la prammatica si rinnovasse .
Intanto le dottrine dei partigiani dell'antica disciplina vieppiů si spargevano , le italiane contrade principalmente ne risuonavano . Colo ro che a queste opinioni erano addetti, crede . vano essere venato il tempo ch' elleno avessero a prevalere, si rallegravano della diminuzione dell'autorità pontificia, ed affermavano ch'ella era medicina non solamente utile , ma ancora necessaria al corpo infermissimo, come il chiam
mavano , della Chiesa , La ricordanza del mil. leottocentuno , e ciò , che era accaduto al con cilio di Parigi in quell' anno , non gli rendeva. no accorti del procedere e delle intenzioni di Napoleone : che il corpo , spargevano , dui ve scovi esercenii , rappresentasse la Chiesa , e fog se per rappresentarla finché ella durasse ; che attentato condannabile dei papi degli ultimi tem pi fosse l' aver volato diminuire e frenare la po testà divina dei vescovi ; che la potestà inerente >
al carattere dei vescovi immediatamente , e
senza che nissuna umana potestà potesse arro . garsi il diritto di alterarla, derivasse da Gesd
Cristo ; che non mai potesse la giurisdizione e piscopale perire , che i concilii prima del mille non avessero mai voluto riconoscere per veri
e legittimi yescovi , se non quelli che dai rispet.,
STORIA D'ITALIA 454 tivi inetropolitani erano stati ordinati ; che cost
avevano statuito , cosi definito i concilii niceni, tanto venerati in quei primi e parissimi tempi della cristiana comunità ; che le massime con. trarie solamente dai concilii lateranensi , cone
cilii quasi domestici dei papi , erano state in. trodotie ; che insomma , continuavano , i metro
polítani dovessero dare la giurisdizione ai ve scovi ; che l'arrogarsi i papi di volerla dar so. li , fosse usurpazione ; che avesse Dio dato a Pietro il primato d'onore , e la potestà supre ma di regolare e mantener sana la disciplina , sana la fede in tutte le Chiese che la universale
compongono , ma non il privilegio di giurisdi. zione nel caso di cui si tratta : che la potestà di giurisdizione , per quanto spetta alla transmissio ne della potestà ecclesiastica , fosse in ciascun Vescovo, per diritto ed ordinazione divina , pie.
na , come piena era nel supremo pontefice; cost avere ordinato Cristo Redentore nel dare ai ve.
scovi la facoltà di reggere le chiese , cosi richie. dere la sicurezza degli stati, e l'independenza della potestà teniporale . È giusto forse , 'sclama. vann, é conveniente, é consentaneo alla divina von lontà , che i papi possano , con mettere l'intero detto , o la continuazione dell'episcopato riču. sando, turbare le coscienze dei fedeli, sconvolge
re le province, e i regni ? Non é assurdo il sup porre , che Dio non abbia dalo a ciascuna so. cieià il mezzo di conservarsi sana e salva da se
stessa ? E che sicurezza , e che salute può esser vi , se elleno da un forestiero dipendono ? Vari e diversi essere stati i modi immaginati dai principi per preservare gli stati propri dai pe ricoli ,> che a loro sovrastavano pei decreti del la romana sede , ora prammatiche , ora appel li , ora concordati ; ma latti essere stati insuf . ficienti , perché sempre si lasciò sussistere la radice del male , cioè l' eccessiva ed illegitti ma potenza dei papi : ripallulare i pericoli e le
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tarbazioni ad ogni romano capriccio , concepir timore gli animi ad ogni elevazione di papa , un cardinale di più o di meno nel pontificio
concistoro poter mandar sossopra una provincia intiera : essere oggimai tempo di strigarsi da questi fino allora inestricabili lacci ; la romana tirannide doversi conculcare , ora che un prin cipe potentissimo il voleva ; restituissesi all'epi. scopato tutta la sua dignità , tutta la sua po . tenza ; l'independenza da Roma sarebbe la li . bertà universale ; sarebbe altresi la purezza delle dottrine cattoliche ; perciocchè l'avere >
mescolato le cose temporali con le spirituali , che fu fonte di tanti scandali , e di un deplora
bile scisma , essere stato opera di Roma : fosse la religione tutta spirituale , e non turberebbe gli stati , nè darebbe cagione ai malevoli di de. nigrarla , e più imperio avrebbe , e quelli stes si che in lei non credevano, rispettata l'avreb. bero : la cristianità cattolica tuttavia piangere la perduta Germania , la perdula Inghilterra ; tale doloroso smembramento alla prepotenza di Roma , alle usurpazioni dei papi , alle tem >
porali cupidigie loro doversi certa ed unica . mente ascrivere : tornassesi adunque , predi. cavano , a quel sistema , che stabilito da Cristo
e dagli Apostoli aveva durato per tanti secoli nella primitiva Chiesa, che gli uomini più pii, più dorti , piú esemplari avevano sempre incul. cato , e coi più intensi desiderii loro chiamato: da lui solo poter derivare la parezza della re
ligione , e la incolumità degli stati . Vivevano >
ancor fresche, massime in Italia , leonorase mémorie di Leopoldo e di Ricci : non pochi ee clesiastici , anche di prima condizione , e per
dottrina e per virtá compitissimi , vi seguitara. no le medesime vestigia, e sostenevano le me. desime dottrine ; non per ambizione nè per de siderio di servire a chi allora tutti servivano, e principalmente gli avversari loro , ma per con
STORIA D'ITALIA 456 vizione propria , per ritirar la Chiesa , como credevano , all' antica sua constituzione , per
riformarne gli abusi , per rinstaurare e confere mare la libertà dei principi offesa dalla poten. za immoderala dei papi . Queste sparse dottrine piacevano'a Napoleo . ne, perché gli davano occasione d'intimorire
il papa , e speranza di ridurlo a sua volontà; ne dispiacevano agli arcivescovi ed ai vescovi ama .
tori dell'independenza : quel romano giogo già pareva loro grave ed intollerabile ; quel diven tar papi essi sommamente a loro arrideva . Le cose andavano a satisfazione di Napoleone in
quanto si atteneva agli ecclesiastici de' suoi stati .
Vincera il papa non solamente per la costan za , ma ancora per la disgrazia , sempre potente nel cuore degli uomini . Né i suoi teologi tace . vano , benché Napoleone si fosse sforzato di por loro un duro freno in bocca. Difendevano la
Sedia apostolica e romana , non solamente con tro le dottrine di Porto Reale e di Pistoia , ma >
ancora contro lc allegazioni del consiglio ec. clesiastico. Avere , andavano ragionando, Cristo fondatore sopra Pietro fondato tutto l' editizio della religione: a lui avere dato primalo d'ono re , a lui primato di giurisdizione , per lui tut ta l'autorità della Chiesa , e per lui solo per
tersi e doversi tramandare, e trasfondere in al. trai : avere per verità Cristo Sålvatore posto i vescovi a governar la Chiesa , ma non per se medesimi, nè independentemente da Pietro , ma per mandato suo , e sotto la sua dipendenza : Pietro essere il fonte di tutti i rivi , lui il fop
te di ogni ecclesiastica potestà ; avere per la necessità dei tempi in quei primi secoli , fra una religione contraria , fra le persecuzioni continue , fra un popolo padrone del mondo , che altri Dei confessava ed adorava , fra tante
nazioni diverse >, e nel vasto campo d' Asia , ď
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Africa e d'Europa , avere prima gli Apostoli per instituzione divina , poscia i vescovi per instituzione apostolica usato la loro autorità senza mandato espresso di Pietro , ma però lui consenziente ; imperciocché non è da credersi, che per condurre una si gran mole , gli Aposto ." li ed i loro saccessori non si siano accordati , acciocchè a questo ed a quello , senza confu
sinne e senza conflitto , questa o quella provin cia fosse di consenso comune devoluta : ciò non
ostante rimanere fisso ed inconcusso questo
principio , che Pietro aveva un mandato ordi nario e perpetuo , gli Apostoli un mandato straordinario e caduco da finirsi in loro , o nei successori loro immediati ; che quello aveva a vato un mandalo per istabile fondamento , e perpetuo governo della Chiesa , questi un man. dato temporaneo per la necessità dei tempi ; che , cessata questa necessità , tornava il man dato sparso negli Apostoli e loro successori im mediali al fonte comune , vale a dire ai succes >
sori di Pietro ; che cosi la Chiesa nala da un
solo tornava in un solos inirabile, e divino arri . fizio . Del rimanente anche nella più rimola antichità apparire i segni della trasfusione del mandato di Pietro nei rettori delle altre chiese
del mondo : l'ordine slesso dei metropolitani
confermare questa verità ; perchè a quei tempi antichissimi era il mondo diviso , per rispetto alla Cristianità , in Oriente ed Occidente : due
erano nel primo i metropolitani, quei di Ales sandria e d'Antiochia , uno nel secondo , quel di Roma ; comunicavano il mandato ecclesia
stico , cioè l'ordine e la giurisdizione , la qua lità e il luogº , i due metropolitani d'Oriente ai vescovi delle loro rispettive province , il me tropolitano d'Occidente , successore di San Pie .
tro , a quelli d'Occidente ; ma ii primi da Pietro nell'origine prima avevano ricevuto le potestà
loro : imperciocchè Pietro aveva governato egli 1. III.
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stesso la Chiesa d'Antiochia , ed a lei dato un successore , quando venne a fondare e governa re quella di Roma : rispetto alla Chiesa d'Ales sandria , avere Pietro mandato a governarla San Marco , suo discepolo ; ma se la origine scopre iļ mandato , gli accidenti posteriori il confere mano ; perchè i romani pontefici, successori di Piętro , ai metropolitani d'Oriente mandavano il pallio , segno della conferita autorità ; essi metropolitani addomandavano la comunione ai
pontefici di Roma, e senza la ottenuta comu nione non si credevano legittimi. Sonsi anche veduti romani pontefici de porre metropolitani
d'Oriente , o patriarchi , perché con questo no me poscia si chiamarono : a tutti questi segni affermavano i curialisti di Roma, riconoscersi la superiorità romana fin dai tempi primitivi ; dal che si deduce la pienezza e la perpetuità
del mandato nei papi , la dipendenza e la de legazione nei metropolitani. Ne conseguita al
tresi , che poichè tutta l'autorità spirituale con. siste nella facoltà del trasmettere il mandato
di Cristo , il diritto di confermare e d'institui . re tutti i vescovi della Chiesa è supremo , e di
vino , e conseguentemente inalienabile , imper. scrittibile , non soggetto a interruzione , ad ec cezione , a cessazione alcuna , e che a lui niu. na potenza che sia , nemineno quella della Chie. sa può portar diminuzione ; che se qualche mo dificazione fu introdotta in qualche tempo , mas
sime nei primitivi , ciò o per determinazione, o per consentimiento dei sommi pontefici ay venne ,
Rispetto poi alla Francia particolarmente , i romani teologi insistevano dicendo , assai più manifesta essere la trasmissione del mandato di San Pietro nelle chiese di questo reame, che
in qualunque altro ; perché i papi , rispetto a lui, non solamente erano papi , ma ancora me tropolitani , essendo metropolitani d'Occidente,
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e se qualche metropolitano particolare pel mi . glior governo delle chiese di questa vasta pro . vincia fa creato , lui essere stato creato per au. torità pontificia : della nominazione ed institu zione di vescovi falte dai papi nelle Gallie , anche senza l'intervento dei metropolitani , e dell' aulorità regia stessa , aversene esempi, e se si vedono nominazioni, vedersi anche depo
sizioni ; il che dimostra la pienezza dell'auto rilà pontificia in Francia in tutti i tempi. · Né più si ristavano i difensori dell'apostolica Sedia all'argomento addotto della prammatica
di Bourges , perchè lei nulla e, di niun valore, per essenziale vizio della sua origine , predica . vano , siccome quella , che per l'aulorità secola.
re ed incompetente del re era stata concertata e pubblicata : che se poi nulla la chiamavano per vizio originario , nulla maggiormente la predicavano per decreto della Chiesa universa.
le , perché il quinto concilio lateranense l'ave >
va abrogaia , annullata , ed anzi dichiarata sci smatica. Ora mellendo anche caso , che non fosse viziala d'origine , e che tulta si potesse riferire all'autorità ecclesiastica , cioè ad un concilio nazionale di Francia , l'autorità di un concilio nazionale può forse prevalere a quella di un concilio universale ? Può la decisione di una parte più forza avere che la decisione del
tutto ? Forse nei concilii particolari risiede la
infallibilità ? Forse non negli ecumenici ? La Chiesa gallicana stessa , il clero del 1682 è for. se mai trascorso a dire una simile enormild ?
Non ha egli forse definilo al contrario , che la infallibilità risiede nel concilio universale oni
to al papa ? Se questo è vero , come è verissi mo , come si potrà sostenere la proposizione ,
che la prammatica di Bourges non sia scisin a tica ? Come ciò sostenere il clero di Francia senza contraddire a se medesimo ? La lalera .
nense condanna pruovare l'errore del consiglio
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ecclesiastico , e la necessità del mandato pon liticio per acquistare la giurisdizione episcopa le . Del resto avere il concordato di Leone de .
cimo e Francesco primo abolito la prammatica , né potersi a modo niuno risuscitare ; avere il concilio tridentino, cioè la Chiesa universale, ap pruovato il concordato medesimo, e l'autorità pontificia, come indispensabile per l'instituzio. ne canonica dei vescovi , in solenne modo con fermata e detinita . Ne valere il dire , che il concilio Tridentino non sia stato accettalo in
Francia , quanlo alla disciplina , perché il man dato immortale dei successori di San Pietro non
è regola di disciplina , beasi instituzione divi na , e perciò attinente al dogma. Oltre a ciò , il re di Francia , cioè la potestà secolare sola non
volle accettare , cioè pubblicare il concilio di
Trento , ma il clero gallicano l'accettò vera mente , e presso ai re continuamente insistė , perché il pubblicassero. Ne maggior valore avere , continuavano, l'al. legazione della necessità , perchè egli è evi. dente , che per ministrare un riinedio straor. dinario , anche nel caso di necessità , si richie. de la facoltà di ministrarlo : senza una tale fa coltà il rimedio sarebbe veleno , e darebbe mor
te , non vita . Ora certamente il clero gallicano non ha facoltà di modificare , molto meno di
annullare quello , che supponendo eziandio che non fosse d'instituzione dirina , è stato dichia ralo , definito , e decrelato dalla Chiesa aniver sale : in simili casi , non da se , ma dalla prop videnza si debbono aspettare i rimedi.
Dicono e sostongono i prelati del consiglio ec clesiastico , che il governo della Chiesa non è arbitrario , che il papa debbe uniformarsi ai ca
noni , e ne appellano al concilio. Ma quando il papa per venirne all ' esecuzion del concordato
fatto con Napolcone , non avuto riguardo alcuno
ai canoni , usava un'autorità insolita ed inudita,
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e non ostante , come dichiarò egli medesimo , i >
concilii , anche i generali , deponeva senza ac cusa e senza processo tutti i vescovi di an regno, cioè della Francia , questi medesimi prelati , ora tanto gelosi delle gallicane libertà , non esse li hertà invocarono , non dei papali arbitrii si la mentarono , non al concilio appellarono ; che
anzi benignissimamente, e volonterosissimamen te si assisero sui seggi dei dcposti , ed ora si ser che il papa , a pregiudizio dei deposti , loro diede , per impagnarlo e per predicare , che niuna potestà è independente dai
vono dell'autorità
canoni . Allora non domandarono un concilio e
cumenico , allora non l'assenso della Chiesa , quando si trattava di acquistar cariche , emolu menti ed onori; ma se allora errarono , e se so
no inconcussi i canoni , inconcusse le libertà gal
licane , come non sono cylino o ignoranti , oim postori , poiché per errore e partecipazione loro non vi sarebbe più in Francia , da dieci anni in dietro , giurisdizione legittima, e tutti i vesco vi , e tutti i curati intrusi vi sarebbero ? Rinun
ziarono per l'adesione loro al concordato , alle loro libertà , riconobbero implicitamente la s11
periorità del papa sui canoni ; riconobbero la sna infallibilità , ed ora l'impertinente viso in ro alzano contró quel medesimo papa , di coi
predicarono si altamente la polenza! Credono essi adunque , che il papa debba , a grado della cupidigia e dell'ambizione loro , ora condanna re ciò che appruovava , ed ora apprucvare ciò che condannava ? Si lamentano del procedere ar
bitrario del papa ? Adunqne credono, che solo
il loro imperatore, da essi tanto adalato, abbia questa facoltà al mondo di essere arbitrario ? Piacciono loro gl'imperiali capricci , non piac ciono le pontificali sentenze : nemici del loro capo innocente sono , adulatori del loro tiranno sono : amano meglio ano scomunicato , che un papa .
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A ciò , a che voglion significare , continuava no gli avvocali dell' apostolica Sede , quelle pa role, che i vescovi rappresentano la Chiesa uni versale ? Sono eglino forse , i vescovi , i depu . tati dei fedeli ? Forse il mandato di governar la
Chiesa , non lo hanno da Dio sotto la superiori. tà del successore di San Pietro ? Non sono eglino i mandalari del popolo , ma i deputati del signo re . Che può dare di spirituale il popolo ? Chi ha dato al popolo la facoltà di reggere la Chie sa di Dio ? Certo nissuno. L'avvilupparsi in pa. role subdole giova ai nemici della santa Sede . Infatti, che voglion dir essi con quelle parole , che la potestà inerente al carattere dei vescovi da Gesù Cristo immediatamente deriva , senza
che nissuna umana potestà si possa arrogare il diritto di alterarla in alcun modo ? Ma chi non
sa, solo che abbia toccato i primi principii del.
la scienza canonica , che attra cosa è il potere dell'ordine , ed altra il potere della giurisdizio ne ? per l' ordine possono i vescovi conferire la cresima , conferire l'ordine >, consecrar le chie.
se , consecrar gli altari ; possonlo sempre valida menle , quantunque non sempre legittimamena te : per la giurisdizione , quando l'hanno rice >
vata dalla santa Sede , possono governar le chie se , far regole pel governo loro , appruovar con fessori , decretare segregazione di fedeli , e sia taire altre simili cose che si appartengono al governo della chiesa contidata loro dal papa . L' ordine è indciebile , la giurisdizione caduca : questa si dà e si toglie da chi ha drillo di dare e di lorre , nè alcuno di questi audaci impugna. tori della Sedia apostolica sarà tanto audace , affermavano i teologi di Roma , che pensi e di . ca , che un vescovo , a cui il papa ha tolto la facoltà di governare una data chiesa , la possa
ancora governare legittimamente ; il che pruova la necessità del mandato pontificio. Non perisce
la giurisdizione episcopale ! ma non perisce el.
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la, continuavano a sclamare i romani canonisti , in un vescovo eretico , non in un vescovo scia smatico , non in un vescovo scomunicato ? Chi s'ardirà sostenere la contraria sentenza ? Da
quanto si è 'ragionato , opinavano , segue , che l' autorità stessa dei metropolitani era delegata, e derivata dai sommi pontetici : tal essere , aggiun gevano , la monarchia cristiana stabilita da Cri.
sto Salvatore ; tali gli ordini cattolici , che non si possono impugnare senza eresia ; conciossiap che e le memorie antiche, ed il concilio tridene tino ugualmente gli conferniano .
Del rimanente , a qual tine si narrano tulle queste cose , e che voglion significare ? Siano pur salve le gallicane libertà. Forse ne conse . guita , che fuori di Francia abbiano ad aver forza, e ad obbligare le genti ? Serbinsi in Fran cia , se tal è l'umore di quel clero e di quei po
poli ; ma con quale diritto , e con quale ragio ne volerle trasportare in Italia ? Forse per l'I. talia stipulava il clero gallicano del 1682 ? E chi lo dice , e chi lo fa ? un decreto di Napoleo ne , un senatus-consulto di napoleonici ! adun que perché Napoleone disse , voler Torino , Ge nova , Milano , Firenze e Roma ,> losto hanno queste province a diventar soggette delle galli >
>
cane libertà , e l'assemblea del 1682 tenuia in
Parigi ha ad esser legge per loro ? dov'è il man dalo di Napoleone per lurbare le ecclesiastiche cose in Italia , massimamente in Roma ? Chi s' ardirà dire , che un decreto civile abbia effetti ecclesiastici :
Molte cose si son dette , e molte ancora si di. cono , si continuava a discorrere dalla parte di
Roma , sull'abuso dell'autorità ponuiticia. Cer tamente errarono i pontefici , che turbarono le
province per rispetti temporali , come errarono >
i principi , che le turbarono per rispetti spiri . tuati : da qual parte in questo sia maggiore il torlo , e più si sia erralo , non è questo il luo.
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go di dire , e le storie il narrano . Bene non si sa vedere, quali sinistri effetti abbia prodotto negli stati della Casa d'Austria , ed in tutta l' Italia , e cosi anche nella Spagna e nel Porto gallo , Vaatorità del papa dell'istituire i vesco vi. Neppare si sa vedere qual malé sia nato da questa stessa autorità , poiché di questa sola é
nato dissidio, e si tratta , in Francia , in Inghil terra , ed in alıri paesi della Cristianilà ; im perciocché, se si eccettuano le discordie nate ai tempi di Luigi decimoquarto , le quali vera . mente versavano su questo punto della institu zione , non si seorge che alcuna da questa me
desima cagione sia nata. Altre ed assai più am pie radici ebbero le controversie germaniche , dalle quali sorse l'eresia di Lutero. Similmente per alire maggiori questioni , c da quella dell' instituzione assai diverse discordà Arrigo ottaro dalla santa Sede , donde risultò la separazione dell'Inghilterra. Senza entrare nei merili di quelle antiche o dolorose cause , né diffinire da qual parte fosse la ragione o il torto , questo è certo , che l'instituzione ne è stata o innocen
“ te , o piccola parte. Del resto , qual segno , quale apparenza era , che Pio settimo fosse per abno sare della facoltà dell'instituzione a fine di ture
bare lo stato quieto della Francia ! Come sareb be potuto cadere in lui la polontà di turbare la Francia di Napoleone , in lui, che nella sua
vecchia età, per aspri monti , nella stagione più rigida dell'anno , a malgrado dei principi d ' Europa , contro la sentenza di molti cardinali
se n'era andato a Parigi per incoronarlo ? Qual
presagio aveva dato Pio di se , che altri potesse credere , che volesse assumere o in Francia od altrove un'autorità eccessiva , una dominazione
intollerabile ? Dicono , guardate nell' avvenire ; maper guardar nell'avvenire , e'bisogna prima
guardar nel passalo : gardate in questo, e ve drete , dove sia stato l'incomportabile dominio,
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Ne qui si parla di libertà ecclesiastica , perchè
questo discorso non potrebbe piacere a prelati che la vogliono dar in preda all'imperio: solo si osserverà , quale sarà essa per diventare , se la nomina dei vescovi ai principi secolari , e l'instituzione loro ai metropolitani , n ad altri vescovi sudditi di essi principi si appartenes sero. Correggevasi la nomina dei principi dall' instituzione pontifiria : se lana e l'altra sono in mano loro, quella immediatamente, questa per mezzo di prelali sudditi , la religione è ser
va , ed in caso di voglie a lei contrarie, anche in materia di fede , dei principi, non rimarreb be altro scampo a' suoi ministri, che l'abbo minazione dell' eresia , o i tormenti del marii
rin. Resiste papa Pio , resiste ad un ' incompor rabile tirannide : la Chiesa debbe restargli ob
bligata per sempre , រi principi ancora ; poiché vinto il papa , la Cristianità , il mondo è servo: trattare il papa la libertà di tutti. Già il disegno ordito contro un papa carcera .
lo , era pronto a colorirsi : i soldati e le spie facevano la opera Jöro in Savona , i prelati s'aco cingovano a farla da Parigi . Erano quindici o cardinali, o arcivescovi , o vescovi , Fesch ;
Maury , Caselli cardinali , gli arcivescovi di Tours , di Tolosa ,> di Malines , i vescori di Vero sailles ,> di Savona , di Casale , di Qnimper , di Monpellieri , di Troia , di Metz , di Nantes e di Treveri. S'aggiunse il vescovo di Faenza . Co mandava l'imperalore, che mandassero una de putazione a muovere il papa a Savona . Elessce ro l'arcivescovo di Tours , ed i vescovi di Nan tes e di Treveri . Il concilio nazionale convoca
to in Parigi pel di nove giugno , parte ancor
egli della macchina imperiale per intiinorire il papa , stava pronto a proporgli i termini d'ac . cordo volati dall'imperatore. Comandava Napo . leone ai depotali , che annanziassero al papa ,
essere convocato il concilio , essere abrogato il 20
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concordato a cagione che il papa , ana deHe parti contrattanti, ricusava di osservarne le clausole ; dovere io avvenire i vescovi , come avanti al concordato di Francesco primo , esse re instituiti secondo le forme che saranno rego
late dal concilio , ed appruovate dall'imperato re : tuttavia mandare l'imperatore i prelati con facoltà di negoziare a Savona ; ma queste fa coltà non usassero , se non nel caso in cui tro.
Tassero il pontefice disposto a convenire : due convenzioni doversi fare , l'una independeate
dall'altra , e con atti separati : nella prima si trattasse dell'instituzione dei vescovi , ed in questa consentirebbe l'imperatore a tornarne all'esecuzione del concordato , con ciò che pe rò il papa instituisse i vescovi già nominati, ed >
in avvenire le nomine fossero comunicate al
papa , a fine di conseguirne l'instituzione cano. nica ; e che se il papa non aresse instituito nel termine di tre mesi , fosse la nomina comuni. cata al metropolitano , il quale dovesse institui re il suffraganeo, e questi ugualmente instituis. se l'arcivescovo, se si trattasse dell'arcivescovo. Nella seconda voleva l'imperatore, che si accor
dassero gli affari generali , ferme stando le con dizioni seguenti : il papa tornasse a Roma , se consentisse a prestare il giuramento prescritto dal condordato ; se ricusasse il giuramento , po tesse risiedere in Avignone : quivi avrebbe gli o. nori sovrani , quivi due milioni per onoranza e per vivere , quivi residenti delle cristiane poter . ze, quivi finalmente libertà di governar le faccen. de spirituali, ma tutto sotto condizione espressa, che promettesse di fare niuna cosa nell'impe ro , che fosse contraria ai quattro articoli del
1682. Se il papa accettasse le narrate condizio vi , l'imperatore proponeva molle speranze e faceva molte offerte : s'inclinerebbe volentie .
ri ad accordarsi col papa , si pel bero eserci . zio delle sue funzioni spirituali, come per fona
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dare nuovi vescovali , tanto in Francia , quanto nei Paesi Bassi : farebbe inoltre ogni sforzo per
proteggere i religiosi della Terra Santa , per rie . dificare il santo Sepolcro , per dar favore alle missioni , per ordinar la Dalaria ,,per restiluir
gli archivi pontificii ; ma prima e , sopratutto si tagliasse interamente la speranza al papa di ri cuperare la sovranità temporale di Roma ; se
gli facesse sentire, che il concilio era convoca to, e la Chiesa di Francia capace di fare quanto richiedessero la salute delle anime, ed il bene della religione. Gran fede aveva Napoleone in se , nei pre lali ,> nella forza , poiché si poté persuadere ,
che un papa a tanto di abiezione polesse veni re ,
che consentisse a tornar suddito là , dove
aveva regnato sovrano , che consentisse a giu . rare obbedienza e fedeltà a Napoleone impera tore con quello stesso giurainento , che sovrano essendo , aveva , come sovrano , coll'imperatore medesimo accordato e statuilo ; che consentisse a servigli , per obbligo di giuramento , di delatore e di spia , non eccettuati nemmeno i casi di con fessione. Che Napoleone una tale proposizione abbia fatto , certo nissuno sarà per maravigliare ; ma che prelati , che portavano in fronte il no me di cattolici , abbiano assunto il carico di >
significarla , se muove a maraviglia , muove an cora più a sdegno . I deputati ecclesiastici arrivati a Savona con le cose digerite , ed avuto licenza dal ministro dei culti di favellare al papa , posciachè appun . to di questa licenza abbisognavano , se gli ap presentarono e con rispettosi mnodi s'ingegnarn . no di renderselo benevolo . Introdotti , ed accole
ti con significazione grande di amore , vennero
nel primo giorno e nei seguenti sul negoziare, Militando sempre la difficoltà della sua carcera
zione rispose , nissuna deliberazione poter fa re , nissuna bolla dare , se prima non fosse re ,
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stituito alla sua libertà , poiché nella condizio ne , in cui era , privo de'suoi consiglieri natu rali , privo de' suoi teologi , privo di libri , di carta , di penne , privo intino del suo confesso re , che aveva domandato indarno , nè potendo
prendere alcuna informazione sulla idoneità dei soggetti nominati , non potea nalla, non che concedere , esaminare . Non ostante queste pri me calderze del pontefice , speravano i prelati, che appoco appoco o per fastidio della situa zione presente , o per timore della condizione avvenire , o finalmente per disperazione di po ter cambiare i destini napoleonici , l'animo suo si sarebbe mitigalo , consentendo , se non a tat to , almeno a parte di quanto si domandava. Il modo del negoziare era artifizioso dal canto dei delegati ; maggiormente ancora artifiziose erano le fondamenta , sulle quali voleva l'imperatore che si negoziasse . Tutta l'importanza del fatto it questo consisteva , che si provvedesse all'insti tuzione dei vescovi con fare , che quando in un dato tempo il papa non gli avesse instituiti , i >
metropolitani avessero facoltà d'instituirgli. Faceva anche un gran momento , che se il papa avesse convenuto coll'imperatore , l'avrebbe
purgato dalla scomunica , se non esplicitamen te , almeno implicitamente , e pel fatto stesso . Il papa assalito e conquiso da ogni parte , ri tirandosi dalla sua risoluzione di non voler trate tare , se prima non fosse libero , incominciò a manifestare le sue intenzioni . Quanto al giura mento , risolutamente nego ; quanto alle quattro proposizioni , dalla prima non si mostrò alieno, >
le tre altre costantemente ritiato, siccome quel le che gli parevano condannabili. Aggiunse che se accettasse " , la Chiesa il chiamerebbe gile , e traditore per fastidio di cattività , che il nome suo ne sarebbe contaminato , che ne concepi rebbe un'amarezza incredibile ; che del resto ,
per amor della quiete , nulla avrebbe operato
LIBRO XXV . 1 811 469 in contrario . Ma venendo al principal soggetto del negoziato , cioè all'instituzione , sclamaya ,
che il termine di tre mesi fosse troppo breve ;
se consentisse , l'imperatore sarebbe giudice
dell'idoneità dei soggetti ; che in ultimo il mc tropolitano sarebbe giudice dei rifiuti della san ta Sede ; che troppo eccessiva mutazione era ' questa ; che un pover uomo , com'era egli, solo e senza consigli non poteva assumersi di farla.
Ricordava altresi, e con parole efficaci ed affet. tuosissime protestava , che sarebbe troppo enor me deviazione , se rinunziasse ai diritti parti colari sui vescovi d'Italia , che la sua coscien za ripugnava , che altri sovrani avrebbero do mandato le medesime prerogative ed eccezioni , che potrebbe darsi che si nominassero soggetti indegni , o di opinioni sospette nella fede, che la santa Sede non sarebbe più la santa Sede , che perirebbe il mandato dato da Dio a San Pietro , che nascerebbe l'anarchia nella Chiesa ,
ch'ella del tutto si governerebbe a piacere della potestà secolare . Gli rappresentavano i deputati i mali immi nenti della Chiesa , le perdite irreparabili del le prerogative della santa Sede , le calamità
di tanti suoi aderenti . Rispondeva Pio , alzando gli occhi al cielo , e sclamando , pazienza : nol permettere la coscienza, non avere con chi eone
sigliarsi , il capo della Chiesa essere in vincoli . Per far novella pruova di vincere gli scrupoli e la costanza del pontefice, i deputati pregarono il vescovo di Nantes , siccome quegli che aveva maggior dottrina e fermezza in queste materie,
che gli altri , distendesse uno scritto da presen >
tarsi al papa. Il fece in lingua francese , il tra dusse in italiano il vescovo di Faenza. Era la
sostanza , che , poiché Napoleone non voleva ce dere , il papa doveva di necessità cedere egli . Insomma i deputati in questo loro scritto am
monivano ,
fortemente richiederano il papa
STORIA D'ITALIA 470 della clausola dei metropolitani : pretendevano
che non era necessaria una lunga discussione , nè bisogno di consiglieri per decidere , se la santa Sede conserverebbe o perderebbe per sem pre , rispetto ai vescovi di Francia , il diritto d ' instituzione . Intendevano per vescovi di Frane eia , non solamente quei di Francia, ma ancora quelli del regno d'Italia , del Piemonte , di Pare ma , di Toscana , e dello stato roniano stesso . Offerivano finalmente , vedesse sua Beatitudine, se nei luoghi vicini fosse qualche prelato, in cui avesse fede ; specificavano dello Spina , come se in quei tempi e nel carcere di Savona quale cheduno potesse libero essere , e liberamente consigliere. Mossero ,> oltre la cattività e la segregazione ,
i ragionamenti dei deputati l'animo del ponte . fice per l'aspetto dei mali avvenire , e sebbe ne sempre fosse titubante , ed ora si ritraesse, ed ora tornasse, cominciava a non mostrarsi alieno dall ' accordar con loro la clausola do
mandata : solo voleva allargare il tempo dell' instituzione da darsi dai , metropolitani sino a
sei mesi , che l'imperatore avesse un termine necessario per le nomine , siccome egli l'aveva , parendogli, che se questa necessità s'imponesse a lui , non al principe , l'equalità fra le due parti fosse rotia ; nel che aveva ragione , anche secondo i deputati , conciossiache se l'interra zione dell'episcopato non debb ' essere in pote.
stà del papa , non debb' esser nemmeno in po- , testà dei principi . Restava l'impedimento della scomanica, per la quale l'imperatore era stato separato dal consorzio della Chiesa. A questo passo i depu . tati , che già vedevano incerto e vacillante il pontefice, siccome quelli che bene avevano im . parato alla scuola napoleonica i tempi morbi . di per incalzare , e temendo di dare causa d'
indegnazione a Napoleone , se non riuscissero
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a fare la sua volontà a Savona , si gettarono tutti addosso a Pio , e il pressarono , e l'aggira rono, e gli diedero di mano da tutte parti. Che cosa essere , dicevano , questa scomunica ? Non autentica in Francia , non accettata dè da ac . cettarsi mai ; non mai la Francia si scosterebbe
dalle massime gallicane : pessini effetti avere lei prodotti fra i popoli , anche fra le persone più aderenti, e divote alla Sedia apostolica : a
tutti esserne doluto , come di cosa molto pre giudiciale al papa ed alla Chiesa ; i cardinali , non solo i rossi , ma ancora i neri , con questo nome chiamavano i cardinali o esiliati o car. cerati , non avere mai cessato di comunicare
in divinis con sua Maestà , aver loro cantato in memoria delle imperiali vittorie , avere cantato ogni festa nell'imperiale cappella . Già il pon . tetice titubava : per espugnarlo del tutto , i de . putati se gli pararono innanzi, ammonendolo , che partivano :badasse bene ai mali soprastan . ti : solo , sarebbene tenuto verso Dio e verso
gli aomini : per lui essere stato , che le piaghe della Chiesa non si sanassero : partivano , fa
rebbe il concilio , avrebbe nuove da Parigi. Insomma il papa lentato da ogni parte , e se. parato dal consorzio del mondo , promise di venire ad un accordo , il cui importare fosse questo , che saa Santità , considerato i bisogni , >
ed i voti delle chiese di Francia e d'Italia a
lui rappresentati dai deputati , ę deliberatosi a mostrare con un
nuovo atto la sua palerna
affezione verso le chiese medesime , darebbe l'instituzione canonica ai soggetti nominali da sua Maestà con le forme convenute nei concor
dati di Francia e del regno d'Italia ; che si piegherebbe ad estendere con un nuovo con cordato le medesime disposizioni alle chiese di Toscana , di Parma e di Piacenza ; che con sentirebbe che s'inserisse nei concordati una
clausola , per la quale prometterebbe di spe
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472
dir le bolle d'instituzione ai vescovi nominati da sua Maestà in un certo determinato tempo , ch'egli stimava non poter essere minore di sei mesi ; e caso ch'ella differisse più đi sei mee
si , per altri motivi che per quelli dell'inde gnità personale dei soggetti , investirebbe, spi rati i sei mesi , della facoltà di dar in suo no. me le bolle il metropolitano della chiesa va.
cante , º , mancando lui , il vescovo piú anzia no della provincia ecclesiastica. Aggiunse , che sua Santilà a queste concessioni aveva inclinato l'animo per la speranza concetta nei colloqui avuti coi vescovi deputati , ch ' elleno fossero
per appianar la strada ad accordi , che ristore. rebbero l'ordine e la pace della Chiesa , e restiruirebbero alla santa Sede la libertà , l'in. dependenza , e la dignità che le si conveniva . no. Fa aggiunto allo scritto contenente queste promesse del pontefice , i depatali affermaro ño per consenso di lui, il papa per sorpresa ,
an capitolo concepito in questi termini , che i diversi aggiustamenti relativi al governo della Chiesa , ed all'esercizio dell'autorità pontificia , sarebbero materia di un trattato particolare ,
che sua Santità era disposta a negoziare. tosto ché a lei fossero restituiti i suoi consiglieri , e la sua libertà .
Il pontefice, pensando alla larghezza delle concessioni falle , e ricorrendogli nella mente le solite dubitazioni, non ebbe dormito tutta la notte . Massimamente gli dava grande angu .
stia il capitolo aggiunto , temendo, che per lui si fosse obbligato a venire ad un negoziato , trattato , o compromesso intorno al governo del la Chiesa , ed all'esercizio dell'autorità pone >
tificia , quanto alla parte spirituale . Per la qual cosa , presa il giorno seguenie la penna , resti
tuitagli a tempo pel negoziato , scrisse di prn pria pugno sullo scritto queste stesse parole :
che con sorpresa aveva veduto aggiunte alla
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bozza delle domande , che gli erano state fatte , le parole, i diversi a:& iustamenti con quello che seguitava sin alla fine del capitolo. Conti . nuò , sempre di proprio pugno scrivendo , che le dette domande erano state da lai ammesse ,
nè come un trattato , nè come un preliminare, ma solamente per dimostrare il suo desiderio
di soddisfare alle provvisioni delle chiese di Francia , allorquando, le cose bene considerate , si potesse di loro convenire in un modo stabile ,
obbligandosi a fare le dette provvisioni transi Loriamente , e caso che ciò non si volesse o po: tesse , si obbligava a trattare di un altro modo
di provisioni. Questa sua protesta non conten > tando ancora l'animo del pontetice , fatti a sé chiamare il prefetto , ed il gendarme Lagorsse gendarme che era del palazzo pontificale , as severantemente affermò loro , che non ammet
teva l'ultima frase deilo scritto accordato ira Jui ed i vescovi . Dichiarò loro oltre a questo ,
che il giorno precedente ,> non avendo dormito tutta la notte , era come se fosse mezzo eb
bro , e che conseguentemente non aveva potuto fare in quel giorno alcuna promessa ; che del
rimanente non intendeva essersi obbligato ne per un trattato, nè per preliminari di un trattato; che desiderava che ciò fosse chiaramenle cono
sciuto , perchè non voleva esporsi a strepitarne, né a parere mancar di parola ; che del resto , se divenisse necessario , farebbene romore е ү0 leva che fosse bene inieso , che di nulla dal canto suo si era definitivamente convenuto . Po co importava ai vescovi de patati, che questa giunta fosse o no nello scritto consentito dal papa , perciocchè l'importanza del fatto era nell'instituzione da darsi dal papa o dai me tropolitani , nel caso d'indugio da parte della santa Sede. Per la qual cosa consentirono fa cilmente al cassare dallo scritto quell'ultima parte , ed il mandarono al ministro da Torino .
