S'I10RIA Dl~LL' ARTIGLIERIA ITALIANA
PARTE SECONDA (DAL 1815 AL 1870)
VOLUME V (.A.RGOME~TI TECNICI - DOTTRINA. DI IMPIE GO - STABILIMENTI D'.A.RTIGLIERI.à. - STORIA DEL SUPREMO CONSESSO DELL'.A.RM.A.)
RIVISTA DI ARTIGLIERIA E GEN I O R
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II Gen. Carlo Montù, pi-esentando al pubblico dei lettori il Vo-· V della sua poderosa Opera ha dichiarato nell.a P re,nessa che esso n on complet a la serie con cui dovr ebbe chiud ersi La St01ia clell'Artiglie1ia I taliana dalle- origini ai nostri' giorni; ma cb.e « altri volumi occorrono per giungere al traguardo,. e sopratutto occo1-rono altri anni di stu dio e di lavoro )> • .Il piano di lavoro clie dapprima pareva dovesse essere circo scritto in limiti essenzial menle regionali, per v olere d ell'I sp ettorato dell'Arma ha dovuto essere esteso all'intero campo nazionale: dond e l a compilazione di 1m'Opera veramente complessa cb e non troverà 1:iscontro sim ilare in altri P aesi d 'Europa e del mondo. Chi ha seguito finora la dui·a fatica d el Gen. Montù, intrapresa da otto anni, e ne ha comprese le nobili finalità, non potrà ch e plaudire al nuovo a nnunzio dell'Autore; ann u n zio che costituisce un nuovo impegno al quale il Gen. Montù ottempererà sen za dubbio, con la sua nota tenaci.a, con l a sua tempra di acciaio,. <',OU la stessa versatilità veramente non comune in questo campo che è d iventato Ja sua passione e la sua gioia: e a « tragual'do )) sar5 raggitmto col noto r itmo che non h a sosta. Frattanto, in attesa ch e si r~alizzi il nuov o p l'og:ramma già concrntatosi n ella mente d ello Storièo vàloroso e geniale, ci sia l ecito dfre q ualche parol.i di present azi one d el volume V, che :il G enerale Montù ha dedicato alla esposizi one di quella parte essenzi ale e fondamentale della Storia « per cui proprio per merito di artiglieri nostri, furono risolti per- l'Artiglieria, per tutte le artiglierie - per le Artiglierie di tutti i paesi - i principalissimi basilari problemi della rigatura e della .r etrocarica che mutarono interamente la tecnica ·dell'Arma moltiplicandone le più efficaci possibilità tattiche » . LUME
•
Argomenti, tecnici, dottrina d 'impiego, stabilimenti d'Artiglie~ ria, storia del supremo consesso dell'Arma sono i titoli su ggestivi d e i quattro Capitoli d i questo nuovo volmue, scorrendo i quali, sovente, il l ettore sente il bis ogno d i sostare p er ·1·accogliersi col pensiero d avanti al n ome dei Grandi artiglieri che furono e saranno sem pre vant o d ell'Italia n o stra, lustro de:Ua scien za e -onqre delJ' Arma. Nella trattazi one di C< A1·gomenti tecnici )), dopo i n omi gloriosi di GIOVANNI CAVALLI, del SAI N T RoBERT e del SIA.CCI, astri ftùgidissrm1 che illuminarono col l oro sapere e con la loro mente specula
trice il periodo d ecorso dal 1830 al 1861, il G-en. Montù ci fa siìl are d avanti quelli di una serie di dotti ufficiali di artiglieria che, sia in riunione nel Su1n·emo Cònsesso, sia isolatame nte, portarono. l'Ar, tiglieria ai prog r essi che n el 1870 rappresentavano già mète gigantesche raggiunte. · , N ella « D ott r ina d 'Impiego >> l'Autore passa in rassegn a i cri- . ter.i d ' impiego d ell'Arma dal periodo Napoleonico alle nostre guerre d 'io.dipende nza e di unità d ' Italia, con opportuni accenni a quanto veniva p1:aticato anche presso gli eserciti d e lle principali nazioni d'Europa; e conclude affermando che l e d efici enze riscontrat e in tale campo furono strettament e connesse ad un importante p 1·oblema rimasto per m olti a nni, anche dopo il · 1870, .in g ran p a1·te insoluto. « Il principio d ella m assa, d a tutti accettato e propugnato i;n teoria, era in pratica di difficile attuazione » . ..._ Il Capitolo s u e< Gli Stabilimenti d'Artigliei:ia: >) , ricco d'~nse gv.am e nti, va] e a m ettere in luce il fenomeno pe1· cui e< dal mos aico di S t a ti e Staterelli di allora non poteva nascere se non un mosaico di attitudini e di r ealizzazioni». Facevano eccezione il Piemonte e il Regno delle due S icilie, non che l a regione B1:esciana, tradizionale costruttrice di armi portatili. . Nella trattazione del « Supremo Consesso d ell'Arma>> l'Autore ha riassunto con mano maestra le molteplici fonne di attività di taluni Enti che dal 1574, mutando successivamente denominazione, soprassedettero a gli studi ed a lle riforme graduali apportate all' Arma di A1·tigJieria Piemontese, diventata poi Italiana; studi e riforche assillaro110 instancabilmente poderosi ingegni senza fiaccarne l'indomita volontà . Uno sgu ardo ancl:Ìe s{1perfìci ale al contenuto di · questo Capit olo può d are l a misura· delle ·d ifficoltà ver amente · eccezionali che l' Aùtore ha dovuto affrontare e supei·a.re p er ricercare e rioxdina.re una mole inlmensa di materiale, 1·iuscen.do con l'agilità de l suo ingegno e con la compet e n za di t ecnico a c oordinarlo c on quella maestrì a che gi à gli è stata riconosciuta ed ammirata nei precede11ti volmni della sua Storia . A que~te poch e note , che non c ostituiscono neppure un t entativo di abbozzo di uno schenia recensorio sul con tenuto del volume V, alle vive felicitazioni c h e deside1·iamo esprim ere al çenerale Montù e d ai siioi valorosi collaboratori pe,r questa loro nuova ~obile fatica, ch e rappresenta il va1·0 di una nuova corazzata nel mare immenso dell'attività culturale n azionale, . d esiderian10 aggiungere a titolo di n otiziario ai lettori, che i nuovi volumi gi à preventivati d all'Autore per raggiungere il << ti·aguardo » sarannç> quattro : il volume V I comprenderà il p eriodo decorso tra il 1870 ed il 1914; i volumi V II, V III e IX tratteranno della Grande Guerra; e in essi il · Gen. Montù ci farà rivivere momenti _che l'attuale generazione visse con l' aninlo trepidante a traverso sacrifici d'ogni sorta; ma Egli ci dfrà assai b e n e delle glori e ·e dei nuovi allori che l'Artiglieria I taliana seppe raccogliere .in un periodo t anto torme ntato e torme ntoso, che per noi i t aliani doveva segnare una tappa ver so il raggiungimento dell'Impero.
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STORIA DELL'ARTIGLIERIA ITALIANA 1870-1919
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GIUDIZI SUL VOLUME IV DELLA
STORIA DELL'ARTIGLIERIA ITALJANA del Generale CARLO MONTÙ
<< Verrà quindi la parte dal 1815 al 1914, secolo nel quale l'artiglieria moderna aumenta incessantemente la sua ùnportanza 'nella decisione della battaglia; poi la parte relativa alla guerra mondiale che riuscirà di' un interesse palpitante e drammatico poichè n arrer à le gesta e i sacrifici dell' ar tiglieria italiana durante la grande guerra vittoriosa ». B ENITO .Mu ssoum
Nella Prefazione al Primo Volume,
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agosto XII.
« La << R evue d ' Artillerie » crede dovere attirare nuovamente l'attenzione dei suoi lettori su l'interesse èccezionale di questa opera considerevole, vera miniera delle più preziose informazioni sul passato dell'Arma». Il Generale l.Vlontù, richiamando l 'attenzione dei più autorevoli competenti stranieri sulle glorie della no stra artiglieria, ha {ICquista to diritto alla gcatitudine nqn degli artiglieri soli, ma degli Italiani tutti. GUALTIERO SARFATTJ
"La Nazione•,
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dicembre 19S7-XVI E. F.
« An che il I V v,ol ume; co~e quelli che lo hanno precednt,o, e oome quelli che lo seguir anno , è ponderoso, avvincente, ricco di notizie e di documentazioni. C ARLO ROMANO «
La Gazzetta del Popolo », Torino, 26 novembre 1937.
« A distanza di pochi mesi d-alla pubblicazione del V,olume III della Storia ,dell'Artiglieria Italia11a il generale Montù presenta al pubblico dei lettori il Volume IV della sua grandiosa opera, e si prepara a varare anche il Volume V. « Il Generale Montù, lavorat,ore e r ealizzatore indefesso, ha attratto nella prop ria scia il gruppo fedele d ei suoi collal:ìoratori, e cocce a grandi passi l'itinerario prcfissosi quando si assunse il poder-0so incarico di scrivere la Storia del1' ArLiglieria ».
P. R.
" L' Ora • , Palermo, 25 novembre 1937 - Anno XVI.
« ... Ma il tentati vo di compendiare sia pure nelle sole indicazioni essenziali l'enciclopedia.artiglieresca d el gen erale Montù nàufraga dinanzi alla mole dell'opera alla quale si affezioneranno non solo gli artiglieri e i militari e le caini· cie n'<re tutte d'Italia ma il gran pu.bblico che ·vi ritroverà gli accenti più ineffabili del faticoso cammino delle gen~razioni. A rendere particolarmente accette le pagine del Generale sLorico e sci enziato e dei suoi collaboratori basterebbe il capitolo sulle Scuole di Artiglieria, specialmenle nelle parti sull~Accademia Militare e sulla Scuola d'Applicazione di Artiglieria e Genio di Torino e sulla Nunziatella di Napoli, per misurare l'immenso apport<i dell'artiglieria piemontese, _n apoletana e poi italiana all'elevazione tecni co-militare e alla grandezza d'Italia ». <1r. CÌ.
" !1 Messaggero ,i, Roma, 25 novembre 1937 . Anno XVI.
5 « E' uscito in questi giorni il quarto volume della Storia della Artiglieria Ltaliana del Generale Montù, opera i cui primi tre volumi hanno riscosso calorosi consensi di tutta la stampa italiana. << In esso l'Autore, n ell' intento di esaurire in modo definitivo tutta la materia fino al 1870, facendo talvolta qualche passo a riti,oso, ha ritenuto opportuno di dare po,;to a determinati arg<>menti che spiegano il processo evolutivo dell' Artiglieria nei vari Stati Italiani, sovratutto nel campo degli studi e delle Scuole .. « Questo quarto volume ved e la luce a pochi m esi di distanza dalla pubblicazione del terzo e pure il quinto volume vedrà la luce tra breve tempo. « E' ,già stato notato ·che quest 'opera non ha soltanto contenu to e valor e storico, ma anche importanza tecnica non inferiore, coi:redata da episodi, notizie e illustrazioni chiare e importanti ». « Il Piccol o della Sera», Trieste, . 24 novembre 1937:XVI. « A pochi mesi di distanza dàlla pubblfr41zione del terzo volume della Storia dell'Artiglieria Italiana. che il Generale Montù pre para in una m~gnifìca edizione a cura della « Rivista di Artiglieria e Genio », ecco che compare il quarto e si annunzia imminente il quinto. E ' veramente mirabile lo sforzo che il geniale Autore e i suoi valorosi collaboratori fanno, per arricchfre la Nazione di un'opera di · tanto pregio ».
***
• u Nuovo Giornale "• Firenze. 18 novembre 1937-XVI.
« Ques to nuovo volume che si aggiunge ai tre precedenti ha un merito tutto su-0 particolare : quello di raccogliere una serie di ar gomenti intesi a completare la conoscenza di elementi che concorrono a f<>rmare l ' ossatura dell'evoluzione dell'Arma riferita alle artiglierie dei principali Stati -d'Europa, e di svolgerli con quella consueta arte che già fu o~gctto, di ammirazio n e da parte di chi ha preso a seguire poi l'Autore nella sua n on. comune fatica ». Colonn. ILDEBR.ANDO FLOIIES • La Voce di Bergamo"• 17 novembre 1937.
« .•. Il IV volume della p0derosa Storia d,ell' Artiglieria Italiana, nonostante la riproduzione particolareggiata di d ocumenti des,tinati ai colti, è accessibilissima anche ai profani e diviene piaoevp lissima anche per la sua d ovizia di illustrazioni - molte delle quali policrome - che facilita la comprensione del testo ed impone utili e piacevolLsoste di r a ccoglimento , di comparazione e di riposo, che ridonano fiato e suscitano idee n u ove » .
LA
TIGNOLA
" La P rovincia di Vercelli "• 16 novembre 1937. « ••• Non ho s aputo resister~, dice appunto l' Autore nella Prefazione a questo IV v<>lume della sua storia, .al fascino di illustrare le gesta garibaldine considerate sotto lo speciale angolof visuale artiglieresco... In sostanza, Garibaldi, condottiero, animatore e suscitatore di entusiasmi e di fede nei nuovi destini della Patria, .aveva anche il bernoccolo di ottimo artigliere sul campo tattico ». Il fa. scino subìto dall'Autore si trlisinette al lettore. Ed ecco come il .grosso libro che potrebbe essere accoloo come un'opera di consult azione da mettere in bihlioteea ( quando non siano d ei tecni ci, o dei devoti allo spirito di corpo ad interessarsene), acquista il pregio di tm'opera pensata e composta con molta arte e, sopra. tutto, con molto cuore ». ' FR.<1.MAR
I
"La P rovinçia di Como», 1 novembre 1937.
« La Storia dell'Artigli'?ria Ita.Uafia si è arricchita di un nuovo volume e perciò di un altro il;nponen te quadro che, n elle sue linee sobrie, nitide ed ele.ganti, illustra il cammino dell' Arma nel l ento svolgersi dei secoli. « Cammino invero ~entito, più ch e conosciuto appunto perchè le . virtù di questo potente o rganismo trovano n el cuore degli Italiani fa maggiore esalta-
6 .rione; ma fino ad oggi nessuno si e r a a ss1.1nt o il grave e faticoso onere di cercare, di r accogliere e quindi di coordinar e tulli i fasti d ell'Arma ». FEDEIUCO «
DE
GAGI.TA
L 'Italia Combattente • . 31 ottobre 1937.
« Il Gcn. Montù, ch e n e l volume ill della sua poderosa pubblicazione su l ,a Storia dell'Artiglieria I taliana b a trattato oon mano maes tra gli avvenimenti politici e milita ri del periodo che d ecorre dal 1815 al 1870 e ne ha fono risaltare magnificamente l a stretta r elazione. p arti col armente per la p arte relativa alle
vi cende d ell'Arma in esa m e, ool volum e IV testè licenziato alle stampe h a Yoluto integrare il volume preced en te con l a raccolta di una serie di argomen ti strettamente co nn essi oon l a evoluzion e e ~ n l o sviluppo del Corpo di Artiglieria d ei vari Stati italiani >). .. 1J Brennero ... Trento. 3 1 ottobre 1037 « Il quarto volume d ella Storia clel-l'ArtigUeria I taliana del General e Montù esce all'inizio dell' anno sedicesimo dell'Era fascista come on segno di alto significa to. In una continuità ideale che non h a sosta l a geniali tà, la scienza, là pas sione e l'eroismo dei combatten ti d 'Italia si rinnovano e si illuminano di luce sempre più viva, traendo dalla lor<> e ~senza magnifica l a forza seren a e cosciente per a t tinger e a m ète sempr e più alle ». • 11 ValorP Gn eJ•rie1·0 ,., Roma. 31 ottobr e 1937.
« l\1entre sulla stampa nazionale si va in tensificando la diffusione del caldo e d en tusia stico consen so con cui è stato accolto il v<>lum e terzo deUa Storia delArtiglieria Italiana del Generale Montù, edita per cura d ella « Rivista di Artigli e ria e G e nio», e si rileva, con un senso di prof,ondo compiacilnent<> misto a giustifi cato ,orgoglio di italiani, la l a rga cc,o che l'<>pcr a h a tro vato anch e n ella s t:unpa militare di olLre confine, siamo v •ram cnte lie ti di notificare al pubblico d egli studiosi l'uscita d el volume quarto ili tal e lav,oro storico». « L'At•Ugl1ere ~-
z•
« La l ettura di que sto IV volum<' ries~<' n on soltanto interessante e d i stru t tiva, m a altresì indispe n sabile a chi v<>glia iwpr e nder e il risoontro che tanti at"gomenti h a nn o col processo ev,olutiv<> d ella n ustra .gloriosa a rtiglieria ». • Avvenire di Tripoli ... 11 novembre 1937-XVT.
« Il Generale Carfo Montù ha dimostrato a nche i n questo volume di 5aper coord i n are, amalgamare e rendere inte ressa nte e piacevole anche ciò ch e a prima v i s ta potr ebbe sembrare superfluo. <e L'op era, che ebbe l'on ore di una recensfon e d el Duce, m erita dunque ogni p iù incondizion a to con Eenso di critici e st u diosi ». «
Le Forze Arm\te
***
».
Roma.
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dicembre 1937-XVJ.
« Le q uasi 900 pagine cli questo quarto volume, s tampato con la consueta cura tipografica e a d-orno ,di una iconografia i;furzbsa, son o non m eno interessanti "' variate d elle pagine d ei volumi p r ecedenti : es~e sono d edicate alle artiglierie garibaldine, alle uniformi dcli' Arma di artiglie ri a, alle bandiere, ngli scrittori, ai musei, alle scuole. « V,oJame quindi p nrlicolarm cnt e appetitoso e d ecl etti co, dove .H tecnicismo d ell'arti glier e e dello s torico tr,ova sovente e con molto garbo il modo di far riposare il l e tto r e n ella narrazione dell' an e d do to o del partic,olare storioo vivace e in e dito » , GucoMo CARnom .. La Stampa •, Torino, 4 gennai o 1938. « La grande aspir az1.o n e d egli artiglieri va cosi I dive ntando u na palpitante realtà, aspirazione di una lunga teoria d j anni, che la grand e guerra vittoriosa, p er il contributo di sangue da essi doto , circondò oon l'alone del do ver e e quindi in wi' voto d a sciogliere, <-o m e volle a mmonire 1'Augusto Condottiero d ella T erza
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Armata quand<> scrisse : << ••• i l più utile e duranrro omaggio a ll'artiglieria deve esser e la St-0ria dell'Arma». « Questo comandamento non andò disperso. La consegna, divenuta sacra, toccò al Generale Carlo J.\llontù. cc E l'Artigliere che in Libia, sul Carso, -sul Piave ed in terra cli Francia si era coperto di nasb'i azzurri e di ferite, alle~gerì, nell'infinito am ore per la su,a arma, gli anni cli sua· vita, chiamò intorno a sè un manipolo di oollaboratori; ai quali sepp e infondere l'ardore d ella 5ua seconda giov:inezza e li guidò con chiarn ,·isione in pazienti acc,1rate ricerche negli arclùvi e biblioteche cli tutta l'Italia, per poi martellarne la materia grezza, affinandola nelle linee nitide di una grande Opera ». e. s. • Rivista dì Ar tiglieria e Genio ». dicembre 1937.
« Particolare in1portanza è conferita a questo IV volume dai capitoli sulla storia delle bandiere delle varie artiglierie italiane, qu ello sulla costituzfone del Museo d ' Artiglieria di Torino e il capitolo sulle uniformi degli artiglieri nei vari S tati italiani dal 1851 al 1870, riccl,i tutti .di numerose illustrazioni a colori. Quanta paz~enza, costanza e clonrina per la ricerca di questo materiale informativo; c1uanta coscienza e geniaHtà nell'armonizzarne le parti in sb·etta coordinazione st-odca e per esporle in una f-0rma avvincente e didatticamente perfetta! A que-ste fonti dovrà attingere, per esempio, chi vorrà vedere a fondo nell'epopea garibaldina del Trentino e di SiciHa ». • Le Vie d ' l talia », Milano, gennaio 193S. cc 11 fervore spiri tuale, intellettuale e 6sicio di questo ,geniale A utore, che nella solimcline de] su<> roruitaggio ha saputo raccogUere attorno a sè tanta ammirazioJ1e e simpatia trae motivo unicamente .da un patriottismo a tutta prova che il Generale Montù ebbe in retaggio dai Suoi antenati. << Kativo Egli pure del forte Piemonte alle virtù d ella razza adamantina sa• v<>iarda ha avuto il dono cli legare in stretto ed equilibra to com;rnbio le doti di uomo politico, di tecnico, cli soldato e di scrittore forbito. Solo così si può spiegare la forma poli~drica di attività che da poco meno di un cinquantennio il Montù va spiegando, in tanti campi dell'attività nazionale, sempre gran signore n el tratto e di cuore grande come è grande l'orizzonte d elle S u e idee. cc Con questa prospet tiva fissa davanti a.gli o cchi d ella mente il Generale 1\'I ontù ha raggiunto così quella che p-otremmo clùamare la · « quarta tappa » d el Suo faticoso viaggio; ma è già_ripresa l a strada ». X. « La Gazzetta del Mezzogiorno», Bari, 1/4 marzo 1038
« Ottimo libro questo IV volum e della Storia dell'Artiglieria anche se la aridità deJJe notizie raffredda tal<>ra la vivacità della esposizione ed attenua l e tinte del quadro storico, libro che, con i precedenti e quelli che seguiranno , contribuisce potentemente a.d esaltare la vivaci tà, l a multiforme grandezza d el genio italiano ». TITO Pmru Palermo . 11 fepbraio 1938. ' ha « La prrbbHcazione del volume IV della Storia dell'Artiglieria Jta/,iana coinciso con una data memorabile: l'Annh•e1·sai:io della 1\iar cia su Roma. « In tanto fervore cli opere negli s,·ariati settorf de ll'Italia Imperiale, l a Storia dell' Arti,glierl.(l Italiana, che ha avuto la ventura di esserP. onor-nta '1 A' " "'I P rr.fazione del Duce, ha voluto portare -H suo contributo >> ·
«
Giornale di Sicilia
»,
e. s.
" Rivista di Art iglieria e Genio », Roma, ottobre 1937. « Era logico che ad nna storia del Museo d 'Arti.glie1'ia il Gen. Montù facesse s ~ e un cenno sul Corpo R eale d'Artiglieria in relazione al « Servizio d elle Miniere >> negli Stati Sabaudi; e per maggior-e ' intelligenza del l ettor e allega, a titolo di curiosità culturale, un « Succinto ragguaglio -Ì!<t<>rico della Prima Sezione del Regio i,ahoratorio Chimico-Metallurgi co d el Regio 11..-scn ale >>, e dne saggi di « Regie Patenti d i nomina ad I spettore delle Miniere >> degli Stati Sabaudi ». «
***
Rivista di CoU-ura :Uarinara
»,
gennaio-febbraio 1938.
8
« Volume, ripetiamo, del più alto interesse, appassionante; equilihrato, denso di materiale storico. (e l giovani d'oggi, leggendolo, studian dolo, ama..."J.dolo, profitteranno in o gni tempo di quell'inesauribile patrimonio di opere, di virtù, di alt~ azioni, di gloriose gesta la~ciateci da quei gloriosissimi vecchi che ci diedero la Patria. <e Al Generale e amicò di tanti anni, Carlo l1ontù, rinnoviamo il nostro plauso più vivo. Il monumento che egli sta innalzando all'Arma di Artiglieria, monumento degno clelle sue glorie, degno del valore dei Capi e dei gregari, sta per essere compiuto. L'Arma dotta ed eroica avrà domani la sua st<>ria defini tiva >). Prof. Avv. D ott. Ar,FREDO VINARDI • Vita Soci ale
»,
10 marzo 1938.
( e La m<>mm1entale opera d el G•mc1"al.e Cado J.\ll ontù, condotta con larghezza di criteri e con la collaborazione di parecchi egregi autori, è arrivata al suo fV volume. Il primo vohJme ha un carattei::e prevalentemente narrativo; il secon do illustrativo : quello è fond amental e e permette d i seguire punto per punto IA vicende dell'Arma nei vàri Paesi e nelle incalzanti vicende della storia italiana ; questo è ,sussidiari o e verte sp e ciahnente su particolari e curiosità meno note. Ma l'ultimo volµnte u scito completa degnamente il precedente, e d è assai p iù prezioso, percbè in qu esta materia molto spesso i particolari inediti e cu riosi servono ottimamente a illuminar e lo spirito ed i motivi intimi della storia d'una istituzione >>.
A. V.
" Corriere deJla Sera
».
Milan o. 2 gennaio 1ga·s . ·
Le v arie parti di questo ricco volume sono ·b en coordinate, così che la l etne riesce piace,·ole o interessante pel· la varietà degli argomenti, per le p r e gevoli documentazioni storiche e per la forma semplice, e pJll: viva e colorita, ·be contraddistin gue tutta la narrazione. 1 ~ « Auguriamo che la nuova fatica dell'illustre Gen erale Montù e dei s uoi col• ,, , abor a tori, tutta soffusa di amore all'Arma generosa e di patriottico ardore, ben ,. ) meritev<>le di ammirazione e di plauso, trovi la più larga acooglienza in ambienti, ,J '.:,,,...• oltre che militari, anche civili, ed il riconoscimento più pieno e completo». (<
tura
" Rassegna di Cult u ra M ilitare », Roma, genuaio 1938.
« Questo IV volume non è evidentemente u n libro che si debba leggere, co me si usa dire, . lutto d'un fiato, clal prin cipio alla fine, ma un libro che giova aprire di tanto in tant-0, anche a caso, per respirarvi: una boccata d'aria sana e· fresca e da mettere nella bjblioteca per consultarlo quando occo1Te su di un d eterminato argomento, sicuri che esso n on fallirà all'attesa. « Ecl ora, caro ed illustre coJlega, attendiamo il quinto volume » .
Genenùe GIOVANNI «
MAlUETn
E ch i e , Commenti ».
(t • • •• • anche il qu arto volume c-0ntiene, o ltre i dettagli strettlunen te artiglier eschi, degli i nteressanti capitoli concernl'!I).ti l'evoluzi one dell'educazion~ ..c! dell'ist ruzione militare, l a cr,onistoria delJe unif~m.i e delle bandiere degli artiglieri èlei vari i Stati italiani', tanto che può contare sull' interessamen to per par te d egli studiosi e degH scrittod di materie militari. Colonn. G YALOKAY J ENO··
1Iadtorté n elmi K ozlem én yek (I.TJ Fil zct)
Budapest. 1938. < Con ardore appassionato di scrittore e di nar ratore sensibile ai fasti della P.;1tria, il Generale l\'Iontù si occupa da anni d elle vicende dell'Artiglieri a Italiana a ttraverso il tempo. Il IV volume è nuovo frutto della sua aurea fatica, opera meditata e severa> .
ETTORE 8 TANCAMPI ,"1W
Rivista
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«
Cost ru ir e • , Roma, aprile t93S-X VI.
.....
PREMESSA AL V. VOLUME
Nel p1~·esentare al pubblico quest o Volume della seconda parte mi sento in obbligo di fare alcune precise dichiarazioni. Ad ormai ott o anni di distanza dal momento in cui mi accinsi all' ar dua se pur tant o cara fatica voglio ricordare che questo Volume dovr ebbe essere l 'lùtimo della completa serie e con · esso dovrebbe chiudersi € conchiudersi la Storia dell' Artiglieriai I taliana dalle -origini ai giorni nostri : cosi viceversa non è perchè il primitivo piano di lavoro che doveva svolgersi essenzialmente fra i limiti regionali ha dovuto invece estendersi all'intero campo nazionale e perta nto sono certo che sarà apprezzat a al suo giust o valore l a significazione altissi ma di una ·t ale modificazione direttiva, v-0lu ta. dall'I spettorato dell'Artiglieria, per cui viene compilata un' Opera che non ha riscontro similare in altri Pa€si e costituisce una interessa nte rassegna degli sfor zi che le sparse membra italiane compirono per lunghi secoli onde realizzare la comune a.spirazione di libertà e di indipendenza. · Altri Volumi occorrono per giungere al traguardo , e sovrat utto occor rono altri anni di studio e lavoro: per parte mia ris pondo e risponderò « presente )) se pur così r isponder an no i miei fi dati e affezionati Collaboratori, convint o che il Superiore Ministero mi continuerà il suo lusinghiero aiut o, e che i dipendenti e competenti Uffici ed Ent i non vorr a nno farmi venir meno quell'appoggio morale indispensabile, che mi fu finora incondizionatamente e largamente concesso. Questo Volume è specialmen t e dedicato alla Pari e tecnica che coi miei valor osi Collaboratori mi sono studiato di volgarizzare a.I massimo: spero con Essi di esservi r iuscit o per chè una Storia dell' Artiglieria Italiana sarebbe altriment i. risult ata mon-
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PREMESSA AL V YOL'UME
ca ed incompleta se fosse mancata l'esposizione di quella parte essenziale e fondamentale per cui proprio per merito di artiglieri nostri furono risolti per l'Artiglieria , per tutte le artiglierie - per le Artiglierie di tutti i paesi - i principalissimi basilari problemi della 1~igatura e della retrocarica che mutarono e sconvolsero interamente la tecnica dell'Arma moltiplicandone le più efficaci possibilità tattiche. Come giustamente e con competenza magistrale scriveva su « La Nuova Antologia>> E ttore Giuria, nella Storia dell' Arti glieria debb-0110 sovra.tutto essere ricordati ad onore e gloria d'ella nostra Italia, i Nomi e le Opere di Giova,n ni Cavalli e di Paol-0 Ballada di Saiut Robert, ai quali tien diet ro una pleia<l~ numerosa di altri studiosi, di altri scopritori, di altri inventori, corona, radiosa di uomini, degni e meritevoli dell'ammirazione e della riconoscenza dei posteri; sicché vien fatto di esclamare con Vitt-orio Alfieri .... .f ervi.de) arcl'ite itale menti
D'og'11Jr alta cosa insegn.atori altnii!
In tutti i campi dello scibile umano il Genio Italico si è affermato sempre, anche nel passato, ed è così che il grande artigliere Napoleone nei suoi « Oahiers sur l' Artillerie >> (La Fère en Auxonne 1789) cita a ragion d'onore gli studii e le esperien ze artigli~resche del Montecuccoli, nonchè le teorie e gli esperimenti probatori del M. Antonini ,(1), direttore della Scuola d' Arti· glieria di Torino, circa l'influenza della lunghezza delle bocche da fuoco sulla g'ittata; f} più tardi lo stesso Na,poleone, patrocinando l'offensiva a fondo contro il Piemonte, sc1·iveva in una sua Memoria del 1792 : cc noi potremo ricavare da,l solo Piemonte da 1200 a 1500 pezzi d-ella più bella artiglieria che abbia l 'Europa>>. Di ogni argomento tecnko ho ritenuto opportuno di tratt::tre in singoli paragrafi. affidati a specialisti notorii, rilevando in modo particolare qu egli studi e quelle esperienze che portarono ai riLtovati di capitale importanza per cui il periodo 1815-70 (1) Nel manoscritto 'Napoleonico è scritto Antonlol, ma evidentemente vuol essere D' Antoni. -
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f'REhfmSSA AL V VOLUMID
fu
veramente basilare nello indicare nuove vie e nuovi indirizzi alle soluzioni dei problemi più ardui e più difficili. E poichè tale periodo, non soltanto per le ragioni politiche speciali del nostro Risorgimento Nazionale, ma altresì per la Storia della nostra Artiglieria può dividersi in due sotto}?eriodi 1815-1860, 1861-1870, così tale suddivisione io volli fatta gia~chè se nella prima epoca, nello studio delle macchine da guerra edella balistica, emergono dei veri colossi come ii Cavalli, il Saint Robert, e per un certo tempo il Siacci, nell'ultimo decennio Ja loro opera individuale si completi:), e si integra mercè l' azione collettiva· di preclari Ufficiali d'Artiglieria che collegialmente riuniti costituir ono dal 1860 il Supremo Consesso dell'Arma che con denominazioni diverse, ma con intenti immutati svolse attività preziosa al progresso dell'Artiglieria. Alla storia di quel Supremo Consesso fu quindi dedicato lo speciale Capitolo purtroppo riuscito monco ed incompleto per la difficoltà delle ricerche cli documenti, documenti che non si rinvennero più perchè andati irremessibilmente perduti o dispersi per i successivi trasferimenti della Capitale del nuovo Regno. Un capitolo si riferisce alla Dottrina di impiego con qualche considerazione cir ca la sua applicazione nelle nostre prinie guerr e di indipendernr,a, : non è da dimenticare in proposito che i principi Nap0leonici, da tutti perseguiti e teoricamente celebrati, per molteplici caust: non poterono trovare sempre l a loro pratica estrinsecazione, tanto che tal volta essi presentarono i 'difetti delle loro qualità e sovratutto poi dimostrarono la necessità cli coordinar e sempre maggiormente l'azione dell' Arti_glieria a quella delle altre Armi, ponendo in luce essenzialmente le difficoltà incombenti al comando di Grandi Unità, nonchè l'in dispensabile esatta conoscenza per parte dei loro Capi di tutto ciò che all'Artiglieria ed alle a,r tiglierie ·si può chi edere ed effet• tiva,mente da esse ottenere, La storia degli Sta,bilimenti d'Artiglieria per il periodo consider ato mette particolarmente in luce il fatto per cui dai mosaico di Stati e Statere11i di a,l lora non poteva nascere se non un mosaico di a t titudini e di realizzazioni. Fanno eccezio'ne ì -
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PRJDMlilSSA AL V VOLUME
due estremi della Penisola: il Piemonte e il Regno delle due Sicilie, ai quali è doveroso aggiungere la Regione Bresciana classicamente specializzata nella produzione delle armi portatili. L 'organizzazione tecnico-scientifica clell' Al'tiglieria Piemontese ha base granitica fonnatasi nei secoli sotto la pressione potente ed incitatrice dei suoi Prineipi e dei suoi Re assecondati con fe de e con entusiasmo da vari Genii. novatori; altrov,e e specialmente nel Regno delle due Sicilie l'Artiglieria ebbe Capi distinti ed appassionati, uomini e scienziati di eccezione, la cui opera fu però forzàtamente limitata per cause di vario ordine e specialmente da1le condizioni politiche ed ,economiche interne e dagli avvenimenti che condussero all'unificazione, tantochè l ' Ar ma non potè conseguire il necessario carattere tecnico-organizzativo. Alla Maestà del nostro Sovrano ed a S.A.R il Principe :Ferdinando di Savoia Duca. di Genova si rivolge ancora il mio primo e sentito grazie: per loro concessione Augu sta fu possibile ricorrere alle fon ti. preziose della Bibli.oteca Rea le e della Biblioteca Ducale ove la guida e l'ausilio di S.E. il Generale Al berti, del Comm. 7'ucchi e clel Canonico -Dervieux facilitarono assai le nostre ricerche. Rivolgo un ringraziamento vivissimo a S.E. il Generale Alberto Pariani al quale ~i deve se sovratutto il Quarto Volume ha potuto arricchirsi di cosi numerose illustrazioni e tavole a colori, e con Lui ringrazio il Oolonne~lo l\1ichele A.maturo, direttore della Rivista di Artiglierìa e Genio che nulla omise perchè ·la pbblicazione migliorasse ancora la sua forma e la sua ·veste. A tutti i miei valorosi e fidati Collaboratori esprimo la mia gratitudine profonda : essi gareggial'ono tutti in zelo per corrispondere ai miei desideri e tal volta alle mie esigenti richieste, sicehè non saprei davvero stabilire fra essi una graduatoria qualsiasi, alla qnale quin di preferisco sostituire l'espli.cita dichiarazione per cui la Storia dell' Artiglierià Italiana non a vi·ebbe potuto essere reaJivtata se mi fosse ma.ncato !',apporto di tante competenze, di tanti appassiona'ti studiosi, di così provati amici. -
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Ma una parola di ringraziamento speciale io sento cli dovere al Generale Manga.noni, al ,Colonnello Flores ed al Capitano Stefanelli coi quali più continuamente e più intimamente mi trovo a contatto per lo svolgimento del lavoro; ed a Carlo Manganoni sovratutto voglio dire il mio animo grato per la infaticata e paziente assiste1na prestatami, mentre poi con riconoscenza di non immemor e a.llievo e con dolorante · pensiero r ivolgo alla memoria, del n1io ant ico insegnante Tenente Generale Alfoedo Torretta un grazie particolarmente affettuoso che gli elica t ut ta la significazione auspicante che io dò al suo prezioso consiglio :111t orevole, lamentando solo cli. non aver spesso potuto ed ormai <.U non poter più purtroppo far ricorso ;i, Lui ,e d a,l suo eclettico 8apere. . Aggiungo poi i miei ringraziamenti ai Signori : S.E. il Generale Vacca-Maggiolini, Generale Basso Comandante degli Istituti Militari di Torino, Colonnello B runetti Comandante la Scuola d'Applicazione d 'Artiglieria e Genio , Avv. Angelo Prunas Podestà di Cagliari, Prof. Mario Valla uri, Avv . Giovanni Voli, Colonnello Achille n e Bottini, Emilio Re Sovraintendente R. Archivio in Roma, Conte Rie.c ardo Filangieri di Candida Sovraintendente R. Archivio in Napoli, Ronga Dr. Eugenio e Dr. M. Vittoria Artale del R. Archivio di . Torino, Don Giova,n ni Brei Direttore R. Archivio in P arma, Emilio Ottolenghi del 1' Archivi~ Comunale in Piacenza, Alfonso Ferrero Archivista del Genio _Militare, Capitano Avv. Costante Giraud, Cavalier Silvio Simeon , Avv. Luigi Dompè, Ing . Alberto Sciolla , Cav. Gino Cara.donna. Ancora una volta debbo ripetere la mia viva gratitudine_ alle importanti Case Editrici, ai loro cortesi .e benemeriti Dirigenti e agli Autori preclari delle Opere alle quali si è fatto ricorso, per la cordiale condiscendenza colla quale vollero aderire alle richieste concessioni cli r ipr oduzione di testi e illustrazioni. Qnesto vivo r ingraziamento è pertanto rivolto alle Case : Istituto Ita liano Arti Grafiche di Bergamo, Ulrico H oepli. di Milano, Mondadori A. di Milano, Ri.zzoli Angelo di Milano, Sonzogno di Milano, Treves F1~atelli di Milano, Unione Tipogranca Editrice- di Torino, Dr. Antonio Vallardi di Milano, -Dr. Francesco Vallardi di Milano , Carlo Voghera Roma. E guali sen133
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PRJDMBSSA AL V VOLU llfill
timenti rivolgo poi all'I:stituto di Storia e d'Arte del Comune di · :Mila.no e per esso al Dr. Paolo .A.rrigoni. A questo punto della _n ostra fatica, io ritengo coi miei Collaboratori di avere con questo nostro lavoro obbedito al 0omaudamento: per molte cose non abbiam fatt o cbe rievocare e ricordare augurandoci che quanto raccolto e presentato venga divulgato e conosciuto per stabilire ben bene titoli e benemerenze della nostra Artiglieria. Schivi da mania di pe1;secuzione od altrimenti da euforia emotiva, fenomeni entrambi caratteristici di debolezza, ci fu dato di far rilevare come anche nel ca.mpo artiglier~sco molte volte si ripetè ciò che Vincenzo Monti lamentava scrivendo che "·tante fiate gÌi stranieri si appropriaronò le nostre invenzioni, le quali ci torn~rono poi da lontani Paesi, travestite·, calamistrate, e d1a noi ricompre come merce stta·niera ...... ,,. Da quanto esposto emerge pertanto che l' Artiglierfa nostra, per virtù dei suoi Grandi, tenne già, il prima,to nel mondo-: conviene ed urge che esso sia mantenuto e riconfermato! E, come giustamente affermava il Generale Ettore Cavalli nel 1919} poi chè « a questo scopo non. vediamo altro mezzo>> oggi che il mondo progredisce principalmente in virtù della scienza che venga dato al la scienza un posto cospicuo anche nell'Esercito, specia,1mente nella ' q.iletta Arma d'Artj.glieria ! >) Bellagio) 4 rnarzo 1938 XVI. CARLO MONTU
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COMITATO
DI
REDAZIONE
P ER IL
VOLUME V .della PARTE SECONDA
On. / Prof. lng. CARLO 1VIONTÙ G ENERALE DI D rv1SIO:NE
Collaboratori : A.MATURO Col. Ing. MICHELE ARGAN Ten . Col. Dr. GINO ARTALE Col. vrro BALOTTA Col. :MARIO BEVERINI Col. LUIGI BORELLI 'reu. Col. UMBI1~RTO BRUNO Col. Prof. GIOVANNI OALI OHIOPULO l}en . di Divis. AN'l'ONI O OARASSO 'l'en. Col. FILIPPO DORIA Gen . ALESSANDRO ETTORRB Geu . FILANDRO FRONGIA Col. I ng . 0IOI1'0 MAN GANONI Gen. di DiY. ùARLO MAI NARDI Gen. GI USEPPE MASSAIOLI Ten . Col. ITALO :?l'lAZZA Ma.gg . AR~ALDO SARFA'l 'TI Col. G lJAL'r IERO ST EFANELLI 1° Cap . Ing. EMI LIO ZHIAGLIA Col. I ng. BERNARDO Revisori: ARGAN 'l'en. Ool. Dr . GINO (predetto) BERTOLDO Cap. Ing. GI OVANNI FLOHES Col. ILDEBRANDO MAKGANOKI Gen. di D ivis. CARLO· (predetto) STEFANELLI 1° Ca.p . Ing . EMILIO (predetto) Segretario di Re~azione: · PLOHES Col. ILD ~BHANDO (predetto) -
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CAPITOLO VENTIDUES IMO
Parte tecnica
1815-1870 Preambolo biografico. Studi, innov azioni, scoperte, primati. § 2. Balistica interna ed esterna. § 3. - Polveri ed esplosivi. § 4. Bocche da fuoco, affusti, carreggio. § 5. - Munizioni d'artiglieria. § 6. Strumenti çli puntamento d'artiglieria. § 7. Armi portatili e loro muniz ioni. § 1. -
PREAMBOLO GIOVANNI CAVALLI e PAOLO DI SAINT ROBERT
Già è stat o ripetutamente detto che la tecnica dell' Art iglieria it aJiana del periodo dal 181u al 1870, è domin ata da due grau, di figure di artiglier i, scien ziati precla,ri, tecnici geniali e soldati valorosi: Gio,anni Cavalli e Paolo di Saint R.obert. Crediamo quindi appunto questo il luogo p iù indicato per rendere omaggio alla Loro memoria, completando cosi i cenni. biogr afici forzatamente sommari e frammentari esposti nel « Panorama )) del ~
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'PARTE '.l.' ECNICA -
1815 - 1870
Cap. IX ed in altri luoghi di questa Storia, al fine <li illustrare pienamente la Loro molteplice e sempre feconda attività., e mettere ancor più in evidenza la Loro versatilità d'ingegno e il Loro el evato carattere militare; sono queste loro doti eh(~, insieme agli essenziali e fondamen tali loro apporti nei campi della scien za e della tecnica artiglieresca, di cui sono oggetto i paragmfi di questo capitolo, Li additano a tutti gli italiani come maestri di vita, di virtù e di lavoro, mentre formano per noi a,rtiglieri, · oggetto di devozione ammirata e quasi religiosa.
CAVALLI. =-- Nacque in Novara il 28 luglio 1808. Già come allievo della R. Accademia Militare, nellà quafo entrò all'età di dieci anni, diede subito i ndubbia prova della, sna indi. nazione alle discipline ~cienti:6.oo-tecniche e militari (mentre non altrettanto può dirsi per quelle classiche e letterarie), tanto che, pur essendo ancora allievo, disimpegnò le funzioni di assi . stente del celebre matematico Giovanni Plana, cne in quegli anni. professava, all' Acca,deinia, e, 1wn appena compiuto il corso di. studi e nominato Ufficiale, fu trattenutò all'Accademia, stessa. per l'insegnamento delle istruzioni pratiche dell'Arma . Assegnato poi alla Compagnia Pontieri, della quale nel 1834 divenne comandante col grado di capitano, mentre si occupava attivamente e minuziosamente dell'andamento disciplinare e del servizio della compagpia, p el 1830 studiava un eqnipa,ggio da ponte, che venne in seguito 3:dottato; perfezionava ulc:nnc macchine utensili per la. costruzione delle artiglierie e ne ideava delle n uove; progettava e dirigeva la coi:;tt'uzione di un càna.le deviatore per dare la. forza motrice all'Arsenale mediante una ruota idraulica di sua invenzione; effettuava, per !ncarico avuto dal Ministero, molteplici lavori idrografici cli notevole importanza, tra i quali que11i relativi alla navigazione del Po, ed altri riferentisi alla costrrndone di un ponte a Valenza. Per la competenza dimostrata in questo incarico nel campo idrografi.co e geologie.o venne chiamato ..alar par te del Congresso Centrale per la Direzione delle Strade Ferrate che si occupava appunto allora delle ferrovie del Piemonte e del Genovesato. GIOVANNI
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GIOVANx I CAVALLI
Nel 18.32 il Cavalli presentava alle superiori autorità la sua memoria sulle artiglierie caricantisi dalla culatta, nella quale, in ampia visione, si trova anche il primo cenno sulla ArtiglieriaCacciatori. Nel 1837, facendo parte di una Commissione per lo studio di materiali d'artiglieria, presentava il Suo affusto da campagna che doveva essere poi adottato nel 1844.
Fig. 583 · Il Maggior Generale Gio,a.nni Cnrnlli.
Le inevita bili difficoltà che si incontra,vano nella realizzazione della retrocarica, andavano inta.nto scemando l'entusiasmo e la :fiducia che nei primi anni dopo il 1832 si era manifestata per questa innovazione, tantochè malgrado l'interessamento e gli i n-
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coraggiamenti personali del Re Carlo Alberto, le cose andarono in lungo per ben undici anni :finchè nel 1843, per volere di S. M. fn disposto che le bocche da fuoco di ghisa da ordinarsi. in Sve1.i a per l'armamento della Piazza di Genova, fossero costruite a 1·etrocarica col sistema Cavalli. Non è pertanto vano il rilevare che le prime esperienze snlla retrocarica furono compiute dal Cavalli non soltanto prima della, presentazione della relativa sua classica Memoria, ina altresì servendosi di un modello di can·none, costru.i to a .« sue cure e spese)). Beati tempi ! Le esperienze sulla retrocari'Cai compiute in Svezia .avevano destato l'attenzione di tutti gli Stati, e nel 1845 il Cavalli presentò all' Acca,demia delle Scienze di Torino una Memoria, che, su relazione di Giovanni Plana e dopo ampia discussione, gli dischiuse le porte di questo alto istituto, che, ad unanimità, di voti, lo chi.amò a farne parte il 29 dicembre 1846. Nel 1845, mentre trova.vasi in Svezia a dirigere la costruzio ne dei cannoni di ghisa a retrocarica e delle altre bocche da fuoco ordinate alle Officine del Barone Wahrendorf ad Acker, il Cavalli ebbe l'occasion~ e l'opportunità di ristudiare e di concretare le sue idee per i:ealizzare il problema della rigatura delle artiglierie, da, effettuarsi a1ialogam.ente a quella delle armi portatili. Promosso maggiore 1'8 febbraio 1848, dapprima fu destina.to a,l la Direzione della Sala d' Artifi.ci, ma all' aprirsi della Campagna ebbe il Comando della Brigata Pontieri, che allora, si era. formata, ed ebbe l'incar ico specifico di sorvegliare i. passi di Mezzanacorte e di Piacenza; passò in !Seguito ben presto al comando del P are& da campagna a Guidizzolo, e prese parte ad un Consiglio di guerra che, sotto la presidenza del Duca di Genova, fu tenuto a Volta per deliberare sull'assedio di Peschiera. Il Cavalli, forte dei suoi medj.tati convincimenti, non esitò a manifestare· il suo pensiero sulla inopportunità di tale operazione, e sulla convenienza di marciare invece dÌrettamente su -Verona, che avrebbe potuto esser presa con uno sforzo non superiore di m.olt,ò a quello necessario per Peschiera; adottando un siffatto criterio, contro Pesèhiera avrebbe ·dovuto essere destinato ed avrebbe potuto bastare un corpo d'osservazione di 2000 uomini. -
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Leaera èir~tta da l c a pitano C a.val li " ' ::naggior. ge:11:rale è'a.rt,glieria cav. Zenone Q uagi,a., comandante la cittè., i forli e la provincia d i Genova.
F ig. 584 - Autografo di Giova nni Cavalli. Let tera al Gen. Quaglia sulle a rtiglierie a retroca rica e r igate (1847).
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Per quanto, forse, il concetto del Cavalli trovasse favore nell'animo di numerosi Consiglieri, alla conclusione finì per prevalere il primitivo programma di operazioni. Il Cavalli ebbe in conseguenza l'incarico di ,organizzare un P arco d'assedio- -c he in primo tempo doveva esser costituito da 25 bocche da fuoco, ma che bén presto in seguito venne aumentato a 45. Con mirabile serena attività e con infaticata energia, in pochi giorni un tale Parco fu radunato a Montichiari, sicchè al maggiore Cavalli potè esser d.'a to l'incarico di organizzare a Gavalcaselle un laboratorio pirot ecnico per l'allestimento delle munizioni per il Par co stesso, mentre poi doveva attendere a riordinare le compagnie d'artiglieria da piazza per il servizio delle batterie, ed altri incarichi gli erano pure affidati facendo assegnamento sul grancHssimo e potente fascino che egli srtpeva esercitare su superiori, colleghi ed inf.eriori per la sua ca,lwa, il suo chiaro e logico ragionare, e perchè poi sovratutto sempre parlavano in Lui il sentimento del dovere e lo spirito del disinteresse personale. Applicando il principio che la guerra è la sc.uola dalla quale si traggono e soltanto si. possono trarre i veri ammaestramenti del mestiere delle armi, i1 Caval1i assediando Peschiera, prepa-· rava nella sua mente i . mezzi. per procedere poi all'assedio di Verona, che egli avrebbe pr~ferito e che continmwa a, ritenere n ecessario. 'l'eneva stretto conto del modo di comportarsi del materiale impiegato, e faceva tesoro delle varie osservazioni che gli si offrivano, nofando il comportamento degli affusti sov;t·atutto in riguardo alla resistenza, immaginando i modi migliori di ripararne i guasti, di riùforza,rne provvisoriamente _le parti, di corregerne a tempo opportuno i difetti; e sovratutto osservava attentamente l'effetto dei colpi diretti contro la piazzaforte, .,e quello prodotto dai proietti nemici. nel parapetto delle nostre batterie; a tal :fine egh miRurava gli imbuti fatti dai colpi avversari all'intento cli desumere le dimensioui da darsi al massiccio delle batterie, ed ali'nopo saliva sopra il pai·anett.o' del1e batterie stesse che si trovavano a soli 600 metri dalle opere del difensore, non curan dosi menomamente nè dei peri.coli ai quali andava incontro, nè del continuo cimento al quale per tal m-0do esponeva la propria vita. Di questo episodio e delle test imo- . nianze nemiche in proposito già si è parlato nel Cap. X pag. 152. 0
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GIOVAXKI CAVALLI - - L E CAMPAGNE:
Il 26 giugno il Cavalli ebbe l'incarico di ·studiare il gittameuto di .un ponte sul Po, tra Revere e Brescello, ·o nei pressi di Borgoforte, utilizzando materiali di ripiego da r accogliere sul posto; ed in seguito fu chiamato a sovraintendere all'allestimento di munizioni in laboratori organizzati a Cremona e a Piacenza.
Fig. 585 · Sciabola appartenente a Giovanni Cavalli.
Alla fine della campagna del 1848, fu destinato a P avia al comando cli P archi da campagna e cli Equipaggi da ponte, e coll'incarico di mantener e frno all'estremo i passi del Ticino ·e della Sesia, per poter C',ondurre in salvo tutti i materiali affidatigli. Tale missione fu da lui portata a termine magnificamente, sebbene egli fosse completamente isolato e senza ordini precisi, e dovesse poi tenersi sempre a contatto col nemico per non allonta,n are eccessivamente i proprii mezzi bellici da eventuali campi di possibili e non improbabili prossime azioni guerresche. Degne cli consider azione sono le osservazioni e le proposte fatte dal maggiore Cavalli, e consegnate nella relazione da lui trasmessa dopo la campagna : intorno al servizio dell' Artiglieria, dei par chi e dei ponti di guerra; sulla i niziativa che egli vorr ebbe lasciata in maggior misura ai Capi servizio ; e sulla conseguente responsabilità che essi dovrebbero assumersi per intero: pieno di utili ammaestramenti è sovratutto il cenno di con· fronto che egli stabilisce fra l'esercito austriaco e quello pie· montese, specialmente per l a parte che si riferisce all'artiglieria da campagna che egli vorrebbe più numerosa e più mobile. ·-
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Il 7 ottobre 1848 in previsione di una probabile r ipresa delle ostilità, il maggiore Cavalli fu incaricato di perlustrare il Lago Maggiore; J?er rilevare come e con quali nie7rzi esso fosse occupato da forze nemiche, e conseguentemente- studiare e proporre il modo di sistemare la difesa da parte nostra, difesa che non era in quel momento. costituita che da 'poche truppe di Guardie nazionali. Assolta colla solita avvedutezza ed energia la missione ricev:uta, accertate le forze del nemico (circa 2000 uomini, con batterie. di cannoni e di razzi) e la loro dislocazione principal mente a Sesto Calende e a Laveno, il Cavalli : propose un sistema di segnalazioni notturne sulla costa piemontese, a somiglianza di quanto era stato fatto dagli Austriaci sulla costa lombarda; studiò nei più minuti particolari la <.;Omposizione di una flottiglia di grosse barche, armate con picoole artiglierie, per le quali progettò e realizzò un affu~to adatto; . compilò tutto il piano di dislocazione ò.elle truppe nei vari punti importanti, e riparti il servizio della flottiglia lnngo la costa. Tutte le predette proposte furono integralmente approvate dal Lamarmora, allora ·Ministro della Guerra, il quale affidò al Oa,v àlli stesso di mandarle ad effetto. Al principio dell'anno 1849 il maggiore Cavalli fu nominato membro del << Congresso permanente della guerra)). Durante la breve e disastrosa campagna del 1849 egli si ebbe ancora il comando della brigata pontieri: disseminata lungo il Po, sulla Sesia e &,ul Ticino ; ma questa volta il rapido precipitare della battaglia di Novara 1Ìon gli diede alcuna occu· sione per potersi segnalare. Nel 1850 fu promosso al grado di tenente co1onnello e fu destinato a dirigere la Regia Fonderia cli Torino , alla quale andava allora congiunto il· Laboratorio chimico; e' tn tale posto all'ingegno ed alla operosità di Giovanni Cavalli si apriva un vasto campo d'a,zione, del quale sarà trattato nel pa,ragra.fo seguente . . Al Cavalli è pure dovuta la prima idea delle polveri progressive che, bruciando con relativa lentezza, imprimono grandi velocità al proietto sen7,a, produrre esagerate pressioni sulle pareti della bocca da fuoco. -
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LA CARRIERA DI GIOVAN~! CAVALLI
Giovanni Cavalli fu promosso colonnello nell'anno 1856, e con tale grado prese parte alla campagna del 1859, come comandante il Parco d' assedio che si stava riunendo in Alessandria, e del quale dovevano far parte alcuni suoi cannoni r igati a r etrocarica. Questo comando, in una campagna che doveva condurre gli eserciti alleati contro le fortezze del Quadrilatero veneto, riusciva per sua, nat ura di suprema importanza; ma la pace venne conclusa allora quando il materiale d'assedio incominciava appena ad arrivare presso P eschiera, tantochè il Parco non potè entrare in azione. Nel febbraio dell'anno 1860 venne promosso al grado di maggiore generale e fu destinato al Comando generale dell' Art iglie. ria delle Regie truppe nell'Emilia, comando che il Cavalli tenne per quasi quattro mesi, e durante i quali ricevette-l'incarico dal gener ale Fanti, Ministro della guerra, di riattivar e nei locali di un vecchio convento, Fantica ed a bbandonata fonderia di cannoni di Parma. Il nuovo stabilimento, sotto l'attivo ed intelligente impulso del Cavalli, sorse rapidamente e progredì: i forni, le macchine, tutti i mezzi di produzione si moltiplicarono rapidamente, e la fonderia di Parma fu ben presto in grado, non soltan to di fondere le bocche da fuoco, ma altresì di produrre e di fornire i vari materiali del carreggi o nonchè gli affusti. Verso la metà del 1860 il generale Cavalli fu finalmente chiamato a far parte e nominato membro del « Comitato d' Ar tiglieria», S upremo Consesso cli quell'Arma che egli aveva tanto contribuito ad illustrare ; ed in questa carica continuò col grado di tenente general e, cui salì due a nni dopo. Xel 1861 i suoi cannoni rigati entrarono per l a prima volta in azione agli assedi di Gaeta e di ·Messina, è pei segnalati servigi resi da queste bocche da fuo co, e per l'influenza decisiva che essi ebbero sulla caduta della prima di quelle piazze, il Cavalli veniva nominato commendatore dell'Ordine Milita.re di Savoia. L'anno successivo dal Comita to Reale per l'Esposizione internazionale di Lon dra il generale CaYalli venne nominato commissario speciale presso l 'E~posizione per tutto ciò che poteva aver rapporto coli' Arma del genio e coll'armamento in generale,_
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PAHTJ~ '.l'"CNICA -
1815 · 1870
e membl'o della giuria per la. parte relatin,1 alle armi ed alle artiglierie. Nell'anno 1861 il Mini stro della }farina conte Generale M:enabrea nominava una Commissione mista di ingegneri e di uffi c-iali delle Armi clottc~, coll'incal'ico di sLudia1·e le condizioni 11azionali dell'indu stria del ferro, ec1 i provvedimenti più giovevoli al loro srnlgimento in relazione colle occorrenze del paese. A costituite quest.1 Commi.~sione, furono chiamati i più distinti ingegneri civili di quell'epoca, ufficiali d'Artiglieria, del Genio e della J.!arina, 11otoriamente colti e studiosi in materia, e, fra tutti questi competenti, l'illustre ing. Quiutino Sella e il gene1·ale Cavalli: a quest' ultimo, per design azione unanime, venne affidata la Presidenza. Kel 1 62 fu promosso al grado cli tenente genei-Hle; in quello stesso anno veune nominato Socio onorario della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena , e nell'anno successivo fu eletto socio corrispondente del R. Istituto d'incoraggiamento delle scienze naturali di Napoli. Nel 1864 fu nominato membro onorario del R.. Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano. Nel 1865 il Cavalli venne destinato al comando della Regia Accademia Militare di Torino : là. dove i muri, l'aria e l'ambiente avevano tanti anni prima concorso a formare l'anima, la mente ed il cuore dello studioso giovanetto trasformandolo in al'tigliere ed iniziando J<~ tappe radiose della sua Jmninosa car 1·iel'a, pareva bello e significativo che in quello storico fabbri cato dell'antica via della Zecca quel magnifico artigliere fosse destinato a term inarla. Il generale Cavalli assorbito dalle gravi cure e dalle molteplici occupazioni inerenti alla predetta cal'ica non aveva materialmente più il tempo per attendere a d altro : t ntLavia egli seguitò pe1·. alcuni anni a far par te del « Comitato d'Artiglieria)>, in qua.lità di membro straordinal'io, non avendo voluto l'eminente Consesso pri:va,rsi. dell' opera sua preziosa e del suo consiglio in ogni questione preziosissimo. Nel 1 66, quando presso tutte le potenze si incominciò a riconoscere Ftirgente necessità cli introclune J1ell'armamento della fanteria il fucile a retrocarica , il Ca valli fu incaricato di -
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GU "CLTIMI .\N KI DI \TCA DI GI0\ A:X:Xl CA\.ALLl 0
studiare que ca impo1-tante que 'tione, eù egli presentò al Comitato d'.Artiglieria una l\[emoria ulfa scelta del miglior tipo di fucile da ado ttarsi, concludendo : do,·ersi intanto trasformare i fucili aù avancarica csistenLi; segnando i termini di una tale ti-asformazioue; e segnalando poi la nece ità di do,cr pure studiare un nuovo fucile di calib1·0 assai minor-e allo scopo di conciliare la esattezza, del tiro col peso e col maggior n11mero cli car tucce da distribuirsi in dotazion e al solda to. :Xel 1870, dopo una grave malattia che aveva minacciato già allora la sua esistenza, il Cavalli ces..,ò di prendere parte ai lavori del Comitato d'Artiglieria, per r accogliersi esclusivamente nelle eme del Comando dell'Accademia e nei prediletti suoi studi, dai quali la sempre attiva freschezza della sua mente non gli consentiva di disgiungersi. Fu in questi ultimi suoi anni che quest'Uomo, il quale aYeva consacrata tutta la sua intelligenza allo studio clelle cose di guerra, e che aveva dato nel suo secolo la spinta più potente al raggiungimento clei mezzi di distruzione più perfetti e perciò più terribili, accarezzò nella serenità della sua mente pensieri e speranze di pace universale, vagheggiando la fratellanza dei popoli: di questo vulcanico ingegno esiste una Memoria sulla P ace Universale, nella quale, dopo di avere accennato alle cause che possono agitare la fa-ce della discordia fra i popoli inciviliti, il Cavalli addita i mezzi che, secondo il suo modo di vedere, sarebbero cla tentar i per eliminarle. Eletto per tre volte deputato al P a rlamento nazionale del V Collegio cli Torino nella 3" 5', 6· Legislatura, fu pure nominato Consigliere municipale dal voto dei 'rorinesi che lo riguardavano quale loro concittadino; ed il Governo del Re lo nominò Renatore del Regno nel 1876. Negli ultimi due anni della sua vita il Cava.Ui pubblicò un Saggio di dottrina morale per tutti, nel qnale, _l)e1lza tradire la immensa sua fede per quel Dio che egli amrniraYa nelle sne opere e specialmente si eornpiaee,a di ric:onosce1·e da,anti agli spettacoli eloquenti della natura, eercò di assiclere le basi della morale sull'elevato seggio della scienza positiva. L'ultimo suo lavoro fu una M<'moria, che presentò pochi mesi prima di mori re alla R. Accademia delle Scienze di Torino, intorno ad una ultima modificazione dell'artiglieri a-caccia-
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PAR'l.'0 TJo;C KICA -
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torj, c1oe su quell'argomento medesimo che egli t rattava quando, nella sua gio,·entù, presentavè1 per la prima rnlta . proposte intol'n o a matc1·iali di a1·tiglieria. · Con R Decl'cto ciel J 11glio 1879, il g,e11el'a,le Cava lli veniva collocato a riposo e insc1·i tto col suo grado 11egli ufficiali della riserva . Nel t ardo a ut unno cli quello sLe:sso a.uno, l a, malattia, che da molto tempo lo t ravag liava, si aggravò e il 23 dicembre 1879, n elle p1·une ore clel mattino, Gio,anni Cavalli spil'ava, cliiudendo la sua giornata tcnena e innalzandosi nell'apoteosi della gloria . La .·a}ma del gl'ande ,u·tigliere veune soleHnem.cntc trasport;1ta verso l 'estl'<1ma dimo1·n i-;n que·1 medesimo a.frusto e h{' q1111 ranta<lne anni p 1'ima egli ,n·eya stn<lièLto e proposto. e del quale er,1 do tala l'..Al'fi g'lieria piemonlese.
* ~- * PAOLO DI SAI N'l' R OBElt'l'. -
Il Uonte Paolo Balla,da, ùi Saint
R ober t nacque a \'crznol o iu Piemonte il 10 giugno 1815 dal Conte I gnazio e da Luigi,l Cava llero da Cuneo. Entrato a n(·<n· giovn11 ii,;:simo a,Jl::i. R. Accademia Mi lital'e nel 1825, compì gli studi. con ½elo esem plare distinguendosi per il suo ingegno e pe1· il suo <:,.ll'attere; e n e usci, p timo del corso , luogotenente d'artiglieria nel 1833, pe1·correndo poi Ja carrier·a mi.1ita1·e si.no al g1:ndo di Tenente Colonnello. Nel 1857, lasciò Fesel'Ci t o per decli ca rsh:.ornvletamen t;e agli studi, tra i qua li. pre dilesse quelli delle scienze esatte. Dm·ante la i-un caniern mili tai·c il Sai.n t Rober t fu spesso inviato iH rni.ssione all' J'jstcl'O per partecipare a i lavol'i di. impo1·ta.11 li Commi. i-;ioni internaziona li scientifi che e mili( ari; ricop1·ì a più riprese ,arie ca 1·iehe importanti e fra di es. e sono da ricol'dare : quelle che gli diedero lo spun to e l'occa sione dei suoi pl'imi lavori scientifici.; l.'insegnan1ento della balistka, alla Scuola di Applicazione cl' A 1-tiglieria e Genio, e la Direzione del Polverificio di 'l 'orino . La data del 1 52 che ca1·atteriz½.1 la famosa esplosione cli quel polveri:fìeio di Bo1'go Dora, per cui tutta la citti1 cotse gravissi mo -
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P AOT.,O DI SAI)<'!' J!()B~RT
pericolo, è anche la cfata della prima pubblicazione clel Saint Robert sulle polveri da fuoc o. Rilevati i difetti conseguenti dai met odi di fabbr icazione allo1~a in uso, egli additò i rimedi e pro pose riforme che fnrono poi a dottate nel gran dioi'jo stabilimento sorto nel 1861 a F ossano. S ulle questioni riguardanti le polveri p ubblicò nel 1860 e nel 1866 nltre tre Memorie, nell' ultima delle quali mise jn l uce e misurò Finfluem;a _della p ressione atmosferica sulla ra,pi{lirà di combustione della polvere. I principi da lui svolti in ta.li Memorie vennero adottati con successo nel Poherificio cli Fossano : e mentre per i snoi lavori sulle polnll·i venne a lui meritata fama cli fisico e cli chi mieo profondo e valente, pc1· i suoi studi stùla ba.Jistirn il Saint R obert fu ben prest o riguardato come matematico potente ed ::i.nalfazatore acuto. Del suo studio sui proietti lenticolari e delle sne . opere di balistica esterna e dei suoi studi altrettanto importanti di ter modin amica e cli balist ica interna, sa1·à detto a sno tempo. Ma uon a questi campi soltanto si restrinise la sua a tti vità . Ingegno quanto mai versa tile il Sain t Robert trattò <>on pa1·i profondità indag[l,trice e con si~tematico rigore questioni vari e di meccanica, l asciando a lcune interessanti Memorie cli critica sul corn:etto di forza , e. tra le altre, una. Memoria. del lb77 sulla cuna desc1·itt a ne11 ·a1·fa dall'esb-ernit.'t del pendolo d i Pou cault in oscillazioni in finitesime. N-el campo della fisica egli trat tò con particolare interesse clh-erse questioni di ipsometria e si può rilevare che in un ce1:to senso esse si r icollegavano con la sua grande eéU lluminata passione di alpinista. I suoi lavori suJl'ipsometria: raccolti in parecchie i\femoi-ic, acquistano maggior pregio pe_r essere stati concepiti, meditati e controllati .da osservazioni da Ini direttamen te effettuate du1:anw la sue n umerose escursioni alpine. D ue di queste Me,morie, e sono for se le più im_portanti, 1 ebber o origine claffos servazione fat ta dal .Gl aisber i n ott o ascensioni aeronautiche, « che gli abba.1-:sa,menti . d i temper atura decrescono meno r apidamente cleJle altitudini )), osservazione contraria aJFi.potesi su cui si fon da la formula barometrica del Laplace. Da una tale osservazio ne il Saiin t Robert credette poter clednrre che la densità dell' aria. è funzione linear e delle altezze, e par tendo da tale ipotesi egli -
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PARTE 'l'ECNICA -
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dirdc nnove formule per la ipso.m.etria e ricr la rifrazione atmosferica. Fra queste Memorie sono da notare in par ticolare: u11a tavola ipsomeLrictL atta a determin are rapi<famentc sul posto la differenza cli livello fra due stazioni, ed un quadro grafico che fomisce dil"ettame11tc 1·a1tezza cli w1a stazione col mezzo della sola. osservazione clcJ barometro e del termometro. Il Sain t Robert c:oltivò anche; e oon vera passione, le scienze naturali, in particolare la botanka, specialmente alpina, 1·accoglieuclo piante ratissime i n un importante erbario. r,asciò anche una magnifica collezione d'insetti sRpientementc classificati ed ordinali, e per tale ultima collezione, che egli custodiva ed aumentava con vera passione e con pazienza cerrosina, prodigandole le cure più atteni.e cd i.llnrninatc, egli anelò orgoglioso e fu in es:a e per essa che il Saint Robe1-t t rovò l'occupazione prediletta dei suoi ultimi anni. Si occupò infine con vivo interesse cli ling ne e :filosofie Ol'ientali, spingendo ùuche in questi c:ampi lo sguardo curioso ed acuto. Appassionato per i grandiosi. spettacoli della na,tnra il Saint Robert fu , come dlcemmo, a lpinista valente e uno dei primi in Ilalia a coltivare questo importantissimo sport : concorse con Quintino Sella e con Bartolomeo Gaatalcl i a,llai crear.ione ,cli una Società a,~piniRtica che rapidamente divenne :fiorentissima e grand'emenie benemerita dei progl'essi dell'educazione fisica e morale dell a gioventù, e cln, tale Società ebbe origine il Club Alpino Italiano . Il Conte P aolo di Saint Robert ebbe vigorosissimi l'animo e il corpo, ed entntmbi inflessibilmente sottopose con continuità sistematica alla legge del dovere, ra,ppresentato per Jni soprattutto dalla i,;c:ienza cbe amò con ln dedizione completa. e serena, propria degli spiriti eletti. Non cercò vacui onori nè ebbe incomposte ambizioni, che a,nzi la serietà, della sua forma menta.le ed il suo atavico spirito aristocratico gli conferirono una spiccata riservatezza nelle sue parole .e J1e.i. suoi atteggiamenti. Tutta via non gli mancarono alte meritate distinzioni.: nel 1856 ebbe la Croce dell'Ordine Militare <li f:::avoia; fu membro della Reale Accademia delle Scienze di -
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Fig. 587 · Con te Paolo Balla cla di S a in t R obert. (da una fotografia avuta dal Generale di Corpo d 'Armata Comm. Alfonso Ma tte i) .
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PAH'l'1'J TECNICA. -
'J:orino, appartenne alla Società dei XL, alla R. Accademia. dei Lincei ed a.Il' Istituto Lombardo di Seienze e LBttei-e . Tra, gli a mici, ai quali fn fedelissimo , con tò parecchi dei più ,i llustri uomini del suo tempo, come Sadi Oarnot, il Clausiu:s, il Rankine, il ~ella , il .Menabrea., il Genoccbi. e<l a lt rL Dopo clol-0rosissima mal a tt ia, sopportata, con raro stoicismo, mori a 'rorino il 21 novembre 1888. Considerat a nel suo complesso l'opera del Saint Robert nel campo cld la ba.Jistica ~sterna è d 'impor ta,nz.,1,. fond amentale. Coordinatore _acuto ed in gran parte cr eatore delle teorie geuera.li di questa scie1rna,, egli , giova ripeterlo, svincolò, per lo me no teoricamente, Ja tratta½ione del. problema balistico di1 ogni lega.me con prefisse forme della funzione 1'esistente, pone11do eosì nn principio che rima~ e rimanà, a, base di ogni sviluppo fu t uro di .questa, scienza, ; indagò pe1· primo il 2° problema bH TiRtico ed anche qui pose le solide ba,si delle future rice1·che. Ana.lista, profoll do, ma sopi-nt utto intelletto geniale e dhtm · pie vedute, ]asdò nella storia cl ella, Bu,l istica, este1·11a, un' onna, che pochi prima di lui - e soltanto i grandissimi come Galileo , Newton , Bulero - e pochissimi in segnito - .forse 11110 solo , il Sia.cci - sturnpa,rono uguale o maggiore. I
§
I.
STUDI ·- INNOVAZIONI - .PRIMATI ' - .SCOPERTE . . . . ~
'
li progresso scienHfico-tecnico nel secolo XJX in rei.azione ai progressi ·dell'artiglieria - Retroca rica e rigatura: la realizzazione dei concetti del Cavalli.; prime a9ozioni di' artiglie.rie a retrocarica e di artiglierie rigate. - H cannone ad anima curva e a proietto lenticolare . del Saint Rober.t. - Con(ror.ito fra artiglierie ·1iscie e artiglierie rigate. - Studi relatiyi ·agli affusti: l'affusto a freccia; l'affusto M0 1844 e l'affusto a cèppo corazzato del Cavalli; Affusti Marcarelli e De Focatiis, napoletani; progetto del Mattei.
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STUDI -
1iSN0 VAZI0NI -
PilL\ TATI -
SCOPEil'rE
L'artiglieria cacciatori del Cavalli. - Studi sulla costruzione delle bocche da fuoco; metallo, cerchiatura ed autoforzamento. - Concetti del Cavalli stilla resistenza delle artiglierie.
IL PROG Hl!)SSO SClE~'fIFICO-'.l'ECNICO DEL SECOLO XIX
Ii\ HE.LAZIONg AI PROGRESSI DELL' Alt'fIGLIBRH
È a tutti noto il fo1·mida,bile progresso scientifico e tecnico verifica.tosi nel :secolo XIX; p1:ogresso che superò di grau luuga quello dei p1·ecedenti trenta secoli di storia della civiltà nmana. È ben naturale che in tale secolo anche l'Artiglieria, Arma tecnica per eccellen r,a, abbia straotdinariamente progredito. Non è da credere però che il sno progresso si sia esclusivarnc11tc operato sfrnttando studi, esperienze, inve1rnioni e ·scoperte connesse sovratutto alle scienze esatte ed alle scienze in generale; gli artiglieri aYanzarono per conto loro nel campo scientifico, in quello sperimentale ecl in quello applicativo ; cosicchè largo ed importantissimo fu il contributo da essi apportato al progresso tecnico generale. Al rigua1·do, basta, 1·icordare che alcuni problemi, <livenuti _poi di grande interesse nel campo civile, furono dapprima a f · frontati quasi esclusivamente da artiglieri e nell'esclusivo interesse dell'Artigliel'ia. Esempio ti.pico: .il problema <lella resistenza. dell'aria al moto dei gravi , già da. ben tre secoli assillo par ticolare degli artiglieri, ed ora, -da. meno di mezzo secolo, divenuto di genera.le interesse a cansa dell'importanza che i fenomeni relativi rivestono per 1e costruzioni aeronautiche ed auto rnobifo;tiche. L'Artiglieria (tenestre e navale) fu anche potente incentivo a progressi indui::triali che, quasi esclusivamente, rispondevano n sue pm·ticohtri esigenze e che qu indi senza cli essa si sarebbe1;0 compiuti, per lo meno molto più a, rilellto; per es., i perfezionamenti nella, produzio11e degli acciai di qualità speciali, e nella tecnica . delle lavorazioni di precisione. È infatti quasi soltanto l ' Artiglieria che si serve degli specialissimi acciai ca,paci di altissime 1·esistenze a.Ila ro t tnra (100 e più kg. per mm 2 ) ed. è pure essa che in parecchie sne lavora-
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PAR'l'I•} 'l'ECNICA ~
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½ioni esige una esa,ttezza nelle dimensioni dei . materiali, spiùta i:.pcsso fino al centesimo di millimetro; c.ioè a,d un grado di pre· cisionc ohe è raggiunto soltanto da quello richiesto per i più delicati stnnneuti scientifici. Come sull'evoluzione generale della tecnica, così sui conseqnem~iali effetti economici e sociali, l'Artiglieria ebbe not{!VOlissima, parte; e può quindi dirsi. che la sua, storia nel secolo XIX è più che rru~i parte essemiale della stori.a, della civiltà. Infatti è per gra.n parte l'evoluzione delle armi da fnoco che 11d sec. XIX determi.na ì'evolnzione dell'arte militare : la guerra, di Crirni~a e la guerra di secessione cl' America sono caratteriz½at.e dall'inizio del clnello tra cannone e corazza; la guerra clel l SG!l rivehL la sorprendente potenza delle artiglierie riga,te; la g ncrrn del 1870 dà l'ultimo colpo alla vecchia, gloriosa artiglieria · a d aiVancarica, mentre, tra. la fine del .secolo <~ l'inizio dell'a,t tuale, hL guerra boel'a e quelJa r11sso-giapponese collaudano sul campo di batta,gli.a il cannone a tiro rapido. Per una duplice via adunqùe, e cioè attraverso le ripercussioni culturali ed industriali ed attr:werso quelle organiche e ta.t,tiche, l'evoluzione dell'artjglieria potentemente influisce sulla, vittL cl{!gli Stati moderni. Questa influenza culmina, durante la guerra europea, nel poderoso fenomeno della mobilitazioD:e industriale o, più propriamente, di. tutte le forze produttive del Paese. Fenomeno che non soltanto pone oggi mwv-e condizion1 alla condotta della guerra, · ma impone nuove esig~nze a.U'economia e alla politica del tempo di pace e, in misura non indifferente influisce persino sulla struttura stessa della compagine stataleA dire il vero nell'epoca ·che qui c'interessa (1815-1870) fu impercettibile l'influenza sociale del tecnicisino bellico '(di cui Fartiglieria, fu antesignana ed è attualmente gr~n parte), ma l'importanza di tale epoca a questo rignardo risiede nel fatto che in questo periodo emersero e vennero poste le premesse dell'odierno sviluppo.
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SCOP l~HTl,
All 'aprirsi del sec. XIX era ormai compiuta l'opera grandiosa iniziata nel XYII dal Descartes e dal Netwon e continuata nel XYIII da una schiera di grandi matematici, lra cui il torinese Luigi Lagrange, e cioè erano ormai costituiti i d ue poderosi strum.enti di indagine e di costruzione sdeutifi.ca : Calcolo infinitesimale e Meccanica, Razionale, indispernsabili a l progresso delle scienze sperimentali e, per esse della tecnica. Circostanza clècisiva questa anche per l'aYvenire dell' Artiglieria che ùel resto ave,,a sempre man tenuto stretti rapporti con i più illustri scien ziati e con le matematiche superiori da essi professate. I più grandi matematici come ~ewton, Be1·noulli, cl'.Alembert, Lagrange avevano coltivato con passione la balistica, mentre d'altra parte le scuole di reclutamento degli ufficiali cli artiglieria -e genio dirnnne1·0, tra la fine del sec. XVIII ed il principio del XIX, specialmente in Italia e in Francia, austere palestre scientifiche, dove pr ofessavano i più insigni scienziati. Così, per es. all'Accademia }filitare di Torino, t ra il 1825 ed il 1830, insegnava il grande matematico ed astronomo Giovanni Plana. · ìV(ent r e le solide basi scientifiche davano a,gli artiglieri i mezzi per raziona.li perfezionamenti, la r ecente esperien za delle guerre napoleoniche e la ricca letteratura di commento e di discussione, conseguenti da tali guerre, fornivano Fincentivo, il suggerimento e la guida a nuovi progressi. Le campagne napoleoniche avevano essenzialmente messo in luce : la necessità di una maggior e mpbilità dei materiali ca-mpali ; n ' vantaggio dell' impiego della granata r ispetto a quello della palla piena,; la superiorità,, in genere, dell'a.ttacco rispetto alla difesa, in quanto si riferiva alle piazzeforti. I noltre la generalizzazione dell'impiego delle granate, e q nello, allora agli. i nizi, degli shrapuels comindarono a porre in primo piano ra1·duo problema del perfezionamento delle spolette. Come vedremo, fu pr ecisamente per ridare il primato alìa difesa che il Cavalli nel 1832 pensò d'introdurre la retr'Oca rica nelle ar tiglierie da piazza, e concepì le' prime bat terie in casamatta corazzata. Analogamente, alcuni anni prima (1829) un -
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illustre artigliere franeese, il coma,ndant <~ e poi generale Pa,ixhans1 per risolvere il pl'oblema dell'impiego delle gra.nate con trai.ettoria radente, gi.unse, col suo <( canon -obusier )), a riYolu zionare l'armamento delle navi 1 ed implicitamente segnò ia fine dei vascelli. cli legno c11e non possono resistere agli effetti r:,coppianti delle ·gran,1te di. grosso Ci-Llibro.
Pertant,o devesi r ilevare che il progresso tecnfc.o dell' Artiglieria nel sec. XIX 1 nQn avrebbe potuto avere l'energico impulso che noi oggi consLatiamo se, oltre alJa piena ed indiscus~a- a.ffermazione delle matematiche ~on si fosse pme verificato il corriSJ)Ondentc rapido sviluppo delle pl'i.ncipali scienr,e i:;perirnenta.li, quaJi la Ffaica e la, Chimica, e q 11indi sulle loro orme non si fosse c-0nseguHo uu grande progresso delle scierrne applicate tra cui principalissima, per l' ArOglieria 1 la Scienza MetaJJurgica. Lo sfrnttamento dell' energia termica~· mezzo delle macchine a vapore 11el1a prima metà del sec. XIX consen te i primi grandi jmpi,rnti ind ustriali; premessa esscrndale per i più a.ndaci prog1·essi costrnttivi. 1'ra il 1840 ed il 1850 Ri costitui~ce poi una nuova. sdenza e< la termodina,mi ca )>, anello cli congiunzione tra la fisica, e la meccanica, d'incalcolabile importa.n za teorica e pratica. Per quanto interessa, l' Art iglieria ba~ti dire che nella termodinamica. ha trovato solide ba::;i la balistica interna, cioè la scienza che studia il moto del proiettile nello interno della bocca, da fuoco, mentre per quanto riguarda il progresso generale basta a,ccen na,re che sono retti da leggi termodinamiche i motori a vapc)J'e ed i motori a scoppio; dei quali 11Jtimi, il primo e lontano progenitore era stato per l'appunto il cannone. , Tuttavia il progresso. metallurgie.o e meccanico fu dapprima, così lento che soltanto verso la, :fine d-ell '<~poca cli. cui qui ci occupi.amo, e cioè tra il 1860 e il 1870 c,ominciò ad essere correntemente impiegato come metallo da, cannone Fncci;:tio, ed ebbe larga applicazione la, retrocarica, Umita.tament c però ad alcu11i eserciti fra i quali è da ricordare quello prussiano. -
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SCOPERTE
T uttociò meri tava di essere accennato non solo per i nquadrare le condizioni in cui si svolse l'evoluzione dell ' A.rtiglic1·ia nel secolo scorso, ma anche per aver occasione di notare che gli a rtiglieri ed in genere gli ufficiali delle armi dotte -c:ooperarono notevolmente a ll 'i ncremen t o delle scienze non meno che della t ecnica. Così, come giova 1-i sappia, in Italia il Cavalli ed il Saint Robert oltre che artigli.eri sommi furono scienziati 9riginali ed acuti, ed in Prancia ebbero vfra parte nel movimento scientifico _vari ufficiali, tra Clù emergono il Poncelet ed il Carnot, appartenent i entrambi alFarma. sorella, i quali furono rispcttivamen te tra i creatori della, geometria. proiettiva e della termodinamica.
* * * L'apporto italiano al progresso dell'Artiglieria nella prima metà del sec. XIX è condizionato pitrticola1·mente da due circo stanze : - anzi.tutto dal fatto che presso di noi l'industria metall urgi.ca mancava o era soltanto allo stato embrionale, epperciò gli. studi dei nos tri arr.iglieri non furono fiancheggiati, completa ti. e realizzati da potenti organismi industriali, come in Francia , in Germ.1,ni a, in -Inghilterra e in Svezia: - in secondo luogo in Italia c r·a limitato il numero di coloro che potevano dedicarsi alla t <~cnica delJ' Ai·ma, poichè eccetto che nel Regno di Sard egna e in quello (li ~apoli - gli italiani erano q nasi completaruente sotua tti al fascino della, carr iera, delle armi e privi di buone istituzioni militari. Tuttavia, malgrado i predetti copflici<~nti negativi, il nos tro to11tr-ibuto riuscì di somma importf.wz._i,, fondamentale amd per la storia dell'Artiglieria. Esso è sintetizzato da due gra ndi fi . gure, il Generale Giovanni Cantlli ed il Tenente Colonnello Co11te Paolo d i Saint Robert, cui si aggiunge, nella ~ccoll(fa metà. . del secolo, il Colonnello Francc~sco Siacd. Triade gloriosa di artiglieri e di- scienziati che, in certo modo si completano a vicencfa.. Tanto il Cavalli che il Saint Robert e poi il Siacci, pur p ro fondamente dissi.m ili l'uno dall'alt ro per indole, per carattere -
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ed anche iil parte per dif'fere11 ti direttive di attività, si con t nidcfo,tinguono per l'ampiezza di vedute, per la loro Ye1·:,,a,tilH.à e per una caratteristica potenza di sintesi vaste ed organiclw; in altri termini questi tre illustri Maestri si af{ermaro110 .J)el' il loro cont.ennto umanistico, tipico dei più puri intelletti Halia,ni: e di eiò va indubbiamente dato largo merito all'ordinamento delle nostre scuole: ed in particolare deJl' Accademia, Militare di 'l'o1·.i no, che, ammetteva allora; gli allievi all'ancor tenera. età di otto ci' dieci anni e qnindi per la lunga durata dei coi·si a.vevn verame11te 1n possibilità di educarli e di istrnirli e cioè di formarne l'i11tellet.to ed il carattere. · Come è noto il Cavalli fu il primo realizzatore della rigatnra delle a,rtiglierie, oltrechè innovatore e precursore del progresso a,rtigli.eresco in tutti i campi; il Saint Robert ed il Siacci furono i creatori della balistica, odierna_ 11 loro apporto fn dunque tale da, cliire impronta ~piccata.me11te italiana alla nuova ArtiglierhL ed alla nuova, balistica, cosi come l'antica gloriosa Artiglieria liscia massimamente si ouorava,, nel campo degli studi, della tecnica e dello impiego, dei grandi nomi italiani del Tartaglia, di Leonardo e del Galilei, di. Alfonso d'Este e di Napoleone Bonapacrtc. \
RwrROCARICA E RIGATURA
B noto che -la retrocarica è antica, quasi quanto l' artiglieria e troppo complesso e fors'anche vano sarebbe il tenta,tivo di ricercarne il primo ideatore. Tuttavia il Cavalli fn il primo a, porre, con logica stringente, il problema della, retrocaricn, no11chè quello della rigatura impostandoli 11ei loro termini esa,tti e risolv<mcloli in modo da dimostrarne praticamente l'enorme importan7,a; cosicchè, dopo i primi tentativi non fn più lecito igno1·arli. Tanto è vero che, come già fn cfotto, _se la retrocarica, fu generalmente adottata, soltan to verso il 1870, e cioè oltre trenta
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P IHll:IATI, E CC . -
RE'.I:HOCAIUCA f;J RIGATURA
anni dopo la prima realizzazione del CavaJli, viceversa in quel frattempo si può dire che non passò giorno in cui non si eerca:,;se di ottenerne una soddisfacente soluzio11e. · Kel 1832 i] dottore Leroy cFEtiolles propose al Comitato dell'artiglieria Francese un cannone a retrocarica rigato che impiegava proiettili ad alette rivestite cli piombo; ma la, sna proposta fu rifiutata . . Analoga invenzione presentò al Governo russo un ce1·t.o :Mont.igny, nel 1836; il suo cannone fu a lungo sperimentato ma, all a. fi ne non veune accettato. Non è noto pertanto se queste a r tiglierie rjgate, cli cui 11011 8i hanno precise notizie, lanciassero proiettili oblunghi, co1Hlir,ione essenziale per giustificarne l 'adozione. Nel frattempo e precisamente nel febbraio 1832 i1 gi.ova,11e luogotenent,e d'artiglieria Qavalli indirizzava al Maggior Generale Cesare Saluzzo la Memori.a manoscritta « Sul sistema d'ar tigli.eria nel quale i cannoni non avrebbero il rinculo e si cad · eherebbero dalla culatta)), memoria il cui contenuto è assai pi tì complesso di quanto indica il titolo. La bontà di un mat eriale d'a.r tiglieria dipende esscnzi:tlmentc da due ordini di fattori : da un l ato la potenza, cioè la capacità del materiale di lanciare alla maggior distanza il maggior peso possibile di proietti in un dato tempo ; da1Fa1tra la attitndil1e del materiale a porre appieno la, propria. potenza a servizio della missione tattica affidatagli. Così , per esempio, è inutile che una a rtiglieria da. fortezza sia pot.ente se è ~istemata in modo tale da essere facilmente smontata dal tiro nemi co ; ed è vano del pari che un' artiglieria da campagna sia potente se non ha mobilità. tale cl.a. pcter entrare tempestivamente in azione. :m il complesso di quest o secondo ordine di fattori condizionali elle il Cavalli affronta in pieno. Egli · parte da,l la considerazione che, cl.al Vauban in poj, l'equilibrio tra attacco e difesa è stato rotto ai danni di q11esta, ultima, soprattutto a causa della vulnera,bilità, delle artiglierje dei r ampari da parte del tiro d'infilata degli avversari. Per proteggere le artiglierie cl.ella difesa occorre, egli dice . sistemarle in casematte corazzate ed a tal fine è necessario che:
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- la coraz:;,utura sia tale da i-esi stere al tiro dell\tttacco, ed all'uopo egli propone veJ1 ga ,costituita da lastroni di ferro; - i serventi. non si. debba,110 esporre clura11Le il tiro, fuol'i dei 1·ipal'i ; pe1'1:a-n to il c..mnone clonà essere a 1·eti-oc:,nic}.L ed a ei11culo soppresso. D'altra parte, l'artiglieria da campa.gnu osserva il Cavalli, abbisogna cli una, maggiore mobilità che potrebbe essere com;eguita, a sno pare1·e, costruendo il materiale ad un solo treno (abolendo cioè l'a;vantreno), t rainabile da mit:L sola pariglia, ed applicando · anche per Farti.glieria, da campagna la 1·etrocarica, per cui si ·ren de più sollecito e raccolto il ',servizio del. pez7iO , e che quindi si presta ad accrescere la celei-i tà del ti.ro e la facilità cli movimento . l<~ que8ta la pl.'ima idra della famosa « artiglie1.;ia-cacciatori )), cui accenneremo pi.ù. 0IL1·e, che, come giù è stato rileva.to, sotto cer·ti aspetti p1·el ucle alle moderne àrtiglierie da eampagna a t iro rapido. Pertanto i.n q nesta sna nrnmol'ia m.,woscri.tta il Cavalli non dà che un 1iden dei dispositivi iutef;i alla soppressioue del rinculo ed a,11' a1·tiglieria -cacd a to1\ men tre in vece più la,rgani en te si diffonde sn quanto si riferisc{~ alla retrocarica . L'ottni-atore st1Hliato dal Cavalli. è a enneo, affinchè1 come dice -Pinventore1 « introdotto nel buco del canuone1 cioè nella m.ortisa, vi si possa i::;forzare · a chiudere il fondo della, camera>>. Il movimento di introduzione ed estrazione del cnneo è ottenuto a mer,w di una vite portata, dall'ottura,tore, vite. eh-e si ingrana in nna chiocciola ap~licata alla culatta della bocca, da fuoco. La, chiusura, ermetica è ga r-a,ntita da apposito organo plastico; tale organo è costi t uito da una cc lastricella di metallo abbastarn~a, molle perchè cedendo allo sforr,o del chiudere si adf.~tti megli.o al fondo della camera )). "I~ssa <\ posbi nel cuneo a · cod a cl.i rondine « per poterla facilmente scambiare>>. N-ell o stesso anno 1832 comineiarono le esperienze del sistema di retrocarica ìdeato dal Cavalli; -espe~·ienze rhe come si è detto dnrarono ben undid armi . .Le prove f mon o dapprima eseguite su un ean noncino sperinwntale: succesf;iva.mente su un C'tHrnone di ghisa da, 6 libbre,
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Pig. 588 - C1:1nnone e otturatore Cavalli. (da una tavola annessa allo « Examen du Mémoir e
d u M,ij or Cava lli » di Maurice d e Sellon).
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colato in Sa,voia, presso certi Fratelli J ean. Pu sparando con questo cannone che il Cavalli dovette convincersi che «la lastr'icella di metallo molle applic-a.ta alla faccia anteriore dell'otturatore)) non ·garantiva la chiusura ermetica all'atto dello spal'o; chè anzi veniva compressa dai gas i quali così si creavano una Yia di sfogo. Allora il Cavalli decise di applicare invece un anello di rame all'estremità posteriore dell'anima, in modo che sulla piccola superficie cl.i esso venisse .a. concentrarsi t ut;ta la pressione del cuneo-otturatore. L':mello, cimentato da tale pressione e da quella interna dei gas, veniva ad aderire perfet,tamente alla faccia anteriore dell'otturatore ed' impediva così qualsiasi sfuggita di gas. · :E allora, cioè nel 1835, che può dirsi coi11piuta !>invenzione della retrocarica, e da quel momento si apre una nuova èr:-t, nella storia deJl'Artiglieria. Le artiglierie in casamatta metallica, terrestri e navali, e le artiglierie scudate a, tiro ra,piclo, non sarebbero state possibili, o quant-0 meno non avrebbero potuto aver.e piena realizzazione senza la retrocarica. . Il maggior merito del Cavalli è quello di aver l?~msato, come abbia.mo visto fin dal 1832, di ott enere la chiusura ermetica me diante apposito organo plastico .ben distinto da quelli· aventi funzione di semplice otturazione della camera, anche se a questi ultimi l'organo plastico fo~se collegato. È questo il principio fondamentale in fatto di retrocarica. Non risulta che alcun altro prima del Cavalli avesse chiaramente enunciato e sperimentalmente dimostrato tale princi: pio, e questo, a nostro parere1 autorizza ad attribuire al Cavùlli con pieno diritto l'invenzione della retrocarica. Generalmente si dice che la retrocarica in uso nei primi secoli dell'artiglieria venne abbandonata perchè la tecnica non era in grado di garantire, con una lavorazione precisa, una buona chiusura a.no spa,ro e contemporaneamente un comodo maneggio del congegno di otturazione. Ciò è esatto sino ad un cert o pùnto, perchè ancora oggi se la chiusura ermetica dovesse essere garantita soltanto dalla precisione cli lavorazione, non solo non si raggiungerebbe lo scopo, ma si incontrerebbero difficoltà gravissime nei movimenti dell'ottura.tore. Il difetto dei primi tenta-
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Fig. 58D - Cannoni, proietti e affusti Cavalli -
Cannone liscio -
Cannone rigato.
<esemplari originai! esistenti presso il Museo Nazionale d'Art iglieria).
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tivi di retrocarica non era dunque soltanto nella tecnica, ma anche in una questione di principio, che non risulta, sia stata risolta prima del Cavalli. Tornando alle esperienze del primo sistema di otturazione, aggiungiamo che dopo le prove col cannone da 6 colato in Savoia, un altro, pur,e di ghisa e dello stesso calibro, ne fu ordi· uato in Svezia alla fonderia di Aker del barone vVahrenclorff, il quale da allora jn poi si interessò vivament.e della questione. Con quest'ultimo cannone vennero, tra Faìtro, sparati ben 5GO colpi con la carica, assai elevata, di t1.n t~rzo del peso .della palla. 'ruttavia, prima di prendere decisioni, il Governo Sardo, su proposta della Commissione sperimentatrice, volle estendere le prove acl artiglierie più pesanti, dato che specialmente per queste ultime si prevedeva di adottare la retrocarica, perfezio namento connesso con la sistemazione delle artiglierie in casamatta corazzata, proposta dal Cavalli :fin cl.al 1832. Furono pertanto ordinati in Svezia un cannone cla 24, libbre ed un cannone a bomba cla 8 pollici (223 m/ro) di ghisa, e con queste bocche da fuoco vennero proseguite le esperienze assai. rigorose. Nel corso cli esse il sistema à.i chiusura ed il modo di caricamento subirono qmi.lche modifica. Oltre l'anello di otturazione, di rame, il Cavalli ideò un tacco di legno che veniva intro·d otto nella ca.mefa della bocca da fuoco subito dietro la carica, e éi.oè a contatto con la fa.cci.a an· teriore dell'otturatore. Questo tacco aveva lo scopo di raccogliere sulla faccia anteriore, leggermente concava, la maggior parte delle foèce ed anche, còrne dice il Cavalli, di « allontanare alquanto la carica di ln,ncio ·dal cuneo otturatore)). Per mettere a sito e per togliere il tacco s'impieg,wa un'apposita leva con estremità a vite. Inoltre, nella faccia anteriore del cuneo il Cavalli ricavò un ' per agevo alloggiamento per l'estremità di una leva da usarsi lare il disimpegno dell'-o tturatore dopo lo sparo; e infine alla faccia inferiore vennero apportate tre sporgenze per diminuire 1a superficie di contatto, e quindi l'aderenr,a tra tale faccia e 1~ corrispondente della mol'tisa. Questa sistemazione prelude a di-spositivi adottati nei moderni otturatori a cuneo ed aventi scopo
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PJU)1 A'l'I, ECC. -- L ..\ RIG.\'.L'CR ..\ DEL CAVALLI
analogo, quali sono le costole o anche i rulli applicati alla faccia inferiore del cuneo o della mortisa. Nel « Mémoire sur les _canons se chargeant par la. cnlasse )) del 1849, il Cavalli afferma che, già prima di recarsi in Svezia per sorvegliare la fornitura <lei ca nnoni a, retrocarica per la piazza di Genova, egli a,veva pensato aU'applicazione deD.a r igatura alle artiglierie e, in: una lettera diretta il l° maggio 1846 da Aker al generale Sobrero, il Cavalli precisa che era suo intendimento estendere ai cannoni « uno dei più grandi progressi fatti nella balistica delle armi por t atili in questi anni)) e cioè : « la com bina zione della canna rigata col proiett o cilindrico-conico. La parte a,nterio1·e conica diminuisce talmente la resistenza dell'aria che la portata s'accresce, ed il movimento cli rotazione attorno a,l l'asse ne assicura la direzione, con la, punta sempre innanzi)> . Or iginariamente la rigatU1'a venne usata soltanto per raccogliere le fecce copiosament e prodotte dalla polvere nera e si ebbero così ta,l vol ta armi a righe rettilinee, oppure la si impiegò per imprimere al proietto un r egolare moto cli rotazione att o a stabilizzarlo sulla traiettoria, neutralizzando i movimenti irregolari dovuti o a difetto costruttivo del proiett o stesso provocan t e eccentricità del centro di gravità, oppure ad evitare eventuali suoi sbattime;nti nell'anima della bocca da fuoco. In quest'ultimo caso l e righe erano elicoidali, ed il proietto i:-fel'ico_ evidentemente doveva essere forzato in modo da pot ersi impegnare nelle righe ; a che non era pratfoamente realizzabile che con le armi portatili. Dopo le armi rigate sporadicamente apparse nei secoli. antecedenti e di cui parl a a nche il Robins, le prime armi rigate adottate t r a la fine del sec. XVI II ed i primi anni del XIX furono cara,bine, naturalmente ad avancarica, pee corpi cli truppe speciali, come per es. la cosidetta carabina di Vincennes in uso in Francia durante le guerre della Rivoluzione <~ d ell'I mpero. Il forzamento era ottenuto ba.ttendo la palla replicatamente con la bacchet ta tantochè la palla veni va deformata. Queste armi presentavano una maggiore precisione r ispett o ai fucili ordinari, ma per contro erano di caricamento lento e scomodo e perciò scarsamente impiegate.
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Ad una di tali armi, giudicata dal Comitato dell'Artiglieria Jì'rancese come « la più potente arma portatile che mai sia ap· parsa, poichè è terribile anche a distanze proprie finora dell'artiglieria)), probabilmente alludeva il Oa,v alli nella lettera surri,cordata. Non solo attraverso le prove compiute con le a,rmi portatili, ma anche dalla teoria erano già noti, - come si rileva per es. ,dal Cours d' Arti!J.erie del 184:4 del Capitano francese e poi GeneraJe Piobert, - · j vantaggi che, agli effetti della resistenza .. ,dell'aria, ·presentavano i proietti oblunghi ed , anzi era a nche nott1, la. << forma optimum )), che è del tutto analoga a quella de:gli odiel'lli dirigibili e cioè con la prua arrotondata e la poppa .appunti ta. Senonchè, nonostante gli ·studi a·e1 P.oisson in proposito, si dnbitava, che la rotazione impressa al proietto dalla rigatura fosse praticamente capace di bene stabilizzarlo sulla traiettoria € farlo cadere di punta ; ragion per cui si finiva per preferire la forma sferica. A questa preferenza contribuivano anche, e notevolmente, le incertezze circa il modo più opportuno di ottenere che i1 proietto oblungo si impegnasse nelle righe, nonchè le· difficoltà, vere o presunte, che allo stato della tecnica del tempo si potessero costruire proietti del genere. Ill qneste condizfo;ni il Cavalli affrontava con la rigatura il problema della potenza delle bocche da fuoco e più specialmente <lell'aumento della gittata,, che è l'elemento preminente tra quanti caratterizzano un'artiglieria,. e ne influemi:ano l'impiego. J.Jsclusa l'idea çli ricorrere a proietti di piombo pel tiniore -che non resistessero allo sforzo dell'intaglio da parte delle righe, il Cavalli pensò d'impiegare proietti cli ghisa con due robuste -costole destinate ad impegnarsi in altrettante righe della pro' · fondità di- circa 5 m/ m, ricavate nella bocca da fuoco. Con un cannone cli ghisa a retrocarica da 24 e cioè c.ol calibro di 153 mm, rigato nel modo suddetto da,l Wa,hrendorff e -con proietti cilindro -conici di ghisa del peso cli 1S kg. circa, pari a una volta e mezzo il peso della palla sferica, il 27 aprile 1846 vennero sparati i primi colpi d(>.lla nnova artiglieria rigata.
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PAR'.I'ID TECNICA -
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Riconosciuto il bnon comportamento del proietto sulla traiettoria, e la, buona resistenza de1le costole, dette anche alette, il Cavalli passò dopo due giorni a spara.re cornpàrativamente col ca,nnone predetto e con uno identico liscio e pa,llr-t, sferica, impiegando pe1· entrambi una carica di kg. 3,400 ad una, inclinazione di 6° 55'. Con la palla, sferica si ottenne una gittata cli 1970 m-etri; con la granata. cilindro-conics, una gittat;;L di 2521 metri, e cioè ci.rea. il 20% di vantaggio. Scoppiato il cannone rigato durante un tiro eseguito con la carica, molto elevata, di 5' kg., che aveva dato una gittata, di ben 4000 m . circa,- a 15°, le esperieI)ze proseguirono con un cannone da 30 libbre e cioè con ca,libro di 165 mm. circa, a retrocarica sistema. Ctwalli, con granata. cilindro-con fra alta calibri 2,7 circa, e del peso di kg. 30 e cioè di peso doppio della pa,lla sferì.ca cor~·ispondentc,· e venne poi anche sperimentata nna granata cilindro -ogivale alta . calibri 2,4. Queste .esperienze, che snscitarono vivo in t eresse presso le princi.pali Potenz.e, ,e per cui alcune corne la Francia, la Russia, la .Danimarca1 l::i, Svezia ece. invia,rono ufficiali ad Acker per a,s sistervi, hanno una stràorchnaria impoi:·ta,nza nella storia dell'Artiglieria. In sosta,nza esse porta.rono a constatare che la massinia carica impiegabile coi proiètti oblunghi era di circa 1/5 del peso del proietto, mentre -con la, corrispondente palla sferica era di 1/3 d-el peso della palla. La mas1..;irna carica cli pratico impieg(? ·coi proietti oblunghi si doveva però praticamente limitare alrincirca da l/6 ad J / 7 del peso dd proietto, e, poichè questo aveva peso circa doppio di quello della palla sferica, ne conseguiva che le cariche venivano nei due casi press'a poco ad essere uguali. A parità di ogni altra circostanza, la. gittata risulta va coi proietti oblunghi sensibilmente maggiore di quella ottenuta coi ' corrispondenti proietti sferici. In altri termini si po.t eva, a parità del calibro, lanciare a distanza maggiore una granata obhmga di peso doppio della corri~ponden te palla, sferica piena. La gra,n a.ta oblunga, grazie al movimento di 1:otazione impressole, cadeva, praticamente di punta, con possibilità quindi di assicurare il regolare funziona.mento della, spoletta, ed è noto
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PRIMA'l'I , ECC. -
LA RIGATURA DEL CAYALLI
che il Cavalli aveva studiata a11che una spoletta a percussione ad acido solforico. Poichè, a parità, di ogni :1lt.ra coudizione, la velocità iniziale della palla, sferica era notevolmeute maggi ore di quella della granata oblunga ma cli peso doppio, ne derivava che nei due casi il tormento sulJ ' a;ffusto non differiva di molto; cir costanza questa di notevole importanza, perchè rendeva in ceÌ'to modo « gmt1lito )) l'aumento di potenza ottenuto mediante la riga tura. · · La forma cilindro-conica e quella cilinclrico-ogivale del proietto fornirono risultati all'incirca equivalenti, e così pure non si ebbero vantaggi apprezzabili dalla soppr essione del « vento )>, ottenuta avvolgendo la parte cilindrica del proietto con cartone incollato. La rela,zìone di queste prove, contenute nella già citata « ·Mémoire sur les canons se chargeant par l a culasse >>, è del massimo interesse non solo come documento storico ma anche come mirabile dimostrazione della genialità, del r igore scientifico e della scr upolosa probità, del Ca.valli nell' a ssolver e il compito, sempre arduo, dello sperimentatore; tanto più a,rduo e delicato poi nel caso particolare, in quanto era Pinventore stesso che esperimentava. Numerose son o le osservazioni acute e interessanti dissemina.te in questa memoria, che può dir.s i vera.mente classica.. Riteniamo pertanto utile riportare integralmente la parte della ·Memoria del Cavalli che si riferisce alle esperienze esegui. t.e a Torino ed in Svezia .
Résumé des expériences exécutées à Turin, sur les canon s se chargeant par la culasse. C'est depuis 18.32, qu'un petit canon modèle, se chargeant piu· la calasse, du calibre d'une balle de plomb de 107 gr ammes, a été essayé. Dejà dans ce modèle, l'ìl.me· était percée d'un bout à l'autre cle la pièce, et la culasse était traversée horizontalement par un trou quadrilatère, où l'on enfonçait un coin pour boucher le fond. de l'ìl.me, après avoir ch argé le canon. Cette combinnison du mécanisme a été conservée la méme par la suite.
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PAR'r.m 'l'ECNIC.-\ -
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Les l)l'emiers essais en grancl se firent sur un canon de 6 coulé en Savoie, par MM. Frères Jt~an. Dans le but d'essayer le ti:r à boulet forcé, l'àme de ce canon fut rendue tant soit peu conique, plus grande à ln. culasse qu'à lrt bouche. Les boulets devaient passer libremen.t clans le canon, et ce n'étalt qu'en les enveloppant d'une double conche de la toile du snchet contenant la charge cle poudre, qu'on s'étrtit proposé d'obtenir le tir forcé avec des boulets . en fonte. Sur le cOté du coin, formant le fÒncl de l'àme, pour mieux boucber l'issue du flu.id.e , on avait aclapté, à quene d'aronde, des plaques en aeier, en bronze, en laiton, eu cuivre, mais aucune ne résista à la violence cles coups. On imagina alors le culot, qu'.on introduisit clerrière l_a charge, pour éloigner celle-ci du coin et empecber les crasses cle s'y attacher. Plus tard on introduisit en outre l'anneau cle cuivre forgé, encastré autour cln borcl clu foncl cle l'ftme, et cléborclant t.rnt soit peu ,le plan de fonte du cauon, pour que le coi11 pùt mieux s'ajuster pal' lui-meme contre ce métal moins dur. C'est à cette beul'euse idée qu'est elfi le plein succès que !'on obtint da1~s les essais subséquents. Quant à cette première pièce cle 6, elle éclata en çlétachant la culasse, par suite clu tir forcé; car. en es~ayant les boulets· des charges restantes, on en trouva. plusieurs qui entraient bien par la culasse du cai1ou, mais ne pou,~aient pas sortir par la boucbe. Un autre canon de 6 ·c1u meme système a été coulé en Suècle, à la fonderie d' Acker par ì\:f. le baron Wabrendorff, qui dès lors s'inté1·essa aux cauons se chargeant par la culasse et en fit construire plusiem·s à ses frais d'une disposition :rntre et très-ingénieuse. Ce second canon de 6 soutint d'aborcl 241 coups sans qu'aucun dégàt se procluisit sur les surfaces de contact bouchant le foncl cle l'àme; tandis qu'avr1nt l'introduction de l'anneau d~i cuivre, 32 coups avaieut suffi pour les rnrer profonclément. Dès lors une commission d'ollkiers d'artillerie clirigea Jes . expériences, et fit tirer en outre 560 coups à la charge d'un tiers du poids clu boulet avec le mème succès. A ce poìnt il ne restait guère d'autres objections fo11dées h faire contre ce système- d'artillerie, sinon que le ca11on de 6 essayé était d'tm trop faible calibre, et qu'il fallait en m.e ttre de plus· forts en expérieuce. Le gouvernement adbérant aux propositions de la' commission, fit la commande en Suècle, à la fonderie cl' Acker, d'un cauon de 24 et d;un canon à · bombe de .8 pouces (om, 223). Le canon de 24 du poids de 3,296 kilog. a été poussé à bout par le tir , pour qu'on pCìt voir comment se comporterait le mécanisme. Lu manièl'e de charger qui fut ncloptée, cleYait produirè , le 1ilus gi·aml effort contre le boucbe à feu. Le boulet, dépourvu cle sabot, était placé sm· la ch,1rge de poudre sans interposition cle boucbon cl' aucune espèce, et cette charge remplissait entièrement tout l'espace clerrière le boulet. Une bande cle car1·011 é1rnis avec une croix portant 4 éclisses cfo bois façonnées cle ,ruanière à bien envelopper le boulet, était placée clans l'àme. IDn introduisant ensuite le boulet:, celui-ci se trouvait centré sans vent, et écli'ssé sur le devant. ·On tira de la sorte presque la totalité des coù.ps à la charge du tiers dn poids du bou-
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RELAZl O~E DI GIOL\ K:>;I C.-\V.-\LLI
let . Après les 3Q2 premiers cou ps, on recommt à l'orifìce intérieur de la lumière un agrandissement en forme de 't·J10mbe presque régulier, tandis que l'oi-ifice extérieur était i ntact . Sa plu s longuc diagonale de 2,5mm suivait la <llrection cle l':Jme, l'autre n'en avait que 12. Au 562" coup, l'orifì.c e extérienr s 'etait aussi agr andi irrégulièr ement de 12 à 1smm _ Le canal ·c1e la lu roière al lait s'élargissant vers l'intérieur, où sa diagonale, suivant l'tu:e du c,u1on . avait -:12mm et l'autre 20 ; en ontre cleux fentes s ur le prolougemen t de la grande diagonale parurent s'étenclre vers la volée, snr une longuenr de 22""", et du <:òlé de la culassc, cle J.7. L'effort clc ees cou1)s, qui avait produit cle si grands dégàts à la lumière · percée clans la fonte du canon, quoiqu'elle fOt tr ès du re, n'eu produisit que très-peu sur le coin cle-culasse, et S Lll' un scul point Otl on avait mis un morccau ùe r apport pour y coniger un cléfaut clu fer , encor e la partle altérée se trouvait-elle c:i.1losée au cour an t de poudrc embrasée passant à travers le ,ent du culot. Les surfaces de contact du coi n et de l'anneau de cuivre étaient iutactes ; les étoupilles que l'on plaçait , cle temps à autre, dans le trou de cn lasse jusqne coiltre l' nnnea u de cuivre, ne s'allumèrent jamais. Un grain de lmnièr e, en cuivre f orgé, a été mis dans la pièce sans que cependant on ait pu enlever tonte la partie endommagée .du roétal. En faisant cette ovération on a reconnu que la profondeur des fentes à l'intérieur de la lumière était òe 45""" clu cOté de la culasse. et de 54 clu cOté de la volée, ce qui fait vrésumer que la par tie non visible de leur longueur ét'ait bien plus gr ande. 1-Jn poursnivaut le t ir, au S358 coup la ferite visible de la volée s'accrut successivement jusqu 'à 47mm, et celle du cOté de la culasse resta en appa rence la méme. D ans les tirs sui vants, à la clernière observatiou faite avant l'éclatement du canon, cette dernière fente arrivait nu plus à 34m,n ; tandis que la partie visible de l'autre fente vers la volée en avait 147. L'allongernent moyen de cett(~ grande fente, à partir clu 83iY' coup. a été de 0"', 004 pour les tirs à un boùlet a vec 1;1 charge cle 1/3 de son r,oids ; cle 0' '",063 pom· les tirs à deux projectiles (un boulet et un cylindre de terre glaise ba ttue d'égal poids), nvec la charg~ de 1/3 clu poids du bouiet , et de om ,i390 pour les tirs à deux proj ectiles avec la charge de la moi tié clu poids ùu boulet ; c'est-à -di re que cet allongement t rès-lent aux premier s cou ps ordinaires, devint 16 fois plus fort clans le tir li deux projectiles, et 148 fois lorsqu'on pi1ssa en outr e de la chai·ge du t iers à celle de la moitié. Ce canon éclata de la culasse à la volée, selon un plan passant par son axe et par la lumièr e, apr ès avoir soutenu 921 coups à boulet éclissés à la <:harge du tiers, 50 à deux boulets avec la meme ch arge, et 36 tL deux boulets ayec la cha1·ge ùe la moitié. L'orlfice intér ieur de la lumièr e clans le gr ain cle cuivre, s'etait agrandi de 10 à 12,mm irrégulièrement. Aucune fuite à I:1 colasse n'eut lieu ju squ'au dernier coup; toutes les par ties du canon attenantes a u mécanisme, l'anneau cle cuivre et le coin cle culasse compris, se trouvèr ent en trèsbon état de consei·vation. L' anneau de cuivre cle plus en plus comprimé s'affa issa, le coin 11énétr a <le 23-nm, de plus, et c'est ainsi que le mécanisme se
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PAU'l'E '!'IDCNICA -
perfectionna p,u- Jui-rnème •111i lieu de se clétériorer; le culot en fonte se trouva encore en bon état, tandis qu' 1111 autre en bronze, essayé cl' abord, s' était amoindri après 32 coups au point d e passer en avant claus l'ftme (1). Le ca non ii. bombe de 8 pouces (22c ,3) . pesant 2.8:iO J;:il., a été essayé avec 500 coups à bombes lancées U\'ec la cbarge cle 3 kil., lagu.elle était placée dfibout clans l'ame clerrière le projectile, éclissé comme on l.' avait praticJué pour le tir lln canon cle 24. Les portées étaient, en moyenne, les mèmes que celles clu..,.canon i.t bombe ordinaire du rnème calibre avec chambre. I>ès les cent premiers coups, l'arete cle l'orifice intérieur cle la lumière étant usé, on la renouvela, en y encastraut un cylinclre de cuivre forgé, lequel, après 400 coups, se trouva· encore en très-bo11 état. ·A ux denx premiers coups, le mécanis~ne cle la culasse laissa écbapper I.e flu ide, mais aux cou11s suivants il se perfectiomia par luimème, et ces fuites n'eurent plus lieu.
Régu111é dr:s tir8 etVécutés en S·uhle, (WCC les onnons ra.11és et vrojectiles con·iq11.es 0 ·1i or1ivo-011Un1lr-iqu.es.
E8sai 81t.r ·wn ca,non de 24 rayé.
J e fus envoyé eu Suède, en 1845, par le gouvernement sarde, pour y faìre couler des canons à bombe, et entre autres un certain nombre se chargennt par la culasse, ·Selon mon systèrne. Pendant qu'on procédait au coulage de ces bouches à f eu, je fis le preIDier essai d'une clisposition cle canons rayés que j'avais étudiés avant cle me r endre en ce pa~·s. A cet effet, je choisis un c.mon de 24, se chargeant par la culasse, d'après le procédé Wnhrendorfi'; c'ètait une pièce restée à la fonderie él'Ackcr , de celle; que ~e propriètaire avait envoyées à differents Etats, et qui lui valurent p!usieurs clécorations. Il est ccrtain que cles essais cle ce genre avaient été faits à plnsieurs époques avec des projectiles de plomb, ou .avec cles combinnisons propr es à procluire des effets analogues it ceux qu'on obtient cles carabines. L'experience avait pronvé que ' 1es balles de plomb t irées clans des carnbines
(1)
A.vant le tir A.près 2 conps. » 10 « · 20
.
82
Poicls absol u.
I spécifiq, Poids I
8k.693
7'',378
8 :692
8,263 8 ;427
-
Hautem·
0"'"'.0800 '.0790 ,0785 ,0782 ,0778
o o o o
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l
Diamètte ( horizout. vértìcal
I
0""",1540 ,1520 ,1517 ,1510 o ,1500
o o o
omm,1540
o o o
o
,1494 ;14g3 ;1480 ,1470
RELAZI ONE DI GIOV.\:.-;,.;r CAVALLI
avec des cuarges dé passant le 1/9 de leur 11oicls, ne sui,ent plus les r ayurei; inèHnées de 0,041 qu'on a trouvées les plus con,enables; elles se .découpent et sortent alors cles carabines comme elles le font de fusils . Il était évident qne ce dérau t augmenterait ·pour Jes canons it r aison de leurs plus forts calibres, c'1ist-à-dire, à raison dn poids des projectiles. P lusienrs au tres raison Yenaient s'ajouter encore pom· fai re renoncer à tirer <:l ans les bonches à feu de l'artillerie éles projectiles de cette natu re; le calcul indiquait qu'il fall ait les faire d'une matière douée d'une résistance , ive. capable de soutenil' dans leut· mouvement initial le choc contre les rayures du ca non ; clu res te, on ne pouvait se dispenser d'employer un métal peu coO.teux comme l'est la fonte, pourn1 . qu'elle fiìt de bonne qualité, telle qu'on l'emploie aujour d'hui pour faire les autres projectiles cle l'artillerie. En Suècle, elle est un peu moins dense, et plus tenclre que celle qu'on emploie pour Ics bouches à feu; c'est ce qu'il fallai t ponr !es canons rayés. Ausst je pensai à faire imméc1iatement cles projectiles cylind roconiques munis de deux fortes ailettes conlées cl'nn seul jet en fonte, avec l'arrière-pensée que s'il convenait de s upprimer le vent, on les recouvrir ait d'une lllince conche de cartou ou de plomb coulé clessus. Ce genre de ti1.· n'était pas a pplica ble aus canons en brouze, lem:s r ayures se seraient ::iltérées trop vite, à cause du peu de clureté du rnétal ; lll::tis le plus grand nolllbre des canous se fa it aujourçl'hui en fonte, et pen à peu cenx de bronze ùisparattront ; il ne v::ilait clone pas la peine de s' en occuper. De la ]lente 0,088 des r ay ures des cara bines cles çhasseurs d'Orleans, !'on p::issa avec avantnge à celle de 0,041 dans les clernières carabines construites. c'est-à-dire que les balles font Ull tour a près avoir parc-onru am ,22 dans les premières, et l"',337 seulernent dans les ~econdes; conséquemruent les balles ne font dans le premier cas que 69,3 tours clans uue seconde, tandis qu'elles en font 232,7 dans ie scconcl cas, quoique lai1cées avec cles charges respectiYement de 16,25 gr:im. et 4 grarn. 20 centigr. D'après ces obse,rvations on se clétermine à. rayer le canon de 24 avec la pente de 0,127, quoique l'effo1t du projectile contre les rayut'es dùt etre immensé:nent plus fort que celni qui se produit clans la carabine ; on se fiait il la r;::,sistance de la fonte du nonveau projectile, bieu plus consicléra ble que celle clu plomb des balles. Cette pente ne devai t cepeuclant imprimei· qu'uue vitesse de rotation de 112 tours environ par seconde, au projectile tiré aYec u ne charge de 1/5 de son poids . Les premiers projectiles coulés étaient creu x, de forme cylindro-conique ; le cylill(lre, d'une hauteur égale à sa base, et surnionté cl'un c6ne engendré par u n triangle éqnilatéral à angle arroudi. Son poids était de 17 kil. 3, ta.nclis que celui clu boulet est de 11 kil. 9. On commença le tir aYec. de pctites charges, qui furent successivement augmentées; on reconnut de suite que le projectile mu rchait avec la pointe en avaut, meme après qu'il avait ricoché, et quc ses ail.ettes tenaient très-bien, quoique dans quelqnes projectiles, les par ties remplies de défaut de fonte se soient cassées. Le bon résul tat des premiers coups determina à. ti rer avec la charge cle 3.4 et l'élévation de 0°,55 que l'affut eu font e de M. le baron Wahren-
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tlorff permettait de douner à unè pièce non l'Uyée de m~mc calibre, avec laquelle on se proposait de tirer comparntivement, quelques coups à boulet avec m(!me chargc et méme élévation. On tira ainsi 3 coups avec chaque boucl!e ~t f eu·. Dévilltion
Portée en . mè1ros
choi1e
mè tros
mètre;;
1" coup
2636
100
3c coup
2'270
u•
2577
Canon cle 24 1·ayé
coup
Canon de 1·a.yé
il.
I
i\.
gauch o
rnètros A frappé ttne pie rt·e et a rieoché · 8
60
E st tombé dans llfl tcrrain labom·é, y n pénéfré de 3m, et de 0"',47 à sa plus grande 1wofondcur, A fait, une g rande oxcavation, et 0 11 est s orti la pointe en a,aut.
24 n on
2c coup
1880
4• coup
2018
6• coup
1902
2:1
5.50
Tombé clans le lac, pres dn rivage opposè. Tombé sur le riva.o-e, où il s'est on l'oncé à 0"',10 dans un ten a.in mouillé. A COlt p é un arbro et a ricoché.
On voit, quant à la portée, qu'cn moyenne on a obtenu un avantagc de 561 m aYcc le tir du ca non r ayé, ce qui prouve que le projectile marclie la pointe en avant ; mais, qua nt à la direction, ces résulta ts sont t rès-cléf11Yor a· bles ; cependant on ne :.e découragea pas, réfléclJ.issnnt que ce ma uvais réimltat vouvait venir de l'imperfection clu pointage, qui dut etre tnexact, faute d' une IJ.ausse conveuable, et à cause aussi de l'imperfection cles projecti1es, suns quoi l'on ne pourrnit donner une explicallon cle la cléviation à gauche clu ll• coup, dévia tion cont raire à la t héorie, puisque le mouvement cle rotation du projectile était de gaucbe à clroite, et qui ne s'est cl'allleurs plus rcprocluitc clans Jes tt rs subséquents. Dans uue autre séance, on tir:1 trois autres coups nvcc le canon rayé. ml!me Charge, un proje<:tilc semblablc clu poids de 18 kil. et l'élévntion cle 15<>. Les portées furent tellement snpérieures à !'attente, qu'elles
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or
P.13LAZIO:-SE
GIOVA~~r CAVALLI
dépassèrent la Ugne de tir, qui avait été jalonnée avec grand'peine sur un terrain très acciclenté à t ravers cles boi.s, des collìnes et des rocllers (1). Il ne fut pas possible de mesurer les déviations ; seulement on put reconnuttre qu'elles étaient à peu près égales entre elles et toutes à droite. ier coup, l)Ortée 3.·148'" ; le projectile tombe sur u n terra in pierreux, y pénètre et eu sort 1·etourn.;. 2a coup, portée 3,9oom environ; le proj ectile frappe u ne pierre et ricoche à 82 mètres plus Ioin. 3e coup, portée 3,879'"; clmte dans un cbamp labouré; superficielleinent, pénétration de 2111· , 21 da ns le fond dur de tnf argileux; le projectile s'arrète la pointe en avant à om,77 de profondeur. On tira un 4• coup ·à la charge de 1 kil. 7 avec 2° 7/8 cl'élévatiou pour que le projectile pfit tomber sur le lac, où il ricocha et se l'elevant d'un bond disparut claiis !es bois. Le but pl'incipal des tirs snivants a été de r econnaitre la plus grande charge que ces premiers projectiles d'une fois 1/2 le poids clu boulet, soutienclr aient sans se briser clans le canon. La ligne de tir fut prolongée au delà d'une montagne, j usqu'à une petite vallée ou tomberent les pl'ojectiles lancés en dernier lieu. L'on tira encore un coup à la cbarge de 4 kil. 1/4, mème élévation et meme proj ectile ; sa por tée fut de 4,015m et la cléviation à droite de 290m; à peu près ·1a mème qu'aux coups precédents; ce projectile frappa une pierre de granit. debout et fixée au sol, de 011\60 d'épaissem·, à travers laquelle il se fraya passage et se cassa ; la pointe alla couper encore un petit sapin à quelque distance. Des doutes s'étant élevés sur la 'résista1lce du canon à de plus fortes cbarges, les précaut ions nécessaires furent prises avant que de passer à celle de 51.· u , 1 avec laquelle on t irit encore un projectile de 18 kil. qui se cassa clans l'ame du canon. Prévoyant ce rés ultat, on avait déjà préparé des projectiles cr eu:x:, plus ·1ongs d ans lem: partie cylindrique et du PClicls cle 24 kil, le double cle celui du boulet. Avec ce nou,eau projectile on continua le tir, en conservant la ruème charge de 5 kil., et la meme élévation de 15°, afin de mieu:x: observer la puissance de cette nouvelle artillerie, quoi qu'il en pfit arriver au canon. . 1 er coup, por tée 4,449 m, cléviation i:t droite 166111 , chute sur un terrain pierreux, où le projectile pénètre de l'n ,35, s'y enfonçant au-deussous clu sol à o•n,60. 2e coup, portée 4,352 (moyenne 4,400), cléviation à clroite 184m. Au 3me de ces coups le canon éclata à la manière ordinaire. Après une visite faite avec soin,
(1) C'est ici l'occasion cle renclre les plus gr ancls éloges et remerciments MM. les officiers de différentes puissances qui ont assisté à ces expériences exécutées en Suède, concourant de leurs lumières et de leur personne, sans épargner les fatigues les plus dures qu'exigeait leur exécution. à
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on a reconnu clans l'ame plusienrs réunions de très-petites cbambres; le projectile qui s'était brisé dans l'ame, an tir précédent, n'y avait laissé aucune trace sensible. · D'vprès ces résultats, on a conclu que l'on ne pouvait lancer cés projectiles avec cles charges dépassant le quart de leur poicls, limite, du reste, bien supérienre à celle qui est généralement obscrvée dans le tir cles projectiles creux or<li naircs.
Essais s1t?' '/o canon !le HO rn.yé, ,te controle. Ces résultats engagèrent à faire percer an calibre de 30, les canons S!l clrnrgeant par la culasse et destinés à ' ètre des canons à bombes de 8 pouces. Les rayures furent faites avec le mème arbre qui avait déjà servi ponr le canon d.e 24; la pente qui en résulta fut de 0"' ,13°75, c'est-à-cllre que le projectìle fait un tònr après avoir pvrcouru 3"' ,7'7; le poicls dn projectne creux, y\ compris sa cbarge, fut fixé à 30 kil., clouble du poicls dn boulet, tandis que le poicls de la bombe de 8 pouces cbargée, n'est que de 26 kilogr. Ces bouches à feu étant beaucoup plus fortes qu<~ celles en usage, on clevait espérer qu'elles soutiendraient la charge d'un cinquièrue du poicls du projectile, charge qui clevait faire 'faire à celui-ci 112 tours par seconde. Il y avait 1;1n moyen de juger de cette résistance par les coups ordinaires, sans recourir au tir à .outrance. En général, cl'après les observations de cleux ofliciers danois très-disting-ués, MM. Goetche e.t Boeck, il y a agrandissement de l'àme à l'emplacement cle la charge, meme dans les canons de fonte, après les coups d'épreuve qu'on leur fait subir, en Suède, pom leur réception ; cet agrandissement est à peine appréciable après le tir cl'éprcuve orclinaire qu'on fait flUbir à tous les canons cle la commande, tandis qu'il clevient très-sensible, de om ,10 et plus, clans les canons d'une dureté moyenne, après l'épreuve du tir de contròle, qu'uu certain nombl'e de ca.nous doivent subir pour décider l'acceptation cles autres. Or, cet agranclissement pour notre · pièce de controle rayé, et qui étuit aussi cl'1rne dureté moyeune, n'n pns pu etre constaté après les ttrs à Jn charge de 4 kilogr. : il n'a été que cle om,075 après tous les tirs, y compris ceux à la charge de 6 kilogr. avec cles projectiles massifs pesant 46 kilogr. La mesure de cet agram]issement était .faite ·chaque 3 coups, et séparément par deu:x ofiléiers très-espérimentés, M.le capitaìne Asklin, de l'artillerie suécloise, et M.le capitaine Boeck, cle l'artillerie danoise, au moyen d'une étoile mobile qui clonnait le 1/20 de millimètre, ils mesuraient cle 14 en 14mm, sm· la longuenr de 21 0mm ocC'upée par la charge. La bouche it feu, ìnontée sur son affùt, reposait sur une plate-forme enèaclrée dans un grund chùssis, entet·r(> sur la ligne cle tir: cette ligne était jnlonnée; ell~i traverst1it cl'abord un lac, puis de petites vallées et des montagnes boisées et acciclentées.
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LE ESPERIE:-;tZE
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GIOVAt-1\t
CAVAL LI
l:l6s11-ltats concen iant le 1nécan isme cie la culasse.
N'aya nt pas encore de coins de cu lasse en f er forgé trempé, on se servit d'a bord d'un coin en fonte de 7,165 de poids spécifìque, moins dur e ciuEi celle qu'on emploie à la f abrication des cauons en Suède. C'était la première fois qu·op y construisait ce mécauisme, rendu bien plus simple qu'il ne l'av.ait été à l'origine. Dans les expériences de 'l'urin, le coin aYait cleux longues parties i't vis d~bol'dant des de ux cOtés de la culasse de la boucbe à feu; par leur moyen, on le forçait dans la position du til', ou on l'eu r etirai t. Le.e parties à vis furent remplacées par de simples anses ou poignées, qui ne débordeut plus, et que les canonniers servants saisissent potu· forcer le coin à sa place de tir , en le tirant vivement ; au besoin ils em_ploient pour l'extrail·e un levier en fer, ai nsi qu'ou l'a dit p1·écédemment . Au premier tir, deux coup de levier ont été en ou tre donnés par ùeux hommes, pour mieux forcer le coin dans sa posi.tiou ; mais on a obscrvé qu'il n'en épr ouvait qu 'un cléplacement à peine sensible. Le coup tiré, il n e fut pas possible de r etirer le coi.o en agissant avec le levier , mème en le faisant manoeuYrer par quatre hommes ; on dut recourir pour le dégager au cric a levier construit pour cet usage. Cette difficulté quì ne s'est pas reprocluite aux coups suivailts, a d(1 etre causée par l'imper foclion tl u logemcnt <.le l'anneau dans son encastremeut, et de son contact avec le coin, que le coup meme a achevé de· r ectifìer ; on a observé quelques traces de f umée qui n'ont pas s,uffi à allumer de la poudr e placée au pourtour extérieur de l'anneau. Aux coups suivants, le coin · de la culasse a été mis à la positfon de t ir par un simple effort de traction, et il s'est facilement dégagé après le tir. La mnnoeune était faite par deux ouvr iers qu i n' y étaient nullement exer cés. Il arriva une fois qu'on dut r 'ouvrìr avan t le tir le coin de culasse qui avait été serré en le tìrant , vivement ; mais il tenait avec t ant de force, qu'on a d{I le f ra pper du petjt cOté à grands coups d'une lon.gue pièce de bois m:n10euvrée comme un bélier , tandis qu 'après le coup par ti, cette opéra tion est très-facile. Or, a eu ainsi occasion de r econnattre qu e le coin de culasse tiré vivcment tient plus qu'il n'est nécessaire. Aux -coup suivants, on ne l'a tiré que faiùlement, et on a tou jours pu l'extr aire apr ès le tir, à l'aide d'une faible pression de levier , saus que cependant il fermàt d'une manièr e in suffisante, et que cle la pouclre, ou cles étoùpilles placées au pourtour extérieur de l'anneau pussent ètre allumées. On a r emarQué qu'il avait suffi .de savonner légèrement la face postér ìeur e du col n de culasse pour qu' il se dégageftt complét.ement par le t ir pendant tonte la clurée de la séauce, sans que pour cela il y ait eu des fuites a ppréciables; la mauoeuvre clu coin de culasse put se faire ainsi sans employer le levier. Dans une des séances qui suivi re'J1t, on s'apcrçut que l'anneau de cuivre ét ait sorti de son logement d'enYiron un millimètre; cet accident n'empecha pas le tir ; on se contenta. de serrer fortement le coin pom· rétablir l'anneau dans sa posìtion, puis on continua les épreu ves sans que Ies étoupilles et la
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pouclre en grain, répaJ1Clues abondamment dans cles flocous d'étouppes placés contre l'a1meau, pussent s'allmner. Au 38° coup, le coin de fonte a été mis hors de service: ·c'était le premier còup à la charge de 6 kiL: l'angle de tir était de 15°, le projectii~ pesa.it 31"' ,3. On s'était absteuu de placer · 1e culot derrière la cbarge dans le but d'exallliner quel pourrait ètre l'effet de l'encrassement du coin sur le service de la bouche à feu; cepenclant on n'a pas pensé que l'accident · en question ait été produit par l'absence du çulot. Indépendamment de$l fentes qui se sont manifestées sur le milieu èle la face postérieure du coin de fonte, et qui partaient des 4 angles ·du trou destiné à recevoir la pince ,Iu levier, l'orifice postérieur de la bouche à feu s'était imprimé sur ).e coin, assez forternent pour que la saillie qui . en résultait sur celui-ci fùt tr ès-appré·ciable an toucher . Du coté de la charge, la surface du coìn ne présenta~t aucune détérioration appréciable ; ce coin, dont la fonte n'était pas asse:,, dure, fut comprimé comme cela était arrìvé au coin en fer forgé non tremp,s, dans les premiers essais faits à 'l'urin, sur les ca.nous de 6. On aurait vouln en essayer un autre de fonte beaucoup plus dure, cloué d' une résistance vive à ·1a limite d'élasticité, très-supérieure; mais cela reste encore à faire. L'anneau cle cuivre qui s'était dégagé de son logement, parce qu'on avait serré faiblement le coin se déplaçaH chaque _fois qn'on retir ait celui-ci uour décharger le canon ; mais il n'en est résulté aucune fuite importante; seuleme.ut on a rémarque que peu à peu les crasses s'accumulaient au fond de l' encast.rement cle l' anueau. Pour ·éviter cet inconvénient, en· meme temps qu'on a sµbstitué au coin de fonte un coin en fer forgé trempé, on a aus~i remplacé °I'armeau, après avoir eu soin d'agrandir un peu (de 111" " ) le diamètre clu foncl de son encastrement. Le travail, pour y forcer Ì'anneau qui se trouva ainsi encastré à queue cl'bironcle, fut assez grossièrement e:s:écuté; la face de contact cle l'anneau avec le coin était très-rugueuse et laissait très-apparents des coups de lime et de bm;in, tellement profouds, qu'ils ne pùrent disparaitre sous la pression du coin, pression à l'aide de laquelle on comprime tant soit peu l'anneau pour compléter l1ajustage. Au premiers coups se présenta encore la grande clifficulté de l'extr action · du coin, di.filculté qui alla diminuant au:s: coups qui suivirent. On se content,1 pour le forcer à sa place, de le t.i rer vivement ; aussi avant que l'a_justage <le l'anneau pùt &tre complété par le tir, des fuites consiclérables eurent lieu; elles noircirent la terre à deux mètres ([e di1;ti111ce, et brulèrent la trempe ~au coin, en le creusant su ìvant nne bande circulaire comprl.se chlns '1'intérieur cle la surface de contact uvee l'anneau, tout près de l'aréte intél·ìeure de celui-ci; cette clépressitm avait une lai-geur cle 2 rnill. euviron, et de 1/3 de mill. de profondeur. Ce n'était là d'ailleurs qu'une dégradation insignifiante; elle avait été procluite presque entièrement dès le premiei· coup, qu'on ava"it tiré sans culot, clans la pensée que la pression clu gaz en aurait plns d 'action pour achever l'ajustage de l'annenu. Après le troisième coup, on a. serré fortement. puis dégagé le coin plusieurs fois pour augmenter le conta.et de celui-ci av~c l'anneau. Ce simple travail njouté à l'effet cles coups déjit t irés, a eu pour
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résultat de dimiuuer considér ablement les fuites aux trois derniers coups, bien. que ceu:x-ci aient été tirés aussi aYec la cbarge de 6 kil. et des projectiles massifs pesant 46 kilogr. On a reconnu, èn aiguisant angle de ce pr<>mier coiu en fer , que l'epaissem· de la tr empe ou de la partie aciérée, régulière _partout, n'était au plus que de 1/ 5 de m.illimètre. On en a couclu que l'acctdent qu' on vient de sigualer devait et.re attribué .sur tout à la fai))le épaisseur de la par tie aciérée du coin, aussi bien qu'à son contact très-i roparfait avec l'anueau, qui aurait dO. ètr e par ticulièr ement exact au bord intérieur de celui-ci. On a essayé ensuite des coins mieux trempés, sans cependant pouvoir entièrement éviter le défaut observé à cette premf~re épreuve. 'l'oute· fois, les fuites bien moindres d'abord, cessèrent entièrement a près 5 ou 6 coup'3. L'expérience a montré que l'altération du coin, quelle que soit l'épaisseur de la trempe, a to11jours eu lieu quand il y a eu des fuites, et que potir l'éviter entièrement , il faut empècher les fuites dès le pr emier coup, par un contact plus pa1fai t a1,ec l'anneau de cuivre. de fa{!on que les coups cl'épreuve n'aient plus qu 'à le per fectionner, sons tr op de tr avail : c'est ce que l'on obtint par la suite avec le procédé indiqué au par agraphe relatif à la description de la bouche à feu. Le système de la pièce et de l'affttt sur la plate-forroe à chassis, quoique simplement enterré, pr ésenta une stabilité satisfaisante; il ne se déplaçait que tr ès-peu dans le sens du recul, lors mème que la terre conf:re laquelle s'avpuyait la traverse postérieur e· du chàssis n 'était pas solidement battue. Le recul de l'afftlt, qui a lieu en fa isant fiéchir les bois de la plate-forme, est compensé immédiatement par leur reclressement : en mème temps la parti e autérieur e de l'affùt se soulève, s'appuyaut sur le clerrière, puis, lorsqu 'elle retombe, la pnrtie postér ieure se soulève à son tour; la bouche à feu fait des mouYements an alogues, qu'on a à peine le temps d'entrevoir. A la _cbarge di'! 3 kilogr., et avec 15° d'élévation, le recul a été de 35mm, e~ le· soulèvement du devnnt de l'affO.t de ,omm_A la cbarge de 4 kilogr. et 13<> d'élévation, le recul a été de 50""", et le soulè\·ement cle 1sonun.
un
1•r Séa11c c .
L"objet des tirs de la première séance a été, gu:mt au x r,rojectiles, cl'examiner l'influence du vent, et cle leur excentrìcité par ra pport à leurs axes. A · cet effet, les six projectiles cylinclro-coniques apprétés se partageaient· en deux séries, ayant autant que possible égale excentr icité. On avait collé du papier sur les a.ilettes cle tous, atìn que placés da.ns l'àme du canon, leur axe coincidi'lt avcc celui de la pièce ; de plus, sur trois de ces projectiles, on avait collé du papier for t du céìté de l'excentricité, sur une épaisseur égale à celle-cl, et en outre une coucbe de carton mou tout autour, afìn de suppr imer le vent. Il a fallu pousser ces derniers pr ojectiles dans le canon à coups répétés d,-. 'refouloir, donnés ::n-ec toute ln force de deux hommes. (Voyez au tableau le résultat cles tirs).
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2123 -
PAll'rE TECNICA -
)815 - lS'iO
2e Séance.
Dans cette seconde séance, l'on a tiré () projectiles mussif.s partngés eu deux séries. Ils avaient tous les ailettes cartonnées: ceux de la seconde série Nn ient entièrement revetus cle carlon, pour supprimer le vent; on a frotM ·<:(mx-ci de i;avon llquide pour faciliter le chnrgement mais il a fallu fmcore qe~ introclulre à coups ré11étés de refouloir. En comparant les parties cles deu" sél'i.es de cette séance, on recounait un a,antage cle 1..5G mètres cIO à la suppression clu vent; mais qu::mt à la justesse clu tir, et ponr une excentricité nussi f,aible que celle des projectiles mis en expérience (qui sont pourtant loin d'ctre bien coulés), il résulte des tit·s des deux preruières sénnces qu'elle n'a exercé aucune iniluence appréciable. D'après ces résultats, on se décida ù t ircr ultérleurement des projectiles non cartonnés, renonç:int à essayer le p\ombage galYono-plastique, qu'on ne put d'ullleurs exécuter.
3c Séance Dans cette séance, on 11 tiré 12 coup: 4 uvee cles pro;iectiles ogivo-cyliudrlques, ayant à leur surface cylindrique postérieure trois cnnneh1res transv<irsales, faites de manière à opposer le plus de surface possible à la résistance tl1) l'air, clans le bnt cle rnieux en assurer la clh·ection; 3 coups avec projectiles oglvo-cylindriques san cannelures, et 5 coups avec projectiles cylindro-conique;;, dont la pointe était engendrée par un triangle équilatéral, comme dan,; eeux qu'on avait lancés auparnvant; la pointe ogirnle des autres était eng~nùrée pai· un are. cle cer cle tangent ù la pnrtle cylindrlque, et l'anglo ae li, pointc cln projectile était de 900. La comparnlson des portées fa it ressortir un :1vnntage de 140 mèll'es, en faveur de ceux ù pointe ogivale.
La constance de la dévintion de ces notn·eaux projectìles dans le sens rn~rnc de leur rotatlon, faisalt espérer qu'en réduisant leur vitesse de roratio,:i on réduirait en m~me tem1>s leur cléviation sans nuire h lem· régularité si remarquablc. Dans ce but, on s'est décidé à faire une !le<:onde pnirc de rarures dans le meme canon cle cont1·0le, et à passer de l'incllnaison emp1oYéE> josqu':· là, et dont la tangente est 0,1375, il une nutre, clont la tangente n'étnit plus que 0 ,05, ce qui, pour le calibre de 163 mlllimètrcs, donne un tonr ~tu 10"" :JG de .longueur, tauclis qu'avec la première pair e cle rasures, le projectile fai• un tout· sur 3'11,77; él'où il résulte qn'avec des projectiles pesant 30 kilogr., on obUeudra à peu près les vitesses de rotation suivantes, évaluées cn nombr<' clé! tours pa1· seconcle :
-
2124 -
LE
0Sf'EH1 1<:);ZI:;
01 (H O\·.~NNI CA\ ALLI 0
..hec la charge de 3 k!l., la tjtesse initiale étnnt de 317'"; a,ec la charge! de 4 kil., cle 362m; a,ec Iu charge de :; Idi., cle 39G"', les ,itesses de rotatio1 corI"esponclantes, sont :
Avec les premii!res raynrcs A,ec les secondes ra.rures
84
96
105
30,G
34,9
38,2
potu· compenser la pene dc gaz due it l'existence de deux s:rstèmes de rayures on avuit augmenté ces cb:H·ges de 200 grammes. Les project!les ont procluit, en traversant l'air, un sifllement à intervanes réguliers et très-distincts, ce qui a fait penser cl'abord qu'ils avaient culbuté en so1·tant dc la boucile à feu. Les portées très-clifférenres entre elles, et très-i uférieur es à celles qu·on avait obtenues aupru:a'l"ant, ne pouvaient ctre entièrement cxpliquées par ·1es fuites, suivànt les anciennes rayures, en consiùérant comme insu11isante l' augmentation de charge qui devait les compenser. ODsenant que les projectiles ogh·o-eylindriques employés a,·ruent la partle cylindrique not~blement plus courte que le projectile cylindro-conique (154 mìllim. au lieu de 208 millim., le diamètre du projectile étant 163,5), et qnc <'Onséquemruent ils ont dO pr enclre clans l'lime de plus for tes inclinaisons rclati\·ement à 1·axe, lesquelles ont 1m etre une cause des mauvais résultats obtenas ; on a pensé y remédier en :1joutant à la partie nntérieure de ces pro:iecliles, et ::m milieu cles inteHalles qui séparent !es ailettes, cleux talons en J'onte, qui continuent In partie C)'liuùrique jusqu'1L hau teur des exti·éro!tés des ailettes.
5• S(a11ce.
Trois projectiles façonnés, comme on Yient de le di re, ont été tirés clans les nou,ellcs r11rures. et trois autres dnus les anciennes; de plus. on a tlré à la suite des trois premiers. un nutre projectile semblable, _mais. dépouITus d'ailettes. Ce qui fn1ppe cl'aborcl. c'est la très-faible portée cle ce projectile sans ailettes; on en conclut immédiatement yue les nouvelles r ayures ont une influen('e favorable; on peut. d'ailleurs. se con,aincre par la grandeur et la forme cles excan1.tion pr odultes par !es cbutes reconnues. que malgré leurs portées tr ès-inférieures, les projectiles :nrivent la pointe en ava nt, et que pnr conséquent le mouvement de rotnt!on autour de l'axe persiste ; mais, en outre, il est probable que cet axe ne dcmeure pas tangent à la trajecto!re, et qu'il la coupe en prenant :1utour c1·ene. un mou,cment de rotation, qui fnit décrlre .une hélice. à l'extrémité antéricure. S1 on écoute attentivement le bruit produit clans l'air par le mouvement des projectiles lancés par les anciennes rayures, on y distingue facllemeot au;:;;:;I un sifflement à succe~ ions régulières. mais beaucoup plus rapide que dans le cas des dernières ray~1res. Il résulte de là une e."q)licntion qui rend corn 1lte cle tont cc qui a ét(• observé. c·e;:;t que. qnelle qne solt l'inclinaison de la 1·ayure cl ans les limi te.s convenables, le projectile, inùépendamment de
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2125 --
l:'AR'm 1'J;:CN1CA -
1815 - 1870
la ròtation autour de .son. axe, est constamment affecté_ du seconde mouvement expliqué plus haut, et que l'amplitude de .se second mouvement climinue quand lu :1Titesse cle rotation augmente. Par conséquent, l'àxe du projectile est d'autant plus près cl'étre tangent à la tra;jectoire, et la résistnnce que l'air lui oppose, d'auttmt moinclre que la vite.sse cle rotation, et par conséqnent l'inclìnaison des rayures sont plus grandes. A la plus grande inclinaison des ra yures doivent clone correspondre ies plus grandes portées ; d'un uutre c6té, il importè de limiter la déviation, que la théorie inclique devoir s·accroitre avec la vitesse cle rotation des projectiles, ce gue le petit uombre d'expériences qu'on a pu faire ne peut eutièrement démont.rer, à cause cle la complication due au seconcl mouvement de révolution du projectile autour cle la tn,1jectoire, lequel doit avoir, pour augroenter !es déviations, une 111flueuce croissante avec son amplitudè, et q~1i p,1r couséguent a clu compenser en vartie l'effet favorable procluit par la moindre vitesse de rotation. · Comme la r ecllerche de la meilleurse inclinaison des rayures eOt eutrainé à cles essais trop prolongés, qu'on ne pouvait fa ire, et que clu reste la pre· mière avait donné de bons réimltats, ou a cru clevoir Padopter pour !es 20 canons en constrnction. Fln comparaut les portées moyennes des coups n°s R, 9, 10, avec celles des coups 1. 2, 3 de la 3me séance, tirés avec des charges et des angles égaux, et aYec les mèmes projectiles, on trouve une clifférence en moins de 266 mètres, due à la perte de gaz par les nouvelles rayure.s. Il en résulte qu'il faudrait multipJier par 1,083 la moyenne {le 3198 cles clernièrc;; portées obtenues, pour corriger . l'effet cle ces fnites. Il convient clone cl'accro!:tre dans le mème rapport la moyenne cles portées fournies par 1/iS couvs n°s 5 et 6 avec la nouvelle rayure, pour obteuir ce qu'elle elit été saus le;; fuites; elle devient ainsi 3140 mètres.
oc S éance. A l'effet d'éprouver la 1:ési:stance de la pièce, dans cett:e 6• séance, ou u commencé il. tirer avec lès anciennes rayures 4 coups, 3 à la charge de 5 kil. et 13,(J d'élévation, et .1 à 6 kil. et avec W0 d'élévatiou. Si l'on multiplie les portées obtenues par le coefilcient 1,083, qui donne la correction pour tenir compte de la perte de gaz par les nouvelles rayures, la moyenne des 3 premiers coups devient &ìG2"', et la· por tée clu 4e se ch::mge en 4455 mètres. ì• Séance .
Dans le but de reconnaitre l'influence des ailettes sur la cléviation, on a, · <lans cette séance, enlevé aux trois p1·emiers projectiles tirés la partie moycnne cles ailettes, ne leur conservant qu'une longueur de ~ cenl:imètres à cllaque e:i..1:rémité, en tout 6 au lieu de 24 qu'elles. avaient: ces portions cl'ailettes soutinrent bien l'impulsion du tir, mais les résultats qu'on avuit espérés, ont été loin de se réaliscr.
2126 -
· RIDLAZIOè\E DI G!OVANl'\I CAV ..\LLI
s~ Séance. L'objet du tir exécuté avec les anciennes rayures, dans ceti ,, s séttnC<\ était. de comparer les projectiles employés jusqu'i.c i, 1° avec des projectiles dont le centr e de gravité était plus cn anière, ce que l'on obtint en leur mettant une fusée en bois, au lieu de la fusée métallique dont on avait fait usage, et en remplissant le fond du projectile avec de la. limarne de fer, tnndis que la pointe l'était cie sciure de bois. On avait préparé à cet effet deux séries de 6 coups chacune. Dans chaque série Ies trois premìers projectiles tirés avaient les ailettes coupées, ou seulement des bouts d'ailettes, en padi P. rapportés, qui malgré cela ne se dérangérent point par le tir ; 2° de comJ)ar<'r entre eux des projectiles auxquels on an1it rendu la par.t ie postérieure hémisphérique. Ces projectiles ont été tirés l e 13" et le 15' :l\·ec la pointe en avant, .et le 14' e 16° avec l'hémisphèr e en avant, ce qui causa pom· ces derniers une dimiuution considér able de por tée. On remarque qu'en général les portées et 1es déviations des projecti.Jes tirés clepui.s qu'on a pr atiqué dans le canon une seconde paire de ra.yures, ne présentent plus la mérne régularité; il se peut en effet que l'existence dc deux systèmes de rayures dans la méme boucbe à feu n'ait pas seulemerit une influece fàcheuse sur les portées, mais qu'elle en ait aussi une su r la déviation. En outre, ces projectiles étaient les derniers coulés avec le modP-le en bois déjà altéré, ce qui donnait lieu à une dif~érence de cliamètre dii 1 m 4/5. Du reste, il n 'a pas semblé que la différence cle 3 mm envi.ron dans la position longitudinale du <:entre cte grin-ité nit produit des changements dans les résultats du tir.
Dnns cette dernière séance, on tir a 2 coups a\·ec 11n uouveau canon rayé suivant l'inclinaison première de 0,1375. On voulait mieux s'assurer de l'influence de la position du centre de gravité par rapport aux extréroités. Un des projectiles pareils à ceux de la dernière i-éance avait son centre de gravité à 170""'' de l'extrémité postérie ure, ta nclis (Jue dans l'autre le centre de gravUé était de 30mm, 5 plus en arrìère ; ce déplace.o:ient avait été obtenu dans le second pr ojectile, en y rempla.çant la pointe en fonte jusqu'aux ailettes par une autre en bois de sapin qui s'em:.ioitait dans la partie cylindrique creuse, et y était retenue pa1· une cheville transversale en fer, la partie postérieul'e avait une épaisseur plus forte, d@ sorte que le poids de ce projectile était le meme que celui de l'autre 30mm, 3. Ce . grand déplacement du centre de gravité, cette fois encore, ne produisit :mcun effet.
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2127 -
PAR'l'E TECNICA -
1815 · 1870
Observation
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2649
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0,37
2590
59
0,41
Pénètre de 1m, la pointe ·en avant, dans un terrain rempli cle grosses pierres. Ricoche sur un terra.in plerreux et fait un bond de 135m. Ricoche sur un terralu plerreux.
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·.t~.&';,~· centicrl té corr!gée
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SJ,2 31,6
2,5
31,2
Pénètre dans l'argi!e la pointe en avant: inclinai son du trou, 160, 20. Tombe sur un terrain pierreux lncliné de 100 environ vers la bouche à feu, et fait un bond de 313'»>.
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Pénétration dans l'ar gile compacte, la polnte en · avant, de 3-m 12 du polnt de chute, et à Om , 84 au-dessus de <;e point ce qui permet de conclure un angle de cbute de 150. 37'. Le projecti!e. tombe dans le lac, y ricoche et va faire sa seconde chu te la polnte en ava.nt. 3 ~ chute à 3290m et. 28•n à droit; il s'est en foncé en travers dans u ne argi!e huinide e·t com pacte, sur une longueur d e 2m et à o.90 au des sous du n iveau du sol.
Tombé sur un terrahl dm· et pierreux, a rlcoché: Toìnbé dans un champ Ja bouré la potute en a va.nt, a pénét ré dans l'ar gile compacte, s 'est relevé et est sorti de terre 4,n 60 plus loin , après a vo'ir bouléversé la t erre sur toute cette longuer sur 2•» de largeur et om, 7 dè profondeur. Tombé sur un terrain dur et pierreux.
REL.'\ZlONE DI GIOVAN);l C.·\V,H,LI
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P ort-ée m oyen ne, 3464.
On n 'a p a s pu b ien reconnaitre le pom t · d e c b ute.
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Tombé, la poin te en a van t, da.ns un t errain d'argile compacte , où il a fa.it un trajet com ·be de 3"' de longueur, e t s'est arret é, la pointe en bas , à l '»> 20 de p rofon deur.
avec cannelu res
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A p énét ré d ans u n t errain moit lé terre végétale et m ol tié argile, l'a bou leversé sm· 13111 de longueur et l m ,50 de largeur; en se relevant, il a été sur le poln t d e repartlr In pointe en avan t.
.
N 'a. p u
etre retrouvé.
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T ombé s u r la ter re melée cte p ierres s'y est enfoncé d e o ni, 7 5 , resorti après u n tra j e t de
3
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T om bé sur !es p ierres, a ricocbé sans pénét r er dans le sol; d•après !es arbres qu' U a coupés, on a conclu l 'angle d 'inciden ce de 210, et celul de réflexion d e 24<>.
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2129 --
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1815 - 1870
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La portée moyenne cor rigée est 3862. La portée corrigée es t
4455 , terra.in pierreux.
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8608
17 1 '~5
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(1 ) On a reconnu à la fin de la ()e séance que, depuis le comm encem ent des tirs, pa.r erreur le projectile a été poussé om ,1 t rop en avant , erreur qu i a été co1-rigée par la suite.
-
2130
RELA ZION E DI GIOYA.K XI C A L \LLI
ObservatJon
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I coupées
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Tombe et r icoche sur un terrain argll!eux, et s'arréte dans une excava t ion de om ,9 en t erram pierreux.
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Tombe en terrain ar gileux, et s'y a.rréte a Drés avoir pèn étré de 3m, s'étre enfoncé de Rlcoche sur terrain lé ger . Ricoche sur terrain ar gileux et s 'arréte.
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21
Pente ders rayu res de 0,1575 (seule paire)
213
(2) A la g e séance, la portée à l'éprouvette a été lnférieure de 1 / 3 à celle qu·on avai t obtenue au com mencement des épreuves.
2131 -
PA!l'l'JD. '.L'l1JCNICA -
1815 - 1870
On a remarqué sur tous les projectiles qui ont atteint des roches ou pé: nétré clans cles terraìns pierreux, cles sillons, souvent profoncls de plus d'un millimètre, creusés au moment de leur choc contre les obstacles gu'ils ont rencontrés . Ces sillons n'ont pus J.a rn~rne inclinaison snr tons les projectiles, mais ils en ont constamroent UJÌe beaucoup plus forte que celle des ailettes: ce qui prouve qu'au moment du choc, ou par l'effet méme du choc, la vìtesse de translation avait été notublemcnt plus diminuée que celle de rotation. Dans quelques cas, ces r ayures étaient inclinées jusqu'à .45<> sur !es générntions de la surface cylìndrique : les deux vitesses en question étaient alors égales. Depuis le commencement :iusqu'à la fin de ces essais, la force de la poudre a varié d'un tìers à l'éprouvette suédoise, clans la portée du globe. Le ·rapport du volume de la charge, nu volume de la portion de l'àme qu'elle occupait, a varié de 0,52 à 0,73, sans qu'on ait 1m remarquer qu'ìl en résult ftt dans les portées cles différences clistinctes de celles qui étaient procluites j)ar les autres causes perturbatrices. . L'ensemble favorable de ces résultats, obtenus pour la première fois par cles moyens irnparfaits, · et avec une ar tillerie si nouvelle, donne tout lieu de croire qu'on en trouvera cle plus favorables e11core, lorsque les causes de perturbation auront pu etre écartées, et surtout par l'emploi cle projectiles mieux faits, 'plus égaux entre eux, tels qu'on les obtient dans des fonderies spéciales mieux organisées sous ce rapport que les fonderies de, ca11ons, où ont été faite!ò !es épreuves qu'on vient de rapporter. Quant aux formes antérieures des projectiles, coniques ou ogivales, l'angle àu sommet des premiers étant de 45°, et pour !es seconds de 000, 11 n'en résulte aucune dil;t:érence .tpprécìable <fans les portées. Cevenclant on préfère la forme ogivale, à cause de la plus grande solidité de sa pointe. Voici les priucipales tolérances en millimètres, pour les bouclles à feu et pom les projectiles.
Hol's, cles rayures
Dans les rayures
Piémontais I Anglais Ca.1ibre cle la bouche à feu Dia.mèJ.re de la lunette .
maximum
i minimum gra.ndo
{ petif.e
-
Hi5, o
162; 6
165
Piémontais
I
I .A.nglais
17&, 6
175, 6
162
178 '
175
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11.ll, 7
1'7'7,7
174,7
163,5
160,5
176,5
173,o
2132 -
H]]JLAZIONE DI
GIOYA::S-è\I
CAVALLI
maximum le canou Largeur des rayures d:.ius ,
30 "'"' , G
{, minimum.
30
} JJaximum les lunettcs{ . .
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5
28 27 27
' 3
llillllillUID .
Epaisseurs des parois cyliudriques Poids minimum en kilogr nmme
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Si l'on compare les portées et les pénétrations des projectiles du c:mou de 30 rayé, tirés à 15<> d'élévatìon, et avec la charge cle 4 kilogr ., avec celles que donne le canon à bombe de 8 pouces or dinaire, l'on trouve un avai1tage de 1000 mètres et plus, quant à la portée, et qu ant à la pénétration elle serait à 3600 mètres, qua.tre fois environ celle cle la bombe sphérique à 1600 mètres seulement, limite de sa puissance contre les vaisseaux cle guerre; ainsi, l'effet des nouveaux projectiles sl:'.rait quatre fois plus fort, et s'éteudrait à 2000 mètres plus loin que celui cle la bombe sphérique; en outre, l'explosion par le choc serait assurée, parce que la pointe marche toujours en avant.
Es·s ai d'1in oanon de 60 1·ayé, à bombe ouivo-cylinàrique, se chargeant pa.r la ouiasse. On avait coulé deux canons d'essai se chargeant par la culasse, destinés à ~tre percés au calibre de .LO pouces (27 c.). Pour les convertir en canons
r ayés, ils ne furent percés qu 'au ca1ibre de 208 millimètres, correspondant· à un canon cle 60 livr es, tandis que la bombe ogivo-cylindrique complétement chargée pèse 60 kilogr., c'est -à-dire le double du boulet sphérique plein. Le poids de eette bouche à feu est de 5431 .kilogr. la conformation de la pièce et ·1a construction du mécanisme sont analogues à celles du canon de 30 ( 40c piémontais). Il faut avertir que : la construction intérieure de ces premiers canons de 30, et cles deux de 60, diffèr e de celle incliquée sm· 1~ dessin pour les canons anglais. L'àme, à l'emplacement de la charge, y est plus grande de toute le profondeur des ,r eyures, de manière à donner lieu à una chambre plus grande que l'àme ; ainsi les rayures du canon se terminaient au commencement de la chambre. Cette construction avait été adoptée dans le but de pouvoir boucher le fond de l'àme, s'il en était besoin, par le procédé de M. de Wabr endorff, lequel consiste à employer une espèce de piston sembla ble à notr e culot, mais garni d'un anneau fenclu, qui s'agrandit par l'effet meme de l'es:plosion, et emp~he ainsi les fui tes en s'appliquant cxactement contr e la paroi de l'àme ; cett e construction rend moins facile l' introduction du projectile à. ailettes par la culasse ; on est obligé d' employer une fourchè adaptée au manche du refouloir pour faire tourner le proj ectile de manière à présenter le bou t des ailettes à l'entrée des rayures, a:fin de pouvoir le pous-
2133
..
.l:'AU'.rE TECNICA -
1815 - 1870
ser à sa place. Cette entrée des rayures dans les canons de 30 était disposée clans le plan vertical, mais da.ns les canons cle 60 en essai, elle était disposée sur le plan hori?.ontal, ce qui rendit l'introduction du projectile encore plus incommoae ; plus tara, pour éviter cet inconvénient et supprimer l'usage de la fourche, on vissa sur la trace de l'arète inférieure cle chaque rayure, le long de la chambre, des pitons dont la saillie était un peu moinclre que la profondeur des rayures, et produisait le méme effet, pom· guider le projectile. Le coin de culasse pouvait étre manoeuvré par deux hommes comme celui de 30: d'abord on fermait et, le coup parti, on ouvrait la culasse avec une égale facilité, tant qu~ l'on ne tira qu'avec des charges de 6 1,ilogr. L'ajustage était .ussez bien · fait pour empécher tonte fuite, méme aux premiers · coups. Avant les épreuves, on av:ait mesuré la distance comprise · entre la grosse téte du coin de culasse dans sa posiÙon de tir, et le plan latér'a l de la . bouche à feu . Cette clistance fut réduite par l'effet clu tir, et il ne fut plus possible de pousser le coiu précisément à la mème place. . Le t ir avec les charges de 6 kil. et méme cle 9 kil., se fit sans inconvénient jusqu'au 17' du tableau . A ce coup, une écaille se détacha du canon au cote gaucbe de l'anneau de .cuivre; elle était de l'épaisseur de l'encastrement à cet endroit, et se réduisait à rien plus loin. Le défaut d'appui laissa sensiblement déformer l'a:qneau de ce coté. Le canon dut etre r amené ·à l'atelier J)our l'ajuster. On creusa à la place de l'écaille détachée un encastrement rectaugulaire d'une profondeur égale il. l'épaisseur cle l'anneau cle cuivre, et on le remplit avec une plaque de fer forgé retenue par des vis. La cause de cet accident pouvait étre attribuée à la faiblesse de l'mrneau cle cuivre, qui avait la méme épaisseur que dans les c:mons de 30. On agranclit son encastrement, et on le remplaça par un autre beaucoup plus fort. Cette opération fut faite à la bitte, afin qu'on pOt reprendre le tir sur la mer glacée avant la débacle, qu'on craignait prochaine; aussi èet anneau fut imparfaiternent logé dans ·son encastrement, et clès les premiers coups (le 1se du tableau), le fluide s'échappa abonclamment du coté clroit, quoiqu'on eOt pris la précaution de mieux forcer, le coin, en· le frappant fortement de còté. Après le coup, il fallut encore frappei.· le coin du petit cOté, pour le dégager de sa position de tir. Aux coups suivànts; à la charge de 9 kilogr. et 150 d'élévation, le fluide. s'écbappa de nouveau clu coté droit, et le coin recula de 3mm, 51/2 à 4""''ipar lui méme. On remarqua que l'anneau de cuivre sur les deux cotés du plan de mire, et à la par tie tnférieure de ltt charnbre, était sensiblement sorti de son encastrement; ce fut en vain qu'on'-~ssaya de le faire rentrer il sa piace avec les moyens qu'on posséclait sur le rivage de la mer . On se décida à poursuivre le tir, et le fluide s'échappa encore du coté droit. Après ce coup, il fut impossible d'extraire le. coin de culasse, m~me en le frappant avec force du petit còté. Alors on chargea par la bouche le der; nier coup qu'on s'étnit proposé de tirer. Comme on était obligé de !aver souvent, pour oter la crasse dure .et épaisse que laissait la pouclre, 1111 pen d'eau resta clans la pièce qui était
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2134
ESPERIENZE DI GI OYA:>; NI CAYALLI
pointée à 15° d'élévation, et ce fut la cause de la moindr e por tée de ce coup. On se rnit ensuite à l'oeuvre pour extraire le coin. La rnoìt ié cl'un gros canon fut suspendue, et manoeuvrée comme un bélier, et ce ne fut qu'après avoir longtemps frappé clu petit coté qu 'on réussit à l'e:....-t raire. Alors on pu t reconnaitre la cause qui le retenait si fortement. Les fuites abondantes des premiers coups avaient considérablement cr eusé la ·s urface clu coin en coµtact avec l'anneau, et au x clernier s coups le cuivr e cle celui-ci, poussé clans ces cavités, empecha· lit sortie clu coin, jusqu'à ce que cette mince partie du cuivre de · 1•anneau put ètr e arrachée. Telles furent les conséquences, facheuses du mau,ais ajust11ge de l'anneau; cependant la plaque de . rappor t n'ayant subi aucun dér angement, il y a lieu cle croire qu'avec tm anneau mieux logé dans son encas trement, ou pourra.it faire usage cle la forte charge de 9 kilogr. Le système de la pièce et de l'affftt ét.ait placé sur une plate-forme sembla ble à celle qu'on avait employée à Acker, mais cle climensions convenablement plus for tes ; elle était établie sur le l"ivage de Brawickin, près de Nor koping, ù quelques pas cle la mer glacée, s ur laquelle avait été jalom1ée la ligne cle tir a,-ec des branches cle sapin . Ce système de 60 montr a encor e plus de stabilité que celui de 30 essayé à Acker. C'est au mois de mars qu e l'on commenc;a Jes épreuves co11signées clans le tableau ci-joi?t, où figurent aussì quelques cou1Js tirés avec le canon à bombe cle 10 pouces (27 c. piémontais), à . peu près du mème poids et de la méme longueur que le canon Fayé. Soulèvement du clevant de l'affùt
.A.ngles dc t.ir
Ch arges
Degré,
K ilogr.
lUillimètres
5 5
6
88 64
,..
9
5
6
5
9
55 à 85 20
Recul de l'affùt
Millimètres
60 90 56 90
Le cliamètr e des gargousses en papier différ ait de z7mm de celui du calibre, _ et leur longueur était de 1somm pour celles de 6 kilogr., et de 2G(lm"" pour celles de 9 kilogr. Les projectiles pouvaient contenir une charge de 4 kilogr. Ils furent r emplis de limarne et de ,sciure de bois, de manière à leur donner à tous 60 kilogr. de poids. Les fusées éta.ient en bois. Une a été retrouvée après le tir sur le sillon du se ricochet, ce qui pr ouve que le projectile frappaìt la glace avec la par tie ogivale, laissant la f usée intacte.
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2135
- 1815 - 1870
PART·E 'rECNICA
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PART0 TECNICA -
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Etont près de la bouche it feu, on comptait le temps jusqu'à la premlère chute du projectne, et pour quelques coups jusqu'à la seconde et à la troisième, au moyen d' un pendule fait à la hll.te, de 90 cent. de longucur. Avec l'angle cle 5° et la charge de G kilogr. la dul'éc du mouvement jusqu'à la prenière c·lrnte a été en moyenne ,de 6"; autaut pour la seconde el pour la troisième chute; avec l'angle de 15° et 9 kilogr. cle 1 charge, la moyenne du temps jusqu'à la prerotère chute a été de 15". Quant à l'effet que le projectile produit sur la giace, on a observé qu'à 5° cl'élévation et 6 kilogr. cle charge, le projectile lancé avec le canon rayé brisait tonte l'épaisseur cle la giace à In première et à la denxième chute ; à 5° et 9 kilogi·. il la brisait entièrement nux trois premlères chutes; a 15<> et 9 kilogr. à la première chute, il fnisait dans In giace une brèche de 0'\60 à 7"',20 de longneur, sur 1"',20 à la plus grande largcur. D'après la forme des trous que ces projectiles laissnient sur la gl:Jce et sur la neige, on a remarqué qu'ils marcbnient la pointc en avant jusqu'an ii' ou O• ricochet, après lequel ils culbutaìent. L'eliet sur la glace, des bombes sphériques réduites au meme poids, et lancée:; :wcc clcs charges, et des élévntions pnreilles, se trouvait étre de beaucoup iuférieur ; elles ne pureut rompre toute l'épaìsseur dc la giace qu'à la premierè chute, et l'ouvertur e faite en tii-ant à 15<> cl'élévation, ne fut que cle 4m ,80 ìt 5m,40 de ~ongueur sur 0"',GO cle plus grancl largeur. Eu général les l>rèche:; fuites clans la glace par les bombes sphériques, tìrées avcc 5<> d'élévntion, et 6 kilogr. cle chai-ge, étaient à Ieur première chu te, à peu près égnles a celi es fa ites il la 2.0 <:hute pur les projectiles coniques et ogivo-cyl lnclriqt1es. La giace avail de 45 11 50 cent. cl'épaissenr. La température or<linaire en temp;: calme, à l'ornbre, étalt de 7° centigr:1des ,1u-clessus clu ~èro, et 14° au soleil.
Evrewve <l'wn ca1wn rayé <le 16 se cllargea11t var la bouche.
D'aJ)t·ès le::; essais faits sur !es nutrcs cnnons de 30, on ne voyait pas de tlìfficulté sériensc à charger anssi par la bouche, l'Qme et le projectile étnnt bien nettoyés, celui-ci glissait au foncl par lui-méme dans le cas d'une élév:1tion de la bouche à feu de &> seulement. On pouvait dès lors prévoìr -qu'il éonvienclrait cle com·e1t ir les canons à bonlet existants, en canons· it bombe lançant cles pro;jectiles crenx ogivo-cylindriqucs d'un pois clouble, et il cles cllstances plus grancls, avec dcs charges réduitcs, de façon à fatiguer moins les boucbes à feu . Les tirs d'essai avec cles canons rayés, clont on vient de renclre cornpte, quoiq uc bien insutlìsants pour clouuer une appréciation juste des eJiets ballstiques qu'on peut attendre des nom·eaux projectiles d'artillerie, démontralent nssez leui· granllc supériorité sur le tir cles canons Il bombe orclinnire. La plus grande force de pénétration clcs bou lets, et l'effet explosif des
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RELAZIOSE DI GIOYANNI CAVALLI
bombes se t1·011n1ient réun.is clnns ce nou,-eau projectile, la clétonation dans le choc lui étan t aussi assurée. En songeant au x avantages que présente cette nouvelle artillerie, il était nature! qu'on désirat mieux s'éclairer sur les accroissements de portée qu'on pourrait obtenir d'une plus grande diminution clu rapport entre le diamètre clu projectHe et sa longueur ; puisque c'est ìt la moindre résistance qu'il oppose à l'ait· qu'est due sa plus grande portée, et la conser vation d 'une plus grande vitesse à la fin de son trajet. Il était difficile de rencontrer ailleurs les circoi:Jstances favorables qui se présentaient alors, pour faire un essai, le plus extraordillaire en ce genre. A.ussi l'on se clécida à percer au calibre de 16 (131mm) un canon qui avait été coulé pom· etre un canon à l,)ombe de 10 pouces danois, refusé pour défaut de sable tombé dans le moule près de la volée, pendant le coulage. Ce canon f·ut très-peu tourné, de manièr e à lui laisser le plus de force et de longueur possible. Achevé, il avait le poids cle 7,344 kil. ; une longueur d'flme de, 26 calibres, une épaisseur de mét:ù à la lmnière de 2 calibres et 1/4. Les rayures égales à celles des autr es ca.nous a,•aient l'inclinaison de 0,1575, de façon que le projectile faisait 1111 totn· s ur 2',.,614. Le projectile creux ogivo-cylinclrique à fond hémisphériqne avait 6,41 fois son diamètre de longnenr; complétement chargé, il pesait 60 kilogr. comme les der niers essa.yés. La pièce fut mise en batterie au mèmé endroit que la précédente, et l'on tira le pr emier coup à 5° cl'élévation et 6 kilogr. de charge sans inconvénient.
Bondes
l
Portée
D éviation à llroite
Mètres
l\:Iètres
6 36
7e
1706 2388 2638 2,878 2992 3003 3162
i:ie
3229
I
1er
2" 3e 4e 5e oe
"'
58
74 79 89
92 09
Après quoi il a fait encore 7 bonds pour arriver à 3, 472•n avec una déviation de 113-m, puis enfìn avec 17 autres boncls il est parvenu à 3,738m, avec une dévia tion cle 126 "', et il a été t1·ouvé en très-bon état.
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PARTE TECNICA -
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Après la première clrnte, ce projectile a fa it dans la glace, sans le briser. un sillon de B centim. de largeur de 6 it r1mm cle profondenr, et de 3m de longueur; à la seconde chute ce projectile a laissé trois traces clistinctes. A celle du milieu la glace a été brisée sur toute l'épaisseur. Aux chutes suivantes leR traces ressemblent · à celle-ci, mais elles sont moins prouoncées. D'après la disposition des t races de la seconde chute, on pense que le pro:jectile a pu culbuter. Au 2e coup mème cha1:ge et mèrne élévation ; la bouche à ,feu a éclaté en plusieurs morceaux, depuis la cnlasse jusqn'au devant <les tourillons. La volée est restée entière, et a été portée en avant de quelque pas ; elle a suivi le l.llouveruent de rotation clu projectile; ce qui le fait croire, c'est qu'on l'a trouvée tournée sens dessus-dessous. T/intèriem était intact; les fentes prin· cipales out eu lieu, une dans le plan horizontal, et à travers les tourillons en suiva.nt l'axe de la pièce, une autre, suivant un plan perpendiculaire à l'axe, à om,4 du foncl de l'f11ne. , Le projectile a été trouvé it la clistance de 1m,oso brisé dans sa partie postérieure: on en a reconnu deu-s- morceaux, l'un à l'emplacement IDème clu canon par mi les débris, l'autre à une petite distance de la Ugne de tir. D'aborcl, la plus forte inclinaison des rayures de ce canon a fait croire q'ne le projectile n'ava.it 1m les suivre, et qn'en se cassant il avait encloué et fait éclater la pièce. Si tene était la véritable cause de cet accident on devait retrouver la partie compril.llée de chaque rayure de l'ftllle, fortement endom1.llagée, aussi bien que les còtés correspondants des ailettes du projectile. Mai::; l'inspection du projectile et ·de l'flme du cauon a clairement clémontré que l'inclinaison cles rayures n'était ponr ri.e n dans ce résultat, entièrement occasionné par la rupture du fond clu projcctile qui ava.it eu lieu et encloué la pièce, avant m~me de se dépla.cer. L'fl.me cle la pièce présentait sur l'espace cornpris entre la charge et l'a:s:e des tourillons, de fortes traces d'enclouement sur les deux bords de la mème rayure, tandis qu'il ne s'en trouvait pas sur la rayure opposée, ni sur les aìlettes du projectile. Dans les ti..l·s cle réception, des bouches ll feu ordinaires, il arrive aussì quelquefois que les cylinclres cl'épreuve se brisent et font crever les canons, comme l'a fait notre projectile ogivo-cylindrique clu ca.libre de 16. La charge cle poudre arrivitit jusqu'à environ 0"\55 cln fond de rame, soit 15 centimètres au delà cle la rupture normale à l' a.s:e; il est possible aussi que cette grande longueur de la charge, allumée d'un seul còté, ait contribué lt la rupture du canon. ' on n'a pas U est à regretter qu'on n'ait pu tirer qu'un seul coup, mais percln l'espoir qu'une autre circonstance favorable permette de reprendre ces intéressantes recherches.
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AT~TRE l~SPER!E::-SZE DI GIO\.AK:\11 CAVALLI
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Ricorderemo quL anche, come il Cavalli, dal minuzioso esame dei solchi prodotti dai proiet tili sul terr eno, traesse la deduzione che all' arrivo generalmente la velocità cli traslazione del pr-0iettile è . notevolmente diminuit a in confronto della diminuzione della. velocità cli rota 7,ione, la quale ultima infatti si mantie11e all'incirca, costante durante t utta la trai.ett ori a . Inoltre il · Ca,alli osservava che è « probabile che l ' asse del proiettile non r esti tangente nHa t ra,iett oria ~cl anzi assuma attorno a- questa un moto elicoidale )). il che effetti,amente si verifica per il fatt o che il :fenomeno dell a- rotazione del proietto oblungo è a,n alogo a quello, del moto della, trottol a . Il Cavalli volle anche provare dei proietti con l'estr emità anteriore emisferica, cioè cli forma, in qualche modo prossima a quella teoricamente ottima, ma i risultati non furono soddisfacenti. In effetti ancor oggi questa forma, che p ure è sostanzial; mente anal oga a quella data ai dir igibili ed alla carlinga degli aeroplani nonchè da Madr e Natura al corpo degli uccel1i e dei pesci, non è in gen ere risultata conveniente per le artiglieri e, e ciò essenzialmente per difficoltà di pratica realizzazione di un sistema d' artiglieria cui si adattino proietti del genere.
Il P a ixhans sintetizzava così l ' impor tauza dei risul tati ottenuti ad Acker ~ « ..... en 1846, en Suéde, M. Cavalli, avec un can on à hélice du calibre de 30, a gagné un septième au de l à de la portée ordinaire, et,. avec un canon à hélice d u ealibre de 24 , il a gagné un cinql'lième. C'esì avoir peu gagné, oui, mais si ce premier essai n'a pas fourni un grand chiffre qua,n t à, l'effet, il a fourni une preuve absolue quant à l a possibilité. Aussi la réussite de ce progrès est' évidente et sa possibilité, est prouvée )). P erò il Paixhans non met teva in rilievo che, quel modesto « quinto)) o «settimo >) di gittata in più, era stato guadagnato -
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PAR'!' (!; 'l'GCNICA -
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contemporanea.mente ad un raddoppiamento del peso del proietto. In complesso i vantaggi che la rigatura ed il proietto oblungo presentano sulle a,r mi lisce con proietto sferico, possono essere r iassunti brevemente come segue: 1) Il proietto può essere, lungo il percorso nell'anima, guidato in modo da evitare gli sbattimenti che generano deviazioni irregolari all'uscita del proietto dalla bocca da fuoco, e per tal modo ottenere una maggiore precisione nel tiro . 2) La carica viene maggiormente sfruttata, perchè il maggior peso del pr,oietto e la resistenza che la rigatura oppone al movimento del proietto, sono causa di pressioni maggiori di. quelle che si possono verificare nelle artiglierie liscie. Quindi possibilità di velocità iniziali uguali anche con peso di carica inferiore . . 3) Il proietto, per effetto del movimento di rotazione, si mantiene stabile sulla traiettoria, e risente meno cl.elle perturbazioni deviatrici; alle devia:doni irregolari si sostituisce una deviazione regolare e prevedibile cc In, derivazione l), dovuta, al mo vimento di rotazione. 4) Il proietto ha forma di penetrazione migliore e, a parità, di calibro, peso superiore del proietto sferico; per conseguenza esso risente meno la resistenza dell'aria, e perciò 1 - a parità di velocità iniziale e di angolo di proiezione - ha gittata maggiore. 5) Il proietto, in comeguenza del movimento di rotazione, urta sul bersaglio cli punta , e ha quindi maggiore attitudine alla penetrazione in bersa,g li resistenti, e può anche essere muni.to · di spoletta a percussione. 6) Il proietto ha maggiore capacità interna,, e può quindi contenere una maggiore earica di scoppio. '
Durante le prove in Svezia furono apporta.te anche alcune modifiche al congegno di chiusura. In pa,r ticolare, vennero a,bolit.e le viti per il movimento trasversale dell'otturatore e sostituite da due robuste impugnature, -
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IL PRIMO CA::-iKOìSE A Rlt.'TROCARICA DI GlOVA::'.\NI CAVALLI
che servivano ai serventi per tirar fuori il cuneo o spingerlo den · tro a.Ua mortisa. Riuscì poi confermata tutta l'opportunità dell'inclinazione data alla faccia posteriore del cuneo, in quanto, all'at to dello sparo, tale faccia, inclinata dava h 1ogo ad una componente della pressione dei gas che tendeva a provocare l'apertura dell'otturatore, agevolando così la manovra a manoIl Capitano Cavalli tornando in Piemonte nel 184"7 poteva dire di aver dato al -proprio_ Paese i primi materia.li rigati a retrocarica ed a casa matta corazzata, che mai fossero stati ideati ; e cioè i cannoni da 40 e gli obici da 80 destinati alla piazza di Genova, che r ea1izzavano l' artiglieria da lui proposta :fin dal 1832. . Dovunque, dopo il 1846, si proseguirono intensi gli studi e gli èsperimenti sulla rigatura e sulla retrocarica. In Piemonte le esperienze vennèro svolte nel 1S53 e 1854 al P oligono di Ciriè, impiegando uno dei cannoni rigati a ret rocad ca da 40 e cioè éon calibr o cli -165 m/ m. , granat::t cilindl'o -ogivale del peso di 30 kg., carica variabile da 2 a 4 kg. di polvere nera. Il funzionamento del materiale f u regolare ; con l'inclinazione di 30° si ottenne la .gittata notevolissima di 4:660 met ri. Del resto già nel 1850 erano state eseguite in Inghiltf>rra, a Shoebnryness, delle prove · con tre cannoni da 32, uno Ristema Cavalli, uno pre·s enta to dal barone Wabrendorff differente dal Cavalli nel sistema di chiwmra, ed infine uno lisci.o. A parità di ogni altra condizione, il cannone Cavalli forni un aun1:ento di gittata del 30% r ispetto al cannone liscio con palla ·sferica pesante metà del proiettile oblungo . Disgraziatamente però, la culatta ,p_el cannone Cavalli si ruppe durante..i tiri e d ò bastò perchè le esperienze venissero bruscamen te interrotte. Prove eseguite in R ussia ed in P russia diedero pure risulta ti soddisfacenti, ma gli sperimentatori si preoccuparono eccessivamènte delle co:mplica½ioni del materiale e di quelle derivanti al 8ervizio e non si presero quindi decisioni. Invece, gli studi e le prove continuarono metodicamente, minuziosamente, e se si vuole c-011 burocratica lentezza, ma in modo
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PAR'l'E TECNICA -
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deciso e preciso in Francia ove si addivenne all'adozione d.el fa. moso cannone da 4 1·igato da campagna, a,cl avancarica, mod. 1858, che costituì la «sorpresa)) della Campagna del 1859. Questa è fo1·se una conferma del principio, che, in fatto di esperienze, la, fretta, non è buona consigliera e che d)a.rtra parte, quando trattasi' di ri.solvere sperirnenta,lme1Ùe problemi molto complessi, qual'era quello d'ella rigatura congiun ta, alla retroca,1·ica, conviene saper-si contenta,r e in un primo tempo, di soln · zioni parziali, secondo 1'3idagfo che il meglio è nemico del bene. Sperimentalmente il materiale Cavalli aveva, dimostra,to i vantaggi incontrovertibili della rigatura, e· della retrocarica più che non ne avesse dato una realizzaziope del tutto soddisfacente. Ciò spiega come sorgesse quindi un pullulare d 1invenzioni numèrose e di proposte svariatissime, mentre i fedeli seguaci della antica artiglieria liscia non disarmavano dal loro misoneismo conservatore. Soltanto t1n Bi1te - potente, organizzato e competente - che avesse ìa ferma volontà di rinscir,e, ma, nello stesso tempo, si a,Rte1wsse dalle conclusioni affrettate e dalla, pretesa di una immediata. perfezione per allora inattuabile, poteva giungere a, risulta,ti concreti; questo è quanto ottenne il « Comitato dell'Artiglieria Francese)), sotto l'illumin?,ta direttiva dell'Imperatore Napoleone III , artigliere valente e sincero ammiratore del Oava,Jli, mentre purtroppo in .Piemonte ed altrove gli organi Statali qnalifica:ti, dopo le prime prove, abbandonarono gli studi e gli esperimenti in proposito. Nei paesi invece dove cominciava a fiorire e ad affermarsi la grande industria meccani'ca, e cioè segnatamente in Inghilterra,, in Germa nia ed in Svezia, i tentativi e gli stndi sulla rigatura e sulla retrocarica nel decennio 1848-1809 continuarono intensi. Il vVahrendorff, in Svezia, fin dal 1846 propose uno speciale sno tipo di ottnrfttore che applicò a, bòcche da fuoco rigate secondo il sistema, Cavalli (1), e nel 1851 il Lancaster, inglese, pre-
(1) L'otturatore del Wahrendorfl' però non è che la copia cli un sistema cli retrocarica proposto nel secolo XVI dall'ingegnere militare itaUano Bonaiuto Lorini, e il semplice esame clelle :figure dimostra chiaramente l'analogia dei due sistemi.
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ALTRI SI$T1l:~H DI CHiuSUJtA
sentava un proprio sistema di rigat ura che fu adottata. con esito, però poco felice, durante la guerra di Crimea. Come si è visto, delle due innovazioni realizzate dal Cavalli, l:1 rigatura fu applicata abbastanza presto sebbene, in generale, non prima, del 1860 circa, mentre l'adozione della r etrocarka si generalizzò più lenta.mente soltanto tra il '60 ed il '70, dapprima per le artiglierie delle Marine da guerra, per le quali presentava interesse specialissimo, e po{ negli E ser citi terrestri.
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Ot turatore d escritto d al Lorini.
Fig. 591 - Otturatore \V:ihr endorf.
(da libri dell'epoca - Secolo XVI).
Dei pricipali vanfa,g gi che poteva presentare la r etrocarica e cioè la possibilità di caricare se11za esporsi fuori dei ripari per _e ffettuare la carica, la soppressione del «vento >>, e la celerità di tiro, il primo sussisteva soltanto per le artiglierie navali e per certe artigli erie da costa e da piazza, non essendo a.Uora in uso artiglierie èampali scudate; il secondo era messo in dubbio da molti; il terzo, eccetto che per le rare artiglierie a rinculo limitato o soppresso, rappresentava uno scarso interesse, a. causa della- lentezza a{ tiro, imposta dal dover riporta,re in battei:ia la bocca da fuoco dopo ogni colpo. Naturalmente, quanto più i van taggi él,ella retrocarica erano poco evidenti, tanto ph) essa doveva perfezionarsi per riuscire ad imporsi, ed un tale compito riusciva, in quel momento necessariamente arduo e lungo per -
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l'AR'l'(•; TECNICA -
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molteplici cause dipendenti dagU. uomini e dalle cose! Lo stesso Cavalli nella « M:emorir:~ su vari perfezionamenti milita.ri )) del 1855, sconsigliava la retrocarica per 1e artiglierie campali, osservando che « le complicherebbe senza un ben reale compenso, o per lo meno assa,i dubbioso )), mentre confermav.a che, a suo pa,rere cc lo scopo di far cannoni caricantisi dalla culatta fu sem pre quello di poter con essi erigere più solide e resistenti batterie, coperte efficacemente e ripara.te da ogni sorta di tiro dei proietti nemici)). In quanto alla soppressione del e< vento>) il Cavalli, in base alle esperienze, invero limitate, eseguite con proietti oblunghi avvolti con cartone contestava che elesse luogo ad una sensibile diminuzione della dispersione del tiro; rivendicava anzi al proprio proietto,. con costole di metallo non plastico, il vantaggio di non dar luogo alla cc pressione di forza.mento )), necessaria per ottenei·e il primo intaglio delle corone o dell'incamicia.tura nei proietti delle artiglierie a soppressione di cc vento)). In proposito è da notare che in questi ultimi anni è stato proposto, specialmente dal generale Charbonnier, il proietto rigato che nient'altro sarebbe in sostanza che il proietto Cavalli con numerose alette, proprio per evitare la e< pressione di for1,arnen to >); mentiie non è inutile rilevare qui che erano proietti rigati quelli lanciati dai 'recles,~hi col famoso « Pariser lmnone >) su Parigi nel 1918. I cannoni rigati a retrocarica Cavalli da 40 ~ <.1.vrebhero potuto avere il battesimo del fuoco in Crimea, se alla richiesta di ,ma batteria cli sei pezzi, fatta dal generale ~Alessandro La Marmora il 27 gi.ugno 1855, fòsse · stato dato sollecito esaucUmento. Putroppo invece, per difficoltà sorte nell'apprestamento dei carri necessari per il trasporto, solta.nto nel settembre i pezzi -furono pronti, e cioè soltanto quançl.o, ormai la caduta di Sebastopoli ne rendeva, superflua la ·spedi,r,ione. Nella seconda metà, di giugno del 1859 si pensò pure d'impiegare i cannoni rigH,ti a retrocarica contro le fortezze del quadrilatero; ma, com'è noto, l'armistizio di Villafranca sopravvenne prima che s'iniziassero le operazioni per cui l'impiego di tali artiglierie era stato proget tato. Il battesimo <'Id fuoco, i cannoni Cavalli l'ebbero finalmente agli assedi di Capua e di Gaeta· (novembre 1860-febbra,io 1861). -
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L l•J PRBIE PRO\'W BEL L I CHE
DE L LA RIGATURA C.-\V.\LLI
All'assedio di Gaeta, su 21 batterie costituite per ba,ttere la P iaz za, ben dieci erano armate di artiglierie riga te e su 56.700 coìpi sparati, 28.500 cir ca lo furono dai cannoni rigati. Su 166 pezzi impiegati nell' ultimo periodo dell'assedio, 47 erano provvisti di bocca da fuoco rigata. Dalle cifre di cui sopra si r ileva che le artiglierie r igate furono , relativamente, .assai pi ù ::;fruttate delle bocche da fuoco liscie.
F ig . 592 Proietto CaYalli. P roiet to del Pariser Kanone. 'fipo d i proietto Charbonnier .
Da parte deg1i assed iati, su ben 534 bocche da fuoco elle a r- . ma vano le_batterie della piazza, soltanto 23 eran o riga te . Sebbene di piccolo calibro , e ci oè essenzialmente cannoni da. 4 libbr e e da 12 libbre da campagna , queste ultim e furono impiegate con profitto dai valenti artiglieri napoletani, come attesta la rela,zione sulle « Operazioni dell'Ar tiglieria negli assedi di Gaeta e Messina negli anni 1860-1861 », pnbblica·zione semi- ufficiosa effettu~ta nel 1864. Tornan do alle a r tiglierie degli assedianti notiamo che sui 47 cannoni rigati, l e bocche da fuoco a r et rocarica del Cavalli erano rappresentate da i.> pezzi da 40, denominati ufficialmente -
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PA1l'1'D TECKICA -
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·obici da cent. 17 F. perchè di ferraccio, e da 1 pezzo da 80·. deno minato obice da cent. 21 F. Inoltre vi erano 17 cannoni da 40 l?. dell'Esercito, 8 cannoni da 40 della, Marina e 2 da 80 pure della Marina,, tutti con rigatura a due righe a,naloga alla rigatura Cavalli. L'impiego più interessante che allora venne fatto dei <:annoni a retrocarica Oa,valli consistette nel tiro da grande distanza (4500 111etri) , assolutamente al di fuori dai tiri della piazza; a tal fine fu costituita un'apposita batteria a Oastellone, presso l\fola di Gaeta, armandola con un obice da 21 cm. ed uno da 17 cm ., il primo dei quali scoppiò dopo un'ottantina di. colpi ed il secondo dopo 140 eolpi circ~. Gli altri obici da 17 fmono invece i mpiegati, assieme ai cannoni da 40 rigati ad avancarica per il tiro in breccia a brevissima distanza (meno di 1000 metri) dal bastione San Giacomo. Gli effetti del tiro di entrambe le batterie fmono imponenti per precisione e per potenza dei colpi. Nel complesso, a, Gaeta risultò climostrafa, la superiorità delle a,r tiglierie rigate su quelle lisce nella guerra d'assedio, così come nel 1859 i notevoli va'n taggi delle bocche da fuoco r igate eran o stati messi in rilievo per la guerra campale. La snrrkorclafa R,ela,zione ,del 1864·poneva i nfatti tra le principttli cause del successo cleW asseclio : « la superiorità assoluta cli gittata., di efficacia e di esattezza nel tiro delle a,r tiglierie riga,te sulle liscie; sliperiorità che .no1i poteva venir compensata dal maggior numero· delle bocche ,d a, fuoco impiegate dalla difesa, )). I ca1rnoni Cavalli diedero invece luogo acl. inconvenienti nei rigua,rcli del meccanismo di ottura,zione; l'a,nello di rame uscì talvolta. fuori dal proprio a.Uoggiamento e si verificarono quindi dei. guasti al cuneo, cosicchè si giudicò s0omodo il maneggio dei « complica,t i ordigni elle -servono alla chiusura della c'ulatta )). · La verità si è che, dopo quasi t r,e nt'a,nni da qmmdo erano stat i ideati, e dopo dieci da quarn}o rigatura e retrocarica erano ormai. all',orcline del giorno degli studi, se non degli a,rmamenti artigliereschi, i ca-n noni OavaJli apparivano naturalmente antiquati e da essi si esig,eva mol to di più di quanto può dare il primo saggio cli una nu ova invenzione.
cm.
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IL
CA::\'NOKEJ COK AXIl\ CA A SEZIOXE ELLI'.PrI(;A E PROmT'l'I DISCOIJìAT,T DEL SAINT R OBllJrt'f
Come i è visto, la rigatura ell i proiettili oblunghi costit uivano la soluzione di clue problemi : uno essenzhtlme;;te tec nico e cioè di regola1·izza re la t raiettoria, elimina,ndo deviè.lzioni accidentali del proiettile: l'aHro tattico-tecnico, e cioè di aumentare la pot~nza delle artiglierie.
Fig. 503 - Proietti ecccull·lci. (dall'Ellena :
Corso di materiale d'Artiglieria, 1872).
Natu i·ahnente l'iga t nr a e p t oictti oblunghi 11011 costituivano l'unica soluzione che si poteva escogitare per ri olvere il dupli ce problema suaccennato, n è tale sol uzione er a del tutt o cevra d'inconvenienti. La forte diminuzi011e di velocità injziale che, come a bbiamo visto, conseguiva cla.Ua r igatura, la .·compa,rsa del tiro di rimbalzo, tan to . cai:o ai vecchi artigl ieri e che il Vanban aveva eretto a canone per la guerra d',u::,;eclio ed infine la stes a derivazione, dovuta alla rotazione clei pl·oietti oblunghi, costit ùivano alt r ettanti el ementi cli critica da par te degli oppositori della nuova a r tiglieria ed altrettanti incentivi per gli inven tori e gli stndiosi a r icercare altre soluzioni ed altii progressi. Uno dei modi di r egolarizzare_il moto del proietto lu ngo la traiettoria può consistere nell' imprimer e al proietto un adeguato -
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PAR'l'8 TECNICA -
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movimento di rotazione, ricorrendo ad una speciale costituzione dd proietto stesso am,ichè alla rigatura dell'arma. Nella, prima metà del sec. XIX vennero effet tuate molte esperienze cou proietti sferici eccent rici, cioè aventi il centro di gravità spostato rispetto al centro di figura e cioè non coincidente con esso. All'atto dello sparo tali proietti assumevano un moto di rotazione attorno ad un asse perpendicolare al piano di tiro, poichè venivano a bella posta caricati con l'a:sse contenente i centri di gravità e cli figura secondo il piano di tiro. Nelle esperienze suddette, effettuate specialmente in Fra11cia, si rilevò che se il proietto ve11iva caricato col centro di gravità in alto si otteneva una gittata notevolmente maggiore che caricandolo col centro di. gravità in basso : si ottenevanò cioè rispetti.va.mente gittate di 1440 e 1100 metri in prove eseguite · dal Didion a M~tz nel 1839. Il maggiore prussiano Heim, con mortai a proietti <~<:centrici, caricati col centro di gravità in alto, ottenne addirittura - a quanto asserisce 10· Charbonnicr, - delle traiettorie retrograde, cioè col punto di caduta dfotro alla bocca da fuoco. I n altri termini la, constatata rota,zione dei proietti sferici, dovuta all'eccentricità, dà luogo a deviazioni del profotto verso l'alto o verso il basso, semprechè l'asse che contiene il centro di gravità venga nel caricamento di.sposto secondo il piano di tiro. La spiegazione teorica del fenomeno preoccupò vivamente i principali balistici del ·sec. XVIII e della prima metà del XIX, t ra cui il Lombardi (1783), l'Hutton (1812), il Paixhans (1822), e particolarmente il Poisson (1834), il quale ultimo l'attribuì. a). l'attrito dell'aria contro il proietto; ma. tale teoria è inaé:cettabile perchè conduce ad ammettere deviazioni non soltanto di entità molto minore delle reali: ma anche cli senso contrario a , q uello sperimentalmente osservato. Fu soltanto nel 1852 che il :Magnus diede la spieg~zione giusta del fenomeno, spiegazione basata sul fatto che i punti del proietto che, per effetto della rotazione vengono a muoversi nello stesso senso del suo centro di gravità, sono dota.ti, rispetto all 'aria, di una velocità relafrira maggiore cli quella dei punti dell'emisfero opposto. Ciò provoca una, dev,iazione cl.ella risultante
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lL CA~ l\ OKE AD ..\::-SDfA CURVA
della resistenza dell'aria, ed in conseguen za un'alterazione della. traiettoria che chiamasi « effetto Magnus >>. Dagli esperimenti e dagli studi sua.c cenna,t i risultava ,c he era possibile regolarizzare la traiettoria ed aumentare la gittata senza ricorrere al] a rigatura ed ai proietti oblunghi. Per questa via si posero appunto, t ra il 1855 e il 1860 cioè negli anni in cui più vivamente si dibattevan-0 le discussioni r elative all' invenzione del Cavalli , il De Puyclt dell'Artiglieria belga ed il Tenente Colonnello Conte P a olo di Saint Robert deff Art iglieria piemontese.
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F ig. 594 - P rogetto del carmo~e ad auima cur va del Saint Robert .
Il De Puydt propose u n proiet to di forma torica a centro di gravità eccentrico ; analoga ma più perfezionat a fu la s-0lu zione studiata dal Sa.in t Robert. In un celebre opuscolo « Nuo vo proietto e nuova arm.1 da' fuoco >> del 1857, egli proponeva un proietto lenticola re che avrebbe dovuto ruotare at torno al pro prio asse minore, e che nel caricamento doveva essere sistemat o in posizione normale a,l piano di tiro . Nat uralmente la rotazion-e si sar ebbe dovu ta effettuare verso l 'alt o, ottenendo così un a,umento cli gittata, a cui, secondo l'au·t ore, si sarebbero aggiunti i vàntaggi dovuti: in primo luogo
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PARTE TECNICA -
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alla forma di migliore penetrazione del proietto lenticola,re rispetto alla forma del proietto sferico, e quindi a,n che alla, notevole tensione di traiettoria. Inoltre, col proietto Saint Robert si sarebbe dovuta conseguire una grande stabilità, del Pl'Oietto stesso sulla traiettoria, poichè la rotazione del proietto lenticolare avveniva attorno all'asse di massimo momento d'inerzia; e qui giova ricordare che coi. pr,oietti oblunghi la. rotazione avviene invece a ttorn-0 all'asse di minimo momento d'inerzia. Per imprimeré la rotazione il Saint Robert, invece di ricorrere alla eccentricità del proietto. aveva pensato ad un cannone con anima ricurva a concavitf1 rivolta in basso e a sezione all'incirca ellittica; l'attrito del proietto con la, generatrice superiore dell'a.nima, doveva soU.ecitarlo a ruotare nel senso voluto. Un esemplare di bocca da fuoco del genere è conservato presso il Museo di Artiglieria di Torino. Al sistema del Sain t Robert si obiettò la difficoltà, di costruzione della speciale ·bocca da, fuoco, nonchè la piccolH, den~ità trasversale e cioè il piccolo peso del proietto in confronto ai proietti oblunghi ed anche in confronto ai proietti sferici. Inoltre un grave inconveniente ,era, costituito él.all'impossibilità cli applica.re fLcl un proietto di tal f.orma una sp9letta a percussione. Col materiale del Saint Roberta Vena,ria Rea.le nel 1864 vennero sparati soltanto una decina di colpi, cosicchè non se ne potè trarre alcuna deduzione. Esperien:be un po' più estese furono effettuate nel 18'73 àl campo di Volkoff con ui1 cannone sistema Saint Robert costruito dall'arsenale di Piet roburgo. Con un proietto discoidale di ghisa con involucro di piombo del peso di kg. 5.500 ed elevazione cl.i mezzo grado si ottenne una gittata cl.i 640 metri, mentre col cannone rigato da 4 libbre vreso a confronto e con un tiro con gra,nata del peso di 5.730 kg. non si ra.ggiungeva,no, a pari inclinazione, che 220 metri. Però la hocca da fu9yo ad anima curva risultò del peso di kg. 720, cioè all'in, circa ,doppio di quello da 4 libbre rigato, e sopratutto il tiro ii proietti disooida,li. h1sciò completa.mente a desiderare quanto a preéisione. Nè migliore fortuna ehhero bocche da fuoco analo- · ghe, studiate nel 1868 dal Capitano Biancardi ·cl.ella nostra Ar-
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IL C A:,;:'.\Q/\1~ AD A)ILMA CURVA
tiglieria, il futuro inven tore dei pri mi pezzi scndati, mentre materiali similari fu r ono idea.ti e proposti in R ussia attorno al 1873, dal Capitano Andrianoff. Tuttavia. lo studio del Saint Robert present a inter ei-.se 1ion soJ.tan.to storico. Le scarsissime prove eseguite, se non hanno confermato, noù permettono neanche di. escludere elle tale conce· 7..iou e fomisca una po!;sibili tài"per lo meno teorica, di ottenere a p,nità di peso del proietto, di velocità iniziale e di inclinazione - gitlate ma ggiori di quelle che si realizzano con le ordinarie artiglierie.
F ig. 59:'i - Il c.rnno ne :icl a11ima e:u n a dlc'l f;;1!nì. R ober t . cesemp!!lrc esist:-en te n el Museo Nazionale d 'Artiglieria).
Orbene . la raclen1.a della traiettoria- è un element o talvolta molt,o importan te. P er e;-;. a ttnalmente una grancl,e r adenza è richiesta nel tiro contronerei , per il .quale inolt re, cmu e per il materiale del Saint R.obert, s i fa esclusivo impiego di spolette a tempo. Non è poss:ibHe efl'ermare se i proietti. di scoidaJi potra,nno ma.i essere suscettibili di pratico impi ego ; comunqne la, Sci enza Artiglieresca non può del t utto ignorarli , e nella sna Storia se ne doveva parlar e. 138
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PAH'.rE 'I'ECNICÀ -
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CONFRON'l'O !!'RA AR'l'IGLIERIE LISCIE ED AR'rIGLIEJRIID RIGA'l'ID
Dopo Jà rapida· scorsa, ai nuovi sh:; temi di artiglierie, creati essenzialmente dalla. genialità di artiglieri italiani, non è inutile un confronto tra le principa,li caratteristiche dei materiali d'artiglieria al principio del sec. XIX, verso il 1860 e verso il 1$80, per avere un'idea concreta dei progressi conseguiti col passaggio cfai proietti sf.erici a quelli oblunghi, e poi, in un secondo tempo, col perfezionamento della tecnica costruttiva delle artiglierie rig-Y,,fo, fino agli albori dell'artiglieria attuale . Per fare il confronto, a parità di calibro e col sussidio di dati abbasta,nza completi, prendiamo ad esempio tre cannoni da 120 francesi. Il cannone da 12 ad avanca,rica,, come quasi tutta l'a.nticu, artiglieria liscia non sfruttava che un settore verticale di til'o assa,i piccolo. Dal punto di vista delle gittate la sua pote1iza si sarebbe potuta au_mentare considerevolmente qualora fosse stato possibile aumentare le possibilità di punta.mento in inclina,zione. Tuttavia, anche tenut<l conto della gittata teorica, a 30°, il cannone da 12 riga,to superava quellò ad avancarica del 50% in gittata, pur con una fortissima diminuzione di velocità iniziale ed impiegando un proietto pesante circa il doppio, con una carica di lancio pari soltanto ai 4/5 di quella usata, colla pa])a, sferica. Il peso della bocca da fuoco era, rimasto pressochè invariato; qu!:)llo dell'affust o era invece alquanto aumentato . A parita di calibro, il vantaggio notevolissimo di potenzn, è sta,to ottenuto quasi esclusivamente migliorando la forma del p roietto ed aumentandone n peso, cosa che soltanto coi. proietti oblunghi, e cioè con la rigatura, si poteva realizzare. È da notare che fu riconosciuta l'opportunità di sfruttare maggiormente il settore verticale di tiro, ciò che si è potuto fare anche per Ja, precisione del t iro cbe riusciva aument.a,ta e in conseguenza della rigatura e per l' adozione di proietti oblunghi. Il cannone da 120 mod . 1878 segna balisticamente un progrei'ìso ancora più accentuato. Jl peso del proietto· è a,umentato an-
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PAR'l'É 'l'Ii:C::-{!CA -
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cora di oltre il 60% ; la velocità iniziale è pressochè uguale a quella, dell'antica artiglieria liscia di pari. ca,Hbro, mentre la gittata a,umenta di altri 3.000 metri in confronto di qneUa, otte1iuta col cannone rigato, e di oltre 5000 metri in confronto di quelln. avuta, coll'antica artiglieria lisci.a: e tutto q_uesto mentre diminuiscono il peso della bocca da fuoco e il peso dell'affusto. Con tale cannone da 120 mod. 1878, correlativa.mente àll'a,mnentato pesò del proietto ed al diminuito peso della bocca, da :f:uoco, si poteva pertanto ottenere un notevole aumento della velocità iniziale qualora il peso del proietto e del pezzo fossero mantenuti uguali rispettivamente a · quelli del cannone dt~ 12 acl avancari- · ca: in altri termini tutti. questi nuovi. progressi sono stati in gran pa,r te conseguiti col miglioramento deJla tecnicà costruttivit, sopratutto aumentando la resistenza del metallo della bocca da fuoco, costruita in acciaio anzichè in ghisi.t, mentre d'altra pa,r te a raggiungere tali felid risultati ha pùre contribuito un ulteriore miglioramento nella. forma del proietto, divenuto più a.ffusolato e quindi a,nche più pesante. Da tutte le preniesse constatazioni balza evidente da un lato la straordinaria superiorità del la forma, oblunga del proi<~tto, e dall'altro il vanta,ggio, forse ancora maggiore, dovuto ai perfeiiona,menti della tecnica co struttiva, che è quanto dire clella metallurgia e delle industrie meccaniche. :È pertanto facile imma,ginare quanti e quali sforzi siano · stati dedicati da studiosi e da tecnici. al miglioramento dei meta,lli da cannone, al perfezionamento dei .processi di fabbricazione delle artiglierie, ed altresì, e con non minore fervore, alla risoluzione degli innovati problemi di caratteristica essenza balistica. • Se assumiamo, come indice della potenza di un'artiglieria, il prodotto del peso del proietto per la gittata osser"._ia.mo che, a parità, di peso della bocca da fuoco la potenza del 120 mod. 1878 è più eh-e decupla di quE?lla del suo ... avo del 1827. Un confronto ani!,ilogo per le artiglierie .da campagna e da montagna denuncerebbe, per i materiali in servizio verso il 1880: una potenza a,ll'incirca, cinque o sei volte. maggiore per rispetto a Quella dei can noni lisci della prima metà del secolo.
