STORIA DELL'ARTIGLIERIA VOL 16

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COMITATO PER LA

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STORIA DELL'ARTIGLIERIA ITALIANA >>

STORIA DELLA

ARTIGLIERIA ITALIANA

PARTE V (DAL 1920 AL 1945)

VoL. XVI (L'!RTIGLIEIÙA ITALIANA NELLE OPERAZI01' DAL 1920 AL 1945)

EDITA A CURA DELLA BIBLIOTECA D'ARTIGLIERIA E GENIO ROMA 1955



PREMESSA

Con questo volume - XVI della serie iniziata nel 1930 sotto la direzione del Gen. Carlo Montù - poniamo fine alla esposizione della Storia dell'Artiglieria Italiana. Essa dal Montù e; a stata condotta per 14 volumi dalle lontane origini (prime armi da gitto e prime bocche da fuoco), alla fine della prima guerra mondiale: per l'Italia 4 novembre 1918. I due ultimi volumi che noi abbiamo aggiunti - XV e XVI - comprendono . il periodo successivo 1919-1945: il XV tratta della evo-· luzion~ della dottrina tattica dell'Arma in tale periodo, dei progressi della tecnica, del tiro, delle nuove realizzazioni in fatto di materiali etc.; il XVI mette in luce la par~ avuta dall'artiglieria italiana nelle operazioni belliche dello stesso _periodo, ossia sostanzialmente nella seconda guerra mondiale. · E prima di posare definitivamente la penna, volgiamo indietro lo sguardo. All'Arma d'Artiglieria la Patria, con solenne atto di riconoscenza, innalzò nel 1930 in Torino un monumento di pietra e di bronzo grandioso e de~no. Vale esso a dare testimonianza con espressione sintetica - attraverso il magistero dell'Arte della potenza e delle benemerenze dell'Arma, del suo spirito di sacrificio, del suo valore, della sua gloria. I sedici volumi della sua « Storia » ambiscono a documentarne la sintesi e a spiegarla: a dar ragione di quello che è un sentimento collettivo, e giustificazione realistica di quella che può sembrare poesia o leggenda. Ci par d'essere a Torino, là dove il Monumento sorge. Ecco e accorrono dai secoli lontani e dagli anni più vicini le memorie illustri e i fantasmi gloriosi; accorrono da tutte le terre d'Italia -

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PREMESSA

e da tutti i campi di battaglia che furono testimoni del valore e del sacrificio. Quali memorie? Quali fantasmi di eroi? Quali contributi di scienziati? Quali opere di umili? E quali risultati per il nome e la fortuna d'Italia? Abbiamo tentato di rispondere a queste domande. Ma il compito era immane. Avremmo voluto che tutti i reparti avessero in queste pagine la loro storia, che tutti i valorosi trovassero il ricordo della loro impresa, che i tecnici, gli organizzatori, gli umili come i grandi, avessero qui la consacrazione a perenne memoria, della loro nobile, talvolta geniale, sempre onesta e appassionata fatica. Ma non sempre la documentazione ci ha assistiti nè 10· spazio sarebbe stato sufficiente. Coloro che non trovano fra queste pagine il loro nome non pensino che la loro opera sia stata per questo sottovalutata. La nostra - lo confessiamo - è un'opera, da questo punto di vista, incompleta. Valga però a renderla ac-cetta a tutti gli Artiglieri, tutti gli estimatori dell'Arma, l'amore che vi abbiamo dedicato. Quello che abbiamo scritto - anche se non sempre abbiamo pQtuto documentarlo - anche se il particolare può essere corretto e se gli stessi lineamenti generali della narrazione possono, alla luce di maggiore e migliore documentazione, prendere forma diversa, è sostanzialmente vero. Noi abbiamo amorosamente raccolto quanto abbiamo esposto, da relazioni, da diari, da opere di sicura buona fede già pubblicate. Non sempre abbiamo citato tali fonti: gli AA. non ce ne vorranno . . Comunque, con la nota bibliografica posta in fondo a questo volume, abbiamo cercato di ovviare alle manchevolezze.

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La narrazione poteva chiudersi con 1'8 settembre 1943. In quella data parve che morisse l'Italia e con lei l'Esercito italiano - l'Istituzione fondamentale dell'Italia - che fece il Risorgimento, saldò le membra disgiunte della Nazione, ne forgiò lo spirito, ne educò le prime generazioni e le portò alla luce della Vittoria di Vittorio Veneto ... e al più rec~nte sacrifido -

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PREMESSA

glorioso sacrificio - della 2" guerra mondiale. E con l'Esercito parve scomparire anche l'Artiglieria italiana con tutti i suoi mezzi - realizzazioni geniali dei suoi tecnicì, costate immensi sacrifici al paese - con tutta la sua organizzazione ... Ma lo spirito è immortale: dalle rovine il popolo italiano, rivelando a se stesso e al mondo una indistruttibile vitalità, si levò rapidamente ... Non ebbe le sue armi tradizionali, ebbe lo spirito della sua tradizione. Eccoli di nuovo in piedi il Popolo italiano, l'Esercito italiano, l'Artiglieria itàliana. Consapevoli ed ansiosi di questa resurrezione, nelle ultime pagine di quest'opera abbiamo accennato, disegnando le vicende finali della seconda guerra mondiale, al contributo - per altro intrinsecamente grande - delle prime nostre formazioni militari ufficiali, combattenti con le Armate anglo-americane: la nostra guerra di liberazione nazionale. Con esse e da allora sorgevano il nuovo Esercito italiano e la nuova Artiglieria italiana. Si chiudeva sì, il passato, ma spuntava l'aurora di una nuov·a vita, alla quale guardiamo con appassionata speranza, con invitta fede, perchè noi crediamo - sempre - nel destino grande d 'Italia.

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CAPITOLO PRIMO

Cronistoria degli avvenimenti che precedettero l'intervento italiano nella seconda guerra mondiale (Situazione dell'Esercito italiÒ.no all'atto dell'intervento) A·

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GLI AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L'INTERVENTO ITALIANO I. - La svolta decisiva della politica italiana. - 2. - L'Europa verso la g uerra. - 3. - L'inizio d~lla Seconda Guerra l\'londiale e la spartizione della Polonia. - 4. - La campagna contro gli Stati Scandinavi. - 5. - II crollo della Francia - 6. - Verso l'intervento italiano.

1. - Il Maresciallo Foch, dopo la stipulazione dei trattati di . pace del 191~, ebbe ad affermare, con singolare prev·e ggenza_: « Questa non è la pace, ma un armistizio di 20 anni! » . F. S. Nitti, a pag. 30 del suo libro « Europa senza pace i, (1921), ha ·scritto : cc Il sistema creato dai trattà~i di pace (di Versailles, di S. Germain ecc.), non solo non consenté di ricorciare che la guerra è fini ta, ma determina quasi uno stato di guerra permanente>>. Gli avvenimenti fra le due guerre mondiali ha·nno pienamente confermato il giudizio· dei due eminenti uomini. La balcanizzazione dell'Europa centro-settentrionale .infranse un secolare equilibrio, mentre là soppressione della mania creò le premesse per l'affermarsi della dittatura hitleriana.

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L'INTERVENTO ITALIANO

Delle grandi potenze vincitrici, gli Stati Uniti di America si isolarono dall'Europa, mentre le altre, e più particolarmente Francia ed Inghilterra, si trovarono ben presto in disaccordo sulle modalità pratiche di applicàzione delle clausole fondamentali dei trattati di pace, relative alle riparazioni ed al disarmo. Dj questi contrasti approfittò, naturalmente, la Germania, cercando ogni pretesto per sottrarsi ai suoi obblighi di nazione vinta. La politica italiana era sostanzialmente allineata con quella degli altri vincitori, nonostante inevitabili contrasti, e nonostante che la Francia, con solidarietà inglese, si facesse promotrice di raggruppamenti politici virtualmente anti italiani, quali la « Piccola intesa » (Jugoslavia, Ceco-Slovacchia e Romania), integrata poi nel 1933 dal « Patto balcanico » (Jugoslavia, Romania, Grecia e Turchia). Dal 1925 al 1935 furono concretati i seguenti principali strumenti diplomatici con la partecipazione dell'Italia: a) Trattato di Locarno (ottobre '25) : Itali.a , Francia, Inghilterra, Germania e Belgiò gara.intivano lo statu-quo territoriale fra. Germania e Francia e fra Germania e Belgio, e si impegnavano a non far ricorso alla guerra per risolvere .e ventuali controversie. b) Patto a quattro (giugno 1933): Italia, Francia, Inghilterra e 'Germania ribadivano la decisione di non ricorrere alla forza, affel'Illavano il principio della revisione dei trattati e sanzionavano la parità di diritti fra gli alti contraenti. Questo patto, che tanto importante sarebbe stato per la _conservazione della pace, fu ratificato solo dall'Italia e dalla Francia, e quindi non entrò mai in vigore. e) Accordi di Roma. (maggio 1934) di amicizia, commercio e reciproca consultazione, in caso di aggressione, fra Italia, Austria e Ungheria. Con la nomina di Hitler a Cancelliere del Reich germanico (30 gennaio 1933), Mussolini previde che gli interessi italiani e tedeschi si sarebbero trovati in contrasto in Austria. Il 25 luglio 1934 il Cancelliere austriaco Dollfuss fu assassinato, e si dovette all'immediato invio di 3 divisioni italiane al Brennero se l' Austria non fu allora annessa alla Germania. -

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LA SVOLTA DECISIVA DELLA POLITICA ITALIANA

Il 2 agosto successivo, in seguito alla morte di Hindenburg, Hitler divenne Capo del Reich. La crisi austriaca determinò un riavvicinamento italo-francese, che il 6 aprile 1935 si concretò negli « accordi di Roma » fra Mussolini e La val, nei quali si dichiarava -illegale il riarmo tedesco (che dal 1933 proseguiva intensamente in deroga al trattato di pace), e si prevedeva-no reciproche consultazioni in caso di aggressione in Austria. Erano inoltre contemplate concessioni amministrative agli italiani in Tunisia, importanti rettifiche territqriali in Libia e in Somalia, e veniva ceduto all'Italia il 20% delle azioni della ferrovia di Gibuti. L'accordo Laval-Mussolini doveva essere la base per più ampi accordi anche con l'Inghilterra. Segretamente, poi, Laval dava via libera all'Italia in Etiopia. Nel marzo 1935 il governo tedesco decretò la coscrizione obbligatoria e la ,c ostituzione dell'areonautica, e di fronte a questa nuova, gravissima minaccia alla ·pace, Italia, Francia ed Inghilterra decisero l·a conferenza di Stresa, dove dall'l 1 al 14 aprile 1935 Mussolini, Laval e Ma'c Donald concordarono di opporsi ad ulteriori violazioni unilaterali dei trattati. Da ricordare che a Stresa nessuno sollevò la questione abissina, in quel momento già acuta come si vedrà in seguito, così che Mussolini potè logicamente ritenere che, oltre la Franèia, anche l'Inghilterra fosse tacitamente consenziente. Praticamente gli accordi di Stresa rimasero inoperanti, non solo, ma contrariamente ad essi, l'Inghilterra stipulò un accordo navale e-on la Germania, in base al quale il tonnellaggio della flotta tedesca di superficie non poteva superare 1/ 3 di quello inglese, mentre i sommergibili potevano arrivare al 60% , ed anche alla parità. Di questo accordo unilaterale altamente si dolsero i francesi, e Mussolini ebbe la sensazione che l'Inghilterra agi5se soltanto secondo i suoi interessi, senza alcun riguardo per gli al leati. E' per altro fuori dubbio che fino a questo momento la politica italiana era stata virtualmente anti-g,e rmanica. Nello stesso anno 1935~sj ebbe però la svolta decisiva, e l'Italia fu por-

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L'INTERVÉNTO I TALIANO

tata a staccarsi ·dai suoi alleati della Prima Guerra ·Mondiale per a vviC;iriatsi al ·Reich. Alla fine del 1934 era avvenuto uri incidente ad Ual-Ual, presso la frontiera somalo-abissina, e furono palesi · le aspirazioni italiane sulla Etiopia. Il governo etiopico investì dell'incidente la Soèièta delle · Nazioni, 'èhe, dietro · sollecitazione di Eden-, Ministro britannico per la Sodetà delle Nazioni, approvò sanzioni economiche, collettive a carico dell'Italia, se que·s ta avesse invaso l'Abissinia. · Il 12 settembre ·la Home ·Fleet giunse a Gibilterra, per dìmostrare alla Italia e al rriÒndo che la Società delle ·Nazioni poteva coritare sulla potente flotta inglese per far rispettare i ·suoi deliberati. La tensiòne fra Italia e Inghilterra divenne inolto acuta, così che apparve ahche possibile una guerra. In quella occasione il Maresciallo Pietro Badoglio, Capo di Stato Maggiore geneTale, inviò al Capo del governo la lettera di cui si riportano qui sotto i punti principali, e che costituiva un autorevole e serio monìto di non lanciare il paese in avventure catastrofiche: . « Le forze navali inglesi sono in via di avanzato concent ra« mento .in due poderosi nuclei : « - Mediterraneo orientale (Alessandria, Haifa, Porto « Said) : flotta del Mediterraneo; <e Mediterraneo occidentale (Gibilterra): forze tratte « dalla Home Fleet, Esse rappresentano un insieme di forze « che, rispetto alle nostre, non. si può altrimenti definire che « di superiqrità schiacciante.

- « Non è _possibile nutrire alcuna speranza di avere risultati positivi in una lotta contro tali forze, dato che la nostra ma« rina non è che un'avanguardia senza gro,c;so. Nè bisogna « che ci illudiar:no sulla possibilità di una guerra di insidia, « pòssibile in. strétto mare· come l'Actriatico, non attuabile in « un ·mare come il, Mediterraneo.· ·· « :òi fatto, dei nostri sommergibili più di 12 a 15 non po<c trebbero trovarsi in appostamento in un mare che supera le « ~ue m1glia; e çiaséuno di essi verrebbe ad avere "tale· zona di (( sorv.egliania da rendere q\iasi nulla la probabilità di qualéhe « buon colpo. «

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LA S VOLTA DECISIVA DELLA POLITICA ITALIANA

« D'altra parte le navi d?, battaglia inglesi, scortate, da una (( imponente massa di caccia, _potrebber'O· scorraz~ar~ nel Meq.i,« terraneo, infliggendo t1,_1tti i danni che v.ogliono alle nostre cc coste con scarse çlifese. «_Nè _ ci può giovare l'avJazione che S.E. Valle ha definitQ << in stato di crisi e di cui tutta la parte vecchia, che è la mag-· a giore, sarebl;>e fuori uso dopo po.~hi giorni di intenso .lavoro. << In conclusione, .. e per a,doperare termini precisi quali la (< gravità della situazione richiede, la lotta condu~rebbe noi ad << una vera catastrofe. « Abbiamo inoltre 200.000 uomini nell'Africa Orientale (in . . « via di concentramento in vista dell'imminente guerra etiopica) « e le forze navali nostre in quei.mari sono tali da essere messe cc presto fuori a~ione dalle preponderanti forze che l'Inghilterra « sta riunendo a sud çiel Canale. . « In questa lotta tutto sarebbe contro di noi. V.E. non può esporre il paese ad un disastro, che ci _piomberebbe ad un « livello balcanico, e saprà .s icuramente nelle sue inesauribili « risorse, di cui ha dato luminose prove, trovare una sol1;1zione <e onorevole àll'angc:iscioso problema attuale, che eviti una guerra << con l'Inghilterra ». ,

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Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane varcarono il confine abissino ed il' 10-11 stesso mese · 50 stati (o meglio, come disse Mussolini, 50 nazjoni ·ai' seguito di una sola, l'Inghilterra) decretarono le sanzioni. Mussolini rispqse molto nobilmente che << l'Italia risponderà con la disciplina, la frugalità, il sacrificio ». Di fatto, le sanzioni costituirono soltanto, nel loro insieme, una mezza misura, perchè si permise, ad esempio, la libera importazione del petrolio e delle sbarre di acciaio; nulla fu int rapreso per ostacolare l'azione dell'esercito italiano, e la flotta inglese non tentò in. alcun modo di impedire H passaggio per il _c anale di Suez dei nostri numerosi convogli di truppe e materiali per alimentare la guerra. · Così stançio le cose, le sanzioni servirono soltanto ad accendere il risentimento dell'Italia ·verso lo stato che ne era stato l'ostinato promotore, senza impedire il f~lice svolgimento delle operazioni che le avevano provocate. E' lecito supporre -- 5 -


AVVENIMENTI CHE PRECEDETI'ERO L'INTERVENTO ITALIANO

che l'Inghilterra abbia voluto condurre un gioco a lungo termine, ostacolando l 'impresa etiopica senza giungere alla guerra, allo scopo di indebolire il potenziale della Nazione italiana che si andava sempre più affermando nel Mediterraneo e nel mondo, e che poteva divenire, col tempo, una temibile concorrente della potenza inglese. La conquista dell'Etiopia fu condotta a termine il 5 maggio 1936 con l'entrata delle truppe italiane in Addis Abéba, ed il 9 dello stesso mese fu decretata la sovranità italiana su quel paese, con conseguente diminuzione di prestigio dell'Inghilterra e della Società delle Nazioni. Le sanzioni furono abolite il 4 luglio 1936. Germania e Giappone trassero dalla vicenda conclusioni negative sulla capacità bellica degli inglesi, conclusioni che sicuramente influirono sulle loro decisioni avvenire . Le sanzioni segnarono per l'Italia la svolta politica decisiva, in quanto essa si andò allontanando da Stresa e dalle po~ tenze occidentali, per orientarsi verso la Germania, con la q uale sempre più stretti divennero i legami. « Adesso che la politica inglese aveva forzato Mussolini a schierarsi nell'altro campo, la Germania non era più sola » , così scrive Churchill nel 1° volume della prima parte de << La Seconda Guerra Mondiale ,i e le conseguenze di questo cambiamento dell'equilibrio europeo non tarderanno a farsi sentire. Nell'ottobre 1936 la Germania riconobbe l'Impero italiano, ed il 1° novembre Mussolini annunciò a Milano la costituzione del·l 'asse Roma-Berlino, aggiungendo in pari tempo che l'Italia si poneva ormai fra le nazioni soddisfatte. 2. - Nel 1936 Hitler procedette alla rioc<:upazione della Renania; se la Francia si fosse opposta, i tedeschi avrebbero dovuto ritirarsi, ma l'occupazione dette luogo soltanto a consultazioni tra Francia. ed Inghilterra, alle quali l'Italia rimase assente. Nell'estate dello stesso a nno abbe inizio la guerra civile spagnola, durante la quale Italia e Germania inviarono truppe e materiali al generale Franco, rendendo cosi possibile la sua vittoria finale nel marzo 1939. -

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L 'EUROPA VERSO LA GUERR A

Nel novembre 1937 l'Italia aderì al Patto anticomintern stipulato un anno prima fra Germania e Giappone, e poco dopo, mancando da parte franco-inglese il riconoscimento dell'impero etiopico, abbandonò la Società delle Nazioni, come già avevano fatto Germania e Giappone. L'accordo per la politica internazionale dei due governi, italiano e tedesco, ebbe una nuova chiara manifestazione in occasione della cri:si austriaca del marzo 1938. Quando le armate tedesche varcarono il confine austri:aco ed occuparono Vienna il 13 marzo, Mussolini non solo non mandò divisioni al Brennero, come aveva fatto nel 1934, ma dichi:arò ad Hitler che « per lui l'Austria era una questione risolta ». Hitler, da sua parte, tolta di mezzo la questione austriaca, si dichi~rò pronto a concludere con Mussolini a·ccordi di ampia portata. Nel successivo maggio Hitler venne a Roma ed affermò solennemente che la frontiera del Brennero era .definitiva. Poco dopo Mussolini potè dichiarare a Napoli che la politica di Stresa era definitivamente sepolta. Così ogni giorno si andavano facendo sempre più stretti i legami fra le due nazioni. Dopo l'Austria, fu la volta della Ceco-Slovacchia, che nella regione dei Sudeti aveva delle popolazioni tedesche, che Hitler intendeva annettere al Reich. Le nuove pretese tedescne potevano provocare una guerra europea, perchè esistevano trattati di alleanza militare fra Ceco-Slovacchia e Francia, che sarebbe certamente stata sostenuta dall'Inghilterra, e fra Ceco-Slovacchia e Russia, ma in sostanza l'azione dei governi francese ed inglese fu unicamente diretta a far aocettare alla Ceco-Slovacchia le richieste tedesche. I negoziati culminarono nel convegno di Monaco del 29 settembre 1938, cui parteciparono Mussolini, Hitler, Chamberlain e Daladier, e che sanzionò, di fatto, la capitolazione delle demo~ crazie occidentali di fronte al dittatore tedesco; la zona dei Sudeti, ai confini della Boemia e della Moravia, comprendente tutte le fortificazioni, fu annessa alla Germania. · Il successo di Monaco convinse Hitler di essere infallibile, e Mussolini di aver notevole influenza sulla politica europea,

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L'INTERVENTO ITALIANO

specialmente dopo che i primi Ministri francese ed inglese avevano reso pubblico omaggio alla sua azione in favore della pace. Non va dimenticato che a Monaco non fu invitato alcun rappresentante russo, ciò che fu causa di giusto risentimento da parte dell'Unione Sovietica. Ma non era finita. A Monaco Hitler aveva dichiarato che, dopo i Sudeti, non aveva più mire territoriali in Europa, ma il 14 marzo 1939 truppe tedesche marciarono su Praga; per effetto di questa nuova aggressione la Ceco-Slovacchia cessò di esistere come stato, la Boemia e la Moravia furono incorporate nel Reich germanico, e la Slovacchia si proclamò indipendente sotto il protettorato germanico. Ciò determinò una inequivocabile presa di posizione del governo britannico, che, prevedendo che il prossimo obiettivo di Hitler sarebbe stato la Polonia, dichiarò il 17 marzo che in caso di aggressione a quella nazione, la Gran Bretagna le avrebbe dato tutta la sua assistenza, e che la Francia ed i domini avrebbero fatto altrettanto. Come ... risposta. truppe tedesche occuparono il 23 marzo il porto lituano di Memel. A rendere ancora; più acuta la tensione internazionale. il 7 aprile 1939 divisioni italiane sbarcarono in Albania, ed in 3 giorni occuparono l'intero paese. Re Zogu fuggì in Grecia; il 12 aprile l'assemblea costituente albanese offrì la corona in unione personale al Re d'Italia, che accettò. Con la occupazione dell'Albania, l'Italia diventava anche una potenza balcanica, ma ciò non poteva non aumentare l'allarme nei governi occidentali; il governo inglese estese la su_a garanzia alla Grecia e alla Turchia, ed il 15 maggio stipulò un trattato anglo-turco di mutua assistenza. Anche il Presidente americano Roosevelt si decise ad inviare un messaggio a Mussolini e ad Hitler, invitandoli ad impegnarsi a non compiere altre aggressioni per un periodo di 10 anni, ma il messaggio fu lasciato cadere. L'Europa ~i. avviava fatalmente alla guerra: ogni speranza di accordo era definitivamente tramontata, e la corsa agli ar1.',c..:. mamenti era1}l!-pieno sviluppo. Per non arrivare a quella situazione, sarebbe stato necessario non rompere il fronte di Stresa. -

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L 'EUROPA VERSO LA GUERRA

non consentire il riarmo della Germania ed energicamente opporsi, anche con la forza, alle successive aggressioni tedesche . Miopia, debolezza ed indecisione dei franco-inglesi devono annoverarsi fra le càu·se della seconda·guerra mondiale, e se ne hanno autorevoli e non sospette testimonianze. Il generale Westphal, che nel 1942-43 fu capo di Stato Maggiore der Maresciallo Kesselring in Italia, scrive nel suo <<Heer in Fesseln >> che la rioccupazione della Renania nel 1936 fu" un temerario colpo di azzardo, al quale inizialmente i militari si opposero; perchè temevano che gli occidentali avrebbero· reagito. Invece questi accettarono passivamente e il colpo d'azzardo riuscì. L'aggressione alla Ceco-Slovacchia nel 1938 fu anche 'impresa temeraria, perchè la Ceco-Slo;acchia aveva 32 divisioni e diverse brigate di cavalleria, appoggiate ~a una forte cintura di fortificazioni; anche allora i militari si opposero, perchè se la Francia avesse reagito, la Germania, disponendo in totale di 34 divisioni, non avrebbe potuto opporle che 3-4 divisioni. Ma vi è di più. Churchill, nella parte l", vol. 1° della citata sua opera, scrive a pag. 34: <e I delitti dei vinti trovano il loro sfondo e la loro logìca spiegazione, non certo una ragione di perdono, nella stoltezza dei vincitori ». E più oltre, a pag. ill, egli aggi_u nge che gove.rno e partiti inglesi sono degni di biasimo perchè' ·;<col loro contegno rappresentarono una parte decisiva nello scatenare sul mondo orrori e miserie· ». Le responsabilità anglo-francesi non potrebbero, nel complesso, meglio e· più autorevolmente essere documentate. 3. - La guerra . si era andata gradatamente maturando, ma la causa ultima ed immediata di essa fu il contrasto tedesco-polac-co per le due creazioni più infelici del trattato di Versailles: la città libera di Danzica ed il corridoio polaèco, che divideva in due parti il territorio del Reich. I tedeschi chiedevano il ·ritorno di Danzica alla madrepatria, e la cessione, nel corridoio, di' urta striscia di territorio per congiungere i due tronconi del suolo, tedesco con una auto-


AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L·INTERVE?,' TO ITALIANO

strada ed una ferrovia; a tali richieste si opposero i polacchi, pur dichiarandosi pronti a trattare. Mussolini il 22 luglio suggerì a Berlino una conferenza per discutere la questione, ma la proposta non ebbe seguito. A Salisburgo il Ministro degli Esteri Ciano, nei colloqui dell'll-13 agosto col collega tedesco, von Ribbentropp, fece presente che la guerra in quel momento sarebbe stata una follia, ma ebbe la sensazione che ormai i tedeschi fossero decisi alla guerra. A questo punto si ebbe un colpo di scena. Le diplomazie franco-inglese e tedesca lavoravano a Mosca per attrarre impegnativamente l'U.R.R.S. nella rispettiva orbita, ma quella tedesca fu più sollecita e fortunata perchè il 23 agosto 1939 fu firmato a Mosca un trattato russo-germanico di non aggressione per almeno 10 anni, ed in un protocollo segreto fu decisa la spartizione della Polonia. Ogni possibilità di inclusione della U.R.R.S. nel sistema franco-inglese fu esclusa, ed Hitler, non trovandosi più nella necessità di fare la guerra su due fronti, non ebbe più alcun ritegno nello scatenare la Seconda Guerra Mondiale. Da notare che nessun preventivo accordo era stato preso dalla Germania con l'alleata Italia per il trattato con l'U.R.R.S.

Il 25 agosto, subito dopo il trattato di Mosca, venne firmato fra Inghilterra e Polonia un patto di reciproca assistenza. che Mussolini definì « una miccia messa in mano ai polacchi » . E' certo che la Polonia, forte della garanzia inglese, si irrigidì, ma è altrettanto certo che ormai l'Inghilterra era decisa alla guerra, fedele alla sua secolare politica di opporsi sul cont i· nente alla potenza egemonica. In quei giorni il Presidente Roose.velt mandò al Re d'Italia un messaggio per invitarlo a svolgere efficace opera di mediazione, ed il Re così rispose: cc Vi sono grato per il vostro interessamento. Ho immediatamente trasmesso il vostro messaggio al mio governo. Come è noto a tutti, noi abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quanto è possibile per giungere ad una pace con giustizia ». (A. Tosti. « Storia della Seconda Guerra Mondiale » Val. 1° pag. 52). -

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L'IN IZIO DELLA SECONDA G UERRA MONDIALE

Mussolini non aveva alcuna intenzione di entrare in guerra; fino all'ultimo, ed anche dopo che le armate tedesche ebbero varcata la frontiera polacca, egli fece ripetuti tentativi per riunire una conferenza allo scopo di sistemare la controversia, ma tutto fu ormai inutile. Gli avvenimenti seguivano il loro fatale corso. Alle 4,45 del l" settembre 1939 le armate tedesche entrarono in territorio polacco, e la seconqa guerra mondiale aveva inizio; lo stato di guerra della Germania con l'Inghilterra e con la Francia fu dichiarato rispettivamente alle ore 11 e a.n e ore 17 del 3 settembre. Due gruppi di armate, comprendenti 5 armate per un totale di 58 divisioni, sostenute da 1500 aerei, si lanciarono contro una trentina di divisioni polacche, schierate a cordone lungo l'infelice confine, e dopo sole tre settimane di aspra lotta, le distrussero, impedendo loro anche ogni via di scampo verso la Romania. Il 17 settembre i russi, secondo gli accordi di Mosca, varcarono la indifesa frontiera orientale polacca e si çongiunsero con i tedeschi a Brest Litowsky; il 29 settembre fu firmato il t rattato russo-germanico che sanzionava la spartizione della Polonia. Il concorso anglo-francese alla difesa della Polonia fu praticamente nullo, ed anzi il 12 settembre lo Stato Maggiore francese, d'accordo con quello inglese, abbandonò senz'altro ogni idea di offensiva sul Reno, stante l 'andamento delle operazioni in Polonia. Hitler, sempre più convinto che ie democrazie occidentali non avessero voglia e capacità di combattere, in un discorso tenuto al Reichstag il 6 ottobre 1939 avanzò indirette e vaghe proposte di pace, perchè, a suo dire, non esistevano ragioni per il proseguimento della guerra ad ovest. I governi occidentali si dichiararono disposti a discutere, a condizione però eh~ l'aggressione fosse condannata, e che, mancando oramai la fiducia nel governo nazista, venissero offerte concrete garanzie per l'avvenire. La guerra non poteva che continuare. -

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AVVENIMENTI CHE PREC~OETTERO L'INTERVENTO ITALIANO

4. - I russi non perdevano tempo. Il 21 ottobre 1939 le forze armate sovietiche presero possesso degli staii baltici, Estonia, Lettonia e Lituania. Subito dopo fu richiesto alla l 'inlandia, fra altro, la cess10ne della base dl Rango, che controlla. l'entrata del golfo di Finlandia, e la cessione di alcune isole nel golfo di Vijpuri e di fronte a Kronstadt. La Finlandia era disposta ad accettare le richieste russe. ad eccezione del porto di Hango. Il 30 novem·o re la Russia at taccò la · Finlandia, che dopo oltre tre mesi di tenace resistenza, dovette cedere, e il 12 marzo 1940 fu stipulato l'armistizio. Nei primi giorni del 1940 Mussolini scrisse ad Hitler che la Russia era stata la grande profittatrice della guerra, e -io ammoniva a non fare ulteriori concessioni, perchè (< la soluzione del vostro spazio vitale è in Russia e non altrove. Il giorno in cui avremo demolito il bolscevismo, avremo tenuto fede alle nostre due rivoluzioni. Sarà allora la volta delle grandi democrazie. le quali non potranno sopravvivere al tarlo che le rode ». (W. Churchill, parte P , vol. 2°; op. cit. pag. 171). Sulla Danimarca e sulla Norvegia convergevano le aspirazioni sia degli alleati, che dei tedeschi per intuitive ragioni strategiche. La Danimarca costituisce; la vera chiave del Baltico, e la costa norvegese fa sistema con le isole Shetland per lo sbarramento del mare del Nord, e quindi per l'assedio della Germania. Questa· a veva interesse a che gli inglesi non si assicurassero i predetti vantaggi strategici, ed inoltre intendeva anche continuare a ricevere il ferro svedese, che nei mesi invernali non poteva più seguire la via del Baltico, ma era avviato a Narvik, di dove attrav,erso fiordi e canali, non soggetti ad alcun controllo, poteva giungere fino al porto meridionale norvegese di Sta vanger. I tedeschi prevennero ìn Norvegia i franco-inglesi. Il 5 aprile fu occupata la Danimarca. Il 9 reparti germ anici sbarcarono ad Oslo, Stavanger, Bergen, Trondhjem, Narvik. La marina britannica reagì prontamente, infliggendo ai tedeschi gravi perdite di navi da guerra. L'esercito norvegese oppose quella resistenza che era possibile, data la sorpresa; il Re ed il governo -

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IL CROLLO DELLA FRANCIA

si ritirarono a Tromso, di dove poi, nel prosieguo dell'invasione, fu rono trasportati in Inghilterra; i patrioti norvegesi si diedero alla macchia. Gli alleati decisero in primo tempo di occupare l'importante portò di Trondhjem, e poichè un attacco dal mare sarebbe stato troppo costoso, data specialmente la inferiorità aerea, sbarcarono truppe a Namsos (150 l{m. a nord di Trondhjem) e ad Andalsnes (250 km. a sud ovest di Trçmdhjem), con l'intento di chiudere poi Trondhjem in una morsa. Ma il 2-3 maggio il corpo dÌ spedizione fu ritirato e trasportato in Inghilterra. Più importanti furono le operazioni attorno a Narvik. Il 15 aprile una brigata inglese sbarcò ad ·Harstadt , a nord di Narvik. Il porto, difeso da 6000 tedeschi, fu conquistato solo il 28 maggio, ma 1'8 giugno, in conseguenza dei gravissimi avvenimenti sùl fronte francese, anche quel corpo di spedizione fu ritirato. La Norvegia rimase sotto il totale controllo dei tedeschi. Le perdite navali franco-inglesi furono gravi, ma relativamente più gravi furono quelle tedesche, tanto che la flotta germanica non fu in grado,. in seguito, di gostenere .una invasione · germa:nica delle iso.le l;)rittaniche.

5. - La Francia, a difesa diretta della sua frontiera con la Germania, aveva costruito la posizione fqrtific~ta detta ,, linea Maginot », che andava dalla frontiera svizzera a quella lussemburghese, per uno sviluppo di 400 km. Lo Stato ·Maggiore francese, nel caso di violazione della neutralità ·del Belgio, dell'Olanda e del Lussemburgo, riteneva che le iorze olandesi e belghe avrebbero tenuto per il tempo necessario alle riserve francesi per accorrere a nord. Da parte sua il Belgio confidava nella neutralità e non consentì ai francoinglesi di schierarsi sulla linea Anversa-Namur prima dell'invasione tedesca, anche dopo aver saputo, già nella primavera 1940, che il piano strategic'o dello Stato Maggiore germanico contemplava l'aggiramento della Maginot attraverso l'Olanda ed il Belgio. -· 13 -


AVVENIMENTI CHE PRECEDE'ITERO L'INTERVENTO ITALIANO

Il piano tedesco prevedeva 3 fasi : - attacco all'ala destra, in modo da attrarre forze fran-cesi a nord; - attacco al centro nella regione delle Ardenne (ritenute impraticabili ai mezzi corazzati), in modo da dividere in due lo schieramento alleato; ·- penetrazione nel cuore della Francia con le armate della destra e del centro, e attacco alla linea Maginot con la massa di sinistra. • I tedeschi avevano sulla frontiera occidentale 126 divisionj di fanteria e motorizzate, e 10 divisioni corazzate (3000 carri); la massa di attacco fu articolata in tre gruppi di armate: gruppo B, von Bock, 28 divisioni, dal mare ad Acquisgrana; gruppo A, von Rundstedt, 44 divisioni, da Acquisgrana alla Mosella; - gruppo C, von Leeb, 17 divisioni, dalla Mosella alla frontiera svizzera. Capo di S. M. generale, Maresciallo Brauchitsch. Lo schieramento alleato, oltre a 10 divisioni olandesi e 22 belghe, comprendeva 3 gruppi di armate: - 1° gruppo, generale Billotte, 51 divisioni, dal mare a Longwy, presso la frontiera lussemburghese; di questo gruppo faceva parte il corpo britannico di 9 divisioni al comando di lord Gort; - 2° gruppo, generale Pretelat, e 3° gruppo, generale Besson; 43 divisioni francesi in totale, da Longwy alla frontiera svizzera. Comandante supremo generale Gamelin. Nella notte sul 10 maggio i gruppi tedeschi A B injziarono l'invasione dell'Olanda, del Belgjo e del Lussemburgo; lo stesso mattino del 10 i franco-inglesi entrarono nel Belgio ed il 12 erano schierati sulla linea Mosa-Anversa. Il 15 maggio l'Olanda capitolava. Già la sera del 13 la massa centrale, attaccante attraverso le Ardenne, aveva aperto nello schieramento francese un grande varco fra Sédan e Dinant sulla Mosa, sorpassando la linea Maginot a nord ; le divisioni corazzate tedesche raggiunsero la sera -

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IL C ROLLO DELL A FRANCIA

del 17 S. Quentin, sulla Somme, ed il 20 erano ad Abbéville, presso la Manica, completando l'aggiramento delle truppe franco-inglesi del nord. La corsa al mare veniva così a concludersi dopo sole due settimane di operazioni, e da quel momento gli obiettivi strategici dei due principali alleati divennero divergenti; i francesi intendevano difendere la capitale ed il loro territorio, mentre gli inglesi erano inevitabilmente attratti al mare ed alla loro isola. Il 24 maggio lo schieramento belga fu. rotto nella zona di Courtrai, ed il 28 l'esercito belga si arrese. Re Leopoldo volle seguire la sorte dei suoi soldati e del suo popolo, resistendo alle pressioni inglesi che volevano trasportarlo in Inghilterra; il governo belga, invece, si rifugiò in Inghilterra, e si proclamò governo legale. Con il cedimento belga, la situazione del corpo inglese e dei reparti francesi divenn~ assai critica, ed il 27 maggio cominciò a Dunkerque il reimbarco degli inglesi. Lo sgombero fu ultimato il 4 giugno, e vi furono impiegate 861 navi di ogni tipo, da guerra, mercantili, da pesca, da diporto; di esse 243 furono affondate. Nel complesso furono trasportati in Inghilterra 338.226 uomini, inglesi e francesi. Il disastro avrebbe potuto essere ben più grave, se le forze corazzate tedesche comandate da von Kleis~, che già erano pervenute sul tergo degli inglesi, e stavano per tagliare loro la ritirata su ·nunkerque, non fossero state fermate da Hitler stesso, forse nella illusoria speranza di rendere gli inglesi meglio disposti alla pace. Il primo Ministro britannico Churchill, che era succeduto a Chamberlain fino dal 10 maggio, confessò il 4 giugno alla Camera dei Comuni che l'Inghilterra aveva subito un enormè disastro militare, ma che non si sarebbe mai arresa, anche se avesse dovuto combattere da sola. Il generalissimo francese Weygand, che aveva sostituito Gamelin fino dal 19 maggio, non potè arrestare l'avanzata germanica, ed il 14 giugno i ted~schi occuparono Parigi. Il 17 il Presidente del consiglio. Reynaud si dimetteva ed era sostituito dal Maresciallo Pétain, che nella notte stessa, tra-

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETJ:;ERO L 'INTERVENTO ITALIANO

mite governo spagnolo, si metteva · in refaziòne· con i· tedeschi per la cessazione delle ostilità. Il 22 giugno fu firmato a Compiègne l'armistizio francogermanico, che andò in vigore soltanto alle ore 1,35 del 25 giugno, 6 ore dopo che era andato in vigore quello italo-francese (ore 19,35 del 24 giugno). · .

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6. - Non vi è dubbio che i risultàti raggiunti dalla politica italiana fino al ~939 furono positivi e brillanti, co_n 8:umento di prestigio e di possibilità di lavoro per il nostro popolo: conquista dell'imper,a, vittoi::ia iri Spagna .del'ia parte politica aiutat~, occupazione qell'Albania. La nazione aveva lavoro per vad. decenni per organizzare e ·m'e ttere. in vàl?re le terre conquistate. La politica miope, debole ed indecisa, ostile all'Italia, delle po~enze oc-cidentali qeterminò, come si è vi~to,_ la formazione dell'as_se Roma-Berlino, ,che ebbe sanzione ufficiale nel « Patto di acciaio >1, firmato a ~ erlino il 29 ,maggio 1939.. . Il cc Patto di acciaio >? stabiliva, fra altro: - che le parti contraenti si mantenessero permanentemente in contatto allo scopo di intendersi su tutte le questioni relative ai loro interessi economici ed alla ·situazione generale dell'Europa; - che: le potenze dell'asse avevano bisogno di almeno 3 anni per completare i loro armamenti; · - che in tale periodo non si potevano sollevare questioni diplomatiche atte a provocare una guerra; L'articolo 3 di ta_le patto era testualmente il , seguente: « Sé malgrado i desideri e le speranze d~lle part( contraenti, dovesse ~ccadere che una di esse vénisse ad essere impegnata in complicazioni belliche con un'altra, o altre potepze, l' aitra parte contraente si metterà immediatamente come alleata hl suo fianco, e la sosterrà con tutte le sue forze militari per terra, per ma~e e _per aria » . E' chiaro che il cc Patto 1> compr·e ndeva obblighi reciproci di carattere militare, e quindi erano necessari preventivi accordi per l'ipotesi di. guerra. 16 -


VERSO L 'INTER VENTO IT ALIANO

Hitler .si dimostrò molto lieto del « Patto », confermando che la politica mediterranea sarebbe stata diretta ·dall'Italia. Il 30 maggio 1939 Mussolini mandò espressamente il Maresciallo Cavallero a Berlino per ribadire ad Hitler che l'Italia non sarebbe stata in 'g radò di entrare in guerra prima della fine 1942, ed il 6 giu gno successivo il governo tedesco ne convenne. Con il Patt9 di acciaio >> la sorte dell'Italia era definitiva. mente lègata a quella della Germania. Il 28 maggio 1939 Mussolini presentò al Capo di Stat~ Maggiore genera.le, Maresciallo Badoglio, copia di un promemoria inviato ad Hitler, nel quale, premesso che « l'alleanza fra Italia e Germania oramai in atto, avrebbe i:i,vuto piena applicazione, e che la guerra contro l'Inghilterra e la Francia era inevitabile J> , concludeva che il nostro intervento non poteva avvenire prima del 1943. · A fine agosto, quando la guerra tedesco-polacca stava per scoppiare, Mussolini non avendo alcuna intenzione di intervenire, chiarì inequivocabilmente ad Hitler l'atteggiamento italiano con una lettera, di cui si riporta stralcio. « Se la Germania attacca la Polonia e il conflitto rimane « localizzato, l'Italia darà alla Germania ogni forma di aiuto (( politico ed economico che le sarà richiesto. (( Se la Germania attacca la Polon_ia e gli alleati di questa « controattaccano -la Germania, Vi prospetto l'opportunità di (< non assumere io l'inizia tiva di operazioni· bellicht date le « attuali condizioni della preparazione militare italiana ripe« t utamente e tempestivamente segnata a Voi, Fuhr.er, e a « v.on Ribbentropp. « Il nostro intervento può tuttavia essere immediato se la « Germania ci darà subito i mezzi bellici e le materie prime « per sostenere l'urto che i franco-inglesi dirigeranno preva« lentemente contro di noi. Nei nostri incontri, la guerra era « prevista dopo il 1942, ed a quell'epoca sarei stato pronto per « terra, per mare e per aria, secondo i piani concordati ». (« Hitler a Mussolini: lettere e documenti ». Milano 1946. Da Churchill, parte P voi. 1° op. cit. pag. 434-435). (<

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L'INTERVENTO ITALIANO

I mezzi bellici e le materie prime occorrenti all'Italia si concretarono in una richiesta di 17 milioni di . tonnellate, . ed Hitler così rispose a Mussolini: « Vi ringrazio nel modo più cordiale per l'aiuto diplomati« co e politico c~e avete ulteriormente prestato alla Germania « e al suo buon diritto. Sono persuaso di poter adempiere con « le sole forze militari della Germania al compito assegnatòci. « Credo peréiò di non aver bisogno dell'aiuto militare italiano. (( Vi ringrazio, Duce, anche per tutto -ciò che Voi farete in « futuro per la causa comune del fascismo e del nazional soi< cialismo ». (A. Tosti: « Storia della Seconda Guerra Mondiale » Val. 1° pag. 54).

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E' noto che la Germania attaccò la Polonia il 1° settembre 1939, violando per la seconda volta il « patto di acciaio il, dopo avere già agito in contrasto con esso con lo stipulare il trattato con la Russia del 23 agosto dello stesso anno, alla insaputa dell'Italia. Mussolini dichiarò la << non belligeranza ». situazione che comportava esclusivamente aiuti politici ed economici, senza nessun impegno di contingenti militari. . Secondo le direttive date da Mussolini al Maresciallo Badoglio, l'Italia doveva astenersi da ogni atto che potesse significare adesione alla iniziativa t~desca. Se attaccati, avremmo dovuto fare ogni sforzo per assicurare l'inviolabilità delle nostre frontiere. Dov€:vano .~ssere studiat_e operazioni offensive contro Grecia e Jugoslavia, da att!}are situazione pe~mette~do. Il Maresciallo Badoglio fece osservare a Muss.olini come il conflitto ci cogliesse in piena crisi, come la :5ituazione in Libia fosse particolarmente difficile, -e come convenisse parlare di _qffensiye in Grecia e Jugoslavia solo in caso di circostanze ec.cezionalmente favorevoli. . . Nel novembre 1939 il !'Jaresciallo Badoglio riunì i papi di ~tatq Maggi~re delle forze a:Mnate (Maresciallo Graziani per l'esercito, Ammiraglio Cavagnari per la _marina, g~nerale Pri- . colo ~per l'~reonautica), e .diede come direttive operative generali quelle di chiudere le porte di_casa, _d i organizzare le terre -

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VERSO L'INTERVENTO ITALIANO

di oltremare, e di rimanere sempre nel campo_della realtà nel compilare progetti e programmi. E nel campo della realtà era certamente lo Stato Maggiore dell'esercito, quando a fine dicembre 1939 così concludeva un promemoria per Io Stato Maggiore generale. « Le forze a disposizione sono scarse -e non molto efficienti. « Le scorte non esistono quasi. Questo stato di cose sembra du<< rare per tutto il 1940. Inoltre nelle circostanze attuali, oltre « 1/ 3 delle forze a disposizione è legato a scacchieri di oltre« mare. In queste condizioni, e finchè esse durano, la miglior « cosa da fare, se non l'unica, sarebbe quella di non scendere <<

in guerra >>.

Nell'inverno '39-'40 l'Inghilterra, dopo aver interrotte le trattative per un trattato commerciale italo-inglese, pose l'embargo sul carbone tedesco in partenza da Rott.erdam e diretto ai porti italiani; dopo le nostre proteste, la disposizione fu revocata, ma ciò inasprì sempre più gli animi. Il 18 marzo 1940, in un ·convegno al Brennero fra Mussolini ed Hitler, sembra che quest'ultimo consigliasse all'Italia di permanere nello stato di « non belligeranza ». Il 4 aprile 1940, Badoglio così concludeva un promemoria a Mussolini che faceva il ,e punto » della situazione. Allo stato presente, la nostra preparaz~one è del 40%. Voi, Duce, in ·diversi colloqui con me, avete precisato « questi caposaldi della futura linea di condotta: «tener fede all'alleanza con la Germania; i< continuare la nostra preparazione militare, evi« tando ogni urto con le potenze democratiche di natura tal« mente grave da obbligarci ad un prematuro intervento; «avvenuto l'urto fra Germania e Francia-Inghilter« ra, prendere norma dallo stato di prostrazione delle potenze 1, democratiche, per essere pronti ad intervenire con tutte le << nostre forze, al momento e nella direzione da voi g_ i udicati « opportuni. « In sostanza, se io ho ben afferrato il Vostro concetto, la << situazione sta in questi termini. << L'alleata Germania, agendo non in. conformità degli ac« «

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L 'INTER VENTO ITALIANO

cordi presi con noi, ci ha messo in difficili condizioni. Voi, nonostante ciò, volete mantenere fede all'alleanza, ma volete cc riservarvi per intiero il diritto di intervenire quando e come 1, Vi sembrerà più opportuno ,1 . « u

Il successivo 6 aprile Mussolini confermava a Badoglio l'impossibilità da parte dell'Italia di continuare nella ,, non belligeranza )) ' e la conseguente necessità di entrare in gueaa, sia pure il più tardi possibile, data la nostra situazione militare, per provocare, col nostro intervento, la decisione. Il piano generale di guerra era così fissato: difensiva sulle Alpi francesi; osservazione diffidente verso la Jugoslavia ; atteggiamento di attesa in Albania; difensiva in Egeo e in Libia; - offensiva in Etiopia sul fronte Cas3ala-Gedaref e su Gibuti; difensiva sul fronte del Kenia; - offensiva della marina su tutti i mari; - cooperazione aerea con le altre forze armate. Circa « l'offensiva della marina su tutti i mari 1i, lo Stato Maggiore della marina presentò 1'11 aprile un promemoria, cbe cosi concludeva: (( Qualunque sia il carattere che la guerra potrà assumere " nel Mediterraneo, ingente sarà, alla fine, il bilancio delle nostre « perdite navali. Alle trattative di pace, l'Italia potrebbe giun'' gere, non soltanto senza pegni territoriali, ma anche senza « flotta, e forse senza areonautica. Mancando la possibilità di << conseguire obiettivi strategici importanti, o la sconfitta delle cc forze nemiche, non sembra giustificata la entrata in guerra « di nostra iniz.i ativa con la prospettiva di doversi mantenere " in difensiva anche sul mare n . (E. Canevari: u La guerra italiana ,, vol. 2° pag. 14). Badoglio confermò al Capo del governo che era necessario entr!=lre in guerra solo dopo che una poderosa azione bellica tedesca avesse prostrato gli alleati. E' notevole una lettera che il primo ministro inglese W. Churchill inviò a Mussolini il 16 maggio 1940. (W. Churchill, op. cit. parte I' vol. 2° pag. 124-125). -

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VEa.$0 L"INTERVENTO ITALIANO

Churchill a Mussolini. 1'6 maggio 194'0 « .. .E' troppo tardi per impedire che un fiume di sangue scorra fra il popolo inglese e il popolo italiano? Senza dub,c bio possiamo infliggerci atroci ferite l'un l'altro, e straziarci (( crudelmente, e oscurare il Mediterraneo con la nostra conteu sa. Se questo è il vostro comando tale sia; ma dichiaro di non « essere mai stato nemico della grandezza italiana, e mai nep(( pure segretamente ostile al legislatore italiano. E' vano pre« dire il corso delle grandi battaglie che ora infuriano in Europa, ma sono certo, quale sia la sorte del continente, che cc l'Inghilterra continuerà fino alla fine, anche se affatto isolata, u come già facemmo, e ritengo con qualche fondamento che sa« remo aiutati in misura crescente dagli Stati Uniti, e anzi da tutte le Americhe. cc Vi pn~go di credere che non uno spirito di debolezza, o udi paura mi muove a questo solenne appello, di cui rimarrà ,e traccia negli archivi. Dall'evo più lontano, sopra ogni altro ·e richiamo, giunge il grido onde gli eredi congiunti della cic, viltà latina e cristiana non abbiano a schierarsi gli uni conce t ro -gli altri in una lotta mortale. Porgete ad esso l'orecchio, u Ve ne supplico con tutto l'onore ed il rispetto, prima che l'orc• rendo segnale sia dato. Non sarà mai dato da noi)). u

Ed ecco la risposta di Mussolini. Mussolini a Churchill 18 maggio 1940 Rispondo al Vostro messaggio per dirvi che certo Vi rencc dete· conto delle gravi ragioni di carattere storico e contin,, gente che h anno schierato i nostri due paesi in campi oppo11 sti. Senza tornare troppo indietro nel tempo, Vi ricorderò la u iniziativa del Vostro governo nel '35 per organizzare a Gine« vra sanzioni contro l'Italia, intenta ad assicurarsi un po' di « spazio al sole africano, senza apportare il minimo danno ai u vostri interessi e territori, o a quelli altrui. Voglio anche <<

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L 'INTERVENTO ITALIANO

,, ricordarvi l'autentico stato di servitù" in cui l'Italia si trova " nel suo mare. « Se fu per onorare la Vostra firma che il Vostro governo << dichiarò guerra alla Germania, comprenderete che lo stesso « sentimento di onore e di rispetto per gli impegni col patto •< italo-germanico guida la politica attuale e futura dell'Italia . udi fronte a qualsiasi eventualità». Da quel giorno non vi fu alcun dubbio, in campo aileato, che l'Italia sarebbe intervenuta. Per valutare esattamente la deçisione di Mussolini di partecipare alla guerra come l;l.lleato della Germania, bisogna ricordare gli scopi che egli si. riprometteva di conseguire, e da lui stesso indicati. Egli sostanzialmente riteneva il conflitto inevitabile: - per risolvere il problema delle frontiere marittime; - per strappare con la forza alle potenze « possidenti )) una parte dei loro beni e territori, così da migliorar:e le condizioni di vita del popolo italiano, grande proletario. · Per risolvere il problema delle frontiere marittime, Mussolini intendeva affacciarsi agli oceani, cioè neutralizzare le due sponde dello stretto di Gibilterra, e sostituire l 'Inghilterra nell'alleanza con l'Egitto, in modo da avere lo sbocco sull'oceano Indiano attraverso Suez e il mar Rosso. Inoltre il possesso di Malta avrebbe assicurato all'Italia la libertà del Mediterraneo centrale . . Obiettivi certamente grandiosi, alla cui realizzazione l'impero inglese si sarebbe inevitabilmente opposto con tutta la sua potenza. Quali obiettivi territoriali di diretta conquista, Mussolini indicava essenzialmente il Nizzardo, la Corsica, l'Algeri~, la Tunisia, Gibuti ed una comunicazione diretta fra Libia ed Etiopia. Che le nazioni « possidenti » ci avessero << grazios~mente » fatto dono di loro territori, o concesso lo fruttamento di materie prime di loro monopolio, era da escludere; non restava allora, secondo Mussolini, che far ricorso alla forza se si velevano migliorare le nostre condizioni. -

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VERSO L'INTERVENTO ITALIANO

Quando le operazioni in Francia avevano già assunto un andamento del tutto sfavorevole agli alleati, il primo Ministro inglese Churchill invitò il Presidente Roosevelt a dichiarare a Mussolini che Francia ed Inghilterra erano disposte a considerare le aspirazioni italiane nel Mediterraneo e ad ammettere l'Italia alla conferenza della pace a parità di conqizioni con gli altri belligeranti. Il passo non ebbe seguito. Il Presidente francese, qualche giorno dopo, trasmise a Mussolini proposte più concrete, che furono respinte. Vintervento dell'Italia era oramai inevitabile, perchè Mussolini, ciecamente fidando nella potenza del Reich, pur conoscendo la nostra impreparazione militare, volle associarsi alla sfolgorante vittoria tedesca per risolvere i grandi problemì della nostra vita nazionale. Egli volle bruciare le tappe ed ottenere, cioè, nel corso di una generazione quanto era, se mai, realizzabile da più generazioni. In quella fine di maggio, egli ritenne che la situaziope fran co-inglese fosse definitiva, disperata, non suscettibile di ripresa; egli ritenne soprattutto che il cedimento inglese avrebbe seguito ineluttabilmente il crollo francese, e quindi che la guerra fosse brevissima. Autorevoli personalità francesi e tedesche _lasciavano esplicitamente prevedere come sicuro il cedimento inglese. Lo stesso primo Ministro inglese, in un messaggio del 20 maggio a Roosevelt, accennava alla possibilità di trattative fra Inghilterra e Germania in conseguenza di una catastrofe, e il 27 invitava « tutti i suoi colleghi di governo, insieme cori gli alti funzionari dello stato, a dar prova di un morale piuttosto elevato, nel loro ambiente..., mostrando fiducia nella capacità inglese ... » (Churchill, op. cit. P arte II'" vol. 1° pag. 96-97). Anche in Inghilterra, dunque, nonostante i discorsi ufficiali, il morale non era elevato in conseguenza degli avvenimenti francesi, e questo stato d'animo doveva necessariamente essere noto all'ambasciatore italiano a Londra, e quindi a Mussolini, il quale non poteva non esserne influenzato. Il 29 maggio 1940 Mussolini portò a conoscenza del Capo di Stato Maggiore generale e dei Capi di Stato Maggiore delle forze armate la sua decisione di entrare in guerra dal 5 giugno -

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETTERO L 'INTERVENTO ITALIANO

in poi; si riportano quì di seguito soltanto le parti essenziali del verbale della riunione, le quali consentono di ricostruire la progressiva formazione della decisione mussoliniana. Sono presenti il Duce, le Eccellenze Badoglio, Graziani, Cavagnari, Pricòlo. « Duce. Vi ho convocati questa mattina per comunicarvi « quanto segue .Nel mio memoriale del 31 marzo ho spiegato << con una logica che la Maestà del Re ha trovato "geometrica" : '< che non possiamo assolutamente evitare la guerra; «che non possiamo farla con gli alleati; «che non possiamo farla che con la Germania. « Rimaneva la data, cioè il problema più importante da ri<< solvere in relazione al ritmo di- una guerra. Questa data era « stata, in un primo tempo, fissata per la primavera del 1941. << Dopo la facile conquista della Norvegia e la dominazione ,, della Danimarca, io avevo già accorciato questa . data ai pri« mi di settembre del 1940. Adesso, dopo la conquista dell'Olan<c da, la resa del Belgio, l'invasione della Francia e la situazione ,, generale che si è determinata, io ho ancora accorciato questa << distanza, e considero tutti i giorni buoni per entrare in guerra << dal 5 giugno prossimo venturo. <( La situazione attuale non permette ulteriori indugi, per<< chè altrimenti noi corriamo dei pericoli maggiori di quelli. « che avrebber.o potuto essere provocati con un intervento pre<< maturo. D'altra parte, a mio avviso, la situazione, per quel « che riguarda i cosidetti alleati, è definitiva. Nella ultima let« tera che mi ha mandato Hitler e che ho letta ieri al Mare« sciallo Badoglio, sono contenute queste affermazioni: << la Germania ha mobilitato 220 divisioni; di queste, « 10 sono in Norvegia, 15 in Polonia, 15 o 20 da considerarsi « provate. Restano 165 divisioni intatte che la Germania può u lanciare nella mischia quando vuole, contro 70-80 divisioni « francesi, perchè su quelle inglesi non si può oramai contare « come apporto di masse; << oltre a ciò, superiorità schiacciante dell'aviazione « germanica sulla francese, meno schiacdante su quella in« glese. Comunque superiorità indiscutibile. -

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VERSO L'INTERVENTO ITALIANO

Questa realtà' può essere alterata? No! Lo stesso Re del Belgio 1:a· giustificato ·- ed a mio avviso << è pienamente · giustificabile il suo atteggiamento anche a << causa delle enormi sofferenze della popolazione civile. Il si« gnor Pierlot è meno importante del Re dél Belgio, è un · me<< diocre politicante venuto fuori dalla fiducia dei regimi par« lamentari. · . << Tutte le informazioni, che sono unanimi nel constatare « questo fatto (è chiaro che la strategìa tedesca si dirigerà « verso Parigi e Londra), pongono la domanda se il popolo potrà « resistere successivame.n te sulJe linee dei fiumi della Francia. <( Ora mi domando se questa resistenza non sarà fiaccata « q uando noi interverremo. . << La yrancia nçn può sperare in niente prima del 1942, ed « a quell'epoca le cose saranno liquidate. « Precisato che dat 5 giugno ifl poi l'ora X può arrivare da « un momento all'altro, io .·confermo, per quel che riguarda le « direttive politico-strategiche, la mia memoria del 31 marzo. << Sul fronte terrestre non potremo fare nessuna cosa di « spettacolare; ci terremo sulla difensiva. Si può prevedere « qualcosa sul fronte est : caso Jugoslavia. « Le · nostre forze si dirigeranno verso l'Inghilterra, cioè « verso le sue posizioni e forze navali in porto e in navigazione << nel Mediten;aneo . .Come previdi il 26 maggio 1939, guerra « aero-marittima su tutte le frontiere. « Questo ho confermato alla Ecc. Graziani l'altro giorno « quando mi metteva sott'occhio la situazione dell' Esercito. « Considero questa situazione non ideale, ma soddisfacente. « D'altra parte se tardassimo due settimane od un mese, non « miglioreremmo la nostra situazione, mentre potremmo dare « alla Germania l'impressione di arrivare a cose fatte, quando « il rischio è minimo, oltre alla considerazione non essere nel « nostro costume morale colpire un uomo che sta per cadere. « Tutto ciò infine può essere grave nel momento della pace « definitiva. << Per quel che riguarda la situazione del popolo italiano, « di cui bisogna tener conto, dico: il popolo italiano, sino al « 1° di maggio, temeva di andare in guerra troppo presto, e « «

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AVVENIMENTI CHE PRECEDETI'ERO L'INTERVENTO ITALIANO

tendeva ad allontanare questa eventualità. Ciò é comprensibile. Ora due sentimenti agitano il - popolo italiano: primo, « il timore di arrivare troppo tardi in una situazione che sva« 1uti il nostro intervento; secondo, un certo stimolo all'emu« lazione, di potersi lanciare col paracadute, sparare contro i « carri armati, ecc. Questa é una cosa che ci fa piacere, perché « dimostra che la stoffa della quale é formato il popolo italiano « .é soda ».

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Il 30 maggio Mussolini dette comunicazioni ad Hitler della sua decisione di entrare in guerra, con il seguente telegramma: « Ho tardato qualche giorno a rispondervi, perché volevo << darvi l'annuncio della mia decisione di entrare in guerra dal << prossimo 5 giugno. Se vo( riterrete che per una maggiore sin« cronia coi vostri piani, io debba · ritardare ancora qualche « giorno, me lo direte, ma ormai il popolo italian.o è impaziente << di schierarsi a fianco . del popolo tedesco nella lotta contro i « comuni nemici. « Durante questi 9 mesi, lo sforzo compiuto nella prepara<< zione militare é stato consid·erevole. Oggi sono in stato di « buona efficienza circa 70 divisioni, delle quali 12 stanziate « oltre mare (Libia 220.000 1;1omini, Albania 100.000). L'Africa « Italiana dispone di 350.000 uomini Jra italiani ed .indigeni « che non entrano in questo conto. Come vi ho già detto, ma« rina ed aviazione sono già sul piede di guerra. « Il comando di tutte le forze armate sarà assunto da me. " Avendone i mezzi, potrei formare altre 70 divisioni, perché « non sono gli uomini che mancano. Mussolini (L.

SIMONI : ((

».

Berlino - Ambasciata d' Italia, 1939-1943 » . Roma,

Migliaresi 1946, pagg. 118-119). Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciava l'intervento dell'Italia in guerra a fianco della Germania a partire dall'll giugno: « Questa lotta gigantesca non é che una fase e lo sviluppo -

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VERSO L'INTERVENTO ITALIANO

logico della nostra rivoluzione: è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori, che detengono . ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra». ( « Cronologia della Seconda Guerra Mondiale» GIORE ESERCITO. UFFICIO STORICO;

STATO MAG-

pag 102) .

,,, B Sl'l'UA:t;ION.t; VELL'ESERCI'l'O ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO 7. - L'ordinamento organico e lo schieramento. - 8. - L'artiglieria. 9. - Situazione logistica. - 10. - Il comando delle Forze Armate.

SITUAZIONE DELL' ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO DELL' INTERVENTO

7. - A metà aprile 1939 l'esercito, con una forza alle armi di circa 450.000 uomini, aveva il seguente ordinamento di pace: 5 comandi di Armata; - 22 comandi di Corpo ' d'Armata; - 67 divisioni. A fine agosto, al . manifestarsi della cri~i europea, si procedette subito alla mobilitazione parziale mediante richiami e requisizioni, così che nel novembre '39 esistevano, di fatto, 73 divisioni. Lo Stato Maggiore, tenuto conto delle nostre reali possibilità, propose al Capo del governo e Ministro per le Forze Armaté, che accolse la proposta, che l'ordinamento di pace fosse uguale a quello di guerra, e comprendesse in totale le dette 73 divisioni, inquadrate in un congruo numero di unità d i ordine superiore. A metà dicembre 1939 Mussolini precisò che si dovevano completare soltanto 60 divisioni, lasciando le altre cc in ombra n, cioè nella formazione del momento . -

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L'ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO D ELL'INTERVENTO

L'ordine di mobilitazione generale non fu mai ·diramato; il progressivo passaggio dal piede di pace a quello di guerra avvenne tenendo per base la direttiva generale data dal Capo del governo di arrecare il minor disturbo possibile alla Nazione, e di incidere .quanto meno si potesse nelle attività civili. Gli uomini furono chiamati per cartolina precetto, anzichè per manifesto. All'atto dell'intervento, l 'ordinamento dell'esercito mobilitato era il seguente: - 3 Comandi Gruppo di armate (Ovest, Est, Sud); - 9 armate (l", 2•, 3', 4", 5", 7"', 8", 10•, « Po »); - 26 corpi d'armata (22 normali, 1 alpino, 1 auto tra' sportabile, i celere, 1 corazzato); - 73 div~sioni (4_3 .di fanter~a, 3 auto trasportabili, 2 motorizzate, 5 alpine, 3 celeri, 3 corazzate, 9 auto trasportabili tipo Africa settentrionale, 3 di Camice nere, 2 libiche); - 3 raggruppamenti alpini. Non considerando le due divisioni libiche, che erano efficienti· avevamo : 19 divisioni complete; - 32 divisioni efficienti; - 20 divisioni incomplete. Si deve peraltro notare che le divisioni erano classificate complete, efficienti, incomplete tenendo conto soltanto delle dotazioni individuali, di reparto e dell'armamento collettivo. Per i quadrupedi ·e gli automezzi, si considerava soltanto il numero da accantonare fino dal tempo di pace, contando per il completamento sul gettito delle requisizioni. Il completamento della forza doveva avvenire con i ricniami. L'ordinamento organico territoriale comprendeva 16 comandi di difesa territoriale e 28 comandi di zona. Lo schieramento delle forze era il seguente: - Frontiera francese: 21 divisioni (l° e 4• armata) , di cui 14 in linea e 7 in riserva di armata, ~iù 2 raggruppamenti alpini; - Frontiera svizzera: elementi non indi visionati (9 bat- . taglioni) nella zona a · contatto con la frontiera francese; -

28 -


L'ORDIN.t:\MENTO ORGAN ICO E LO SCHIERAMENTO

Frontiera jugoslava: .5 divisioni, più 1 raggruppamento alpino (2a armata) in schieramento di sicurezza; - Riserva dello Stato Maggiore: 23 divisioni, ripartite in 4 nuclei: nucleo ovest: 4 dh:~sioni (7" armata) in Piemonte; nucleo centrale: . 16 divisioni in totale, di cui 6 (8a armata) in Romagn_a-Veneto, e 10 (armata « Po ») in LombardiaVeneto; · nucleo sud: 3 divisioni, fra Bari, Catanzaro e Messina; - Sicilia: 2 divisioni; -- Sardegna: 2 divisioni; Comando truppe Zara·; - Comando truppe isola d'Elba; - Difesa delle coste: battaglioni territoriali mobili e batterie da posizione varie; - Libia: 14 divisioni (5a e 10" armata); - Albania: 5 divisioni (XXVI corpo d'armata); - Egeo: 1 di visione ( « Regina »); Totale 73 divisioni. Nell'Africa Orientale Italiana si trovavano circa 280.000 uomini fra italiani ed indigeni. La costituzione organica delle grandi unità era la seguente: - divisione di fanteria ~ 2 reggimenti di fanteria su 3 battaglioni, 1 legione di M .V.S.N. s~ 2 battaglioni leggeri ed 1 compagnia mitragliatrici, 1 battaglione mortai d_a . 81, 1 compagnia controcarri da 47, 1 reggimento artiglieria su tre gruppi a traino animale ed 1 batteria da 20 a traino_meccanico, 1 battaglione misto del genio, servizi. La divisione poteva essere da montagna, ed allora aveva i gruppi di artiglieria carrellati o someggiati; - divisione alpina: 2 reggimenti alpini, 3 gruppi someggiati, genio, servizi; - divisione celere: 2 reggimenti cavalleria, 1 reggimento bersaglieri, 1 reggimento artiglieria in parte a cavallo, in parte traino rrieccanico1 1 gruppo di 3 squadroni carri leggeri, 1 compagnia motociclisti, genio, servizi; · · divisione auto-trasportabile: formazione. analoga alla -

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L'ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO

divisione di fanteria, senza legione camicie nere, con artiglieria a traino meccanico; i mezzi per l'auto-trasporto venivano assegnati di volta in volta; - divisione motorizzata: 2 reggimenti fanteria, 1 di bersaglieri ed 1 di artiglieria a traino meccanico, genio, servizi. Automezzi per l'autotrasporto in proprio; non aveva quadrupedi, così che doveva combattere a piedi, trasportando a spalla tutti i carichi; - divisione corazzata: un reggimento bersaglieri auto carrato, 1 reggimento su 3 battaglioni carri leggeri, 1 reggimento artiglieria a traino meccanico, genio, servizi; - divisione tipo Africa Settentrionale (A.S.): formazione analoga alla divisione auto-trasportabile, ma con organici ridotti; - divisione Camicìe Nere (CC.NN.): 3 legioni CC.NN. , ed i rimanenti reparti dell'esercito come la divisione di fanteria. Forza complessiva di ogni divisione da 8 a 12.000 uomini secondo il tipo. Ogni Corpo d'Armata era formato da un numero vario di divisioni, ed aveva truppe suppletive, fra cui un reggimento di artiglieria di corpo di armata in media su 4 gruppi; ogni Armata era formata da un numero vario di corpi d'armata, ed aveva truppe di armata, fra 1e· quali in media 7 gruppi di artiglieria di armata. Non tutte le unità avevano gli organici di guerra; erano al completo di personale le unità speciali (alpine, celeri, corazzate ecc.), quelle in Libia ed in Egeo, mentre le unità non speciali delle armate che dovevano agire alla frontiera occidentale entrarono in guerra con il 65-70% degli uomini, ed il 50-60 % dei quadrupedi e degli automezzi. Come conclusione, si può affermare, in merito alla efficienza delle grandi unità dell'esercito: - che le divisioni di fanteria, compresa la legione CC. NN., erano nettamente inferiori alle francesi per numero di battaglioni e gruppi di artiglieria (3 di fronte a 5, di cui ·2 di medio cali~ro), e per armi di accompagnamento ed anti-

30 -


L'ARTIGLI11,;RIA

carro (proporzione 1"73,5), ed infine non avevano, come le francesi, un reparto esplorante; - che le due divisioni corazzate erano tali solo di nome, disponendo esclusivamente di carri leggeri e di pochi carri medi (70 M 11 in tutto); carri pesanti ed autoblindo non esistevano; - .che tutta l'artiglieria, come si vedrà meglio in· seguito, era ancora quella della guerra '15-18; l'artiglieria contraerea campale (47 batterie) e quella anticarro erano quasi inesistenti. 8. - A metà marzo 1940 lo Stato Maggiore ebbe ordine di compilare un progetto per il rinnovamento delle artiglierie, · oramai superate. Il progetto prevedeva di allestire nuove artiglierie già definite ed adottate ufficialmente fino dal 1935 (75/ 18, 149/ 40 , 210/ 22) ma di cui si erano fino allora prodotti pochissimi esemplari, ed altre di imminente o recente definizione (105/ 40, 149/19, 90/ 53). Il progetto prevedeva anche di mantenere in servizio quelle artiglierie di vecchio tipo che rispondevano ancora sufficientemente bene al loro compito, quali -il 75/ 13 someggiato, ed il 100 dei vari tipi. In ·<:omplesso occorreva provvedere all'allestimento di 15.371 complessi dei vari calibri, dai 20 al 210, e di 58 milioni di proiettili, il tutto per una spesa di 17 miliardi di lire (valuta 1940). Il programma era evidentemente fuori dal reale; non, si noti bene, perchè l'artiglieria non avesse necessità di essere rinnovata· prima di affrontare ùna guerra europea, ma perchè non vi era nè la· disponìbilità di materie prime, nè la capacità indus~riale per produrre un così rilevante numero di pezzi in un numero ragionevole di anni. Inutile dire che il programma rimase lettera morta durante tutta la guerra, tanto che potem~o produrre soltanto un esiguo nume·ro di complessi da 149/ 40 e da 210/ 22, ed un limitato numero di complessi da 75/ 18, 90/ 53 e 149/ 19, e _le nostre divisioni giunsero all'armistizio con le vecchie artiglierie. -.


L'ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO

ARTIGLIERIE IN SERVIZIO ED IN COMMESSA ALL'ATTO DELL'INTERVENTO Tipo della bocca da fuoco

Impiego .

e calibro

' Cannone mitragliera da 20 mod. 35 . Contro aereo ed anticarro Cannone da 65/ 17 Batterie di accompagnamento (doveva essere sostituito dal 47) Obice da 75/ 13 . Artiglieria alpina e gruppi someggiati divisionali Obice da 75/ 18 mod. 34 Gruppi divisioni fanteria normali (dovrà sostituire il 75/ 13) Obice da 75; 18 mod. 35 Gruppi divisioni_ celeri ed autotrasportabili. Previsto . il tr'aino animale ed il traino meccanico. Dati in commessa 252 complessi, ma all'atto dell'intervento solo 9 senza avantreni erano stati introdotti Cannone da 75/ 27 mod. 06 Gruppi divisioni Libia ed Egeo Cannone da 75/ 27 mod. 911 Gruppi divisioni fanteria, celeri, motorizzate, corazzate, gruppi suppletivi di corpo d'armata Cannone da 75/ 27 mod. 12 Gruppi divisioni celeri Gannone da 75/ 27 C K ArtigÌieria contro aerei Cannone da 75/ 34 . Gruppi divisioni celeri e motorizzate (in corso di definizione) Cannone da 75/ 46 mod. 34 Artiglieria contro aerei Obice da 100/ 17 mod. 14 . Gruppi divisioni di fanteria, motorizzate e suppleti vi di corpo d'armata Obice da 100/ 17 mod. 16 . Carrellata: gruppi div. da montagna Cannone _d a 105/28 . Artiglieria di corpo d'armata Cannone da 105/ 32 (a) ))

(a )

))

Allo studio ur:. obic: da 105/ 23 ed un cannone da 105/ 40.

-

32 -

)>


' L ' ARTIGLIERIA

Obice da 149 / 13 . Obice da 149/ 12-14 Obice da .149/ 19

Cannone da 149 /35 . Cannone dal49/ 40mod.35

Obice da 152/ 1·3 Cannone da 152/ 37 . Cannone da 152/ 45 . Mortaio da 210/ 8 Obice da 210 / 22 .

Mortaio da 260/ 9 Mortaio da 305/ 8 . Obice ·da "305/ 17 . Obke da 380/ 15 . · Mortaio da 420 /.~·2

Artiglieria di corp·o d'armata ))

))

Non ançora dèfinito in tÙ~ti i particolari. I>revisto il traino su 2 vetture, ma in corso esperimenti per ridurlo su una sola vettura. Dati in commessa 1392 complessi, ma nessuna introduzione era stata fatta. Esisteva un solo esemplare sperimentale. Artiglieria _d i armata Dati in commessa 770 complessi, di cui i primi nel 1935. Introdotti soltanto una quarantina di complessi e formate 8 batterie da posizione. Destinato :·a gruppi dì armate Artiglieria dì armat'a ))

))

))

))

))

))

Dati in commessa ~70 esemplari, di cui i pri~i fino da~ 1935. Introdotti 24 complessi, dì cui 8 ceduti all'Ungheria. Il mat'eriale era a punto, salvo per quanto riguardava il freno; . fu poi adottato quello ungherese. Destinato .a gruppi di armata Artiglieria di armata · )>

))

»

'n

- Artiglieria di ar,mata ct3:,·posizione terrestr'e Artiglièrfa. di armata da posizione terres'tre . -

4

))

33 -


L'ESER CI'TO ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO

Un cenno particolare deve es.sere fatto della difesa contro aerea del territorio. Si avevano in complesso 32 località di primo grado armate con artiglierie e mitragliatrici, e 265 località di secondo grado armate con sole mitragliatrici. L€ artiglierie in servizio erano : 9 batterie da 88/35 cedute dalla Germania (le sole di tipo moderno); · 6 batterie da 102/ 35; 54 batterie da 76/ 45; 147 batterie da 76/40; 12 batterie da 77/ 28; 6 batterie da '75/ 27; 76 complessi da 20 mod. 39. Inoltre 4270 mitragliatrici da 8 S. Etienne, 2 proiettori e 131 fonolocalizzatori. Soltanto 90 di dette batterie (oltre le tedeSché) erano fornite di stereotelemetri da m. 4 e di centrali mod ..37; le rimanentÌ batterie erano dotate di mezzi di ripiego antiquati. Erano in commessa: 159 batterie da 90/ 53; 58 batterie da 75 /46; 155 batterie da 37/ 54; 846 armi da 20 mm.; 500 proiettori da 50; - . 580 fonogoniometri ·(aerofoni con correttore di parallasse acustica), con relativi accessori, centrali di tiro, telemetri e munizioni. La rete di avvistamento, costituita da linee telefoniche . civili e militari, era divisa in 23 maglie (oltre le 10 organizzate dalla marina) , con 894 posti di avvistamento e 147 centri raccolta notizie. L€ batterie e le mitragliatrici per la difesa contro aerea del territorio erano servite daila Milizia contro aerei, compòsta di uomini non aventi obblighi di s~rvizio nell'esercito. -

34 -


SITU AZ IONE LOGI STICA

La difesa contro aerea delle piazze militari marittime era affidata alla marina. 9. - Risulta dal promemoria n. 11 in data 25 maggio 1940, compilato dallo Stato Maggiore esercito e presentato al Capo del Governo, Ministro delle Forze Armate, che quì di seguito si riporta per la parte che interessa: «

Al Duce - Ministro della guerra. Roma, 25 maggio 1940 <<

Duce!

Sino a poco tempo fa il nostro intervento appariva preveper la primavera '41. « In tale situazione, malgrado la nota deficienza di materie << prime, le vendite di armi, munizioni e materiali bellici vari « all'estero, e l'assenza di provvedimenti eccezionali che limitas« sero i consumi interni a vantaggio dell'esercito, si poteva con<< tare di avere questo ultimç> a momento opportuno sia nella « madre patria, sia oltremare in discrete condizioni di ap« prontamento, tranne in fatto di artiglierie e scorte. « Ora i termini dell'intervento appaiono considerevolmente « avvjcinati, mentre gli approntamenti di materiali hanno man« tenuto il ritmo inevitabilmente lento di prima; non si è proce« duto all'acquisto di armi in Germania, e, per riscontro, si sono « dovuti sta,c care in blocco dalla madre patria a profitto delle << forze d'oltremare armi; -munizioni e materiali, che si era pre« ventivato di assegnare a dette forze a poco a poco, proporzio« nalmente al gettito complessivo de~le fabbric azioni. « Stando così le cose, reputo doveroso di prospettarvi il « quadro esatto della situazione attuale dell'esercito, e le dedu<< zioni che occorre trarne. «

« dibile

!." .

e<

« Autocarri. Per mobilitarsi al completo, l'esercito deve requisire, in cifra tonda, 20.500 autocarri. Quelli esistenti in

35 ·-


L'ESERCITO ITALIANO ALL'A'I'TO DELL'INTERVENTO

paese ed in condizioni,di essere utilmente requisiti sono 16.500, « di cui 3.900 esonerati. Restano disponibili per l'esercitQ 12.600 e< circa. Ne deriva che anche requisendo tutti gli autocarri efficc cienti e requisibili, l'esercito si trova in deficien?,a ài quasi la e< métà. · · · · ' « Allo stato attuale .delle cose, con le requisizioni .effettuate « e preventivate (circa 8.000 autocarri). e. raggiungend; le pro« porzioni di cui sopra, si avranno bensì le truppe e alcuni ser« vizi in condizione di vivere e combattere staticamente, ma non « in condizioni di operare con movimento . • « ?er poter permettere ciò, occorrerebbe completare (<Come cc automezzi) le unità, e contemporaneamente costituire, sia pure ,e in formazione ridotta, gli autoreparti di corpo d'armata e gli « autogruppi di armata .e dello Stl;).to Maggiore. « Per l'attuazione dei provvedimenti di ,eui sopra sono sol« tanto disponibili, in via. teorie~, 4.509 automezzi (l2.50Q-8.000), u ·c on i quali non. solo no-9- è possibile aumentarè la perc~ntual.e (( delle u~ità, ma p.on si possono neppure costituire ~utti gli,auto(( gruppi pr~visti, per i _quali soltanto occ9rrereb~ero 6 ..500 autocc_mezzi. «. La situaziqne ctiviene ancora più seria, ove si cçmsideri che (< la disponibilità pratica degli · autocarri . requisibili. sar,à senu sibilmente inferiore al previsto (4.500), in Cl;l.].ISa dei ritardi (( nepa preientazione;, ripa:razioni ecç. « Per migliorare la situazione (non p.e r _ risol:v.e rla integrale< mente) ~on si vede altro rnezz~ èhe. quello di requi,s ire, non ,, solo gli autocarri disponibHi e non ancora requi.siti, ma anche ,, i 3.900 autocarri attualmente_esonerati, o almeriq 3.000 di. essi. « Vestiario .ed equipag_g~amento. Le seri~ cmpplete _vestiario e< ed equipaggtam~nto esistenti so~o circa 1.600.0Q·o~ di cu.i: « - 950.000 in ~istribuzione alla fo:çza alle armi (esclusi « i richiami in cors9); · «650.000 nei magazzini, di cui -però 300.000 senza teli << da tenda. La deficienza dei teli da tenda aumenterà con gli « invii disposti oltremare. « Con i richiami -in · corse> e · propostr verrà alle-- armi una << forza di circa ·400.000 uomini, per vestire i quali verranno «

-

36


SITUAZIONE LOGISTICA

(( impiegate tutte le serie complete esistenti, sia pure in parte (( senza telo da tenda. « Rimarranno 250.000· serie, non tutte, all'atto pratico, imu mediatamente utilizzabili per non adeguata dislocazione. Ciò (( porta a concludere che converrebbe· fare il "punto " delle serie « disponibili, prima di procedere ad ulteriori richiami di qual« che entità. «< Si aggiunge che per una mobiiitazione generale manca(( no ora un milione di serie circa. « Nel prossimo futuro, e cioè entro settembre, sono previste ,e altre · 620.000 serie, di cui 400.000 circa saranno prevedibilcc mente assorbite per i consumi, così che la situazione non avrà « un sensibile miglioramento. ,, Le deficienze di cui sopra ed àltre varie, non consentono ,e di costituire che in misura di 1/ 4 i battaglioni territoriali mo(( bili addetti alla difesa delle coste, ed i battaglioni territoriali « addettt alla protezione delle comunicazioni e degli impianti. ,, Munizioni. La situazione del munizionamento per la fan'' teria è buona per le armi individuali (quasi il fa-bisogno), di,, screta per le armi collettive, per i mortai da :45 e per le bombe cc a mano ·(1/ 2 del fa-bisogno) , molto grave per i mortai da 81 e ,, per i pezzi da 47 (1/ G ed 1/ 12). « Il munizionamento per artiglierie è completo per le poche « batterie contro aeree, deficitario per tutti, o quasi, gli altri « calibri (da 1/ 2 a 5/ 6). « Carburanti. Fra carburanti di proprietà dell'amministra« zione militare e carburanti requisibili da società petrolifere (( civili abbia:r;no in Italia il fa-bisogno per 6 mesi. « Con i grezzi oggi in Italia sono ricavabili altre 150.000 ' « tonn. di carburante, e ritenendo di utilizzarne per usi militari « soltanto il 50%, si ha una ulteriore sufficienza di mesi 1 1/ 2. « In definitiva possiamo oggi contare su 7-8 mesi di suffi« cienza. « Lo Stato Maggiore ritiene che sarebbe indispensabile ini« ziare una campagna, nella presente situazione generale, con « non meno di un anno di sufficienza carburanti, oltre le auto,c nomie particolari fissate per gli scacchieri oltremare. -

37-


L'ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO

« Circa gomme, fra prodotti lavorati e gomma grezza già in Italia (da lavorare) si avrà unà. sufficienza di circa 10 mesi. « La deficienza gravissima di materie prime si ripercuote « sugli allestimenti delle parti di ricambio e delle officine, ana<< logamente a quanto avviene per la produzione degli a~tomezzi << in genere.

«

F.to: Maresciallo Graziani,, L'autosufficienza degli scacchieri oltremare per tutti i servizi (viveri, sanità, genio, carburanti, ecc., escluse munizioni, di cui si tratterà in seguitò) era così prevista: Libia: mesi 12 per 210.000 uomini, 8.500 quadrupedi e 16.500 automezzi; Egeo: mesi 12 per 25.000 uomini, 1.500 quadrupedi e automezzi; - Albania: mesi 2 per 100.000 uomini, 14.000 quadrupedi e 5.800 automezzi. All'atto dell'intervento, le deficienze erano notevoli.., per quanto gli Stati Maggiori dell'esercito e della marina avessero intensificato al massimo l'invio di materiali riei .mesi precedenti l'intervento stesso. La situazione nell'Africa orientale era relativamente migliore di quella degli altri scacchieri, ed era riferita alla forza di 86.000 nazionali, 194:000 indigeni, 68.000 quadrupedi e 16.000 automezzi. Un particolare cenno deve. essere fatto circa la situazione dell'armamento e del munizionamento; i dati si rif~riscono al· dicembre 1939, ma nei primi m~si del 1940, . che precedettero l'intervento, la situazione .non subì notevoli varianti, perchè la produzione fu ·s ensibilmente ridotta per la scarsezza di mate_rie prime, e particolarmen.t e di rame e nichelio. E' ovvio che furono potenziati gli allestimenti per i calibri maggiormente in sofferenza, e che la. produzione fu ~uamente ripartita fra madre patria e possedimenti, così che all'atto dell'intervento nessuna s~cie di arma era t9talmente sprovvista di munizioni. -

38 -


SITUAZIONE LOGISTICA

ARMAMENTO

SPECIE E CALIBRO

Fa-bisogno totale secondo indice di mobilitazione (a)

Esistenza tot a le dicembre 1939

2.360.000

1.834.000 (b)

F ucili e moschetti .

425.000

275.000

F ucili mitragliatori

49 .000

33.000

Mitragliatrici

44.500

28.850

Pezzi da 47.

2.425

820

Mortai da 45

12.800

5.880

Mortai da 81 .

3.200

. 2.000

1.400

880

680

Pistole .

Mitragliere da 20 Pezzi da 65/ 17

3.950

Pezzi da 75 .

880

4.320 (e)

Pezzi da 75 e.a.

411

258

Pezzi da 77 / 28

300

300

Pezzi da 100

1.400

1.700 (e)

P ezzi da 105

1.085

1.289 (e)

845

1.186 (e)

t.486

1.660 (e)

120

200 (e)

Pezzi da 149/ 13-12 . Pezzi di medio cal. pes. Pezzi di grosso cal. .

(a ) P.e r le truppe mobili t ate, per ~li st abilimen ti di armata e per le t.ruppe in t errit orio. Ib) Vengono computa,ti anche i fucili 7,35 che furono abolit i prima dell'intervento. (e) Molt i complessi esuberan t i sono, in rea1'tà, inefficienti. perchè mancanti di strumen ti ottici o di car icamenti. ·

39


MUNIZIONAMENTO

(comprese le dotazioni di reparto) Situazione dicembre 1939 ITALIA E ALBANIA

Specie e. calibro

Unfoc

Armi

schierate <a)

fa-biso - esistenza gno (b)

--·----Fucili e moschetti . Pistole Fucili mitragliatori Mitragliatrici Pezzi da 47 Mortai da 45 . Mortai da 81 Mitragliere da 20 Pezzi da 65/ 17 Pezzi da 75 Pezzi da 75 e.a. Pezzi da 77 / 28 Pezzi da 100 . Pezzi eia 105 Pezzi da 149/ 13- 12 . Pezzi medio cal.p2S. Pezzi di grosso caJ. Bombe a · mano .

425

20

:\

2

144

n.7

200 96

20 20 20

14

24

20 20

14

270

20

156

20

13

1932 1.074

13 12 12

2228 188

12 12

8 .8 10

744 706

12

7.2

952 · . 84 ·

12 12 12

12 3

15 16 15

1.300

7,736

7

•J,4 =~.6

3.000

430

Armi schiera.te (a)

Unfoc fa-bisogno

esistenza (b)

1 - - - - - -1- - - -- 1- - - -

10,5

12 10,6

484

1- - - - -

30 30 20

19

446

fa-~iso ~J esist~: : gno (b)

3.350

23.060 24.364 1.192

14 12

(a)

·Unfoc

30

15

280.000

Armi schierate

EGEO

160.000 40000

13 13

1.255.000

L IBIA

_

30

0,8

20

20

20

240 635

20

10 10

4,2

7.5

20

8

lD

128

10 10 10 10

24

46 8 100

10

10

10 8

8

5,5

10

10

12

.10

36 12

-10 10

8 8

8

5

8

4

6 9

6

72

20

10

24

20

11.6 10,7

10 9,5 0;9

86

20

1.4

10

20.000 5.000.

75

(a> Si intendono « a1ml. schierate>' quelle che sono, o dovrebbero essere in distribuzione alle unità combattenti, e sulla base ctelle quali viene fatto il computo delle munizioni occo!-renti. E' ovvio che il· numero delle «armi schierate» è inferiore al fa-bisogno totale prevls,to dall'indice di mobili.tazione (V. specchio a pag. precedente). (b) Non s i tiene conto della reale esistenza delle anni, oosl che nel casi in cui queste sono. di fatto, inferiori alle « armi schierate », secondo l'organico, viene segna!nta. una situazione ma.ggionnente deficitaria cli quella reale.


SITUAZIONE L OGISTI CA

Nel complesso .si può affermare che l'esercito si presentò alla guerra in condizioni di armamento, mezzi di trasporto, materiali in genere fortemente deficitarie non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente rispetto alle nostre pur modestissime formazioni e dotazioni, già paurosamente inadeguate, anche ·se ·complete, ad un conflitto con grandi potenze

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militari. ·· ·· Le cause principali della deficitaria situazione logistica sono sommariamente indicate nel riportato promemoria del 2~ maggio dello Stato Maggiore, ma bisogna anche ricordare .lo .sforzo fatto per le ·guerre di Etiopia e di ~pagna, durante le quali i mezzi ·logistici furol).o giustamente forniti con grande larghezza. Alcuni dati valgano a . docu!l).ep,tare . lo sforzo veramente ingente richiesto dalle guerre stesse, affrontate, si ricordi; negli anni _immediatamente pr~cedenti la seconda guerra m_ondia~e. Ben ~ ragione il generale Umberto Spi go ha scritto nel suo libro (( Premesse tecniche a.ella disfatta >i (pag. 45), che quelle due guerre furono « causa di dispersione di · energie, fonte di (( illusioni circa le possibilità future, fattore di stanchezza· per (< i combattenti ed il paese di fronte alla.. prova decisiva ». · Guerra etiopica: .furono inviate in ·Africa Orientale 20 divisioni con 475.000 uomini e 100.000 operai, 105.000 quadrupedi, 1.600. pezzi, 14.500· mitragliatrici, 500 carri armati, 19.000 automezzi, 500 -aerei e v~rie centinaia .di migliaia cli tonnellate di materiali e munizioni. A guerra finita avevamo nell'impéro 845 milioni di munizioni per armi portatili, 4 milioni di munizioni per artiglieria, 200.000 Km. di filo telefonico, 6.000 telefoni, 2.000 stazioni radio e circa 175.000 tonn. di carburante. , Partecipazione italiana alla guerra civile spagnola: circa 60 mila uomini, 1.900 bocche da fuoco (cedute poi al governo spagnolo) che consumarono 7 milioni e mezzo di proietti, 15 gruppi di aerei ,da bombardamento e da caccia, oltre ad un in- , gentissimo quantitativo di materiali di ogni genere. Il. Capo del g9verno, Ministro delle forze ,armate ·e comandante supremo conosceva perfettamente la situazione dell'esercito, . ma è intuitivo che, .essendo egli convinto che la guerra fosse rapida e vittoriosa stante il previsto crollo degli avversari, 1

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L'ESERCITO ITALIANO ALL'ATTO DELL'INTERVENTO

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la situazione stessa non aveva quella importanza determinante che avrebbe avuto se le potenze alleate fossero state nella pienezza dei loro mezzi. 10. - Negli anni che seguirono la guerra 15-18 l'Esercito e l'alto Comando risentirono del travaglio generale della nazione per il suo assestamento e passarono per diversi ordinamenti: 1921, 1923, 1925.