STORIA D'ITALIA 474 Non senza allegrezza annunziarono i depa. tati all'imperiale governo le concessioni faite dal papa : al tempo stesso lo accertarono , che pareva impossibile l'indurre il santo Padre a promettere per iscritto , che nulla tenterebbe
contro le ire ultime proposizioni del clero del 1682 ; che solo assicurava, sua intenzione es. sere di nulla tentare ; che ancora era impossi bile che prestasse il giuramento, o che rinun .
ziasse al dominio lemporale ; quanto a’due mi lioni , dichiarare non volergli accettare , poco bastargli per vivere , e di poco voler vivere : soccorrerebbelo , diceva , la pietà dei fedeli . Fra mezzo a tutio questo ii deputati s'accorse .
ro , e ne informarono il governo , che tissa ed inconcassa deliberazione del pontetice sopra tutte le altre era questa , che non voleva con . sentire che l'imperalore nominasse i snggetti destinati alle sedi vacanti negli stati pontiticii, ed affermava , che dei medesimi a lui solo si appartenesse la nomina e l'instituzione . Come, sclamava con intinita commozione il santo Pa .
dre , i tiloli dei cardinali vescovi , i titoli delle chiese più suburbane saranno , o in parte o in tutto , distrutti senza il consenso della santa Se .
de ! Volersi adunque, ch'ei consenta ad un.con çordato , nel quale l'imperatore nominerebbe
a tutti questi vescovati, anche a quelli che di accordo comune sarebbero conservati ! Bene ter ribil cosa sarebbe ques! a , soggiungeva , se in tutta la Cristianità il papa non potesse di suo proprio molo nominare un solo vescovo, e nulla avesse in suo polere per ricompensare i suoi servitori , che bene e fedelmente l'avessero ser vito nella pomificale ainministrazione . Grande allegrezza sorse , per le agevolezze proniesse dal pontefice , negl'imperiali palazzi in cui si stava aspettando con inolto desiderio quello , che fosse per partorire l'andata dei prelati a Savona : piacque a lutii la scomunicą .
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abolita , la instituzione assicarata . L'impera tore domato in parte il papa , si spinse avanti a soggiogarlo del tutto. Insorse adunque con maggiori richieste , volendo , che quanto nelle instruzioni date ai deputati aveva ordinato , avesse il suo effello per modo che nissuna eco cezione di vescovi si potesse fare , il papa ri . nunziasse al dominio temporale , e se ne tor nasse serve a Roma ; o se n'andasse più ser yo ancora ad Avignone , ed accettasse lo sti pendio imperiale . A questo fine si deliberava di usar il concilio . Mandò primieramente al
pontefice alcuni cardinali , non già i neri , ma 3
i rossi, e di questi neanco tutti, ma solo quel. li che gli parvero meno alieni dal secondar le
sue intenzioni, Roverella , Dugnani, Fabrizio Ruffy : grande fondainenio poi faceva princi palmente sul cardinal Baiana , siccome quello >
che era mollo enlranie , e di risolala sentenza ,
e sempre era stato nel concistoro consigliatore di deliberazioni quiete' verso l'imperatore . Ag. giunse monsignor Bertazzoli , arcivescovo in partibus d'Edessa , timida ed accomodante per . sona, congiunte per antica famigliarità col
ponietice , ed in grandissima fede e favore apº presso a lui.
Cosi Napoleone minacciava , Baiana parlava risolutamente , Bertazzoli persuadeva con pre. ghiere e con lagrinie. Intanto il ministro dei
culti comandava , che nissuna persona che fos . se al mondo , saiso i mandatari , il prefetto , e Lagorsse gendarme , potesse parlare al papa . Fecero bene i mandatari la parte loro : solo Dugnani e Ruffo diedero in qualche scappata , favellando della libertà del papa : ina furono delte loro certe parole , che fu loro forza pen sare ad ogni altra cosa piuttosto che a questa , di procurare la libertà del carcerato . Intanto il >
concilio di Parigi faceva un decreto conforme
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STORIA D'ITALIA
alle ultime promesse del santo Padre : portas . selo a Savona una deputazione del concilio , ac. ciocchè il papa ratiticasse , e desse un breve conforme. Furono deputati , e portatori della conciliare deliberazione l'arcivescovo di Tours, l'arcivescovo di Malines , il vescovo di Faenza nominato patriarca di Venezia , l'arcivescovo di Pavia , i vescovi di Piacenza , d' Evreax, di Treveri , di Nantes e di Feltre . Gli vide uma .
nameute e volentieri il papa : otlennero facil mente il dl venti settembre il Breve , che ap pruovava il decreto conciliare : le sedi arcive .
scovili è vescovili , più di un anno non potes. sero vacare ; l'imperatore nominasse , il papa instituisse : se fra sei mesi non avesse instituie
to, il metropolitano, od il più anziano insti . tnissero essi. Solo ai notali capitoli aggiunse il pontetice il seguente , che , se spirali i sei mesi, e se alcun impedimento canonico non vi fosse, il metropolitano, o il più anziano , innanzi che institaissero , fossero obbligati a prendere le informazioni consuete , e ad esigere dal con secrando la professione di fede , e tutto , che dai canoni fosse richiesto , Volle finalmente , che instituissero in nome suo espresso , od in nome di colui che suo successore fosse , e taniesto transmettessero alla Sedia aposto lica gli alti autentici della fedele esecuzio . di queste forme. L'avere statuito un ler ne
mine alle instituzioni pontiticie, oltre il quale se il papa non avesse instituito , potessero in stituire i metropolitani , era cosa piuttosto di estrema che di grande importanza per la sicu rezza'e quiete degli stati , e in questo aveva Napoleone bene nieritato della potestà secola re ; imperciocchè in cosi strella congiunzione delle cose temporali e spirituali possono nasce re facilmente tra le due polestà gravi contro versie , per terminar le quali a suo vantaggio
LIBRO XXV . 1811 477 • Roma potrebbe usare contro i principi il rime. dio nell'interruzione dell'episcopato per mezzo
della negazione delle instituzioni. Il termine prefisso , di cui si tratta, suppliva , in quanto spetta all'independenza della polesta tempora• le, agli ordini spenti dell'antica disciplina , o legittimi che si fossero e d'instituzione divina secondo l' opinione di molti dotti teologi , o 80 lamente tollerati per lacita od espressa delega . zione dai successori di San Pietro secondo l'o.
pinione della curia romana. Beato Napoleone , se ciò avesse domandato , ed ottenuto dal pon
tefice per amor della libertà , non per cupidigia della dominazioni ! Beato egli ancora , se in cið si fossero contenuti i suoi pensieri ! Ma quanto maggiore si mostrava la condiscendenza del pontefice , tanto più egli osava . Baiana , l' arcivescovo di Tours con tutti gli altri si serra
rono addosso al prigioniero , acciocchè consen tisse alle altre richieste dell'imperatore. Facil mente si vede , quale libertà ecclesiastica po. tesse ancora sussistere , se il papa prestasse il
giuramento , se vivesse in Roma o in Avignone cinto dai soldati napoleoniani , e salariato dall' imperatore , se l'imperalore nominasse tutti o quasi tutti i cardinali , se tutti i dispacci del
papa si tramandassero per le poste imperiali. Certamente in questo i prelati facevano piat. tosto la parte di avvocati dell'imperio, che del
la Chiesa, e procuravano la liberià inviera della potestà secolare. I principi avrebbero dovuto restar loro obbligati, se tale fosse stata la loro intenzione qual era il ſalto. Del resto qui era un caso straordinario , dal quale non si poteva argomenlare agli ordinari ; perciocchè tutte le
potestà secolari erano a questo tempo serve di una sola , la quale , per l'intiera soggiogazione della potestà ecclesiastica, diventava padrona assoluta del mondo. Caso strano , ma vero : la
STORIA D'ITALIA
libertà eeclesiastica era parte e sostegno della libertà universale , e caduta quella , che di tutti i freni era il solo che fosse rimasto , anche
questa se n'andava in precipizio per dar luogo ad una universale tirannide .
A tutta la tempesta che gli si faceva intorno, domandava primamente il papa la sua libertà:
al che rispondevano i deputati conciliari
il >
narro perché la posterità conosca l'età , ch'e gli era libero. Del giuramento , del rinunziare ai vescovi di Roma , del tornare a Roma , o
dell' andar ad Avignone in qualità di suddito con fermezza grandissima negava. Il dolce Ber tazzoli , che aveva paura , non se ne poteva dar
pace : pietosamente sclamava : « Speriamo in Dio , ubbidienza al governo , ho speranza , pre
ghiamo Dio » : e cosi tra queste speranze e questa obbedienza il buon prelato passava tem po , ma nulla fruttava col pontefice; anzi final. mente il papa gl'intimò , non gli' parlasse pii di faccende. Napoleone, veduto che non si ap prodava a nulla , volle pruovare , se ana solen ne e subita minaccia potesse far effetto. Co mandò ai deputati , ed il fecero , che si appre. sentassero al pontefice , e ad aperte parole gli dichiarassero , esser loro per ordine dell'impe ratore in sal partire da Savona , lui essere ca gione che l'imperatore si ritirasse dai concor dati , lui operare che i vincoli della Chiesa gal. licana colla santa Sede si rompessero , lui fare che di tanto notabile diminuzione della catte
dra di San Pietro potessero giustamente i po steri , e massimamente i suoi successori , acca .
gionarlo ; pensasse bene , quello essere l'ultimo momento , romana Chiesa perduta , Imperio trionfante. Aggiungevano inolte altre cose sul benefizio che riporterebbe ciascuna delle parti dalla condiscendenza del papa . Rispose , non
potere contro coscienza , Dio provvederebbe ,
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non curarsi di quanto dicesse il mondo , manco
di quello che cardinali e prelati contaminati a Parigi dicessero . Partirono dise onclusi. Per ultimo cimento , e per ordine risoluto del ministro dei culti , il prefetto , venuto in cospet. to del pontefice, gravemente lo ammoniva dell' importanza del fatto , delle calamità sovrastan ti, dei pentimenti che ne avrebbe, dell'opinio. ne di tutto il clero, anzi del mondo, contraria al la sua . Aggiunse , che se non si piegasse , ed in meglio non voltasse le sue risoluzioni, aveva ca. rico di notificargli cosa , che porterebbe grave ferita al suo cuore . Rispose , nol permettere la coscienza ; che Dio mostrerebbe la sua poten • za. Il prefetto gli significava allora da parte del governo , cbe il breve dei venti settembre non essendo stato ratificato , l'imperatore teneva i concordati per abrogati , e non soffrirebbe più , che il papa intervenisse nell'instituzione cano. nica dei vescovi.
4
. Le minacce di lontano non avendo prodotto
impressione, si volle far pruova , se da vicino fossero più fruttuose. Olire a cid già រi tempi incominciavano a stringere , e i fati a dar di mano a Napoleone : quel papa renitente e lon tano dava qualche timore. Deliberossi l'impe. ratore a tirarlo in Francia , dove potesse e vee
derlo , e minacciarlo egli medesimo . La segre
tezza parve più sicura della pubblicità , la noto te più del giorno. Diessi voce , che Lagorsse , capitano di gendarmi , che doveva accompa gnare il papa cattivo nel suo viaggio , fosse ve .
nuto in disgrazia dell'imperatore , per essersi mostrato troppo agevole ed anico con Porta
medico del papa , e che il principe Borghese il chiamasse a Torino per adire da lui gi'impe riali comandamenti. Tant' oltre andò la simu. lazione , che i Savonesi ingannati compativano Lagorsse , e davano attestati di buona vita a co
STORIA D ' ITALIA 480 pia per discolparlo : la cosa allignava . L'inge gnere, capo dei ponti e strade, apprestava ogni cosa alla partenza . La notte dei nove giugno era scurissima per accidente ; al tocco della mezzanotte, messogli addosso una sottana bian. ca , un cappello da prete in capo , la croce ve- , scovile in petto , lui non ripugnante , anzi ser . bante serenità , spignevano il capo della Cri.. stianità nella carrozza apprestata , e l'incam minavano alla volta di Alessandria. Spargevano, che fosse il vescovo d’Albenga, che andasse a
Novi. Passarono per Campomarone , non per
Genova , per sospetto della città. Niana cosa cambiata in Savona : ogni giorno , e durò ben quindici dopo la partenza , magistrati andava no in abito al palazzo pontificale per far visita . al pontefice, come se fosse presente : i domestici preparavano le stanze , apparecchiavano e spa recchiavano le mense , andavano a mercato per le provvisioni, cuocevano le vivande : Pene. strelle in vita , se parlassero. Le guardie vigi. lavano al palazzo, i gendarmi attestavano chi il voleva udire, ed a chi nol voleva , avere testé veduto il papa con gli occhi loro o nel giardino , sul terrazzo , o in cappella ; Suard, luogotenente di Lagorsse , che era consapevo .
le del maneggio , compiangeva il povero La gorsse per aver perduto la grazia dell'impera . tore. Chi non sapeva parlava , chi sapeva non parlava. Ma si voleva che niuno parlasse : un pover uomo della riviera ebbe a dire , per saa disgrazia , che aveva veduto il papa a Voltri :
gli fu intimato si ritraltasse : quando no ,
mal
per lui : si ritratto , e fu lasciato andare con le >
raccomandazioni : fece proponimento di non no minar mai più papa. I napoleonici stavano in sentore , se mai qualche voce in Savona , o nei Juoghi vicini sorgesse : i magistrali scrivevano , ogni cosa esser sicura ; nissuno addarsi. Iosoma
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ma già era il pontefice a dugento leghe
>
che
ancora si credeva che fosse in Savona . Tanto erano perfettamente orditi i disegni dei napo leonici ! Arrivava il pontefice a nuovi soldate schi insalti in Fontainebleau : poco dopo vi ar rivava anche Napoleone. Caso fatale >, che là , dove otto anni prima era Pio arrivato trionfan te ,
ora prigioniero arrivasse , e di là dove ora
Napoleone signore del mondo arrivava , prigio niero due anni dopo se ne partisse .
TINE DEL LIBRO VIGESIMOQUINTO
T. JIT,
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STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOSESTO
SOMMARIO
Accidenti di Sicilia. Constitusione data dal re Ferdinando ai Siciliani ai tempi di Bentinck. La regina Carolina , costretta dagl Inglesi , si ri >
tira dalla Sicilia , e muore a Vienna . Guer. ra tra Francia e Russia . Sono giunti ii tempi
fatali per Napoleone. Perisce la sua potenza in Russia . Fa un nuovo sforzo , e comparisce
sui campi di Germania . È prostrato a Lipsia : tutta la Germania sdegnata insorge contro di
lui. Concordalo di Fontainebleau. Pratiche di Giovacchino , d'Eugenio , di Bentinck per le sorti d ' Italia , Eugenio sulla Sava ; l'Italia as.
salita da parecchie parti. S'avvicina il fine del. la tragedia .
Regnava in Napoli Giovacchino Napoleonide, in Sicilia Carolina d'Austria. Molto operara Na
poleone nel regno di qua dal Faro per la sua po tenza , molio gl'Inglesi in quello di là dal Fa. ro per la presenza ; molti , e vari furono gli ef . fetti ed in chi regnava di nome , ed in chi re guava di fatto , ma una la cagione , cioè l'ami bizione. Tanto è dolce agli uomini , ed anche
alle donne il comandare ! Parte degli accidenti
LIBRO
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che seguirono , già furono da noi raccontati, parie accennati: ora è ragione , che coll' ulte rior narrare quelli si terminino , questi niag. giormente si spieghino ; poi preslo verrassi al fine di questa mia troppo lagrimevole narrazio.
ne . Da più rimoto principio s'ha per noi da co . minciare. Era Giovacchino , siccome quegliche si natriva facilmente con vane speranze , tutto intento a turbare le cose di Sicilia si colle di .
mostrazioni guerriere , si colle instigazioni , e colle spie. Carolina dal canto suo , in ciò aiuia.
ta dagl' Inglesi , si era in tutto dirizzata a que sto disegno , che la dominazione dei Napoleo nidi nel regno di terraferma mal quieta e mal sicura rendesse . Il sangue sparse a copia nelle Calabrie , i fiumi biancheggianti di umane os. sa attestavano le napolitane e le palermitane instigazioni, e già furono da noi in queste car te vergati. Raccontammo ancora , come i ten taiivi ariali di Giovacchino finissero : resta
>
che il seguito delle siciliane mutazioni, facen : do principio dall'esito delle insidie dei Napo leonidi , da noi si deseriva , crudi accidenti e
degni dei tempi . Tentavano principalmente i Napoleonidi Messina , per la vicinanza ed im portanza del luogo. Vi avevano segrete intelli genze con alruni uomini di umile condizione , il cui fine era di operare moti contrarii al go 3
verno. I congiurati , come gente di basso stato , non avevano aleana dipendenza d'importanza , ma si temeva ch' essi fossero gli agenti d'ao. mini più potenti , non potendosi restar capace come i Napoleonidi , per fare una rivoluzione >
in Sicilia , adoperassero gente di cosi piccole condizioni , come calzolari , marinari e pesca tori. Per la qual cosa per iscoprire fin dove il vizio si stendesse , il governo mandava da Pa Termo sul lungo un marchese Artali , uomo non solo inclinato a fare quanto il governo volesse ,
mà capace ancora di far degenerare la giusti
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ALIA STORIA D'IT D
zia in sevizia . Terribile fu il suo arrivo , lerria bile la dimora . Pose in carcere non solamente
i rei , ma ancora i sospetti, e non che plebei e
poveri ,> magnali e ricchi. Condolti i carcerati in sua presenza , faceva loro udire , che sareb be meglio per loro che confessassero ; quando no , avessero a sapere ch'egli era Artali mara
chese , che ministrerebbe giustizia alla paler . mitana , che avrebbero ceppi ai piedi , maneta te alle mani , che gli farebbe lirare sulla col . la , arroventare coi ferri, che solo che una sua
parola parlasse , conoscerebbe Messina ch'egli era Artali . I falli poi, consenzienti , anzi peg: giori delle parole ; perché, serrati in una segre . ta così bassa e strella , che ne stare in piedi
nè giacere alla distesa polevano , eran lasciati per ben cinquanta giornia dimenticama , solo 2
un misero panicciuolo al giorno, essendo loro ministrato . Sorgeva l'arqua tullo all'intorno , il suolo aspro di acuti sassi. Non lume, aveva no né aria : fra breve divenne l'aria pestilente . A questi erano lacerate le carni con nerbi , a quelli scottale con ferri ; a questi davansi dro.
ghe da procurar loro sogni spaventeroli ; da cui solamente 'erano svegliati con brace accesa , 0 con piastrelle arroventate . Furvi chi ebbe le membra tirate dalla colla orribilmente , e chi la pelle tagliata fino al cranio da funicelle stret. tissimamente avvinte . Scioglievansi , perché le carni davano in mortificazione : lemevano i car .
nefici, che la mortc togli esse le vittime ai nuo. vi ed apprestati tormenti . , Fora pur troppo do lorosa narrazione l' andar raccontando minuta
mente il lungo e moltiforme martirio. Solo di rò , che le messinesi carceri furono come le ver .
rine : la siciliana terra rispondeva alla napoli tana , furore a furore , crudeltade a crudeltà
opponendo : infausto cielo , che pide quanto possa l'eccessiva natura dell'uomo . Di Manhes
a di Artali parlando , mostrano ,le calabresi ter
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re , mostrano le siciliane la terribile natura lo .
ro' ; ina il primo fu inesorabile , il secondo cru . do ; quegli pacato , questi sdegnoso ; l'uno sa nò un paese ; l'altro fece un paese infermo e
pregno di vendetta . Messina tutta piangeva ,' tre mara , fremeva ; niuna cosa più sicnra a nissa. no : imprecavano e chi comandava e chi tolle
rava ; ân gran vituperio ne nasceva per gl'In
glesi andati là per difendere le popolazioni , e che le vedevano straziare . Gridarono i Messi
nesi , venne avviso della tragedia a Giovanni Stuart, generale dei soldati britannici . Mando un lord Forbes a visitare le segrete dolorose : gli diede per compagno parecchi chirurghi , per . chè sapeva che abbisognavano , per sanare le vestigia impresse dal furore dei carnetici. Sep
pési queste cose il governo del re Giorgio : gliene fu fatta anche fede indubitata . Non so
se gl' importasse dei tormentati ; bene gli calse dell'odio che ne veniva contro il governo sici. liano , e'contro l'Inghilterra : indebolivasene là difesa dell'isola . Di gran momento era ağl’in. glesi la conservazione della Sicilia , si per se medesima, come pel sito opportuno a difende ? re Malta , ed a percuotere nel cuore del regno di Napoli . Non poca niolestia dava loro il vede re , che l'imperio violento della regina , per: )
ciocchè a lei massimamente attribuivano i pos poli la direzione delle faccende, tendeva ad alienare gli animi da lei e dagli alleati : perciò
pensarono . si rimedi. Per verilà i Siciliani, che con molta allegrezza . avevano' vedalo la Corte venire in Sicilia nel novantotto , ora mutatisi ina tieramente , alla medesima erano avversi . Delo
la qual mutazione, oltre i rigori eccessivi, mola te e gravi furono le cagioni . Morto Acton , col
quale la regina principalmente si consigliava , era stato chiamato ministro delle finanze il ca.
valiere Medici , uomo , come già abbiam detto altrove , di singolare destrezza d'ingegno , ma
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STORIA D'ITALIA
che amava il governare assoluto. Per questo a . veva piaciuto alla regina , e la regina a lui. Della sua elezione si mostrarono inale soddie
sfatti i Siciliani, si per questa stessa sua natu ra molto tirata , come perché napolitano era , A queste male soddisfazioni se n' aggiunsero delle altre di non poco momento. La regina che sapeva , che a volta a volta tornara al re il desiderio di prendersi nel governo tutto l'im. perio che gli si conveniva , aveva fatto opera , per fermare questi rigogli >, che fosse eleito a
primo ministro il duca d'Ascoli, nel quale Fer . dinando aveva molta affezione , e che molto an cora da lei dipendeva . Confidara in questo di essere del tutto padrona dell' animo del re si per l'imperio proprio , come per quello del du ca. Ma oltre cbe Ascoli era apmo d ' intelletto
incapace a sopportar tanto peso , e neppure gli dispiacevano i piaceri di cui tanto si dilettava
Ferdinando , avvenne che appresso à lui acqui . sto grande autorità , una donna , che chiamava col nome di sua amica . Costei traendo , contro
il dovere , ad utilità propria il credito del due ca , fu cagione che un gran romore si levasse contro di lui con diminuzione del suo nome
presso i popoli . Il mal umore si accese anche contro la Corte , massimainente contro la regia na , che per tenersi il duca benevolo , accarez zava l'amica di lui .
Cagione molto forte di disgusto furono i Na. politani venuti colla Corte in Sicilia. Costoro , se pochi si, eccettuano , o messisi a ' grandeggiaa re fra un popolo povero od a far le spie fra un popolo sdegnalo , acerescevano l'odio natu. rale dei Siciliani contro i Napolitani , e gli umo. ri già mossi riemaggiormente pervertivano. Il
denaro del pubblico, cavalo a grande stento dai sudditi spolpati , si profondeva con grave scan. dalo in Napolitani o Calabresi , parle insolen
ti , parte viziosi , immoderati tutti nella quan .
LIBRO XXVI . 1812 487 tità delle spese : intanto i soldati ridotti quasi
nudi , e colle paghe corse da mesi ed anche da
anni , attestavano colla miseria loro la pessima amministrazione del regno. Nè la Corte riniet, teva dal consuelo lusso , come se il regno solo oltre il Faro potesse da se solo sopperire a quel. la voragine , alla quale appena bastarono i due regai uniti. Quindi accadeva , che sebbene al cune terre appartenenti alla corona col fine di sostenere le esorbitanti spese si vendessero , nondimeno sempre l'erario penariava , e men. tre la Corte spendeva e spandeva , ogni servi zio del pubblico mancava . Le strade massima. mente , per le quali il parlamento aveva con ceduto proventi particolari , rotte e malconce di . mostravano , che ciò che per loro si era dato , in altri usi si convertisse. S'aggiunsero a spro . fondar l'abisso gli enormi dispendi fatti per le fazioni della Calabria , per la difesa di Gaeta ,
per le spedizioni contro Castellamare , e contra le isole di Procida , d'Ischia e di Capri. Già si era dato fondo alle ricchezze portate via nella
fuga di Napoli , avregnache fossero di non po ca enlità , e le cose erano ridotte a tale , che la regina per ultimo sussidio , mandò ad impegnar le gioie dotali e sopraddotali per cavarne die cimila once , che sono circa cinquemila luigi di Francia. Crescevano gli sdegni , pensando
che l'Inghilterra pagava alla Corte di Sicilia trecentomila sterlini all'anno di sussidio , né potevano i popoli restar capaci come tantoro
napolitano , siciliano ed inglese in una e me desima voragine senza nissuno , o con dehole frutto si gettasse : ricchezza certa , dispendio
enorme >, povertà rea , dicevano. Gl’Inglesi stes si perdevano di riputazione appresso ai popoli o per l'uso > e per l'abuso del sussidio.Adun.
que , i Siciliani gridavano >, fan le spese gl' In. glesi alla Sicilia , perchè ne siano pagate le na. poiitane spies i calabresi sicari? Adunque gli
STORIA D'ITALIA 488 sterlini di Londra vengono a Palermo , perchè l'amata d'Ascoli , ed il dispotico dominio di
Medici ne siano protetti e sicuri ? Adauque per chè un duro giogo sul collo dei Siciliani , mi seri colla Corte assente , ancor più miseri colla Corte presente s'aggravi , i britannici salari sulle siciliane terre sono chiamati ? Adunque
perchè dei Napoleonidi ogni ora si tema, tanti domestici e forestieri tesori si profondono ? In cominciavano gl' Inglesi ad accorgersi, che ave vano a fare con un alleato , il quale dopo di aver ocurato odio a se , il procurava anche loro. Già se ne gettavano molti aperti nei gior. Londra nali di : il governo stesso pensava ai ri medi. Il fine era questo , che si togli esse alla regina l'autorità che si era arrogata nelle face
cende , e che la parte popolare si accarezzas. >
se , si conciliasse, si fortificasse. Ma prima che gli Inglesi comandassero , si
sperava in uo rimedio domestico : quest'era il parlamento siciliano. Lo aveva il re convocato nell'ottocentodieci . Aveva Medici dato molte speranze di questo parlamento , come se fosse per essere molto liberale di sussidi : donalisi
gli chiamano in Sicilia. Era Medici uomo molo lo ingegnoso ed inframmetlente , rè mancava di ardimento : perciò sempre confidente in quanto imprendesse a fare , sperava di volgere a suo grado il parlamento . Fece suoi brogli appresso ai rappresentanti, questi sono il braccio dema niale , nè senza frutto . Alcuni degli eletti libe . ramente dalle città tiró a se colle promesse e
ooi doni, allri fece eleggere a sua posta ; che anzi ottenne che parecchie città, bruttissimo vi. zio della constituzione siciliana , dessero il mana
dato parlamentario ad una medesima persona . Erano moltiplici questi rappresentanti , ed al
favore di Medici obbligati , e da lui dipendenti . Si era anche destramente insinuato ,> ed aveva
acquistato oredito nel braceio ecclesiastico a
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non pochi vi erano inclinati a secondare i suoi disegni . Bene considerate 'erano tutte queste co se da Medici ; ma errò per altra parte in due modi , perché credendosi sicuro dei due brac .
ci , demaniale ed ecclesiastico >, omise di ac carezzare il baronale più potente di talii , ed oltre a questo usò l'opera di certe persone , le quali , avvengadioché fossero dotate di singola : re abilità , erano nondimeno venute in odio ai popoli > perché nel parlamento dell'ottocento sei si erano odoperate con molto calore , accioco che si aumentassero i dazi . I baroni, parte per
amor di bene '; parte per odio di Medici , che gli aveva o Irascurati od aspreggiati , fecero tra di loro un' intelligenza per isturbare i disegni al ministro . Fra gli avversari , per essere stato offeso ed allontanato dalla Corte per opera di
lui , risplendeva il principe di Belmonte , uo ano assai ricco , di famiglia nobilissima, e di
molta dipendenza in Sicilia: nè l'ingegno man cava in lui , né la liberalità ; perchè amico ai letterati , cortese ai forestieri , mostrava che di
buoni frutti non era sterile la Sicilia . Quest'e . rano le suc virtù : i rizi , un orgoglio intolle rabile. Assunse impresa di vendicarsi di Caro lina e di Medici . I baroni si collegarono con Belmonte . Il ministro s'accorse , che se era sta to buono il tirare a se i dipendenti , sarebbe stalo meglio il tirare gliindependenti. L'esito fu , che il parlamento concedé un piccolo ar mento di donativi, ma interpose tante difficoltà alla distribuzione e riscossione loro , che fu ini. possibile di esigergli. Maggiori segni sorsero del mal amore parlamentario , perchè , essendo so lito il parlamento a domandare molte grazie al re , grazie , ' che si concedevano a ragguaglio della largizione dei donalivi , a questa volta i baroni domandarono , come per modo d'ironia , la grazia di sua Maestà : l' esempio fu efficace; anche i due altri bracci risposero nella mede 21
STORIA D'ITALIA 490 sima sentenza : solo gli ecclesiastici richiesero
il re , facesse prigioni separate pei preti. I si ciliani , secondo la natura dei popoli che sem pre pagano mal volentieri , e peggio quando so.
no entrati in opinione che chi maneggia il de. naro loro lo sperge , alzarono voci di plauso in tutta l'isola a favor dei baroni : pel conlrario con discorsi acerrimi laceravano il nome di Me
dici , e di coloro che nel parlamento l'avevano secondato .
Fu molto memorabile il parlamento siciliano dell'ottocentodieci, di cui abbiamo tin qui loco cato . Imperciocchè le terre obbligate a feudo furono ridotte all' allodio , ed abulili molti ba .
ronaggi , consentendo volentieri e con singolar lode i baroni ad una riforina , che recava loro,
quanto alle rendite , notabile pregindizio . A ciò si aggianse , che per la più acconcia distribu . >
zione dei dazi , si crearono nuovi ordini di ga.
belle , e le terre >, affinché il terratico fosse stan. ziato con più equalità , si accalast arono , faceno do stima dai contratti d'affiito, o dalle confes.
sioni dei possidenti sul fruttato di dieci anni ; dal che ne sorse un censo o catasto , che , seb . bene imperfello , dié non pertanto qualche utile norma in una faccenda intricatissima. Miglioró anche il parlamento gli ordini giudiziali , cosa in quei tempi di estrema necessità , per la fre . quenza intollerabile che era invalsa dei furti e delle rapine'; perchè siccome per lo innanzi i capitani di tutie le città e villaggi erano obbli gali a compensare del proprio i rubati , il che di rado aveva offelto , essendo per lo più i preo
detti capitani uomini poveri, che amavano me . glio o fuggire o andar carcerali , che pagare , cosi il parlamento creò iante compagnie di gen .
darmi, quanti erano i distretti , volendo , cho ciascuna compagnia purgasse il distrello pro succedessern. Le strade ed i casali sparsi , che
prio dai ladri , e fosse tenuta dei furti che ri
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prima erano molto infestati, diventarono più si curi , i popoli lodavano il parlamento del prile dente consiglio , i baroni sorgevano in magging credito pel favor dell'opinione . La regina , che si recava a diminuzione di potenza il favore acquistato dal parlamento e dai baroni, molto mal volentieri sopportava questa variazione. Me. dici , o che il facesse da se , perché sapeva che e come napolitano, e come aderente alla re
gina , aveva perduto la grazia dei Siciliani , o che Carolina gliel comandasse , rinunziò alla carica di ministro delle finanze. Greossi in sua
vece il principe di Trabia , come Siciliano, per conciliarę : s'intendeva piuttosto di commercio che di stato, Piacque un trmpo , dispiacque fra breve , perché pensava a torre le spese inuti . li , ed a formare inigliori ordini per la camera . Intanto le tasse à mala pena si riscuolevano , ogni cosa in roina . Per ultimo rimedio si chia . mava nin secondo parlamento . Dié maggiore a • gevolezza nel riscuolere le tasse ; negò più gros. si donativi : ogni promessa o minaccia della
Corte indarno ; i baroni non si lasciarono pie, gare nè alle lusinghe delle parole , nè alle prof. ferte d'onori : lo stato periva , e' bisognava u . scirne . Un Tommasi chiamato nelle conselle
regie Iravò questi due rimedi; pagassesi una tassa dell'uno per centinaio del valsente di tutti i contratti >, siromenti e carte private che si facessero dai particolari , e perchè nissuno potesse far fraude , si mandò ordine ai notai , ed ai banchi pubblici di Palermo e di Messina , che avessero cura dell'esecuzione . L'altro tro . pato del Tommasi fui , che si vendessero alcuni
beni stabili appartenenti a lunghi pii , a pos . yessori forestieri , ed alla Religione di Malla : perché la vendita non riuscisse vana per inan . canza di asventori , si facesse per mezzo di lol . to . Non fu consentaneo alle speranze left ito dei due decreti ; perché essendo gli umori mos.
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si e l'opinione avversa , i rimedi si cambiava no in veleni . Primieramente la nazione recan dosi a dispetto e ad oltraggio un alto , che sti. mava essere arbitrario e contro gli ordini della constituzione, fece risoluzione , che tutti gli alli privati , come vendite di beni si stabili che mo.
bili , affili, pigioni', pagamenti , e tutt' altro contratto , dove la natura del negozio il permete tesse , di buona fede e senza rogito di nolaio si
facessero. Quanto al lotto , malgrado del gua. dagno ingordo che vi si poteva fare, nissuno ae corse alle polizze , e riusci vano il lentativo, Tanto quei popoli amarono meglio pericolare nelle sostanze , e rinunziare al lucro , ehe sollo porsi ad una tassa , che riputavano illegale e contraria agli statuti del regno , onorata riso lazione dei Siciliani . La regina dispensò le po .
lizze a 'suoi cortigiani , magistrati, partigiani ed aderenti, debole sussidio in tanta angustia . Questa condizione, non era tale , che lungo teinpo potesse durare senza variazione . La re
gina non rimetteva dal solito procedere , da lo per costanza , da biasimarsi pei mezzi
darsi
e pel fine . I baroni instavano , ne erano uomini
da non nsar bene il tempo. Gl’Inglesi ci met. tevano la mano , perché vedevano che gli anda . menti di chi reggeva , precipitavano le cose in favor dei Francesi per la mala soddisfazione
dei popoli , e giacchè avevano pruovalo che i consigli dati alla regina non avevano prodotto frutto , si crano risoluti a prevalersi della nuo. va inclinazione d'animi che era soria. Tulti
volevano comandare , regina, Inglesi, baroni , chi per superbia , chi per inicresse , ehi per desiderio di regolate leggi . In questo nacque un'accidente , dal quale doveva avere la sua origine il cambiamento delle siciliane sorti. Fecersi avanli i baroni, cui più muovevano il
fastidio dell'imperio carotiniano, e la voglia di veder ridotto a migliore forma il governo, e si
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appresentarono con una rimostranza al re , sup plicandolo della rivocazione dei due decreti , come contrari alla constituzione siciliana fino
allora inviolata nel dritto di porre le contribu. zioni. Portarono la medesima rimostranza alla deputazione del regno , la quale dal parlamento eletta , sedeva secondo i siciliani ordini, tra l'una tornata e l'altra dal parlamento . Capo di questa mossa fu il principe di Belmonte . La regina , che non era donna da lasciarsi sopraf. fare dai venti contrari , non solamente non si piegò a questo assalto dei baroni , ma persuase ancora al re , che gli facesse arrestare , e con durre in lango, dove fosse loro mestiero di pene sar ad altro piuttosto che a rimostrare . Furona arrestati , condotti in varie isole , serrali in pri gioni diverse , e trattati con sevizia cinque dei priinari baroni del regno , che furono quest'es si ; il principe di Belmonte sopraddetto , i prin eipi di Aci , di Villarmosa , di Villafranca , e il duca d'Angiò . Parlossi anche nelle più se grete consulte della regina , che si uccidessero : į suoi aderenti più stretti , eredendo di andarle a versi , domandavano la morte loro, Ma Media ei , col quale principalmente ella restringeva i suoi consigli , contraddisse , allegando , che un fatto tanto grave sarebbe certainente oecasione 7
di rivoluzione .
Queste cose davano gran sospetto agli Ingle si , perchè nulla di certo si potevano promette re da un moto popolare , némaggior fede avce yano nella regina, dappoiché per lo sposalizio
di Maria Luisa nell'imperalor deiFrancesi era divenuta parente di Napoleone ; e siccome quelli ehe ottimamente conoscevano la natura di lei , sapevano che ella si sarebbe gettata a qualan que più strano partito , ed anche nell'amicizia
di Napoleone, purché continuasse a comandare, nè era solita a guardare più in viso Inghilterra che Francia ; tanto era l'indole sua altiera ed
STORIA D'ITALIA 494 indomita ! Adunque gli Inglesi , non potendo più comandare con la regina , né tidandosi del po . polo , si vollero pruovare , trattando restrigni mento coi baroni , di comandare per mezzo loro . A questo fine, richiamato a Londra lord Im . herst, ambasciadore d'Inghilterra alla Corte di Palermo , mandarono in sua vece lord Ben. tink , uomo di natura molto risoluta : pretende va parole di libertà. Ora s'ha a vedere una te
sta forte contro una testa forte . Non cost tosto pervenne Fentink in Palermo, che si mnise a
negoziare strettamente con la regina, ammo pendola dei pericoli che correvano , rappresen . tandole la necessità di canibiar di condotta , e
proponendo la riforma degli abusi introdotti nell'amministrazione e nella constituzione del
regno . Insisteva principalmente, amarissiino tasto a Carolina , affinché si rivocassero i due decreti , e si richiamassero dalle carceri e dall' esilio i cinque baroni. Aggiungeva, che se ella non si uniformasse ai desiderii del'Inghilter
ra , ei direbbe e farebbe gran cose . La regina, non usa a sentirsi parlare di questo suono , me. no ancora a sopportarlo , non che si piegasse ,
viemaggiormente si ostinara , e lei essere padro na in Sicilia , non Bentink , affermava . Pure 1. Inglese la stringeva , e voleva venirne alla conclusione. A cui finalmente la regina per ve derne la fine e levarselo d' innanzi , gli ebbe a
dire apertamente , con quale diritto s' ingerisse nelle faccende del regno, e quale audacia fosse la sua di uscire dai termini del suo mandato ? Dove fosse, richieselo , e mostrasselo il manda
to d'introinettersi nel governo del regno di sia cilia.Badasse bene a farla da ambasciatore, non da padrone , molto manco da re ;, che Carolina d' Austria non era donna da divenir serva di chi era mandato a farle riverenza , non
a coman
darle . Sentissi Bentink toccar sul vivo , perché veramente aveva avuto dal re Giorgio potestà di
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consigliare, non di comandare. Tuttavia non si tirava indietro , e con pertinacia contrastando , disse , che se non aveva mandato , lo anderebe be a cercare : e come disse , cosi si metteva in panlo di fare . Carolina , veduto il pericolo, pene so ad essere una seconda volia con Bentink , non che volesse rimaoversi dal suo proposito , perciocchè perseverava nella medesima durez: za , ina sperava di rimaovere l'avversario . Con.
sentiva , non senza qualche difficoltà , 1 Ingle . se all'abboecamento : all' altino, trattandosi l'affare tra due ostinati, non si poté venire ad alcuna conclusione, per forma che l'ambascia :
dore disse alla regina per ultima risposta , o constituzione , o rivoluzione. Nè interponendo dilazione 9, parti , andò a Londra , in tre mesi
torno con mandato amplissimo. Ma i ministri d'Inghilterra , avvisandosi che le parole non basterebbero , diedero a Bentink potestà supre . ma sopra tutte le trappe inglesi raccolte nell isola , acciocchè quello che pei consigli non po tesse , colla forza il potesse. Tenid Bentink di nuovo la regina colle persuasioni ; di nuovo la regina nella risoluzione di voler fare da se > e non a posta d ' altri, o Inglesi si fossero o par.
lamento , persisteva. Minaccioso allora venne sul dire , arresterebbe il re , arresterebbe la re. gina , gli manderebbe in loghilterra , lascereb. regno , il figliuolo be in Palermo a governare del principe ereditario Don Francesco, fanciul. lo di due anni, con assistenza di una Reggenza , alla quale chiamerebbe , come capi , il duca d'Orliens, ed il principe di Belmonte. Perché poi le sue parole avessero l'efficacia necessaria , i dodicimila soldati inglesi , che stanziavano sparsi in vari e lootani luoghi dell'isola , chia mò nelle vicinanze di Palermo. La regina , ve duto un caso tanto estremo , nè ancora rimet
tendo della sua costanza , chiamati i suoi più tidi a consiglio , e con loro i ministri, sull'af.