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"$TUDT RELATIVI AGLI All'FUSTI
I n un certo sen so, risiede in queste cifre, la misura del pro gresso tecuico artigliere~co del sec. XIX. :fJ facile intuire - di quale imponente massa cli prob1emi teorici e pratici un simile processo p,resupponesse o imponesse la . oluzione. Di ta,l i problemi non abbiamo fino ad ora. accennato che ad alcuni, se pur tra i maggiori; ad altri accenneremo anco1·a in seguito. 0
STt.JDI RIDLATJYI AGLI AFPuSTI
Xel primo trentennio del sec. XTX re,oluzione delrartiglieria era gi unta, sotto certi aspetti ad un « punto morto>>; l'artiglieria liscia era per,enuta pre.. sochè al ma simo della propria perfezione, perfezione però assai mode. ta, poichè per lanciare un p1·oietto di 4 chi logrammi alla distanza di cir ca 2000 metri, che però nella pratica del combattimento si riduceYa a meno della mct,ì, si ric:hiecleva un materiale del complessivo peso di circa 2400 kg., tra vettura-pezzo e vettur a.cassone, come per es. ri· sconti·avasi per il cannone da cla campagna mod . L.::27 fran· cese. I proietti sferici. a ca,usa _specia lmenie degli sbattimenti entro l'anima e delle impe1·fezioni costnittive. non conservavano iu generale pr ecisione sufficiente che a,lle brevi anzi br enssime distanze. pe1· 1·aggiungere le quali basta,ano modestissimi settori verticali di ·tiro dell"affu to, e rudimentali shumenti di puntamento . Inoltre la gl'ancle tern~ione o radenza della traiettoria, q na,le si otteneva eseguendo il tiro con piccoli angoli d'inc1mazione, era l'ichiesfa : per l'artiglieria da campagna,, a parità d'alzo, onde accresce1·e lo . pazio battuto: per l'artiglieda d'assedio, on· de fa,·orire i ri mbalzi. Tanto è YCro cb e anchE> quest'ultim a el'a, dotata, cli affu to capace di limitat issimo settor<· di tiro in incli · nazi one é cioè fin sui 12° g1·adi all'incfrca : mentre poi face,auo eccezione, e cioè non e1·ano Yincolati a soddisfare a tale esigenza, i soli mOl'tai che erano assicurati generalmente sopra rozzi ceppi anzichè incan1lcati u affusti ,eri e proprii. Questo ~tato di. e:ose, accompa,g nandosi con le a,r retr ate condizioni della tecnica. la quale consenth-a un uso lirnitatissimo -
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PAU'l'I~ TECNICA -
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dei materiali metallici, si riflettevano in pa rticolare sulla, tecni ca cost ruttiva deg·li a,ffusti. All'inizio del sec·olo, prototipo degli affusti da campagna era l'affusto Gribeauval, quasi esclusivamente impiegato dai Francesi nelle guerre della Rivoluzione e dell' Impero. Questo affusto, già descritto anche nel Vòl. II, Oap. VII, sostanzialmente era costit uito da due Ì'obusti travi o coscie di legno, nelle quali anteriormente era.no ricavate le orecchioniere.
]'ig. 596 - Affusto da campagna tipo Gribeauval. (dall'Ellena : Corso di materictle d!ArtigUeria, 1877).
Le due coscie, riunite tra ioro da tre o quattro calastrelli, erano divergenti verso la coda, cioè posteriormente dista.vano tra, loro ~ssai più che non in testata, proprio al contrario di quanto si pratica in generale attua,lmente. 'l'ale antica disposizione, appa rentemente st rana, aveva lo scopo di c-o nsentire alla culatta, della, bocca, da fuoco di abbassarsi quanto più possibile senza essere ,o stacolata dalle coscie; e pertanto la necessaria divergen7,a, .-
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OIFET'l'I DEGLI AFFU S'rI AXTlClll
delle coscie, ehe veniva così ad esser e Cl'eata all'aJtezza od all' incirca in corrispondenza della vite di mira, risultava assai maggiore e perciò irrazionale in ·corrispondenza della, coda; nè pl~r ovviare a tale illogica disposizione si poteva a llora pensare di costruir e le coscie con travi incurvati, od altrimenti lavorati per permettere l'abbassamento della cubtta.
Fig . 597 - Affusto u freccia. (dall'Ellena : Corso di m ateriale d'Artiglieria, 1877) .
L'inconveniente principale dell'affusto Gribeauval era per l'appunto costituito dalla diminuzione dell'angolo cli volta dovuto alla larghezza della coda, e, come si. è vi sto, gli inglesi, dur ante Le guerre napoleoniche, per evitarlo, adottarono l'affusto · a freceia costituit o da un unico trave, più largo in testata e più stretto aJ.la coda. (V. Vol. II, Cap. VIII). . Con questo ripiego, per sostenere gli orecchioni erano appli-
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PARTE TECKlCA -
cati la,tera.lmente al trave centrale, detto freccia,, due aloni. recanti le ~)recchioniere. L'o.ngolo di volta risulta.va per ta,l modo considerevolmente aècresci.uto; per cont.ro veniva, àncor!l, diminuito il possihilc settore di tiro verticale, e conseguiva, quindi b necessità cli risolvere il grave problema, per tal fatto emergente; per cui oecorreva, c1a,r e a,gli aloni sufficiente robustezza e solida u11ione con la freccia, tenuto conto che gli aloni non erano sostenuti dalla freccia ma. soltanto ad: essa a;ffiancati. Il sistema n. freccia fu .i mifato da,J Piemonte per gli affnsti rnocl. 1830 da eampagna e mod . 1833 d'assedio, nonchè dall'artiglieria napo1etana e particolarmente dalla francese. con i. così detti materiali Vàlée . ' adotta.ti tra. il 1827 ed il 1830 . . Intermedio tra i due sistemi cli affusti da, campagna fn idea to e pure Ja,r ga,ment.e applica,to quello a coscie parallele. Un affusto del genere, ma. con aloìli laterali come negli affnsti a freccia, fu rèalizza.to nel 1831 dal Capitano svedese De Wrede; q11e· sto afflisto a,veva la, sala passfl,nte· nelle coscie e negli aloni, anzi. chè e8sere a,pplicata ~ù disotto della t~stata,, come in tutti gli altri tipi. Tale disposizion e mirava. ad avvicinare il centro di gra,viti\. della bocca, da, fuo co a quello del com,i)lesso ca,nnone-affnsto, diminuendo così la, tendenza del pezzo a,d impennarsi all'atto dello sparo. In sosta,nza,, le preoccnpazi.oni degli. artiglieri dell'epoca, in fatto di affusti da ca,mpagna,, si ri vol gBvano essenzialmente : al - . fa mobilità, dipendente dal peso, dall'alte1,zr1; delle rnote'e da,lla. facilità di traino; a,lla, stabilità, del complesso dei vari organi allo spa,i:o; ed alla solidità del tutto e delle singole parti : le preoccupazioni erano molto minori e di ordine secondario per quanto si riferiva alla possibilità di tiro CO!l rilevanti inclinar,ioni. '
Invero, la1 manovra dell' Artip;Jieria snl camr)o di .. ' ba.tfrw:li:t ..... era essenzialmente attuata mediante spostamenti dei cowplessi dei. materia.Ji costituenti i pezzi, cioè mediante cambia.meut.i cli posi1,ione; la ma,ssa di fuoco si otteneva, da.te le modestissime gitta.te di aJlora, costituendo il più rapidamente possibile <foi r aggrnppamenti di mn1Jerosi pezzi contigni, e cioè nnica.mente con masse cli. pez7,i concentrati in vicinanza t ra l oro. ,
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LE P.SIGE:--:ilE O DIPIEGO YEH:50 IL
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L'essere i pezzi vicinissimi alle linee della fanteria, o a.ddirittm·a, confusi con esse, e quindi sensibili ad ogni fluttuazione del combattimento, aggiungeva un a ssillante ulteriore motivo aJla ricerca della mobilità. · Queste bren cou ideraàoni erano necei-sarie per dare ragione di una delle più geniali ed importanti realizzazioni. del Generale Giovanni Cav:Llli: cioè l'a:ffm;to da campagna mod. 1 ··44, vero capolavo1·0 nel suo genere. la « poésie de!', a:ffùts » come venne detto da un distinro artigliere france e, il colonnclJo Thirons, e come noi ci compiaciamo di ripetere.
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Nel 1837 il R e Oal'lo .Alberto fece nomina re una Commissione con l'incarico di studiare miglioramenti all'artigJierin, da campagna; e di detta Commissione fu chiamato a far parte il Capitano ·ca"'falli. In questa circostanza egli présentò nn prog~t.to <li materiale da campagna che fu lungamente speriinentat.o ed adottato finalmente nel 1843, mentre per espressa volontà del Sona.uo, ebbe vita l'affusto Cavalli che fu poi ufficialmen te disti11Lo coll1 indicazio11e dell'anno successivo, e denominato del i\Iodello 1844:. Anche di questo affusto si è già abba tanza ampjamcnte parlato 11el Cap. IX ; ma i ritiene necessario di darne qni Ja <lcscrizione completa e ragionata, secon do i concetti info1'matori del suo inventore. Fedele al suo principio d'impostar<~ il problema tecnico in un quadro nettamente definito di esigenze tattiche, il Cavalli ·pose al suo stndio la condizione: « mobilità massima, - effetto sufficiente >> che sinteticamente espi-imeni le necessità d'impiego del l'artiglieria a quell'epoca. Stabilita la mas ima che per ovvie ragioni i materiali tut.U debbono resistere nel miglior modo e quindi il più lung.im ente possibile, tecnicamente il Cavalli si pose anzitutto come direttiva il principio .che non è facendo pesante l'affu sto che si pel'· dene a ridlll'l'e la lunghezza del suo rinculo ed a sminuir e il tormento esercitato sopra di esso all'atto dello sparo; l ' affusto deve -
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pesar.e soltanto lo stretto necessario per /poter esercHare bene la ima essenziale funzione di sostegno della bocca da fnoco al tiro ed al traino, chè se mai per ridurre il rinculo converr~ appesantire il cannone propriamente a.etto, gia,cchè così facendo si avvicina il centro di gravità dell'intero sistema rinculan te al baricentro della bocca da fuoco, e quindi si diminuisce il b1·accio della coppia, che tende a far impennare il pezzo all'atto <'lello sparo. L'a,f fusto mod. J 44 è costituito da due coscie di legno, convergenti verso la coda,; primo esempio cli quella razionale disposizione che venne poi gene1·almente adottata. • Alle coscie si soYl'uppongono, in testata, dne alo11i in cui sono ricavate le orecchioniere. Un ma~siccio guscio di sala, di le gno, nttntversa, coscic ed aloni in testata, ed in tale guscio è allogata la sala, in due parti, con disposir,ione cioè cbe ricorda quella dell'affusto De Wrede. Il guscio di sala è sagomato in modo (fa proteggm'e hl, sala f:ìtessa in t,1 ttc quell e direzioni secon do le quali, duran te H tiro e l ungo il traino sono ùa temersi sforzi inflettenti. Le coscie convergenti Yerso la coda consentono all'affusto mod. lSM un angolo di volta all'Incirca uguale a quello degli affusti a freccia; la sala passante permette l'impiego di rnot.Pa grande diametro~ il che torna a vanta.ggio della mobilità, e nd co11tempo avvicina il centro di gravità della bocca àa fuoco a quello dell'affusto ed abbassa il ginocchiello. La saggia costituzione degli aloni e delle còscie cousente un not evole settore verticale cli t iro. Il ginocchiello è alto 900 m/m, il diametro delle l'note è di 1480 m/ m, il settore di tiro raggiunge i + 22" usando la vite di mira a chiocciola girevole di cui l'affusto è provvisto; la carreggiata è cli m/ m 1534; il peso kg. 515. Sull'affusto mod. 1844, che rima se in sei·vizio nella ·nostra artiglieria per oltre mezzo secolo, vennero incavalcati i cannoni da 8 e da 16 ed il cannone-obice da ~2, e successivamente il cannone cl:t 9 BR rigato (calibro 96 m/ru, peso kg. 390), e i ~annoni da 9 BR Ret., e da 9 AR. Ret. a retrocarica. Nell'affusto moà. 1844, oltre la razionale sua sistemazione generale, sono notevoli. alcuni dettagli che dimostrano con quale -
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L'AltFUSTO CAVALLI MOO.
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cura esso sia stato studiato. Co. ì gli aloni poggjano sulle coscie per una superficie piana anzichè per un contatto a denti, come u a vasi in ailusti analoghi ad aloni sovrapposti alle coscie; tra aloni e coscie è interposta una bandella di ferro, e infine, le chia, atde d 'unione degli aloni alle coscie ono disposte con incli-
Fig. 598 - Mfusto Cavalli da campagna modello 184'1. (dall'Ellena: Corso cli materiate d'Artigiieria, 1877) .
nazione all'indietro anzichè verticali, per modo che all'atto del10 sparo ta,l i chiavarde siano sollecitate ad uno sforzo di tra· zione anzichè a quello di taglio, molto più pernicioso. Tutte queste saggie provvidenze e tali dispositivi hanno per scopo di di minuire i} tormento dell'affusto allo sparo, provocando una specie di impercettibile rinculo elastico degli aloni r ispetto , alle coscie; tale rinculo potrà, tutt'al più provoca.re l'allentamento o -
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·P,\HTE TECl\lCA -
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la rottura cU qualche chi:wa rda di unione, facilmente r icambiabile, ma non hl defo1·ma.zione permanente od addirittura la rotti1ra degli Hloni e delle coscie. come potrebbe vel'itìcarsi se queste parti fos::;ero rigidament e connesse tra loro . I n altri termini, il eomple:;so dei. pl'ecletti dii-spositivi c·ostitui va hl embrione il con· cetto dell'affusto a deformazione, cioè dello sfruttamento di me.z;,,i elai-tki per as:,;ol'lii1·<". almeno in parte. l'energia di rincnlo: nel caso dell'a,f fusto mod. 1844 ciò avveniva per le chiavarde di unione: ~e sollecitate ai disoUo del limite di ela,sticità. Un co11cetto a,na.logo presiede aUa costrnzione di. tm altro 1 affusto idea,to dal Oava,lli. pc1· le sue bocche cla 1fu oco rigate; esso <~ molto meno noto di quello da campagna mod . 44. ma però non ' meno interessante e non· meno genia1e. Come abbiamo già Yisto l o scopo essenziale del Cavalli nel proporre con la, celebre Memo1·ia. ùel 1832 « un sistema di m·tiglieria nel qua le i callnoui n on avrebbero il rinculo e si caricherehbe1·0 ciana culatta)), er a quello di « potei· erige1·e più solide e resistelJ ti ha tterie, coperte efli.cacernen te e riparate da ogni. sor ta di tiro cl<'i p1·oi.etti nemici>> : in altri termini, un si.!'.-tema di artiglieria da piazza in casamatta cora;,,zata. 1:.; evidente che per l'idurrc al minimo la vuln erabilitù, di simili batterie occorreva elimina.re il rinculo e ciò porta.va, di conseguen za a dover far ricorso al ea,r i came1tt.o dalla culntta ; e pertanto il requisito della sopp):essione del rinculo dove+a logicamente precedere quello della ret1·oca rica, che ne co. tituiva un cor ollario ; il che è ta,nto vero che uno degli a1·gomenti più fon.dati , opposto aà.gJi avverisa 1·i della retrocal'ica. fo per l'appunt o, come più soprr1 si è detto, que.Uo del piccoliissimo vantaggio che dalla retrocarica si poteva, ottenere con I(' comuni a1-tiglierie, generalmente a l'inculo libe1·0, o quasi. L'a,ffusto ideato dal CaYalli uel 1832, e poi costruito per i suoi cannoni a retrocal'iea e rigati, constava di un aff usto propriamente detto, forma to di ghisa e costit1?ito da due fianchi e da. nn forHlo, daJ. quale spo1·gcva in basso un grosso perno. L'af fm,to poggiava s u m1 painolo costituito da u u certo numero di t.ra,viccl.li di legno di. poi-ti paralleln mente tra loro ea orizzontalmente nel senso della lunghezza. QueRti travicelli poggia,vano per le Joro estremità sn due robu~t.j travi latera.li di legno. I t1·a-
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L'AFFUSTO A C8PPO DEL C'AVALL f
vicelli, ad eccezione dei due primi in cui prendeva, alloggiamento ·n perno d'affusto, erano tenuti alqua,nto discosti l'uno dall'altro, in modo che gli inter-va,l li r isultanti non snP._erassel'o la saetta di' curvatura massi.ma dei travi celli a1 loro limite di ela::;ticità.
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Fig. 599 - L\ ffusto a ceppo (lei CaYalli per canuoui rigati a r ètroearic:a. (da disegni a n nessi al « Mémoire sur les canons s e ch,trge~nt par h culasse ») .
:B: facile rendersi cont o del come con ta le affusto si veniva a d ottenere la, soppressione del rinculo. All'atto dello sparo, i d ue travicelli contenenti il perrfo d'affusto, inflettendosi, venivano a, premere sul travi cello succ~essivo cui comunicavano pa1·te dello sforzò; questo lo t rasmetteva, ancora cli.rninnito , al tra-
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vicellò retrostante e così via. Poièhè la distanza tra i tràvicelli era regolata in modo che non avessero a sUbire una deformazione~ permanente, essi dopo lo sparo riprendevano elasticamente la loro posizione iniziale. Da questo breve cenno s'indovina facilmente con quale semplìcità ed elega,nza il gimra,ne luogotenente Cavalli fwesse trovato una solmdone del difficilissimo problema, della soppre~sione ' del rinculo, problema che in sostanza si riduce ad ottenere : che sia piccola la retrocessione del cannone all'atto dello sparo, e che in ogni caso il ritorno in batteria avvenga automatica.niente sen·z:1 che peraltro il torménto dell'affusto sia troppo grande. Nel ma,t eriale OavaUi l'inclina,zione della bocca da fuoco veniva ottenuta alqua,nto rudimentalmente, mediante un cuneo multiplo, mosso da, una vite con leva a manubrio. La direzione veniva cla.ta da un martinello, il cui rocchetto ingranava in- una dentiera orizzontale :fissata ad nna estremità all'a,f fnsto ed all'altra estremità al paiuolo. Agendo al martinello, si otteneva. che l'affusto girasse at torno al proprio perno striscian<lo snl paiuo1o. Il ca,nnone da, 40 ( calibro 165 m/m) del Oava,lli pesava., col relativo affusto (paiuolo escluso) all'incirca 4450 kg .. La, massima indinazfone c4,è si poteva dare alla bocca da fuoco era 1Ìi 30° a,11 'incirca, e però tale inclinazione si otteneva costruendo il pah:iolo inclinato all'indietro, giaccbè il congegno di punteria per sè stesso e da solo, non consentiva una inclinazione superiore a, 15°. 'l'a,nto 1rnlle esperienze effettuate nel 1853 e 1854 al Poligo110 di Oiriè, quanto durante l'a:ssedio· di Gaeta l'affusto Oava.rn ~i comportò molto bene. Il luogotenente Duprè incaricato d.ei tiri a Oiriè) dichiarò nella sua relazione che: cc il puntamento, malgrado la massa e:µorme del sistema, poteva essere ~seguito <fa 1m nomo solo, mediante la vite di punteria ecl il martinello di direzi.one >>. Nella già ricordata Relazione sulle << Operazioni dell'artiglieria, negli assedi di Gaeta, e Messina negli anni lSGO e 1861 >) si legge che e< gli obici da cent. 17 e 21 F. rigati caricantisi dalla culatta erano incavalcati sugli appositi loro ceppi di ferraccio, - così come erano denominati allora gli affusti di ghisa del Cavalli - i quali, e più specialmente i loro sottaffnsti o -
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ALTRI AFFlIS'.l:I DI AR'l'IGLIERI :SAPOLETANI
paiuoli, hanno pr estato buon servizio >>. Si noti che il maggiore elogio è rivolto proprio al paiuo~o, che era non soltanto la parte verament e originale d·ell'a:ffust o ma altresì la più delicata in quanto che era U paiuolo che doveva eliminare il rinculo, pur resistendo a l tormento dello sparo. Nel campo della tecnica degli affusti si disti.nsero anche dne va.lenti ufficiali dell'artiglieria napoletana, il MarcareHi ed il De Foca.tiis, ai quali si devono, tra l'altr~, due interessanti affnsti · da difesa. . Tali affusti appartengono nelle linee generali al classico tipo risalente al Gribeauval con a,ff:usto scorrevole su sottaffusto a liscie, ma presentano nei loro particolari delle ca.r atteristiche molto in teressanti che si ·possono rispettivamente precisare: nella possibilità di puntare con forti angoli di depressione (Marcarelli); nell'adattamento a bocche da fuoco di calibro diverso (De F oca.tiis, ecc.). _ Dura nt-e l'assedio di Gaeta numerosi affusti Marca,r elli pe1· cannoni da 60, per cannoni da 36 e per cannoni da 24, venr.ero impiega ti dai difensori , i quali pure impiegarono_ parecchi- affusti De Focatii~, incavalcandovi cannoni-obici da 80 e cannoni da 30. Anche gli assedianti usarono, con buon esito, qualche affusto Marcarelli. Di tali affusti si tratterà più dettagliatamente in seguito. Nel 1867, il Ministro d'ella Guerra Generale Bertolè Viaile, incai:icò il Colonnello d'Artiglieria Emilio Mattei di definire, in collaborazione col Maggiore Cel,estino Rossi, un nuovo materiale da campagna, da sostituirsi al cannon e da, 9 B -R. a d a,vancarica (calibro 96 m/ m), ritenuto t roppo pesante. Il materia.le stu diato e cioè un cannone da 7 ad! avanca rica non venne però mai adottato . Questo studio djede luogo a vivaci ed interessanti polemiche; ricordiamo qui che l'affusto del materia.l e Mattei-Rossi fu forse il primo tipo realizzato con coscie in lamiera di ferro ripiegate a caldo lungo gli orli, anzichè rinforzata con ferri ad angolo fissati alla lamiera con numerose cliiodature, mentre con tale innovazione si eliminavano Findebolimento causato dai fori e gli _inconvenienti insiti nelle chiodature stesse, soggette a scon- . nettersi per effet to delle ripetute vibrazioni dovute allo sparo. Nel campo dei materia.l i di artiglieria e particolarmen~e de-
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gli affusti, multiforme e g;enialc fu l'opera. cli studioso, d'inventore e di oostruttore del Capitano e poi General e Giuseppe Biancardi, uno dei più illul'<tvi artigiiel'i italjani , al quale già accennammo a proposito clel c::mnone a proietti lenticolùl'i del Saint R.obert. I primi materiali proposti dal Biancarcli rii::algono perta,nto a,gli ultimi anni clell.'epoca cU. cui. qui ci occupi.amo, e cioè ve1·. o il 186"'. Ci sembra perciò più logico ai fini di un'organica esposizi,one (li 1·ima11 (larne la t1:attaiionc all'epoca, successiva: ricol'Cliamo soltanto fin ~l'ora . tlte il Bfancai·di fu il primo realizzatore di un materiale a tiro r.ipiclo scndato. Per idcnticlle con siderazioni trala,sciamo dall'occuparci qnt di materfo.Ji ideati da alt1·i Ai·tigli<>ri italiani come. per e~empio ,cl<>gli atf u~ti per ean · noni a retrocarica, hl(•ati dal Ca.pita no cli VasccUo Augusto Al· bini. rimandandone la trattazione al periodo dopo 'il 1870. Infatti tutti questi matel'iaU a,ppr1,rte11gono ad unn, nuova fase della storia dell'artiglieria, iniziatasi appunto tra il 186?5 e il 1 75. Come già, abbia,mo accennato, fu in quest'epoca che la grande industria met,1llmgica ebbe i suoi primi notevoli sviluppi, e pet es i si diffusero la produr.ione e l'impiego degli « acciai di qualità)); avvenimento questo di straordinario ri.lievo per la Storia della tecnica in generale e per quelln delle costruzioni di artiglieria in particolare. L'Esposir.ione int<•rnazionale di Parigi del 1:::61 ~egnò, in certo sen~o. la prima presentazione al gl'osso pubblico di · quella grande industria siderurgica e meccanica., che doveva divenire in seguito uno dei fattori fondamentali 11011 solo della tecnica. ma a,ncllc dell'economia e clelltL stessa attnale struttura sociale. In quella Espo ir.ione furono appunto presentati alcuni tra i primi esemplal'i delle nnove artig1iel'ie. clnlla lavora.zion,e sotto ogni riguardo più pel'fer.ionata, ecl in cni la retrocarica 110n venirn più attuata, con dispositivi p~'imitivi. rozr,i e perci.ò inadeguati, nrn con realizzazioni pra.ti.che, pel'feziona,te e traducenti razionalmente le concezioni teoriche che ne dimosti·ava,no Jn. ·necessità. La Oampagnn del '70 .diecl e il ba,ttesimo a. queste prime pel'fezi.onate artiglie1·ie ottenute con materiali migliori e con lavorazioni moderne, e, snbito dopo la guel'l'a Fra,nco-Prnssiana, qua.si tutti gli Stati si a,:Cfrettarono a l'innovare i propl'ii armamenti. Così si chiudeva per la storiai dell'artiglieria il breve ma -
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L' AR'.l'IGLIERIA CACC.:IATORI
glorioso periodo cli cui qni ci occupiamo; periodo veramente creatore, dominato dal11 speculazione scientifica, dallo sforzo del pensjero e dall'a,udacia dell'azi.one, fattori t utti intesi e tesi a piegare cou mezzi modesti:::simi la mat,eria ccl a porre le basi cli ogni. futuro sviluppo. Infat ti, tra i fondamentali principii deD e moder11e costru zioni di artiglieria, non vi Jè forse eoncetto la cui idea -madre non possa farsi risalire ai grandi artiglieri della prima, metà del secolo XIX, tra i quali primeggiano, e diciamo pure con giusto · orgoglio, il Cavalli ed il Saii1t Robert. Il loro massimo pregio f n indubbiamente quello di aver saputo accoppiare, con r aro accorgimento di studiosi e di tecnici, una p rofonda capacità, di analisi ad una pron ta ed ampia vigoria di sintesi, l' avere avuto equamente presenti le rigorose e~igenze teoriche e le pratiche possibilità di r ealizzazione tecnologica, · dominando così il va$tO campo della tecnica artiglieresca con vi sione chiara e completa, e perciò geniale e feconda : fu incontestabilmente per opera di Giovanni Ca.valli e di Paolo di Saint Robe1·t che la scienza artiglieresca, si affermò nel mondo in tero eon quelle caratteristiehe di progresso e di perfezionamell to che segna,r ono del resto in quel turno di tempo il risveglio caratt eristico di tutte le ·varie sci enze a pplicate.
L'~-\nTTGLlEftIA CACCIATORI DEL CA VALL I
Nell'accennare alle artiglierie ideate dal Cavalli, l'artiglieria Cacci.atori è stata appena nominata perchè le sue carattel'istiche, più che alla bocca da fuoco, si riferiscono a.ll'affnsto, e pertanto è doveroso di acc<~nnarvi ancora qui in modo partieo la,re. L'arUglieria-caccia tori rappresenta il primo passo concreto verso la realizzazione di quello che divenne poi H moderno cannone a tiro rapido, e perta n to essa r appresenta il necessario precedente, il principio germina,tore degli ulteriori studi del Biancardi e cl.egli altri che lo segn}-rono. Come già accennammo è nella sua Memoria manoscritta del 1832 che il Cavalli, per la prima volta, propone qnesta. Artiglier ia -Cacciatori. 139
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PARTE TECNICA -
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Di essa egli si occupò in altre numerose memorie, :fino ag1i < ultimi. giorni della sua vita e precisamente in : Cenno su una; nuova artiglieria di campagna del 1849 ; Memoria su vari perfeziona.menti militari del 1855; Aperçu sur les canons rayés se cha,rgeant par la bouche etc ... del 1861.; Delle basi da stabilirf;ì per la soelta dell'artiglieria campa,le del 1869; Sull'artigFeria campale più semplice,_più mobile e meno dispendiosa del 1879. Su nessun'altra delle sue invenzioni il Cavalli tornò e.osi appassionata.mente; per nessun'altra tr,ov? ostacoli più gravi nelle cose ed ostUità più accanita negli uomini, c0sicchè tale sua proposta rima.se in sostanza allo stato di tentativo. Tuttavia da,~ ptm· to di vista storico l'Art iglieria Cacciatori ha notevole importanza> non solo per l 'interesse dello studio in sè stesso, ma anche e 8opratutto per l'influenza, ispiratrice che e!:>sa esercitò sugli stndi e sulle tendenze degli artiglieri contemporanei e di quelli cl1e si occupa,rono in seguito di tali problemi. · Abbiamo già ripetutamente osservato che la retrocarica ren de possibile di effettuare il servizio del pezzo con maggiore speditezza, con minor numero di cannonieri e più raccolti e concentrati attorno a-lla, bocca da fuoco ; ne consegue che, per quanto riguarda le artiglierie campali, soltanto la retrocarica rende, se non possibile, conveniente la soppressione o quanto meno la, riduzione del rinculo, col vantaggio di semplificare ulteriormente il servizio, · specialmente nei riguardi del puntam~nto: Se la soppressione del rinculo può essere realizzata in modo da co11sentire l'alleggerimento del materiale senza pregiudizio della potenza della bocca da_fuoco, per l'artiglieria cla campagna si perviene ad ott< nere due vantaggi notevoli: rapidità di tiro e grande mobilità, il che si avvicina, n el tempo e nello spazio, a quella onnipresenza del proietto·, chè iqealmente si dovrebbe con seguire per .non l:;isciare, entro i limiti delle gittate rea,lizzabiH, nessun eventua:le bersaglio imbattuto. Rapidità di tiro, leggerezza, mobilità massima, erano appunto le :finalità che il Cavalli si proponeva e _tendeva quindi ad ottenere con la sua artiglieriacacciatori. Come questa fosse realizzata .non appare molto chiaro da,lla Memoria del 1832; bisogna anzi giungere fino alla Memoria del 0
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r/ARTIGLIEHL\ CACCIATORI
J.879, scritta clal Oav?,lli poco prima di scomparire dalla scena del mondo, per averne notizie pr ecise. L 'ar tiglieria-cacciatori, o « stanhope » come pure fu da taluno chiamata, er a costituita semplicemente da un carretto a due 1·uote, a grande raggio, sulla cui sala era imperniata la bocca da fuoco.
F ig. 600 - Artiglier ia cacciator i del Cavalli. Carretto-affusto. ( da d isegno dell'inventore).
Uno o più seggiolini, consentivano ai serventi, in n umero di uno o due al massimo, di cari.care e puntare il cannone rimanendo seduti ; un semplice timone permetteva di at taccare l 'unica pariglia destinata a t rainare il pezzo. La vet tur a-pezzo era completata da un altro carretto-cassone, pure a due ruote. Mentre là bocca da fuoco era un comune cannone a r etrocarica da cam pagna, da quanto sopra detto a ppare che l'affusto aveva caratteristi.che singolarissime. I ntant o l ' ava11treno er a eliminato, e le munizioni di immediato impiego erano t r a sportate in cofani applicati, all'incirca, all'altezza clella safa, come gli attuali scudi. A rigor di termi ni il rinculo non era elimina,t o ; all' a,t to dello sparo, che normalmente doveva secondo il Cavalli effettuarsi con -
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la pari.glia a ttaccata, tutto il carretto effettivamente rinculava e pertanto al rinculo si opponevano : l'attrito esercitato dalle 1·uote, normalmente frenate, contro le aspedtà del terreno; ed inoltr,e il peso e lo sforzo dei due caval1i, che il conducente era, incaricato di trattenere ed a.m;i di tenere fermi. La bocca da fuo co era semplicemente imperniata sulla sala, cd anzi neU' ultimo modello concretato dall'inventore non esisteva vite di punteria, tanto chè il servente puntatore doveva puntare il cannone seguendo il bersaglio, all'incirca come se esso fosse un'arma portatile. Essendo il Cavalli profondo conoscito1·e di tutti i problemi lllcccanici riguardanti i caneggi, aveva posto la massima cura uello studio delle ruote, eh<' clovevano aRRicurare al canctto la massima stabilità al tiro e al traino. Xel modello definitivo l'artiglieria-cacciatori prcsen tavn, le segtwn t i caratteristiche : Calibro . Peso bocca da, fuoco P eso del p1·oietto Velocità in iziale P roietti trasportati col carretto can none P roietti trasportati col carretto cassone P eso del carretto cannone coi 1·ispettivi cannonieri monta-ti . Diametro delle n10te
m/ m 86 kg. 375,)) 4,71 8 m/s 375,-
N. 40 » 100
kg. 980 m. 1,80
Dal1a sommaria descrizione dell'artiglieria-cacciatori del c~wa,l li si trae indiscutibilmente l'impressione che, all'atto pratico, non pochi dovessero essere i suoi inconvenienti; sopratutto si rimane dubbiosi circa il comportamento dei cavalli, ai quali era in sostanza affidato in massima parte il compito di frenare il rinculo e che dovevano resta1·e assolutamente immobili per consentire il puntament o. I noltre l'estrema cura dell' inventore per ridurre a,l minimo il peso di ogni elemento e cl.el complesso cli questa speciale artiglieria, a,Yendo porta,to alla elimina,zione della vite cH punteria, l'esatte1,zR. del puntamenLo, nella pluralità, dei casi, proba,bilmente ed a nzi certi:nuente ne rimaneva pregiudi· cata. -
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L ' AH'.rlGLIEHIÀ CACCJ:\'fOHI
E t ntto questo, a prescindere beninte o dal fatto per cui nn simile materi ale rispondeva a condizioni d'impiego cli qnei t empi, quali erano richjeste daJ. puntamento diretto e sovratutto dalle giLtate modeste; condizioni che oggidì se non del tutto tramontate sono qurrnto m<:!no limiLate alle armi por tatili o ad artiglierie cli accompagnamento, 01·ganizzate però iµ modo necessariamente tutt 'affatto dh-erso da quello ideato dal Cavalli.
Fi!!. 001 · Adiglie ri a caccia Lori del . C an111l. Can-etto-casson c . (da disegno dell'inventore).
L.'artiglierfa-cacciatori fu eF:perimentata a larghj intervalli di tempo per oltre trent' :rnni e F:i riscontrò cbe effettivamente il servente poteva scnzH clii;;tnrbo rimanc1·e seduto sul eggiolino cl.mante ]o sparo; cùe era possibile un tiro rapidissimo sen za distacca,re i ca.val li. : in nllti term.ini, che il matel'iale rispon deva in gran parte ai requisiti propoi:.: t.isi dall' inventore. Una sezione di cannoni stanhope, comandafa, dal luogotenente Belgioioso, fu ilnpiegat11 anche jn gnena., all'assedio di Oivitella del T1·ont o ùal J.., fel.Jbraio al 20 marzo l cGl. Il fatto che tale materia.le venne u. ato come artiglieria da posizione. anzichè come àr-tiglieria volan te, tolse i 11 gran parte intere!=lse a qnesta JH·on1 uella quale l'artiglieria-cacciatori dow~va essere impiegata in guerra. -
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PARTE 'l'ECN!CA -
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Ad ogni modo inconvenienti. gravi non se ne verificarono; ed è da rileva.re che in tale giudizio convengono gli autori della più volte citata Relazione sulle «opera,zioni di artiglieria degli assedi ài Gaeta e Messina)), autori di solito non molto benevoli per i ma.teriali proposti dal Cavalli. Dal punto di vista tecnico osserviamo che, ncll'artiglieria<;\lccia,tori il centro di geavità del carretto-cannone pressochè si identifica con quello della bocca da fuoco; questa circostanza ed il fa tto che quasi tutt'e> il peso è concentrato sulla sala ed equilibrato su di essa, fanno sì che sia, eliminata ogni possibilità di impennaggio del materiale all'atto dello sparo. Sui cavalli non grava che una piccola parte del peso ; e cioè quel tanto che è neoessario perchè il traino si effettui in buone condi.zioni.. Avendo ridotto l'affusto propriamente detto al1a sua più semplice espressione, il Cavalli ebbe cura di -utilizza.re parte <lel peso cosi risparmiato per fare le ruote di grande diametro, co.n vantaggio notevole al tra,ino ed allo sparo. A quanto appa,re dallo schizzo allegato alla sua ultima Memoria, il Cavalli fece la sala ricurva, per abbassare il ginocchiello. del pezzo pur mantenendo gr3jnde il ra,ggio della ruota; questo dispositivo della sala ricurva si gener•alizzò in seguito, ea. ora ·è largamente attuato nei nostri più recenti materiali. Infine ricordiamo che l'a,r tiglieria,-eacci11tori può considera,rsi come un primo esempio di materi.ale scudato. Anche qui, come nell'affusto mocl . 44, come nell'affùsto .a. ceppo pei grossi pezzi rigati, come del resto in tutte le costru zioni del Cavalli troviamo una ricchezza insospettata di geniali accorgimenti che si accompagnano sempre alla massima semplicità dei ri.sultamenti conseguiti. Dal punt o di vist~1, tattico, l'a,rtiglieria cacciatori voleva, es- · sere la più ,o pportuna soluzione del problema deil'?,rti.glieria da campagna qua1e h1.vev;:i, impostato Napoleone, secondo il br-ano del ,l\femoriale di S; Elena .(tomo VII - pa,g. 342) più volte dtato dal Cavalli : « Il ajoutoit que l'artillerie faisait aujourd'hui la véritable destinée des armées et cles peuples: qu'on se battait à coups de canons comme à coups de poings, et qu'en bataille, c.omme à un siège, l'art consistai.t à présent à fair~ converger un grand nombre de feux sur un meme point; que la mélée une fois -
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LA :,,f ()BILTT..\ DELLE
ARTIGLIERIID C A:\IPALI
établie, celui qui avoit l ' adresse de faire arriver subitement, et à, l' insu de l ' ennemi, sur un de ces poi.nts, une masse inopinée d' artillerie , était sur de l'emporter. :Voilà, quel avait été, disait-il, son grancl secret et sa tactique >>. Con questa sua affermazione Kapoleone ribadiva il concetto dell'esigenza della manovra di fuoco, esigenza che allora si pensava di soddisfare mediante la possibilità di un ra pidissimo raggruppamento matel'iale di pezzi in nno stesso luogo, Un ' artiglieria così manovriera. doYeva , come di ce i l Cavalli, essere sufficientemente po tente e mobilissima, e doveva, senza troppo ingombro, poter trasportar.e a bbondantissimo munizio namento. L'alleggerimento del materiale e l'a,bolizione dell'avantreno tendevano ad! agevolare la mobili tà e nello stesso tempo a lasciare più farghe possibilità al rifornimento delle munizioni. I noltre, la grande mobilità congiunta alla notevole potenza ed al tiro ra pidissimo, doveva consentire a questa artiglieria · di potersi da sola disimpegnare da eventuali a,ttacchi di fanteria, e più particolarmente da assalti di fanterie celeri , svincolandosi così dalla necessità cli avere per la sua protezione una apposita scorta di fanti . Il proble:p1a derivante dalla vulnerabilità delie artiglierie da parte .delle fanterie nemiche costituì una preoccupazione particol armente viva verso la metà del secolo scorso quando le arini portatili rigate avevano , per precisione, gittata, celerità di tiro e tensione cli tr aiettoria, fat to progressi più notevoli che non le artiglierie campali. L'importan za dello studio e della proposta del Cavalli, sebbene mai confermata da regolare adozione e da effettiva r ealizzazione, fu ad ogni modo tale da proY-ocare e da influire i:;ensibilmente sulhn dirizzo degli analoghi studi che furono seguiti dai suoi contemporanei e !ia color o che immediatamente dopo si occuparono di questioni artiglieresche. Infat ti, nello studio del già ricordato materiale da campagna da 7, il Colonnello Emilio Mattei ed il Maggiore Celestino Rossi presero in esame la possibilità di aà.ottare il traino senza · avantreno, ideato dal Cavalli. rinunziandovi però per i n1olti e forse non ingiustificati dubbi sul suo pratico comportamehto, sia allo sparo che nei trasporti, specie in terreno val'io. -- 2175 -
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11 Mattei ed il Rossi, ispira,nclosi al matel'iale Cavalli, ten tarono piuttosto di adottare il Lraino con un a sola pal'iglia,, pnr facc11ùo uso deffa,an Lreno; cosa però che clifl'icilmen te era a ttuabile dato il maggiore peso che con l'avant reno si veniva nd aggiuugere. Le esperienze dimostrarono infatti, che in tal ca::;o il traino a due soli cavalli l'iu sciva poco pratico, e pe1tanto, come già, abbi amo detto, il materiale Mattei-Rossi, .per la troppo scarsa sua potenza non fu adottato.
STUDI SULLA COS1'RUZI0NE DIDLLID BOCCHfil DA FUOCO
111etallo. - Oorne abbiamo accennato: uno dei maggiori 11lementi del progresso nel secolo XIX realizznio nella, costruzione delle artiglierie fu costituito dal perfezi·onam ento dei metodi metallurgici, che a parità di pe. o, resero possibile la. fabbricazi one di bocche cla fuoco assai più resistenti. Anch e in questo campo il periodo di cui qui ci occupiamo fu essenr.ialmente epoca di studii e di tentativi. 1nentr(• l<' prime r eali¼r.nr.ioni pratich<' sn va.sta, scala si ebbel'·O soltanto. verso la fine d,cl periodo st.esso, o nei pl'imi anni del /Successivo. Al principio del 1800 la Metallul'gia era ancora bambfoa, anzi , come scienza,, non era ancora rn1ta ! La tec11ic:1 1·iguardante la prodnzione ,e la .l.avor:1..zione dei metalli in genc~rale e delle boccl1e da. fuoco in particolar<' . era ancora ed unicament e informata a metodi. empirici, attnA.ti con mezzi pre~sochè primitivi. I metalli usa,ti per Ja costruzione delle bocehe d:1 fuoco er ano quasi esclusivamente, come nei secoli p1·ecedenti, la ghisa. e il bronzo . In ogni caso, sia che si impiegasse l'uno o l'altro dei due metalli, i cann oni era,n o fab bricati mediante fnsione diretta, con o senza, nocciolo. · La ghisa, in confronto del bronzo, presenta il vantaggi o di una maggiore resistenza a,ll a 1·o ttura, ma pe1: contro è as8ai più fragile, il che, natut!llmente, costi t uiva, pet la ghistL un elemento di infe1forità giacchè per tale fatto e sa era atta meno · del bronzo a 1·esistere ai cimenti dello sparo. Come e più ancon1 eh.e pe1· ogni alt ro ra,mo dell'industria, l 'invenzione dei motori a. vapore costit n1 la pl'ima g1·ancle spÌJ1ta -
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L'J:SOUSTHIA SlDl•:JH.,ì lGICA H)l{S0 IL
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al progresso metèl l lnrgfoo: per la prima volta l'uomo ve11iva per tal modo a dispone di una p o1ente e tlocile :sorgente cli energia; in altl'i term ini em la macchina che, pc1· la pl'ima ,·olta, faceya la sna appadzione nelle offici11 e, moltiplicando le possibilità cli produzionè e riducendo i tempi delle hlYorazioni. A nch< il ge11enllizzat·.,:i dell' uso del gas ilJ umi11a11te ebbe imì_:)01·tanza. non lie,·c. poi.eh<''· mii-e a clii;;poi-izimw (lp]l'indm,tJ-ia un mezzo di 1·i ·caldamento agile e facilmcnt<~ <list1·ibniùile. Questi elementi. cui si aggiun gevano per una, partE:' i p1·ogressi delle scienze fi~iche e chimiche. e d 'altro lato le c-1·escime esigenze soch:ili. sempre più complesse, nel primo trentennio del secolo scorso srn·onarono l'in du stria metallurgica a compiere i suoi primi prog1·essi: particolarmente efficaci in tal enso furono le esi gem-:e delle costruzioni feno,hnie che verso il 1840 già p1·esenta...-,ì110 in Europa 1m non indifferente sviluppo . Le indu strie mctalltngiche e meccani.che e1·ano in queste co11dizi.011i di primo embrionale progres o, aJlorchè a sospingerle verso assai più a rditi sviluppi oprancnne1·0 le due inveuzi.oni, che dovevano rivoluzionar e t utta la tecnica delle co._ truzioni. militari e cioè : il « canon-obusier )) cl el P a ixhm1s, e alcuni. anni dopo il cannone l'igato e a retrocarica clel avalli. Il « canon-obusier )) del P aixhans risolve,·a il problema dell 'impiego delle g1·anate sferiche nel tiro con t rafottoria, tesa, e con c-i.ò segnava la fine dei vascelli cli legno : esso imponeva per ciò l' nso delle corazze, aprendo così quel duello tra cannone e corazza che domina la stor ia della tecnica navale moderna, e che doYeva poi ·estendersi anche nel campo della guerrn terrestre con l ' aclor.ione delle fortificazioni in casamatta co1·azzata,. Il cannone rigata non olo r endeva possibile gittate incoruparabihùente maggiori che per il passato, ma costitui va altresì il mezzo capace di colpire efficacemente la cor azza. La co1·azzatw·a dell<• na,i i este e rapidamente negH anni tra il 1855 e il 1865. E ssa imponeva l' uso di piastre cli feri-o o di acciaio di notevoli dimensioni. obbliganclo così l'industria a perfezionare la produzione di questi due metalli fino allora assai meno usati della ghisa per le costruzioni militari. Il ferro. a causa della sua el evata temper a tura di. fusione, si deve lavorare mediante fucinatura, e cioè i mpiegando magli 0
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o presse potenti. L'acciaio p QÒ cli fusione L "nire direttam en t,e dei blocchi o, come usasi dire, dei lingotti; Dia i lingotti pl'ima di passarf' alle lavorazioni eseguite con macchine dovevano essete sottoposti a energica fucinatura onde omogeneizzare il metallo ed eliminare le scorie. A tutto questo abbiamo brevemente accenna~o, per mostrare corue le esigenze delle costruzioni militari in genere e delle CO · razze in par ticola1·e contribuissero fL imporre la costruzione dei primi grandi impianti metallurgici, sopl'atutto intesi a realiz· z..u·e la, non faci le opernzione della, fucinnt ura, ùi lingotti di 110tevoli dimensioni. -Datai dal 1839 il primo impianto di un ma,glio di 2500 kg. nelle officine Schneider del Oreusot ; ed è nel 1859 che il Krupp impianta a d E s~en, .p roprio specificatamente per i bisogni delle costruzioni delle grosse artiglierie, il primo grande maglio di 50 tonnellate. Come abbia mo Yisto , volendosi applicare la rigatura alle vecchie artiglierie li sce cli ghii-;a o di bronzo, siccome si veniva, con essa a realizzare una maggior pressione cosi per evitare di comp1·omettere la resii;itenza della boccti, cla fuoco si cloYeva fa. talmente otten<' re una notevole climinuzione della velocità inizia le, ron scapito 11011 lieve dei vanta.ggi della, 1·igatura stessa. Volendo poi accoppiare alla r igatura la, retrocarica si incorreva, per lo meno coi sistemi di chiusUl'a a cuneo, in una diminuzione di resistenza della culatta dell'arma,, e per ovviare a tale incon,-eniente si dovevano dare alla culatta dimensioni enormi per cui conseguiva un notevole aumento di peso della bocca da fuoco, mentre d'altra parte si ingenerava disturbo nel servizio. Per il predetto duplice ordine di ragioni si imponeva pertanto ed in modo impellente il problema, cli costt·uire artiglierie con metallo di maggiore resistenza. Per tutto il periodo che consideriamo, la soluzione di tale problema venne cercata sia nel perfezionamento della produzione dei due metalli classici, bronzo e ghisa, e sia nell'uso dell'acciaio o anche del ferro fucinato. In Francia si segui essenzia.ltue1ite la tendenza a · migliorare la produzione della ghisa, salvo qualche tentativo isolato di impiego di acciaio. In Germania, per opera del Krupp, l' industria -
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L'ACCIAIO :--/EL CO~ C'El'TO 0 8 L CA\.ALLI
si indirizzò ben presto ve.rso l'impiego delFacciaio, scorgendo g,instam.ente in esso il metallo del.Favvenire . Ip Inghilterra si tentò l' impiego dell'uno o dell 'altro di questi due metalli ghisa e acdaio - e, sopratutto, specie per opera dclF Armstrong, si idearono le prime artiglierie composte con tubo d' anima di ghisa e cerchiatura d'acciaio . I n America, poi, specialmente per iniziativa del Rodman colle sue enormi « Columbiadi )) e del Parrott, si assistette ad u110 straordinario perfezionamento nella costruzione delle artiglierie di ghisa, ed anche, sia detto per incidenza, nel. miglioramento del sistema ad a nima liscia e proiet to sferico, sistema che durante l a -guerra cli secessione ebbe colà gli ultimi t rionfi della sua. plurisecolare esistenza . In Italia, nel periodo che· qui consideriamo le r ea lizzazioni industriali f urono purtroppo scarse, a causa della quasi asso luta mancanza di una grande industria, mentre invece, sebbene per opera cli pochi tecnici, furono vivi ed int eressanti gli studi che in tale epoca furono con passione seguiti e compiuti; ed anche in questo campo fu preminente ed importantissima l'opera di Giovanni Cavalli. Diciamo subito che egli non fu di masi;ima favorevol e all' adozione dell'acciaio per la costruzione delle bocche da fuoco; o per meglio cl.ire il Cavalli ritenne ch·e, perfezionando i metodi cli fabbricazione delle artiglierie cli ghisa o ferraccio, come da noi allor a ispesso si denominava la ghisa, 8i potesse ugualmeute e piì't facilmente., e sovratutto economicamente raggi11nge1·e lo scopo. Per rende1·si conto di questo modo di vedere del CaYalli, occorre tener presente che egli, con visione non solo strettamenté tecnica del problema , dava grande importanza al fatto di poter allestire le artiglierie in Paese senza dover ricorrere all'estero. Perciò, come abbiamo eletto, il Cavalli volle che l a fab bricazione corrente delle artiglierie nella Regia Fonderia di Torino si facesse con ghisa e cioè in modo da rendersi indi.pendenti da materie prime di importazione estera-, quali erano il rame e lo stagno ; per le stesse ragioni egli era anche poco fa . vorevole all' aclo7,ione dell' accia.i o come metallo per artiglierie, a t tese le grandi difficoltà di produzione di grossi lingotti di acciaio, difficoltà a ma la pena superat e dal Krupp e non certo su perabili in quel momento in Italia. Per giustificare le preferenze del Cavalli esisteva poi a ncora un altro motivo connesso coi pre-
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cedenti e cioè quello :finanziario, giacchè il costo delle artiglierie di acciai.o, comunque ·Ottenute, era pressochè proibitivo. Nei rigna,rdi pura.mente teenici il Cavalli faceva osservare che l'alleggerirne11to della bocca aa fuoco, ottenuto con l'impiego di metallo più resist~nt,e ma anc~e più. costoso della ghisa, poteva è.ssere opportuno soio fino ad un certo punto ·perchè, data una certa« quantità di moto)) cioè fissato il prodotto della massa del proietto per la, velocità aÌlu, bocca, l'arma deve necessariamente avere UH certo peso affinchè la velocità di rinculo ed il torment o sull'affusto riescano contenuti in opportuni.limiti. Egli faceva inoltre osservare che agli scoppi- cli bocche da fno co,· generai.mente imputati alla fragilità della ghisa, si poteva almeno in parte ovviare mediante l'impiego di polveri meno dilaniatrici, come quella cosidetta « inoffensiva J) alla q1rnle si accennerà parlando degli esplosivi, e avendo poi cura che la densità di carica,men to 11011 supera.sse un certo limite, che egli fissava all'incirca al valore 0,5. reale limite corrisponde press'a poco a queUo che anche oggi generalmente si riconosce come massimo, - tantochè anche per questo riguardo il Cavalii fu un ·a ntesignano nello stabilire un caposaldo tuttora vigente. Interessante in propòsi.to è la sua, monogrnfia : « Rech erche, clans l'éfot actuel cle l'inclustrie métallurgique, de la, plus 1missante artillerie et du plus formidable navire cuirassé, etc. Memoria delh~ n.. Accademia d.elJe Scienze di Torino lfì()f; )). I1'u appunto nel trattare le questioni relative ai meta.i li pel' l'artiglieria, che il Cav,aJli enunciò i principii e le considerazioni interessanti la Balistica Interna ed · ~lle quali accenneremo in appresso; e pertanto se H punto cli 'vista clel Cavalli, circa la que stioue dei metalli per artiglierie, indubbiamente pecc:.wa, in quautochè astraeva dalle possibilit à consentite dai fntnri progl'essi, bisogna tuttavia convenire che le di lui o.s_servazioni da noi rilevate circa i pesi delle artiglierie e la razi01iale scelta, del cm·icamento erano e sono non solta,nto esa,tte, ma della maBsirna importl~nza. / · Del resto, ai tempi del Cavalli, era cliffusissimo, e non del tutto infondato, lo scetticismo circa: la, pra i:iea, possiliili h\ dal punto di vi.sta, tecnico ed ecouomico, clell'ado7,ione delle artig.lforie di a.cci.aio su vasta scala. Ancora, nel 1872 nel suo ottimo -
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LA AOOZIOKE 01 1;LL' ACCJ..\10 PER I CA)-NO);I
({ Corso c1i Materiale di Artiglieria>> l'Ellena affermava che ta.1 i nrtigJ.iel'ie non possono ottenersi « se non a prezzo cli una fabbri· cazìonc assai ardua, lenta e costosa>) e che perciò 1a loro prodn¼ione è un « monopolio cli pochissimi industriali esteri >>· In effetti l 'accia.io, oggidì làrgamente usa,t o , può considerarsi come un prodot to relativamente recente clella tecnica . Il colar(~ grossi lingotti di acciaio costit uì per lungo tempo nn problema, assai arduo, che affaticò i tecnici del secolo scorso, occupati e preoccupati a superare t utte le difficoltà che l a chimica e la, tecnologia presentavano per riuscire a raffinare un ' ingente quantità cli ghisa ottenendo un prodott o puro ed omogeneo . Ancora ver~o il 1870 il Krupp r iconeva a l sistema della « ratnna.:1.io11e al c1·ogi11olo >> e cioè r ifondeva l'acciaio in recipienti relativamente piccoli, detti crogiuoli, mescolando poi assieme H _prodotto di nnmerosi crogi uolL Fu soltanto ver so il 1S56 che fu introdot to il processo B e::,sc~mer, non adatto però p er le artiglierj e, e fu solamente dopo il 1870 che si grmeralizzò ìl processo al forno l\ila,rtin -Siemens, che pennette cli sfrnttare r otta.mi di ferro e consente la prod11zio11e, co 11 una sola carica, d i ingent i quantità cli acciaio . A tutto q 11esto si aggiungevano poi le già accennate difficoltà di poter effettuare la fucinazione di grossi lingotti, tantochè riportando:.;i a (} uei tempi si devon o giust ificare le jdee e le affermazion i del Cavalli. che misura.va tutta la entità degli ostacoli i nco11tl·ati dalla tecnica, per produrre manufatti di acciaio di ingenti dimensioni e di alta qualità. Circa la scelta del metallo per· ~Lrtiglierie e le iucc~rtezze elle si nutrivano al riguardo, è quanto mai interessante la già ricordata. Relazione del Colonnello ~fattei e del Uaggi ore òelestino R o·s si sul materiale da campagna da essi stu diato. Essi propendevano per l'adozione dell'acdaio osservando giustamente ehc « ormai (1869) l 'industria aveva dimostrato, specialment e in· G.f!l'· mania ed in R ussia, la p ossibilità di otten ere ar'tigli~rie di accia io esent i dai tanto temuti difetti di fucinatura, che poteva110 essei· causa di deficiente resistenza, allo spw·-0 >>. Sopratutto il Mattei ed il Rossi osservavano che, se al riguardo ancora vi erano dubbi, certamente essi avrebbero potuto essere superati dal rapido progresso ·delle industrie. I n quanto all'asserita impossi-
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bilitù, di prodnrre in Italia artiglierie del genere essi facevano notare che « in sostmrna non si tratta. di vera e propria impossibilità, ma semplicemente del fatto che l'industria italiana uon è a,ncora nrn,i stata, invitata, ìt cimentarsi in tale lavorazione)), lavorazione che, date le limitate dimensioni dei lingotti occorrenti per un ca.m1one di piccolo calibro, non avrebbe dovuto presentare di:fficoJtà, insormonta,bili. Tuttavia in quell'epoca. era tale lo scetticismo dominante nei riguardi. dell'impiego dell'acciaio, che il Mattei ed il Rossi stessi ritennero opporttino prospettare, come possibile soluzione~ a·11che l'impiego del brom-;o, proponendo però contemporm1eamente l'esecuzione di apposite accùrate esperienze pei· accertare la resistenza, al tiro cTelle bocche da fuoco d'acciaio; « siccome queste esperienze - osservavano essi - devono avere un'influenza sulla sicurezza con la quale gli ufficiali e la truppa adoperano le n nove artiglierie, così conviene dare alle medesime la maggiore pubblicità possibile )) cosicch(; venga « levata ogni titùbanza, sul h~ sicurezza dell'uso di tale metallo)).
LA CERÒIIATURA E L)AUTOFORZAMIDNTO
Mentre fervevano gli studi e le prove circa H perfezionamento e l'impiego della ghisa e dell'acciaio, continuavano altresi gli studi intesi a rendere sempre ed ancora possibile Fimpiego. del bronzo, - classico metallo cl.a cannone· - n..nche con le nuove esigenze di potenza e quindi di resistemm delle artiglierie. Co: me abbiamo già accennato, il bronzo presenta rispetto alla ghisa, e a, maggior ragione in confronto dell' acciaio , l'inconveniente di avere un limite di resistenza alla rottura più basso, mentre per contro offre il vantaggio cli una _minore fragilità per cui il brou zo è suscettibile di deformarsi permanentemente prima cli rompersi. Gli studi furono perciò diretti ad ottenere bronzi cli alta resistenza, e ovvie ragioni giustificano come si. sia anzi.tutto cercato cl.i raggiungere lo scopo modificando la composizione della lega. Il tentativo più interessante al riguardo fu costituito: per l'epoca della quale ci occupiamo, dal cosi.detto metano « Sterro )) che era una. lega cli. ram(~, zinzo, f,erro e stagno, con la / 0
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LA CERCEUATUHA OELLEl AHTIGLIEIUE
quale si r aggi ungevano effettivamente elevate resi tenze alla rottura, pressochè comparabili con quelle di una buona ghisa o cli un acciaio comune. Ma il perfezio~amento più impor tante nella fabbricazione delle artiglierie di bronzo 1 e per cui si riuscì. a pro ltmgare per circa 40 anni ancora flmpiego del bronzo come metallo da cannone. lo si deve alla geniale invenzione di un altro distinto ufficiale italiano : il Colonnello Giuseppe Bianchi, direttore della Regia F onderia cli Napoli nell'anno 1 64. Già da parecchi anni, specie per opera clell'.Armstrong, come si è eletto, ei-a sorta l'idea cli a,umentare la r esistenza delle artiglierie costit uendole, anzichè di un sol pezzo, di due o più tubi sovrapposti l'uno all'al tro a caldo ed a forzamento . Il principio fondamen tale della cerchiatura de1le artiglierie è intuith-o e notorio. e consL te nel fatt-0 che il cerchio esteJ'llO e - lavorato inizialmente a diametro interno d minore del diamet1·0 esterno D del tubo O da cer chiar e e quindi sovr apposto a queRt.\tlt imo O previa dilatazione ottenuta per riscalda.mento cli esso e~ - ra.f'freddandosi i-apidamente viene a serrarsi cont ro il tubo cerchiato O e lo comprime elasticamente, risultan do esso stesso e leggermente dilatato in moclo permanente. La differenza fra i due diametri cl e D dicesi in gergo artiglieresco «forzamento». In tal modo la pr essione interna, che si verifica all 'atto dello spar o e che tende a dilatare il complesso per giungere a deformarlo permanentemente o per spaccarlo, deve vincere prima lo tato di compressione in cui si trova il tubo interno. poi dilata.re il tubo i nterno stesso e i cerchi sovrapposti fino al limite cli elasticità. Menti·e in un cannone semplice senza cerchiatura la resistenza oppo ta da ogni str ato cilindrico metallico elementare alla pressione inte1·na prodotta, dai gas della carica e che tende a clilata,re .il sistema, va rapidamente desCl'escendo dall'interno all'esterno, in un cannone cerchiato, e cioè costit uito da due tubi SO\Tapposti con forzamento e di spes ore complessivo uguale a quello del cannone semplice, il tubo interno oppone una resistenza superiore a quella che offre un uguale spessore del cannone isempHce, e ciò perché il t ubo interno risulta in conseguenza della cerchiatura anch'esso compresso; il tubo esterno poi, che troYa. i già in condizioni di essere stato permanentemente alquanto dilatato, concorre alla resistenza fino al suo limite cli elasticità, -
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PARTl!l '.l'gCN ICÀ -
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cosa che.non avviene per lo spessore corrispondente nel cannone semplice, nel quale le' :fibre metalliche esterne hworano in tal caso assai poco. Si comp1·ende quindi facilmente come, a parità cli spl::ssore complessivo, il cannone composto ossia cerchiato deliba resister e elasticamente a pressioni interne più rilevanti che non un cannone sempli.ce, e che tale sna resistenr,a sarà, tanto più grande quanto 'maggiore è il numero dei tubi sovrapposti con conveniente forzamento. Nelle prime costruzioni di artiglierie cerchiate, la tecnica fino allora raggiunta non permettendo di ìavorare l'interno dei tubi molto lunghi colla voluta precisione per determinare un for:r.amento conveniente ed equamente distribuito (fino al decimo di miìlimetro), la cerchiatura si. faceva, con cercbi di piccola altezza, da 10 a 15 centimetri, investiti successivamente e giustaposti a contatto sul tubo da cerchiare. Per- via alquanto diversa il Colonnello Giuseppe Bianchi pensò di accrescere la resistenza della artiglierie. Egli partì cla.1 concetto che se si ::;ottopone internamente un tubo metallieo acl una pressione tale da superarne la resistenza elastica, senza, però raggiungere il limite della rottura, si ottiene un aumento del limite ela,stico del tubo stesso. B chiaro infatti che nn' nlteriore deformazione non si potrà verificare se non sot toponendo il tubo a.d um~ pressione anc~ora più. forte cli. quella alla quale esso fu originarh:uucnte sottoposto : in altri termini col proc<~sso Bianchi si consegne una diJata7.,ione permanente delle fibre inlernc del tubo sicchè esse v<rngono ad essere compresse contro le fibre esterne le quali ultime sono costrette ad esercitare un'a7,ione analoga a quella dei cerchi nei sistemi cli artiglierie cerchiate. J./ar tiglieria così. compressa, o come a,t tualmente usasi dire,. cc autoforzata )), viene a costituì.re la reali1,zazione del tubo a infiniti strati che, come insegna la teoria, f9ri:lisce la massima,, resistenzf1 a paritit, di ogni altra condizione. Il Colonnel1o Bi.anelli propose appunto nel J SùS cli sottoporre le artiglierie in bronzo a, ·compressione esercitata dal di dentro al di :f:uori mediante sfor7,i sncces8ivi e cr<~sccnti oltre H li.mite èli elasticità arrestandosi allorchè, per la compr~ssione dell'artiglieria così lavorata· cominciava a denunziarsi un accrescimento del diamet ro esterno prestabilito
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I) AU '.rOF'ORZATh.CJ1JKTO CON LO SPARO
Per ottenere lo scopo egli proponeva dapprima che le artiglierie da autoforzarsi con tale metodo venissero sottoposte a un certo numero di spari in condizioni di caricamento tali da provocare la voluta deformazione permanente, oppure anche, e meglio, a pressione idra ulica. Questo ultimo mezzo è quello oggidì usato per la costruzione delle moderne artiglierie autoforzate. La proposta del Bianchi non venne accettata, e per rnanca11 · za di denaro i suoi studi e le sue esperienze non ebbero purtroppo seguito! Qu alche anno dopo (1879) il Generale Ucathins, direttore dell' Arsenale di Vienna, riproponeva la costru11,ione di . cannoni ricavati da bronzo compresso mediante spin.e coniche forzate; i l metodo venne largamente adottato in Austria, in Italia ed altrove ed all'Ucatbius restò attribuito il merito dell'inven11,ione, la ·cui priorità spettava e spetta viceversa iIJ- effetti al Colonnello Giuseppe Bianchi.
CONCErrI DEL CAVALLI SULLA RESISTENZA DELLE ARTIGLIERIE
Nel vasto campo degli studi relativi alla resistenza e al profilo delle artiglierie è di grande importa1rna, sebbene poco nota, l'opera del Cavalli. Le sue Memorie in proposito dimostrano di quale profonda prepara11,ione scientifica fosse materiata l a sua attività di inventore e cli costruttore. An11,i.tut to il Cavalli affronta tra i primi, sia. sotto l 'aspet to puramente teol'ico e sia sotto quello tecnologico, il problema quanto mai arduo della resistenza dei solidi alle sollecitazioni dinamiche quali sono quelle che si producono all'atto dello sparo. F ondamentali in tal senso sono la: <<;Mémoire sur la théorie de l a résistence statique et clynamique des solideB surtout aux impulsions comm.e cclle8 du tir des canons J) (1863) e la: « Disamina sulla maniera cli resistere dei solidi, dell'allungamento e raccorciamento loro stabile e instabile elastico e duttile >) (1869) .. Il Cavalli partiva dal concetto che le sollecitazioni esercitate dai gas contro la parete dell'anima devono essere interpretate
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come un urto e pertanto deve prendersi in considerazione l'impulso o, in altri termini, la quantità di moto che iù conseguenza si trasmette all'arma,. Così facendo il Cavalli veniva ad estendere a tutt<j il probl~ma della costruzione clelle arti.glierie il concetto di considerare la quantità, di moto che il Piobert aveva tenuto presente nei riguardi del fenomeno del rinculo. Dato il concetto di cui sopra il Cavalli si preoccupava di stabilire una teoria del1~1 resistenza dei soHdi all'urto, o, più propriamente, delle quantità di moto che essi sono in grado di ricevere senza deformarsi permanentemente. Non è qui il caso cli entrare in merito a tale teoria, limitandoci a ricordare che egli ne fece un'interessantissima applica,zione al problema della soppressione del rinculo, dando la spiegazione teorica dei principii da lui seguiti nella., costruzione dell?, piattaforma a travicelli di legno del suo affusto per il cannone da 40 a retròcarica. Il Cava,lli ideò e fece costruire, nel 1846, nna macchina per prova dei materiali alla flessione ed alla compr,essione; questa macchina, che è una delle prime del genere, registrava automaticamente su apposite striscie di carta le deformazioni subite dai materiali in esame durante le prove. Nella costr1u~ione di tale macchina il Oi~vitlli pose la massima cura nell'eliminare gli errori dovuti ad urti involontari causati dall' esperimentatore nel carica,r e o scaricare i saggi. In conformità al priricipio di considerare come dinamiche, quali sono in r-ea,l tà, le sollecitazioni provocate all'atto dello sparo, il Cavalli non ebbe molta fiducia negli apparecchi di misura delle pressio ni, basati sullo schiacciamento dì cilindretti di metallo moUe, quali cominciavano allora, ad apparire. A tale proposito egli negava: che le ·deformazioni: prodotte 11ella, tara,tm·a mediante pressioni necessariamente stati.che po tessero compararsi a quelle dinamiche provocate dalla prcsi,done dei ga,s allo sparo. Dopo quanto fu detto, non è da stupire se il Ca.valli pi-eshlsse scarsa fiducia, alle teorie di Biilistica interni1 comunque basate sul principio di. considerare le pressioni come statiche : l'attuale Balistica interna parte difatti (la.ll'ipotesi dell'espansione termodinamica dei. gas prodotti dalla deflagrazione della polvere . 1
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A queisto riguardo ed a proposito dello studio del pl'Ofilo delle bocche da fuoco, presenta particolare_in teresse la « Mémoire snr lcs ,~clatcments rem a1:q11a.bles des cauons en Belgique de 1857 à 1858 et ailleurs >> che il Cavalli presentò nel 1867. I n questa Memoria il Cavalli deduce sperimentalmente il diagramma della velocità cl orante il percorso del proiettile nella bocca da foo00. A tal fin e egli ricone a misnre di velocità effettuate col metodo dei tro11 chi, e cioè misurando le velocità iniziali in bocche da fuoco cli prova, ottenute tron cando successivamente il cannone i n espel'imento u, distanze sempre più ravvicinate n,lla cnla,tta. Dal diagramma sperimentale di lali velocità il Cavalli passa facilmente a. quello delle pressioni. :m interessante a questo riguardo nota re che, nella costruzione del diagramma dell.c velocità il Cavalli suppon e che, allo inizio del moto del proietto nell' anima, la velocità non sia nulla ma abbia invece un certo valore flui to, e ciò sempre in armonia, col principio da lui stabilito, che l'azione esercitata dai° gas tanto sul proietto quanto sulle pai·cti dell'anima sia comparabile a d 1111 nrto : il che difficilmente si potrebbe negare in modo assoluto, sebbene ciò non si accordi con le nostré attuali teorie cli Balistica interna. P er lo studio del profilo delle bocche da fuoco il Cavalli si valeva però di diagrammi della veloci tà dedotti con sistema diverso cd assai più originale di quello dei tronchi. Egli immagi1iavi1 cioè di p1·aticare dei fori in diversi punti dell'anima e di applicare a quesLi foH delle piccole canne da fucile entro cui veniva introdotto uno speciale proietto. All'atto dello sparo si produce naturalmente il lancio dei s uddetti piccoli proietti, dei q nali viene misurata la velocità ini7,iale a mezzo di a,Jtretta11 ti pendoli bfLlistici. Dalle~ velocità. assunte dni vari proietti è facile risalire aUe corrispondenti qnauti tà di. moto, e cla queste appunto il Cavalli deduceva lo spessore (fa darsi u.lle pareti clcllu, bocca da, fuoco in funzione cl.elle di~t.a11ze dal fondo dell'anima, dista,nze espresse in calibri. Così per esempio per bocche da fuoco aventi la carica del peso di un terzo del proietto. se lo spessore in culatta si fa ugua -
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• CONCETT I DEL CAVALLI SULLA PERFORAZIONE Dij;LLE CORAZZE
le a d uno, a 17 calibri di djstanza l o spessore doveva es~ere, seil Ca.valli, cli un quint o. 'l'ale spessore r isultava pertanto sensibilmente minore di quelli generalmente adottati in pratica . Con nessi con gli st udi r elativi alla resistenza a·e ue a rtiglierie, assai notevoli sono quelli fatti da,l Cavalli circa la teoria, dell' m·to dei proietti contro le corazze. In questa teoria egli sosteneva,, contrariamente alle genera litù, degli altri autori, che l'effetto prodotto dal proietto contro h1 corazza deve riguardarsi come un urto piuttosto che come un lavoro cli perforazione . B da osservare i n proposito che egli consid erava l'azione del proietto essenzialmente come contundente avente per effetto di provocare la dislocazione della corazza . Ne derivava che, secondo il Cavalli, era sopr atutto la qmu1t ità di moto, e n.on la forza viva del proiettile, che entrava u1 giuoco, e quindi sarebbero st ati preferibili dei proietti molto pesanti animati da moderata velocità residua, a nzichè proietti r elativamente leggeri con alt a velocit à. Al riguardo t u ttavia si potrebbe obiettare che effettivamente è p robabile che proietti molto pesanti, di forma non adatta alla perforazione ed animati da piccole velocità, esercitino. sulle piastre clel1e C·orazze un'azione p revalen temente con tunden te, ma non a.ltrettan to si potrebbe affermare per proietti cli forma ·conveniente ed animati da alte velocità residue ; in altri termini questa t eo1fa del Cavalli appare se mai limita t a ad u n caso par ti colare del fenomeno anzichè al caso genera.le come egli voleva ritenere e come potrebbe sen'lbrare. A giustificazione del Cava,l li devesi però aggiungere che a quei tempi non solo le velocità, ottenibili con le artiglierie erano limitate e le forme dei proiett i erano poco convenienti ad ottener e la perforazi one pr opri::1:-filent e detta delle corazze, ma che quasi cli pr oposito deliberato si t endeva essen zialmente a scon .nettere e r ovinare le corazzat ure piuttosto che materialmente a perforarle. E questo concetto fu uno dei non ult imi motivi che indussero la )I:irina Americana a s tudiare con somma cura, ancor a dopo il 1860 quelle eno1·mi « Columbiadi >> ad anima liscia e proietto sferico, che suscitarono il generale st upore e l'ammira·COll(}O
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PAR'l'l•J 't '8C'NICA -
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zione di molti, non escluso il Cavalli medesimo, inventol'e della. model'lla, àrtigli.eria riga.ta . · Concludendo, anche a prescindere dall'interess,e pura,mente storico, l'opera del Cavalli. in fatto di resist~nza delle ar tiglierie ha noteYole importanza, in quanto l'appresenta un at dito tentativo cl i considerare come dina.mi.che le sollecitazioni cui souo sottopo. ti all'atto dello sparo i materi ali cl 'artiglieria in generale ed in particolare le bocche da fuoco.
§
Il
BALISTI CA INTERNA E BALISTICA ESTERN·A Ba li stica inte rna. - La polvere nera, unico esplosivo di propulsione , e i concetti fond amentali per la de te rminazione della legge de l mov imento del proietto ne ll'anima. - Prime me morie del Lagrange e del Piobert. - L'applicaz ione della termodinamica e il Saint Robert. Balistica esterna. - Lo s tato de lla balistica esterna a ll'inizio del periodo. - Le esperienze francesi del Didion s ulla resistenza dell'ari a. - L'a vvento dei proie tti oblung hi. - Oli s tudi e le memorie de l Saint Robe rt sul moto dei pro ie tti sferic i , s ulle tra ie ttorie dei proietti òblun g hi, sul moto dei proietti lanc iati dalle a rmi rigate, ecc. B 1H,ISTICA I1'TER~A
Per quasi tutto il periodo che va dal 1815 a l 1870 l'evoluzione della balistica interna non segna in Italia progressi veramente note,oli, così come del resto avvenue presso le altre Nar.ioni. Unico esplosivo di. propulsione universalmente aclopcl'ato per ar mi ed artiglierie in tutto il periodo è la polvere nera, miscuglio cli comburenti e combustibili. solidi - essenzialmente nitrati, carbone e zolfo - combinati tra loro secondo svariatissime form ule, e lavorati in modo da assumere forma granulare più o meno grossa., ma sempre con grani irregolari. -
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\ IL P fl 0B L I::M A DELL.-\
BALISTICA J)<'l'ER~.-\
Il comportamento della polvere nera non ancor bene definito nel complesso fenomeno dello sparo, la varietà di tipi a dottati, il limitato sviluppo dei metodi e dei mezzi sperimentali, furono congiuntamente le cause per cui lo studio r azionale del problema principale di balistica interna non potesse allora essere ap profondito quanto era necessario per sboccare in formule basilari di utile applicazione pratica generale. Il problema principale ora accennato può enunciarsi così : Data un'arma di conosciute dimensioni interne e caricata. con note condizioni di caricament o - noti cioè: ca libro dell' arma; peso di polvere; volume dello spazio in cui la carica è conte nuta tra fondo dell'anima e proietto, o camera a polvere: qualità e ca.ra,tteristiche fisico-chimiche della polvere : peso del proiet to ; percorso del proietto nell'anima ecc. - definire. col calcolo: la pressione interna che si manifesta all'at to dello sparo, e la velocità del proiet to specie nell'ista nte in cui esso abbandona la bocca da fuoco, cioè la sua velocità iniziale. Da ciò si può comprendere come alla soluzione del problema sia essenziale, per tradurre in formule gli effetti meccanici prodotti dalla deflagrazione dell'esplosivo e a questa st rettamente legati, fa1trodurre nel calcolo gli elèmenti carat teristici della pol vere sotto la forma di legge analitica di deflagrazione. se cosi chiamiamo generieàmente il comportamento dell'esplosivo di lancio durante il fenomeno dello sparo. Le difficoltà inerenti alla determinazione di tale legge analitica furono superate soltanto più tardi, e solamente verso la fine del periodo che consideriamo (1870) per opera degli i11glesi Noble e Federico Augusto Abel si hanno i primi risultati sperimen tali sul comportamento delle polver i allo sparo in uno spa zio chiuso. Durante t utto il periodo di tempo in esame, la balistica in terna. ha perciò carattere essenzialmente empirico e particola re. Ciascun Stato aveva polveri di sua speciale fabbricazione e di tipo di.verso come dosat ura e lavorazione : i n ciascun Paese si calcolavano quindi gli effetti balistici con formule semplici che i proprii rispettivi tecnici adattavàno ai risultati sperimentali. Di tali formule le pi ù note sono di forma esponenziale, ed · il lor o valore pratico è stato ed è t uttora pregevole in qualche occasione particola re. -
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PART0 'IEC::SICA -
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Tuttavia se nel periodo qui considerato la balistica interna razionale non è ancora decisa.mente sboccata nel campo pratico applicativo, tra il 1860 ed il 1870, nell'opera di qualche insigne studioso comincia a farsi luce la ricerca scientificamente l'igorosa della soluzione razionale del problema principa,le di ba.listica interna. Esisteva già, una Memol'ia, inedita dell'illustre matematico piemontese Luigi Lagrange sul comportamento di una, massa gnRsosa eompressa agente in un tubo cilindrico c-011 pistone mo- · bile a tenuta, e tale caso era sostanzialmente analogo a quello dei gas nella camera a polvere di un cannone, chiusa dal fon. dello del proietto. Questa Memoria del nostro Lagrange 1 per opera, del capitano francese H ugoniot, ebbe un seguito ed uno svil nppo assai importanti, per quanto tali successi.vi studi dell'Hugoniot riguardassero solamente w1 caso particolare del problema. Una trattazione notevole dell'argomento diede pure il Piobert nel suo « Cours d' Artill erie >> del 1844, il quale tentò una vera e propria soluzione completa del problema principale e basilare per la balistica interna. Ricorrendo a considerazioni di meccanica il Piobert trovò delle relazioni importanti tra il movimento del proietto, il movimento di rinculo dell'arn.ta e quello della massa dei gas sviluppati dalla deflagrazione della carica, ma nou potè però risolvere teoricamente il problema, mancandogli all'uopo la conoscenza delle relazioni che lega.no la temperatura dei gas con la pressione da essi esercitata sul fondello del proietto e col volume dai medesimi occupato . A ciò non era sufficiente la conoscenza della nota equazione caratteristica dei gas perfetti : P v = Rt '
forruula nella qua,l e: P è la pressione, v il volume, t la temperatura ed R una, co.stante, in quantochè delle tre va,riabili P) v, t occorre poterne eliminare almeno una, preferibilmente la temperatura. Tuttavia l'opera del P iobert ebbe non poca importanza. Egli affermò nettamente che la combusttone della cai:ica non _poteva -
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BALIS'l'I CA IKTERNA -
PIOBERT 0 SAl~T ROBERT
ritenersi istantanea, mrL doveva invece considerarsi graduale (1) e che grande influenza aveva a,1 riguardo la forma dei grani delli:l polvere. Inoltre il Piobert diede la classica relazione :
+
1 2
~p )
che lega la pressione ,.. hl cul atta alla pressione P sul fondello del proietto. Al riguarc;lo, osserviamo che tale relazione, al pari delle equazioni del Lagrange dalle quali è derivata la teoria dell'Hugoniot, scaturisce da considerazioni indipendenti da quelle che stanno alla base delle teorie essenzialmente termodinamiche dell'attuale balistica interna ra,z ionale. Ma chi nel nostro paese veramente intuì e svil~ppò teoricamente il probl ema, efficacemente contribuendo a gettar le basi della moderna balistica int erna razionale, fu il Saint Robert al quale, nell'approfondire lo studio della termodina mica, si affacciò l'idea che il cannone potesse essere considerato come una macchina termica. Per quanto la pubblicazione dei suoi « Principi di Termodinamica)), contenenti nel capitolo VII un tipo di e-quazione fon damentale per la soluzione del problema di balistica interna, sia del 1865, e cioè di un anno posteriore alla di v'nlgazione della equ azione di Résal (1864), in seguito universalmente adottata come punto di partenza della soluzione i n esame: pur t uttavia la teoria del Saint Robert è affatto originale nel suo sviJnppo: giungendo -per il calcolo dell'energia o della velocità del proietto duran te il suo moto nell'arma ad una formula· che è sostanzialmente quella ancora oggidì di uso generale nella balistica. interna razionale. (1) Con questo n Piobert non faceva cbe confermare un prin~ipio es110sto e dimostrato prima di ogni altro dal Papacino d' Antoni. (Esame della polver e 1765. - Parte I, Capo -III, par agr. 48) , come è stato ricordato anche in questa Storia al Capitolo V II, Vol. II, pag. 1329).
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PARTE TECNWA ---:-
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Uno dei c:apisaldi della termodinamica è il principio de]Peq uivnlenza meccanica del calore·, cioè il principiò di Mayer che non è che un caso particolare del principio generale della, con· servazione dell'energia. Tale principio permette di tradurre i problemi ·relativi alle macchine termiche in termini puramente meccanici :· nel ca.so particolare della ..Balistica jn terna esso con· seute di mettere immediatamente in relazione il lavoro compiuto da,i gas con la qua,ntità di calore da essi fornita. In modo analogo, per quanto in forma un po' diversa da quella del Résal, 1a teoria del Saint Robert traduce appunto il principio di equivalenza termodinamica applicato al fenomeno dello ·sparo di un'arma; la sopra accennata formula della, velo· cità ha ancora oggi un valore pratico notevole, ta.ntochè nèl calcolo degli effetti balistici all'interno di un'arma nota, se oppor tunamente adattata a,l caso delle moderne polveri colloiclali, e!" · 8a può fornire risultati di buonissima approssimazione, in fun · zionè dei dati caratteristici della carica e del proietto impiegati uello sparo. Il Sa,i nt Robert, con minuziose esperienze, mise a,ltresì in luce e tentò di ct1lcolare la quantità di calore assorbita dalle· pareti dell'arma, sostenendo eh~, in generale, tale quantità di calol'e è tutt'altro che trascurabile. Richiamò inoltre l'attenzione sulla notevolissima quantità di calore che, agli effetti balistici, va dispersa per il fatto che i gas fuoriescono d'alla bocca dell'arma ad elevatissima temperatura, ed in fine osservò che (( può darsi che una maggiore resistenza opposta all'espansione dei gas- della polver·c faccia non solo au· mentare la quan.tità. della polvere combusta prima dell'uscita, del proietto, ma determini anche una reazione più completa in modo da sviluppare una maggiore quantità di'ealore )>. Quest' ultìma considerazione ha notevole importanza per la storia della balistica interna, inquantochè costituì più tardi la base della teoria del generale francese Moisson e del tenente colorinello spa,g nuolo Mata, secondo\ quali l'espansione dei ga,s 11ell'arrna deve considerarsi come isotermica, teoria che effettivamente conduce a formule assai semplici e tuttavia abbastanza approssimate per determinare 1a, velocità iniziale e la pressione massima. -
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BALI STICA I KTERKA -
S.-UKT ROBERT Ii: CAVALLI
ConcludcHdo, il contributo del Saint Robert a,1 progresso della balistica interna deve considerarsi notevolissimo non soltanto per aver egli tra i primi aperto una nuova via: << la vera via» allo studio di questa scienza così ardua in confronto dei pc~culiari cai·attcri dei complicati fenomeni da analizzare. ma altresì per la larga e razionale visione che egli ne ebbe affrontandola con la stessa generalità e con la stessa genialità con cui aveva trat tato della balistica esterna. Si può e si deve pertanto affermare che, i « Principi di Termodinamica. )) ,d el Saint Robert anche a prescindere dall'appor to che ha,nno arrecato alla scienza artiglieresca, sono opera di alto vaiore scientifico, soprat utto dal punto di vista del metodo. che contempera magistralmente la rigorosa esposizione teorica con le applicazioni pratiche. Quest'opera classica, tuttora citata iJJ molti recenti t rattati, offre anche un non comune esempio di prosa scientifica, perfetta per concisione e chiarezza. A dimostrare la felice intuizione del Saint Robert ricordiamo ciò che egli scriveva a proposito della termodinamica: « una nuova 'scienza è s-0rta che viene a gettare un ponte tra la meccanica da una parte e 1-a fisica e la chimica dall'altra, scienza. di un'alta importanza, :fìlosofì.ea e pratica; perchè è essa che ci permetterà un giorno di penetrare il mistero della costituzione interna dei corpi )). Oggi che la Fisica, modernissima investigando la costituzione dell'atomo, si serve in gran parte di concetti termodinamici , qneste parole del Saint Robert appaiono quasi profetiche. Osservazioni interessanti e notevoli. circa il fenomeno del movhnento del proietto nell'interno dell'arma dobbia,mo anche al Cavalli. P ar ticolarmente importante al riguardo è ·1a sua Memoria << sur les éclatements remarquables des canons, en Belgique de 1857 à 1858 et a.illeurs à cause des poudres brisantes >> pubblicata nel 1867 negli Atti dell'Accademia delle Scienze di Torino. I n questa Memoria,, già citata a proposito della r esistenza delle artiglierie, il Cavalli mise particolarmente in luce il fatto che sulla pressione sviluppata dai gas all'atto dello sparo ba -
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PAH'l'IiJ 'l'ECNICA -
1815 - 1870
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molta influenza, la densità di caricamento cioè il rapporto tra il peso della carica ed il volume libéro della camera a polver<i, mentre l'influenza del peso del proietto è limitata.
BALISTICA 1lJS'1'ElRNA
I,a balistica della prima metà del secolo XIX risente l'infl11en7,a ·d ella scuoht che in Galileo, Newton, Bernoulli, Eulero, d' Alembert, Legendre e Papacino d' Antoni ebbe i suoi più grandi maestri. I pochi cultori della balistica di tale predetta epoca non ebbero modo nè capacità di sottrarsi all'influenza di così grandi scienziati; essi ne adotta,rono perci.ò i principii seguendone i metodi cl.i trattazione senza apportarvi alcun nuovo contributo so st:wzialeIl periodo a.ureo della balistica quadratica che con J. Newton ebbe il suo più grande precursore non sembra dover terminare; per due secoli circa domimt incontrastata la, teoria del movilnento dei proietti fonclàta su nna 1-egge di resistenza deU'aria proporzionale al quadrato della velocità, espressa cioè da una formula monomia d.el tipo · f(v) = y · v 2
(1)
La soluzione data, da Eulero, il quale fu il primo ·a concepir-e la, determinazione degli elementi del moto mediante il metodo di. calcolo per. ;;i,rchi silccessivi, non era entrata nel campo delle
pratiche applicazioni; questo risultato fu raggiunto -completamente soltanto verso la, :fine della -prima metà del secolo XIX (1844) dal Gen. Ot to dell'Artiglieria Prussia,na ' che calcolò le tabelle occorrenti, le quali, successivamente modifì.c ate ed ampliate, resero segnala,t i ~ervizi nella risoluzione pratica dei problemi del tiro,
(l.) In questa formula la f '(v) rappresenta l\l resistenza sull'unità cli massa cioè la ritardazione, '(~: è una costante, v la velocità.
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BALISTICA ES'.l'ERXA -
OIDIO:'\"
'l'uttavia verso il. 1850, para,l lelamente agli studi novatori del Paixhans e del Cavalli nel campo costruttivo, si ha una notevole ripresa degli studi balistici, ripresa che prepara la splendida :fioritura scientifica della seconda metà del secolo. I n Francia il Didion, coadiuvato dal Piobert e cla.l ·Morin, nel 1839-40 inizia una serie d' esperienze sulla resistenza opposta, dall'aria a..l moto dei proietti sferici e nel 1848 ne dà comunicazione in un suo Trattato, che si può considerare come il primo del genere ed il più completo fra tutti quelli sino ad allora pubblicati. Nelle sue esperienze per la misura della velocità, il Didion impiegava il pendolo balistico il quale presentava però l'inconveniente di dover al'restare il proietto nel punto in cui si voleva misurare la velocità, tantochè per determinare la, resisten,1,a dell'aria, esperienza che richiedeva la misura della velocità in due punti della stessa traiettoria, occorreva sparare due colpi in identiche condi zioni e considerare i due punti d'imbatto come appartenenti ad un.'unica traiettoria. Ora, per quanta cura si avesse nell'eseguire i due colpi nelle precise identiche condizioni, tale ipotesi era ben lontana dalla realtà, e pertanto i risul- . tati di tali misure al pendolo balistico potevano esset'e ed era1H) in fatto infirmate cla gravi errori. Ad ogni modo le esperienze del Didion gli consentirono cli dedurre per la resisten za dell'aria p Ja formula: p = q,v2( 1
+
_!_) = r
q-i;2
.
+ ....!L.. -i;3 r
essendo q ed 1· d'ue costanti e v la velocità del proietto. La predetta formul a dice cioè che la resistenza dell'aria p è data da due termini, di cui il prim9 è proporzionale al quadrato della velocità, ed il secondo a,l cubo della velocità stessa. Ricorrendo al « metodo cli alterazione cl.ella fm1zione resistente)), metodo usato clal Borda nel 1756 per l'ipotesi della resistenzl:!, quadratica, e impiegato poi da,i Pit on-Br,e ssant per la, ·resistenza cubica e biquadratica, per la predetta legge di resistenza anche il D i dion r idusse il problema ba,l istico alle quadrature ottenendone cosi una soluzione approssimata. -
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PARTE Tli:CNICA -
Il procedirnenito 110n poteva ~Lpplicarsi nil tiro eseguito cou fol'ti m1goli perchè l'ipotesi espressa· dalla formula :
ds
clx
1
= cose =
z
= coSt
(l )
cui si ricorre,·a per integrare le eqnazioni differenziali del moto 110n era in tal caso assolu ta.mente ammissibile. In pratica pertanto la restrittiva applicabilità delle predette ipotesi non presentava gravi inconvenienti, dati i piccoli angoli di tiro allora generalrrì.ente impieg::Lti. per le varie bocche da fuoco, acl eccezione che per i mortai, nei quali ultimi, attese le piecole velocità iniziali adoperate, era del resto più che sumcicnte l'ipotesi della resisteHza. quadratica;. A<l ogni modo, dal punto di vista scientifico, il problema b11listico era ben lungi da u11<1, soddisfacente soluzione di carattere e di applicabilità gene1·ali. Sotto l'a,spetto fisico resta.v a a r iprendersi e completare la ricerca delle leggi che realmente J)resiedono all a, resistenza opposta dnill'ari:1 al moto dei proietti, ricerca cui gli studi del Diclion avevano portato nulla, più c,bc un intel'essaii te contributo. Sotto l 'aspetto analitico, l'ormai iniziato abbandono della legge cli resistenza quadratica. e l 'incertr,,,za circn la legge cla adottare in sua vece imponevano cli procedere acl un'analisi più profonda, e sopr atutto più general e del problema htLlistico. Ciò· comportava anzitutto la necessità di vel'ificare S<' le pt·oprietà geometriche e numeriche delle traiettorie1 sino allora conoscinte nell'ipotesi della r esistenza proporzionale al ·q uadrato de]la, ve, locità, vigess<•ro e fos ero ancc,ra applieabili. per nltrc leg1;i della..
' (l) L:i costante (/, sceltn ·clal Dlclion rapp resenta Il rapporto fra la Junghczzn dell'arco di parabol:1 compreso fra due inclinazioni qual11lasi e la lunghezza della sun nroie?:ione orizzontale. Tale rap1>orto è dato appunto dalla formula
1
rls
clx
-
=
CO!';
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8
LA BALISTICA DEI PROIFJ'ITI OBLuKGHI
resistenza. od altrimeuti quali nu'ianti clo,essero inter,enire nel1<> stabilire e jnterpretare l'essenza di tali proprietà,. Sosta,nzialmente la nuova ·cien za balistica. per riuscire effettivamente utile. doveva pervenire ad nno o più metodi, facili e pratici, per riuscil'e a determinare. con la maggiore approssimazione possibile. gli elementi della t.raiettoria. L'adozione dei proietti oblunghi, sopravvem1 ta verso la metù clel secolo scorso. impose infine alla scien za balistica il nuovo non facile eompito di tudiarne teoricamente e calcolarne pratic-amente 1a traiettoria. traiettoria che per i proietti oblunghi diffm·iva da quella dei proietti sferici per il fatto conseguente dal f<•11ome110 della derivazioùe . per cui i proietti oblnnghi se;;nivano una traiettoria sghemba anzi<-hè piana. quale era quella com· petente ai proietti sferici. Pn allora che raccogliendo e sviscerando quanto era stato i,;tndiato, scl'itto e sancito dagli autori più accreditati e competenti in materia, sor se nd alimentare del suo genio la nuo,a scienza balistica il nostro Saint R-0bert, in cui si riassume la storia delln Ba.listi.ca Esterna i.n Italia per il periodo del qnale ci occupi.amo. _.\.vendo egli oi::~erYato quale incertezza esi. tesse ancora nello stabilire ]a. legge 1·ealmente Yera per precisa.re la resi~tenza, dell'aria al moto dei Pl'Oietti, conc-1.ndeva che era necessal"io riprender e lo stndio a-i tale que~lione sotto un punto di vii::ta più generale. Con qu esto inclidzzo pnbblicò fra. gli anni 1855-1861 alcune importanli )1emorie che ve1111ero sncces. ivaroente rinnite (1872) nel primo volume di « Mém.oires ~cie11tifiq nes )) che nel s1-10 insie. me costituii::ce un ,ero e proprio trattato di Balistica E te1·na. Prima , in ordine di tempo, e fondamentale. è la }lemoria: « Del 1noto dei proiettili sferici in un me.~zo 1·esistente )) pnbblic:ata 11el 1855 11el toruo XVI della. II serie d<~lle j.Vlemorie dell' .Accademia ùelle Scie117,e di Torino. 11 Saint Robert in <1uesto ~no la,oro di indagine ann]itic:a mnnifei:::ta una così profonda sagacia. nn tale rigor<~ di metodo ed una siffatta clliarczza di espo~izioue tantochè ~i può con giusto org:o~lio affe1·111arc cbe sino a11ol'a nes!=;11110 aYcva trattalo coa tftntn ampiez7,a e con ta nto acume gli a1·gomenti rjguardm1ti la i-:c·i<>n7.n bal'i~i:ic;l. -
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1>ART FJ 'l' ECNICA -
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La Memoria è''divisa in sei capitoli i quali hanno per oggetto rispettivanHm te : l) Le eq nazioni genen1,li del moto. 2) Movimento rettilineo. 3) Discussione della traiettoria. 4) Casi riducibili alle quadrature. 5) Metodi d'approssimar.ione. 6) Applicazione al tiro dei proietti. Completa l' opera una, Nota. nella quale vengono posti a, confron to i di.versi metodi cH a pprossimazione. Nel primo capitolo il Saint Robert considen1, il moto del proietto sf.erico come quello di un punto materiale nel quale si trovi' concentr·::tta tutta "ia massa, ed al qua.Le siano applicate le forze; suppone il peso cl,el proietto cli.retto verticalmente, e la resistemm dell'aria direttamente opposta alla direzione del moto. Egli ammette quindi che se il proiet to si muove in un mezzo fl nido si. ha : 1) una forza,, direttamente opposta alla direzione del mo to, cbe il Saint Robert s11ppone espresstL in funzione della velo cità; · 2) un a perdita di peso del proietto egna1e al peso della · massa cl.'aria spostata, (principio cli Archimede) ; 3) produzione di una prua e di una, poppa flu ide <:he nccompagnan,o il p1;oietto nel suo movimento. Di tale effetto fisico si tiene conto implicitamente nel calcolo, in quanto concorre ti determinare la forza resistente ; supponendo poi in fin e che jJ . proietto sia privo di qua1siasi rotazione. Il Saint Robert, dopo tali premesse, determina le equazioni generali del moto e perviene ai fo~·mule semplici e di facile interpretazione che gli consentono di ricava,r e con estrema, speditezza le proprietà della, traiettorit1,. Bgli fa quindi osserva.re che per mezzo d.elle' sue formule si pnò sempre risolvere il problema generale seguente : « Essendo data, ima delle tre qitant'ità ). legge clella 1·esistenza, traiettoria, legge della velocità del proiet;"to; determinare le altre a,ne )). Il 1° capitolo termina con l'esposizione del problema balistico inverso, il quale consiste nel ricavare la resistenza che subi-
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LE TEORIID DEL SAINT ROBF.RT
sce un proietto che descriva una curva cla.ta.. Questo problema- fu t rattat o per fa, prima, volta da Newton e ripi·eso in seguito dal Lagrange - sotto i l cni nome è ora esposto nei trattati di Balistica. ::__ nelJa sua cc 'l'eoria dell e funzioni analitiche », 3~ parte, cnp. IV. Successivamente nel capitolo 2" il Sain t Robert considera il moto re'ttilineo che riduce a due casi distinti, e cioè quello nel quale il pes·o del proietto è perfettàmente con tr obilanciato dalla risultante delle pressioni statiche del mezzo, e quello nel quale il proietto $i mn ove in direzion e verticale. Trattando quest ' ultimo caso egli trova che, per velocità molto grandi, se la r esistenza dell'aria cresce più rapidamente del qnadra-to della velocità, esiste un limite al di là del quale il proietto non potrà più salire, ancorchè si supponga la v<::locità iniziale infin ita . Ne trae quindi la conseguenza che ent ro i limiti stessi della. . nostra atmosfera esisterebbe: nell'ipotesi suddetta, una cc altezza limite>> a l di là della quale le bocche da fuoco non pot rebbero lanciare i loro pr oietti . S'intende che tale apparente paradosso è condizionato al fatto che la resistenza dell'aria verso il vertice del moto ver ticale ascendente cresca più rapidamen te del quadra to della vel ocità ; il che in genéra.le non si può asse rire che effett ivamente si verifichi; e pertanto l '« altezza limite>> del Saint Robert rappresenta un'interessante propriet à di alcune t raiettorie particolari. ma non già una proprietà generale del moto dei proietti nell'aria. Il Saint Robert pa ssa quindi a t r attare il probléma della « altezza massima» alla quale si può innalzare un proietto lanciato verticalmente ed il tempo necessario per raggiungerla, dimostrando che tali elementi possono essere determinati in termini finiti nel. caso che la re~istenza sia proporzionale ad una potenza qualsiasi della velocità . Esa mina infine il moto discendente verticale e ne t rae considera1,ioni assai interessanti. Il Saint R obert inizia poi col capitolo 3° della sua Memoria la discussione delle propriet à geometriche e numeriche della trai~ttoria ne~la· sola ipotesi che la resi.stenza del _mezzo sia una fun zione della velocità c:he cresce o decresce con questa. L' arnlisi r igorosa, ~eguita dall'a11tore può essf ;.'e considerata 141
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PART@ TEC~ICA -
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del tutto originale ed i J'isultati .a. cni egli perviene sono da ritenersi affatto ,11uovi. Nei nostri attuali trattati di balistica la discussione delle-proprietà della traiettoria viene indicata, qualche volta, con la denominazione di « teoremi del Saint Rohert )) e la loro dimostrazione viene data, salvo lievi eccezioni; con lo stesso procedimento. da lui indicato. Il Sa,int Robert termina q1,1esto 3<> capitolo. C{)n considerazioni che conferiscono tutto il rigore desiderabile a.ne dimostrazioni di cui egli si è servito per i suoi teoremi. Nel successivo capitolo 4° egli esamina alcmù casi nei q'uali le equazioni del moto possono ridursi alle qua,drature e cioè si possono integrare sotto forma finifa. Vengono così da lui co@iderati innanzi tutto due casi sino allora poco noti; il primo, dovuto a Giovanni Bernoulli (Atti di Leipzig 1719) nel quale si suppone la funzione f (1;), ossi.a la r<~sistenza sull'unità di massa, espressa da una formula. monomia del ti po :
f" (v)
7 '( ·
vn
ed il secondo caso dovuto a d' Alemhert ed esposto nel 1744 nel suo « Trattato s1.tWequilibrio e sul tnovi1nento dei flit,idi n, nel quale la f (1;) assume la forma:
f
= a +
(v)
b · . vn
in cui a) b ed n sono delle e-ostanti. Nel penultimo capitolo il Saint Robert considera poi varii , metodi, mediante i quali si possono numericamente determi nare, con una qualsivoglia approssimazione; i diverfi elementi. dd moto. · · Egli comincia col proporre un metodo di ca,lcolo per archi successivi del tutto originale, metodo che pernietterehbe di « calcolare con tutta approssimazione gli •e lementi della, traietto ria anche quando la resistenza non è nota che per mezr,o dell'e.· sperienza; e cioè per mezzo di Ùna tabèlla numerica, in cui fos-
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LA IlES1ST0NZA DELL'A HI.\ I.'.\" F'C.'.\"ZIO:-m DELLA
\'ELOCI'rÀ
. ero segnati <la nna parte i si11g-oli Yalori della ,·eloe:ità e dell' altra i corrispondenti valori della resistenza quali potrebbe fornirli una erie di esperienze». P t-1· :.1ppliea1·e tale metodo il Saint Rohert parte chtll' equazione differenziale dell'odografa, nelfaJ quale, sfruttando un teO·· rema del Caucby, sostituisce due variabili ausiliari in modo che il r apporto dei loro rispettivi accrescimenti resti press'a poco costante o varii quanto meno entro limiti poco estesi. E gli perviene così a determinare facilmente i valori numerici delle ,elocità che corrisponclono ai ...-alori nnmerid dell'a11golo d'inclinazione; e fa vedere come, per mezzo di. tali valori, la conoseenza degli altri elementi dipenda Roltanto dai metodi ordinari della qnadratura. ·Ma ciò che è più importante nello Rtudio del Saint Robe1·t si è che l'applicabilità clel suo metodo pnò esi:.ere fatta sia nel caso che la resistenza dell'aria venga espressa da una qualsiasi funzione della velocità, come pure nel caso in cui la 1·esistenza venga da,t a da una tabella numerica. Con ciò, il Rain Robert esprime ed attua per primo il concetto di astrarre da qualsiasi pa,r ticolare forma della funzione resistente, concetto che n Siacci trent'anni dopo introdusse definitivamente nella Balistica, e che è da riguardare come priI1ci · pio fon damentale di qu esta. scienza. Il Saint Robert indica quindi un secondo metodo d'approssimazione che può essere considerato come una generalizzazione del metodo del Didion, relati.o al calcolo della traiettoria in un a rco solo. E sso consiste nel sostituire aUa funzione f (v) che rappresenta la resistenza, un'altra funzione:
f (cx ,
cos O) cos e
• V . '7.
in cui
'7.
=
1 cose
=
ds dx .
Entro certi limiti e quando la costante sia scelta convenientemente, il valore di qncsta nuova fun zione gode della proprietà di variare a,bbastanza poco. Ora se l'a,n golo 0 va.ria cli poco
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PAnTIB TECNICA -
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lungo la, traiettoria che si considèra, - ed i limiti di tale varia.· zione sono messi in tutta evidenzà dal Sa,int Robert - la sostit1rnione d<~lla nuova fu11zione : { (r1.. • V · COS t:1.
0)
cos 0
all'antica / (v) può ,esser fatta senza gravi errori, purchè si dia a,a. t:1. un valore tale per cui il prodotto Cl. cose si allonta,,n i po co dall'unità.. Ricorrendo a questo artifizio, come si è detto non J1uovo~ il Saint Robert esprime gli elementi di un punto qnalnnqne della traiettoria per mezzo di integrali nei qua1i entra, esplicitamente od implicitamente, la funzione / ( v. cos 0) per cui ,essi non possono calcolarsi esattamente che mediante quadrature. Con ciò, dal punto di. vista analitico, il Saint Robert estese il metodo del Didion ad una qualsiasi funzione relativa alla resistenza cl~ll'aria. Gli sfuggì però una circsotanza di grande importanza pratica: cioè che il ca.lcolo approssima,t o d·egli integrali, da l ui introdotti nelle espressioni degli elementi di un punto qualunque della traiettoria, poteva effettuarsi con ordinari metodi di approssimazione soltanto qualora si poe,sedesse una qualche tabella dei valori clella, / (v) in funzione di v. In conseguenza della mancanza di siffatta predetta tabella il Saint Robert non . riuscì pertanto a mettersi su una via pratica. Il mel'ito di conseguire dei risultati _a pplicabili in pratica toccò invece soltanto più tardi al Siacci, che, come vedremo, riprendendo gli studi del Saint R.obert per il Calcolo della traiettoria in un arco solo, lo completò e lo perfezionò facendone un metodo originale, proprio ed eminentemente pratico. Completa il 5° capitolo della Memoria Saint ~obert un terz<f metodo d'approssimazione che consiste nello sviluppare ìn serie, secondo le potenze ascendenti delle ascisse, i valori dell'ordinata, dell'arco, del tempo e· della velocità; senza fare alcuna ipotesi circa la funzione resistente. Egli osserva però che tali serie non sono generalmente convergenti che entro limiti di angoli di tiro piccolissimi, il che riduce l'utilità pratica del metodo degli svi(J. •
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IL MOVDHJN'XO DEI PROIET'l'l OBLUNGHI .NELL'A RIA
luppi in ser ie, metod o che t u ttavia ha avuto ed ha larga a pplicazione per parte dei balistici francesi. L'ultimo capitolo della Memoria: riferendosi ai metodi ed alle formule esposte nei capitoli precedenti; contempla le applicazioni che di tali metodi e di tali formu le si possono fare al tiro e pertanto i problemi pratici considerati dal Saint Robert sono i seguenti: 1) Determinare la penetrazione di un proietto in un mezzo solido. 2) Determinare il moto di un proiet to sferico nel tiro teso. 3) Determinare il moto di un proietto sferico nel tiro curvo. Quest' opera ponderosa e poderosa termina con una Nota :6.na,l e ove è esposto il calcol o di un ca so pa rticolare ed il confronto dei diversi metodi d 'approssimazione. P ochi a.un( dop o, cioè fra il 1859 ed il 1861. il Saint Robert proseguendo nei suoi studi, ebbe modo di constatare che in riguardo del moto ilei proietti oblunghi lanciati dalle bocche da fuoco r iga te r egnavano Wee e concezioni poco esatte, mentre ~ r essi mancava, ancora del t ut to una teoria ri~orosa . Il fi~ico tedesco H . G. Magnus aveva :6.n da,l 1852 spiegato il fenomeno della, derivazione, proprio dei proiet ti oblunghi, ed aveva sperimentaJmente fatto constatare come la causa di un tale fenomeno risiedesse nel moto conico dell' a sse di figura del proietto (1), moto analogo a quello giroscopico che notoria mente viene fatto da una trottola . Devesi pertanto r ilevare che in F r ancia ed altrove si contin uava a d attribuire tale fenomeno all'attr ito dell'aria, sulla parte inforiore del proietto che per effetto della rigatura era animato da moto di rotazione. Il Saint Robert affrontò, allora per primo, il pr-0bl nna della, balistictL dei nuovi proietti ·Oblunghi pu bbli.ca.nclo in proposito d ùe classiche Memorie : « St udio sulle traiet torie descri tte dai
(1) R cn1e de téclmologie militaire. par Delobel - Tomo I, p ag. 371, Liegi 1854.
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P ARTI~ 'l'ECNICA -
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proietti oblunghi » (1859), e <t Del moto dei proietti oblunghi la,ncfati claJle bocche da fuo co rigate » (1861). Non ·nascondendosi la difficoltà cui sarebbe andato incontro, egli così si esprimeva nella introduzione della orima delle clue Memorie: « Certamente la risoluzione cli u.n tale problema è molto ar. clua, ma data. la sua importanza, si deve temare ogni sforzo per dominarla: sarebbe desiderabile anzi che i grandi matei11 c1tici se ne occupassero». E soggiungeva: « le formule ordinarie della b~11isti.ca dei proietti sf ~rici sono esse applicabili anche nel caso di tiro con proietti oblunghi? « R se non lo sono, con quali nltre formule occorrP . o ti. tuirle? ». cc Ecco una questione della, più grande irn.por taiir.a dègna, di richiamare l'atteuzione di coloro che si occupano di qucsUoni militari ». Il Saint Robert l"iduce anzit utto il problema al seguen te caso particolare : « Det.erminare il mo,imento cli un cilindro retto il cui centro di gravità giace suJl'asse, dota,to di movimento di rotazione attorno a questo, e lanciato nell' aria nella direzione dello stesRo asse». Egli determina così a,lcune form:ule che applica, alla traiettoda della, pallottola pressochè cilindrica della carabina Oixon. riscontrando che l'accordo dei risultati forniti da tali formu le con quelli praticamente osservati nel tiro non è affatto perfetto, tantochè i risultati pratici non sono coincidenti con a uelli teoricamente calcolati, ma rileva però da un tale confronto che i valori sperimentali da lui osservati sono riprodotti cou maggior approssimazio.ne da queste ultime formule che non dalle formule della balistica, sferica, antiche fo1·mule che. come è noto, i::ono basate sull'ipotesi di una resistenza direttament.e onpo~ia a.Ila direzione d.e l moto del p1·oietto sulla t raiettoria. Nella seconda parte dello studio il Sai.ut Robert affro11ta al· tri due problemi : e cioè quello relath·o al moto del nroietto cilindrico, e quello relativo al moto di un solido di rivoluzione qua-
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TEORlE DEL SAIN'l' ROBERT SUI PROIET-TI OBLU KGHI
lunque dotato di r otazione attor no al proprio asse ; da un tale esime egli conclude che il moto di un proiet to oblungo lanciato da un'arma rigata può essere così concepito: << Mentre il centro di gravità del proietto percorre la traiettor-ia il pr oietto r uota attorno al suo asse di :figura il_quale ultimo ruota lentamente nello spazio attorno a,lla tangente alla traiettoria >>. ri Saint Robert afferma che il moto conico dell'asse del proietto attorno alla tangente alla, traiettoria,, descritta ,fal su.o centro di gravità, è analogo al moto dell ' asse della terra e conclude, c·o ncordando col liagnu~, che tale moto conico spieia la causa delle deviazioni osserva.te nel tiro delle bocche da fuoco rigate, ossia la causa della derivazione. Alla Memoria sullo studio della traiettoria dei nroietti ob1unghi il Saint R obert fece seguire vari anni dopo (1872) alctme Note. Nella prima ~ota A egli mette in rilievo l' analogia fra il moto di rotazione dei proietti oblunghi ed il movimento di un corpo di r ivoluzione attorno ad un pnnto fisso situato sull'asse di figura e cioè il moto giroscopico. Nella seconda. Nota B confuta .Ja teoria particolarmente diffusa, in Franc:ia che faceva dipendere la derivazione dell'attrito dell'aria sulla part,e inferiore del proietto. Egli fa. rilevare che coloro i quali così concepivano tale fenomeno ammettevano però che la veloc:ità di rotazione dei proietti dov(~va mantenersi pressochè costante per tutto il percorso della traiettoria, senza peraltro riflettere che per produrre le note,·oli derivazioni che si ottenevano nel til-o, occorr·eva una for za non indifferente che, applica,t a, tangen r,ialmeute al proie.tto non poteva che rallentarnè considerevolmente la velocità di. rotazione. In questa nota il Saint Hobert rileva per la prim a volta mm circostanza molto importante., e cioè esa.minando i risultati cli numerosi tiri eseguiti con il cannone da 1G rigato, con inclinazione delle righe aventi il 1jasso di m. 3,77, osserva che le derivazioni r isultano press'a poco proporzionali ai quadra.ti delle dm·ate delle rispettive traiettorie, conf.ermando così questa proprietà che già, era stata segna.lata nel tiro con a,r mi portatili.
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PAR'rg TJ;:CNICA -
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:un UJia, tale osservaziom' egli deduce quindi che la forza che produce la derivazione, forza da, lui denominata, « forza derivatri · ce)), ha approssimativamente 11n valore costante, qualunque possa esser11e la causa,. Nella nota C il Saint R-Obert cletè rmina la resistenza obli. . qua dell'aria su una superficie di rivoluzione dotata di movimento di trashrnion e in una direzione quaJrinqne, ecl applica 'l<l fo1·mule da lui tr-ovate ai due seguenti casi particolari; al caso di una superficie conica, ed al caso di una superfici.e generata. dalla rotazione di un arco di cerchio. Nel 1861 H Saint Hobert pnblicava la Memoria: « Dei moti dei proietti lanciati dalle armi da fuoco rigate>) con la quale si proponeva cli presentare in una forma elementare, per quanto lo permettesse la na,tm·a aella, questione, i risultati ai quali era pervenuto nel precedente lavoro: « studio sulla traiettoria che descrivono i proietti oblunghi>). A tal fine egli si servì. dei. metodi geometrici usati dal P-oinsot nel suo trattato sulla precessione degli equinozi. Questa, -Memoria si compone di quattro capitoli e di una nota. Nel 1° capitolo il Saint Robert si occupa della composizi-one dei moti di rotazione; nel 2° della decomposizione del moto di t1·aslazione; nel 3" risolve a,l cuni particolari problemi del moto di proietti lanciati da bocche da fuoco rigate. Nel 4:° capitolo egli a,:ffronta per primo il problema delle tra,iettorie simili, ed enuncia a.lcune proposizioni per le quali fn pertanto obiettato ai' non essere completament,e nuove giacchè esse potevansi far discendere da.1 teorema generale di Newton sulla similitudine meccanica : stà però il fatto che i teoremi snlla similitudine balistica non erano stati enunciati da alcuno prima del Sa.int Robert, mentre devesi poi avvertire che questi te'oremi non possono trova,re utile applicar.ione che in Un ~a,mpo tl.f-'Sa,j ristretto, giacchè non appena la velocità del proietto supera i 240-250 m. la curva rappresentante i valori della resistema <lell'aria assume una forma che non è più compatibile con la condizione della similitudine. Concludendo, l'opera del Saint Robert fu incontrastabilmente di grande importanza e teorica e pratica, fondamentale e ba-
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LA SOLUZIONIC TOT.-\Ll'l'AHlA DEL PROBLE'.\!A BAL1S'r ICO
silare per quanto si l'iferisce a l moto dei proietti l a.nciati dalle armi da fuoco rigate. Egli; come appare da quanto abbiamo esposto, tentò di da.re a tale problema uno svolgimento compl eto per fornire una. soluzione, per così dire totalitaria di questo moto tanto complesso, considerando congiuntamente il movimento di trnslazione del centro di gravità del proiet to e quello della sua rotazione, connessi ed interdipendenti, come lo sono in realtà. Con ciò egli veniva a rispondere negativamente alla domanda se « le formule ordinal'ie della Balistica esterna fossero applicabili al tiro delle armi da fuoco rigate>>, con cui aveva foiziato . il i:.uo « studio sulle t raiettorit> descritte dai proietti oblunghi ». Questo indirizzo, che avrebbe portato alla cr eazione di una nuova Balistica, più complessa, n on ebbe seguito. Il moto di traslazione del centro di gravità del proietto continuò ad essere con siderato astraendo dal moto di rotazione il che non è del tutto rigoroso; questa trattazione costit uisce il così detto « primo problema balistico» che i n sostanza non è alt ro che l ' ordinaria, balistica, dei proietti sferici, la quale perta,nto con erva ancora tutt'oggi piena validità. Il moto di rotazione del proietto che costi tuisce il co i. detto « secondo probl,ema balistico » viene trattato a parte ed ai soli fini di determi na r e l e l eggi e l'entità del fen omeno della derivazione . P erò questa sci ·sione semplificativa del fenomeno balistico non soddisfa, tutti gli studiosi. ed attu a,l mente si Hota un a qualche tendenza a torna,1·e alla vi~ione più complessa, più esat ta e phì generale e conseguentemente più pro.., ima alla r ealt:t fisica, che il Saint Robert arditamente tentava. Ancht· <:o:nsidet·anclo il S(~Conclo problema btilist.ico nel suo ordinario ~ignificato. l'ope1·a del Saint R obert i n proposito resta. assolutamente fondamentale. Fu egli. con l'illnistre generale 1·11~so Ma,yevski, la cui opera è però di qualche ,tuno postedore, a, pone per pr imo le basi della teoi-ia della deriva zione. dimo. strandone l'analogia - che non è però identità - con la teoria del gir-0sc-opio. enunciirndone molte del1f' prineipali prop1·i età e tenta ndone metodi pratici di calcolo , problema questo a~~ ,i ar duo. oggi a ncorf1 non 1·isolto in moélo <lel t utto socldisfacenle. -
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PARTE 1'0CNICA -
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Di notevolissimo i utel'esse è ancbe la Memoria : « Degli effetti della rota7,ione terrestre sul mot o dei proietti )) (1), nella, quale il Saint R obert te11 ta una trattazione pratica <l ei difficile problema, già, consitlP1·ato clal Poi!-ison ma ,la lui esclnsivameihe fratta to <la,l solo punto di vista teorico (2) . Il Sai.nt Rober t pur professando la più grande ammira7,ione per l'opera cl.cl Poisson, Ja giuòi.cava però fondata s u di una analisi alqu anto labol'io:-;a senza ehe ne 8('a tnri.:-;se un' immagine r,hiara del fonomeno. l'Pr tnli moti,·i il Raint Robert ritenne ntile di riprendere iu esa nw nn ta1e problema. parendogli ehe !-Cmpliei c·on8ider:17,i.oni geometl'iclrn fosse1·0 str/Jicic11ti a mettel'E:' in luce l 'e'l'l'.etto delle deviazioni causate dalla rot.-17,io11e terre8t1·e, ecl a,nzi che tali semplici c·o111><idemzi.oni g:romelriche bastasi:.cro anche a cal<·ola1·t> le deviar,ioni 8tesse; ma qnesto suo lav.oro. sebbene ehia,rissimo. risultò meno rigoroso di quello del Poisson. T nttavia le formule cui pervennt> il Saint Robert. modificate posteriormente cla,ll'illm,tre bali.i:;tico francese P. Olrn-r bon ni,e r per ten er conto della resistenza dell' nria, rh·estono a,ncor oggi. con siderevole importanza pratica. Ricordiamo infine la Memoria « Del Tiro>> del 1857 nella quale il Sain t R obert sost iene che a base della teoria del tiro con angolo di sito Of;sia contro bersaglio non sitnato sull'orizzonte clelF arma, !-Ì può ra zionalmente r icorrere a,l così detto principio dell a « coi:;tanza degli abbas:-:ame11ti >) . che si può enunciare nei seguenti termini : « g·li abba,ssamenti a,l disotto cleJla linea .cli. proiezione sono indipend<'nti dall'angolo di p1·oie7,ione )). E cioè, come appare a·a.na fì.gnra, se la posizione di un punto qualsiasi B della traiettoria viene riferita ad un sistema di assi coordina.ti obliqui. costituiti da l nor male asse delle ol'di.na,te e dalla, linea di proiezione, l' ordina,ta P B cioè Fabba8sament o, dipencte soltanto dalla- a scissa O P contata snlla linea di proie1,ionc. (1) ,fonrnal de8 ,5:cie11ce8 militaires des nnnées (le terre et de m.er, 5.me série, tome XIX. 385, Paris 1858. (2) :?llémoìres sm· le mon vement des proiectilcs dans l'air, en ayuut égnrd {· lu r otation de la terre. - ,Jo11 r11al <le l'Ecolc polilec//11fq11 e. P ari!, 1838.
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LA TEORI..\ DEGLI ABBA SSAME~TI C0STAKTI
Devesi rilevare che a rigor di termini questo principio è esatto sol tanto nel caso del vuoto e nel caso che la resistenza sia proporzi onale alla, prima potenza della vel ocità; ma il Saint R.obert sostiene che, per i bisogni della pratica, un tal principio è sufficientemente approssimativo anche negli altri casi ; e pertanto noto _l'angolo di sito del bersaglio e conosciuto l'alzo che compete alla distanza orizzontale alla qual e trovasi il bersagli o· stesso si può dedurre l'alzo effettivamente da impiegare. r icorrendo al principio degli abbassamenti.
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Fig. 603 - Gi;afi co r iguardante la t eoria della costanza degli abbas·samenti.
Da noi rn Italia il princ1p10 degli abba ssamenti così come pr oposto dal Saint R obert non è stato utilizzato. ma lo fu invece in F rancia . Ripreso sotto il nome di « principi o del Saint R.obert », il teorema cl.egli abbassamenti costituisce oggi la base dell'i nteressante « teoria delle omografie balistiche>>· recentemente creata dal generale francese Eméry e dal professore P opoff dell'Università di Sofia,. -
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P,\R'.l'EJ TECNICA -
ALLEGATO Per dare una chiara. idea. del modo col auale il Sa,i nt Robert ha trattato la questione del moto dei proietti lanciati _d alle · armi da fuoco rigate, riteniamo doveroso ed interessante di riprodurre in esteso i capitoli 3° e 4° della sua Memori.a del 1861. Estratto dal fascicolo : n ,1i mowvement il.es vro]ectiles lancés 1Ja1· ies annes à fe1i rnyées, pa1· le Com.te PAUL DE S,HN'r-Ro11E1rr (Paris, Oh. T ancr a, éditeur - Quai des .Augustins 27 - 1861). CHAPITllE
III.
SOLUTION DU PROBLÈME DU MOUVEMENT DIDS PROJECTILES DES ARìlrnS A FE)U RA YÉES . Pll0P0Sl'UON
8.
Problème
Détermiuer le mouvement d'un cylindr e droit Iaucé daus l'air suivant une direction quelconque, le centre de gravité étant au milieu de l'axe de figure. Le cylindre possède à l'origine un mouvement ·de r otation autou r de son axe de .figure. La résistance cle l'air sur la base plane antérieure dn cylindre s'exercera dans l:,1 direction de l'axe de figure; celle sur la snrface convéxe sera dil·igée sufva nt la. normale au mème axe et passera par son centre. Par conséquent, la résistance de l'air sera COllStHmment . dirigée vers le centre de figure, et par suite vers le cent~·e cle gravité <lu rnobìle, puisque ces deux centres se confondent. La résultante des forces qui agissent sur le mobile étant une force ap· pliquée constamment à son centre de gravité, elle n'aura aucune influence sur le mouvcment de rotation autoi1r de ce point, qui sera ,uniquement dù à l'état ìnitial cln mobile, et le m&rue que si le centre cle gravité ne se cléplaçait pas. De plus, à cause cle la symétrie du cylinclre autour de son axe de rotation, les pressions exercées sur cet axe par les for ces centr ifuges de ses différeuts points, engendrées par la rot.ation, se clétruiront évidemmeut deux à clenx. Par conséquent, le cylinclre tournera constamment et uniforroément autour de son axe de figure, qui demeurera toujours parallèle à lui-méme; en
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MElMORIA DEL S Ai l\T ROI3ERT
méme temps tous les points du cylindre décriront des trajectoires parallèles à la tr ajectoire de son centr e de gravité . Voyons. roai ntenant la roa nièr e de déterminer cette tra:jectoire que décrit le centre de gravité. Si l'on admet l'hypothèse ordinaire d'a près laquelle la pression qui s'exerce entr e u n fluide et une s urface solide, dans leur mouvement relatif, est propor tionnelle au carré de la vitesse relative est imée suivant la normale à la surface, il en résulte qu e la résistance éprouvée par la base an tér ieure du cylindre es t propor tionelle à cette base et au carrè cle la vitesse du mobile estimée suivant la direction de l'axe du cylindre, clirection qui demeure invar iable clans t out le conrs du mouvement, ainsi que nous avons t u précédemment .
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F .i.g. 604 - Gra fi co r iguardante il movimento cli un cilinclro ruotante.
La résistance exercée contre la suriace convexe du cylindre sera , d'après un théorè.nie connu, proportìonuelle aux deu x t ier;;; de la section longitudinale du cylindre et au carré de la vitesse du mobile estimée s uivan t une direction normale à l'axe de figure dn cyliudre, direction qui sera évidemment celle du plan normai à l'axe de figure, ou , eu d 'aut res ter mes, celle du pla11 de l'équa teur du p.rojectìle. Si l'on projette done le mouvement du centre de gravìté sur un axe fixe OX qui soit l'axe de figur e du pr ojectile à l'origine, et s ur un pian fixe OY Z qui soi t l'équateur du pr ojectile à l'or igine, les mouveroents cles deux pr ojections du cent1:e cle gr avité du cylinclr e sur cet axe OX et sur ce plan OY Z s 'effectueront i nclépendan1111ent l'un de l'autre et sei·ont précisément égaux à cenx qu'a uraient cleux cylindres pareils. dont l'un, étant eufilé suivant son ax:e de figu re sur l'axe OX, glisserait sttns f rottement s ur cet nxe, et dont
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PAR1'0 1'EC~ICA -
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l'autre serait assnjetti à glisser sans frottement par sa base plane sur le plau OYZ; l'un et l'autre ayant r el;u prirnltivcment des vitcsses \nitinles · égalcs r especth·ement aux projections de la vitcsse initiale du mobile cle l'espnce sm· l'axe et le pian flxes. En efl'et, la somme algébrique des proje<:tions sur l'axe OX cles forccs qui sollicitent le mobile sern composée crun terme constant dO à la pesanteur, et d' un terme dO à la résistnncc de l'air, proportionnel au carré de la vitesse du mobile estirnée sui,ant cet axe; en ::;orte que le mouYement du centre de gmvité parallèletuent ù cct axe OX sera le merne que celui d'un cylind1·e égal isolé (prop. 6). De memc, la somme algébriquc des Pl'Ojections sm· le pian fìxe OYZ des forces qui sollicitent le mobile sera composée <l'un terme constant provenant de la pcsanteur, et cl'un _terme proportìonnel au carré de la vitessc clu mobile estimée suiY:lnt ce plan; en sorte que le monveroent clu centre de gravìté parallèlemcnt iL cc plan OYZ se1·a iudépcudent clu mom·ement clnns la direction de l'axe OX et pourru en étre cléterminé séparéroent (prop. 7) . . ,Unsi, le problème du mouvement cl'un crlinclre clroit tournant lancé ùans l'air se récluit an problème clu mouvement d'un cyliìiclre qui glisse suivant son axc sur une dr oite inclinéc à l'horizon, et :1.u problème clu mouvement <l'1m cylinclrc qui glisse en s'appuynnt par sa base sur un plan incliné, en faisant abstraction clu frottement et tenant compie de la résistance de l'air. Le premier problème ne présente aucune diflìculté; le second est en tout point pareil à cel~i . clu mouvement d' une sphère dans l'nir, l)roblème qu'on résout un mor en des méthocles connues.
Oonséquence
Si la direction de la vitesse initialc du c-entre cle gravité est comprise dans le me1ne plnn verticnl que l'a:xe de figure clu cylindre, la résistance sur la surface convexe de celui-ci sera toujours comprise <laps le meme plan vertica l pcnclant tou t le ~ours ·du mouvernent; en sorte que la trajectoil'C sera plane, ta ndis qu'elle est à double courbure clans le cns généraJ.
PnoPOSI'l'lON 9. Probl~me
Un cylindre droit dont le centre de gr avité situé sur l'axe ne coincide point avrc le cf'ntre de figure, est lancé clnns l'air suivant une cllrection quelconque. Le cylindre possècle à l'origine une très grande vitesse angulaire · de rotiition · :).Utour de son axe cle figure. On pro1)0Se de déterminer le mouvement de rotation du cyliuclre, dans toute In suite clu temps.
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1'IJD:'.IIORIA m;L SAINT HORERT
Ln seule force qui agisse pour troubler la rotation du cylindre est la ré$istance de l'::iir ap1)Ii(}Uée au cenirc de figu re, et constnmment comprise ·c1ans le plan de l'axe de figure et de la clir ection du mouvcment clu centr e cle gravité. Son effet sera de tendre à faire tourner le cylinclre a utour d'un nxe ton jours perpendiculah·e à ce plan. • Considérons le mobile à l'origine, où l'a:xe de rotation coincide a.yec l'axe de (ìp;ure. Nous 11vons ici un cor ps qui tourne autour <.l'un axe, soumis à l'actlon d'une forcc qui tende à le faire tourner uutour d 'u n aut.r e axe cornpris clans le pian norma! ri la direction du mouvement du ccntre de gr:wité et pl'rpcndiculaire à l'axe de la rotation act.uelle dn corps. C'est préci!;ément le cn~ considéré clans les propositions 2, 3, 4, 5. Par con séquent, la grandeur de la vitesse nngulaire ùe r otation ,r ester à constante, et l'nxc instantané de rotation pr,enclra dans l'espace absolu un mou,·emcnt coniqu~ au tom· cle la clirection de la vitesse clu ccntre cle gravité. Ln ntesse du p6le cle raxe instantané autour de la din~et1on de la Yitesse du centre de gravité sera: V
V s in
ci'
où v clésigne la vitcsse anguJ:tire que Ja résistance de l'air engendrer ait clans une !;Cconcle si, pendant ce temps, elle se consc1Tn it constante en intensité et en clir ection r elntivement au mobile; V, la vitessc angulai1·e de rotation du mobile; a, l'angle que falt 1·axe de rotation avec la clil'ection de la ,·itesse du centrc de gravité. Tanclis quc l'axe instantané clécri t ce eon e daus 1·es1)acc absolu, il décrit dans l'intérieur clu corps un autre eone dont la clemi--0uvcrture b est donnée par l'équatiou (prop. 5) : cot b
v2
= -
V
- cot a .
D'après l"hn>0thèse posée, V est fort gr ana compar a tivement à v; il s'ensuit que li est fort petit. c'est-à-clir c que l'ttxe instantané dc rotation <lu cylindre C$t très Yoisin ùc l'axe dc figure. L'angle ò, d:lns le tir clcs project.iles. n'est ordinairemeut que de quelques secon<les; cle $Orte que l'écint des cleux a·xes à la part ie antérieur e cles projectiles n'cst que <le quelques centièmcs de ntillimètrc tout au Plns. Kons ·vourrous clone r cga rcler , sau s a ucune erreut· sensible. ces deux axes conlllle n'en formant qu·un scul, quUlld il ne s·agit que d'étudier les monYements de ccs axes dans l'espace a bsolu. Si l'on admet que l'axc de figu1·e du cylindr e se confonde 'tou:iours avec r axc instantané de rotation, il E?D ré$t1lte que l'axc de la 1·otation que la ré!'istance de l'air tend à produire sera constamment perpendiculaire à l'axe cle la rotation acquise. On en conclut quc, quand le cylinclre que nous considérons a r eçu une tr ès grande vitessc de rotation nutour de son axc de tigtu·e; s'il est lancé clans !'::i ii" su ìYan t une clirection qu elcon que :
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PAR'l.'E 'J:l•,CNlCA -
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1° Sa vitesse angulaire de rotation demeure constante dans tout le cours du mouvement; 2° Son axe cle figure prend autour de la direction de la vitesse du centre de gravité un mouvement conique très lent par rapport à la rotation du mobile, et .qui est direct ou •rétrograde selon que le centre de figure du corps est en avant ou en arrière du centre cle gravité.
Remarq1ie. Il importe òe remarquer que l'ouverture 2 a du eone décrit dans l'espace par l'axe de figure du cylìndre, et que la vitesse
·v V sin a
du pòle cle celui-ci, sont variables et clépe11dent du mouvement de translation du mobile. Car l'angle a et la vitesse angulaire v, qui est _naturellement une fonction du meme angle et de la vitesse du centre de i::ravité, varient dans les différents points de la courbe ou trajectoire que décrit le centre de gravité. Si nous avons considéré isolément la rotation, c'est pour eu douner une idée nette; mais, lorsqu'il s'agira de calculer le mouvement du projectile, il faudra tenir compte en mème temps des deux mouvements .de rotation et de trauslation qu~ iufluent mutuellement l'u.n sur l'autre.
PROPOSI'l'ION
10.
Prol!lème
lJéterminer le mouvei:ò.ent de translation du cylindre considéré dans le problème précedent. T-andis que l'axe de figure du cylind re décrit un eone, avec une v1tesse angulaire variable, autour de la direction de la vitess~ du centre de gravité, celui-ci décrit une courbe clans l'espace qu'il s'agit de déterminer. · Il est très difficile qu'on parvie.n ne à obtenir, à l'aide ' cl,u calcul intégral, cles valeurs exactes ou meme approchées, - assez simples pour etre de quelgue utilité en pratigue - des eoordonnées du centre de gravité à un instaut quelconque; mais on pourrn toujours déterminer la vitesse et la position du mobile, à chaque iustant, cle la manière suivaute. Imaginons que le temps fr,tal pendant lequel s'effectue le uiouvement du projectile soit clivisé en un très grancl nombre d.e parties égales. Coucevons que le mobile, pendant chacun cles petits iutervalles de temps partiels, se meuve parallèlement ù lui-meme, et qu'au bout cle chaque intervalle
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1'\I.~2-fOHTA 01':L S.\IKT HOBlm'l'
~on axe de figure tourne instantanémcnt autour dc la tangente à la trajectol· re, - ou, en d'autres termes, autour de la direction de la vitesse du centr e -de gra,·ité, - ac l a quantité a ngulafrc relative à cet inten alle de temps. LrL s ùccession cles mouvements, que nous snbstituons aiosi au mouvement r éel, clans les divers es pa1:lies a:m·s lesquelles la d urée totale clu mom·ement a élé décomposée, constituera un nouveau mom·ement différent clu réel. Mais 1a <lifl'érence qui existe entrc ces deux mou,ement sera de plus en · plus fai1:)le, à mesure quc le nombre <les partic-s égales, dans lei;:quelles nons a vous ~ivisé le temps total, sera plus considérable; et nous pouvons regardcr le n ouveau mouvement comme tendant indéfiniment à se confo ndre an.ic le réel. si nous supposons que le oombre de ce!< partiel' clu temps lolnl nugmeote jus-qu'à l'infinL Or, ponr cbaquc intervalle de temps, nous savons, à l'alcle de la p1·011osition 8, déterminer le roou,·ernent cle trnnslation du cylincl1·e dont les projections du cenb·e de gr avité sur la clirection de raxe ile figure et sur le piane de l'é(]uateur. dnns Ieur position relative à l'origine de cet inlén-nlle, se meu'l·ent indé1:>end:1nnnent l'une cle l'autre. Au bout cle chaque interYalle, il i-;cra facile, à l'aidc dc l:1 proposition 9, 1:l 'assigner la qunntit~ ::ingulnire dont l'axe de Ogure a tourné autour de l a taugenle à la trajectoire pendant cet intervalle de temps. On n'aura pour cela -<JU à multiplier Il:U ce temps la vitesse angulaire 0
V
l ' sin a
-du pOle de l'axe cle figm·c autour dc In tangente à la trajectoire. E n commençant cette suite cle constrnctlon au point dc ùépart du mobile, -où l'on connatt la ,itesse clu centre cle gra,·ité en grandeur et en di rection ainsi (]Ue la direction de l'axe cle figure, il est é,iclent c1u'on détenninera .successivement tous les polnts de la trnJectoire à double courbure que décrit le centre de gravité, et en mcme temps In vitesse <lont celui-ci sera a n itné en -<'h ncun de ces poin ts a insi que la directio n tle l'axe de figure du mobile, à tel -<legré d'appro;,..imntion qu·on vouàr a.
Sans exéeutcr tonte cettc constru<:lion as;;e-;; longue et r>énible, nous pou,ons nous r cnclre compte de l'effot produit par !es différentes r10sitions que }Jeut avoir le ccntre de figure relativeruent a u centt·e cle gravité clu cyllndre pour c nt r atner celui-cl hors <lu pla n cle tir. Nous supvoserons que le cylindre est l ancé suivant la cllrection de son .:axe de figure. Si le cenh·e cl e figure est situé en arnnt clu centre de gravité, il est visible <}Ue lit résistancc de l'a ir tcnclrn à é loigm~r r ::ixe <le figure de la clirectioo de 1-12
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PAttTE TT::Cl\lCA -
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la tangente à la trajectoire ; de sorte que le mouvement conique de l'axe de figure sera direct (prop. 4) . Donc, si le mobile a reçu à l'origine une rotation tene que celles déterminées par la dlsposition ordinaire des rayures des armes à feu, son axe de figure se portera d'abord latéralement à droite. Par suite, le projectile commencera par se présenter de travers à l,a résistance de l'air, qui _interviendra pouì· amener le centre de gravité hors du plan de tir· vers le clroite. A mesure que le projectile. ava.nce, il se présentera de plus en plus de flanc à la résistance de l'air, et clevra par suite s'écarter de plus en plus dU: plan de tir. Si, au contr aire, le centre de fi&'ure est placé derrière le centre de gravité,. il est visible que la résistance de l'air tendra à r approcher l'axe de figur e de la tangente à la trajectoire, et par suite donnera naissance à un mouvement conique rétrograde de l'axe de figure autour de la tangente (prop. 4). Cet axe-. s'inclìn.era clone d'aborcl vers la gauche, et son inclina.ison augmentera de plus en plus à mesure que le projectile s'éloigner a clu point de départ. Dans ce cas, la déviation aura lieu vers la gauche. On en couclut que, dans le mouvement d'un projectile cylinclt'ique, le. centre de gravité est dévié vers la droite ou vers la gauche, suivant que le. centr~ de figure se trouve clevant ou clerrlère le centre de gravité. Nous avons il. peine besoin d'ajouter que, si la rotation initiale clu cylinclre avait lieu en sens inverse, la déviation se proclurait en sens opposé.
PROPOSI'fION
11.
Problèrne
Déterminer le mouv~\rnent dcs projectiles lancés par les armes à feurayées. Les projectiles cles armes à feu ·rriyées sont des cor ps de révolution auxquels l'e:xplosion de la charge de poudre cornmunique une très grande vitessede projection, ainsi qu'une très grande vitesse angulaire de rotation. Il e,st cl'abord évident que la vitesse angulaire de rotation eta:t <m raison: clirecte de la vitesse de projection, et en raison inverse de la partie de l'axe de l'àme de l'arme, qui réponclrait à un tour entler cles bélices, prolongées s'il est nécessaire. Si l'on désigne par t60 la vitesse de projection, par v le pas des hélices, le projectile fera sur lui-merne, dans chaqu<~ unité de terops, un nombre de révolutions égal à
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J\CEMOlUA BEL SAIKT ROBER'r
de sorte que la vitesse d'un point Jié au projectile et situé à une distance de l'axe égale à l'unité cle longueur, ou la vitesse qu'on nomme angulaire, ser a, au sortir de l'arme,
Cette vitesse angulair e est toujours très grande dans les armes à feu, en r aison de la grandeur de la vitesse de projection. Par exemple, dans le canpn de 6 de campagne piémontais, la vitesse de pr ojection étant 321 mètres et le pas 2=,20, la vitesse angulaire de rotation s'élève à 146 t ou rs par seconde ou à 917 mètr es pour un point placé à 1 mètre de distance cle l'axe de r otation. Les pr ojectile~ oblongs qu'on emploie dans les armcs ~l feu rayées ne sont pas tout à fait cylinclriques : ils sont orclinairement composés d'une partie cylindrique et d'une par tie conoide. La cou rbe méri.dienne de celle-ci est le plus souvent un are de cercle clont le centr e est situé hors de l'axe de figur e. L'e:xpression de la résistancc de l'a_ir exercée contre ces pr oj ectiles, de forme cylindr o-ogivale, est assez compliquée, ce qui r encl le problème du mouvement de ces projectiles bien plus ardu que celui clu mouvement des projectiles de forme parfaitement cylinclrique. Comme on ne saurait espérer d'obtenir, en tennes fini.e;, la ,aleur cles clivers éléments qui servent à déterminer le mouvement des projectiles de forme cylindro-ogivale, le meiUeur parti nous parait celui de clécrire la trajectolre par points. Voici une manière que nous proposons. Nous ferons cl'abord observer que tant que l'augle fonné par l'axe du projectile avec la clirection de fa vitesse du centre de gr aYité, ou, en cl' autres termes, avec la tangente à la traj ectoil'e, n 'est pas grand, la résista nce estimée suivant l'a:xe du p rojectile ne s'écarte guère d'ètre proportionnelle au carré du cosinus cle cet angle. Quant ù la résistance estimée normalement à l'axe du projectile, eu raison de la partie <'onoille, elle c1·ott moins rapidemen t que pour un cylinclre : pour des incLinaisons assez tJCtites de l' axe sur la tangen te à la tra;jectoire, elle est: à peu près proportionnelle au sinus de cette inclinaison. Oùservons, en ou tr e, qne la vitesse du centre de gravité du projectile, estimée suiv:111t la nor male à l'axe de figure, est toujours assez petite, a u moins pour les am111itudes orclinaires du t ir; de sorte qu'on ne commettra pas une gr ande erreur, si l'on suppose la résistance dans cette direction comnie proportio1rnelle à la simple Yi tcsse; bien entendu qu'on fer a varier le coefficient. de la résistance d'un élément à. l'antre de la trajectoil·e. D 'après. cela, nous supposerous: 1° La résistnnce estirnée suivant l' axe clu pt'ojectile, conime proportionnelle au carré de la vitesse du ccntre cle gravité estimée suivant le mème axe; 2° la résistance estirué_e nonnalement à l'axe du projectile, comme pr oportionnelle à la premièrc puissance de la vitesse du centr e de gravité estiméesuivant la mème direction.
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2219 -
PARTI~ TE:CNICA -
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Supposons maintenant, comme nous l'avous fu.it dans la proposition 10, que, pendant un temps trèi:; court, l'axe du projectile se conserve parallèle à lui-u1eme, et qu'ensuite, au bout de ce temps, il tou/:ne instantanément, autour ùe la tangente à la trajectoire, de la quantité angulaire relative à ce temps. Pour déterminer , le mouvement de tr anslation pendant ce terops très court, nous aurons à conslclérer: 1°) un projectile qui se rneut, la pointe en avant, dans la direction de son axe, soumis à une r:ésistunce proportionnelle au carré de la vitesse ; 2°) un autre projectile égal ·qui se meut de fl anc, appuyé par sa base sur le pian de l'équateur, sourois à une résistance proportionnelle à In simple v i tesse. Le mouvement de translation étant ainsi décomposé, il sera aisé d'obtenir la valeur explicite cles chemins parcourns par les pro:Jections tlu centre de gravité sur trois uxes qui se déplacent d'un élément à l'autre de la trajectoire, et de là les cheìnins parcourus parallèleroent à trois axes fixes . Car les projections du centre de gravité sur !es axes roobiles ont le meme mouvement que des points matériels clistincts qui auraient meme masse que le projectil et seraient sollicités respectivement pnr les composantes de la force qui agit sur le projectile donné, et la question sera récl.uite au rnouvement rectiligne. Après la translation, si l'on t1it tourner l'axe du projectile de la quantié :rngulaire relative · au temps très court de lf1 translat ion, on aura la position de l'axe dans l'espace. On pourra ninsi, de procbe en proche, construire Ics positions successives clu projectile. On connattra également la direction et la grandeur de sa vitesse. Il est 6viclent, que plus sera grand le nombre de parties dans lesquelle~ on aura clivisé le temps, plus la courbe ainsi .construite s'approcher a cle représenter In véritable trajectoire. Remarque J.. Il est bon de remarguer_ que cette description par points cle la trajectoire peut s'aclapter à cles lois {le la résistance en fonction cle la vitesse autres gue celle l)rclinaire clu carré, que nous avons r apportée sirnplement pour fixer les idées. Il n'est pas méme besoin que la loi de la résistance soit de nature à pou,,oir ~tre exprimée par une combinaison de signes cle l'analyse mathématique. On peut concevoir qu'au rnoyen de nombreuses expériences, eÌh faìsant mouvolr ,.e projectile sous cliverses inclinaisons et avec diverses vitesses, on ait con,~trnit uu·e tahle ù clouble entrés, où se trouvent les valeurs de la résistance correspondante aux divers nngles et aux cliverses vitesses. Au moyen d'une parerne table, on déterminera les coefticients de la résistance à employer sur chacun cles élérnents dans lesguels la trajectoire a été divisée. Pour cet effet, à l'origine de cbaque élément, on clivisera la résistance estimée suivaut l'axe clu projectile qui se trouve dans la table par le carré de
2:?20 -
1-IEMORJA DE L SAI ~T ROBIDRT
la ,·itesse estimée suirnnt cet axe: le quotient sera le coeflìcient de la résistance sui\,an t l'axe à cmploye1· pour cet élément. On divisera de meme la résistunce estimée suivant la normale qui se trouvc clans la ta ble par la vitesse estimée suivnnt la méme direction : le quotient ser a le cocllicient de la résistance suiva ut la normale à employer dans le calcul de l'élément de la courbe. Ces coefficlents, a u lieu d'etre consu:1nts, varleront d'un élément à l'autre ; mais leurs val'iations, pour l'amplitude ordin nlre du til·, se1·ont asse?. r estrelntes. Remarque 2.
Les expériences exécutées en divcrs pays avec des projectiles oblongs, ti rés au moyen d'nrmes :rayées, ont démontré que ces projectiles éprouvent t oujours une dévfation latérale ,ers la droite de l'obsen ·ateur placé au point de <lépart et tourné vcrs la tr ajectolre, cléviation qui a r c<;u le nom de déri,ation. Dans les projectiles oblongs, on s'efforce de porter le centre de gravité le plus près possible cle la partle antérieure. Il semblcrait clone, au premier aborcl, que le centre cle résistance (1) clevrnit se trouvcr derrière le centre de gravité ; et que, par conséquent , cl'a 1>rès la remarque de la proposit ion 10, la dérivation devrait avoir lieu à gauche. puisque la direction des rayur cs est telle, que le des~us clu projectile touruc de gauclle à droitc par rapport à l'obscrvnteur !)lnc·f en arrière cle l'arme. i\Iais en y regardent de près, il n'est pns difficile de se convaincre quc le centrc de rt~isu1n~ d'un projectile terminé anrérleurement pnr une partie CO· norde, tombe fort près du centre de sésiscance de la partie conoide, au coromenccment clu mouvemeu t, c'est-à-d ire tant que la clirection du wom ement cle translation fait un pctit angle avec l'nxe de figure. On voit par là qu'à moins de faire coincider le centre de gravité du projectlle a,·ec le ceutre cle résistance cle la partie antérieure conoide, ou de le t)01·ter en n Yant cle ce point, - conclition cllfficilement réalisablc e u pratique, - il arrivera toujours qu'au commencement clu mouvement le ccntre de résistance clu projectile enticr tombera devant le ceutre de gravité, et que p;ir suite la clérl,ation commencera par se faire , ers la droite (Prop. 10. remarque). A mesure que l'inclinalson de l'axe de figure sur la direction du mou,e~ent augmentern, le centre de résistance se ra ppr ochera <lu ccntre . de gravité, il l'a tteinclr n mémc et passera de l 'autre ct'lté; alors la dérlvation clrnngera de sens. Mais, pour les amplitudes ordlna il·es du tir , cet effet ne se proclult pas, on, s'il se produit, il n'a pas le temps <le compcnser la dér ivation qui n déjà eu lieu à clroite. 0
(J) Kous appelons centre de résistance dn projeclile le point où la clirection de la résnltante des résistanccs, - exercées sur tous les points cle sa surface, - cou11e son axe de figure.
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l',\ft'l'E 'fEC~ICA -
Pour fi:xer les idées s ur ks vnrintions que s nblt la tlistancc ùu centre de résistancc au centre cle gravité à mesure que l'incUn11ison dc l' axe de fìgu1·e sur la dlrcction du motn-ement augmente, nous clonnerons le tablcau suivant 1·elatif au projectile du conon ra yé de 4 frnnç;ai s, dont le cllumètre est om,084 et le poicls 37, ,O : Angle que falt l'axe de figure rlu projectilc uvee In clirection clu lllOU· vement <lu centrc de gravité.
Distance du centre de résistance au centre rle gruvité.
tlcgrrs
mètrcs
o
0,039 0,031 0,013 0,003 0,000 0,005 0,007
5
25 45 55 7i,
-
00
(1)
OnAPrr1n; IV .
SHULITUDES DES TRAJECTOJRES PROPOSITION
12.
Deu:x projectiles semblables par la forme et par la constitution intérieur e (2), cle différent calibro, Jancés par des urmes à feu rayées, sous le meme angle, clans l'alr, décrivent clcs conrbes semblebles lorsqu'on a, en meme temps : 1° Les vitesses initinles en rnison cllrccte des racines carrées cles poid,; des projectiles, et en raison inverse des cllmension linéaires cles projectiles;
(1) Le signe négntif lnclique que le centre de r esistaoce est clerrière le centre de gravité. (2) Nous cntcndons par là quc les dcux projectiles soot semblables, nonseulement au point de vuc géoructrique, mais encorc au point cle vue de In disposition de la matière, c'est-à-dlr e que les lignes cle l'un cles projecftlles sont dans un ratmort constant avec les lignes bomologues de l'autre, et de vlus, que les masses: <Ìe1, é ll'ment:,; cle l'un ,;out clans un rappo1:t coni,timt avt')C les masses cles éléments homologues de l'autre. Les cleux rapports diliérerùnt généralernent entl'e eux.
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2222 -
·
MEMORIA OET, S AU\T lWBE!t'l·
2° les vas des bélices des deux a rmes à fcu pro1>ortionnels au~ din1ensions linéaires ùes projectiles. Ces conditions étant rcmvlles, les dimensions Hnéaires dcs deux lraje<'t.oires sont en raison directe des poicls des projectiles, et en raison inverse des carrés des dimensions linéaires de ceux-ci ; le rapport des ,·itcsses des projectlles en des points homologues des dcux tr ajectoircs, est le m(•me c1ue le r apport des vite!'lses inltiales; le r apport dcs temps employés pour aniYer ,à ces points homologues, est le méme que cclui des vitesses initlales.
Fig. 60:j - Grafie-o r~na rdanre la dinwstr:1zionc
,l
pag. 22~l e se:?ucnti.
Si l'on remplace les cleux courbes à double courbure que décrivent les 'deux projectiles par deux polygones gauches d'un nombr e infìni dc cOt~s. aflu que Ies deux courbes soint i-emblables, il est nécessaire et il suffit que l~s deux polygones gauches aicnt les cotés proporlionnel,; et. pa rnllèles deux à deux, -ou, ce qui revient au ml!me, il est nécessaire et il suffit que les deux polygones gauches aient les cOtés homologucs proportionnels, et Ics angles homolo·gues de conttdgence et de torsion égaux. )fans rappellerons que l'anglc de contingence est l'angle cow pr is entre <leux cOtés conesecutifs, ou, en d'autres termes, l'ungle compr is entre deux tangentes de la courbe infiniment voisines; que l'angle de torsion est l'angle 'formé par un pian qui contient deux cOtés consécutifs a\'CC le pian pareli qui 1e · suit immédiatement, ou, en d'autres termcs, l'angle de deux plans osculateurs consécutifs. SoiC'nt O et 0' les deux courbes; P et P' !es poids des deux pr ojectiles :semblables; L et L' deux llgnes bomologues cles mémes projectilcs.
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2223-=-
PARTE TECNICA -
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Prenons sur les dcu x courbes O et 0' deux arcs tels, que les temps T e T,._ nécessuires pom· les parcourir soic11t dans la .proportion
'YP . ,p· · -y;-
T ·T·· . "L
Divisons le temps T en particules infiniment petites t, que nous nommcrons. des instants, et soient marqués, sur la courbe O, des points successifs 1, 2, 3, etc., où vient passer d'un istant à l'autre le centre de gravité du projectileP. Joignons les points O, 1, 2, 3, etc., par cles clroites, et considérons la courbe comme un polygone d'une in.finité de cOtés. Divisons le temps T' dans 'le meme oombre de part.ies égales que letemps T. Si l'on désigne par t' une de ces pnrties, on aura évidemment: t :t
. \IP ::-y;
'\/P'
7; ·
Mnrquons sur la courbe 0' tlcs points successif l', 2', 3', etc., où. vlent: passer le projectile P' d'un inst:rnt à l'autrc. Considérons maintenant les cleux projectiles à l'origine. D'après l'énoncécle la propositlou, les cleux vitesses initiales 11 0, 1to' satisfont à la conditiou suivante:
,
110:110:
\'P :y
Les forces 1)rovenu11t de la résistance tlu milieu contre les deux project!, !es que nous supposerons paraUèles 11 l'origine sont évidemment entre clles commc les carrés des v1tesses et COlllme les aires des surfaces sur lesquelles s'exerce la réslstance dc l'air, c'est-à-dire comme
et !es accélératlons qu'elles produisent comme
Si l'on a égard au rapport 1)récéd~nt. cles cleux vitesses initiales 1i0, lto', on voit <I..Ue ces cleux accélérapons sont égales. Outre la résistance ùu milieu, les deux projectiles sont soumis à ia pesanteur; mais ici, de meme les accélérations produites par cette force sont égales pour les deux projectiles. Il est de plus évident que, sì lcs directions du mouvement à l'origine des. deux projectiles sont parallèles, les deux accélérations d'UJl projectile prove-J!ant de la résistance du milieu et de la pesanteur sont respecttvement parallèles et dirigées dans le meme sens que les accélérations de l'autre projectne. Il en résulte qu'à l'origine les deux pro·jectiles ont des accélérations totales. égales en intcnsité et en direction.
-
2224
hlJ:;:\I0nIA DEL SAI .KT HOBER'l '
Soit f l'accélér ation totale comroune, m l'angle qu'elle fai t avec la direc9 on du mou vemen t à l'origine . .Au bou t du temps infiniment petit t , la vitesse s ur la courbe o· au point 1 ser a
et la vitesse sur la courbe 0' au point l', après le temps t' sera 'I.ti'
=
+ f t' cos ni.
'16' 0
Or, nous avons \ -P . : : t : t' : : L . tto : i,.o
,,p·
T
on en déduit
c'est-à-dire qu e les vitesses a ux points qu'au x points O et O' . La longueur du còté 01 sur la cour be somme des vitesses au :s: deu x extrémités ponr son expr ession 1 1.1 0
1 et l' sont dans le mème rapport .
s'obtiendra en multipliant la demipar le temps t; en sorte qn'on aura
O
t + . - f tI2 cos m . ~
On aura dc mème, pour la longueur clu còté O'l' de la courbe 0', tt,0 t '
+
1 .,, rt'2. cosm.
2
En ayant égard au rapport de u. 0 à u.0', et de deux còtés sont entr e eux corome P p· L2 L '2
à
t' , on déduira que les
11 nous f~ut maintenant prouver qne les angles de cont ingence et de t0rsions des deux cour bes sont r espectivement égaux deux à tleux. Soit OT la <Zir ect-ion de la v i tesse ini tial e 1i"' ou de la tangente à la courbe O au point O. Prenons sur 0 '1' une droite O.a égale à ·1t t , c'est-à-dire à l'espace qui serait décrit par le mobile clans l' inst ant t , en vertu seulement de la vit esse u 0 • J oignons A. ,rn point 1. L·e coté A.1 du triangle O.Al sera égal à l'espace 0
_1:__ f t2 2
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2225 -
18) 5 · 1870
rAiffl~ TECNICA -
que ferait parcourir au mobile pendant le temps t, s uivant sa direction, la force qui le sollicite, inclépendamment de la vitesse 1b0 . Le còté 01 est l'espace que p{lrcour t réellement le mobile, et nous uvons vu cHlessus qu'!I est égul à u0 t
l
ft 2uos m.
+~-
Nous avons donc OA À.
Ol =
1
ii0
=
11 0
l
= 9..,t+
t,
ft2'
l
2
.
ft2 cos m.
Si l'on falt la mème construction relativement à l'autre courbe O', ou aurn un autre triangle 0 ' A'l', où O'A'
=
u 0' t'
.A' l ' = _l_ f t'2 2
O' 1' = n'0 t'
+ ;
ft'2 cos m.
En ayant égard au rappart de u 0 à tto' et de t à t', on voit que les cOtés des deux triangles sont proportionnels; donc, ils sont équiangles, et !es dcux angles de cont1ngence A.01, A'O'l', sont égaux; de sorte que, s i les deux tangeutes à l'origine soot parallèles, !es deux clltés, 01, 0'1' le seront aussL De plus, les accélérations des deux projectiles étant parallèles, il s,'ensuit que le pian qui contient la tangente à l'origine et le premier cOté 01 d'un poJ.ygone sera parallèle nu plan bomologue de l'autre polygoue, Le projectilc P étant a rrivé a u point 1, sur la courbe O, pour avoir la positlon de son axe daus l'espace en ce point, il faut, d'après ce qu'on a vu dans la proposition 10, le faire tourner autour du cOté 01 òe l'angle vt lTsiu a
De mi!me s ur la courbe O', au point homologue l', il faut faire touruer h! prnjectile P' autour du cOté 0'1' de l'angle v't' V'si11a
Les deux vitesses angulaires v et v' sont en raison directe des résistances estlmées sulvunt la normule à l'axe de figure du projectile, en raison dlrecte des distances dn centre dc résistance au centre de gravité, et en raison inverse des mome uts d'inertie des dcux projectiles.
....:.. 2226 -
MKMORIA DEL SA!):'r
ROBERT
A cause de la similitulle géométrique des cleux projectiles, !es r ésistances seront propol'tionnelles au x carrés cles dimensions Iinéail'es; elles seront, en ou tr e, proportionnelles aux car rés des vit esses; de sorte qu 'on aura r,2 u·2])
v : v ';: - - - 1
L '2u' 12
D'
1'
où D,D' , désignent poul' chaque project ile la distance du centr e de résistance au centre de gravité ; 1,l', les momeilts d'inertie par rapport à un axe perpendiculaire à l'axe de figure, et passant par le centre de gravité. Nous avons supposé gue les deux projectiles étaient semblables non-seulement au point de vue géométrique, mais encore par leur constitution intérieure; c'est-à-dil'e nous avons supposé les deux projectiles comme formés d'un m&me nombre de molécules semblablement disposées et possédant des masses dans le rapport de P a P'. Dès lors, on aur a Ies propol'tions D : D' : : L : L' 1 : 1' : : PL2 : P' L '2.
d'où l'on déduit D
1
D'
1. .PL
17
. .
,
Lu
1 P 'L''
et par suite 2
1·v . · v. ·.· -p-
En vertu de la reiatìon entre
it,
et u.', _trouvée précédemment, il vient
. · .. 1
v . v .. L.
1
77'
Et puisqu'on a
on obtiendr a
,-
··t ·. v' t' .. p ·. . . \L2 ~
La vitesse initiale de l'Otation l', a insi qu'on l' a déjà. remar qué dans la proposìtion 11, est en raison clir ecte de la vitesse de · projection et en raison inverse du pas cle l'hélice cle l'arme; clone, on aura . i, v. · v.. .. _ o_ . 1) f)
et p' étant les pas des rayures.
-
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1815 · 187()
PAit'l'rn 'l'EC~ICA -
D'après l'énoncé de la proposition, on a
. VP
i10:
uo : : L
,Vp· 1/.
p:p'::L : L ' ; il
en résu lte -p
V ·v·. V' ·· . . L2
\ IP '
L'2
Nous avons obtenu la méme proportions ent.re vt et v' t' ; nous aurons donc l'équation vt v't' lTsi.n. a V'siu a On en conclut que les axes des cleux projectiles aux points 1 et l' tourneront de la meme quantité angulaire et prenclrout une direction parallèle. D'où l'on voit qu'aux points 1 et l' les deux projectiles sont dans le~ mémes conditions, sous le rapport de la direction et de la vitesse, qu'aux points O et O'. En répétant aux points 1 et l', co1;1-sidérés cornme de nouvelles origines, le mème raisonnement qu'aux points O et O', on trouvera que le second _cOté de la courbe O est proportionnel et parallèle au cOté homologue de la courbe (J', et, d e plus, qne le pian qui contient le premier et le seconcl cOté de · la courbe O est parallèle an plan homologue de la courbe C", et, par suite, que l'angle de torsion est égal dans les deux courbes. En raisonuant. ainsi cl'un cOté an coté suivant, on peut conclure que les~ deux polygones ont les cOtè;; homologues proportionnels et parallèles, et que, par suite, les deux courbes O et C' sont semblables. Ce 11u'il fallait démontrer. Le rapport de similitnde ) inéaire entre les deux courbes est égal au rar>port des cOtés homologues, c'est-à-clire ,égal à p
.P'
T,2
1,"2.
Le rapport des temps nécessaìres pour parcourir cles arcs ,semblables est
VP
L
VP' L'
Le rapport des vitesses en des points bomologues est
VP L -
VP'
T
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Mllll\LOnIA DIDL SAI.KT ROBEH'r
Oonséquence l.
Si les deux projectiles ont. le meme poids sl)écifique, on aura p : p · : : J,3 : L'3
Dès lors, le rapport cle simllitude llnéaire entre les deux trajectoirei: deYient L L '; le rappor t des temps, ainsi que celui des vitesses
On peut, en conséqtience, .cnoncer le t béorè10e suivant : Les armes à feu r ayées de calibre différent, dont le pas est propol'tionnel au calibre, fournissent des trnjectoires semblables toutes les fois qu'elles lancent, sous la meroe élérntion, des projectiles scmblables, dc meme poicls spéclfique, avec des Yitesscs proportionnclles aux racines carrées cles calibres. Dans ce cas, le rapport de similitude linéair e entre les clcux t t·nj ectoires sera égal au rapport des calibr es ; le r appor t des temps, ainsi que celui des 'li.tesses, sern égal nu r apport des r acines carrées clcs calibres.
Oonséquence 2.
Si l'on a L= U
!es cleux projectiles seront égaux qunnt à la forme extér leure; alors le pas dolt etre égnl de part et d'nul re pour qu'il y nit similitucle. Dans ce cas, le r appor t de similltucle des longueurs enl re les deux tra jectoires sera égnl ll P : P';
c-clui cles temps, ainsi que celul des vitesses, sera
" De là, il suit quc, dans la mème a rme à feu r ayée, les trajectoires, qui résulten t cle divers projectiles de meme forme extérieur e el de poids différent, serout sembla bles, si ceux-ci sont laticés, sous le mème angle, avec des vi tesses l;)roportionnelles aux racines carrés de leurs poicls.
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PAHTE TECNICA -
Oonséq1ience 3.
Si l'on a la proportion L : L' : : P : P',
le r apport cles temps, ainsi que celui des vitesses, clevient 1
VP
1 \'P'
et celui des climensions linéaires des trajectoires 1
P.
1.
F
Remarquons gue, si l'on admet lEis lois usuelles entre les vitesses initiales et les charges de pouclre, d'après lesquelles les vitesses initiales sont égales, dans cleux armes à feu dillérentes, pour le meme rappot·t entre le poicls de la charge et celui clu projectile, et, clans la rneme a1·roe, les vitesses initiales sont entre elles comme !es 1·acines carrées cles charges et inverses des racines carrées des poids du boulet, il est uisé cle voir que les cleux vitesses initiales, dans le rapport cle t Vl' VP' seront procluits par deux chargcs égales. Pru· conséquent, les armes à feu rayées, dont le pas est proportionnel au calibre, qui Iancent des projectiles seroblablcs, cle poids proportionnel au calibre, donnent des trajectoires semblables, lorsqu'on les tire avec la mème. charge de poudre, sous la meme inclinaison.
Oonséqitence 4.
Si l'on a ,r,2 : L'2 : : p : P',
la similitude se change en égalité, et les cleux trajectoires sont superposables, Ce qui nous concluit au théorème suivant: Sous la merne inclinaison, et avec la mème vitesse initiale, le mème tirest fourni par toutes les armes à feu rayées, assujetties à la condition que, le pas cles hélices et le calibre soient proportionnels à la r acine carrée dQ_
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MEMORIA DEL SAJ~'.r ROBl~H'l'
poids clu projectile, ou, ce qui revient au meme, assujetties à la condi tion que le pas et le calibre soient réciproquement proportionnels au poids spécHique du projectile ; les projectiles étant d'ailleurs semblables.
Conséq·1Hmce 5.
Si les projectiles ne possèdent aucune rotation initiale, c'est-à-dire si l'on a V.' = o. V = o, il est aisé de voir, en reprenant la clémonstration du tbéorème général, que la similitude des tr ajectoires aura Ùeu lorsque les distances clu centre de résistance au centre cle gravité sont entre elles comme
L4
p
1,'4
y
Pour satisfaire à cette conclition, il est nécessaire qu'on ait la proportion
" p: p· : : L3 : L '3
car les <le ux proj ectiles étant scmblables par la disposition des roolécules, les distances du centre de résistance au ccntre de gravité sont clans le rapport de L : L'.
Donc, deux projectiles semblables, lancés sous le meme angle, sans rotation initiale, décr ivent des trajectoires semblables; . si leurs poids sont proportionnels à la troisièwe puissance c1es diamètrcs, et si lem:s ,itesses de projt.'C· tion sont proportionnelles à !a racine carrée des diamètres. Dans ce cas, !es dimensions Unéaires des trajectoires sont propor tionnelles aux cliamètres. Ce théorème se rapport :m cas clu t ir c1es pr ojectiles e:s:centriques, dans les armes à feu lisses, lorsqu'on place la ligne qui en contient les centres de gravité et de figure dans J::i. direction de l'axe de la pièce.
Oonséqnence 6.
Si !es centr es. de gr avité et de résistance se confonclent, clans t outes !es positions que peut pt'èndre le projectile, la résistance du milieu n'aura aucune iufl.nence sur le mouvement de rotation, qui dépenclra. uniquement de la rotation initiale ; alors, pour que !es trajectoir es soient semblables, il suffit que
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!es projectiles soient semblables et que !es vitesses initiales soient dans In proportion de
Les boulets sphériques bomogènes satisfont coruplètement aux conditìons de similitude· et de coiuciùence cles deux centres; de sorte qu'ils décriront de~ trajectoires semblables lorsòue, étant lancés sous le mème angle cl'élévation, les vitesses initinles sont comme
VP T
·Vp-
\Ì Lrt ;
Vl/ 1t'
L'
ou bien comme
" et
.t' étnut kis poicls specifiques cles projectiles. On tombe ainsi sur le théorème que les F-rauçais attribuent à Borda et les
Anglais à Ilobinson, théorème qui se trouve évidemment compris, comlll_e cas particulier, dans le nOtre,
Il est bon de remarqner qu'à l'aide du théorème général que nous venons cl'établir, on peut, clu tir d'une seule arme à feu, déduire des règles pour le tir de toute autre arme. En effet, supposous qu'on possède les tables de tir d'un canon rayé, par exemple clu cauon de 6, tiré sous toutes les inclinaisons, avec toutes les charges praticables et avec tous les pas cles rayures. Soit maintenant proposé U!l autre canon rayé, par exemple le canon cle 12, il sera aisé cle trouver sur-l~-champ la table de tir de ce canon. A cet effet, on déterminera d'abord quelle est la cbarge et le /)as clu canou de 6, qui fournissent des trajectoires semblables aux trajectoires du canon de 12, en nyant égard A la conditìon que les cleux vitesses initiales soìent dans le rapport cles racines carrées de calibres, et les cleux pas clans le rapport cles calibres. Cela fait, il suffira, pour cha.que angle cle projection, de multiplier par le rapport cles calibres ln portée, la dérivation, la hautetw, du tir, etc. du canon cle 6, pour avoir la. portée, la clérivation, etc., corresponclantes clu ca· non de 12. D'où l'on voìt qu'en se servant de ce t!Jéorème, on n'aura besoin que de sìmples proportions pour clécluire d'une série <l'expériences convenables, exGcntées avec un seul cnnon rayé, ou méme avec un seul fusi! rayé, les tables de tir d'un canon rayé on d'une carabine quelconqu~. C'est pourquoi uou!j croyons ce théorèrne cligne cle remarque, et nous nous permettons d'appeler sur lui l'attention des artilleurs,
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MEMORIA DEL S AIXT noBERT
NOTE S1{r le oentre de resistance d,1,1,11, cylindr e dro·i t Nous avons admis, daus la pr ovosition 8 et suivantes, ·que la rés ultante de toutes Ies ac:tions élémeutaires exercées par le milieu résista nt sur la sur·fa ce d'un cylindre droit, passe constamment par le milieu· de son a xe de fi. g ure. Mais peut-étre en prat iql1e le· ceutre de résis tance ne coincide-t-il point .avec le centre de figure. En etret, nous trouvons, dans. le mémoir e de M. Magnus, « Sur la dévia.tion due au movement de rotation des projectiles », qu'ayant soumis à un <!ourant d'air horizontal un cylindrc équilatère droit, suspendu à son centre de .gravité, dont l'axe é tait dans la direction du centr e d u cour a nt, mais légèJ:'ement inclin~ à l 'horizon, il est a rrivé que le cylindre preQait tou jours la position horizontale. ;D'où l'on doit conclure que la résultante de la pr esi::ion -exercée par le courant contre le cylindre passait par la par tie de l'axe de ce corps située eu ai;:rièrc c1u centre de gravité, ou, en d'autres termes, par la 1>artie de cet axe Rit uée du cOté postérieur d u cylin<lre. Nous nous expli<1uons ce fait par les expériences d u professeur Avan -zini (1), sur le centre de pression ou de r ésistance clans le cboc oblique d'une -veine fluide. D'après ces ex périences, lorsqu'un plan est mO. obliquement dans un fluide, le centre de rés istance n'est point au centre de figure de la surface; mais il se t r a nsporte Yers le e:oté de la plaque 1e plus avancé d a ns la clir ection -du mouvement, et la distance cles deux cent res est : 1° cl'autant plus gra nde que l'angle d 'inddence est plus aigu; 2° d 'autant pl us petit que la vitesse est plus grande; 3° d'autant plus petite que la plaque est plus longue et plus étroite. Cela posé, on YOit que, dans l'expérience cle M. Magnus, le centre de :résistance de la base pla.ne d u cyliudre, exposée au courant, au lieu de tomber -:à son cent re, sera plus pr ès du bord le plus avancé; de telle sor te qne le cilynclre clevra èt1·e ramené à l'hotizolltalité. Mais si ce phénomène est s ensible, dans le cas de médiocres vitesseil, il te sera beaucoup moins, pour des vitesses aussi grandes que celles imprimées ·par la poudre ; ca r, d 'a près les expériences de M. AYanzini, la distance clu ,centre de résistance au centre de figure e~t cl'autant plus petite que la Yitesse -est plus grande. Ceci, a n r este, ne moclifie en rien la mar che que nous avons indiquée pour t r acer ou calculer par points la tra jectoire des projectiles lancés par les armes à feu r a yées, car nous y soppi5sons que la r ésista nce oblique e:xercéc ,contre le pr ojectile ait é té cléterminée à l'aide de l'expérience, laquelle tient. implicltement compte d~~ toutes les caui:;es connues ou inconnues, qui infiuent -sur le phénomène. (1) NuoYe ricer che sulla resistenza cle' fluidi. I stituto Nazionale Italiano 1:omo I , pa r te I.
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P.\HTE '1:/.èCI\fC,I -,
§
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III
POLVERI ED ESPLOSIVI Il problema degli esplosivi in tempo di pace e in tempo di guer, ra. - Gli esplosivi e la resistenz a delle bocche da fuoco. - Carattere mondiaie, della questione degli esplosiv i. - La polvere nera ; dosamenti e graniture. - La polvere « inoffensiva» del Cavalli. - Polveri da guerra; metodi _di fabbricaz ione; le opinioni del Saint Robert. -. Prova della polvere nera. - _Cariche di lancio. - La polvere nera co-. me carica di scoppio. - Nuovi esplosiv i. ·_ Ascanio Sobrero. - Sostan-. ze innescanti; fulminati e miscele. - Mistura pirica per le spolette. - L_e polveri alfa fine del periodo 1815- 1870 . - Esperienze e s tudi. Ùn altro primato del Saint R.obert. ·
P er la più esatta comprensione· di quanto andremo esponen-, <lo gioverà ricordare che in tempo di pace le esigenze della conservazione degli esplosivi assumono peculia re importanza tal volta addirittura prevalente sulle altre quaUtà e condizioni cheda essi si richiedono. Così è, in modo caratteristico, delle polveri infumi alla ni.trocèllulosa,, con o senza nitrogliceri11a, le qualì posso110 alterarsi spontaneamente, al punto da ,divenire perieo-. lose. I n tempo di guerra invece, su tutte le altre condizioni hanno. deciso predominio le esigenr,e che diret tamente si connettono, all'impiego al quale gU esplosivi sono desti.na,ti, ~ntre poi talvolta sp~cialmente in considerazione cl eUa comnosizione <legli f1Splosivi stessi assume particoiare importarn~a l a ·necessità imperiosa· di sopperire in tempo utile alla mancanza O' quanto meno. alla deficienza delle materie prime. Quest'ultima circostanza non si prese.ntava qnasi mai allol'chè si nsav:t la ooh·ere nera, ma si. verifica invece oggi giorno.
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POLVERI ED E'.'::'Pi,0Sl\'I
Le grandi e prolun g::Lte guenc poi-ta110 iuevitabilmente a perfezionare la messa a pu11 to della fabbricazione degli es11losivi, mettendo d'altra parte in evid1:'11zn. nuo ve aspfrazioni tendenti all'accrescimento dell.:L loro potenza. Sono Questi problemi che provocano e a limentano una complessa, congerie di i;tuc1i e di tentativi e di realizzazioni di nuovi mezzi d'azione : ·essi sorgono durante le guerre ,e possono poi persist ere e dm·are per decenni anche in seguito. Il primo caso .si verificò per le guene nanoleon iche, mentre il secornfo comparve e si atformò dal 1870 in poi, ma sopratutto dopo l ' ultima g-ra,1de guerra europea, in conseguen7,a · dei n uovi esplosivi chimici. Questo breve quad r o sarà g nida alle nostre investiga zioni storiche. Dobbiamo anche tener presente che l'cc Artiglieria - sono parole del Piobert - 1837:
le
« come tutte ar t.i che comportano l' impiego di parecchi elementi la cui conn essione intima fa reagire sugli altri le modificazioni appor tate ad uno di essi, non ha potuto pr ogre<lire che col concorso di perfezionamenti 1·ealizzati simultaneamen te nelle di Yerse sue parti. Questo acco.rclo, difficile acl ottenere, non può essere for tuito, e non si ottiene per lo più che in seguito a tentativi lunghi e dispendiosi >).
Così fu .delle .po1'-eri primitive che ebbero effettivamente forma cli pol,ere, e poterono r icever e st rutt ura granular€ soltanto quando fu. possibile di mi gli orare le artiglierie e l e a rmi in gern.,r e. Il forro fuso e la perfeziona ta, f usione del bronzo, aumen tando la resistenza ,d elle artiglierie, permisero ch·c d.i pa,r·i passo potessero aumenta1·c l ' eftici.enza delle polveri che dallo stato pol veroso passarono all'uopo alla str uttura, granulare. L 'int r,oduzione della, rigatura delle artiglierie complicò pertanto il problema e diede luogo a nuove solirnioni, cù,e esamin er emo in seguito. Il ·ff'nomcno e la 0onseguente affermazione del Piobert sono su~sisten ti semp1'e e · si. , erificano. anche oggi.cli allorch è, pe1' accresc_e r e fnor d.'ogni misura le velocità iniziali dei proietti, si è obbligati a costruire le artiglierie 0011 acciai ult ra resistenti e· cerchfarle con modalità n.tte a sopportare pression i enormemente superiori al consueto. ad adottare snec.inli mez½i di innescamento, e vfrt dicendo . Sono sempre gli stessi fenomeni che si ri -
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l'ARTl!1 TgCNICA -
1815 - J.870
prodlicono in ciclo, compli.candosi però sempr,e più, e obbligando anche a ricorrere a principii affatto nuovi. Occorre insomma una perfetta concordanz11 di aumento fra la resistenza dei materiali di cui sono costituiti e le bocche da fuoco e i ,proietti, la pcitènza -0 la forza distruttiva degli esplosivi, i mezzi di innescamento deUe cariche di lancio e quelli degli esplosivi di scoppio 'dei proietti; a regola,re ed a raggiungere la necessaria concordanza nei predetti progressivi 11umenti possono occonere . tutta una generazione di studiosi ,esimii e non pochi lustri di tentativi e di esperime11ti. grandemente onerosi. '" Infine: i.:on dimentichiamo neppure che il problema degli esplosivi occ1.1pa e preoccupa tutti gli Stati e tutti gli Eserciti tantochè esso è di · interesse universale .ed. ha perciò ca,r attere mondiale. E pertanto, mentre è compito specifico di dedicare questo nostro studio all'Artiglieria Italiana, è pienamente giusti:fi.cato se, più di mm volta, dovremo accennai·e a concetti maturati in altri Stati, occi;·p andoci <li esplosivi, di munizioni e di materiali concretati altrove all'Estero. ciò essendo talora indispensabile per la più chiara ed e~auriente trnttazione del tema, ehe consideria.mo e che è strettamente legato alle varie questioni . che al problema degli esplosivi si connettono.
LA POLVIDRE :NERA · ÌL DOSAMIDNTO E LA GRANITURA
In questo periQdo che va dal 1815 al 1870 l'esolosivo· che viene ovunque adoperato, sh1 come mezzo propellente che come agente di scoppio dei profr.tti cavi, è la, sola poh~ere nera. Altri esplosivi, pur essendo comparsi in questo periodo ed avenò.c, formato subito oggetto di stndi e di ricerche ner parte -dei diversi Stati, non trovarono viceversa un vero imoieu-o nella · pratica, nè una qualsiasi applicazione generale perchè nei primi tempi non erano sufficientemente perfezionati. Soltl'lnto negli ultimi decenni del secolo scorso, i notevoli progressi della chi-
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POLVERE NERA -
D0SAMEX'l'O JlJ GR:\Nl '.l'uRA .
mica accompaguandosi :proficuamente con le crescent i esigenze delle armi nel campo tattico, consentiron:o· che tali nuovi esplo sivi potessero trovare larga, e adeguata applicazione corrispondentemente agli effetti .che con essi si volevano conseg:uire. Non è inopportuno ricordare come nelle armi da fuoco. che sono vere macchine termieh~, la suddivisione della materia èsplosiva in grani, permetta la graduabilità del fenomeno termicomeccanico di propulsione. nell'interno delle armi stesse. Col variare dello spessore, della densità e della forma dei grani variano la durata di combustione della polvere e la quantità cli gas emessi clalla polvere stessa in ogni istante : « la granitura)) <~ quindi, in certo qual modo, quasi come il vola,n o delle moderne macchine, supremamente regolat rice della combustione. Verso l a metà del xv· secolo, la polv-e re nera, e.be allo .stato di . polYerino ir,i.coerente ha gli inconvenienti cli bruciiue ircppo lentamente, di aver e azione irreg-0lare, cli essere fortemente igro scop1cà e di presentare una facile tendenza alla separazione dei suoi componenti elementari, per l 'impiego nelle armi da fuoco comincia ad essere confezionata in ptccoli grani, i qua.li, pur essendo dissimili fra l oro per forma e dimensioni , accrescono la potenza della polvere jn co·nseguenza dei fenomeni di accensione, cli infiammazione e di combustion e, fen omeni che 11el processo esplosivo con ta:li grani si manifestano in modo tutto speciale. La, forma dei grani fu però a lungo subordinata, più che ad aHr,e c-ondizioni, essenzialmente. alle macchine e ai mezzi coi quali si eseguiva la granitura, e fn soltanto · l'avvent o della rigatura, che impose l'a_d ozione cli particolari graniture. Le poltveri in piccoli grani, adoperate per lo innanzi, erano invero trClppo vivaci, in confronto al "loro piccolo volume, alla ·forma irregolare dei grani ed alla l oro pi ccola densità reale ; tali polveri a. piccoli grani erano quindi limitatamente compatibili solfanto con armi di piccola potenza o molto cor te come ner es. i mortai. Con la r igatura e il consegue11te caratteristico aumento di potendelle artiglierie si aumenta la, resistenza al moto cìe1 nroietto nell' anima, mentre crescono i valori della pressione musi-ima : si realizzano velocità iniziali r ilevanti, si accrescono i calibri e si
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l'AHTE TEC~IC.-\ -
1S15 - 1870
:rnmentano i pesi dei proiel li. I grani troppo piccoli essendo eccei-~ivame11 tè vivaci per ],e g1·osse ai·tiglierie, vennt-i:o i.ngroi-sati, ma tale iJJg1'ossamento dei grandi :finì per farli dfrcntare pnò t1·op110 lenti; da questi fatti sorse come ])lima conse!tuenzn di dover allungare le bocche da fuoco , passando dai morlai ai can. no11i, .con che si ebbero poh~e1:i di clfrerse granitme rispetti,a me11te per mortai e per cannoni. Nella giù, citf~ta, classiC'n, memoria « sngli scoppi notevoli )), n C'arnlli prende in esame le espe1•ienze eseguite in Helgi,o negli :umi 1854 e 1855, con la polvere dilaniatrice vVett~ren e quelle effettuate an:1 nostro Saint Roberl; nel biennio 185G-l857, con fa. polYer:e ai pestelli, - da lui. indesiderata, - e ne ricava curve e tabelle che gli. permettono genialmente di dedurre e slabilire quale sarebbe ]a via cla segufrc nelfa fabbricazione della polvere da fuoco, per ottenere 1m tipo speciale, che egli clenom.ina « polv<~re inoITensiva » per l'esistenza e la conservazione delle artiglierie : polvere la quale, più che dal modo di produzione - pestelli, bot ti. macine, strettoi, ecc. - dovrebbe trarre vantaggio èla qnnli.t.:ì. fo,ic·he spef'i.ali e cioè dalla forma . dalla densità e dalla gro~sezza dei grani.. Ecco l'origine scientifica delle polveri ad azione regolare, lenta e progressiva, ottenuta con grani grossi e aventi fo1·me geometriche regolari, razionalmente determinate, primo istradamento verso le strette dimensioni caratteristiche delle polveri colloidali. Negli « Scritti editi e inediti del generale Giovanni Cavalli, 1910, vol. IV>> leggesi un chiaro riassunto della Memoria del 1867, al titolo XXI : « Cenni sulla ,ottenuta polvere da guerra inoffensiva per le bocche da fuoco, tanto più necessaria dopo la loro rigatura>>. Lo studioso ocl il lettore che voglia approfondire il pr,esente al'goment6 di capitale importanu 1,, potrà prender conoscenza cli quelle poche pagine (da 57 a 60) e rilevare per quali circostanze, inerenti anche alla costruzione delle artiglierie, il Cavalli c·oncludesse affermando che « In più maniere si potrà adunque !'are della polvere da cannone inoffensiva; e si potrà pertanto desistere dalle ulteriori costosissime compere all'est.ero di bocche cla fuoco di varia costruzione, pet' nulla più rassicur a,nti nè duratnre, e fabbricarle in paese con buon ferro fuso
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CRf'l'!J:UI DEL CAVALLI E OL,JL :-;OBREHO SUJ,LE POL\"Ilml NIWE
'Cli cui si b::mno le migliori qualità.. realizzando la nstosa econo mia di nove decimi ci.rea delle spese occouenti ». P er conseg1ùre i desiclern tj aumenti di potenza delle i:>oln•ri. -e soddisfare alle suaccennate e::-igenze, oltre che alle graniture :si può far l'icorso anche a speciali closamenti delle t re consuete sostanze fondamentali che costituiscono la polvere. Difatti, per ·e 'sere lenta e:, dotata di gran de potere propulsivo, e:ssa doveva -contenere: molto nitro cioè il comburente che fornisce l'ossigeno ; in giusca misura il carbone_ ossia il combrn;;tibile ; e nella minor quantità possibile lo zolfo. il <nrnlc altrimenti « resterebbe in parte incombusto~ impede11do la combustione completa « del ca.rbone, e hu,ciel'ebbe nell'arma. clono lo sparo, un miscu'« glio piroforico di ~olfuro di potassio e carbone, capace di ac« cendere una nuova carica 11el1 1 atto in cui questa s'introduce « nell'arma (Sobrero - Manu ale di. chimica applicata alle armi ·(( 1856) )). Pertanto a d onta dei perfezionamenti che. dopo l'introduzione delle armi rigate , f urono adottati nella fabbricazione delle polveri nere e brune, - queste ultime fabbricate con ca1·bone bruno, cìoè meno carbonizzato del nero. - la polvere nera ebbe vita effime1·a, quale e:;;plosivo balistico, essenzialmente perchè negli ultimi. decenni dello sco1·so secolo le « polveri infumi », deriYate dalla nitrazione del cotone. si sostituirono quasi completamente alle vecchie polveri fumogene. provo('ando radicali ruo'Cli:ficazioni nell'impiego delle a1·mi e so. tanziali mutamenti nella stessa condotta della guerra.
,c
LE POL VERI XERE DA GDIDHRA
PrtOGREJSSI NEI M ID'l'ODI DI FABBRICAZIO:'\E - 00LT,AUDAZIONID
Per quasi tutto il periodo che s tiamo considerando. la nostra Artiglieria ad operava la << polvere da. cannone>> col closamento -a ntico correntemente denominato « sei. asso ed asso» e caratterizzato da: 75 parti di rùtro, 12,5 di carbone e 12,5 di zolfo. I -grnni di tale polvere hanno dapprima dimensioni comprese fra -
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l'AltTul TEC:'.\lCA -
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mm. 1,4 e 2,5; di'mensioni che si riducono in seiruito fra mm. 0,7 e 1,5: per la fucileria si adopera una« l)olvere da fucileria J) del. lo stesso dosamento, ma con grani più piccoli che dapprima va~ riano da mm. 0,6 a 1,4; riducençlosi poi)n seguito, dà mm. ù,4a 0,7. Un'altra polvere a grani ancora più piccoli (mm._0,1 a 0,6} e quindi più viva, viene poi fabbri.cata ner le cartucce della carabina, d0; bersagliere e denominata « polvere da bersaglieri J). Queste tre specie di polveri sono correntemente contraddistintesotto il nome collettivo di polver~ cla guer.ra, per distinguerle dalle a,ltre, « da mina Jl e << da caccia )l, l e qnali ultime banno le· seguenti caratteristiche : quella da mina è a grani r-0to:ndi, con dosamento 62 - 19 - 19; quella da caccia, è a grani a ngolosi e con dosainento 77 - 14 - 9. La polvere da mina, « dev'essere alquanto .« meno pronta allo scoppio e dotata di minore elaterio Jl; per la polvere da caccia, « che in Francia dividevasi in fina, sopraffina. « e reale, richiedevasi la maggior energia possibile e la completa « combustione degli elementi, cosicchè la massa, irasosa sia nelle« migliori condizioni di -elastieità e poc-0 riesca il residuo fisso e( nell'arma J) . , I criteri fondamentali per la fabbricazione delle polveri sono pressochè gli stessi ovunque ed in tutte le epoche <~ si riferiscono. alle necessità di triturare i componenti elementari, mescolarli, e suddividere il -miscuglio in grani. l\1a i sistemi pratici di fab-bricazione sono invece sensibilmente diversi, e vennero perfezionati lentamente in lunga serie cli anùi. dopo nnmerose esperienze, prove e tentativi. accompap;nati altresì da molti tente'n-na.menti. Gioverà pertanto un breve rfassunto storico al riguardo, giacchè nei dibattiti che sorsero nella trattazione di così importanti questioni rifulsero le benemerenze di Italiani degni in-vero della nostra ammirazione. Il ger1erale Cavalli si occupò anche della fabbricazione della, polvere; ma chi sh1diò a fondo il problema fu il maggiore Saint Robert. Se egli non fosse una delle maggiori ·figure scientifiche della nostra Artiglieria, non ci permetteremmo di dire cosa che taluno potrebbe forse tacciare cli inopportuna e di intempestiva, in questa severa trattazione storica. Ma tant'è. Ohi ben pensi, non può non ravvisare un primato di nobile disinteresse nella
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UN OPt::SCOLO DEL l'iAI~T 1:0ilER'l' SULLIJ;
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POLVERI "'1EHll:
dichiara:éune che apre la prefazione di un suo sc1·itto del 1::\52, modeste di volume, ma onnsto di esperienza e di acume, i ntito lato (( Della fabbricazione della polve1·e da fuoco. - Conside1·azioni e propoBte del Conte P aolo di San R oberto. maggiol'e di Artiglieria>). Chiamato da innata predilezione a qnegJi studi balistici ne' quali tant'orma egli dovea stampare, il nostro Grande Artigliere non esitò, nella sna qualità, di Direttore della Fabbrica delle polveri di Torino, e sotto l'assillo del grave pericolo che incombeva sulla citt à per la grande vicinanza del detto pol,erifìcio, a farsi chimico e ad approfondire da par suo - chè tutte le questioni s,i cerava « ab imis fnnòamentis >) - la tanto discussa que tione della fabbricazione della polvere, lieto di poter contraddire i pretenziosi dettami sanciti e proclama li in qualche paese estero e che in quell'epoca facevano legge. Per esser e più efficaci ci serviremo delle sue stesse frasi, scritte questa volta nel patrio idioma, anzichè in lingua francese alla quale egli, scgut>ndo la t r adizione di u~o corrente i:;p~cic nPlle nostre fanùglie del vecchio Piemonte, fece ricorso per scrivere e tra.m anda1·e le Sue classiche Memorie sdcn1ifìche. Qnesto scritto del Saint R obert del 1852, - « aureo opuscolo >), com'ebbe a definil·lo il capitano Ellena nel suo« Corso di m ateriale d.'artiglie1·ia del l 72 », « preziosissima pubblicazione» come altri volle Llenominarla, fn tradotto e divnlga.to all'estero e potrebbe ancbe oggi essere meditato con profitto dagli esplosinsti. « PREFAZIO!'..:. - Questo scritto è il risultru:nento d'una ,!sita da me fatta a mie pr ot)rie spese nella estate del 1851, alle pri ncipali polveriere d'Europn. Io il distesi nello scorcio dello stesso anno, quando il Ministero della Guerra, sollecitato con ragione dc' pericoli che la Metropoli nostr a correr poteva per la troppa vicinanza della pol,eriera, e per la mala sua costruzione, a,e,a r iso- luto di altrove trasportarla. Il fine mio nell'accingermi a questo lavoro fu di chiarir me medesimo del miglior metodo di fabbricar la p0lvere da fuoco, e del modo più convenevole di ordinare e costruire una polverier a per rispetto alla sicurezza 1>. « Lo scoppio della polveriera di Torino, accaduto il 26 aprile 1852, venne 11 mostrare la saYiezza della risolu:r.ione del :\liJ~istero, ed a rendere non più differibile la traslazione divisata. « Parmi di non poter scegliere tempo più oppor tuno di questo per dar fuori il .presente lavoro che sebbene impe1·fetto, varrà, se non altro, a chiamar l'at-
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tenzione de' conoscitori sopra tal qnistione, elle alln potenzn e ric:cllezza del Paese, non meno che alla sicurezza de' cittadini strettamente sì lega>>. (1).
J!er la storica cul'iositù, l'iferiamo che nnl « ~Ianuale clell' Artificiere del Col'po R eale d' Attiglie1fa cli S. l\:I. il Re di Sardegua, del 1830 >> la fabbrica è denominata una volta Regia Fa.bbrica delle Polveri, 1m'altra volta Regia Polverjera. Oggi l'equivoco lamentato dal Saint Robert non esiste neppur più oer noi. e il polverificio è n ettamente cU stinto dnlla, polveriera,. Foss:1.J10 sorse coll'a,ppellativo cli Polveriera, che mutò poi in quello di « P olverificio >> più logico e più rispondente alla sua fun½ione. P roseguendo nel riportare l'opuscolo del Sa,int R obert cleJ 1852, trascriviamo i seguenti paragrafi: « Avvi,;nTENZA. -- Si snJ)Jlone che il Lettore abbia un'idea generale del modo con cl?e si fabbrica la polvere da fuoco ; chi noll'avesse, se .la potrà procacciare, .leggendo la descrizione, che se ne trova ne' Corsi di Cblruica, che vun per le mani di tutti, per esempio quella che rinvlensi nel Trattato cli Chi· mica del Régnault clal § 621 al § 649 >).
E così, trascrivendo in brevissimo stralcio qualche parte dell'importante documento Saint R ohert rileviamo : « A cinque possono ridursi i metodi principali usati a' dì nostri per fab· brlcare la polvere da fuoco, doè: Metodo de' pestelli; Metodo delle macine; Metodo delle macine e dello strettoia ; Metoelo delle botti; Metoel0 delle botti e dello strettoia ».
« METODO oi::' I'ESTELLI : Gll si rimprovera di essere lungo, di fornire po· chi prodotti, cli richiedere una g1·an potenza meccnnl.ca, un gran numero dl operai e soverchia acqua di inaffiamento (per il che la polvere diventa Porosa), di dare prodotti mancanti di omogeneità, · con difettosa solidità che è necessaria ne' trasporti. Questo metodo non è più In uso, se non nei paesi elle sono meno innanzi degli nltri nella via dell'industria. Esso è non pertanto adoperato
(1). - « ~ da dolere clliS la lingua italiana abbia un sol vocabolo per signillcare, e l'edificio clove si fabbrica, e quello dove sl conserva la polvere (la fuoco . I Francesi Chiamano il primo pouclrerie, il Recando poudrière, e schivano cosi ogni equivocò».
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:.\IE'l'ODJ l)l F ..\UBR IC AZIO~E DE L LE P OL\"E!U :Sl-:UE
nelle poh·eriere d ella 1,'raocia . CS!'endo che crcllesi i ,·! cl a taluno che le polveri ottenute cogli altri modelli più perfetti gu:t!:'tino maggiormente le armi. e siano, come si d icono « bl'i:;::mtcs >J. Senza voler attribuire troppa importanza, ecc.... gioYa per altro notare so11ra qua li fomlamenli pog!!;i:mo ie ragioni di colo1·0 che r redono non si pos:rn tocc:ll"e il metodo <le" pest elli semr.a mandare in ro,ina le aniglierie. Fiitto sta clic i n I nl,l"hilterrn. nel flelgio. in Prussia, in Js yezia, in Russia, ecc.. i JJest elli non esii"tono più e. ci ò non ostante. le armi non ,·i durano meno che in Francia. Per tutte queste ragioni il metodo de' pcstelll deves i. a pa rer mio, abbandonare affatto per qunli;iasi ragione».
Fig. 606 - :\'f acchinario per la fabbrlcnzione della poh·ere nera col metodo dei pestelli.
~otisi che questo metodo era invece nsato in Piemonte, in A ustria, nel Kapoletano, in T oscana. ecc. « METooo o.ELLt: MACTSE : - In alcuni luoghi la pol\"ere è t1·iturata. mescolata, inaffiata e ridotta in stiaccinta, mediante la sol a operazione d el molino a macine. Non avendo trovato nella lingua italiana un Yocabolo per esprimere questa l amina cli polvere compressa, per polet·la tJoi granire, alla quale i Francesi danno il nome di <( galette », gli inglesi di « cal,e » e i tedeschi nl « kucllen ». io (Pnolo S:1int J{obert) mi arclìi di proporre << stiacciuta ». che è la tradu7.ione <lellc 1lredctte TJnrole inglese e t edesca. Richieggono la,oro mec-
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canico considerevole, e sono sogg<:tte alle esplosioni, il mm1mo granello di selce che si troYi sotto una macina bas tando per produrle. Non YOgliono molt,, acqua per l'inafliamento, e forniscono polveri compatte e di ottima qualità. Usato nel J3clgio per tutte le polveri, in Francia per quelle da caccia >>.
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Fig. 607 - l\Ia~chinario per l a fabbricazione della polvere nera col metodo delle macine.
(( l'.wrooo DEL LE MACINE E !'ELLO STl!E'lTOIO. - :El il solo in uso in Inghilterra e fornisce polveri superiori a quelle delle sempllci macine. Il granello è più duro, più denso, più conservabile. Io porto · opinione che la grande rinomanza di cui meritatamente gode la polvere inglese, debba in gran parte ascriversi a cotal forma de' granelTi ». Con lo strettoio si ottengono stiacciate unJformemente compresse,. al grado voluto; e con P?CO pericolo. « METooo DELLE BO'rrr . - Gli ingredienti vengono tri turati a due a due (carbone e zolfo, carbone e nitro) in botti rotanti (binarie) dall'urto e dalla confrlcazione di palline metalliche, poscia uniti e mescolati in altre botti (ternarle) contenenti pure palline, ed intine grauiti per agglomerazione in altra botte. Il metodo è rapido, richiede poco lavoro dinamico e pochi operai ; offre
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METODI
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FABBRICAZIONE DELLE POLVERI NERE
poche probabilità di esplosioni. La polver e r otonda che se ne ottiene conviene specialmente per le mine ; perciò è usata in Francia ad esclusione di ogni altra. Io credo che convenga mantenerla anche da noi >>. ·
Fig. 608 - Str ettoio idraulico per la fabbricazione della polvere nera.
« M.E'l'ODO DELLE BO'ITI E DELLO S'f8ETI0IO. - A' tempi della prima rivoluzione f rancese, quando la Francia dovette far fronte a tutta Europa, riuscendo troppo lento il metodo de' pestelli per provvedere alla consumazione di nu- · merosi eserciti, fu immagina to il presente metodo dal Car ny e dal Chaptal. Come è noto un tale met odo f u. detto metodo rivoluzionario. Esso fu abbandonato di poi in Francia, per alcuni clifetti nel modo di compressione. Risult erebbe e si r i tiene perciò che lo stesso NapoJeone I si sia occupato di tale importante questione e sia personalmente intervenuto per ottenere la messa a punto della fabbricazione delle polveri. Ma quei difetti si possono evitare nello st ato presente dell'industria. Ed infatti vegglamo che fu '"adottato non ha guar·i in Prussia dopo una serie di numerosissimi esperimenti. Per fermo U metodo è il più razionale cli tutt i, poichè il miscuglio opra anche nelle più
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minime parti della polvere e la compressione si può spingere innanzi quanto !'li vuole. Domnnda minor potcrnrn di tutti gli ultri; rì.ch lede pochi ope1·ai; le operuzioni sonò poco pericolose; l'oruogeneitit e la 1lcnsttà della polver e POS· sono essere variate a •piacimento. A me pare ch·csso sin preferibile a qunJuu. que altro per le pol,eri cla guerra e dn caccin . Se col ~rn nitoio i11~lcse inve(·e di quello franct:se, si avrebbe il ructodo approssimantesi quanto si può alla perfezione. Non molto (lh·crse sono le manie1·c di opernrc in Svezia e in Prussia ».
.Fig. 000 - Botte per ln fnbbrica zione della poh·ere u<!r:1.
~elle « Mémoires Rcientifiqnes » del 1S7:3, il Saint Robert scrisse, in Prefazione al Tomo lI, pag. 91: « .Avanti il 1852 tutte le polveri (gnerra, cnccia e rol un) si fabbricavano in. Piewonte col metodo dei nestelli. L'csplosiouc del poh·crificio cli Torino il 2u aprile J852 rese inclispensnblle. la costruzione di ~m'altrn fabbrica, in altra localitit e proYVistn cli macchina rio pel'f.ezion:ito. J ptiHC'if)i sviluppati nelle no· stre Cousiclerazioni del 18ri2, sono stntl adottati, in grnn parte, nel nuovo po1verilìcio cli Fossano C'ostn1ito Yerso il 18b1.. 11 Go,·crno Italiano n,·endo rl· nuncillto (nel 1SGO) al monopolio del le pol,eri (anche <ln mina e cla caccia), nello s tnbilimcnto clello Btnt:o non si fabbrica più altro elle la "Q_Olvere da g11er •. r a col metodo delle botti e dello strettolo che noi a,en1mo provos to ».
C'on le opinioni del Saint Robert, concorda del resto perfetta,mente auclic quanto è esposto in un altro pregevole manuale del capitano d'artigHeria fran cese A. D. Verguaud, pubblicato in varie edizioni, cli cui forse la prima venne ti-adotta in italiano. dal Tenente Ferdinando BiOl)cli Perelli, dell'Artiglieria toscana. (ìYfanna1e lli Pirotecnia }Iilitare - Li vorno 1831) . -
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INSEGNAMENTI DEL SA!)IT ROBERT SULLI:} POLVERI ~ERE
Il Saint R obert ha poi consider ato t utti gli altr i particolari della fabbrica zione delle polveri. Ad esempio, per il « seccamento )) egli dice : « Sebbene ne' nostr i climi si possa buona parte dell'anno apr ofittare clel calore de' raggi solari per seC'care la polvere, tutta,la, per una fabbr icazione continua, non si può fare senza un seccatoio artifiziale >).
Ci sia per messo cli accennare qui che l 'essi cca,z ione solare, al cuni a nni addiet r o erro.neamente vieta ta in Italia alle fabbri ·che private, -,- in estensione al divieto giustamente stabilit o per gli esplosivi soggetti a cl alterazione, come sono quelli contenenti nitroglicerina, - è stata nuovamente a mmessa, nel 1935, per le polveri nere e brune semplici , come sin dagli a ntichi tempi er a sempre stato fatto . In r iguardo della prora della polvere dei fu.oca, il Sa.int Robert scrive: « Già da lungo tempo è dimostrata la fallacia (ne parla pure il Caval!i nelle su e Memorie) del mortaio provino per l'accettazione delle pol\"eri. Que · sto piccolo mor taio (clescl"itto a pag. 122~ del vol. II cli questa Stor::1) cla!=:Sifìca soYente le pol.,el'i in ordine inverso al cannone glacchè eec: ... J;;si,o devtadunque essere assolutamente proscritto. Il provino naturale di cia~c·una polver~ è l'arma stessa al servizio cli cui è destinata>).
È da rilevar e che quest'ultima affermazione del Saint Rober t costi tuisce un assiomatico pr incipio universa le. « Col pci1clolo balistico si può ottener e la velocìtà (]cl proiet to e la riw·u lata dell'ar ma . P er la ·pol,e1·e cla fuciler ia e pet· quella da mina si userà n pendolo f ucile ; per quella da cannone il pendolo cannone >>.
I n appositi diligentissimi quadri, il Saint R obert espone, con ·o gni sor ta di da ti (quan ti tativi di ingr edientiJ tempi, ,eloeità di lavoro, l'ivoluzioni di botti, acq ua di i nnaffia.mento, pr essioni, l avoro meccanico, dimensi.oni dei setacci e dei grani, ecc.), tutti i particolari della lavorazion e di tu t te le polveri dell'epòca, coi diversi met odi suaccennati . Alla stregua di questi elementi. di giudizio egli si era fo1·mat o le proprie precise cominzioni al r i guar do, for mulando in· conseguen za le deduzioni a.pplicative" B quin di così che egli espone infine chi are e precise norme « P er la costruzione e disposizione degli edifizi · componenti una polve2247
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r-iera )) e · per il « Motore )). A <p1ésto ultimo riguardo osserva che: « I n un paese si copioso cl'acque correnti come il nostro, e così scarso dl combusti.bile, non si può stare in forS<'! sulla scelta clel motore per una polveriera che s'abbia a costruire. Aggiungesi la circostanza della natura speciale di cotali manifatture, dalle quali la prudenza consiglia di allontanare tutto quanto può essere cagione d'incendio. Il motore adunque da presciegliere sl è l'acqua. Ecc. ecc. >>.
Il classico opuscolo del Saint Robert ebbe molti consensi, speda.lm.ente in Germania dove ne aveva fatta, la traduzione in tedesco il luogotenente Colonnello Teichert (Ueber Bereit.ung des Schiesspulvers - Berlin 1853). Nella suricordata Memoria del Cavalli ·(1867) a pag. 75, si legge l::1 seguente sintetica e peculiare conclusione alla quale il Cavalli perviene dopo aver considerato i vari fenomeni rilevati e consta.tati in passato e di recente in riguardo dei vari metodi di fabbricazione della polvere da guerra : (< Il vero progresso in eletta fabbricazione consiste in una procluzione omogenea di conservazione inalterabile, perchè la sua forza balistica sin costantemente la stessa e la meno offensiva possibile per le bocche da fuoco ».
Ritorna ndo al collaudo della polvere, clobbjamo ancora aggiungere che per la misura della velocità iniziale ·de' protetti, più tardi faranno la, loro com.pa,r sa sistemi a, m.isura. efottrica,. oome il cronoscopio del Weatstone e, successivamente, µ cronografo Le noulengé, il quale ultimo è -osato ancora, oggidì. Già intorno al 1870 la nostra Artiglieria, per la prova di accettazione delle polveri da chnr1one adottava il metodo -dello spa.ro al cannone da 12 GL. e col cro,poscopio Navez Leurs. Le polveri conservate a · lmigo ne' magazzini venivano ~aggiafo mediante un « provino a mano )), specie di pistola con lfl. quale si faceva il confronto con una polv,e re campione; detta cli norma : e cioè anche prima del 1870 per la saggiat ura delle polveri si ricorreva ad un metodo derivato da un concetto analogo a quello moderno del « lotto tipo)). Anche i caratteri fisici della polvere si accertavano mediante i soliti procedimenti, ancora oggi in vigore, e cioè: i granelli non dovevano schiacciarsi se fregati fortemente con le dita ; l'accensione di pochi granelli sopra un pezzo cli carta non doveva -
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COLLAUDO DELJ.E T'OLVEJ{J XEJRE
lasciar e residui ; non dovevano mostrarsi punti bia,nchi nella, massa del miscuglio, ecc. Fino al 186J non esist ettero vere e proprie I stnrnioni per la colhrntla,zione _delle polveri: solt;mto nel 1861 venne pubbllcato un Regolamento per il collaudo delle poh'eri da guerra fabbricate dall'industria privata, e nel 1862 tale Regolamento fu esteso alle polveri preparate nei polYerifìd. goYernativi. Per quanto esclusivamente riguarda le polveri fabbricate dai privati, tale Regolamento prescriveYa anche un·a,nali si chimica avente per scopo di stabilire il d osamento de,lle polveri ·stesse.
CARICHE DI
LA1'CI0
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CARTOCCI
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SACCHB'I'. rI
La, polvere da guerra per essere impiegata a scopi militari veniva introdotta in cartucce per le armi portatili, in cartocci per le a,rtiglierie. P er la confezione dei cartocci per artiglierie si adoperavano sacchetti di filaticcio e sacchetti di carta forte : i primi, per artiglierie da campagna e _da montagna; i secondi, per artiglierie da mnro. Il :filaticci-0 fn proposto nel 1832 dal Maggiore Di Negro in sostituzione della saia. I nteressanti esperien~e rnnnero effettuate nel 1841 da.Da nostra Artiglieria nei riguardi di eventuali combustioni spontanee di filaticci conservati in st ato di umidità. Esistevano cariche di fazione e ca.riche da esercitazione. I cartocci per le artigli<~rie da campagna e da montagna si distingùevaJ10 in cartocci a palla, a gra nata, a metraglia, a. polvere di fazione. I primi tre si attaccavano ai proietti : il cartoccio a polvere si lega.va fortemente alla. bocca, con spago. Per la fabbricazione del cartoccio a proietto, si introduceva il proietto nel sacchetto di filaticcio~ ripieno di polvere e opportunamente calibrat o, e si procedeva quindi ad una accurata legRtura. :N'el tiro delle artiglierie da. mmo l e cariche di lancio si preparavano invece all'atto del loro impiego dnrante il tiro, e tali cariche erano contenute ìn sacchetti di carta forte , opportunamente lega-ti alla, bocca con spago. Si confeziona vano infine anche cartocci in carta-pecora (per. gamena), per il ti.ro con le « palle roventi>> impiegate nelle bat-,- 2251 --
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Fig. 612 - Car tocci ·d i til::itic'Cio per palla .
Per granata da obice da cm. 12.
Fig. (>13 - Car tocci cli filiiticcio.
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Per scatola a m etraglia eia obice eia cm. 1~.
CARTOCCI .-\ SACCH ETTO
terie da costa e dalle artiglierie navali, per incendiare n avi, depositi o cost ruzioni di altro genere. Fra l a palla rovente e il sacchett o di. polvere veniva inserito un cilin dro di terra grassa bene
l!'ig. (l14 - Cartocci n pol\"erc d i filttticeio cla cnnn. d a 16.
Da obici da cm. 27 e da c a nn. d a 24.
Da cann. da 32, d a 16 e d a 8 .
.Fig . Gl5 • C:i r tocci a poh·erc cli carta.
impastata .e dura,, di lunghezza e grossezza uguale al calibro, op· pure un conveniente stoppacci o fatto di piote erbose o di fien o inumidito . -
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PAit'l'ls
Tl!:C:-IICA --
LA POTXERE :\'0R_\. P l!lR LE ç_\RICH E
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SCOT'l'!O DEI PROIETTI CAVI.