_Con l'ordinamento del '25 fu creata la carica di Capo di Stato Maggiore generale· che fu assunta dal Maresciallo Pietro Badoglio e da questi tenuta fino al novembre 1940; durante tale periodo egli fu anche per 5 anni governatore della Libia (dal . 1928 al 1933), e nel 1936 conquistò l'Etiopia. Con D.L. 68 del 6 gennaio 1927 veniva affidato al Capo di Stato Maggiore generale il coordinamento degli studi concernenti le tre forze armate, esercito, marina ed aeronautica: egli era alla diretta dipendenza del Capo tlel governo, al quale dovevano essere presentate le proposte relative alla sistemazione difensiva dello stato ed ai piani generali di guerra. · Dal lato costituzionale, il decreto lasciava intatto il principio sancito dallo Statuto, in base al quale al Re era devoluto il comando di tutte le forze armate. Nessun dubbio che le disposizioni del decreto 68 erano giuste e rispondenti alle esigenze della guerra moderna, che impone l'impiego delle tre forze armate con visione ùnitaria. Dal 1933 in poi si raggiunse l'unificazione delle tre forze armate anche nel campo amministrativo, riunendo Mussolini le tre cariche di Ministro della guerra, della marina e dell'aeronautica. · Per ogni forza armata si ebbe un sottosegretariato militare, ed un Capo di Stato Maggiore, il quale, per la parte tecnica generale, dipendeva anche dal Capo di Sta_to Maggiore generale. L'unific~zione, in teoria, non poteva essere più completa; la pratica realtà fu alquanto diversa, poichè ogni forza armata continuò ad agire per proprio conto. Ad un certo momento ogni sottosegretario assunse anche la carica di Capo di Stato Maggiore e da allora cominciarono, 42 -


IL COMANDO D ELLE FORZE ARMATE

per l'esercito, le interferenze fra Gabinetto e Stato Maggiore per la non sempre esatta delimitazione delle responsabilità. Nel novembre 1939 le.due cariche .di Sottosegretario di Stato e di Capo di Stato Maggiore vennero, per l'.esercito, nuovame'nte divise : alla prima fu nominato il generale Ubaldo Sod.du, alla seconda il Maresciallo Rodolfo Graziani, che ebbe come unico sottocapo di Stato Maggiore il generale Mario Roatta. Il 30 maggio · 1940 si . costituì il Comando Supremo delle forze armate, in base al quale l 'Italia entrò in guerra col seguente ordinamento delle alte gerarchie. a) Mussolini, comandante supremo delle forze armate operanti ed anche non operanti, in quanto era Ministro della guerra, della marina e della aeronautica; Capo di Stato Maggiore generale, Maresciallo Badoglio: questi aveva uno Stato Maggiore generale ( « Stamage ») composto di un limitato numero di ufficiali, di cui era a capo il generale Quirino Armellini. b) Tre Capi di Stato Maggiore, dell'esercito, della marina e dell'aer,e onautica (rispettivamente Maresciallo Graziani, ammiraglio Cavagnari e ,generale Pricolo) con i rispettivi Stati Maggiori, dipendenti dal Capo di Stato Maggiore generale ed aventi agli ordini i comandanti e le unità operanti della rispettiva forza armata. e) Tre Sottosegretari di Stato, dell'esercito (generale Sod.du) , della marina (ammiraglio Cavagnari) e dell'areonautica (generale Pricolo) dipendenti da Mussolini quale Ministro ,delle forze armate, ed aventi agli ordini i comandi e le unità territoriali, o comunque non operanti, della rispettiva forza armata. Per la ·m arina e l'aeronautica, le cariche di Sottosegretario di Stato e di Capo di Stato Maggiore erano riunite nella stessa persona. d) Tre comandi superiori delle forze armate negli scacchieri oltremare: Etiopia (Duca d'Aosta), Libia (Maresciallo Balbo), Egeo (governatore De Vecchi) dipendenti dal Capo di Stato Maggiore generale. L'Albania dipendeva dallo Stato Maggiore dell'Esercito. · Dal Capo di Stato Maggiore generale dipendeva anche il -

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L'ESERCITO ITAL IANO ALL'A'ITO DELL'INTERVENTO

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Capo di Stato Maggiore della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (M.V.S.N.), Achille Starace, per quanto riguardava l'impiego dei reparti mobilitati della milizia stessa. Ma poichè tali reparti mobilitati erano inquadrati in grandi unità dell'Esercito, o dipendevano da comandi dell'esercito o della marina, ne derivava che la dipendenza del Capo di Stato Maggiore della milizia dal Capo di Stato Maggiore generale era soltanto nominale, perchè tutte le relazioni con i reparti operanti della milizia avvenivano tramite i Capi di Stato Maggiore dell'esercito e della marina. Il Capo di Stato Maggiore della milizia aveva autorità sui reparti non operanti, e per questi dipendeva da Mussolini, c~mandantc generale della milizia stessa. Ed infine conviene ricordare che, secondo 1~ disposizioni di mobilitazione, all'atto dell'entrata in .campagna era prevista la costituzione di una Intendenza generale, che doveva richiedere al paese tutti i materiali occorrenti ané truppe operan.t i, e dislocarli opportunamente, in relazione alle nécessità delle operazioni. · · · Tale intendenza non fu mai costituita, ed ebbero funzione di intendenza le varie d.irezioni generali del Ministero della guerra, che vennero pertanto ad avere una duplice dipende11za: - dal Ministro (o sottosegretarfo) alla guerra per la produzione, e per la distribuzione limitatamente alle truppe territoriali; - dal Capo di Stato Maggiore dell'eseréito, per la distribuzione alle truppe operanti. Lo Stato Maggiore dell'Esercito, col suo ,ufficio servizi, doveva prevedere le · necessità di tutti gli scacchieri, e segnalarle al Ministero per il loro soddisfacimento.

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CAPITOLO SECONDO

L'andamento g~nerale della guerra 1940-191!5 I

1. - Le operazi~ni nei 1940 dopo l'inter~e·n'to italia~o. '_ 2 .' - Le operazioni nel 1941. - 3. - Le operazioni nel 1942. - 4. - Le 01lerazioni nel 1943. - 5. · - Le operazioni nel 1944·. - 6. - Le operazioni nel 1945 e la fine della gue rra. -- 7. - Considerazioni.

1. - Le. operazioni nel 1940 dopo l'intervento italiano. a) Europa. Alla sera del 10 giugno 1940 Mussolini ann unciava « ai combatten~i di terra, del mare, dell'aria, alle CC. NN. della rivoluzione e delle legioni, agli uomini ed alle donne che era giunta l'ora delle decisioni irrevocabili ». Alle ore zero : dell'll giugno cominciarono le ostilità . · In quel moqiento le armate tedesche erano già pr-0fondamente penetrate nella Francia settentrionale, ed i resti del corpo di spedizione inglese: avevano già da una settimana completato a Dunkerque il loro imbarco, Con l'intervento italiano divenivano attive le frontiere della Madre Patria e dei territori oltremare con gli stati nemici, aventi lo sviluppo di circa km. 500 sulle Alpi occidentali, 1.200 in Tunisia, 1.100· in Egitto e 4.750 nell'Impero etiopico: totale km. 7 .550 circa. ' Sulle Alpi occidentali il piano dello Stato Maggiore italia·-no preveàeva uno schieramento difensivo, ma il 21 giugno, dopo preavviso di· pochi giorni, le armate italiane· passarono al-

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L'ANDAMENTO GENERALE DELLA GUERRA

1940- 1945

l'offensiva, che ebbe termine alle ore 1.35 del 25 successivo, quando cessarono le ostilità con la Francia da parte italiana e da parte tedesca. 11 contegno delle truppe, lanciate contro le potenti posizioni difensive francesi, in terreno asperrimo e con pessime condizioni atmosferiche, fu molto lodev·ole, ma i risultati conseguiti furono, in complesso, assai modesti. Fra Mussolini ed Hitler era stato convenuto nel convegno di Monaco del 18 giugno che l'Italia avrebbe, fra l'altro, occupato la Tunisia, cosa indispensabile, molto più che non era prevista, con imperdonabile errore, la presa di Malta fino dall'inizio delle ostilità, ma Mussolini, contrariamente al parere dello Stato Maggiore italiano, decise di occupare soltanto il territorio irrilevante conquistato durante l'offensiva. Prostrata la Francia, era convinzione dei capi politici italiani e tedeschi che l'Inghilterra avrebbe ceduto, e nulla era stato studiato e predisposto da parte tedesca per l'invasione delle isole britanniche. Il generale J odl, sottocapo di Stato Maggiore tedesco, confessò, dopo la fine della -guerra, che i relativi preparativi tedeschi << erano presso a poco uguali a quelli di Giulio Cesare». Tuttavia il comando tedesco mise subito allo studio l'invasione oltre Manica, e fu deciso di eseguirla non appena la Luftwaffe avesse assicurato il dominio del cielo. A questo fine gli attacchi aerei sull'isola cominciarono 1'8 agosto 1940, e si protrassero fino al 29 dicembre. Nel complesso l'offensiva fallì, e Churchill, primo ministro inglese, alludendo all'aeronautica inglese, che l'aveva stroncata, poteva affermare che cc giammai, nella storia dell'umanità_ e d~lle guerre, ~utto un popolo ha contratto un sì gran debito verso un così piccolo nucleo di uomini». L'8 ottobre, senza alcun preavviso all'Italia, divisioni tedesche iniziarono l'occupazione della Romania. E' possibile che per questo avvenimento, Mussolini abbìa avuto la sensazione di una menomazione del prestigio italiano riella penisola balcanica, ed abbia· deciso di risollevarlo, mettendo Hitler di

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LE OPERAZIONI NEL 1940

fronte al fatto compiuto di un intervento militare pella penisola stes~a (si pensava alla Grecia sino dal· maggio) . Il 13 ottobre Mussolini ordinò che il 26 successivo (poi spostato al 28) fossero iniziate operazioni offensive eontro la Grecia, tendenti, in primo tempo, .alla occupazione dell'Epiro. Il momento scelto per l'inizio della nuova guerra era quanto mai infelice, perchè l'esercito era organicamente in grave crisi per la smobilitazione ordinata da Mussolini stesso il 3 ottobre, perchè si era alla soglia dell'invérno ed occorreva anche alimentare lo scacchiere cirenaico, divenuto attivo. I preparativi furono fatti in tutta segretezza, e, nessun accordo preventivo fu preso con lo Stato Maggiore germanico. Alle ore 7.30 del 28 ottobre le divisioni itaiiane vàrcayano la frontiera greco-albanese. Il terreno era particolarmente difficile : massicci montani impervi e selvaggi, paludi, laghi e doline, valli profonde e anguste, altipiani aridi e pietrosi, rete stradale insufficiente e malagevole. A tutto qu~to si aggiunse l'inclemenza del clima·, e l'iniziale inferiorità numerica da parte italiana. La campagna italo-greca si svolse in tre fasi: - 28 ottobre :.. 8 dièembre 1940: offensiva iniziale italiana e ripiegamento; - 9 dkembre 1940 - 8 marzo 1941 : difensiva italiana; - 8. marzo - 22 aprile 1941: offensiva italiana. Le divisioni italiane, che si erano inizialmente spinte in territorio greco fino quasi al passo di Metzovo, a Kalibaki, ed oltre il Kalamas, dovettero ripiegare combattendo fino alla linea Pogradec - testata dello Skumbini - testata del Tomorezza sud di Klisura - P. Palermo, sulla quale ebbe inizio la seconda fase (difensiva) di cui si dirà in seguito. b) Africa. I possedimenti italiani in Africa, e c10e la Libia e l 'Africa orientale (Eritrea, Etiopia ~ Somalia1 potevano consigliare un'offensiva per linee esterne contro il Sudan e l'Egitto, · ma un simile piano strategico non era mai stato studiato. · Le ingenti forzè dislocate in Libia mancavano di mezzi idonei alla manovra nel deserto, che si estendeva per ·oltre 700 km. -

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L 'ANDAMENTO .. GENERALE DELLA G UERRA

1940 - 1945

in Cirenaica e. in Egitto, ed avevano grande penuria di mezzi motorizzati e corazzati. Le forze; pure ingenti, dislocate 'nel1'Africa . .orientale, composte · in gran partè di indigeni, erano poco mobili, , e difettavano di mezzi aerei. I rifornim_enti. alla Libia er.ano insidiati dall'offensiva aereonavale partente principalmente da Malta; ·quelli· per l'Etiopia erano impossibili. Le operazioni cominciar:ono in Africa ot'ientale -c on la conquista della: Somalia bFitannica:, completata· il 19 agosto. In realtà questa operazione non ebbe plausibile ragione strategica, e servì ,solo a -sprecare · risorse logìstiche che ·erano preziose, ' .. perchè insostituibili: Nel dicembre 1940 S.A.R. il·D'uca d'Aosta, governatore ecom·a ndante · militar.e dell'Africa · Orientale, diramò -direttive di . ., : carattere difensivo. .I n Libia .dal . 13 al 16 settembre -le nostre •truppe conquistarono Sidi Barranii·ad 80. km . dal -confine cirenaico, aggravando ancora il già difficile problema logistico. Il nemico iniziò il 9 dicembre la contro offensiva, di cui si t.ratterà più oltre. · E' ovvio che la lotta per il dominio del mar:e ebbe subito imp?rt.!:l,nza deter:minante1 e ne_andò a~quist~n~o csempre di più col proseguire del conflitto. La Germania confidava nella guer-. • • • !. . ra sottomarina, che nel 1940 causò la perdita di 4.400.000 tonn. · · di naviglio mercantile avversario ·o neutrale. . Coh l'entrata in .guerra dell'ItaÙà',' l.a ,guer~a si estese al Mediterraneo. 'La flotta\n'glese, p~r .mettersi al "sicuro dalle offese aeree·nel Mediterraneo centrale abbandoi'iò la base, di Malta per ritirarsi alle 'due estremità, Aiessaridria e Gibiltérra. La marina da carico inglese, ' fino dall'aprile 19'40, av;eva dirottato le sue navi dirette in Egitto e in-Oriente pèr 'Ia 'luhga via del Capo cti· Btiorta Speranza, così t h'e i nostri sommergibili non ebbero inizialmente ·grossi sticcèssi 'pèr mancanza di pr-eda. Noh . altrettanta previdenza ·sì dimostrò da parte nostra, tanto che all'atto stesso dell'intervento andarono perduti 'oltre 200 ottimi piroscafi. -p€r complessive 1.200-.000 · tohn. -circa (su un totale rispettivamente, in cifra tonda, di 1.350 e 3.400,000) -

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LE OPERAZIONI NEL 1941

perchè immobilizzati in porti nemici o neutrali, e che avrebbero dovuto tempestivamente essere richiamati in patria. Gli scontri di Punta Stilo (ovest della Calabria), di C. Spada (acque di Creta) e di C. Teulada (o C. Spartivento sardo) rispettivamente de11'8-9 luglio, 19 luglio e 27 novembre 1940 fra ie forze navali italiane e quelle inglesi misero· in evidenza da parte italiana la insufficienza della cooperazione aerea. In seguito la nostra marina fu quasi totalmente impegnata per la protezione del traffico con gli scacchieri oltremare, e specialmente con la Libia, compito difensivo che ançlò diventando sempre più arduo col progredire della guerra, e nel quale la marina profuse tutta la sua perizia ed il suo valore, a costo di gravissime perdite. 2. -

Le operazioni nel 194.J.

a) Penisola balcanica. Il principio del 1941 trovò le armate italiane duramente impegnate in Albania contro i greci sulla posizione Pogradec - Klisura - P. P alermo, contro la quale si accanirono gli attacchi, senza peraltro conseguire rilevanti risultati. Valona, Tepeleni e Berat, che erano i ·principali obiettivi degli attacchi greci, erano ormai al sicuro, mentre l'iniziativa .delle operazioni passava gradatamente al comando italiano. Verso la fine della terza fase (9 marzo - 23 aprile: offensiva) della campagna italo-greca, · 1e operazioni italiane furono coordinate con quelle tedesche contro Jugoslavia e Grecia,· e si conclusero con la definitiva vittoria delle nostre armi. Già verso la fine del 1940 lo Stato Maggiore germanico si era dimostrato preoccupato per lo sfortunato andamento della campagna italo-greca, e pur dichiarando esplicitamente che la guerra era stata un grave errore politico, riconosceva la necessità di concorrere oramai con ogni mezzo alla vittoria comune. Il 1°. marzo 1941 la Bulgaria aderiva al patto tripartito e già il giorno successivo 2 Corpi d'Armata tedeschi si schieravano in Ma cedonia, fra Nevrokop e Petrie, di fronte alla frontiera greca. Il 25 marzo anche la Jugoslavia aderiva al tripartito, ma il -

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J~'ANOAMENTO GENERALE DELLA GUERRA

1940 - 1945

27 marzo un colpo di stato portava al governo il generale Simovic, filo inglese, ciò che determinava l'intervento dell'Asse. A fine marzo il generale Wilson, comandante le forze inglesi del Medio Oriente, stabiliva il suo comando al Pireo. Il giorno 6 aprile le divisioni tedesche occupavano Cavala , sull'Egeo, ed iniziavano l'invasione della Jugoslavia dalla Stiria, Carinzia, Ungheria, Romania e Bulgaria; il 7 le divisioni italiane varcavano la frontiera giulia, mentre in Albania 4 divisioni italiane, tratte dal fronte greco, venivano rapidamente concentrate sulla frontiera jugoslava. Compito dell'armata tedesca proveniente dalla Bulgaria era quello di separare la Jugoslavia dalla Grecia, e battere poi quest'ultima in unione con gli italiani provenienti dall'Albania. Il 18 aprile la Jugoslavia capitolava e veniva firmato l'armistizio di Belgraçio. Il 20 aprile veniva proclamato il Regno indipendente di Croazia, di cui fu offerta la corona ad Aimone di Savoia. Il 23 aprile fu firmato a Salonicco l'armistizio con la Grecia. Gli inglesi, fra il 24 e il 28 · aprile, imbarcarono le truppe che avevano in Grecia, e guarnirono Creta, che fu però occupata nell'ultima decade di maggio da truppe tedesche, col · concorso di contingenti italiani. La folgorante vittoria tedesca fu possibile grazie al logoramento dell'esercito greco fatto dalle divisioni italiane in 6 mesi di asperrima lotta. Già a fine marzo, prima dell'intervento germanico, il comando greco in Albania _aveva informato il suo governo ,che orami l'esercito era arrivato al limite estremo del logorio, e più nulla di concreto era da attendersi da esso. . Hitler stesso, a campagna finita, ebbe a dichiarare: << Noi siamo consapevoli che il merito di questo successo spetta in gran parte all'Italia, ~he in una lotta di 6 mesi sostenuta in condizioni difficilissime e con grandi sacrifici contro la Grecia, non soltanto paralizzò la massa principale delle formazioni elleniche, ma soprattutto le indebolì al punto di rendere il loro crollo inevitabile ». Nel maggio 1941 ormai !'.E uropa continentale centro-occidentale era controllata ,d all'Asse: Spagna amica, Francia oc-

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LE OPERAZIONI NEL 1941

cupata, Italia liberata dal peso greco e, come vedremo, rafforzata in Africa settentrionale, eserciti jugoslavo e greco distrutti, Ungheria, Romania e Bulgaria presidiate. -Non rimaneva all'Asse, per raggiun-gere l'incontrastato predominio del continente europeo, che fiaccare la Russia prima che l'America facesse sentire il peso della sua potenza. b) Russia. Secondo la concezione politica hitleriana, la Russia europea, o almeno parte di essa, era compresa nello « spazio vitale » tedesco. Già 3 anni prima del conflitto, Hitler aveva detto che « se la regione degli Urali, con le sue inesauribili risorse di materie prime, la Siberia con le sue ricche foreste e, l'Ucraina con i suoi sconfinati campi di grano potessero essere unite alla Germania, questo nostro paese, .sotto il regime nazionalsocialista, nuoterebbe nell'abbondanza ». E' evidente che per raggiungere integralmente codésta « ab- . bondanza ,> sarebbe stata indispensabile una guerra vittoriosa, cui senza dubbio Hitler pensava sino da allora. E' ovvio cbe in Russia si conoscessero simili megalomani aspirazioni, ~nche se eventualmente non era noto che Hitler, già sul finire del 1939, aveva dichiarato ai suoi generali che avrebbe attaccato la Russia, una . volta liquidata la partita a.d ovest. Secondo la concezione politico-strategica dominante nel 1939 néll'Unione occorreva: . . Sovietica . - favorire la guerra fra gli stati capitalisti-ci per accelerarne il collasso economico e facilitare il trionfo del comunismo; - riserbare l'intervento russo alla fase-finale della guerra capitalistica, per approfittar:e dell'indebolimento dei belligeranti, vincitori e vinti; - . allontanare dai centri vitali russi la minaccia tedesca, costituendo una fascia cuscinetto- di stati satelliti ,(spartizione della Polon~a, occupazione degli stati baltici). Nel quadro della ricordata-- concezione rientrano anche le richieste che il Ministro degli Esteri russo Molotov presentò il 12 novembre 1940 a Berlino, intese ad estendere la zona di" -

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L'ANDAMENTO

GENER AL E

DELLA GUERRA

1940 - 1945

influenza sovietica alla Bucovina del sud, alla Bulgaria, alla Finlandia, ai Dardanelli, al territorio verso il Golfo Persico. Cosi vaste aspirazioni non potevano non allarmare Hitler, tanto che lo stesso giorno ordinava allo Stato Maggiore di « fare i prepar-ativi per una campagna all'est », ed il successivo 13 dicembre veniva diramata la u Direttiva n . 20 ,, che fu la base del « piano Barbarossa » per la invasione della Russia, piano che ebbe la sua sanzione definitiva il 4 febbraio 1941. Hitler contava di fiaccare la Russia prima dell'intervento degli Stati Uniti, per avere poi mano libera contro l 'Inghilterra. La data stabilita per l'invasione era inizialmente il 15 maggio 1941, ma -la campagna italo-tedesca ne11a penisola balcanica impose un ritardo di 5 settimane, e quello probabilmente salvò Mosca e la Russia. Da quanto precede risulta evidente che i rapporti russotedeschi negli anni che precedettero la guerra furono improntati, da una parte e dall'altra, a completa malafede. Il 22 giugno 1941 ebbero inizio le operazioni contro la Russia. Tre gruppi di armate tedescµe , comprendenti poderosi corpi corazz~ti, ed appoggiati da una potente aviazione, avevano per obiettivi territoriali Leningrado, Mosca e Kiev, ed intendevano distruggere così ingenti forze russe da rendere addirittura impossibile qualsiasi ricostituzione di un fronte difensivo. · Da parte russa si contrapponevano pure tre gruppi di armate, che si' appoggiavano alla posizione fortificata « Stalin ,,, svolgentesi da Narva a Gomel e ad Odessa, e distante 200-500 km. dal vecchio confine, sostenuta, a sua volta, dai campi t rincerati di Leningrado, Mosca e Kharkov. L'avanzata tedesca fu inizialmente travolgente, ed il 9 ottobre cominciò la battaglia per Mosca, ben presto ostacolata dal rigidissimo precoce inverno. La linea più avanzata raggiunta dai tedescsi a fine novembre 1941 era la seguente: Tikvin - Novgord - Lago Ilrnen - M. Valdai - Kalinin - alta valle dell'Oca (50 km. da Mosca) - Belgorod - Kharkow - Rostov. I russi avevano perduto, secondo valutazioni inglesi, il 6,4% del territorio, il 36% del terreno coltivato, il 33% della -

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LE OPERAZIONI NEL 1941

prod uzione granaria, il 55% del carbone, il 60 % di ferro e acciaio, il 30% delle officine meccaniche; inoltre erano minacciati il petrolio ed il manganese del Caucaso. Nonostante le paurose perdite subìte, i russi non erano certo distrutti, ed approfittando del patto di non aggressione stipulato col Giappone nell'aprile, trassero dall'Asia qualche decina di divisioni siberiane. L'8 dicembre sferrarono su tutto il fronte una violentà contro-offensiva, che conseguì · importantissimi risultati: la pressione su Stalingrado fu allentata, le armate che minacciavano Mosca furono costrette ad un arretramento di un centinaio di chilometri, e .Rostov fu rioccupata. Non appena iniziatesi le operazioni, Mussolini aveva offerto ·la collaborazione italiana, che si concretò in un corpo d'armata su 3 divisioni (C.S.I R. - Corpo Spedizione Italiano Russia) per un complesso di 61.000 uomini ed un centinaio di aerei. Il 9 luglio il C.S.I.R. iniziava il trasferimento dall'Italia, e nel successivo mese di agosto suoi elementi entravano in linea inquadrati nel gruppo armate sud. Il 19 agosto un bollettino tedesco annunciava che (( le truppe italiane avevano fornito eccellenti prove della loro capacità, sia in combattimento che nelle marce ». Il 20 ottobre il C S.I.R. occupava l'importante centro di Stalino, e nell'ultima settimana di dicembre resisteva vittoriosamente ad una violenta offensiva russa tendente a separare gli italiani dai tedeschi e raggiungere la rotabile di Stalino. c) Vicino oriente. Dopo la caduta della Grecia, ed in conseguenza della vitale importanza che andava sempre più acquistando il vicino oriente, in relazione all'attacco alla Russia ed alle operazioni ·italo-tedesche in Africa settentrionale, gli inglesi provvidero a rinforzare Cipro e ad assicurarsi una volta per sempre il controllo della Siria, dell'Irak, dove erano in atto movimenti anti-inglesi sollevati dai tedeschi, e dell'Iran. Cosi nei mesi di giugno e luglio 1941 _gli inglesi occuparono l'Irak e la Siria, e nell'ultima settimana di agosto inglesi e russi invasero l'Iran. La continuità fra -·Egitto e Caucaso era assicurata, con -

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L'ANDAMENTO G ENERALE

DELLA GUERRA

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tutte le conseguenze strategiche e logistiche che ne conseguivano: rifornimenti alla Russia ass_icurati; copertura di quel grande deposito di uomini e risorse di ç>gni genere che erano le Indie; soggezione della '.furchia, ciò che era della massima importanza. d) Africa. Era troppo importante l'altipiano etiopico dominante il M. Rosso ed il Sudan, perchè gli inglesi non cercassero di assicurarsene il controllo, e vi riuscirono con offensive partenti dal Sudan e dal Kenia, favorite dalle rivolte .. . interne sobillate dagli stessi inglesi. Il 26 febbraio veniva occupata Mogadiscio, il 1° aprile l'Asmara, il 6 aprile Addis Abeba; il 19 maggio l'impero cadeva, per quanto le truppe del territorio dei Galla-Sidamo resistessero fino al 4 luglio, e la resistenza di Gondar si protraesse fino al 27 novembre. La caduta dell'impero diede agli americani là disponibilità del porto di Massaua, e la sicura utilizzazione di quello di P. Sudan per avviare i loro rifornimenti agli alleati,. così che ne risultarono potenziate le grandi linee aeree e camionab~li in corso di organizzazione attraverso l'Africa da Freetown, l'alto Camerun ed il Sudan. Durante il 1941 . la Cirenaica cambiò tre volte di occupante. La prima offensiva inglese, tendente ad allontanare la minaccia dall'Egitto e a disorganizzare una nuova offensiva· ita. liana, si scatenò 1'8 dicembre 1940 sul fronte di Sidi Barrani, ed il 9 febbraio 1941 portò gli inglesi ad El Agheila, al confine con la Tripolitania. Intanto sbarcavano a Tripoli le prime truppe tedesche, attorno alle quali si costituì poi l'Afrika Korps, ed il 31 marzo si sferrò la coritro 9ffensiva italo-tedesca, che portò il 13 aprile alla riconquista di tutta 1-a Cirenaica, meno il porto di Tobruk e l'oasi di Giarabub.· Durante il trasporto in Libia delle unità tedesche, ·la flotta inglese del Mediterraneo rimase inattiva nel porto di Alessandria, nonostante le insistenti e pressanti ..sollecitazioni dell'ammiragliato. Questi giunse persino a considerare la possibilità di sacrificare una corazzata ed un incrociatore per imbotti-

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LE OPERAZIONI NEL 1941

gliare il porto di Tripoli, ma l'ammiraglio Cunningha~ si limitò il 21 aprile a bombardare la città, con gravi danni all'abitato, ma lievi al porto. Le operazioni in Libia ebbero una sosta semestrale, ed H 18 novembre gli inglesi sferrarono la loro seconda offensiva che portò allo sbloccamento di Tobruk, e si concluse il 16 gennaio 1942 nuovamente a El Agheila. Questa offensiva aveva in origine l'ambizioso obiettivo di distruggere l'armata italo-tedesca, di occupare l 'Africa settentrionale fino ai confini della Algeria, e di invadere addirittura la Sicilia per provocare il crollo dell'Italia. e) Estremo Oriente. Il Giappone, nell'intento di includere la Cina nella cc Grande Asia Orientale », di cui sarebbe stato la <e Nazione guida ", era in guerra con quella repubblica dal 7 luglio 1937, senza riuscire mai a fiaccarne la resistenza con un colpo mortale. Dopo il collasso della Francia nel giugno 1940, il Giappone aveva occupato l 'isola di Hainan nel golfo del Tonchino, ed aveva iniziato l'occupazione dell'Indocina francese per impedire i rifornimenti alla Cina dal porto di Hanoi. La minaccia alle basi anglo-americane di Singapore e delle Filippine, ed alle Indie olande~i era divenuta immanente, e ciò non poteva non allarmare Stati Uniti ed Inghilterra. Il 27 settembre 1940 fu firmato il patto tripartito fm Italia, Germania e Giappone, ed il 13 aprile 1941 fu stipulato il patto di amicizia e non aggressione fra U.R.S.S. e Giappone, in base al quale questo ven iva ad avere mano libera nel Pacifico. Questa situazione politico-strategica, i grandi successi tedeschi in Russia, ed i brillanti risultati della guerra sottomarina convinsero probabilmente i giapponesi che il momento era propizio per la realizzazione del loro sogno egemonico. Il Presidente degli Stati Uniti non poteva, per· ragioni di Politica interna, dichiarare la guerra al Giappone, ma lavorò in modo da preparare spiritualmente e materialmente la nazione americana alla guerra, che appar,iva sempre più inevitabile, fino a che, messa a punto la preparazione militare e in-

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dustriale, presentò al governo giapponese una serie di richieste, che erano, di fatto, inaccettabili. Di quì la guerra. Il piano strategico dello Stato Maggiore giapponese prevedeva la distruzione della flotta americana del Pacifico, e poi la conquista dei territori compresi entro il perimetro formato dalle isole Aleutine - Midway - Wake - Marshall - Salomone Bismark - Nuova Guinea - Timor - Giava - Sumatra, e saldantesi poi al continente alla penisola malese ed alla Birmania. Entro questo perimetro fortificato, avrebbe dovuto fare buona guardia la flotta giapponese. Questo piano grandioso mirava anzitutto ad isolare la Cina, e col controllo del mar dei Coralli e delle comunicazioni fra Australia ed America, preparava la occupazione della stessa · Australia. Il 7 dicembre 1941, prima della dichiarazione di guerra, forze aero-navali giapponesi attaccarono la flotta americana del Pacifico e Pearl Harbour nell'isola di Honolulu, inniggendo durissime perdite. Il 9 dicembre furono colate a picco nel mar Cinese meridionale due grandi navi da battaglia inglesi, -e dal quel giorno, come ebbe a dire Churchill, (( da S. Francisco ad Aden e a Città del Capo, per un raggio di 14.000 miglia, non esistevano forze capaci di misum.rsi con la flotta nipponica >>. • Nello stesso mese di dicembre fu occupata l'isola di Wake, e furono eseguiti sbarchi alle Filippine, ip Malesia, a Guam e nel Borneo inglese. Il giorno di Natale capitolava Hong-Kong. Alla fine del 1941 il piano strategico giapponese era ave. viato in modo assai promettente verso la sua realizzazione. Con l 'entrata in guerra del nuovo nemico, agli Stati Maggiori inglese ed americano si presentò il problema strategico se dare la precedenza alla Germania o al Giappone, e si decise per la Germania, specialmente in considerazione che la Germania era più in grado di imprimere un ritmo celere ed intenso allo studio di nuovi mezzi di distruzione. Poichè era in ogni modo evidente che il peso della guerra in Pacifico avrebbe gravato principalmente- sugli Stati Unit i, questi decisero, nel quadro della predetta direttiva generale -

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LE OPERAZIONI NEL 1942

strategica, di indirizzare tutti i loro atti di guerra all'obiet tivo finale della invasione del ·territorio metropolitano giapponese. 3. - Le operazioni nel 1942.

a) Russia. Durante l'inverno, nonostante gli eccezionali rigori del clima, la pressione russa non venne mai meno. Il piano strategico dello Stato Maggiore germanico per l'estate 1942 prevedeva di fare lo sforzo principale con l'armata meridionale, che doveva puntare sul fronte Voronej (sul Don) Stalingrado (sul Volga) per separare le armate sovietiche del nord da quelle del sud, e cadere alle spalle di Mosca, su cui dovevano anche. tempestivamente convergere le armate del centro e del nord. La riuscita del piano avrebbe anche assicurato il controllo della regione petrolifera del Caucaso. Nel caso di fallimento della grandiosa manovra su Mosca, il fronte Kursk - Voronej - Stalin.g rado avrebbe in ogni modo garantito il possesso della detta regione petrolifera. Il piano dello Stato Maggiore russo prevedeva di tenere a qualunque costo Voronej per impedire l'aggiramento di Mosca da est, ed evitare la battaglia indietreggiando fino al basso Volga e-al Caspio, ammassare riserve dietro il Volga per sferrare ·a buon momento la contro-offensiva. Il 3 luglio 100 divisioni tedesche iniziarono la grande offensiva, che in primo tempo procedette in modo travolgente, taIJ.to che in meno di un mese le armate del sud si erano stabilite in tre grandi raggruppamenti nella zona di Voronej, nella grande ansa del Don a meno di un centinaio di km. da Stalingrado, e ad oriente di Rostov. Il 24 luglio un terzo circa delle divisioni furono distolte dal primitivo obiettivo, Mosca, e lanciate alla conquista del Caucaso. Il 21 agosto la bandiera del Reich sventolava sul M. Elbrus, ma lo Stato Maggiore tedesco ·si trovò a dover combattere su due fronti, del Caucaso e del Volga, fra di loro molto distanti, con tutte le difficoltà che tali situazioni comportano. Il 23 agosto il Volga era raggiunto a nord e a sud di Stalingrado, grande città che si estendeva per una quarantina di -

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km. sulla destra del fiume, e cominciava l'aspra lotta per il suo possesso. Le perdite ingenti subìte dai tedeschi, le difficoltà estreme per l'alimentazione della battaglia avvicinavano il momento propizio per la contro-offensiva russa. · Questa infatti si sferrò il 19 novembre con due colonne partenti da· zone a N .O . e S.O. di Stalingrado, che si congiunsero il 23 ad ovest della città, isolando l'armata tedesca che vi combatteva, ed i cui resti si arresero soltanto il 3 febbraio 1943. Il 17 dicembre 1942 i russi, continuando nella loro spinta offensiva, attaccarono con successo sul Don, e proseguirono poi nell'anno seguente, come si vedrà in seguito. Alle · operazioni col gruppo sud partecipò l'VIII ·A rmata italiana ( (<Armir » - Àrmata Italiana in Russia), che dopo aver assorbito il C.S.I.R., si era inserita il 9 luglio 1942 nello schieramento tedesco, assu;nendo la responsabilità di un tratto di fronte. L'« Armir » era composto di 3 Corpi d'Armata (di cui 1 alpino) su tre divisioni ciascuno, di 1 divisione da occupazione, 2 raggruppamenti CC. NN. , truppe e servizi di armata, 9 squadriglie di aerei da caccia, bombardamento e trasporto. Forza 225.000 uomini circa. L'armata conquistò l'importante bacino minerario del Donetz ed avanzò fino al Don. Dopo aver rèsistito alla offensiva russa di agosto, fu investita 1'11 dicembre dalla poderosa offensi:7a invernale, ed il ·19 successivo ebbe inizio la tragica odissea del ripiegamento, che fra difficoltà, insidie e sofferenze di ogni genere ed ingentissime perdite (circa 69.000 uomini) , cagionate da tre mortali ed implacabili nemici, carri armati, partigiani e freddo, si concluse à fine gennaio 1943. Commovente, fra tanti, l'episodio di un gruppo di artiglieri della divisione celere, che, rinvenuto del car.burante, ritornarono con esso ·indietro per riprendere i loro cannoni dovuti abbandonare appunto per ma'ncanza di carburante; · di essi non si ebbero più notizie. Sia gloria a quegli umili autentici eroi sconosciuti che onorano la nostra arma.

b) Africa settentrionale. Ai primi giorni del 1942 la Cirenaica, come si è già visto, era nuovamente in mano inglese, -

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LE OPERAZIONI NEL 1942

ma una nuova offensiva sferrata il 21 gennaio 1942 portò gli italo-tedeschi ad Ain El Gazala, ad occidente di T obruk, dove perven.nero il 10 febbraio. L'offensiva riprese il 27 maggio e fu travolgente, liberando Tobruk e portando il 30 giugno l'armata italo-tedesca. di Rommel ad El Alamein, fra il mare e la depressione di Al Quattara, a 60 km. da Alessandria. La vittoriosa avanzata in Egitto ebbe per noi italiani una conseguenza negativa, perchè fece accantona.re l'operazione per la conquista di Malta, che era stata preparata da mesi mediante violenti bombardamenti aerei, e che era ormai a punto. La piazzaforte inglese era ridotta in una · situazione così critica, che sarebbe forse bastato uno sbarco di modeste proporzioni per farla capitolare, con inestimabile vantaggio per i rifornimenti alla Libia. CQ.l) la conquista di El Alamein, ed i grandi successi iniziali tedeschi in Russia, la situazione per gli inglesi era divenuta molto grave, e poteva anche divenire catastrofica se la · spinta tedesca avesse proseguito in direzione sud, oltre il Caucaso, per congiungersi all'armata vincitrice in Egitto. Il primo Ministro inglese, che certamente per ragioni intuitive non ave\'.a mai abbandonato il progE:!tto di liberare al traffico il Mediterraneo, ritenne più che mai necessario eliminare anzitutto l'Asse dall'Africa, per poi attaccare l'Italìa, e per lo scopo progettò lo sbarco di un corpo di spedizione nel nord Africa francese per cadere sul tergo dell'armata italotedesca operante in Egitto. Non fu facile convincere io Stato Maggiore americano. Marshall, Capo di Stato Maggiore dell'esercito., considerando che la Germania era impegnatissima in oriente, era favorevole ad uno sbarco in Europa per alleviare la Russia; invece l'ammiraglio King, Capo di Stato Maggiore della marina, era convinto che contro la Germania non fosse possibile consèguire un successo decisivo, e quindi riteneva miglior partito concentrare tutti i mezzi possibili nel Pacifico contro il Giappone. Si ventilò persino l'idea che l'America abbandonasse l'Europa ai suoi soli mezzi, per ripiegare su una guer'ra sua propria nel Pacifico. -

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Comunque Churchill riuscì a convincere il Presidente Roosevelt, che ordinò senz'altro ai suoi Capi militari di mettere allo studio lo sbarco in Africa. Restava da convincere Stalin, che era stato tenuto all'oscuro del nuovo piano strategico anglo-americano, ed attendeva ansiosamente l'apertura del secondo fronte in Francia entro il 1942. Churchill non esitò a recarsi a Mosca il 12 agosto, e Stalin, alla fine, non potè che accettare le decisioni alleate, pur non convenendo in tutte le argomentazioni del primo Ministro inglese. Fu in sostanza deciso di sbarcare ad Algeri, Orano e Casablanca per prendere le truppe dell'Asse in una morsa, e riaprire il Mediterraneo al traffico anglo-americano. La sera del 23 ottobre·1942 si sferrò l'attacco alle nostre posizioni fra El Alamein ed Al Quattara. Il 4 novembre, dopo 12 giorni di violenta battaglia, l'armata italo-tedesca di Rommel cominciava la ritirata. Il 23 gennaio 1943 Tripoli veniva occupata. Intanto 1'8 novembre 1942 gli anglo americani erano sbarcati in Marocco e in Algeria, dopo una parvenza di resistenza da parte dei francesi. Il 10 novembre, per rappresaglia, l'Asse dava inizio alla occupazione della intera Francia, e l'Italia occupò la Corsica e la Francia del S.E. Il 16 novembre truppe italo-tedesche sbarcarono a Tunisi e Biserta, e respinsero verso ovest le divisioni anglo-americane. Le settimane che seguirono fino al 1943 furono impiegate da entrambi i belligeranti ad aumentare gli effettivi e rafforzare le posizioni. Con la perdita dei porti e degli aeroporti libici, col rinnovato potenziamento di Malta, e con la assoluta superiorità aerea da parte avversaria, i trasporti marittimi attraverso il cane.le di Sicilia divennero estremamente difficili, e fu questa la ragione determinante della perdita della Tunisia. La superiorità aerea era tanto forte, che anche la nostra flotta di superficie, che era concentrata a Napoli e Messina, dovette trasferirsi fra il 7 e il 9 dicembre 1942 a La Spezia e La Maddalena. -

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LE OPERAZIONI NEL 1942

In questa fine d'anno l'armata inglese in Libia e quella anglo~americana nel nord Africa francese avevano oramai per obiettivo finale quello di_congiungersi per eliminare definitivamente l'Asse dall'Africa. c) Estremo Oriente. I primi giorni del 1942 vedevano i giapponesi a Manila. Il primo mese di guerra era stato molto redditizio per le armate del Mikado: sorpresa di Pearl Harbour, conquista di gran parte delle Filippine, occupazione d~lle isole di Guam e di Wake, occupazione di Hong Kqng, sbarchi nelle isole della Sonda. Il 15 febbraio Singapore si arrendeva senza condizioni; il 22 veniva materialmente chiusa la strada. birmana dei rifornimenti a Chang Kai Chek. Alla fine di marzo erano intera.mente occupate le Indie olandesi, da tre · secoli impero dell'Olanda. Dal 4 all'8 maggio si ebbe una grande battaglia aero-navale nel mar dei Coralli, nella quale furono ingenti le perdite sia di americani che di giapponesi, e della quale entrambi· i belligeranti si attribuirono 1a vittoria. Il 4 giugno una flotta nipponica si avvicinava alle Midway per occuparle, ma fu intercettata e subì un grave scacco. Con le battaglie del M. dei Coralli e delle Midway, la pressione giapponese sull'Australia e sulle basi delle Haway si andò notevolmente alleggerendo. Nell'agosto gli americani diedero inizio alla grandiosa manovra strategica tendente al graduale accerchiamento del Giappone, sbarcando in alcune isole delle Salomone, dopo una grande battaglia aero-navale. Prima della fi:qe dell'anno altre due battaglie aero-navali ebbero luogo nelle acque delle Salomone, ma gli americani riuscirono a conservare le isole iµ loro possesso, rafforzandone anzi i corpi di occupazione. Se rfflettiamo sugli avvenimenti del 1942 nei vari teatri di operazione, possiamo concludere che nell'estate ed in principio dell'autunno, le truppe -del tripartito ave~ano raggiunto una situazione strategica decisamente favorevole e vittoriosa. Il 1942 segnò il vertice della parabola della vittoria dell'Asse, 61


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dopo di che la sorte della guerra volse nettamente in favore degli anglo-americani fino alla sconfitta finale. Roosevelt, nel ricordare a capo d'anno 1943 che 29 nazioni avevano fino allora firmato il patto di alleanza, potè annunciare che « le nazioni unite stavano passando dalla difensiva all'offensiva,,. 4. - Le operazioni nel 1943.

a) Tunisia . Il 23 gennaio Tripoli veniva occupata dagli inglesi, ed il 4 febbraio essi varcavano la frontiera tunisina. Il 21 marzo fu attaccata la nostra posizione difensiva su Mareth, che resistette frontalmente, ma il 28 dovette cedere in seguito ad un riuscito largo aggiramento del fianco destro. Il 7 maggio le armate anglo-americane occuparono Tunisi e Biserta; il 13 maggio ogni resistenza italo-tedesca in Tunisia era finita. Aveva così termine la lotta in Africa settentrionale durata 35 mesi. La: perdita della Tunisia fu dovuta alla insuperabile crisi dei trasporti marittimi per effetto dell'assedio aero-navale imposto dal nemico, assedio che fu impossibile rompere nonostante lo sfortunato eroismo delle nostre marine militare e mercantile, e della aviazione italo-tedesca , che si prodigarono instancabilmente sul mare e nell'aria, mentre le truppe terrestri, con pochissimi mezzi e col mare alle ·spalle, con la visione, nelle ultime settimane, della prigionia, contendevano al nemico con indomito valore quell'estremo lembo di terra africana. La cc fornace tunisina » impose all'Italia perdite gravissime di naviglio, e u bruciò » uomini e mezzi a scapito della difesa della Sicilia. La battaglia tunisina fu accettata nelle peggiori condizioni strategiche, cioè col mare alle spalle; al comando avversario fu << elargita » la fortunata possibilità di distruggere in Africa molti di quei mezzi che sarebbero stati per noi preziosi in Sicilia, di cui era prevedibile il successivo attacco. Con la resistenza in Tunisia, la Germania aveva tenuto lontana' per mesi la minaccia diretta al Reich, e questo era lo scopo principale dello Stato Maggiore tedesco, senza riguardo alcuno agli interessi italiani. -

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LE OPERAZI ONI NEL 1943

Gli avvenimenti in Tunisia furono la diretta e necessaria premessa dell'invasione della Sicilia. b) .Italia. Nel gennaio 1943 a Casablanca, durante una conferenza fra il Presidente Roosevelt ed il primo Ministro Churchill fu decisa l'occupazione della Sicilia; dopo che gli italo-tedeschi fossero stati espulsi dalla Tunisia, allo scopo di liberare il Mediterraneo, preminente obiettivo strategico ·degli inglesi, e provocare il collasso dell'Italia. Da notare che Stalin, informato delle decisioni di Casablanca, aveva r isposto: « Pur rendendomi pienamente conto della importanza della Sicilia, devo tuttavia sottolineare che essa non può sostituire il-secondo fronte in Francia. Oggi, come ieri, r itengo che il vostro (degli anglo-americani) compito principale sia quello di affrettare la creazione del secondo fronte in Francia·». Nonostante questi energici richiami, gli alleati proseguirono per la -loro strada, ed estromesso l'Asse dalla Tunisia, iniziarono la preparazione dell'attacco all'Italia. A Casablanca fu anche fatta la « famigerata» dichiarazione che la guerra sarebbe proseguita fino alla « resa incondizionata·» del nemico, le cui tristi conseguenz~ furono solennemente e chiaramente segnalate nel messaggio che jl Poptefice Pio· XII lanciò al mondo il 3 giugno 1944, in cui, fra altro, era detto: (( Il porrt: per la conclusione della guerra 'questa sola alternativa, piena vittoria, -o distruzione com,pleta, suscita il coraggio della disperazione, e costringe ad ùna lotta estenuante' e dissanguatrice, le cui conseguenze economiche, sociali e spirituali minacciano di divenire il flagello del temp~ avvenire ». L' ll giugno,.dopo 3 giorni di violentissimi bombardamenti aero-navali, fu occupata Pantelleria, ed il 12 giugno fu la volta di Lampedusa. Già a metà maggio si era iniziata da parte del nemico una serie di ?1,tta-cchi aerei « prolungati, scientifici ed annientatori >>. (sono parole di Churchill) su porti, aeroporti, ferrovie, strade della Sicilia e _d ella penisola attuando in sostanza un vero e -

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L'ANDAMENTO GENERALE DELLA GUERRA

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proprio blocco navale ed aereo, così da preparare lo sbarco con assoluta probabilità di vittoria. Ai primi di luglio la massa aerea nemica era forte di circa 4.000 appareccili dislocati in Algeria, Tunisia, Tripolitania e Malta, e ad essi l 'Asse poteva contrapporne soltanto circa 1.100 dei vari tipi. . Questo schiacciante squilibrio aereo ebbe conseguenze estremamente gravi nel campo psicologico ed in quello militare propriamente detto, strettamente interdipendenti. Le principali di tali conseguenze furono le seguenti: 1) disorganizzazione dei trasporti ferrov iari e marittimi (porti) non solo nell'interno delfisola, ma anche nell'Italia continentale e nello stretto; 2) influenza deprimente sul morale della· popolazione e delle truppe, che const;:i.tavano ogni giorno di più la irrimediabile inferiorità aerea dell'Asse; 3) insufficienza della ricognizione strategica, che doveva svolgersi da Cipro a Gibilterra, così che fu solo il 6 luglio che si potè precisare che l'azione sarebbe stata rivolta esclusivamente contro la Sicilia, rimanendo tuttavia ancora incerto il tratto di costa siciliana su cui sarebbe stato ·rivolto lo sforzo principale; 4) mancato intervento della flotta da battaglia, che, concentrata a Genova e La Spezia, avrebbe subito irreparab·ili perdite durante la lunga navigazione prima di giungere nelle acque sicule per misurarsi con un flotta decisamente superiore. Va ricordato in proposito che la stessa flotta inglese _non cercaya il combattimento senza avere la sicura prevalenza su quella avversaria; 5) insufficiente reazione aerea durante lo sbarco e la penetrazione. Nelle condizioni generali cui si è brevemente . accennato, nella notte sul 10 luglio si presentarono davanti alle coste siciliane fra Pozzallo e Siracusa 2 poderosi convogli trasportanti 8 divisioni anglo-americane, protétti direttamente da una imponente flotta da guerra. La Sicilia fu interamente occupata il 17 agosto. Se. si pongono a confronto i 38 giorni di durata della campagna siciliana con i 30 della campagna di Polonia, i 44 della offensiva in -

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LE OPERAZIONI NEL 1943

Francia , i 14 della campagna .jugoslava, ·ed i 10 e 20 occorsi rispet tivamente per la presa di Creta e di Singapore, si vede che la conquista della Sicilia fu, nonostante tutto, una impresa tutt 'altro che facile e rapida. La perdita della Sicilia fu dolorosissima per il popolo ita,. liano, e si prospettava oramai ineluttabile il cedimento, che poi si ebbe con l 'armistizio dell'8 settembre 1943. Le principali determinanti dell'armistizio italiano possono essere così sommariamente indicate. 1) L'atteggiamento tedesco nei confronti dell'Italia improntato ad incommensurabile presunzione, ad ostilità, diffidenza, disprezzo e malafede concorse a formare gradatamente nei comandi italiani, grandi e piccoli, nel popolo stesso, sentimenti di insofferenza, di astio, di ribellione, non certo idonei a stimolare quella cooperazione e quel cameratismo che sono tanto necessari in una guerra di coalizione. 2) La perdita della Sicilia rivelò al popolo italiano come la guerra incidesse oramai sul corpo stesso della Madre Patria, lascia ndo prevedere guai sempr~ maggiori: 3) La situazione militare dei belligeranti nel Mediterraneo er a, nell'estate 1943, seriamente compromessa per l'<< asse n, e non vi era speranza di una favorevole modificazione, così che nessuna luce di vittoria si intravedeva in fondo al doloroso cammino. 4) Il morale della Nazione era fortemente . scosso. Sfiducia completa nell'esito finale della lotta, difficoltà materiali di vita sempre crescenti, convinzione della inutilità dei sacrifici, diffuso desiderio di finirla comunque, pur di finirla. Tale depresso morale della popolazione non poteva non avere profonde ripercussioni sull'animo dei combattenti, e specialmente dell'esercito, che del popolo è la più~diretta é viva espressione. 5) La situazione industriale nell'estate 1943 era più che mai critica ed in continuo peggioramento, così che si rendeva impossibile un adeguato potenziamento delle forze armate. La proporzione fra la produzione dei principali materiali delle nazioni del tripartito e le nazioni unite erano: -

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L'ANDAMENTO

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1 a 9 per i carri armati; 1 a 4 per gli aerei. 6) La situazione dei trasporti ferroviari e marittimi era gravissima per le offese aeree. 7) La caduta di Mussolini (25 luglio) diffuse il convincimento in larghi strati della popolazione che l'unico legame con l'alleanza fosse oramai rotto, e quindi che la guerra dovesse finire. Anche Hitler n e fu duramente colpito; egli non vide in tale caduta solo un fatto di politica interna dell'Italia, ma una minaccia per l'(( asse >i e per la su;ssa costruzione nazista1 e corse ai ripari, ordinando la calata in Italia di numerose grandi unità per occupare subito i gangli vitali, civili e militari, del Paese, e certamente per rimettere al potere un governo fascista. Tutto ciò non poteva che convincere il nuovo governo italiano, con a capo il maresciallo Badoglio, della necessità ed urgenza di uscire dalla guerra. Nessun compromesso fu possibile, perchè gli alleati esigettero senz'altro la resa a discrezione. L'armistizio fu firmato a Cassibile (Siracusa) alle ore 17,15 del 3 settembre da rappresentanti del governo italiano e del comando alleato. Lo stesso giorno 3 truppe inglesi sbarcavano sul litorale calabro, di fronte alla Sicilia. Per un complesso di circostanze, il governo italiano ritenne che l'armistizio sarebbe stato proclamato il 12 settembre, mentre il comandante alleato, generale Eisenhower, lo proclamò la sera dell'8, quando nessuna predisposizione era a !)Unto da parte italiana , e nessun concreto accordo era stato possibile prendere col comando vincitore per sfruttare convenientemente l'avvenimento.

Al maresciallo Badoglio non restava che leggere a sua volta la dichiarazione di armistizio, ciò che avvenne alle ore 19,45 dello stesso giorno 8. Nella notte sul 9, poche ore dopo la dichiarazione, ebte inizio lo sbarco americano sul litorale di Salerno. La reazione tedesca alla dichiarazione di armistizio fu im-

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LE OPERAZIONI NEL 1943

mediata e violenta. All'alba del giorno 9 il Re, il maresciallo Badoglio ed i Ministri militari lasciavano Roma, gravemente minacciata dai tedeschi, e si imbarcavano a Pescara su una corvetta che fece rotta su Brindisi, dove si stabilì il governo reale. Il 10 settembre Roma cadeva completamente in mano tedesca. I fatti più salienti che si verificarono dopo l'armistizio furono il disarmo imposto dai tedeschi alle truppe italiane, ed il dissolvimento dell'esercito, e delle truppe a terra della marina e dell'àeronautica nell'Italia centro-settentrionale e negli scacchieri esterni (Francia, Jugoslavia, Albania, Grecia, Rodi). Forse nessuna nazione e nessun esercito si sono trovati nel corso della loro storia in una situazione così tragica come quella in cui si sono venuti a trovare la nazione e l'esercito italiani nel settembre 1943. L'esercito è crollato 1'8 settembre quando già era virtualmente crollata la nazione, prostrata dalla sconfitta militare. Lanciato in una tragica avventura superiore alle sue forze, l'esercito ha fatto per 39 m esi eroicamente il suo dovere, ed è crollato quando, pur essendo, come la nazione, all'estremo delle forze, gli :veniva chiesto per radio, senza preparazione spirituale alcuna, di cominciare un nuovo e forse più duro sforzo contro l'alleato di oltre 3 anni, che sapeva ottimamente armato. I tristissimi avvenimenti del settembre '43 sono una conseguenza diretta ed immediata di errate valutazioni politiche e della sconfitta militare che abbiamo subita, ma la sconfitta non annulla l'onorevole comportamento tenuto prima e dopo l'armistizio dai combattenti, che sono meritevoli e degni della riconoscenza della nazione. Così pure i comandi e gli Stati Maggiori hanno fatto tutto il loro dovere; nessun Stato Maggiore avrebbe potuto fare quello che fece lo Stato Maggiore italiano, ricorrendo a ripieghi di ogni genere. Il 12 settembre Mussolini veniva liberato da paracadutisti tedeschi dal confino di Campo Imperatore sul Gran Sasso, ed il 15 costituiva il governo fascista repubblicano, continuando la guerra a fianco dei tedeschi. Il 13 ottobre il governo reale, da Brindisi, dichiarava la -

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L'ANDAMENTO GENERALE D ELLA G UERRA

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guerra alla Germania, mentre le nazioni unite accettavano la collaborazione attiva delle forze armate italiane, quali « -cobel- · ligeranti ». Il 27 settembre veniva costituito in Puglia il « I raggruppamento motorizzato» italiano, che 1'8 ed il 16 dicembre a Montelungo (8 km. a sud di Cassino) aveva il battesimo del fuoco contro i tedeschi, con gravi perdite e brillanti risultati. Nel settembre sorgevano nell'Italia occupata dai tedeschi i primi nuclei di partigiani, ed il successivo 10 dicembre il Comando Supremo emanava disposizioni per coordinare la loro azione ed allacciarli ai comitati di liberazione nazionale. c) Russia. Si è già visto come, sotto la spinta travolgente. delle armate russe, 1'8" Armata italiana fosse obbligata a ripiegare, ed ultimava il movimento a fine gennaio 1943, dopo avere subito ingentissime perdite. Nei mesi successivi i resti deJ.rarmata furono richiamati in Patri'a per essere ricostituiti. La pressione russa contro le armate continuò per tutto il 1943, ed a fine dicembre i russi erano pervenuti a circa 200 km. dalle ex frontiere degli Stati Baltici e della Polonia, ed a circa 400 km. dalla frontiera rumena. d) Estremo oriente. Durante il 1943 gli Stati Uniti proseguirono in estremo oriente il loro grandioso piano strategico, di preparare sistematicamente linee di avanzata attraversc il Pacifico, ed alla conferenza anglo-americana di Québec dell 'agosto fu deciso di sbarcare a parecchie centinaia di km. alle spalle delle posizioni nemiche. I sommergibili americani continuarono nel Pacifico la guerra al traffico, affondando il 63 o/c della marina mercantile giapponese, così come i sommergibili inglesi la intensificarono in Atlantico, tanto che a metà anno i tedeschi potevano considerare perduta la partita sul mare. I giapponesi avevano conseguito in gennaio notevoli successi sul fronte terrestre in Cina, sul fiume Azzurro, e specialmente nell'Hunan, e in aprile in Birmania. In febbraio dovettero però sgomberare Guadalcanar nelle Salomone; in maggio ed in agosto gli americani occuparono -

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LE OPERAZIONI NEL l.944

talune isole del gruppo delle Aleutine, ed in settembre sbarcarono sulla costa della Nuova Guinea. Nel complesso il 1943 fu µn anno molto critico per il tripartito, che vide il collasso di uno dei suoi componenti, e l'iniziativa strategica passare decisamente in mano nemica, mentre la guerra sottomarina, sulla quale tanto . affidamento si era fatto, era perduta. 5. - Le operazioni nel 1944.

a) Europa. Le operazioni in Italia conservarono il loro carattere di grosso diversivo, inteso a fissare e logorare il maggior numero possibile di divisioni tedesche, così da sottrarlo agli scacchieri princi~ali; allo scopo· contribuirono efficacemente i partigiani, con continue ed intense azioni di guerriglia, coordinate dal giugno 1944 dal Comando alleato. Però la pep.isòla fu corsa chilometro per ·chilometro dalle dpposté armate; con incalcolabili lutti e rovine. Nella primavera del 1944 le forze alleate in Italia c·o mprendevano 20 divisioni, raggruppate in due armate (5a americana ed s~britannica), cui si opponevano 21 divisioni tedesche, articolate pure in due armate (10" e 14"). La linea di contatto che il 1° ottobre 1943 correva grosso modo da NapoH a Termoli, il 6, giugno 1944 si era spostata sulla congiungente Roma-Pescara, ed il successivo 1° settembre andava da Firenze (in mano alleata) a Rimini (in mano tedesca). Roma fu occupata il 5 giugno, e Firenze il 22 agosto. Il 25 agosto gli alleati iniziarono l'attacco alla « linea gotica » (1), ma in due mesi di aspri combattimenti, essa fu intaccata sol.t anto in qualche punto con la conquista del Passo della Futa, di Loiano e Cesena; nel complesso la resistenza tede-

(1) L'andamento generale della « linea gotica» era il seguente: foce Magra-N.O. di Carrara-F iume Serchio-N.O. di Pescia-M.la Croce (Nord di Pistoia) -M. Carzolano (O. di Marradi . Alpe di S . Benedetto-M. Falterona-N.E . òl Bibbiena-Pieve s . Stefano-s. Angelo in Vado - 10 ·1on. ad Ovest di Urbania) - Fiume F oglia fino al mare.

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L'ANDAMENTO GENERALE DELLA G UERRA

1940 - l 945

sca non fu vinta, e le armate ed i corpi partigiani si prepararono a passare l'inverno. Il << Corpo Italiano di liberazione » (C.I.L.), nominativo assunto il 10 aprile 1944 dal raggruppamento motorizzato, partecipò attivamente alle operazioni, nel quadro delle armate anglo-americane. Esso andò acquistando sempre maggiore efficienza numerica e spirituale. Numerica, perchè da semplice raggruppamento di 9-10.000 uomini, assunse prima l'aspetto divisionale (7-9 battaglioni e 5 gruppi), e poi raggiunse la struttura di un Corpo d'Armata (15 battaglioni ed 11 gruppi); spirituale, perchè con la vittoriosa, sebbene dura avanzata, le truppe rimont~rono il collasso della sconfitta, ed il loro morale andò sempre migliorando. Il ·C.I.L., dotato di armi e mezzi esclusivamente italiani, seppe distinguersi per volontà e per spirito di sacrificio a fianco di truppe certamente prevenute contro gli italiani._ A fine agosto, dopo 4 mesi e mezzo di operazioni, il C.I.L. venne inviato a riordinarsi nella zona di Piedimonte d' Alife (30 km. a nord di Caserta), e dette poi origine ai due gruppi di combattimento « Legnano » e « Folgore ».

In Russia la grande offensiva di inverno-primavera 1944, sferrata su un fronte di 3.000 km., si concluse a metà maggio con lo sgombero da parte tedesca della Crimea; le armate russe si portàrono fino alla Bucovina, alla Bessarabia ed ai primi contrafforti dei Carpazi, minacdando direttamente Ungheria e Romania. In seguito i russi approfittando dell'apertura del secondo fronte in Francia, che aveva costretto i tedeschi a togliere dal · fronte orientale alcune decine di divisioni, diedero nuovo impulso alla loro grandiosa offensiva. In giugno si combatteva già in Romania presso Jassy , in luglio i russi oltrepassavano il confine polacco, in agosto entravano nella Prussia orientale. A fine agosto era occupata Bucarest, e cessava ogni resistenza rumena. In settembre i russi entravano a Sofia, ed in ottobre a Bel~ grado, unitamente alle truppe partigiane del maresciallo Tito.

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LE OPERAZIONI NEL 1944

Pure in ottobre veniva occupato il porto finlandese di Petsamo e quello norvegese di Kirkenes. A fine ottobre-primi novembre le forze partigiane di Tito occupavano Spalato, Zara e Sebenico. La travolgente avanzata russa subì a metà novembre un tempo di arresto, sia per le condizioni metereologiche, sia per la tenace resistenza opposta dai tedeschi nella Prussia orientale e in Ungheria; a fine anno si combatteva nelle strade di Budapest. · Nel complesso alla fine del 1944 l'offensiva russa, che era durata tutto l'anno da Murmansk al Mar Nero, aveva conseguito risultati sorprendenti. I paesi baltici quasi. completamente in mano russa, la frontiera della Prussia orientale violata, la Polonia conquistata fino oltre Varsavia, la frontiera slovacca superata, Budapest quasi occupata, Romania, Bulgaria e parte della Jugoslavia sotto controllo sovietico. · Dopo tre mesi di massiccia offensiva aerea, il 6 giugno ebbe inizio lo .sbarco anglo-americano in Normandia, e con esso si apriva il secondo fronte. Lo Stato Maggiore tedesco si attendeva lo sbarco nel tratto più stretto d~lla Manica, fra Le Havre e Calais, mentre lo Stato Maggiore alleato scelse le coste della Normandia, per la minore consistenza della difesa, sia in uomini che in apprestamenti p'assivi. Già il giorno 16 giugno ogni speranza di rigettare in mare gli invasori era perduta; 'lo squilibrio fra i due avversari si andò sempre più accentuando nelle settimane seguenti. Il· 15 agosto forze alleate sbarcarono 20 miglia ad est di Tolonè. Il 26 agosto fu occupata P arigi, ed il 5 settembre Bruxelles. Il 13 settembre, per la prima volta dopo Napoleone, veniva varcata la I frontiera tedesca, dal Lussemburgo nella zona dì Treviri, e dal Belgio, ·nella zona di Eupen-Malmédy. La Francia intera era oramai riconquistata. Hitler sperava che gli anglo-americani si rendessero conto del pericolo che la vittoria russa, e la distruzione del Reich comportavano per l'avvenire dell'Europa; e lo Stato Maggiore, da sua parte, sperava ancora di ·poter difendere la Germania al riparo della linea Sigfrido ad ovest, e della Vistola ad est, ma -

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L'ANDAMENTO

GENERALE DELLA GUERRA 1940-1945

il fallimento della contro offensiva tedesca sulle Ardenne, nella. seconda quindicina di dicembre, ed ff balzo delle armate russe

sull'Oder nel gennaio successivo, fecero crollare ogni speranza. L'anno 1944 fu decisivo per la sorte della Germania, attaccata con successo da est, da ovest e da sud. Alla fine dell'anno gli eserciti russi erano alle porte del Reich; la linea Sigfrido stava per crollare sotto la pressione anglo-americana; in Italia la 5° armata americana era sulle propaggini appenniniche dominanti Bologna, mentre la 8" inglese minacdava Ferrara; la penisola balcanica era controllata dagli alleati; Finlandia, Romenia, Bulgaria, Ungheria, già alleate della Germania, erano passate nel campo opposto. b) Estremo Oriente. Durante tutto il 1944 continuò con successo la pressìo:r:ie aero-navale americana tendente a restringere sempre più lo spazio occupato dai giapponesi, e ad avvicinarsi alle isole metropolitane per renderne possibile l'attacco finale. Ebbero così luogo sbarchi alle Matshall, a Saìpan nelle Marianne, a Guam, nella Nuova Guinea e nelle Moluc.che. In ottobre ebbe luogo un imponente sbaI'co americano nel gruppo delle Filippine, nell'isola di Leyte, di cui però fu completata l'occupazione soltanto il 20 dicembre. Nel corso di queste operazioni, il 60% della flotta giapponese, che era a Singapore, accorse per contrastare lo sbarco, e dal 23 al 25 ott,obre si svolse, nelle acque delle Filippine, una delle più decisive battaglie navali della storia, in seguito alla quale apparve chiaro che gli americani avevano oramai eliminato il Giappone come potenza navale. I successi ottenuti dai giapponesi sul fronte terrestre, in Cina e in Birmania, ·che portarono persino alla occupazione temporanea della capitale dello stato indiano di Manipur, ai confini con la Birmania, non influirono sull'esito finale della guerra in estremo oriente. 6. - Le operazioni nel 1945 e la fine della guerra.

a) Europa. In Italia; dopo la sosta invernale, le armate alleate iniziarono ·nella prima quindicina di aprile la offensiva decisiva, che il 23 dello· stesso mese doveva portarle al Po. Alla .offensiva parteciparono onorevolmente i gruppi italiani di -

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LE OPERAZIONI NEL 1945 E LA · FINE DELLA GUERRA

combattimento cc Legnano », « Cremona JJ , <e Friuli », cc Folgore » ed altri reparti, e vi contribuirono i « Volontari della libertà », ai quali il 26 aprile fu dato l'ordine della insurl"ezione generale in tutta Italia, e che consegnarono le principali città dell'Italia settentrionale alle divisioni alleate via via affluenti. Il 29 aprile fu firmata a Caserta la resa di un milione circa di tedeschi operanti in Italia, ed alle 14 del 2 _m aggio ebbero termine le ostilità nella penisola. Sul comportamento dei reparti regolari italiani, e dei cc Volontari della libertà », il Presidente del Consiglio Jvanoe Bonorni, celebrandosi il 18 febbraio 1945 a Roma la giornata del partigiano, ebbe a dire elevate parole éhe meritano di essere ricordate. cc L'esercito, appena uscito da una guerra di tre anni, nella « quale aveva logorato uomini e mezzi, seppe in pochi mesi (mi« racolo di cui non è facile trovare traccia nella -storia) ripren« dere con le poche unità superstiti una s:ua struttura, 1:1n suo « armamento di fortuna, e, ciò che stupisce,- una sua anima « guerfÌera, che ha saputo trasfondere in quel C.I.L. il quale ha cc segnato col suo sangue la lunga marcia dal Garigliano alle cc Marche-. A coronare questa rinascita della Patria, a darle lo « splendore . dell'epopea eroica, è sorto spontaneo, dal grembo cc fecondo del nostrq popolo, il movimento partigiano )) . Al principio del 1945 lo Stato Maggiore tedesco riteneva che i russi aY.rebbero attaccato lungo la direttrice Budapest-Monaco, mentre invece il 12 gennaio l'offensiva si scatenò sulla Vistola. Ai tedeschi non rimase _che ripiegare sull'Oder, dove giunsero il 3 febbraio, dopo aver abbandonato un territorio profondo circa 4000 km. Il 13 febbraio Budapest era occupata dai russi. Il comando anglo-americano attaccava il 23 febbraio ad occidente del Reno, ed il fiume era raggiunto il 7 marzo fra Basilea ed Arnhem, in Olanda. ·Il 23 marzo riprendeva l'offensiva finale ad est e ad ovest per l'assalto alla Germania. Vienna cadeva il 13 aprile. Il 24 aprile i russi accerchiavano Berlino; il 26 russi ed alleati si congiungevano a Torgau, a N.E. di Lipsia, ed il 29 gli americani -

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L 'AN DAMENTO GENERALE DELLA GUERRA

1940 -1945

si congiungevano con i russi a Linz, nell'Austria. Il 2 giugno il presidio di Berlino deponeva le armi. Il .7 maggio· fu firmata la resa incondizionata della Germania, ed alle ore 23 del giorno 9 cessavano le ostilità in Europa. b) Estremo oriente. Nei primi giorni del gennaio 1945 gli americani effe~tuarono un altro imponente sbarco alle Filippine, nell'isola di Luzon, ed il 7 febbraio Manila veniva occupata. Il 19 febbraio ebbe luogo uno sbarco americano nell'isola di Jwo-Jma, nel gruppo delle Kiu-Sciu, distante · un migliaio di km. da Tokio, e le operazione per la sua occupazione durarono quasi un mese. Era, questa, la prima invasione del territorio metropolitano giapponese. Dal 6 aprile al 21 giugno si svolsero accaniti combattimenti per la occupazione della grande base navale di Okinawa, dalla quale gli attacchi aerei alle isole giapponesi assunsero un ritmo massacrante. Anche in Cina ed in Birmania i successi ottenuti dai giapponesi nel 1944 furono in parte annullati. Il 5 luglio l'intero arcipelago delle Filippine era in mano americana, e così lo schieramento strategico nemico era rotto: a nord il territorio metropolitano giapponese era definitivamente separato dalle conquiste fatte nei mari del sud, e quindi erano interdetti rinforzi e rifornimenti da nord a sud. Inoltre le Filippine costituivano una grande base strntegica per sferrare attacchi in direzione nord e in direzione sud. Il tonnellaggio mercantile giapponese era ormai ridotto al 10% circa di quello iniziale. A parte le forze in Corea, Manciuria, Cina, Birmania èhe vivevano sul posto, si avevano oltremare circa 670.000 uomini, che vennero a trovarsi in gravi difficoltà di rifornimenti, specie di carburanti. Il 12 luglio il Mikado richiese al generalissimo Stalin di farsi mediatore per una pace onorevole con gli- anglo-americani, ma Stalin rifiutò, pur portandq a conoscenza del Presidente Truman e di Churchill, che con lui si riunirono il 17 luglio in conferenza a Potsdam, la richiesta giapponese. · Sembra .c he l'Imperatore Hiro Hito ed il suo Ministro degli -

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CONSIDERAZIONI

esteri Mamoru Shigemitzu (che poi nel 1945 firmò l'atto di resa del Giappone) intendessero trattare la pace fino dal maggio 1943, e come primo atto, i tedeschi avrebbero dovuto far la pace con i russi, tramite i giapponesi; Hitler rifiutò. Nel marzo 1945 Shigemitzu sostenne ancora la necessità di prendere diretto contatto con gli anglo-americani, e per lo scopo si valse del Ministro di Svezia a Tokio, che il 13 aprile lasciò la capitale, ma non potè compiere la sua missione per il successivo incalzare degli avvenimenti. Durante la conferenza di Potsdarn gli alleati intimarono al Giappone la resa incondizionata, che fu rifiutata. Fu anche deciso di impiegare la bomba atomica, che era stata esperimentata con successo nel deserto del Nuovo Messico. Il 5 agosto la prima atomica fu lanciata sulla città di Hiroshima, ed il 9 la seconda su Nagasaki, cagionando gravissime perdite. La Russia si era impegnata nel febbraio 1945 a Yalta ad intervenire in guerra contro il Giappone entro tre mesi dalla fine delle ostilità contro la Germania. L'S agosto la Russia dichiarava la guerra al Giappone. Il 10 agosto, dopo le atomiche, il Giappone si dichiarò pronto ad accettare la resa incondizionata; il 15 ebbero termine le ostilità, ed il 2 settembre veniva firmato l'atto di resa. Anche in estremo oriente la guerra era terminata. 7. - Alcune considerazioni.

L'andamento generale della « guerra dei 6 anni » (19391945) che abbiamo cercato di sommariamente tratteggiare in modo che si potessero seguire le operazioni svolte in ogni anno nei vari scacchieri, e la loro interdipendenza, suggerisce alcune considerazioni di ordine militare, senza la minima pretesa di mettere in rilievo errori, o manchevo~ezze, perchè è necessario ed onesto essere molto cauti nel giudicare col << senno di poi 11. a) Il patto russo-tedesco dell'agosto 1939 liberò la Germania dal timore di dover combattere, per il momento, su 2 fronti; il patto russo-giapponese dell'aprile 1941 mise il Giappone al sicuro da attacchi in Manciuria. Non pare possa es-

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L'ANDAME NTO GENERALE DELLA GUERRA 1940 - ,1945

servi dubbio alcuno che le situazioni strategiche, in Europa e in Estremo oriente, conseguenti ai detti patti, costituirono una forte determinante per spingere Germania e Giappone alla guerra. b) Totale assenza di accordi fra le nazioni del tripartito circa gli obiettivi generali, e la ripartizione fra i singoli contPaenti di obiettivi e mezzi, sia prima dell'intervento, che guerra durante. L'Italia fu tenuta all'oscuro delle grandi decisioni tedesche, ed essa, a sua volta, non ·i nformò l'alleato della guerra alla Grecia, che voleva 'dire estensione della guerra alla penisola balcanica,. e che impose all'alleato un ritardo di 40 giorni per l'attacco alla Russia, causa forse non ultima della mancata occupazion'e di Mosca. · Che dire poi della paradossale situazione del Giappone, che era alleato della Germania, ma non era in guerra col principale nemico continentale di essa, la Russia? · e) ·La strategia dell'alto comando tedesco, che si arrogò ben presto la funzione di guida per le operazio11,i in Africa e in Europa, fu essenzialmente terrestre, continentale, e non fu ' valutata n ella giusta porfata l'impor.tanza del Mediterraneo nella lotta contro grandi potenze marine. d) La Germania considerò sempre l'Italia come un ante• murale della fortezza -europea, cioè del Reich, e regolò la sua condotta ,strategica in modo da trarre spregiudicatamente tutto il vantaggio che dall'alleanza gliene poteva derivare, senza riguardo alcuno per gli interessi italiani. e) Il fattore aereo fu sempre determinante nelle battaglie terrestri e navali, non solo, ma sconvolgendo la organizzazione logistica dell'avversario e ·minandone profondamente il morale, con disastrose distruzioni delle grandi città, preparò la vittoria totale. Non avrà più senso, per l'avversario, parlare di strategia terrestre, o navale, od aerea, ma si dovrà soltanto considerare una strategia aero-terrestre, ed una strategia aero-navale. f) La vittoria fu dovuta essenzialmente allo schiacciante squilibrio industriale dei due gruppi opposti, ed al dominio delle -

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CONSIDERAZIONI

vie marittime, dominio che se non assicura da sblo la vittoria, ne costituisce la indispensabile premessa. Non è azzardato pensare che così sarà anche in avvenire. g) Chi prepara, decide, conduce e conclude una guerra deve tenere conto di tutti i fattori politici, economici, sociali, industriali, strategici che oramai condizionano, e sempre più condizioneranno la guerra stessa. E ', quindi, compito estremamente grave, che esige uomini di g'r ande preparazione in ogni settore di umana attività.

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CAPITOLO TERZO

L'Artiglieria nelle campagne in A. O. (ottobre 1935 - maggio 1936)

e in Spagna (luglio 1936 - aprile 1939) F ra le due guerre mondiali l' E .I. fu impegnato in due imprese di carattere particolare ma di vaste proporzioni che, se -pure in parte ne logorarono l'efficienza, confermarono l'aito spirito militare delle truppe e la capacità organizzativa e di comando dei capi. Esse furono la campagna in A.O. e quella di Spagna. La nostra esposizione prescinde da ogni considerazione di carattere politico cui è estranea la natura del nostro lavoro, e riguarda solo le pri ncipali vicende delle unità d'arti<glieria e il loro impiego, inquadrati nelle linee generali delle due campagne. A CAMPAGNA IN A.O.

1. - La preparazione. - 2. - Le forze colonfali (Somalia - Eritrea): in particolare, l'artiglieria. - 3. - Le prime operazioni: Settore Nord e Settore Sud. - 4. - Le g randi unità e l'artiglieria, al dicembre 1935. 5. - La ripresa delle opera1.ioni. ·s intesi gen erale: Settore Nord e Settore Sud. - 6. - Le grandi battaglie del fronte Nord nelle quali ebbe parte cospicua l'artiglieria: Amba Aradam. - 7. - Ascianghi. - 8. - L'artiglieria della « marcia su Addis Abeba». - 9. - L'artiglieria al fronte Sud.

I precedenti e le cause determinanti del conflitto italo-etiopico sono così noti che ci sembra superfluo rievocarli. Come punto di partenza viene assunto l'incidente di Ual-Ual (5-6 dicembre -

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMPAGNE I N A.O . E IN SPAGNA

1934). Dopo di esso la tensione italo-etiopica si complicava e si aggravava. Nel gennaio 1935 il Capo del Governo italiano assumeva il Ministero delle Colonie, e inviava in Eritrea il Generale des. di Armata Emilio De Bono che il 16 gennaio sbarcava ·a Massaua quale Alto Commissario per l'Africa Orientale Italiana. Fra il 5 e 1'11 febbraio 1935 il governo italiano decideva l'approntamento di due divisioni metropolitane da inviare, per misura di carattere precauzionale, in Africa Orientale. Trattavasi delle Divisioni << Peloritana » e « Gavinana >>. Naturalmente, dati i piani e le necessità conseguenti, si effettuava in Italia una mobilitazione parziale, col richiamo della classe 1911. Il -6 marzo il governo della Somalia e il comando generale delle truppe, erano assunti dal Generale di C.A. Rodolfo Graziani, e in Somalia cominciava a sbarcare la « Peloritana,,. Il 23 marzo veniva nominato comandante di tutte le truppe operanti in A.O. il Gen. Emilio De Bono. Com.te Superiore d'art. in A.O. il Gen. Emilio Garavelli. Per misure precauzionali veniva ordinata altresì in Italia 1a mobilitazione delle Divisioni CC. NN. << 23 Marzo>> e « 28 Ottobre >> . Contemporaneamente in Eritrea l'Alto Commissario batteva il chitet per le formazioni indigene. In Italia i reparti mobilitati per l'A.O. venivano intanto immediatamente ricostituiti; sorsero così la « Gavinana II » e la « Peloritana II »; la « Sabauda II », la « Gran Sasso II »; la « Cosseria II )) e la « Trento » (in sostituzione dell'« Assietta Jl) completamente motorizzata. Così pure venivano ricostituiti tutte le Divisioni e i btg. CC. NN. inviati in A.O. Verso la fine di maggio venivano mobilitate: - Div. « Gran Sasso n; - III Div. CC.NN. « 21 Aprile>>; - IV Div. CC.NN. « 3 Gennaio H. Alla fine di luglio: - Oiv. « Sila»; - V Div. CC.NN. << 1° Febbraio >>. 80 -


CAMPAGNA

IN

A. O .

Ai primi di Agosto: - Div. « Assietta »; - Div. cc Cosseria >>; - VI Div. CC.NN. cc Tevere )> (formata dai volontari italiani residenti all'estero, e dai btg. organici dei mutilati e combattenti, ex volontari ed ex arditi della grande guerra). · Il 14 maggio il Negus, preoccupato per il ritardato arrivo delle armi e degli aiuti europei, si rivolgeva alla Società delle Nazioni invitandola, in base all'art. 15 del Patto, ad intervenire

F'ig. 1. - Artiglieri Eri t re i.

in fu nzione di arbitrato nell'ormai inevitabile conflitto fra Italia ed Etiopia. Ma la Società delle Nazioni rispondeva di non poter intervenire legalmente. Il 27 marzo veniva chiamato ad Addis Abeba il turco Weib Pascià educato alla Scuola Militare di Berlino, quale capo di -

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMP AG NE I N A.O. E IN S PAGNA

S.M. dell'Eser cito etiopico ('che gradualmente raggiungeva la forza di 1 milione di uomini armati variamente). Verso la fine di settembre appariva evidente che l 'Assemblea ginevrina era co..ntraria all'Italia. Un Comitato di 5 membri, riunitosi per cercare una via di conciliàzione fra Italia ed Etiopia, concludeva proponendo un'assistenza internazionale all 'Etiopia, che considerava « sinceramente desiderosa di essere guidata nelle vie del progresso da popoli fratelli più avanzati in grado di civiltà ». Il 3 ottobre il Gen. Emilio De Bono - alle 5 del mattino passa il confine fra Baràchit e Megheb e avanza in territorio etiopico. Il giorno dopo sono occupate Adigrat e Entisciò. 2. - Le for ze coloniali.

Nel 1919 le colonie italiane erano costituite dall'Eritrea, dalla Somalia e dalla Libia (Tripolitania e Cirenaica). Le prime

F ig. 2. - Batteria Eritrea.

due (le più antiche), separate anche amministrativamente, non presero il nome di « Africa Orientale italiana » se non nel 1935 quando la preparazione della guerra con l'Etiopia entrava nella fase decisiva. Ciascuna colonia era retta .d a un Governatore dal quale -

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CAMPAGNA

IN

A. O.

dipendevano - tramite un Comandante delle truppe - tutte le forze armate che vi erano dislocate. Naturalmente l'organizzazione militare territoriale di ciascuna colonia risentiva delle sue particolari caratteristiche geografiche e politiche. Le truppe coloniali comprendevano elementi nazionali ed indigeni. L'inquadramento (ufficiali) era costituito da nazionali: sottufficiali prevalentemente nazionali. Le truppe indigene erano regolari e irregolari. Le prime, in gener,e, ordinate in battaglioni, le altre in bande. Tutte le armi vi . erano rappresentate. Prevalentemente la fanteria (anche montata su cammelli e mehara) ; ma vi erano anche unità di cavalleria e del genio. Quanto all'artiglieria - costituita da piçcoli calibri (65-7075-77/ 28) per quella mobile e da medi calibri (antiquati) per quella in posizione nelle piazzeforti - dati gli obiettivi (sfuggenti o di s-c arsa importanza), aveva minore consistenza. La sua unità tattica era la batteria (da 4 a 6 pezzi); ma ven'iva impiegata anche la sezione. Gli ordinamenti militari nelle nostre colonie ebbero dal 1919 in poi sviluppo vario. Ai primi del 1935, quando la situazione si avviava verso lo stato di guerra con l'Etiopia, indetta la mobilitazione sia in Somalia che in Eritrea, troviamo:

SOMALIA

Comando R. Corpo truppe coloniali della Somalia; 1 comando tattico; 4 comandi di raggruppamento arabo-somali; 12 btg. arabo-somali; 5 reparti mitraglieri indigeni; 1 comando raggruppamento bande dubat (1); (1)

Nel gennaio 1925 iniziarono il servizio sulla lin ea del <'-Onfine abissino

bande dotate di fucile Manlicher . cartuccera, futa e turbante bianco detto dagli indigeni « dub », donde la denominazione di dubat data ai componenti di

dette bande.

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMPAGNE IN A.O. E IN SPAGNA

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1 comando artiglieria; 7 btr. cammellate; 1 gruppo di btr. autotrainate da 77/ 28 su 3 btr.; 8 sezioni con cannoni da 70/ 15; 1 btr. carri veloci su 3 cp. e 1 sez. autoblindo mitr.; 1 cp. mista del genio; 1 autoreparto; 13 cp. presidiarie; servizi vari. ERITREA

1 Comando di C.A. indigeni di Eritrea; 2 comandi di divisione indigena di Eritrea; -- 4 comandi di brigata mista; - 8 comandi di gruppo di battaglioni indigeni di Eritrea; - 27 battaglioni indigeni di Eritrea; 1 battaglione costiero; 1 battaglione mitraglieri indigeni; 1 compagnia carri veloci di Eritrea; 1 gruppo di squadroni indigeni; - 4 gruppi da montagna indigeni (12 btr.); - 2 gruppi autotrainati misti (6 btr.); - servizi vari: in particolare per il servizio di artiglieria ricordiamo che esso, alle dipendenze del comando stesso di artiglieria, comprendeva una direzione, un laboratorio militare, magazzini di armamento e depositi munizioni. Vi era anche un gruppo da posizi one di 3 compagnie cannonieri che presidiavano alcune piccole opere fortificate ed armate, dislocate verso il confine sud dell'Eritrea. Inoltre il progetto di mobilitazione prevedeva la costituzione di un gruppo di tre batterie da 105/ 28 autotrainate, con personale nazionale. E come artiglierie da posizione: - 4 comandi di gruppo e 24 btr. eritree, più un numero anche maggiore di gruppi e batterie nazionali, unità tutte destinate a presidiare le opere esistenti e quelle campali da costituire. -

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CAMP AGNA

I N

A. O .

Per l'armamento di queste opere erano disponibili più di 400 pezzi di vario calibro (120/ 25, 105/ 28, 104/ 32, 77 /28, 75 A, 70/15, 76/ 40) col relativo munizionamento. Era. previsto inoltre l'invio dall'Italia: - di ingente numero di ufficiali e truppa, quali complementi per inqu'a drare e completare sia le unità mobili come i comandi e le unità da posizione, di reggimenti e gruppi leggeri facenti parte organicamente delle divisioni mobilitate del corpo di spedizione; - di raggruppamenti e gruppi motorizzati destinati a costituire massa di manovra del Comando Superiore è delle Grandi Unità mobilitate. J

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La prima rudimentale· organizzazione esistente in colonia venne, in br~ve volgere di tempo, ampliata e ingigantita .mediante successivi arruolamenti di ascari e con l'impiego di nuclei di ufficiali e di truppa e dei comandi in arrivo dall'Italia. Contemporaneamente furono riattate e costruite diecine e diecine di ridotte fortificate, armandole, approvvigionandole, collegandole organicamente e tatticamente. In. un primo tempo fu messo in atto e in piena efficienza uno schieramento di sicurezza di: - 4 nu.clei di comando di raggruppamento; - 12 nuclei di comando di gruppo; - 36 btr. In un secondo tempo, prima dell'inizio della campagna, lo schieramento era completato e comprendeva: - 4 comandi di raggruppamento; - 21 comandi di gruppo; - 82 btr. fra nazionali e eritree; - 320 pezzi in ridotte armate ed in batterie. Con questo schieramento era stato creato ai margini sud e sud-ovest dell'Eritrea e nella zona costiera una importante fascia difensiva su un fronte di circa 300 km·., costituita da una successione di nuclei di opere armate; ogni nucleo dislocato in corrispondenza delle principali e delle presumibili linee di invasione. -

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L' ARTIGLIERIA NEL LE CAJ.\.l:PAGNE IN À.O. E IN S PAGNA

Dietro questa fascia, altre due linee successive di nuclei di opere su una profondità media di 150 km. circa. Parallelamente alla organizzazione difensiva si provvedeva alla preparazione dello strumento offensivo mercè la · costituzione e l'addestramento delle unità mobili secondo i programmi di mobilitazione e le successive modifiche. Venivano costituiti cioè i gruppi someggiati eritrei per le divisioni indigene ed i gruppi mobili da 77 / 28 motorizzati previsti dall'ordinamento di guerra della colonia. Per questi ultimi si addiveniva ad un alleggerimento delle formazioni e di conseguenza dei mezzi e del personale: fu quindi possibile da tre gruppi - due da 77/ 28 e uno da 105/ 28 - ottenerne cinque tre da 77/ 28 e due da 105/ 28 - con batterie di tre pezzi. Ai nuovi gruppi però fu conservata la dotazione di munizioni prevista per batterie di 4 pezzi, col vantaggio di avere sul campo di battaglia una maggiore drsponibilità di munizioni al seguito. Giungevano intanto dall'Italia i reggimenti e i gruppi mobili organid delle divisioni nazionali e, in settembre-ottobre, i raggruppamenti da 100/ 17 e da 149/ 13 destinati a costituire artiglierie di manovra delle Grandi Unità e del Comando Superiore. Le norme di impiego per l'artiglieria nelle operazioni che si prevedevano, si ispiravano ai seguenti concetti (1): -

Valorizzazione della nostra superiorità da sfruttarsi sino

ai limiti delle possibilità. Perciò. orientamento all'i.dea di muovere e manovrare anche senza strade per seguire passo passo la fanteria ed essere in grado di entrare in azione senza ritardo ; itinerari ben studiati; predisposizioni accurate di tutti i provvedimenti di eccezione per superare le difficoltà del terreno; assegnazione di ausiliari o ·ai reparti speciali del genio o di fanteria per collaborare al traino ed alla manovra. (1) Vedi al riguardo e per altre notizie che abbiamo date (e che ancor a in seguito daremo) il chiaro art icolo del Gen . Emilio G aravelli apparso sulla R iv.· d 'A. e G . de l sett embre 1936: « L'ar t iglieria nella guerr a Italo-E tiopica con particolare riferimento al f<ronte eritreo ».

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. CAMPAGNA

IN

A . O.

- Aderenza delle azioni di fuoco con l'azi one della fanteria da ricercarsi mediante:

fitta e sicura rete di pattuglie dislocate almeno fin presso i comandi di battaglione; osservazione spinta il più innanzi possibile e procedente in avanti nella battaglia senza mai soluzione di continuità; procedimenti sicuri (generalmente l'uso di un documento cai::tografico per la compilazione del quale le sezioni topografiche resero un notevolissimo servizio) per l'individuazione e la segnalazione degli obiettivi, e per la preparazione dei tiri; operazioni semplicissime per lo schieramento e per il funzionamento deì collegamenti (questi ultimi ridotti alla minima espressione con largo impiego dei mezzi ottici) dando la massima impprtanza al collegamento con la fanteria. - Ordinamento e organizzazione dei comandi e delle unità talì da consentire un' azione di fuoco molto decentrata, ma nello stesso tempo accentrabile quanto più possibile, a volontà del comandante più elevato.

E cioè: - ciascun gruppo collegato con una determinata unità di fanteri a in linea, con azione normale nel settore di quelle unità. e con l'obbligo di aderire immediatamente (entro determinati e ristretti limi ti) alle richieste di quella unità; ma tutti i gruppi agli ordini e collegati con il comando d'artiglieria della colonna e della grande unità al quale spetterà, in successione di tempo, di r egolare la continuazione del fuoco, controllarla, e manovrarla secondo le direttive superiori o· le superiori necessità. - continuità dell'azione da assicurarsi mediante la manovra a scaglioni dei comandi, delle batterie e con l' impiego, a questo scopo, di nuclei di ricognizione di raggruppamento procedenti all'immediato seguito degli scaglioni avanzati per la

ricerca di nuove posizioni, nuovi osservatorì, nuovi posti di -

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L 'ARTIGLIERfA NELLE CAMPAGNE IN A.O . E IN SPAGNA

comando da occuparsi e da far funzionare (mediante movimenti parziali ed a scaglioni) in modo da non creare crisi nè soluzioni di continuità nelle azioni di comando e di fuoco. Venivano inoltre indicati alcuni criteri speciali (diversi da quelli regolamentari metropolitani) ma utili per sfruttare le speciali condizioni di ambiente, la nostra stragrande superiorità e la nessuna preoccupazione di offese dall'artiglieria, o dall'aviazione nemka, e cioè: - Schieramento in genere avanzato: in primo tempo (sempre che possibile) sulle linee di partenza delle fanterie, e giorno per giorno avanzante a scaglioni per essere a buona portata degli obiettivi da raggiungere e poter subito e rapidamente appoggiare il movimento delle fanterie, o proteggerlo da improvvisi e impetuosi attacchi. Conseguentemente: - ordini rigorosi per l'accurata organizzazione della difesa vicina. Ogni gruppo ed ogni batteria isolata dovev,a no im-

mediatamente trasformare le proprie posizioni di schieramento in una forte ridotta ben delimitata, recintata anche, dove le armi automatiche e ciascun uomo del reparto dovevano avere un compito preciso, e assegnato il proprio posto di azione; - schieramenti semplici, in zone ristrette, scegliendo posizioni dominanti che fossero anche buoni osservatori; le batterie nel gruppo molto ravvicinate, cosicchè le operazioni di preparazione ed orientamento per una di esse potessero valere per tutte; i comandanti in prossimità della linea dei pezzi per poter far uso, in linea generale, del collegamento goniometrico parallelo e per ridurre al minimo le operazioni per l'organizzazione dei comandi, de,i collegamenti e del tiro; avendo come norma costante di far prestò e risparmiare personale e mezzi onde avernè una disponibilità maggiore per rendere più solidi e sicuri i collegamenti colla fanteria e con i comandi superiori » .

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C AMP AG NA

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A. O.

3. - Le prime operazioni.