STORIA D'ITALIA " 496 filte cose se ne stava deliberando . Disse ; non
esser punto per cedere ad una prepotenza fo restiera. Chiamassero i soldati , volere contra . la forza difendersi colla forza. 'Ee fu tosto ri . dotto in considerazione, poco sicure essere le truppe per la miseria, ad esse mancare le ve stimenta , ad' esse i viveri , ad esse insino le armi; non potervisi far capitale ; là andrebbero >
dove una prima mostra di pane a lorò si faces se . La regina , cedendo alla fortuna , ma non vinta nell'animo , si ritirava ad un suo casino poco distante dalla città. L'evento finale si av vicinava , si rompevano le trame napoleoniche in Sicilia , la parte inglese trionfava , contrade infelicissime, che non potendo vivere da se , >
cercavano di sostentar le cose loro col patro
cinio altrui . Bentink , recatosi i mano la somma dell'autorità , operó primieramente , temendo
non il re per se , ma la regina per mezzo del re , che Ferdinando , sotto cotore di malattia ,
rinunziasse alla potestà reale , ed investisse di lei pienamente il principe ereditario suo figliuo lo con titolo di vicario generale del regno . Ben. tink fu eletto capitano generale della Sicilia , accoppiando in tal modo in sé l'imperio mili tare e sopra i soldati del re Giorgio , e sopra quelli del re Ferdinando.
Atti primi e principali del nuovo reggimento furono il richiamare i baroni carcerati , il licen
ziare i ministri della regina, l'abolire ildazio dell’un per centinaio , it chiamare ministri Bele monte degli affari esteri, Vilarmosa delle fi. nanze , Aci della guerra' e inarina . Volevano alcuni, che si apprestassero gli esilii , le carce
ri, i supplizi contro coloro che si erano' mostra ti aderenti a chi aveva sino allora retto lo sta. to , massimamente contro le spie , tanto più de
testatc , quanto la maggior parte erano forestie
ri venati dall'altra parte del Faro . Ma i nuovi ministri , conoscendo che il modo di governare
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tanto sarebbe migliore , quanto più si discoste. rebbe dal precedente , prudentemente proce dendo , si risolvevano ad usare mansuetudine : punili pochi più in odio al popolo , mandavano i rimanenti in dimenticaoza . Volerano cambia.
mento , non rivoluzione : protestavano non voler andare a forme insolite e nuove, solamente tor. nare alle antiche , adattandole alle condizioni presenti. Fece il popolo grandi allegrezze per la mutazione : quell'esser liberato dalle spie , gli pareva un gran fatto : dicevano rinascere le sor ti di Sicilia .
Intanto il principe vicario convocava il par lamento. Era il mandato dei membri , provreo dessero , che la Sicilia avesse on buono e libe. ro governo , rimediassero agli abusi , creassero nuovi ordini di constituzione . Erano in quest' assemblea partigiani della regina , come ama. tori del governo assoluto , e come obbligati a lei per potenza , o per ricchezze , o per onori , ma il tempo era loro contrario . Erano partigia, ni di staluti liberi , pendendo molii verso le forme inglesi ed a questi era il tempo farore vole . Erano intine, ma in poco numero , وparti. giani francesi : questi si accostavano agli ade . renti della regina , e poichè non potevano pre. dicare apertamente il dominio assoluto per ľ pinione contraria , pubblicavano dottrine di una O.
libertà ecoessiva , sperando che dalla licenza >
nascerebbe il dispotismo .
I baroni avevano maggior autorità degli altri, Bentink era accesissimo in questo, che promule gasse libertà è stalati generosi in ogni luogo . Incominciossi dagli ordini supremi della consti tuzione, Statuirono che la religione cattolica ,
apostolica , roniana fosse sola religione del re goo ; che il re la professasse ; quando no , s'in tendessse deposto; la potestà legislativa fosse investita nel solo parlamento , t solo il parla.
mento ponesse le tasse ; i suoi decreti appruo
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vati dal re avessero forza di legge ; l' apprao . vare , od il vietare del re in questa forma si
esprimesse , piace al re , o vieta il re ; la pote stà esecutiva fosse investita nel solo re , e sacra
ed inviolabile la sua persona ; i giudici avesse ro inticra independenza dal re e dal parlamen to ; i ministri fossero tenuti di ogni atto , e fos se in facoltà del parlamento l'esaminargli , il
processargli , il condannargli pelerimenlese; due camere componessero il parlamento , una dei comuni , o dei rappresentanti del popolo , l'al tra dei pari del regno; i rappresentanti fossero
eletti dal popolo a norma di certe forme pre stabilite : fosse pari del regno chiunque avesse avuto seggio nel braccio ecclesiastico o baro
nale , o chiunque il re chiamasse a tale dignità ; stesse in facoltà del re il convocare il parlamen
to , ma fosse obbligato di convocarlo ogni anno; la nazione desse al re dote splendida , e con cid i beni della corona cedessero in aniministra. zione della nazione ; ninn Siciliano potesse eso sere turbato ne nelle proprietà uè nella perso na , se non conforme alle leggi sancite dal par Jamento ; s'instituissero forme giudiziali pecu. liari pei pari del regno ; la camera dei comuni sola avesse facoltà di proporre i sussidi , o vo gliam dire i donativi ; il parlamento vedesse . quali e quante parti della constituzione della Gran Brettagna convenissero alla Sicilia , ed es. se ad utilità comune si accettassero .
Questi furono i capitoli prineipali della eon. stituzione siciliana dala da lord Bentink circa
gli ordini primitivi dello stato . Ne concepirono
popoli grande contentezza , perché quella e qualità di dritti , e quella sicurezza delle per
sone, sono condizioni che piaeciono a talti . Fu rono inoltre dal parlamento per inotivo espres. 80 dei baroni statuiti certi patui fondamentali , dai quali ne veniva un grande s ravio ai popoli, e il nome dei baroni sall in onore , certo meri
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tamente , appresso ai Siciliaoi . Percid all alle . grezza comune cagionata dai capitoli principa li , s' aggiunse'una maraviglia non senza molta
parte di gratitudine per certi capitoli aggiunti, essendone posto il partito dai baroni . Il fecero per generosità d'animo, il fecero per conciliar . si i popoli. Offerirono spontaneamente, e fu dat parlamento statuito , che il sistema feudatario restasse abolito in Sicilia , che tutti i
fosse e
privilegi provenienti dall' origine medesima fossero cassi , e tutte le terre libere ed allodia Ji . Fossero altresi abolite le investitare , i rilie vi , le devoluzioni al fisco , ed ogni peso che derivasse da feudo. Quanto alle angherie, o sia
no dritti angarici , potessero i comuni od i par. --ticolari riscattarsene sotto condizione di debi. to compenso , voler comprendere quanta age.
yolezza ed amore del ben pubblico fossero in qneste offerte e decreti dei baroni siciliani, ba sterà far considerazione , che gran parte delle loro rendite consisteva in questi dritti feudata .
ri: furonvi famiglie , che a cagione delle rinan zie perdettere insino a settantamila franchi d ' entrata. L' annallazione massimamente delle
bandite , o vogliam dire dei dritti proibitivi di caccia , riservandone soltanto l'uso , a guisa degli ordini inglesi , sulle terre circondate da mura , diede la vita a molti villaggi condotti all' ultima ruina dalle fiere o regie o baronali. Di rò anzi in questo , perchè dimostra lo spirito di
quella nazione , che il re , al quale incresceva astenersi dalle solite cacce , fece opera di
persuader ai villani, che abitavano vicino a'suoi barcbi e foreste , che risanziassero alla libertà largita dal parlamento : ne ebbe ripulsa . Giobbilavano i Siciliani dell'ottenuta libertà , la generosità dei baroni, ed i nuovi ordini con somme lodi esaltando, Restava, che il re , cioè il principe vicario appruovasse. Fuvvi qualche
soprastare . Si disse , che la regina stringesse il
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figliaolo affinché vietasse : mormorossi , ch'ellà per por le cose in confusione , macchinasse solo lerazioni in Palermo. Si andava oltre a ciò vo
ciferando ' an ' caso piú orrendo, e fu , ch' ella con un ariitizio di polvere chiusa in grossa e forte boccia , aggiuntovi scheggia ed altri stro menti mortalissimi , e gettato , ed acceso im provvisamente nella stanza del parlamento , si fosse sforzata di mandar l'assemblea a confu . sione ed a ruina . Cerio scoppiò il ferale ordi .
gno , ma all' entrare di una tinestra , per modo che dal terrore in f'nori , non fece effetto. Que ste cose si dicevano della regina , non perehe se le facesse , ma perchè la credevano capace di farle .
Duro pareva a chi regnava , lo spogliarsi dell' autorità ; infine tanto operarono Bentink , il par
lamento , ed i segni della impazienza popolare, che il principe vicario dichiarò, piacergli i ca pitoli. Ne fu lodato da molti , biasimato da po chi . La regina ,> nun potendo più resistere , co . stretta anche da Bentink , che conoscendo quel suo spirito indomabile , ed avendo l'animo alie. no dal contidarsi di lei , malvelentieri la vede.
ya vicina alla sede del governo , si ritirava a Castelvetrano , terra distante a sessanta miglia da Palermo. Aspettava Bentink la stagione pro pizia per mandarla a Vienna , certo e sicuro che , finchè ella restasse nell'isola , il nuovo sta. to non potrebbe quietare , non ebe radicarsi e fiorire .
Ed ecco che nel mese di gennaio dell'otto cento tredici il re ( corse fama in quel tempo , che Carolina regina , avendo l'animo sempre pieno di mala soddisfazione , di nottetempa e celeremente venendo da Castelvetrano , fosse andata a trovarlo , e ad esortarlo a recarsi di
nnovo la somma del governo in mano ) compas riva all'improvviso in Palermo , e fatti a sę
chiamaſe i miniştri , dichiarava , che esscado
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tornate in salute , suo intento era di riassume. ' re l'autorità regia . Parve caso strano , e che
potesse portar con se 'accidenti molto gravi. Bentink , avvertito a tempo , mandò prestamen te suoi messi a chiamar le soldatesche , che al
loggiavano nei paesi circostanti . Tanta fu la celerilà usata , ehe a mezza notte dodicimila inglesi , armati di tutto punto , come in presen . >
te ; guerra , entrarono in Palermo , e rendettero le cose sicare al nuovo stato. Fa assai subito
Bentink in questa faccenda , e se avesse tarda
to , non sarebbe pin stato a tempo'; perchè già i partigiani dell'antico reggimento alzavano la testa , e si vantavano di aver vinto la novella constituzione . Era intento di Ferdinando di cam .
biare i ministri, non terminare la constituzio ne , annullare i capitoli accordati , rimettere in piede lo stato antico >, richiamare la regina :: il fine ultimo consisteva nel liberarsi dall'imperio
d'Inghilterra , e dalle molestie dei democrati . Și cantarono con pompa nel duomo le prime
grazie all'Altissimo per la salute ricuperata del re. Și aspettavano plausi; nissuno si scapri. Se da una parte si sopporlava mal volentieri il do minio degl' Inglesi, dall'altra si temeva quello della regina, e dei Napolitani . Intanto il capi. tano generale aveva condotlo a tine i suoi pre paramenti : soldali in armi occupavano Paler. mo ; un romor di cannoni e di mortai tirali per le contrade faceva un terrore grandissimo. I Pa. lermitani gridavano che guerra fosse quella , e si lamentavano che si fosse dalo occasione a quest' insolito apparato . Mandava Ferdinando il comandante domandando a Benlinck , che cosa
significasse quella mostra guerriera. Rispose vee nezianamenie l’Inglese , avere udilo la ricupe rala salute del re , volere anche lui palesare la sua contentezza ; quelle armi e quei soldati es sere venuti ad allegrezza e ad onoranza. Stette
alquanto sopra pensiero il Siciliano, perché gli
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pareva che il parlare di Benrink fosse piuttosto da burla che da vero. Poi gli disse , se avesse pensato agli accidenti che potevano wascere . Il capitano del re Giorgio rispose , che il re Fer dinando l'aveva chiamato suo capitano genera
le , che a lui aveva affidato la quiete di Paler mo e del regno ; che per adempire l'incarico aveva apprestato qaelle armi e quei soldati. Fer. dinando in questo mentre caduto in malaltia o per accidente fortuito , per angustia d'ani
mo , riconfermò il figliuolo nella carica di vi con lui diminuzion di riputazione per un ten
cario generale , e tornossene in villa , portando
tativo male cominciato , e peggio terminato. Volle Benrink usar l'occasione dello sgomen to concetto per l'esito infelice, facendo opera di persuadere al re , che rinunziasse intiera mente all'autorità regia in favor del figliuolo : mandò anche soldati per aiutar le parole coi fatri , a romoreggiare latto all'intorno della vil la abitata da Ferdinando ; ma egli non si lascio tirare a quest'a risoluzione , perchè i fuorusciti napolitani, tutti o la maggior parte segnaci della regina , il dissuadettero efficacemente da questa finale rinnnzia . Temevano , 'nè senza ra. gione , che se il principe vicario fosse divenato re , pei consigli dei baroni siciliani ,> che in lai molto potevano , ed erano nemici al nome loro , gli conducesse a qualche mal partito. Non po terano tornare nella patria loro , che tuttavia si trovava in potestà dei Napoleonidi, e se fogo se loro stata vietata la Sicilia , non avrebbero più avuto alcun ricovero o scampo. 9
5
>
Intanto il tentativo fatto per riassumere l'au.
torità regia, rendè del tutto chiaro Bentink dellº animo della regina. Laonde , temendo non po co ch' ella facesse qualche precipitazione, si persuase che era meglio vedere una regina e sule , che in pericolo l'autorità d'Inghilterra . Fatte adunque le sue diligenze, costrinse Caro
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lina ad abbandonar la Sicilia. Dal che nacque, che portata dai venti e dall'avversa fortuna in istrani e barbari lidi >, non poté , se non con di
sagi incredibili >, rivedere la sua Vienna , riab bracciare i parenti , e respirare l'aere natio , donde solo poteva sperar conforto della perdata potenza . Ma non fu lungo il sollievo , perché
presa da subita malattia, passò poco tempo do pe da questa all' altra vita . A questo modo tini di vivere Carolina d'Austria e di Sicilia , pri ma desiderosa di ridurre il governo a forme pia larghe, poi sostenitrice tenacissima di governo strelto , prima favorevole ai filosofi , poi nemica acerbissima di loro , contrastatrice violenta un tempo di Napoleone imperatore per la soverchia potenza di lui, poi sua aderente per troppo a more della potenza propria ; conservata dagl' Inglesi , poi fatta esular da loro ; questo solo lasciò incerto , se i tempi , o ella cambiassero ; che anzi se si dee , non da qualche alto della yila , ma da tutti della natura di alcano giudi care , parrà certo , ch'ella piuttosto costante e forte ,> che volubile e debil donna chiamare si debba . Nè in mezzo alle tante ambizioni mo
derne la sua capidigia del dominare io ripren
I
si
derei , se non l'avesse condotta ad una rigidez. za eccessiva. Di questo nè io , nė , credo , altri sarà mai per iscusarla per ragione alcuna , nem nieno per l'orrendo caso della regina sorella ; conciossiacbé, se di vendetta in vendetta sem. pre dovesse andare il mondo, non si vede, che allo straziarsi colle unghie , ed al mangiarsi coi denti gli uomini al fine non dovessero perve pire . Mise chi ci creò nei nostri cuori la pietà verso i miseri , ed il piacere del perdonare ai
rei , acciocchè l'umana razza s'arrestasse in mezzo al corso del tormentare umane ' membra , e del versare umano sangue ; e se una pazzia
incomprensibile , od un desio spaventevole ci vi spinge , almeno una salutevole pietà ci rato
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tenga dal correre sino all'estremo termine di lui .
· Rintegrato il principe vicario nel regno ,
e
partita la regina , insistendo i ministri, massi. mamente Bentink , che interveniva a tutte le consulte , continaò il parlamento le sue politi che fatiche. Diessi compimento alla constitu zione ; si mise in atto , rimanendone i popoli con molta satisfazione. Gosi fa felice il prin. cipio ; il seguito non corrispose . Nacque tosta . mente la peste dei governi liberi , dico le inso lenze popolari: nacque il vizio dei paesi co. mandati dai forestieri, dico i favori conceduti dai dominatori ai più vili , ai piú ignoranti , ai più ridicoli uomini : la parte popolare più forte , e sempre intemperante ne' suoi desiderii, prin• cipiò a non serbar più modo verso i nobili > contro di loro con parole e con fatti imperver sando . Era in questo procedere , non che ce
cità per l'avvenire ; ingratitudine pel passato , perchè dei nobili , chi era stato autore della constituzione , e chi l'aveva accettata volentie . ri . Per la qual cosa eglino , non trovando più sotto l'imperio di lei rispetto e quietq vivere , diventarono avversi , e desiderarono il cambia mento di quello , che coi desiderii, e colle ope >
.
re avevano mandalo ad effetto. Pessime furono
la maggior parte delle elezioni alla camera dei
comuni, fatte principalmente per maneggio di Bentink , piu avendo potuto nel suo animo i servigi particolari fatti a lui medesimo , che quelli fatti o da farsi al pubblico . La viltà de >
>
gli eletti portò disprezzo al consesso : da spie e ligi di Carolina , a spie e ligi di Bentink non facendo i popoli differenza, concepirono la opi . nione, che gli scritti di penna non sono altro che
scritti di penna , e che gli atti ed i risultamenti sono sempre i medesimi, cioè di dare a chi meno merita , e di torre a chi più merita ; chi aveva
disprezzo , chi odio , chi freddezza verso la
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nuova constituzione , e loilo in un fascio metu
tevano Carolina , Acton e Benlink . Torno sull' antica mia querela , che le leggi portanti a li . bertà in Europa son sempre guaste dal cattivo costame , massimamente dall'ambizione. S'ar.
rose a questo , che i dazi posti ai tempi del parlamento bentiniano secondo gli ordini della
constituzione , avanzarono di gran lunga quelli che si pagavano prima ,> ed in virtù degli anti chi statuti del regno. Del quale effetto la ca gione si fu , parte la necessità del pagare i sol on nuovi dati altrui , parte quella di suppli dazi alle rendite dei driai feudatari soppressi .
A questi aggravi si risentivano i popoli, che ge neralmente piuttoslo dal non pagare , che dal fare gli squittini giudicano della libertà . Le persuasioni degli uomini in carica non frutta . vano , perché gli stimavano complici ; gli altri scontenti : perivano i fondamenti della recente constituzione , e le cose del nuovo governo mol 10 s'indebolivano . Ciò nondimeno durò qualche tempo ; perché , morta la regina , niuno era ri. masto che le potesse dare un primo usto , Ma non cosi tosto il re Ferdinando , pei casi dell' oltocento quattordici , tornossi a sedere sul tro . no di Napoli , che con un cenno solo l'aboliva
non solamente senza sommossa di popoli , ma ancora senza mala contentezza . Dal che ne se
guita , che non le magnitiche parole , ma solo essere stabile fon la felicità presente possono i damento alle constituzion .
popoli di metafi .
sica non sanno , e la felicità loro misurano , non quello che odono , ma da quello che sen da tono .
Insomma Ferdinando disse , che la constilu. . zione era stata data per forza , Bentink che era stata chiamata di volontà , Castelreagh andò per le ambagi . Vero fu , che fu desiderata prima , poco amata dopo , colpa più dei popolani che dei nobili , più dei forestieri che dei paesani ' , ' T. III.
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Del resto , anche qui si vide il vizio dello aver commesso in quesl' Europa ciarliera ed ambi . ziosa la potesla popolare , cioè la potestà che debbe servire di moderatrice al governo e
di
guarentigia al popoln, ad assemblee numerose. Nella natura aituale degli Europei , questo è un pessimo rimedio , nè so quello che divente rebbe l'Inghilterra stessa se non avesse i bor ghi compri : per un vizio enorme solamente , cioè per questi borghi ella vive. L'antica sa
pienza italiana seppe trovare migliori rimedi ; e se quello che nelle constituzioni degl' Italia. ni antichi , ed anche in qualcheduna dei moder
ni , era solamente un principio non ordinato , o niale ordinato, con baoni statusi si ordinasse , il che sarebbe non che difficile, agevole , sareb bero sicuri la libertà e l'imperio. Mentre.Guglielmo Bonunk dominava in Sici lia , Edoardo Pellew signoreggiava i mari Me diterraneo ed Adriajico . Era la terra in mano di un solo, il mare in mano di un solo . Nacquero ac
cidenti , ora in questo mare , ora in quell'altro , ma di poco momento per la superiorità tanto nota bile di una delle parti, e la depressione dell'al tra . Predarono gl'Inglesi già sin dall'ottocentan
dici molte onerarie al capo Palinuro. Nell'Adria. tico poi , per istringere il presidio di Ragusi , s' impadronirono presso a Ragonizza , di una con serva di navi , anch'esse cariche di vettovaglie . Fatto di maggior importanza fu ona battaglia na. >
vale combatiuta aspramente nelle acque di Lissa , una delle isole autemurali della Dalmazia . Vino se la fortuna britannica : le fregale francesi la Corona , e la Bellona vennero in poter degl'In . glesi'; la Flora si condusse in salvo , la Favori ta andò di traverso. Per questa fazione Lissa cadde in potestà degl' Inglesi . Vi fecero una stanza ferma , ed un nido sicuro , dove e don
de potevano ritirarsi ed uscire a dominar l'A al pub
driatico. Fu per Napoleone dato avri
1. I BRO XXVI . 1813 507 blico della fazione di Lissa , ma a modo suo, servendosi del nome del generale Giflenga che era slato presente alla battaglia . Se non si po teva dire che l'intperatore perdesse quando vinceva , molto meno si poteva quando perde va . Giflenga stelte queto , perché non poteva parlare , quantunque il fatto fosse assai diver .
so del come fu nella patente lettera di lui de scritto .
Già i fati assalivano Napoleone ; l'ambizione, che mai non doriniva in lai , gli toglieva l'in telletto . Dome la Francia , la Germania , l'Ita lia , non poteva capirgli nell'animo che di tutta Europa signore non fosse . La Russia e l'Inghil terra gli turhavano i sonni ; quella amica poco fedele, questa nemica costantissima ; nè pote. va pazientemente sopportare , che queste due porenze gli fossero ostacolo al salire dove i suoi
desiderii fossero , non dico saži , perché a ciò la natura sua smisurala ripugnava , ma più sod disfatti: mezza Europa non gli bastando, come non mai si fermava la sua cupidigia , la voleva tutta . Pareragli che due grandi imperi , quali erano il suo e quel d' Alessandro , non potesse . ro sassistere insieme nel mondo . Per questo, a veva dilatato i suoi contini insino alla Russia , per questo unito alla Francia Amburgo e Lu .
becca , per questo fortificato Danzica, per que. sto creato il ducato di Varsavia , per questo teneva ostinatamente streila ne' suoi artigli la miseranda Prassia , piuttosto ombra di potenza che potenza. Ne ignorava , quanti sdegni contro di lai covassero , massiinamente in Germania , pel suo insopportabile dominio : l'estrema forza della Russia gli nutriva. Qitesti pensieri , giun ti alla cupidigia dell'esser solo , tanto più gli turbavano la mente , quanto più prevedeva che non poteva domar l'Inghilterra , se prima non domasse la Russia . Qui anche covava , secon• docbé appare , un pensiero grandissimo, ne a
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lui ostava , per mandarlo ad effetto , l'amicizia che allora aveva col sultano di Turchia . Napo leone vincitore della Russia mirava al farsi pa drone di Costantinopoli per rintegrare nella sua persona l'imperio d'Oriente , ed anzi tutta la
pienezza del romano impero. Appetiva anche le Indie orientali a distruzione dell'Inghilter
ra , e ad acquisto di fama pari a quella d'A lessandro Macedone . Nè che io narri cose fan .
tastiche alcuno sarà per dire : perchè dell'an dare per cammino lerrestre nelle Indie non so. lamente si parlò in quei tempi , ma eziandio ne furono prese deliberazioni , e i luoghi esplo rati , e le stanze nolate, e la lontananza accero 9
tata, e tenute pratiche scolla Persia . Anzi gli adulatori già spargevano, che l'impresa non aveva in se tanta difficoltà quanta il volgo cre deva. Solo ostava la Russia: per questo Napo leone ambiva di soggiogarla, confidando che il vincerla gli metterebbe in seno l'imperio del mondo . Sapevaselo l'Inghilterra , che continua. mente stava ai fianchi d'Alessandro , acciocchè dalle infaaste e mortali mani si strigasse . A questo tine aveva anche mandato un ambascia . tore straordinarin. ad Ispahan , affinchè tenes se il Sofi di Persia bene editicalo verso l ' In.
ghilterra . Dall'altro lato la Russia , che vedera il ci .
mento inevitabile , pensava che il più presto sarebbe stato il meglio : mezzo mondo era vi. cino a marciare in guerra contro mezzo mon •
do ; i due imperi apprestavano l'armi con tutte le forze loro . Favoriva l'uno un esercito fiori .
tissimo , massime di Francesi usi a vincere in tante gåerre , una esperienza di tanti anni , una perizia finissima, ana fama maravigliosa di capitano invitto in chi tanta mole da se solo muoveva : il favorivano la maestria delle insi.
die nel corrompere , e l'arte squisita di ade scar gli uomini : il favorivano la guerra di Tur.
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chia già suscitata contro la Russia , quella di Persia prossima a suscitarsi . In pro della Russia inclinavano altre sorti : le
regioni lontane , e solo assaltabili di fronte, la vastità loro , i deserli immensi , i freddi orren di. A ciò una intinita divozione dei popoli vero so l'imperatore Alessandro , e la costanza de' suoi soldati , dei quali si prevedevano i primi impeti buoni, gli ultimimigliori. Nė gran pe so non recava la potenza dell'Inghilterra , che a lei si sarebbe congiunta . Efficace aiuto an cora , per la diversione e per l'esempio , reca. va alle cose di tramontana la guerra di Spagna e di Portogallo . Le spagnuole gesté risuonava . no nel cuore dei Prussiani, ed accendendo ogni animo anche più quieto , gli chiamavano alla liberazione della patria . Gli Spagnuoli , dice . vano , gente in questi ultimi tempi poco usa alle guerre , avere volto il viso e l'armi contro
il comune tiranno , i Prussiani famosi giacerse . ne inoperosi ed inonorati: cattolici assuefatti all'obbbedienza servile insorgere e comballere ; protestanti più usi alla libertà , quietamente e pazientemente obbedire : niuna in Ispagna ma ravigliosa fama essere , avere in Prussia , i più , veduto , in tutti vivere Federigo secondo : la spada sua lasciata a rispetto del vincitore , essere stata dal medesimo tradotta a scherno ,
vile trionfo di capilano barbaro : essa chiama. re i Prussiani a vendetta : sorgere dalla tomba
la voce di Luisa oltraggiata , rimproverare ai Prussiani la loro ignavia . Né la restante Ger. mania quietava . L'Austria stessa tanto tempe
rata titabava , aspettando il tempo propizio . Che anzi la Baviera , sempre aderente alla Francia per emolazione e paura dell'Austria , seguitava la medesima inclinazione . Tanto era
venuta a fastidio la potenza napoleonica , con. culcatrice st degli amici come dei nemici , e
forse più ancora dei primi che dei secondi .
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Quanto all’Assia , oltre la comané servilů , era sdegnata dal procedere paerile e superbo di
Girolamo Napoleonide . Cosi nissuno voleva star ozinso a vedere l'esito della guerra , e tutti a .
spettavano l'occasione di scoprirsi . Quest' era no le speranze della Russia .
Quanto all'Italia , gli umori.vi erano divera si , nè si grande il suo momento , per esser trop
po lontana dai campi in cui si dovevano com battere le battaglie , nè dava limore di un moi to alla Spagnuola . Inoltre nelle regioni supe riori di lei la lunghezza del dominio napoleo . nico vi aveva , parte assuefatto gli animi, para te posto in dimenticanza gli antichi sovrani . Nella inferiore poi le crudeltà commesse vi a. vevano alienato gli spiriti , e se i popolavi, spe . cialmente nelle province , noa a mavano Giovac chino , i nobili l'amavano , grande sussidio al suo governo , Roma e Toscana nel mezzo fremevano, ma impotenti; i Piemoniesi, uomini armigeri, si
contentavano di quelle guerriere sorti . Del regno d'Italia , la partemilanese dipendeva piattosto con lieto animo , che mal volentieri dal capi . tano invito, per avere una capitale tioritissi. ma , un nome ed un esercito proprio , magi . strati ed impiegati del paese , ona immagine
d'independenza. Del resto la gloria militare di Napoleone quivi aveva cominciato, quivi cona tinuato , i pubblici segni magnifici; eravi soria una certa nazionale altezza . La parte venezia. na avversa ; ma che sperare avesse , e per cui combattere non sapeva . Solo sapeva che per se non poteva combattere : niuna speranza ave vano i Veneziani della loro nobil patria , pre
da sempre , o compenso di preda . Risolutisi i due polenti imperatori al venirne al cimento dell'armi ,> ed al contendere fra di
loro dell'imperio del mondo , cominciarono ,
come si usa, a gareggiar di parole , allegando l'uno contro l'altro piccoli fatti, ceriamente
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molto abielli , e molto indegni di tanta mole Essi sapevano il motivo vero della guerra : tule to il mondo se lo sapeva , quest'era l'impos. .
sibilità del vivere insieme sulla vasta terra . Na .
poleone come più impaziente e più ambizioso , tirandolo il suo fato , assaltara primo : infieri la guerra in regioni rimotissime; desolò prima le sponde del Boristene , poi quelle del Volga : combatterono i Russi a Smolensco , combatte
rono a Borodina sulla Moscova : prendeva Na. poleone Mosca , la prendeva ed insultava : folle che non vedeva , che Dio già gli dava di ma no ! Era fatale , che sui confini dell'Asia peris se la fortuna napoleonica ; arse Mosca , immen sa cilià ; cagione , e presagio di casi funesti , Una rotta toccata da Murat avvertiva Napoleo ne , che il nemico si faceva viro , e che quello non era più tempo da starsene nel fondo delle Russie , Gli restava l'elezione della strada al ritirarsi . Penso di ridursi , passando per Calu
ga e Tula , a svernare nelle province meridio li della Russia : vennesi al cimento terminativo di Malo - Yaroslavetz, in cui mostrarono un gran
dissimo valore i soldati del regno italico . Quivi perirono le speranze di Napoleone , quivi si cambiarono le sorti del mondo , quivi rifulse principalmente la viri ' di Kutusof, generalis simo d' Alessandro . Napoleone ributtalo con fe rocissimo incontro , fu costretto a voltarsi di nuovo alla desolata strada di Smolensco : il
russo gelo spense l'esercito : piange e piangerà eternamente la Francia , piange e piangerà l' Italia il suo più bel fiore perduto per l'ambi zionę d’un uomo , che con la sua superbia vol le tentare il cielo ; il cielo mostrò la sua po
tenza ; questa fu la pienezza dei tempi profe tizzata da papa Pio. Imparino moderazione e giustizia gli ambiziosi, che si dilettano delle iniserabili grida degli straziati uomini . Al suono delle rotte napoleoniche, la Prussia ,
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procedendo impetuosamente contro l'insoppor. iabile signore, ne aspettato nemmeno d'inien dere la volontà delre, insorgeva , e si vendicava
cupidissimamente in libertà . Napoleone rilor nava nella sua sede di Parigi ; ma pei recenti fatti molto era rallentata la faina della sua glo . ria militare . Murat, sbalordito da accidentilan
to straordinari , abbandonato l'esercito se ne veniva a Napoli ; presene il governo Eugenio Viceré . Aveva Murat mala salisfazione
di Na
poleone , ed era maravigliosamente com mosso contro di lui , perché gli aveva attraversato i suoi disegni sopra la Sicilia , e perehè non gli era ignolo , ch'egli aveva negoziato con Caro. lina di cose pregiudiziali al suo dominio na. politano . Dall'altra parte gli alleati , massima . mente gli Inglesi, si erano deliberati a prelena dere ed a metter fuori certe voci che sapevano essere gradite agl'Italiani , sperando con esse di commuovere facilmente tutta la penisola :
quest'erano , che oggimai era venuto il tempo di dare all'Italia l'essere independenle. Pin gevano con vivi colori la tiranuide di Napoleon ne , e con immagini lusinghevoli si sforzavano di voliare gli animi a questo pensiero della li. berazione . Benlink , o tentativamente , o since . ramente che sel facesse , si spiegava di questo disegno con parole incitatissime , e dimostrava >
la Gran Brettagna parata a secondarlo . Conoa
sceva Giovacchino tutti questi umori . Per que sto , tornando da Mosca , passò per Milano, doa
ve più che in altri paesi d'Italia questi desi derii si erano accesi, a fine di scoprire che cea sa portassero i tempi . Ma siccome leggieri uo . mo ch'egli era , quantunque portasse ancora impressi in volto i segni del passato terrore , si
mise a far gran promesse , ch ' egli farebbe e direbbe , e che era tempo da far l'Italia inde pendente , e ch'egli era uomo da farla , e che 2
la farebbe . Con questi vanti , che pure lascia.
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vano semi, se ne tornava nel regno . Bentink , conosciuto l' uomo , e volendo concordarlo con
gli alleati per turbare tin dalla bassa Italia te
cose a Napoleone , il confortava ad assumere le insegne di campione dell'italiea libertà . Lo. dava il suo valore, le armi , i soldati : l'empie. va di speranze ; affermava , che , dove agli con sentisse a congiungergli con quei de' confede sati , si toglierebbe ogui dubbio sull'esito finale dell'impresa , che il turbatore e tiranno del mondo sarebbe vinto , che i confederati il sa. luterebbero re , che sempre il suo trono di
Napoli vacillerebbe , se non fosse conosciuto , e riconosciuto dall'Inghilterra e dalla Russia , che a voler esser tenuto e conservato re novello in
mezzo a tanti re antichi , e nel cospetto stesso del naturale e legittimo sovrano , a cui era sem pre parata l'azione sopra il regno di Napoli , abbisognava il consenso libero di tutti , e che perciò era necessitato a fondarsi con nuove con giunzioni. Che momento recare , che aiuto por
anco pote
Napo
gerealui vinto, ed ra ti ? Bada vanosse ben leon i suoi gelati solda e , eche colla conservazione propria ne andava la salute e la libertà d'Italia ; sarebbe il suo nome immorta le , cambierebbe l'odioso nome di re intruso in
quello di re legittimo e liberatore . Impugnasse adunque quelle napolitane armi , si separasse dall'amicizia di Napoleone , assumesse quella degli alleati , bandisse , ed asseverasse l'inde pendenza italiana . Offerirgli l'Ingbilterra la vo lontà pronta ad aiutarlo , e siccome comune sao ' rebbe l'impresa , che avrebbe facilmente feli S
ce successo , cosi comuni ancora sarebbero l'o
nore e il frutto. A questo modo Bentink tentava Murat , affinchè venisse a questa congiunzione: il negozio andò tant'oltre , che l' Inglese già si era condotto , non a Messina , per non dar sospeto to a Ferdinando , ma a Catanea a fine di avere
maggior comodità di certificarsi dell'animo del 22
STOPIA D'ITALIA 514 novello " re , di attendere alla pratica , e di con.
cludere l'accordo . Nè era senza speranza di ve
nirne a conclusione, quando Giovacchino rice te lettere da Napoleone : portavano , magnifi. cate le cose , che i soldati scritti in Francia con volontà obbedientissima marciavano , che gli eserciti s'ingrossavano , che i popoli gli de liberavano con pronto animo grosse sorvenzio ni di denari , che la Francia sarebbe presto ya scita a campo piú formidabile che mai ; che insomma il nome e la fortuna dell'imperatore risorgevano . Queste povelle , aggiunta anche la natura facilmente mutabile di Murat , furono cazione ch'egli tagliò inopinatamente ogni pra tica , e si deliberó a perseverare nell ' aderirsi a Napoleone . Bentirik l'ebbe per male , e ria maso senza speranza di averlo congiunto seco , ។
s'indispetti lalmente و, che non ostante che per
mitigare con qualche onesto modo l'animo suo, Giovacchino gli mandasse poi in presente una ricca e forbita sciabola , l'Inglese non volle più trattar con lui " , né udire le nuove proposte ch ' ei gli venne facendo , quando sopraggiunsero i tempi grossi per Napoleone in Germania . Il che fu cagione che Murat deposto ogni pensiero dell'independenza d'Italia, si voltò finalmente tullo verso l' Austria , sperando in tal modo di fondare la propria grandezza sulla dipendenza altrui .
Napoleone , che riavutosi dagli accidenti di Russia era rientrato in se medesimo , ed atten dera e provvedeva gagliardamente ad ogni coa sa , essendogli diventato buon maestro il timo. re , e considerato che il rendersi benevolo il pa. pa , e l'accordarsi con lui , avrebbe fallo fone
damento grande ai suoi pensieri, e molto giovae to a tener fermi nella sua dominazione in si
grave pericolo gli animi degl' Italiani, si ritirava dalle domande di Savona , ed inclinando alla concocdia concluse un concordato il di venti
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cinque gennaio in Fontainebleau . I principali capitoli furono , che sua Santità esercerebbe l' ufficio del pontificato in Francia e nel regno d' Italia , in quel modo e conformità che i suoi antecessori l'avevano esercito ; che mandereb be'ai potentati i suoi ministri, e da loro ne ri ceverebbe , con le solite immunità e privilegi del corpo diplomatico ; che gli si renderebbero i beni non venduti , e che i venduti gli si com penserebbero con una rendita di due milioni di franchi all'anno ; il papa , fra sei mesi dalla notificata nomina dell'imperatore instituirebbe canonicamente , in conformità del concordato ,
ed in virtù del presente indulto , i nominati agli arcivescovali ed ai vescovati dell'impero di Francia , e del regno d'Italia ; che il metro politano prenderebbe le informazioni prelimi nari ; se fra sei mesi il papa non avesse insti . tuito , il inetropolitano instituirebbe egli , o.se di metropolitano si trattasse , l'anziano dei ve scovi l'instituirebbe ; che le sedi inai piú di un 9
anno non potessero vacare ; che il papa nomi .
nerebbe , tanto in Francia quanto in Italia , a sei vescovati , che di comune consenso si sce glierebbero ; che i sei vescovati suburbani si restituirebbero , e che il papa ad essi nomine: rebbe ; che i beni non venduti a loro si restitui rebbero , ed i venduti si ricupererebbero ; che i vescovi assenti dallo stato romano si rintegre rebbero nelle loro sedi ; che di mutuo consenlin mento si ordinerebbero i vescovati della Tosca
na e del Genovesato ; si conserverebbero , dove
il papa sederebbe , la Propaganda, la peniten zieria , gli archivi ; che sua Maestà rimelioreb be nella sua grazia quei cardinali , vescovi, pre ti , e laici , che ne erano caduti ; che s'inten. derebbe , che il santo Padre consentiva ai so
pra narrati capitoli a cagione dello stato attua le della Chiesa , e della speranza datagli dall'
imperatore , che soccorrerebbe con la sua po
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tente protezione ai numerosi bisogni che strin. gevano la religione nei tempi presenti. La sede futura del papa lasciossi in pendente ; chi par lava di Avignone , chi di Roma . Se in questo
trattato , oltre le concessioni ottenute , il papa ricuperò , come pare verisimile >, per un capito. lo segrelo , la sua Roma , ei sarà manifesto che il carcerato vinse il carceratore . Affrettossi Na .
poleone di pubblicare l'accordo di Fontaine .. bleau , e ne levò anche , sapendo di quale im. portanza fosse, un gran grido. Querelossi il pon
tefice dell' affrettata pubblicazione gravemente, perchè , avrebbe voluto , che allora solamente fosse pubblicato quando avesse avuto in ogni parte la sua esecuzione .