I L ROCCAFGOCO
La polvere nera, anzi ]a stessai polvere da cannorn>, finch è non si addivenne all'adozione cli razionali gra,n iture in rehLzion e ai di.-er si impieghi. fn anche 1·esplosirn adoperato per la cari<;,1, interna d·ei proietti cavi, e ci.oè delle gran a te, cl.elle boml>e e delle ·granate a nallottole o shrapneL Le granate ,·enirnno impieg.tle generalmente con gli obici e qualche voita con i cannoni. e con i mo1·tai: le bombe soltanto con i mortai. Corrispondentemente all'effetto che si richiedeva dallo scoppio delle grana.te, si commisurava H quantitativo di polvere da i11trocTurre nel proiel-to: le g1·anat{~ sroppinnti come mine ,ivevano una carica maggiore cli quelle destinale a bersagli animati ; le granate jncendiarie conteneva.no il cc rocca.fuoco ». Le misture di rocca.fuo co più in uso nella nostra Artiglieri,L erano formate di salnitro, pece. zolfo e solfuro a·antimonio, oppnr<~ di salnitro, polverino. pece, resina, e 7.olfo. Il roccafuoco veniva fabbricato fuso allorché era destinato alle granate incen diarie ed ai r azzi da guerra; oppure lo si confezionava in pasta , colla quafo si formavano pastelli cilindrici per bombe e granate. Le cc granate a pallottole» co11 tenevano una carica di pol vere nera, che aveva soltan to lo scopo di produrre lo scoppio del111 granata. La velocità delle pallette si regolava quindi con la, carica di lancio della bocca da fuoco. in modo che le pallottole~ fossero capaci di produrre ferite micidiali: all' a tto pratico pertanto furono rilevate 1~ gravi difficoltà eh<' si incontravano per ottenere siffatti effetti, tanto che pur esi:.endo state iniziate fin dal 1837 numerose esperienze in proposito a cura del Laborato rio bombardiel'i di Torino. nella campagn,t del 1~48 tali proietti non diedero risultati corrispondenti alle previsio11i.
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IDSPLOSI\"I DffillRSI DALLA POLnmE ORDI.:-;},JU.-\.
Ad onta d ei perfezionament i in t rodotti nena fabbricazione, la polvere ordinaria. continuava a p1·esenta re inconv.e11ienti n on lievi e per la sua fabbricazione e per il suo impiego, e cioè sovratutto : pericoli inerenti aUe va,r ie ma nipolazioni .ed alla sua conservazione ; costo elevato del prodotto specia,l mente se destinato a lle mine ; e all'atto dello scoppio : emanazione cl i gas e vapori nocivi; residui di elementi allo stato solido non completament e utili?1zati, ed infine effetti -dilania tori sulie pareti in t,er ne dell 'a,rma . N um erosi furono quindi i tent ativi per su1Toga,re la polvere con altl'e sostanze meglio rispondenti alle esigen ze militari e dell'industria,. Ma. come afferma il Capitano Ellena nel già citato « Corso del material e d'artiglieria del 1872 )) : << P ossiamo dire che t utte le ricerche hanno dimostrato, fino a quell'epoca, che la polvere ordinaria è ancora il migliore agente per le armi; mentre qua lche cosa cli più si è fatto per le mine e fors'a nco per il caricamento interno dei proietti caYi ».
Dopo di che l' EHen a acce1111a brevemente a.i seguenti agenti : :Polv{~ri al nit rato di sodio. di bario, di piombo ecc. , atte solt anto per uso industriale; e per ult imo la Pirossilina, ossia fulmicotone o cotone polYer ei scoperta nel 1846 da Schonb_ein , il quale però n on ha re so di pubblica. ragione il procedinient o da lui seguito per ottenerla. Kota int anto il Sobrero d 1e « onrnqu e si ~tudia ecl esperimenta, sia per amoi· di scienza, sia d 'ùfficio per incarico dei Govet'ni )), ed è cos'ì. che il ge11erale austriaco Lenk perfeziona il procedimento di fabbricnzio11e della P ir ossilina e nel 1853 l'Austria. adotta un tale nuovo esplosivo per -le art iglierie riga te da cam pagna e montagn a ; ma, in seguito alla r ipetuta rottura di proiet ti nell'anima delle artiglierie , e sovratutto dopo una formidabile esplo8ione avvellnta nello stabilimento <1i Ilirtenber g, nel 1862 l 'Austria a bbandona il cot one fulmi.nante pr oscrivendo l 'im- piego di tale es plosivo. La nitroglicerina è appena nominata nel Col'so dell' Elleua , ed è invece proprio sn questa sostaHza che dobbiamo indugia!'ci , -
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per renà.e re dover,oso onore ,1d un nostro indiscusso primato di importa,nza, mondiale quale quello di Asca,nio Sobrero '(18121888) .
Uno stndio coscienzioso sni nuo,,i agenti esplosiY.i 'derivati dalla nitroglicerina è apparso nel « Giornale d'Artiglieria, P arte 2• )), del 18G7, e ad esso in tendiamo richiamarci. 'rale studio preciso, esauriente, e ad un tempo scientificamente prudente, è dovuto al capitano d'm·tiglieria Andrea, Gonella, e specialmente al Signor Serafino Paro.ne, il quale, div,e nuto in prosieguo di tempo Capo del Laboratorio chimico del Laboratorio di preci sione di Torino, cl OVl'lÌi essere poi ancora ricordato ·come esplosi. vista di vaglia, a.l qnale nel 1886 venne affidato lo studio delle no· Ntre prime polveri infumi. Pur senr,a addentrarci nella disamina deHe lunghe e travagli a.te vicissitudini, purtroppo talvolta cruenti, che condussero tanti tenaci sperimentatol'i alla, vittoria, riteniamo doveroso rilevare come questi studi e tali tentativi furono seguiti con vera · pazienza certosina, con sacrifici d'ogni sorta e affrontanao numerosi e gravi pericoli. « Per amore di scienr,a >) il Sobrero, giova,n e d'a,n niJ medico e chirurgo, ma più appassionato studioso della chhnica, recossi nel 1840 a Parigi, e quindi nell'aprile del 1843 a Giessen per prendere parte alle nuove r icel'che che in questo campo di st udi chimici venivano effettuate nei cenacoli scientifici del Pelouze e del Liebigg. La splendida opertL di << Molinari e Qua.rl;ieri: Notizie sugli esplodenti in Italia - 1913 )), con larga documentazione di 1n·eziosi manoscritti e pubblicazioni, proYa, fra l 'alt.ro, che Pelonze e Liebigg presero subito n, stimare assai il giovane studi.oso italiano . Scriveva il Liehigg : « per il suo puro amore clella. scienza e 11er la sua modestia, le sue pro:fonde
e fonda mentali cognizioni chimiche e il suo grande talento d'osservazione, gli avevano guadagnato la predilezione clel :Maestro)) .
E scriveva poi il Pelouze al padre del Sobrero: « non ho mai avuto nel mio laboratorio un giovt111e più zelante, più laborioso e più bravo di lui, non dubito che divenà un abile professore e che conco1·rerà allo sviluppo della scienza nella quale ba già fatto rapidi progressi i>.
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S0l3Rl!;H0 I~ L.\ :--11'.L"HOGLIL'ERl.\°.-\
E la cordiale amici,r,ia dei due Mae. tl'i non gli venne mai meno durante tutta la vita. La fine del 1843 vide il Sobrero a Torino nel labora,tol'io del Prof. Lavini, dove però. in a :;:;enza d'ogni seria dotazione indi spensabile a, laboralori del genere, egli attese alla traduzione della meravigliosa opera del Frcsenius << Guida all'anali i qualilatiira, >) da molti ignorata. Fortuna volle che, per dare maggiore impul so a ll' industria piemontese, venisse in quel tempo fondata a Torino una Scuola di meccanica e di chimica applica.ta alle al'ti, e cb e il S0b1-ero fosse chiamato ad iJ1segna1'vi. E fn nel piccolo laboratorio da lui quivi istituito con minimi mezzi che, proseguendo nei noi studi prediletti sull'azione dell'acido 1ii trico sopra diver e osta.nze, il Sobrero, cosi come giustamente rileva il Parone, « potè arricchire la scienza di novelli e imvortanti prodotti di deriva,zione nitrica, quali il nitrogln cosio, la nitromannite, la nitr oglicerina>>Non dunque a P.nigi, nel laborato1·io del Pcl,ouze, come 1-.... stato affernia,to qua,. i a sminnhe il mel'ito del nostro Sobrero ma ben sì a Torino alla fine del 184:6 è stata scopeJ'ta la niti·oglicerina.. e di questa sna scoperta il 8-obrero dava notizia al suo Maestro P eloll?',e con lettera dei primi di febbraio del 1847, ment re il 21 delJo stesso mese di febbraio egli leggeva ali' Accademi a delle Scienze di Torino la sna Memoria, gi à preannunziata il giorno 3, intitolata « opra alcuni composti fulminanti ottenuti col mezz.o dell'acido nitrico sulle sostanze orgalliche vegetali>) e presentava nel contempo un campione di ciJ'Ca, 300 grammi di 1litrogliccrina da l ui pre1m~·ata. H a quasi. sapore cli leggenda che un « campione puri simo )) preparato da l Sobrero nel 1847 si conservi inalterato: sott'acqua i n bottiglia, nella Fabbrica «Nobel)) di Avigliana, dopo a,er non poco emigrato attraverso alcuni laboratori di Torino. cc Quando potè però apprezzaI"e meglio quale terribile materia esplosi,a egli avesse scoperto ne dichiarò tr oppo pericolosa la preparazione indnstriale, cons'i glia.ndone l'uso in medicina, a piccole dosi. Egli segai poi con Interesse grandissilno i primi felici tentativi cli produzione su lai·ga scala; ma quando, in seguito, avvenner o e si ripeter ono esplosioni disastr ose, egli fu quasi preso da1 rimorso <li aver fatto una così pericolosa scoperta , e solo trovò sollie,·o al-
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PARTI, 'l'ltC NIC:A -
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1' ungustìu dell 'tlilimo suo il pensiero che il fatale prodotto non a ,·rebbe voluto
ta rdare a riYel:n si a qualche altro :sperimentatore, nel senso di meglio domi· narlo, eliminandone i pericoli ». (!lfolinari e Quartieri).
Ciò avvenne infatti in seguUo aUe scoperte di Alfredo Nobel i,;vedese, eminente cultore dell'industria degli. esplosivi, che divenne poi quasi italiano di adozione, abitando a lungo nella . ua villa di San Remo e con tinuando ivi ad eseguire ricerche ed esperimenti in proposito. I due nomi di Ascanio Sobrero e cli Alfredo ~obel sono ormai ind issolubilmente legati alla scoperta del più in\portante, potente e prnzi.oso di. tutti gli esplosivi conosciuti. perchè da esso derivarono le dinamiti. le gelatine esplosive e le polveri infumi, ossi.a la grande industria degli esplosivi moderni. 13; noto come il ~obel proseguen clo nelle sue 1·icerche, e osservandone :scrupolosamente i l'is11lta H e interpretandone l'essenza, scoprisse la possibilità di amm ansire il terribile liquido neutralizzandone le micidiali proprietà : ciò egli ottenne facendo imbevere il liquido stesso da diverse sostanze solide, po1·ose e perciò assorbenti ; tantochè gli fu dafo di scopril'e la proprietà essenziale della nit roglicerina. - ormai trasformata in un corpo solido, - di bruciare se accesa con un fiammifero , di detonare se innescata con un detonatore disposto a suo immediato contatto od altrimenti anche soltanto collocato in immediata sua vicinanza . P iù precisamente: nel 1862 il Kobel incomincia ad occuparsi della nitroglicerina; nel 1863 si. serve per la prima volta d' una cassula fulminante attacca ta ad una miccia, e pochi mesi dopo confeziona la dinamite per imbibizione in car bone poroso. Nel 1875 egli ottiene la gelatina esplosiva., che gii~ aveva tentato di ottenere nel 1866 ; ma a questo p1·oposìto egli tesso dichiara in una lettera che: « a quell'epoca., la, questione non aveva gl'an de importanza e che egli fu guidato nelle sue ricerche più per curiosità che per un interesse vitale »· Alle polveri infumi il. Nobel perverrà soltanto più tardi, e pertn.nto noi gli sa1·emo debi tori della balistite. :È doveroso ricordare. quasi a, smentita di coloro che attribuivano al Kobel a nche la scoperta fondamentale della nitrogli-
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Fig. 61G - Ascanio Sobrero. r_riproduzi,>ne di un dipinto a d olio del Morgari, conservato a T orino d alla figlia Ap ollonia Sobrero in D umontel, dal volume : Not izie sugli esploden ti d e l Pro f. Molinari e Ing. Q uartieri).
t'AllTE TECNICA --
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c·erina. cli<' egli stes. o, in occ.-1sione dell'ina ngmazione di un bu:$tO del Sobrero nelfa fabbrica cli Avigliana, il ì mnggio 1S79, ;rli Rc1·iveva una lette1·n molto ln si.l1ghiern, nella qunle è detto« invielio l'idea che si è avuta di commemorm·e ad Aviglfana e la gran de scoperta c: he H mondo Yi de,e e i trntti così simpntid di colui (·.l1c He fn l'autore>). La nitJ:oma,1rnite del Sobrero, fn sperimentatn in confronto ('O} fulmiJrnto cli me1·cm·io. al quale ultimo però Ri. cloYette dare la prefe1·en7,a ·perchè la nitrourn1111itc richiedeni maggiore mano cl ·opera. me11tre poi era suscetti bile cli a,ltera.zionc p er pffetto del calore ccl anche della sola luce diffusa. · Contrariamente a qnnnto in generale i crede l'attività scien tifica del Sobrero 11011 cei:;sò dopo Jn. scoperta della nitl-ogliceri11a, che anzi qua.si. contin1mmente egli fece n egli anni Rncce::;:::;ivi qualche eo111u11i(-a7,ione cli lavori 01·igina li ad Accademie o a RiYiste scientifi che : ma la scienza vera, quella cioè che non si 1n·opone l'utile matctiale clfretto, non p ortaYa in quell'epoca, così come non ha m[Li portato in seguito, troppa forurna, ai snoi cultori : i·n.ntochè il nome cli Ascanio Sobrero può degnamente accompa gnal'si a qnelli cli Antonio Pacinotti <' cl i Galileo li'errarii:: e cli . altri scopl'ito1·i ed inventori italiani che, dopo nve1' dato hrnto, 11nlla, chiest•r o e moriro110 in povertà, l Le ca,ricbc e gli onori 11011 gli fecero difetto : non così le i·ic chczze. Sobrero infatti cessavn di vive1·c il 26 maggio 1 fra il compianto mrnnime di tutti coloro che lo avey,1110 eonoscinto cd ammil'a.to nella sua, incesRnnte e disintet'essata, attività. Remprc e soltai1 to guidata, cln alt.i e nobili sentimenti, lontani clnl1 i11frigo e dalla speculazione. Alfredo ~obel, morì pochi anni <]0110 il 10 òicembre 1S96, e con ge::.to altamente Ri:.tnificativo ed 1ù11a.nihuio. quusi .i compenso clell'av,e1· forn i to nll 'uomo tanti tenibili me7,7,i. di clist1·uzione e di guerra, destinò la massima parte delle Rne cospicue ricche7,ze a11a costituzione del famoso · premio intitola to al sno nome e da attribuirsi a.nnnalm'!nte a co]01·0 che 11<>i rnri c-mnpi operano al com1cguimento clella Pa c·e fra, i popoli e, quindi s:i rendono veramente utili al ri?ale progre~so rlell'Umanità. Possa, il nome di Ascanio Sobrero ricevere a,nche d:1lln nostra Storfa, il meritato grand e onore che gli compete ! E al suo -
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Fig. GJ, - .\lrreclo );'obel. (riproduzione di un ritratto Inviato nel 1894 a l Prof. Louis Henry. dal Volume Notizie sugli esplodenti del Prof. :O.f olinarl e I ng. Quartieri).
NR'l'B TEC:-;ICA -
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fianco diamo degno po~i-o .rncbc ad Alfredo Nobel che, italiano d'adoiione, ha subito il benefico riflesso dell'inesauribile genio latino cd ha saputo e po tuto completare l'opera cli lui, originale ed imperitura .
SOS'rAKZID lNì\'ESCAN'.l.'I - F'OLMINATI ID :MISCELID
Nel citato studio pubblicato nel L.. 67 dai Sigg. Gonella e PaJ'one si parla dei fulminati d'argento e di mercurio: il primo fu abbandonato fin clal 1828. perch.è troppo pel'icoloso; il fuJmi.n ato di me1·curio invece, prep:uato da Howard nel 1799, fu in seguito attentamente studiato nella sua costit uzione, cla Liebigg nel 1824, e quindi poi anco1·a da Gay-Lussac e da, altri. Sembra che l'idea di usufruire del fu lminato risa1g,l al 1 08-12, epoca in cui il francese Pauly lo avrebbe mescolato con zolfo polverizzato entro unfi pallina cli cera; più tn,rdi tale so i,tanza fu da lui incollata a tratti, sopra nn nastro contenuto in un serbatoio allogato presso .i.l cane di un'arma da fuoco portatile. L'idea dell'impiego di un nccenclitol'e n percussione risali1·ebbe al 1807 e sarebbe dovuta allo scozzese Forsith, che costit nì all'uopo un innesco a pillola, l'ipiena di clorato di potassio. La. forum. di cassula sarebbe invece sta ta ideata nel 1818 dallo scozzf'i--e Durs E gg il quale la costituì senendosi cli un piccolo ditale di rame, contenente nna miscela, a base di clol'a.to di potassio. Chi. studiò a fondo e metoclicameHte ln questione ll ei fnlm ina,ti. e delle cassule, form.nlando delle conclusive proposte ufficinli, fu il Capitano fran cese A. D. Vergnaud nel sno studio : cc Essai sur les poudres f11lmin.111te::-. leur emploi dans les fu .. ils <le cha1-;se et dans lcs armes porta.tives cle guerre · 1824 )). Egli esprimeva la certezza che la preparazione di qneHe p 0lveri , costituite da mercurio Iloward (come si diceva allora), in miscela, a seconda delle circostanze, co11 polverino, oppure co11 1.01fo e carbone. od anche c·on amido. zolfo e salnitro, - non fosse più pe1·icolo. a come in pasRato. e che gli ilrn eschi cc amorccs )) pi.ù non oss~dassero le armi, cc siccome ·potevano provare gli armainoli di Parigi che avevano adottato tali polveri nel 1820-22 )). L& -
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IL FUL:\1l)<AT0 DI )1ER CURI0
e._·pel'ienze e le pro,e durarono pertanto ancora a. lungo. e fu . oltanto nel 1~41 che in F1·aneia, ::-i ,lddfremie all'escl11 ._i,o impiego d <·l nuovo p1·odotto: men:ur-io fnlminantc puro, o in miscele. a seconda del bi. oguo. La mi~<.:ela inne:-:cante ehe dapp1·ima usa.vasi in Itali;i el'a cost.itnita da dorato di pota~sio, polverino e salnit.1·0, ma poichè ef:isa, intaccan1 fortemen te il rneta1lo delle armi. e g nai,;t,n·a rapidamente il luminello dei fudli, \'i si sostituirono altre mi ·cele del genere cli quelle più opra descritte, e pertanto così come rileYa:-i dal « Prontuario dell 'Artificiere» compilM-0 µ.al Sena nel 1S55, le ~ostan ze innescanti furono da noi in quell'epoca: fulminato e salnitro per le cassnle, clorato di potassio e antimonio Cl'ndo pe1· i cannelli di rame. fnlminato e polverino per i cannelli di penna. Il citat,o « Manuale dell'Arti.ficiere toscano )) del 1831. nelle ultime pagine (132 e 1331. preci a come il Yergnaud a,esse ricono. cinto sin dal 1824, « t he l'esplosione delle polveri fulminanti, <·or-;1 istantaneamen te e11ergica. in ogni ~enr-;o. comunica, il f uoco ad fl lfri cornbnstibili ph't forse per la percussione nolenti sima che fa loro ~nbirc. che non per la fiamma che fa brillare» e inoltre « <:he la poh·ere fnlminante non detona completa,men te se non è rhiusa fra il.ne ~uperfici metalliche)). La fabbricazione cl<>l fulinhlè1 to di mercurio. già perfezionata da Liebigg ed altri. Yerrà poi ancora in seguito migliorata. in confronto cli quanto praticaTasi verso la metà del s<•colo XIX. Di questo problema riguardante le materie innescanti i-:i. occuparono pure attini.mente gli ufficiali clell' -·\..rt igJieria napoletana . ~pecialmente per quanto a,ve,a D'atto alla costituzione dei c::i,nn elli fulminanti per artiglierie: problemi che verso il 1 .,30 erano allo stnclio presso tutte le Ar·t.iglierie d'Europa. Il Colonnello :Mori. che ,edremo nominato spesso nei paragrafi seguenti. e il Bardet di Villano~·a, fin dal 1822 e dal 1826 avevano iniziato studi e rice1·che in p1·oposito e nel 1829 pubblicarono varie l\Iemori.e dalle <piali si l'ileva che és i apporta,ano qualche variante nella formazione del miscuglio esplosivo sperimen tato : i laYori del i\[ori e <.l~l Barclet ,ennero anche apprezzati all'estero, ecl il Moritz Y.ieyer in un trattato cli. chimica applicata. agli a.rti:ftzi da guerra cita appunto il Rardet di Villanova. -
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PAR'l'm 'J,r,;C:NXCA -
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Posteriormente, i.n seguito ad esperienz-e effettuate a P ttl~ril Mori pubblica.va nella, « Antologia Militare)), un altro studio sulle cassnle fulminant i per le armi portatili, studio rilevato con lusinghiero accenno dallo << Spectateur Militaire >> del Marzo 1838. Anche negli a,1rni successivi questo a rgomento fu diligentemente studiato nell'Artiglieria Napoletana: il Capitano d'Agostino nel 1835, e il Ten. Colonnello Campanelli nel 1839 concorsero alla definizione degli inneschi fulminanti per artiglierie, e specialmente quest'ulUmo si distinse per la paeticolare competenza, acquistata in materia,. 1110,
MIS'l'URA
P IRICA PFJR LF} SPOLill'Fl'I!}
La mistura, pirica per le spolette ordin arie e a tempo deve riuscire cli facile accensione e dopo ,essersi accesa, non deve più estinguersi; essa <leve essere bene stivatf:L nel suo t ubo, costitui ta in modo omogeneo e avere ar.ione pinttosto lenta. La mistura più nsata era quella di po1verin o, saJnHro e zolfo, impiega,ta sia nelle spolette di legno, sia in qnelle di metallo che vennero aclot, tat1e nel 1845, e gra,dua,Imente sostituirono le prime. El'a anche usato un miscuglio cli si:tlnitro, mlfo e carbone in proporzioni pa,r.ticolad per· avere la dcsiden1ta lentez,1,a, al che contribuiva anche il grado di compressione <l<~lla, mistura nel t ubo. :8 da nota.re che l':1<;cension e a,l la mistura delle spolette, veniva comunicata dai gas della carica cli. lancio che passa,vano attraverso il <<vento )) fra proietto ccl :mima, o attraverso appositi canali conduttori di fiamma, p~aticati ne l proietto. I n seguito, pe1· i proietti a pe1·cussione, che dovevano scoppiar~ soltanto al momento dell'm·to contro 1111 ostacolo, e per i proietti a forza,mento,; l'accensione della mistnra, compressa in apposito tubo o gallerie, avveniva. in seguito e per causf1 dell' c~splosione di una, cassuletta fulrnina,nte per cossa da uno spìllo : il funzionamento aveva cioè luog,o per l'inerzia delle mass~, qua.le ancora oggidì _v~ene utilizzata nelle moderne spolette a coHcussione . -
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LE
P OLVERI ALLA FIKE DEL PERIODO
1815 - 18'70
Da quanto si è finora esposto emergono quali conseguenze abbia avuto sulle polv,e ri l'adozione della r igat ura : essenzialmente si era arrivati. all'affermazione çonclusiva per cui per le artiglierie di maggiore potenza occorrevano polveri che all'inizio sviluppassero una piccola qua,n tità cli gas, bastevole cioè per imprimere il mot o al proietto. mentre poi in prosieguo di tempo producessero, progressivamente, un quantitativo di gas molto mnggio1·e. Per quanto ha tratto alla produzione ed allo -sviluppo dei gas, gli esplosivi di lancio si distinguono in : pr:ogressivi, degressivi, ecl a combustione costante, secondo che l a qua ntità dei gas prodotti nell'unità cli tempo è rispettivamente : crescente, decrescente oppure costante. Alcune delle forme oggi in uso con · le polveri model'r1e permettono la combustione costante; moltissime invece sono degressive. La vera progressività pot rebbe solta,nto conseguir.si con forme di difficile costruzione. La, denomi na,zione di progressive, che venne data a,l le polveri u er e più grosse e più regola ri, introdotte nf'gli ultimi decenni dello se-o r· so secolo, valeva solamente a specificare una minore degressività e quindi una maggiore lentez½a in ·c onfronto a quelle a grani troppo piccoli. Il Canlllì tentò rU realizzare una polvere spe· ciale con gros8i 12,-rani e cli. densità crescente aa-ll' interno a,l l'e.sterno, che in-esse effet tivamente la car a.tteristica di una rea.l e. progressivi tà, ma incontrò all' uopo molte e gravi difficoltà pratiche di esecuzione. Si fece allora ricorso aJle cosidette cc cariche compresse>>, composte cli grossi grani agglomerati, ottennti comprimendo semplicemente in st ampi o forme la polvere costi t uita in piccoli grani. Queste cariche compresse furono ideate nel 1861 dall' americano Generale Rodman, che diede ai. grnni agglomerati la torma prismatica : tali ca riche comp.resse non diedero però nella pratica troppo buoni risulta ti, essenzialmente per le r iscoùtrate irregolarità di combustione. Lentezza e regolarità cli combnstione soddisfacenti vennero invece conseg-uite •
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PARTE '.1'8CNIC,\ -
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in modo migliore con polvere a. grani relat ivamente grossi, ottenut i o per agglomerazione di granelli .p iù piccoli mescolati a fa rina ternad.~, -o ppure formando dei gra.ni cosidetti congfomerati e cioè ottenuti ricorrendo alla stacciatura deHa polvere allo stato umido. Più t ardi si parlerà anche di una polvere. tipo DHn,eberg, al carbone r osso. · Nel decennio 1860-1870, a :fianco di dieci tipi di cannoni ed obici rigati con ca,l ibri variabili da 7 a, 24 centimetri, si avevano ancora in servizio cinque artiglieri,e ad anima liscia, con calibri d'a 5 a 22 cent. Poco dopo vennero adottati due cannoni a retrocarica: il 7 BR e il 24 GRC, e, per quest'ultìmo, che può considerarsi come la nostra prima artiglieria di grande potenza, venne studiata e fabbricata una nuova qualità di polvere cosidetta. a dadi e cioè avente grani conglomerati di forma pressochè para.1lelepipeda a'd.: angoli e spigoli smussati, e caratteriz7,ata dal nuovo dosa.mento 75 - 15 - 10. lri definitiva, al termine del periodo 1815-1870, le polveri regolamentari itaJiane erano essenzialmente quelle da cannone e da fucileria, col dosa.mento 75 - 12,5 - 12,5. Gli stabilimenti governativi di produzione erano i11 quella epoca il Polverificio di Fossano quello di Scafati: il metodo di fabbricazione era queJlo delle botti e strettoio. Il i:.alnH.1'0 si importava dall'estero a,l lo stato grezzo, e veniva ra:lfmato nella Raffineria nitri di Genova, o nel Polverificio di Scafati. In que~to ultimo stabilimento il salnitro si. impi.egava, fuso mentre nel Polverificio di l<'ossano lo si adoperava in crista,l li. Il carbone im'I)iegato a Fossano era, di legno di salcio, quello usato a Scafati. di ontano 1 è la carbonizzazione si faceva per distilla zione in stor te cilindriclH~. Lo zolfo v<.miva anch'esso raffinato nella R affineria di Genova, opp'ure a Scafati. La nostri1 polvere da cannone per artiglierie lis cie, per artiglierie rigate di picoolo ca.libro e per artiglierie corte1 poteva, allora ritenersi di qualità non inferiore alle migli.ori polveri estere di p_iccola granitura, mentre invece la, polvere usata da noi pe1• le artiglierie rigate di grande calibro risultava alquanto diJaniatrice. La nostra polvere da fucileria poteva viceversa reggere il confronto con le altre polveri similari fabbricate ed usate all' estero .
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\"ARIB Sl' ECIE DI POJ,YERI );ERE AL
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Oltr e le sunnominate polvei-i regolamentari vi erano poi ancora in servizio delle polveri proveni enti, o da pia zze forti inco1· 0 por ate nel R egno, -0 da speciali acquisti fatti all'estero, o da fabbdcazioni di vecchio t ipo ormai abolite. Si avevano perciò: polveri da cannone austriache della lettera A e della let ter·a B , esistenti nelle piazze forti del Veneto _; polvere da can none ordinaria franceRe; vec~cbi e :polveri da cannone piemontesi, toscane e napoletane, tutt e otten ute col metodo dei pestelli; nonchè ò ue specie di polveri acquistate e fornite nel 1866 daJle F abbriche p rivate inglesi Cur t is's & H arwey, e K ames & O., fabbricate col metodo delle macine e dello strettoio. Vi erano infine speciali polveri .da salve, costitnit(' da polveri regolamentari o non rego · la mentari avariat e, o a.nche cla polveri speciali di provenienza varia. ·
00NS1lJRVAZI0NE E TRASI'OI-t.'rO DELLE P OLVERI
Per la conservazione delle polveri nelle p olveriere, nei d'epositi e nei magazzini fin d'a,l lora si osservava no norme che, di massima, sono ancora - oggi 'in vigore, allo sc-o po di p1·eservarle clall'umiclità e di eliminare le p re,-eclibili cause di incendio o di scoppio. Le relative Istruzioni erano cla, principio cont enute n ei diver si Prontua-r i per Artificier i, mentre in seguito esse vennero riunite in una r egolamentazione unica. codi ficata in data 12 luglio 1868 nell'« I struzione· sulla conservazione delle polveri da fuoco , delle munizioni da guerra e dei f uochi lavor a,t i nei magaw,ini )). alla quale t ien dietro l'« Istruzione provvisoria, s ull~ conservar,ion e e sul governo delle rohe cl' a,rtiglieria )) d el 22 ago sto 1810. I magazzini a polvere erano di due speci e : a. « prova di bomba.>> e « non alla prova)). I primi, costruiti nelle piazze forti e circondati da gr ossi muri e coperti da V·Olte molto robuste, enmo eapaci di essere invul nerabili ai t iri del nemico; i secondi erano a11ch e in muratura., ad uno o più pi ani, recinti da muro, ma di cost ruzione meno robusta. In entr ambi, i pavim en t i erano in l e· gllo , mentre er a poi ta.ssativamente prescritto che le g uarniture delle por te e cl elle finestre fossero cli rame o di o ttone, e assol11tnmente mai di ferro. -
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l'AU'l' ffi TECNICA -
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Nei magazzini le polved si tenevano separate per (]trnlit,\ e secondo la specie deU'imba.llaggio, e casRe d'imballo regolamentari erano quelle formate di legno dofoe e capaci di kg. 50. In mancanza di casse, si adoperavano ba.rili di legno di casti:Lgno, entro i quali la polvere veniva racchi usa in sacchi di tela di cotone. Apposite 11orme regolavano i trasporti e precisamente: ::-ulle vie ordinarie si dovevano impiegare Cf:LlTi che al massim~ non pot(wano superare un carico di trenta recipienti regolamentn,ri di .50 kg. ; in montagna il trasporto si effettuava a dorso di mulo. Uno speciale Regolamento, in data 21 febbraio 1859, conteneva speciali norme per il trasporto sulle ferrovie, per cui i vagoni dovevano essere chi usi, possibilmente senza freno; e il carko di ciascun vagone non doveYa supera.re le quattro tonnellate. I vagoni carichi di polvere non dovevaino essere più di tre per ogni · convoglio, ecl era pr-e scritto che nella còmposizione dei pc~r,zi. di tali treni, i vagoni con polvere dovessero essere separati daJla locomotiva con non meno di altri dodici vagoni conteneliti materie non infiammabili; i trasporti di polvere poteva.no farsi in qua,lunqne stagione ,ed in tutti i giorni dell'anno, eccettuati i mesi di giugno, luglio e agosto. salvo ordini speciali in cont1·ario del Ministero della Guerra.
STUDI IDD ffiSPERIIDNZI)]
Come è stato ripetutamente rilevato , nel ca.mpo delle polveri e degli esplosivi,· a,nche in Italia,, ·verso la metà del secolo XIX, sono stati compiuti studi -e pers-eguite ricerche, ,ed anzi vi si sono affermati diversi scienziat i ormai ·passati a.lla storia, fra i quà.li eccelle e primeggia Ascanio Sobrero . Per quanto più particolarmente riguarda l'attività della nostra Arma, in rn.a teria, ricorderemo che in Pi-emonte, sotto la, guida del supremo consesso dell'Arma, allora, cl.enominato « Comitato d' ArtigHeria )), e per opera di illustri e colti ufficiali. nonch,è di valenti t,ecni.ci quali Saint I·fobert, Cavalli, Carlo Sobrero, Parone, R.ibott.i ed altri - un tah~ vasto e completo prob)ema, fu oggetto di molti stucl.i, cli ripetute prove ,e cli numerose sperimenta7,ioni pratiche. -
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S'l'UDI
rm ESPER!E); ZE S O LLI!:
POLVIDRl
Tutti questi tentativi ebber o luogo per lo più nel Laboratorio clell'Arsenale di Torino, ed in quello del Laboratorio di Precisio11e della stessa città, nonchè nel P olverificio di Fosi::ano, menti:e poi non deve dimenticarsi che anche l'Ar senale di Na,poli nel 1846-47 eseguì non poche pr ove col fulmicotone e col pendolo balistico. Avendo già a l ungo parlato dell' aureo opuscolo del Sa.int Robert sulla fabbricazione della polvere (1851), è doveroso ricordare altresì un altr o pregevole studio del Barone Carlo Sobrero intit olato e< Teoria chimica delle polveri da fuo co )) del 1852. Il capitano Carlo Sobrero, - zio di ,,.~scanio e suo pat erno au t orevole consigliere tant o da influire grandemente sull'indirizzo dei suoi st udi e sulla carrier a, del nipote - fu Capo clel Laboratorio chimico dell 'Ar senal<~ di Torino, poi Direttore della F onderia, e, col grado di Gener al e, Ministro della Guerra a M.ila,no du· rante il Govel'n o provvisorio del 1848: per ordine del R e Carlo Alberto egli fu a lungo in missione in Svezia ove conobbe e strinse amicizia col celebre chimico Berzelius. Di partic-0lare importanza furono sempre le esperienze per la misura delle pressioni delle polveri nell'interno delle armi, (~sperien ze che riguar dano con temporaneamente e la balistica interna e gli esplosivi ; la balistica interna inquantochè dal regime delle tensi,oni nell'interno cl elle ar mi si deducono le di mensioni da darsi alle pa,r eti delle armi stesse; mentr e le esperienze stesse si riferiscono poi agli esplosivi, ·ìnquantochè l e pres~ioni dei gas e la loro a zione dilaniatrice sul metallo deìle arm:i sono dipendenti dalla natura dell a polvere che viene ad ope-rata nelle cariche di lancio . .Nel 1856-57 a tale scopo si confrontaro110 le polveri da can none otten ut e coi pestelli, con quelle fabbricate mediante bott i e strettoio, 1·korrendo al <e metodo dei t r onchi)) e impiegando un cannone da 16 F, metodo al quale si è già accennat o nel P aragr afo 2" di questo stesso Capitolo. E parlando di questi esperimenU si debbono allresì r icoràare le cla ssiche esperienze del Qavalli già citate nel paragrafo 2°, i.niziate nel 1S45 ,e rip rese nel 1860: tali esperienze erano eseguite p rat ica,n do in un cannone da 12, a diverse distanze dall'·origine, undici canaletti n-0rmali all'asse, e misu rando col pendolo ba.li -
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181.5 - 1870
stico la velocità impressa dai. gas ad una pallottola lanci::ita <la una stessa, canna· da fucile, la quale canna nelle successive prove vèniva applicata ai vari canaletti: naturalmente l'esperimento era costituito da undici prove, ,e~l ogni prova. si. riferiva ad un solo canaletto, o più esattamente ad un sol<) punto dell'anima della bocca da fuoco . L'influenza della, pressione dell'aria sulla velocità di combustione della polvere venne pure studiata cla noi nel periodo di tempo qui considerato e diede anzi luogo alla precisazione di un nostro primato che è doveroso cli mettere in chiara luce, trattandosi di uno dei più importanti problemi che riguardano la costituzione delle spolette a tempo, e interessano in generale il tiro delle bocche da fuoco. Nella classica sua Memoria pubblicata negli atti dell'Accademia delle Scienze di ~orino del 1866, il Saint Robert ripr·endendo un concetto che non era sfuggito neppure al Papacino d' Antoni, afferma ·« essere da lungo tem.po noto che la polvere brucia tanto più difficilmente quanto più è rarefat to il mezzo ambiente >>. Con numerose esperienze il generale Piobert av<wa constatato che la velocità di combustione della polvere che brucia all'aria libera, e che perciò va soggetta a pressione quasi costan. te,' è uniforme. Ma le variazioni cli velocità, dipendenti dai cam. biamenti della pressione, non erano state ammesse dal Piobert, tantocbè nel 1847 egli aveva scritto : « la velocità, cl.i combustione ù indipendente dalla, pressione>). Nella precitata sua Memoria il Saint Robert ricorda le t:sperienze fatte in I ndia nel 1849 ci.al Quartier Mastro inglese Mitchell, con spoletta da 3 pollici, e quelle di Frankland che, nel JSGl, si valse di spolette da 6 pollici, facendole però bruciare i n vaso chiuso entro il quale l'atmosfera veniva g-radatamente rarefatta ; egli rilevava, che i pred'e tti sperimentatoÌ'i concludeva.no che la durata della combustione aumenta col dimJnnire àel_ln, pressione: Il nostro Saint Robert ricorda,ya poi anche i risulta.ti cui era giunto lo svizzero professore Dufour, ch,e nel .1SG2 aveva sulle Alpi eseguito esperimenti. con spolette a diverse alti· tndini . Il Mitchell e il Dufour erano pertanto pervenuti a deter-
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STUDI SULLA CO::l1BUSTI0)IE DELL0 11ICCI1ll
mina re l'accrescimento della dura ta della combustione per ogni unità di diminuzione della pressione barometrica. Il merito principale del Saint I{.obert fu cli escludere tutte le cause di errore che potevano dipendere o dal considerare il funzionamento di spolette compl ete, o dall'operare a rtificialmente in vaso chiuso; egli nell'eseg_uire le sue esperienze del 1864 si servì invece di tubi di piombo che, riempiti .di polvere da cannone, furono passati ripetute volte alla trafila, come per costituire la galleria delle spolet te a tempo, tagliati poscia in pezzi ugua.li della lunghezza di m. 0,40 e ·fatti bruciare a diverse altez7,e sul livello del mare (ad esempio: Torino m. 240, Moschières di Maira 1318, Parabroc sul Gesso 2116, Monte Argentera 2991, Pelvo d'Elva 3083, -Monte Viso ~852), e ricavando quindi le durate di combustione in r elazione a.n e pressioni barometriche effettive. Il Sa.int Robert costrusse quindi la curva che lega le durate allé pressioni., e formulò le deduzioni del caso, osservando anche che la combustione di quella galleria er~ così regolare da poter servire a misurare con grossolana approssimazione l'altezza delle monta-g ne. · La verità era così irrefragabilmente e in modo scientifico aecertata, e tale verità trovò il suo pratico completamento di conferma nelle ·Esperienze eseguite alla Scuola d'Applicazione di Artiglieria e Genio d\ Torino nel 1869, colle quali si misurava: e l'influenza dei vari dosamenti della polvere sulla durata della combustfone - influen7.a che già era stata constatata nel 1856 nonchè l'influenza dellU: densità. e dell'-umidità della polvere sulla stessa durata di combustione. Infine numerose prove furono prima del 1870 compiute nei nostri Polverifici,- Laboratori e Campi di Esperienze, aventi per oggetto : la rioerca della densità apparente o densità gravimetrica ,delle polveri in servizio; la determinazione della densWt reale dei grani; Fanalisi qualitativa e quantitativa. delle fecce costituite dai rf!Sidui solidi conseguenti 9-alla reazione esplosiva delle polveri nelle armi ; lo studio della regolarità d., a~ione nei tiri ; l 'esame della consistenza dei gr ani ; la misura dell'igro metricità, ea. in genere la sistematica e razionale disamina teorica e pratica di t1itte le particolarit à caratteristiche delle polveri. -
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Quanto sommariamente venne qui esposto snlFargomento delle P.olveri e degli. Esplosivi si riferisce essenzia,lmente all' Artiglieria P iemontesè, dalla quale l 'Artiglieria, d'Ita,l ia, assurta a Nazione Libera e indipendente, trae le sue nobilissime originL Ben poche differenze potrebbero segnalarsi per quasi tutte le Artiglierie dei diversi _Stati in cui, nel periodo in ei;;ame, l'Italia era suddivisa. Partioolare menzione merita però l'Artiglieria napoletana, che, coi suoi. studi, con le sue fabbricazioni e con le sue esperiel17,e eseguite nel polig,ono di Capua, contribuì nel campo delle polveri, oome, del resto, in quello degli altri materiali a.r tigliereschi, alla formazione di quel magni fico strumento di potenza e di gloria che sarà l'Artiglieria, deli'Itaiia nuova, riunHa nelle sue armi e nelle sue anime.
§
IV
BOCCHE DA FUOCO, AFFUSTI , INSTALLAZIONI, CARREGGIO
_ Materiali de ll'artiglieria sarda e dell'artil!lieria italiana. - Materiali d'artig lieria de gli altri Sta ti italiani. - Ceùnì s ulla arti glieria di alcuni s tati esteri.
A) MATER.IALI DELL'ARTIGLI ERIA SARDA
E DELL'.~RTIGLIERIA ITALIANA
S-istema del 1818. - Evol1.1,zione successiva de-i material·i delle va1--ie specialità. - Artiglieria d:a montagna; artiglieria da campagna; artigli.eria di:t muro ; affusti. da attacco e difesa, ; affusti da difesa. A.rtiglierie r·igate. - Sistemi di rigatura a, vento è a soppres sione di vento; sistemi di rigatura.applicati alle artiglierie piemontesi e italiane; evoluzione delle a,rtiglierie riga,t~ in Itali.a. · !lrtiglierie cerchiate . --:- E sperienze e applicaziolli. A.rtiglierie a ·ret:rocaricci. - Sistemi applicati all'estero·; pri· me realizzazioni italiane. Sitita.~ione clell' A.rtiglie1~ia Iia-liana al 1870. -
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L' ARTIGLIIDIUA P JEl\10):TESE
SISTEMA DBL 1818
I n conseguenza del riordinamento dell'Artiglieria effettuato in P iemonte subit o dopo la Restaurazione, risul tò un sistema di bocche da f uoco alqua nt o eterogeneo, poichè si dovette cercare di u t ilizzar e, per qlrnnto era possibil.e, i materia li esistenti negli a,rsenali e nelle piazze forti tornate in possesso d<?l Regno dopo l 'occupazione fra ncese. P er le batterie da ba ttaglia, dell' Artiglierja da callipa,g na v.enner o adottat i w 1 cannoue da S (mm . 95,9) (1) e nn obice da, pollici 5-7 -2 (mm. 1 51.5) a, ca.mia, corta. incavalcat i su affusto clel tipo di quelli fra.11cesi dell' a n no XI ; per l e batterie d'a posizione, invece, si ebbe u n cannone da 16 (mm. 121,2) su a,f fusto tipo Gribeauval. Di più si acquistar ono in I nghilterra , clei cannoni da 7,1/3 (mm. 93,3) e un obice da mm. 139,7. P er l'Artiglieria da assedio, da pia.zza e da costa vennero adottati cannonj da 32, cla 16 e d a S, (rispettiYament e cioè da mm. 152,6 : 1 21,2 . 95,9) su a.frusti a ruote e da difesa di m odello Gribeauval ; mor tai alla Gomer, a camer a troncoconica, da, polUci 12 e S (e doè cl a mm. 324,8 e 223,3), e infine un petriere da 15 polli.ci (os~ia mm. 406) tntti montati su ceppi di legno. T ntte le bocche da, fuoco erano di bronzo. I (.;an noni e gli obici a yevano forma esterna simile, ·ad unico tronco di cono, con culatt a a ~ul di lampada,, bottone o codone sferico, plinto dj cnlatta ; la volata a. tulipa,no con astràgalo e listello; gli orecchioni , sitl1ati in modo da dare un notevole preponderant.e in culatta, avevano l'asse passante a,l disotto dell'asse dell'anima, a.no scopo di evitare l'abboccamento del pezzo all'atto dello sparo ; maniglioni lisci a sezione ottagonale; anima a fondo piano raccor-
(1) La nomenclatm·a dei cannoni era f atta in base al peso in libbre della pa lla di ferro piena, adatta al caUb1·0. P er gli obici e i morta i invece si indicava il calibro espr esso in pollici, linee e punti, ma i;iel 1830 si cominciò a seguir<~ il sìstema metrico decimale, indicando il numero inter o di centimetri contenuto nel calibr o. P er gli obici da campagna talvolta si adotta,a la nomeucla-· tura dei cannoni, cioè in libbr~.
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PAH'l'Jòl TECNICA -
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dato, e con camera cilindrica per gli obici. Il vento variava, in ragione del calibro, da 1/70 a 1/50 circa per i. cannoni, mentre per l'obice era ili 1/ 70. In ·genere quindi, il vento, sempre . abbastauza piccolo, era tanto maggiore quanto maggiori erano il calibro e la lunghezza della bocca da fnoco. I due mortai e il petriere avevano un unico orecchione in culatta, camerà tronco -contea, e vento piccolissimo e c.ioè cli 1/ 100 cfrca. Gli _affusti del cannone e dell'obice da battaglia erano, come si è detto, del modello francese Anno XI, con coscie divergenti verso la coda, ,e con ruote a tarenghi. L'avantreno aveva ruote più piccole .d i quel1e dell'affusto; c.ostitu?li.one a coscfali obliqui :fissati posteriormente sul guscio di sala, e uniti anteriormente per costituire guida e sostegno a l timone; cofano trasversale; unione dei treni a contrasto orizzontnle, os~da col maschi-0, detto anche perno reale, sporgente in corrispondenza della. sal_a da uno scannello :fissato sopra il guscio di sala, e munito di una, volticella con lastrine metalliche circolari per facilitare lo scorrimento; la coda dell'affusto er appoggiata sulla volticella col suo rosone investito sul maschio; l'unione era, aHsicurata mediante una catena cli imbracatura. Il carro per muni?iioni aveva un avantreno diverso da quello del pez7,o ·e un unico cofano longitudinale. 'l'utti gli. altri affusti - da posizione, d'as.sedio e da piazza e costa - erano ancora del vecchio modello Gribeauval, non sen 7,a, però qualche miglioria sul tipo originale.
EVOLUZIONI!) DELLE VARIE SPECJALI1'.~
o' AR'l'IGLrnRTA '-
La mancanza di qu'alsiasi materiale da montagna, poichè non se ne aveva alla mano alcuno so~disfacente, fece subito pensa,re allo studio di un cannone e di un obice che vennero regolarmente adottati nel 1827. Il cannone ,da 4 (mm. 75,4) e l'obice da 16 libbre (mm. 121,2), del peso rispettivo di kg. 92 e kg. 102 avevano forma interna ed esterna · simile a q nella delle al tr-e bocche da fuoco esistenti in servizio. A1·t,i gUer,i a da, niont((,gna.. -
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CANNOKI
l!)
OBICI DA l\fO::S'l'AG~A l N PIEMON'l'f!;
' Anche gli affusti, diversi per le due bocche da fuoc-o, erano del tipo Anno XI, ma presentavano l a parti colar ità che la vite cli mira, a chiocciola oscillante, poteva esser e messa in due posizioni, una a lta e l'altra bassa, allo scopo di adattare il materiale all'andamento del terreno, e permettere anche forti angoli di depressione-
Fig. 618 - Cannone da montagna III. J827 (da lib. 4 = · per il tiro in fori:e depression e).
IDIO .
73,,1) (disposto
Quest o primo materiale da montagna, per ·1a deficiente resist enza degli affusti. e per altri inconvenienti rela,tivi ai carichi e al someggio, non av-endo in pratictt corrisposto alle condizioni volute, nel 1844 ·si iniziarono studi per una completa riforma, ispirata sul tipo di m ateriale adottato nel 1827 dall'Artiglieria francese, denomin ato modello Valée e chiamato 4?-a· noi « Modello Comitato>>- Si addivenne cos'ì. alla a dozione di un cannone e di un obice cli calibro u guale a quello dei precedenti, ma pii': robusti, del peso r ispettivamente di kg. 108 e kg . 102, con un ·unico affusto del tipo a freccia, col corpo costituito da due elerue11ti strettamente connessi per il l ungo a formare un unico t rave pog giato anteriormente- sulla sala; il cm·po era incavato verso la testata, in moil.o da formare aloni con orecchioniere per inca.val · -
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PAR'.rID 'l'ECNICA -
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care la bocca da fuoco . Sala di ferro con guscio, piastron~ di coda con m~niglia per il maneggio, congegno di punteria a vite semplice, e chioceiola fissa.
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Fig. 619 - Obice da montagna M. 1827 (da lib. 6 è analogo a quello del cannone).
mm. 121,2) . (L'affusto
l!' ig . 620 - Affusto da mont agna M. 1844 (Del' cannone e obice, rimasto in servizio fino o\ tre il 1870).
' In seguito a molte esperienze compa,rativ:e, nel 1848 fu deciso di escludere il ca,nnone perchè troppo pesa,nte, e di armare quindi l 'Artiglieria da montagna con il solo obice da cent. 12, che, con la nuova denominazione adottata, fu chiamato del modello 1844.
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L'ARTIGLIERIA DA C,·L\1 PAG.1'A PIE:.\IO~TESF. AL
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Nel 1854 si modificarono ancora i basti, per renderli p rn adatti ai quadrupedi nostrani ; i nuovi basti risultarono del tipo di quelli ancor a oggi in servizio per le batterie da montagna. La, scarsa efficiernm dell'obice da montagna, rilevatasi nella . campagna di guerra del 1859, indusse subito dopo a, stuòia,re alacremente una bocca. da fuoco rigata , che f u r ea,l izza,t a con un cannone da 5 1 / 3, incavalcato sull'affust9 }fod . 1844, e adottato nel 1861. ((Vedi « Bocche da. fuoco rigate))) . Artiglieria da campagna. - In considera:done dei buon i risultati che si ottenevano, specialmente nei l'iguardi della leggerezza e della mobilità, cogli affusti a freccia , già, da t empo in servfaio presso l 'ar tiglieria inglese,. e ad imitazione della F1·ancia che aveva r iformato il suo materiale nel 1827, IJ.el 1830 per le bocche da fuoco delle batterie da battaglia furono adottati due nuovi affusti a freccia, uno per il cannone e l'alt ro per l'obice da cent. 15, che differivano fra di l oro soltanto per al cune dimensioni di alcuni elementi e dell'i nsi eme. in relazione alle cli ver:se dimensioni. delle due bocche da fuoco : esserndalmente l' af fusto dell' obice ,e ra alquanto più corto, più massiccìo, e coWasse d egli orecchioni più alto. Il nuoYo tipo di. a.ffusto. ch e suhì i.n seguit o alcune modiftcazi.oni, hl definitiva ebbe il corpo costit 11i.to da d ue elementi connessi a contatto per il lungo meclhwte mastioli e chiavarde; aloni cli legno riportati lateralmente alla testata del corpo, ma, in chtava:cdati a, contatt o anzichè essere scostati. per mezzo di rosoni, come riscontrava.si nel modello francese, ed u na fa.le variant e andava a vantaggio della solidità dell'insieme; ruote a 7 gavelli e 14 razze, con cerchion e di un unico pezzo, amr,ichè a tarenghi. Il congegno di. punteria, a differenza del modello francese nel quale tale con gegn o era a chi occìola fissa, nel nostro ma,t er ia,le era a vite ::::emplice_ con chiocciola oscillante, e con suola di p unteria cli legno . poggiante snlla testa. della vite di. mira; questa ·disposizione presentava su quella a, chiocciola, fissa, principalmen t e il vantaggio di mant enere la vite di mira, in direzione pressochè normafo all'asse delln, bocca · da fuoco n elle varie inclinazioni, sottraendola quindi agli sforzi di. fle ssione che si sarebber·,o V·e rifìcati altrimenti, come colla.
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chiocciola :fissa, per effetto della pressione della culatta all'atto dello sparo. La sala di ferro era protetta da un guscio di legno, sul quale erano fissati, lateralmente agli aloni, due cofanetti; il cofanetto cli sinistra conteneva scatole a mitraglia; quello di destra, robe di ricambio e la miccia accesa. La coda era munita . di piastroffe di appoggio, con occhione per l'attacco all'avantreno. L'avantreno a timone, era munito di ruote ug'uali a quelle del pezzo ed aveva costruzione a telaiò rettangolare, con stanghe e cosciali paralleli, anteriormente collegati dalla bilancia, e al centro :fissati alla sala di ferro. Il cofano era fissa,to sul tela,io i11 posizione piuttosto avanzata, ed il suo peso non er::i, controbila.nciato dalla pressione della coda sul punto d'attacco dei due treni, che era costituito da un maschio vertica,le :fissato ad una piastra in prossimità della sala, e sul quale doveva invei:itirsi l'occhio·n e di coda: Per tale dispositivo, lungo il traino, il timone avr,ebbe dovuto essere sostenuto con catene o con un arcone ai collari dei. cavalli di timone, come si praticava nelle Artiglie rie francese e inglese, e ciò con grave disturbo sia dei qua,drupedi che del conducente, perchè il timone subiva tutte le reazioni delle asperità ·del terreno e sbatteva in tutte le direzioni. A qne sto i~conveniente l'Artiglieria piemontese rimediò con una, innovazione originale ricorrendo al sistema, di unione dei treni a c,ontrasto verticale, sistema, che agevolava il traino eliminando g:li sbandamenti disturbatori del timone, quanto meno sulle sh·ade ordinarie e in terreno non molto accid:entato . A tale scopo sotto l'occ.hione della coda dell'affusto· era, :fissata. una sta,ffa con nna pfastra a super:6.cie cilindrica verticale; la piastra reggimaschio dell'avantreno posteriormente era pure foggiata, a superficie cilindrica verticale, coll'asse sull'asse del maschio; le due s1Jper·fici, quando i treni erano riuniti, contrastando l'unà coll'::1.ltra secondo una generatrice, impedivano al timone di abbassarsi e lo tenevano sollevato in posizione orizzontale. Questa disposizione era a,d atta e vantaggiosa per il traino su strade,· ma nei p,er- · col'si in terreno vario non lasciava ai due treni. la necessarin indipendenza per adattarsi al1e · forti ineguaglianze del terreno, tantochè in tali casi occorreva unire i due treni, anzichè col-
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, .
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·' lJ'ig. 021 - Materiale <ln lmltaglia M. 1830 mo<lificnto (a sinistra, obice da :"i.0.2. - n destrn, cauuoue da 8 - inferiorwente. CJmnc11c da 8 al traino).
PAUTID T 1'CNfCA -
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l'occhione di coda a,pplicato al maschio, con una corona di corda che aH'uopo faceva pa,r te del caricamento . Il carro per munizioni. denominato cassone, aveva a-v antreno uguale a quello del pezzo, costituzione a telaio, con due co fani disposti t rasversa,lmente, e una ruota cli ricambio, fh,;:sa ta su una saletta posteriormente ai cofani. A questi materiali venn ero in seguito apportate altre migliorie, quali. : il freno a scarpa con i:mola,, in lnogo di quel.lo a ca,tena che era di troppo lu nga applicazione; sa.le cli un unico modello rinforzato; ed altri perfezionamenti emergenti dalla prati ca. L'attacco dei cavn,Jli era fatto col sistemit di tir<?ll c e fali:.e tirelJe, detto « sistema all'italiana >>, e che si è ooni::ervato fino ai tempi attuali : la pariglia cli timone aveva finimen ti a collm·f~ con braca, E' le tire)] e, atta ccate al collare, terminavnno poRterionnente con una catena pe1· l'unione ai bilancinì ; al primo anello della catena erano anche unite le false tirelle, ri ù l unghi:> delle tirelle e che terminavano anteriormente con un ga.ncio; la pariglia di mezzo con finimento a petto con braca aveva, pUL'e le !tirelle e le false tirellé, ambedue unite posteriormente ad una unica, catena, che si attaccava al gan cio delle false tirelle della pariglia di timone; alle false tirelle poi della pariglia di IDf½r,0 si attaccavano le tirelle della padglia di Yolata . che era ingne1·niti1 con fi11iroento n, petto senza braca, e., naturalmente, non aveva le false tirelle. Dalla descrizion e fatta i .rileva, che · il materiale 1830 · piemon tesè, sebbene del'iva,to nelle sue lin ce generali da qnello fra,ncesc del 1827, preseutan1. tali e tante i:.peciali particolal'itài dicostruzione che lo rendevano effettivamente un modello originnle . AUa unione elci treni a, contrrLsto vertica,lr rea,lizza,ta in Piemonte, fa riscontro un sistema tendente allo ste!';so scopo, ma, con mezzi completamente dfrersi. nittuato dall'Artiglieria napolétana. J\~r il ca,m1onP da 16 cl el le hattel'ie ~la poRizion e rimase iu se1·vizio l'antico affusto tipo Gribeanvf~l, con avantreno a contrasto orizr.ontale, già in servizio fin dal 181S, appol·tandovi però alcune migliorie, come la vite di mira a chiocciola oscillante ecl altri perfezionamenti particolari.
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PAR'tl•l TECNICA ..,....
1815 - 18'70
'l'utti gli affusti era.no natura,l mente forniti di ferramenta per :fissar.e i cosicletti armamenti clei serventi, e gli altri m3:teriali additivi; tra queste ferramenta notavasi il << tagliaso:ffioni )), che era una specie aJ trancia applicata sul :fianco sinjstro dell'affusto, e veniva adoperata per tagliare i soffioni. i quali !:iervivano a dar fuoco al per,r,o in caso cli cattivo tempo, piovoso o ventoso .
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Fig. 623 - Cannone da J6 per le batterie da posizione (Affusto modello Gribeauval).
(rii
traino).
Nel 1844, insieme ai. miglioramenti descritti per l'a1·tiglieria da montagna, venne introdotto in servfaio il famoso affusto del Cavalli, che doveva essere comune a tutte le bocche da, fuoco della specialità da campagna, compreso il cannone da 1(:. Di tale a.ffusto si è già eletto lungament(> nel paragrafo 1°_ Dell'affusto nfod. 44 si ebbe anche un modelìo detto alleggerito e dato in distribuzione alle batterie a cavallo : ès,":lo era !Senza, aloni, aveva, le ruote alquanto più basse di quelle normal i, ed a,nzichè del freno normale a scarpa era munit o di freno ad attrito, con sta,n ga e suole, manovrato con vite. L 'avantreno era più leggero; il maschio per l'unione dei treni, a contrasto verticale, anzichè esser portato da una piastrn, rigidament,e unita al telaio, era fissato ad un robusto mollone a:
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Fig. 624 - Affusto da ca1Upagn::i 1844 (Ca,·a lli) con cannon e da cent. 9 AR. Ret . (bocca <la fnoco del )876 molto più potente del cannone cla 8 li.bbr e a l qua le l'affusto era s t ato originar ialJlente d estinato).
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PAltTffi 1'8CNICA -.-
1815 - J.870
balestra, di.sposto per lungo sotto il telaio stesso, i.n modo che i due treni avevano una <erta indipendemm, elast.iea, che permetteva il percorso rapido in terreno vai·io, anche senza dover Mnt piere l'operazione di unire i treni colla coro.na di cord.tL.
Fig. {)25 - Affusto cla compagna M. 1844.
Nel 1844 venne anche adottato un morta.io da campagna da oent. 15 B, a camera tt·onco -conica,, del peso di kg. 70, con ceppo di legno e aloni di ghisa. Le bocche ;da fuoco,_da, campagna ora descritte rimasero in sen~izio inalterato fino alla introduzione delle artiglierie ri gate, salvo modificazioni di carattere generale riguarda,nti ii munizionamento e il puntamento di. cui si tratta in altri pa,r agra,fi. Nel 18G3 venne adottato n nuovo c,mnone da 8 ,rigato, e anche di questo sarà trattato più diffusamente nel comma « Artiglierie rigate>>. Questo cannone, come gi.à è stato accennato, ven11e incavalcato sull'affusto da campagna Mod. 1844. Per quanto riguarda il carreggio da campagna, oltre varie adozioni di poca importanza, debbonsi citare: un nuovo retrotreno per carro da munizioni del cannone da 16, jntrodotto in servizio nel 1850, il qua,le, allo scopo di dare una maggiore ca -
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AFFUSTO D A CA?\:IPA GN A
1844
E D8HlVATI
pacità a,i cofani, differiva da,l Mod . 1844 per avere i cofani diE-posti per il lu ngo anzichè per traverso; una nuova fucina da campagna,, modificata nel 1857 ; un nuovo carro da batte l'ia, a,dot tato nello st esso anno 1857.
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Fig. 626 - Affusto da c am pag11a l\f. J844, all<>l!'gerito (con r e latiYo avant r eno) .
Nella campagna del 1866 era stata confermata la necessità cli nn materìale più leggero di quello in servir,io cla 8 libbre, se condo il principio già da. tempo propugnat,o da Giovanni Ca.v alli, e che non a veva mai J,otnto essere realiz-z ato. perchè le circo· stanze politiche 11011 a-vevano mai dato tempo di compiere le esperi enze necessar ie ; perciò nel 1867 vennero i riiziati stu di in proposito. e venne c-oncreta:.fo un cannone da mm . 65, ad avancarica, rigato, con a,ffnF:to di l amiera di ferro (materia.le MatteiRossi, cli cui è cenno a nche nel paragrafo 1(1) . P ,erò, dopo molte accurate proYe, questo' ct~nn one non venn e adottato, i n causa essenzialmente della sua scarsa eflkada, mentre incontrò molto fayore l' affusto di lamiera , che seni di modello. a ppunt o, per
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J?An'l'g '.mCNI CA .-
1815 - 1870
un altro mat eriale da mm. 75, a r etrocarica, del quale nel 1870 erano già molto arnnzati gli studi, e che venn e a1dottato due ~umi dopo. Di questo mu.tel'iale si parlPrà. anche in seguito . Bocche da fnoco da rn11.wo . - Con rnle deno111ina7,ion e si int endevano le boc<:he da fooco destinat e ai parchi o tra,ini d' assedio, noncbè quelle destina.te nll'armamf>nto delle piazze forti ter· 1·estri e costiere. Il sistema. del 1... 1~ tra molto impPr(Ptto: i mor tai el'auo_di mocleUo molto an tiquat o, e mancavano totalmcr,te gli obi ci . Si cominciò colla riforma dei mort~i, e nel 1827 venn ero adottati tre nuovi t ipi di mortaio - da, polli ci 10. da pollici S e da pollici !5, 7, 2, rispet tivamente cioè cli mm . 2'74.3 - 222.3 . 151,2 - ma rolla camera ci.lin cl l'ica. an7,i chè con camera conica : questa ulti.ma modificazione fu approvata clopo molte csp(~rienze che confermarono l'importanza, che si annetteva a :-iffatto particolare nei riguardi della facilità cli ca,ricamen to, dell a durata della bocca da fuoco e degli effetti dd tiro. N,ell o stesso anno vennt> decret at o l'acqui::;to in Inghilterra di bocche da fuoco di ghisa, allora chhtmata fefraccio (J) . Si ebbero cos'ì cannoni da 32, da 24. da J 6 e da S rispettivamente corrispon,denti a, rnm. 152.6. 13 . 121,2 . 95,9, aventi profilo interno perfettn1nen te ug uale a qnello dei cann oni cli bl'onzo rispettivamente dello stei:;so calibro. e forme fsterne an che simili e pur lievemen te differenti per lo spessore al quant o maggiore delle pareti ; questi e~nnoni di ghi8t1, lauchwano naturalmente gli stessi p roietti dei co1Tisponden ti cli bronzo con cariche dello stesso peso. Fu acquist.a,to pure m 1 obice di ghisa, da 5.7.2, uguale a quello di bronzo da camplLgna, ma di lun ghezza, alquant o maggi.ore. L'impiego della ghisa per la costruzione delle artiglierie era stato consigliato essenzialmente ·da ragioni di econ,o mia. e poichè tali bocche da fuoco , per il loro maggiol' spe::-sorc. risulta vano in genere di peso alquant o maggiore di qu ello di bronzo, il loro impiego fn 1·i serva,t0 11,l Ia difesa cl elle pia,z7,e forti. e dellP coste. (1) Le bocche do fuoco ..:li ghisa vennero in seguito contradclistiote colla lettera F .. ferraccio. e quelle cli lwouzo colla lettera B. -
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130CC HE DA FUOCO DA )!ORO pf!.;}:-lO:'>TESI
I n seguito fu anche provveduto per acquistare all'est.ero dei mortai· di ferraccio, aventi le stesse caratteristiche cli quelli di bronzo già in servizio, ma lo spessore delle pareti alquanto ma.gg1ore, analogamente a quant o fu prima eletto per le artiglierie di. ghisa in confronto a quelle di bronzo.
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Fig. 627 · Cannone cl a 16 (unn. 121,2) cli ghisa con culatta emisferica (1857). Rigato nel 1860. Rimasto in ser ,;izio tino al 1893.
Si era intanto venuti nell a det~rmìn azione di. avere degli obici di calibro pi uttosto r ilevante per eseguire il tiro con granate a difesa delle coste, e di tali obici, detti alla P aixhl'l,ns, se ne fusero in P iemonte dei tipi di bronzo, destinati alle batterie da costa aventi calibro da cm. 22 ossia mm. 222,3, mentre se ne acquistarono all'estero dei tipi in ghisa dello stesso ca.libr o, ma che essendo ·destinati alle operazioni d 'assedio, fm'ono progettati alquanto più corti e più leggeri di quelli di bronzo. Tn tte qm~stc ar tiglierie di ghisa avevano l'anima a fondo piano, e pertanto poichè dal loro impieg-0 si rilevò che le rottm'e di tali bocche da fuoco si verificavano nel maggi-0r numero dei casi in corrispondenza del fondo dell'anima, si attribuì tale fatto alla. linea di mi nor resistenza derivante dalla. forma piana del fondo inter no in relazione alla forma esterna della culatta, tantòchè per ovviare ad un siffatto inconveni.ente f~ staibilito che tutte le artiglierie di ghisa, di nuova costruzione avessero il fondo dell'anima o della camera di forma emisferica, e che la forma esterna de11a culatta fosse pure di forma emisferica , ottenendo con -
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PARTI•: T~Cl\ICA -
1815 - J.870
questo particolare costruttivo di dare alle pa,reti. uno spessore uniforme. Sn questo principio si costruir-ono nel 1844 obici da costa da cent. 27 F (mm. 274,1) e obici da ceut . 22 F (233,3). Per quanto rigua,rda la costruzione cli obici a retrocarica, orclhiati nel 1846 in Svezia e da ·eseguirsi. sotto la dìrezione del Oava,lli, · si rima.nel a al paragl'afo 1° dì questo Capitolo. Nel 1850 per rendere più efficiente l'armamento della piazza , di Genova, si adottarono c:annoni da 40 (mm_ 163,5), che, come i precedenti, vennero commessi e fusi in Svezia. Il loro Ci~libro era stato effettiva.mente sta,bili.to in mm. 162,8 per pareggiarlo a quello dei cannoni da 40 della R Marina,, la quale adottava i calibri inglesi per aver modo cli a,cquistare i proietti adatti ai propri cannoni direttamente sul post o in qualunque località si trovassero le sue navi. Nfa per contrattempi sopravvenuti durante la fusi_o11e dei primi esemp1ari, che erano stati erroneamente forati a mm . 165,5, per i rimanenti cannoni da fonde_re fu stabilito di aumenta.re Hlqnanto il cf-l libro rispetto a quello prefissato: portandolo a mm . 163,5, allo scopo di poter utilizzare 'cogli stessi proietti, a.nche gli esemp1ari da mm. 165,5, i quali, data la minor precisione derivante dal maggiOÌ' vento, furono destinati all'armamento delle batterie meno imporranti. · I predetti cannoni, come pme altri da 24 F (mm. 138) adottati nello stesso a,nno 1850, avevano la culatta emisferica; eguale modalità costruttiva fu stabilita anche per gli obici da c-ent. 22 F., adottati nel 1851, in sostituzione di quelli rn.ocl. 1844 e mo1d. 1832·. che si erano dimostrati. il primo troppo pesarne per le operazioni d'assedio, e il secon:clo deficiente cli gittata e di precisione. Le ultime adozfoni cli artiglierie liscie riguardano un obice d'a cent. 15 F, e un cannone cla j(; F più leggeri di quelli in servizio e atti ad essere ·incavalcati sullo stesso a,ffiÙ,to. Particola,rità comuni a t utte queste al'tiglierie a cu1atta emisferica erano : la forma, esterna a doppio tronco df cono ; e un occhione o anello alla culatta, in sostituzione del bottone, per facilitare le manopere cli forza,. Si deve per ultimo ricordare che nel 1860 venne110 acq1:iistati in Francia un obice da mnro da cent. 22 F e due modelli di cannoni da muro da 16 F. in uso dalla Ma.rina francese.
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ROCCHI,; DA Fuoco 0.-\ '.\!URO PJE)JO~TE SI ..
Dal 1860 in poi, in I talia non fnrono adottate che bocche da fuoco riga.te e anche cerchiate, delle quali si dà qui soltaut.o l'elenco schematico. per tratta,r ne poi più diffusa,mente in seguito: Ca,n none da 40 rigato (1863) . Cannone da 4-0 rigato e cerchiato (1864) . Obice da cent. 22 riga-to, di bronzo (1865) (1). Obice da cent. 22 di ghisa rigato e cerchiato (1869) . Cannone da cent. 22 acciaio rigato (1870). Nel 1870, inolt re, erano completati gli studi e le prove di un cannone pi ghisa- da 24 GRC a. r etroca.rica,, per le batterie- da. costa, e del quale si parlerà, pnre in seguito. ·}fochfiche e appli caéoni con1,11n i a t ·ut:te le bo cch e da fuoco.
- Nel 1847 pe1· t utte le bocche da fuoco i n servizio e per quelle di nuova fabbrica7,ione ,·enne adottato il grano a focone alla Mathis. in sostituzione di quello antiquato a ,ite del modello Gribeauva]. ·n grano alla Ma tbis, di cui si è già parlat o, era costi t uito cfa nn tubetto di rame, formato e~ternamente da, .d ue pa,rti leggermente tronco-coniche disposte in senso opposto e separ at~ da mi gra dino. Il grano era cacciato a forza, dall'interno della anima . in un foro cli forma analoga prat icato neìla cnla.t.ta nel punto voh1to verso il fondo dell' anima, meclia.nte una m.acchjna speciale costit uita esse1rnia.lmente cla un martello a, leva con una lnnga asta che sporgeva dalla bocca:, e sulla quale asta si agiva a colpi di mazza. Il grano alla Mat his, così forzato 1.1el suo alloggiamento, e sempre più com.presso dalla pressione interna clei gas della poh-ere, evitava quahdasi sfnggita P poteva anche es~ere ricambiato con una c·erta facilità . Per le artiglierie cli mag(1) Nel ·1867, colla adozione a'i un nuovo :\!Coclello cli InYenrnri f u stabilito che per tutte le bocche cla fuoco la nomenclatura fosse fatta colla inclicaz.ione clel numero intero cli centimetri contenuto nel. calibro ; colla lettera dis tintiva del metallo (B = bronzo, G = gbisa, A = acciaio) ; e con quella indicante la rigatura (R = r igato. L = Uscio). Si aggi ungeva eventualmente la lettera C per le artiglierie cerchiate, e la indicazione « Ret », per quelle a i-etrocarica .
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PARTEl 'l'ECNICA -
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gioJ.· calibro il grano era costituito da due parti separate 1 per fa· cilitare la sua applicazione. Altre modificazioni comuni a tutte le bocche da fuoco fu1·ono qu elle riguardanti il mirino di volataJ e l'applicazione del mi rino laterale all'altezza degli orecchioui, nonchè quelle relative all'appli.cazione degli albi scorr,cvoli ,d i cui si tra,tterà più a,m · piamente nel paragrafo relativo al puntamento.
l!'ig. 628 - All'i1sto da attacco e difesa tipo Gribeauval (1814) . Rimasto in servizfo come modello vario fino al 1870. ·
Negli ultimi cannoni adottati prima del 1870 che non avevano la culatta emisferica, e cioè il cannone da ·22 AR e il cannone da 1G GR O., per F:1pplicazione dell'alzo fu sistemato sulla culatta un tallone di bronzo fissato con opportune viti. Affusti da attacco e d·ifesa. - Erano così chiamati gli a1fusti a l'uote per a.rtiglierie da muro, affusti che ve11ivauo impiegati nelle operazioni d'assedio, e per le batterie mobili della difesa delle piazze: -
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AF~'US'.L' I 01 L~:CN O PH::.UOKTESI
I vecchi affusti del tipo Gribeauval, pesanti e poco i-esistenti, dopo lnnghe prove ini,r,iatc nel 1833 e successive modificazioni, verniero nel lS:39 sostituiti con altri : a ooscie parallele, e quindi fonùamentalmente diversi dal materiale francese; con a,loni di. riporto collegati alle coscie con i ncastri a gradini; sala di ferro con guscio; ruote con eerchione; congegno cli p nnteria a vite semplice con chioceiola oscillante. Di questo modello 1S39, o
Fig. <ì29 - Afì'u,;to cl n attacco e difes a ).L JS39 n coscie parallele e ll loni r ia lz:iiri.
ì\fod. 1833 modificato, furono costruiti qnattro tipi diver~amente n umerati, ma simili tra di loro, e ciascuno cli essi serviva per una o più bocche da fuoco. "Cn nuovo modello fu adottato nel 1849, per la costi t uzion!.! di un nuovo parc o d'assedio. ·T al e affust,o aveva conformazione a,n aloga a quelli del niodello precedente, ma le ~ue coscie era110 alquanto convergenti verso la coda. Nel 1S6G quei-;ti affusti forono poi modifica ti r ialza,n do opport un amente gli aloni allo seopo di 1formet tere la postazione dei pezzi dietro .p arapetti elevati così -
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PAHTE TECKIC,i. -
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a·a da,re una conveniente protezione ~i serventi. Nello studio di questa modifica, fu portata specia,le attenzione alla, conformazione delle ferramenta cli collegamento dei vari elementi di legno, in modo da farle lavorare a va,ntaggio della resistenza, sia per tensione che per compressione; con lo stesso concetto, gli eìementi. di legno furono tagliati•e conformati in modo che lrworassero nel senso più favorevole alla, resistenza risp<:::tto alle loro fibre . Seguendo queste norme gli affusti così .modificati si di.mo-
Fig. 630 - Affusto d'attacco e difesa M: 1849 a coscie convergenti.
stra,rono perfettamente rispondenti per l' uso con l<~ bocche da fuoco liscie, mentre erano suffici<.mternente resistenti , ancbc se impiegati per le artiglierie rigate; ed è doveroso pertanto ril~va re che al cons<~guimento dei pregi ottenuti con tali sistemazioni concorse efficacemente il competente e pr:ttico intervento de] Cavalli. Poco prima del 1870 vennero anche ultimati gli studi di un affusto di lamiera di ferro per obice da cent. 22 BR; quc:st'aftnsto, che fin cla allora a$sunse la conformazione genera,lc degli af-
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AFF C 8 TI
or
L \:\ UEHA 01 F ERRO
fusti dei nostri tempi. a,·eva i fianchi cli lam.iet'a. di ferro, rinforztLti ai bordi con ferri ad angolo inchiodati, la sa la a sezione circolare e le r uote con mozzo metallico. Fu a llora anche in st udio nn altro affusto del genere, per obice da 2.2 GR , ma coi fianchi a. bordi ri piegati, a nzicbè rinforzati con ferri ad angolo.
F ig . 631 · Affusto cla a ttacco e clifesa per obice cla 22 BR in lamiern di
ferro (1870) .
Tutti questi a.ffust.i di legno e di ferro aYevano le orecchioniere rinforzate con ferram enta a datte, ma senza sopra,orecch'ioni, che si ·dimostra,vano inutili data la stabilità clella bocca da :fuoco allo spa ro, stabilità deri'vante claalla po:,izione a bbassata dell'asse degli orecchioni rispetto all'asse dell' anima. La vite di mir a era semplice, con chiocciola girevole e portachiocciola fìsso ad un cuscinetto di legno , oppure, per i più moderni. con porta-chiocciola oscillante, imperniato su ralle :fissate ai fianchi. È da rilevare per tanto che l'affusto di ferro per obice da 22 B.R. presentava la particolarità di non a.v,e re congegno di punteria, -
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PARTE TECI\JCA -
J.815 · 1870
pcrchè la boera da fuoco era co ·ì equilibra,fa. sugli orecchioni siccltè mentre non si richiedeva alcun sforzo per il suo movim ento
in eleva.zione, essa anche all'atto dello sparo era ma,ntenuta abbastanza stabilmente nella posizione voluta; le oreccbioniere, invece che crnndriche, er,rno a. ezione ovale. per modo che l'o1·ec· chione vi si rippoggiava secondo due geMnttrici, anr,icbè per nna sola, e ciò un.o scopo di genc1·,u·e nn maggior attrito e quindi di favorire la stabilità. P er il traino gli affusti da attacco e difesa erano unjti ad un avantreno di costitnzione nguale a quella descritta per il mate1·iale del 1818. ma senza, cofano. Questo fl.va ntrcno era simil e a, quello cli tutte le vetture del carreggio d'assedio e da campagna, <·n,r ri da bntteria,- ca1·1·i da pm·co coperti e scoperti, ca.rri matti, etc. · Per il traino la bocca da fuoco dovevt1 esser messa in « posizione di via »; cioè veniva tolta dalle orecchioniere e t raspo1-tata più indietro : gli orecchioni venivano a contrastare contro piuoli o risalti metallici si.tua.ti alle estremità é(egli aloni. e la culr1tta si faceva appoggiare su un cuscinetto di Jegno guarnito di fono, che si applicava sopra l'estremo de11a coda. Pai1,wU. - P er il tiro, gli affusti d'attacco e difesa si disponeva.no RU paiuoli dj legno, per impedire l'a.ffondamemo delle ruote e della coda. Al modello di paiuolo antiquato, del tipo Gribeauval, detto a,nche alla Prussiana, in servfaio sin dal secolo XVIII e costituito da un semplice telaio con tavoloni laterali per le r uote e mcv,zi tavoloni posteriori per la coda, venne in seguito aggnmto H. paiuolo a tavolato, costituito cioè da un tavolato di groi:;se tavole trasver sali, cli legno; poggianti su cinque dormienti longitudina.li. appoggiati. contro un battente a,n teriore. Le tavole era.no, collega te tra di loro e ai dormienti mediante nn sistema di ghin-clamento, in nso anche per il materiale da ponte; tale sistema, e1·a costituito da una funicell,L avvoltlL attorno ai dormi-enti, ed alle est1·emità i11tagliate d<•lle tavole nonchè a travetti superiori laterali ; tavole, dormienti e travetti venivano serrati fra·, di loro per la torsion e della fun icella, ottenuta, con un ra,n <lello ..
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Fig. 63"2 - .4vantreno d'attacco e difesa.
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L
Fig . 033 - Cannone <la 16 cla muro in posizione di v ia.
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PAR'rill 'l'ECNlCA -
1815 - 1870
A/j11tst'i da clifesa. - Agli affusti da piazza, e costa , del tipo Oribeauval, conservati in servizio nel 1814, venne aggiun to nel J 818 un altro affusto dello stesso tipo alla ma,rinaresca, pet le batterie in casama,tta.
Fig. 634 - Affusto da costa tipo Gribeauvnl (1818).
I nsieme alle bocche da fnoeo di ghisa, venne pure acquistato all'estero un tipo di affusto dello stesso metallo , costituito da due :fiancate di ghisa, di form~ grossolanamente triangolare a lati curvilinei, .e provvisto di rotelle di ghisa di due diametri diversi, per poter servire tanto per batterie in casamatta, quanto · per batterie in barbetta. Intanto venivano eseguiti e compiuti degli studi per un nuovo modello di affusto da difesa, che venne concretato nel 1833, e, in seguito a succe~sive moditlcazioni de:finitiv,;1,mente approvato nel 1839. Anche questo a rf,u,to, di modello simile a quello fran cese del 1827, in analogia a,ll'affusto da a,ttacco e clif.esa, venne costruito in quattro tipi perfettamente simili e denomin ati con numeri diversi, e poteva essere impiegato tanto per postazioni~ -
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AF!i'US'.1.'l DA Dil!'ESA PIE MON'.rESI
in casamatta, quanto in barbetta. T ale affusto aveva i fìan~hi t riangoiari costitui ti da tre t ravi - chiama.ti rit to, sperone , asticciola - oollega te tra loro, mediante robust,e ferramenta,; i fian chi, collegati naturalmente da calastrelli, a mezzo dj rotelle poggiavano a.nteriormente sulla sala ; le due asticciole poi portavano posteriormente un cuscinetto per la chiocciola della vite di mira.
F ig. 635 - Affus t o cla d ifesa d i g hisa per ca s amatta , acqu istato nel 182'7.
P er le batterie in barbetta l'affusto era sistema,to sopra un sottaffusto di legno, costituit o da due travi dette « li'3cie », leggermente inclinate in a vanti : queste due liscie, munite di sopraliscie di rieambio erano collegat-e da trav-erse e cala st relli, e qui'ndi con essi formavano un telaio; questo telaio, per mezzo di. una traversa a, _buccola det ta. « parruccello >>, poggiava anteriormente a sua volta su un telaio a maschio , che era soliòamente :fissa.to alla piazzola, e che serviva da perno di rotazione ùi tutto tale complesso·, per il puntamento in direzione. Posteriormente il sottaffusto era munito pi due rotelle d.i ghisa, calet t at e su per-
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PARTID 'l'lsCNICA -
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ni disposti in direzione r~diale verso il maschio del paiuolo, ro~lle scouevoli su una, rotaia circolare di legno, fissata alla periferia del paiuolo su tavoloni interrati nella piazzuola. L'affusto appoggiava sul sotta:ffusto colle estremità inferiori dei ritti e degli speroni, e nel rinculo strisciava sulle liscie. L'ultimo tratto del rinculo era frenato da un cuneo fissato alla estremità posterio1·.e di una lunga trave, :fissata tra, le liscie, e che serviva a guidare l'affusto nel rinculo.
l!'ig. 636 . Af(nsto cl a clìfesa con sottn l'fusto da harbettu .
. Invece per l'installazione in cas1:1,01atta, l'aflnsto p<)ggia.va direttamente sul tavolato del pahlolo ~istemato . ul pavimento, .ante1·ionnente per mezzo di due rotelle cli ghisa di piccolo dia metro a,pplicate alla, i-ala, e posteriormente colliL estremitù, degli speroni. Jn seguito per facilitare il pnntamento in direzione, la sistemazione fu completata con nn::i, lunga trave eletta « guida», fissata, anteriormente su un parruccello di ghisa, imperniato su 1111 maschio applicato al pavimento so tto la, cannoniera. L'affusto
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AFFUSTI DA DIFES.\ PIEMONTES I
era, munito di una forcella, che si investiva sulla guida, per modo che mentre per il punt amen to ìl movimento cli rotazione dell'affusto era facilitato e guidato) nel rinculo e nel ritorno in bail,er ia esso si manteneva sempre i n direzìone della cannoniera. Di queste guide si ebbero in serYizio due modelli eletti uno francese ed uno austriaco, differenti fra loro solta,n t o in qualche part icolare.
Fig. 637 - Affusto da difesa
:w.
1839, sistemato per casamatta .
Nel 1845 venn e appr ovat o UD t ipo di affust o da difesa metallico , con fianchi cli ghisa . costituiti da, un t r ian~olo cli travri, fuse in un solo pezzo : tale affnsto, pe1· le batterie in ba,rbetta, veniva montafo sullo_ stesso 8ottaffusto usato per gli a,:ffust i cli legno. men tre in-vece lo si impiegava senza sot taffust.o per le installa?:ioni in casam att a . Per l'obice da costa da cent. 22 F. nel 1848 ven ne costruito nn affusto speciale ,cli legno, molto robu st o, eon :fiancate piene composte cli t avoloni collegati a gr adini , e accoppfa_to ad un sottaffust o di conformazione simile a quella degli altri materiali. Qnesto stesso affust o venne poi impi egato anche per il cannone da cent. 16 GR C. · Vnltimo affusto di legno a-d ottato nel 1860 fu un modello alla m::i r inaresca per batterie ~n casamatta.
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PAR'rlll 'l'NCNlCA -
1815 · 1870
Nel 1869, qua,si contemporaneamente agli affusti d'assedio, compaiono i primi affusti da difesa metallici. Essi furono eostruiti in due tipi, uno per l'obice da cent. 22 G R O.) e l'altro più robusto e di dimensioni maggiori del primo, per il cannone da cent. 22 AR. Questi affusti riproducevano in metallo la conformazione genera,le di quelli di legno, coi relativi sottaffosti. I fianchi di tali affusti erano di lamiera di ferr,o rinforzata ai bordi con ferri ad angolo, e le liscie erano costituite da t ravi a doppio T. Il maschio era portato da un cc rocchio>>, il cui ba,samento,
Fig. 688 - Affusto di ghisa ):1. 1845.
formato a cassetta, serviva oltre che da rotaia per le rotelle antel'iori del s_ottaffusto, anche di attacco alle travi 1~adiali coRtituenti il paiuolo, il quale ultimo era completato .d a altri tavoloni, disposti secondo un arco di circonferenza, e sui quali era fissata una rotaia di ferro : nel puntamento in direzione sulla predetta rotaia di ferro si muovevano le rotelle posteri.ori del sottaffusto. Per frena.re il rinculo questi affusti erano muniti di dispositivi speciali : quello dell'obice da 22 aveva due staffe investite sulle liscie, e tali staffe, mediante una vite, venivano serrate
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AFFUSTI DA DIFESA PIEMONTESI
contro le liscie stesse, a una certa distanza dietro l'affusto; nell'affusto del cannone da 22 si .aveva invece una serie di lunghe· striscie metalliche, fissate lungo la mezzeria del sottaffu·s to, e tra tali striscie metalliche erano impegnate altrettante lamirre p ure metalliche 'fissa.te sot to l'affusto, che poteYano venire più . .
F ig. 639 - Affust o d a cost a per obice d a cén t . 22 F (1848) e poi per cannon e da 16 GRC .
o méno serrate tra di. loro e cont ro le striscie mediante uno special e sistema di morsa a vite; comandato dall'-e§tern:o. Q1:1esto sistema det to « a pettine)), era cli modèllo Armstrong. Il · congegno di elevazione dell'affusto era a dentiera, ~ veniva comandato, mediante ingranaggi intermedi, da una grossa manovella sporgente dal fianco destro. T ali complessi erano poi a,ncora muniti di opp·o rtuni disp ositivi a tti a t rasportare Eaffusto fuori dt
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PARTB TECNICA --
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batteria. Questo inodello di affusto da difesa, salvo alcune var·ianti dimensionali ed i perfezionamenti apportati in seguito in alcuni particola,ri 1 rimase poi in servizi.o :fino a questi ultimi t.empi. Parlando di affusti metallici non può essere dimenticato l'affusto che il Cavalli ideò fin da,l 1832 per i suoi cannoni a. retroca,rica; di tale affusto, oltre a darne la descrizione. fu anche già precedentemente rilevata. la genialità costruttiva. 'Oeppi v er mortai. - I c:eppi metallici per mortai erano costituiti da un unico getto di ghisa, a forma di due basse fiancate ) collegate al centro da un blocco trasversale, nel quale era ricavato superiormente 1111 inc~wo semicilindrico per dare posto all'orecchione unico di culatta della bocca da fuoco : nei sobbaizi ,dello sparo, questa era trattenuta in posto mediante sopraorecd1ioni fissati · al ceppo o a oerniera oppure mediante- opporluue ,c aviglie. Per dare l'inclinazione al mortaio, alle estr,emità, posteriori delle fìanca,te era disposto nn verricello, su cui si avvolgeva una catena, che colla estremità libera era agganciata a,1 maniglione della bocca, da fuoco. Di tali .ceppi ve· ne erano in servi7,io di due tipi : uno per i mortai cli bron7,o, l'altro per i mort11 i di ghisa, che differivano tra loro per qualche particolare, e sovrattut to nella disposizione del verricello. In quelli per mortai di brònzo il verriceilo era portato da due cavalletti; mentre nei eeppi per mortai di ghisa tale verricello era imperniato direttamen te sulle fia~1cate, in basso, e d'altra parte per rendere agevole il sollevamento ini7iiale della bocca da fuoco, verso il punto di. m.ezzo delle ca~ene erano sistemati due puntelli che si fissava,no con viti al mortaio di ghisa.. Il mortaio era mantenuto alla incJinazi·o ne voluta mediante cunei. Di ogni tipo di . ceppo si avevano quattro numeri, uno per ciascun calibro di mortaiò, o petriére e cioè ceppi da 15, da 22, da 27 e ceppo p€~r il pet rie·r e. ' Il ceppo per mortaio da cent. 22 mancava del verricello, e l' inclinazione era, data a mano. Nel èeppo per mortaio da cent. 15 B, da campagna, costituito da un pa,ncone di legno con orecchioniera di bronzo, per il puntamento in altezza si a.veva una specie di suola di mira, che
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Flg. 040 - Affusto ci ti costa ver c11nnone da 22 AR. (1869) .
a)
Fig. 641 - Atiur,ti o ceÌJPi per mortai e petrieri: a ) per mortaio d a 22 G -
b) per mortaio da 15 B -
e) per mortai e petrieri d i bronzo -
d)
per mortai e petrieri d i ghisa) .
lEPPI PF)R MORTAI
poteva esser fissata a varie inclinazioni, mediante una, éaviglia introdotta in fori ricavati su una bandella arcuata verticale. Il punta.mento era p·oi perfezionato mediante cunei a ppoggiati sulla suola .
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I
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I' f
l i
i_ Fig. G42 - Ceppo per mortaio cla 22 (Ca\'alli)
Per tutti i ceppi da, mortaio, la direzione era da,ta spostando direttamente il ceppo sul terreno, mediante manovella, o anche a mano. Nel seguente specchio sono elencate tutte le artiglierie in servizio nel 1848 nel Regno di Sardegna, colla indicazione delle caratteristiche riguardanti l 'affusto e il munizionamento relativi.
-
2305 -
1815 - 1870
PAR1.'E TECNI CA -
1848 - DA'l'l PRINCIPALI SUL~E ARTIGLIERIE BOCCHE
DENOMINAZION E
DA
F U OCO CALIBRO ESATTO
I MPIEGO
m 11i
CANNONE di bron zo da 4 (1)
'75,4
OBICE d i bronzo da 16 Mod. 1844 (O da cent . 12) CANNONE di bronzo da 8 OBICE di bronzo da ·cent . 15 (a canna ~~mga)
m on t agn a
ì
ca.mpagn a (batt. da ba tta glia)
ferraccio
))
))
))
bronzo
))
16
))
ferraccio »
bronzo
))
))
32
ferraccio »
))
i
difesa
)
{
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OBICE d i ferraccio da cent. 15 ))
ferraccio
))
))
22
))
bronzo
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))
))
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ferra ccio
))
))
27
t
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MORTAIO di bronzo legg. da cent, 15
,
))
))
))
ferraccio
))
15
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))
bronzo
))
22
))
))
ferraccio
))
22
))
))
bronzo
))
27
))
))
fer raccio
))
27
))
PETRIERE di br onzo
CANNO\
))
attacco e difesa
ferraccio
))
1 ,I
assedio e costa
) (
campale
I
(
ì
16,6
390 500
121,2
16,7
740
95,9
23,7
I
difesa fossi
\ -
2306 -
780 &15 1590
121,2
23,1
138
2 1,4
1494
22-27
20,1
2790
19,9
3057
8,75
106-3
152,6
-
9,2
1936
9,7
2620
274,1
9,1
52Si
151,5
2,2
2-2-2,8
70
145 151,5
)
2-23,3
i)
274,1
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10,1
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151,5
151,5
da cent. 15
))
))
j
5
24
3 ,5
PESO
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))
))
12
121,2
1
da 8
))
))
.
cam pagna (batt . da posizione)
CANNONI E OBICI DA MURO
))
.
}
CANNONE di b ron zo da 16 da ' camp';ìgna
di bronzo
Lungh.za anima ca1ibri
52
l }
2,10 1,5
400
490 1,4
1110
1,6
16JO 700
1,2
920 10,6
19
PAH'.l'g '.l'ECNIC:1\ -
1815 · 1870
IN SERVIZIO NEL REGNO DI SARDEGNA AFFUSTI
MUNIZIONAl\lENTO
DI-
I
-
stanze
1
DE NOMINAZIONE E S PECIE
NO T E
Peso Il Granata Mit ra- di punln ba t - Carica Palla o Bomb,, glia pe- t o In t eria fo ppross.) sante bianc ~
~
~
0,liOO
1 ,i}i,0
--i~- -- - -- ---'-
~
-
~
o
(1) Soppresso n el
8,000
1848.
} da. m ontagna Mod. 1844 O,Zi9
22,1
I da campagn a Mod. 1844 (M.lo
Ca va lli) I da campagna alleggerito
da posizione tipo Grlbeauval e da campagna M od . 44
-
4 ,2,lO
..l,S.'l0
8,000
12,000
aoo
H,000
1,000 1045
1,000
129-1
1,500
6,000
II 1,000
3,000
} 2,000
6,000
10,200
6,000
8,8!,0
11,510
} ~.ooo
12,000
20,900
'
10,200
330
( d• d ff• M Mod. 1839 N. 1
Ilda difesa Mod. 1839 N . 2
I d'at;~g~oN~ 1ctifesa
(
3191 ) Mod.
rda d ifesa Mod . 1839 N . 3
/d'a t t acco e d ifesa M od. 1839 N. 2 come cannone da 32 bron=
3754 4051
2027
000
8,000
1,000
2390
281,
26,300
~ .200
S,000
26,300
01,200
4,000
57,000
-
8,000
-
0,7SS
8,000
} 0,985
26,300
ì
57,000
}
700
10,700
0,625
133
600
667
ceppi pro pri di ferr acelo
830
1304
2769 S96S
ò,410
J5:è7
2736
(I )
} 1,468
74,000
0,().13
0,470
-
2307 -
(1) Ciottoli o bombe a m a no.
PARTE T EC:-IICA -
1815 · 1870
ARTIGLIERIE RIGA'.l'E
:Xel pai1:·agrafo I del presente capitolo è stato esposto quanto rigua rda la introduzione della, rigatura e della retrocarica per opera del Cavalli. Tratteremo ora. della successiva evoluzione di questi due fattori di capitale 'importanza, che, nel volgere di pochi anni ·dovevano far co_mpiere a.ll'ar tiglieria dei progressi ai quali non possono essere in alcun modo comparati quelli consegtùti in passato a:ttraverso l unghi ed interi secoli di storia. I due argomenti sono inti:i;na_mente connessi tra di_loro, ma poichè in Italia la rigatm'.a ebbe effettiva applicazione prima della retrocarica, cominceremo a trattare delle artiglierie rigate a,d avancarica. Da quanto è già stato esposto si rileva che il sistema di. rigatura delle armi portatili e quello deUe artiglierie ad avancarica- sussisteva una ·differenza essenziale : nelle prime il proietto di piombo, che doveva essere necessariamente 1cli dia.metro infe riore al calibro per poter essere introdot to nella canna dalla bocca, veniva deformato e for zato nella rigatura in fondo all'anima a colpi cli bacchetta, tantochè mentre si sopprimeva il vento, si. formavano a utomaticamente lè sporgenze del pi·oietto le quali, cosi impegnate nelle righe, venivano a costituire le parti condut· t rici del proiet to nell'anim.a ed imprimevano poi., all' atto dello sparo, il movimento di rotazione al pr oietto ste_sso. Nelle artiglierie invece il proietto cli ghisa, portava già di getto le alette destinate ad impegnarsi nelle righe della bocca· da fuoco fin cla,l momento del ca1·icamento, e il vento non era quindi soppresso. Si cominciarono cosi :fin dall'inizio a distinguere due grandi classi di sistemi di rigatura : quelli « a v-ento )), nei qualUl proietto era semplicemente guidato dalla rigatura, e quelli cc a soppressione di vento )), nei quali il proietto era anche _f9rzato nella rigatura. E ra evi~leiite che la rigat ura avrebbe raggiunto tanto più efficacemente i risultati ai quali essa mirava, ossia la r egolarità del movimento del proietto oblungo nell'anima, ,e quindi anche nell'aria, quanto più essa, si fo sse avvicinata alla realizzazione delle condizioni ideali di mantenere il cent ramen to del proietto -
2308 -
I l?Hlll:CI SISTK!l!I DI RI0ATURA
per modo che il suo asse fosse coincidente c·oll'asse dell'a,nima, e di ottenere l'isolamento del proietto evitando che qualche parte del proietto di ghisa andassE~ a urtare o a strisciare contro le pareti dell'anima, ciò che altrimenti, oltre a perturbare il movimento, nelle ar tiglierie di bronzo avrebbe provocato un forte logorio delle pa1·eti interne. Tali condizioni evidentemente potevano es.sere più facilmente raggiunte col proi,e tto forztLto, che col proietto soltanto guidato. Ma per le artiglierie il forzamento non poteva essere ottenuto collu, defor1nuzion e iniziale del proietto mediante colpi di calcatoio, come nell<~ armi portatili, perchè il proietto d'a,rtiglieria, non po teva ei:.sere cli piombo, e ciò per varie ragioni rignardanti: la massa ,d el p1·oietto, gli effetti che con esso volevansi conseguire sui bersagli resistenti, le azioni délla carica di scoppio, ecc. P er ottenere il centramcnto, le Artiglierie dei vari Stati eur opei ricorsero allora a sistemi. cli rigatura a proietto guidato, nei quali le righe e le parti conduttrici fosse1·0 conformate con profilo a sezione retta, tale da portare automaticamente l'asse del proietto a coincidere con quello dell'anima, o all'inizio del movimento di avanzata del proietto all'atto dello sparo, oppure e meglio al termine del cal'icamento per effetto di un moYim.ento trasversale relativo delle parti conduttrici rispetto alle righe. E samineremo tra poco .t ali sistemi applicati alle artiglierie ita· liane, e cioè il sistema La Ritte e derivati. P er ora diremo che il pr-0filo delle righe e delle alette risultava piuttosto couipli_ca to; le righe dovevano essere poco numerose, solitamente 6, piuttosto larghe e profonde perchè le parti conduttrici risultas· sero abbastanza, resistenti, ciò ch e obbligava a spessori di pareti maggiori. All'estero e precisamente in Inghilterra si ebbero anime a sezione leggermente ellittica secondo il sistema Lancaster ecl anche a sezione esagonale secondo i1 sistema Wbitworth. con proietti di forma ester na adatta alla sezione dell'anima: in Austria profili a sega circolare ci-Oè secondo una fìgÙra. r i.snltante da sei archi di spirale, second o il sistema Lenk, applicato alle artiglierie austriache nella campagna del 1866 : ma per quanto geniali ed ingegnosi fossero taH si.~temi, il perfetto centramento del proietto non potè mai essere effettivamente raggfonto. -
2309 -
b)
a)
/
e) Fig:. 643 - Schemi dei prim i s is tclll i rli rigature : al Cavalli -
b)
With worth -
o) Lenk.
LA QUESTIO:NE DIBL CJ;JN'.l'RAl\!EKTO NIBLLI<: All'.l'IGL1ERIE RIGATIB
In Ameri.ca invece si pensò di ottenere la soppressione del vento anche nelle artiglierie a,d ava,ncarica, in modo autorg.atico ·all'atto dello sparo, ricorrendo al sistema per espansione, già applicato nelle armi portatili e denominato sistema :M:inié. Al fondello del proietto era, :fissato posteriormente nn grosso anello di metallo a,bbastanza plastico p . es. di ràme, e conformato con una cavità anulare periferica ; i gas .della carica, agendo dentro tale cavità, ne facevano espandere la parete esterna che veniva così forzà.ta contro le righe, provocando per tal· mDdo la forma zione delle parti conduttrici. In Svizzera fn realizzato un sistema misto, a proietto guicla.to e con un anello plastico posteriore, detto turavento; e un sistema del genere fu anche applicato ad un grosso cannone della nost ra, R. Marina. In tutti questi sistemi, però, se si .otteneva la soppressione del vento, evidentemente non si otteneva il c~ntramento. A rigor di termini il perfetto cent_ramento non è mai stato ottenuto, perchè in prati.ca è possibile raggiungere soltant0 un centra.mento relativo : la soluzione pratica del problema fu iniziata soltanto colla introduzi011e della, retrocarica, e dopo numerose prove, parecchi tentativi e. l''ad.ozione di razionali dispositivi che andarono successivamente perfezionandosi. Coìla retrocarica s1 poteva costruire il proietto cl~ diametro leggermente supe:riore al calibro dell'a,r tiglieria, e rivestito di uno strato di materia, plastica e cioè di piombo o sue leghe; nel caricamento il proietto veniva allogato in una camera adatta,, costituente uh prolun.ga,mento dell'anima propriamente detta, a,n ima che aveva le pareti rigate : all ' atto dello sparo per effetto della pressione dei, gas, il proietto allogato nella camera posteriore era1SfJinto t1ella parte rigata; in tale passaggio il proietto si tra.filava, e si for za.va nella rigatura; la incamiciatura plastica si intaglia-ra e dava· così origine alle parti conduttrici. Il centra-mento dipendeva essenzialmente dalla posizione iniziale del ·proietto nella, camera posteriore, ed appunto sul problema, riguardante questa condizione si volsero gli studi per molti anni a,ncora, finchè potè es,sere realizzata la sistemazione attuale per Fintroduzione delle polveri infumi, le quali, non cl.anelo luogo a fecce, permisero di ridurre ta.lmente le differenze di dimensioni tra il proietto e l'anima sì da ottenere il centra,mento quasi perfetto :fin cl'a,ll'ini-
2311 -
a) Sezione xy
b) - - - -
,e I
Sezione x' y'. >-'
00 -si
o I
'i
e) lflg. 644 - 'l'ipl cli tu r ::imE>nto per sistemi di rig11tura a ><oppr essione d i vento : a> proietti di ruclle Minié - b) p roietti d l artiglierie american e - cJ per cannone da 450 avancarica della R. Marin a.
PROil!Jl~l'I A INCA iHI ClA'l'UlU DI PIOMBO
zio. I proietti ad incamiciatura di piombo vennero dapprima studiati e impiegati .colle artiglierie a retrocarica in Pru~sìa ; l'incamieiatura aveva un forte spessore. ed era fissata, al proietto media,nte scanalature anulari e longitudinali, ricavate sulla superficie cilindrica del proietto. In· Inghilterra si perfezionò alquanto il sistema applicanclo al proie tto 1ina incamiciatura di piccolo spessore, ma con due zone anulari' phl sporgenti; il tutto fissato mediante saldatura al corpo del profotto FJtesso : si aveva così il vantaggio di una cavità interna maggio1·e e di una maggiore robustezza delle pareti del proietto.
Fìg. (i4J - Proietti con inc:.nnicinturn dì piombo grossa e Rottìle.
La incamiciatura, di piombo dava però luogo ad un gravissi· mo inconv,eniente, quale quello della impiombat1..1ra dell'anima. In prosieguo di te1npo fu poi. raggiunto un ulteriore perfezionamc1ll:o e alln, .fine del p~rioclo qui trattato si fece rirA)rso alle co. rone di rame, ideate e proposte dal Krupp. 148
-
2313 -
V
PARTID TEC1'1Ci\ -
J.815 · 1870
Le righe avevano un profilo ruolto semplice, cioè retti:mgo· lftre. con fondo concentrico all'a,n ima e c.oi ~ancbi paralleli al raggio media.no cle1la riga secondo il sistema di rigatura prussiana, oppure coi fianchi diretti secondo i raggi della riga stessa ; e devesi notare che queste .diverse disposizioni avevano influenztt clivei-sa sulla pressione che Ri verificava tra riga e parte conduttrice. In Inghilterrn si usarono anche profili a virgoJa. Le righe erano poco profonde e molto numerose allo scopo di moltiplicare e quindi facilitare i numerosi piccoli intagli deU~ ilicamiciatura, e nello stesso tempo dare a1 complesi:-o delle parti concl nttrici. la, resiste1rna voluta perchè esse non venisse:r o rasate J>er effetto .della. pressione sopracletta. Si ebbero a,nche righe cuneiformi, cioù di larghezza, decrei:-cente verso !a bocea, allo scopo di compensare il logoramento delle parti conduttrici ed evitare così le sfuggite cli gas. · Comparvero a,nche in . questo tempo le rig::~tnre progressive, ossia con inclinazione crescente verso la bocca, aJlo scopo di contenere semvre la, pressione tra riga e parti conduttrici entro limi.ti ta,li da, nùn compromettere fa resistenza <li queste ultime. Questo sistema però si prestava poco a,i pr,o ietti aventi inct1mich1tura di piombo estesa a tutta la parte ciliudrk,1, e d'altrn pa,rte non era, scevro di difetti anche per i proietti con le corone di ra,me, tanto{;hè la rigatura progressiva ebbe dapprincipio un periodo di favore, ma fu poi in seguito cl·el tutto abbandonafa . Dall' Artigli.eria, piemontese prima e · da quella italiana, poi fnrono applicati alle bocche cla fuoco ad ava,ncark}~ diversi sistemi di rigatura, qnn,l i il sistema Cavalli, il sistema francese La Hitt'e, e il sif,tema detto .delle grosse a,rtiglierie o a logora,mento di H,lette: tali sistemi erano t11W. a proietto guicfato. Le cnrn,t teristiche del sistema Cavalli sono già state · ampin,ruente esposte e commentate e per·tanto ci liruite~·cmo a rilevaJ.·t~ eome le pa,rti eonduttrici o aìettedei'proietti essendo cli ghisa,, ii sistema non pot.eva essere applicato alle artiglieri.e di. brom,o. Col sistema La Hitte, invece, si r1,vevano nell'anima, sei righe elicoidali. a sezione trapezoidale, e col fìa,nco di sparo meno inclinato del fianco cli c~wicamento, il quale ultimo era quasi nella, direzione del raggio. Sul proietto erano .fissate :-ei coppie cli -
2314 -
LE ALf:'l'Tffi DI ZINCO
alette di zinco; le alette di ciascuna coppia, era no disposte seconclo due corone, una alla base dell'ogiva e l'altra verso il fondello, secondo una linea elicoidale uguah~ a,' qnella, delle righe, i.n modo da formare due corone nel loro complesso. ·
lVig. 646 - Proif:tti con corone cli rame. 'l'ipi primitivi.
Le alette avevano tracciato circofarc, e sezione trapez-oidale, simile a quella delle righe, ma di dimensioni alquanto inferiori: il proietto, naturalmente; aveva diametro alquanto inferi<)re al calibro dell'anima. Nel Qaricarnento il proietto, spinto col calcatoio dalla bocca verso il fondo dell'anima,, scorreva r.,on le f:Llette lnngo il :fia,nco cli carieamento; in p9sizione terminule di caricamento il proiet_to a,ppoggiava sulla parte bassa dell'anima e non ei'a ql~indi centrato, ma nello sparo, le alette spinte contro il
-
2315 -
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F ig. 647 · Schema della r igatura La H itte : a)
proietto - b1l posìzrone delle alette nello sparo, a r iposo - b2) all'inizio del movimento - b3) durante il movime nto, proietto centrato e isolato - e) riga ristretta.
-
2316 -
LA RIGATURA LA Hl'l'l'ID
fianco di spa.ro, data la, inclinazfone rela,tivamente piccola di quest'ultimo, rimontavano sul fianeo stesso, e potevano realizre così un certo eentramento e isolamento del proietto. In seguito, per evitare che all'atto dello sparo le alette urtassero contro il :fianco, ciò che avrebbe danneggiato le alette, e reso quindi precario il l oro buon funzionamento, si ricorreva. al particolare costruttivo delJa « riga, ristretta~), per cui lung'o il tratto
Fig. G48 - Sci1emn della rig:iturn. a Jogori1inento di rllette. •
terminale delle righe, o più spesso d.i una, .sola riga., il fianco di caricament-0 si andava avvieinando al fianco d.i sparo, e restringendosi per tal modo la· riga, ne conseguiva, che l\'lletta vèniva acl appoggiarsi contro il :f:ia,nco di sparo; così mentre veniva soppresso qualsiasi giuoco, si otteneva un certo oentramento clei proietto :fin dalla posizione cli carica.mento . Nel sistema cli rigatura, delle grosse artiglierie si. avevano pure sei righe ,elicoidali, ed il proietto era provvisto di alette di zinco come nel sistema La, Ritte. Il .profilo delle righe era pc1·ò r<:ttango.lare, collo sbocco delle righe nell'anima a, spigò]o vivo; le itlc~tte avevano se,done ugmLle [L quelle del, sistema Lu. Ritte, ..:._ 2317
~
PAP.Tlt TECNICA -
1815 - 1870
ma avevan9 larghezza notevolmente maggiore fli quella, delle righe. Con tale disposizione, all'a:tto dell'introduzione del proietto nella bocca,, l'aletta che si trovava in basso non entrava tutta nella riga,, ma appoggiandosi sui due spigoli della riga st,essa, t<~neva il proietto sollevato; ma,n mano che il proietto era, spinto in . fondo all'anima, tutte le alette venivano ad appog giarsi contro il fianco cli. caricamento delle rispettiYc righe, tantochè a caricainentò completamente eseguito e prima della, partenza del colpo si otteneva un oerto oentramento e un oerto 'isolamento del proietto. Allo sparo le a,~ette, scorrenùo con la loro faceia me1ro inclinata lungo i fia,nchi di sparo dell e ri.Bpettive righe, mantenevano il centramento, e, inta,glia,ndosi gradatamen te nel percorso verso la bocca per effetto dello spigolo tagliente, manten,evano l'isolamento del proietto, impedendo che la superficie cilindrica del proietto stesso venisse a strisciare contro la snperficie dell'aninia,.
11dozione delle· artiglierie rigat;e in Italia. - Come g·1a e stato detto, le prime a,rtiglierie rigate furono quelle clw il Cava,lli, trovandosi in Svezia presso gli stabilimenti Wahrendorf ad Acker per dirigere la -fusione di un certo numero di bocche da fuoco di ghisa, chiese èd ottenne da,l Governo Sar.d,o cli poter sperimentare . La, prima esperienza fu. fatta con un cannone da 40 F , ad avancarica, e i risulta.ti furono ta.li che il Governo decise di fù rigare col sistem.a Ca.valli anche 20 Obi.ci da cent. 22 e 2 Obici da cent. 27, « car icantisi dalla culatta>> che erano appunto in costruzione presso gli stabilimenti ora, detti. Poichè la, rigatura, in conseguenza d·el maggior peso del proietto oblungo ri. spetto a quello sferico, e per la resistenza che la rigl,1.tura stessa opponeva al movimento d~l proietto, generava, nell'anima pressioni piuttosto elevate, il calibro dei suddetti obici_ fu ridotto rispettiva,mente a quello {Tei cannoni cla, 80 e da, 40, e cioè a mm. 208, e a mm .. 165 rispettivamente. Queste bocche da fuoco furono chiamate ca,nnoni da, 80 e cannoni ,.d a 40, oppure anche obici da cent. 21 e da cent. 17. Però, come. si è già clett,o, a,l le pro ve pratiéhe la retrocarica non diede i risultati che si sperava.no, tanto che dopo numerose ed esaurienti esperienze, fu deciso di abban,µona,re per il momento la retrocarica, e applicare soltanto -
2318 -
i,
LE PRIME ARTIGLIII:RtEl RIGA'.!$
IN ÌTALÌA
· la rigatura, che andava sempre più confermando i suoi vantaggi, alle sole bocche da fuoco ad ava.ncarica. Esperienze comparative compiute dal 1855 in poi tra un cannone da 40 F (mm: 165) riga · to e un obice da cent. 22 P liscio, indussero nel 1860 ad adottar~ il cannone rigato . Intanto in Frai1cia si era andato perfeziona.ndo il sistema di La, Ritte, che, a,pplicato ai cannoni campa.li franc-esi partecipanti alla Oamp,11g11a d'Italia del 1859, aveva dato risultati così buoni da indurre sem'altrò a studiare 'ht possibilità · cli adot tare un tale sistema a,nche per le artiglierie di bronzo italiane, non essendo possibile di appli.care a queste artiglierie cli bronzo il sistema Cavalli., per hi già, esposta ragione che ]e alette di ghisa del proietto avrebbero logorato in breve la bocca cla fuoe-0. Per l'artiglieria da, montagna, data la neces,sità imposta dalla limitazione del peso, si studiò una nuova bocca, da fuoco di calibro inferio1·e a q nella in servizio, e precisamente da mm. 86,5, corrispondente al calibro di un cannone ' liscio da, 5 e 1/3. Il cannone da 86,5 pesa.va kg. 100, e, con caric:t <'li 300 grammi, e con elevai;ione· di 16°, lanciava a distanza cli m. 2000 una granata cilindro-ogivale di kg. 3. Qnesto cannone venne incava,l cato sullo stesso affusto da mont.agna, Mod. 1844 esistente, e sostituì. l 'obice liscio cla 12, di cui si lamentavano le deficienze di gittafa .e dj precisione. Per il cannone da 8 da campagna,, si tentò dapprinia di rigare col sistema La Hitte i cannoni lisci in servizio; ma le esperien7,e dimostrarono che qnesto mezzo non era conveniente, perchè le righe, che dovevano essere piuttosto profonde e larghe, facevano diminuire eccessivamente 1a resistenza della bocca da fuoco , resistenza, che si dimostrò sca,rsa, anche. riducendo la carica di ·1ancio cla, 1000 a 800 grammi. Inoltre coll'applicazione del sistema La, II_itte il vento era risultato troppo piccolo, e si ebbero perciò degli inconvenienti sia nei riguardi del caricmnento che 110n risultava, abbastarl½a agevole, e sia nei riguardi del logoram~nto della bocca da fuoco , conseguente da imperfetto isolamento del proietto. P(~r questi motivi, dopo la campagna del 1860-61, fn deciso di studia,r(~ una nuovt1., bocca da fuoco pe1' l' arti.g lieria da, campagna, hocc::1: da fuoco che venne poi adottafa. nel -J.863, sul progetto del Col. Mattei. Que-
2319 -
PAR'l'UJ TECK WA -
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st<.> cannone, che conservava il calibro di mm. 95,9, cioè da 8 libbre, aveva, la rigatura, del sistema fra,ncese, e si. incavalcava anch'esso sull'affusto l\f.od. 184.4. Migliore riuscita ebbero gli studi per la rigatura dei can, noni lisci da lG H cln, campagna, detti a,llora da posizione, e da muro, che vem1ero definitivamente adotta,ti nel 1860 e nel 1861. Per il cannone da 16 F che, essendo di ghisa, twrebbe potuto senza inconvenienti essere rigato col sistema Cavalli~ furono eseguite numerose esperienze comparative, dalle quali risultò che, se il sistema Cavalli· dava migliori risultati nei riguardi della tensione della traiettoria e quindi della git tata, il sistema La Hit.te era preferibile per la precisione del tir-0, e per la conservazione della bocca, da, fuoco. lì'u quindi cleciso che anche . i cannoni da 16 F . fossero rigati col sistema francese. Nella campagna del 1860-61 furono impiegati, oltre a tutte le artiglier ie lisce, i cannoni. da 8 B. e 16 B. da carnpa,gna. quelli da, 16 B. e da, 40 lì'. r igato a due righe col sistema Cavalli, e gli obi.ci da cent. 17 F e d'a cent. 21 lì'. rigati e caricantisi ,.dalla culatta. Durante la carùpag,n.a quei:;;te bocche da fuoco confermarono pienamente le esperienze di poligono, _e in segni.to, mentre si a,bbandonava completamente la retrocarica,, si · decideva di attenersi, per la rigatura, esclusivamente al sistema francese. Per le predette ragioni anche il cannone da 40 F. con di sposizione del 1862 venne rigato col sistema, francese. Si ebbero quindi t ~mporaneamente in servizio due tipi di ca,nnoni da 40 rigati : uno con dne righe, l'altro con sei. Col sistema france~e_ venne pure rigato un cannone da cent. 16 GRO e cioè di ghisa, · rigato. e cerchia,t o. Per l'artiglieria da coRta,, a,l la, quale, nella lotta, tra. ca,nnone e corazza, si ricer cava attivamente di conferire una grande potenza, e,oll'adozione di nuove artiglierie anchè ~erchiat,<~ e di acciaio fu adottato 1m sistema di rigatura, detto delle grosse artiglierie, che, pnr ess~nçlo derivato dal sistem·a francese, aveva dato migliori risultati nei riguardi della conservazione della bocca da fuoco, perchè con tale sistf}ma si realizzava un is-0lamento più perfetto del proietto. A tale concetto rispondevano appunto l'obice. da cent. 22 ·-
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,\RTTQLIERilil RIGA'l'Jìl
BR. adottato nel 1866, l'obice da 22 GRO.. del 1869, e il cannone da 22 AR. di cui nel 1870 furono acquistati all'estero a1cuni esemplari dal Krupp .
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·J Fig.
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Cnnnone da 12 BR (brom10 rigato) M.. ] 863. ·
Il cannone da 24 che era in studio ed al quale si è più volte aei~nnato, aveva 24 righe a passo costante e sezione rettangolare, con proietti a incamiciatura cli piombo sottile. Il can:Qone da 7 invece aveva 12 righe soltanto. -
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,. PAH'1'0 TECNICA -
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SIS'.l'EMI DI COS'l' RUZIQNg D~LLN BO('CHI!: DA l•'UOCO
Artiglierie oe1·ch'icite. - La prima conseguenza derivante dalla rigatur a delle al·tiglierie, fu la necessità di aumentare la resistenza delle bocche da fuoco . necessità derivante e daJle maggiori pressioni che si verifica.vano nell'anima per il maggior peso del proietto, e dalht resistenza. che le 1·ighe opponevano al movimento del proietto stesso. 'l'ale necessità era poi a1wora maggiormente sentita pel fatto che, nella lotta tra, cannone e. corazz~~, m·geva ottenere grandi velocità iniziali. In Ita -· lia a tale necessità venne provveduto abbastanria prontamente, tenuto conto delle li.mi.tate possibilità di realizzazione en'lergen ti dallo stato non ancora. molto sviluonato della nostra indu stria siderurgica, per cui, come per il passato, per alcuni pro dotti speciali si dovette anche far ricorso all'este1·0. Per le attiglierie cii bronzo, per aumentare la resistenza e la tenacità della lega, i::i provvicle subito nilla moclifica9;ione clel titolo eh stagno, sebbene ciò andasse a scapito della durezza,, che però. ~on_ era più .ta~to nece~sa'.ri_a, dato . che i. proie~ erano mumtl d1 alette (h 7,rnco. I lmnti entro 1 quali dove~a/ essere contenuta la percent uale di stagno, e che erano tLllora cfa 11 a 12 per le a.rtiglierie da campagna e da muro, foro no portati da 10 a 12. Anche le percentuali dei diversi ti.pi cli. ghisa, dR impieg~1rsi per i getti delle bocche da fuoco di ferraccio venn ero più volte modifica ti. aumentando man mano le aliquote delle nostre ottime ghise di Allione, di Bondione e di ,) fongiana, ed e~cluden do quelle cli origine i.nglese, belga 1 fran cese, ru ssa e argenl;ina: prima, larga,mente ecl esclusivam ente impiegate. Fin dal 1860 si iniziarono in Italia delle esperienre pe1· la cerchiaturn, delle bocche da fuoco cli ghisa, ad imitazione di quanto si faceva jn Inghilterra ed in Francia, e si confrontaro110 i risul tati che si ottenevano da tre tipi cli cannoni da J6 F ., dei quali : uno regolamenta.re i un secondo colla culatta tornita a cilindro, dello spessore di un cali bro e ri nforzata con uno strato di cer chi di accia,io ; e un terzo tipo colla culatta -
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T,E I'Ttll\fE Pnon:
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C I<:LlCH IATU UA DI 1'1'1\l,fA
tot:11ita allo :,pessore cli 2/ 3 di calibrn. e come il prece<lent€' rinfonato da cerchi di acciaio. I c.ei-chi di ncciaio erano forniti dalle Fucine cli Rive de Gi,er, della Ditta Pétit et Gaudet, ed erano formati con una Junga .·bana. avvolta a spirale, fucinata, saldata. tornHa, e ridotta, a formtL di cerchio cilindrico, dell'Hltezza di 40 mm. e avente il cl.iamctro interno un po' minore del diametro ei:-terno del cannone da cerchiare : la differenza tra questi due diametl'i. ossin il forza.mento. era. precisa men te di un mmimet.ro. Ciascuno dei cannoni cosi costruiti e cioè due esemplari per ciascun tipo venne sottoposto alla sparo di nume1·osi colpi con cariche e con proietti. _di pei:;o gradatamente c1·èsccnti, fino a,cl impiegare una carka di kg. 3,GOO, <' un proietto sperimentale, costituito da dne cilind ri clel peso cori1plessivo éli chilogrammi 24,600. of:.:sia pesH,nte il quadruplo della palla sferica dello 8tesso calibro, palla colla quale er:a tata iniziata l'esperienza. Colla carica e col proietto ài maggior peso, il tiro fu continnato :fino allo sèoppio del ca.nnone. La rottura, che si verificò sempre in direzione normale all'asse della, bocca da fuoco, avvenne dopo 1000 e 1243 colpi di carica ·mnssima, pel' i dne cannoni colla cnla,t.tn, dello Rpessor~ cli un r.alibro ; dopo S4 e 148 colpj pe1· i due cannoni colla culatta dello spessore di 2/?. di ca libro: e dopo 217 e 445 colpi. pe1· i cannoni regol amentari. Tali risultati non richiedono alcun commento. Dopo queste ,cd altr,c espericm,;e, di massima, fu decretato che· si dovessero cerchiare con il sistema. a fo1:zamento, impiegalo nelle prove, i cannoni cla 40 F rigidi, clestinn,ti. aU'armamelltO dellé battetie cl.a costa . In seguito nel 1 69 venne adottato un obice da 22 GRC, costTuito con lo stesso si f<tema pure per lr batterie cla costa, obi ce clw veniva, incavalcato sull'affusto da difesa, in ferro: nl qu a.le si è açcennato nel comma precedente. · P er guanto riguarda l'adozione de]l 'a.cciaio per la costru zio11è delle bocche cla fuoco si richiama quanto è esposto n tal proposito nel pamgrafo J 0 cli questo capitolo. Nel 1870 in Italia non si produceva ancora accia.io da cannoni. e la comparsa di cannoni d' acciaio nell' A.rtiglierfa. ita.lia na a,-vvenn·e soltanto coTI l'acquisto effe ttuato i11 Germania dalla Ditta Krupp di cannoni -
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PAR'l'rn '.1'0:CNICA -
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da 22 AR. nel 1870; acquisf-o al qnale già si è accenna,to a proposito della rigatura. Su questo argomento della costruzione delle bocche da fno. co, si deve pure ricordare che nel 1870 era stato condotto a termine, ma non ancora adottato. un cannone a ret rocarica da 24 cent. cioè da mm. 240, di ghisa con due strati. di cerehiatura d'acci.aio, costruito in Italia, con materiali ita1ia,ni, salvo i cerchi cli acciaio che vennero, come precedentemente, forniti da.Ua ditta francese P éti.t e Gaudet. · Questi cannoni furono fusi a l'orino, col sistema a nocciolo - ·ci.oè coll'anima ottrnuta cli fusione e non trapanata, come usavasi in antico - e a sifone, e raffreddati dall'interno secondo H método amerkano Rodmann, col quale metodÒ si otteneva un a struttura del metallo che lo rendeva maggiormente atto a resistere alle presRioni interne. In fatto di cerchfa,tura delle bocche da fuoco . molti studi nonchè esperimenti diligenti e pa,r ticolarcggiati furono compiuti all'estero, in Germania dalla casa Krupp e in Inghilterra dalle case Armstro11g. Whitworth e altre. Nel corso di queste prove, si andarono delineando due tendenze diverse nella costituzione gencra,l e delle bocche da fuoco : nel tipo Krupp le parti destinate alla, chb1suro posteriore dell' a nima erano· a:fficlate n.,1l'elemento più interno, che veniva quindi a costituire per sè stesso una bocéa, da fuoco completa, alla quale gli elementi so''l'apposti a forzamento non facevano elle conferire una maggiore resistenza ; ecl a questo sistema fu dato il nome cli « struttura, a corpo d'artiglieria )). Invece in Inghilterra la parte destinata alla chiusura dell'anima . sia, nelle bocche da fuoco ad avancarica che in quelle a retrocarica, era affidata ad un elemeùto invèstito a, forzamento sull'elemento più interno, il qua·Le ultimo veniva quindi ad essere ,m semplice tubo rigato e camerato , e a costituire una specie cli rivestimento interno dello elemento che portava l'ottm;atol'e; tale sistema f1_1 ' chiamato « a struttma a tubo anima». I due sistemi sono stati in segnjto largamente impiegati; molte discussioni furono . pert.into fatte cfrca la prcfetenza cln dal'e all'nno od all'alt1·0 dei due sistemi, specia,Jmente quando in Inghilterra comparve un nuovo modo di cerchia.tura delle artiglierie, cioè il sistema detto « a, nastro >). Non è qui i1 caso di seguire tali discussioni che si basavano su -
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UN RICHIA1l:CO .-\LT./."N'l'ICO
elementi strettamente tecnici rela tivi. alla resistenza, dei materiali. Basterà rilevare che nel sistema Krupp l'elemento interno era cimentato contemporaneamente d'a lla pressione interna sia a sforzi longitu dinali che a sfor;1,i radiali di compressione, non chè a sforzi tangenziali di tensione; inveoe nelle costruzioni inglesi gli sforzi longitudinali erano sopporta ti prevalentemente dall'elemento che portava l'otturatore mentre gli sforzi radiali e quelli. tangenziali erano sopportati pl'evalentemente dal tubo anima. . Riteniamo a questo punto opportuno di richiamare l'attenzione sul con tenuto cl.ella tavola della « Artiglieria Veneta >> del Gasperoni riprodotta a pagina 1115 del voJ ume II di questa Storia; in essa figma m1 cannone da 46 libbre rinforzato con due 1:1trati di cerchi cli. ferro battuto . Ji~ pnrLanto molto interessante s ofl'<mnarsi sulla leggenda che riguarda tale cannone, gia,cchè la sua difettosa esectrnione materiale aveva fatto fallfre la applicazione .di un giusto principio che cloveva essere sfruttato in seguito dopo oltre Ìrn secolo.
ARTIGLIERIE A RE'.rROCARICA
Anche su questo a,rgo:r;nento non è neoessal'io ripcte1·e quan to è stato esposto già ampiamente circa il sistema di ret rocarica del Cavalli. l<J pure noto come questo i:;istema non avesse larga :applicazione e venisse poi anzi cl.el tntto abbandonato in Italia,, mentre all'estero, e specialmente in Prussia e in I nghilterra, il ooncetto della retrocarica veniva attivamente perseguito. 1'} ne·cessa.rio invece di seguire brevemente gli sviluppi che, ~tppunto .all'estero, ebbe la retroca,r ica essenzialmente nei suoj elementi -essenziali, cioè : l'elemento principale destinato a costituire il fondo mobile dell'anima, per permettere la chiusura e l'apertura -della culatta, in mo.do per quanto possibile semplice e rapido ; e gli elementi non meno essenziali destinati alla chiusura ermeti ·c a, che tendeva ad evitare la sfuggita dei gas : era difatti quest'ultimo il punto debole del sistema che aveva impedito l'app}j . <:azione pra tica, della retrocal'ica nei secoli precedenti. Accenue-
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PAn'l'E 'l'ECtslCA -
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remo in linea g,e nerale man mano che se ne pres~nterà, l'occasio ne agli. altri elementi non essenziali, ma non meno importanti dei precedenti, riguardanti il pratico impiego delle artiglierie, e cioè a quei fattol'i che si. riferiscono : alla, ma,novra, più o meno rapida; a,l la sicurezza in confronto a.i vari incidenti che possono verificarsi in tali meccanismi specia.Imente quando lo sparo avvenga, a culatta non perfettamente chiusa; e ai congegni di accensione della carica. Per qua11to riguarda b form,t dell'elemento principa,le, al quale vanno annessi tutti quanti gli tLltri, e che viene chiamato col nome generico di «otturatore)), dopo aver: ricordato il sem-· plice cuneo del Cavalli, si rammenta. la introduzione del sistema a stantuffo del Wahrenclorf, al quale si è già accenna,to, e che era concepito sulla pase di un congegno già ideato ed a,nche descritto dal Lorini nel secolo XVII . L' Armstrong propose un sistema speciale a cuneo scorrevole v-e rticalmente, con la faccia a,nteriore foggiata a piatto sporgente con orlo troncoconico, destinato ad adattarRi, qnando il euneo era totalmente introdotto nella sua mortisa, i.n 1111,.t zona, anulare tronco-co1i.ica, a,n aloga, ricavata, nella ca:mei·a, a,l lo sbocco di questa nella mortisa. Il for7,a rriento del cuneo nel suo alloggiamento era ottenuto mediante una vi.te longitudina.Ie avvitata permanentemente in nna chioc:ciùla della cul atta e con un fo.ro assiale abbastanza htrgo per dal' passaggio al proietto e alla carica. Per chiud ere la culatta, dopo che erano stati introdotti il proiettò e liL carica cli lancio, si doveva introdurre chtll'alj;o il blocco nella sua mortisa verticale, e quindi poi . serrare . 0011 un mezzo giro la vite-cava contro il · blocco stesso. L 'accensio1w cl.ella carica, era data con un cannello a frizione a,j}plicttto ad un focone ad angolo retto, praticato nel cuneo. La chiusura ermetica in questo materiale Armstrong si dimostrò assolutamente inefficace, perchè per quanto fos:-;e energica, l'azione cli fqrzamento delle due zone tronco-coniche l'una contro l' altra, non· er,t possibile che questo forzamento iniziale potesse resistere allo sforzo della pressione dei gas, sforzo che tendeva na,turalmente ad allontanare le due superfi ci. P er rimediare i:L ta,le inconveniente si ricorse all'impiego di fondelli di cartone o di latta applicati sul fondo del sacchetto contenente la carica, di lancio. ~
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SIS'l'i'::.\11
DI CfIIU SURA
b)
d)
Fig. a)
Q.jQ -
Scllemi clei primi congegni cli chiusura:
Cavalli - bi Armstrong, a vite cava d J a vite interrotta.
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e) a doppio cuneo, Krelner
PARTE, 'l'ECNICA -
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Il congegno a cuneo del Cavalli ebbe in seguito un nerfezionamento nel sistema a doppio cuneo del Kr,e iner: nella mortisa erano contenuti clue cunei} scorrevoli l'uno contro l'altro lungo le loro faccie obblique e collegati da un sistema a vite; agendo sulla, vite i due cunei potevano essere fatti scorrere l' uno rispetto all'altro e veni;re forzati nella mortisa, effettuandosi così il forza.mento della faccia piana anteriore del doppio cuneo contro lo sbocco dell?anima. Ma il perfezionamento princi.pale api)ortato dàl Kreiner al suo congegno di chiusura consisteva nella forma dell'anello destinato a produrre la chiusura ermetica: esso aveva sezione a triangolo rettangolo colla ipotenusa rivolt.a verso l' interno; questo anello era allogato in una cavità anularé allo sbocc,o dell'antina nella mortisa del cuneo, colla faceia piana rivolta all 'indietro, per modo che, allorquando · la, culn,tta era chiusa, la faccia pia11a dell'anello veniva a combaciare ·con forzamento colla faccia anteriore del cuneo. All'atto dello sparo, i gas della carica agivano sull'anello, .e mentre ne forzava,no il bordo assottigliato contro le pareti della cavità in cui era allogato, lo comprimevano maggiormente contro l'otturatore, con una pressione uguale a quella vigente nella camera, tanto che la chiusura ermetica era realizzata col concors:o degli stessi gas della carica. Questo sistema del Kreiner fu eletto a « forzamento misto >>Il congegno di chinsurit a, cuneo fu in segnito largamente applicato · dalla, Ditta Krupp, che ritornò al cuneo S<?mplice del Cavalli apportandovi alcuni perfeziona menti, tra i quali il principale fu ' il dispositiv,o per ottenere con rapidità e facilità il forzamento ini½ia)e necessario per provocare la e hiusura er metica, sfruttamelo gli stessi. gas della carica seconji,o il C·oncetto del Krei.ner. Il congegno consisteva in una Yite a ' u~etti rettàn· gofari, allogata e girevo1e in· un a.Jlog.giamento ricavato nella parte posteriore cl,ella, testata del cuneo, in modo che la filettatura sporgesse dall'a,lloggiamento stesso, per poter far presa in segmenti --di chiocciola ricavati nella faccia posteriore della morti.sa; il fusto della vite aveva una testa quadra sporg,ente dalla testata del cuneo e portava un manubrio per la manoyr:i. Per evitare di dover dare alla vite tre o quattro giri per }1VVÌ· -
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ll'ig. 651 - C:rnuone da cmnpagna di modello Armstroug a retrocarica - calibro mm. 67. (Museo Nazionale di Artiglieria - Torino)-
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tate tntte le spir e neceRsarie alcl ottenere la resistenza conispondent~ al voluto forzamento, e per la .stabilità del cuneo allo spm·o, sebbene tale sl:iibilità fosse già <,letel'mina,tn, con nna conveniente in C'linazione della faccia posteriore del cuneo, fu acl,ottato il sistema della vile rasala secondo nn piano tangente a1 fusto: in modo che, in una data posizione del manubrio, i. filetti non sporgeRsc1·0 dall'alloggiamento ; ·così. i.I cuneo poteva ,essere in trodotto completamente nella mortisn., -fino a che ogni spira si trovasse in corrispondenza del relativo !Segmento di chiocciola,. e aH01·à bastava nn mezzo gfoo di vite per completa1·e la chiusm'a della culatta ecl -o ttenere il forzamento desiderato. La chiusura ermetica fu ancora pel'fezionata colla ac1o7.ione dell'anello di acciaio tipo Broaclwell, e poi coll'anello tipo Piorkowski, basati entrambi sullo stesso principio del Kreiner, ma muniti di vn.rie scanalature anulari, destinate ad aumentare la elasticità dell'anello e la sua attitudine ad adAttarsi perfettamente nel suo a.Uoggiamcnto nell'anima. TH,li ~istemi erano poi COP1pletati con un piatto ottul'afo~·e di acciaio, allogato in una ca.vità della faccia anteriore c1c1 cuneo; questo piatto aveva nn largo bordo accuratamente levigato e r ettificato inc.iieme all'anello, in modo cla ottenere il pel'fetto com baciamento del piatto e dell'anello quand-o le due parti veniva.no a contatto ecl ern,no for7.ate l'una contro l'altra. I cunei del Krupp avevano forma prismatica oppure cilindro -prismatica, ossia la parte _posteriore del cuneo era foggiata a superfici'e cilindric~" aJlo scopo di ottenere che la pressione esercitata dai gas s11lla. faccia, anteriore del cuneo, fosse nel miglior modo distribuita sulla- faccia posteriore de1la mortisa. Il congegno cli chiusura a, cuneo rimase, per così dire, t-radfaionale nelle artiglierie teclesche e<'l auRt-rin.che. I n In ghilterra e in !?rancia venne data invece la preferenza ai congegni di chiusurn a vite, costituiti cloè da un robusto vitone con j] qna,Je si chiudev~L volta> a volta la cnlatta. Qu esto sistema venne largamente applicato dopo che in Fmncia vi fu apportato il radicale perfe7.ionamento del~a vHe intenotta col sist,ema, Trenille de Reaulie11 : in tale sistema l a :filettatura del vitione era rasata lungo tre strisci.e clell'a,mpi<e7.7.a cli GO\ alternate con altrettante striscie filetta.te; l'allog-g'i.amento a chiocciola ,__ 2330
-=
IL CUNEO CILI~OHO·PRIS '.\:fNl'ICO K RUPP
praticato nell'anima. aveva disposizione simile · di modo che, facendo corrisponder.e le striscie o segmenti :filettati del vitone coi segmenti lisci della. chiocciola, il vitone stesso poteva essere introdotto nel suo alloggi amento, per semplice
Fig. 652 · Cu neo cili11dr o·1)rismatico Krnpp : A)
cuneo ritegno.
P)
piatto otturatore con anello Broadwel (in nero) -
i)
vite di
scorrimento longitnclinn:le, per tnttf:L la sua lunghezza,; bastava poi nn sesto di giro per impegnare i segmenti: filettati del vitone in quelli filettati delln, cnla,tta,, ed ottenere così la, perfetta stabilità, e il voluto forzamento cTelle pa,r ti dMtina,te alla chiusura ermetica, parti che erano disposte snlla testa, anteriore del vi -
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Fig. 653 - Anelli e piatti otturatori: a)
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IL CONGEGNO DI CHIUSUR A A VI'.l'E
tone. La manovra di tali congegni di chiusura, si effettuava quindi in tre movimenti; per aprire la, culatta : primo, svitare· l 'otturatore con un sesto di giro, movimento compiuto a mano o con congegni speciali, a seconda del calihro de1la bocca da fuoco; secondo, estrazione dei' vitone con scorrimento longitudinale, e con questo movimento il vitone veniva .ad appoggiare su un sostegno scorrevole o girevole, applicato alla cula,tta del pezzo; terzo , finalmente si aY.eva l'ultimo movimento consistente nello spostamento laterale del sostegno, per lascia.re sgombra per il caricamento l'apertura posteriore. dell' anima. Per la chiusura si eseguivano gli stessi movimenti in ordine inverso. Con questi congegni a vite si provvedeva alla chiusura ermetica mediante un anello espansivo d'accia,io di forma, analoga · a quello Broadwell, ma con l'orlo molto à,ssottigliato, che coll'avvitamento del vitone, veni'ì,a a forza,r si inizial mente contro una zona levigata tronco-conic!ì:, ricaNata nell'anima alla, estremità. posteriore della camera, della ca,r ica . La pr<'ssione dei. gas completa,va la chiusura e quindi il forzamento. Gli ultimi perfezionamenti riguardanti la chinsura ermetica, cioè i sistemi a forza.mento fofalmente automatico, nei quali entrava in gioco qnasi esclusivamente la pressione dei gas, sistemi rappresentati d'a l bossolo metallico e dal1 'a,nello plastico De Ba,nge, erano già conosciuti ed applicati nelle armi portatili, ma nelle arti.glierie non vennero adottati che nel per iodo successivo al 1870.
STATO DFJLL' ARTIGLIERIA I'.l'ALI ANA AL
1870
Quanto è stato precedentemente esposto, basta a dare un'idea generale di quello che era .il materiale dell'Artiglieria italiana al 1870; l o specchio allegato completa e precisa. con dati numerici le notizie riguardanti le bocche da, fuoco, gli affnsti e anche le munizioni di modello regolamentare. Anche le illustrazioni dedotte dai testi dell' epoca servono a presentare un quadro per quanto è possibile completo, dispensa,ndo dallo scendere a ·partioolari superflui. ,11!laterfo,H 1·egolarnenia1·i . -
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"B'ig. 6M - Bocche cla fuoco r egolamentari i.n servi~io al 1.870: Cannoni: 1) da cent. 8 BR. mont.. - 2) dii cent . 9 BR. d a camp. - 3) da . cent. 12 B R. da camp. - 4) da cent. 12 G R. - 5) da cent. 16 G R. 6) da cen t . 16 GRC. - 7) da cent . 22 A R.
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4. 1'"'1g. 655 - Bocche cla fuoco regolamentari in servizio al 1870: Obici e mortai: ll Obice da cent . 15 GL. - 2) Obice da cent. 22 GR. 3) Obice da cent. 22 GRC. 4) Obice da cent . 22 G L. - 5)' Mortaio da cent. 22 G - 6) Mortaio da cent . 15 B. - 7) Cannoncino da cent . 15 BL.
PAH'l'g '.l'i':CNICA -
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iliate1·,ial-i cl-i -,nodello va1·,io . - Oltre le bocche da fuoco regolamentari e i relativi affusti elencati nello specchio qui riprodotto, alla data clcl 1870 erf111;0 .in servizio n umerosi altri . materiali 1n·ove11ifmti dalla, vecc:hi::L A1·tiglieria, piemontese, cla quella na poletana) e da altre auc:òra: essenzin,ìmente erano di mod~Jlo fraùcese i materiali acquistati in Fra,ncia dal Piemonte. e di moclello austriaco quelli che faceva110 parte d(~ll'armamento delle piazze forti del Regno Lombardo -Veneto . Di essi citeremo qui i tipi pr-i11eip:.1 li. Vecchi modelli Piemontesi: Cannoni riga.ti da cent,. 12 BR. leggeri, da 12 rrn pesanti e cla 1G OR a- due righe (modello CavaUi); Cannoni da, 13 GL (mm. 138) già da 24 libbre; Obici di ghisa, lisci da cent. 15, da cen t. 22, e da cent. 27. Mort!:li da cent. 27 leggero e Mocl. 1850. Affusti : quasi tutti quelli a cui si è a,coennato nella Btoria clell' Artiglieri.a Piemontese. Modelli :Napoletani: Cannoni cli bronzo <.> di ghisa da cent. 12 e da cent. 15 (già da libbre 12 e 24); obici di ghisa. da cent. 20 e da cent. 21 (gli obic:i-cannoni alla Paixhans da 80 e Miller da 60) ; mortaio da 32 bronzò. Affusti d'attacco e difesa, a ruote, ·e affosti da difesa modello Oomi.tato, modello De Focatiis e modello Marcarelli, a,lcu ni dei quali vennero anche ridotti per l 'incava.lcamento di bocch,e da fuoco piemontesi. P·er questi affusti si rimanda al comma seguente. Modelli Francesi : Cannoni da cent. 12 (mm. 1.21,2) di ghisa, del n. 1 e del n. 2·; eannoni da cent. 17 di ghisa (mm. 174,8); e obice · da cent. 22 (mm. 224) di ghisa. i\foc1e11i Austriaci: Cannoni di g-hisa da cen. 9 (mm. 94); da cent. 12 leggero, e norm ale (mm·. 118)!); da, cent. 13 (mm. 134,8); d~, cent. 15 (nim. 148); da cent. 15, Jungo; da cent. 18 (mm. 18fi,3). Obici: da 24 (mm. 240,5 a,lla, Paixhans), e da. 24 lnngo. Mortai: a·a 24 di bronzo (da: mm. 246 e da mm. 24-2), e da crnt , 31 (mm. 310) . Alcuni dei cannoni dn 12, da 13 (~ cl:1: 15 venneto a,nche alesati per uniformarli ai calibri italiani da .mm. 12J ,2 da mm. 138 e da mm. 152,6. Gli affnsti anstriuci furono pure di sva,riatissimi modelli : da campagna e d'asse(lio cli moclello Gribeanva,l , e di modello -
j
2336 -
•
VECCHI :MATERIALI nIM,\STI IN SERVIZIO
,\T,
1870
a.nalogo a quello 1827 fra.ncese; a.ffusti da difesa dello stesso modello antiquato. Tra questi ultimi. merita specia.Je menzione un affusto da, difesa eletto « a ·depressione >), che come il modello napoletano Mu,rcarelli, permetteva il tiro con forti angoli di depressione : a, questo scopo la suola, di mira, con una leva comandata, dall'esterno, poteva esser.e disposta in varie posizioni mediante sposta,mento del suo perno anteriore che poteva fissarsi su diverse coppie di 1·all<~ interne ai fianchi dell'affusto, e mediante spos~amento cl.elJa, sua estremità posteriore, la quale poteva esser fissata a, di.verse altezze a mezzo di una grossa caviglia che, passando in opportuni fori guarniti di ferro, attraversava ambedue i .fianchi dell'affusto . Altra particolarità di questo aifusto era il sistema, col qua,l e veniva frenato il rinculo : l'affusto scorreva sulle liscie mediante rotelle anteriori e strisciando posteriormente. con un cuscinetto; diétro alle ruote si disponevano sulle li.scie delle suole di freno a scarpa, collegate coll'affusto stesso media,n te un sistema di leve a,rticolate, cbe agivano progressivamente, in modo da, fermare il rinculo gradatamente e in breve spazio.
>
-
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1815 · 1870
PARTE TECNICA -
1870 - DATI PRINOIP ALI SULLE BOCCHE
DA
FUOCO
IMPIEGO
DENOMINAZIONE
Tipo CALIBRO Lungh.za a nima di ESATTO l'igatura calibri m11i
PESO kg
.
I
10 ,5
montagna
86 ,5
CANNONE cla cent. 9 B. R.
campag na
96
14,9
CANNONE da cent. 12 B.R.
posizione (camp.)
121 ,2
16 -
12 G. R.
('""" '
121,2
20,6
165-
16,5
,,
costa
165-
15,6
"
,.
223,3
.1.7,9
grosse attigl.rie
8200
151,3
11,4
-
- 800
223-
lO-
-
2710
8,9
gtosse artigl.rie
2820
10,6
"
n
J)
"
n
"
"
,,
" ,.
"
,,
"
difesa
16 G.R.
I
16 G. R. C. 22 A. R.
difesa. (fiancheggiam ento} difesa (costa)
·OBICE da cent. 15 G. L.
.,
"
"
"
"
"
,,
,.,
,,
22 G. L . 22 B.R.
attacco e clifesa.
22 G.R.C..
costa
MORTAIO da cent. 15 B.
,.
:,
"
22 G.
CANNONCINO da 5 B. L.
"
'
"
.,
"
390
I
no 1364
'807tl
4i.i00
4546
attacco e difesa
151 ,3
2-
-
269
di fesa
223-
1,5
-
601
53-
10,6
-
19
difesa (fossi)
-
223,3
francese
100
CANNONE da cent. 8 B. R.
2338 -
•
l'AltTrn 'l'EC~I CA -
1815 · 18'70
ARTIGLIER.lE REGOLAMEN'rARI
lI
A FF US TI
MUNIZIONI
I
PESO
DENOMINAZIONE E SPECIE /·m b3.t.na · 1a I traino • I
Carica P alla
(approJ.) (appros.}
kg
kg
Granata
kg
Elevazioni concesse dall'affuMitra- sto erelaglia Uve gittai.e (granate)
kg
NOTE
-
da montagna mod. 18H
215
-
0,300
-
2,950 4,570 1-10- 2000
) da campagna mod. 184-i
!l0i5
vuo
0.000
-
J,.iOO 6,450 170- 82001
1Ml0
l9i'5
l,:!GO
-
11.1,: 0 12,700 rn°-3BOO
2W4
2, 09
2.COO
-
iJ ..150 12,700 iu0 - 3600 (caric::i, 8C• cezionalc)
1'37('1
J921
1/ 00
-
-
-
B,200
-
29,600 2?,.-100 2-1°-5000
da d;f,se po,· ,.,..,.,. 10 G.R. C. da difesa per cHm1. 22 I A . R. (lamiont)
-
(8,COO I <i.000
-
ù1
29,CiOO 25.±00 l~0 -
•
d'attacco e dil'csa da 12 G. R.
\ ìattacco e difesa da 16 G.R. da difeso da 16 G-. R.
1
I
-
-
I 1600
2U5
1 4;0
461n
-
-
att.acco e difesa da obice 22 B.R.
-1660
0205
3.620
da difosu. da. obice 22 G. R. C. (lumiern)
-
-
U,f.00
ceppo di ghisa
332
-
,.
961
-
ìattacco e d ifesa dn 12 G.R. da difesa da 12 G. R. ìal.tacco e dil'fisa. cln 16 G.TL difesa da 16 G. H.
:t
fol·cella
"
-
120
-
J8° - 36001
-nwol
l.GOO
-
8,000 12.000
12001
s,r:oo
-
26,000 34,500
20001.
70- JS -
8500
I-
98 -
-
0,,325
-
8-
-
-
-
1.200
-
26 -
-
-
-
0,043 1
-
-
I -
2339 -
0.470
4,lOOI
-
PARTE TECNICA -
1815 · 1870
.1l. fot<wia,li in corso di ado:i·ione. - Già più volte si è accen· nato ai due materiali a retroca,r ica, che~ studiati nel periodo immediatamente antecedente . al 1870, vennero ufficialmente adottati negli anni seguenti. Essi erano il cannone da 24 GRC. Ret. per le batterie da costa, e il cannone da campagna. cla cent. 7 BR. Ret. Ne diamo una descrizione alquanto sommaria, riassumendo anche quanto è già stato esposto precedentemente. Si rileva, intanto che questi materiali, ad eccezione dei cerchi di acciaio del ·cann<me da 24 cent. provenienti dalla Francia, furono costruiti completamente in Italia, e che i modelli esteri, dai quali essi furono parzialmente tratti, hanno, per intervento di U:fficia,li -italia,n i, subito tante modifica·doni e così notevoli perfezionamenti da giustificare pienamente la denominazione di << Moclello Comitato d'Artiglieria)) colla quale essi venivano norma1mente designati.
Cannone da cent. 24 GRC. -Ret. - La bocca, da1 fuoco era composta ossia cerchiata, e costituita da un corpo di ghisa, cl1e portava l'otturatore, ed era rinforzato eh due strati di cerchi di acciaio di piccola altezza. Gli orecchioni, facenti corpo con uno dei cerchi dello strato. esterno, aveva.no il loro asse a.1la stessa altezza di quello dell'anima, contrariamente a quanto erasi. praticato fino allora. Rigatura alla prussiana, con 24 righe a passo costante, per proietto a grossa incamiciatura di piombo. Congegno di chi_u sura a vite interrotta, e cioè con tre segmenti lisci e tre segmenti filettati, completato per il caricamento da un sostegno a mensohL di bronzo, girevole su un perno fissa.to snl vivo di cqlatta, tt d,e stra del foro. Chiusura ermetica ad anello espansivo di acciaio, applicato alla testa dell'otturatore. In particola.re l'a11ello espansivo ~ediante una piastra con vi.ti., era fissato ad un piatto discoidale,' munito di un grosso codolo, clètto testa a, codolo, infilato nel vitone, fango l'asse, e tenuto a sito per mezzo di un daclo, avvitato posteri-o-r mente e f:Lllogato in una ampia cavità centra.le; nell'a,n ima era ricavata, in poshdone co11venie-nte, una zona anulare accuratamente levigata nella quale veniva a collocarsi e a combaciare, con leggero forzamento, l'orlo d'e ll'anello espansivo, per produrre la chiusura ermetica. Per il caso. di guasto o di logora -
2340 -
i
Ài
Fig. 656 · Cannone da cent. 24 GRC Ret. in batteria · in corso cli adozione al 1870.
PAR'l'E 'TECNICA -
1815 - 1870
mento della zona anulare, era prevista una seconda zona, a 1quanto più indietro, e cli diametro alquanto superiore, corri-. spondentemente alla quale l'otturatore era dotato di un altro opportuno anello espansivo, montato pure su una test::h a codolo, di spessore naturalmente inferiore a quello della testa ordinaria.
L Fig. 657 - Cmrnone da cent. 24 GRC Het. • particolari.
Per evitare una qualsiasi variazione del volmn,e della camera destinata alla carica, di lancio, la piastra che teneva fisso l'anello a,lla ·testa, a codolo aveva poi un forte spessore, tale da compensare la diminuzione dello spessore çl.ella testa stessa. Il codolo era forato, e conteneva, il grano a foco1ie, che veniva in esso avvitato . ~o s,titamento del vitone era ottenuto media,nte un lungo bracci.o, :fissato alht testata posteriore del vitone·, e munito alla estremità libera di un rocchetto dentato, che ingranava con una, dentiera ad arco di circolo, rica,vata nel vivo di culatta, lungo il margine superiore. Per ottenere una, certa ~:icurezza, contro lo sparo a culatta, eventna.lmente non chiusa in moclo perfetto, sopra lo sbocco clei foco11e era. appeso un di -
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I PlffMI MA'rERIA T,I A RllY.l'ROCAJHCA RBGOL,\ì\:fl~N'.L'ARi
sco a pendolo, che aveva, la funzione di scoprire interamente il foro i:iel focone soltanto quando il vito11.e era, completamente avvit~tto. Questo sistema praticamente poco perfetto, venne in seguito sostituito con altro che clava l'assoluta sicurezza per cui il cannello a vite non poteva essere applica.to se tntto il congegno non fosse pronto per lo sparo. L'affusto rneta,l lico risporn:l.éva ai criteri già esposti per t ali materiali; il rinculo dell'affusto sul sottaf.fusto era, frenato da due freni ·a staffa., che in seguito v.ennero sostituiti con un unico freno idraulico, disposto nel piano di simmetria, Per il puntamento in direzione i1 sottaffusto era montato su rotelle di ghisa, di cui quelle posteriori erano munite di ingranaggio conico, con rocchetto a ma,1111bri. L'affusto aveva il cong·egno di elevazione a dentiera, e al sotta.ffusto era -applicato anche un congegno di gru, per il sollevamento del proietto fino all'a,l tezza della cula.tta. Questo canone da 24 GRO Ret. lanciava una palla cli ghisa, del peso cli kg. 150 e munita di inca,micia,tm;a cli piombo. Per dare idea dei risultati ottenuti nello studio di questo materiale in confronto a.11'.estero. si espongono i. dat i riguardanti cam1oni dello stesso calibro in servizio nel 1'8'70 in Fra-n e.fa ,e in Prussia.
Italia Prancia Prussia,
Calibro
Peso b ..d. f.
240 240 240
15000 )4250 15500
Peso proiCtto
150 144 150
V elocità alla bocca
400 336 415
Velocità
• 1500m,
34t 293 .3~9
Ca,nnone da cent. 7 BR Ret. - Questo ma.teria}e ei·a, stato a,dottato per dotare l'a,rtiglieria da, campa,gna di una bocca da fuoco leggerissima, atta a ma;novrare rapi da.men te sni terreni montuosi e rotti, caratteristici dei nostri con:f:i.ni. Infatti il pezzo in baUE;ria; non pesava che 670 chilogrammi, e kg. 1200 al traino col completo caricamento; era trainato cTa, soli 4 cavalli, e servito da éjnque serventi; aveva poi anche una ca,rreggi.ata molto piccola, e cioè di m. 1,36. La bocca da fuoco era di bronzo, aveva 12 righe alla prussiana, una lunghezza di caHbri 21,2 e un peso di kg. 302. -
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PAn1.'E Ti>:CNICA -
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Fig. 058 - Cunnl)J1e da cent. 7 TIR Ret. da campagna - In -batteria.
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Fig. 659 - Particolari del ctrnnone cla cent. 7 BR Ret. da C'alllpagna.
PAR'rI!J 'l'ECN'ICA -
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Il cong.eg.110 di chiusura del tipo Krupp, a cuneo cilindroprismatico, era stato modificato dal << Comitato d'Artiglieria >> nella disposizione del piatto e dell 'a,nello otturatore; l'anello di tipo Broadwell, a,nzichè essere allogato nell'anello di acciaio :fisso nell'anima, era disposto in una cavità del piatto, allo scopo di sottrarlo ad· eventuali urti. e percosse che si sarebbero potute verificare nell'introdurre i proietti nell'anima. Il grano a focone era del .sistema alla 1\iatbis, applicato nella parete della culatta, in corrispondenza della camera della carica. La manovra era quella t ipica degli otturatori ~L cuneo Krupp. La linea di mira la,t erale era a sinistra; e per il puntamento si usava un alzo scorrevole rettilineo. Tale cannone da 7 lanciava : la granat;:i, ordinaria del peso di kg. 3,600 con spoletta, a percussione del tipo prussiano; lo · shrapnel f:. carica centrale, del peso di kg. 4,200, con spoletta a tempo a miecia, in galleria circolare, anello gradua,t-0 e accensione interna del tipo Bazzichelli; la scatola a metraglia, di zinco , contenente 61 pallette di ferro . L'affusto era cli lamiertL di ferro, costituito da due coscie st ampate, coi bordi ripiegati; le orecchioni.ere erano riportàte e la piastra di coda aveva un occhione per il traino; la sala era di ferro, a ser,ione quadra, fissata sotto la testata mediante staf:foni; le ruote avevano il mozzo metallico; ed eravi poi un freno ' di via a, stanga,. con comando a leva,; tra le coscie dell'a,ffusto era ricavato un cassettino; ed i due seggioli lat<~rali. per serventi erano fissati alla sala,lateralmente alla testata. Il congegno di punteria era a vite doppia, e tale ordigno costituiva l'ultima. innovazione introdotta in siffatti meccanismi in ottemperanza a,lla tendenza di ottenere 'd'a,gli affusti l'adattabilità acl ampii settori di tiro verticale a,nche in depressione, nonchè ra,pidità cli movimento e facilità di mauovra, il tutto senza.' iwmpromettere la stabilità .del congegno di punteria nella posizione voluta. Queste :finalità .non potevano raggiun gersi con un congegno di punteria a vite semplice perchè il passo della vite avrebbe dovuto essere troppo grande, mentre poi si sarebbe dovuto ricorrere a viti eccessivamente lunghe, che sa,rebbero risulta.te per ciò poco resistenti specialmente a.Ua inflessione durante lo sparo, mentre nel traino sarebbero riuscite ec.cessivamente sporgenti in -
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1L CANK"ONEJ DA 75 BR . RET .
basso v<~rso H snolo 0011 pericolo di urta.re contro le asperità del terreno vario . Il nuovo congegno perfezionato era cosUtuito da due viti di acciaio con passo in senso contn1rio l'uno all'a.ltro; una, delle viti, la più grossa,, era cava, e costituiva vite femmina filettata internamente a guisa di chiocciola nella qua.le si ingrana.va la, vite più piccola funzionante da vite maschio; quest'ultima vite a.lla, sua estremità, libera, superiore era poi fissata alla bocca da fuoco o a una suola di mira, con 1111 dispositivo cbe non le consentiva di poter ruotare. La, vite femmina a sua volta, colla sna, filettat ura esterna era avvitata entro la, chiocciola di bronzo fissata al porta-chiocciola oscilla;nte dell'affusto, sicchè facendo girai·e la vite femmina direttamente, o con un ingranaggio co mandato da un manubrio, essa si svolg,eva o si avvolgeva nella, sna chiocciola, e nello stesso tempo faceva, scorrere in fuori o in dentro la vite maschio. la cui estremità libera e quindi la, culatta. del pezzo, ad ogni giro di vite femmina, compivano così uno spostamento pa,r i a.Ha somma, dei pa,ssi delle due viti. Qnanclo la culatta era a contatto dell' affusto e cioè nel traino e nei casi di massime elevar.doni, la vite m:'ischio era tutta rientrata nella vite femmina. L'avantre110 era, metallico, di costrnzione a telnio, composto di stanghe e cosciali pa,rnlleli, di lamiera di fe.rro stampt:Lta,, con orli ripiegati; Je rnote erano np:ua,li a quelle dell'affni:;to: l'unione dei treni avveniva r~ contrasto verticale, snodabile . ossia la piastra di contrrtsto. del tipo studiato e ideato da1 ~lattei, non era fissa, ma poteva, essere spostata, in modo da: trasformare j) sistema i.n un a,t tacco Hbero a. ga.ncio.
B) MATERIALI D'ARTIGLIERIA DEGLI ALTRI STATI ITALIANI
Materiali d'artiglieria de'1 Regno delle due Sicilie. - Stato dei materiali fino al 1835. - Sviluppo delle varie specialità. dal 1835 in poi.
Notizie sommarie sui materiali delle arthrlierie: Toscana, Pontificia ed Estense. -
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PARTE Tl~CNICA -
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MA'l'ERIALI D) AR'l'IG LIERIA
NEL RreGNO DIDLLE DUE SICILIE
Sta,to dei mate,riali fino ai 1835. - Nel Regno delle Due Sicilie dopo la Restaurazione vi fu una fusione o per meglio dire una sovrapposizione di materiali rispettivamente del sistema francese dell'am10 XI e del sistema inglese. Il primo era stato seguito per dieci. anni nel Regno napoleonico cli Na,po1i mentre il sistema inglese aveva .predominato nelle costruzioni eseguite dai Borboni in Sicilia. Da tale _ama,lgama derivò un sistema, detto del 1818, che daH'Ulloa fu, con ragione, definito sempli0emente per cc ibrido .)), ed in esso ebbe pertanto la prevalenza il siste: ma francesff. Nel 1834 · si riscontra ~ncora nn complesso cli ma teriali piuttosto antiquati, in confronto dei materiali realizzati in altri Stat i. In sosta1na per l'artiglieria da campa.gna si avevano : un cannone da 6 e un cannone cla, 12 corto cfa posizione, ol tre un obice da 5. 6. 2, a, canna corta.. Queste artiglierie erano incavalcate su affusti, detti cc macchi.ne)), del modello anno Xl (1); esse avevano un avi:1intreno com.une, munito di.. cofano e la unione dei tr,e ni avveniva a contrasto orizzontale; il ca,rM per munizioni, tipo Grihea,uval, . era, a freni indivisibili, e con 1111 unico lungo cofano longitudi nale. Però per il ea-nnone da G e p<~T.' l'obice da 5. 6. 2. era in servizio, Ditre questo carreggio antiquato, un materiale alquanto più recente, costituito <fa un avantreno munito di stanghe per il ca.vallo sottomano, di nn gancio per l'unione li.bera dei trenL e di tre cofanetti.
' (1) Le misure e i calibri delle bocche da fuoco er a"i10 dati in libbre e pollici francesi (rispettivamente i.<g. 0,489506 e m. 0,02707), mentre in Piemonte si usavano i pollici francesi e le libbre piemontesi (kg. 0,369). Anche a Napoli, il calibro dei cannoni era sempre indicato col peso in libbre francesi della palla di fer ro, e quello dèi mortai e degli obici in pollici, linee e punt i clel diametro del proietto. Per gli obici, però, speciHlmente per quelli. cla campagna e dn. costa, si usava anche spesso rn indica~ione in libbre del peso della palla piena di f eno, adatta al calibro.
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CA;"<NONI DA CAMPAGNA NAPOLfY.l.'ANI
1814
A costi tuire il carro da munizioni si usavano lo stesso avantreno e un ret rotreno provveduto di sei cofanetti; il ret rot reno era separabile dall'avantreno, e portava una r uota di ricambio. L'artiglieria da montagna era, armata con il solo cannone da 4 (mm. 84,15) incavalcato su affusto someirn:iabile. di costituzione a coscie divergenti. Questa bocca òa fuoco che r imase in servizio fino quasi al 1860, aveva una lunga camera a pera, e un notevole l"inforzo in corrispondenza deU'ini?'iio dell' anima,, tanto che la forma estema del cannone l'isultava a tre tronchi cli cono, dei quali il più g1·osso e sporgente trovavasi in mezzo ed era mu nito di orecchioni.
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Fig. 060 · R ocche da fuoco dcll'.Artigliel'ia napoletana da campagna 1814 (cla un a istruzione del l e011Jo): 1) cannon e d a campagn a da 6 - 2) Ob ice da campagn a eia 5.6 .2. - 3) c a n n on e da 4 d a montagn a.
P er l'artiglieria d'assedio, dn piazza e da costa., ern,no in servizio :. cannoni da 24 e da 16, rispet tivamente da mm. 152,53 e da mm. 133,7 ; nn obice ùa 8 pollici, da mm.. 218.82; e inoltre un ca,nnone cla 33 cioè da mm. 165,70. 'rutte queste bocche cla~ fuoco era no cli bronzo e venivano inca;valcate su affusti da assedio a ruote, -0 cla, difesa. e su affusti da costa del modello Gri-
234!) -
PARTE TBCNICA -
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beauval. Si aveva,no poi ancora, in servizio: mortài cla 12 e cla 8 pollici ossia, ri.spettivamente cla mm. 328,12 e mm. 218,82; un petriere da 15 cioè da mm. 406,5. Anche queste artiglierie erano di bronzo a, camera conica a,l la Gomer, con orecchioni. laterali e montate sui rispettivi ceppi di ferro . cli forma analoga a quella dei mortai piemontesi.
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M
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1
3
2
4
Fig. 661 - Bocche cla fuoco dell' A1:tiglieria napoletana da calllJlagna 1835 : 1) cannone da 12 da 5.6.2.
2) cannone da 6 -
3) obice da 6 pollici -
4) obice
SvilutJp·i dai 1835 ìn poi . - Da questa data sotto il forte impulso e la saga.ce direzione cl:Cl generale Filangieri, dopo che il Oap. D'Agostino fu inviato in Francia a studiare il materiale che colà .e ra stato adottato nel 1827, - materiale che, come si è accennato, era stato dedotto dai modelli ing1esi, -e d aveva a sua volta servito di modello al materiale 1830 piemoì1tese, - nel1' Artiglieria clel Regno delle due Sicilie venne iniziàta una riforma completa di tutto il materiale, dopo af aver effettuato un esame accurato di tutti i tipi, clal Gribeaùva,l a quello piemontese del 1830. Il sistema così risultante era analogo a quello francese 1827, ma con innovazioni e modifiche razionali, e talvolta originali, dovute essenzialmente al Ten. Colonnello Landi, di · rettore dell'Arsenale di Napoli. Questi nuovi ma,teriali vennero -
2350 -
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l\fA'.rEill ALI DA CA ~[ PAGXA XAI'OLET AISI
designati complessivamente colla de11ominazione « Modello Comitato>>. Per l 'artiglieria da campagna vennero adottate quattro diverse bocche da fuoco, e cioè : un cannone da 12 libbre e un obice da 6 pollici per le batterie da posizione ; un cannone da 6 libbl'c e un obice da 5.6.2 per le batterie da ba,ttaglia . Si osserva che, come già. era stato fatto in Piemon te, per le batterie da ba,ttaglia,, invece del calibro di 8 libbre del si!5lema francese fn adot-
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Fig. G(i2 - Affusto cln tt1ll1Vngn a per c:inuon t• (ln G e oblec- lla 3.G.2.
tato quello di 6 libbre, il quale ultimo, ad una mobilità più adatta ai terreni i taliani , presentava ancora una potern,a sufficiente; e ciò sovrat utto in considerazione che per obiettivi di part icolare importanza o di una certa resistenza, si poteva ricorrere allt! artiglierie più potenti delle ba t terie cla po::;izione. t due cannoni conservarono le ca1~atteristiche del precedente tipo clell'a,nno XI e cioè: anima seguita; forma, esterna ad unico tr·onco cli cono, con tulipano o gioia. e listello di volata; culatta a cul di lampada e bottone sf.erico; focone inclinato· senza. grano; asse degli orecchioni., come pei- t utte le alt re artiglierie, passante sotto l 'asse dell 'a nima. I dne obici, simiÌi tra, di loro, e1·11110 ca.merat;i, -
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PARm TECKIC,\ - ·
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con rinforzo sporgente in corrispondenza degli ·orecchioni e cioè a.lForigine tfoll'anima come per il cannone da 4 da montagna,; essi avevano lunghezza superiore a quella dell'obice preesistente da 5. 6. 2, sì da raggiangere una, lunghezza massima d'anima compresa fra 10 e 11 ca,ilbri, tantochè vennero perciò chiamati obici l unghi ed anche obici -cannoni. Furono adottati dne affusti; uno per le bocche da fuoco da posizione, e uno per le bocche da fuoco da battaglia : entrambi avevano costituzione perfetta.mente analoga, ma non erano però geometricamente simili, e cioè l'afinsto da battaglia in confronto della sua larghezza era alqua-n to più lungo dell'affusto da posizione. Il corpo di tali affusti era, a freccia,, costituito da due travetti connessi con mastioli e leggermente rastremati.· verso la, coda,, a sua volta gt1arnita con piastrone di coda e occhione; gli aloni erano di r'ipo1·to lateralmente alla testata,, :fissati al cor' po con chiava,r de e e-o lla interposizione di r,osoni di ferro battuto, i quali distarrniavano alqua,nto gli aloni ·dal corpo dell':1:ffusto stesso allo scopo di lasciar libero scolo all'acqua di. pioggia nonchè a quella di condensazione proveniente da1l'umidità. atmosferica che, altrimenti, infiltrand,osi tra le connessure avreb bero danneggiato più rapidam<mte il materia.le. Mentre opportunamente, nel materiale napoletann i rosoni erano di ferro battuto, nel materiale· francese questi rosoni erano cl.i ghisa, e perciò facilmente soggetti a rottura; nel materiale piemontese invece tali rosoni mancava,no totalmente e per la loro a-ssenza si veniva in pra.tica ad auméntare la solidità del sistema. Le ruote uguali per tutte le vetture delle 4 bocche cla fuoco, erano state tenute, a vantaggio della robustezza del mozzo, cli sole 12 razze invece di 14, ma per evitare le conseguenti difficoltà, di costruzione, il cerchione, anzichè di un unico pezzo, veniv::L costruito in sei pezzi singoli, staccati. ed iùchi,odati fra loro'., Un'innovazione importante ed originale, escogita_ta ed attuata dall'Artiglieria Napoletana, oltre ad altre secondarie, fo il sistema adottato per tenere il timone orizzontale e impedirne per tal modo gli sbattimenti eccessivi. Il sistema, d'unione dei treni era a, gancio, senza alcun contrasto, di modo che il timone tendeva a mantenere la propria punta a terra_, e doveva perciò · essere sostemrto o al collare dei ca.valli, oppure, come usavasi -
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) L 1 UNI0Nl.J DEI 'l'RJ1JNI A (( lNW'lvl'ANTlll ))
con a,l tri materiali napoletani, si doveva adottare il tipo di ava,ntreno a stanghe; come in Piemonte veirne ideata la piastra d'unione a, eontrasto verticale, ma, a Napoli si ricors~ a d un altro sistema, che consentiva un a maggiore indipendenza, dei due treni; fn cioè ma,n tenuta l' unione libera a gancio, ma a,l l'avantreno fu applicato, dietro al telaio, un tubo curvato ad a.reo di eircolo avente il sno centro nel gancio, e disposto second,o nn pia1:o orfazontale alquanto più alto del gan-
F ig. 663 - Obice 5.6.2. in batteria.
cio stesso: a, tale t1rbo, con gallicismo clerivato dalla denominazione di una parte del compito che .in mod,o analogo si raggiungeva, nel vecchio avantreno francese mod. dell'anno XI, venne dato il nome di « frotta,nte )). Sopra la, coda dell'affusto o del retrotreno, in posizione corrispÒndente a,l frottante, a treni r iuniti, era fissa,to, sporgente in a.l'to, un braccio terminante in un becco ripiegato in avanti e in ·basso; nel riunire i due treni, allorchè il conducente lasciava che il timone si abbassasse, il becco veniva naturalmente ad appoggiarsi sul frottante, ed era, per tal modo impedito che il timone abbandonato dal conducente si ablrassasse sotto la, orizzontale, qualunque fosse stata la dire zione che la coda della vettura posteriore aveva rispetto all'avantreno; e questo buon risultamento si conseguiva nell'Artiglieria Napoletana con tale dif:,pf)sizione a, frottante la qna,le consentiva :- 2353 -
PAR'.n: TECNICA -
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che i d ue treni avessero tra di loro indipendenza sufficiente per poter percorrere, senza inconvenienti, dei terreni vari ed accidentati anche ad andatura abba,stanza celere. l~ da rilevare che per
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Fig. 664 - Unione dei tren i dell'a r t iglier ia napolètana (a gancio e frottante).
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impedire i movimenti e gli sbattimenti irregolari del t imone i. Francesi avevano adottato dei sostegni arcuati applicati alla punta del timone stesso, e da agganciarsi ai colh1ri dei cavalli della pari.glia, di timone, nonehè un puntello, come quello in uso -
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·MA'.l'ERIALl OA MON'L'AG::-IA NAPOLE'l'AN!
nel carreggio ippotrainato ordinario, e che è tornato poi più tardi nuovamente in uso per il carreggio mili.tare destinato al lli:1 · teria1e a deformazione.
E'ig. GG5 - Obice da 12 libbre da mont agna, in batteria.
Per l'artiglieria da montagna, nel 1.838 si. co-minciò a, studiare, oltre ad un nuovo affusto ~omeggiabi.1~, aa1che un obice da, 8 libbre, avente caUbro mm. i.06 e cioè di pollici 3,10, che vennero provati e adottnti nell'am~o successivo. L'affusto, del tipo a freccia, era analogo a quello fra,ncese dal quale fu anche derivato l'affusto piemontese detto d.el mod. 1844, e nel pratico impiego diede buoni risultati. ' Viceversa il predetto obioe da 8 libbre, che era stato adottato perchè il cannone da 4 pareva, insufficiente, si dimostrò an ch'esso di scarsa potenza, ta,n to che poco dopo il 1841; esso ven ne sostituito con un obice da 12 libbre, e cioè con ca.libro di -- 2355 - .
PARTIJ) '.l.'ECNlCA -
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mm. 121,2; in seguito, dopo il 1850 nel Regno delle Due Sicilie si addivenne a,l la soppressione del cannone da 4, analogamente a quanto erasi fatto per l'artiglieria da montagna in Piemonte. Il nuovo obice da 12~ incavalcato su un affusto a, freccia, analogo al precedente ma più robusto. e modificato con qualche ·variante, era ca.merato e di forma esterna cilindrica, con un restringimento in corrisponclenza della camera; ad imitazione del cannone da 4, giusta un criterio ormai antiquato, in fondo alla camera quest'obice aveva una ca.meretta, più ristretta,, in cui sboccava il focone :. tale vieta disp-0sizìo:r1e avrebbe dovuto facilitare l'accensione della carica, ma pòichè praticamente era difficile che questa. cameretta potesse tenersi pulita. sebbene si adottassero all'uopo degli 1covoli di forma speciale detti << seopette )), così il dispositivo finiva per essere inoperante. La lunghezza dell'anima, dell'obice da 12 era di circa 7 ca.libri. Il materiale delle batterie armate con questo obice era tutto someggi.a,bile, tranne tre carrette; naturalmente l'affusto, come in tutti gli altri materiali da montagna, poteva essere munito di t imonella chiamata << forciglia )), rigida o scomponibile per l'eventuale traino su strada. Con questo stesso obice da 12· vennero in seguito armate n:n che altre batterie per le quali il materiale veniva sistemato in piccole vetture trainate · da, tre quadrupedi ed eveT1tualmente su scettibili di essere trainate a braccia esclndepdo il someggio. ed impiegando t aU. batterie eome batterie di sbarco. Queste batterie e il materiale relativò vennero chiamate cc a strascino)), per distinguerle da quelle someggi.ate, che ebbero la qua,liJìca. cc a schiena)). L'affusto per il traino a strascino era quasi identico a quello usato per il someggio, salvo qualche particolare riguardante lo speciale modo di trasporto a strascino, per ,cui l'affusto veniva unit o ad un piccolo a.vantreno a, stanghe, mlÌnito cli un cofano ed avente l'unione dei t reni a gancio: il ca,rro · per munizioni era a telaio con due cofani tra,s versaE, mentré' poi il carro da, batt eria e la fuci.na avevano la stesSf.L sislièmazione ·costruttiva dell'a,ffusto, e facevano uso dello stesso avantreno. Per Partigli eria da assedio e da piazza, al materiale già accennat o si agginnse un cannone da. 12 lungo e un obice da 5.6.3 . _ 2356 -
AFFU STI DA Dlli'ESA NAPOUYl'ANl
uguale a quello da campagna. A tali. bocchè d.a, fuoco vennero as. segnati affusti a ruote del modello << OomifaLto )), perfettamente simili a quelli da t:ampagna, e ,di tre numeri diversi, corrispondentemente ai calibri delle bocche da fn.oco : vi erano così degli affusti per il servizi.o d'assedio e affusti da difesa, sempre del modello « Comitato )), a fìa,ndli tri.angolari. a travi, come quelli impiegati nell'artiglieria piemontese. Il sotta.ffusto era però meno complicato.
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.l!"ig . GGG - Cassone clell'ob"ice cla 12 l ibbre a strascino.
A questi affusti da difesa, si aggiunse nel 1841 nn tipo di a.ffusto di ghisa, di eonformar.lione analoga e con sotta.ff:usto pure di ghisa,; tali materi.ali vennero fusi n elle fonderie di Mongiana. In qualche documento dell'epoca si. trova qualche cenno, ma senza alcuna descrizione sp1egativa, cli affusti d.a difesa a,lla, « D.ouglas )) e di sottaffusti a,11.a « ì\funyer )) ; è probabile che tali cenni si riferisca.no a questi materiali. Nel 184:4 venne poi adottato un nuovo l:l,ffnsto da difesa meato da,l Ten . Colonnello De Focatiis, e costruito in due modelli cli diversa gra:ndezza, uno per le bocche da fuoco dei calibri da 12 a 30 libbre, l'altro per quelle di calibro maggiore, anche da ~
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PARTE T ECNICA -
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Fig. 667 ] 850.
Bocche da fuoco in servir.io nel!' Artiglieria napoletuun nel
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Cannon e d i ferro da 30, l u ngo e cor to.
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Cannone di ferro da 80 (P a ixhans) -
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Mortai da 12 e d a 8 pollici.
Fig. 668 - Bocclie <la fuoco in serviz;io nell'Artiglieria napoletana nel 1850.
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PARTE TEC:'l ICA -
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costa. Tale a,ffusto era nelle linee generali simile al vecchio tipo Gribeauva,l , ma di costruzione più razionale : esso aveva fhi.nchi massicci., divergenti verso la coda; poteva esser disposto su due sottaffusti detti cc tela,ri )), · dei quali uno grande e uno piccolo, secondo l'altezza d.el parapetto; era di costruzione ordinaria,. con r-otelle a,nteriòri; per il servizio in casamatta l'affusto De Focatiis si impiegava senza sottaff.usto, coll'aggiunta di una freccia, o. guida, e di rotelle anteriori.
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Fig. GG9 - · Affusto da costa De Focntiis .
P er la difesa delle coste vennero a,dottf:Lti, oltre il cannone da 03, al quale fu acc(~nnato : cannoni di ferro da 24 e cl:-1 12; e obici -cannoni pure di forro da 80 e da 30 e cioè da mm . 218,82 e cl.a mm. 169,2 alla Paixhans, per il tiro cli lancio, delle gra,n ate. Tali bocche da fuoco avevano camera cilindrica e lU11ghezza d'anima di circa ;i.o calibri; ed erano incavalcati su a.ff:usto De Focatii.s. Analogo a questi obici-cannoni, era l'obice-cannone da 60 e cioè cl.a mm. 204,2 :Miller o fl\1illarcl, lungo 11 calibri, a camera éonica, e per il quale venne costruito un affusto analogo al De F-ocatiis, che prese il nome cli modello Marcarelli. Questo affusto.aveva, il congegno di punteria, costituito in modo da con-
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AFFUSTI DA COSTA NAPOLETANI
-sentire il ti.ro con forti angoli di depressione; a questo scopo la . vite cli mira ei·a sistema.ta alla estremità libera di un travetto, eletto suola di mira, imperniato anteriormente sotto le orecchio niere. Nel tiro normale la suola di mira appoggiava posteriormente sulla asticciola o travetto longitudinale dell'a;ffusto; per il tiro in depressione la suola cli mira si faceva scorrere in avanti lungo l' asticciola e con una vite si fissava in posizione opportuna mi cuscinetto. sul quale si faceva poi appoggiH,r e l'estremità della suola cli mira.
Fig. 670 • Affusto ~la costa ì\forcnrelli.
A riesumazione dei tempi napoleonici, venero fatte anche numerose esperienze cogJi obici alla Villantroys, che avevano per scopo di lanciare a tiro curvo e .con velocità notevoli le granate e le bombe, a distanze superiori a quelle raggiungibili coi mortai comuni. Le esperienze miravano a, stabilire se era pos: sibile incavalcare l'obice su ordinari affusti da piazza, anzichè ,s ui ceppi da mortaio. Per il traino degli affusti da assedio, nonchè di quelli da piaz'Za e da costa dei va,r i tipi, si avevano i:wantreni a timone di co'Struzione ordinaria, a, contrasto oriz½Ontale, ossia colla coda dell'affusto appoggiata sulla sala dell'avantreno, e imperni_a,ta ad un maschio situato sulla sali:L stessa o alquanto più indietro . . Naturalme'nte per )a messa in batteria di questi materiali -erano previsti pai.uoli detti << spiana.te )), di costruzione non molto dissimile da quelli dell' ArtiglieriR. piemontese. 151
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Anche l'Artiglieria napoletana si dedicò attivamènte al perfezionamento nella fabbricazione e costituzione delle bocche da fuo co nonchè all'applicazione della rigatura. Dal 1840 al 1845 si effettuarono studi ed esperienze per la sostituzione della ghisa al bronzo nelle bocche da fuoco da campagna, essenzia.lrnente con finalità di carattere economico. Sembra, che i risultati non siano stati favorevoli perchè tale sostituzione non venne mai npplicata. Per quanto riguarda la ri~atura,, nel 1859-60, nell'Arsenaledi Napoli si costruirono artiglierie di bronzo da 16 e da 8 libbre, rigate secondo il sisterµa francese La Ritte impiegando macchine costruite su disegno del Colonnello Afan de Rivera. Bocche da fuoco di questo ti.po furono impiegate nell'assedio cli Gaeta e alcune furono anche cedute al G·overno Pontificio. · N OTIZIJD 80~flvIARIE su:r,r/ :\RTIGLrnRIA 1;0SCANA, PON'l'IFICIA ED ES'l'IDNSE
ArUglierici tosca,na. - Nel Gra,n ducato di Toscana il materiale di artiglieria, non era stato oggetto di studi particolari, e sovratutto, in conseguenza degli a.c quisti fatti all'estero, erano. in servizio bocche da fuoco e affusti di mocl.elJi e ca,l ibri svariatissimi. Soltanto nel 1847 fu: iniziata una rinnova,zione del materiale sulla base cl.i quelli del Re·gno di -Sardegna e dei' Regno di Napoli, tantochè il materfale toscano non ·ebbe speciali cara.tteri-. stiche proprie, e sono cl.a rilevare soltanto alcune poche particolarità. Tutti i cannoni e gli obi.ci, detti. cc obusieri n, dl1, campagna avevano forma ,esterna ~ doppio tronco di èono, con -raccorclamento a sguscio. Gli obici da campagna non erano camera.ti. Gli altri obici avevano tutti camera cilindrica, còn raccord.a,mento sferico o conico. Vi erano mortai alla Gomer, cioè a camera troncoconica e a camera cilindrica, ed c~rano tutti a cl.ue orecchioni.
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ARTIGLIEilJA 'l'OSCANA AL
1859
Ci limiteremo pertanto alla semplice (mnmerazione delle bocche da fuoco i(elette in Toscana << bocche a fuoco ))) , secondo un Regolamento provvisorio del 1852, nonchè all'elencazione degli affusti, notando che la nomenclatura delle bocche da fuoco era fatta, come negli altri Stati : in libbre francesi di portata per i. cannoni e 'talvolta per gli obici da campagna,; e in centimetri di calibro, per gli obici in genere e per i mortai. Per l'artiglieria da, monta.gna si aveva un. obice da, 12 cent., con affusto someggiabile, del tipo di quelli in servizio nel Regno di Sardegna ~[od. 1844. Per l'artiglieria da campagna s1 1mpieg:wano: cannoni da 12, da 8 e da 6 libbre, 1nentre fino al 1849 era in servizio anche un cannone da 4. Si avevano poi anche obici da 16 e cl.a 15 cent., e quest'ultimo era detto anche cl.a 24 lib. Erano poi in servizio due affusti : uno per il cannone da 12 e per l' obice da, 16; l'altro
per le altre bocche da fuoco . I due a.ffusti., che cliff.eri.vano soltanto per qualche dimensione, avevano le St(~sse ruote, e lo stesso avantre1w, che chiamavaRi « avant ra,ino )). Per l'artiglieria d'assedio, cla piazza ~ da costa, si a,vevano i seguenti tipi e modelli: cannone da 30, lungo, ,da costa, cli ferro; cannoni da, 24, òi bronzo e di ferro; cannoni da 16, di bronzo e cli ferro; cannone da, J 2 di bronzo; cannone-obice da 22 cent. di ferr,o, che era l'obice da 80 deWartiglieria na,poletana, alla Pa,ixhans; obice da 22 cent . da piazza di ferro ; obice da 22 cent. d' assedio di bronzo; mortai da 32 cent. cli ferro e cl.i bronzo; mortai da 27 e da 22 cent. di bromr,o ; mortaio da 15 cent. di bronzo .. Ci.rea gli }tffusti si avevano : affnsti d'assedio di due grandezze, uno per i cannoni da 24 e per l'oqice da 22 d'assedio, l'altro per i cannoni .d a 16; affusti identici a quelli del modello 1827 francese; affusti da piazza di cinque grandezz,e, tutte simili al modello francese 1827 e cioè : N . 1, per il cannone da 24 di bron .. zo; N . 2, per U cannone da, 16; N. S, per il cannone da 12; N. 4,. per i cannoni da 30, da 24 e da 26 di. ferro, e per obice da 22 dar piazza; N. 5, per gli obici da costa in ferro. Tutti i predetti a,ffusti avevano lo stesso sottaffusto, ad ec·cezione del N. 4, quando vi si incavalcava l'obice da 22 ~~nt., e, r
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ad eccezione pur~ del N'. 5, che avevano ciascuno un sottaffusto proprio. Artiglieria pon,tifici,a,_ - P er l'artiglieria da campagna, fino al 1870, e1·ano in servizio cannoni ad avancal'ica, lisci, rispettivamente cla libbre 18, cla libbre 12 e da libbre 9; ,obici da 16 e da 12 cent., nonchè un cannone da 6 libbre cioè da mm. 9,6 di bronzo, rigato col sistema La Ritte. Gli affusti erano di legno di tre tipi diver si e cioè uno per i cannoni, uno per gli obici, e il terzo per il cannone rigato ; affusti t utti di modello simile a quello francese. I ca,n noni lisci lanciavano la palla, lo shrapnel e la grana ta_ Gli alzi erano graduati fino a 1200 met ri. Le distanze di punto in bia,nco erano di 550, 500, 450 metri rispettivamente per i cannoni da 18, da 12 e da 9 ; 500 metri per l 'obice da 16, e 360 metl'i per quello da 12. Il cannone liscio lanciava la granata e lo shrapnel ; l'alzo era graduato da 200 a 3200 metri. Tutte le bocche da fuoco lan~iavano anche la metraglia. Per le artiglierie rigate era previsto un muniziona.mento di 144 colpi, con tenuti nel cofan o dell'avantreno del pezzo, e in quattro cofani cli 2 carri per mun ir,ioni. Ogni cofano conteneva 26 granate, 3 shrnpnel e 3 metrnglie. Le Piazze forti ·erano arm~te : con cannoni lisci di forro da 36, da 24, da 12, da 9 e da 6 libbre; con cann oni lisci di bronzo d 'assedio, da 24 e da 18 ; con obici di bronzo lisci da 16, da 15 e da 12 libbre; con caronate di marina da 16 cent.; e infine anche con cannoni rigati di bronzo con affusto da campagna, da 18 e da G libbre_
Da documenti esistenti nell'Archivio di Stato di Modena, si è potuto ricavare che nel 1850 erano in servizio le bocche da fuoco seguenti: mortaio di bronzo da 60 e cioè con calibro forestiero; mortaio di bronzo da '9 e cioè con calibr-0 forestiero, probabilmente espresso in pollici; cannone di bronzo da 8, probabilmente libbre ; pezzo da 8 P fundi o libbre ; cannone da campagna forestiero; pezzo da 60 P fun di ordinario austriaco; pezzo cla 9 p.ollici, forestiero; pezA rtiglierie clel Diica,t o cli M.ode;ia,. -
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AH'l'lGL!ERIA DI ll:fODIUNA
zo da 30 Pfundi; mortaio da 12 pollici, calibro francese; cannone di bronzo da ù libbre da campagna. Trattavasi evidentemente <li un mosaico più che di una raccolta di materiali vari, raccolta che evidentemente non aveva, alcun aspetto cli un sistema razionale: Secondo notizie verbali, raccolte nel 1897 dall'allora Capitano Antonino Cascino - Artigliere preclaro e Generale Divisionario, valoroso e sa,gace, MeclagJi.a d' oro nell a Grande Guerra , eroicamente caduto in combattimento - presso un cer to Maggiore Canclrini, già appartenente all'Ar tiglieria estense, risulterebbe che le batterie çla campagna erano armate éon 4 cannoni di bronzo anf..triaci dèl 6, e e-on 4 olrni:.i,eri chi 7, pure <.li bronzo, e pure di mode1lo austriaco; queste due ultime bocche da fuoco non sono eontenu te nell' elenco sopra ricordHto e la notizia sembra poco attendibile, perchè specialmente per l'obu siere si deve rilevare che per un obice da campagna la cifra 7 sembra effettivamen te troppo piccola, se si tratta <li libbre, e t roppo grande se si tra,t ta di pollici.
C ) CENNI SU LLA ARTI GLIERIA
DI ALCUN I STATI ESTERI Fra ncia - Austria - Prussia - Ing hilte rra - S pag na - Russia • Svizzera. An·rrGLIERI A FRA~CESill
Nei paragrafi precedenti è già stato rilevato che l' Artiglieria fran cese ha preceduto quella piemontese nella realizzazione pratica cl.ella rigattira, c·llc fece ht sua <:omparsa sui campi di battaglia. nella gnerra del l859 in.It.a,lia , con risultati tali da indurre tutti gli Stati ad attivare gli studi relativi. Non occorre dare particolari sul sistema cli rigatura delle artiglierie francesi, poichè eNso è analogo a qnell.o giù, descritto per l 'artiglieria sarda, che ne fu del rest-o. nn derivato. -
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PARTE 'l 'ECNI CA -
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A.r t'(gUer-ia da cam,vagna e elci mont;agnct. - Nel 1869 l 'airtiglieria, campale francese era armata con cannoni di brom,o rigati ad avancarica, e cioè aveva il cannone cfa 4 da montagna, il cannone da 4 da earnpagna, e il cannone da 8 da campagna, di riserva. Si not11 ch·e i Ci1libri. cli libbre 4 e 8 corrispondono ai calibri piemontesi da 6 e· J 2 libbre. Gli affusti di queste bocche da fuoco erano di legno, del tipo a coscic parallele per i cannoni da 4, e del tipo a freccia per il cannone da 8. Le vetture da campagna avevano la unione d,ei treni a sistema hbero, ci.oè senza contrasto, e gli. avantreni era110 muniti di cofano. I predetti. due cannoni da 4 lanciavano gli stessi proietti ·e cioè : granata, ordinaria di kg. 4, rispettivamente fino a 2000 o 3200 metri sec·ondo che il cannone era, quello da montagna, op pure quello cla campagna; usavasi una spoletta metallica a due t empi, ma, alPoccorrenza la granata poteva anche essere munita di trnf:L spoletta a percussi one del tipo a schia.ccia.m.e nto; shra.pnel, detto « obus à baHes )) di kg. 4,718, con spoletta a, 4, tempi metallic:a, impieg-alo fino a distanz.e di J 0[)0 metri; la scatola a metraglia., a inv€>lucro di zinco, effi.cace fino a m . 300. Il ca,nnone da, 8 lanciava proietti deilo stesso tipo, ma, di peso nat111·almente maggiore , ~rven ti azione etnea.ce fino a 3450 per la granata, fino a 111. 1500 per lo shrapnel, e :fino a 500 m . per la metraglia. In Francia era ·i n progetto anche un ca,nnone cl.a 7 libbre a retrocarica; esso aveva. ,ca.libro di mm. 85 e (;}J.iusura a vi.te inter'· rotta eon a.nello otturatore, e .focone pra,t;<'ato nel vitone; questo congegno era notevole pel' la manòvra diretta che riuseiva molto sempli ce. I proietti, a incamicia.tura sottile fissata con zineat nrn, }lYevano spolettP a 1wi·(:nssione <kl ti.po pru~shmo mn senza traversino, e spolette a t empo ;'I, galleria cir~olare. Le cariche erano c:ostituite .cla anelli cU polvere compressa,, racchiusi in bossolo di. carta e di ottone con fondelli di r ame che con teneva,no un tappo lubrificat ore di stoppa, compressa, imbe,~uta di cera, e di sego. f->er f 1li-tiglieria, da cissecl-io e da, pici.zza erano in servi.zio : il cannone cla 12 cioè cla mm_. 121,3 cl'a,ssedio, del peso cli kg. 865; il cannone da, 12 da piazz.a, del peso di kg . 1560; il cannone da -
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ARTIGLlEH1E DI STA'J'l Ef;TEl:l AL
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·24 corto d'assedio e cioè di mm . 152,7, clel peso cli kg. 2056; il ,cannone cla 24 lm1go cl.a p iazza del peso di kg. 2754.
Tutte queste artiglierie francesi erano di bro117,o col1a rigatura La Ritte. Era,no però ancora conservate in se"r,riz,io bocche da fnoco J.iscie, e specialmente mortai da 32 eentirnetr-i. Queste bocche cla fuo00 ,c~r::u10 incavalcate Ru affnsti di legno .a ruote, oppnre da difesa, salvo il canno11e da 12 corto d'assedio ,c he aveva 1rn affusto metallico, con eoscie corte di. lamina a dop pio T, aloni di bronw e sala d'acciaio . I cannoni da 12 lanciavano la grnnata, lo shrapnel e la nietraglia; quelli da 24 soltanto la granata, e la metraglia.. Le gittate erano le seguent i : per il cannone da, 12 d'assedio per il t ir-o a granata si arrivava fino a 3200 m.. ; collo stesso :cannone e per il t iro a fhrapnel si. giungeva a 1500 m . ; mentre ùol cannone dello steRso calibro da 12 ma da piaz7,a,, per il tiro .a granata si anelava, .fino a m. 4000; e col cannone d'assedio cla 24, corto pel tiro a granata si arrivava, :fino a m. 5000. Queste bocche da, fuoco però erano ritenute del tutto insufficienti per il tiro in arcata destinat9 a sfondare volte e blindaggi, e perciò si manteneva in servizio il morta,io da 32 cent. in .attesa che fossero ùompiuti gli studi per un -obice da 20 cm. ri,gato. Da, quanto esposto risulta pertanto che in complesso prima ·del 1870 l'Artiglieria francese non era certa.mente in uno stato <li · perfezione più avanzato di quello clcll' Artiglierfa italiana.
ARTIGLIIBRIA AUSTRIACA
In riguardo clell.'artigl.i.er.i a da campagna,, l' A.ustria adottò l a rigatura, per le su.e bocche da fuoco ad 1wanca,rica nell'anno 1863, intr-0clucendo in servizio due cannoni da, c1unpagna, rispettivamen te, da libbre 4 e cioè di mm. Sl,2, e da libbr,e 8 cioè cli mm. 101, corrispondenti ai ca,lihri.clei cannoni italiani da 5 l /3 e da 10 2/3·. Per l'artiglieria, da. montagna fu adottato un cannone cl:1 3 e cioè ·di. mm. 74,1. La lunghezza éli tali artiglierie era cli circa 17 cali, bri per i cannoni da capJ.pa,gna, e di 14 per il cannone .d a mon tagna.. -
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PAR'l'E 'l'ECNIC,\ -
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Questi cannoni erano cli bronzo, avevano forma esterna a. due tronchi di cono raccordati da uno sguscio, orecchi.oni con zoccoli, e col loro asse disposto al disotto dell'asse dell'anima . La culatta era foggiata a cul cli lampada con bottone.. e la volata formata a tulipano. L'anima era a fondo emi.sferico; il focone, praticato in un grano a focone di rame, veniva aYvitato ; la rigatura consisteva in 6 righe per il cannone da 4 oppure in 8 righe ·p er il cannone da 81 righe profilate ad arco di spirale secondo. il caratteristico sistema Lenk. I proietti cilindro-ogivali erano di ghisa, con rivestimento di una lega di stagno e zinco, fissato alla parte cilindrica del corpo del proietto mediante scanalature anulari e longitudinali ricavate nel corpo stesso; il rivestimento era naturalmente fog. giato a, copia delle rigature, ma cogli archi di spirale alquanto più corti per permettere il caricamento del proietto ed il suo agevole scorrimento fino alla culatta. Il proietto alla estremità della, stia, ogiva·pr-esentava poi due denti destinati a dar presa alla capocchia del calcatoio, mediante il quale si faceva subire al proi-etto una leggera rotazione allo scopo di adattare bene le parti conduttrici del proietto alle righe ctelFanima, e ottenere così un conveniente centramento e isolamento del proietto, analogamente a quanto si otteneva colla riga ristretta. nelle rigature · La Ritte. I proietti erano conservati e trasportati in sacchetti di tela di canapa greggia, per mantenere in sito una mistura lubrificante cli sego e olio, colla qua.l e erano abbondantemente in-. grassate le alette. Le munizioni. consistevano in cariche di lancio di polvere nera preventivamente confezionate in sacchetti di lana. Per Faccensione della carica erano in servizio cannelli a, frizione, e come proietti si impiegavano granate ordinarie, shra.pnel, granate incendiarie e sca,t ole a metraglia. La granata aveva unar spoletta a., percussione, a<l urto diretto o a schiacciamento. Lo shrap.riel, a carica p0steriore1 aveva spoletta a tempo di modello recente, ossia col corpo corto, e miccia in galleria anulare, acl: a~censione interna e anello graduato girevole del sistema Breithaupt. La granata incendiaria. conteneva una mistura cli salnitro, zolfo, trementina, polverino, pece nera e canapa tagliuzzata, mistura che, innescata mediante una, spoletta di mod-ello antiquato a quattro tempi da:va delle :?368 -
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\. AHTIGLIERHJ DI STATI ESTERI AL
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fiamme della ltmghezzrL di circa 30 centimetri, attraverso tre fori praticati nella ogiva. · Gli affusti d.ell' Artiglieria austriaca da campagna e1·ano di legno a cosciè para,llele, ed avevano : sala di f-erro con guscio; vite di mira a chiocciola oscillante, comandata da un congegno a vit e perpetua, con manubrio sporgente dalla, coscia sinistra; ruote con mozzo di legno; freno di via, a sca,rpa. L'avantreno aveva ruote più piccole dell'affusto, e un sistema cli unione dei . treni a equilibrio, ma con leggero contrasto orizzontale. A treni uniti~ sulla coda dell'affusto ve1)iva assicurato un cofanetto contenente qualche colpo, e sull'affusto monta,vano u no o due serventi, a cavalcioni. Il ca,rro per munizioni aveva : avantreno uguale a quello degli affusti; cofano senza: tramezzi, contenente il carica.mento preventivamente sistemato in cassette separate; ruota di ricambio sospesa di pia,t to sotto il telaio ; foraggiera posteriore portata dal te,laio; freno di via a vite. L'attacco d-ei cavalli era fatto col sistema alla tedesca, cioè colle pariglie di mezzo e di volata a ttactate direttamente ad una bilancia applicata alla punta del timone. Per il puntamento si faceva uso dell'alzo portatile. Per quanto riguarda l'Artiglieria da assedio e da difesa l'Austria, a somiglianza, della Prussia, per l'artiglieria di medio e grosso calibro si attenne ai sistemi di riga.tura a soipressione di vento per compressione, cioè alla retroearica. Già nel 1861 essa adottava un cannone da 12 libbre e cioè di mm. 120,3 di ghisa, a retrocarica del sistema ,,'i!a,hrendorf, con la rigatura costituita da 24 righe di larghezza limitata, a sezione rettangolare. Di solito le righe di questo sistema di rigatura avevano larghezza decrescente verso la bocca allo scopo di compensare il logoramento che subiva l'in camiciatura di piombo dei proietti lungo il percorso dell'anima. Dopo il predet to cannone da 12, in Austria venne a,d ottato un cannone da 24 libbre, avente il calibro di mm . 149,l (1), collo stesso otturatore tipo Wahrendorf, e n. 30 righe simili a quelle del cannone da 12.
(1) Si spiega così l' origine d i quest o calibro di mm. 149,1, che in seguito è stato adottato ·a·nche in Italia.
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PAJlTE '.l'l~Cl\JC1\ -
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Infine fu adottato un grosso cannone d'acciaio da, 9 pollici e cioè di mm. 235,4 pure a retrocarica, ma con congegno di -chiusura, fL cuneo cilindrico -prismatico e chiusura ·e rmetica con piatto ed anello otturato1·e del sistema Broaclwelf I cannoni da, 12 e da 24, laneiavano la granata ordinaria,, fino a distanze di 4,500 metri ; lo shrapnel a carica poster-iore fino ~L 2600, e la scatola a m.etraglia per pfoeole distanze. Il cannone cfa 9 pollici, invece, lancia.va solta,nto una granata di ghisa induri.ta. Prima del 1870, in Austria, veniva pure adottato un mortaio di ghisa da 8 pollici e ci.oè di mm. 209,4, a retrocarica, con otturator,e a cuneo cilindro-prismatico, analogo a quello del cannone d'acciaio da 9.
A.RTIGLil1JHIA PRUSSIAKA
Come già, è . stato detto aJtrove la, Prussia, in ,7ece di. seguire la tendenza francese consistente nell'abbandonare o quanto meno posporre la retrocarica a,l perfeziona,mento della rigatura cl·elle artiglierie acl avanca,rica, segni decisamente il concetto fonclainentale del grande artigliere ita.liano Giov;;i,nni Ca,valli, il qn::Lle a,veva previsto che la rigat ura non poteva provocar.e tutti. i maggiori e migU.ori eff.etti possibili, se non era nccompagnata da1l.a retrocarica. Ciò premesso si spiega come e perchè in Prussia non si ebb-ero artiglierie rigate ad avancarica. L'artiglioria da campagna prussiana era armata : con un cannone dà 8 e cioè di mm . 78,5 di bronzo o cli acciaio, con congegno di chiusura a dòppio cuneo del sistema Kreiner; e con un cannone_da 9 di . mm. 81,5 di accfaio con 'Congegno di chiusura VVahrendorf. Però in alcune batterie1 nel 1873, era.no in esperimento cannoni da 8 di acciaio con cong·egno di chi11sura a -cuneo cilindro -prismatico Krupp, con piatto ,ed anello otturatore Broaclwell; fu su quest'ultimo che venne modellato il can none da 7 italiano. Quest'ultimo ·Cannone da 8 di acciaio era già più perfezionato di quello cla 9: le sue righ,e erano cli larghezza decrescente . -
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ART!GLH:rne: DI STATI ES'rlWI AL
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verso la volata.; ed aveva poi la, sola linea dJ mira laterale, ed un alzo scorrevole a testa mobiJe. . Il cannone da 9 av,e va invece le righe di larghezza costante,. la sola linea di mìta di volata, e l' alzo porta,tile con cursore. Le grana,te erano a grossa inca,micia,tura di piombo, mentre gli shrapnels avevano invece un a incamiciatura sottile, fissata con zinca.tura. L_c spolette a,. p-ercussione1 per le granate, erano del tipo detto alla Pntssiana, cioè a concussione semplice, colla masl':la battente trattenuta da un tra,versino, che p,~r forz,a: c1mt!'ifuga veniva, espulso e ianciato vhL dopo _lo sparo; l'innes~o veniva Rpplicato alla, spoletta al momento di effett uare il c:u·icamento. LtL spoletta a tempo pe.r gli shrapnels1 del tipo Breithaupt, era a miccia contenuta in nn a galleria circolare ricavata nella testa della spoletta, funzionava ad accensione interna, e portava un .anello girevo]e graduato . In opportuni sacchetti di filati.ccio venivano sist~mate le cariche già confezionate. LP cariche del cannone da 9 a;vevano un disco cli cartone incollato al fondello, disco destinato ad impedire le sfuggite di gas; e questo costituiva un reale perfezionamento apportato da,i Prussia,ni all'otturatore tipo "Wahrendorf, il quale ultimo, essendo a forzamen to soltanto iniziale, era alquanto difettoso a questo riguardo. Gli affusti per i due ca,nnoni erano in tutto simi1i tra loro e differì.vano soltanto per le dilneusioni. Essi avevano : coscie di legno purallele; sala di acciaio senza i.rnscio: ruote co1i mozzo di bronzo; congegno di punteria a vite doppia; analogamente poi agli affusti del nostro cannone cla 7 erano munì.ti cli due seggi.oli poggia,n ti sulla ~a.la. Gli. ava,ntreni, muniti di un cofano di legno, avevano le ruote più piccole cli quelle clc~gli affusti, e per l'unione dei treni erano sistemati a semplice equilibrio, senza alcun contrasto. Per l'Artiglieria d'assedio e da piazza,, erano in servizio: d ne tipi di ca,nnoni di ghisa da 9, a retrocarica, con otturatore Wabrendorf l' uno, e otturatore Kreiner l' altro; dne tipi di cannoni da 12, e cioè il tipo lungo e il tipo corto, cli bronzo, con otturatore Kreiner; vari tipi di cannoni da, 15 cioè di mm . 149,1 di bronzo e d'acciaio, con otturatore Wahrenclorf o Kreiner, e -
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·' PAR'rE TECNICA -
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dei quali uno era effettivamente un obice, poichè aveva una hmghezza di soli 10 calibri; il più recente cli ta.li cannoni cla 15, M. 1870, era di acciaio cerchiato e aveva otturatore del tipo Krupp, a cuneo cilindro-prismatico. Della stessa data erano anche : un obice ai 21 e cioè di mm. 209 ,1; un cannone da 21; · e un cannone da 24 cioè di mm. 235,4 avent,e le st esse caratteristiche del cannone da 15. 0
AR.'l 'IGLIERIA INGLESlìl
Per l'artiglieria, da montagna, in Inghilterra erano in servizio: un cannone da 7 libbre e cioè di mm. 76,2, d'acciaio, del peso çli soli kg. 68, ed un altro cannone di bronzo del peso di kg. 102. Ambedue erano ad avancarica con tre rigbe a sezione rettangolare, e lanciavano proietti con alette di zinco. Le spolette erano a tempo, confezionate in legno con un lungo fusto, da forarsi per la distanza voluta. Per il cannone di bronzo l'affusto era di legn o;- per il cannone d'acciaio esso era invee<~ d'acciaio . . · L'art iglieria da campagna era armata con due cannoni cla 7 a retrocarica, uno lungo e uno corto, ambedue di ferro fucinato col sistema Armstr,ong; il congegno di chiusura era del tipo Armstroug con focone nell'ottUl'atore : la rigatura eseguita con p1·ofilo a virgola; .i proiettili venivano conf~zionati con incamiciature sottili cli piombo ed' antimonio, inca.miciature leggermente coniche e tali per cui il diametro risultasse un po' superiore a quello rniRurato tra i fondi delle righe; la granata era a frattura, prestabilita; lo shrapnel a carica posteriore con Fogiva .di legno, coperta di lamiera, di ferro,; le spolette a tempo e a percussione erano meta.Uiche. Gli ~ffusti· erano di legno a freccia; per H cannone lungo le orecchioniere potevano spostarsi rispetto agli a.Ioni girando attorno ad nn perno centrale e permettendo così un settore di tiro laterale di 3° per parte. Il congegno di punteria, era a, vite; le ruote avevano mozzo di legno ; l'avantreno, inv·ece · del timone, era munito di stanghe per il cavallo sottomano. Il cannone corto detto da 9 era de-
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ARTIGLIERIE DI STA'.rl F:S'l'I, RI
stinat,o per l,e batterie a cavallo) quello lungo detto da 12, per le batterie da battaglia. · Per le batterie dà battaglia erano poi anche in servizio can, noni da 9 e da 16 di bronzo ad avancarica. Il ca,n none da 16 era anche cerchiato con tubi di acciaio e di ferro fucinato sovrapposti secondo il sistema Fras1~r. Gli affusti di lamiera di ferro erano del tipo a, coscie convergenti. Come già fu accennato, in Inghilterra avevano avuto particolare sviluppo le costruzioni di bocche da fuoco d'acciaio di medio e grosso calibro, semplici, od anche cerchiate con specia-li sistemi perfezionati. Ne diamo il seml)lice elenco: cannone da 20 (mm. 95,3), di ferro rigato a, retroca,r ica tipo Arnistrong; cannone da 40 (mm. 120,7) di ferro rigato a ret rocarica tipo A.rmstrong; cannone da. 64 (mm. 162,6), di ferro rigato 3, retrocarica tipo Armstrong ; cannone da 7 pollici leggero e pesante (mm. 177,S), di ferro rigato, a chiusura tipo Armstrong; cannone da 7 pollici tipo Woolwich, ad avancarica, cerchiato; infine cann oni da 8 pollici (mm. 203,2), da, 9 pollici (mm. 228,6), da 10 pollici (mm. 254), e da 12 pollici (mm. 304,8) tutti ad avancarica, di ferro, cerchia,t i col sistema Praser: Questi ultimi 4 cannoni erano lunghi da 10 a 14 calibri. In Inghilterra si stavano studia,n do attivamente anche affusti a scomparsa da difesa, tra i quali merita di essere ricordato un tipo MonkriefI :1 contra.ppeso.