Settore Nord 5 ottobre - Il III C. d'A. (nazionale) - Gen. Maravigna - operante sulla destra, si impossessa della posizione di Daro Taclè. Il I C.A. - Gen. Santini - occupa il forte di Adigrat. 6 ottobre - Il II C. A. riprende l'avanzata e occupa Adua. Gli etiopici contrattac-cano inutilmente da Debra Sinna. 10 ottobre - Il Degiac Hailè Sellassiè Gugsà con parecchie migliaia di armati si presenta al Gen. Santini e chiede·di combattere con noi, contro il Negus. Lo segue il Degiac Kassà Araià con tutti i suoi armati. Il 15 ottobre le nostre truppe entrano in Axum. Il 4 novembre il I C. A. partito da Mai Uecc, occupa il vmaggio di Addì Baghi, il C.A. indigeno quello di Hausien sulla destra del Colle Acfurrò. Una nostra colonna in Dancalia risalendo la valle del Dagub occupa i contrafforti dell' Agamè. Le armate abissine risultano dappertutto in ripiegamento. Il 5 novembre l'avanzata prosegue:

- La nostra colonna operante in Dancalia oltrepassa Gabalà e avanza verso Dato. - Il I C.A. occupa Agulà e si spinge fino a sud di Aulalò. - Il C.A. indigeno si impegna a fondo contro forti gruppi nemici annidati sul monte Gundi. - Il II C.A. si impadronisce di Selaclacà importante nodo carovani·e ro ad ovest di Axum. L'8 novembre cade in nostre mani il forte di Macallè. - Il I C.A. occupa la zona di Dessà congiungendosi con la colonna Dancala: affronta le truppe del Degiac Cassa Sebhat e, dopo aspro combattimento, le sconfigge impossessandosi del passo di Azbi. - Il II C.A. raggiunge la linea del Tacazzè attestandosi ad Addì R-assi e Addi Encatò e si impadrt:misce della regione di Tzembalà. -

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Il- 17 novembre il C. d'A. ind_igeno inizia un'operazione sul Tembien. Occupa passo Abarò. Il II C.A. si impossessa di Nadir e le CC. NN . occupano Tzahama. A Gi.nevra i ntanto viene proclamato il blocco economico 'c ontro l'Italia, dichiarata Stato aggressore..

D'ora in avanti i combattimenti diventano accaniti, ma l'avanzata, sia pur lenta, continua. - Il I C.A. occupa i villaggi di Amentillà e Sechet. - Il C.A. eritreo raggiunge la zona di Melfa e di Cacciamò e il 5 dicembre s'impadronisce di Abbi Addì, capoluogo del Tembien. Settore Sud

Contemporaneamente in Somalia il Generale Graziani occupava fin dal primo giorno il paese confinario di Dolo, tenuto dagli armati del Gherasmac Mutria Tesamma. Forti pattuglie di dubat si spingevano una ventina di chilometri fin verso Uoladdaie; altre passavano il Daua Parma e occupavano il paese di Oddo. · Una pattuglia di nostri aerei bombardava il campo trincerato di Gorrahei distruggendovi la base di operazioni costituitavi dagli abissini e portando lo scompiglio nelle colonne del Degiac Nasibù, che da lì muoveva verso Gherlogubi-Gorrahei, importantissimo centro idrico e nodo stradale dell'Ogaden e campo trincerato, che sotto il comando del Gherasmac Afe Uork, aveva il compito principale di arrestare la . nostra avanzata in direzione di Giggiga. Gherlogubi fu presto atta·e cato ed occupato, quindi anche Dagnerrei: a quest'ultima azione prendeva parte il Sultano dello Sciaveli Olol Dinle, riaffermatosi nostro amico. Il 20 ottobre, occupati Callafo e Gheledi, t utta la regione dello Sciaveli era in nostro possesso. Il Generale Graziani poteva così rivolgere tutto il suo sforzo-contro Gorrahei. Qui Afe Uork, che dal Negus aveva ricevuti cospicui rinforzi e mezzi per una difesa ad oltranza, fu

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CA MP AG N A

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A. O.

attaccato (6-7 novembre) da r eparti della Divisione Pelorita~ na, dai dubat e dagli ascari dei reparti arabo-somali. Il combattimento fu particolarmente aspro, ma il nemico fu completa.mente messo in rotta: Afe Uork stesso vi lasciava la vita.

Fig. 3. - Le forze abissine.

La conquista di Gorrahei apportava considerevoli vantaggi militari e assicurava la tranquillità in tutta la regione di Mudugh, dandoci la possibilità di organizzarci nella valle del Faf.

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMPAGNE IN A.O. E IN S PAGNA

Durante queste operazioni mancarono, è vero, le oocasioni per un importante impiego dell'artiglieria. I suoi reparti però, nell'un settore come nell'altro, si prodigarono in marce le cui difficoltà in terreni asperrimi - e resi ancora più proibitivi (settore sud) dalle piogge e dai conseguenti impantanamenti - sono appena credibili. Spesso gli automezzi dell'artigieria non solo provvedono ai propri traini, ma concorrono ai trasporti delle altre armi e ai servizi di intendenza la cui importanza fu per tutta la campagna di carattere fondamentale e addirittura decisivo. Il 28 novembre il Generale De Bono viene sostituito dal Maresciallo Pietro Badoglio, che assume la duplice carica di Alto Commissario e di Comandante Superiore delle forze dell'A.O. , mentre il Generale Alfredo Guzzoni' viene nominato Vice Governatore dell'Eritrea. 4. Con l'invio in A.O. del Maresciallo Badoglio, il Comando Superiore in A.O. e le Grandi Unità alle sue dipendenze, risultarono così composti (indichiamo solo le Unità fondamentali e specifichiamo invece i reparti di artiglieria) : Comandante: Maresciallo d'Italia 1?ietro Badoglio. . . . . . . . . . . Comando" Superiore di Artiglieria: Gen. di brig. Emilio Gara velli. Direzione di Artiglieria: Ten. Col. L. Pica. Settore Nord:

Comando Zona Agamè: Comando Artiglieria Agamè: Ten. Col. I. Lupi; 3 btr. naz. posiz. e 1 btr. contraerei - 1 btr. cammellata; VI Gr. 77/ 28 autocarrato eritreo. -

Colonna Celer,e (Starace): I Gr. art. eritr. 65/ 17 (2 btr.): Magg. C. Giorelli; VII Gr. autotrainato 77/ 28: Ten. Col. M. Guidelli. -

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CA MP AGN A

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A. O .

I C.A. (Gen. di C.A. R. Santini)

- Comando Artiglieria: Gen di brig. B. Fiorenzoli. Truppe di e.A. 4rtìglierie: - 1° Raggruppamento leggero: T. Col. A. De Agazio; I 100/ 17 (3 btr): T . Col. P . Malvani; V 105/ 28 (3 btr): T. Col. A. Moy; CXV 149/ 13 (3 btr): T. Col. A. De Simon e; -

7° Raggruppamento: Gol. S. Bonini; III 100/ 17 (3 btr.): Magg. · F. Rebuzzi; CXXV 149/ 13 (3 btr): T . Col. E. Sacchi; I gr . autotr. e r itreo 77/ 28 (3 btr): T . Col. G . Cinti; III gr. autoportato: Magg. S. Russo; VII gr. 77/ 28 autocarrato erit r eo: Magg. A. Ferrario.

-

Comando Artiglieria Endertà: Col. R. Ruggier o: II gr. naz. pos. (3 btr .): T ..Col. G. Repossi ; VII gr. naz. pos. (3 btr.): Magg. A. P ecorini ; V gr. naz. p os. (2 btr.): Magg. S. Agnello; XV gr. eritreo -(2 btr.): Magg. F. Reciputi ; XI X gr. naz. pos. (5 btr): Magg. F. Picone; 1 btr da 20 mm.

-

Divisione

«

Sabau da n:

46° - 60° Regg. f .; 16° Regg. Art. div. (3 gr.) : Col. A. Car t a.

-

-

Divisione u Fusteria n : 7° - i1° Regg. Alp.; 5° Regg . Art alp. (gTuppi lonnello L. Mazzini.

u

Belluno

n

e

cc

Lanzo

)> :

Divisione « Assietta i> : 38° - 63° Regg. f.; 49° Regg. Art. div. (2 gr. som.): T . Col. V. Trainello. -

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Co-


L'ARTIGLIERIA N ELLE CAì\tlPAGNE IN A.O. E IN SPAGNA

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4a. Div. CC. NN <e 3 Gennaio»: lOP Leg. lib. - 104' e 215• Leg. CC. NN.; IV Gr. Cannoni 65/ 17: Magg. A. Pasquali.

II C.A. (Gen di C.A. P. Maravigna)

Comando Artiglieria: Gen. M. Merzari. Truppe di C.A. Artiglieria: -

2° Raggrupp. mob. misto: Col. F. Gazzola; II gr. autotr. er. 77/ 28 (3 btr): T . Col. R. Lamborghini; IV gr. autotr. 105/ 28 (3 btr): T. Col. L. Lorito.

-

Raggrupp. Axum-Scirè: T. Col. A. Riva; XIII gr. naz. pos. (5 btr): T. Col. A. Castagnola; XIV gr. naz. pos. (3 btr): T . Col. M. Sciomachen; XX gr. naz. pos. (4 btr.): Magg. F. Trombi; XXI gr. naz. pos. (6 btr): T. Col. A. Cabano.

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Divisione cc Gavinana »: 70° - 83° - 84° Regg. f.; 19° Regg. Art. div. (3 gr.): Col. U. Scanagatta.

-

Divisione « Gran Sasso »: 13° - 14° - 225° Regg. f .; 18° Regg. Art. div. (3 gr.): T. Col. A. Lubrano. 3• Div. CC. NN. « 21 Aprile

J>:

230' - 252" - 263.. Leg. CC. NN.; III gr. cannoni 65/ 17: T. Col. Mu·cciacciaro.

III C.A. (Gen. di C.A. E. Bastico)

Comando artiglieria: Col. G. Gianni. Truppe di e .A.

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CAMPAGN A

IN

A. O.

Artiglieria: III gr. bombarde da 81: Magg. L. Gaione; Comando art. Avergallè-Seloà: T . Col. G . Monneret de Villard; VIII gr. naz. da posiz. 77/ 28 (4 btr.): Magg. V. De Paolis. -

Divisione cc Sila ))': 16° - 19° - 20° Regg. f.; 1~ Regg. art. div. (3 gr. 75/ 13): Col. L . Pinto. l" Div. CC . NN. « 23 Marzo il : 135• - 192" . - 202" Leg. CC. NN.; I gr. cannoni 65/ 17: Magg. M. Mazzari.

IV C.A. (Gen. di C.A. E. Babbini) Comando artiglieria : Gen. di brig. D. Labruna. Truppe di e .A.: Artiglieria: -

Comando art. « Adua )) - cc T embien i> : T . Col. G. Lama; IV gr. naz. posiz. 77/ 28 (3 btr.): T. Col. U . T edesco; XI gr. naz. posiz. 77/ 28 (5 btr.): Magg. V. Gaggiano; IX gr. naz. posiz. 77/ 28 (4 btr.): Magg. F. Castelli; VI gr. naz. posiz. 77/ 28 (5 btr.): T. Col. U. Debenedetti.

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Divisione « Cosseria ,, : 41° - 42° Regg. f.; 29° R egg. art. div. (2 gr. 75/ 13): Col. P. Foresi.

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5"' Div . CC. NN. cc 1° Febbraio )) : 107., - 128• - 142" Leg. CC . NN.;

V Gr. cannoni 65/ 17: Magg. G. Rossi. 2" Div. ·cc. NN. << 28 Ottobre )) : 114• - 116"' - 180" Leg. CC. NN.; I gr. cannoni 65/ 17: T . Col. E. Cecconi. -

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMPAGNE lN A.O. E IN SPAGNA

Corpo d'Armata Eritreo (Gen. di C.A. A. Pirzio Biroli)

Comando artiglieria: Gen. di brig. G. Scarampi del Cairo. Truppe di e .A.: l" Div. Eritrea:

1° - 5° - 6° gr. btg.; I gr. art. da mont.: Magg. B. Chiarini; III gr. art. da mont.: Magg. L. Marchini. 2• Div. Eritrea: 3° - 4° - 7° - 8' gr. btg;

IV gr. art. da mont.: Magg. C. Arizio; II gr. art. da mont.: Magg. L. Spezzaferro. Zona Bassopiano Orientale (Sett. Assab, Thiò): CVII. gr. art. Eritrea (3 btr. 77/ 28). Zona Bassopiano Occidentale: btr. cammellata. Zona territoriale: I gr. art. contraerei; 24° gr. art. contraerei; 38° btr. naz.; 1a btr. Eritrea da pos. 65/ 17. Forze Armate della Somalia (Gen. di C.A. R. Graziani) (1):

Direzione artiglieria: T . Col. Del Lupo. 6a Div. CC. NN. « Tevere »: 219• - 220" - 221" - 32P Leg. CC. NN.; VI gr. cannoni: Magg. U. Sofia. Cl ) II 23 marzo 1936 fu costituita. la « Divisione Speciale S » (Somalia) al comando del generale Geloso con lo scopo di riunirP sotto un unico coruando tutte le forze della Somalia occidentale da Neghelli a Ca llafo e di riu nire in una. grande unità organica gli elementì destinati a proteggere il fianco dell'Annata di Gra1.!anl.

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CA M PAG N A

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A. O .

Divisione « Peloritana »: 3'" - 4'' - 75° Regg. f.; 24° Regg. art. div. (3 gr.): Col. V. De Paris; Gr. posiz. <e S >> : Magg. P . Pasquini. Divisione f. coloniale << Libia »: 1° - 3° - 4° Regg. f.; Gruppo Cannoni da 65/ 17. Corpo Indigeni della Somalia: Com.te art. Col. R. Buoni; 1° - 2° _ 3° - 5• Raggrupp. Arabo-Somalo; Raggrpp. mitr. autocarrato; Raggrupp. celere; Raggrupp. carri d'assalto; I gr. art cammellato: Magg. C. Giorio; II gr. art. cammellato: Magg. E. Mameli; Gruppo Aut otrainato della Somalia it. da 77/ 28 Maggiore S. R~udino; 119° gr. obici 149/ 13 T .Col. T. Trulli; II gr. leggero 100/ 17 T .Col. M. Manfroni ; IV gr. obici da 100/17 T.Col. L. Frojo. 5 . - La r ipresa delle operazioni.

'

Settore Nord Le truppe di Ras Cassa e di Ras Sejum si erano spostate · nel Tembien con base nella regione d i Andino per tentare una offensiva contro la nost ra linea di operazioni nell'Endertà fra Macallè e Hausien . Ma i .loro movimenti erano bloccati dal nostro III C.A. che avanzando a sud-ovest di Macallè occupava i villaggi di Debrì e Negaidà. Altri grossi combattimenti si svolgevano sul passo Uarieu (Er itr ei e CC.NN. della 2• Div. CC.'NN.) ove il nemico era battuto. Dal 10 al 15 febbraio le nostre truppe sferrarono u n a violenta offensiva a sud di Macallè (I e III C.A. e Div: CC.NN. << 21 aprile ») contro gli armati di Ras Mulugheita (80.000 uomini con fucili moderni, mitr. e cannonì) annidati sull'Amba Aradam. Il nemico oppose forte resistenza. La battaglia infuriò 97 -

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L'ARTIGLIERIA NELLE CAMPAGNE IN A.O. E IN S PAGNA

per diversi giorni. Ma il 15 il nemico era in rotta e l'armata di Ras Mulugheita, la più potente di quelle sulle quali contava il Negus, era rigettata in disordine verso Fenaroa e Amb_a Alagi. Lasciava diversi cannoni, innumerevoli fucili e mitr. e interi magazzini. I nostri inseguirono vigorosamente. Il mattino del 28 febbraio era occupata Amba Alagi. Lo stesso giorno il III C.A. investe le truppe di Ras Kassa e il C.A. eritreo quelle di Ras Sejum. Le une e le altre sono chiuse

F ig. 4. - Settore Sud: 9perazior.e Neghelli.

in una morsa. Resistono accanitamente e contrattaccano in direzione di P asso Uarieu. Ma sono definitivamente respinte e travolte. Il 2 marzo il nemico che lascia ai nostri immenso bottino è in fuga dappertutto. Sono così sfasciate e dissolte le armate di Ras Mulugheita, Ras Cassa, Ras Sejum; mentre - come / vedremo - al fronte sud - è distrutta l'armata di Ras Destà. -

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CAM PA G N A

1N

A. 0 .

Resta in campo Ras Immerù. Esso è sbaragliato e rigettato verso i guadi del Tacazzè dal II e dal IV C.A. Il 6 aprile il fronte settentrionale abissino si può dire ormai crollato. I nostri hanno aperto il passo verso Dessiè e verso il Goggiam e minacciano la stessa capitale: Addis Abeba. Settore Sud Sul fronte sud intanto le operazioni avevano avuto brillante sviluppo. Gi2., dal novembre Ras Destà Damtoù, Governatore del Sidamo, aveva spinto lungo l'Uebi Gestro le sue avanguardie fino a Lama Scillindi minacciando di invadere la Somalia per costringere il gen. Graziani a distogliere le sue forze dall'Ogaden. Il Graziani, per converso, lanciava (20 novembre) una colonna di Dubat e proprio a ·Larnma Scillindi batteva le truppe del ras. Ma questi insisteva nei suoi propositi e nel dicembre, avanzando su tre colonne, muoveva per attaccare Dolo. Alla fine di dicembre Ras Destà aveva i suoi avamposti ad Areri sul Ganale Daria e il grosso delle forze a Gogorù: riserve a Filtù. Il generale Graziani, adunate prontamente a Dolo le sue forze, lo affrontava risolutamente e lo batteva ad Areri prima, a Gogorù successivamente, a Galgolò-Dedei infine. Si apriva cosi egl( la via di Neghelli ove entrava con marcia leggendaria il 20 gennaj o. Neghelli dista da Dolo 380 km. Raggiunta Neghelli, il Maresciallo Graziani poteva spingere ancora una sua colonna a Uadarà (75 km. più a nord): l'armata di Ras Destà era distrutta. Fra le truppe che prime entrarono in Neghelli e che proseguivano su Uadarà, erano le batterie autotrainate da 77/ 28 del Corpo Indigeni della Somalia italiana. L'artiglieria non ebbe campo per svolgere importanti azioni di fuoco (solo rapidi e brevi, per quanto efficacissimi interventi). Ma i suoi movimenti, strettamente armonizzati con quelli delle altre truppe nazionali e indigene, ne dimostrarono, nelle più difficili circostanze, l'alto spirito e la capacità. A N~ghelli rapidamente fu costituito un forte campo trincerato e reticolato con base logistica. Il Gruppo batterie autotrainate della Somalia -

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italiana - 3 btr. da 77/ 28 (magg. S. Raudino) - ne costituiva l'ossatura. La vittoria di Neghelli ebbe enorme importanza e risonanza. Frutto di genialità manovriera, di sapiente spirito di organizzazione, di audacia illuminata ed eroica, dava ormai garanzia dei futuri risolutivi successi. 6. - Sul fronte Nord le grandi battaglie nelle quali ebbe parte cospicua l'artiglieria furono (1): Battaglia dell'Amba Aradam

I gruppi motorizzat i da 77/ 27 e da 105/ 28 eritrei seguirono da presso la fanteria , superando tre valichi notevolissimi; e giunsero, insieme con i reparti di primo scaglione, fino a distanza tattica degli obiettivi , dove furono, qualche giorno dopo. raggiunti da gruppi da 149/ 13 la cui avanzata era stata, di proposito, ritardata esclusivàmente per delle preoccupazioni logistiche. Anche nella zona di Macallè e precisamente a cavallo della testata del Calaminò, venne creato un vero campo trincerato, impiegandovi 15 batterie da difesa tolte dalle linee difensive e immediatamente retrostanti , senza sguernirle però, ma soltanto allegerendole e lasciandovi dei nuclei di opere a protezione dei centri più importanti. Altre batterie venivano scaglionate sulle retrovie di Macallè e di Adua per la sicurezza delle costruende linee di comunicazione. A Macallè venne rimesso in onore ed in piena efficienza il piccolo e glorioso fortino di Enda Jesus le cui epiche vicende avevano contribuito ad ispirare e rafforzare il concetto dell'importanza da darsi anche in questa campagna alle opere di difesa. Veniva intanto delineandosi il quadro delle attività e delle intenzioni presumibili del nemico, in base alle quali, il nuovo comandante superiore, poteva, insieme con gli altri elementi in suo possesso, concretare un'ardita linea di condotta delle operazioni. (1) Vedi articolo citato del Gen. E. Garavelli.

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CAMPA G N A

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A. 0.

Forze ingenti nemiche affluivano dal sud e si concentravano in forti masse di fronte alle nostre posizioni avanzate. Imponente sopra le altre, anche per il nome e l'autorità del comandante, quella che stava ammassandosi immediatamente a sud della forte posizione dell'Amba Aradam; e pericolosa quella di Ras Cassa per la minaccia., contro il Tembien. Fu in questa situazione che, per ordine del comandante superiore, venne creata una imponente massa di artiglieria di manovra, concentrado la quasi totalità dei gruppi autotrainati a disposizione del comando superiore; ordinandola e organizzandola in modo da far sentire nelle successive azioni tutto il suo peso. Due raggruppamenti, undici gruppi e trentaquattro batterie_1 in pochi giorni vennero fatti affluire nella piana di Calaminò immediatamente a sud e sud-ovest di Macallè.

Alcuni di essi presero le mosse da Adua e dall'Enticciò (a 500 km. di distanza), impiegando dai quattro ai cinque giorni a compiere il lungo e difficile trasferimento, per metà su piste, o su terreno naturale e fra enormi difficoltà logistiche. Già a metà di di-c embre questa massa era pronta, schierata ed in grado di · cooperare nel modo più efficace al grandioso piano che era nella mente del comandante e che prese poi le mosse dalla battaglia dell'Endertà. L'azione .dell'artiglieria in genere e di quella di manovra, in specie, fu in quella battaglia, intensa, continuativa, spesso preminente, facilitata dalle condizioni del terreno e dalle provvide e meticolose predisposizioni. Fra i due Corpi di armata operanti per avvolgere da due lati l'esteso e forte baluardo dell'Amba Aradam, vi era un grande e pericoloso intervallo: e le ali interne delle due grandi unità erano particolarmente minacciate dagli attacchi che il nemico, ammassato al centro, poteva sferrare. I gruppi organici delle divisioni di P schiera erano quasi uniformemente distribuiti su tutto il fronte di ciascuna delle grandi unità, al seguito immediato delle unità di primo scaglione impegnate. Un terzo circa dei gruppi di manovra era stato assegnato -

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direttamente ai C.d'A., due per ogni grande unità, e in ciascun Corpo d'Armata i due gruppi erano stati impiegati a rinforzo e protezione delle ali esterne. Toccò perciò ai rimanenti cinque gruppi della massa di manovra (alla dipendenza diretta del Comando Superiore) iJ compito di eliminare la soluzione di continuità e di rinforzare potentemente l'azione di fuoco su tutto il fronte di tutte e due . le G.U. (1) . Essi vennero schierati nell'intervallo di fronte alla imponente e minacciosa Amba, così da costituire con l'insieme delle posizioni un vero sbarramento materiale di sicurezza e con il duplice compito: - di martellare la forte posizione nemica e di intèrdire nel modo più efficace tutte le provenienze; - di dare il più potente rinforzo di fuoco a tutte e due le grandi unità sull'intero fronte, ma in particolar modo a protezione .delle ali interne. Tutto ciò era possibile rea-lizzare: per la dislocazione centrale molto raccolta ed;arditamente avanzata di tutta la massa di manovra; per lo schieramento speciale adottato che, sebbene in ,contrasto con le norme generali di impiego, era però logico ed efficacissimo nella speciale situazione e contro un nem_ico quasi sprovvisto d'artiglieria ; e per la grandiosità dei mezzi e dei provvedimenti presi per assicurare il collegamento più intimo con le unità di fa.nteri~ impe~nate, e il dominio visivo dell'estesissimo campo di battaglia. I gruppi erano schierati qua$i su una linea, e in due rag-

(1 ) Le artiglierie mobili, massa di manovra a disposizione del Comando S~periore. erano cosi ord inate : Comandante Col. E . Pitassi- Mannella. - Coman do 1• R aggruppamento Mobile di Manovr a: T. Col. A. De Agazio:

IV 105/ 28; V 105/ 28; cxv 149/ 13.

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Coipando 7° Raggruppamento Mobile di Manovra: Col. S. Bonini: CXIX 149/ 13; 149/ 13.

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gruppamenti affiancati, con la difesa vicina organizzata in modo da poter far fronte alle più gravi eventualità; ciascun gruppo collegato con uno o più battaglioni di 1° scaglione; i raggruppamenti con i reggimenti, il comando della massa ed il

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Fig. 5. - Battaglia di Amba Ar adam.

comando superiore di artiglieria con le divisioni di l" schiera e con i due corpi d'armata. In totale una ventina di pattuglie O.e . con la fanteria ed altrettante circa negli osservatori od in riserva. -

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Analoga l'organizzazione dei collegamenti tattici nei comandi e nei gruppi di C.A. divisionale. L'azione di fuoco nella battaglia riuscì in ogni momento pronta, tempestiva. sicura e ben adeguata alle necessità contingenti. Iniziata con intensi con centramenti sulle località notoriamente più sensibili ed importanti della sommità e delle falde dell'Amba per coprire i primi movimenti delle nostre truppe, essa proseguì ininterrotta e precisa durante t utte le fasi della lunga e contrastata avanzata: da parte delle artiglierie leggere per eliminare resistenze locali; ma specialmente per rintuzzare attacchi improvvisi e violenti contro le singole colonne; e spesso erano azioni sferrate a brevissima distanza e svolte sotto il tormento della fucileria e delle mitragliatrici nemiche; in essa rifulse il valore e la fermezza. di reparti e di gregari. Da parte delle artiglierie di manovra impiego del fuoco quasi sempre a massa; una vera bufera che si scatenava o a richiesta, o di iniziativa e si abbatteva ora su una località ora sull'altra dell'esteso campo di battaglia. Quest'azione a massa culminò in alcun i episodi salienti che valsero a mettere in viva luce la bontà dell'organizzazione e dei principi informativi dello schieramento adottato. Furono essi gli imponenti e terrificant i concentramenti di sbarramento e di annientamento eseguiti: - il mattino del 12 febbraio, allorchè il nemico approfittando della fitta nebbia era sceso dal costone di Ena Gaber per sopraffare ed aggirare la 101' Legione CC.NN., schierata all'ala destra (interna) del 1° Corpo d'Armata;

- il mattino del 13 e quello del 15 febbraio sulla selletta centrale del nord dell'Amba Aradam, dalla quale scendevano fitte colonne dirette contro l'ala sinistra (interna) del III Corpo d'Armata ed il giorno 15 e 16 su masse disordinate affluenti nell'abitato di Antalò. In questi episodi gli attacchi nemici furono ripetutamente stroncati, le masse succedent isi con rabbiosa tenacia negli as-

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salti, prese ogni volta sotto violente tempeste di colpi di ogni calibro, annientate o volte in fuga . . Durante il primo epi~odio due batterie nemiche, ben visibili dall'osservatorio del Comando superiore, che avevano preso di

F ig. 6. - Da Macallè ad A lag(

mira da brevissima distanza un punto molto delicato dell'estrema destra del I C. d'A. (il cosidetto « Cappello del Prete ») furono messe fuori causa nel termine di qualche minuto. Nei successivi giorni della battaglia tutta l'artiglieria ma-

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novrò continuamente per occupare successive posizioni. Con opportuna successione di sbalzi e ben preordinato scaglionamento, sia nei gruppi di ogni raggruppamento, come nelle batterie di ciascun gruppo, tutte le unità si spostarono ripetutamente in avanti con sbalzi profondi anche sei-sette chilometri; le artiglierie divisionali tenendosi sempre a stretta portata dalle unità di fanteria del rispettivo settore di azione ; le artiglierie di manovra suddividendosi in due masse di cui la maggiore portata.arditamente sulle avanzate posizioni raggiunte dalle truppe del I C.d'A. a sud-est dell'Amba. E tutti i movimenti si effettuarono senza che si fosse verificata mai crisi di efficienza, nè stasi o discontinuità nell'azione del fuoco. Alla fine della battaglia tutte le artiglierie presenti nella zona (comprese diverse batterie da posizione) erano entrate in azione sparando complessivamente circa 26.000 colpi; di questi quasi la metà erano stati sparati dalle artiglierie più potenti della massa di manovra. L'efficacia del notevole e, in taluni episodi, preminente contributo dato alla vittoria da questa azione venne dai comandanti di ogni grado delle G.U. e dei reparti di fanteria impegnati, calorosamente riconosciuta ed elogiata. Lo stesso Comandante superiore trovava ed indicava in essa « una delle principali ragioni dei grandiosi risultati ottenuti con un minimo di perdite (1) » . Il 21 febbraio il Comando Superiore A.O. emanava le seguenti norme: « 1° - Noi non possiamo competere coi nostri nemici per velocità di sposta.mento e conseguente manovra nel campo tattico. Anzi siamo, ed è bene riconoscer.lo, decisamente inferiori. « 2° - Il nemico ci è anche superiore come irruenza nell'attacco e sprezzo delle perdite. << 3° - E' assolutamente necessario, per ottenere la vittoria, poter durare nel combattimento. Il nemico non ha questa pos(1) Telegramma dìretto d a SE. Badoglio al Ministero delle Colonie.

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sibilità sia per insufficienza di munizionamento che per debolezza di nervi che non lo sostengono a lungo nella lotta. cc 4° - Per limitare le perdite ed infliggerne all'avversario. è indispensabile fare un largo assegnamento sul fuoco di artiglier i a e delle mitragliatrici. Perciò portare sempre con sè molti cannoni, molte mitragliatrici ed un copioso munizionamento. « 5° - Le considerazioni sopra esposte impongono una spe-

ciale condotta di combattimento. Tale condotta può così essere definita: avanzata a sbalzi con aliquota ferma sempre in grado di appoggiare col fuoco la parte in movimento. Manovra quindi per tempi successivi sempre avendo e conservando una assoluta predominanza di fuoco. « 6" - Il nemico difficilmente attacca di fronte. Sua manovra preferita sono gli at tacchi ai fianchi ed alle spalle. Perciò opportuno scaglionamento in profondità. cc 7° - La più severa disciplina sulle retrovie. Nessun reparto sia isolato. I rifornimenti siano incolonnati e scortati. <e 8° - Non ricer-c are la soluzione nell'avanzata del compagno. Ogni reparto grosso o piccolo deve cercare di risolvere il problema essenzialmente con le proprie forze. cc 9° - L'aviazione può far molto ma non a contatto delle truppe. Essenzialmente essa deve lavorare per la ricognizione, . per l'attacco di colonne nemiche accorrenti alla battaglia, per l'inseguimento. cc 10° - Istruire gli inferiori dare informazioni strettamente approssimantesi a verità. Abolire per·ciò gli avverbi e i super· lativi. <e 11° - Non impiegare le riserve se non a ragion veduta. Abituare i reparti dipendenti a tale principio. cc 12° - L'avversario appena inizia la ritirata rompe ogni vincolo suo organico..Per il nemico ritirata vuol dire fuga. Ogni atto della più esasperante audacia è allora lecito e redditizio. cc 13° - Le necessità logistiche si riducono, in giornata _ di combattimento, ad una sola: rifornire ·di munizioni. Il soldato può stare senza mangiare anche un paio di giorni. « 14° - Se si combatte seguendo i precetti sunnominati .-si vince. Il Maresciallo d'Italia F.to: Badoglio.» -

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7. - L'epilogo della grande battaglia dell'Endertà (Amba Aradam) fu costituito dalla conquista da parte del I C.A. senza combattimento, il 28 febbraio - dell'Amba Alagi sulla strada per il lago Ascianghi, ove si raccoglievano gli avanzi di Ras Mulugheita. Quasi contemporaneamente nel Tembien il III C.A. ed il Corpo d'Armata Eritreo attaccavano da- nord e da sud le forze di Ras Cassa e di Ras Sejum le quali, dopo la sconfitta di Ras Mulugheita sull'Amba Aradam, non potevano più ricevere rinforzi. Le forze del Tembìen isolate, prese in mezzo, furono letteralmente schiacciate e disperse: episodio decisivo fu la conquista dell'Uork Amma operata audacemente dì sorpresa da un reparto di rocciatori-alpini e CC.NN. della cc XXVIII ott. » . Il 1° marzo i due Corpi d'Armata: III ed Eritreo si congiungevano sull'Amba Tzellerè nella zona di Andino e nella zona di Enda Mariam-Quorar. Giornate ricche di memorabili event i, queste della fine di febbraio-primi di marzo: mentre nel Tembien venivano distrutte le forze dei Ras Cassa e Sejum, nello Scirè il II C.A., operando per Selaclacà-Af Gagà, e il IV C.A. operando per Adi Abò, accerchiavano l'armata di Ras Immerù. Le truppe abissine si batterono con accanimento disperato, in una battaglia durata tre giorni: sottrattesi alla stretta del IV Corpo, resistettero con tenacia nella piana di Selaclacà. Quindi iniziarono il ripiegamento che presto si tramutò, sotto gli attacchi della nostra aviazione, in rotta disordinata. In poco più di due mesi dal fronte sud al fronte nord erano state· sconfitte e disperse: - dal Generale Graziani (gennaio) a Neghelli l'armata di Ras Destà; - dal I e ·dal III C.A. (10-14 'febbraio) all'Amba Aradam (Endertà) le armate di Ras Mulugheita; - dal III C.A. e dal C.A. Eritreo (W febbraio-1° marzo) nel Tembien le Armate di Ras Cassa e di Ras Sejum; - dal II e dal IV C.A. (29 febbraio-1° marzo) nello Scirè l'Armata di Ras Immerù. . Dopo questi avvenimenti il Negus non poteva più contare sulle armate dei suoi ras. Pertanto egli, indetta una nuova -

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mobilitazione e raccolte t utte le sue ultime forze, compresa la guardia imperiale, circa cinquantamila uomini, si portava il 21 marzo a Quoram e conoentriava l'esercito al passo Agumbertà che domina la zona dell'Ascianghi. Qui si svolgeva dal 31 marzo al 13 aprile l'ultima grande battaglia sulla via di Addis Abeba Ba ttaglia difficile e preoccupante, nel cuore dello Scioa, a centina ia di chilometri dalle nostre basi, alla vigilia, o peggio, durante la stagione delle piogge.

B[Lttagl'ia dell' Ascianghi

Sulla direttrice dell'Ascianghi operava il 1° C.A. con la Divisione Alpina cc Pusteria )) in prima schiera, e le divisioni cc Sabauda )), cc CC.NN. 3 gennaio n, cc Assietta )) , 6° Gruppo Battaglioni CC.NN. in seconda schiera. Inoltre vi si portava il Corpo d' A. eritreo che era nel Tembien. Nel territorio dl I C.A. si trovavano a metà marzo, le segu enti unità di artiglieria di manovra: - I e III gruppo da 100/ 17 autotrainato; - V gruppo da 105/ 28 autotrainato; - CXV e CXXV gruppo da 149/ 13 autotrainato. Per farli intervenire alla battaglia in preparazione si dovettero risolvere enormi difficoltà. Trattavasi di far loro at tra-· versare una zona impervia come non se ne erano mai viste, su un percorso di 50 km. con tre alti passi sui 3000 metri ove non erano che aspre mulattiere, difficili anche per le salmerie. Milleduecento artiglieri dei cinque gruppi mobili lavoravano alacremente alla pista in costruzione sull'Amba Alagi mentre il Comando Superiore artiglieria ordinava che affluissero nella zona: - I gruppo da 77/ 28 autotrainato eritrei da Selaclacà (300 km.) ; - III gruppo da 77/ 28 autoportato eritreo da Asmara (450 km.); - VII gruppo da 77/ 28 autocarrellato da Ha~sien (250 km.). Il 28 marzo, ancora prima che ia pista camionabile raggiungesse il fondo valle ad Atzalà, tutti i gruppi trainati, per-

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correndo una pista di circostanza, si riunivano ad Enda Chercos. Occorreva ora raggiungere il passo Aibà, che separa la valle di Atzalà da quella di Aibà. Difficoltà immense: eppure il 29 marzo due gruppi da 100/ 17 su sei pezzi e sei cassoni ciascuno, superavano l'erta difficilissima e pericolosa del passo Aibà. Dalla valle Atzalà intanto il I-77/ 28 autotrainatq, il VII 77/ 28 autocarrellato, iì CXXV da 149/ 13 su sei pezzi ed una batteria da 105/ 28 serrano da presso. Non pareva possibile che le artiglierie mobili di armata potessero giungere in tempo per partecipare alla battaglia prevista per il giorno 6 aprile, tante e così dure erano le difficoltà di percorso da superare. Nell'ipotesi che un attacco nemico in forze o una nostra avanzata rendessero necessario il sostegno ~i una massa di artiglieria, il comandante dell'artiglieria della Divisione alpina schierava i cinque gruppi da 75/ 13 e il gruppo bombarde di cui disponeva, parte in linea con gli alpini e parte in profondità. Le batterie alpine erano nei capisaldi con gli alpini in posizioni dominanti di cresta, in condizioni di intervenire sull'intero settore sia per l'accompagnamento in caso di avanzata sia per la protezione vicina o lontana in caso di attacco frontale o aggirante. Dipendevano dal comando d'artiglieria del fronte (comando 5° regg. art. alp.) e dal comando del 16" regg. art. e< Sabauda ». Sulla fronte del C.d'A. eritreo erano in linea tre gruppi indigeni da montagna. Sul settore della 2• divisione il IV gruppo, sul settore della 1" divisione il I e il III. Particolarmente preoccupante si presentava il problema del rifornimento munizioni per la deficienza dei muli che non resistevano alla micidiale fatica. Ufficiali ed artiglieri dei gruppi cc Lanzo > ) e « Belluno ll, per mantenere intatta la dotazione di fuoco, erano giunti sulle posizioni portando ciascuno nello zaino un proietto da 75/ 13 per ben 9 ore di marcia già di per sè faticosissima. Il 27 marzo le batterie alpine, che hanno già intaccato i 624 colpi delle dotazioni, con cui erano giunte sulle posizioni, debbono provvedere al rifornimento, che ha luogo lon-

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tano, a due tappe di marcia faticosissima, per aspre mulattiere, che sorpassano i 3000 m. I gruppi del 16° Regg. Art. « Sabauda » si presentarono alla battaglia con 4500 colpi circa in tutto; il gruppo bombarde con 1000 colpi per batteria. I gruppi eritrei che avevano il deposito· munizioni a due giornate di marcia, non avevano che: I e III 330 colpi; il IV, 2400. Il Negus aveva deciso di- attaccare per il 31 marzo: attacco fròntale delle nostre posizioni con tre colonne: - a sinistra ~as Ghettacciò e fitaurari Assenafè: 10.000 arm ati; - al centro Degiac Adefresau e cagnasmac Mucrià: 10 mila armati fra cui 6.000 della guardia imperiale; - a destra Ligabà Tessau - ras Ghebbedè ~ etc. con 20 mila armati. Gli etiopi disponevano anche di una quarantina di piccoli calibri fra cui 10 Oerlikon antiaerei, pezzi da 75 e 12 bombarde da 81. Gli ordini emanati dal Negus prescrivevano di raggiungere ad ogni costo le posizioni della nostra Divisione alpina, travolgerne di impeto la difesa e proseguire oltre senza esitazioni nè soste. Sopraffatta così la difesa dei nazionali il Negus riteneva per certo che gli eritrei sarebbero passati nelle file etiopkhe. Il segnale dell'attacco fu dato personalmente ,dal Negus all'alba del 31. Era il giorno di San Giorgio considerato il protettore delle armate etiop_iche. Il Negus contava molto su un'azione di sorpresa. Ma la sorpresa mancò del tutto per la stretta vigilanza dei nostri. Gli attaccanti, presi sotto il fuoco micidiale dei nostri alpini e delle nostre batterie, si sacrificarono in massa con valore che bisogna riconoscere ma cui fu per lo meno pari· ii valore dei nostri. Alle 11 e 30 il nostro Corpo d'Armata eritreo con il concorso di tutte le artiglierie del fronte della divisione alpina, della « Sabauda ))' della l " Div. eritrea, preceduto ed accompagnato dal fuoco delle batterie del Belluno, del Susa e del I Gruppo del 16°, lancia al contrattacco la sua 2a Divisione cui si aggiungono -

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gli artiglieri del IV Gruppo che, esaurite le munizioni, riuniti intorno al loro Comandante, partecipano direttamente all'azione come fanti . Via via il contrattacco è rinforzato dai battaglioni della P Divisione eritrea, dal battaglione CC.NN. cc Ravenna », dalla 94• cp . alpina..... · La battaglia è vinta per i nostri: è du:r:ata 13 ore. Il Negus decide la ritirata. Nei giorni successivi avanza a tagliare la ritirata degli etiopi e a liquidarne i resti ancora attivissimi e minacciosi, il I Corpo d'A. con le sue valorose divisioni l'Alpina e la Sabauda, la cui fiera resistenza ha valso la vittoria. Nella seconda fase possono fin almente intervenire i gruppi mobili di Armata che con marcia disperata, superando le difficoltà di un percorso impossibile a descrivere, hanno raggiunto passo Dubbar e proseguono. Il 3 essi possono portarsi sul colle Mecan per sostenere l 'avanzata del I C.A. Il I Corpo d'Armata sta avanzando su due colonne: alla sinistra la Divisione Sabauda, alla destra la Divisione Alpina. Il nemico, che sulla sinistra resiste debolmente con pochi nu~ clei, contrasta invece vivacemente l'avanzata della Divisione Alpina, che ha per obi·e ttivo la serie di alture culminanti nella quota 2420 tra Chessad Ezbà e il villaggio di Saeft i. Da questa parte si sta ritirando il Negus e, appunto per proteggerlo, numerosi nuclei etiopici, abilmente disposti, contrastano l'avanzata dei battaglioni alpini con un intenso fuoco di fucileria e di mit ragliatrici e con 4 Oerlikon. Le batterie alpine del cc Belluno » e le bombarde, che seguono i battaglioni di l"' schiera, entrano subito in azione, colpendo con .ràffiche precise i centri di resistenza nemici, particolarmente quelli appostati dentro i tukul. Colpi potenti echeggiano intanto per l'ampia conca,: i 100/ 17 che aprono il fuoco sugli obiettivi indicati dal comandante della Divisione Alpina. La densa colonna di fumo e le fiamme, che si levano poco dopo al cielo, indicano che gli obiettivi sono stati raggiunti. Con successivi concentramenti i 100/ 17 -

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incendiano il villaggio di Saeftì, distruggono nidi di mitraglia.trici ivi appostate ed un Oerlikon, obbligando al sileIJ.zio gli altri pezzi nemic~. Efficaci concentramenti vengono in seguito effettuati sulle pendici nord di Addi Assel Ghertì (distanza d'alzo 8,300 m.) -contro forti colonne di fuggiaschi, che si disperdono precipitosamente, lasciando sul terreno numerosi morti. A sua volta il I gruppo da 77/ 28, avanzato fino al torrente Mecan per aumentare l'efficacia del tiro, partecipa anch'esso brillantemente all'azione. I battaglioni alpini raggiungono alle 14 l'Amba Guddom. Le batterie del « Belluno», messesi rapidamente in posizione, inseguono il nemico in rotta con raffiche bene aggiustate. Mentre echeggiano gli ultimi colpi delle batterie del 5° Artiglieria Alpina, dei 100/ 17 e dei 77/ 28, altri due gruppi mobili giungono sul passo Mecan. Il 4 le due colonne del I Corpo d'Armata, Divisione Alpina e « Sabauda», a cui si è unita la Divisione CC. NN. « 3 Gennaio », riprendono l'avanzata, seguiti da ben 5 gruppi mobili d'armata. Quella notte una colonna ceÌere mista del I Corpo d'Armata giunge al passo Agumbertà, scende al mattino successivo per la pianura di Golgolò all'Ascianghi, disperde la retroguardia nemica ed a mezzogiorno occupa Quoram, ricongiungendosi all'avanguardia del Corpo d'Armata Eritreo, che ha colpito sul fianco i resti dell'esercito nemico, con una brillante azione, cui hanno partecipato validamente le batterie del I e III gruppo eritreo. La via della ritirata sul Cobbò è pJeclusa al Negus, che penosamente riesce a salvarsi con pochi uomini per Lalibelà e I , Magdala. La battaglia dell'Ascianghi o di Mai Ceu è vinta. La via di Adiss Abeba aperta, la vittoria completa assicurata (1).

(1) Dall'-articolo « L'artiglieria alla battaglìa dell'Ascianghi » (31 marzo 5 aprile 1936) di Alberto Cappa in Riv. d'A. e Genio dell'aprile - maggio 1937.

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8. - Il giorno 4 aprile il I C.A. ed il C.A. Eritreo oltrepassarono la regione del Lago Ascianghi ed occuparono Quoram. Indi Alomatà, quindici chilometri più a sud, sulla strada di Dessiè.

Fig. 7. - La marcia su Addis Abeba.

Il 10 aprile l'intero nostro fronte si metteva in marcia e le avanguardie oltrepassavano Cobbò. Dessiè veniva raggiunta ed occupata senza incontrare resistenze il 15 dal Corpo d'Armata Eritreo. Dessiè era la capitale degli Uollò, a 2250 m. sul livello del mare, in una conca fra i laghi Haik e Ardibbo: chiave -

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di volta dell'intera Etiopia perchè da essa si dipartivano numerose mulattiere, grandi carovaniere e la camionabile che porta ad Addis Abeba. Da essa ebbe inizio l'avanzata verso lo Scioa. Una colonna motorizzata alla quale partecipavano reparti di tutte le specialità (1) si mise in marcia agli ordini diretti del Maresciallo Badoglio per la cosidetta strada imperiale che da Dessiè andava ad Addis Abeba e ché invece era una primitiva carrareccia spesso impraticabile. Questa colonna con 1500 automezzi , vincendo difficoltà di terreno e di rifornimento, ma senza incontrare resistenze di rilievo da parte nemica, entrava in Addis Abeba il 5 maggio. Il Negus aveva già abbandonato la capitale, e questa da tre giorni era in preda all'anarchia e al saccheggio.

(1 )

Della colonna facevano parte:

- un gruppo misto n.u totrainato (cli Corpo d 'Armata) con personale nazionale: - un gruppo autoportato da 77/ 28 con personale nazionale (per la Divisione «Sabauda»); - un gruppo autotrainato da 77/ 28 con personale erit reo (per una Divisione eritrea) . I gruppi ebbero formazione speciale: -

gruppo misto: comando del CXXV gr. (T. Col. Sacchi): 1 btr. da 149/ 13; 1 btr. da 105/ 28; 1 btr. da 100/ 17.

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VII gruppo: comando del VII gr. autocarrellato (T. Col. Ferrario) : 190. b tr. del VII gr. autocarrellato; 1 btr. di formazione.

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I gruppo autotr.ainato eritreo: comando del I gr. a u totrainato eritreo (T . Col. Cinti) :

l"· bt r. da 77/ 28 autotn-ainata eritrea; 2" btr. da 77/ 28 autotraina.ta eritrea. Come m unizionamento venivano portati: - 4.000 colpi per ogni mitr.; 50_colpi per pezzo da 149/ 13; - 100 colpi per pezzo da 105/ 28; - 150 cotpi per pezzo da 77/ 28.

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9. - Fronte Sud

Sul fronte sud nel frattempo il generale Graziani attaccava nell'Ogaden la linea di Sassabaneh-Bullaleh-Dagabur protetta da cinque ordini di reticolati e munita di cave:rne ed appostamenti che la rendevano particolarmente forte. L'armata etiopica dell'Ogaden era agli ordini del degiacc Na.c;ibù assistito dal generale turco Weib pascià: aveva circa trentamila uomini con fucili moderni, mitragliatrici e cannoni.

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Flg. 8. - Fronte Sud: le operazioni per la conquista di Harrar.

L'attacco del generale Graziani si sviluppava seguendo la direttrice del Faf. Tre colonne (da sinistra): - Divisione libica (Gen. Nasi): per Danane, Senag, DagàMedò, Dagabur, Harrar; 116


CAMPAGNA IN A. O.

Corpo indigeni della Somalia (Gen. Frusci): per Gabredarre, Birgot, Sassabaneh, Dagabur, Giggiga Harrar; - Colonna « Agostini » per Uarder, Curati, Bullaleh, Dagabur. Della colonna centrale (Gen. Frusci) che ha il compito principale, fanno parte: -

artiglieria

- due gruppi di artiglieria cammellata da 65/ 17; - un gruppo motorizzato da 100/ 17. Trattavasi di operare a 700 km dalla base marittima di rifornimento e di avanzare per altri 600 .km attraverso l'arida boscaglia. All'alba del 14 aprile mosse la colonna di sinistra (Nasi). Es.sa incontrò subito forte resistenza a Gianagobò da parte delle truppe del degiacc Abbedè Damtoù fratello di Ras Destà (10.000 uomini). Questi, dopo duri combattimenti protrattisi per due giornate, minacciato di aggiramento e privato dei pozzi di Bircut occupati dai nostri fu costretto alla fuga con gravissime perdite (Bircut e Dagà Medò). La colonna Frusci, che per i primi cento chilometri non . incontrava il nemico, doveva invece duramente affrontarlo in vari combattimenti dopo Garandab. Fu la battaglia di Birgot (24 aprile) che decise le operazioni. A questa battaglia ebbe parte di rilievo l'artiglieria: « il gruppo obici e il I gruppo cammellato prendono posizione allo scoperto, chè il terreno non offre ripari e, fra una vera grandine di pallottole, aggiustano rapidamente il tiro. Lo dirige il colonnello Buoni (1) arrampicatosi sulla cabina di un autocarro per spaziare con lo sguardo sulla boscaglia, mentre intorno a lui i proietti punteggiano la terra (2) >>. E' la grande difficoltà dell'osservazione che intralcia sommamente l'impiego dell'artiglieria nella boscaglia somala ove

e .te l'art. del Corpo indigeni della Somalia italian a. (2) Vedi Gen. F1rusci : « I n Somalia sul fronte meridionale >>. p,ag. 112.

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« l'artiglieria (spesso) non può agire perchè la boscaglia copre d'eguale velo impenetrabile amici e nemici >i (1). Ma nella stretta del Faf, insidiosa ed asperrima per difficoltà naturali e per l'ostinato valore abissino, 1c le batterie hanno aperto il fuoco con celerità massima e pare che il tiro risenta tutta la volontà disperata di vincere, tutta la tensione suprema dell'ultimo sforzo n (2). Dopo 22 ore di combattimento il nemico fu travolto.

Rallentate dalle pioggie, cbe rendevano il terreno asso1utamente impraticabile, le colonne del gen. Graziani, con miracolo di energia, raggiungevano Harrar 1'8 maggio. Il 13 maggio un distaccamento del settore sud si congiungeva a Diredaua (sulla ferrovia Gibuti-Addis Abeba) con un battaglione proveniente dal settore Nord. La guerra italo-etiopica era conclusa. Soggiungiamo, però subito che l'impero del Negus era conquistato solo n ei suoi punti più importanti. La sua immensità stessa ne rendevano impossibile l'occupazione totale e difficile la pacificazione, turbata profondamente dall'azione di capi rimasti fedeli al Negus e sobillati e aiutati da potenze straniere. Dal maggio del 1936 in poi non si parlò di operazioni di guerra; pure la guerriglia si accendeva con focolai ora sporadici e non collegati, sì da apparire imprese di brigantaggio, ora vasti e organici e sicuramente organizzati. Ciò malgrado, gli italiani intrapresero subito una grandiosa opera volta a pacificare gli animi, a · incivilire l'ambiente, a organizzare la vita economica. E di questa opera - forse non dimenticata, perchè indimenticabile - sussistono ancora testimonianze onorevoli. Le operazioni che successivamente per completare l a conquista furono compiute, non dettero occasione a impiego rile-

(1 ) FR IJSCI ,

opera cit.. pag. 113.

(2) Idem. pag. 115.

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CAMPAGNA IN A . O.

vante di artiglieria, salvo qualche eccezione come durante la occupazione del territorio dei Galla-Sidamo compiuta dalla Divisione « Laghi » (Gen. Geloso). Con questa Divisione - costituita da elementi nazionali e indigeni - operavano (artiglieria): - un gruppo obici da 100/ 17 (T. Col. Froio) nazionali; - un gruppo autotrai~ato da 77/ 28 (Magg. Raudino) nazionali e indigeni; - una btr. da 65 / 17 nazionali. La Divisione « Laghi », mossa da Neghelli il 21 giugno '36, raggiungeva, dopo avere varcato il Dana Parma a Malca Guba, Mega il 24. Qui sosteneva un importante combattimento al quale prendeva parte il gruppo batterie autotrainate da 77/ 28 (Maggiore Raudino). Comqattimento breve epperò aspro: le resistenze nemiche - organizzate qualche chilometro avanti gli accessi dell'altopiano su cui giace l'importante centro di Mega - erano appoggiate essenzialmente a robusti trinceramenti che sbarravano la stretta montana su cui si arrampicava la pista. L'assalto del battaglione CC. NN. « Mutilati ,, e l'aggiramento effettuato dai battaglioni arabo-somali, l'uno e gli altri sostenuti dal preciso ed efficace fuoco dell'artiglieria, subito schierata su posizioni che sembravano inaccessibili, decidevano la giornata sanguinosa. Da Mega un distaccamento raggiungeva il confine del Chenia: Moiale. Anche qui al breve combattimento partecipava l'artiglieria (una sezione obici da 100). Quindi una marcia prodigiosa attraverso regioni pressochè inesplorate: miracolo di organizzazione logistica e di spirito di sacrificio, a distanza enorme dalla base marittima di Mogadiscio da cui, per le basi intermedie di Dolo e di Neghelli, si riceveva tutto: dal carburante alle munizioni, ai viveri. La asprezza dei luoghi veniva sfruttata dai residui dell'armata di Ras Destà dispersa, ma non distrutta nelle operazioni del gennaio di quell'anno per la conquista di Neghelli. Residui che si raggruppavano ora intorno a capi risoluti energiei e capaci come il degiacc Gabrè · Mariam. I combattimenti, che assunsero importanza di. vere ba;ttaglie, si svolsero a Giabassirè,, nel -

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cuore della regione dei Laghi, a Sadè, e infine ad Adicciò sul Mirgo. A Giabassirè - aspra montagna su cui si inerpica la pista che dalla terra dei Borana procede verso nord alla volta di Addis Abeba, gli abissini avevano organizzato un vero fortilizio con mitragliatrici e nuovissimi e ben munizionati pezzi da 47 Oerlikon. Ai suoi piedi, già ai primi di agosto, un nostro battaglione arabo-somalo . aveva sostenuto un sanguinosissimo scontro con le forze abissine preponderanti. Sostenuto e protetto da efficacissimi tiri da una batteria da 100/ 17, il battaglione era riuscito a disimpegnarsi. Ma la posizione del Giabassirè aveva confermata tutta la sua potenza. Nell'ottobre la Divisione « Laghi » l'attaccava. Al centro battaglioni mitraglieri nazionali (XIII e XIV) con il IX arabosomalo, a sinistra il gruppo squadroni « Aosta » con il VII gruppo dubat; sulla destra, per un aggiramento a grande raggio, i battaglioni X e XI arabersomali. In riserva, al centro, il gruppo squadroni cc Genova>). Schierata su una collina antistante al Giabassirè - Collina « Mitraglieri )) (rimasta famosa per l'eroica resistenza opposta dai mitraglieri nazionali nell'azione dei primi di agosto) - una massa di artiglieria: - gruppo da 100/ 17 (T. Col. Froio) per l'azione d'insieme; - gruppo da 77/ 28 (Magg. Raudino) per l'appoggio specifico. L'azione dell'artiglieria fu esemplare, come esemplare e prezioso fu il concorso dell'aviazione. Il perfetto collegamento con le fanterie che mossero con slancio ammirevole, la precisione del tiro e la perfetta adesione alle richieste di fuoco fecero sì che l'attacco - svolto proprio sotto l'arco delle traiettorie riuscisse sollecito e con perdite relativamente di poca entità. 1 numerosi cadaveri nemici, le armi abbandonate compresi i pezzi, le postazioni distrutte provarono la bontà del nostro procedi.mento tattico. E fu vittoria che ebbe risonanza. Travolti qui i nemici, la .Divisione << Laghi » proseguiva la marcia. Ma ancora al tre forze ne ostacolavano il passo: a Sadè e ad Adicciò. Ma anche qui l'artiglieria (gruppo da 100 e gruppo da 77 e btr. da 65) impiegate insieme, a massa, con brillanti ma-

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novre di fuoco, concorreva a spianare la via. A Sadè un artigliere giovanissimo, il S. Ten. Danieli, che prestava servizio con le bande e le guidava all'avanguardia, si immolava eroicamente. Del suo corpo fecero strazio i nemici. Meritò la Medaglia d'Oro: ricordandolo ancora ne vogliamo onorare il sacrificio, per-chè appaia, a chiusura di queste pagine, come l'artiglieria - fedele al suo motto - sempre e dovunque - abbia compiuto il proprio dovere. * * * All'Arma di Artiglieria, alla fine di questa campagna, furono conferite le insegne di <( Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia » con questa motivazione: cc In terra d'Africa, rinnovando le secolari tradizioni, dava sempre e dovunque contributo potente alla vittoria per tenacia, perizia e valore. Affratellata alle eroiche legioni dei Fanti, infranta ogni resistenza, domata l'ira nemica marciava sull'aspra via della vittoria verso la gloria dell'Italia imperiale n. Guerra italo-eti opica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936.

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(luglio 1936-aprile 1939) IO. - L'inizio della guerra civile in Spagna ,e le prime forze volontarie italiane - 11. - La conquista di Malaga.. - 12. - Guadal'ajara. - 13. - La riorganizzazione ciel C.T.V. (primavera del '37) e della sua artiglieria. - 14. - L'opera del Gen. Manca: direttive per l'addestramento e per l'impiego delle artiglierie. - 15. - Santani:Ier. 16. - Teruel. - 17. - Prima battaglia dell'Ebro. - 18. - Battaglia ciel . Levante. - 19. - Seconda battaglia dell'Ebro. Operazioni finali. ·

10. - La guerra civile di Spagna cominciò nel luglio 1936, quando cioè era appena finita da qualche mese la nostra campagna di Etiopia, ed ebbe termine nella primavera (aprile) del _ . 121 -


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1939. A tale guerra l'Esercito italiano diede, dapprima in modo occulto e successivamente in maniera sempre più palese, un concorso cospicuo in uomini e materiali a favore del generale Franco. « Dal punto di vista dei procedimenti di azione - leggiamo nel volume del Ministero della difesa - « L 'Ese7:cito italiano fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale » - pag. 134 - (( La

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Fig. 9. - Spagna: il teatro delle operazioni.

guerra di Spagna », per il fatto stesso che ad essa parteciparono, in favore dell'uno o dell'altro dei due contendenti, elementi ap-

partenenti a nazioni ed eserciti diversi, ed esponenti quindi di dottrine tattiche diverse, fu fonte di utili ammaestramenti. Non così per il resto, giacchè la nostra partecipazione atti-

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va, in misura sempre crescente, ad una guerra risultata lunga ed onerosa (proprio all'indomani di un'altra guerra brillante ma onerosa anch'essa, quale era quella di Etiopia), contribuì in modo notevole ad inaridire le nostre scorte di materiali e di mezzi ,, . A parte il concorso dei nostri mezzi aerei, ricordiamo che il 29 settembre il piroscafo « Città di Bengasi » sbarcava a Vigo provenienti da Genova - ufficiali, volontari e materiali italiani. Precisamente: 10 carri veloci (di cui tre lanciafiamme); 38 pezzi da 65/ 17, 3 batterie e 3 sez. anticarro; 25.600 granate, 4.800 granate perforanti da 65; 4 stazioni radio R.F.O.C., etc. Non fu che l'inizio. Limitandoci all'artiglieria diciamo subito che il nostro apporto raggiunse alla fine la cifra di 1930 b.d.f. le quali consumarono ben 7 milioni e mezzo di colpi. Il movimento militare che, con a capo il gen. Franco, portò al rovesciamento della Repubblica spagnola (1) e alla instaurazione di un nuovo regime - quello della Falange ebbe inizio nel Marocco il 17 luglio 1936. Ad esso aderirono prima tutte· le truppe del Marocco (truppe indigene e legione straniera) e subito dopo, in terra di Spagna: - Andalusia (gen. Queipo de Llano) guarnigione p.i Siviglia e Cordoba; - in Castiglia e Leon (gen. Mola) guarnigione di Pamplona, Vitoria, Burgos, Valladolid, Salamanca; - a Saragozza (gen. Cabanellas) guarnigione. Primo atto fu lo sbarco delle truppe marocchine nel continente. Con esse sbarcava anche il gen. Franco. Decisiva a questo fine fu la cooperazione di apparecchi e piloti italiani. L'aviazione del gen. Franco fu successivamente integrata dal concorso dell'aviazione da bombardament,o germanica (Legio- · ne Condor) . . Quasi contemporaneamente avveniva l'occupazione delle Baleari (esclusà Minorca) da parte di volontari italiani e il loro passaggio al gen. Franco. O) Instaurat a il 14 aprile 1931 in seguito al rit iro della Monarchia.

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Le prime vere operazioni militari (le altre non erano state

che episodi sia pure importantissimi di ribellione militare) portarono al congiungimento dell'Esercito del sud con quello del nord in seguito al quale le forze del generale Franco si assicurarono il controllo di tutta la frontiera portoghese. A queste forze si presentò subito il compito dell'occupazione di Madrid, ove si preparavano a resistere, con gli elementi fedeli al governo repubblicano, forze costituite in gran parte da miliziani a mano a mano rafforzati da aiuti (uomini ed armamenti) stranieri. L'occupazione di Madrid avrebbe avuto decisiva importanza sia per i riflessi morali, sia perchè Madrid, centro di comunicazioni stradali e ferroviarie. a vrebbe consentito praticamente il controllo dell'intera Spagna. A questa impresa si dedicò subito il gen. Franco: una diversione però ne ritardò l'inizio, quella costituita dalla liberazione dell'Alcazar di Toledo ove resistevano agli attac~hi furiosi dei repubblicani cir,ca 900 fra militari, guardia civile e cadetti che in verità scrissero una bella pagina di eroismo. L'Alcazar di Toledo resistette dal 18 luglio al 27 settembre - data nella quale fu liberato dalle truppe di Franco. Nell'imminenza delle operazioni per la conquista di Madrid le nostre prime truppe (volontari) furono incorporate nel « Tercio » (1). Esse costituivano un raggruppamento italo-spagnolo di carri e di artiglieria assegnato alle forze del generale Valera (Talavera) , mentre due btr. furono avviate ad Avila. I primi tentativi del gen. Franco di conquistare Madrid fallirono di fronte all'accanita resistenza dei miliziani rafforzati da battaglioni volontari stranieri (P Divisione della Brigata internazionale) e da carri russi Particolarmente furiosa fu la lotta nella « città universitaria »: le batterie italiane che avevano passato il Manzanares vi dettero contributo importantissimo. Esse raddoppiarono il quantitativo di artiglierie di cui i comandi spagnoli (gen . Mola) poterono disporre in

(1 )

Equivaleva alla « Legione Straniera ».

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quel settore, ma va soprattutto ricordato che esse furono sole ad agire con concentramenti efficaci. Alla fine di novembre ('36) il generalissimo Franco rinunciò all'attacco frontale della città. Operò egli invece da nord ovest e da sud est, ma falliti anche questi suoi tentativi, le operazioni ,dovettero essere arrestate (fine dicembre '36). In sostanza la battaglia per Madrid era stata vinta dai repubblicani. Il gen. Franco si rivolse ai governi italiano e tedesco

Fig. 10. - Artiglieria italiana in Spagna.

per avere altri e pm consistenti aiuti. La guerra di Spagna era giunta al momento critico. Per la Spagna furono fatti partire da allora numerosi volontari italiani e ne sbarcava a Cadice un primo contingente di 3000 uomini; mentre per contro attraverso i P irenei affluivano volontari da tutte le parti per rinforzare i repubblicani. Furono al principio del 1937 costituite due brigate miste italo-spagnole che inquadravano le riserve di Franco e i vo-

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lontari italiani. Tali brigate ----:- Frecce azzurre e Frecce nere erano articolate in banderas (battaglioni) e gruppi di banderas (reggimenti). · Pezzi di artiglieria italian i erano giunti, sia pure caoticamente, senza trattori, cosi pure materiali disparatissimi con imballaggi di circostanza e senza indicazione di contenuto. · Tutti i proietti di artiglieria erano privi - come è del resto regolamentare - di spolette e di inneschi che si dovettero ricercare nelle numerosissime casse, per alcune centinaia di migliaia di proietti. Fu necessario costituire depositi e laboratori; effettuare ricerche di personale specializzato; costruire le chiavi per lo spolettamento, compiere insomma un gravoso e complesso lavoro di organizzazione · con mezzi di fortuna. Complessivamente in quel periodo - fine dic. '36 e gennaio '37 - 66 piroscafi attraccarono a Cadice, 4 a Siviglia, ' · 4 a Huelva. Due basi vennero costit uite, una base sud a .Siviglia che si trasformerà poi in Intendenza, e una base nord (Aranda) a 1000 km. dagli scali dell'Atlantico . 11. - La prima operazione di vasta port ata che impegnerà il Corpo dei volontari italiani sarà quella per la conquista di

Malaga. I reparti che _vi erano destinati si concentrarono. nella zona Osuna-Montilla-Cabra-Lucena. Erano: - 1" Brigata volontari, su tre gru ppi banderas; - 4° e 5° gruppo banderas, tolti in via provvisoria dalla 1" e 2• Brigata mista; l " e 2.. compagnia carri d 'assalto; - ia compagnia motomitraglieri; - l " compagnia autoblindo; - un gruppo da 149/ 12; -~ due batt. da 105/ 28; - due btr. da 100/ 17; - una btr. da 75 C. K.; - due btr. da 20 mm.; - Geniò e servizi.

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I volontari italiani ;(1) erano al comando del gen. Roatta (che nell'operazione di Malaga restò ferito ma conservò il Comando) : la battaglia per la conquista di Malaga 'durò tre giorni (5-8 febbraio 1937); i volontari italiani vi ebbero parte decisiva e il concorso della loro artiglieria fu di grandissima importanza. La vittoria fu pagata con 500 uomini fuori combattimento fra -feriti e uccisi. Dopo Malaga le truppe italiane vennero riorganizzate. La M.M.I.S. (1) assunse la denominazione di Cbmando Truppe Volontarie; la l" Brigata volontari si trasformò in 1a Divisione; le Brigate 2• e 3·a diventarono 2· e 3• Divisione, inoltre si costituì la quarta divisione, la « Littorio ». La I e la II Brigatà mista, riunendo nei loro ranghi legionari nazionali e spagnoli, conservarono le rispettive denominazioni di u Frecce azzurre >> e di cc Frecce nere JJ. Inoltre furono costitl..liti un Comando reparti specializzati (·c arri d'assalto, autoblindo mitr. etc.): un Comando genio e un Comando d'artiglieria da cui dipesero: - uri gruppo di artiglieria di appoggio non facente parte organica delle divisioni; - raggruppamento art. di C.A.; - btr. da 75 C. K.; - btr. da 20 mm .. Ad eccezione delle due brigate miste, che rimasero nella zona di Siviglia e di Badajoz, le forze si concentrarono tutte nella zona di Valladolid, donde muoveranno poi per l'azione che, progettata e st~diata d'accordo col comando spagnolo, si effettuerà su Guadalajara. Queste formazioni · ebbero le caratteristiche della Milizia Volontaria Sicurezza Nazio·nale. · 12. Battaglia di Guadalajara. Il piano del comando italiano in armonia col concetto del gen. Franco, prevedeva che unità legionarie operassero lungo la direttrice Sigu~nza-Gua-

(1) Il Comando era intitolato alla M.M.I.S. - Missione Militare Italiana in Spagna.

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dalajara col compito di piombare sulle retrovie di Madrid da nord-est, mentre (e ciò era essenziale) in cooperazione con · esse le truppe del gen. Franco dovevano agire da mezzogiorno su Alcaià de Henares. L'azione concomitante delle truppe spagnole non poteva non essere nell'intendimento del Generale Franco. Questi, come del resto era ovvio, giudicava indispensabile che su obiettivi politicamente tanto importanti l'azione decisiva venisse condotta a termine da unità italiane e spagnole insieme. L'azione su Guadalajara prevista per la fine di febbraio fu rimandata all'8 marzo per le complesse necessità derivanti dalla preparazione di un'operazione di così vasta por- · tata. Essa che avrebbe dovuto avere come presupposto del successo la sorpresa, in realtà non beneficiò affatto di questo importante elemento milit~re. Parteciparono essenzialmente: - 2" Div. vol. « Fiamme Nere » rinforzata col IV e V gruppo Banderas; - 3" Div. vol. « Penne Nere >>; - Div. vol. cc Littorio ii; - P Div. vol. « Dio lo vuole 11; - Raggruppamento artiglieria; - Reparti specializzati. La 2• Div. « Fiamme nere ,1 aveva tre gruppi di artiglieria leggera e una batteria da 20. Inoltre per la preparazione ebbe a ·disposizione anche 7 gruppi di artiglieria fra leggera e di medio calibro. La 3• Div. « Penne nere i> (autotrasportata) fu rinforzata con 4 gruppi di artiglieria e 2 btr. da 20. Le Divisioni « Littorio n e P « Dio lo vuole n erano in riserva (con tre btr. da 20). In to.tale si disponeva della forza di circa 35.000 uomini. L'operazione si sviluppò in tre periodi: - 8 - 14 marzo: le divisioni 2" e 3" si impegnano e si logorano. Conseguono il massimo risultato, ma dall'altra par-

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te aumentano progressivamente le forze e la resistenza dell'avversario. - 15 - 19 marzo: si impegnano anche la 1• Div. e la Littorio » che rilevano le posizioni raggiunte dalla 2a e dalla 3~ e le difendono accanitamente, contro la spinta controffensiva nemica. Il nemico che ha ormai fatto massa contro gli italiani, sfrutta le sue più favorevole condizioni di mezzi, di forze, di ambiente fino al ripiegamento dei legionari.· -- 20 - 24 marzo l'impeto dell'avversario che contrattacca si infrange contro la resistenza dei legionari che, dopo un n ecessario ripiegamento, attraverso fatiche e difficoltà sovrumane, mantengono salda la loro compagi~e. I combattimenti si svolgono in condizioni climatiche durissime. I legionari perdono complessivamente 1000 morti, 2000 feriti, 250 prigionieri. Innegabilmente fu un insuccesso, sebbene non della portata quale l'avversario volle esaltare a fine propagandistici. Gli italiani anche in questo evento sfortunato si batterono valorosamente, talvolta anche eroicamente. Alla radice dell'insuccesso fu certamente la mancata cooperazione delle truppe del gen. Franco le quali per ragioni complesse non attaccarono: il nemico potè così far massa contro gli italiani. L'investimento di Madrid si era risolto in una pressione e in una minaccia lontana della capitale. Mancavano i mezzi per pensare ad una presa di viva forza della città e d'altra parte il generalissimo Franèo voleva evitare una simile soluzione. Madrid poteva cadere per difficoltà di vettovagliamento e per spossamento materiale e morale come anche per effetto di una situazione generale militare che ne rendesse inutile la resistenza. Prevalse questa concezione e quindi il gen. Franco ebbe di mira il miglioramento della situazione territoriale. Con questo obiettivo e sopratutto con l'intento di prevenire la minaccia rappresentata dalla vasta regione che i repubblicani occupavano ancora nel nord, il generale Franco intraprese la conquista della Biscaglia, del Santanderino e delle Austurie per eliminare dal vasto teatro della guerra la <(

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fronte settentrionale e rendere disponibili le sue forze del nord, (oltre 50.000 uomini con grande quantità di materiale bellico) · da poter gettare nella futura azione risolutiva. 13. - Nella primavera del 1937 il C.T.V. (Corpo Truppe Volontarie) italiano, il cui comando era stato assunto nel frattempo dal Gen . Bastico, fu riorganiz.zato. Sciolte la P e la 3" divisione furono completati e rinvigoriti gli organici della Divisione « Littorio », della 2° Divisione e del Raggruppamento « XXIII Marzo )). Per l'artiglieria in particolare fu riordinata e rafforzata quella delle grandi unità, compreso il raggruppamento di Corpo d'A. Al 1° maggio del 1937 le artiglierie del C.T .V. [ comandante l'artiglieria d'ora in poi il Gen. Ettore Manca di Mores (1) J erano così organizzate. Artiglierie divisionali:

- artiglierie organiche della Divisione « Littorio )) : reggimento « Littorio )) su due ·g ruppi da 65/ 17 (I e II) autocarrati. Viene presto assegnato organicamente un altro gruppo da 100/ 17, in modo da portare il reggimento su tre gruppi. Il gruppo da 100/ 17 è su due batterie e così resta fino alla seconda battaglia dell'Ebro; - artiglierie organiche della Divisione « Fiamme Nere ii : tre gruppi non costituiti in raggruppamento, e cioè: uno da 65/ 17 (III), uno da 75/ 27 mod. 906 (XI) entrambi autotrasportati, ed uno da 100/ 17 (VIII) , autotrainato. Tutti e tre alle dipendenze, per l'impiego, dell'ufficiale superiore più anziano dei comandanti di gruppo. I gruppi sono su tre batterie di quattro pezzi, eccettuato il gruppo da · 100/ 17, che è su due batterie di tre pezzi ciascuna;

( 1) Al volume del qu l'!le : « L'impiego dell'artiglieria i-taliana n ella . guer ra di Spagna»· dob-biani~ molto per ·i da.ti e per le notazioni intere1:san.tissime dal punto di vista dottrinale. è ,a Clii rinviamo lÒ studioso per una ,apprÒfondita conòsèenza non solo cli quanto fece ·r arti'glierìa italiana -nella guerra di Spagna, m a sop rattutto per lo .stato deìla dottrin a ·di .impiego del)a nostra arma.

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L'ARTIGLIERIA ITALIANA NE LLA GUERRA DI S P AG NA

artiglierie de~ raggruppamento « XXIII Marzo 11 : un gruppo da 65/ 17 (IV) autotrasportato, su tre batterie, di quattro pezzi ciascuna; - artiglierie della Brigata « Frecce Nere n: un gruppo da 75/ 27 mod. 1911 aufotrainato, su tre batterie di quattro pezzi ciascuna; - artiglierie della Brigata « Frecce Azzurre 11 : un gruppo da 75/ 27 mod. 1911 autotrainato, su tre batterie di quattro pezzi ciascuna; - ogni Divisione, o brigata, ha alle sue dipendenze una batteria da 20 mm. su due sezioni. In seguito saranno due per Divisione, eccettuata la Divisione « Frecce» che ne avrà tre (batt. 1", 2", 3·, 4•, 6", 8" e 9"); - ogni reggimento di fanteria ha una batteria di accompagnamento su quattro pezzi. Artiglierie direttamente dipendenti dal C.T.V. (artiglierie di Corpo d 'Armata): - gruppi di medio calibro da 105/ 28 (I e III) e gruppi di medio calibro da 149/ 12 (II e IV), autotrainati, su due batterie di tre pezzi ciascuna; - gruppi di piccolo calibro da 100/ 17 (I, IX e III) autotrainati, su due batterie di tre pezzi ciascuna. Il III, prima temporaneamente e poi organicamente assegnato alla Divisione cc Littorio >). Inoltre il gruppo da 75/ 27 mod. 1911, autotrainato su tre batterie di quattro pezzi ciascuna; - artiglierie contraerei: batt. l ", 2', 34, 4"', 5• da 75 C.K. e 5a e 7.. da 20 mm. Di queste la F , 4• e 5· da 75 C.K. sono dislocate presso i campi di aviazione; le altre due sono disponibili per il loro impiego con le truppe. Tutte le artiglierie dipendenti direttamente· dal C.T.V. prendono parte . con i nazionali alle azioni che si svolgono nelle Asturie: i gruppi delle brigate cc Frecce Nere » e cc Frecce Azzurre » sono colle loro brigate, impegnate rispettivamente nelle Asttirie e nel fronte di Madrid.

Per quanto riguarda lo stato di conservazione delle b.d.f., questo non può che essere in cattive, anzi in pessime condi-

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zioni, dato che già da parecchi mesi le b.d.f. sono impiegate. I gruppi direttamenti dipendenti dal C.T.V. ed impegnati nelle Asturie (attorno a Bermeo) sono nominalmente su sei pezzi, ossia la metà di quelli che organicamente dovrebbero avere i gruppi; effettivamente sono ridotti a due ed anche ad un solo pezzo. In migliori condizioni sono le artiglierie della Divisione 11 Littorio » e 11 Fiamme Nere », pel momento non impiegate. Specialmente quelle del reggimento 11 Littorio » regolarmente costituito. I guasti riflettono essenzialmente freni e vomeri, nei riguardi degli affusti; grani a focone e ricuperatori , nei riguardi delle bocche da fuoco. Le cause vanno imputate, in parte, alla vetustà del materiale ed in parte alla deficiente istruzione del personale in genere, e del personale operaio in particolare, anche scarso di numero. Per quanto riguarda il materiale automobilistico, esso è ridotto in condizioni veramente disastrose. Infine riçordiamo che i provvedimenti di carattere orga-: nico adottati per il riodinamento delle artiglierie del C.T .V ., furono: a) Artiglierie divisionali: - costituzione dei comandi di reggimento per le artiglierie della Divisione « Fiamme Nere» e, in seguito, per quelle della Divisione cc Frecce ,, quando verrà costituita; - trasformazione dei gruppi da 65/ 17 autotrasportati in someggiati. b) Artiglierie direttamente dipendenti dal C.T.V.: - costituzione di tre comandi di raggruppamento corrispondenti alle artiglierie di medio calibro (quattro gruppi, di cui due da 149 e due da 105); artiglierie di piccolo calibro (inizialmente tre . gruppi, due da 100 e uno da 75, in seguito quattro, colla costituzione del III gruppo da 65, formato dalle artiglierie di accompagnamento della disciolta 1• Divisione); artiglierie contraerei (due gruppi, uno da 75 ed uno da 20 mm.). Data la mancanza di comandi di reggimento, si è costretti procedere per gradi; 132 -


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- costituzione della terza sezione nelle batterie da 20 mm. quale elemento sussidiario alle batterie da 75 C.K. assegnate ai campi e depositi (difesa vicina); - co.stituzione dei gruppi su tre batterie di quattro pezzi. Il provvedimento riguarda più specialmente le batterie ed i gruppi di artiglieria di medio calibro del C.T.V. 14. - Il comandante dell'artiglieria del C.T.V. Gen. Manca di Mores, non solo dedicava la sua attività alla riorganiz-

Fig. 11. - Batteria da 149/ 35 in Spagn a .

zazione dell'Artiglieria, come ora abbiamo visto nelle sue linee generali, ma altresi emanava una importante serie di Direttive circa il suo addestramento e· il suo impiego. Tali direttive (1) intendevano forgiare, · come forgiarono, una massa di artiglieria degna delle tradizioni dell'Arma.

(1) Vedi: Manca, op. Cit. pag. 36 e seg.

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Criteri fondamentali: . . - addestramento perfetto di reparti (personale e quadri) nella preparazione del tiro, e nel tiro, per ottenere una rapida, elastica manovra di fuoco, partendo dal presupposto che l'impiego del fuoco a massa. è basato sulla manovra del fuoco, intesa come manovra di proietti a massa e che questa, a sua volta, poggia su un perfetto addestramento del personale, dei quadri e, in modo speciale, dei comandanti di batteria; - abolizione ragionata di ogni convenzionalismo o fossilizzata tradizione in fatto di impiego, tipo la sicurezza delle artiglierie basata sulla distanza dalle prime linee e simili. L'artiglieria opera per il fante, in stretta comunione col fante., a contatto morale, spirituale e materiale del fante; - importanza massima e decisiva dei collegamenti, specie del collegamento radiofonico. Mettiamo in evidenza l'importanza data allo schieramento dell'artiglieria: spingere i pezzi il più avanti possibile a contatto diretto cogli elementi avanzati di fanteria. .. in modo che essi, se possibile, non debbano eseguire cambi di posizione durante l'azione, provocando crisi di fuoco. ~pperò se necessario non esitare a spingere avanti durante l'azione parte dell'artiglieria a scaglioni in modo da rendere efficace e sicuro il concorso. Dunque schieramenti avanzati, impi~go del fuoco a massa, collegamento con la fanteria attuato istintivamente, sempre ... : concetti nè nuovi, nè difformi sostanzialmente alla nostra regolamentazione, ma ribaditi e messi in armonia con la situazione, l'ambiente, il tipo di guerra combattuta. Concetti che si leggono ancora con profondo interesse e la cui esposizione chiara e perfino meticolosa ci dà idea dell'alto grado di efficienza raggiunta dalla nostra dottrina di impiego. I concetti di impiego che dianzi abbiamo appena accennati sono messi in atto (sia pure ancora in parte) nella battaglia che si svolge intorno a Bilbao e che culmina nella presa -

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del cinturone da parte delle truppe del Gen. Franco, col concorso del raggruppamento (( XXIII Marzo », della Brigata « Frecce Nere » e di una massa cospicua di artiglierie legionarie: ben nove gruppi. Impiego che è una sorpresa per tutti e che frutta la rapida inattesa caduta del cinturone e la rotta del nemico (1). Le operazioni intorno a Bilbao si erano protratte per oltre due mesi e mezzo (31 marzo - 19 giugno '37). Furono condotte per la prima parte dal generale spagnolo Mola che vi perdette la vita. Parteciparono 4-5 brigate u Navarra » cui si aggiunsero la Brigata cc Frecce Nere e il Raggruppamento « XXIII Marzo n e le artiglierie legionarie del cui decisivo contributo abbiamo detto ora. 15. - Spostato il fulcro delle operazioni a Santander, alla battaglia che vi si ingaggia (14-26 agosto 1937) partecipanò le truppe del C.T.V. (Divisione cc Littorio », Divisione « Fiamme Nere n, Div_isione cc XXIII Marzo >i, Gruppo Bandere « IX Maggio ll) con le seguenti nostre artiglierie:

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due gruppi da 149/ 12; due gruppi da 105/ 28; quattro gruppi da 100/ 17; un gruppo da 75/ 27; quattro gruppi da 65/ 17.

In totale tredici gruppi dei quali sette di cannoni e sei di obici; ossia: Raggruppamento art. del C.T.V. e artiglierie delle Divisioni «Littorio», e< Fiamme Nere>) e << XXIII Marzo ».

(1) Il 1<> ottobre 1936 il Parlamento di Mad}:id aveva proclamato l'autonomia dei paesi Baschi. Mentre le due provincie basche di S. 8ebastiano e Vit oria erano in mano dei seguaci di Franco, quella di Bilbao , rentro principale della Biscaglia, era te~uta dai repu bblicani. Questi ultimi concentrarono i loro s forzi appunto a Bilbao e vi crearono un fort issimo campo t rincerato con un • cosidetto << Cint urone di ferro » che ebbe lo sviluppo periferico di 70 lan. Bilbao. città industriale d i oltre 200 mila abitan ti, è uno dei principali centri sider urgici spagnuoli.

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L'azione a massa svolta dall'artiglieria suppliva al numero non grande di b.d.f., e permetteva alle fanterie di aprirsi coi propri mezzi il varco attraverso il reti'Colato. Le b.d.f. che parteciparono alla preparazione e al seguito della battaglia erano: - di p. C. 92; - di m. c. 32. Durante la preparazione esse consumarono: - 36.000 colpi di p . · c. (390 per pezzo); 8.000 colpi di m . c. (250 per pezzo). Durante i movimenti i medi calibri furono sempre in condizione di intervenire, raggiungendo lè colonne quando se ne manifestava la necessità. Sulla fronte della « Littorio >i nelle giornate del 21 e 23 le artiglierie di medio calibro furono ancora una volta schierate in linea coi piccoli calibri, a distanza di tiro dalle mitragliatrici nemiche. Dopo Santander l'artiglieria del C.T.V. partecipa con 2 gruppi (I/ 100 e III/ 105) all'azione per la liberazione di Belchite (29 agosto - 16 settembre '37); con 4 gruppi di medio calibro (2 da 149 e 2 da 105) e 2 gr. da 100 (oltre a 2 gruppi organici div. da 75/ 27 e 1 da 75/ 27 di rinforzo alla Div.) alla battaglia di Zuera (22-24 settembre: l'azione fu svolta dalla Divisione (< Frecce ») . Il mese di novembre fu caratterizzato da un ulteriore riordinamento dell'artiglieria del C .T.V. in base al quale: - si costituisce la 8.. batteria da 20 mm. su tre sezioni e si aumentano di una sezione le batterie 5a e 7"' da 20 mm. ; - si costituisce il reggimento artiglieria « Frecce >i della Divisione « Frecce»; - si costituisce il reggimento artiglieria « X XIII marzo i> (XI/ 75 :. . IV/ 65 - VIII/ 100). Il III/65 passa a far parte del raggruppamento del C.T.V.; - vengono portati a quattro i pezzi delle batterie da 149/ 12; -

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viene costituita la terza batteria dei gruppi da 149/ 12, 105/28 e 100/ 17; - vengono sciolte le batterie di accompagnamento e costituite le sezioni di accompagnamento, organicamente assegnate ai battaglioni di fanteria; - viene costituito il raggruppamento artiglieria piccoli calibri; - viene costituito il raggruppamento artiglieria controaerei. Le artiglierie del C.T.V. raggiungono così una · sistemazione organica, tale da facilitare l'azione del comando e permettere di tendere al loro progresso, sviluppando, attraverso i comandi di reggimento e di raggruppamento, gli insegnamenti tratti dalle azioni alle quali continuamente sono chiamate a partecipare. 16. - Battaglia di Teruel (21 dicembre '37 - 31 genn. '38). Al · tentativo di liberare la guarnigione di Teruel _: accerchiata dalle truppe repubblicane - il generale Franco invia 8 divisioni ripartite in due Corpi di esercito, con le rispettive artiglierie. A rinforzo sono chiamate le artiglierie del C.T.V. che· vi dovranno svolgere azione di insieme su tutta la fronte, ma principalmente sulla fronte del Corpo di esercito di destra. Le · artiglierie del C.T.V. sono costituite ora da due raggruppamenti, uno di medio ed uno di piccolo calibro. Inoltre da un'aliquota del raggruppamento e.a. per la protezione del cielo dello schieramento. Ossia: - due gruppi - due gruppi - due gruppi - un gruppo - un gruppo - due btr. da - tre btr. da

da 105/ 28; da 149/ 12; da 100/ 17; da 75/ 27; da 65/ 17; 75 C. K.; 20.

Tutti i gruppi di 3 btr. su 4 pezzi ciascuna. Massa perfet-

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tamente idonea, dato il grado di addestramento e di coesione raggiunto, a costituire il vero ed unico elemento di manovra dell'Esercito operante, perchè malgrado gli sforzi compiuti dall'artiglieria del gen. Franco, ·per mancanza di mezzi, di materiali, di quadri e di adatto addestramento, ·essa non poteva assolvere i compiti inerenti alla manovra del fuoco e ai rapidi cambiamenti di posizione. Lo schieramento dei nostri· gruppi, lanciato arditamente contro il nemico (caratteristica costante di tutti gli schieramenti compiuti dalle artiglierie italiane che tuttavia consentiva di opporsi ad eventuali tentativi di avanzata del nemico con la manovra del fuoco a massa), fu rapido e pronto, malgrado notevolissime difficolt~ stradali. E in breve tutta la nostra artiglieria - attraverso una perfetta e rapida preparazione topografica - fu pronta a concentrare il fuoco su qualsiasi punto del campo di battaglia. La battaglia arse per oltre un mese, con scarsi risultati definitivi. Fin dal primo giorno, malgrado che i concentramenti della nostra artiglieria si susseguissero, si manifestò la difficoltà di far seguire al fu oco l'avanzata dei battaglioni spagnoli non ancora ginnasticati a questa manovra. Ammirevoli però erano le azioni della nostra artiglieria che scuotevano il nemico non provato a simili concentramenti e sostenevano il morale dei franchisti stupiti dalla potenza, dalla precisione, dalla rapidità nello spostare il tiro da un obiettivo ad un altro del settore. Nella giornata del 30 l'artiglieria del C.T.V. raggiunge il massimo della sua azione di distruzione e di demoralizzazione. E' essa (1) che conquista le due posizioni che costituiscono la chiave della difesa di Teruel, Los Morrones e Las Pedrisas. Teruel sembrò vicina ad essere raggiunta; il comandante delle t ruppe così telegrafa: « Agli artiglieri dei raggruppamenti. La battaglia di

(1 ) Vedi: MANCA,

op. cit.. pag. 270.

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Teruel volge alla fine. Come · comandante e come italiano, vi dico che sono orgoglioso dell'opera da voi compiu_ta. Coi vostri cannoni avete spianato la strada alla fanteria' nazionale e contribuito decisamente alla vìttoria comune. Bene avete meritato dalla Patria. Sotto la tormenta, col freddo intensissimo per più giòrni avete con animo lieto ·soppottato fatiche e pericoli dimostrando dì essere artiglieri degni della tradizione dell'Arma. A tutti il mio più vivo ed incondizionato elogio». Ed il gen. Fq,nco telegrafa\la al comandante· del C.T.V. « Riceva Vostra Eccellenza le . felicitazioni più sentite per il brillantissimo impiego dell'artiglieria ai suoi ordini, che tanto ha cooperato per il trionfo risonante di Teruél » . Ma nei giorni successivi l'andamento generale della battaglia per complesse ragioni tende a mutare. Gli attacchi delle truppe di Franco non hanno sviluppo. « Il nemico manifesta chiaramente di accorgersi del diminuito slancio, contrattaccando e tentando di incunearsi tra i due Corpi d'Eserdto. L'azione violenta ed immediata dell'artiglieria del C.T.V. nella zona di Masia del Chandre, stronca ogni velleità aggressiva, ristabilendo la situazione. Il 5 gennaio arn::ora si rinnovano le azioni dell'artiglieria, non seguite però dall'avanzata. Questo giorno segna nettamente la fine dell'offensiva nel periodo e l'inizio di azioni locali limitate, adatte ai limitati mezzi a disposizione dell'Esercito, ma che _consentono al nemico, prima scosso, di riprendere energia e c~ntrattaccare su tutti i punti della vasta fronte. Ed i contrattacchi si succedono ininterrottamente. L'artiglieria del C.T.V. deve ora, senza modificare il suo schieramento, che sarebbe cosa gravissima dal lato m9rale, procedere alla completa riorganizzazione del fuoco, per garantire, col suo immediato . intervento, la sicurezza delle linee raggiunte, mirando soprattutto al fianco destro, contro i.I quale il nemico ripetutamente si accanisce, nella speranza di sfondarlo e cadere, dall'alto, sull'intero schieramento delle artiglierie. Ed al piano, già in precedente tentativo, si era affacciato dalle alture ad oriente di San Blas; ma l'intervento -

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della massa delle artiglierie aveva trasformato il successo iniziale ottenuto in sanguinosa rotta )>. In definitiva la prima fase della battaglia nel settore di Teruel costituiva un sue-cesso per i repubblicani; ma limitato dall'azione potentissima e magistrale dell'artiglieria italiana che salvava le truppe di Franco da una rotta completa (1). Il 17 gennaio la guarnigione di Teruel, allo stremo delle forze, è costretta ad · arrendersi. La cc radio >> repubblicana comunica: cc L'ultimo baluardo dei cc faziosi>> in Teruel è caduto. Il colonnello Rey si è arreso con 1500 uomini. I « faziosi •> hanno impegnato una grande battaglia per liberare Teruel. Se non avessero avuto il potente aiuto dell'aviazione e dell'artiglieria di potenze straniere (leggi: italiane), la battaglia sarebbe terminata per loro in rotta completa. I combattimenti per Teruel ripresero furiosi nel mese di febbraio. Le truppe del Generale Franco contrattaccando risolutamente tagliavano le comunicazioni nemiche da Montalban e stringevano il cerchio intorno alla martoriata città nella quale infine penetravano il 21 febbraio. L'.aviazione legionaria contribuiva largamente alla definitiva vittoria. Dopo limitate ulteriori operazioni cui concorrono ancora le artiglierie del C.T.V. queste vengono gradualmente ritirate dalla fronte per riorganizzarsi e predisporsi per la grande offensiva che si delinea: la battaglia dell'Ebro. La battaglia dell' Ebro (9 marzo - 18 aprile 1938)

17. - Mentre durava la battaglia per la riconquista di Teruel il comando del generale Franco si orientava verso altre possibilità operative. Il 25 febbraio enunciava l'intenzione di sfruttare la superiorità morale e materiale raggiunta a Teruel, agendo al più presto con tutto l'esercito del Nord rinforzato dal C.T.V., in modo da realizzare la distruzione del . grosso delle forze nemiche ammassate in Aragona. (1) Al comandante del C.T.V. telegrafava anche il Capo del Governo italiano: « Esprima mio vivo compiacimento at Generale Manca et. ai suoi artiglieri per azione salvatrice sua artiglieria durante battaglia T eruel ».

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Pr ecisamente: - l'esercito del nord, rinforzato dal ·c .T.V., deve eliminare le forze nemiche che presidiano il saliente Vivel del RioFu~ntes, raggiungere il Rio Guadalupe fra Casse ed Alcaniz

Fig. 12. - Un n ostro 305/ 17 in Spagna.

e quindi procedere per la destra dell'Ebro, meta il mare. Obiettivo del C.T.V.: Alcaniz. Agivano (C.T.V.): - in prima schiera: Divisione « Frecce )) rinforzata da due gruppi di art. di p.c.; - in seconda schiera: Divisione « Fiamme Nere » e ,e X XIII Marzo »; - riserva Div. cc Littorio» e raggruppamento carri. Artiglieria a disposizione: Raggruppamento art. medio calibro; - Raggruppamento art. piccolo calibro; 141 -


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Raggruppamento art. contraerei (aliquote); Artiglierie della Div. « Littorio » e « XXIII Marzo 11; Artiglierie della Div. << Frecce ».