La benignità della stagione permetteva oggia mai il guerreggiare : Napoleone, fatta con gran prestezza una nuova congregazione di soldati, e promettendosi più che mai del futuro , ricoma pariva forte ed audace sui campi germanici. Combatte i Russi , combatte i Prussiani in duri incontri; combatte anche con estremo valore gli Austriaci vollatisi contro di lui per gli sdegni antichi , e per le disgrazie nuove. Ma la rotta di Lipsia pose fine alla sua potenza : la Germa nia intera , mutato procedere con la fortuna ,
corse con impeto infinito a libertà : i popoli a lemanni facevano a gara in quest'impresa , che santa chiamavano , e coll' armi in mano delle
lunghe ingiuric si risentivano . Le francesi terre
sole furono ricovero al vinto Napoleone. Cosi il lungo fastidio dell'imperio napoleonico , è lo sdegno uuiversale avevano tolto di mezzo le difficoltà , che altre volte avevano disturbato il desiderio comune . Una gran tempesta cambia Irice di destini sovrastava all' Italia . Aveva Na .
poleone , che non si era panto avvenire , mandato il principe lia , perché ordinasse le cose guerra . Era il principe reduto
ingannato dell' Eugenio in Ita alla imminente con qualche aa
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more dai popoli del regno , non che si mostras se acceso nel desiderio dell' independenza, che
anzi in questo era assai docile nel servire alla volontà del padre, ma perché era di natura fa cile e lemperata . Pure in quest'ultimo caso tanto si mostrò acerbo nell'eseguire il mandalo di Napoleone , si nel far correre i soldati delle nuove leve , si nel riscuotere i denari dai popo li, che l'amore convertissi in odio . Prima però di narrare i successi dell ' armi in Italia , e mpo stiero descrivere i maneggi politici , che special mente rispetto a lei si trattavano in questi tem
pi. Primieramente quando ancora Napoleone era a Dresda , gli alleati , ai quali l' Austria già si era accostata, gli proponevano che restituis
se le province illiriche , che ristorasse a liber là le città anseatiche , che consentisse a nomi pare , d'accordo con gli alleati , sovrani inde pendenti pei regni d'Italia e d'Olanda. Do mandavano altresì , che evacuasse la Spagna, e rimandasse il papa a Roina : susseguente
meule credendo , che per le rotte avute si fos se renduto più facile alla concordia , il richie. devano , senza però , che questa fosse condizio ne indispensabile, che rinunziasse alla confede razione renana ,> ed alla mediazione della Sviz
zera . Quello spirito altiero , che sempre si em. piva di pensieri vani ,> e presumeva della sua
fortuna sopra il consueto degli uomini ragione voli , non volle piegar l'animo; risolutamente ricusò le proposte . Quanto all'Italia, corse fama che i confederati, non avendo potuto persuade re il desiderio loro a Napoleone , si voltassero a
tentar l'animo d' Eugenio vicere , offerendogli di riconoscerlo re del regno d'Italia , se volesse congiungersi con loro ad impresa comune per
la liberazione d'Europa : cosa , che il principe: non avrebbe potuto fare senza voltar le armi
contro la Francia , e contro il padre . Vogliono che Eugenio rispondesse, non esser padrone di,
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STORIA D'ITALIA
se medesimo , non avere la potestà sovrana; solo essere delegato e mandatario , non potere senza taccia d'infamia , non che accettare , udire le
proposte ; non avrebbero gli alleati nė stima në fede in lui , se a quello che da lui richiedevano acconsentisse , Se fu vera , bella risposta fu cer
tamente questa , e se Eugenio avesse persevera to sino alla fine nella medesima illibatezza di
posporre l'utile all'onesto , non potrebbero i po steri dargli biasimo d' importanza. Ma peggiorando vieppiú per la rotta di Lipsia le condizioni dell'imperator Napoleone in Ger
mania , Eugenio cominciò a pensare ai casi suoi , e procedendo con dubitazione , frutto o della lunga servilů , o di disegni piú cupi , o di affezione verso Francia , metteva fuori parole che dinolavano in lui la volontà di abbracciar
l'independenza : essere cambiati i tempi , spar gevano i suoi più fidi ; dover esser P Italia in dependente , ma unita a Francia , non unita ad Austria ,> non ad Inghilterra ; ciò volere , ciò
desiderare Napoleone ; salvassersi le sorti di Francia , fossero quelle d'Italia quali e quan te dovevano essere . Napoleone tocco da svenlu
ra , non esser piu Napoleone trionfatore ; lui la prosperità avere fatto rigido signore dei popa . li , lui l'avversità fare spontaneo comportatore di libertà ; pigliassero gl' Italiani quella ocea sione, che la fortuna offeriva loro di vendicar.
si a libertà sotto il potente e temperato domia nio della Francia .
Spaziavano poscia i fomentatori di questi pensieri sull'odioso , come dicevano , dominio dell' Austria ; venirne l'Austria con brame di Vendetta , renirne con fini. d'assolala potenza ; il lungo dominio avere immedesimale col nuo
To governo le persone e gl'interessi ; non pote . re questa comunanza rompersi, il che l'Austria
farebbe, senza infiniti dolori e ruine ; altra es sere la 'natura dei Francesi , altra quella dei
519 LIBRO XXVI . 1813 Tedeschi ; quella più uniforme agl' Italiani ', questa piú disforme; del resto , potere gli Ita ljani stare se l'independenza fondassero , sen za i Francesi ; il dominio austriaco nel regno non potersi fondare senza la presenza dei solo
dati : eleggessero gli Italiani tra lo essere sta. to proprio , o provincia altrui: quei magnifici palazzi novellamente sorti , quei valorosi solda ii si numerosamente formati, quei magistrati si indissolubilmente radicali , quelle abitudini si ge neralmente allignate, quel nome d'Italia si lane gamente in fronte portato assai indicare , che
proprietà di se , non d ' altrai , che insegne li . bere , non serve , che denominazione propria , non forestiera , doveva il regno , doveva l'Italia
avere , nè comandare agli Italiani altri che gli Italiani : essere Eugenio , non italiano di na . scita , ma italiano di elezione e d'affello : offe .
rirsi parato a fare quanto in lui fosse per dimo. strare ai popoli , quanto la libertà , e l'inde.
pendenza loro amasse , purché in termini non pregiudiziali a Francia si consistesse: essere in lui sperienza di stato , sperienza d'armi ; età giovenile, ma matura , corpo forte ed esercita to ; le moleste cose averle volute Napoleone rie gido , le dolci lui ; e chente fosse il principe , >
averlo dimostrato con quella sua risoluzione * stessa di conservarsi fedele nell'avversa fortana
a colui , dal quale era stato innalzato uella pro spera .
Queste insinuazioni dei fidati di bagenio producevano pochi effetti , perehè i contrari al >
nuovo stale non si lasciavano svolgere , massi
mamente nell'imminenza dei pericoli presenti, i favorevoli poco contidavano nelle proinesse francesi. Costoro vedevano occupare Iultavia il
primo luogo nella grazia del principe , intromet. tersi nei consigli più segreti, e l'autorità solo arrogarsi coloro , che nella servilů verso Napo leone più erano stati sprofondati , che al nome
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STORIA D'ITALIA
d'independenza sempre si erano spaventati, che delle più dure deliberazioni , e dei più rigidi comandamenti dell' imperatore e re erano stati i principali autori , ed i più attivi esecutori . Sa pevano ch'essi erano sempre stati consigliatori di amare risoluzioni contro coloro , che per ge nerosità d'animo , e per amore di franchigia , della loro patria altamente sentendo , erano di venuti sospelti : l'aver. pruovato il loro giogo acerbo nuoceva alla causa che pretendevano. Due uomini principalmente erano venuti in odio dei popoli nel regno italico , il conie Prina , mi nistro delle finanze , carissimo a Napoleone per la sua natura soltile ed inesorabile nel riscuo
ter le tasse , ed il conte Mejean , segretario del principe , uomo di tratto cortese e soave , ma che , come di scuola napoleonica , credeva , che a voler che gli uomini siano bene guvernati , conyenga metter loro un duro freno in bocca .
Questi discorsi davano grandissimo nocumenlo alle cose, del vicere : alcuni però speravano , che , rimossa quella mano di Napoleone dalle viscere del regno , si avessero anche a rimuove re quei due consiglieri acerbi e ad avere più
di quelli, che piú in considerazione i consigli ione amavano la moderaz
e la libertà d'Italia.
Tanto poi si era fatto per l'attività del vicere, che si era creato un esercito giusto , composto
parle di Francesi raccolti dai presidii e dagli scritti dell'Italia francese , parle di soldali del regno ; aleuni veterani , molii novelli . Il vedere
queste genti dava qualche sicurtà ai popoli , se non di vincere , almeno di negoziare , e non si disperava dello stalo franco. La tempesta intan to di verso il mare , e di verso il Tirolo e l'Illi ririo si avvicinava .
Eugenio confermandosi piú l'un di che l'al tro ne' suoi disegni e nelle sue titubazioni e va cando sempre ai negozi cogli antichi consiglie ri , aveva dato ordine al suo ministro di polizia,
LIBRO XXVI .
1813
521
che scrivesse una circolare a tutti i prefetti ,
esortandagli a far sorgere destramente rei po . poli il pensiero , che fosse arrivato il tempo di fondar l'independenza : insinu assero altresl , ch ' egli si sarebbe fatio capo dell'impresa , e che Napoleone imperatore l'avrebbe veduta vo
lentieri. Ma poscia , avendo paura di se stesso ,
e temendo che il molo , che si voleva suscitare, tornasse in pregiudizio della Francia , diede oro dine che le lettere s' intrattenessero . Così tra il volere e il disvolere non riusciva a nulla , non
accorgendosi che cbi si mette a simili imprese , non solamente non pro regolarle a volontà sua , ma non deve nemmeno curarsi che a volontà sua
si possano regolare . A volere fondar la franchez za d'Italia , che era un fallo grandissimo , e' bisognava volerla senza mescolanza di allro ef feito , e il voler serbare fedeltà a Napoleone ed a Francia , quando il fine della liberazione d
Italia esigesse alıri pensieri, se era cosa ono revole , era certamente puerile. A chi si getta a questi partiti straordinari è d'uopo il non pen . sare alle indiavolale cose che ne possono segui. re. Odo che si dice , che a questo rose gli uo . mini onesti non possono consentire. A questo sto >
cheto ; solo dico , che , se cosi ė , gli uomini 0 nesti non si debbono geitare a tali partili, e nemmeno far vista di volervisi gettare . Questo poi'so di certo , che Eugenio , o fosse onestà, a fosse mancanza di cuore , perdė l'impresa . di Giovacchino anch'egli si era travagliato questa materia , quando ebbe veduto le cose di Napoleone andare in fascio in Germania . Ma
vari ed incerii erano i suoi pensieri . Sal princi. pio , quantunque non amasse il viceré , ed emo. lasse la sua grandezza , gli aveva mandato pro ponendo : dividessersi fra di lor due l'Italia, facesserla independente ; ch' essi -soli , se ope .
rassero d'accordo , la potevano preservare dai
Tedeschi ; che non si sarebbe recato alcun pre .
STORIA D'ITALIA
582
giudizio alla Francia , la quale avrebbe avuto >
i lialia per alleata . Aggiungeva , che in caso di
deliberazione contraria da parte del viceré , ei sarebbe obbligato di fare quelle risoluzioni che avrebbe stimale più convenienti alla salute sua. Prestò il vicerè poco orecehio alle proposte
del re di Napoli , o che non si fidasse di lqi per le antiche emolazioni , o che volesse far da se,
o che temesse di pregiudicar Napoleone e la Francia . Caduto Giovacchino dalle speranze di
Eugenio , si era deliberato , già insin da quan do aveva condotto l'esercito nella Marca d ' An
cona , ad appiccare nel regno d'Italia qaalche pratica segrela : anzi giungendo i suoi vanti a quei dei Napolitani , pareva , che volesse far gran cose. Il generale Pino , antico amico di Lahoz , e soldato di pruovato valore , era venu. to in qualche disfavore in Corte , si perchè si sapeva ch'egli era amatore del viver patrio , si perché erano tra lui e Fontanelli , ministro del la guerra , emolazioni di fama e di polenza. " Vivevasene , dopo le prime baltaglie dell ' Illi rio e del Friuli , che nel seguente libro raccon teremo, in condizione privata , alle faccende pubbliche non badando , se non per saperle. Parve stromento opportuno al re di Napoli ; il
fece tentare ; prometteva di condurre i suoi Napolirani all'impresa. Molti entrarono nell'in telligenza . I capi , disperando del viceré , come troppo francese , si gellavano alle parti di Gio . vacchino , il quale come più audace e meno cauto , era capace di fare qualche strepitosa al zata d'insegne. I congiurati tanto operarono , che Pino fu mandato al governo militare di Bo logna , luogo atto a poter consuonare coi Napo litani , che , già occupate le Marche , si trova vano vicini .
Mandò Giovacchino on Pignattelli ad abboc carsi con Pino a Bologna . Il richiedera , che col
nome
>
ed autorità sua , che era grande fra
LIBRO XXVI.
1813
513
i soldati italiani , ne tirasse à se qaanti potes: sé ,
ed improvvisamente si scoprisse , quando
il re si mettesse a cammino per assaltare l’lia
lia superiore . Queste trame non si poterono or dire tanto copertamente , che Fontanelli , che già sospettava del governator di Bologna , non ne avesse qualche sentore : perciò diede lo scam
bio a Pino. Giovacchino si trovò ingannaio del la speranza conceita di fare un moto nel regno
d' lialia malgrado del principe vicerè. Andesa sene Pino a Verona , dove il principe , qnando fu risospinto dai confini per le armi austriache, aveva ridotto i sani alloggiamenti . Veduin con poco lieta fronte dal principe , anzi interrogató , come sospetto , dal ministro di polizia Luini , se ne venne inolto di mala voglia , c dimostrando dispiacenza grandissima , a Milano. Quivi visse privatamente , ed anche oscaramenle sino alla 7
commozione , che terminò con funesin tine un
regno più lietamente incominciato , Giovacchia no si gettava alla parte dell' Austria . Le armi potenti seguitavano le macchinazio ni impotenti . Aveva l'imperatore Francesco ; che con grandissima prontezza si osa allestito alla guerra , mandato un forte esercito , in cui si noveravann -meglio di sessantamila broni sol. dati , ai contini , per modo che cingeva tutto il regno italico da Carlobado di Croazia insino al
Tirolo . Obbedivano lutte queste genti al gene Tale Hiller , uomo di grande sperienza per esse re già molt' oltre con gli anni , e vecchio ana cora di milizia . Militavano con lui non pochi generali di nome , tra i quali principalmente si notavano Bellegarde e Frimont, capitani espera ti nell'italiche guerre. Mandava fuori Hiller an suo militare manifesto , con cui , descriite pri mieramente le forze e le villorie della lega , >
esortava gl ' Italiani a levarsi contro il tiranno
a generale liberazione dell'Europa conquassata si lungamente da tanti movimenti , ed a coon
STORIA D'ITALIA 524 perazione dei poderosi eserciti che accorreva : no in aiuto loro da ogni banda. Quest'era il nembo che minacciava il regno italico dai paesi di Settentrione , e d'Oriente . Vers' Ustro i contini non gli erano sicuri ; per che gli alleati , facendo grande fondamento sul. le sollevazioni dei popoli , si erano accordati che , mentre gli Austriaci l'assalterebbero dalla parle loro , gl'Inglesi , o coi soldati propri , o con soldati di ogni paese , massimamente ita >
>
liani raccolti in Malta, ed in Sicilia , o final .
mente con qualche mano di Austriaci , infeste rebbero i due littorali dell' Adriatico , tanto
dalla parte della Dalmazia e dell'Istria , quanto da quella d'Italia . Sapevano , che massima . mente nella Dalmazia e nell' Illirio s' annida.
vano male disposizioni contro la dominazione
napoleonica , nella prima per le crudeltà asate da qualche generale , e per la cessazione del commercio , nel secondo per l'antica affezione alla casa d'Austria , e per la superbia di Junot governatore , che già pazzamenie si procedeva prima che pazzo diventasse. Inlendevano anche
a percuotere nei lidi italiani , entrando per le bocche del Po , per l'ar diversione in favore dele
lo sforzo principale, che calava dalle Alpi re• . zie , giulie , e noriche. Avevano anche speran. za , sebbene il vedessero incerto e titubante ,
che Giovacchino di Napoli si sarebbe congiunto a loro , si perché allora sempre piú precipita. vano le cose di Napoleone , si perché si persua . devano , che avrebbe creduto un gran fatto ,
che i governi antichi con lui trattassero, lui ri. conoscessero , ed in luogo di alleato accettasse ro. Le forze del re di Napoli erano ili grande
momento all'Austria , perchè andavano a ferire regno italico a fianco ed alle spalle , e dove aveva minor difesa ; perchè dei futuri casi ,
il
nissuno , e nemmeno Napoleone previdentissimo avrebbe potuto immaginare questo , che Gio
가
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1
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vacchino di Napoli fosse un giorno per muove re le armi contro il regno italico di Napoleone di Francia .
Nė doverano restare senza disturbo le sponde del Mediterraneo , perché gl'Inglesi , essendo oramai certi delle intenzioni di Giovacchino , si proponevano di far impeto con quei loro solo dati moltiformi, e racimolati da ogni paese , nella Toscana , provincia , che credevano , non senza ragione , avversa al nuovo' stato >, e desi. derosa di tornare all'antico . Venivano con loro
Bentink e Wilson generale colle loro pabblica. zioni di libertà e d'indipendenza , dico Ben. tink , che intendeva la libertà , ma pendeva al tiralo , essendo di natura piuttosto signoregge vole , e Wilson , che amava la libertà , ma pen deva al largo , essendo di natura piuttosto tri bunicia . Avevano essi trovato non so che ban.
diere con suvvi scritto il motto Independenza ď Italia , e dipinte due mani che si toccavano in segno d'amicizia e di colleganza . A questo modo suonava d ' ogn'intorno un forte nembo
al regno italico , ed a tutta Italia . Le antiche ricordanze dell'Austria , le nuove parole di li . bertà , l'allettatrice mostra della padronanza propria , gli epifonemi di pace , di concordia , 2
di felicità , le promissioni di tasse temperatis ។
sime , e di abolizione delle leve soldatesche si
mettevano in opera per far muovere l'Italia ; ma gl' Italiani , che già ne avevano vedute tan te , non credevano nè agli uni nè agli altri. Il vicere forbiva ancor egli le sue armi. Ave va circa sessanta mila soldati , nei quali erano i veterani italiani venuti di Spagna , i soldati di nuova leva , e la guardia reale italiana , bel. la e valorosa gente : sommavano gl' Italianicir . ca ad un terzo. I Francesi anch'essi , o raccol. ti prestamente dai presidii , o chiamati dalla Spagna , con celeri passi accorrevano al sovra stante pericolo . Gli partiva in tre principali
526
STORIA D'ITALIA
schiere ; la prima , che obbediva a Grenier , aveva le sue stanze sulle rive del Tagliamento e dell' Isonzo , lerre tante volte già com battu . te , e tanie volle ancora gloriosamente conqui. state dai Francesi; la seconda relta da Verdier
alloggiava a Vicenza , Castelfranco , Bassano Feltre . La terza , quest'era l'italiana, posava a Verona ed a Padova : la governaya Pino , non
ancora stato al governo di Bologna . Una parte di lei sotto l'obbedienza dei generali Lecchi e Bellotti era mandata a custodire l' Illirio : la
cavalleria stanziava a Treviso. Per vigilare in. ' tanto sugli accidenti del Tirolo , parte che da va grandissima gelosia , una schiera di soccor so allo giava in Montechiaro : quando poi di venne il pericolo più imminente , fu mandata , sotto il governo di Giflenga , a combattere in Tirolo contro un corpo d'Àustriaci condotto dal >
generale Fender. Secondavano tutto questo sfore zo dalla Dalmazia , ma piuttosto per difendere che per offendere , pel picciol numero dei sol. dati , i presidii , la maggior parte italiani , di Zara , Ragusi e Cattaro . Ora , diventando ad o gni momento la guerra più imminente , pensò il viceré à spingersi più innanzi , andando a porre il campo principale a Adelsberga , terra poco distante dalla sponda destra della Sava sulla sırada per a Carlobado di Croazia , e per a Lubiana di Carniola . Al tempo stesso , allar
gandoši salla sinistra , mandava una forte squa. dra a custodire i passi di Villaco e di Tarrisio, avendo avuto avviso che Hiller , fatto un assem bramento molto grosso a Clagenfurt, minaccia va di farsi avanii , si per isforzare quei forti passi , e si per condursi , montando per le rive
della Drava , alle regioni superiori dell'affe zionato Tirolo .
Quest' era l'ultima fine della tragedia che si rappresentava da venti anni addietro , tollene
pochi intervalli pieni ancor essi, se non di san
LIBRO XXVI . 1313 527 gae , almeno di rancori , di minacce e d'am bizione , nella dolorosa Italia . Straziata dagli uni , straziava dagli altri , tutti pretendevano promesse di felicità per lei ; e peggio , che l' una parte e l'altra si lamentavano ch'ella non
si muovesse a favor loro , come se fosse obbli go di lei di rendere amore per dolore . Ora in . fine si aveva a detinire a chi dell'Austria o del.
la Francia dovesse rimanere l'imperio d'Ita lia ; se dovessero prevalere le nuove o le anti
che sorti ; se il dominio acerbo di Napoleone si dovesse mitigare o no ; se l'Austria tornasse a Milano mansueta , come n'era partita , o se sde
gnosa per le ingiurie ; se Francia nd Aastria dovessero far dimenticare con le dolcezza di
pace le insolenze e le rapine di guerra ; se ven ti auni di novità dovessero o produrre secoli si mili a loro , od immergersi , senz'altri segni che quelli delle storie , nel corso rintegrato dei secoli consueti; se a favellar francese o tede sco dovessero apparar gl' Italiani ; se finalmen
te le parole soavi , che si dicevano agl' Italiani , fossero per loro o pei padroni ; che l'allettare i popoli colle lusinghe per soggettargli fu sem pre , ma più nei nostri tempi che in altri , astu zia di coloro che intendono ad appropriarsi l'altrui . FINE DEL LIBRO VIGESIMOSESTO ,
STORIA D'ITALIA
LIBRO VIGESIMOSETTIMO
SOMMARIO
Gli Austriaci condotti da Hiller cingono con forze potenti tutto il regno italico . I Dalmati ed i Croati insorgono contro i Francesi. Euge nio si tira indietro. Battaglia di Bassano. Eu genio sull'Adige. Mala soddisfazione dei gene rali e soldati italiani verso di lui. Nugent coi Tedeschi romoreggia alle bocche del Po. Gio vacchino si scopre contro Napoleone , e fa guer ra al regno italico . Battaglia del Mincio tra Eugenio e Bellegarde. Bentink sbarca a Livor .
no , parla d' independenza agl Italiani, prende Genova, e promette ai Genovesi la conservazio ne dello stato. Sopraggiungono novelle fune stissime per Napoleone ; avere i collegati occie pato Parigi , lui essere ridotto colle reliquie de' suoi batlaglioni in Fontainebleau , avere rie nunzialo , avere accettato per ultimo ricovero
ľ Elba isola . Eugenio patluisce con Bellegarde, e si ritira in Baviera. Stato degli spiriti in Mi lano . Tutti vogliono l'independenza , ma chi con Eugenio re , chi con un principe anstriaco. Discussioni nel senato in questo proposito. Som mossa popolare ; il senato è disciolto ; si con . vocano collegi, che creano una reggenza , e
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mandano deputati a Parigi all'imperator Fran . cesco per domandar l'independenza con un principe austriaco . Esito della loro missione .
Genova data al re di Sardegna . Conclusione dell opera .
LIBRO VIGESIMOSETTIMO
Gli Austriaci cignendo con largo circnito tatta la fronte dell'esercito italico , avevano un gran.
dissimo vantaggio, il quale ed all'occorrenza
presente , ed alla natura loro sempre circospeto ta molto bene si conveniva . Sicura era la loro
ala destra pei fatti succeduti in Germania , ed ultimaroente per l'adesione della Baviera alla
lega dei principi uniti contro Napoleone. In que sto ancora molto momento recavano i Tirolesi
pronti ad insorgere contro il nuovo dominio
9
per modo che l' Aastria stessa per rispetto della Baviera , nuovo alleato , era costretta a tener
gli in 'freno , acciocchè non facessero qualche
incomposta variazione. Ma la inclinazione loro rendeva sicuro il loro paese alle forze austria .
che , e davá sospetto al vicere , perché poleva. no offenderlo a mano manca , ed alle spalle,Ne meno avvantaggiata condizione avevano gli Au.
striaci sulla loro sinistra, posciaché sapevano , che le popolazioni dalmate e croate , essendo infense ai Francesi , ed agli Italiani loro con
federati, erano pronte a sorgere contro i pre senti dominatori; popolazioni armigere, e però di non poca importanza , massimamente in una guerra , alla quale i popoli, non che i soldati , si chiamavano . Hiller avvisava di condurre per modo la guerra, che facendosi innanzi con le sue ali estreme , mentre il grosso seguitava nel
mezzo a seconda ,ma più tardamente e pià prudentemente , desse continuamente timore al T. III .
23
530 STORIA D'ITALIA ricerè di essere circuito , ed assaltato alle spal le. Questa forma di guerreggiare doveva neces. sariamente far prevalere la fortuna degli Au. striaci , perché procedendo cautamente nel mezzo , non davano agli avversari occasione di, venire ad una battaglia campale , dalla quale solamente potevano sperare , se la vincessero , di redimersi da quel pericoloso passo al quale erano ridotti . Da questo anche ne risultava, che
si richiedeva , a voler riuscire a buon fine , nel
capitano francese maggior prudenza che aada cia , piuttosto arte di andar costeggiando l'ini. mico per impedirgli la campagna , e difficoltar, gli , in quanto si potesse fare senza tentar la fortuna >, i passi, che coraggio d'affrontarlo ; insomma piuttosto volontà di conservar l'eser
cito intatto, in qualunque luogo ci si fosse, che desiderio d'avventurarlo, perché in lui , non nei paesi occupati , consisteva la salute , o se non la salute , almeno le condizioni più onore . voli del regno. Ma il viceré , siccome giovane , figliuolo di Napoleone , e tocco ancor egli dal vizio dei tempi , cine di far chiaro il suo nome con fatti sanguinosi , disprezzando il consiglio più salutifero, amò meglio fare sperienza della fortuna , consumando inutilmente i soldati in
piccole fazioni , che poco o nulla importavano alla somma della guerra , che fuggendo l'occa . sione di combattere , ritirargli intieri a ' luoghi >
piú sicari, ed interi ancora conservargli insino a che la fortuna avesse definito , che cosa vo. lesse farsi di Napoleone in Germania ed in Fran
cia. Quel sangue francese ed italiano , sparso nell'ultima Croazia e nell' estrema Carniola , accasano Eugenio o d'ambizione >, o d'imperi . mia , o d'imprudenza,
Correvano i Dalmati , inclinara verso il suo fine agosto , contro i presidii, i Croati contro gl' Italiani. Zara ,
gusi
Cattaro, tenuti da
deboli gwerpigioni, romoreggiando nimichevol.
LIBRO . XXVII.
1813
331
mente i popoli d' intorno , e tenendo infestata la campagna , cedettero facilmente . Una presa di Croati , avvalorata da qualche battaglione d'Austriaci , urlando contro Carlobado , facile
niente se ne impadroniva, Gli Austriaci ed i Croati più oltre procedendo , s' insignorirono di Fiume , ritiratosene il generale Janin , impo . lente al resistere. I Croati , che erano stati ar, rolati solto le insegne francesi, dai loro signori segregandosi , ritornavano alle antiche insegne d' Austria. Mentre a questo modo felicemente si coinbałteva per gli Austriaci verso l' Adria lico , mandavano pel corso della superiore Dra . va grossi squadroni verso il Tirolo solto la con. dotta di Fenner. Giunti a Brissio scendevano per
le rire dell' Adige , con intento di andar a bale tere nelle veronesi,e nelle bresciane regioni , Al tempo stesso si veniva alle mani şul arezzo: fu preso , e ripreso Crinburgo con molto sangue da ambe le parti. In questi fatti mostrò molt arte e molto valore Pino , molto valore e poca arle Bellotii : combattè felicemente il primo a
Lubiana , infelicemente il secondo a Stein . Sor . se un gravissimo contrasto a Villaco , donde gli Alemanni volevano aprirsi l' adito al passo di Tarvisio per scendere a seconda della Fella nel cuore del Friuli . ; Erano i Francesi accorsi al
pericolo , e dopo un feroce combaltere , in cui la città fu presa e ripresa parecchie volte , . finalmente arsa per opera dei Tedeschi , resta . rono vincitori: corse il vicere con molta virta in seccorso della città consuinata. Gli Austria . fi , seguitando il consiglio loro , si allargavano salle corna. Trieste , preso e ripreso più volte , venne in potestà loro ; già tutta l'Istria loro 9
obbediva. Dalla parte saperiore precipitandosi dalle Alpi tirolesi minacciayano di far impeto contro Belluno , e più alle spalle le armi loro suonavano nelle regioni vicine a Trento , Cono. scendo ed usando il vantaggio , avevano passa
532
STORIA D'ITALIA
to la Sava a Crinbargo ed a Ramansdorf , per dove facevano'se'mbianza di condursi, per Tols mina , nelle regioni superiori del Friuli. Anche contro Villaco preparavano un grande assalto. " Non era più in potestà del vicere il resistere ,
ed appariva che se più oltre si fosse ostinato starsene sulle sponde della Sava e della Drava '; correva pericolo che gli fosse vietato il ritorno. Avevano gli avversari maggior numero di sola
dati , ed i popoli amici: erano al vicerè minori forze , ed'i popoli arversi. Fermessi prima sull' Isonzo qualche giorno, poscia sulla Piave, com
battendo sempre valorosamente , sempre inutil. mente . A questo modo l'Illirio, staceato per la forza dell' armi napoleoniche dal suo antico ceppo d'Austria, se ne tornava per la forza dellº armi di Francesco imperatore alla consaeta doo minazione . I costumi a niad rispetto si conveni vano coi francesi, poco con gli italiani. Oltre à ciò vi aveva Napoleone conservato i dritti feu . datari , dandogli in preda a' suoi soldati, o ma.
gistrati più fidí : piacquero a quegli antichi re pubblicani; e gli riscuotevano con duro impe rio, senza lasciar'neppure scattar an soldo . Le stanze della Piave non si potevano conser
Vare. Già gli Austriaci scesi a Bassano sotto la guida del generale Eckard vi avevano fatto una testa grossa , ed insistendo alle spalle davano ti. more di estrema rovina al vicere, se presto
non si ritirasse . Quivi comparie evidente l'im previdenza del principe del non essersi ritirato più maturamente ; perché per avere la ritirata sicura , fa costretto di combattere a Bassano
una battaglia molto grave, Durð due giorni , il trentuno ottobre ed il primo novembre. Rifulse in questo fatto egregiamente il valore di Gre nier . Vinse la fortuna francese ed italiana. En
trarono i vincitori , e pernottarono nella san guinosa città. Perdettero i Tedeschi circa un
inigliaio di soldati, nè fu senza sangue la vita
LIBRO ÉXVIl.
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toria agli eugeniani, perchè i Tedeschi com batterono acerbamente. Acquistò Eugenio ifa
coltà di ritirarsi più quietamente sull'Adige : mareiava indietro , parte per Padova , parte per Vicenza , andando ad alloggiarsi a Verona , ed a Legnago . In mezzo a questa ritirata , grave
in se stessa , e che portendeva cose ancor più gravi , perchè già piú della metà del regno ita.
lico era signoreggiata dalle armi austriache , i soldati francesi ed italiani , ma più i primi che i secondi , si portarono molto lodevolmente , aste nendosi dalle rapine e dagli oltraggi ; procede re tanto più da commendarsi, che la maggior parte credevano , che più non sarebbero torna. ti là , donde venivano . Ne da tacersi , che i 2
Tedeschi a questo tempo stesso , se si eccettua. no le parti rannodate , in cui erano preste ' le
munizioni, vivevano di rapina , ora qua ora là scorrazzando , secondochè gli portava o la ne
cessità della guerra , o la cupidità del sacco ; frutti tante volte calpestati della feconda Italia, tante volte riprodotti , tante volte riealpestati . Resta , che siccome la sua bellezza e fertilità destano gli appetiti forestieri, desiderino gl' Italiani , che ella fera e selvaggia diventi ; pera che forse i deserti preserveranno quello , che ľ innocenza non preserva .
Sulle veronesi sponde incominciavano a ma nifestarsi fra gl' Italiani mali gemi contro il vicere; colpa piutlostó sua che di loro . Euge
nio o che prevedesse dai nugoli minacciosi che giravano attorno , che più gli convenisse mo: strarsi francese che italiano , o che troppo fa . cili orecchie prestasse ad alcuni , che presso a lui in molta grazia e suoi consiglieri più intimi essendo , intendevano ad innalzar se medesimi >
a pregiudizio degl' Italiani, si era lasciato uscir di bocca , già insino in Prussia dopo le disgra zie di Russia , parole di cattivo concetto verso
i generali italiani , Nd, il suo disprezzo nelle
534
"STORIA D'ITALIA :
semplici parole contenendosi , era trascorso sino agli atti : delle qnali cose tenendosi eglino molo Lo offesi , siccome quelli che non erano parati a tollerare alcuna ingiuria o indegnità massi mamente Pino , che siccome di maggior nome , sentiva più vivamente degli altri , avevano ap poco appoco sparso una mala contentezza fra i
soldati : dal che ne seguivano nel campo sini. stre mormorazioni, ed anche atti aperti di sde. gno contro il principe. Le disgraziefinasprivano
viemaggiormente le ferite in quegli animi fieri e bellicosi. Gl'imputavano il contaminalo ono. re dell'armi italiane , ed il sangue inutilmen . te sparso. Già il nome di forestiero , pessinin angurio, nelle bocche dei soldati andava sorgen . do , ed i consiglieri detestavano. Intanto non rimetteva in Engenio il desiderio di farsi famoso, in guerra per battaglie inutili , sangue con fama cambiando. Corse in Tirolo ; vi fece fazioni onorate , ma sonza frutto : libera Brescia dal nemico, ma indarno : ruppelo in una grossa e bene conibattuta battaglia a Caldiero na fornossene poco dopo là , dond' era venuto : il nemico , che era stato rincacciato sin oltre all' Alpone , venne fra breve a rinsular San Michele di Verona. Appena la fronte dell'Adige, fiume grosso , e munito , sotto dalla fortezza di >
Legnago, sopra dai castelli di Verona , si pote va tenere : tanto superava pel numero delle gen li il nemico. Dal che si conclude con evidenza
che era necessità al vicere , non di assaltare ;
ma di difenderei, non di uscire dai luoghi sicu. ri , ma di annidarvisi, non di far guerra viva , ma di temporeggiarsi e di aspettare. Ogni ruina si accumulava sull'Italia: ecco
un secondo nembo approssimarsi al Po , non pid pel dominio di Venezia o d' Alfonso , ma per quello di Francia o d'Austria ; né questo nem bo fia l'altino da raccontarsi , ancorchè sia prossimo il fine della mia tragedia. Aveva il ge.
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nerale austriaco Nagent combattuto virilmento in Croazia ed in Istria , contro gl ' Italiani che occupavano, quella parte del regno. Ma qnivi ogni cosa era oggimai divenuta sicura a lui, si per la ritirata di Eugenio , come perché le for . tezze di Lubiana e di Trieste si erano arrest all'armi tedesche . Sola restava dell'antico au
striaco , o veneziano dominio in mano del vi . ceré la città di Venezia . Per la qual cosa No gent , preso ordine con Bellegarde , chiamato generalissimo in Italia in luogo di Hiller , e messosi sulle navi a Trieste , era renato sbar
care a Goro con una grossa mano d'accoglitie
ci, Inglesi , Istriotti , Croati, e fuggitivi Italia . ni. Ne volendo indugiare , perché sapeva che il
tempo è nemico degli assalti inopinati , si spin geva tostamente innanzi , e s' impadronira di
Ferrara , abbandonata dai pochi dil'ensori che vi erano dentro . Quivi correva il paese co ' suoi soldati leggieri , chiamando in ogni luogo i po. poli a sollevazione. L'importanza del fallo era , che si congiungesse con le schiere d' Anstria , che , venute col grosso dell'esercito , già si era . no condotle a Padova . A questo finé, Nagent , pass il Po con nna parte de' suoi , e preso al.
loggiamento in Crespino , si era accostato all' Adige. Dall'altro lato Bellegarde, per consentire
coi movimenti di Nugent , aveva avviato a Ro vigo una presa di tremila soldati sotto la con dolta del generale Marshall. Come prima il viceré ebbe avviso del tenta
tivo di Nugent, areva speditamente mandato un corpo sotto il governo del generale Decouchy a Trecenta , acciocchè facesse opera d'impedire
la congiunzione delle due squadre nemiche. Al tempo stesso Pino , che governava Bologna , as sembrava quante genti poteva , e le spingeva
avanti alla guerra ferrarese. Ripresesi Ferrara , ma indarno, per gli accidenti che seguirono. Aveya benc Decoucby, fortemente combattendo,
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cacciato Marshall da Rovigo con non poca stra ge , e costretto a ritirarsi al ponte di Bovara pa. dovana. Ma gli Austriaci continuamente ingros. sayano coll'intento di congiungersi con Nugent, che tuttavia era in possessione di Crespino. Mandava perciò il vicere nuovi aiuti col gene. rale Marcognet verso il basso Adige, aceiocchè cooperassero al fine comune con Découchy. U. scirono i Tedeschi da Bovara padovana : De
couchy e Marcognet gli assaltavano. Sorgeva un ostinata zuffa : combatterono i Francesi fe
licemente a destra , infelicemente a sinistra : si ritirarono i Tedeschi nel loro sicuro nido di
Bovara padovana ; ma colto il destro , che offe . rivano loro la notte e la mala guardia a cui sta vano i Francesi , con un impeto improvviso gli ruppero ; e gli costrinsero a ritirarsi, prima a Lendinara ed a Trecenta , poi a Castagnaro, Riacquistarono Rovigo : fu tolto ogni impedi.
mento alla congiunzione di Nugent e di Mar shall. Nugent , fatto sicuro per la congiunzione, s' incamminava a Ravenna ; e da Ravenna a Forli . Usava le armi , usava le instigazioni . u Assai, scriveva agl' Italiani , assai foste op
u pressi , assai posti ad un giogo insopportabi. >
» le : ora più liete sorti vi aspettano ; restituite y coll' armi in inano la patria vostra : avete # tutti a divenire una nazione independente » . Poi faceva un gran romore con promettere, che non si scriverebbero più gli annuali soldati , che le consumatrici tasse si allevierebbero. In
fanto i suoi saccheggiavano aspramente il Fer.
rarese ed il Bolognese , poco lieto principio all' independenza , che si prometteva. Ora un nuovo inganno , ed una terza illavie hommi a raccontare ; ma questi furono di un >
Napoleonide, Trovavasi Giovacchino di Napoli molto perplesso, e siccome le povelle di Germa nia , di Francia e d'Italia giravano fauste od
infauste , si appigliava a questa parte od a quel .