AR'l'IGLIEHIA SPAGNUOLA
Nel 1869 si costruivano in Spagna bocche da fuoco dei seguenti modelli: cannoni lisci di ghisa, cla 28 cent., limghi, cerchiati d'accia.io; cannoni lisci di ghisa da 28 cent. corti, cerchfati d'acciaio; cànnoni riga.ti di ghisa, da 24 cent. a retrocarica; cannoni rigati di ghisa da 16 cent. l unghi; cannoni rigati di ghisa da 16 cent. corti; cannoni rigati di bronzo da 16 cent.; cannoni rigati di bronzo da 12 cent. lunghi; cannoni rigati di bronzo da 12 cent. corti; cannoni rigati di bronzo da 8 cent. lunghi; cannoni rigati di bronzo da 8 cent. ; cannoni rigati di -
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PAR'l'ID '.l'I~CNICA -
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acciaio da 8 cent. a retrocarica; cannoni rigati di bronzo da 7 cent.; mortai di bronzo da 32 cent.; mortai di bronzo dà 27 cent. ~ mortai di bronzo da 16 cent. Erano inoltre in servizio, come in tutti gli altri Stati, artiglierie liscie di vecchio modello. _..-Lcannoni a retrocarica da 24 erano anche cerchiati di ac/ ciaio, ~ evano il congegno di chiusura, derivato da quello. / della marina, francese, cioè con otturatore a vite interrotta e. anello otturatore. I proi:etti pe8avano kg. 114 e la carica di la,n-. cio kg. 24. Anche i cannoni di ghisa da 16 erano cerchiati d'acciaio,. e avevano tre righe a sezione trapezìa, tipo La Ritte. I cannoni di bronzo da 16 cent. prove11i.vano dall'allargamento di vecchi c:mnoni da, 15, lh;ci. Anche i cannoni da 12 lunghi e corti, di bronzo, proveniv~no dalla rigatura di artiglie-. rie liscie. I cannoni da 8, lunghi e èorti, era,no destinati all'armamento delle batterie da campagna,, avevano la rigatura La Ritte e. non pr,esentavano caratteristiche specia,li. Il cannone da 8 a retrocarica, invece, rappresentava un progresso notevole. Il congegno di chiusura era del tipo Krupp. a cuneo cilindro -prismatico, come quello del cannone da cent. 7' BR. Ret. per il quale era cornpletato lo studio anche in Italia, con chil~sura, -ermetica mediante l'a,nello tipo Broadwell, a forzamento misto. La rigatura era a 12 righe, e le righ-e avevano. larghezza decresçente ve·rso la bocca per compensare il logoramento subito dalle parti conduttrici che venivano .generate nella. incamiciatura di piombo. Gli affusti erano imcora tutti di 1.eg'no, ma per l'artiglieria. da difesa si era già iniziata l'adozion-e di. a,ffusti.. di lamiera di_ ferro, coi bordi. rinforzati cla ferri ad :mgolo . In sostanza ta.Ii affnsti impiegati in Spagna erano cl.el ti.po di quelli italiani. Gli a,:ffusti da assedio per cannoni da 16 e da 12 erano del. tipo a freccia, con congegno di punteria a vite, orecchioniere di via, e freno ad attrito. Per i cannoni da campagna si avevano in servi½io due mo-. delli cl'::i:ffusto e cioè un Mod. 1863 per i cannoni ad avancarica~. e un Mod. 1868 per i cannoni a, retrocarica. Ambedue i modélli. -
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Ai!TìGLlEIUEJ D1 S'l'A'.r.t ES'l'Ertl
erano di legno, e differivano tra loro ed essenzialmente per essere uno a freccia, e l'a,ltro a coscie convergenti. Le munizioni comprendevano, oltre che le scatole a metraglia, granatè ordinm·ie e grana.te incendiarie, con spolette a . tempo éli legno, e spolette a percnssione di metallo . Non pa,re che in quell'epoca in Spagna fosse adottato- lo shrapnel. N-cl 1868 era sta,ta adottata una polvere da cannone di gran de densità, fabbricata allo strettoio idraulico anzichè coi pestelli e il laminatoio; tale polvere risultava meno dilaniatrioo di quella, ordinaria,. I cartocci erano confezionati in sacchetti di lana, e quelli per cannoni a retrocarica erano completati da una sott.i.le appendice contenente glicerina destinata a lubrificare l'anima.
ARTIGLIERIA RUSSA
Anche in Russia si ebbero per tempo artiglierie a retrocarica e cio~ : un cannone da 3, ossia di mm. '76,1, da montagna; un cannone da 4, cli mm. S6,6 e UJì cannone da 9,8 di mm. 106,6 di bronzo o d'acciaio, da campagna. I si.sterni di chiusura adottati era.no il tipo Krupp a cuneo prisrrratico o cilindro-prismatico, e· · anello ottmatore Broadwell. Erano in corso èli acl.ozione affusti di la miera in ferro. E rano poi anche in servizio bocche da fuoco di medio e grosso calibro, e cio.è : cannoni da 12, e cl.a 24 libbre; cannoni da 8, da 9 e da 11 pollici ; obici da 6 e da 8 pollici : tali artiglierie erano di bronzo o di acciaio, ed a, retrocarica del sistema Krupp a cuneo prismat ico. AR1'IGLIEftIA SVIZZERA
Ricordiamo l'Artiglieria, Elvetica per i suoi cannoni a .retrocarica da cm. 8,4 e da cm. 10 da campagna. Essi erano entrambi in br onzo, ed il cannone da · 8,4 présenta.va la, varticola,rità di a.vere la camera fodera ta con un tubo di r a,me rinforzato con un anello di acciaio a,llo sbocco nella mortisa. La chiusura era ottenuta con cuneo prismatico e aneilo -
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PARTE TECNICA -
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Broad~ell ; la rigatura era fatta con 12 ri!rhe cuneifor mi ; i proietti erano a incamieiatura sottile : g'li affusti erano di lamiera, rinforzata agli orli con ferri ad arn?'olo. Un affusto in . legno di vecchio tipo, e .ancora usato ner tali cannoni a retrocarica, portava in testata un ·affustino girevole avente lo scopo di potei· dare piccoli spostamenti in direzione . In Svizzera era poi anche in servizio un cannone da cm. 12 di bronzo, trasformato a retrocarica con chiusura Kreiner, e un altro cannone di acciaio di nuovo modello con chiusura a cuneo , e anelli Broadwell.
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MUNIZIONI PER ARTIGLIERIE E ARTIFIZI DA GU ERRA
Proietti s ferici, palle, granate, shrapnel. - Proietti oblunghi: granate, proietti perforanti, shrapnel. - Scatole a metraglia. · Spolette: a tempo e a percus sione; s tudi per il pe rfezionamento .delle spolette. - Cartocci: sacchetti, cartocci a proietto. - Artifizi per l 'accensione delle cariche di lancio; s toppini, innesch i ordinari, lance a fuoco. - Soffioni; cannelli a percussione e cannelli a frizione. Artifiz i per segnalazioni e artifizi vari. · Particolari sui razzi da guerra. · Manuali e trattati per adificieri.
PROIE'f'rl SitBJRICÌ
Dal 1815. al 1870 per la costruzione dei vroi~tti ben poco fu fatto cli diverso dal precedente secolo, e pertanto .bisogna arrivare al Cavalli, per avere sensibiU variazioni di forma e di peso. · È bensì vero che, sullo scorcio del secolo XVIII, si ,era.no quasi del tutto a,bbandonate le valle cU pietra usate dai gr,ossi morta,i petrieri, ma le teorie sul comportamento del proietto rispetto alla carica,, ; una ·sua velociiù. ecc. erano an:cora nélla nebulosa delle ipo tesi, alcun e delle c:p:. i: veramente curiose, CO· -
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I PHOl!YfTl :',FEBICI
me l'afferma,zione del H,obins1 citata, da B;utton, per hù quale la forza esercitata dalla, polvere snl cannone è la medesima,, sia che si tiri. con o i::emm, il proietto (« Aide Mémoire à l'.us::Lge des o:ffi ciers d' artill<~ri.e de Fran ce>> - 1Sl9, pag. 78u). Da questo stato di cose conseguiva anche grande incertezza nello studio dei fenomeni balistici, per cui ad esempio, taluni afferma,vm1<> che, con cariche di lancio leggere i uroietti di ferro avrebbero avuto un a gittata maggiore di quella, r ealiz.1,abile · con i proietti di piombo. Eulero 1 I3emouilli, Lombard, Villantroy, Clément -ed. alt ri, portarono in argomento fin dal secolo precedente il 1oro contributo cli studi e di osservar.ioni, sovente però affetti da premesse erronee e quindi conducenti a, risultati con trari a,l la realtà,, tanto che al principio del secolo scorso il cammino da percorrere per git:ingere alla verità, presentavasi ancora, · lungo e tr::Lvagli,,Lto. Una delle questioni più dibattute in quell'epoca fu quella del cc vento )) e cioè del vano risulfante dalla differenm tra il dia.metro d(~l proietto e quello della bocca da fuoco, per il quale· vento i gas potevano sfuggire. Si pensò di riclurre il vento per accresc-ere l' esattezza del tiro, ma sern~a . ottenere lo scopo si cadde ùel nuovo impreveduto inconveniente di itccrescere per ciò il logorio del cannone. Si ricordano in proposito le prove eseguite a vVoolwich nel 173G, a, Strasburgo nel 17G4, a Douai dal 1772 al 178G, ed infine quelle effettuate a 'rori.no nel 1771, queste . uJtime però miranti più che altro .a migliorare il metallo del cannone.
Nel ]815 in Ha.li.a, come del resto in tutta, Europa, si usavano i seguenti ti.pi cli proietti : A) Palle tJ'iene di ferro ba,t tuto, che a seconda del calibro si ricavavano da spcz:wni di tondino o di barra tond:1, lunga 5 calibri, usando il martello op1rnr·e il ma,rtinctto o maglietto per le palle più grosse, e dando almeno 120 colpi. In Francia furono impiegate speciali palle chiamate« boulets rouges >>, che prima del tiro venivano scaldate al fine di ingros152
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PARTJ~ '.l'ECNICA -
1815 J.870
s4,rle, ritenendosi che con tale artifì.zio, accrescendo le dimensioni delle palle e diminuendo conse~:uentemente il vento, il tiro risultasse più esatto e si potesse quindi ottenere con esso la, perforazione del legname delle opere di difesa. L'uso di questi speciali pr,oietti venne però ben presto abbandonato, essendosi. a,ll'a.tto pratico oonstati,Lto il piccolo va,ntaggfo che con essi si otteneva in confronto ai proietti non riscaldati, e sovratutto poi i.l predetto artifizio fu scartato per evitare i pericoli emergenti dal dover teMre un forno in batteria,, a poca distanza dalle . , polveri. B) Granate e bombe sferiche di ghisa detta anche ferraiccio. E rano palle cave, n cui interno era di solito un vano sferico concentrico all'esterno. La grossezza delle pareti era compresa fra 1/3 ecl 1/ 4 del ragg'io; oon ~be il proietto cavo veniva a,d avere un peso che era. circa i. 2/3 cU quello della palla piena cli ugual calibro. La cavità interna comunicava col «bocchino)) di forma variabile a seconda della spolett::L che veniva impiegata,. Questi proietti cavi si denominavano « granate ordinarie )) oppure « bombe )) sè a fianco del bocchino avevano due orecchiette da, servire all'introduzione dei ganci del reggi-proietto. Nei più vecchi. mo.delli la pi-1rete di fondo e cioè quella opposta a,1 bocchino, era di spessore rna,ggiore sia perchè ,essa presentasse maggiore resistenzft ai gas della carica, e sia, per ottenere che la bomba cadesse colla spoletta in alto e quest'ultima non avesse a spegnersi.. M a tale particolarità costruttiva vennr soppressa per chè dim.ostravasi svantaggiosa, a.i tiro ed alla fran tuma,zione della bomba i.n schegge. Si ebbero anche proietti sferici eccentrici. ai quali è stato già accerinato nel 'p aragrafo 1°, così .co_nfezionati per poter imprimere al proietto una speciale rotazione consegu,ente dal fatto che il centro di gravità risultava in posizione molto diversa dal centro di figura.; e per poter ottenere, con un tiro, più preciso, delle traiettorie più tese ,o ppure più curve . Questi proi.etti si scheggiavano però mala.mente, mentre poi là precisione del tiro ottennta con essi non era l)aragonabile a quc1la che si realizr.ò in prosieguo di tempo con le artiglierie rigate.
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rnnIETl'I Sl•'ER!CI SPIDCI.-1.LI
C) Grrmate i.1we1ulfo.,1·ie (li ferro : esse erano ripiene cli roccafuoco ecl avevano tre o quattro fo1·i o oechi parietali aventi l'hfficio di lascia,r passare la vampa prodotta all'a,tto dello spa ro per arrivare ad incendiare il rocca:fnoco . Tali grana.te avevano essenzialmente lo scopo di produrre una potente azione illuminttnte od incendiaria. Nell'Artiglieria napoletana era in servizio una specia.le palla incendiaria propostn dal Colonnello Corsi in sostituzione delle palle. roventi, ed nsitvasi per il tiro contro le navi.
o Palle
Bombe Granate F lg. 671 - Granate e bombe sfer iche.
Granate incendiarie
D) P1"oiett-i vc1;r·i o ooco.sionali, che essenzialmente servivano per i mmtl1i petrieri ed erano formati con Dietre, ciottoli o rottami assestati in. corbelli di lamierino o di vimini oppure a,ppoggfati a cocconi di legno. Si usavano pure « gtanate a mano)) per l'attacoo e la difesa delle piazze, e ta.li grlmate, dopo che erano stati i:Lccesi gli stoppini delle loro spolette, venivano lanciate a. ma.no a, dista,nza cli 25 a 30 metri; talvolta tali granate a mano si potevano a,nche riunire jn un certo numero ed ir cohlolesso risultante si notev:~ quindi la.nciare a distanza maggiore sostituendo al lancio a mano il tiro coi mortai. . Finaimente si impiegavano anche « granate da ramparo )) che si facevano rotolare dalle brecce aoerte nei rampari, contro gli assalitori.
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l.>:\ltTB 'l'ECNICA -
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Corbello di · lami er ino
Coccoue di legno. Fig. 672
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ACCE SSORI
or l'HO i l!l'l "T.L Sll'EHICI
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Dal 1800 al 1 50 circa flno110 fatti . tucli ed eseguite pr ove tendenti a ric·e tcare mc½zi a cla,tU oer (limin ui.l'e il ven1,o e gli sbattimenti del proietto contro le pareti dell'anima della bocca da fuoco, nonehè FevenLuale . postamento del m·oietto e della sua spo letta. Ojò sj. otteneva ner lo più r icorrendo a lacchi. cli legno oppure a eercini. di cordiL che venivano fissati alJ a parte poste1'io1·e delle palle e delle granate, i tacchi cou stringhe cli latta , i cercini con stringhe cli nastro.
Granata con tacco di legno e stringhe di latta
Cercine di corda e stringhe di nastro
Granata con cercine.
Pig. Gi3
Dal segue11tr specchio ricavllto da una pubblicazione della F,on deria di 'l'orino del l 50 « Dati rehl.tivi alle bombe e granate>> si può ar gnire con quanta, Clll"[L e cou qrnrnto crite1·io pra tico, tenuto conto delle limitate cognizioni dell'epoca, gli Arti glieri italiani pi-ocedesf.:ero nelle c:ostrnzioni, nelle proYc e nei collaudi. elci mnte1fali. -
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P .\RTB 'l'EC1'Ic;A -
bombe clac m
1
G ranat e da t·f>nt.
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27
Diame h-o d el calibrntoio passa. e clel cnnn one cn li bratoio ideru. 110n 11nssa Grosse11:za pareti ich,m. al bocchino Tolicrnnza in piì1 od in m eno Diame tro del bocchino
esterno . idem. inlel'llo ~Pol!N·!lnza in più od ili
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(lJ Lo granate a, pa,llottole sono in corso di e,-peri111 E111to.
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Largh ezza del medesimo presso le orecch ie . 10 Distanza. dal centro d el bocc.:lùuo al principi o delle orecchie 3,1 Distanza, ùa c.:ent,r o a cen· · tro doi tre bocchini ,.
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presa v erticalmente sul·
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22
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2.000 3,200 ù.800
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« S lIIUPNIDT,
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Prima di abba.ndon al'e l'argomento riguardante i proietti sferici, ricorderemo ancora le G-ranate a 1JriUottole conosciute più comunemente colla denominazione di S7wapnel dal nome del Colonnello e poi Ge11craJe de]]' Artiglieria inglese Enrico
Il'ig. 674 · Slm:tpncl sferico n c:.tr icn d i scoppio sepnrnta clnl!e p::tllette.
Sbt·apnel che ne fu il primo ideatore : a, tali proietti si è gia accennato nel secondo ~-olume di auesta Storia. Essi furono dapprima a, caricn libern . cioè J'icmpiti cl.a una semplice mei--::co lanza di pallette cli piombo e di polvere, ma poichè con tale CO· stituzione essi presenta,ano scoppi prematuri, si pensò di fis. - ·- 2383 -
P AIIT0 '.rfCCNJCA -
1815 - 18'70
sa1·e le pallctte mediante un.t speciale matel'ia plastica a, base di ½Olfo, ed infi ne si separa1·011 0 completamente le pa ll ctte steSSl~ dalla, carica cli scoppio del proietto , nlloganclo tale carica in un tnbo diametrale, dal quale sboccava il bocchiuo od occhio della grimata. De,·esi pe1-tanto i-ilcvare che gli sln·armcls poterono assurgere a grande importanza solamente allorouanclo i proietti oresero forma, oblunga.
PROIE'l"l'I OBLUKG!JI
Rulla forma di questi p1·oielti, e RUi pal"ticolari della loro supel'fkie eRte1·na in rclar,ion e alla tfa:atnra.,,r,~i è r.dài tratt:i to nel patng'rafo rmtececl<>nte, nè si crede il caRo di ripete1'e quanto già Ri è detto. limitan doci qni a l"ipl'odurre le figure d<'l p1·oietto Cavalli., e dei proietti impiegati nelle artiglieri.e italiane ad tLVancari.ca. Da1·emo invece qualche T)HJ'ticola l'e ine1·e11 te alJc alette di zinco. Queste etano applicate in alveoli ricavati Rulla superficie cilindrica del proietto, e poi. to1.·nite e r ifinite a mismu; esatta.. Gli alveoli avevano forma t1·onco-conica o cilinclri co-tro11coconica ; tal volta anche forrnn i-enmli<-cmente cilindricn ma <:on un incavo a11u]are al fonclo, e sovente si rii--tontrava 11 0 a nche a lette avvitate Heg1i alveoli : ! 11tti auesti clisnoi-;itivi tendevano a date un saldo attac<'·o dellP alette al coi-no (lei proietto. Dapprimn, le a]ette si applicav:111 0 ai proietti per compressione, cioè compri.mendo 1111:1 J)1·opiw½ionatn ma:-:sa cli zinco dentl'o l'alveolo medfante in.agli o Pl'N;Re, e quindi la:rnrando accura tamente la parte spoi-p;ent<, cli ½ineo pp1· ti.cllll'la alla forma e alle ,<lirne1rnio11 i volnte. rn f:eg nito però li' alcttP F-i applica1·ono I)Cl' foRi'one e uel 186!J. per Pse~n il'e tale ope1·ar,ione. veniva nclottato il segnente sif';!ema rnpido ,p pel'fezionato : . nl proi€il.to venivn. appJicntn ·1111:1. staffa nn nlare n cerni<'1·n,, ne·lln cui pnrcte vrt·Ro l'intP1·no ernno ri<:,wa ti sei i nc·avi ;.1venti la forma da élm·Ri alle alette: tali incaYi co rm111i<·avano con ap110siti cn,na,l etti. colll:1, faccin, este1·m1, superior e clrll a stnff'a, ed attraverso tali cana,l etti si effettuava la colata dello zinco -
2ns4, -
....
1 PHDII PROllèTT I OBLUl\GRI
fuso. Per far corrispondere esattamente la ti:LVità clelln. staffa con gli alveoli ricava,ti nel proietto, ln posizione esatta clella staffa era determinata. in altezza, rispettivamente : per la corona
---.,i
]'ig. 075 - Proietto Cavalli, cilindro ogi.rnle a clue alclte e clue guide, di ghisa.
di alette inferiori, dal pia,no d'appoggio del proietto stesso; é pe1' .la co1~ona di a.lette superiori, éi.11 una ghiera cilindrica di determinata a,ltezza. Inolt re speciali linee cli fede segna.te sul proietto e sulla sta.ffa, determinavano la. ginsta posizione cli quest'ultima nel senso ta,nge1rnia,le. -- 2~85 -
PAHTJ,) TECNI C,\ -
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Lo zinco, fuso a pari.e, veniva poi colato nei sei canaletti della staffa, la quale poteva in seguito essere immediatamente smontata e quindi tolta. Le alette venivano per ultimo oppor tunamente compresse e ridotte a.na voluta form a definitiva mediante una macchina speciale che le fissava stabilmente al proietto. Per i piccoli calibl'i quest'ultima operazione di fo,sa mento e formatura delle a,l ette veniva, compiuta mecliante punzoni sagomati, battuti sulle alette a colpi cli martello, mentre poi per togliere le sbavature, mediante un bilanciere si faceva passare a forza il p1·oietto attraverso un cilindro calibratoio, munito di una lunetta cli acciaio.
Nel periodo qui considerato, pel' quanto si riferisce agli effetti da co11seguirsi nei tiri, i proiotti oblunghi si distiHgnevano in granate, shrapnels e scatole a metraglia, come pe1• i proietti sferici, ma invece delle palle piene si studiarono e si usarono proietti perforanti, destinati nd agire contro bersngli molto resistenti, come le cora,zze delle navi. Iii origine questi proietti perforanti erano di due specie diverse a seconda, dell'effetto da ottenersi : vi furono cioè quelli destinati alla sola .Perfora,zione, e quindi senza carica interna cli scoppio, ed essi cimservarono il nom.€': di « palle >>; vi J:11.rono poi anche quelli destinati a scoppiare dopo la perforazione 1 e questi ultimi si cl1iamarono « granate perforanti »Granate obl1i11ghe : esse el'ano ottenute con la: fu sioi;ie di ferraccio ossia di. gh isa, e la loro capac:ità. interna variava, a seconda dell' uso al quale esse erano destiJrnte. Si ebbero perciò : « granate ordinarie » con cavità interna di forma tale da <'onferire robustezza al fondello ed all' ogiva: cc granat<; a prestabilito frazioname11 to in schegge e a frattura prestabilita >> (ad anelli denta ti: od a pareti doppie) generalmente cli piccolo calibro, come le nostre da 7 centimetri, per accrescere il numero delle schegge e la loro uniformità; cc granate mina )) nelle qua,U .si a umentava il rapporto tra il cA,1ibro e la lunghezza del · proietto, -
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C:RAKATE 0BLU1'GH1;J
mentre poi si assottiglia,v:u10 h~ pareti per fa,1' posto nell'interno ad una maggiore quantità di esplosi.vo di scoppio. È perta,n to da rileva,r e che clapprindpi.o si impiegò solamente la gra,n ata ordinaria,.
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Fig. 676 - Granata cilindro ogivale wodello ,1863, a bocchino avvitato.
La carica interna ,o cli scoppio delle granate oblunghe era normalmente costitui.ta con polvere ordinaria da cannone, ma tal volta si impiega'.\r,1 a,nche la polvere da fucileria : tale carica interna all'atto dello sparo veniva, arroccata. ì\fa un vero mi -
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P,\R'l'l<J 'fRCC'IICA -
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glioramento negli effetti <li scoppio dc) proietto si ehhc soltanto allorchè si aè!ottò un Ci:'ìplosivo più potente pet le cariche interne, e anche in Italia, poco dopo il L 70 , si speriment:u·ono al 1' uopo la dina mite e i I fulmicotone, co~l come si dirà trattando un ta,]e a1:gorne11to pel' i1 prrio<lo sncce!';sivo. ·
'' Pig . G7i · Granata da campagna a fratlura prestabilita e ad anelli den-
tati. 0 0 11 i proietti oblunghi le gl'Hnate i11cc>ndia1-ie non formarono più una vera e propria categoi-ia rt sè eome avveniva coi proietti sferici, e eiò pcrchè il tiro a i ncendia1·c divcmie meno impiegat o, e pcrchè poi essenzin.lmente tale scopo si poteva rag -
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SHRAPNEL OilLU.NGHI
gi unger-e con lo scoppio <lelle gra,naie, scoppio provocato claUa · loro carica interna cli polvere. L'a,gginnta clel roccafuoco andò pertanto in disnso, conservandosi solamente per a,lcuni casi ec0ezionali.
Fig. 678 - Shrapnel da compap:na , a ca rica centrale .
Shrapnel : anch'-essi' suhiron,o la lenta, metamorfosi inerente al passa,ggio dai pr·?ietti. sferici a quelli cilindro-ogivali. 1'enendo pr<~sente che essi dovevano servire a portare 1-e _pallette di mitraglia a forti cl.istanz-e, gli shrapnel ftmono in 1111 pr imo tempo costit uiti t1a una granata, oblunga, ripiena, cli pal lottole sf.eriche cli piombo, munita, di piccola ea,r ica interna di scoppio, e armata di una aclatta spoletta. fnnziona,n t.e a tempo . Il corpo del proietto ~ra di ghis::i,, i:L pa,r eti sottili ed a bocchino ampio; le pallette all'interno cleì proietto veniva.no in certo modo fissate impastandole con zolfo fnso ; la, earica era dapprima -
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PA!t'rl') 'IECi'\I CA -
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dispo. ta nell'ogiva, e gH .J11·apne1 . si dicevano perc10 a carica anteriore, ma in segnito venne Hclottata la carica inLerna ceutrale che si allogava in nn tubo di lamiera metallica, collocato seconclo·Passe e comnnicante con la spoletta. Verso il 1870 si riteneva però che, stante le inegolarità de1 tiro e le imperfezioni delle spoletLe, lo shrapnel presenta,$se nna certa difficoltà di impiego, tanto che alla predetta data un tale proietto non era, ancora stato regolarmente adottato. Proietti perforanti : essi sono compal':,;i in questo periodo storico ma tntti questi proietti . peciaH non ebbero la caratteristica forma ogiva.le che indiscutibilmente era la, più atta alla perfol'n7.ioue. I proietti perforanti si polevano dividere in : « palle oblunghe>> e in (( granate perforanti », tutte quante specialmente destinate alle batterie da costa e alle navi da guerra. Le palle oh.Lunghe, massir.ce, potevauo avere la forma a pnntt'1r oppure 1n testa piatta. Il metallo dov-eva presentare molta tenacità e g1·ancle durezza , e quindi quelle a, testa pia,tta eran o cli. acciaio leggei-mentc temprato, mentre quelle a, punta era no di ghisa indurita di ottima qualità e fusa in modo spcdale. Le palle a punta, penetravano più profon(lamente, mentre q11ellc a, testa piatt,1, dette « palle contundenti », nano destinate a pi'O· durre un foro meno profondo, cfando luogo viceversa a screpo. lature nel le corazoe, e p1·0,ocanclo storcimenti e rotture delle chia,v arde di unione cl èlle corazze ai fianchi delle navi. In generale però le palle· contundenti non ebbero l unga vita, e in loro coufronto si diede presto la preferenza a,l le pane appuntite; anzi in Italia nel 1870 tutte le palle a testa piatta da l 6 centimetri esi.sten ti in quel momento vennero tra.sformate in palle appuntite. In seguito le palle a punta, all'intento di mi.gliorare la posizfone del loro centro cli. gravità in relazione agli f'ffetti dellu. coppia prt·turbntl'ice.- ebbero nella loro p ..u-t<> po~te riore una piccola cavità, èhiusa da un tappo a vite.: in seguito questa cavità, posteriore venne ntilizzata riempiendola, con una picc01a c11rica cli scoppio, atta ad aumentare gli effetti clclla perfo1·a,lione; tale carica posteriore era senza spoletta, e si acc·enden1i invece per ~emplke effetto del calore sviluppato nel l'urto e nena perforazione, chè a,nzi r.ssa cloveva essere protetta. -
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I 1-RQil))lV.fI PERFOf:A:-.:1'!
da, un involucro is,o lante costituito generalmente con làna,, al :fine di I'itarda,r e lo scoppio èl.el proietto, sc<;>ppio che doveva avvenire soltanto dopo che il proietto a,vev;:i, effettuato la perforazione.
J:'ig. 079 - Modo cl'az.jon<:i delle palle oblunghe massicce.
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Le granate perf.ora.,nti ebbero forma esterna simile alle nalle oblunghe a punta, e vennero fabbricate 00n ~li stessi materiali metallici: esse ebbero però sempre una cavità interna, per allogarvi la carica di scoppio, cJìe veniva, introdotta dalla parte del fondello, e pertanto così come si è detto per le palle a pm1ta, non era, necessario di applicare alcuna, spoletta perchè la, carica interna, aUorchè il proietto urtava conti·o nn bersaglio cora,z zato, prendeva automaticamente fuoco in conseguenza dei calore sviluppato nell'urto. · La ghisa indurita, c~Ua quale questi proietti erano costituiti, si otteneva pe1• fusione in uno stampo formato di due -
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PATITE 'l'illCNICA -
1815 · 1870
parti: una, di ghisa, dettiL <( conchiglia, >> o « pretella )), corri- . spondente all'ogiva del proietto, l'a,ltra, di « terrn ordinaria da forma.r,e >>, per la pa,rtc cilindrica. Data la diversa conducibilità, del calore .cl.cHe due parti clello stampo, li:~ punta ·Ogivale si raffrecldav::L ra,pidamente e veniva,. in certo modo, temperata,, mentre _il corpo cilindrico del proietto, raffreddandosi lentamente, risnltaN::L meno cl.uro cioè tenero e quiT1cli più. tena,c:e.
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Fig. 680 - EtTetto della fusion e in pretelle delle grannte perforanti.
I proietti perforanti, fabbricati in Inghilterra, por 111 Germania e quindi in Francia, fuì•ono ottimamente costruiti anche in Italia nelle Fonderie Militari e Statali cli Genova e cl.i Torino, e altresì alla S1>e1,ia clal1a -1VIari11a Milita.re.
Le scatole· a m etmglia) fin dal loro a,ppa,r ire, furono impiega,te esclusiva.mente contro truppe a piccola clist:ù1Za. L'involucro di tah scatole, da usarsi con artiglierie liscie, era di latta o cli lamiera, di ferr,o, con coperchio ,e fondello cli legno, e le pallette, anzichè cli piombo ùome in passato, ~i. facevano cli ghisa o cli ferro per facilita,rne i rimbalzi. sul terreno, ciò che evidentement,e l:LUmentava l'efficacia clel proietto in profondità,: a questo intento si dava alle pallette un diametro notevole, af-
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I PnO.I IDT'.l'I i\ MWl'IUGLIA
finchè esse 1·isulta-ssero di ma sa sufficient.e. Le pallette si sceglievano poi di peso adeguato alla, velocità iniziale che impt·imeva loro la ca,r ica di lancio ad.operata per quella bocca da fuoco colla qua,le si lanciava il proietto, e si avevano quindi in
Cartoccio a mitraglia
Sca tola a mltragiia
con tacco Fig. 68t
servizio pallette di va.1·io diametl'o e di diverso peso. Talvolta nell,t stessa scatola si mettevano nnche pallette di due diametri diversi per riempire bene t utto lo spazio disponibile, per stivtLre la massa ed evitare spo tam.en ti tela,tivi, ed aumentare quindi. il numero delle pallette. Per alcune bocche eh fuoc o da muro si avevano anche due scatole a metraglia : una, grossa con pallette di grande diametro, e una piccola con pnllett,e di diametro minore ma più numerose; la prima veniva impiegata per i tiri a,lle maggiori distanze. 153
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PARTrn 'l'ffiCNI CA -
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Oor passaggio .alle a,r tiglierie rigate le scatole a metraglia, per dare loro una maggiore resistenza, si costruirono coll'involucro di zinco anzichè di lamiera sottile, e le pa11et te si fecero nuova.mente di piombo il quale veniva, indurito con a,ntimonio, in sostituzione cli quelle di ferro che potevano facilmente cla.nneggiare la rigatura delle a,r tiglierie di bronzo: inoltre ad evitare l'azione della forza centrifuga nell'interno della bocca da fuoco, le pallette vennero stiva.te e impastate cementandole con zolfo fuso.
SPOLETrE
Spolette c1, tem,vo. - Le spolette a tempo per le granate sferiche, già descritte nei volumi precedenti , rimasero in servizio anche per tutto il periodo dal 1815 al 1870, ed oltre; ma, naturalmente, col tempo, nella, costituzione e nel funzionamento di questi artifizi si introdussero molti è radicali perfeziona,men ti. Come è noto queste spolettf:~ erano costituite da 1111 tubo a fusto di legno cluro, a. forma <>.ste1;11a, tronco-conica, col canate assiaJe riempito di mistura pirica, convenientemente studiata; H canale assiale sboccava superiormente in un calice emisferico, in cui era.no disposti d·egli stoppini, protetti per la loro conservazione, da un velame di carta pergamenata, che cloveva esser e strappato pr1ma cli bib·odurre il proietto nella bocca cfa fuoco: prima ancora dj eseguire lo strnppo delJ a, carta, pergamenata occorreva, anche ta.glià.re con _una r,oncola la piccola ~stremità del fusto, per scoprire la mistura, che ern, protetta .da un ta,ppo di legno. In questo mod0 1 e cfo è tagliando il fusto più o meno lontano dal ea1ice, si poteva anche r egolare con nna certa approssimazione la dnrnta della spoletta, ossin, il tempo che sa. ' rebbe intercorso fra il momento d~llo sparo df\lla bocca da foo, co e il momento dello scoppio del proietto. La spoletta era ap plicata al proietto forz:.=mclola neI bocchino mediante colpi di mazzuolo. L' accensione a,gli stoppini era, provocata, dalla vampa che, jJrodotta 1fa1la caric}i. cli lancio 1 ~opravva,nzrwa il proietio attraverso il vento esistente t ra proietto e pa,reti. dell' anima. A
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LE SPOLvYrTE },) I SUCCESSIVI Pi!~ltFEZIONAMEJN'r I
questo t ipo di spolette, a,l quale venne dato il nome di cc spolette · di l egno a foco11e ad un sol tempo e ad accensione esterna)), si aggiunsero man mano altri congegni più perfezi<?,nati, che si possono ria,ssumere come segue :
lJ'ig. fkq2 - Spoletta cli legno ad un ·solo tempo.
l) invece del fusto tr,onco·conico si diede al fusto la forma cilindrica :filettando1w una, pol.'ziÒ.ne a vite sicç,hè l'appH · cazione della spoletta al proietto .rinsdva più comoda e sieura mediante avvitatura del1a spoletta, stessa al bocchino; il fusto t.erminava superiormente in una testa esagona,l e munita,, invece del calice, di tre foconi radia.l i ehe shoccavano in quello assiale e contenevano ciascuno degli stoppini : con questo artifizio si tendeva a,el assicurare l 'accensione della mistura, pirica del fu·sto, e ad evitare che gli stoppini, nella ca{lnta, del proietto a . terra fossero eventualmente asportati. Spolette di questo genere fuJ'·Ono impiegate anche per i proietti oblunghi, e, mantenendo a,d esse il predetto dispositivo nonchè la, stessa, forma, si. costrnirono si>9lette a, tempo· met.a.lliche in ottone ed in bro1no .
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PA R'l'l•l TECNIC A -
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Furono a.nche studiate e cost ruite speciali « spolette a più tempi)) in modo da poter regolare la durata della combustione della mistnra della spoletta in r elazione alla durata della traiettoria, e ottenere così che lo scoppio clel proietto a:vvenisse appena essa fosse giunta a terra od altrimenti anche in aria lungo la traiettoria,, in prossimità del berstiiglio. Questa sistemazione venne realfazata, con molti e svaria.ti mezzi, tra i quali ricorderemo : 2) -
Fig. 683 - Spoletta di legno o metallica avvitata, ad
un solo tempo.
a) il sistema di forare il fustò di legno con un succhiello a- varie distanze da] _c alice, in punti presta.biliti, corrispondentemente a determina.te durate e cioè a prestabilite çlista,nze, e se gnati sull'esterno del fusto stesso; 7J) per le spolette metalliche, v-erso il 1845, si adottò a-ncbe il sistema di munire ogni spoletta di . una seri.e di cannelli corrispond-enti a, varie durate e introducendo nel corpo della spoletta il cannello che corrispondeva alla durata e quindi alla distanza ana quale vol evasi far avvenire lo scoppio del proietto ; e) il sistema di più foconi di div-ersa lunghezza praticati direttamente n,el fusto . Oltre ai predetti sistemi, si fece ricorso anche ad altri, tra i quali quello rappresentato in figura e che
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LE :o;POLETTE .\ 'l'l•:;.\IPO
non richieclc akun chiarimento dcscrit'livo. Devc:-;i pe1·t11Dto l'i· Jenne ehe per on:ie ragioni con tutti qncst.i sish~mj non si poteva pl'evedete che un 11nme1·0 molto 1·ish<~tto di. clnrate, e quindi. i tiri co1·rispo11denti s~ limi hm1n o ad un piccolo numel'o di cli · stam~e.
l:'i:i;. lh~-1 - Spoletta <li legno n più tcrnp! (:1 forellini).
3) - La, mistma, p1r1ca,, anzichè n<~l focone longitudhrnle di un lungo fusto, che per la sua lu nghe;,r,;,r,a riusciva ingombrant.e e occupa va mo] to spazio a scapito della ca t'ica di scoppio , venne sistemata in unu, galleria a,nnlare del corpo della spoletta: c:he a-ve·rn pe1·ciò una com·eniente forma cUscornale e veniva avvitata al bocchino per mezzo di 1111 corto gambo filettato a vite. La prima spoletta di ta.l genere 'fn introdotta nell' Artiglieda belga nel i83!5, e dal nome del sno inYentore fn chiamata « spo-
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PARTE TECNICA -
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letta Bormann >>. La galleria anulare era interrotta per un certo tratto, e ad una delle sue estremi.tà comunicava con una camera centrale mediante un focone ohliqu,o ripieno di polverino. Su, periormente la galleria era protetta .d a una lastrina di piombo, lung,o fa, quale erano segnate 13 gracluazioni corrispondenti a successive durate di tempo di 1/ 2 in 1/ 2 minuto secondo. Al
:B"ig. 685 - SpÒietta con t est.a a galleria poligonale.
centro della faccia superiore della, spoletta era poi ricavata una cavità contenente gli stoppiÌ1i per l'accensione. Per graduare la spoletta bastava intagliare la lastri11a di piombo in corrispondei1za della graduazio:p.e relativa alla distanza stabilita e ci.oè alla durata rispettiva. Dall'esame di disegni figuranti in una pubblica.,7-ione uffi.. ciale del 1852 « Specc!J.i sinottici delle parti principali del ma,teriale d'artiglieria >>, editi dallo Stabilimento litogratìco del Regfo Arsenale di Torino> appare che u.na spoletta del genere era in servizio nell'Artiglieria sarda nel 1852, tantochè devesi inferire che tale spolett a impiegavasi in Piemonte per le bombe sferiche, allora adoperate. , I perfezionamenti. apportati in seguito a questo tipo di spoletta consistettero essenzialmente nell'appl~care alla spoletta un anello girevole graduato, che doveva provvedere alla protezione della galleria ·a nula,re, e col quale si poteva anche evitare la foratura della lastrina di piombo : a quest'ultimo i.ntento si disporu~va un bossoletto portastoppini sulla periferia dell'anello e in corrispondenza della galleria, per modo che la fiamma pro -
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SPOLElT'l' E A
'1'0:Mro
A GALLERfA
dotta dagli stoppini stessi potesse fondere il piombo e accendere quindi la miccia nel punto voluto. Tali spolette a tempo furono clenominate « a galleria e ad accensione esterna >> e con ulteriori miglioramenti vennero ad·o ttate anche in Prussia ed in Austria.
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Fig. 686 - .Spoletta a gallel'ia· Uorroann.
4) - Un ultimo fondamentale perfezionamento fu poi apportato a questo tipo di << spoletta a galleria>>, col realizzare l'accensione automatica <l,ella carica · interna di scoppio del proietto indipendentemente da.Ha vatrì.pa prod'otta all'atto dello sparo dalla carica di laneio del pl'oietto stesso, ciò che si rendeva necessario con le artigli.erie riga.te a soppressione di vento , e specialmente con l'adozione delle bocche da fuoco a ret.rocariCi:L-
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L'accensione della carica iuterna di scoppio si ottenne con una sistemazione molto semplice eletta << a concussione iniziale>>,-
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PAKH: 'l'ECKI C.'i -
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ricorrendo ad urnL massa battente o percuotitoio che all'atto clello sparo e cioè nel mornento della, pa.rtenza del colpo, per iner · zia, andava a battere contro una cassula. Sul tipo di tale spoletta fuì·ono ideati. varii modelli che dal nome dei loro inventori o dei luoghi ove furono impiegat e si. chiamarono cc spoletta Lacelle, spoletrta Richeter, spoletta svizzera, ecc. )), ma, lf:L realizzazione più per-fezionata, fu per quei tempi quella ideata dal capitano d'artiglieria ita,liano Roberto Bazzichelli, dot tore in matematica, e del quale ricorderemo più avanti un altro ritrovato di grande importan,m. riguardante le spolette a percussione. Prima pertanto di dare una descrizione somma.ria della spoletta Bazzichelli, rileveremo che il sistema di accensione interna deve essere sta.to, se nor~ normalmente impiegato, quant~ meno sperimentato anche oon le spolette metalli.che a focone. La spòlett~ Bazzkhelli si cli~tinse subito fra le congeneri per avere la mistura pirica cli accensioue racchiusa in un tu bo di piombo anzi.chè allogata in una galleria scoperfa così come fu eletto e come fino allora sistema,t ica.mente si usava, : la mistnra pirica, dopo molte opel'nioni di tra:lila,t ura ventva, per tal modo a costituire una miccia opportuna.mente coperta e ripa.r ata.. Altra variante radicale con sistette nelh~bolil'e l'uso d-e l for-aspolette, percb è all'atto dello sparo l'accensione cÌella miccia diventava autoI?ati.ca in c,1,~1sa della d~flagrazione di apposita ~as suletta munita di un ~tardetto cli polvere nera compressa, ad azione fusante, peta.rdetto ca,pa,ce cli fondere l 'involucro nel punto voluto e di in:fìamma,re quindi, la mistura pirica costituente la miccia e contenuta nel tubo. Esorbita, dai liiùiti di questa Storia entrare -in minuti par ticolari descrit tivi: ricorderemo pertan to che la spoletta, a tem po Ba,zzichelli :fu, per quell'epoéa, un ordigno quanto mai ingegnoso e rispondente alle sue fin alità, tanto che, a chi verso il 1.900 volle modifica,r lo per cercare di corrispond ere a nuove esigenze d'impi~go, costit uendo più pote.nte la · cass11lett a oppure più gagliardo il petardetto, e facen.do gH sfogatoi più ristretti, l'ordiµ:no Bazzic,l1f,1li decisamente e.. . rabbiosamente si ribellò : con tali presunti miglioramenti, la spoletta così modi:licata fn sperimentata per il funzionamento a mitra.glia., ma clet onando -
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Sl'OL8T'l'A A TEMPO BAZZICHELLl
con violenza dura,nte le prove al pendolo ruppe e fracassò ogni cosa! Per il suo tempo la spoletta Ba,zzichelli, cosi come da lui ideata, era perfetta, e tale continuò a mantenersi durante moltissimi anni, !'lenza richjedere- alcuna variante.
Fig. 687 - Spoletta a tempo Bazzìchelli.
Le spolette. a JJf;·rc,ussione J il cni impiego era pr,essoehè vietato le artiglierie -liscie a causa della irregolarità del moto dei proietti sferiei dentro e fuori dell'anima delle bocche da, fuoco, si imposero invece con lt arti.gli.erie i'igate per effettuare tfrj contro bersagli resistenti, avendo l'esperienza fatto rilevare che nell 'urto cli arrivo dei pl'oietti di forma ci.lindro-ogivale contro ta,l i bersagli le spolette a tempo si deformavano e quindi funzionavano irregolarmente. La realizzazi-one costruttiva, delle spolette a percussfone non fo peÌ'ò ~nolto facile allorchè esse erano destinate alle « artiglierie rigate a vento )) percbè gli inevitabili 0011
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).>AR'r0 l 'ECNICA -
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sbattimenti del proietto nell'interno della bocca da fuoco potevano provocare scoppi prematuri nell'a,nima. I~e spolette a percussione dovevano essere metalliche, ed essenzialmente veri e propri congeg·n1 meccanici, ad azione pronta., oppure ritardata; inoltre si volle che esse potesser-0 funzionare per tiri contro truppe, J!)er il semplice urto del proi.etto sul terreno e con qualsiasi angolo di cacluta; e si pretese d'altr:1 parte che esse fossero c-0mpletamente sicure nei trasporti e nel maneggio. Partendo da questi eoncetti basila,r i le Artiglierie di tutti gli Eserciti costruirono ed adottarono speciali tipi e modelli di spolette, vantarono in pr-0p_osito propri inventori e proprie invenzioni, e d'a l 1860 in poi in tutti i paesi si fecero lunghe e nu merose esperienze riferendosi sp·e cialmente agli insegnamenti forniti dalle gi1erre che nel frattémpo erano avvenute e che nel 1864 e nel 1870 ave;vano messo la Germania rispettivamente di fronte contro la Danimarca, e contro la Francia. Per quant-0 riguarda il nostro Paese ricorderemo che il Cavalli per primo verso il 1860 si cimentò a studiare un tipo spe.ciale cli spoletta a percussione, detto « a urto dir,e tto » o « a schiacciamento >>, e da lui realizzato con una spoletta di. piombo di limitate dimensioni: contenente una piccola carica di polve1·e, una cassuletta con. luminello, e alcuni minuscoli globi di vetro ripieni di acido ~olforico, tenuti a sito con mistura di potassio e zolfo. Tale modello del Cavalli all'a,t to pratico riuscì troppo sensibile é quindi pericoloso, mentre un altro tipo da lui reso più sicuro, diede scoppi mancati. Dopo avere esaminato varie successive proposte di altri Uf ficiali., e dopo aver tentato v.ari ulteri-0ri esperimenti, si preferì., seguendo l'esempio di altri Stati ed informandosi ai principii furrni.onàli ,della ··s poletta prussiana del 1864, adottare, da noi il tipo di spoletta <( a, concussione per inerzia di parti interne>>; spoletta che fu poi da noi in segui.t-0 applicata alla granata, da cm. 7 da campagna. La caratteristica essen,1,iale di tale spoletta consist,eva nel fptto che le ·,r.arie parti della spoletta stessa e cioè - bossoletto, massa battente o percnotitoio, innesco, traversino oppure molla di sicurezza ~ erano separate fra di loro, e, volta per volta, ve-
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L I1 P HI!lir: S1'0LE'1'H; A l'E!lCUSSIOXE
ni vano adattate al proietto nella voluta giusta posizione per ottenei,e il . desid·e rato e prestabilito funzionamento. Questa. disposizione, per qnant.o 1·itenuta difettosa, venne ma,ntenuta in servizio assai lungamente.
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li'ig. 688 - Maggiore Roberto Bazzicllelli .
P er i mcdi calibri invece, pur mantenendo, per q·uanto aveva tratto alla. spoletta, il principio del tipo « a concussione», si mise allo studio una spoletta che contenesse e comprendesse in un unico eo1;po tutte le· parti relative alla c-0ncussiòne : il 2403 -
PARTJD TECNICA -
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corpo unico così. risultai1te doveva con facile e spedita manovra avvitarsi al bocchino del proietto dopo che il proietto avesse ricevuto il suo caricamento interno. Nella messa a punto della, predetta, spoletta a concussione e nellff svolgimento degli studi per la, r ea,lizzazione delle modifica,zioni suaccennate si clistinser0 parecchi nostri Ufficia1i e sopra.tutti il capi tano d'artiglieria Roberto Ba,zzichelli, clel quale si è già parlato. A lui si deve l' ottima iclea per cni l'innesco era amovibile e quindi lo si avvita.va alla spoletta, soltanto al momento cli introdurre il p1oietto nella bocea da fuoco : si const~gufva perciò una evident<~ sicmez-z,a nei trasporti. Il Bazzichélli propose poi che l'innesco ,amovihHe dovesse portare la cassula in luogo dello spillo, come del .resto si realizzàiva, già, in altri tipi precedenti, ita1iani ed esteri; e t utto questo sempre rimanendo nell'ambito delJa cfo1:rpia, concussione, per c11i cioè: all'atto dello sparo e C\Oè all'iujzio del movimento del proietto, per ~nerzia, avveniva la retrocessione della cassula contenuta nell'innesco, mentre al momento dell'urto sul bersag1io od in causa di un for te i-allentamento éle} moto del proietto sulla, traiettoria, fwv~niva, per il noto fenomeno di velocità residua, l'avanzata della massa qattente. Ciò davit una nlteriore garanzia di sicurezza indipendente (falla a,movibilità dell'innesco. . La variante proposta, cl.Hl· Ba zzkhelli .fu ritenuta di tal<~ e tanta import.rnza si~chè, nel lungo ,esaJ1riente « Resocon to ufficiale delle esperienze Rulle spolett,c in itàJia negli ultimi anni )) (pubblicato nel Giornale cl' Artiglieria e Genio - · Pa,r te . II çl,el 1877, pag. 517) la Commissione esperimcntatrice dichfai:ava « che taJe variante. modific11 così .raclic~ùmente tutto il siste.ma della spoletta mocl . 1873 da c.ostituire -veramm1te una nuova spoletta )). Qualche anno prim_a del 1870 si era pens~ito anc;~1e aUe spolette << a doppio effetto )), sia, all'intento cli. poter ottenere entra,mbi i funzionamenti con nn solo t ipo di spoletta, e sia poi., . seguendo il concetto svizzero , per avere l'a,prioi·istica sicurezza per cui il dispositivo a, percussione fornisse la certezza dello scoppio del proi.etto in ca,so di mancato funziona,mento clel dispositiv_o t.t tempo , e ciò speci almente in considerazione del fatto che le spolette a tempo, nel battere al suolo o sul bersaglio, si deformavano facilmente con scaJJito del loro funzionamento . -
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I/INNESCO SIDPARA'I-0
Rileviamo pertanto che in argomento le opinioni, i giudizi e quindi i pareri. degli ·a rtiglieri non furono allora troppo concordanti, il che può ~vere inflnilio sullo svolgimento degli studi e delle esperienze al riguardo : pochi anni dopo e precisamente nel 1877 l'allora, capitano Giuseppe Ellena nel suo m.agistrale <~ Corso di Materialé d'Artiglieria)) concludeva un assennato esame della questione osservando come « sia giunto il momento cli occuparsi seriamente anche di questo genere· di spolette a doppio effetto)); e così. fu effettivamente fatto .
Fig. 689 - Spoletta a percussione Bazzichelli.
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Oartoooi -a proù;tto. - Al tempo delle artiglierie liscie i cartocci a proietto erano di uso pressochè generale per la guerra campale,· realizzandosi con .essi una notevole facilita,zione nel servizio ecl una apprezzata celerità, nel éaricamento delle artiglierie. Malgrado (iuesti rilevanti vantaggi, i cartocci a proietto non ebbero però un impiego completamente generale, e fu così che l'Artiglieria Piemontese non aveva cartocci a proietto per l'obice da cm. 15, ,e neppure cartocci a mitraglia per. i cannoni _ da 8 e da 16 libbr,e. -
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PAP.Tfil -rnCNICA
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Con i proietti obluugh'i i cartocci a proietto non furono più adoperati, e perchè essi riuscivano molto lunghi e quindi poco resistenti, ed inoltre perchè1 volendosi con le artiglierie riga.te eseguire tiri curvi in un numero maggiore di quello che 'si raggiungeva con i tiri in arcata eseguiti con le artiglierie liscie, dovendosi provvedere volta, per vo'l ta, alla formazione delle cor rispondenti. cariche ridotte, i cartocci a proietto avrebbero ·sovente dovuto essere scomposti e cfoè disfatti per separarne i proietti. D'altra parte .in quell'epoca si-riteneva e .si diceva che « con le artiglierie a retrocarica, i cartocci a, proietto riuscivano piuttosto di da,nno che cli: vantaggio >>. Per le 81lesposte ragioni e per ta.le radicH,to convincimento, in Italia si introdusse i.n servizio so1tanto il cartoccio a granata, per cannone d_a, cm. 6,5 B R, ~ostituito : dalla granata, ad alette, da un sacchetto di :filaticcio contenente la polvere di lancio, e da una grossa scatòla di latta ripiena di olio, giustaposta fra la granata ed il sacchetto e munita di un fondello di corda. All'atto dello sparo la scatola schiaccianclosi per l'impulso della carica sprizzava, l'olio che quindi doveva spalmare e lubrificare le pa,r eti dell'anima, che venivano immediatamente ripulite dal fond'ello di corda. Si vedrà più innanzi come l'adozione del boss-010 metallico, la necessitlt del tiro celere, la soppressione del :rinculò, ecc. ecc., a,bbiano in prosieguo ,cli tempo obbligato invece a generalizzare l'impiego dei cartocci a proietto, non soltanto per j piccoli ma anche per i medi calibri sino al cannone da 152 della Regj;1, :Marina,, a,r tiglierie che per peso e per lunghezza richiedono personale robustissimo e particolarmente attrezzato. In queste bocche cla fuoco si ritroverà,, se pure ·sotto altra forma, il lubrificatore accennato per H s'uddescritto vecchio ca;rtoccio a, proietto da 6,5, e devesi qui notare che un tale luhrifica.tore non _ve1111e anticamente generalizzato, temendosi. allora che per esso e cioè- per 1& presernm dell'olio poteRse essere clanneggi.a,ta la polvere contenuta nel sacchetto , mentre d'altra, parte si rilevò che per lubri:6.care l' anima poteva bastare una adatta sostanr,a, grassa spalmata in strato sottile fra gli anelli di forza.mento dei proietti oblunghi, o sugli a,n eJ1i medesimi, od h1 altro modo ancora più semplice. -
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IN NlsSCHJ lll CANJSIDLLI
'l'utto quanto ha t.ratto ai ca.rtocci e 8accl1,etti <· rn stretta. cot'relazione con l'impiego delle polveri, e pertanto questo argom ento che potrebbe in gran parte trovare qui il suo svolgi mento, è già stato trattato nell'a,pposito paragrafo dedicato nJ. l<> « Polveri ed E splosivi )), al qn::ile pertant o si rhoirnda. J.lrtifi,zi pe1· prodivrre Z)accensione deile ca-riche cli lane-io. - Altra volta in passato tali arti:fizi si chiamava.no << portafuocbi >>. ossia avtifìzi atti a conse1w1.re e t rasmettere il fuoco . In seguito essi si denom.ina.r~:mo << inneschi >>, e nel periodo 18151870 si è verificato n passaggio importa.nte dagli inneschi orclinari agli inneschi fnlminanti. Prima però a,ncora che si adottassero gli inneschi orclina,r i, e del resto anche dopo in ma,nca.nza dei medesimi,' si nsa,va specia,lmente per le artiglierie da muro, il « corno a polvere>) che conteneva la, polvere e veniva appeso a.J collo del cannonie1·e: con t.ale co1·110 versavasi diretfa.mente la, polvere ent.1·0 il focone e nello spazietto cirnosta,nte poco profonclo eletto « ca,mpo del focone». Gli « uineschi ordinari >> e1·a,no essenzialmente co. t ituit.i da .un fascio cli fili di cotone non torti, imbevuti e ricoperti di pol· verino impa,sta,to; essi ve!1ivano comunemente clenomina,ti. « stoppini artificiaU >> ecl erano tagliati cli ~unghezza differente a secon da dell'altezza, clel .focone delle bocche da fu oco alle qun.U- gli inneschi erano destinati: nel 1830 e anche nel J.S35 le lm1gbez7,e prin cipali degli stoppini erano d i nOO, 308, 260 e 200 mm. ; pi.ù tfirdi, in conseguenza, dei mu tamenti avvennti nei tipi. e nei. calibri delle a1·tiglierie in Pervizio , gli stoppini si cli. tinsero ÌJ1 tre classi, e cio€J: cla, 600 mm. o lungbi; cla 4.00 mm. o mezzani; e da 300 mm . o corti. Gli. stoppini forn iva no un art.ifizio atto a hasm~ttere con prontezza l'accensione nlla carica. ma, non con sufficiente celeJ'iti't, percbè l' accensione stessa a,v:venisse fstantaneamente. Il fu oco si comnniça.va agli stoppini mediante la miccia inalberata all'estremità di un bastoncello eletto butta.fuoco; tale miccia era ar dente, ma brufiava però molto lentamente e cioè con una velocità, di 1G centrimetri aU'ora: essa era, costituita, da una cordicella, di canapa. o di lino, poco torta,, lisciviata con cenere e ca,lce -
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l'All'l'E 'l'ECNICA -
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viva oppure con cenere, calce viva, salnitro e succ~ di sterco di cavallo o di montone, oppure altrimenti~fatta bollire in una sòluzione di acetato di piombo. In caso di pioggia o di vento, la miccia era sostituita od' integrata, dal cosidetto « soffione>) ch'é\ era un tubo di carta resistente, ripieno di mistura pirica capace cli brncia:,r e 110n troppo vivamente, ma con una, fiamma intènsa e della lunghezza di circa 10 cm. Si ebbero anche inneschi ordinari e cioè non fulmina,nti, costituiti da tubetto che poteva indifferentemente essere for mato di cartone, di penna, di cannuccia -0 di. altra materia, e che veniva riempito di polvere, chiudeiido prima uno dei suoi capi e innescandolo con stoppini all'a,l tro capo. Nel 1830 si adoperavano all'uopo gli steli di cannuccia cli fiume o di stagno, esclu sivamente però per le sole a,r tiglierie da campagna; i cannelli di penna, erano invece usati per le artiglierie della, Regia Marina, e tale impiego era essenzia,l mente presçelto per ragioni di sicurezza contro l'incendio, perchè dopo l'esplosione, tali cannelli di penna non rimanevano incandescenti mentre i · tubetti formati con cannucce conservavano il fuoco. Verso il 1845 quasi. tutti gli Eserciti adottarono gli « inneschi fulminanti)) in sostituzione di quelli ordinari sopradescritti, i quali presentavano i1ella pratica molti gravi difotti, e.sovratutto quelli derivanti dal fumo o dalla vividezza de11a ·fiamr.:ia, del bu,,ttafuoco, che avverti.vano il nemico della partenza del colpo, nonchè gli inconvenienti conseguenti dalla soverchia lentezza del loro impiegoJ. Gli inneschi fulminanti f,urono cli dne specie, sperimentate anche da noi in Italia, e cioè: << cannelli a· percussione)), e « cannelH a fregamento >). Presso di noi ed anche presso altri Eserciti i << cannelli ful minanti a percussione)) vennero impiegati olt reè~è per i cannoni di marina, anche per le artiglierie di terra : essi erano costruiti sull-0 stesso principio degli inneschi per le armi portatili e perciò obbligavano a munire le bocche da fuoco di un apparecchi.o a percussione di§lposto in prossimità dei focone. Per un ·complesso di ragiqni ed essenzialmente .per le complicazioni deri. vanti dall'aggiunta di un tale apparecchio e da,l sno funzionamento, i cannelli fulminanti a percussione non furono impiegati
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CANl\~;LI,I A 1?lDRCtiSS10NE
per lungo t-empo nelle a,rtiglierie terrestri, chè anzi verso i.l 1S4ì essi furono completamente . scarta.ti per tale uso, mentre rima sero in servizio e talvolta, :figura,rono lungamente in dotazione nelle Marine da guerra,, compresa quella italia,na, che a,doperaviL un cannello a percussione costituito uni.ca.mente da un tubo di penna d'oca anzichè metallico, allo sc.:opo cli evitare nnn qua,lsia si ev·c~ntuale offesa ai serventi dei pezzi, per il timbaho cli fram menti metallici. Il t ubetto era, chiùso in fonclo con pasta cli polverino e ritagliato a frastagli nella parte superiore per fare l uo go acl un calioc : n el t ubo si allogava la polvei-e e n el calice s1 poneva, la materia fulminant<~, sulla quale il martello o percnot itoio del cannello batteva, violentemente otturando pt:n- tal modo il focone.
E'ìg: 600 - C,111ucllo a percussione napoletano.
Anche nel Regno delle Due Sicilie i ca,nnelli a, percnssi.one furono oggetto di accurati st11di, ,e :fin da] 1827 il ten. Gol. Mori, già più volte citato in questo Capitolo) prop onevlL un t ipo di ca,nnello caratterizzi:Lto da una speciale siswmazione alla estremità, superiore sporgente dal focone di un imbuto semichiuso da coperchietto munito di una punta : ta1ìe punta sotto Fazione del martelletto del congegno di percussione si deformava e provo ca11do l'accensio·ne dèlla mistura fulminante , ottur::tva il focone. In aJ.tro modello pu1'e propost o cla,l Mori, la punta era portata dal martelletto stesso del congegno di percussione. 154
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PART.0 TECNICA -
1815 · 1870
I n prosi,eguo di tempo furono poi universalmente adottati i
« cannelli fuminanti a sfregamento o a frizione >), del tipo a sfregatoio longitudinale come il nostro detto alla d' Ambry, oppure del tipo a sfregatoio trasversale in testa al cannello. Nei primi tempi· ed ancora nel 1855 il cannello era essenzialmente formato da due tubetti di rame e da uno 'Sfregatoio di ottone, ma in seguito quest'ultimo venne sostituito e formato anch'esso con-rame per evita,re 'l'azione fisico -chimica che, durante la conservazione e sovratutto nei trasporti, si esercitava fra l'ottone dello sfregatoio e il rame dei due tubetti, e per .cui avveniva la disgrega.zione della miscela fulminante nonchè lo smussamento dei denti dello sfrega.toio e quindi nna, sua minorazione di funzionamento. La necessità di proteggere i serventi dalle proiezioni dei cannelli fuori del focone, e di evitare le' sfuggite dei gas che all'atto dello sparo si sprigionavano dal focone, indusse i nostri t ecnici: poco dopo la fine del presente periodo storico, a seguire i tentativi fatti dall'inglese Nobel per realizzare un nuovo tipo di cannelli fabbricati in ottone e da, avvita,r si al focone della bocca da fuoco. Gli studi in proposito non furono nè brevi nè semplici, nè sovratutto coronati prontamente dal desiderato successo, co sì come verrà detto nel periodo successivo dopo il 1870. A proposito di innescamento delle cariche di lancio dei proietti. di artiglieria ricorderemo qui un concetto esposto cla Giovanni Cavalli nella sua Memoria << Cenni intorno all'a,rtiglieria di maggior potènza )), circa la, posizione dell'innesco rispetto alla carica: « La carica di polvere per il cannone cla 100 tonn. ~i accende al centro, cosicchè ne viene accelerata la combustione, e ciò con effetto opposto a quéno che si çercò un tempo di ottenere ·colle nuove polveri a grossi grani. Meglio pertanto sarebbe portare il punto di accensione fin anche dietro al proiettile, il quale cosi partirebbe più presto e con · diminuzione della, fonm iniziale dei gas, dilaniatrice del cannone stesso. Sarebbe inoltre, per taì guisa, respinta in dentro la carica di polvere, e cosl meglio assicurata la intera sua combustione, e tolto l'inconveniente che venga in .parte cacciata col proiettile fuori del cannone)).
Artifizi destinati a segnalcire) illimninàre) offendere , ocouitare. - Come rjs~lta. · dai più vecchi prontuari che si sono potuti consultare nelle nostre ricerche, al principio del periodo -
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di penna
Fig. 691 . - Cannelli d'innescamento f11lminanti.
di rame,
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J.815 - 1870
storico 1815-1870, cos'ì. come usavasi nelle artiglierie cl' Austria e di Frància, anche in Italia si ebbe una grande va:rieti1 di « fuochi artificiati )). Nel « •M anuale dell'Artificiere del Corpo Reale d' Artiglieria cli S. ,M. il Re di Sardegna)) del 1830, gli artifizi si.distinguono ih: a) « li'légoni )), ossì.a artifizi incendiari e rischi.aranti, comprendenti: il roccafuoco: la miccia incendiaria; la stoppa pirotecnica; le camicie da fuoco ; le tele inzolfate; i flégoni resinosi da impiegarsi quando il nemico è giunt,o alla terza parallela ; i fastelli e i rotelli artificiati. b) << Faci )), cioè· a,r tifizi rischia,r a,nti portatili e maneggev·oli, comprendenti : i fauali. cl.a ra,mpa,r o ; le padelle artificiate · luminose; le torcie a .vento; o) cc Pir6fori >) ossia artifizi fiammanti e micidiali, comprendenti: i barili a polvere d'a far rotolare giù dalle breccie; i barili fulrnina,n ti ; i pignatell:i! a fuoeo coi · quali si facevano delle scatole legate con fili di ferro da lanciar-e coi morb~i ; i sacchetti di polvere a1·clente; i _petardi per abbat tere ostacoli di mediocr<~ resistenza. d) «Segnali.)), .ossia arti.fìz;i inoffonsivi, aventi unicamente il compito della segnalazione e comprendenti: i razzi volanti _; i lampi; i falò; gli scoppi di proietti; gli spari cli a,rtiglierie; le cifre; le lettere di f'?-oco ; le fumate. I razzi da segnalazi.one erano a castagnole, a salsicciotti., a petardi, a stelle, a, capigliatura di fuoco, a razzi 1ùatti, a pioggie croro. Si ricordano per ultimo ì razzi da guerra alla Oongrève, dei quali fu già pr:Lrlato nel volume seconclo di questa, Storia a pag. 1694 e di cl.l.i si parlerà, a,ncora in seguito. Nel << Prontuario dell'Artificiere per il Corpo Reale d' Artiglieria )) del 18r>5, gli a.rtifizi non sono più raggruppati nel modo sopra, indicato, ma vi sono però mantenuti nella quasi loro totalità, con l'aggiunta dei segnenti : « bombe fnmivere )) per nascondere in fazione lo stato nostro presente, o il principio di una mossa, o per favorire una ritirata, c1opo una sorl;ita, ecc. e co-. stituenti perciò i precursori degli odierni mezzi fumogeni o nebbiogeni; « bomhe o pa.Jle da, fuoeo soffocanti e puzzolenti )> i cui vapori dovevano riuscir-e soffocanti od a,nche mortiferi, e che rsi -
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ARTIFIZI VARI
gettavano « nelle ga.llerie dei nemici per ischiacciarveli, e~ nelle contromine nemiehe appena scoperte )). 'l'alii bombe contenevano pece e polvere, oppul'e zolfo ed antimonio; erano eminentemente soffocanti e, per diventare puzzolenti racchiudevano anche a,ssafetida oppure ra,scbiatura di corn a; e crine : in certo modo si può .dire che ta,l i bombe soffoc}tnti e puzzolenti siano state i · precursori dei gas asfissianti. Sempre dal predetto Prontuario clel 1855 si apprm1dP che « i pigna,telli non si lanciano più coi mortai, essendo per questi ultimi state costruite le pa,l le cli fuoco )). Qnanto ai «segnali>), essi vengono dassificati con ordine didattico, in : « segnaJi da notte )) che comprendono : :fiamme di Bengala; lampo ; falò ordinari-o ; falò pirotecnico o cl'a11arme; fiamma; e, nel campo dei razzi, il razzo con gnarnizion-c di razzi .matti, oppure di stelle; << segnali da giorno )) comprendenti : fumat,e, razzi a fumata; << segnali da giorno e notte)) comprendenti a, loro volta : gli scoppi di pr-o iettili; lo sparo di artiglierie ; i razzi. a pa.racadute; i rar,zi a, castagnole. Dei « razz,f alla Gongrève )) è eletto che essi « si considerano ancora in esperimento, tanto vero che non fecero pàrte nè del munizionamento per le eampa,gne clel 1848 e 1849 nè della testè fatta spedizione d!'Oriente )>. Di. questi ultimi non si aveva però gr ande fiducia, cosicchè, sebbene quasi adottati in Piemonte ed '. a,n che dall'Artiglieria Napoletana prima del 1840, essi vennero poi ::Lbba,n donati definitiva,men te- verso il 1855. (Vedi Ellena « Nozioni sulle polveri, ecc. 1873 >), pag. 150) . Nel già, ricorda,to <e Tratta to di Pirotecnia Militare, versione del tenente Bioncli-Perelli >> (Livorno 1831), si parla invece di : << palle da illuminare )) e cc palle cla fuoco )). Queste ultime, copiate clall' Austria,, avevano canne da pistola · « le quali, sparando successivRmente, a misur a _che la composizione cli cui ìl sacco <! ripieno si consuma, ne rendono l'avvicimJ.i'si pericolosissimo>>.
Vengono poi citati ancora : cc sorci :o topi incendiari >>, fab . bricati con gli avanzi delle composizioni. incendi.arie rimasti neL le sale da fnochi. arfrfi.ziati; <C gl obi fumanti)); « barili fulminanti )) ; cc tra.vi o cavalli cli frisia fulminanti)) .
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In riguardo dei « S(ignali » questo trattato di Pirotecnia non dà, ·.molte indicazioni all'infuori dei « razzi matti o volanti )), delle « stelle)) e delle << castagnole)). Esso si intrattiene invece a lungo sui raw;i da guerra alla Oongrève, gli effetti dei quali vengono paragonati a quelli delle granate reali, delle bombe e delle palle roventi sparate dalle bocche da fuoco, in vere ipotesi guerresche minutamente studiate», <<
e in proposito conclude asserendo « essere evidente che i razzi alla Congrève sono lungi dall'essere tanto pericolosi quanto si era detto ; impòrta per conseguenza di rassicurare il soldato
sui vari el'fetti dei detti razr.i, e di far conoscere quanto· sono poco fondate le favole che è piaciuto contare su questo particolare >l.
Il « Manuale dell'Artificiere del Vergnaud » pubblicato a P arigi nel 1852, e cli cui già si è discorsò a proposito delle Polveri ed Esplosivi, accennando esso pure ai << globi fumanti », ai « barili illuminanti », ai « petardi >), ai « barili 1)) e « cavalli di .frisia fulminanti)), avverte che : << Un tempo si erano dati nomi molto vari u una folla di artillzi da guerra di generi più o meno complicati, i quali furono in seguito sostituiti da macchine più semplici e di più facile impiego, pur mantenendo la medesima energia. Noi non insisteremo sopra questi particolari costruttivi, giacchè pensiamo che quanto abbiamo esposto relativamente a cli"'.erse specie cli artifizi, sia suflìeiente all'artificiere per pote\· creare iu qualsiasi momento, con ·l'aiuto cli preparffzioni fulminanti più o meno energi":be, le macchine e gli artifizi meglio appropriati ai bisogni varittbili che nascono giornalmente nelle probabilità della guerra ».
Oonchiudendo su questo argomento si può dire che, se pure le predette ultime affermazioni vanno, e sovratutto andavano per quell'epoca, intese oon opportune lim.itaziont nel senso di poter improvvisare in ogni momento nuovi artifìzi' soddisfacenti e sicuri, non è men vero che noi, entrati in guerra nel 1915 coi soliti cinque razzi regolamentari, ne costruimmo - ad imitazione delF Au~tria ed anche a motivo dello speciale carattere di stabilizzazione assunto dalla lotta - una ventina di specie, d1e scomparvero a guerra :finita, ad eccezione delle cc racchette per segnalazioni)) quali gli e< illuminanti semplici)) e quelU C< a paracadute e sibilanti)), dei quali sarà parlato a suo tempo . 24H -
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LA Ql'ESTIONE DIJÙ HAZZI
Ciò che è certo si è che, non molti anni dopo il 18'70 andarono in disuso e scomparvero gli ultimi resti cli quegli artifizi caratteristici e speciali, quali : i tortelli· artiftcia,t i, i fastelli artifici.ati, gli splendori da segnali e le padelle luminose, che differivano dai razzi propriamente detti, mentre rimasero quindi poi in servizio solamente questi ultimi. Prescindendo pertanto dall'entrare in merito ai particolari descrittivi ed al funzionamento dei <<razzi)), che hanno sempre avuto la preferenza fra gli arti:fizi da segnali, riteniamo utile . invece di accennare ad una questione elegante che si riferisce al modo cl.i agire dei razzi, questione per la, qua.le non si ebbero sempre idee completamente pr,ecise. In argomento era preciso il Sobrero quando, n·e1 suo « ~fanuale di Chimica Applicata· ~1lle Arti - 1856 - vol. III - pag. 201 )), affermava che · la cagione per cui . il razzo ascende è tutta fisica, ed è la reazione che si esercita sopra un vaso cla cui esce violente1rn~nte un fluido qualunque; la cartuccht del razzo deve considerarsi come un vaso n pareti ristrette, da cui deve sprigionarsi una IDflSSll proporzionatamente grandissima di gas, i qualJ nessun'altra via hanno per uscire, tranne lo stran!}'olamento, e ne escono con grandissima velocità, ecc..
Era del pa,ri stato preciso il Vergnaud quando,' nel suo 266 )), asseriva che
« Manuale dell' Arti:6.ciere . 1852 - pag.
quando un vaso contenente un fluido è chiuso, il fluido preme ugualmente sopra tutte ìe pareti del· vn;;o; ma 'Se nella parte inferiore del razzo esiste un'aperturn, tutta la superficie interna della cnrtuccia si. infiamma, si produce una grnnde quantità cli gas molto elastico; la pressione sulle pareti .non è più contl'obilnnciata da tutte le parti, e perciò se la carica ha forza. sufficiente e le dimensioni delle diverse pnrti sono convenienti, la pressione internti. sarà atta a sollevare il peso del razzo e del suo governille, e il razzo snlirà, ecc ..
Ed ancora con precisione aveva analizzato queste, fenomeno l'Ellena, quando, nelle sue << Nozioni sulle polveri, sulle muni zioni e sugli artifìzi da guerra - 1873, pag. 145 >) affermava che·, accendendo la mistura interna del razzo si determina il movimento di questo in direzione inversa a quella seguita dalla fiamma che sbocca dall'orifizto del tubo; precisamente come nel tiro delle bocche da fuoco ·sui loro affusti, questi si muovono in direzione contraria al proietto; e si capisce facilmente come se il razzo fosse· compiutamente chiuso, non si otterrebbe, accendendolo,
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che uno sforzo interùo volto a produrre lo scoppio; rua il razzo, avendo un orifizio dal quale sbocca la fiamma, i gas non agiscono più sui due fondi opposti, ma solo s u quello che chiude il tubo da una parte, e così imprimono al ruzzo un movimento cli direzione contr aria a quella clella vampa che esce dall'ori.6zio.
Viceversa, lo stesso Ellena,, eh.e puì·e fu uno. scienziato ed 1rn illustre -Maèstro di vari<') generazion.i di Artigli.eri, non fu più c-0mpletaimente preciso allorchè nel « Corso di ma,teriàle d'artiglieria del 1877 >> - vol. II - pag. 222, scrisse che accesa la mistura, il movimento del razzo avviene per la reazione che i gas, sfuggenòo dal foro o dai fori della base del tubo, producono contro la parete opposta; e che la resistenza che l'aria retrostante oppone alla sfuggita dei gas ha pure influenza favorevole sul movimento.
Nel funziona,m.ento dei razzi, così come nei proietti a, reazione che si studiano oggidì per la «·supera,rtiglieria >> e per la « :superaviazionc >.>, si dew: i.nvece intendere che il « principio ·c1i Newton dell'azione e r<~a.zione >) è esclusivam<mte applicabile, il che, nel caso del ra,zzo sempliee, è nettamente intuitivo. L'influenza, favorevole esercitata da,l l'aria retrosta,nte non entra, a,f fat to in giuoco così come nel 1920 ha élimostrnto sperimentalmén te l'americano Pi'of. <iodclard della Cla,rk Uni.versity, operando con grandi ra,refa½ionj <~ nel vnoto, e trovando anzi che nel vuoto le velocità, di egresso dei gas hanno tendenza ad: essere a,l quanto più gra,ndi. che nell'aria. Il movimento ·dei razzi è quindi unicamente dovuto all'azione del getto gassoso, animato da una grandissima ve1ocità, sq_ l la ca,mera. di combustione e sulla svasatura conica. dell'appencUce élel ra zzo. · A questo punto, a titolo conclnsivo sugli « Arti:6zi )), cl~vesi ricordare che, verso la metà del secolo scorso, il colonnello belga Borma,n n scriveva : La spoletta per proietti cavi, è tigli ocelli di parecchi Uflìcia1i, anche d' Artiglieria, un oggetto poco degno di attenzione, per l'antica riprovevole abitu. dine, cli annettere pocn illlportanza alla pirotecnia mi.liture. Si r ende il più grande servizio a11(1 propria Nazione, a lla stessa Umanità, adottando armi atte a sviluppare la più ~rande forza cli distrirnione possibile. Epperciò occorre essere ben sicuri che i proietti esplodono, al momento opportuno. Olicle, 110.n basta.no tutte le altre provvide117,e (specie delle nrtigl.ierie, calibri, bocche· da fuoco, proiettili, ecc.) se si trascura l'un.ico nH:lzzo cbe può assicurare il tempestivo ed efficace scoppio <'lei proiettile: la spoletta.
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LA PIROTECNIA
Orbene, lluona, parte del periodo storico 1.815-70, è caratte· rizza,t o, - specialmente ìn Itali.a,, in Francia, ili Austria ed in Russia - dalla importanza, che si annetteva alla pirotecnia, intesa però più che a,U ro come tecnica. per la, pr,e parazione di fuochi e artifizi destinati ,t offencl.ere, segnalare, illuminare e OC· cultare, in ooncorso con altri mezzi artigliereschi, quali lo scop· pio di pl'oietti e lo sparo di artiglierie, e adoperati << secondo le prese intelligenze )). Inta,n to i Man uali del principio della seconda metà del ·secolo XIX già segnalavano l 'uso pratico del nuovo potente mer,:i;o di comunicazione e di segnalM~ione derivato dall'invenzione del telegrafo, che andò sviluppandosi e perfezionandosi celerementc in tutte le possibili forme applicative senza l'inscire .pcrnltro a soppianta,re per gli usi di guerra le segnalazioni piriche media,nte i razzi, ai quali. si continuò ininterrottamente e si continua _ oggidì ancora a, fare ricorso. Il conseguente fatale declinare della pfrotecnia, limitata in passato alla formazione di. fuo e.hi e di oi:cligni artifìzia,ti, ha. fat to sì che essa dovette man mano lasciare libero çampo a mezzi più moderni e sempre più efficaci per le segnalazioni e per l'occultamento quali acl esempio i nebbiogeni, e sovratutto per il collegamento fra le varie forze Armate - Esercito, ì\farina: Aviazione - , fra i vari Comandi e fra le diverse Armi, Corpi ed Unità, specializzate,. tençl.enti a diventa,r e sempr,e più numerosi e sempre più lontani fra loro. La vecchia arte pirotecnica dovette. perciò maggiormente dedicarsi, per non dire qmi,si prevalentemen te, aJlo studio dei m~zzi adatti e necessari per provocare H tempestivo ed effic~1ce scoppio dei proietti, rivolgere cioè le sue più accurate attenzioni alle spolette ed ai loro inneschi. Spolette ed inneschi furono fin da, principio numerosi come specie, e. complicrtti dal punto di vista, della loro oosù·uzione, e verso la · fine .del perioclo storico qui considerato m·a,no sa,l iti a così grande importanza, da rendere necessario che, nei periodi successivi, si facesse l uogo all'istituziorie di una nnova categoria di artifizi, in parte piriei, che definiremo « Art.i:6zi destina,ti a, comunicare l 'accensione alle cariche in.teme di' scoppio dei proietti >>.
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Razzi da guerra. - I razzi da guena, come si è accennalo g1a nel vol. II, furono introdotti in se1·vizio nel secolo XVIII, ed ebbero particolare sviluppo nell'epoca napoleonica, dm·ante la quale il Congrève, che diede il suo nome a tale specie di razzi, ne realizzò dei modelli abbastanza potenti ed efficaci, che furono utilizzati specialmente nell'assedio di Kopenhagen. B noto che i razzi da guerra erano destinati a portare sul nemico o proietti esplosivi, o proietti a metraglia, od anche mezzi incendiari, e presentavano sulle al'tiglierie propriaruente dette il vantaggio di non richiedere una bocea da fuoco per il lancio del proietto, prestandosi quindi al facile trasporto in località poco accessibili, mentre però viceversa non costituivano un mez¼o economico, perchè la quantità di esplosivo che si l'ichiedeva per la propulsione era molto maggfore dell'ordinaria carica di lancio di un cannone. Coi ra,zzi si otteneva.no per contro maggiori gittate, ma la pre~isione del tiro era viceversa molto scarsa. La parte attiva del razzo di guerra - granata, scatola a mitmglia o mezzo incendiario, - era fissata alla testa del tubo di lamiera che contenev~~ h~ carica di propulsione ; la dire1,ione lungo il percorso e1·a assicurata da un <<governale» costituito da una lunga asta a bacchetta che veniva ordinariamente fissata al corpo del razz.o mediante una staffa .laterale, mentre poi in molti modelli perfezionati tale governale era sistemato in posizione assiale da una a1·matura metallica o da altro mezzo, in modo però da non influire sul libero efflusso dei gas dall'orifizio posteriore del razzo. In altri modelli poi si eliminò il governale cercando di mantenere la dir~ione lungo il percorso mediante. un movimento di rotazione del razzo attorno al proprio asse, movimento che veniva provocato o dall'efflusso stesso dei gas attraverso ad ugelli elicoidali, oppure mediante alette inclinate. Con ciò si mirava allo scopo di sopprimere il g-0vernale .che l'iu sciva sempre pesa.nte ed ingombrante. . Per il lancio del razzo veni.va impiegato un « cavalletto >>, formato dal complesso di un t ubo e di un cavalletto propriamente detto: il tubo era un ordinario tubo di la,ncio, sovente addirittura costituito soltanto da un semplice comune pezzo di canale imperniato sulla testa girevole del cavalletto ; al tubo si poteva quindi dare la dil'-ezione -e la iuclinazione volute a mezzo -
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RAZZI DA GUERRA
di ingranaggi o dentiere, e quindi la posizione del tubo veniva fissata con opportune viti di pressione. Il tubo era molto lungo per i razzi con governale, mentre poteva invece essere pi1ì corto per i razzi a rotazione. J l C-Oiilplesso del cavalletto complet-0 per ra,zzi da campagna pesava circa una ventina di chilogrammi.
Fig. 692 · Razzi da guerra con govenrnle assiale e con go,·ernale laterale.
Verso fa metà del secolo scorso lo studio sui razzi fn notevolmente ~ntensificato e nel 1852 Na,poleone III incaricò il -colonnello Susa,ne, diret,tore della Scuola f,rancese di pjrotecnia, di studiare a fondo la questione al fine di realizzare razzi di specia,l e notevole potenza. Il Susane costruì, tra vari. altri tipi: dei razzi di 12 cent. di diametro interno, e del peso di circa 20 kg., che portavano una granata da 15 cent. e del peso . di 7 ad 8 kg. fino a 7.000 nietri, mentre l'o.bice da 15 cm. non dava con tale gra.riata che una gittata di 2.300 metri se pure con im a carica di lancio di soli .2 kg. al massimo . Con lq stesso razzo del Susa.ne da 12 ·cm., bombe di grosso calibro, del peso di 50 e 75 kg., ·avrebbero potuto essere portate· rispettivamente a d'istanza di 2.700 e 1.600 metri. -
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Dai rapporti ufficiali risulta che durante la guerra di Crimea sarebbero stati fanciati a Sebastopoli suJfa fl.o tta russa circa 3500 razzi) mentre d'altra parte in I •russia , in Austria, in Russia ed in Belgio j razzi furono sempre mant enuti in servizio ed anzi continuaiuente perfezionati; e l' Inghilterra, poi a,ncora n~l 1867 adottò dei razzi speciali a rotazione per impiega,r li nelle camptLgne cli guerra in India. Per quanto riguarda il Regno S[Lrdo, risulta che nel 1836 . erano in servizio dei ra.zzi a granata e dei razzi a mitraglia da 67 e da 81, dei quali i primi erano in dotazione alle batteri.e da campagna. In Piemonte nel 1847 si eseguirono varie esperienze con razzi chii 50, proposti dal 'ren. Col. I•fotet dell'Artiglieria svizzera,, razzi che porta,v a,no grana.te da cm. 9, cla cm. 12 ed anche da cm. 15. Le prime prove eseguite con taU razzi Pictet diedero risultati tali per cui essendosi riscontra,fo nel loro fonzionamento tuia preci8ione comparabile a quella che si otteneva col cannone da 8, fu stabilito di da.re fa.li razzi Pictet in dotazione alle ba.tterie da campagna in sostitnzione dei razzi da, 6·7, ed anzi :fu addirittura studiata la possibilità e convenienza di CO· stituire delle vere· e proprie batterie di razzi formate con 150 uomini, 104 cava,lli e 12 carri _per razzi e dotate cli 2304 colpi. In .seguito però ad ulteriori esperimenti compiut( dopo m1 certo tempo e miranti sop:l'atutto a constatare le proprietà conservative di tali razzi, poichò durante questo tempo i razzi in esame erano sta,t i a bella posta tenui;:i in condizioni sfavorevoli per umidità, ed erano poi stati sottoposti ·a J?,rove di trasporto in terreno vario e cioè a ripetuti trabaJ.lamenti, si dovette constatare che essi non davano alcun affidamento di sicurezza, perehè la carica tencle, .i:L a distaccarsi dall'interno d~l tubo, quindi in seguito si frantumava ed infine provocava degli scoppi in vici1~anza del cavalletto, e talvolta ci:tusava · a,clclirittura, anche il lancio del proietto ma... in direzione op.posta a quella voluta. Dopo .di queste ultime esperienze pa,r e che studi ed esperi menti S1J.i razzi sia,no stati abbandonati giacchè nei vari docu. _menti clell'epocà da noi esaminati non si trova più alcuna traccia relativa ai razzi da guerra, e devesi arrivare al 1873. per . rilevare che in tale anno venne decisa li1 loro definitiva sop7
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l'!'ig. 693 - Cav alletti per J;mciar c razzi.
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pressione ed a1rni venne ordinata la clistruzione di tutti quelli che ancora, esistevano. }.Tel Regno delle Dne Sicilie i razzi di guerra rimasero in servizio fino al 1860, e furono oggetto di intefossanti studi e cl i numel'ose esperienze.
I razzi e i materiali necessa1·i al 101·0 impiego si trasportavano con carri per munfaioni. uguali a quelli per le batterie cTa 12, o·s sia coi cofani di~posti per il lungo; nei cofani si disponevano i ra,zzi senza governal e; e nel vano tra i due cofani, il cavalletto e tutti i governàli riuniti in un fascio . Coi razzi si eseguivano due specie di tiro: il tiro di ìancio, col canale o il tubo disposto a incli.nazione di circ~L 45°, per raggiungere le massime distanze; e il tiro a rimbalzo, contro i bersagli vicini, col caNalletto di.sposto quasi r asente a terra, enza le gambe anteri ori.
Nel quarto volume cli questa Storia è stato cleclicato uno speciale capitC>lo agli scrittori ed agli scritti artigliereschi, e pertanto riteniamo doveroso, oltre alle notevolissime opere dei nostl'i Grandi Maestri del secolo scorso allora, citate, di ricorda,· re : le numerose pubblicazioni del Supremo Consesso clell' Arma di quel tempo, e cioè del « Comitato cli Artiglieria e Genio ))1 alcune delle quali sono rimast.e per lunghi armi riservate; nonchè i lunghi1 esaurienti e precisi resoconti di molte serie di esperienze, solitamente a:fficTati alfa P arte II, non ufficiale, del « Giornale cli Artigliel'ia e Genio», 1·esoconti sovente corredati ' esemplada illustrazioni e disegni di una chiarezza e nitidezza ri; ecl infine rilevare il valore di « atlanti di figure>> contenenti. disegni prospettici d'insieme e rappresentn:zioni cli pa.rticolari di materiali artiglier_eschi, atla,n ti che per la loro perfetta esecuzione son o rimasti tipici ed in superati. Nella prima metà del secolo scorso e poco dopo, ~ono stati compilati «prontuari>> e «manuali)) più volte sovra.tutto ri -
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NlANUALI PER ARTlFlCIIDRI
cordati in questo speciale p::Lragrafo, e su di essi riteniamo opportuno di · da,re qua.lche ulteriore informazi.one. Il « IManuale dell'Artificiere nel Corpo R,eale d'Artiglieria di S. M. il Re di Sardegna>> si componeva effottivamente di due volumi. Il primo, che (~ il vero Manuale dell' Artifièiere1 porta la data del 1830. Esso ha la seguente dedica indiriwzata dal maggiore Quaglia all' Ill.1110 Sig:. Conte Casazza Ooma,n dante il Corpo Reale di Artiglieria, _ed Ispettore del materiale della medesima : La metodica istruzione d'ordine Vostro annualmente fornita cla questa Dil·ezione, :Q)'lla fatto conoscere il bisogno di commettere acl uno scritto la memoria delle cose insegnate: Ìni parve inoltre, che col clivulgal'lo ne avtei assai più esteso il vantaggio, ed a Voi piacque cli approvare il mio pensiero. Un altro motivo mio particolare mi fece maggiormente declinare alla sua pubblicazione; quello fu il desiderio cli presentarvi così un solenne attestato dei miei sentime.nti; all'animo mio non era sufficiente il ricordare tuttora a me stesso ì'oprar vostro in mio favore; egli ambiva di darvi un'altra men oscura prova della mia gratitudine, e coll'of.fertn dì quest'Operetta mi parve dì potere r endere ftuesta mia brama se non appagata, almeno manifesta. Accoglìetela Voi clurìque favorevolmente, qualunque ne sia il merito, come l'espressione della più volenterosa rìconoscernm del vostro devotissimo ed ossequiosissimo subordinato. Maggiore d'artigli~ria. L. Z. Quaglia.
Nell'annotazione A., in fondo al Vol. I , si legge il R° Viglietto delli 22 dicembre 1824, col quale il Re Carlo F'elice ordina che . quindi iunauzi per ogni servizio concernente al!' .Artiglieria, fortificazioni e Fabbriche cl' Armi, venga praticata la misnra metrica in vece di qualsivoglia altra.
Intanto la preesistente « Istruzione Ministeriale» del 15 gcnpaio 1825 stabiliva già il· limite di precisione della parte fraziona,.ria delle misure, 1 con queste parole : Noi ci siamo limitati nella espressione delle frazioni delle misure cli hmghez?:a di precisione al decirnillimetro, che è quella ancora visibile i n pratica; nei pesi, il limite nostro fu il decigrammo nelle cose di qualche esattezza, e il gtamma per tutte le altre.
Bisogna convenire che ·i nostri antenati artiglieri erano gente di coscienza ! -
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PARTD TECNICA -
181.5 - 1870
Il secondo volume del ricordato Manuale dell' Ar.tificiere, ha la data del 1832 e il titolo cc Definizioni e Disegni )). Per defini r,ioni intende il cc Vocabolario ragionato delle munizioni e dei materiali per esse , nonchè delle suppellettili, con voci corrispondenti francesi e tedesche )). Queste ultime parole, insolite in un prontuario n:fficiale, si spic~gano forse con le relazioni che allora, dovevano essere frequen ti con fra,ncesi e~ con austriaci. Particoiarmente commendevole ertL poi il cc Prontuario ddl' Artificiere per il Corpo R(~rLle di .A.l'tiglieri::1 )) che porta la data del 1855, che fu compilato dal colonnello d'Artiglieria. Luigi Serra, Direttore del Laboratorio bombardieri di '.rorino, e fu approvato in modo · formale con dichiarazione del Ministro Giacomo, Durando. Questo poderoso volume porta inoltre una commossa dedita alla Gloriosa e compianta memoria di S.1-\R. il Principe Ferdinando di Savoia, Duca cli Genova, di quel « Principe ".aloroso e sapiente che tanto lustro sparse sul Corpo dell' Artiglieria promovendo negli Ufficiali gli utili studi e tenendo sempre vivo in tutti l'amore del sapere e il sentimento di fedeltà e di valore, per cui è stata ognora illustre l'Artiglieria Piemontese ll.
La su'rricorclata pubblicazio1ie del 1855 si staccava veramente dalle viete consuetudini cli allora, giacchè in essa, a fiancheggiare la fredda parte uff:i ciale, sistematicrt, metodica e pesante, stavano in teri capitoli contenenti notizie ed informazioni : sulle esperienze in corso, su questioni pl'Ofessionali della massima importanza, e ·su argomenti di servizio diret:tamente interessanti il governo e l'istruzione delle truppe, ecc. ecc. ; cnpitoli, taluni dei quali possono con profitto essere consultati ancora oggidì. Ci limitiamo a ricorda.re qui le intestazioni di alcuni capitoli : a) Parte I - Sezioue I - Capitolo III. Cure per evitare i sinistri nelle varie opera;,;ioni intqrno alla polvere, lll.Unizioni e fuochi cli guena. b) Parte I - Sezione V.III - Capitolo V. Cenni riguardanti alcuni esperimenti in corso per accertare gli effetti del tiro delle granate, seguiti da qualche osservazione sui fenomeni . sùccessi nello sparo a piccole cariche, e e.on cannelli fulminanti. e) Parte II - Sezione IV - Capitolo III.
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MA.NUA.LI PT;m AR'.rIFICif<JRI
Dei parafulmini. {l) Parte II - Sezione IV - Capitolo I V. Del modo cli risanare i magazzini nmidi. e) P arte II - Sezione v III - Capitolo unico. Nozioni supiJletive, fra cui, inter essim ti : del ·prematuro scoppio delle granate - delle cause che influiscqno sugli scatti a vuoto del cannelli fulminanti. - Osservazioni fatte nelle Scuole di tiro d'artiglieria.
La «prefazione)) terminava con le seguenti parole : « H(µ, fiducia che l'opera sarà per essere vantaggiosa nel ·servizio del Real Corpo. onde non venga mai meno la fama di nostra al'tiglieria, sempre devota al Re e alla Patria sì luminosamente giustificata agli occhi dell'Europa nelle fazioni del nostro Oor po cli spedizione in Crimea».
Nella chiusa poi l'Autore dichiarava di sperare che il Prontuario « possa almeno tornare utile :il Coq10 p<~r l'uso a cui è destinato, par ticolarmente per fàr conoscere le molte innovazioni operatesi nell'Ar tiglieria da pareP.chi anni, per le quali non si avevano più nor me stabili per le nuove fabbricazioni delle munizioni e fuochi di guerra >>.
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PUNTAMENTO E TIRO
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Generalità - Puntamento: il punto in bianco ... Alzi: alzo portatile; alzo scorrev,o le; la correzione de llo sbandamento - Quadranti a livello - Linee di mira doppie - Tabelle di tiro - Dati sulla polvere - Stima e misura delle distanze - La relazione della Commissione ordinaria e del Cong..-csso Permanente dell'Artiglieria sarda sugli strumenti di puntamento - Il concorso del Cavalli - Gli stru. menti di puntamento per le artiglierie rigate: alzi inclinati - Norme per il puntamento e per il tiro delle artiglierie: artiglierie liscie, artiglierie rigate - Telemetri - Misure di velocità · Tavole di tiro - Probabilità di colpire.
Il grande para.metro, sul quale si impernia e si svolge la evoluzione dell'Artiglieria è stato e sarà sempre la gittata. Ove essa arresti o sospenda il i,uo progresso, ciò che a.U' Artiglieria 155
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PARTE '.l'EC~ICA -
1815 · 1870
si riferisce sospende od afri.evolisce il suo ritmo di sviluppo o di ricerca . Ma se un fatto nuoYo o una nuova, scoperta provoca nn balzo avanti delle gittate, ecco che subito tutto intorno ad esse è cli nnovo in moto, vivi:fica,to, ripreso; e la tecnica e la scienza vengono ancora mesBe a contributo; ed affusti, congegni, strn· menti, proYVeclilrnmti nuovi vengono studiati ecl adottati per lo sfrnttam.ento integrale d<~lle gittate raggiunte. Cosi il ricco ed ammirevole corredo scientifico di cui cli. spone oggi l'Artiglieria, si è venuto formando quasi del t utto in quel fecondo scorcio del secolo XIX, che tante altre stupende realizza,,doni clelJa mente umana ha, veduto sorgere o balzare a,lle più vertiginose alter,ze, dopo secoli e secoli cli uniforme e modesto durare : così il copioso e genia,le complesso di materiali, che oggi impiega l'Artiglieria, si è venuto realizza.udo in quel periodo, in cui gli effetti combinati della rigatura, delle polveri inforni e del progresso metallurgico spinsero a tale cli· st,r nza il proietto, che la vista umana, non riuscì più a seguirlo ed i lievi errori angolari dell' origine si ripercossero fortemente sui bersagli. ]'u perciò necessario ricorrere al puntamento ottico, e in breve tempo si adott::i,rono e si perfezionarono quei mirabili strumenti, gioielli di concezione e di esecuzione, che sono vanto e forza dell' Artiglic1·ia moderna,. • Ma, a,l principio del periodo cli cui trattiamo; e che va cl.il 1815 a,1 1870, non si erano ancora verificate quelle condizioni essenziali a cui aceen,navamo prima, Le gittate modestissime di poche centinaia · cli metri ottenut,e coll e bocche cla fuoco acl .avancarica, oon la polvere nera e coi proietti sferici, nonchè le formazioni serrate ed esposte volute dalla ta,ttic,1 del tempo conferivano al puntamento e all'osservazione del tiro delle pos· sibilità, e delle facilitazioni sconosciute ai gior11i nostri, sicchè all' uopo non soltanto non occorreva,no congegni o strumenti complicati, che la tecnica del ·tempo e il :feticismo del rustico non avrebbero potuto offrire od altrimenti consigliato di accettare, ma essenzialmente al puntamento ed a,lÌ.'osservazione del tiro non si dava -allora quell'importanz1:1, premi11 ente e piena di eure che tali operazioni ricevono invece oggidì. -
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GLI STRlDmN'l'J' DI PUNTAMENTO
Ed al nostro sens,o di artigliÙi m:oclerni fa una certa impressione il riscontrare che nei cataloghi e negli" inventari dell'epoca gli attrezzi qi puntamento, per quanto ·pochi e rudimentalì, veniva.no classificati come a,rmamenti o fornimenti insieme con i cavastracd ecl i ditali da focone; oppure leggere · nelle varie « Orclinanr.,e per le truppe cl' Artiglieria)> la complicata istruzione circa il nzoclo di introd nrre lo « scopatoio )) nell 'anima; o rileva.re la dettagliata descrizi.one dei numerosi movimenti per prendere i giuochi d' arme ... , per poi trovare le scabre e brevi parole « il puntatore punta il pezzo )) e null'alt ro , per precisare l'operazione più importa,nte del .cannoniere affin chè il proietto raggiungesse effettivamente il prestabilito ber saglio! E del resto a quei tempi per il tiro df punto in bia,nco, che allora era qna,s i sempre praticat o, la, semplicità, del puntamento attraverso le due incisioni' pratica.te sulla fa scialta di cula,ttà e :5mlla, gioia di volata era tnle per cui la, tacitiana espressione era più che sufficiente. Perciò nel perioclo che va dalla caduta di Napoleone al 1870 non troviamo ancora in ns.o nè tanto meno adottati. in modo più o meno r egolamentare degli strumenti di puntamento ottico € degli apparecchi per misurar.e distanze od angoli, mentre tutto si 1\dnce al semplice puntamento diretto che dapprima si compie per collimazione }tttraverso due punti prestabiliti della bocca da, fuoco, ,e quindi lentamente e successivamente si evolve: con l'impiego dell a tacca, di mira; i.n seguito ricorrendo all'uso del mirino; poi, snperando contrasti e diffidenze, adottrmdo l'alzo port::~tile od a,pplica,t o; poscia adoper anclo i regoli orizzontali per diminuire le l unghezze della linea cli mira, e ricorrendo infine agli alzi inclinati, necessairi a correggere la cleriva,zione prodotta dalla rigatura adottata in quel turno di tempo; abolendo per ultimo le tabelle delle distanze di punto in bia,nco e degli ahi successivi; ed infi.ne inciclenclo tal volta sugli alzi. stessi gli elementi necessari a,l puntamento. Ci occuperemo pertttnto dei congegni cl.i punteria, degli alzi. e delle tavole di tiro, rilevando per queste ultime che esse esistono e durano ininterrottamente fin dal tempo in cui l'immor tale Tartaglia, per primo le concepì . La nostra a,tterndone si -
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PAR'f(j] 'mCNICA -
181.5 · J.870
volgerà pertanto a tali materiali esclusivamente nelle forme e pé i periodi in cui essi furono adottati ed impiegati prel'lso le truppe di Artiglieria in sistemi definiti. e d'ordinanza, ma trascurando viceversa di proposito quei tipi isolati e che non ebbero seguito, la cui presenza si può avvertire anche rimontando nei secoli. Per quanto ha tratto ai « congegni di punteria)) è da ricor- . da,re che tutti i pezzi d'artiglieria erano già incavalcati su orecchioniere con prepondera,nte in culatta, ed il congegno di punteria in elevazioni~ - cioè quel dispositivo meccanico atto a far assumere alla bocca da fuoco la, necessaria inclinazione per essere puntata - ,e ra costituito dallar vite di mira, universalmente adottatà, per quanto, in alcuni casi e specialmente nelle grosse installazioni da piazza o da costa, si trovaissero n,ncora i cunei di mira, Non esistevano a,ncora congègni cli punteria in dir,ezione e pertanto la direzione era sempre da,t a spostando la coda, chia,· mata allora cc codetf,a )) : tale spostamento avveniva a mano per le artiglierie leggere ; imbardando . la coda con leve allorchè si trattava di artiglierie più pesanti. Per le artiglierie pesanti, e cioè esclusion fatta per i pezzi costituenti le cosidette Batterie leggere, da battaglia, da posizione, da montagna ed a cavallo, gli affusti anzichè direttamente sul terreno si facevano poggia.re su appositi tavolati detti cc- paiuoli )) : il terr,eno veniva perciò sempre spia.nato, livellato e rivestito da un tavolato resistente che serviva appunto -ad agevolare il movimento ed il ma1_1eggio dell'affusto. Il cc Oong,egno di punteria a cunei)) comprendeva in prin cipio un solo cuneo il quale, spostandosi avanti o in dietro sull'a,ffusto) presentava con la sua faccia ·s uperiore' obliq·ua. un appoggio più o meno elevato alla culatta, che vi aderiva in virtù del suo preponderante. In seguito, e specialmente negli. obici, -che dovevano assumere forti elevazioni, il cuneo diventava troppo lung,o ed -ingombrante e si passò allora a,l congegno a · cuneo multiplo che assunse una forma a losanga o trapezoidale derivante dalla sovrapposizione dell'un cuneo suil'altro. Una -
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<:OKGE0 :-1 DI I'U.KTElRIA
vite orizzontale completava talvolta, il sistema, p1·ovocando lo scouimento del castello di cunei. Il pnmamento era lungo e faticoso, poichè ogni spostamento dei cund doveva essere preceduto dal sollevamento della culatta e seguito dalla verifica dell'inclinazione ottenuta, ciò che comportava,, come ben si comprende, una serie cli tentativi , talvolta nè facile, nè· rapida. I
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F ig . 694 · l"aiuolo per :ut iglierie c1·asseclio.
Il « congegno cli punteria a vite>> ò ritenuto invenzione di un gesuita di Varsavia che, secondo il Grewenitz, l'avrebbe impiegato per la prima, volta nel 1650. Nel periodo del sec-010 scorso da noi conside1·a.to H congegno constava di nna sola vite
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a :spue quadre muoventesi in una chiocciola di bronzo disposta fra le coscie e gli aloni dell'affusto, e munita alla sua estremità superiore eh un manubrio a . crocier a.. In seguito il congegno venne modificato con l'aggiunta di una suola di mira, imperniata presso le orecchioniere e collegata colla testa della vite, e f].estinata a scaricare la testa .cl.ella vite stessa del peso di tutta la culatta. Quest'ultimo dispositivo importò e richiese pertanto varie modificazioni : la chiocciola dovette diventare oscillante anz.ichè rimanere fissa: il manubrio di comando del congegno, a nzichè a1la testa della, vite, venne applicato alla chi,occiola affinchè esso fosse sempre mantenuto alla medesima altezza e nella, migliore posizion e per essere lUf.L· novrato colla maggiore facilih'1, e co1. minimo sforzo. In conseguenza di tali modifiche costruttive, il movimento di rotazi,one venne a,ssunto da.Ua chiocciola, mentre la vite si alzava o si ab- · bassava muovendo in un piano verticale, ma senza ruotare; il collegamento della vite .con la suola divenne perciò pi ù semplice e più sicuro, mentre il manubrio o volantino di comando aumentò il numero dei suoi bracci e divenne quindi di maneggio più facile e più spedit o. Per quanto si riferisce al << puntamento delle bocche da fuoco>> si deve rilevare che per ciò che ha tratto ai sistemi ed agli strumenti relativi al periodo 1815-1870, il periodo stesso può dividersi in due parti, e cioè epoca anteriore ed era poste riore all'introduzione della riga.tura nelle artiglierie. Nel primo periodo gli Eserciti dèi vari Stati conservano Je artiglierie ed i sistemi dell'epoca, Napoleonica, tutti ancora dominati dall'ordinamento di Gribeauval e dalle fo rme tattiche delle ultime campt~gne. Nella seconda, essendo considerev-olmente variato il . grande parametro « gittata. >>, genesi e ca.usa di Qgni impulso nell'evoluzione progressiva delle varie parti dernArma nostra, cominciano decisamente, seppure a,ncora con mezzi imperfetti e quasi insensibilmente per l'osservatore superficia,l e, l 'ascesa ed il progresso dei sistemi di puntamento delle artiglierie fondati . su basi scientifiche e su metodi razionali, per cui ai giornt no stri « il puntam~nto d'artiglieria>> )ia un.a vera personaHtà, a sè, dtrei quasi che costituisce una scienza particolare e notev,ole,
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CO)!GEGKI or PUN'l'lllRIA
arricchita da quei meravigliosi odierni strumenti che possono gareggiare coi migliori esemplari dell'astronomia, della topografia e della geodesia.
F·ìg. 695 · Cuneo semplice -
Cuneo multiplo per cong<?gni di punteria a
cuneì.
Era già nota da molto tempo, a lmeno a.pprossimativamente, come già è stato esposto nei .volumi precedenti, la forma della traiettoria; e sia eh~ la si considerasse una curva continua, sia, che la si ritenesse composta dal ramo r ettilineo del moto violento e da quello curvilineo del moto eadente, si conoscevano tuttavia le sue forme concave verso il basso . che richiedevano maggiori inclinazioni per ottenere maggiori gittate; fatto che l'esperienza aveva sempre confermato. La nor,ione dell'alzo e la sua realizzazione datav:u10 fìn dal ~ecolo XVI, e il Biringucdo e il Capobianco ne a,vevano già descritti diversi tipi (V. vol I, pag·. 672). Fin dal pri.ncipio del secolo XIX nell'esercito napoletano era in uso uno speciale « stromento destinato a, facilitare il modo onde pren.clere esattamente la p'n nteria, )) ; l'istrumento stesso era stato inventato in Inghilterra e denomina,to << Sight >>, fu impie-
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gato anche dai francesi che lo chiamarono « Visant )) e nell'esercito napoleta,no venne adoperato con la denominazione di « Mira.nte )). Da vecchie carte e da, anJichi documenti da noi esaminati risulta che fin dal 1792 l'Artiglieria napoletana aveva « rilevato Fimportanza di fai· svanire l'intersecazione .d ella punteria natu rale con la traiettoria >> e perciò era stato adattato sulla gioia del cannone un pezzo di legno t rattenuto da una correggia chiamato « tacco di punt eria)). Sul comincia.re del secolo XIX, il colto Maresciallo Novi fece costruire un gradual;ore a questo intento adattandolo alla, culatta dei canlloni, e risulta che se pure l'apparecchio non venne adottato, il suo impiego aveva dato utili ri sultati negli esercfai .pratici. dell'Artiglieria, della quale il predetto i\faresciallo Novi er;;1, Capo. · Ma all'aprirsi del periodo che ci interessa, l'alzo, quale noi oggi lo intendiamo specfalmente nelle artiglierie da ca,mpagna, così, come in tutti i periodi precedenti, non veniva usato che ra ramente, giacchè dai più lo· si riteneva una complicazione o superflua o dannosa. Le brevi distanze di combattimento e il t.iro dei cannoni a palla piena, per cui si richiedevano grandi spazi · battuti e perciò forti tensioni di trniettoria, non obbligavano invero a, grandi tlevazioni, e ciò tanto più che una, elevazione :fissa - un afao per così di.re - era gi.à insito nella forma 'della, bocca da fuoco ed era sufficiente ai bisogni del combattimento. Infatti, se esaminiap:io la forma di un cannone del tempo, liscio ad avancarica,· notiai;no subito la forte ·differenza f1';1 le dimensioni esterne della culatta e quelle della volata. Quindi la così detta linea di mira naturale, che passava per due intaécature sulla fascialta di culatta e sulla gioia di volata, non risultava parallela all'asse del pezzo, ma si abbassava verso l'avanti; gli effetti che ne conseguivano erano quelli di ùn vero e proprio angolo di elevazione permanente di circa,!\ chiamato anche << angolo di mira )). Volendo accennare al cosi.detto « punto in bianco)), r1chiarnand-0ci a,nche alle norme del secolo XV citate nel Volume I , pag. 671, sarà bene dire qualche parola sulla sua distanza,, giacchè per tanti n,nni il punto in bianco e la sua distanza ha,nno · dominato· i l tiro delle a,rtiglierie, sicchè ancora se ne trova menzione nelle regolamentazioni del 1860 e del 1870. -
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IL ff PUN'l'O IN BIANCO ))
Ecco queJlo che diceva in proposito la « Ordinanza Napoletana, per le truppe cl' Artiglieria)) del 1858: Il pia.no di tiro è il piano verticale che contìene la linea di tiro e la t raiettoria: la linea di mira. deve trovarsi in questo piano. La traiettoria dapprima isi confonde sensibilmente con la linea di tiro, poscia se ne discosta sempre più, restallClo al di sotto, a misur a che il proietto si allontana dalla bocca da fuoco.
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Fig. 696 - Linea <li mira clei canuoui.
Nei limiti della inclinazione, al disopra, o al disotto dell'orizzontale, che d'ordinario soglionsi dare alle bocche da fuoco, la traiettoria e la linea di mira possonsi considerare come invariabilmente legate fra loro, purchè la linea di mira resti nel piano cli t iro ; cioè che si elevi, o si abbassi la linea di mira, se si diriga a dritta, o a sinisfra, facendo girare il pezzo sugli orec- , chioni, o cambiando la posizione della coclettn, la traiettoria parteciperà sempre cli tntti questi movimenti con;;;ervando ciascuno clei suoi punti la posizionè medesima relativamente alla linea di mira. Il diametro deJla culatta, essendo più grande di quello della gioia, la line·a cli mira dovrà incontrare l'asse (lei per,zo, e la linea di tiro, avanti la bocca da fuoco per modo che, situata <lapprima di sovra della linea cli til'O, passa poscia di sotto, in un punto poco lontano dalla bocc11. La traiettoria che confondesi dapprima sensibilmente con la linea cli tiro, passa con questa, a piccola distanr,a dal per,zo, cli sopra della linea di mira; ma abbas&andosi in seguito pet l'azione della gravità, incontra una seconda fiata la linea cli mira, restando allora costauterneute di sotto. Il priino punto d'incontro della traiettoria colla linea di mira, essendo hoppo vicino al pezzo, non ha nomEi speciale, non potendo giammai darsi il caso cli trarre ad uno scopo, situato fra quest.o punto e la bocca del pezzo. Il secondo punto d'incontro della traiettoria colla linea di mira, dicesi « punto in bianco)), e la sua distanza clal pezzo « portata di punto i n bianco)).
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PAR:rE TECNI CA -
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Qualunque siasi l'iucliua.1;ione sopra, o sotto dell'orizzòntale che si clit alla linea di mira nat~rale nei limiti ordinarli del tiro, hl por tata del punto in bianco è sensibilmente la stessa . Pur non di meno clicesi più specialmente, portata· di punto in bianco, la por tata che. si ottiene quando ltt linea di mira è orizzontale. La traiettoria stando nel piano cli tiro, la pl'ima condizione ad ·adempiere per colpire lo scopo, è di passare il piano di ·uro per lo scopo medesimo ; adem· piuta questa condizione si potrit essere certo, che nei limiti della portata il proietto colpirà in qualche punto la ver ticale elle passa per lo scopo.
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, l!" ig. 697, - La clista!l½t, di ])unto in bianco.
Per fa1· passare il piano cli tiro per lo scopo sarà sufliciente dirigere a ques to la linea di mira, la quale si suppone sempre nel piano di tiro; perciocchè se la linea di mira 1lassa eJ'f.èttivamente pei punti più elevati della culatta, e della gioia, essa trovasi nel piano Yet·t.icale menato per l'asse clel pezzo, il quale non è altro che il piano di ti ro. Poichè la linea cli mira ~ la traiettoria hanno delle posizioni relative invariabili fra loro, basterà conoscere di quanto la traiettorìa si elevi o si a bbassi dalla linea di mira, alla distanza che separ a lo scopo dalla bocca, per far passare la traiettoria per lo scopo .rueclesimo ; ciò si otterrà dirigendo la linea di mira sopra o sotto del punto a colpire precisamente di questa altezza conosciuta. Se per esempio fosse noto, che a 100 tese la traiettoria si abbassa cli una ' linea di. mira linea, bas.terà per colpire lo scopo a questa distanza, dirigere la una linea al cli sorira, mentre se si dirigesse allo scopo. la t raiettor ia passe· r ebbe ad una linea al cli sotto ; e però se si elevi la linea di mira 11er modo che passi ad una linea al cli sopra, la tr aiettor ia seguendo questo movimento conserverì1 la sua posizione relativa ; e passerà perciò una linea al di sotto del punto mirato, cioè a dire toccherà lo · scopo. Il t iro cli una bocca da fuoco potr,\ dungne essere regolato dalla linea òi mfra, gut1 ndo però si conoscessero le posizioni dei differenti punti della traiettoria l'elativamente ad essa.
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DA'rI SULLE DISTAN½E 01 P U NTO Ii:\ BIANCO
Da ciò ch e precede dedu consi quindi i tre pr incipi seguenti : 1° - Di qu a del punto in l)ianco, la traiettoria essendo al d i sopr a linea di mira, bisognerà diriger e la linea di mir a, o mirare sotto dello per colpire. 20 - Alla ctistauza di punto in bianco la traiettoria incontrando nea di mira, basterà per colpire, dirigere la li nea di mira, o mirar e allo medesimo. 3° - Di là dal punto in bianco la tra iettoria essendo a l disotto linea d i mira, bisogner à mir,u·e sopra. dello scopo per colpirlo.
della scopo la liscopo della
:B; pertanto compreni:sibile la dluttanza che tLllora gli arti· glieri provavano per adottare uno strumento di cui il bisogno era poco o punto sentito. Allorchè occorreva di sparare al di là del punto in bianco si preferiva magari di tener conto delle varie altezze di vite di mira che occorreva raggiungere per predisporre la, bocca da fuoco corri,spop.dentemente .alle diverse distanze; ina, come si com.prende, un tale sistema che richiedeva, o di l'i· correre a segni incisi sulla vite, oppure di effettuare mismazion~ métriche, od altrimenti di impiegare regoli a cursore per sta· bili.re l 'altezza della vite stessa, non poteva dare buoni risultati allorchè il terreno su cui il pezzo posava non er a. oriziontale. Come i.ndicazione generale si dànno le dista.nz.e di punto in bianco per il tiro a palla di alcune bocche da fuoco delle arti· glierie piemontese, toscana e napoletana :
Piemonte - Cannoni da Se da 16 camp. m. 300 Cannone da SB da, muro )) 550 )) da, 16 F da muro )) 690 )) da 16 B da muro )) 630 )) )) 660 da 24 F )) )) 700 da 32 F Toscana -
Oa,nnone cl a 12
I'
))
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Na,poli -
da da
lG e cla 8 4b
Cannoni da 6 e da 12 ))
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)) ))
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520 500
m. 500 ))
(la 24
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m . 540
600 f\70
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PARTE 'l'E<:::NICA -
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Quando era necessario di tirare a distanze inferiori a quelle cli punto in bianco, occorreva portare la linea cli mira naturale
ad essere parallela, o quasi all'asse del pezzo. A tale scopo nell'Artiglieria napoletana si impiegava il « frontale di mira)), costituito da una tavoletta tagliata secondo la curvatura della volata, tavoletta che si adagiava sulla volata stessa all'altezza degli orecchioni, e che, essendo provvista di una tacca di mira distante dall'asse del pezzo quanto lo era l 'intaglio di cnlatta, forniva al puntatore una linea di mira a.rti:ficiale, pa,r allela all' asse del pezzo .
Fig. 698 - F r ontale di mira cleìl':ntiglieria napoletana .
' pertanto da rilevare che solamente in qualche caso occorreva sparare a distanze maggiori di quelle di punto in bianco ed inclinare quindi maggiormente la bocca da fuoco; si impiegava allora un « a}7,o portatile )) con cui si otteneva, come dice l' Arnò, di « slonta,n a,r e il pun to in bianco sino aUa cl istanza, a cui si t rova il bersaglio >> . È
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L'ALZO POfi'l'A'l'I LJ,;
I capitani Carbone e Arnò nel loro preziosissimo « Dizionario d'Artiglieria>> pubblicato nel 1 35, cosi ne parlano : Alzo po1tatile. - Specie d'alzo, che oggidì si usa tanto per i pezzi da campagna, quanto per quelli da assedio. :E: di legno, ed è comunemente formato da due regoletti parulleli, posti a piccola distanza fra di loro, congiunti ai loro capi in modo stabile, ed alti ciascu no 4 pollici, larghi e grossi 7 linee. Fra questi due regoletti, o guide, ve n'ba un altro di eguale altezza, groS'>o 3 linee circa, e largo da 4 a 5, il quale eone agglustato in due scanalature fatte nelle parti interne delle due gulde: per lo qual uopo il regoletto scorritoio ha da una e dall'altra parte due linguette. La faccia esteriore dello scorrltoio è a llvello con quello delle guide, le quali sono trasversalmente tlb·lsc in linee del piede parlgino. Sopra una llnea, che divide per metà lo scorritoio, sono prnticati ad egual distanza più fori aperti. in cima ed a piè del medesimo vi ba due tacche sul· la stessa linea dei fori. Lo scot-ritoio s'a lza e si abbassa e così i fori, come le tacche, scnono a torre la mira. Dalla sommitìt di questo ultimo, e dalla l)Ht'te medesima della scala. pende un'asticciuola lunga quasi come lo strumento, nel verso della lunghezza della quale è aperta una feritoia tale da non Impacciar il traguardare a qualunque si voglia altezza. Quest'alzo, quando si adopera, si colloca in piedi sul plluto di culatta, e si traguardi.I secondo la linea di mirn: mit perchè lo strumento ,·i si adatti bene, esso è alcun poco concavo dappiè. L'asticciuola serve a cllsporre la linea di mira nel piano verticnle che supponsi passare per rai<se d!!lla bocca da fuoco. Questo Rlrumento medesimamente serve per quadrante: e per tal fine, nella facciata opposta all!t succitata, e nel 1.rczzo della sua lunghe-6za perpendicolarmente alla medesima, vi ba un altro Incasso da fermarsi lo scorritoio clappiè; in questo caso la punta del· l'asticciuola segna i gradi sopra un arco cli circolo incii:ao sui· una faccia di una delle guide. L'anzi descritto alzo s·~ trovato essere il più como<lo fra quanti se ne siano Inventati, fra i quali se ne annovera uno J)Ur<~ ingegnoso ìn forma cli quadrante, e che serve all'uno e all'altro uso.
1\1.a i casi in cui un tale alzo si cloveva impiegare non erano molto freqnenti: que t'alzo fn ad ogni modo una delle prime manifestazioni di un alzo regolamentare u ti bile e quincli esteso ad un intero sistema di artiglierie, e nella sua forma primitiva adottata dal Gl'ibeauval restò anche in seguito in tutte le Artiglierie clel tempo ed anr.i fn adoperato fino alla fine del periodo 1 15-1 70 sebbene esso fosse in legno e di fattura assai rnclimentale. Sostanzialmente tale alzo del Gribeauval non veniva permanentemente :6.ssnto alla cnln,tta clel pezzo, ma era
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•
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PARTEl '.L'ECNICA -
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amo...-ibile e , olta per YOlta don'va eF;F;Cre appoggiato in posizione verticale snlla fascialta di culatta : nella, pratica nn tale alzo as unse varie forme t utte però analoghe a quella u deRcritta.
(]D
Flg . G99 - ,\lzo portabile <li legno dell'art lglìcria picmoute$e.
Però nel 1 60 nell'Artiglieria sarda era in servizio anche un alzo a forellini, costituito da una tavoletta di legno, con piedistallo ad arco di circolo per l 'applicazione alla, culatta del pezzo, e con una serie di forellini praticati sulla linea mediana della taYoletta, a disfanza di nn centimetro l' uno dall' altro . Era questo uno strume11to. che per quanto portasse la indicazione « M0 1848 », datava fin dal secolo XVI. -
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L'ALZO PORTA'l'ILE
Erano pel'(anto ben noti gli erro1·i che con tale alzo si commettevano e in direzione per i lievi sbandamenti dell'a~se degli orecchioni, ed anche in elevazione per gli sbandamenti più forti:
Fig. iOO . Alzo alla GribenuYal.
ciò spiega come anche nel periodo in cui si a,ffermavano gli alzi scorrevoli, si preferì !';C quest'alzo portatile. che potendo. i applicare sempre snl punto più alto della fascialta di culatta, anche quando l'asse degli orecchioni era sbandato , rappresentava un vero alzo a posizione ,erticale co. tante che non risentiva degli sbandamenti dell'affnsto, i quali, specialmente per l'artiglieria da campagna, erano . pesso rileva.nti: per la medesima -
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PAR'l'E 'l'ECN!C,\ -
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ragione il cannoniere, quando l'affusto aveva una ruota più bassa, non traguardava attraverso gli intagli di mira ma attraverso i punti più alti della fascialta e della gioia, che, all'occorrenza, venivano determinati mediante una suola, a pendolino.
Fig. 701 · Alzo di legno a forellini dell' urtìglierìa piemontese.
Però anche coll'impiego dell'alzo, per le distanze inferiori a quella di punto in bianco non si poteva dare la giusta elevazio~e perchè in tali casi si sarebbe dovuto dare un alzo negativo, cioè inferiore a quello naturale : occorreva quindi, come usavasi nell'Artiglieria napoletana, ricorrere al frontale di mira che in certo modo ricorda le « candelette )) dei cannonieri cinque-
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IL P U N'l'AMEN'.l'O 081 CANNONI
centeschi. Nell'Artiglieria piemontese si fecero invece le bocche da fuoco con un doppio mirino alla volata, cioè un mirino molto sporgente e foggiato a piastra con una finestra; sul fondo della finestra sporgeva iJ mirino della linea di mira naturale: sulla sommità dellà piastra era incavata la tacca per la linea di mira artificiale, parallela all'asse del pezzo.
Fig. 702 - ?liirino doppio dei can11oni piemontesi.
In seguito nell'Artiglieria piemontese per il puntamento a distanze inferiori a quella di punto in bianco venne adottato il « regolo con cursore )), costituito da un'asta graduata in millimetri, lungo la quale era scorrevole e :fissabile un lungo regolo trasversale, mediante il quale era possi156
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PARTE 'l'ECNICA -
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bile misurare la lunghezza della vite di mira dal' ·calastrello porta-chiocciola ad un punto di fede, determinato dalla cula,tta del canì10ne. Il puntamento col regolo a cursore si eseguiva mirando dapprima al bersaglio colla linea di mira naturale; poi,
,
..
F ig ., 703 - Regolo con cursore dell' artiglieria piemontese.
col cannone così inclinato, si :fissava il cursore in corrisponden: za della risultànte lunghezza.della vite di mira; si leggeva quindi sulle tabelle di tiro, opportunamente calcolate e destinate allo impieg·o del regolo con cursore, il numero di mHlimetri cli cui doveva essere sollevata la culatta perchè il pezzò, riuscisse pun tato alla, distanza esatta del bersaglio; .si spostava il cursore di tale mimero di millimetri e agendo poi alla vite di mira si 'sollevava la culatta fino a che il punto di fede si trovava ancora ·in corrispondenza del cursore. Invece di usare il r.egolo c-0n cursore si poteva dare la giusta elevazione al per.,zo corrispondentemente a distanze qualsiasi, riferendosi alle ·variazioni cli inclinazione della bocca da fuoco ·-
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IL P l:ì ).!TAJ\fENTO DEGLI OBI CI
corrispondenti ad un giro di vite di mira . Dopo aver mh:ato al bersaglio colla linea di mira naturale, a seconda che si volesse alzare od abbassare la culatta, si davano tanti giri di vi te di mira, in un senso o nell' altro, quanti occorrevano per ottenere una va.riazione complessiva di inclina,zi.one, quale risultava da tabelle oppor t una.mente ca,lcolate all' uopo.
* * * P er quanto si riferisce al « puntamento degli obici e dei. mortai )) devesi. rilevare che gli obici, le cui cariche moderate non richiedevano grt1ndi spessori di culattaf avevano la linea di mira naturale parallela all'asse del pezzo, e pertanto essi non aveva,no il punto in bianco.
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Fig. 704 - Linea cli mira degli obici.
Per il puntamento degli obici così come per i mortai e per i petrieri, i quali ultimi. erano ancora, in setvizio nella prima parte del peri odo che qui consideriamo, si adoperava il qua-drante o, come si chiama,ya allora il « quarto di cerchio )) che era una tavoletta graduata iu gradi, che si appoggiava sulla culatta da vanti al focone. Si inclinava la bocca da fuoco fìncbè un pendolino del quart o del cerchio, scorrendo colla sua estremità inferiore lungo la graduazione, veniva a segnare l 'angolo desi derato. La direzione era data col filo a piombo, qua,n do i parapetti dinanzi a tali bocche da fuoco non permett.evano cli puntarle direttamente. -
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PARTI!J 'l'IDCNI CA -
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È pertanto interessante di accennare alle modalità che le istruzioni del tempo prescrivevano nel puntamento col quarto di ~erchio, per ottenere la graduazione corrispondente all'ang·olo di tiro, che, alle piccole distanze ed in terreno collinoso, differisce sempre in modo notevole dall'angolo di elevazione dato dalle tavole. Il tiro in arcata colla granuta da 15 cent. si eseguisce caricando l'obic--i con piccole cariche e clanùo una forte inclinazione all'obice stesso. Conoscendo la distam:a del bersaglio, la tavola di t iro dà la carica che si deve adoperare e l'angolo col quale conviene puntare l'obice ; caricato l'obice colla carica stabilita si punta da prima sellZfl alzo dirigendo la linea di mira nel bersaglio; collocato quiudi il quadrante al cli so1)ra clel focone, si osserva il nui:nero dei gradi che sono segnati dal !)endolo del quaclraute così disposto (ossia -in sostcmzci s,i ,mis1wava l'(llngolo il-i sito); i gradi . in fai modo determinati si sommano con quelli dati dalla tavola di tiro se il _bersaglio è più alto della bocca da fuoco, e si sottraggono da quelli dati dalla stessa tavola, quando il bersaglio è più basso della bocca da fuoco; si abbassa quindi la vite cli mira fino al punto che il quadrante mantenuto nella stessa posizione al disopra del focone segna il numero di gracli ottenuti dopo la somma o la sottr azione indicata.
In sostanza, quindi, si aggiungeva l'angolo di sito alla elevazione relativa alla distanza orizzontale del bersaglio, ciò che non è rigorosamente esattoCol progredire del tempo, dato che l'impieg-0 ò~ll' alzo si fa. ceva sempre più necessario, si senti il bisogno di poter disporre di uno strumento di ma,neggio più facile e più pratico, e si ideò quindi l' « alzo scorrevole)), che poteva essere graduato ed impiegato rimanendo sempre applicato alla bocca da fuoco . Come intuitivamente si può immaginare, la realizzazione di un tale alzo si poteva ottenere e.o n un'asta di lei.n10 o di metallo, preferibilmente in bronzo, a sezione ooli!ronale, o circolare o semiellittica, graduata in millimetri · od in distanze, e munita di una testa opportunamente allargata per da,r e posto e portare la tacca di mira. Tale asta veniva introdotta in un foro praticato verticalment e nella culatta nel r>iano di simmetria del cannone. Le bocche cla fuoco di vecchio modello vennero in conseguenza opportunamente m-0di:ficate, ma tale modificazione fu possibile soltanto per le bocche da fuoco a culatta emisferica, che, per la loro forma posteriore e per la sicurezza data in tali -
2444: -
ALZL
sèormrnvoLI
tipi ·di e,nlatta ùall'eccedenza di metallo, si prestaYa.no facil mente ed impunemente ad tma tale pnforazione; mentre nelle artiglierie a cul di lampada si cont inuò ad impiegare l'a,lzo portatile. Il foro d'alzo era completato nella parte snperiol'e con
15
Fig. 705 • Alzi scorrevoli.
l'a1pplicar,ione di un tallone destinato a contenere la parte sporgente dell'alzo ed a costituire un arresto per la tacca di mira sulla linea 11aturale, noncb è .una linea di rifel"imento per le graduazioni dell'a i:.ta.
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PAR'l'E 'l'ECNI CA -
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La parte superiore dell'alloggiame~to dell'alzo · era provvista di una vite di pressione, cui si aggiunse in seguito una linguetta, che serviva per fissare l'alzo alle graduazioni vo_lute.
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F ig. 706 - Modificazione delle bocche da fuoco per l'applicazione clell'a.J:,:o scorrevole.
·. Il- puntamento .cominciò allora a praticarsi impiegando la tacca dell'alzo e l'intaglio della gioia di volata; ·ma l'a.Izo, collocato nel piano d'i simmetria della bocca da fuoco, dete1·minava -
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LA LINEA Ol M IRA LATER ALl!l
una linea di mira di lunghezza quasi uguale a quella del pezzo, in quantochè il punto di mira a,nteriore doveva necessariamente trovarsi all'estremità della volata, affinchè il ptmtamento non rimanesse impedito dalla volata stessa nei casi delle maggiori elevazioni. Siffatta luughezza, di linea di mira, pe1· le grandi elevazioni portava con sè l)nconveniente grave di dover ricorrere ad alzi eccessivamente lunghi; e pertanto non passò molto tempo per arrivare a riconoscel'e che la linea di mira potèva senza alcun danno essere sistemata late.mlmente alla bocca da fuoco, con che, approfittan do del pro:6lo esterno della bocca da fuoco, rastremato ver o la volata, si otteneva il vantaggio di poter siswmare il punto di mira anteriore verso la metà del l'artiglieria, riducendo quindi corrispondentemente anche la lunghezza, d'alzo alla metà.
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Fig. i07 - Linee di mira.
E così, pur mantenendosi ed adoperandosi ancora la linea di mira centrale per lé piccole elevazioni, si ebbero due mirini, fissati sugll zoccoli degli orecchioni e costituenti quindi due linee di mira laterali. Il punto di mira posteriore ~a impiegarsi per servirsi delle linee di mira laterali d.ovetk però essere co stituito in modo pat·ticolare, perchè, dnta la conformazione della culatta non era possibile di praticarvi altri fori laterali pe1; l'alzo, fori che a,v rebbero indebolito eccessivamente il fondo dell'anima, e compromes~a la resistenza della, bocca da fuoco . .,....., 2447 t
rA ll'l'B TECNICA -
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L'alzo, pm· rest,rndo nel piano di simmetria della bocca da fuoco· fu completato con un regolo orizr.ontale provvisto di due tncche di mira e sco1Tevole ti·a,sversalmente snlla, testa dell'alzo. Con tale dispositivo, mentre u11a-clelle tacche rimaneva nel piano di simmetria, del pezzo e serviva per la linea cli mira centrale, l'altra tacca si protendeva lateralmente e, nei tiri con grandi elevazioni, veniva utilizzata per la linea, di mira. la.terale, evitando così cli dover ricorrere alla linea di mira centrale , usando la quale con forti el~3"rnzioni sarebbero state necessarie delle notevoli ed anche ecc-essive lunghezz.e d'alzo. La possibilitA, che il regolo aveva, per sposta,r si t1·asversalmente all'alzo, clava mod o inoltre di correggere l'enol'e derivante dallo sbandamento, ciò che non era possibile ottenere coll'alw scorrevole semplice, la cui adozione era stata appnnto assai ostacolata per questa ragione. Nei primi tempi della 1·ig;:itlll'a delle bocche da fuoco i regoli orizzontaJi servirono anche a correggere « la derivazione » che si generava nel tiro con tali artiglierie ri.!rate. ed è oonortuno rilevare che tale derivazione era nn elemento nuovo che veniva ad aggiungersi a quegli altri cli cui gli artiglieri già. tenevano conto. 4, questo proposito è molto interessante un tipo di a1zo ideato dal capitano Andrei.ni dell'Artiglieria na,poletana, alzo che rappresentava, un'anticipazione embrionale sui sistemi che vennero poi realizzati molt.o lempo dopo. L'a,sta dell'alzo, di acciaio, era, infilata, e fissata in una camera imperniata sul bottone cli culatta cioè s11ll 'asse del pezzo mediante una vite di pressione :. tale asta era, inoltre munita <li un pendolo, che permetteva, di. <'lisporre l 'a!-:ta, stessa, esatta.mente in nn pia,no verticale. rnrigendo quin di al bersagli.o la linea di mira determinafa dalla tacca di mira po~ta sulla tèsta dell'alzo e dal punto più alto della ~ioia di vola,t a, tale linea, di mi.ra si trovava sempre · in un pia.no verticale passante per l'asse del pezzo, ossia nel piano i:li tiro che contiene la tra,iettoria. Era quindi co1·retto qualsiasi. er rore derivante dallo sba,n damento. Evidentemente il principio sul quale si fondava l'alzo Andreini era 11erfett~mente i.clentico a qnello seg'uito nella realiz-
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l l!'ig. 708 - Alzi con r egolo orizzontnle.
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PARTJJl 'l' ECNICA -
1815 - 1870
zazione dell'alzo portatile del quale già si è parlato; ma nel tipo napoletano la soluzione era più pratica, ed a.nche maggiormen te esatt.a , tanto che, come fu accennato, molto tempo dopo e accompa.gnandovisi i perfezionamenti permessi dalla tecnica ed i miglioramenti suggeriti dalla pratica, il principio e la soluzione su cui si fondava l'alzo Andteini vennero introdotti e seguiti in tutti gli apparecchi di puntamento delle artiglierie moderne.
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Fig. 709 - Alzo del Capitano Anclreini per la correzione dello sbandamento.
Le distanze superiori a quelle di punto in bi3,J1co richiéd~vano la conoscenza dei valori d'alzo corrispondenti: si compilarono perciò delle tabelle, che non erano se non rudimenta,li tavole di tiro, le quali Yenivano consultate al momento del bisogno, oppure talvolta, specialmente per Ie artiglierie da cam pagna, veniva.no addirittura incise sul materiale. Come esempio riportiamo qui alcune tabelle d'alzo:
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2450 -
'l'AVOLB or P lJKTA)lEl'ìTO
TAVOLA A Avnto in biamco del cannone da 12
(Palla, inzocchett.ata; carica 4 libbre)
Passate dolle polveri al pt·ovino, in tose
A lzi in linee
~ 110
I
115
I
120
i 125 i mo
1
135
I· HO
232
239 276 311
Passato di pun to ìn binnco in teso
o
2
2
181 210 238
4
26<l
fl
$
10 12 14 16 18 20
2-2
24 26 28
30 32 31 36 38 !O
42 44 46 48
••
28t) f315 l:!39 362 38.J: 406 427 448 468 488
507 526
1;)4'5
563 581 5B8 615 632 649 060 (S82
697
183
218 2-!7 .274 /'!00 1320 :l51 H75 398 420 442 :t63 484
504 024 f>43
562 581 600
618 635 652 660 l:i87 70± 719
11:)5 226 256 254 fl63 388
203 234 265 294 1322 349 875 401
411
*2-'5
434 4513 -1-78
4<18 471 494 516 5137 558 578 598 tll8 037 656 675 693 711 729 7-16 763
H11 838
?iOO
021 5!1 561 581. 000 6t9 037 655 673 691 708 72:j 7-!1
210 242 274 ·304 3p3
ì361
3S7 413 J.38
4U2 486
509 531 553 575 596 617 637 6ii6
076 695 714 732 750 768
785
217 251 28:l: 1314 343 372 400 426 451 476 501 524 547
570 592 ti13 634 655 675 605.
715 73:l: 753 ·771 789 807
225 259 293 324 854
268 30-2 334
515
1365 385 424 451 478 503 :.530
MO
555
RS4
412 438
464 490
i>63
774 794 813
&31
871
586
579 603 626
673
670 692 713 734
. 699 631 652 6!,)4 714 734 754 '773 792 811 829
344
376 406 436 464 492 519 545 570 595 619 64.'l 666 688 710 732 •753 774 794 814 834
648
754
832
854
Volendo tfrare a palla senza zocchetto, una lunga e diffusa pratica insegna di aumentare gli alzi precedenti di due linee: in questo solo caso la prima linea orizzontale sarebbe utile, servendo a dinotare le passate cli punto in bianco naturale. Gli alzi van mis urati perpcnclicolurmente all'asse del pezzo: misurandoli come alcune volte si usa. sul prnlungamento del rinforzo di culatta fa d'uopo moltiplicarli per 1,044.
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24.51 -
PAR1'fD '.l'ECNI CA -
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:.L'AVOLA B P1.11nti in biamco del cannone da
6·
(Palla, senz,t 2occhetto; carica, 2 libbre) Pass ai.e delle po I.veri al provh10 in tese
A lz·i.
100 in linee
I 105 I 110 I 115 I 120 I 125 I 130 I 135 I 140 Passate di .p unto in bianco in tese
.
o
194 223
2 4
o
I
250 277
201
209
217
231
240
260
269
287
224
332
248
256.
278
287
297
307
323
334.
239
246
253
265
273
281
296
305
315
~90 324
317
326 I
336
346
356
355
366
37'7
387
8
302
10
326
313 337
349
360
345 372
384
395
407
41'7
12
349
361
373
385
397
410
422
434
14
373
.385
898 420
410
435
447
460
446 4'73
483
423 '446
460
473
486
499
488 507
498
511
525
521
536
550
530
545
560
575
552
567
583
598
16
394
40'7
18
415
456
470
20 22
436
428 442 450 '·' 464
479
493
455
470
485
500
24
475
490
506
52.t
515 537
26
094
28
513
510 529
30
· 531
l
526
542
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604
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545 565
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598
615
611 ' 627 632 649
665
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618
635
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583
34
566
584
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1337
36
583'
601
619
638
656
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2452 -
643 687 '708 729
TAVOL I~ 01 rU:>l'l'AMl!:NTO
TAVOLA O Abbassamenti della linea dJi 1nim del cannon·e da 12 sotto il centro dello scopo
J
(Palla inzocchettata; ca,rica 4 libbre)
tese
Diminu11,io.no pe1· la mancnnza, dello inzocch.
P assate delle pol veri al provino in tose
Distanza in
120
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130
140
I
Pie· Poi- Pie- , Pol- Pic- j Pol- l?io- j l:'ol- Pie- I Poi- Piedi / cli lici di lici di lici di lici d i lici I
I
Pollici
40
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l'ArtTrn '.l'l'X:NJCA - -
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TAVOLA D Abbassarnenti della linea di mira del oan11,one da 6 sotto il centro del bersaglia' (Pa,l la senza zocchetto; carica, 2 libbre)
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Passate delle polveri al provino in t.ese Distanza 100 110 120 130 140 in tesE> Pie- / Pol- Pie- r Pol- Pie- /Pol- Pie- jPol- ·Pie-1Poldi lici d i lici di lici di lici di lici
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NO.P.ME> PRATICHE DI PUNTA)HiJNTO
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Di pa,r ticolare importanza nel tiro riuscivan-0 evidentemente le polveri per le loro caratteristiche, ossia, per quelli che so· litamente si chiamano i « dati . sulla pÒlvere )). Le polveri usate n'on avevano una vivacità costante, sì che esse mediante un adeguato provino dovevan-0 essere controllate nei loro effetti, partita per partita. Il provino era costituito da un piccolo mortaio, che la,nciava un globo di bronzo di deter·minato peso col quale si sperimentavano le polveri, o col metodo detto « per compara,zione )), oppure col sisteiua delJa (< gittata assoluta )). Questo piccolo mortaio era di bronzo e posava sopra un ba· samento piano col quale formava un solo tutto essendo fuso con esso; il mortaio aveva una inclinazione di 45 gradi per rispetto al basamento, ed il basamento era poi stabilmente incastrato in un pezzo di pancone, detto zoccolo o sottobasamento. Le polveri giungevano alle batterie contradistinte dalla gittata, o «passata)), ottenuta con esse al provino, e pertanto: scelta sulla tabella d'alzo la col onna intesta.ta con tale passata si cleterminaYa, l'alzo occorrente per la distanza alla quale si voleva tirare . Naturalmente, per la voluta, celerità del puntamento e per ottenere il desiderato effetto snl bersaglio, ,occorreva conoscere colla, maggiore esattezza possibile le distanze del ber - · saglio, e , perciò, sovratutto nella specia.lità da campagna, la stima· delle distanze era tenuta in grande c-o nsidera.zione e Je maggiori cure erano rivolte alla istruzione relativa.
Per effettuare la « stima e misura delle distanze )), l'I stru · zione sulle « Nozioni sull'Artiglieria da ca.mpagna >) del 1849 così si esprimeva : Il buon risultamento dei tiri dell'artiglieria cli campagna dipende particolarmente dalla conoscenza ùella distanza a cui si trova il bersaglio. La misura di una simile distanza non si può eseguire in campagna con mezzi ordì· nal'i, ma conviene bensì stimarla generalmente a vista od al più misurarla i mpiegando il pezzo a guisa di stadia. Nei tiri contro la fanteria, per mismare la distanza del bersaglio, si d!rii;erà da prima la linea di mira, impiegando un alzo qualunque, alla sommit11 della copertura di un fantaccino, quindi si alzerà. l'alzo in modo che la linea
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di mira passi ai piedi dello stesso soldato. I numeri 4000, 3100 e 3100 (1), secondochè il puntamento f11 eseguito con un · cannone da 16, con un cannone da 8 oppure con un obice, divisi per ' la differenza tra i due alzì, daranno la distanza approssimativa del ~emico espressa in metri. Suppongasi per esempio di avere puntato con un cr1nnone da. 16 e con l'alzo di 10 millimet.rì nella sommità della copert11ra di un fantaccino, ed aver quindi alzato l'alzo sino alla altezza di 16 millimetri per ottenere il puntamento al piede; il numero 4000, diviso per la clii'ferenza cli questi alzi, che è 6, dlt 666 metri circa per la distanza del nemico. Se il tiro, 1nvece di essere diretto contro la fanteria lo deve esser contro la cavalleria, allora si avrà In. distanza con questo stesso metodo impiegando i numeri 5200, 4100 e 4100 invece dei suaccennati. Questo metodo cli misurare le distanze del nemico ser vendosi del pezzo come stadia è fondato s,ul principio, che l'altezza òi un soldato a piedi compresa la copertura del capo sia cli m. 1,90, e quella di un uomo n. cavallo sia di m. 2,50; mn simili altezze non sono che una media delle vat'ie altezze degli uomini a piedi e a cavallo, per cui si possono fare notevoli errori calcolando le dìstanv.e in questo modo ; "<:lel resto un simile metodo non è applicabile che allorqu:rnclo il nemico si presenta totalmente allo scoperto; negli altri casi, che sono assai frequenti in campagna, non resta al tro mev.v.o agli artiglieri che di stimare a vista queste stesse distanze. Siccome le distanze, cbe si devono giudicare a vista nell'impiego clelle bocche da fuoco di campagna, sono assai maggiori di quel che lo siano uell'uso delle armi portatil i, l'i::{rnzio11e, colla quale si eser citano gli artiglieri a giudica re delle distanze a vista, è più estesa, più difficile e più impor t:rnte cli quella che si fa ai soldati di fanteria. Non convien perclere cl.i mente in queste istruzioni, che gli oggetti ad oc· c!Ùo nudo sono veduti più o meno distintamente, in ragione della maggiore o minor bonfa della vista dell'osservatore, epperciò che l'istrnzione della distanza, quantunque si facci;i. a iJiù individui riuniti, è affatto inclividuale. Quest'istruzione nell'ar t,jglieria è di visa in tre eser~ituzioni. Nella prima si esercitano i cannonieri ·a marciare. nl passo cli un metro, col quale si fanno clai medesimi misurare le distanze. Nella seconda esplorauo i cannonieri la portata dei loro occhi col guardare oggetti posti a distanze fisse, e col riconoscere come si rendono acl essi gradatamente meno visibili a misura cbe si allontanano. Nella terza si applica la seconda esercitazione. a varie distanze. La ter.za esercitazione conviene che sia ri11etuta su terreni variati e superficie cli grande estensione, giacchè nei siti r istretti, dopo alcuni giorni dì scuola si conoscono talmente le distanze in tutti i sensi, che riesce :iffatto inutile l'esercitazione.
(1) Evidentemente il suddetto numero 4000 è il prodotto dell'altezza rtel fantaccino (m. 1,90) per la lunghezza della linea di mira (2,11) moltiplicnto per 1000, dato che l'alzo era grncltrnto in millimetri.
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Conviene anche indurre i cannonieri a rendersi famigliare quest'esercitazione sulle strade anelando a passeggio, col giudicare delle <!Istanze t ra due punti qualunque e col riconoscere camminando fra i clue mmti prefissi ni passo. metrico lu pos itiva distanza fra essi. Per gli uomini isolati altra esercitazione utilissima si è cli fissarsi un punto cli partenza sul terreno con un baslone, oppure scegliendo un albero od nn altro oggetto ,·isibile, ecl allontanarsi da esso nl passo metrico, soffermandosi a determinate distanze, ed osse1·,·nre le clist:rnzc percorse, per formar l'occhio alle medesime.
Giungendo cosi verso la metà del secolo XIX, il puntamento: sebbene non più r udimentale, era sempre ba. ato su elementi assai semplici, giacch ! gli effetti del fuoco non avevano anoora raggiunto quel gr ado di potern~a,, che obbliga, oggi le batterie a celarsi, sotto pena di immediata, distruzione : e pertanto il puntamento 110n aveva ancora §entito la necessità cli ricorrere a metodi. di puntamento indiretto che sono appnmo quelli che presentano il maggior uumero di ·questioni cla i·isolvere e ricliieclono l'uso cli strumenti e J'impiego cli apparecchi ruolto complessi e svariatissimi. Gli a ttre;,:,zi cli pu11taimento id.cH,ti, costruiti ,ccl nsati nell 'epocai qui co11siderata, -· e che a, noi sembrano oggi. l'~spressione più naturàle ed immediata del pen~iero tcenico. quale poteva fonnarsi jn quei tempi con i limitati mer.zi di allora, - per giungere all'tissetto defi nitivo richiesero lunghi anni cli studio, la ren.lizzazione di nume1·ose esperienze, ecl. anche dibattiti e discussioni travngliate, fenomeni tutti che ci potrebbero sembrare vani o cli minima imp01·tanza se non tenessimo conto di esigenze d1 e oggidì J1 011 esistono più. e che d'altra pal' te n.oi. non ricor · diamo neppme od ignoriamo addirittura . Così ad esempio. per molti anni fn contrastatn l'adozione del mirino. in Yolata per le artiglierie da mnro , temendosi non infoncl.n.tnmente, che il mirino così. a,11.oga,to ncll<~ cannoniere di montagna fosse d'incaglio nel rinculo ; rinctùo, clic è bene ;:·icordare, non avveniya, allora secondo l'asse del pezzo. ma parallelamente al piano d'appoggio dell'installazione : cosicchè la volata, innalzata nelle grandi. elevazioni, rinculava, restando alln, 137
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medesima altezza e sfì.orando il cielo della cannoniera : proprio per questa ragione vedremo in seguito apparire i congegni per batterie a, cannoniera minima, destinati a provocare l' abba,ssamento della volata durante il rinculo. :Bj perciò di alt o inter,esse retrospettivo gettare uno sguardo sull'. opera della « Commissione Ordinaria )) e del « Congresso Permanente dell'Artiglieria)) esistenti in Piemonte, i cui Atti costituiscono anche u1t ammonimento esemplare per i posteri, e ~ono davvero ammirevoli e degni di essere meditati per le loro caratteristiche di oggettività, di esattezzai, di coscienza e di pond,eratezza di giudizio ·1el modificare, nell'aclott.a re e nel respingere: · pregi tutti che sistematicamente si riscontra.no in tali Atti. Essi sono altresì di non trascurabile valore storico, giac~hè questo vivace fermento di opinioni, di dibattiti, di perfezionamenti e di innovazioni, mentre dimostrnno, per parte di quei nostri maggiori, la conseguita maturità del concetto di punteria - che l'imminente avvento della riga.tura dovrà fecondare: trasformare ed ampliare - riflettono altresì i bagliori calorifici del tempo cl,el nostro riscat to e ci most rano la tecnica, non già in fredda speculaziom~, ma in opera ardente sotto l'incalzare degli avveni.IU('.lnti degli anni leggendari di Peschiera, di Goito, della Cernafa e di S. Martino.
Si riportano quindi- integralmente le relazioni, quali sono pubblicate nell' << Annuario d' Artiglieria)) dell'1:~nno 1847; relazioni che spiegano e comp1eta.no le notizie :fin qui esposte sugli strumenti di puntamento. ' Nel 1847 la << Commissione Ordinaria)), rhtssumendo gli t;tudi fatti da, .tre Co~nmissioni speciali, che negli anni 1840, l.845 e 1847 erano state incaricate di migliorare il metoclo di punteria, così concludeva : 1° - Che l'angolo cli mìru naturale venisse interamente soppresso nei pezzi d lt muro., atteso che questi tirano quiisi sempre al <li qua dal punt.o in bianco; 2° - Che nei cnnuoni da cam110, in cui l'angolo di mira è necessario pel tiro a metraglia a p.iccole distanze, ove l'uso clell'alzo incagl.~erebbe la celeri t?t
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:1II0LI01V\)IFJN'l'l c-,EGL T ,:;TJ! U MIDNTI 01 PIJ N'l'A)llDN'l'O
cotanto necessaria in tale clrcost::mzn. detto angolo fosse soltanto dimi nuito in gni!:a che. quando la Jinen di mira è oriz7,0ntale. la trniettorla non oltreJ.,'1SSi in alcun punto l'altezzn cli un fan ( a ccino, climlm1zione a ncl1e vantaggio~a per tiro cli striscio; 3° - Che per introclurrc la massima uniformitì1 possibile nell::i punteria dei Ptr/4zi da cnmpo, alla p1·ecedente condi7.ione nello !'tnbilire l':111golo di mira. si aggiungesse quella, cbe il punto in bianco naturale fosse :11111 stessa di· stanza tanto pel JJezzo da 10. che per qnello dn S. <l'oncle ri:rnltano gli angoli cli 24',21" pel primo, e di 25',28" pel secondo; 40 - Cbe tale uniformi tà non fosse esteusibile a ll'obice. in cui conviene owglio non aver nugolo di mira. perchè !:1 spara frequentemente coll'asse orizzontnle, e non si potrebbe portare il punto in bianco alla <listonza di quello dei pezzi dn · S e 16 che con un a ngolo di l". soverchio per il tiro a distanze minori: 5° - Che J'annullaruento. o la diminuzione dell'a ngolo cli mira si operasse coll'innestare alfa gioia, o fascia cli mira un conveniente mirino; 6° - Che per obbligare il puntatore ad adopcrnre l'alzo, e per evitare gli errori che na1,cor10 clalla cl i(Jicilc scelta dei pun ti culminanti, enori che i::ono !:empre di gran lnnga superiori a quelli che possono provenire d/llla possibile inclinazione dell'nsse degli orecchioni sull'ori7.zonte. l'11l?',0 fosse fisso alla <'ll · latta dei pezzi tanto da mm o. che da rnm11ngua; 7° - Che l'alzo consistesse in un eilìndro cli ottone della lunghe7.za cli 150 ntillimetri per i cannoni da cam110. cli 200 millimetri per qnelli da mnro. non che per tutti gli obici. P l!'r aduato secondo le distanze da JOO in 100 metri per le artiglieri<' da carnpngn11 . ed in p:irti uguali per quelle da piazza, o d'assedio; 8° - Che tale alzo fosse scorrevole in un bnco cilindrico incavato nelln gro5;sez7.a della culatta contro il pi:mo posteriore c.lcl plinto. buco, che non t rovnnclosi nelln sezione probabile di rottura . non può essere pernicioso a!ln resistenza neppure dei pezzi <l i ferro. come lo dimostra l'esperienza in a ltri paesi ; 9° - Cile nll'attuak qnaclrante poco esatto tanto per l' imperfetta roobilit/1 del pendolo, che per :n·ere lo zero a metà, ciò che necessita un'operazione mentale nel valutare l'angolo cli proiezione. si sostituiscn m1 altro quadrante, nel quale tali difetti sono emendati; l0°_- Che tale quadrnnte s ia adoperato nella punteria clei mortai. e nel ti ri <li rimb:il7.0 dei cannoni (l'assedio. ccl in arcata cogli obici, ove altrimenti l'alzo dovrebbe :were dimensioni esagerate ; U 0 - Che nei tiri di 1·1Jubalzo coi c:innoni. od in arcata cogli obici, si faccia nso clelln lunghezza de lla vi te tli mira, ner misurare la quale si propo::;e una riga metrico con cursore; J 2° - Che t utte le I)receclenti proposte, abbcnchè genera Imente al)Jll'O· n1l<' dagli artiglieri, non siano adottate senza assoggettarle olla espe1·ienzn nelle scuole dì tiro.
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Il cc Congresso P ermanente» non dissentendo, sotto il punto di vista teorico, da,l la soppressioue dell'angolo di mira di cui al 1° articolo, esprimeva il timore che in pra tica il mirino proposto nel 5° arti.colo, riuscendo per i pezzi. da, muro cli notevole altezza, potesse essere d'incaglio nelle manopere di forza, nelle operazioni di punteria, e all'a tto del rinculo nelle cannoniere delle casematte di montagn a, tanto che avrebbe perciò preferito un cc frontean de mire)) all' Olandese o altro genere di rniriuu similare, ma amovibile e per cui il puntamento potesse essere eseguito con o senza il mirino di cui all'articolo 5°. Il Congresso approvava il contenuto degli articoli 2°, 3°, 4: ed anche del 5° per ciò che spetta ai pezzi da campagna. In quanto allo articolo 6° era d'opinione che l'utilità dell'a1zo fisso o mobi1e, si misurasse dall'uso più o meno frequente dell'alzo nelle diverse sorta d'arUglieria, e s<>condo la ma,ggiore o minol'e abituale vivacità del fu oco loro, e con.chiudeva « essere l'a.17.o fisso conveniente per l'artiglieria da ca,mpo; doversi studiare un alzo portatile adatto alle artiglierie da piazza e d'assedio )). Il Congresso 11011 disaprirovava il genere d'al½o fisso proposto agli articoli 7° ed 8° ma desiderava che lo si esperimentasse nei pezzi. cla campo, non solo sotto il 1·apporto del tiro in ogni posizione delle ruote, ma anche otto quello delle degl'adazioni che l'tLlzo può soffrire nelle mm:cie. Entrando poi pienamente nelle viste dei rimanenti a,rticoli, proponeva che nell e a,utuunali scuole cli til'o, per espel'imento, si munissero di mirino :fisso : Un cannone da muro da 32 F; un cannone clx muro da, 32 B : che allo stesso titolo sperimentale si munisseto cli alzo scorrevole entro un huco fatto nelÌa culatta,; Un cannone da muro da 32 F., considerato pcl servizio da costa; Un obice da mm-o da c:ent. 2~ li' tla costa; ' Due ca,mi oni da campagna cla 1G; Due cannoni da campagna da S; · Un cr:1nnone da montagna da 4:; Due obici da campagna da ccn't. 15 B 1(senza camera); Un obice cl.a mo:n.tagn a da cent. 12; e finalmen te che « si continuassero gli studi sugli alzi e 0
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l\IIGL10J1 ,\:'1IENTI YEGLI STRU:'IH:ci:'l'I DI PUKTA:,H:.KTO
m1r1m, ~pecialmente riguardo allo sparo nelle cannoniere delle casamatte da montagna >>. Il Ministero, approvando le esperienze proposte dal Congresso Permanente, si riserbò cli decidere sul rimanente, quando gli fossero noti i risultati cli quelle, dichiarando « che ove fossero per adottarsi. le innovazioni proposte, ciò dovrebbe solo intendersi rispetto alle artiglierie, che in a:vvenire si avessero a costruire, non già per le esistenti)). · ·Le esperieilzc proposte dal Congresso Permanente furono . eseguite alla scuola di tiro de]., Poligono di Vena.ria Reale, e gli ufficia1i incaricati delle esperienze riferivano . nella lorç rela,zione: 1° - I mirini esperimentati sui clue cannoni da 32 facilitano e reudono più esatto il puntamento a distanza considerevole e sono utilissimi pei til'i al cli qua clel punto iu bianco per la soppressione clelrangolo di mira che ne risulta; 2° - L'alzo fisso in culatta del cannone da 32 di ferraccio, superiormente accennato, non fn esperimentato per la ristrettezza dei colpi accordati. f'n però esperimentato nelle altre bocche da fuoco, e si osservò che la compressione della vite destinata a tenere l'alzo a sito vi cagionò delle concavità, a malgrado fosse questo riparato cla una lamina d'acciaio. Queste concavità poi facevano sì che l'alzo nel venir fissato alle diverse altezze occorrenti, girava alcun poco nel proprio asse sviando dalla direzione del tiro la linea segnata sulla capocchia. Le medesime concavi.tà furono anche cagione che non si poteva accrescere o diminuire Ì'alzo cli uno o due millimetri , perchè la vite tendeva nel addentrarsi nd fondo della medesima ed a rimettere. l'alzo all'altezza conispondente alla concavità. La gracluazione in millimetri .degli alzi impiegati nella scuola cli tiro non fu utile, perchè non comprendeva l'altezza della capocchia ecl era confusa; se però sarà eseguita a dovere potrà considerarsi · come la sola necessaria, . perchè servirà a tutte _le specie cli tiro ed a tutte le bocche da fuoco. L'alzo e la sua vite non dovrebbero essere fissi al pezzo che in . nzione, per evitare i cleterior:.imentl. Onde poi il canale si potesse facilmente pulire, e li: acque .che possono introclurvisi abbiano il necessario scolo si troverebbe cQnveniente -di prolungare il cnn,;tk sino alla parte opposta o collo stesso diametro, con che si potrebbe adoperare tlll nlzo di una sola lunghezza per tutte le bocche cla fuoco fla campagna se si adotterà la sola graduazione in millimetri, oppure con diametro alquanto inferiore verso l'estremità, tanto che l'acqua abbia lo scolo necessario.
In _genere dnnqu€ si può dire che la Sc,uola, di tiro, per quanto aveva tratto all'impiego degli alzi, segnalò bensì. in essi -
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l'AR'l'ID T8CNICA -
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alcuni difetti di costruzione, ma nessuno però di tali difetti intaccava comunque il sistema ed il principio fondamentale relativo . 3° - Jl regolo corsoio non solo fu r!l!onosciuto utilissimo nei tiri di riwba lzo ed in arcata perchè somministra un puntamento più esatto che non il quadrante; ma anche utile nei tiri di pien colpo, allorchè non si può far uso dell'alzo; parve però conveniente averne di due diverse lunghezze, una maggiore per i tiri poco elevati, l'altra per i tiri più elevati. Converrebbe poi che i corsoi fossero più lunghi e elle questi due regoli venissero esperimentati con pezzi incavalcati su affusto mod. Gribeauval e su affusto di nuovo modello; 4° - Non si . potè esperimentare il quadrante, perchè l'Istruzione della scuola non ne parlava, e gli ufl.ìcinli ad essa addetti non conoscendolo, non ne fecero richiesta.
In seguito a tale rapporto, fu subito nomin_a ta una . speciale Commissione di Ufficiali di Artiglieria per esaminare gli ahi dei cannoni che ~1Vevano servito alla scuola. Essa, fu di parere che fosse conveniente : 1°· - Smussar l'orlo del foro dell'alzo ed aument:ne la differenza tra il suo diametro e quello dell'alzo, onde impedire che l'introduzione di questo riesca malagevole per qualche piccolo storcimento, per ossiclazione o per la esistenza di qualche corpo . estraneo ; 2° - Fare in ottone le parti che .eransi fatte in ferro, come la catenella e la vite, ed evitare la piastrella; tutto ciò per antivenire l'ossidazione; 3° - Non lasciare il foto dell'alzo esposto aJJe intemperie, ma bensi turarlo tosto che gli alzi vepgono ritirati; 4° - Far comunicare il fondo del foro coll'esterno mediante un buco di minori dimensioni.
Tutte queste osservazioni furono a tempo debito discusse dalla Commissione Ordinaria. Nel 184S vengono affrettatamente messe in sta,to, di guerra le piazze forti, e fra l'altro r « Annuario d'Artiglieria >) del 18481849 registra : Incalzando nel 1848 gli avvenimenti, la Commissione Ordi.naria mista, -fra le altre sue determinazioni sopra la punteria delle artiglierie da campa gna, appigliavasi 'anche a questa per c1uel.le da muro, vale a dire -risolveva che si apprestassero per inviare nelle piazze forti cli Genova e di Alessnuclria -
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MIGLlOP.Al\fIJ:NTI l\lcGLI S'l'R U::SlrnN'J'I DI PUNTAMJ])NTQ
10 alzi, similì ai precedenti, ma in cui fosse sostituito alla scanalatura ed allo sçonitoio una serie di fori per cui t raguardare, e distanti un centiU1etro l'uno clall'altro.
Queste disposizioni non erano però che temporanee. La Commissione poi, a cui era stato commesso di proporre un nuovo affusto d'assedio per l'obice da cent. 2~ da costa, ;;1,veva pure il carico di presentare un alzo proprio alle artiglierie d'asS€\di.o, per le quali nulla sino allora era stato trovato. L'alzo nelle artiglierie d'assedio si adopertwa soltanto nel tiro di lancio, e perciò « doveva essere fatto con somma precisione, della. quale qualità tat1to l'alza ai legno a, fori, quanto quelli a d'e nti' andavano privi». Prima cli. risolvere circa a questi alzi, si propose che temp·oeaneamentc si usasse nn alzo portatile al1a tedesca, di ottone, munito di un piombino, con cui ricercavasi il punto culminante del plinto. Quest'alzo consisteva in due regoletti paralleli e gradua.ti, fra ·c ni si moveva, un traguardo con un foro pel quale doveva passare la linea di mira. Superiormente i due regoletti erano uniti da una specie di architrave o frontone, ed inferiormente erano fermati sopra un~ base per cui si posava lo strumento stilla cula,tta delle artiglierie, e per questo fine tale base doveva essere o cilindrica, o cqmposta di due piani costituenti un angolo diedro . Nel primo caso la curvatura doveva essere minore di quella, del plinto del pezzo di assedio più piccolo, che era allora l'obice da 15 cent. F. 1\fa in ambedue i predetti casi la graduazione era diversa per tutte le bocche da fnoco; e pertanto quest'inconveniente era, minore quando la, base aveva forma cilindrica. Il Ministero della Guerra, sentito il parere del Congresso Perma,nerÌte di Artiglieria, approvò l'uso temporaneo dell'alzo di ottone colla base ad n,ngolo diedro, l'apertura del qua.le dovevasi determinare in guisa che l'alzo essendo collocato sulla culatta di mezzano diametro delle artiglierie da muro, la tangenza cli essa avvenga nel mezzo delle due faccie piane dell'angolo. La graduazione debba cominciare dalla parte superiore della culatta media.
Il Ministero però nel 1848 accolse le proposte formulate dalla Commissione in riguardo. deg'li alzi scorrevoli ma soltanto -
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per ciò che si riferiva all'artiglieria, da campagna, mentre per le artiglierie da muro l'adozione degli alzi scorrevoli fu rilu·data fino al 1855: per queste ultime fn adottato per allora un succedaneo di. ripiego, praticando nelle' mire di volu,ta un foro triangola.re curviUneo avente la base inferiore concentrica alla se;,;ione della volata e portante un'altra tacca di mira. Nelle artiglierie da muro si ebbero così cl.ne linee di mira: una parallela r.tll'asse passante per la, sommiti1 della mira, e l'altra passante per la tacca ri cavata nella ba e del foro e facente nn angolo di 2° colla prima .
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Fig. 710 · Quadranti a livello dell'a rtiglieria piemontese.
Pertanto nel corso del 1848 H Ministero deliberò : 1° - Che tutte le artiglierie dn cnmpagna ln uso o che si getternnno In avvenire venissero mun'ite di alzo grad uato in millimetri, e scorrevole in un toro da oprnrsi nel plinto di culatta, e così un solo alzo servisse n tutte le anzidette artiglierie; il qual for o fosse trapassante, afiluchè l'acqun piovana non vi si possa soJiermare con danno dell'alzo stesso ; 2° - Che si minorasse l'angolo di mira dei cannoni cla 16 e da 8 dn campagna, adattando ad essi mirini dì tn le altezza sopr a la giola da formare 1111 a11golo tale che, la traiettol'ia ottenuta con linea cli mira naturale, non oltrepassasse in nessun suo punto l'altezza di tm uomo; epperciò il mirino del cannone cla 10 fosse alto mill. 15 e mlll. 12 quello <la 8; 3° - El che ogni obice oltre l'al1.o scorrevole per tiro cli lancio, venisse munito cli 1ui quadrante del nuovo modello.
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ìlfIGLIOIL·\ MIDNTJ NEGLI S'l'RU111DKTI DI J:' UN'rAll:lEN'l'O
Questo nuovo quadrante, consistente in un pendolo e un quadra,nte mefallici, incassati in una tavoletta di legno qua drata, era stato esaminato e giudica.t,o conveniente per l'uso a cui destinavasi dalla Commissione Ordinaria e dal Congresso Permanente cl' Artiglieria,, e poscia approvato dal Ministero della Guerra: IO
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F·ig. 711 - Al7.o a denti (da dispor si a mano sulla culatta).
Ma poi parendo che siffatta tavoletta, a,ppunto perchè di legno, potesse venire al terata. d'all'infiuenza atmosferica, locchè avrebbe nociuto alla. precisione dello st romento, veniva proposto dì sostituire alla tavoletta, un telaietto quadrato di ottone. P er altra parte venendo osservato che l o stromento per ta,le rµutazione sarebbe risultato più _dispendioso, più fragile, di più difficile ra.cconciamento, incomodo a maneggiare, e la maggior sua precisione per l'anzidetta modifi.ca,zione pa,r endo tornare cli poco giovamf.mto nella pratica, fu conchiuso di serbare il quadrante quale era già stato proposto ed approvato . Frattanto nel 1848 incalzando gli avvenimepti la « Com missione Ordinaria mista >) adottava la seguente risolur,ione per cui: « tutti i pezzi da campagna che non era.no forniti di alzo scorrevole, si fornissero d'un alzo a denti clel tipo Belgico, simile a quello già da tempo adoperato con buon esito dall'artiglieria a cavallo )). -
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Quest'alzo foggiato a denti e costituit o in legno, era strumento di ripiego, che, date le limitate esigenze del puntamento dell'epoca, s-erviva assai bene per la sua robustezza e per la sua semplicità. Il suo orlo inferiore aveva la curvatura della fascialta di culatta su cui' si adagiava, mentre ·l'orlo superiore era sagomato a, gradini, l'altezza di ognuno dei quali rappresentava lo svi luppo d'alzo per la distanza sovr'esso segnata. Mediante la impugnatura laterale bastava far strisciare l' alzo sulla fascia,lta fino a rendere ve1·ticale la linea di fede del dente che interessava, e poi traguardare per questo dente e per ~a · gioia . 'l'ale alzo è cli notevole interesse giacchè fu uno dei primi tipi che portava la gr aduazione in distanze, e venne dato in 'd istribu zione regolare. 1\fa nel 1852 una « Commissione di Ufficiali del Reggimento da Piazza>> riprendendo ancora in esame per le artiglierie da muro le varie questioni refative al puntamento, presentava le seguenti proposte : 1° - Di segnare con Llll intaglio ben apparente il punto culminante della volata dei mortai, onde facilitarne il puntamento ; 2° - Di sopprimere l'angolo di mira naturale nelle ar tiglierie da muro, perchè queste t irano ordinariamente a distanze minori del punto in bianco, e l'attua! sistema_di punteria per simile caso è lungo ed inesatto; 3° - Di adottare per tutte le artiglierie l'alzo scorrevole in un for<• praticato nella culatta, sopprimendo così gli antichi. che ;;ono graduati in pollici e non son servibili in tempi umicli perchè non scorrono, é quelli d'assedio provvisoriamente adottati nel 1848 che sono incomodi e non permettono di dare un alzo minore di 20, mm.
Il « Comitato Centrale d'Artiglieria», inteso il parere del Direttore del Materiale accettò soltanto la 1" proposta che fu pure approvata da,) Minj stero della Guerra, mentre pur riconoscendo im por·tan tissim::1., la 2" proposta, pur già , st udiata ma non a11cora decisa dai. Francesi, volle. che essa venisse sottopo sta ancora, a,cl ulteriori st udi e esperimenti. Finalmente osservando che la 3.. proposta era, già in parte adottata, perchè tutte ](~ artiglierie da nrnt'O cli recente acquisto erano provvisti di alzo scorrevole, il Comitato non fu d'avviso di applicare questo sistema alle altre bocche da fuoco esistentL finchè l'esperienza
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MJGLIOUA!1:lEJN'.1'I NJ•,GLr S'l'RUi\iEN'l'I DI P U NTAMll)NTO
non ne avesse comprovata. la, convenienza per gli obici. a.a montagna; ad ogni modo però non si. giud icò prudente di praticare in una, culatt::t di così esign<~ gross,ezze il foro che sarebbe $tato necessario per tale applicazfone, e perciò stabili di dovervisi sopperire coll'a,lzo portatile a denti oppure col quad1:ante. E finalmente nel 1854, il ·1\'Iinistero della Guerra stabili: 10 - ID' adottato, per tutte le artiglierié di ferraccio nuove, l'alzo 1correvole di cu i sono fornite le bocche <:la fuoco di F. fuse dopo il 1849, pel servizio delle Coste e del Parco d'Assedio; 2° - Il medesimo a1"'o dovrà pur esser e applicato a tutte le artiglìerie F·. da Costa esistenti, cioè : obici da cent'. 27 F., e 22 F ., derogando così alla contraria determinazione del dispaccio 15 settembre 1847, N . 2033 ; 3° - Gli alzi scorrevoli, di cui al n. 1, sarnnno tutti di egual form a 0. grossezza, ma di due differenti lunghezze, e cioè : l'11Izo da cent. 56 per: il cannone da 40 ll'.; il cannone da 32 F. (quando se ne farà) ; l'obìce da cent. 27 (da costa) ; l'obice du cent. 22 I!'. (da costa); l'obice {la cent. 22 P. lcl'asseclio mod. ÌS51.) ; l'alzo cla cent. 4G per: il cannone da 24 F. ; i cannoni cli minor calibro F . (quando se ne provvederanno); l'obice da cent. 15. Gli alzi <lei due numeri noi:i differiscono fra loro che nella lunghezza. Dall'adozione ·ministeriale segu_e che per ora tutti i cannoni ed obici iu ferraccio con culatta emisferica (che sono gli obici da costa e tutti i cannoni ed obici fusi dopo il 1849) devono essere muniti d'alzo mobile scorrevole; e pel puntamento 'Cli tutti i cannoni ed obici da muro di bronzo e ferraccio aventi la culatta a cul cli lampada, si continuetanno ad impiegare gli antichi mezzi <'li punteria, cioè alzi mobili di ottone e legno, regolo con corsori, giri della vite di mira, o quadr anti.
Per ultimo nel 1859 il Comitato avendo riconosciuto che 1·aho di legno proposto presentava l'h1tessa facili.tà di ma,neggio di quello d'ottone, col quale aveva comune la forma e sufficiente solidità anche per essere conservato nei magazzini senza astuccio, mentre la spesa occorrente per prov'"Yederli ed il tempo per costruirli erano di gran lunga minori che per quelli di ottone, ne proponeva l'ac1ozione al Ministero, il quale li approvava detinitivamente sotto la denominazione di « alzi portatili di legno mod . 1859 d'artiglieria da muro>>. 2467 -
PA!l:TE TECKICA -
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Poichè anche in questo ramo clella tecnica artiglieresca campeggia la .figura del nostro Giovanni Cavalli, specie come pre'cursore dell'impiego del cannocchiale nei congegni di puntamento, è doveroso accennare qui ai.di strumenti . da lui all'uopo Cl • ideati. ~
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Fig. 712 - Alzo !:'correvole a cannocchiale del Cavalli.
Esistono due .modelli con tal~ importante particoh~re di agginnta. del cannocchiale; uno di essi ò c01~servato al l\'Iuseo Na,zionale di Artiglieria alla Cittadella di Torino, e registrato alla Cartella R. . 15 con la, nomenclatura « Aho e cannoccbiàle .per -
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STRUl\[ENTI DI PRECISIONE DEL CAVALLI
cannoni da 40 GR (ret) M~clello Ca.valli)). Esso è costi~uito da un alzo a, l unga asta di ottone a sezione semicircolare con diverse · grad.uazioni, e porta un regolo orizzontale, sul quale è investito un porta-cannocchia,le con liv,ello a bolla d'aria.. Nel predetto modello del Museo manca però il ca,nnocchia,le che si sarebbe 'dovuto incavalcare su due orecchionere a V.
Fig. 713 - Quadrante a livello con cannocchiale del Cavalli.
Nella << Saht del Generale Ca.valli)) presso il Laboratorio di }>recisione R.E. cli Roma si può ammir,trE! il « (~nad rirnte a livello a cannocchiàle per puntamento delle Artiglierie da muro )). Si può averne un'idea abbastanza completa dall'esame clelJe due riproduzioni qui allega.tè. In esso esistono due livelli a bolla d'ar ia, uno trasveJ'sale ed uno sul cannocchiale; l'apparecchio si posa. sulla pi:trte cilindrica d(~lla, culatta mediante nn sellino, e si maneggia agevolmente media,n te le clue impugnatur·e la tera.li; a sinistra esso porta un arco graduato con verniero ed ha le op portune viti di richiamo per le retti:fiche·. Questo genin1e congegno del Cavalli « non fu adottato )), ma devesi a buon cli.ritto considerare come il precursore èl<~gli a.pparecehi realir,zati in questi ultimi decenni. Ne fanno un breve cenno il Liuzzi in << Riv. Art. e Genio>), 1923, vol. IV, pa-g. 90, ed il Genera.le Oerutti in « L'evolur,ì.one delle Armi )), pag. 102. -
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Anche per i congegni ad occhio nudo, escludendo gli ordinari punti di mira, il Cavalli seppe di mostrare la sua genialità,, e ne troviamo numerose.t racce nei suoi .scritti. Nella sua Memoria sulla « Recherche <lans l'état actuel de l'industrie métallurgique, de la, plus pui ssante artilleric et du plus fo1·midable navire cuirassé cl'après les l ois de la mécanique et les résultats de l'expérience ». (Vol. II degli« Scritti editi ed inediti » Mem. XIV) (1), nell'enum.er-are i mezzi più favorevoli per ottenei-e una buona ' bocca, cla fuoco 1·igata (n . 34, pag. 386) U Cavalli dice : . .. qu'entin la justessc dc tir \l(•pEmd beautonp plus clu poìuteu r , et c1u'il fa nt couséquemment apporter le plus grand soin dans le choix cles instrumeuts dc pointage; car, tout cn se teuant aux instrnmeuts les plus simples, pour poiJ1ter bien et vite il_ faut en aYolr cl'une plus grande précision que la bnusse horizontale et verticale, et les points de mh·e ordinalres. Lorsqu'on cloit ttrer tl cles grande::: cllstances. il est bien de recuillir les rayons visuels cle l'oeil clu pointenr, dans un canon de fusil d'acier bien clroìt et fermé au bout antérieur avcc un vene 011 sont tracés deux traits en croix, tandis qu' ù. l'autre bout est fixé un disque per cé cl'un petit trou , où l'on approche l'ocil. On dit que la vue cle l'observ:1teur ainsì recueillte aperçott mieux les objets, meme les étoiles en plein jour.
Questo è appena un cenno schematico di un sistema <.l i pnntamento; ma ·più avanti, (n . 40, pag. 402 e segg.) nell a stessa \(Memoria» egli dà cenni assai più precisi. illustrandoli. con figure. Dès Jors, il est essentiel, comme on l'n clit au n. 34, de pou,oir pointer les canons rayés pour exécuter le tìr plongeant aux g1.'andes clistances, avec plus cle précision qu'on n'eu peut obtenir par le poiutagc avec hausse ord innlre. l'om oointer dircctement le canon, il fnut pouvoir clonner préalable.roent à l'lnstrument. composé d'un dloptre tournant Yerticalement et borizontalement sur la base, Ies degrés d'élévation et ceux de dérivation avec lesquels la bouche i\ feu doit utre en un seni et méme templ< pointée. afin de n'avoi~ qu'ù rioscr sur elle cette instrument, et pouvoir alOl·s cle suite la pointer avec beaucoup de promptitude et de préclsion. Lorsqu'on voudra pointer Je canon d'en bas, il suffira d'avoir une graduation sur la parois de la tonr en dessons de l a plateforme touruantc :wec le cauon qu'elle porte. afin cle pouvoir l'an eter clans la di1·cction indiquée pn r le 11ointeur, posté ìt un diovtre placé il un endrolt con-
(1) Dalle Memorie della R : Accaclemi:1 delle Sclemie di 'rorino - 1866, serie II, T. XX IV. /
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S'l'RUJ.\:iEJNTO DI I·UN'l'AMEN'l'O 0I GIOVANNI CAVALLI
venable. L'élévatio11 serait clonnée en mème temps, aussi d'en bas, au moyen d'un qnadrant vertical cle grancl rayon, annexé au système, qui tourne horizontalement, et dont l'index suiverait le mouvement ver tical imprimé directement au canon mfane. Nou:, croyons pouvoir afilrmer , qu'en pointant de ces manières on épargnera, aux grancles clistances, la moitié cles coups et plus de la moit'lé clu temps nécessaire à produire le meme eO'et, en ne pointant qu;avec la hausse orclinaire.
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l!' ig. 714 - Diottra di puntamento con collimatore tubolare del Cavalli. Le croquis donne une iclée d' un tel instrument, qu'on pourrait nommer « dioptre cle poiil.tement », pour le distinguer d'un autre, servant à mesnrer les clistances · des còtes aux navires. Le clioptre de p_ointement pourrait etre composé d'une lunette, ou simplement d'un long tuyan aa' , mobile autour du pivot a, fixé à la base dà' afin de pouvoir clonner les clegrés cc' de dérivation. Au-dessous de cette base, au bout extérieur , l'arc b, s'adapterait_sur une coulisse de tourillon ou sur tout au t.re point, autour duquel l'instrument doit pouvoir , tonrner. En dessous de
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l'autre bout de la base, est atta:ché uu are ee' , portaut un curseur t:f', qu'on peut arréter aussi à l'avance sur le degré cl'élévation voulu, cle mème qu'on arrète d'avance le 'clioptr e à l'angle cle clérivation correspond.ant. L'iustrument ainsi préparé, pourra etre simplement posé sur la bouche à feu, et s'y trouver placé dans sa :iuste position, avec l'arc intérieur dans la coulìsse de tonrillon, et la longue clent du curseur dans une rainure, convenablement rapporteée, à l'extrémité cle la coulisse clu canon. De cette manièrc, on pourra ~.ussi enlevet promptement l'instruruent dès qui on aura point, et faire de suite partir le coup.
Passa,n do ora agli <( strumenti di puntamento per artiglierie rigate)), rileveremo che con la rigatura, si presentò una nuova questione conseguente dalla cosidetta « derivazione del proietto>), fen\)Ineno che rese ancora ma,ggiormente necessario l'impiego di adeguati strumenti di puntamento. La · rapidissima. rotazione che iin forr,a della 1~igatura· il proietto veniva ad assumere intorno al proprio asse, se in certo modo lo sosteneva e sovra.tutto lo stabilizzava durante il suo percorso, lo spostava pe1~ò lateralmente, e. tale sposta.mento, detto « derivazione n, era tanto più notevole quanto più grande era la distanza di tiro : occorreva perciò, ora che ,la traiettoria era divenuta una curva gobba, tenér conto non solo degli abbassamenti ma anchf.l deile derivazioni: impiegare quindi non soltan to graduazioni di a,lzo verticali, ma· anche graduazioni di scostamento orizzonta.li, chiamati allora, anche se pm;e impropriamen· te, <e graduazioni di a.lzq_ orizzontale)). La, deriva,zione non è rigorosamente proporzionale alla distamm, ma nel tiro alle minori distanze questa, proporzione era ritenuta sufficientemente ammissibile; e per.ciò, dato che nei primi tempi della rigatura si continuò il tiro di lancio, per il fatto che le distanze di comba,t tirnento non erano ancora notevolmente aumentate come avvenne poi, ed in conseguenza, specia,lmente per i cannoni da campagna non si ricorreva anc9ra alle grandi elevazioni, ·il primo provvedimento che parve paturale di dover adottare per tener conto della derivazione, fu quello di disporre l'alzo nel suo alloggiamento in posizione inclinata, anzichè verticale. Con siffatta disposizione, l'alzo veniva ad elevarsi sempre nel piano perpendicolare all'asse del pezzo, ma in direzione obli-
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LA CORRIJJZIO'.',i llJ AUT011IA'l'ICA mH,LA DIJJRIVAZIO::SD
qua anzichè verticalmente : in altre pa,rok, mano mano che la ta,cca di mira si innalzava, ess~ si spostava anche cla una parte, <! perciò la: linea di mira,, rotai1do idealmente intorno al mirino come centro, 110n soltanto si abbassava verso il bersaglio, ma si spostava anche verso la parte opposta a quella clella tacca, correggendo cosi l'errore di derivazione .
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- _ _,______ ________ _ Fig. 715 - Alzi inclinati pm· la correzio1w (le!la derivazione.
Nel 1860 infatti il « Comitato Centrale d'.Artiglieria. >), nello apprestare la prima ba:tteria cli cannoni da, 8 B riga.ti, così rife riva su quanto era stato predisposto nei riguardi degli strumenti di puntamento : L'alzo fu disposto inclinato del 9,25 % a destra e verso il . basso, atlinchè nel puutmnento restasse corretta la deYiazione costante, ossia -derivazione 158
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della granata, la quale si fa nella destrri del piano di tiro. Nei cannoni rl• gati da 40 l'al7.o era munito d'un regolo ò1izzontale scorrevole per correggere la derivazione; l'impiego di quest'alzo- però pel servizio di campagna sarebbe riuscito lento e complicat o, epperciò traendo profitto della proprietà dei proietti ogivali di scostarsi clal piano di tiro, dalla parte della direzione della rigatura, in un rapporto prossimamente costante col loro abbassamènto della linea di tiro, si potè costturre l'alzo inclinato, il quale rende il puntamento del cannone rigato altrettanto semplice che quello delle artiglierie liscie. Tal rappoi:to nel cannone esperimentato fu rinvenuto appunto di 9,25 %, Per poter poi servirsi dell'alzo nel t iro a grandi distanze, ove colla linea ·ai mira cli volata richiederebbesi una lunghezza d'asta eccessiva, oltre al mirino cli volata fu apposto sullo zoccolo dell'orecchione destro uri altro m1l'ino, detto laterale, e l'asta dell'alzo fu terminata superiormente da una traversa orizzontale su cui furono incise due tacche di mira, corrispondente l'una al mirino cli volata, l'altra a quello laterale. Per tal guisa la lunghezza della linea di mira laterale esseudo molto minore di quella di volata (circa 2/5), ed inoltre la tacca nell'al½o trovandosi cli già elevata di mill. 53,5 sopr•l il mirino laterale, l'alzo con,,ervando l'altezza ordinaria può servire pel tiro alla .massima distanza (fino a 2000 m. s'impiega la linea cli mira di volata, da 2000 m. ad oltre 3400 m. quella laterale).
Ed in principio, clato il senso della rigatura, la derivazione fo positiYa, cioè verso destra; e perciò gli alzi vennero inclinati. Yerso sinistra, per portare fa linea di mira più à destra, e quindi. H tiro a sinistra. Ma nelle bocche da fuoco a tiro curvo e del resto a,nche per i tiri coi cannoni alle maggiori. clistan½e, l'accennata proponionalità fra distanza e deriva,zione non sussisteva più, neppure in modo approssi.mativo, tanto che furono studiati degli a1zi curvi, linei per rispetto al piano normale all'asse della bocca da fuoco, a1 fine _d i seguire la varia,zione del rapporto fra gittata e deriva, zio11e: ma poichè tali congegni importrwano complica,zioni nella costruzione dell'alloggiamento di culatta in ~ni essi dovevano infilarsi, furono abbandonati, mentre invece furono adottati su larga sca,l a i regoli orizzontali., i quali riunivano i ,va;ntaggi dì poter impiegare la linea di mira lateraie, di correggere lo sbandamento degli orecchioni e di tener conto della, derivazione: naturalmente la correzione della deJ'ivazione, che prese nome dì «scostamento)), doveva rica,va,rsi dalle tavole d.i tiro o da r,egole pratiche, ed era espr~ssa, fo funzione della distanza. I regoli orizzontali apparv<!ro però complicati e poco robusti allorchè si usavano coi ma,teriali da campagna, e fur,ono perciò -
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ALZI PER ,\RTIGLIJ·:JU E: J:UGATE
sostituiti con i cosidetti « bracci cl'aho >>, i quaìi, ~ssendo più corti e quindi più solidi, permettevano di lasciare l'alzo nel suo alloggiamento sul pezzo durante lo -sparo, ciò che non si poteva, praticare coi regoli orizzonta1i, che rimasero perciò soltanto ili uso nei materiali da piazza .
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Fig. 716 - Alzi e bracci d'alzo per la linea di mira laterale.
Le linee di mira latera,l i, risultanti da mirini sistemati presso gli orecchioni, e che erano state adottate nelle artiglierie ad ai1ima li.scia,, venivano indifferentemente usate, a seconda delle esigenze del tiro, ricorrendo tanto a quella di destra quanto a quella di sinistra della bocca da fuoco; ma evidentemente nei pezzi rigati, poichè il senso della derivar,ione era unico e conse-· guente dal verso della rigatura, si fu obbligati ad impiegare la sola linea di mira, laterale corrispondente alla graduazione dello. .
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l'AR'.l.' G '.l.'ECNICA -
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scostamento che effettivamente correggeva la derivazione; e in conseguenza, spostando la tacca di mira dell'alw per dare lo scostamento, la linea di mira si scostava verso l'esterno cioè in fuori e non poteva q~indi essere intercettata dalla volata del pezzo anche se esso risultava puntato in elevazione.
Ji'ig. 717 - A lzo quadrante per ollice cla 22 GRC.
Negli ultimi a,nni del ·periodo che consideriamo non si riscontrano sostanziali modificazioni ocl innovazioni negli strumenti cli puntamento : più che altro si ebbero numerosi perfezionamenti nei dettagli costruttivi per renderne l'uso sempre più facile e sempre più rapido. All'uopo si fece1'0 numerosi studi e proposte e cioè : di tacche di mira scorrevoli su cremagliera e ,comandate da bottoni; di forme diverse delle tacche per perfezionare il puntamento; di mirini .specialmente intesi a correg-
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GLI ALZI QU ADHA;\TJ,;
gere in parte, con la loro forma, le difficoltà di adatta,bliità della vista su cl.ue oggetti a distanza dive1·sa, difficoltà che soltanto lo strumento ottico potè poi in seguito eliminare ; sistemi di incisione delle graduazioni; delle forme sc7,ionali delle aste dell'alzo, solitamente penta,gonali; delle modalità di alloggiamento e di arresto dell'alzo, arresto che si ottenne in genere a mezzo di un cursore con vite cli pressione. Questo moltiplica1·si di stndi e di progetti dimostra pertanto l'importanza, e l'interesse che le varie questioni connesse col pun tamento suscitavano giustamente fra i nostri antichi a,rtiglieri, sicchè se pure per tanti anni ed anche in tempi r,e centi il puntamento rimase talvolta quasi quasi a,bbandonato all'istinto ed alla praticaccia del puntatore, è doveroso riconoscere che a parecc11i dei prelocla,ti artiglieri si deve la segnalazione e lo studio di tutti quei problemi clrn in argomento portarono in seguito al magnifico sviluppo ottenuto nel periodo successivo ne:i. metodi e -negli strumenti. Un pl'imo esemplare degli alzi-quadrante apparve per l 'obice da. cent. 22 R.- proprio alla :fine del periodo 1815-1870; ma, poichè questo tipo di alzo verme effettivamente impiegato nel periodo SlÌccessivo, così se ne parlerà tempestiva,mente in seguito . . Tmo
DELLl<, Al1'l'IGLIE1UE
Per quanto r.iguarda il .tiro con le « artigli.erie liscie >> diremo rispettivamente per le varie specialità dell'Arma• che con le ·« artiglierie da can;i.pagna >>, nell'Artiglieria del Regno éli Sardegna si eseguiva.no tre specie cli ti.ro : il tiro di lancio, il tir-o di striscio e il tiro in arcata . Il cdiro di lancio>> mirava a -colpire il bersaglio in pieno, senza, che il proietto toccasse prima il terreno. Si eseguiva a palla, a metraglia e a granata. Coi cannoni nel tiro cli lancio a palla si mirava direttamente al bersaglio colla linea di mira naturale, oppùre coll'alzo, quando il bersaglio era a distan7,a di punto in bianco o superi-ore. Se la distanza era inferiore a quella di punto in bianco, a rigore sisarebbe dovuto mirare al bersaglio con la linea di mim naturale, e poi alza,re_la culatta cl.i quanto -era necessarto ·impiegando -
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all'uopo il regolo con cu rsore, oppure-contando il numero dei giri di vite di mira. Ma data la tensione della traiettoria, per accelerare le operazioni si puntavH, mirando direttamente Ril bersaglio colla1 linea di mira. natun.1.le. Il tfro di lan cio si poteva eseguire fino a distanze di 1000 metri col cannone da S e fino a 1200 metri col cannone da J6. Il Uro di lancio a metra,g lia si eseguiva coi cannoni e c.oll'obice, mirando al bc1·saglio colla linea di mfra natnmle, fino alla distanza di 200 metri; alle distam~e superiori, e cioè al ·massimo fino a 600 mcti·i per il tannone eia 16 e :fino a, 500 metri per tutte le altre bocci.te da fuoco, si doveva, impiegare l'alzo npplicanclo i dati di U1H11 speciale tavola di tiro per ht metraglia. Il tiro cli lancio a granata si eseguiva col cannone da 16 e coll' obice cl.H cent. 1i5 fino alla cl istanza massima, d.i 1000 mctl'i, scgnendo hì r,cgole ciel tiro cli la,11cio a palla, coi da,Li clclle apposite larnle di til-o a granata : il cannone <'la 8 non aveva granata. Il « tiro con due proietti » (una palla e urw scatola a me- · traglia, oppure due sc::1,t.ole a metraglia) si eseguiva soltanto coi cannoni, con una soJa carica cli fazione, fi no a c.lislanza cli 200 metri e quindi mirando colla linea di lllira nat urale. Col « tii-o di striscio >) si mirava n colpire il bersaglio col proietto lan ciato a cal'ica massima e rasente a, terra, e si impiegava contro truppe ammassate in profondità e sn nna, grande estensione; tale tiro <'li striscio era ritenuto, in co11cliv.ioni favorevoli, di grande efficacia. }]sso si eseguiva coi cannoni e coll'obice, a palla e a granata, mirando colla linea di mira natura-le in dfrezione ùel bersaglio, ma pu11ta.nd.o a terra alla, clistanv.ni di circa 150 metri avanti n..l pez1,0: per l' obice, che aveva linea, di mfra natmnle parallela al!: asse del pezzo, si mirav,1, al centro del bersaglio sern;a far uso d<~ll'alzo. In t<~rreno buono, il proietto aveva efficacia fino a 1400 metri per il cannone da Se per l'obice; fino a 1800 metri per il cannone da 16. . Il « til-o in arcata)) si esegniva soltanto a gra,nata, e quindi solamente col cannone da lG e coll' òbice. Il puntamento 13i eseguiva mtrando al bersaglio coll' alzo graduato in base alla_distanza e eguendo i <lati delle !'ispettive tavole di tiro; il tir o in arcata si effettuav:1 fino alla distanza cli 1200 metri, ed eventualmente contro ber~agli ampi, fino a 1600 m.~tri. Coll'obice, 1
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IL TIRO L,ELLI<; AIITIG Lil·:IUI•: LlSCII,J
poi, si faceva anche il tiro a gra11afa i11ce11diaria da ccnt. 14, impiegando la stessa carica e le stesse tavole di tiro relative alla granata da cent. 15. Colle « artiglierie da muro)), il tiro di lancio si eseguiva cogli stessi proiett i e colle stesse norme in<licate per l'artiglieria da campagna, impiegando la carica massima, eletta « carica di fazione >>. Colle artiglierie da mmo il tiro in a,rmta si eseguiva : con i mortali, colla. granata. e colle bombe; cogli obici e coi mortai, con palle da fuoco; e coi petriel'i, con corbelli pieni di ciottoli e di granate a, mano. Si impiegavano all'uopo cariche val'iabili secondo il proietto, secondo lu distanza e secondo l'effetto che si mirava ad ottenere, riferendosi per i dati di tiro alle indicazioni di opportune tavole di tfro molto dettagliate. Il puntamento si faceva qua.si sempre col quadrante, ma, pel' i cn,n.noni e per gli obici si poteva anche impiegare il regolo con cursore, mentre coi mortai il tiro si faceva solitamente ad angolo fisso, e c1oè, secondo i casi, agli a11goli di 30°, di 45°, o di 60°, ed a c,trica variabile. Contro le opere di :fo1'tificazi.one le artiglierie da muro eseguivano anche uno speciale « tiro di rimbalzo >>, col quale si mfrava a colpire varii bersagli posti nella stessa direzione di tiro, ad una certa distanza fra loro, uno dietro l'al tro : con tale tiro si tendevu, a far fare al proietto vari balzi. successi vi per su· perare ostacoli posti fra i bersagli, e usavasi specialmente per il tiro di infilata di un fronte con o senza traverse, armato con artiglierie. Secondo .che hiltezza dei rimbalzi era più o meno grande, si distingueva il cc tiro di rimbalzo areato)), e H cc tiro di rimbalzo teso>)_; in genere si impiegava il tiro cli rimbalzo teso . ment,·e quello di rimbalzo areato si riserva.va ai casi in cni il fronte battuto era mnnito di tra,verse fra, i p<!zzi. Jl tiro di rimbalzo era an C' he impiegato contro truppe disposte dietro parapetti e dietro ostacoli naturali, o ammassate in profondità, e in questi casi esso suppliva il tiro cli striscio clelle a,rLiglierie cla ca,mpagna. Il t iro di rimbalzo si faceva coi cannoni., cogli obici e coi mortai, lanciando palle, granate e bombe, con un sistema speciaJe a più angoli fissi e a carica variabile ; per ogni bocca da fuoco erano perciò stabiliti due angoli fissi, uno per il .tiro di rimbalzo teso -
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e uno, maggi.ore, per il tiro di rimbalzo areato. La carica necessaria per ogni distanza risultava , dalle tavole di tiro. Il puntamento si faceva coll'alzo o col quadrante o col regolo con cursore, secondo i ca,s i, a seconda. della bocca da fuoco adoperata, a secondo la gra ndezza dell'angolo di tiro, ecc., servendosi eventualmente di un filo a piombino per dare la, cUrezione al pezi... zo. Le tavole di tiro si estendeva,no : per H tiro di lancio fino a 3000 metri per tutti i cannoni ed obici da muro di calibro superiore al minimo; per il tiro di lancio :fino :ci, 1200 metri per i cannoni da 8 e gli obici da cent. 15; per il tir,o-di rimbalzo fino a 900 metri per tutti, meno che per mortai; per il tiro di rimbalzo fino a 500-600 metri per i mortai; ' per il tiro areato fin,o a, 3000 metri per obici da 22 d'assedio; per il tiro areato fino a 1400 metri per ohici di grosso calibro antiquati, da 15 cent., e per i ca,nnoni; per il tiro areato fino f:L 2400 metri per i mortai da 27; per il tiro areato fino a, lGOO metri per i mortai da 22. Questi dati si riferiscono all'Artiglieria, sarda nel 1860. Norme analoghe erano vig,e nti anche nell'Artiglieria napoletana. Nel 1870 per il tiro delle artiglierie rigate, erano in vig,o re le prescrizioni seguenti, che togliamo quasi integralmente dal « Manuale di campagna, acl uso degli Ufficiali cl' Artiglieria )), del Capitano 11' . B . Rognettlt, e che si-riferiseon,o essernr,ialrnente alle bocche da fuoco da campagna, cioè i cannoni da, cent. 12 BR. , da cent. 9 BR e da cent. 8 BR. Colle artigli.e rie da campagna si potevano eseg1ìke tiri di lancio a granata ed a rnetraglia, nonchè tiri curvi a granata ossia tiri in arcata e tiri :ficcanti. Il tiro cli lancio a, granata si eseguiva allorchè occorreva ro vesciare o distruggere ostacoli resistenti, nonchè nei casi in cui un tale tiro poteva avere effetti micidiali · su· bersagli animati, sempre quanc1o cioè tali bersagli erano costituiti da truppe .spiega.te in linea, o si preRentavano in profonde colonne; 'infine que-
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IL T lf!O u ,:LLJ<: .-\H'l'JGLIEnIE nIGATE
sto tiro di lancio a granata si impiegava ancora, a convenienti distanze, per controbattere l'arti.gli,e ria nemica.· Le granate delle artiglierie da campagna 'avevano solta,n to spoletta, di legno, a tempo fisso, corrispondente alla, massima gittata, di modo che nel tiro di lancio i loro effetti si limitavano a quelli di un proietto pien-0, che, dopo parecchi rimba,lzi, andava a scoppiare molto al di là del primo punto d'imbatto, prossimo alle linee contro le qua.l i era diretto il tiro ; invece, alle distanze mp.ggiori, alle quali il forte angolo c1f caduta impediva il rimbalzo, il proietto si interrava e pe"rdeva così gran parte della sua potenzialità di scoppio altrimenti conseguibil,e, tan to che i conseguenti suoi effetti riuscivano molto meno notevoli di quelli che si potevano ottenere all'atto dell'urto contro ostacoli resistenti; la, spoletta solitamente si rompeva e produceva quindi gli ·effetti di u1H1: semplice spoletta a percnssione, mentre poi nell'urto contro ripari in terra, se la spoletta non era ta,gliata alla lunghezza strettamente necessaria, generalmente si spc-lgneva. Gli effe tti clelle schegge erano assai efficaci allorquando. alle clistanze da 1000 a 1500 metri circa, secondo il calibro, lo scoppio avveniva a fior cli terra oppure a, pochi metri dal suolo, ma non oltre 100 metri ava,nti al bersa,glio; la gittata massima dei cannoni vari.av::L, se: condo il ca.libro, da 2800 a 3200 metri; interrando la coda si poteva arrivare anche frno a 4500, ma, le norme generali prescrivevano che - dato l'interramento che subivano i proietti alle maggiori distanze, e data, anche la piccola probabilità di colpire, ritenendo che se tale pt·obabilitè':L scendeva al cU sotto del 25 % . gli effetti erano da consicleòrsi nu.lli - in linea di massima, salvo il caso &i bersagli molto estesi, il tiro non si dovesse aprire a distanz-e superiori a 1500 metri contro trupp,e spiegate, oltre 2000 metri contro colonne, e al di là cli 2500-2800 metri contro gr:osse masse. A.Ile distanze maggiori di tali predetti limiti si tirava soltanto contro bersa:gli di cui si conosceva esatta.mente la distanza,, o contro villaggi, parchi, accampamenti, deposi.ti, ecc .. Il tiro di lancio a granata si eseguiva sempre colla carica di fazione e ad angolo variabile, secondo i dati delle tavole di tiro, impiega,ndo l 'alzo, e, secondo i casi, colla linea cli mira di volata o quel~a laterale; qualora fosse mancato l'alzo, si ricor-
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reva al sistemtL cl i ripiego consistente nel mfrn:rc colla linea di mira naturale e dare quindi la necessaria elevazione per il puntamento col variare la lunghezza della vite cll 'mira, corrispon dentemente ad un determinato numero cli.giri di vite, oppure impiegando il r egolo con cnrsore, come si è detto per le a1·tiglierie liscie. P er corregge1'c là derivazione si ricorreva all'u so dell 'alzo inclinato, ma la conezione determinata con esso non -e ra sempre la più esat ta, tanto che le Istrrndoni sul tiro davano regole speci:fiche in proposito . l~ra anche prescritto !.'impiego del quadrante a livello, cbe poteva es ere usato anche se si faceva ricorso alla li11ea di mira naturale per il puntamento iniziale, e Je tavole di til-o per il quadrante davano appunto le cli1Jerenze tra gli angoli di tiro r elativi alle varie clistanze, e Fangolo di mira naturale, col quale si faceva il puntamento iniziale. Naturalmente ii~ questo caso, si doveva provvedel'e a correggere a pprossirnaiivamente la derivazione mirando lateraJmente al bersagli:o di quanto appa1·iva nece~!:lal"io da ona stima eseguita ad occhio da personale speriment i:Lto. Quando la distan7.,a era. inferiore a qu ella del punto in bianco na,tu rale, e si sai-ebbe quindi dovuto impiegare un alzo, per così dire negativo rispetto alla linea cli mira naturale, si usava il ripiego seguente che consisteva nel: « puntare al bersaglio coll'alzo abbattuto, quindi solleva.re l'alzo di tanti millimet1·i di alzo positivo quan ti se ne vogliono dare di negativi, e vedere in qual punto del terreno la visuale va a corrispondere; fissando poi questo punto sul terreno, puntare su di esso coll'alzo abJJattuto >>Il « tiro cli l ancio a metraglia >> si eseguiva con tro bersagli vicini e perciò minacciosi, a.ne distanr,e massime di 500 metri per i cannoni da 12 e da 9, e di metri 300 per quelli da 8. Era vietato di t irare a metra,glia a distanze superiori perchè i risultati era,no giudicati illusorii. Per tali tiri si puntava coll'alzo graclua,t o a zero, e cioè con alzo completamente a bbatt uto. P er le a.rtiglierie rigate erano previste due specie di « tiri curvi >>, e cioè il « tiro in al'cata >> e il « tiro ficcante>> . Col tfro in arcata si aveva lo 1:icopo di offendere masse dl truppe nemiche colle schegge pr odotte dallo scoppio delle granate, allorchè t aH risultati non si potevano ottenel'e col tiro di lancio perchè il ber-
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TTRI :,;l'EClALI 01,:LLJs AUTIGL! Ermu BiCMTM
saglio era coperto da ostacoli; naturalmente lo scoppio delle g1·anate doveva; col Lito in arcata, avvenire o nella parte centrale oppure sul davanti del bet·saglio. Invece col tiro ficcante !:>i mirava iL distruggere ma,t eriali bellici od opere di difesa riparate dietro masse coprenti, e all ' uopo si tendeva acl ottei1ere che il proietto i-:;fio1·asse il ripa,ro c-01 ·minimo a,ngolo cli caduta e con la massima, velocità r esidua· possibile. Il tiro iu arcata si effettna rn : tra i 300 e i 2300 metri, coi cannoni cfa 12 e da 9; fino a 1400 metri col cannone da 8. Si impiegava all 'uopo umL sel'ie di ca.l'iche ridotte, del peso mini.mo di 50 grammi e crescenti di 25, di 50 o cli 100 grammi secondo le distanze e la lJocca da fuoco, fino a r aggiungere le cariche massime: di 800 grammi per il cam1one a:1 1i ; di 500 grammi per quello da 9; e cli 200 grammi per queHo da, 8. Le c.1ricbe erano costituite da elementi di 25, di :SO o di J 00 grammi, già confezi onati in sacchetti di filaticcio o di carta, e si introducevano nel cannone nel numero convenienle per ra,ggi.nngere il peso voluto conispondentementc alla distanza del bersaglio . Per ogni caric:a ei-ano poi stabiliti un certo numero di angoli di elevazione fissi (9", 10°, 12°, 14°, 16°, per il cannone cla 12), determinati in modo da ottenere a,ngoli di caduta tali per cui, alle piccole distanze foss,er o per una parte evHl:l,ti i rimbalzi, mentre d'altl'o lato, alle distanze maggiori, fosse evitato l'intcrrnmento del proietto. Per i cannoni da 9 e da 8 non si avevano gli angoli fisi,d, ma erano invece cletel'minati solta,nto i limiti entro cui potevano va1fare gli angoli di elevazion e. Per il ·tfro :ficcante, dovendo il proietto conservare all'anivo una certa fo1·za d' urLo oltre ad un angolo di caduta, conveniente, e1·ano stabiliti cLei limiti di distan7ia utile di tiro, limiti molto inferiori a quelli del tiro in arca.ta e cioè precisa.mente 1200 metri, 1000 metri e 900 metri, rispettivamente per i· cannoni da 12, da 9 e da 8. Questo tiro si eseguiva colle stesse cariche ridotte del tiro in arca ta ma oon angoli di elevazione minori. Tutti i proietti aveva,no ancora la spoletta a tempo di legno, e quindi agivano essenzialmente per urto come proietti pieni, ma molto sovente la spoletta si rompeva all'imbatto, ed in tal éaso f unzionava come una spoletta a percussione. -
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Colle stesse norme prescritte per il tiro curvo, si eseguivano anche alcuni tiri specia,1i e cioè : con proietti riempiti di piombo fuso e perciò molto pesanti, coi quali si tentava di sfonèlare la copertura di edifici, depositi e maga,zzini nemici; od altrimenti con proietti atti a lanciare a distanza il capo libero di nna funicella, e ciò allo scopo di stabilire una comunicazioile tra le opposte rive di un corso d'acqua o fra _gli opposti lati di un qua,1siasi altro ostacolo. Per il cannone da, 12, il proietto pieno di piombo p(~Sava kg. 15 circa, e veniva lanciato, a scopo di sfondamento, fino alle distanze di 1500 metri circa, con angoli di elevazione di 30° o 45°, e con cariche variabili, secondo la distanza, eh~ 160 a 4,50 gra.mmi. Il lanciò clella funieeJla si eseguiva, anche col cannone da, 9: la funicella di conveniente lunghezza, sovrabbondante alla distanza, da coprire, veniva, assicurata al proietto per uno dei suoi ca.pi fissato ad un filo di ferro infì111,to nella spoletta ed assicurato alla medesifaa mediante una ripiegatura fatta prima di applicare la spoletta al proietto: La funioella, bagnata a,bbondantem.ente per una lunghezza di quattro metri per evitarne la combustione a,l l'atto dello sparo, veniva, disposta a terra in vicinanza della bocca ·da fuooo, avvoita accuratamente a serpentino con spire molto strette ma non confondentisi o comunque intralciantisi e col capo estremo libero assicurato a. qualche oggetto pesante ma non assolutamente immobile, giacchè tale corpo pesante doveva essere suscettibile cli potersi spostare per piccoli tratti. Con una cal'ica~di 227 grammi ed un a,ngolo di 21°, il cannone da 12 lam~iava il proietto fino a distam~e di 250 metri circa. Gol ca11110ne da 9 si arrivava fino a distanze di 275 metri. Per le piccolissime distanze si effettuavano contro opere in muratura i C< tiri in hrecda )), eseguiti con tiri di lancio a carica massima. Per praticare una br,eccia era prescritto di , pra,ticare nel muro, ad un terzo circa della sua altezza, un taglio orizzontale di circa 20 metri, e poi alle estremità di questo taglio si dovevano produrre due altri ta-gli verticali fino alla sommità procedendo dal basso all'alto ed in modo uniforme dalle due parti fino ad ottenere il rovinio ossia lo sgretola,mento del rivestimento; in ·::;eguit10 si provocava il fra,namento delle terre, continuando sempre il tiro dal basso all'a,]to. Esperienze eseguite a Lave-
TIH1 f'PECIALI DET,L@ AP.'l'IGLIERiE P.IG A'l'E
no contro le murature di granito di F orte Cerro dimostra rono l 'efficacia di tale procedimento per il tiro in breccia colle artiglierie da campagn a. Alle medie distanze il tiro in breccia si eseguiva con tiri curvi ficcanti, o con tiri di l ancio a,lle maggiori distanze. All'attacco di Borgo Forte, con un centinaio di colpi a tiro :ficcante eseguiti con cannoni da 16 alla distanza, di 1350 metri si ottennero buoni risultati contro una caserma difensiva del Forte Motteggiana, interamente coperta alla vista da, parapetti alti m. 8,50 e di:stanti .dal muro m. 45.