Compito delle artiglierie: - durante la preparazione: artiglieria del C.T .V. e divisionali, neutralizzazione delle difese avversarie e d elle batterie nemiche; - durante l'attacco: artiglieria del C.T .V. , neutralizzazione e controbatteria, a seconda dello svolgersi dell'azione; art. divisionali, appoggio; - difesa contraerei. Per la preparazione - che per la prima fase assumeva importanza capitale - si avevano a disposizione: -

4 gruppi da 65/ 17 4 75/ 27 )) 3 100/ 17 2 105/ 28 149/ 12 2 ))

p.

))

))

))

))

))

))

))

))

))

))

In totale

))

48 48 36

24 24 180

Inoltre vi erano una btr. e.a. da 75/ C.K. e 6 sezioni da 20. Con i detti gruppi vennero costituiti quattro magli, corrispondenti ai quattro reggimenti di p. c., ai quali veniva aggiunt-o per ciascuno di essi, un gruppo di medio calibro. - Maglio A: reggimento « Littorio » (2 gr. da 65/ 17 e un gruppo da 100/ 17) + un gruppo da _149/ 12. - Maglio B: reggimento « Fiamme Nere >> e « XXIII Marzo » (1 gruppo da 65/ 17 - 1 gruppo da 75/ 27 - 1 gruppo da 100/ 17) -1.- un gruppo da 149/ 12. - Maglio C: raggruppamento piccoli calibri, meno un gruppo da 100/ 17 (1 gr. da 65/ 17 - 1 gruppo da 75-27 - 1 gruppo da 100/ 17) ..i.. 1 gruppo da 105/ 28. - Maglio D: reggimento « Frecce>> (due gr. da 75/ 27) 1 gruppo da 100/ 17 del raggruppamento p .c. da 105/ 28.

+

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Elementi di fuoco potentissimi costituiti da 4 gruppi di 3 btr. perfettamente istruite, temprati alla guerra, ginnasticati alla manovra del . fuoco, resa ancor più agile e spedita dal fatto che ogni singolo maglio è nelle mani del comandante del reggimento. Il concetto generale che fu seguito fu quello di rendere la preparazione quanto mai violenta in modo da produrre sul nemico il vero collasso. E perciò ridotti al minor numero possibile gli obiettivi della preparazione: quelli più importanti e più sensibili - onde ottenere su di essi il massimo degli effetti. Per la preparazione furono preventivati: - piccoli calibri 38.600 colpi; -·- medi calibri 1.500 colpi. Non vennero eseguiti inquadramenti nei giorni precedent i l'attacco. La preparazione topografica e balistica dette ottimi risultati, facilitando grandemente gli aggiustamenti effet t uati contemporaneamente da tutte le batterie schierate, nel periodo di un'ora e con un quarto d'ora di intervallo dalla preparazione. Questi aggiustamenti nell'imminenza dell'azione furono eseguiti in base a uno schema prestabilito cosicchè non dettero luogo a confusione fra le numerose batterie che sparavano. Se si tiene conto che per gli aggiustamenti fu preventivato un .consumo di 2500 'colpi, si capisce come questo periodo sia stato interpretato dal nemico, non uso a simili azioni, come vera preparazione, abbia occupate nuovamente le trincee, in attesa dell'attacco ritenuto imminente. La preparazione invece piombava allora improvvisa e violenta, producendo fin dalle prime raffiche panico e sgomento (come da informazioni di prigionieri) tali da determinare il crollo del sistema difensivo, giusto le previsioni (1). Il volume eccezionale di fuoco impiegato nei concentramenti non era ·s tato ancora raggiunto nelle altre battaglie. (1 ) -lv!ANCA,

9P. .eit.,

pag .. 321.

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I risultati conseguiti e il breve tempo impiegato dimostravano l'opportunità di questo impiego. Nelle fasi per le quali si sviluppò la battaglia dell'Ebro l'artiglieria ebbe importanza enorme. Il suo impiego, condotto sempre magistralmente, dalla rottura del fronte nemico (Cabezo del Cuervo e Rudilla) a Muniesa, all'avanzata su Alloza e Andorra, alla conquista di Gandesa e · Tortosa, schiantava la resistenza nemica. Dopo la battaglia dell'Ebro le artiglierie del C.T.V. subirono altro riordinamento volto essenzialmente ad aumentare il volume di fuoco senza aumentare il numero delle unità. Queste infatti non potevano essere aumentate per deficienza di personale e di quadri (specialmente di comandanti di bat. teria). Pertanto furono portate a sei pezzi: - tutte le batterie di medio calibro; - una delle batterie del I e del IX gr. da 100/ 17 del raggr. p.c.; - tutte le btr. dei gruppi III/ 75 e III/ 65 del raggr. p.c. Furono costituite: - una terza batteria nei gruppi da 100/ 17 dei reggimenti divisionali « Littorio » e cc Fiamme Nere - XXIII Marzo »; - una batteria da 20 in rinforzo alle btr. da 75 CK assegnate ai campi d'aviazione; - fu aggiunta una batteria da 75/ 46 al raggruppamento contraerei. 18. Alla battaglia dell'Ebro segue quella del Levante che le truppe del gen. Franco ingaggiano da Teruel al mare. 1• Fase

Vi partecipano:

il raggruppamento p.c. che sostiene in grandissima

parte il peso della lotta (per la .presa di Castellon) e che, data -

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la sua mobilità, agisce da vero rimorchio per le poche artiglierie del Corpo di Esercito franchista. Impiegato sempre riunito e con azioni di massa, incalza dovunque il nemico; - il raggruppamento m.c. (nella battaglia a sud di Teruel) con 72 b.d.f. Il Corpo d'Esercito di Franco è qui sprovvisto completamente di artiglieria e fa assegnamento soltanto su quelle del C.T.V. L'azione si svolge con le caratteristiche , di violenza ormai note. Nella manovra· l'azione a massa è svolta dal raggruppamento senza il concorso dei piccoli calibri ed è la prima volta che un intero raggruppamento di .medi calibri agisce da solo, senza l'intervento di piccoli calibri, manovrando il fuoco a massa per appoggiare le fanterie nella loro avanzata. · A parte l'addestramento dei quadri e del personale, concorre al buon risultato la trasformazione delle batterie da 4 a 6 pezzi, trasformazione che ha reso possibile · di ottenere nei concentramenti un sufficiente volume di fuoco. 2"' Fase

Ai rapida -

primi di luglio nel settore di Teruel, per rendere più e decisiva la risoluzione della battaglia, opera il C.T.V.: Divisione « Fiamme Nere - XXIII Marzo )) Divisione « Littorio» P schiera; Raggruppamento carristi Brigata << Frecce azzurre » 2• schiera. 5' Divisione Nazionale (spagnoli) Artiglieria a disposizione: - Raggrupp. art. m.c.; » » p.c.; » » e.a. (2 btr. da 75 CK e da 75/ 46; 3 btr. da 20). Inoltre i due reggimenti delle divisioni. Per la preparazione {durata circa un'ora) vennero impiegate 208 b.d.f. di cui 136 di p.c. e 72 di m.c. La fronte nemica fu, anche in questa operazione, nettamente sfondata dal fuoco dell'artiglieria.

I

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19. Seconda battaglia dell'Ebro (25 luglio-3 novembre 1938). Tra il 25 ed il 29 luglio il nemico riesce di sorpresa a sfondare la fronte in corrispondenza del tratto compreso fra Mequinenza e Cherta. Contenuto immediatamente dalle truppe di Franco che accorrono con unità tolte da altre fronti, vengono immediatamente iniziate le operazioni per respingerlo oltre l'Ebro. Sgombrata in un primo tempo, con il concorso di una aliquota di artiglierie del C.T.V. (2 gruppi da 105/ 28) la sacca fra Mequinenza e Fayon, le truppe di Franco debbono, per procedere alla conquista dell'ansa di Gandesa, disporre di tutte le artiglierie del C.T.V. Il movimento di queste artiglierie e le operazioni per assicurare il loro tempestivo intervento avvengono con rapidità fulminea, malgrado la distanza da superare e le difficoltà del terreno. Le artiglierie del C.T.V., che sono sulla breccia, salvo brevi intervalli di riposo, dal mese di maggio, scrivono in questa seconda battaglia dell'Ebro altre belle pagine. Capi e gregari fanno a gara nel prodigarsi per la riuscita delle azioni con l'esempio, con il valore, con la serena fiducia nella potenza dell'arma. Mentre ancora infuria la battaglia, il generalissimo Franco vuole decorare della medaglia militare un simbolico reparto di artiglieria, intendendo con questo dare all'Arma la più alta deco_razione al valore. La motivazione è sintesi dell'opera dell'artiglieria in terra di Spagna: << Ha combattuto dovunque con inestinguibile fede, con epico ardimento. Al rombo dei suoi cannoni ha risposto sempre il grido della vittoria » (1). Ai primi di ottobre 1938 cominciò il rimpatrio dalla Spagna dei legionari italiani che vi avevano compiuti diciotto mesi di ininterrotta campagna. Il C.T .V. veniva ridotto perO ) MANCA. op. cìt.. pag. 429.

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tanto di circa 10.000 uomini. Le forze rimaste ebbero un nuovo riordinamento_. Il C.T.V. costituì una massa di manovra composta di truppe legionarie e di truppe spagnole, queste ultime inquadrate in buona parte da ufficiali italiani. In particolare esso risultò formato da: - Divisione d'assalto « Littorio », costituita esclusivamente da truppe legionarie italiane e con formazione analoga a quella della nuova divisione italiana su due reggimenti. - Divisione mista « Frecce Nere »: su 7 btg. ftr. , 1 btg. mortai, 3 gr. artigl. , 1 btg. genio, servizi; costitu.ita con truppa spagnola e q uadri italiani nei gradi superiori e con quadri misti nei gradi inferiori, -sottufficiali e graduati truppa; specialisti e servizi pressochè tutti .italiani. - Divisione mista « Frecce Azzurre »: con costituzion e analoga a quella della Divisione « Frecce Nere ». - Divisione « Frecce Verdi >> : mista anch'essa come le precedenti, ma con formazione analoga a quella della Divisione « Littorio ». - Raggruppamento carristi su: 2 btg. carri, 1 btg. motomeccaniz~ato, 1 btg. misto (1 cp. landafiamme, 1 cp. mitr. , 1 cp. anticarro) , 1 cp. arditi, 1 cp. mitr. 35 e.a., 1 btr. 65/ 17 autoportata, tutti legionari italiani. - Artiglieria Corpo Truppe Volontarie: costituita · da 1 raggrupp. vari calibri (2 gr. 105/ 28, 2 gr. da 149/ 12, 2 gr. da 75/ 27) e 1 raggrupp. contraereo (4 btr. 75 CK, 1 btr. 75/ 46, 3 btr . 20), tutti legionari italiani. - Genio Corpo Truppe Volontarie: composto da 1 btg. artieri, 1 btg. telegrafisti, 1 btg. radiotelegrafisti, 1 compagnia fotoelettricisti, tutti legionari italiani. - Centro Istruzione, comprendente: gruppi istruttori italiani, presso le Accademie spagnole, una scuola trasmissioni R.T. e T. e unità legionarie miste scuole (fanteria, celeri, artiglieria, ·genio, specializzati vari). Personale istruttore e di inquadramento, tutto italiano. - Intendenza: direzioni e servizi vari, con base a Si~

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viglia e sezione staccata a Cadice (tutto personale legionario italiano). La forza legionaria · in 0.M.S. nel dicembre 1938 ebbe così un totale di 2077 ufficiali e 25 .935 sottufficiali e truppa. C~ questa nuoya formazione il C.T .V. partecipò alle ultime operazioni: - Su Barcellona con l_a quale il generale Franco si pro_p,ose d_i battere e distruggere l'esercito nemico in Catalogna, ~ ,ì tagliarne le linee dì comunicazione con la Francia e liberare la regione catalana. Azione pienamente riuscita:_ il C.T.V., ag~ndo ora di forza, ora di sorpresa, fu spesso, con l'applicazione di concetti di guerra manovrata, l'elemento risolutivo della battaglia. - Per Madrid: che fu conquistata per manovra alla quale il C.T.V. partecipava operando sulla vasta linea del Tago, e conquistando la testa di ponte dì Toledo.· Due colonne furono lanciate da una parte su Guadalajara e dall'altra parte su Alicante. · Madrid, accerchiata, era presa senza che venisse sparato alla fine un colpo di fucile. Era il 1° aprile 1939. •< Questa nostra partecipazione alla guerra dì Spagna, voluta dal Governo del tempo soprattutto per affermare le ideologie di parte, doveva fatalmente concorrere ad indebolire il potenziale bellico italiano ed a farci trovare più che mai mal preparati, militarmente, al momento dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Se il contingente di uomini, infatti, che fu inviato in Ispagna era, essenzialmente, di truppe volontarie (nel febbraio 1937 contava già 50.000 uomini), fu l'esercito che dovette fornire ad esso i comandanti, gli Stati Maggiori, le armi e provvedere integralmente alì'organìzzazìone dei trasporti, delle basi, dei servizi e dei rifornimenti, « impegnando e consumando (1) dotazioni corrispondenti a quelle di 30-.5 0 nostre divisioni; ed al

(1) Gen. UMBERTO SPIGO: « Premesse tecniche della disfatta» Ed. Faro. pag. 45, Roma, 1940.

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L ' ARTIGLIERIA ITALIANA NELLA G U ERRA DI SPAGNA

personale ed ai mezzi dell'esercito, si aggiungevano forze e mezzi della marina e dell'aviazione i> . « Durante il corso della guerra di Spagna vennero, infatti, inviati colà e, dopo la conclusione delle operazioni, ceduti al Governo spagnolo: 1930 bocche da fuoco di vario calibro; 10.000 mitragliatrici ed armi automatiche; 240.or ) armi portatili; 385 milion~ di cartucce; 7 milioni e mezzo di colpi di artiglieria; 7.668.000 serie di vestiario; 763 velivoli militari, con le relative scorte di motori, bombe e cartucce; 4 cacciator- • pediniere; 2 sommergibili; 4 mas: il tutto avente un valoL ., complessivo di 7 miliardi e mezzo di lire (in valuta del 1939). Va aggiuntò a ciò il logorìo considerevole delle navi da guerra (la marina militare italiana partecipò alla guerra spagnola con 91 delle sue unità) e mercantili; degli aerei; degli automezzi (ne furono impiegati oltre 6000). < La nostra partecipazione alla guerra civile spagnola, infine, veniva anche ad inasprire i già tesi rapporti con le maggiori Potenze, in un momento in cui noi avremmo avuto bisogno, invece, di vigile raccoglimento e del più intenso e tranquillo lavoro per poter consolidare il P aese e la nostra recente conquista africana; in un momento in cui potevano avvertirsi i primi segni premonitori del nuovo cataclìsma che quanto prima si sarebbe abbattuto su l'Europa » (1). 1

(1) H 1STOR1cus: « Da Versailles a Cassibile - L o sforzo militare italiano nel venticinquennio 1918- 1943 ». pag. 55 e segg.

-

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CAPITOLO QUARTO

L'Artiglieria nella batta9lia delle Alpi Occidentali (giugno 194.0)

A

I . - Premessa. - 2. - L'organizzazione difensiva francese. - 3. - Le nostre forze e le artiglierie. - 4. - Le prime operazioni fino al 21 giugno. - 5. - La ripresa offensiva: 43 · A. e l " A.. - 6. - Le ultime operazioni: 4a A. e l "' A.. - 7. - Conclusione.

1. - E' nozione comune che le possibilità operative dello scacchiere alpino sul quale affrontavamo la Francia erano enormemente più vantaggiose per la Francia che per noi. Però la nostra dichiarazione di guerra alla Francia ed all'Inghilterra giungeva quando (in genere) le sorti della guerr a sembravano volgere - pur con tutte le incognite che l'avvenire poteva riservare · - favorevoli alla Germania. Ma in par~icolare la Francia era ridotta agli estremi. Mettiamo in evidenza comunque che durante il periodo della non belligeranza il nostro schieramento sulle Alpi occidentali ebbe carattere difensivo; e che anche lo schieramento previsto dal P. R. 12 (piano di radunata 12) che fu attuato una volta dichiarata la guerra (10 giugno 1940), considerava un atteggiamento difensivo.

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L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE

AL PI OCCIDENT ALI

Scrive il generale Francesco Rossi (1): « Dopo i mesi di non belligeranza, lo S. M. non vano ! piani difensivi. Quali sono le conseguenze di un atteggiamento difensivo? Lungo tutta la frontiera verso la Francia erano in posto numerose unità di Guardia alla Frontiera (G.a.F.): fanteria, artiglieria e genio, che avevano il compito di occupare e di difendere le opere difensive permanenti e campali. La G.a.F. faceva, per così dire, corpo con la fortificazione e si appoggiava ad una serie di piccoli magazzini così detti di copertura, aventi le dotazioni corrispondenti alla durata della resistenza che si voleva per ogni gruppo di opere. La G.a.F. aveva il compito di assicurare l'intangibilità della frontiera all'atto della mobilitazione generale fino all'arrivo delle grandi unità .mobili (divisioni, corpi d'armata, e armate) che si sarebbero schierate in relazione al piano strategico generale (2). In un piano difensivo quale era il nostro verso la Francia, le G.U. assumevano uno schieramento arretrato a meno che fosse necessario irrobustire direttamente in qualche tratto la difesa della G.a.F. L'atteggiamento difensivo si ripercuoteva essenzialmente sullo schieramento delle artiglierie e su quello dei servizi che erano relativamente arretrati.

(1) Mussolini e lo St ato Maggiore; pag . 65 e seguen t i. (2) La G .a .F. fu is,titUita il 20 clicem bre 1934. Era inqu adrata nella compagine del· Cor po d'Annata cli frontiera pre3SO il Comando del quale un apposito comando G.a F. coordinava r a ttivit à dei suoi vari elemen ti. L"ossatura essenziale del complesso organismo era da t a dai settori cui era affidato un tratto d1 conf.ne e che comprendevano sotto sett or i, gruppi di capisaldi e unità m inorL Inserite nei settori e nei sottosettor i er ano determinate · unità cli a rtigUeria, la cui c ara t ter is-t ioa doveva essere di estrema r apiclit à e prontezza d'impiego. Al di fuori dei settori, ma · inseri ti n ell'organizzazione complessiva della G .a.. F. del Corpo d'Armata . erano i r eggimenti cli artiglieria G a.F. ordinati in modo cli potere rapidament e integrare le artiglierie f.acenti pal'te vera e pr opria dei settori.

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PREME S SA I

Dopo pochi giorni dalla dichiarazione di guerra, Mussolini, nonostante il parere contrario del Mar . Badoglio, Capo di S. M . Gen., diede impro,vvisamente ordine di passare· all'offensiva sul fronte. alpino. L'ordine per essere eseguito richiedeva molti e molti giorni. Che cosa voleva dire passare all'offensiva? Voleva dire anzitutto spostare in avanti le artiglierie, i servizi e poi le Grandi Unità. Lo spostamento delle artiglierie e dei servizi è molto laborioso, e specialmente in montagna. Se si r.iflette che per guadagnare con le artiglierie di medio e grosso calibro 5-6 km. di gittata utile, come. è necessario volendo passare da uno schieramento difensivo ad altro offensivo, bisogna spesso spostare le batterie sul contrafforte antistante, dove talvolta non esistono strade e che, per giunta, può essere (come avvenne nel giugno 1940) coperto di neve, se si riflette altr~sì che sulla nuova posizione occorre impiantare osservatorii e collegamenti e così stendere decine di chilomentri di filo telefonico in terreno assai difficHe, si comprende come 16 spostamento delle artiglierte in montagna sia quanto mai laborioso. Spostare i servizi significa spostare i magazzini, cioè migliaia di tonnellate di munizioni, viveri, filo di ferro, materiali di ogni genere lungo una strada sola, spesso intasata di truppe e convogli, a pendenze forti, di rendimento generalmente scarso n. Il 29 agosto 1939 per ordine del Ministro della Guerra era stato costituito con le Armate 1' e 4" già dislocate in Liguria e Piemonte, il Gruppo Armate Ovest del quale il Comando fu assunto da S· A. R. il Principe di Piemonte con sede a Bra. I comandi delle due predette Grandi Unità avevano già avuto ordine dal Capo di S. M. dell'Esercito (gen. Pariani) di avvicinare le dipendenti divisioni alla frontiera francese secondo quanto era stato previsto dal piano di guerra. Nel corso dei mesi di settembre e di ottobre fu completata la mobilitazione e l'affluenza dei reparti in zona di radunata, e fu provveduto alla costituzione di nuove unità e allo schieramento parziale di nuove artiglierie. -

153 -


L'ARTIG LIERIA

NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

Nel periodo pre-invernale furono intensificati al massimo i lavori per il completamento ed il perfezionamento della sistemazione difensiva. Ma a causa delle anticipate cattive condizioni atmosferiche il Capo di S. M. dell'Esercito ordinò il S ottobre un primo arretramento parziale delle truppe per una migliore sistemazione invernale. Il 18 maggio 1940 il nuovo capo di S. M. dell'Esercito, Maresciallo Rodolfo Graziani -- che. era stato nominato il 3 novembre 1939 in sostituzione del Gen. Pariani - in vista della situazione politica contingente ordinò la rimessa in atto del dispositivo di copertura già attuato nel settembre 1939. Il 30 maggio ordinò di assumere lo schieramento previsto dal piano di guerra per le ore 24 del 4 giugno; data che venne successivamente rimandata al giorno 10 stessa ora. Il 7 giugno lo Stato Maggiore R. E. comunicò al Comando Gruppo Armate ovest che per ordine di Mussolini il contegno da tenersi di fronte alla Francia in caso di ostilità doveva essere assolutamente difensivo, sia in terra che in aria. La sera del 10 giugno dopo il discorso del Capo del Governo al popolo italiano, il Maresciallo Graziani inviò al Comando Gruppo Armate ovest e a quelli delle Armate 1· e 4"' il seguente telegramma: « Stato guerra contro Francia ed Inghilterra ha inizio ore O domani 11 corrente. Non, dico non, far brillare nessuna interruzione salvo caso necessità. Assicurare telefonicamente i> .

2. - Per renderci conto di quelle che erano le possibilità difensive francesi è necessario tener presente l'insieme delle opere fortificate che integrano e potenziano la naturale formidabile asprezza del terreno. Tale insieme di opere era statò completato e soprattutto am_modernato dal 1929 in poi COI} criteri analoghi a quelli adottati per la linea Maginot: al principio del 1940 si era in presenza di quella che fu considerata e chiamata dai francesi la Maginot Alpina. -

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L'ORGANI ZZAZI ONE DIFENSIVA FRANCESE

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F ig. 13 ·- Il teatro di operazion i italo- francese.

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L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DE LLE

ALPI · OCCIDENTALI

Essa aveva i suoi capisaldi nei seguenti sbarramenti: a) zona nord (dal lago di Ginevra all'Ubaye): in Tarantasia: Bourg Saint Maurice; in Mariana: Modane; nell'alta Durance: davanti a Briançon; nel territorio di Queyras: ·chateau Queyras; nella valle dell'Ubaye: fra Tournoux e Larche. b)

zona sud (dall'Ubaye al mare): nena valle della Tinea: Rimplas ; nella valle della Vesubia: nord di Lantosque; ·nel territorio Alpi marittime: fra Sospello e Castillon; nella Cornice: vicinanze di Cap Martin.

Il raccordo fra le posiziorii della zona nord e quelle della zona sud era assicurato dalle fortificazioni del gruppo di Restefond, ad ovest . dell'Enciastraia. Il complesso dei detti capisaldi costituiva la posizione di difesa, a sua volta articolata in profondità in tre sistemi o posizioni: uno di avamposti - opere leggere dominanti gli sbocchi dei valichi di frontiera; uno centrale costituito da grandi opere moderne che inglobava alcune opere di tipo antico; uno arretrato eh.e costituiva un raddoppio della posizione di resistenza. Le posizioni difensive francesi, già forti per natura, resta-

vano così valorizzate ulteriormente da antiche e nuovissime opere ad alta capacità di resistenza. Data la situazione generale e quella particolare sul fronte delle Alpi (riduzione degli effettivi dell'Armata) il Gen. Orly - e.te delle forze francesi - non poteva proporsi che il compito di dare battaglia decisiva sulla sola posizione di resistenza e, nell'intervallo fra questa posizione e la frontiera, ritardare al massimo l'avanzata italiana coi seguenti mezzi: -

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LE NOSTRE FORZE E LE ARTI GLIERIE

distruzioni stradali e ferroviarie; azione a distanza delle artiglierie; resistenza protratta il maggior tempo possibile delle opere in calcestruzzo della posizione di. avamposti, completate dalla sorveglianza dei plotoni esploratorisciatori; azione ritardatrice di distaccamenti operanti nelle zone favorevoli: la prima nella Moriana lungo l'asse Moncenisio-Termignon-Esseillon; la seconda nelle Alpi marittime lungo l'asse Saorgio-Authion. 3. - All'inizio delle ostilità il gruppo Armate ovest, al Comando .di S. A. R. il Principe di Piemonte, era così compostq e schierato: COMANDO GRU PPO A RMATE· OVEST A BRA

4a Armata (gen. Guzzoni) dal Monte Rosa (escluso) al M. Granero, con:

-

-

Corpo d'Armata alpino nel settore Baltea-Orco-Stura: Divisioni Alpine « Tridentina)> e cc Taurinense » e Raggruppamento « Levanna·.>> .

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I Corpo d'Armata nel settore Moncenisio-Bardonecchia: Divisioni ftr. Cagliari, Superga e Pinerolo. IV Corpo d'Armata nel settore Monginevro: Divisioni ftr. Sforzesca e Assietta e 3" Regg. Alpino (nel settore Germanasca - Pellice). in riserva divisioni ftr. Brennero e Legnano e l° raggrupp. celere. l3 Armata .(Gen. Pintor) dal · M. Granero (escluso) al mare, con: -

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L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

II Corpo d'Armata nel settore Maira - Po - Stura: Raggrupp. Varaita-Po, Div. ftr.: Forlì, Acqui e Livorno. Div. Alpina Cuneense. - III Corpo d'Armata nel settore Alta Roia - Gessi: Raggrupp. Alpino Gessi, div. ftr. Ravenna, Div. ftr. Cuneo. - XV Corpo d'Armata nel settore Media e Bassa Roia: Div. ftr. Modena e Cosseria, Div. ftr. Cremona. In riserva Div. ftr. Pistoia; Lupi di Toscana; Cacciatori delle Alpi; Div. alpina Pusteria; 1 raggrupp. celere. La forza presente nel complesso delle due Armate era di circa 12.500 ufficiali e 300.000 uomini, con 1922 pezzi di piccolo calibro, 1800 di medio calibro e 19 di grosso calibro. L'entità delle forze francesi alla frontiera delle Alpi fu va- . ria: la massima effidenza era stata raggiunta verso la metà di settembre del 1939: 6' Armata francese schierata alla frontiera alpina e nella retrostante zona della valle del Rodano e dal Lago di Ginevra al mare: circa 500.000 uomini. Questa Armata però nel novembre stesso del '39 fu spostata verso il nord e sulla frontiera alpina restò, con compito di osservazione, soltanto un raggruppamento di forze con il nome di « Armata delle Alpi » (gen. Olry). Dopo il 10 maggio 1940, ossia dopo l'inizio della grande offensiva tedesca contro la Francia, l'Armata delle Alpi subì naturalmente una forte riduzione. Nel momento in cui l'Italia entrò in guerra la forza reale comprendeva un totale di 85 mila e ottocento combattenti di prima schiera di cui vanno aggiunti gli effettivi rappresentati dai servizi e dai rinforzi inviati all'ultimo momento per difendere la Valle del Rodano. Si può affermare che l'Armata delle Alpi nei giorni della vera azione disponesse di una forza superiore ai 200.000 uomini di cui contro di noi.schierati circa 185.000 uomini (gli altri contro l'esercito tedesco). Tutte queste cifre restarono controverse. -

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LE NOSTRE FORZE E LE ARTIGLIERIE

Le artiglierie. ia 4a Armata schierata dal M. Rosa al M. Granero comprendeva 4 settori operativi: 1° - Settore operativo Baltea-Orco-Sture: dal M. Rosa al Roccia Melone (C.A. Alpino). Z' - Settore operativo Moncenisio - Bardonecchia: dal Roccia Melone al Rocher Charniers (1° C.A.). 3° - Settore operativo Monginevro: dal Rocher Charniers al Gran Queyron (IV C.A.) . 4° - Settore operativo G ermanasca-Pellice: dal Gran Queyron al M. Granero (3·0 Regg. Alpini).

:All'inizio delle ostilità qu€sti settori disponevano delle seguenti artiglierie (Com.te l'art. dell'A. gen. di br. Luigi Mazzini) : Settore Baltea-Orco-Sture (C.A. Alp.: Com.te Art. Col. i.g.s. En-

rico Carlino): ·- 1° Regg. Art. Alpina, con 9 btr. (Col. Carlo Rossi);

-

12" Raggrupp. Art. da pos. con 13 btr. (4 da 75/ 27, 6 2 da 149/ 35, 1 da 260/ 9).

da 100/ 17,

Settore Moncenisio-Bardonecchia (1° C.A.: Com.te Art. Colon-

nello i.g.s. A. Sardi). A) Sottosettore Moncenisio:

- 3 btr. alpine; - 59° Regg. Art. div. ftr. Cagliari (Col. Armando Marasca); - - 2 gruppi Art. e.A. (1 gruppo da 105/ 28 e 1 gruppo da 149/ 13); - 2 gruppi Art. d'A. (1 gr. da 149/ 13 e 1 gr. da 152/ 37); - 23° Raggrupp. Art. G.a.F. (5 btr. da 75/ 27, 3 btr. da 100/ 17, 1 btr. da 105/ 14, 1 btr. da 120/ 21, 4 btr. da 149/ 35, 1 btr. da 152/ 45) (Col. Evaristo C~coni). B) Sottosettore Bardonecchia: 3 · btr. alpine; 5° Regg. Art. div. ftr. Superga (Col. E. P aladini); -

159 -


L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA

-

DELLE ALPI OCCIDENTALI

1° Raggrupp. Art. C.A. (1 gr. da 100/ 17 T.M., 2 gr. da 105/ 28, 1 gr. da 149/ 13) (T. Col. P. Mazza); 1° Raggrupp. Art. Armata (2 gr. da 149/ 35, 1 gr. da 152/ 13, 2 gr. da 152/ 13, 2 gr. da 210/ 8) (Col. Ettore Gnech); 9° Raggrupp. Art. Armata (Col. E. Sesini) (XV-149/ 35, II-105/ 28, XXIV-105/ 28, CII-149/ 13, LXI-152/ 13; 19° Raggrupp. Art. G.a.F. (6 btr. da 75/ 27, 5 bt r. da 100/ 17, 1 btr. da 105/ 14, 1 btr. da 120/ 21 , 3 btr. da 149/ 35, 1 btr. da 152/ 45) (Col. Bruno Falcone).

Settore Monginevro (IV C.A.: Com te a rt. Col. i g .s. B . P edrotti):

· -

25° Regg. Art. Assietta (Col. Leonardi Cattolica); 17° Regg. Art. Sforzesca (Col. Attilio Tomaselli); 4° Raggrupp. Art. di C.A. (2 gruppi da 105/ 28, 3 gruppi da 149/ 13) (T. Col. A. Bossi); 6° Raggrupp. Art. d 'A. (2 gruppi da 149/ 35, 1 gruppo da 152/ 37, 1 gr. da 152/ 45, 1 gr. da 210/ 8) (Col. Ravenni); 8° Raggrupp. Art. G.a.F . (9 btr. da 75/ 27, 1 btr. da 100/ 17, 1 btr. da 105/ 28, 4 btr. da 149/ 35, 1 btr. da 260/ 9) (T. Col. G.B. Bersano) .

Settore Germanasca-Pellice (3° Regg. art. Alpina - Col. Pietro

Gay): - 4 btr. alpine; - 7 btr. art. G.a.F. (1 btr. da 75/ 27, 2 btr. da 100/ 17, 2 btr. da 149/ 35, 2 btr. da 210/ 8) ; - 1 gruppo da 210/ 8. Alla diretta dipendenza del Comando d'Artiglieria della 4' Armata era il 1° Reggimento Artiglieria e.a. su 4 gruppi

(Col. De Ranieri Delfo). In complesso sul fronte dell'Armata erano schierate 809 b.d.f. (202 batterie). La 1· Armata schierata dal M. Granero al mare comprendeva 3 settori operativi:

1° - Sett ore Maira-P o-Stura; -

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LE N OSTRE FORZE E LE ARTIG LIERIE

2° - Settore Alta Roia-Gessi; 3° - Settore media e bassa Roja. All'inizio delle ostilità questi settori disponevano delle seguenti artiglierie (Com.te l'art. dell'A. Gen. di br. Giuseppe Gianni): Settore Maira-Po-Stura (II C.A. e.te Art. Gen. di brig. G . Zarri):

2° Raggrupp. Art. di e.A. (III/ 105/ 28 - L/ 105/ 28 CXXIV/ 149/ 13 - CXXV/ 149/ 13 - CL/ 149/ 13) (Maggiore Talacci Aldo); -

2> Raggrupp. Art. di A. (VII/ 149-35 - LXXI/ 149-35) (Col. Sichera);

-

7° Raggrupp. Art. G.a .F. (CIII/ 149-13 - CXXIII/ 14913 - LXIII/ 152-13 - LXVII/ 152-13) (Col. Pinto Guido) ;

14° Raggrupp. Art. G .a.F . (materiali antiquati - praticamente non prese parte alle operazioni) (Colonn ello G. Chierico); 22° Raggrupp. Art. G.a.F. (VIII/ 149-35 - LV / 149-35 L:XXXVIII/ 149-35 - 540' btr. da 305/ 17) (Col. For giero A.);

-

95° Gruppo da posizione con funzioni di Raggrupp.to (XLVII/ 149-35 - XCV misto: 1 btr. da 152/ 45, 1 btr . da 210/ 8, 1 btr. da 260/ 9; - LXVIII/ 152-13 - CXXVI/ 149-13) (T . Col. Andreetta);

-

8° Raggrupp. Art. di e .A. <« Puriac » (CXIII/ 149-13 CXIV/ 149-13 - XXIII/ 149-35) (Col. Battaglini);

- - 10° Raggrupp . Art. di A. (XIII/ 105-28 - XIV / 105-28 XXIII/ i05-28) (T. Col. Gaione); -

28° Regg. Art. « Livorno » (Col. Alaicevich de CinquPErmenegildo);

-

33° Regg. Art.

-

36° Regg. Art. div. ftr.

Acqui

-

12

i, «

(Col. Bonaccorsi Domenico); Forlì i, (Col. Corvino Cesare) .

161 -


L' ARTIGLIERIA ~LLA BATTAGLL'\ DELLE ALPI OCCIDENTALI

Gruppi artiglieria alpina Val Po e Val Camonica: -

5" Regg. art. div. Alp. Giuseppe) ;

-

3" Regg. art. div. ftr . « Pi- i stoia » tCol. Ottone Luigi);

-

4° Regg. art. Alp. « Cuneense » (Col. Orlandi Enrico) .

«

Pusteria » (Col. Molinari

in riserva di Armata.

Settore Alta Roja-Gessi (III C.A. - Com.te Artiglie ria gener ale

di brig. G. Guccione): Artiglieria << Ravenna» (Col. Lo Preiato Francesco).

n • Regg.

16° Regg. Art. G .a.F. (Col. Ottone P aolo)

, 4 btr. da 75/ 27 5 )) )) 100/ 17 )) 5 Com.di di gruppo I 2 105/ 14 con 3 }) )) 149/ 35 )) 1 152/ 45 )) )) 2 210/ 8 \

\

!

I

))

))

3° Raggrupp. Art. di e .A. - (Col. Forte Rocco) (VII/ 105-28 VIII/ 105-28 - IX/ 105-28 - CVII/ 149-13 - CVIII/ 149-13) .

Artiglierie di Armata

9 btr. da 149/ 35 2 » » 152/ 13 6 Com.di di gruppo 3 )) » 210/ 28 con . . . . . . 3 )) )) 260/ 9 ( 1 )) » 420/ 12

Settore M edia e Bassa Roja (XV C.A. - Com.te Art. Gen. di

brig. Vittorio De Bemardis) : -

7° Regg. Art. « Cremona » (Col. Domenico Lacquaniti);

-

29° Regg. Art. « Modena » (Col. G. Fava);

-

37° Regg. Art. « Cosseria » (Col. Fr. Rossani); -

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LE PRIME OPERAZIONI FINO AL 2 1 GIUGNO

- 11° Raggr. Art. G.a.F. (Col. Ghiselli V.) - 24° Regg. Art. G.a.F . (Col. A. Salvatori).

14 btr. 75/ 27 1 btr. 260/ 9 5 100/ 17 1 )) 305/ 17 105/ 14 3 105/ 28 3 7 149/ 35 2 152/ 45 1 )) 260/ 9 1 305/ 17 ))

Gruppi:

))

LXXX - XXIX CI xxx LXXIII . - XCIX - C - XXXI

))

))

))

))

-

15° Raggrupp. Art. di C.A. (Com.te int. Magg. Salvatore Pinta) (IV-105/ 28, V-105/ 28, VI-105/ 28, CIV-149/ 13, CV149/ 13, CVI-149/ 13);

-

4° Raggrupp. Art. d'Armata (obici da 305/ 17, cannoni da 152/ 37, cannoni da 149/ 35) (Col. Guido Froio); 8° Raggrupp. Art. d 'A. (Col. Approsio Luigi) (IX-149/ 35, X-149/ 35, XI-149/ 35, LI-152/ 37, CII-260/ 9, LXXXIII210/ 8, LXXXIV-210/ 8) ;

-

17° Gruppo e.a. (2 . btr.);

-

22" Gruppo e.a. (2 btr.).

In complesso la P A. aveva circa 2.900 b.d.f..

4. - Fino al 14 giugno le nostre truppe, conformemente alle direttive, mantennero atteggiamento difensivo: qualche colpo di mano ci portò - 1· Armata - all'occupazione di posizioni oltre le linee di confine e alla cattura di prigionieri. Da parte francese nessuna iniziativa, salvo il brillamento delle interruzioni in Valle Roja e lungo la Cornice e l'incursione navale nel golfo di Genova (14 Giugno). Da questa fase, il 14 giugno si passa ad una seconda che diremo preoffensiva: le due Armate 1a e 4n per il caso di un improvviso collasso francese, dovevano essere in grado di avan zare su tutta la fronte. Pertanto oltre a far serrare sotto e a raccogliere le grandi unità previste, si intensificarono le azioni di pattuglia e si procedette all'occupazione di alcuni passi oltre confine. · -

163


L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

Nella notte sul 17 considerato il rapido evolversi della situazione, lo S. Maggiore RE. ordinava di passare subito a uno schieramento spic-catamente offensivo sia per le fanterie che per le artiglierie nelle zone di previsto sbocco e di attuare tutte le predisposizioni per lo svolgim_e nto di operazioni offensive: - Operazione « B ,, : sulle direttrici del Piccolo San Bernardo. - Operazione M: sulle direttrici del Colle della Maddalena. - Operazione R : sulle direttrici della Riviera. L'operazione B, affidata alla 4' Armata, a\!eva lo scopo di agganciare ed attirare truppe avversarie e, se possibile, di aprire uno sbocco in Valle Isère oltre Bourg St. Maurice e su Beaufort. L'operazione M, affidata alla l" Armata, aveva lo scopo di sboccare in Valle Ubaye, oltre le sistemazioni fortificate avversarie, per poi proseguire in Valle Durance e m anovrare per i colli laterali della Valle Ubaye. L'operazione R , pure affidata alla 1°• Armata, doveva concorrere all'operazione precedente, con obiettivo immediato Nizza. Obiettivo ultimo delle operazioni <e M >) e cc R »: Marsiglia. Inizio delle operazioni: al più presto possibile e ad ogni modo non oltre il 23 giugno. L'ordine giungeva al Comando del Gruppo di A. ovest alle ore 22 del 18 giugno. Ma ormai gli avvenimenti erano già precipitati. Alle ore 15 e 30 del 17 lo S.M. RE. , ricevuta la notizia della capitolazione della Francia, comunicava al Gruppo Armate Ovest: « Seguito notizie relative capitclazione Francia in vista situazione determinatasi occorre mantenere pressione su tutta fronte ed evitare che nemico arretri a n ostra insaputa e per essere pronti ad incalzare la sua retroguardia ... n. E poco più tardi (ore 18 e 18) « Le ostilità con la Francia sono sospese dal ricevere del presente ordine. La preparazione per le note operazioni - Gruppo Ovest - continua con lo stesso ritmo,, . -

164 -


LE PRIME OPE RAZIONI FINO AL 21 GIUGNO

A questo punto ricordiamo che Mussolini fin dal 15 aveva deciso e ordinato di attaecare il 18. « Circa lo schieramento e il tempo occorrente per assumere una dislocazione di attacco ritengo che, date le condizioni in cui si trova l'Esercito francese, non sia necessario perdere tempo per portare avanti le artiglierie ... » (1). L'obiezione d'ordine tecnico che gli. era stata fatta era che « essendo il nostro schieramento difensivo, occorrevano 25 giorni per passare ad una attitudine offensiva ». (Badoglio idem). E' vero per -altro che l'incalzare degli avvenimenti e delle notizie produceva necessariamente un incalzare di ordini che erano poi superati dagli avvenimenti. Comunque nel pomeriggio del 20 giugno lo Stato Maggiore ordinava che su tutta la fronte, dal P iccolo San Bernardo al mare, si iniziasse l'attacco alle ore 3 del mattino seguente e che si penetrasse nel territorio francese il più profondamente possibile. Il brusco cambiamento del piano di guerra da difensivo in offensivo coglieva di sorpresa i Comandi della 1a e 4a Armata· i quali non si nascosero, nè nascosero ai comandi superiori, la grave crisi che veniva a determinarsi nel funzionamento dei Comandi e dei servizi. Una modificazione dell'ordine si ebbe la sera del 20 giugno. Fu disposto che l'azione a fondo venisse assunta soltanto da parte dell'ala destra della 4" Armata (operazione B) e che le rimanenti truppe della 4• A. e tutta la 1" A. dovessero limitarsi a mantenere il contatto col nemico mediante piccole colonne. Le vere operazioni dunque non cominciavano che all'alba del 21 giugno. La Francia aveva chiesto l'armistizio il 17 separatamente alla Germania e all'Italia (per l'Italia tramite il Nunzio Pontificio Valeri); con la Germania l'a,rmistizio fu firmato il 22

(1) P . BADOGLIO: E d . Mondadori.

L'Italia n ella Seconda Guerra Mondiale.

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165 -

pag. 46-47.


L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

a sera, però non diventava esecutivo se non quando fosse firmato anche !'armistizi.o con l'Italia . . Fatto che . avvenne il 24 alle ore 19.35 a Villa Incisa. Seguiamo le operazioni partitamente per la 4a e la 1a Armata. Dal 10 al 19 giugno:

4a

A RMATA

Dal giorno della dichiarazione di guerra fino al 19 giugno, gl'interventi di artiglieria furono di scarso rilievo, riducendosi a brevi e sporadiche azioni di rappresaglia o di controbat~ teria. Le artiglierie. del settore Baltea-Orco-Stura e del settore Germanasca-Pellice, non ebbero occasione di aprire il fuoco. Quakhe attività si ebbe negli altri due settori e che si possono così riassumere : SET TORE MONCENISIO- BARDON ECCHIA (I Corpo d'Armat a )

Artiglierie D ivisionali : tiri di rappresaglia, d'interdizione e di sbarramento, nei giorni 16, 17, 18 e 19, principalmente sul colle Des Acles e pendici sud della Guglia Rossa. Raggruppamenti d'Armata: tir.i di rappresaglia su Chalets de Thures , Chalets des Acles e accessi Col della Scala, e tiri di controbatteria sul forte des Olives e batterie viciniori, nei giorni 16, 17, 18 e 19 giugno. SETTORE MONGINEVRO (IV Cor po)

Artiglier i e Div isionali: tiri di rappresaglia verso il Bois de

Sestriéres. Arti glierie d'Armata e Batterie G.a.F.: tiri di controbatterie sui Forti Chenaillet, Gvndran e· J anus. 19 giugno. A partire dal giorno 19 l'attività dell'artiglieria entrò in una nuova fase conclusasi con la · cessazione delle ostilità.

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166 -


LE PRIME OPERAZIONI FINO AL 21 GIUGNO

In tale data si iniziò l'organizzazione dell'azione offensiva del Piccolo S. Bernardo - fissata per H giorno 23 e denominata « Operazione B » che doveva portare il Corpo d'Armata Alpino ad aprire lo sbocco in Val d'Isère, oltre Bourg S. Maurice. Disposizioni iniziali per ·l'artiglieria: a)

immediata affluenza in zona, di:

due gruppi da 105/ 28: temporaneamente ceduti dai settori Moncenisio-Bardonecchia e Monginevro; due gruppi da 149/ 13: temporaneamente ceduti dai settori Moncenisio-Bardonecchia e Monginevro; due gruppi da 149/ 35: uno ceduto t_e mporaneamente dal settore Moncenisio-Bardonecchia ed uno proveniente dall'8• Armata; due gruppi da 152/ 13: uno assegnato dallo S.M.E. ed uno ceduto tem_poraneamente dal settore Moncenisio-Bardonecchia; un gruppo da 152137: ceduto temporaneamente dal settore Monginevro. b) costituzione di un raggruppamento d'artiglieria di C. d'A. (con i gruppi da 105/ 28 e 149/ 13) e di un raggruppamento d'artiglieria d'armata (con i restanti). e) assunzione del comando di tutte le artiglierie operanti nel Settore, da parte del comandante l'artiglieria della 4a Armata.

20 Gi ugno. · All'alba venne annullato il trasferimento di due gruppi affluenti in zona per ferrovia, a causa di difficoltà nei trasporti. Inoltre, sopraggiunto nella giornata l'ordine di anticipare l'operazione •< B » al giorno 21, vennero rinviati alle posizioni di partenza quei gruppi che oramai non avrebbero potuto raggiungere tempestivamente i nuovi schieramenti. -

167 -


L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALP I

OCCIDENTALI

Proseguirono per il Piccolo S. Bernardo i gruppi CXXVIII da 149/ 13 e LXII da 152/ 13 che rimasero però in potenza ed il XXIV da 149/ 35, che partecipò all'azione con due batterie, Nel corso della giornata non si ebbero azioni di fuoco sul fronte del Corpo d 'Armata Alpi no, mentre nel settore M oncenisio-Bardonecchia soltanto il XV gruppo da 149/ 35 effettuò alcuni tiri di rappresaglia su Chfilets des Acles. Nel settore Monginevro, ad azioni con carattere di sondaggio delle divisioni Sforzesca ed Assietta si opposero violenti reazioni dell'artiglieria francese che imposero l'appoggio delle a rtiglierie divisionali, mentre le altre artiglierie intervennero: Con tiri d i controbatteria:

-

la 327~ btr. da 75/ 27 il CIX grp. da 149/ 13 - la 147• btr. da 149/ 35 - !'LXXXVIII grp. da 210/ 8 { - la 515" btr. da 149/ 35 (Forte Chaberton) - la 705· btr. da 260/ 9 ·- il CIX grp. da 149/ 13 - la 515" btr. da 149/ 35 (Forte Chaberton) ) - il LXXXVIII grp. da 210/ 8 - la 705·• btr. da 260/ 9

~ su Bois de Sestrières

-

sul Forte Janus l sulle btr. di Les Aittes Hautes sulle btr. del Rebanc sul Forte Gondran

Con azioni di neutralizzazione:

-

- il III grp. da 149/ 35 - il XLI grp. da 152/ 45 - - !'LXXXVIII grp . da 210/ 8 - il CXXXIX grp da 149/ 13 - la 146· btr. da 149/ 35 - la 515' btr. da 149/ 35

-

su un nido di mitragliatrici nel Bois de Suffin

la 146· btr. da. 149/ 35

(Forte Chaberton) la 705" btr. da 260/ 9

l

su regione quota 1758

I)

sulle opere dello Chenaillet .

I

168 -

....


LE PRl ~E O P ERAZ IONI FINO AL 2 1 GIUGNO

Nel settore Germanasç_a-Pellice, il Gruppo « Val Chisone svolse azioni di neutralizzazione sull'abitato di La Monta e di sbarramento a favore di una compagnia alpina, contrattaccata da reparti francesi provenienti da quell'abitato. In quasi tutti i settori l'osservazione, rinforzata con patt uglie sui punti dominanti della difesa di confine, fu assai ostacolata dalla nebbia persistente. • 11

21 Giugno. 4"' ARMATA

Alle ore O del 21 giugno la 4a. Armata aveva, in prima schiera : nel settore Baltea-Orco-Stura il C. A. Alpino; nel settore Moncenisio-Bardoneochia il I C.A ; nel settore Monginevro il IV C.A .; neì settore Germanasca-Pellice il 3" Regg. Alpino; in seconda schier~~ :

\

nell'alta valle Dora-Riparia il Raggr. Ce)!tdi .A; nella zona di Aosta la div. mot. << Trieste >i. I singoli compiti erano: Corpo d'A. Alpino: azione a fondo dal.Colle del ficcalo S. Bernardo con lo scopo di aprire lo sbocco in Valle Isère con obiettivi eventuali: Moutiers e Beaufort. I Corpo d'A.: occupare la valle dell'Arc a valle di Bessans sino · a St. Miche! de Maurienne. IV Corpo d'A.: prendere contatto con l'avversario e procedere possibilmente fino a raggiungere la conca di Briançon. 3° Raggrupp. Alpino: avanzare dal Col di Abriès e dal Colle della Croce per la Valle Guil fino a Chàteau-Queyras per raggiungere il Col Izouard e concorrere all'occupazione della ·conca di Briançon. Al mattino !;artiglieria sviluppò la preparazione dell'attacco su tutto il fronte dell'Armata. -

169 -


L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

Nel settore Baztea-Orco-Sture, la situazione formatasi non consentì lo schieramento dei gruppi di rinforzo ; alla preparazione dell'attacco della fanteria parteciparono il XXXIII Gruppo Artiglieria G.a:.F. neutralizzando le opere di Traversette, Roche Noire e Séloge; le batterie S.N. e 328· da 75/ 27 per lo spianamento degli elementi difensivi di Belleface e Pian Bei:tufré; le btr. 343" e 345• per l'apertura dei varchi sul colle

Fig. 14. - Il Rocciamelone.

Piccolo S. Bernardo ed infine la 342' btr. per spianare gli elementi difensivi di Combe Noire. Per l'attacco, tutte le artiglierie G.a.F. furono temporaneamente decentrate alle divisioni Taurinense e Tridentina ed al Raggruppamento e< Levanna 1, ; il V Gruppo T .M . da 100/ 17, giunto in zona p ~r ordine del Comando 4' Armata, venne dato in rinforzo all'artiglieria della divisione u Trieste». -

170 -


LE PRIME OPERAZIONI FINO AL 21 GIUGNO

L'azione svolta dal C.d'A. alpino con tre colonne di attacco riusciva a travolgere su quasi tutta la fronte le opposte difese avanzate. Al termine di questa prima giornata il Corpo d'A. Alpino aveva attaccato su tutta la fronte nemica ed era riuscito ad oltrepassare la linea di confine per una profondità variante fra i due e i quattro km . travolgendo ovunque gli elementi della opposta difesa avanzata ad eccezione del Forte Traversette che era stato però aggirato. La preparazione, nel settore Moncenisio - Bardonecchia, venne compiuta dai gruppi: I da 105/ 28 - LXVIII G.a.F. da 149/ 35 - LXXV G.a.F. (misto da 149/ 35 e 153/ 45) - LII da 152/ 37 per la distruzione delle difese francesi nelle regioni del Colle del Moncenisio e Petit Turra; dai gruppi LIV G.a.F. da 75/ 27 XC G.a.F. (misto da 75/ 27, 100/ 17, 105/ 14) - CII da 149/ 13 LX XXI da 210/ 8. per lo spianamento delle difese delle Combes de la Grande Montagne e dai gruppi V da 149/ 35 e XLV G.a.F. misto da 149/ 35 e 152145 per la distruzione delle difese del Petit Argentier, le Monnioz e Col d'Arronda. Il 59' Artiglieria « Cagliari » fu rinforzato dal XCI Gruppo G.a.F. (misto da 100/ 17 e 105/ 14). Nel prosieguo dell'azione, mentre le colonne attaccanti ebbero l'appoggio del 59' Art. « Cagliari », del I/ 9 « Brennero », della 50' btr. alpina, del XCI Gruppo G.a.F., nel sottosettore Moncenisio· le altre artiglierie svolsero numerose azioni di neut ralizzazione, interdizione o controbatteria sugli appostamenti del Petit Argentier, Col de la Replanette, Tanette, rovesci dei Colli Rho e Fréjus, Bramans. A queste azioni intervennero tutti i gruppi che avevano effettuata la preparazione ed il XXIV gruppo di C.A. da 105/ 28. Nel settore Monginevr o, mentre l'attività dell'artiglieria divisionale fu rivolta all'appoggio delle colonne attaccanti,. quella di corpo d'armata e d'armata si manifestò soprattutto nella controbatteria e nella neutralizzazione. Obiettivi della controbatteria furono i Forti Janus, Chenaillet , Trois Tete e Gondran e su df essi agirono il CI X e -

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L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE

C XXIX gruppo da 149/ 13 -

ALPI OCCIDENTALI

il Forte Chaberton - i Gruppi III e IV da 149/ 35 e le btr. 146", 147" e 154a da 149/ 35 - LXXXVIII gruppo da 210/ 8. La neutralizzazione si rivolse sul Bois de Sest rières e verso l'abitato di Montgenèvre e pendici meridionali del Bois de Suffin ad opera dei gruppi XXVIII da 105/ 18, CIX da 149/ 13, III da 149/ 35, XLI da 152/ 45. In questo settore il fuoco nemico fu violento, particolarmente contro le batterie in caverna 609· e 610· e contro lo Chaberton. L'avanzata oltre la linea di confine determinò una violenta immediata reazione da parte delle opposte difese avanzate e delle opere della piazza di Briançon. Le colonne di attacco furono. costrette ad arrestarsi. Le avverse condizioni atmosferiche non consentirono all'arma aerea, pure intervenuta contro i vari forti, di sviluppare un'azione efficace. In definitiva la penetrazione massima raggiunta fu di 1 km. circa. Il nostro forte Chaberton sulla vetta del monte omonimo (m. 3130) verso le ore 18 fu gravemente danneggiato da un intenso bombardamento proveniente dal forte Trois Tetes. Benchè le torrette fossero tutte più o meno colpite e le perdite del presidio fossero notevoli, il Forte continuò anche nei giorni successivi, seppure con mezzi assai ridotti, a partecipare all'azione di fuoco. Nel settore G ermanasca-Pellice, i gruppi art. alpina «Susa» e « Val Chisone » appoggiarono il battaglione « Fenestrelle 1> penetrato in Val Guil, prendendo posizione oltre confine. Il LXX .Gruppo da 149/ 35 svolse invece tiri d'interdizione sulla rotabile di fondo valle Guil. L'avversario reagì violentemente su tutta la fronte. La conca di Abriès apparve solidamente organizzata e dalla zona di Chateau-Queyras si sviluppò contro le nostre truppe una violenta reazione di artiglieria. Alla fine della giornata le nostre truppe si erano spinte fino a circa 400 m. dall'abita to di Abriès. Nel settore Moncenisio-Bardonecchia (I C.A.), la reazione dell'avversario si manifestò particolarmente vivace. Non furono raggiunti risultati degni di rilievo.

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172 -


LA RIPRESA OFFENSIVA

(22

GIUGNO) : 4•

ARMATA

5. - Nelle prime ore della notte sul 22 giugno lo S.M.R.E. ordinava che in quello stesso giorno la 4° Armata riprendesse l'attacco e la 1• lo iniziasse su tutta la propria fronte dal Granero al mare. Il perdurare delle condizioni meteorologiche av~erse e lo infuriare in molti tratti della regione alpina di nevicate e di tormente, limitarono l'attività dell'aviazione da bombardamento la quale non potè che in minima parte condurre a termine le azioni progettate, specialmente contro le fortificazioni. Era necessario ricorrere al tiro dei medi calibri per smantellare, allo sbocco dal Colle del Piccolo S. Bernardo, l'immediato ostacolo del forte di Traversette. In alta montagna non bisognava farsi illusioni sulla possibilità, da parte dell'aviazione, di sostituire l'artìglieria. Le forze operanti delle due Armate rimasero immutate, t ranne l'arrivo della Div. Mot. « Trento» messa a disposizione del 1° C.A. e trasferita al Colle del Moncenisio, per sfruttare un eventuale successo lungo la direttrice della _valle dell'Arc, o comunque in previsione di un . possibile collasso francese. 4" ARMATA

La 4• Armata doveva il 22 giugno prÒcedere verso la realizzazione dell'operazione cc B >>; ma doveva preliminarmente condurre a termine lo sgombero della neve, alta in certi punti fino a 3 m., riattare la strada che scende sul versante francese del Piccolo S. Bernardo interrotta da una tagliata lunga 30 metri e larga 10, in modo che la Div. Mot. e< Trieste >> potesse essere lanciata contro il nemico, eliminare sul fianco sinistro della stessa strada la minaccia del Forte Traversette che il giorno prima era stato raggiunto da una compagnia di Alpini ma non preso. I lavori di sgombero e di riattamento erano stati e continuavano ad essere anche nella notte gravemente ostacolati da una continua ed intensa azione di mitragliatrici e di artiglieria. Quanto al Forte era ormai evidente che soltanto l'artiglieria poteva provocarne la caduta. Durante -la giornata infatti proseguirono vigorosamente le -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

azioni iniziate il giorno prec~.ente. Lo sbarramento avanzato del Piccolo S. Bernardo verso. sera poteva considerarsi superato. Il Forte Traversette sotto l'azione specialmente del 21° Regg. Art. della « Trieste ))' non reagiva più salvo che a rari intervalli con tiri di bombarde. Le varie colonne riuscivano a realizzare avanzate per altro non cospicue. Nel settore Bdltea-Orco-Sture, il XXIV Gruppo da 149/ 35 rimasto fino allora in potenza, potè essere schierato ed assegnato in rinforzo alla artiglieria della divisione ,< Taurinensè ». Obiettivi del suq fuoco furono le fortificazioni francesi a N.E. di Bourg S. Maurice ed a N. di Mont Valaizan, sulle quali svolse azioni di controbatteria. Le altre artiglierie del settore

Fig. 15. - Batterie someggiate in sosta.

furono impiegate dallé divisioni Taurinense, Tridentina e Trieste per l'appoggio alle colonne in movimento e l'interdizione · · alle rotabili. Nel settore Moncenisio-Bardonecchia, i gruppi someggiati del 59° attigl. « Cagliari » e del 9° artigl. << Brennero >i, · che agi-

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LA

RIPRES A OFFENS IVA

(22

GIUGNO):

l•

ARMATA

vano in favore delle colonne dirette su Bramans e Lanslebourg, si portarono a schierarsi in Val d'Ambin, mentre la 50a btr. alpina si spostò a Le Plany. L'azione di questi gruppi fu integrata dal XCI gruppo da 100/ 17. L,e artiglierie della divisione ,, Superga » svilupparono varie azioni nella Combe de la Grande Montagne. Tiri di controbatteria ebbero per obiettivi le opere di Monfroid, battute dai gruppi: I da 105/ 28, LXVIII da 149/ 35, LII da 15-2/ 37 ed il Grand Turra, controbattuto dal LXVIII gruppo G .a.F.

Per lo spianamento delle difese del Colle del Moncenisio, di Pont de Bois, Tarsette, Pas du Roc e l'interdizione sui rovesci ed accessi dei Colli Moncenisio e Arronda, vennero impiegati, in varia misura, i gruppi XC G.a.F. I di C.A., LXVIII G.a.F., LII d'armata, LXXV G.a.F . già citati. Sottosettore Moncenisio. Fu occupata Bessans, senza incontrare il nemico e si potè proseguire nella Valle dell' Are trovata ugualmente sgombra. Fu raggiunto di sorpresa il villaggio di Lanslebourg. Furono conquistati d'assalto elementi difensivi della zona Les Arcellins. Fu occupata Bramans nella val d'Ambin. Fu raggiunta la zona di « Les Montagnettes Chalet ». Sottosettore Bardonecchia. Furono occupati M. Rond e la Belle Plinier. Le artiglierie divisionali del settore Monginevro limitarono il fuoco a brevi e sporadiche azioni di appoggio; i piccoli calibri dell'artiglieria G.a.F. neutralizzarono una batteria francese appostata nel Bois de Bourget. Controbatterono: il Forte Gondran , !'LXXXVIII gruppo da 210/ 8 e là. 705' btr. da 260/ 9; le batterie svelatesi nelle regioni La Vachette e La Cochette, i gruppi XLIII da 149/ 35 e LIII da 152/ 37. L'attività dello Chenaillet fu neutralizzata dai gruppi CIX e CX XIX . Le Div. « Sforzesca » ed « Assietta i> previa preparazione di artiglieria riprendevano l'attacco a cavallo delle direttrici Monginevro Briançon e col Bousson - B. de Goudichon. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

Nonostante la reazione di tutta l'organizzazione della piazza di Briançon la « Sforzesca» riuscì ad occupare varie quote e a raggiungere il Bois de Sestrières. La conquista dei villaggi di La Montà e Ristolas nel settore Germanesca-Pellice impegnò il gruppo « Val Chisone » in appoggio alle colonne. attaccanti. Furono eliminati i numerosi centri di mitragliatrici esistenti a La Montà e sulle pendici a · sud di questo villaggio: operazione preliminare per organizzare un'avvolgimento a largo raggio della conca di Abriès. 23 giugno. Schieramenti, dipe,ndenze, compiti ecc. dell'artiglieria del settore Baltea-Orco-Sture, non mutarono in con-

fronto del giorno precedente. In rapporto alJa progressiva penetrazione delle colonne nel territorio nemico, le azioni di fuoco si svilupparono su più ampio raggio. Infatti esse, ed in ispecie quelle del XXIV gruppo da 149/ 35, raggiunsero la regione N.E. di Villard, la cortina difensiva fra il Forte Courbatcin, le opere di Séez ed i pressi di Chatelard. Nel pomeriggio il predetto gruppo, il CXXVIII da 149/ 13 ed il LIII da 152/ 13 vennero assegnati in rinforzo alle artiglierie del corpo d'armata, ma gli ultiqii due rimasero in potenza, pronti per seguire eventuali ulteriori ·sbalzi delle truppe. Nel settore Moncenisio-Bardonecchia si ebbe un nuovo sbalzo in avanti del III/ 59° « Cagliari» e della 50" batteria alpina che presero posizione tra la Villette e Bramans; il II/ 9° e III/ 9° « Brennero » si schierarono lungo il costone di N.O. di Delivrance; il II/ 59° e la 3a;I/ 9° avanzarono a Grange Crusot, in appoggio specifico del 232° Fanteria. Le opere dell'Esseillon, notevolmente attive, furono controbattute dai gruppi LXVIII e LXXV G.a.F. che effettuarono pure l'interdizione presso Termignon. In seguito a ti.ri francesi sopra Susa e Modane, i gruppi V d'Armata e XLV G.a.F. effet-· tuaro:µo azioni di rappresaglia. -

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LA

RIPRESA

OFFENSIVA

(22

GIUGNO):

l• ARMATA

Nel settore Monginevro, la preparazione dell'attacco si manifestò essenzialmente con violenti concentramenti sui Forti Janus, Gondran, Chenaillet. Riprese d'attività delle batterie nemiche di La Vachette furono neutralizzate dal gruppo da 152/ 37 che concorse pure, col III Gruppo d'armata, a neutralizzare gli appostamenti di mitragliatrici situate sulla cresta della Janus Infernet e Sommet des Anges . Nel settore Germanasca-Pellice, non si ebbe che la discesa

Fig. 16. - Il forte fr ancese « Petit Turra ».

del Gruppo « Val Chisone » a La Montà, per continuare ad ap · poggiare l'azione dei battaglioni Alpini. 24 giugno. Le artiglierie alpine e division~li del settore Bal- . tea-Orco-Sture ebbero, di massima, compiti d'appoggio, accompagnamento e interdizione vicina; parecchie batterie alpine furono decentrate a reparti Alpini. Alla sera del 24 la 5• batteria Alpina (Gruppo Aosta) andò a schierarsi nel Vallone del Torrente Reclus, effettuando lo spo-

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13

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L 'ARTIGLIERIA NELLA BATI'AOLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

stamento sotto il fuoco. Nella giornata venne pure ultimato il trasporto a spalla per oltre 600 m. di dislivello, lungo la valle des Glaciers, di un pezzo del gruppo 11 Bergamo » con 100 granate, che doveva essere impiegato per imboccare le feritoie del e, Seloge ,, . Le altre artiglierie ebbero sopratutto il compito di neutralizzare i Forti Traversette, Courbaton, Vulmis, Roc Noir e Truc. Le artiglierie divisionali del settore M oncenisio-Bardonecchia, attesero al compito di neutralizzare le difese avversarie del Petit Turrà e del Colle del Moncenisio; un gruppo effettuò l'interdizione vicina sul Col d'Arronda. Le batterie alpine 39·· e 50' compirono un nuovo sbalzo schierandosi a Villette. Le artiglierie di corpo d'armata, d'armata e G.a.F. furono impegnate oltre che per Io· spianamento di alcuni apprestamenti difensivi, a controbattere l'attività dei Forti des Olives, Petit Tllrra, Sapey, Replaton (Gruppi XV, XLV, LXVIII, V) . Inoltre si ebbero azioni di neutralizzazione e d'interdizione sul Plampinet (LXXXII Gruppo), Termignon e Sollière (Gruppi LII, VI , LXVIII) ed un tiro di rappresaglia su Modane e Four. neaux, per il violento fuoco aperto dai francesi su Bardonecchia. Nel settore M onginevro, le artiglierie divisionali si limitarono a saltuarie azioni di neutralizzazione. Nel pomeriggio, venne disposto il movimento in avanti di alcune batterie da posizione per formare gruppi tattici in rinforzo delle divisioni di fanteria. La Divisione 11 Sforzesca » venne ritirata dalla linea e sostituita dalla 11 Legnano ». Il 58° artiglieria Df. « Legnano ,, prese posizione con due gruppi nei pressi dell'abitato di Clavière. Nella presa di posizione venne fortemente battuto dall'artiglieria nemica, sulla rotabile Cesana-Claviere. L'artiglieria dj corpo d'armata e d'armata, nel corso della giornata rivolse quasi tutta la sua azione a neutralizzare l'attività notevole delle batterie francesi, che dirigevano il fuoco sia sulle colonne in movimento, sia sugli schieramenti d'artiglieria. Particolarmente attive furono le batterie francesi dei Pas du Loup, Pas de L'Infernet e del Sommet des Anges ed i forti -

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LA

RIPRESA

OFFENSIVA

( 22 GIUGNO ) :

1a

ARMATA

Gondran, Trois Tétes, Rebano, Janus. A controbatterle, con efficacia, intervennero ripetutamente quasi tutti i gruppi d'art iglieria d'armata e G.a.F. dei calibri dal 149/ 35 al 260/ 9. Verso sera le batterie alpine dei gruppi « Susa » e (( Val Chisone » del settore Germanasca-Pellice, iniziarono il movimento per schierarsi rispettivamente sulle Créte de Reychasse e nei pressi di Ristolas, ma la cessazione delle ostilità ìe rag-

Fig. 17. - Il forte francese « Traversette ».

giunse in marcia. Il LXX gruppo, nella giornata continuò l'interdizione della rotabile Aiguilles-Abriès. l" ARMATA

Secondo le direttive impartite dal Comando Gruppo Armate Ovest l'inizio dell'attacco sulla fronte della 1" Armata era -

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L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA DELLE AL PI OCCIDENTALI

differito al mattino del 22. Durante la giornata del 21 l'Armata svolse solamente un compito esplorativo e di saggio delle posizioni nemiche. Risultò che il nemico era ancora in condizioni di resistere saldamente e che non esistevano nel suo schieramento vuoti attraverso i quali fosse possibile penetrare profondamente. Alle ore O del 22 la ia Armata aveva: in prima schiera: nel settore Maira-Po-Stura il II Corpo d'A.; nel settore Altà Roja-Gessi il III Corpo d'A.; nel settore media e bassa Roja il XV Corpo d'A.; in seconda schiera : nella zona di Boves Div. « Lupi di Toscana» VIII C. d'A.; nella zona di Cherasco-Fossano Div. << Granatieri di Sardegna» VIII C. d'A.; nella zona Cuneo-Borgo S. Dalmazzo Raggruppamento Celere d'A. In tutti e tre i settori di C.d'A. era in difetto lo schieramento offensivo delle singole artiglierie. Le nuove posizioni erano state scelte principalmente in base al criterio della accessibilità e perciò addensate lungo le pochissime strade. Non poche btr. di medio e grosso calibro e da posizione schierate per la difesa, erano rimaste fuori gittata o ai limiti di gittata rispetto ai presunti obiettivi. Si aggiunga che quasi tutte le artiglierie assegnate in organico all'Armata si erano dovute spostare negli ultimi giorni per passare allo schieramento offensivo e che le artiglierie assegnate come rinforzo erano appena giunte nella zona di schieramento. Le une e le altre avrebbero avuto bisogno di un certo intervallo di tempo per l'orientamento; ma le pessime condizioni atmosferiche, che impedirono l'osservazione, non resero possibile di conseguenza quella perfetta organizzazione dell'azione di fuoco che sarebbe stata necessaria. -

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LE AZIONI DEL 23 GIUGNO: l • ARMATA

I singoli compiti erano: - II e XV C.d'A. dovevano svolgere rispettivamente le azioni offensive « M » (diret trice della Maddalena) e << R » (direttrice della Riviera); - III C.d'A. doveva limitarsi a concorrere con le proprie artiglierie all'azione del XV C.d'A. pur tenendosi pronto a sfruttare ogni occasione favorevole che gli consentisse di muovere in direzione Vesubia-Varo-Roja. Sappiamo che scopo dell'operazione <e Mii era quello di occupare in una prima fase l'alto bacino dell'Ubaye e la conca di Barcelonette; assicurare il possesso dei colli di Vara e di Parpaillon; occupare i passi di testata delle valli Tinea, Varo e Verdon. La seconda fase prevedeva un'azione verso il nizzardo con obiettivo ultimo Marsiglia. Lo scopo dell'operazione « R » era quello della conquista della zona adiacente alla direttrice della Riviera. Sul fronte del II C.A. (settore Maira-Po-Stura) - 22 giugno - breve preparazione di artiglieria. Il passaggio di tutte le unità attraverso •i pochi passi di confine resi ancora più malagevoli dalla abbondante neve recentemente caduta, avvenne con lentezza ma senza contrasto da parte nemica grazie al favore della nebbia. L'avversario oppose sca_rsa resistenza sicchè le colonne del 2° Raggrupp. alpino poterono nella stessa giornata, nonostante condizioni proibitive di clima, superare il fondo valle Ubaye e raggiungere tutti gli obiettivi per ciascuna di esse assegnati. Fu particolarmente difficile l'avanzata della colonna di destra della Div. u Cuneense», di cui il btg. « Saluzzo >> non potè scavalcare il Col de l'Autaret con le salmerie, per la impraticabilità della zona e fu costretto a trasportare a spalla viveri, armi e munizioni. La 9a btr. del gruppo art. alp. « Pinerolo ,, , che era al seguito del btg., dopo aver calato giù per il nevaio sotto l'Autaret i pezzi e le munizioni, per calare anche i muli della linea dei pezzi dovette ricorrere all'espediente di farli scivolare adagiati su copertoni. Tuttavia la colonna giunse nei pressi della Bergerie a sud est del lac de Poroird. -

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L 'A'RTIGLIERIA

NELLA BATTAGLIA DELLE ALP I

OCClOENTALI

In complesso ciascuna colonna compì un'avanzata di circa 5 chilometri. Nel corso della giornata il Comando del C.d' A. aveva avvertito i dipendenti comandi di non attardarsi contro le opere fortificate, ma di circondarle e proseguire quindi nell'azione. Al XV C.d 'A. (settore media e bassa Roja) era affidata l'operazione « R » con obiettivo il nizzardo e doveva operare lungo la direttrice della Riviera. L'attacco doveva essere preceduto da una preparazione di artiglieria di mezz'ora. Ricordiamo che erano anche previsti successivi piccoli sbarchi di sorpresa ed il concorso di un treno armato della Marina. Varie circostanze determinarono il fallimento dei tentativi di sbarco. L'azione del treno armato fu in un primo episodio efficace. Dopo avere sparato 200 colpi il treno però, inquadrato dal tiro nemico, fu costretto a rientrare. Un suo secondo tentativo fu meno fortunato essendo stato colpito da due salve nemiche prima ancora di determinare la postazione. Il Comandante del treno venne colpito in pieno, mentre si adoperava per fare sganciare il vagone della S. Barbara. Il treno eb~ tre pezzi su quattro danneggiati. Su tutta la fronte del Corpo d'A. e nella notte la battaglia continuò spezzandosi in molteplici aziQni locali tutte improntate a grande accanimento. Però non si raggiunsero grandi risultati. Le truppe furono ostacolate dalla nebbia e dal cattivo tempo e dal terreno intricato ed insidioso. Appena iniziato l'attacco si manifestò la resistenza di forti elementi avversari appoggiati alle opere permanenti costruite a ridosso del confine. Mentr-e i Corpi d'A. laterali II e XV dovevano avanzare rispettivamente su Barcelonette e su Nizza, il III C.d.A. (settore alta Roja-Gessi) agendo in concomitanza doveva operare con pattuglie su tutta la fronte, in particolare in corrispondenza del1'Authion, sfruttare eventuali cedimenti o intraprendere una puntata offensiva per l'alta Vesubia tendente al Varo. La resistenza avversaria si manifestò su tutta la fronte del -

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LE AZIONI DEL 23 GIUGNO: 4• ARMATA

C.A. attiva ed efficace specialmente in corrispondenza della Cima di Raus e del versante nord-orientale dell'Authion. Le truppe riuscirono per altro ad avanzare oltre la linea difensiva da 2 a 4 km. 6. - Il Comando Gruppo Armate Ovest, constatato lo slancio con cui si era svolta la spinta iniziale da parte di tutte le grandi unità e i successi conseguiti in determinate direzioni, emanò il 23 giugno le seguenti direttive per il proseguimento dell'azione: sfruttare al massimo i successi ottenuti nelle direzioni più vantaggiose e limitarsi invece a fissare il nemico su quei t ratti della fronte dove non era stato possibile effettuare progressi. In particolare: 4• Armata spingere a fondo le azioni nelle valli dell'Isère e dell'Arc puntando su Chamousser e Chambéry ed effettuare una diversione da St. Michel per i colli Galibier e Lautaret su Briançon e su Grenoble; fissare le difese avversarie nell'alta valle della Durance, nel tratto della fronte dal Monginevro alla Valle del Guil; t • Armata spingere a fondo l'azione in valle Ubaye in direzione di Gap con doppia diversione a nord da Condamine su Guillestre, a sud da Barcelonette verso la zona compresa fra Draguignan e Nizza; mantenere costante la pressione lungo la cornice in di-· rezione di Nizza. L'aviazione da bombardamento doveva tutta agire a favore del XV Corpo d'Armata contro le opere francesi di Monte Agel. Però a causa delle condizioni atmosferiche proibitive anche questa azione dell'aviazione non potè essere portata a fondo. 4a

ARM ATA

I risultati raggiunti dalla 4• Armata nei vari settori erano i seguenti: -

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L'ARTIGLIERIA NELLA BA'ITAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

Monginevro-Pellice: progressi scarsi; ma sulla direttrice del Piccolo S. Bernardo e su quella del Moncenisio l'organizzazione avanzata avversaria era ormai seriamente intaccata; in valle Isère si era già in condizioni di minacciare sul fianco destro le difese Bourg St. Maurice; · in Valle Are minacciavamo alle spalle l'organizzazione avanzata del Moncenisio. Si sapeva che il XVI Corpo d'Armata corazzato tedesco avrebbe iniziato puntate offe~sive a tergo delle truppe francesi che fronteggiavano le nostre. Pertanto: la ,, Trieste n , cui era stato messo a disposizione un battaglione carri della « Littorio », doveva dal Piccolo S. Bernardo puntare decisamente oltre Bourg St. Maurice; il Corpo d'A. alp. doveva attaccare a cavaliere dell'Isère per cadere sul fianco e a tergo della piazza di Bourg St. Maurice; il I Corpo d'Armata con il raggruppamento celere e la ,, Trento » doveva liberare la valle dell' Are, occupare St. Jean de Maurienne e il nodo stradale col Galibier-col Lautaret, per agire energicamente con mezzi celeri a tergo della piazza Briançon e facilitare lo sboeco del IV C.d'A. ; IV C.d 'A. proseguire l'azione per la conquista di Briançon; 3° Rgt. Alp. proseguire su Chateau Queyras-Col Izard. Alla sera del 23 giugno:

- sul fronte del Corpo d' A. alp . (settore Baltea-OrcoSture), si erano ottenuti risultati piuttosto soddisfacenti malgrado che l 'avversario resistesse tenacemente. Raggiunto la Ville des Glaciers. ,, Plan des Veis Dessus. » les Chavannes. ,, la Rosière. » il versante destro dell'Isère; - sul fronte del IV C.A. (settore Monginevro), viole.nta reazione delle opere avanzate nemiche della piazza di Briançon. La div. u Assietta ,, riesce, secondata da una efficace prepa-

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LE AZIONI DEL 23 GIUGNO: l • ARMATA

razione dell'•a rtiglieria, a dare . la scalata all'impervio massiccio dello Chenaillet e ad espugnare il forte, ottenendo la resa del presidio. Raggiunte Crete de Serre Blanche e Les Frasches; . - sul fronte del I .C.A. (settore Moncenisio-Bardonecchia). Raggiunto Lanslevillard; » torrente S.te Anne confluente dell'Arc; » pendici ovest Longue Còte; sul fronte del 3' Rgt. Alp. (settore Germanasca-Pollier) eseguiti i preparativi per l'aggiramento dall'alto della conca di Abriès. l " ARMATA

Nella giornata del 23 giugno si ebbe per la prima volta la chiara completa sensazione dell'efficienza nemica su tutta la fronte di attacco. Oltre alle opere già note si rivelarono numerosi altri apprestamenti difensivi. Difese accessorie in gran parte nascoste alla vista delle nostre posizioni di partenza e pertanto intatte arrestarono i reparti che audacemente si erano spinti innanzi n ell'intervallo fra le opere. L'artiglieria francese, forte di un'organizzazione di tiro da tempo perfezionata e collaudata, poteva agire efficacemente nonostante la quasi impossibilità dell'osservazione. Non· così la nostra artiglieria che per ragioni già dette non riusciva a fare sentire il peso della sua potenza e non poteva essere spostata innanzi per difetto di strade. Neve, tormenta, nebbia se avevano potuto inizialmente agevolare lo sbocco delle grandi unità mascherandone i movimenti alla vista del nemico, avevano, dopo le prime ore di battaglia, influenza negativa ai danni delle nostre truppe. Queste invero si trovarono ad agire in terreno sconosciuto, prive o quasi di efficace appoggio delle proprie artiglierie, totalmente prive del concorso dell'arma aerea, esposte alla reazione di fuoco di un nemico ben sistemato che batteva con tiri preparati anche i centri logistici dell'alta Maira e dell'alta Stura, scarsamente e

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L"ARTIG LIERIA NELLA BATIAGLIA DELLE ALPI OCCIDENTALI

difficilmente rifornite a mezzo di soli portatori attraverso i colli divenuti intransitabili alle salmerie e battuti dal nemico, soggette infine a gravissimo disagio che causò fra l'altro centinaia di casi di congelamento. L'azione tuttavia proseguì ininterrotta con slancio e tenacia XV C.A. (Settore media e bassa Roja). Strenua resistenza delle opere e degli elementi mobili nemici. Tuttavia il gruppo fortificato di Ponte S. Luigi fu interamente accerchiato (Div. cc Cosseria ll). Apprestamenti nemici espugnati a nord di Mentone che fu oltrepassata; e raggiunto il torrente Borrigo. II C.A. (Settore Maira - Po - Stura). Occupato il fondo della valle Tinea. Raggiunta la linea Malboisset - Maisonmeane nord della Crete de Courrouit.

pendici

III C.A. (Settore Alta Roja - Gessi). Malgrado le condizioni atmosferiche addirittura proibitive i combattimenti della giornata . costrinsero le forze francesi a ripiegare dalla zona di sicurezza e permisero alle nostre truppe di prendere contatto in alcuni punti con la posizione di resistenza avversaria. Il 24 giugno le condizioni atmosferiche erano migliorate alla 4a Armata: la situazione si delinea.va favorevole, specialmente lungo le direttrici dell'Isère e dell'Arc.

Fu disposto: - che il Comando della 4• Armata concentrasse la sua attività sulla fronte del Corpo d'Armata Alpino e del 1• Corpo d'Armata; - che il settore operativo Monginevro e alto Guil passasse alle dipendenze del Comando della 7• Armata (nuova giunta e inserita nello schieramento) che avrebbe assunto sotto la propria giurisdi.zione tutta la zona corrispondente al settore del -

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LE AZIONI DEL 23 G IUGNO : l • AR MATA

IV Corpo d'Armata e al settore Germanasca-Pellice fino a toccare il limite nord dello schieramento della l' Armata. La 7• Armata veniva ad a vere in prima schiera: - IV Corpo d'Armata e Raggrupp. Alpino alto Guil. In seconda schiera : - il VII Corpo d'Armata (Div. « Friuli ,, 1c Firenze>> « Siena >>) . Il Corpo d'A. Alpino doveva intensificare l'azione contro Bourg St. Maurice; l'azione della colonna che, scendendo lungo il fianco sinistro della Valle dell'Isère doveva puntare sul tergo · del paese, doveva essere condotta con la massima energia. (Il XVI Carpo d'A. corazzato tedesco aveva i ntanto raggiunto la linea Albertville-St. Pierre d'Albigny-Grenoble).

La forte reazione dell'avversario specialmente da parte di artiglierie sistemate in caverna, la quale rendeva precarie le stesse operazioni di rifornimento e di sgombro e d'altra parte la deficienza presso i nostri reparti di artiglierie di m. c. atte a neutralizzare le offese nemiche, impedirono alle nostre truppe in questa quarta giornata di battaglia di. conseguire risultati apprezzabili. Fu più che altro una giornata di preparazione dedicata a sistemare meglio le truppe nelle posizioni raggiunte in maniera di rendere più facile un secondo scatto. I C.A. (settore Moncenisio-Bardonecchia). L'occupazione più importante fu quella di Lanslebourg (Div. « Brennero >> ). IV C.A. (settore Monginevro). Furono realizzati progressi alle pendici di Monte Janus. Alla 1• Armata invece l'inclemenza del clima rese dappertutto i movimenti lenti e faticosi. Per altro la resistenza nemica e le sue intatte opere campali aggravavano le difficoltà. Tuttavia l' Are potè essere raggiunta, circondata e superata, pattuglie penetrarono nello schieramento nemico fino a Ferme du Colombier, il margine orientale dell'abitato di Isola potè essere occupato. -

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L'ARTIGLIERIA NELLA BATTAGLIA

DELLE

ALPI OCCIDENTALI

In particolare: XV C. A. (settore media e bassa Roja). Fu completata l'occupazione dell'abitato di Mentone e raggiunto il costone nord-est di Roquebrune fino alle prime case del paese. La resistenza delle opere francesi non espugnate continuava tenace, segnatamente quella di Ponte S. Luigi, nonostante le violente azioni di artiglieria da parte nostra. Continuò la pressione nostra su tutta la fronte dell'avversario che fu costretto in seguito ai nostri combattimenti condotti con tenacia ed energia, specie in direzione della testata del fiume Vesubia e dell'Authion, ad impegnare le proprie riserve. - Raggruppamento Alpino Alto Guil (settore GermanascaPellice) : fu sviluppata la manovra per completare l'avvolgimento della conca di Abriès. -

Alle 21 e 10 giunse da parte dello S.M.R.E. la comunicazione che l'armistizio era stato firmato e che le ostilità contro la Francia dovevano cessare su tutto il teatro di guerra metropolitano e d'oltremare alle ore 1.35 gel 25 giugno. 7. - La brevità della campagna e la sua impostazione non consentono considerazioni di rilievo. Si possono solo sottolineare : - la difficoltà, che non poteva essere superata in pochi giorni - o addirittura, in qualche settore, in poche ore - di passare da uno schieramento difensivo ad uno schieramento offensivo; - la caratteristica di tutti i nostri materiali di artigliel'ia impiegati, quella cioè di essere tutti antiquati: erano tutti del tempo della Prima Guerra Mondiale. Nessuno dei materiali nuovi potè ancora trovare impiego perchè non erano pronti (salvo qualche esemplare); - lo spirito di sacrificio dei nostri artiglieri che affrontavano serenamente disagi e fatiche per eseguire in terreno difficilissimo, gli improvvisati schieramenti.

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CAPITOLO QUINTO

L'Artiglieria in Africa Settentrionale PARTE PRIMA

(10 giugno 1940 - febbraio 1941)

A

DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRA1''1

1. - Cenno sull'org anizzazione milita.re della Libia ( Eserc ito) dal 1920 al 1940. - 2. - L'artiglieria. - 3. - L'inizio de lle operazioni. -

4. - La situazione organica delle G. U. in A. S. ( con particolare rig uardo all'artiglie ria). - 5. - La preparazione per l'avanzata s u Sidi El Barrani. - 6. - Sidi El Barrani. - 7. - L'artiglieria del XXIII C.A. a Sicli El Barrani. - 8. - Nota.

1. - Fin dalla prima occupazione la Libia fu retta ora da due Governi separati, uno per la Tripolitania e uno per la Cirenaica, ora da un Governo unico. Nel gennaio 1914 fu costituito un R. Corpo di truppe coloniali per la T ripolitania e la Cirenaica informato al criterio che pur rimanendo unico l'ordinamento generale della Libia, ciascuna delle due Colonie disponesse in effetti di un proprio corpo di truppe. I reparti erano costituiti in maggioranza di elementi indigeni inquadrati da ufficiali italiani e in minoranza di elementi nazionali volontari. Al termine della prima guerra mondiale le due colonie libiche erano rette da Governi separati e indipendenti facenti capo, -

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Fig. 18. - ·A{!rlca Settentrionale - Teatro di operazione (Scala 1 : 10.000.000).


DALLTNIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A S IDI EL BARRANI

come tutte le altre colonie, al Ministero delle Colonie. Ognuna delle due Colonie aveva, per la parte militare, un proprio comandante, dipendente dal rispettivo Governatore. Nel 1919 venivano promulgati uno statuto ·per la Tripolitania e uno per la Cirenaica: essi erano però identici. Gli indigeni delle due Coloni,e venivano parificati nei diritti e nei doveri ai cittadini italiani, fermo però il principio della non obbligatorietà del servizio militare per gli indigeni, per i quali era ammesso soltanto l'arruolamento volontario. Nel gennaio 1923 fu concesso ai Corpi truppe Coloniali della Tripolitania e della Cirenaica l'uso della bandiera nazionale e lo stesso anno i detti Corpi furono riordinati. Tripolitania:

Comando del R. Corpo dal quale dipendevano: un comando delle truppe del sud tripolitano, e un comando della zona orientale; il comando di cavalleria; il comando di artiglieria; il comando del genio; la direzione dei singoli servizi.

Fra le truppe: tre btr. libiche someggiate, impiegate come unità mobili, quattro comp. cannonieri, ciascuna con un numero vario di sezioni da posizione per l'armamento dei fortini. E fra i servizi: una Direzione del servizio di artiglieria dipendente dal Comando di Artiglieria e avente, come organi esecutivi, laboratori e servizi varii. Analogamente per la Cirenaica ove, fra le truppe, troviamo:

tre compagnie cannonieri fisse impiegate per l'armamento delle piazze e dei fortini; una btr. libica someggiata; una btr. eritrea someggiata. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

E tra i servizi: una direzione di artiglieria con officina, magazzini, depositi munizioni. Nel 1929 venne istituito un Governo unico della Tripolitania e della Cirenaica e, in vista delle operazioni risolutive che si intendeva intraprendere verso sud, vennero costituite nuove unità sahariane. Alla fine del 1931 si addivenne a un riordinamento dei R. Corpi Truppe Coloniali per il quale si ebbe fra l'altro - in Tripolitan ia: un comando di artiglieria con un gruppo libico cammellato (su tre batterie), due compagnie cannonieri libiche, due sezioni di artiglieria sahariana, una compagnia treno libica, una sezione rifornimento quadrupedi. Altre varianti si ebbero successivamente, finchè nel 1935 i Regi Corpi di Truppe Coloniali della Tripolitania e della Ciren aica vennero riuniti ancora in un solo Corpo che assunse la denominazione di R. Cor po di Truppe Coloniali della Libia così ordinato: Comandi: 1 Comando del R. Corpo di Truppe Coloniali della Libia con sede a Tripoli; 1 Comando militare della Libia orientale con sede a Bengasi; 1 Comando di artiglieria della Libia; 1 Comando del genio della Libia. Truppe: Carabinieri; 2 reggim en ti di fanteria d'Africa; 5 reggimenti di fanteria coloniale; 7 gruppi sah ariani; 2 cp. autosahariane; 2 gruppi di cavalleria coloniale; 2 reggimen ti di artiglieria coloniale, costituiti ciascuno da 1 comando, un numero vario di gruppi e un deposito t erritoriale; -

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DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A $ IDI E L BARRANI

· 1 reggimento del genio; altri enti e Servizi (fra cui una direzione di artiglieria della Libia con sede a Tripoli e una sezione staccata a Bengasi e magazzini e laboratori dipendenti). Complessivamente l'organico dei militari di truppa del nuovo ordinamento era stabilito in 18.356 uomini (5339 nazionali e 13.017 indigeni). Con la fusione dei d\le Corpi di Truppe Coloniali della Tri_politania e della Cirenaica si ebbe così un ordinamento unitario fondamentale, dal quale presero le mosse gli ordinamenti successivi. Durante la preparazione e lo svolgimento della campagna di. Etiopia in Africa orientale (3 ottobre 1935 - 9 maggio 1936), l'organizzazione militare della Libia venne largamente incrementata e potenziata, con un aumento negli effettivi sia delle t ruppe nazionali, sia delle truppe di colore; in relazione alle funzioni e ai compiti strategici e logistici assegnati alla Libia. Strategicamente la Libia doveva costituire una minaccia potenziale e immanente contro eventuali· nemici che avessero voluto ostacolare e impedire movimenti e operazioni per l'attuazione della campagna; logisticamente doveva rappresentare un vero serbatoio di uomini, ben adatti e acclimatati con le regioni afri·c ane, e di mezzi efficienti. T anto nella fase preparatoria quanto nella fase esecutiva della campagna, in Libia vennero avviate dall'Italia nuove unità; nuovi reparti furono anche costituiti, e un movimento notevole di uomini e mezzi da e per la Libia caratterizzò quel periodo, in cui non poche unità vennero, attraverso l'Africa Settentrionale, smistate e in viate in Africa orientale. Tra le nuove unità costituite vi fu la Divisio~e indigena (( Libia I >>, destinat~ poi in A.O., e la Divisione Eritrea; fra quelle inviate dall'Italia vi furono le Divisioni « Assietta ll, (e Cosseria » e cc Metauro »; quindi anche la Divisione motorizzata (( Trento )) e II l'Assietta II )) e la Divisione della Milizia <e Cirene » (con un regg. art. su 2 gr. autoportati da 75/ 27). Inolt re fu costituito il Corpo d'A. (( Libia » e furono inviati dall'Italia, oltre ai reggimenti delle divisioni nuove costituite, 3 gruppi -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

di art., 3 sez. antiaeree da 20, 3 plotoni cannoni da 65/ 17, con proietti anticarro e personale per 80 batterie di vario calibro. Terminata la campagna di Etiopia, le forze in Libia vennero contratte e riordinate. Alcune unità furono gradualmente sciolte; altre unità, nazionali, furono rimpatriate. Nel 1937, in relazione alla situazione che si era venuta a creare nel bacino del Mediterraneo nei confronti dell'Inghilterra e della Francia, si precedette ad y.na riorganizzazione delle forze armate della Libia allo scopo di potenziare l'apprestamento militare di quella colonia nel quadro delle esigenze operative più presumibili. Furono costituiti: - Un Comando Superiore delle Forze Armate dell' A.S. dal quale dipendevano tutte le forze terrestri, navali ed aeree stanziate nel territorio e nelle acque territoriali della Libia; - Due C.A. (costituiti in Italia e inviati in Libia) su due Div. ciascuno: il XX, colle Div. « Sabratha » e « Sirte » destinato in Tripolitania; il XXI, colle Div. ,< Cirene » e ,< Marmarica » destinato in Cirenaica. Le Divisioni furono dislocate: la Sabratha nel Garian, la Sirte nella zona di Misurata; la Cirene nella zona di Barce; la Marmarica nella zona di Derna. Forza complessiva ~ei due C.A. , intorno a 40.000 uomini: con le truppe libiche, le forze dell'E. assommavano a circa 60 mila uomini. Nel 1938 furono altresi costituiti il R. Corpo Truppe libiche e le Forze del Territorio Militare del Sud. L'artiglieria libica comprendeva 8 gruppi di art. delle ·varie specialità e 2 depositi. In definitiva alla fine del 1938 esistevano in Libia: - 2 C.A. ciascuno su 2 Div. metropolitane, oltre alle truppe di C.A .. Tali CA. potevano essere raggruppa ti in un'Armata: - il R. Corpo Truppe Libiche e le forze del Territorio Militare del Sud. -

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DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

Il 1° Settembre 1939, all'inizio cioè della 2' guerra mondiale, la Libia era ancora in crisi di preparazione dei suoi apprestamenti militari. Data la nuova situazione che si ·prospettava, i due C.A. furono subito rinforzati e nello stesso mese di settembre fu costituita in Tripolitania la 5" Armata su due C.A. : il X X già esistente con le Divisioni Sabratha e Sirte, e il X di nuova costituzione con le Divisioni affluite dalla Madrepatria Bologna e Savona. Ai due predetti Corpi d'A. furono successivamente assegnate altre due divisioni metropolitane: la Brescia (al X) e la Pavia (al XX); sicchè entrambi i Corpo d'A. vennero per il momento a risultare costituiti su tre Divisioni. Contemporaneamente si provvedeva a far affluire a scaglioni 4 Divisioni della Milizia: la « 23 Marzo » e la 28 Ottobre » in Tripolitania, la c·c 21 Aprile » e la cc 3 Gennaio » in Cirenaica. Si veniva così nell'insieme a disporre per la difesa della Libia di 12 Divisioni metropolitane di cui 4 della Milizia: unità però, nella loro maggioranza, ancora incomplete, non solo di effettivi, ma. anche di materiali specialmente di munizionamento, pezzi anticarro, carri armati leggeri, automezzi, v-e stiario ed equipaggiamento. Costituita poi anche la 10• A., nel novembre 1939 la situa(e

zione delle Forze armate era la seguente:

Tripolitania: 5" Armata con 3 C. d'A.:

xx Div. cc Sabratha ,1 Div. cc Sirte » Div. « Pavia ,i Div. « Brescia ,1 X

Div. cc Savona » Div. « Bologna » XXIII

Div. CC. NN. « 23 Marzo)> Div. CC. NN. « 28 Ottobre )) 1 Reggimento di a:rt. d'A. (4 Gruppi da 149/ 35) Unità di Guardia alla Frontiera. -

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L 'ART lµLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

In cifra tonda un totale d i 90.000 uomini. Cirenaica: 10· A.

ccm 2 C.

d'A .