LIBRO XXVII . 1813 501 la, a questo partito od a quell'altro. Molto in lui poteva il desiderio di conservare il suo rea le seggio , molto la paura di Napoleone . Perciò procedendo con la sua naturale varietà , aveva negoziato , come già abbiam descritto , ora coll' Austria , ora con Bentink , ora con Eugenio , qua !che volta con tutti insieme , nè s'accorgeva che Tutti il conoscevano . Iolanto , già sicuro dell'Austria e dell'Inghilterra , ma non ancora sicuro di se medesimo, si avviava verso l'lialia superiore . Già occupava Roma, già occupava >
le Marche , nè ancora l' animo suo scopriva . Pretendeva parole d'amicizia verso il regno italico. Le casse del regno , contro il quale si apprestava a muovere le armi, sotto spezie di
amicizia , addomandava, e gli si aprivano, e vi attigneva denari ; richiedeva il regno di velio .
vagļie , di vestimenta, di armi , ed il regno glier ne somministrava. Lasciato passare in Ancona ed in Roma amichevolmente dai presidii fran , e
cesi , gettava gioconde e pacifice parole di Fran cia , e di Napolecae. Non so a che cosa pensas se : ma certamen ! e la dissimulazione era gran de , e peggiore anche del fine che si propone . va . Intine , veduta la ritirata del vicere , udite le novelle dell'avvicinarsi i confederati mollo
grossi al Reno per invadere la Francia , ed a spettato Beotink oramai vicino a tempestare in
Toscana, rimossa finalmente ogni dubitazione, si risolveva a scoprirsi del tutto, ed a fare quel lo che il mondo non avrebbe potuto pensare, e di che si perlurbò più di ogni altra cosa Napo leone . Fermaya i suoi casi coll'Ausiria , sii
pulaudo con lei un trattato , per cui l'impera tore Francesco si obbligava a mantenere in I talia , insino a che durasse la guerra , almeno
cinquantamila soldati , ed il ſe Giovacchino á mantenerne almeno ventimila : con ciò primaria levano e s'obbligavano entrambi ad operare do
accordo, e ad accrescere il numerr
delle rale 23 .
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STORIA D'ITALIA
rispettive, se bisogno ne scadesse ; oltreaccid Francesco guarentiva a Giovacchino ed a ' suoi eredi la possessione dei dominji attualmente tenuti da lui in Italia , e prometteva d'intro mettersi, come mediatore , affinché gli alleati si facessero sicurtà della medesima possessione, Rellegarde annunziava pubblicamente agl' I. taliani la congiunzione di Giovacchino colla le.
ga ,> ammonendoli delle perdute speranze dei napoleonici. Giovacchino scoprendosi nemico in quei paesi, dov'era entrato e stato accolto co me amico , sforzava il generale Barboa ,> che custodiva in nome di Francia la fortezza d'An
cona , e Miollis , che teneva Castel Sant'Ange lo , alla dedizione . Tutto lo stato romano ve•
niva all'obbedienza dei Napolitani , i quali , e Giovacchino con loro , ora del papa favellando, ed ora dell' independenza d'Italia , non sape vano ciò che si dicevano. Bene ovunque passa .
vano ogni cosa rapivano , ripassata seconda pei miseri Ferraresi e Bolognesi . I vanti poi che si darano , e le millanterie che facevano , erano grandi. Il primo ad uscir fuori fu il re medesimo con dire a' suoi soldati , avvertissero bene , che in •
sinoachè egli areva potato credere che Napo leone imperatore comballera per la pace e per la felicità della Francia , aveva a favor suo com battalo ; ma che ora si era chiarito di tutto , c che bene sapeva che Napoleone non voleva al. tro che guerra; che tradirebbe gl'interessi del.
la sua antica patria , quei de' suoi stati , quei de' suoi soldati , se tosto non separasse le sue
armi dalle napoleoniche, se non le congiunges se a quelle dei principi intenti con magnauimo disegno a restituire ai troni la loro dignità , al le nazioni la loro independenza : due sole ban
diere esservi , ammoniva , in Europa ; sull'una Jeggerai le parole religione, costume , giusti. zia , moderazione , leggi , pace , felicità ; sull'
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altra persecazioni, artifizi, violenze , tiranni' de , guerra , e latto di famiglie : scegliessero. Queste cose dicera Giovacchino Napoleonide. Carascosa , napolitano generale ,> arrivando a
Modena , più enfaticamente parlava agl'Italia . ni: prometteva loro independenza a nome di Giovacchino , che già si era accordato coll'Au . stria per aiutarla a soggettare il regno italico . Le forze preponderanti di Bellegarde , រi pro gressi di Nugent sulla sponda destra del Po , i accostamento del re di Napoli alla lega , e la presenza delle sue pomerose schiere nel Mo. >
denese , toglievano al viceré ogni possibilità di conservare gli alloggiamenti dell'Adige. Fauti pertanto gli apprestamenti necessari , si tirava indietro , e andava a porsi alle stanze assai più sieure del Mincio , II di olto febbraio usciva ol .
timamente ordinato a campo per combattere in una campale battaglia Bellegarde. La principa.
le schiera, in cui risplendeva la guardia reale, sortendo da Mantova, s'incanıminava alla volta di Valeggio : la cavalleria , travessalo il fiume
a Goito , accennava a Roverbella ; e perché il >
nemico fosse anche infestato alle spalle , il geo nerale Zucchi colle genti più leggieri muoveva i passi verso l'isola dela Scala. Per non lascia re poi libero campo a Bellegarde dalla parte superiore , il vicere ordinava a Verdier , che congiuntosi prima con Palombini , varcasse il Mincio a Mozambano , e gisse ad urlare il ne mico a Valeggio . Ognuno, passato il fiume, cor• rera ai luoghi destinati , quando la forluda per un accidente improvviso ridusse il disegno be ne ordinato ad un molo disordinato . Nel momen .
to stesso in cui Eugenio si proponeva di assa lire Bellegarde sulla sinistra del Mincio , si era Bellegarde risoluto ad andar a trovare Eugenio
sulla destra. Dal quale iinpensato accidente nac . que , che il riceré , in luogo di trovare lollo ! esercito nemico a Roverbella , non ebbe più a
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STORIA D'ITALIA
combattere che col suo retroguardo , per modo che la vanguardia francese era venuta alle ma ni col retroguardo tedesco. Appoco appoco , e
l'una dopo l'altra tutte le schiere delle due parti , si quelle che avevano passato , come quelle che erano rimaste sulla sinistra , ingage giavano la battaglia; combattevano furiosamen te. Avevano i Francesi e gl' Italiani il vantag
gio ; ma per poco stette , che una rotta di ca. valleria dalla parteloro non mandasse le cose alla peggio. Pure, fatto un nuovo sforzo, si ran
nadavano , e si pareggiò la battaglia . L'esito fu , che Bellegarde fu costretto a tornarsene sulla sinistra del Mincio , ma intero e ristretto; il che obbligò anche il ricerè a ritirarsi con tutta la sua forza sulla destra .
Intanto Eugenio si accorgeva , che non era
più in sua facoltà d' indugiar a socorrere alle cose d'oltre Po , che per l'invasione dei Napo. litani diventavano ogni ora più difficili. Aveva già provveduto che con qualche maggiore fore tificazione si munisse Piacenza , alla guardia della quale aveva preposto con soldati di nuo. va leva , e con qualche veterana banda italiana i generali Gratien e Severoli , Ma aggravandosi il pericolo vi mandava con qualche aiuto di nuove genti Grenier , nella perizia del quale consisteva massimamente la condolta , e la som
ma della guerra in quegli estremi momenti. Formava l'antiguardo dei nemico Nugent co' saoi Tedeschi , Istriotti ed Italiani ; il retro. guardo Giovacchino co'suoi Napolitani . Come prima Grenier arrivara , rincacciava con forte rincalzo all' ingiù Nugent, e lo sforzava a tor narsene più che di passo al Taro. Quivi , es
sendo sopraggiunti i Napolitani , facera vista di volersi difendere, ma tanto fu audace e de stro Grenier , cbe passato in tre luoghi il fiu . me , di nuovo sforzava gli avversari alla ritira.
ta sino all'Enza . Nagens però , sperando di ar.
541" LIBRO XXVII . 1814 restare l'impeto di Grenier , si era fermato con tre mila soldati a Parma. Il Francese , urtando la città da ogni parle, vi entrava per viva for za , ritirandosene a tatta fretta colla minor par. te de' suoi soldati il Tedesco. Combattessi in
questo fatto molto aspramente a ferro ed a fuo co , con gran terrore dei cittadini . Il re di Na.
poli , tornato più grosso , e sforzato finalmente il passo del Taro , già s' avvicinava a due mic glia a Piacenza. Quivi l'arrestavano , non la forza degli avversari, ma piu alte e più stre pitose sorti. Pellew e Benlink comparivano in cospetto di Livorno : avevano molte e grosse navi con sei mila soldati d'a sbarco , italiani, siciliani , in glesi. Il governatore vuoto la città per patto : vi entrarono gl' Inglesi il di otto marzo. Suonavano le armi, suonavano le parole , si scrivevano i ma . nifesti , si sventolavano le bandiere dell'italiana independenza. Bentink in questo si mostrava mol . to acceso , Wilson il secondava. Bentink a questo modo parlava con pubblico manifesto agli Italiani : « Su , diceva , Italiani, sa ; ecco che siam qui noi per aiutarvi; ecco >
che siam qui noi per levarvi dal collo il fero
w giogo di Buonaparte. Dicanvi il Portogallo , la Spagna , la Sicilia , la Olanda quanto a generosità intenda l'Inghilterra , quanto l'in teresse non curi . Libera è la Spagna pel suo y valore , libera per l'assistenza nostra : per 1" # uno e per l'altra ella condusse a fine un'o i pera fra le belle bellissima.' Cacciato dai fe .
slici suoi campi il Francese , fermovvi la sua sede l'independenza ,> ferinovvela la libertà. Sotto l'ombra dell'Inghilterra fuggi la Sici. , lia le comuni disgrazie ; poscia per benefi zio di un giusto principe da servitů a libertà º passando , ora dimostra quanto un vivere non » soggetto , a gloria edi a felicità conferisca. L'Olanda ancor essa intende a libertà . Or
STORIA D'ITALIA 543 sola l'Italia rimarrassi in ceppi? Or soli gl Italiani le sanguinose spade gli ani contro . gli altri volteranno , per fare che la patria . loro sia serva di un tiranno ? A voi spezial
~ mente questo discorso s'indirizza , o gaer u rieri dell' Italia , a voi , in cui mano ora sta il compire la generosa impresa . Questo da * roi non si chiede , che a noi venghiate: solo le voci nostre vi ammoniscono , che i vostri diriui rivendichiate , che a libertà vi resti taiate . Applaudiremo lontani , accorreremo #chiamati , e se le vostre congiungerete alle * forze nostre, fia che l'Italia risorga alle sue e antiche sorti , tia che di iei suoni quant' ora
della Spagna suona. » In questa forina l'In glese allettava gl' Italiani : drappellava intanto
le insegne delle mani gianie , sperando con queste parole e dimostrazioni di far muovere i popoli .
Ma siccome quegli che cra uomo audace ed operoso , tosto giungeva alle parole i fatti . Eb be avviso a Livorno , che Genova si guardava solamente da duemila soldati . Parvegli occa. sione propizia , perché era sito di unica im portanza , si per la sua grandezza , si per la comodità del porto , e si per l'agevolezza che acquista chi ne è signorc, di scendere nelle pianure del Piemonte e della Lombardia . Inol tre abbondava , di armi e di munizioni napali ,
Perlanto Bentink si accingeva ad espugnarla . Sao pensiero era di mandar le fanterie per le strade difficili del littorale , le munizioni pei bastimenti sottili , le armi , e gl'impedimenti
più gravi per le navi grosse · Gianto a Sestri di Levante , adiva che nuoro soccorso era en. trato a custodir Genova , per forma che il pre .
sidio sommava a seimila soldati, presidio in safficiente alla vastilà delle fortificazioni ,> ma bastante a rendergli molto dura l'impresa : il reggeva Fresia , și era egli , per opporsi agli
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sforzi di Bentink , ordinato per modo che di. stendendosi dai forti Richelieu e Tecla , occu. pava col centro il villaggio di San Martino 1 quindi arrivava colla destra per uno spazio in
fricato di giardini e di ville , sino al mare. Non aveva l'avversario speranza di poter impadro nirsi della piazza per una lunga oppugnazione 'con si pochi soldali : pure molto gl'importava,
che , in mezzo a tanti romori , e per non la. sciargli raffreddare , Genova si prendesse . Da questo conseguitava , che gli era necessità d'
insignorirsene per un assalto vivo. A questo ora dinava i suoi , che mostravano un grandissimo ardire , ed una prontezza incredibile a fare quanto egli volesse. Mandava gl’Italiani con. dolti dal colonnello Ciravegna , soldalo pratico ed animoso , che ancor egli sventolava le ban. diere dell'independenza , a far opera contro ana punta di monte , che sta a sopraccapo ed a fronte del forte Tecla . Spedira un'altra parte
degl' Italiani contro il forte Richelieu , mentre un Travers colonnello , dal monte delle Fascie scendendo , con Greci e Calabresi, se ne gira a guadagnare un'eminenza, che al forte mede . simo sovrasta . Quest'era lo sforzo che faceva
a dritta e nelle parti di sopra ; ma sotto e più accosto al mare mandava i ſanti inglesi, sotto la condotta dei generali Montresor e Macfarla
ne , con ordine di sgombrare , quanto possibil fosse, gl'impedimenti del paese, e di assaltar l'inimico . Succedevano i fatti a seconda de'suni
pensieri . Ciravegna, che combatteva sulla punta
estrema a destra, spintosi avanti con singolar valore 9, cacciava il nemico dall'altura , e s'im.
padroniva di tre cannoni di montagna . Il quale accidente vedutosi dai difensori det forte Te . cla , l'evacuarono , in potestà del vincitore la.
sciandolo. Anche l'eminenza superiore al forte Richelieu fa presa dai Greci e Calabresi : gli Italiani ancor essi già s'avvicinayano al forie ..
STORIA D'ITALIA : I 544 Non volendo il presidio aspettare l'ultimo cio , mento , si arrese a panti. Sulla sinistra dei con. federati si sostenne la battaglia più lungo tem . po , si per la natura dei luoghi opportuna alle
difese >, come per la valorosa resistenza dei di.
fensori : pure gl'Inglesi guadagnavano del cam po . Finalmente gli assediati, vedendo che per .
la perdita dei forti Teela e Richelieu correvano pericolo di esser presi alle spalle , fecero , av viso di ritirarsi del tutto dentro le mura, lascian do le difese esteriori in poter dei confederati . Già per opera di Bentink si piantavano le bat terie per fulminare la città . In questo ad ac-, crescere il terrore , arrivava sopra Genova E. doardo Pellew con tutta la sua armata , altelao
dosi a fronte di Nervi . Ai piecoli cannoni di Bentink si aggiungevano ii grossi, e le bombar . de di Pellew , per modo che nell'assalto , che si
vedeva imminente, ogni cosa presagiva un sue cesso prospero a chi assaltava . Si venne in sal
convenire : Fresia s'arrese it di diciotto aprile. Benlik , acquistata la possessione di Genova, d'allettamento in allettamento passando , fa ceva sorgere speranze di franco stalo nei Ge. novesi . Forse credeva che i confederati avreb .
bero avuto più rispetto a questa condizione, se fosse e fatta sperare con parole e cominciata col fatto , che s'ei fosse stato sul severo, e non
avesse parlato d' altro che di conquista . Ordi nava pertanto un governo preparatorio : voleva ch ' egli reggesse i dominii genovesi secondo gli ordini della constituzione del novantasette , e
Insino a che si statuissero quclle modificazio . si, che l'opinione, l'utilità, lo spirito della con stituzione del 1576 richiedessero ; che il gover
ito si spartisse in due collegi, come nella fore ina antica ; che durasse in ufficio sino al prino gennaio dell' ottocentoquindici, tempo in cui is collegi ed i consigli fossero adunati a norma
della constitazione. Questi erano i fatti del cas
LIBRO XXVII . 1814 545 pitano d'Inghilterra : i motivi poi pubblicamen te detti suonavano , che , stanteché i soldati d '
Inghilterra retti da lui avevano scacciato dalle terre di Genova i Francesi , e che importava che alla quiete ed al governo dello stato si prov . vedesse , considerato ancora , che a lui pareva, che universale desiderio della nazione genovese fosse il tornare a quell'antica forma , alla qua. le era stata si lango spazio obbligata della sua
libertà , prosperità e independenza, e conside rato tinalinente , che a questo fine indirizzava. no i pensieri e gli sforzi loro i principi colle gati , che ognuno fosse rintegrato ne' suoi anti
chi dritti e privilegi voleva , ed ordinava che quello , che i popoli genovcsi desiderarano in conformità dei principii espressi dai collegati , si risolvesse in atto e si mandasse ad effetto .
Alle quali cose dando esecuzione, chiamava al governo Girolamo Serra io qualità di presiden te , e con lui Francesco Antonio Dagnino, Ipe polito Durazzo , Carlo Pico , Paolo Girolamo
Pallavicini, Agostino Fieschi, Giuseppe Negrot to , Giovanni Quartara , Domenico Demarini , Luca Solari , Andrea Deferrari, Agostino Pareto, Grimaldo Oldoini .
Da tutto questo si vede , se i Genovesi non dovevano concepire speranza di conservare l'o norato nome , e l'essere antico della patria lo ro ; e se qualcheduno dalle parole di Benlink avesse dedotto questo corollario >, che Genova avesse fra breve ad esser data in potestà del re
di Sardegna , certamente sarebbe stato tenuto piuttosto scemo di mente che falso loico. Ma Castelreagh trovò non so che dritto di conqui.
sta , e l'utilità della lega , motivi appunto di senatusconsulti napoleonici. Bene era spegnere
Napoleone, e meglio sarebbe stato il non imi tarlo. Già tatta l'Italia era sottratta dall'in verio
di Napoleone : solo resta ya la parte che si com ,
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STORIA D'ITALIA
prende -Ira il Mincio , il Po e le Alpi. Ma la somma delle cose per lei si aveva piuttosto a decidere sulle rive della Senna , che su quelle del Pn. Già sinistri romori si spargevano per Napoleone : poscia le certe novelle arrivavano , essere i confederali , conducendo con esso loro
tutto lo sforzo d'Earopa , entrati trionfalmente in Parigi , compenso dato da chi regge il cielo a chi regge la terra delle conquistale Torino , Napoli , Vienna , Berlino e Mosca. Era oltreac cið vociferazione in ogni luogo, che Napoleone errasse colle reliquie dell'esercito per le sciam pagnesi campagne. A ciascuna ora a cose im mense aggiungeva la fama cose immense ; né ugual peso di umane moli si era agitala nel mondo , dappoichè Scipione rinse Annibale , Belisario Torila , Carlo Martello i Saraceni , Su bieschi i Turchi . Poco stante si udiva , resti
tuirsi i Borboni in Francia , Napoleone ridotto in Fontainebleau rinunziare all'imperio , dire l'ultimo vale a' suoi veterani soldati , accettare
per estremo ricetto l'umile rupe d' Elba isola . Raccontare ai contemporanei si fatti accidenti fora opera superflua, poiché la piena fama ne risuona ancora frescamente nelle orecchie Joro ;
raccontargli degnamente ai posteri , fora opera superiore all'eloquenza , né io mi vi accinge rei, che conosco l'amile mio stile , ed il mio tarpato ingegne, solo dirò, che per le armi pid si fece che si sperasse , che colle parole più si promise che si altenesse , che la prosperità fe' dimenticare le affermazioni della paura , e che le vecchie voglie sormontarono le necessilà ngo ve. Pure si liberò l'Europa da una volontà so. Ja , e da un dominio soldatesco ; e chi guarderà
indietro insino al principio di queste storie, e tutti gli accidenti da noi raccontati andrà nella
memoria sua rian.lando , sentirà meraviglia , >
terrore ,> pietà , dolore , e contentezza insieme.
Gli uomini straziati, le opinioni stravolte , le
547 LIBRO XXVII . 1814 società sconvolte , la forza preponderante , la giustizia offesa , l'innocenza' condannata, le adulazioni ai malvagi , le persecuzioni ai buo . ni , la licenza solto nome di libertà , la barba . rie sotto nome di amanità , la politica sotto no. me di religione , e con queste virtù civili emi nenti, ma raré, esempi lodevoli , ma scherni ti, valore di guerra egregio , ma in favore del >
dispotismo , i Europa infine divenata 'sch :: sno e vilipendio a se stessa . Se rinsavirà , non si sa , perché ancor si sente la puzza degli anda. menti napoleonici : vive l'ambizione in chi coo" manda , vive in chi obbedisce, e se fia possibi. Je l'unire la libertà al principato , è incerto. Da intta questa lagrimevule tela, come dai ricordi antichi , almeno questo utile ammaestramento si ayrà , che chi , come Buonaparte , da suddito si fa padrone della sua patria per farla serva, o il ferro ancide , o la forza atterra .
Come prima pervennero in Italia le novelle della presa di Parigi , e della rinanziazione di Napoleone, pensò it vicere a pattuire per la si ourezza delle genti francesi, uè si conveniva ; che poichè i Borboni, ai quali erano le poten . ze amiche , si trovavano rintegrati in Francia , i Francesi combattessero contro di loro . Inoltre desiderava il vicere , con facilitare le condizio
ni ai Borboni ed ai potentati , avvantaggiare le proprie , e fare in modo che gli alleati usassé
ro contro a lai meno inimichevolmente la vitto.
ria . A questo fine,uscito da Mantova , si abboc cava con Bellegarde , l'uno e l'altro accompa
gnati da pochi soldati. Convennero , che si 50 spendessero le offese per otio giorni, che intan to i soldati francesi che militavano col vicere, passate le Alpi , ritornassero nell'antiche 'sedí di Francia ; che le fortezze di Osopo , Palma nova , Legnago , e la città di Venezia si conse gnassero in mano degli Austriaci ; che gli Italia. ni continuassero ad occupare quella parte del
STORIA D'ITALIA 548 regno, che ancora era in poter loro ; che fosse fatto facoltà ai delegati del regno di andar a trovare i principi confederati pee trattare di un mezzo di concordia , e che se i negoziati non riuscissero a felice fine, le offese tra gli allea ti e gli Italici non potessero ricominciare , se prima non fossero trascorsi quindici giorni , da che i primi si fossero scoperti delle intenzjoni loro. La convenzione di Schiarino -Rizzino , che in questo luogo appunto si concluse addi se dici aprile , spegneva del tutto il regno italico . Per ché, segregati i Francesi dagl' Italiani , nasce va una tale disproporzione di forze tra gl' Ita liani ed i Tedeschi , che il capitolo , il quale , 9
dara quindici giorni d'indugio alle ostilità >, era piuttosto derisione che sicurezza , Era giunto il momento dell'altimo vale fra gli antichi compagni : i soldati di Francia sa lutavano commossi, abraceiavano piangenti i soldati d'Italia ; a loro migliori sorti augura vano ; ultimo grado di disgrazia chiamavano che la disgrazia gli separasse ; offerivano gli umili abituriloce in Francia ; venissero ; si ti corderebbero dell' avata amicizia , delle comu ni battaglie della con le medesime armi aequias stata gloria ; fuoriche Italia non sarebbe , tutto
parrebbe loro Italia ; la medesima amicizia , la medesima fratellanza troverebbero ; voler essi con le povere facoltà loro pagare all'Italia il debito di Francia , Cosi con militare benevolen za addolcivano i soldati di Eraneia le amarezze dei soldati d ' Italia . Questi all' incontro ai loro )
partenuti compagni andavano dicendo : gissero contenti , che se l' Alpi gli separerebbero, l'af fezione e la ricordanza dei gloriosi fatti insie me commessi gli congiungerebbere ; conforto loro sarebbe il pensare, che chi conservava la patria si ricorderebbie di chi la perdeva ; la di . sgrazia rinforzare l'amicizia , avere per que sto l'amoce dei soldati italiani verso i soldati
549 LIBRO Xvit. 1814 francesi'ad essere immenso '; vedrebbero quello che in quelluliimo eccidio fosse per loro a far
si per satisfazione propria , é per onore dell' insegne italiche ; ma bene questo credessero , e nel più tenace fondo dell'animo loro serba's sero , che, come gli avevano vedati forti nelle
battaglie , cosi gli vedrebbero forti nelle disgra. zie : questo speravano di mostrare almondo , che se più patria non avevano , patria almeno di avere meritavano . Che Eugenio , e che Na. poleone a noi , dicevano? Gloriosi, gli servimmo, benefici, gli amammo , infelici, fede loro sér. bammo: ma per l'Italia i nomi diemmo , per ľ Italia combattemmo , per l'Italia dolore sen timmo : il dolerci per si dolce m'adre fia per noi raccomandazione perpetua a chi con animo generoso a generosi pensieri intende. Partivano i Francesi', alla volta del Cenisio e del colle di Tenda incamminandosi : gli ulti mi segni di Francia appoco appoco dall'Italial scomparivano; ma non iscomparivano nè le ris cordanze di si numerosi'anni, né ilbene fatto , nè anco il male fatto , quello a Francia , que sto a pochi Francesi attribuendosi: non iscompa rivano ne i eostami immedesimati , né le paren . tele contratte , né gl'interessi mescolati: non i scomparivano né la suppellettile dell'accresciuta scienza, né gli ordini giudiziali migliorati, në le strade fatte sicnre ai viandanti, né le aperte fra
rupi inaccésse , nè gli eretti editizi magnitici, né i sontaosi tempii a fine condotti, né l'attività data agli animi, nė la curiosità alle menti , nè it com mercio fatto florido, nè l'agricellara condotta in molte parti a forme assai migliori , nè il va
lor militare mostrato in tante battaglie . Dallº altro lato non iscomparivano nè le ambizioni svegliate, né l'arroganza del giudicare , né l'in
quietadine degli uomini, nè Vingerdigia delle tasse, né
sottigliezza del trarle , né la favella
bontaminata, né l'amore soldatesco; partiva Fran .
350 STORIA D'ITALIA cia , ma le vestigia di lei rimanevano. Non ven . ti anni , ma pià secoli corsero dalla battaglia di 4
Montenotte alla convenzione di Schiarino-Rizzi. no. La memoria ne vivrà, finché saranno al mon do uomini .
Il viceré >, acconce le cose sue coll' Austria ,
già faceva pensiero di ritirarsi negli stati del re di Bavicra, col quale era congiunto di parenta . do pel matrimonio della principessa Amalia. Ma ecco arrivar novelle , o yere o supposte , che Alessandro imperatore consentirebbe a conser
vargli il regno , si veramente che i popoli il domandasscro. Accettava Eugenio le liele spe . ranze : fecersi brogli ; incoininciossi dall'eser cito ridotto in Mantova. L'intento parte ebbe
effeito , e parte no ; ma l'importanza consiste. va in Milano , capitale . Viveva in questo mo mento il regno diviso in tre sette : alcuni desi deravano il ritorno dell' Austria con niuna o poca differenza dall'antica forma: gli altri pen devano per l'independenza , ma chi ad un mo do , e chi ad un altro ; conciossiaché chi l'ama. va con aver per re il principe Eugenio , e chi l'amava con arere per re un principe di un altro sangue , quand' anche fosse di Casa austriaca ; quest'era la parte più potente . Aveva mandato il vicerè certamente con poca prudenza , il con te Mejean a Milano a trattare coj capi del go yerno , affinché in favore di lui si dichiarassero .
Molto anche ri si affaticava un Darnay , diretto re delle poste , personaggio poco grato ai popo li. Ad accrescere disfavore alla cosa s'aggiunse, che a secondare le intenzioni del vicere si era.
no intromessi , per opera di Mejean , e per in. clinazione propria i Transpadani , o Estensi , co me gli chiamavano , Bolognesi,Ravennati, prin. cipalmente Modenesi e Reggiani , che erano ve
puti in disgrazia dei Milanesi , perchè questi si erano persuasi ,che nelle faccende eglino si fos
sero arcogata molto maggior parte di quanto si
LIBRO , XXFIL . 1814 551 convenisse . Melzi favoriva il disegno , il propose in senato, Vi sorse un gravissimo contrasto , prin cipalmente intorno a quella parte in cui si trat. tava del principe Eugenio . Paradisi , Oriani , ed aliri Estensi , uomini d'inveterata fama , di gran sapere e di molta autorità, con efficacissime pa role instavano in favor del principe. Nei cam , biamenti politici , dicevano , più facilmente olo tenersi il meno che il piů ; essere consueto l'
imperio di Eugenio , già dai principi d'Europa riconosciuto: solo volersi, che fosse independen te da Francia , e questo appunto essere il fine della presente de liberazione ; abbenché intorno
a questo non occcorresse , allegavano , molto travagliarsi, perchè spento Napoleone , la fran chezza del paese nasceva da se , e chi volesse
credere, che Eugenio da Francia borbonica an. eora dipendesse , come da Francia napoleoni ca, massimamente se tra la Lombardia e la Fran . cia s' interponesse il Piemonte tornato , come già si motivava , sotto il dominio dei principi di Savoia , meriterebbe di essere tenuto piutto . sto scemo, che acuto, Adunque l'independenza, . continuavano , essere non solo sicura , ma an cora necessaria con Eugenio : queste considera. rioni la natura stessa dettare , le parigine no.
velle confermare . Se un altro principe si addo mandasse , che sicurtà si avrebbe d'impetrarlo ? In deliberazioni di tanto momento , meglio do.
ver lidarsi i collegati in chi è già per loro prune fosse ignorato ; nell'uscire da seonvolgimenti
vato , da loro conosciuto , che in chi per loro
tanto stupendi , in tanta tenerezza di un fresco ordine in Europa , come sperare che in un Re . gno d'Italia , pieno di umori diversi , impor. tante per la sua situazione , un principe di na . lura igaota sia per essere accordalo? Udire all' intorno , continuavano a discorrere gli oratori favorevoli al
ceré , sussurrarsi il nome di un
principe austriaco : ma quivi appunto avvertir
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STORIA D'ITALIA
sero bene , e bene considerassero gli avversari; massime coloro che favellavano di libertà e di
signoria paesana , a qual partito si mettessero.
Da un principe austriaco adunqne aspettavano il viver libero e franco , da un principe austria co congiunto di sangue coll'antico sovrano del regno , nodrito nelle massime del comandare assoluto , timoroso necessariamente di Vienna, sovrano di Milano solamente in apparenza ? Di chi sono questi soldati, che ora ci minacciano ? Austriaci. Quali soldati in Milano il condurreb. bero ? Austriaci . Quali soldati sulle frontiere nostre sovrasterebbero ? Austriaci . Conoscono
essi queste terre , le conoscono e le bramano, Se mancheran le cagioni , non mancheranno i pretesti , e ad ogni piè sospinto l'illurie tede sca inonderà il regno : cagioni e pretesti saran no , il non obbedire puntualmente e sommessa mente a quanto da Vienna si sarà comandato. Ora quale independenza vi possa essere con un timore perpetuo non si veile. A chi ricorrereb bero questi partigiani d'Austria , a chi aiuto domanderebbero ! Forse all'Inghilterra avara , ebe fa traffico di tutti ! ai principi assoluti d' Europa , che più temono una constituzione che un esercito ? alla Francia indebolita , e che non vuol camminare se non con Napoleone , e che con Napoleone più camminare non può ? Con. correrebbero al principe austriaco tutti gli ami. ci dell'antico reggimento d'Austria , concorre . rebbero gli amatori dell' imperio illimitato concorrerebbero i malcontenti , e se gl'interessi nuovi , se la libertà nascente , se le opinioni >
radicate da vent'anni in mezzo a tanto diluvio
di elementi contrari si potessero conservare sal ve , ogni uomo prudente potrà giudicare. Chi sarebbe naturalmente , e quasi per intima ne cessità nemico della libertà del regno ? Certo si veramer l'Austria . A qual modo pu'ossi la li.
bertà difendere dagli assalti forestieri ? Certo si
LIBRO XXVII. 1814
553
veramente coi soldati e colle armi . Ora , chi af. fermare potrebbe ,> che un principe austriaco
fosse per apprestar armi e soldati italici per os tare alle cupidigie dell'Austria ? Parere , anzi esser certo, che il regno di un principe austria
co sarebbe, non independenza , ma dipendenza, non libertà , ma servitú , non quiete , ma discor dia e turbazione . Vienna , non Milano reggereb
be . Con Eugenio re ogni via appianarsi , con un principe forestiero non austriaco ogni difficoltà crescersi, con un principe austriaco molte diffi coltà torsi , ma fondarsi la servitů . Valessero adunque , concladevano , le virtù di Eugenio , valesse il suo amore per l'Italia , valesse la con. tratta abitudine di lui , valessero i felici auga .
rii lestè venuti da Parigi : essere pazzia in tan te tenebre non seguitar quel lume solo ,> che la fortuna appresentava davanti. Se qualcheduno desiderasse di viaggiar senza filo in un laberin to , senza bussola in un mare , senza lume in un abisso , si il facesse į ma nè desiderarlo, nè vo lerlo fare gli Estensi , i quali credevano , che con danno sempre si fa spregio della fortuna. Dalla parte contraria acerbissimamente con trastavano i senatori Guicciardi e Castiglioni ,
principalmente quest'ultimo, che con molto em pito procedeva in queste cose , e mescolava do glianze, gravissime degli Estensi : a loro si ac. costavano molti altri Milanesi di nome , di ric .
chezza , e di alto legnaggio . Non potere restar
capaci , dicevano , come con Eugenio si potesse aver la independenza , come si potesse aver la libertà. Sarebbe Eugenio pin ligio , e più di pendente dall'Austria, che un principe austriaco
stesso : perchè non avendo parentela , nè con nessione con altro potentato d'Europa di primo grado , là sarebbe obbligato a cercare per l'in.
teresse della conservazione propria gli appoggi , dove gli troverebbe ; nè altro potrebbe sserye . çne per lui che nell'Austria , perchè in lei sola T. III 24
554
STORIA D'ITALIA
potrebbe sperare , come vicina e potente , di lei sola temere. Credere forse gli avversari, ch' ei nol farebbe per altezza d'animo ? Ma , oltreche non mai i principi credono di derogare alla di gnità loro , in qualunque modo soggettino i po . poli , purché gli soggettino , quali sono i segni del pensare onorato d'Eugenio ? Forse lo aver dato la metà del regno in potestà di Bellegarde ?
Forse i secreli abboccamenti avuti con lui , di cai più si sa , che non si dice : Forse lo avere spogliato il reale palazzo di Milano ? Forse i do, nativi promessi per queste stesse perniziose e fatali trame ? Forse Mejean e Darnay qua man dati a subornar gli spiriti, Mejean e Darnay , non solo sostenitori acerbi e tenacissimi di ti rannide, ma ancora denigratori assidui di quan :
to havvi nel regno di più alto, di più nobile di più generoso ? Forse la elevazione dell'animo di Eu.
genio pruora lo sprezzo fatto di quei soldati, di
cui egli era capilano pagalo e richiedente ? Gl Italiani fatti scherno di un giovane di prima barba , e che nome non ha , se non da chi ne ha uno odiosissimo ! Dicano l'altezza d'Eugenio le prezzolate ed udite spie , dicanla gli esilii dei più generosi cittadini , dicala la tirannide
sul parlare e sullo scrivere usata . Non è punto da dubitare adunque , che siccome egli non ab borrirebbe per natura dal più dimesso partito , ' cosi ancora per necessità il piglierebbe , e più sarebbe certamente governato austriacamente il regno da Eagenio , che da un principe ay. striaco. Certo si , che i comandamenti arrive, rebbero da Vienna , non dal reale palazzo di Milano. Di ciò già manifesti segni essere le u mili cortesie'usate a Bellegarde, le cedute for lezze , i messi mandati al campo dell'imperatore Francesco , i messi mandati alle parigine trat tazioni ; dimostrarlo quelle medesime proposte , che allora andavano su per le panche senatorie. Che se poi di austriaco principe si trattasse ,
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XXVII.
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ancorachè questo fosse l'estremo partito che solo la necessità dovrebbe indurre , non visse beala e da se medesima la Toscana sotto un
principe austriaco lungo tempo ? Duri , e reni teoti certamente essere i principi austriaci, scla. mavano i sostenitori di questa sentenza , al giu • rare liberi patii , ma esserne anche fedeli os . servatori , se giurati gli abbiano ; i Napoleoni. di non del pari , perchè corrivi al giurare , cor rivi al violare , delle promissioni non si cura no , se non per l'utilità. Udite , udite , vocifera yano , che di Prina si parla per mandarlo dele gato , che di Paradisi si parla per mandarlo de legalo! Si per certo , Prina , amatore tanto te . nero di libertà , si per cerio Paradisi , che a
qualunque più pericoloso partito si getterebbe piuttosto che sentir odore austriaco , e ben san. ne il perché ! Questi sono i messi dell'indepen denza, questi i difensori della libertà . Del re sto , le nazioni, non le parti o le selte fanno le mutazioni degli stati , nelle importanti ed uniche occorrenze . Chi potrà affermare che gl ' Italiani vogliano Eugenio per re ? Forse i soldati che lo odiano ? forse i cittadini che non l'amano ? JI chiamarlo sarebbe stimalo macchinazione di pne chi , non volontà di tutti, nè tanto sono i prin
cipi collegati ignoranti degli umori , che corro DO )
che queste evidenti cose non sappiano . Tutta la nobillà milanese Eugenio impugna , ed un vivere libero pretende : Tutto il popolo mosso ,
che a queste mura grida intorno e mi.
ñaccia , solo perché ha udita susurrare della
confermazione di Eugenio , della continuazio ne , se non del dominio , almeno delle consue . tudini di Francia . Generose armi stanno in ma,
no de'principi collegati , generose cagioni gli a generose cose intendono , nè que slo momento ad alcun' altra età si rassomiglia.
anuovono ,
Proponete loro , non quello che pochi voglio .no , ma quello che vogliono taxi, proponete 3
556
STORIA D'ITALIA
loro una risoluzione grande , non la domanda di an principolto , docile allievo di un liranno ,
proponete loro un vivere largo e generoso , non una vita piena di spie e di carceri , e sarete esauditi. Questo vogliono gl' Italiani , questo
vogliono i principi alleati , questo vogliono i cieli , che non han sommosso il mondo , perchè continui a regnare in Milano Napoleone Bạona.
parte sotto nome di Eugenio Beauharnais. No , sclamavano vieppiú infiammandosi , non voglia
mo Eugenio , no , non vogliamo Prina , nè Me jean vogliamo, nè Darnay :. bensi vogliamo un principe, che collegato di sangue con qualche ceppo potente d'Europa , non abbia bisogno di adulare e di concedere per sussistere : vogliamo
un principe , che giuri libertà per conservarla, non per ispegnerla; vogliamo un principe , che conosca, e sappia , e senta quanto nobile sia questo italico regno, quanto generosi questi ita. lici abitatori , quanto alte sorti a lui ed a loro siano dai cieli favorevoli preparate: assai e par troppu di Francia avemmo , assai e pur troppo di napoleonici capricci pruovammo: ora in tan ta aspettazione di cose , in tanta sollevazione di mondo , altrove si volgano gli italiani consigli , che l' avere sofferto dee dar luogo al godere ; non a nuovo sofferire .
Decretava il senato , che si mandassero tre legati ai confederati, supplicandogli , ordinas sero che cessassero le offese: domandassero i le
gati >, che il regno d'Italia fosse ammesso a go dere l'independenza promessa , e guarentita dai trattati ; testificassero quanto il senato ammi rasse le virtù del principe vicere , e quanta gra titudine pel suo buon governo avesse. Seppesi la deliberazione. Eece la parte con -traria , che abborriva dal nome di Eugenio , un concerto . Entraronvi i capi principali dell'ar mi , le case più eminenti di Milano >, principale mente Alberto Litta , che accarezzato da Buona.
LIBRO
XXVII .