TmLlliME'l'RI
Nel periodo 1814-1870 per questo importante ramo dell' Artiglieria non si riscontrano modelli ca,rat teristici di invenzione italiana come invece avvenne poi negli anni snccessivi. Nel 1868 furono eseguite esperienz;e col ben noto telemetro tascabile Gauthier per artiglierie campali, e pertanto r1egli << Scritti editi, ed inediti )) del Generale Cavalli t roviamo una indicazione schematica relativa ad nn telemetro da costa a base orizzontale. Nella Memoria XIV, N. 40, a .pag. 403, dopo aver descritto la « diottra di puntament o>> il Cavalli così spiega il suo concetto, riferen dosi alla :fig. 5, che troviamo accanto alla :fig. 4 cl~e riguarda la << diottra >>. Il ne suffit pas d'avoir un instrument scrublable pour pointer les canous vite et juste, il faut encore c·onnattre exactement les distances. Il est facile de bien étal,Jlir les distanèes dans le ra yon du commandement clu canon des forts d'un camp retranché, et pour toute autre fortification sur terre ; mais pour Jes batteries de cote il fant avoir d'antres moyens, aussi sùr que vrornpts, pour juger lit distance à laquelle un navire ennemi se trouve. A cet effet, il faut avoir mesuré, de l'emplacement de la batterie, une assez longue base aA qu'on supvosera de 10.000 mètres, distal!ce à laquelle on apcrçoit encore nssez bien les signaux, si l'on n'a pas à sa disposition le télégraphe éléctrique, vour signal<>r à la batterie l'angle que la visuelle dirigée sur ie navire, par l'observateur 11laté à cette extrémité, fait avec la base ruéme. A' l'autre extrémité de la base pr{is de la batterie, se trouve ·un autre observateur, l'oeil à la dioptre mn, et tandis qu'il pointe la navire mème, il dispose la règle bd suivant l'angle signalé, et lit cle suite sur léchelle ac la
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PAWl'B TECi\ ICA -
distance cherchée les dégrès d'élévàtion et de dérivation qu'il faut donner at\ canon, en tenant compte de l'espace que la navire pourra encore paurcourir · pendant le temps• nécessaire au pointage. Rien n'eII1pèche que le quadrant 111111 ait une convenable grandeur, étant ir réII10vablement établi. Avec les cOtes de 1 III. 40, la division peut se tr ace!' sur un are de 1 III. 20 de rayon en dégrés et dixièmes de dégrés ; un vernier au sixième donnerait alors les minutes, qui, ayant une grandeur très-près de sept dixièmes de millimètres, pourraient etre aussi lues directement .
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F°ig. 718 - Telemetro Cavalli.
La base ab., du tri:mgle <ibc, semblable à celui réel ciA.O, étant de 1 m., et le I'.ayon de l'rrrc gradué de 1 m. 20, sur l'échelle <W des dist:rnces faito. dans le meme r apport des bases, on y lira ces clistances au moins jusqu'à 10000 mètres, dans toutes les positions moins éloignées où se trouve le navir e, puisque clu uiveau de la mer on voit surgir les borcls d'un navir e de 6 m. de hau teur, justemeut à la distane~~ de 10000 mètres. A' l'aicle d'un veriùer, on pourra lìre aussi Ies dixièmes de millimètr e qui correspondent à un mètre. de distance réene:
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A'JISt:'Rlll DI VELOCIT1Ì.
~ noto, ed è del resto ovvio ed intuitivo come per la tecnica artiglieresca nbbia molta, importanza la conoscenza della velocit:ì del proietto sia alla partenza e sia in un punto della traiettoria. Nel Volume II già sono stati descritti i mezr,i ideati a questi scopi nel scc. XVIII dal Robin s in Inghilterra, dal !fattei e dal De Buttet in Italia, e pertanto noi riteni.amo qui di dàverli. ricordare, citando in proposito quanto espone il Generale Ing. Cesare Cerutti in una interessante monografia inedita, intitolata e< L'evolnr,ione delle armi)), e pref-entata aU'E sposir,ione Nazionale delln , toria clel1a Scienza in Firenze nel 1929:
Al temvo di D'Alembert :wveni\'a che il Robins in Tngbilterra ed il lVfottei in Ualia inveutnssero ciai;tnno, quasi contemporaneamente nel 1741 un apparecchio col quale si pote,a misurare la velocità di un proietto in un punto del trngitto. Quello clel Robins era costituito dn un cassone appeso ad un asse di rotn1.ione e atto n ricevere 11 proietto l'<pnrato. Misurata la ample1.1.a dell'angolo di oscillnzione, se ne deduceva l'Ltnpulso, e quindi la velocità d'imbatto clel proietto. Fu chiamato « pendolo balistico ». Quello del ?lfattei era costituito da un tamburo cilindrico di cartone, girevole attorno ad un asse verticale. Sparando secondo un diametro del tamburo e conoscendo la velocilù. di rotazione cli questo, dalla posizione del fori cli entrata e di uscita, se ne deduceva la velocità del proietto in quel tratto.
Il pendolo balistico ebbe miglior fortuna del tamburo, ed a,nche :da noi esso fu ·riprodotto in impif\,nti che ebbero un'impronta originale per l'importanza e la pel'fezione dell'esecuzione e per avel'ne disciplinato l'uso con sapienti norme teorico-pratiche, come si vedrù, più avanti.. Nel ·1867 in Italia :furono anche sperimentati cl egli apparecchi elettro-ba listi.ci detti « cronoscopi )) e dovu ti a.1 Navez (1), e per l'uso di tali apparecchi fu anche
(1) I francesi dal 1843 al 1845 al cnmpo militare cli Lorient adoperarono. per le loro esperienze il pendolo balistico, e dopo 11 1858 un appnrecchio Navcz. (vedi Hèlie - Vol. I, png:. 45) .
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Fig. 719 . Pendolo balistico cl'al'tiglic l'ia.
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compilata un'apposita Istruzione che ebbe però soltanto carattere provvisorio : alla fine di questo periodo e cfoè verso il 1870 si prt!sero poi in considerazione, se pure ·non in linea ufficiale: il « cronografo a scintille d'induzione n del capitano Noble; il '(( cronografo )) Schultz; il << pendolo conico >) ì\fatin de Brettes, ·-ed il « cronografo elettrobalistico )) del Boulenger. Ma la sistematica applicazione sperimenta.le di tali congegni venne fatta essenzialmente col « pendolo balistico>) tanto che nel gcnna,io del 1863, così come si rileva, di}l << Giornale di Artiglieria)) - Parte II, fu emanata una dotta ed accnrata Istru·zione sui pendoli balistici, accompagnata: chL interessanti foto ;g rafie che illustrano e spiegano i1 funzionamento clell'apparec·chio: essenzialmente si riscontravano dne robu!Ste costruzioni che portavano in alto, ciasc.una a ci.rea 7 metri dal suolo, i due .assi di rota,zione, uno 1,cr il pendolo -cannone e l'altro per il pendolo-ricettore. L'Istruzione accura..tissima, clava le norme per l'uso sia per i pen doli ba,Jistici. da fucUc e sia per quelli da arti:glierie, con h1 meticolosa, verifica, e ricerca delle « costanti ))· L'I~truzione ufficiale e de:finitiva, V·enne pubblicata nel 1869.
T AVOLE DI 'l'IHO
dome già è stato detto le tavole di tiro sono sosta,117,ialmente tlegli specchi numerici, che forniscono j dati neeessari per eseguire'<il tiro, per apprezzarne il rendimento e correggerne le devia,zioni. Le tavole di tiro sono pervenute alla loro forma attuale attraverso una continua evoluzione, che, sehbenc in· costante progresso corrispondentemente ai successivi approfondimenti teo1ri.ci ed ai pei·f.er.iomtmenti. tecnici, tuttavia nell'applicazi-one ·p ratica e nei tipi e nelle forme regolamentari di cni. qui specialmente trattiamo, ha pre8entato quakhe sosta ed anzi qualche n10mento di regresso. I n sintesi si può· dire che per quanto nel secolo precedente -si siano avuti esempi sporadici di tavole cli tirò che potevano in
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PAI:TE 'l'EC~IC.\ -
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qualche modo essere ritenute come informantesi. ai concetti cuì ubbidiscono quelle moderne, tuttavia devesi rilevare che nella prima metà del secolo XIX, oltre le tabelle d'alw precedentemente citate, troviamo in servizio delle tav,ole di tiro che più che altro si limitano ad indicare le inclinazioni da darsi alle artiglierie a tiro curvo per le dive1·se distanze, e gli alzi da adottar, si per le artiglierie a tiro teso per le distanze superiori a quella, cli punto in bianco. Le tavole di tiro di cni diamo qui un esempi.o sono a,ncora clegli anni immedialamente precedenti la campagna del 1848-49. La prima tavola è divisa in clue parti: per il tiro in arcata e per· quello di lancio, e forn isce per distanz,e crescenti òi 100 in 100. metri l'elevazione e la carica per il tiro in arcata; mentre per il tiro di lancio la tavola indica la sola elevazione corrispondentemente all' una od a,l l'a,l tra delle clue cariche con cui tale speciecli tiro veniva eseguita :
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l'Aln'E TEC.KICA -
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Siccome pertanto già fin d'allora, era risentito, anclrn per questa scheletrica, tavola, di tiro, il bisogno di altri dati. che servissero a rendere il tiro più spedito e sovratutto meno complicato da eventuali calcoli, così a parte trovavasi la seguente nota: Occorrendo di dover rettificare il tiro, dopo parecchi colpi oorti o lun ghi, (almeno 3), si modifica dapprima l'angolo ·d'elevazione, e poscia la carica, valendosi delle due regole seg·uenti: 1) - Se. si mant iene la carica costante, un grado di differenza nell'elevazione dà una differenza di 20 m. nella gitt ata quando la carie.a è inferiore a 300 grammi, ed. una differenza di 25 rn. quando la carica.è super.iore ai 30(>°grarnmi. 2) - Se si mantiene l'dèvazione costante, una, differenza di 50 gra.mmi nella carica dà una differenza, nella gittata, che diminuisce col crescere della carica. '.rale differenza è di circa 200 m . per le cariche comprese fra 100 e 200 grammi; 150 m. per le cariche comprese fra 200 e 300 grammi; 100 m. per le cariche comprese fra 300 e 400 grammi. Ancor più tacitia na, è poi la seguente ta.bella di t iro, com pilata nel 1847 per il t iro con la << granata a pallott ole o shrapnel )), alle tre distanze alle quali funzionava la spoletta proposta dal maggiore Serra ; spoletta nella quale veniva a,vvita,to quello dei tre <<-cappe1li o miccia rettilinea l), di cui ern. provvista:, e la cui durata. conispondeva alla traiettoria che si voleva impiegare. A 600 me1,d ' Linee I Gradi d'alzo
I
A 800 mef.ri Linee d'alzo
I Gradi
A .1000 metri Linee d'alzo
! Gradi
Shrapnel da 32
40
3° 21'
50
4,012'
60
5° 1'
Shtapnel da 16
20
1° 40'
30
2° 31'
tO
3° 21'
Riportiamo infine una terza favola di tiro, rivedut a nel 1852 -da:! « Comitato Centrale dell' Artiglie.ria J) piemontese, per H tiro in a,rcata, il tiro di lancio e quello a metraglia: L'esperienza delle ultime campagne e le scuole di tiro fatte al ca mpo dì istruzione del 1849 avendo fatto riconoscere alcune imperfezioni nelle tavole
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24-92 -
TAVOLE Df TIRO
di tiro delle artìgliel'ie da campagna, ed essendo d'altronde esausti i cartoncini cli cui devono essere forniti gli ufficiali ed i sottufficiali delle batterie, si propose di farne una ristampa introducendovi quelle correzioni che una speciale Commissione avesse riconosciute necessarie. Questa Commissione, dal Superiore Dicastero autorizzata, istituiva apposite esperienze, valendosi pur ancbe delle scuole annnali di tiro e trasmetteva quindi le nuove tavole corrispondenti ai risultati ottenuti ed un modello di cartoncino, che dopo alcune correzioni indicate dal Comitato Centrale d'Artiglieria venne dal Superiore Dicastero della Guerra, temporariamente approvato ed è il seguente :
'l'AVOLA DI 'rIRO APPROVATA TEMPORARIAMENTE DAL MINIS'l'l';)RO DF.LLA GUEHRA IL 17 MAGGIO 1852 TIRO IN ARCATA ,'
Distam:e di ruet1·i
...;i~
300 4.00 500 000 700 800 900 lOOO 1100 t200
rnoo/1400 1500
<.> <.>
I
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20
I
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300 400 500 ~001 700 800
1000 1100 1:200 1300 1400 1i'i00
I
..... d
~
18
1001 100 1501 2001 2001 2501 250 350 850 400 4501 550 600
Dista,nze cli metri
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15
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Carich e di gram .
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17
21
151
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An?Oli
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Cal'iche di g ram.
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121
12
12
12
12
12
121 12
12
12
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I
I
I
I
12
3251
350
I
80 !CO 130 155 1901 220 240 260 2SO 300
60
12
Per dare i gradi si disporrà il quadrante sul lato superiore della bocca da fm;>co in modo che la parte posteriore del quadrante corrisponda al centro del focone. PUN'.!:AMEN'l'O COLLA VITE DI MIRA Cannone da lO su affusto M.O 1844, 1/G cli o-iro equivnle a rnill. cl'a l7.o (-l ,. gradi 1 d'e levazione ì' ,, " :, 1, " ,. mili. d'alzo 5· " ,. "8 1/0 ,, " " "}) " " 18BO, 1/4 " ,, n ,," 8 " " l.844, 1/5 ",. " ,,:: " " 5 Oh. "da cent 15 )) " " 1 "d' elevazione " " " 1 '" " '-•radi ;1
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1815 · 1870
PAH1'rn TECNICA -
T AVOLA DI TIRO APPROVATA TEMPORARIAMENTE DAL MI NISTERO DELLA GUERRA IL 17 MAGGIO 1852 TIRO DI LANCIO
ALZI IN MlLLIMET1U
Carica
corrisponclenl.i alle distanze di meh·i
Chil.
300 1 400 1 500 J 6oo I ?oo J soo 1 900 I 10001 110oj 1200.
Palla da 16
2
oo
5
I 12
H)
28
38
50
62
76
91
da 8
1
oo
±
9
17
2J
33
43
56
71
87
Granata da 15 cent.
1
23
34 · 47
63
80 100 122 148 1'76
206
da 1:2 ce nt.
2
2
27
39
70
130
" "
o Il punto in bi anco esatto
10
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I
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87 107
\ llel cannone da 16 è a metri 317 I_
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329
TIRO A METRAGLIA
Cari- I ca
ChiL !
AL?.I IN }IILLIMETRI conispondent.i alle distanze cli met.ri
200
300
400
1·
500
Metra,)'lia. da 16 n
2
o
10
25
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1.0
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JO
45
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obice
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2494 -
TA \'OLC DI '.l'l!W
Ma, a poco a poco e col passar degli f:Lnni, le tavule di tiro si venivano arricchendo e completando cH quei da,ti che la tecnica sempre più progredita richiedeva anche nell'esecuzione pratica del tiro : ta,li dati coniplementari ,e rano desunti dalla teo ria che non solta11to ne conoscev[L da tempo l'esistenza,, ma che li aveva anche calcGlati in modo matematicamente rigoroso, pre· cisandoli poi in risultati sintetici e semplici sì da, poter essere .applicati per l'impiego immediato. B così che prima del 1870 vediamo le tavole di tiro ad aumentare il loro contenuto ed a, scindersi in due parti, e cioè i11 « tavole di puntamento )) e in « tavole di efficacia)); ripartizione che, per quanto più non esista oggidì, è però ancora avvertita nella disposizione delle moderne tavole di ti.ro . A far parte deJla tavola di puntamento entravano : gli angoli di caduta con le loro tangenti; le variazioni verticali e laterali per 1 millimetro di alzo; quelle longitudinali per 2 millimetri d'alzo, oppure le variazioni per 1/10 di grado per le gra,ndi distanze; e per ultimo gli- scostamenti elle intervenivano dopo l'adozione della rigatura. Nella, tavola di efficacia si trovavano: le durate; le velocità residue; ,le forze vive alla bocca e nei punti di cadùta; le penetrazioni nei vari mezzi costituenti i bersa-gli; le dimensioni delle striscie verticali, laterali e longitudinali. Come si vede, si giungeva per tal modo ad un cospicuo numero di dati : e cosi per una bocca da fuoco che potesse eseguire il.tiro fino a 6000 metri, come verso la, fine del periodo conside.r ato si verificava, pur impiegando soltanto due proietti a 4 cari.che, il predetto quantitativo di dati si aggirava sulla cifra di 5760, giacchè occorrevano 8 distinte tavole di tiro, , di cui ciascuna doveva essere su 12 colonne, con indicazioni di ettometro in ettometro da 1 a 60. L'entità di una simile cifra fa agevolmente comprendere conie. ta.le enorme quantità di dati non potesse essere ricavata di· r·ettamente daU'esperienza e cioè praticamente· con altrettanti
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PAHTf<l ·n-ic:-,1CA -
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tiri : sparando succes8ivamente cli 100 in J 00 meL1·i, non sarebbe stato eviden temen te possibile, per molteplici ovvie ragioni1 di ri cav:u·e per og11una delle clistan½e i dati 1·elativi, tanto più che per alcuni cli tali da ti, come acl. esempio le veloçità residue, la. misura spcl'imentale sa i·ebbe riuscita molto ardua. Era. quinùi neces ario che una parte almeno clei suddetti 'dnt i potesse determin:11:si mecliante il ca.lcolo, applicando doè delle form.ulc per quauto possibile semplici, oppure r icorrendo a. tabelle; ma tali formnle e tali tabelle non potevano ottenèsi ove non si conoscessero le leggi che presiedevano ai fen omeni aventi ca,usn e sui quali si voleva.no ottenere indicazioni specifiche per detei·minate condizioni di tiro . Il fenomeno essenziale nel nostro caso era il moto dei proietti nell'aria, e tale fenomeno era stato lungamente studiato da sommi scienziati quali Galileo, Torricelli, Bernouilli, Newton~ Eulero ed altri ancora, ma prim a del 1S70 il fenomeno stesso era conosciuto soltanto in linea appr ossimativa, per quanto tale approssimazione fosse sempre andata migliorando. Il metodo analitico teoI'ico 11011 aveva mai dato risultati del tutto concordi con quelli pratici desunti dal tiro; e perciò, se pure nei procedim enti di costruzione delle tavole di tiro era stata data grandissima importanza ai metodi teorici cli calcolo analitioo, tuttavia l 'esperienza doveva pur avere la sua larga parte, e fin dal secolo, scorso erasi quindi 1·ilevata b nec,essità di fondare il calcolo analitico sui rL<mltati pratici conseguiti ecl osservati col tiro. Sarà, soltanto uel periodo su ccessivo a quello in esame che il nostro gra.mle Siacci riuscirà con un iugegnosissimo artifizio a. trovare una soluzion e generale con risultati semplici e soddisfacentemente esatti.
LA PROBABILITÀ
DI COLP IRE
Circa, i « dati di efficaci.a)) è interessante osservare che, nel periodo precedente al 1870, non erano ancora rigorosamente definiti gli elementi necessari per calcolare le probabilità che nelle varie circostanze si avevano per poter colpire il bersaglio.
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2-l!>G -
1 AVOLE DI TlRO
Nel « 1.'raité de l' Artillerie )) del 1838 del P iobert, sull'argomento riguardante la « Justesse de tir)) non si riscontrano elementi fondati su concetti teorici rigorosi, ma vengono for niti i « percento dei colpi)) che in vari casi per ogni bocca da fuoco avevano raggiunto diversi bersagli di dimensioni variabili da caso a caso; evidentemente ta1i perce11to erano stati ricnvati sperimentalmente. In quest'epoca, t nthwia si andava delineando sempre maggiorment,e il coT1cettq della, necessaria « precisione)) onde determinare razionalmente la probabilità, di colpire: alla impostazione ed alla soluzione di tale problema, che allora solta,nto cominciava ad essete considerato nella sna importan,1a, diedero molto impulso i fran cesi Didion ed Hélie. Allora per det.ermi.nare la probabilità di colpire, a,nziehè riferirsi alle striscie del 50 %· dei colpi oggidì considerat,e, si ricorreva per ta.li calcolazio1ii ad altri fattori di confronto. Il Didion (1), in una sna memoria del 1838, come termine di riferimento indicava i lati dei quadrati colpiti dal terzo dei· colpi sp,u·ati ; più tardi, alla Scuola normale di tiro cli Vincennes si assumev:1 come base il raggio del circolo che conteneva, la miglior metà dei colpi sparati : ed è doveroso ricordare che gli studi- del Didion furono particolarmente considerati ed apprezzati anche presso di noi, tanto che lo stesso Cavalli lo cita a più riprese nelle sue i\Jemorie. · Questi studi vennero seguiti in Italia con molto interesse, e . furo110 anche fatti oggetto di speciali disposi.zioni nelle nostre I struzioni Regolamentari, che pubblicarono delle tabelle riguardanti : le deviazioni medie dei proietti nel senso laterale, longitudinale e verticale; i e.o-efficienti cl.ella giustezza di tiro; nonchè i coefficienti indicanti le probabilità di colpire il bersaglio su 100 colpi sparati, tenendo conto anche dei possibili errori commessi nella stima delle <l'istanze. E tutti questi dati rignardavam:>
(1)
DIDION .
Calcul des probabili tés appliqué au tir des projectiles (1858).
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PAHTG 'l'l~CKI CA -
1815 · ISTO
le varie bocche da fuoco e le diverse specie di t iro. Il Siacci si basò poi anche su questi studi del Didion per determinare alcune in teressantissime regole per la. condotta pratica del fuoco, regole che vennero pubblicate nel « Giornale d'Artiglieria)) degli anni immediatamente succe.ssivi al periodo che qui consideriamo. Per il ca,lcolo della « efficacia )) si indicava.no le velocità residue. L'Hélie (1) per il caso di penetrazione in murate di legno delle navi, si riferiva ad una formula, empirica dedotta dalle esperienze effettuate al poligono della Marina francese cli Gavre, ed in tale formula figurava il quadrato della velocità residua, fattore questo che entrava perciò i n moclo preponderante nella espressione della forza viva del proietto all'imbatto contro il bersaglio. Come si è visto, il Generale Cavalli in a.lcuni suoi scritti, relativi allo studio dell'urto dei proietti contro il bersaglio, dava invece speciale importanza alla quantità di moto anzichè alla forza viva, basandosi sulle rela,z ioni che legano in meccanica i concetti di qu::tntità di moto e di urto tra due corpi. Le idee del Cavalli in proposito sono particolarmente esposte nella Memoria: « Recherche dans l'état actuel de l'jndustrie metallurgique de la plus puissante artillerie ecc. )) del 1866. Désonnais - egli dice - l'o11inion que l'effet du clloc cles projectiles soit comme la masse multi.pliée par le carré de la vitesse, opinion qui, jusqu'à <:e jour, a dérouté le progrès cle l'artillerie, ne peut plus se soutenir, après les démentis. renouvelés des expérie~ces, confirmés par la tlléorie exposée.
Tuttavia nella stessa precitata sua Memoria il Cavalli si vale delle formule empiriche dedotte clal Didion ana.lizza,ndo le espBrienze r elative a t.irj eseguiti a Metz, nelle quali, la velocità figurava al quad1·ato) e cioè veniva presa in considerazione fa forza viva del proietto. '
(1) Ht:LIE - Probabilité du tir (1854). Traité de Balistique (Deuxième edl·
tlon 1884) .
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.)
§
VII
ARMI DA FUOCO PORTATILI Quadro generale della trasformazione e della evoluzione delle · armi da fuoco portatili dal 18r5 al 1870. - L 'acciarino a fulminante. La rigatura: forzamento iniziale e forzamento automatico. - La retrocarica. - Trasformazione delle armi ·ad avancarica in armi a retrocarica. - Armi a retrocarica di nuova ideazione. - Il bossolo metallico. - Le pi~tole a rotazione. - Le mitrairliatrici. - Particolari sulle armi portatili e -s ul loro m unizionamento: canne, proietti, bossoli metallici. - L'arm,unento portatile di alcuni Stati esteri.
In riguard-0 della trasformazione e della, evoluzione delle armi da fuoco porta,tili si può dire che nel periodo dal 1815 al 1870 si c-0mpie tutta la evoluzione dell'arma.mento portatile da fuoco, dal fucile a pietra al tipo attualmente in uso, eccezion fatta per la riduzione al piccolo calibro che non potè effettuarsi che nel periodo successivo, allorchè furono introdotte le polveri dette senza fumo. Le guerre na,poleoniche furono comba.ttnte col fucile a pietra focaia; nel 1870 i belligeranti avevano fucili a retrocarica ed anche mitragliatrici, ed in Svizzera a quell'epoca per i fucili si era già affermata la possibilità cli adottare congegni atti ad ottenere il tiro a ripetizione. In generale nei vari Stati europei la evoluzione delle armi da fuoco portatili si svolse passa,ndo ·per le seguenti fasi : 1° - Trasformazione delle armi a pietra in armi con « acciarino a fulminante», e adozione di armi cli nuova creazione munite di siffatto acciariiw a fulminante: 2° -· Rigatura delle armi a canna liscia continuando a.a adoperare il proietto sferico preesistente , e adozi.-0ne di nuove armi rigate con proietto oblungo : in qualche caso questo passaggio fu anche accompagnato da una riduzione del calibro e da una diminuzione del peso del proietto, consentite dalla, maggiore efficacia dei proietti oblunghi, e imposte d'altra pa:,r te dalla
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PAR'm '.l'EC~J.CA -
1815 - 1870
necessità cli dotare il combattente di un munizionamento più a,bbondante . 3° - Miglioramenti nella fabbricazione delle canne di ferro, e adozione delle canne cl'a.cciaio; perfezionamenti intesi entrambi ad aumentare la loro resistenza e adeguarla a1le maggiori pressioni che si verificavano nell'anima per effetto della rigatura. 4° - 'l'rasformazione delle armi ad avancarica in armi a retrocarica e acl<>zio11e di nuove armi di questo genere colle quali si impiega,va110 proietti con bossolo metallico, e si conseguivano. notevoli vantaggi nella perfezione della, chiusura ermetica e nella. celerità di tiro e nel caricamento, mentre cl'alt.ra parte si provvedeva ad una migliore conservazione delle munizioni. 5° - A.dozione delle mitragliatrici manovra.te a mano e CO· stituite da, più canne; succe::;siva a,clozione cl.elle pistole e dei fucili a, ripetizione. Naturalmente queste vari-e fasi non si verificarono simultaneamente nei vari Stati.. Così per esempio, la Prussia av,eva già. in servizio il fucile a retrocal'ica1 mentre in Austria. ed in a,ltT"i Paiesi l'armamento cli gran parte delle F anterie era ancora il fucile a pietra.
*** Nel tratta.re l'armamento portatile ita,li:mo fino al 1860 se· guir,emo le vicende dell'arma,ment o portatile dell'Esercito Sardo, richiamando, . qnando sarà il caso, qualche pa,r ticolare riguardante gli altri Stati italiani. Riferendoci all' « acciarino a fulminante>> rileveremo che essendo~i riuscito a confezionar·e delle miscele fulmin:mti utilizzabili per l'innescamento delle armi da fuoco portatili ~ricorrendo al clorat,o di potassio o al fulminato di mercurio, pullulò immediatamente tutta \ma serie abbastanza numerosa di invenzioni riguardanti sia la composizione della miscela e Ja conformazione dell'innesco, sia il m(~ccanismo da applicarsi all'arma per l'impiego dell'acciarino. Il tenente colonnello Novi, dell'Artiglieria Napoletana, da noi già più volte nomina,t o, in un suo scritto su questo argom,ento pubblicato dalla « Enciclopedia Militare » del -
2500 -
ARi\.Ir POH'l'ATILI -
1:-.:-.i::scn1 E
AC CL\R IN[
1846, enumera dal 1807 al 1842 in Europa. non meno cli 5 inven -
tori ed oltre 75 ritrovati, che ebbero a,lmeno quaJche effettivo principio di applicazione o diedero qualche notorio risultato sperimentale. Le forme di innesco proposte nel ecolo scorso per le armi portatili si pos ·ouo ridurre a quattro; miscela semplicemente in poh·ere; miscela sistemata in granelli sferici di cera o di vernice; inneschi a cai:;sula o tt t ubetto, di rame o cli ottone ; inneschi a, bandelletta metallica, sul tipo di quella di carta delle pistole modernamente de rt.inate a g_iocattoli. Naturalmente i meccanjsmi degli acciarini d°'·evano adattarsi alla forma di innesc-o, e nell'epoca di cui qui si tratta si potevano contare numerosi congegni fondati su altretlanti sistemi atti ad otLenere una specie di ripetizione automatica dell'innescamento, cioè cli ottenere che all'atto di armare il cn:ne l'inne co venisse a disporsi automaticamente nella posizione voluta, e111,a obbligare il tiratore a compiere n. mano una tale operazione, che in conscguenz:1 della piccolezza dell 'i11nesco e delle parti dell'arma a.ne quali doveva essere applicato, era gin·dicata ll·oppo lunga e di difficile esecuzione, specialmente nella oscurità della, notte e ~ovratutto d'inYerno allorchè le m:1ni sono fredde e quindi difficoltate nei loro movimenti. Un aJtro campo cli invenzioni e di ricerche era offerto dal ·diverso modo cli efi'ettnare il trasporto di tali inneschi , e la loro più opportuna sistemazione e clisloca7,ione in relazione alla cartuccia che contenern gli altri elementi della carica. Esporremo brevemente i più notevoli dispositivi adottati per la costr uzione degli acciarini, e che pjù interessano la no-stra toria dal punto di vista artiglieresco. 13; da notare che -sebbene il clorato cli potassio fosse stato scoperto dal famoso chimico savojal'cl-O Olandi.o Luigi Berthollet fino dal J788, e fosse tato impiegato ed anche abbastanza la1·gamen le fin da allora per le armi da caccia, la sua prima applicazione a,l le armi da guerra si ebbe in F-randa solamente nel 1822 cd anclle soltanto parzialmente, perchè si riteneva che la miscela di clorato di potassio fosse troppo pericolosa. Nella esposizione di invenzioni e cli innovazioni nelle armi portatili merita il primo posto un sistema che il tecnico tedesco -
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PAlt'l 'E '.l'EC"ICA -
1815 - 1870
Von Dreyse (1) aveva proposto a Napoleone ·nei primi anni del sec. XIX e perfezionò poi in seguito coll'aiuto del Governo Prusisiano presentando nel 1827 un fucile ad avancarica .ad ago, nel quale l'innesco era perma,n entemente unito alla ca,r tuccia,, e veniva percosso cla uno spillo sistemàto nel vitone di culatta. della canna dell'arma, spillo sul quale veniva a battere il cane di un acciarino a percussione, allorquando il tira,tore premeva sul griUetto. (ìuesto sistema del Dreyse che risolveva in modo soddisfacente il complesso problemà, non venne però preso in · considerazione in Italia. Un esemplare pertanto di tale fucile è cons-e rvato nel M: nseo Nazi.onale cl' ArtigJieria in Tori.no. Un'altra invenzione da rkordare è quella appli.c ata dal Lamarmora a,l la carabina colla, quale venne armato il corpo dei bers~Lglieri fin dal 183G -e cioè fin dalla sua fondazione. ~l'ale congegno era élel sistema a banclelletta. La bandelletta di rame, portrwa 37 inneschi stozza ti a, dista,nze eguali l'uno dall'altro; la bandelletta, avvolta a spirale, veniva allogata in una, cavità, circolare praticata sulla fa,ccia destra della impugnatura della carabina ed era munita di un coperchio a molla; la banèlelletta. passando poi in un canaletto praticato nella impugnatura stessa,, veniva infilata nel cane, che era cavo e di forma speciale. Armando il ca11e, la bandelletta veniva fatta scorrere per una hmghezza corrispondente alla distanza esistente tra due inneschi' consecutivi, in modo cla portare uno di tali inneschi sotto la. estremità, del cane stesso; la bandelletta veniva poi fissata nella. voluta posizione a mezzo, di una molla, per modo che quando il cane, libemto dal grilletto, si abbatteva, il cane stesso portava l'innesco in corrispond,enza del focone, e nello stesso tempo lo. percuoteva provocandone l'accensione. , Nel 1846 per la fabbricazione di tali bandellette si erano adottate due nuove macchine che ne confezionava,no ,1000 in 236: ore di lavoro~ mentre con i mezzi prima impiegati occorrevano 3000 ore per produrne lo stesso quantitativo. Questo sistema fu però abbandonato nel 1848, quando si dovette fabbricare d'urgenza un numero considerevole di ca.ra,bine da bersagliere per la imminente campagna, senza avere il tempo . di allestire tali. (1) Il Dreyse ebbe il titolo nobilinre nel 1804.
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Fig. 720 - Sistema di innescamento a bandelletta e acciarino proposto dal La Marmora, adottato per la carabina dei bersaglieri 1836.
l'AHTE 'IEC.KICA -
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acciarini speciali che erano di fattura più complicata _di queDa richiesta per gli acciarini ordinari. Si deve pure rammentare il dispositivo ideato dal tenente colonnello Mori, e perf.ezionato dal cc1pitano Ancheini, entrambi ufficiali dell' Arti.glieria, Na,poletana. Questo sistema tendeva, oltre che alla ripetizione, aneli.e all'adattamento dell'acciarino alle antiche armi n pietra. Il cane era a martello mu nito cli una punta; al po.sto della, cosid(letta « batteria )) era disposto una specie cli tubetto girevole attorno ad una estremità., in modo che l'altra sua e.strernia~, che era aperti:~ e munita cli un coperchietto a molla, potesse essere abbattuta sopra lo scodellino, il quale a sua volta risultava a:lqnanto mocli:ficato, oppure essere solleva.ta. in anmti. Il tubetto oonteneva una cinquantina di inn e1;chi fog giati in forma, di sferette di cer.:1, nelle quali si poneva la miRcela fulminante, ed il tubetto stesso, media.nte una bi.elletta, ertL collegato col cane, dimodochè quand<) il cane veni.va soU.eva,to indietro per essere armtLto, il tubetto si ahbf:Ltte,,a, sullo scodellino e, previa apertura automatica d.el coperchietto a molla, vi deponeva, un innesco; lo stesso tubetto restrmcl:o poi in tale posizione fino al momento dello sparo, impediva la fuoruscita dell' imH~sco dallo scocl:ellino. Lasciando abbattere il cane, il tubetto si sollevava scoprendo. cosi lo scodellino, ed intanto il coperchietto automaticamente si rinchiudeva. Non risulta però che q nesto sistema di « civatoio )) Mori-Andreini abbia avuto effettiva ap.plicazione. Un altro cli.sposij;ivo che merita di essere citato è quello dovuto al mecca,nico milanese signor Console, dispositivo che nel 1837 fu aclottt1to per alcuni r,e parti di Fanteria a,nstriaca, nonchè da quella dei Ducato di ,Mod(ma, ,e fu giudicato favorevolmente anche nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie. 1'ale dispositivo non era a ripeti.zione, ma a.veva, sovratutto dal punto di. vista ~conomico e da quello della celerità cli adattamento, il pregio di potersi facilmente .sostituire agli a,ntiehi acciarini a pietra delle vecchie armi, cambiando e sostituendo solamente le tre parti : cane, batteri~1, e bacinetto. Il vecchio « cane a, ganasce» veniva sostituito da un « cane f:L martello »; la «batteria» da un pezzo imperniato sullo stesso asse, e portante un- percussore in forma di grosso chiodo scor- - 2504 - -
ARì\fl PORTATILI -
I/ ACCIARINO A F U LJ\fll\A:\'l'E
revole verticalmente, e tenuto sollevato da. una molla; il « bacinetto )), da, -qna, specie di incudinetta, <:,on lina scanala.t ura, in corrispondenza e in proseguimento clel focone, ·ed in tale .scanala,t ura si disponeva l'innesco, costituito cla un tubetto a sezione circolare o rettangolare, riempito essenzi.a.J,mente di
r~,
F'ig. 721 · Acciariilo Console .
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mjscela fulminante coll'aggiunta cli una piccola, qnantitù, di polvere nera unicamente destinata ad aumenta.re la fiammata . Pel' innescare l'arimt si di.sponevi:L l' inn esc,o nella sca nalatura :tino ad introdurre la estremità, nel focone, si abbatteva quindi il porta-percussore sull'innesco, sul quale veniva così ad appoggiare la punta del percussor e, per modo che agendo al grilletto il cane anelava a battere sul percussore. Il porta -pei'cussore .era 160
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PARTE TECNICA -
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munito anche di una specie di labbro esterno aderente alla incudinetta, e tale labbro oltre a tener fisso l'inn<~sco nella scanalatura,, serviva a11che a contenere la :tia.mmata dirigendola verso l'interno. Il Console per gnesta sua, invenzione ebbe dn,l Governo Austrfaeo un premio jn dena,r o e la, clecora,zione della Corona, di Ferro.
l!.,ig. 722 · Acciarini francese ed i nglese.
Specialmente in Francia era, sta,t o intanto anche studiato e sperimentato un sistema proposto dal Brunéel che consentiva di applicare la cassula adu11a estremità della cartuccia: a tale fine la piastra de]]'acciarino Ha provvista di una specie di guida, eiHndl'ica in cui si doveva introdurre la cartuccia. in mod·o cla, applicare la cassula sul luminello, dove essa. veniva fissata pet· attrito; si procedeva quindi alla ca,ri.ca dell'n,rma,' nel modo Ol'· . dinario. I n complesso però tutte queste ·invenzioni ed i conseguenti congegni non risultarono cli pratico impiego ed alla· fine, qnasi a conclusione delle molteplici esperienze effettuate, il sistema generalmente ovunque applicato fu quello a tutti ben noto e co~tituito essenziaJment(! da un inn esco a cassula cli rame, di dimen sioni abbastamm. grandi da non remlerne troppo òi:fficoltoso il -
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maneggio anche colle ma,ni fre~lde, e munito all'imboccatura di un orlo sporgente e seghettato, in modo cla jnclicare, senza possibilità di errori anche eh notte, la posir,ione gin.sta per l'applicazione; un luminello laterale, :fissato con a,vvi.tatura, alla cu latta della canna; un accia,d no a percussione di varii modelli fra cui i più usati quello francese e quello inglese, ma. sostan -· zialmente derivato dall'antico acciarino a pietra nel q1mle erano soppressi la batteria e la molla rela,t iva; un certo 11umero cli cassulc sciolte e sistemate in involucri contenuti nei pacehetti di cartucce, in dascuno dei qna,li pertanto il numero d(;Ue cassule era, per ovvie ragioni, a,lqna,n to snperiore a.l numero delle c::n·tuccie. In Piemonte l'aceia,l"ino a fulmina,nte per i fucili a moschetti fu applicato nel 1843, mentre per la, carabina da bersagliere esso era già stato adottat o fin cla.l 1836, all'atto della fonchl½icmc di tale Corpo. I primi accia,riJ1i a, fuhiliua,11te furono otteirnti da quelli a, pietra, opportunamente trasforma.ti all'uopo , ma, nel 1853, essendosi rilevato che il meccanismo impiegato l'isultava troppo voluminoso, mentre il sistema, foncla,m en t ale presentava pa,recchie imperfezioni dipendenti dal fatto che il buon funzio namento si otteneva essenzialmente dal perfetto serraggio clelle viti, viceversa fa,cilmente allenta.bili, e d 'al t ra parte n,nche dal fatto che il mollon~~ troppo potente produceva il rapido cleterio rame11 to del luminello, fu studiato e adottato un nnovo accia,rino che risporn1essc a tutte le coudizioni volute, ovviando agli incon venienti lamentati. In Francia l'adozione dell'acciarino a fulmina,n te fu completata nel 1840, mentre in Anstl'ia vi si pervenne soltanto nel 1854.
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P.cr quanto ha tratto alla « 1-igatura >) diremo che il primo sistema, di rigatura delle armi da fuoco portatili si cleve al :fran cese Delvigne che nel 1826 propos~ la canML rigata, e munita cli un vitone camerato. Tale ca,nna aveva, cioè una camera, posteriore di diametro pi.ù ristretto dell'anima, e contro le cui superfici laterali si forzava,, -
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PAH'.l'f,; 'l'l~CNICA - ·
1815 - 1870
a colpi di bacchetta, la pa,lla sferica di piombo di diametro un po' h1feri.ore al calibro, per modo eh-e la palla entrando nella camera posteriore ve11iva defonn.ata e si plasma.va con tro le dghe: era quesfo il sistema, di forza,rntmto iniziale a mano. Con q11esto sistema furon o rigate le· cara,bin<' da bersaglieri all'atto della fonda,zione del Uorpo.
Fig. 723 · 1). Cul<1Lta rli fucile Delvigne -
2) Cul a tta cli fucile Thouveuin.
Il forzamento e la cleformazione così ot tenuti el'u.no però alquanto irregola,ri sebbene gH -eff:etti conseguenti per ris1jetto alla gittata ed alla preci.sione del tiro fossero molto migliori di quelli realfa7,ati colle armi. lisci.e. · Migliori risultati si ottennero poi col sistema proposto nel 1845 clal Thouvenin colle armi a stelo. Dal fondo, dell'anima ri- • ga ta sporgeva uno stelo a punta, conica, di lunghezza tale da lasciare tutt'attorno a sè uno spazio sufficiente per con tenere la carica; la pallottola, avente diametro un po' inferiore al calibro, veniva, per l'a7,ione esercitat,1 da,llo stelo che si conficcava nella pallottola, forzata, nella rigatura a colpi cli bacchetta come nel sistenm Del vigne; ma la conseguente deformazione risultava più regolare e si potevano impiegare anche pallottole oblunghe cilin-
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J PRIMI f.'UCILI J{IGATI
dro -ogivali. Oon questo sistema 'l'houvenin vennero rigati i moschetti. da, eaNalleria e artiglieria dell'Esercito Piemontese, adotta ti nel 1844. Nel 1847 il Lamarmora propose, e nel 1848 dopo vn,rie espertenze pratiche ottenne, c:he per Ja carabina da bersagliere venisse adottata una pallottola cilindro -ogivale in sostituzione di quella i:;fe1·ica; l'ogiva però, anzichè da, un arco di eircolo, e1·a generata da una gola, e poichè il peso 1,•isultava cli circa 10 grammi maggiore del peso cleDa pallottola sferica, la carica r,egolam(-rntare di 4 grammi venne ridotta a grammi 3,5, all'intento cli mantenere il rinculo entro limiti tollerabili. La pallottola veniva introdotta nell' arma indipendentemente dalla, carica cli lancio, e alla distanza di 700 metri tu1e proietto cilindro-ogivale perforava ancora una tavola di legno della spessore di 30 mm.. Jì; da notare che in quell'epoca per le carabine da bersaglieri non si avevano ancora vere e proprie cartuccie, ma le pa,l lottole si trasportavano sciolte, e la formazio?1e delle ca,r iche cli la,neio si. eseguiva fa. cendo uso della <<fiaschetta)) ripiena cli polvere. Nel 18f>l in Piemonte si inh.iarono gli studi per la rigatura di tutte le armi portatili, ed essendosi consta,t ata sperimentalmente, in fatto di precisione e di gittata, la, superiorità, delle armi a stelo con proietto cilindro-ogivale in confronto delle a,r mi n vitone camerato, fu data la preferenza al sistema a stelo col quale si cominciò a rigare, <>ltre i moschetti cli ciwalleria ,e di artiglieria, anche i fucili corti di fa,nteria, cli cui erano armati i sottufficiali ed i trombettieri. Il sistema, a stelo non potè però applica,r si alle carnbine da hersa,g liere perchè le carabine a vito11e came1·ato, qnali erano quelle dei bersaglieri, non si prestavano alla loro ra,picla trasformazione che, per la neeessaria aggiuutn, di nn vitone spedale, richiedevano perciò il cambio della cassa oltr'eehè d0lla canna. Questa, trasformazione <Jllill(]i, in vista ddla ca,rnpagna, di Crimea, per nurncanr,a, di tempo non potè essere effe ttuata, e perta,nto pe'r la spedhionc in Oriente i bersagJi<,1·i eonservarono la carabina, mod . 1848 colla pallottola ogivale;' mentre i focili corti a stelo vennero clistribniti. i.i~ numero di. 10 per ogni compagnia di fanteria, e d'altra parte per i fuciU. lisci della f::rnteria cli linea verme ndottata nna paJlotto la cilindro-sferica, cava,, del tipo Nessler. Con tale pallottola -- 2509 -
l'Mt'.rn 'l'B:CNrt.:A -
rnu; - uno
Nessler in preo1;clenti pl'ove :-;i era.no ottenuti buoiiissimi 1:isul tati in confronto delltL pallottola sterica e si era anche sperirnenta.lu1ente constatato che con questa pallottola cilindro-sfceica si aveva, a 300 metl'i una precisione quasi quacln1pla di. quel la ottenibile coll a pallottola sferica: tali migliol'amcnti conseguivano dal fotzamento a.utoma tico del proietto cilindro-sferico contro le pareti della, canru1. forzamcn to dovuto a li.a pl'essione ùei gas 11ella cav ilx:ì., i11te1·na ùel proi(•lto, tantochè 1111 tale sisteill<L Nessler veune conentemcnte cbi .:1,1nato del « proietto forzato per esp,.Ln sione automu,tica )l. ·
Pallo ttola ogivale da bet·sagliere
PalloLtola emisferica Nessler f'iir. 72-:l
Su questo stesso principio. ma pe1· armi rigate era: anche fondato il proi etto Miniè. e il tipo belga o Peters da esso derivato : tale proietto ern cli forma cilindro-ogh·ale appnntita, munito di scanalature an ulari all'esterno e di. nna cavi.tà troncoconica all' interno; 11el tipo Miniè entro l.:L cavità interna si a\"eva un bossoletto t ronco-conico di minore lnng-hezza, che, avanzando nell a cavitù, Rtessa sotto la, pressione dei. gas, fa,ceva espandere il proie tto e lo forzn va nella rigatu1·a. mentre in qu ello P et.ct·s mancaYa il bossol etto, e dal fo ndo della cavità sporgeva invece u11a ogiva rovescin.ta. Qnesti due tipi di proietto a « for zamento automatico per tspan.·ione » non 1·ichiedentno nè vitone -
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MIGLIORA)fl!lNTI :XEI FUCILI Ri GA'.l'I
camerato nè stelo, sebbene potessero impiegarsi anche con l'uno o con l'altro di tali dispositivi. In altri Pa.-esi il for7,amento del proietto nella rigatura era anche ottenuto col sistema, detto « a compressione p{~r inerzia,>>: in tale sistema, specialmente destinato a piccoli calibri, il proietto <~ra molto lungo per modo che, all'atto dello sparo, la pesante massa anteriore comprimeva la part(~ posteriore, la quale ultima dila tandosi per pffetto <li tale azi.one veniva acl ada.ttarsi nelle righ·e. La compressione per i. calibri. più grossi era agevolata. da una profonda scana,lat ura a,nulare . (~nesto sistema non venne pertanto applicato in Italia .
Pallottola ad espan~ione Miniè
Pallottola Peters a forzamento per compressione Fi,g. 725
Nel 1~3G pel' mw nuova earabina da bel':::aglieri venne i,t<dot tata la pa.nottola tipo Peters, ma con canna. ordinaria, senza cioè c:onrnnqne ricorren~ alla carnct·a con vitone od altrimenti allo
stelo a punta, : · cp1esto sist<>ma venne esteso n ello · stesso anno a,nche a tutte Je ar1ni. a stelo preesi.ste11 ti. Nel med,esimo temp o vennero pre:;m le élisposi.zioni affinchè tutte le armi potesse. ro impiegare pa,l lottole dello. stesso di.am.etro, e quindi le canne ebbero tutte il ca.libro di mm. 17,5 per i fticili e per le carabine, mentre per le altre ar.mi le carine conservarono il caHbro di mm. 17,4. Gli studi per la rigatura del fuc~le cli Fa,nteria v,ennero compiuti nel 1860 colla adozione di. 1.ma, pallottola, ad espansione au tomatica, cilindro-ogivale cava, ma di costitm~ione differente da quella belga, per avere : la punta moz7,a; nna sola scanalatura -
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PAJl'rm 'l'IDC:-. l CA -
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anulare estci-na; e la ca vità in te1·na, senza sporgenze, a sezione triangolare anzichè circolare. Ln, pallottola aveva diametro di mm. 17,2, pesava gr:.tmmi 33, ,e _congim1tamente alla carica cli.
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l l!~ig. 726 - Cartuccia, 11:irchett o dì cul'tucce e cnssula delle nrmi. r igate modello 1860.
grammi 4,5 di polvcl'C da, fucilcl'ia era sistemata in un involncro cli ea rta, formando così nel compl esso una carica C;u·tuccia d(•l pei:-o COD1I)lessiv-o di gr. 40. Le cartuc('ie erano r iunite e sistemat e in pacchetti cli J O, i quali in un in volucro separato conten evano anche 12 cassule di rame. -
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L, ARM:A~lENTO PORTATJLE I'l'ALIANO AL
1860
Ne'l 1860, ill seguito ad altri studi ecl a molte esperienze per cui erano stati introdotti parecchi migHoramcnti, sovra.tutto di dettagli-o, si avevano in servfaio le seguenti armi da fuoco portatili : Fucile cla Ff:Lnteria :mod . 1860; Carabina da Bersaglieri mod. 1856 con cartuccia mod . 1860; Moschetto da Oavallerfa mocl. 1860 per Cavalleggeri; Pistolone da Cavalleria per i Lancieri: l\.foschetto da Artiglieri e da Pontieri (differenti soltanto pe,r .la baionetta) mod. 1844, ma senza, stelo; Moschetto da Carabinieri a piedi ed a cavallo; Pistola da Cavalleria e A.1.·tiglieria; J?istola, a rotazione per RR . OC. alla quale si accennerà in seg'nito.
Fig. 727 · Serie delle armi 1860.
Tutte le :umi a.cl avancadca, come si è detto , impìegavano lo stesso modello di cartuccia, mod . 1860 ma <~on carica, di peso diverso secondo la lunghezza della, canna. Tutte le a-r mi era,n o provviste di << alzo a ritto )) e cursore, con graduazioni diverse secondo il tipo d'arma. -
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PAitT0 TECNICA -
1815 - 1870
Passando ora alla, e< retrocarica )) ricorderemo che la prima arma a. retrocarica, e rigata, effettivamente introdotta, in servizio fu il fucile sistema Dreyse già ideato fin dal 1814 ma ridott<) a forma definitiva nel 1836 e adottato regolarmente in Prussia nel 1841. Questo fucile impiegrwa una cartuccia di ca,r ta ed un p1:oietto ovoidale sistemato in un tacco di carta compressa, che portava l'innesco nella sua estr,emr~ faccia posteriore in modo che a caricamento eseguito, l'innesco rinsciva davanti ed a, contatto della carica di lancio. L'otturatore era del tipo a cilindro scorrevole e girevole, con appoggio a spalletta : la chiusura ,ermetica della culatta a,vveniva mediante forzamento inizicr,le della, estremità, .anteri.orè del cilindro avente forma di tubo, in · una camera conica ricavata nella culatta della canna. Il congegno di sparo era, costituito da un lungo 1:iercussore, a,z ionato da, nna molla a spirale contenuta nel cilindro e munito di un lungo ago a, spillo destinato.a, forare il fondello della cartuccia ,e a raggiungere l'innesco, che, come si è detto era situato nell'interno della cartuccia: dal ci:~ratteri:stico ago a spillo del percussore fn datò il nome a tutte le armi cli questo genere che si chiamarono perciò « fucili àd ago )) . L'armamento del pe;~cussore si iniziava all'atto dell'apertura della culatta e si compieva col compiersi clel movimento c1i apertura della. culatta, stesstL : lo scatto era, poi munito di sufficiente dispositivo di sieu.rezza. Per caricare l'arma ed armare quindi il percussore occorreva.no cinque movimenti. V.esempio della P1'nssia non fu però seguito subito cla,g li altri Stati ·essenzia,lmente :perehè, a prescindere dal solito senso di conservato1·ismo misoneistico, si temeva genera,.l:mentc che con tale 11uovo sistema si provocassero delle complicazi.oni sovr·a tutto di impiego, ma allorché compa,rve un fucile con cartuccia a bossolo metallico, con la, quale era gar-entita la chiusura erme tica con mezzi più semplici e sicuri di quelli escogitati per la ca,rtuccia di carta, i sistemi di retroca,rica si moltiplica,rono in numerosissimi tipi pur distingnendosi e dividendosi essenzial mente sempre in due grandi classi, e cioè : sistemi e< a cili ncl1·0 -
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I PUI.l\Il FUCII,I A UBTROCARICA
scorrevole e girevole>> derivati da.l Dreyse; e sistemi « a blocco >> nei quali l'otturatore per semplice rotazione attorno ad un a,sse parallelo alla canna oppure perpendicolare ad essa, poteva assumere due differenti posizioni, e ci.oè una di chiusur~ nella quale dava, saldo appoggio al bossolo della cart uccia, e l'altra di CU· latta aper ta) per la introduzione della cartuccia. 'l'ra i molteplid tipi di tal,e sistema a blocco citeremo : lo Snider francese; il Remington americano, ehe fu adottato anche da.Ilo Stato Pontificio; il \Verndl cosidetto a ba,rile; il ì\<Iilbank-Amsler: il Wa,nzl austl'iaco; l '.Albtni Bràindli svi?:zero: il Tersen; l'He{1ryl\1artini ; il \Vercler ecc. ecc.
ll'ig. 728 - Chiusn r:i s i;, tcma Dreyse.
Tra i sistemi derivati dal Dreyse, « a cilindro scorrevole e girevole>>. sono per noi pa.rticolarmente interessanti lo Chassepot, francese, e il Doerf'lch-Baumgarten, adottato nel Prindpato · di Lippe-Schaumburg, perchè ta,l i due sis temi. furono quelli più specialmente esamin ati da.i nostri enti competenti per la trasformazione dei nostri fucili ad a.va,n carica, mod. 1860. In Italia così come in vari altri Stati europei gli studi per il passagg'io dall'avahcar.ica alla retrocarica delle armi portatili furon o iniziati dopo la campagna austro -prussiana del 1866, in -
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l'Alt'.l'l.'J 'rnCNICA -
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vista della grande supe1·iorità dimostrata dall'armamento prussiano su quello a,ustriaco . Nell'agosto cli quc~ll'anno fu nominata nna, Commissione, che innanzi tutto e quindi iu un pl'imo tempo, pl'im.a. eomunque di passa1~e a.ll'aclozione di armi nnove, doveva studiare la, possibilità ed j mezzj di trasformazione deUe armi ad avancarica,. Anzi a,ll' uopo fu bancli.to un concorso fra gli industriali privati, ma esso andò deserto.
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lf ig. , 29 - Quadro tli val'ii sis temi (li chiusura a blocco.
La predetta Commissione, raccogliendo 11ume1:osi modelli di armi nuove e cioè o non ancorn adottate da altri Eserciti o già iu servizio presso Stati esteri, cominciò ad esamina,r e i vari sistemi cli rc'ltrocarica esistenti per giudicare qnali cli essi meglio si. adattasse alla, trasformazione, tenendo presente che la spesa, unita,i·ia conseguente non doveva, superare le Ure dieci per arma e che, a, trasformazione avvenuta, -non clov{!Va, rifrnltare alcun aumento di peso rn~ dell'arma nè delle relative munizioni. Per questi motivi furono senz'altro esclusi i. sistemi con cartuccia a bossolo meta,llico che già erano abbastauza diffusi, specia,lme11te coi. sistemi di chiuswa a blocco qua,li i tipi: vVanzl) vVerndl, S11ider, Remington, ecc.; cosi pure furon o esclusi i sistemi che importavano la cassula separata, dalla crn·t uecia e che in addietro erano stati provati in Inghilterra, perchè troppo imperfetti e cli maneggi,o piuttosto lento. -
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I PlffMI J?UCff,I A IU'.l'llOCARICA
Furono quindi presi in esame j « sistemi ad ago )), tl'a i qua,li venMro esam.i.rw,ti e sperimenttLti i tre tipi : Dreyse, Obassepot e Doersch-Baumgartc~n, ai quali. già, si è fa,tto ce11no, e tra questi ve1rne prescdto il Doersch-Ba,nmgarten, perchè era quello che per le sue moda,l ità costruttive meglio si adattava alla trasformazione delle armi ad avancarica 1860, non richiedendo esso, a, diff.erenza di. quanto si imponeva cogli altri dne tipi, di dover cioè i1pp1ica,re un qm1lchc prolungamento in aggiunta clel la, ciùatta : tale aggiunta detta, « culatta mobile )) richiedeva, per la sua a,pplieazione, indispensabile coi tipi Drcyse e Obassepot, non soltanto una spesa che oltrepassava, i limiti imposti, ma forzfLtamente provocava un incleboli.mcnto della, cassa dovendosi in essa ricavare una· avvitatura di fissaggio della culatta mobile, mentre poi non era in n.leun modo 11tiliz;,;,lbil<:' la cassa delle pr-e esistenti armi acl avancarica,.
a)
Chassepot -- bi Doersch - Baumgartetn. J?ig. 130 - Sisteml cli <:lliusm·a .
I
Le prime prove eseguite « a,l cavalletto )) con questo foci.I.e ad ago, sebbene si verifictu:;sel'o og111. tanto delle sfuggite di gf:LS, dimostrarono il oomportarncnto sufficientemente buon.o òel congegno di chiusura, ma viceversa il tiro risultq molto irregolar,e. Questa lamentata. cl.efì.cienza d.i regolarità, nel tiro, dopo nuovi studi, ulteriori prove e molteplici proposte, tra, le quali anche una del Generale Cavali.i che però non fu accettata., venne eliminata coll'adozione della pallottola cilindro -ogivale a ca,vi.tà. tria,n golare ch,e già si impiegava per le armi a,cl ava,ncarica, e -
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PAH'.l.'0 TECNICA -
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ven ne .m unita, di un tacchetto di carta compressa, destinato unicamente a portare l'innesco. Questa soluzione contrariamente al . fine desiderato e che si persegùiva colle instaurate prove, non permetteva, di alleggerire il peso della, cartuccia, ma fu a,d ogni modo definitivamente adottato, perchè le altre p~·oposte esarnina,te davano risultati anche meno soddisfacenti. A.ltre prove di tiro effottuate « alla spalla >> dimostrarono · che nella esecuzione pratica, di un fuoco alquanto prolungato, si verificavano sfuggite di gas notevoli e si formavano dei de-· positi cli feccie che ostacolavr~no la corsa cl:ell'ago, e pertanto an che questo difetto fu eliminato coll'applicare alla cartuccia un fondello di cautciù. Due spari fortuiti, Yerificatisi nella esecuzoine di prove di tiro alla sp..tlli:t, indussero poi ad applicare al sistema un dispositivo .di sicurezza, a1mlogo a qnello esistente nel sistema, Dreyse. In seguito ed in conseguenza di tutte queste modifiche e trasformazioni e per tutti i perfeziona.menti intr-0d'o tti per ovviar e à,gli inconvenienti successiva.mente rileva,t i nel le prove, finì per risultar(~ un'arma ,essen zialmente differente da quella tipica, presa per modello di partenza,, la quale quindi noH aveva servito che a, fornire il concetto fonda.mentale. Si può quindi affer.mare eh(~ il sistema risultante fu veramente un sistema nuovo, eJaborato . essenzia.lmente dal ten. col. d'Artiglieria Salvatore Oarcano da, Varese, dal quale il fucile italiano del 1868 a retrocarica pr,ese il nome. Per sommi capi l 'arma t rasformata. cioè il foci.le Oarcano, risultava,, così composto.: la. canna dell'originario fu cile ad avancarica era privata del vitone, ed allargata-i n una cula,ttit per formare la ca. mera, pe1· la cartuccia; per cli più la, canna era i nta,gliata iH modo da pe1·mettcre lo scorrimento dell'otturatore al quale of. friva un· appoggio a spa,lletta. La cassa di. legno dalla quale eru stato tolto l'acciarino e sostituito con tasselli· di 'legno, avevR l'incavo per la canna, prolungato all'indietro e coperto da una cunetta, di nuova costruzio1rn, la quale sosteneva tutto il congegno cli. scatto a bilanciere nonch<~ il grHletto incassati in opportune spaccature praticate nella cassa. L'ottura.tore che per la sua funzione era chiamato, secondo il · rnoclo Ù'f:mcese, << cul atta mobile», aveva una, struttura a,naloga a quella, dell'otturatore dell'attuale fucile mod. J891, che ne è nn derivato : esso era, co-
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LE l)HIGINI 0 1•:L FUCILE CARCAKO
stitrtito da : un cilindro ca,vo ton mannbl'io mediante il quale con l'Otazione a dei=;L1·a si. otteneva l'a1)poggio dell otturatore contro la spaUetta ricavHJa sulla cmma ; nn tubetto con nasello, c·.o utro la, estremità auLeriore cfol quale trovava appoggio la. molla dell'aF-ta dello . pillo. L,1 chiusura ermeticH. della c·nnna ei-a determinata dal com baciarucnto di una superficie troncoconica otteunta di 1·ipo1·t.o nell R test,1 dell ' ottnratOl·c, con n11:t· loga, supe1·fìcie ùell'intcrno dello cnla tta della canna: il for;r,a. mento era. cfato infaialmente clal movimento di 1·otazione dell 'ot· trn·ntorc. Il c-011gegno di percm,F-ione era formato da uno i=;tclo co11 molla appoggiata sul tubetto, e da ima, testa alla quale lo spilJo si univa ad inrn~t.ro .
Fig. 731 - Il fucile 1SG7, trnsform o to n retro(•:1 rie a sisr0m:1 Carc:rno.
Postc1-ionncnte lo stelo porta,a anitnto un grosso bottone che serviva come dente cli arresto e come 1n·C½½O cli presa per l 'a,r mamento ciel congegno, armamento che doveva, eSS<'l'e effettuato a mano pi·ima di aprire la cnlnita. La carl11rcia per le anni modello lBGO trasformnte 2ra C-ORtit nita, da un tubicino cli <-arta, chinso ad una estremit:\ medinnte un fondello di carta, e munito inoltre di un fondello cli cautciù di diametro alquanto maggiore, in modo che il fondo <lei predetto riuscisse cli fo1'ma 1uarcatanwnte convessa,: nell'involncro o tubicino ern cont en uta la carica cli hrnei.o di gra,nu:ui 4,5 cli polvere nera, e anteriormente eravi un tace.heU-.o di ca1'ta, sempre di dinmetro un po' maggiore del <:alib1·0, po1·tante l'innesco formato da una miscela fnlmi naute a l cloi~ato cli pota~sio, innesco che veniva coJloca,to in una nicclii:.i pra,ticnta, al centro -
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PAD'l'l~ T'1CNIC .-\· -
18]5 ·
1870
della faeria, posteriore; la pallottola, uguale a quella delle armi ad avancarica mod. 18()0, e quindi <li diametro i11foriore al calibro, mtl avente il vano inte1·no à . czione quadra anzichè triangolar e, forma. questa c1d:otta t·a per ottenere una più r,e golare ed nnifo1·rne dilata;1,io1w clelln pallottola per ei-:p:ms~one e quindi un f1111zionamento miglio1·e dell'arma nel tiro; il t ubicino (li carbL od involu cro era poi legato s npel'i,01·mente media nte un filo . La cartuccia veniva spalmata di gmsso in conisponde11za e l nngo la porzione contenente la, pallottola.
Fig. ,:1:2 · Cartn c-c- ìa d i (':irta co u Innesco inl·erno 111'r n rm i ruorlello Ca rca-
no, 11 spillo.
Es~enclosi poi in seguito r ilevato che il fondello di cautci ù, permanendo nella camera dopo lo sparo. se pur non o~tacolava la introduzione della c n1·h1tci a nella camci·,L, provocava però un a r ilevan te dispersione elci colpi, cosi come er a stato compro vato d:'1, molte espel'ien7ie, fn pr rscritto che, ~alvo nel ca o di tiro accelerato, si dovesse ad ogni colpo togli.ere il fond ello di cautciù espellendolo mediante un estrntto1·c a gancio, che in prosieguo cli tempo ,enne sostituito da uno spillo <'liritto che mcp;lio si pr estava alla operazione.
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IL FUCILE CARCANO
1866
I movimenti necessari per la carica erano quindi i seguenti: tirare indietro il bottone dello stelo per armare il congegno ; aprire la culatta; estrarre il fondello della ca,rtuccia precedente (-Operazione però da omettersi nel caso di tiro accelerato); intro durre la nuova cartuccia e chiudere infine la culatta. Per metter,e il congegno in posizione di sicurezr,a bastava girare a sinistra il nasello del tubetto e lasci.arlo scorrere indietro sotto la pressione della molla, la quale, così comé avviene nel fucile 1891, veniva a distendersi. completamente.
Fig. 733 - Fucile Vetterli modello 1870.
In riassunto riportiam.o qui i dati principali sul fucHe 1866: . calibro mm. 17,5; peso senza sciabola-baionetta e senza bacchetta, che era stata abolita, kg. 3,900; l unghezza m. 1,414; peso del proietto gr. 36; peso della cartuccia gr. 43,8; celerità di tiro massima e cioè senza mirare e senza togliere il fondello di cautciù, colpi 16 al minuto; celerità ordinaria cli S colpi al minuto; velocità iniziale m. 316 al secondo ; alzo graduato :fino a m. 600 corrispondentemente ad una elevazione di 3° e 10'; ordinata massima, della traiettoria di 300 metri, m. 1,66.
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l'ill'lTE '.l'J.:l'.'sTC.I ··-
1~ I (i
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1870
N e l l.870 erano anc11e stati compinti g li :-d"mli in tmp1·esi n ei J G7 pc1· il fncile a rctrocal"ica <li nuo,·a cost1·11ziom•: dopo l'efiame cli numerosi. mo<lclli venne scelto H tipo svizze1·0 p1·<•He11tato dal meccani.co Ji'ecle1·ico VeUetli, notc,ole sovr alutlo pp1· la fa. ciliL:Y cl i ca 1·iC':1 nwn to e 1w1· il. [a (to JWl' c·ui gli effetti ca11 s.1ti. cl a 1 .rinculo er:111 0 tra:-rn ,cssi s immct d carncnte pe1· rispetto a ll 'asse dt·lFanna. Il fueil<· Yetterli era nd oli m·ntorc scone,olc> <-On flP· poggio ad a le1 te, ('On cm·h1ccia, n bosHolo metn,llico e acl innesco cc•ntl"ale: p:dlotlola cili)l(lt·ica cli piombo con punta ogivale. La cn,nna i 11 a<.;cinio axeva il ca,liln·o di mm. 10,~5 ecl il fncile ern. munito cl i un a bacc hetta c- lt e serviYa però unicam<>ntc pet· la pulii ura clcll 'm·rna, appli.ca11<loyj uno . c..:ovolino. È a 1:i.lcv,n e c·hr. in [t:.i,lh.1 venne f:-C:·<>llo il sii;;i.ema a cnrieanwn to s ttccessi vo, anzicltè qu<>llo a ripetizione, c·he già era stato adottato in Svizzera, e cicì p e1·chè <1:tll 'ckperien1/.n. d ell e nltime gn r rre non si. Cl'efl cvn ch e la ripetizione rn ppresc11 tasse una nccessitù, mentre C'On ei-.s1t si temeva, lo 1;perpe1·0 di m.unizio.ni c lw avtcbbe potuto cfori.vare da,l la, p ossibilit:?t, clala a l solchllo di escg-uin• un fu oco molto accelerato . Questo tiJlO di fncilc> Yennc chi.ama l'o mocl. 1 70, aflotta.to eil ' impiegato 11cgJi. :111ni i;;uccessivi, La,J1toch è cli. eHso S<tl'à trattato ampiamente in seguito. Pis'tole a rOf(1.~iono . - Nel 1861 in Italia pe1· armare i Cal'abi nicri ReaJi YCllJH~ adottata una pis tola a totazione, cli calibro mm . 11, del primHivo modello Lefancheux, fL G colpi. a movimento in termi ttente - e doè col cilil1<lro clw per 111 rotazione era eomantln.to i,;olhmto a, mano dall'a,1·mnm<mto ,lel e-mie, - e colliL cartuceia me tn llica a percui;;sio11e pe1·iferica a spina . Qn csto modello cli pistoln, giù jn nso a n che all'N;tero, 1·appre::-e11tiLVa pertnn to ull p1·0µ;1·e::.so 1·ispcf Lo all e pistole a. 1·otazionc pr(•Ccclen tc111entc l'Cali7.r,alc. h_. qnnE aYe\';lllO cartnccia di cal'la, eon innesco ~epn.rnto, e n clJ.e qnn,li il rnovi111 ento tlel ta.mlrnro o cili11 cho ve niva c·omanèlalo 1-oltanto a mallo, mn indipenclenl eme11 te dallo m·marnc•n to d<·l c::111<' . NeJJH pistola Lefancl1 e11x come in Lntte le pii;;tole :1 rota zione il collegamento cll'l can e col cili11d1·0 era 0Llen11lo mediante m1 « hocciuolo »: imperni nto e<·cent1·icn.mente ~nlht coda del ca11 e, e agPnte <·Olln. H11.1 pnnta, libcrn sopra u11 a piccola clenUc1·a cii-<·olarc> a sei clenti. 1·ica rn ta. in 1·ilicvo a,ttorno
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l'l STOT,l,: ,\ U0TAZI0Nl•1
al foro dell'albero del cilindro. La spina sporgente delln cartuccia, trovava posto in un intaglio pmtitato snll'orlo · ei:;terno di ognuna delle camere <li allogamento dell e c,utncce, sicchè tale spina mentre asi:;icurava una gini:;ta e ben defìnif"a posizione alla cartucd:1 stessrt che non aveva orlo al fondello. facilitava anche l'estraiione dei bosso1i spara ti.
l<'ig. 73.f -
l'istola a rot::iziom· J,efauchcux.
Questo modello cli pistola venne però prei;;to supe1·ato da quelli ancora attualnH'nte in se1·yizio. modelli che sono a movi mento continuo, nei quali cioè la roh1zione rl<'l tambmo è CO· 1rnmdata thil g-1·ill<>tto simnltaneamcul c all'urrn:unento 11,e] cane, e nei quaJi poi eol prolungarsi d<~ll'azione del tiratore sul grilletto stesso si provoca lo scatto e quin,d i lo sparo dell'arma. J modelli, recenti hanno poi la ca,rtnccia a percnssione centrale, che offre rnagg'ior sicme;,,r,r1. . I n Italia 11erò prima del l. 70 ne~suna pistola cli modello perfc',donato e1·;1 Rta,tH a<iottatn i--ebbe11r all'estero ne foRscro giài noti Yal'i modelli . come la, OoH, li:L L(•fo uchcux nuovo Lipo, la Galancl ecc., che presentavano anche pm·ticolari caratteristiche per f)U:"\nto rig1rnrcln ln rapiclitù cli ca,ri ca,mento e di estrazione dei hof-soli, la sicnrezza ecc . -
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PARTB TECNICA -
1815 · 1870
Mitragliat1·ioi. - Le mitra.gliatrici feoero la loro prima comparsa durante la guerra cli Secessione d'America, colla « Batteri.a Requa >>, aventi 5 canne fisse su una sqln. linea, e con la mitragliatrice Gatling, a 10 canne r,o tanti, mentre nel 1867 e anche prima in Francia si stava approntando con molta segretezza la mitra,gliatrice )Iontigny-Christophe, a numerose canne fisse riunite in un fa.s cio. Vel'so la :fine del periodo qui considerato in quasi tutti i paesi - Inghilterra, Prussia, Austria, Russia e Spagna, -:-- si stavano provando e già si erano adottate armi di questo genere appartenenti però tutte ad uno dei due tipi già accennati, cioè il tipo Gatling a canne rotanti, ed il tipo Montigny a canne fisse. P erò il loro funzionamento non era automatico, cioè non veniva provocato automaticamente <l'all'azione diret ta od indiretta, della pressione dei gas nella canna, azione colla quale si ottiene la successione ininterrotta dei colpi per effetto della semplice azioM del tiratore sul grilletto : nella mitragliatrice Montigny per ogni salva di fuoco o raffica di colpi si richiedevano ben tre operazioni da compiersi a mano, mentre nella Gatling la successione dei colpi era ottenuta agendo ad una manovella colla quale si azionavano i varii organi destinati. alle diverse operazioni di caricamento, armamento, sparo ed estrazione dei bossoli. Senza entrare in particolari, diremo che la mitragliatrice -Montigny era costituita da un fascio di canne parallele, fisse entro un castello cilindrico il quale dava all'arma l'aspetto di un cannone tanto che venne chiamato « canon à balles )) : la mitragliatrice era poi incavrLlca,ta su un affusto a ruote munito di cofanetti per il trasporto delle munizioni. Dietro il fascio delle canne era scorrevole un blocco cilindrico nel quale erano sistemati entro tanti fori aventi disposizione uguale a quella delle canne, altrettanti percussori. colle rispettive molle ; davanti al blocco era :fissata una piastra di chiusura e di appoggio con opportuni fori pér dar passaggio a,l le punte dei percussori; e tra la piastra di chiusura ed il blocco era scorrevole lateralmente una piastra detta « piastra di scatto » : le cartucce di cartone, rinforzate al fondello con una lastrina di rame ad orlo spor-
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:.iITI<AGLJA'l'HICI
gente, el'ano preventivamente allogate in una terza piastra detta « palmella », anch'essa provvista di fori nei quali venivano infilate dall'indietro rt.'l l 'avanti le cartucce che vi restavano vincolate per il solo fondello.
Fig. 735 · Mitraglintrice Montigny.
P er caricare l't\rma si doveva in11an9,itntto f:11· scorrere indietro il blocco a.genclo sopra, un sistema. a :l eva; int rodurre cla,1l'alto una, palmella nel vano che si creava tra il fascio delle canne e la piastra frontale; portare cli nuovo aivanti il blocco ed insieme la palmella, in modo da introdurre le cartucce nelle rispettive canne e dar loro saldo appoggio mediante la piastra frontale : in questo movimento cli avanzata del blocco si operava, anche l'armamento dei percussori, i quali claJla piiH:tra di scatto venivano trattenuti armati. Per provocare lo spal'o si doveva mediante una manovella laterale far scorrere la piastra di scatto che era sistemata in modo da liber:1re su ccessivamente tutti i percussori. Finita la raffica si dovevano ripetere tutte le ope-
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l!AHTE '.l'E(':'\ I (.'.\ -
1815 · 1870
l'azioni per sostit uire la palmella portante i bossoli sparati con un 'altra nuova palmella cari ca. Le varie operazioni da compiersi fra una rnffica e la snccessivn richiedevano circa 15 i:.cconc1i.
Fig. 736 - )litrngliatrice Gutliug.
Queste mitragliatrici. si eostnfrn1n o con un diveria:o numero · di. canne -.:n, 25. ed anche meno - e t)er canne cli. vinio ca libro. Di questo tipo el'n.~10 anche le mitragfo1trici dette « di 1\ifeudon )) e « della Loira)) i.mpiegate dai francesi dul'nn te la gnerra del ''70. 'ralune cli queste armi e1·ano state costr uite Hn "dal 1~66. Un altro tipo deriya,to dalla mitrag1iatri<'e Montign~, era l'arma Claxton, a .·paro intermittente e n,d ali.tnentazione eontinu a. Nei tipi Gatling. le canne sempre in numero limitato, e cioè t ra 10 e 6, erano riunite in un fascio rotante attorno ad un lun go perno assiale, po1-tato naturalmente <1111 castello ad oreechioni che sosteneva e collegava i varii organi. Le canne posterior-
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IJ'UNZIOKA>I/MN'l'O DE T. 1,F: f' BDJE ~ll'l'BA GT,lNfllH'l
mente erano 11ssate c1tl un bloC'co cilinrltir o r notnnte e-olle ca11nf', e per la rot:i½ione il h]occo m·a, <:ornn,nclato <1.L nn inp;nLnaggio mosso cla. una manoYella estel'na. Ne] hl orco, in corrispondenza di ci..t!-icuna c·anna <"l'il i-istcmnto un olturatol'C' C'ilindl'ico scor revo le, con r elat ivo ]l<'tc·ussorc a, molln. come C)t1cllo cli nu fu cil e ordin:nio. Nel castc1lo .1ttorno al blocC'o era fo;sa.to 1111 sistcrn,L di i:;po1·gt'llZ<' a snper11ti f'licoicla li <>11 a supe1·11c·i pia ne norma li all'tti-;~e dell'arma, mecliant<' le quali clnrante la roh1,1ione del blocco e dell<> c.i,nne, t,,;i otfenen-1 successivarn cnle in op;ni ottnrato1·c : la reti·ocessionc <lell'ottnratorc P l'esttazione clc•l bossolo; l 'nnuamcl1to d0l pc1'Cnssorr : l'avan1/.amr1tto dell 'otturatore; quincli. fa, infrodu:do11e della, c·nrtncein nella, <'nmern; cd infine lo scatto e lo sparo. Le cartucce el',rno pren'ntinimente sistemate uua s11ll'altra 11plle scnnahltm·e Y{'r tical i di un caricatore a tnmlnn·o gfrevole :-i.Ll,Ol'no :id nn perno vel'ti_cale, sporp;cntc superio1·111ente al cnstello : il c,11·i<-atore, o per meglio cli1·c il serbafoio, ric·ev('Yn a nurno m1 mo\"imenlo di J'Ot,1zione cl:11 blocco : ta,le m.ovime11 to era intermittente e si ncrnno colla rotn¼ione del le ca nne per modo cl1C• (Juando l.t cartiH'<:in infrriore di ogni sc:tnah1 Lnra si Yt>niva :i I royai·c in coni:,;pondenzn di nnn finesna praticata nel castello jn posi:1,ionc co11venit Htc, Yeniv:i n ca<lcre dava11li nll'ottlll'atorc <li un a ch•Ue cnnnr. che in quel momento si t ro,·,ffa in po:-:izion0 nn etratn e quindi in <'Onclizionc da compi.ere il earknmento ncll'ava117,ata Sll <'<'C'sl'-i,,,1. Con tal<' t-;i:-:t<'IDH, rlte po!1·cbbe c:biamai·si ,1 cnnne votanti ed a ca1·kamento RucccsRi\-o, con piccoli calibri .·i poten1 raggiungern una ceJc,1·it:ì. di li 1·0 cli. ci1·c·a 400 C'Olpi. <>d nnche più. Anehc queRb mitragli atri et· <>ra. i11c:wn lcata, ~u nn a,ffm;to a, 1·note, con congeguo di clcnul.io1w <" di direzione. p<~r ol'tcnere fncilm<'11te od ::l!lcli e antomatkamcnte un a cer ta cUstrib nzione la1erale del fuoco. I n Ila lia soltan to nrl 1 G7 f'- i cominciò a prendere in considera7.ione Ja 11 eccssit.ì <li fa hbti care <' cli ad ottare cl<>llt> mitragliatl'ici : in quell'anno il Milli stero <folla Gtrn1·rn diecl e iucal'i co al Laborato1·io cli I 11·<·<·i~ione di studi:ne cd allc>stire 1111,t mitra.gliatl'ice a 6 canne del tipo Oatling. Il rif'-u ltaLo di. un tale ~tndio, compiuto con· gtn nel e diligen1/,a cl:il maggiol'e Orazi.o Galleani di Saint Ambroise direttore del Laboratorio, venne presenta,0
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PAU'rI!l TECNI CA -
1815 - 1870
to nel 1869, ma sebbene l'arma proposta possedesse buoni requisiti e presentasse qualche notevole miglioramento sul tipo ori ginale, non riuscì mai a dare risultati completamente positivi
I" •·.-
Fig. 787 - llfaggiorc d'Artiglieria Galleani di Saint Ambrolse barone Orazio.
e ciò sovratutto in causa delle difficoltà di riuscire a-fabbricare cartucce che possedessero la necessaria esattezza per il sicuro e r~golar e funzionamento del meccanismo (1). (l ) Riteniamo doveroso di <lnre qui un cenno biografico di Orazio Galleani di Saint Ambroise, uflìciale d 'artiglieria, valoroso jn guerra e non meno studioso e distinto nelle varie bra nclle e specialità dcll' Arm n. NomiOato sottotenente d'artiglie1·ia nel 1854 i;i guadagnò una medaglia d'argento al valor mi-
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l~SPERH;NZE CO:s! MITRAGLIATRICI IN ITALiA
Nel 1870 vennero compiute altre esperienze con una mitragliatrice Montigny-Christophe donata a S. M. il Re dalla stessa Ditta costruttrice. A tale arma-model.lo fu giudicato necessario apportare delle varia,nti, e dopo che queste modifiche fnrono effettuate si procedette ad ulteriori esperienze. Inta.nto una nuova serie di esperimenti furono compiuti con due armi G~tling di calibro diverso e fornite a,nch'esse dalla stessa Casa costruttrice americana. I nfine fu pure provata una mitragliatrice Montigny, costruita e modifica,ta dalla Ditta austriaca Sigl, arma che era stata appunto poco prima adottata in Austria;. A seguit o cli tutte queste prove e di tutte queste esperienze, il Comitato d'Artiglieria a.I quale era stato demandato il compito di pronunciarsi in merito, venne alla conclusione che si dovessero proseguire ulteriori prove su larga scala coll'arma l\fontigny-Sigl, la quale pertanto doveva r endersi atta a sparare le cart ucce italiane mod . 1870. I n Italia al termine del periodo in esame, la questione delle miti-ag'liatrici era quindi soltanto nella, fase inizia.le di studio e cli prove . litare a San Martino _il 24 giugno 1859: successivamente parteciò alla repressione del brigantaggio nelle Provincie napoletane meritando un'altra medaglia d'argento al valor militiu-e nel combattimento cli Banco a Civitella del 'rronto il 28 gennaio 1861. Come ufficiale superiore tenne successivamente gli uffi ci di direttore del Laboratorio di Precisione in 'l'orino, della Fabbrica d'Armi cli Torino e di Br escia e clell' Arsenale di Costruzione dì Torino portando una notevole fattiva collaborazione ai nuovi studii s ulle costruzioni d'artiglieria e specialmente alle lavorazioni ciei materiali in lamiera. Fece par te di numerose importanti Commissioni · e fu Comandante la Scuola cli 'l'iro di Nettuno ; nel 1884 tenne il , Comando cli Artiglìeria del Corpo cl ' Armata di Roma, nonchè quello di Presidente della Commissione per gli studi delle armi portatili ; comandò poi l'artiglieria del Corpo cl' Armata di Bologna chiudendo ·1a propt'ia carriera come Direttore e Ispettore per i tiri e le esperienz~i cl'artiglieria. Fu in Belgio ecl in Francia nel 1&69 per lo studio delle mitragliatrici e successivamente in Austria nel 1873 per studi relativi alle artiglierie. Oltre al primo tipo di mitragliatrice, Orazio -Galleani studiò l'impianto delle due torri. corazzate dell'is.ola Palmaria a Spezia, ed Umberto I a Taranto, entrambe armate con pezzi da 400 millimetri tanto elle si può ben affermare che l'essere stato un ottimo Ufficiale tecnico uon gli impecH davvero di essere e di provare ripetutamente cli essere un coraggioso ed impavido artigliere sui campi cli battaglia.
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l'Altl'l-] T lt CJ\IC.·\
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Circa le mitragliatrici sperimentate in tìuell'epoca in Italia si ricordano i seguenti dati cara,tteristici : Montigny-Christophe : N . 37 ca,nnc di calibro m ,111, 14, peso d:ell'arma kg . 180; del pezzo in ba,tterhb coi cofanetti cari.chi kg. 54G; celerità di tiro medi.a da 80 a 90 colpi al minuto, massi.ma 166 colpi. ,!
J]'ig. 738 - Mitraglin t rice sperilllent:1le it:1lim1,1 tipo Gatling, sl udiuta clal :Vfaggiore cl'Artiglieri [l Crn,1io G::il lea ni (li Sni nt Alllbl'(Ìise e costruita dal Lriboratorio di precis io11e nel 18GO.
Gatling: N. 10 canne di mm . 10,7 di ealibr,o ; peso dell'arma kg . 183; del pezzo in batteria kg. 435; numero delle cartucce nel tamburo 368; celerità di tiro 313 colpi. Gatling: N . JO canne cli. calibro mm. 16,5; peso dell' arma -
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C:\lUTTEUl STJCHE Dl~LLJ:: l\II'l'HAGLIATRICI AL
1870
kg. 327; del pezzo in batteria kg. 714; capacità del serbatoio a tamburo N . 150; celeritù, di. tiro '74 colpi al minuto. Montigny-Sigl : N . 37 ·ca,nne di calibro mm. 10,98: peso dell'arma kg'. 182; del pezzo kg. 666; celerità nrnssima 632 colpi al minuto . ·
1''ig. 73H - Cnm1onciJ.10 a t:.uubnro r otnnte d a 57 mm. (propol"to nel 181,;:; dal Sig. li'e11clinnnclo Gnet·inì cli lkrgnmo) .
.• Come si Yede dai dati sopra riportati, le mitrn.g liatrici allora in uso erano concej~ite con criterii assoluta.mente diversi da quelli attuali e cioè si riteneva che la mitragliatrice rappresentasse non già un rinforzo del fuoco di. fucileria:, ma bensì piuttosto una speci~lità d'artiglie1·ia, e di. ciò fà, fede sovra.tutto una -
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PA!t'rnl 'l'ECNICA -
181~ · 1870
serie di esperienze eseguite a titolo oomparativo tra gli effetti di una mitragliatrice e quelli di un cannone da 9. A proposito di mitragliatrici accenneremo per. curiosità ad un cannoncino di calibro di 57 mm. a ripetizione ed a tamburo rotante attorno ad un a,sse verticale, che nel 1863 fu dall'inventore Ferdinando Guerini di Bergamo presentato a S. M. il Re. L'esame della figura spiega chiaramente il funzionamento di quest'a,r nia, e pertanto l'invenzione non ebbe alcun seguito.
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P el' quanto si riferisce agli altri Stati della Penisola -citeremo soltanto quello Pontificio, che negli ultimi anni della sua esistenza aclottò . il fucile Remington, del quale intraprese anche la diretta oostruzione nella, propria Armeria vatiéa.n a. Quest'arma dopo la presa di Roma venne assunta come regolamentare a,n · che dall'Esercito italiano .
PAR'l'ICOLARI RELATIVI ALLA COSTRUZIONE DELLE ARMI POR'l'ATILI E DEL LORO MUNIZIONAMENTO
Le « canne di ferrò)) si costruivano per lo più con lamine di sezione trapezia, avvòlte ad elica colle spire a contatto, ossia era,no avvoltolate a tubo e poi fucinate attorno ad un manclrino. Circa il peso che complessivamente poteva assumere l'arma portatile, la tenacità, del ferro presentava una sufficiente ga,r anzia cli resistenza tanto da non richiedere un ecoessivo spessore della canna. Le canne di ferro erano per.ò facilmeì1te soggette a deformazioni provocate da, urti ,esterni; coll'uso esse inevitabilmente si dilatavano, mentre in causa dei fenomeni atmosferici ai quali er ano esposte si arrugginiva,no molto facilmente sia, all'interno che all'est.erno, richiedendo perciò delle frequenti puliture che si risolvevano in raschiature perchè effettnate con forza, sicchè con queste ,operazioni si causavano altre deformazioni nonchè una lent1;1, ma progressiva diminuzione dello spes-
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LA FABBRICAZIONE DELLE CANNE: DA FUCILm
sore delle pa,r eti. La fabbricazione delle canne eseguita in questo modo non risultava poi molto economica, in causa dei numerosi scarti che si dovevano fare nel corso della loro costruzione e che proveniva.no o da difetti di omogeneitl'1 del ferro, o da vizi di fucinazione, inconvenienti che si verificavano in quantità tanto più grande quanto più piccolo era il ca.l ibro della ca,n na, fabbricata. Dal 1857 al 1864 furono fatte eseguire in Inghilterra numerose esperienze per verificare se i ferri di produzione italiana avrebbero potuto essere impiegati per la fncinazione delle lamine destinate a.lla fabbricazione delle canne, ricorrendo al sistema inglese dei laminatoi. 'l'ali esperienze, effettuate su quasi ,tutte le qualità di ferro italiane provenienti da Val d'Aosta, Dongo, Lecco, Follonica ecc., dimostrarono che dal 1857 al 1862 si erano fatti in Italia notevoli progressi nella, produzione del ferro, e che, sebbene nes::mna, delle lame sottoposte alle prove potesse secondo le norme inglesi essere accettata in causa delle vene, delle paglie e dei cinericci incorpora.ti nel metallo, pur tuttavia la qualità di tale ferro nostrano si era comportata assai bene rivelandosi buona, dolce, di facile foratura e sovratutto resistente .allo sparo, dimodochè in Italia poteva anche consigliarsi la lavorazione delle canne da (~seguirsi col metodo inglese, incontestabilmente più conveniente sotto tutti i rapporti che non quello usato fino allora. Però a tale lavorazione non si ad.divenne mai da noi perchè intanto aveva acquistato maggiore interesse la fabbricazione delle canne in acciaio, meta.no che per la sua natura presentava.si più conveniente per le sue caratteristiche meccaniche che in parte eliminavano i difetti riscoJ1trati colle canne in ferro, s-enza richiedere d'altro lato una maggiore spesa, dato che per grandi forniture si potevano acquistare all'estero a condizioni vantaggiose ottime sbarre di acciaio da adibire alla costruzic;me: delle canne. Non risulta che fìno al 1870 si fabbricassero tali sbarre d'acciaio in Italia, e questa constatazione la si desume dalla importante pubblicazione fatta nel 1872 dall'allora capitano Ellena il quale cita, esclusivamente tra le più importanti fabbriche del genere: la Berger prussiana e la Pétin e Gaudet francese, la quale ultima aveva anche fornito i cerchi di acciaio per i cannoni .di ghisa cerchiati. -
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1·,rnTB :ri,:c :-; !CA -
18IG - 1870
In Italia le armi mod. 1860, rigate. e poi trasformate a retrocarica, ebb-ei-o la canna in ferro, salvo un piccolo numero di . esse. per le quali fu impiegato l'acciaio. Soltanto le armi Mod. 1870 (~bbero tutte l,e canne in acciai.o. Nel « Giorna,lc cl' A.etiglieria )) del 1S63 si trova una Relazione su esp<~riluenti compiuti. nella Fabbrica cl' Armi di. Torino con caime in acciaio éli prodnzi one italiana, in confronto con cann e di ferro fabbricate per fucinn,ion(~ con il metodo ordina. r io e con canne tratte da sbarre d'acciaio for nite dalla citata ditta francese Pétin e Gaudet. I risnltati dimostrarono la superiorit:ì incondi½ionata che le canne in a,cciaio presentavano in confronto di tutte le altre, ed a,nche poi che 11: canne italiane, sebbene fabbricate coù acciaio cli qualitù, inferiore a quella d(~lle 1 sba,r re francesi, alle prove cli resistenza al tiro diedero risultati eguali. Queste esperien ze furono eseguite con molta accuratezza e si esteser o anche : a prove a bassa tempera,tnra; a prove con canne sottoposte a temperi; ed, a, prove con carica forzata in conclfaioni particolarmente severe, come per es. q1rnlla cli. etfottua,r e l'otturazione della canna, con argilla; nonchè a, prove per studiare essemdalmente il modo di comportarsi. delle canne nello scoppio specie nei riguardi delht formazione di scheggie, prove che si esegujrÒno effettuando la carica con due proietti e perfino con due cart11ccie. La Rehrnione conferma.va che le canne c1i ferro costavano di più <~ che richiedevano mano d'opera. molto addestrata e specia,l izzata nella richiesta operazione di fucinatura, mncstra,nza che jn quell'epoca, era difficile a tr.ovarsi in post o. In genere il profilo estet·no delle canne era tronco-conico, talvolta con una parte e;ilindrica, verso hl, culatta, la quale poi terminava, con unr.L faccettatm·a, ottagonale. Lo , RpessoT'e delle canne ertL essenzialmente cleclotto in base al peso èhe esse potevano a,l ma,si:::imo raggiungere jn 1·elazionc alla leggerezza ché l'arma' doveva avere per il suo faci le trasporto ed anche per Ja.. sua, facile mrmovra : tale peso ern tenuto sui 2 chilogrammi circa e pertanto per canne di JO mm. circa di calibro, lo spessore corr isponcfonte risultava di 2/3 .di. calibro jn cnlatta e cl i 1/3 ~lla bocca.
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.'\L½I PER l;'FCJLI
Sul :finire clf'l periodo 1815-70 era anche i11 esperimento in Italia un metodo per abbrunare le ca nn e e cioè per ottenere quella brunitura, che riusci::;se ad evitare il bn lenìo meta,llico visibile a clishLI1Zft, {! fa lncente,.,;,-,a delle canne cbe poteva disturbare il tiratore 1wl puntarnc;)nto. A questo riguardo pe1:ta,nto devesi rilevfne che cla, noi. nel 1870 non si. era. a,ncora, ginnti. in proposito a risnltati che ri.spond(~:=;se1·0 piena men te allo scopo e elessero so vra tutto a:ffida,mcnto di. lunga durata.
Ii"ig. 740 - Tipi di alzo.
Per <1,nanto concerne gli. e<alzi )), si può notare che le forme di ~Llw usate nelle armi portatili nel periodo in esa.m.e er:1.no svaria,t issime e cioè: a, fogliette; a ritto con più tacchi di mira; a ritto con cursore; a lamina scorrevole; a ritto girevole detto anche imp1·opriamente <<quadrante)); ecc. ecc. In Ita,lia, per i fucUi. cl.a Fanteria mocl. 1860 si aveva, il sistema a riLto con più tacche, ereditato dalle armi liscie e con-
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PARTE TECNICA -
1815 · J.870
servato poi anche nella trasforma,zione a retrocarica; la carabina da bersaglieri aveva invece l'alzo a ritto con cursore e con scanalatura inclinata per· la correzione della cleriva,z ione; i moschetti d'artiglieria e da pionieri nonchè .quelli da carabinieri avevano già il tipo a quadrante. Colle armi mod. 1870 venne adottato per tutte quante l'alzo a quadrante che era molto semplice e forniva numerose linee di mir'a, senza possibilità di errore nel suo impiego. Per ciò che riguarda i <<proietti», circa la loro forma è già stato detto trattando della rigatura, nè si crede opportuno di riferire qui altri maggiori particolari. Per la loro fabbricazione, per tutto il periodo in questione fu usato esclusivamente il piombo, a,l quale negli ultimi. anni si aggiunse una piccola perce1ituale di antimonio nella proporzione dal 6% a11'8% per aumentare la durezza del proietto e cioè allo scopo: di evitare le eventuali deformazioni nel maneggio e nella carica ; di ovviare alla soverchia impiombatura delle canne; per raggiungere una maggiore penetrazione nei bersagli resistenti ; e per ultimo per favorire i rimbalzi. Questa regola non fu però seguita dappertutto, perchè l'indurimento provocava un maggior logorìo delle canne cli ferro oltre a presentare qualche difficoltà nella preparazione della lega. ·Ma, col passaggio alle canne in acciaio, l'impiego del piombo indurito andò completamente generalizzandosi, e, come si vedrà in seguito, si ad.divenne anche àll' aggiunta di una incamiciatura di metallo ancor più duro. Nei primi tempi i proietti venivano in generale fabbricati soltanto per « fusione )) e per- << colata )) nelle « pallottiere )) ; soltanto )negli ultimi anni si introdusse la fabbricazione per « compressfone a freddo )) entro stampi, mediante l'azione di macchine. Nel 1870 questo sistema non si era però ancora decisamente affermato sebbene con tale ultimo metodo si riuscisse ad ottenere nna maggiore densità ed una più perfetta om-0geneità del metallo, e si evitassero d'altra parte le cav:erne e le sfaldature che coll'anti.t o sistema della fusione si verificavano nel raffreddarsi : si dicev,a allora che la compressione non si adattava bene alla formazione di proietti a punta acuminata. I << pr-0ietti a metraglia >> destinati ad agire contro bersagli molto vicini, comparvero colla introduzione della rigatura e nel-- 2536 -
PROlE'l'Tl SPECIALI P ER FUCILI
l'Esercito italiano il moschetto trasforma.to a retrocarica. con calibro 17,4 lanci:na appunto un proietto di tal genere, costituito da un tubetto di carta pergamenata contenente 10 pallini di piombo di 8 mm. di diametro. L'uso di tali proietti era però
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Wig. 74J. - Proietti ::i metn1gii t1.
limitato alle a,r mi da ra,mparo ed alle mitragliatrici con canne di grosso calibro. All'intento di ottene1·e effetti utili anche a distanze superiori a quelle raggiungibili con piccoli pallini sferici, vennero altresì proposti ed adoperati. speciali proietti costituiti da tre o più elementi cilindrici oppure ogivali, aventi dia102
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l'All'.fE TECNICA -
1815 - 1870
metro uguale al calibro e ·d isposti uno dietro l'altro in un tubetto di cartone o di latta. Anche i « proiet ti esplo:::;ivi >> comparvero colle armi rigate e :611 dal ·1s30 furono proposti dal Delvigne essenzialmente allo scopo di neutralizza.re e distruggere le dotazioni nemiche provocando lo scoppio delle munizioni avversade, alJora in genere contenute in cassoni di legno; tali proietti furono però impiegati Umitatament.€ colle armi. da ramparo ecl usate per la prima volta dai fmncesi nelle loro guerre coloniali. d'Africa,.
a luminello
a spilla
l<'ig. 742 - Pallottole esplosive.
Il model.lo più semplice era, di piombo con una cn,vità interna ripiena di polvere, e nella sua ogiva terminava con un luminello, al qualè si. aclattava una cassula ordinaria, da fucile; in altri modelli la, cassnla era invece situata nel fondo della cavità mentre all'ogiva era sistemata una spina che all'atto dell'urto contro il bersaglio faceva esplo<iere la, cassula : sostanzial mente questi artifizi costituivano una piccola spoletta a percussione ed a schiacciamento. Vi furono anche rnoclclli più perfezionati nei quali si cercava,. di provvedere a,d una, certa, sicure½za per il carica.mento del proietto clw colle armi. di allor-a ad avancarica doveva -c:ff.cttuarsi dalht bocca, e che coi modelli sndescritti. presentava sempre qualche pericolo ecl esig,eva quindi la massima cautela nelJa, manovra di esecuzione del fuoco . I protetti èsplosivi · fm·ono in quei tempi adotta ti anche da1 l'.Austl'ia, dal Belgio, dalla Prussia,. e dalla Russi.a : non risulta. -
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fi'/\1113ll l(',\ZI0Nl1: DEI RO S SOLI
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che in Italia si . ia .fin allora mai fatto uso di tali proietti; ad ogni modo hL Convenzione Inten1azional e del 18G9 Yenne a Yi etal'e l' impiego di. proietti esplo~ivi di peso inferiore ai 400 grammi . P er la costruzione dei « bossoli metallici>> delle car tuccie per armi a l'etrocarica, subito dopo la loro compn:rsn. vennero impiegati il 1·ame, l'·oLtone ed il tomback che era una lega cli rame con una percentuille di zinco variabile clal 5% a.1 7 %. Comt\ pertanto è noto. in seg-uito alle esperie11ze pratiche effettuate in proposito rimase in 11Ro soltanto l'otton e perchè il rame si era dimostrato troppo m.olle. poco 1·esistente e poco ela:-t.ico ta,ntMhè il bossolo dopo lo sparo resta.va aderente alle pnreti clella ca mera, e ne era qnindi resa difficile l 'estrazione, mentr e poi clu1·a.n te tale el=ltra1,ione l=li verifi<'a,va spesso l'intaglio dell'orlo di presa del bossolo per pa,rte dell'estrattore. Anche il tomback fu però prest.o l=lC'artato perchè h1 Reguit.o all e deformazioni che tale lega, e qui11<li il bossolo snhivano aJl' atto dello sparo, i bossoli non si prestavano pi.ù ad un rica ricamento sncoessivo e cioè alla possibilità cli reimpiego. Tn gcne1·a.le i bossoli si costrnivano con un processo cli succesFiive punzo11ature e tra,f ilatnre da un cli:::;co di metallo. tntti di m1 pezzo; ma si ebbero anche bossoli co. tituiti da due parti <' cioè : i1 fondello di forma normale, ccl il COl'po collegato al fond ell o e col=lt:itu ito da ona, sotti.J e lamina metallica avvolta ad elica, e ten uta in sesto cla carta incollata nelnnterno. Bossoli così fabbricati e costituiti fu1~ono adoperati in Belgio , in Francia ed in InghiJtena, ma a ll' a,tto pratico ·e ssi non diedero buona prova. Per lo più fin dnll' ·inizio i bossoli ebbero la forma attuale e cioè col co1·po leggel'mente tronco-conico di diametro mcclio notevolmente superiore a quello del proietto, e tale form~i tencl.eva a,cl ottenere la istantn,neità dell 'accensione riducendo Ja, l1rnghe1,zc:1, dello spazio 9ccupato dalla carica,, cl1e era sempre abbastanza l'ilevante ; il cor po del bosl=lolo a, mezzo di m1 raccordo tronco-conico era poi collegato col colletto cilin ddco in cui si fissava il proietto. Per l'estrazione del bossolo era conosciuto e praticat o esclush7 nmente il sistema clel fondello acl orlo sporgente. L'innesco del bos olo non e1·a sempre situato al centro del fondello, come vien fatto attua,lmente coli 'innesco ~L percnssio- · 2.5:3!) -
PARTT<) T E CNICA -
1815 · 1870
ne centraJ.e ; si ebbero anche inneschi periferici e cioè precisamente: inneschi colla miscela fulmiùante disposta in un canale anulare ricavato entro l'orlo di presa ~ell'e~trattore; e anche poi inneschi a spina. e cioè con una spina sporgente che nell'interno appoggiava snlla ca,s sula. Queste ultime disposizioni dell'innesco erano però piuttosto pericolose e richiedevano una speciale attenzione all'atto dell'introduztone del bossolo nella canna affinchè l'innesco si disponesse nella voluta p"osizione. Queste due forme d'innesco era-no state ideate essenzialmentete per le pistole a rotazione e per le armi nelle quali la percussione era effettuata per mezzo di un cane sul genere di quello degli acci:uini a percussione oon fulmina,n te. L'innesco a percussione centrale, riconosciuto dall'esperienza come il più semplice ed il più sicuro, fu quindi in seguito generalmente impiegato mentre mano mano venivano esclusi tutti gli altri sistemi. Si presentò pertanto qualche difficoltà allorchè si introdussero le armi a ripetizione col serbatoio nel fusto della cassa; con questo tipo di serbatoio le cartucce era,no disposte una dietro l'altra e si presentava quindi il pericolo che la punta dell'ogiva di una cartuccia potesse percuotere l'innesco della cartuccia anti-. stante : furono perciò idea ti degli inneschi _di costruzione speciale del sistema Boxer, che limitavano questo perk.-010 senza però escluderlo completamente. Volendo _ora accennare all'armamento portatile di alcuni Stati esteri, riferiremo ,quanto segue : la Francia1 come può desumersi da quanto è già sta to detto, precedette il Piemonte sul la via delle trasforma,r,ioni e dei miglioramenti, giacchè il piccolo Stato sardo in generale adottò i varii modelli venuti d'oltr'alpi adattandoli opportunamente sovratutto per quanto riguardava i sistemi di rigatura, ai quali il Piemon¼_ si ispirò seguendo la, geniale concezione italianà,. La trasformazione delle armi ad avancarica si effettuò per<tanto anche in Francia in modo organico solamente dopo i.11860 colla ado,r,ione del sistema di retroc(l,rica Snider, attribuito allo Schneider, avente cartuccia metallica e otturatore così detto ~< a tabacchiera)); nella trasforma,zione, pertanto, il calibro delle armi che era di mm. 17,8 non venne però comunque alterato. Nel 1866 fu poi. adottato co-
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r con innesco a spilla per pistole a rotazione
per armi Vetterli
Fig. 743 - Cartucce a bossolo metallko.
per i vari modelli Remigton.
PAR'l'l:l '1'0CNICA -
1815 · 1810
me arma nuova il << modello Ohassepot ad ago», con cartuccia di carta, con calibro di mm. 11 e con otturatore a cilindro scorrevole con appoggio a, spalletta . . In Austria la tra,sforma7,ione delle armi ad avancariea ven- , ne effettuata col sistema a blocco Wanzl, caratterizzato da un otturatore a blocco rovesciabile in avanti, con cartuccia metallica avente Vinnesco anulare sull'orlo del bossolo; il calibro rimase cli mm. 13,9 che già ,e ra stato adotta,to nel 1857. Le armi a retroca,r ica nuove furono invece di calibi·o 10,98 ed ebbero un sistema di chiusura a, blocco del tipo Werncll, eletto « a. barile >>, -costituito da, un blocco cilindrico girevole su un perpo parallelo .alla canna ,e ·più basso di questa; tale blocco, mediante una ro· tazione di mezzo giro, poteva assumere. due posizioni : una. di -caricamento, nella quale in alto, in corri.spondenza della came·r a, presentava un incavo per la introduzione della cartuccia; l'altra ·era una posizione di sparo, nella quale il blocco portava in corrispond,e nza della camera un congegno eh percussione su cui agiva il cane di un acciarino simile a quello delle armi ad avancarica. In Prussia, fin dal 1841 si aveva il fucile a retrocarica tipo Dreyse che ,era un fucile ad ago con calibro 15,43 e che rimase in servizio fin dopo il 1870 ; in Prussia però dal 1857 al 1868 ven nero adottati fucili, moschetti e cara,hine dello stesso calibro e dello stesso tipo Dreyse, m.a con canna di acciaio a,bbrnrnhta e con alcuni perfeziona.menti di importamm però secondaria. I n Svizzera la trasformazione delle armi ad avancarica, tra le quali quelle di modello 1863 e 1864, a,veva,no già, il c:alihro ridotto a, mm. 10,4, fu effettuata verso il 1865 col sistema Milba,nkAmsler,. ana1:ogo a quello austriaco Wanzl; J.e a,rmi a retrocarica, nuov,e che ernno pure cl.i calibro J 0,4; furono dapprima del sistema Peadody con otturatore a blocco scorrevole verticalmente, mentre in seguito furono del noto tipo Vetterli a ripetizione col serbatoio disposto lungo il fusto della, ca,ssa. :m da notare che nel Belgio, a, differenza di quanto era, stato praticato in genere negli altri. Stati, la trasforma,,zione del fu _cile dall'ava,ncarica alla retrocarica, fu anclrn aècompagnata col cambiamento della, canna di ferro fucinato che venne sostituita
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FA8BRICAZI0Nlil Dl<ll BOSSOLI
con un?, canna in acciaio, e contemporaneamente fu pur·e apporta,ta una riduzione del calibro. In Inghilterra la trasforma,zione delle armi a, retrocarica avvenne nel 1860 col sist;ema Snicler : va no.tato che fra fo armi inglesi. esistevano a,ltresi un moschetto cli cavalleria e una cara~ina ·c1a za,ppa,tori con canna a sezione ellittica del sistema Lancaster, con eccentricità cli mm . 0,5 e diametri decrescenti. cli mm. 0,1 dalla culatta alla bocca. Per le armi nuove venne adottata, la chiusura Henry-Martini, e le canne vennero rigate col sistema Henry che essenzialmente consist~va neì fatto che la canna era a sezione esagonale anzichè circolare, mentre poi tale sistema era ancora particolarmente notevole perchè ai vertici. dell'esagono erano sporgenti delle piccole costole a spigoli vivi.
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CAPITOLO VENTI'l'R:l~ESIMO
Dottrina dell'impiego dell'artiglieria e considerazioni sulla sua applicazione
1815-1870 § I
Frazionamento delle artiglierie fra le varie unità - Diluimento del fuoco - Massa di artiglierie e massa di fuoco - La grande batteria di Gustavo Adolfo alla battaglia di Lipsia - I basilari principii napoleonici - Compiti dell'artiglieria - Difficoltà di applicazione conseguenti dallo s tato delle artiglierie - Necessità di forti risèrve: difficoltà del loro impiego - Miglioramenti e perfezionamenti conseguiti nei materiali - Le grandi invenzioni di Giovanni Cavalli.
Uome è stato rilevato nella trattazione dei periodi precedenti, 1n·ima ed in parte anche durante l' epoca Napoleonica, l' Artigliel'ia campale essendo ancora uno strumento molto imperfetto e di scarsa, efficacia veniva, frazionata fra, le Brigate di Fanteria, :fra i. Reggiment i. e ·per sino fra i Battaglioni, e seguiv11, tali unità in tutte le fasi del combattimento, sviluppandovi a,zioni quasi sem pre di importanza piuttosto relativa. L'impiego clell' Artiglieria a massa 'che costituisce il principi.o basilare cli Napoleone, prima di lui si vede attuato soltanto in casi fortuiti o per geniale iniziativa, individuale. -
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D01"1'RfNA DELI, 'IMPIEGO DIDLT./ ARTIGLIERIA -
1815 - J.870
All'infuori cli questi rari casi le Batterie e spesso anche le Sezioni, venivano disse.m inate sul campo di battaglfa con conseguente diluimento del fuoco, giacchè la limitata gittata delle a.i·tiglierie di allora non permetteva di realizzare conceutrainenti di fuoco se non a condizi.one di a,v,ere le bocche da fuoco riunite in un'unica località, o quanto meno postate in località molto vicine tra loro. Così Gustavo Adolfo alla battaglia di Lipsia riunisce tutta l'artiglieria in una sohL grande batteria, e, facendo su di essa solido perno, compie la famosa conversione che porta allo schiH,cciamento della, sinistra imperia,le. Napoleone Bonaparte fin da quando iniziò la preparazione dell'<~sercito d'Italia per la campagna, del 1796 diede a,l l'artiglieria un ordinamento che doveva favorirne l'impiego a massa. Egli infatti soppresse i pezzi dei Bat.tagU.oni, raggruppò l'artig-lieria nella, Divisione e stabilì clie, trovandosi più Divisioni riuniti~ sotto un solo comando, l'a,rtiglieria, potesse essere raggruppata tutta quanta a.gli ordini del Coma,ndantc generale. Mercè questi provvedimenti, in circostanze decisive egli potè con l'impiego a massa delle artiglierie risolvere la battaglia a suo fa,vore; così alla battaglitL di Castiglione, riunite in posizione adatta parecchie batterie leggere, ruppe col loro fuoco il centro della linea Austriaca; così a Friedland le sorti della giornata furono decise dal conc,entramento del fuoco dei 36 pezzi costituenti tutta, l'artiglieria del I corpo d'armata, ooncentramento eseguito a br-eve distanza sul vi.llaggio · Qstina,tamente difeso dai Russi. Per la storia giova anzi far rilevare che è a quest'ultimo avvenimento 1 forse per l'importanza, che ebbe la vittoria di Frieclland, che si fa risalire l'origine dell'impiego dell'artiglieria a, grandi masse . SucC{!ssivamente si ebbero e sono degni di essere ricordati concentramenti di artiglierie anche più formidabili, , quali quelli. effettuati a Wagra.m, à. Borodino ed a Liitzen. In tal modo veniva definitivamente stabilito e sancito il principio che l'artiglieria adoperata a rna,ssa era irresistibile e che essa, decideva per tal modo dell'esito della battaglia. In effetti con l'epoca napoleonica si affermano e si precisano per la prima volta nettamente i compiti dell'artiglieria nella bat:
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LA MASSA o':rnTIGLIElUA NAPOLEONICA
tagli.a: iniziare il comba.ttimento, p1·eparare e accompagna,r e lo attacco cl-ella Fanteria; opporsi all'attacco dell'avversario; concentrare la, massa di fuoco dove si compie lo sforzo decisi.vo. Occorre pertanto rilevare che le a,r tiglierie dell'epoca napoleonica, non ostante i grandi perfezionamenti introdotti dal Gribeauval, erano ancora assai imperfette, pesanti e di tipi numerosi. e multiformi; lente nei loro movimenti giaéchè i cannoni.eri dovevano s-eguire a piedi, anche più lente nel loro tiro con ·cui si ottenevano modestissime gittate ed effetti poco efilcaci 1 tanto che con esse non era facile consegu"ire la clesidel'ata massa di fuoco per la quale occorreva innrmzi tutto di costi.tnire preventivamente la, massa .ossi.n, il concentramento delle bocche da fuoco. In altri termini la scarsa mobHHà e la modesta gittati~ dei pezzi rendevano i.mpossibilc la loro '.r apida concentrazione nel momento e nel punto voluti, ed obbligavano perciò a formare in precedenza ed a tenere saldamente alla mano la massa delle bocche da fuoco, ossia il maggiore quantitativo delle artiglierie disponibilL Da ciò la .costituzione di forti. riscrv,e d'artiglieria, il ·cui impiego richiedeva, pertanto che i Gomanclanti più elevati, cl.ai quali tali. ri.serve dipendevano e che quindi dovevano disporne, possedessero la voluta energia, la necessaria ca,pacità, e sovratutto perfetta intuizione e pronta decisione. Ma poi.chè sono queste le qnaUti:t. che soltanto i grandi Capitani posseggono, non è da meravigliare se nelle gut~rre del pel'iodo successivo l'applicazione dei princip1 napoleonici di impiego dell'artiglieria non sia sempre stata perfetta e, razionale. · L'insegnamento del grande Corso, pur attraverso alla lenta ripresa, degli studi militari che segnò il periodo 1815-1848, ispirò i regolamenti dell'epoca di tutti gli eserciti. Anche la regolamentazione tattica èl:ell'artig·lieria clell'Esel'cito Piemontese dal 1815 in poi si ispira ai principi NapoLeonici che si possono cosi ria,s sumere : nell'a,ttacco l'artiglieria sarà adoperata a spegnere il fuoco delle batterie nemiche; nella difesa a battere le truppe che avanzano; nell'uno e nell'altro caso oc corre sempre riunire nei punti. princ,i,pali il maggior numero di batterie, giacchè il :fuoco dell'artigli.eria- è tanto più efficace· quanto maggiormente ess·o è concentrato. Pertanto se nel periodo
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DO'l'l'RJNA DIDLL'Ill!PrnGo DBLL',mTIGLlffiHTA -
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considerato i criteri di impiego rimasero quelli dell'epoca prece dente, decisivi e sostanziali fu.rono invece i progressi tecnici che l'Arma fece nel periodo 1815-1870; anzi si può ben dire che fn proprio in questo periodo che si gettarono le basi della tecnica dell'Artiglieria moderna . Senza considé~·are le due grandi invenzioni di Giovarmì Cavalli - retrocarica e rigatura - che diedero al cannone un potente, preciso e lungo braccio, moJti altri furono i progressi che resero l 'a,rtiglieria più mobile e più maneggevole. La riduzione dei calibri, l'uniformità del materia.le da cam pagna, l'applicazione dei cofani agli avantreni ed ai cassoni, la sistemazione dei serventi sulle vetture, l 'adozione dello shrapnel, la spedalizzazion<? d~lle artiglierie - da montagna, volante, da ba,ttaglia, da posizione - e molte altre innovazioni fecero di. quest' Arma uno strumento capace di dare, per il suo razionale e tempestivo impiego, un notevoie appor to alla battaglia.
§ 2
L'Artiglieria Piemontese dal 1815 al 1848: ordinamento del 1831, il regolamento per il servizio delle truppe in campagna del 1833 - Progressi tecnici - Riduzione calibri, uniformità materiali, proietti, specializzazioni - . Composizione delle batterie campali: suddivisioni, munizionamento - Artiglieria da montagna - Artiglieria da piazza - I materiali mod. 1844 - Assegnazione e distribuzione dell'artig·lieria campale nelle Grandi Unità - Le ri serve La regolamentazione tattica per l'Artiglieria - I ricordi per l'uffiziale d' Artig·lieria in campagna del capitano Avogadro - L' Artiglieria alla vigilia delle prime guerre d'indipendenza.
Dal 1815 in poi l'ordinamento dell'Artiglieria Piemontese subì successive modificazioni, fipchè nel 1831 il primo ordinamen. to Albertino stabilì una nuova costituzione delle « ba,ttel'ie campali)), che rimase sostanzialmente ·i mmutata fi.no allo scoppio del. la prim a guerra di indipendenza nel 1848. -
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LE BA'l"l'IDRIE DIDLL' ARTIGLI(!)RIA PIIDMONTIDSE
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.I materiali veniva,no sost ituiti man ma no che gli studi e gli esperimenti condotti con diligente attività, -specialmente per ope· ra del Cavalli, approdavano a qualche utile innovazione. Si giunse però al 1848 senza che l'artiglieria campale fosse già del tutto rinnovata e se1l½a che Le batterie fossero t utte costituite col nuovo materiale mod. 1844. · All'inizio del 1s,rn le batterie campali Piemontesi, secondo il sistema napoleonico, erano di composizione mista ossia costituite in parte con cannoni ed in parte con obici. Esse si distinguevano in : << batterie da posizione >>aventi i cannonieri a piedi e armate c9n ca1inoni da lG e obici da cm. 15 i e « batterie campali >> armate con cannoni cla 8 e con obici da cm. 15. Le batterie campali si_distinguevano in « batterie da, battaglia, >> se avevano i cannonieri seduti sulle vetture, e in « batterie a cavallo », specialmente destinate a,d operare con la cayalleria, e~ avevano i cannonieri a cavallo. Ogni batteria campale era costituita su 8 bocche da fuoco e comprendeva la batteria propriamente det ta ,ed una riserva o colonna-munizioni, che si divideva a sua volta in riserva, di 1• linea e riserva di 2" linea. Le batterie a cavallo non avevano riserva di 2• linea. 9iascuna delle predette ba,tt-eri.e si poteva dividere in due mezze batterie di quattro pezzi ciascuna, od altrimenti anche in quattro sezioni di due pezzi ciascuna. Il munizionamento complessivo p<:~r ciascun p-ezzo eri~ costi· tuit o da 200 a 280 colpi, di cui da 100 a 160 con la, batteria pr0 · priamente eletta e la riserva di prima linea, che seguiva sempre ' la batteria. Le riserve delle batterie ossi.a le colonne-munizioni era;no c,o ndotte cl.a personali appartenenti al cosidetto « treno >>· Le vetture delle batterie propriamente dette erano trainate <la tre pariglie, mentre quelle della .riserva erano tra,inate soltant o da due pariglie. · P er l'artiglieria da, montagna erano previsti due tipi di ma-· teriali e quindi due tipi di batteria : uno modi. 1828 ed uno mod. 1844. Queste ba,tterie da montagna erano someggiate ed ogni batteria aveva 106 muli: esse però non erano costituite in n umero :fisso ed in modo permanen te, ma si formavano di volta, in volta secondo il bisogno prendendo il personale cannonieri -
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DOTTRINA DELL'Ii\lPU•;G O DELL' AH'.L'IGLIIDRIA -
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dalle « compagnie da, piazza», ed il persona.l e condncenti dal «treno)). L'arti.glieria campale e da rnontagrn:~ impiegavano i seguenti proietti : palle, gn.u1ate con spolette di legno a tempo, e gr}1nate a, pallottole con spoletta metallica graduabile e tre dista,nze. J~e distanze massime col tiro a striscio variavano tra 1200 m. per il cannone da 8 a 1800 m. per il cannone da 16. Per l'artiglieria da piar,za non era prevista una qualsiasi. compo~izione fissa, delle sue batterie; <~sse venivano costituite a,l mo mento di dover essere impiegate (~cl avevano quindi un organico ed un armamento variabili a second a clelle necessità tattiche e tecniche alle quali dovevano soddisfare. In tempo di pace i1 persona.le appartern,~nte aP:-i compagnie da piazza éa acld:estrato al servizio delk~ artiglierie da muro e da montagna. Le artiglierie da muro che . avevano gittate massime :-=la 1000 a, 3000 metri potevano lanciare: palle per cannoni da, 24 e da 32; gra,nate per obici da, 22; e bombe per mortai da 27. Già, si è vjsto che le artiglierie cli quell'epoca poteva,no eseguire tiri di lancio, tiri in arcata· e tiri eh rimbalzo, coi quali ultimi Si approfittava della l'Bg-olarità, cli rimba]z-o dei proietti sferici,. P er il trasporto delle artiglierie cla piazza non esistevano organi speciali; in caso di gueiTa era previsto che il concentramento e la costitnzione di tali bocche da, fuoco dovessero effe1;. tua,;rsi nel luogo ove tali artiglierie dov,evano essere impiegate; e per il loro trasporto si provvedeva con l'(~quisizioni cli veicoli ,e cli quadrupedi della popoLtzione ci.vile, e talv,o lta si ricori·eva a,n che ad improvvisa,ti :mezzi di fortuna. Questo sistema , di uso generale in quei tempi lffesso gli Eserciti, fu causa di non lievi inconv~nienti nella campagna del 1848 cd anche nelle 11ostre guerre successi v,e. \:
Rispetto ai tempi ed alle ·altre Artiglierie europee, i materiali dell'Artiglieria Piemontese erano nel loro complesso giudicati ottimi. Una vera superiorità su tutte le artiglierie esistenti veniva concordemente riconoschita al nostro materiale da cam-
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L'IS'.l'IHJZIONrn NBLL'AHTICLIERIA PIEllfONTESID-
pa.gna che possedeva affusti e ca,r reggi mod. 1844, di costruzione recent e e per:feidonata e suscettibili di grande mobilità, mentre · poi ancora il cannone da 16 costituiva una vera specialità Pie· montese sul quale si riponevano le ma.g giori fondate speranze per l'efficacia dei suoi tiri. I quadri ·e rano eccellenti : gli ufficiali provenivano in gran part(~ dalla H.. Accademia militare di ~rorino e vi figuravano j più bei nomi dell'aristocra:da Piemontese e Savoia,rda. Il persona1e di truppa, costitui.to in gran pa,rte da, uomini d'ordina,nza, era completato con i _migliod elementi dei contingenti di leva, e veniva, assoggettato ad una ferma più lnngH, delle altre Armi, prestando cioè tre anni consecutivi di servizio. L'istruzione ta11to degli ufficiali qu::mto della truppa era grandemente curata, ed è doveroso ricordare che ad essa, si dedicò con speciale solerzia e con infaticato interessamento Alfonso La )farmora, allor::L brillante ufficiale dell'Arma. Egli subito dopo l'adozione dei materiali mod. 1830, pose ,o gni sua ene:egia nell'addestramento tattieo delle batterie campali, ne perfc1,i.onò i traini e curò in I11odo particolare !'-equitazione, mentr<:~ p·oi i Reparti, perfettamente inquadrati, completavano la loro istruzione oon frequenti esercitazioni di tiro nei cnmpi di Lombardore e di. San Maurizio. · Lo « spiritd di corpo >> ed il morale erano f!levatissimi : l' A r tiglieria Piemonteise mentre per una parte si considerava l.'er<'de delle gloriose t,mdizioni dei cn,nnonieri itaHani delle Grande Armata Napol,eonica, d'a,J tro lato si riteneva custode gelosa de) retaggio di eroismo e cii valore dimostrato nella campf1gna del 1815 contro la Francia, dmante la quale aveva costretto a,11a, resa la fortissima piazza di Grenoble. In conclusione l'Artiglieria, prediletta, dal Re - a,ntico arti.gli,ere e antico Augusto Capo dell' i~. rma - ed egregiamente CO · mandata, dal Duca Perdinando di Genova, a,l lora Gran Maestro dell'Arma, stessa, era, indiscutibilmente la pa:rte migliore dello Esel'Cito Piemontese, e si pr,esentò nella guerra del 1848 eon la fama di esser(~ la migliore Artiglieria, d'Europa. , Purtroppo però essa era assai. scarsa in propor7,io11.e dell'entità, dell'Esercit~ complessivo tanto che per trarre cla u n oos1
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magnifico strumento tutto il rendimento che esso era in grado di dare, sarebbe stato necessario di impiegarlo nel modo migliore e più razionale, usandolo poi così da sfruttare al massimo tutta la sua potenzialità.
I criteri che regolavano Fasseg'nazione e la distribuzione dell'artiglieria campale nelle Grandi Unità erano i seguenti: « la proporzione delle artiglierie rispetto alle truppe è di 1 a 3 pezzi per ogni 1000 uomini a seconda della bravma delle truppe, del nemico, del terreno. Le stesse considerazioni consigliano la scelta e la proporzione dei calibri. Era in pieno vigore il concetto - valorizza,t o da Napoleone - della riserva d'artiglieria. Tale concetto si era esteso dal campo tattico al campo organko, e rispondeva aHe necessità di conservare m1a forte aliquota di artiglieritt da impiegarsi al momento opportuno nel punto decisivo; ciò in relazione alla scarsa gittata, deUe artiglierie lisce, la, quale escludeva che le batterie, una volta impiegate, potessero intervenire col fuoco su tutto il campo di battaglia,. In circostanze ordinarie era prevista la seguente a~segnazione: Due pezzi circa complessivamente per ogni 1000 uomini di Fanteria o Cavalleria ~ di· essi 1 / 6 cli grosso calibro ; 3/4 di can noni ed 1/4 di obici. Da 2/ 3 a 3/4 di tutte le artiglierie disponibili assegnate alle Divisioni; da 1/3 ad 1/4 di riserva. Le Divisioni di fanteria avrebbero quindi avuto da 4/ 3 a 3/ 2 di pez1rn ogni 1000 uomini; ca,nnoni da 8 e obici da cm. 15 ordinati in bat terie da battaglia._ Le Divisioni cli cavalleria a,vrebbero avuto 2 pezzi ogni 1000 uomini; cannvnj da 8 e obici da cm. 15 ordinati in batteria a cavallo. Della riserva, i 2/ H avrebbero costituito le riserve di Corpo d'Armata, e quest'J: aliqu_ota: sarebbe stata armata per metà con cannoni da 16 ed o~ici da cm. 15 ordinati in batterie da posizione, per l'altra metà con canùoni da 8 e obici da cm. 15 ordinati in batterie a cavallo.· Il rimanente terzo della riserva doveva co-
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LA R1PAl{'l'IZI0i\:E Dl<:LL' .>. f('.J.'JGLH: HI.\ l'lE~IO:\'l'l~Sl]J '.\:EL
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~tituire la « riserva generale)), <~cl avr-cbbe avuto : da 1/ 2 a 2/3 <Cannoni cb 16 e obici da 15 cm . ordì.nati in batterie da posizione; nonchè da 1/3 ad un J./ 2 cli cannoni da S e obici da cm. 15, or-dinati in batterie a cavallo. Come si può facilmente rilevare, la per·oentnale di artiglierie nell'Esercito Piemontese era piuttosto scarsa a,nche in confronto a,i quantitativi cli bocche da fuoco che in passato facevano parte delle Arma,te 11apoleonkhe. Per la campagna del 1848 fn decretato l'aumento cli: una batteria a cavallo, una da posi?.ione e una da, battaglia, in modo da av,ere in tutto tre brigate da battaglia, una cla posiiione ed una, a c~wallo; e poichè ogni brigata <l'artiglierif~ ern sn tr-e batterie, si ebhero in tota.le 15 batterie, e eioè 12 campali e tre a -cavallo. L'Esercito rnolJilitato comprendc,'a 2 Corpi cl' Arma,ta, di 2 Divisioni, più una Divisione di riserva. Delle 12 ba,ttel'ic campali, ne furono assegnate 2 a ciascuna delle 4, Divisioni inqua<lratc, e le rimanenti 4 batterie campali alla, Divisione cli riserva. E · da, rilevare quindi subito elle in questa campn,gna i Corpi cl' Armn;,a non poterono avere la previ.sta riserva di artigli.eria. · Le batterie 'divisionali erano a,gli ordini dire_tti di un u:ffi-cia,le superiore comand,rnte clell'artigli.eria divisionale : presso il Comando · Supremo esisteva un Comando Superiore cli artiglieria; presso i Comandi di Corpo cl' Armata era vi un Colon nello od altro ufftciale superiore d'artiglieria, di grado più elevato dei comandanti delle l'ispettiv(~ A.rtiglierie Di.visionali., il ~piale però durante Ja campagna non ebbe artiglieria a sua dir etta disposizione. Per n rifornimento clell<~ munizioni d'a,rtigU eria e clelle cartucce per le armi di linea era,no previsti : i << Parchi di.visionali mobili)), costituiti dalle riserve cli 2" li.nea ·delle batterie clivi· -sionali, riserve riunite per Divisione; i « P archi cli riserve moMli )) assegnati ai Corpi d'Armata ; 1111 << Parco generale)), in· -parte mobile ed in fisso, funzionando cioè quest'ultima .., parte . ·porzione del parco genera.le come centro di deposito . La condotta dei parehi era affidata ?,l « treno di proviancla >), inquadrato con ufficiali d'artiglieria; al servizio si provvedeva c_o n personale delle ('Ompagnie da pia,zza. 1(13
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Però, alla yigili:l della guerra, si soppressero i parchi di Divisione e si mantennero soltanto un parco principale e due parchi di Corpo d'Armata. \I l parco d'assedio si sarebbe eventualmente costituito al momento del bisogno, secondo le necessità contingenti del mo, mento . Dopo la battaglia di Goito l'a,r tiglieria camp~le fu aumentata, : di una batteria da posizione, delle due ba~terie da batta, glia della Divisione lombarda, che allora, era, entrata in lotta, e di una batteria e mezza, mocknese. Per la campagna del · 1849 l'artiglieria campale Piemontesecomprendeva pertanto presso a poco lo stesso numero di batterie che avevano combattuto nena, campagna del 1848, e cioè: 9 batterie da battaglia, 4 batterie da, posi.zione e 3 batterie a cavallo,. oltre le 2 batterie lombarde ed una batteria e mena niodenese. Alle Grandi Unità, erano assegnate: 2 batterie campali (da, posizione e da battaglia) per ogni Divisione inquadrata.; 2 bat-. terie campali e le 3 a cavallo alla Dhrisione di riserva; l ba,tteria e mezzo come al'tiglierfa di riserva.
In r elazione alle cara,tteristiche del materiale del tempo, era prescritto di non lanciare palle o granate al di lµ, di 10oq, 1200 m. , nè scatole a mitraglia oltre i 400 m. Le batterie dovevano possibilmente occupare posizioni che avessero innanzi ter-reno piano e scoperto per tutta la portata del tiro, ossia per un raggio di J 200 m. Le posizioni idea.li - dato che il tiro era, fatto. a puntamento diretto - avrebbero ctovuto essere sopra elevate in modo da dominare il terreno a,n tistante di 1 m. per ogni 100 m. di distanza ,o rizzontale; il dominio non doveva però mai superare i 7 m. 100. Si doveva naturalmente evitare cli pi.a,zza,re le batterie da,-. vanti alle truppe o diet:'D a.d esse sopra a.lture poco eleva.te; in, massima Je batterie dovevano ~ssere· postate snlla stèssa linea
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NOR~.m GEKF.HALT. D'BIPlEGO
delle truppe, che se poi le batterie stesse dovevtLno pl'endere posto dietro le truppe, la loro dislocazione doveva avvenire in corrispondenza degli intervalli lascia,ti dalle truppe medesime. Uome si è già visto, i principi generali di impiego non erano dissimili da quelli dell'epoca pre~dente. Scopo ,e ssenziale dell'artiglieria, era quello di fare delle brecce nello schieramento nemico, appoggiare gli _a ttacchi nostri, a,rrestare quelli nemici. Il « Regolamento per il servizio delle . truppe in campa.g na )) (Torino, 1833) dice nel suo articolo 6' del titolo XVII : cc Nelle occasioni di attacco l'artiglieria sarà adoprata a spegnere il fuoùo delle batterie nemiche. In q'nelle di difesa rivolgerà i suoi tiri sulle truppe che si facciano in n anzi. Si nell'uno, sì nell'altro caso, farà d'uopo adunar sempre nei 1fanti principali. il maggiol' nurr.fero di batterie che si possa; perciocchè il fuoco dell'artiglieria è tanto più efficace quanto più è a-mma,ssato )). I Comandanti di a,r tiglieria dovevano tenersi in contatto coi Oomanda,nti delle Unità- dai qua,li dipendevano; prima dell'azione dovevano ricevere conoscenza dei concetti di manovra e delle disposizioni di attacco o cli difesa, nonchè gli orclini relativi .alle posizioni da occupure ed agli sco1ji da raggiungere; · dovevano « fare le loro osservazioni in merito, dopo 'riconosciuto il terreno )) ed ottenere la necessaria scorta di fanteria . J~ranoconsigliati i tiri di sbieco o di fianco e l'incrocio dei fuochi. Si. raccomandava di cc aggiustare i tiri di parecchie batterie sui. · punti nei quali si volevano ottenere effetti decisivi, evitando di tLmmassare gran numero di pezzi nello stesso posto e di piazzareparecchie batterie sulla stessa linea, per evitare che il nemicopossa infilarle tutte ad un tratto )). Come giustamente conclude il Liuzzi nel su-0 studio cheabbia,mo già avuto occasione di citare : << Erano sanciti sino da-allora i concetti, fondamentali ancora oggi, del ·coordinamentodell'azione dell'artiglieria con quella della fanteria, dei tiri di infilata-, della massa di fuoco )). Erano sconsig.liati di massima i duelli di artiglieria, eccettonel caso in cni le fanterie amiche fossere al coperto del tiro enon soffrissero troppo del tiro avversario. Le batterie · dovevano
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l DOTTRINA DF.LL'UvfPLJ,;GQ
DELL ' AR'.l'lGLIERL\ -
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avanzare e ritira,r si a scaglioni, ·e contro fanteria e cavalleria dovevano far fuoco con un pezzo alla volta per non dar tregua al nemico. Esse dovevano essere tenute celate alla vista del nemico :fino all'inizio della lotta; ma appena iniziata la battaglia, dovevano venire prontamente schierate. Le batterie avevano l'obbligo di tenersi sempre pronte a cambiare posizione, ma questi cambiamenti non dovevano effettuarsi se 110n in caso di vera necessità. Erano sconsigliati i tiri di notte, eccetto che su un bersaglio fisso e prev-entivamente riconosciuto e ben precisato durante il giorno. Era prescritto un rigoroso controllo sul consumo delle munizioni, e, in ogni momento, un oculato risparmio di esse. Il tiro doveva ,essere lento ed aceurato finchè il nemico si. trovava a 900 m. di dista,nza ,e oltre, ma, doveva raddoppiare di attività nei momenti decisivi, raggiungendo la celerità di tiro massima di due colpi al minuto primo. Le batterie di riserva, di grosso calibro dovevano schierarsi più indietro, sopra delle alture, provved·endo a proteggerle da attacchi sui fLanchi, ,ovvero guarnire (in difensiva) i punti più deboli delle ali dello schieramento. Delle batteri.e di riserva, una parte poteva essere impiegata subito .(possibilmente 1e batterie a piedi.), una, parte (ba,tterie a cavallo) andava tenuta alla mano per essere impiegata « giusta il bisogno)), ,eventua,l mente con la cava,lleria nell'inseguimento; in quest'ultimo ca-so la fanteria e le batterie di grosso calibro dovevano a\ranzare dietro le colonne inseguenti, per vincere le eventuali resistenze nemiche. In difensiva l'artiglieria si doveva possibilmente schierare a rient rante. Infine spettava, all'artiglieria, l'onore cli proteggere la ritirata, a costo del proprio sacrificio. Vig,eva,no poi ancora altre pr,escrizioni per diversi casi particolari, quali l'attacco e difesa di posti trincerati, di. villaggi o di boschi, il passaggio di corsi d'acqua, e per la « ta,ttica di foraggieri)) che competeva per lo svolgimento all'artiglieria a, cava,llo. Tale tattica di f9raggieri consisteva in un'azione dimostrativa e combinata. di cavalleria e d'artiglieria,, e si esplicava inviando gruppi di cavalier( a minacciare le fanterie nemiche
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inducen dole così a raccogJiersi ed a, raggrupparsi per difendersi contro supposte cariche : ottenuto un tale risultato l'artiglieria doveva poi coi suoi pezzi, tenuti fino allora nascosti, aprire sulle fanterie nemiche un fuoco ininterrotto ed efficace.
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Le norme d' impiego dell'artiglieria cli quell'epoca sono molto bene riassunte in quel volume « Ricordi per l'Uiliziale cl' Arti glieria in Campagna )), opera postuma del valoroso capitano Anniba.le Avogrado di Valdengo, pubblicata nel 1849, élel quale e della quale già abbiamo avuto occasione di parlare. Il capitolo XII del volume clell' Avogadro è dedicato al1'« Uso de1l'artiglieria, nella guerra, campale >) ,e " i sono speci:licate le relazioni fra i Comandanti di batterfa ed i Generali, le disposizioni prima, cli giunger sul ca mpo di batl.l::1:glia, le posi:doni convenienti all'artiglieria, a proposito delle quali cose si ripetono all'incirca le norme già rif.erite. Il sottocapitolo dedicato ai « Comhattenti e giorna.te campali )) comincia con questa interessante asserzione : << Lo scopo dell' artiglieria non è essenzi.almente di uccidere uomini o scava.lcare artiglierie isola te, bensì quello cli produrre rottnre nella fronte del nemico, fermare i suoi a,ttacchi, seconda.re quelli che conduconsi contro di esso )). Seguono le cli.sposizioni cl.a prendersi nei vari ·casi per il conseguimento di questo scopo, nell'offensiva e nella difensiva, ne1l'inseguimento e nella ritirata. Nell'eseguimento del fuoco viene molto ra,ccoma,ndato il raidonale impiego delle munizioni evitando sprechi dovuti a obiettivi non adatti o poco visibili. Il capitolo chiude con alcune norme relative all'impiego clell'artigliel'ia di montagna e merita di essere rilevato un concetto che conserva oggi la medesima importanza,, cioè quello della sorpresa. Dice il volume di «Ricordi )) : « Le principali imprese della guerra di montagna sono le sorprese. Fa d'uopo tutto disporre per farne, e schivar· quelle del nemico )).
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l,)vlTl{L\.\ nat.'D l PlEGO
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s3 L'Artiglieria nella campagna del 1848 - Consi.dernzioni e rilievi circa il suo impiego nelle varie battaglie - Difettosa applicazione dei principii fondamentali - L'artiglieria da piazza a Peschiera: ii parco d'assedio; deficienza nei mezzi di trasporto - Relazioni sulle operazioni del 1848 e del 1849: constatazioni, rilievi, disposizioni e raccomandazioni - Conferma del principi.o del fuoco a massa - Ordinamento del 1850 e provvedimenti del 1855 e del 1859 - L' impiego dell'artiglieria nella guerra di Crimea. L'esercito sa1:do alla guerra del 1859 - L'artiglieria assegnata alle varie unità - Provvedimenti adottati per ovviare agli inconvenienti rilevati nelle precedenti · guerre - Armamento delie •;arìe batterie - Le riserve, le colonne munizioni, i parchi ed i rifornimenti - Sproporz ione di fronte all'artiglieria austriaca - Considerazi oni sull'impiego delle artiglierie dei tre eserciti combattenti Le 37 batterie francesi di cannoni rigati - Inazione dell'artiglieria da p iazza - Conclusioni.
.l?in dall'inizio della campagna del 1848, durante il tentativo su Peschiera eseguito con le batterie ca,m pa,l i il 13 aprile, la Artiglieria Piemontese dimostrò quanto tecnica.mente essa valesse; ma purtroppo l'impiego che ne venne fatto nel corso della campagna fu difettoso, sovratutto per la mancanza cli una precisa, idea, cli manovra e , per l'impiego effettuato a, spizzico. Ne derivarono spesso una sottrazione di mezzi alla lotta, un mancato impiego dell'aliquota di artiglieria, tenuta in riserva ed · una diminuita efficacia d'azione cla, parte delle batterie effettivamente impiegate, ma prive cli un superi.ore indirizzo coordinatore . Restò così in parte frustrata e menomata, quella poderosa influen;r,a che 1'Artiglieria Piemontese, riconosciuta la prima d'Europa, avrebbe indubbiamente esercitato sulle sorti della battaglia. Mirabne··fu tuttavia, come si è visto, l'impiego fattone a, Goito, dove l'artiglieria disponibile fu quasi tutta ra,zionalmente adoprata e valorizzata. A Goito si attuarono l'incrocio dei tiri e l'impiego del fuoco a massa mediante concentramenti di fuoco eseguiti sugli obbiet- - 2558 -
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tivi più pericolosi non soltanto cla H pezzi l"iuniti, ma anch~ da altre batterie postate materialmente lontane l'una dall'~11t ra . L'Artiglieria Piemontese prese subito il sopravvento su quella austriaca, pa,ralfazandone i tiri cli preparazione, molestò ·ed impedì lo spiegamento delle fanterie nemiche, fermò l'attacco austriaco, permettendo alle nostre t1:11ppe, che avevano inizialmente ripiegato, di riordinarsi per il contrattacco, preparò e sostenne il contra.ttacco stesso, controbatLè in ultimo le batterie austriache per facilitare l'insegujmento. All'impiego oculato corrispo~e la massima efficacia di azione.
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'Negli altri combattimenti però l'aniglieria campale, tenuta in disparte o suddivisa in :Mezze batterie e in Sezioni fra le Unità di fanterìa, venne posta in condir,ione dì dover assolvere compiti francamente impari alle sue possibilità. A P astrengo, dell'artiglieria che si aveva a portat;1 cli mano, soltanto un a picoola aliquota prese parte al combattimento: a S. Lucia si impiegarono in tutto solamente 15 pezzi mentr<' rimasero inoperose ben 49 bocche da fuoco . .Nella prima, ·giornata cl.ell a battaglia, di Oust.oza (fra Sommacampagna e S . Giustina) sni 54 pezzi disponibili ne furono impiegati soltanto 22. Nella seconda giornata le batterie, divise in sezioni e ripartite fra le coJonne, furono fatte entrare in a zione sa,l tuariamente, così da risultarne rotta l'unità organica anche per la giorna,ta successiva. Nella terza ed ultima giornata. due batèerie da posizione riroa,sero inattive attorno a Mantova, e mentre a Custoza si svolgeva ]a battaglia decisiva,, due batterie a cavallo furono mandate dalla parte opposta . Nella brevissima campagna del 1849, mentre l'artiglieria austriaca si presentava nella lotta numericamente doppia cli quella Piemontese, alcune batterie sarde tenute in riserva, vennero sottratte all'azioJte, mentre poi qua1<i tutte le altre furono di na:ovo fr'azion a,te e dissemina te , cosic·cbè a ~ovara l'artigli eria nemica potè prendere :igevo]mente il sopravvento. -
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In conclusione, le due prime campagne d' indipendenza dimostrarono da, parte nò;:_t,ra la difettosa. à,pplimzione dei principi cli impiego dell'artiglieria; artiglieria, che diede però brillanti prove della sua efficienza per bontà di materiali, per capacità tecnica, per solidità dei reparti, per vRilore dei suoi cannonieri e per eroismo esemplare dei suoi ufficiali. Secona.o il giudizio autorevole d,el Cavalli (ché durante lai campagna del 1848 comm1dò l'artiglieria del parco d'assedio e della piazza, di Peschiera), cc essa, sebbene inferiore di numero. si dimostrò migliore e più' potente di quella austriaca». E se la vittoria di Goito dimostrò lnminosa,mente il valore dell'Artiglieria campale Sarda, occorre anche ricordare che nell'ultima infelice battaglia del 1849, qua,ndo la sconfìtta si delineava ormai irreparabile, il cannone piemontese tuonava ancora dalle nrnra di Novara, e le batteri.e del Re Oa.rlo Alberto, salde nelle mani dei loro ufficiali, salvavan o l'E~ercito e la Patria da una più grande scil;lfgura . Non meno glorioso battesimo rioevcva l'a1-tiglieria da piazza nella campagna del 1848 a Peschiera. Sintetizziamo qui le notizie gfa dette nel capitolo X; per l'a,ssedio di questa fortezza venne improvvisato, per merito dell'alloi·a maggiore Cavalli, un parco d'assedio di G5 bOt;Che da fuoco, di. cni: 44 cannoni da 32; · 5 cla, 24; S obici da cm. 22 e 8 mortai da cm. 27. Alle opere d'assedio partecipò anche una batteria da pof-izione. I pezzi vennero ripartiti in 7 ba,t terie che il 18 maggio aprirono il fuoco sulla piazza.forte da posi.zioni distanti da 600 .:lt 1400 m. dagli obbiettivi. I] 29 dello stesso mese la fortezza, sopraffatta dai nostri tiri, si arrendt~va. Erano stati spa,rati dalle Artiglierie Piemontesi 5838 colpi. La piazza venne subito rimessa in efficienza e un mese più tardi, ritiratosi l'Esercito Piemontese al di qua del Mincio, es!'la venne bloccata dagli Austriaci ai quali però la fortezza, non aprì le porte che in seguito a,lla stipulazione dell'a~·mistizio, dopo• due giorni di bombardamento al quale l'artiglieria della piazza aveva validamente reagito. · Le operàzioni per 1iJespngnazione di P eschiera rivelaJ'ono alcuni difetti derivantj dall'improvvisa organizzazione del parco
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GIUDIZIO cmIPLl~s sn-o l)J<:LL, L\1PIEGO DELI/ ARTWUERIA :N~L
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d'assedio. i~.. nzitutto il personale era scarso sia per il deficiente ordinamento delle comp,tgnie cla. piazza e sia poi anche per il fatto che esse, all'atto clella mobilitazione, avevano fornito i necessari complementi alle batterie campali. L'assenza di predisposizione pel' la mccolta del parco d'assedio si fece special'men te sentire nella, deficienza di mezzi di trasporto , tanto che al trasferimento di materiali dal Piemonte al teatro di guena, si rimediò come meglio si potè, ricorrendo a trasporti per via acquea fino a Cremona,, e in seguito valendosi di vei.coli e di Qmi..drupedi requisiti fra i borghesi nonchè a mezzo del « treno )), mezzi perciò sottratti ai parchi di artiglieria. A questi difetti fecero però riscontro le ottime qualità dei ma,t eriali, l'abilità tecnica degli uffici11li e dei graduati, e l'esemplare condotta d-el personale. Nelle relazioni sulle operazioni del 1848 e del 1849 venne conco1.·dementc riconosciuta la superiorità, dell'Artiglieria· Pie montese su quella .Austriaca, si condannò l'impiego frazionato delle batterie e si ritenne desiderabile che per l'avvenire fosse risP.ettato non soltanto il vincolo organico della unità « batte ria, >>, mt~ che, t ranne condizioni eccezionali, le bn.tterie stesse fossero mantenute alle dipendenze dei Comandanti d' artiglieria; fli rioonferma,to poi ancora .il rico11°oscimento del principio Na· poleonico sull.a, necessità dell'impiego del fuoco <l'artiglieria a massa, impiego da effettuarsi specialmente da-Ile riserve d'artiglieria. Furono messi in lnce alcuni difetti minori, fjnali : la scarsità dei conducenti d'artiglieria e la poca istruzione cli quelli richiamati dal congedo per la mobilitazione; l'impiego inopportuno delle batterie a éavallo, quando non furono impiegate con la cavalleria; e gli inconvenienti verificatisi al parco principale di a,r tiglieria per le (le:ficienze riscontrate nei mezzi di trasporto forniti da materiali, quadrupedi e personali sussidiari requisiti fra f borghesi. Pur riconosoondo la bontà dei materiali esistenti, fu generalmente rilevata l'opportunità di studiare materi.ali da campo più leggeri. In quanto alla costituzione della batteria campale, taluno sostenne il principio dell'unità di calibro, taluno la con -
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venienza di mantenere le batterie miste di cannoni e di obicL Per il momento la questione restò insoluta e le batterie rimasero quali era,no. La Commissione d'inchiesta sulla ~campagrnL clel 1849, presieduta dal generale conte di Saluzzo, sciolse un vero inno di gloria _all'Artiglieria Piemontese e, nel ricerca,re le cause che la avevano posta tanto al cli sopra delle altre Armi, rilevò che le migliori condi~ioni di reclutamento sia per i quadri, sia per la truppa, avevano notevolmente contribuito a creare un ambiente nel quale esisteva « reciproco in teresse fra truppa ed uftìciali e comune intento per l'onore di quest'arma, che divenne in tal modo il più glorioso ornamento del nostro esercito)). La medaglia. al valor militare per la campagna del 1848 e la medaglia d'oro per la, campi:tgna del 1849, assegnate più tardi al Gorpo d'Artiglieria, furono il riconoscimento di tanto sfortunato ·eroismo. L'esperienza acquistata nelle due prime carnpa,gne d'indipendenza fu realmentB fruttifera ? A riparare alcuni dif.ettì organici dell'Arma, ad ovviare ad alcune rilevate manchevolezze di formazione e di composizione delle sue varie unitài al sempre maggiore perfezionamento tecnico e tattico dei suoi personali furono tesi gli studi .ed i provvedimenti a,d ottati negli anni segnenti, ma viceversa non poterono essere subito conseguiti i frutti derivanti dalle provvidenze ritenute necessarie per impratichire adeguatamente nel volnto e prescrit to impiego dell'artiglieria tutti quegli Ufficiali che non . appartenendo all'Arma avrebbero poi dovuto esercitare più tardi Comandi di gr ande unità, ed ai quali quindi sarebbe spettato in avvenire di coordinare l'impiego delle tre Armi in guerra. I criteri d'impiego dell' artiglieria allora in vigore, come abbiamo fatto rilevare, erano ottimi, ma non sempre essi erano stati opportunamente e tempestivamente applicati dai Comandi più alti: evidentemente per molteplici ovvie ragioni l'ottènere che i quadri più elevati acquista,ssero e possedessero una così nuova, e complessa competenza professionale richiedeva un non breve periodo di tempo.
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L' AHTIG LIEHL-\ PIEMONTESE AL
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*** Nel periodo 1S4S-1859 A.lfonso Lamarmora resse quasi senza interruzione H M.inistero della Uuena, e proYvick a l'iorganizzare l'Esercito. Il Oorp·o Reale di Artiglieria., secondo l'ordin amento de1 1850 risultò così composto: - 1 1·eggimento a,r tiglieria da piazza di 12 compagnie; - 1 reggimento artiglieria da campagna, costituito da 1 brigata di 2 batterie a cava.no e da 6 brigate di 3 batterie da ba,ttaglia ; in tota.le cioè 20 ba,tterie cli cui 2 a cava.Ho. Nel 1859 H reggi.mento da piazza venne poi aumentato di 4 compagnie. Esisteva infine a quell'epoca. per il servizio dei parchi un ·« Corpo del treno di artiglieria )) da integrarsi con requisizioni fra privati. L'armamento dell'al'tiglieri.a piemontese era rimasto a ncora qw:)110 del 1848, se si eccettua : l'adozione per l'artiglieria d'assedio dell'obice da cm. 15 F mod. 1853 (l) e del cannone da, 40 J? calibro 16 cm. che venne usato per batterie costiere e fu per quei tempi la bocca, da. fuoco più potente; e la comparsa cli alcune bocche da fu.oco d'assedio riga.te col sistema Oa,va,l li, delle quali alcune a retrocarica costruit,e ex novo) e le altre ad a,va,ncarica con rigatura applicata a titolo di esperimento. L'artiglieria cla campagna venne a,r mata completamente con materiale mod. 18441 e fu soppresso il munizionamento di granate a, pallot tole. In t<~mpo qi pace le bat terie campali continuarono ad avere composizione mista e ad .esser,e formate su 6 pezzi, ma in caso di mobilitazione era previsto l'aumento ad 8 pezzi colla formazione delle quarte se.zioni .
.. (1) Si rammenta che il significato cli alcune sigle usate in passato dall';1rtiglieria piemontese e italiana per determinare 1 t.ipi cli bocche da fuoco ern il seguente : P = ferraccio o ghis:1 ; n = brouzo ; R = rigato; Ret. = a r etrocarica·; L = liscio.
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· D0 1"l'HIÌ'.·\ DgLL'BlPIEGO
D8LL' ARTlGLlEnIA -
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Nel 1855 assieme alle 2 Divisioni di cui era composto il Corpo di spedizione in Oriente furono· inviate in Crimea 3 brigate di art.iglieria campale, l brigata d'artiglieria da piazza. su 4 compagnie, ed 1 compagnia mista. del reggimento opera-i . Delle 3 brigate campali d'artiglieria, una fu tenuta in l'Ì · serva e le a,l tre tre vennero assegnate aUe Divisioni. Ognuna delle tre brigate era costituita da 2 batterie sn 6 pezzi., tanto che si avevano 6 batterie campali da, battaglia e cioè 36 pezzi: di tali 6 bat terie da. battaglia, 2 era,no armate con 4 ca,nnoni da. ~6 B e 2 obici da cm . 15 B (era sparita per le batterie da 16 ht denominazione di batterie da posizione usata, nel 1848), mentr,e le altre rimanenti 4 batterie avevano 4 cannoni da 8 B e 2 obici da cm. 15 B. I mezzi di rifornimento delle 1nunizioni. per fanteria, e eavalleria continuarono ad essere assegnati alle batterie campali, di modo che queste risultarono composte di 3 sezioni e di una riserva, che comprendeva 6 carri per ca,rtucce. Durante la campagna d'Oriente, l'Artiglieria Sarda si portò molt-0 bene, e alla battaglia della Cernaia, dove 4 batterie Pi,e-· montesi ridussero in br<.we tempo al silenzio alcune batterie rusRe faoendo strage nelle fanterie nemiche che attaccavano posizioni occnpate dai francesi, l'Artiglieria del piccolo Piemonte suscitò l'ammirazione incondizionata degli Eserciti alleati e dalla stampa estera, specialmente inglese.
Nel 1859 l 'Esercito Sardo scese in J.otta con 5 Divisioni di fanteria, 1 Divisione di. ca;valleria, e la riserva d'artiglieria. Non essendosi costituiti Corpi d'Armata, si ebbero soltanto : un Comandante superiore d'artig1ieria; i Comandanti d'artiglieria divisionali; e il Comandante dell'artiglieria di riserva. Ogni Divisione di fanteria ebbe 3 batterie da battaglia; alla Divisione di cavalleria furono assegna.te 2 batterie a, cavallo, ed inoltre fu costituit! una riserva di 3 batterie da battaglia. · Tutte quante le 20 batterie entrando in guerra a,vrebbe~·o dovuto essere formate su 8 pezzi, ma in realtà, solamente le 3 batterie della riserva ebbero fin dall'inizio 8 bocche da fuoco, -
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mentre .tutte le altre batterie entrarono in campagna con soli 6 pezzi. Due delle 3 batterie di ogni l>ivisi.one, nonchè le 2 batterie a cavallo ebbero ciascuna 4 cannoni da 8 e 2 obici da cm. 15; clelle 3 batterie della riserva, le prime 2 furono armate con S cannoni da 16, e la terza con 8 obici da cm. 15. Ogni batteria, da campagna ,ebbe un'aliquota di cassoni e di carreggio corrispondente agli organici del 1848; però, a difrerenza di quanto era stato fatto fino allora, i carri munizioni per fanteria e cavalleria furono staccati dalle batterie e riuniti in unità autonome. 'rali unità era,no servite da personale tratto dall'artiglieria da pia.zia, erano inquadrate e comandate da uf. :ficiali cl'a,r tiglieria apparte11enti alle preesistenti Direzioni loca,l i cl' Artiglieria e dipendevano direttamente dai Comandanti d'artiglieria divisionale . P{~r il rifornimento delle munizioni alle batterie campali si provvide coi seguenti organi, schierati in 3 scaglioni: 1° scaglione - 5 parchi per Div. di font., 1 parco per Div. di cavall., i' pa,rco della riserva d'artigl. (ogni parco risul- . tava dall'nnione delle colonne munizioni delle batterie); 2° scaglione - 2 parchi di riserva ; 3° scaglione - l parco prine.ipa,l e. Al servizio dei parchi si provvedeva, come per il passato, con persona,le delle compagnie da pia.zza,. B cla rilevare subito che mentre i « parchi divisionali)) orga,nicamente costituiti funziona,rono in modo lodevole, viceversa quelli cli riserva, che mancavano cU cavalli e dovettero quindi far ricorso a quadrupedi requisiti o tolti ad impresti.to da.i privati, non poterono conseguire la necessa,r ia ni.obilità,, mossero stentatamente e spesso non giunsero a rifornire i pa,rchi divisiona1i, così come per ,esempio accadde alla battaglia cli Palestro. Alcuni degli inconveni(~nti. e delle diftìcoltà, gih verificatisi nelle campagne precedenti per il fatto cli dover ricorrere a e.onducenti borghesi di requisizione per i servizi di artiglieria del 2° e del 3° scaglione, si ripeterono in questa campagna,, ·se pure in minore misura. Circa l'organizzazione dell' artiglieria da piazza, ben poco era, stato mutato rispetto a,l 1848. Nessuna predisposizione esi steva per la formazione e per il tra.sporto del parco e <lelle bat-
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teri,e di assedio : l'unico migliorame11to etrettu::Lto consisteva, nel l'aumentato organico delle compagni.e da pia,zza e nel fa,tto che esse non dovevano più fornire complementi all,e batterie campali. Da quanto sopra, si deduce che l'Esercito Pie1ù.ontese affrontò la campagna del 1859 con una dotazione di artiglierie campali all'incirca pari a quella del 1848, poichè, se era aumentato il numero delle batterie, in misura corrispondente era d'altra. parte diminuito il numero dei pezzi per batteria, numero che da 8 si era ridotto a 6. La proporzione era quindi anche adesso come allora, di circa 2 a, 3 pezzi per ogni 1000 uomini. Il materiale ed il munizionamento erano, come abbiaolllo detto, dello stesso tipo del 1848. Circa la costituzione delle batterie, il criterio clell'unità di calibro venne seguito per le batterie della, riserva, mentre quelle divisionali continuarono ad essere di composizione mista,. La diminuzione del numero dei pezzi da 8 a 6 nella maggior pa,rte delle batterie non fn suggerita da criteri tecnki, ma imposta da necessità organiche, th,nto che era previsto e prescritto che entrando in guerra, si dovevano costituire le quarte sezioni, e durante la campagna tut te le batterie furono mano mano portate ad 8 pezzi. Per quanto riguarda l'assegnazione dell'artiglieria campale a,l le Grandi Unità, i criteri relativi ben poco erano mutati per rispetto al 184S; e pertanto, in base all'esperienza delle precedenti campagne, l'artiglieria a cavallo era stata assegnata alla, cavalleria; e mentre si ·era aumentata l'artiglieria divisionale era stata diminuita quella della r.iserva, proba,bilmente nell'intento di impiegare il massimo numero possibile di batterie allo inizio del oomba,t timento, e di evitar-e che, in caso di mancato impiego della, riserva (caso purtroppo avvenuto nelle campagne, precedenti) una notevole quantità _di artigli.eri.e fosse sottratta all'azione. Concludendo, un'altra volta ancora l'Artiglieria Piemontese scendendo in lotta si presentava, scarsa di numero - (e la scarsità era questa volta particolarmente sensibile, non come proporzione rispetto alle altre Armi, ma in confronto alla c1:esciuta quantità, ed aumentata pot'ènzialità, dell'a,rtigli-eria austriaca,) - > ma ottima per preparazione professionale e per efficienza belli-. -
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ca. I quadri erano sempre eccellenti e tecnicamente capaci, le batterie solide e bene istruite. ·Le cc Istruzioni pratiche di artiglieria )), edizione 1852, in base alle quali si era. compiuto l'adclestra.m<'mto tattico dei reparti, erano cli tutti i regolamenti tattici le 1nigltori e le più complete. E, pur tenuto conto clellè migliorate condizio1Ìi della fanteria e della ferma eguale per tutte le Armi, Fartiglieria costituiva ancora la parte più forte e meglio addestrata dell'Esercito Sard o e si apprestava a confermare sui campi di Lombardia le sue splendide gloriose t radizioni.
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In verità, la, condo tta, di t ntti i repa.rti d'Artiglieria in questa campagna del 185.9 fu , · per abilità tecnica e per valore dì nom.ini; mirabile, ed un' alt ra medaglia, cl'nrgcnto al valor militare assegnata al Corpo , sanzionò. te gesta compiute dalle batterie Sarde a San Martino. Anche l'impiego dell'artiglieria fu migliore rispetto alle p1·ecedenti campagne. Dell'artiglieria fu efJ)ettivamente tenuto il debito conto e non fu più ripetuto il caso, invero deplorev-0le, per cui delle ba.tterie, pur ,essendo disponibili, rimanessero inutilizzate sul campo di battaglia. Errori di impiego d'artiglieria non mancarono però anche in questa campagna : le bat terie v(~.n nero di nuovo suddivise ed impiegate a, spizzico come nel 1848, e talora fatte intervenire coi loro tiri a distarrne superiori alla loro gittata efficace, come avvenne ad esernpi-0 per le batterie della Divisione Durando che a Vinzaglio aprirono il fuoco su bersagli distanti più di. 1500 metri. Viceversa un esempio brillante di impiego si ebbe alla battaglia di S. Martino per iniziativa, di due Ufficiali superiori di - artiglieria . I primi due attacchi delle fanterie piemonteAi. alle forti posizioni Mmiche erano stati respin~i- L'artiglieria, come spesso accadeva, era stata suddivisa fra l(~ varie colonne e costretta ad azioni saltuarie e divergenti ; non solo, ma nonostante che le artiglierie austriache che si avevano di fronte fossero assai su-
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periori di numero, era stata tenuta in riserva una batteria divisi-onale da 16. Il maggiore 'l'haon di Revel, Comandante dell'artiglieria della 3" Divisione, vista, l'impossibilità di superare altrimenti la resist~nza, delle fanterie austriache ed il fuoco di 30 pezzi nemici, riunì 18 pezzi campali a circa 400 m. dal nemico e ne .concentrò il fuo co sulle poslzioni austriache, battute in pari tempo di fianco dalle batterie della l" Divisi,one. Il terzo ed nltimo atta.eco aJle alture di S. l\'fo.rtino, appoggiato da una tale massa di fuoco, ebbe infine ragione della resi stenza nemica. Appena conquistate le alture dalla fanteria Sarda, il tenente colonnello Ricotti, capo di S. M. della 3a Divisione, proveniente dall' Arma cli Artiglieria, vi inviò tutte le artiglierie che riuscì a radunare. Così in breve tempo sulle lince raggiunte dalle nostre fanterie vennero concentrati 26 pezzi i qua,] i poco dopo, agendo col loro fuoco a massa, infransero il cont rattacco delle truppe austriache condotte personalmente clarl Benedek. In tal modo l'Artiglieria Sarda, numerieàmente assai inferiore a quella Austria.ca, ma bene impiegata, cooperò con molta efficacia alla vittoria di San Martino : l'impiego tecnico delle batterie fu, come sempre, ottimo e mentre la, celerità nei cambi di posizione fu pronta e tempestiva, la condotta del fuoco fu nei vari momenti opporturmmente adeguata. ~l'utta,via anche a. S.an Marti.110 nell'ultima, fase della.. batta gli.a fu commesso l'error~ per cui tre batterie della riserva e due ba,t terie a cavallo, che avrebbero utilmente uotnto intervenire nel combattimento, f111·ono invece tenu te inoperose.
Circa, la guerra del 1859 è di capitale importanzu ri.levare che l'att tmzione cl.i tutto il mondo militare fu Particolarmente rivolta all'azione di 37 hatterie cH cannoni riga.ti, che i nostri a,lleati. impiegaro110 per la prima volta in questa. campagna; e pertanto devesi notare ,':he neanche i Prancesi sennero semnn~ adattare alla superiorità, del loro mate1-iale una corrisnondente superiorità di dottrina. -
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L' ARTICLIEn lE RlGA'l' hJ ~'RAXCES r A SOf, Fl~R!~U
Devesi ad ogni modo ricorda re che a Solferino, per un ·caso del tutto fortuito ma non mcHo egregiamente secondato, essi realizzarono un commendevole itnpiego di artiglierie a massa.. IJ Mac-Maho11, giunto a C.:L' Nfo1·iJJo, acc:ol'tosi che tra il propl'io Corpo d' A.1·mata ed il IV comandato dal Niel, che era schierato
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alla sua destl'a, esislen1 un largo intervallo nel quale avrebbcl'O potuto incunearsi gli Austriaci, schiera sul ciglione avanti a, _Oà Morino prima le 4 ùattcri.e delle sue Divisioni e poi le 4 batterie della 1·iser,a.; quasi contempora11eamente la Divisione Vinoy, di testa clel IV Corpo, manda avanti le sue due batterie di.vi~ionali accanto alle q1mli il Niel fa 8Chicrare anche le 3 della riserva clel IV C01·po. Sicchè ncll'int-ervalJo fra i due Corpi di Armata ,eng-0110 a scllierarsi due gr11ppi, uno di e l'altro di 5 batterie, più 2 batlel'ie a cavallo della Divisione di cavalleria Desva ux : i.11 totale cj oè ben 1G batterie vengono cosi schiel'ate su un :unica linea di HiOO metri. Contro questa ma,. sa, di artiglic1fa. si spnntano per tntta la g:iornnta gli sforzi dei Corpi d' .A1·mata austriaci ITI, XI e IX. Le fantel'ie austria.C'he erano rimaste senza appoggio da parte della ptopria artiglieria, sia perchè essa ern inferiore rispetto alle artiglierie rigate francesi che a,evano nna maggiore gittata, e sia poi sovralutto percllè, per l'errato concetto di serbal'e in riserva molta artiglieria, delle 800 bocche da fuoco che l 'Armata austriaca possedeva, soltanto 3GQ parteciparono alh1 battaglia, n1cntre delle 15 battel'ie costituenti la riserva generale e (li Armata 11{'l11D1eno una, potè arriYare 1ml campo di battaglia. Del 1·esto, come è stato detto, a,nchc da p:nte franccf'-C la grande massa cli artiglierie non era stata preveduta nè preordinata, ma per felice intnir,ione e per pr,ovvicla h1izialiv~ cli Comanclanti era stata improvvisa:mentc ordinata e formata in consegucm a delle · necessità contingr.Jlti clp])a hnttnglia, e fn soltanto la mobilità. <ld nuovi materiali che potè mettere riparo all'errore per cui durante i movimenti l'artiglieria era stata tenuta arretrata nelle colonne. L'aumento di potenr,a e di mobilità delle nuove artiglierie rigate. sin da.lFinizio clel combattimento avrebbe clovnto suggerir<' norme cli impiego per cui tntte le batterie potessero utilmente intervenire nèlla lotta: tale aumento di potenza e cli -
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mobilità avrebbe quindi dovuto port!).,re all'abolizione delle ri, serve d'artiglieria, senza per questo rinunciare al concetto del1' « impiego a massa sul .punto decisivo >), impiego che per la cresciuta mobilità clei traini e per l'aumentata gittata delle artiglierie r igate si sarebbe sempre potuto realizzare con un con, centrament o pi fuoco.
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Purtroppo è ~1oto perchè nel 1859 mancò all'artiglieria da. pjazza la prova del fuoco : non appena costituito ed in.: vip,to a San Martino 1m parco d'assedio di 9G pezzi _per effet tuare l'attacco di Peschiera, venne firmato l'a.rmistfaio di Villafranca ! Là formazione improvvisa di quest o parco improvvisato incontrò le stesse difficoltà emerse nel 1848, ed inconvenienti non li.cvi si verificarono nuovamente nel trasporto, che v,en ne eseguito, per ferrovia dal Piemonte a Straclella, dà Stradella a Cremona in parte per vitL ordinaria .con cavalli di requisizione ed in part e. per via acquea e per ferrovia, e per ultimo da Cremona a San Martino per via ordinaria con qu::Ldrupedi prelevati dai parchi divisi.onali e dagli equipaggi da, ponte.
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Come conclusione rileveremo che le artiglierie liscie pi.e-. montesi t uo1.1arono per l'ultima volta nella campagna del. 1859, perehè la grandissima' superiorità, praticamente affernrntasi claì cannoni riga,t i francesi dimostrò la n ecessità cli trasformare al più presto l'armamen to clella nostra, Artiglieria. Ancora una volta il mtÙtiforme inesauribile genio italico si: imponeva : gli studii, le scoperte ,e le inven zioni dei nostri artiglieri si affermavano in modo inc-ontestabil<~, e l'esperi enza, pratica, vinceva e supel'{l-Va, le inccrtez7le, le diffidenze, gli ostaooli ele animosità pa,rolaie ed inconcludenti. :E}rano ancora il nome e le opere di Giovanni Cavalli. che il , lustra,va,~o ra fama e le g,esta. dell'Artigli.eri~ i tali.ana. -
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§ 4
A rtiglieria 1wpoleta11a: ordinamento, is truz ione, dottrina d'impiego - L'opera di Carlo F ila ngieri - Riunione dei generali - Capisald i tattici - Lezioni del O'Aya la - Impiego de lla palla incendiaria del capitano Cors i - Impiego d'artiglie ria alla battag lia del. Volturno. Artig lieria toscana: il testo del B iondi Pere lli tratto dal Decker. Artiglieria estease: il manoscritto de ll'istruzione dell'arti g liere in campagna - I quattro capitoli fond a menta li.
.\ coHclUl-ion(• del pei-iodo che p1·ececlette la proclaurnzione cl< l Heg110 d'Itn lia, oceo1Te dirP qn alche par oln dell<' .A.rtig'licrie degli altri Rtati in cui en1. aJlo1·a frazi onata la pe11i Rola. Comi ndando <lall' Atliglic1·ia na polNa11a, l'ico1·clcremo d1e essa, alla vigi.lia della cad uta <l<>l Regno di Nn,poli, era ordinata in due 1·eggimenti comprem1énti : lG batterie camp:11i, tutte for nrn te su R pezzi, 11na batteria a carnllo, nonchè attiglierie da pia zz.-~ e (1 'assecl io. Ogni reggimento comprendeYa 4 bdgate cli 4 compagnie di 120 noutini ciasenna . Uf•tà dell e comp;ignie ser,iva le lG batteri e cH111palL l'a ltra met:'L le a1-tiglieric da pjazza e d'assedio. I n totale circa 5700 nomini - 2000 quadrupedi - 144 boccheda fuoco . La prcpara7,i.one tecnica dell'a,rmn. era buona ed i quadri,. speC'ie qnf'lli superiori ed infe1·iori. scelti, capaci, pieni di zelo e gel or,;i cmdodi delle, tra dizioni cl.i saper.e e di. valore delJa loro Al'!H:l clH', anche se esig na per effettivi e per 111ezzi , costituiva il rnicleo più Roliclo dell'cRPrcito napoletano. Anch e nell 'ArtigUel'in, Napoletan::1,, cli pari passo con la pa,r te tecnica. venh·a curata, la parte rela1iva all'impiego, vaJe· a dire la tattica ·e di conseguenza l' organica . Nel J 8:13 mm, 1·iùnione di Generali, presieduta. dal Re, stabilì che Ri doY<'RRe ave1·e la proporziolle di clne bocche da fnoco ogni 0
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mille uomini, e cioè che si dovesse praticamente assegnare una batteria di otto pezzi ad ogni Divisione, costituita da circa 4000 soldati: a ~apoli rit1·oviamo çioè la medesima pl'oporzione riscontrata in Piemonte e pertanto nell'esercito piemontese le aliquo te d' Al'tiglieria erano stabilite in modo più elastico. Nelle Riunioni del 1833, per suggerimento del Filangieri, si tennero 11el dovuto conto le difficoltà dell'improvvisazione per prepara.re ecl istruire adegna tamen te gli artiglieri, e pc1·tanto ad evitare che in caso di guerra si dovesse all'ultimo momento e nell' orgasmo della mobilitazio11e procedere alla tl'oppo sollecita formazione di artiglieri, si stL11cì hL necessità di avere sempre un cel'to numero di cannonieti già pronti ed istrniti fin dal tempo di pace; cd un tale criterio fu quindi tenuto pl'esente nello stabilfre l'organico dell'Arma. Anche nell'esercito napoletano appaiono in qucRto periodo le prime batterie a c,wallo, ma la. brigata di due batterie eflistente nel 1815, fu nel 1830 ridotta da Ferclinaindo II a d una ~ola batteri:,, di otto pezzi, la, quale. quando doveva essere attac cata, richiedeva al hat.faglione-tr e110 conducenti a CàYallo. Solo nel 1849 essa fu costituita in batterfa. permaILcnte oon tutti gli elementi occorren ti. per l'attacco. Per l'impiego delle artiglierie in gurrra fu preso per principio che tale impiego dovesse soddisfare ,essenzialmente all'osservanza dei tre punti tattici fondamenlali: comporsi, muoversi, combattere. A questi tre punti tattici corrispondevano rispettivamente tre diversi ordini di problemi, e cioè : - forma,r,i.one clei vari scaglioni, parchi, riserve ecc.; - cnra del mnteriale da traino, scienza dellP. marce: - problemi. del tiro, a, cominciare da,lla l'icognizio11e e presa di posfaione alla scelta dei diversi cc spari », a seconda delle distan ze alle quali :;;i trova:a:sero gli. ·Obiettivi, e del fine da raggiungere. Le predette norme di massima e di principio trovan o la loro stretta corrispondenza con i concetti esposti cl.al d' Ayala nelle sue lezioni, circa la necessità d'avere un' Artiglierin. manovriera e realmente atta a cooperare con le altre Armi tanto nei combattimenti offensivi come in quelli difensivi. -
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L' AR'rIGLll~IH ..\ :-APOLE:TA:-V A 'AL YOL'run:-.-o
Con eguale cura fu studiato l'impiego delle artiglierie da assedio, da difesa e da costa. A proposito cli quest'ultima il d' Ayala nel far menzione degli scopi e élei risultati da ottenersi coi , suoi tfri parla di una, palla incendiaria in Yen tata dal Capitano Luigi Corsi alla quale fu già accennato aneli.e nel paragrafo «munizioni>> e che e1·a destinata a sostituire la- palla rovente 6no ad allora adoperata.
Da quanto esposto· consegue che a rigQr di termini non si può dire che nell'esercito napoletano esistesse una vera e pro pria. dottrina d'hupiego, sempre difficile a fol'marsi specie negJi eserciti piccoli; tuttavia era ben noto che compito essenziale dell'artiglieria sul campo di battaglia era quello di sostenere la fa nteria nell' attacco e proteggerl a nella, difesa; i repa1,ti erano addestrati ad assolvere tale compito e cli ciò diedel'o bPlltL prova nlla bat taglia del Volturno. AJla, battaglia del Voltumo l'artiglieria napoletana intervenne 1·ipartita nel moclo seguente: · 1° J)i,·ii:.ion e : Hi per,zl: 2~ l)iviRi one: J2 pc•r,z,i: l>ivii:;ione di ciwalleria : ·s pezzi; Brigata Yon )[cchel: 10 pezzi: e cioc~ 111 totale 46 pezzi. Questa battaglia , combatt uta da alllbo le par ti con pariico lare accanimento , si scisse in vari episodi. Di essi, quelli che particolarmente intel'essano per Fazione che vi ebbe l'artigli.eria, sono : . - Pattacco dei Bor·bonici a cavallo della .·trada OapuaS . Angelo condotto con particolare tenacia e nel qua,ìe l' azi.one della artiglieria, coruandata e diretta con notevole perizia e con valore, ebbe parte preponderante; - l'attacco di S. l\faria che si sarebbe rii:;olto in vera ~ propria rotta per i Ro1·bonici se il loro ripi egamento non fosse stato tempestivamente protetto dell'artigli-cd a; - l'azione di Von :Mecbel su Maddaloni che. sostenuta validamente dall'ar~iglieria, stava, per aver ragione dei Garibaldini e decidere le sorti della giornata. -
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Si t1·atta, come si è detto, di· -episodi nei (]rtal i F Artiglieria ebbe necessariamente uri impiego molto fra,ziona,t o e ·f rammentario; tuttttvia devesi riconoscere che gli artiglieri napoletani vi died~ro prove convi,ncènti della loro pei-izi.a tecnica e del loro valore. E ben· si pùò dire ehe essi in questa. gi.ornat~, tennero al. te le loro belle trrtdizioui e gareggiarono per bravura, attività, coraggio e abnegazione 0011 gli artiglieri garibaldini che pure tanto rifulsero per slancio-e ardore eornbattivo. Sull' A.rtiglieritl toscana. per cplànto rig;nardtt 1a dottrina d'impiego, non ci soffermeremo giacehè -essa, non ci offre nemme: no in questo campo nessuna caratteristica particolare. Come giù, si diisse in altri capitoli, in mancarnrn di· studi originali., la cl.ottrina artiglieresca in genere si andava formando su idee e principii altrove discussi e sperimentati. Anche per quanto riguarda l'impiego faceva testo la traduzione dal Francese eseguita dal tenente Biondi-Perelli del libro del Decker « Nozioni ·essenziali sull'artiglieria in genere)) il cui secondo ca,pitolo è appunto de· dicato all'impiego d-ell'artigli-erfa.
* * * Speciale mc117,ione merita invece l' Artigli.eria -estense le cui norme relative all'impiego· sono accura,ta-m.ente raccolte in quel la « Istruzione dell'Artigliere in Campagna .)) manoscritta, rlellai quale già abbiamo padato nel Capitolo IX. In questa Istruzione t utta la dottrina di impiego è esposta in quattro capitoli. intitolati rispetti vn,mente : « La, scelta del .s ito per le bocche tfa fnoeo in eampagna >>: <<La scelta, degli oggetti. çla bersagliarsi. >>; c.< La !';Celta delle m1111izioni e dell'elevazione >> ; (( Il giorno dì un combattimento >). Nel ·primo dei detti capitoli. sono esposte le più particolareggiate norme riguardanti la scelta delle posizioni, i vantaggi e gli inconvenienti presentati cla,i vari terreni, in dipenclenr,a della · loro natura, formazione e accidentalità, vie di accesso ~ di ritir ata, campo di tiro, ecc. Norme tutte che ·possono dirsi riassunte in questi brevi e precisi periodi : « L'arte di sitnare l'ar· -
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tiglieria in campagna consi te geueralmente nel disporre le bocche cla, fuoeo in modo tli p1·ofì tta te il più possibile degli accidenti favo1°evoli, che il teneno presenta, onde re11ùere il loro fuoco più micidia.le, e garantirle <l~L qnello nemi co )). « Siccome poi i pezzi sono congiunti ad altre truppe, così bisognerà uniformarsi al loro interesse nc~lla, scelta del sito, dovendosi aiu larle nei loro attaec·hi, o prot,cgge1·le 11ella loro titira.ta >). « L :L seclta clrlfa posi¼ion0 spettai al Comandante di tntla l'Artiglieria: ogni comandante di batteria clovrà provvedere a -collocare a posto la sua batteria, ma siccome talvolta può essere lasciato ad arbitrio del punta.tore il collocare il pl'oprio pezzo, l'i. truzione ritiene opportuno dare alcune norme più dettaglirtte ». È interessante notare come tutte le prescrizioni date in questa I struzione, pe1· la mobilità, per la posizione dei pezzi rispetto :a quella della fanteria, e per l'efficacia del tiro, corrispondauo .alle regole ancora oggi seguite, naturalmente con l e volute varianti corrispondenti e conseguenti dalle diverse esigen1,e dei materiali impiegati. Questo primo ca,pitolp si occupa dell' attacco e difosa cli trin-ceramenti, di punti di passaggio obbligato, di borghi e posti for tificati., e delle di.versità cli impiego dell'artiglieria, da montagna, e dell'artiglieria di cavalléria. Il capi tolo cledicato alla, << Scelta degli oggetti da bersagliarsi» è basato sul principio che « eccettuati alcuni casi speciali sarà sempre meglio tirare contro truppe e cioè battere i solcfati -che non oolpire le a.rtiglierie ». ìi: ammesso però che « per dif<>n-òere le nostre truppe' che vogliono spiegarsi in fronte si drizzeranno i nostri tiri contro le batterie nemiche >), ma in genere, dice l'Istruzione estense, altri dovra.nno essere gli obiettivi no-stri, per esempio: « Se un Corpo di Cavalleria in un combattimento incomincia a muoversi per a,ttaècare la, nostra Fa,nteria 'Che noi sosteniamo con le nostre bocche da fuoco, dobbiamo fare su di essa, un fuo co gagliardissimo. Non ci cmer,emo punto del1' Artiglieria nemica che ci prende di fianco, ma opporremo resistenza solo alla Cavalleria come la più pericolosa per le nostre
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1( DOTTnINA DBLL'D:CPIEGO DELL'AUTIGLIEHIA -
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masse>>. Seguono poi le modalità per l'esecuzione del combatti. mento durante il quale cc il Comandante dei pezzi si uflirà al Oomancl ante delle masse)), ciò che in altri termini vuol signifìcaì·e che il Comandante dell'artiglieria deve tenersi in stretto contatto e agire d'accordo col comandante delle truppe. Dopo considerato il caso di difesa e attacco di cavalleria e artiglieria contro truppe di fanteria, l'Istruzione esamina <]Uel. lo di cavalleria e artiglieria contro truppe di cavalleria. Tanto nell'attacco come nella difesa l'obiettivo deJFArtiglieria, sarà, sei)i.pre la cfwallc.ria : nell'attacco « Non mai ci cureremo delle bocche cla fuoco del nostro rivale )) ; nella difesa cc Se si potrà. eonoscer·e eh~ Je tr-u.ppe nemiche vogliono spiegarsi per difesa della loro artiglieria a,l lora non si farà fuoco a,l le batterie, ma. bensì alle truppe per impedire il piano propostosi>). Il capitolo « Scelta della munizione e cl.ell'elevazione »· ri gtrnrda essenzialmente le notizte tecniche che il lettor,e potrà trovui'e i.H altra parte <10.!Popera: è petò inter(:ssa.nte osservare la fichicia che ispirava allora il tiro a mitraglia. Dice infatti l'Istruzione :. << una male intesa economi.a può essere fatalissima, per cui nn esperto e bravo puntatore non si lascerà sfuggire l'incontro favorevole cli mettere in uso il tiro a mitraglia. Sarebbe imperdonabile a quell'Artigliere il quale potrebbe adoperare con vantaggio di una sì. preziosa ecl efficace muni½ione.:restar::;ene neghittoso ed indifferente nell'occasione favorevole)) . Il capit,olo « Il giorno di un combattirpento )), dopo avere in alle 11orme date., contiene i sistito sulla necessità di attenersi ' seguenti principii che per la loro .... ingenuità meritano di essere qui t rascritti : « Da,l l'adempimento di queste norme clip~ncle la bravura dell'artigliere come pure il lodévole effetto c1e11a, sua arma; egli dovrà a.dunque fare ogni sforzo per mantenere una certa iinperturbabilità e presenza cli. spirito. Non sarà però me. ' ' ritevole cli rimproveri quando gli verrà çomancl.ato di agire in opposizione a questa istruzione. Non si perderà mai cli coraggio e dovtà avere oonfìdenza in sè, nella sua arma e ne' suoi superiori)). In queste pagine s'insisf1,.,e molto sul non sprecare munizio, ni, sull'aprire il fuoco da, giusta distanza e quando ne valga la
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IìlIPIEG O DELL'..\ ft'.L'IGLI8RIA ~; S'l 'l!i.'<S8
pena: « Lo spara.re a qnelle di.stanze alle quali non si può giungere non è che una prova cli debole½za e d'i.gnora,nza, e perciò non si' dovrà mai far foooo )). I successivi ca,pitoli d~ll'Istruzione trattano dell' Artiglieria nell'assedio, nella cli.fesa delle coste o spiagge marittime. Il fascicolo chiude con questa raccomanda,zionc all'artigliere : « Egli deve sempre avei' l 'onore dell'Artiglieria din:anzi agli occhi, e deve ponderare l::L W:!rgogna, e le cattive conseguenz,e che por ta seco un carattere pusillani me, onde egli deve incontrare con faccia serena ogni pericolo, compiere i suoi cloveri, e fare di tutto per toccare la clesidera.ta mèta )).
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Gli insegnamen ti del _1859 discussi ed applicati in Austria Re golamento austriaco del 1866 - In Italia i criteri di impiego permangono invariati - La battaglia di Custoza del l 866 - L'impiego dell'artig lieria ne i tre combattime nti di OJiosi, Santa Lucia e Custoza - Le artiglierie divisionali della 3", 8" e 9a divisione - La batteria Pelloux - La saggia azione del generale Govone - Le artiglierie austriache a Custoza - Consider;:i.zioni: inazione della riserva, scarsa partecipazione di artiglierie, impiego le nto ed a spizzico · Concentramento effettuato a Monte Vento dal col. Bonelli - L'artig lieria da piaz za a Borg oforte.
Gli insegna.menti della campagna del 1859 ed i nuovi criteri imposti dai progressi tecnici dei materia.l i furono giusta.mente apprezzati dall'esercito austriaco. Infatti nel « Regolamento austriaco di esercizi per l'artiglieria)) del 1866, veniva per la prima volta .chiaramente e giustamente definito il principio dell'impiego del fuoco a massa. « P arecchie divisioni ài batterie, separate o riunite sotto un'unica direzione e dirette 0ontro ~m unico scopo, costituiscono una massa, di artiglieria, )). Nell a campagna del 1866, per la prima
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oorr1<1XA DELL'U.CJ.>lEGO OELL'.\IITIGLU:HIA - L.:.15 . 1 70, volta, un'artiglieria scese in campo con norme d' impiego niti damente pi-ecisate da una « istruzione tattica» tendente ad uniformm·e Je vedute circa l'impit go <lell'Ann a . I criteri essenziali che Yenivano sanciti dalla predetta istruzione austtiaca si possono così compendiare : l'artiglieria deve essere impiegu t,1 a. rna,ssa, e si11 cla,l principio del combatfonento ; quindi va postn a,·,mti nelle colonne m110,enti al nemico nell'offensiva , ,e va posta dielro la fronte nelle sistemazioni dife.n. ive ; non si debbono tenere artiglied e. in riserva , ma impi egn l'le pron tamente ad azione appena delineala. In It.al ia invece dal 1859 al JSG6 i con cetti rimasero quelli stessi che i-egola,ano l'impiego delle artiglierie a.d avanc:.1rica lisce; e l'assillo di poter ef'fcttnare l 'impiego a ruassa al momen to opportuno sul punto decisivo condusse ancora al) a, costituzione organica della ri. ena di artiglieria, riserva che non a,r rivò in tempo a pa,rtecipare alla battaglia e per cui l'artiglieria non potè svo-lgere che un'azione slegata e dispersa. 0
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L'unica battaglia campale combattutasi in Italia nella campagna del 1866 fu quella di Oustoza,. In essa l'impiego dell'ar tiglieria italiana risentì degli stessi difetti che si verifical'Ono nella condotta di tutto l 'esercito e che furono la causa principale dell'esito di quella campagna. ,_Q _ uesta, battaglia è ricca d'insegnamenti, se pure negativi, specie per quanto ri.gua1·d a l'impiego dell'artiglieria, ed è perciò utile esaminar ne un poco più in dettaglio alcuni episodi. Com.e è noto, la battaglia. si svolse in tre fasi principali : Oliosi, S. Lucia, Oustoza. E saminer emo partitamente i tre combattimenti: Ouosr: Gli Italiani vi partecipano con le avanguardie del la 5" Divisione, con la 1a Divisione e con 38 pezzi; gli Aust riaci con la Division e cli riserva , con la Brigata Piret e con 40 pezzi. L'avanguardia della 5" Divisione è arrestata da 4 batteri<>, austriache, mentre l'artiglieria italiana arriva invece a spizzi-
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L,IMPIEGO DELL,AR'l'IGL!EHI.-\
ITALIANA KEL
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co, a due pezzi per volt,,,, e non pnò quindi so~tcncre l'azione dell' avall guardia. · _Verso la, fine della battaglia intervi:cne l'a,rtiglif'ria di M. Vento a sostegno della ritirata della l"' Divisione. A M. Vento il Dura,nclo aveva costituito, con la Sl1f.L riserva, una massa· di 22 pezzi per a,ppoggiare la nostra avauzata . L'artiglieria austriaca concentra immediatamcmte contro tale posizione il fuoco cli 36 pè~zzi> ai quali se ne aggiungono ·poi altri 16. L'artiglieria italiana rea,gisce, sosttene valorosamente il duello e inizia in ordine il ripiegamento su Valeggio solo quando la 5a Divisione, costi:etta ad abbandonare .S. Lucia, scopre il fi.a nco di M. Vento . · Ad ogni modo l'azione dell'artiglieria fu oltremodo proficua: servì acl arrestare il ·nemico incalzante ,e permise il graduale ripiegamento della. sinistrn, italiana. ù a rilevare che mentre su M. Vento si giuocavano le sorti della battaglia, la riserva g-enera..le di artiglieria, . costituita da ben 54 pezzi da 12, era a due giorna,t e· di marc,ia dal campo di battagiia ! S. LucrA : Gli Italiani vi. partecipano con la 5.. Divisione e 10 pezzi; gli Austriaci con la Brigata, Bornez e 16 pezzi. Gli Austria.ci attaccano, e gli Italiani, che dispongono della sola brigata Valtellina, riescono a stento ~ sostenerne la pressione; ma in seguito questa nostra valorosa brigata, battuta dal· -l'artiglieria austriaca e debolmente · sostenuta dall'artiglieria nostra, è costretta a ritirarsi _scopr,endo M. Vento. OUS'l'OZA: Del combattimento di Oustoza interessano particolarmente le azioni delle nostre Divisioni a•, 8.. e 9". Azione della 3a. Divisione : in questo combattimento brilla in modo particolare l'azione della batteria Pelloux. Questa batteria, viste 2 batterie austriache i.n posizionè ed una terza in movimento, prende posizione i-ml dosso di M. Croce e apre il fuoco contro di esse, che però rispondono violentemente. La ba,tteria Pell.oux perde ben presto q nasi la metà dei suoi serventi, . che vengono però subito sostituiti con granatieri, e la batteria può continuare il fuoco. -
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Interviene subito dopo in suo aiuto la batteria, Finescbi; e insieme le ùue battel'ie conconono a sostenere l'azione dei granatieri che respingono con gravi perdite gli attacchi del IX Cor po austriaco. Ben p1·esto vcrò alle 3 batterie unsti-iache se ne uniscon o altre 3, e le 2 batterie italiane, sopraffatte, ricev.ono ordin e di ritirarsi su Yaleggio. A1.i,one delle Divi$ioni W e 9". - L'S'' Divisione ricevuto l'ordine cli schieran;i, piazza le sue ba li eri(• a. rozzo :Moretto ; ma, a causa della fitta alberatura, esse non riescono a cont1·obattere le batterie austriache. Il Comandante dell'al'tiglàe1-ia, maggiore Bava-Beccaris, ottiene di schierare una batteria a sostegno del la. 3a Divisio1ìe. La batteria~ comparsa i-;ul terreno se1ninato di morti della 3a Divisione, è subito fatta segno al fuoco dell'artiglieria nemica; nella pre~·a, di posizione salta un avantreno, un nfficiaJe, molti cannonieri e parecchi. cavalli sono uccisi. La batteria riesce però ad arrivare in posizione, a schierar:-.i e acl appoggiare -eflìcacemen!c con la. f; ua nzione un contrattacco. Giunge infa,nto Ja 9a Di.visione comandata da,l Ge1wra,Je Govone che schiera 3 batterte tra Monte Torre e Custoza . Il Yaloroso e bravo comancla.nte della Divisione che jmpa.vi.do si trova ::;nl posto decide di impiegai-e le 3 batterie a massa, prima contro gli obi ettivi del Relveder e, P. Baffi e M. Arabica, e poi per ap poggiare l'azione delle fanterie : è così che le colline di Custoza sono 1·iconquistate . Il Gò,one, conscio dell'importanza clell'a,r tiglieria, richiede al suo comandante di Corpo cl' Arm ata dei rinforzi e più cc specialmente dell'artiglieria», ma purtroppo i richiesti rinforzi non gli vengono concessi. Contro le 30 bocche da fu oco italiane gli austriaci portano allora in linea 72 pezzi, e si a,ccencle quindi subito uu violento duello cli artigJieria. seguito dall'attacco austriaco, che però fallisce. A Custoza si svo]ge ormai l'atto decisivo della, battaglia. L'Arciduca Alberto vi fa convergere l'azione di 14 batterie; ad' esse si oppongono 5 batterie italiane che ben presto devono rallentare il fuoco per mancanza cli munizioni.
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GIUDIZI SUJ,T/IMPIEGO DELL'
ARTIGLIERIA ITALIA:--A KEL
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Alle 16 la prepa,razione dell'attacco austriaco è in pieno sviluppo. Un f uoco violento di artiglieri.a si abbatte su quelle alture. La Divisione Govone le difende strenuamente palmo a palmo, ma ben presto Oustoza è ripres~ da.gli Austriaci e la battaglb finisce. * * *
Da questa semplice esposizione di fatti emergono gli errori che in quella, giornata furono commessi anche e specialmente per qua,nto riguarda l'impiego della nostra artigHeria. Superiore per· numero e per qualità a quella, a,ustriaca, la nostra a,rtiglie'ria, per l'impiego lento ed a spizzico che di essa fu fatto sul campo di b-a.ttaglia, ne fu netta.mente dominata mentre avrebbe dovuto dominarla . Riassumendo, fra le principali cause dell'infelice esito della battaglia, possiamo enumera.re le seguenti : L'artiglieria, della r iserva venne tenuta a Piadena, sull'O. glio, mentre le so1·ti della guerra si stavano decidendo sul Mincio ; le artiglierie di alcune Di.visioni non impegnate, che avrebbero potuto giungere in tempo alla ba,tta,g lia non vi intervennero, e su 12 km. di fronte furono impiegate in tutto soltanto 14 ha,tterie . Queste si trovarono in gra,ndissima inferiorità numerica cli fronte all'artiglieria nemica; e di esse la maggior parte (< fu costretta ad operare senza insieme ed in ritardo, a presentarsi sul campo di battaglia per batterie ,e più ancora per sezioni isolate)). 1\fancò in complesso il concentramento del fuoco ,ed il co.ordinamento dell'azione tra fanteria ed artiglieria. Come a,bbiamo visto, qualche bell.'esempio di impiego di art iglieria, si ebbe però per merito di iniziative isolate. Cosi : - J>ar.i.one delle 3 batteri.e della, Di.visione Govon.e a M. Torre impiegate a massa su bersagli successi.vi, alle quali però vennero a mancare in ultimo l,e munizioni perchè i. cassoni -erano. stati allontanati verso Villafranca; · - il concentramento di 25 pezzi fatto a M. Vento per iniziativa del colonnello Bonelli, Comandante delle artiglforie del 1° Corpo d'Armata; come è noto queste a,rtiglicrie presa rapida-
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D01'Tf:INA DrnLL ' IìlJPIIJ:GO OIDLL'AUTIGLil~l iIA -
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mente posizione in condizioni assai ~i-fficili, svilupparono un fuoco imponente ed e:fficace che però rimase infruttuoso perchè non fu seguito da.U'azione delle fanterie. In complesso possiamo pertanto asserfre ebe anche nella, campagntt del ~SGG la colpa del difettoso impi.ego dell'art iglieria non ricade sull'Arma, ed è anzi doveroso rileva.re che anche fra i Comandanti di Grandi Unità andavano famigliarizzandosi e la conoscenza dell'Arma e i sani criterii di impieg-o. Le unità, di artigliel'ia mostrarono ancora uua volta perizia tecnica, ottimo acldestra-mento tattico ecl erois1no non solo nella. battaglia ma in tutte le operazioni svolte çlurante la campagna. Le batterie c.a mpali e cla montagna assegnate alle fo.rze vo, lontttri e elle operarono nel Trentino merita,rono la lode entusiastica cli Garibaldi.
L'artiglieria da: piazza fu in questa, ca,l;llpagn::1, provata nelle. operazioni cli BorgofÒrte . In un primo tentativo cli espugnazione, la grossa artiglieria, suddivisa in 9 batterie cli cannoni da 16 formate ::;u 10 pez7,i ciascuna, ed una batteria di 6 cannoni. da 40 e mùnita, dei nece$Sari mez7,i cli trasporto, iwrebbe dovuto mardare in ooda a cinque tol@ne d' attacco jJcr poi a,prire il fuoco sulla fortezza : il tentativo non potè esser-e tradot to in atto. Un secondo tentativo al qnale presero parte oltre a 9 batterie campaii, J 04 pezzi cla ~6 ,e 3G pcr,zi da 40, per l'affrettata prepal'azione, 11011 potè conseguire i risnltnti stabiliti. Un terzo tentativo accuratamente prepa,rnto riusçì invece rapidamente il 17 luglio e la, mussa. cli fuoco, che venne rovescia ta su Borgoforte da 8 batterie d'assedio con 74 pezzi e da 2 baj;_terie c::Lmpnli con 8 pezzi, costrinse il nemico ad ~vacuare la piazza, che fu occupata, dalle no.s tre t ruppe la mattina del 18. luglio.
!)<SEGNAlllEìWI DEL
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1SG6
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Insegnamenti derivanti dalla guerra del 1866 - I principii che vengono affermati dal 1866 al 1870 - L'artiglieria nell'offensiva e nella difensiva - Sue posiz.ioni e suoi compiti nei varii momenti del combattimento - Jl pr,egiudizio di non dover perdere i pezzi: momenti in cui l'artiglieria non deve risparmiare nè munizioni, nè 1J1itraglia, nè sè stessa - Le masse di fuoco pronte e precise su qualunque obbiettivo - Riconoscimento in pieno dell'importanza della cooperaz ione fra le vade an11i - La necessità impre scindibile di tener fe rmo - Semplificazioni per il rifornimento muniz ioni.
La, campagna del .1SG6 aveva dimostrato che: 1° - il post.o arretrato assegnato all'artiglieria nell'ordine di marcia impecli.va all'artigli erfa stessa di intervenire nella lotta in tempo utile; 26 - le idee cl1c si avevano sugli effetti del tiro e snlla gittata, pratica dei cannoni r igati erano errate : non solamente il fuoco era stato i:i.perto a, distanze troppo forti, ma, l'artiglieria. aveva continuuto il sno tiro dalla stessa posizione nnche quando un cambiamento di posizione sarebbe stato imposto dallo svolgersi della battaglia o da spostamenU effettnati dalle altre Ar mi. In conseguenza, di qnanto ora rilevato veniva a rompersi ogni collegamento fra l'Arti glieria, e le altre Armi, e l' .Artiglie· ria, veniva così a trovarsi nell'impossibilità di produrre nel momento e nel punto voluto i nccessa.ri effetti; 8° - era stata errata la concezione dell'impiego delle artj_gli.eri,c r difettosa, fa. dircziotw e la concentrnzionc cl,ei fuochi. Nel periodo che vn, dal 1866 al 1870 si afE.erma,no pertanto i principt seguenti : - lo scopo prittcipa1e cl.eve ,essere quello cli spiegare un n nmer~ preponderante cl.i. artigli eri.e e concentrare il fuoco so pra, un solo punto, non tanto riunendo molti peztt quanto schierando le batterie in modo da poter convergere n fuoco sull'obbiettivo e produrvi l'-cffetto ,,o]uto e proteggersi vicendevolmente; -
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DOTTRINA DELL'ÌilIPffW O DELL' ARTIGLmRIA -
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- spede l'artiglieria divisionale d,eve operare con celerità, mobilità, e bravura; manovre ed evoluzioni devono essere celeri ; rapidi i cambi di posizione. Le batterie impegnale in l' linea devono schierarsi preferibilmente alle a]i dello schieramento divisionale; - la distanza. alla quale l'artigli.c1·ia pnò schier-arsi avan t i alla prima linea, conservando la condizione rli. essere protetta dal fuoco di fanteria, data la gittata, del fucile, i1on deve essere superiore a 200-300 metri, mai meno cli 60 metri perchè i fuochi possano incrociarsi avanti alla linea,. di battaglia e perchè lo scoppio di un avantreno non danneggi. le truppe della prima linea; · - non è conveniente disporre l'a,r tiglieria .a,l centro o cl.avanti delle truppe : eRsa, deve inv-ece essere verso le estremità della prima linea, pronta a recarsi nel pun to vanta,ggioso per sostenere il combattimento; - l'artiglieria in seconda, lii1ea deve disporsi in hattaglia od in colonna, pronta, a, sostenere un ev,entui.ile movimento offensivo della seconda linea; · - a,l l'artiglieria di riserva cli Corpo cl' Armata, riunita ecl alla mano del com.andante, non .deve essere prescritto un po sto detenni.nato ; talvolta deve prender posto fra la seconda e la terza linea; talvolta, in parte, agire con l'artiglieria division ale. In genere è opportuno che rima.nga in colonna serrata al coperto délla vista del nemico - o spiega.ta n-01 caso fos&e esposta al ti. ro - pronta a recarsi, ove l'artiglieria divisionale foss,e troppo debole, od a concorrere ai gra;ndi concentramenti voluti dal co mandante; / - le batterie divisiona,l i di riserva non devono impiegar!',i frazionate; l'impiego cli sezioni isolate non è giustificato che in casi speciali: demolizione di una barrica ta, sostegno di una avanguardia, difesa. di uno sbocco, ecc. ; l'i.mpi.ego dei pezzi isolati non è a,m.messo in nessun caso. Inoltre le batterie nel portarsi avanti devono pr-esenta,r si spiegate e su una fronte moJto estesa, marciando diri tto al nemico con rapidità e risoluziope. Grande pr,eferen za è data, ai fuochi incrociati -ed obliqui ed è prescritto che il fuoco deve essere diretto princi.pa,l mente sulle -
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PRJNCU:'I D'IMPIEGO AFli' l0l!llfATT SI Df\L
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truppe; soltant o quando queste sono completa1nente riparate e non a buona portata, si può rivolgere il tiro contro l'artiglieria nemica. I n particolare : nell'attaceo, riconosciuto il punto dove verTà ,eseguito lo sforzo principale, le batterie vi conoen tra.no il fuo co; le postazioni devo110 essere in concli½ioni di. defilamento . ta li che riesca difficile all'avversario scoprirle e quindi ba,tterle. Quando le colom11! di fanteria rnnovono all'attacco, l' arti:gHeria, deve paralizzare l' azione dell'artiglieria, nemica snlle colonne, pNipa,rare l'attacco di queste, proteggerle nel loro movimento . Finchè le colonne sono ancora lonta ne da] nemicoJ ·l'artiglieria deve battere l'obiettivo su cui sono dirette; rnau mano ,che esse vi si avvidnano, è necessa1·ia una, più intensa cooperazione e perciò unn parte dclFartiglieri.a deve eercare di attirare -su di sè il fnoco dei pezzi ne~1ici, m(~ntre la restante~ parte aic<:.0111.pagna e protegge le colonn e. Se la rea,zione di fuoco di fanteria e di artiglieri<t dcll'av-versario è così potente da rendere difficile il progresso d,ella fanteria, allora, l' ttrtiglieria rivolge la sua azione con tro l'ar ma più pericolosa .. In generale la fanteria némica, che avanza, è claritenersi l'obiettivo più pericoloso, ecl in questo momento l'artip:lieria non <leve risparmiar·e nè munizioni, nè la mitraglia, nè i:;è stessa, 1rnr di paralizzare l'attacco. Qua ndo le colonne gi ungono ai f.erri corti con l'avversario, è conveniente portare il fuoco sulle truppe nemich,e cli seconda linea che, certo, tentera nno di sostener,c qiielle della prima, agen -do sui fianchi dell'attacca nte . Quan dQ l'attacco r iesce, l 'artiglieria deve portarsi avanti e prendere rapidamente posi½ione ; ciò perchè, trovandosi Ja fan teria un pò disordinata, ed in capace cli fornire fuochi nutriti, hi"Sogna che l'a1·tiglieria, sostituisca, còn la sua, .Fazione della fant eria . In questo momento non conviene prendere come obiettivo l'artiglieria nemica bensì la fanteria nemica di seconda linea, ,che tenta la. 1·iscossa con una, controffensiva,. Se la fanteria amica viene respinta, è necessario che l'arti:glieria le offra modo di riordinarsi nJ. sicnr.o arrestando il nemi-co che la insegue. Agirà cinindi in questa fase sulla fanteria ne::165
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DO'f-THINA DELL' JìlJPmGO DELL ' AR'.l'IGLlEil lA -
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mica, :finchè ·questa è in grado cli offenderla; quando la fa1iteria nemica è stata arrestata e la sua artiglieria viene avanti, biso gna rovesciare tutto il fuoco su quest'ultima. L'artiglieria dell'attacca,n te non deve in questo caso indietreggiare, anche · se corre il pericolo di perdere qualche bocca da fuoco e ciò :fino a quando hL nostra seconda linea non abbia pot uto rio1:dinare le sue :file. In difensiva la fanteria cl.eve a,ssicurare un fuoco potente; non è necessario che le posizfoni dominanti vengano occupate da,ll'artiglieria; è invece conveniente che essa possa battere fi.no all'ultimo momento e da vicino le posizioni stesse. Quando l'artiglieria nemica dell'attaccante · incomincia a. concentrare i suoi fuochi ·sulle nostre linee e sulle nostre truppe in difensiva, la nostra artiglieria dev-e controbatterla; poichè, data la distanza, non vi è molto cla, sperare da una, siffatta azione, conviene agire con tiro lento ed esatto. Qua ndo le colonne nemiche d'àttacco inizhmo il movimento in avanti, l'a.rtiglieria della difesà cl.eve concentrare su di. esse la sua azione, progredendo nella celerità, .d i fuoco man ma no elle esse avanzano. Qualora il fuoco della nostra artiglieria riesca a fermare l' attaccante, la nostra. fanteria che è sulla difensiva deve slanciarsi all'arma bianca mentre l'aà·tiglieria a,ppoggerà la, sua azio, ne controbattendo l'artiglieria nemica. Se non si riesce a fer, mare l'attacco e la posizio1:i.e vi:en.e occupata, l'artiglieria della difesa deve batter e qnella avversaria per impedi.rle di appoggiare la propria fanteria,· salvo che la, fanteria nemica non offra un più proficuo bersa.glio. · Se le nostre truppe ripi,ega,no,_a,nche l'artiglieria ripiega; il ripiegamento sarà rapido e breve ed i pezzi. verr{l,nno arrestati., se possibile, ad una dista,nza che sia a tiro efficace, di mit raglia dalla posizione perduta od a.ltrimenti dal punto ove è giunta la. fa·nteri.a nemica attaccante. I nfine si cercò di perfezionare il << rifornimento munizioni >> facilitan do l' arrivo degli scaglioni arretrati apportatori delle munizioni, inquadran doli con ufficiali dell'esercito permanente, sopprimendQ ogni formalità burocratica nella distril.rnzio11e del. ,, -
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le munizioni, e, specialmente, sviluppando il senso cli iniziati va dei comandanti delle unità di rifornimento . Ria ssumendo quanto f.Lbbiamo clettagliatamente esposto perchè_a ta,l i idee dovremo fare riferimento esaminando i successivi periodi, possiamo dire ehe l'esperienza della campag11a del 1866 portò ad afferma.re che l'a,rtiglieria doveva a,gire con masse di fuoco pronte e preci.se su qualunque obiettivo - truppe, difose, artiglierie - che nella contingen:i;a della bi.Lttaglia, di volta hl volta, rappresentava l' ostacolo e la, minaccia più grave per l'a· zione della fanteria . L'importan:i;a della cooperazione fu riconosciuta in pieno; conseguentemeute divenne a,ssiomatica la prescrizi.one che le batterie entrassero per prim e nella lotta, che accorressero ovunque si udisse n -comba<ttimento, che agissero tutte sin dall'inizio c-osl da acquistare subito decisa, superiorità sull'artiglieria avversari[L, senza eccessivamente occuparsi del rifornimento delle munizioni; che attendessero _i rifornimenti sul posto . Si cancellò, l'opinione, prima diffusa, che la perdita, dei pezzi costituisse fatto disonorevole; si proclamò invece la necessità imprescindibile di tener fermo, anch,e se la fanteria avversaria giunge sui pezzi e che fosse preferibile soccombere continuando a sparare. anzichè lasciarsi distruggere ritirandosi. Allo scopo cli abbreviare il tempo necessario per la preparazione dell'attacco, l'a,r tiglieria doveva cercare di aprire il fuoco al più presto possibile e quindi trovarsi in testa delle colonne di marcia. ~l'utto questo fu insegnato nelle scuole e nei r eggimenti, illustrato con conferenze e manovre sulla carta, inculcato agli u:ffi-. ciali ed alla truppa 11elle esercitazioni di combattimento. L'impiego dell'artiglieria tecleséa nel 18'70 si inspirò appunto a tali concetti e l' esperienza della nuova guerra li confermò; tant-ochè essi forma1·0110 la base delle varie regolamentazioni posteriori, compresa quella, ita.liana.