XXI

Div. « Marmarica Div. « Cirene »

>>

XXLI

Div. CC. NN. <e 21 Aprile » Div. CC. NN. cc 3 Gennaio » Guardia alla Frontiera. In <Cifra tonda un totale di 40.000 uomini. Per il coordinamento di tutti i servizi vi era una I ntendenza A .S. in Tripoli, alle dipendenze del Comando Superiore delle Forze Armate dell'A.S., con una Delegazione d 'I ntendenza a Bengasi. Quanto alle formazioni, i Comandi di Armata erano leggerissimi e senza Intenden za; i Corpi d 'A. avevano i servizi previsti; le Divisioni tipo A.S. erano autotrasportabili, leggere e senza quadrupedi. Essenzialmente su due regg. di f. (3 btg., comp. mortai, btr. d 'ace. da 65/ 17), btg. carri (solo per 4 Div.), btg. mitr., cp. cannoni anticarro da 47/ 32; e 1 reggi mento di art. su 2 gruppi da 75/ 27 mod. 906; 1 gruppo da 100/ 17 e 2 btr. da 20.

Mentre gli organici erano prossimi a quelli di guerra, per il completamento delle dotazioni di materiali mancava ancora parecchio: 700 f.m., 600 mortai, 450 pezzi d'art., 350 carri L., 5000 automezzi. Le dotazioni dei magazzini furono ragguagliate al fabbisogno di 6 mesi per una forza complessiva di 140.000 u ., 8200 automezzi, 8500 muli e cavalli e 3200 cammelli. Col 1940 la prepatazione organica venne intensificata. Furono costituite le Div. libiche ia e 2& (2 raggrupp. di f . -

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DALL'INI ZIO DELLE OPERAZ IONI FINO A SIDI EL BARRANJ

libica su 3 btg.; cp. cannoni da 47/ 32 - 2 gruppi di art. libica da 77/ 28 e 2 btr. da 20). Al momento della dichiarazione di guerra erano dislocate in Libia, oltre a tutte le unità non indivisionate 9 Div. di f. (autotrasportabili) A.S. cc Sabratha >) « Sirte» « Cirene » « Marmarica >) « Bologna >> << Savona >i « Pavia >i << Brescia» e< Catanzaro i, (questa derivata dalla trasformazione della div. CC. NN. «21 Aprileii ) 3 Div. CC. NN. « 23 Marzo » cc 28 Ottobre » « 3 Gennaio 11 2 Div. libiche: l' e 2~ Questo complesso di unità presentava però enormi deficienze di armamento e di mezzi di ogni genere. « Da una richiesta inoltrata in data 11 maggio 1940 ·dal Comandante Superiore forze armate A .S., si rileva, fra l'altro, che le opere fortificate sulla cinta di Tripoli e Bardia erano ancora prive di armi, che la difesa contraerea era inadeguata per difetto di batterie e di organizzazione dell'avvistamento e del collegamento. Per i viveri, non erano ancora complete le preventivate scorte di sei mesi, che le limitate risorse locali e le prevedibili difficoltà di traffico con la Madrepatria, una volta entrati ner conflitto, rendevano indispensabili. Per completare l'organizzazione difensiva il Comando Superiore A .S. chiedeva altresì : 1.788 mitragliatrici Fiat 35, 390 pezzi anticarro da 47 / 32, 23 batterie da 77 / 28, elementi di coraz-

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zatura, 880.000 colpi per pezzi anticarro, 437.000 per pezzi 77/ 28, 3 milioni di quintali di cemento. Per la difesa contraerea territoriale domandava: 5 gruppi mobili (15 batterie), 22 batterie da posizione e a. moderne e 50 sezioni da 20. Segnalava anche la forte deficienza di autocarri e richiedeva le dotazioni necessarie per portare a sei mesi di autonomia i vari magazzini di· Intendenza. Il Ministero della Guerra, interessato dal Capo del Governo a soddisfare tale fabbisogno. non poteva fare a meno di osservare che la situazione reale delle dotazioni e degli allestimenti non consentiva di inviare tutto e soggiungeva che « queste sp~te improvvise ad agire a favore di varii settori (A.O.I., Egeo, Libia) come se fossero teatri di operazioni a sè stanti ed al cui apprestamento bellico non dovesse provvedere una unica organizzazione militare, date anche le alte personalità che ne sono a capo, avrebbe potuto finire con l'interferire dannosamente nella situazione generale dell'efficienza bellica del Paese u . Passando, quindi, ad esaminare le singole richieste, annunciava che 500 mitragliatrici erano in viaggio ed altre 900 sarebbero state inviate entro luglio; di pezzi anticarro da 47/ 32 ne sarebbero stati inviati 120, arrestando però, temporaneamente, l'aumento delle dotazioni dell'eser:cito in Patria; le batterie da 77/ 28 sarebbero state tratte da materiali in riparazione e sarebbero state mandate fra 6-8 mesi; gli elementi di corazzatura sarebbero stati inviati mensilmente, in base alla produzione prevista, parte entro l'anno e parte entro il 1942. Per il munizionamento, erano in viaggio 13.000 colpi per pezzo anticarro, ma faceva presente che solo metà dei reparti in Italia aveva la dotazione al completo, a causa della deficienza di tritolo che ne limitava la produzione. Circa il munizionamento per i 77/ 28, non v'era disponibilità alcuna. Di cemento si sarebbe potuto inviare 1,275.000 quintali, traendoli dagli scarsi quantitativi disponibili per altre esigenze in territorio. Neppure di gruppi mobili di batterie contraerei v'era disponibilità, dato che per tutto l'esercito operante si avevano solo 10 batterie da 75/ 46 e 14 da 75 C K. La difesa e.a . territoriale nazionale era talmente inferiore ai bisogni, che non sembrava possibile diminuirla ancora detraendone batterie da posizione e da 20 da mandare in Libia. Quanto agli autocarri, 170 erano in viaggio; fra un mese ne 198 -


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sarebbero stati mandati altri 250; per i rimanenti, si sarebbe provveduto gradualmente, non essendovene disponibilità » (1). 2. - Per molti anni il problema dell'artiglieria in Libia fu visto in funzione delle operazioni contro i ribelli. Il nemico da combattere era naturalmente sprovvisto di artiglieria e non contava che sul proprio fucile; eccezionale e di scarsissima importanza l'apparizione di qualche pezzo antiquato e di qualche mitragliatrice. Ma l'arabo impiegava bene il fucile e sfrùttava mirabilmente il suo terreno: nelle oasi, l'intricata rete di muretti che delimitavano i vari appezzamenti coltivati, le casette, le siepi di ficodindia, le scarpate dei pozzi, i palmeti; nella steppa, nella sebca o nel deserto, il terreno circostante ed ogni cespuglio, ogni duna con cui lo mimetizzava il proprio barracano. Abile nello sfuggire ad ogni attacco diretto, sapeva scegliere i punti deboli da sorprendere e da colpire: salmerie, piccoli reparti di scorta, posti isolati. Agiva perciò isolato o a piccoli gruppi e non offriva se non molto raramente obiettivo consistente per l'azione della artiglieria: soprattutto era mobile e sfuggente. Il terreno: n ella zona costiera, estesissima pianura rotta di tratto in tratto da qualche cordone di dune o da dune isolate. A varie distanze le oasi difficilmente transitabili e difficilmente osservabili. Verso il sud un'ampia regione di sabbie e di steppe, la Gefara. poi le alture rocciose del Gebel, infine l'altipiano pietroso della Hammada el Hamra ed il Fezzan quasi desertico. Rete stradale nulla o appena accennata, salvo i dintorni dei maggiori centri abitati costieri (più tardi la nostra splendida litoranea, la Balbia: ma senza . diramazioni importanti e di sviluppo verso l'interno). Notare che per la sua stessa costituzione il terreno libico mal si presta alla costruzione di ripari di grande resistenza, nè l'arabo avrebbe saputo costruirli ed utilizzarli poichè a lui e ai suoi metodi di guerra erano sufficienti gli appigli naturali

(1 l D a:

H 1sTOR1cu·s: Da Versailles a Cassibi!e. Ea. Cappelli. pag. 107- 108.

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del terreno, appena corretti, ove occorresse, da speditivi lavori in terra. In armonia a quanto sopra si pensò che il materiale di artiglieria occorrente in Tripolitania dovesse rispondere ai seguenti requisiti: grande rapidità e mobilità di fuoco per poter battere bersagli sparsi e mobilissimi; non grande potenza del colpo isolato, non essendovi da battere bersagli molto resistenti ; grande adattabilità al terreno durante il tiro e durante il trasporto, quest'ultimo da farsi preferibilmente a sonia, per poter marciare agevolmente in terreno privo di strade e di scarsa resistenza. Dunque, materiale a tiro rapido, facilmente maneggevole, di piccolo calibro, someggiato; cioè il materiale da mof?.tagna. In Libia sin dalla costituzione delle prime batterie che dovevano operare al seguito delle colonne mobili, fu infatti adottato il 70 mont ; poi, nel 1919 il 65 mont .. Quest'ultimo materiale però, ottimo in Italia e specialmente sulle nostre Alpi, non ugualmente bene rispondeva nell'impiego in Colonia, e ciò per alcune particolarità di costruzione che, mentre non portano alcun danno od inconveniente in Italia, erano laggiù facilmente sentite e lamentate. In Libia la grande nemica del materiale a deformazione è la sabbia che penetra da per tutto, malgrado le cure ·e le precauzioni più minuziose. Inoltre, durante il tiro, per effetto dei gas che si sprigionano dalla bocca da fuoco, la sabbia si solleva dal terreno circostante al pezzo e parte di essa va a posarsi sull'asta del freno, costituendo con la glicerina, di cui l'asta stessa è sempre unta, un finissimo smeriglio che dopo pochi colpi, oltre a danneggiare il premistoppa del freno, penetra nel cilindro, alterandone il funzionamento e rendendolo in seguito inservibile. Tale fatto gravissimo si è più volte verificato, assieme all'altro altrettanto grave dell'inceppamento e guasto dell'otturatore, sempre a causa della sabbia depositatasi sui congegni. Durante le operazioni di sbarco per la rioccupazione di Misurata (gennaio-febbraio 1922), su sei pezzi da 65 mont. che presero parte all'azione dell'll febbraio, uno dovette cambiare l'otturatore ad azione ultimata, ben quattro dovettero cambiare -

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i freni durante varie fasi dell'azione, mentre un altro, postato su una duna, aveva già dovuto sostituire il freno pochi colpi dopo l'inizio del fuoco. Se non vi fossero state le corrispondenti parti di ricambio, le nostre fanterie sarebbero rimaste prive dell'efficace aiuto dell'artiglieria proprio nei momenti più critici del combattimento. Infine è ancora da notare che, a causa del terreno di natura eminentemente sabbiosa, il nostro 65 mont. , adoperato in Libia, non riceve alla coda un appoggio sufficiente ad assicurare la completa immobilità dell'affusto durante il tiro. Invero il dente di roccia ed il vomero, studiati per terreni rocciosi o di consistenza piuttosto forte, non rispondono più al loro scopo quando sono affondati in un terreno sabbioso, perchè ad ogni colpo, per la piccola superficie presentata dal vomero, il pezzo indietreggia, si muove, rendendo continuamente necessarie notevoli correzioni al puntamento, sia in direzione che in elevazione, a svantaggio della prontezza e della celerità di tiro. Il trasporto dei materiali di cui sopra - ci riferiamo al periodo antecedente alla guerra in Etiopia - non poteva essere che il someggio. Ed il someggio fu fatto in Libia, come per le batterie someggiate e da montagna d'Italia, a mezzo di muli. I quadrupedi da sella erano cavalli o muletti eritrei. Questi quadrupedi però, malgrado l'adattamento al clima speciale della colonia, soffrono molto, specialmente nelle lunghe marce, ed hanno bisogno di parecchie cure e di molta acqua. Tale elemento, come è noto, non è abbondante nè diffuso in Tripolitania, e la quantità che se ne può trovare ai pozzi è sempre un'incognita, il cui valore è prevedibile solo approssimativamente. Il rifornimento acqua costituisce ancor più grave preoccupazione nelle marce verso l'interno, ove i pozzi sono più scarsi e più distanti; se si aggiungano alle necessità idriche delle persone anche quelle relative alle abbeverate quotidiane dei muli e dei cavalli, si trova che ogni colonna ed ogni azione resta vincolata ai termini di un problema logistico spesso molto difficile da risolvere. Non potendosi per altro fare a meno dei quadrupedi e volendo operare in regioni ed in stagioni in cui -

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sia più sentita la scarsezza di acqua, veniva ~pontanea la preferenza dei quadrupedi che consentivano una più grande elasticità nelle abbeverate, e che non soffrivano molto per la soppressione · di qualcuna di esse, ossia dei cammelli (1).

Fig. 19. - Pezzi cammellatì

Ma il cammello è piuttosto delicato per le molte cure che esige, e gli occorre un conducente molto pratico nel suo speciale governo, nell'imbastarlo e nel caricarlo. Una prima prova d1 batteria someggiata su cammelli si fece, in Libia, fin dal 1913 con la 1· batteria volontari italiani e se non rispose alle aspettative, la causa principale va ricercata

Cl ) Vedasi l'articolo: Batterie libiclie. del Ten. G. d'A. e G . » del novembre 1924.

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CAMPAGN.\

in « Rivist a


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nella poca capacità dei nostri soldati ad aver cura del cammello che, per le sue caratteristiche fisiche, si differisce sostanzialmente e di molto dal mulo, cui il nostro soldato è invece abituato. Comunque però nel combattimento di Montruss - 23 marzo 1913 - una batteria cammellata, al comando del cpt. Tappi Luigi, dette splendida prova. Una nostra colonna, scontratasi alle pendici orientali del Montruss Nero con forze molto preponderanti, stava per essere travolta se appunto non fosse stata fermata dalle nostre truppe

Fig. 20. -

Artiglieria cammellata.

regolari e dalla nostra batteria cammellata, a meno di cento metri, con fuoco rapido, a zero. Gli stessi conducenti, lasciati i cammelli accovacciati dietro le dune, accorsero in linea. Nè i cammelli si mossero, abituati e indifferenti agli spari. La giornata fu guadagnata proprio e per merito di questa batteria che al solito fuse la sua azione con quella sempre eroica dei fanti nazionali. E le batterie cammellate furono adottate, anzi, come avremo occasione di vedere, furono estese anche alla Somalia. -

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A poco a poco però subentrarono altri concetti. Le nostre forze militari in Libia andarono sviluppandosi più per precauzione di difesa che per seri propositi offensivi, e in Libia furono mandati, oltre che b.d.f. da montagna, molti materiali di preda bellica, specialmente da 77 / 28, per armarne reparti nazionali e libici. Dopo la crisi politico-militare determinata dalla conquista dell'impero, la visione delle necessità si allargò. Ed il problema dell'artiglieria in Libia fu impostato diversamente, anche a conclusione di manovre svoltesi nella Colonia nel 1938. Si premetteva che operazioni che si svolgessero nello scacchiere libico, dati i grandi spazi e il terreno aperto pianeggiante percorribile in tutti i sensi, avrebbero dovuto contare anzitutto essenzialmente sulla manovra e sull'impiego di unità leggere, mobili e non vincolate alle strade. P.er esse sembrava sufficiente un'autonomia di due o tre giornate, potendo tale autonomia essere assicurata e integrata da basi logistiche (stabili o mobili a seconda che si trattasse di operazioni difensive o offensive) bene organizzate e difese, e opportunamente dislocate. Queste unità (gruppi o brigate miste o divisioni leggere che dir si vogliano) riunite in uno o più corpi d'armata, avrebbero dovuto avere spiccata attitudine alla manovra nel campo tattico; attitudine che poteva dar loro un notevole vantaggio anche rispetto a unità più potenti ma più pesanti e per questo più lente e meno manovriere. La battaglia, nell'ambiente che si considera, doveva essere condotta·-:- si pensava - non con l'impiego unitario organizzato e riunito di grandi unità animate da unico impulso in una determinata direzione, ma con la manovra coordinata di unità minori agenti su ampio spazio da basi diverse ma concorrenti verso un unico scopo. A tale concezione operativa e a tale impiego dovevano rispondere le artiglierie che delle unità considerate dovevano far parte, sia come armamento sia come costituzione, sia infine come ·c riteri di impiego.

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1° - ARMAMENTO a) - Divisione o gruppo misto.

Il materiale che risponde ai requisiti necessari, si disse, è il 75/ 18/ 35, il quale, oltre agli altri pregi mm1mo peso, minimo ingombro, massima maneggevolezza - possiede anche quello di essere un obice, ossia una bocca da fuoco a tiro curvo. Vantaggio notevole in quanto il terreno libico, anche laddove, come nella Gefara, sembra a prima vista piano ed unito, è invece pieno di fratture, solcato in tutti i sensi da fossi e profonde incisioni, coperto da dune talvolta elevate, per cui il tiro teso dei cannoni, specie alle brevi distanze, che in questo caso sono le normali, riesce di scarsa efficacia. In confronto i materiali dei quali invece allora si disponeva in Colonia (75/ 27, 77/ 28) erano molto pesanti ed ingombranti. Il mezzo di traino adatto sotto ogni aspetto appariva il nuovo T.L.A. (Trattore leggero Africa) , munito di ruote speciali; cosi il complesso da 75/ 18/ 35-T.L.A., leggero e maneggevole, era considerato in possesso della maggiore attitudine a muoversi e a manovrare nei territori libici. L'autotrasporto del 75/ 27 e del 77/ 28, che era praticato allora, era riconosciuto come soluzione di ripiego e transi~ toria. A parte che detti materiali erano sotto ogni riguardo ormai sorpassati, l'autotrasporto sembrava nel caso specifico il meno indicato, perchè toglieva all'artiglieria il requisito più prezioso: la possibilità di manovrare e di intervenire celermente. Per quanto riguarda poi le batterie reggimentali il materiale da 65/ 17 si pensava potesse essere sostituito con grande vantaggio dal mortaio da 81, arma nel confronto molto più leggera e di grande efficacia. · Ciò si diceva anche e specialmente per quanto riguarda i gruppi libici misti. b) - Corpo d' Armata.

Il materiale di corpo d'armata più adatto sembrava il 100/ 17; esso presentava rispetto al 105/ 28 il vantaggio di -

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essere molto più leggero pur rimanendo in grado di assolvere gli stessi compiti entro limiti di gittata che, nel caso che si considera, possono essere ritenuti sufficienti. Infatti di norma queste artiglierie dovranno essere decentrate alle divisioni, le quali dovranno assumersi anche le eventuali azioni di interdizione e di controbatt€ria. Solo in qualche caso eccezionale possono riuscire utili azioni di fuoco a raggio più esteso e in questi casi il 105/ 28 potrebbe tornare vantaggioso; m a tale vantaggio non potrebbe certo compensare il grave inconveniente del maggiore appesantimento che il 105 comporta. Se ne può vedere perciò un'assegnazione eventuale. D'altra parte simili azioni a largo raggio possono essere in questo caso affidate con maggior rendimento a unità aeree. Si chiedeva pertanto, per a) - il gruppo misto libico: 1 gruppo su 2 batterie da 75/ 18/ 35;

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_ b) - la Divisione: 3 gruflpi da 75/ 18/ 35 su 3 batterie ciascuno; c) - il Corpo d'Armata: 3 gruppi da 100/ 17 su 3 batterie ciascuno; eventuali uno o due gruppi da 105. L'impiego lo si pensava orientato sui seguenti criteri base: a) - Normale decentramento dei gruppi divisionali ai reggimenti di fanteria e dei gruppi di Corpo d'Armata alle Divisioni. b) - Normale assunzione da parte delle artiglierie divisionali di tutti i compiti, compresa l'interdizione e l'eventuale controbatteria. Il Corpo d'Armata non avrebbe dovuto svolgere, se non in casi del tutto eccezionali, azioni di artiglieria in proprio, ma limitarsi a rinforzare con i suoi gruppi le artiglierie di visionali. c) - Azioni di fuoco ravvicinate e normalmente a vista; manovra del fuoco ottenuta sia con lo spostamento delle traiettorie, sia, e con frequenza, con lo spostamento delle batterie; schieramenti avanzati, centrali e relativamente raccolti. d) - L'appoggio devoluto ai gruppi decentrati ai reggimenti; le rimanenti azioni ai gruppi divisionali e di rinforzo. -

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e) - Normale la preparazione per l'azione immediata e quella di gruppo; eccezionale quella per la manovra del fuoco. In sostanza l'impiego dell'artiglieria nelle unità considerate si avvicina a quello delle unità celeri, solo che nelle prime la cooperazione fra fanteria e artiglieria deve essere ancora più intima e serrata. Le idee che abbiamo così riportate rispecchiano una fase di transizione. Si guardava al 75/ 18 con molte speranze come all'ultima e più appropriata realizzazione che conciliava in sè le esigenze di mobilità, di potenza, di gittata; forse si astraeva un po' troppo dalle doti di robustezza e di rusticità che tanta importanza hanno nel terreno della colonia. Ma comunque i 75/ 18 cominciavano solo allora ad apparire e appena qualche esemplare (1938) era dato ai reggimenti della madrepatria: fino al 1941 in Libia di moderni materiali d'artiglieria non se ne ebbero. La realtà però che andava maturando soverchiava di gran lunga queste stesse visioni e queste aspirazioni. In definitiva noi ci presentavamo in Libia nel 1940 con un complesso di materiali di artiglieria che era quello della guerra 14-18 (e in certa misura anche inferiore perchè in Colonia avevamo relegate le più vecchie artiglierie di preda bellica austriache 77/ 28) e con idee un po' più progredite se si vuole, ma comunque lontane anch 'esse dalla realtà. E la realtà era data dalla guerra meccanizzata ed aerea, che imponeva soprattutto, via via nel suo rapido affermarsi, oltre ai carri armati e poi alle artiglierie semoventi, pezzi controcarro e artiglierie controaeree gli uni e le altre moderni e potenti: e non li avevamo e n on li avemmo mai, almeno in sufficiente quantità, nemmeno nella madrepatria. Per i pezzi contro carro ci fermammo al 47 / 32 che ben presto apparve superato perchè inefficace contro le corazzature dei e.a .. Inoltre il 47/ 32 non aveva mobilità: una volta messo giù dall'autocarro doveva essere trainato a braccia dai fanti... in terreno assolutamente proibitivo: il deserto. E pesava 315 kg. !

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3. - Il maresciallo Balbo come abbiamo visto, nel mese di maggio 1940 aveva rappresentato a Roma le necessità delle forze dislocate in Libia per far fronte alla situazione che già si prospettava: inoltre egli aveva insistito per ottenere qualche grande unità corazzata. In una rapida corsa a Roma (fine di maggio) aveva ribadito tali necessità e aveva avuto affidamento che in Libia sarebbe stata inviata subito - fra l'altro - la Divisione corazzata <e Centauro ». Ma il 6 giugno il Comando Supremo comunicava che per mancanza di tempo non .era possibile inviare - come previsto - la Divisione corazzata e, Centauro » che era in Albania, nè per altro giungevano i richiesti materiali. Di fronte a questa situazione il Maresciallo Balbo chiedeva un'ispezione in Libia che potesse constatare la deficienza di armi e di materiali. Il 10 giugno il Capo di S. M. Generale (Maresciallo Badoglio) informava il Supercomando A.S. che la dichiarazione di guerra sarebbe stata fatta alle ore 18 e che l'apertura delle ostilità era fissata per le ore 24, cioè ore O dell'll giugno. Contegno difensivo per le forze i n A .S ..

Il progetto di radunata (P.R. 12) in vigore nel novembre 1938, per quanto riguardava l'A.S., considerava un'offensiva verso la Tunisia, ma escludeva del tutto ogni proposito di offensiva verso l'Egitto. Nel marzo 1940 il Comando di S.M. emanava le direttive per le operazioni in Libia, sulla base del dispositivo militare già ivi raggiunto, e nella ipotesi di poter attuare tempestivamente, prima dell'inizio di un eventuale conflitto, i trasporti marittimi più necessari ed urgenti per portare sul piede di guerra le G.U. metropolitane e quelle coloniali e la Guardia alla Frontiera, e completare le dotazioni indispensabili. Scopo delle operazioni: garantire l'integrità del territorio libico assicurando comunque il pieno possesso e le funzioni delle basi principali di Tripoli e di Tobruch anche in previsione di nostre controffensive. -

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Il teatro di operazioni era suddiviso in tre scacchieri: -

L i bico-tunisino: presentava per noi limitate possibili-

tà offensive. In esso la nostra difesa, per quanto avvantaggiata da un buon sistema di fortificazioni - ancora in corso di completamento e di rafforzamento - richiedeva molti mezzi. Il confine non offriva linee caratteristiche cui appoggiare la nostra sistemazione difensiva. Difficili i rifornimenti per la vicinanza delle nostre comunicazioni marittime alle principali basi aero-navali avversarie. -

L i bico-egiziano: appoggiato alla zona del Gebel Ci-

renaico, ed alle basi di Bengasi, aveva in Porto Bardia un importante centro idrico avanzato (fortificato) e nella piazzaforte di Tobruch una base aereo navale di notevole portata per azioni contro obiettivi nel Mediterraneo centro-orientale. Offriva a noi buone possibilità per eventuali azioni offensive sulla zona del delta del Nilo e sul Canale di Suez. Era in certa misura interdipendente con l'A.O. nel senso che operazioni da questa parte dirette contro il Sudan avrebbero potuto agevolare una nostra eventuale offensiva dalla Libia orientale. - Sahariano: in massima parte desertico e inospitale, era importante dal punto di vista politico-militare, sia per le interferenze sulle operazioni militari negli altri scacchieri (specie per quelle che avrebbero potuto aver luogo nel libicotunisino), sia per le ripercussioni che una eventuale perdita del territorio, anche solo temporanea e parziale, non avrebbe mancato di produrre nell'elemento arabo. Con le basi avanzate di Cufra ed Asseuat permetteva di realizzare il collegamento aereo con l' A.O.. - Scacch;f,ere libico-tunisino. Nostra organ_izzazione d ifensiva.

a) Le piazzeforti di ~uara e Nalut rispondevano al concetto di a rrestare le colonne nemiche operanti lungo le direttrici costiera e gebelica, l'una e l'altra dal confine convergenti su Tripoli, o quanto meno - nel caso l'avversario si fosse incanalato nella interposta piana della Gefara - di obbli-

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garlo a lasciare molte forze dinanzi ad esse, facilitando così a noi il felice esito della battaglia della Gefara stessa. b) La « Linea d'appoggio» Sarman-Bir el Guem - bivio di Bir Aaiot - el Anenia (J efrem) rispondeva al concetto di permettere, in qualsiasi eventualità, la messa a piè d'opera della massa di manovra destinata ad agire controffensivamente sia nella Gefara, sia lungo le direttrici di operazioni costiera gebelica, sia ad appoggiare (di qui la denominazione di « linea d'appoggio ») la manovra di dette forze. In conseguenza di quest'ultimo scopo, la « Linea n in parola non era continua, _n è costituita da ampi tratti continui, bensì da singoli caposaldi, in modo da non intralciare la manovra . Essa era naturalmente più robusta all'ala sinistra ed al centro. c) Il campo trincerato di Tripoli ed ~l sistema che, per Azizia, lo collegava al Garian rispondevano al concetto di assicurare, in qualsiasi evenienza, il possesso di questa importantissima nostra base e della Tripolitania orientale. d) L'organizzazione della Gefara rispondeva al concetto di attrezzare logisticamente la zona dove noi avremmo dovuto muovere e sostare, in modo da poter dare battaglia nelle migliori condizioni possibili. Le nostre operazioni, che avrebbero dovuto essere improntate a grande dinamismo, dovevano tendere: - a ritardare e logorare l'avversario nella fascia di frontiera, specialmente lungo le direttrici costiere e gebelica, facendo perno nelle piazzeforti avanzate di Zuara e Nalut; - a sviluppare poi la manovra delle nostre forze nella piana della Gefara, all'uopo sfruttando eventualmente la « linea d'appoggio ,i; - a garantire infine, in ogni evenienza, il possesso della nostra base di Tripoli e della Tripolitania orientale. La copertura doveva dar tempo per la radunata e per l'intervento della massa di manovra, con azione difensivo~controffensiva. Settori di copertura Nalut, El Ustia, Zuara (di massima importanza quest'ultima, per ostacolare e ritardare il più possibile l'avanzata del nemico lungo la direttrice costiera). -

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Scacchiere libico-egiziano.

Caratteristiche: la povertà del deserto egiziano occidentale e della Marmarica creava gravi difficoltà logistiche all'azion~ di grandi masse. Per contro la relativamente facile percorribilità del terreno e la costa aperta rendevano possibili rapide azioni di sorpresa con forze motorizzate, sostenute da operazioni di sbarco. Nostra organizzazione difensiva: a) La piazzaforte di Bardia risporrdeva al concetto di garantire il possesso di questo nostro importante centro idri-co avanzato della Marmarka. b) La piazzaforte di Tobruch rispondeva al concetto di assicurare il possesso della base aereo-navale, e di dare robusto e skuro appoggio alle G.U. di manovra. c) L'.attrezzatura ,logistica di El Adem, essenzialmente base aerea (in corso di approntamento) rispondeva allo scopo di consentire la vita e la manovra delle G.U. che vi venissero radunate. Le nostre operazioni avrebbero dovuto essere anche qui improntate a grande dipamismo, e si dovevano basare su un concetto di difesa manovrata, dando alla piazza di Porto Bardia forze sufficienti per una difesa ad oltranza e per eventuali sortite contro l'avversario che intendesse sorpassarla; e tenendo in potenza la massa delle rimanenti forze mobili ad El Adem e Tobruch (1) per contrattaccare il nemico nelle direzioni più convenienti, sia che si impegnasse contro Porto Bardia, sia che puntasse direttamente su Tobruch. La copertura aveva lo scopo di dar tempo per l'immediata messa . in stato di difesa di Tobruch e per la radunata e l'intervento delle G.U. assegnate allo scacchiere. Scacchiere Sahariano.

Scopo delle nostre operazioni: garantire l'integrità del territorio, intesa in senso lato, e dare sicura protezione al fianco Cl ) Sviluppo verso Bir e! Gobi ed El Mechili.

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sinistro delle nostre forze operanti sul Gebel Nefusa dallo scacchiare libico-tunisino. Anche qui le nostre operazioni dovevano essere improntate a spiccato dinamismo; dovevano tendere a: - attaccare le colonne che eventualmente penetrassero in n ostro territorio, per stroncarne ogn i velleità offensiva; - sviluppare, ove e quando necessario, azioni di guerriglia. La copertura doveva ostacolare eventuali incursioni nemiche, per dare al comando del fronte sud il tempo e la possibilità di agire in relazione alla situazione. Le prime azioni furono - 1'11 giugno - una nostra ricognizione aerea sul territorio sud-tunisino e su quello egiziano, mentre già cominciavano le incursioni aeree nemiche. Il 12 giugno elementi corazzati nemici attaccavano Sidi Omar e Scegga. Forze navali ed aeree bombardavano Tobruch; affondavano la cannoniera cc Berta )), danneggiavano due imbarcazioni e le banchine. Il 13, aerei nemici attaccavano una btr. e.a. a Bardia. Il 15, il nemico manteneva ancora atteggiamento difensivo sulle fronti occidentale e meridionale; invece alla fronte orientale sembrava in preparazione un'offensiva contro le nostre piazze: ma per ora le operazioni mantenevano carattere frammentario e di guerriglia, con impiego di soli mezzi meccanizzati. In conseguenza di ciò, ed anche della situazione generale, i~ Supercomando dava inizio ad una serie di trasferimenti di G.U. e più specialmente di artiglieria dalla 5• alla 10a Armata. Il 24 giugno era firmato l'armistizio con la Francia e le ostilità con questa cessavano dalle ore 1 e 35 del 25 giugno. Le condizioni di armistizio non prevedevano l'occupazione della Tunisia ( 1).

Poichè risultava, subito dopo l 'armistizio, che le colonie fra ncesi obbedivano agli ordini del ioro governo, si poteva ritenere che rimanesse ormai il solo fronte orientale. ConseguenO ) Se n e vedranno dOPo le gravissime conseguenze.

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temente, continuarono i trasferimenti di unità dalla 5• alla 10' Armata. E la 5'" Armata, dopo l'armistizio italo-francese, assumeva decisamente il compito di serbatoio di alimentazione a favore della 10•. Le prime operazioni avevano dimostrato che i mezzi di fuoco della 10• Armata, e più particolarmente le artiglierie mobili, .erano assolutamente insufficienti a neutralizzare le improvvise e frequenti offese dei mezzi meccanizzati nemici sulle nostre truppe e sulle nostre comunicazioni a tergo della organizzazione difensiva di frontiera. Da ciò la determinazione di trasferire da occidente ad oriente la maggior parte delle artiglierie mobili della 5• Armata. Veniva inoltre recuperato da tutte le parti il massimo degli autocarri, lasciando ai reparti solo lo stretto necessario alla loro vita. Si consideri come una manovra su larga scala fra le due frontiere distanti 1800 km. era resa particolarmente difficile dalla deficienza di autocarri e di carburanti, nonchè dalla crisi idrica in Marmarica per deficienza fra l'altro di autobotti. Tuttavia continuarorio ad affluire alla 10• Armata unità e mezzi provenienti dalla Libia occidentale e dalla madrepat ria: per il trasporto di materiale dall'Italia furono impiegati anche sommergibili posamine, che trasportavano 600 tonnellate per viaggio. Fra Tobruch e Sollum, il traffico costiero di piccole unità assicurava il rifornimento delle truppe operanti.

Il 28 giugno 1940 alle ore 17 e 40, l 'apparecchio del Maresciallo Balbo, Comandante Superiore, giunto nel cielo di Tobruch durante un'incursione aerea, veniva colpito dalle nostre batterie contraerei e precipitava in fiamme. Il Maresciallo e tutti i componenti dell'equipaggio decedevano . Subentrava interinalmente nel comando di tutte le FF.AA. in A.S. e nel Governo Generale della Libia il Gen. Gariboldi, ma il 30 giugno Governo generale .e .comando erano assunti dal Maresciallo Graziani. 213 -


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

All'inizio della campagna si ebbe dunque una caratteristica azione di guerriglia da parte di truppe corazzate inglesi a mezzo di autoblindo e carri armati medi, contro i quali le nostre scarse unità dislocate alla frontiera - che ne erano completamente sprovviste - non potevano reagire. Dal 12 al 14 giugno i nostri piccoli posti senza artiglieria caddero l'uno dopo l'altro, malgrado l'intervento dell'aviazione. Il 16 giugno una colonna al comando del Colonnell9 car.... rista Lorenzo D'Avanzo (un battaglione libico, un battaglione Carri L 35, la 17a batteria Amadio da 77/ 28 del VI Gruppo libico ed una Sezione R.T.) diretta alla ridotta Capuzzo per ricacciare elementi nemici infiltratisi a nord del reticolato di confine, viene attaccata di sorpresa sul fianco da autoblindo e carri inglesi: il panico, dovuto all'apparire di mezzi che i libici non conoscevano, provoca lo sbandamento del battaglione libico ed il ripiegamento degli automezzi per il trasporto dei carri, dei pezzi, dei carburanti e dell'acqua. Il Colonnello D'Avanzo rimane con gli elementi più solidi, carristi e artiglieri, immobilizzato. Un nuovo, più irruento attacco di carri e autoblindo inglesi si pronunzia; il Colonnello D'Avanzo lancia al contrattacco i carri superstiti - che furono tutti distrutti - rimanda indietro la sua vettura con un ufficiale ferito e l'ufficiale medico, rifiuta di allontanarsi sull'unico carro ancora efficiente del Comandante del battaglione e costituisce un'estrema ridotta della resistenza con i pezzi della 17a libica ancora in condizione di far fuoco, contrastando fino all'ultimo il carosello· furioso dei mezzi corazzati nemici. Fra i pezzi cade, ripetutamente colpito, il Sottotenente di Artiglieria Bonanno Raffaele, così come caddero il Col. D' Avanzo e altri valorosi. Alla memoria del Colonnello D'Avanzo e del S. Ten. Bonanno fu conferita la Medaglia d'Oro al V.M. In conseguenza il Comando della 10• Armata ordinò di portare in primissima linea tutte le artiglierie di piccolo calibro, in funzione controcarro. E cont ro le velocissime auto- . blindo nemiche furono costituite, in ogni divisione, colonne celeri di artiglierie contraerei e controcarro con una piccola scorta di mitraglieri, col compito di percorrere il terreno, su -

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DALL"INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

un raggio di una ventina di km., davanti e sui fianchi delle rispettive grandi unità. Esse valsero, se non ad impedire, ad infrenare l'attività del nemico, che, appena davanti ad esse, abbandonava il campo al primo colpo di cannone. Le colonne furono costituite e attrezzate con mezzi di fortuna. Sui ,, Lancia Ro » furono, dal Comando Artiglieria del1'Armata (cte. il Gen. Villanis), fatte installare piattaforme girevoli con la mitragliera da 20. Il lavoro fu compiuto dalla Direzione di artiglieria di Bengasi. I serventi erano bensì scoperti ma l'impiego della mitragliera riusciva semplice e facUe e il suo fuoco molto efficace. Gradualmente da parte nostra sì andò creando così un'azione di controguerriglia a base di piccole autocolonne munite di molti mezzi di fuoco, ma sopratutto di artiglieria: pezzi da 20, da 47 e da 65 autocarrati, il cui impiego immediato e ben coordinato si dimostrò molto efficace. E dalle stesse intercettazioni giornaliere si apprendeva il notevole numero di autoblinde nemiche distrutte o danneggiate dall'azione dell'artiglieria e sopratutto dalle mitragliere da 20 installate genialmente sui Lancia-Ro. Il 16 luglio, un violento attacco nemico, con oltre 50 mezzi corazzati, preceduti da cortine fumogene, contro le nostre posizioni a nord della Ridotta Capuzzo, fu respinto dopo alterna lotta e vivace reazione dell'artiglieria, e la posizione rimase in nostro possesso. Il contegno della truppa fu ammirevole. Ma la lotta fra reparti inchiodati al terreno e reparti che derivavano la loro potenza sopratutto dalla estrema mobilità era ormai dichiarata e se ne poteva a priori calcolare l'esito. In mancanza di mezzi idonei da parte nostra si ricorse ai ripieghi - testimoni di buona volontà e di genialità perfino ma pur sempre ripieghi. IL XXIII C. d'A. realizzò anche l'installazione del cannone da 47/ 32 su un autocarro pesante, per la metà delle bocche da fuoco di ciascuna compagnia pezzi. Constatati i risultati soddisfacenti, vennero forniti gli elementi del caso al Raggruppamento Maletti perchè procedesse ad analoga sistemazione; e poi anche alle Divisioni libiche. Sì riaffaccia così il concetto delle batterie autoportate del 1919, ed anche l'appellativo riaffiora, con -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

la Batteria « autoportata )) da 102/ 35 avviata a Derna per la difesa controaerei di quel porto; ed a riesumerlo tocca proprio al cannone da 102 R. Marina su affusto a candeliere, che nel 1916 armò le batterie automobili da 102, (informato al concetto degli attuali cannoni « semoventi » che dalle batterie autoportate derivano). La nuova guerra dunque poneva subito perentoriamente le sue esigenze. Essa richiedeva d'urgenza mezzi anticarro e mezzi contraerei; infatti il nemico esercitava fin dai primi giorni la sua azione con l'aviazione e i mezzi meccanizzati senza impiegare un solo uomo di fanteria. Noi facciamo quello che possiamo: vengono assegnate ad es. alla 10• Armata, 100 carabine anticarro « Solothurn » da 20, distribuite in ragione di una sezione di due armi per ogni battaglione (1) - (2). Le nostre colonne celeri organizzate con materiali di ripiego dettero tuttavia brillante prova: di esse era fondamentale il nucleo di artiglieria. Tipico e degno di ricordo l'impiego fatto il 25 - 26 - 27 luglio - Bivio Gambut - di una colonna celere di cui facevano parte due sezioni da 20 e una sezione da 75/ 27 del 204° Regg. Art. (Ten. De Luca, rimasto ferito). Furono catturati due autoblindo nemiche, un carro comando e tredici prigionieri fra cui un ufficiale. Numerose altre autoblindo respinte e severamente danneggiate.

(1) La carabina pesava kg. 54.700; ma era .sromponibile in: arme. kg , 20.500, castello kg. 30.200, bipiede kg. 4. L'arma veniva normalmente impiegata a bra{:CiO sciolto. con appoggio sul bipiede; poteva essere impiegata anche negli appostamenti blindati anticarro o per mi:tragliatrici. (2) In relazione alle prossime immediate esigenze. il Comando della 10>Armata rappresentava l'opportunità che fossero assegnate all'Arm111ta non pezzi sciolti. ma unità organiche da 47/ 32. col maggiore quantitativo possibile di munizioni perforanti, e chiedeva per intanto 2 milioni di colpi da 20. e 4 unfoc da 47/ 32. 65/ 17 e 75/ 27. Richiedeva inoltre 450.000 colpi da 20 tutti perforanti. La richiesta non poteva essere esaudita perchè la disponibilità complessiva in Paese era di circa 60.000. Nè la situazione poteva sensibilmente migliorare in seguito, dato che la disponibilità di materie prime non consentiva una produzione mensile superiore a i 40-:- 50.000 colpi.

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DALL'INIZIO DELLE. OPERAZION! FINO A SIDI EL BARRANI

Ma il problema se possibile più assillante era quello della difesa contraerei. Il Supercomando segnalava al Comando Supremo che l'aviazione nemica aumentava di numero e di aggressività, e che la difesa contraerei della 10" Armata era di poche batterie da 75 C K , insufficienti _p er 7 Divisioni nel deserto della Marmarica senza alcuna difesa dall'alto . 1!1 considerazione dello stato d'uso e dello scarso rendimento dei materiali controaerei dell.a Tripolitania, non si riteneva conveniente fare ulteriori spostamenti. La 10" Armata per quanto riguardava la difesa controaerei chiedeva almeno un gruppo moderno da 75/ 46 o da 90 , « dato che di batterie da 75 C K , - che pur servono poco - l'Armata non ne ha che 5 di cui due in trasferimento dalla Tripolitania. ,, Il Comando dell'Armata deplorava pure che la deficienza . di aviazione non consentiva di dare la protezione della caccia all'osservazione del tiro di controbatteria. Altrettanto deficiente era la difesa navale degli approdi. La difesa di Tripoli, Bengasi, Derna e perfino di · Tobruch e Porto Bardia - pur così ,di.frequente esposte ad incursioni ed offese aeree e navali del nemico - non rispondeva affatto allo scopo: basterà citare che Bengasi disponeva di 4 batterie da 75/ 27 su affusto a ruote, occasionalmente postate su parapetti; e Derna di poche mitragliatrici; e la stessa Tripoli di un'attrezzatura ed organizzazione del tutto inadeguata. Solo a fine settembre 1940, la difesa costiera di Derna e Sollum fu attuata con 2 complessi binati da 120/ 50 e con una batteria da 120/ 45. E per l'organizzazione della difesa contraerei furorio riuniti 7 gruppi contraerei sotto il Comando del 2° Reg,g. Artiglieria contraerei, a disposizione della 10a Armata. (1)

(l) Il 3 luglio era stato costituito il 2° regg. artiglieria contraerei (Colonnello Crunèra) alle dipendenze della 10" Armata, per il coordinamento delle unità con t roaerei aui ocampali; ne facevano parte: - XX gr. 7!>/ 27 C.K. del 21}> Regg. Art. d i C.A (Tobruch-Porto Bardia) ; - XXI gr. 75/ 27 C.K. del 21° Regg. Art. di CA (Tobruch-Porto Bardia);

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217 -

,.


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

4. - Il 25 luglio 1940, la situazione organica delle Grandi Unità italiane, operanti nello scacchiere libico alla dipendenza del Comando Superiore Forze Armate in A.S., era la seguente (con particolare riguardo all'artiglieria e ai pezzi da 47 / 32 controcarro). - Intendenza A.S., con delegazione a Tripoli per la Libia occidentale e a Bengasi per la Cirenaica. ( A) - Unità a diretta dipendenza del Supercomando:

a) - Gruppo di due Divisioni libiche (I3 e 2') (Gen. Gallina), binarie, rispettivamente 1° e 2, - 3' e 4° Raggruppamento di fanteria libica e coi · seguenti elementi di artiglieria: - I" Divisione: - Compagnia cannoni da 47 / 32; - VI e VII Gruppo art libico da 77 / 28; Col. Ruggeri-Laderchi - 6' e 7 batteria da 20; Rinforzo: - 1 Sezione da 65 della 4' Div. CC.NN. (10" Armata) - I Compagnia da 47 della Div. << Catanzaro » (10' Armata) - 1 Batteria da 20 della Div. « Bologna » (5' Armata) - 1 Batteria del XX Gruppo da 75 CK (le altre due batterie del gruppo erano una con due pezzi fuori uso al XXI C. d'A.; e l'altra pure con due pezzi fuori uso, · a Bardia).

l

-

2· Divisione: Compagnia cannoni da 47/ 32; I e II Gruppo art. libico da 77/ 28 1· e 2• batteria da 20

j Col. Masserano

- V gr. 75/ 27 C .K. del 5 · Regg. Art di e .A. (Por to Bardia ): - XVII gr. 88/ 56 in arrivo. Il Comandant e del Reggimento aveva inolt re a zione ispettiva sulla organizzazione controaerei territoriale della Libia Orientale. con dipendenza dal Comando Base di Bengasi.

-

218 -


DAL L'INIZ IO DELLE O PERAZIONI FINO A SIDI EL BARRAN I

Rinforzo: . -

19' e 20a Batteria da 65/ 17 della Div.

«

Pavia >> del-

la 5' Armata. b) - Raggruppamento Oasi Merid . - (7 btg. libici e minori unità al comando del gen. Maletti) , con le seguenti unità d'artiglieria: - . IV Gruppo libico (7", 8' e 9" Btr.) da 65/ 17; Rinforzo: - 1 Batteria da 20 del 10° Regg. art. « Bologna >) - 1 Batteria da 20 del 42'' Regg. art. « Sabratha >> . c) - 61' Divisione « Sirte », binaria, con le seg1,1enti unità di artiglieria: - 61' Compagnia da 47 / 32; - 43° Reggimento artiglieria « Sirte)> con: Col. Bonfanti Gildo 2 gruppi da 75/ 27; 1 gruppo da 100/ 17; 1 batteria da 20 . La batteria da 20 è poi ceduta alla 10· Armata, e reintegrata con una batteria da 20 della Divisione « Pavia». Anche la batteria da 65/ 17 di ciascuno dei due Reggimenti di fanteria (69° e 70°) è ceduta alla 10· Armata. d) - Fra le altre unità, le seguenti di artiglieria: - 20° Raggr.to artiglieria di C. d'A. (Col. Moech Fernando) (meno XX Gr. da 75 CK) 10° Raggr.to artiglieria di ·c. d ;A. (Col. Pirisi Eugenio) (meno una batteria da 20) 1 Gruppo da 100/ 17 .del 10' rgt. art. « Bologria >> Raggrup- • - 1 Gruppo da 100/ 17 del 26"1 rgt. art. « Pavia '> pamento - 1 Gruppo da 100/ 17 del 42° rgt. art. « Sadi manovra bratha >> - 1 Gruppo da 100/ 17 del 55° rgt. art. « Brescia »

_

1

1 Btr. da 20 del 20° Raggr. Art. di e .A. 1 Comp. cannoni d~ 47/ 32 della Div.(<Bologna n -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

1 Comp. cannoni da 47/ 32 della Div. « Pavia » 1 Comp. cannoni da 47/ 32 della Div. « Sabràtha ,1 . e) - 4° Reggimento fanteria carrista (meno un battaglione). (B) - 5' ARMATA

a) - Artiglieria dell'Armata (C.te Art. Gen. Benelli Cesare) - 5° Raggruppamento artiglieria d'Armata, (Col. Leti zia Angelo) coi gruppi: XIX , XX, XXI e XXII da 149/ 35 (il XIX Gruppo è in difesa costiera, nel settore di Tripoli). b) - X Corpo d'Armata: - 10° Raggruppamento artiglieria di C. d'A., coi gruppi: XVII e XXV da 105/ 28 e VII da 100/ 17 (a.Z Supercomando).

-

10° Reparto specialisti d'artiglieria.

25a Divisione << Bologna », binaria, con la 25' Comp. pezzi da 47/ 32 (al Supercomando). - 10' Regg.to Art. « Bologna » (Col. Simoncelli Mario), con: 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17 (al Superco-

mando)

e 1 batteria da 20 (alla 10• A.). 55• Divisione << Savona n , binaria, con la 55· Cp. pezzi da 47 ceduta alla 10· A.: - 12'> Regg. Art. « Savona n , ceduto alla 1oa Armata; - 1 batteria da 20 ceduta alla 10· Armata. - 60a Divisione « Sabratha » con la 60'' cp. pezzi da 47, ceduta al Supercomando; - 42'> Regg.to Artiglieria « Sabratha » (Col. Piana Giuseppe) con: 2 gruppi da 75/ 27; 1 gruppo da 100/ 17 (ceduto al Supercomando) e 3 batterie da 20 (cedute alla 10~ A.). c) - XX Corpo d'Armata . - 20° Raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata (Col. Moech Fernando), con: -

-

220

~


DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A 8101 EL B ARRANI

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-

d) e) f) -

-

2 gruppi da 105/ 28 e 2 gruppi da 75/ 27 (ceduti al Supercomando); X X Gruppo da 75 C K, ceduto alla 10· Armata; 2 Btr. da 20 (una al Supercomando e una alla P Divisione << Libica ))); 20° reparto specialisti d'artiglieria. 17' Divisione 11 Pavia,,, binaria, con la 17' comp. da 47/ 32. Le due batterie da 65/ 17 dei regg.ti di fanteria sono cedute alla 10' Armata. - 26·· Regg.to artiglieria per Divisione di fant. (Col.

Pasquali Aldo), con: 2 gruppi da 75/ 27 ; 1 gruppo da 100/ 17 e 1 btr. da 20 (al Supercomando). 27· Divisione « Brescia», binaria, con la 27° cp. da 47 / 32 ceduta alla 10· Armata insieme con le 2 btr. da 65/ 17 dei due regg.ti di fanteria. - 55° Regg.to artiglieria « Brescia)) (Col. Tramont in Giuseppe), con: 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17 (ceduto al Supercomando) e 1 btr. da 20 (10a Armata) . 2' Divisione Camicie Nere « 28 Ottobre n, binaria, con 1 cp. mortai da 81 per ciascuna delle due legioni CC .NN. (231" e 238a). - 1 cp. da 47/ 32, ceduta alla 10·· A. - 202" Regg.to artiglieria (Col. Ninni Gaetano) (ceduto alla 10a Armata), con: 2 gruppi da 75/ 27 , 1 gruppo da 100/ 17 e 2 btr. da 20 . X XVIII Settore di copertura (Zuara) : 1 Raggrupp.to art. di 4 gruppi di 3 btr. ciascuno; 1 Btr. cannoni da 65/ 17, ceduta al ROM. (Raggr. Oasi Merid.). X XIX Settore di copertura (Nalut): 1 Raggrupp.to art. di 2 gruppi di 3 bt r . ciascuno 1 Btr. cannoni da · 65/ 17, ceduta al R.O.M . X X XIII Settore di copertura (Zanzur) : 1 Raggrupp.to artiglieria di 5 gruppi (16 batterie). -

221 -


L'ARTIGLIERIA IN AFRI CA SETTENTRI ONAL E

g) - X X XIV Settore di copertura (Su ani ben Aden): - 1 Raggrupp.to artiglieria di 5 gruppi (15 batterie). h) - XXXV Settore di copertura (Castel Benito): - 1 Raggrupp.to artiglieria di 3 gruppi (9 batterie). i) - Difesa costiera: - Settore di Tripoli: 1 Com.do Raggrupp.to art. contr. da posizione, con: 1 gruppo btr. da posizione costiere e e.a. 1 gruppo btr. da posizione costiere e e.a. Comando fronte a mare, con: 4 btr. da 76/ 40 4 btr. da 77 / 28 4 btr. da 75/ 27-906 3 btr. da 76/ 45 2 btr. da 90/ 39 1 gruppo da 149/ 35. - Settore di Zuara: 1 gruppo di 4 btr. da 77/ 28 controaerei da posizione (spostate poi a Bengasi). (C) - 10' ARMATA

a) - Artiglieria dell'Armata (C.te Art. (1) Gen . Villanis): - 10° Raggrupp.to d'.art. d'Armata con 4 gruppi da 149/ 35; Rinforzo: - 2 btr. da 20 della « Sabratha ,, - 1 btr. da 20 della Divisione « Savona ». b) - XXI Corpo d'Armata: 2 Gruppi da 105/ 28, 2 gruppi da 75/ 27 , 1 gruppo da 75 C K contraerei e 2 batterie da 20. 62 Divisione << Marmarica », con la 62' cp. da 47/ 32 anticarro. 3

(1 ) Il Comando art . della 108 A. fu costitui,to il 16 luglio 1940 in T obruch: comandante il Gen . di br. Villanis nob. Virginio.

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222 -


DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI F INO A SIDI EL BARRANI

,i

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Fig. 21. -

44• Regg.to Art. (< Marmarica (Col. De Matteis Vincenzo) con 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17, 2 batterie da 20. 27· e 28' btr. da 65/ 17 della Divisione . « Brescia ». 63" Divisione « Cirene >> con la 63• cp. da 47/ 32 anticarro :

Il Gen. Villanis, Comandante dell'Artiglieria

d e lla l(J,, Armata.

45 ' Regg.to art. « Cirene » (Col. Sozzani Michele) con 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17, 2 batterie da 20. 69• e 70' btr. da 65/ 17 della Divisione « Sirte »; 202a. cp. da 47/ 32 della 2' Divisione CC. NN. c) - XXII Corpo d 'Armata: 22° Raggrupp.to artiglieria di C. d'A. (T. Col. Vallone .Riccardo), con i gruppi : I/ 100/ 17, XLII/ 105/ 28, XLIII/ 105/ 28; - 13~ e 14' btr. c. a . da 20 (solo personale); -

223 -


L"ARTIGLlERIA IN AFRI CA S ETTENTRIONALE

- 10• e 11a btr. da 20 della 2' Divisione CC. NN.; · - 27" btr. da . 20 della Divisione « Brescia )). - 64 Divisione << Catanzaro » (derivata dalla 3• Div. CC. N N. XXI Aprile): - 203' cp. da 47/ 32 (alla 1" Divisione Libica); - 203° Regg.to artiglieria d. f. (Col. F'arfaneti Ermenegildo) con: 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17 e 2 btr. da 20. - 4 ' Divisione Camicie Nere « 3 Gennaio », con: - 2 cp. mortai da 81; - 2 btr. da 65/ 17 (di cui una alla l ' Div. Libica) ; - 204.. comp. da 47/ 32 d. f.; - 204" Regg.to art. d . f. (Col. Marini Achille) con: 2 gruppi da 75/ 27, 1 gruppo da 100/ 17, 2 btr. da 20. d) - XXIII Corpo d'Armata : Non aveva regg. art. di C. A. ; ma alla 1• Div. CC. NN. c'erano 2 regg. art. di cui 3

uno della 2· Div. CC. NN.). · - 15" e 16" btr. da 20; - 1 cp. da 47/ 32 della Divisione « Savona )) _ - l' Divisione Camicie Nere « 23 Marzo »: - 201., ·Cp. da 47/ 32; 201° (Col. Di Puccio Guido) e 202" Regg. (della 2· Div. CC. NN.) artiglieria d. f. ciascuno con: 2 gruppi da 75/ ?7, 1 gruppo da 100/ 17, 2 btr. da 20; - 15.. e 16'' btr. da 65/ 17 della Divisione« Savona >>. e) - XXX - A. Settore di copertura (Bardia) - Raggruppamento Artiglieria con : 16 pezzi da 75/ 27 (costieri) ; 24 pezzi da 77 / 28; 12 pezzi da 120/ 35; 10 pezzi da 65/ 17; 18 pezzi da 47 / 32. f) - XXX - B. Settore di copertura (Giarabub): - 1 sezione di 2 pezzi da 65/ 17. g) - XXXII Settore di copertura (Sidi Daud - P iazzaforte di Tobruch) - Raggruppamento artiglieria Guardia alla frontiera, con: 1

-

224 --


DALL'I NI Z I O DELLE OPERAZI ONI FINO A $IDI EL BARRANl

10 pezzi da 4'7 / 32; 44 pezzi da 77/ 28; 16 pezzi da 120/ 35; 16 pezzi da 149/ 35; 4 pezzi da 105/ 28. Elementi di rinforzo alla piazzaforte avuti dalla 5· A.: - 12' Regg.to artiglieria « Savona »; - 202° Regg.to artiglieria della Divisione CC. NN.; - . r cp. da 47/ 32 della Divisione cc Brescia ».

Compresi nel presente elenco sono le unità di artiglieria dei Raggruppamenti G. a. F .: 29°: Col. Tufarelli Giulio; 30°: T. Col. Pasquali Raffaele; 31°: T. Col. Baggini Guido; 32°: T . Col. Mesiano Gaetano; 33°: T. Col. De Caroli Francesco; 34°: T . Col. T obia Diamante; 35°: T . Col. Mattia Fernando. h) - Difesa costiera e controaerei: - Settore di Bengasi: 1 gruppo di 4 btr. da 75/ 27 , da posizione costiera e controaerei. - Settore di Derna: 1 gruppo di 5 btr. da 75/ 27 id. - Settore di Tobruch: l" e 2° gruppo da 20, CC. NN. D.I.C A.T. , con le btr. 201", 202\ 203· , 204\ 205" e 206•. - Settore di Bardia; 1 gruppo di btr. da 75/ 27 da posizione costiera e controa,.erei. VI Gruppo da 75/ 27 c K . 1 btr. da 75/ 27 CK (del XX Gruppo) avuta dalla 5' A. (D) - Scacchiere Sahariano

-

Truppe Mobili: 2 sezioni controaerei da 20; 1 batteria da 65/ 17, al R. O. M. In sintesi a fine luglio 1940 la situazione dell'artiglieria della 10a Armata era la seguente: -

-

16

225 -


10" ARMATA - 25 LUGLIO

Situazione forza, artiglierie, autocarri, autobotti. . Unità

Sotituff Pezzi P ezzi Pezzi Pezz.1 Pezzi Pezzi Pezzi Pezzi Pezzi Pezzi Pezzi Auto- AutoTruppa da 20 da 47 65/ 17 75/ 27 75 CK 77/ 23 100/ 17 105/ 28 120/ 25 149/ 12 149/ 35 carri botti ----·- --

Uff.

- -- -

--

--

--

---

· -·

--

--

2.050

-

-

-

-

4.000 6.970 7.680 5.997

16 16 16 12

-

-

17 27 18

14 16 8

24 24 24

Comando di A . T ruppe e Serv. di Annata .

46

250

195

uoo

Totale

241

221 343 335 195

Comando Truppe e Serv. XXI C .A. D. «Marma.rica » D. « Cirene » . 2• div. Libi e a Piazza Bar di a compr. G.a.F. Totale

Comando Truppe e Serv. XXII C.A. D. « Catanzaro » 4"' div. CC. NN. (( 3 Gennaio » l " div. Lìbica Pres . Giarabub P ia zza Tobruk compr. G.a .F . Totale Comando Truppe e Servizi XXIII C.A. 1~ div. oc. NN. « 23 Marzo» Totale Totale generale

--

204

- 1.298 -

--

I

6.560

.-

31.207

60

-

-- - -

·--

-

24

-

12 12

--

24

-

-

-

--

- -- -

---

-

--

-

-

6

1

-646 652 --

17

249 253 281 226

16 16 - --- ----12- - -- - - - - - 7311- -4810- -88 - --8- -24 - - - - - - - - 48 - -24- - 24-- - 12- --·- -- - - 1.025

145 378

~357 9.228

-

-10

--

16

370 23 20

8.298 7.178 960

16 12

10 10

8 5 2

-

--

8

-

--- - -- -

8

-24 24 4

-

-4 -

--

12 12

---

--

20

12

16

26 9 10 17 5

67

·-

·-

-

--

-

96 85

22 13

--

--

-

-

89 288

15 27

22

- 480 11.060 78 10 25 10 44 '24 -·· 4 16 -=-1_ 16_ 172 22 -40- -23- - 11}4- -14- · 64 60 26 16 39.081 121 1416 16 730 99 - -- - - - - - -- -- -- -- -- -- - - 1.094 58 8 10 8 - -· - 59 15 - 317 7 285 12 10 24 1?. 8 -- - - 56- - 18- - - - - - - - -- - --- - -- - -- - --375 8.379 20 20 16 24 12 --- - - - ---- - - - - -115 - -333.330 80.717 202 133 87 216 22 112 96 28 50 2.522 216 -

Totale pezzi 962. di cui 479 inunobilizzati nelJe piazze oppure senza mezzi cli trasporto.

I·~-


DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

5. - Il compito della 10· Armata inizialmente era difensivo-offensivo: occorreva pertanto assicurare .la disponibilità della linea di comunicazione Tobruch-Bardia-Ridotta-Capuzzo, garantire il possesso ·della ridotta stessa e stroncare l'attività dei mezzi meccanizzati nemici nel quadrilatero Tobruch-Bil el Gobi - Sidi Omar-Bardia. La responsabilità della diretta sorveglianza delle zone occupate restava così stabilita: - XXI C. d'A.: la zona tra il confine, il mare ed il limite della cinta N .O. della Piazza di Bardia - Sidi Azeis Amseat. · - XXIII C. d'A.: la zona tra il mare a N. ed il Trigh Capuzzo, compreso, a S.; il limite del XXI C. d'A. ad E., ed il meridiano di Sidi Daud ad O. XXII C. d'A.: la zona ad ovest della precedente. - Gruppo Divisioni libic}:le: la zona a cavallo della pista di Bir el Gobi, in collegamento con la 4· Divisione CC. NN. e quella a cavallo del Trigh el Abd tra Bir el Gobi e Gabr Saleh e le immediate provenienze da Bir Bibni e dalla pista di Sidi Azeis-Gabr Saleh. Quanto all'ambiente operativo da una relazione del Com. della 10' Armata (Gen. Berti) si rileva: « Il terreno della Libia orientale si presta all'azione quasi in tutte le direzioni. Le comunicazioni, sempre percorribili per le truppe a piedi, presentano limitazioni per automezzi fuori delle autopiste. Elemento proibitivo il ciglione di Sollum che ha pochi e non sempre transitabili passaggi. La rotabile è buona ma unica fino al confine, prosegue poi come pista poco buona dal confine a Sidi Barrani, donde ritorna buona rotabile, e da Marsa Matruh, accompagnata da ferrovia fino ad Alessandria. Carattere desertico sempre più squallido verso oriente; nessuna risorsa locale; assoluta mancanza d'acqua, salvo a Bardia. Nessuna possibilità di copertura alla vista degli aerei. Il terreno, piano solo in apparenza, presenta larghe ondulazioni che consentono sorprese di pie-coli . reparti, specie se celeri. 2~7


L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

E' facile il disorientamento col vento che solleva grandi, persistenti nuvole di polvere. Nella fascia costiera, ai piedi del ciglione, la mediocre comunicazione (fino a Sidi Barrani) è fiancheggiata da terreno difficile, spesso proibitivo per automezzi, faticoso - per truppe a piedi, condizioni queste che rendono penosa la marcia col mare a nord ed il deserto a sud .. Il clima è torrido (fino a 50°); da luglio a settembre il caldo è aggravato dall'umidità e dal ghibli, il quale con la sua frequenza rende particolarmente dure le condizioni di vita delle truppe in 1'4armarica. Dall'ottobre la temperatura diminuisce fino a diventare realmente fredda ». Malgrado tutte le deficienze (che difficilmente potevano essere colmate pur attraverso i mille ripieghi ai quali si faceva ricorso con , il massimo di buona volontà), fin dal 28 giugno era stato ordinato al Maresciallo Balbo di iniziare senz'altro l'invasione dell'Egitto per il giorno 15 luglio. E quest'ordine venne trovato dal Maresciallo Graziani quando, succeduto al Balbo, prese il Comando in Libia. A onor del vero il Maresciallo Graziani non mancò subito dal prospettare tutte le complesse difficoltà dell'impresa e cercò di farla rinviare quanto più fosse possibile. L'ordine di marciare su l'Egitto fu reiterato il 19 agosto, << non appena una pattuglia germanica sbarchi in Inghilterra » (allora questo evento sembrava certo ed imminente) e poco dopo « attaccare ugualmente perchè, nell'ipotesi che si profilava di una pace fra l'Inghilterra e la Germania, noi saremmo rimasti a mani vuote al tavolo della pace, se non avessimo almeno guadagnato qualche migliaio di metri di deserto» (1). A fine agosto, in previsione di un'azione offensiva con obiettivo Sollum-Sidi Barrani, venivano emanate direttive di massima. Dicevano fra l'altro di evitare per quanto possibile la

(1 ) GRAZIANI:

Ho difeso la Patria, pag. 255

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228 -


DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI fINO A SIDI E L BARRANI

marcia a piedi con le armi spalleggiate; allo scopo di risparmiare le energie fisiche delle truppe per il momento della azione: · sfruttare perciò al massimo, con opportuna manovra gli automezzi disponibili. Senonchè la situazione in atto degli automezzi era tale da non consentire l'intero svolgimento dell'azione prevista, la quale perciò avrebbe dovuto essere interrotta sul costone di Sollum per attendere gli ulteriori arrivi di automezzi. Ma allora era preferibile differire l'inizio dell'azione fino al totale arrivo degli automezzi previsti, e per questo ancora il Maresciallo Graziani insisteva per una proroga di un mese alla operazione. Ma il 7 settembre il Duce troncava ogni indugio e ordinava che l'operazione stabilita avesse inizio il giorno 9. La scarsezza di autocarri costringeva il Gen. Berti (10"' A.) a lasciare indietro 1/ 3 della sua artiglieria.

Inizialmente il piano era quello di avvolgere l'ala sm1stra del nemico ricacciandolo verso il mare guardandosi dalle provenienze da Siwa e da Sidi Barrani, mediante due gruppi di manovra, di cui: - il gruppo di sinistra (« Marmarica ,1 e « Cirene ») doveva far cadere il ciglione di Sollum fra il mare e Negh el Terras , preponderando con le forze sulla destra; - il gruppo di destra (1" e 2° Libica) doveva puntare su Sawani Oj erim con notevole scaglionamento in profondità. Ma ora, specialmente in vista della insufficiente disponibilità di automezzi che non consentiva di alimentare due linee di operazione, della poca opportunità di far muovere a piedi oltre confine, data la situazione e il terreno· da percorrere, u·nità metropolitanç, e della situazione delle forze del nemico e del suo atteggiamento, il Maresciallo Graziani adott a va un piano radicalmente diverso. Ossia: - fare massa con le forze sulla sinistra e puntare il più rapidamente possibile su Bug Bug e Sidi Barrani per la linea di operazioni costiera. · Per il movimento articolava però la massa in due blocchi distinti: -

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Fig. 22. - Dnl confine della Tripolltania a Sldì el Ba.rrnnl


DALL'INIZIO DELLE OP ERAZIONI FINO A $IDI EL BARRANI

- l'uno (Gruppo divisioni libiche) destinato a marciare a cavallo della direttrice di avanzata; - l'altro (Div. <e Cirene » e « Marmarica ») sfasato in fuori a destra a protezione del fianco destro del primo; - nonchè una riserva motorizzata pronta ad intervenire in qualunque direzione, preponderante inizialmente verso destra per parare eventuali minacce; successivamente riunita in piano in attesa del momento favorevole per essere utilmente impiegata. Pertanto: Gruppo divisioni libiche (Gen. Gallina)

Con la 1· Div. in direzione di Muza'Id-Sollum-Bug Bug a cavallo della litoranea, comprendendo nel movimento il Negh el Terras o almeno l'U. Agrab, sia per evitare che l'avanzata risulti serrata in uno spazio troppo ristretto, sia per battere con l'artiglieria i rovesci di Sollum. In appoggio a questa azione: parte dell'artiglieria del XXIII C. A .

Con la Divisione di destra (2" Div. Libica) rinforzata del IX Btg. c. 1. in direzione di Ghirbe-Uadi Halfaia, al di sopra del ciglione, spingendosi avanti in modo da fiancheggiare dall'alto l'altra divisione. Scendere successivamente fra il ciglione e il mare e procedere affiancata alla 1· Divisione XXIII C. A . (Gen . Bergonzoli)

Con la Divisione di destra ((( Marmarica ») in grado, data la sua direzione di marcia (Nezuet ,el Habeigi - pista tra Uadi Halfaia e Sceferzen), di intervenire a protezione dei movimenti della 2· Div. Libica su Halfaia. Con la Div. di sinistra ((( Cirene ») piuttosto arretrata rispetto alla precedente, in grado di marciare lungo la dirett rice tra il ciglione di Uadi Halfaia e quella della Div. <e Marmarica ». Dietro lo schieramento del XXIII C. A., e precisamente ad una diecina di km. dalla « Marmarica »: Riserva di Armata: D iv. 23 M arzo e 1° Raggr. carri leggeri (meno il 62° e 63" btg. c. 1. dati rispettivamente a rinforzo delle -

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L"ARTIGLIBR!A IN APRICA SETTENTRIONALE

Div. ,, Marmarica » e ,, Cirene »), questo orientato a intervenire, a comando o di iniziativa, a favore delle Div. Libiche. Allo scopo di assicurare in corrispondenza di Sollum una preponderanza di fuoco tale da fiaccare sul nascere qualunque velleità di resistenza ed agevolare l'avanzata della l' Div. Libica, fu disposto uno schieramento avanzato da parte delle artiglierie del XXIII C. A. da attuarsi, nei giorni precedenti l'azione, sotto la protezione di appositi distaccamenti da costituirsi in corrispondenza della testata Uadi el Nasrani e di q. 180. Raggruppamento Maletti, serra su Neznet Ghirba. Di qui punta su Gabr bu Fares a protezione del fianco destro deila Armata. 6. - L'atto preliminare dell'operazione è l'occupazione (9 sett.) delle posizioni alla testata dell'Uadi Nazrani e di q. 180 a Nord di Sollum. E' così possibile schierare in posizion e avanzata

Fig. 23. - In marcia.

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DALL'I NIZIO D ELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

un raggruppamento di artiglieria, col. Ninni, costituito da due gruppi da 75/ 27 del 202° Rgt. Art., da una btr. da 105/ 28 e due btr. da 149/ 35 .

Il 12 questo raggruppamento dal Nazrani avanza fino alla testata dell'Uzkeika. Le artiglierie scarsamente mobili per mancanza di mezzi di trasport6 e per l e neoe'ssità inerenti aJ trasporto delle munizioni, non saranno così costrette a ulteriori mutamenti dJi posizione.

Lo stesso giorno 12, nel settore Capuzzo, a garanzia del fianco sinistro della l ' Div. Libica, avanza il btg. cc. 11:n. « Foggia>> della ,, 23 Marzo >> e si schiera al reticolato Graziani, fronte a Muza'Id, che sarà il suo obiettivo per il giorno 13. Sotto la sua protezione, un altro raggr. d'art ,; col. Grande, formato dai gruppi del 12° rg t. art . e del XLII gruppo da 105/ 28, avanza e si mette in condizioni di agire più efficace-

mente. su Muza'Id-Negh el Terras-Anza el Dahel. Il colonnello Podio, comandante dell' art. del XXIII C. A.

definisce: i particolari dell'azione di artiglieria d'accordo con il comando di Raggruppamento libico Gallina e con il comandante della 1" Div. Libica che è il più interessato. Poichè verso il tramonto del giorno 12 l'artiglieria nemica da Negh el Terras svolge notevole azione su Capuzzo, nella notte sul 13 il 1·• e 2' gruppo da 105/ 28 del 21" raggrupp. si schierano nella zona di Sidi Smeida e Bir Naar. Potranno così, se necessario, neutralizzare l'artiglieria nemica. L'operazione ha inizio il giorno 13 settembre alle ore 6: 10' di fuoco dell' artiglieria in due riprese su Muza'Id e Sollum.

Sotto la protezione e con il successivo appoggio di esso, le fanterie del XXIII C. A. avanzano rapidamente verso Muza'Id e Sollum, malgrado siano contrastate da tiri di una btr. di art. nemka e- più tardi da mitragliatrici, cannoncini, artiglieria e autoblindo nemici. Sollum alta è raggiunta alle ore 8,30. Così è aperta la via alla l ' Div. Libica per Sollum bassa verso cui è già in movimento da Bir Naar. Alla sera fanterie ed artiglierie dei raggr. Ninni e Grande raggiungono il ciglione e vi si sistemano. Tutte le divisioni -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONA LE

hanno raggiunto i loro obiettivi. Soprattutto il possesso del passo Halfaia era saldamente assicurato. Il 14 l'avanzata si inizia alle ore 7 ( « Cirene " , 2' Libica, raggr. c. 1. << Aresca »), vincendo formazioni carriste avversarie. A questa azione concorse pure, a distanza, l' artiglieria della « Cirene >> 45° Rgt. art. Nel pomeriggio i movimenti proseguirono pressochè indisturbati.

Fig. 24 . -

Sidi el Barrani.

La scarsa difesa opposta dall'avversario stava a dimostrare un ripiegamento da parte sua. Intercettazioni confermavano tale suo divisamento. Il 15 il dispositivo di avanzata subiva un rimaneggiamento in relazione a nuovi ordini del Maresciallo Graziani che intendeva accelerare la corsa su Sidi Barrani e agire anche oltre per sfruttare il successo. Si costituiva pertanto una colonna motorizzata agli ordini del Gen. Bergonzoli (div. cc 23 Marzo », Raggruppamento Maletti. Raggruppamento c. arm. cc Aresca J>, aliquote di truppe di C. A. del XXIII C. A .) che, scavalcate le unità libiche, con azione improntata a massima celerità e decisione, puntasse su Sidi Barrani preponderando -

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DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A $IDI EL BARRANI

per la litoranea. Raggiunto Sidi Barrani eseguire puntate contro il nemico in ogni direzione per abbatterne il morale e sconvolgerne ogni tentativo di resistenza. Seguivano le divisioni libiche: la P con direttrice Bug Bug, la 2• appoggiando verso Nord in direzione di El Sawani el Hilwa. Le divisioni cc Marmarica » e << Cirene >> si rafforzavano in posto tenendo pronte colonne celeri per contrastare eventuali reazioni di mezzi meccanizzati nemici. L'operazione di scavalcamento delle Divisioni libiche da parte della <( 23 Marzo » venne felicemente effettuata nelle prime ore del pomeriggio del 15 : alla sera elementi avanzati della « 23 Marzo " erano a 25 km. da Sidi Barrani. L'avanzata della Divisione però, oltre che disturbata dall'artiglier ia e da mezzi meccanizzati avversari a 3 km. da Bug Bug, che costrinsero ad una sosta ed a fare intervenire la nostra artiglieria (1). fu notevolmente ostacolata dalle cattive condizioni della pista, dalla proibitiva percorribilità del terreno adiacente e dal clima che il ghibli rese veramente torrido. L'azione su Sidi Barrani viene ripresa alle ore 6 del giorno 16. Uno schieramento avanzato delle art. del XXIIII C. A.

(1) Il Gen. Bengonzoli avanza su Bug Bug con due colonne. L'avanzata procede senza incontrare resis·t enza fino alle ore 12 circa. Quella della colonna di sinistra si svolge protetta dal tiro di un gr. da 105/ 28 schierato nella zona di Q . 20 (Tishdida) . Fra le 12 e le 12.30 la colonna di sinistra raggiunge la zona di Kafret-Abd. Un vivace e ben diretto concentramento di artiglieria la sorprende in testa. Ja ferma. Lo scaglione avanzato della colonna scende dagli autocani e si schiera. Il gruppo da 75 prende posizione, entra in azione con scarsa efficacia però. per la difficoltà di individuare l'artiglieria nemica

e osseroare il tiro.

Cadono due ufficiali e alcuni artiglieri. Un pezzo è colpito in pieno. Un autocarro di munizioni salta. altri cinque. compresi tre t rattori. si incendiano e bruciano... Alle ore 13 l'avanguardia della colonna. di destra che fino allora ha proceduto indiSturbata. nei pressi di q. 30 a sud di Elwet el Na.az, è battuta dal tiro dell'artiglieria. L a colonna si arresta. schiera l'artiglieria. Identiche difficoltà di individuazione degli obiettivi , di aggiustamento del tiro. della colonna di sinistra. Poichè il tiro nemico è poco efficace. la colonna procede.

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L'ART IGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

(II gruppo da 105/ 28 del 21' Raggr.) che nella notte avevano preso posizione nella zona q. 43 a N. di Sawani el Zitanya. consentiva di appoggiare il più a lungo possibile l'avanzata. Un tiro dell'art. nemica più preciso, più rapido, più concentrato del giorno precedente rallentò a più riprese il movimento della colonna parte della quale fu costretta a procedere a piedi. Alle 15 l'abitato di Sidi Barrani veniva raggiunto dai primi elementi. Il nemico non oppose altre reazioni: qualche autoblindo in osservazione prontamente dileguatasi di fronte a nostre colonne lanciate in ricognizione verso Marsa Matruch il giorno dopo. In sostanza il nemico si sottrasse all'azione: esso desistette da qualunque efficace difesa e si limitò solo a ritardare la nostra avanzata. Questo compito esso affidò essenzialmente alle artiglierie che con successivi schieramenti preventiva-

mente studiati e difficilmente individuabili e con l'ausilio delle autoblinde che orientavano, aggiustavano e dirigevano il tiro, svolsero una attività abbastanza efficace specie nella giornata del 16. Degno di rilievo fu l 'impiego da parte del nemico delle uni tà autoblindo.

Esse si comportarono come osservator ii avanzati dei comandi e delle artiglierie, evitando il combattimento, grazie al mezzo veloce di cui disponevano, impegnandosi soltanto contro elementi isolati o di scarsa consistenza. Il gen. Bergonzoli traeva dall'esperienza di Sidi Barrani questo monito : « Piuttosto che numero, qualità di uomini, di armi, di mezzi » . E in definitiva: e, Se per Sidi el Barrani uno strumento non perfetto è stato sufficiente, per Marsa Matruh ed oltre occorre uno strumento più robusto, più temprato, più perfetto, più preparato 11 (da una sua relazione sulla battaglia per Sidi el Barrani). Il nemico ripiegò precipitosamente verso Marsa Matruh dopo aver incendiato i depositi di carburante, interrati i pozzi. distrutti i baraccamenti. -

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DALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

L'aviazione che in questi giorni tenne in completa soggezione quella nemica, prodigandosi senza risparmio a vantaggio delle truppe ed agendo in strettissima cooperazione, inseguì dall'alto con incessanti bombardamenti. Le truppe a loro volta inseguono il nemico sulla strada di Marsa Mat ruh e risalgono verso sud, in direzione Bir Tuba, Bir Rabia, Bir Sofati, dove ancora risultano forti nuclei motorizzati nemici, allo .scopo di catturarli o tagliarli f~ori della linea di ritirata su Marsa Matruh. L'Intendenza compì miracoli per moltiplicare la manovra dei mezzi e far fronte ai rifornimenti, specie a quello idrico. Perdite complessive durante il ciclo operativo conclus.o a Sidi Barrani: 120 morti e 410 feriti di cui una terza parte libici; 6 aerei di cui 2 per incidenti varii. Inoltre: 37 morti e 52 feriti della R. Marina sulle navi a Bengasi, a causa di incursioni aeree. Particolarmente dolorosa la perdita de'l Col. M ichele Camusso, capo ufficio del Com.do Artiglier i a del XXI C. d' A., deceduto durante una ricognizione, per auer attraversato inavvertitamente un campo di mine della pw..zza di Bardia.

Il 17 settembre la Marina e l'Aviazione avversarie iniziano il flagellante martellamento dei loro tiri sulle truppe che

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cupano Sidi Barrani. 7. - Vediamo a questo punto quale sia stata in part~colare l'azione dell'artiglieria nelle operazioni di Sidi el Barrani. Essenzialmente trattasi dell'artiglieria .del XXIII C.A. al comando del Col. Podio Luigi. In seguito all'ordine di seguire il movimento della Divisione << 23 Marzo n, che, scavalcando le Divisioni libiche, da Sollum deve puntare su Bug Bug, lungo la litoranea, le artiglierie di Corp~ d'Armata vengono per lo spostamento suddivise in due scaglioni: . - I Scaglione: I/ 21° da 105/ 28 -: 12• btr. da 75/ 27 C. K. - 11· btr. da 20 m/ m. - II Scaglione: II/ 21° da 105/ 28 - 10· btr. da 75/ 27 CK. 15" btr. da 20 m/ m. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

Il XLII Gruppo da 105/ 28, del 22° Raggpt. di C.A. dovendo restituire al XVII gruppo e.a. gli autocarri di rinforz.o ottenuti per il movimento, rim3one nelle posizioni di Uadi Sha' Ba. Il primo scaglione inizia alle . ore 7 la discesa dalla pista dell'Halfaya portandosi sulla pista sette!}trionale di Sollum Sidi Barrani, seguito immediatamente dal secondo. Il primo scaglione distacca in avanti una propria batteria (2.. del I/ 21°) al fine di poter intervenire con maggiore sollecitudine. Le batterie del I/ 21° gruppo (105/ 28), procedono dietro i primi elementi della colonna di sinistra . della << 23 Marzo », quella avanzata immediatamente a ridosso delle pattuglie di bersaglieri motociclisti, che procedono all'esplorazione. Il comando Artiglieria muove insieme al Comandante del Corpo d'Armata all'altezza di questi stessi elementi. La batteria avanzata esegue una prima azione di fuoco da una posizione presso Bir Tischdida per ordine del Comandante del Corpo d' A.; su numeroi;;i elementi meccanizzati segnalati dall'aviazione a mezzo messaggio nella zona di Bug Bug. Una seconda posizione è presa dalla stessa batteria r~ggiunta poi da tutto il gruppo - ·a sud della strada all'altezza di Bir Tartura per agire contro elementi meccanizzati nemici in evidente servizio di osservazione di artiglieria lungo la pista che da Bug Bug sale il ciglione verso sud ed a protezione dei reparti di CC. NN. in sosta oltre Bug Bug. Nel tardo pomeriggio lo stesso gruppo segue la ripresa,, dell'avanzata e riceve l'oI'dine verbale dal Comandante del XXIII Corpo d'Armata d.i - schierarsi a cavallo della pista di Sidi Barrani, fra le quote 44 e 37. Intanto il II gr., arrestato prima ai piedi della discesa ~ella Halfaya con l'ordine di seguire la « 23 Marzo ,, ancora non interamente sfilata ed attardato poi dall'intasamento della pista in conseguenza dei continui insabbiamenti di numerosi automezzi, prosegue a stento con due batterie (5. e · 6a) che durante la notte si scqierano nei pressi del primo gruppo, mentre l'altra batteria, (la 4") viene arrestata per provvedere con i propri trattori al disincaglio di numerosi automezzi affondati. Notevole diflkoltà di movimento incontrano anche le batterie da -

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D ALL'INIZIO DELLE OPER AZIONI FINO A S1DI EL BARRANI

75/ 27 CK. i cui pezzi, autocassoni e rimorchi, per le loro caratteristiche (ruote a gomme piene e cerchione ristretto) affondano continuamente nella « sebca >>. • Solo la forza di volontà dei comandanti e l'opera instancabile del personale dànno açl .essa, con il concorso di trattori del XLII gruppo da 105/ 28 e della 4· btr. del II/ 21" gruppo, la possibilità di proseguire lungo la pis~a. Anche insabbiate, le batterie e.a. si tengono in grado di eseguire azioni contraeree.

Giorno 16 settembre Mentre il I/ 21° gruppo (105/ 28) riprende l'avanzata su Sidi Barrani il II/ 21° gruppo (105/ 28) alle ore 6 apre il fuoco dalle posizioni di partenza su mezzi meccanizzati nemici in osservazione verso Sawani el Khur. Indi segue il movimento della colonna. Successivamente, verso le ore 8,30 il I gruppo schiera una sua batteria (2') ad ovest di Alam el Barragi per battere altri elementi meccanizzati in osservazione verso sud-est. A tale batteria si unisce poco dopo la 3· dello stesso gruppo . . Le due batterie fin verso le ore 10 eseguono altre azioni di fuoco su numerosi elementi nemici visibili sul costone di q. 64, dove si delinea la maggiore resistenza avversaria. Contemporaneamente la prima batteria, procedendo sotto intenso fuoco d'artiglieria nemica, si schiera ad ovest di q. 51 battendo le posizioni nemiche di Alam Hamid. Artiglierie nemiche valutate a circa tre gruppi, da diverse direzioni svolgono dalle 7 alle 12 violente azioni di sbarramento e di interdizione contro le numerose avanguardie, autocolonne e batterie in movimento. Poco dopo mezzogiorno, visto cessato il fuoco dell'artiglieria nemica in seguito all'azione manovrata della colonna di destra, il Comandante del C.A. ordina personalmente di riprendere l 'avanzata: in conseguenza il I Gruppo da 105/ 28 si porta decisamente avanti al seguito delle truppe autoportate, mentre il II si schiera nuovamente pronto ad ulteriore nuovo intervento. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE

Occupata alle ore 15 Sidi el Barrani, il I/ 21° gr. si schiera al suo arrivo a sud-est dell'abitato, fronte a sud-est, con una batteria fronte a mare. Il II/ 21° gr., ripresa la marcia, raggiunse Sìdi el Barrani schierandosi a sud del paese, fronte a sud, con una batteria fronte a mare. Intanto il XLII gruppo, che nel frattempo ha ricevuto autorizzazione di servirsi degli automezzi del XVII gruppo e.a., segue anche esso il movimento e raggiunge Sidi Barrani a scaglione di batterie, prendendo nella notte posizione a cavallo della strada asfaltata verso Marsa Matruh, fronte ad est-sud-est. Del reparto specialisti un nucleo con elementi di collegagamento ed osservazione segue il movimento con il comando artiglieria sistematosi a Sidi Barrani al margine meridionale dell'abitato. Il X XI gruppo da 75/ 27 CK. raggiunge anch'esso prima di sera Sidi Barrani schierandosi a protezione del cielo delle truppe di occupazione.

8. - NOTA: Fin dai primissimi giorni delle ostilità appariva chiara in Libia, in confronto a una larga e forse eccessiva abbondanza di personale (arrivarono subito circa 70.000 complementi), tutta l 'insufficienza quantitativa e qualitativa dei mezzi bellici indispensabili non solo all'attuazione di qualsiasi modesto progetto offensivo ma anche alla stessa difesa del territorio coloniale. Le caratteristiche ambfentali e la forma di guerra che imponeva l'avversario, esigevano: - qualche unità corazzata; - ricca dotazione di automezzi con larga percentuale di autobotti; - abbondanti artiglierie controaerei di tipo moderno e un'adeguata organizzazione antiaerea. Artiglierie terrestri particolarmente adatte al movimento nelle piste sabbiose; - mezzi meccanizzati (autoblindo, carri armati);

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D ALL'INIZIO DELLE OPERAZIONI FINO A SIDI EL BARRANI

- larga dotazione di artiglierie e mezzi controcarro; - munizionamento perforante; - mezzi di collegamento abbondanti e moderni (soprattutto radio campali). E invece: la Divisione << Centauro >> che era stata promessa fin dai giorni immediatamente precedenti all'inizio delle ostilità, non fu inviata; in cambio della « Centauro », il Maresciallo Balbo era costretto a rinforzare la 10"' A. togliendo dalla 5· A. la 2"' Div. Libica (e non era precisamente la stessa èosa); di automezzi vi fu sempre estrema. penuria mentre, fra l'altro, occorreva eseguire via terra la manovra dei mezzi fra le due frontiere distanti fra loro 1800 km.; presto la 5" A. fu spogliata di automezzi e privata di qualsiasi possibilità di movimento; quanto alle artiglierie contraerei mentre l'aviazione inglese cominciò subito ie sue furiose azioni di bombardamento contro tutti i porti della Tripolitania e della Cirenaica, non fu possibile. contrapporre che qualche batteria da 75 CK. o addiTittura dei pezzi da 77/ 28 sistemati in postazione e.a. con mezzi di ripiego. Quanto· alle munizioni perforanti da 20 lo S.M.R.E. con sua lettera allo Stamage (Stato Maggiore Generale) in data 30 giugno spiegava:. e< la disponibilità complessiva in Paese è di circa 60.000 colpi tutt i in distribuizione alle grandi unità. Per aderire parzialmente alla richiesta del Supercomando (450.000 colpi tutti perforanti per la sola Cirenaica) è stata disposta la raccolta di tutto l'anzidetto limitato munizionamento disponibile. In via temporanea, per mancanza assoluta di altre disponibilità, è stato disposto l'invio di munizionamento e aerei. La situazione del munizionamento perforante da 20 non potrà sensibilmente migliorare in prosieguo di tempo, dato che la disponibilità di materie prime non consentirà una produzione mensile superiore a 40/ 50 mila colpi,,. Per l'artiglieria notiamo che mancava presso il Comando Superiore delle FF.AA. A.S. un Comando d'artiglieria o un organo analogo che organizzasse, armonizzasse, suggerisse, quanto fosse opportuno e necessario per l'Arma in tutti i campi e, in particolare, nell'impiego. Fu inviato, è vero, subito (10 -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE

giugno) il Generale Pitassi, ma questi, preposto al Comando del XXII e.A., fu rinchiuso a Tobruk. Per le operazioni su Sidi el Barrani _la deficienza di autocarri veniva scontata soprattutto dall'artiglieria. Le grandi unità dovevano pertanto lasciare indietro: truppe di C.A.

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Divisione

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2 1 1 1 1

gr. gr. btr. btr. gr.

da da da da da

75/ 27; 105/ 28; 20; 65/ 17; 75 CK.

C.irene ))

- 1 pezzo per btr. (9 pezzi). -

Divisioni Libiche

- 2 btr. da 75 CK; - 1 btr. da 20. -

Divisione « 23 M ·a'T'zo n ·

- 1 btr. da 65/ 17; - 4 btr. da 75/ 27; - 1 btr. da 100/ 17. Inoltre le artiglierie che partono (per l'operazione di Sidi el Barrani) - tranne quelle libiche e que~le della cc 23 Marzo n - sono dotate soltanto delle munizioni di reparto e non di 2 Un. Foc. come sarebbe stato desiderabile. Per portare le artiglierie suddette e far seguire tutte le artiglierie da 2 Un. Foc. , sarebbero occorsi altri 357 autocarri e non c'erano.

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DA SIDI EL BARR ANI AL RIPIEGAMENTO NELLA S IRTE

B DA SIDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA SIRTE ,

9. - La situazione d.elle nostre forze aJl'S dicembre 1940. - 10. - La off,ensiva ·britannica - L'eroismo del raggrupp_a mento « Maletti » e della sua artiglieria - Il VI Gruppo artiglieria Libica - La Divisione « 3 Gennaio» e il 204° Regg. Art. - 11. - Il ripiegamento sulla linea di confine. - i2. - La difesa di Bardia - Eroismi del 44° Regg. Art. della Di~.• ~< Marmarlca. >>' e del 45° Regg. ·Art. ·deÌla Div. « Cirene ». - 13. - La difesa di Tobruch - Il gen. Pitassi-Mann:ella - 14. - Il ripiegamento dalla Marmarica e dalla Cirenaica fino a,. Sirte - Valoroso contegno delle unità di artiglieria (12° Regg. Art d.E. «Savona»).