1814
557
parte , non aveva mai voluto accettar cariche preferendo un vivere privato onorevole ad un vivere pubblico abietto.S'aggiunsero i negozian ti più ricchi , e fra gli scienziati e letterati i meno paurosi. Il nome dell'indipendenza era in bocca a tutti , l' amore nel cuore ; ne mai in alcun moto che abbian fatto le nazioni in al
cun tempo nelle più importanti faccende loro, tanto ardore e tanta unanimità mostrarono , quanta gl'italiani in questa. Domandavano che si convocassero i collegi elettorali . Era il ven ti aprile quando , essendo il senato raccolto nela la sua solita sede , una gran massa di gente , gridando , a lui traeva : era il ciclo nuvoloso e scuro , piovera leggermente , wn ? apparenza sinistra spaventava gli spiriti Iranquilli. I com mossi non si ristavano . Eranvi ogni generazione d'nomini , plebe , popolo , nobili , operai , bene .
stanti, facoltosi. Notavansi principalmente fra l'accolta moltitudine Federigo Gonfalonieri , i due fratelli Cicogna , Iacopo Ciani , Federigo Fagnani , Benigno Bossi, i conti Silva , Serbela loni, Durini e Castiglioni. Le donne stesse , e
delle prime , partecipavano in questo moto gri dando ancor ésse patria e independenza , non “ Eugenio , non vicerè , non Francesi; una don na De-Capitani , una marchesa Opizzomi , ed altre non poche . Era tutta questa gente volta a bene , ed il male , non che avesse fatto , non l'avrebbe neppure pensato . Ma come suole , in.. cominciavano ad arrivare e da Milano e dal contado uomini ribaldi , che volevano tutt'al
tra cosa piuttostochè l'independenza. Queste parole scritte andavano attorno : « Hanno
la
☆ Spagna e l'Alemagna giltato via dal collo il » giogo dei Francesi ; halle l'Italia ad imita . y re » . Gonfalonieri a tutti avanti gridava :: Noi vogliamo iរ collegi elettorali , noi non vo gliamo Eugenio » . Fuggirono i senatori , para,
tigiani del principe , il senato si disciolse. En..
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STORIA D' ITALIA
trò il popolo a furia nelle sue stanze , il conte Gonfalonieri il primo , e tutto con estrema rab bia vi ruppero e lacerarono. Gridossi da alca . ni uomini di mal affare mescolati col popolo , Melzi , Melzi , e già si mettevano in via per an darlo a manomettere . Un amico di lui grido, Prina : era Prina piů odiato di Melzi , ed ecco ,
che corsero a Prina, e flagellatola prima cru delmente , l' uccisero con insultar anco al suo sangninoso cadavere lungo tempo. Cercarono di Mejean e di Darnay ; non gli trovarono. La folla frenetica , messe le mani nel sangue le voleva mettere nelle sostanze . Già le case si notarano,
già le porte si rompevano , già le suppellettili si recavano ; la opulenta Milano andava a ra . ba . A questo passo i possidenti ed i negozianti , ordinata la guardia nazionale frenarono i faci norosi , e preservarono la città. Il vicere, che tuttavia sedeva in Mantova , u . diti i moti di Milano , indispettitosi , dié la for tezza in mano degli Austriaci : alto veramente
biasimevole , del quale perpetuamente la poste rità accuserà Eugenio ; imperciocchè gli uomi. ni giusti e grandi non operano per dispetto , né Mantora era d'Eugenio , ma degl' Ilaliani : mi serabili calate dei Napoleonidi. Napoleone tut to stipnlava per se ,> nalla pe' suoi a Fontaine bleau, Eugenio non solo nulla stipulava pe'suoi, ma ancora tutto quel maggior male fece loro , partendo , che poté. Partiva da Mantova per la Baviera , le italiche ricchezze seco portando. Per poco stette , che le memorie di Hofer nol facessero accidere in Tirolo, nuovo dolore man. datogli dal fato , che chiamava a distruzione i Napoleonidi. I collegi elettorali , adunalisi , crearono una reggenza. Decretarono che le potenze alleate si richiedessero dell'independenza del regno , di , una constituzione libera , e di un principe au striaco , ma independente : alzapano le loro spe >
LIBRO XXVII . 1814 559 ranze le parole pabblicate dai confederati del volere l'independenza delle nazioni . S'appre sentarono Fè di Brescia , Gonfalonieri , Ciani, Litta , Ballabio , Somaglia di Milano , Sommi di Crema , Beccaria di Pavia , legati , a Francesco imperatore a Parigi. Esposte le domande ri >
spose , anche lui essere Italiano : i suoi soldati
avere conquistato la Lombardia : udirebbero a Milano quanto loro avesse a comandare. Entra
rono gli Austriaci in Milano il di ventotto apri le : Bellegarde ne prendeva possessione in po. me dell'Austria il di ventitre di maggio . Cosi fioi il regno italico.
Continuava Genova in potestà d'Inghilterra; vivevano i Genovesi confidenti della conserva
ze dell'antica Repubblica . Gli confortavano la
rintegrazione promessa dagli alleati di ciascun nel suo , e- le dimostrazioni bentiniane . Ma ecco
il congresso di Vienna decretare , dover Geno va cedere in potestà del re di Sardegna.
A qaesta novella il governo temporaneo nel seguente modo favellava ai popoli genovesi: « Informati , che il congresso di Vienna ha di sposto della nostra patria, riunendola agli sta » . ti di sua Maestà il re di Sardegna , risoluti da
y » » y »
una parte a non lederne i dritti impreteribi. li , dall'altra a non usar mezzi inutili e fu , nesti , noi deponiamoun'autorità , che la con. fidenza della nazione , e l'acquiescenza delle principali potenze avevano comprovata.
* Cid , che può fare per i diritti e la restau . Ņrazione de' suoi popoli un governo non d'al » tro fornito che di giustizia e ragione , tutto , Wie la nostra coscienza lo attesta, e le Corti » più remote lo sanno , tufto fu tentato da noi » senza riserva , e senza esitazione. Nulla più » dunque, ci avanza , se non di raccomandare >
1
walle potestà municipali, amministrative e gio ll'uf e
» , diziali l'interino esercizio
ficio loro ,
9. al successivo governo la cara dei soldati che
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STORIA D'ITALIA
» avevamo cominciato a formare , e degl'im » piegati che hanno lealmente servito , à tutti i popoli del Genovesato la tranquillità , della » quale non è alcun bene pia necessario alla j nazione. Dalla pubblica alla privata vita ri » traendoci ,) portiamo con esso noi un dolee y sentimento di gratitudine verso l'illustre ge » nerale , che conobbe i contini della vittoria , > ed un'intiera fiducia nella provvidenza divi na , che non abbandonerà mai i Genovesi » .
Queste furono le ultime protestazioni, le ul time querele , e le ultime voci dell'innocente
Genova . Il giorno susseguente , che fu addi venzette dicembre , un Giovanni Dalrymple , comandante dei soldati del re Giorgio , ne ase" sunse il governo : la diede poscia in mano ai legati del re Vittorio Emanuele . Cosi l' Italia , dopo una sanguinosa e raria catastrofe di vent'anni , della quale dieci tere remoti , e non so quanti volcani sarebbero stati per lei migliori, si ricomponeva a un di presa 1
so nello stato antico . Tornava Vittorio Ema.
nuele in Piemonte , Francesco in Milano, Pere dinando in Toscana , Pio in Roma : passò Par .' ma dai Borboni agli Austriaci ; conservò Gio vacchino il real seggio di Napoli , ma non per
durare ; le italiane repubbliche spente : l'acu. me del secolo trovò , che la legittimità è nel namero singolare , nel plurale no . Solo fu con servato l'umile San Marino , forse per un tratto
d'imitazione di più degli andari napoleonici : la sua esiguità e povertà non eccitavano le cu. pidità di nissuno . Cedė Venezia a Francesco Genova a Vittorio . Ne furono i gorerni di Francesco ,> di Vittorio , di Ferdinando e di Pio sdegnosi : solo non misurarono la grandezza delle mutazioni fatte nelle menti e nel cuore
degli uomini , da si grandi e si lunghi acci. denti ; imperciocchè se esse niutazioni erano , come alcuni pretendono, malattie , richiede
LIBRO- XXVIII
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1814
vano convenienti rimedi . Giudicheranno i po steri , se i mali che seguirono , debbano agl: jafermi od a chi gli doveva sanare , attribuirsi. Felici Giuseppe e Leopoldo , principi santissie e
mi , che vollero consolar l'umanità colle rifor .
me , non ispaventarla coi soldati ! Nè ai prin . cipi italiani noi qui parlando , intendiamo ac cennare institazioni all'Inglese , alla Francese od alla Spagnuola , le quali a modo niuno si convengono all'Italia ; ma bensi riforme che facessero sorgere , a maggior quiete e felicità. dei popoli di questa penisola , siccome già ab. biam notato nel precedente libro , instituzioni peculiari accomodate alla natura degl'Italiani, cosa del pari facile a concepirsi , che sicura . ad eseguirsi. Oltre a ciò la nobiltà esiste in . Europa , ed è indestruttibile . E'bisogna per. tanto farne sti ma in un ordinamento sociale tendente allo stato libero , come di un elemen- . to necessario , e darle , come a . corpo consti .
tuito , quella parte di potestà politica che le si: conviene , perché sia contenta , e non tenti um.
surpazioni nelle altre potestà della macchina , sociale . Ciò csegnito , fia necessario da un al .. tro lato inibirle l'ingresso , e qualunque inge .. renza nella potestà popolare , instituila , quan.. to all' Italia , a modo antico , ma bene e pru ... dentemente inteso , non a modo moderno , che non può esser buono . La divisione tra la nobiltà .
ed il popolo è nella natura stessa delle cose , c . debb'essere ancora nella legge politica . Questa e condizione indispensabile si per la libertà , e si . per la quiete dello stato , e ad esse njuna cosa é più perniziosa che una nobiltà . in aria ,. ed una potestà popolare composta di conti e di marche si . Questi principii sono veri , e possibili ad esser ridotti all'atto , o che si viva in monar . chia , o che si viva in repubblica . La chimera dell ' equalità politica ha fatto in Europa piů . male alla libertà che tutti i suoi nemici in ..
24...
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STORIA D'ITALIA
sieme . L'equalità debb' essere nella legge ci . vile , non nella politica . I principii astratti ed assoluri , in proposito d'ordinamento sociale > son fatti solamente per indicare i fondamenti delle cose , non per esser posti in alto senza modificazione ; perché le passioni , che sono la parie attiva dell'uomo, generano movimenti disordinati, che bisogna frenare . Sono essi
principii in economia politica ciò , che sono i geometrici nella meccanica , le passioni, in quella , ciò che l'attrito delle macchine , ed alo : tri accidenti prodotti dalla natura della mate ria , in questa ; e cosi come si tien conto dell' attrito nell'ordinar le macchine , si dee tener conto delle passioni nell' ordinar la società . L' effetto che si desidera , è la libertà , cioè l'e satta e puntuale esecuzione della legge civile uguale per tutti, ed un'uguale protezione della potestà sociale per ciascuno , si quanto alle persone , come quanto alle sostanze. Purché si
ottenga questo fine , non si dee guardare alla qualità dei mezzi, e mezzi di diversa , secondo la diversità delle nazioni , vi natura possono condurre . Chi risolvesse bene questo problema ,
* sino a qual segno ed a qual parte dell'equa- . y lità politica si debba rinunziare per meglio assicurare la libertà , e l'equalità civile » farebbe un gran servizio all'umanità . Ma di ciò più ampiamente altri piú capaci di noi . Noi intanto , terminata questa gravosa fatica , alla quale piuttosto per desiderio altrai che nostra ci mettemmo, qui deponiamo la penna , e qui diamo riposo alla mente oggimai troppo travagliata e stanca .
FINE DEL LIBRO VIGESIMOSSTTIMO ED ULTIMO .
95 0242
TAVOLA GENERALE DELLE MATERIE
I numeri romani indicano il tomo , gli arabici le pagine
А
Abdicatio
bdicazione sforzata del re di Sardegna , Tom . II , pag. 415. Aboukir ( Battaglia d ' ) II , 313 . ABRIAL. Mandato dal Direttorio a Napoli, II ,
77 . Vi crea un governo , e quale , 478. Sua generosità verso i discendenti del Tasso, ivi. Acqui (moto incomposto d' ) contro il governo repubblicano in Piemonte , II , 486. ACTON, ministro di Napoli . Sue insinuazioni alla regina , I , 235 e 236.
Adige. Descrizione del suo corso , I , 539. Alba ( sommossa d' ) I , 298. Si solleva contro i Francesi , II , 521.
Albani- Villa . Come spogliata , II , 289. ALBANI , cardinale . Suo parere sul concorda to del 1801 , III , 181 . ALBAREY ( marchese d ' ) Šuo discorso nel
consiglio del re di Sardegna a persuasione della continuazione della guerra colla Fran cia , I , 247 ALCIATI.. Sun falto contro i sollevati del Pię .
monte, II , 394 .
564
TAVOLA
Alessandria ( Cittadella di ) oppugnata dagli alleati, II , 591."
ALESSANDRO , imperator di Russia. Sua discor dia con Napoleone , III , 269. È vinto e fa la >
pace con lui, 304. Il va à visitare a Erfurt ,
317. Sua guerra con Napoleone , 508. Vin. ce , 511 .
ALI , pascià di Tanina. Saa natara , II, 544. As salta i Francesi a Nicopoli , e gli vince, 546. Come tratta i prigionieri, 551 . Alleati. Minacciano Genova , I , 192 , Loro spe. ranze e limori, '208. Loro situazione sulla riviera di Ponente , 227. Loro disegni, 229. Perdono la battaglia di Loano , 254. Tentano l'animo del re di Sardegna, 265. Come ordi >
nati in Italia sul principio del 1796 : 259, e 279. Ioro conforti a Buonaparte,, II , 2 13. Altamura , città del regno di Napoli presa dal cardinal Ruffo , e come trattata , III , 9 . Alvinzi. Generalissimo d'Austria 1 , 525 . Combatte prosperamente a Caldieró , 535. )
Sua condizione vittoriosa , 538. È vinto ad Arcole , 542. S'apparecchia a nuova guerra ,
558. Suoi disegni penetrati, e per opera di chi, 563. È vinto a Rivole , 566. Si ritira alla >
parle più aspra del Tirolo , 509 .
AMORE ( cavalier di sant' ) ; condannato a more te a Torino e perché, I , 180. Ancona, difesa dai Francesi , oppugnata dagli alleati , III , 50. Si arrende , 6o. Andria , città della Puglia . Presa d'assalto , e come traltata , II ,> 470 . ANGIOI , cavaliere . Suo moto in Sassari per ottener gli stamenti , I , 240. Suoi pericoli in Livorno , 403 . AN GIOLI . Ved . DE ANGIOLI.
ANSELMO , generale di Francia. Invade il pae se di Nizza , I , 83 .
AOSTA ( duca d ' ). Accompagna il re sno padre nella spedizione di Nizza. Sue qualità >, I ,
565
T'AVOLA
-147 Come sottoscriva l' atto d'abdicazione
dei re suo fratello, II , 415. Diventa re per la seconda abdicazione di suo fratello, III, 213. Aosta ( valle d''), tentata dai Francesi , I, 173. 2
Arciduca , CARLO. Mandato dall'imperatore a governar l'esercito italico , II , 13. Come lo dispone , ivi. Sue qualità , e modo di far l'a guerra , 14. Si ritirá dal Tagliamento , 16. Spera di vincere alla Ponteba ed a Tarvisio , e perché gli venga rotto il disegno, 22. Sué * risoluzioni dopo di questo sinistro , 24. Come risponda ad una lettera di Buonaparte , 27 . Generalissimo in Italia , III , 273. È vinto a Caldiero , 280. Generalissimo in Germania , >
357. Perde le battaglie di Taun , Abensberga, e Ecmul , 370. E quella di Vagria, 376. Arciduca , FERDINANDO ) obbligato a lasciar Milano, e sue proyvisioni prima di lasciar lo , I, 325 .
Arciducr , GIOVANNI, generalissimo d'Austria in Italia , III , 358. Suo manifesto agli Ita . liani , 36o. Vince a Sacile , 365. Si ritira dall' Italia , 371. Perde la battaglia di Giavari . no , 376 . Arcole ( battaglia d ' ) , I , 542 C seg.
Ardente ( battaglia del colle ) I , 178. ARENA Ved . SALICETI.
Arezzo, città di Toscana, si solleva contro i Frane cesi , II , 562. Come minacciala da Macdo
nald , 564. Presa d'assalto dai Francesi , JII , 148 . ARGENTEAU, generale austriaco ; suoi errori nella battaglia di Loano , I , 255. Ed in quel.. la del Dego , 269 .
ARNAULD, letterato di Francia , va a Corfa, II, * 34 . Come pensa dei Greci , 238. Quali esor lazioni faccia a Buonaparte rispetto a Ve.. nezia 241 .
HRTALI , marchese , suo procedere in Messi >
na , III , 483 , 484 .
566
TA VOLA
Assemblea nazionale di Francia. Vedi Francia .
ASSIA ( principe d' ) difende Gaeta contro i Francesi , III , 288. AUGEREAU, generale di Francia , combatte va . lorosamente alla battaglia di Loano , I , 258. Conforta Buonaparte sbigoitito , 410 e 413 .
Grave battaglia ira lui , e Quosnadowich sal. la Brenta , 533. Suo valore nella battaglia
d'Arcole , 549. Sue generose querele sul mo do con cui è trattata Verona , II , 86 . Austrin . Sna costanza maravigliosa , I , 560. Stato miserabile del suo esercito in Italia , II , 19 , Vi manda l'arciduca Carlo a gover >
narlo , 13. Manda legati per trattar la pace
con Buonaparte , 28. Sue nuove disposizioni
contro la Francia , 490. Si oppone al ritorno del re in Piemonte , 536. Nuova discordia tra
lei e la Francia, III , 372. Nuova guerra, 356. Austriaci, Lor modo di guerreggiare rispetto a quel dei Francesi, II , 25. Occupano le pro. vince venete del Levante, 226. Ed i Grigioni 490. Come ordinati verso l'Italia nellallima
guerra contro Napoleone , Ill , 523. Occupano Milano , 559.
AZZERETTO, fuoruscito genovese. Sue esorta, zioni a' suoi compatrioli, III , 83. Assalta Genova con turbe collettizie ; 95 . B
BACCIOCCHI , nominato principe di Lncca da Napoleone , III , 262 . BAFFI , Pasquale , suo supplizio in Napoli , III , 39 .
BAGDELONB , generale di Francia . Come pren
da il piccolo s. Bernardo, I , 192. BALBO , conte , ambasciatore del re di Sarde gna a Parigi , e suo discorso al Direitorio, I , 468 e 469. Sue astute insinuazioni al governo Francese , II , 156. Si adopera efficacemente
TAYO LA 567 per la rivocazione di Ginguené, ambasciator di Francia a Torino , e l'ottiene , 404. Non
riconosce il governo nuovo. Sue qualità , 483 . BALLAND , generale comandante in Verona al momento della sollevazione dei Veronesi , II , 68 .
BARAGUEY D'HILLIERS , generale di Francia,
sua condotta in Venezia , II, 239. Vi pianta ľ albero della libertà , 246. Barbareschi, Danni che fanno a Genova, II, 146. Barbetti. Loro operare sulle montagne di Niz za , I , 228 .
Bard ( forte di ). Come osta ai Francesi, III, 113. Bari ( terra di ). Si solleva contro il governo
repubblicano, II , 462 . Baroni del regno di Napoli , come trattati , II , 456. Baroni in Sicilia contrari al ministro Medici e perché, III, 489. Loro atto e come
trattati , 492, 493. Loro generosità, 499. BARRAS. Sue pratiche cogli agenti dei Borboni, II , 211 . BARTHELEMI. Ministro di Francia in Isvizzera .
Suoi negoziati , I , 263. BARZONI. Suo libro contro i Francesi , II, 243 .
Basilea ( pratiche per la pace di ) 1 , 362 . Bassano , congresso di. II , 249. BASSEVILLE, segretario della legazione di Fran. cia a Roma, come ammazzato , I , 166 . Battaglia navale del capo di Noli , I, 324. Bat taglie di San Giacomo e di Melogno , 229. Di Loano , 254. Di Montenotte , 279. Di Magliani , 283. Del Dego, 289. Di Mondovì, 297. Di Fom . bio e di Codogno, 316. Del ponte di Lodi ,
321. Di Lonato , 414. Di Castiglione ( prima) 416, Di Castiglione ( seconda ) , 418. Di Rove. redo , 426. Di Primolano e Bassano , 430. Di Calliano , 529. Di Caldiero , 535. D ' Arcole , 542. Di Rivole , 564. Del Senio , 584. Del Ta . gliamento , II , 19. Della Ponteba , e di Tare visio, 22 , D'Aboukir ( navale ) , 314. D ' Orna.
568
TAVOLA
“ vasso ; 3.78. Di Verona , 496 e 499. Di Magna 10, 503. Di Cassano , 50g. Di Vicopoli , 546 . · Della Trebbia , 574,576 , 579. Di Novi 615. Di Savigliano', 630. Della Chiusella ,
III, 115. Di Casteggin, 118. Di Marengo, 122. Del Mincio , 156. Di Campolenese, 289. Di
Maida , 294. Di Sacile , 364. Di Giavarino , 376. Di Malo - Yaroslavetz , 511 . BATTAGLIA , Francesco , provveditor dei Ve neziani a Brescia. Sue insinuazioni a
Ve
nezia, I , 480. Come senta la risoluzione
di Bergamo, II 36. Scrive a Buonaparte , e qual risposta ne riceva , 37.Sua condotta nel la rivoluzione di Brescia , 33. Carcerato dai
novatori , 39. Manifesto appostogli con frau de e perchè, 52. Opinione sopra di lui , 53 . Smentisce il manifesto , 54. Suoi maneggi
in Venezia per cambiarvi l' antico gover. no , 107
BEAULIEU , generalissimo dei confederali in Italia e sue qualità, I , 265. Sue disposizioni per iinpedire ai Francesi l'invasione d'Ila .
lia , 298. È vinto a Montenolie , 279. A Ma >
gliaui, 282 A Fombio ed a Codogno , 316 e 317. Al ponte di Lodi, 321 , Mette presidio in Peschiera , fortezza dei Veneziani , 368. Vin to a Valeggio. Si ritira nel Tirolo 371 .
BELLEGARDE , generale austriaco. Perde una battaglia al Mincio contro Brane , e si ritira, : III , 156. Sua tregua con Brune , 161 , Sua convenzione di Schiarino-Rizzino col vicere , 547. Entra in Milano e l'occupa in nome dell' Austria , 539 . >
BELMONTE PIGNATELLI. Inviato di Napoli a Parigi , conclude la pace , I , 464. BELMONTE > di Sicilia , principe . Capo del. la parte dei baroni , e suoi atti, Ill , 489. >
493 , 496 .
BENONI, frate , Sue prediche democratiche a Napoli , III , 16.
TAVOLA 569 BENTINK . Mandato dall' Inghilterra in Sicilia e perché, III , 494. Induce il re a rinunziare all'esercizio dell'autorità regia , investendone il figliuolo , 496. Constituzione , che dà per mezzo del parlamento alla Sicilia , 497. Co >
me calma un moto del re contrario alla con
stituzione, 501, Suoi conforti a Murat a favor dell'independenza d' Italia , 512. Sae esorta zioni agl' Italiani, 525. Suo Manifesto , 541.. Prende Genova , 543. Di che dia speranza ai Genovesi , 544.
Bergamaschi. Si ordinano in compagnie arma te , I , 500 .
Bergano ( rivoluzione in ) da chi procurata , II , 33 . BERTHIER . Combatte valorosamente a Rivole ,
I , 567. Marcia contro Roma , II , 273. Se ne impadronisce 280 . BIGOT DE PREAMÈNEU ministro dei culti di
Napoleone , sue lettere contro il papa , III, 441 , 4:43 .
Bisagno ( sollevazione di ) contro Genova , II , 148 .
Bologna: Occupata dai Francesi , I , 383. Suoi Comizi , 459. Buonaparte vi prepara la guerra contro il papa , 579. BONELLI , fuoruscito corso , Solleva la Corsica contro gl' Inglesi , 1 , 440. BORGHESE , principe >, governatore del Piemon te. Suoi ordini circa il papa prigioniero a Savona , III , 419. e 443. ' . BOSSI Carlo membro del governo provvi. sorio del Piemonte . Sue qualità , II, 484. Pro cura l'anione del Piemonte alla Francia , 485 . BOTTON di Castellamonte , intendente generale della Savoia . Sue qualità , I , 80. BOUDET. Suo valore nela battaglia di Maren . go , III , 127 ; e. 128 . BOURDĖ, capitano di vascello > Mandato a Cocfk, e con qual missione , II , 233
TAVOLA 570 BOURGES ( Prammatica di ) invocata dal con . siglio ecclesiastico di Parigi, III , 452 .
BOYER , medico , Giustiziato in Piemonte e
perché , II , 182. Braganza ( Casa di ) spodestata da Napoleone III , 308. BRANDALUCIONI, afficiale d'Austria . Saoi ec cessi nel Canavese , II , 535 . BRASCHI, daca , deputatà diRoma. Come par li a Napoleone , IIT, 387. 3
Brescia ( 'Rivoluzione di ) e da chi procurata , II , 38.
Brigido , colonnello d' Austria . Come contrasti ai Francesi in Arcole , I , 540 BRVEYS , ammiraglio di Francia. Vinto ad A. boukir, II, 314 . BRUNE , generale di Francia a Milano , II, 354. Saoi pensieri contro il re di Sardegna , 381 . Gli domanda la cittadella di Torino , 385. Suo
manifesto ai sollevati piemontesi , 391. Vin. ce la battaglia del Mincio , e passa questo fiume , III , 156. Sua tregua con Bellegar >
de , 16r . BULGARI , nobile cortiotto . Då fapore ai Rassi Il , 5466 s .
BUONAPARTE , Giuseppe . Ambasciatore diFran. cia a Roma, II , 266. Duphot è ucciso nel suo palazzo , come e da chi , 269. Entra trion falmente in Napoli , III , 288. Creatovi re dal suo fratelló Napoleone, 291. Re di Spagna , 317. BUONAPARTE , Napoleone. Sarrogato a Sche
rer nella carica di generalissimo dei repub blicani , e perché , I , 275. Sue qualità , ivi. Sue disposizioni per invadere l'Italia , 277 , Vince a Montenotte , 379. A Magliani , 283. Al Dego , 259. Mezzi che usa per costringere alla pace il re di Sardegna, 294. Vinne al Mondori, 297. Suoi sentimenti favorevoli per la Casa di Saroja , 30 %. Saa prima allocazioa ne a'suoi soldati , 309. Inganna B eaalien , e >
4
TAVOLA 571 passa il Po a Piacenza , 313. Vince a Fom bio ed a Codogno , 317. Al ponte di Lodi , 311. Entra in Milano , e come , 329. Sua seconda
allocuzione ai soldati , 330. Sue minacce a
Genova , 336. Occupa Brescia , e sao manife . ato dato da qaesta ciità , 367. Minaccia il prove veditor generale Foscarini, 374. Entra in Ve rona , 380. Occupa Bologna e quello che vi fa , 383. Oceapa Ferrara , 386. Sue operazio ni per opporsi a Wurmiser , 410. Si sbigotti . sce per le mosse di Wurmser ; Augereau ed >
i soldati il confortano >, ivi. Si trova in grave
pericolo a Lonato , e come se ne libera , 413 . Vince a Lonato , 414. Vince a Castiglione 415. Vince a Roveredo , 426. Seguita Wurm . ser per la Valle della Brenta , 43o. Vince a Primolano ed a Bassano , ivi . È vinto , poi vince sotto le mura di Mantova , 436. Solleva la Corsica sua pátria , e la toglie agl' Inglesi, 439. Dichiara la guerra al daca di Modena e gli fa rivoltar lo stato, 457. Arriva in Mode. na e quel che vi fa , 461. Sue intenzioni ri
spetto al re di Sardegna , 467. Come giudichi dei popoli cispadani, 512. Come risponda al congresso della Cispadana >, 516, Sae querele
contro i rubatori dell'esercito , 518. Si op pone ad Alvinzi e con quali forze , 527. Si ri. iira a Verona , 534. Combatte con infelice successo a Caldiero , 535 Sua pericolosa con dizione e sinistre parole , 537. Si riscuote con mirabile artitizio , 538. Vince ad Arcole, 542.
Ed a Rivole , 565. Prepara la guerra contro il papa , 578. Sue generose lodi di Wurmser , 583. Sua umanità verso gli ecclesiastici dello
stato pontificio , 586: Fa la pace col papa a Tolentino , 590. Manda Monge a fare onore.
vole ufficio alla repubblica di S. Marino, 591 . Suoi pensieri nell' ordinar una nuova guerra ontro l'Austria , II , 7. Come disponga l'e sercito , 8. Suo bando ai soldati >, to. Paraga..
TAVOLA 572 nato all'arciduca Carlo , 14. Passa il Taglia . mento , 16. Entra vittorioso nelle metropoli della Stiria , della Carniola , e della Carintia, 25. Scrive all'arciduca , 27. Suo pericolo , 28 . · Conclude una tregua , poi i preliminari di pace coll' Austria , 29. Rivolta la terraferma veneta , 30 e 55. Come risponda ai legati
mandati alui dal senato veneziano, 40 e 8g . Insidia Verona, 47. Manda Junod a fare un violento uffizio a Venezia, 55. Sue parole furibonde contro di lei , 88. Le dichiara la
guerra , go. Vuol cambiare l'antico governo di lel, con qual fine, e con quali mezzi, g2 . Sao crudo parlare a Giustiniani, 99. Vuole che il gran consiglio di Venezia abolisca il patriziato e si spogli della sovranità e perché, 105. Ortie . ne questo suo intento e come, 110. Suo trattato con Venezia , 115. Sue insidie contro Genova
118. Fa una mutazione nel governo di lei , e quale , 135. Da favore al re di Sardegna e co . me, 163. 165. Sua opinione sui Cisalpini, 163 .
Ordina la Cisalpina , 192. Suo ultimo vale ala Cisalpina , 208. Sue macchinazioni per arri vare alla somma potestà in Francia , 210. Manda la sua moglie a Venezia e come vi è - trattata , * 43. Suoidiscorsi a Verona , 251. Sae *
- lettere a Villelard segretario della legazione di Francia a Venezia , ivi. Consegna Venezia agli Alemanni , 261. Accetta la condotta della
spedizione di Egitto , e con quai fini, 306. Par te per l'Egitto , e prende Malta , 309. Sbarca in Egitto e s'insignorisce di Alessandria , 313. Quanto desiderato in Francia dopo le rotte d'Italia , III , 64. Vi arriva e con quale al. legrezza ricevuto dai popoli , 67. Distrugge . il governo del Direttorio ,> e si fa primo Con
2
>
>
. solo , 68. Ved . Consolo .
BURCARD , generale di Napoli , occupa Roma , - III , 48 .
BURONZO DEL SIGNORE >, arcivescoro di Tori
TAVOLA 573 no . Sue pastorali in lode del governo repub
blicano , II , 522 .
BUSCA , cardinale , segretario di stato a Ronia . Sae lettere intercette da Buonaparte ,> I , 578.
CACAULT, ministro di Francia a Roma . Sue in . sinuazioni contro il papa , I , 576. II , 264.
Cagliari di Sardegna assaltala dai Francesi , c come si difende , I , 125 .
Calabresi, repubblicani. Loro coraggio indo mito , III , 19 . Calabrie , si sollevano contro il governo re
pubblicano , II , 463. Fatti sanguinosi in quel Paese , III, 289 , 296 , 298. Con quali mezzi pacificate e da chi, 412 .
Caldiero , battaglia di, I , 535. III , 278. Calliano , battaglia di , 1,529. Campoformio , trattato di , II , 218. Campotenese , battaglia di , III , 289. Canavese, sollevato da un Brandalucioni, ed accidenti parte ridicoli , parte tremendi che vi si vedono , II , 525 . CAPOBIANCO . Capo dei Carbonari in Cal ria , III , 324. Perisce , e come 414 . CAPO D'ISTRIA . Famiglia nobile in Corfú , fa . vorevole ai Russi , II, 546 . >
Cappuccino ( singolari predicazioni di un ) , in Verona contro i forestieri, JI , 75. Dannato all' ultimo supplizio , e sua costanza , 84 . CAPRARA , cardinale . Conclude un concordato a nome del papa per la repubblica italiana , III , 225. Sua lettera al papa , 432.
Capua. Assediata dai Francesi, II, 433. È loro consegnata 440.
CARACCIOLI , Francesco , principe. Giustiziato in Napoli e perché , III, 41. CARAFFA , Ettore , principe di Ravo , fuorusci. to napolitano : sue qualità , II , 441. Sua spe.
574
TAVOLA
dizione in Puglia , 468. Preso , condotto a Na poli , e panito coll'ultimo supplizio : suo e stremo coraggio , III , 41 . Carbonari. Si sollevano in Genova contro i no.
vatori, e conservano l'antico stato, II , 125 . Carbonari. Setta nel regno di Napoli , come na ta , suoi riti e fini , III, 323. Perseguitati dal >
re Giovacchino , 412. Cardinali . Come trattati , II , 294 .
CARLETTI , conte. Inviato a Parigi dal granduca
di Toscana , I, 216. Conclude la pace, 217. Suo discorso al Consesso Nazionale , e risposta del presidente, 218. Rivocato e perchè, 335 . CARLO , arciduca , Ved. Arciduca . CARLO EMANUELE , re di Sardegna . Assunto al trono , sue qualità , ed in quale stato trovi il regno , I , 467. Manda il conte Balbo suo am basciatore a Parigi , 468. Offerte che gli fa la Francia per congiungerselo in amicizia , 475 . Suo procedere e suoi fini con Buonaparte , e
colla Francia , II , 155. Suo trattato colla
Francia , 163. Congiure e sollevazioni in Pie. monte e come vi rimedia , 170. Doma i se diziosi, 179. Sue condizioni nel 1798 : 353 . Come risponda all'ambasciator di Francia , 358. Sua costanza e suo editto contro i nova
tori, 362. La repubblica ligure gli dichiara la guerra e perché, 381. Cessa la guerra e perchè , 3ga, I Francesi gl'invadono ostilmen te il regno , 409. Sua prima protesta , 413 . Sua rinunzia al regno, 415. Parte dal Pie . monte e sua illibatezza nel partire , 419. Sua
seconda protesta,421. Sua abdicazione in fa- / vore del fratello , III , 213.
Carmagnola , città del Piemonte . Si solleva con. tro i Francesi; crudeltà che commettono i suoi abitanti e coine ne sono puniti, II , 524. CAROLINA , regina di Napoli. Sao sdegno con . tro i novatori, I , 235. Pacifica il regno col consolo e come , UI, 164. Tratta con Napo•
TAVOLA 575 leone , e di che , 409. Viene in sospetto degl
Inglesi , 411 e 493. Come risponda all'inti. mazioni di Bentink , 494. Si ritira da Paler. ino e perché , 496. Va ad abitar Castelvetra. no , e perché , 500. Suo tentativo per riassu mere laptorità , ivi. Costretta dagl' Inglesi . ad abbandonar la Sicilia , arriva a Vienna , e muore : sue qualità , 503 .
Carrosiani. Assaltano le truppe regie in Pie. monte , II , 378. Fanno un moto nella Fra
schea , e macello che ne segae , 394.
Carrosió. Nido di repubblicani piemontesi, II , 378. Preso , poi abbandonato dai regii, 379 . CARTEAU . Generale contro i Marsigliesi, I, 265 . CASABIANCA . Ved . SALICETI .
Cassano , battaglia di , II , 50g. Casteggio , battaglia di , III , 118. Castel-Bolognese, restituito ai Bolognesi, I, 384,
CASTELCICĀĻA ( principe di ) Membro di una giunta sopra le congiure di Napoli, I , 235 . CASTELLENGO , conle , vicario di polizia a To rido. Sue qualità , II , 169. Mandato a Greno ble , e che vi fa , 481.
Castello di Milano. Si arrende ai Francesi , I , 381 ,
Castiglione, battaglia di , I , 416. 416. CATERINA DI RUSSIA . Stimola alla guerra con tio la Francia , I , 64. Cattaro ( bocche di ). In potere dell'Austria , II , 224 .
Cenisio , monte. Sua descrizione , I , 174. Prest dai Francesi, 175 . CERVONI. Suo detto all'imperator Napoleone , e risposta di lui , III , 238 .
CHABOT , generale di Francia , diſende Corfu ,
le altre possessioni inniche contro gli alleati , II ,> 544. Ricusa le offerte infami di All pa scià di Iannina , 545. Difende egregiamente Corfu , 553. Poi è ostretto alla resa , 557 .. Chambery . Buona natura del suo popolo , 1, 83.
TAVOLA 576 CHAMPIONNET , generalissimo di Francia in Roma , respinto dai Napolitani , II, 332. Poi gli respinge, 426. Gli scaccia del tutto e ri .
conquista Roma, 431. Márcia contro Capua , 433. Condizione pericolosissima in cui si tro
va , 439. Suo accordo coi deputati del regno, 440. I lazzaroni asciti da Napoli to combate
tono aspramente e lo mettono in gravissimo
pericolo , 445. Pure finalmente gli vince , 447 . Assalta , e prende Napoli , 448. Vi crea un governo provvisorio, 450. Sue operazioni per
consolidare la sua impresa , 453. Rivocato e perché , 460. Preposto all'impresa contro il Piemonte superiore , 605. È vinto a Saviglia >
no , 631. Muore a Nizza , 635 . CHASTELER ,> generale d'Austria. Ha principal parte nella vittoria di Cassano ed in qual modo , II, 510. Mandato in aiuto dei Ti . rolesi, III >, 370. CHIARAMONTI, cardinale e vescovo d'Imola. Sua omelia in lode della democrazia , II , 200. Creato papa , III, 140. Ved . PIO VIL. Chiusella , battaglia della , III , 115 .
CICCONE ,brate. Trasporta il Vangelo in Folgar napolitano e perché , III , 16 . Cicogna , provveditore dei Veneziani a Sald . Lodato e perché, II , 50. CICOGNARA , ministro di Cisalpina a Torino ,
II , 354. Che scritto porga all' ambasciator di Francia Ginguenė , 370. CIMAROSA ," Domenico. Carcerato in Napoli e perché , liberato e da chi, III , 44. CIRILLO. Suo supplizio in Napoli , e sua virtů III , 36.
Cisalpina , repubblica . Sua creazione , II, 185. Festa magnifica per questa creazione nelcam po del Lazzaretto, 194. Sua costituzione, aga e 198. Le potenze la riconoscono ed essa in via ministri presso le medesime , 203 e 205.
Suo trattato d'alleanza colla Francia , 336 .
TAVOLA
571
Sua constituzione violentemente riformata da
Trouvé e da Rivaud agenti di Francia , 341 , 346. Sdegni prodotti da queste riformei, 342 , 347. Invasa , e distrutta dai confederati , 516 . Ristabilita dal primo Consolo, III , 117. Chia mata quindi Repubblica Italiana, 203. Poi Regno Italico, 242 . Cisalpini Come giudicati da Buonaparte, II , 163 , fanno un moto contro il papa , 206. Vedi Italiani.
, repubblica, 1, 461. Suo congresso, Cispadana 512. Arma soldati, 515. Sue lettere a Buona parte e risposta di lui, ivi, e 516.
Cittadella di Torino, rimessa ai Francesi , II , 390 e 392. Pericolosi disordini sotto le sue mura , 397. Schifosa mascherata che n'esce, 399. Presa dagli alleati , 535 . CLARKE , Mandato dal Direttorio in Italia e con
quali fini, I , 474. Tratta la pace col genera le San Giuliano , ministro dell'imperatore , 510. Conclude un trattato d'alleanza col re
di Sardegna , II , 163 . CLAUZEL , generale di Francia . Tratta l'abdi . cazione del re di Sardegna, II , 415 . Sua con discendenza verso la famiglia reale , 416. CLEMENT , generale francese. Difende Cuneo contro gli alleati , II , 636 , s'arrende , 637 . Clero , alto . Suoi costumi in Francia nel 1789, 1 , 53 ,
COLEGNO (cavalier di) comandante di Cham bery . Sue qualità , I , 79 . COLLI , generale del re di Sardegna . Come si
ritiri , I, 180, e 297 , Generale del Pontefice , Vinto al Senio, 585, Si ritira dietro a Foli gno , 587 . Conclusione dell'Opera III , 560. Concordato tra il Consolo é Pio settimo ; III , 177. Altro tra il presidente della repubblica italiana e Pio settimo , 225. Aliro concluso a Fontainebleau , 514 . T. III.