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DOrrilli\'...\ DELL' Dil'IlWO
OI.;LL1 ARTIGLH!;RIA -
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J.815 · 1810
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Gli studi inilitari del nuovo R.egno d'Italia - Scrittori ed opere riguardanti l'impiego dell'artiglieria - Le conferenze del maggiorè Carlo Corsi a .Milano - li corso del capitano Emilio Pratesi alla Scuola d'Applicazione d'Artiglieria e Genio in Torino - L'opuscolo denso ed innovatore del generale Giuseppe Salvatore Pianell - I « Ricordi tattici » del generale Carlo .Migliara - I « Cenni sull'impiego » del capitano F. B. R.ognetta. Giudizio complessivo sull'artiglieria piemontese prima, italiana poi - 1815, 1-860, l870 - L'opera di Giovanni Cavalli - Le gesta delle batterie sarde ed italiane sono una collàna ininterrotta dì episodii gloriosi - I difetti di impiego nelle guerre d'indipendenza - Giustificazioni e riconoscimenti. -
Con la formazione. del Regno d.'Itali.a, i problemi militari dell'esercito italiano vennero studiati sotto un altro aspetto, con vedute più larghe, raccogliendo e vagliando le teorie esistenti nei vari eserciti esteri, ognuno dei quali portava il suo contl'ibuto di esperienze acquisite nelle guerre successivamente sostenute. Questo nuovo clima di studi.o, di esame e di confronto cos.ì formatosi. e l'aumentata efilci{~nza del nuovo ma,teriale fecero risentire il lor,o effetto anche sulla dottrina dell'impiego, e a questi due fattori se ne aggiunse un altro che in misura anche maggiore e più diretta, valse a -far sentire il bisogno di modifica,re i ' principi d'impiego d:ell' Arma; tl)lesto terzo elemento modificatore era rappresentato dagli insegnamenti che l'Esercito ·piemontese aveva, tratti dalle campagne dell'indipendenza. Certo si è che negli ultimi anni del periodo d'el quale ci stiamo ora, occupando, osB'ia dal 1866 al 1870, fa dottrina dell'impiego ebbe notevole sviluppo e il suo studio attrasse numerosi .artiglieri; ci basti qni constata.re 0ome proprio di quegli anni siano varii scritti di speciale interesse in a,rgomento . CHel'emo. per prima- l'Opera ponderosa dell'allora niaggiore <li. S. M. Carlo' 09.rsi che in due volumi compr,e nde una serie di
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STUDI :.WILITAHI DEL NUOVO REGNO DJl'l.'ALIA
conferenze da lui tenute in .Milano per incarico del Comando Ge· nerale di quel Dipartimento militare negli anni dal 1866 al 1869. Alcune confe1;,enze &ono specialmente dedicate alla tattic~~ dell'artiglieria, e così parlando del materiale egli passa, in ras· segna tutte le nuove armi, proietti e ca,riaggi dei vari eserciti: discute l a composizione e hL costitu1.ione delle unitù, cl'Artiglie. ria,, i muniziona.menti e le riserve, nonchè le aliquote d'artiglie· ria assegnate alle Grandi Unità. Tratta poi « degli ordini, evoln· zioni ed a,tti. di combattimento ifoll'artiglieria campale>> riba· d,endo e sancendo i principii già -r ipetntnmente affermati, e conc,hiude poi con interei:;santi esposizioni e c1imostrazi.oni dell'im piego delle tre Armi in combattimento, riferendosi ed esami · nando quanto venne fatto nelle ultil\l,e campagne. Merita poi di esser-e ric-orclata i:Opera, dd Capitano Emilio Pratesi, Opera particolarmente importante per i.1 fatto che i1 Capitano Pra,tesi era i.n quell'epoca, insegnante n.llà Scuola d'ap plicazione d' .Artiglieria e Genio in Torino. L' Opera è intitolata « Dell'impiego dell'artiglieria i.n gn-er· ra >>, e l'autore, nella prefazione~ al primo volume snddivide il suo lavoro in quattro pm'ti rispetti.vamente dedicate : all'impiego clell'aJ'tiglieda nella guerra, di campagna; a.ll'impi,ego nella guerra di mon tagna; all'attacco delle piazze forti; ed alla, difesa dellEi coste; oltre ad un a quinta parte di caratt-e1'e storico. D-i quest'Opera però oggi _nelle nostre biblioteche esiste soltanto il primo volume che tratfa dell' artiglierfa nella gueri:a, cli. campa· gnn, e di montagna, ed è edi.to dalla stamperia de11'1:.Tnjone T:ipO· ' grafi co Editrice Torinese ~d 1870. In questo li.bro risalta in modo speciale il convincimento della fiducia che l'Arma d'Artiglieria ripone nella potenza, del nuovo materiale; difatti nel primo paragrafo· si legge : « L' Ar· tiglieria, in campagna, pe1· l'estensione del suo tiro, per l'a,zione dei suoi proietti, può agir,e prima, delle a,ltre Armi,. può abbattere -ostacoli resistenti, quali : fabbricat i, palizzate, pa,ra,petti non troppo robnsti, sovente dalle altre truppe difficilmente SU· perabili.; può concentra re sopra, punti cldermin ati un'azione po - · téntissima; quindi è suo scopo : prodm're, a distanze r<~la,tivamente considerevoli, grandi effetti morali, ecl effetti materiali ir.
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00:L~tRINA Dl•:L J} I MI'ImGO
OlsL,L' ARTIGLI Jo:HIA -
1815 · 1870
rnsistibili nei punti comparativamente i più forti di nna linf>tL avversa »· Subito dopo questa introcl nzione, che r ispecchia la fierezza, clelJ 'at tigliere per l'a càcsciuta potenza della sna arma,, riappa1·e il concetto essenziale che già era sta to ..tucliato, discusso e più o meno bene spel'imentato an che in epoche an tecedenti, e cioè<< la m isf-<ioue <le11' Artiglieria, di combat tere> unitamente al le altre Armi ». A rng·ginngerc il più perf<>tto adempimento <li nua tal,c sua ruil"sione l 'a1-tiglieria den' risponcle1·e e so<lclif,far e a speda.li condizioni che i--.ovratutto si riassumono e conseguono dalla sua efficac:ia e cla Ila sua mobilitù . E qni l'autore esa minn separa,tamente questi due r equii-;iti. Nel capi tolo dedicato aJJa tattica generale dell'artiglierif-1, sono interessanti i principii fonda.mentali di" manona clell'arti glierh1, divisionale : 1) - cLe l' Artigli.cl'ia segua semp1·c le mo:-se ge11 e1·ali eseguite dalle Di visioni alle quali è a ddctt;,i : 2) - che essa al tempo islesso esegnisc;1 il minor numerù posRibi .le di m.ov imen ti. L 'apparen te co.ntradizione fra. i du~ principii è spi ega ta col fatto che l'artiglieria deve aecompagMre le proprie truppe più col fuoco dei suoi pez,d, che non oon i s uoi cannoni e con le altre vetture ehe forzatamente debbono accompagnarli. P al'lan do dell'ar tiglieria in determina te condizioni, e più precisamente di combattimenti cli fantt'ria e arliglict·ia contro fan teria e artiglieria, o contro cavalleria e a,rti gli.eria, si r itrovano molte delle norme indicate da quella istruzione manoscritta estense della quale gi.à abbiamo parlato, senonchè il libro del Pra.tesi, edito nel 1870, riferendosi ad una arHglieria più potente, considera un maggior nnmero cli casi nei quali il tiro del1'artig·lieria p uò esse1·e th-olto contro l'ar tigli c1·i,t a ber i-;aglio. Così ad esempi.o ·egli stri,,e : (( a,llorchè l'attaccante comincia a concentrare i suoi fuocl1i d'artiglieria i:;ul fron te del difensore, l'artiglieria cli questo batte i pezzi. nemici». E nella trattazione del Prntesi non vi.ene poi esclu so il duello clell~ urtiglicl'ie, pc1· ~ui egli cl.ice : « una, Yolta che l a cavalleria si. spinge alla carica,, i'art iglieria. a cavallo si r frolgc co.n tro i pezzi nemici in azione r>er pi-otcggern gl ~. sq nalhoni in movimento; l'nrtiglierin jn qu e-
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SCRI'l'l'ORI D' J.\1PIEGO O 'AHTJGLIERlA
sto èaso deve manovrare con la mai-:.·ima celel'ità, cercando di attirarne a sè il fuoco dei pezzi nemici)). Un altro fatlo nolevole, perchè caratteri stico dell'epoca, è l'importanza data. a.i la,vori :in tena., semplici e di ,:,ollecita costruzione, per cui è detto: « tali lavori sono resi neces~ari dalla giustezza ed estensjone clel tiro delle artiglierie rigate, dalla rapidità ed esat~zza di tiro delle nuo,e armi portatili)}. Da, un sommai-io 1~same del libro del Pl'atesi, il qua)e ha una speciale importanza percbè scritto come Hbro di testo per gli ufilciali delJa scuola él.' Applicazione, ci acc:-o rgiamo ~nbito cli un ,:;ambiamento ra,dicale nella dottrina dell'impiego : .essa non è più completamente imbevuta di prin cjpii, cli norme e cli regole venute dalla Francia, come lo fu specialmen te nel einquantcn nio antececfonte sotto l'influsso degli insegnamenti. napoleonici, ma invece appare ora evidente oome tale dottrina sia il risultato di una selezione fatta in un campo più vaRto di ossc1·va1,i.oni numerose, come la bibliografia, relativa sia più varia, e souatutto ' come utili insegnamenti sicno a,ttinti dalle ultime g nerrc e SJìe· cio.lmc11te claUa guerra Anstro-Prus:-,iana del 186fl. Un'altra pubblica,zione interessante nella quale si tl'ova110 chiaramente stabiliti a,Jcuni principii cl.i impiego dell'artiglie1-iaè : « Le grandi manovre · Istruzioni , ricol'di ed osservazioni µ:e ne1·ali >> compilaite dal Luogotenente Genera.le Giuseppe Sal-rntore Pianell e pubblicate a Verona dalla Tipografia Vianini nel 1871 . Dopo aver raccomandato l'impiego dell'artiglieria in massa, l'antore aggiunge: « Non è per altro necessario che t utte le bocche cla fuoco destinate a battere un determinato punto si tro vino riunite nello stesso sito; ma basterà che esse facciano nn fuoco collettivo e convergente snl punto destinato . Quei-;t' ultima disposizione anzi è migliore, percbè con essa i tiri vengono a riu scil·e obliqui, e lasciano in mezzo libero spazio ai movimenti delle truppe c11e muovono all'attacco )). Il Pianell abbandona qualunque piano rigido schematico itllorchè afferma : cc l'artiglieria deve essere mobile, pronta a a· cri:6.carsi; non ha nello schieramento un posto fisso, ma deve preferibilmente stare alle ali, può portarsi avanti alla prima linea di fanteria purchè non tanto cla perclere la protezione dei fuochi di questa >). -
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DOTTIH~A DELL'DlPIEGO DELL' ,\UTICLI!..;H.(A -
1815 · J.8'70 ,
Per l'artiglieria divisionale, la dottrina di impiego secondo « Il gene1;ale di Divisione indica al comandan1;B l'artiglieria i.n modo generico le località che le batterie devono occupare, lasciandolo lj.bero di. regolarsi in seguito secondo la propria ispirazione, e solo prescrivendogli di secondare il mo':imento genera,l e >>Un volumetto che conferma i principi sovraesposti è quello del Generale Carlo Migliara « Ricordi tattici dedicati agli u:!lìciali superiori delle tre Armi >>, Bologna 1872, nel quale sono riassunti i. concetti esposti ·nel (< Regolamento. Italiano d'esercìzii )>, nel « Regolamento Austriaco )> e nell'opuscolo surricorda. to del Pianell. Ma di tutte le pubblicazioni dell'epoca quella, che pur essendo di piccola mole, ci fornisce il maggior numero di. notizie sulla dottrina clell'impiego è il « Cenno sull'impiego dell'artiglieria èampale >> del Capitano F . B. Rognetta edito dall'Unione Tipografica Editrice 'rorinese nel 1S70. Questo manuale se pure è ricco cli citazioni Napo1eoniche, risente -essenzialmente anch'esso degli insegnamenti tratti dalle ultime guerre e costituisce quindi una opportllna armonica, fusione di tutte le precedenti dottrine di impiego dal principio del secolo al 1870 : impiego a massa; -evitar.e i frar,ionamenti.; mobilità e arditezza, ma senza spostamenti non giustificati dalle circostanze; cooperazio11e, libertà d'azione, molta cura di non inceppare i movimenti di altre truppe, ecco i capisaldi deUa dottrina secondo il testo del Rognetta. Egli inizia la prefar,ione del suo Manuale con queste' parole tra,tte da.Ilo « Sg·uardo tattico retrospettivo al 1866 >> : « Se nelle prossime guerre l'artiglieria ,vorrà pretendere ad una parte importante, potrà riuscirvi ·per il merito della sua istruzione tattica e non per quello della sua istruzione teorica. A che serve un'artiglieria ehe tira a perfezione, quando non sappia mai mettersi in batteria, i'ù. un luogo opportuno? Giova assai più una artiglieri;:i, che sappia mantenere un fuoco vivace e continuato. Non foss'altro incoraggia il soldato >> - E quasi a commento egli prosegue : « D'altra, parte, i cambiamenti arrecati all'odierna tattica cl.al nuovo armamento, mostrano quanto il concorso delle tre- Armi debba oggidì essere il Pianell può dirsi sintetir,zata in queste parole :
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Gl(JDIZIO CIDfPLl•,~S JVO SIJLL'AR'l'IULIERIA l'l'ALlA NA
intimo, e qua11to il loro vicendevole appoggio sia ormai indispensabil e. P erciò è di 1,n·ima ria impo1·ta.nza che gli ufficiali di un' Ar · ma c:onos<:allo, and1e nel suo più intim o dettaglio, la tattica delle altre due)). * ,;) *
rn giudizio comple~sfro snl ,·alare dell'Artiglieria, piemon tese prima., italianai poi, nel pel'iodo .1 81!5-1870 non può essere che incondi zionatamente favor eYole. E~~a si dimostrò . empre per tecnica e pe1· val o1·e la migliore, non solo in utppor to alle altre Ar rni clcll' eserciio ih1liano, ma a uehe iH confronto delle Arti glierie di tutti gli e. erciti europei. A clifferenza di quanto potè essere fatto in a1tri Estati in Europa, purtroppo Je ristrettezze finanzial'ie nou cons<>ntirono al Piemonte pi-ima ccl all'Ita lia poi di di~pon e di grandi mezzi quali sm·cl>hero stati nccessal'i, e pel'Ci.ò in qnesto periodo fn cl a, lamentare una relativa sc:n-sità di artiglierie. Ma all n quantit:\.' sopped moHe volte e qua. i sempre la qualità . Il Corpo Reale cl' Aetig1ieria. creato Hcl 181.4, compì in hre,·e tempo nn .mer aviglioso progrc8so . frutto cli stu di profondi e di orga nizz:17,ione sapiente. Questo prog1·csso è legato in gran clis sima, parte al Re C::i,r lo Alberto ed a Gjovanni Cavalli. Il primo, ben comprendendo la jmportan7,a assunta da 11' Artiglieria, ne nppoggiò con tutte le fon e lo svilnppo ecl il pel'fezionamento; il secondo. mPttenclo a servizio <'1<>11 'Arm a l'ecc> l<•ttisrn o geniale (le) suo aitissimo ingegno, le fece compiere un passo gigantesco ed impl'esse 1lella tec-n ica artigli.cresca orm e indelebili, delle quali tutti gli eserciti degli altri Paesi . i avvantaggia.1·ono . Infatti l ' opera del CavalJi varcò i contini clel Piemonte e assunse un'importanza mondia,l e, e non è scnz::i, orgogli.o che si ripen a oggi agli an ni in cui le più potenti e ricche Nazioni europee ricevevano dal1 'artiglic1·ia clel piccolo Sta to sardo il prezioso contributo delle più severe specnlazjoni scientifiche e delle più grandi invenzioni che, in materia di artiglieria, siano mai state fatte. -
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OOT'rIUNA l)ELL'HIPIEGO 01"LL' ARTIGLIEHIA - -
J.815 · 1870
Nel 1848 l'artiglieria piemontese, per quàlità tecniehe di materiali, per bontà di quadri, per efficienza tattka e tecnica clei reparti, vantava jn Europa, un primato indiscusso. Il valore clell' ArtigHeria piemontese ed italiana, non venne meno negli anni seguenti. ~ vero che per fatalità cli eventi,.e per scarsità di mczr,i ùnanziari, la Francia precedette il Piemonte nell'adozione ·C quindi nell'impiego su vasta ·scala, e proprio sui campi cli l1attaglia italiani, delle al'tigli eri.e rigate, che il nostro Cava.lli aveva ideato ed. insegnato a costruire; ma in pochi anni l 'Artiglieri a Itàliana per qualità di materiale riprendeva il suo primfLto, ed il 18GG ci l'itrova.va armati con artiglierie che tecnicamente pote,,ano classifi.carsi fra·le più moderne. S,empre uguale a se stessa, l'Artiglieria piemontese ed italiana costituì la miglior parte dell'Esercito e confermò questa fama in tutte le campagne del periodo da noi consider~to . Le gesta delle batterie sarde ed italia,ne sono una collana ininterrotta di episodi gloriosi. Ma purtroppo in nessuna delle tre guerre cli indipenq.enza fu 'fatto un giusto impiego cle1l' A1'ma, ,e ì' Artiglieria, potenzialrnen te formidabile, diede un rendimento inferiore a quello che avrebbe altrimenti potuto. Non è pertanto agli ufficiali -d.c ll' Arma che può farsi risalir,e la colpa cli questo difetto . Mancò un criterio direttivo nell'impiego dell'ai·Uglieria e le preziose energie di quest'Arma furono o trascurate o disperse. Potremmo anzi dire che nella maggior parte dei combnttimenti fece difetto un'idea di manovra, ed in conseguenza l' Ar tiglieria, fu, come tutte le altr~ armi,, 1~011 sempre bene impiegata. Uno strumento, per quanto perfetto, non può esser convenientemente utili.zzato se chi deve a,doperarlo non ne possiede lù. perfetta, e completa conoscen,r,a: non b.a sta possedere un' Artiglieria qttima per sè stessa ed in sè stessa; occorre, che i Capi ai qua,l i ~1e è devoluto l'impiego con le alt1•,e Armi, la conoscano profondamente e sappiano convenientemente impiegarla per sfruttarne tutte le possibilità. :m però da tener presente a questo rigì.iardo che, se si esclude l'impiego, che dell'artigJieria venne fatto cla,gli An::-triaci nel '66 in Italia_.ed in Boemia, e poi da,i Tedeschi nel '70, si può di-
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GIUDIZI O CO:\I PLESSIVO S ULL1 1\R'.I'I C: LU:RIA I'.l'A LIAN A
r e d1e anche presso altri esercHi il prcC'edeme a:,.serto fomì le p1·ove più palmari. La ragione di tale generale deficienza, è da vedersi nella difficoltà in sita nel problema da risolvere. Il principio della massa, da tutti a ccettato e propugnato in teoria, era in pratica di dif. ftcile attuazione. Il materiale - specia.lmente nel primo periodo dell'epoca considerata - non possedeva ancora i reqnii:,iti adatti per faci litare, dmanle il combattimento e nel puuto decisiYo del campo 1i battaglia, la formnzione della· massa di fuoco così come si desiderava, e che in quel periodo era ~sclusivamentc subordinata alla massa cli bocche da fuoco. I traini erano lenti e r.oco maneggevoli, le gittate dei pezzi erano limitatissime, tanto che per poterli riunire tempestivamente nel momento e nel punto voluti, sarebbe stato necessal'io di tenerli sempre a portata di mano e veramen te « alla mano>>· Ma una, siffatta necessi tà, a prescindere dalle cliffièoltà e dagli osi acoli emergenti dalle circostanze contingent( della lotta, implicava nei Capi il possesso di doti di previdenza, cli capacità e di energia che soltanto uomini cli eccezione po~seggono. E questi purtroppo sono rari in tutti gli Eserciti ed in tutti i tempi.
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I )
CAPITOLO VENTIQUA'ITRiiJSIMO
Stabilimenti d'artiglieria: Arsenali, Fonderie, Fabbriche d'anni, Polverifici, Po]igoni, Centri di esperienze
1815-1860 - 1860-1870 Nel pel'ioclo dal 1815 al J870 gli :stabilimenti d'artiglieria in Italia, prirua ùi potersi avviare a ripl'cnderc ht loro aUività, cloYette1·0 1·iaYersi cl.al triste stato di abbandono nel quale, per la maggior pa,rte, el'ano sta.Li. t~nuti dunwte b dominazi.one francese. Soltan to Y{\1·. o il 1830-35, qurst.,t ::Lttività, 1·aggiunF:e una certa efficienza, che si accen t uò dal 18:.50 al 1860, e più ancora, dal '60 al '70, dopo Jn, costitm,ionc del Regno d'Italia. Occone però rico1·c1a.re clu~ nel Regno di SaJ.·degna e nel Napoletano gli stabilinwnti erano sempre tati cm·ati, a nche durante il pel'ioclo napoleonico, e cbe le fabbriche d'armi delle vali.i brcscia,iie avevano mantennto la loro potenzialit:ì. anche sotto la repubblica Cisalpina e il Regno ltaJi.co cli Na1i0Jeone. Nel J 15 nei v:ni Stati con. Pgnenti dalla R estn,m a;done esistevano i seguenti slabilim<"nli : N el .Regno cli Sa1·degna :
La Regia Fonclel'ia cli 'l'orino ; La R egia, Fabbrica d'Armi di 'l'orino; La Regia F abbrica cli Polveri e Raffineria di Nitri di « Borgo Dora >) o clel « Pa,l lone )) di Torino ; -
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STABILHIE~TI D' All 'NOLIEillA -
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Il Polverificio e- Ru.ffineria Nitri del « Lagaccio )) di Gé, nova; L'Arsenale cli Genova; Il P olverificio di Cagli.ari; L'Arsenale <.li Cagliari. Nel R egno Lombardo-Veneto : Le Officine d'armi delle Valli Bresciane gestite da privati; L'I. R. Ari::enale e Fabbriche d'armi di Garclone Val 'l'rompia. Nel D-itca,to cli Pftrma-Pfocenzct e Gnastcillci : La Fonderia di Pa1-ma,; Il Poh·erificio di Montechiarugolo. Nel Ducato cli J!o clena,-R egg_io ·e Jlirànclola : . Il P olverificio di Spilambc!'to. Nel Granducato fli 'l'osccrna : On Arsenale cl' Artiglieria a Fir,enze ; Due F:ale d':ntifizi n, Firenze e a Livorno; Officine d'nrmi ed armerie a Fil'enze, Livorno e Porto. ferraio . Nello Stato Pontificio: L'Armeria Vaticana; La- Fonderia cli Belvedere e l'Arsenale .
Nq_l Regno delle Due Sicilie: L' Ar8enale e la Fon de ria di :Xa poli ; Lo Stabilimento metallurgico cli Mongi.ana (Oalabria) ; La. F rLbbrica d'armi di Torre Annunziata,; La Montatura, d' Anni cli Napoli; Il Laboratorio pirotccnic:o di Capua; I Laborat ori pirotecnici cli Castelnuovo e di Posillipo. Nel R rgirn delle Due Sicilie vennero in seguito fondati : nel 1840, lo Stabilimento meccanico cli P 1etrarsa, destinato a prov . vedere ai . ùi~ogni dell'Esercito, della Marina e d_e lle Ferrovie. -
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RlvGIA FONDIDRI A Dl '.L'ORl:S:0
dello Stato; nel 1854, il P olverificio di Scafati, no11chè altri stabilimenti minori. Importanza notevole venne pure ad ass~1merc il P olverificio cli Possano, nel Regno di. Sardegna, cos truito fra il 1857 ed il 1860.
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Infine il 18 agosto 1859 con Regio Decreto dello Stato Sardo} venne stabilita una Regia Fabbrica d'armi in Brescia,.
GLI STABILIMENTI D'ARTIGLIERIA NEI VARII STATI ITALIANI DAL 18 15 AL 1860
§ I
Régno di Sardeg na: R. Fo n deria di Torino - S ucce ssivi ordinamenti - L'opera di Giovanni Cavalli - La R. Fabbrica d'Armi Lavorazioni es e guite - R. F abbrica di Pol veri e Raffineria Nitri di Borg o Dora - Sua · attrezzatura e potenzialità - Lo scoppio del 1852 - L'eroismo di Vittorio Sacchi - P olverific io e Raffineria Nitd del Lagaccio di Genova - Arse nale di Ge nova e Stabilimenti derivati - Pol verificio di Cagliari - Arsenale di Cag liari e S tabilime nti minori.
R egia Fonderia d'i. 'l.'orino . --, Nel 1815 l'Arsenale tutt'ora
pfLrzialmente -esist~.mte, eonH~ fabbri.cato, all'angolo di Via Arcivescovadç> e di Via Arsenale venne clenominato « Regia F onderia cli Torino)), e fu esèlnsivamcnte destinato alla fondita di cannoni e cli proietti. Fino al 1870,. però, anche in documenti ufficiali, ta.le stabilimento venne spesso denominato « FonderitL del 1' Arsena,le cl' Artiglieria di ~forino)) o anche « Fonderia cl' Artiglieria dell' .Arsenale cl' Artiglieria)), o semplicemente « Ar senale cl i Torino )). Suo primo dir ettore fu il Maggiore Cnrclerina . Le fondite continuarono come per il passato acl essere eseguite a carico e pericolo del Regio F onditore Giova nni Bianco} figlio di Giacomo Antonio ·.del quale è fatfo cenno nel 2° Volume -
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li'ig. 744 - Pianta d ella Fonder ia (l'artiglieria cli 'l'orino dal 1850 al 1860.
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. llEGIA FONDERIA DI TORIKO
della presente Storia, in ottemperaJrna di un contratto stipulato coll'Azienda d'Artiglieria, sotto la direzione immediata del di, rettore; ma nel 1818 un Regio \ Ttglietto pr,escrisse che detto Stabilimento venisse retto ad economia e ne stabilì il personale di direzione. Il 9 gennaio 1823 dato un nuovo ordinamento . al Regio Corpo d'Artiglieria, che venne suddiviso in Artiglieria, attiva e Artiglieria per le Incombe1ize. L' A.rtiglieria per le Incombenze comprese le diverse Direzioni degli Stabilimenti. e Manifatture del materiale. Essa doveva fornire· alla Fonderia : 1 Direttore, 1 Vie-e Direttore, 1 Capo Fonditore e 1 Capo 'l'inivèllatore. · Nel 1828 fu nominàt(! Direttoré il Capitano a,nziano Dal. Pozzo di l\fombell9 Conte Ludovico, già Vice-Direttore fin dal
.fu
1825.
In tale epoca la Fonderia fu dotata di un La,boratorio Chimico e :MetaBurgico, per lo studio e la verifica dei saggi delle singole fusioni. Il 23 agosto 1831, in conseguenza del riorclina,mento generale dell'Artiglieria , fu stabilito che il Laboratori-o Chimico e Metallurgico fosse retto da un Ispettore, alla. dipendenza del · Direttore della F onderia . Primo I spettòre fu il 'r en. Gol. Carl o Sobrero, più tar di Genera,le e Ministro della Guerra, nonchè zio cli Asc1rnio, l'inventore della nitroglicerina. Nell'otto.bre dello stesso anno 1831 Carlo Sobrero fu nominato Direttore della Fonderia stessa, ed a lui si deve il riordinamento del La,bor atorio Chimico è Metallurgico. Nel 1835 come Direttore cl:ella Fonderia succedette al Sobrero il Maggiore Marco Picco, e nel luglio 1841. con un nuovo ordinamento dell'Artiglieria venne creato j] e< Comando Generale del Materiale >>. Tra le varie attività della Fonderia sono degne di pa,rticolare rilievo la costruzione di obici cli ferraccio cla 10 pollici, per la quale costruzione il ,Ministero della Guerra nel gennaio 18413 aveva appr,ovato ·~li studii ed i clisegni di progetto; nonchè ~a costruzione delle bocche da fuoco caricantisi dalla culatta., 1n·opost,e- dal Cavalli, costruzione questa che era, stata iniziata nello stesso anno. Con Decreto Ministeriale del .13 a,gosto 1848 si aumentò di 60 uniUL il numero degli artisti cl:ella Compagnia maestranze 166
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Maggiore Carderin a. Benedetto (da Torino)
Capita.no Anziano Dal Pozzo d i Mombello Conte Lodovico.
fi!,I', 74u - Dir ettol'i della Hegi:1 Fonderia d i 'l'orino. (cla fotografie eslst~mti nel Museo d'~rttslieria, iii Torino).
JH<:G IA FON'Dl•:RIA 01 '.l'OR1N'O
asseg1mta alla li'oncleria; ed allo scopo di sostituire gli elementi pa,r titi per la guerra fu autorizzato un arruolamento speciale di operai per i lavori da eseguirsi dalla Fonderia e dalla Fabbrica d'armi.. Il 6 ottobr,e dello stesso anno nell'Arsenale vennero impiantate macchine per la costruzione dei cannelli fulminanti, e nella effettuàzione di siffatto impianto merifa-1 di essere ricordato il macchinista francese Sig. Geri~se. Alla Compagnia artificieri fu assegnato un capo-operaio militare col grado <li sergente, specialmente incaricato di vigilare .sugli operai adibHi alfa, fabbricazione dei cannelli. Il 1° ottobre 1850, col successivo riordinamento dell' Artiglieria, furono riuniti in una sola Direzione la Fonderia e il Laboratorio Chimico e Metallurgico. Il personale ad.dettovi fu il seguente: 1 Direttore - 1 Vice Direttore per la F-o nderia --1 Vice Direttore per il Laboratorio Chimico e Metallurgico 1 Ufficiale delle Maestranr.e applicato - 1 Capo fonditore e mo· dellatore - 1 Capo trapanatore - 2G operai. È da notare che il personale addetto alla duplice complessa direzione dei predetti stabilimenti era. purtroppo poco esperto perchè essendo cambiato troppo frequentemente non · aveva il tempo per acquistare la necessaria competenza pratica; il càp-o fonditore era poco istruito e poco pratico tanto che non dava sicuro a:f:lìdamento per le fondite, e sovratutto poi i mezzi erano scarsi avendosi a disposir,ione soltanto due forni a riverbero circolari rispettivamente della capacità di 1800 e 2000 kg., e due forni a manica (cubilotti) . Il 1° ottobre 1850 venne nominato Direttore del duplice sh· bilirnento il grande Artigliere allora Colonnello Giovanni Ca· valli, che seppe sistemarlo secondo i più recenti detta,m i della tecnica, di modo· che, mentre lo StabiHmento assurgeva a rinomanza ,europea, n Piemonte veniva emancipato dal dover acquistare all'estero le artiglierie di ghisa necessarie al suo Esercito. Il Cavalli in tale sua opera di sistemazione fu coadiuvato du,l 1'enente d'Artiglieria Giuseppe Rosset, il quale cUetro sua richiesta, era sta.to inviato in.missione in Francia ed. in Inghilterra allo scopo di '\<isitare le principali fonderie straniere ·ed appren · dere sul posto le nozioni complete e sicure nonchè i particolari pratici di la,yora.zione per la fabbricazione dei cannoni di ghisa. -
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Ten. Col. Sobrero cav. Carlo (da Cavallermaggiore).
Maggiore Picco cav. Carlo (da°'.;Oentallo).
Fig. 746 - Dir ettori <lella R. b'onderia d i 'rorino. ' r da ritratt i esistenti a l Museo d 'Ar tiglieria in Tor ino).
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RDGIA FO.KOEHIA DI '.L'ORINO
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Il Cavalli fece nume1·or:.i studii e ripetute prove per ricercare le migliori qualità, di ghii:in per le fondite, giungendo alla conclusione che le più convenien ti ern no quelle di seconda fusione. Egli progettò ed attuò quindi un piano di riordina.mento e di amplinmento della li'onderh~, rendendola, capace cli fornir~ subito 50 ca nnoni all'anno; ed anzi essendosi in seguito provveduto al rinnovamento clel macchina,ri·o, questo r,e ndimento. fu ben presto raddoppiato. Nel 1855 il .Ministéo accogliendo -le proposte del Cavalli concedette di attivare la fabbricazione regolare delle artiglierie e dei pr,o ietti di ghisa per poter fal' fronte ad ogoi necessità ed a qualsiasi evenienza, ed il personale di Direzione fu perciò aumenta,to di 2 Ufficiali, accrescendo contempornneamente il numero degli operai che da 26 fn portato a, ;-;o. Nel 185G, la Fonclerfa. venne cli nnovo separata, dal Laboratorio Chimico e Metallurgico. . Dal 1857 al 1868, per accr,escere la potenzialità della F onderia,, si. impiantarono successivamente ciuqne coppie di forni a riverbero e cioè: tre coppi.e della capacità iucUviduale di kg. 4500 di ghisa oppure cli GtiOO kg. di bronzo; un forno della capacità cU kg. 15.000 cli ghisa oppure cli kg. 20 .000 di bronzo; nn altro forno ed una coppia clellfL capacità, di kg. 10.000 di ghisa·, oppure di kg'. 15.00D di bronzo. Nel 1857 venne fuso il cannone cli ghisa, ri.gato a retrocari.. ca, studiato dal Oa,va.lli) elle ebbe il batt,esimo del fnoe,o all'assedio cli (}acta, (J860); e arrivando all'ottobre 1859 erano già stati fabbricati. 132 cannoni di ghisa e 220.000 kg. di proietti. Nel febbraio JS60 fu getta,to per n Vfoerè d'Egitto· un cannone di ghisa da. 80 li.bbr,e : tale bocca, da fuoco era rigata col. sistema Cavalli e cerchiata, cli acch~io e pesavn kg. 8400; lanciava un proietto normale clel peso di. kg. 60, ed altresì eccezionalmente un proietto di kg. 90, con carica di lancio di. kg. 15 di p~cre n&a. · ~el marzo 1860 fn nominato l)irettore della, l<'onderia il Maggiore Giuseppe H.osset che abbinmo gi.:t citato come collaboratore del Cavalli, e che già ne era stato Vice Direttore nel 1859. Il Rosset preoccupandosi .sovra,tutto di dare a.Ila Fonderi.a nna potenzialità capace di corrispondere alle nnove accresciute -
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T en. Colonnello Cavalli cav. Giovanni (da Tarmo).
Maggiore Rosset cav. Giuseppe (da S. Giovanni di Moriana).
Fig. 747 - Direttol'i della R ll'ondel'i U cli 'l'orino. (da ritratti esistenti al Museo d 'Artlgl!eria in Torino).
t HIWIA b'.\ BJJHlC.\ D' AIL\H OL '.fORlNO
esigenze del Regno d'Ita1iu., a questo intento inclfrizzò i suoi studi, le sne cliretLivc e le sue proposte.
R egia T11 abbr'ica cl'a1·mi di 'l'orino. - D urante la dominazione napoleonica, dal Governo francese era stata fondata i n Torino una Fabbdca d'armi; nei locali di Val clocco si eseguiva la fucinatora delle canne, ed in quelli di S . lVfal'i.a l\IaddaJena,. 111 Via I 1orta Nuova, la fabbricazione di t utte le altre parti. Con Ja, caduta di Napoleone, le macchine, gli str nmenti e le scorte andarono dispe1:se e conseguent<>mente hl, Fabbrica cessò di funzionare. . Col Regio Viglietto del 18 luglio 1814 veml l! approvato un p1·ogetto tendente alla riorganizzazione della preesistente Fabbrica, d'armi che, con la denominazione « Manifattura di Ar mi da fu.oco portatili)) , si ricos tit uì nei loca.li già a,ccennat i. A.ll' alta sorveglianza dello Stabilimento fu posto un I speLtore : la Direzione fu affidata a, persona pratica di tnle r amo cli servizio, mn. estraneo all'Artigliel'.ia, e vi furono addetti 4 conl l'OlJol'i, 4 assistent i e 140 operai, non sottopost i a,lla cli.sciplirn:i, mi.litare, mH, riuni ti pe1·ò i11 un r eparto cli tipo militare. · Subito dopo e cioè il 25 luglio 1.814 fu eman ato il regolamen to .aa osservar si nella Mnnifat t ura, regolamento molto specifi cato e compren dent e i seguenti qu a,t tro t itoli p rincipali : -il primo J'iguardava hl, scelta, (lelle materie prime e le n-Ol' me tee · nol ogiche della fabbricazi one; il secon do, le visite e le prove del le vari~ singole parti confezionate, n onchè dell'ni:ma fin ita ; il ter zo, le pl'ovviste per il ser vizio della, l\fanifattm·r1;; il qua1-to , la disciplina , l 'istrnzione dei lavoranti e le loro gratificazioni. Con R. Decreto 14 aprfle 1818 veniva creata 1111a Compagnia di armn,inoli per la fabbrica1;ione e le ri.parazioni cl·elle a rmi : essa si com.poneva di ,1, Ufficiali e cioè un Capi tano comandante, un Tenente e due Sottotenent i, e di 135 uomini di tr uppa tJ·11 sottufficiali e soldati. Il 20 giugno dello stesso a,nno venne emanato un n uovo R egoJa,ment o, .che sovrat u tto per la parte t ecnol ogicHi era, più preciso ancora, del Regolamento preec'clente dell'an no 1814. Nel J 8~4 venne emanato un alt ro Regolamento in trocl ncente ak un e modifiche organiche che veuner,o attuate il 1° gennaio -
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I S'l'.·\ BILIMENTI D' AR'.l'1GJ.JER1A -
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1835 . . J'G interessante notare che, oltre al persona.l e direttivo costituito da, Ufficiali dell'Esercito - e cioè da un Ufficiale superiore quale Direttore, e da tre Ufficiali cli grado inferiore, - per vigilare le va,rie lavorazioni, ·per la, fabbricazi.one delle armi P per le altre incombeme vennero istituiti 13 controllori, uno dei quali era assegnato a,l Laboratorio Riparazio11i di Genova,. I lavori che si esegu,ivano da,l la Regia, Fahbrica d'Armi erano: a) di precisione e cioè : modelli, sag,ome, misure, ecc. ; b) d,i composi:i,ione a nuovo cli armi da fuoco portatili e cioè : incassamento, finimenti, · tempera, pulimento d<~ll'arma finita; e) di riparazione e cioè : restauro cli a,rmi usate con surrogazione ili qualunque pezr,o d'arma, guasto o mancante. I primi. era.no ordinati dal Ministero e venivano pagati da1l' Azienda Generale d'Artiglieria. Gli altri lavori erano pa.gati a fa.ttura,, secondo i prezzi stabiliti ielal Consiglio Direttivo della Mal'lifattura, in base a tariffe approva.te dal Miniskro. Nel 1843 si. iniziò la fabbricazione dei foci.li a percussi.one da distribuirsi ana:- Fant.eria, e nel 1848 il numero delle fucine di Valcl:occo venne portato da 8 ad 11, mentre n 13 a,gosto dello stesso anno, onde sopperire alle esigenze ed ai bisogni della Regia Fonderia e della, Regia Fabbrica d'armi, e d'altra parte per sostituire-a,ltrettanti uomini partiti coll'esercito operante, il numero degli artisti della Compagnia maestranza fu n.nmentato di 60 unità,. Con Regjo Decreto, 22 agosto 1852, si stabili in modo de:finitivo il regime a cottimo già prescritto in via d'esperimento con Regio Decreto 1° luglio 18ib8, in sostituzione del regime prescritto dal Regolamento 18 ottobi:e 1834, prevalentemente ad' economia. Intanto furono compiuti i la,vori per la riduzione a stelo dei fucili lisci, e in seguito o. disposizione del 5 aprile 1855, per la campagna di Crimea vennero pure ridotti a stelo i moschetti da cavalleggeri e da, artiglieria. Il 23 q.gosto 1856 essendo stati soppressi i fucili ed i moschetti a stelo con paJlottola C\lindro -sferica, dal 4 novembre cli ta.Ie a,nno nella Fabb;rica. <l'armi di Torino 6000 fucili lunghi da
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REGIA l•' ABBHICA D'1\H '.I.H Dl 'l'ORl?\O
Fanteria vennero trasformati in carabine per bersaglieri, colh dcnominaiione « ca1·abina mod. 1856 >>. Con Regio Dccl'eto del 2S marzo 1857, la F a,bbricll cl'armi fu trasferita comp·lelamente in Valdocco e nel luglio 1859 il nu mero dei controllori fn aumentato. e in conseguenza della guerra portato p1·ovvi.soriamente prima, da 13 a 16, mentre poi nell'ago· sto cleU-0 stesso a,n no fu accresciuto a, 20 affinchè essi potessero attendere e soddisfate anche aUe esigenze della Regia, F abbrica di Brescia. La Regi.a Fabbr i.ca d'armi di Torino produsse tutte le armi. da fuo co portatili adotta te dall'Esercito Piemontese. Ricordiamo tra le altre : la earnbirn1 acl avancarica r igata da bersag;1iere nel 1836; i fucili a percussione mocl. I. M (calibro 17,5) coi qua li si fecero le campagne del 1848, 184!) e 1859 ; le a rmi a percussione ad avancn.rica, riga.te, a, stelo, provcnieuti da quelle 010d. 184.4, distribuite alle fanterie SC()Ue ed ni. bersaglieri pc1.· la campagna del 1855 in Crimea : le carabine da bersagliere mocl . 1856 : le m·mi mocl. J 60 ad a,vm1caricn rigate, calibro 17,5, provenienti dalla trasfol'niazione <li qnell e moc1'. 1844. Yi si fabbrica1·ono inoltre i va.ri tipi di scia bo1e, sciabolebaionette , daghe e lanci.e occorrenti pe1· le varie Armi, Corpi e Specialità. del Regio E sercito.
t.
Regirt Fabbrica cli poli;e,·i, e Raffine,-ia nitri di « 1301·90 Do ra>> o del « Pcillo11 e » iJ1 Tori,110 . - Questo Stabilimento che ~·.orgeva, in Borgo DoT.'a e più precisamente nella zona detta, del « J 'allone >), traeva origine dalle « peste per far polvere )) fabbricate nel 1588 dal Consiglio della Città di 1.'orino per desidedo del Duca Emanuele Filiberto, e, dopo ampliamenti. e varia1,ioni <i ~nccessi.vo acqui.sto per pa,r te dello Stato ,nel 1756, era, stato trasformat o secondo il progetto concc~pii.o dal Capitano cli Al'ti· glieria Antonio Quaglia. nel 1784. Esso occupava un rettangolo cintn to , lungo 300 metri dn, nol'Cl a, sucl, lm·go metri 170 da est ad ov,cst, ed aLtrnversa,to nel senso del lato maggiore d'a1 canale di Valdocco. derivato dalfa. D01·a Ripa,1·ia. I val'i laboratol'i in uso per la fa bbl'irazione delle poh·eri era.no collocnti sulle due sponcl e clel cana1e, a sinistra per un trat to di 140 metri, a destra di CiO. -
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S'.l'AUILIMfiNTI O' AUTfGLllMGA -
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1'ale Stabili1:ncnto er.2h stato in piena produzione durante il periodo napoleonico, e continuò a funzionare attivamente a.I ritorno dei Reali di Savoia, percb.è, avendo lo Stato Sardo assunto il monopolio delle polveri, la. Regia Fabbrica di Borgo Dora do veva allestire, oltre quelle da, guerra, anche q_uelle <fa, mina e · da caccia. La fabbricazione si faeeva a mezzo di mulini idraulici. Nel 1815 si avevano : 20 mulini a pestelli, di 12 mortai ciascuno-; 2 granitoi con 18 crivelli; una macina per lo zolfo; un frullone e 4 botti lisciatoie; un ampio e ben esposto sito cli metri. 80 per 24, detto stenditoio, circondato da un muro alto_5 metri, per l'essiccazione delle polveri all'aria libera; inoltre trt} magazzini, due per ricevere le polveri da essiccare, dette « polveri verdi.)), e il terzo per le polveri cla, collaudare; infine due forni. per formar-e il carbone nec-essario a,Ua composizione clella polvere. I n tale epoca la, potenzialità produttiva annuale era di circa 250 tonnellate. La Ra,ffineria Nit ri era adiacente alla Fa,bbrica delle polveri, ma aveva a,ccesso libero ecl indipend.ente per modo che, in caso di bisogno la Raffineria poteva essere completamente iso lata e separata da.J resto dello Stabilimento. Essa comprendeva: 4 forni per il raffinamento clel nitro, 1a depurazione cleU.e schi.ume, la restrizione delle · acque nitro· se, ecc. ecc., con tutti i locali necessari allo svolgimento della serie cl.elle operazioni successive; ampi ma,gazzini di deposito del nitro greggio e raffinato i una nitriera. artificiale; varie tettoie per la custodia della legna, e di versi cortili. Negli. anni cl1e seguirono la. Restaurazione, in questo Stabilimento ciel Pallone furono introdotti, così. come negli a.Uri Sta: bilimenti militari, tutte quelle amplia:doni e tutti quei miglioramenti che i bisogni dello Stato richledevano, e che i sempre crescenti progressi nelle scienze e nella tecnica suggerivano ed imponevano. La, potern;;ia.Jità produttiva di tale -Stabilimento salì pertanto ben ,presto a 300-350 t01rnellate annue .· Nel J:SM e nel 1836 per stimolare la raccolta del salnitro per parte clegli incari.cati vennero effettuati clegli aumenti nel suo prezzo cl.i acquisto, fincM col Regio Editto del 26 ottobre 1839 v·enne abolita, la privativa, ,clella raccolta di salnitro, che si -
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Fig. 748 - La fabbrica di polveri di Borgo Dora in Torino dopo Jo scoppio del 26 aprile 1852. (da una litografia del tempo).
STABlLii\!El\TI D' AR'rIG L IEUIA -
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rese quindi libera a, tutti, mentre a tutti fu permesso cli epurarlo e di fabbricar-e il nitro artificiale Verso il 1840 nei due magazzini essiccatoi delle polveri si introdusse il risca,l damento a vapore, e s'impiantarono p ure due grandi essi.ccatoi per il nitro, uno a d aria libera e l'altro ad aria calda, nonchè varii a,l tri macchinari. Nella Fa,bbrica di polveJ'i e nella Raffineri a nitri s' impiegq. vano normalmente uomini del1a Compagnia polveristi, ed all'occorre1rna a,nche çventua1mente : uomini tratti dalle Compagnie dei Corpi, ca,nnonieri v·e.terani ed operai borghesi. · Nel 1844 la polvere da guerra venne suddivisa. in tre qualità. distinte : · P) polvere da cannone, grossa; 2") polvere fina , Jisciafa, con gr anelli da, 6 a . 14 decimillimetri di diametro, detta, « polvere da, fucileria )) ; 3a) polvere più fina ancora,, pure lisciata, con g-ranelli ila 2 a 6 decimillimetri di diametro, detta ·(< polv-ere da bersagliere J) . Nel 1851 si fecero n uovi impiant( di macchinari, cli modo che fa produzione annuale di polv<~re s1,1lì gnu:latamente, giun gendo al mas~imo di 450 tonnelìate. L'ubicazione dello S tabilimento , conveniente allorquando nei terreni adiacenti non sorgevano che pochissimi abitati., col tempo, allorchè le case ,l'attorno si moltiplicarono, diventò man mano sempre più pericolosa. La popolazione di Borgo Dora <;,he nel 1819 er a di 245Q abitanti, ra,ggiung,e va i 10.116 nel 1836 e i l0.G90 nel 1848. f,; doveroso rilevare che le pericolose manipolazi-0ni che si dovevano compiere nello Stabi.linu~nt o el'ano sempre .stat e esegui.te con tùtte le massime cautele, giacchè dal 1800 al 1851 erano soltanto avvenut i tre scoppi.i, e cioè : il primo nel 1808 con un morto ,ed un ferito, il secondo il l° agosto 1831 ancora con un morto ed un ferito, il terzo 11ell'agosto 1834 co11 due morti. ed un ferit o. · Ciò nonostante il Govfm10 sin cl.agli inizii e quindi poi sempre in segnitc,· si era, preoccupato cl.i questo stato di cose ,e avendo deciso in massima di trasportare .a ltrove il polveriiìcio di -Borgo Dora, a.v<wa fatto eseguire all'uopo ricerch~ e progetti. ·
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REGIA l!'ABBRICA DI POLVERI DI TORlNO
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lVIa ii 26 a,prile 1852, si verific:ò un formidabile scoppio, il quale rovinò quasi r.,ompletamente la Fabbrica, segna,ndone la irrimediabile :firie dopo una esiste11za di 264, ttnni. Per una sommaria descrizione del sinistr,o, occorre dare qualche particolare sulla sistemazione dello Stabilimento. Sulla sponda destra del canale, oltre ai magazzini per ]e polveri ed allo stenditoio per l'essiccamento, erano impiantati i seguenti reparti, contigui.l'uno all'altro , da nord a sud, dopo il magazzino delle easse vuote: frulloni; botte binaria (nitro e zolfo) Champy; frulloùi nuovi in costruzione; 4 mulini a pestelli, (denominati «nuovi))) e collocati l'uno a fianco d:ell'altro; altra botte binaria; lisciatoio per polveri. S'ulla sponda sinistra e nello stesso ,o rdine, dopo il magaz · zìno di legname era110 dislocati : grani.toi; botte ternaria Champy (nitro, carbone, zolfo); granitoi; 13 mulini a pestelli (denominati <<vecchi))), e collocati come sulla sponda destra,; macirrn per il carbone; botte per granulazione e 1.isciatoio per polveri: macine ,e frulloni per lo zolfo. A 25 metri dietro questi ultimi. esistevano due magazzini delle gabelle, di cui uno con polveri ; indietro ancora vi erano i locali della Direzione e della caserma; e verso no1jd : il laboratorio dei legnaiuoli ; due camer·e per le composizioni, contenenti, l 'una nitro e zolfo, l'altra, carbone; forni e i locali per la carbonizzazione. In complesso, in quel giorno esistevano nella Fabbrica, tra polvere finita e quella in lavorazione1 oltr,e 67 t6nnelbte . Il persona.l e addetto a.J.lo Stabilimento, oltre n Dir,e ttore J\faggiore cl' Artiglieria Paolo Balla.da cl.i Saint Robert, ed il Vice Direttore, era formato dalla Compagnia polveristi coma,n · data dal Capitano P lacido Balegno che aveva per Ufficiali di.pendenti i luogotenenti E milio M:attei1 Carlo i\farello, Francesco Boasso e Ravina. La forza nominale della Compa,gnia era di 116 uomini, ma dedotti i. distaecamenti di Genova, e di Cagliari, ammontava in quel gi.orno effettivamente a sòli 4..q pre· senti, mentre poi proprio in quel giorno n Direttore era giustificatamente assente per ragioni di servizio. Il disastro avvenne alle ore 11 45' a,n timeridiane circa, mentre il personale, che aveva, abbandonato il lavoro alle 11 30', in parte stava cambiando l'abito dì lavoro, e in parte era, già in -
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STABlLIMIDNTI D' AR'l'lGLU:HIA -
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cammino verso l'usci ta a.ttraversando il ponte del canale pe1· recarsi al rancio nella vicina caserma. Gli Ufficiali, meno il luog,otenente Ravina, che abitava nello stabilimento, erano già, quasi tutti usciti, ma poco distanti. Le macchine, come d'uso, continuavano a lavorare, sotto la . sorveglianza di un personale ridotto. Si verificarono tre sco11J)i : nel primo scoppio esplose la botte ternaria oolla sua carica di 100 kg. ai quali si aggiunsero altri 120 kg. conten uti in mas.telli vicini; c-ontempor anearnente esplodevano altri 5000 kg., che erano 'in lavorazione nei granitoi, disti'uggendo i rispettivi locali, il magazzino legnami e un mulino a pestelli; le fiamme provocarono subito l'esplosione di 2000 kg. di mistura in lavorazione nella botte binaria ,al di là del canale, e di 3000 kg. che erano distesi nello stenditoio ad. asciugare . Nal;uralmente i locali ed il macchinario andarono di· strutti, e frammenti di legname in combustione vennero lanciati a distanza. Il secondo scoppio fu anche più violento del primo, sebbene abbia causato un nnmero inferiore di vittime; esso interessò i due magazzini delle polveri verdi da essiccare ed il lisciatoìo, contenenti rispettivamente kg. 11.000 e kg . 640, provocando la distruzione· di tali locali, l 'apertura di due brecce nel muro d.i cinta, e la r ovina di una parete e del tetto del magazzino principale delle polveri, nel quale si t rovavano ben kg. 40.000 di pol. vere fini.ta e da collaudare, contenuta in barili che erano rimasti aperti 1>er il prelevameto dei campioni. Subito dopo il secondo avvenne il terzo scoppio che, oltre la distruzione del locale della botte di granulazione e del lisciatoio in cui si trovavano in lavorazione kg. 1500 di polvere, provocò l 'incendi-o dei· frulloni dello zolfo e l'accensione di questa materia, nonchè l'abbattimento del muro cli ponente del magazzino delle gabelle, nel quale erano depositati kg. 4000 di polvere, contenuti in 109 casse pronte per la spedizione. Dopo i t1·e scop;pi rimanevano ancora M tonnellate ·c1i pol· ver e in gravissimo ed imminer1te pericolo. (1ueste successive ei,plosioni avevano fatto numerose vittime, e specialmente la prima, a.ven1 colpito il personale che si tro vava ancora attravers,o i. vari locali, e sovratùtto gli uomini che~
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F ig. i49 - L' atto eroico cli P aol o Sacchi. (da un quadro d ell'epoca).
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S'l'AHJLlME.N'.rl D'Ait'l'lGLIBHIA -
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stamno passando il ponte snl canale. Tra i numerosi feriti era compreso anche il furiere p0lverista Vittorio Paolo Sacchi, che si ti-ovètva presso lo -tenditoio cd ·-era, . tato gettato a Lerra dalla esplosione. Al suo erojco contegno si dovette pertanto la salvezza del deposito principale, la cui espl,osione avrebbe avuto conseguenze incalcolabili. Appena riavuto. i dallo stordimento, il Sacchi, vedendo il magazzino pri.ncipa le col muro sfondato, scoperchiato e circonda to da legname in combustione, ed esposto quindi ai materiali accesi che cadevano dall'alto, inYece cli pensare alla propria salvezza si lanciò nel magazzino riuscendo in tempo ad aspol'tare una coperta che vi era caduta, e che già. essendo in preda alle namme avrebbe altl'imenti provocato l'esplosione del deposito principale. use.endo con un tale pericoloso involto i! Sacchi' si ·incontrò col luogotenente )\fottei, che era i nLanto tornato nél polverificio attraver. o il canaJe, e con l ui e con altri primi animosi che lo seguirono, il coraggioso artigliere si diede a sgombrare le vicinanze del maga,zzi.no dai materiali accesi: subito dopo accorreva anche nn distaccamento di cannonieri e quindi poi giungevano altre truppe d' Artigliei-ia, di Fnnteria e di Be1·sagliel'i, colle quali attraverso la breccia del mlll'o ,cli cinta fu iniziato e compiuto il trasporto dei barili cli polvere in nn prato vicino, dove la polvere venne subito travasata in e.asse e, per mezz.o cli carri da parco coperti, trasportata alla, polveriera di San Carlo, situata verso il Borgo San Paolo in località, completamente eccentrica. La polvere che risultò inservibile per la presenza di C,tlcinacci o di altri materiali estrnnei venne inv,ece porta,tl~ al la Raffineria clel Niti·o dove veniva subito immersa in acqua per renderla inerte e utilizzarla ancora per ricavare il nitro. · Anche le 4 t01111 ellate di polvere che si trovava.no nel magaz;;r,ino delle gabelle, poterono da altro pcrsona,l e esi:;e1·e messe al si.curo in locali più appartati. Alle 13,30 era scongiurato finalmente qualsiasi pericolo ; alle 14,30 il maìsazzino principale era sgombrato, e alle 18,30 tntta 1~ polvere non esplosa era nella poh-rriera cli S. Carlo, oppnre inertizzata. Il disastro fu assai grave : si deplorarono 26 morti e 1G !'c.>-
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Il l!'uriere P aolo Sacchi.
(dii un quadro esistent e al Museo d'Artiglieria).
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STABILIMOJN'l 'l
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riti nel personale del polverifici.o, oltre nat m:almente alla, di.stl'llzion e dei locali e del maechinario . :~·fo ll 'ì:Lbitato circost:rnte al polve1·ificio non si lamentarono morti, salvo un bambino di fre a,1111i, ma i feriti annnon tnrono a 80. Molte case, pm· senza essere abbattute, vennero gravemente le~ionate e scoperchiate, e rese pericolanti. Il Genera.le .Alfonso La,marmora, Ministro dclhL Guerra, fu tra i pl'imi a giungere s1ù posto; giunsero poi anche S. A. R. iI Duca di Genova comandante generale del Regio Corpo d' Artiglieria, il Principe di Carignano, diversi Ministri, il comancla,nte della Divisione, il Sindaco di Torino Oav. Bellono. Ed arrivò da 11oncalieri anche S. M. il Re Vittorio E manuele che compi a cav[Lllo il non breve percol'so in soli 16 mii1uti. T utti coopci-ar9no colla parola e coll'esempio alle operazioni di spegnimento, cli salvataggio ,e di sgomb.ero, alle quali concorse1·0 oltre tutti gli U:O'iciali del Polverificio, tornati immediata· mente al loro posto, a11che tutte le t ruppe d.el presidio, nonchè 2500 militi della Guardi:1 Nazional,e; sottotenenti allievi della. 8 cuola d'applicazione, studenti, borghesi, e anche due sacet·doti. e i pompieri civici. Alla direzione delle operazioni il Duca . <li Genova ptepose il Teuente Colonnello Alcssa.ndro Della Rove1·e. :.\foHissimi episodi di ardimento e di abnegazione vennero scgua1ati , ma su tutti r ifuls-e quello clel furiere Sacchi, lo « eroico voghercse >>, che S. M. dcc.orò colla Mcclaglia d'oro al Valo1:.\Jilitare. Il Consiglio Comunale çli Torino lo acclamò cit,tadino onora.r io, con una, pensione vitalizia cli 1200 l.i re; <~ in seguito in titolò a L di lui nome una grande arteria cittadina, la via che nncor oggi da Piazza Carlo Felice acld1~ce al Regio Oasteno di Stupinigi. · Ad altre persone, fra_le quali il :.\faggi.ore AlessaJ1Cù·o Della Rovere d,ella Bl'igata Pontieri, il Capitano Cesare RicoUi. del Ticggimcnto da campagna, i luogotenenti E milio ~fottei , Carlo, )fanello, Francesco Boasso della Compagnia polveristi, i1 fu. 1·ine YinceJ1 zo Pa,tria1·c;;1, della Brigata Pontieri, il furi ·C1'·e Lo renzo Borra., del 16° Fanteria,, il c:ara.bi11iere An12:elo Run, la guardia municipale Rovascio, fu conferita la ruedagli n, d' Argento al Val or fMilita1·e. A 2~ Ufficiali., fra, i quali. i luogo tenen ti Fiorenzo Bava-Beccaris, Giovanni Quaglia, E manuele P on -
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HEGI.\ l)'.\Hl3Rlt..'A Dl POLVERI
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TORiì:\O.
zio-Vaglia, Giuseppe :Rosset, ccl a 31 uomini cli ti-uppa fu assegnata la menzione ono1·evole. Ricevettc1·0 la Medaglia, d 'Ar gento al Valo!' Civile il Sin- · daco Bellono, il Genera le iVIa:ffci comandante la Guardia Nazionale, l'Ing. Ya,lvassol'i. lo studente Boyei-, ed altri 19 ci ttadini. Le menzione onorevole a.i Valor Ch:ile fu data, acl altre 29 persone, fra i quali il Yic.e- Sind nco Cav. Soldat.i, ed ai due Sacerdoti Don Lanteri e Don Sinco. Il 11inistro della Oncrra Alfon~o La )farmora segnalò poi a. S. M. pe1· paHicolare encomio i. Generali d' Attiglieria conte F erdinando Pr~t, cav. Giuseppe P asto1·e, cav. F a ustino Como, nonchè i Colonnelli Ac-tis. D'Angrogrnt; De Bottini. Ansaldi e D' Auvare pe1· la pront.-1 organizzazione <lei soccorsi; e per la lo 1·0 incitaut-c presenza sul luogo del clisastr·o. Si può ben dire cllr~, in questa gravissima contingenzri, il grande esempio di Pietro Miccn non venne meno, ma fu guida e sprone agli Artiglieri Piemontesi. e a tutti i Torinesi. L'orologio delln Direzione che si e1·;:1, fermato nell'istante dello scoppi.o, venne trasporta,to a,l poligono di « San Francesco al Campo>> presso Cfriè. e ivi ista.Uato nei locali del Baraccamento del C'entro, con nna epigrafe « a ricordo e ad esempio». Vittorio Sacchi 1m ·clì vidi al cimento; 7:1 re,;erentc affatto eroico stetti. O v oi; ohe chiamo a lmnpra,r cuore .e ?nembra, De' fieri l1uli -tn'isiwando l'o1·e; Il r icordo cli L1vi vi SÌ<f cli. spro11e ,l d opre 0911or gcigliarclc e gene1·ose.
·Non fu possibile detérminare esattamente la. causa dello i:.coppio. 11 Direttore escluse che l'esplo.-ione si fosse prodotta nelle botti ternarie e ritenne invece che essa, fosse avvenuta, nei grnnitoi. L'esplosione si. allargò cotanto ~L motiv,o clella difettosa dist1·ilrnzione e oostruzione del P olrnrifìdo, della contiguità dei Laboratori e della soverchia solidità delle coperture. Questi- in· convenieuti furo110 poi, dietro consiglio del Sa-int-Robert, evitati nella costru zi.one del Polverificio di F ossano. -
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S·1'AB1LLMEN'l'I D'ARTIGLIERIA -
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Intanto essendosi decisa la soppressione d·e lla Fabbrica di Polveri del Pallone, per assicura,rc la produzione della quantiti\. di polvere occorrente pc~r l'Esercito, si. accrebbe di 15 il numero dei mulini a pestelli dello Stabilimento del « Lagaccio >> a Genova, e la Compagnia polveristi, che non aveva più impiego a 'forino, fu colà ma.ndat'1, il 25 giugno della stesso anno 1852. Anch~ la Raffineria Nitri venne soppressa due anni dopo 11el 1854.
Pòlverifio'iO e Rciffineria Nitf'i dei« Lci_qaooi(j >> di Genova. -
Questo Stabilimento ebbe la sua origine nelle F abbrica ,di polveri e Raffineria di nit1:i, fatta costruire dal Governo Genove~e sin dal 1652; ai piedi dd muro che~ costituiva, una diga di sbarramento alle a,cque provenienti dai colli Or,egina, e Granarolo: per effetto di questa diga era venuto a formarsi un minuscolo lago artificiale, denominato in dialetto <e Lagasso )) e quindi in .italiano « Lagaccio >>. Col consenso c1ella Repubblica, tale opera di sbarramento era stata costruita nel 1539· dal Principe Andrea Doria per meglio regolare e raccogliere le acque in una conduttura eh<~ doveva pol'tarle alle vasche ecl. alle peschiere della sua vi.11a in riva al mare. Fin dalla su.a creazione, il Polverificio era destinato a lavorare essenzialmBnte in caso di guerra; però anche in tempo di pace esso produceva annualmente una piccola quantità di polvere che risultava pertanto di prezzo molto elevato in conseguenza della manéanza cli spazio e del grande costo dell'energia motrice. - Nel .1Sl5, col trattato di Vienna, tutto il territorio della Repubblica Genovese passò al Piemonte, ed il Polverificio con la Raffineria nitri del Lagaccio diventò Stabilimento del Regno Sardo. · ,, Con l'ordinamento 9 genna.io 1823, esso fu. retto da un apposito Direttore; nel 1831 la Dire~ione venne invece affidata, ad ·un. Ufficiale del presidio di Genova; ma, successivamente, con l'ordinamen~J 5 gennaio 1833, un · tale incaricato fu sostituito da un vero e proprio Direttore, affiancato da, un Vice-Direttore . Nel 1835 il Governo fece ingrandire il preesistente fabbricato, a:ffida,ndone l'incari.co al Generale del Genio Agostino Ohio_ . 2620 -
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· . . . lel Lagaccio. 1 1 Shl:nl1mento . ~_ Pian ta del o • _ es del cevatco 1840 » )· . de la ville de eGen F 1g . , ::i (estra tto da « la car te •
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STABIL1i\rn:-;1' 1
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do, genoYese, che tanta fama clon!va poi acquistare quale costruttore dell'Arsenale della R ?lfarina alla Spezia _ Su progetto del Chiodo venne er,e tto un fabbl'icato per gli uffici, e furono costrniti magazzini, scude1·ie e cn,serme per 200 soldati. Sì rimodernò la Raffinel'ia : si costituirono depo. iti cli carbone; s'impia nlarono macine da zolfo e macchine pel ll'aJol'o dei com bi dei pestelli. Si co~tl·nì an che nn va~to edificio l'ettangolarc per i pestelli. che,. in casotti iBolati, erano mossi con forza animale; i;;i fecero laboratori per migliorare la ('Onfczione delle polveri, per i granitoi, per i fr nlloni ; si provvide nlla c;,ost.rnzione cli uno ste uditoio per l'essiccazione dell e polveri ultimat!:'. Le acque del Lngaccio ven nero ntilir,zate !'-lia per :-;ervizio idrico delle lavorazioni. sia JW I' avere un serbatoio rontro gli incendi. Con Regio Bl'cvetto del 2 settembre 1837 fu stabilito che vi prestasse servizio un clistaccamellto della Compagnia polveristi di 'l'orino, ed in caso di bisogno era concesso che oltre i ~oldati cli tale distaccamento si pote.. se ricorrer e all'impiego di uomini tratti dalle altre Compagnie d' Artig1i eria, di Citnnonieri vcteeani e cli operai bo1·ghesi. I n . eguito allo scoppio <lclla Fabbrica di polveri di Dorgo Dora di Torino del 1852, si dovette concentrare in questo Polverificio di Genova la fah bri<·nzione tlellP polvel'l, attiva,ndo all'uopo anche maggiormente quello di Cagliari. Al Lagaccio si dovettero in conseguenza operare Yari ampliarnenli, azionare ad acqua i pestelli esistenti ·auuientand.oli di 1.5 unità, cd alt.r,es1 procedei·,' alle trasformazioni necessarie cli tutti i varii altri macchinal'i che 1:eHnero pme azionati con energia idraulica. Co, me già fu detto i componenti della Compagnia polveristi ancora rimasti n ':Porino venne1°0 assegnati in parte a Geuova ,ed in parte anelaron o a, rinforza!'(! il distaccamento del P olverificio di Cagliari. Quanto si è detto pe1· la raccolta del salnitro pe1· la Fabbl'ica di polveri cli T·orino vale anche per il Polverificio clel Lagaccio. N-el 1 G4, la produzione cli polwre .fu cli kg. 293.891 e nel 1 55 di kg. 323.2 ; e la pl'oduzione del Lagaccio si mantenne ~ tale cifra finchè non fu co, truito il Polverificio di Fossano. Qua1)do al principio del ~860 quest' ultimo entrò in f onzio -
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l!' ig. 752 - P ianta clei terreni clipenclenti dallo st(lbilimen to a polver i del Lagaccio. (da un disegno clell'epocn).
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ne, il Polverificio del Lagaccio venne soppresso, ma viceversa la Raffineria nitri; con Regio Decreto 1'7 giugno 1860, diventò Sta.biUniento militare del Regno d'Italia, e tale- rimase anche in seguito con l'ordinamento del 4, dicembre 1870. Successivamente i locali del Polverificio fur ono occupati da.gli .Stabilimenti che vennero cr eati in seguito alla soppressione dell'Arsenale di terra,, ecl nnzi in un primo tempo vi fu coesistenza del Polv,er:iiìcio con i reparti meccanici dell' Arserit~le stesso.
Arsenale di Genova e Stabilirnenti deri1.,citi. - ]'in da.l secolo XIV Genova aveva un Arsenale di terra, chiamato poi « Ar . senale di .Ar tiglieria di terra ì>, in prossimità cl-elle <:aserme sistem~te sotto- il bastione di San Giorgio, nella localiUi. ove ora sorge la stazione ferroviaria di Piazza Principe. Nel 1815 questo Arsenale divenne Stabi1imento mili.tare del Regno Sardo e fu a.dibito a fabbrica,zione di armi varie, nonchè a fonderia. Nel 1850, per costr't1ire l'anzidetta, st::i,zione di Piazza Principe, si dovette abbattere a,nche l 'antico Arsenale, e le lavorazioni che ivi si faceva.no vennero trasferite al « Lagaccio )) previo il trasporto del macchinario in alcuni locali del Polverificio. all'uo,po adattatL · Lo Stabilimento così rieostituito cessò pertanto di ehiamarsi Arsena,le e verme qualificato col nome di « Stabilimento rnecc:111ico di Genova >>; esso inir,iò il suo funzionamento nel J 853 e fu destinato a costruire ,e rip:.mu·e parti. di materiali varii cli artiglieria, funzionando nel contempo anche qua.l e fonderia di. cannoni e cli proietti. All'inizio del 1SGO, sospese le sue lavorazioni , per lasciare posto alla « Officilia, Ma,e stranze di Genova>> ed al « Laboratorio Riparazioni >>. PoZverificio ,p,i Oagl-iari . - Come è noto, durante il periodo della dominazione francese in Piemonte, la Casa di Savoia si era ritirata in Sardegna e vi rimase dal dicembre 1798 all'i.l maggio 1814. In tale epoca il Polverificio già esistente nell'isola -
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Fig. 753 . Pianta della R. l!~abbrica cli polvel'i d i Cagliari.
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venne ampliato cou l'aggi.unr.a · di una Raffineria cli nitri e di un Laborat01·io Chimico. Il Polveriticio di Cagliari rimase in funzione anche d-opo la rest.-1ura~done della Monarehia Saba.uda in Piemonte. ma la sn,L capàcità, di pr oduzione era così piccola da. bastar~ appena a,
Fìg. 754 - L'),. r:<en:i le cli C:iglim'i.
somministrare lP poln ~ri che si consnmn.vnnò nell'isola , mentrt~ poi per la, s ua, distanza, dal continente non si trovava in posiziorn~ adatta per fornire polveri agli Stati. di terra:ferma con l::i, voluta 0eleri.tà, e so;vratutto con la necessaria, sicurezza cli tra- 1 sporto. · Con l'ordin amento del 9 gennaio 1823, il. personale tecnico era formato : ch.1: un Direttore, un Oapo-polverista, un raffinatore, u n a,n11aiolo ed un piccolo numero di operai. -
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F ig. 755 - P iantn e sezione del R. Arsen:ile di Cagliari.
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Nel 1831 le funzioni di Direttore erano disimp~gnat.e da un Ufficiale del presidio. Nel 1849 il Direttore era invece un Uffi~ ciale superiore d'Artiglieria. Essendosi frattanto costituita a 'l'orino tma Compagnia p'olveristi, una piceola parte di essa fu manchta, a prestare servizio n_el Polverificio di Cagliari. Con la distruzione della Fabbrica di polveri di Borg,o Dorn a 'l'orino per il noto scoppio del 26 aprile l.S52, la, fa,bbricazione delle polveri., oltrechè nel Polverifido di G·enova, fu anche maggiormente attivata in quello di Cagliari. Con Regio Decreto 17 giugno 1860, questo Polverificio. divenne Stabili.mento militare del r..:iegno d'Italia, ma fu {;;Oppresso con Regio Decreto 2 marr.o 1S62, quando cominciò ·a funzionare in piena effidenza il Polverificio di Fossano. Già in epoéhe precedenti, a Cf:~gliari vi. era stato un Arsenale : risulta, anzi da un 'antica lapide de1l'am10 1264 (ricor9ata in una relazione del 128~b) che a Cagliari si fabbricarono armi per i Pisani. Durainte 1~ permanenza in Sardegna dei Reali cli Savoia, nel per.iocto napoleonico, veuner,o impiantati a Cagliari un << Arse . nale )), un' « Armeria )) ecl un « Laboratorio Artificieri )). L'Arsenale servì essenzialmente per le riparazioni dei materiali cl' Artiglieria; l'Armeria per quelle delle armi portatili ; il Laboratorio artificiei:i per costruire gli artifizi vari sia per le artiglierie che per le armi portatili. · I tre predetti sta,biH,nenti. continuarono a funzionare a,nche dopo 1a restaurazione, e vi -Etl adibita una parte de11a l" Compagnia Artifìderi di Torino e poi un distacca.merito della, 2" Compagnia di stanr.a in Genova,·; essi. dura,rono :fino al 1860, anno in cui vennero soppressi in seguito ed in conseguenza dell'aumentata potenzialità, della Fonderia di Torino e di Stabilimenti. analoghi. in Piemonte ed in Liguria, nonchè per l'impianto in Cagliari clell' « Officina Maestra,nze )). i.l.rsencile clii Cagliari . ~t:aòilimenti 1ninori. -
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§ 2
Regno Lomb ardo Veneto: Officine d'Armi de lle Valli Bresciane - Particol a rità de lle lavoraz ioni - II patriottismo dei triumplini L'I. R . Arsenale e Fabbriche d'Armi di° Gardone Val Trompia - Organizzazione del lavoro - Fabbrica d'Armi d i Brescia - Brescia centro direttiv o di fabbri cazione, di raccolta e di vendi ta. Ducati di Moden a e di Parma: Pol verificio di S pilambe rto Fonderia di Parma - Laboratorio d'Artifiz i di Parma - Polverificio di Montechiarugolo. Gran Ducato di T oscana: Le offi c ine di Li vo rno, Portofe rraio , Orbete llo - L'Arsena le di Firenze - Il Laboratorio e Magazzin o mun izioni - -La Sala d'Ar.t ifiz i - 'Le tre Armerie della Fortezza da Basso. Sta to P ontificio : L'industria privata controllata dag li organi governativi - L'Arme ria Vaticana - Il Laborato rio di Castel Sant 'An gelo - La F onderia di Be lvedere - L'Arsena le d'Arti g lieria La Pol v erie ra di Tivoli - La macchina a rigare del Co lon. Vincenzo Afan De Rivera. R EGNO Lo:MBA!tDO V rnNETO
Officine d'armi dello ·valli Bresciane. - Il territorio bre sciano fin da epoche remotissime, e cioè dalla Roma Imperiale al Medio Evo 1ed ai tempi moderni, fu culla di fucine, officine e fabbriche d'armi private, di rinomanza mondiale. La pr<isenza di giacimenti di miner-ali di ferro in Val Trompia e l'indole della popolazione - laboriosa, tenace ed intelligente - furono i fa ttori per cui sorse e si sviluppò quell'industria armiera, che, ger minando dalla primitiva fabbricazione delle armi bianche d'ogni genere, offen!':ive e difensive, si ampliò, si completò e si este e fino a diventare vera e propriH perfezionat.a industria delle armi da fuoco nelJe loro varie gamme, e cioè : armi portatili come archibugi, carabine, fucili, moschetti, pistole, ecc. ; armi pesanti trasportabili o trainabili come bombar de, m.ort~ e cannoni. P er t ali notevoli pr oduzioni, l'industria armiera delle Valli Bresciane riuscì meritamente ad es ere assai apprezzata mentre le sue fabbricazioni venivano ricercate in Italia, in E uropa, nel Levante ed in Africa. -
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In Brescia-dttà, nella Provincia e specialmente in Val 'Trompiù, le officine del gener,e non solhu1to continuarono a moltiplicm·si di numero, m.1 fu un ininterrotto progr edire nell'art e · cli forgiare il ferro a colpi di mar tello. ·
Fin da, epoca anteriore al 1500 il nome dei Glisent.i era perfettamente noto n ell' i ndustria siderurgica del 'l'rentino. Nel 1507 Angelo Glisenti da Casto cserciht,·a a Roncone in Provincia di Ti-ento una fucina, e nel 1536 nella Conca di Oreto la Ditt?&, F1;atelli Glise11t i costit uì la sede centt·ale di una industria cli. particolare im po1-tama siderm-gica da1Hlo vita e 1-icchezza, a, tutta la plaga. La Dit.ta ritirava il materiale di lavoro e cioè ghisa. ferro ,e 1·esiclua ti bellici, in massi.ma parte della Val Trompia, e ' pertanto poicl!t\ Fattività clell a F ondcl'ia Gliscnti veniva rapi._damente sviluppandosi ed aumentando, così. malgrado gli ingrandimenti apportati a,lla Centrale di Or,eto, questa si rese ben presto insufficiente ai bisogni tanto che i Fratelli Glisenti dovettero provvedei-e ad effettuare nuovi impianti in altre localiti\ conve11ienteme11 le prescelte. 11 2G settcni bre 185D la Di.tta Gliscnti si t rasferì iu mod{> definitivo a C:ucina V al Trompia costrncndo ivi la sua grande Fondc1·ia ed i Fmtelli Glisenti seppel'O all' uopo valorizzare le energie idrauliche e t ~cn i.che nonchè b valoroi-u, maestra n?::a locale pci- dare vita ed i11crcmento alla loro industri.a che si faceva sempre più fiorente. L.~ sagacia elci dil•igenti e fa, loro instancabile operosità fe cero si elle ben prest-0 la Fonderia Glisen ti si affermasse fra le più rinomate sia per la qualità. clei getti cli ghi.. a più complicati e diffi cili, e sia,. ancbe per la fabùdcazione cli strumenti ed utcusili cli ferro particolarmente adatti alla lavorazione delle armi da ca<:eia e da gueri-a. J,n, fama dei p1·otlotti Glisenti si e~tese oltre i confini <lella P enisola siccltè essi ottennero non soltanto succes. o e plauso cli 'n cquisito1·i e cli coll1petent.i, ma, proc urarono alla Ditta importanti forni ture : ovratutto in F1·ancia la · Ditta Glisenti, p1·{~rniafa in val'ic Esposizioni ove brilla,ntenient<.' essa presentava armi da caccia e rna,teriali da guerra, fn parti-
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l!"ig. 75U. Lo stabilimento GUsenti nel 1859.
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colarmente rinomata ed apprezzata ta11to eh-e il Governo Francese affidò ad essa la fornitura, cli 30.000. fucili. Ohassepot. La Ditta Glisenti non dormì pertar1to su.g li aUori e continuando a perfezionar,e i suoi ·impianti, costituì un gabinetto pe1· studii, prove e ricerche scientifiche, andò man mano migliorando il proprio macchina;rio sostituendolo coi tipi più moderni e più perfe~ionati pervenendo così a dare alla prop11a industria me: · tallurgica una v,e ra e perfetta organizzazione. Abbiamo ritenuto doveroso di dilun·g arci in riguardo della Ditta dei Jl ratelli Glisenti in quantochè essa fu la prima a mettere in valore i minerali della Val Tl'ompia impiegando nei proprii forni a riverbero la ghisa prodotta dagli alti forni di Pisogne: ,e ra da tale ghisa che la Ditta, ricanwa, quegli accia,i che le diedero grandissiJna fama e valsero a compensarla de'i sacrifici incontrati in studii ed esperienze, nella accnraitezza rigorosa dellè proprie lavorazioni e nelle spese ingenti e sempre rinnovantesi per ingrandire e migliorare i proprii prodotti . In premio di tutte le sue benemerenze la Ditta· Glisenti conseguì superbe e lusinghiere onori:fi.cenze in moltissime esposizi.oni italiane ed estere, e si vedrà come a,nche nei futuri periodi di tempo essa abbia continuato a mantenere un posto di prim'ordine nell'industria siderui·gica Bresciana.
* * .,. Le così dette « lazzarine )), canne fabbricate verso la fine del secolo XVII nell'offi.c inà del grande artista armaiuolo Lazz11rino Oomtnazzo di Ga,rclone V. T., furono tenute in cosi grande pre gio, tantochè da ogni. patte si richieclevà che il nome Oominassi. fosse. inciso come garanzia e come marca di pregio sulle armi da lui fabbricat~. Nei secoli XVII, XVIII e·xrx vediamo funzionare in Brescia varie ditte, fra cui celebratissima quella di un certo G. B. Francino da Gardone; risalendo la Val Trqmpia, troviamo .officine e fabbriche d'armi a 0arcina ed a Sarezzo, ove la ditta Bailo' aveva iniziato sin dal secolo XVI la sua fonderia di. cannoni; a Lu mezzane ed a Gardone sorgono numerosissime Ditte molto sti mate fra le quali le più importanti.,erano la Beretta, la Franzini, 1
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la Paris, la Beccalossi, la Cominazzo, la Frusci, la Berna1·dellL la Chinelli ed aJtre molt-e ; mentre altre fabbriche si impiantano ad Inzino, a Marcheno ea in varie altre località. Gli è così che trova la sua sostanziale e fondata realtà il detto popolare che « in Val 'l'rompia ogni casa è una fucii1a, ed ogni uomo è un fabbro». È pe1·tanto deg11a di rilievo l'organizza11,ione del lavoro. Eia;. so veniva diviso fra ·1e dftte1 e nelle rispettive loro officine avveniva la specializzazione. Le direttive venivano da Brescia, la quale teneva l'alta sovrai11tende11za delle officine e delle fabbriche; ed a Brescia affluivano poi i prodotti .la,vorati e i mercanti di . 1 armi. Gardone era famosa pe1· la cost ruzione delle canne da fucili; Lumezzane ed a1t.re località erano rinomate per le parti accesso rie, fornjmenti e acciarini ; altri luoghi era.no ccleb1.'ati per ìa costruzione cli bombarde e cannoni. Si rivendica fL im triumplino (cioè della Val Trompia) certo Picino Frusco, l 'inven zion e dell'acciarino a pietra focaia. Durante il periodo napoleonico, sia nel periodo della Repnbblica Cisalpina che durante il Regno Italico, tutte le officin e lavo1·avano in pieno pe1· fornire armi alla armate francesi, e Garclone, da sola, forniva 40.000 fucili all'anno. J~~ da. ricordare che le damascature e la lavora,zione cl.elle canne a tortiglione delle armi bresciane er ano note e praticate nelle officine Beretta sin dai primi decenni del secolo XVIII, e si generalizzarono poi nel periodo 1810-1840. ·Caduto Napoleone., la. Lombardia ritornò sotto il dominio austriaco e consegueHtemente le officine Bresciane fatalmente languirono sia perchè le forniture militari si limHarono a poche migliaia ùi fucili, e sia perchè per ragioni politiche la fabbricazi.one de'lle armi d:1 c11,e cia fu pure ostacolatn dovendo quest'ultima essere seYeramente controll ata. da una Commissione incaricata di procedere a.1l'ope1·azione della obbligt1itoria bollatura delle ca11ne. Dopo i fatti del 1821 l'esportazione delle canne fu addirittu ra vietata, e l' industria bresciana riceve Lte perciò un nuovo fierissimo celpo. Ma pur in questo stato di cose c,mtinuò lo stnclio dei miglio •-
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ramenti alle armi, e specialmente l'operazione del to1·cimenLo pev la fabbricazione delle canne . ubì una geniale tra formazione. Dapprima l 'operazione del tor cimento consisteva, nell'adoperare una sola lamiua lunga e sottile, che, a metallo incandescente, veniva ravvolta a spira intorno ad una spranga, ottenendosi per tal modo una canna, che, sottoposta a.ne successive usuali operazioni d,wa un prodotto resistentissimo e quindi risponèlente alle esigenze. dell'uso . La trasforma,zione introdotta nell'operazione di t0rcimento consisteva nell'impiegare 3 o 4 oppure 5 e tal volta anche un num<~ro maggiore di lamine o sprangbette quadre an1,ichè una lamim1; sola : tali lamine elementari venivano twite la.to a lato, i ndi torte e posciu, saldate a metallo bol lente e bat tute fino a formare una lamina che, avvolta a spira, venirn, in seguito sottoposta alle ordinal"ie operazioni. I noltre, poichè ogni spranghetta elementa,re non si componeva di un metallo solo, ma era ottenuta con fili di f.crro e cli acciaio, alternativamente sovrapposti, così la deLta operazione veniva a dare alle canne quelle doti di elasticità, coesione e resistenr,a, che la moderna tecnica sidernrgicn. ottiene per me1,zo d,ellc leghe. '.l?ale procedimento, quando si applicò la brunitura, ebbe anche dei pregi ornamentali che le moderne leghe non hanno . Difatti componendosi le canne di due metalli di diversa compattezza,, il liquido brunitore veniva diversamente assorbito a seconda dell'ordine che nel torcimento il caso aveva fatto prendere alle parti dei due metalli. Ne seguiva un delinearsi di linee e cli chia1·oscuri inimitabili, che rivelavano a,gli. esperti la qualità e la provenienza della merce. In questa operazione della torcitura, che si chiamò « com posta » fu peritissimo artista Antonio Beretta, vissuto a Ga1·done nella prima età del secolo XIX. Scoppiati i moti rivoluzionari del 1848, cosl come risulta da · un Proclama del Comitato Bresciano di guerra del 2! giugno, i t riumplini vi parteciparono con ardenle passione patriottica e ritornando nelle v,ccchie officine delle loro valli, in parte allora deserte, vi presero le abbandonat~ lavorazioni pe1· fotgia1·e le armi necessarie ad alimentare l'insurrezione: il predetto Proclama loda appunto la prontezza con la quale i tri umplini rispos<'ro aLl'appello della P atria. '*' -
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Fig. 759 - Parti ed accessol'i per fucili e pistole cli fabbric4e Bresciane. Sec. XVII e XVIII. ·- Raccolta L. Marzoli. (da la Rivista « La. Valle Trompia » anno VII Ditta Apollonio, Brescia 1830)
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I Capi delle industrie si fecero condottieri ed il Berettf:~ proteggeva i valichi di Valle Ti'ompia -sotto la direzione del Generale Durando. Due bollettini di giierra del Comitato rivoluzionario bresciano, in data rispettivamente del 29 aprile e 2 maggio 1848, documen tano il valore combattivo dei trimnplini componenti i . battaglioni Ber:etta, Anfossi e Grota, che parteciparono efficacemente alla di.fesa dei passi del Trentino a Ponte Caffaro. Nè alle gloriose Dieci Giornate di Brescia mancò l'aiuto dei triumplini, che con alcune loro colonne armat,e entrarono in Brescia la sera del 25 marzo 1849. Ma nel 1850 non soltanto era ricomiìtCiata la vita triste e dura per il ritorno-clella dominazione austriaca, chè in quello stesso anno, la sera del 14 agosto, un'immensa sciagura venne ad abbattersi sulla Valle Trompia per un'innoncla:bione terribile che distrusse argini, ponti, case e fucine : e fra le a ltre fu divelta an che una storica fucina del Beretta che sulla trave di mevw portava, scolpita la data, del 1500. Nel 1857 la Ditta Beretta, lottando contro tutte le più varie avversità,rappresentò degnamente all'Esposizione di Brescia l'antichissima industria della sua Regione e della sua Casa organizzan d'o una, Mostra che fu interessantissima come quella che riproduceva una cronologica e ricca collezione di m.a,gnifici esemplari. P ochi a,n ni dopo, nel 1859, allorchè la Lomba,r dia veniva, annessa al Regno Sardo, specialmente le dit te ai ·aardone, riavutesi dalla terribile irrondar,ione del l8GO, riprendevi:mo la loro attività, e sovratntto la Beretta diventò uno stabilimento privato di primissimo ordine. Negli anni che segniro110 si può dir~ che la grande industria armiera si concentrò sopratutto a Gardone Val Trompia·e a Brescia. L'industria delle armi da guerra nella Valle 'l'rompia non va però considerata isolatamente in sè stessa, giacchè essa visse e prosperò insieme rulla sua principale e perciò industria-madre, quella, cio(~ delle armi da caccia. In tali fabbrica,zioni l'indust ria armiera si affermò ancora coi nomi notori già citati, ai quali altri se ne aggiunsero per costit'uire quella teoria di uomini e di Ditte che sono vera gloria per le Valli Brescia,ne: i Beretta, i -
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FABBRICH8 D, ARMI Dl VAL TROMPIA
1'1:utti, i P aris, i Franziui, i Zambonardi, i Polotti, i Gunetti, i Rossa, i Bertani, i Moretti, i Beccalossi, i Bernardelli ,ed altri numerosi ancora meritano veramente di ess,ere ricordati a cagion d'onore anche j)er aver saputo formare .un ,1rtigi.anato sempre più fattivo e sempre più perfezionato e per aver quindi effi· cacemente operato all 'elevamento sociale, economico e lavorativo delle Valli 'l'rompia e Lumezzane.
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I . R. Jirsenafo e fabbrfohe d'ainwi cli Gardorie Vai Tr01'npia. Il 29 dicembre 1806, il Vicerè Eugenio de Beauharnais volle
visitare le Fabbriche di Armi di Gardone V. 'l'. delle quali si menava gran vanto, ~ riconoscendone la, effettiva grande importanza, con speciale I. R. Decreto, vi istituì un apposito <<Arsenale» a capo del quale pose un Ufficiale insi_eme ad altri. incaricati di dirigere e di coordinare il lavoro di quelle Officine, ch,e furono chiamate « Reali)) . In quell'epoca fu pure progettata la, costruzione di un vero e proprio stabilimento, con il suo ca,na,l e a limentatore, derivato dal Mella ad Inzin o : ma, i lavori si inizia,r ono tardi e procedettero lentamente. Nel 1815 e nel 1816, il Governo delle Due Sicilie ordinò alle F abbriche di Gardone molte armi; nel 1816 le ditte Pa,ris e F ra.nzini somministrarono alla Toscana 3.000 fucili, 3.000 carabine: 5.000 paia di pistole, 450 sciabole da, cavalleria e 600 per fanteria . Il 16 ma,rzo dello stesso anno, l'Imperatore Francesco I, visitando Garclone col principe di ,Metternich, decretava che ogni anno vi si costruissero 6.000 armi per l'esercito; ed il 1° a,gosto 1829, esentava gli artisti di Gardone dal servizio mi.litare, privilegio confermato a,nche jn seguito da Ferdinando I. La « Congregazione Centrale >), nel 1817, vi commetteva 3.200 fucili; e negli anni 1819, 20 e 21 Gardone mandò migliaia di can ne a Parma, in Grecia, in ~r urchia, in Algeria) e ciò fino a quando nel 1821 fu proibito di esportare armi da guei-ra. V,enn-P- in seguito concesso di fabbricare armi, ma esclusivamente per G:overni amici., e fu così che nel 1840 si allestirono 1200 fucili per il Ducato di Parma1 mentre, dal 1825 in poi, una, ditta di Gardone fabbricò e somminist!ò t utte le pi.stole, tromboni COIJ:'!.piu ti, ac-
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ciarini a percussione per cannoni, e quanto occorse per l'armamento dell'Arsenale cli Vene.zia. Nel 1848 si ebbe uno straordinario incremento lavorativo con una produzione di cinquemila canne al mese; ma tutte le scorte di armi che per · tal mod.o erano andate costituendosi dovettero essere consegnate al Governo austriaco. Da quel tempo cominciarono gli anni più tristi per queste indnstrie. Durante lo stato d'a,ssedio del Mano 1849, per le Dieci Giornate di Brescia, non si fabbricarono che poche migliaia di fuciH per l'esercito austriaco; nell'aprile 1850 una disastrosa inondazione portò gravissimi danni con la distruzione d.i molte officinè; dal 1853 al '55 la, fabbricazione fu molto limitata riducendosi a quakhe centinai.o di canne da pistola o da fucile per la caccia. Le commesse erariali. cessarono però completamente in seguito alla Sovrana Risoluzione 31 dicembre 1856. ch,e, costringendo le Fabbriche d'Armi a chiudere i proprii batténti, condannò alla mise~ia molte famiglie.loca,l i.
* * * I laNori per la sistemazione dell'Arsenale progdtati fin dal 1806. non furono ultimati che dopo il 1850, e questo fu ottenuto
soltanto per interessamento della Commissione incaricata de~ provvedimenti a favore-. -dei cla,n neggiati dall' inonclazione del Mella, perchè altrimenti i lavori avrebbero a,ncora ulteriormentetrascinato in lungo. Del resto anche !'.Arsenale non ebbe gra,nde lavoro, perchè dall'Austria fu vi,ctata, la, fabbricazione cli a,rmi di qualsiasi genere. · Nel 1857-58, in Gar<lone si fabbric.:rrono circa, 5 ' mih canne semplici o doppie da caceia. Il lavoro delle canne era ripartito in cinque classi di opera.i specializzati e cioè : i bollitori, i trivellatori, i livellatori, i molatori ed i finitori. Ciascuno di questi gruppi si eleggeva un capo, che 1·imaneva in carica per tre anni e risiedeva in Ga,r done V . 'l'. senza cessare però di prendere parte al lavoro. I cinque capi presieduti dal Capitano formavano la rappresentanza della fabbrica. -
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ARSENALID DI GARDO.NP: VAL TROMPIA
I fondellieri, i viton~eri, la categol"ia, di quelli che ponevano la mira, ed i provatori, formava.no poi appendice alle cinque classi di operai sopra accennate. Le canne dopo · di ,essere- !'Jtate termina.te c·· tl:ehitamente provate venivano portate a Brescia. Soltanto nel 1859 dopo l'annessione della .Lombardia al Regno Sardo, con R . D. dell'agosto l'Arsenale po.tè riaprfrsi col titolo di « Fabbrica d'Armi Erariale )) alle dipendenze a.ella Fabbrica d'Armi di Brescia, costituencl.o una sezione di qnest'ultima. La Fabbrica d'Armi Eral'ia,le fu posta sotto la direzione del Maggiore d'Artiglieria Petitti, incaricato di provvedere al più presto alla riattivazione di questo importamte Sta,h ilimento. Gardone V. T., dopo parecchi mesi di desolante disoccupa: zio.ne, che aveva ridotto in miseifa molte famiglie, apprese ·con senso di sollievo e di vero entusiasmo un tale provvedimento, e la ripresa del lavoro fu quasi immediata. Il Municipio deliberava subito di concorrere alla grande sottoscrizione garibaldina per la spedizione dei Mille offr.endo l.000 fucili, e nel tempo stesso il Governo clel Re Vittorio Eman uele II dava-~alla fabbrica d'Armi Eraria1e l'ordinazione cli altri 20 mila fucili. Si ebbe così un vero risveglio di at tività e di lav-0ro salntato come auspicio augurale per un definitivo e sicuro avvenir,e, risveglio che si intensi:ficò a,ffermandosi nell'anno successivo a,1lorqua,ndo, con R. D. 17 giugno 1860, l' Arsena,l e di Gal'done diventò con la Fa,bhrica d'Armi cli Brescia un complesso di officine da quest'ultima dipendenti. Fabbrica, d 1 A.rnii ài B1. esoia. - A giusto titolo si può affel'· mare che Brescia-città fu la grande madre dell'industria armie"a sorta ed affermatasi nel suo territorio e nelle Valli Bresciane. La Cit tà, oltre che fabbricare essa stessa, raccoglieva la forte produzione di armi cli tutta la Val 'rrompia e, o la vendeva direttamente ai mercanti che a Brescia convenivano da ogni Paese, oppure la smaltiva in Europa, nel Levante ed in Africa attraverso i porti marittimi di Genova. di·Venezia e di Trieste. Brescia costituiva il centro da cui irradiavano le direttive per la organizzazione del lavoro e per gli statuti degli armai.noli, ed! era Brescia che con insistenti ed ascoltate istruzioni raccomandava, suggeriva e ricordava l'osser-va,nza e l'importanza di -
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STABILIM[)):-1'1'1 D'ARTIGLIERIA -
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certe speciali norme tecniche da seguirsi in quelle l avorazioni, che avevano assicurato ·a l Bresciano tanta celebrità. Tutti i la,vori 'di finitnra si compivano in Brescia, ed all' nopo tu tti i fabbricanti pJ·i.v::Lti d'armi e di canne di Val Trompia, e speciahnente di Gardone avevano nella cit tà di Bre~cia botteghe ed officine attrezzate vcr tali lavori di finimento. QuanLo si~ detto circa le moda,lità, cli lavorazione, l 'organizzazione clel lavoro ed il funzion amento delle officine e fabbriche d'Armi nelle valli b1·esciane, . i può ritenere valevole anche per il capolu ogo. Con la terza guerra dell'indipendem;a del 1859 Brescia fu a11nessa al Regno Sardo, e da allora, la sua industri a armiera fo r ni armi al Piemonte per la. spedizione dei Mille in Sicliia nel 1860, e quindi per la campagna del Napoletano òel 1860-61. Il 18 agosto 1859 finalmen te venne stabilita con Regio Decreto una Regia Fabbrica d'armi in Brescia col seguente per.·-0nale direttiYo : l •Maggiore Direttore, 1 Capitano Vice-Direttore. Si istituil'ono inoltre 20 controlJori, cli cui 6 cli l" classe, (i di 2", e 8 cli 3", da servire in pru't(' per la F a,bbrica cl'a,rmi di Tor~no e in parte per quella <li Brescia. Il 16 febbraio 1860 vennero precisate le tariffe per la fabbi-icazione dei fucili cli fan teria mod. 1860 a percussione o ad acciarino, fLd avancarica.; e con Regio Decreto 17 giugno 1860, La Regia Fabbrica d'armi di Brescia diventò Stabilimento militare del Regno d'Italia.
D UCATI DI MOOJ11NA E DI P ARMA
Gli EsLensi, prima a. F errara, e poi 11 Modena, non ebbero mai veri e propri stabilimenti. militari. Soltanto sotto Francesco III sorse, nel 1749, una Fonderia cli cannoni, di cui è stato detto nel Vol. II, Capo VI. Prima di lui, gli Estensi si servirono di. « Fonditori )), che pertanto non venivano chiamati se non qnando la loro opera si rendeva necessaria. Dai documenti della « Cancelleria Ducale)> ~i può ricavare l'elenco di tutti i fonditori che servirono gli Estensi dal .t472 fino alla metà del secolo XVIII, dei qua1i molti, e specialmente i « Censori>>, della -
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P0LVEIHF'ICI0 DI SPlI,AMBEHTO
~elebrata famiglia Marchigiana, sono stati nominati a suo luogo. A Modena nel secolo XVIII la Fonderia era, situata nel Palazzo dove a,tt ualmente si trovano i Musei e la P inacoteca esten se, in Piazza S. Agostino ; locale che allora a,veva appunto denominazione e aspetto di Arsenale. Nd 1749, per opera di Francesco III, come si è detto, Modena ebbe una ver a F onder ia, dove il Duca fece fondere, rientrando nei suoi domini, le artiglierie secondo -il sistema dei cinque calibri del Vallière. Questa Fonderia era situata nella, Oittac1ella cioè nella Forrezza, ed ebbe una discreta attività negli a,nni 1751, 52 e 53. Poi il Duca preferì servirsi all'estero, segnf-1.tamente in Francia, e non 1:i.sulta che la Fonderia abbia in seguito avuto ancora qpalche notevole attività, all'infuori di quella che probabilmente si limitava, alla riparazione delle vecchie artiglierie. Al ritorno degli Este11si dopo la restaurazioe, i materiali di artiglieria vennero loro forniti dall'Austria. Questo polverificio ven ne co struito nel 1763, e prima di allora nel Ducato di ,Modena la polvere da guerra era fornita '·da, polverifici privati, secondo norme e leggi speciali alle quali già è stato accennato nei Capitoli precedenti. In origine, il polverificio di Spila,mberto era costituito da, un modesto fabbricato, detto cli Sant' Anna, il quale comprendeva, in tutto otto pestelli. Vennero però subito costruiti altri due locali per la grani.tura ,e per i « polverari >> ; l 'area coperta complessiYmnente da, tutti· i locaJi non superava pertanto 5318 metri quadrati. Qualche anno dopo e precisamente nel 1769 l' edificio fu amfJ1iato per ingrn,ndire il locale per h , granitura, e venne costruito u:n altro fabbricato, detto di San P ellegrino, comprenclenre un casotto atto .a ricevere otto pistrini ecl. una casetta di abitazione per gli operai. Il casotto di San Pellegrino, tosto ingrandito accresciuto di aHri otto pestelli, cambiò il suo nome con quello di San Carlo. . Il 23 marzo 1770 e~sendo andato distrutto per uno scoppio il casotto detto di Sant:Anna,, esso fu abbandonato ed a sostiPolverifioio di Spilamberto. -
ed
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Fig. 760 -
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Polve1·11icio ùi S[lilamberLo a l L>riucipio de l secolo :X.IX.
POLVBRIF'ICIO DI SPILAMilERTO
tuirlo ne sorse uno nuovo ddto di Santa Barbara, nel quale furono alloga,t i altri sedici pistrini, tanto . che dopo il 1770 il Polverificio di Spilamberto si trovava complessivamente costituito da trentadue pestelli. I n seguitò ad un nuovo scoppio avvenuto il 21 aprile 1781, il casotto di Santa Barbara venne distrutto, ma sotto la direzione del Colonn ello Ing. Conte Scarabelli Pedoca esso fu subito rioostrui.to e riba,t tezzato col nome di Sant' .t,t11gelo. La lisciatura della polvere era, eseguita con una sola botte, e da ciò si deve dedurre che la polvere era sogget ta a lunga .battitura, il che del resto è naturale che così :wvenisse perchè a Spilamberto si fabbricavano specialmente polveri nere da, guerra, mentre per il commercio delle po1veri da caccia la vendita era, assai. limitata. Sotto la dominazione franoese questo Polverificio fu sistemato ed ingrandito con l'acquisto di altri terreni sui quali vennero costruiti adatti locali per clar posto al pistrino di San Scipione, al lustratore, alla stufa, al maga,zzino d'imbànaggio ed alla caserma, mentre lungo la vecchia strada provinciale Modena-Vignola venne fabbricato un apposito editicio da servire da deposito delle polv-cri. Eccettuate alcune lievi -varianti, ed una nuova, esplosione al pistrino di Sant'Angelo avvenuta 1'11 giugno 1812, il Polverificio di Spilamberto rimase ina1tera,t o fino al 181.4 e poi a,ncòra fino al 1859. A partire da tale dat,1 il Polverificio, la cui potenzialità di procluzi011e era, di circa 1000 kg . .al mese, cominciò -a . lavorare per conto clel Governo Piemontese.
Fonderia <l,i .Panna. -'-- A Pa,r ma sin dall'epoca dei Borboni esisteva una fonderia se pure assa,i modesta e cli limita,t a produ zione. I Borboni però per le armi cla. fuoco loro occorrenti si servivano e ricorrevano . essenzjalmente alle Fabbriche d'armi del Bresciano, e durante la dominazione francese tale piccola fonderia cli Parma venne assai trascurata e la,s ciata pressochè in abbandono. ' Ma nel 1815, coll'avvento di ìVfaria Luisa, fu sta,bilito che la foilderia di Parma venisse riattivata, pur continuandosi però sempre ad acquistare dalle officine e dalle fahhdche del Brescia-
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STABILIMBNTI D'ARTIGLIERIA -
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no gran parte dei fucili e ~lei cannoni occorrenti a quel piccolo esercito. Coì1 l'annessione dell'Emilia al Regno s~rdo lf:L .F'onderia cli Parma venne ampliata e rimessa in efficienza per opera del Generale Giovanni Cavalli, e con Regio Decreto 24 gennaio 1861, essa diventò Stabilimento militare del Regno d'Italia. Di questa piccola Fonderia non siamo riusciti a precisare la suà potenzialità di produzione, ma abbia,mo rilevato solfanto che Fa1w,lisi del bronzo doveva essere eseguita presso il laboraratorio chimico della F onderia di 'rorino.
Laboratorio cf ci,rt-ifi.~i l'U Pannn. - Questo Laboratorio esisteva fin dal secolo XVIII sotto il nome di « Fabbrica di incendivi varii )), ma non ebbe ma,i una grande attività, e risulta anzi che esso venne assa.i trascurato. Con l'annessione clelF Emilia al Piemonte · fa, preesistente fabbrica di incendivi fu attivata col nome di « Lahomtorio di Artifizi )), e vi fu addetta, la 3" Compagnia artificieri, formata con personale dell'Esercito nazionale appartenente alle P rovin cie Emiliane, e lo stesso comttndante di tale· Compagnia era investito della carica e delle funzioni di Direttore del Labora,torio. Con Regio Decreto 17 giugno 1860, tale Laboratorio divenne Stabilimento militare del Regno d'Italia. Polverificio di .1Jfo11techia,1--ugolo (Pcwm,a,). - Non si conosce con precisione l'epoca de) la sua foli.clazione, ma risulta che questo Polveriftcio dovette funzionare dal secolo XVIII fino all' epoca clell' annessione. Congimita l'Emilia al Regno Sardo, anche il Polverificio di l\fontechia,r ugolo diventò StabiHmento milita,r e del Regno d'Italia con Regio Decreto 24 gennaio 1861, e concorse, còi Polverifici di :F'o,ssano, cli Spilamberto e cli Sca,fati, a fabbricare le polveri occorrenti all' Esercito ed al commercio italiano :fino al 1862, anno in cui fu soppresso con l'ordinamento c1el 2. marzo .
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GRAl\1DUCA'rO DI T OSCANA
L'elenco degli Stabilimenti militari del Gra1-iducato di Toscana, esposto già sommariamente in altri capitoli, viene in modo particolareggiato descritto alla data del 1859 in una cc Relazione sullo stato militare di T,oscana » (Firenze - 'l'ipogra:fia T,ofan{ 1861), compilata da G. Oerboni, capo della, sezione contabilità milita1·e nel ces ato Ministero della Guerra toscano. Da tale Relazione risulterebbero i seguenti Stabilimenti : Un grande Arsenale cli artiglieria (Firenze) ; Due sale cli art'itizio con macchine da cappellotti e cannellini fulminanti (Firenze e Livorno); Quattro officine d'armi (Firenze, Li vorno, Portoferl'aio, Ol'betello) ; Due· gran cli armerie (Fhenze) ; Tre armerie secondarie (Firenze, Livorno, Portofena io). Veramente, alla lettura cli questo ele11co, si poLl'ebbe credere cli .viver e ancortt nel fi,orido pel'iodo nel q u.ale i Medici aveva110 cercato di dare alle Armi toscane un certo lustro, che conservarono anche nell'epoca ùella decadenza medicea, tanto che, regnando F erdinando II, n Monconys nel suo cc Voyagc cn Italie )). nel 1664, descriveva con queste parole elogiative l' 1\rsenale cli artiglieria del Castello cli Firenze e cioè probabilmente rife1·en dosi all' Arsen::tle esistente nella Fortezza da Basso, detta anche Castello S. Gfovanni Battista : « l' Arsen:11 au chàtea.11 ... dn.ns le quel il y a pour armer 70 millcs ho1nmes : :ie n'ai point Vll. cl' Arsenal mieux tenn : il y a quantité de belles pièces ca.non ; on en fait un de 300 libres de bales, il y en a un de 160 qui pèse 72.500 )). Gli Stabilimenti citati nella Relar.ione del Oel'boni del 1 o9 dovevano pertanto essere cli natura e at potenzialit:ì assai cliver e da quelJe decanta te dal :\[onconys, giacchè di tali Sta bilim<mti non si trova traccia in alc una pubbliç:aziouc nè ufficinJe, nè privata éli qnell'1~poca. Si bn quindi l"flgione di ritenel'e che malgrado le loro denominazioni reboanti , essi altro non fos.-cro che modeste officine e piccoli <leposi ti in qualche modo simili agli attuali labora,t ori e magazzini reggimentali, o al ma ssim.o .-
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STABILIM:mN'l'l
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paragonabili ai labora,tori esistenti presso 1c nostre attuali Direzioni locali d' Artigli.e ria. Questo convincimen to è confortato ·dal fatto ·che, per quanto si si.ano compiute cli.ligenti ricerche presso gli Archivi cli. Stato · di Firenze e di Livorno, non è stato possibile ·rintracciare alcuna pubblicazione ufficiale. circa i detti Stabilimenti,, che non si trovano n eppure mai 11ominati nei Bilanci della Guerra, mentre poi dall'es::tme dei vari Annuari Militari si riscontra che una sola volta ad uno di essi veirne ·assegnat o un Ufficiale, ed in questo caso l'eccezione conferma la regola per cui agli Stabilimenti toscani non erano comunque a,ssegnati o comandati degli Ufficiali per dirigerli ed amministrarli, ma che viceversa le varie riparazioni che cli volti:L in volta venivano eseguite da tali Stabilimenti erano sorvegliate da Ufficiali volta. per volta comandati all'uopo. Conch iuclend o, dagli incartamenti che fu possibile rinvenire appare e si rileva la scarsa importanza loro. Un « Regolamento per l'amministraziou e ,economica del ma.wrial,e d'artiglieria, del Gran Duca.to cli 'l'oscana )), dell'anno 1829, esistente presso il R. Archivio cli Stato di Fir~nze, allasezione IV, stabilisce fo cc attribuzioni. degli. Ufficia1i al 'Niateriale cli Livorno, Orbet,ello, Porto F erraio, ove pr·esicdono alle lavo razioni di Arsenale ccc. )) ; attribuzioni che si. limitano però a . dirigere il capo opera,io che esegue le ripa.razioni o costruzioni d'ar senale, e a dirigere anche la manutenziOlle delle munizioni e degli artifizi nelle sale d'arti:fizi. Un cc Prospett o fin ~rndario a prezzo d'inventario cl.el Capitale al 1° gennaio 1856 con gli aumenti e diminuzione in detto anno e la rimanenza al 1° genrn:tio 1857 )) in dica, il capitale delle macchine e strumenti rappresentato da una cifra varia da 5.443.6.4 a 5 .554.16.3 lire toscane, somma certo inadeguata a, grandi offi. cine; nè deve credersi che gli stabilimenti fossero compresi i n altre voci del Prospet to, giacchè in questo è chia.ramente cl.etto che i capitali dei quali manc}1 l'inventario sono beni sta,bili, magazzini del Corpo del Genio, deposito pezze e fasce, arredi sacri, ecc. . D 'altra parte si ha per ,ogni anno un cc Rencl.iconto delle somme spese per acquisto e mantenimento dei materiali d'artiglieria nel corso dell' anno)). I n quello del 1859, (e gli a.ltri_ne diver-
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Fig. 701 . P fa.ntn geuerale della Fortezza Da Basso d i Fil"enze, 1616. (da documento del R. Archivio di stato).
S'l'ABILIMENTI
o' .\lt'l'IGLIEUIA
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sificano per poco), ad esempio, si r ilevtL che le spese per nuovi acquisti ammonta.no a lire toscam~ 322:562.19.11 e fnL gli acquisti si comprendono : sciabole, daghe, armi <la fno co, polvere da guerra, br,on½ine da. ruote, ferr:w1enti lavorati, oggetti di orcU11ario consumo, giberne, focl,e ri da bai.ohette e sciahoh\ borse da munizioni, ecc. ; il che dimostra che tutti questi oggetti non venivano costruiti in Stabilimenti militari, propriamente d(~tti, cioè di. essenza statale e dipendenti dall' Autor-itfL militare. Dall'esame di tutti qnesti documenti e cl.a tanti altri cli in discutibile a,ntènticità, si deve conclu<lern che la fornitura e la manutenzione del materiale era affidata alla industi-ia pTivata, salvo per alcune lavorazioni che si possono chiam::Lre piccole ripal'nzioni.
L'effettiva esistenza e consisten½a degli Stabilimenti militai-i toscani v,erso il 1830 si può con sn:fficieute pr·ecisionc dedurre da 1m rapporto compilato nel 1833 dal Comandante Superiore della R.e ale Artiglieria toscamt, Colonnello Giuseppe Giannetti. In risposta, ad alcune domande che gli {~rano state rivolte claHe Superiori Autorità, egli conferma l'esistenza di tre officine (Livorno, -Portoferraio, Orbetello) delfo quali soltanto quella di Livorno. provvedeva, a lavori nuovi, mentre le a,ltre <~seguivano esclusivamente clelle riparazioni.. In questo rapporto i tre Stabilimenti vengòno chiamati indifferentemente a, volte Arsenali, a volte Officine, e pertanto il d-ittunetti rileva che a Livorno esisteva a,nche un'Armeria, in uno dei vecchi forti della città. A Firenze vi ei:a poi un «Arsenale>) sUuato nella TI'ortezza da Basso chiamata, nnch!: il Castello o Forte San Giovanni, e tale Arsenale era co~titoito cla : 1ma bottega da falegname, nna bottega da, armai nolo, nnn, ·da manii:;calco e un ·l aboratorio da falegname, come risulta dall '« Inv-enta,tio clegH Affissi)) del 18551856. Il 20 gingno l857 fu stabilito di ridurre a. bottega per i fabbri dell'artiglieria il « concaio )) esistente nd rnedei::;imo forte : la pc~rizia prevedeva una spesa cli T1. 346.J.G.8, per fa,1·e due fucine e montare diversi ·banchi per lù mo1.·se. In alcnni Inventari si trovano pi ccole, spese fatte per t intura· a1d oggetti cF Arsenale, e · lavori in mura.tura, per rj,parazioni all' A.rsenale stesso. -
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Ii'ig. 762 - Uno dei bast ioni della Fortez7,a Da Basso cli Fireu7.e. ,da fotografia cli proprietà .Vittorio Alinari).
STABILiìl:C8l\'l'I D' AHTIGLIERIA -
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All' A.rsenale i lavori venivano eseguiti acl economia, còme dimostra la seguènte disposizione: « Il locale degli. Arsena,li che serve di atteliere tanto per gli operai in ferro che in legno, verrà accorda,to al M:anifattore in ferro, come pure gli saranno somministrati gli arnesi ed ut,ensili per quella quantità di opera.i necessaria ad eseguire i lavori che gli verranno ordinati, i quali arnesi ed utensili r·iceverà in buon grado e stima e peso, e tali conserva,t i per dover riconsegnare ad ogni ri_c_hiesta che gli venisse fatta, restando a suo carico il porli nello stesso grado, peso e stima in cni gli ha ricevuti)) . Queste norme sono precedute dalle « r.rari:ffe per la costruzione dei ferramenti oceo_rI'(~nti a qualunque a.ffnsto per cannone e vettura, qua,l unque da eseguirsi dalle tre classi degli operai qua sotto descritti : militari e forzati, metà militari e forzati , metà paesani)). · · Di queste tariffe ·esistono varie tabelle compilate in anni diversi, 1820-1823-1825. In un « Inventario degli affissi)) del 1857, si trova nomina.to, se:r;npre nel Forte S. Giovanni, un « Arsenaletto per il forno fu sorio dell'Artiglieria>>: ma di questo non si hanno ulteriori notizie. Da altri Inventari risulta l' esistenza, nei medesimo Forte, di un « Laboratorio e magazzino munizioni>> e di una « Sala di artifizi >?, dove forse sà,rnnno state piazzate 1e macchine ricordate dal Cer boni. Le« Armel'ie )) esis.i;_enti a Firenze eran·o veramente tre, tutte lfella Fortezza da Basso : una _di esse inv,e ntariata, col nome di <cGra,nde stanza per Armeria)). Di queste Armerie, una era niunitt~ di 1$ braccia di rastrelliera, 10 regoli per pistole, 40, ganci per sostegni di tamburi. La « Grande stanza )) av-eva tlÌtte le pa,reti occupate da rastrelliere. ',, :8 anche accertato .il fatto che nel periodo dal 1815 al 1860 il Granducato di Toscana si riforniva di armi portatili dalle Of fìcine del Brescial}o, mentre normalmente acquistava artiglierie <lall' Arsen::i,le e F,onderia di Napoli, · ed occasionalmente anche dal Piemonte. Gli Stabilimenti d.' A:r;tiglieria fiorentini erano tutti riuniti nella Fortezza da, Ba,sso altrimenti chiamato il Castello, magni-
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S1'AB1LD1EN'l'l l)@L GRA?fDUCATO DI T·OSC,\KA
fico esempio di architettura milit!3're; la cui. costruz~one Alessandro de' Medici volevf:L affidare a Michelangelo, ma, che questi si rifiutò di eseguire (\ 11011 volendo far sorgere uno strumento di tirannia, in· seno alla città )). Il Forte da Basso era stato costruito .nel 1534 da Sf:Lngallo il Giovane e, come risulta dalle più antiche piante, fino nei primi tempi alcuni .dei suoi lòcali furono assegnati prima all' ArmBria e poi all'Arsenale; ma ben presto l'una e l'altro si ridussero a modesti depositi e piccole officine, cui diede lustro soltanto la grandiosit:\ clell'edi:ficio cbe li ospitava. Coll'annessione della Toscana al Regno Sardo, nel 1860 venne costituita a Firenze una Offictna Ma.estranze che fu poi sostituita nel 1862 dall' Arsena,lc cli Cost ruzione.
S·l'ATO PON'.CIFICIO
Dopo la restaurazione de1 potere papale nello Stato della Ohicsat di pari passo con l'organizzazione delle For7,e Armate, sorse subito la, necessità di porre in attiva.zione le officine ed i l~boratori; e nei primi tempi essenzia,l mente per effettuare la riparazione del materia.le. In forza delle concessioni stabi1ite prima dell'invasione fran cese, alcuni imprenditori continuarono a mantenere le proprie mansioni per i lavori che il Governo generalmente concedeva in appalto, e pertanto nello Stato Pontificio non esistevamo industrie militari. vere e proprie, cioè dirette, cond-0tte ed amministrate cla.11' .Artiglieria. come avveniva in altri Stati della Penisola, ma bensì industrie qua;si private, capaci di fornire i materia,l i ,o ccorrenti alle Forze Armat<~ e awmti perciò una certa di. pendenza ·dai vari organi governati,vi. Il Governo spesso forniva, i locali, sovvenzionava le indi.1strie, conced~va una patente a vita ai dirigenti, talvolta anche . un grado assimilato a quelli militari, e in certi ca,si un soldo mensil-0; ma, sostanzialmente gli imprenditori .si attreizava110 per loro conto, con maestranze proprie; e le Autorità· Militari intervenivano soltanto· per la verifica ed il collaudo dèi. lavor{ stessi. -
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STABILIMENTI D' AR'J'lGL18lHA -
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Gome nell'epoca precedente l' « Armeria Vaticana>> dipen- · deva dal Tesorierato O.enerale; Gaetano Mazzocchi aveva il privilegio di cnstocle dell' A1:meria e di armaiiuolo immediatamente addetto al ·servfaio militare, con la priv,Ltiva assoluta di tutti i la,v ori sia di nuove costrnzio11i che di riattamento. 'l'ale privilegio, rimasto sospeso durante l'invasione fra.ncese, venne ristabilito subito dopo, tanto che, nel 1816 e nel 1818, H Ma,z½occhi ebbe varie ·o rdinaziohi cli costruzioni d'anni. Anzi, all'Armeria _fu data, 1111a maggiore capacità. cli. la,vorazione in quanto che, con istromento clel 23 febbraio 181G, l'architetto Raffaele Stern C·eclctte ana Camera Apostolica un opi·ucio posto in Vati.cano nel luog·o denominato Santa Marta, animato cla forza i.drauli.cr~, attrezzato con macchine utensili e stigli, e quindi atto a,lla. fabbricazione delle armi. L'architetto cameral!e Giuseppe ·Valaclier presiedette alle operazioni di tra pa,sso e di consegna, clell'opi.ficio tra lo Stern ed il Maz7,occhi. Nel medesimo anno l ' .A-1·111eria lasciò le corsie e le sale ch·e aveva nello stesso .Pala7,zo Vaticano, e occupò i locaJi nella piazza, della Sacrestia di San Pietro ov,e era istituito lo studio del mosako . E da notare come nei primi tempi, sia presso l'Armeria Vaticana che presso q nellfì minori di Ancona e cli Bologna, per il ritiro è la sistema,zione delle .: irmi porta,tili, venissero incaricati alcuni Ufficiali, cl' Artiglieria. Annessa all'Armeria vi era l' « Officina per la trapanazione e molatura delle é:ia,n ne:e di tutte le a,rmi. bia,nche >>; ma questa O:ffi,cin a nel 1822 cessò cli funzionare per 1uancanza d'acqua e fu trasferita H, 'l'iv,oli. • Il 20 maggio 1832, su proposta della P1·esiclc117,a, delle Armi, venne costituita una (( Commissione di Ufficiali d'Artiglieria)> presieduta dal Colonnello Porti per sovraintendete ai lavori che si eseguivano nell' Armer·ia : tale provvedimento fn preso in seguito ad alcune .deficienze riscontrate in una, Pìkrtita cli armi acquistate da varie fabbriche private tanto che i lamentati inconvenienti non erano imputabili all'Armeria, 'ma dipendevano dal fatto che i vari pe7,ziJ>rove11 i.vano da fabbriche diverse. Oltre a,ll'istituzione della predetta Commissione, incaricata • di sorvegliare la part<~ tecnica, qualche tempo dopo si attuò -
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\ f,Rìl:ll!: RIA V r\'l'ICA::-IA
· un'altra riforma per i1 buon andamento dell'Armeria nella parte amministrativa, ed infatti un nuovo piano cli g,esti.onc ebbe la definitiva approvar.ione del Pontefice il 23 a.gosto 183G. Giovanni Mazzocchi, :figlio di. Gt~etano, continuò ad avere la doppia qna,Jifica e la duplice mansione di fabbricante e cli cust-0de dell'Armeria VaUcana, e nel 1S37 egli. concluse con h1 '1.'esoreria G,enernle un nuovo contratto di nove anni per la fornitura cli armi nu-0ve e per le riparn,zioni delle armi usa.te .
Fig. , "763 • Arsenale d'Artiglieria a Hclvccler e (Vaticano). l\fagaw:ino dei cariaggi. (daUa ,raccolta in deposito a ll a Biblioteca del Ri,o rgimento iu Roma).
In tale· epoca l 'Armeria, m.e_rcè ragguard·evoli sforzi :finan ziari dei fratelli 1\ifa.zr.occhi, a:Veva raggiunto una noi<~vo]e. e:ffici.enr.a pel' model.li., attrezzi ed abili operai. _ . Allo sviluppo ed al progresso dell' Armel'ia cledkarono inces. santi cure gli Ufficiali cl.ella precitata special,e Commissione Co ~ lonnello Stewal't, Capitani Migliorini e Galassi; mr1 le loro pro-
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poste non trovarono· sempre favorevole 11,ccoglimento presso le compet.enti autorità governative. I Ma,zzocèhi d.a,l canto loro, per migliorare i loro prodotti costruirono alcuni grandi forni per la fabbricazione delle canne ed installarono una motrice a vapOT'e per azionare le macchine utensili. Ad onta di tutto ciò si era sempre ed ancora lontani dalla: perfezione, allorchè il 1° gennaio 1847 si stabilì un nuovo capito. lato d'appalto, mentre in un rapporto della Commissione di At··· tigli.eria si ripeteva di non potersi conseguire miglioramento nella . fabbricazione delle a,rroi senza l'attuazione di alcune provviden ze che già erano sta,te suggerite nove a,n ni prima. Con disposizione Sovrarna del 29 dicembre 1847, l'Armeria passò alle -dipendenze del Ministero delle Armi, ed il Corpo cli ·Artiglieò.a avendo qui~di · parte. più diretta nell'attività çlella Armerii ·Pontifiçia potè inferessa,r si ci.ei lavori e delle veritìche inerenti alle armì rig1;,1,te. CiÌ·ca qneste ultime è da rko1;dare un contratto di mille carabine espletato entro il giugno 1859. ; In tale pel'iodo, e precisamente nel marzo a.el 1859, l'Armeria contava complessiva.mente 62 .a,rte:fici fissi e 23 . avventizi, ed effettuava la fabbrica,zione delle armi rigate secondo nn moçl,c llo unico adottato nello Stato Pontiftcio. Con queste possibilità l'Armeria toccò l'anno +860, considerata, com.e l'unico St,;i;hilimento che avesse un'attrezzatura degna di '1Ualcbe impor ta,11za,.
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Anche per· la, . faÌ>brj,ca,zione e la fornitura dei materiali di artiglieria si può dire che nelle varie zone territoriali. in cui lo Stato Pontificio era suddiviso ai fi ni militari, vi.geva il sistema degli appalti. Per Roma ed altre località, come Civitacastellana e Perugia, ne tenne l'appalt o per moH.i anni l'ar-Ì:iere Vincenzo Canuto, ed in seguito subentra.rono come appaltatori gli artieri E rmenegildo Rota e BoYi. (,luesti lavori, regolati da apposite tariffe, dipe.ndevano clnl Corpo d'Artiglieria e quindi dalla Presidenza delle Armi prim..1 · e dal Ministero délle .Armi poi. Il Laboratorio principale era sistemato in Castel S. Angelo. La « Fonderia di Belveì).ere )) così chiamata, perch<' situata -
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FONDWHJA E ARSl,l)NALID Dl BELVEDERE
sui prati di Belvedere, era, posta alle dipendenze della Camera Apostolica, e doveva provvedere alla :fabbricazione dei cannoni. Ne erano fonditori Fra,ncesco Righetti e suo figlio Luigi, ma non ' risulta che nel periodo che va dal 1815 tL tutto il 1847 la Fonderia abbia effettuato una, qualsiasi produzione.
Fig. 764 - Arsenale di Artiglìeria a I1elvedére (Vaticano). Un laboratorio meccanico. (dalla raccol ta in deposito alla Bibllo tec~t del Risorgimento in Roma) .
Lo Stabilimento, il 14 giugno 1847, in forza cli un « motu proprio)) del Pontef.tce regnante, passo dal Ministero delle Finanze aJ ·Ministero delle Armi, e dopo gli avvenimenti del 1848 mentre anche i FratelH 1Ma.zzocchi si accingevano a fabbricare cannoni, il 16 aprile 1849 la Commissione cli Guerra e Marina, interessava il Ministro della Guerra sollecitandolo a dare cou urgenza disposizioni aìfinchè la Fonderia di B_elvedere fosse consegnata al Corpo cl' Artiglieria. -
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S 1.rABILii\:mN·r1 D' AHTIGT.IE8.TA -
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Per accordi interv·e nuti fra il Generale Avezr,a,na che reggeva quel Di castero, ed i. Ministri dell'Interno e dellt) Finanze, il 19 ddlo stesso mese l'antica Fonderia Pontificia riapri.va i suoi ha,ttenti tornanclo alle dirette dipendenze dell'Arma cl' Artiglieria, ,ed il Comando competente commetteva subito tLl fonditore di campane Giovanni Lucenti il getto di aleuni pezzi da fondersi .al Belvedere. Alla :fine di maggio dd 1849 il · Lucenti aveva già fnso due obici cla 5. 7. 2., e dal 2 giugno al 5 luglio aveva prepa1,·a,to le forme per altri sei obici da, 5. 7. 2. e per due da 6 pollici. Anche l ' « Arsenale d'Artiglieria)) durante questo periodo ebbe un certo impulso, e una ·certa quantità di nutt.eriali diversi fu costruita, dal Tenente carradore d'Artiglieria Ermenegildo .Rota, già rioorda.to. Le costruzioni déll' Arsenale vennel'O poste sotto la, sorveglianza del 'l'enente Colonnello Musto, e <{11elle da farsi dalla Fonderia sotto la· vi.gi.lanza del 'l'enente 1V[antese, entrambi pròvenienti dalV Artiglieria Napoletana . -):,.~ *
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In. qùest'epoca, l e polveri si incetta.vano dai privati e dagli. imprenditori clrn ne tenevano l'appalto; ed in quanto alla fabbricazione dellè munizioni, in quel travagliato periodo si irnprovvisaro·no dei laboratori in vari punti eh Roma, i q1mli tutti eninq s_otto la .sorveglianza del 'l'ene11te· Fra,ncesco Rizzo, munizioniere del Reggimento ..'d 'Artiglieria. · Cessata, lai Repubblica, i fratelli Ma.r,zocchi non abbando narono l'id ea. cli fabbricn,re cannoni per conto dello Stato ecl essi a,ssunsero aliinopo alle loro dipendl'.mze un aiutante del R. Arsenale cli 'l'orino nella persona del Sig. Igna½i.O BorionL Nel 1857 i predetti Mazzocehi fuse1;0 alcuni cannoni da 12 (calihr.o italiano) di ghisa, perfettamente riusciti, e poi altri camion.i cla 36, che vi.ceversa però si spe½½arono alle prove. Bssendosi seguiti gli stessi metodi di fusione per i due ealibri, si dedusse eb,e il me. - tallo del cannone. da 36, r,esta,ndo più lungamente a eolltat to col fuoco si era « alterato per un eccessivo grado di combin11zione · col -carbonio ))1 e che ocCOl'reva pertanto un forno a rivet·bero invece di un forno a tino (c1fbilotr -
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LAVORAZIONI VARIE NELLO S'l'ATO l:'ONTIPIClO
I miglioramenti suggeriti dagli Ufodali incaricati della sorveglianza. del1(1 lavorazioni d'artigli(~ria, i tentativi e le proposte concr,e te avanzate dai Ma1,1,-occhj per aumentare la quantità dei loro prodotti e per migliorare i loro manufatti non approdarono mai ad alcun risultato 1n·ati.co, specialmente in causa delle limitate disponibilit.ài :finanzia.rie. Anche la :Fonderia cli Belvedere, esercìta da, Franc<~sco Righetti: in quanto a fusioni di bocche da fuoco, in questo torno di t empo rimase inoperosa, ed anzi nei suoi locali. fnrono raccolti. tutti i materiali d'artiglieria che n<~l 1850 dovettero essere sgombrati cla Castel .S. Angelo, per l'oeeu pazione delle truppe frarn.;esi, Avvenuta l'annessione di Bologna e delle Romagn e da parte del Pfomonte, il Governo Pontificio, visto ormai. n pericolo che ·si pr"o:filava, imminente, pensò cli correre ai ripari. · Ed i primi a.tti intesi a. mettere in efficienza gh stabilimenti cli costruzione cl<~l materiale· da guerra e perciò -a dare un impulso all'armamento, spceie a quello artiglietesc·o, di. eui si sentiva, assolut o bisogno, vani10 ricercati nelle iniziative del Generale Gnyon, comandante della Divisione francese in Italia; che il 13 gennaio 1860 interessava il Pro-Ministro del.le Armi. Oardi·nale· Antonelli, perchè dalla vendita di 13 cannoni cli ferro ed . 8 di bronzo, di un peso complessivo rispèttivamcnte di kg. 20.000 e kg. 4-0.000 si rkavassero 9800 franchi, e con tali fondi si procedesse, nell'Armeria,. Vati.cana, alla fusione cli .alcuni pezzi da 4. Ii Pro -Ministro delle Armi approvava la proposta cli portare a 12 il numero dei cannoni cla foncler,e e di anticiparè ai fratelli l\'fazzocchi, gradualmente, la somma di 1:,cncli 2.800 . per la costruzione di un forno ·a riverbero cli grandi climensioni nel locale dell'antica (< Guardia de' Cavalleggeri>), e ordina,va, an che, qualora si fosse potuto utilizzare il forno fusorio di Belvedere, cli metterlo a disposizione dei Mazzocchi per la ·immediata fusione dei pezzi. cli piccolo calibro. Ma aHche questa volt.a per la difettosa costruzione· del fo1•no fusorio cli Belvedere il lavoro non riuscì, tanto che il 3 maggio il 'l'enente Colonnello Blumensti.hl, comandante ·dell'artiglieria pontificia, J)roponcva cli. rifarlo con mm spesa di 7500 franchi -- 2659 -
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con che si sarebbero restituiti a, quella F onderia i fasti di un tempo. Anche il Direttore del materiale della 1a Divisione, Maggiore Rivalta, scriveva il 4 giugno 1860 al Pro Ministro delle Armi Saverio de 1Merode una lettera per ottenere la costruzione di un nuovo forno di media gi-andezza a bacino. tondo , capace almeno cli una carica di kg. 12.000 di metallo. Forse per le vicende di guerra che incalzarono subito dopo non si riucì a mettere nella migliore efficienza la F onde:l'.'ia di Belvedere; però l' attività spiegata nel sistemare le varie 9flicine di costruzione fu in quel tempo quanto mai notevole, e a testimoniare l'impulso dato e la potenzialità conseguita devesi rile- · 'vare che effettiva,mente vai'ii favori importanti vennero allora comp,iuti : il che conferma come il Generale de Lamoricière, . chiamato a, Capo Supremo dell'Esercito Pontificio, ed il de Merode, volessero· imprimere nuova vitalità agli Stabilimenti cl' Artiglieria pèr dare all'Esercito Pontificio quell'attrezzatura che gH mancava . I~ doveroso rilevare che, per F opera spiegata cla.l Tenente Colonnell<> Blumenstihl; qnàle Capo dell'Artiglieria Pontificia,, nel settembre 1860, l ' Arse~a1e di Beiveélere, l' Armeria Vaticana, la Sala d'artifir,i delle Sette Sale e la Polveriera di 1'ivoli produssero mriiteriale sufficiente per tutto l'Esercito. Nei primi di marzo 1861 i forni a, riverbero, che dovevano costruire i fratelli Mazzocchi presso la P.orta Cavalleggeri, erano ·quasi compiuti e compiuta era anche la fusione dei 12 cannoni di bronzo rigati. Undici di questi cannoni, che vennero chia mati « San Pietro)), (< San Filippo )), « San Paolo >); cc San Giov::mni », cc San Giuda», cc Sa,n · Bartolomeo >), cc San Simone », cc San Matteo)), cc Sant' AT1drea )), « San Giacomo>>, « San 'l'ominaso )), furono accettati con verbale dell'll marzo 1863; il 12°. dopo varie lunghe vicende bnrocra,tiche sulle qualità' costruttive, fu finalmente accettato il 12 maggio 1866 e si denominò cc San Mattia)). · Negli ultimi anni dello Stato Pontificio, tanto .l'Armeria Vaticana, sempre condotta dai Ma,zzocchi, quant-0 la Ji'ond,e ria per la fabbricazione dei ca1111oni e proietti, pure dagli stessi impia ntata con i nuovi forni a r iv,erbero, furono particolarmente attive. -
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LAVORAZIONI DI ARTIGLil);RliiJ nIGA'.L'IJJ A I{OìlfA
Le officine dell'Armeria, nel 1865, vennero trasferite anche esse nei locali della « Guardia dei Cavalleggeri )) concesse a,i Mazzocchi in enfiteusi da Sua San tità.; ma non per questo fu. rono . abb:mdonati i locali presso la pia,zza, della, Sacrestia di Sa,n Pietro, ove, nel luglio 1869, restavano ancora i depositi e la fonderia per i pezzi di ferro e di acciaio occorrenti alle armi di nuov,o sistema. Il trasloco avvenne soltanto successivamente; agli inizi del 1.870, l'Armeria _V aticana aveva la,sciato tutti i vecchi locali, e poteva provvedere a fabbricare i fucili Remington mod. 1868. · Frattant-0, essendo in dotazione aJP Artiglieria Pont ificia 19 bocche chi, fuoe o da campagna, cioè 7 di modello napoletano e 12 di modello romano (di cui 6 senza rinforzo e 6 con rinforzo) , tutte rigate secondo i1 si~tema La Ritte, il Ministero cl.elle Armi, con disposizione del 14 dicembre 1867, ne ordin ò la riduzione al calibro ed all::L rigatura d.i quelle francesi trasformandole da mm. 84,5 a mm. 86,8 ; la r iduzione venne eseguita in breve tempo nel 1868. In seguito, il 28 agosto, il GenefiLle Kanzler autorizzava la costruzione di un' altra hatt.eria campale di 6 pezzi. ad imitazione p,crfetta dei cannoni francesi, mentre alcuni giorni pri~na, il 21 agosto, aveva a utorizzato a,uche la fusione di due cannoni rigati da 6 a.a montagna, fnsione che ebbe luogo il 1° ottobre. Con dispaccio del gennaio 1869, il •:Ministero delle Armi" ordinava la rigatura dei cannoni da 18, da eseguirsi nello stesso stabilimento dei l\faz½Occhi. L'incarico per la direzione e la l'iorveglianza di tale operazione fu affidato al capitano Marini, ma praticamente la lavorazione fu diretta dal Colonnello Vincenzo A.fan de Rivera, che fece costruire una nuova « macchina a rigare)), in sostituzione di quella che ave~,_a, già servito per i can noni cla 6 ; con tale macchfna si poteva eseguire la rigatura cl.i un cannone in dieci ore. Il Capitano Marini, a lavorazione 'Ultimata di 12 cannoni da 18 e dopo la t1:asformazione dei cannoni da 4 cl.a campagna, in un suo rapporto fece rilevare la perfezi.one della .riga.tura ,ottenuta con la macchina del De Rivera. Questi a sua volta , vedendo la necessità cli aumentare le artiglierie rigate per difendere, in caso di bisogno, il ragg1rnrde_vole sviluppo della ·cinta di Roma, chiese al Ministero delle Armi il metallo -
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S'rABlf,fl\11;::K'l'[ D' AH'l'IGLJEHIA -
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necessariò per fabbricare altri 12 pezzi da G cla campa,gna, dichiara,nclo cli addossarsi il carico finanziario p~r sopperire alle · spese occorrenti per tutta la lavora::done.
D'ig. 7Ci5 - Il Colonnello D.on Vinceu%o .Afan Dc River a, costruttore cli artiglierie r igate presso l'esercito · routlfìcio. (da. fotografia posseduta dal Marcl1ese Don Gae tano Afan De Rivera, Nizza_)
Sicchè, invece di 6 pezzi come si. era sta,bilito con l' autorizzazione concessa il 28 agosto 1868., se ne costruiTono 12, che, su parere favorevole della Oommissiorn~, furono tutti a,ccettati dopo i tiri di prova -eseguiti a, Tor cli Valle il 30 maggio 1870. I Mazzoè.chi per questa partita di cannoni ebbero complessivamente lire 1J .700, raccolte dallo stesso Colonnello Afan De Rivera me<Uante offorte Yolo11tari.e. · J~: cloveroso rilevare che l' Afa.n De Rivera nello svolgimento delle varie lavorazioni ebbe modo cli mettere in evidenza le sue spicca te qualità di tecnico, migliorando ecl. affrnanclo con succesivi perfezion amenti le vari<~ 01jera7,ios1i. Nel corso cli querste lavorar,ioni. emerse .la n.eces8ità, di istituire un labora.tor1o chimico per i vari saggi. e per le cliv·e rse prove, e per quan~o in proposito esistesse una relazione di pro-
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STA!3lLH1ENTI D' AR1'lGLIEIUA ,\ ROMA
getto del Capitano Marini :fin dal 1869, per l'incalza,r e degli. eventi non si ebbe il tempo di provvcd.ere. Nella stessa predetta relazione del Capitano 1\farini si faceva rHeva,r e l'impeg\10 che i fratelli i\fazzocchi avevano sempre posto nelle lavorazi.oni che erano state loro commesse, ed è pertanto doveroso di rHcvarc eh{-: l o Stabilimento ese1·cito dai i\fazzocchi fu l'nnico che, sulla, fine dello Stato della Uhiesa, diede un certo lustro alla organi?1za~d.one indu!'itrialc militare Pontificia· per la fabbricazione dei fucili, Clei cannoni e delle mun:izion i da guerra.
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Regno delle Due Sicilie: L'Arsenale e la F onderia di Napo.li La montatura di armi di Napoli - La Fabbrica d'Armi di Torre Annunziata - La Fe1·riera di J'\'\ongi.ana - La Fabbrica di polvere di Torre Annu.nziata - Laboratori i varii - Op.ificio meccanico di Pietrarsa - L'Amm inistrazione di miniere metalliche in Messina - La direzione dei lav ori minerari nel distretto di Sora - La Fonderia di Gaeta - La Fonderia dei Granili - La Ferriera d'Ischite lla - Il Polverificio di Scafati - I Laboratori dei fochis ti - L'Opificio Pirotecnico di Pos illip~ - Il Labor.atorio Pirotecnico di Capua · Il Laborato1 io Pirot:ec.nico di Ton-e Annunziata - Il Laboratorio Pirotecnico di Pietrarsa - Officina per la fabbrica z ione delle capsule fulminanti - Lo scoppio del 18 luglio 1855 - Il Laboratorio di Gaeta.
Nel Regno · cli Napoli l'attività degli Stabilimenti milita.ri, ravvivata d urante le campagne del periodo murattia,no, al ritorno dei Bo1·boni, per effetto cl.ella crisi conseguente al riordinamento, ebbe un a sosta aggravata dalle cattive concli7,ioni fi.. na.nziarie a.e) P aese. Gli Stabili.menti costituiti jn SiciHa, nel decennio della, sc~pa,r a::d one non ebbero mai una grn.ncl e in1po1' tanza e la perd ettero completamente qua.nclo i ·Borboni tornarono a Napoli . Lo stesso Arsenale di. Palermo, cl.te aveva assorbito fino alla restauràzi.one le costru½ioni. artigli.eresche per l'esercito borbo nico, finì per diventa.re uno Stabilimenl:o secondario. Nel 1815 e -
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S'JèABII,L\'fENil'I D'ARTIGLIEnIA -
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quindi poi da, tale data f' pe.r tutto il tempo in cui continuarono a regnare i Borboni, nel R,egno delle Due Sicilie i centri di produzione di materiale bellico erano tutti in terr aferma e ·così denominati : l' « Arsenale e la Fonderia di Napoli)), lf:L « Montat ura di armi di Napoli>>, la « Fabbrica d'armi di. Torre Annunziata)), la << Ferriera di Mongfana )) in Calabria ultra, la << Fabbrica di polvere di 'l'orre Annumdata >> che era gestita dal Ministei·o delle Finanze, e vari << Laboratori Pirot~cnici )) per A questi si aggiunse poi \1'(< Opi- . l'allestime11to delle munizioni. . ficio meccanico di Pietra.rsa >) che, dal 1840 in poi servì FEsercito, ma più particolarmente la Marina. da guerra. Questi Stabilimenti, nei diversi riordinamenti eh-e si ' susseguirono nel 1815, 1816, 1819 e 1820 vennero variamente raggruppati e distribuiti tra le diverse Direzioni e Sottoclirezion( pr-epo ste all'allestimento dei materiali d'artiglieria. In fo1'. za d-el DecÌ·eto del 1816 le Dtrezioni forono sei con dicia,ssette Sottodirezioni, mentre col Decreto del 1819 le Dir,ezioni d'artiglieria furono diciotto, delle quali le prirp,e dodici raggruppavano il servizio dei materiali clell' Arma nell'ambito delle circoscrizioni · militari cl,el Regno, e le altre sei comprendevano i servizi dei vari Stabilimenti dipendenti dall'Artiglieria. A sovraintendere ai vari s-ervizi degli Arr:ienali e delle ·diverse lY.I:a.nifatture militari venne pr,eposto un Ispettore Generale. Finalment,e col Decreto del 16 agosto 1820 le Direzi.oni cli Artiglieria furono ridotte a sette, e di queste la Direzione del1' Arsenale di Napoli, !c)ltre al servizio di questo Stabilimento comprendeva anche quéllo degli a.Jtri Stabilimenti. più importanti. Tutte queste numerose variazioni. di ordina.mento stanno evidentemente a, provare l'importanza, che nel Regno delle Due Sicilie si dava all'attività cl.egli Stabilimenti militari, ma pur troppo però malgrado la va,l entia e le iniziative individuali dei Dirigenti, questi centri di produzione tirarono sempre innanzi assai stentatamente, e ciò sovra.tutto in causa delle difficoltà fi.nanziarie. Dopo il 1820 la situazione fu a,ncora aggravata dalle condizioni poli.tiche del Paese, e dall'allontanamento dal servizio militare di alcuni . ottimi elementi. Alcuni anni più tardi e cfoè nel 1827 fu st'udiata una nuova -
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LE.INDliS'.rRIE BlilLLI CRE KELLEJ OU ll: SICILm
organizzazione clell' Artiglieria, e pertanto una vera ripresa di attività si ebbe soltanto allorchè il Duca cli Calabria assunse il Comando Supremo dell'Esercito, e più ancora quando egli salì al trono e decise di valersi cl:ella « Giunta dei Generali)) organo consultivo costituito nel di.cembre del 1S32. Il 21 giugno 1833 si. ebbe così un nuovo definitivo riordin::i,mento e gli Stabilimenti militari formarono le prime cinque Direzioni fra 1e quattordici che venivano costituite: Sotto la guida illuminata del Genera.le Carlo li'ilangieri, del quale già altrove e ripetutaJ)lente si è parlato illustrandone la attività,; le benemerenze, nonchè i sani concetti fondamentali circa 'la formazione e l'impiego del personale, gli Stabilimenti tut~i andaroi10 gradatamentt migliorando fino a,d acquistare una me1;itata fama anche all'ester·o. Giù, nel volume pr<~cedente sono stati riportati i giudizi lusinghteri pubblicati nella stampa tecnica .da ufficiali francesi e tedeschi sull' organizzazione déll' Artiglieria napoletana ·e ~ul funzionamento degli Stabilimenti nel Regno delle Due Sicme . .'0 noto che· prodotti di questi Stabilimen ti e cioè grosse bocche da fuoco e svariati ti pi di proietti furono acquistati davo Stato Romano e dal Grandùcato cli To scana negli anni 1844-45, ed è certo che tutta questa· attività se fosse stata svolta in altre condizioni politiche avrebbe potuto portare un seri.o contributo alla cacciata degli austriaci nel 1848. Le vicende del 1848-49 non turbarono a,ffatto il ritmo del lavoro degli S~abilimcnti che -risposero con la voluta rapidità per provvedere all'armamento delle truppe inviate in Alta Italia, all'assetto de~la Marina da guerra e più tardi alla preparazione del Corpo di spedizione contro la ,Sicilia e contro la Repubblica romana. Negli ultimi. a,nni del regime borbonico, in conseguenza dell' oscurarsi dell'orizzonte politico si ebbe una marca,ta accentuazione di attività dei vari Stabilimenti.; e ta,le a ttività nor~ fu sospesa che momentaneamente durante la campa,gna garibaldina, gia,cchè anche sotto il Governo clittatoriale gli Stabilimenti ripresero immediatamente il lavoro. Dopo la rapida conquista della Sicilia cla pa,rt,e dei Garibaldini ,e la successiva rapidissima marcia vittoriosa attraverso le Càlabrie, il Re prepara1frlosi ad a bbandonare la capitale ave170
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STABILIMENTI D' ARTIGLir:HlA -
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va ordinato di smont:u·e e di trasportare a, Gaeta, tutto il macchinario degli Stabilimenti più importa,n ti e ,speéialmente quel lo di Pietrarsa; ma, questo provvedimento non potè essere at-
Fig. 766 - Il Tenente Generale Carlo l<'ilangieri, Principe di Satriano e Duca cli Taormina. (da « Il Genera.le Carlo F!langieri ». di Ter esa F ilangieri Fiescl1i· Ravaschieri. F .lli Treves, e~l_it., Milano 1902i.
tuato che in minima pru'te; cosicchè all'Esercito Napoletano ritiratosi sulla linea del Volturno non rimasero che il Pirotecnico cli Capua e le Officine cli Gaeta, attrezzate a,cl arsenale e fon -
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FERnIWtA D.[ )10:NGIA?i.A
deria, per la fabbricar.,ione degli affusti, delle bocche da fuoco e dei proietti. Le truppe di Garibaldi entrando in· Napoh, ebbero a loro disposizione non soltanto i depositi cli materiali lasciati dai Borboni, ma, l'ausilio degli Stabilimenti dell'artiglieria na,poletana,, completamente· attrezzati ed anzi in un momento di particolare efficie~a. E poichè fu saggio provvedimento del. Gov,e tno dittatoriale cli lasciare intatta. l'intelaiatura, orga,nica dell'artiglieria napoletana giovandosi di -tutti gli elementi che non avevano seguito la ritirata dell'esercito borbonico, fu abbastanza facile ot tenere ' che i centri militari cli produzione di materiale bellico superassero prontamente la crisi di quei giorni e ripigliassero il loro ritmo cli lavoro con lo stesso persona,le tecnico e direttivo . Stabilimento mefalliw_c1ico cli 111ongfo,na. - La Ferriera di Mongiana, in Calabria Ultra, (oggi Provineia cli C_atanzal'o) , era situata sulla dorsale appenninica, e sfruttava le miniere di Pa,½zano, che si trovavano a circa 18 miglia di distanza. Esso rap· presentava., sotto un certo qspetto, lo sta,b1limento più importante, poichè riforniva t utta l'inclnstria siderurgica dello Stato, e poteva quindi bastare a soddisfare t utte le richieste ,ed a far sì eh-e H Regno fosse indipendente clf:Llla importazione straniera,. 1\fa a.gli inizi de] secolo XIX, la ferriera di Mongiana era ben lontana dal poss_eclere una tale potenzialità : il minerale non era molto ricco; l'attrezzatura della miniera, e della f~rriera defìcientissima,; il trasporto del minerale della mini-e ra c1oveva farsi a soma, e ana.logo mezzo eru, impi,ega,to per il trasporto dei prodotti al deposito del Vizzo . I prodotti eraT10 quindi r elativamente scarsi e cli e-osto elevato. N-el 1808 la gestione clella Ferriera, passò clall' Amministrazione delle Finanze a,11' Amminjstrazione della Guerra e pertant~ sotto la Direzione dei Tenenti Colonnelli Rit ucci, Oarrascosa e La,ndi, che si susseguirono alla Mongiana cla,l 1808 al 1815, ]a procl.u7,ione andò gradatamente aumentando tanto che in diciotto mesi cli esercizio negli anni 1814 e 1815, la ferriera produsse 2200 tonnellate di ghisa e 460 tonnellate di ferro fucinato, al costo rispettivamente di lire oro 22,70 e 53,70 circa al quintale, ossia Ducati 4,76 e 11,26 rispettivamente al cantaro:
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S'.L'ABILlM:F.NT! D' Alt'J:IGLIERIA -
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In varie cir costanze sotto il regime borbonko furono compiuti e fol'mulati prog~tti per l'ampli:JJmcnto della ferriera e per il suo migliore sfruttamento, sotto la direzione dei 'l'enenti Colonnelli Mori, Ros e Siccardi, e coll'appoggio del Comandante Generale della Artiglieria, Maresciallo 'Macry. Ma tutte queste iniziative - t ra cui sono da notarsi : la ci-cazione di una nuova · fonderia nei Boschi cli Stilo, in località più ricca d'acqua e più vicina alla miniera; la regolazione dei corsi d' acq ua viciniol'i per costituire un ~rande bacino di creazione cli forza motrice; e l'apertura di strade rotabili per il tl'asporto dei materiali, non raggiungero mai la desiderata realizzazione in causa delle difficoltà :finanziarie. Delle predette · iniziativ,e soltanto quella riguar dante la costruzione di una nuova fonderia ebbe principio di. attuazione, ed in località che fu chimnata Ferclina,ndea si cominciarono i lavori relntivi che però procedettero assai lentamente. P er sfruttare in qualche modo lo stabilimento, esso fu adattato a fabbrica d·' armi e di cannoni, e a quest'ultimo scopo fu impiantata, una « barena>> costruita su disegn i che nel periodo murattiano erano pervenuti clall' Arsenale di 'rori.no. Tra le iniziative particolari dei Direttori va notato anche il tentativo, iniziato dal Tenente Colonnello Mori e proseguito poi dal Siccardi, di fabbricare gli acciai speciali e la latta. l\fa anch,e questa iniziativa,, che pure da principi.o aveva, da,to risultati promettenti, non ebbe seguito. Nemmeno dopo la salita al trono di Ferd.inanùo II, che pnre diede un vigor oso impulso alle istituzioni militari, · le ripetute pr,emure della Giunta dei Generali e le sollecitazioni del Comandante dell'Artiglieria, Tenente Generale D'E scamard, i quali t utti prospettavano l'importanza dello stabilimento d,ella Mongiana e il suo stato a,ssolutamente deficiente, riuscfrono a vincere l'ostacolo delle stretter,ze fomnzi.arie. Il Generale Pilangi.eri nel 1837 aveva potuto ottenere dal Sovrano 11n'anticipazione di Ducati 60.000 (circa lire oro 250-000) per i h~vori ana :ì\fongiana, ma anche questa assegnazione non val se a risolvere il problema. ,e dovettero pertanto passare ancora molti. anni per dare a questo 'f'ttabilimento l'invocato sviluppo. Fu solament-J nel 1&32 al101·quando Ferdinando II si recò a visitare la Mongiana, che si ,cominciò ad attua,re una, serie di provvedii:nenti organici che -
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SVILUPPO DELLA FERRIERA DI l\:IONGIANA
tendevano a portare 1o stabilimento in grado di poter rendere indipendente dall'estero l'industrfa. siderurgica meridionale. Fu costruita la strn.da rotabile tra le miniere di Pazzano e Fe:Nlinanclea, poi tra Ferdinancle·a e M:ongiana, infine tra Mon · giana e Monte Cucco, per a.Uacciarsi alla strada tra le miniere
]i'ig.
767 - I ruderi dello stabilimento <li Mongiana.
(da una fotografia della Soc. <\ Ars I ta.liac », Da.Ue Nogare e Armetti Milano).
di Olivadi e il Pizzo. Questo lavoro fu compiuto tra il 1853 e il 1856. A Ferdinandea com inciò a funzionare un secondo forno, detto S. Antonio. che produceva circa, 5300 quintali di ghisa. Fu ripreso lo sfruttamento delle ~iniere di grafite di Olivadi, rimaste abbandonate per circa un ventennio, coll'a,pertura di una nuova galleria dal1a qua.le si estraeva ottimo materiale. A "fyfon giana fu riattato il forno esistente, detto cli S. Barbara., e nel -
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STABILIMENTI D' AR'l'IGLlEJUIA -
1854 furono prodotti 8900 quintali di ghisa; si costruì poi ancora
un altro forno, detto <li S. Ferdina.ri.do, che ent rò in azione alla fine dello stesso anno 1854, ed intanto .contemporaneamente si procedeva alla costruzione di un terzo forn6. Dai t re forni., com1)lessi.vamente, si poteva ricavare, per ogni campagna, 27.000 quintali di ghisa, oltre ai. proietti e agli altri materiali di seconda fusione prodot ti dai forni alla Winkilson, che ~mi no -stati introclotti alla Mongia,n a dal Tenente Colonnello Latour. Inoltre lo Stabilimento venne ampliato e munito di mac_chine utensili perfezionate per la lavorazione. delle ·canne, nonchè di un laminatoio per ferri tondi e qua.<lri. I nfine ve1ine meglio utilizzata la forza, motrice ricorrendo all'impianto di due ruote idrauliche . metalliche del diametro di m. 6,35, sistemate in sostituzione della un.i ca ruota di legno prima esistente. N'e ne miniere di P aiz:;i,no vennero infine aperte nuove gallerie che die dero subito un buon rendimento. La nuova e più ampia attrezzatura mise le officine cli Mongiana nelle condizioni di poter eseguire lavori che fino a quell'epoca non erano mai stati tenta.ti nel Napoleta,no, e che a nche pi'esso gli stabilimenti delle più progre4ite Nazioni europee non avèvano ancora raggiunto là necessaria perfezione. Si trattava di un tentativo di fabbri,cazione delle rota,ie per f.errovie per cui il macchinario necessario era stato installato nella officina di Pietrarsa, e per il quale il Re commise alla l\fongiana la successiva costruzione di due coppie di cilindri scanalati. Di pari passo col perfeztonamento industriale delle officine si attuavano gli altri provvedimenti di carattere organizzativo ed economico che, proposti e caldeggiati dal 'r.enente Colonnello · Pacifici, venivano ordinati dal Re e tend:evano ad elevare le oondizioni di vi ta e cli lavoro delle maestranze: in conseguenza un Regio Decreto del 6 dicembre 1852 sanciva il riconoscimento della l\fongiana a colonia militare. Negli· ultimi sei o sette anni del periodo borbon ico, dura,nte le gestioni dei Tenenti Colonnelli d'Artiglieria La tour, Pacifici e ·Melograni, nonchè del Maggiore Del Bono furo no commessi a lla ~fongiana lavori per cifra equivalente a, L. 3.500.000 dai quali la, Direzione dello Stabilimento, con seria ed accorta eco. {{·1 .:, : {i l: ·7
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AU8f;.\ALE DI NAPOLI
nomia, trasse un utile di cirea L. 180.000, che servirono per gli ampliamenti accennati. . In questo scorcio di tempo l'attività siderurgica del Corpo d'Artiglieria non si li°mitava però alle miniere di P azzano ed al relativo Stabilimento cli Mongiana, ma vi .e ra anche un'« Amministrazione di. minier(': metaniche in Messina )) ed ancora una « Direzione dei Ja.vo1~i. mi.nerari nel Distretto cli Sora )) che nel 1855 aveva a Capo il Oa,pitano Isastia, ed era orga,ni.zza.ta come · le altre Direzioni d'Artiglieria; qualche anno clopo funzioùava un'alto forno nello Btabilimento siderurgico cli Atina,. L' A.rsena-le di NavoU ~ Destinato alla costruzione cl.egli affusti e macchine dell'artiglieria, del carreggio e cl.egli :;i.,l tri materiali tutti., questò Arsenale aveva la sua sede in Castelnuovo a :fianco del Maschio Angioino . Nel 1820, essendo Direttore il Colonnello Ritucci e Sotto Direttore il Tenente Colonnello Righetti, questo Stabilimento ebbe un periodo cli intensa attività., specialmente nell'a.utunno, per prepara.re le batterie da, campagna, e per munire di artigli.erie e cli materiale vario le piaz'.ùe forti cli frontiera, nonchè Capua,, Gaeta,, Pescara, Aquila e Civitella clel Tronto. . Nel 1821 e negli anni immediatamente successivi, seguì la. crisi d,e gli stabilimen ti a seguito delle vicencle belliche, e pertanto anche in tale periodo si distinse p-er compete1rna e zelo il Tenente Colonnello Righetti, il quale sotto la data, del 24 luglio 1824, compilò il « Regolamento rigua,rclante i proietti, le cariche e gli altri ogg-e tti ad essi. appartenenti)) e ancl;le una « 'l'avola dei calibri >> con la classifica in regolari ecl in irregolari, tavola. che tendeva à mettere un po' d'ordine nell'esistente mosaico di calibri. Le disposizioni regolamentari in proposito anelarono però in vigore soltanto nel 1831. Durante il 1830 l'Arsenale lavorò attivamente per la sistemazione cli tutte le batterie del Cr~ter-e. Nel 1833, dopo la, riorganizzazione decretata in quell'anno, venne destinato alla Direzione dell' A.rsenale e degli altri stabilimenti di ·Napoli e dintorni, il T,en. Colonnello Landi, che richiamato appositamente in servizio, svolse opera assai meritoria sia nel campo tecnico che in quello amministrativo. -
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STABILIMEN'.J.'I D' Afl'.1'1GLlEilIA -
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Il Landi non ebbe purtroppo il · tempo di completare la sua missione essendo çleceduto nel 1836, ma la sua opera trovò 11el Ten. Col. Russo un degnissimo continuatore, tanto che il D' Aya- · la nel dfscorso di prolusione alle lezioni · d'artiglieria,· tenuto nel 1840 agli allievi del Rea,l Collegio, poteva rilevare: che, « in quegli ultimi anni si erano fabbricati 160 affusti di nuovo modello, coi corrispondenti · carretti (avantreni) per le batterie campali; che per l'allestimento di due ba.tterie da montagna si: erano costruiti e provati i novelli affusti a ceppo per i cannoni da 4 e da 8; che si erano costnùti 230 cassoni facenti ormai gHL parte delle batterie campali, nonchè 32 fucine più svelte e meno soggette alle offese delle artiglierie nemiche, ed altrettanti carri di tipo unico da batteria e da parco, sul modello di quelli francesi)). I1101tre per il materiale da ponte si erano allestite 30 barche di nuovo modello, suflì.cienti a poter va.Ucare un fiume come il Po, in qualsiasi punto del suo corso; e, con le barche si erano pure costruiti 30 carri per trasportarle, 6 barchette per condm·le in mezzo ai corsi d' acqùa, 30 e più per fermarle, e tutto l'altro materiale vario oc.:corrente per il completamento di un ponte. · · Oltre al materiale delle batterie campali, si erano fabbricati circa cento, affusti di ti.po c-0mune per la difesa delle piazze e delle coste, sostituendo così tutti quelli pesanti ed antiq.uati, mentre poi si erano costruiti altresi appositi carretti con ruote basse per il traino; ed infine, per l'artiglieria d'assedio si erano cpnfezionati oltre 90 af(ustl del nuovo modello a ceppo, mentre d'altra parte era,no in costruzione dei carri forti, delle nuove carrette e dei carri-leva. Prattanto l'Arsenale, che già dava lavoro ad una maestranza di 500 operai, veniva ampliato con altri nuovi locali per far posto a tutte le va,r ie lavorazion i e per formare dei depositi dei materiali fabbricati, e inta11to si provvedeva all'insta.llazione di una sega a vapore . . Un'ampia e bella sala raccoglieva ordinatamente tutti i modelli de)le macchine, antiche e nuove, costruite dal 1789 in poi, fino alle più recenti. Al Colonnello Russo succedeva nella direzione dell' Arsenale il Tenente Colonnello Antonio de Foc3.:tiis, già. meritamen-
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... LEGGENDA AR811NAC,J,1 DC OO!ITlltfZ{ONE. 1-3.
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lfondo.ri.11. · l'l.c.tale.. Alloni. Ba11th~ni. log:ruao al C•1Ltllo.
4RSEN_ALE
DI
MARINA
l!'ig. 7(iS - P iantll dì Casteluuovo n el 18.:!9.
s·rABILIM:lliN1'I n' AR'l'IGL!mRIA
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te noto_come teci1ico provetto, il ·quale provvedeva con esemplare attivi.tà alla costruzion,e dei nuovi affusti da difesa, da lui ideati, e alle necessarie innova,zioni nel carreggio. Durante il periodo 1848-49, e così pure nell'ultimo decennio del Regno . dei Borboni, l'Arsenale continuò nella sua feeonda attività. Nel 1849, nei locali dell'Arsenale venne installato un laboratorio per l a fabhrica,zione delle cassule fulminanti, e il Direttore, Colonnello M:arcar,elli, fece costruire una rµacchina di sua invenzione che fu riprodotta poi in al tri due esemplari. 'rale laboratorio però, in ·seguito ad-una esplosione avvenuta nel 1855, · venne portato fuori clcll'Arsenale in m1~L zona disabitata·. Nel 1860, prima dell'entrata. di Garibaldi a Napoli, l' Arse1iale, élirétto dal 'renente Colonnello Ferrante, riuscì ancora ad allestire il materiale per alcune batterie campali con cannoni · rigati, che éntrarono in azione sul Volturno. L'Arsenale rimase in attività anche sotto il governo dittatoria,1e, . che ne affidò la direzione al Colonnello Muratti, e venne poi in segui.to incorporato negli Btahilimenti militari del Regno d'Italia. Fonde,r ia di N apoU. - La fonderia di Napoli, sitliata pure in Castelnuovo pr,esso FArsenale, nell'ordina.mento del 1815 era alle dipendenze di quest'ultimo; per il riordinamento del 1816, costituiva la 14.. Sotto-Direzione della 5a Direzione; nel 1819 formò la 14• Direzione, ed infine nel 1S20 fe0e parte della l" Dire' zione, a,ssieme agli a ltri Stabilimenti di Napoli. Al Tenente Colonnello Ritucci, .D ir,e ttore della Fonderia dal novémbre 1812 [Ll gennaio 1815, sucoeclette il 'renente Colonnello Li.herati che rimase fino a tutto settembre 1820 : fu quest'ultimo che istituì anche una Scuola cli allievi Fonditori, affidan dola alle cure del 'l'cnente Gioacchino Panwr~L. Alla :fine 'del 1820 era .a capo della Fonderia il Ten. Col. Del Covillo, al quale nel 1828 succedette il Ten. Col. Mori eh.e il Consiglio generale dell'artiglieria incaricò di compilare un nuovo regolamento sulla base di quello del Pommer,e ul del 1'792. Lo stesso ·Mori introdusse nella Fonderia le piccole fusioni in ero· gi119li, ed all'uopo fece fabbricare due crogiuoli che nel marzo ed aprile 1828 vennero provati con successive fusioni. Nel 1830 e -
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Fig. 769 - Pianta dì Castel Nuovo e dell'Arsenale nell'anno 1844.
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LEGGENDA PER LE LOCALITA' ORA OCCUPATE DAL R. ARSENALE DI COSTRUZIONI
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Porta d'ingresso d ell'Arsen a le. Uffici di scrittura. Uffici di scrittura e stanza del portinaio al pia nterreno, pia no superiore de' numero a Mag:izzln i degli oggetti di cuoiami, capsule ed altl'o. Grande atrio. Grande officina per fabbri e riparazioni. Officina de' senari. Offic ina de' giùochl d'armi. ·omclna delle capsule fucilieri. Officina de' modelli. Magazzinetto per !c !erraturc nuove. Al pianterreno 10 e ao piano della stessa locauta laboratorio per costruzioni e demolizioni dt cartocci e cartucce, scatole di mltraglla.
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AHSf:NALE DI NAPOLI 11 -
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Bastion e S. Gennaro. palliera. Magazzino pe' m etalli. Piccola officina de' lattari e fonditori di Pallottole. Pia no superiore delle localttà segnato co' numeri 12, 13 e B. Magazzino pe' giuochl d 'armi, ogge cti coniezionati di cuoio, nrumentl , basti. Scala elle mette al detto magazzino. Officina de' fa.legnami cost ruttori. Il plano sottoposto a questa otlicina, al quale vi si accede pel camino cli ronda segnato a l 11. 36 è un magazzino per oggetti diversi confeziorn1ti fuori uso, corclaggi e generi di colorazione dell'arsenaie ecc. Sala de' modeili. Officina. de' disegna.tori. Passaggio coverto alle c:asematte del bastiomi S. Spi.rito , Ofhcina de· carradori. Officina de' pittori per le preparazioni. Officina delle fusioni in bronz-0. Officina de l segatori e sbozzatori. Dal n. 19 al 22 .primo ordine delle casematte del bastione s. Spirito. Atrio coverto da tettoia e<l occupa to pe.r l'officina de' c.olorltori delle m acchine costruite. Sul bastione vi sono due riserve destinate. una pe1 aepos1cc; oeue piccole qtHm i;1ta. cte11a po1ve1·e nllmmante eta impiegar:;1 per 10 c.,rica.mento delle capsule f ucilieri e l'altra pel deposito di m aterie prime ed utenslll per lo s tesso oggetto . Magazzlnetto de' strumenti ettossari. Compreso d iviso in un pianterreno, e clue pt a.ni superiori d i cui il pianterreno ed il primo p iano sono alloggi ed officina di scrittura del distaccamento del 10 reggimento di a rt iglieria; ed il secondo p lano è alloggio del Direttore dell'Arsenale e di un contabile. Scuderie e rimesse. Località sotterranee aerate e lucide sottoposte ai numen segnat1 25 e a' pa.s saggi superiori per accedere al bastione S . Spirito ed alla t«.,erma. .l!., magaz~ino di raggi, ga v1g,,e ed oggeir ti d i legname di faggio. Da questa ultima località. si ha l'ingresso al secondo ordine d i casematte del bastione S. Spirito elle girano sotto i n u meri segnati 19 a 22 ora occupati per magazzino di legnami segati e boz.zati. Parte della cortina s. Spirito ed incoronata la cui casamatta è ora magazzino de' legnami segati di diverse essenze. Magazzino di proiettili vuoti scarichi. scatole da m itraglie confezionate. cassette di palle per le stesse. macchine ca.riche, finimenti per animali da t iro. Sottoposto al eletto numero 29 vi è altra casamatta ora magazzino dei barili a polvere, casse Yuote, frantumi cli ca.r bon fossile ed altro. · Primo ordine di casematte del bastione I n coronata . Magazzino in continu:1zione di quello orn. descritto al n. 29. Sottoposto a questa. casamatta ve ne è altra della s tessa capienza che è magazzino del carbon fossile. Grande officina meccanica e delle fucine. Sottoposte alla località. segnate con lettera G vi è una ca.s a.matta ora m ~.gazzino di affusti di mverse specie e calibn, provenienti dal disa.rino d~ fort.i di a ttesta Nanoli. Bastione Maddalena. In questo bast ione vi sono diverse località. Impiegate per ma.gazzinl di cartucce confezionate cartocci di carta vuo ta . misti, folgoroni da segnale, petardi ecc. !1 primo ordine di ca.s a.matta di questo bastione è impiegato per magazzino del.le cartucce fuciliere confezionate cbe s i distribuiscono giornalmente a' Corpi. Il secondo ordine di d ette casematte è l'antica gran de polverista ora abbandonata. Ingresso a i depositi del legname in fusti. Tettoia pel suddetti legnami collaudati. Deposito de' legnami da collauda.rsi. Camino di ronda. LOCALITA' NON APPARTENENTI AL R. ARSENALE
A. B. C. D. E. F. G.
S:.tla d 'armi ch'è dipendenza della Direzione clella Montatura d'armi. Officine della detta sala. · Laboratorio chimico della Direzione della Fonderia Atrio della Direzione della Fonderia de' cn.nnoni. Caserma ora occupata dalle compagnie del 30 · reggiment o d'artigltena. Caserma superiore alle scuderie. Prlmo ordine di casamatta del bastione Incoronata. H. Rampa per la quale si scende al seconclo ordine della. cortina Incoronata Maddalena. I. Magazzini alla rampa. L. Direzione della Montatura d'armi.
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S'J'.ABILl:"11EN'.rI O'ARTIGLIEUJA -
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negli anni snccesi:;ivi ve~111ero eseguite i:iella Fonderia diverse fondite di. cannoni. Questo stab'ilimentò p.er il decreto del 21. giugno 1833 fu chiamato « Fonderia e Barena cle' Cannoni)), e durante tutta l'epoca in cui il Generale Filangieri fu a,l la testfL dei Corpi Facoltativi, anelò attrezzandosi e perfezionandosi continuamente; ne fu Direttore fino al dicembre 1834 il Tenente Colonnello Siccard( al quale succedet te il Tenente Oolonne11o Boldoni, che ampliò l'ofil.cfoa per le piccole fusioni crogiuoli. Nel 1835, sotto ·1a direzione del Tenente Colonnello Raffaele Bianchi, _fnrono iniziati importanti lavori di perfezionamento, per da.re alla :Fonderia una maggiore potenzialità e metterla in grado di completare le riforme del materiale prog,e ttate dal Genera.le Filangi.eri : vi furono installati quattro forni alla Winkilson~ e, in un nuov,o loca.le : cp:ia.ttro torni per forare e torni.re cannoni; una motrice à va.pore di 12 HP., in sostit uzione del motore animale :fino allora impiegato a qucst-0 scopo. In breve volger .d'anni la Fonderia fabbricò tutt,e le bocche cla fuoco ' cli bronzo prescritte per j parchi d'artigliei'ia, tra le quali il Filangi:eri ricorda i ca,nnoni da G e gli obici lunghi per armare 12 batterie da campa,g na, 2 bat terie a cavallò e 3 da, posizione e cioè complessivamente 130 bocche~ cfa fuoco; di più ancora 32 obici da mo11tagna da 12 cm. per batterie da montagna e da sbarco, e altri 16 obici per un parco d'assedio. Ma la cosa più interessante era quella, di realizzare a Napoli la fusione delle bocche da fuoco di f,e rro, di cui si andava occupando il Ca,pitano Comarnlante Francesco cl'Agostino, che era, stato inviato in I1'ra11cia, in Belgio eél in Inghilterra, allo scopo appunto di visitare i perfezionati. stabilimenti che in quei Pa,esi fabbricavano e provved,evf1no le armi ed _i va.rii materiali milita.i-i ai rispettivi Eserciti. Sotto la clire1,ione del cl' Agostino ai piedi delle due torri occidentali di Castelnuovo sorse la, nuova Fonderia,, 0òn quattro forni a riverbero alimentati con litan - · trace, accoppi.ati due a due, e ciascuno della capacità di kg. 3.000. I primi cannoni vennero fusi nel lugliq del 1841. In questo stesso anno il cl' Agostino, promosso maggi,orè, assunse interinalmente la direzione della Fonderia, ed in breve 0
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FONDERIA 01 !\APOLI
volger di tempo Yi portò quelle innovazioni che aveva avuto occasione di osser vare chtL·tmte i suoi viaggi all'ester-0 1 istitnendo poi a.n che uua bi.hlioteca, sa.le cli modelli. e cli. disegni, una raccolta cli strumenti di Yel'ifica , un laboratorio chimico, e persi.no un museo mineralogico cd nna mostra cli fossiJL In seguito per effettual'e nuove e più estese lavorazioni, il d'Agostino introdusse pure altre macchine fra cui una 11 noYa motrice a -vapore; e nel 1845 venne attivata un'alti·a, officina cli fusione, con 6 forni a riverbero simili ai quattr,o già, esistenti. Al d'Agostino succedette dal febbraio all'ottobre 1852 il Ten . Col. P resti, sostituito a sua volta dal Ten . Colonnello Nicola Morelli. Lo stabilimento, all'inizio della, gestione :Morelli, ebbe nn periodo di più intensl~ attività; tra la :µne del 1852 ed il p1·in cipio del 1853, furono fusi 24 cannoni lunghi cli ferro, 12 canno ui corti e 4 obici-canrnrni. da 60. Nel maggio alcuni prodotti della F o11 cle1·ia f urono invia.ti all'Rsposizionc Nazionale di Napoli e per i pregi in essi rilevati ,ennero conseguiti vai-ii premi. I n quell'anno 1853 sorgev~L un 'altra Ii'onderia in .G a,cta, mentre in quest'epocH- erano cli speciale interesse gli stndii che si . a,ndavano man mano svolgendo alla Fouderia di. Xapoli snlla rigatura dei cannoni. Siccome J)ertanto il compito assegmLto a questo stabilimento di :Kapoli aveva ormai raggiunto ti-oppo Yaste proporzioni eosì si impon eva l'ausiJio di altre officine sussidiarie : il Governo nel 1856 acquistò pe1·ciò nua Fonderia priva,ta esistente ai Granilf facendone una dipendenza di q11e1la di Napoli e destinandola specificatamente· per la fnsione del ra,me e del piombo. L a direzione cl,e lla F onde1·i..L dei Granili fn affidata al capitano D. A.chme Ayala Valva e, all[L s na dipendenza,, il chirnico Sacerdote Don Michele Giovannetti s'intel'essava dei mi.glioramcnti tecuologici per ·la fabbri.càzione dell'a,cciaio, continuando gli esperimenti in un apposito fomo a riverbero, fatto all'uopo costruire appunto per i saggi e le prove. La fondel'ia. cli Napoli, negli ultimi anni elle p.~ecedettero il 1860, tanto nella gestione Morelli che in queUa successiva del Ten . Colonnello GabrÌele R omano, esplicò una intensa attività nella fabbricazione di bocche cla, fuoco ad anima liscia, d'ogni
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PTANTA DELLA SECONDA DI R EZIONE FONDER IA
A. Porta d '.ingrcsso. B. Strada che condu ce nelle officine.
C. Prima fonderia con sei forni a. riverbero la di cui gn1e stà in riatt-0. D. At rio scoverto. E. Secondo a trlo scovert o F . Seconda fonderia con quattro forni a ,·!verbei·o il di cui tetto merita riatto. G. Corridoio a volta pel passaggio. H. Passaggio scoverto. · Y. Officina d i u ltimazione di p roiettili. K. Magazzin i. L. Atrio scoverto. 4\-~ M. Prima officina di .t rapani con le calda ie delle · macchine a rnpore e quattro pa nchi a controp~fi, N. Officine delle piccole f usioni con fornelli alla Wilkin son forni a riverbero a vento e crogiuoli. O. Second a officina d i t rapani con macchin!), a vapore, sei panchl a contropeso, t o1:ni, spianat oi e a ltro . . O" sala per modelU. P. O!ficina della grande forhace in bronzo, forge lirriatori iegn a iuoll ecc. Q. Officina dell'impas to delle crete. R. Magazzino cli legname per· la gra nde fornace. S. Officina cont enente due a ltri forni a riverbero pel bronzo e sta traggio ln cret a pei ca nnoni.
NB. Nel piano superiore appartenente a quelle officine indicate dalle lettere o, P , Q, si con tengono officio d el signor Direttore, biblioteca, sala di disegni, sala di modelli, sala d 'istrumenti diversi, due sale di collezione di min erali e il gabinetto chimico .
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STAllILll\fFJN'.L' l D' AR'.L'fGLU:RIA -
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genere, sia per l'Artiglieria di terra che per la Marina da guerra; per quanto riguar<la le a1·tiglieric rigate, in quel momento esse formarono solamente oggeUo di attento e ripetnt.o studio.
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Fig. 772 . Capitano Don Vincenzo Atan De RiYera, Ideatore e costruttore delle a rtiglierie rigate presso l'Esercito Napoletano. (da fotografia d onata d a S. A. R. il Con te d i Caserta a l Marchese Don Gaet:,no A fan De Rivera' .
Nel periodo immediatamente p1·ecedl'nte la conqui.st,1, garibaldina, la Fondb.l'ia fu anche mag-!~Ì<)rlll<"nte nttiva produ cendo cannoni a getto continuo, i-b per la Nlnrinn che per 1' .Artiglieria di tena. Secondo un coU1m1i cato <h-1 Ministero della guerra in data Jl febbraio 1SGO era volere ctt>l Sovr,tno che fossero sollecitame11te approntati 64 cannoni dH campo, cfa bare-
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FONDB!lIA Dl );APOL!
narsi e tornirsi alla Fonderia; e quindi da essere rigati nelle Officine di Pietrarsa seconclo un sistema, proposto dal Ten. Col. Vincenzo Afan De Rivera, oppure secondo un sistema studiato da una apposita Commissione; all'uopo e per h scelta del sistema più conveniente si dovevano eseguire delle prove comparative. L'opificio di Pietrarsa doveva provvedere all'approvvigionamento del cospicuo quantitativo di munizioni per detti cannoni, mentre alla trasformazione degli affusti per ca'n none da t5 liscio in affusti per cannone da 4 rigato doveva attendere l' Arsena,le. Tutti questi lavori dovevano essere compiuti per il 20 aprile. . In tale febbrile periodo, il Tenente Colonnello Afa.n de Rivera sostituì il 3 agosto 1860 il Tenente Colonnello Romano nella direzione della fonderia, e vi espletò la sua opera fino all'abbandono della capìta.le, andando poi a dirigere le officine di Gaeta. Durante il Governo dittatoriale di Gariba,l di la Fonderia di Napoli continuò a funziona.re attivamente sotto la direzione del Maggiore Michele Fortunato. Fabbrica à/cvrrni cU Torre Annunzfata e Montatura d)arm,i di Navoli. - Questi due stabilimenti fondati verso la metà del s-ecolo XVIII , nei varii riordinamenti dell'Artiglieria napoletana, ·furono talvolta riuniti in una sola Direzione e talvolta fu. rono alle dipendenze di due Dire«ioni diverse. Nel 1833 essi erano separati: la « Fabbri.c a d'armi)) provvedeva ana produzio ne delle singole parti, mentre la « l\fontatura )) provvedeva alla composizione. In quest'epoca, sotto l'impulso del Generale Fila ngieri., vennero apportati notevoli miglioramenti tanto alla Fabbrica d' Armi di Torre. Annunziata quanto alla Montatura d'A.rmi di Nn,poli. Il primo di questi opifici, diretto da uomini esperti e fornito di nuove perfezionate macchine utensili, riprese in breve la sua completa capacità di lavorazione in modo da produrre annualmente oltre 11000 armi da fuoco e 3000 a,r mi da taglio . Posteriormente allorquando lo Stabilimento meccanico di Pietrarsa fu in piena efficienza, si provvide alla sostituzione di . quasi tutto il macchinario della Fa,bbrica, d'armi di Torre An-
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l!"'ig. 773 - Pilmtu della fabbrica d'armi d i 'l'orre Annum;iata.
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Ingresso. Vestibuli. Uffici della contabilità. Bibliot eca. Scalea cl1e mena allo alloggio del Comandante. Idem che m ena al majl'azzinl de' carboni, Contabile del materia.le e m agazzini principali. - . Ufficio del Direttore e Consiglio di amministrazione Magazzino delle distribuzioni del ferro. Gabinetto del saggio delle polveri. Magazzino delle minutezze. Ufficio degli Uffìziali. Deposito di armi da r idursi. Officina de' rigatori. - Fucine per finimenti e guernimentl di canne. idem per ca,nne. idem varie. Trapani, t orni ed altre macchine. bis - Mole. Scalinata che mena alle officine de' limatori e con trolloria. idem idem alle ruot e idrauliche. Scalinata clie mena all'officina in progetto pel piazzamento di altre macchine. Ruote idrauliche d i ferro fuso. · Scaricatoio delle acque superflue. Strada che mena a.ne officine nel locale cli S. Gennaro. Fogne. Magazzino de' materiai\ ed utensili dei fucinatori di anni bianche. Fucine d'armi bia nche. Abolita officina de' fa legnami. Fucin.e per bacchette. Idem di armi bianche e canne. Officina de' falegnami. Magazzinet to per id. Locale da essere completato nella copertura. Officina de' limatori; e 34 bis - Sca.linata che m ena ad a ltre officine de' lima.tori. Giardino. Pezzo cli strada nel giardino dello stabilim ento_ giusta 11 progei;to, fatto cta questo Comune. - Canale sot terraneo che por ta le acque per animare le ruote idrauliche.
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]fig. 774 - Pianta · della roontatura d' armi di Napoli (1801).
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LEGGENDA DEL 10 PIANO 1 2
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Deposito d i metalli. Deposito di aste di noci da casse di anni da fuoco portatili. Officina d i lavora torio J)er casse da trasporto armi. ...:.: Legname vecchio. Cortile. Corridoio di passaggio. Deposito di assortimento di armi da fuoco.
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Locale di deposito delle armi da r ipararsi. Locale del capo artefice delle riparazioni delle armi bianche. Officine per la costruzione dei foderi cli armi bianche. Officina delle riparazioni e montatura a nuovo delle armi bianche.
LEGGENDA DEL 2-> PIANO i
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Grande officina delle ripa razioni e montatura a n uovo delle arme da f uoco portatili. Stanza ciel capo artefice. Cortile. Corridoio di passaggio. Stanza pei signori uffiziali. Magazzino rifornimenti di armi portatili.
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Deposito di legnami inutile risultante dai lavori. Officio del contabile pagatore. Ingresso. Scala. Controloria.. Terrazza di covertura a ll'officina cli riparazione delle armi bianche.
LEGGENDA DEL PIAN TERRENO
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Compreso che non appartiene alla Direzione. Deposito di carbone Cesso. Cortile.
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Corridoio cli passaggio. Stanza inutile per l"umidità. Otncina di fusione. Forge.
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STABI LIMEN'l'l D' AR'l'IGLJERIA -
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nunziata1 macchinario che :fin dall'epoca di Carlo III era di legno, e che pertanto venne costruito in ferro nelle officine di Pietrarsa.
Opificio 11ieccan'ico d,i Ae'tra,rsci. - Si può affermare che questo opificio, per l ',epoca in cui. sorse, fu in Italia veramente a,l l'avanguardia delle officine meccaniche. Le sue origini vanno ricercate in uno speciale laborat orio pirotecnico e meccanico di carattere essenzialmente sperimentale, di cui sarà detto an che in seguito, istituito a Torre Annunziata. nel 1831 e c~e, dopo un periodo di permanenza, nel Palazzo reale, fu traspo1;ta.to appunto nella batteria di Pietrarsa, alla falde del V,esnvio ; con decreto del 2 novembre 1840 il Filangieri fece trasformare la batteria in un vero e proprio opificio meccanico con annessa una scuola di allievi macchinis ti che cominciò a funzionare nell'anno seguente. A capo del nuovo C·omplesso orga,nismo di Pietrarsa fu posto il Capita.no !l'enente Corsi} coadiuvato dal Capotecnico Robertson è da un bravo capo-artefice, Luigi Pinto, che aveva già lodevolmente prestato servizio in a,l tri opifici napoletani. Nel breve giro di pochi anni lo Stabilimento di Pi.etrarsa acquistò taJe importa,n za sì da ra,ppresentare la fonte dei più svariati p1:odotti. Il Filangieri, nei suoi ricordi, annota una lnngit serie di lavori compiuti ~ P ietrarsa; il de Ritis, in un suo stiÌdio pubblicato negli << Annali Civili )) del 1853, li elen.ca sotto le categorie di op(~re pirotecniche e per la guerra, di la:vori per porti ,e cantieri, per al'senali, per la reale strada ferrata, per la organizzazione dello Stabilimento ed altri lavori diversi; e il Corsi, pure in un opuscolo scritto nel 1861, elenca i lavori compiuti dallo stabilimento fino a quella epoca. In epoca posteriore l'Opificio cli Pietu:trsa con la creazione di una, Ferriera, attiva.fa da forni alla Pucller estese poi le sue lavorazioni; la F erriera venne uti.li.zzata sovra.tutto per la fab bricazione delle rota,i e ferroviarie e fu detta « F erriera d'Ischitella >> in omaggio al ministro della guerra che l'aveva, fatta · costruire . -
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Ma il Filangieri nei suoi « Rioordi >> criticò questa speciale industria fatta sorgere per iniziativa del Colonne11o d' Agostino, nel quale il Principe d'I schitella aveva piernt fiducia, men -· tre egli ·si trovava in Sicilia e per cui si ·e ra dovuto incontrare una notevole spesa di impianto; le critiche del Filangieri si basavano su ragioni tecnich(~ ed economiche lamentando « siffatte malaugurate innovazioni, che cagionarono danno e discredit9, e presfarono d'a ultimo materia a calunniare quell'Opificio che per più anni era stato riguardato come una delle gemme del Regno delle Due Sicili,e >>. Il Ten. Col. Luigi Corsi in una sua memoria del 1861 ammise che i prezzi unitari di costo clei prodotti di tale F erriera erano superiori a quelli dei prodotti inglesi, ma rilevò· ad ogni modo cbe colla realizzazione di una tale iniziativa si era raggiunto lo scopo di introdurre nd Regno una lavorazione fino allora sconosciuta nel mtpoletano. Era cl.a nota.re inoltre che le rotaie da ferrovia che si produc,evano a Pietrarsa era.no di quali fa . superiore a quelle che si importava;no cl.all'Estero, perchè le rotaie di Pietrarsa veniva.no ricavate da,llf.t ghisa di MongiH,na, la quale. per ta.le uso era preferibile a quella inglese; e questo senza oontare che si era cosi meno legati all'industria, straniera. Pietrarsa continuò a funzionare alacremente nell'anno 1859 e nell'~nno su.ccessivo, e cioè prima e dopo l'entrata dei. Garibaldini in Napoli; ed è da rilevare che soltanto una minima partB del suo macchinari.o potè dai Boi·bonici esser{~ trasporta- · ta a Ga~ta. L'Opificio di Pietrarsa venne anche· utilizzato come pir-0tecnico e svoJse poi speciale attività per la fabbricazione dei cannelli a frizione per le artiglierie. · '
Nel 1815 nel Regno delle Due Sicilie l'unico polverificio in funzione e veramente importante era la « Reale Fabbrica cli p-0lveri di ~rorre Annunziata)>, colà esistente fin. da quando nel 1652 il Viccrè di _Napoli aveva fatto trasferire a Torre Annunziata la, polveriera esistente alla capitale che, a causa delle frequenti insurrezioni politiche Polverificio di Torre A.nnwnzfota. -
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Viale che dalla strada Regia d i Portici cond11ce allo Stab ili!nènto traversando la ferrovia. Cammino d i ferro da Napoli a Castellammare e Salerno. · . Pia.no ingresso con cancello - Corpo di guardia. Deposito di terre, a rgille ed altro. Cortile. Scuderie per m u li del t reno - Rimessa per carri . d'Artiglieria. Ch iesa per uso clello Stabilimento. Secondo cortile per deposito di carbone ed a ltro. Oflìcinii pirotecnica situa.ta in un p ia.no inferiore. Magazzino a pruova di bombe sottoposti a l piano d ella batteria. Ingresso a lla b atteria - Batteria d a costa di 22 pezzi da 36 e 2 da 12. Secondo ingresso allo S tabilim ento con cancello. Cortile che clà adito alle diverse officine. Ruotale per la pruova clelle locom otive in direzione a.ne d iverse Officine e con una com u n icaz.ton e alla ferrovia di CasteJJ.ammare. Porta che m ette sul cammino di ferro. Stanze dei por..tinai. Officina di costruzione dei m odelli. Magazzino. Gran Sa.la di costruzion i traversata da rotaie, con pi9,no girante nel centro, contenente 24 torni, due bareni, cinque spianatoi, cinqu e tra pani vertica.li, due macchine a tagliar le viti, una m accllina a r igar cannoni, un ventilatore e banchi per limatori ed 88 morse. Locali per la m ontatura delle macchine, avente ognuna una grande grue nel cen tro ùl tre quella movibile. Mac;:11ina m otrice d i 20 cavalli con trasmi:,sion e per animarè il m acc.r..inario della Gran Sala. Calc\ai e per la medesima. Ca ldaie d i rlserva per la stessa. Cortlle coperto per fucine e mole. 1_ Officina per ·uso d'Artiglieria con una macchina a vapore d i 8 cavalli che anima 11 torni, 4 spianatoi, un bareno, t,re trapani ve,·tica.Ji, 1ino spianat oio verticale, una macchina a tagliar le vit.l, una macchina a rigar cannoni. Inol tre vi sono a pparecchi per ultimare i proietti, una ;fucina e ban chi da. limatori con 40 morse. ca.lclaJe per la m acch in a m otrice. Caldaie cli riserva per la. s t essa. Cucina per soldati d 'Artiglieria. Magazzinetto. I ngresso a scala pel! ascendere alla Caserma della Compagnia · Artiglier i. Detta Caserma è fornita di due braccia che sostengono l'uno al cli so11ra dei locali n. 18, 19, 20, 21 e 22 e l'altra d i sopra dei locali 30. 32, 33, 34, 35, 36 e 37 elle vengono r iuniti da un pon te di fe ·o 'mo ch'è p:,lssa sul secondo ingresso n . H. Ufilci d iversi della Direzione, sta ndo sul piano superiore le atiitazioni del Direttore ed altri. J;'ucine con 30 fuochi, s tanzini per impiegati ed una gran bila ncia a bascula. Fonderia con tre grandi forne!Ji alla Wilkin son e tl'e piccoli \jer ferro, un gran f ornello a riverbero per bronzo, t re g rues, d ue stufe. d u e fornaci' per a.sciuga.re le forme, una fucina., u na mola, banchi per scalpellini con d ue morse e stanzin i. Fornello per acciaio cementato. Piccola fon deria pel bronzo con fo?·no a riverbero, d ue t'ornaci per fondere nei crogluoli, una gru e, u n a m orsa ed una fornace per prosciugare le forme. Magazzmo pel carbon e Cook. Officina per la. costruzion e delle calda ie con clue grues, una ma cchina da bucare, una cesoia. per tagliar lamine, u na cesoia che tagl ia e buca nel tempo stesso, una pressa idraulica, clùe m acchine a piegar la miere, un forno a riscaldare. Fonderia dei l)roiE'ttili con u n forno a riverbew , quattro p iccoli forni alla Wilk inson , sei fornaci per prosciu gar le forme e stanzini per impiegati. . · Magazzini ·che forniscono i m ateriali grezzi a. tutte le officine. , Macchina di o tto cavalli per anima re il ventilatore. Nel piano superiore dei locali 46 e 47 esiste una gran sala in cui s i conservano in buon ordine tutti i modelli in legno in grandezza natu rale delle d iverse macchine e lavori eseguiti d alla in stallazione dello Stabilimento. Modelli diversi. Grande ferriera con macchina cli 100 cavalli, sei ca.ld~ie a va p ore, dodici forni a.cl affinare il ferro, quattro , forni a riscaldare, 5 treni d i cilindri laminatori, dei q uali uno per fa.re le sbranche di ferro per ferrovia , un a pparecchio a premere il ferro caldo, una. cesoia, una macchina per raddrizzare rotaie e due forni per fare acciaio fuso. Locali con tre grossi martelli a vapore per forgiare i pezzi gran di, una ma.cellina a vapore di otto cavalli che anima un ventilatore ed una sega metallica circola re, vi sono anche t re gra nd i gru e, due fucin e e due grandi t ornelli. . Terrazzo appartenente a lla ferriera con piccoli fabbricati che ne d ipendono. Bacino per la spedizione delle macchine e caldaie di grandi dimen~ioni per la ricezione del materiale. Magazzino di carbon fossile ad uso dello Stabilimento. Esiste pure un a.ltro deposito di modelli a l di sopra della sala di costruz ione.
STABILiì\IreNl'I O' AUTIGLIERIA -
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era sottopos ta ti continuo pericolo derh-ante dalla presenza degli esplosivi in essa, depositati, mcntl'e poi costituiva un pe1·icolo permanente per la sic"1rczza della Citt:'i,. Altre minori fabbriche cli polveri esisteva no tnLtavin nnco1·n ~ Sol"iano ed a Sulmona.
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Fig. 77(i - trrnnc:eSC'O l'into, Principe c1" Isch itella. (da una st~mpa conservata nel Museo Nazione ctl S. Ma r tino m Napol!J.
Sotto il Regno di )lurat, la fabbdcazione delle polveri · da sparo, .sia per gli nsi militari eh-e per qnelli del commercio, di pendeva dal Ministero cl~lla Gncrra. ecl era commessa ed affidata al Corpo cl ' Artiglie1·ia . Nel 1817 il Gove1'no boi:bonico stabilì che a partir,e dal 1818 l'amministrazione delle polveri e dei salnitri passasse alla di pendenza del ·Minjstero delle Pin::rnze, con servando provvisor iamente una certa autonomia , menfre, con altr o Decr eto della stessa data, riguardante la fabbricar,ione delle polveri e la rac-
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... S".L'ABILIMENTI D' AR".L'IGLlfilRIA -
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colta del salnitro, venivano stabilite le noi:me per le ordinazioni èd i collaudi da parte clei Dipartimenti di Guerra e di Marina. Nel 1820 yenne trattata la questione del passaggio del Polveri:6.cio di Torre Annunziata dal Ministero delle Fina,nze al1' Amministrazione c1ella, Guerra, ma non si addivenne ad alcnn risultato conclusivo. Nel 1832 h~ questio~e venne ripresa e questa, v,o lta fu contemporanea.mente esàmina,ta la proposta presentata e caldeggiata dal Sotto Direttore dell'Arsenale cli Napoli, tendente all'istituzione di altri polverHì.ci minori a Taranto, a Soriano, a Sulmona ed in Sicilia, allo scopo di garentire la continuità di produzione in' caso di sinistri per ottenere la voluta, produzione quantitativa, per ma,ggi.or sicm·ezza delle persone e de1le cose, ed infine per evitare trasporti . pericolosi e costosi. .l\ifa anche questa volta non si giunse a.cl una, dee.isione concreta e tanto meno quindi alla sperata, effet.tuazione delle accennate proposte malgrado il parere favorev,ole della Giunta dei Generali. Il servizio delle polveri continuò quindi ad essere gestito dalle Finanze, secondo un regolamento approvato nel 1839 cfal Consiglio Generale dell'Artiglieria, prcfliecluto dal Generale Filangfori. Sebbene l'Artigheria oontinuasse a ricevere le polveri per sè e per gli altri Corpi dell'Esercito d::Lll' Amministrazione delle Finanze, il Corpo d'Artiglieria e · per esso va.rii snoi distinti Ufficiali non si disinteressavano della fabhricar,io11e della polvere) e coltivando stndii ed effettuando esperienze in que11o speciale laboratorio pirotecnico sperimentale, impiantato nel 1831 a, 'l'orre Annunziata ed 'à.1 quai_e già si è a.ccennato, contribuiro110 notevolmente al miglioramento dei prodotti. Nel 1849 il Governo Napoletano, per migliorare la,. qualità delle polveri, pensò d'introdurre riel Polveri:ficio di Torre Annurnd.ata il cosidetto « ·m:etoclo inglese)), moclific-a,_t:0 tuttavia secondo nuovi procedimenti tedeschi ,ed americani. Di-i,to il macchinario di prim'·o rdine che perciò venne im piantato, la polvere prodotta fu effettivamente ottima , se .non ché l'ecoessivo raffinamento dei tre elementi fondamentali, probabilmente per effetto del clima asciutto e ventoso ed anche poi per la, presenza cli ,sabbie e di pulvise,olo vulcanico perennemente in sospensione nell'atmosfera e cosparso sul teneno, si pro· -
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POLVERIFICI DI TORRE ANNUNZIATA ID DI SCAI?ATI
dussero varie successive esplosioni che suscitarono gravi t imori nella numerosa ed indnstre popolazione della, città cli Torre Annunziata. Il Governo provvide perciò a costruire un altro stabilimento per fabbricare le polveri a Sca,fa,ti presso la foùe del Sarno, sicchè il Polverificio di Torre Annunziata venne poi definitivamente chiuso nel 1856 dopo oltre duecento anni di attività. e di vita non in.gloriosa. Polverificio o Reale Polver-ierci cli Scafat·i. - questo nuovo Stabilimento venne edificato da Luigi Manzella e cla Filippo De Grandis l?econdo i disegni e con l'adozione di tutti quei parti1:olari. costruttivi introdotti negli analoghi shtbilimenti stranieri, e tenendo a,nche presenti l'esperienza fatta ed i risultati ottenuti nelle costruzioni di 11 ori·e Annunziata sovratutto in riguardo delle esplosioni che colà erano avvenute . Il Polverificio di Scafati venne inaugurato il 15 dicembre 1.854. Per il collaudo delle polveri fabbricate dal nuovo stabilimento per gli usi élell' Artiglieria, il 28 .dicembre. 1859 venne emanato un (( Regolamento provvisorio per ri.cevere le polveri da ct1nnone che si fabbrieano nella Reale Polveriera di Scafati )), il quale i11caricava del collaudo una Commisi:::ione di Ufficiali d' At'· tiglieria presieduta dal Colonnello Raffaele Marcarelli e composta degli elem:enti più in vista cl.ell'Arti.glieria napoletana in fatto di coltura tecnica. Con·~mporanea.mente fu redatto anche nn << Regolamento provvilSvl'io per ricevere le polveri da fucile che si fabbricano nella l{eale Polv,eriera, •:li Scafati >). Il Polverificio di Scafati nell'a11no 1862 venne incluso negli Stabilimenti Militari del Regno d'Italia. Laborator'i piroteon'ici. - Questi laboratori erano destinati all'allestimento e confezione delle munizioni, ed in origine e1·a no chiamati << Laboratori dei ll'ochisti )). In essi le varie operazioni erano eseguite da ùn personale specializzato e secondo norme tecniche emanate dal Comando dell'Arma d'Artiglieria. · Sul cont,nente i La,horatori Pirotecnici erano dislocati: a Napoli in Castelnuovo alle dipendenze dell'Arsenale; alla Bat-
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Fig. 778 - Il Polverificio dì Scafati ne'l 1861.
LABOHATOH! P rnOTECNICl
terfa di Posillipo; a, Capua; a Gaeta; a Pescara ed in altre località. Anche in Sicili.a esistevano Laboratori I>irotecnici, che però cessarono di funzionare allorquando i Borboni tornarono a Napoli. I Laboratori cli Castelnuovo e cli. Posillipo er.ano i più importanti e dipendeva.no entrambi da,11' Arsena,le di costruzioni~ al laboratorio di Castelnuovo era anche annessa una, cc Scuohi de' Fochisti>> probabilmente deriva,nt e dall' a,ntica, Scuola, dei Puochisti del Reggimen to Artiglieria. della1 Sicilia. Pertant o nel l'ior-dinamento d.el 1833 è nominato soltanto il Laboratorio cli Posillipo che nel 1846 fu posto alhL dipendenzf1 del Capitano Leopoldo Baclini, il quale in un periodo di 4 anni lo ampliò e lo t rasformò iu un vasto Opificio Pirotecnico, così come venne in Beguito deno1ninato : questo Opifi cio era, suscettibile di produrre grandi quantitativi di munir.ioni, quali si. rendevano necessari per gli avveuimenti guerreschi del 1848-49. In quest' epoc:1 ed appunto per le aumentate necessi.tà venne assunto in servi.7,io cla,l Gener ale l<'ilangieri nn va.lente capo -artifi.c:iere, Giovr:rnni Pierrel di 'l'olone. Dopo un altro per·ioclo di a,mpliament,o, nel 1855 in seguito alle esperi<iJw,e dell'ultima guerra, tntto il macchinario nonchè tutto il personale dell'Opi:ficio di Posillipo, e lo stesso Capitano Baclini vennero t rasportati e yasferit i al <c Laborato rio PirotecniGo di Capua ». Il .« Laboratorio Photecnko cli Capua », posto alle clipcn de11r.e della direzione della Scuola cl' Applica1.ione d' Artiglieri.a, sotto il governo cli l"[urat ebbe un pel'iodo di graucb attività; mn dopo il ritorno ci.e~ l{orboni, sebbene alla dfrezione del lahoratori:o, allora chia mato cc Sala degli Artefici », fosse destinato un capitano con residen za fissa, esso perdette alquan to della sua importanza, in causa, ·dell a prcse1l½a cU rilevanti forz-e austria che nella cittÙi. Riacquistò la sua.. a,nt ica a,t tività, soltr:~n to quando, nel l.SG3, vi fu traspo1:taLo, come è stato detto, t utt o il macchinario e t utto il per~onale del Laboratorio cli I'osiJìipo, ed ebbe quindi quale direttore il su nomina to capitano Badini. Lo Stabiliment o ebbe sede 11ella << Castell nccia. », edi:lìcio oentrale dell'antico castello fatto erig-er-e nel 1532 da, Carlo V a <li fesa, della cittù, di. Capua : la Castelluccia aveva forma quadrata
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STAB! L DU:l\'Tl
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a torri bastionate, e pertanto tale designazione suscitò non po. che critiche, sia perchè la cit tadella veniva così a perdere Ja. sua forza difonsiva, e sia perchè in quel punto si veniva a concentra, re un eccessivo a,gglomerarnento di macchinario, di perso.n ale e di materie pericolose richieste per la fabbrica,zione clell<~ rnuni, zioni. · Nel 1856 per poter avere delle maestra,nr,e ca,paci di effettuare le svariate e complesse lavorazioni che si richiedevano dal Laboratorio Pirotecnico di Capua, vi fu a,ssegnata la 4" Compagnia Artefici d'Artiglieria, la quale cloveva fornire anche delle squadre di operai ai lahoràtori secondari. Alla, fine dèl 1856 ·lo St abilimento venne dotato oltre che cli personale in numero sufficiente, rmche cli nna macchina, a vapore costruita, nello sta- · bilimento di Pietra,rsa, é suc0essivamente di un'altra motrice a vapore per !',officina delle capsule fulminanti. Al capitano Badini. morto nei primi mesi del 185'7 dopo Hvei· svolto un decennio di fervida attività ed aver legato il suo nome alla costrur,ione di speciali palle incendiarie, dette del « sistema. Badini )), successe il 'I'en. Col. Pacifici con la va,licla collabora1,ione del Capitano Campanelli, che, promosso Maggiore, sostituì a sua volta il Pacifici dopo il giugno 1859. Sotto la direzione del Campanelli l'Opificio di Capua fu chiamato al massimo sforzo di produzione per gli avvenimenti bellici ch·c incalzarono subito dopo. Nel dicembre 1859 vi lavora. va;no 391 nomini t ratti. dai due Reggimenti cl' Artiglieria, dat pontieri, dai cara.bini.eri- e da.gli zappatori; e nel giugno 1860, cioè qua,ndo più intensa, ferveva la lotta, in Sicilia, i lavoranti erano ben 500. Il quantittttivo di munizioni prodotte e fornite in quel pe riodo dal Pirotecnico di Capua fu tale che, ai pri~1i di settem bre 1860, rimanevano nei suoi depositi un solo barifo di polvere a, grana fina ed un centinaio di. cantari di polvere a gra,na grossa. Parecchi milioni cU cartucce a cavo piramida,le ed a fondelh erano intanto state distribuite a Pescara, a, .Messina, a Napoli ecc., mentre contemporanea,mente erano state fabbricate ingenti quantitativi cli hombè da 12 e da, 8, e di granate da 6 e da 5.6.2.
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Fig. 779 - Opificio Pirotecnico di Capua dal 1856 al 1870.
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o' ARTWLI1,;1u A
S1'ABILD1EK1'l
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Il << I-{aboratorio Pirotecnico di Tone Annunziata, )l era sorto nel 1831 a scopo sperimentale, sotto la direzione del colonnello Robinson, ca.pitano cli vascello clellr~ Marina inglese, passato in segu"ito al servizio cl.ella l\'farina napoletana. In quell'anno 1831 il Robinson in 12r,esenza del Sovl'ano aveva effettuato notevoli ·esperienze sugli shrapnel sferici e sui razzi alla Oongrève, -e appunto per esegufr,e la costl'uzion·e di tn,li 1·azzi e per preparare un personale addestrato nel loro impiego fu destinata al laboratorio una compagnia di artiglieri. In seguito, in q_uesto laboratorio pirotecJJico si eseguirono anche esper·iem,e e studi per il miglioramento della, fabbricazione delle polveri nel Polverificio della stessa città, ch,e, come si è detto, era gestito da.Il' Amministrazione delle Finanze. Inoltre nella piccola otìkina sperimenta.Je del labora,t6rio pil'otecnico si 0ostr11iYa'no modelli cli molte macchine, e nel 1832 venne ane;he fa bbricntn, una caldaia a vapore per l'essiccamento delle polve1·i. Si andavano così ponendo le basi di un importante stabilimc~nto, che costituiva uno dei tanti provvedimenti rispondenti al generale rinnovamento delle fone a,r mate, perseguito da Ferdinando II fin dalla sua assunzione al trono . . Alla direzione del laboratorio di Torre Annunziata, dopo la. · morte del Roblnson, venne destinato il Capitano Luigi Corsi, già coadiutore del RobinsoH. Intanto per ordine sovrano il laboratorio pirotecnico di ~I:orre Annunzia.f a venne trasferito in un angolo della Reggia cli Napoli, dalla quale nel 1840 passò poi sulla spiaggia cli Pietrarsa, dove sorse in seguito il gra,ncle Opi ficio di cui già. si. è parlato. L'attività, d,el Corsi fu quanto mai efficace, e si devono ai suoi studi ed alla sua competenza, artiglieresca le speciali palle incendiarie da moschetto, esper-imentate nell'aprile del 1S37 nei fossati della fortezza di Capua, ,ed anche le palle incendiarie da cannone, pure esperimentate a Capua nel 1S39 contro uno scafo di corvetta, mentre poi notevoli perfezionamenti vennero por tati dal Corsi a.i razzi alla Co1~grève, e con tali innovazioni le conseguenti fabbricazioni effettuate nel La,borntorio Pirotecnico di Pie trarsa costituirono una, specia,le privativa dell' Artiglierai Napoletana.