9. - L'occupazione di Sidi Barrani - fra le continue resistenze del Maresciallo Graziani che la riteneva intempestiva e pericolosa - era avvenuta per ordine perentorio di Mussolini, il quale intendeva attacca,re comunque il nemico, prima in occasione della progettata azione tedesca nella Gran Bretagna, e poi per ragioni politiche. Evidentemente essa aveva costituito un successo limitato al campo tattico, in quanto H nemico si era ritirato senza essere effettivamente battuto, e la sua perdita di materiali, pure se ingente, sarebbe stata certo reintegrata durante una sosta di durata adeguata; mentre la nostra situazione logistica si era sensibilmente aggravata. in quanto la linea dei rifornimenti si era allungata -di ben 120 km .. Pertanto, permanendo pressochè invariato - a nostro svantaggio - il rapporto delle forze contrapposte, non potè effettuarsi a breve scadenza l'ulteriore nostra avanzata che avrebbe dovuto sorprendere il nemico almeno durante la crisi di riorganizzazione ed il tempo lavorò a vantaggio dell'avversario. Mussolini però voleva estendere il successo tattico conseguito a Sidi Barrani in successo strategico, puntando su Marsa Matruh, convinto che ne sarebbero derivate gravi ripercussioni nel campo politico in Egitto; riteneva per altro sufficienti i mezzi disponibili, persuaso che Marsa Matruh non sarebbe stata difesa ad oltranza dagli inglesi. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTE NTRIONALE

Ed in contrasto con le idee di Graziani e dello S.M. stabilì anche la data dell'avanzata: fra il 10 ed il 15 di ottobre. Le nostre forze che, .r>er le limitazioni ~i .vario genere erano da considerare impiegabili allo scopo, erano: - 2 divisioni lil;>iche (fanteria a piedi, artiglieria e servizi autocarrati) con la disponibilità di 300 muli per ogni Divisione; - 1 divisione di fanteria (« Sirte ») autocarrata, senza salmerie; - 1 raggruppamento misto autocàrrato (« Maletti ») di 3 battaglioni e 5 batterie delle quali 2 contraeree; - 1 raggruppamento artiglieria di distruzione e controbatteria con: - 2 gruppi da 149/ 13, .:.._ 3 gruppi da 100/ 17, - 2 gruppi da 105/ 28; - 1 raggruppamento di 70 carri M/ 11 e 6 carri M/ 13; -- 1 div~sione metropolitana autocarrata di riserva. Evidentemente tali forze erano inadeguate all'investimento del campo trincerato di Marsa Matruh. Rappresentata la inevitabile necessità di almeno un minimo dell'importantissima organizzazione, essenzialmente nel campo stradale, (ad una sola direttrice di marcia da parte nostra, faceva riscontro una strada asfaltata ed una ferrovia da parte avversaria), e ne] campo idrico, fu lasciata al Maresciallo Graziani di stabilire l'epoca dell'azione. Ma scoppiato (28 ottobre 1940) il conflitto con la Grecia, il Comando Supremo ordinò che, in concomitanza con l 'azione delle truppe colà impiegate, fosse seriamente impegnato, specie con elementi corazzati, il nemico sul fronte di Sidi Barrani. In base a tali ordini nostre colonne celeri svolsero azioni di disturbo cui il nemico reagì sempre energicamente, specie dall'aria e dal mare, particolarmente contro il nostro schieramento avanzato. -

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DA SIDI EL BAR RANI AL RIPIEGAMENTO NELLA SIRTE

Al principio di novembre il pensiero del Comando Supremo sull'andamento generale delle operazioni e sulla linea di condotta strategica, può sinteticamente così definirsi: l" - Madre patria: azione offensiva aerea in concorso alle operazioni in Grecia. 2° - Albania: offensiva a fondo . . 3'' - Libia: azione offensiva per la ,conquista di Marsa Matruh donde si sarebbe poi svolta intensa attività aerea su Alessandria e sul Canale di Suez. 4"' - Egeo: difensiva per mantenere il possesso delle isole; azione offensiva aerea e navale contro le flotte inglese e greca. 5° - Impero: resistenza per conservare lo statu quo. 6" - Marina: protezione al traffico con l 'A.S. e con l'Albania e navi in potenza per reagire ad eventuali offensive avversarie. L'operazione di maggiore importanza era considerata quella in Grecia, che tendeva all'occupazione integrale di quel paese; conseguentemente dovevano adeguarsi alla nuova situazione le operazioni in Egitto con obiettivo limitato all'occupazione di Marsa Matruh. Il 4 dicembre il Comando Superiore in A.S. segnalava che nel complesso l'organizzazione era a buon punto e che già le t ruppe avevano serrato sotto, tra Bardia ,e Sidi Barrani: non mancavano che gli automezzi, annunziati per altro in arrivo. Si era quindi quasi sul punto di sferrare l'offensiva, quando contro questo nostro dispositivo offensivo scattò l'attacco avversario. La sera dell'8 dicembre la situazione delle nostre forze era la seguente: 3 Divisioni ed un Raggruppamento (il Ragg. Maletti) schierati nella zona di Sidi Barrani; e precisamente: - Divisione Camicie Nere 3 Gennaio ?> a Barrani; - - l " Divisione Libica a El Maktil_o; - 2· Divisione Libica e Raggr. Maletti ad Alam Nibeiwa e Alam el Tummar. (<

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

Più indietro, fra Samalus ed Alam Rabia , sul meridiano di Bug Bug, erano altre due Divisioni: - Divisione << Catanzaro » a sinistra; - Divisione « Cirene » a destra. Ancora più arretrate nella zona di Bug Bug-Sollum-Gabr Bu Fares-Sidi Omar, erano dislocate: - Divisione « 28 Ottobre » a sinistra; - Divisione « Marmarica » a destra; e poi, - Divisione CC NN. « 23 Marzo u a Bardia; - Divisione « Sirte )) sulla litoranea, all'altezza di Gambut, in corso di radunata nella zona tra Marsa Lucch e la litoranea (avrebbe dovuto, in seguito, costituire una brigata corazzata speciale quale massa di manovra alla diretta dipendenza del Supercomando A.S.). Tutte queste forze facevano parte della 10· Armata (Gen. Berti) la quale in sintesi comprendeva: - 7 divisioni di fanteria del tipo autotrasportabile, senza però dotazione di automezzi per il trasporto; - 2 divisioni ed un raggruppamento libici; - 1 brigata corazzata in formazione. Inoltre. alle di rette dipendenze del Comandante Superiore Maresciallo Graziani, fu posto un Comando di Artiglierie di Manovra (10 ' e 20° Ragg. Art. di C.A.): comandante il Gen . Luigi Podio. Comandante dell'artiglieria'. dell' A. era il Gen. Villanis. In campo opposto, fin dalla metà di ottobre. cioè dopo un mese di sosta, il nemico, considerando poco probabile una nostra ulteriore avanzata, aveva cominciato a preparare una sua offensiva. Il 25 e 26 .novembre, da parte dei britannici, fu svolta presso Marsa Matruh un'esercitazione in tutto simile alla progettata azione di attacco; e alle truppe che vi avevano partecipato fu poi notificato che altra esercitazione del genere sarebbe stata ripetuta ai primi di dicembre: e fu invece l'attacco vero. Quanto al terreno della zona d'operazione, vi si distinguono: la zona montuosa del Gebel che può costituire ostacolo ma assai facilmente aggirabile da sud; la zona stepposa e desertica -

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della Marmarica che da Tobruk si estende verso Oriente fino a Marsa Matruh (comprendendo le oasi di Giarabub e di Siwa) ed è percorribile in ogni senso mancando particolari linee naturali di ostacoli. E' caratterizzato da estrema povertà di risorse: l'acqua si trova solo in pochi punti lungo la costa e spesso è pesante e salmastra. Unico appliglio tattico di una certa importanza è il ciglione di Sollum che però - come il Gebel Cirenaica - è facilme:i.te aggirabile da sud. Le unità avevano potuto completare e rinforzare il proprio armamento attingendo ancora alla 5• Armata, dislocata in Tripolitania, alcuni mortai da 81, mitragliatrici e pezzi controcarro. Le artiglierie, ad eccezione di pochi esemplari, erano quelle di vecchio tipo di Divisione e di Corpo d'Armata. I mezzi corazzati erano rappresentati da soli 6 battaglioni di carri nella grande maggioranza leggeri, pochi del tipo M/ 11 e pochissimi del tipo M/ 13-40. Q.uasi. tutti già logorati per l'impiego in terreno desertico, e la maggior parte (cerri L) assai deficienti per armamento e corazzatura, mentre gli altri non erano invero eccellenti per la difettosa installazione del cannone in casamatta con settore di tiro limitatissimo (M/ 11) e per la sensibile lentezza di marcia (M/ 11 ed M/ 13-40). Gravissima poi, nella 10' Armata, era la situazione degli automezzi: quei pochi di cui si poteva disporre erano assolutamente insufficienti sia alle necessità delle truppe operanti, sia a quelle dei servizi; essi peraltro andavano rapidamente logorando_§i per il continuo lavoro cui erano sottoposti in lunghissimi itinerari. dato che la massa dei rifornimenti affluiva al porto di Bengasi a circa 700 km. da Sidi Barrani; e la distanza, per la mancanza di una linea ferroviaria, doveva essere percorsa interamente con automezzi. Inoltre erano sensibilissime le quotidiane perdite di automezzi, non solo per l'intenso uso, ma anche per le offese nemiche, mentre le possibilità di riparazione da parte delle officine erano di gran lunga inferiori alle necessità. Nè era da sperare in rilevanti sostituzioni dalla Madrepatria per la carenza delle spedizioni e i rischi del viaggio. Concludendo, a causa della -

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grave deficienza dei trasporti, la capacità operativa della 10· Armata veniva a ridursi sempre più notevolmente. Lo schieramento delle forze era essenzialmente a cordone con capisaldi che da el Maktila (1· Divisione Libica) per Alam el Tummar (2· Divisione Libica) ed Alam el Nibeiwa (Raggruppamento Maletti) si prolungava fino ad Alam el Rabia (Divisione << Cirene ») , senza alcuno scaglionamento in profondità e con intervallo molto ampio (30 km.) fra il Raggruppamento Maletti e la Divisione « Cirene >> . La Divisione « Catanzaro » era affluita nella zona di Bug Bug i primi di dicembre. Le nostre informazioni, il 1° di,c embre 1940, ci davano presenti in Egitto una quindicina di Divisioni, tra inglesi, australiane, neozelandesi e indiane. La maggior parte di queste era dislocata nella zona del Delta; la 7• Divisione corazzata britannica, la 6~ e la 4· Divisioni inglesi, la 4• Divisione indiana e la Divisione neozelandese erano schierate fra Dabà, Fuka e Marsa Matruh; il Camel Corps era fra Scegga ed El Ghegab; reparti imprecisati - presunti della forza di due battaglioni - erano nella zona di Siwa. I primi di dicembre i britannici ammassarono notevole quantità di truppe ad ovest di Marsa Matruh. L'osservazione aerea del 1° dicembre vi aveva scorto un complesso di 140 mezzi meccanizzati, diviso in due gruppi. Il 4 dicembre si rilevò che il nemico apportava modifiche al proprio schieramento, con un alleggerimento di mezzi lungo la fascia costiera, ed un corrispondente aumento verso la zona desertica. Sulla fronte risultavano mezzi nemici raccolti particolarmente in corrispondenza delle comunicazioni che da Sidi Barrani si irradiano verso sud-est e verso sud. 10. - Il terreno intorno a Sidi Barrani è assolutamente piatto, se si prescinde da lievissime gibbosità di appena 3 o 4 metri di dislivello, le quali gli conferiscono un andamento leggermente ondulato, ma che ai fini tattici non hanno valore specialmente agli effetti dell'osservazione. La zona è percorribile -

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DA SIDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA smTE

in ogni senso, per la mancanza di ostacoli o di qualsiasi appiglio tattico. Da circa tre mesi le nostre divisioni vi si erano sistemate in capisaldi campali a tracciato generalmente circolare in cui tutte le armi erano schierate. Parte della forza di ogni caposaldo era motorizzata per poter correre in aiuto ai capisaldi vicini. Pochi tratti erano minati; mancava quasi del tutto l'ostacolo anticarro. Larghissimi erano gli intervalli nel nostro schieramento; così il Raggruppamento Maletti era a circa 12 km. dalla 2· Divisione Libica ed a quasi 30 km. dalla Divisione << Cirene ». La sera dell'8 dicembre il raggruppamento Maletti segnalò al Comando Gruppo Divisioni Libiche rumori di automezzi in direzione di Bir Enba , mentre il caposaldo di Alam el Nibeiwa veniva bombardato da aerei. Nella stessa sera, alcune navi britanniche, col concorso dell'aviazione, effettuarono un bombardamento nella zona di Sidi Barrani e di Uadi Maktila. Verso le 6 del 9 dicembre artiglierie avversarie di lunga gittata tiravano sul caposaldo di Alam el Nibeiwa, mentre il Raggruppa,mento Maletti notava intensa attività di pattuglie nemiche sul suo fronte e forte rumore di automezzi in marcia. Ben presto il caposaldo di Nibeiwa del Raggruppamento fu attaccato da rilevanti forze meccanizzate, per cui il gen. Maletti richiese· al Comando del XXI C. d'A. l'intervento aereo. La situazione precipitò: in un fitto polverame sollevato dal ghibli, l'ondata di carri penetrò nel campo trincerato, sommergendo il I battaglione e la batteria da 75 CK, malgrado la vio'lenta reazione del fuoco di arti glieria e degli ascari di fanteria i quali si avventavano - nel senso letterale della parola - contro i possenti mezzi corazzati nemici, lanciando bombe a mano e bottiglie di benzina, invero con scarsi risultati. Il comandante della 2~ btr. del XX Gruppo da 75 CK (2' Art. contraerei) capitano Di Castri Giovanni eroicamente si vota al sacrificio (M.0.) . Rimasero successivamente travolte 2 batterie da 75/ 27, 1 batteria da 105/ 28 ed 1 batteria. da 65 / 17 malgrado la loro reazione a distanze ravvicinate.

I carri armati nemici puntarono sul rovescio del battaglione sahariano impegnato frontalmente da altre formazioni. Ad onta del fuoco della compagnia pezzi controcarro, cui i carri -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFR ICA S ETTENTRI ONALE

nem1c1 apparivano invulnerabili, furono annientati nel caposaldo i reparti superstiti che strenuamente ancora combattevano, il battaglione sahariano ed il V battaglione; e lo stesso Comandante del Raggruppamento, il gen. Maletti, fece eroico olocausto della sua vita.

F!g. 25. - Art iglieria Li bica.

Le nostre perdite raggiunsero il 50 % fra morti e feriti.

Il maggior numero di perdite fu sostenuto dai battaglioni libici e dagli artiglieri i qua.li, essendo ai pezzi, sub frono in pieno gli effetti del bombardamento e l'azione dei carri armati.

Il nemico si impadronì di tutte le armi e di tutto il materiale della Divisione: la maggior parte degli· autocarri furono danneggiati o distrutti dal tiro delle artiglierie o dei carri armati, altri incendiati dagli autieri all'ultimo momento. Quando fu possibile, furono asportati gli otturatori dei cannoni: l'eroico Tenente Cocozza comandante della 9" batteria da 75 , dorme nella tomba con gli otturatori dei suoi 4 pezzi . .

Da una relazione del Cpt. medico di compl. Lolli Leonida sulla fine del Raggruppamento Maletti, riportiamo: -

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DA S101 EL BARRANI AL RIP IEGAMENTO NELLA SIRTE

,, Durante il combattimento ho visto attorno a me, in tutti i settori che ho potuto osservare, la più decisa volontà di combattere sino all'estremo, nonostante la disperata situazione e l'evidente inutilità del sacrificio.

Fig. 26. - Artiglieria Libica.

Dopo il combattimento, girando per il campo a seppellire i morti, ho potuto controllare, fissati dalla morte, fatti ed episodi dei quali cito i seguenti: Al IV pezzo della 9· btr. da 75 ho trovato tre serventi mitragliati mentre caricavano il pezzo: uno aveva ancora sulle braccia la granata. Quasi tutti i serventi della btr. erano morti ; il ten. Cocozza crivellato di pallottole, la bocca ancora aperta a urlare l'ordine di fuoco, e mucchi di bossoli vuoti ad indicare il furioso lavoro della batteria; in una postazione per mitraglia-

trice, 5 libici uccisi che dovevano essersi succeduti all'arma, perchè i primi 4 erano allineati in ordine, di fianco alla mitragliatrice e l'ultimo ucciso in atto di sparare; nelle trincee della -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE

cp. sahariana « Murzuk ,, , un ammasso di morti comprendente la quasi totalità della cp.; morti inglesi gremivano il terreno antistante e fino al parapetto della trincea; sul fronte del I btgl. libico un carnaio: la maggior parte dei morti e feriti, ufficiali e

Fìg. 27. - Artiglieria Libica.

ascari, colpiti da baionetta: gli ascari avevano combattuto ferocemente a corpo a corpo, trascinati dall'esempio del loro comandante maggiore D'Amato che, ripetutamente ferito, continuò a lottare finchè non fu ridotto in un ammasso di carni sanguinanti; il cap. maggiore Buono M ichele della sa btr. da 75 ferito gravemente al petto mentre tentava di puntare il pezzo sul carro nemico, all'ufficiale che lo compassionava rispcmdeva: " tutto per la Patria " · Poco- dopo veniva trucidato dalle truppe d'assalto scozzesi. >> « Il cappellano del gruppo art. da 75/ 27 vadre M ichele Caffarelli fu ucciso dai carri nemici mentre portava a spalla feriti al posto di medicazione ».

Colte di sorpresa le nostre truppe fecero prodigi di valore resistendo alle masse corazzate nemiche. -

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DA SIDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA S IRTE

Anima della resistenza fu l'artiglieria di tutte le unità. Non potendo dare tutti i particolari che illustrino il valore da t utti spiegato, riportiamo la ricostruzione che fa della battaglia il Gen. Fabio Merzari (già artigliere) comandante della 4a Divisione CC.NN. « 3 Gennaio ,, . Dalla sua calda parola prende luce l'eroismo del 204° Regg. Art. d f :

F ig. 28. - Artiglieria dei r eggimenti nazionali in Libia.

(( Da tre giorni raffiche di ghibli sferzavano le dune di sabbia del deserto .Egiziano intorno alle nostre posizioni di Sidi Barrani. La fine sabbia del deserto entrava dappertutto, in bocca, negli occhi, nelle orecchie, sç>tto i vestiti: la visibilità era limitata dal rosso tendone in continuo rimescolio. L'urlo del vento era vario d'intensità ma continuo, scuoteva ma insieme deprimeva il sistema nervoso: in nessun posto si poteva trovar pace. L'acquedotto Bardia-Sidi Barrani nel dicembre 1940 stava per essere terminato: grossi depositi erano già stati accumulati per alimentare l'imminente avanzata della 10· Armata Italiana su Marsa Matruh. Gli scarsi mezzi dell'Armata erano stati tutti ritirati e raccolti per alimentare l'avanzata in autocolonne di acqua, viveri e munizioni. -

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L'ARTIGLIE R L~ IN AFRICA SETTENT RIONALE

Le divisioni avrebbero avanzato a piedi... Il contatto col nemico era limitato a qualche squadriglia d'autoblinde, che scorrazzavano per il deserto al di qua di Marsa Matruh. Si stavlì dando l'ultimo tocco alle predisposizioni per il via quando nella rossa alba del 9 dicembre si scatenava sul Gruppo di Divisioni avanzate a Sidi-Barrani un tremendo fuoco di artiglieria. Era il I Corpo d'Armata corazzato inglese del gen. O' Connor che, inosservato, aggirate al largo, da sud, le posizioni italiane di Sidi-Barrani, ne tagliava le comunicazioni con le retrovie ed attaccava, di sorpresa, le quattro divisioni schierate intorno a Sidi-Barrani. Al primo bagliore del mattino masse corazzate sono addosso al Gruppo Libico Maletti, a Nibeiwa, che si difende disperatamente, lasciando prima sul terreno il suo Comandante di Divi• sione. Altrettanto rapidamente. le colonne corazzate si buttano addosso alla 2" Divisione libica a Tummar: la Divisione contrat~ tacca, ma è anch'essa presto sommersa. La I Divisione Libica viene a Maktila addossata al mare e incapsulata da una cintura di mezzi corazzati che guatano da vicino la preda. Nelle prime ·ore dello stesso pomeriggio tutto è finito: non rimane in efficienza che la Divisione metropolitana di SidiBarrani, colà dislocata per la momentanea protezione della base. La sua autocolonna viveri ed acqua, inviata come al solito nella "notte a Bardia per i rifornimenti, viene attaccata di sorpresa e catturata. Così la Divisione rimane ancora priva dei pochi automezzi prima· disponibili: ormai taglfata fuori dalle suè comunicazioni, la Divisione si schiera, spalle al mare, intorno a Sidi-Barrani e aspetta la sua battaglia.

Un rosso crepuscolo scende la sera del 9 dicembre, su di un deserto silenzioso, rotto soltanto da un lontano sordo rullare· di carri armati, che soverchia talvolta il fischio del ghibli insistente e rabbioso. Nei reparti schierati è una fredda calma: tutti hanno valutata la · situazione e tutti hanno capito ciò che il -

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DA SIDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA S IRTE

dovere loro impone. Con i pochi autocarri racimolati e con i trattori dei pezzi, tutta la notte si portano, dai depositi della base, munizioni alle batterie, solo munizioni. Nessun soccorso è atteso, nè per aria, nè per terra, nè per mare, tutti lo sanno. L'ultimo ordine del Comandante la Divisione conclude: «· L'Italia si aspetta che tutti compiano il loro dovere. La Divisione non arretra di un passo: si muore sul posto >>. Nei microfoni dei telefoni corrono tutta la notte ordini precisi: voci calme e serene. Si prevede la tragedia dell'indomani, ma non la si paventa. Al primo chiarore verso est, una massa d'artiglieria (erano i 120 pezzi del I Corpo d'Armata O' Connor) apre all'improvviso il fuoco sulle nostre posizioni. E' ancora buio e nessuno risponee. Alle prime luci del 10 dicembre, fra un'ondata e l'altra del I ghibli si vede avanzare nel deserto, da sud, contro il centro della Divisione, uno schieramento a scacchiera di camionette, autoblindo e carri armati che si perde fino all'orizzonte. Fa pensare, tanto è regolare, ad una pellicola cinematografica : sul solo fronte di un nostro battaglione si contano fino a 100 automezzi. E' la 4' Divisione Indiana, tutta motorizzata, rinforzata dalla 16.. Brigata Britannica con grosse formazioni di carri pesanti I (gli incrociatori del deserto di 28 tonnellate) , e da uno stuolo· di autoblindo. Tutto il fuoco dell'attacco si concentra sulle nostre batterie scoperte, che sembrano ribollire fra gli schizzi di pietre e di sabbia. Secondo gli ordini ricevuti tutta la nostra artiglieria tace: chi lotta con la disperazione aspetta che il nemico si faccia sotto. Ma quando lo scaglione avanzato nemico raccorcia i 2000 metri, tutte le nostre b-atterie aprono il fuoco contro un nemico solo, sempre quello: i carri armati avversari. Il nostro fuoco è preciso, non batte sulla sabbia ma incoccia carri ed autoblinde che perdono lo slancio, si fermano, si infiammano e bruciano come grandi torcie. Nello spazio dei 2000 m. la prima ondata motorizzata nemica è arrestata: i retrostanti scaglioni tentennano, ed a loro volta si arrestano. L'attacco è respinto: sono le ore J).

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

Mentre si combatteva al centro della Divisione, da ovest, dalla direzione cioè delle nostre retrovie, si · fa avanti irruento un altro attacco nemico di mezzi corazzati, contro le posizioni del 204° Battaglione Mitraglieri. Sono le unità della 7a Divisione corazzata inglese che a tutta velocità investono le nostre posizioni di q. 50 e q. 33 a cavallo della strada di Bardia. Tutte le nostre batterie, dal calibro 42 al 105, invano tentano arrestare quella massa corazzata sulla quale anche qualche nostro colpo da 75 scivola via: i carri sono addosso ai pezzi, che mitragliano da vicino e poi schiacciano o rovesciano nella sab: bia. I serventi sono decimati. La 2" batteria del 204" Reggimento Artiglieria Divisionale è annientata: fra i primi caduti è il suo comandante: un solo pezzo rimane sulle ruote e continua da solo a sparare addosso .a i carri, alcuni dei quali restano lì immobilizzati. In altre batterie alcuni pezzi restano senza serventi: sono gli ufficiali che fanno fuoco e i serventi feriti che si trascinano a portare le munizioni. Molte ~e perdite negli ufficiali, compreso il colonnello comamdante il 204' Reggimento art., gravemente ferito (Col. Marini Achille). L'ondata corazzata sorpassa le batterie, ma non si arrischia ad inoltrarsi entro la base: fa dietro fronte e torna indietro, correndo intorno alle nostre poche difese ancora rimaste sulle quote 50 e 33, un carosello di morte. A ristabilire la situazione accorre un battaglione tolto dalle posizioni non ancora attaccate ad est di Sidi-Barrani. In formazioni aperte, tirandosi dietro, a mano, i pochi pezzi anticarro e le mitragliere da 20, portandosi le munizioni a spalla, questo battaglione attraversava a passo svelto, nel ghibli furioso, l'intero fronte divisionale senza lasciare dietro a sè un solo uomo, pur sapendo di andare a misurarsi con le corazze nemiche. L'arresto dell'imponente schieramento motorizzato sul fron: te sud della divisione non durò a lungo, perchè alle ore 10 l'azione era ripresa, questa volta col rinforzo di un intero reggimento di carri pesanti della 7" Divisione corazzata inglese. Le formazioni corazzate, coperte sul davanti da uno stuolo di autoblinde, sono stavolta subito addosso alle nostre batterie: unico ostacolo che noi potevamo opporre, dato che anche le -

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DA SIDI EL BARRANI AL RIPI EGAMENTO NELLA SIRT.F.

nostre mitragliatrici pesanti non avevano nessuna presa sulle corazze nemiche. I Reggimenti inglesi Sutherland e Argyle Highlanders attaccano alla baionetta con perdite gravissime, ma sono i carri, e solo essi, che riescono a risolvere a nostro danno la situazione. Una nostra batteria da 105 si vede venire addosso una massa di carri che rovescia i pezzi ed abbatte gran parte dei serventi. Il II Gruppo da 75 del 204° Artiglieria fa dietro fronte e subisce perdite gravi dai pezzi anticarro (15 pezzi motorizzati anticarro per battaglione indiano) che non trovando da misurarsi contro nostri carri, concentrano il loro middiale fuoco, tutto contro le nostre batterie. L'8• batteria ha tre pezzi smontati, rimane con un solo pezzo e pochi serventi che sparano da soli tutto il munizionamento della batteria. Anche la 270• batteria da 65 rimane con un solo pezzo, che spara da solo rabbioso fra autoblinde in fiamme; un altro pezzo da 47 spara da solo 270 ·colpi prima di essere rullato e schiacciato entro la sabbia. Una sezione libic~ da 47, ricuperata nella notte, fa prodigi di valore per vendicare i suoi morti del giorno prima. Cinque ore dura questa impari lotta, fatta ormai senza più ordini. Alle ore 15 tutto- il centro della Divisione resta solo sparso. di morti e di feriti, sui quali passa e r~passa il ghibli. Ma il nemico non si arrischia ancora ad entrare in forze nella base. Durante questo attacco si riesce ad intercettare un radiogramma nemico che dice: « Attacco nostro respinto. Ovunque forte resistenza: riprenderemo ore 14 »; e più tardi: << Resistenza sempre seria: attacco ore 16 ». . Giungono intanto inaspettati a Sidi-Barrani, sfuggiti alla sorveglianza nemica, due oattaglioni e due gruppi della I Divisione Libica. Mentre sono in corso i movimenti per il loro schieramento, si scatena preciso l'attacco generale delle ore 16. Questa volta il tiro di artiglieria è terrificante; tutte le comunicazioni restano interrotte. Alle ore 17, da sud e·da ovest, grosse colonne nemiche entrano nella base. Il VI Gruppo Libico fa prodigi: i suoi serventi, secondo la tradizione, fanno servizio ·-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

stando in piedi; gravemente ferito è il colonnello Chiarini Bruno comandante il Reggimento art. Libico (1). Quattro colonne motorizzate circondano Sidi-Barrani e l'occupano. Gli ultimi raggi del tramonto illuminano un ·quadro che ha del fiabesco. Il ghibli più che mai furioso, mentre fa roteare

(1) TI VI Gruppo artiglleri a libica da 77/ 28 della I Divisione Libica già in posizione a Uadi El Maktila. era comandato dal T .. Col. Paolo Sabbatin'. che ebbe la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Dalla relazione di questo valoroso tr ae luce anche il con tegno mirabile di comandanti e di artiglieri EgU narra fra l'altro: « Il col. Chiarini Bruno. comandante i'artiglieria della I Divisione Libica. circa 20 metri dietro la linea dei pezzi fra l'intenallo della 18·' e 19-' btr. è ritto a osservare col binocolo l'avanzata inesorabile dei mostri. Il suo im9assibile disprezzo ai colpi di cannone e al sibilo delle numerose raffiche delle mitrag.liatrici (come mi è stato rifer ito J)Oi dai miei ufficiali) desta nei serventi libici stupore e ammirazione che si t ramuta poi subito in quell'eroico valore col quale i loro corpi . sono rimasti a far indivisibile materia coi loro cannoni, q1w1ido hanno visto il loro colonnello colpito da una raffica di mifragliatrice cadere a forra e rifiutare il soccorso del ten. Cusinati, del ten. Vercellone e del s. ten. medico Targon. che · solo a viva forza ·zo h anno portatd all'oinJedale da campo. I carri avanzano a ventag.!io, ,cinque verso la 17" e la 18a btr .. quatt1·0 verso la 19a bt r .; il tiro dei pezzi continua sempre p iù rnbbioso. i colpi raggiungono i carri. devia.no e scoppiano !onta.no da essi. Il ten. Basso coman~ dante la 17a btr . interviene energicamente facendo fallire il ten tativo nemico

dì aggiramento sulla sinistra:. Due dei 4 car ri contro i quali è impegnata la 19° btr., colpiti, avanzano ancor a un po' a .sobbalzi, poi si ritira.no verso la direzione di provenienza. I serventi cominciano a cadere colpiti dal fuoco dei carri e delle mitraglie. I carri sono ora a meno di 100 metri, forse comprendono come avanzare di fronte sia per loro pericoloso. tanto più che 1a pendenzii, del ten-eno vicino ai pezzi esporrebbe troppo la loro pa rte bassa anteriore e ,!e lor o armi non potrebbero battere più la Unea dei pezzi; sl fermano e retrocedono a circa 150 metri, cominciando una specie di carosello ·dalla dest1·a vyrso la sinistra e Viceversa., soffermandosi e sparando colpi di cannone che abbatt ono sempre più serventi. · Un carro della destra si stacça in direzione .dell 'ospedale, e passando al coperto delle. ondulazioni del terreno, .transita in me7,zo alle s ue tende. viene ~Ile sp alle del gruppo. Le ten de ·dell'ospedale impediscono di ap{:fr~ il ·ruoco verso di esso. in mÒdo che indisturbato raggiunge il tergo· dei cannoni. Si>sta nell'ìntervallo

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DA $IDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA SIRTE

la rossa sabbia, afferra e rigira le colonne di fumo nero che si innalzano dai tanti depositi incendiati e quando l'ondata di polvere, ora divenuta nera, si abbatte verso terra, sulla sabbia, vi lascia grandi striscioni nero-rossi che, con i bagliori degli incendi, creano un quadro che ha della bolgia Dantesca.

della 18• e della 19a btr.: spara sulla 17• aumentandone le perdite e proseguendo torna al suo posto precedente. Un secondo carro si distacca dagli altri. segue il percorso del primo. viene alle spalle del grupJ>O. Al momento del sopraggiungere di questo secondo carro. dal mio posto al centro del gruppo mi portai alla Postazione della mitragliatrice di sinistra della 19• btr. Insieme al capit. Fascietti comandante la 18• btr. per aprirne il f uoco contro di esso. Cclpito da schegge di un colpo di cannone, rimasi ferito al viso ed alla mano sinistra mentre il carro si 'dirigeva deciso verso di noi. Passato questo istante mentre il capit. Fascietti mi toglieva due scheggie rimastemi conficcate nella guancia sinistra. il carro. la cui parte alta dei cingoli era su èi noi. sterzava lievemente e passando s ull'orlo della piazzola tornava al suo posto di combattimento. Tale deviazione cl risparmiò di essere schiacciati. ma. i cingoli strusciandomi sulla schiena mi ferivano una seconda volta producendomi lesioni alla colonna vertebrale nella zona lombo-sacrale e cervicale. Passato il carro tornai al mio precedente pesto di comando. Un terzo carro si distacca allora daglì altri e seguendo sempre lo stesso percorso. viene ancora alle spalle del gruppo. raggiunge la linea dei pezzi fennan dosi nelrintervallo t ra il terzo e 11 quarto pezzo della 18• btr .. intimando la resa. A tale offensiva intimazione il S. Ten. di cpl. Zoboli detla 13s btr.. che aveva sostituito li puntatore del primo pezzo caduto. rispondeva: « Mai ! L'artiglieria non si arrende». e a conferma delle sue parole. agendo alla maniglia di scatto. fa partire il colpo verso gli altri carri ove il pezzo trovasi puntato. Dal carro intimatore parte allora un colpo di cannone che colpisce questo eroe già ferito alla gola. recidendogli la testa. Contemporaneamente dallo stesso carro due inglesi con la pistola in pugno. escono spavaldamente dirigendosi verso il pezzo. Il ten. in s.p.e. I valdi. sottooomandante della batteria. sebbene ferito alla mano sinistra da pallottola d1 mitragl1a. si slancia sui due inglesi. e si impo.ssessa della pistola di uno di essi. tenta di adoperarla contro il proprietario. ma il secondo inglese spara su d.i lui e colpitolo ar ventre !o abbatte al suolo. Un cS:porale libico lancia cont ro i due inglesi una bomba a mano. ma questi riescono a rientrare nel carro. Il tempo in cui sulla sinistra del carro si svolge questo episodio mi permette di ordinare al ten. Garra della 19• btr. di fare girare il suo primo pezzo di 90<> pe1· punta.rio contro il carro e sparare così a soli 20 metri di distanza. A tale operazione si univa il capit. Fascietti, che trovandosi a.I suo quarto pezzo era restato sulla destra

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Ma la Divisione di Sidi-Barrani non è ancora del tutto a terra; è rimasto in armi un suo troncone sul fronte est non ancora attaccato: troncone che fedele all'ordine ricevuto non arretra di un passo, fa fare dietro fronte ad una parte delle sue truppe e si prepara alla difesa. Nella notte, avanti ad una

del carro senza aver potu to seguire l'episodio dello Zoboli e dell'Ivaldi. Il colpo prende in pieno il fianco destro del carro. lo fora, produce in esso 3 morti e 2 feriti tra il personale del carro stesso, che è quello del comandante lo squadrone e l'incendia. Uno dei componenti l'equipaggio fa in tempo a girare la torretta, armata di cannone, contro il pezzo che lo h a colpito a morte. e gli spara cont ro un colpo che colpisce tutti i serventi, lasciando incolumi gli ufficiali. A questo punto del combattimento oltre la metà dei serventi delle batterie sono già morti o feriti gravi, la 17" btr. ha t re pezzi fuori uso, uno dei quali il serg. magg. Bonetti, noncurante del violen to combattimento. cerca di rimetter e in efficienza. La 18a btr. ha un pezzo fuori batteria e uno, quello del S. Ten. Zoboli, senza più congegno di puntamento. La 19'~ btr. anch 'essa con due pezzi inefficienti continua il fuoco contro gli altri sei carri . La manowabilità dei pezzi è sempre più difficile, per la mancanza di personale e per la presenza di morti e feriti sui pezzi stessi che ne intra lciano i movimenti. Dopo a lcuni minuti la situazione è ancora più criltica; i carri possono più. a lungo restare fermi e indisturbati. sempre più micidiali. Uno dei carri si distacca dagli altri e seguendo il percorso dei precedenti al riparo sicuro dell'ospedale. viene di nuovo alle spalle del gruppo e si dìrige decisamente sulla 17~ btr. e incontrastato inizia la distruzione dei cannoni rovesciandoli con colpi di coda e schiacciandoli. Nulla è più possibile fare; ordino a i superstiti, una quindicina in tutto fra ufficiali e truppa, di ripa.rare verso il mare, mentre io impossibilitato a muovere il piede sinistro perchè nuovamente colpito da uno scoppio di proietto· al piede ed alla mano destra, resto appoggiato ad un · autocarro munizioni e, dopo aver assistito imponente alla distruzione dei miei cannoni, mi t,rascino verso l'ospedale a 50 metri dal quale un graduato di sanit à mi soccorre. Rinvenuto mi sono trovato nella tenda di operazione dell'ospedale ove rimasi ricoverato e dichiarato prigioniero il giorno 12 quando il nemico prese possesso dell'ospedale. Il combattimento è du rato 40 minuti, dalle 16 alle 16.40. Il comportamento del personale. sia degli u!fie:iali, sottuf ficiali e t ruppa. nazionali e libici, è stato esemplare. Il serg. Mantovani della 19" btr. sebbene rimasto gravemente ferito . all'inizio del ·combattimento. rifiutò di essere allontanato ·dal suo e-annone, trovando poi gloriosa morte quando un carro armato schiacciando l'affusto non ris,parniiò i feriti ad esso vicini ».

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DA S IDI EL BAR RANI AL R IPI;EGAMENTO NELLA SIRTE

grossa colonna di carri pesanti, il Generale inglese comandante le truppe attaccanti chiedeva al Comandante la Divisione di Sidi-Barrani, catturato, di impartire per radio l'ordine alle ultime difese di Sidi-Barrani di arrendersi, dato che sarebbe stato inutile un ulteriore spargimento di sangue. All'immediato diniego ricevuto, anche questa coionna era fatta proseguire verso nord ove ancora tuonava il cannone. Attorno agli ultimi difensori di Sidi-Barrani si rinnovano nella notte continui attacchi. Le formazioni corazzate sono adesso prudenti e non si impegnano mai a fondo. Offerte radio di resa sono l~sciate senza risposta. Le nostre batterie, a corto di munizioni, misurano fin dal mattino dell'll i loro colpi. Ma alle 15 già qualche batteria, come in agonia, spara a sbalzi, dirada e poi cessa il fuoco . Il nemico guata la preda ed aspetta giostrando con i suoi carri, avant~ ed indietro, in vista delle pqsizioni. Alle 17 tutto il fronte ammutolisce senza munizioni: poco dopo saltano tutti i pezzi, mentre un nuvolo di autoblinde irrompe sulle posizioni. Il comandante il primo scaglione attaccante si rammarica ~ol comandate la difesa di essere giunto troppo tardi per far presentare le armi ai difensori. Cqsì finì Sidi-Barrani: ma i tre giorni di sosta e di logorio del I Corpo d'Armata Corazzato avanti a quel piccolo villaggio, h anno permesso alle nostre divisioni di . 2a schiera di ripie~are su Bardia, e, tolta la sorpresa. di preparare le successive difese, che hanno poi reso al nemico lunga, penosa e costosa la via di Bengasi. La relazione inglese delle operazioni dell'Armata Wawel intitola questa sua prima battaglia « l'inferno di Sidi-Barrani >). A maggior ragione vero inferno è per noi stato: tutti vi hanno compiuto il loro dovere, fino all't1iltima cartuccia )> (1).

Cl) Al Gen . F abio Merzari fu conferita la Croce di Cavaliere dell'Ordine Milita re ctr S avoia.

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11. - Il Maresciallo Graziani, considerato tra l'altro che infiltrazioni sulla strada di Bug Bug minacciavano le qivisioni di 2" schiera « Catanzaro » e <<.Cirene », decise di arretrare la resistenza e sfruttare· 10 sbarramento naturale di Halfaya, su cui fin dal settembre le ·nostre truppe avevano eseguito lavori di rafforzamento: ed il 10 dicembre ordinò il ripiegamento, sul ciglione Sollum-Halfaya, che ebbe inizio nella notte dell'll . La Divisione cc Catanzaro » potè agevolmente disimpegnarsi dal nemico; ma per l'urgenza e per la scarsità di automezzi, furono abbandonati 4 pezzi e la maggior parte delle munizioni di artiglieria, salvo quelle trasportabili sui trattori. Alle 8 e 30 la testa della colonna divisionale giunse a Bir Tishidida, dove - per ordine del Comando dell'Armata - la Divisione doveva sostare per la giornata. Fu organizzata la difesa lungo le colline interposte 'fra la strada ed una pista inglese, le quali consentivano un buon dominio tattico; ma la sosta aveva il solo scopo di dare riposo alle truppe. Alle 15 e 45 il nemico attaccò violentemente lungo tutta la fronte con masse di carri armati ed autoblindo . I reparti della Divisione << Catanzaro >> reagirono energicamente ed il combattimento assunse ben presto carattere di violenza, specie alla sinistra (Distaccamento Curcio) ed al centro (141° e 142" fanteria) , mentre a destra (gruppo cc Squadroni Vittorio Emanuele II », reparti arditi, mitraglieri e· batterie da 100) il nemico si mantenne· a più largo raggio. L'energica reazione del nostro fuoeo riuscì a respingere le ondate dei carri armati, ma le autoblindo britanniche, rimaste a distanza, battevano il rovescio ed i fianchi delle posizioni. Intanto le munizioni .c ominciavano a, scarseggiare ed i reiterati attacchi del nemico non poterono più essere contenuti. Parte della Divisione riuscì a . guadagnare le colline sabbiose litoranee, dove attese l'oscurità. A notte venne iniziata lungo la spiaggia la faticosa marcia verso Sollum, resa ancora più pericolosa dalla presenza di tre navi inglesi incrocianti al largo: alle 7 circa del 12, i superstiti della Divisione <e Catanzaro >> raggiunsero le linee di Sollum bassa.

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La Divisione « Cirene ) > (Gen. De Guidi), insieme col 21° Raggruppamento artiglieria di C. d' A. quasi al completo, potè anch'essa sganciarsi dalle posizioni senza subire la reazione dell'avversario, ed iniziò nella notte sull'll una faticosissima marcia di trasferimento, tra l'infuriare del ghibli, fatta segno a continui attacchi aerei, che, pur infliggendo sensibili perdite, non riuscirono a scompaginare i reparti. Anche la cc Cirene » per le stesse ragioni, aveva dovuto abbandonare sulle posizioni di partenza gran parte del munizionamento e dell'equipaggiamento. Verso mezzogiorno dell'll dicembre, i reparti di testa _e ntravano nell'opera di Halfaya. Per la limitata efficienza delle truppe in genere e sopratutto per il notevole depauperamento della Divisione cc Catanzaro», le condizioni della prima difesa del ciglione Sollum-Halfaya non furono certo tali da far sperare in una valida resistenza, ed infatti si ebbe presto una prima infiltrazione tra Sollum e Capuzzo, che serrava da presso le truppe di Halfaya e ne tentava l'aggiramento del fianco destro. E inoltre la flotta britannica continuava la sua azione sistematica fra Sidi Barrani, Bardia e Tobruck, essendo insufficiente la reazione delle batterie da 120 e da 149/ 35 schierate nella zona di Sollum. Urgeva dunque una rapida organizzazione della difesa. Sulla linea Halfaya-mare si schierarono le Divisioni arretrate cc Ma rmarica », cc 23 Marzo » e « 28 Ottobre » e vi si aggiunsero la « Cirene » ed i resti della cc Catanzaro » e contemporaneamente si accrebbe il potenziamento delle piazzeforti di Bardia e di Tobruch. A Bardia si concentrò la Brigata corazzata con mezzi ormai ridotti, e si schierarono 4 gruppi da 149/ 35, 2 da 105/ 28 e 4 da 100/ 17; a Tobruch venne avviata la Divisione « Sirte ». Intanto era in trasferimento dalla Tripolitania alla Cirenaica, per schierarsi sul ciglione di Derna, la Divisione « Sabratha » . Il mattino del 13, il nemico iniziò con le sue forze corazzate l'investimento dei nostri caposaldi di Halfaya: per tre giorni le truppe del nostro schieramento avanzato, agli ordini del gen. Bergonzoli, reagirono con contrattacchi vigorosi nel quadrilatero Halfaya-Sidi Omar-Capuzzo-Sollum, eliminando le pe263 -


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ricolose infiltrazioni e frustrando così il disegno del nemico di spezzare il nostro schieramento fra Halfaya e Bardia. Il gen. Bergonzoli, preoccupato della grave deficienza dei mezzi di trasporto, ripiegò - il mattino del 15 _,. da Halfaya sulla linea Capuzzo-Sollum, anche per riunire meglio le truppe; nella stessa giornata però, in dipendenza degli avvenimenti che andavano delineandosi, contava ripiegare su Bardia; e durante la notte il movimento fu compiuto. In conseguenza del detto arretramento dalla linea CapuzzoSollum il caposaldo di Sidi Ornar (un battaglione CC.NN. ed elementi d'artiglieria) rimasto isolato, attaccato da aerei e da mezzi corazzati appoggiati da artiglieria, venne sopraffatto dopo tre giorni di valorosa resistenza . Anche i presidi scaglionati lungo il reticolato di confine, per essere rimasti privi di sostegno, dovettero ripiegare su Giarabub. Intanto la situazione di Bardia era divenuta quanto mai precaria: la guarnigione tagliata fuori, non disponeva di mezzi sufficienti ad apririsi la strada, mentre non aveva che la via del mare per i rifornimenti di tutto quanto abbisognava alla vita dei reparti ed al combattimento. Solo per alcuni giorni ancora qualche audace motopeschereccio potè sfidare l'attiva sorveglianza delle navi britanniche incrocianti a breve distanza dalla costa; ben presto non rimase che fare assegnamento sulle sole disponibilità dei magazzini, i quali per altro erano assai frequentemente battuti dalle navi e dagli aerei britannici. Il Maresciallo Graziani, volendo assicurarsi la possibilità di resistenza ad oltranza della linea Derna-Berta-Mechili dispose che si trasferissero a Berta i primi scaglioni della Divisione u Sabratha n, del 10° Bersaglieri e del V battaglione carri M/ 13 provenienti dalla Madrepatria; a Derna, per la difesa controaerei e costiera fece inviare due batterie da 102/ 35 e 1 batteri a da 152/ 45 della R. Marina; a Mechili - ove doveva poi portarsi la brigata corazzata - destinò reparti controcarri e controaerei. Il 16 dicembre 1940 la situazione era la seguente: - le Divisioni << Marrnarica » , « Cirene », « 23 marzo » e< 28 ottobre » ed i resti della cc Catanzaro >>, nella piazza di Bar-

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dia, completamente tagliata fuori da "I:obruch, essendo intercettata la rotabile Bardia-Tobruch dal nemico che aveva spinto elementi celeri fino. a Sidi Amud; - sommerso il caposaldo di Sidi Omar ed eliminati i presidi del confine cirenaico-egiziano; - la Divisione << Sirte ,, (meno un battaglione) ripiegata su Tobruch, ed un battaglione della Divisione stessa, con elementi corazzati, schierato alla stretta di Ain el Gazala; - la Divisione « Sabratha .,, fra Agheila ed Agedabia; - i campi d'aviazione della Citenaica, impantanati dalle continue pioggie, rendevano assai difficile l'impiego degli aerei.

12. - Il 20 dicembre l'assedio di Bardia era integrale, per il completo accerchiamento da terra e da mare.· Solo un piccolo

campo ·di fort una, nell'interno della cinta,· consentiva ancora l'atterra-ggto di qualche velivolo da caccia e da ricognizione. Alla data del 1., gennaio 1941, cioè quasi alla vigilia dell'attacco· britJannico, la piazza di Bardia era presidiata da: - Divisione << Marmarica )); - Divisione « Cirene »; - Divisione CC.NN. « 23 marzo »; - Divisione CC.NN. « 28 ottobre )); - Divisione << Catanzaro >i e reparti G.a.F. Queste Divisioni erano inquadrate nel XXIII C . d' A . (Gen. Bergonzoli). Fra tutte era nelle migliori condizioni la Divisione « Marmarica » quasi intatta, mentre la « Cirene », oltre ad essere stata molto provata, mancava di molti pezzi controcarro; la « 28 ottobre ,, era ridotta a poco più della metà dei suoi effettivi; e appena un quarto ne era rimasto alla ·« 23 marzo )); la « Catanzaro» era in condizioni ancora peggiori. In totale circa 45.000 uomini. Le artiglierie della piazzaforte raggiungevano il numero di 430 b.d.f. (dal calibro 20 al 149/ 35) molte delle quali però non -

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impiegabili in funzion.e controcarro. Ripartite nei tre settori della piazza - Mreiga. Ponticelli e Gerian - erano costituite da: 44° regg. art. della DiviJ;ione « Marmarica >>; 45° regg. art. della Divisione cc ç irene » - 201° regg. art. della Divisione « 23 marzo » (mancava un gr. da 75/ 27); - 202, regg. art. della Divisione « 28 ottobre >> (ridotto a soli pochi elementi); 21'' regg. art. di Corpo d'Armata; - Raggruppamento artiglieria G.a F. In rinforzo: - 1 gruppo da 105/ 28 del 10' Regg. Artiglieria di C.d'A.; - 1 batteria dél I/ 43° artiglieria per divisione di fant.; - artiglierie della piazzafor:te di Tobruch, già di rinforzo alla 10· Armata e poi ripiegate in Bardia; - 2 gruppi da 75/ 46 controaerei; - 1 batteria da 75 CK ; - Batteria « Espero n da 120 mm della R. Marina; - Batterie da 102 controaerei della R. Marina. Investimento di Bardia. La notte del 2 gennaio, formazioni

aeree nemiche sottoposero la piazza ad un conti~uo bombardamento. Verso l'alba alcune unità della flotta britannica aggiunsero il loro tiro all'azione aerea fatta ancora più massiccia; e ben presto cominciò anche il tiro di preparazione di tutte le artiglierie, cui rispose i_l tiro di contropreparazione della difesa. Con brevi soste e varia intensità l'azione di fuoco nemica durò l'intera giornata; particolari danni ne riportarono le opere della cinta ed i magazzini di Bardia bassa. Per tutta la notte sul 3 gennaio i bombardamenti terrestri ed aerei continuarono; alle prime luci dell'alba una forte formazione della flotta britannica, ·al largo, iniziò un violento cannoneggiamento sulla piazza, e contemporaneamente s'intensificò l'azione di fuoco terrestre ed aerea, mentre dalle linee nemiche si sprigionavano dense cortine di nebbia artificiale. Dopo due ore di violentissima preparazione, l'artiglieria britannica allungò il tiro e, verso le 7 e 30, dalla fitta nebbia spuntarono numerosi carri armati pesanti e medii, che si rag-

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grupparono in due direzioni: la colonna maggiore si diresse ad ovest, contro il pu~to di sutura fra le Divisioni « Marmarica)) e « 23 marzo », fra i due capisaldi Garridia e. Burin; l'altra colonna puntò a sud, pel settore Mreiga. L'attacco fu quasi contemporaneo nei due settori: la reazione della difesa seguì decisa e violenta, ma assolutamente deficiente di fronte alla marea.di carri via via in aumento, che precedevano compatti reparti di fanteria australiana. A spianare la via alla .colonna diretta verso ovest, il nemico aveva provveduto prima dell'alba (approfittando dell'oscurità e del fuoco tambureggiante) colmando il fosso anticarro, rimovendo mine e tagliando reticolati; cosicchè i carri irrompenti poterono avanzare speditamente e subìre pochi danni dal nostro pur nutrito fuoco d~artiglieria, comunque inadeguato alle pot enti corazzature. I capisaldi avanzati Garridil:!, e Burin furono rapidamente. superati e tagliata la linea di resistenza fra i

capisaldi della Divisione

cc Marmarica

» e ctella

«

23 marzo )l ;

u na batteria da 75 C K fu travolta. Non erano ancora le 8 ed il nemico, aperta in breve tempo una larga breccia, annientando il caposaldo della « 23 marzo » ·

d'estrema sinistra nel settore Gerfan, suddivise in due la sua massa corazzata: la parte maggiore, forte .di circa 300 unità di combattimento, operando nel settore Ponticelli, investe il Comando del C.d'A., puntando sul rovescio del caposaldo Scemmas; l'altra di minore entità, di circa 200 unità di combattimento, si riversò nel settore Gerfan. Ben presto le formazioni corazzate nemiche, seguite da reparti" a piedi, si addentrarono fra le difese della za posizione. Intimazioni di resa vennero lanciate dai carri durante una furiosa lotta corpo a corpo coi difensori delle opere investite: esse non furono raccolte, ma tuttavia i capisaldi vennero sommersi; così quello del Cap. Cardinali, immolatosi mentre il fuoco martellante dei suoi pezzi ostacolava l'avanzata del. nemico; così quello del Magg . Caradini che per un'ora e mezza - fino all'estremo sacrificio della vita - tenne a bada i mezzi corazzati

avversari che lo serravano sempre più da presso; e successivamente i capisaldi di Calaresu e di Simonetti ebbero la stessa sorte. Vennero pure sommersi i Gruppi della Gaf n ella zona di -

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schieramento delle artiglierie, mentre reparti corazzati nem1c1,

appoggiati da batterie mobili, si infiltravano fra le batterie, gli osservatori ed i comandi della difesa, paralizzandone l'azione. Le ondate di attacco continuarono. Nel pomeriggio fu attaccato il caposaldo Di Salvo, a cavallo della strada asfaltata da Amseat a Bardia, nel settore Ponticelli, e fu sopraffatto dopo eroica resistenza. Eguale sorte toccò allo sbarramento Ponticelli, agli ordini del ten. col. Papandrea, ed al caposaldo Mezzetti nell'interno del quale si svolse una furiosa lotta corpo a corpo. Nel settore Mreiga, la colonna nemica proveniente da sud. sboccando tra- i capisaldi Souta e Sidi Hasan, tentò d'impossessarsi dell'opera 11 (Santa) ma fu accolta dalla formidabile reazione del gruppo obici da 100/ 17 del cap. d'Avossa, che nel corso di questa battaglia, per l'eccezionale ardita resistenza si meri tò la M edaglia d'Oro al Valor M ilitare. Così il fronte sud del settore Mreiga non s'infranse, e la sua opera 11 tenne duro fino a'll'estremo, cioè fino a quando la piazzaforte fu costretta a capitolare (1).

(1 ) (< Scatenatasi l'offensiva britannica. nel dicembre 1940 che doveva portare alla occupazione di tutta la Cirenaica, la divisione « Cirene » schierata in l" linea a Sud di Sidi-el-Barrani, riceveva ordine di r ipiegare s u Bardia per sfuggire all'accerchiamento di soverchianti forze nemiche. A piedi. 105 km.. percorsi nel deserto Mannarico. martellati giorno e notte dall'aviazione. attaccati da n umerose formazioni di carri armati. sferzati dal glibi. doloranti per fame e per sete. fanti e artiglìeri della « Cirene » non piegavano e sottraendosi con audace manovra alla n:orsa avversaria. raggiungevano in piena efficienza il settore loro assegnato a difesa della piazzaforte di Bardia. In quelle 'tragiche circostanze. il Gruppo di Manovra da 100/ 17 della Divisione «Cirene » comandato dal Capitano incaricato del grado superiore. Giovanni D 'Avossa. fece mu·acoli e costituì validlssimo baluardo di fuoco contro l'incalzare, del nemico. Durante· i 23 giorni di battaglia per la presa di Ba.rdia si deve in gran parte al Gruppo da 100/ 17 della « Cirene » se la. Divisione. isolata dal resto della piazzaforte per il cedimento di unità laterali ed attaccata contemporaneamente sul fronte ed a tergo. poteva resistere fino all'estremo limite. Allorchè la resistenza, finite le munizioni. l' acqu a ed i viveri. non era più materialmente possibile. rimaneva ancora in piedi l'eroico caposaldo del

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Sfondato il settore Ponticelli il nemico proseguì in direzione sud contro il fianco destro dello schieramento della divisione e< Cirene », il cui estremo pilastro era rappresentato dal caposaldo ·Marone, a sbarramento della testata dell'uadi Assam. Circondato ed attaccato da più parti questo caposaùlo, fanti ed artiglieri della difesa opposero (J)Ccanita resisten2a: alcune opere furono perdute e riprese più volte. Dopo 8 ore di strenua lotta, le opere caddero l'una dopo l' altra, e furono annientati il gruppo 120° Gaf ed il Gruppo da 75 del 45° regg. art ., assegnato in rinforzo al 157~ reggimento fanteria.

Col calar della sera, andava placandosi la furia di questa prima giornata di lotta. Ma le condizioni degli strenui difensori di Bardia erano ormai disperate: quasi privi di acqua, di viveri, di munizioni, coi mezzi di difesa in gran parte distrutti. Nel settore Gerfan le due divisioni CC.NN. erano state così

Capitano Giovanni D'Avossa che. rifiutando gli onori della resa da parte dei nemìco. continuò la imp,a ri lotta. Il caposaldo di artiglieria era organizzato su una piccola zon a del vertice dall'opera 11 fino al mare. ad ovest di quota 145. In esso erano schierati : tre batterie da 100/ 17. una batteria e.a. da 75/ 46. 4 pezzi da 20 m/ m e 18 mitragliatrici Fiat 35. Le munizioni dei cannoni erano quasi finite ma non per qùesto vacillò il cuore degli artiglieri. Nella notte del 4 gennaio 1941 un manipolo di artiglieri, con alla testa il loro comandante, compiva un'impresa disperata : si recavano al deposito di Bardia, già occupato dal nemico. per rifornirsi dei proietti necessari. Sfruttando opportunamente la particola.reggiata conoscenza del terreno e l'ubicazione allo scoperto di alcuni depositi della polveriera. gli artiglieri affrontavano te pa ttuglie australiane in una lotta disperat a ed arditissima. Dopo molto sangue versato, con audace fortunat.a manovra. riuscivano a procurarsi dei lotti di granate e con l'ausilìo degli auitomezzi. nel cuore della notte, li t rasportavano fino ai pezzi. La temeraria operazione metteva pertanto i pochi cannonieri superstiti nelle condizioni di far fronte a nuovi sanguinosi attacchi. Difatti i numerosi tentativi effettuat i il mattino del 5 gennaio 1941 dal nemico per f ar crollare h caposaldo degli artiglieri si infransero contro le granate da 100/ 17 che urlavano frenetiche l'eroismo ed il sacrificio compiut i da tanti -artiglieri. Molti prigionieri italiani assistettero da Ponticelli al vano schieramento

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fortemente provate da dare ormai poco affidamento per un'ulteriore efficace resistenza. Nel settore Ponticelli, irrimediabilm~nte perduti i capisaldi di Garridia, Scemmas, Regina, e quelli arretrati: Cardinali, Caradini, Calaresu, Simonetti, Di Salvo, Mezzetti, non rimanevano alla Divisione « Marmarfoa » che il caposaldo avanzato di Zavia e quelli arretrati di Gambuzza e Carani, privi di artiglieria. La Divisione « Cirene ,, il cui fronte sud pur con qualche opera perduta era riuscito a contenere la pressione nemica, aveva ora il fianco destro completamente scoperto. La difesa della piazzaforte rimaneva divisa in due tronconi: a nord il settore Gerfan ed a sud i settori Ponticelli e Mreiga (entrambi passati alle dipendenze del Gen. Tracchia); la Divisione « Marmarica » era ormai ridotta ad un quarto della sua forza, e la <1 Cirene » a due terzi. Con la 11 Marmarica »

di numerose batlterie inglesi che. insieme con il fuoco dei cannoni della Marina. ricopr.rono di esplosivo U forte caposaldo del gruppo da 100/ 17 i cui serventi rispo.sero con un fuoco che dava una sensazione improvvisa d'eccitamento nel tetro spettacolo della sconti tta. Tutto era crollato: 1·idotte le opere cil·costant.i ad un cumulo dl rovine. stretti da ogni parte dall'incalza.re della marea dei carri armati dilaganti per ogni dove. gli ultimi artiglieri non desistevano dai loro eroici propositi e. sostenendo con ammirevole tenacia una lotta disperata, cagionavano allo attaccante rilevanti perdite, costringendolo a segnare il passo davanti a Bardia distrutta. Lo stesso nemico non potè disconoscere tanto valore e sul giornale «Parade » n. 22 dell'll gennaio 1941. stampato ad Alessandria d'Egitto, scriveva le testuali parole in occasione della caduta dl Bardia: « ... gli artiglìeri del vertice sud-est di Bardia hanno comba ttuto splendidamente ed il loro fuoco è stato preciso e micidiale. Essi hanno mèsso tutto il loro cuore nel combattimento ». Come pure, nel 1947. il Generale Mak Nab addetto militare britannico a Roma, essendo stato uno degli attori della batt aglia di Ba.rdia per aver comandato. da colonnello. un reggimento della 7a. divisione corazzata inglese che aveva partecipato alla presa di Bardia. si presentava al Generale :\1:ondini. Capo dell'Ufficio Storico dello S.M.E.. a chiedergli di conoscere il nome dell'eroico comandante del caposaldo del vertice sud-est di Bardia per esprimergli. qualora ancora vivo, tutt a la sua a mmirazione per l'eroismo dimostrato>>. ( Da una relazione dello stesso Col. G . D' A-tossa. M.

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o.1.


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dette splendido esempio di valore il 44°· Regg. Art.: alla testa di uno dei suoi gruppi cadde il T. Col. Ghione Giuseppe che ben si meritò la medaglia d'oro al v. m. La notte del 4 il nemico effettuò varie incursioni aeree e frequenti cannoneggiamenti navali; all'alba riprese la lotta terrestre, che con alterne vicende si prolungò fino alle 15, quando la situazione precipitò. L'azione nemica si intensificò e masse corazzate si diressero contro i due ultimi capisaldi della Divisione· « Marmarica » · - Gambuzza e Carani, agli ordini del Col. Adinolfi - che furono sopraffatti. L'avversario proseguì verso il tergo dello schieramento della << Cirene » contro i capisaldi Eustachi e Vulpitta che resistettero strenuamente fino al tramonto ma furono alla fine anch'essi sommersi. Verso le 21, un parlamentare australiano, si presentò al Gen. Tracchia per chiedere la resa, ma si ebbe un netto rifiuto.

Il 5 gennaio, alle ore 8 circa, si scatenò ancora più violento fuoco di artiglieria sul settore dell'uadi Mreiga; due ore dopo, formazioni di carri armati nemici irruppero sulle sconvolte posizioni ancora tenute dagli impavidi fanti ed artiglieri, ponendo fine alla loro disperata difesa. ·

Minuscole resistenze ancora rimanevano nelle opere avanzate di Sidi-Hasan e di Souta: più indomita delle altre l'opera 11, il cui comandante - Ten. Tua - sebbene gravemente ferito, continuava ad animare lo sparuto nucleo di superstiti: fu decorato di Medagli a d'Oro al Valor Militare.

Ma nel pomeriggio Bardia cadde nelle mani del nemico. I Generali Tracchia e De Guidi furono fatti prigionieri (il Generale Bergonzoli ed i due Luogotenenti Generali della M.V.S.N. Antonelli ed Argentino - riuscirono a sfuggire alla cattura): l'ufficiale superiore australiano che prelevò i due generali presso il comando della Divisione « Cirene » chiese di conoscere il comandante di artiglieria divisionale, e al Col. Sozzani (1), che come tale si presèn:tò, disse: « La vostra artiglieria è ·stata meravigliosa ».

Cl) Valoroso comandante del 45°· Regg. Art. « Cirene ». ·

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La difesa ad oltranza di Bardia e di Tobruch aveva lò scopo di ritardare il più possibile l'avanzata nemica per consentire, col tempo così guadagnato, una più robusta difesa arretrata nella zona gebelica. E lo scopo fu pienamente raggiunto proporzionatamente alle forze della difesa: Bardia per 23 giorni aveva tenuto a bada le formidabili forze corazzate attaccanti; e ben più lunga sarebbe certo stata la sua resistenza, se avesse potuto disporre di un'adeguata potenza di carri armati da lanciare in una difesa manovrata e se i previsti lavori di rafforzamento fossero stati portati a termine in tempo utile, e completati con i necessari mezzi. A integra~ione di quanto abbiamo esposto sopra, riportiamo il seguente passo di un articolo (Il Tempo, 4 maggio 1954) del Gen. Alessandro De Guidi che comandava la Divisione « Cirene »: « La Divisione di fanteria « Cirene » si trovava dislocata in prima schiera sulle alture di Bir el Sofati. Il 9 dicembre 1940 le truppe britanniche sferrarono la poderosa offensiva su tutto il fronte di Sidi el Barrani, travolgendo le divisioni libiche ed incuneandosi tra queste e la Cirene. Delineatosi immediatamente il pericolo di un aggiramento a tergo, la Cirene alle ore 24 del 10 dicembre, riceveva l'ordine di ripiegare subito sulla piazzaforte di Bardia (detto per inciso: la piazzaforte di Bardia di forte non aveva che il nome trattandosi in sostanza di un modesto "campo trincerato"). Il ripiegamento imponeva una marcia nel deserto di 105 chilometri, a piedi (la divisione era priva di automezzi), con l'accortezza di sfuggire all'azione delle unità corazzate nemiche che in numero considerevole dilagavano nelle retrovie.

All'alba del giorno 11 dunque la e< Cirene », composta del 157° e 158' Regg. fanteria (la vecchia, gloriosa Brigata Liguria della Guerra '15-18) del 45° Regg.to Artiglieria, di due gruppi di artiglieria di Corpo d'Armata, di un battaglione mitraglieri, servizio del Genio, Sanità e Sussistenza, muoveva su tre colonne, ostacolata dal ghibli, su terreno sassoso, privo di strade -

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o piste, piatto ed uniforme, senza possibilità alcuna di riparo dall'offesa aerea. Infatti, sorto il sole sul deserto, le colonne vennero presto individuate dall'aviazione nemica, che, bombardando e mitragliando senza tregua, le inseguirono per ore ed ore consecutive. All'attacco degli aerei si aggiunse poi quello di reparti corazzati che premevano sulla retroguardia. Il fermo contegno delle truppe e dei loro ufficiali « che non si perdettero affatto di coraggio » ne contepnero l'impeto ed in seguito li disperdevano. Al tramonto la << Cirene >> , affaticata, dopo 13 ore di marcia nel deserto, raggiungeva la sua prima tappa, la ridotta di Nec Maadi, e ci entrava con i suoi fe~iti in testa, con tutte le sue artiglierie, alcune trainate a braccia dai Fanti per l'intero percorso, compatta e fiera, pronta a nuovi cimenti. Poche ore dopo infatti, alle 24, riprendeva il movimento. Altri sacrifici ed altro sangue si chiedevano a quei valorosi soldati. Tuttavia all'alba raggiungevano il passo di Halfaya, dove sostavano per due giorni. La notte sul 15 dicembre la « Cirene >> veniva diretta alla Piazza di Bardia dove entrava il mattino del giorno 15. Numerosi gli atti di valore compiuti durante l'epico ripiegamento: Fanti, Artiglieri, Genieri e Soldati tutti deHa << Cirene » gareggiarono in bravura riuscendo a sottrarsi alla stretta dell'incalzante avversario. Schierata a difesa del° settore S.O. della Piazza, a contatto con le altre unità del XXIII Corpo, comandato dal Generale Bergonzoli, l'eroico soldato di tante guerre, contrastava con tenacia, con strenuo valore ed eievato spirito di sacrificio, gli incessanti attacchi del nemico. L'azione di logoramento da questi iniziata aumentava di giorno in giorno di intensità.; sopratutto l'offesa aerea e quella dal mare erano particolarmente deleterie. Tuttavia il morale delle truppe si manteneva saldo, sempre fidu ciose di poter riprendere presto l'offensiva per spezzare la stretta che minacciava di soffocarle. -

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Si arrivò così, dopo un estenuante e logorante periodo di guerra di assedio, all'alba del 3. gennaio, inizio dell'attacco finale. cc Così scrive il Luogotenente generale R.N. O'Connor, comandante delle forze del Deserto occidentale, nella sua relazione sugli avvenimenti in questione, (relazione che chi voglia può leggere integralmente presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, dove trovasi depositata) , in stralcio: « 1. Bat taglia di Bardia - 3 gennaio 1941 -: le fasi più importanti della battaglia andarono in conformità del piano prestabilito; ecc. 2. Alla sera del 4 gennaio le difese erano tagliate in due; eccetera. 3. Il settore costiero (così era chiamato quello difeso dalla << Cirene ») era ancora mantenuto; i nemici combattevano bene,

soprattutto l'artiglieria.

Questo settore diede ben più da fare; e fu soltanto nel pomeriggio del giorno seguente (5 gennaio) che ogni resistenza ebbe a cessare. 4. Le perdite italiane in questo settore erançi state molto più gravi che altrove. Anche le nostre erano state elevate in questo settore ».

13. - La piazzaforte di Tobruch di cui è nota la grande importanza ai fini della difesa di tutta la Cirenaica, era organizzata con un fronte a mare, un fronte a terra e una difesa controaerei. Il fronte a mare era limitat6 alla protezione della locale base navale dalle offese dal mare. Era costituito da 7 batterie antinave, di cui qualcuna a!1che in funzione di controaerei, dalla R. Nave « San Giorgio » e da qualche batteria C(?Stiera che effettuava essenzialmente la difesa controaerei. Il fronte a terra, progettato dal gen. di C.d'A. Pintor, nel 1935, comprendeva una zona di difesa perimetrale ed una zona di schieramento delle artiglierie, col compito di protezione della base navale dal tergo (contro le offese da terra) e di sbarramento delle comunicazioni lungo la fascià costiera. La zona -

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di difesa perimetrale, che si estende per 50 km. in terreno pianeggiante e scoperto, circuiva la base navale con un semicerchio che .aveva le estremità, orientale ed occidentale, appoggiate rispettivamente all'uadi Zeitun e all'uadi es Sahel. Una doppia linea di postazioni - impropriamente dette opere - disposte a scacchiera, con intervalli di 5 + 600 m. , costituiva la cinta fortificata: una linea era distante dall'altra di circa 500 m. Tali opere - 144 in totale - erano di due tipi: con solo due postazioni per m itragliatrici Schwarzlose, oppure con una o due di dette postazioni ed una postazione per pezzo controcarro. Soltanto una ventina di .esse avevano le postazioni per pezzo controcarro ed erano solo nelle opere di prima linea. Un fosso _anticarro, continuo ad ellisse, largo circa 3 metri e profondo circa m. 1,50, con pareti e fondo in calcestruzzo, si svolgeva 25 + 30 m. avanti alle postazioni delle armi, limitatamente però a quelle della zona pianeggiante (escluse quindi quello lungo le sponde dei due uidian predetti). Depositi di munizioni in caverna a Sidi Mahmud e all'ex forte Solaro. Il complesso dell'organizzazione difensiva si suddivideva in due settori, occidentale ed orientale. quest'ultimo più importante per le comunicazioni da est e da sud (Bardia e Bir el Gobi) . La zona di schieramento delle artiglierie era costituita da postazioni in barbetta per batterie di medio e di piccolo calibro, con ricoveri a leggero blindamento per i serventi e le riservette munizioni, e da una rete .di osservatorii, lungo la fronte, su pali di legno o 'di ferro. Inoltre l'organizzazione difensiva disponeva di una rete aerea di collegamento telefonico a carattere permanente su palificazione; una rete di comunicazioni ordinarie (strade e piste) parallele alla fronte o radiali; un impianto idrico consistente in due stazioni di pompaggio, due distillatori, alcuni serbatoi interrati e una rete di distribuzione. L'impianto poteva :produrre 850 metri cubi d'acqua al giorno. La difesa controaerei, affidata alla R. Marina, aveva il compito di proteggere principalmente lo specchio d'acqua della -

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base navale e gli impianti e le attrezzature portuali, in via subordinata gli obiettivi dell'Aeronautica e dell'Esercito adiacenti a tale specchio d'acqua. Era costituita da varie batterie e da una rete di avvistamento e segnalazione che aveva una profondità di 40 -:- 50 Km. dalla parte di terra; assai più scarsa dalla parte del mare: era dunque ben poco potente ed estesa. Le deficienze dell'organizzazione difensiva della piazzaforte di Tobruch erano state rilevate dagli organi centrali, che, nell'aprile 1940, redassero un progetto di rafforzamento complementare. Ma allo scoppio delle ostilità non si era ancora dato corso se non ai lavori per lo scavo del fosso anticarro continuo davanti alla fascia perimetrale, e per la costruzione della prima fascia di reticolato limitata al solo settore orientale. A guerra iniziata quindi, il comando della piazzaforte si trovò nella necessità di far fronte sia ai lavori di fortificazione, sia alla difesa. E per entrambi i compiti non disponeva che di mezzi ben modesti (personale e materiale) in evidente contrasto con l'urgenza. La situazione peggiorò ancora nella seconda metà di settembre quando prevalsero le esigenze della zona CapuzzoSollum-Sidi Barrani, in previsione della progettata offensiva verso Marsa Matruh. Tuttavia alla fine di settembre 1940, un reticolato profondo 7-8 metri era stato sistemato lungo tutta la cinta fortificata dallo Zeitun al Sahal; campi minati erano stati messi in opera davanti ai tratti più .importanti della cinta fortificata e dove mancava il fosso anticarro; la rete dei collegamenti era stata portata a termine; completata, migliorata e mantenuta in efficienza la rete delle comunicazioni; gran parte dei pezzi di piccolo calibro (65 , 75, 77) erano stati schierati nelle opere avanzate, con funzioni con.t rocarro; riordinato lo schieramento delle restanti artiglierie, inserendo nuovi gruppi (del 12• e del 202~ reggimenti d'artiglieria d.f.) affluiti dalla Tripolitania; integrata la difesa controaerei della R. Marina con batterie del R. Esercito. provenienti dalla Tripolitania o dall'Italia. Furono collocate circa 16.000 mine B. 2 (a pressione) e circa 7000 mine B 4 (a strappo). In corrispondenza del caposaldo del bivio di EJ Adem vennero interrate numerose bombe della R. Aeronau-

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tica trasformate nella spoletta per il funzionamento a pressione: su un fronte di circa 3 km. fur~no interrati 2.200 spezzoni da 12 Kg. e 800 bombe da 15 Kg. L'll dicembre 1940 il Comando della piazzaforte di Tobruch è assunto dal Gen. di C:d' A. Pi tassi-Mannella. Il concetto della difesa affidava la resistenza principale alla cinta fortificata, resa più profonda per quanto possibile con l'organizzazione di tutti gli elementi attivi disponibili. In caso di successo dell'attaccante, doveva effettuarsi la difesa ad oltranza in posto, per tentare il frazionamento dell'attacco ed il rallentamento dell'avanzata, favorendo così l'intervento degli elementi di contrattacco disponibili nella piazzaforte. Fra i provvedimenti tendenti ad aumentare l'efficienza della difesa, furono parzialmente sostituite nelle opere le mitragliatrici Schwarzlose non dotate di munizionamento perforante, e furono munite di pezzi controcarro tutte le opere di l3 linea della cinta fortificata (escluse quelle appoggiate agli u i dian Zeitun e Sahal ritenuti intransitabili ai carri armati) e quasi tu~te le opere di 2" linea in terreno pianeggiante. Il 6 gennaio 1941, appena piegata l'eroica resistenza di Bardia, la 7" Divisione corazzata britannica iniziò i preliminari dell'attacco contro Tobruch; 1'11° Reggimento Ussari, con autoblindo e carri esploratori, per la direttrice Bir el Gobi-El Adem raggiunse la cinta esterna del settore orientale della piazzaforte; la VII Brigata corazzata oltrepassò a nord El Adem, e la IV Brigata corazzata, aggirando ad ovest questa località, occupò Acroma. La piazzaforte risultava ormai accerchiata, tanto che il Comando di essa fece saltare i ponti della camionabile in corrispondenza dei tre sbocchi verso gli sbarramenti stradali di Sidi Daud, Bir um Haleiga e Sahal per le provenienze rispettivamente da Bardia, da El Adem e da Derna. Dal giorno 8 gennaio l'artiglieria britannica che aveva serrato sotto, specie nel settore orientale della piazza, iniziò il suo tiro d'inquadramento e di disturbo sulle opere e sui visibilissimi e scoperti osservatori in coffa. La sua azione era assai facilitata da osservatorii mobili in autoblindo munite di radio, -

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e da osservatorii fissi sul ciglione di El Adem (fuori gittata per gran parte delle nostre artiglierie). In seguito, cannoni da 114 · a lunga gittata, dalla zona ad est dell'uadi Zeitun, cominciarono a battere i fabbricati della base navale e la R. Nave u San Giorgio ». La reazione della nostra artiglieria non potè essere adeguata, per il . numero delle bocche da fuoco ·e la loro gittata, per ,le difficoltà di osservazione terrestre e scarsezza di quella aerea; tuttavia l'artiglieria intervenne « sempre ed ovunque » le fosse possibile, e tutti i tentativi d'infiltrazione ed i colpi di mano anche notturni degli 8, 10, 13, 15 e 16 gennaio vennero nettamente frustrati e stroncati dalla sua azione vigile e tempestiva, col èoncorso dei pezzi controcarro e delle mitragliatrici. Il 17 gennaio, verso le ore 18, il nemico attaccò con maggiore consistenza di forze il saliente di Medauar: tutti i suoi ripetuti tentativi furono arrestati dal violento fuoco delle opere e di tutto il raggruppamento occidentale d'artiglieria, talchè verso le 22 essi si mutarono in ritirata con forti perdite. Il 21 gennaio, verso le 7, dopo intensa preparazione, il nemico attaccò con mezzi meccanizzati leggeri e con fanteria le posizioni del Medauar, ma di nuovo fu nettamente respinto. Più tardi l'attacco si ripetè e ben presto carri armati riuscirono ad aprire una breccia di circa 2 km. di fronte e 500 m. di profondità in corrispondenza delle opere di l " linea R. 55, R. 57 e R. 59, rimovendo le mine di un campo che in quel tratto sostituiva il fosso anticarro. Le dette opere, unitamente a quelle corrispondenti di 2• linea, R. 52, R. 54 e R. 56, erano armate complessivamente con 4 pezzi da 47, 1 pezzo da 75/ 27, 1 mitragliera da 20, 12 mitragliatrici (Fiat 35 e Schwarzlose) e davanti al loro tratto di fronte avevano normalmente azione di sbarramento i gruppi: CV/ 25~ da 149/ 13 e II/ 43° da 75/ 27. Il denso polverone sollevato dai colpi in arrivo ed in partenza impediva la visibilità al punto da rendere vani perfino i razzi da segnalazione, mentre i collegamenti quasi tutti a filo e scoperti furono rapidamente interrotti, determinando l'isolamento di opere, capisaldi, gruppi, batterie, osservatorii, ecc., per cui la manovra del fuoco tanto accuratamente studiata e predisposta non potè avere attuazione, e l'avversario riuscì senza

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troppa diffi,coltà e con irrilevanti perdite a penetrare nel nostro dispositivo di difesa.

Al seguito dei carri armati che costituivano i mezzi di rot'tura defluì attraverso la breccia una vera fiumana di truppe coraz~ate, meccanizzate ed a piedi, lè quali, suddivise ·poi in tre colonne, ciascuna con carri armati, camionette e fanteria a piedi, si diressero una verso est, una verso ovest e la terza proseguì verso il centro dello schieramento delle artiglierie. Quella di oriente procedette a cavallo della pista fra le opere di l" e 2~ linea, e tra le 8,15 e le 9,45 riuscì a travolgere i capisaldi di Bir Junes, Suesi e Sidi Daud, quella di occidente espugnò subito il caposaldo di Dar el Azazi, ma urtò poi contro la resistenza del caposaldo di Bir um Haleiga, le cui opere, appoggiate dall'artiglieria, con la loro reazione l'obbligarono a devìare verso nord: solo nel pomeriggio questo caposaldo fu sopraffatto da forze notevoli. (Il nemico attaccava le opere a gruppi di 3 o 4 di esse insieme, tenendo sotto violento fuoco di artiglieria le opere vicine, e contemporaneamente attaccando i reparti fucilieri, che, dislocati dietro i capisaldi, erano destinati al contrassalto). La colonna che puntò verso il centro dello schieramento delle artiglierie, piombò improvvisamente sulla 10" batteria del CV/ 25" travolgendola: in breve tutto il gruppo subì la stessa sorte malgrado la disperata resistenza opposta; reagendo col fuoco dei suoi obici da 149/ 13 fino alle minime distanze. Subito dopo, fra le 8,30 e le 9,30, furono catturati anche il gruppo CXXX/ 25° di obici da 149/ 13 e le due batterie del gruppo CL/ 25~ (del quale una batteria era stata ceduta al gruppo CXLVIII/ 25"). Fu poi la volta del 1/ 26~ e di un gruppo misto, e infine del Comando del Raggruppamento orientale, malgrado la tenace reazione della 2• batteria del XV gruppo controaerei da 75/ 46. E poi ancora furono travolti il II/ 43' da 75/ 27, il III/ 55° e 1 batteria da 120/ 25 del XXXI/ 6°: Per le cattive condìzioni di visibilità e per l'impossibile fu nzionamento dei collegamenti, solo troppo tardi, cioè verso le 8,30, giunsero notizie concrete dell'avvenuto sfondamento. Una seconda· ondata di truppe motomeccanizzate puntò verso il bivio di El Adem, posi. ,,,z ione chiave del dispositivo di -

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difesa arretrata: sempre con forte appoggio di artiglieria e di aviazione, attaccò il tratto di fronte fra Sidi Mahmut e la rotabile per Bardia, presidiata dal III battaglione del 69° fanteria, del quale travolse l'ala sinistra con conseguente dilagamento sul rovescio. Battuto violentemente dalla batteria « Tordo ,,, della R. Marina, il nemico fu costretto a ripiegare verso sud, ma tuttavia catturò ia batteria di Sidi Mahmut e travolse completamente il III/ 69°. Verso le 13 catturò il Comando del settore orientale col relativo Comando d'artiglieria. In sintesi nel settore orientale della piazzaforte si era conficcato un formidabile cuneo col vertice al bivio di El Adem, le / acce lungo la strada per Bardia e per El Adem, e la base all'incirca sulla linea dei capisaldi Sidi Daud, Suesi, Bir Junes, Dar el Azazi. Il settore stesso quindi poteva considerarsi virtualmente sommerso: le sporadiche resistenze superstiti non potevano dare concreto affidamento, nè si avevano truppe di riserva che potessero ristabilire la situazione. La quale sul fronte orientale precipitava: fu iniziata nel pomeriggio la distruzione dei magazzini e dei depositi della R. Marina e dell'Intendenza. La R.A.F . aveva il completo dominio dell'aria, essendo del tutto assente la nostra aviazione: 3 apparecchi C.R. 50, che fecero un tentativo di intervenire nella lotta furono immediatamente abbattuti appena apparsi su Tobruch. A contrastare l'avanzata verso il forte Airenti ed il forte Solaro, nella cui zona era la sede del Comando della Piazzaforte, rimanevano ancora le ultime difese del bivio di El Adem, i capisaldi « Piave », q. 144, Pilastrino, Bir um Haleiga e le superstiti artiglierie del Raggruppamento centrale e del sottoraggruppamento " Tramontin ,i. Contro tali elementi il nemico rivolse gli attacchi di singole colonne, che obbligarono i difensori a frazionarsi in azioni episodiche con alterne vicende. E alla fine furon o eliminati uno dopo l'altro il caposaldo di Bir um I:taleiga, la ia bateria del XV gruppo controaerei, il CXLVIII250 da 149/ 13, il VII/ 10" da 100/ 17, il XVII/ 10° da 105/ 28, il sottoraggruppamento Tramontin, la batteria << Tordo »; furono t ravolti anche il caposaldo Piave, quello di q. 144 e di Gabr el Abd ed il forte Solaro col Comando della P iazzaforte. A sera del 21 gennaio tutta questa organizzazione difensiva era stron-

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cata, ad eccezione del forte Pilastrino che si difendeva strenuamente. Nella notte sul 22, considerata la situazione disperata, furono fatti saltare la R. Nave « S. Giorgio » , i distillatori e i vari depositi munizioni, carburanti e viveri. Il mattino successivo il nemico riprese l'attacco: una· colonna diretta alla costa eliminò le batterie della R. Marina « Grasso )) e « Bejad >> ; una seconda colonna, a cavaliere della Balbia, sopraffatte le difese dell'abitato, occupò la base navale. Altre t ruppe nemiche sommersero il caposaldo di q. 71 ed occuparono le posizioni dell'Uada. Anche il forte Pilastrino fu alla fine sopraffatto, e vi fu catturato il Comando della D ivisione « Sirte

)) . Alle 15,45 del 22 gennaio fu conquistato l'ultimo caposaldo, Ras Medauar. Quei pochi difensori che tentarono di aprirsi un varco verso Derna, furono catturati dalle truppe « liberi francesi )) che avevano occupato, il 21, il fronte sul Sahal e si dirigevano su Tobruch. Così Tobruch cadde dopo meno di 3 giorni di lotta. La sua organizzazione difensiva era rimasta incompleta ed assolutamente deficiente, giacchè il progetto complementare di rafforzamento, approvato solo alla fine di aprile 1940, non aveva potuto avere che scarsissima applicazione, per la carenza di mano d'opera e di materiali e per di più alla fine di settembre 1940 i lavori erano stati praticamente interrotti, perchè non solo i materiali disponibili, ma anche le imprese civili ed i reparti lavoratori venivano avviati al fronte egiziano per la costruzione di strade e di impianti idrici.

* * * << Il G e1J,erale Enrico Pi tassi-Mannella » . Non possiamo dimenticarlo. La sua stessa figura fisica che faceva pensare a Bartolomeo Colleoni, la semplicità della sua vita, la tempra del suo carattere, la serenità del suo spirito, le generosità del suo animo, la chiarezza della sua intelligenza, la profondità della sua coltura di artigliere, la suggestione del suo insegnamento, fecero di Lui il simbolo vivente dell'artiglieria italiana e il Maestro di una intera generazione di artiglieri.

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Combattente intrepido e comandante affascinatore anche; ma soprattutto maestro. Per circa tre anni, subito dopo la guerra del '14-18, all'estero, brillantissimo istruttore dell'esercito dell'Equador, testimoniava l'alto valore della tradizione artiglieresca italiana; poi in Patria per un ventennio quasi sempre fra Civitavecchia Bracciano e Nettuno a preparare, a forgiare vorremmo dire. artiglieri, sul terreno, accanto ai pezzi, nella realtà delle traiettorie sibilanti e nella concretezza dei problemi pratici del tiro. Chiaro, sicuro, incisivo. Era impossibile non capire: l'astrattezza della formula si incarnava per lui nella precisa dimostrazione di un esempio; l'enunciato teorico riceveva la certezza quasi plastica della prova e della controprova sperimentali; l'ammaestramento definitivo si fissava nelle menti attraverso la sua parola in modo indelebile. Da qui la sua autorità ed il suo fascinò. Si accorreva alla Sua scuola con gioia; se ne tornava convinti di avere acquistata una nozione di più o di veder più chiaro e più certo nelle nozioni che costituiscono il <<mestiere». Del resto si giurava sulla sua affermazione. (< E' così perchè l'ha detto Pitassi ». In questa guerra, chiamato ad un altissimo posto di dovere, il Maestro diventò un Capo, ma fu per breve tempo. Scomparve tra il fumo e le fiamme di una lotta epica nella Libia che lo aveva visto alfinizio della Sua carriera. Dopo prigioniero per oltre tre anni. Tornò, ma la sua fibra che pareva d'acciaio era spezzata. Morì poco dopo il suo ritorno. Non possiamo dimenticarlo, noi suoi allievi che ancora una volta ci mettiamo davanti alla sua maestosa figura e << facciamo il saluto ». 14. - Con la caduta della piazzaforte di Tobruch, la difesa della Cirenaica rimaneva alla linea Derna-Berta-Mechili: una fronte di circa 120 km., lungo la quale si erano dislocate le residue truppe, circa 25.000 uomini. Questo sistema difensivo però, lungi dal dare affidamento per una resistenza ad oltranza (anche prescindendo dalla deficienza di mezzi corazzati, di buoni pezzi controcarro, ecc.), era facilmente aggirabile da sud. -

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Il nemico infatti cominciò presto a premere sulle difese avanzate di Derna da una parte e contro Mechili dall'altra. A Mechili, vigorosamente attaccato dalla nostra Brigata corazzata (Babini), subiva rilevanti perdite (24 gennaio). Con la detta brigata era il 12'' Regg. art. « Savona " (col. F. Grande) che si distingueva per il suo alto spirito aggressivo, per la saldezza della sua compagine e per l'efficacia dei suoi interventi (1). Però la minaccia contro Mechili si aggravava. Inoltre, durante la giornata del 25, considerevoli forze meccanizzate nemiche, lungo la via Balbia, si dirigevano verso il ciglione di Derna, dando la sensazi9ne di voler fare in quel settore lo sforzo principale. La notte sul 26 alcune pattuglie avversarie riuscirono ad infiltrarsi fra i diluiti elementi del nostro schieramento nella zona boscosa dietro il ciglione in corrispondenza del contatto fra i due settori. La mattina seguente azioni più vigorose costrinsero i nostri a ripiegare dal ciglione, ma il nemico fu dapprima nel complesso contenuto, mentre in definitiva si do-yettero più tardi sgombrare altre posizioni, sicchè oltre il ciglione rimasero in potenza solo le ridotte « Rudero » e « Piemonte ,, per ritardare l'avanzata del nemico: esse furono poi sopraffatte, il 28, dopo tenace resistenza. Di fronte al dubbio che l'atteggiamento nemico suscitava circa l'intendimento di agire per la destra o per la sinistra oppure frontalmente al centro, il Comando della 10• Armata adottò la misura prudenziale di arretrare ancora la Brigata corazzata ed il Raggruppamento motorizzato, nonchè lo stesso presidio di Mechili. Il movimento fu compiuto nella notte sul 25 (più tardi questo tempestivo sganciamento fu molto apprezzato dal Gen. Wawel al Gen. Babini nel frattempo catturato). Il 28 la Brigata corazzata, diretta a Gasr el Mragh per costituirvi elementi di manovra (mentre elementi fissi già del presidio di Mechili rinforzavano quello sbarramento) fu attaccato 8 km. a sud della località; ma - specie mediante ben aggiustati tiri d'artiglieria del gruppo da 100 (T. Col. Nwolò) del 12' Art. - riuscì a respingere il nemico.

( 1) Il 120 Regg. art. ebbe in questa azione 3 morti e una ventina di feriti.

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Frattanto andava delineandosi l'intendimento avversario di puntare al bengasino per la direttrice sudgebelica. Il 29 gennaio il Maresciallo Graziani, ·considerate deboli le nostre forze dell'ala destra, decise un ripiegamento generale su posizioni arretrate; l'evacuazione di Derna e del settore dell'uadi Beddahach; l 'apprestamento di una serie di interruzioni stradali e di ostacoli atti a ritardare l'avanzata del nemico. Nella notte sul 30 avvennero i movimenti di sganciamento e di sgombero delle truppe, senza molestia da parte del nemico, ed il brillamento delle interruzioni sulla strada Derna-Ridotta Lombardia, e sulla via Balbia. Il 31 la situazione si fece più minacciosa: il Supercomando ritenne esposte a sicura distruzione le sue truppe e decise una ritirata di tutto lo schieramento del Gebel per organizzarlo a sbarramento della via per la Tripolitania nella zona di Sirte. All'imbrunire del 31 si ini:~;iarono i movimenti, fuori della pressione avversaria. Il movimento venne disposto a scaglioni e si iniziò indisturbato la notte sul l" febbraio, ma la mattina seguente, nel settore Berta, fu attaccata e travolta la retroguardia della Divisi'one << Sabratha » e ne furono catturate alcune centinaia di uomini. Anche su alcune unità della Divisione « Bologna ,, vi fu pressione del nemico. Il 2 febbraio, continuando la ritirata, sulla strada settentrionale defluivano le truppe al comando del Gen. Bergonzoli, e sulla strada meridionale altre nostre truppe erano dirette a Slonta e Maraua. Neanche il 3 febbraio si esercitò la pressione nemica sulle nostre truppe; ma sensibili perdite furono inflitte da offese aeree. La notte sul 4 continuarono gli spostamenti, non disturbati dal nemico. Nella mattinata, in previsione di successivi movimenti in direzione sud, furono predisposti, a protezione del fianco sinistro, piccoli presidi a Soluch, Sceleidimae e Antelat (punti di passaggio obbligato per le provenienze da Mechili verso la litoranea a sud di Bengasi) e me~si alla dipendenza del Gen . Bignami, comandante della riserva del Supercomando. -

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DA SIDI EL B ARRANI AL R IPIEGAMENTO NELLA SIRTE

Inoltre le truppe furono ordinate in due gruppi tattici: al Gen . Bergonzoli furono affidati la Brigata corazzata, il Raggruppamento motorizzato ·ed il Nucleo Crucillà; al Gen. Della Bona, il Raggruppamento Moech ed il Raggruppamento Colpani; fu anche costituita una riserva (Gen. Villanis) col Raggruppamento Pasquali, il Hr Reggimento Bersaglieri, il battaglione carri armati M-13 ed il VII gruppo da 75/ 46.