578
TAVOLA
CONDULMER . Preposto alla difesa delle lagane di Venezia , I , 502. Come pensi di dette di. fese , II , 107 :
Confederati. Ved. Alleati ,
Confederazione ( festa della ) a Milano, II , 194. Nuova contro la Francia , e sue cagioni 300, 328 , 490 , III , 370. CONFORTI. Suo supplizio in Napoli , III , 37. Consiglio supremo creato da Suwarow in Pie. monte , sue operazioni , II , 530. CONSolo, primo. (Ved. BUONAPARTE ), Sue arti maravigliose dopo la sua creazione , III , 68. Scrive al re d'Inghilterra, 73. S'accorda col .
l'imperator Paolo , 76. Come animi i soldati alla guerra contro l'Austria , 79. Suoi discorsi
in Ginevra, 105. Suo n:irabile passaggio del Gran San Bernardo , 106. Vince a Marengo , 122. Suoi ordinamenti circa l'università di
Pavia, 132. Crea governi provvisorii in Ci salpina , a Genova , ed in Piemonte , 132 , e 133. Unisce parte del Piemonte alla Cisalpi . na , 137. Accarezza papa Pio seltimo , 143, Fa la pace coll'Austria , 165. E con Napoli , 166. Sao concordato con Pio settimo , 177. Altro concordato ; 225. S'avvicina al compimento del suo supremo desiderio , 226. È chiamato imperatore , 229. Ved . NAPOLEONE. Consulta creata a Roma da Napoleone. Da chi composta e sue operazioni , III , 381. 389 . 1
>
CONTINO , accusato d'assassinio. L'ambascia . tore di Francia a Torino domanda la sua li .
berazione e perché , II , 368 .
Corfiotli. Come ricevano i Francesi , II , 234. Si sollevano contro di loro , 546 .
Corfù , isola . Viene in poter dei Francesi , II ,
234. Sette ed amori in essa , 237 e 238. As . saltata dai Turchi e Russi , 545 , e 553 , si arrende , 557. Come ordinata in repubbli lla Porta Ottomana , IIT , 145. ca sotto tutela GORNER . Legato per VeneziaaBuonaparte, II, 40.
579
TAVOLA
Corsica . Disegni degli alleati e di Paoli sopra di lei , I , 109. Si solleva contro i Francesi 128. Sua constituzione, 196. Esorbitanze dei Corsi contro i Genovesi, 197. Si sollevano contro gl ' Inglesi e gli cacciano , 444 . CORSINI, Don Neri, mandalo dal gran Duca di Toscana come ministro a Parigi in vece del Carlelti , I , 335 .
CORVETTO . Membro del governo riformato di Genova mandalo a Buonaparte , II , 148. Pre
sidente, Sue qualità , 154. Suo complimento a Napoleone, III , 257. Fatto consiglier di sta to , 258 .
Cosseria ( fatto d'arme di ) I ,
283 .
COSTA , cardinale, arcivescovo di Torino . Con
siglia la pace al re , I , 301 . Crema, fatta ribellar dai Francesi , II, 45 .
Cuneo . Assediato , e preso dagli alleati , 635 € 637 D
Dalmazia ( crudeltà della gnerra in ) III, 299. DĀLPOZZO , uno della consulta di Roma , Come
giustifichi i giuramenti prescritti agli eccle. siastici , JII, 392 . DAMAS , conte Ruggiero di . Sbarca ad Orbi . tello con truppe napolitane , II, 426. Costretto a ritirarsi combatte , capitola con onore ,
e si rimbarca , 431. Si accosta al cardinale Ruffo a rinstaurazione della potestà regia in Napoli , III , & . Sua guerra in Toscana e come respinto da Pino , 163.
DANDOLO , municipale di Venezia , JI 223. Suc promulgazioni in Dalmazia , III, 301 .
DASTROS ( affañe di) vicario generale della dio. cesi di Parigi , III , 439. DAUNOU. Mandato a dar una constituzione a Roma , Il , 295 . DAVIDOWICH , generale d'Austria. Caccia i Fran. cesi dall'alto Tirolo I , 528. Vince a Callia.
580
TAVOLA
no , 529. Sua lentezza dopo la vittoria , mol. to fatale all'Austria , 532 , e 555 . DE ANGIOLI , presidente a Verona. Come ri . sponda a Buonaparte II , 251 . >
DEGERANDO. Menibro della giunta in Toscana e quello che vi fa , III , 311. Membro della
consulta in Roma , dà favore alla Propagan. da , 405 .
Dego , battaglia del , I , 288 .
Deposizione dei principi , fatta dai papi , come spiegata da Pio settimo , III , 425. DESAIX , generale di Francia , ucciso a Ma. rengo , III , 127: DEVINS. Generalissimo degli alleati in Pie monte >, sue qualità e disegni , I , III , Vince a San Giacomo, ed a Melogno , 229. Sue di sposizioni per la battaglia di Loano , 254 . Afflitto da grave malattia lascia l'esercito , 256 . 9
Rivocato , con surrogazione di Beaulieu , 265. DEYMAR , ambasciator di Francia a Torino invece di Ginguené, II , 405. Dieta militare convocata dai Francesi prima della battaglia di Novi , e pareri che vi sor . gono , II , 60g. Simile , convocata nella me. desima occasione dai confederati, e pareri che vi sorgono, 613.
Direttorio Cisalpino, Riformato da Trouvé, II , 345. Costretto dai confederati a lasciar Mila . no , 516 .
Direttorio francese . Come risponda alle proposte .
di pace fatte dall'Inghilterrra , I , 263. Sua domanda al senato Veneziano rispetto al con te di Lilla , 2go . Si risolve del tutto all'inva . sione d'Italia, 274. Suoi disegni sopra di lei e suo desiderio di rapina, 276 e 334, Ordina lo spoglio dei capi d'opera di belle arti in Italia , 343. Condizioni di pace che vuol im. porre al pontefice , 462. Taccia a torto la fe . de italica , 465. Fa pace con Napoli e con Parma, ivi, e 466. Come risponda all'am. >
TAVOLA
581
basciator di Sardegna , 469. Suo trattato con Genova , 472. Offerte che fa al re di Sarde gna per congiungerselo in alleanza , 475. Of ferte che fa all'Austria per aver la pace con Jei , ivi. Con qual fine proponga un trattato d'alleanza a Venezia , 477. Come senta il ri fiuto di lei di entrar in quest'alleanza , 487. Opera rivoluzioni nella terraferma Veneta , e con qual fine , II , 31. Suo trattato d'allean
za col re di Sardegna , 163. Fa il diciotto fruttidoro , 213. Suo costume nei paesi con
quistati , 335. Suo trattato dalleanza colla
Cisalpina, 336. Sua riforma nella costituzio. ne cisalpina , e sdegni che ne nascono , 345 . Sue ragioni , 348. Sue risoluzioni rispetto al Piemonte , 373. Mutazione fatta in lui do . po le rotte d'Italia nel 1799 , 603. Suoi nuovi pensieri circa l'Italia , 605. Distrutto da Buo naparte, III . 68 .
Discolat : , che cosa fosse in Lucca , I , 43. Doge di Genova . Ved . Durazzo . Doge di Venezia , II , 93. Sgoi sentimenti nel l'ultima fine della repubblica , 96. Dolceacqua. Preso dai Francesi , I, 167 . DONATO ( censore ) . Mandato dal senato vene .
ziano a Buonaparte, II , 62. Come gli parli , e quale risposta ne ottenga , 88. suoj inaneggi per cambiare il governo veneto , 107. DORIA ( Andrea ). Sua stalua atterrata dai no valori , II , 13y. DORIA ( Filippo ). Uno dei capi della rivolu . zione in Genova , II , 120. Ucciso e con me, 126 .
DRAKE , ministro d'Inghilterra a Genova . Sue superbe intimazioni ai Genovesi , I , 138 e 192 .
DUHESME , generale di Francia. Sua spedizio ne in Puglia , II, 466. Combatte nella batta.
glia di Savigliana , 633 ,
582
TAVOLA
DUMAS , generale di Francia, prende il Monce . nisio , 1 , 175 . DUPHOT , generale di Francia in Genova . Vince
i sollevati, II , 149 Ucciso a Roma , come è da chi , 269 . DUPONT , generale Francese . Come combatta alla battaglia del Mincio , III , 156.
DYRAZZO , doge di Genova. Va a Milano , III , 250. Suo discorso a Napoleone per domandar l'unione di Genova alla Francia , 255 .
DUTILLOT, primo ministro in Parina . Sua buo. na amministrazione , e sue lodi , I , 29 . E
.Eccessi dei repubblicani e degl' imperiali sni territori genovese , e piemontese , I , 259 , e 29 % . E nella terraferma veneta , 491, e 498 . Egitto ( spedizione d^ ) 11 , 305. Elba , isola , Occupala dagl' Inglesi , I , 441 . Poi perduta , 446. Ultimo asilo di Napoleone III , 546 .
ELISA , sorella di Napoleone. Nominata princis pessa di Lucca e Pioinbino, III , 262. Govere natrice di Toscana , III , 311 . ELLIOT. Viceré in Corsica per parte dell' Ina ghilterra , I , 195 , Sue esortazioni ai Corsi , 197. Obbligato ad abbandonar l'isola , 446.
Emilia ( 1 ) Si muave a libertà, 1, 456. A qual fine , siano indirizzati i suoi moti, 511 , Umori che vi regnano , 512 .
degli EMILII Qual carico 48. Muove i Condannato EMMA LIONA
, conte Francesco da Verona , abbia avuto dai Veneziani, II. Veronesi contro i Francesi , 65. all'ultimo supplizio , 85. Hamilton , a Napoli , III , 32.
e 43 .
ENTRAIGUES ( conte d ' agente del conte di
TAVOLA
383
Lilla . I, 272. Falto arrestare , poi rilascia re da Buonaparte, e perchè , ll , 216, 217 . ERCOLE RINALDO , duca di Modena . Sue qua lità , previdenza e maniera di governare , I , 45. Come trattato , 341. Se gl' invola un suo tesoro in Venezia , Il , 242 .
ERIZZO, provveditore dei Veneziani a Verona , II , 48 .
Esercito francese in Italia . Sue minacce contro i nemici del governo repubblicano in Fran cia , II , 212 . ESNITZ , generale d'Austria . Come combatla nella battaglia di Savigliano , II, 632. Sua guerra in Liguria , III , 85. Suoi errori nel. la battaglia di Marengo , 124 , e 130. EUGENIO , Beauharnais creato viceré d ' Ita lia , III , 244. Suo manifesto contro gli Au striaci, 275. 360. Regge l'esercito francese >
ed italiano in Italia , 359, È vinto a Sacile , 364. Vince sulla Piave , 371. Ed a Giavarino ,
376. Tentativi, de' suoi aderenti per farlo no. minare re d'Italia , 517. sue titubazioni cir ca l'independenza d ' Italia , 510. Come pre pari la guerra , 525. Male disposizioni degli Italiani verso di lui . 534. Sua convenzione di Rizzino -Schiarino, 547 , e 550 , Aspira ina. tilmente al regno d'Italia , 550, Parie per la Baviera , 558 . EYMAR Ved . D ' EYMAR
F
FAIPOULT , mininstro di Francia a Genova . Favorisce i novalori , II , 120. Sue insinu azio .
ni al senato genovese , 124. Scusa i genovesi presso a Buonaparle , 129. Poi gli arcusa , 130. Vuole che si riformi lo stato in Genova ,
131. Si lagna di Serra , uno dei membri del
governo , 131. Cambiato con Sottin ,> 154.
584
T'AVOLA
Mandato commissario a Napoli e che vi faca
cia , 458. Cacciato da Championnet, 459. Vi torna , 461 .
Febbre ginlla di Livorno . Sua descrizione , III, 916 . FEDERIGO GUGLIELMO re " di Prussia. Sue de.
liberazioni rispetto alla Francia, 1 , 65. Fa la pace con lei , 237. Vinto da Napoleone , III, 304. FERDINANDO , daca di Parma . Sue qualità, I , 30. Súo trattato di tregua con Francia , 345. Saa pace con la medesima 466 .
FERDINANDO granduca di Toscana. Sue deli. berazioni rispetto alla Francia , 1 , 67. Fa ace cordo ed assicura la sua neutralità con lei , 213. Manda il conte Carletti suo inviato a Pa .
rigi , 216. Allegrezze in Toscana per la pace , 217. Manda Don Neri Corsini a Parigi in vea ce del Carletti , 335. Ree intenzioni di Buo . naparte sopra di luj , 403 .
FERDINANDO , re di Napoli. Opinioni e vicena de nel suo regno , I , 23 , 184 , 235 , Sue delia
berazioni rispetto alla Francia , 67. Sue pre parazioni di guerra contro di lei, 395. Sua
tregua con la medesima, 398. Sua pace, 465 . Suo desiderio di acquistar nuovi paesi , e quali, Il , 190. Suo trattato colla Francia, 325. Si risolve alla guerra contro di lei, 329. Suoi ordinamenti guerrieri, 331. Entra triona fando in Roma , 333. È costretto a lasciarla, 430. Ed a partir da Napoli per la Sicilia ,> 436. Sollevazioni terribili nel regno , 438. Ed in Napoli stessa , 442. Sue speranze per >
ricuperare il regno e suoi traltali colle po tenze , III , 7. Sua pace col Consolo , 165 , e 166. Suo trattato con Napoleone , '274. Napo
leone gli toglie il regno , e perché, 282, e 265. Parle per la Sicilia , 287. Nomina il suo figliuolo vicario generale del regno , 496. Suo
tentativo per ciassumere l'autorità ,, 500.
TAVOLA
585
Ferrara . Occupata dai Francesi , 1 >, 386. si muove a stato popolare , 46o .
FERRI , Marco , discorso sotto questo supposto nome diretto contro Trouvé ambasciatore di
Francia in Cisalpina , II , 342 . Feudi imperiali. Si sollevano contro i France. si , I , 388.
FIORELLA generale di Francia, difende la citta della di Torino , II, 534. Si arrende , 535 .
|
Fombio , ballaglia di , 1 , 317 , FONSECA , Eleonora . Suo monitore napolita no , III , 6. Sue virtù , supplizio e corago gio ' , 40. FOSCARINI, Provveditor generale dei Veneziani in terraferma , I , 335. Minacciato aspramente da Buonaparte , e quel che gli restava a fare , 374. Quello che fa , 370 .
FRANCESCO , imperator d'Alemagna . Sue deli berazioni rispetto alla Francia , 1 , 65. Esor tazioni de ' suni ministri al s'enato veneziano
95. Vuol ricuperare le sue ,possessioni d'Ita Jia , 405. Fa la pare, colla Francia a Campo. forinio , II , 218. Ed a Luneville , III , 105 . Ed a Presburgo , 283. Prepara una nuova guer ra contro Napoleone , 356. Forzato ad arcet tar la pace a Vienna , III , 376. Sua risposta ai deputati del regno d'Italia 559. Francesi. Lor modo di guerreggiare rispetto a quel degli Austriaci, II , 25. Loro benevolen za verso i repubblicani italiani ricoverati in Francia , 537 . Francia . Stato , opinioni ed inclinazioni dique: >
sto paese nel 1789 , I , 49 ., 50. Opinioni e rimproveri vicendevoli delle due parti con
trarie, 77 , e 72. Stato degli animi in Fran . cia dopo le rotte d'Ilalia nel 1799 , II , 602. III , 62. Stato della religione cattolica in
Francia, 169. Parlari tendenti all'assunzione
del consolo alla dignità imperiale , >
226 ,
Fraschea ( fatto orribile della ) II , 393.
586
TAVOLA
FRESIA , generate piemontese combatte con valore , ed è fatto prigioniero nella battaglia di Cassano , II , 513. Difende Genova con
tro Benlink , III , 542. Costretto ad arrender. si , 544. FROELICH , generale d'Anstria . Come combatta nella battaglia di Nori , II , 619. Fa guerra nella Romagna , III , 46. Pena al sottoscrive : re all'accordo fatto eoi Francesi in Roma e
perchè , 47. Va all'assedio d' Ancona , 54. La prende , 59 . Fuorusciti francesi. Loro faga compassionevole dalla Savoia , I , 87 .
Fuorusciti sardi. Come trattati da Ruonaparte, I , 403 .
Fuorusciti napolitani , come trallati da Murat , III , 194. G
GABBRIELLI cardinale , segrelario di stato del Papa. Arrestato per ordine di Napoleone e perché, III , 346. Gaeta. Presa dai Francesi , II , 433. Assedia ta dai Francesi , III , 288 . GAMBONI , patriarca di Venezia . Suo parlare adulatorio a Napoleone, II, 306. GARAT , ambasciator di Francia a Napoli , il, >
322. Suo discorso al re , iyi. Conclude un
trattato con lai, 325. Rivocato , 327 . GARDANNE , Difende Alessandria contro gli al
leati , Il , 549. Obbligato ad arrendersi ,593. Combatte valorosamente a Caldiero , III, 279. GARNIER. Difende Roma contro gli alleati , Ill, 46. Capitola onorevolmente , 47 . GAST, colonnello di Francia. Come difenda Tor .
tona dagli alleati , II , 624. Si arrende 626.
Genova. Natura del suo governo ,e de'suoi po. poli , I, 41. Paragone tra Venezia e Genova, 42. Sue deliberazioni dopo l'invasione di Niz.
TAVOLA
587
za fatta dai Francesi , 108. E dopo le intima.
zioni di Drake , ministro d'Inghilterra , 1166 . In pericolo , 470. Insultala dagl'Inglesi, 474 . Si getta alla parte francese , 472. Suo tratta . to colla Francia , ivi. Iosidiata da Buona
parte , II , 118. Soinmossa in lei , 121. Balta glie feroci dentro le sue mura ,126. Perples sità del senato , 1a9 . Suo manifesto ai suddi.
ti, 231. e 134. Delibera che si mati lo stato, e mauda a questo fine legati a Buonapar te , 134. Si fa la mutazione e quale , 135 . Umor
e sette , 140 , e 146. Suo corpo ma.
nicipale , 142. Semi di discordia , 143. At
to condannabile del suo governo, 115. Sua constituzione, 153. Sua descrizione , III, '93 . >
Difesa da Massena ed oppugnata dagli al. leati , 94. Estremità a cui è ridotta , 97. Si arrende , 101 , Mossa a cose nuove da Napo leone , 254. Domanda la sua unione a Francia, ivi. Gran festa per l'arrivo di Napoleone , 257. Governo provvisorio creatovida Bentink, 544. Sua protesta , 559. Data al re di Sardee gna , 560 .
GENTILI , generale per Francia . Sbarca in Cor sica , e ne caccia gl' Inglesi , 1 , 445. Man. dato ad occupar Corfù , II , 233 .
Gesuiti. Perchè soppressi, 1, 5, Come piegaro no la religione , 47. Loro astute insinuazio
ni, ill , 266. Rinstaurati nel regao di Napo li , 263 .
GIANNI , poeta . La Cisalpina gli dà la natura. lità , II , 208. Giavarino ( baltaglia di ) III, 376. "GINGUENÉ , ambasciatore di Francia a Torino, II , 354. Suo discorso al re , 356, Domanda >
un indulto a favor dei noyatori , 374. Vuol far rivocare il conte Balbo da Parigi , 375. Sue querele sul passo preso dai regii sulle
terre della repubblica ligure , 379. E sulla condotta del governo piemontese , 382. Con
588
TAVOLA
clude un indulto col ministro del re ', 384 . Domanda al rela. eittadella di Torino , 385 .
Domanda il cambiamento dei ministri regii, 402. Scena ridicola in sua casa , 403. È rie vocato , 405. Sue qualità , ivi. GIOVANELLI , Provveditor dei Veneziani a Ve .
rona , II , 48. Pattuisce per Verona coi Fran. cesi ,> 83.
GIULIANI, municipale di Venezia , II , 323.
Giunta. Sopra le congiure in Napoli, e suo pro cedere , I , 235. In Toscana e sue operazio - ni; III , 310.
Giuramenti prescritti da Napoleone nelle Mar. che e loro effetti , III,> 347. Ed in Roma , e
quali lagrimevoli effetti ne seguono , 392. GIUSEPPE 11, imperator d'Alemagna. Sue lodi, ed utili riforme fatte da lui , I , 7. Papa Pio sesto il va trovare a Vienna , 9. GIUSTINIANI , Angelo. Sue generose risposte a Buonaparte, II , 100 . GIUSTINIANI ), Leonardo. Mandato dai Vene ziani legato a Buonaparte , II , 62. Come gli parli e risposta che ne ottiene , 88 . GOVEANO,> giustiziato ' in Piemonte , e perché , IT , 181 . Governo provvisorio in Piemonte , II , 417. Sue operazioni, 481. Domanda l'unione del Pie. - monte alla Francia , 485. Sua bella provvi.
- sione circa l'università degli studi, III , 137. Governo provvisorio in Napoli , e sua condi. zione , II , 458. Che faccia all' approssimarsi dei regii , III , 12 . Governo provvisorio in Genova. Sue delibera. zioni , III , 138 .
Grecia ( guerra in ) II, 543 . GRENIER , generale di Francia . Come combat ,' ta nella battaglia di Savigliano , II , 631 . Grotta - ferrata ( convento di) Conservato dalla Consulta di Roma e perché IIT , 398. GROUCHY, Sue operazioni in Piemonte , II ,
589
TAVOLA
415. Sattomette gli Acquesani insorti , 489 . Ferito e preso nella battaglia di Novi , 621 . GUIDOBALDI, Membro di una giunta sopra le congiure di Napoli , I ; 235 . H.
HADDICK , generale austriaco. Suo valore alla battaglia di Marengo ; III , 124 .
PAQUIN, generale di Francia . Si trova fra i sollevati di Pavia , e come n' e trattato 1,354. HAUTEVILLE 9 conte > ministro del re di Sar
degna. Congedato e perehé , I , 468 . HERVEY , ministro d'Inghilterra in Tosca
na. Sue superbe intimazioni al Granduca , I ' , 137 .
HILLER , generale austriaco, invade l'Italia , III , 525.
HOFER , Andrea , tirolese , Sue virtù , III, 367. Incita i suoi compatriotti contro Napoleone , ed in favor di Francesco, 368. 378. Preso dai
Napoleoniani , 379. Morto da loro ,
380 .
HOHENZOLLERN , generale d'Austria. Sua guer. ra nel Modenese contro Macdonald , II , 566. Ed in Liguria , III , 84. g6. Forma un gover no pr )yvisorio e raffrena le vendelle in Ge . nova , 102,
HOMPESCH , gran Maestro dell'ordine di Mal .
ta . Come ceda l'isola ai Francesi , II , 310 . HOTHAM , viceammiraglio d ' Inghilterra . Vin ce i Francesi al capo di Noli , I , 223 . I
IMPERATORE d'Alemagna . Ved . FRANCESCo . IMPERATORE dei Francesi . Ved . NAPO . LEONE
IMPERATORE di Russia. Ved. PAOLO , e A. LESSANDRO
TAVOLA 590 Incoronazione di Napoleone , come imperato re dei Francesi , III , 237. Come re d'lta lia , 250 . Instituzione canonica dei Vescovi. Pareri , e discussioni diverse intorno alla medesima, III , 172, 452 , 457 . Italia, Specchio del suo stato uel 1789 , I , 48. Parti , sette e fazioni che vi reynavano , 118. Si appropinquano le sue calamità, 273. Spoglio di lei , 342 e 399. Calunnie di alcuni agenti di Francia contro i suoi principi, 405. Ngovi pensieri che vi sorgono per le vittorie dei Fran cesi , 449. Moltiformi maniere di rubar lei ed i soldati , 517. In quale stalo la lasci Buona parle , II , 221. Pensieri che vi nascono per le riforme violente fatte nella Cisalpina da Trouvé e da Rivaud , 349. Miserie incre dibili , III , 312 . >
>
>
Italiani's' appresentano a Napoleone per chia marlo loro re , III , 240. Loro nuove adula.
zioni verso di lui , 306. J
JOUBERT. Combatte valorosamente a Rivole , 1 , 567. Suoi fatti in Tirolo , II , 18. Combat tuto ed accerchiato dai nemici, come e do
ve si ritiri , 21. Invade il Piemonte e procura l'abdicazione del re , 411. Rivocato dall ' l. talia e perché , 491. Rimandatovi dopo le
rotte del 1799 , suoi pensieri rispello a lei, 604. Arriva al campo di Liguria e sua mo
destia , 6o7 . Vuol combattere e convoca una dieta militare per deliberare , 6oy. È ucciso nella baltaglia di Novi, 615 . Judenburgo ( tregua di ) II , 28 . JUNOD . Mandato da Buonaparte a fare un via. lenio uffizio a Venezia , II , 55 .
591
T. VOLA
K
KEIM , generale d'Austria. Combatte valorosa mente nelle battaglie di Verona , II , 497. Prende la cittadella di Torino , 534. Come
combatta nella battaglia di Savigliano, 634.
Suo valore in quella di Marengo , III , 123 e 130.
KEIT , ammiraglio d'Inghilterra , stringe d'as. 5
sedio Genova , III , 94 .
KELLERMAN , generalissiino di Francia sulle Alpi , e sue preparazioni di guerra , I , 114 .
Assedi a Lione e s'oppone ai Piemontesi, 147. Gli respinge , 150. Sue disposizioni sulla ri. viera di Ponente , 228. Combatte a San Gia como ed a Melogno , 230. Si ritira a Borghet. to , 233 .
KELLERMAN , figlio. Suo valore nello stato ro mano e sue lodi , II, 427. Fa capitolare il
conte Ruggiero * di Damas , generale dei Na politani , e sua umanità, 431. Combatte con molto valore , e contribuisce efficacemente
alla vittoria di Marengo , III , 124. e 129. Pa role che gli dice il Consolo dopo il fatto , e sua risposta , ivi. KERPEN , generale austriaco. Fa la guerra nel Tirolo , Il , 18 .
KILMAINE . Sua lettera in occasione della rivo. luzione di Bergamo , II , 43. Sforza i Vero
nesi a capitolare , 83. KLENAU , generale d'Austria . Romoreggia sul Po , II , 501 e 505. Sua guerra nel Modenese contro Macdonald, 568. Suoi movimenti nella riviera di Levante , 628 . KRAY , Generale d'Austria in Italia , II. 490 .
Vince a Verona , 496. Ed a Magnano, 502. As sedia Mantova , 519. Allarga l'assedio per ca. gione delle mosse di Macdonald nel Modene
se , 563. Vi torna , l'oppugna gagliardamen
TA V
592
O LA
te e la prende , 594. Come combalta nella battaglia di Novi , 615. Lasciato da Melas
1
T
salle rive della Scrivia e della Bormida , e
perché , 629.
1
L
LACOMBE SAN MICHEL, generale di Francia in Corsica contro Paoli , I , 129. Ambasciatore di Francia a Napoli , II , 327. LAHARPE , generale Francese . Difende Vado, I,
! 1
230. È ucciso a Codogno e sue lodi , 318 . Lahoz , generale cisalpino. Suo manifesto con tro Venezia , II , 53. Volta l' armi contro i Francesi ,> e perché , III , 52. Conduce i col
2
lettizi di Romagna contro Ancona ; è ferito
mortalmente , 57. Sue ultime parole e sua morte , 58 .
LALLEMAND , ministro di Francia a Venezia e suo ingresso , I , 19r . Sue insinuaziooi con tro il duca di Modena , 341. Che cosa pro ponga al governo venein , 479. Damanda al senato la cagione de ' suoi armamenti e sue . contradizioni , 505. Legge al senato lettere a cerbissime di Buonaparte , II , 53. Fa , per mandato del medesimo , un violento uffizio al senato , 88 .
LANDRIEUX . Sue rivelazioni sulle trame che si ordirano contro Venezia , II , 31 . LANNES. Occupa militarmente Genova , II , 252.. Como combatla alla Chiusella , III ,
E
115. Ed a Montebello ed a Marengo , 119 ,
C
e I 22 .
LASALCETTE , Suo valore nella battaglia di Ni copoli , II , 546. Come trattalo dai Turchi , ed Albanesi , 552 .
LATOUR -FOISSAC. Difonde Mantova contro gli alleati , II , 594. Obbligato ad arrender. si , 599. >
TAVOLA
593
LATTERMAN , generale austriaco . Sua guerra nella riviera di Ponente , III , 85. LAUDON. Come combatla in Tirolo , II, 18. Ro. moreggia alle spalle dei Francesi , 31. Com parisce nel Bresciano, 28. Pressato nel Tirolo, come scampa , III , 159 . LAUGIER , capitano di una nave francese . Uc. ciso in Venezia , come e perché, II , 80. LAVALLETTE , Mandato da Buonaparte a fare an violento ufficio à Genova , II , 128 . LAZZARONI . Loro terribile sommossa in Napo li , e battaglia contro i Francesi in campa. gna , Il , 442. Vinti , combattendo di nuovo
i Francesi in Napoli, 448. LEBRUN , principe arcitesoriere. Ordina Ge. nova alla francese , III , 261. Legazioni. Si danno alla Cisalpina >, II , 198. Legione culabra . Suo coraggio indomabile , III , 22 .
LAMARROIS , Porta i trofei di Arcole in Parigi 1 , 556. Governator generale della Marca d ' Ancona , III , 345.
Leoben ( preliminari di ) II , 29. LEOPOLDO , granduca di Toscana . Sue lodi ed utili rifornie fatte da lui , I , 12. Sua morte ,
ed effetti di lei, 64 . LERBACK ( conle di ) Muove i Tirolesi all'armi contro i Francesi , Il >, 19.
LEW ASCHEW , generale russo in Italia , e con qual missione , Ill , 164 . Leucio , San , Singolare colonia fondata dal re Ferdinando di Napoli , I , 25 . Liberlini . fanno una sommossa pericolosa in
Genova , II ,, 121. Sono vinti dal popolo e come , 125 .
LICHTENSTEIN principe di . Assedia , e prende Cuneo , II , 635 , e 637.
Ligure , la repubblica. Dichiara la guerra al >
re di Sardegna ,2 II , 381 .
594
TAVOLA
Linguadoca, Moti in questa provincia contro il consesso nazionale , 1 , 145 .
Lione. Si solleva contro il governo repubblica . no , e suo assedio , I , 145. Si arronde' ai re . pubblicani,> e come trattato da loro , 152 . Consulta cisalpina in detta cilià, III, 199. LIPTAY , generale d'Austria . Vinto a Castiglio. ne , 1 , 416. Combatte valorosamente a Ri. vole , 567 . Lissa fazione navale di , III , 506. >
Livorno. Occupalo dai Francesi , I , 401. Feb bre gialla ivi . Sua descrizione , III , 316. Loano , battaglia di , I , 254 . Lodi , Battaglia del ponte di , I , 321 . >
Lonato >, battaglia di , I , 414. Fatto mirabile accaduto a Buonaparte, ivi. 418. Lucca . Natura del suo governo , e de'suoi popo li, I , 43. Sua rivoluzione II. 479. Cambiata da Napoleone >, e data ad Elisa e Baciocchi , III, 262 .
LUCCHESINI , marchese , Suoi consigli al re di Prussia , III , 229 , Depurato dal re di Prussia a Napoleone a Milano 250. Lugo, si solleva contro i Francesi , ed effetti di questa sollevazione , I , 386. LUIGI XVI . Ved . Francia
LUIGI XVIII, Accettato in grado di ospite dai Veneziani , e sua condotta , I 189 , e 269. Sua espulsione doniandala al senato veneziano
dal Direttorio , 271 , Come riceva questa nuo.
va ingiuria della fortuna , 272. Dove si riti . ri , ivi.
Luneville , pace di , III , 165 , LYSIGNANO . Generale austriaco, fatto prigio. niero dai Francesi , I , 56y .
[ [ 1
1
1
2
TAVOLA
595
M
MACDONALD . Combatte valorosamente nello
stato romano , II , 426. Assalta Capua invano, 439. Succede a Championnet nel governo dell' esercito in Napoli , 461. Suo manifesto contro la corte di Napoli , 475. Sua generosità verso i discendenti del Tasso , 478. Parte da
Napoli per l'Italia superiore , 560. Arriva in Roma , 562. Vince alcune città sollevåte in Toscana , ma non può soltomettere Arezzo , 564. Varca gli spennini, ed entra nel Mode nese, 567. Sue battaglie in questo paese con tro Klenau , Hohenzollern e Otto , 56g . Entra
in Modena , 571. Si conduce a Piacenza , 574. Sua prima baitaglia alla Trebbia , ivi. Secono
da , 576. Terza , 579. Si ritira , 584 e 586. Sue qualità , 587. Suo mirabile passaggio dele la Splaga , III >, 151. Suoi disegni in Tirolo, e come gli vengano rotti , 160. Occupa Lubia na , 374. MACK , generale del re di Napoli . Sua guerra nello stato romano >, II , 332.426 . È vinto da Championnet e si ritira a Capna , 430. Poi a Napoli, 435. Finalmente al campo di Cham
pionnet, 443 , È vinto da Napoleone in Ger mania , III , 276 , 277 Magliani , battaglia di , 1 , 283. Magnano , baltaglia di , II , 503 , Maida , battaglia di , III , 294. MALMESBURY . Mandato dall' Inghilterra a trate tar la pace in Francia , 1 , 510 . Mala - Yaroslaveta ( cimento terminativo di ) fatale a Napoleone, III , 511, Malta , Presa dai Francesi , 11 , 310. Presa dagli Inglesi , III, 143. MAMMONE , uomo cradele . Solleva la Campaa pia contro i repubblicani , II , 464 e III , & . MANHES, generale francese , Mandato dal re >
)
5g6
TAVOLA
Giovacchino a pacificar le Calabrie, ottiene l'intento e per quali mezzi , III , 412 . MANIN , Vedi Doge di Venezia . MANTONE , ministro della repubblica parte . nopea . Comeordini la guerra contro il car
dinale Ruffo , III , 17. Va contro il cardina le ed è vinto , 20. Suo supplizio in Napoli ed estremo coraggio , 40. Mantova , sua descrizione , I , 431. Fazioni im portanti sotto le sue mura , 436. Sua condi. zione miserabile al tempo dell'assedio , 581,
Si arrende alle armi Francesi , 582. Oppu
gnata gagliardamente e presa dagli alleati , II , 594 .
Marche , unite al regno italico da Napoleone , III , 344 . Maremme sanesi. Loro descrizione e lavori fata tivi dal gran Duca Leopoldo , I , 16 .
Marengo , battaglia di , III , 122 , Festa a , 246. MARESCÁLCHI . Inviato a Vienna della repubblia ca Cisalpina é sue qualità , II , 107. Inviato a Parigi, conclude un concordato per la repube blica Italiana , III , 225 .
MARET, Ugo. sue minacce al papa prigioniero in Savona , III , 422 .
MARMONT , mandato da Buonaparte in Cispa. dana e perche , I , 514. Suo viaggio dalla Dalmazia a Graiz , III , 374. Marsiglia . Si solleva contro il governo repub . blicano , ed in aiuto di Lione , I, 145. Presa
e saccheggiata dai repubblicani , 149. MARTIN , aminiraglio di Franeia . Viato dagl'Ina glesi al capo di Noli , I , 223 . Mascherata molto schifosa , che esce dalla cita tadella di Torino , o pericolo che nasce , II. 399 . Massa e Carrara , ducato di. Occupato dai Francesi , 1 , 404.
MASSENA , generale di Francia . Sue qualità , I , 167. Prende il ponte di Nava 170. Suo in..
F
TAVOLA
597
'vito ai Piemontesi, 171. Con quali parole ani. mi i suoi soldati , 255. Ha principal parte nella vittoria di Loano , 256. Vince Provera sulla Brenta , 533. Suo valore nella battaglia d'Arcole , 548 e 553. Combatte ferocemente presso a Verona , 562 , ed a Rivole , 566. Vin. ce un fatto importante alla Ponteba ed a Tar. visio , II , 22. Rimproverato e disobbedito dai suoi ufficiali, -291 . Mandato in Liguria dal consolo , III , 78. Come ordinato , 80. Come combatta fuori delle mura di Genova , 84 ,
86 , e 36. Come si difenda dentro , 97. Co stretto alla resa , 101. Vince l'arciduca Car lo a Caldiero. 278 .
MATHIEU , Maurizio, Suo valore nella guerra dello stato romano , II , 427 Ferito a Ca. pua , 439 .
MATTEI , cardinale. Mandato dal pontefice a trattar la pace con Buonaparte , I, 589 .
MAULANDI, capitano nelle truppe piemontesi. Sue lodi , I, 179 .
Maury , cardinale . Grare riprensione che gli >
fa il papa , III, 439 . MEDICI, ministro del re Ferdinando in Sicilia ,
Sue operazioni , III ,-485. Rinunzia e per ché , 491 .
MELAS , generalissimo di Austria in Italia , II , 490. Vince a Cassano, 509. Entra vittorioso in Milano , 516. Vi frena le intemperanze po polari , 517. Con quale abilità contribuisca al
la vittoria diNovi , 618. Vince a Savigliano , 631, Assedia Cuneo , 635. Ingannato da Buo naparte , III , 81 e 92. Suo bando ai Genove .
si , 82. Sua guerra sulle riviere di Geno va , 84. Stringe Genova , 69. Accorre alla di fesa della Lombardia , 113 e 118. E vinto a Marengo , 122. Capitola della resa d'Italia superiore col consolo , 130. Melogno , battaglia di , I , 229.
MELZI., vicepresidente della repubblica italia .
TAYO LA
598 na .
Suo decreto ad esecuzione del concor
dato concluso con Roma , III , 225. S'appre . senta a Napoleone cogl'Italiani per chiamar . lo re d'lialia , 240 .
MENARD, generale di Francia . Fa cessare colla sua prudenza un grave pericolo in Torino , II , 400 .
MENOU , general francese, amministrator gene.
rale in Piemonte, 111 , 192 . MERENDA , commissario del sant'officio io Ro. ma . Suo parere
sul concordato del
1801 ,
III , 180 .
Messina , congiure in , III , 483. MICHEROUX , generale del re di Napoli . Come contribuisca alla rinstaurazione della potestà regia , III , 1o .
Milanesi. Vanno a congratularsi coi Cispadani, I , 513. Vogliono far un moto per l'indepen. denza , e come è sentito dai Francesi , 517 . Loro amministrazione generale soppressa e perché, II , 191 . Milano, Viene in poter dei repubblicani, I, 326 .
Opinioni' , sette ed umori che vi regnano 327. Festa della confederazione che vi si ce. lebra , II, 194. Riconquistato dai confedera ti, 576. Magnifica festa per l'incoronazione di Napoleone , III , 249. Discussioni nel suo senato circa l'independenza del regno , 551 .
Commozione popolare, 557. Occupato dagli Austriaci , 559.
Mincio , battaglia del ,> III , 156.
MIOLLIS, generale di Francia a Lucca , 11, 479. Sua guerra in riviera di Levante , III , 96 . Vince i Napolitani in Toscana , 163. Come occupa Roma , 337. Presidente della consulta di Roma , 381 . Miot , ministro di Francia a Firenze . Come
parli degl' Italiani, I , 441 . Modena . Moto in lei contro il Duca , I , 456 Congresso , 461 .
TAVOLA 599 Modenese , guerra nel , tra i Francesi e gli al leati , II , 568. Modesta . Fregaia francese presa dagl'Inglesi con uccisioni di molti nel porto di Genova ,
I. 138 .
MIOLITERNO, principe . Eletto capo dal popolo di Napoli, II , 443. Macchina di dar Napoli ai Francesi , 445. Assicura loro la possessio ne dei castelli , 445. e 448. Sue operazioni in Calabria , III , 326. Mondovi, battaglia di , I , 297. Si solleva con tro i Francesi, II , 522 .
MONFERRATO , duca di . Governa le trappe )
piemontesi in Savoia e sue qualità , I , 146. Difende la valle d'Aosta , 17.1.
MONGE . Mandato da Buonaparte a fare un 0 . norevole uſficio presso la repubblica di San Marino , 1 ,> 591. Mandato a dare una consti
tuzione a Roma , II , 295 . MONNIER , generale di Francia . Sua forte di . fesa in Ancona , III , 50. S'arrende con ono. re , 60. Suo valore nella battaglia di Maren . 80 , 125 .
Montecorona , convento di . Sua descrizione , III , 399 .
Montenegrini. Loro guerra coi Francesi, III, 300. Montenotte , battaglia di , 1 279. MONTESQUIOU , generale di Francia , invade la Savoia , I , 8o.