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L,\l30HA'l'0RI0 PIROTECNICO ).;ELL\ HlSENAL0 Dl NAPOLI
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Tra i Ia.horatori pirotecnici va anchè ricordata l '« Officina per la fabbricazione delle capsul e fnlminanti )) per fucili., che fu orga11i7,7,ata nei locali. dell'Arsenale di Napoli, come si è vi.sto, e la cui direzione fu affidata successivamente ai. chimici Ra,ffaek cli Na,poli 1 Tomaso Sa,ntclìa,, e Pasquale Balestrieri che ebbe come coadiutore il chimico Giovan ni Di Bello. Già è stato_detto oom.e il ~l'en . Colonnello Marcarelli facesse costruire per la fabbticazi.one del.Le cassule tl'e mac(;hinc <la. Jni ideate, e pertanto l'attività, di q11csta, offici na fu interrotta il 18 lugHo 1855 ·c1a una gnw·c esplosione, ch·e produsse seri danni. alla Sala cFArmi1 alla Fonderia e all' A.rsennle, e fece a,nche <lelle vitti.mc tra il personale. Pare che il disastro v('\nisse causato da un opera,io estrimeo all'ofllcina, che, in un intervallo di sospensione del lavoro, stava scaricando un marmo che doveva sfwvire per la macina7,ione del fulmina,to di mercuri.o. Si. distinsero nell' ope1·a cli salva,taggio : i Capitani d' Arti glieria Anni ba.Je Muratti e Ludovieo de Sa,nget; Francesco de vV,ena, Cu,pitano d<'\llo Stato Maggiore; Giovanni d'Orgemoiit Capitano a,iutante maggiore; il chirurgo Biagio Corrado dell:~. Brjgata arti:ficicri-al'mieti ; il Conia.ndante della Briga,ta stessa Ten. Col. Stanislao Garzia,; il parroco Don Rotondo d(~l Forte nuovo; il èa,po mastro del Genio Gandi no assistito dal soldato zappatore Silvestro Barbo ; il facchino 'M artino Scurpa,ti, che salvò gli indi vidui rjrnasLi nene ol'lìcine del ca1·icamento; gli a.rt(~fici militari Catiello lVIignona, Aniello Variano, Vincenzo Lettieri ed il caporale Antonio Jannelli, (~cl a.irni quest' ultimo si prefisse ,e riuseì ad operare il. r icupero di notevoli quantità di capsule travolte nella rovina. · Per il coraggio e l'abnega7,ione dimostrata, tutti i predetti personali ricevettero nno speciah~ <~n oomio dal Re. Quest'esplosione mise in rilievo il pericolo permanente e latente per l'Arsenale propri.amen te detto, tanto che si rese necessario ed urgente di tra.sporta.re altrove il laboratorio delle capsule : all'uopo il Re ordiuò che se117,a indugio fosse acqui stato un appez,mmento di teueno paludoso in località non troppo distante, ond e farvj sorgere un edi lìcio per lu. fabbricazione di tali materiali.
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o' AUT I GLIEUIA
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Corne si è accennato padando degli esplosivi, della questione delle capsule fulminanti, nonchè di quella degli inneschi o cannelli a, ·frizione o a percussione per le artiglierie, .s i occuparono attivamen te diversi Ufficiali. napoletani dell'Arma . Sono ])erciò da ricordare il Tenente Colonn. I\fori, e Bardet di Villa1wva i quali dal 1822 al J 830 scrissero Memorie molto apprezzate in a1'gomento, mentre conco1'sero poi ancora a tale studio il cl' A· gostino nel 1835 ,e il Campanelli nel 1839. Quest'ultimo appunto per la sua cornpete1rna in materia, venne nel 1841 ass,egnato al· l'Opifici:o ili Pietrarsa . L'Ese1·cito garibaldino avanzando vittoriosr1mente su Na· poli tolse ai borbonici., insieme a,gli altri Stabilimenti, i Labora· tori pirotecnici dell' Ars,enale e di P ietrarsa. Successi va.meri te anch'essi pa,ssarono a sussidiare l'Esercito ì.ta.liano per le ulte riori operazioni, speci.alrnente contro la piazzaforte di Gaeta. Il « Laboratorio di Gaeta)) venne ad assumere parti0ola1.·e irnporta1rna in conseguenza degli avvenimenti mi.litari per c11i l'Esercito hol'bonico chi.nso in questa Piazzaforte dovette con · cent1·arvi tn tt.i i S<~rvizi, compreso <]nello rilevantisi;;imo del mu nizionamento, servendosi all'uopo appunto d,el Laboratorio crea · to a Gaeta alcnn i anni pflrna. Anzi all'inhio cleJl'assedio i Laboratori cloYe si confe7,io11a vano le mnn izioni erano due : quello della · lfatteria Trinità e quello della Batteria Torrion fran0ese. In data. 3 dicembre J:860, il Direttor<~ .Generale del Genio, considenrnd,o che i due laboratori erano stati più. volte hen;t~gliati dall'artiglieria assediante, ordinava a;l Colonnello Vincenzo Afan de Rivera di giovarsi del l'antico bagno sul castello e della Casamatta Tnrn silvanht per la confezione delle muni.1/.ioni da cannoni, ,e di lasdaì·c negli an tichi locali il solo caricamento delle spolette e delle cartucce da fucile. Il 27 dicembre di tu.le [trino fn preposto alla dir,ezione delle Officine Pirotecniche il Col. Ferdinando 1:Jssani e vi furono assegnati ancora due alfieri, Francesco e Felice R.i.vera. Per tutta la, durata dcl1'a8sedio, dirigenti ed artefici, guidati dal.la perizia tecnica del Picrrel , che volle sino all'-ultimo servire la dinastia. borbonica.1 espletarono opera attiva c~d efficace, degna veramente cli essere ricorda,ta . - · 2702 -
GLI STABILIMENTI D'ARTIGLIERIA DEL RE GNO D'ITALIA .DAL 1860 AL 1870
§ 4.
I 14 Stabilimenti del· nuovo Regno d'Italia - Aggiunte ed aumenti decretati nel 1861 - I 16 Stabilimenti del 1862 - Il Polverificio di Scafati ed il Pirotecnico di Bologna - Soppressioni nel 1864 - Variazioni successive - I 12 Stabilimenti del 1870 - La Fonderia di Torino - La R. Fabbrica d'Armi di Valdocco - R. Arsenale di Costruzione di Torino - il Laboratorio d' Artifizi - Il Pirotecnico di · Torino - Il Laboratorio di Precisione - Le 5 Officine Maestranze L'Arsenale di Costruzione di Firenze - Il Polverificio di Fossano - La R. Fabbrica d'Armi di Brescia - L'Officina Pontieri di Pavia Il R. Arsenale di Costruzione di Napoli e la Regia Fonder.i a di Napoli - La Fabbrica d'Armi di Torre Annunziata - Lo Stabilimento .Meccanico di Pietrarsa - Lo Stabilimento Siderurgico di Mongiana - Il Polverificio di Scafati - Il Pirotecnico di Capua.
In seguito all'annessione della Lombardia al Regno di Sa,r ·d egna e dei successivi plebisciti dell'Emilia, de1la, Romagna e della Toscana, gli Stabilimenti milita,ri ·e sistenti in tali regioni, in pa,rte fnr<mo aggiunti a quelli del Regno Sardo, in parte vennero soppressi, ed altri, in pi(:Colo numero, furono creati per contingenti ragioni di opportunità. Il R. D. 17 giugno 1860 .ridusse complessivamente a 14 il numero degli Stabilimenti militari del nuovo Regno, pr,ovvide a, riordinarli. e ne stabilì la cli-slocazione, il numero e la denominazione come segue : Torino : 1 Fonderia - l Fabbrica cl' Armi - 1 Officina Mae-stranze - 1 Laboratorio cl' artifìr,i. Fossano: 1 P.olverificio. Genova: 1 Raffineria Nitri - 1 Officina J\farestra117,e, Cagliari: 1. Polverificio - 1 0:tfieina Maestranze. Jl1'il<.mo : 1 Officina, Maestra,n7..c. Brescia : 1 F abbrica d'Armi. Parma : l Laboratorio d' artifizi. -
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s:i:,rnn,n,rEts'l'l D'AH'rrur.rnmA -
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l'a vio : 1 Officina Pontieri (Rtabilimento allora: dipendente <lall' Arma cli ArLigliel'i ..L così come il R eg-giment-0 PonHel'i) . l 1'i1-e11.~o: 1 OHi ciua }[aesiranze.
Go l .R. Dctrc(o 24 ge11 naio 1861, i eletti stnbi l'ime11ti fmono portati a diciotto, coll'11gp:iunh1 dei segnenti: Gonow : 1 Laboratorio H ipan1zioni. Panna, : 1 Fonderia. Mo11tcchia1"11fJOlo : l Polvcl'ifirio . Spilainberlo : J P olverificio. In r-;eguito nll 'amwssione delle :Provincie )leridio11a li, con R. D. del 28 febbraio 1861 gli Slabilim('nti d' Artiglieria del R egno fnrono an cora nmn entati; nia sncc<~Nsiva.mentc cou R . D . 2 mar'zo 1862, essi venne1·0 riclotli a 1G con le seguenti dislocazioni e denomin azi oni : Torino : 1 Fonderi:1 - 1 A1·scnale di Cost n1,.;ione - 1 Fabbrica d'A r mi - J Laboratorio Pirotec nico. f'ossa110 : 1 P olvcl'ifido. Ge1101:a: 1 Ra1fine1·in. Nitri - 1 Sl:tbilirueHto mcceanico . Pci i; iri : 1 Officina P oniiel'i. B1·escia : 1 F ~1hbrica cl'Atrni . Firenze : 1 Arsenale cli Uo~t1·11:,,ionc. Pci1·1na : 1 F onderia . Ncipoli : 1 Arsenale di Gost1·11zione - 1 F ouderia . '1.'orre 1l11111(mzia,ta, : 1 Faùbl'ica tl' Atmi . Piet?-arsa : J Stabil:imento meccai1ico. !.lfoJ1gir1'11ci: 1 S tabilimen to metallurgico . 1
Ver so la fine del 18G2, venne p ure di.chiara,to stabrnmento militare il Polvfl·ifìcio di Scafati. :Kello stes. o anno ptesso la, Direzione di Artiglieria di Bolo· gna, cominciò a, funzionare, (;ome labor,~torio <lipcncl.011 Le e non come vero e proprio stabilimento, un <<Pirotecnico)) per l'allestimento cli qualche deciua di migliaia di ca1:tucce ad involucr o di catfa., per il fucile Onrcano : Ja:vora.zione poi. in tensi.fìcata nel 1SG6, in occasione clelhL guerra. -
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ccr.;;~srv1 1no1w1"' Al\ll~:\TI
Date p erò le c·onclizioni. fina.117,iarie dello Stato, col R. Decreto 18 dicembl'e 18(14, vennero f:iOppressi lo Stabilimento Meccanico di Pietrarsa e quello :ì\'Ietallurgico di Mongiana . Inoltre: si u11irono in nno solo lo St::1bilimento Meccanico e la Raffineria, Nitri esistenti fL Genova; la Fa,bhrica d'Armi in regione Val docco di Torino venn e compl etamente siste1nata; e l'Offi cina PoH tieri di Pavia pHsS<> alla dipend enza del l f, Reggimento Art iglieria, cessando di essere uno S ta,bilimeut o ve1·0 e proprio . Nel ma,ggi.o 18G5, si soppress<:ro la Fonderia di Parm::L e l'Arsenale di Costruzione di. Fir,c nze; e la Fabbrica d'ttrmi di Brescfa. venne rinfo1·zata, con l'Otlici11a Costrn7,i.one cli ctum e per fucili di qardone Val Trompia . Infine, cou l'ordimunento del 4 dicembre 1870 gli Stabiliment i cl' Artiglieria, furono r ido tti ai dodici sotto indicati : '1'01 -i-no (5) : 1 Ponde1·ia, - 1 Pabln·ica, d'Armi - 1 ArRena le cli. Costruzione - l Pirotecnico - l La.boratol'io <li precisione . .Fossano (1) : 1 Po]Ycrifìcio. Gò11ovci (2) : 1 Fonderia - 1 Raffinerja Nitri. Brescia, (12 : l Fabbrica. d'Armi. ·.N apoh (2) : 1 Fonél crin - 1 .Arsenale cl i Costruzione. 'Torr6 1lnn,,11nziat:n (l) : 1 Fabbrica cl' Armi.
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Diamo qui breve1mmtc le notizi,c che riguardano j p1.'eclètti Stabilimen ti nel periodo da1 J 860 al 1870, nonchè le 5 (< Officine Maestranze>> di Torino , G,enova, Cagliari, lVIila.no e Firenze.
R . JJ'onderùi di 'l'orino. - Dal marzo 1860 fn Di.rettore della Ponderi.a i} Maggiore Giuseppe Rossct, che vi rimase fino al 18 apr ile 1875, data della sua, promozione 11 :\faggior Generale. Valoroso comba,t tente a Nova1'a e valentissimo tecnico, <~gli fu il degno continuatore dell' opera, del Sommo Cavalli. nell a direzione ·della Fonderia. Già, nel 1860 era stàta insta.nata. una terza coppia di forni a, riverbero della capacità, forme e dimensioni di quelli già stabiliti prec-edentemente (la. prima, coppia, risaliv.:L al 1857 e la se-
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STABlLU.l EJ\TI O'J\H'fIGL!E!(lA -
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conda al 185 ) ; la capacità individuale e.li ogni forno era di kg. 4.500 di ghisa oppure di kg. 6-500 cli bronzo. Nel 1861 venne aumentat~ii l'area occupata dallo sta,bilimeHto, si accrebbe il numel'o delle macchine e si costrufrono nuoYe tettoie. Introdotta nel 1864 la cerchiatma dei cannoni di ghisa., il Rosset, per accrescere la pt'odntti vità della Foncletia e per potet costruire artiglierie cetchiate anche cli. gl'osso calibro quali erano necc. sarie alla difesa delle coste del Regno, nel 186:5 studiò e pl'escntò a,l Ministero della Guerra, 1m nuovo progetto di riordinamento e cli ampliamento della Fonderia, pl'ogetto che fu subito approvato. Nello stesso a1rno 186n si iniziarono i favori l'Clativi riducendo a d officina il lato sud clell' Arsenale, già adibito a caserma della « Artiglieria da baltagUa » ecl iYi s'installarono una, mo tl'ioc a vapore di 20 HP e numerose macel li ne utensili . Iu seguito a qu esto ing1·andimcn to, le gl'osse artiglierie . fn. se economicamente nella Ji'oncleria con un solo forno, <:on grru1de facilib1 e risparmio di mano d'opera venivano pas,;ate alla contigu a Offichm cl,clle macchine e poi alb oosid etta cc ccselleria ». Nel 1866 i-i continuarono i lavori intrap1°esi acquistando nuove macclli11c, e s' ini,r,iò ht costruzione di binari <li raccorùo e cli comuuicazione frn. i val'i locali. 11 pe1·so11a,le venne conF-eguenternente aumeutato, tauto elle nel 1867 il numero degli operai ammontava a 300. In tale anno .si eseg uì un impianto di accnmulatol'i idraulici per il funzionamento cli varie g1:u .sconevoli e gi.revoli, e per aztonai·e altri congegni ed appar ecchi, essenzialmente destinati ad agevolare le rua,novre delle grosse artiglierie. l'nre nel JSG7 si insta.llò nmL quarta coppia di fot11i a riverbero, più grandi dei precedenti: il mnggiore di tali forni era capace di ·fondere l!iOOO kg. di ghisa oppure 20000 kg. di bronzo; me11 lr,e l' altro forno di capacità minore poteva fond ere 10000 kg. di ghisa oppure 13000 kg. cli bronzo. Nel 1868 venne poi costruita una quinta coppia di forni a rivel'bero, ed entram bi tali fol'ni erano eguali a quello cli minore capacità, della pr<~detta qual'ta coppia. Jn tale anno si fusero i due primi cminoni cla cent. 24 G. R. C. Ret. e 1a successiva loro -
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REGIA FONDERIA DI T ORINO
fabbricazione corrente si iniziò poi nel 1S71 . Anche in questo l)erioclo la Fonderia di 'rorino ebbe . notevole rinomanza per le sue produzi-0nl artistiche : in -essa nel 1861 v·enne fusa, la statua in bronzo di (< Bali.Ila» in grandezza naturale del p<!SO cli kg. 1000, modellata da Vittorio Giani e destinata alla, città, di Genova ; e 11el 1873 si esegui la fusione -cl.ella statua in bronzo di Pietro 'Micca in grandezza doppia del vero e del peso di kg. 3500, mo·dellata clal Cassano cli 'rreca,te per n monumento che tutt'ora trovasi in Torino davanti alla sed<~ del •Museo cl 'artiglieria. R. Fabbrica, d) A.1"nvi d-i 'I'orùw . - gntrata a far parte degli Stabili.menti milita,r i clel Regno d'Italia per effetto del R . D . 17 .g iugno 1860, la.·Regia Fabbrica d'Armi di Torino, iu seguito ad un nuovo Decreto clel 29 aprile J862 venne amplia,ta con la co:struzione cli un gra,11de magazzino. Nel 1864 la Fabbrica venne meglio sistemata, nella regione ·d i Valdocco, ad ovest della ferrovia 'l 'or ino-Milano, ove rimase .a, l ungo e do(~ sino f1ll::L sua abolizione. Essa riceveva l'energia per mezzo di una lunga e caratteristica trasmissione telodin amica funicolare azionata da r uote idrauliche sistemate nel canale della (<Pellerina, )). Come già in precedenza, questo stabilimento che aveva fabbricato tutte le armi portatili da fuoco e le armi bianche occor-eu ti all 'esercito Sardo, .fa.bbricò in seguito quelle per l'Eser cito Italiano, col concorso della Fabbrica d'Armi di Brescia,. I n particolare si ricordano : i fucili riga,ti ad avanca,rica coi quali fu comba,t tuta la campagna del 1866, nonchè quelli rigati a retrocarica, sistema Carcano, provenienti dalla trasfor mazione dei fucili mocl . 1844 e 1860; inoltl'e quelli mod. 1870, sistema, Vetterly, calibro 10,35, con otturatore cilindrico, scor revole e girevole, e cartuccia, metallica a pcrcnssione centrale; ed infine i vari tipi di armi bianche. La Fabbrica èli Valdocco andò man mano ampliandosi e attrezzandosi con macchinario moderno e perfezionato, cosicchè come già, fu accenrnito, rimase fra gli Stabilimenti roi.litari del Regno anche dopo la riduzione stabiliJ;a eon l' ordin amento del 4 dicembre 1870. ·
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STAmL111rnN'.l'I o'.AR'.l'IGLIERIA -
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R. A.rsenale di costrii.done <ili 'l'orino . - Data l'importanza; di questo Stabilimento, è doveroso ricordare che le origini di nn « Arsenale >) a Torino sono molto remote, pe1· qnanto non ben co nosciute. Gon sicurez.za si può soltanto affermare che esso già esisteva durante i.11300 quai.e Fnbbri.ca d'Armi, e difatti r imontano al 1326 le prime notizie di costruzioni di armi da fuoco fabbricate negli Stati di Savoia. L'antico ·Arsc11:1le era situato nell'attuale Piaz1.etta Reale, a, lato di Piazza Castello; ed Emanuele Filiberto lo dotò nel 1570 di una fonderi,1 tff cannoni e bombarde, essenzialmente nell'in tento di -emanciparsi dall'estero per l' ac<1u isto di artigli.erie . . Nel 1659, Carlo Emanuele II fece abbatter-e ta,le fabbricato ed ordinò la costruzione di un nnovo Ars-enale nel largo che fiancheggiava la via Arcivesoovado, t rasportandovi anche le fonde rie, quelle fonderie dove lavorarono molti celebrati fonditori dell'epoca, fra i quali il Boncheron (16G2), l'Hamont de Fom\ ecl il Oebrano (1702) . A tale edi.ficio si aggiunse poi durante il 1700, il gra,nde palU!bzo, maestoso e severo tutt'ora, esistente · e che diede appunto il nome all'attua le via, Arsenale. Di questo grandioso ecliflcio diede il disegno l' ingegnere capitano d'artiglieria. De Vincenti : i lavori, inizi.a ti nel 1 WS <! sospesi. nel 1742 vennero ripresi nel 1760 e continuati fino al 1783. Nel periodo_ storico del quale qui ·si disc-orre, in tale gran: dios_o edificio avevano sede la R. Fond,e ria di cui già si è detto nonchè la, R. Scuola d'applicazion e d'artiglieria e geni.o. Uopo lo scoppio <l.el 18u2, nell'a.rea già occupa,ta, dalla R. F abbri.ca di Polveri di Borgo Dora., tra il 1854 ed il 18GO fu costruito un nnovo fa,bbri.cato, nel quale, sfruttando la forza motrice data dal canale ,Valdocco, - per mezzo cli tre turbtne idrauliche della potenza di 12 I-IP ciascuna, - e quella di clue macchine fisse a vapore, si crearono officine pet' la costruzione e riparazione di materiali vari cl' A.rtiglieria. Dal giugno 1860 al marzo 18G3 vi ebbe sede l'Officina, Maestranze di cui diremo in seguito; ed al risultante complesso di ofl.icin(~ e magazzini n ~nne data, col R. Decr<>.to 2 marzo 1862, la denominazione cli « A.rsenale .di ()ostruzione )) . Tale stabilimento fn essenzialmente desti.nato allo st udio ed alle lavorazioni per la, costruzione degli affnsti, del carreggio, -
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f'AHBRICA D',\R:\H DI TORIJSO
di tutte le parti nd esi:.i connessi ,e di tutti gli accessori, 11onchè per le relative riparazioni. Suo pl'imo Direttore fu il Colonnello d'artiglieria Delfino Audisio, che 1~imase in cari.ca dal 1° gennaio 1864 a.l 1° giugno 1875, e sotto la sua direzione l'Arsenale cl.i Borgo Dora si ampliò nel 1867 occupand:o i l ocali della ex-Caserma Paolo Sacchi. Vimport:.mtc e fattiva, attività, di questo Arsenale si. ,esplica t uttavia esseJ1½ialmente dopo il 1870, come sarà detto a suo tempo. Devesi in ogni modo far rilevare come la kadizione storica 'dcll' Arsenale dì •rorino (chiamando con questo 11ome tutto il complesso degli stabilimenti : Arsenale, li'ouderia, Fabbrica cl' Armj., Polverificio, Spolettificio, ecc.) risalga a,d oltr·e sei. secoli di vita attiva e talora gloriosa, giamma,i interrotta. Una, simile continuità non trova in Italia riscontro in alC11no degli altri Stati b1 cui fn purtroppo divi.sa la nostra Penisola dal rnoo al 1870, nei qnali la instabilità polìticn, e le mntazioni dinastiche si riper008sero dannosamente sull'attività continuativa e quindj progressiva, dei rispettivi Stabilimenti d' Artigli.eria. · In Piemonte invece, sotto la gnida, sicura e continua della Casa, Savoia, 1' Arsenale cli Torino costi tuì attra,verso ·i lunghi secoli. e le molteplici guerre l'esponente élelhL sapien7,a e dell'interessamento dei Capi Militari, clelFing,cgno e della, genia,l ità di studiosi e di inventori, della tenacia ed abilità delle maestra,nze, e sovratutto del progresso della scienza artigliercsca ed anche ci.vile e eonsc~guentemen te della tecnica e dell'industria, per cui in momenti difficili, l' Ammi.nistra7,ione ::Vlilitar,e potè fornire dirigenti, organinatori; abili tecnic:-i e provetti operai anche~' a]· l' industria na:;,,ionale privata. Labomto1·fo d) Arl'ifizi di Torino. - I stituito col R. D. 1.7 giugno 1SGO, il Laboratorio cl' Artifizi era sistemato in Borgo Dora nella :;,,ona già occupata, dalla Raffineria Nitri, prossirru1 all'antica Fabbrica, di P olveri scoppiata nel 1852. ln questo Laboratorio si fa,bbricavano i vari generi. d'a,rtifizi occorrenti: per com1rnicare il fnoco alle cariche e cioè cannelli, inneschi, cassule, stoppini, micce ecc. ; per eseguire se-
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STABII,IMENTI D'ARTIGLIERIA -
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gnalazi,oni à distanza e cioè razzi ecc. ; per in0endiare e cioè, miccia o stoppa incendiaria, roccaJuoco ecc. ; per rischiarare e. cioè corclnmi intrisi di mistura a b;ise di pece, trementina, colo· fo nia, cera, vergine, ecc . ecc .. Il Laboratorio era servito da operai della ia Compagnia Ar-. tificieri avente sede in Torino, ed era retto da un Direttore, un.. Vice-Direttore nella persona dello stesso capitano com:mdante. della Compagnia Artificieri, ed un Ufficiale subalterno Capo-ar-. tificiere. · Questo Laboratorio d'Ar.tifizi, soppresso col R. D. 2 marzo. 1862 si può considerare come lo Stabilimento predecessore immediato del « Pirotecnico)). Laboratorio Piroteenico o srmplicemente Pirotecn'ioo di 1'o Col R. D . 2 m:u-zo 1862 venn e istituito il « Laborator.iu Pirotecnico )), incaricato di fabbricare le cartucce per armi })Ol' · tatili, nonchè gli a,rtifìzi var.ii, prima confezio1rnti dal soppresso, Laboratorio cl' Artifizi. Il La,boratorio Pirotecnico era sistemato negli stesi:;i locali. ove già ,era stato impiantato il Lahoratorio cl' Artifìzi, e con l'or . dinamento 4 dicembre 1870 assunse la denomina,zione più sem-plice di « Pirotecnico )). Nel Pirotecnico si installar-ono le prime macchin e per allestire Le cartucce a bossolo metallico per fucile mocl. 18'70. rino. -
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Fin cl.a.I 18:iO, col_ nuovo ordiuamento dato all'Esercito Sardo clal Re Vittorio Ema-nuele II salendo al trono, si era prescrit ta la costit uzione di un . « Laboratorio di precisione)> che sorgendo nei locali della, R . Fonderia sarebbe sb-1,to a.Ila dipendenza d-el Gomftato cl' Artiglieria, unitamente alla Biblioteca,. alla Litografia e al Museo. d'Artiglieria·; ma tale prescrizione non fu attuata, mentre in embrione continuò a funzionare un piccolo laboratorio costituito da qualche trapano, alcuni tornii e pochi banchi da aggiustatori. Gli operai aclcl:Ctti. eseguivano sagome per la lavorazionedi parti di ricambio, ed a,ttrezzi per allestimento di spolette. Verso il 1855 Giovanni Cavalli amplificò questo Reparto tan .. to che si potè cominciare ad estendere le lavorazioni per la pro-Labora,torio d'i JJrecisione cU 'f'o1'ino. -
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LABORA'.rOnIO Di PJl1,;CISl0NI!J
duzione delle spolet te e per i va.rii tipi di afai, congegni ed a.:t, trezzi di puntamento. Anche nel 1856 era stato disposto che la Litografia e ìl Museo fossero riuniti al Laboratorio cli pl'ecisione, non ancora però. definitivamente impiantato; ma la cosa non ebbe seguito . Soltanto col R. D . 2 marz.o 1862 il << Laboratorio cli P reci, sione )) venne effettivamente istituito e costituì uno Stabilimento Milita.re del Regno d'Italia, urùtam.ente al « La,boratorio Ohi, mico e Metallurgico>), allà <<Litografia>> e al << Museo)), alla clipendenza del Presidente clel Comitato cl' ArtigHeria. Questo StabUim.ento che, come si è eletto, funzionò nei locali della R. Fonderia, rivolse la pl'opria, attività sopratutto alla costruzione cli strumenti verificaJori per armi portatili, per artiglierie e per munizioni, di apparecchi di puntamento, alzi, col, limatori, quadranti a, livello ecc. ecc., e cli altri manufatti cli precisione. Attcsf:~ l 'importanza assunta dal « Laboratorio di Precisio. ne )) sovratutto per la varietà eù eccellenza dei ma:terfali fabbri· ca.ti, ritenìamo doveroso di a,ccennar,e qui alle più importanti lavorazioni che nel La.bora torio stesso vennero esegui.te dal 1863: al 1870. N,el 1863 vennero eseguiti i tre esempla.l'i cl'alzi scorrevoli per cannoni d'artiglieria li.sci da muro, nonchè l'alzo scorrevole di ottone per cannoni da 40. Nel 1864, si confezionarono gli alzi scorrevoli per ca1moni da campagna da 9 B ., alzi che richiedevono particola,r i cure per la loro costituzione _a fusto cavo cilin drico ed esternamente pentagonale con tre graduazioni per i. varii tiri· Nel 1865 il La'bora.torio cli precisione attesf~ alla fabbricazio. ne degli alzi per cannoni da 40 :B'. r igati e cerchiati, e nel 1866 alht confe:d-one degli alzi. scorrevoli pct' cannoni da 16 Il. R.. lVIod. 1863 e per cannoni da 12 Il. R. Mod. 1SG6. Nel 1SG9 wmne dapprima, costruito il quadrante a livello. format{> cl.a una scatola, a legno con testate perfetta,mente ad an- . golo retto, e fissato intername11te con graclnazione a gradi, ecl in seguito venne confezionato il « Quadrante a livello a bolla< d'·a ria con pendolo)), costituito come tutt'ora da una piastra d'ottone con fenditura acl arco e due squadrette d'ottone di cui. - - 2711 -
f;'l'AB ILDH:NTI O'AH'l' JGL l l<:l(IA -
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una costitu en te la base del Qnadra n te e l'al t r a. il sost.rgno del pendolo: er a vi poi nna liv,ella a bolla d'aria con nonio imperniato nl centro deli'a1·co . F i n almen te nel J870 il Labol'alo1·io cli Precisione cosl 1·nt gli alzi-q1wclra11ti p(~r obici da ccn t . 22 B . R. e 22 G. R. C., e t utte tali fabb rica,doni, che man man o andavano complicanclof.;i e richied endo pa1·ticol::t1·c• fmitc7,1,a, e precisi.onc di lavo,·o, furono successi vamente C'Reguitc dal Laboratol'io di P recision e con crescente rigorr cli esatfo7,7,a, fru tto non RoHan to <li mn cchinal'i rnan mn.110 perrezionati; ma essenzia lmeu te di uomini i;;tucliosi, appassionati e coscicm,ioRi . Il Laborn to1·io di PreC'i:;;ion e 11,llargò poi le pr,o pl'ic attribn7,ioni' nei pel'iodi dopo il I. 70, occnpan cloRi cli spolette•, polveri infumi, ecc. ecc .. Offi ci1w .lf acstra11ze e loro suocess-ivi .c;riluppi . .\!Fatto della costit117,io11e del R eg-11 0 cl.'11:iEa, eon la dcnomina7.ione « OUicina i\faes tl'nm;e >> si. intese i nclfr,n·p 1111 piccolo Rtabili.-
mento mecca11ico pel' hwon17.ioni in feno c<l in Jpp;no. ('s:c;enzialmente ;1,ttrez;,,ato pe1· effett 11:11·e le varie l'i pa1·ur.ioni. oec:orrenti tli. m ateriali cl' Artiglieria. e servito da una (lrll c Compagnie Maestran7.e (o fraziolle di compagnia) ehe fornrnvano il Reggi mento operai. Col R. n. 17 g111gno 18GO ,·em1ero costituite 5 Oflì cinp Maestranze, rispeltivalllc>nt<~ a Torino, Oe11ova, Oagli,n·i, 'M ilan o e li'iren7,e , L'« Officin,1 ì\faei-tran,1e (li Torino >> crn servit.1 dalla r Com pagn ia, :ì\faestnrnze, l'ei-iclente in questa ci t.U. lDssa, €l'a t etta da : un Dfr.r,ttor,e 11ella pe1·sona del Capitano Comanèlm1te clt' lla CoJll· pagn ia Maestranze, nn Yke-l>il'cttore e cioè il Capitano di 2• cla sse della Compag11ia medesima, e rl ne U Hiciali sn lial tel'ni. capi l'ispettiyamente della ,ofliciiw dei fnbbd e di queJln dei falegnami. La Oom.pa,gni.a <li truppa ven.u c sis(jemata in un fahbricMo cretto nel 111 og;o OYe prima <le'l 185~ esisteva la R. Fabbl'ica cli Polveri di Bol'go D orn, e costituì uno stabilinwn to tecnico in termedio tra i Laborntori r eggi.mc11tH,li e gli A1'i::enali di costru7,ion e . L'Officina 1Iaestranze di T ol'ino fu soppressa col R. Dc-
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OFF!C li\ A 1\ I AES'.l'RAi\ZJ;;
,creto 2 marzo 1862, ·e al suo posto venne istituito il n novo « Arsenale cli Costruzione >>, del qua1c si è già detto . L'« Officina 1\faestranze di Genova>>, che in certo <rual mo<lo fn la continua7ii.one dell'antico cc Arsenale cli tena)), ebbe :sede nei locahdel soppresso Polverificio. EssfL venne a sua volta pure soppres::.a c~>l R. Decreto 2 ma,rzo 1862 e sostituita, negli stessi locali, dallo e< Stabilimento Meccanico di Genov,1 )). L'c~ Officina Maestranze di Cagliari)) ebbe :fine, come tutte le altr·e, col R. Decreto 2 marzo 1862, ma non ven ne sost ituita -da a.lcun altro stabilimento, probabilmente pcrchè, dopo la conseguita unità d'Ita,1ia, ed il eonsegnente 11i1nnento di opifici militari nello Stato, non si riteneva più necessario avere 6fficine nella isola di Sardegna. Infatti collo stesso Decreto veniva soppresso anche .il Polv,c~ri.fido di Cagliari . L'cc Officina M:u~stranze di 1\ifilano )), allorchè venne ufficialmente costituita dopo l'annessione della L~nnharclia, già esiste_. va di fatto.i.da qualche tempo.. Infatti, subito clopo la campagna ·d el 1859, 1.'Esercito Sardo dovette invia,re e costituire gua,rnigioni permanenti nelle princi pa1i città lombarde e presidia.re altresì adegua tam.e nte il confine verso l 'Austria . All'uopo la l" Compagnia Maestranze cli stanza a Torino, inviò a Mila.no un distaccamento coll'incarico cl 'impitLntarvi un'offidna, per la esecuzione delle varie riparazioni riguardanti i materi.ali d'Artiglieria: Direttor,e di questa officina fu lo stesso Luogotenente comandante del cl.istaccamentQ inviato da Torino. Con R . D . 17 giugno 1860 una tale officina milanese diventò · StabiUmento militare del Regno d'Italia, assumendo il nome di « Officina Maestranze di Milano)) e perti:rnto ce~sò anch'essa cli esistere a seguito del nuovo ordinamento 2 marzo 1862, senza -essere comun que sostituita da, alcun altro stabilimento. L'<c Officina Maestran1,e di Firenze >) era servita, dalla 3a Com pagnia Maest ranze, formata, da, personale dell' A.rtiglieri.a To sca,na {~ residente a Ii'irenze. Come pc~r quella di 'l'orino ne era Direttore il Capifano Comandante del la Gompa,gnia, Vie-e-Direttore H capitano cli 2" class{~ della compagnia stessa, mentre i due uffici.ali subalterni erano capi ri:cspettivamente dell'officina da, ferro e della officina cla. legno .
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STAmL1 ~m~:r c 0 MtTrC LIEUIA -
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Il R. D. 2 mo1·zo 1SG2 determinò la sua soppressione, e in pari tempo la sostituì con l'« Arsenale di cost1·u½ione di Firenze)) destinato, come gli altri Arsenali, alla costrmdone, alle modificazioni ed alle ripai·azioni <.lei materiali d' ArLiglieria e cioè affusti, avantreni e carreggi in genere. Anche l 'attivit,ì. cli questo stabilimento .fiorentino durò poc~i anni perchè esso venne soppresso nel maggio 1865. R. Polverificio di Possano. - Anche prima del 1 52 e c1oe prima dell'esplosione della R. ll'abbrica di polveri di Torino, il Governo Sai·clo si era. p1·eocc11pato dei pericoli che tale Stabilimento presentava, in causa della sua ubicazione iu mezzo all'abitato: erano quini.li stati intrapresi studii e ri cerche per costruire un altro polveri<icio in località più adntla, ed erano in conseguenza, state fatte varie proposte e compiln ti anzi di vel'si progetti. Dopo il disastro di Borg,o Dora, fu clu,to incarico al Generale del geuio ingegnere Dome11ico Chiodo da Genova, <.li esamina re congin uln mente al maggiore d'artiglieria l'ao] o Sa int Robei-t ed al capita.no del genio Gi:ovtLnni lfattista Brnzzo, i progetti cbe el'a no stati elaborati in antecedenza per le località di Collegno, Pinerolo, Cuneo, Fossa.no ed aUre ancora. La Relazione cli qlH,'isla . Oon'unisRione conclud eva con pn1·ere favorevole e preferenziale pet F ossano : ei:isa.- venne sottoposta all'esame del Comitn to dell'Artiglieria, e al Consiglio del Genio Militare l'iuni ti, e tali Enti, vaglfa te tutte le citcostanze riguardanti l'ubicaziollc, le comnnica zio11i, la, possibilità di crea,zione cli fo1·za motrice, la spesa, ecc., confermm·ono il parere fayorevole per Fossano, demandaI?,do la compilazione <lel progetto definitivo ad una, Commissione formata. clai Signori: Generale DalJol'mida, Colonnello Mcnabrea, l\foggiorc Saint Robe1·t e 0apitano Brur.zo. Il mancln.to della prccletttt autorevole Commissione era quel lo cli dare soluzione definitiva al problema informandosi ai 8egnenti principii ecl all~ seguenti condizioni : 1°) la polve1·iera deve essere capace di produrre 600000 kg, di. polvere all'anno; cioè 300000 kg. da, mina, 200000, kg·. cht gu erra e 100000 da caccia;
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POLl'ERIFICIO 01 FOSSA:-{0
2°) il metoclo di fa,bbri.cazione dcv·e essel'e que llo delle botti e dello st1·ettoio coll'aggiunta di qualche macina, economicamente più conveniente del metodo elci mulini e pestelli; 3°) lo stahHirnen to deve esser-e diviso 1n due pa,l'ti distinte : la prima contenente gli uffici, i magazzini delle rnaLerie prime e le officine non esploclibili;
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Fig. 780 - 11 Poh·erificio di Fossano.
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Ja :,;econda contenente le officine esplodibili ccl i magazzini delle polvel'i .finite; e quesit~L seconda par t,e deve a ncora essere suddivisa in tre differenti reparti dei quaJi uno per la fabbl'icazione della polvere da guerra, un altro per la fabbricazione della polvere da caccin, <~cl nn terzo per la confer,ioné della polvere da mina . -
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STABILii\!EN'.l'!
o' AH'l'IGLI!m,(A
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Il teueuo prescelto fu quello sitnato a sncl-oYest del1a città di Fossano, compreso fra la strada provinciale Fossano-Cuneo e la ferrovia, o meglio fra la detta strada provinciale e la strada comunale di Centallo, e~tenclendosi verso la città, sino alla Chiesa detta de11a Coronata, e nel senso opposto sin quasi una Cappella cli S . Dcfenclente, ed occnpando un'area cli circa GO ettari. La spesa totale prevista fu di lire 1.8.50.000. Lo sta liiljmento venne toi::t-o iniziato e fn portato a termin e poco prima del 1860, tanto che fn in grado di poter effettivamente iniziare la s11a vita a seguilo del R. Decreto 17 giugno 1860. L'area occupata, dal polverificio risultò di poco snperiore a 58 et1l].r-i, e In spesa totale in contrata dal municipio di Fossano per il sno eoncor-so fu cli chca lir-e 230.000. Tntto lo stabilimentv venne racchiuso in nn::i, ci nta murata, alta, 4 metri fnori ten a e dello spessore di . metri 0,60. La l unghezza della striscia di terreno ocnpato fu di circa 1.300 metri, e la larghezza media cli circa 500 metri. L'a,rea racchinsa era, solcata dai du,e ca,nali. dellu, Stura e della Mellea , appositamente congiunti. in modo da poter utilizzare tutta la loro massa d'acqua. All'uopo furon o costruiti tre sa.lti <l'acqua, capaci cli cla.r<~ complessivamm1te un:1 potenza nominale cli 23!5 HP. men t1·e a Uri 136 HP. erano forni.ti da tre mo· trici a vapore. 11 polvel"ifi<:io, come era st.ato previsto, v,enne di.viso in due parti ben distin te dette l'un a « non esplosiva » e l'ultra <e esplosi.va» come risu'lta dalla pianta riprodotta. Tu tte le officine nelle quali veni va fa hbricn ta la polvere erano collocate ad una cei-ta distanza, fra, loro, va,ria,bile da 50 ad SO meti-i , e separate l'una dall'altra da l'Obusti terrapieni e da fol te piantagioni. Sulla vasta, supedicie dello Stabilimento risultavano poi disseminate circa cento 0ost1·nzioni comunica,nti tutte fra di. loro a mezzo cl i nna fì tta rete di rotaie per vagoncini Decauville, facenti capo ai vagoni ferrovinri in arrivo ed in partenza dal Polvei-ificio, il quale era, poi collegato con appo:;;ito binario alla stazione ferroviaria ecl a.lla r ete a scarta.mento normale. Il primo Direttore dello Stabilimento fu il Colonnello di Artiglieria S. Quint.i.11-0, che vi rimase fino al 1870. Come si disse il polverificio di F ossano era destinato e do-
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POLV1,;1UFICIO DI FOSSAKO
veva servire non solta,nto per la fabbricazione delle polveri da guerra, ma altresì per la confezione delle polveri da cac::c:ia e da mina, tantochè n el febh1·11io 1861 venivano approvat e per ciascuna delle tre specie di polvere le seguenti graniture:
per la, polvere cla. guerra,
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da fucileria cla, mm. 0,7 a mm . 0,4, 1a. quale sostituiva quella da fucileria fino allora in uso, e quella da bersaglieri. da cannone da mm. 1,5 .:1, mm. 0,7
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\ finissima per la polvere cla caccja
- fina
( )rdinaria
da mm. 0,4 a mm. 0,1 da, mm. 0,5 a mm 0,2 · da mm. 0,G a mm . 0,2
cla mm. 6 a, mm . 2
per la polvere da mina
In seguito, dopo la 0essar,i<me della privativa governativa di monopolio éle1le polveri, il Polverifièio di Fossano fn esclusivamente destinato alla fabbricazione delle polveri per gli usi di guerra, e si _andò più tardi gradualmente speciali?:za,ndo nella, fabbricazione di quelle per bocche da fuoco di medio e grosso calibro. Un'ampia esauriente monografia su questo Stabi.limcnto di Fossano e sul sistema di fahbl'icazione delle nostre polveri nere, in raffronto coi sistemi usati negli altri principali Sta,ti Euro pd, venne compilata dall'illustre generaiLe l'Jnrico Giovannetti e pubblicata nel fascicolo del marzo 1872 della « Rivista, lVlarittima >>, monografia che venne poi anche ripo1:tata poco clopo dal « Giornale d'Artiglieria>). Riteniamo pertanto dov(!roso ed in ter·e ssante di riprodurre qui in Appendice la predetta monografia del Genera,le Giovannetti, alla qua,l e rima,ndiarno i lettori desiderosi di maggiori e più precisi ra,g guagli. · In tale epoca il Polverificio era attrezzato per produrre ef fettivamente 250 mila kg. di polvere o poco più. R. Fabbrica d'Armi di Brescia. -
La Fabbrica cl' Armi di Brescia col R. Decreto 17 giugno 1860 diventò stabilimento mi-
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STAI.\ILI.ME:XTI
o' ArtTIGLIEHIA
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litare dd Regno d'Italia, e venne ordinata in m,odo analogo, ma non identico a qnel1a, di Tori.no; infatti lit fabbrica delle canne venne dapprima affidata a vari artefici priva.ti medfa,nte parziali commesse, mentre a 'l'orino era eseguita a, cottimo dir,e ttamente a cura del Governo. Dato però che tale industria , sovratntto per m.a.lcelate ragioni politiche, errL sta.ta nn po' trascurata dal Go verno ·austriaco_. i varii fahbl'icanti dichiararono di dover lavorare talmente in perdit a siechè non erano in grado di continuare le lavora zfoni che e1'ano state loro affidate ,e che essi si erano irn ~iegnati di eseguire. Perciò anche a, Brescia si dovette far ricorso al sistema del cottimo, e la fabbrkazione delle ca,nne venne assunta direttamen te dallo Stat o, analoga1rn~nte a, qnanto era prescritto dal Rego lamento approvato con R. D . 22 agosto 1S52 per la Fabbrica d'armi di T·o rino. A tale scopo a Gardone Val Trompia furono istituiti appo;:it i laboratori per canne, laboratori da considerarsi come snccursali cleìla Fabbrica, d'Armi cli .Brescia; alla lOi'O f:;Orveglianza fu destinato un ra.ppr,esentante del Dircttoi·e della Fabbrica (1i. Jfrescia, sotto la, sua dipendenza. e ì'esponsabilità. Il 23 lugli.o 1861 la l;'abbrica d'Armi di Brescia venne inca ricata. ·della, fabbricazione d€i fucili mod. 1860 rigati a.cl avancarica. Dal lSGO al 1870 questo Stabilimento moderni.7,zò i proprii locali ed i vari' macchinari, perfezion ando nel contempo a.nch'e ie sue maestranze. Suo primo l'}irettore fu if Colonnello cl' Artiglieria Alessandro Tappa, coadiuvato validamente dal Capitano Giovanni Battista Guerrini, che concorse nello studio della trasforma,zione del fu cile ad avancariea mod. 1844 e di quello ,mocl. 1860 nel fucile a retroearica ad ago, sistema, Carcano. La Fabbrica cl' Armi di Breseia con i suoi Laborat orii di Gardone Va,l Trompia fu così i.n grado di coadi.uvare ,e di integrar-e la produzione d·e lla Fabbrica d'Armi di Torino nella già accennata, trasformazione di 800000 fucili acl avancarica in fu cili a retrocarica. Officìna Pontfo·r i cli Pavia. - L'Officiu:1 Pontieri di Pavia nacqu e dalla fusione di varii. Laboratori-i reggimentali d'arti-
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OFFICHsA
po::,;Tm1u
DJ I'AYiA
glieria, e cioè: del Lahorntorio del Reggimc~nto Operai che comprendeva allche una Compagnia P.ontieri; del Labor.:Ltorio del Reggimento artiglieria da · piaz:i;a che comprendeva pure un reparto di pontieri; clei Reggimenti (Ìa piazza e da campagna, formatisi dopo l'annessione della Lombardia, · dell'Emilia -e della, 'l'osca,na. Div,e nuto Stabilimento militare del Regno d'Itali.a per il R. D. 17 giugno 18GO, l' Officina Pontieri cli. Pavia cUpencleva dall'Arma di Artigheria e comprendeva un ufficio tecnico e varii laboratorii sistemati ne1Ja Caserma Menabrea già S. Salvatore, nel s-obborgo ov-est della città di Pavia, denominato S. Mauro. Nell'a.priJe lSf>l. essendosi formato in Pa,via il 9° Reggimen to Artiglieria '(pontieri), l',offic:ina passò alla sna dipendenza : il Comandante del reggimento era contemporaneamente Direttore dello Stabilimento, cd un Uflìcia,l e superiore fnngeva da Vice-Direttore con le specificlie funzioni di Capo dell'uffici.o tecnico. Dipendevano poi ane;he cla,l Comando di tale 9° Reggimento Artiglieria i laboratori pontieri di J>iacenza e di Ah~ssandria, -che si trovavano perciò a,l le immeclia,te dipendenze dei rispettivi distaccamenti cli Piacenza e di Casale Monferrato . L'Officina, Pontieri proHedeva alla costruzi-one e riparazione del materiale da ponte ed anche, ,e ventualmente, alla rjparazione di carreggio e materiale d'ù,rtiglieria come affusti, avantreni, cassoni, ecc .. Il numero degli operai era in media d.i circa 300. Con l' ordinamento creato dal R. Decreto 18 dicembre 1864 l'Officina pontieri passò alla dipendenza del 1° Reggimento Artiglieria-pontieri, giù, ·9°· Reggimento Artiglieri-a, e cessò di es· -sere un vero e proprio stabilimento. In seguito, con la legge 30 settembre 1873 che apportava modificazioni all'ordinamento del R: :rnse:rcito,. tra le quali i1 }Jassaggio dei Pontieri a,ll' Arma clel Genio, il 1° Reggimento Artiglieria-·pontieri venne sciolto e le .compagnie pontieri furono ripartite frf.1, i due R eggiment i Geni.o-zappatori, sedenti H 1° a Pavia e il 2° a Casale 1\fonferrato. L'Officina Pontieri cli Pavia passò quindi alla dipendenza del l° Reggimento Genio ed in seguito si trasformò in vero e -
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STABILIME1'TI D'ATl'.l'ìG LlERIA -
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proprio Stabilimento del Genio, alla dipendenza del Ministero della guerra (Direzione Generale del Genio) assumendo la denominar.ione di. « Offieine del Genio :i\-1ilitare di Pavia)). Col R. D. 28 febbraio 1861 l'antico Arsenale cli Napoli diventò Stabilimento Militare del Regno d-'Tta.lia, assumendo la, denominar.ione di « Ar-. senale di Costruzione di Na,poli )), ed ebbe anche indirizzo ed ordinamento i<J.entici a quelli dell' Arscpale cli Torino. Con R. D. 2 marzo 1862 l'Arsenale di Napoli fu conservato fra i 16 Stabi.limenti del Regno e venne stabilito che il personale direttivo fosse composto : di un Uf'tlcialc superiore, Direttore; di tre capitani, dei quali· il più anzia·no vice-dtrettore; noncbè di un certo numer,o cli eapi-offi(:inR, contabili, aiuti contabili e scrivani. Il primo Direttore dal marzo 1861 al 21 dicembre 1863 fu il tenente colonnello Cesare Perotti, il quale diede snbito grande inèrement9 all'Arsenale, mettendolo in condir.ioni di poter ef. fettnare le varie la,voi·azioni necessnrii~ alla 0ostr11zione del nuovo materiale cl' Artiglieria, tan to che nell'antunno dello stesso anno J 861 all'Arsenale di Napoli fu conferita una medaglia di merito per la :finitez,,;a dei lavori inviati alla Esposizione Italiana in l<'irenze. Il 21 dicembre 1863 al primo Direttore succedette il Tenente Colonnello Pietro Zacco: il quale rinurnendo lungamente in tale carka, e cioè fino a1 1° f.ebbraio 1871, ebbe cura e potè effettivamente cl are alle officine à.e ll' Ari;;enale un nuovo assetto, trasformando alcuni locali per renderli adatti a più moderne organizzazioni di lavoro. Scoppiata, la guerra del 18Pif>, il l\Unister,o avendo bisogno di grande quantità di. materia,l i, oltre che agli Stabilimenti Statali fece ricorso a,lle inclustr_ie private, e fra esse acl. àlcune Ditte napoletane presso le quali destinò personali competen.ti per la sorveglianza delle lavorazioni : venne così ad. aver principio l'istituzione delle prime Ooinmissioni di collaudo presso le officine private. Nel 1869 pr,esso l'Arsenale di Napoli furono istituite scuole tecniche per gli operai allo scopo di sviluppare la coltura proR. 1frse11ale di Costntzione di NaJJoii. -
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Fig. 781 . L'Arsenale di costrnzionè di Napoli nel 1868.
$'l'Al3ILDlEN'rI D' AH~'lGLIEIUA -
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fessionale delle giovani maestranze, tanto che per competenza ed entusiastica passione di Capi e per laboriosità ed in telligenza di maestranze nel periodo 1860-70 l'Arsenale di Napoli si sviluppò notevolmen te avviandosi a diventare uno fra i. più importanti Stabilimenti mili.tari clel Regno. R . Foncle,ria dì Napoli . -
Col R. D. 186J, la preesistente
« Fonderia di NapoJi >> diventò Stabilimento militare del R egno d' Italia, e tale rimase per il disposto del succer,sivo Decreto del 2 marzo 1862. Essa venne ordinat a e svil uppa ta secondo i crite-
1·i e le diretti.ve cl.elJa R. Fonderia di l'orino, e pertan to la sua capacità cli prodtrnione andò man mano ampliandosi cosl da a umentare gradualmente fino a consegufre quegli accrescimenti di potenzialità e di perfezione che si accentuarono poi nel periodo posteriore al 1870. Il maggiore Michele Po1·tu11ato, ncg1etto dai Borboni per aver preso parte ai moti repubblicani, fu chiamato dal Generale Garibaldi alla dfreziQne della Fondel'ia di Napoli, però come direttore titolare per i clue mesi cli settembre ed ottobre 1860, :fi. gurò il Col.. Michele De Comé. Al ma,ggiore F-0rtunato, nel febbraio 1861, succedette nell'importante carica, il maggiore Carlo de Nom. Il maggiore Dc Nora pe1· mettere la Fonderia in efficienza e <::apace d:v rispondere ai nuovi maggiori bisogni fece acquistare nuovo e moderno macchinario, e poicllè le art.iglierie continuavano in qu el momento ad essere rigate nello Stabilimen to di Pietrarsa, ottenne che esse venissero addirittura completate in quest'ul timo Opificio, senza ch e dovessero per ciò ritornare alla Fonderia per le lavorazioni di finimento . Col precitato clecreto del 2 marzo 1862, in conseguemr.a del nuovo ordinamento dato all' .A.rtigJieria Italiana, fu destinato a dirigere la Fonderia di Napoli il colonnello Barli Tebaldo, il quale studiò ed attuò una importantissima modi.6.ca1done a tutto il congegno delle trasmissioni ottenendone un nofovole aumento cli rendimento . ~el 1862 la F onderia cli Napoli figurò degnamente coi suoi pr-0dotti all' Esposizione Universale di Londra. Verso la metà del 1863, l'Opificio meccanico di Pietrarsa e8-
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REGIA FONDJ.:nIA DI ~ Al'OLT
sendo shtto ced uto all 'industria prhrata , k! mn.ccbine per artiglieri<~ furono trasportate nei locali della, J.i'o11cleria di Napoli tanto che in quest'ultima si eseguiva, anche la, ri.gatura dei can noni e la loro rifinitura. Vispezione passata cla] g-encrnle Giovanni. OaNalli ai primi di maggio cl.el 1863 diede origine a varie osserva:doni ed a diverse proposte di modificazioni ncll'ordi.11amento del.la Fonderia, che furono poi attnate e completate dal Colonnello Giuseppe Fortunato Bianchi, nominato Direttore il 19 dicembre 1863. L'opera di questo distinto ufficiale fu per ben nove a,nni consecutivi assai proficua al riordinamento ed ano sviluppo clella Fonderia che corrispose ndla maJ1iera più encomiabUe alle esigenze della guerrn clel ·1866. Nella Fonderia di Napoli si collaudarono e si compLetavano i proietti c-onfezionati dalle ditte inclnstriali napoletane Guppy, Società Nazionale e Pattinson , ed in quanto a produz,ione cli bocche da fu.o.co, nel ll1gho 1S66 il Col. Bianchi si impegnava di poter dare quotidianamente due cannoni da S B.R. e successivamente di aumentare ttncora una tale pr·od uzione. Per ragio1H di economia, dopo la campagna clel 1866 la FonÒf>ria di Napoli corse pericolo cli essere soppressa e pertanto fu ~il Col. Bianchi e più tardi al suo snccessore Col. Carlo Beltrami che si deve se tale peri.colò fu scongiurato, avendo essi con assegni assai limitati saputo cli.mostrare qmmto fosse utile e necessario mantenere in attività uno stabilimento che nei momenti di maggiore bisogno aveva potuto ·egregiamente concorrere con le Fonderie di 'l'orino e di Genova nell'allestimento di bocche da fuoco e di proietti. Nel 1S67 il Ministero cl.ella Guerra commise alla Fonderia, cli Na,poli. la fabbricazion(! cli cannoni da 40 F. R. e nell'anno si1ccessivo la trasformazione a retrocarica di 24.000 fucili ad a,v ancarica, pei quali dovevasi eseguire il ta,· glio delle canne ed allestire gli otturatori. Il predetto Colonnello Giuseppe Fort un ato Bianchi, rima· sto alla direzione della Fonderia fino al 1872, oltre all' aver atteso alla più ampia,· .e razionale attrezzatura meccanica della, Fonderia stessa e di conseguenza alla aumentata capacità di produzione di tale stabilimento, deve essere ri.corclato per varii suoi studii inerenti all'Arma. Nell'a,gosto 1868 egli propose l'a-
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STABILIME::--•.rr D' AI:'1'.!Gl ,IEHIA -
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dozione cli cariche annlari da adopel'arsi con uno speciale meccanismo d'accensione : le esperienze non corrisposero allo scopo, ma un tale studi.o fu importante perch è costituì un primo tentativo tendente ad ottenere qncgli effetti raggiun ti poi con le polveri progressive. Successivamente il Colonnello Bianchi scrisse una Memoria sui « Cannoni <li gI"ande potenza in bronzo» proponendo di comprimere il bronzo per rc11c1erlo più resistente; e con altra Memoria del 1869 si occupò del modo di effettmu·e ed ottenere una tale compr<::ssione. Nello ste. so anno propose una l:iCatola a met1'aglia costituita con pallctte di lega più densa del f<>rro, ed infine nel 1870 propose due ti.pi. di ::::polette, l'una a tempo e l'altra a percussione. Nell'i ntento poi di elevai·e la cultura profe ·sionale delle maestranze, il Col. Bianchi nel 1869 istituì una Sct10la tecnica e professionale per gli operai della Fonderia. Fltbbdca cf A.nni di Ton ·e .'lnnu,nzia,ta. Questa antica Fabbrica d'armi divenne anch'essa Stabilimento ::\-lilitare del Regno d'Italia per il R D. 2 roa,r½o 1862, e nello stesso anno le fu anche alfi<lata la montatnra delle armi che prima si eseguiva a N'apoli. Nel pel'i.odo dal 1862 al JSG7 lo stabilimento venne amp1iato con la sopraelevazione di un altro piano sul pianterreno e col prolungall]~n to del Laboratorio T,o rnitori, e in tali anni le lavorazioni eseguite andarono man mano aumentando tanto che a Torre Annunziata si costl'Uivano qua si tutte le pa,rti elementari dei fucili. Nel periodo dal 1868 al 1S70 poi , così come nelle altre Fabbriche d'Armi di Torino e di Brescia, nella Fabbrica di Torre Annunziata, si trasformarono le armi portatili ad avancarica in armi a retrocarica, con una produzione massima di circa 200 armi al giorno. Stabilimeinto 1neccanico cli .Pietra,rsci. Questo stabilimento anche dopo l'annessione del Napoletano al Regno d'Italia era rimasto in attività, anmdo a capo il Colonnello Corsi il quale nel 1861 all e prime voci sulla eventuale cessione dell'opificio, ritenne doveroso di pubblicare un opuscolo per mettere -
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STABILIMENTO MECCANICO DI PH7.L'RAHSA
in giusto rilievo le proprietà, i pregi e quindi l'attività, clello stabilimento di Pietrarsa. Int anto il Governo ita.Ua,no, pur avendo mantenuto c-01 R. D. 2 mar:Zo 1862 l'Opifici.o di Pi:etrarsa fra gli stabilimenti militari del Regno, nell'int ento di coordinare la produzione di tutti gli stabilimenti ai. nuovi bisogni del Paese, fece compiere all'uopo ricerch,~ ed indagini a·nche in riguardo allo 's tabilimento di Pietrarsa e ne affidò il relativo studio all'ingegnere Sebastiano Grandi.s, lo stesso che con gli. ingegneri GrH,ttoni e Sommeiller ~weva studiato ed ,eseguito il traforo del Moncenisio. Mentre il Granclis and:wa espletando il suo mandato, nell'ambiente na,po)etano sorsero non poche voci tendenti al mantenimento dell'Opificio di. Pietrarsa per gli. usi militari, fra, cui le pubblicazioni a,utorevoli. del N ovi sul Giornale « L r1 Guerra». A sostegno delle sue argomentazioùi il Novi pubblicò una elen- . cazione cli tutta la produzione di materiale bellico che dal 7 settembre 1860 fino al 15 gi'ngno del.l'anno snccessi.vo era uscit o da Pietrarsa e cioè : 300 shrapnels carichi, 3500 granate da 12, 620 da 4, 1000 da 24, 620 da 6, circa, 3500 da 60, 390 palle piene da 60, 550 spolette metalliche graduate, 2600 Rpolette a percussione, 16 cannoni da 12 di bronzo rigati, 32 cannoni da 4 rigati, nn obice da 4 di bronzo, 2 cannoni di ghisa, riga.ti e cerchiati d'acciaio, un miliorH; e più di cartucce per armi portatili, olt re a tanti a,l tri materiali, e:om.e alzi, tubi cli rrn~traglia., caccia spolette, allargatoi, cassettini per metraglia ed altri utensili e macchhie di verse. •M a la relazione cl.e.ll'ing. Grandis, presentata alla fine del 1861 fu tutt?altro che favorevole alla tesi del Novi ed alla ·pub 'blica opinione ambientale, venendo cioè nelle seguenti conclusioni: « l) - Ohe lo stabilimento poteva avere costato all'incirea quattro milioni, ma che commercialmente poteva valere poco meno della metà di tale dfra. 2) - Ohe con i mezzi meccanici che possedev"-' poteva pro durre un milione e mezzo di lavoro all'anno. 3) - Che, rimanendo in possbsso del Governo non poteva, altrimenti essere amministrato che dàlla R. Marina, unico ramo · che potesse assicurargli sufficiente lavoro. -
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STAB!T,L\lE?sTJ D'AH'l'lGLTEIUA -
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4) - Miglior partito era però quello di a,fildarlo all'indu stria privata, la quale certamente a,vrebbe potuto pl'ocurargli lavoro più abbondante e più utile al Paese)). Il Corsi intanto lasciava la direzione dello stabilimento éd il suo posto veniva occupato dal Colonnello Balegno e successivamente da,l Gras~i che vi rimase fino a,l 18G3, epoca in cui lo stabilimento venne ceduto in affitto al signor Giacomo Bozzai contro un canone annuo di L . 46.000, L'attività dello Sta,hilimento di Pietrarsa in rigllardo all'artiglieria, si chiuse dunque nel 1863 e l' ultimo uffici:;ile che se ne dovette occupare fu il Capitano Ferrero, del Comando d'Artiglieria, incaricato del definitivo assetto dello Stabilimento da, consegnarsi al Bo7,,m,_
Stcib'ilimcnto sièlrw·iwgico d·i Mongùtn a. - Per quanto an-. ch'essp fosse stato mantenu to fra, gli ,opifici militari del Regno. in forza del R. D. 2 marzo 1862, non ebbe in seguito sorte migliore. Il Governo ita liano s-i occ::,npò subito con le migliori disposizioni e con In massima soU.ecitudine per c<mfori.re ;;Ll1a ì\fon-. giana un eventuale iucremento di produzione col disporre la. conti.nuazione dei lavo1·i in corso, coll'ordi nazione di lavori nuovi, ecl infine facendo compilare alcuni proget ti Ja cui realizza. zione avrebbe assicurato allo Stabilimento di Mongiana un avvenire di sviluppo e di p1·osperità; mf.L nello stesso :wno il Di. r ettore ch,e ne reggcva , le sorti e _c he proveniva dall'Artiglieria. Napoletana non ritenne di dover confortare col suo parere le. · buo'ne intenzioni del Governo, e con proban ti ragioni e non meno coraggioso· linguaggio dimostrò alle Autorità superiori come lo. Stabilimento di Mongiana non fosse suscettibile di sviluppo e. di miglioramento. , Questa ed altre anal-ogh,e r·cJazioni, nelle quali poi si riflet .. tev_ano tutte le trav-ersle che avevano accompagnato la, vita dello Stabili.m<into, indusser·o il Ministero della gu,erra, a raclfarlo. dal nnm.e1:o degli Stabilimenti militari del Regno, sicchè 11el 1864. esso fu posto a disposizione del Ministero d-elle F inan7,e1 • il quale dopo dieci airni Jo cedc~tte all'industria privata.
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POLVERil!'ICIO DI SCAFATI
Pol,verificio di Scafati. - Nel 1862 con specia,l e Decrel:o del~ la fine dell'anno esso venne induso fra, gli Stabilimenti militari del Regno d'Italia, ecl essendo sta,to costruito in modo rispondente alle esigenze tecniche del tempo, :fi.nchè non furono adottate le polveri infumi, continuò, col Polverificio cli. Fossano, a,. fornire la polvere nera, specialmente per uso cli guerra, necessaria a tutto il Regno. Ma l'attività del polveri:ficio cli Scafati. fu tnrba,ta,, il 18 no vembre 1863, da una violenta ,e splosione, che oltre a fare vittime tra gli opera.i, danneggiò le macchine ecl i fabbl'icati. « Immense sarebbero state le conseguenze di questa sventura - scrive il Novi 11ella « Storia cl.elle principali ,esplosioni)) senza, l'abnegazi.one eroica del personale dello Stabilimento e degli aiuti accorsi)). Il Comita.to d'Artiglieria, come r ilevasi clal « Sunto Storico·)) pubblicato nd « Gio1·11ale d'Artiglieria)) (Parte II ·. pun~ tata 1a . 12 giugno 18(54,), dopo diligenti rilievi ed accurate indagini, opinò che l'c~splosion e era stata prodotta dalla eccessiva, velocità delle botti della, miscela ternaria e concluse affermando che il Ministero cl.ella guerra stava esaminando i migHori provvedimenti da adottarsi 11ffinchè il Polverificio fosse messo in condizioni di ripren dere in pieno le sue lavorazio·ni, in qnel momen~ to n otevolmente ridotte a causa del disastro. Pirotecnico cl'i Capua. - Questo stabilimento che sotto iJ regime borbonko eseguiva la lavorazione delle ca,rtucce per armi portatili e la confezione degli i:1,rtifizi da guerra, col R. D . 24ottobre 1861 a,ssunse la denominaztone di cc La boratorio cl'Arti, fizi )).
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STAU[LL\f[.;~'.J:I D' Al! 'J'lGLIEnIA -
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§ 5
Poligoni di tiro - Centri di esperienze - I Cart1pi in Piemonte ed in Liguria - Di rettive per l'esecuzione dei tiri - I Campi nel Napoletano - ! P ol igoni del Regno d'Italia.
I Poli{JO'lli cli 'l'iro. - Con la denominazione « Poligono di Tiro )) od a,nche << Poligono di. esei-citazi-one >) s i suole indi care una zona <li terreno ben delimitata e predisposta in modo che possano su di essn. essere eseguiti tiri cli artiglieria a proietto, evitando per qna11to possibile ev,e nt uali danneggiamenti nlle proprietà pri'rntc conHnanti, e so,-ratntto poi presentando caratter isticlH~ di a,11darnento e cli conformazione tali cfa escluùere pericoli e danni agli ubitauti delle vicinanze. l'r obabilmeutc, se pure costituiti in modo rndimeufale, in quasi tutti gli ~ lH ti della penisola tali PoligoHi, asi,;olutamente indi spensabili per il completamento delle ist1·uzioni e delle esercitazioni degli arOgli-e1·i, esistevano già nel p eriodo che va da 1 1815 alla unificazione del R egno d'Italia, e pertanto in prosieguo di tempo ne è rimasta, traccia solamente p er grnrnto ha t ratto ai due Stati milita1·mente più fo rti, e cioè il Regno di Sardegna, ed il RegJJ o delJe Due Sicilie. Dal R. Archivio di Stato cli Torino risulta che nel Regno · Sardo sin dal 1 36 il Ministero della guer ra aYeva em:rnato disposizioni circa le esel."Citazioni o scuole cli tiro da effettuarsi dalle Compagnie d'artiglieria da pi::izza, prescrivendo pertanto che queste esercitazioni si svolg-essero sola mente in qnelle loca lità dove si avevano appositi P.oligoni all'uopo sistemati, e cioè nei pressi di Torino e di Genova. In Piemonte èrano infatti consicleraii come P.oligoni cli tiro talune z~ne della cosidetta « Vauda. >> del Uanavese, poco abitate ed incolte, ed altresì ben delimitabili; a,nalogarn.en t,c in Liguria i teneni a ttorno ai Fol"ti e tra i Fo1·ti, nonchè il greto del P olcevei-a, presentani.no le cm·atte1·i1stiche Yolute per costitnire in quel di Genova delle wne 11 flatte per esse1·e ·ndibite a P oligoni d'a rtiglieria. -
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rOLlGCÌ!\I DI T IRO 1~ I'IE:'llùl\'l'I•:
Il Campo cU S. M:aurir.io ha, tale una parte importante nella vita e nella storia della nostra Ar tiglieria ·sicchè ci pare doveroso cli darne una descrizione piuttosto pa,rticolareggiata, quale cert amente t ornerà, gradita a t utti gli a,r tiglieri nel 1:iscontra· r,e nomi e luoghi che racchindono tutto un mondo cli ricordi, cli rievocazioni e di. memorie. Oggidì il grancle Poligono cl,el Ca-navese ci a,ppare completamente squallido e pressochè totalmente incolto: ma così non era nei lontani tempi antichi, giacchè la denominar.ione di Val <la o Vaucla clel'ivante dal tedesco \~Tald (foresta.) stà acl in cUca1·e -che . antica.men te tali zone erano boschi ve. Il territorio del Po ligono si. stende nella Vaucla cli Nole, nella Vanda cli Ci.riè è nella Va.uda di San ì\:faurizi:o, ,e le stesse cl<~nominazioni di Oiriè, cli Ceretti di destra -e Cerctti di sinistrn, ben note agli artiglieri, stanno tL confermare la loro origine dalle caratteristiche dei luoghi ricchi di vegetazion'e arborea . Le ·s trade dì gra.nclc~ comunic:a7,ione che a,t traversano il ter ritorio cl.eJlc Vaude risalgono probabilmente all)epoca romana , e con tutta probabilità 1'- da tale cpoea che ebbero inizio i primi disboscamenti della, regione, per cui il numero degli abitanti delle campagne circostant i andò man mano climinuenclo, e, soomparencl:o·le piantagioni, i corsi d'acqua non furono più r,egolati· e si produssero quindi degli stagni) quali ancora oggi.dì si ri· scontrano in alcuni punti. e specialmente in prossimità dell'attuale Batterin. Umberto I. Anche il Campo di San Mauri.zio ha la s ua storia, storia i11.. vero interessante ,e mo.lto movimentata, e perta,nto la conseguen za ultima di tutte t3li. vicencl:e fu quella per cui per r agioni guerresche, per sp~culazioni cli privati, per saccheggi e per la comparsa, cli alcune ind ustri.e artigiane, a,nclò nuu1 mano assotti gliandosi e quindi scom.parenclo del tutto quella clovi½ia arborea clu: aveva caratteristicàmentc denominato quelle plaghe nei tempi più remoti. 11:f a intanto si anelavano pc1' tal modo preparando quelle eo11 . diz.ioni naturali. che nel marzo del 1833 portitrouo all a clesi.gntt zione della zona Canavese çle1le Vaucle a « Carnpo di .Esercitazioue Militare )).
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· S1'AHTLD1E);'.J.'I D'Alt'l'JGLIEI:IA -
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Il terreno dove è situato il « Poligono d'Artiglieria » è com-. preso tra il torrente Yal :\faggiore, il t orrente nfalone cd il torrente l<'isca : esso è piuttosto accidentato nella pa,l'te più settentl'ionale e pianeggiante 11ella part€ meridionale. · Fino a quando non si procedette alla costruzione del canale militare, tutta la zona era completamente priva di risorse idriche tanto che fin dalla fìne del secolo XV gli abitanti del luogo a,vevano sollecitato ed ottenuto da Carlo I di Savoia la con cessione di una derivazione dalla Stura di Lanzo, all'intento di combattere la sterilità delle Yande. Malgrado però una tale con, cessione, in seguito a, travagliate vicende di carattere litigioso, verso la fine del secolo XVI la Bealera delle Vande era completamente abba·ndonMa e Hon se ne riscontrava più nemmeno la traccia\ Allorquando il Re Cado Alberto fìssò la propria attenzione sulla zona ritenendola adatta alle esercitazioni militari delle tre Armi e singolarmente e nel loro complesso, dovette immediatamente rilevare la gr ave deficienza d'acqua tanto che emanò subito gli ordini per la costruzione di opere idrauliche che dovessero e potessero sopperire r~i bisogni delle truppe che avrebbero dovuto e8sere dislocate in quella plaga. Furono i;en z'altro eseguiti gli esproprii ed iniziati i lavori ad opera del Genio Militare, ecl il progettato canale ebbe vita nel 1834, data che ha vera men te una grande importanza nello svolgimento <l,elle at.t.ività di quello che da Ca,mpo di I struzione della Vauda di S. Maurizio divenne successivamente Poligono d'Artiglieria, dopo di avere per lunghi anni servito alle necessità di addestramento delle truppe dell'Esercito Sardo. L'esistenza del Canale Militare permise, in prossimità .del suo alveo, la, costruzione cli baraccamenti per uomini e quadru pedi che andarono man mano aumentando ed ampliandosi , men. tre poi dallo stesso ca11ale si ricavò l'.energia necessaria all'im, pianto di acqua po tabile per il servizio delle truppe, ed anzi iu prosieguo di tempo lo stesi-o Canale Militare servì a fornire ener, gia elettrica per l'illnminazione di molti locali militari. Ma la essenziale caratteristica del Canale fu quella cli costituire per il suo andamento il naturale confirie cli un buon tratto cli P oligono, giacchè come appare da nna planimetria datata dal 1844, -
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Ji'i~. 78~ - l'lapiwetrja del l:'oligono di San .llaw'i:Gio nel 1844.
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in tale anno 110n l'isnlta che esistesse una vei-a e propria delimi-
tazione <li coHfini clel Campo d' Istruzione, mentre viceversa risulta che già era asanza la la costruzion e dei baraccamenti ed erasi pure ini ziata la costituzione ùei varii « ()ampi ». Il continuo suecede1·si e ripetersi cli csercifa7,ioui militari in tale zona, e la sopra.v-enuta necessità di impianti fissi specialmente per le prove cl' Artigli c1·ia, obbligarono l' Ammini strazìo. ne Militare a corrìsr>o1Hlere indennizzi, a procedere ad acquisti di t-erre110, a<l espropria7,ioni, Hll'iwposi7,ionc cli Sl~rvitù militari i-imunei-ate. ccl iu collsegnen7,a a dovere in modo clefini tiYO delilliitl.l{'e i confini cl el Poli.gono. P er alcuni anni i limit i co11finarii del P oligono andarono va· dando in reJa7,ione alla presa <li po:-;sesso da, pa1·te del Demanio di n noYi tratti di lei-i-eno, ed in conseguenza delle necessità delle « lin ee di ti1·0 )), 1111:1. in segnito per l'aitrn1:e11 tà.ta portata tlelle artiglie1·i e a r ctroenrica e riga te fu necessario di addivenire definilivarn<~nte ad una deJimilaziorn~ di confine rispondente alle esi~en7,e della tecniea :utiglieresca. Dopo un lungo e minuzioso lavoro di prepa1;a7,ione, la cl e· limitazion e fatta dalla C'ommi.·sione istit uita con ùispaccio drl Gi-nn Coman<lo del I Dipartimento )Iilitare in datn J3 marzo 1864, stabilì i terrn.ini ch,e sono riportaLi nell' ann essa riproduzione phtnimctl"ica clel J8G!J. La delimitnr,i011 e stabilit:L dalla suddetta Commissione clava sanzione decisin t a quanto si era venuto man mano cost.ituenclo di fatto, nel senso cioè cli costitui.l:e due Poligoni distint i : sor geyano e prendevano quindi vHa il Poligono di Cirié ed il P oligon o di Lombardore, separati fra di loro cla una naturale clcpi-ei::sione del terreno, solcata da nn rio affluente al torrente Valrnagg'iore subito a sud de1l'att1rnle Batteria Duca cl' Aosta. Pel' lun ghi anni il P oligono cl' Artiglie1·ia venne però nfficial· mcnt,e denominato « Campo cl' Istrnxionc Militare di San l\fau rfaio )) , cd an cora oggicli la zona centrale dell'intero pianoro è def)igna tn col nome di « Campo di San l\famizi.o )). Fin clai primi tc111pi della sna costituzion e l 'autico Campo di San Maurizio se1·vì in mocl o particolnre all'Arma cl' Artiglieria e non soltanto per le ime ei::crcitazi.oni tattiche mn altresì per le prove ed esperienze cli tiro. -
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·--- · -·- ···- l ·e nel 18u9. . -- ·-cli San !Vl, anri½io e clel . " d e1 campo Poligono <li Lombare o1. ·· 1etra F ig. 7SH · Pla nrn
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ST.-\HlLTil!E:-.Tt D'AU1'IGLI EJ:l.\ -
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Condizioni nwtc1·eolog-ld1e particolnmrnnte favorernli della zona pre. ent,wano ottimi eJcmeuti pet lo svolgimento delle espe1·imentazi oni pra,ti clie : dati stn.tistici cli molti anni aveva110 acec1·tato la quasi coshmte asr,;cn:i;a di pc1·turbazioni aereologiche, la limitata e rcgohu·e escm.fone della tempem Lnra nelle ore clim-ne, la limitata escnn:ione delle pressioni anche in prove p1·olungatc, t::mto cl1e q ne!:-te proprìctn, ed altre caratteristi.che ,unbir:nhtli riuscivn.no vernmente preziose per I'ins-cdiamento di « C'amf1i Spcrirncnlal i ». Nel Poligono cli Ran ::\la urizio venn ero man mano co truite tutte quelle open\ <;hc cl:ovevano _completare l'a,rreda,me11to per l'esccnzion<• dei tiri, e cioè 1'-ci-rrwpa ll e, traYerse, terrapieni , fos si ecc. ccc. ed in questo Campo del Canavese s,·olsero succefisirnmcnte le loro a ttirilà, il Snluzzo, il Ca.valli , il Sa,i nt Rober t, i Quaglfa, il. Morelli di Popolo, iJ. Mattei, lo stesso Duca F eràin:mcl,o cli GcnoYa c<l altri molti vaJoroRi tecnici quanto valom~i soldati che illustra1·ono le epoche 11ell<' q nali ~orse e si afl'<'rmù il Poligono d'Artiglieria cli San :Maurizio. * .....
Le cRCJ·citazioni. o scuole cli. tiro da svolgersi nei Poligoni futono in 1n·imo tempo esclusivamente riservate nlle Compagnie d'Artiglieria, da Piazza e venirnno fatte con un asseg-no di 20 eolpi per Compagnia , da ~pararsi col cannone da 16 libbre (12 cent.) . ~el 1~46 anche le Batt-<'rie d'Artiglieria da Campagna cominciarono ::id eseguire esercHnzioni cli tiro nella «Vaudn. di San )faurizio », e, poco prima clel: J850 fu nominatrL nna Oommi.ssione coll'i.nca1·ico di stucliare e cli meglio defmire le. direttive per l'esecuzione cli tali tiri tla e~el'citaziouc, direttive che rimasero poi in vigore si-n o all'ado~i.one dei cannoni a tetrocarica. Tali direttive ::ii possono così ri assumere: i tiri erano di lancio, cli rimbalzo ed in al'catn. Come be1·sagli ei-an o prescritti: nel ti.ro cli lancio, un disco circolare con diametro di m. 1,20 con nna zona cen trale. nern ed un circolo intermedio ; nel tiro di rim balzo, rettangoli di metd 2 per 4; nel tiro in arc[tta er ::L prescrit-
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Tir.I EO (]:Sli:RCl'l'AZIO:Sl è\ EJ POLJ.GUJ\i P!rn)IO~'l'!DSI
tò che
il bersaglio fosse costituito cla una tabella piantata nel terreno e che attorno al suo piede come centro venissero tracciate sul suolo tr·c circonferenze concentriche di 20, 30 e 40 metri cli diametro. Per gli a.rtiglieri. « buoni 1:iunta,tori )) erm10 stabi.liti specia· li premi; durante la condotta di fuoco le correzioni ai dati di tir·o erano lascia,te al criterio dei Comandanti di batteria; il puntamento doveva essere curato con gra,ndissima attenzione. Le esercì ta7,ioni o scuole cli tiro da svolgersi dalle batterie él' artigli.eria da campagna nei Poligoni dovevano effettuarsi con un. assegno di munizioni· di cirea 100 colpi per batteria. Nei Poligoni di Genova si adopera,vano : per il tiro cU lancio i cannoni da 32, da 24 e da 12 nonchè gli obici da 24, da lG e da 12 cent. aUe distanze di metri 458 e di metri 858; per il tiro in arcata l'obice da 15 cent. ed i mortai cla 27 e da. 22 0ent. alle distanze cli 900, 600 e 300 metri. Nei · Poligoni pres~o Torino si adoperavano : per il tiro di lancio i cannoni cla a2 e cla lG alle distanze di lOOQ e di. 700 metri ; per il tiro in arca.ta i mortai da 27 e da 22 oent. alle distanr,e pure di 1000 e d1 700 metri. Nel 1852 essendo in corso i. la.vori di costruzione della ferro via, la Brigata d'Artiglieria di stanza a Genova non eseguì i tiri in arca.ta, nel letto del Polcevera, e pertanto da tale a nno e fino a tutto il 1858 tutte le Compagnie da piar,za, eseguirono le esercitazioni di tiro al Poligono di San Maurizio Canavese.
Nel Regri.o delle Due Sicili.e fin dai primi c1ecennii del secolo scorso sulla spiaggia dei Ba.gnoli presso Napoli era, stato costituito un Poligono per esercitazioni di. tiro dell'artiglieria. Esso rimase in efficienza fino al settembre del 1860, anzi nei documenti di quell'epoca, riflettenti l' Arti.glieria, napoletana, si parla indifferentemente del Poli.gono ai Bagnoli e del Poligono a Fuorigrotta, il che fa pensare ad. un unico PoHgono situato appunto fra le due località. -
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$'l'ABIL1)1E1'T1 D' AH'J'I Gl,IEHIA -
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Esi:steYa un Poligono cl' àrtiglieriu anche a Capua, che nel 1S35 fnnzionavu regoltu·men te, come si cled.nce da, un disegno c:onsenato nell'Istituto 8tori.co e cli Coltura clell' Arma del Genio . Ì-n un teucno ben delimitato, di forma rettangola,l'e, l ungo olt re 1100 1rn~ti:i e largo 1)oco meno di 350, erano state costruite varie opere e cioè : un lato completo di un poligon<> bastionato riproclu(~ n te una vera for tificazione; un monticello (chiamato alla fran cese << butte ))) alto cil'ca 12 metri, quale bersaglio; il fermapalle nonchè un edificio C'On tettoia, adibito a corpo di guardia, ufficio e magaz:i,ino,· cd altri fabbricati minori con destinazione varia . I n tale P oligono di Capua era installata una grande Batteria da servire per 6 pe7.7.i d'af-sedio, per un pezzo da 12, per 4 pezzi da piazza e 4 cl a costa, e(} in olt re per 8 mortai, un petriero ed un pezzo a Lerrt1. . In altra zona del Poligono poteva prendere posizione una Dh-isione di Artiglieria da campagna che poteva liber amr.nte nrn11ovrare r spoRtarsi in profondit;ì, .
Formatosi il Regno d'Italia, si ebbero dapprima i Poligoni di San Maurizio (Piemonte) , de il Ghiardo (Emilia) , di Somma (Lombardia) e di Foiano (ToscamL) . Non riteniamo superfluo di soggiungere che la località. chiamata « il Ghiai-do » si trovava in provincia di Reggio Emilia tra Bibbiano e San Polo D'En za ai confini col P,1rmigià110 : ta.lc locaÌità era in addietro di n atura ghiaiosa ed incolta e perciò serviva appunto per esercirazioni militari tanto che nei primi.anni d 'eRistenza del R egno d' Ita lia nel Poligono del Ghiarc1o eseguirono manovre ed esercitazioni i Reggimenti d' Artiglieria 4°, 8° e 10", i Reggimenti di Cavalleria di P iemonte Reale e di Kizza, nonchè alcune Compagnie del 1° e del 2" Reggimen to Genio. La localit à del Ghiardo venne poi in seguito ridot ta a coltivazione e pertan to cessò di essere adibita a, Poligono d'artiglieria. Successivamente per Ja, esecuzione delle scuole di tiro dei varii Reggimenti d'Artiglieria fn1·ono adibiti e frequentati i se-
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' PIANTA DEL POLIG0.'/0 A CAPUA FUORI POR[4 .ROMA · ANNO ,aJ5 · ;:»ligo(,o /<1r'}(t}fo i! ltrro dei/o l!Jn(Jt~uc tegofafe~ e 81Jflt. alt(; 6 !lts~.. lungo JO i.t ·1arça 14. _ . d . a,... bolwio pM!>ffldìco/Cf• . al prcJuorr.,mer./o r/eJ Ballìcnt b dùklnll! JOC 11m flllt1, lii q.,e!la tY.Jf!.tf-io. vf .sono 6 J>!!lli d à ~ rHI q,.;.aJi i dut primi 30!1tJ a ·ricocJ,,l . ed W1 ~ho da 12 ptr fisiruiioM <Je9'i a!ullfl.i dippid ·vi .SO'X) · ç peni di Piazm • . 4 di .CcW che o:,cht drot:a o! Be,;·~ HiWJ/o al cWo ·della. Bullt ~ ~ . 8 modai che llrono allo pori~. nei ball/on. o. 1111 Peth!ro ed an peiZò · o lrtrTa. e , forqeJ!(; o ~ttbtro ~ es~rckio a f)(lllt i!'l/t>«i~. · •_. . •
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_cc,.)f ___ ·· .... Fig. 784 · Pinnta del Poligvno a Capua fuori Porta Rom a -
Anno 1835.
(da un disegno conservato nel!'« Istituto Storico e cli Cultura dell'Arma d el Genio »l-
STABILil\fE~TI DJAH'l'!GLIEHlA -
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guenti P oligoni, come qui appresso indicato 1·ispettirnmente per i controsegnaLi Reggirn~nJt: A:nno 1864: Lombardore (2" R egg.) - Venaria Reale (5° R,cgg.) - Cameri (Nova1·fL) (10° Regg.) - Romma Lorubardo (M:ilaHo) 1(6° Regg. ) - Vicm·cllo (Bracciano) ('7° Regg.) - Gossolengo (Piacenza) (4° Regg.) - Brezza (Capua) (3° Regg.). Anvo 1865 : San Maurizio (5<' Regg.) - · Lombaraote (2° R egg.) - Cerano (Novara) (G e 10° Regg.) - Cavriago - Bibbiano al Ghiardo (Reggio Bmili:1) (parte del lÙ° Regg.) - Gosso lengo {4° Regg.) - Brezza {3° ed 8° R egg.) - Viareggio (7° Regg.). Anno 1860 : San Manl'izìo (:>" e 'i0 R cgg.) - Lombardol'e (~ e 3° Regg.) - Cera110 (6°. 8° e ~)0 Regg.) - Gossolengo (4° Regg. ) Anno 186'7: San 1faurizio (3° Hegg.) - Lombnrdo1·c (2° e 3° Regg.) - Cera.no (6° e 9° Rcgg.) - Gosisolengo (4° e 9° Regg.) - Viareggio · (7° Regg.) - B1·ezza ( Rcgg.). Anno 1868·: Sau j)faul'izio (5° R cgg.) - Lombardore (2'' e 3° Regg.) - C'ernno (6° e 9° Regg.f - Goi--solengo (3° e 4: Regg. - i\[ecle, ano (I>anna) (G'', 7° ·Ccl S'° Hegg.) - Viareggio (o°, 7° 1· 9° Regg.). Il 15 novembre J 868 con R. D . di pf1r.i data venne cli.chiarn ta di pubblica u tilità la formazione di un Poligono d'Arti glieria a Cecina in Maremma Toscana . Negli anni successivi furono quin. di frequentati i seguenti Poligoni: Anno 1869 : San ~faurizio (5° Regg .) - Lombarclo1'e (3° Regg.) - Cera.no {6° e ·9° Regg.) - Gossolengo (4° Regg.) - Medesano (6° ecl 8° Regg.) - Cecina (5°, 7c e 9° Regg.) - Brezza t2°, 7° e 9" R egg.) . Anno 1870 : San :Ma urizio {5° Regg:) - Lombardore {3° Regg.) - Cerano (6° e 9° Regg:.) - ,Medesa,no (8° R egg.) - Gossolengo {4° Regg.) - Cecina {7° R egg.) - Brezza (2° Regg.). 0
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Centri cli esperienze. - Vengono chia mati « Centri di E sperien ze >> quei poligoni che sono organizzati in modo da escludere ogni e qualsiasi pel'icolo nell'esecuzione di prove ed esperimenti ì.',og·ni genere rigua,r dan.ti le artiglierie e t utti i mezzi cl.a esse impiegati. -
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Fig. 785 - Veduta della città di T orino dal P oligono d'espN·ienz:e d'oltr e Po. (da un quadro esistente nella Biblioteca di S.M. in Torino}.
S'.l'ABILH'lENTI D' ARTJGLIEIUA -
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In tali Centri si provvede ai varii collandi, ed alla determinazil ne del comportamento delle va.r ie bocche da fuoco e al tiro e al traino; si ricercano sperimentalmente, sulla base dei risultati ottenuti, i dati occorrenti all'esecuzione dei tiri per la compilazione delle cc Tavole di tiro )) ; si determina la precisione e l'efficacia delle v11rie specie di proietti cli ogni a.rtiglicria nelle più svariate condizioni di carica, di proietto e di hersa,glio nelle diverse condizioni atmosforiche; si sperimentano i nuovi esplosivi, le nuove munfaioni. i materinli in studio ecc. ecc.. · In Piemonte nel 1826 ,o ltre il Po in immediata vi~inanza cli . 1'orino esisteva un Poligono d'esperienze per il collaudo delle polveri fabbricate dalla, R. Fabbrica di Polveri di Borgo Dor::L. An che il Poligono cli San Maurizio sulle Vaude del Canavese, come già si è visto, oltre che per le esercitazioni delle truppe in genere e per le scuole cli tiro) serviva quale Centro di esperienze arti.gHeresche ed è da ricordare che, tra i.e altre prove, nel 1S47 fu. rono eseguiti i primi esperimenti cqi cannoni a retrocarica, del Cavalli. Nel Regno delle Due Sicilie servirono pure quali Centri di esperienze gli stes8i Poligoni di esercitazione e cioè dapprima quello lungo la spìaggia dei Bagnoli, ed in seguito quello costruito presso Capua. Con la formazio ne del Regno d'Italia si provvide a sistemare nel miglior modo e ad ampliare adeguatamente il Centro o Campo cli esperienze di Cirié, a.ssegnanrlogli il VI Baraccamen-t? del Poligono di San Maurizio.' ·
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APPE NDICE AL CAPITOLO VENTIQ.UA1"fRESIMO
Descrizione di Genova e del Genovesato (1846). Calendario generale del Regno Sardo: Effemeride relativa allo scoppio della Polveriera di Borgo Dora (1852). Monografia ·del Generale Enrico Giovannetti su " La fabbricazione delle polveri nel polverificio di Fossano,, (1872). Sunto storico dello scoppio del Polverificio di Scafati (1863). ,p
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Descrizione di Genova e del Genovesato (Genova, T ipografia Ferrando, 1846, Volume III) .
ARSENÀLE. L'a ttuale a rsenale di terra occupa un grandioso isolato elle g!à formava un antico convento di privata destinazione dei Doria, detto dello Spirito Santo, pagato ai proprietari dal R. Governo. Ha un vasto cortile principale interno quadrato, c ircondato eia Sl)azioso portica.t o, cui sovrastan .bel terrazzi per due lati. Un cortile minore interno porge ad alcuni alloggi; in fine al1·entrata precede un altro a guisa di ampio magniflco terrazzo che vede 11 mare e sovrasta a ll'angolo della strada m aggiore clall'Acquaverde a por ta s. Tomm aso. :E: fornito d'acqua viva sgorgante d a una sorgente propria nel fossato d i .s. Giorgio, ed ha inoltre una vasta cisterna per le ·a cque piovane: lo scolo C:I dette acque alimenta· la fontana a stillicidio che vedesi sotto il predetto terra.zzo esteriore. Una casa laterale venne da poco innalzata per servir d i alloggio a.na t ruppa la quale; a tal fine, occupa pure rimpetto parte del cosidetto locale di S. Paolo, con vasto cor tile e scuderia per i m uli che il Governo 1J1antiene In Genova per uso dell 'arma. Nel tempo de' francesi l'arsenale d i Genova, come necessitavano allora i tempi, era operosissimo, ed occupava gran numero d 'operai in ferro ·ecl in legno, per la costruzione di affusti e carreggi di ogni maniera pel servizio degli esercì ti di terra. Nel 1814 e 1815 gl'inglesi vendettero ogni bocca a fuoco, strumen ti, macchine., e prodotti e materie sì dell'arsen a le come di Genova che veniva no r iscattati in gran parte da S .M. nel 18 15 . Esso (arsenale) può in ogni caso divenire uno dè principali di Europa, a \:endo tre ordini di piani atti a laboratori; il primo o terreno ora è dest inato a m agnani, come ferrai, fucimitori, lattai, rama!, ecc.; il secondo a falegnami, carradori, tornitori, coloristi ed altresì ad un officina bellissima per armaiuoli; il pia no Slll)eriore compreso 11 vaso cilindrico della chiesa forma una vaga em aestosa a d un tempo sala d'armi in cui sogliono conservarsi un cinquantam ila schioppi, oltre buon numéro di pistole, sciabole, cannoncini, spingarde, e minuti armamenti cli riserbo. L'interno della gran cupola presenta in belle piramidi e trofei una leggiadra prospettiva adorna d i bandiere ed a rmi a fuoco, di corazze, d i lance ed a rmi antiche, o di tal form a. Non ha guari i curiosi a rcheologi veniva.no ad osservarvi un rostro cli bronzo di galera romana, ed un cannone di calibro da otto che dicesi de' tempi della guena cli Chioggia, certamente de ' p1:imi tempi dell'invenzione della polvere, fatto interamente di lame d i t'erro, ricoper~o d i legno, r ivestito di cuoio. Il corpo d i a.r tiglieria t rasferì l'un e l'altro oggetto a Torino, nel suo arsenale, d'onde siccome cosa priva del magico prestigio della storia e del luogo è lecito spera re possa essere restituita all'antica sua dimora.
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agll antichi proprietari. In quell'armPna sone, 1ierò tuttora pregevoli per anti chità alcuni elmi, aicune corazze, ecc. Nel gi·an ·cortile in terno sonovi più s p ecie di bocche a fuoco si per la clote d ella p iazza che ne vuole da circa un ottocento comprcslvi i for ti stacca ti, che di deposito; sonovi altrcsi ln esso e ne· magazzini laterali veicoli, carreggi, e macchine; ad esso serve Infine per l'esercitazione degli artiglieri nel maneggio delle loro a rm i, nel servizio di piazza, d 'assedio, di costa, di cnmpo, e di mon tagna. FABBRICA D:ELLE POLV:ERt. Quel luogo che in dipendenza del colli circostanti di Granarolo e Castellaccio, si avvalla in vicinanza della porta di S. T ommaso, e volge a l mare chiamasi lagncclo perocché lvi le acque piovan e cl1e scenclono d a i soprastanti monti formano un grosso lago d i acque torbe, e bttle. Qu ivi l'antica repu blica pensò a costrurre piccole peste per la fabbricazione delle polveri che l'acqua adiacente facea movere, e stabili magazzini di deposito. Il R. Gove1·no volendo dar ampiezza proporzion ai'.\ all'importanzn della crescente città a questa fabbricazione, a ffidò il 1833 l'e:;ecu?.tone di più vasto disegno ad Agostino Chiodo or Maggiore Generale ciel Genio ch e n 'era l'autore . Gli editìzl elle a tal uopo s'innnlzavano s i spnrsero In fondo a lla vnlle, e sopra i due opposti pendii venendo mtti cinti da elevato muro per segregarli d 'l ogni altra privata proprietà. Un ampio sotterraneo condotto raccolse le acque d el torrente cJ1e s corre nella valle a r imedio di esplos ione. e d'incendio. Cotali edifizi si composero di im gran fabbricato cogli umzl cli direzione, gli allogg! per gli Ùfficiall e gl'im1~legati addetti alla manifattura, dei magazzini di deposito dl legnami. delle scuderie, di una casermo per duecento uomini, della raffineria dei nitri e relativi magazzini, dell'edificio del carbone per la compos izione d elle polveri, della macina dc' ?.oltì, e! ! quell a per Il traforo dei combl, del vasto fnbbricaLo rettan golare per le peste in isolati casotti. dei mecca nismi per d arvi moto mediante la forza animale, dei siti per la composizione delle polveri, e del grnnltore. infine dello stenditore delle polveri, del frollone. e del magazzini di deposito. Coll'acqua del superior lago si dà moto a l granitore, alln m acina dei zoHl, e ad alìrl m eccanis mi ; 11011 s i può a pplicarla mila p este, ·giacchè nell'estiva stagione scom1)arisce.
Calendario generale del Regno pe,I 1853 con appendice di notizie storico-statistiche (Anno XX 4 , Torino, T ip ografia Sociale dcg'li Artisti A. Pon:,. e e .o) APRILE 1852 Giorno 26. - - Una Lerribi!e cn Lastrofe. accatle in Torino. Alle ore 11 e tre quarti a ntimerid iane; due grandi detonnzion i a brevè 111.tet·vaÌlo l"una dall 'nlt r::t a nnunzinno alla città. una grave sventura. Lo scoppio avv"rcne alla fabbrica delle polveri situata nel Borgo Dora. li fuoco prende SJ)Ontaneamente alla botte del miscuglio ternarlo della pol\'ere da mine; si com unica ai due granitoi 1:i.tera11 contenenti fra nmbedue 5000 c!'lil. cli polvere, poscin passa ai fru lloni ca rlcaU con 2000 chll. ed ngli stendaggi che contengono ch il. 3000 di polvere stesa n ll'aperto. La combustione cli quest'ultima mette il fuoco primn nj un piccolo , m agazzino di polvere da cac:;ia pol ad un altro che conUene 10.000 cllil. dl pol vere da mine. Il t ergente i;olverista Pcolo Succhi trovasi circon dato dal fuoco e con m ira bile coraggio corre a l gran m ngazziuo vicino che con Llene 40.000 chil. di p olvere, ne es trne una copert!t acces'.l éì1e lo a nebbe certamente fatto
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scoppiare; nè più si allon tan a potendolo fare, e sta impavido attendendo i soccorsi delle pompe che spengono l'incendio che q u a e là s i m ostra. F ra i primi accorsi sul luogo ciel d isas·t r o è S .A.R. il d uca. d i Genova., quindi S .M. il Re proven ien te da Mon calleri, precedu to da S .A.R. il principe cli Carlgt!ano, ecci tando la emulazione cli tutti: soldati, gua.rctia n azionale e cittadi n i gareggiano d i zelo e d i san gue freddo nell'affrontare il p ericolo e nell'adopen11·sì p er diminuire le conseguenze <lel d isastro. Alle 1 e m ezzo ogni pericolo può considerarsi come cessa to e a lla generale ccsternaz ione della ci ttà subentr;;, la calm a. Le vi ttime ascend ono a 24; venti morti sotto le r u ine, tra cul 18 pol ver isti m ilitari, un m u ratore borghese ecl u n legn a iuolo; quattro m uoiono negli spedali in cu i f u rono ricoverati: sed ici son o p iù o m eno gravemente feriti. (Leggasi la Relazione fatta a S .M. dal sig. Minis t ro <lella gu e rra in udien za 5 m aggio 1852, inseri ta nelJ a Ga zze tta P iem on tese del 14 m aggio e stam pata separatamente col d i,egno della R. fa bbr ica delle pol veri a l Borgo Dora dopo lo scoppio). Giorno 27. È in stit ulta nel seno del Municipio una commissione inca.rica.ta di p rovvedere a.i danneggiati di Borgo Dora in Torino. G iorno 28. Si rendono gli estremi onori a lla salma dei cannonieri rimasti vitt ime del d isa stro del 26 corrente m e;;e. Il con voglio è composto I . <Ji tutto il corpo <l'artigliP. ria arm ato; 2. delle corporazioni religiose i nvi tate; 3. d i t re car ri a. quattro ca.valli coper ti cli panni funebri su cui erano deposti 16 feretri; 4. degli ufficiali ciel corpo non comanda.ti so tto le a nni e cli q u elli del presidio iJ:lVita.ti; S.A.R. il D uca. d i Genova segue n convog'iio. Si trovano pure il . Comandan te generale della Divisione e il Comandante generale della. Guardia Nazion a le. Il corteggio è n umer oso. Il convoglio parte alle ore 9 precise dall'ospita le mili tare, en.t ra in Dora G rossa per porta Susa, quindi passa ciin a n zi a l palazzo di Città. e t r aversan do i viali cli porta d'Italia recasi a l Campo Sant:>, ove il cappellano del reggimento operai celebra u n.a messa fun ebre e d ii l'uitima. benedizione alla salma dei defunti. Giorno 28. La direzione cent rale delle opere pie, già d i pendenti dalla compagnia. d ì S. Paolo. concorre i n sollievo dei danneggi.ati d l Borgo Dora per la somma d i L. 3000. Giorno 28. La camera dei Deputati cl ellbera che la som ma destinata. per l'lll uminazione cte1· palazzo Carignano per la p rossima festa. dello Statuto sia erogata in favo re dei danneggia li di Bor go Do ra . Giorno 30. La car!Là pubblica non m a nca. a ll 'appello che vien fatto · a favore dei clanneggiati <lel Borgo Dora. I nnumerevoli so_scr iz ioni circolano per la città e cospique somme sono raccol te. E' commovente spettacolo il vedere quanto s ia viva la sollecitudine per riparare a lle conseguen ze cl'u n infor tunio si grave, com e fu sublìme spettacolo . quello cli contemplare gli sforzi u niversalmente fatti p er climinuirne la gravi tà. L'a rdimento <le' p rimi accorsi a li,\ polveriera, lo zelo della Milizia Nazionale e delle T r uppe, le cu re dell 'autorità, il contegno della popolazione, sono cose ch e onorano assai il paese. A questo proposi to ricordiamo un fatto che mirabil mente espri m e i sen:;1 cli fermezza e d isciplina, ond'è animato l'ese1·ci to piemon tese. Subi to dopo lo scoppio coloro che gi u n sero sul luogo del d isastro vider o, con grande sorpresa, che i solclati de! du e corl)i d i guarclia colà dest in ati della. brigata Savona., erano tutti ritti i n fila, coll'arma. al fianco, s enza che l'orrenda detonazione li avesse potuto smuover e ct:,i loro posti, a m a lgrado che a lcuni fra essi fossero ferit i. MAGGIO r <.liplomatici residenti in Torino vogliono accorrere a ncl1'essi in sollievo de' da_nncggiatl del Borgo Doi·a. La s omma da essi offer ta ascende a L. 898. Gi orno 1. -
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· · Giorno 1. - - Il Municipio di Torino celebra nella chiesa del Corpus Domini, con l'intervento d el Consiglio Comunale, un uffizio divin o in ringrazia' mento all'Alt issimo per avere preservata la città. d a maggiore· disastro in seguito allo scoppio del 26 aprile. Giorno 1. Da tu tte le provincie dello S tato g iungono al Municipio Torinese s ussidi pei danneggiati di Borgo Dora. Giorno 1. S'aprono soscrizioni in ogni compagnia della Guardia Naziona.le. Gi orno 1. S.M. la regina Maria Teresa impiega L. 10.000 per soccorrere le vittime dello scoppio della polveritl'a. Giorno 4. Il consiglio comunale della città d i Torin o per rimeritare la eroic;:a azione del sergente polverista Sacchi cl,e salvò la città dal p1u grave disastro in seguito a llo scoppio della polveriera di Borgo Dora, h a decret ato: 1. Che al Sacchi sia conferito Il diritto d i cittadinanza .t orinese; 2. Che 11 suo nome sia imposto act una delle vie d i Torino; :3. Che sia collocata una ·lapide in luogo pubblico che ricordi la nobile a zione d el Sacch i, e rammenti i nomi dei generos i cittadini ch e in quella circcstanza maggiormente si distinsero. 4. Che sull'erario municipale sia stabilita a favore dello stesso Sacchi l 'an nua vita.Jizia pensione di L. 1.200. Giorno 16. Distri buziorie solenne delle medaglie a.I valor militare, al militi che si d istiÌ1sero n ell'occasione dello s copp io della polveriera, per pa.r tedel Minist ro cav. Alfonso La-Marmora. Giorno 20. La commissione incaricat a a. provvedere ai d a nneggiati c;t Borgo Dora ha soccorso a tutt'oggi 12.025 persone, compon enti 3774 famiglie,
GIUGNO Giorno 6. La Guard ia Nazionale inizia una soscrizione per offerire u n a medaglia d'argento a l furiere Sacchi. Giorno 14. La Commissione in carica t a d1 riconoscere i danni sofferti dalle famiglie povere e bisognevoli di soccorso, in consegu en za dell'esplosione della polveriera di Borgo Dora , 1rnbblica ìl suo rendiconto a tutto 12 giugno: le fa miglie soccorse sono 5152, composte d i 15.115 individ u i, e la somma consu n ta L. 85.941.1 8. · Il totale dei fondi per_ obblazloni raccolt esl giu n ge a L . 87.805.92. Giorno 14. - Gli ammalati vfaitati da' medici d i beneficenza in seguito a!l 'esplo~ione suddetta, da l giorno 26 aprile a tutto ìl 31 maggio sono 694. c ioè, uomini 225, fra cui feriti 44 ; emottisi 5 ; donne 469 , fra le quali ferit e 55, aborti 8, Jnetrorragie 17, soppressione di m enstn.1i 58, dei lochi 12, emoftlsi 3; ematemèsi 1. Oltre i suddetti morbi quelli che più frequenti s i m an ifesta.ronofurono febbri. · dissenterie, diarree, sinoche e qua lche irritazione cerebrale. Giorno 16. In una sala d ello Stato-maggiore della Gua rdia Nazionale d i Torino , 11a luogo la presentazione al furiere Sacchi ·della Corona d 'argen to offertagli dalla GuardiP. Naziona le stessa per soscrizioni.
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OTTOBRE Giorno 3. Si distribuiscono in P iazza San Carlo le medaglie decretated a S.M. a i borghesi e militi ·d ella Guardia Nazionale che s i distinsero nel fatto d ella polveriera d i Borgo Dora . Le medaglie sono dat e per mano del sindaco cavaliere Bellono.
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LA •FABBRICAZIONE DELLE POLVERI NEL POLVERIFICIO DI FOSSANO (pubblicato nel fascicolo di Marzo 1872 della « Ri1,' ista ,uarittima » dal Giornale d'Artiglieria).
Il Polverificio di Fossa n o · è, dopo la cessazione della privativa· governativa delle polveri, esclusivamen te clestina.to alla fabbricazione delle polveri per gli usi della guerra. Esso è stabilito ad un chilometro circa a S.O. della cit tà in u n a striscia di terreno della lunghezza di circa 1300 metri, e della larghezza media di circa 500 metri, solcata cla due canali (di Stura e di Mellea) le cui acque forniscono la forza motrice necessaria alle ' diverse officine. La sua area è d ivisa in due parti distinte, l'una delle quali, detta parte i nesplosibUe. contiene gli uffici, i magazzini, i depositi di legname, la carbonaia. l'officina per le · riparazioni e per la fabbricazione dei recipienti, i loca.ii per la p rova delle polveri, ecc.; l 'altra, de tta parte esplosibile, comprende t utte le officine nelle quali si lavora la polvere ed i magazzini delle polveri finite. Una diramazione della fenovia Torino-Cuneo entra nella parte inesplosiblle· per condurvi le ma.terie prime, i m ateria.li, ecc. Secondo i primitivi progetti, un'a.ltra dirama zione avrebbe dovu to entrare dall'al tra estremità del polverificio nella parte esplosibile, e giungere d inamii ai magazz ini delle p olveri finite, onde facilita.re 1·es1)ort1tzione di queste: però essa rimase sempre allo s tato cli progetto. Una seconda ferrovia, di servizio, a carreggiata r istretta., percorre tuttii la parte esplosibile, partendo da.i magazzini della parte inesplosìbile, .passanc:ioda va n ti a tutte le officine da polvere, e giungendo ai magazzini delle polveri finite: è su questa che si fanno i trasporti delle materie e delle polveri da. un'officina all'altni, valendosi di vagoncini speciali, gran parte dei · qu ali sono. coperti. Tutte le officine da polvere sono collocate acl una certa distanza. tra loro. (eia 50 ad 80 me tri} per evita.re le possibili comunicazioni degli effetti di scoP-· pio dall'mia. all'altra. Allo stesso scopo, le officine nelle quali si lavora il m i-, scuglio esplodente, sono circondate da grosse traverse in terra piantate d'alberi d'alto fusto, o da mura di 1,75 m. di grossezza e di 4 d 'a ltezza, e tutto il ter-. rena compreso tra le officine è 1rnr popolato di grossi alberi. Nelle officine stesse, l motori, non elle i locali d ai q u ali si regola il movimento d elle macchine e nei quali si t rova.no le principali trasmissioni di movimento, sono separati mediante grossi muri dalle camere nelle qua.li sì maneggia o si lavora la polvere, e quest E}o stesse camere sono a pareti sottili a.ffinch è cedano facilmente in caso di esplo-sione, I motori sono per tutte le officine delle ruote idrauliche orizzonta.li (tur-· bine) delle quali 24 sono del sistema Jonval-Koechlin, e 3 a reazione ra.ppr.e-. sentanti in tota.le una forza effettiva. media di 195 cavalli-va pore. La · disposizione delle officine si risente a lquanto oggidì cli quella preesi-· stente per la fabbricazione delle polveri da caccia e da mina, cl1e a lt ra volta formavano dipartimenti distinti. Tuttavia. si è cercato cli evitare per quanto. fosse possibile gli andirivieni della polvere, cosiccllè le materie, che entrano nel polverificio, siano t1:asfonna.te in polveri finite a l loro giungere a ll'estremità. oppost a. Le polveri che attua lmente si fabbricano n el polverificio di Fossa.no sollo. di tre specie, cioè, quelle ordinarie da cannone da fucileria, e quella speciale· a dadi per le a rtiglierie di gran potenza. Le clue prime hanno il dosamento fii:
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75 N., 12,5 S., 12,5 C.; l'u ltima invece h a il dosamento stesso delle polveri inglesi, cioè 75 N., 10 S., 15 c. (1) . . Il J>rocesso di fabbricazione delle polveri è quello conosciuto sotto il nome di metodo delle botti e strettoio: s i o ttiene cioè la triturazione ed il mescolamento a secco dei componenti ent ro botti giranti, e si formà quindi la stiacciata comprimendo il miscuglio, convenientemente ume t tato, sotto l'azione di strettoi idraulici. La grnni tura della stia cciata si fa pér le polveri ordinarie col granitoio a cilindri o grnnitoio Congrève. il quale fornisce dei granelli d i forma lamellare: per la polvere a dadi si ottengono invece i granelli con tagli pressocchè regolari della stiacciata. Com'è attualmente costit mto, il polverificio cli Fossano é capace d i produrre annualmente con lavoro continuo ecl ordinario circa 6000 chi!. di polvere eia cannone, 100.000 chi!. cli polvere da fucileria, e 150 mila chi!. di polvere a clacli. Premesse queste poche gen eralità, accenneremo i dettagli c\ella pr eparazione delle m aterie prime, e quelli delle diverse operazioni della fabbricazione, facendo seguire a lcune p oche notizie sulle principa li specie cli polveri che si fabbricano a ll'estero. P nEPAnAZIONE DELLE MATEnIE PnIME
Le m aterie prime necessarie a.Ila fa bbricazione della polvere n on sono t utte .Preparate e rido tte a l conveniente stato di purezza nel polveri ficio stesso. Questo n on prepara da per sé elle il carbone ; il nitro e lo zolfo gli pervengono già raffinati dalla. raffineria cli Genova. Quantunque la preparazione di queste clue materie sia estranea a l polve-· ri'ticlo, pure è ppport,1.1110 · cli riporta.re sommariam en te le operazion i che esse esigono, affine di porgere un'idea completa della fa bbricazione della .polvere. . Nit1·0. -· Il nitro può essere acquistato in comm ercio a llo stato greggio, e quindi ra ffinato, ovvero esser fabbricato m ed iante· cloppta decomposizione del nitrato d i soda (nitro <;Ubico) e del. cloruro di potassio, e qu:ncli pur raffinato. Questo ul timo met odo essendo quello che è in uso oggidì, essenclosl riconosciuto più economico, ci occuperemo soltanto cli esso. Il n itro cubico provenien1<e dal Perù o dal Chili, ove si trova in natura in strati considerev'oli, é compera to in commercio, analizzandolo, e pagandolo i1t ragione d el sale puro in èsso contenuto. purchè le im purità non oltrepassino il 10 per cen to. Il cloruro d i potassio proveniente dalle saline cli S tassfur th (Sassoni.a Prussia na) è pure comperato in commercio, analizzato, e rifiutato c;uando contenga oltre il 3 per cento di solfato cli potassa, o non raggiunga Il titolo dell '80 per cento di p u rezza. I clue sali sono dosati in p roporzione dei loro respettivi equivalenti, cioè 933 parti di cloruro cli potassio puro, e 1062 parti cli n it ra to d i soda puro, le quali proporzion i forniscono !263 par ti d i nitrato di potassa. e 732 part! d i cloruro di sodio (sal marino): quest'ultimo viene consegnato alle R. Gabelle per essere imp iegato q u al sa.le per la ,pastorizia. Si scioglie 11 nitrato di soda nell 'acqua calda, nella proporzione cl i 400 lit ri d'acqua per ogni 100 chi!. cli ambedue i sali, operanclo in caldaie di ferro: ove si operasse in caldaie cli rame, sl aggiungono u n - qua rto di litro di latte
(I) li dosamento teorico, se il carbone fo>&e carbonio puro, sorcbbe di 74,8 N. ; 11,8_ S.; 13.4 C. Per uo carbone nero che contenga l ,80 per <:ento di carbonio il 3,33 per cento d'idrogeno libe ro. il dosamento teorico ..,ebbe ·di 73,9 N.; 11,6 S. 14,5 C.
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FABBRICA ZlO~ l!l Dl<:LLB POLYEHI A FOSSANO
cli calce per ogni 1000 litri d 'acqua, per impedire la formazione d i sali di rame. Alla soluzione bollente s i aggiunge a 1,oco ,1, poco il clor uro d i potassio facendolo pnssare nella caldaia attraverso ac1 u n crivello per separarne pezzi p1u grossi, i quali clifticilmente si scioglierebbero e ri·marrebbero mescolati col sal marino elle si forma . Durante l'operazione s i smuove con una schium a rola di ferro il sale ch e si precipita. Ultimata l'introduz ion e del due sali si lascia proseguire la ebullizione per circa d u e ore: cessata questa, il cloruro cli sodio si precipita ln gran parte al fondo della caldaia, cd il liquido caldo si clecanta· in un tino lisciviMorio d i ghisa, con hl fondo un tubo scaricatore ch iu so da u n a graticola di lamiera cl i ferro coper ta di tela da sacchi. Questa trattien e i piccoli crista.Jli di sal marino, e lascia. filtrare la soluzion e , la quale vien collocata in reci pienti nei quali si rn.ffredda lascia n do cristallizzare il nitro. Al sal m a rino rimasto nella caldaia si aggiungono circa 500 lit!'i di acqua madre n itrosa proven ien te dalle precedenti operazioni, e dopo agitato il · tutto colla schiumarola cli ferro s i pas8a il liquid o nello stesso tino lisciviator io. Questa ope!·azione é r ipetu ta con a ltra acqua m adre, e poi s i lava il sa i marino con acqua comu ne che vien e in seguito 'impiegata a lla lavatura del sale n elle operazioni s uccessive. Il nitro g reggio cosi ottenuto, contiene ancora il 12 per cento circa (I.i sal marino. Perciò si pesta. e s i pone in u n a vasca con. ta.n t 'acqu a ma d re n itrosa che lxtsti a coprirlo, lascia n dove lo !)er c irca tre ore, e rimescola.ndo in questo tempo più vo lte. la m assa; quindi si racluna verso un'estremità dell a vnsca per lasciarlo sgocciolare, e si leva l'acqua nitrosa che ha servito a lavarlo. Il n it ro greggio la vato si raffina facend olo s ciogliere a ca.telo nell'acqu a cOJmme in proporzione cli l.000 litri d'acqua per 2200 chi!. cli nitro. L'operazione si fa in caldaie cli ferro : se si operasse in caldaie di rame si aggiungerebbe mezzo lit ro di latte d i calce. Q.uancto la soluzione é l)ollente. si travasa in u n tino di defecazione di ram e fasciato cli legno, coperto ed avvìluppato con coperte cli la n a per mantenerlo caido, e s i lascia in riposo per circa 12 ore, per dar l uogo a.lla precipitazione delle sostanze eterogenee s ul fondo. Sì decanta poi la soluzion·e nitrosa ii, vasch e cristallizzatoiE? cli rame , c11 poca profondi tà. e si agita per impedire la formazione cli grossi crista lli: a misu ra ch e la temperatura si abba ssa, il n itro precipita, ed i piccoli cristalli si ritirano sulla sponda della va·s ca per lasciarli sgocciolare. Il nitro cr istallizzato si lava 1Jonend olo in casse cli legno col fondo in pendenza; e rattenendolo su un doppio fo !,dO cli rame b1.1cherato. La primà lavatura si fa dopo 12 ore con un innaflìatoio da g ia rd iniere e con 100 litri d'acq ua satura d i nitro p u ro. Sei ore d.:>J)O si fa un'altra lavatura con altri 100 lit ri di a cqua satura, e sei ore più tard i una terza lavatura con 100 lit ri d! acqua com une. Il nitro la vato s i lascia sgocciolare per 4 giorni, e q uindi s i essica in appositi essicRtoi <li rame. I 2200 cilil. di n it ro greggio forniscono cosi 1500 cl1il. d i n itro raffinato ed essicato. Leo a cque nitrose che hanno servito alla rava tura del n itro raffinato, e le acque m a dri p roven ienti da lla raffinazione, vengono infpiega t e a lla lavaLura del ni tro greggio, e quind i sono impiegate nella fabbricazione in luogo di acqua comune. Le acque m adri della fabbricazione sono con centrate ed evaporate per ottenere il nitro che ancora contengono. Con 15 operai (a · cottimo) in 10 ore d i lavoro si possono fa bbricare, raffinare·, essicare ed incassare 2700 chi!. d i n it;ro facen do due cot):,e al giorno, ovvero 1350 chi!: con una sola cotta. La quanti tà cli litantrace che si consum a · per ogni 1000 chi!. cli nitro ratli1~ato è di circa 600 c11,1. Il n it ro raffimtto s i saggia, specialmente per riconoscere se non contenga cloruri in eccedenza. Si sciolgono perciò 10 grammi di nitro secco in 40 grammi d'acqu a d ist illata calcla; si versa nella soluzione un centimetro cubico di una soluzione cli nitrato cl'arge nto, che coi1tenga grammi 0,00096 cli questo sale
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secco. Si filtÌ·a quind i, -e si divide il liCiu ido in due parti : nell'un a s i versano · alcune goccie di una soluzion e di cloruro di sodio, elle debbono intor b idarla, nell'al tra alcune goccie della soluzipne d i n itrato d'argen to. dopo l'aggiunzion e delle quali il liquido cteye rimaner limpido. °i3e queste reazioni non si verificano il n itro è rifiutato : se invece s u ccedono, si è certi elle il n itro non contiene 01tre 0,00033 cli cloruro di sodio, ovvero 0,000 42 cli cloruro di potassio. Se si dubita ch e il nitro possa contenere a ltre sost.anze estranee, si analizza con u n a t olleranza totale concessa di 0,002. zoifo. - Lo zolfo è comperato in commercio allo stato greggio, come p rovien e dalle solfa ta re cli S icilia, analizzato e pagato in ragione dello zolfo puro; è rifiutato se conten ga oltre il 2 per cento di impu rità. La raffinazione si fa per d istillazione, ponendo 500 cllil. ,di zolfo in una storta di ghisa, il .cui collo è f ormato da u n t u bo doppio. P el tubo interno pas·sano i vapori ·d l zolfo; pel vano anula re tra i tubi s i fa passare una corrente d'acqua fredda che con densa I vapori cli zolfo liquido, il quale va a cola re in un recipiente d i ghisa cl1iuso. Ultimata la distillazione, si lascia abbassare la temperatura dello zolfo fino a circa 115 centigradi, e poi si ver!Sa in forme di legno mantenute fredde. ove si solidifica cristallizzando e rimanendo assai fragile. T re opera.i con due s tor te produ cono in un giorn o 1000 cllil. d i zolfo raffinato, consum ancJo 400 chi!. di litantrace. Lo zolfo ra.tfin a.to si saggia abbrucianctone 50 grammi in u n a capsula di porcellana; essi non debbono lasciare alcun r·esicluo. Carbone. - Si o ttiene cla.l legna.me di salcio bianco , in bastoni d i m. 1,00 d i lui'1gh ezza e d i cent. 3 ad 8 d i d ia.m etro, taglia ·t;i in p rimavera., dipelati, esposti per un anno alle in tem-i.)erie e co;1servati ·per uno o due anni sotto tettoie. Quando è cosi essicato, pesa da 290 a 300 chi!. per metro cubo. La carboni7tza.zione s i o ttiene per d istillazione a secco in lambicchi cilindrici d i ghisa, del d ia metro interno d i m. 0,60 e della lunghezza d i m . 1,20 disposti coli'asse orizzontale: u n a delle basi è formata da 1.U10 sportello girevole ed all 'altrn base trovasi un foro nel quale si immette un tubo per lo sfogo dei p rodotti della distillazione. I lam b icchi sono fissati due a due in forni così costruiti, che tu tta la loro superficie esterna. sia successivament e lam bita dalla fiamma di un t'ocolare sottosta nte. Il legn a.me da carbonizzare è disposto in cilind r i carbon izzato! di la.miera ct l ferro, che s i collocano nei- lambicchi, e che, · mediante una clliave ai)posita, posson o farsi girare di t a nto .i n tanto s ul loro asse. Ogn i cilindro con t ien e da 65 a 70 chi!. d i legna, e· forn isèe 21 a 23 chil. di - car bon e (33 e 34 per cen to), termina ndosi la carbonizzazione quando- il catrame nero e denso scola in filo sottile e .non interrotto: il car bone otten.uto è nero, e contiene circa 1'80 per cento d i carbonio puro. La distillazione s i compie nelle 24 ore facendosi il caricamento subii;Q dopo estratto il caricamento preceden te. Per combusti b ile s i aclopen\ della legna di ontano, dell a torba, dei trucioli o segatura im past ati col catrame prodotto dalla dist!llazìone, ecc. Con 7 operai ed 8 coppie cli lambicclli s i ottengon o giornalmente 340 a 360 chil. d i carbone, consumando circa 1200 cllil. d i combustibii~ (JJesato verde). Il carbon e da polvere deve esser sonoro, duro, fragile, non rilucente, a frMtu ra nera e vellutata. Vien scelto 1,ezzo per pezzo, per separarne CIUei bas toni elle fossero im perfettamente carbon izzati, incatramati, ecc.
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l?AJ3BHi çAZIO.::,./ill DELLE POL \ ·o:1u A l•'OSSANO
FABBRICAZI ONE
DELLE
POLVERI
ORDINAfllE
Le operazion i che costituiscono la fa b b ricazione clella polvere orciin a ria . sono le seguenti: 1. T ritura.zione prepara.ton a; 2. -- Tri turazion e binaria ; 3. - Mescolam ento ternario: 4. S tacciamento e bagnatu ra ;5. compression e : Gran itura : 6. 7. Separazion e del gra nelli; 8. Lisciam ento; 9. Essicamento; 10. Agguagliam en to e spolveramen to ; 11. - Mescolament o, pesa men to e incassamento. Prima del mescolamento la polvere vien sottoposta a lle prove di collau ò.az ion e . 1 . TrihLrazi one p1·eparatoria . Non s i so ttopongono a ques ta opera zion e -che il ca r bone e lo zolfo; il n itro ra ffinato è già in cris ta lli così minuti da non averne alcun bisogn o. Il carbon e vien t riturato con frantoi a cilindro con sporgenze elicoidali. Consis t on o questi in un cilindro girante d i ghisa, m unito di quattro costole sporgenti e rivolte ad elica, due a due in senso opposto; il cilindro è collocato in una tramoggia d i ghisa che ha per fondo una graticola semicilin clrica d'acciaio. La materia, ro tta tra il cilind ro girante e la graticola, passa pei fori cli questa e cade in una cassa sottoposta. La velocità di rotazione del cilindro è d i circa 45 giri per minuto: il pro·clotto di 10 ore d i la voro può giungere circa a 2850 chil. di carbon e triturato. Lo zolfo è sottoposto ad u1:ia prima trit u razione in un frantoio eguale a quello ora accennato, che JJUÒ trit urare in 10 ore fi no a 9000 chi!. di zolfo. Ma s tan te la durezza considerevole de i p iccoli cristalli d i zolfo, q u esta t riturazione non è sufficien te, e conviene perciò fa rlo passare in un secondo franto i o a 'cilin dri lisci . I clue cilindri sono di ghisa, di ugual d iam etro, e gira n o con velocità d iverse, l'uno cioè di 21 giri per m in u to, e l 'altro cli 27,2 giri: u n co ntrappeso serve a sp ingerli l'un o contro l'al tro. Lo zolfo è posto in uua tram oggia superiore , alla quale è im presso un movimento di va e viene: d opo . essere passato tra i cil in d ri cad e su di uno staccio fln\l, pure dotato e l moviment o alternativo, e quindi passando attraverso a lle m aglie, in una. cass" sottoposta. Le particelle t rop po grosse, che n on passan o attraverso lo stacci'.). son o raccolte in un'alt ra casse tta, e riportate n ella t ra moggia. Ciascun cilindro è lambito d a mm rasiera che n e d istacca lo zolfo a derente. I n dieci ore di lavoro u n frantoio a cilindri lisci fornisce 700 cl1il. di zolfo polverizzato. L'officina con di1e frantoi a s porgenze ed u n frantoio a cilindri lisci r i<lhled e unfl. forza motr ice cli 7 cavalli-vapore, ecl è servita da d ue operai.
2. T r iturazione bi naria . ..:... Questa operazione ha p er scopo d i t riturare e mescolare in pari t-empo d ue a due i componenti della polvere. Essa s i ese{l"uisce in_ bott i binarie di lamiera. di ferro, girevoli sul proprio asse orizzontale , e d. aventi nell'interno 12 nervature o costole lon gitud inali. Le botti hanno il cliametro interno d i m . 1 ,10 e la lungh ezza di m . 1,25; sono mun ite d i sportello m obile al qua le s i sostituiscé , per scaricarle, uno sportello con fori di 6 mill. circa d i d ia m etro. Ogni bo tte è chiusa in un armad io col fond:> inferiot'e a tramoggia; a questo è sottoposta una cassa m obile su rotelle per ricevere le materie triturate. cl\
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STABILIMENTI D, ARTJGLJ/f.nIA -
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Una botte (lo binario) tritu ra il nitro ed il rimanen te carbone; un'altr11 bina1·io) tritura lo zolfo ed il ri man ente carbone. Olt re le materie cla tri· tunìre, ogni botte riceve 200 chi!. di pallette di bronzo cluro cli 7 a. 13 mili. di diametro : l'u r to e la confricazione d i qu<lste tra loro e con tro !'e pareti e le costole cl ella botte producono la p oi verizzazioue delle m aterie colle quaU. sono mescolate. Il ca r icamento delle botti e la durata ciel loro movimento, sono : c20
r~ B I NAR.IO
{
Nitro 150 chil. Carbone 14 )) Pallette 200 ))
Ca ricamcn te
Durata del movimen to circa 5 ore 20 BINARIO~
Caricamcn Lo
~
Zolfo 50 ch i!. )) Ca r bone 22 Pallette 200 ))
Du rata del movimento circa 10 ore Il carlJone è caricat o coll e pallet ie un quarto d 'ora prima del ni tro e dello zolfo: dopo q uesto tempo s i aggiungono r is1JetUvamente il nitro e lo zolfo. La velocità d i i:otazione è d i 19 a 22 giri per m inuto. Terrnin a to il numero d i giri da farsi (5 a 6 m ila pel l "' binario, 10 a 12 mila pel 20 bi na.rio) che è verificato per mezzo cli un contatore, si arresh il movim en to . si sostitu isce lo sportello bucherato a quello pieno, e con alcuni giri si scarica la. botte; le palle Ue rimangono cosi nell 'in terno. Ogn i coppia di bo tti bina rio forn isce in 10 ore 4 00 chil. cli materie tritu· ra te . La forza motrice occorrente è cl i due ca valli-vapore per botte; gli operai io ragioue d i uno per ogn i due bo tti. Il llOlveri ticio h a tre officine <li sci botti binari cia scuna; la produzione rr,assima cli ogn i officina po trebbe gi u ngere fino a 1500 cl1il. a l giorno .
3. M cscolamento t ernario. - Vuolsi con questa operazione otten ere un . mi· scuglio omogeneo dei tre co:nponen~i, ed in pari tem po, proseguirne la. tritu ra zione fino a riclurlì in polvere pressochè ìmpa.Jpabile. Essa è la prima che presen t i pericoli d i esplosione e perciò si eseguisce in botti d i cuoio montate s t1 ossatu ra di legn o , e girevoli attorno a l proprio asse orizzontale; banno queste t \mt lu n gh ezza cli m . 1,30, il d iametro di m. 1.35; sono divise in d u e compar· timenti eia un tra.m ezzo normale a ll 'asse, mun i~e di 12 nervature o costol~ longi t udinali · d i legn o, e provviste d i due spor telli, uno dei quali pieno serve durante il mescolamento, e l'altro formato, da una t ela meta.l!ica con maglie di 2 mili. serve a llo scaricamento delle materie. Ogni bott e è ra cchiusa in un armadio sim ile a q1.1ello delle botti binarie. Il caricamen to s i fa colle materie triturate provenienti dalle botti binarie e con pallette d i bron zo duro di 5 a 7 mili. di d ia.metro, nella proporzione di; 10 binario 82 chi!. (75 N;
20 b inario
Pallette
18 120
»
7 C.)
(1 2,5 S ; 5,5 C)
Ì )
75 N; 12,5 S; 12,5 C ..
»
La durata ciel m.ovim ento è d ì circa. 3 ore, con una velocità cli rotazion e di 14 a 16 giri per m inuto. Dopo compiuti 2600 giri, si arresta il movimento, e si scarica la . botte in modo analogo a quello accennato per le botti binarie. La quan ti tà d i ca.r ica.mento è tale che tre coppie d i botti binarie forniscono 1:. materia occorrente a qu a ttro botti ternarie. La forza motrice necessar ia è d i circa due cava lli-vapore per botte : il persona.le in ragione di un operaio pe1' due botti. ·
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FAl3BlUCAZTONE DELLP. POLVF;RI A FOSSA:s'O
4. Staccia-mento e bagnatw·a. - li m iscu glio provc;,nlente dalle botti tern a rie é per precauzione stacciato, affine d i separarlo dai framm enti d i pallette di bronzo od altre m aterie eterogenee. Lo staccio è rettangolare, cli m. 2,25 per m. 0,64, ed é forma to d i tela metallica a fori di 0,4 mili. di lato: esso· riceve da un eccentr ico un movimen to alternativo di 130 oscillazioni per minut o. Allo stesso sta ccio si sceverano dai corpi estr anei i polveracci e i granell i troppo p iccoli, p rov_e nien ti d alle u ltei-ior i lavorazioni, i q uali si m escolano in ques ta circostan ~a a lla farina t erna r ia, !1elle proporzion i risu ltanti dal prodotto delle varie macchine, affin chè la composizione del m iscuglio riesca sempre uniforme. In tal modo si o ttiene nello s tesso tempo lo stacciamen to ed il mescolamen to delle materie. Si imp iegano d u e m inuti per s tacciare 200 chi!. di miscuglio. La forza motr ice è in feriore a cl un ca vallo-va pore, ed è fornita da l motore stesso delle botti t erna rie. Allo s taccio mosso d a ll'acq ua saran no tra breve sosti t uiti stacci a mano, si tuat i accanto alle camere cl 'in a mamen to . Il m iscuglio sta cciato é disteso sopra una madia, e quindi bagn ato in d u e ri prese con in te rvallo di 15 m inu ti median te un inaffiatorio sospeso, rimescola n clolo continu amente con spatole cli legno per r ipartire in t u tta la m assa l'um id ità. La o.uanCità d i acqu a da adoperarsi è fissa ta giorn o per giorno d ipend1:m temente d allo stato ig rometrico dell'atmosfera, che s i misu ra con un psicrometro d 'Augu st , ed a nche dipendentemente dalla. stagione. La t a bella seguente dà il numero di litri d'a cqua che servono a bagn a.re 100 chil. cli composizion e corrispon d entemen te alle differenze lll gradi centesimali dei due termometri cleì psicrometro , p er le stagion i d'estate e d'inverno : Differen za t ra i d ue Differenza tea i due termometri in gra.dl
Acqua per 100 {
Estate Inverno
a
2 t 6 7 s !) 10 o 1 5 2,10 2,30 2,50 2,65 2,75 2,85 2,95 3 ,5 3 ,15 3, 25 3 ,3 5 1,80 2,00 2,20 2,35 2,45 2 ,5 5 2,65 2.75 2,85 2,95 3,05
Il m iscuglio lJagna.to s i lascia riposa.re en tro mastelli per 12 ore in media., a ffin ché .l'umiclità s i ripa r tisca n el moclo più u niforme possibile in tu tta. la massa . Due opera i inaffi s.no, mescola no e ripon gono nei mastelli in med ia 1200 chi l. d i misc uglio al giorno. 5. Gompressiowe. - Il m iscuglio u mido è ridotto in s tacciata med iante uno s trettolo idrau lico verticale, colla p ression e cl i circa 100 chil. per centimetro q u a d rato. Esso vien d isposto su 56 a 58 strati di circa 8 cllil. per ciascuno, separati tra loro da lastre d i rame s tagnato, libere. Terminata la compression e, ciò che è indicato dalle valvole d ellii. t romba p i·emente, s i laricia la materia sotto pressione, per c inqu e min u ti, a ffine cli evitare in parte il ritorno elastico, poi si d anno a ltri cinque m in uti cli pressione, e q uindi si sca rica. Riti.rati gli strati di stiacciata, si spezzano in due, e se ne r it aglia no gli o rli esterni p erché m en o densi del rim anente. I rit agli della Stiacciata., che sono circa 1/14 del caricamento, sono giornalmente riuniti, ])assati tra i cilin dri Usci cl i un piccolo granitoio, sceverati con st acci i cui fori son o d i 3 mill. poi u mettati coll' l per cent o d'acqua e r iportati allo strett oie. Gli strati ritagliati e d imezzati hanno per dimension i m . 0,0095 x 0,52 x 0,41 e pesano circa 3 ,50 chil., cosicché la loro densità, còmpresa l'mnidità contenu ta, è di circa 1,72. Le t rombe prem-2n t i sono a d u e s tantuffi', l'u no g rand e e l'altro p iccolo: l?. loro a ree e quellii cleilo stantuffo .clello strettoie sono fn centimetri quadrati 16,25; 3.941; 1096.8.
La dura.ta della com press ione è di 45 m inuti, circa un'ora dura il caricamento e mezz'ora lo sca rica m ento. cosi uno s trettolo, con u n mo tore cli un
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s·rAIHLillmN'l'I o' ART IGLmuu -
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cavallo-vapore e servita eia 4 operai, può fornire in 10 ore circa 1600 chi!. di stiacciata. 6. Grmiitura. - Le stiacciate, dopo essere state lasciate in riposo per 2 o 3 gior ni sono passate al rompitoi,o per esser rotte grossolanamente. Il rompitoio è composto di due cillndri orizzontali, di b ron zo, di metri 0,20 di diametro e m . 0,60 di lunghezza, colla superficie formata di grossi dent i piramidali, e che girano colla velocità di 12 a 13 giri per minu to: uno dei cilin<lri è spinto verso l'altro da u n contrappeso. Le stiacciate collocate a mano entro una trainoggia collocata sopra i cilindri, sono frantumate nel loro passaggio a traverso di essi e cadono in recipienti sottostanti. Il rompitoio, che richiede una forza motrice d i due ca.valli-vapore, frantuma !n due ore 1200 chi!. d l. stiacciata: due operai sono necessari pel suo servizio. I frantumi della stia cciata sono qu ind i passati a l granitoio. Esso compor.esi di quattro coppie di clllndri, d isposte a scaglioni; la coppia superiore ha h superficie a denti p iramid ali, ma più piccoli; la terza. a denti prismatici, ossia a costole longitudina li; la quarta è a. superficie liscia. In ogn1 coppia uno dei cil\ndri è spinto verso l'altro dall'azione <li un contrappeso. Una tela senza fine, munita di liste è'iì cuoio, riceve da una tramoggia i prodotti del rompitoio, e li porta sopra la coppia superiore di cilindri : a l di sotto d i questa una tela metallica inclinata <lotata di movimento altern ativo, lascia passare i granelli abbastanza piccoli, e porta quelli troppo grossi alla ·secon<la coppia: altrettanto ripetesi sotto . la seconda cop1Jia, e successivamente fino a ll'ultima. I granelli passati a t raverso ai cilindri ed a.ne tele, cadono su stracci inclinati. pure èlotati di movimento sussultorio. Lo staccio- superiore ha i fori di climensioni egua li al lim ite massimo (mili. 1,5) della polvere da cannone: i granelli che rimangono sopra d i esso (grinze) sono condotti dallo staccio in a pposita cassa, e sono poi nuovamente frantumati in un piccolo granitoio a cilindri lisci, quello s tesso che serve a rompere gli orli delle stlacclate, Lo staccio infer iore ha i fori corrispondenti al limite minimo della polvere da f ucileria (mill. 0,4). se voglionsi ottenere contemporaneamente le due s1Jecie di polvere, ovvero corrispondent i a l limite m in imo della _polvere da ca.nnone (mill 0,7) quando non vegliasi che questa specie di polvere. I granelli passati attraverso lo staccio inferiore, e che sono raccolt i da un telaio inclinato di legno che li conduce !n apposita cassa insieme ai polveracci prodot tisi nella operazione, si riuniscono al miscuglio ternario per Ja bagnatura. Il granitolo richiede una forza motrice di 5½ cavalli-vapore, ed un servizio di 5 operai, due dei quali destinati ai trasporti. La velocità di rotazione ciei cilindri è cli 28 giri per m inut~: le scosse degli stacci sono 200 al m inuto. In 10 ore cli lavoro un gr anitoio fa passare al maximum 2500 chi!. di stiac<liata, e può 1Jrodurre: 1400 chi!. d i granelll da cannone )) )) )) )) 700 fucileria )) )) )) troppo piccoli e pulviscoli. 400 Due stret.toi forniscono ab bondan temente il lavoro ad un granitoio. 7. Separazione dei granelli. - Gli sta cci del granitoio non sonp sufficienti per separare convenientemente le due specie di polveri tra loro e dai pulviscoli . .Si adopera perciò uno staccio separatore, _ossia un telaio leggermente inclinato, lungo m . 3 e largo m. 0,50, form ato da due tele meta lliche sovrapposte, chiuso in un cassone e dotato d i movimento oscillatorio mediante un eccen trico. Una tramoggia posta dalla parte più alta, d istribu isce lentamenle la polvere sulla tela superiore: questa ritiene la polvere eia cannone e la versa ii1 apposita cassa;
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FABBRICAZ IONE DELLf; POL\'J!:IU A FOSS ANO
la tela inferiore r itiene la polvere da fuclleria, versandola pure in un'apposita · cassetta; i granelli troppo piccoli e i pulviscoli cadono sul fondo del cassonP.. Ogni apparecchio separatore comprende due stacci uguali. La forza motrice necessaria è circa 2 cavalli-vapore; la v.elocità è di 150 a 170 oscillazioni per m inuto; due operai son necessari per l'andament o dell'operazione. In 10 ore di ·lavoro un separatore staccia al m aximum 2000 chilogrammt di polvere. Esso corrisponde così all'incirca , al lavoro di un granitoio. 8. Lisciamento. - Quesb\ operazione, che serve a smussare gli spigoli friabili dei granelli, e dare a questi ia voluta compattezza e lisciarne la superficie, . si eseguisce in bott i lisciatorie, di legno; clel cliametro di metri 0,75 e della· lunghezza di m. 1,44, divise in due compartimenti eguali con un tramezzo. La cotte è caricata con 200 chi!. circa di granelli, innaffiata ad ogni caricamento · con circa un li tro d 'acqua, e gira colla velocità di 12 giri per m inuto. La durata de! lisciamento è regolata sulla densità gravimetrica della polvere non lisciata a norma di apposite tabelle che possono varia.re con la stagione, ed è varia bile dit 800 a 3000 giri. Naturalmente, il n umero minore di giri corrisponde alla polvere la cui densità gravirnetric,i è maggiore, ed il n umero maggiore alla polvere d i densità gravimetrica minore. La for<1a motrice è di circa 1 ½ cavalli-va pore per botte: u n operaio serve per t re botti Jisciatorie. Tre botti sono più che sufficienti per liscia.re la polvere prod'otta da un granitoio. 9. Essicamento . - S i ottiene l'essicamento delle polveri, le q uali quando sono giunte a questo stadio della fa bbricazione cont engono circa l'l½ per cento di acqua, con una corrente d'aria. riscaliiata per mezzo ciel vapore. Il generatore, che è stabilito almeno a 50 o 60 metri cli distanza dall'essicatoio, converte in vapore 1000 litri d'acqua in 10 ore : q uesto vien condotto mediante tubi sotterrati e circondati di carbone, in u na cassa di ghisa sottostante all'essicatoio. Nella cassa trova.si disposto un serpentino di tubi di ferro, entro i quali u n ventilatore che ha la velocità cli 800 giri per m inuto, spinge in 10 ore 40 m ila m etri cubi di aria. L'aria r iscaldata al contatto del vapore, esce dal serpentino sboccando al fondo cli un cassone, nell'interno del qua.le, e su una t ela fitta cli canapa leggermente inclinata, è collocata la · polvere in uno strato di circa 7 centimetri. La polvere viene cosi gradatam ente riscaldata fino a 50 gradi cen tigrad i. La durata dell'operazione è varia.bile .f'econdo il grado di umidità della polvere e secondo lo stato atmosferico·: generalmen te si lascia la polvere nell 'essicatoio per q uasi 24 ore. Allorchè la polvere è essicata, essa non contiene che 0,5 per cento di acqua, al maximum . Gli essicatoi sono provvistl cli un secondo ventilatore che, comincia.udo colla parte superiore del cassone, può, occorrend o, esser impiegato ad aspirar.e 1·aria dal medesimo, per aumentare la forza della corrente. La forza motrice necessaria al ventilatore è . di circa 5 cavalli-vapore: due operai rimangono fissi all'essicatoio, e se n e aggiungono quattro JJer caricarlo e scarica.rio. Il generatore consum a del litantrace in proporzione del 5 al 6 per cento della polvere che si essica . Questa operazione, che ha. per 10. Agg1iagli q,mento e spolveramento. scopo di liberare la polvere dai granelli di dimensioni fuori dei limiti, e da.i polveraccio forma.tosi nel lisciamento e nell'essici,mento, si eseguisce con J1ulloni tron coconici, lunghi m. 3,50 e ciel diametro medio .di m . 0,55, formati da due tele metalliche distan ti tra di loro di 8 centimetri, m ontate su d'un'ossatura di legno. La tela esterna ha JJer dimensioni dei fori quella m inima della polvere da agguagliare, cioè m ili. 0,7 per la polvere da cannone, e mili. 0,4 per la polvere eia fucileria. La tela interna 11 ha invece corrispondenti aqe dimen-
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sloni massime, cioè mili. 1,5 per la polvere da cannone, e mili. 0,7 per quella. d a fucileria. La polvere cade nell'interno del frullone da. una tramoggia collocata dalla parte della base minore, e dopo averlo ))ercorso, esce dalla base maggiore e cade -in cassette d iverse corrispondenti alle diverse ))arti clel frullone. Questo è racchiuso in un armad io sul fondo del quale si i-adunano l polveracci ecl i granelli tro))po piccoli, che vengono aggiunti a l miscuglio ternario. La forzA. mot rice necessaria ))er ogni frullone è di circa un cavallo-va.pore; un 01Jernio basta pel s uo servizio. La velocità di rotazione è cli 15 a 18 giri pec m inuto per la polvere eia cannone, e di 10 a 12 g iri per quella d a fucileria, In 10 ore di lavoro. un rrullone fa passare circa 800 chil. di 1>olvere, se da cannone, ovvero 500 chll. se d a fucileria. Tre frulloni possono perciò bastare per la ))roduzlone di un granitoio. La Jlerdi ta s ulla quantità d i polvere ))assata è di c irca 1 / 13. Le polveri rimaste nell 'interno clel frullone da fucileria si fanno ))assa re a l frullone eia cannone, e reciprocamente, quelle passate per la tela estero.i. del frullone da cannone si fanno p·a ssare al frullone da fucileria. 11. Mescolamento eci incassamento. - Si mescola no tra loro le pol veri fabbricate in più giorni s uccessivi. a ffine d i ottenere la massima uniform ità dei prodotti. Ciò si o ttiene m ediante un apparecchio, specie cli grossa tramoggia, divisa in 13 ctipartlmenti, i quali tutti sboccano !n una sola apertura sottostante. In ciascun compartimento si versa un barlle di polvere, in m odo cl1e i 13 comp11 r timenti conteng:mo polveri a1mar tcn ont1 a lla fabbricazione d i 13 g iorn i successivi (una q uindicina) . Aprendo Io sbocco inferiore, le polveri cadono contemporaneamente nel recipiente sottostante, e restano cosi mescolate tra loro. Un mescolatore può servire a mescola re in 10 ore quasi lOmila c11ilogram m i dl polvere. Le polveri mescola te sono pesate e quindi incassate nel recipienti regola rr.entari. La collaudazione delle ))Olveri, che come abbiamo detto si fa ))rima del mescolamen to, consis te nella verifi cazione della granitura e d ella densità gra vime trica, e nella prova della potenza balistica. Quest'ultima s i fa misu rando la velocità irupressa nl proietti, nel cannone liscio d a cent. 12 per la polvere d ,, cannone, e nel fuclle liscio da mili. 17,5 per la polvere da fucileria. Le qualità che caratterizzano queste due s))ecie d i polvere s ono: et)
b)
per la polvere eia fuc1lerla : Granitura eia mili. 0.7 a mili. 0,4; Numero del granelli ln un kllogramma, da 4 500 a 5000; Densità gravimetrica misurata a l gr avimetro, d a 82Ò a 860 grammi; Densità nssoluta misurata a l densimetro a m ercurio da 1,61 a 1,67 circa; La carica cli 5 grammi imprime alla palla sferica cli 25,2 gr. u na veloc!Là di 260 a 290 metri. per la pol vere ·eta cannone: Gran itura fra mili. 1,5 e mm. 0,7 ;Numero ciel granelli In un kilogra mma, eta 900 a 950; Densità gravimetrica misurata a l gravimetro, da 850 a 890 grammi; Densità assoluta misurata a l · densimetro a mercurio, da 1,66 a 1,74; La carica cli 2 chll. imprime a lla palla sferica eia cent. 12 una velocità cli 510 a 530 metri.
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'/
FABBUICAZJO);E DELLID POLVEHI ,\ FOSSA.' W
FADBRICAZIONE DELLA POLVERE A DADI
Le prime cinque operazioni della fabbr icazione sono eseguite per questa l)Ol\lere in modo analogo a quelle testé accennate per le polveri ordinarle, e valendosi delle stesse m acchine. Le sole differenze sono le seguenti: Per la trlcurazione binaria 11 caricamento delle botti è: I<> Binario
2,, Bina.l'i<:>
j
Nitro Carbone Pallette
chi!. 155,700
» »
13,100 200,000
Zolfo CII J'l)One Pallctte
chi!.
4 1,520 36,080 200,000
))
))
mentre la durata del movimento è la stessa che per le polveri ordinarle. Il carica men t,o delle l)Otti ternarle si fa nelle proporzioni seguenti:
l u Binarlo 84,40 chi!. (77,8 5 N; 6,55 C) l 77,05 N; 16,57 C; 20 » 19,40 >> ( 9,02 C ; 10,38 S) j Pallette 120,000.
10,38 S);
La compressione si fà pu re con strettoi idraulici verUcal!, ma per ottenere che la densità assoluta riesca arra tto uniforme in tutti i punti d ella stiac·Cla ta , il misc1.1gllo è com l)t·csso en tro una cassetta d i bron zo foderata in te ra mente di legno. Il numero degli strati è di 15 e la quantità cli m iscuglio bagnato che si pone in ogni strato è di 2,700 chil. e viene accuratamente pesata. La pressione che si dà è di circa 200 chi!. per cenc.imetro quadrato; essa vien regolata ln modo che il volume della materia compressa sia ad ogni volta 10 stesso essemlochè in ta l modo s i oUlcn e maggiore u n iformità cli densità. A tale s copo, stabilita la altezza cu i dovrà essere rlclotta nella compressione la colonna della stacciata, si continmi ad agire con gli stantuffi flnchè tale altezza, misurata da apposito compasso, non sia raggiunta. Dopo la compressione gli strati della stacciata hanno le dimensioni di m. 0,433 x 0,333 x 0,0105 e perciò una densità di 1,77 circa compresa l'umidità. coutenuta. La clurnta clell'operazione è d i circa l ora. per ogni caricamen to: uno strettolo con 4 operai può fornire 360 chi!. di stacciata in 11 ore di lavoro, e com1>rime circa tre quarti della materia tornita da una coppia di botti binarle. Per granire la staccia ta si impiega un tagliadadi, m acchina a due coltelli di bronzo rettilinei, dei quali l'inrerlorc è fisso, ecl il superiore dotato di movimento verticale a lternativo. I due coltelli sono n ello stesso plano, ecl li sd perlorc nella sua discesa si avvicina fino a 5 mili. dall 'inferiore. Spingendo la stacciata sotto il coltello mobile si comincia a tagliare in Uste di 11 mlll. cli lnrghe};za. Un plano d'appoggio collocat,o dietro al coltelli, e la cul distanza da questi si può regolare a volontà, regola la larghezza delle liste . Riunendo poi iall liste l' un a accanto all'altra in numero di 30 circa, l'opernlo le sottopone nuovamente all'azione d el coltelli in senso norma le a l primo, ed o ttlene così 11 grano prcssochè cu'biCO. Il coltello fa cir::a 60 corse per minuto: la !Ol".69 motrice necessaria è minore di un cavallo-vapore per due tagliadadi: Il personale di due operai per ogni tagliadadl. Un granitoio cli d ue taglidadi può granixe in 10 ore 800 chi!. di stacciata: la perd ita in polveracvi e grani rotti è cl i circa l'l per cento.
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S'l'AIHLii\f8!\TI
o' AR'l'IGLrnnrA
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lSGO - 70
La grossezza dei grani é regolata m ediante il pia.no d'appoggio in guisa, che, tenut o conto dell 'umidità contenuta, la polvere secca abbia da contenere. ùa 485 a 515 grani per chilogramma . Ottenu ti i grani, si procede al loro stacciamento, per liberarli dai polveracc~ forma.tisi e da.i granelli rotti o troppo piccoli. Quest'operazione si esegulsce in stacci c.i rèolari, sospesi a. funi e condotti a mano; i fori sono circolari e del d ia metro cli 12 mill. · · 11 liscia.m en to si fa. in u na botte cli legno a d asse orizzontale, del d iametro. ili terpo d i m. 1 ,75, e dei'la lunghezza di m . 0,55 che fa da 5 a 6 rivoluzioni. per minu to. Il caricamento della i)otte è cli 300 chil. circa.: la durata del li~ scia.mento è di 800 giri della botte (circa ore 2½). Dopo ll liscia.mento la polver e viene essicata all'essicatoio ad aria ca.Ida, nello stesso modo e con le stesse n orme che le polveri ordinarie. All'ess icamento succede un secon d o staccia men to in modo e condizion1. identiche a.I primo. Finalmente le polveri sono mescola.te, posate ed incassa te in modo ana.-. logo a quello che si pratica per 1e polveri ordin a rie. In via. provvisoria, la colla.udaziones ·aelle polveri a dadi consiste nella ve• rificazione della granitura contando i grani contenuti in 1 chll. d i polvere; nella misura deJla d ensità assoluta col d ensimet ro a. m ercurio, Mallet-Bianchi; e. nelle misure della velocità iniziale impressa al proietto e della tension e m assi~. ma. del gas (col mismatore cli Rodman ) nel ca n none d a cent. 2 4 G .R.C. Le qua.lità distintive della polvere a da.di possono riassumersi cosi: a ) I grani h a nno la forma di paralleTupipecli presso·c hé regolari a spi, goli sm ussati, col lato di circa 1 cen t imetro; h) 11 numero dei grani cont en uto in un ch!logramma cli polvere è in media d i 500; · e) Il peso cubico della polvere è compreso tra 118 e 125 cllil. pe1• (,ttolltro; cl) La densit à assoluta è compresa t ra 1,78 ecl 1,80; e) La ca rica di 26 chll. imprime al proietto d i 145 chi!. del cannone cla cent. 24 G.R.C. a retrocarica u n a velocit à inizia.le di 395 a 415 metri; le ten sioni massime sv!luppaf;e a l f ondo dell'anim a sono comprese t ra 1500 a 1700, a.tmosl'ere. N OTE
su
ALCUNE
POLVERI 'EST ERE
Per qua nto poche ed incomplete sieno le n ozioni che abbiamo p otuto rintracciar e sulle polveri e·s tere, st imiamo u tile cli qui accenn a rle, specialmen t e. per quanto rip;uard a le polveri d i più -recente a dozione. A1istria. - . In Aus tria fu finora in vigore, e · vige tuttora in par te, il si-. sterna d i provvedere le polveri eta guerra d a i polverifici i::riva.ti, m a è s tato da poco tempo deciso cii fabbi'ica rle esclusivamente n el 1Jolverificio governa t ivo di. S tein in Carniola., e si è pure cambiato affatto la qualità d elle polveri, avvici-. nandosi alle qualità delle polveri prussiane. Le polvei'i austriache son o d i tre SJJecie, cioè da fuciler ia, da. cannone·, e. prismatica per le artiglierie cli grosso ca libro. Il closamento attuale è lo stesso per le tre specie di polveri, cioè 74 N.; 16 C. ; 10 S. Il carbone adoperato per la polvere da f ucileria è quello di frangola. (faulbaum ovvero il corniolo-lrnndsbeerJ ; per le altre polveri si usa quello di ontano bia nco (weisserlen). Non si h a nno eiettagli sul metodo di fabbricazione, . sembra però che si adoperi quello delle bo tti e ciel laminatoio. La polvere da fucileria lla. i granelli a n golosi · cli d imensioni com prese tra . 0,18 mili. e 0,69 m ill.: il ~uo peso cubico, ottenuto pesando un piede cubo di. polvere è compreso tra 89 e 93 chil. per ettolitro. Ì n ~ollaudazione si esige che., essa raggiunga 126 grncli a.l provino Wagner.
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~Tfi8 -
POLVJi:IU 'AUS'l.' !UACHJ1:
La polvere da cannone h a i granelli angolosi compresi tra mill. 0,69 e m ill. 1,22: il suo peso cubico è compreso tra gli stessi limit i che per la polvere da. fucileria. In collaudazione la sua forza al provino non deve essere inferiore a 104 gradi. Le polveri in servizio, si della nuova che dell'antica fabbricazione, sono. verificate e classificate col provino ogni quattro anni, . e quindi distinte in categorie contrassegn,tte· con lettere. Per ia polve1:e da fuciler ia, queste categorie sono: Lettera a - almeno 100 gradi al provino - serve per le cartucce d'armi por tatili e pei petardi; Le ttera b - tra 80 e 100 gradi - serve per le cariche int erne degli. shrapnells; Lettera e - tra 35 e 80 gradi - serve per le cartucce da salve; Per la polvere da cannone; Lettera A più di 70 gradi al provino - serve per art iglierie rigate; Lettera B - a grano grosso, fra 50 e 70 gradi serve . per le arti-· glierie liscie; Lettera e - a grano piccolo, olt re 50 gradi - serve per le cariche in-. terne delle granate; Le ttera D - tra 40 e 50 gradi - serve per le mine; Lettera E - tra 30 e 40 gradi - serve per le salve. Le polveri da fucileria e da cannone di antica fabbricazioue presentavano i seguenti caratteri : Da f ucileria M. 1856; dosamen to 78,5 N; 14,5 C.; 10 S.; granelli compresi. tra mili . 0,80 e mill. 1,03 ; Da cannone: dosamento 76,5 N .; 13,25 c.; 12,25 S. : granelli tra mill. 1,03. e mill. 1,90. La polvere prismatica , a prismi esagonali con sette fori, è fa bbricata in mod0, analogo a.l sistema. seguito in Prussia ed in Russia, cioè comprimendo il grano da ambe le par ti. I suoi ca.ratteri principali sono : Lato dell'esagono Altezza. del grano Dia.metro dei fori Peso del grano Densità assoluta
Mili. 17,00 )> 24,1 )) 4,00 gr. 26,25 )) 1 ,60
Pntssia. - Le polveri prussiane sono esclusivamente fabbrica.te nei polve-. rifki governativi di Spa.ndau e cli Neisse (probabilmente ora in quelli cli Metz). Esse sono -cli tre specie di verse; cioè. da ca.nnone, da fucileria e prismatica ·per· le artiglier ie di grosso calibro. Il dosa.mento, eguale per tutte le polveri, è di 74 N.; 16 C.; e 10 S. Jl carbone, ot tenuto per dist illazione, è ricavato dal legn o di frangola o da quello, di salcio: la rendita della distillazione è del 25 al 26 per cento, ed il carbonecontiene circa. 90 per cen to di carbonio puro. Il metodo di fabbricazione è quello delle bot ti e laminatoio. I com po-uenti, triturati prima separatam ente, sono trturat i e 1hescola.t ! in botti' blnarie e in bot t i ternarie; il m iscuglio ume ttato col 10 per cento d'acqua è pas-sato so tto un laminatoio formato da due cilindri, uno m etallico e l'altro di cartone, e cosi ridotti in stiaccia.ta. Questa è granita in un granitoio mecca.nico a stacci, coli 'urto di un elisco di legno. I grani sono lisciati in botti, quando, cont engono circa il sei per cento d'umidità, essicati all'aria. calda. spint a. da un vent ilatore, a temperatura inferiore. a 73 gradi centigradi, spolverati in sacchi,. agguagliati con s tacci, e m escolati finalmente tra loro. Per la fa bbricazione della polvere prismatica, la polvere granit a e non lisciata è esslcata, ripassata ai ternarli, n uovamente granita, e poi com pressa. in stampi esagonali a sette fori, finalment e seccata.
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Sl'ABILH!EN'.l'I D, AHTlGLrnHIA -
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La polvere da f u cileria h a l granelli angolosl com presi tra lo s taccio cli seta e 0,73 mlll. : se ne hanno circa 4400 in un gramma. L.'\ densità assolu~a (misurata al mercurio) è compresa tra 1,55 e 1,62: il peso cubico (sul p iecle cubo) è tra 89,3 e 90,2 cliii. per e ttolltro. La polvere da cannone ha i granellì compresi tra 0,68 e 1,20 mili.: un gramma di polvere n e contiene in m edia 940. La d ensità assoluta, ed Il peso cubico so no compresi tra gli stessi · 11mltl che per la polvere da fucileria. Le prove di ambedue le polveri si fanno col mortaio provino. La polvere prism.itica, che si fabbrica soltanto a Spandau , 11n i granelli del peso cl! 38.83 grammi. SI sta ora studiando di modificare la fabbricazlone della polvere da fucileria per renderla più potente. Francia. Sembra che sia sem pre in vigore l'a ntico metodo dei pest elli, e della botte gra nit-0ia Malll'eY. La fabbricazione è fatta escìusi\'amcnte nel polverifici governativi. li carbone é ricavato dal legno di f rangola (bourdainc) . Le polveri regolamen tari sono d i ire. specie, cio è la polvere da rucilerla M. 1866 o polvere B; la polvere da cannone ordinaria, e la polvere da cannone A per le grosse iirtlgllerie della marina. La polvere da fucileria B ha il dosamento di 74 N.; 15,5 C: 70,5 S: l suoi granelli sono angolosi e compresi t.ra 0,6 e 1,4 millimetri. La p olvere eta cannone ord inaria hn il dosam cnto di 75 N: 12,5 C: 12,5 S.: ha i granelli angolosi, compresi t.ra 1,4 e 2.5 mili. La densità gravimet.rlca é tra 820 e 86(.J; quella assoluta tra 1,53 e 1,57. Lit p olvere da cannone A. , Ila il closamento d i 75 N.; 14.5 C; 10.5 S.: la sua granitura angolosa é tale che si hanno circa 3000 grani per chilogramma: é lisciata. con plombaggine. Inghilterra. La fabbricazione e eseguita solo nel polverificio governativo ctl Wa ltha m Abbey. Le polveri attuali sono cli qua ttro specie d ive1·se cioè da fucileria F.G.R. (fine graln riflc) per fuclll Henry-Martini; da fucileria F .G.R. per fucili Sn!der; d a can none L.G.R. (large grain r ifle); a cio ttoli (pcb t,le) per le artiglierie cli gros!:'o calibro. Il carbone, ottenuto per distillazione, è ricavato dal legno di frangola. li metodo di fab bricazione è quello delle macine e dello streUoio . I compon effti sono p rima triturati separatamente sotto macine o in frantoi, poi mescolati, quindi sottoposti a macine di ghisa per l'incorporazione. La stlacclata otten u ta con 2 ½ per cento d'acqua è roUa al rom plt.oio, poi premuta in strettol verticali a 53 atmosfere per la polvere da fuclleria, a 74 atmosfere per quella da cannone. ed a molto m aggior pressione per la pebble. La granitura si fa col granit.olo congrève, dopo del che si spolvera ln frulloni. si liscia In bOt.tl ruotanti, si sPolvera nuovamente, si essiccR coll'aria calda da 46 a 49 gradi cent igr adi spinta da venU!atorl, e flnalmc-nte sl agguaglia spolverandola \111a terza volLa. La polvere da fucileria ha i granelli lamell ari compresi t ra le tele metalliche di 14 e d i 20 fili pe1· pollice. se 1ier f ucil i Snlder; d i 20 e dl 28 fili per pollice se per fuclll Henry-M:irtml. Il peso cubtco misurato sul piede cubo, . è di 83,4 a 85.0 chi!ogramma per ettoli tro. , La polvc-re da cannone ha i granelli lamellari compresi tra le tele metalliche di 4 e di 8 fìll per pollice, 11 elle corrisponde circa r1lie dim ensioni cli 7 e · cli 4 rn lll. Il peso é compreso i ra 94,6 e 99,5 clli!og ramm1i per ettolitro. H liRciarnento è fatto con piombaggine. La polvere veòble h a l granelli compresi t ra 12,7 e 19 mili. La s u a d ensità assolu ta è compresa tra 1,78 e 1.82: il llsciamento è fatto con piombagginc. Le prove delle polveri da fuclleria e da cannone si fanno ancora col mortaio-provino, m a é già d eciso in m assima <l'in trodurre come prova là misura della ,•elocltà iniz iale.
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I'OLVIDRI INGL ESI Belgio. ·Le polveri da guerra .sono fabbricate nel polverificio privato d i Wetteren. Esse sono cli t re specie, cioè da fucileria, d a cannone, ed a grossi grani per le artiglierie di gran calibro. La fabbricazione si fa col m etodo misto delle macine, clelle botti e dello strettolo. Il closamento pratico è tale da ottenere che nelle polveri finite esso riesca di 75 N.; 13 C.; 12 $.; con tolleranza di 1 / 2 per cento in più od in meno per ciascun componente, ed è perciò un poco diverso per le d iverse polveri. Il carbone è ricavato dai legnami di fra n gola o cli avellano, alla rendita del 28 per cento; le materie sono p rima t riturate in b otti b ina.rie, poi mescolate in botti ternarie con pallette cl i legno duro, quindi sottoposte .a m acine di pietra per l'incorporazion e, ecl umettate col 10 per cento d 'acqua. La stiacciata otten uta è t.riturata nel granitolo Lefébvre. p oi. sottoposta allo strettoìo idraulico alla pressione d i circa 95 a tmosfere. Quincli granita collo stesso granitoio. La p olvere granita s i liscia in botti, e s i secca all'aria calda: per la polvere a grossi gran i s i fanno 2 a 3 lisciamenti e 2 essicamenti. La polvere da f ucileria 11a i granelli angolosi compresi tra. 0,8 e 1,3 mili. La polvere da ca n none hf1. granelli angolosi com presi tra 1,3 e 2,3 mill. La polvere a grossi gra.n l è compresa tra 13 e 16 mili.; la sua densità (all'alcool a nid ro) è cli 1773. Il numero dei grani conten uti in un chi!. di polvere è d i 366.
Spagna - I d u e polverifici governat,ivi d i Murcia e di Granata fabbrican o t u tte le polveri eia guerra. Quelle cli recente adozion e sono d i tre specie. cioè da fucil eria, da canno:1e a grano piccolo, e da cannone a grano grosso. II metodo cli fabbricazione ora normale è quello delle bo tti e dello strett oie . Il dosamento è di 75 N.: 15 C.; 10 S. La polvere da fucileria h a i gr_a nelli compresi t ra un millimetro, e le maglie dello staccio spolveratolo. L!ì slUì densità assol uta. non è an cora (che !Si si.>,ppia) fissata : deve essere in modo d a. dare nel fucile le stesse velocità ch e le polveri da fucile cli antica fabbricazione . La polvere da cannone a grano piccolo h a. i granell i angolosi compresi tra 1 mili. e 2,5 mill. La sua densità assoluta (a l mercurio) è compresa t ra 1,850 e 1,900. E' destin ata al t iro ,c1 i tutti i can noni d i calibro inferiore a 15 cent. La polvere da cannone a. grano grosso h '., i granelli angolosi com presi tra 2,5 e 5 m ili.; la sua densità è negli s tessi limiti che Ja preceden te. Si impiega nel tiro delle a.r tig!ierie del calibro d i 16 o più cent. Svizzera. La fabbricazione s i fa n ei polverifici ·d i Leva ux, Worblaufen . Kriens, Marstllai e caire, dipendenti dalle Fin a.nze Federali. Le polveri d a guerra sono di d u e specie cioè . da fucil eria e da can n on e . Il m etodo di fabbricazione è q uello dei pestelli. Il carbone è ottenu to in forni dai legn ami di frangola e d i avella no, colla rendita del 19 a l 21 per cen to. Il ctosamento è di 77,5 N.; 13 C.; e 9 S .: per la polvere eia cann one; e di 75 N.: 14 C.; 11 s.: per quena <la fucileria. Le materie, triturate, mescolate ed i!llpastate col 10 a l 15 per cent o d 'acqua in m ortai di bronzo sotto l'azione d i pestelli di bronzo, sono granite al granitoio a stacci. Per la polvere da fuciler:f1. i gran elli sono arrotonda.t i fa cendoli gira.re in u n sacco sopra una tavola ,1. lif.;telli. Il lisciamento e l 'essic::imento sono fatti nei · moclo ordinario. La polvere eia f ucileria ha i granelll rotondi, ciel diametro medio di i.,5 mili.: u n kilogramma ne contiene 410 a 460. La sua densità gravimetrica (stivata) va ria eia 900 a 940: la densità assoluta (all'alcool) è compresa t ra 1,600 e 1,636. La polvere da ca.nnone ha i granelli a n golosi ciel diametro meclio d i 1,8 m ili.: un kilogramma ne contiene da 250 a. 280. Lti densità gravimet r ica è di 98l, a 1000 : quella assoluta è compresa tra 1.72 e 1,74. Lii prova delle polveri è fatta esclus ivamente col cronoscopio Elettro-ba· Jistico. Navez-Le1.n·s.
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STABILIMENTI D)ARTJGLlERTA -
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R1Lssia. La fabbricazione delle JJolveri è fatta nei JJolverifici governativi di Ockta, Kansaue Schostha. Le polveri da guerra son o d i t re Sl)ecie, cioè d'lfucileria, da cannone, e prismatica per le artiglierie di gran poten za. Il metodo di fabbricazionè è quello misto delle botti, ma cin e e strettoio. Il dosamento è d i 75 N.; 15 C.; 10 S.: il carbone è rlcav~to dal legname di ontano. La JJOl vere da fucileria hi, i granelli angolosi, cot!}JJresi tra 0 ,7 e 1,3 mili. - la sua densità gravimetrica è tra i limiti cli 915 e !l35: quella assoluta tra
1,56
è
1,63.
La polvere d ,i cannon,a ha i gn1 nelì1 a,ngolosi, compresi t ra 1,3 e 2 mill.; la densi tà gra vimetrica è tra 925 e 945 : quella assolutr.. trn 1,55 e 1,62. La prova delle due polveri ora dette è fatta col morta.io-provino. La. polvere prismatica, ottenuta dalla compressione dei g ra ni umidi dP.lla polvere da cltnnòne, è in prismi esagon.:1li a set·t e fori delle cl imensi•.)lli seguenti: Lato dell'(;sagono . mill, 20,3 Alt ezza del grano . 35,4 Diametro dei fori j) 5 Peso del grano g r. 35 Deusità assoli:ta d a 1,61 a 1,66. E. GIOVANNETTI
Sunto storico .dello scoppio avvenuto il 18 novembre 1863 nel Polve rificio di Scafati (d a. « I! Giornale d'arti_g lieria » Punt. I, Pa r te seconda. anno 1864, n. 1, 12 giugno 1864j Al primo annunzio dello scoppio avvenute il 18 novembre 1863 in alcune officine del Polverificio di Scafati, nel quale, oltre a l considerevole danno mate1iale, si cblJero a deplorare pa1ecchie vittime, avendo il Ministero delhi guerra ordinato che si prnticassero le più accurat·~ indagini, onde riconoscere, per quanto almeno era fatclbile, le cause che possono aver clato origine ad un si grave disastro, non tornerà ora inutile il riassumere qui brevem ente il risultato delle investigazioni fatte, e dare un' cenno di tutte quelle circostanze che servir possono d'ammaestn'Ìmen-to per lo avvenire. Due forti cletonazioni, successe l'una all'altra nel breve interva.Uo di due o tre secondi avvertirono verso le 2½ pomerid iane del giorno sopra indicato elle una esplosione aveva luogo nel fabbricato nel quale erano s tabilite: l'officina del pesamento; id. della miscela ternaria; id. della bagnatura; id. d ello s trettoie; id. dei molini o JJe~telli ; Il deposito della stiacciatii. La dife ttosa agglomerazione di tutte qtÌeste officine i n uno . stesso locale, com unicanti fra d i loro per mezzo d i porte e soltanto divise le une dalle a ltre da m uri 11011 sutllcrentemente robusti per resist ere allo scoppio, fu causa ch e tutto l 'edificio venisse interamente d istl'utto; ed un gagliardo vento spingendo le fiamme verso le altre officine e particolarment e verso il m agazzino di deposi te delle polveri da collaudarsi, il quale trovasi a solo m e tri 70 circa dalla. otlicina scoppiata, fece s i che per tu tta la rimanente giornata e buona pa.rtc della notte non si pensasse ad altro elle ad allonta nare la minaccia cli u;i
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LO SCOPl'ÌO DI SCAF'J\'l'I
maggiore e più terribile disastro, spegnendo colle trombe i.d rauliche l'incendio divampante e t ogllendo da so tto le macerie quante m aterie combustibili veniva dato di estrarre. · Ciò malgrado, siccome il Direttore dello sta biliment o accompagnato dal Vice-Direttore era uscito dalle ora dett e otticine pochi m omenti prima dello scopp~o, si potè facilmente constatare il vero stadio di :àvorazione in ciascuna di esse nell'atto dell'esplosione e conchiudere che non aveva po tuto succeclere che in queWi dello strettoio o clella miscelct ternaria ghicchè n elle altre, o non si lavorava, o vi si eseguivano operazioni tati da n on produrre il benché minimo attrito o causa alcuna capace di ingenerare scint illa, e JJotendosi t anto meno ammettere il du bbio che essa sia dovuta a malevolenza o poca abilità degli operai i quali vi lasciavano la vita, ed era:10 ass,\i esperti nel loro mestiere che da più a nni esercitavi,no. Molte considerazioni JJOi danno fondati motivi ad argomentare che la prìma causa cli questo luttuoso accidente sia partita dall'officina delle òot ti ternarie anzichè da quella dello strettoio idra1ilico. Le 01Jerazioni che possono presentare qualche pericolo nell'uso d i questo ultimo sono il cambio della cassa quando avvenga la rottura cli una delle maniglie che servon o a sollevarla col mezzo del collo di gru e; l'atto della pressione, qualora la composizione non fosse stat a egualmente ed uniformement e r ipar tita t ra i vari dischi cli rame e questi nel so ttos tare allo sforzo dello stantuffo avessero collo sfregamento con tro le pareti della cassa op!lrata l'accensione della miscela; in u lt imo lo scaricamento delle ca,sse, quando senza a1c1.ma precauzione e con una negliger,za inconcepibile fosse esegui ta l'operazione di aprirle JJe1' t oglierne la stiacciata. Ora a nessuna di queste operazioni si può attribuire l'origine dello sfortunio, poichè il Direttore il quale, come gli>. si disse, da pochi istanti ern uscito eta quella officina, ha potut o constatare che lo strettolo idraulico .aveva in allora cessato di agire, nè il brevissimo lasso cli tempo trasco1•so dalla stm uscita ai momen to dell'esplosione, pare abbia pòtuto essere sufficiente da permettere il cambio delle casse, per la qual operazione si richieggono 11011 meno di cinque o sei m inuti. Nè con m aggior ragione si potrebbe suppore che lo scoppio sia avvenu to nell'atto in cui la cassa compressa, st;ava sollevata o mentre si stava caricando quella che doveva surrogarla ; giacché questa era già stata prima osservata completamente carica e pron ta a.cl esser·~ sottoposta all'azione dello strettolo, ed il più atten to esame, fatto sul luogo clell'accacluto, dei frantumi proiettati, dei guasti e delle rotture sofferte dallo st rettolo stesso, danno un quasi sicuro indizio clte l'esplosione si compiva mentre la cassa era ancora, sullo stantuffo (1) e questo nel suo per iodo d'abbassamento. Per contro 1·0fficina in cui si compiva il lavoro ternario, presentava assai più gravi pericoli i q ua.Ii erano r esi ancora maggiori dalla. circostanza che le bot t i a vece di essere di cuoio erano di rame infilzate in un asse orizzontale d1 ferro che prendeva il mo to direttamente dallà. r uota idraulica . Il t ravasamento della m iscela ternaria dalle bo tti nei sott o]Josti cassoni si eseguiva sempre con un movimento lent o e siccome q uesti erano scoperti, ne P.vveniva conseguentemente ch,3 un nuvolo cli polverino si spandeva. nell'.oflicina, per cui riesciva impossibile agli opera i il rimanervi e solo cli quando in qt:ando alcuno vi entrava per accertarsi che ogni cosa progredisse colla voluta regola rità ; nel mentre poi si vuotavano le bo tti essi si occupavano al pesarnento delle materie componenti la miscela ternari a pel n uovo caricamento. La visita operata eia! Direttore dello Stabiliment o aveva avuto principio all'otfi-
(1} Conviene osservare che; negli sllenol adoperati nel po]verlficìo di Scafati, la pre-ssione ha luogo in senso vertica.le a differenza di qadh esistenti nel polverificio di Fo~~mo nel quali es.sa si opera orizzontalmente.
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2763
STAIHf,D lE!\TI D'ARTIGLIERIA -
1815 - 60 -
1860 - 70
cina della bagnatura e termine a quella dello strettoio. Nel suo passaggio !n quella delle manipolazioni ternarle avendo trovato le botti ferme cd incominciato il cambio degli s1Jor telli ecl in seguito visto egua lmente arrestare le pompe nello strettolo, n e avviene che Il cambio degli sportelli poteva essere ultim ato un po' prima che cessasse l'azione deilo strcLtoio. Pare quindi assni probabile che il movimento delle botti avesse, colla m ancanza del lavoro dello stre ttolo, e col minor peso acquistato nel successivo loro scaricamento, preso una velocit.à maggiore di quella richiesta, e che l 'operalo, il qi1a1e vegliava nll'olficina, accor tosi d i questo siasi recato alla cateratta per moderare la velocità, e forse nella fretta abbia aumentato invece d i diminuire il volume dell'acqua coll'aprire piuttosto che chiudere la saracinesca. Il m ovimento disordinato delle bo tti elle ne conseguì, gli urti delle pallcttole t ra di loro o contro le pare ti delle botti stesse o cont ro l'asse delle n•edesime possono quindi verosimilmente o con una subitanea elevazione cli temperatura, o colla produzione di q ualche scintilla, aver dato origine al grave <lisastro che s l lamen ta. A queste considerazioni si aggiungono molte altre circostanze cd osservazioni le quali tutte concorrono ad avvalorare e con fermare la ora fatta supposizione. Tutte le persone sia dello Stabilimen to, che del vicinato state in tcrroi:ate sull'impressione In loro prodotta dallo scoppio, concordarono nell'asserire d'avere distintamente avvisate due detonazioni delle quali la prima assai più debole della .seconda e composta cli varie piccole detonazioni successe le une alle altre a bi·eviss imi intervalli. - Quest'osservazione si adatta pienamente all'Idea. sovr'esprcssa polchè l'officina ternarla non conteneva che cu·ca 1500 chi!. d i. m iscela ternaria, men tre nello s trettoio si t rovavano oltre 3000 chil. cli pol vere, e le val'lc detonazion i s tate avvert ite si spiegherebbero colla successiva esplosione della miscela contenuta ancora nelle singole botti. - Il terreno occupato dall'officin a ternarla fu t rovato coper to di m acerie, m entre si rinvenne quas i sgombro quello in cui stava lo st reLtoio; Inoltre sulle rovine accutr.ulate sul primo si osservarono pezzi dl una cassa della soppressa idraulica, che non vi sarebbero certamente stati se la prima esplosione fosse uscita dallo strettolo. A ciò s'aggltmge che cinque cadaveri dei sei operai addetti alla numlpolazione ternarla, i quali, come già più sopra fu accenn ato, nel t,empo in cui le b o t ti st nvano scaricandosi, si occupavano nella contig ua officina a pesare le materie cle11a miscela Lernal'la per allestire Il nuovo caricamento, si rinvennero nel sito preciso ove .erano ~1sl a stare mentre si eseguiva il pcsamento, e quello del ses to probabilmente intento a vegllare lo scarico ctelle botti, fu a ppunto t rovato là dove esisteva il congegno per muovere la saracinesca. Tutti gli altn operai poi che rimasero vittima di questo terribile scoppio ftnc no ,,rovatl cadaveri in guisa tale da far suppore aver essi per istinto n atu1·a1e, avver titi dal vampo che invase t u tte le pareti dell'officina, cercato nella fuga un inutile scampo; e tutti questi riflessi, quand'anche altri non ne esistessero, baslerebbero a provare che la prima causa clel d isas tro, provenne dall'offlcin e ctelie botti ternarie, e non già in quella della soppressa id raulica. Per ultimo, l'esplosione qur.sl istantanea di tutto l'edlflcio 1>are doversi a t tribuire al polverino s parso sul pavimenti di legno , i . quali a l\lngo andare se ne im1Jregnnno in mod o eia r endere Inutili le spazzature e gli Innaffiamenti e più ancora al polverio che s'innalzava e si spandeva J>er ogni dove nell':itto del travasamento c\eila miscela ternaria dalle botti nei cassoni scoper ti, reso .ancora JJiù denso c\al movimen to accelerato che quelle avevano proba bilmen te p reso quando s1.1cccdcva l 'esploslone. I danni risultanti da un fatto cosi disastroso sono certamen te di non poca Cl'.'.tità, e basti 11 dire che 10 operai ed un contadino cl1c lavorava in vicin an za del Polverificio furono vittime dello scoppio, che cli quel fabbrica&<> più non rimangono che le macerie e che le maccllinc che vi eran o con tenute fu rono compie-
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2764 -
LO SCOPPIO DI SCAFATI
tamente rovinate ad eccezione d i poche parti dello strctt-0io e di minima importanza, quali sono dadi, cm>iglie, ganci ecc.. A ciò s'aggiungono la sconnessione di tutti i tetti delle officine esplosibili ncn chè di quelli cli cinque m agazzini nella parte inesplosibile. La rottura di non poche porte e finestre e di pressocllè tutte le lastre di vetro dello Stabilimento, il rovesciamento di 35 metri del muro di cinta; e :finalm ente la perdita di circa 9500 chilogrammi di componenti polveri da guerra. Il Ministero della Guerra sta intanto esaminando q uali sienò i migliot·i provvediment i da adottarsi affinchè il Polverificio di scafati sia il più souecttamente possibile posto in grado cli riprendere le sue lavor1tzioni ridotte presentemente alla me tà appena cli quelle elle erano prima, e quali le migliorie da portarsi nella riedificazione delle officine distrutte, più atte se non ad impedire la rinnovaz1one di consimili disast ri, almeno a diminuirne il più che possibile, le tristi conseguenze.
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CAPITOLO VENTIQINQDESIMO
Storia del Supremo Consesso dell'Arma (Dal 1° Consesso Deliberante del 1673 al Consiglio Superiore del 1833 - dal Consiglio Superiore del 1833 al Comitato d'Artiglieria del 1870)
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Il Capitano Generale dell'Artiglieria del 1574 - Il Cons iglio di Artiglieria del 1673 - Inizio d ell'attività tecnica del Consiglio nel · 1726 - Il Consiglio di Finanze del 1730 sostit uisce il Consi g lio di Artiglìe da - I Congressi 't emporanei di Ufficiali d'Artiglieria nei successivi anni dal 1730 al 1786 - Sviluppi ed aumenti del Corpo Scioglimento e ricostituz ione del Corpo durante e dopo la dominazione francese - Il Congresso del 1814 - Riordinamenti del 1814, del 1816, del 1818 e del 1820 - P e r la prima volta il Gran Mastr-0 dell'Artiglieria viene inves tito delle funzioni di Ispettore dell'Arma I varii Cong ressi dal 18 f4 al 1830 - Il Consiglio Superiore di Istruzione ·e il Consiglio per l'Istruzione teorica del 1831 - Il Consiglio Superiore d'Artig lie ria del 1833 - Il Conte Carlo Maffei di Soglio, ultimo Gran Mastro - La Commiss ione Ordinaria di Artiglieria ed il Congresso Permanente del 1846 - Attivìtà tecnica del Congresso P e rmanente - Sue important i deliberazioni nei vari~ anni successivi - Le proposte di Giovanni Cavalli - La proposta del Colonnello Albert circa un Saggio di Aeronautica - Scioglimento del Congre sso Permanente sostituito nel r 850 dal Comitato Centrale di Artiglieria presieduto dal Comandante Generale del Corpo - Commissioni
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STORIA DEL SUPREMO CONSESSO DELL'AR:ilA
cons ultive s pecia li - Attiv ità de l Comitato Centrale dal 18 51 al 1860 - Le importanti deliberazioni rigua rdanti la retrocarica e la rigatura p roposte da l Cavalli - Creazione del Comitato d'Art ig lieria nel 1860: s ua a ttivi tà ; composizio ne e competenze del Comitato - Sciog lime nto del Comitato d 'Artig lieria nel 1873 e costituzione de l Comitato d'Artiglieria e Ge nio - Cenni biografici s ui Presiden ti deg li A l ti Conses si de liberanti dell 'Artig lie ria.
I n questo speciale Capitolo ci proponiamo di. mettere in evidenza il ri ultato delle ricerche eseguite all'intento di lumeggiare la cronistoda clel maggiore e più alto consesso dell'Arma d'Artiglieria. Riferendoci alle antiche ecl essenziali attribuzioni di tale alto consesso dobbiamo risalire alle origini ed alle competen ze di quello che fu il primo e più antico Ente Direttivo e Delibe· rante nell'Artiglieria Piemontese, e quindi poi, per quanto ci è stato possibile t rarre da documenti ufficiali e da pubblicazioni delle rispettive epoche, ne seguiremo nella successione del tempo le attivi tà e gli viluppi. L 'alto consesso dell'Arma mutò spesso ìa sua denominazi o: ne e mutarono altre. l le sue mansioni e le sue competenze, che andarono però sempre aumentando ed ampliandosi ; soltanto nel 1888, dopo Yarie trasformazioni del primitivo Ente Direttivo, fu costituito l'Ispettorato cli Artiglieria, allorchè in tale anno, con la soppressione del Comitato delle Armi d'Ar tiglieria e Genio, vennero creati gli I spettorati. . Se non sono mancate le fonti di consultazione pe1· le notizie di ca1·attere ol'ganico, non altrettanto può dirsi per quelle relative alle deliberazioni tecniche : le tormentate vicende politiche e militari del ·nost ro Risorgimento non poterono non influire sull'integrità e conservazione di così vasta gamma di documenti, che quindi n oi potemmo rintracciare soltant o in parte presso il R. Archivio di Stato di Torino, e limitatamente fino all'anno 1.861. Ci siamo così t rovati nella necessità. di colmare varie J~ . cune documentarie con quanto abbiamo potuto ricavare dalla consultazione di numer ose cd invero interessanti pubblicazioni ufficiose.
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__.....;..; ~
IL CAPITANO GEKETIALE DELL ' ART IGLll)JRJA DE.L 1574-
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Come fu ripetutamente ricorcla.to, l'introd1rni.one delle artiglierie negli Sfati Sabaudi in P iemonte pare che debba farsi ri-
Fig. 766 - Ameclio VIII Duca dì Savoia.
salire al primo Duca di Savoia Amedeo VIII, ma in quei lontani tempi le bocche da fuoco venivano acquistate dall'industria privata, o per meglio dire, da, privati costruttori, veri artigiani, -
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STORIA DEL SUPRE:\10 CONSESS O OELL' AR:\IA
molte volte anche riuomati al'tisti: erano quindi essi che pro . gettavano e cost1·uivano le artigli.erie seguendo norme abitudi narie ed essenzialmeute empiriche cerca,ndo di realiz:r,are le condizioni che venivano imposte dagli acquisitori. Si dern al Duca Emanuele FHiberto h ereazione cli una Fonderia cli cannoni in Torino nell'anno 1570. e "i è potuto assodare che in essa venivano gettati fa lconetti. ~acri e colubl'i11c. Con Editto del 9 noYembre 1574 lo sLesso Duca Emanuele F iliberto creava la, cai·ica di Capitano Generale dcH' Artiglieria, e pertanto non P con tale istituzione nè per l 'esisten za di tale alto dirigente che può farsi a qu esta data risalire la nascita e qnindi la comparsa di qu ello che diven tò poi_l'Ispettorato, mentre può invece rilencrF-i che il primo Con esso Deliberante nelle questioni artigl1erescl1e i,:iia stato il Consiglio di Artiglieria. creat o nel 1673 e cioè soltanto un secolo dopo dal Duca Car!o Emanuele I. Quei:;to Con sigljo di Artiglieria era inizialmente composto di alcuni Uffiziali, fra i più elevati in grado, e di un Eco nomo; e dopo qualche anno, 1n seguito a succe sivi riordinamen ti, esso fu formalo da un Generale di Artiglieria, da a lcuni Luogotenenti Gen erali. da un Intendente Genera le, da un Controllore e da un Segretario. Dall'interessa nte e prez1osa monografia cli Roberto Segre cc Cenni Storici sull'ordinamento dell'Artiglieria I taliana (estt·atto dalla Rivista di Artiglieria e Genio, anno 1899, Vol. II) » togliamo e riproduciamo qui il Quadro cronologico degli Alti Con sessi Deliberanti dell'Arma d' Artiglieria e dei loro Capi,, dall' origine al 1870.
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2 ì70 -
DAL
1.673
AL
1806
Quadro cronologico degli Alti Consessi deliberanti dell'arma d'artiglieria e dei loro capi I. -
Artiglieria Piemontese
[,',in cla·i tempi del primo Duca a,; Sal'oia A.medeo VIII le bocche da f1wco si in octtava,no dall' ind11,8l1•ia 1·r rivata. Ji'u 'il Dnca Hlmannc le Filib erto ohe nel 1570 creò in Torino u11a fonderia ài ca,nnon·i, e nel 1.574- lei carica di Oa,vitano generale d'Mtigl,icria; ti1,tta'v'i a 1ruò ritenenfi che ·il 7n'irno 0011.~esso del'iberante nell' a1·tiglieria sia il Consiglio (l'artiglieria istitiiilo nel 1673 dal Duca Carlo liJ1nanitele / .
Capo del Conslgllo d'artiglieria Anno lGi;l. -
C api tn no gencn1 l e d '!n'tiglierl::l llUlr(' hesc 0Al!LO GEllOL,UfO Mo1n:TTA 010:L B ORGO.
Ncll'a11110 1G'i7 ve1111e creata la carica di Gran Jlastro d'(irU11lieriu, ed (ibol'ita quella it·i Ocwlta:110 r1encrale d 'art,iglicrùt.
Gran mastro d'artiglieria e capo del Consiglio d'Artiglieria Auno lG77. Conte FILlllEllTO DI P IOSS1\$C() , -
Anno 1693. Marc hese di BAGNASCO.
A nno 171.3 Conte .ANNlBA LE i\1AFFEI.
Nclt'an110 1730 sovvr essio11c Anno 1736. -
C onte G rov,1:-.nr UA·rrrs·r,1 CACHmAKO DI DRICJTElllASIO.
N ell'anno 1774 've nne
areato
Gran mastro d'artiglieria
Conte CACHF.RANO DI BltrCIJERA SIO (predet-
to) (dal 1771).
Consiglio d'artir1lieria.
Vn:toruo AMF:Of;() S1•:YSSEL marcii. cl' Ai:x e di S O?.Cl{AnlVA ,
Anno 1771. -
Anno 1774.
·aei
-il
Oorvo
rea le cl'u r t·i[!Ueria.
Comandante del Corpo reale d'artiglieria Anno 1774. - Colonnello commendatore DE Vr:xcr.Nn. » 1778. - Colonnello DULAC. » >>
»
1781. 1783. 1790. -
Colonnello conte BTllAGO DI IlOllGARO.
Colonn e llo cornme nùatore .Av:SSANDno P,\l'ACINO D'AN'l'ONI. Colon n ello (llOi gencnile) conLc A:-.ot:LO S11Luzzo DI Mo:,;i,;srouo.
))
J.7!l6. -
Co lonnello e:\\'. 1!'11AXCESCO Dt: IlUT'l'E'r.
»
1700. -
Colon nello cnY. R OCCATT.
Anno JSOG. Morch. CARLO FttANCEsco '.ruAON DI HEVEl, e ST. A NDIIEA.
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2771 -
STOIUA DEL SUP HIDMO CONSESSO DELL' AR::llA
Gran mastro d'artiglieria
Anno 1807. Conte G.\ IJALEONE
Comandante dtl Corpo re.ile d'artiglieria DI
SALMO-C:ll.
Cav.
Anno 180!!. GIACOl {O PES
DI
V rI.LA!lfARTK,L
Anno 1814. Conte FIUPPO Vmò
DI
P llA f,ES.
Anno lSH. - C-Olonnello caY. Rocc.,n. » 181.4. - Luogotenente colonnello (poi coloru1ello e maggior generale) cav. GIO\'A'N1'I Q UAGLIA. » 1817. - Colonnello ca,. G10. J3A'l"IA SCARA:\r P1 (in terinaJe, e poi effetth·o nel 1818). Coma11cla11te del vcrso11ole é ZVel 1820 111ul<livi11io11e <lcl comcmclo in:
l.
, 001110,nctant e tlcl materiale.
Comandante del personale Anno 1820. A. s. il P RI~CIPE C ARLO A r,m;irro or S A-
Auno 1820. -
Comandante del materiale
Ten. colon. ca,. A~-
s.
»
189 ..J.. -
Colonncllo
1>
1821. -
Colon.
VOIA CARIGXAXO.
Anno 1820. -
C:LY.
llluggior
cav.
V ILLANI$ .
GELO
gener ale
L UHH
C APJsL .
G10.
J3A'IT.\ R ,\l'ALLO. 'l'ORIO
conte VIT· CAS.\ZZA.
»
1821 . -
Colon. conte Vn :'l'ORIO CASAZZA (in· t erin.).
'!l'el 182:l r iullio11 e delle cluc car iche in una sola.
Comaadante del corpo ed Ispettore del materiale
Anno 1 2U. -
Colonnello conte Vrrro1uo CAS,\ZZA.
Tel 1831 111ul<livisio11e elci comatt<lo ili :
I I
lsp.:ttore 9enerale (pmonale e materiale)
Anno 1831. .Marchese STEFAKO V ILLATI F.Hl\lO!';A .
DI
Ispettore aencrale (perso11ale e materiale). Comandante dei v ersonaZe. Direttore clel material e
Comandante del pe~nale
Direttore del materiale
Anno 1831. Anuo 1831. Anno 1831. Colonnello cav. G IOR· :\faggio,: generale cav. :\laf!gior gener ale (poi aro S1mvE:-;;·r 1. .ft'! L illER'l'O A l?.PJ AN O • l uOf!. gen.) conte VrTTOnJO CAS.\Z7.A.
Xci JS.33 a bolizione </.ell' Tspe tt or e !JC'IIC ra-
l
_1e_c_c_·1_ ·e_a_z_fo_,_1e_ d _e1_:_ 1
1
2772
I
DAL
Gran mastro d'artiglieria
1833 AL 1850
Conmandante generale rtel Corpo presidente del Consiglio superiore d'artiglieria
Comàndante del persona!e
Anno 1833.
L\1)110
Direttore del materiale
18H3.
Anno 1833.
Maggior generale con- Colonnello (poi mag- Colonnello cav. te FH,Infsl!'(O APPI ANO . g-ior generale) cav. ccsco 0 MODEI.
FrlAN-
VI:-!Ct;NZO i.\foRF.LL!.
Anno l.837.
Anno 1835.
Mnggior generale (poi luog. gen.) cav. F r,A-
Colonnello (poi magg ior generale) cav.
~HN10 DELLA O'ISASCA.
CJTIESA
C,IIILO SOBHEllO .
Anno l838. Cav .
c ,,,sARF. SALuzzo DI M0N€SIGLIO.
Anno 1841. Con te
(LrnLo MAb' FEI DI
i30G L I().
( Colloc<ito a rivoso il 31 ottobre 1849, f i i l'ultimo O.ran Masti·o).
Anno 1841.
Anno 1841.
."faggior generale (poi .vfagg'i or generale cav . luog. gen.) cav. VJN- D'mDINA NOO PrlA'l'. OEN-ZO MORELT,I.
Nel 184G cilioliZ'ione del consi r1Ho s1iver·iore ri'arl'if!lieria .
Nel 1846 creaz-ione della ccir·icci <M P·res·i dcnte rld Oonf!t·esso Per·m.<111tente d' A.rt-igl'ie ria .
Presidente del congresso permanente d'artiglieria
Comandante generale del Corpo
An no 1846.
barone
Anno 1846.
I
Maggio1: gener ale (poi lnogotenentc generale)
11
\Iaggìor generale S. A. R
Grn1iGro
FE/lDrNANDO
or
8 ,\VOL\ .
S EllVENlI.
Anno 1848.
A nno 1848.
Anno 1848.
Luogotenen te generale ì\-foggior generale S. ~[aggior generale conS. A. R . ] fEHDINANDO A . R. FE1l0lSAND0 DI te ])'um !NANDO P/lAT. DI SAVOIA .
S ,\VOIA .
Nel 18i30 trasformazùme del congresso e clel comando gen enile ili: - -
- -- --
- -- -- - - --
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-
Anno 1848.
Il
Maggior generale cav. GIUSEPPE Rossr.
2773 -
I
STORIA DEL SUPRE)lO CONsr.:sso DELL'ARMA
Comandante generale del Corpo e ,residente del Comitato d'artiglieria Anno 18.50. -
Generale d':1rm:1ta S . .\. H.
l&',.5. -
Coma1dante del personale
'I
Direttore del materiale
Il
Anno 1850.
I
An no 1850.
I .\faggior
FmD1X.I X IJO 01 8111·01.1.
»
li
Luogotenente generale e-onte FEnOW ,1Nno
(vice
l 'l{A'l'
generale cav. 11 .\Ia!,(gior geu,•rale cav.
GIUSEPPE PAS'JURF..
·
li
FAUSTINO COMO .
CO·
mandante generale). »
1855. -
Luogote1w11te
ge1wrnlc
cn1·.
Gn; sEPI•t: D .\IIOR~IIDA.
Anno 1858.
Anno 1S;j8.
, .\foi:"!!ior gencr:ile ba· .\laggior generale cav. r oue Ac nn:,LE DE G1USEPl'f: l'ASTOUE.
I
Hu-rnx1.
1>
1850. -
Luog-otenente G.Il.'SF.l'l't'.
i:rcncrale I'ASTQllt;
II
cav. (inca-
ri cttto).
Il
11
.Anno 1859.
.\I:tggior generale cav. GIOl'Ai\'XI
A'.'!SALDI.
Nel 1860 (l'i gi11y110) aboUzionc del Go111c111<lo gc11cralc del Co1·po ,i'cn·ti yli<'ria, rtel ro111a.11rto del verso11ale e clelta Direzione del materiale, e creazione del Comitato d'artiglier ia.
Presidente del Comitato d'artiglieria Anno 1860. -
Luogotenente generale conte
1I. -
GIUSE't>PE DABORllO llA.
Artiglieria Italiana
Presidente del Comitato d'a rttglleria Armo I '(i0. - Lnogolenente generale U1us.:1•t•1:: J>.1B011Mro.\. Anno l tiuU. - L uogoicnellle J?Cnerale cav. u:01·01'.oo ,·.1u·1e~ u1 .L:o.w.o. Jlell'<i111w 1873 riunione tlel Oomitato <l'iirtir1lie ria e ài q11ello dei genio in mio soto .
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2774 -
IL CQKSIGLIO Df ARTIGLil!:HIA DIDL
16'73
Per quanto il Consiglio cli Artiglieria , istituito nel 1673, fosse il primo consesso deliberante nell'Artiglieria Piemontese,
Fig. 787 - Conte Filiberto cli l'iossasco. l'-' Gr an Mastro d'Ar t iglier ia e Capo <lei Consiglio d 'Artiglieria (1677).
non può dirsi che esso oostituisse nn vero e proprio org3cno tecnico direttivo, giacchè le sue attribuzioni avevano carattere più burocratico ed ammi-nistrativo anzichè tecni.co, (~d essenzi.a,lniente consistevano : « nel fqr.rn.are a,nnnalmente il bilanci.o dell' Artiglierfa; spedire, d' ordine del Generale, i ma,nclati di paga.men-
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STORIA DU:L 8UPREi\10 CONS0SSO OELL; AH:&!A
to e gli ordini di dist1·ibuzio11e cli armi, nrnnizioni, ecc. ; dare agli Uffi.zia]j, ai Muuizio11ieri e G ua,rdamagazzini ecc. le patenti di provvisione, dietro il R. Viglietto diretto all'Uffi.ziale Gene1·ale del soldo>>, patenti pe1· le quali il nuovo promosso veniva riconosciuto nel suo grado. Il principio embrionale di 01·ganizr,ar,ione tecnica del Consiglio d'Artiglieria non si ebbe che nel 1077, guand.o con R. Viglictto del 2S. maggio fu ordinato al Gran Mastro di Artiglieria di formare ui1a compagnia di rnacstrauzc ed una compagnia di minatori. Con un siffatlo ordine avevano in quell'epoca origine le Officine cli Maestrn,111.e. e con esse veniva ad affermarsi la ca. 1·atteristica tecnico-costruttiva, caratteristica rimasta in seguiLo costantemente comiatm-ata all'Arma d'Artiglieria. Devesi pertanto tener presente che fino al 2G dicembre 1696 soltanto gli Uffiziali e gli Impiegati ad essi assimilaLi formavano lo ,Stato Maggiore dell'Arma, mentre la bassa forza non rivestiva carattere militare ,ero e proprio, non avendo nè uniforme, nè divisa spccfale. nè a,l'lrn.lluento, nè posi.zione economica, cle:6.nita. NeUo Stato .':tbaudo soltanto sul finire del lG96 l' Artiglieria fu compresa fra le fo1·¼e armate e come tale inserita fra gli Hltri Corpi dell'Esercito prendendo fra essi sede di anzianità col titolo di Battaglione. Eccezion fatta per la spedizione delle patenti agli Uffiziali che veniva eseguita clirettamente dal Ministe1·0, le attribuzioni del Consiglio di Artiglieria non variarono fino al 17 marzo 1711 qua,ndo cioè « l 'Azienda delle Fabbriche e li'01·tificazioni >> fu riunita a quella cleH' Artiglier·ia, rimanend o stabilito che per traLtare questioni di Artiglieria dovessero intervenire alle riunioni del -Consiglio il Colonnello ed un Capitano del Battaglione d'Artiglieria, mentre invece per trattare questioni attinenti a, fabbriche militari eél. a fortifi.caz.io.ni dovessero essere chiamati nelle riunioni del Consiglio stesso un Architetto civile per le fabbriche, ed un Architetto militare per le forti ficazioni. Il 20 dicembre 1726 il << Corpo degli Ingegneri>> venne riunito allo « Stato Maggiore di Al'tiglieri.a >> e posto alle dipenden ze del Gran Maf:tro e del « Consiglio cli Artiglieria ». Contemporaneamente i bombisti sparsi nelle diverse Compagnie del Battaglione vennero riuniti a formare una Compagnia di Bombar-
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dieri, e fu creato il « Laboratorio Bombardieri », chwsi può quindi ritenere come il più antico antenato del «·Laboratorio Pirotecnico )). .
F ig. 788 · Carlo Gerolamo Carretto Marchese di Bagnasco. 2'> Gran Mastro d'Artiglieria e Capo del Consiglio d 'Artiglieria. (1693).
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A questa data e cioè a poco più di cl.u<~ secoli fa incomi.ncia l'attività tecnica del << Consiglio di Artigli.e ria, )), ed infatti r i- sulterebbe che a partire dalla fine del 1726 esso intervenisse per proporre importanti modificazioni a.Ua fabbricazione e.cl alla prova delle polveri, nonchè nuove norme concernenti il raffinamento del salnitro . Il 28 giugno 1730 il « Consiglio d'Artiglieria)), che aveva sempre continuato ad esser.e considerato come organo essenzial - · 177
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STORIA DEL SUPREMO CONSJDSSO DELL, ARMA
mente aJ11rninist1·ativo) ve11ne soppresso ecl in sua vece fu creato il « Consigli·o di Flria.nz.e >> : conseguentemente H Gran :ì\ifastro cl' Artiglieria, esonel'ato dalk gi-avi e nume1·ose 1·esponsabHit à amministrative, mantenendo iì Comando S npe1·ior·c\ clell' Al.'ma pòtè maggiormente afformarsi nella 1,mp1·ema, clirez.ione dell'Ar ma stessa . Così, per (~sempio, tutti g li ,appalti 1io11 pot.cvn no es sere a,ggiu<l.icati òal1'Intencl cntc Geum·a.le ciel Co11siglio di Finanr.e prim:L che il Gran Mastro cl ' Artigli-eria avesse fatto compilare le jstru½ioni, i disegni, i pronli, i enleoli, i modelli r,elativi: operazioni che erano di (:ompetenr.a del On.po I ngegnere se si trattava cli fahb1·iche milital'i, mentre allonhè· si trattava cli cose attinenti all' Armn, era il Colonnello cl' Ar tigli eri:1 che doveva stabilire i dati. e fo mo(falitù, degli appalti. Con R. Viglietto del 23 ago1sto 173G venn e approvata la pianta d.ell' A1;scnu le èli 'l'orino su progetto dr.I Capitano del Genio mi.litar,e De Vincenti; con regola.mento del 16 a,pI'ile 1739, esJ':endo Gran Ma,stro Vittorio Amedeo Seyssel marchese d' Aix e di. Somma riva, vem1erosomministrati a,11' Artiglieria i. mezzi adatti a.lle va,rie istruz.ioni speciali dei proprii perso1ùtli, e fu a questa data che su proposta del Gra,ll Mastro cl' Artiglierif:L vennero solennemente date all'Arma le Ra,ndiere. Come abbiamo detto. dopo 57 a nni cli vita, il Consiglio d' Artiglieria nel 1730 cessò di esistere, e se pnte le sn_e attribuzioni ei·ano stt~te p1·emine11tement,e òi carattere a mministrativo, viceversa è innegabile che esso a,vev:'L eontribnito a ll 'ernbriona,l e organizzazione tecnica clell' Artiglierhh Pfomoutese. Il Gran ·Mastro cl' Ar tiglieria rimase qnale Oap.o Supremo e mente direttiva dell'Arma , tanto che ·sc pure ndle _vari,e orga11izza,zi011i dell'Ar ma e per t utto il XVIII seco lo uon a,ppaia l'istitn1,ionc nè co munque esista un Cons(~i:sso propriamcnttf detto cd organicamente stabilito per esam inare e disc11t(~re le questioni tecniehe, il Gntn Mastro si valse 1.unpiamente (~ con ··molta fr·cque11za, cli dunioni «Congressi)) d i Uiliziali ·d'Artigli eria pei- deliberare sulle questioni pi.ù importauti che via via si presentavano, tanto da, potersi riticnere clw l'alto Stato -Maggiore d' A1·tiglieria formasse ~i fatto, sotto molti aspetti, un vero e prolìl'io « Congrnsso permanente)), Nel 1736 venne approvata da uno cli tali Congressi la pia,11t,a, -
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COKO HlCSSI Dl lffFICTAT,I D:,H('.l'IG LT!W l,\
dell'Arsenale, la cui. costrnzioue inizia ta nel 1738 fu interrotta per la. guerra, nel 1'742; ripresa nel 1760 lH costruzione fu continuata :fino al 1783, epoca in cui fu nuonunente sospesa dovendosi
l!~ig. 789 - Il Gener a le Maffei. ;3<, Grnu Mastro rl'Artiglieria e Capo tl el Consiglio d ' Ar tiglieria. (rip:·octuzione da Civica R '.lccol ta
or igina te appartenente alla delle S tampe di Milan o).
devolvel'e ogni atti.vi.tà a,l pressante bisogno di rifornire le munizioni occorr-enti ai vari maga,,,zini. cl' Artiglieria. -
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S'IORIA DEL SUPREMO CONSrnsso DELL'ARMA
Nel 1739, regnando Carlo Emanuele IiI, in segnito a, studi e proposte di ripetuti Congressi, vennero istituite le « Scuole Teoriche d'Artiglieria, e Fortifi.cazione )) sotto la, direzione gene -. rale del comm. Bertola: colonnello degli ingegneri, ma a,lle dipendenze del Gran l\fastro d'Artiglieria. Dopo 5 anni di corso i cadetti venivano destinati a, servir-e I1ell'Artiglieria o nel Genio, e d,opo altri due anni essi passavano alla « Scuoht Pratica)), .la quale, pur essendo sotto l'alta direzione del Direttore Generale, viceversa per lo sv9lgimento degli studii e delle esercitazioni veniva affidata al tenente colonnello del Corpo d'Artiglieria, ed in sua assenza all'Uffiziale che lo seguiva in anzianità. Nel 1747 i capitani d'Artiglieria De Antoni e Ronzini, cultori di scienze fisich-e e matematiche, p.e r sollecitazione del Gran Mastro d' Artiglieri.a partecipavano con il macchinista Mathis ed il tenente_colonnello De Vincenti a frequenti riunioni presso l'esimio professore di fisica P. Francesco Garro per .effettuare ricerche tendenti alla depurazione del nitro ed al perfezionamento delle polveri piriche. Avendo essi ottenuto, nel prosieguo dei loro esperimenti, dei risultati soddisfacenti e concreti venne formulata la proposta di creare un Laboratorio Chimico nel R. Arsenale di Torino, e tale proposta presentata dal Gran Mastro a S. M. venne subito approvata, tanto che fu decretato che la costruzione relativa avesse inizio fin dall'anno successivo. Su proposta di un Congresso nello stesso anno 1749 vennero inviati in Germania quattro cad-etti d'artiglteria per studiarvi metallurgia, ed in cons~eguenza di qu'.1nto da essi visto ed osservato il Laboratorio Chimico subi alcune trasfor:p:iazioni e nell'anno 1751 assunse la denominazione di Laboratorio Chimico Metallurgico, che nel 1757 ebbe per dfrettore il cavalier Nicolis di Robilant, ispettore generale delle miniere. Nel 1760 un Congresso di Uffl.ziali d'Artiglieria, costituito da diversi anni in Torino per effettuare st.udi e formulare proposte riguarda;nti vari e svariati problemi speciali dell'Arma, presentava ·delle conclusioni sulla fondita delle artiglierie, sul la lega dei metalli., sui calibri, sul vento, sulle misure e proporzioni delle diverse armi, sulle prove di collaudazione ecc., proposte che furono poi completame11te approvate con un apposito R. Viglietto. -
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A'l''l'IVlT..\ DEI CONGRESSI NEL SECOLO XVIII
Nel 17691 su progetto del Oapita,no Antonio Quaglia venne incominciata la cost1·uzione del Polverificio di Borgo Dora che, ultimato nel 1784, fu dotato :fin dal principio di: l'7 mulini a pestelli, di 12 mortai ciascuno, due granitoi con 18 crivelli, una macina per lo zolfo, un frullone e 4 botti lisciatorie. Nel 1774, con R. Viglietto del 27 agosto, S. M. si clegnò di · ·conferire a,11' Artiglieria il titolo di « Corpo ReaJe di Artiglieria )) : il conte Qachera.no cli Bricherasio mantenne la carica di Gran 1Mastro, mentre il colonnello cornm. De Vincenti venne nominato Capo del Corpo Reale. Nello stesso anno venne creata l'Artiglieria di Battaglione per il"servfaio delle bocche da, fuoco da campagna, addette aà. ogni Reggimento di fanteria. Sempre nel 177it un Congresso di U:ffiziali d'Artiglieria si occupò spec-i:ficatament,e di quamto si riferiva al raffinamento. del salnitro ed alla fabbrica,zione delle polveri e le sue proposte venivano approvate con R. VigUetto dello stesso anno . Verso il 1784, in seguito a,llo scoppio di due cannoni da 16 . il 'figre ed il Cerbero -,. scoppio avvenì1to durante le prove di collaudo, venne radunato U.Jl nuovo Congresso di Uffiziali cl' Artiglieria. Tale Congresso, dopo aver confermato le proporzioni nella, lega del bronzo di cui al R. Viglietto del 20 àprile 1760. pr,opose un regolamento per le fondite delle artiglierie di bronzo e per la collaudazione dei metalli inc-ettati per le fondite stesse, ed un tà,l e regolamento fu approvato con R. Viglietto del .15 ottobre 1785. · A questo punto l'attività tecnica, d-ell' Artiglieria Piemontese segnò una, non br,eve sosta causata dalle ben note vicende stoi·iche; indicheremo ad ogni modo le più importanti trasformazioni organiche che seguirono nel. successivo tra.vagliato periodo. Nel l78!t, dopo appena, dieci a,nni di vita, fu soppressa l' Artiglieria di Batta,glione che venne invece 1;iunita al_Corpo Reale d'Artiglieria : fu sta;bilita l'istituzion,e di « cannonieri provinci.ali )) i quali venivano ogni anno riuniti per 20 giorni a 'l'orino ond.è , essere esercitati ed istruiti nel servizio delle bocche . . da fuoco; si crearono i « cannonieri ausiliari)) nei Reggimenti di fanteria d'ordina,nza, sp~cialmente incaricati d-el servizio c1·e1le bocche da. fuoco da campa,gna desti,nate alle Brigate di Fanteria, ed anche questi « cannonieri ausiliari)) venivano _aJuiual -
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!