Alle ore 11 dello stesso giorno 4, il Comando 10,. Armata ordinava che nella notte successiva tutte le truppe del . Gebel si spostassero su Agedabia. Il Maresciallo Graziani, considerando possibile che il nemico portasse la sua azione nella Sirtica, ordinò al Gen. Garibaldi, vice Comandante Superiore, di portarsi a Sirte - con pieni poteri militari e civili - per regolare il deflusso delle truppe e provvedere alla sistemazione difensiva avanzata. Alle 12 del 5 febbraio la distruzione degli impianti e delle dotazioni del porto di Bengasi, già in corso dal giorno precedente, fu ultimata, per cui il porto stesso, interamente ostruito, fu reso inutilizzabile. La nostra ritirata procedette fra continui attacchi di mezzi corazzati nemici, ormai sboccati sulla litoranea, che ci infliggevano gravi perdite e soprattutto spezzavano la , compagine dei reparti e deprimevano il morale delle truppe. Il generale Tellera, che aveva assunto il comando dell'Armata (in sostituzione del Gen. Berti) eroicamente, in uno scontro di carri armati, perdeva la vita, Malgrado tutto numerosi nostri reparti reagivano vigorosamente agli attacchi nemici. Le colon~e opponevano tenace resistenza specie verso la testa (Raggruppamento Colpani) ed il centro (Raggruppamento Moech} ad opera di alcune batterie (1). Poco più indietro, nella casa cantoniera posta presso il km. 38, si era organizzato un centro di resistenza agli ordini del Gen. Villanis Comandante

• (1) Si distinguevano in m odo particolare quelle superstiti _del 200 Regg. Art. di CA

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE

dell'Artiglieria deU' Armata che tenne testa al nemico fino alesaurimento delle munizioni. La situazione delle truppe inco-

lonnate sulla strada era resa particolarmente critica dal frammischiamento di elementi eterogenei - lavoratori civili, donne e bambini in preda al panico - ; onde, in quelle condizioni di disordine e di indicibile ingombro di mezzi di ogni genere, ben poche speranze rimanevano di forzare lo sbarramento nemico. Il Raggruppamento Bignami a Sceleidina venne attaccato, nelle prime ore del pomeriggio del 5 febbraio da mezzi corazzati appoggiati da artiglieria; verso sera riuscì a rompere il contatto e, come da ordini, ripiegare per Soluch lungo la litoranea, passando alle dipendenze del gen. Cona ed inserendosi" nella colonna del XX C._d'A., la quale J3erò durante la marcia, fu attaccata sul fianco sinistro e disgregata: i resti furono poi catturati. Anche la colonna Bergonzoli, partita da Ghemines verso le 9 del giorno 6, fu attaccata dopo circa 20 km. di percorso, ma con esito negativo. Durante la notte sul 7, la Brigata corazzata marcìava su due colonne: quella di destra formata da 25 carri (i resti dei battaglioni III e V), una batteria da 65/ 17, una compagnia pezzi da 47 e 2 sezioni da 20; quella di sinistra dai tre gruppi del 12' reggimento artiglieria e da alcuni elementi autotrasportati. Nei pressi della cantoniera del km. 38 fu attaccata la colonna di destra e ne derivò un violentissimo combattimento. All'alba i pochi carri superstiti e la batteria da 65/ 17, circondati, ancora combattevano, finchè sopraffatti furono catturati insieme col comando del XX C. d'A.. La colonna di sinistra, al comando del colonnello d'art. Grande, r iuscì a raggiungere Agedabia quando le altre nostre truppe ne erano già partite. Questa colonna scrisse una vera

pagina di gloria durante la sua fortunosa ritirat a specialmente nella giornata del 6 febbraio. Rileviamo dal Diario storico del 12' Regg. Artiglieria: « Verso le ore 12 (6 febbraio) abbiamo raggiunto la colonna del Generale Bergonzoli; immediata si è profilata la minaccia -

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DA SIDI EL BARRANI AL RIPIEGAMENTO NELLA SIRTE

sulla sinistra (est) fronteggiata dai carri nostri e dall'azione di fuoco del reggimento, prontamente schieratosi. Diversi carri allontanati. Il Generale Bergonzoli è venuto incontro ai Generale Babini e spesso si è mantenuto nei pressi del comando della brigata corazzata la cui colonna non poteva procedere fermata da quella del Generale Bergonzoli; le batterie della colonna Bergonzoli, d'altra parte, erano in azione contro le minacce dei carri inglesi che si ripetevano a più riprese, sempre dalla sinistra. Anche una batteria inglese era entrata in azione. Verso le ore 17 quando il Generale Bergonzoli aveva deciso di svincolare la brigata corazzata e farla proseguire su Agedabia sott~ la protezion·e delle proprie artiglierie che continuavano a far fuoco sempre in direzione est, si è profilata decisa la minaccia dei carri da sud-ovest, tendente ad impedire la nostra ritirata. Il Generale Babini ha dato ordine ai propri carri di fronteggiare detta azione ed a me di mantenere il collegamento con essi. In mancanza di altri mezzi idonei ho ritenuto che, più che mantenere .il collegamento, era meglio affiancare l'azione dei carri; ho preso H comando delle mitragliere da 20, ho dato ordine al gruppo Nicolò di seguirmi e quindi anche al gruppo Calzolari che doveva però svincolare la 5~ batteria che ancora faceva fuoco fo direzione est. · · Con 9 pezzi di'" 20 in lirtea ho raggiunto i carri nostri che ultimate le munizioni da 47 facevano fuoco da fermi con le mitragliatrici, li ho superati e sparando con tutte le mitragliere ho eseguito una larga conversione a sinistra ed ho caricato i carri inglesi, mentre nel frattempo il gruppo Nicolò si schierava ed apriva il fuoco. · Data la irruenza delle mitragliere, il rombo dei motori dei lancia RO che. avanzavano decisamente, la violenta azione di fuoco delle mitragliere e del gruppo da 100 del Ten. Col. Nicolò, i carri inglesi si sono ritirati in direzione nord-est tanto che superandone uno in fiamme il cui pilota bruciava i mpugnando -

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ancora una p istola italiana Berretta - ho raggiunto la strada occupandola con le mitr(Lgliere da 20 in linea e facendo schierare sulla sua sinistra una delle batterie del Ten. Col. Nicolò fronte a nord-est, mentre faoevo incolonnare l'altra batteria sulla strada in direzione sud. Ho inviato un pezzo da 20 col

S. Tenente Bruno dai Generali Bergonzoli e Babini per comunicare che la strada era libera. Ho deciso allora di proseguire su Agedabia col solo gruppo Nicolò e la batteria da 20. Ho messo tre mitragliere in coda al gruppo, tre in testa e tre tra le due batterie da 100 con ordine di aprire il fuoco alla prima minaccia. Tanto erano sicuri gli inglesi che non avremmo neppure tentato di passare, che contro la mia colonna è stato apertp il fuoco, disordinatamente e quasi tutto alto, quando già avevo rimosso i primi fusti di catrame (1) ed ero già passato con i primi mezzi. Il fuoco delle mie 9 mitragliere che sparavano violentemente ha impressionato e ridotto al silenzio i pochi uomini che guardavano lo sbarramento. Ho avuto due morti e 10 feriti, la metà dei quali tra personale estraneo al reggimento che si è accodato alla mia colonna. Oltre al gruppo da 100 ed alla batteria da 20 ·ho portato in salvo ufficiali e materiali varii, ed una autoblindo. Rifornendomi lungo la strada dagli automezzi abbandonati, e principalmente al posto di El Agheila, ho raggiunto nella notte sull'8 Sirte, dove ho finalmente trovato un presidio italiano ». · La sera del 6 febbraio un distaccamento della 6' Divisione australiana aveva occupato Bengasi, che - per ordine del Comando Superiore ~ si era arresa senza resistenza, per risparmiare danni alla popolazione civile. Il pomeriggio del 7 fu occupata Ghemines, ed il giorno successivo Agedabia ed El Agheila,. Il Maresciallo Graziani nel partire da Bengasi, lasciò alle autorità civili e religiose locali un messaggio, da consegnare

(1) Posti dagli inglesi a materiale sbarramento della strada.

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al Comandante inglese che avrebbe occupato la città, per raccomandare che fossero tutelate nei loro interessi materiali, nell'onor familiare e nella fede religiosa le famiglie coloniali volontariamente rimaste in Cirenaica per non abbandonare la terra tanto faticosamente dissodata. Queste sommariamente le vicende çiella 10~ Armata nel tentativo di raggiungere la Sirtica: la rapida azione del nemico per le piste Mechili-El Abiar e Zavia-Msus-Antelat aveva tagliato presso Agedabia il nostro movimento di deflusso, per cui, malgrado gli accaniti combattimenti nella pianura del sud bengasino tra Soluch e Ghemines, le nostre truppe, salvo pochi elementi, non riuscirono a passare.

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CAPITOLO SESTO

L'Artiglieria nella campagna di Grecia · (28 ottobre ·4.0 · 23 aprile '4.1 )

I. · Sintesi generale delle operazioni A

L'OFFENSIVA ITALIANA E IL SUO ARRESTO

. . ' 1. - Premessa. - 2. - Preparazione delle operazioni. - 3. - Riepilogo delle nostre fone in Albania all'inizio delle operazioni (28 ottob~ 1940). 4. - Le prime operazioni italiane. · 1. - L'urto dell'Italia con la Grecia ha m1zio può dirsi nel 1923 quàndo il gen. Tellini, Presidente della Commissione internazionale, creata nella conferenza degli ambasciatori a Parigi per_definire esattà~ente i confini dell'Albania, fu assassinato in territorio greco provocando da parte nostra l'occupazione di Corfù. La Grecia fu da quel momento più chiaramente che mai Rotto la protezione britannica. Successivamente l'azione politica ed economièa svolta dall'Italia in Albania durante il regno di Re Zogu, ed infi.né l'occupazione dell' Al~ania da parte delle nostre truppe nell'aprile 1939 e la successiva proclamazione dell'unione dei due regni d'Italia · e d'Albania nella persona di Re Vittorio Emanuele III, mentre _·portarono al mass.i mo la diffide~za della Grecia - sino ad indurla ad accettare la garanzia dell'Inghilterra - fecero sì che anche l'Italia, per antico e inai celato suo interesse negli avvenimenti dei Balèani: guardasse con maggiore attenzione e con qualche sospetto al comportamento

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della Gre~ia. Evidentemente la garanzia concessa dall'Inghilterra era in sostanza diretta contro l'Italia stessa, il cui Governo vide nel soverchio interessamento britannico anche uri palese desiderio di potere a suo tempo valersi delle basi navali ed aeree che il territorio ellenico offriva, per un più sicuro dominio del Mediterraneo. Con l'entrata dell'Italia in guerra contro l'Jmpero britannico, il 10 giugno 1940, a fianco del!'alleato germanico, e con l'organizzazione militare italiana nell'Albania, le relazioni italogreche divennero naturalmente sempre meno cordiali fino a quando la convinzione creatasi nel governo italiano che l 'Impero britannico si valesse di basi aeree e. navali greche finì col determinare la guerra fra i due paesi. L'organizzazione militare dell'Albania con forze italiane fu iniziata nell'aprile 1939 dal Generale Guzzoni e proseguita dal suo success"òre,--'"generale Gelose sino al maggio 1940. In questo periodo il concetto eh~ ne guidava la preparazione difensiva, nell'eventualità prossima della · guerra, prevedeva - secondo le direttive date dal Capo del Gover;no italiano nel dicembre 1939 - operazioni difensive verso la Jugoslavia ed escludeva ancora probabilità di conflitto con la Grecia. _M aturarono queste ultime, nel periodo successivo. Il 10 giugno 1940 erano in Albania cinque divisioni ed elementi non indivisionati dell'Esercito e di CC.NN. Costituirono il XXVI Corpo d'Armata, il cui comando era retto dal generale Visconti Prasca, succeduto il 5 giugno al generale Geloso, passato a sua volta al comando della 3· Armata. 2. - Il proposi'to della guerra alla Grecia, dopo un primo accenno fattone nel maggio del 1940 dal Ministro degli Affari Esteri al comandante in Albania, prese forma concreta nell'agosto quando il Capo deì Governo pose al generale Visconti Prasca il quesito di una improvvisa occupazione dell'Epiro. Per questa eventualità (operazione G.) a scopi limitati, fu deciso in un primo momento di mandare in Albania altre: - 2 Div. di ftr.; - 4 gr. art. someggiata; 3 btg. alpini valle; 292 -


L'OFFENSIVA ITALIANA E IL SUO ARRESTO

4 btg. CC.NN.; 10 mila fucili per i btg. volontari albanesi da impiegare in copertura. Furono anche richiesti almeno 400 autocarri (1). In agosto stesso invece si decise di inviare in Albania tre Divisioni: « Parma )), « Piemonte », (<Siena )); e non più i btg. alpini « valle )) . , Inoltre cominciò ad affluire il Regg. Cavalleria « Guide ». Nel periodo dagli .ultimi di agosto ai primi di ottobre erano sbarcati in Albania circa 40.000 uomini, molti quadrupedi, e una rilevante quantità di materiale. E cioè le divisioni (nell'ordine): « Parma )) , << Siena ,,, « Piemonte». La guerra alla Grecia fu decisa il 14 ottobre. Obiettivo ultimo l'occupazione dell'intera Grecia. Motivo di primo piano era quello di impedire che l'Inghilterra continuasse a servirsi del territorio greco in genere e delle isole in particolare, come basi contro l'Italia. Le 'forze già in Albania furono articolate in due Corpi d'Armata. Del complesso assunse il comando il generale Visconti Prasca costituendo il Comando Superiore delle Truppe in Albania. Del nuovo C.d'A., che fu detto della « Ciamuria ll, fu nominato comandante il generale Carlo Rossi, mentre il generale · Gabriele Nasci fu destinato al XXVI. Le operazioni dovevano cominciare il 26 ottobre - poi il 28. Offensiva in Epiro - Difensiva nel Korciano. In Epiro: · 1) Attacco di fronte alla zona fortificata di Kalibaki che sbarrava le direttrici di Giannina. 2) Aggiramento a raggio ristretto della stessa zona di Kalibaki.

Ul Tutti gli studi precedenti e tutte le opinioni concordavano però che in Albania. per operazioni di vasta portata come quelie che si ingaggiarono, occorressero una ventina di divisioni (con m ezzi in relazione) . E per portare a· pie' d 'opera queste divisioni occorrevano tre m esi.

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

3) Azione per la nostra destra lungo il litorale verso i por'ti epiroti. 4) Aggiramento per la nostra sinistra puntando sul passo di Metzovo, passaggio di comunicazione tra il settore epirota e quello macedone. Si cercava di agganciare l'ala sinistra del nemico, tenuto conto che la sicurezza della nostra operazione sarebbe stata garantita dall'occupazione progettata e decisa dell'isola di Corfù (che poi non ebbe corso; vi era destinata la Div. Bari) (1). Le nostre forze sul fronte ·Macedone dovevano svolgere una attiva e tenace resistenza mantenendosi dapprima sulla linea di osservazione ad ovest del fiume Devoli e poi sulle falde del Morova, massiccio montano appoggiantesi agli ostacoli costituiti dai laghi (Presba e Ocrhida). Tra i due settori epirota e macedone si eleva l'imponente massa montuosa del Pindo ove doveva agire la Div. Alpina « Julia » come cerniera mobile ip collegamento tattico tra i due stessi settori: la (< Julià. » doveva tendere al passo di Metzovo. Nell'ottobre 1940 l'Italia era già fortemente impegnata in Libia contro l'Inghilterra. Le nostre truppe a metà settembre avevano raggiunto Sidi el Barrani ma non avevano ancora potuto procedere oltre (obiettivi: Marsa Matruh, poi Delta del Nilo): il Duce insisteva perchè il maresciallo Graziani riprendesse la marcia a metà ottobre. Si colorisce così il disegno del ( 1) Nell'ottobre del 1940 la situazione della nostra Marina era buona (l'at·tacco alla nostra flotta a T aranto è della notte dell'll sul 12 novembre) e l'o:;cupazione di Corfù sembrava non potesse present are difficolt à. Le nostre possibmtà di trasporti navali ancora rilevanti. Però mutava la nostra situazione strategica poichè l'alleanza con la Grecia diventando pienamente operativa consentiva alla Gran Bretagna i seguenti vantaggi: - assoluto controllo nelle acque dell'Arcipelago; - rafforzamento del predominio navale britannico nel Mediterraneo orientale, in conseguenza della J ~a disponibilit à della base di_ Suda; - possibilità di valersi delle basi aeree nel territorio greco e delle iln· port ant i basi navali nelle Isole Jonl-;- (V. BERNOTTr: La_ guerra sui mari. Voi. I. pag. 227 -228) .

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Duce di costituire due solidi pilastri per serrare sempre più strettamente gli inglesi nel Mediterraneo orientale : uno con le truppe dell'A.S. in marcia verso l'Egitto, un altro con l'occupazione italiana della Grecia. Per altro verso pesavano sulla nostra efficienza militare proprio in questo periodo le conseguenze di una fatale disposizione emanata - certamente' per ordine di Mussolini - il 2 ottobre - J?er la quale si addiveniva a una specie di smobilitazione genèrale e .§i apportavano notevolissime riduzioni nella struttura dell'Esercito e nella forza alle armi. Si congedavano 600.000 uomini su un totale di 1.100.000 e per di più gli uomini più anziani in gran parte graduati e specializzati. E' vero che questa smobilitazione non era applicabile alle truppe in atto in Albania, Egeo, Libia, « ed era anche giusto - come osserva il Gen. F . Rossi (Mussolini e lo S.M . a pag. 76) - ma si pensi alle gravissime ripercussioni morali, di tale disparità di trattamento: il soldato cµe combatteva nel deserto afrkano, e Dio solo sa con quali sacrifici, sapeva che i compagni della sua classe rimasti in Italia tornavano alle loro famiglie ed ai loro campi... » . « Una così cospicua riduzione di personale (V. ancora Rossi op. cit., pag. 77) importava anche la alienazione di parte dei 166.000 quadrupedi in servizio, perchè non sarebbe stato materialmente possibile di curarli tutti. « Conseguenza: per rimettere in sesto le G. Unità da inviare in Grecia in rinforzo a quelle che già c'erano, occorse prendere personale e mezzi di altre grandi unità, rompendo vincoli organici, tradizioni, affiatamento, improvvisando in una parola pressochè un nuovo esercito - raccogliticcio - quando già se ne aveva uno con tanto amore e tanta fatica preparato, addestrato e consolidato. » 3. -

RIEPILOGO DELL E NOSTRE FORZE IN ALBANIA ALL'INIZIO

DELLE OPERAZIONI CONTRO LA GRECIA

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( 28 Ott. 1940).

Comando Sup. delle FF.AA. i n Albani a (Gen . di C.d'A.

Sebastiano Visconti Prasca). -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Settore del Korciano ·(XXVI C.A. Gen. Gabriele Nasci).

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Div. f. <<Parma »; Div. f. « Piemonte ,,.

In riserva (a Elbasan): Div. f. « Venezia il. Alla frontiera jugoslava: Div. f. cc Arezzo ». Settore del Pindo (Gen. Girotti).

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Div. alp.

cc

Julia ,,.

Settore dell'Epiro (Corpo d'A. della « Ciamuria ,, : Gene-

rale Carlo Rossi). -

Div. f. « Ferrara )) ; Div. cr. « Centauro n; Div. f. « Siena ,,.

Raggruppamento del Litorale (Gen. Rivolta) .

- 3° Regg. Granatier.i, Regg. Cav. Aosta, Regg. Cav. Milano (1). 4. - Le prime operazioni italiane.. - Le operazioni da parte italiana furono iniziate, è noto, il 28 ottobre 1940. Scopo finale della campagna era l'occupazione totale della Grecia, in guisa da togliere all'impero britannico ogni possibilità di valersene come base aero-navale. Ma per dare soddisfazione alle mire albanesi sulla Ciamuria, la campagna si iniziava con·1a marcia sull'Epiro, la cui conquista avrebbe dato anche la dispònibilità dello scalo di Prevesa e, con la contemporanea occupazione delle isole Jonie, la possibilità di valersi di una rotta più breve e più sicura per i trasporti marittimi di truppe e di rifornimenti dall'Italia. · Per la prima fase, l'occupazione cioè dèll'Epiro, erano state ritenuJ;e sufficienti 6 Divisioni. Ne esistevano in realtà in Albania, il 28 ottobre 1940, 8; ma due di esse erano destinate a cu-

(1) Dì cavalleria avevamo anche il Reggimento «Guide»: un gruppo di esso era con la Div. ,, Ferrara JJ; l'alt r o gruppo con la Div. <<Siena».

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stodia del confine albano-jugoslavo e al mantenimento dell'ordine nell'interno dell'Albania (Divisioni cc Venezia » e << Arezzo »). Delle altre 6 divisioni, due (Div. << Parma » e << Piemonte»: XXVI C.A.) furono schierate nel settore Korçano in atteggia~ mento difensivo. Il nucleo operativo principale, destinato alla marcia in Epiro, constava di 4 Divisioni: una alpina (« Julia >l), due di fanteria ((( Siena » e << Ferrara»), una corazzata ( « Centauro »); in più il 3° regg. Granatieri e tre regg. di cavalleria (Guide, Aosta, Milano). Vi e.rana inoltre battaglioni e bande albanesi che palesarono la loro inconsistenza non appena si presentarono le prime difficoltà. II comando greco conosceva già nell'estate-autunno 1940 le linee 'generali del disegno operativo italiano. Prevedeva certo l'offensiva italiana in ·Epiro e il nostro atteggiamento difensivo nel Korçano, e perciò il piano greco utilizzava le possibilità di più celere radunata in Macedonia e Tessaglia per lanciare subito un'offensiva in direzione di Korcia allo scopo di occupare il nodo di Moroya e la zona del Grammos, il che non solo avrebbe costretto ad arrestare in sito le forze italiane già1 esistenti, ma provocato l'accorrere di altre a detrimento della massa manovrante verso l'Epiro. Un'altra contemporanea azione offensiva , dalla Tessaglia attraverso la catena del Pindo, era prevista contro il fianco sinistro delle colonne italiane avanzanti nell'Epiro; quest'ultima aveva essenzialmente lo scopo di concorrere ad attardare la marcia della massa operativa italiana e far guad~gnare maggior tempo per il concentramento delle divisioni provenienti dall'interno del paese. Il piano greco potè attuarsi cosi come era stato previsto e con risultati iniziali, le cui conseguenze si fecero sentire a lungo, assai superiori alle più rosee preyisioni dello stato maggiore grecò. . La nostra marcia offensiva fu puntualmente iniziata il 28 ottobre. I concetti·ai quali si inspiravano le prime operazioni furono i seguenti : -

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1) Tenere atteggiamento difensivo attivo nel Korciano per stroncare eventuali intendimenti offensivi dell'avversario tendente al fianco del nostro dispositivo operante in Epiro. 2) Iniziare con le operazioni sul Pindo, affidate alla Divisione Alpina « J ulia » che puntava sul Metzovo, e con quelle del Raggruppamento Litorale (Regg. Granatieri, Regg. Cav. « Aosta>> e '< Milano») l'ampia manovra di avvolgimento per la conquista dell'Epiro. 3) Conquista dell'importante nodo fortificato di Kalibaki da effettuarsi dal Corpo d'A. « Ciamuria >>. 4) Spingere il più avanti possibile verso la rotabile F iliates-Giannina la Div. « Siena » (C.A. Ciamuria) per farla intervenire con avvolgimento da sud alla conquista di Giannina in concorso all'azione affidata al blocco << Ferrara-Centauro » dopo occupato il nodo di Kalibaki. Inoltrè era previsto uno sbarco nell'isola di Corfù da parte della Div. « Bari ». Questa operazione che avrebbe potuto avere le più favorevoli ripercussioni sull'azione del Raggruppamento del Litorale, come abbiamo detto, non fu effettuata. Osservazioni generali:

a) La Marina non effettuò lo sbarco a Corfù: mancò quindi fin dal principio l'appoggio al Raggruppamento del Litorale previsto dalla parte del mare; b) l 'intervento dell'aviazione a diretto concorso con le truppe operanti fu quasi nullo; e) le condizioni atmosferiche (continue pioggie) furono quanto mai avverse. Vediamo per sommi capi queste prime operazioni. Korci.ano. - Il 24 ottobre 1940 si era costituito in Korça agli ordini del Gen . Nasci Gabriele il XXVI e .A. Dal 28 ottobre e per 4 giorni, in base aì compito avuto, il e .A. - che allora disponeva della sola Div. di f. e, Parma » rinforzata da un btg. della « Piemonte» - riusciva, simulando intenzioni offensive, a tene-

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L'OFFENSIVA ITALIANA E IL SUO ARRESTO

re impegnate su quel fronte 5 divisioni avversarie di cui tre di prima schiera. Infatti il nemico, persuaso delle nostre intenzioni aggressive, faceva brillare alle ore 6,30 del giorno 29 ottobre l'interruzione stradale predisposta al valico di Kapeshtica, sull'unica rotabile per Florina e faceva arretrare le proprie artiglierie schierate in prossimità del confine. Da parte nostra venivano in questi giorni occupate, dopo vivaci combattimenti, alcune posizioni e casermette in territorio greco. Ii 1° novembre il nemico, resosi conto delle nostre reali possibilità ed intenzioni, sferrava per la prima volta attacchi in forze contro le nostre posizioni, dopo aver assunto uno schieramento offensivo. I nostri, dopo aver ripiegato in zona di sicurezza, resistevano per 5 giorni alla pressione avversaria. Combattimenti sanguinosi di Kapeshtica e Bilishte. Nella notte sul 6 novembre le nostre truppe, di fronte alle soverchianti forze avversarie, sono costrette a ripiegare sulla posizione di resistenza. Il ripiegamento avviene ordinatamente senza essere disturbato dal nemico. Dal 6 al 14 hanno luogo dovunque sul fronte del XXVI C.d'A. attacchi locali da parte dell'avversario. Si provvede intanto a rafforzare la posizione di resistenza (stretta di Cangoj-M. Morova - stretta di Dardhe). Affluiscono in zona, a scaglioni di battaglioni, altre unità e col giorno 14 novembre si può contare su tutta la Div. « Parma n, tutta la « Piemonte >>, la « Venezia » con parte dei suoi mezzi e l',c Arezzo >> alla quale mancano ancora parte delle artiglierie e tutti i servizi. Il mattino del giorno 14 novembre all'alba il nemico attacca con più divisioni l'estesissima fronte del XXVI C.A. (84 km. circa). Non avendo per l'estensione della fronte che deboli unità di riserva di C.A. e piccoli rincalzi settoriali, l'azione di arginamento è quanto mai difficile; la condotta della difesa deve necessariamente tener conto di tutte le inflessioni della linea. Tanto più urgente quindi la .tempestività dei provvedimenti, quanto più immediata nel campo tattico la necessità della reazione. -

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Le situazioni pericolose si risolvono con spostamenti di battaglioni tratti dai rincalzi divisionali ed autotrasportati con automezzi civili requisiti in posto. Dopo alterne vicende il nemico, che non .è riuscito ad intaccare seriamente la posizione di resistenza, riesce però ad infiltrarsi in alcuni punti e ad affacciarsi sul crinale di Monte Morava. Infatti una infiltrazione avversaria si verifica il giorno 18 nel vallone che scende a Drenava, a 3 km. a sud di Korça (1). Le nostre forze a Drenava sono piuttosto modeste perchè costituite dai soli posti di vigilanza. A tarda sera vengono date disposizioni per un contrattacco che verrà effettuato con successo il giorno seguente da un btg. bersaglieri e da due btg. alpini. Intanto la situazione generale del fronte greco-albanese si fa critica ed il XXVI C.A. riceve ordine di ripiegare: operazione che viene iniziata il 20 novembre sera e che dura tutta la giornata del 21 e la notte sul 22, attraverso il gruppo del Gur i Kamja. L'operazione difficile del ripiegamento avviene in modo perfetto. Il nemico non la disturba affatto, neppure col fuoco di artiglieria, e, tratto in inganno dall'atteggiamento offensivo dei reparti di retroguardia che sino a tarda sera del giorno 21 si erano prodigati e sacrificati in sanguinosi contrattacchi, solo il giorno 22 pomeriggio, dopo una inutile preparazione di artiglieria, scende in Korça, da noi abbandonata 12 ore prima. Il nuovo schieramento che i reparti del C. d'A. venivano ad assumere a cavallo del Devoli, fra Ìl M. Tomorit e il gruppo del Gur i Kamja, era fra i più difficili da mantenere per la povertà della .rete stradale rappresentata da un'unica modesta rotabile in fondo valle e da poche mulattiere praticabili per giungere ai reparti che distavano dalle basi logistiche fino a tre giorni,. di marcia. Molte le immediate necessità dei reparti che, data la situazione, si trovavano con poche munizioni, senza Cl ! Korça in molte carte è chiamata Korizza o Koritza. Da non confondere con Kònitza sulla Vojusa (Aòos), in terri torio greco, su,lla s trada Ponte Perati-Giannina.

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viveri, senza equipaggiamento; specie gli alpini della u Tridentina J> (1) che quasi privi di salmerie al seguito, perchè non ancora sbarcate in Albania, avevano dovuto, giungendo nel Korçano, deporre gli zaini alle basi di partenza per l'attacco per poter portare a spalla la maggiore quantità possibile di munizioni. Poco tempo dopo, in dipendenza di una nuova situazione creatasi nel settore del III .C.A. (2), l'ala sinistra dello schieramento del XXVI C.A. (6° Alpini) dovette arretrare per saldarsi alla nuova linea assunta dalla div .. «Arezzo» estrema destra del predetto C.A. fra L. Skumini e L. Devoli. Pindo - Il 25 ottobre 1940 la cc Julia », già riunita nella zona fra Erseke e .Leskoviku, riceveva ordini di iniziare all'alba del 28 l'avanzata su Metzovo. Suo compito: partendo dalla zona Erseke-Leskoviku bloccare i. passi di Metzovo e di Urisko per impedire alle forze avversarie di sfuggire verso est e parare l'eventuale affluenza di forze nemiche dal compartimento Macedone -e· dalla Tessaglia--: La <e Julia » aveva la seguente costituzione (elementi principali): 8° Regg. Alpini coi battaglioni Tolmezzo, Gemona e Cividale; 9° Regg. Alpini coi battaglioni Vicenza e L'Aquila; . 3° Regg. Art. Alp . coi gruppi .Udine e Conegliano; ecc. •

(I) La. Div. AJ.p . Tridentina (5'> e 6° R egg. Alp. e ~ Regg. A.rt,. Alp. gruppi «Vicenza» e «Bergamo»). arrivava in Albania fra il 10 e il 20 novembre a s caglioni successivi. Fu completa.ta solo ,a fine dicembre. (2 ) Il 16 novembre 1940, il Comando del III e .A. appena costituito, assume la difesa del settore lago di Presba-M. Ivanit-M. e Qifaristes (Div. «Venezia»).

Uranish t a-Bregu Cernok (Div. «Arezzo») : complessivamente un front e di 25 km. in linea d'aria che comprende l'ampia vallata del Devoli. DoPo aver resistito su queste posizioni contro gli accaniti attacchi di un avversa.no superiore per numero e per mezzi, ripiega., flnchè nella seconda decadé di dicembre la situazione può definirsi stabilizzata ~ulla linea M. i Kalase-Gur i Topit.

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I gruppi Udine e Conegliano avevano i r.ì:n.v, someggiati: ogni sezione con le rispettive batterie. La · zona dove la Divfaione doveva operare è limitata : · _:_ a nord .d alla dorsale di Qafa Qarit e dalla Valle dell'Aliakmon (Belica); a sud dalla conca di Janina e dal gruppo del Peristeri; ad ovest dal solco Erseke-Leskoviku-Perati, dalla Vojusa, dal Gruppo del Gamila; · - ad est dalle pendici otientali della catena del Pindo. Data la zona di raccolta e l'obiettivo assegnato alla Divisione si rendeva necessario che il movimento si svolgesse con direzione nord ovest - sud est, nella direzione cioè meno favorevole come andamento delle comunicazioni. Risultava che non si poteva contare che su sentieri mulattieri lunghi, tortuosi, con notevoli dislivelli da superare di continuo, con numerosi guadi e passaggi obbligati. e non sempre idonei. al transito di salmerie. Si rendeva inoltre necessario usufruire di .più itinerari per agevolare il movimento e diminuire la profondità delle colonne; occorreva però che ogni colonna fosse sufficientemente robusta per poter superare da sola le prevedibili resistenze e nello stesso tempo concorrere all'azione. di quelle laterali. Al nodo di Metzovo ·e ra necessario presentarsi con tutte le forze riunite, in grado di sistemarsi a difesa su due o anche su tre fronti: quindi su Metzovo dovevano convergere tutti gli itinerari. In base alle consideraziQni sopradette venivano costituiti due gruppi tattici: - uno di 3 btg. e 3 btr.; • - l'altro di 2 btg. e 2 btr; e tutta la Divisione veniva articolata in cinque colonne: ---:- s• Alpini (obiettivo zona di Zygos-Metzovo da occupare a difesa fronte est): btg. Tolmezzo (senza artiglieria) a protezione 'fianco esterno; -

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btg. Gemona (2 btr. gruppo Conegliano) e Comando 8° Alpini; - btg. Cividale (1 btr. gruppo Conegliano) e Comando divisione e servizi; - 9'' Alpini (obiettivo zona Karakaki-Peristeri da occupare a difesa fronte ovest; - btg. L'Aquila ( 1 btr. gr. Udine) e comando 9° Alpihi; - btg. Vicenza (1 btr. gr. Udine). Vi era anche il V btg. volontari albanesi alle dipendenze del 9° Alpini che doveva operare in direzione Bagni di KukesKonitza a protezione fiancò destro della Divisione. L'organizzazione logistica era basata: - impossibilità di rifornimenti da tergo, · quindi larga autonomia dei reparti; - durata prevista del ciclo operativo 4·_5 giorni; - necessità di valersi soltanto di quadrupecil; - reparti con il 60-65 % dei quadrupedi in organico: mancava la colonna salmerie; - niente carreggio; - ogni soldato portava tutti i viveri (razioni a secco ~4~m~.

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Utilizzando i muli res1s1 disponibili con l'abolizione degli altri carichi era possibile portare al seguito l'intera dotazione d'arma e di reparto. Le batterie riuscivano a trasportar~ le C;lotazioni regolamentari facendo trasportare un proiettile ad ogni artigliere e sfruttando quadrupedi noleggiati in aumento ai propri. All'alba del 28 ottobre viene sorpassato il confine grecoalbanese, travolgendb i posti di · frontiera e catturando uomini e materiali vari. Le colonne si aprivano la strada· fiiio al Sarandaporos attraverso non lievi difficoltà . del terreno · e superando le resistenze avversarie, · particolarmente sensibili contro i battaglioni « Tolmezzo » e « Gemona >> . L'avanzata era ostacolata dal maltempo; la pioggia trasformava i sentieri in torrenti di fango; il Sarandaporos ed i -

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suoi affluenti andavano in piena. Eppure fu superato il 30 di ottobre. A sera del ·30 la Divisione si era assicurato il controllo della regione di Furka; il movimento però era durato più del previsto, urgeva quindi accelerare quello su Metzovo, anche per superare la crisi dei rifornimenti. Il l " novembre l'avanzata, ripresa all'alba, era ostacolata da batterie nemiche che battevano la zona di Kauttmon e la dorsale di Zechiri. Il 9·> Alpini, giunto fra Eleutero e Paleoseli, veniva fatto segno a tiri di batterie nemiche postate a sud della Vojussa ma riusciva ad attestare al fiume. Si aveva già la sensazione di urtare contro forze avversarie più consistenti e ben appoggiate dall'artiglieria, mentre una forte pressione si delineava in direzione di Furka. Il 2 novembre, ripreso il movimento, il (< Gemona » urtava contro valide resistenze a q. 1856 del Lamida; si apriva il varco, ma era fermato tra Penta e Limeri da forze avversarie preponderanti. A sera del 3 la situazione era la seguente: - Cividale (con la 13" btr.) presso Vovousa (1); - Tolmezzo in movimento _per occupare la linea ComaraVasilitsa; - Gemona sulle pendici sud-est dello Smolika; gruppo Conegliano con 2 br. sul costone a sud di Bryaza; - 9° Alpini tra Paleoseli e Pades. Comando Divisione e servizi a Bryaza. Viveri e foraggi esauriti. Il 4 novembre la situazione, leggermente peggiorata, era così riassunta al Comando Superiore: « Nemico est a tergo su fianco et avanti alt. Per procedere in qualsiasi direzione occorrono rifornimenti alt. Gradirei conoscere in merito intendimenti et possibilità codesto Comando alt. Inviata Konitsa colonna rifornimenti per quanto risulti che nemico discende Saranda-

(1)

Trovasi a circa 22 km. in linea d'aria a nord-ovest di Metzovo.

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poros alt. Aerei nemici sorvolano et agiscono giornalmente su nostri reparti alt ». Il 5 novembre attacco del nemico, con alcuni battaglioni provenienti da Samarina, contro il Gemona. La difesa è accanita , il nemico è ricacciato dagli elementi del Comando di btg. e da una sezione di artiglieria. Intenzione dell'avversario era di incunearsi fra 1'8° e il 9° alpini, perciò veniva ordinato al 9° alpini di spingere . il btg. L'Aquila per l'alto sulle pendici sudest dello Smolika e di attaccare il nemico che premeva sul Gemona. Il btg. Vicenza veniva inviato a q. 1847 a protezionellle comunicazioni con Konitsa. · L'attacco continuava violento nel pomeriggio: anche . 'abitato di Bryaza veniva sottoposto dai greci al tiro dei mortai da 81. Dopo 7 ore di aspro combattimento risultavano in nostro possesso la q. 1999 e le pendici sud di q. 1609. La situazione era grave; perciò veniva ordinato di accelerare il movimento del btg. L'Aquila per attaccare all'alba le pendici dello Smolika ed all'S'> Alpini di resistere ad ogni costo sulle posizioni. Il 6 novembre aumenta la pressione avversaria su tutta la fronte dell'8~ Alpini, quota 1999 è perduta ed una compagnia alpini del Gemona che la presidiava ripiega su Armata e Bryaza. Nella notte veniva disposto il disimpegno dell'8~ Alpini e. occupate con 1 batt~ria le pendici sud-est dello Smolika in collegamento con l'Aquila, assicurato il ripiegamento da Bryaza nella zona Armata-Pades dÌ tutti gli altr( elementi. Alle 14 il Comando div. iniziava il ripiegamento verso Pades-Eleutero, che raggiungeva dopo faticosa marcia alle ore 13 del giorno 7. Il btg. Cividal·e non riusciva a ripiegare nella notte ed il 9° alpini veniva a sua volta impegnato. Il 7 novembre ad Eleutero un ufficiale del Comando Superiore recapitava il seguente ordine: « Essendo finita vostra missione fiancheggiatrice riunitevi ~u base Konitza a sbarramento: Voiussa-M. Grapesitsa-costone Messaria. Azione Divisione Julia habet aggiunto nuova gloria

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storia alpini et suo comportamento est stato magnifico. Bravo voi, bravi tutti ». A sera del 7 la situazione dell'8° Alpini era critica: il btg. Tolmezzo eroicamente riconquistava per tre volte la q. 1999; 2 comp. del btg. Gemona mantenevano con estremo sacrificio q: 1200 per consentire il ripiegamento del btg. Cividale. Gravi le perdite: nessun concorso poteva dare il btg. L'Aquila che lottava nel Koutsoura per impedire il crollo di tutte le posizioni. A tarda sera una compagnia del Vicenza occupava le posizio~i sella Cristobasile. L'8 novembre il Cividale riesce a ripiegare u Armata; accerchiato, ridiscende a Bryaza, ricaccia il nemic e si riapre la strada per Armata. Gli altri reparti de).1'8° sulla linea 2218-Pades resistevano per tuttà la giornata e nella notte si sganciavano riuscendo a np1egare su Pades-Eleutero. Il 9° Alpini continuava il ripiegamento e proteggeva il fianco sinistro della Divisione. Il Comando di Divisione si trasferiva a Konitsa mentre in una incerta situazione si organizzava la difesa di Ponte Perati. Ma occorreva mantenere le posizioni di sella Cristobasile minacciate di aggiramento. Il loro mantenimento era necessario per assicurare il ripiegamento dell'8' Alpini la cui situazione era criticissima. E sella Cristobasile fu mantenuta: su di essa il giorno 10 poterono raccogliersi i reparti dell'8'' che per quanto sfiniti, erano riusdti a svincolarsi mercè il sacrificio delle batterie del Conegliano che spararono fino all'ultimo colpo e non poterono infine salvare i pezzi perchè t utti i qµadrupedi erano periti. Alla sera del 10 novembre il Comando del settore. veniva assunto d.alla Divisione « Bari » (1). Il giorno 11 gli alt ri elementi dell'8° Alpini iniziavano il trasferimento a Premeti, il 9° Alpini avrebbe seguito fra qualche giorno.

(1) La Div. « Bari » cominciava ad arrivare propr io quel giorno.

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Epiro. - Mentre si svolgevano le operazioni sul fronte della Julia, il Corpo d'A. .(<Ciamuria » (poi XXV C.A.) al Comando del Generale Carlo Rossi, raccolte le forze a cavallo delle alte valli del Dhrino e della Vojusa (28 ottobre), muoveva alla conquista del nodo for t ificato di Kalibaki.

Fìg. 30. - I fium i in piena.

Colonna Solinas, Colonna Trizio, Colonna centrale con il Comando della Div. Ferrara, Colonna Sapienza, Divisione Siena. Questo complesso di forze, malgrado fosse ostacolato dall'imperversare del maltempo, dalla reazione del nemico dapprima sporadica poi sempre più accentuantesi, raggiungeva (fine di ottobre) : - la colonna Solinas e la colonna Trizio pochi chilometri a nord di Kalibaki ove venivano individuati notevoli apprestamenti avversari e forte schieramento di artiglieria; -

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-'- colonna centrale, superato il Kormos, la zona di Dogliana; - colonna Sapienza, il trivio stradale ad est di Kalibaki; - la Divisione Siena il Kalamas (per il momento eccezionalmente gonfio e inguadabile) e la zona antistante Filiates. Il Raggruppamento del Litorale aveva raggiunto anch'esso il Kalamas ove attestava in attesa del gittamento di un ponte. Si può dire che fino alla fine di ottobre le nostre truppe si erano scontrate solo con gli elementi ritardatori del nemico le cui forze erano ancora nella fase di mobilitazione e di radunata. Ai principi di novembre prendevano invece già contatto con i grossi. Era il momento in cui 'la disponibilità di nostre forze di riserva avrebbe potuto dare diverso còrso alle operazioni. Ma queste forze di riserva ancora mancavano. Il 2 novemqre si annunciava che: - l'.operazione di Corfù era rinviata·; - la Divisione «,Bari »· e gli elementi non indivisionati aggiunti alla Bari in vista dell'operazione stessa (di Corfù), erano messi alle dipendenze del Super Comando Albania; - ma detta Divisione non sarebbe stata impiegabile in Albania prima del 12 Novembre (il Comando Div. infatti giungeva il 10); - con la « Bari » sarebbe giunto un gruppo da 105/ 28 da posizione costiera e un gruppo e.a. da 75/ 27 C K (per Valona). Dovevano seguire: - un gruppo alpino su 3 btg. e un gruppo art. destinato alla Julia; - previsto l'invio della Div. Trieste il cui sbarco però non poteva avvemre prima del 14 nov. (1); - previsto l'invio di altre divisioni ma in tempi ancora successivi.

(1 ) Della Div. « Trieste ,1 fu inviato in definitiva. oltre il e .do soltanto· il 21' Regg. Art.: sbarcavano a Durazzo il 19 novembre.

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSI VA

Nelle giornate dal 1° al 4 novembre i nostri attaechi (Div. Ferrara e Centauro) incontravano nei pressi del campo trincerato di Kalibaki una resistenza .fortissima e bene organizzata, tanto che le operazioni erano costrette ad una breve sosta. Riprese il 5 e il 6 (obiettivi: q. 1201, ·q. 1090, dosso WurtopePaliocastro-Ponte e zona S. Atanasio e Ligopsa) si constatava che per l'espugnazione della fortissima organizzazione avversaria le nostre forze erano insufficienti. Tuttavia la Div. Siena non solo passava il Kalamas (4-5 novembre) ma travolgeva (32° f.) le resistenze nemiche sulle alture che dominano la stretta di Varfani; occupava Varfani, prendeva saldo possesso della stretta e costituiva una testa di porite sul fiume lungo la cui riva sinistra correva la linea di resistenza avversaria. Il giorno 6 nov. l'occupazione si rafforzava e si estendeva da Varfani in dir~zione di Minina (raggiunta da punte). La notte sul 7 yiene però l'ordine di sospendere l'avanzata ma di mantenere e irrobustire la testa di ponte sul Kalamas. Anche il Raggruppamento d~l Litorale aveva raggiunto il Kalamas, l'aveva oltrepa~sato e si era spinto oltre Margariti (8 nov.: Regg. cav. Milano).

B IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA 5. - Riordinamento delle nostre forze. Costituzione delle Armate 9a e 11". P rimi rinf(?rzi. - 6. - La 9• Armata. - · i. - 11 cambiamento del piano operativo greco. - 8. - L'll" Armata. - 9. - Gli attacchi greci del dicembre '40 (e l"· battaglia per Tepeleni). - 10. - Le operazioni del gennaio 1941 (Klisura). - 11. - Le · operazioni del febbraio 1941 ( 2" battaglia di Tepeleni). 12. - Le operazioni invernali sul fronte della 9• Armata.

5. - Dopo le prime operazioni e di fronte alla situazione sostanzialmente sfavorevole che si andava determinando, 1'8 novembre fu definitivamente sospesa l'offensiva in Epiro e le 309 -


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truppe ricevettero l'ordine di consolidarsi sulle posizioni raggiunte. In data 9 novembre 1940 il Comando Supremo costituiva il Comando Sup. FF. AA. Albania e le Armate 9' e 11a: Comandante del Gruppo di Armate il Gen . Soddu; al comando della 9"' Armata fu destinato il Gen. Mario Vercellino e al comando dell'11 a il Gen. Carlo Geloso. Contemporaneamente venivano costituiti: - alla 9a A. il III e.A. (Gen. Arisio) cosicchè la 9" A. risultò composta dal III e dal XXVI C.A.; - all'll"' A. l'VIII C.A. (Gen. Bancale) cosicchè 1'11" A. risultò costituita dall'VIII C.A. e dal XXV (già « Ciamuria )) ) e dal Raggrupp.to del Litorale. Il 4 dicembre giungeva in Albania il Gen. Ugo Cavallero che di fatto assumeva la condotta suprema delle operazioni in tutto lo scacchiere. L'ordine però di prendere direttamente il comando delle FF.AA. in Albania gli fu dato ufficialmente il 29 dicembre. Il Gen ..Cavallero era stato elevato anche alla carica di Capo dello Stato Maggiore Generale (ufficialmente il 6 dicembre) in sostituzione del Maresciallo Badoglio. I primi rinforzi venivano avviati in data 17 novembre ai porti di Durazzo e di Valona; in ordine di precedenza: a) Reparti e materiali della R. Aeronautica; b) Reparti controaerei e gruppi di Artiglieria alpina, precisamente : 12 batterie e.a. da 20; 1 gruppo e.a. da 75 Skoda su 3 btr.; 1 gruppo e.a. da 75 C.K su 2 btr.; 2 gruppi e.a. da 75/ 46 su 2 btr.; 4 gruppi art. alp. «valle ,, su 3 btr.; '\ e) J 11tg. carri a.rmati M 13; ·, e, arrivo previsto per tempi successivi (dicembre): d) Divisione mòtorizzata «Trieste» su autocarrette (di questa divisìone furono inviate i n Albania solo il Comando e il regg. di art. « 21° ) > che, salpato il 19 novembre , era già in linea il 2 dic. alla 9a A.; (dopo passò a11'11"); -

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

e)

Divisione alpina « Tridentina ».

Ricordiamo che intanto (dal 10 novembre) cominciava ad affluire la Div. « Bari "·

Fig. 31. - Il Gen. Ma.rio Vercellino. Comandante della 9• Armata.

6. - Il Comando 9" Armata cominciò a funzionare a Pogradec il 16 nov. Fronte assegnato alla G.U.: la cerchia montana che dal lago di P resba s'inarca per il Morova e il Grammos fino alla conca di Erseke (esclusa). 311 -


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Forze dipendenti in quel momento dalla 9' A.: - III e .A. (gen. Arisio) costituitosi il giorno 16 ,con unità già appartenenti al XXVI e.A. e cioè con la Div. Venezia e parte della Div. Arezzo in affluenza. Il 16 novembre stesso il Comando del III e .A. assumeva la difesa del settore Lago di Presba-M.i Ivanit-M.i Qifaristas (Div. Venezia); Vramshta-Bregu eernok (Div. Arezzo). - XXVI e .A. : che fino allora aveva sopportato l'intero peso dell'azione con le Divisioni P arma e Piemonte e poche compagnie alpine della Div. Tridentina che affluivano alla spicciolata per via aerea. (Il XXVI C.A. fu considerato e.A. Alpino). La situazione era grave. Esigue le nostre forze in posto rispetto a quelle più che doppie nemiche, problematico l 'afllusso a breve scadenza di unità organiche dalla metropoli, in carenza l'art. di m.c., in pieno sviluppo la battaglia d'investimento da parte del nemico che già si era impadronito di alcuni punti dominanti in territorio albanese nella fascia di confine. Il comando d'A. procedette al riordinamento delle forze per porre riparo al frammischiamento verificatosi in seguito al frammentario accorrere dei rinforzi, e al rafforzamento del dispositivo attraverso uno schieramento più raccolto delle artiglierie per consentire la manovra del fuoco. Ma la situazione rapidamente precipitava. Il nemico mentre le nostre forze erano tuttora in crisi - aveva completata la mobilitazione e ultimata la radunata. Superiori per numero, abbondantemente dotate di b.d.f. di gittata superiore a quelle delle nostre divisioni, largamente fornite di mortai da 81, sostenute da buone aliquote di aviazione da bombardamento, le truppe greche premevano su tutto il fronte e con particolare insistenza a cavaliere degli assi di Bilishte e di Dardhe. Il giorn o 19 esse riuscivano ad impadronirsi del crinale del Morova e del passo di Dardhe, mentre a Qafa Qarit .s i affacciavano elem enti riusciti a sboccare nella conca di Erseke. Delle cerniere dominanti la conca di Korça restava così a noi soltanto quella dell'Ivanit minacciata per altro da sempre nuove e sempre maggiori forze che si andavano addensando -

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

nella zona interposta fra il lago di Okrida e quello di Presba. La caduta dell'Ivanit era imminente. Il nemico così, tagliando a nord l'asse rotabile del lago di Okrida, avrebbe insaccato tutte le forze dell'A. contro il massiccio del Ka:mja. Situazione critica al centro dello schieramento del XXVI C.A. rr comandante del C.A. dà disposizioni per contrattaccare con bersaglieri e con alpini : Bersaglieri (1° Bers.) verso Guri i Kaput-Bregu i Elbit-M. Vrunballuke; Alpini (btg. Verona e btg. Vestone) da sud di Drenava verso M. Koghinit-Bigl e Drenove e Bigl e Mesme per alleggerire dall'alto la pressione del nemico verso i resti della Parma e minacciare possibilmente Dardhe. Appoggio al contrattacco: - con i bersaglieri, 1 btr. da 75/ 13 del 53° art. Arezzo (giunta autocarrata e in sosta a Dishnica) che si porta il mattino del 19 alla sella di q. 1181 ad ,est di M. Thanasices. (Una batteria del 24° Art. Piemonte, someggiata - già portata a Mbaria - fornisce i quadrupedi per trasportare munizioni e pezzi); - con gli alpini, 2 btr. autotrasportate del III/ 53° Artiglieria « Arezzo J1, ad est di Kamenice e il gruppo artiglieria alpina << Vicenza » (che giunge anch'esso autotrasportato) nella zona a sud-est di Bohbostice. Inoltre per sopperire alla deficienza di artiglieria (massa di manovra) si fanno intervenire (tiri a terra) le artiglierie e.a. del XIX gruppo del 5° art. e.a. a sussidio di quelle del XVI gruppo da 105/ 28 ridottesi a soli 4 pezzi efficienti. L'azione dell'artiglieria di tutti i calibri è molto intensa. Una batteria carrellata del 49° art. Parma postata anch'essa a sud est di Bohbostice ha due pezzi da 100/ 17 scoppiati. Un fierissimo battaglione alpino, il Verona, attaccando decisamente, dà all'avversario la sensazione di una disponibilità da parte nostra di truppe fresche in arrivo e, intimorendolo, ne rallenta ì'azione. Il complesso di que~ti contrattacchi dava respiro e costituiva indispensabile premessa al ripiegamento dell'A. che, in relazione alle direttive del Comando Superiore, doveva portarsi sulla linea del Kamja più unita, più breve, più ·ravvicinata alle -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

nostre basi logistiche. Manovra in ritirata che si presentava estremamente difficile e rischiosa con le truppe logorate e sparse su un fronte amplissimo, con l'ampia conca di Korça completamente scoperta, senza un'unità fresca da dislocare a presidio della nuova posizione. Solo un btg. della div. Arezzo, appena giunto a Pogradec dopo una serie di marce forzate dal settore settentrionale scutarino, poteva essere dislocato a cavaliere della rotabile a Sella Pllaces per imbastirvi una posizione a testata Skumbini-Vallomare-stretta Devoli-Q. Martes. Le colonne in ripiegamento dovevano attraversare montagne difficilissime, sconosciute e prive di strade. Esse non potevano essere accompagnate che da batterie someggiate. Pertanto: con la colonna Scrugli, 7" e 9·• batteria del III gruppo da 75/ 13 del 24° art.; con la colonna Fassi (5° rgt. alpini) (1), 1 btr. del << Val d'Orco; con la colot\na Detuèla (6° rgt. alpini) (1), una sezione del gruppo « Vicenza ». Tutte le altre artiglierie si portarono: a) gruppo da 105/ 28 nella zona. di Starava (sud di Pogradec); b) gruppo da 75/ 46 e 1 btr. da 20 del 30° art. dell'a divisione « Lupi di Toscana », a Pogradec per organizzare la difesa c:a. in tale località. La batteria da 100 carrellata del 49° art. << Parma » portata ad est di Bohbostice doveva raggiungere la propria divisione per v.o. a Gramshi. La btr. da 100 del 19° art. Venezia (est di Kamenice) doveva ripiegare e riunirsi al suo reggimento. Tutte le batterie da 75/ 13 senza quadrupedi e cioè: 4 del 53° rgt. art. d.f., 1 e 1/ 2 del gruppo « Vicenza » e 1 del gruppo « Val d'Orco», dovevano essere autocarrate con autocarri che sarebbero arrivati nella notte sul 21.

( 1)

Della div. alp. «Tridentina» che cont inuava ad affluire.

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

Dopo una sosta di 48 ore sulla linea di Sella Pllaces per meglio riannodare i vincoli organici, il definitivo arresto fu effettuato sulla fronte Kalase-Guri Topit-testata di Val Tomor ezza. Gli attacchi nemici riprendevano il 4 dicembre alla testata dello Skumbini e nel settore compreso fra la catena del Tomori e il fiume Devoli, per aprirsi il passo su Elbasan. Si palesava pertanto la necessità, qualora gli attacchi nemici non fossero diminuiti di intensità, di ripiegare profondamente per cercare, dietro la linea del fiume Skumbini, condizioni migliori di resistenza in attesa dei rinforzi dall'Italia. La situazione più tragica era proprio alla testata dello Skumbini (XXVI C.A.) dove eravamo uno contro cinque; i nostri 105 erano stati smontati dal tiro nemico e non vi era che poca artiglieria leggera. Il III Corpo anch'esso aveva poca artiglieria: per fortuna aveva ripreso il monte Sarecias mediante un battaglione di riserva della « Venezia ». Fino a tutta la prima decade di dicembre il nemico attaccò violentemente, ostinatamente, ogni giorno il Kalase tenuto dalla Div. Venezia e dal 4° Bersaglieri. Ma vi era qualche segno di stanchezza già negli attacchi greci e poteva prevedersi che essi non avrebbero potuto raggiungere lo Skumbini prima di una settimana. Il punto culminante nel settore della 9° Armata era stato raggiunto il 4 dicembre quando il nemico, superata la nostra a ccanita difesa, potè occupare Pogradec e le alture ad occidente di questa località. Inoltre il nemico ci aveva tolto tutto l'altipiano di Koritza e se ne era assicurata la copertura da N.O. e da O. Il XXVI C.A. intanto aveva ricèvuto il 5° e il 6° Alpini - Divisione « Tridentina >> - col 2° Reg. Art. Alpina. E il 5° Alpini si battev.a sodo. La Div. « Arezzo » contrattaccava con qualche successo; la cc Venezia » si batteva: eroicamente il suo battaglione volontari. E bravamente si batteva ancora la cc Parma»: il 50" Fanteria aveva avuto ucciso il suo comandante. E nuova giunta la e< Taro J> col 48° Regg. Art. (sbarcava fra il 27 nov. e il 7 dicembre). E stava per giungere la div. alpina (( Cuneense » col 4° regg. art. alpina. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

· Il 12 dicembre sul fronte della « Tridentina » un attacco contro la destra del 6° Alpini era respinto. Ma sembrava che un altro attacco si delineasse verso val Tomorezza. Qui c'era già il comandante della << Cuneense » con battaglioni dell'instancabile divisione « Parma » . I battaglioni della « Cuneense ii erano per altro segnalati in arrivo.· Il nemico portò ancora lo sforzo in Val Devoli, ma inutilmente perchè si trovò a cozzare contro la muraglia della Tridentina rafforzata da btg.i della Guardia di Finanza. Si rivolse infine più ad occidente in Val Tomorezza contro i pochi elementi della Div. Piemonte, contro la Parma e contro la Div. Alpina Cuneense, giocando così la sua ultima carta offensiva su questo fronte. La sua ostinazione si spiegava : uno sfondamento in Val Tomorezza o in Val Devoli portava ad Elbassan. Sboccando in questa località il nemico avrebbe potuto annientare e catturare in gran parte la 9" A. chiusa contro al confine jugoslavo e prendere alle spalle tutto lo schieramento t~ttico logistico dell'll" Armata. Ma i suoi sforzi si infransero nel fango della Valle Skumbini e nelle innevate forre di Val Devoli e Val Tomorezza. Il comando greco, come vedremo, cambiava ora il suo piano. La resistenza iniziata con la difesa del Kalase culminò con l'azione di Trepeli in Val Tomorezza, prima ripresa della riscossa offensiva in Albania. 7. - Il cambiamento del '[Yiano operativo greco. - Fino a questo momento il nemico, pur premendo su tutta la fronte, aveva agito con la maggiore quantità di forze contro la 9a. Armata e la sinistra dell'll a . A fine novembre lo schieramento greco era il seguente: tra Pogradec ed il Tomori operavano il III Corpo d'Armata e il Gruppo K, forti nel complesso di 6 Divisioni: costituivano la sezione di Armata della Macedonia ocddentale; - il II Corpo d'Armata, su tre divisioni di fanteria, una divisione di cavalleria ed una brigata di fanteria, agiva tra il T omori e la Vojusa; 316 -


IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

- dalla Vojusa al mare il I Corpo d'Armata su quattro Divisioni, la 3a .Brigata ed il gruppo Thesprothia. Su un totale di 13 divisioni di fanteria ed una divisione di cavalleria, ben nove delle prime e la cavalleria agivano da Pogradec alla Vojusa dove ancora lo schieramento italiano non aveva potuto consolidarsi. A cavallo della Vojusa la Divisione « Julia ,> e la e< Bari », rinforzate da un reggimento della cc Modena» - in totale 14 battaglioni - avevano di fronte 33 battaglioni greci e 18 squadroni. Questa preponderanza verso nord derivava nel comando greco sia dal progetto iniziale di manovra che prevedeva una immediata azione controffensiva dalla Tessaglia verso il Korçiano, sia dal fatto che le grandi unità mobilitate in Macedonia e destinate originariamente al fronte bulgaro, potevano con maggiore facilità ed in minor tempo essere ·avviate nel Korçiano e nella valle Vojusa che non in Epiro. A fine novembre il Comando Supremo greco cambiò disegno operativo. La prosecuzione dell'attacco sul fronte, settentrionale incontrava gravi difficoltà logistiche per la scarsezza di mezzi automobilistici e la_ lunghezza dei 'trasporti terrestri; per contro l'avanzata ulteriore nell'Epiro, dopo l'occupazione del Porto di Santi Quaranta. poteva essere facilitata sfruttando per i servizi la via marittima protetta dalle forze aereo-navali britanniche. Il Generale Papagos (1) decise perciò di puntare con i Corpi d'Armata I e II alla occupazione di Klisura · e Tepeleni ed al possesso della valle Shushiça, mentre le forze della <e Sezione di Armata della Macedonia occidentale » si dovevano limitare a mantenere una forte pressione sulla fron_te della 9"' italiana e ad approfondire la penetrazione . in valle · Tomorices. Questo cambiamento del disegno operativo greco fece sì c?e le forze del 3° e 5'' Corpo fossero gradualmente ridotte a benefido del l " e 2°. Ne conseguì maggiore violenza negli attacchi contro l'lP Armata, che dovette nei mesi successivi soppor,.

(1) Comandante in caPo dell'esercito greco.

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L' ARTIGL IERIA NELLA CAMP AGNA DI GRECIA

tare lo sforzo offensivo del nemico, mentre fu possibile alla 9• consolidarsi sulla fronte Pogradec-Tomori, alleggerendo il Comando superiore dalla preoccupazione di far fronte contemporaneamente, con gli scarsi ed inorganici rinforzi provenienti dall'Italia, ai bisogni delle due Armate.

F ig. 32. .. Il Gen. èarlo Geloso, Coman dan te della 11a Armat a .

8. - Il Comando dell'll" Armata cominciò · a funziona.ire il 16 nov. a Dervisciani. Le G.U. dell'Armata erano in ripiegamento. Già la proposta di assumere uno schieramento più economico, imposto dalle circostanze, era stata approvata -

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IL R IPIEGM,•l ENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

dal Com.do Sup. e le divisioni, marciando e combattendo, stavano per sistemarsi su una linea che, partendo da nord di Erseke, correva, più o meno, lungo la linea di confine albanogreca sino a Ponte Perati; da qui proseguiva direttamente verso sud in territorio greco e, ·dopo aver attraversato a Delvinaki la rotabile per Giannina, raggiungeva il Kormos e il Kalamas, mantenendosi sulla riva destra dei due fiumi. La testa di ponte sul basso Kalamas, creata nella fase offensiva e che nel primo ripiegamento si era tentato di conservare, era anch'essa sul punto di essere abbandonata poichè non si intravedeva più la possibilità di riprendere l'offensiva fra breve tempo. Cinque divisioni, raggruppate in due Corpi d'Armata, XXV ed VIII, ed alcuni elèmenti non inquadrati nelle grandi unità, costituivano l'lP Armata. L'VIII Corpo, il cui Comando si era costituito nella notte sul 16, si stendeva da ,Ponte Perati, compreso, ad Erseke;. lo formavano la Divisione alpina « Julia » e la Divisione di fanteda .« Bari ».(1) Il XXV Corpo (già Corpo della Ciamuria) era schierato sul Kalamas a difesa della stretta di Delvinaki. con la destra a Filiates e la sinistra poco a sud del Ponte Perati. La Divi- · sione « Siena » sul Kalamas, le divisioni « Ferrara >> e << Centauro >>, frammisti i reparti dell'una · a quelli dell'altra, a cavallo della stretta di Delvinaki. All'estremo meridionale .dello schieramento dell'Armata, sul litorale marino, fra Filiates e la costa, un Raggruppamento composto di due reggimenti di cavalleria e del 3-0 Granatieri di Sardegna, con un gruppo autotrainato da 105, guardava il fianco d~stro della Divisione « Siena>) e dell'Armata, mentre Erseke, che costituiva l'ala estrema settentrionale e che aveva particolare importanza per essere la cerniera di collegamento con la 9&Armata e perchè il suo possesso rappresentava il possesso della testata di Valle Osum, era affidata ad up. raggruppamento di bersaglieri. (1) Come abbiamo visto, cominciò a giungere il 10 novembre

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Del Raggruppamento Litorale i reggimenti di cavalleria avevano sofferto molto negli uomini e nei cavalli, il 3' Gr~natieri era ancora in piena efficienza. Delle due Divisioni dell'Vlll° Corpo, la « Julia » ~ra, materialmente, la più provata; particolarmente .1'8° Alpini aveva sofferto assai ed appariva veramente decimato dalle perdite di uomini, di quadrupedi e di materiali; il 9' era invece tuttora in buone condizioni. La Divisic;me « Bari », ancora in arrivo la notte sul 16 novembre, aveva appena poco più del 59% degli organici di guerra e mancava completamente delle salmerie il che la metteva in gravissime difficoltà per manovrare e rifornirsi. Gli avvenimenti incalzavano : sino dal i5 nov. il XXV Corpo, già Corpo della Ciamuria, aveva dovuto abbandonare la testa di ponte sulla sinistra del Kalamas; si reggeva abbastanza bene su questo fiume e sul Kormos, ma sulle alture fra Delvinaki e Ponte Perati la Divisione « Ferrara » sentiva la ripercussione della fluida situazione dell'VIII' Corpo, col quale si collegava non lungi da Ponte Perati. L'VIII Corpo era in situazione seriamente preoccupante: la « Julia » particolarmente per virtù dei due battaglioni del 9° rgt. alpini, riusciva a mantenersi sufficientemente salda a Ponte Perati: ma era seriamente minacciata alle ali. Gravi erano le condizioni sulla sinistra della « Julia »: la << Bari », giunta incompleta, impiegata battaglione per battaglione, rimasta per alcuni giorni priva delle artiglierie, scarsa di munizioni e senza salmerie, durava enorme fatica a mantenersi nella zona di Leskoviku. Ad Erseke il l" rgt. bersaglieri, isolato, aveva ripiegato a cav,allo della rotabile Erseke-Korça abbandonando Erseke (che era il punto di sutura fra la 9a A. e l'lP). Predisposizioni ed ordini, · con l'obiettivo finale di condurre l'Armata sulle posizioni di Tepeleni-Klisura, furono emanati il 23 novembre portando· in un primo tempo le truppe • sulla linea. a partire dal mare, Baia Sai'ade-Plokiste-M. Bureto che in questo tratto coincideva più o meno con la linea di con-

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

fine; da M. Bureto per la valle di Suhes e per Q. Thembeli si ·raggiungeva la valle Vojusa da dove, risalendo la Lengatica, la sinistra dell'Armata andava a riallacciarsi a Q. Martes, sullo Ostravice, con la destra della 93, la quale, nel frattempo, perd uta Korça, ripiegava per portarsi fra lo Ostravice ed il lago Ocrida ed aveva già compiuto un notevole sbalzo verso nord. Per una prima difesa, o meglio vigilanza di valle Osum, furono dal Comando del Gruppo di Armate inviate nella zona di Cerevode ad occupare le posizioni più avanzate alcune compagnie di Guardia di Finanza. Uri secondo sbalzo fu predisposto, dopo il quale la destra si sarebbe fermata sul Bistriça, che sfocia nel lago di Butrinto poco a sud della Baia di S. Quaranta; per Q. Muzina-Valle Suhes a sud-est di Premeti lo schieramento ~i ricollegava alla linea di valle Lengatica già raggiunta dall'VIII Corpo nel primo sbalzo. Da quest'ultima linea il movimento doveva proseguire direttamente sulle posizioni definitive di valle Borsh-Tepeleni-Klisura dove si sarebbe arrestato. L~8 dicembre 1'11"' Armata, al completo delle sue unità e quasi al completo dei materiali, era schierata sulla linea dalla quale, salvo oscillazioni locali che non ebbero ripercussione alcuna sul · problema strategico, l'avversario non riuscì più a smuoverla. Durante le varie fasi del ripiegamento le nostre belle Divisioni, e fra tutte principalmente la << Julia », la « Ferrara», la u Centauro J1, la cc ·Siena »; il 3° Reggimento Granatieri ed i 3 reggimenti di cavalleria « Aosta)> cc Guide » e cc Milano», le vecchie truppe di Albania che avevano eseguita l'offensiva iniziale, sopportarono ancora il maggiore peso della battaglia e scrissero una delle pagine più intensamente intrise di sangue della nostra storia militare. 9. - L'attacco greco, per aprirsi la strada verso l'interno dell'Albania e battere definitivamente le Armate italiane si effettuò in dicembre su quattro direttrici principali: - l'Osum e la Tomorices, a cavallo delle quali si verificava la saldatura· delle due Armate; -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

la Vojusa-Desnices, dove aveva ·grande valore il nodo di Klisura; - valle Drhino, con l'importantissimo obiettivo immediato di Tepeleni, il cui possesso avrebbe consentito il dominio dellà media e bassa Vojusa; - la valle Shushiça che permetteva di aggirare le difese del Kurvelesh e d_el Logora, insinuandosi verso la bassa Vojusa. Un successo sulle due prime direttrici avrebbe separato l'IP Armata dalla 9&e aperta la via su Berat lungo il corso dell'Osum, mentre la libera valle Tomorices avrebbe consentito di aggirare la stretta di Dévoli mettendo il). criticissima situazione la 9" Armata. La conquista di Tepeleni, ·oltre ad essere avvenimento di grande risonanza , avrebbe, insieme con !!avanzata in valle Shushiça, tolta a noi la disponibilità della rada di Valona. I greci, · nel dicembre 1940, attaccarono contemporaneamente tutti e quattro gli obiettivi. Dopo la caduta di Erseke si era creata nella zona di contatto fra .la 9" e 1'11"· Armata una situazione veramente critica: fu migliorata dalla Divisione Alpina « Pusteria » che fu schierata a cavallo della valle Osum fra il Fratarit e il Tomori. Dal 7 al 16 dicembre i combattimenti furono continui sulla fronte della « Pusteria )) che in condizioni di inferiorità notevoli di forze ed in gravi difficoltà logistiche, rese più sensibili dall'inclemenza della stagione, fece fronte vigorosamente al nemico. Piccoli successi tattici, esclusivamente locali, da parte dei greci, vi furono negli attacchi intorno al 16 dicembre e fra il 25 e 31 dicembre, ma nel complesso la linea tenuta dalla « Pusteria » a sbarramento délla valle Osum, pur essendo stata alquanto arretrata, era .ormai salda, tanto più che anche l'occupazione di. valle Tomorices da parte della 9' Armata era stata rinforzata e l'avversario più non aveva facile possibilità di valersi della valle stessa per rivolgere i suoi sforzi contro la sinistra della « Pusteria ». Mentre si combatteva a cavallo dell'Osum, sul Tomori e nella valle Tomorices, il nemico attaccava anche a cavallo della Vojusa in direzione di Klisura. Qui lo schieramento italiano 322 -

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I L R IPIEGAMENTO ED IL PAS SAGGIO ALLA DIFENSIVA

era più debole ancora: la Divisione cc Julia » tuttora moralmente salda ma già ridotta del 65 % delle forze, per perdite, guerniva il Qaristà-Fratarit; un nucleo misto del t40° Fanteria « Bari ,i , del 41° Fanteria « Modena >> e di 2 battaglioni CC.NN., che costituivano la Div. « Bari » , sbarrava la Vojusa sino alle pendid del Bregianìt; un gruppo alpino di 2 battaglioni difendeva la valle Zagorias. ·, La difesa della cc Julia » fu talmente tenace ed attiva da costringere il nemico ad una sosta che si protrasse di fronte al Qaristà sino al 23 dicembre. E allora il nemico si rivolse ed intensificò gli attacchi frontali contro i difensori di Klisura. Esso metteva in linea numerose artiglierie insieme con un'enorme quantità di mortai e sottopose fra il 25 e il 26 dicembre le truppe italiane a bombardamenti durissimi mentre dal canto nostro mancavano artiglierie capaci di un'efficace controbatteria. Il 23 dicembre la divisione cc Julia » ridotta agli estremi - il 9' Alpini nella sola giornata del 23 perdè 34 ufficiali si dif·e nde disperatamente contro una ripresa di attacchi di maggiore violenza sul Fratarit e fino a tutto il 29 riesce a mantenere le posizioni. Ma il 30 dicembre cadeva il Qaristà-Fratarit. La « Julia » fu costretta ad arretrare sul Mali Topojanit. La situazione sulla fronte di Klisura diventava sempre più seria e non c'erano truppe fresche che potessero sostituire o almeno rinsanguare i difensori. Eppure era necessario che ancora Klisura tenesse. Sulla fronte del XXV Corpo la battaglia aveva avuto un tempo di arresto sino al 12 dicembre. Le divisioni « Ferrara » e cc Modena » poterono così essere schierate sulle nuove posizioni e migliorare l'apprestamento difensivo. La divisione cc Ferrara » era al coil).pleto di tutte le sue unità organiche, ma duramente provata dal lungo periodo di continui combattimenti che aveva iniziato il 28 ottobre. La « Modena » aveva il 3° Granatieri di Sardegna in sostituzione del 41"' Fanteria, il quale ultimo, avviato all'atto dell'arrivo della Divisione nella zona di Premeti, non aveva più potuto essere riunito con la Divisione. La rinforzavano sulla linea di -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

schieramento battaglioni ed elementi non · indivisionati fra i quali il battaglione alpino « Bolzano,, della « Pusteria », che, anch'esso avviatovi al momento dello sbarco della sua Divisione, quando questa non era ancora destinata all'Ha Armata, aveva finito con l'operare staccato dalla sua divisione. Passarono durante la battaglia a far parte del XXV Corpo anche i battagiioni alpini «Belluno)> e « Val Natisene)> che difendevano la zona montana del Brezhanit. -

Prima battaglia per Tepeleni. Il 16 dicembre il nemi-

co cominciò ad operare su tutta la fronte di Val Drhino e cominciò così la prima battaglia di Tepeleni, porta che l'avversario voleva aprirsi per la conquista di Valona cui tendeva però anche direttamente per la via del Litorale. Gli attacchi continuarono insistenti per tutto il mese di dicembre; le posizioni di Mali Ormovo, di Mali Palcies e di Mali That furono teatro di lotte epiche nelle quali .fanti ed artiglieri della cc Ferrara Ji e alpini del « Bolzano ,, combatterono in modo superbo. Più accanita ancora fu la lotta sul Kurvelesh dove la difesa era affidata alla « Modena » . Il nemico superò in qualche punto l'eroica resistenza della Divisione, alla ·q uale non era possibile inviare se non sporadici rinforzi; soltanto verso Natale potè essere ,avviato sulla fronte del XXV Corpo il 18° Fanteria << Acqui n che rinforzò lo schieramento della «Modena i> e valse ad evitare ulteriori progressi del nemico. Sulla direzione operativa del litorale le cose non erano andate molto diversamente. Il nemico aveva attaccato anche qui il 12 dicembre cori violenza particolarmente accentuata sulla testata di Valle Shushiça. La divisione «Siena )> per quanto rinforzata da un battaglione di grinatieri e da alcuni di CC. NN., pur combattendo valorosamente, non potè vietare che il nemi:co progredisse profondamente lungo la rotabile costiera così da minacciare di aggiramento i difensori della testata di Valle Shushiça e la destra del X XV C.A.. Il battaglione alpino « Bolzano ,, (sul Mali That) e il CLIII battaglione CC. NN. (sul Gniesticos), salvarono la situazione .sacrificandosi quasi compl~tamente sul posto. 324 -


IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

Sul finire di dicembre la situazione dell'Armata era tutt'altro che sicura : ambedue le ali sotto la pressione nemica aveva.no -dovuto cedere profondamente. Più grave la situazione a destra ove della cc Sien.a » non restavano che pochi elementi disordinati. Ma nel frattempo gli arrivi dall'Italia si erano intensificati e procedevano con maggiore organicità. Erano in quel periodo segnalate in arrivo dall'Italia, per l'IP Armata, le divisioni Acqui, Cuneo, Brennero, Legnano, Lupi di Toscana, più il 1'' Reggimento Alpini ed elementi della Divisione motorizzata Trieste. Previsto anche l'arrivo di una certa quantità di artiglieria pesante. Si provvedeva così a una riorganizzazione dell'Armata in base a razionali criteri : - Nel settore del litorale, ove era urgente fermare il nemico sulla via di Valona, si costituiva - 20 dic. 40 - un nuovo Corpo d'Armata (C.A. speciale - Gen. Messe) con due divisioni in prima schiera, di cui una formata in parte di alpini per la zona montana di collegamento col XXV, ed una terza in seconda schiera. - Si rinforzava al centro il XXV Corpo con una divisione, per meglio garantire la difesa di Tepeleni. . - Si costituiva nella zona di Berat il IV Corpo d'A. (Gen-. Mercalli) che assumeva direttamente la difesa di Valle Osum e del Tomori. 10. - Puntata nemica verso Berat. Perdita di K lisura. -

Ai primi di gennaio la situazione diventava ancor pi:ù grave sulla sinistra. Teneva solidamente la « Pusteria » fra il Tomori e i Mali, ma l'VIII" Corpo vedeva le proprie divisioni « J ulia 1, e « Bari » ridursi a mal partito : esse non erano più in grado di garantire lo sbarramento della valle Vojusa-Desnices e manoonere il possesso delle alture laterali. La « Julia », valorosissima, pur combattendo sempre, aveva dovuto arretrare fino a Topoiani. Klisura era perduta 1'8 gennaio dalla « Bari» stremata anch'essa di forze. L'VIII Corpo potè correre alla parata, e 1 mentre i resti eroici della « Julia » e della « Bari » contendevano il terreno palmo a palmo, lanciava al contrattacco la -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

u Lupi di Toscana » - sia pure incompleta - con i soli reggimenti di fanteria - chè le artiglierie e la Legione CC. NN. erano ancora parte in viaggio per mare e parte in marcia dai porti di sbarco. Lotta epica, disperata. La « Lupi di Toscana » salì la notte del 9 sul 10 gennaio sul Mali Topojanit con una marcia faticosissima nel fango e sotto la pioggia. Sostenuta dalle poche . artiglierie alpin e della « Julia ». e da qualche gruppo della <1 Bari >>, attaccò i greci e li respinse. Poi, sotto uragani di fuoco di medio calibro dei greci, resistette ad onta di gravissime perdite, per sette giorni; quindi, premuta, sopraffatta da riserve nemiche rinnovantesi sempre più numerose e fresche di forze, con gli eroici resti della « Julia » e della •< Bari » fu costretta a ripiegare. Ma il suo sacrificio ci aveva dato una settimana di tempo. L'VIII Corpo poteva con la << Pinerolo » - testè giunta quasi al completo - sbarrare la Val Desnices, e il IV Corpo con la « Cacciatori deìle Alpi >> rinforzare la linea dei Mali. .

Sulla fronte del Corpo d'A. Speciale - litorale - la situazione si consolidava. Il nemico, fermato dalla divisione speciale Alpina , dalla « Acqui >> e dalla (( Cuneo ii era anche controbattuto vigorosamente dalla nostra artiglieria, di cui alcuni buoni gruppi di medio calibro potevano finalmente agire contro le artiglierie nemiche che, per troppe settimane, avevano potuto liberamente infliggerci perdite da posizioni per noi irraggiungibili. E da questo momento si può dire che su questa parte importantissima del fronte, il nemico è veramente fermato. La difesa di Valona era assicurata, come era gàrantito l'appoggio alla destra del XXV Corpo. ControUensiva italiana verso Klisura. - Ma dall'altra parte (VIII Corpo) il nemico preme fortissimamente: è necessario qui, non solo contenere il nemico, ma guadagnare alle grandi unità (VIII e IV Corpo) dell'ala sinistra dell'Armata il tempo necessario per completare ed ordinare lo schieramento sulle nuove posizioni. Si imponeva una nostra azione controffensiva: la direzio-

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IL RIP I EGAMENTO ED IL P ASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

ne più conveniente di essa, non poteva essere che quella a cavallo del canale Tepeleni-Klisura, che cadeva a tergo delle colonne nemiche operanti lungo la Desnices ed i Mali e ne minaccìava seriamente la linea di rifornimento. GOllCO

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. Fig. 33. - Il Gòlico visto dal castello di TepelenL

Il 21 gennaio 1941 l'operazione ebbe inizio: era affidata al XXV Corpo che allo scopo disponeva della Legnano >>, di un Raggruppamento CC. NN. , dei battaglioni alpini « Val Cismon >> e « Cervino», e di due battaglioni carri armati misti. Concorrevano le truppe già schierate fra il Brezhanit e il Trebescines a sbarramento del canale di Tepeleni e il 26° Raggruppamento· di artiglieria di C.A. · I combattimenti durarono quasi ininterrotti fino al 31 gennaio. La « Legnano », gli alpini del « Monte Cervino >ì, del « Val Cismon », del Gruppo Pizzi », la Legione CC. NN : si (<

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

batterono con valore disperato. Realizzarono in principio dei successi, riuscendo dal Trebescines a raggiungere la val Desnices, ma dal 29 in poi le forze nemiche, continuamente rinforzate da elementi freschi, cresciute al t riplo delle nostre, ebbero ragione del loro valore. Anche qui però un grande risultato era stato ottenuto: il nemico aveva dovuto interrompere l'azione offensiva per le pericolose valli Desnices ed Osum e lungo la linea dei Mali. Da questo momento cesserà di puntare direttamente su Berat.

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Fig. 34. - La quota 731.

11. - 2" Battaglia per Tepeleni . - La controffensiva su Klisura fece comprendere ai greci che una eventuale nuova operazione italiana condotta con forze più rilevanti impiegate a blocco unitario con maggiori mezzi di artiglieria. e con un'efficace .intervento di aviazione, avrebbe potuto far perdere lor~ tutti · i guadagni territoriali fino allora conseguiti e compro328


IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSIVA

mettere irremediabilmente il Il'' Corpo che comprendeva la parte maggiore e più scelta delle loro forze. Necessità quindi di sospendere l'attacco fra Osum e Vojusa e di eliminare anzitutto il cuneo av~nzato costituito dal nostro XXV Corpo, operazione che avrebbe permesso ai greci di tentare contemporaneamente la conquista di Tepeleni per. aggiramento. Un attacco infatti sul Trepescines e lungo le Arze poteva impossessarsi dello Scindeli e aprirsi la strada della valle Luftnje che sboccava ·nella Vojusa a nord di Tepeleni e perciò a tergo della sua difesa.

Fig. 35. - Il Gòlico

Ad attuare questo proposito i greci destinarono il II e il I Corpo :i;:iuniti in una « sezione di Armata » detta_ di Epiro, e rinforzati con tre divisioni. 2" b!:l,ttaglia di Tepeleni, che fu sostenuta quasi esclu~ sivamente dal XXV Corpo, si accese il 9 febbraio e fu combattuta con estrema energia da ambo le parti quasi sino alla metà di marzo. Lo Scindeli rappresentava il nodo della difesa e l'o~iettivo principale dell'attacco; il suo possesso dava il do-

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

minio della Vojusa a valle di Tepeleni. Ma la lotta si estese anche al Golico ove la Divisione « Ferrara J>, attaccata dal I Corpo greco, difese le posizioni con valore indomito, fra neve e tormenta e difficoltà logistiche provocate dalla piena della Vojusa che, travolti i ponti, pose in grave crisi i rifornimenti. Sul .Trebescines, e poi. su tutta. la difesa orientale di Tepeleni, dalla regione delle Arze alla valle Zagorias, lo sforzo del II Corpo greco fu contenuto dalle divisioni « Legnano >) e « Sforzesca », d~l gruppo alpini « Signorini» (battaglioni <e Cervino », cc Val Cismon )>, « Bolzano i>) e dal Raggruppamento CC. NN. ·

Nel complesso lo schieramento del fianco sinistro del XXV Corpo rimase saldo. Fu agevolato nella difesa dall'VIII Corpo le cui artiglierie battevano di infilata, senza tregua, gli attaccanti· sulle Arze, mentre lé fanterie della « Pinerolo)> eseguivano vigorose puntate controffensive che costringevano il nemico a guardare .seriamente il suo fianco destro. Preoccupante era· invece la situazione della cc Ferrara » sul Golico ove il nemiéo, a prezzo di molto sangue, aveva raggiunta la vetta. Ma qui lo fermava l'intervento della e< Julia » (contrattacco del battaglione « Tolmezzo ») che, da poco. ricostituita, fu dovuta inviare nuovamente in linea. I greci avevano combattuto con disperato valore. La tenacia ed il valore italiano aveva frustrato però il loro immane sacrificio di sangue. L"a battaglia di Tepeleni termina a fine febbraio con un bilancio nettamente favorevole a noi. Il nostro successo fu dovuto all'accanita resistenza delle truppe in linea del XXV Corpo, al saggio impiego delle artiglierie di questo Corpo e dell'VIII che ostacolarono seriamente ogni movimento nella zona delle Arze e quindi lo sviluppo dell'attacco,. alla cooperazione

dell'VIII e del IV Corpo·i quali, durante tutta la battaglia, con frequenti puntate, tennero il nemico strettamente avvinto e sotto la minaccia di un'azione controffensiva sul suo fianco destro. 12. - Le operazioni invernali sul fronte della. 9' Armata.

Sebbene il nemico avesse dalla metà di dicembre in poi -

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA D IFENSIVA

Osservatorio Kalase

q. 985

Q. Pllaces

Starova

.. ~----~

Pogradecì

Fig. 36.

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q . 762


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA 01 GRECIA

rivolto il suo maggiore sforzo contro lo schieramento dell'll" A., tuttavia i suoi attacchi - per quanto con obiett.ivi limitati - continuarono sul fronte della 9' . In particolare tali attacchi si rivolsero (fine di dicembre) contro la testata dello Skumbini che fu detta, per l'eroica, incrollabile resistenza dei nostri, il Monte Grappa dell'Albania. Vi si distinsero le truppe della Div. Venezia e con esse in modo particolare il III Gruppo da 75/ 13 del 19' Art. schierato in posizione avanzata e battuto da intenso fuoco nemico di artiglieria e di armi automatiche. I gravi disagi derivanti dalla neve e dal freddo intensi, furono sopportati con alto spirito di sacrificio da tutta la << Venezia " (come altrove da tutte le truppe della ga A.). Le notevoli difficoltà del rifornimento di viveri e di munizioni, svolto su per mulattiere rese quasi impraticabili dalla neve e dal fango, furono superate per l'abnegazione del personale accuratamente scelto per tale servizio. Gli attacchi nemici ripresero - e furono sempre respinti - il 4 gennaio e il 13 febbraio contro il Kosika e il Guri Topit: i due pilastri difensivi della zona , con costante ,obiettivo lo Skumbini. La difesa del Kosika (4-5 gennaio) fu svolta da truppe del1'« Arezzo » e vi concorse con i gruppi dell'Arezzo (I - II e III/ 53° che ebbero rilevanti perdite) il I/ 48° art. Taro. Il nemico attaccò il Kosika con reparti sciatori sostenuti da violentissimo fuoco rivolto in modo particolare contro le nostre batterie. Il 12 febbraio il nemico preparava un grosso attacco contro ~l Guri Topit. Vengono schierate nella zona, vincendo difficoltà indescrivibili per l'altezza della neve in qualche punto superiore a 3 m., per la rigidezza della temperatura, e per l'assoluta mancanza di ricoveri, le batterie della « Taro » che con il loro fuoco non solo impediscono lo sviluppo dell'azione nemica ma consentono ai nostri l'occupazione di q. 1876 considerata la chiave delle posizioni del settore. Il 16 febbraio 1941, il Gen. Alessandro Pirzio Biroli sostituiva il Gen . Vercellino nel comando della 9a A. L'A. era sempre schierata sulle posizioni situate ad occi-

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IL RIPIEGAMENTO ED IL PASSAGGIO ALLA DIFENSI VA

dente della Piana di Pogradec con il lago di Okrida a nord, e il massiccio del Tomori a 'sud. For~e a disposizione da nord a sud: - III C.A. con le Div. Venezia, Arézzo, Taro, Piemonte e Forlì; - XXVI C.A. con le Div. Tridentina, Cuneense e Parma. Le condizioni atmosferiche che fin dal nov. erano. state avverse non accenna vano a cambiare: . freddo intenso, pioggie ininterrotte che rompevano ancora spesso le passerelle sul Devoli e sul Tomorezza, frane che interrompevano strade e mulattiere compresa l'arteria di grande comunicazione di fondo valle Skumbini fra Elbassan e Librazhd . Ai lavori difensivi dei reparti in linea i Greci opposero robusti reticolati sul Gur i Topit, sul Brehenikut e sul Kosika; attacchi e contrattacchi fecero passare alcune quote alternativamente dalle mani dell'uno alle mani dell'altro. Nell'attesa dell'urto decisivo l 'A. tenne impegnato il nemico con azioni locali impedendogli di effettuare spostamenti di fÒ-rze da un settore all'altro. A tal fine vennero eseguite azioni per scardinare le posizioni greche del Breshenikut e del Kosica e per la riconquista della linea del Fush' e Qerit - Gur i Topit. Ma l'A. svolse anche azioni a carattere offensivo. Anzi si può dire che la prima azione offensiva di tutto il fronte ita- · liano in Albania sia stata quella intrapresa il 24 gennaio con le Div. (( Parma >) e cc Cuneense >> e reparti G.F. (XXVI C.A.) allo scopo di rettificare e consolidare la nostra linea, nella cerniera fra la 9°' e 1'11 • Armata. Obiettivi: Bregu Saliut e costone di Dobrei. Le artiglierie a tal fine impiegate erano: Comando Artiglieria (quello della Parma) a q. 452 di Karpica; I / 49' da 100/ 17 a Kotka ; III/ 49° da 75/ 13 a Terovo. (2a btr. a Komasi); . Gruppo art. Alpina cc Val Chisone )) a Lemnusha-Kotka. L'azione viene iniziata senza preparazione preventiva di artiglieria. Il costone di Dobrei viene conquistato di slancio nella stes-

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

sa giornata (24 gennaio) da reparti di Guardia di F inanza sostenuti dal fuoco delle artiglierie ch e 'danno un valido appoggio specie nell'infrangere i tentativi di contrattacco da parte del nemico. Sul Bregu Saliut l'azione è resa difficile dal terreno impervio, cespuglioso e coperto di neve che impedisce il rapido movimento delle fanterie. Il combattimento vivacissimo si protrae per cinque giorni, durante i quali le artiglierie, costantemente e violentemente cont robattute da mortai e cannoni n emici , danno validissimo appoggio e protezione alle valorose fanterie. Nel settore di Komasi il nemico riesce a mettere piede sulla q. 916 del Bregu Saliut ma le nostre truppe contrat taccano vigmosamente e riprendono la quota. Per dichiarazione degli stessi prigionieri l'artiglieria ha dominato la battaglia aprendo grandi varchi fra gli attaccanti e infliggendo loro grandis. sime perdite. Altri contrattacchi nemici seguono sul fronte della « Cuneense » ma sono ributtati dai nostri valorosissimi alpinj e dall'implacabile e ben manovrato fuoco di tutte le artiglierie. In complesso si è giunti, sul fronte della 9&Armata, a dominare il · nemico. I nostri eroici soldati (tutti: fanti, alpini, guardia di finanza, artiglieri) malgrado il tormento di un clima assolutamente avverso, e le difficoltà indescrivibili del terreno montano che complica estremamente il problema dei rifornimenti (tutto trasportato a spalla d'uomo : spesso anche le artiglierie), si battono meravigliosamente e dimostrano uno spirito combattivo degno delle nostre migliori tradizioni.

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L'OFFENSIVA ITAL IANA DI PRIMAVERA

e L'OFFENSIVA "ITALIANA DI PRIMAVERA

13. - Preparazione dell'off.ensiva italiana di primavera. - 14. - L'ultima offensiva greca. - 15. - La nostra offensiva del mano (VIII e IV C.A. ) . - 16. - Gli eventi in Jugoslavia e la ripresa offensiva italiana. 17. - Le operaz_ionj decisive: 9a Armata. - 18. - Le operazioni decisive: 11" Armata.

13. - Preparazione dell'offensiva italiana di primavera.