MORANDÓ . Uno dei capi della rivoluzione di
Genova , II , 120. È vinto dai carbonari, 127. MOREAU. Suo valore delle battaglie di Verona , II , 496 , e 497. Ed in quella di Magnano , 502 , e 503. Assume il comando supremo del
l'esercito in vece di Scherer , 508. È vinto a Cassano , 512. Si ritira al Ticino , ivi. Poi
ad Alessandria , 519. Vince i Russi a Bassi
gnana , 520. Si ritira a Cuneo , poi oltre gli Apennini , 522 , e 523. Suoi pensieri per re sistere agli alleati , 559 e 566. Scende dagli
600
TAY OLA
Apennini , soccorre Tortona e vince gli Au striaci a San Giuliano , 587. Di nuovo si ri
tira alle montagne di Liguria 589. Destinato al Reno , ma resta al campo di Liguria per instanza di Joubert , 607. Perde la battaglia di Novi , 620 .
MURAT . Come coinbalta a Marengo , III , 123. Nominatore di Napoli da Napoleone , 317. Prende possesso del regno , 318. Toglie l'isola
di Capri agl’Inglesi, 319. Spirito del suo re. gnare , 320. Tenta invano una spedizione con tro la Sicilia , 409. Suoi vanti per l'indepen
denza d'Italia , 512. Sue pratiche al medesi mo tine
521. S'accorda coll ' Austria e fa
guerra a Napoleone, 537 . Musaico (opere di) Come incoraggiate in Roma 9
dalla consulta , III, 406 . Museo Pio - Clementino , Ved, PIO SESTO. N.
NANI >, provveditore delle lagune , e lidi a Ver nezia , 1 , 508 . NAPOLEONE (ved . CONSOLO) incoronato impe rator dei Francesi , III, 237. Vuol farsi chia . mare re d'Italia ; gl’Italiani il fanno pago di questo suo desiderio , 240. Risposta che loro fa 343. Suo discorso al senato di Francia , ivi, Suoi discorsi in Torino , 245. Gran fe sta a Marengo , 246. Incoronatore a Mila. no , 251 , Unisce Genova alla Francia , 256 . Va a Genova e feste che gli si fanno , 257 . .
Cambia Lucca dandola a Baciocchi ed alla
sorella Elisa , 262. Unisce Parma , ivi. Mipac . cia l'Inghilterra , 270. S'incammina a nuova guerra contro l'Austria , 273. Fa un accordo
con Napoli, 274. Vince in Germania , 276, e 277. Fa la pace a Presburgo , 283 , Suo ter.
ribile manifesto contro il re di Napoli, 265 . Crea suo fratello Giuseppe re di Napoli, 291 .
601
TAVOLA
Unisce la Toscana alla Francia , 308. 311 . Sue opere magnifiche, 315. Toglie la Spagna ai Borboni e nomina re suo fratello Giuseppe 317. Nomina Murat re di Napoli, ivi. Si volta contro il papa , 328. Gli contende la posses sione delle Marche, e vuole che il papa fac . cia una lega difensiva ed offensiva con lui , 329. 332. Vuole aver facoltà d'indicar la no
mina del terzo dei cardinali, 336.Occupa con inganno Roma , 337. Unisce le Marche al re gno italico, 344. Di nuovo in guerra coll'im >
perator Francesco , 356. Suo parlar borioso ai soldati dopo la vittoria , 375. Vincitore a >
Vagria , costringe Francesco alla pace , 376. Unisce Roma alla Francia , 381. Scomunica
to dal papa , 383. Fa carcerare il papa, poi condurlo a Savona , 385. Riceve i Romani e come lor parli , 387. Suoi disegni sopra la Religione , 418. Proposizioni che fa al papa, 466 e 475. Il fa condurre a Fontainebleau > 479. Sua guerra contro la Russia , 507. È vinto , 511. Fa un nuovo concordato col Pa.
pa a Fontainebleau , 514. Rotto a Lipsia , 516. Perisce e va all'isola d'Elba , 546 .
Napoli. Tumulto orribile, II, 442 , San Genna. ro vi fa il miracolo in presenza dei France si, 454. Male disposizioni verso il governo nuovo, 461. Suo stato quando cominciò ad es .
ser minacciato dai regii , III , 12. Preso , 24. Crudeltà orribili che vi si commettono , ivi.
Supplizi lagrimevoli , 36. Occupato dai Fran. cesi , 288. Giuseppe re , 291. Murat re , 318 . Napolitani. Loro condotta nello stato romano , II, 425. Loro natura , 451. Loro eccessi in >
Roma , III , 49.
NASELLI, generale del re di Napoli , sbarca a Livorno, II, 496. Costretto a rimbarcarsi ,
435. Occupa Roma e quello che vi fa , III, 48. T. III .
26
602
ΤΑ ν ο Ι.Α
Nava , ponte di. Combattimento Ostinato tra Francesi e Piemontesi , 1 , 170. NELSON . Vince ad Aboukir , II , 314. Traspor
ta il re di Napoli in Sicilia , 437. Rompe la fede in Napoli ed è cagione di supplizi lagri. mevoli, III, 32. Come onorato e premialo dal re Ferdinando , 45. Prende Malta , 143 . Nicopoli , battaglia di , II , 546. Nirza , contea di , invasa dai Francesi , 1 , 83.
Nizsardi. Loro opinioni, e procedere , I >, 113. Nobili in Francia. Loro opinioni nel 1789 , I , 51. Piemontesi , loro arti con Buonapar• te , 307 .
Novi, hattaglia di , II , 616.
NUGENT, generale austriaco, romoreggia e fa guerra sul Po inferiore , III , 535. O
OCSACow , ammiraglio di Russia oppagna prende Corfu , II , 553. OCSKAY , generale d'Austria . Fa debole difesa alla Ponteba ed a Tarvisio con grave danno dell'Austria , II , 22.
OLIVIER. Sua spedizione in Calabria, II , 466. Oneglia , presa dai Francesi , I , Ordini feudali. Come nati , I , 4.
168 .
Ornavasso ( battaglia d' ) tra Piemontesi , re pubblicani e regii, II , 372.
ORSINI, cardinale. Sue opinioni singolari, 1, 33. OSTERMANN, ministro di Russia. Come parli del re di Sardegna , 1 , 305, Otranto . Si solleva contro il governo repubblica 10 , Il , 462 .
Ort, generale d'Austri a. Sua guerra nel Mo >
denese contro Macdonald , II, 566. E nel Pie .
montese , 631. E nel Genovesato , III, 84. 97. É rinio a Gasteggio , 118. Sun valore nella battaglia di Marengo , 122.
TAVOLA
603
Ottimati ( setta degli ) I , 123. OTTOLINI , podestà di Bergamo pei Veneziani . Arina la provincia e perché, I , 379. 500. Cac
1
ciato dalla sua sede e da chi , IJ, 34 .
1
P
Pace di Tolentino , I, 59o. Di Campoformio , >
II , 218. Di Luneville , III , 165. Di Presbur. go , 283. Di Vienna, 376. PACCA cardinale. Separato per forza da Pio VII. III , 385. Relegato nel Forte di Pietra eastello , 386.
PAGANO , Mario , membro del governo, provvi sorio di Napoli , II , 451. Sue qualità , 45 %. Suo modello di constituzione , 455. Suo supplizio , III , 36.
Pallanza . Moto in questa città contro il re di Sardegna , II , 361. PAOLI . Šuoi disegni contro la Corsica , I , 109 . Sue esortazioni ai Corsi , 127. Suoi eccessi contro i Genovesi , 197. Chiamato a Londra e perché , 2:19. PAOLO , imperator di Russia , fa la pace col >
primó consolo, III , 76.88 . PARINI. Suo motto sulla libertà , II , 36. Parlamenti in Francia. Loro opposizione al re, 1,54. Parlamento di Sicilia . Ved . Sicilia .
Parma. Opinioni ed utili riforme nel suo duca. to , 1, 38. Cedata alla Francia , III, 167. Uni. ta a lei , 262 ,
Partigiani dell'antica disciplina della Chiesa . Loro opinioni e ragioni, III, 453. Dell'auto rità di Roma; loro opinioni e ragioni , 456 . Patrizi veneti. Come si spoglino della loro so vranità , II , 110.
Patriziato misto alla democrazia , desiderato dagl' Italiani , I , 453 , PAVETTI passa col Consolo il gran San Bernar
604
TAVOLA
do ,> III , 105. Aiuta efficacemente la vittoria dei Francesi alla Chiusella >, 115 . Pavia ( sommossa e sacco di ) 1 , 353. Compli.
mento dell'università di Pavia a Napoleone , III , 248.
Peculato all'esercito d'Italia descritto , I, 517. e II , 286.
PERRONE , conte , governatore della Savoia. Sue qualità , I , 79. PESARO, procuratore di San Marco in Venezia. Suo discorso al senato veneziano per persua -
dere la neutralità armata , I , 99. Inviato a Buonaparte , II , 40. Suoi sentimenti nell' ul tima fine della repubblica, 95 , Pescara. Presa dai Francesi , II , 434 . Peschiera . Occupata dagli austriaci , e suo sta to , I , 368 . Pico , capitano , incaricato da Buonaparte di far ribellar Verona contro i Veneziani , II , 47 .
Piemonte . Stabilità della sua monarchia , 1 , 36.
Opinioni in questo paese nel 1789 , 39. Con . giure che vi si fanno , e lodi de' suoi magi strati , 182. Stormo in massa , lvi. Nuove sol.
levazioni e supplizi, II , 372. 373., 376 , .. 393. I Francesi l' invadono, ed obbligano il re a rinunziare il regno , 415. Sue condizio .
ni dopo la mutazione di governo , 481. Ripre 80 dagli alleati , e suo stato sotto di loro , 529 .
e 532. Suo stato dopo la vittoria di Marengº,
III , 133. Riunito alla Francia , 191 e 214 . Piemontesi. Scendono in Savoia per correre in aiuto a Lione , I , 146. Respinti dai Francesi, 151. Assaltano la contea di Nizza , e sono re spinti , 152 ,
PIGNATELLI, principe, creato Vicario del re gno dal re di Napoli , II , 437. Sua debolezza ed accordo che fa con Championnet , 440 . Pilnitz ( vera natura del trattato di) I , 63 .
Pino , generale di Cisalpina . Difende Ancona
TAVOLA
605
contro gli alleati . III , 53 e 57. Respinge i Napolitani dalla Toscana , 163. Divenuto so .
spetto al vicerè e perché, 523 . P10 SESTO , Suo viaggio a Vienna e sue esorta
zioni all'imperator Giuseppe secondo , I , 9. Perché eletto papa , 31. Sue qualità , ivi. Pro sciuga parte delle paludi Pontine : 33. Suoi abbellimenti in Roma , 34. Sue deliberazioni
rispetto alla Francia , 67. Suoi provvedimen ti, 185. Domande che gli fanno i repubblica . no di Francia , 340. e 462. Rifiuta la pace col
Direttorio , 463. Sue gravi esortazioni ai prin .
cipi, ivi. Tratta coll' Austria , 579. Buonapar . te gli fa la guerra , ivi. È vinto al Senio , 584 . Sua costanza in tanto pericolo , 589. Manda legati a Buonaparte per trattar la pace , ivi. Conclude la pace , e con quali condizioni , 590. Sua generosità , II , 264. Cagioni che operano contro di lui 265. Suoi pericoli per uccisione di Duphot , 269. La Francia gli dichiara la guerra , 273. Vedc entrar i Fran . cesi in Roma , 280, Come traltato , 283. Fatto partir da Roma e ricoverato in Toscana , 284. e 285. Sue instruzioni circa ai giuramenti , 297. Condotto in Francia dove muore, 495 . PIO SETTIMO,Ved. Chiaramonti.Sua creazione, III , 140, Sae deliberazioni dopo il suo ingres so in Roma , 141 , Suo concordato col consolo, 177. Altro col presidente della repubblica ita. liana ,> 225. Sta sospeso alla domanda di Na. poleone dell'essere incoronato imperalore da lui , 231. Vi si risolve finalmente , 233. Sua allocuzione ai cardinali in questo proposito , ivi. Suo viaggio in Francia , ed incoronazio ne di Napoleone , 237. Torna in Italia , 246 . Ricere in grazia il de Ricci , vescovo di Pi .
stoia , e come , 265. Rinstaura i Gesuiti nel regno di Napoli , 266. Ricusa di entrare in
una lega difensiva ed offensiva con Napoleo . ne , 331. Sue ragioni , 332, Ricusa di ricono,
606
TAVOLA
scere in Napoleone il diritto d' indicar la no mina del terzo dei cardinali , 336. Suoi la•
menti sull'occupazione di Roma fatta dai
napoleoniani , 340. È sforzato il suo palazzo , 343. Sue provvisioni in ordine ai giuramenti nelle Marche , 347. Sua protesta contro l'u . nione delle Marche al regno italico , 351. Sua
protesta contro l'unione di Romaalla Francia , 381. Scomunica Napoleone , 383. Preso, e con dotto in Francia , poi a Savona , ivi. Come ri. sponda alle minacce dell'imperator Napoleo. ne , 423. Come pensi sulle quattro proposi. zioni del clero gallicano , 434. Come spieghi la scomunica , 425. E la deposizione dei prin . cipi fatta dai papi , ivi. Suoi sentimenti ver so la Francia , 427, Rifiata le offerte di Napo leone ,> 499, Come risponda al cardinal Ca prara , 432. Tentato dai deputati ecclesiasti . ci a Savona , 465. Concessioni che fa all'im peratore , 471. Suoi rifiuti, 474. Breve del venti Settembre , 1811 , 476. Nuove molestie 3
che gli si danno , 477. Condotto a Fontaine bleau , 479. Suo concordato di Fontaine bleau , 514 . Pistoia , dottrine di I , 11 .
Pitt , ministro , d' Inghilterra. Come ordisca una nuova confederazione contro la Francia , II , 302 .
PIZZAMANO, Fatto tra lui ed il capitano Laugier al lido di Venezia, II >, 79. Polcevera , sua sollevazione contro Genova , II , 149.
Polizia di Parigi, come fulmini contro il papa III , 444 . PONTINE , paludi. Loro descrizione , storia , e prosciugamento fatto da papa Pio sesto, I , 33. Porto Ferraio , occupato dagl' Inglesi , 1 , 441. Poi perduto , 446. Portogallo , Lolto ai Braganzesi da Napoleone , III , 308. >
T
A VOLA
607
Prammatica . Ved . Bourges.
PRECY , mandato dai Lionesi in Piemonte per accordare i disegni con gli alleati , 1 , 112. Prelati del consiglio ecclesiastico di Parigi . Co. me rispondano ai quesiti dell'imperatore , III , 446. Mandati a Savona per trattar col papa , 465 .
Presburgo ( pace di ) III , 283. Preti giurati . Loro opinioni in Francia , III, 169. Preveza , feroce mischia in essa , tra Francesi e Turchi , II , 548. Primolano , battaglia di , I , 430. PRIOCCA , ministro del re di Sardegna. Sae j . stanze perché la Francia dichiari le sue in tenzioni circa il Piemonte , II , 364. Come ri.
sponda a Ginguenė , ambasciatore di Francia, circa i fuorusciti e gli stiletti , 366. Suoi principii sul passo sui territorii neutri , 380. Come risponda a certe querele dell' amba.
sciator di Francia , 382. Negozia e conclude un indulto con lui a favore degl'insorti , 385 e 391. Sue proteste contro la domanda della
cittadella di Torino , 389. Consente a metter la in possessione dei Francesi , 390. Come difenda il governo pel fatto della Fraschea , 396. Sua generosa rassegnazione ed amor pa . trio , 402. Suo manifesto nell'invasione ostile
fatta dai Francesi del Piemonte , $ 13 . Va a porsi nella cittadella in mano loro , * 18. Sue lodi , ivi. Mandato a Grenoble , 48 .. Procida , isola . Supplizi che vi si fanno, III , 11 . PRONI, uomo feroce, solleva l'Abruzzo contro i repubblicani , II , 465. III , 8.
Propaganda ( instituzione della ) Sua descrizio ne , III , 400. Proposito dell'opera , I. 2. Provenza. Moti in questa provincia contro il consesso nazionale , I , 144.
PROVENZA, conte di. Ved . Luigi XVIII. PROVERA , generale d'Austria . Vinto da Mas.
608
TA VOLA
sena sulla Brenta , I , 533. Vince Duphot a Bevilacqua , 561. E vinto a Mantova , 572 . PRUSSIA , re di. Fa la pace colla repubblica
di Francia , I , 227. Fomenta l'assunzione di Napoleone alla dignità imperiale , III , 329.
Prussiani, insorgono contro Napoleone , III, 509 . Q
QUERINI, inviato della repubblica di Venezia a Parigi, I, 219. Suo discorso al consesso na . zionale e risposta del presidente , 220. Sae querele al direttorio per le rivoluzioni della della terra ferma veneta e come gli si rispon. da , II , 41. Si tenta di sottrargli denaro sotto specie di salute della repubblica , 64 . Quesiti dell'imperator Napoleone al consiglio ecclesiastico ,5 III , 434 .
QUOSNADOWICH , generale d'Austria. Viace a
Salò , e sulla destra del lago di Garda, I, 409. Costretto a ritirarsi da Buonaparte , 412. Scen de di nuovo e s'impadronisce di Lonato ,
414. Poi lo perde , ivi. Grave battaglia tra di lui e Augereau sulla Brenta ,> 533. R Raab . Ved , Giavarino .
RAMPON. Suo bel fatto , I , 280. Sue lodi , 292 . RANZA . Suo procedere iu Alba , I , 299. Sue in temperanze in Piemonte , III , 136 . 9
Reggio . Si muove contro il governo ducale , I , 456 e 462. Suo congresso , 512 . 3
REGNAULT DE SAINT- JEAN D'ANGELY. Stro
mento principale della presa di Malta , II , >
309 e 312 .
REGNIER , generale di Francia , vince la bat. taglia di Campotenese , III, 289. Perde quel. la di Maida , 295.
609
TAYO LA
Religione cattolica . Suo stato in Francia , III , 169. Repubblica . Ved. Cisalpina . Cispadana . Corfù , Francesi e Francia . Genova . Ligure. Lucca . Napoli, San Marino. Venezia .
Repubblicani piemontesi vinti dai regii a Orna vasso , II , 372. Come trattati a Domodossola ed a Casale , 373 , e 376. Vinli e straziati nella
Fraschea , 394. Come trattati in Piemonte dagli alleati >, 532 , Repubblicani italiani si ricoverano in Francia , e benevolenza dei Francesi verso di loro, II ,
537. Loro discorsi ai consigli legislativi di Francia , 538 . Repubblicani napolitani. Come si consiglino
all'approssimarsi dei regii , III , 12. Con 7
quanto valore si
difendano
dal
cardinal
Ruffo , 21. Capitolano con lui 29. Loro supo plizi , 36 . REWBEL , quinqueviro di Francia . Suo detto enorme rispetto ai Veneziani , I , 498 . REY, Combatte egregiamente a Rivole , 1,568. Ricci ( Scipione de ' ) vescovo di Pistoia . Jue opinioni , I , 21. suo abboccamento col papa e ritrattazione , III , 265 . RIVAROLA . Mandato dai Genovesi a Parigi e
perché, II ., 135. RIVAUD, Sue operazioni in Cisalpina, II , 347 . RIVAUD , generale. Contribuisce efficacemente alla vittoria di casteggio , III , 119. Rivole ( batlaglia di ) , 1 , 564 .
Ritrovi politici in Napoli. Che male facciano , II , 457 , III , 12 . Rocco SAN FERMO mandato dai Veneziani a
Basilea e con qual fine , I , 188 . Roma ( Corte di ) Sue opinioni , I, 22. Stalo di essa nel 1789, 35. Spavento in Roma per le vittorie dei Francesi , 388. Presa , e
come
trattata dai Franceesi , II , 280. Presa e come 9
trattata dai Napolitani , 334. Ripresa dai Fran 26
610
TAVOLA
cesi , 430. Di nuovo presa dai Napolitani ed eccessi che vi commettono, III , 49. Pio setti mo vi arriva , e sue prime deliberazioni 141. Roma occupata dai napoleoniani , 337. Unita alla Francia, 381 . Romani >, Loro moto per la libertà in Campo Vaccino , 280. Loro sommossa contro i Fran . cesi, 493. Loro disposizioni verso ii Napolitani, 425. Loro deputati a Parigi, come parlino a Napoleone , III, 387. Romani in Grecia , Libro scritto contro i F:an
cesi e da chi , II , 243 . Roveredo , battaglia , di 1 , 126. RUFFO , cardinale , solleva le Calabrie costro
il governo repubblicano, II ', 463. III , 8. Prende Altamura e crudeltà che vi commet. tono i suoi, 9. Sottomette la Puglia , ivi. Vie ne a Nola per istringer Napoli, 10. Prende Napoli , 24. Capitola coi repubblicani padro . ni dei castelli , 29. Esorta Nelson a serbar la fede data , 32. Come riconosciuto dal re Fer. dinando , 44. Riceve il re Giuseppe napoleo >
nide sotto il baldacchino , 292 .
Russia . Discordia tra lei e la Francia, III, 269. Russo , Vincenzo. Suo supplizio in Napoli,
III , 38. S
Sacco di Pavia , 1 , 359 Sacile , battaglia di , III , 364. SALICETI , commissario di Francia in Corsica
e sue esortazioni ai corsi , I , 129. Altre esor. tazioni di lui , 446. Salò ( fatto d ' armi di :) II , 49. Sant' Agata . Fatto d'armi ostinato tra France
si e Piemontesi, I , 168 . SANT ANDREA , Thaon di , governatore di To rino, scampa per la sua prudenza, la città da un gran pericolo , II , 401 .
TA VOLA
611
San Bernardo , il piccolo , preso dai France si , I , 17a . San Bernardo , il gran , passato dai Francesi condotti dal consolo , III , 105 . SAN - CYR , Gouvion , generale di Francia. Sua continenza in Roma , II, 290. Come combat ta nei contorni di Novi , 629. Marcia da Na
poli verso l'Adige , III , 275. Vince un bel fate >
to a Castelfranco 282 .
San - CYR Cara . Suo valore della battaglia di Marengo, III , 125 , e 129. SANDOZ -ROLLIN , ministro di Prussia e arigi .
Quale proposizione faccia ai Veneziani ; I , 489.
San Giacomo ( battaglia di ) I , 229. SAN GIULIANO , ministro dell'imperatore. Di che cosa tratti con Clarke ininistro di Fran .
cia , 1 , 510. San Marino , repubblica di. Natura del suo go . verno e de'suoi popoli , 1 , 44. Trattata ono revolmente da Buonaparte e sua risposta alle offerte di lui , 5g1 . San Severo . Si sollera contro i repubblicani , preso e come trattato , II, 466 e 469. Saorgio , minacciato dai Francesi , I , 178. Preso , 18o . Sardi Come si difendano dai Francesi , I , 126. SARMATORIS , conte , sue offerte al papa a sa vona , III , 421 .
Sassari di Sardegna. Fa qualche moto
e di
manda gli stamenti , I. 240 . Savigliano >, battaglia di , II , 630. Savoia , invasa dai Francesi , I , 79. Miserabi. le fuga dei fuorusciti francesi da lei , 87 . Savoiardi. Loro opinioni e procedere , I , 113 e 148 .
Savona. Importanza del sao sito e disegni dei belligeranti sopra di lei , 1 , 219. Papa catti vo in Savona , III , 418 .
613
TAVOL
A
SCHERER , generalissimo di Francia sulla ri viera di Ponente , I 253. Conforta il suo go verno a far l'impresa d'Italia , ivi , Vince la hattaglia di Loano, 256, Scanıbiato da Buona .
parte e perché , 275. Nominalo generalissimo in Italia, III , 191. Incomincia nuova guerra,
492. Occupa la Toscana e come , 494. È vinto a Verona , 196. Suo ,errore, 500. É vin to a Magnano, 501. Si ritira sall’ Adda , e lascia il comando a Moreau , 508 .
Schiarino -Rizzino ( convenzione di ) tra il vi. cerè d' Italia ed il generale austriaco Belle garde , III , 547. SCHIPANI, mandato dal governo napolitano in Calabria e sue qualità , II , 467. Rotto dai regii , III , 21 . SCIARPA , uomo feroce sollera la provincia
di Salerno contro i repubblicani, II , 464. III , 8 . Scomunica. Come spiegata da Pio settimo , III , 425 . SEMONVILLE , mandato ambasciatore dal go
2
verno di Francia al re di Sardegna , rifiutato dal re >, I , 77 :
Senato . Vedi Bologna , Genova , Milano, Veo nezia. Senio , battaglia del , 1 , 584. SERBELLONI , presidente del Direttorio cisalpi >
no. Suo discorso nella festa della confedera .
zione , II, 196.
SERRA , membro del governo provvisorio di Genova , imputato dai patriotti e perché , II, 143 e 147. E da Faipoult, e perché , 151,
Accusa Faipoult e perchè, 153. SERRA , Gerolamo, presidente del governo prove risorio ordinato da Bentinck in Genova , III , 545. Serravalle , fortezza del Piemonte presa dai
Liguri . II , 382. Presa dai confederati , 691 .
1
TAVOLA
613
SERRISTORI , Ininistro del gran Daca di Tosca na . Come risponde alle superbe intimazioni di Hervey , ministro d'Inghilterra, I , 138. SERRURIER . Consegna Venezia agli Alemanni, II , 262. Fa rivoluzione in Lucca , 479. com batte con valare , ed è fatto prigioniero nella battaglia di Cassano , 509 e 513. SICILIA . Suo parlamento come composto, I, 27. Il re Ferdinando vi si ritira II, 437. Acciden . nti avvenutici , III, 483. Cagioni di mala con tentezza ivi. Parlamento e suoi atti , 489. Constitazione , data da esso , 497. Cause che
fanno perire questa Constituzione , 504 . Siciliani. Loro onorata risoluzione , III , 492 . SIDNEY SMITH. Suoj fatti nel regno di Na poli , III , 293 . SILVA , marchese . Suo discorso nel consiglio del re di Sardegna per persuader la pace colla Francia , 1 , 242 . >
Società di pubblica instruzione in Milano. Sua composizione e discorsi che vi si fanno . II , 187 . SOMMARIVA ( marchese di ) Mueve i Toscani coniro i Francesi , III , 147. E vinto , e si ri tira , 163 .
Sorrento , preservato dal sacco per la memoria del Tasso >, II , 478 . SOULT. Combatte valorosamente nella riviera
di Ponente , III , 85. Ferito e fatto prigionie ro , 97
SPADA . Suoi maneggi per cambiare il governo di Venezia , II , 107.
S'pagna . Fa la pace colla repubblica Francese , I , 241. Tolta ai Borboni da Napoleone , III , 316. Giuseppe re di Spagna, 317 .
SPEDALIERI. Sua opera singolare , I , 69 . SPINOLA . Inviato straordinario di Genova a Pa rigi , I >, 471 e 472 Rivocalo e perché, II, 14.4 .
TAVOLA 614 passaggio eseguito da Macdo. mirabile Spluga nald , ill , 150 .
Stamenti di Sardegna. Che cosa siano, I , 240. Stato ed opinioni d'Europa nel 1789 , I , 4. STUARD , generale d'Inghilterra, Vince la bat taglia di Maida , III , 295. SUCHET. Sua guerra in riviera di Ponente , III, 85. Come difenda il territorio Francese , go .
SUWAROW , generalissimo dei confederati in Italia.'Vince a Cassano , II , 509. Entra in Milano >, 518. Respinto da Bassignana, 520. >
Suo manifesto
esortatorio ai Piemontesi
>
523. Allende all'espugnazione di Torino , 527. Vi entra e come ricevuto , 529. Vi crea un governo inlerinale e quale !, 530. Prega il
re a tornar nel regno, 536. Si dispone a com battere Macdonald , 56g. Sua prima battaglia contro di lui alla Trebbia , 575. Seconda, 576. Terza, 579. Perseguita i Francesi vinti, 584. Cinge d'assedio Alessandria , 591. Vuol combattere a Novi malgrado dell'opinione
contraria degli Austriaci, 614. Vince, 615. Prende Tortona , 624. Parte per la guerra elvetica , 626. Sue qualità , ivi. T
Tagliamento ( passo del ), eseguito dai France si II , 16.
T'ILEYRAND , ministro di Francia . Suoi senti menti sul Piemonte, II, 167. Sno motto incon >
veniente sugl' Italiani, 221. Sue lettere all' ambasciator di Francia in Torino circa cer
te congiure in Italia , 373. Suo parere sulla riunione della corona d'Italia a quella di Francia , III, 243. TANUCCI , ministro del re Ferdinando. Sua buo.
na amministrazione in Napoli , I , 33.
TAVOLA
Tenda
>
615
colle di , preso dai Francesi e
sua
descrizione , I , 150 . TENIVELLI , storico. suo supplizio in Piemon te e sue lodi , II , 173 . Tiroló ( battaglie nel ), II , 18. Moto de' suoi abitatori contro i Francesi , 19. Altro moto e sua natura singolare , III , 367. e 377 . Tissot, capitano francese. Sao estremo valore a Preveza , ed a Nicopoli , II , 548. Tolentino , pace di , I , 590. Tolone Si dà ai confederati , I , 149. Oppugna .
to ed espugnato per un feroce assalto dai repubblicani, 752. Spoglio che ne fanno i confederati nell'atto d'abbandonarlo , 157 . Miséra condizione dei Tolonesi, ivi. .. Torino > Corte di , Ved . Sardegna. Preso dagli
alleati , II , 528. Terrore che vi regna , 529. Sua cittadella presa , 535 .
Tortona , liberata dall'assedio da Moreau , II , 588. Di nuoro assediata e presa dagli allea. ti 624. Toscana . Suo felice stato sotto Leopoldo , gran Duca , I, 12. Livorno occupato dai Francesi , 401. Espilazioni, 40% . Occupato dai France. si , II, 494. Sollevazioni terribili contro di loro, 562 , e III, 147. Di nuovo occupata dai medesimi, 148. Nuova guerra in lei colla meglio dei repubblicani, 162. Geduta all' infante di Parma , con titolo di re d'Etraria , 167. Unita a Francia , 309. TOSCANO , Antonio . Sua maravigliosa fortezza a Viviena presso Napoli, III, 22. Trani , città del regno di Napoli. Si Solleva contro i repubblicani, presa e come trattata, II , 466 , e 471. Trebbia . Prima battaglia tra Macdonald e Sou >
warow, II, 575. Seconda ,> 576. Terza , 579. Trento . Preso dai Francesi , I , 428 .
TROUVÉ >, ambasciator di Francia in Cisalpi
na. Suo discorso d'ingrésso al Direttorio, il ,
616
TAVOLA
338. Sua lettera contro i fuorusciti francesi , 339. Sna riforma nella costituzione cisalpina, 341 e 346. Discorso di Marco Ferri contro di lui , 342 .
TROUGUET , ammiraglio di Francia. Assalta la Sardegua , e come è combattuto , I , 135. U
Ufiziali di Francia . Loro solenne risentimento contro
i rubatori
dei soldati e dell'Italia
II , 291 .
Ulloa , ministro di Spagna a Torino . Offre la mediazione di Spagna al re di Sardegna , I , 241 .
Utopisti in Italia , 1 , 119. V
Vale , ultimo , dei soldati francesi ed italiani , III , 548 .
Valenziana . Trattato di , tra l'imperator d' Alemagna e il re di Sardegna I , 162 . VALLARESSO >, Zaccaria , savio del consiglio . Sao discorso al senato veneziano per persua dere la neutratità disarmata , 1 , 104. Valtellina ji dà alla Cisalpina , II 190. VANNI , marchese , membro di una giunta sopra le congiure in Napoli , I , 235. Conge. dato e perché , 237 . Vaticano , Comespogliato , II , 287. VAUBOIS , generale di Francia . Costretto a ri >
tirarsi dal Tirolo e da chi , 1 , 529. È vinto a Galliano ' , 530 Lasciato da Buonaparte a co. mandar Malta , II , 312. Come difenda Malta , e come costretto ad arrendersi , III , 143 . Venezia , repubblica di . Sua maravigiiosa sta. bilità e natura del suo governo e de ' suoi po poli , I , 3g. Comparazione tra Venezia e Ge >
nova, 41. Sue deliberazioni rispetto alla Fran
4
TAVO LA
617
cia. 66. Sae deliberazioni dopo l'invasioni della Savoia fatta dai Francesi , s9 , e 108. Al tre sue deliberazioni >, 186. Manda un agente a Basilea , 188 , Accelta in grado di ospite il conte ,di Provenza e come lo tratta , 190. Ac cetta il ministro di Francia Lallemand , 191 .
Manda il nobile Querini come suo inviato a Parigi , 220. Prenunzii della sua distruzione , 269. Sua brutta risoluzione rispetto al conte
di Provenza , 271 , Domande esorbitanti che le si fanno dai Francesi , 339. Nomina Nic
cold Foscarini suo provveditor generale in terraferma , 365. Le vien proposto un tratta to d'alleanza dalla Francia , è come delibe ri , 477. Come deliberi intorno ad un allean. za coll' Austria , 488. E colla Prussia . 489 .
Come trattati i suoi territorii si dai Francesi che dagli Austriaci , 491. Sue querele a Pari.
gi ed a Vienna , 493. Squallore e devastazio ne della terraferma, 498. Arma l'estuario e
perché , 50 % . Come senta le rivoluzioni del. la terraferma , Il , 39. Manda deputati a Buonaparte , 40. Fraude usata contro di lei , 51. Come minacciata da Fuonaparte per mez
zo di Junnd , e sua risposta, 56. Lettere acera bissime di Buonaparte al senato , e grave ri. sposta di lui >, 58 e 61. Manda nuovi legati a
Buonaparte , 62. Le giungono funeste novelle da Vienna a da Parigi, 63. Grave fatto del capitano Laugier , 79. Buonaparte le dichia. ra la guerra , 90. Ragioni di Venezia , 91. A. dunanza in casa del Doge, discorso di lui , e rivoluzione fatta , 93. Allocuzione del Doge al gran consiglio , 96. Risolazione fatta da questo , 99. Macchinazioni in Venezia , 101. II gran consiglio consente a modificazioni nella forma dell'antico governo', 105. Il gran consiglio si spoglia della sovranità ed accetta il governo rappresentativo , 110. Sommossa popolare , 112 , Venezia occupata dai France >
?
618
TAVOLA
si, 114. Vi si crea un municipio ,> ivi. Sao
trattato con Buonaparte , 115. Suo stato dopo
il cambiamento , 233. Disposizione degli ani. mi nella terraferma verso di lei, 224. Spogli , 339. Festa allegra e compassionevole ad un tempo , 245. Consegnata dai Francesi agli Alemanni, 263 . Verona , insidiata , e da chi , II , 47. Sua terri . bile sollevazione contro i Francesi , 65. Pre. dicazioni che vi fa contro i forestieri un fra le cappuccino , 75. Si arrende ai Francesi ed a quali condizioni, 83. Suo monte dipietà espilato, 85. Battaglia di Verona ,496 e 497.
Veronesi. Molto sdegnati contro i Francesi 3, e perchè, II, 49. Fanno una terribile solleva . zione contro di loro , 65. VICTOR , generale di Francia . Buonaparte lo manda a far guerra al papa , 1, 580. Vince i pontificii al Senio, 585. Sue esortazioni contro Venezia , II, 225. Come combatta nella bata taglia di Savigliano , 631. Suo valore nella battaglia di Marengo , III , 123 e 129. 3
VIDIMAN , municipale di Venezia, II, 323, Suo elogio , 254 .
VIDIMAN , provveditore di Corfå. Sue qualità, II , 231 .
Vido, scoglio di , una delle difese di Corfů .
Come assaltato e preso dai Russi e Turchi , II , 554 .
Vienna Umori e parti in essa, II , 9. Villanova , cercata da Buonaparte e perché, · I , 540.
VILLETARD. Segretario della legazione di Fran. cia a Venezia . Sue qualità e , condotta, II , 103. A quali condizioni voglia che si cambi il governo di Venezia , 107. A chi attribuisca un lumulto popolare nato in Venezia , 113. Come annunzi il loro destino ai Veneziani , 253. Sue generose lettere a Buonaparte , 256 , e 260 .
1
TAVOLA
619
VINCENT , soprantendente dell'italica polizia. Suoi ordini circa il papa ' prigioniero a $a. vona, III, 420. VISCONTI , Ennio Quirino. Sua bella descrizio ne del museo Pio -Clementino , I , 35. >
VISCONTI, Galeazzo ,ambasciatore della Ci. salpina a Parigi. Suo discorso al Direttorio e risposta del presidente , II , 203.
VITALIANI, napolitano , mescolato nelle rivo. luzioni di Genova , II , 120. VITTORIO AMEDEO , re di Sardegna. Sue qua .
lità e modo di governare, 1, 37. Propone una lega italica per opporsi ai tentativi dei Fran cesi , 61. Suo desiderio di guerra contro la Francia , 66. La Francia gli dichiara la guer ra e perehé >, 78. Sue deliberazioni dopo la rotta di Savoia , 91. Suoi disegni sopra le prou vince meridionali della Francia, 119. Non
s' accorda col generalissimo Derins e perché, 114. Scende in aiuto di Nizza , 115 e 146. È respinto , 152. Fa un trattato coll' imperator
d'Alemagna per ismembrar dalla Francia le province meridionali,562. Suoi provvedimen ti si civili che militari per resistere ai Fran cosi , 183. Come riceva la mediazione di Spa gna per la pace colla Francia , 241. Tentato dagli alleati pel caso dell'invasione dei Fran cesi in Piemonte e sua animosa risposta, 265.
Fa tregua, poi pace colla Francia, e conside razioni in questo proposito , 302. Sua morte ed in quale stato lascia il regno , 466. PITTORIO - EMANUELE , figlio del suddetto , Ved . d'Aosta , duca . Viviena, forte di, Come difeso dai repubblica. ni di Napoli , III , 22 . W
WALLIS , tenente maresciallo d'Austria, manda soldati in Piemonte , I, 183. Sua perizia nel
620
TAVOLA
la battaglia del Dego , 201. Perde la batta glia di Loano , 354 . WICKAM , ministro d'Inghilterra in Isvizzera , Sae proposizioni per la pace , I , 262 . WILSON , generale inglese . Si travaglia per l'independenza d' Italia , III , 525, c 541.
WORSLEY, residente d' Inghilterra a Venezia. Sue moderate insinuazioni al senato , I, 140 .
WUKASSOWICA , colonnello d'Austria . Sao bel fatto al Dego , I , 289. Sue lodi , 292. Romo reggia sul Bresciano , 1 , 501 , 505 , e 506. Co me combatta nella battaglia di Cassano, 510 Muore a rotore il Novarese , il Vercellese , ed il Canavese , 515 e 521. Prende Torino , 528. Pressato dai Francesi nel Tirolo come
scampa , III , 159. WURMSER , maresciallo , generalissimo degli
Austriaci . Suoi disegni per la ricuperazione d'Italia , I , 406, Fa risolvere l'assedio di Mantova e vi entra vittorioso , 412. Come or
dini i suoi alla battaglia di Castiglione , 418, È vinto nella battaglia di questo nome, 423. Ed a Roveredo , 426. Rompe a Buonaparte il diseguo di condursi in Gerinania e con qual arte , 428. È vinto a Primolano ed a Bassano, 430. Si ritira in Mantova , 431 .
é
vinto sotto le mura di questa fortezza , 436.
Fa una sortita e con qual successo , 558. Si arrende e come lodato da Buonaparte , :583, Z
zach , generale d'Austria. Sao valore ed im. prudenza nella battaglia di Marengo , III , 127 , 128 e 130.
Zara , capitale della Dalmazia veneta . Come venga in poter dell'Austria , II , 228. Zorzi, Suoi maneggi per cambiar il governo veneto , II , 107 .
ERRORI
T. I. pag. 23. v. 9. 1750 389. V. 37. Guidi
CORREZIONI
2759 Gnudi
Francesco T. II. pag. 48. v. 9. Emilio ( in alcuni esemplari ) ivi
v. 13. Emilio 1. quesot
516. v .
Emilii questo
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