S'l'ORIA DllJL SUPRE:-ro CONSMSSO DELL'ARMA
mente ri.uniti nelle Pin½ze di Torino, Cuneo cd Alessa,ndria per compi-e re akmli perio<li d i istruzione . Nel J 78G il Re,.,11 Corpo :t'n poi-lato ,illa, forza di una Brigata, di. 4 BattagJioui sn 4 Cornp<igni<~ ,cannonieri ciascuno, ed inoHre s i ai;segnal'On-o : una Cornpngnia hombardLcri al l" Battaglione, una Corn.pagnia di operai a l ~°, 1111a, Compngnia ?:appatori. ,11 3°, ed una Co1npagnia mina tori nl 4° Batta,glione. Dal 17D:~ ::il 179G si ~n:olse la g-neì·t·a. eonteo i francesi, ed all'atto della pace, stipulata in fJHcst'nltimo anno, il Corpo cl' A.l' t iglieria, 1·iclott_o a :] BaHaglio11i cli. S Compagnie dascuno più 2 Compagnie cli operai ccl 111w CompagniH cli pontieri, per or din e del Sonano pnssò con le rLi( 1·e I rnppe del Piemonte al ser vi½io d elJa Repnbhlica Francese, ccl ebbe per cormmdallte il colonnello Roccati. A.Uonltè in Pil'monle le Armate Austro-Russe 80stitnirono le truppe F1.·ancesi, i.1 Corpo d' Artigli-e tia, ri.costitnito nella precedente fo1·rnazion-c organica, si di:=-;tiuse negli asRedi di Torino, Alessnnd1·ia, C1rn0.o: f1euova. :xr:ani·ova, e Tortona. La battaglia <1i l\!nreugo <.l<•l 1SOO poL·tò, fra le altre conse g1w11ze, allo sc:ioglimPnto del <'oq10 <l'A1·tigJic,rin , e 80ltanfo po chi a1·tigliel'i poterono scgnil'e I.a Famiglia Sovrana,·in Sardegna. Nel 1814, cadnto l'Impero li'rancese, il Re Vittori.o Emanuele I potè titor1rnrc nei suoi aviti dowinii e l'll maggi.o dello stesso a.nno ri.nniti gli spari,;i avanzi; ricost i tuì. 1wll'anLic11 sua, forLUH?:i<me l' Artigliel'ia ·agli ordi11i. d.ello stp:::::-io colonnello c,walier Roccai:i; ma cRscnélo qne~t'nltimo vc1111to a morte alla :fine cli. giugno del lo ::::l'.eRi-o HllllO. Ye1111c! chiamato a, comanùa,1·e il Corpo il f,uogotenente colonnello Giovanni Quaglia . Ne] 1.ug,liÒ ùelìo ::::tesso au110 1814 Ycnn e raèlunato nn << Con gresso cl' Artig1ie1.·ic.i )l per di::-cu tfl'P <> propont' un progetto di riorga.nfa7,a,,,ione (lella Fnbhrica çJ' Arr ni i·n 'rori110, fondata clal Governo Imperiale di Fnrneia ehe areva d<>stina.to i locali cli Valdocco per b fttei1wtnra de1Jc c-.mrnc, ffi(~ntre aveva. aclibito i locali _di Sa.nta Maria-Ma,clclal-cna in Via Porta N 11ova per la fabbricabione deHe altre pa1·ti cl<'llt> nrmi portatili. All'atto clella pitrte1w.a elci Francesi <ln 'J1orino, buona parte delle macchi ne, dc1le provviste e d:egli s!T1m1-enti ehe lorovn,vansi in tutf-.i i
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27R2 -
l L COi\"GnJ,;;::,;o Of•:l,f,A llEST,\ UTIAZIO~E
predetti locali o f 11l'ono asportati da,i Francesi stessi od a.l.trimenti. a.nc1arouo dispersi. l l Congresso l'fLchrnai.o ·in ptiueipio del rnei:;e di luglio concluse rapi.clamen te i suoi Lwori tanto che con R. Viglictto dello
1-··
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F\ig . 790 - Thaon de Revd et St. André, Marquis Oharlcs ~"runçois. Gran ;ifastro d'..\. rt igliC>ri,1 (1806) .
stesso 28 .lugli.o JSH veuncl'o fissati. i capisaldi e le norme esecu tive pet · la pronta riorgauizzuzione de Ha Fa,bbl'ica cl' Armi di
Torino. Nel fe)Jbl'ile Javoro· cli riordina.mento app::i,rì la necessità di discipli.nai·e l'attivitù, tecnica dei vm'i. org1.Lni artìgli.er eschi e per.ciò venne emariat,1 una S0vnu1a disposizione del 1S settem bre
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2783 - :-
, S'l'ORIA OEL SUPRE:xl:O CONSESSO DELL'ARMA
1814 .stabiliente che gli Uf)hiali i quali per ragione delle loro particolari incombenze i:wcssero da avanzare delle proposte, do vessero trasmetterle al Ministero della Guerra per 11 tramite del Comandamte del Corpo : S, M, si. riservava di far esaminare ' tali proposte da un Congresso di Uffiziali dell'Arma, Congresso presieduto dal Gran !\J astro d'Artiglieria e del quale facevano pnrte come membri-nati gli Uffiziali dello Stato Maggiore del Corpo, Con tale predetta Sovrana, determinazione si dèlineò una specie di « Congresso Per;manente )) che, pur non avendo còstituzione organica stnbile e definita, nè d 1 altra parte compito ben precisato e continuo, ehhe però lo scopo ed il maiidato di esprimere sistematicamente il suo giudizio sulle questioni che ad esso erano deferite da,l Ministero della Guerra,, Per non ripeterci non esaminiamo in questa sede il notevole riordina.mento che il Corpo Reale cl' Artiglieria, dietro ~tudii e proposte di competenti Congressi, ebbe con le Regie Determinazioni del 181.4; ricord<~remo soltanto nelle grandi linee che il Corpo Reale d'Artiglieria comprese quattro distinte specialità e cioè: Artiglieria a piedi, Artiglieria provinciale, Artiglieria, Reale di Sardegna e Artiglieria volante. A queste quattro specialità coll'orcUnaniento ·di cui ·al R. Viglietto 6 gennafo 1815, si aggiunse l'Artiglieria sedentaria che comprendeva: i Comandi :fissi di Artiglieria nelle Piazze; gli Ispettori delle fabbriche di polvere, ra,ffineri.-e di nitri e della sala d'artifìzj_e delle fonde - ' rie; nonch·è i cannO'nieri invalidi per il servizio delle piazzeforti e delle coste, Con R Viglietto del 20 aprile 1816 si ebbe un nuovo ordinamento per il quale, abolite tutte le preced.enti distinzioni, il Reale Corpo d'Artiglieria. fu diviso soltanto in A.rti.glieria attiva e Artiglieria sedentaria,, Tutte queste laboriose trasformazioni organiche .spiegano la stasi -che in quel turno di tempo si deve rilevare 'Dell'attività del Congresso Permanente nell'esplicazione delle sue mansioni di a,l ta direzione teùnica, e professionale. Notiamo però che il 23 gennaio 1815 il Congresso autorizzò la stampa del1e disposizioni per le diverse « man opere)) dell'Arma,, mentre poi nell'ottobi'e del 1816 il Gran Mastro venne chiamato a presiedere un -
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IL UfORDI.:-<Aì\lEN'I(J DELI/AR'l'IGLrnRIA NELLA RESTAUUAZlONE
Congresso degli UffizÌali di ogni grado J)resenti in ~rorino, Congresso incaricato ed avente lo scopo di prencl.e re in a,t tento esa. me tutto quanto era stato fatto ed adottato in Prancia, in Austria ed i'll Inghilterra in riguardo dei rispettivi loro materiali d'artiglieria: tale Congresso aveva poi in secondo tempo il com pito di studiare e di proporr,e le conseguenti varianti alle forme, .
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Fig. 791 - Pes di Villamarina cav. D. Giacomo. Gran Mastro d'Artiglìéia (1809).
dimensioni, proporzioni ·e calibri delle artiglierie sarde in sostituzione delle bocche da fuoco determinate nel R. Viglietto d,el 20 -aprile 1760. Le conclusioni di questo Congresso formarono poi nel dicembre dello stesso anno ogg,etto di 'lluovo esame pe.t· parte di un'altra Commissione, nominata dal Re e pure presieduta dal Gran Mastro cl' Artiglieria. Una Regia det,erminazione dell'8 novembre 1816 stabilì che nella Piazza di Genova si creasse una fonderia per artiglierie, ed il tenente -colonnello Benedetto Ca,rderina ebbe l'incarico di ·-
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STORf A Dl•JL ' STJPRE ~lO CONSl•lSSO D l•lL_L, AltMA
recar&i a Genova pci· dare tutte le cljspoi,;izi.oni prelimi1mri per la. costruzi.one del progettato StahilimeHto. Sempre pl'evi.o Fcsame ed i1 giudizio favorevole de l Uongrc:sso, con R. Vi.gli.etto del 28 ottobre 1817 v-c!nnero 1·ese obbligntoJ'ie ]e uorrne c1,~1la lstrn½ione teoric,o-pra.Liea sulle polveri da, f t1oco com.pi.la.te éla,l Maggiore Cav. Appiano per il raffinamen to ,e l'a11a,1 isi del nitro, ·1 a fcmnazion c del carbone, 1ft prepara½ione dello zolfo e la. fahbticazione del le polveri. Jn seguito a p:nei-e -esprei-;so cla nn Congresso di Uffi.7,iali clell' Arma, co11 d isposi7,i one del 1° u prile 1818 fn s1·abi.lita hl, dotazio11e i.11 ma.tcriale per l'Artiglieria eia campagna, ; venne fissato f.i 15 il nnrnero delle batterie\ 1a c:ni fo1·Hw,zione unitaria, · enL cli qna.ttr,o trwnoni da P, e di. dnc obici d;,,L c-cllt. 15, e fo dctcrmiliato éhe per le~ cven1;uali nec<~ssi.tà cli. 1111a gnen<L ca,mpa,l e si fabbricassero 1Teuta cannoni leggeri cla 1<ì col 1H'('.'8Rsario mate1·iale. Con ~uc:.cessivo H. Vig-lietto òel 29 api-ile' venne cleterm.ina to cbe c:1nnoni, obici, a:ffrn~ti. cani da, mnni?.im1c, fncine, carri a, ri.éloli. ecc. fo:;;:-:c>ro CO$truiti scconclo le tavole <li costruzione. franeesi del 1.803. Il 24 maggio 1818 venne emanato un regolamento contenente ]e no1·mc da osservm·:·;d nclJ.e viHitr, pl'OYe .r~ colla,nda.zioni delle bocche d::L .Cuoco, tcgolf-lmcni:o dw venne approvato <> rei'<o ei-iecuti.Yo con ll . Viglidto clel 27 <ldlo stesso mese. Rd altro H. Vjglidto in cb!a 2'i: maggio 181~ pre:;crisse che la Regia, roil(Jetia fosse per lo ilman?.i g,estita. n,d eeonomi.a e eiò lW.t' avere (l'a gli alt1:i,: vantaggi qnello impor t.mt<~ di evj.tare l.'intl'omotten?.a di un fonditore~ cstranc~o n.lln, Fonderfa,, così co me .av,~e1tivu iuYccc in pnssato in cui tale fonditore faceva con l' A?.ienda d'Arr.iglieria un contratto pc1· la, di ìni presta,zione persoualè qun.Jc p1·e1,mU1eva&i ucce::-saria per la fondita di tutte le boeche cla f.uoc-o ché i n un cl:ete1·minato rnomeutò potevano occo1Te1·c. Adott1.1.ndo pc1·tanto tale nnon1 disposi½i one si prescdvc,,a cli <lover osservare tutte qnelle ca,ntelc gi.ù. 1·,i.r,eonia11(la,t e in pa::;sato sovratutto per ciò che a,,'.eva, tratto alla gra,duaz~one della. misceJn dei metalli ed alli:L loro purévMi.. Con Regia Detc~rlllilrnzionc dclli 11 sctLembre 1820 la ca,rica, di Gran Mastro, tenuta, fin da] 27 lnglio J.814 da,l Conte Vibò cli -P ra:lcs, fu affièlata a S. A .S. il Prilleipe cli Oa.rignano Carlo Alberto: -
:?.7~G - ·
Fig. , D2 - Carlo _\llw r to Principe di s a ,·oi:i , ·arignano. Urnu ì-fastr o ù" .\r t iglinia (1820).
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STORIA DIDL SU PHEl\:CO CON S ESSÒ DELLJ ARMA
Un R. Vigli·e tto del 27 settembre 1820 portò una, radicale modificazione nell'ordinamento dell'Arma nella, quale, per la prima volta, si a:ffettuò, sia pure in m~niem imperfetta e soltanto embrionale, la differenziazione tra parte tattica e parte t ecnica : ciò a:vvenne in conseguenza della separazione del « servizio del materiale )) dal « servizio del personale)), così come prescriveva il R-o Viglietto del 27 settembre. Comandante del personale a.I momento dell'at tuazione del nuovo organico fu nominato in qua lità, di reggente il tenente Colonnello Angelo Villanis, e SJtbito dopo nel 1821, prima il colonnello Giovanni Bat tista Rapallo, e quindi poi il colonnello conte Vittorio Casazza. Nel 1820 il primo coma,n dante del materiale d'a,r tiglieria fu il maggior generale Luigi Capel che vi. rimase però per poco tempo giacchè nel. 1821 il predetto colonnello Casazza, comandante del personale, assunse anche interinalmente la carica di comandante del ' materiale. Gon tale precletto ordinamento entrambi furono posti alle dipendenze del (}ran Mastro, eh.e in ptLri tempo venne investito delle funzioni di Ispettore dell'Arma: si può quindi rilevare ed afferma.re che fu nel 1820 che per la prima volta si trova men ziona.ta la denominazioM di Ispettore d' .A.rtigUeria per il di simpegno delle alte funzioni di sorveglianza sulle due branche cl.el servizio· in cui era divisa l'Artiglieria. Con R . Vigliet to del 9 gennaio 1823 a1 Reale Corpo d' Artiglieria venne dato un nuovo ordinamento in forza del quale esso fu diviso in : Artigliéria attiva; Artiglieria per le incumbenze; eci: Artiglieria sedentaria. ,Le due-cariche di Comandan te del personale e Comandante del materiale vennero riunite nella carica di .« Comanàa,nte del Corpo ed Ispettore del materiale)); carica che venne assunta dal già ricord:a to Colonnello conte Vittorio Casazza il quale effettivamente gi!\ :fin, dal 1821 aveva loclevòlmente assolto tali duplici funzioni. La carica di Gran Mastro tornò quindi sostanzialmenw ad essere quella primitivamente considerata e cioè di essenza quasi puramente onorifica. · ' · L'ordinamento del 1823 subì qua,l cbe modificazione nel marzo 1827 e :finalmente nel 1831 si ebbe un nuovo ordinamento or0
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.GRAK MASTRO
m ISPW.l·rORE
GE1'ERALE
(1831)
ganico imposto dall'accresciuta importanza e dalle conseguenti a umen tate necessità dell'Arma. Infatti sotto il Regno del Re Carlo Felice l' Artiglieria si portò all'altezza dei suoi tenipi migliori; molti Congressi d' Uffiziali furono frequentemente riuniti e con insistenti studii e ripe t ute esperienze ·si giunse a riformare profondamente il materia1e adattandolo alle maggiori esigenze del combattimento. Specialmente il materiale da campagna, modellato su quello dell' Artiglieria Inglese, acquistò maggi,o re mobilità congiunta a soddisfacente robustezza. Il modello Gribèauval fu defì.nitivamente abbandonato ad eccezione che per le batterie di posizione, e fu sostituito co11 il nuovo modello ch,e portò il nome caratteristico di Mod. 1830. Giova ed è doveroso a questo punto di rilevare che con tali predetti provvedimenti si operò nell'Artiglieria Piemontese una im10vazione veramente radicale, tanto che i tipi di modello posteriore non Jurono per varii anni che modificazioni è miglioramenti 'del. '1\fod. 1830. Il 29 aprile 1831 salì al trono il Re Carlo Alberto, ed egH che aveva già comandato l'Artiglieria come Gran Mastro dell'Arma, portò t utta la sua attenzione all'Arma stessa, ed a seguito di studii, discussioni e proposte di Personalità e Commissioni com.pètenti, con Sue Regie P atenti del 23 agos~o 1831 ne modifì.cò l'ordinamento. Si venne così. alla seguente suddivisione organica delle cariche supreme : Gran Mastro Ispettore Generale dell'Arma (per il personale e per il materiale) · Comand'a nte del personale Direttore del materiale. Nell'alta carica di Gran Mastro dell'Artiglieria venne chia,mato il marchese di Villahermosa, gi:\ insignito di tale onorifì.ca carica per l'Isola di Sardegna; nella ca,rica di Ispettore generale del personale e del materiale fu insediato col grado di maggior generale e poi di luogotenente genera.le il conte Vittorio Casazza; Comandante del personale fu il colonnello Giorgio Serventi, e Direttore del materiale il maggior generale conte Filiberto Appiano. -
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S'.l'OHIA DEL scrrmr.10 co:'<Sl<.J:::lSO DEL!/ ARMA
Con R. Vjglietto del '27 ottolire 1831 venne pure crea.to un « .Oom,jglio Snpe1fore di ist1·11zione )) composto del ·Direttore del m.atcdal e, del Cornand . .rnte dd peri::,onale, dei Comandanti cli Reggimento presenti tt 'I1odno e <li quegli. Ufrir,iali snperjori cbia,1miti dal Prcl':id ente a fo,l'JH' part<> . Inoltr-e venne e-o~ti t ui to nn « Consiglio per l'istruzione teorica d(~gli Ufliziè:Lli », Consiglio presieduto da] Dil'cttore del iVlaterìale e él<:J le Scuole teoriche, e composto degli Ufthin li addetti all'illf-;(~gnarnento . AHinehè gii Ufl1;1,i11li fo/'ìscr-o incoi-aggiati nello studio delle scienr,c esatte e dell e materie tecniche clell' Arma,, S . M. stabilì di concedere anmmhoe11te i11 <lono {!cl i11 pr-ernio un pezzo d'arg,e nteria del valore di .lire duemi.ln: a. quell ' Uflhiale che, a, giudi zio del Oo11Siglio, avesse prese11tato il miglior la,voro ::-u tali argomenti.. N<~l giugno del J$!2 il Conte Oasazzii, nominato Govcrna.tore <lclla Divisione di Savoia, fn esonerato dalla carica di Ispettore Generai<.: cl' Artigliei-ia,, cari.ca che in quel momento fu completa.rne11te e definitivamente aboJita. ·Ma h1ta.11to 1:c esigenze imposte cla,l lo svHuppo clcll' Arma, e la strn sempre nwggiorc n.cle1·-en za a] ìe qu,est.iolli seienti.tiche e tecniche fecero vicppiù sentil'e la llecessità di un alto consesso artiglieresco che avesse~ per sc:opo e per compito lo stndio e Fesame delle varie pr<)clette questioni sovratntto nel ]oro pratico risultamento di a,pplicabilità ni bisogni dell' Anna . Fu così che eon Sovrane Determinazioni del 3 genn.1io 1833, unita rnente a va,eii 1·irnarn~ggi::uncnti org~uiid., fn slabilita la c:rcazione di un « Consiglio Superiore d'Al'ti.glieria, )), istit uzione dd ge nere effettuata per la pri.ltla, volta, con cnrn1tei--e di stabmtà continuativt~ -e eon esclusiva pertine11za dell' Arma d' Artigheria,, rneutre nelle epoche a11te1·iod Congtef;si n Commissioni. ,erauo nomina t i e r,:l<1111mti soltanto sal.tunriamenl-e, p er limitate dnrn.te di tempo e pe1· determinate ragioni contiugenti. 1'a.le Consigl io Superior<~ doveva esse1·e pr€iBieduto dal Oomu.ndan te Generale, cd in stm ai:;senz:L dal Coma,ncìante in 2" (qualora vi fos~e), oppure dal Direttore del materiale. Erano membri ordinari e permane1d:i del Consigli.o Supm·ior-e il Diret tore cleI materia.le e<l il Ooma.ndante del. per sonale; :membri ordi narj gli UiliziaH super-iol'i Direttori di S1-abilimento o di Dire-
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CONSIG LI O SUPEHlOHI·: D AR'l'IG l, li.;BJA
lU~:1:l l
,r,ione, nella propo1·,r,io1w stabilila dal Comandm1te del Corpo, 111cnt1·e JJOi nd un m.1ggio1'e o en,pi.tano d ' ,1rtiglic1·ia erano air!da,te le mn nsioui <li Hegreta1·io perma.n e n te tfol Uons iglio, coJl'i nearico della tego ln1·c tenuta dei l'l'giHll'i dcllr Delilier,1,r,ioni. l;~ pel'lanto IH·l p1·<'<letlo <e <'onsigl io Superiore <li Artiglieri,L >> del J S:J;.3 cbe si h,L il vero ,rntern1to g-rnu ino <' <lir·ctto di quel Co11sesso c he fif> tL11ui dopo, con la élc11orninazio1tc cli << Tspetto 1·,ito <l'A1·Ugliel'ia », ereditava tutte qu<' l le p iù complc>ssc P 1111mcrn:-e fm1,1,ioni che competeva 110 ,erso la fine del secolo seo1·so pc:1· l'estl'i 11secaz,i.011e <lr l govetno direttivo ecl ispettivo dell' AJ'lna. l•'in cl:ti primi i 11 iv.ì ddJ.a ::;u11, esi::;ten½H, i.1 Consiglio Superiol'e proyocò 11ote,·o !i 1wovvitlenzc: fu eo.·l che con IL \'iglietlo del :W ottobre di quel.l'anno la H,. Fabbrica d"Ar rni. gi.ì tolta da,lle cl.i]iendem,c clel Corpo d' Art,igliel'ia., vi verme fa1 L,1 rieutnne ~otto la da!n, del J" gn11 11aio ·1834, e nello stesso anno venne put'e coi..;ti tuita 11ell' ArSPll:l le• di To1·ino nna « Officina Litografica » per le necessità del C01·po. Con H. Viglietto cle.l 18 otLohre 1834-, furono sLabili.te pu,1:ti<:olari. mocla li.tà direttivc~ per l ' eserd,r,io e per le lavorazi.oni da e ·eguirsi nelJ 'Ari-:cna IP, mentre poi fu determinato di. costituir e in Ge11ova un Labo1·,1 l·{H·io pet l<• 1·ipm·.u,,ioni dellr . a1'mi . 0011 R. B1'evetto cld 4 runggfo 18H!l fu isLHui.L,L presso la R. Accacl e nria Mi lit ..u·c di 'l'oJ'ill o tuu1, Hcrnola. di Appli.cazio1:e per gli ulTi,r,i;11i che a ,·endo tùti 111ato 11clla R. Accademia il co1·so r (•golai·e di sLudii fossero stati pro11wsi:ii Luogot.c11 enti iH nn 0 01·po d' AJ·mi cloitci, e tale Cot·so d i app l.i cazio11c, in 1-,eg td to ad el..r.i.Jo1·a.te pl'Oposte cl el Consigl io Snpe'dor-c, venne stabililo della. du1·ut:L di am11 due. C<rn1e giù, fu not..LLO aJtta voi ta in pl'ecedenti cn,pitoli cli quesla stod a, 'f tr q ues to i.I periodo i u cni. l' Artigli etiu del Regno Sanlo fn l'oggetto delle! magglot·i e ·pitì assidue cute per parte della Uot·Lc, del Gov<•1·110 e della ~tess..L p11l>blic~L opinione, divent.wdo per tal modo i I gioiello più pre½ioso dei cotpi a mm.ti l>,t l. p i ni. : nei Q11acl d dcll' A1:llla, comp,n·v<11·0 d\tl lo.rn in poi e i,;emp1'e più mrmerosi i più bei nomi dell'arisloc nr,r,ia picmo11te.-c; l'essete U1:lhialc d' Artigl ie1·ia el'a titolo a.mbi1o dalla gioventù intel ligente, l'ic·c·,L o di 11ohilc cas:i.t,o tanLo elle er:t vanto
s,,.
clellc f:unigl i,~ più cos picne dcll c! Antiche Provincie <h avvia.re i · -
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S'.1.'0RIA DEL S UPH0MO CONSESSO . DELJ/ ARMA
proprii figliuoli nll' Aec8demia militare di Torino. Sugli Uffizia li d' ArtigU.eria si riverbera.vano in certo modo h:1; fama e l'importanza che l'Arma àndava ogni giorno acquistandosi nelle pacifiche competizioni scientifiche e tecniche; questi giovani Uffìr.iaJÌ d'Artiglieria, pronipoti, nipoti e fLgli di quei ·guerrieri cbe di generazione jn generazione e per tanti secoli ed in tan,te e co sì aspre battaglie avevano saputo combattere e morire per l'o· nore, per la fede e per la gloria dei loro Sovrani davano affidamento sicuro che per la loro condotta. sui cam:pi di battaglia avrebbero saputo r endersi degni dei. loro maggio1·i affermandosi « Sempre e dovunque)). A pr,o durre e mantenere questo favorevole clima ambientale all' Arl;iglieria peculiarmente concorse il « Consiglio Superiore cl' Artigl~eria )) che, così come rilevasi clai do'cumenti, fu costantemente vigile e premuroso nello studiare, nel discutere e nell'adottare .tutte le provvidenz.e che si dimostrassero necessarie o comunque utili ed opportune per migliorare il reclutamento e la formazione di coloro che aspirava,no. ::i, diventare Uffizi.ah dell'Arma, e cioè contemporaneamente conoscitori delle proprie armi, manovrieri capaci dei p'ropri reparti e animatori esemplari dei propri ca nno:µieri. *
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Per vari anni non si. verificarono notevoli cambiamenti nell'ordinamento dianzi indicato. Il cavalier Cesare Saluzzo di Monesiglio nomiiiato Gran Mastro d.' Artiglieria nel 1838 tenne questa carica_fino a.I 1841, anno in cui gli suceedette il conte Carlo Maffri di B.oglio, collocato a riposo il 31 ott9bre 1849 : il conte Maffei fu l'ultimo Gran Mastr,o dell'Arma. Da,l 183'7 al 1841 fu Oomamd.ante Generale deb Corpo e PresidentB del cc Consiglio ·Superi.ore)) il Maggior Generale, poi Luogotenente Generale conte Flaminio della Chiesa d'I sasca, e subito dopo e cioè dal 1841 al 1848 il Maggior Generale poi Luo got":nen te Generale eonte Vincenzo Morelli di Popolo. Per quest'ultimo periodo di tempo fu Comandante del P ersonale il Maggi-0r Generale Ferdi.namdo Prat. Nel 1845 l'ordinamento del Corpo d' Artigheria ricevette a,l-
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CO)!:\lISSJOX~: (HWIXAl:I.-\
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(;une piccole moc1i:6cazioni in virtù del R. Brevc~tto del 7 gennaio : le Brigate d' Artiglieria Campale, già formate su tre Batterie, furono ridotte e c;ostituite su due Bat terie, e vennero portate a sei. Si avevano cio~: 1 Brigata di batteri.e a cavallo; 4 Brigate -d i batterie di. b{Lttaglia,; ed 1 Brigata di batterie di posizione. Il <t Consiglio Superiore d'Artiglieria)) ayeva in tanto dato ·notevole impulso agli studi tecnici, e la sua proficua attività .aveva notevolrnente contribuito ai miglioramenti dell'Arma. Frutto di tali studi e di t utti questi snoi lavori furono : l'in troduzione delle armi a percussione; Fadozione di un obice lun go nelle batterie cnmpali; l'adozione cli un affusto unico per tut te le artigli erie da campagna, affusto proposto come già ampiamente si disse dal ca,pi.tano Giovanni Cavalli; l'introduzione della fabbricazione delle capsule fulmi'llanti _; la definizfone del trai'110 d'assedio; lo st udio e la modificazione di alcuni particolari del materiale per renderne sempre più agevole l'nso ed il maneg gio, e sovratutto più efficace il fuoco. 'l'ali stuclii e tali lavori il Consiglio Superiore portò a com·pimento con la valida cooperazione cli varie speciali Comruis· sioni che il Consiglio stesso nominò e costituì, impiegandole poi specialmente per effettuare le necessarie esperienze. lVIa poichè intanto il ca,mpo di attività tecnica era semp.re ·divenuto più va.sto e ma,ggformentc vario e profondo, fu reputato necessario cli a.ddiv,eni1~e ad una divisione o ripartizione cli attribuzioni, ed in conseguenza di una Sovrana Determinazione -del 25 agosto 1846 il benemerito Consiglio Superiore di Artiglieria fn sciolto e ad esso venn,ero sostituiti : una << Commissione -0rdinaria. cl' Arti.glieria >) presso i.l Corpo, ed un e< Oongre~so Permanente cl' Artiglieria>) il quale ultimo non a,venclo alcuna, dipendenza dal Corpo, veniva completame11te separato dal Corpo stesso. Circa le attribuzioni affidate alla « CO'lnmissione Ordinaria <l' Artiglieria>) ed a.l « Ooi1gresRo Permanente d.' Artiglieri.a)), i ,cenni storici, pubbli.cati sul Gior-nnle d'Artiglieria del 18G5 in torno al Comitato ed allo Rta to i\faggiore clel1' Arma, si cRprimono testualmente come segue : ufficio cl:ella « Commissione Or d inaria>) era quello cl.i discuter e ,ogni proposta che il Comandan J.78
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STOllIA DF:L SUPREMO COt,;SESSO DELL·' AR.M:A
te del Corpo far volesse tbl Ministero relati va ad innovazioni, migliol'arnenti e variazioni riguarflanti qualunque ramo del servizio dell'Arma; discutere e proporre le spese da stanziarsi annualmente nel Bilancio d'Artiglieria, e dare :finalmente il suo a,vviso su qualunque questione relativa al servizio dell'Arma~ che le venisse sottoposta.. dal Comandante Generale; attalchè qualunque proposta sia di variazione, innovazione o modificazione. sia di spese. doveva prima di venir rassegnata al Mi11istero esser,e esaminata e discussa dalla « Commissione Ordinaria d' .Artiglieria>>. Incumbeva al « Congresso Permanente d' Artiglieria>> (posto sotto l'autorità immediata del Ministero della Guerra) cc di dnre il ~mo parere sulle propost-e di variazioni, innovazioni, miglioramenti) spese ed altre qua,lunque che avessero tratto al personale od al materiale dell'Arma, che il lVIinistero commettesse al' suo esame; di fare per via dei suoi membri~ dietro ordine del Ministero, ispezioni al personale ed al materiale d'Artiglieria; d'intervenire per via, dei suoi membri ad esperienze, coll.a.udazioni ecc. come pure alle Commissioni miste pe1· l'arma.mento e munizionamento delle piazze, sempre ben inteso che ne ritenesse speciale mandato dal Ministero)). Sosta11zialmente la cc Commissione Ordinaria d'Artiglieria >> fu istituita per illuminare il Comandante Generale dell'Arma nelle sue proposte; il cc Congresso Permanente>> per illuminare il Ministero nelle sue decisioni, ogni qual volta credesse opportuno di consultarlo. La composizione della C< Commissione Ordinaria >> non era determi'Ila.ta_., ma varia,~a secondo la na.tu,ra delle questioni che doveva tratta.re; se queste rifléttevano il materiale compo~1evasi del Direttore del materialè quale Presidente, del Vice-direttore del materiale e di tutti gli Uffiziali superiori Direttori dei diversi Stabilimenti d'Artiglieria in Torino quali Membri : se le questioni riguardava.no il Personale la cc Commissione Ordinaria )) componevasi del Comandante il pers·o nale quale Presidente, degli Uffiziali superiori comandanti delle Brigate che fossero di presidio in TorinQ ed h1 Venaria Reale, e del Maggiore-relatore quali membri. Infine, quando le questioni da trattarsi erano relative contemporaneamente al Personale ed al Materiale, la. Commissione era presieduta dal più eleya.to in grado o dal ·più
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Jl'ig. 793 - F erdina ndo _Ma ri a Alberto P r incipe Rea le, Duca cli Genova , Maggior Generale nel Corpo Reale d'Ai'tiglicri a.
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STOHIA DEL SUPRID.M:O CONSIDSSO DJ;;LL' ARMA
anziano tra il Direttore del matcri.ale ed il Comandante del personale; il meno' elevato in grado od il meno anziano di essi fungeva da Vice-presidente; i membri erano scelti dal Comandante Generale in numero uguale tra gli UffiziaJi snperiori Direttori di Stabilimento e tra i -Comandanti di Briga.te in Torino e Venaria Reale, mentre poi ad essi aggiungevasi il Maggiore-relatore. Uno dei membri della « Commissione >) desig11ato dal Presidente, disi mpegnava le funzioni di segretario. Il « Congresso P ermanente d'Artiglieria>) com ponevasi di un Vffiziale Generale Presidente, di quattro membri con .g rado di Colonnello o tal volta anche di .M aggior .Generale, e di un segretario con grado di Capitaino e talora pnre di Maggiore. Il Maggior GeneraJ.e Cavalier Serventi, promosso poscia al grado di Luogotenente Generale, fu nominato Presidente del Congresso. Erano poi ad.detti al « Congresso Perma,nente d' Artiglieria )) : 1 disegnatore militare o borghese, 3 scrivani tolti dai Sott'Uffiziali del Corpo , e 2 cannonieri veterani quali servie·n ti d'uf· ficio . Si è visto che nel 1846 il Maggior Generale poi Luogotenente Generale barone Giorgio Serventi fu nominato Pre~i.clente del Congresso Permanente cl' Artiglietia, e ta.le carica egli tenne fì. no al 1850. Dal 1846 al 1850. S . A. R. il Principe Ferclinanclo di Savoia Duca cli Genova, prin:ta col grado cli Maggior Generale e poi oon quello cli LuogotB1rnnte Generale, tenne s uccessivamente le cariche di. Direttore del materiale, di Comandante del personale e di Com.anelante generale del Corpo, ecl in tale veste e con tale alto Comand·o egli entrò in campagna all'infaio della prima gqerra d'inclipendenz.;1;, mentre nella carica di Ooma,ndante clel personale venne sostituito in t ale epoc~ clal Maggior Generale Giuseppe Rossi, ed in quella cli Dir-e ttore del materiale da,l Maggior. Gen ei'ale con te Ferdinando Prat. · Nel primo .anno di "'vita. il « Oongr,esso Perma,nente >) provvide, come era naturale, essenzialmente alla propria organizzaziòne per dividere e disciplinare le sue varie attività, occupan<losi innanzi.tutto cli quelle fondamen tali questioni. organiche che -
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DELll3EUAZI0:\"I \'}.lllrè DEL CO:S: GUI·:f'.8 0 P E;n~r.,xi,;:--'r E
costituivano e costituiscono sempre l'argomento basilare di ogni altra. provviden?Ja. Nél 1847 troviamo i primi documenti él.cll' a.ttività tecnica del « Congresso Permanente)), alcuni dei qnali veramente interessanti. NelJa cleliherazione VII dell i 11 febbraio 1847 il Congresso dà il silo parere sulle modificazioni proposte in merito al disposto del Dispaceio Ministeriale del 10 maggio 1845 circa i fucili. cla recluta. _ Nella delibHazione XIII del 1"' maggio esprime il proprio giudi½io sulle norme da osservarsi 1wlk fondite del f.erro-r,o ttame nella fncina cU Valclocco.
Mod..
.
Sold ri
b' ig . 7H4 - Pcrcuot.iloi per le nrtigliel'ie. (dall 'Annuario d'Artiglieria dell'anno
1847).
La, deliber<1zione XVI del rn luglio stabifo,ee le cariche del. l'obice a camna lunga da campagna, senza camera, di. eent. 15 (da 32) mod. 1843. In detta, deliberazione, dopo citazioni cli stndii ed esperienze compiuti all'estero, vengono determinate le cariche : la massima pt~r il tiro diretto e cli lancio; la cari.ca media ed infine le cariche piccole ossia per il tiro in arcata; e viene fissata la proporzione nnmerica, delle varie cariche nel munizionamento di tale bocca da fuoco . Nella deliberazione- XVIII del 24, luglio il Congresso Permanente ti-attò chilla conservar,i.one del.Le bocche da fuoco di gros-
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8TORIA UEL :;GPl(li::.\10 CO"SES:SO DELL1 ARMA
so calibro, ed in particolare clel disco cli ram,e t1a appo~·si all'orifizio interno qel focone dei cannoni cli ferraccio, ,per ovviare a,gli inconvenienti di gnai:;ti. interni che si manifestavano nei cannoni stessi e per lo più nel focone sotto l'a,zione cli col'rosione e di sgretolamento dovuta. ai gas : tali studii e le conseguenti discussioni vennero effettuate riferendosi agli esperimenti fatti con successo dal Capitano Giovanni Oava,l li con uno dei suoi cannoni carica:ntcRi per la culatta. Nello studio delle armi portatili, con la XXI clelibera,zione del Hl agosto venne tratta,to : della pallottola ogivaie per la, carabina dei bersaglieri, della carabina per i bass'U:ffiziali e trombettieri, e delle cariche relative. Interessantissimo è lo studio contenuto nella deliberazione XXIV del 6 settembre riguardante le « gi·anate a pallott9le (shrapnel) di cent. 15 (da 32) e di cent. 1? (da 16).
Mi ri:no- d~. ~;rlno
da
cò.nnone
dà
Al!o cò.mpo
.Fig. 705 - I'nnterie delle bocche cla fuoco. (clall'Annu~rio d'Artiglieria dell'anno 1847).
Infatti il Ministero della Guerra, con suo Dispaccio 11. 1428 del 30 giugno 1847 aveva richie8to il parere . del Congresso Perma,nente circa l'acl:ozione delle granate a pallottole e circa l'uso delle spolette metallich(l per le granate ordinarie destinate alle batterie da campagna, riferendosi ad un primo esame che il Congresso stesso, con la XIV dcliherazi.one, già aveva fatto sull'uso delle spolette metallic~e per le grana.te ordinarie. Dopo minuzioso esame e prendendo lo spunto da esperienze compiute · -
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IL CO!WR.ESSO PERMA1'EK'l'l-: NEL
1848
11ell'anno 1S43, il Congresso clà il suo parere s1dl'uso da fal'si -delle granate a pallottole per alcune boccht'l da fuoco; nei riguardi delle spolette metalliche, in seguito a pa,rticolareggiata diSlLmina, espone vantaggi ed inconvC:'nienti, e fra Je altre de · · terminazioni vielH\ alla conclusione che se tntto il materiale d' Artiglieria fosse ancora da creare, non si dovrebbe aver riguardo u.ll'entit:1 della spesa più o meno grande e sar,ebbe forse conveniente di .dare, a tutti i pr-oietti cavi, delle spolette metalliche 1 senza però che si potesse a priori decidere sulla, forma. loro. Con altre deliberazioni dello stesso anno 1847 il Congresso . Permanente dà il suo autorevole parere sulle seguenti questiO'ni : gittam.ento delle maniglie delle artiglierie; percuotitoi per le artiglierie; ingrandimento cli calibro degli obici .cla campo aclope1·ati nelle esercita,z ioni · al bersaglio; p1interia delle bocche cla fuoco; separa.zione, fabbricazione e prova delle polveri; conservazione dei razzi òa guerra.
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Venne intanto iniziata la campagna del lS48 la quale, fortunata in primo tempo, ebbe poi immeritato infelice esito non -Ostante le numerose prove di valore date dalle eroiche truppe del _Piemonte. In questa ca,mpagna l 'Artiglieria, comand-ata da K A. R. il Duca di Genova e poscia dal Maggior Generale Cavalier Rossi, seppe non so)o mantenersi all'altezza dell'antica ~ua fama,, ma per abnegazione, per slancio e per valore, nei numerosi combattimenti in campo aperto e nell'assedio di Peschie- ra si f-ece ovunque ammirare. Le esigenze cl-ella, campagna non -diminuirono pertanto l'attività tecnica del supremo consesso di1·igen te, sicchè anche nel travagliato 1848 il « Congresso Permanente>) tenne numerose sedute nelle quali ebbe modo ed occasio· ne di esprimere il suo dotto e competente parere su varie importa.nti questioni. Un acèurato studio contenuto nella XXXIII deliberazione del 3 febbraio 1848 definisce le misure ed i pesi delle met raglie per le artiglierie ·da campo e cioè : per cannoni da, 16, da 8 e da 4, e per obici da 15 e da 12. -
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STORIA DEL SUPRE}MO CONS l~SSO DELL'ARMA
R ichiesto dal ì\Iinislero ùc'Jla Guena del parete ci.r ea la defi nitiv{L approvazione dei mo1'!ai da campagna da cent. 15, pc1·
slabilirc se tale bocca da fuooo fosse atta promi.sc1mmente a,i du~ r.,c1•yizi di pian ura e di montagn a, o se invece fosse il caso di impiegn rln esclusiYarucnte in pinn nra , il <Jongrei:;so Perman ente, con delibel'azione XXX IV, dopo aver esa,minato nnn siffatta questio11e iu ogni. suo pa r·ticolare, concluse propo·nendo che i mor1:ii da campn grnt da a dopernr.·i n ella gut>rra campnl e fossero a cldetli aì Pm·co quando si. tratti cli guena in piant1ra, ma fo.-sero. invece depositati nelle piazze-forLi prosr.,ime al teatro delle opernzioni a ll orchè la guerra dovesse aver luogo in mon ta,gna : il Congi-esso propose poi che per il serYizio di tali bocche da fuoco 110n fosf;c necessari o cli. clestina1·yi nna par-ticolal'e Compagn ia cli spccia li r.,ti . Kelltt d.e libcmlzion e. XXXV del 10 febb raio :J,.84S trovi.amo il riirnltato degli stucli preparatori per l'eventuale adozione del ma tcriale e conseguente formar.ione e co. ·tituzione del perr.,onale pei- una baLleri.a di l'azzi cla mlll. 50. Ncll:.L stessa, deliben1r,i.one !-iOIIO esnmina,ti i critc1'i per la costi t 117,ione cli ba tterie da mon tagna, con la conclusione che elette baLtcrie vengauo unicamente fo1·mate con obici da cent. 12 e che prima di stabilire un n novo conve11icnte affusto, ne venga fatto uno p<~rfetta,mente similare ma di minor peso cli. quelli a tt n;,Llmente i1t uso a q11cll'epoca. Nelle sedute del 24 fcbb l'a io e- del 1° mar zo il Uongresso deliberò circa un « pi·onlnario d'ai-tiglie1·ia » e così come rHevas[ dalla, deliberaziou,e XXXVIII furO'no effettuate osservf:Lzioni , discussioni e proposte circa lu, pubbltcazione di dnc manoscritti i-igua1·clanti rispettivamente: le polveri da fuoco (capitolo V), nonchè le armi portatili (capitolo XVIJ) . I n rigon.rdo alla, pub, b.lieHzio11<1 clel preclelto « pron t11ario d 'artigli.eri.a cla ca,mpagna >> il Congresso P.ermanente se n e occupò a ncora iu seguito congiuuta.mcnte ad alti-i a r gomenti , esprimendo pareri e suggeri menti contenuti nellft deliberazione XLII clell'll marzo 1848. In seg uito a ti-e proposl;,e fatte dal maggiore Giovanni Ca~ valli col consenso del Comanclau tc dell'Artiglieria, nell'ipotesi di dover effettuare l 'assedio cli Verona, il cc Congresso P ermaneu te >) con cleliben1.zio11e LX clell'8 luglio, 1.1,l l' ogget.to <C Obici du, ce·nt. 22 <.la costa e! roton da.mento del fondo clcll'a.nima dei (
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ES ,L\l E DI I'HOPO:-S'l'I.:: Dl GAS S01''FOC.-\);TI
cannoni da 32 di ferraccio per l' equipaggio d'assedio)), ritenne accoglibili le proposte stesse, esprirnendo i pareri per le modalità esec11tive affinchè : fossero aggiunti all'equipaggio d'assedio dieci obici da cent. 22 (pollici 8) di ferraccio da costa, autorizzando h~ costr uzione in Peschiera del cònveniente numero di affusti per gli obici snddetti., qnale ripiego tempornneo; fossero provviste per }'equi.paggio stesso duemila palle massicce da kg. 39 adatte al calibro dei s uddetti obiti; e fosse autorizzata la r.iduziO'ne alla forma emisferica del forido dell'anima dei cannoni da 32 .di ferracci.o da muro facenti parte del nominato equipaggio. :Nella deliberazione LXXVJH del 7 settembre viene presa in esame una invenzione cli un certo Signor Ghersi e l'argomento per ciò trat tato è particolar·mente jnteressante in quanto in esso si scorge il concetto fondamentale S(~ pure embriona le di. poter m;:ne in combattimento dei gas soffocanti. Il Signor Ghersi pro poiwva di clotare i soldati cli una certi:i, dose di ½ol fo preparato eon cotone, da gettarsi sul yiso al nemi.co in u11 m.omento propi· 7.ÌO pei· tentare così o di soffocarlo o qua,nto mello cli metterlo i11 fuga. Una, siffatfa pfoposta venne dal Co-ngrcsso giudicata pner·ile, ~:ia per l'irnpossibilìbì, di caricare individualmente i soldati <li quindici o venti libbre cli ½Olfo, e sia sovra.tutto per il rischio cl.i. vedere ritorta a, proprio danno l'offesa che si sarebbe voluto nrrrcare al nemieo. Fatto cenno cbe l' Art,iglieria gi.à a,veva in uso delle palle a fuoco puzzolenti, fumogene ed alt re congeneri., il Congresso scartò la proposta del Signor Gbersi unitam,ente a qnella riguardante l'nso di projetti solforosi. 1"el verbale della deli.bera riione del Congresso figura la se· p;uentc-\ c0l1clusione finak ehe clù, una idea esa,ttii della lealtà e dell'alto sentimento di onore ci.vile e militare, radicati nelle men· ti e nei cnori dei Rolda ti dell'eroi(X> Piemonte : cc L'arte milita,re, al punto cli perfezione cni è giunta,, sdegna cli ricorrere anche per sentimento cli. umanità, a, mezzi <fol genere, per non violare il cosicletto diritto clelle genti J). Il perfeziollamento tecnieo nella costruzione delle artiglie· rie e clei proietti si faceva intanto strada, per a,r rivare all'a,ffer· 1nazione magistrale e genia lmente nuova e gra,ncli.osa, del nost ro sommo artigliere Giovanni Cavalli. -
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I STORIA DEL SUPRIDMO COi'.SESSO 01::LL' ARMA
Nella deliberazione LXXXIX del 23 ottobre 184S viene esaminata la propoi,;ta di cannon·i rigati fatta dal Luogotenente del- . l'Artiglieria Svizz-era Locher il q nale av-eva, sottoposto all'esame cl'el Congresso un suo metodo, consistente nel la,nciare con l'e ordinarie artiglierie, appositamente rigate, delle granate o dei proietti armati di spoletta ad esca fulminante, per cui lo scoppio di ~ali proietti sarebbe avvenuto nell'istante dell' urto . .Lo studio del Locher mancava però di. elementi tecnicamente precisi tanto che il Congresso Perma11ente, fatte alcune obbiezioni sulla convenienza di adottare un tale sistema per le batteri.e campali, tenuto conto della forte spesa richiesta per la costruzione di dette artiglierie, - - spesa che avrebbe forse superato l'eventuale ·economia di munizioni consegni.bile dai presunti vantaggi-, - concluse esprimendo il parere « di indurre il tenente Corrado Locher a voler sottoporre il suo :metodo all'esame di una specia.le commissione incaricata di pronunziarsi sulla probabile utilità dell'invenzione >>. Fra le vari.e deliberazioni dello· stesso anno 1848 se ne trovano diverse che si occupano di invenzioni, pr'etese invenzioni e suggeri:me11 ti su modificazioni da apportarsi alle armi in genere ed alle artiglierie in specie; ma pe1.· la quasi tota.lità d,elle questioni sottoposte aI suo esa:m'e, il Congresso dovette decidere in senso sfavorevole alJe proposte esa,minate, facendo rilevare ai proponenti con cfrconstanziate motivazioni, la mancanza di fonda,:mento tecnico nelle proposte da essi fatte, od altrimenti la poca vraticità delle pròposte stesse. Sempre :nell'anno 1848 il 'Congresso P ermanente si occupò . fra l'altro, delle SBguen.ti questioni: munizionamento delle batterie e formazione dei parchi di riserva; metraglia per l'obice da cent. 22 di ferra,ccio da costa; tacchi per le bocche da fuoco da muro e dotazione di proietti per la piazza di Peschiera ; ordinam<mto dei parchi delle batterie e delle colonne munizioni. Chiuderen:10 l',esa,me dell'attività del « Congresso Permanente d'Artiglieria)> nell'anno 1848, riproducendo un brano della LVI deliberazione in data 28 giugno, cleliberazione assai inter essante perchè costituisce il primo ,esame per le possibilità di sfruttamento di aerei per scopi bellici. Il gigantesco cammino percorso in assai meno di un secolo in tale bra,nca d'ell'attività -
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... ESAl\!E Dl PROPOSTB J.HGU,\ROAN1'1. L' AE1l0STA'l 'ICA
umana merita la citaz.ione di queRt,o primo saggio, ilwero per ò assai in cert-0. Ecco il testo del brano della deliberazione che si intitola « Saggio cli aeronautica del Col. Sig. Alhert >> e che si t r·ova custodito nel R. Archivio di Sta.to cli 'l'orino, eartella div. a r tiglieria, affari di versi, 1848 n . 2 : Fino dal 1788, cioè all'epoca delle prime sperienzc sulle macchine aereostatiche. interrogDto il celebre Fr anklin che cosa pensasse di tale macchina l'ispose: « Questo è un fanciullo in f:iscia cl.J.e può morire nella culla o divenire gigante)). Il fanciullo continua tuttora nella sua infanzia, malgrado gli sforzi dell'ingegno e pecuniari cli molte e molte persone chE:, tentarono cli u tilizzare tale scoperta col rendere possibile di guidarsi per 'le regioni atmosferiche . La diftìcoltà e probabile irn,olubilità del problema derivano in primo luogo da cause fisiche permanenti ed i nsor montabilì ;· queste sono primieramente il poco peso specifico dell'aria atmosferica, e poscia le co1;renti. che più o meno agitano contint!amente la medesima, sopratutto ad una certa altezza. Per la prima ne succede che i pesi da inn:ilzare per l?OCO siano conseguenti esigono delle sterminate dimensioni pei globi, e per la seconda che queste dimensioni clnnno alle correnli una presa la quale aumenta in proporzione maggiore dello accrescimento nei mezzi di traslazione che si vanno imuiaginando. Anni or -sono, nell'Inghìlterra, si è tentato di modificare quest'ultima difficoltà, col dare al aerostato una forma allm1gata nel senso orizzontale che imitavn quella cli un pesce, ma sino acl ora non appare che tale espediente abbia• avuto un felice r isultato (verso il 1815 le dimensioni d i questo pesce erano metri 152 cli lunghezza e 24 di diametro maggiore). t necessario por mente elle un aerostato qualui1que ne sia la forma , materia e dimensioni, allorc1uando si anesta ad un:i data altezza, deve consiclernrsi nè più nè meno come una molecola d'aria in equilibrio perfetto con l'ambiente e soggetta perciò a seguirne tutti i movimenti. Infatti gli areonauti, se non vedono qualche punto fisso sulla terra al quale riferire la loro posizione, non si accorgono d'essere trasdna!'i d.:t una corrente qualsivoglia, t.alchè a detta dei medesimi, la fiamma cli una c:indela rimane tranquilla, quf! lunque sia il vento che spira, salvo nei momenti che cambia direzione repentina mente~ o che vi sia contrasto. Il solo movimento d'ascensione, e di discesa, diventa sensibile perchè appunto deri vando questa dalla differenza dei pesi dello aerostalo e del volume d'aria che occupa, non si può più considerare come una molecola d'aria, ma come 1111 corpr specificamente più grave O più leggiero dell'a ria medesima nel quale nuota. Un altro genere di ostacolo deriva <'In che fino ad ora non si è ancor a r it rovato una materia . per l'invqlucro, la quale alla dovuta leggerezza, uuisca una perfetta impermeabilità al clispe~'(limento del gas, motivo per cui la dimora delli Aeronauti nell'atmosfera non pul> che essere ristretta a poche ore. -
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STORIA DEL SO PREMO CONSESSO DIDLL' ARì\IA
Finalmente, per terminare, s i aggiungeranno fra gli ostacoli, il rapido decrcscimento nella densit.ì dell'aria, gli etretti fisici di tale r:irefazione, tirnto rispetto alla mncchina cb~ ulli Aereonuuti, l'intenso f l'oddo che regna nelle regio ni elevate, le procelle che si formuuo, le clifticollù cli ripetere so,,ente li moYiwenti cli asccozione e di abbassauieuto per cercare le correnti f:worevol1, quella di oriz;,;outarsi allorquando perdono di ,·ista gli oggetti terrestri per disttrnza, oscuriti\ od interposti vapori, l'elaslicità del gas Pl'oporzionale alla dimi11uzione (lella .pressione almosferica etc. Si può qul11cli conchiu<lcre in tesi generale : elle lo spaz.iarc n volont11 nell'atmosfera, s:iril per lungo tf'mpo ecl anche per sempre, riser1·ato ai Yolal ili, dorntì dalla prov,i<lenza dì una forza muscolare. accoppiata a rnle leggerezza non conseguiblie con mez.z.1 meecanicl. È quindi clu Inment!1re che l'a utore dell'A.ercostatica appllcatn al servJl!;io militare, abbia impiegato li suoi lurn!, e la sua opern, a coropllare uno scl'ilto as,:ai interessante, ma che diventa disutile per mnncauza nelle basi. Difatti sì fonda il progetto : 1°) - Nulln supposìz.louc cli un'aria tranquilla, od appenu agitata; ~) - Ncll 'eff.etto, in rnle caso, cll alette mobili ada ttate all'equatore clell' Aereostato. Inoltre successe all'autore un~ inan·ertenza di calcolo nel supparre sufficiente la clìmcnsione lli 7 metri pel diametro ckll'aereostato, costrutto ud modo ingegnoso proposto. Le climoi<Ll'llzionl cl<'Ll 'etToneW1 nelle basi s uclclette dispenserà di annllzzare tutto lo scritto. il quale COIDI.? si disse, sarebbe apprcz.z.abllissiolo se non procacciasse tale conYinzione. L'aria perfettamente trnnquill:i. è un caso r arissimo, e tutto al più per un tem 1Jo assai li mitato, ne'llù superficie clella '1:erra; nelle regloni per poco cleYate è ancon1 p iù raro. Un Yenticello appena ,;ensibile ossia della ,elocltà cli 1 m. per secondo produce sopr a una super.ficc normale alla sua direz.ione una spintn che si calcola cli chi!. O,J4 cml . metro s nperfìciale. L'effetto dc'lle ali proposte dnll'outore. calcolato approssimativamente e largnmeute nelln sup11osizione di :tria perfettamente tranqnilla, sa1·ebbe conispondente ad una ,elocità cli om,,s prr minuto secondo. Però la superficie del circolo massimo del globo supposto di 7 metri cli cli::tLDetro, essendo c i1.·ca il triplo cli gucllo clelie a li, ln .resistenza <lell'nria ridurrebbe la ,·elocith comnlcssh·n clella w:icchina cli circa 1/3 vale a dire : cli om,26 cacl. l" cli 15"' ca<l. l' cli 936'" e:ntl . ora . La velocità alla. quale l'acreostato incontl'erebbe l'aria essendo dun()ue uguale ad 1/4 élcl metro com,26), la resistenza che ne proYerà sarà. a l111·go calcolo (ed anito nnche riguardo alli vari attriti del meccanismo delle ali) parimenti il quarto di (]nello !'lt1inclicalo pel vento flll[lena sensiblle, s.uà cioè 07',1-1--.~- = 0,03i'i ccl ap11ro:,,il1uatiYarneutc clliL 1,:iJ che l'uomo posto nello na-
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l;:SA"ME DI PROPOSTE HIG U AlWA:-S'.1:I I/ ,\EUOS'J.'A'I l CA
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vicella dovrebbe vincere. Si dubita quindi che la velocilit della nh1cchina possa diveuire progressiva ma probabilmente cessato il pri mo impeto cliverrà minore se non unila. Difatti nell'esperienza fatta dall'Ol'lancli nell':,1rena di i\lilano il 5 aprile 1837, l'aereonauta si p1:oponeva non solamente cli elenn·si e discendere urn di manovra re con i remi e con la vela per essere padrone della macchina e dirigerla quu ndo fosse 11ossibile, semprechè non avesse dovuto cozzare coi venti in contrusto e con un'atmosfera agitata; ecco come è riferito l'esito cli tale sperienze du l D. Giacinto Amati : « Più bel giorno del 5 non poteva per questo conto rischiarare l'orizzonte, « sereno il cielo, fulgido il giorno, placida l'aria, dolcissima la telilpenitura, . « tutto concorrent a favoreggiare l'aereonauta. La macc:hina si elevò maesto« samente, facendo bellissima mostra di sè, ad un'altez7,a che l' additava 30 vol« te miuore elle non er a, quivi stanziò. pressochè immobile per parecchi minuti « quindi fu veduta procedere orizzontalmente ... Jn f\ne discese felicemente nel « Borghetto di Porta Comasina, senza nulla ottenere llai vari suoi attrezzi, cli« visamente etc. ». Verso il 1828 altri propose un elice appunto nel piano del circolo massimo orizzontale dell'aereostato. Questo mezzo, forse il più razionale, non avendo avuto finora applicazione è forza credere che come il pesce in Inghilterra abbia trovato delle insuperabili difficoltà nella pratica. F inalmente rispetto all'i,ngcgnoso mezzo cli prevenire gli accidenti, col doppio involucro,. e 18, o, 20 divisioni interne a guisa di spicchi d'arancio, si noterà che supposto l'involucro composto di lustrino sottile inverniciato, il diametro necessario unicnrnente per tener in equilibrio alla superficie della Terra il peso clell'aereostato, sarebbe cli 11 metri circa , quantità che diverrà maggiore applicando la stoffa di cotone invece della seta. siccome per eco·nomia propone l'at~tore, Ammesse per vero siccome sembrano incontestabili tali ossenazioni resta, come s~ disse, inutile l'intera analisi <lello scritto, tanto sul rapporto dell'uso che nella spesa, solamente si nota rispetto all'applicazione pel servizio militare, che quand'anche tutte le cose proposte dall'a utore fossero· indubitabili e reali sarebbe verosimilmente inutile la creazione di un 001:po permanente di Aereonauti, perchè un simile appnrecchio potr ebbe solamente agi re su bel principio e come cli sorpresa, molti essendo li mezzi per r enderlo inservìbile, che il nemico potrebbe impiegar allorquando ne prevedesse l'uso. Ma per nulla omettere che tenda a dimostrare la clifilcoltà nell'applicazione llelli aereostati ul servizio militare, si citerà per ultimo, che la sola cli qualche utilità si f u la nota ascenzione seguita nel 1794 sotto il Geuerale Fourdan e cli.retta clall'uflìciale in r iforma Countelle (il quale aveva ordinato un Corpo tli Aereostatici destinato a fare delle riconoscenze e dei seg11ali), furono come si clisse impiegati alla bnttaglia di Fleurus e si riconobbe allora che la loro utnità non era si grande quanto erasi s upposta . Alla seconcla ascenzione, il nemico diresse una batteria contro l'aereostato, ma glì Ingegneri elevandosi furono tosto fuori della portata, ciò non pertanto una divisione cli aereostat ici fu ammessa ·alla speclizione d'Egitto oYe ella r ese pochi servigi nelle bat-
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STORIA DEL SUPREll:[0 CONSESSO DELL'ARMA
taglie. Questa istituzione fu posci,t disciolta, però nel 1830 nella guerra d' Al, geria .si fece a ncora uso . clelli aereostati nelle ricono:c;cenze. Se malgrado queste meno infelici applicazioni, l'uso non venne esteso, maggiormente è forza conchiudere che l'utile è vinto dalle d itlicoltà. r:irrnati all'originale: i\fagg. Cav. V.alfrè Segretario,. Magg, Cav. Vicino, Col. Cav. Cò~o, Col. Cav, Verani, Magg. Gen. Passera, Luog .. Gen. Senenti.
Dopo circa $essant'anni furono ancora ufficiali d' Artiglieria che per primi si occuparono in Italia, di aviazione ai fini militari : basta ricordare i nomi di Vittorio Cordero di Monteze, molo, di Ricca.rdo Moizo, di Carlo Montù e di Carlo Piazza che furono i primi a volare durante la guerra di Libia. nel 1911-12 e furo•no . prima, e dopo, i collaboratori per « il più pesante clell'aria >> dell'illustre Ufficiale clel Genio militare Mario Maurizio Moris, il vero e più antico pioniere e fondatore dell'aeronautica italiana. * * *
Nell' ann o 1849 non vengono .dal Oongresso P ermanente discusse importanti modificazioni al materiale ed alle armi, e così sono poche le sue deliberazioni che si ritiene cli dové: porre qui in partic-olare evidenza. Fra tutte quelle che abbiamo rinvenuto nel R . Archivio di Stato di 'l'orino menzioneremo pertanto e solamente le .seguenti: Deliberazione CVIII del -7 febbraio relativa alla revisione. del « Prontua,rio cli campagna». Essendosi posto in stampa il Prontuario di campagna,1 compilato e proposto dal fu Ca· pitano Cav. Annibale (Fd.ice) Avogadro di Valclengo, - quegli. di cui già ripetutamente si è parlato ~ che morì eroicamente alla, batta glia del 4 agosto sotto le mura di Milano - , il Congresso, i11terpellato a pronunziarsi sul parere già espresso dalla « Commissione Ordinaria)), accogliendo le proposte di detta Commis-. sione determinò che il Prontuario, è.oued.ato da una Errata-cor l'ige 'e da, un Indice, venissè distribuito gratuitamente agli U:ffiziali d' Artiglieria, e portasse il titolo « Ricordi per l 'Uffiziale di.. artiglieria in campagna >>; 2806 ' ~
ll, co:-;GHESSO PEll ;\J,\NE!\l'lè :-;mL
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Deliberazione CXII del lG febbrai.o che tratta di modificazioni nel numero e nel caricamento ·dei cassoni cO'n me traglia pe1· i cannoni da 8 e da J G, e per gli obici da 15; Deliberazione CXVII del 10 mal'zo all'oggetto « Nuova artigliel'ia di campagna del Maggiore Cava,lier Cavalli)). In questa deliberazione il Congresso dà parere favorevole alla pubblicazione di una Memoria del :Magg. Cavalli intitolata « Cenni su d'una nuova artiglieria di campagna>>. Tale Memoria accenna,va ad un sistema di artiglieria a due sole ruote senza però entrare in alcun dettaglio, tantochè non poteva per se stessa fomire a chi l 'avesse letta la possibilitù, di esecuzio ne del nuovo materiale proposto: conseguentemente il Congresso ritenne che tale Memoria si potesse impunemente divulgare senza pericolo di plagio per parte deìl' Estero, e conclu~ se mettendo in evidenz::~ che « è di tutta giustiziai che tal Memol'ia sia pubblicata affincbè se col tempo un simHe sistema, seducente in teoria, potesse essere tradotto in pratica, l'autore ne a bbia il merito d.ell?iniziativa )). Questo merito di priorità, inkieme a molti altri ebbe effettivamente il Cavalli, e così come fu l'ilevato in altro Capitolo di· questa Storia, la sua Artiglieria. Cacciatori costitui un principio ed un prototipo. Deliberazione OXJ;., del lG giugno, nella quale viene trattato della fabbricazione della polvere da salve e da esercitazioni, e della fabbricazione del carbone per via, di disLilla?.ioni. In molte deliberazioni cli quell'anno 1849 rileviamo che il Congresso Pe1·mancnte ebbe ad occuparsi di nume1·osi inventori e di molte pretese invenzioni riguardanti le artiglierie, le armi portatili e le munfaioni, ma per la ·maggior parte dei casi si trattava soltanto di studi e talvolta di semplici proposte presentat-e senza. i necessari riferimenti ai fondamenti scientifici od a,l trimenti. pl'ivi della voluta praticità di reali?.7.azio·n c oppure della indispensabile facilità cli applica:donc, tantochè il Congresso. Permanente dovette generalmente concludere con il rigetto pu1·0 e Reroplice delle proposte stesse. La breYe ed infausta campagna del 1849 troYò l'Artiglieria all'altezza del suo compito. Le armi italiane prostrate nella bàttaglia di Nornra sovratutto dal numero soverchiante delle ~or~ -
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z-;e austriache, si ritra8sero vinte ma non dome, e da questo momento a,ttesero a raffo1·z;a.rsi per potere in prossimi sperati ciment.i rivendicare i commilitoni caduti ed il sacrificio compiuto dal Re Carlo Alberto <.:On la sua abdicazione al trono . Cal'lo Alberto durante i diciotto anni del suo Regno aveva con vera passione fatto prospernre notevolment e le condi.zioni dell'Artiglieria Piemontese, sia per la larga parte fatta agli stu di scientifici dei Quadri, sia per la pa,rte orga,nica e sia, per la parte tecnica : come già ripetutamente rilevat,o il magnanimo Sovrano aveva rivolto tutte le maggiori s ue cure all'Arma nella quale egli aveva, primieramente servito. Sa.li.to al trono Vittorio Emanuele II il governo si occupò anzitutto a ricomporre l'Esercito per r enderlo più adatto a ritentare con successo la sorte delle armi. Per l' ArtigU.eria il nuovo ordinamento v,enne effettuato verso la fine dell'anno 1850 e precisamente col R Decreto del 1° ottobre 1850. Prima però di t1·a.ttare del provv,ecUmento radicale col quale si addivenne allo scioglimento del « Congresso Permanente di Artigli eria)), che ven ne sostituito da un << Comitato Centra,le cli Artiglieria )), diamo ancora un cenno dell'attività, tecnica spiegata dal Congresso Permanent<~ dalla, fine del 1849 a,l l'otto.bre del 1850. Il laborioso periodo di riordinamento che ha fatto seguito a,l le vicende stor-iche e grn~rresche alle quali è stato accennato spiega, e giustifica la stasi che si riscontra nell'attività tecnica del Congresso. Negli Atti di questo ultimo peri.odo troviamo poche deliberazioni riguardanti argomenti tecnici, e pertanto fra esse vogliamo citare : la, clelibcrazi.one CLV dd '7 gennaio 1850 che dà parere sulla lega ternaria per le artiglierie di bronzo; la deliberazione CLVII cl:cl 21 gennaio che esamina il progetto cli un riparto delle acque della Dora Riparia; la deliberazione CLVIII del 22 febbraio eh-e dà un parere in inerito alla proposta di una nuova, scatola per il tiro a metraglia; ecl infirrn la delibera~done CLX del G marzo che t ra tta di un nnovo metodo d'analisi del nitro raffinat o. Come si è detto, in virtù delle determinazioni contenute nel R. Decreto del l° ottobre 1850 il << Congresso P ermanente d' Ar: tiglieria )) venne seiolto per esS{'l'e sostituito cl.a un << Comitato -
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IL COl\HTA'l'O c1,:J,"l'HALE
o' AU'l'lGLIEnI,\
Centrale di Artiglieria )) 1 del quale era Presidente il Comandante Generale, Vice-presidente il Vice-comandante generale ed in mancanza di esso il Maggior Generale pi.ù anziano, mentre ne face vano parte come membri: il Direttore del Materiale, il Comandante del Personale e tre Colonnelli designati annualmente dal Ministero dietro proposta del Presidente. Un Uffi.ziale superiore ern segretario del Comitato, ed al Comitato stesso era poi addetto nno speciale p,ei:sona,le composto ·cli t re Oapita,ni, tre Uflh;ia,li subalterni, :::;ei Furieri, cinque Sergenti, quattro Caporali ed otto cannoni.eri. La Biblioteca, il Museo cl' Artiglieria. e la Litografia furono poste alla dipendenza d(~l Comitato, e venne altresì prescritta la costituzione di ùn Laboratorio di Precisione, dipendente esso pure dal Comitato. Devesi però notare che per tutta la durata, dell'ordinamento di cui al eitato H,. Decreto 1° ottobre 1850 e cioè per tutto il decennio 1851-1860, tale Laboratoi-io cli Precisione non venne costituito e quiucli. .non venne mai posto in eser· cizio. Il 1° ·o ttobre 1850 la uuova ed altissima, cari.ca di Comandante Generale del Corpo e Presidente del cc Comitato Oentra,le di Artiglieria)) venue rtcopcrta, col grado di Generale d'Armata, da, S . A. R. il Duca Ferdinamdo di Savoia :fi.no al 1S55; nel 1855 si succedettero nella carica il Luogotenente Generale ]'erclinando Prat con la qualifica, di Vice Comandante Generale, e subito dopo il Luogotenente Generale Cavalier Giu::ieppe Da Bormida; nel 1859 v,eune in.caricato dell'a,Jta. mansione il Luogotet1ente Genera.le Giuseppe Pastore. Nel decennio 1850-1860 furono Comàndahti del Personale:· il :Maggior Generale Cavalier Giuseppe Pastor.e (1850-1858) ed il Maggior Genei-a1e barone Achille :ne Bottini di Sa,n t' Agnese (1858-1860); furono Direttori del material,e il Maggior Generak: Faustino Como (1850-1858), · il Maggior. Generale Cav. Giuseppe P astore (1858-1859), ed il Maggior Generale Cav. Giovan . ni Ansaldi (1 859-1860) . Nel R . A"rchivio di Stato di 'l'orino in corrispondenza dell'anno 1851 _abbiamo · potnto rifrov::m~ ben · poche deliberazioni d(il Comitato Centrale. Fra esse ricorderemo:
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la deliberazione 13" del ,.( febbraio con la quale viene di, scussa una Memoria del 'Ien. Col. Cavalli riguardante la F onderia; la deliberazione 22" del 14 aprile, nella quale vengono esaminati particoJa,r i costruttivi dell'affusto e sotto affusto per obi, ce da cent. 22 F;
Il'ig. 706 - Colonnello Conte Ferdinàndo Prat. (Col gr ado <li Luogotenente Genera le f-u vice Comandmite Gen<~rale del Corpo e incaricato della Presidenza d el Comitat.9 Centrale cli Artiglieria). (eia una minia t ma possedu ta. dalla Famiglia Prat).
la deliberazione 25" del 21 giugno all' oggetto : « 1°) Scuola. d'artifizi per sott'Uffizi.ali; 2°) Scuola tecnologica per gli Uffi-ziali >>. Dopo aver stncliate a, fondo queste due proposte fatte-
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I., DELIBERl\'r.l D~; L CO)Il'J.'..\TO ):EL
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dal Direttore del materiale, esposte le ragioni per le qua.li il Comitato Centrale è favo1·cvoJ.e all'.istitnzionc delle dne scnolc in · oggeUo, il Comitato stesso conclude che sia conveniente di sta-
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Fig. 7!)7 - Il Generale Cav. Giuseppe Pastore, incai:icato del Comanclo Ge-
ncrnle del C'or po e della Presidenza del Comitato Centrale cli Artiglieria.
bilire mia, Scuola ·d 'a,rti:6zi da guerra, per i Sott'Uffiziali d' Ar-tiglieria nei qua.ttro presicU- di .Torino, Venaria Reale, Aiessandria, e Genova e che, a tern.po opportuno, si attivi una Scuola -
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STORIA 00L SUPREll\:10 CONSESSO DELL'ARMA
tecnologica sul materiale cl' Artiglieria ch,e clovrà essere frequentata dal maggior numero possibqe di giovani Uffiziali. Dall 'Annuario d'Artiglieria degli am1i 1850-51 rileviamo che speciali Commissioni nominate dal Ministero si occuparono nel 0
Cannone d.a Muro· da 40 (Chil.1)) F: Mod 18'.>0 f1
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Cannone da Muro da 24 (Chil.9) d'Assedio F:·Mod I8SO
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Qb;ce da Cen! . 22 (Pqll.' 8 d' A~sed io F'. ·Mod· 1SS1 ,'ff7 -:>"01:r, ::1
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' Fig. 798 - Artiglierie cla muro. (dall'Annuario d 'Artiglieria dell'anno 1850-5 1\.
1851 di diverse questioni riflettenti il materiale d'artiglieria, le armi portatili e le munizioni. · Accenneremo alle prineipali di ta,l i questioni od almeno ne -
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P.-\H1'ICOL.-\Hl
citeremo gli argomenti, perchc'- Falta :-:onaintendcnza di ~iffat te ùomrnissioni, nominate dal Ministero, fu dal l\finistero stesso clevoJuta semp1·e al Comitato Centrale d'Artiglieria . Ecco i ptincipali argomenti esaminati, trattnLi e discussi da c111ef:te speciali Commissioni ::.Uinisteriali: parep:giamento dei calibri delle artiglierie cli terra e di mare, ; adozione per tutti i tiri di assedio cli un solo obice cla, cent. 22 Ii' con la. carica di · kg. 3,50 e del peso di kg. 2.770; proposta per In fonuazione del pareo d'as. celio di du e nuovi mortai di ferraccio, di cui uno da cent. 27 clcl peso di kg. 2.500 :l\·ente nn:1 gittata di m. 2.800, e
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Fig. 7HU - A))JJ:1recchio per l' essica7.iouc clelle aste d:t fucili. (dall'Annuario d'Anlglieria d ell 'anno 1850-51 ) .
.l'a ltro cla cent. 22 clcl peso di kg . 850 avente nn,1 gittata di m. 2.000; proposta per l'assegna½ioue ad og-ni batteria di una) sola fucina da batt eria, con adeguato caricam ento; acquisto clell 'inv.enzione del Sig. Bot tclter relativa ad un nnovo si1-;tema di grn.nate a pallottola; a<l ozione del sistema Champy nellH fabbrica-
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STORIA DeL SUPTtrnMO CONSIDSSO DI::LL'AR::lfA
zione della polv,e re da mina; costruziolle di un apparato per disseccare col vapore le aste cli legno per la, fabbricazione dei fu cili; esperimenti cU rigatma cl·elle canne da. fue:ili. Nell'anno J.852 il Comitato Centrale si ocenpò srieciaJmente di cp1estio11i eh(-l già in paRsato avevano formato oggetto di diseussioui, o che altrimenti erano state preYentivamente esaminate cla Commissioni speciali. Nel R. Archivio di Sfato eh Torino abhia,mo potuto rintraccia,re pochi originali relativi a tali deliberazioni e k notizi,e che segnono sono ricavate principnlmeute c1aU' Annuario cl' Artiglieria, che contiene il s un to delle cose nnove proposte ed introdotte nel materia,le cl' A.rtigli<,ria dnranh: il bienni,o 1852,-53 . Con dc~liberazi.one JJ . 40 clel 27 _fchbn1io 1852 il Comitato Cen trale si dichial'ò 11rnrnirne1nente d'avviso per<.;hò il grano mod . 1846 alla ìVfathis, quale ultimamente si applicava, venisse definitivamente adottato per tntte le artiglierie in bronzo tanto da campa,g na e da montagna qua,nto da: muJ'o. Il 12 nrnrw il Comitato discusse in merito a « Tavole di tiro pc\r le a l'tigli.eri,e da campagna e per le varie specie di tiro », e le conclnsioni di nn Riffatto studio appaiono nel]a. deliberaziorn~ 43"', con la qnnle viene stn.bi.lito il tipo di Tavole di t iro da adott::ne, e viene form nl ata la, proposta che se ne faccia uso nelle « Scuole di t iro n, tenendo co11to delle even tuali. osservazioni. Nella stessa predetta delibera½ione il Comitato emette l'opinio, ne clw il tiro dcHa granata da 12 col cannone (la. 16 sia, introdotto nella, nostra Al'tiglieria, e che dei varii tiri a, due proietti , il solo dm si possa usal'e con qualche <~1ficacia a distanza minore di 300 metr·i è quello a d11e scatole cU. metraglia. In tf:~le occasio ne si disc1ù,se pure eirca la composizione cle]]e batterie da 16, ma, non furono prese (lecisioni. definitive SJ)ecialmente i'n ·riguardo degli ohid <la 15 e fn stabilito di r inìanclare la. discussione stessa per farne oggetto cli uno studio n parte. La deliberazione 46a del 17 aprile tra,tta di modificazioni al materiale cla campo, interBssanti essenzialmentE! i cofani del carreggio ùa campagna ìHod. 1844 ed i carri :Moc1. 1830 con coda ingrossata, da 1·idnrsi in parte al Mod. 1S30 con r uota a tarenghi (n. 9) ed in parte al Mod . 1S44 eon ruota _a cerchione.
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STORIA DEL SUPREMO CONSESSO DEL L' AIL\1 A
Nell'anno 1 '33 i pdncipali argomeuti tecnici discussi dal Comitato Centrale e~ pel' i qmLli esso esp1·esse al Ministero il proprio pa1'ere fmono i seguenti : scatole di mctmglia da caimoni da 40 (deliberazione Gi:? del 2D gennaio); propoi:;ta di u11 nuovo obice da cent. lG F . (deliberazione 71" del 3 aprile) ; modificazioni al matel'iale delle artigliel'ic da muro e cioè: manovella a rotelle. cordicella da sparo, intaglio sui mor tai per facilitarne il puntamento, soppresi:;ione dell'angolo cli mira (deliberazione 72" del 4 aprile); modificazioni nelhl, forma dei paiuoli (delibe1·azione 79a); adozione d' una ruota istessa per carri diversi che si condncono in campo pel servizi.o delle truppe (deliberazione 84" del G ngoHto) ; esame di proposte fatte dal Direttore della Polveriern di _Genova (cfo liberazionP 8 •a del 15 8ettembre) .
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~ Fig. S01 · Ar tiglierie da muro . (da-ll 'Annuario d'Artiglieria d ell'ann o 1852-53).
~ el biennio 1834-1 55 riteniamo degne di not a le .deliberazioni seguenti : deliberazione 109" del lG giugno 1854, nella. quale il· Comitato Centrale, dopo aver esaminate tutte le ragioni pro e contro, espl'ime il parere di doversi conservare il tiro a palla, rovente, liroi.tandolo però a quelle drcostanze eccezionali in cui esso -
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DELIBERATI l\8L
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può tornare utile; e, a maggiora,n½a, di voti, dichiara, : di potersi accettare la. riel uzion6 del vento del cannone da 40, da metri 0,0044 a, metri 0,0031, per aumentare la giustezztL cli tiro e presenta.re minor pericqlo ; di impedire il tiro a palla. rovente, a misura che la fabbricazione dei proietti riceverà, gli auspicati perfezionamenti ; deliberazione 139\ concretata nelle sedute cl:cl 31 maggio, del l'° e 4 giugno 1855, con la qna,l e vengono espressi pareri su variazioni da introdurre nelhL forma esterna dell'obice da cent. 22 dfL costa ; deliberazione 142", ·stesa, nelle sedute del 28 giugno, 2 e 3 luglio 185G. Tale deli.berazione è costituita d a un interessante verbale 11el quale viene preso in esame particola.reggiato il sistema proposto dal Cavalli per ln rigatnra, delle bocche da fuoco. Sia per i congegni cli chiusura dell::L culatta, sia per i proietti da, impiegm·si, vengono citati. gli stndii e le esperienze fatte all'est<~ro e viene validmnente .sostenuto il sistema, Cavalli, non ostan te gli seoppii delle bocche da fuoco sperimentate in Svezia, scoppii che a giudizio del Comitato clebbono essere attribuiti esclusirnrnente ::i.lla qualità . del rrHtteriale. 'l'ale delibcrnzione, nel cousiglia.te i congegni di chinsura, da adottarsi, sta hilisce e:,perienze da farsi nelle Va.ude cli San Maurizio con obici da ceHt. 16,4 e coi rela tivi proietti ad alette. La stessa deliberazione propone poi che nd caso di invio di, artiglieria, rigata in Crimea si ten ga conto del servizio di guerra che. l'artiglieria stessa sarà per prestare, mentre d'altra parte è ancora qnesta stessa deliberazione che propone la rigatura di a.ue cannoni da 40 allo stesso passo degli obici, assoggettandoli ad esperienze di 50 colpi ciascuno; deliberazione 145\ stesa nelle sedute del 30-31 luglio e 2 agosto 1855, nella quale viene ampiamente trattato della fabbri cazione delle polveri da, caccia e da guerra; deliberazion e 153a. del 2 novembre 1855, r elativa all' adozione di u·n affusto adatto a ricevere i nuovi obici da mur,o da cent. 15 F.; deliberazione 161" del 7 dicembre 1855, con la quale viene esaminata la foggia e discussa hi costituzione di un nuovo carro da parco scoperto, proposto per il servizio dell'Artiglieria. per -
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S'l'ORlA DEJ,L SOPLU,MO CONSES80 !JELL' ARMA
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il servizio del Genio :i\Jilitare e per q nello dei 'I'renu d.' Annata. I precedenti studii e le ,espetienze c·he da essi conseguiva,no in riferim.e.nto aJle molteplici e notevoli modificazioni tecniche introdotte nei materiali cl'artigli.eria hanno in grande parte assorbito l'attività, del Comitato Centrale cl' Artiglieria nel biennio 1856-1857 : molto 'el-a già $tato fatto in via di migliora.mento, ma molto ancora doveva farsi, ed essenzialment1e le artiglierie rigate, stùdiate e proposte clal Cavalli, preludcvan9 al profondo i11evitabile l'ivoluzionamcnto iunovatore, jnizio cli quell'aureo periodo in cui la nostra tecnic::i artiglier-esca, H progresso da noi compiuto negli stuclii scientifici, le à1fermazioni meravigliose dell'inesauribile Genio di nostra stirpe - incarnato sovratutto dal piemontese Giovanni Cavalli --, avevano varcato gli a,n gusti con1ini della Patria per richiamare all'estero l'a.ttenzione degli studi.osi e l'ammirazione dei competent,i su tutto quanto véniva fatto nel piccolo Piemonte. Nella, constata7,ione pertanto del ponderoso lavoro c~ompiuto dal Comitato Central:e cl' Artiglieria nel predetto bienni.o 1856-57, riteniamo cli poter prescindere in questa disamina da tutte quelle deliberazioni che possono classificarsi cli. -0rdina,ria amministrazione, e citere1no quincU soltanto e brevemente le deliberazioni più importanti a,venti. una pa.rticolare consistenza, tecnica: il 15 luglio 1856 con deliberazione 181 • il Comitato, visti i risnltati delle esperienz.e in corso, i:~llo scopo che esse sieno del massi.mo rendimento per le deduzioni da tra.rsi, stabilisce le modalità con le qua.l i debbono essere condotte le esperienze soprn, nn cannone rigato da 4,0 ; nei giorni 2, 5, 8 e 12 maggio 1857 il Comitato Centrale tiene importan,tissime S(\clute a,l le quali, chiama,ti dal Presidente, prendono parte il Colonnello Cavalli, il Ten. Oolonn. Di Saint Robert e il l\fagg. Ricotti. La deliberazione 216', che porta le date dei precitati giorni, dopo l'esposizione degli stuclii fino allora condotti e delle esperienze eseguite sui cannoni rigati caricantisi dalla culatta, reca. le ~eguenti conclusioni: 1) che i cannoni caricanti.si dalla cuhttta esistenti siano consid-era,ti come ammessi definitivamente in servizio e come tali ne sia.no consegirnti alcuni ali' Artiglieria da piazza per le sue esercitazioni e per lH scuola annuale clel tiro: -
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DELlBJi;UAZIO:SI ClR C.\ LB AU1'JG LIElU I·: IHGATE
2) che per l 'anno 1S57 ogni compagnia del Reggimento dn, piazza -eseguisca nelle Lande di San Maurizio, con tali cannoni, N . 20 tiri a palla cilindr o-ogivale e N. 10 tiri a palla sfericf-l> da 40; 3) che col cannone di controllo cli tal modello si eseguiscano i11 Venaria Reale N . 20 colpi a metraglia e N. 10 colpi a palla sferica ; 4) che per con~tatare la possibiHtà di sostituire agli obici da cent. 22 il cannone da 40 rigato, tanto nella difesa delle coste quanto nell' a.ttacco e difesa delle piazz-e, si sottoponga. il cannone da 40 riga to, in Vf'.naria Reale, alle prove t utte descritte da unito programma, firmato dal Presidente; 5) che venga commesso al Colonn. Cav . Cavalli di rigare un altro cannone da 40 ad un passo d'elice maggiore, e cli proporre le esperien ze comparative con uno di quelli che trovansi già·rigati; 6) che una Commissione speciale sia incaricata dello studio di un sistema, di eannoni rigati che rispondano alle condizioni tutte cui devono soclclfafare i cannoni a canna liscia e sopra tutto reggere a.Ue fort i cariche per somministrare una traiettoria assai tesa e prestarsi a.i tiro a metra.glia ; 7) finalmente che le esperienze necessarie per siffatta ricer ca debbano farsi preferibilmente sopra piccoli calibri per poterle eseguir,e con la maggiore economia possibile. Le due precita te deliberazioni costit uiscono e costituirono evidentemente il fulcro 1·a dioso del centro ,essenziale dell'attività tecnica del Comitato Centrale d'Artiglieria nel biennio 18561857, e perta,n to oltr e tali peculiari argomenti, ricorderemo che in tali anni il Comitato t rattò e discusse esaùrientemente i seguenti oggetti non privi certo di interesse e di importanza, specialmente in quei moment i di radicali t rasformazioni: esame di una I struzione da adottarsi per la veri.ficaziorie ed accettazione dei proiettili cilindro -ogivali (deliberazione 174:" del 29 marzo e 2 maggio 1856) ; modificazione ai congegni cli mira per gli affusti da difesa Mod . l&-19 ( deliberazione 180" dell'll luglio 1856) ; parere sulla convenienza di ammettere per la difesa marittima uno speciale mortaio da cent. 27 (deliberazione 201"' del 13 gennaio 1857) ; parere sulle moclificazio1ù da farsi nel P olverificio -
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S'l'ORfA DEL SUPREMO CONSESSO DELL'ARMA
" di Cagliari (deliberazione 210a del 18 marzo 1857) ; p:u:ere s ull'introduzione nell'Artiglieria di te;rra cli bocche da fuoco della R. Marina (delibetazione 221" del l7 luglio J.S57) ; parere sulla conv-enienza cli adottare la pallott.oJa dlinclro -sferica per il pistolone di Cavalleria e pistole d' Artigliel'ia, cla Cava.lleria e da Carabinieri Reali ; parere sull'adozione d'nn nuovo cannone da 16 li'. a culatta emisferica (deliberazione :22.(;• del 24 lnglio 1857); modificazioni a,i pa iuoli da assedio per il servfaio delle Piazze (deliberazione 231" del 4 agosto 1857); modalità per l' esecuzione delle esperienze da eseguirsi col cannone da 40, rigato dal Oolon·n. Cavalli (secondo l'incarico a lui commesso) a. un passo d'e-· lice di sei metri, con righe spinte fino a, metri 0,520 dal fondo (;ìell'anima, in. 00nfronto del primo modello con passo cl'elice di · metri 3,77, con righe spinte fino a metri 0,330 dal fondo dell'anima (deliberazione 232" del 10 settembr('\ 1S57). Nell'anno 1858 furono eseguiti impor.tanti studii intorno ai risultati delle esperienze effcttnate con i cannoni r igati, studii in particolare modo intesi e tenclenti a stabilire per tali bocche da fuoco la, migliore e più acla.tta costituzione di pr,o ietti e di i,polette. A questo proposito è particolarmente interesstmte la clelibera,zione del Comitato Centr.ale cl' Artiglieria N . 259" in data 1° giugno 1858 all'oggetto « Esperienze sui cannoni da 40 a canna rigata)). In tale deliberazione la, « premessa. >> che p1·ecec1B il verbale propriamente eletto riass.ume i risultati dell,e esperienze eseguite, e dopo numerose citazioni su, t ntto quanto si r:if.crisce al servizio, puntamento, rinculo, armamenti, inceppament i verificati nel cann(mEfrigat o da 40, e dopo considerazioni sulla resistenza di tali ca,nnoni, sulle osservazioni in riguardo al passo cl'elice più conveniente e sugli stndi effett uatj in larga, scala relativamente ad un sistema di artiglierie rigate che present ino essenzialmente la, necessaria resistenza alle forti cariche' per avere. traiettoria tesa e possibilità di tir,o a metragli.a, il Comitato Centrale così conclude: che si facciano studii per determinare il genere di spoletta ila adottarsi per Jc granai:~ cili.ndro -ogivali, in modo cl.a assicu-
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L' ATT IYITA DEL CO;:>.HTATO CE~'IH.-\J. E >"GL
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rarne lo scoppio (nelle <)Sperienze eseguite si ebbei:o scoppi in ragione cld 30-33%); · che si continuino gli stndii. sull'artiglieria rigata nel sen so espresso nelle precedenti deliberazioni;
Fìg. 802 · Generale Barone Achille De Bottini cli Sant' Agnese, Comand:rn. te del Personale (1S5S).
che si promuova, con tutti i mezzi, la fabbricazione in paese delle artiglierie d'accia.io fuso che stà tentando il Signor Pacthocl. -
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S'l'OlUA DEL SUP RIDMO CONSESSO DEL!:/ ARMA
Nell'anno lS5S si può eonstatare che gran parte dell'attività tecnicu, del Comitato Oentra,l e fu assorbita dalle esperienze e dagli studii precitati : molte Commissioni, all'uopo nominate, presiedetter o a,l le diverse e speciali esperienze, ed il Comitato Centrale si mantenne sempre a stretto contatto con le Oommis, sioni stesse impart€ndo disposizioni, fornendo consigli e ottenendo dal Ministero i mezzi neoessari per la loro più esauriente esecu7,ione. Nello stesso anno 1858 il Comita,to Centrale d'Artiglieria, esaminò le seguenti questioni : proposta di un nuovo caricamento dei carri cla munizione modelli 1844 e 1850, nonchè dei casso, ni filfod. Gribeauv::.i.1 con cartucce a, pallottola cilindro-ogivale cava (deliberaziont~ 351" clel 17 UHLrzo); proposta cli nn nuovo congegno di punteria da mortai (deHberazione 262" clel 12 giugno); parere sulla ·non convenienza di diminuire la cari.ca massima nelle prove di controllo dei cannoni da 8 (deliberazione 265" del 2 luglio) ; proposta per l' a cfozione del grano alla ì\fathis per tutte le artigliel'ie c~i fei·rnccio; doma,ncfa al :Ministero di auto . rizzazione per eseguire alcune modificazioni al cuneo di chiusura. dell'obice cla, cent. 17 e cli fare le esperienze relative {deli bera zione 279a del 12 novembre) ; soluzion,e di a,lcnn e questi-Oni mosse <~al l\finistero della Guerra intorno ai progetti di Bilancio. 1858-59 presentati da.i va,ri stabilimenti clell' Arma, e parere in proposito (deliberazione 244" delli 25-26 gcnna,io). * * *
La gloriosa campagna del 1S59 trovò pe1·tanto l' ArtigUeria. in condizioni mo1to. prospere per la quantità e l a, qualità del niateriale, e per l'elevato addestramento elci quadri e dei gre· gari. Bssa entrò in guerra, sotto HSnpremo Comando del MaggiorGenerale Oav. Giuseppe Pa8tore, ed i fatti d'a,i·mi che frnttaràno al Piemonte l'acquisto della Lo1nbardia costituirono una delle più b€lle pagine dell' A.rtiglieria Piemontese, che tenne al to l'onore dell'Arma, sin nelle giorna,te cli Palestr,o, Vinzaglio, Magenta e San Martino, sia rn~J gittamentò dei ponti sui diversi :fiumi, sia ancora ·nel celere e ben inteso armamento delle pia,zze. -
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\'AHL\.\1'1 XELL.\ CO)H'OSIZIOXE DEL CO)llTNl'O CB.,'!'l!ALE
di Alessa1iclria e di Casale. Cn numeroso Pntco, agli ordini del Colonnello Ca,·alli si era mosso per l 'assedio di .l:'eschiera e se lt~ pace cli Villafran ca non avesse troncato il glorioso cammino, altri fulgi cli allori avrebbe eonq nistalo l'Artiglieria Piemontese, decorata in questa carnpag11 a della I\fodu.gJfa <l 'Argento al Valoi-e )filitm·e. ~ el 185!) gran parte dei c-0rupo11 enti del Comitato Centrale d' Artiglieria raggiunsero il loro posto d' onote ed in seno al Co mitat o cbbei-o svolgimento soltanto poche questioni cssenzialruente di caratter e organico. La, composizione del Comita to Centrale, così come era stata di::;posta dall'orcliname11to che lo aveva eostituito, nel volgere degli anni mise in eviclenza che il distogliere frequentemente <laJle loro ordinarie occupazioni tre Colonnelli., chia,m.ati in ciascun anno a seclere quali wemùri 1iel Comitato stesso, 110n soltanto portant danno al .-e1·Yi7,i.O specific-o di ciascuno di essi, ma era pnrc di os tacolo al Comitato pe1· la ponclerat::~ e continua,ta discussione delle nnmerose e difficili questioni demandale al suo esame . Con R. Decreto dei ;:; lltai·zo l SGO ,·enne pc~rciò prescritto che ili ane11ire il Comitato Ce11tralc fosse composto : del Comandante Gen erale Presidente, clel Com andante il personale, del Direttore del materiale e di tre altti rffhiali Gen erali, come Membri; e fì nchè due dei membri co utinna ssero ad avere l ' uno il Comando del persona le e l'altro l a Dir-czione del materiale, vi fosse pure un altro Uflìzia:l.e Gen eraJ <:> quale l\Ie.wbro Aggiun to . P erò con R Decteto del .2fi marzo 1860, l'Artiglieria ebbe un inatteso svil uppo con l 'incorporazione degli eserciti della Toscarn1 e c.1.ell'lDmilia nell'Eserci.to piemontese, ed allora rilevandosi l' impossibilità per il Comandante Generale dell' Ar tiglieria, per il Comandante del P ersonale e per il Direttore del l\fa. tedale di potere contemporanea.men te sovraintendere a tanti e così s,·ariati servizi. i11 sedi dh-erse, l 'Arma d'Artiglieria venne eostituita. sopra nasi più appropriate nlle sue nu ove condizioni cli SYilnppo . P er effetto del R. Decret o 17 Giugno J, GO cessò di esistere il Corpo Reale d'Artiglieria, e con la soppressione del Comando Generale, del Comando del Personale e della Dire1/tione clel ma-
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STORIA DEL SUPREMO CONSESSO DELL'AUMA
teriale, l'Arma. fu costituita da. un « Comitato cl' Artigli.eri a, da uno Stato Maggiore e da otto Reggimenti», di cui nno di _o perai, tre da piazza e quattI'o da, campagna. Il Comitato d'Artiglieria si compose cli un Presidente e di cinque M. embri tutti Uffiziali g@era,li, 11onch<~ di nn Uffii,iale Su p eriore con funziolli di scgrétario : furono poi ancora addetti al Comitato d'Artiglieria nn altro U:ffiziale superiore, quattro Capitani e due U:ffizifl li suhnlterni. Sempre alle dipendenr,e del Comitato d' A1·tiglieria fnronc; addetti il Labora.torio cli Pr,ecisione, il Museo e la Litografia sotto la, direzione di nn Capi twno, noncllè il Laboratorio Cl.timi co pure sotto la dit'e:don<~ di un Cnpitano. VenUtrè tra, sott'Uffiziali, CapornJi cd Artisti forono assegnati al Comitato, tanto pn i lavori cli nfri.cio qnanto per il · Laboratorio litogra,:fico e per qu-ello di chimica; non ,e ra per allorn stato assegnato altro persorw.le pe1·chè iù quell'anno 18GO non era.si a.ncora attuata la ormai vecchia delibe1·azione del ]830 che prevedeva ]o costituzi-one di un Laboratorio <li Precisione. Presidente del Comitato d'Artiglieria da,l 17 giugno 1860 fì.. rio al 1866 fu il Luogotc~nente Generale conte Giuseppe Da Bormida: in qri est,'ultimo anno gli succedette U Luogotenente Generale J,eopoldo V:1lfrè di Bonzo che~ tenne poi la carica fin.o al J.S73 . Nello strsso nnno clc1la s na costituzione il Comitato d'Artiglieria prese in esmne num<wosisi:;ime questioni tecniche, unitamente a molte alt1·e di caratt<~re organico. 1~ ginocoforza esaminarle per sommi. capi in questa sede, rima.ndanélo per i parti.· cola.ri ai capitoli che,. ti-a,ttano delle rispetti ve singole materie. In questo nostro esame sommari-o seguiremo l'wdine cronologico delle deliberazioni. Il 19· luglio 1860 (deliberazione 18") il Comitato dà ·il sno pa,rere circa l'assegnazione di cannoni da, 40 rigati per l'arma mento delle piaz;.,;e e de1le coste. Particolarmente interesl'ln.nte è la trattazione contenuta nel. la 35" deliberazione del 14 agosto, nella. quale viene studiata per i cannoni da: 8 riga.ti fa, loro resistenr,a allo sparo. · Un'itlea degli sforzi comJ)inti per trovare nn adatto sistema di chius'ura per i cannoni caricantisi dalla culattft viene forni.ta · dallf1 42' delibel.'azione in data 5 settembre, nella _quale il Corni. tat o espone il suo parere su tre modelli di cann0'1ji, dei. quali -
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DELIBEnAZIQNI IUGUAHDA/',Tl LA m ;;-rnOCAIUCA
uno presentato cla certo Sig. Lippi e due da un certo Sig. Ca· . melli. Per il ca nnon e Lippi scomponibile in tre parti unitè tra loro a vite, il pai·ere è nettamente contrario trattandosi di idea antica e da te.mpo abbandonata. Per i modelli di cannoni caricantisi dalla culatta, presentati dal Signor Ca,melli e dt~i quali: uno a sistema, di chimmra girevol,e a,t torno ad un perno parallelo all'asse degli orecchioni, l'altro con sisi;ema di chiusura girevole attorno ad un perno assicurato alla parete ·sinist ra della culatta parallelamente all'asse cleHa hocca cla fuoco, il Comitato riconosce per il primo pocn: solidità del congegno che risulta anche incomodo per il caricamento ; per il secondo modello del Camelli, il parere espresso dal Comitato, pur rendendo omaggio alla sernplicith e~l alla solidità del congegno, non è favor,evole in quanto non vengono superate, specialmente per qua,nto riflette Ja sfuggita dei gas, quelle difficoltà ch e hanno fatto rigettare la massima par~e dei sistemi cli a1'tiglierie caricantisi dalla culatta. Proceden do innanzi troviamo quindi discussi e studiati i seguenti argomenti : 'modificazioni da farsi all'alzo clei .cannoni J'igati da 40 F. (deliberazione 45" del ,5 settembre) ; penetra,zione nei muri dei proiettili cilindro-ogivali (deliberazione 46" del 6 settembre) ; adozione della cartuccia a pallottola Mod. 1860 pei moschetti e pistoloni (deliberazione 55" clel 14 settembre) ; parere sulla specie delle bocche da fuo co da desLina,r si a quattro nuove batterie da montagna (deliberazione 57" del 24: settembre); dotazione di materiale di manopera per le compagnie e batterie deposito dei Reggimenti cli Artiglieria (deliberazione 60" del 20 settembre) ; affusti da casematte per l'n,rmamento ddle nuove piazze (<lelibera,zione 61" del 25. settembre); proposta cli adottare esclusivamente nelle batterie da campo il cannone da 8 rigato (deliberazione 62" del 26 settembre); cannoni d' acciaio fuso della Ditta Cocherill (deliberazione 7G'' del 12 ottobre) . In quest'ultima, deliberazione vediamo i risultati dei tentativi fatti in quest'epoca per · giungere alle artiglierie di acciaio fuso. Il Comitato cl' Artiglieria, esaminando la proposta avan za,ta dalla Ditta Coeheri11, esprime il parere che non convenga fare acquisto di tali cannoni per eseguire delle esperienze ulte180
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STORIA DEL SUPHEJMO CONSESSO DELL, ARMA
riori, tenuto conto dei guasti e dei difetti manif.estatisi nelle esperienze gfa fatte e cioè: screpolature dopo pochi spa,ri attorno allo sbocco interno _dcl foco,ne; spostamento del sito cl,egli orecchioni che non fa-nno corpo col cannone, ma vi stanno :1t taccati per mezzo di un collare di ferro . Il Comitato co11cludc~ quindi che i nuovi cannoni di acciaio sarebbero lungi .dall'aver . raggiunto una perfeziope t~.J.e cla lasciar 8perar-e buoni risultati. Il Comttato d' ArtigHeria esaminò poi ancora i segnenti oggetti : spolette per- can'noni da 40 riga ti (deliberazione 83" del 23 ottobre); pr-oposte delfa R.. Fonderia relative 'a lla fabbricazione di spolette metalliche (deliberazione 90 del 29 ottobre) ; spolette da adottarsi in via, provvisoria pei cannoni da 40 rigatì. (deliberazione 91." del 29 ottobre) ; adozione di un moschetto rigato per la. Cavalleria, leggera (delibera.zione 103" del 17 novembre); esperienze sugli affusti da casamatta alla Marinaresca Mod. 1860 ( deliberazione 112" del 30 novembre) ; parere sulla conv~ni.enza dell'impiego di ,uchibusi da po~ta rigati (cl eliberazione 113" dd 3 dicembre); stucl ii per l'.impianto d',essica,toi artificiali nei polverifici (deliberazione 118" del 5 dicembre); convenien: z..l di sospendere ·O no la rj.gatnra dei cannoni da, 16 B. e da 40 F. (deliberazione 119" del 6 dicembre) . In riferimento à. quest'ultima deliberazione, il Comitato dopo approfondito esame conchiud,e che non si sospcnd~L la rigatura. dei cannoni cl.a, 16 B. da, muro, nè di quelli da 40 F ., ma che di questi ultimi si effettui la lavorazione soltanto per quel numero. contemplato per le dotazioni delle nuove Piazz,e, oltre a quelli che si. stabilirà di spedire al Parco d'assedio sorto a Gaeta. Con la deliberazione 121" del 7 dicembre, esaminando l'oppo1·tunità di autoriw,are la fabbricazione d'un cannone di ferracci.o ad asse ricurvo ed anima/ ellittica, il Comitato esprime parere favorevole per autorizzare il Direttore della Fondei:ia di fabbricare nn tale cannone seco.n do la proposta di cui alla Memoria a stampa, del Luogotenente Colonnello conte Ballàda di Saint Robeet intitolata « Nuovo proietto e nnovi.t arma da fuo-00 >>. In tale deliberazione viene ricordato che sin dal 1857-il Ministero aveva autorizzato la fabbricazione di un cannone di tal genere, che in allora si progettava di fare in bronzo e di gittare 3
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I L GEN. CAVALLI ~ EL ('0)IITAT0 CENTRALE
in due pezzi; ma che pertanto, per varie circostanze una tale fabbricazione non era stata allora intrapresa.. La, deliberazione 1363 del 21 cli.cembre 1860 riporta il parere del Comitato circa la domanda avanzata dal Direttore della Fonderia per fonacre un ca,nn9ne a nocciolo da 16 . F .. Citando i varii e s uccessivi stndii del Uomitato di A.rtiglieria, abbiamo visto quale grande contributo r:wess·e ad essi portato il Cavalli, il quale però venne chiamato f:L farne parte soltanto nel lS<ìO ! Il. Cavalli promosi-;o Maggior G<~nerale il 20 febbraio 1860, in un primo tempo fn nominato comandante clell' Arti.glieria dell'l~milia, e quindi poi il 24 giugno dello stesso anno fu regolarmentie chiamato a far p:u-te, come membro, di quel Comitato cbe spesso lo aveva già sovente in passa,to richiesto quale consulente, sia nell'esa.me delJe cli ,lui ·Memorie, sia nella discussione dì impot·tantissimi problemi tecnici e sia ancora per aflìdargli molt i di quei lavori, l'allestimento e lo svolgimento di quelle esperienze che tanto lustro avevano procurato all'Arma. Il Cavalli continuò poi a far parte del Comitato d'Artiglieria anche qua.udo nel J S62 raggiun s(~ il grado di Tenente Generale. * * ,Y,•
L'Artiglieria era intanto chiamata a nuove prove sui campi cli. battaglia e dopo di essersi egregiamente comporta,ta, nella breve ma altrettan to gloriosa campagna nelle Marche e nell'Umbria,. distinguendosi specialmente nella, ~arnosa gior1rnta, di Castelfi-. dardo e nell'assedio della piazza di Ancona, agli orclini del Luo·gotenente Generale Valfrè di Bonzo si coperse nuova.mente di glori.a nell'assedio di Gaeta., in quello di Messina e negli atta.e .. chi di Oapna e cli Oivitella del Tronto. I cannoni rigati del Generale Cavalli figurarono per la pri ma volta agli assedi di Gaeta e ìVJessina e con essi furono pureimpiegati gli affusti i1 rinculo soppres~o : per l'influenza decisiva che il 1na.teria.le d'Artiglieria ide:ito dal C?,valli ebbe speciaJmente nella caduta 'di Gaeta, Giovanni Cavalli venne nominato Commenda.to.re dell'ordin e militare cli. Savoia. -28Ù-
STORIA DlDL SUPREMO COKSESSO DELL'ARMA
NeUe ultime precitate campagne durate :fino al 1861, furono pure sperimentate in combattimento i fucili riga.ti coi quali era stata arma,ta bnona parte delle Truppe di Fanteria. La guerra del 1860-61. non interruppe pertanto i lavori del Comitato, ,e se nelle deliberazioni del 1861 non riscontriamo che siano stati trattati argomenti tecnici di particolare importanza ciò devesi giustificare tenendo conto che In tale anno trovava,si in corso di <esecuzione e quindi cli prova e di collaudo tutto quello che era stato studiato negJi anni precedenti, mentre poi d'al' ·tra parte venivano accuratamente esamina,te le risultanze di quello che era stato dimostrato dall'impiego qei nuovi materiali · durante la guerra. l~ così che nella 310a deliberazione del 23 maggio 1861 il Comitato -espl'esse il proprio parere collegiale in merito ad una relazione presentata dal Maggior Generale Achille De Bottini circa il servi?,io reso dalla batteria da, montagna impiegata nella, campa.grnt degli Abruzzi e clell' Ascolano: le conclusioni del rela,tore conseguenti da una minuziosa, disamina dei fatti osservati e degli inconvenienti emersi, e riguardanti. sovratutto la forma più adatta. per i basti, le caratteristiche più idonee per la · carretta da trincea, il numero di cannoni.eri per il servizio del p{:~zo) le cure .particolari da oRservarsi per la salubrità dei quadrupedi, ecc. ecc., vennero di massima approvate dal Comitato in tale sua tornata del maggio 1861.
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munti a questo punto ci sia.mo purtroppo trovati nella, insormontabile diffi.coltà di rintracciare i documenti originali relativi a]]e deliberazioni del Comitato cl' Artiglieria èlopo il 1861 : il trasferimento della Capitale del Regno da Torino a Fir,enz-e, i '.notevoli passaggi di carteggio fra Dicastero e. Dicastero nei vari cambiamenti di sede, le costituzioni di nuovi archtvi ecc. ecc. · · dispersero fra i numerosissimi carteggi quei docum,en~i. che ci . sarebbero stati preziosi per le nostre consultazioni, tanto che per . assolvere il nostro compito abbiamo dovuto appoggiarci a notizie frammentarie ed a, J?Ubblicazioni di carattere ufficioso. -: 2828 -
IL COMITATO CI:.:K'rllALE NELL'ARTIGLIERIA l'l'AL!Aè\A
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Con l'an11essi0ne delle provinéie napoletane al Regno d'Italia sorse la necessità di da,1·e un maggior sviluppo a.ll'Esercito e couseguentemente all'Arma cli Artiglieria, la quale cessando di essere Artiglieria Piemontese divenne Artiglieria Italiana. Fra le varie modificazioni organiche citeremo quella riguardaute le Compagnie Pontieri che, separate dal Primo Reggimento Opera1 v,e nnero costituite in un reggimento organico facente parte dell'Arma. Un nuovo assetto all'Arma venne dato in virtù del R. Decreto 2 marzo 1862 : l'Arma cl' Artiglieria continuò ad essere costituita da un Comitato, da uno Stato Maggiore e da 9 Reggi menti, ma però nella composizione e nelle incombenze clél Comitato nonchè dello Stàto Maggiore dell'Arma vennero introdotte modificazioni essenziali: · Il Comitato cl' .Artiglieria risultò composto: di. un Presiden· te e di otto Membri tutti Uffir.iali Generali, di sette Ufflziali superiori, di tredici. Capitani, di tre Uffiziali subalterni, di sette capi-officina borghesi, tre contabili, sei aiutanti conta;bili, ott,o ):;Crivani ed un volontario. Alle dipendenze del predetto Presidente furono posti : l'Uf. fìcio di Presidenza del Oomita.to; l'Ufficio Archivi; l'Ufficio di ·Contabilità; la Direzione del Laboratodo di precisione, labora- . torio che come fu già detto, venne finalmente formato e costituito nel 1862. La « Contabilità del personale addetto al Comitato ed allo , Stato Maggiore dell'Arma J) fn tolta ai 1° Reggimento di Artiglieria ed affidata a.I predetto Ufficio Contabilità del Comitato; il Laboratorio chimico, ]a Litogra:fi:a ed il Museo cl' Artiglieria vennero riuniti alla Direzione del Laboratorio di precisione, tanto che per qua.nt.o disposto dal R. Decreto 2 marzo 1862 tutti gli Enti artiglieresclli vennero posti alle dipendenze del President,e del Comitato d'Artiglieria,. Nella complessa opera di attività tecnica del Comitato cl' Artiglieria in questo periocl.o spicca p iù che mai la figura di Giovanni Cavalli, ed a tal proposito ci piace di riprodurre integra!-
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STORIA DEL SUPREMO CONSESSO DELL; AR:~iA
·mente un .brano del dist.:orso cli commemorazi.one nel centenario delb sua m1scità, discorso fonnto in Roma 1'8 giugno lDOS dal Col. d'Artiglieria Cav. Luciano Bennati Direttore del Laboratorio di Precisione : <( Solo cl.li, come me, abbia avuto la fortunata opportunità cli sfogliare i volumi del Colllitato stesso può rendersi conto dell'influe~za benefica che la n1ente del Gen. Cavalli esercitò llell.e decisioni prese da quell'alto Consesso. Nou una questione di quakhc importanza in cui egli non prendesse la parola, per ·rnostra1·si talvolta, con lea le franchezza, dissenziente clal parere de.i suoi colleghi ; non una decisione cli qualche entità in cui l:i sua opinione personale non riuscisse a 11revalere, in Yirtù delln rettitudi ne e della giustezza degli intenti del suo spirito innovatore.... Nel Museo del Lahoratorio di rirecisione di artiglieria, dove stanno r accolti gli avam:i dì tanti geniali tentati.vi, a taluni <lei qunli non arrise la fortuna della prova, è religiosamente conservato un apparecchio denominato : Oo11 0 01mv ll'i v ·n ntamento a ca.miocchiale del Gen. OiwciUd. Anche su tale i.mportante particolare del servizio delle artiglierie il Cavalli gettò dunque lo sguardo e forzò la sua mente feconda nella ricerca della soluzione ardita ; che tale doveva apparire in un'epoca in cui nessuno, tnori che lui, poteva sognare cli cotali applicazioni. Credo che la cosa debba essere stata ritenuta allora addirittura paradossa le ; certo è che il cougegno ideato clal Cavalli ebbe, alla fi ne, l'onore .... del Museo e nessuno ne parlò pitt; ma. oggi appunto, che l'applicazione -d el cannocchiale al punta.mento. si va generalizzando e l'ottica si sbi;1,zariscè con tutti i suoi giuochi a rendere viepr,iù elegante la soluzione dell'interessante problema, ~i doveroso rivendicare al Gen. Cavalli anche la priori tà cli questa geniah~ applicazione, se pur vi fosse bi.sogno di aggiunger e ancora una foglia di lamo alla ricca corona che cin1?,"e la fronte cli quel grande maestro>>.
Per questi anni nei' quali, .come fu deLto, manca la, comp1eta clocumentazione originale dell'attività tecnica, clel Comitato d' Artiglieria, si può fondatamente affennarc che l'es&ènzit di mia sif. fatta attività. trovasi pressoché completamente derivante dagli studii; dalle pubblicazioni e dalle proposte del Generale Cavalli, membro anin:iatore del Comita.to stesso. Se è pur vero che egli f~ce lJa.rte del Comita,to soltanto per cinque anni e cioè dal 1860 al 1865, non è men vero d'altr-o lato che egli continuò a, prendere attivissima parte alle discussioni ed alle decisio_n i del supremo consesso anche in seguito allorquando con nuovo inca,rico passò al comando della R . Accademia Militare di 'rorino. Il Comitato che non voleva privarsi dell'opera sua e del suo consiglio conti-
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N I•:L Ol~Cmi\1'10
1860 · 1870
nuò a ricorrere a l ui ed ottenere così dal competente Ministero -che egli fosse mantenuto nel Comitato d'Artiglieria in qualità di membro stra-Ordinario. Il · Cavalli convinto fa,utoi-c di nna artiglieria la, cui d,ote principa,le dovesse essere la mobilità, ai varie riprese richiamò l'attenzione del Comitato su ta.le importa,n te problema: e propugnò con tenacia adegnate modificazioni per il materiale da cam pagna sicchè esso potesse l'aggiungere i requisiti da, lui ricercati . 1 mza per altro pregiudicai'e in nulla l'efficacia delle bocche da fuoco. Si trattava di quel "tipo di artiglieria legg,c ra a due ruote che egli chiamò «artiglieria-cacciatori>> altrime1'!-ti anche detta artigliéia Stanhope e per la quale avevtL posto le basi fin dal 1832. Purtroppo con un tratto cli penna e con una formula burocratica la proposta dell'artiglieria-cacciatori fu condannata .all'oblio senza comunque clare ad una siffatta decisione l'autorità dell'esperimento pr,itico: chissà che anche tale proposta, al trimenti accolta e se1'-enamentc sp<~rimentata, non avrebbe forse aperto la via a nuovi orizzonti !? Malgrado qùesto sfavorevole accoglimento e malgi-aclo lo scetticismo per non dire l'ostilità,•de{ suoi oolleghi, il Cavalli in tutta la sua vita continuò ad ess<~l'e convinto e persuaso della, bontà, del suo sistema tanto che ancora nel 1879 si deci.se a rendere cli pubblica ragione tale sua proposta facendone materia di una Memoria diretta alla Rea1e Accademia clelle Scienze di . ' l'orino, della quale J.{)gli era membro autorevole ed ascoltato. Ne1 decennio 18G0-1870, sempre in base a studii e proposte <lel Cavalli, venne dato notevole impulso alla fabbricazione delle polveri e specialmente all'impieg,o delle polveri progressive; e fu in questo decennio che il problema dei cannoni caricantisi <lalla culatta, probl~ma intimamente collegato a quello dei cannoni rigati, finì per imporsi in modo definitivo. In varie sedute d'el Comitato f.'d in seguito alla relazione del Cavalli inviato quale Commissario speciale per le armi e le artiglierie all'Esposizione cli Londra del 1863, f.u ripetutamente trattato e discusso circa il fucile a retrocarica, ma i tempi. non erano aneora maturi e la retrocarica per le armi portatili non do veva essere giudicata di utile e pratico impiego se non dopo i risultati constatati nella guerra franco -prussiana del 1870. 0
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S'.l.'ORIA DEL SUPREMO CONSESSO DELL'ARMA
Lo sviluppo degli arma.menti del nascente Regno d'Italia impose al Comitato l'urgente necessità cli studiare tutti quei problemi intesi ad intensificare la produzione naziona,le di materiali bellici sia dalle fabbriche dell'industria privata e sia dagli stabilimenti militari. Una tale import~ntissima questione era evidentemente lèga.ta ,1110 stato ed alle condizioni dell'industria metallurgica e perta.nto nello sv,olgimento di tale problema e dei cons~guenti tentativi di soluzione, il Oava,lli portò in seno al Comitato d'Artiglieria i risultati dei suoi studi e delle sue osservazioni effettua,ti durante i lavori d<~lla lf Commissione del-. l'industria del ferro in Italia )), da lui autòrevolmente presieduta. Sempre a seguito ed in conseguenza di stuclii e di pr,oposte àel Oàvalli si ebbe un notevole progresso nelle artiglierie da muro per lè quali, risolto con il caricamento dalla culatta il problema basilare relativo alle bocche da fuoco per esso non più soggette all'inconvenient-e lungo e la,borioso cli doverle spostare all'indietro per ricaricarle, si gettarono le prime basi per. un notevole miglioramento , consistente nella riduzione dimensionale delle casaro.atte, orientandosi cosi verso quel tipo di affusto a piattaforma completa ed a soppressione del rinculo. Questo complesso ed importante problema che per molti e lunghi anni del decennio considerato affaticò 1e menti degli studiosi e degli inventori e quindi occupò e preoccupò in molte e r ipetute, sedute .il-GQmitato, d'-A.rt;iglier.ia, non po.tè essere. definitivamente risolto che dopo varii l nstri, mentre viceversa l'a,clozione del proietto cilindro-ogivale la,n ciatò dal cannone rigato costituì il fondamento basilare della, moderna scienza balistica. *
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Tornando all'ordinamento organico dell'Arma si riscontra che il Comitato d'Artiglieria fu rimaneggiato dalle disposizioni del 1864 in. virtù delle qua,li esso risultò composto di: un. Presidente ed otto mèmbri Ufficiali Generali, otto Ufficiali Superiori, dodici Càpitani, _tre Subalterni, un Direttore dei conti (Capitano o .s ubalterno). Gli T!ffici furono così ripartiti: Ufficio di Pre, sidenza, Ufficio di contabilità del personale, Direzione del Labo-
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CO:V11:'0S1Zl0KEl DEL CO:M!TATO NEL
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ratorio di precisione. Uno dei membri del Comitato dJrigeva inoltre l'Ufficio di confabilità del materiale, dal quale dipendevano le Direzioni d'Artiglieria;, p.e r tutto ciò che si riferiva alla contabilità del materiale: questo Ufficio, passando più ·tardi alle ç.irette dipeildenze del Minh4ero, assunse il nome di Ufficio di Revisione della contabilità clel materiale. Le cose rimasero pressochè invariate fino al 1870, nel quale anno in virtù del R . Decreto del 4 dicembre il Comitato .<l' Artiglieria venne ripartito in: Ufficio di Presidenza, tre Uffici per gli st udi relativi al materiale, ed un Consiglio di Amministrazi.one. La, composizione del Comitato d'Artiglieria fu quindi la seguente; un Presidente, Generale d'Esercito ·o Tenente Generale; quattro membri 'l'enenti Generali o Maggiori Generali; cinque Ufficiali Superiori, dei quali uno Segreta.rio; dodici Capitani dei quali uno Direttore dei Conti; tre Ufficiali subalterni. I qua.ttro rnemhri Tenenti Generali o Maggior i Generali e1;ano rispettivamente Direttori dei tre Uffici per gli studii, e del l 'Ufficio di Revisione delle contabilità, clel materiale di artiglieria, e pertanto questo ultimo Ufficio di Revisi.one non dipendeva dal Comitato, ma bensì dfoettarriente dal Ministero della Guc1~ra : il Segretario e1·a Presidente del Consiglio d'Amministrazione. Alla diretta dipendenza del Presidente del Comitato cli Artigli<~ria ,e ra poi messa, ancora la Direzione del Laboratorio cli precisione.
CENNI BIOGR,WICI SUI PRESIDEN1'1 DEGLI AUl'I CONSESSI DJJJLIBERAN'l'I .DELL' AR'l'IGLIEfUA (1833-1873)
Chiudiamo la. prima parte della storia de.l supremo consesso dell'Arma fornendo aknni cenni sui Presidenti che ne ressero le sorti a partire dal 1833, anno in cui venne istituito quel Consiglio Superiore d'Artiglieria che, come abbiamo avuto occasione di dire, può con$idet-arsi il vero antenato e capo stipite dell'attuale Ispettorato dell'Artiglieria. Non si tratta qui di vere e proprie biografie, perchè in altì·e sedi . di questa storia venne già ampiamente elet to della vita e dell'opera di questi alti Uffici1:1:li, yalenti e valorosi; ci limitiamo pertanto a dare di essi -:- 2833 -
STOlUA DEL SUPRIDMO CONSESSO DIDLL' ARMA
sintetiche notir,ie cronologiche che permettano di seguire nel tempo le personalità che presiedettero i successivi supre;mi con sessi ilei quali abbiamo sinteticamente esaminato la molteplicee profi.eua opera svolta. Maggior Generale Cav. Filiberto Appiano. - Fu Comandante Generale del Cor·po e Presidente del Consiglio Superiore d'Artiglieria da,l 5 gennaio 1833 fino aJl'aprile 1837, anno in cui cessò di vivere. I'·e r le sna al te benemerenze l)'enne insignito del titolo di conte e del grado di Luogotenente Generale. M.a,q,qior Generale Oav. Flarnin.i o Del.la Chiesa D,Isasca. 'l'enne il comando della Brigata d'Aosta fi.no .a quando venne chiamato al comando del Corpo d'Artiglieria, abbinato alla carica di Presidente del Consiglio Superiore. Conservò tale incarico fino al 1841, a.nno in cui, essendo già rivesti.to del grado cTi Luogotenen f.e Generale venne destinato al Comando militare della Cittadella di Torino. jJf.aggior Genernle Cav. Vincen.zo Morelli di P opolo. - Fu nominato Comandante Generale del Corpo Reale e Presidente del Consiglio Superiore d' ArtigHcria nel 1841. Continua,n do ad essere Comandante Generale clel Corpo fin o al 31 ottobre 184.-8, cessò viceversa di essere Pr,esident,e del Consiglio Superiore nel 184:C; con la soppressione del Consiglio stesso. · Già insignito del grado cli. ·Luogotenente Generale, tenne poi il comando della Divisione Militare di Novar a . . ;}[aggior Genercil.e e poi Dnogotene1ite Generale Cav. Giorgio Serventi. --:- Già I spettore del materiale d'Artiglieria dal 5 gennaio 1833, nell'anno 1846 venne nominato Presidente del Con gresso P ermanente d'Artiglieria. F u in seguit o promosso Luogotenente Genera-le e venne poi investito del t itolo di barone per « segnalati ser vizi )) ; lasciò il servizio attivo nel 1850, poco prima che il Oongres~o Pe_rmanente si trasformasse in Comitato · d'Artiglieria.
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l'BESlDE X'l'I D8 L C0 )11TATO CE ::-;T RAL!<J
· S. A . R. il P1"i n cipe F'e1·dinando Di Sr.ivoia D ncn di Genova. - GeIH.irale d'Armata,, fu nominato Oomanclante Generale del Corpo il 31 ottobre 1848 ed abbinò tale Cfl;rica con qm~lla di P re-
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Fig. 803 - S. A. H. il Prindpe ]'erdinando cli Savoia Duca dl Genova, Generale d'Armata, Comandante Generale clel Corpo e l:'residente del Comitato d'Artiglieria . . (da un quadro act olio ciel pittore Biscarra, esistente nel Palazzo Chiablese in Torino).
sidente del Comitato d'Artiglieria dal 1850 al 10 febbraio 1855, data in cui purtroppo immatura morte ·lo tolse all'affetto del1'Augusta fami.glia Reale, alle speranze dello Stato -ed alla venerazione riconoscente clell' Arma d' Artiglieria. -
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STORIA DEL SUPREMO CONSE:SSO DELL'ARMA
L,iwgotenente Genercile Oav., Giu,seppe. Da Bornvida. - Fu uno dei più eminenti colla,boratori di Carlo .Alberto, di Cavour e di Vittorio Emanuele II. Nel 1849 copri la carica di Ministro . ' della Guc1.'ra e della Marina e dopo la campagna del '49 fu no-
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Fig. 80<1 - Il Generale Conte Giuseppe Da Bormida, Comandante· gener11Je del Corpo e Presidente del Co1nitato Centrale di Artiglieria. (da un quadro posseduto dalla famiglia).
minato Plenipotenziario p-el' la pace coll'Austria. F u Ministro degli Esteri dal 1S52 al 1855. e quindi poi dal 1859 aT 1860. Dopo essere stato Deputato al Parlamento per il Collegio di Avigliana pe1· le prime quat tr<) legislature del :Parlamento Subalpino, fu nominato Senatore del Regno nel 1852. Il 1-0 aprile 1855 ri7 cevette le consegne di Comandante 0enerale del Corpo e Presi-
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PHESIDE~'l'l DEL COJ\HTATO C0~'l'HALE
dente del Comitato cl' Artiglieria dal Luogotenente Genera,l e Conte Ferdinando Prat, che dalla, data della morte dJ S. A. R. il Principe _F erdinando dì Savoia, aveva ten uto interinalmente l'incarico di Presidente del Comitato d'Artiglieria. Il Generale Da Bormida durante una pa,r te dell'~nno 1859 e cioè nel periodo in cui la sua attività fu assorbita dalle cure di Stato come Mini~tro, fu sostituito dal Luogotenente Genera.l e Cavalier Giuseppe Pastore nella Presidenza del Cornitato, carica preside1rnia]e che il Da Bormida riprese pel'Ò nel 1860 per tenerla poi ininterr,otta.mente fino al 1866. Per le altissime benemerenze acquistatesi nei campi militari e politici, il Generale Giuseppe Da, Bormida venne da S. M. iiwesti.to del titolo nobiliare di conte.
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Liiogotenente Geinera,le Oa,v. Leopoldo ì1alfré di Bonzo . Medaglia d'oro al valor militare. Nel 1855 comandò l'Artiglieria del Corpo di spedizione i.n Crimea, gua,dagnandosi la Croce dell'Ordine Mi]i.tare di Savoia. Nel 1858 divenne Maggior Generale e nel 1860 Luogotenente Generale Comandante dell'Artiglieria del Corpo di spedizione nelle Marche e nell'Italia mèriclionale. Per le alte benemerenze acquista.te nell'assedio cli Gaeta e nella presa della Cittadeìla di Messina. fu nominato Cavalier e di Gran Croce dell'Ordine'1VCi1ita.re di Savoia e decorato della medaglia d'oro al valore militare. Prima cli assumere nel 1866 la Presiçlenza del Comitato cli Artiglieria tenne, nella campagna del 1866; H Coma.ndo Superiore dell'Artiglieria. Presiedette il Comitato d'Artiglieria fino all'anno 1873, data nella quale, con la creazione del « Oomitato delle Armi d'Artiglieria,. e del Genio)), la Presidenza, di tal Consesso venne affidata a.l Luogotenente Generale conte Luigi :ì\1:enabr-ea, marchese di Val Dora.
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Notizia bibliografica PER
LA
PAR'l'EJ
SECONDA :
VOLU::'lfE
V
(dal 1815 al 18'70)
.,-1.MA'rO e DuBorN : Raccolta d'i leg{/'i) editt-i, 1n(Lni fest·i, enianati àa·i
ANDRIOLI:
So1;rani della lleal Cnsa d'i ,9cvvoia dal 1412 al 1798. Annuari militari de'i Rectl-i cli Ffa·uoia clal 1000 al 1800.
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302 -
304.
Comitato d/ Artigl'ieria: Deliberazioni prese negli anni: 1860 : N .ri 18 - 26 - 35 - 41 - 42 - 45 - 46 - 48 - 49 55 - 57 - 59 - 60 - 61 - 62 - 64 - 65 - 72 - 74 - 75 - 76 - 78 - 81 - 83 - 89 - 90 - 91 - 95 - 97 - 99 - 102 - ·103 108 - 109 - 110 - 112 - 113 - 117 - 118 - 119 - 120 - 121 - 127 - 130 - 131 - 135 - 136 - 140 - 350 - 351 - 353 - 355 - 359 - 360. 1861 : N .rt 146 - 153 - 225 - 232 - 243 - 259 - 286 - 310 · -- 334 - 347 - 353 - 365. 1863 : N .ri 698.
R. ARCHIVIO DI STATO IN ROMA MINIS'l'ERO DELLE ARMI :
-
-
Affari Speda,l i Busta 1283. Affari Speciali Busta. 1284. Affari Speciali Busta 1285.
Armeria, Vaticana -
Atti vari -
1816-185'1
Armeria Vaticana • Armeria Vaticana -
Attì vari -
1854-1857
Atti vari -
1857-1859
-
2849 -
NOTIZIA BlBLIOGRAlflCA
Affari Speciali Busta 1287. Affari Speciali sta 1303. Affari Speciali sta 1304. Affari Speciali sta 1305. Affari Speciali sta 1306. Affari Speciali sta 1307. Affari Speciali -
Armeria Vaticana -
Atti yn,ri -
1866-1870
-
A.1·tiglieria -
Materiale -
1818-1842 -
Bu-
Artiglieria -
Mate1·i.ale -
1843-1849 -
Bu-
Artigl:i.eria -
Materiale -
1850-1859 -
Bu-
Artiglieria, -
Materiale -
1860-1 65 -
Bu-
Artigl.i.eria -
Materiale ·- 1866-1867 -
Bu-
ArtigHeria -
Materia.le -
Bu-
1867-1868 -
sta 1308. Affari Speciali - Artiglietia - Contabilità - Stato del Materiale - 1844-1863 - Busta 1331. Affari Speciali -- Geuio - P olveriere - 1858-1865 - Busta. 1357.
Affari Speciali -- Genio - Armeria Vatieana. - 1865-1870 Busta 1358. Ordini di Pa,gamento - Materiale d' Artiglieriu - Manutenzione - 1850 - Busta 2541. Ordini di P agamento - Polveri e Munizioni - Spese - 1846· 1849 - Busta 2560 . .
R. ARCHIVIO ])I STA'l'O IN CAGLIARI R. ARCHIVIO DI STATO IN PARMA R. ARCHI VIO DI STATO I N PIACENZA.
R. AROIIIVIO DI S'l'a~TO ll:i1 NAPOLI Comando d'Artiglieria da} 1801 al 1863 - Occupazione militare in Sicilia - Fasci 21-28. ' Comando d'Artiglieria, dal 1801 al J.863 - Corrispondenza Fasci : 1 - 3 - 6 - 11 - 19 - 33 - 3,1, - 45 - 46 ___. 57 - 67 -
2850 -
1
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA
~ - 00 - fil - ~ - ™ - W - ~ - m - ~ -- 117 -'- 123 -127 -- 130 -
138 - 159 -
166' -
- lli - lli
171 -
177 -
184
-m - m-~ - m~~ - m-m - ~ - ~ - ~ - 253 - 264 - 2G5 - 26G - 269 - 277 - 292 - 29:3 - 304 - 306 - 316 - 318 - 332 - 333 - 334: - 335 - 347 - 366 - 370 i$87 - 390 - 391 - 392 - 393 - 394 - 395 ·_ 400. Comando d'Artiglieria, da,l 1801 al 1873 - Distinta dei 18 l?nsci dei Ruolini. Operai civili delle varie Direzioni - Fasci : 1 - 2 - 12. Ministero Guerra - Fasci : 2513 - 2524 - 3667. Ministero Guerra - Libretti di vita e costumi ~ Fasci : 132 155 - 156. Matricole Ufficiali dj Marina - Vol. 2". Ordine del Comando Gtnera.le. Segreteria di Guerra - Fasci : 1292 - 2470 - 2471.
BI BLIOTECA REALE DI TORINO
Pubblicazioni e manoscritti già elencati a.Ile pagine 1139, 1140. 1141, 1142, 1143, 1148 e 1149 del volume III.
BIBLIOTECA DUCALE DI GENOVA I N TORINO
Pubblicazioni e ma,noscritti già elencati alle pagine 1143 e 1144 del vol. III .
BIBLIOTECA Dl<JLLA REGIA ACCADEMIA D'ARTIGLIERI A E GENIO IN TORINO
Opere varie. ARCHIVI PRI VATI ~
Archivio della famiglia Prat - Torino, 41 Via Magenta. Archivio della famiglia Quaglia - Pino T orinese. -
2851 -
•
I
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA
Archivio della fa.miglia Galleani di St. Ambroise - Torino, 21 Via N.izza. Archivio della famiglia Pes di Villamarina - Genova, 6 Piaz. za Corridoni. Archivio della famiglia Da Bormida - l'orino, 1 Piazza Crimea. Archivio della famiglia De Bottini di St. Agnese - Milano. Archivio della famiglia Coardi di Bagnasco - Torino. Archivio della famiglia Roberto Segre - Milano, 11 Via Sa,n Giorgio. Archivio della Casa Afan de Rivera-Costaguti - Roma, Piazza ?lfattei, 10 (Giornale della, difesa di Ga,e ta nell'a.ssedio 1860-61 Manoscritti) - (Difesa di Gaeta - Miscellanea N. 178 - Mano· scritto del generale D. Rodrigo Afan de Rivera) .
GIORNALI Giornali militai-i da l 1849 al 1870 - (Torino). (26 aprile 1905). La G1ierra - Giornale d'a1-te, storia e tecnologia militare Anno I (Napoli, 1861). Il .Momento -
'
-
r.
2852 -
Indice dei N orni contenuti nel Volume V A
.A.POLLONI F. .APOLLONIO -
AB@L
2191.
AUGUSTO -
APPIANO
2619.
ACTIS -
2682. AFAN DID RIV@RA VINCENZO 2362 . 2629 - 61 · 62 · 82. 83 · 2702.
AFAN DEl RIVEl{A GA ETANO -
AYALA VALVA A CHILLE -
capt. -
2679.
colonn. -
ALBERT ·
-
2767 · 2803.
capt. vascello
ALBINI AUGUS'.l'O -
2168.
ALBINI • BRAINDLI AMATI
Don
AMATO AMEDEO
GucrnTo
2839. VIII -
ANDREINI -
2515. 2805.
2840. 2633 · 35 · 37.
FILÌBERTO
•
gen.
2772 - 73 - 86 - 89 - 2834. A.RCil.lU CA ALBEH'.l.'0 2580. AIWAN GI0V0NALID 2840. .ARMSTRONG 2179 · 83 · 2301 - 2324 · 26 - 27 · 29 · 72 - 73. Armò - 2436 - 37. ASKLIN • capt. - 2120. AUDISIO DIDLFLJl!O 2709. AVANZINI 2233. AvmzZANA • gen. 2658. AVOGADRO DI V ALDIONGO ANN!BALlll . capt. - 2548 - 57 - 2806.
2769 . 71. 2448 . 50 -
capt. -
2504. ANDRIANOl~F A NDHIOLI ANFOSSI -
capt. -
B
2153.
2839. 2638.
B ADINI L1Wl'0LD0 BAILO -
. ANGELUCCI ANGELO ANSALDI GIOVANNI .
.
2839.
geu. -
- 2774 · 2809. ANTONELLI -
ca,rdinale -
2632 .
BALEJGNO PLACIDO -
2619
2697 . 98.
capt. -
BALIDSTRIIDRI PASQUAL0 -
2659.
2613
- 2726. BA;LILLA -
-:- 2853 -
2707.
2701.
INDICE DEJI NOMI CONTENU'.1.'I NEL VOLU .M:JD V
2701.
BARBO S ILVESTitO -
BIANCO _Gr,\C0?>10 AN'l'ONIO -
2263
I:iARDET DI VILLANOVA -
BIANCO GIOVANNI -
2702. BARLI TEBALDO -
2722. 2840.
B ASSO GIUSEPPE BA VA H1,;CCAHIS FIORENZO - 2618. R\ZZICHELLI ROBERTO -
234.6 - 2400 - 01 - 05.
-
2580
capt. 03 - 04
2639. 2639. B ELGIOIOSO - luogt. 2173. B ELLONO 2618 - 19 - 2746. Bl1lL'1'RA!1!I 2723. J3IBNED1.m: 2568. . Bm:-;NA'l'I LUCIANO 2830 - 40. ll ERET'l'A ANTONIO 2632 - 36 38. BIDRNARDJ, LL/ 2639. B ERNOUILLI G IOVANNI 2099 2196 - 2202 · 2377 - 2496. BmRTANI 2639. BEAUHARNA1S EUGENIO -
B ECCALOSSI -
B1~RT1:TOLLT~T
CLAU DIO
LUIGI
2501. B r.aTOJ,A - colonn . - 2780.~ BER'l'ÒLB VIALE - gen . 2167. B1~RTOL1NI FRAKCESCO 2840. B IJJSSEMER 2181. B lfilZELIUS 2269. B l<lZZO - 2840. BIANCMmx G n;s0PPE - capt. 2152 - 68 · 69. BIANCHI GIOVANNI - 2840. BIANCHI G1u sEPP1s - colonn. 2183 - 84 . 85 - 2723 - 24. BJ..\ NCHI R.Al!'FArnLE • ten . còlotin . I 2678. -
2599.
2599.
B roNDI PmHRLLI F ERDINANDO ~ 2246 - 2413 - 2571 - 7 4 2840. BIRAGO DI BORGARO 2771. Bmrncrnccro - 2431. BISCARHA 2835 .. BLUJ\:CENSTIHL - colonn. 2659. BOASSO FRANCESCO 2613 · 18. BooEN HonTs 2840. J30YF:H 2619. BoLDONI · ten. colomi. 2678. BONAPAR'.l'E NAPOLEON!t 2102 : 74, - 75 - 2245 - 2427 . 2502 • ·45 - 46 - 52. BONARROTI MICHI<:LANGELO 2653, Bo~mLLI - 2577 - 81. BORDA 2197. BORtONI IGNAZIO 2658 . Bon:vf..\NN _:_ 2308 - 99 - 2416. BonNEZ - 2579. B ORRA LORENZO 2618. BO'l'T('B ER 2120 - 2813. BOU M,im 2840 . HOU CHERO_N 2708. Bot:LENG ~~R - 2248 2489. Bovr - 2656. BOZZA 2726. BRANCACCTO NICOLA _;_ 2841. BREl'l'HANPT 2368 · 71. BnOADWJDLL 2330 - 31 - 32 · 33' - 4,3 - 46 · 70 . 74 - 75 - 76 .. RROFFERIO ANGF,LO 2840. BRUNNIDL - 2506 . Bnuzzo G. B. 2710. BUAIJ 2841.
2854 --,-
INDICE DfilI NOMI CONT IDN UTI NEL VOLUME V
e CACRERA:,,O DI B RICH ERASIO
G. B.
-
2771 - 81. 04MELL1 2825 . CAMP,u,ELLI
-
2077 · 78 · 79 · 80 · 81. 83 . 84 · 85. 86 · 87 - 88 - 90 · 91 · 92 · 96 · 97 · 99 - 2101 02 · 03 . 04 · 05 · 06 · 07 O · 09 · 10 · 11 · 12 13 41 · 42 - 43 · 44 · 45 46 47 • 48 ·• 51 · 61 · Go 64 65 - 66 . 69 - 70 - 71 72 73 - 7-1 - 75 · 77 · 79 . 80 81 - 85 · 86 · 88 · 89 · , 90 · 95 · 97 · 2234 · 38 - 40 · 48 · 65 - 68 · 69 · 82 - 3 · 85 . 87 · 88 · 92 . 2302 · 05 · 07 · 08 · JO · °14 · 18 · 19 · 20 · 25 · 26 - 27 - 28 . 36 · 70 · 76 · 84- · 85 - 2402 - 10 - 25 · 68 · 69 · 70 · 71 · 85 · 86 · 97 - 98 · 2517 - 45 · 48 · 49 60 - 63 · 88 · 93 · 94 · 99 , 2601 · 03 · 05 - 06 - 4G . 2705 · 10 · 23 - 3.J: - 40 - 67 . 68 fJ3 - 98 · 2800 · 01 . 07 · 10 l 7 · 18 · 19 - 20 · 23 · 27 29 - 30 . 31 - 32 - 41. C,WOUR 2836. C EI.m ANO 2708 . CrenBONI 2647. CrmUTTI CESARE • gen . 2469 87 · 2841. ÙHALLEAT 28tll. Crr.n1py - 2813. Ù IIAPT,\JJ 224.5. ÙH Al{BONNIER · gen . 2146 · 47 - 50 - 2210 - 2841. ÙHASSllJPOT 2515 · 17 · 42 2632. CRERUUI~I OLA ODIO 2841.
ÙAVALLI GIOVANNI - g e n. -
ten . colonn.
2264 - 2695 - 2702. magg. - 2365 . CANUTO VmCENZO 2656. CAPEL L u w I . gen. 2772 . 88. 0.-\ P013IANCO - - 2431. C ARBONE 2437 · 2841. ÙANDRINI -
. ÙAHCAXO SALYATOR(l; •
ten. colonn.
- 2518 - Hl · 20 - 2704 · 07 . . 18. ÙARDERINA BE:'.\EDt"L·ro
•
teri .
CO·
lonn. -
2599 - 2602 - 2785 . CARLO A LBl•:RTO 2080 . 2161 . 2269 - 2560 - 93 · 2730. 72 · 8G · 87 · 89 · 2808 · 36. ÙARLO EM:A::-IU ELI~ I ~ 2770 · 71. c.,nLo E:\!Aè';UEL1-: 210s. . CARL·O E)IA'.'<UELI~ III 2780. C ATU,O FELICI]) 2423 - 2789 . Ù AnLO I Df SAVOIA 2730. Ù ,\ RLO I II 2688. ÙARNY 2245. CARNOT SADI 2096 . 2101. CARRASCOS..\ 2667 . ÙAS ALIS GOFF'REDO 2841. C ASAZZA - conte 2423 - 2772 . 88 - 89 · 90. ÙASCINO AXTO~JNO · gen. 2365 . CASSANO - scultore - 2707 . ÙAUCHY 2203. C AVALLFJRO L UIGIA 2092. Ù AVAL Lt ETTORE 284]. C ..\VALLI FRANCESCO - 20 8 .
n -
-
2855 -
INDICill DEI NOMI CONTENUTI NEL VOLUMEl V
2620
CHIODO AGOSTINO - gen. -
- 22 - 2744. 2714. 2841.
D' ALilll\CBERT - 2487.
2099 - 2196 - 2202
-
CHIODO DO'M'ENICO . -
DAL Pozzo DI Mo:I1rnEr,Lo LUDOVI-
CIBRARlO L UIGI -
CO 2601 · 02. D' AMBRY - 2410. D' ANGROGNA - 2619. Dm ANTONI - capt. 2780.
2096.
ÙLAUSIUS -
ÙLAVARINO ALl~ElO CLll>MENT OOCHERILL. -
2841.
2377. 2826 .
D'AUVAIIE -
2841.
OoLONNE'l'TI G USTAVO COLT -
Dill B ANGE -
Dm
2523.
COMlNASSI LAZZARINO
-
2632 --
35. 2619 2774 - 2806 - 09. 00NGRÉVID 2412 - 13 - 14 · 2418 - 2700. CONSOLE 2504 - 05 - 06. COQUILLA'l' 2841.
COMO FAUS'.l'INO - gen. -
00RDEHO DI 1\foNTEZF:ll:COLÒ VITTO· RIO -
2806.
2379 - 2588 - 2688 - 2724 - 26 - 2841. Cousr L UIGI 2571 - 73 - 2689 2700. CORVETTO 0ESARID 2841. ÙOUNTELLID 2805.
- CORSI CARLO - colonn .
BO'.l'TINI
2619 28.
ACHILLE - gen. -
2774 - 2809 - 21 -
DE BUTTET FRANCESCO - 2487 2771. D~:CKIJm 2571 - 74 - 2842. Dm ConNÈ 2722. DEDOI'.l'ILS 2842. DE Dorrm:,MArn 2842. · D'ESCAMARD 2668 . D'Es·ni Auroxso 2102. DE FOCA'l'IIS 2096 - 2167 . 2336 - 57 - 60 · 2678. DE GruNDIS FILiPPO 2695. DEr, Boxo - magg. 2670. DEL Cov1r,1,o -
ten.
colonn.
2674. PELLA
CFirnSA
NIO DELLA
D
D'Is AscA FLAMI-
2773 - 92 - 2834
Rç,vmnm
AL~SSA::xouo
2618. 2205. 2507 - 08 - 38. Dm Non.A - 2722. DE PUYID'l' 2151. D.0 HITIS - 2(188. DEl SAUGET LOJ?Q.VICO 2701. DESCARTES 2099. Dm S ELLON 1\f.Aunrcm 2105. DELOBBL -
D ABORMIDA GIUSEPPE
2619 . 2333.
-
gen . -
DELVIGNE -
2714 - 74 - 2809 - 24 - · 36 37. D'AGOSTINO FRANCESCO -
capt. -
·
2264 - 2350 - 2678 - 79 - 89 - 2702. D' AYALA - 2571 · 72 - 73 - 2672. -
2856 -
INDICE DEI NOMI CO.N'l'ENUTI NEL VOLU .lÌ:CE V
2569 . 2708
DESVAUX -
Dm
EMANUELE F ILI BER'.l'O
71 - 78
VINCENTI - ·
80 - 81.
Dm WERRA
2101. capt . - 2160 - 62. Dr BAGNAsco - 27'71 - 77. Dr BELLO GrovA'.'<NI 2701. DmroN 2150 - 90 - 97 - 98 2203 - Ò4 - 2497 - 98 - 2842. D1 NAPOLI RAFF-Al•:T,E 2701. Dm
Fu.ANcEsco -
Wrrn:DE -
Dr NEGRO - magg. ~
Dr
2251.
DrxoN -
F A..t,'l'I :\iAKFREDO -
74 -
2772.
2773 -
96 - 2809 - 35 - 37. 1 - 2G39. II -
2647 . 68 -
2700. 2515
BAUMGArtTEN -
- 17.
ten. eolonn. -
FrmRAK'.l'E ·
FERHAIUS GALILEO -
2357.
DornA ANDREA _:_ DRl!JYS E (vON) -
2701.
2620. 2502 - l.4 - 15
17 - 18 - 42.
2674.
2260.
2726. gen. - 2350 · 2571 - 2665 . 66 - 68 - 78 · capt. -
FErrnEno -
D'ORGIDMONT ÙIOVANN'I -
F1LANGlE RI CARLO -
83 · 88 - 89 · 94 - 97 - 2842. 2666. FINESCR I 2~80. Ji'OHSnH 2262 : JrrLANGlERI T ERESA -
2839. 2080 2618 - 2734
D TJC.-\ or GEWVA FERO. -
2424 - 2551 2'745 - 99. D UFOUR - 2270. DuLAc . colonn. - 2771. D uPnÈ - l uogt. - 2166. D URAKDO 9IACOM O -
gen. -
M1cm;u: -
FoRTT.ìKATO
F.OT_TCACLT LEONI~ -
FnANCEBCO
2424
2093.
gen. - 2805. I - I mperatore
l•' OTJHI)AN -
2639.
III - 2642 - 43. G. B . - 2632.
]•'RANCl~SCO F 1u~cmo
FIUNKt,AND -
22'70.
FH.ùKLlX BE~(Ai)1IKO -
E
FRAKZIKI .:__
2149 - 58 - 63 - Sl - 2241 - 55 2405 - 18 - 15 - 16 - 33 - 2842.
ELLENA GrusEPPD - g e n . -
magg.
2G83 - 2722.
- 25G7 - 79 · 2638. Duns EGG. - 2262.
1.82
2087.
!)5 -
FrunmNA~no
2206:
DoUGl;,AS -
gen. -
2842.
FERASSON -
FmmINAKDO
DOERSCH
D UBOIN -
F
FERDINAi'.\DO Dr S ,worA -
- 75. DI SALMO UR GABALEONE -
S.WOIA
2609 - 2708 - 70 - 71. EMERY - gen. 2211. EUL&I{() _:_ 2096 - 2196 - 2377 • 2496.
2771
PI.OSSASCO FILIBIDRTO -
DI
-
T:'1uscr. -
2G3\ - 39·.
2873.
FnBSEN'H!S - :!257. Fnusco PrcExo - 2634 .
...:_ 2857 -
2803 .
INDICE DEI NOMI CONTENU'l'I NEL VOLUME V
G
GoNELLA
AxnnF:A
capt.
2256
· 62. G.w · L U SSAC - 2262. GALANO 2523. GALASSI - ca,pt. 2655 . GALILEI 2096 · 2102 · 96 · 2496. GALLEAN'I ORAZIO - magg. 2527 . 28 . 29 - 30. GARIBALDI G. 2582 - 2667 - 74 .· 83 · 2722. G ARRO F1uNc1~sco 2780. GARZTA Sé!'ANISLAO - ten. coloun. - 2701. G ASPER ONI 2325. UASTALDI R\RTOLOMEO -
2094.-
2524 · 26 . 27 · 30 . GAUDET 2323 · 24. GAUDtNO 2701. G Au:i:r-r n.;11 - ca pt. - 2-:1:85. G.-\'.l 'LINO -
EK1nco - 2843. 25'77 · 80 · 81. Gl{ANDI SrmASTIANO 2725 . GRA'I'I'O'.'l'I - ing. 2725. GRASSI - colonn. 2726. GREWENITZ 2429 . GtHBEAUVAL 2158 · 59 · 67 · 2273 . 74 - 80 - 82 · 89 · 90 · 91 · 94 - 96 · 2307 . 36 · 48 · 50 · 60 · 2430 - 37 39 2517 - 2789 . 2822. GRll!~(?l'HI 2843 . GR01'A 2638. ÙUERINI FErmINANDO 2531 · 32. Gu ERRINI G. B . - capt. 2718. Grrn'.'l' - gen . - . 2659. G T.: NETTl 2-639. G 'G ST AVO ADOLI<'O 2545 - 46. GoNELL A
GOVONE -
2096.
GENOCCIH -
2603. 2801.
G ~~RISSE Grmns1 -
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2707. GIACINTO 2842.
GLl.NI VITTOR10 GIAN1'ELLI
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Gu.N:;-.: i,;-r•ri: GrusEPPE - colonn .
2650. E"1nco . 2'741 - 02.
G10vA1'.Nmvr1
GrnvANNETTI
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2617
MICHELE
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2150.
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24$7 . 97 - 98 - 2843.
Hi~NRY
Loms -
2261.
251.5 · 43 . 284-3. 2262 . . capt. _ ' 2:J.92 - 93. 2150 · 2377.
HORNY ,JoNr~S H OWARD -
2093.
GLISE1'TI ANGELO -
2708.
1-IENRY · ì\'lARTl!'iI -
2679 . G LAISHER -
Fou n -
HUGONIOT •
2630 · 31 ·
ffoivro:'> -
32. 2843. 2416 . 2120. 2273 · 2350 · 62.
GLORIA CARLO GoooARD G OETC HE -
GOMER -
IsASTIA - eapt. -
2858 -
2671.
IKDICE D0I NO)H CONTENUTI NEL VOLU ll:fID V
J JEAN ·F'.LLI
J ANKET.T,I JoNVAL -
2196. LJ•:l'l'f::NITZ 2842 - 44 . LENK · gen. 2255 - 2309 . 10 · 68. LP.nOY o'ETIOLLE 2103. LETTIERt VriX c rnN7.0 2701. L1, v1 0 AS!!;S A.1tMANI;JO 2844. LnmRA'.l'I - ten. colonn. 2674. Lrnmrcw - 2256 - 62 - 63. LIPPI 2825. LITJZZI 2469 . 2555 - 2844. LocHrn CoRnADo - luogt. - 2802. LO)!RARD 2377. LOMBAllDI 2150. Lonrnr BoNAIU'l'O - ing. - 2144 Mi - 232G. L'UC ECS:Tl GIOVA NNI 2658. LEGENDftr:: -
-
2106 - 14. 2701. Kot~cm,1N 2747. .A è\'l'OCS:IO
K gen. ~ 2661. 28-13. KnrnrNER - 2327 . 28 - 30 . ·70 . 7i - 76 . KRUPP 2178 · 79 · 81 · 2313 · 21 · 23 - 24 - 25 - 28 · 30 31 - .J3 - J6 - 70 . 74 - 75. KANZWR -
KON GH -
L L\CE LI,E -
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2-!00.
LAGR.-\NG0 L U J.GJ -
2099 · 2190
nL\c -i\fAHON -
92 - 93 · 2201. LA HIT'.l.'El 2309 - l4 - 16 - 17 19 . 20 - 62 · 64 - 67 - 68 74 - 2661. L ,\llf,\R':llORA .AL.G;S8ANORO 2146 . LAll.L.\HllIORA ALFO::SSO 2086 2502 - 03 - 09 - 51 · 63 - 2618 · 19 · 27-!G - 2843 . LANCASTER 2144 · 2309 - 2543. LANDI - ten . colonn . 2350 2667 - 71 - '72. L AiXTERI (don) 2619 . LAPLACl!i 2093 . LATOU R 2670. LAVINI 2257. LBI•\ \ UCHEUX 2522 · 2_ 3 .
}[ACRY -
2569 .
21)68.
2771. 2619 - 2779. }[Al"FEI DI BOGLlO CARLO 2767 · 73 - 92. )faGNANl 2844. MAG::SUS B.. G. 2150 - 51 2200 . 07 - 33. MANGANONt 0Anr.n - gen . 2844:. 1\'.L \N:\O ANTONIO 28,! 4. ):fAKKO G.tuSEPPls 2844. i\1AKTE$1, . tcnt. -- 2658. )L\XZJ~LLA L UIGI 2G95. l\JAHCAtlELJ, I 2096 2167 •· :2336 - 37 - 60 - 61 - 2674 ~ 95 - 2701. )L\FF EI A.NNIB,~LE M ,llWEI - g e n. -
28G9 -
INDICE D0I l\OMI CONTillNU'l'I NEJL VOLUMbì V
luogt. -
MARELLo CARLO -
2613
- 18.
Morzo RrccAnoo - gen. - 2806. 1VfoLINARI 2256 · 58 · 59 · 61 · 2844. i\'IONCONYS 2647. l\![ONKRIEF 2373. i.VIONTIGNY 2103 · 2524 · 25 · 26 - 29 - 30 - 31. MoNTÙ CARLO - gen. 2806. iVlORAT'.l'I 2701. MORELLI NICOLA . teu. colonn. 2679.
2645. TmnmsA . regiua - 2746. MARINI - ca,pt. - 2661 - 63 . MAR'l'IN - SrnMENs 2181. MARZOLI 2637. MATA - ten. colonn. 2194. i\frl'HIS - 2289 · 2346 · 2780 2814 - 22. MATIN DE BnE'.rl'ES 2489. i.VIORELLl DI POPOLO VINCIDNZO MATTEI ALL?ONSO - geu. ·2095 2734 - 73 - 92 - 2834. - 96. MAT'!·rur RMILIO . colonn. 2167 ì\:IoRJ.}'lv.l'A DE,L BORGO CARLO - 2639 - 2771. - 75 - 76 - 81 - 82 - 85 - 2319 . iVIORGARI 2259. - 47 - 2487 - 2613 - 16 - 2618 Monr - colonn. ~ 2263 - G4 - 2409 - 2734. ò:L>\XWELL 2844 . - 2504 . 2668 - 74 - 2702 lVIAHIA LUI SA MARIA
MAYER -
ìVLWEVSKI
2194. - gen . -
MAZZOCCHI GAG'l'ANO
2844. 2209. 2654 - 56
- 57 - 58 - 59 . MECHEL . (voN) -
Monrn -
2197.
MORIS :i\{Amo MAURIZIO MORITZ MEYl~R -
2573.
M U NYCR -
2653. MELOGRANE - ten. colonn . - 2670. MENABRK>\ L U IGI 2090 · 96 2714 - 2837. METl'ER.:HCH 2639 . MICCA PIJDTRO 2619 - 2707. MIGLIARA C ,rnLO - gen. - 2588 92 - 2844. MIGLIOIHNI - capt. 2G55. Ì\:[WNONA ÙATIELLO 2701. l\'[IU,ER 2836 · 60. MILHANK · AMSLER 2515. MINID 2312 - 2510 - 11. MITCEIIDLL 2270 . MorssoN - gen . - 2194. MEDICI (DE) ALE SS ANDRO -
-
2806 .
2-263.
2357.
2692. MuhATTI - colonn. 2674. MusTO - ten. colonn. - 2658. M U'l'I I 2639. ì\{URA'l' GIOACHINO -
N I 2102 74 - 75 22!5 - 2427 - 2502 - 45. 46 - 52. N APOLEONrn III - 2144 - 2419 NAvmz Lnuns - 2248 - 2487. NEJSSLEH 2509 · 10. NmWTON 2096 · 99 · 2196 · 2201 - 08 - 2416. 96. NAPOT,EON0
2860 -
H<DIC© D81 NO:Ul CONTENUTI NEL VOLUME V
2780.
N I COLIS DI ROBILANT -
2569.
NIIDL -
gen. - 2619 . 2774 - 2809 - 11 - 22 - 37. PAT1:v,HCA VL~c1,::.--1zo 2618. P AULY '-- 2262. PBADODY 2542. P ELLOUX 2577 · 79 . P o:LOU ZE 2256 · 57. P I!:ROT'.l'I C~~SARE • colonn . - 2720. PAS'.conm GrusmPPID -
2258 · 60 · 61 · 62 . 2410. NOBLE 2191 · 2489 . NovI - ,G. - 2432 . 2500 - 2725 27 - 2845. NOBEL ALFREDO -
PES DI VILLAÙARINA GIA COMO
o
2772 - .8 5. 2323 · 24.
PETl'l' -
2845 .
O L L E"'.!.' O MOOEI
JJ°'RA)ICESCO
·
colonn -
PETTIDRS -
2773.
PIAl'iE T,T,
2805. gen. - 2196 , 2845 .
p PACIFICI -
ten . coloun. -
2670
98. 2260. 2821 . PADU LA A . 2845 . P AIXHANS • gen. - 2100 · 41 - 42 - 50 - 77 - 91 - 2287 - 2336 59. 63. PA)IZERA GIOACHINO • tenent . 2674. PACll'iO'.t'.l'I ANTO)II O -
PAC'.t'HOD -
P APACINO
D' A .NTONI
GIUSEJPPE
ALESSANDRO
-
2193 - 96 - 2270 · 2771. PARIS -'- 2639. PARISER 2147. P ARONE SBJRAIJ'INO 2256 - 57 · 62 · 68. PARRO'l' 2179. P ASSERA • gen. 2806. -
SALVATORID
2588 - 91 - 92. PIAZZA CARLO 2806. Prcco 1Lmco - 2601 - 04. PICTIDT 2420. P IERREL GIOVANNI 2697 . 2702. FINTO LUIGI 2688 - 92. P IOBERT G. 2110 - 86 . 90 - 93 - 97 · 2235 - 71 - 2497 - 2845 . J?IORKOWSKI 2330 · 32. Prn1<11' 2578 . PI'l'ON . BRESSANT 2197. PLANA GIOVANNI 2078 · 80 · 99. PLASENTJA 2845. POINS OT :_ 2208. POJSS0)1 2110 - 50 - 2210. POLOT'.L'I 2639. POM:.Uf~Rf<JU L 2674. P oNCIDLE'.1: 2101. PONZIO V A.GLIA E MANUELE - 2618. POP OFF 2211. POR'l'I - colonn . 2654. PRAT FERDINANDO - gen . 2619 2773 - 74 · 92 · 96 - 2809 - 10 37. gen. -
0 RL,\NDI O TTO -
2641. 2510 - 11.
magg. -
PE1'Wl't -
2861 -
ll\0IC0 UEI NOMI CONTENU'l'I NEL VOLUl\1E V
PnATESI Ei1IIL10 • capt . -
2588 .
89 . 90 . 91 - 2845 .
Rrvmu
Prrnmi - 2845. PH1,:sn - teu. colonn. - 2G79. Pnmns VrKCEN"ZO 284-L
2702. 2658.
FRAKCESco -
RIZZO FRANCITIS CO • ROBERTSON -
ten . -
2688.
2J09 · 2487. 237"7 · 2700. 0. - 2846.
IlOBlNS -
UOBINSON ' ROCCA
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colonn. -
2771 . 72
82.
Q
2179 - 2265 - 2324. 2480 2588 - 92 · 2847. R OLLET 2847. ROMAKO GABH!l<;LE 2679 . 83. Rmrnr:rw - 2847. · RoNZONI - ea,pt . 2780. Rns - ten . .colonn. - 2668. ROSSA 2639 . RossI.IT GIUSEPPE - 2603 - 05 06 - 19 - 2705 - 06. Rossi CCLliJS'I'D,o - magg. - 2167 - 75 - 76 - 81 - 82 · 85. ROSSI GIUSJJ;PPE 2773 . 96. ROTA EHMIDNP; G1Loo 2656 58. ROTONDO (don) 2701. RODYf AK -
QU AGL!l\. AN'.rOè\lO - capt. -
2609
- 2781. 2618 · 2734
Q UAGLIA GIOVA N!\! -
- ,2 - 82.
2081 · 2423.
Q UAGLIA ZENONE -
2734 . 284,5.
2256 : 58 · 59 · 61
QUARTIJJ;!U -
- 2844.
R RANCKIN I~ RAPALLO
2096 .
A. B. - colonn. -
2772
· 88. luogt. -
2613 · 14. 2515 · 16 - 32 · 41. R.ESAL 2193 · 94. RrnoT'l'r - 226S. RICHJ!Y.rER __: 2400. RAVINA •
R.EMINGTON -
RICOT'.l'I 0ES ARID -
ROGNETTA
F . B. · capt. -
2618. 2618. Russo . ten. colonn. ROVAS CIO -
RuA ANGELO -
s
2568 · ·2618 ·
2818 - 46. l~lGHfs".lvl:I FRANCESCO -
2.657 · 59
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2599 · 2615 - 16 - 17 - 18 - 2709 - 44 - 46 .
SACCHI PAOLO -
. 71. 2657. 2846. ten . colonn. - 2667
R IG HETTI LUIGI -
SAI NT ROBERT IGNAZIO -
RINA U DO COSTANZO -
SAI KT ROBEilT PAOLO -
"Rr.ruccI .
2092.
2077 - 92 - 93 - 94 · 95 - 96 - 2101 - 02 - 4.9 - 51 · 52 - 53 - 68 - 69 90 - 93 - 94 - 95 · 99 - 2200 ·
n. RIVERA FELICE -
2672.
2702. 2862 -
\ INDICE DEI .t\OMI CON'.l'ENUTI NIDL VOLUME \"
01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 . 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 34 - 40 - 41 · 42 - 43 · 46 · 47 - 48 - 68 - 69 - 70 - 71 - 2613 -19 - 2710 - 34 - 2818 - 26 47 . S ALUZZO DI MONI'; SIGLIO ANGELO
2562 - 2734 - 71. 2103 2773 - 92. SANG ALLO 2653. SAN QUINTINO - colonn. 2716. SANTELIA TOMMASO 2701. SCARABELLI PmoocA 2645. SCARAMPI G. B . 2772. SCARPATI MARTINO 2701. 8 CHNID1DER 2540. SCHONBÈIN ~ 2255. S CRTJLTZ 2489. S COTTI GIUSEPPA 2088. SmGRE RonmnTo - gen. 2770. SELLA QUINTL'sO 2090 · 94 · 96. SERAZZI RACEELE - 2088., S1<:HRA 2263 · 2424 · 92 · 2847. SERRANO 2847. SEIWEKTI GIORGIO colonn. 2772 - 73 · 89 96 - 2806 34. SmYSSIDL o'Arx DI SOMMARIVA VIT· TORIO 2771 · 78. SHRAPNEL - colonn. 2383. SIACCI FRANCESCO - colonn . 2096 - 2101 - 02 - 2203 - 04 - 249,6 - 98 - 2847. SICCAROI - ten . colonn . 2668 78. SINJ<JO (don) 2619. SIRACU SA O,mMINm 2847. gen. -
SALuzzo CESARE - gen. -
SNIDEH -
2515 - 16 - 40 · 43 .
SommRo APOLLO~ro - 2259 . SoBrrnao AscANW - 2234 . 39
55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 68 - 2415 - 2847. Sommno C ARLO - gen. - 2109 226!) · 2601 - 04 - 2773 . SOLDA'l'I 261.9 . Soin.mrLL ER 2725. STl•)HN RAL~f,'Al])LE 2654. STEWAR'!' - colonn. 2655. SusANE - colonn. 2419.
T 'l'APPA A.L8SSANDRO
colonn.
2718. T,rn·T AGLIA
N. -
2102 - 2427. 2568
'.J~HAON DI REVEL - magg. -
- 2771 - 83. colonn. - 2248. T mnsEN 2515. TBIROU X - colonn. - 2161. THOUVENIN 2508 · 09. TORRETTA ALFREDO 2847. T orrnICELLI 2496. '.l'OS'l'I A.MO:OEO 2847. 'l'REUILLID DE 13EJAU LIEU 2330 . T REVES 2666. T URGAN F . 2847. ~l'EICHERT -
U UCATHITJS -
2185.
ULLOA ANTONIO -
ULLOA GEROLAMO -
-- 2863 -
2847. 2348.
/
INDICE DIDI NOMI CONTIDNUTI NEL VOLUMEJ V
UssANI FERDINANDO -
colono.
VI!sCI (cla,) LEOMRDO -
2702.
VINOY -
VrrmRro EMANUELm
I -
Vl'l.'l'ORIO El\l~NUELE
II -
VALADlreR -
2654. 2275 .
VALFRÉ DI BONZO -
VILLE
R. -
w
gen. - . 2774 -
2806 - 24 - 27 - 37 . VALLUCRI'l - TE. 2643 - 2848. VALVASSORI 2619. VARIANO ANil<:LLO 2701. VAUBAN 2103 - 49 . VERAKI - colonn . - 2806. VEHGNAUD - capt. 2246 62 63 - 2414 - 15 - 2848. Vwr'.l'IDRLI FEDERICO 2521 - 22 - 41 - 42 - 2707 . VI,\N INI 2591. . Vrnò DI PRALES FILIPPO - 2772 - 86 . VICINO -
2782. 2618
41 - 2710 . 2808 - 36.
V V ALÉB:
2102.
2569.
W .'\flRJ;;NlJORF - 2080 - 2108 - 10 - 14 - 16 - 17 - 33 - 43 - 44 45 - 2318 - 26 - 69 - 70 - 71. WANZL 2515 - 16 - 42. WEBSTilJR - COHRAN 2848. VVmATSTON0 2248 W0RDER 2515. WJJ:RNDID 2515 - 16 - 42. WtiYI"'.l'ERl•].'I 2238. WINKILSON 2670 - 78. WITHWORTH 2309 - 10 - 24. WOOLWICH 2373.
2806. 2848.
VILLAHERl\:COSA
STEFANO -
z
2772
- 89. VILLANIS -
2772 - 88. 2361 - 77.
ZACCO PIETRO ·
VILLANTROYS -
Z A'.MBON,\HDI -
-
286"4 -
colonn. 2639.
2720.
Indice del quinto volume Pct(J,
Dedica
V
Prefazione di S. E. Benito (Mussolini
VII
Premessa al V ·volume
XI
Comitato di Redazione
XVII
Capitolo XXII. Parte tecnica. 1815 - 1870 Preambolo Biografico : § 1 . Studi, innovazioni, scoperte, primati § 2. Balisticù intei:na ed esplosivi - § ?.. Polveri ecl esplos ivi § 4. Bocche da fuoco, affusti, cn1TE1ggio - § 5. Munizioni d'artiglieria - § 6. Strnmenti cli puntamento d'artiglieria - § 7. Armi portatili e loro munizioni . Preambolo : Giovanni Cavalli e Paolo di Saint Robert § 1.
Studi - Innovazioni - Primati e Sco1ierte : Il progresso scientificotecnico nel secolo XIX in relazione ai progressi dell'artiglieria Retrocartca e rigatura : la realìzzazione dei conc~itti del Cavalli ; prime adozioni di artiglierie à retrocarica e di artiglierie rigate. - Il cannone ad anima curva e a proietto lenticolare clel Saint Robert. - Confronto fra artiglierie liscie e artiglierie rigate. Studi relativi agli affusti: l'affusto a freccia; l'affusto M. 1844 e l'affusto a ceppo corazzato del Cavalli ; Affusti l\farcarelli e De Focatiis, napoletani; progetto del :\fattei. - L'artiglieria cacciatori del Cavalli. - Studi sulla costruzione delle bocche da fuoco: metallo, cerchiatura ed a utoforzamento. Concetti del Cavalli sulla resistenza delle artiglierie .
-
2865 -
2077
2096
nrnicm
DEL Qt;ll\TO VOL t;i\!0
P<t{I,
§ Il. Ralislica interna e hnJl,;tica rstcl'lh1 : llalisti<:a iutema . . Ln pol-
V<'re nera, 11nico es plosivo cli vro1rnlsiooe, e i co nc:etti fonclnmentfl li per la llelt~rminai1ione della legge del mo,·imento tlel proietto ncll'animn. • Prime lllClllOl'ie del Lagrange e dl'l Pioberl. • L'fll)· p\icazione dclln termodinamica e· il Saint Hobert. - Balistica esterna. · Lo stato della balist-ica estcma all'inizio clel perioclo. - Le esperienze francesi del Diclion s ulla r esistenza dell'aria. - L'a Y· ,·cnto dei t1roietti oblnng lri. · Gli s tudi e le memorie d!'l i:.nint Robcrt sul moto dei proietti sferici, sulle traiettorie dei proietti oblunghi. sul moto dei proietti l:111ciati dalle armi rigate, ecc. .
2t90
§ III. Polveri ecl esplosivi : li prolJlema deglì es11losivi in tempo <li
nace e ln tempo di gnerrn. · Uli !!SJJlosivi e Ja resistenza cl elle bocche da fuoco. · Carattere roon<linle della qnc,;tione degli esplosi\·( • La IJOh·ere nera; <losamenti e graniture.. La poh·er e « inoffensiva» del On.valli . • Polveri dt1 guerra; wctocli cU fabbricnv.lone; le oplnloni del Sai11t Robcl't. - I'1·ova della t>olvere nera. Cariche di lancio. - Ln polvere nera come ca ri ca di scoppio . . NuoYi esploSi\·i. · Asc:anio 8obrero. • Sostanz<' innescanti; fulmina.ti e mi:::cele. · Mistura pirica per le spolette. . Le polveri alla fine del periorlo 1815-1870. • Esperìcrn1e e studi. • un altro ptìronto clel Saint Rober t
2234
§ IV. Bocche da fuoco, affusti, installazioni, carreggio : :llateriull del-
l'artiglierin sarda e clell'artiglieria italiana. - Materiali cle~li a ltri Stati i1 nlia ni. · Cenni. sulla nrtig-lieria di alcuni Stati esteri
2272
§ V. Munizioni per a r tiglierie e arti1izl da guerra : Proietti s(cricl, palle, gru unte, shrapnel. : Proielli oblunghi : granate, proietti. perforanti, shrapnel. - Scatole a metraglia. - Spolette : a tempo e a percussione; studi per il perfezionamento delle spolette. Cartocci: s11cclletti, cartocci a proietto. • Artifizi per l'accensione delle cariche di l:mcio; stOPl>ini, inneschi ordinari, lance a fuoco . - Soflìoni; cannelli a per cussione e cannelli a frizione. Artilìzi per segnalazio11i e artifizi rnri. · Particolari sui nizzi da. guerra. - Manuali e trattati per artificieri .
2-8';"11
§ VI. Puntamento e tiro: Generalità. - Puntamento: Il punto in bian-
co. - Alzl: alzo pot'tatlle; alzo scorre\·ole; la correzione dello sbandamento. - Quadranti a livello. · Lince cli mira doppie. · Tabelle di tiro. - Da t i sulla polvere. - Stima e misura clelle distanze. - La relazione llclla Couuuissione or dinaria e del Congresso Perwanente clell' .\rtiglicria sarda sugli strumenti cli Jluntomento. - Il concorso del Cnrnlli. - Gli strumenti cli puntamento per le al'tiglierie rigate: alzi in<:linati. · X onne per il punta. mento e per il t iro de lle artiglìeric : a rtiglierie liscie, artiglierie
-
2 GG -
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1.\"0lCf!J Ol!:L Qlil:'\TO \ 'OLUM0
rigate . - Tdemetri. ba bilil·11 cli colpire
;\'1ism·e di velocit/1.
T,.l\'<Jle rli tiro. - P r o2425
§ VII. Armi cla fuoco port:rili: Qnaclr o generale della trasfor ma-
zione e clelln evoluzione tlclle armi da fuoc-o portatili dnl 1815 a l 1870. - L'acciarino a fulm iuanle. - L:1 rigatura: forzamento ini1'.iale e forza mento automatico. - La retrocarica. - 'rrasfonoazione delle a rm i acl a,·ancarico. in armi a retrocarica. - Armi a retr ocarica cli nuova ideazione. - Il bossolo metallico. • L e pistole a r otazione. - Le mitragliatrici. - Particolari su lle a n ni portatili e s ul loro m unizi·)numento : emm e, proietti, bossoli metallìci . - L'armamento portatile cli alcuni Stati esteri .
249')
Capitolo XXIII . Dottrina dell' impiego dell'artiglieria e considerazioni sulla sua applicazi:one·. 1815 - 1870 § 1. Frazionamen to clelle art iglierie fra . l~~ varie unità. - Diluimeuto de l fuoco. - ~:Iassa di artiglierie e massa cli f uoco: · La grnnde batteria di Gust avo Adolfo alla battaglin cli L ipsia . - I basilari prindpii mqioleonici. - Compiti dell'ar tiglier ia. - Difficoltà cli applicazione conseguenti dallo s ta to delle artiglierie. - ~ ecessità di forti riser ve: ·difficoltà del loro impiego. · i\'liglioramcuti e perfezionamenti conseguiti nei materiali. - Le gra ndi invenzioni d i Giovanni Cavalli
. 2545
§ 2. L 'artiglieria Piemo1,te~:e dal 1S15 a l 1848 : ordiuawento ck•l 1831,
il regol nmento per il servizlo ·d elle truppe i.n campagna clel 1s ;i?. Progressi tecnici. - Riduziow~ calibri, unifor mità mat erialì , proietti, specializzuzioni - Composi½ione clelle batterie campali : surldivisioni, m nnizionamento. - Art iglieri a da mon tagna. - Ar tiglieria cla pinzza. - I materiali mod. 1844. - Assegnazione e d istr ibu7,io11e dell'artiglie1'ia campak nelle Grandi Unità. - Le . riserve. - La regolnmentazione t attica per l'Artiglieria. - J ricordi per l'uffiziale dell'artiglierh>. in ca.iuriagna de1 capitano Avogad r o. -- l'Artiglier·i a alla vigilia delle prime guerre d'i nclipendenza § 3. L'Artiglier ia nella campagna del 1848. - Uonsiclerazioni e rilieYi
circa il suo impiego nelle varie battaglie. - Difettos,l applicazione dei principii fondamentali . - L'a r t iglieria cla piazza a Peschiera: il parco d'assedio, éieii<:ic~nza dei mezzi ùi t r asrior to. - Rel azioni sulle operazioni del ]848 e· de; 1840 : consta tazioni, rilievi, d isposizioni f' r accomancl:1zioni. - Conf erma clel principio del fuoco a massa. - Ordinamento del 1850- e provv<~dimenti del 1Sn5 e del 1859. - L'impiego dell' artiglieria nella guerra di Crimea. L'esercito sardo alla g uerr a del 1859. - L'artiglieri a assegnata 2867 -
2513
INDICG OEL QTJ I,'\T(.) VOLl::\IE
Pag.
alle varie un ità. - Provvedimenti adottati per ovviare agli inconvenienti rilevilti nelle precetlenti guerre. - Armamento delle varie batterie. · Le riserve, le colonne mun izioni, i parchi cd i rifornimenti. - Sproporzione cli fronte all'artiglietia austriaca. - Consicleri:izioni sull' im.1,1icgo delle artiglierie dei tre esercit i combattent i. - Le 37 batterie francesi d i cannoni riga.ti. - Inazione dell'artiglieria da piazza. - Conclusioni .
2558
§ 4. .Art iglieria napoletana: ordinamento, istruzione, dottrina d'im-
piego. - L'opera di Carlo Filangieri. - R iunione dei generali. Capisaldi tattici. - Lezioni (lel D' Ayala. - Impiego della palla incendial"ia del capitano Cor si. - Impiego d'artiglier ia alla battaglia del Volturno. - Al'tiglieria tosca na: il testo del Biondi P erelli tratto dal Decker. - Artiglieria estense : il manoscritto dell'istruzione dell'artiglieria ir. campagna. - I quattro capitoli fondamenta li . §
5. Gli insegnamenti clel 1359 discussi ecl applicati in Austria . - Regolamen to austtiaco del 18U6. - In Italia i cl·iteri cli :impiego permangono invariati. - La ba ltaglia di Custoza <lel lSCiG. - L'impiego dell'artiglieria nei. tre combattimenti cli Oliosi, Santa L ucia. e Custoza. - Le artiglierie (livisionali délht 3a, sa. e 9" divisione. - La batteria Pclloux. - La saggia nzione del generale Govone. - Le artiglierie austriache a Custoza. - Considerazioui : inazione della riserva, scarsa partecipazione .delle artiglier ie, impiego lento ccl a spizzico. - Concellttaruento eliettual·o a. Monte Vento dal colonnello Bonelli. - L'artiglieria da piazza a Borgoforte
§
6. Insegnamenti derivanti dalla gnerra del 1866. - I principii che vengono affermati da l 1866 a l 1870. - L'artiglieria uell'otfensiva e nella cl ifensivu. - Sue posizioni e suoi compiti nei vatii momenti del combaftimento. - 11 pregiudizio di 11011 dover perdere l pezzi; momenti in cui. l 'artiglieria non deve rispatmfare uè mu nizioni, nè mitraglia, nè sè stesst1. - Le masse cli fu oco pronte e precise su qualunque obbiettivo. - Riconoscimento In pieno c1ell'importanza della cooper azione era le varie Am1i. - La necessità imprescindibile cli tener fermo. - Semplificazioni per il rifor nimento munizioni
§ 7. Gli studi militari clel nuovo Regno d'Italia. - Scrittori ed opere
riguardanti l'impiego dell'attiglieria. - Le conferenr.e del maggiore Carlo Corsi a Mila.no. - 'Il corso del capitano Flruilio Pratesi alla Scuola d' .Applicaziouc cl' Artiglieria e Genio in Torino. - L'opuscolo denso ecl innovatore clel generale C.:trlo Mig liara. - I <e Cenn i sull'impiego>> clel capitano F. n. Rognetta . - Giudizio comples-
-
2868 -
2571
2583
1NDICI~ DEL QU I.l'\'1'0 VOL GllW Pa{I,
sivo sull'artigl i.eria piemont ese prima, italiana poi. - 1815, J860, 1870. - L'overa di Giovanni Cavalli. - Le gesta delle batter ie sarde M i taliane sono una collana ininterrotta d i episodii gloriosi. - I difetti cli impiego n elle guerre d'indipendenza. - Giustificazioni e riconoscimenti .
2588
Capitolo XXIV. Sta,bilimenti cl.'artiglieria : Arsenali, Fonderie, Fabbriche d'arrµi, Polverifiei, P oligoni, Centri di esperienze. 1815 - 1860 - 186D - 1870 Gli Stabiliment i cl' Artiglieria nei varii Stati itali.ani dal 1815 nl l SGO. § 1. Regno di Sardegna ; H. Fomlei·ia di '.rorino. - Snccessisi ordin amenti. - r:•o pera di Giovanni Cavalli. - L a R.. Fabbrica cl' Anni. Lavorazioni eseguite - R. Fabbrica cli Poìver i e Raffineria Nitri
di Borgo Dora. - Sua attrezzatur a e potenzialità. - Lo scopvio del 1852. - L'eroismo d i Vittor io Sacchi. - Polver ificio e Ra ffineria Nitri clel Lagaccio di Genova. - Arseuale di Genova e Stabilime11ti del'ivati. - Polver ifido cli Cagliari. - Arsen ale cli Cagliari e Stabilimenti m inori .
2-597
§ 2. Begno Lombardo Veneto : Ofticine cl' A1:mi delle Valli Bresciane
- P articolarità delle lavorazioni. - Il patriottis mo cleì tui uroplini. L'I. R . Arsenale e Fabbriche d'Arm i di Garclone Val 'l'rolllpia. Organizr.azione del lavoro. - Fabbrica cl' Armi di Brescia. - Bre·· scia centro d iret ti vo cli fabbricazione, di raccolt a e di vendita. Ducati di Modena e di Par ma: Polverificio cli Spilamberto. Foncleria d i Parma. - Laboratorio d' Artifizi di Parma. - Polverificio di Montechiarugolo. - - Gran Ducato cli T osca na : Le ofticine òi Livorno, Portoferraio, Orbetel lo. - L'Arsenale . cli F irenze . Il Ln bor atorio e )!agazzino munizioni. - La Sala cl' Artifizi. - Le tre Armerie d(~lla JJ'ortczzn cla Basso. - Stato Pontificio : L'industria privata controllata · dagli organi governativi. - L'Armeria Vaticana. - 11 Laboratorio cli Castel Sant' Angelo. - La Fondr~rìa d i Belved er e . - L'Arsenale d'Artiglier ia . - La Polver ier a cli T ivoli. - L a macchina a rigare clel colon. Vincernr.o Afan De R ivera § 3. Hegno d elle Due Sicilie: L'Arsen a le e la Fonderia cli Napoli -
La monta tu r a cli atmi di Narioli. - La fabbrica cl ' Armi di 'l'orre Annunzia t a . - La Ferriera. cli Mongiana. - L a Fabbrica cli polYere di Torre Annunziata. - Laboratorii varii. - Opifi cio meccanico cli P ietrarsa, - L'Amministrazione cli miniere metnlliche in ìVlessinn. La direzione d ei lavori m inernri cli Sora. - L a Fonderia cli Gaeta. - La Foucleria (Ìei Grn nili. - Ln F erriera cl' Ischitella - Il Polverificio di Scnfnti. - I laboratori <lei fochisti. - L'Opificio Piro-
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rnDIC T9 DEL QUl::-To VOLUl\IEJ
tecnico tli Posillif)o. - li Laboratorio P ir otecnico d i Capua. - 11 Laborutorio Pir otecnico cli Toi:re Anuuuziata . • Il L aborato r io ' Pirotecnico di .l:'ietr:.m;;a. - Otlicina per la fabbricazione tlelle capsu le f ulminanti. - Lo scoppio del 18 luglio .1.8::i;i. - 11 Lnborntorio d i Gaeta .
2663.
Gli Stnbilimenti cl' A1t iglierh1 11el Reguo d ' Ita lia dal lSGO a l 1870. 4. I 14 Stnbilimen t i del nuovo R egno d'Italia. - Aggiu nte ed aumenti decreta ti nel J8G1. · - I 16 Stabilimenti d el 1862. - 11 Polverificio di Scafoti €'cl iì P irotecnico di 13olog1;a . - Soppressioni nel 18(;4. Va ri nr,ioni successi\'e . - I l '..! Stabilimenti cld lS70. - ·La Fonderia cli Torino . - La R. Fabbrica d'Ar m i cli Valdocco . - R. Arsenale c:li Costruzione d i 'l'orino. · Il L aboratorio cl' Ar tifizi. - 11 P ir otecniro cli Torino. - 11 Labora torio cli. Pre<:lsione. - Le 5 Officine i\faestranze. - L' Arseun le cli costrm:ione di Firenze. - Il Polverificio di Fosi;ano. - L a H.. FDbbrica d'Armi di Brescia . - L'Officina Pontieri d i Pavia . - Il H. Arscuale di Cos truzion e cli Napoli e la H. l?onclerh1 di Napoli. - L a ]'abbrica d'Armi cli 'l'orre Annunziata. - Lo Stnbilimento i\feccanico tl i Pietrarsa. - Lo Stabilimento Siclenn'g:ico tli )fongian n. Tl Poh erificio cli Scafati. • n Pirotecnico di Capua .
2703:
§
§ J. Poligoni di Liro. - Centr i di esperienze. - I Co mpi in Piemonte
ed i n Ligu r ia . · Dir et t ive per l'esecuzione d ei tiri. - I Cumpi nel Napoletano. - I Poligoni del R egu o d'Ita lia
2728;
Appendice nl Capitolo ventiquat tresimo: Descrizione d i Genovu e del Genovesato (184()) . - Calendatio generale f.l el R egno Sardo : Effemeride r elativa allo scoppio èlella Polveriera di Borgo Dor a (1852) . - Monografia clel Gcneru!e Enrico Giovannetti su « La fabbricaz ione delle polveri-. 11el Polveri ficio di Fossano i) (1.872). Sunto storico dello scoppio del Polver ificio cli Sctlfai:i. (1863) .
2i4l
Capitolo XXV . Storia, del Supremo Consesso dell'Arma. (Dal 1° Consesso Deliberan te del 1673 al Consiglio Superiore del 1833 - dal Consiglio Superiore ,del 1833 al Comitato d'Artiglieria <èel 1870) Il Capitano Generale clell ' A1:tiglicria del 1574. - li Consiglio cli Axt ig lieri a del l.(l73. - Inizio <lell'altivi ti1 tecnica del Consiglio nel 172G. • Il Consiglio cli Fi nanze del J730 sostitui;;ce il Consiglio cli Artiglieria. - 1 Congre.ssi temporan ei cli Uffici ali cl' Artiglierìa nei ;,nccessivi :umi dul 1730 ·a1 1780. - Svilu ppi ed a u menti <lel Cùrpo. - SeiogliDJf!nto e ricostituzione clel Co1.·po clurnnte e clopo
-
2870 -
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ll\DH:hl DEL QUIN'l'O Vu LUìl:Clll
Pag.
la dominazione francese. - Il Congresso clel 1814. - Hiorclinaruenti del 18H, clel 1816, del 1818 ,~ del 1820. - Per la prima YOlta il Gr an Maslro dell'.Artiglieria viene investilo delle funzioni di Ispettor e dell'Arma. - I varH Congressi _clal l.814 :il 1830. - 11 Consiglio SuJJer ioi:e di Istruzione e il Consiglio per l'Istruzione teorica del 1831. Il Consiglio Superiore ù' Ar t iglieria del 1833. - 11 Conte Ca r lo i\faffei di Boglio, ultimo Gran Mastro. - La Commissione Ordinaria di Artiglieria ed il Congresso · Petruanente del 1846. - Atti\·ità tecnica d el Congresso Permunente. Sue importanti deliberazioni nel varii anni successivi. - Le pr oposte cli Giovanni Cavalli. - L u provosta d<~l Colonnello Alber t circa un Saggio cli Aeronautica. - Scioglimento del Congresso Perma nente sostituito nel J850 dal Comitato Cent r ale cli Artiglieria presiedu to clal Comandante Genera le clel Corpo. - Commissioni consultive specia li . - Attività del Comitato Centrale dal 1851 a l · 1sGO. - Le importanti deliberazioni r iguardanti la retrocar ica e la rigal ura vr ovoste dal Cavalli. - Creazion e del Comitato d'Artiglieria 11el 1860 : suu a t liviU1; composir,io1w e competenze del Comitato. - Scioglimento clel Comitato cl' Artiglieria nel 1873 e costituzio11e clel Comi! ato d'A r tiglieria e Genio. - Cen ui biografici sui P r csiclcnti degli Alti Consessi 11eliberanti del!' Ar tiglieria Notizia bibliografica per la p:nte seconda: Volume V (cln l 18Ui al J8, 0)
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2871 -
2767 2839
Indice delle illustrazioni Par,. F·ig. 583. 11 i.\faggior Generale Giovanni Carnlli . >> 584. Atitografo cli Giovanni Onn1lli. Lettera al Gen. Quaglia sulle arLigliel'ie a retrocarica e rigate . >l 585. Sciabola appartente a Giova1111i Oarnlli. » 586. Stato di servizio tli Giovanni Cavalli » 587. Conte Paolo J3allacla cli Saint Robert » 588. Cannone e otturatore Cavalli . » 589. Cannoni, proietti e affusti Cavalli . » 590. Rigatura e proietti oblunghi Ca valli. >> 591. Otturatore Wa hrenùorf. Ottmatore descritto dal Lorini >> 592. Proietto Cavalli. P roietto del Pariser Kanone. Tipo cli proietto Charbonnier » 593. Proietti eccentrici >> 594. Progetto del cannone ad anima curva del Saint Robert » 595. Il cannone ad anima curva del Saint Hobert >> 596. Affusto (la cllrup~gna tivo Gribeauval >> 507. Affusto a freccia . ,, u98. Affusto Cavalli da campagna modello lS.J.t >> 599. Affusto a cr~ppo del Cavalli per cùnnoni rigati' a retrocarica >> 600. Artiglieria cacciatori del Cavalli. Carretto-affusto . >> 601. Artiglieria cacciatori del Cavalli. Carretto-cassone . >> 602. Macehina per la prova della resistenza dei metalli_, 1847 . >> 603. Grafico rignard~nt~. la teoria della costanza degli apbnssamenti . >l G0-1. Grafico riguar<lnnte il movimento di un cilindro ruotante . >> 605. Grafico riguardante la. dimostrazione a pag. 2228 e seguenti >> GOG. i'\:focch inario per la fabbricazione della polvere nera col metodo cl ei pestelli . » 007. Macchinario per la fcbbricazioue della polvere nera col metodo delle macine .
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G08. Strettoio idraulito ver lii fubbrica1,iolie della polver e nera 60!). Botte per la fabbricaz ion e della -polvere n era 610. Polverizzatoio a botte cli cuoio cerchi ato cli rame 611. Pcncl oli ver la m isura1,iou e d e lla velocttà iniziale Gl2. Ctirtocci di til atic-cio per palla 613. C:ii·to<;ei cli fifa ti cci o GH. 011rtocd a polver e çii filat iccio da ca nn . ùa 16 615. C artocci a P,>lvere cli carta 610. Ascanio Sobrero . G17. Alfredo Nobel 61S. Cannone cla mo11tagna i\1. 1827 (dn lib. 4 llln1.75.4) GJ.O. Obice cltt montngna M. J827 (cla lih. (i = mm . 121.2) (J20. Affusto da rnoutagu:1 1I. 18'14 . 621. :\'late ria le d:1 bnttnglla- ?IL J.830 m orl ifi cato 622. Avantr eno ])er m ateriale d a bnttaglia 1830 moclif:ìc:.ito 623. Cannone <l a 1'i pe r te batte rie da posiz.ione (al tr:1iuo) (\24. At"Cuslo cla camvagna 1844 (Cavalli) con cannone d~t cent. 9 AR . R e t: . G25. Affusto (la campagna M. J.844 . n2G. Aiin sto cla earnpagna M. 1844, a lleggerito G27. Cannon e da J6 (mm. 121,2) d i ghisa cou cul a tta e misfericfl 62S. Affusto da attacco e. difes.1 tip,b Gribeauv a1 (1814) 629. Affusto da attacco e clifesa :\'1. lS1lH a cosciEi p;n-n11ele e nl on i rialza ti 630. Affusto cl'tittacco e cli1'e;;11 M. 18,!!) a coscie cu,,ergenti
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•? "<:l ifosn J.> f!r obi1.•e da 22 BR. in lamiera di ferro . 632. Avantren o d ' attacco e difesa 633. Cannone cla 16 da muro in posizione di vi.1 634. Affusto cla costa tipo Gribeauval 63µ. Affusto da difesa lli gh isa per easamatta, acquistato nel l827 636. Affusto d a difes a cou sottaffu sto d 1.1 barbetta G37. Al'.fnsto da difesa ;vr. 1830,· sistemato per cas1.1m,1 tta 638. Affusto di g hi sa M. 1845 639. All'usto cla costa per obiCl\ da cent. 22 F (1848) e poi per cann one cla 16 G R C. 640. Affusto da costa per cannorn~ da 22 AR. (1869) 641. Al'fusti o ceppi per morta i e pcl rie ri 642. Ceppo per mortaio (la 22 (Cavalli) . 643. Scherni dei primi Ristemi di r igatur a 644. Ti pi d i t urameuto ver s istemi tli rigatura a soppression e . cli vento
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2245 2246 224!-) 22;:i:) 22:i2 2252 2253 2253
2250 22\.il 227.5
227(l 22i(l 2279 228.L 2282 2283
223,1 228::i
22S7 2290 2291 22!)2 2293 229;'\ 2295
2296 2207 22H8
2299 2300 2301 2303 2304 230:'i
2310 2312
INDICID DIDLLID ILLUST,RAZIOXI
Pa[J .
645. Proietti con incami.ciatura cli piombo grossa e soctile Proietti èo11 corone ili 1:ame. Tipi primitivi . Schema della rigatura La Hitte Schema della riga.tura a logoramento di alette Cannone da 12 BR (bron:w rigato) M . 1863 . 650. Schemi dei primi congegni di chiusura . 651. Cannone da campagna di modello Armstrong a r~trocarica calibro nll~. 67. 652. Cuneo cilindrico-prismatico Krnpp . 653. Anelli e piatti otturatori . 654. Bocche da fuoco regolaroental'i in sen izio al 1870. 655. Bocche da fuoco regolamentari in serviz;io al 1870. 656. Cannone da cent. 24 GRd. Ret. in batteria - in corso di adozione al 1870 . 657. Cannone da cent. 24 GRC. Ret. - particolari . 658. Cannone da cent. 7 DR. Ret. da campagna. In batteria 659. Particolari del cannone da cent. 7 BR. Ret. da campagna 660. Bocche da fuoco ddl'Artiglieria napoletana da campagna 1814 661. Bocche da fuoco dell'Artiglieria napoletana da campagna 1835 662. Affusto da campagna per cannone da 6 e obice da 5.6.2 .. 663. Obice da i5.6.2 in batteria . 664. Unione dei tr eni dell'Artiglieria napoletana (a gancio e frottante) 665. Obice cla 12 llbbre ·d a montagna, in batteria . 666. Cassone clell'obice eia 12 libbre a str ascino . 667. Bocche da fuoco in servizio nell'Artiglieria napoletana nel 1850 . 668. Bocche da fuoco in· servizio nell'Ar tiglieria napoletana
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Affusto da costa De Focatìis Afflisto cla costa Marcarelli Granate e bombe sferiche . Corbello di lamierino. Coccone di legno ' Granata .con tacco cH legno. Cercine cli corda. Granata con cercine . Shrapnel sferico a carie,), cli scoppio separata dalle pallette Proietto Cavalli, cilindro ogivale a due alette e due guide, di ghisa . Granata cilindro ogivale modello 1863, a bocchino avvitato Granata da campagna a frattur a prestabilita e ad anelli dèntati
2874 -
2359 2360 23()1 23, n 2380 238:l 2383 /
2385 231:l7 238.')
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INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
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678. Shrapnel cla campagna, a carica centrale . 679. i\'(odo d'azione delle palle oblunghe massicce 680. Effetto della fusione in pretelle d ~lle granate perfora11ti 681. Cartoccio a mitraglia con tacco. Scatola a mitraglia . 082. Svoletta cli legno ad un solo tempo . 683. Spoletta dl legno o metallica avvitata, ad un .solo tempo 084. Spoletta di legno a più tempi (a forellini) 685. Spoletta con testa a galleria poligonale 686. Spoletta a galleria Donnann 687. Spoletta a tempo J3azzichelli 688. Maggiore Roberto Ifazr;;icbelli 689. Spoletta a percussione Bazzichelli 600. Cannello a percussione napoletano 691. Cannelli d'innescamento f ulminanti 692. Razzi ·da guerra <!on governale assiale e con governale laterale. (;93. Cavallette per la nciare raizi . 694. Paiuolo ver artiglierie d'assedio 695. Cuneo semplite. Cuneo multiplo per congegni cli punteri.a a cunei : 6\16. Linea cli mira clei cannoni 097. La distanza di punto in bianco 698. ll'rontale di ruirn dell'a rtiglieria napoletana 099. Alzo portatile di legno dell'artiglieria piemontese
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Al1.o alla 'Gribeauval . 701. Al~o cli legno a forellini dell'artiglieria piemontese 702. Mirino doppio dei cannoni piemontesi . 703. Regolo con cursore dell'artiglieria piemontese 704. Linea cli mira clegli obici . 705. Alzi scorrevoli • delle bocche da fuoco per l'applicazione del706. Modificazione
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707. Lince di mirn
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708. Alzi con regolo orizzontale 709. Alzo clel Capitano Anclreini per la correzione dello sbandamento . 710. Quaclr~nti a livello dell'artiglieria piemontese 711. Alzo a denti (cla disporsi a mano sulla culatta) 712. Alzo scorrevole a cannoéchiale del Cavalli . 713. Quadrante a livello con cannocchiale del Cavalli 71'1. Diottra cli puntamento con collimatore tubolare del Cavalli 'iJ.5. Alzi inclinati per la correzione della derivazione .
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l'alzo scorrevole .
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Alzi e brn cci <l ' alzo per ln linea cH mira latera le Alr.o qnaclrnnte J)e~r obice ·eia 22 GRC. Telemetro Cavaili . Penclolo balistico d'artiglieria Sist ema cli innescnrnento a baildellettf.L e acci-a r ino propo_sto clal La Marmorn . Acci:uino Consòle Accinrin i francese e inglese Cul a t ta di fucile Delvigne. Culatta di fucile '.l'houvenin Pallottola ogivnle cla bersagliere. Pallottola emisfer ica Nessler . Pallottoln acl espans ione Minié. PallottÒla Peters a forzamento per conpr essione . C11rtu ccia, pacchetto di· c:utncce e cassula d elle a rmi ri ~ ~~~ ~ -
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24SS 2-503 2.505 250fi 2508 2510 2511 ~
727. Serie clelle ill'llli lSfiO 728. Chiusura sistema Dreyse 129. Quadro cli varii sist2mi tli chiusura a blocco 730. Sistemi cli chiusur a . 731. Il f ucile 1SG7; trasfor111ato a retro·c nriea sis tc111:,i Car cano 732. Oartnccia di carta con innesco inter110 per arm i modello Car cano, a spillo . 733. Fuciìe Vett erli modello 1870 734. P istola a r otazione Lefaucheux 735. Mi tragliatrice 11:Iontigny . · 736. :\Iitr aglia trice G·al tling 1\Itlggior e cl'Artiglierla Galleaui di Snint A111broise barone Ora1,io 788. Mitragliatrice sr,eriÌilentale italianft tipo Gatling 739. Cannoncino. ::i tam btiro ro~ai,te cl.:t 57 mm . 740. Tipi_ <li t1I1,o . Hl. Proietti a. mctraglia . 742. P allottole esplosive 743. Car tucce a bossolo metallìco ' . al 144 : P i:rnta della Fonderia d'Artiglieria di Torino dal J.850 1860. 745. Direttori della R. Fon(ll~ria. ,,r.1 i Torino 140. Direttori della Il. ]'c,nc1eria cli T orino 7'17. Direttori della R. Foncle1:ia d i Torino 748. La fabbrica polveri d i. Borgo Dora in Torino dopo lo scoppio del 2G aprile 18,)2 . 149. L'atto eroico éli I'ilolo Sacchi 750. Il F uriere Paolo Sa<-Chi
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INDICID DIDLLE ILLUSTRAZIONI
Pltfl.
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7:il. P ianta dello Stabilimento clel Lagaccio . 752. Pianta elci teneni dipendenti dallo Stabiliwcnto a poJ1·eri clel L ugaccio . · >> 753. Pianta della R. li'abbrica. <li l)olveri d i Cagliari )> 754. L ' A.1:semtle cli Caglia ri » 755. Pianta e sezione clel R.: Arsenale cli Cagliari . » 756. Lo Stabilimento Glisen ti nel 1Si39 . » 757. Fucili di fabbriche Bresciane (Oar done Val T r ompia). Secolo XVlI . 1> 'i58. P istole di L:.izzarino Cominazzo. Secolo XVII » 759. P orti ecl accessori per fucili e pistole d i fabbriche Bresciane. Sec. xvn e XVlll » 760. 11 Polverificio di S 1)ilambe1:to al princi pio del secolo XIX » 761. Pianta generale (leÙa I!'o1·tezza Da Busso cli Firernie, 1616. . » 762. Uno dei bastioni della E'ortezza Da Basso di F irenze » 763 . .t.\rsen a le çl' Artiglieria, a Belvedere (Vaticano). i'\fagazzino dei carriaggi . » 764.àrsenale d i Ar t iglieria a Belveder e (Vaticano). Un laboratorio meccanico » 765. Il Colonnello Don Vincenzo Afan De Hiver a . » 766. Il 'l'enente Generale Carlo F il~ngfol"i, Principe di Satriano e Duca di 'l'aormi11a, . 1> 767. J ruderi dello Stabilimento di Mongiuna >> 7(i8. P ianta cli Castelnuovo n.el 1829. » 769. Pianta di Castel Kuovo e clell' Arsenale nell'anno 1844 » 770. Pianta cli Castel Nuovo nel 1801. Arsen ale di costrnzioni >) 771. Pianta della li'oncleria cli Napoli, 1861 . )> 772. Capitano Don Vincenzo Afan De Rivera . » 7"73. Pianta clellà -fabbri<:a d'a nni di Torre Annunziata )) 774. Pianta dell a. montaturct d'armi cli ~apoli (1801) . » 77i3. Pianta del Reale Opificio meccanico e pirotecnico cli Pietr arsa » 776. Francesco Pinto, Principe -d' Ischitella 1) 777. R eale Opificio di Pietrarsa » 778. Il Polverificio cli Scafati nel 1861 » 779. Opificio P irotecnico di Capua dal 1856 a l ·1870 » 780. Il Polverificio (li Irossano . » 781. L'Arsenale di costruzione cli Napoli nel 1868 . >> 782. P lanimetria clel Poligono cli San Maurizio uel 1844 » 783. Planimetria del c1n11po di San Ma urizio e del Poligono di Lombardor e nel ]869 · ' » 784. Pianta clel Poligono a Cap~rn fuori Porta Homa. Anno 1835
2621
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2(i2:l 262r. 262/ì 2627 2631 2633 2635 2637 2644 264\l 2651 2655 2057 2(j(i2 2666 2669 2G73 267:3 2G, 6 2680 2682 268'1 268()
2GOO 2(;92 2693 2696 2699 2,15 2721 2131 2133 2737
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INDIC0 DELLE> I LLUS'l'RA ZJOKI
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785. Vecluta della città di 'l'orino dal Poligono cl'esperienze cli oltre Po l> 786. AIUecleo VIII Duca <li Savoia . ,, 787. Conte Filiberto di Piossasco >> 788._Carlo Gerolamo Carr etto Marchese cli Bagnasco » 789. Il Generale Maffei >> 790. T h aon de Revel et St. Anùr é llfa r quis Charles Fra.nçois » 791. P es di Villarnarina cav. D. Giacomo >) 792. Carlo Alberto Principe cli Savoia Carignano . ,i 793. Ferdinando l\:fari a Alllerto P rincipe R<~a le, Duca di Genova ,, 794. Perù1otitoi ver le nl'tiglierie >l 795. Punter ie delle bocche da fuoco. 11 796. Colonnello Conte Ferdinando Prat 1> 797. 11 Generale Cav. uiuse11pe Pastol'e » 798. Artiglierie da mur o .. ,1 799. Appar ecchio per l'essiccazion e delle aste d a fucili >> 800. Grano modello 1846 e strurn~mti per allogarlo ,, 801. Artiglierie da mnro >> 802. Generale Barone Achille De Bottini cli Sant' Agnese ll 803. S . A. R. il P r incipe Ferdinando di Savoia Duca cli Gen ova )> 804. Il Generale Conte Giuseppe Da Bormida
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Proprietà letteraria riservata
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Arti Grafiche SANTA BARBARA. . Roma, Via Pompeo Magno, 29