Gli scopi che le Armate si erano prefissi nel novembre 1940 con il ripiegamenJ;o dalla linea di confine erano stati raggiunti: lo schieramento assunto aveva permesso efficace e lunga difesa ed aveva dato tempo e modo di ricevere nuove forze e mezzi dall'Italia e di preparare la ripresa offensiva · La situazione era ormai radicalmente mutata. La proporzione delle fanterie schierate rispetto a quelle del nemico - in linea - era a fine febbraio - u a A. - di 2,2 contro 3,6 (greci) . Riserve erano costituite. Lo schieramento dell'artiglieria, all'inizio limitato alle batterie divisionali e ad una pic~ola aliquota di artiglieria di C. d'A., cominciò, con l'inoltrarsi del febbraio, ad essere potenziato in misura sensibile. Batterie di cannoni da 149 e da 152 arrivarono dall'Italia e qualcuna fece sentire già la sua voce nell~ battaglia di Tepeleni. In più si poteva ragionevolmente sperare su · un appoggio in grande stile dell'aeronautica, appoggio che per la verità fino allora (febbraio 1941) i combattenti in Grecia non avevano avuto che in misura assai scarsa. A questi elementi che ora giocavano a nostro favore, si aggiungano i frutti di un vasto, solerte riordinamento e sviluppo del nostrn apparato logistico. Si poteva dunque pensare seriamente ad una ripresa offensiva: l'ordine di bas·e fu emanato il 24 febbraio mentre ancora ardeva la battaglia per Tepeleni. Lo scopo era sostanzia!-

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mente quello di recidere la linea di rifornimento delle forze nemicho operanti nella zona del Trebescines-Scindeli per togliere il XXV Corpo dall'assillante e pericolosa pressione cui era soggetto. L'esito della battagha avrebbe consigliato se conveniva procedere senz'altro innanzi o se invece era più conveniente fare un'ulteriore sosta per migliorare la preparazione non ancora perfettamente a punto. L'inizio delle operazioni offensive fu dovuto protrarre al marzo. Soltanto dal 4 marzo sarebbero cominciate ad arrivare le artiglierie di medio calibro da assegnare all'VIII Corpo, cui incombeva il compito principale, ed era indispensabile qualche giorno per metterle in posizione e consentire ai comandi di orientarsi sulla situazione e sul terreno. Intanto si aveva notizia che il nemico stava per lanciare una nuova offensiva contro Tepeleni e se non era possibile prevenirlo, era pur necessario attaccarlo violentemente ed al più presto per evitare che, lasciandogli mano libera, riuscisse a scardinare qualche altro elemento della difesa. Allo scarso numero di artiglierie di medio calibro avrebbe supplito l'intervento massiccio dell'aviazione da bombardamento di alta quota e in picchiata, intervento che il Capo del Governo e comandante supremo garantiva come sicuro. 14. - L'ultima offensiva greca. - Mentre fervevano i preparativi per la battaglia che dovevamo ingaggiare il 9 marzo, i greci sferraròno l'ultima offensiva contro 1•11 • Armata. L'aiuto inglese alla Grecia si era intensificato. L'Inghilterra, data la situazione che si stava creando nei Balcani, con il concentramento di forze germaniche . verso la Jugoslavia e in Bulgaria, interveniva ormai direttamente e sue divisioni e brigate, di fanteria e corazzate, sbarcavano e venivano avviate subito in Tessaglia e in Macedonia, permettendo così al comando greco di non distogliere grandi unità nè reparti minori dal · fronte albanese per rinforzare lo schieramento sul confine bulgaro. Anzi , oltre a nuove artiglierie a lunga gittata e a ulteriori rinforzi all'aviazione da bombardamento, i greci avevano potuto schierare, tra la Vojusa e il Dhrino, anche una nuova Divisione, la 6·, fino allora tenuta nella regione di Korça. -

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L'OFFENSIVA ITALIANA DI PRl11AVERA

Il nuovo attacco fu limitato al tratto di fronte compreso tra lo Scindelì ed il Golico, a cavallo della stretta di Dragoti sulla media Vojusa, direzione per noi estremamente pericolosa perchè puntava direttamente su Tepeleni che ormai distava pochissimo dalla linea di combattimento. Ma doveva superare i baluardi del GoHco e del Beshishti (estremità meridionale dello Scindeli) ancora in nostra mano e difesi dalla Divisione « Julia » . Il XXV Corpo fu ancora al centro della battaglia che si iniziò il 7 marzo. I greci, con la 5a divisione (Creta) e la 17" testè inserita in linea, attaccarono a masse di battaglioni sostenute da potente fuoco di artiglieria e da azioni a-eree più consistenti del consueto. Il 48" Fanteria della «Ferrara)), gli alpini della vecchia e valorosa cc Julia », le camicie nere del raggruppamento « Galbiati », i fanti della e, Sforzesca » superarono sè stessi con prodigi di valore e con sacrifici di sangue ben maggiori di quelli compiuti e sopportati nella precedente ed ancora recente battaglia di Tepeleni. Per due giorni, il 7 e 1'8 marzo, si combattè da una parte e dall'altra con valore che non ha riscontri. L'attacco greco si infranse dopo perdite incredibili. Anche le nostre perdite furono gravissime: le divisioni « Julia », cc Sforzesca » e cc Ferrara ,, ebbero circa. 450 ufficiali ed 8.000 uomini di truppa fuori combattimento. 15. - La nostra offensiva. - Il giorno 8 - quando l'attacco gr,eco era più accanito che mai - furono dati gli ordini per iniziare il giorno dopo, la nostra offensiva. Essa, per quanto pregiudicata dall'attacco greco che ne aveva assorbite e consumate forze rilevanti, pure si rendeva necessaria e urgente per spezzare una buona volta l'impeto greco. L'operazione era ormai sostanzialmente affidata ai Corpi d'A. IV ed VIII: nel complesso sei divisioni di fanteria con un totale di 300 pezzi di artiglieria campale, 87 cannoni ed obici di medio calibro, e 18 bombarde da 240. Il XXV Corpo, forte a sua volta di sei divisioni di fanteria con 21 2 pezzi di artiglieria campale e 50 di medio calibro, era ancora -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECI A

impegnato nella battaglia iniziatasi il giorno 7 ed il suo concorso, che poteva essere decisivo, si delineava per necessità assai limitato. La preparazione di artiglieria fu breve ma intensa. Solo sul fronte dell'VIII C.A. gli obiettivi !.n fase di preparazione ricevet-

Fig. 37. - Il Capo del Governo Italiano e il Gen. Cavallero all'os,ervatorio del Ooma.rit .

• tero 43.246 colpi. Il Capo del Governo seguiva l'azione dall'osservatorio dell'VIII C.A. sul Monte Comarit. Egli ebbe occasione di elogiare l'artiglieria, telefonando al Col Lama (1): « Elogio gli artiglieri per il grande impulso che dànno alla Fanteria ... ». Dal 9 al 14 marzo le artiglierie dell'VIII C.A. lanciarono sulle posizioni nemiche 184.000 colpi. Battaglia gigantesca: il nemico non solo difendeva fiera-mente e accanitamente le sue posizioni richiamandovi tutte le

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comandante l'art. dell' VIII C.A.

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L 'OFFENSIVA ITALIANA DI PRIMAVERA

estreme sue forze, ma contrattaccava ancora puntando con volontà disperata sempre su Tepeleni. Ma i nostri erano per lo meno di pari cuore e non cedettero nemmeno un pollice di terreno. La nostra offensiva per la scarsità di artiglierie di medio calibro e a lunga gittata e per l'insufficiente concorso dell'aviazione, rischiava però di risolversi in una lunga battaglia di logoramento. Un risultato era stato raggiunto: quello di fiaccare le forze nemicr..e e di costringerle a mettere fine all'offensiva su Tepeleni. P.er altro anche le nostre perdite erano molto dure (2275 morti, 2307 feriti, 1750 dispersi). Occorreva rivedere i n ostri' intendimenti operativi ed adeguare mezzi, forze e piano di battaglia alla situazione reale. Di questa battaglia che abbiamo detta gigantesca non per riferimento al numero dei combattenti da una parte e dall'altra, quanto per l'asprezza della lotta e per il tono - spinto al più alto diapason - cui si sollevò il valore dei combattenti, non abbiamo tracciato che l'inquadratura più ampia. I particolari sono degni di epopea : i sacrifici compiuti dai combattenti meritevoli t utti di essere elencati ed esaltati e consacrati al ricordo immortale. Ci rinunciamo per necessità, ma ben vorremmo darne te-· stimonianza storica per quanto riguarda gli italiani che confermarono e superarono, se mai, la capacità di eroismo che avevano 25 anni prima dimostrata sul Carso La sera del 14 marzo fu decisa ìa sospensione dell'offensiva col proposito di riprenderla dopo una nuova organizzazione che consentisse scopi di vasta e decisiva portata. Era ferma opinione - che corrispondeva alla realtà - che i greci, sperando molto nell'aiuto inglese, non avrebbero ceduto neppure di fronte alla minaccia tedesca che già si profilava dalla Bulgaria Tanto meno avrebbero distolto forze dalla nostra fronte. Anzi, mentre noi attendevamo alla nuova preparazione, essi lavoravano alacremente alla sistemazione difensiva delle loro linee. Era però ormai da escludere una nuova ripresa off.ensiva greca. Poichè appariva più che mai necessario - per ragioni politiche - debellare i greci con le sole forze italiane, e prima che fossero entrati in azione i tedeschi, la nostra seconda offensiva no!! poteva essere protratta soverchiamente nel tempo. Dall'Ita-

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L'ARTIGLIERIA N ELLA CAMPAGNA DI GRECIA

lia non potevano attendersi altri arrivi dopo le divisioni « Casale » e <<Firenze >> , già in Albania od in viaggio, e dopo le artiglierie preannunciate. Scartata la possibilità - non vi era il tempo disponibile per un nuovo schieramento delle artiglierie - di cambiare radicalmente il nostro piano di operazioni, scopo e direttrice della nuova offensiva restava quello di Klisura. 16. - Gli eventi in Jugoslavia e la ripr.esa offensiva italiana. -

Gli eventi in Jugoslavia ebbero però, verso la fine di marzo, importante ripercussione. Poichè il governo jugoslavo aderiva in un primo momento al Tripartito, il confine verso la jugoslavia poteva considerarsi del tutto tranquillo e tutte le nostre forze potevano operare contro la Grecia. Senonèhè, il 27 marzo, il colpo di stato verificatosi in Jugoslavia, schierava questo stato fra i nostri nemici: urgeva provvedere con le forze stesse dislocate in Albania a rendere sicuro il nuovo fronte. Con grande rapidità il Comando italiano corse alla parata, compiendo una ordinatissima e brillante manovra per linee interne. Quattro divisioni, alcune legioni CC.NN. e numerosi gruppi di artiglierie di medio calibro furono tolti dall'lla A. Con essi e con altre unità della riserva fu raccolta una massa di manovra nello Scutarino, mentre la 9• A. provvedeva, prolungando la sua ala sìnistra, a guardarsi dalle provenienze del Dibrano. In particolare, il Generale Cavallero fin dal 27 marzo faceva ripristinare le misure di vigilanza alla frontiera jugoslava. Primo e fondamentale compito la protezione del fianco· e del tergo della 9" Armata. Tutto il dispositivo doveva tendere al sicuro controllo delle più importanti linee di comunicazione. Tali linee erano costituite dalla direttrice del Dibrano minacciante direttam,ente Tirana e Durazzo e da quella dello Scut arino. Tra queste il corso del Drhino si interpone come naturale difesa. Il Generale Cavallero (1) decideva altresì di_tenere anche Scutari portando la nostra difesa a nord della linea del basso (1) Vedi Diario Cavallero pag. 76 e segg.

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L'OFFENS I VA ITAL IANA DI PRIM AVERA

Drhino, a nzichè a sud, per sbarrare il passo al nemico sulle pcsizioni di Hotit, direttamente al confine. Il fianco della 9• Armata veniva protetto avviando in quel settore la Divisione « Firenze » appena sbarcata ed il btg. alpini « Intra ». Sulla direttrice del Dibrano venivano attestate la Div. Alp. « Cuneense » ed i regg. di cav. « Milano» ed « Aosta >>. Alla Divisione << Puglie » rinforzata da alcuni btg. di Carabinieri e di Guardia di finanza ed al gruppo « Diamanti >> veniva affidata la funzione di sbarramento delle provenienze del Drhino. Nel settore Scutarino veniva concentrata la Div. « Centauro ». La direzione della dif~sa veniva assunta dal gen. :Vecchi Giovanni comandante del XIV C.d'A. In conseguenza veniva effettuata nella parte settentrionale dell'Albania una nuova ripartizione in settori che risultava la seguente: - a nord il XVII C.d' A. (gen. Pafundi) sulle direttrici Scutari e Kossovo; - al centro il XIV C.d'A. (gen. Vecchi) sulle direttrici Piscopeja e Dibrano-Tirana; - a sud il C.A. Nasci (di formazione) sulle direttrici Dibra-Librashd-Ciafatana. Quest'ultimo alle dipendenze della 9" Armata (Gen. Pirzio Biroli). Conseguenza di questa riorganizzazione e di queste predisposizioni era: - la Divisione « Centauro » che già si era portata nella zona dell'VIII Corpo d'Armata (11" Armata) riceveva ordine di scendere e veniva avviata al fronte nord; - un gruppo da 149/ 35 dell'VIII C.d'A. in spostamento verso il IV C.d'A. era fermato; - il CX gr. da 149/ 13 appena sbarcato a Durazzo per il IV C.d'A. era fermato a Berat; indi avviato al fronte nord; - la Div. << Firenze » venuta dall'Italia con il 41° Regg. Art. per l'offensiva in preparazione da parte dell'll" Armata, veniva invece inviata al fronte nord ove era entrato in funzione il comando del XI V C.d'A. (come abbiamo visto); - le div. « P uglie » e «Cuneense », il CXIII gr. 149/ 13, 341 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

il XIII gr. 105/ 28, il comando del 21" Artiglieria ,e Trieste » con i due gr. motorizzati da 75/ 27 erano avviati tutti alla g• Armata;

- anche la Div. « Messina ,i annunciata in arrivo dall'Italia veniva destinata alla frontiera jugoslava; - due gr. da 105/ 28 venivano ritirati dal Logora e dal Litorale e avviati a Scutari; - infine la Div. << Pinerolo » veniva ritirata in tutta fretta dall'll" Armata e avviata alla 9' che doveva avanzare nel Korciano sulla destra dei tedeschi i quali il 6 aprile avevano iniziato la loro 1 apida marcia offensiva. Il 12 aprile ogni ser ia minaccia sulla frontiera albana-jugoslava era svanita. Le divisioni jugoslave raccolte in Montenegro avevano tentato ai primi del mese di irrompere nello Scutarino, ma la speranza di trovare il confine sguarnito era stata delusa. Le truppe raccoltevi, appoggiate alla sistemazione difensiva compiutavi nell'inverno-primavera del 1940, avevano fatto buona difesa ed erano passate subito alla controffensiva. L'eserdto jugoslavo, a seguito della rapidissima irruzione nel paese delle forze germaniche da una parte e di quelle della 2& Armata italiana dall'altra, aveva ceduto quasi senza opporre resistenza. Le ostilità erano durate, in campo, pochi giorni. Contemporaneamente si verificava la penetrazione germanica in Tracia ed in Macedonia. In pochi giorni l 'azione tedesca, dopo essersi facilmente liberata dalla resistenza anglogreca, giunse all'occupazione della Tracia e della Macedonia, mentre verso occidente puntò su Florina; le forze greche schierate di fronte alla 9' Armata furono seriamente minacciate sul fianco e sul tergo. Non cambiava però il contegno dei greci di fronte a noi. Fino all'ultima ora, quando le forze in campo contro di essi erano di una superiorità schiacciante, e quando l'aiuto dell'alleato inglese, per il quale si erano sacrificati, appariva chiaramente del tutto impari alla gravità del momento, i greci davano la sensazione di voler cadere in piedi, ·con l'arme in mano, di fronte al nemico che avevano saputo contenere per sì lungo tempo. 342 -


L' OFFENSIVA ITALIANA DI PRIMAVERA

Consci di tale comportamento ci attendevamo ancora una dura battaglia per ricacciare i greci dalle loro posizioni.

17. - Le operazioni decisive. 9' Armata.

Alla 9• Armata, direttamente confinante con lo stato jugoslavo all'estrema sinistra del fronte greco verso nord, era stato affidato nei drammatici giorni di fine marzo il compito di difendere il confine dal lago di Ochrida al Dibrano per sventare ogni pericolo di minaccia sul tergo di tutto il nostro schieramento. I provvedimenti e l'azione dell'Armata furono tempestivi ed immediati: -- furono anzitutto organizzate a difesa tutte le posizioni sia sul fronte jugoslavo che sul fronte greco, specie quelle dinanzi a Struga, con campi minati, sbarramenti anticarro ed opere accessorie; - furono sbarrati gli accessi dal Dibrano alla Valle Skumbini e da Struga a Q. Fhane, preved.e ndosi un'azione jugoslava con una div. motorizz. ed elementi corazzati; - fu costituito un nuovo C.A. « N >> (poi << Settore Librashd ») al Comando del Gen. Nasci con le Div. « Arezzo » e <( Firenze » (meno il 135° f.) con alcune unità del XXVI C.A., col Regg. di formazione « Brusotti » (2 btg. R.G.F. e btg. alp. Intra), con 1'8° Regg. Art. di e.A. cui furono aggiunti i gruppi: CX da 149/ 13 - CXIII da 149/ 13 - XIII da 105/ 28, che furono schierati nella conca di Perrenjes e il XIII con 3 btr. da 149/ 35. Una btr. fu assegnata al XXVI C.A. , le altre al III C.A.: per il XXVI C.A. a Gramshi, per il III e.A., rotabile Skumbini. Nei pressi del confine jugoslavo fu preparata la difesa anticarro a Karakoll: 3 btr. da 65/ 17 e 4 pl. da 47 / 32 della Divisione ,, Arezzo 11. Inoltre si ebbero a disposizione il III e il V Gr. del 1° Regg. Art. Armata (cias-c uno su 3 btr. da 149/ 35) della lP Armata. 343 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Iniziatesi le operazioni contro la Jugoslavia, il settore Librazhd viene sciolto e si formano una colonna agli ordini del gen . Nasci (art. della « Firenze ,, ) e una colonna agli ordini del gé;n. Ferrone (art. da 105 e da 100) : Nasci verso Dibra, Ferrone verso Struga. Inoltre si forma una colonna (De Stefanis) - Div. « Pinerolo » - con una btr. da 105/ 28 (del XIII Gr.) e un gruppo da 75/ 13 su 2 btr. del 53° << Arezzo ». Il III C.A. intanto doveva svolgere azione contro i greci per K,orça. Fronteggiata così la minaccia del nemico e stroncati tutti i reiterati attacchi dei greci (Gur 'i Topit - M. Kalase) che cercavano di congiungersi con le truppe jugoslave a Q. Thane (sulla sponda occidentale del lago di Ochrida), l'A. passò decisamente all'offensiva sia contro le forze jugoslave che contro le forze greche. Contro le forze jugoslave agirono (9-11 aprile): - su Dibra, a tenaglia, per un paese impervio, reso impraticabile dalla tormenta, le Divisioni: alpina cc Cuneense», da nord; di fanteria « Firenze ,1 e rgt. cav. « Milano ,1, da sud; - su Struga e Ochrida la Div. ftr. « Arezzo», il 4° rgt. bers. •e la 80" Legione CC.NN. Ochrida e a Dibra il giorno 12 aprile i nostri reparti avanzati si riunirono ai reparti corazzati germanici che attraverso lo sfacelo delle retrovie serbe avevano potuto giungere sul tergo dello schieramento greco. Il 15 aprile cessavano i combattimenti anche davanti a Scutari: gli jugoslavi chiedevano l'armistizio. Contro le forze greche agfrono (13-22 aprile): - il III C.A. (Div. « Venezia,, << Forlì » e « Taro>,) per l'asse dello Skumbini e il XXVI C.A. (div. Alp. « T ridentina ») per il solco del Devoli, puntando sulla conca di Korcia; il 14 aprile la Div. « Venezia » occupava Korcia; - una colonna autocarrata (Div. « Pinerolo ») l)er la sponda orientale del lago di Ochrida; col compito di aggirare A

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L'OFFENSIVA ITALIANA DI PRIMAVERA

l'estrema ala destra dell'esercito greco e congiungersi alle truppe tedesche risalenti a Florina. Il nemico con tenacissima difesa di retroguardia e con innumerevoli interruzioni tentò, non senza parziali successi, di ostacolare il nostro· movimento, ma senza in definitiva riuscire nell'intento. Alle 6.20 del 23 aprile una nostra colonna celere esattamente informata dalla nostra aviazione e sostenuta dalla Divisione alpina e< Tridentina 11, si incontrava con le avanguardie tedesche risalenti da sud a P. Perati dove poco dopo giunse anche la « Bari » (11" Armata). Nella stessa mattinata la Divisione << Pusteria >> per Q. Badres, V. Sarandoporos e Petclari, scavaìcava la colonna della Div. « Venezia u del III C.A. che per prima col btg. alpini. e< Intra » aveva sconfinato, e raggiungeva Konitza. Alle ore 18 cessavano le ostilità. 18: - be forze dell'11 .. Armata erano state, come si è visto, notevolmente ridotte. La riduzione complessiva tra il 27 marzo ed il 6 aprile era stata di quattro divisioni, tre legioni di CC.NN. quattro gFUppi di artiglieria di medio calibro. In totale 36 battaglioni, 36 batterie campali, 12 batterie di medio calibro. Anche per mancanza di tempo, non si poteva più pensare a modificare lo schieramento e a compiere gli spostamenti di forze che la manovra richiedeva. Solo si riuscì a portare la divisione « J ulia » dallo Scindeli a tergo della (< Brennero », sulla destra del XXV Corpo. Lo schieramento di artiglieria restava però quello che era, mentre l'organizzazione avversaria da rompere aveva -raggiunto un elevato grado di efficienza difensiva. Si aggiunga che il Comando Superiore, per far fronte alle necessità operative contro la J ugoslavia, toglieva all'll" Armata gran numero di autocarri e reparti delle comunicazioni e dei servizi, riducendone sempre più la possibilità di sferrare un attaeco capace di immediato sfruttamento a ,largo raggio. Sembrò in un primo tempo possibile una manovra che, in concomitanza con le operazioni della 9• Armata e con quelle -

345 -


L'ARTI GLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

liil/lTTll,ll/11 (JELJ. 'El'IHO

.froJa l:Sll'IJIJIJ

..

, ,~ Fig. 38. - La battaglia finale de!J'E piro.

-

346 -


L'OFFENSIVA ITALIANA DI PRIMAVERA

germaniche, portasse a chiudere in una sacca le forze greche della Sezione di Armata dell'Epiro ed alla loro cattura. Questo però non corrispondeva, come apparve evidente, agli intendimenti germanici. Ad ogni modo all'alba del 13, rotto ogni indugio, fu dato l'ordine di attacco. Le forze dell'Armata in quel momento ammontavano a 14 Divisioni binarie; quelle greche - che si battevano ancora con estrema energia a 9-10 divisioni ternarie: il numero dei battaglioni contrapposti si equivaleva. L'Armata non disponeva più della divisione corazzata « Centauro» impiegata dal Comando Superiore in Jugoslavia. Tutta la manovra doveva essere eseguita con t ruppe a piedi e senza la possibilità, per mancanza di autocarri, di autotrasportare il più piccolo reparto per agevolare qualche manovra sul campo tattico. Su una forza complessiva dell'Armata di 214.500 uomini con 30.000 quadrupedi, non c'erano che 5.290 automezzi scarsamente efficienti a garantire i servizi. Neanche in questa circostanza vi fu possibilità di concorso dell'aviazione. Continuava nella campagna di Grecia a dominare sino all'ultim o, la scarsezza, anzi la miseria dei mezzi, che vietava di dare quell'impulso di celerità che la situazione avrebbe richiesto. I greci continuarono a resistere fieramente dal Golico al mare. Sebbene le nostre perdite fossero di circa 2.000 al giorno e fino al 15 aprile avessimo perduto 36 ufficiali (morti) e 86 ufficiali feriti, 1'11" Armata continuava con strenuo valore a scagliarsi sul nemico per sradicarlo dalle posizioni per tanto tempo contese. Solo il 17 aprile, dopo quattro giorni di lotta durante la quale le nostre divisioni spiegarono il consueto valore, lo schieramento avversario, dal Tomori al mare, crollava. Il 17 Erseke era raggiunta. Il nemico era battuto su tutta la fronte dell'Armata e cominciava l'inseguimento. Non si trattava però dell'inseguimento di un esercito sfasciato, chè forti retroguar-

..

-

347 - -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

die coprivano la ritirata della Sezione d'Armata dell'Epiro, opponendo fiera resist.e nza su posizioni successive. · Il 18 aprile 1'11 • Armata ha r aggiunto l'aeroporto di Argirocastro, ha superato Premeti e sul Litorale si è spinta fino a Picchieras. Dalle 16 del giorno 21 alle 9.30 del 22 aprile la Div. « Bari ,> che ha espugnato la posizione di Ponte Perati ha perduto 30 ufficiali e 400 uomini di truppa. Con quest'ultimo tributo di sangue la durissima campagna greca aveva termine.

II. - Le artiglierie D PRIME OPERAZIONI 19. - Quadro generale delle artiglierie al 28 ott. 1940~ glieria nelle prime operazioni.

20. - L'arti-

19. - Quadro generale delle artiglierie al 28 ottobre 1940. \

SETTORE DEL KORCIANO (XXVI C.A.) Comando Art. del XXVI C.A. (Non ancora costituito. Ne assume le funzioni il Col. Saporetti, comandante del 24° Regg. Art. « Piemonte »). Con la Div. « Parma " : 49° Regg. Art. d .f. « Parma ,, (Col. Lanciani Mario) : Gruppi: I 100/ 17 mod . 16; II 75/ 13 (col Raggrupp. del Litorale); III 75/ 13;

-

btr. da 20 (8 pezzi). Con la Div. « Piemonte »: 24° Regg. Art. d.f. « Piemonte>> (Col. Saporetti Vincenzo): Gruppi: I 100/ 17 mod. 14; II 75/ 13 (con la Div. « Siena »); III 75/ 13; btr. da 20 (8 pezzi); -

348 -


LE ARTIGLIERIE: PRIME OPERAZI ONI

- di rinforzo: Gruppi: IV 100/ 17 190 Regg. Art. d.f. « Venezia »; XVI 105/28 26° Raggrupp. di C.A.; 2 btr. del 13° Raggrupp. Art. G.a.F. (269~ da 149/ 35 e 270a da 149/ 35 tutte e due da posizione). Con la Div. « Venezia»: 19° Regg. Art. d.f. « Venezia » (Col. Dettori Fernando): Gruppi: I 100/ 17 mod. 16; II 75/ 18; I II 75/ 13; IV 100/ 17 mod. 14 (in rinf. al XXVI C.A.); btr. da 20 (6 p ezzi). -

Con la Div. « Arezzo »: 53° Regg. Art. d.f. « Arezzo >, (T. Col. Margarone Salvatore): Gruppi: I - II e III da 75/ 13; btr. da. 20 (8 pezzi). SE'ITORE DEL PINDO

-

Con la Div. Alp. « Julia »: 3° Regg. Art. Alp. (Col. Gay Pietrn): Gruppo da 75/ 13 « Conegliano >> (3 btr.); >> » 75/ 13 cc Udine » (2 btr.). SETTORE DELL'EPIRO (C.A.

cc

Ciamuria »)

Comando Art. del C.A . « Ciamuria » (non ancora costituito). - Con la Div. cc Ferrara n : 14° Regg. Art. d.f. •<Ferrara >> (Col. Maffei Gino): Gruppi: I 100/ 17 mod. 16; II 75/ 27 mod . 11 (2 btr.); III 75/ 13; IV 75/ 18; - di rinforzo: 26° Raggrupp . art. C.A. (Col. Presutti Vittorio) con XVIII Gr. da 105/ 28 - CXV - CXVI - CXIX Gr. da 149/ 13; 2 btr. da posiz. d a 149/ 35 (del 13° Raggrupp. G.a.F.) -

349 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

-

Con la Div c r . « Cen t auro » : 131° Regg. Art. tauro 1> (Col. Giglioli Mario): Gruppi : I 75/ 27 (2 · btr.); II 75/ 27 (2 btr.); III 75/ 27 (2 btr.); 2 btr . da 20.

-

Con la Div. f . « Siena » : 51 ' Regg .Art. d .f. <• Siena >• (Col. P arrella Roberto) : Gruppi: I 75/ 27 ; II 75/ 27; III 75/ 13; btr. da 20. -- di rinforzo: II Gr. 75/ 13 del 24° Regg. Art. u Piemonte i> .

11

Cen-

RAGGRUPPAMENTO DEL LITORALE II Gr . 75/ 13 del 49° Regg. Art. << Parma ii; XXXII Gr. 105/ 28 del 26 ' Raggrupp. Art. di C.A. ARTIGLIERIE DI C.A. e di A. -

26' Raggrupp.to Art. di C.A. (Col. Presutti Vittorio) : Gruppi: XVI 105/ 28 (col XXVI C.A. - Korciano) XVIII 105/ 28 (con la Div. cc Ferrara » - C.A. cc Ciamuria »); XXXII 105/ 28 (col Raggrupp.to del II Litora le»); CXV 149113 \ CXVI 149/ 13 ) CXIX 149113 (

-

(con la Div. « Ferrara» - C.A. 11 Ciamuria »)

13 ' Raggrupp.to Art. G .a .F . (Col. Cerato Giovanni): 6 btr. 149/ 35 (2 nel Korciano - 2 con la « Ferra ra »; materiale da posiz. 4 11 149/ 12; j 2 11 105/ 28; \ 21 )) 75/ 27 906.

I

350 -


LE ARTIGLIERIE : PRIME OPERAZIONI

RIEPILOGO DELLE ARTIGLIERIE SPECIE E CALIBRO GRUPPI

I

BT'R.

NOTE

PEZZI

Divisionali

100/ 17 . m . 16

3

9

35

1 gr. vènezia . 1 gr. Fer-

100/ 17 . m . 14

2

5

20

1 gr. Venezia su due b tr.

75/ 18

2

6

24

75/ 13

12

35

140

14

56

-

16

61

I

24

85

337

I

rara . 1 gr, Parma

i

1 gr. Piem ont e gr. Venezia . 1 gr. Ferrara 1 gr. Venezia - 1 gr. Ferrara . 3 gr. Arezzo . 2 gr . J ulia . 2 gr . Parma . 2 gr . P iemonte - 1 gr. Siena 1 gr. Ferrara su 2 btr. 2 gr. Centauro . 2 gr. Siena senza R.M.V 13 btr. (1 per rgt. ftr . e. gr an.) 3 btr. somegg."su 3 P. temporanee.

I.I

• 75/ 27

5

65/ 17 di accomp. Totale art. div.

I

I

Art ài C.A.

105/ 28 149/ 13 . Da posizione (13° art. G .a .F.)

149/ 35 . 149/ 12 . 105/ 28 . 75/ 27-06

I

3 3

9 9

36 36

6

18

72

6

6 4 2 21

-

--

I

24 16 8

84

I

3 btr. t r asformat e t empo-

I

r,aneamente in 65/ 17 ace. su 3 p,. (V. art. divisionali)

3

67/ 17 Tot. art. posizione

6

34

1 3

3 9

Contraerei

75/ 27 A . V . . 76/ 40 . . . 20 mod. 35 div. Totale art. contr.a. C annoni. anticarro Totale generale

-

I

I 4

40

8

I I

I

135

12 36 62

20

110

7

32

164

I

-- 351 -

686

la. btr. Venezia è su 6 pezzi

6 btr. su 4 pezzi - 1 btr. Centauro su 8 pezzi.


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

NOT A. - Da questo prospett o si rileva soprattu t to la grave carenza di artiglieria di C .d'A. e di Annata. In Albania era. come abbiamo visto, un complesso di otto divisioni destinate ad accrescersi ulteriormente. Un'Armata su due Corpi d'Annata prima; subito dopo due Armate con complessivi cinque Corpi d'Annata : questo complesso non aveva in principio che un solo reggiinent-0 di artiglieria di Corpo d'Annata ( il 26°) e come artiglieria di Armata quella del 13• Raggpto G .a .F . d a posizione. Forse più grave ancora ~ra la insufficienza dei mezzi di t r aino. · Tale situazione non pot~va facilmente m u t are - e non m utò infatti - · st: n on lentam ente dopo la prima fase.

20. - L'artiglieria nelle prime operazioni. Come abbìamo vìsto le artiglierie di Armata e di C.A. delle quali si disponeva in Albania all'inizio delle operazioni erano rappresentate dai gruppi del 13° Raggr.pto G.a.F. e- da quelle del 26° Raggr.pto art. di C.A. Esse erano così dislocate : - col XXVI C.A. (Korciano): 2 btr. da 149/ 35 13° Art. G.a.F. a Kangoj ; XVI gr. da 105/ 28 26° Art. di C.A. a Borschi (2 btr.) ; a Poloska (1 btr.); col XXV C.A. ( « Ciamuria ») : 2 btr. da 149/ 35 13° Art. G.a.F. (267" - 268") con la Div. << Ferrara »; XVIII gr. da 105/ 28 26° Art. di C.A. con la Div. « Ferrara »; XXXII gr. da 105/ 28 26° Art. di C.A. col Raggr.pto « Litorale »; CXV gr. da 149/ 13 26° Art. di C.A. CXVI gr. da 149/ 13 26° Art. di C.A. CXIX gr. da 149/ 13 26° Art. di e.A.

con la Div. « Ferrara »

Restavano poche altre bat terie (da 149/ 35 - 149/ 12 - 105/ 28) che furono schierate sìa n el Korcìano che in Epiro: esse però erano da posizione e mancavano in modo assoluto di mezzi di traino. A dir vero nemmeno gli altri gruppi pesanti avevano mezzi di traìno sufficienti e per assicurarne la mobilità si dovette ricorrere a ripieghi. Così la 267" e la 268" btr. da 149/ 35 che s~guirono ininterrottamen te le altre artiglierie nell'avanzata e nelle operazioni contro la linea Metaxas pot erono farlo con 352 -


LE ARTI GLI ERIE : PRIME OPERA ZIONI

mezzi di traino forniti dal Raggruppamento: esse non disponevano ciascuna che di due trattori P / 4 di scarsa efficienza. Le prime operazioni ebbero principale sostegno dalle artiglierie divisionali, e la mancanza o l'insufficienza di quelle di medio calibro - aggravata dalla scarsezza del contributo dell'aviazione - costituì coefficiente non trascurabile del loro fallimento. Korciano: XXVI C.A.

L'artiglieria di questo C.d'A. in principio era priva di comand ante. Le relative funzioni furono disimpegnate nei primi giorni dal Col. Saporetti Vincenzo, comandante del 24'' Regg. Art. « Piemonte ,, ; dopo (9. novembre) dal Gen . De Agazio, per pochi giorni; successivamente e pure per poco tempo, dal col. Praloran. Infine, come vedremo, dal Col. Umberto Utili. Nei primi giorni la difesa fu sostenuta essenzialmente dalla Div. <<Parma » con il 49° Regg. Art. (Col. Mario Lanciani). Subito dopo arrivava la « Piemonte>>. poi ancora la « Venezia e l'« Arezzo », già vincolata alla frontiera jugoslava. Le forze a d ifesa del Korciano, in rapporto all'ampiezza del settore (65 km. circa), apparvero fin da principio molto esigue e lo schieramento delle artiglierie troppo avanzato. Questo era infatti il seguente: - 49' Regg. Art. u Parma » - Comando a Korça; - I Gruppo (100/ 17) nei pressi di Bitinka - una batteria a Monte Yvanit; - III Gruppo (75/ 13) a M. Meles - una batteria a Sh. Pjeter. (Il II Gruppo del regg. operava sul Li torale e rimase

,i

con l' 11a Armata fino alla fine della campagna) .

Artiglierie di rinforzo: IV / 19"' - 100/ 17 a nord di Shenkollasi; XVI/ 26° di C.A. - 105/ 28 a nord di Borschi - una batt eria a Poloska; 2 btr. da 149/ 35 del 13° Raggpt. art. G.a .F. a Kangoi (Zembak). Previsto per i detti gruppi uno schieramento arretrat-0 sulla linea di resistenza da attuare nel caso di successi nemici . . -

24

353 -


L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Sin dai primi giorni delle ostilità, avuta la sensazione della inferiorità del1e forze disponibili e il conseguente diradamento delle antistanti linee di fanteria, si previde l'eventualità che le batterie dovessero provvedere alla difesa vicina dei pezzi. Il 1° novembre le prime pattuglie greche fanno irruzione nella conca di Treni minacciando il fianco sinistro dello schieramento del I Gruppo da 100/ 17. E' in questo settore che il nemico esercita la maggiore pressione. La difesa della conca di Treni fu assunta dal comandante di questo gruppo che riuscì, impiegando reparti di fanteria a portata. di mano e con l'efficacissimo fuoco delle sue batterie, ad arginare il nemico. Le batterie erano controbattute dalle artiglierie greche e raggiunte da raffiche di mitragliatrici. Nella notte sul 3 novembre tutte le batterie vennero ripiegate entro la linea di resistenza. Dal 4 al 13 novembre la battaglia ebbe qualche sosta: però le nostre artiglierie, pur violentemente battute da quelle nemiche, superiori numericamente e soprattutto come gittata, · agi· vano con energiche azioni di fuoco. Il giorno 14 novembre la battaglia riprese con più intenso vigore. Il nemico premendo su tutto il fronte cercava di fare crollare la nostra resistenza intesa a difendere la stretta di Dardhe, eliminata la quale poteva raggiungere Korça. I caposaldi della nostra difesa erano costituiti dal M. Meles e dal m onte Yvanit. Sul M. Meles erano schierate le batterie d~l III Gruppo del 49'' (75/ 13). Durante il 14 il nemico, attaccata e travolta la nostra linea di resistenza, riusciva a circondare da tre parti il M. Meles. Gli artiglieri ed i fanti della « Parma » resistettero ad oltranza. Ma a sera il caposaldo era quasi completamente circondato e a stento poteva essere rifornito di munizioni. Il 15 i nostri pezzi sparavano aprendo larghe falle nel dispositivo nemico. 'Entrava in azione la difesa vicina : si giungeva al corpo a corpo. Nel pomeriggio, sommerso dall'attacco in massa dei greci, il caposaldo soccombeva dopo eroica difesa. Anche nelle posizioni viciniori la battaglia aveva assunto aspetto di inaudita violenza. Le batterie del III Gruppo allo scoperto e controbattute da gran numero di colpi nemici, vedevano assot-

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LE ARTIGLIERIE : PRIME OPERAZIONI

tigliate le loro fila . La 3• Batteria, che il giorno 17 aveva sparato ben 1.600 coipi per aderire alle incessanti richieste della fanteria, si era ridotta ad un pezzo solo. Il giorno 20 le batterie erano fatte ripiegare; restava sul M. Yvanit la 2" btr. del I gruppo da 100/17. Essa aveva dovuto combattere isolata per 25 giorni consecutivi alla difesa dell'estremo settore nord, su una posizione impervia e avanzatissima, scoperta alla vista e all'offesa nemica, spesso senza collegamenti. Costretta ad agire quasi sempre di iniziativa assolse brillantemente il suo compito. Più volte i serventi si schierarono con le armi portatili in linea con la fanteria. Solo il 21 novembre dopo preciso ordine il personale abbandonava i pezzi che aveva resi inutilizzabili. Il nemico stesso dichiara di aver conquistato l'altura di Yvan il 22 novembre. Il 22 novembre il nemico occupò Korça e la stretta di Qafa Qarit sulla trasversale Korça-Erseke-Leskovik Quest'abbandono fu assolutamente necessario perchè l'unica via di accesso alla posizione era già da tempo caduta in possesso del nemico. Ripiegò allora tutta la divisione che fu portata alla confluenza Devoli-Tomorezza. Uno scaglione (4000 uomini e' 2000 quadrupedi) guidato dal comandante l'artiglieria divisionale per 100 km. attraverso regioni impervie, raggiungeva il comando della Divisione. Delle 6 btr. del reggimento andarono perdute in tale battaglia: - 2 btr. del III Gr. (Monte Meles); - - 2 btr. del I Gr. (Monte Yvanit). Il Reggimento ebbe complessivamente in questa battaglia: morti 16; feriti 26; dispersi 184. Quadrupedi perduti 194. Non meno eroica fu l'azione del IV Gruppo del 19"' « Venezia » fin da principio messo alle dipendenze tattiche della cc Parma ». Nella durissima giornata del 14 novembre il gruppo era costretto ad abbandonare i pezzi della sua 10• batteria: ufficiali e artiglieri si unirono ai fanti con i quali combatterono fino al -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

20 novembre. Colpito da granata nemica cadde sul campo il comandante della btr. Tenente Caporali Enzo (Shenkollasi). Alla prima difesa del Korciano concorrono altresì gli altri gruppi del 19' della Div. << Venezia » (I a sud di Golloborda II a ovest di Stropani - III a Balte Kamen) : il II Gruppo accerchiato dal nemico riesce a disimpegnarsi salvando tutto il materiale che per deficienza di muli viene dai suoi prodi artiglieri trasportato a spalla e si schiera in perfetta efficienza su nuove posizioni.

F ig. 39. - Gli artiglieri trasportano

pezzi a spalla.

Concorrono_ altresì dal 14 al 21 i gruppi I e III del 53° <e Arezzo ,, la cui 3• btr., ordinato il ripiegamento e col ripiegamento esplicitamente anche la distruzione dei pezzi, per il coraggio e "lo spirito di sacrificio degli ufficiali e della truppa, riesce a portare via i pezzi e a schierarli più indietro. -

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LE ARTIGLIERIE : PRIME OPERAZIONI

Come pure concorrono i gruppi del 24° « Piemonte ,, il cui comandante Col. Saporetti ha coordinato in principio l'azione di tutta l'art. del XXVI e .A.: - I 100/ 17 con la Div. 1< Venezia » (stretta di Cangoj); - III 75/ 13 con la Div. t< Parma » (stretta di Dardhe). La 6· btr. del III Gruppo circondata, con i muli dei pezzi massacrati, mentre tenta di ripiegare su posizione arretrata, si difende all'arma bianca e riesce a contenere fino al possibile, l'impeto nemico. Ridotta a pochi uomini, senza quadrupedi, mette infine in salvo i feriti e ripiega asportando gli ottura~ori e gli alzi dei pezzi. Sono morti 8 artiglieri e 26 sono feriti di cui gravemente anche un ufficiale. Oltre alle artiglierie cui sopra abbiamo fatto cenno, passano a far parte del XXVI C.A. - in rinforzo alla Div. <e Parma " - il gruppo Val d'Orco (7 novembre) del 1° Regg. Artiglieria Alpina cc Taurinense " e, con la Divisione Alpina Tridentina che giunge a metà novembre, il 2' Regg. Art. Alp. coi gruppi e< Vicenza » e ,, Bergamo ». Di queste artiglierie alpine diremo più avanti. Pi ndo : Div. « Julia » .

3° Regg. Art. Alpina « Julia » (Col. Pietro Gay): comando tattico di reggimento col comando di divisione; gruppo Conegliano (13•, 14\ 15• btr.) assegnato al1'8~ Alpini; - gruppo « Udine» (17· e 18· btr.) assegnato al 9' Alpinf. Ogni batteria aveva all'incirca 7 ufficiali, 250 uomini, 130 quadrupedi, 200 colpi per pezzo. Gli uomini col solo equipaggiamento individuale e col sacco nel quale ciascuno portava un proietto - 2 razioni di viveri - 2 pac,chetti di cartucce e 2 bombe a mano. Dal 28 ottobre al 5 novembre le colonne della « Julia 11 avanzano lungo gli itinerari stabiliti. Fin dal primo giorno la reazione nemica si manifesta -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

intensa. Le artiglierie svolgono azione di accompagnamento, appoggio, controbatteria: di massima vengono impiegate a batterie isolate, quasi mai a gruppo riunito: l'ampiezza del fronte di operazione non permette l'azione a massa. Spesso i pezzi delle varie batterie si confondono con quelli delle altre, poichè l'avanzata si svolge a sbalzi e il fuoco dei· vari pezzi procede con reciproco appoggio alternativamente. L'avanzata è obbligata alle mulattiere. Gruppo Conegliano : il giorno 28 ottobre le batterie sono in posizione sui cippi di confine. Così quelle del gruppo « Udine n. La reazione nemica si fa sentire più forte al passaggio della Vojusa. Il 1"" nov. la 13" btr. fatta segno alla controbatteria nemica appoggia l'azione del btg. « Cividale ». Il 2 nov. la 14" decentrata al btg. Gemona è accerchiata da soverchianti forze nemiche e spezzonata da aerei. Dopo aspro combattimento rinforzata dall'azione della 15.. btr. riesce ad aprirsi un varco ed a ripiegare a Samarina. Il 4 nov. la stessa 14.. è presa sotto violentissimo fuoco di mortai e mitragliatrici nemiche. Tuttavia riesce ad appoggiare ancora l'azione del btg. Gemona, mentre la 13à con i pezzi disposti a raggi~ra prende posizione a Skiri per contrastare l'avanzata del nemico che cerca di travolgere i battaglioni de11'8' Alpini. !n queste prime operazioni le batterie che abbiamo citate hanno sparato esse sole 2825 colpi e hanno già avuto un ufficiale e 3 fra sottufficiali e truppa morti. Dal 6 nov. le colonne della « Julia » ormai prive di viveri e con scarse munizioni, per evitare di essere circondate dal nemico che avanza in forze, iniziano il ripiegamento dalla Conca di Briaza per raggiungere a sbalzi successivi la nuova linea di difesa sul Chiarista Il Gruppo Conegliano prende posizione ad Armata. L'B<' Alpini mentre ripiega verso la sella di Kristobasili subisce gravi perdite nella conca di Eleutero. Le sorti del Gruppo Conegliano si confondono con quelle dell'eroico reggimento alpini: si perdono circa 400 uomini, 12 ufficiali, 9 pezzi, 400 quadrupedi. Con i residui viene costituita una batteria su 3 pezzi: i rima-

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LE ARTIGLIERIE: PRIME OPERAZIONI

nenti uomm1 sono messi in linea con gli alpini dell'8° e ne proteggono il ripiegamento fino a Suca. Il Gruppo << Udine » che ha continuamente appoggiato il 9' Alpini è costretto a ripiegare verso Konitza e poi fino a Perati. Passa infine alle dipendenze del settore Vojusa a sud di Premeti.

-

... ~........

Fig. 40. - SUila più aspra cima.

Lo stesso valore, lo stesso eroico sacrificio accomuna gruppi e btg. della u J ulia 1>. Non possiamo dimenticare: - l'imboscata e la strenua difesa di Kristobasili (9 nov.): gruppo Conegliano; la difesa di Konitza: gruppo Udi ne; la difesa di Ponte Perati · gruppi Udine e « Centauro 1>.

In questa prima fase i soli gruppi della « Julia >> hanno sparato circa 11 mila colpi e hanno avuto 21 morti tra ufficiali e t ruppa e 27 feriti. Hanno perduto 16 pezzi da 75/ 13. -- 359 _ ..


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Epiro:

xxv e.A.

Nemmeno presso questo C.A. era in principio un comando d'artiglieria normalmente costituito. . Nel quadro del piano operativo iniziale il primo compito era la conquista del nodo fortificato di Kalibaki da effettuarsi dal C.A. <1 Ciamuria n con le forze operanti dalle valli Vojusa, Suhes e Drhino (Div. « Ferrara » rinforzata e Div. cr. 11 Centauro). Con la « Ferrara )) era il 14-, Regg. Art. d.f. (col. Maffei) coi gruppi: I 100/ 17 mod. 16; II 75/ 27; III 75/ 13; IV 75/ 18. Il 28 ott. la « Ferrara )) costituiva tre colonne: - 47° f. (col. Trizio) col III - H ' Art. zona di Minas; - III/ 48° f. (t. col. Ferrucci) col II - 14° Art. zona q. 341; - I/ 48° f. (col. Sapienza) col I - 14'' Art. zona sud ovest di Katuna. Il IV Gruppo del 14° Art. era dato in appoggio ad un btg. albanese che dipendeva dal col. Sapienza (sud di q. 341). Fino al 31 la fanteria poteva avanzare senza incontrare forti resistenze. A sera la colonna Sapienza era giunta a 2 km. a sud di Aghios; la colonna Ferrucci era giunta a q. 889 di Profeta Elias; la colonna Trizio raggiungeva Mavrobuni. I gruppi, assumendo successivi schieramenti, avevano brillantemente appoggiato l'avanzata. Il 2 novembre la colonna Trizio era costretta a fermarsi per le forti resistenze nemiche. Cosi pure le colonne Sapienza e Ferrucci. Il 3 la div. Ferrara veniva scavalcata dalla Centauro e i gruppi del 14° Art. concorrevano ad appoggiare l'azione della Centauro che il 4 iniziava l'attacco delle posizioni nemiche di Kalibachi. Nei giorni 5, 6 e 7 tutti i gruppi della Ferrara (14° Art.) erano impegnati fortemente in azioni di spianamento e di , appoggio alle colonne che attaccavano le posizioni fortificate di Kalibachi e concorrevano all'appoggio della Centauro che tentava l'occupazione di Paliocastro. Fallite queste operazioni la divisione Ferrara assumeva schieramento difensivo e con essa i gruppi del 14° così schie-

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LE ARTIGLIERIE : P R IME OPERAZIONI

rati: I zona Kato Ra venia; II zona Plaghia; II! zona sud Mavrob:uni; IV zona sud Doliana. - I e IV gruppo a difesa d~l settore del 48° rgt. fanteria; - III gruppo a difesa del settore del 47~ rgt. fanteria; - II gruppo massa di manovra. · Attacchi nemici in quel giorno e nei giorni successivi su vari tratti della fronte · sono stroncati dal pronto ed efficace intervento dei nostri gruppi. che infliggono perdite gravi all'avversario. L'azione di appoggio del III gruppo permette ad una compagnia del 47° rgt. fanteria la riconquista della q. 935 a nord-est di Mavrobuni. 11 14 nov. il nemico attacca in forze ed occupa la q. 889 di Profeta Elia ad est di Doliana, costringendo il II btg. del 48° fanteria a ripiegare. Violenta è l'azione di repressione delle nostre batterie, insistentemente controbattute dal nemico. Ma il 15 la quota è riconquistata dal 48'' regg. ftr. appoggiato dal I e II gruppo. Frattanto nella notte del 15, il nemico, protetto da una fittissima nebbia, sferra un violento attacco alle posizioni dì Mavrobuni, attacco che prosegue per tutta la mattinata del 15 .. Nonostante lo sbarramento del III gruppo il nemico continua ad avanzare. La situazione è critica. Il gruppo deve mettere in azione la difesa vicina e a scaglioni di batteria ripiegare· a · nord-ovest di Arizoti. Con la div. cr. « Centauro » era il 131° Regg. Art. (comandante col. Giglioli Mario); aveva i gr~ppi: I , II e III da 75/ 27 (su due '.b atterie); 7' e 8" btr. da 20. Coi detti gruppi appoggia l'avanzata delle colonne della Centauro che fin dal pomeriggio del primo giorno occupano con audace colpo di mano · il ponte di Perati. Il giorno 30 l_e dette colonne, superando notevoli difficoltà e subendo gravi perdite per la vivace reazione della fanteria e dell'artiglieria avversarie, giungono a 8 km. a nord di Kalibaki. I greci a difesa dèl nodo di Kalibaki già serrato da presso impiegavano fucili' mitr. Hotchiss, mortai, artiglieria pesante e cannoni da 105/45. Le nostre artiglierie pesanti -- qualche ·- 361 -


L'ARTIGLIERIA N ELLA CAMPAGNA DJ: GRECIA

btr. da 149/ 35 di rinforzo - difficile a trainare non solo perchè poco adatta ma ancora di più per 'g ~i itinerari da percorrere e le innumerevoli interruzioni. da superare - non potevano intervenire. Tutto lo sforzo n·ostro si imperniava sulle art. leggere fra cui quelle della « ~entauro ». . Durante questo periodo di tempo, il comando del 131 ° rgt. e le batterie dipendent i si vennero a trovare spesso sulla stessa linea della fanteria . · Nella giornata del 15, particolarmente attiva fu l'azione di tutte le artiglierie del se~tore ed assai sensibili le perdite subìte, specialmente dal III gruppo del 131 ° e dal II gruppo del 14" artiglieria. Nel settore del basso Kalamas opera la 5P divisione << Siena » (gen. Gabutti) col 51" Regg. Art. Div. (col. Parrella Roberto) . Ha i gruppi : I 75/ 27; II 75/ 27; III 75/ 13. All'alba del 28 ottobre la Divisione muove dall'alta valle Pavla e. dalla regione di- Verva su due colonne: - Colonna nord: 31'' f. col III-51° 75/ 13; - Colonna sud: 32° f. e regg. cav. Guide col II-24° 75/ 13. Nella zona di Konispoli, in attesa della costruzione della strada Konispoli-Sajda, è una massa di artiglieria di manovra al comando del col. Parrella: l'art. divisionale con i gruppi del 51° I da 75/ 27, II da 75/ 27 e il XXXII Gruppo da 105/ 28 del 26' Raggrupp. di C.A. Le colonne raggiungono la sera del 28 rispettivamente la regione di Libohovo e la zona antistante a Filiates. Sono state fin dall'inizio - operando a cavallo di direzioni particolarmente aspre - vivacemente contrastate dalla reazione di fanteria e di artiglieria avversaria: quest'ultima controbattuta dai gruppi del 51 °. n. ,giorno successivo, sempre vivacemente ostacolate dall'avversario, per itinerari resi particolarmente faticosi dal maltempo e superando gravi difficoltà logistiche, raggiungono asinistra la regione nord di Keranica e a destra oltrepassano l'abitato di Filiates. --

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LE ARTIGLIERIE: PRIME OPERAZIONI

Il terzo giorno attestano al Kalamas in attesa del gittamento di un ponte che consentirà il passaggio sul fiume reso gonfio dalle pioggie. Le nostre artiglierie non riescono ad avere ragione di quelle greche (cannoni da 105/ 45 con gittate di 14 km.). I nostri 105/ 28 non erano ancora in grado di intervenire: comunque la loro gittata era inferiore. Le artiglierie della e< Siena », specie quelle ippotrainate e quelle motorizzate, incontrano severe difficoltà per la natura del terreno {acquitrinoso) intorno al Kalamas. Tuttavia con notevoli sforzi possono schierarsi (2-4 nov.) nella zona a sud di Filiates. La prevalenza numerica di gittata e di calibro dell'artiglieria greca renderebbe urgente la costituzione di una forte massa di artiglieria da parte nostra per assicurare una testa di ponte sul Kalamas e sboccare verso est sul tergo del campo trincerato di Kalibachi. Ma non si può attendere: è evidente che le forze greche aumentano di giorno in giorno e si supplisce da parte nostra (fanteria, carri armati leggeri, e, sopratutto, artiglierie - per quanto scarse) col massimo spirito di combattività e di sacrificio. I vari tentativi di gittamento di passerelle sul Kalamas vengono frustrati dal tiro di batterie nemiche. Violenti concentramenti di fuoco (5 nov.) delle nostre artiglierie neutralizzano successivamente le batterie avversarie e le valorose fanterie del 32° possono finalmente . oltrepassare il Kalamas e assaltare le forti trincee avversarie fino ad impadronirsi delle alture che dominano la stretta di Varfani. Passa sulla sinistra il valoroso II gruppo da 75/ 13 del 24" art. (di rinforzo alla <1 Siena »). Passa successivamente anche il III-51". Sul Kalamas si costituisce una robusta testa di ponte. Ma ora (7-8 nov.) occorre assumere atteggiamento difensivo. Le nostre truppe lasciano la riva sinistra del Kalamas. La pressione nemica è così forte che si prevede che tale arretramento non sarà sufficiente. La: Div. cc Siena» trovasi all'estrema destra dello schiera·- 363 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

mento e ripiega su nuove posizioni. Sulla sua fronte -1a pressione nemica è intensa. Colpi da 152 provenienti dall'isola di Corfù cadono sulla costa verso Santi Quaranta: il nemico protegge così un tentativo di sbarco di alcuni suoi plotoni isolati che giungono sulla costa con dei barconi (ma non riescono a sbarcare). Le batterie della « Siena n si trovano in condizioni assai critiche per le forti perdite subite. Il 51" Art. non ha più che i cavalli per i soli pezzi. La ritirata però è condotta in modo magistrale. Il nemico non se ne è accorto in tempo e non ha quindi inseguito.

E

FASE DIFENSIVA 21. - L'artiglieria nella fase difensiva ( 9' Armata). glieria nella fase difensiva (11' Armata) .

22. - L"arti-

21. - All'inizio della fase difensiva, insieme con la costituzione delle due Armate (9· e 11·) e col primo riordinamento delle forze, si effettua la costituzione dei comandi di artiglieria di Armata cui seguirà quella dei comandi di artiglieria di C.A.

9• ARMATA. - Comandante dell'art. di Armata: generale Carlo Pellegrini (prima a Korça, poi ad Elbasan). Artiglieria di A . : Contraerei: XIX da 75/ 46 autocampale (2 btr.); XIV da

75/ 27 C.K . (2 btr.); 1 btr. da 20 della div. (( Cuneo ». 4rtiglieria di A . (decentrata al III C.A.) e di C.A. (Comandante l'art. del C.A. gen. Guccione): - XVI Gr. da 105/ 28 del 26° Raggrupp. art. di C.A.; - III Gr. da 149/ 35 del 13° Raggrupp. art. G.a.F. (2 btr.); - 66' btr. da 20.

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LE ARTIGLIERIE : FASE DIFENSIVA

Artiglieria di A. (decentrata al XXVI C.A .) e di C.A. (Co-

mandante l'art. del e.A. col. i.g.s. U. Utili) (1): - 230' btr. da 149/ 35 del 13~ Raggrupp. art. G.a.F.; - CVII da 149/ 13 del 3° Regg. Art. di C.A.; - 47a btr. da 20. Sbarramento di Librashd (costituito alla fine di nov.), (Comandante dell'art. magg. Ferrara): - VII Gruppo Nord 2 btr. da 75127-906 - 1 btr. da 65117 (del 13° Raggrupp. art. G.a.F.); - VIII Gruppo Sud: 3 btr. da 75/ 27-906 - 1 btr. (249") da 149/ 12 (del 13° Raggrupp. art. G.a .F .).

Poichè la 9· Armata andò incontro in questa seconda fase ad una relativa stasi operativa, i comandanti di artiglieria dei corpi d'armata schierati e delle divisioni (in particolare « Tridentina » e << Parma »), nell'attesa dell'arrivo dei nuovi gruppi, si dedicavano ai necessari lavori stradali per consentirne l'afflusso e lo schieramento. Oltre ai gruppi che abbiamo 1:ìOpra elencati fu previsto l'arrivo e l'impiego del IX Gruppo bombarde da 240/ 12 su due batterie per cui fu predisposta la strada e la postazione sul fronte del III C.A. presso il quale effettivamente giunse ai primi del marzo 1941 e trovò utile impiego a M. e Kalase (nordovest di Pogradec). Dall'inizio del conflitto, come abbiamo visto, l'atteggiamento della 9• Armata fu prevalente~ente difensivo. Le larghe fronti ed il modesto numero di gruppi non consentirono una regolare ripartizione dell'art. divisionale in gruppi a difesa di settore (o in appoggio specifico) e gruppi massa di manovra. Di massima essi furono perciò destinati a difesa di settore reggimentale (o in appoggio specifico) correggendo però tale soluzione con una completa organizzazione del tiro,

U) d al 4 dicembre 1940: prima erano stati il Col. Saporetti. Il Gen . De Agazio. il Col Praloran.

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

dell'osservazione e dei collegamenti presso i comandi di artiglieria divisionali. Questi, pertanto, nelle circostanze di intensa attività operativa, manovrarono direttamente il fuoco sull'intero settore della Divisione. In una scala più ampia in taluni settori sia sul fronte del III che su quello del XXVI C.A. lo stesso criterio potè essere applicato dai Comandi di Artiglieria di Corpo d'Armata, valorizzando al limite t utte le possibilità di concorso reciproco delle artiglierie di due divisioni contigue e di due corpi d'armata contigui. ARTIGLIERI E DIVISIONALI DELLA 93 A. III

C .A.

19 · Reggimento Artiglieria « Venezia ». Avvenuto il ripiegamento dal Korçiano i suoi gruppi si schierarono: I Gruppo a Cervenaka: III Gruppo a Ahu i Cekos; IV Gruppo a Hodonishta e poi Elbassan per riordinarsi; poi ancora a Cervenaka. Il II Gruppo passava alle dipendenze della Div. « Arezzo ,,. -

- 53' Reggimento Artiglieria « Arezzo ». Ultimato il ripiegamento dal ·Korçiano il I ed il III Gruppo di questo Reggimento raggiunsero l'alta valle Skumbini. Specialmente il I Gruppo schierato sul Grican, sino al 4 dicembre e ad Hondonishta e infine a Cezma, fu particolarmente provato (appoggio specifico) nel settore del 44'' fanteria. Il III Gruppo occupò successive posizioni sul Bregu Dragotin, sul Bregu Breshenikut, sul Bregu Makollit. Il II Gruppo assegnato alla Divisione cc Venezia » fu schierato ., prima presso Ver:dova poi ad Ahu i Cekos, in seguito a Ras e Fezos. Si distinse nelle giornate dal 29 novembre al 4 dicembre, concorrendo assai efficacemente alla difesa della destra del settore della Divisione e< Venezia ,,. Il 18 marzo il II gruppo si riunì al reggimento prendendo posizione sul Bregu-Makollit; in questo giorno il gruppo per·-

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LE ARTIGLIERIE : FASE DIFENSIVA

dette il suo comandante magg. Giulio Camilloni, colpito da granata nemica (a Ras e Fezos) che gli asportava una gamba: « ... sopportava stoicamente il dolore e prima di morire trovava ancora la forza per incitare alla lotta i camerati che lo assistevano». - 48" Reggimento Artiglieria « :raro ». Questo reggimento giungeva in Albania in vari scaglioni sbarcati fra il 27 novembre ed il 7 dicembre. Comandante il col. Giacomo Siffredi. Aveva i Gruppi I, II e III da 75/ 13 e batteria da 20. Il II Gruppo (primo sbarcato) raggiungeva Cezma il 12 dicembre ed era assegnat9 alla Divisione cc Arezzo ». Successivamente e sempre assegnati alla Div. << Arezzo », I Gruppo fra Llenge e Hondishta; III Gruppo a Kiossolave. Solo nel febbraio i gruppi della « Taro >> possono cominciare a riunirsi. Frattanto essi, operando quasi sempre in zona di alta montagna, attraverso difficoltà di vita, di rifornimenti e operative incredibili, prodigano i propri uomini e i propri mezzi. La deficienza dei quadrupedi è così forte che molte volte gli spostamenti da uno schieramento all'altro sono compiuti trasportando pezzi, munizioni e materiali a spalla d'uomo. Il reggimento ebbe un eroe vero e proprio: il S.Ten. di complemento Marussig Giorgio cui fu conferita la medaglia d'oro al V. ID.

- 24° Reggimento Artiglieria d.f. « Piemonte». Dopo il ripiegamento dal Korçiano il comandante del 24° assume il comando tattico delle artiglierie della Div. cc Arezzo ,, (organiche e di rinforzo) inquadrate nel III C.d.A. Il I Gruppo restava però con la Div. (( Venezia)). I gruppi II e III venivano inviati in Val Rapo (Librashd) per riordinarsi. Ricordiamo che il II Gruppo ha combattuto con la Divisione « Siena » prima, e con la Divisione Alp. Speciale poi, fino al 23 gennaio 1941, gareggiando in bravura e valore con fanti ed alpini dell'll• A. 367 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

- 36' Reggimento Artiglieria Div. ftr. « Forlì ». La Divisione u Forlì>> giungeva in Albania a metà circa di febbraio e sostituiva in valle Skumbini la Divisione «ArezZOll . Il 36' Regg. della Forlì comandato dal col. Cesare Corvino, raggiungeva però la zona di impiego alla fine di febbraio. Intanto il col. Corvino assumeva il comando dell'artiglieria del Settore Centrale del III C.A. in cui erano schierate le seguenti artiglierie: · - Comando 53' Regg . Artiglieria Arezzo; - I-53 ' da 75/ 13 schierato nella zona di Cezma; - III-53° da 75/ 13 schierato nella zona di q. 1280 Bregu Makollit; - II-19' da 75/ 18 schierato nella zona di q. 1242 sud Pleshistha; - III-48" da 75/ 13 schierato nella zona di q. 1072 sud di Pleshistha; - 10~ btr. da 20 m/ m e.a. (su tre sezioni) del 53°; - 1 sezione della 10• btr. da 20 m/ m e.a . del 48°. Nella zona è pure schierato il CVII Gruppo su 2 batterie da 149/ 13 ed 1 batteria da 105/ 28, alle dirette dipendenze del Comando Artiglieria del III C.A. Dal 25 febbraio giungono anche i gruppi della Divisione Forlì, i quali rafforzano lo schieramento del settore centrale e predsamente: · I Gruppo a nord-est di Pleshistha; II Gruppo a nord di Pleshistha; III Gruppo a sud di Pleshistha. XXVI C.A.

Mentre ferveva la lotta nel Korçiano (metà novembre 40) affluisce in Albania il 2" Regg. Art. Alpina <<Tridentina ». Esso al comando del Colonnello Federico Moro ha i gruppi: , . - <<Vicenza» con la 19.. e 20.. btr; - <<Bergamo)> con la 31", 32°, 33• btr. Notiamo che la quasi totalità dei quadrupedi rimane in principio a Brindisi: quelli del « Bergamo » raggiungeranno il gruppo nella zona di Gramsci (Val Devoli) la fine di novembre -

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LE ARTIGLI ERIE : FASE DIFENSIVA

e quelli del « Vicenza » soltanto il 31 gennaio 1941. Naturalmente questo fatto influiva sfavorevolmente sulle possibilità dei gruppi e specialmente su quelle del « Vicenza ». Lo sbarco in Albania delle batterie del reggimento avveniva quando la pressione nemica aumentava e le nostre truppe erano scarse e provate. I reparti in arrivo dovettero subito proseguire incompleti per la zona di combattimento. Il gruppo « Vicenza » si schiera nella zona di Koritza occupando le posizioni in gran parte a braccia per appoggiare il btg. (< Vestone ». Ma subito viene il ripiegamento. Dopo duri combattimenti di retroguardia durante i quali gli uomini del «Vicenza», più' alpini che artiglieri, rivelano le loro magnifiche qualità, raggiungono (8 dic.) lo schieramento difensivo che manterranno pressochè invariato fino all'aprile del 1941: (zona B.i Thatè e di q. 1382). La linea è quella di Maj az - Mali i Komjanit - M. i Pupatit. Il contributo del Gruppo cc Vicenza » alla difesa. che segnò il definitivo tramonto dell'offensiva greca nel settore Komjanit fu notevole e spesso determinante. L'azione implacabile delle batterie sempre attive infligge perdite gravi e constatate ai greci che restano inchiodati ai margini della nostra posizione di resistenza. Con il Gruppo « Vicenza » si distingue anche la 33' btr. del gruppo « Bergamo ». Il gruppo « Bergamo » è in val Devoli schierato alla confluenza Devoli Tomorezza. Esso, fatto avanzare successivamente in zona Guri i Prer, deve superare . un periodo di stenti e di sforzi sovrumani: periodo di fatiche, di freddo (una ventina di congelati), di fame, di rischio che avrebbe scompaginato reparti non guidati da mani salde e capaci e non sorretti da spirito altissimo. Le azioni dei giorni dal 13 al 17 dicembre sono durissime. I battagÌioni alpini ridotti ad un centinaio di uomini, le batterie con non più di metà di muli efficienti e ·gli uomini carichi di materiali e munizioni che occorre salvare. Uomini formidabili come quelli del « Bergamo » sopportano sofferenze non immaginabili e resistono. -

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L'AR TIGLIERIA NELLA CAMP AGNA DI GRECIA

E' impossibile seguire le minute vicende dei reparti del <<Vicenza » e del « Bergamo ». Non c'è azione alla quale non partecipino e nella quale non si distinguano. Ininterrottamente fino all'ultimo conato nemico dei primi di aprile. Il Gruppo

«

Val d' Orco » del 1'' Reggimento Arti glieria

giunse fra i primi gruppi di rinforzo nel Korçiano a metà novembre e fu posto alle dipendenze della Div. « Parma ». Già il 15 novembre faceva fuoco su alcune colonne nemiche che attaccavano le nostre posizioni. Difficilissimo lo spostamento che dovette compiere a scaglioni isolati e distanziati per rompere il contatto. Il nemico incalzava e veniva solo trattenuto dal fuoco della 51" btr. in linea con la retroguardia. Data la mancanza di quadrupedi, , che per gli sforzi compiuti e per la mancanza di foraggio erano stati decimati, durante la ritirata furono colonne di artiglieri a trasportare munizioni e materiali. Particolarmente duro è l'inverno: in parecchi punti la neve raggiunge i 4 metri di altezza eppure sulle alte quote il nemico attacca e i nostri valorosi artiglieri gli infliggono gravissime perdite, malgrado la penuria delle munizioni che affluiscono a spalla. Lo spalleggio delle munizioni e dei materiali p·e r quasi tutti i nostri gruppi di artiglieria alpina diventa in questo tragico inverno, fatto normale. « Taurinense ))

Col XXVI Corpo combattè la Divisione_alpina « Cuneense n affluita nel dicembre 1940. ·con essa il 4 ' reggimento artigli eria alpina al comando del Colonnello Enrico Orlandi. Aveva i gruppi: - « Mondovì )) ; - « Pinerolo » . Mettiamo particolarmente in rilievo il contributo del Gruppo «Mondovì ,> nel settore Bregu i Math, destra Tomorezza, durante i combattimenti offensivi del 24 e 25 gennaio ed il combattimento difensivo del 13 febbraio. A quest'ultimo che ebbe importanza decisiva per stroncare definitivamente il piano av-

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

versario di impadronirsi del Bregu i Math e puntare poi su Elbasan, partecipava a nche il comando del reggimento. In tale occasione l'artiglieria della « Cuneense » in stretta collaborazione con quella di altri reggimenti infliggeva all'avversario perdite molto gravi; la tempestività e l'efficacia dei suoi interventi ebbero peso preponderant~ nel risultato definitivo: il nemico non riuscì in alcun punto a giungere fino ai nostri reticolati. 49° Regg. Artig. Div. ftr. « Parma». Il Reggimento aveva subìto gravissime perdite durante la prima fase, nel ripiegamento cioè dal Korçiano. Potè riunirsi nella regione Narka alla confluenza dei fiumi Devoli e Tomorezza. Esso serbava intatto il suo spirito combattivo ed affrontò con questo spirito una nuova fase operativa quando fu schierato a sbarramento dell'alta valle Tomorezza ai primi di gennaio 1941. Il 24 gennaio la divisione « Parma » svolgeva un'azione offensiva allo scopo di rettificare e consolidare la nostra linea. Il reggimento con i gruppi di rinforzo ebbe il seguente schieramento: Comando di reggimento a Karpica; I Gruppo 100/ 17 a Kocta; III Gruppo 75/ 13 a Terovo e Romasi; Gruppo alpino « Val Chisone >> a Kocta e a Lemnusci. Nei combattimenti vivacissimi che si protrassero per cinque giorni l'azione dell'artiglieria fu incessante e meritò un caloroso elogio. Le batterie furono controbattute violentemente dall'avversario ma esse continuarono sempre ad aderire con prontezza e decisione alle richieste di fuoco. Nella successiva ripresa offensiva del nemico in Val Tomorezza questo schieramento d'artiglieria dominò il campo di battaglia aprendo varchi fra gli attaccanti e infliggendo gravissime perdite. Non solo, ma lo schieramento concorse validamente a stroncare e a disperdere gli attacchi nemici nell'attiguo settore della « Cuneense ». Infine ricordiamo qui che dalla terza decade di novembre fino alla metà di dicembre ebbe impiego presso la g• Armata -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

il 21° Rgt. Art. d. mot. « Trieste » (1). Un suo gruppo veniva inviato alla testata di Valle Skumbini (III C.A.) e i suoi pezzi, passando per una mulattiera difficoltosissima, opposero al nemico una insormontabile barriera di fu6co. Inoltre i suoi autocarri, mentre alimentavano la battaglia, provvedevano allo sgombero dei feriti da tutto il settore: · Caduto l'impeto dell'avversario in questo settore, il 21° Regg. Art. « Trieste » p·a ssa dalla 9a all'lP Armata (Corpo d'A. speciale - poi all'VIII C.A.) e dovunque si fa onore. Comandante col. Riociardi coi gruppi: I 100/ 17 mod. 14; II 75/ 27-911; III 75/ 27-911; btr. da 20.

22. ·_ 11" ARMATA. - Il Comando Artiglieria dell'Armata incominciò a funzionare a Dervisciani il 18 novembre. Comandante l'artiglieria dell'll" Armata fu da questo momento, il gen. di C.A. Giovanni Fontana. Se si considera l'enorme estensione della fronte, lungo la quale l'Armata doveva compiere la manovra di ripiegamento, lo schieramento delle artiglierie risultava quanto mai misero specialmente nel settore assegnato all'VIII Corpo. Già il XXV era venuto in aiuto dell'VIII Corpo cedendogli il I gruppo del 131° artiglieria (< Centauro ,, su due batterie. Devesi qui notare come, molto opportunamente, il comandante della divisione (( Centauro » aveva disposto che il suo 131° artiglieria, inizialmente costituito su due gruppi da 75/ 27 motorizzati, di tre batterie ciascuno, si trasformasse in reggimez:ito su tre gruppi di due batterie. Lo schieramento dell'VIII Corpo, fu successivamente alquanto rinforzato con l'assegnazione, in aggiunta ai gruppi della Divisione (< Julia ,,, dei due gruppi d'artiglieria alpina « Val Po ,1 e « Val Tanaro » nuovi arrivati. Ma la pressione del nemico diventava sempre più forte:

..

(1 ) Della div. mot . «Trieste» furono vinviati in Albania il Comando (che vi costituì una Div. Aip. speciale col 31° Regg. f . e col 2° Regg. alp. ) e il 210 Regg. art ..

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

occorrevano altre artiglierie per poterla sostenere e sarebbero anche occorsi i mezzi di trasporto, per evitare che le poche esistenti fossero t ravolte durante la lenta , ma incessante avanzata dell'avversario. Esistevano nei magazzini di Klisura due batterie (217" e 218") da 75/ 27-906 per un gruppo da posizione del 13° G.a.F. Si rich iese il personale che giunse a Klisura in autocarro il 22 novembre e proseguì poi, dopo aver caricato sugli stessi automezzi anche il materiale, per la zona di Premeti, ove prese posizione. · Il 26 novembre, il comando artiglieria si trasferisce, col comando di Armata a Turano ed ha notizia dell'arrivo a Valona del XXVIII gruppo da 105/ 28 su 4 batterie del 9" reggimento artiglieria di C.A. Trattavasi però di un gruppo da posizione, le cui batterie dovevano effettuare il trasporto dei loro pezzi in due viaggi, non avendo in carico che due trattori per -ciascuna. Si dispose che tutti i trattori delle quattro batterie fossero utilizzati per trasportarne due nella zona del XXV Corpo d'Armata e se ,ne costituì un gruppo, che fu schierato in prossimità della rotabile , Tepeleni-Klisura, allQ sbocco di Val Zagor ias dove, però, non poteva avere che scarsa azione, perchè i profondi angoli morti, caratteristici della valle stessa, avrebbero richiesto bocche da fuoco a tiro curvo. Il 30 novembre questo gruppo di due b~tterie passò alla dipendenza tattica dell'VIII Corpo e vi rimase sino alla fine della guerra. Per trasportare in zona le altre due batterie, si pensò di utilizzare i trattori di un gruppo da posizione di due batterie (112" e 113 del 13° G.a.F. che aveva una batteria in prossimità di Porto Edda e l'altra al Monastero di S. Giorgio (Butrinto). Occorreva, però, pensare prima alla sistemazione di questo gruppo, il cui schieramento appariva sempre più esposto a pericolo, col procedere dell'avanzata nemica. L'incertezza che regnava allora circa l'andamento della linea sulla quale ripiegare, fece sì che gli · artiglieri di questo gruppo dovettero essere sottoposti ad una durissima prova di 3

)

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

resistenza, per provvedere, in pochi giorni, al trasporto di tutto il loro materiale prima a Porto Palermo, poi di nuovo a Porto

Edda, quando si disse che per ragioni politiche tale località doveva essere tenuta ad ogni costo, e poi, infine, ancora a Porto Palermo, quando fu definitivamente deciso l'abbandono di Porto Edda. Analoga sorte toccò ad alcune batterie da 105/ 28 e da 149/ 13 del XXV Corpo ed alla 28' batteria da 149/ 35 dell'VIII Corpo. Per parecchi giorni e per parecchie notti, ben pochi artiglieri ebbero la fortuna di poter godere di qualche ora di riposo. Finalmente, ai primi di dicembre, con l'aiuto dei trattori delle batterie di Porto Palermo, anche le due batterie da 105 rimaste a Valona poterono essere trasportate nella zona di Tepeleni e costituire un gruppo che rimase poi sempre a disposizione del XXV Corpo. Con la nostra ritirata sulla linea: Porto Palermo - Tepeleni - Klisura, avvenuta nella notte sul 7 dicembre, ed il conseguente trasferimento del comando d'armata a Fieri, si può dire terminata la manovra di ripiegamento. Merita di essere rilevato l'eroismo dimostrato dagli artiglieri nel rimanere, fino all'estremo limite del possibile, nelle posizioni più avanzate per proteggere la ritirata delle fanterie, nonchè il loro spirito di sacrifieio nel prodigare ogni energia nell'ambitissimo scopo di portare in salvo il materiale. La gran massa delle artiglierie potè essere portata in salvo ad eccezione del CXIX gr. da 149/ 13 i cui pezzi furono tutti o colpiti in pieno dal tiro nemico o messi fuori uso per la celerità con la quale avevano dovuto sparare. Arrestato il nemico di fronte a Tepeleni e toltagli ogni possibilità di giungere ad obiettivi strategicamente importanti, come avrebbe potuto essere l'occupazione di Valona, le artiglierie non si trovavano ancora sulla linea ove avvenne la resistenza ad oltranza e dalla quale successivamente partì il nostro contrattacco. Molte e movimentate furono ancora le vicende che ci portarono all'occupazione di quella linea, specialmente sul fronte dell'VIII corpo ove, dopo la caduta di Klisura, lo schie.ramento .d'artiglieria dovette "gradatamente arretrare fino a fermarsi sulla linea di Chiaf .e Chiciocut. ·- 374 -


LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSI VA

Con l'inserimento sulla linea di altri due Corpi di Armata vennero altri due comandi di artiglieria e precisamente quello del Corpo d'Armata «Speciale » e quello del IV Corpo, che cominciarono a funzionare rispettivamente il 20 dicembre e il 3 ,gennaio. · Da n otare che si trattò solo di inserimento di comandi. Le artiglierie rimasero quelle che erano già sul posto e vennero via via rinforzate con le nuove inviate dall'Italia. Non sempre queste nuove artiglierie erano le più idonee per il compito che dovevano assolvere. I reggimenti d'artiglieria divisionale giungevano assai spesso con gruppi da 75/ 27 o da 100/ 17 ippotrainati, che erano di grande impaccio sia per la difficoltà di uscire dalle strade sia per quella, maggiormente sentita data la stagione,. di nutrire e ricoverare ì cavalli in terreni di montagna, privi dì qualsiasi possibilità di riparo. Le perdite di quadrupedi furono enormi. Per diminuirle, si dovette spesso lasciare i quadrupedi al piano e trasportare i pezzi con autocarri, complicando· c.osì gravemente il problema dei cambi di posizione in caso di spostamenti. Le perdite di quadrupedi aggravarono molto anche il problema del rifornimento delle munizioni, specialmente per le batterie schierate in zone montane, dove si dovettero organizzare squadre di portatori, giornalmente sottoposti all'estenuante fatica di 8-10 ore di marcia, con carico non indifferente sulle spalle. Avevamo: ai Corpi d'Armata IV, VIII e (< Speciale » i comandi d'artiglieria regolarmente costituiti, ma senza il relativo reparto specialisti, nè comando di raggruppamento di Corpo d'Armata. Mancavano, quindi, i mezzi per organizzare una conveniente rete per l'osservazione ed il rilevamento dei bersagli, compito questo che diventava sempre più difficile dato che le località più elevate e quindi più idonee per l'osservazione, fiq.ivano sempre per cadere in mano nemica. Al XXV corpo, invece, esistevano reparto specialisti e comando di raggruppamento, ma mancava un vero e proprio comando di artiglieria. Il comando si riduceva tutto ad un co-

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

lonnello inviato per le mansioni di capo-ufficio, ma assolutamente privo di ufficiali, personale e mezzi. Tale situazione si protrasse fin quasi alla fine della fase difensiva, quando furono inviati: - al IV Corpo il 4Qreparto specialisti ed il 40° comando di raggruppamento; - all'VIII corpo il 3"' reparto-- specialisti ed il 3° comando di raggruppamento; · - al XXV corpo, il generale comandante dell'artiglieria; - al Corpo Armata « Speciale » il 42° comando di raggruppamento.

X

VIII C.A.

Il Comando d'art. dell'VIII C.A. cominciò a funzionare fin dal 15 novembre quando si costituiva il Comando dell'VIII C.A. Comandante dell'Art. del C.A. era il colonnello i.g.s. Guido Lama. Il 15 novembre l'VIII c:A. aveva assunto il Comando del settore fino allora tenuto dal comando della divisione « Bari >> . Ne facevano parte: - la Divisione cc Bari>> (ancora in corso di affluenza); - la Divisione « Julia ,, (reduce dalla faticosa e combattuta azione tentata da Erseke su Metzovo); con le seguenti unità di artiglieria:

. { I / 100/ 17 ancora a Valona ' II/ 75-13 ) III/ 75-13 ancora a Valona { btr. da 20

47° Regg. art. D.f. t< Bari >> (Col. Giannotti)

I ì

3" Regg. Art. alp. « Julia >> (Col. Gay Pietro)

Gruppo « Conegliano >> ,, « Udine >>

Rinforzo: - I/ 131° art. « Centauro >> (su due btr); - 240" btr. da 149/ 35; - una btr. da 75/ 13 del XXVI C.A. -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

Poichè del 47 ' regg. art. non si disponeva ancora che di un solo gruppo, e poichè del 3° regg. art. alp. il Gruppo cc Conegliano » era, per eventi_bellici, ridotto ad appena 3 pezzi, l'VIII C.A. in questo momento (15 novembre) non disponeva che di 35 pezzi di artiglieria (31 da 75 + 4 da 149/ 35). Peraltro non aveva che 16 btg. (logori ed incompleti) ed 1 btg. carri L.

Fig. 41. - Il Col. i.g.s. Guido Lama. C omandante l'Artiglieria dell'VIII C .A.

Il settore fino al 15 tenuto dalla « Bari » e passato all'VIII C.A. misurava dalla congiungente Erseke-Ostravice-Berat al corso del Vicos-Voidomati circa 60 km. in linea d'aria. C'erano pertanto: - un btg. ogni 3700 m .; - un pezzo ogni 1700 m. Il rapporto di forze col nemico era di gran lunga a favore dei greci: fanteria (in pratica) 4 a 1; artiglieria 3 a 1. -

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L"ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

La situazione dell'artiglieria migliorava con l'arrivo in linea dei gruppi Val Po e Val Tanaro e del I e III del 47° (« Bari »): però il giorno 15 stesso il ripiegamento in direzione di Bagni di Kukesi scopriva le posizioni del II/ 47° cosicchè questo perdeva una parte (9) dei suoi pezzi. Gli artiglieri rimasti senza pezzi si riunirono alle Camice Nere del CLII e tennero la linea. Al 5 dicembre l'ulteriore ripiegamento (1) aveva consentito un raccorciamento del fronte. Sulla nuova posizione che misurava in linea d'aria approssimativamente 45 km. di fronte, per effetto di nuovi afflussi di forze e dell'invio in riordinamento di alcune unità, l'VIII C.A. disponeva di 19 btg. e 76 pezzi di art. di cui 12 di mc., 12 da 100 e 52 da 75. L'VIII C.A. copriva la direttrice Klisura-Berat. Dai primi di dicembre alla metà di febbraio il nemico attaccò senza sosta per aprirsi la strada su Berat, ma in definitiva fu fermato. L'VIII C.A. in questo periodo riceveva con le rispettive divisioni i reggimenti di artiglieria: · - 5° Regg. art. alp. (Gruppi << Lanzo » e « Belluno ») « Pusteria »; 18' Regg. art. d.f. « Pinerolo )); 1° » » d.f. « Cacciatori delle Alpi>>; 59° » >> d.f. e< Cagliari 11. La nostra situazione era migliorata per l'affluso di truppe fresche che consentivano la sostituzione di quelle logore, per i migliorati rifornimenti, per l'inserimento di un nuovo Comando di C.A. il IV, per il logorio enorme inflitto al nemico. Al termine della battaglia di arresto - metà febbraio la situazione sulla fronte dell'VIII C.A. era: - Div. f. << Pinerolo»; - Div. f. « Cagliari » mancante ancora del I gr. da 75/ 27 del regg. art.; - aliquote della « Siena» (32' f. etc.); 0

(1 ) Nessun reparto era rimasto t agliato fuori dal nemico nel ripiegamento; la massima parte dei materia.lì: automezzi. magazzini, artiglierie era stata sgomberata in ordine a tergo della nuova posizione.

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LE AR TIGLIERIE : FAS E DIFENSI VA

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un gruppo da 105/ 28 ridotto a 5 pezzi; un gruppo da 75/ 27 del 21 ' Trieste su due btr.; una btr. da 149/ 35 su 3 pezzi. In totale: 15 btg. di f. e di CC. NN. , 11 cp. mortai da 81, 8 cp. mitr. da posizione, 92 pezzi d'artiglieria: 72 da 75; 1.2 d a 100; 5 da 105; 3 da 149. La « Cagliari » aveva due gr. da 75/ 13 del proprio regg. artiglieria. · La cc Pinerolo » col proprio reggimento art. al completo: I/ 100/ 17, II e III da 75/ 13. + 1 gr. da 75/ 13 della « Bari »; + 1 gr. da 75/ 27 della « Centauro >>. Il servizio di artiglieria consentiva già, oltre la regolare ricostituzione dei consumi giornalieri, di iniziare la costituzione di scorte. Qualche difficoltà permaneva per il rifornimento del calibro Ì49. Ben avviate le visite di controllo e conseguenti riparazioni delle artiglierie resesi inefficienti. Non , sempre si poteva garantire la sostituzione delle armi automat iche inefficienti e perdute. Il P.A.M. d Ì C.A. e quelli divisionali avevano, per necessità d erivanti dalla situazione, assunto carattere di depositi a terra (valvole di sicurezza tra magazzini di armata e reparti) .

IV C.A.

Il Comando d 'Artiglieria del IV C.A. sbarcò in Albania il 30 dicembre 1940. Comandante l'artiglieria del C.A. gen. Bartolomeo Pedrotti. In principio e sino al 10 gennaio 1941 non esplicò una vera e p ropria azione di comando, ma venne incaricato di studi vari, ricognizione ed organizzazione di linee arretrate. Dall'll al 17 gennaio sostituì il Comando d'Artiglieria dell'VIIt Corpo d'Armata nel settore M. Tomor - Caizza. Il 18 gennaio, in seguito a nuova ripartizione dei settori operativi, il Corpo d'Armata ebbe assegnato quello compreso fra il M. Tomor e Ciaf e Bubesit; il settore cioè su cui operò sino al 23 aprile.

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Il giorno 10 gennaio, allorchè il Comando d'artiglieria si sostituì a quello d'artiglieria dell'VIII C.A., la situazione che si era determinata nella parte centrale del settore in corrispondenza del tratto a cavallo della Valle Desnizza (Caizza - Trebe scines) era incerta. La forte pressione del nemico aveva determinato delle falle ed una preoccupante minaccia dall'alto verso il fondo della valle. Alle dirette dipendenze del Comando Artiglieria erano: - 2 gruppi da 75/ 27 del 131° rgt. art. « Centauro)); - la 217"' btr. da 75/ 27-06 del 13° art. G.a.F. (ridotta ad una sezione); il XXVII gruppo da 105/ 28; - 3" batteria da 149/ 13 del 26° art. di e.A.; - 268" btr. da 149/ 35 del 13° art. G.a.F. Queste artiglierie erano schierate attorno ad Hani-Balaban, già sotto la minaccia di un colpo di mano dei greci, il cui~grosso aveva raggiunto Suca. Particolarmente esposti risultavano il XXVII gruppo da 105/ 28 e. la 268a batteria da 149/ 35. La consistenza e l'efficienza sia dei gruppi di C.d'A. sia di quelli di visionali erano precarie: - gruppi ridotti a pochi pezzi (gruppi della Div. u Centauro », gruppi «Udine» e « Val Tanaro))); - deficienza di mezzi di trasporti sulla linea dei pezzi; - mancanza quasi assoluta di me~zi per il rifornimento munizioni. Si trattava di gruppi che avevano già compiuto un lungo ripiegamento combattendo accanitamente su un terreno pressochè impraticabile in particolar modo per il fango argilloso che irapantanava i materiali, rendeva penosi ed estenuanti i movimenti del personale, già stanco e provato. Esaminata la situazione in armonia con gli ordini del comando di C.d'A. si disponeva · l'arretramento a scaglione dei gruppi, in modo da garantire la loro costante azione. -

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LE ARTIGLIERIE: F ASE DIFENSIVA

Il ripiegamento venne effettuato nella notte (10-11 gennaio) e per quanto a breve raggio riuscì difficile e penoso sia per la scarsa e poca efficienza dei mezzi di traino, sia soprattutto per le condizioni del terTeno assolutamente proibitive.

Fig. 42. - 149 / 35.

La ·situazione presso i gruppi della Divisione « Julia >> era la seguente: - gruppo << Conegliano » · aveva perduto tutti e 12 i pezzi; - gruppo « Val Tanaro» ridotto a due pezzi; - gruppo « Udine » ridotto a tre pezzi; - III Gr. del 47° - sette pezzi su dodici. Tale stato di cose era aggravato dalla mancanza di materiale di riserva. Il giorno 15 sera arrivava in zona il Comando del 30° rgt. -- 381 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI G RECIA

art. df. della Divisione « Lupi di Toscana », che preannunciava l'imminente arrivo dei due gruppi someggiati del reggimento (II e III gruppo da 75/ 13). Il giorno 17 gennaio il comando dell'l1 a Armata disponeva che il settore Tomori - Caizza venisse ripartito fra l'VIII ed il IV Corpo d'Armata. Assegnava a quest'ultimo il settore M. Tomori - Chiaf e Bubesit. Il mattino del giorno 18 gennaio perciò si passavano le consegne del tratto del settore ad esso assegnato al comando artiglieria dell'VIIJ Corpo d'A. e gli si rimetteva copia dello studio già fatto circa lo schieramento difensivo concretato. In giornata il comando si trasferiva nella zona di Paraboar. Dal giorno 18 gennaio all'8 febbraio successivo le vicende della lotta portarono all'occupazione della linea, su cui poi doveva svolgersi tutta la fase difensiva e da cui partiva successivamente il nostro attacco. Le divisioni « Julia » e « Lupi di Toscan·a », venivano sostituite dalla Divisione u Cacciatori delle Alpi ». Il giorno 12 febbraio lo schieramento delle artiglierie divisionali acquistava la fisionomia che doveva poi conservare sino alla fine della fase difensiva. Essenzialmente tre masse di artiglierie divisionali: - · la prima sul fronte della divisione « Pusteria >> (destra Osum) costituita dal gruppo << Belluno » e da 1 btr. del gruppo «Lanzo >> in totale 16 pezzi da 75/ 13; - la seconda sul costone Mali Trepeli - Ciaf e Scoses Ciaf e Trepeli costituita dal II e III gruppo da 75/ 18 del 1° regg. << Cacciatori delle Alpi )) gruppo «Lanzo » - III gruppo del 30° rgt. art. df. Totale 24 pezzi da 75/ 18 e 18 pezzi da 75/ 13; - la terza sul costone di Poggio Boschetto costituita da II gruppo d~l 30" df. e dal gruppo « Valle Isonzo ». Totale 19 pezzi da 75/ 13.

Alle dirette dipendenze del Comando Artiglieria non esisteva che un gruppo da 100/ 17-14 (I/ 30°) che non poteva essere portato in posizioni che permettessero il suo efficace intervento oltre la nostra linea di resistenza, per mancanza asso-- 382 -


LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

Iuta di strade. Il gruppo seguiva quasi passo a passo la sistemazione della mulattiera Paraboar-Polliez e si spostava successivamente avvicinandosi alla linea. La situazione in atto, la forte preponderanza di fuoco del nemico, che pressochè indisturbato batteva le nostre artiglierie divisionali con i suoi 105 e con i 155, imponeva di risolvere il problema dello schieramento di artiglierie di m.c. che permettessero di svolgere una controbatteria proficua e di interdire le comunicazioni del nemico che, di giorno e di notte, svolgeva la propria attività nelle immediate e visibile retrovie. Tale situazione riusciva deleteria per il morale delle truppe che constatavano una nostra evidente inferiorità rispetto all'avversario. Ai primi di marzo venne messo a disposizione a questo fine il I/ 100/ 17 del 1° Reggimento « Cacciatori delle Alpi ». Scelte le posizioni nella zona di Vocopol e seguendo una pista tracciata, personale del genio ed artiglieri, con faticoso e difficile traino a braccia riuscirono a portare in tale zona il I gruppo della « Cacciatori )> ed il I/ 30°. Il 3 marzo veniva assegnato al Corpo d'Armata il III Gruppo da 149/ 35 del 13° G.a.F . (2 bt r. : una su 4 e l'altra su 3 pezzi). Con faticoso traino il gruppo si schierava nei pressi di q. 700 di Paraboar. I tre gruppi iniziavano subito l'inquadramento del terreno e finalmente si potevano iniziare tiri di controbatteria e di interdizione sulle batterie più attive avversarie e sui suoi gangli vitali. I gruppi da 100 schierati a Vocopol vennero subito controbattuti con concentramenti di più batterie nemiche schierate nel fondo Valle Desnizza e nei rovesci del Sofiu t e di Chiaf e Murit. Ma spesso le batterie nemiche dovevano sospendere il fuoco per gli efficaci interventi del gruppo da 149/ 35 che nonostante i pochi pezzi disponibili ed il precario stato delle bocche da fuoco interveniva con precisi ed aggiustati tiri. L'efficacia dei tiri era anche dovuta all'ottima preparazione topografica già eseguita dal Comando artiglieria. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

XXV CORPO - D'ARMATA

(Comandante l'art. del C.A. il gen. di br. Italo Caracciolo) Artiglieria di Armata e di Corpo d'Armata Nella giornata del 9 novembre, le artiglierie del XXV C.A. che, dal 28 ottobre, partendo dalla linea di confine, hanno seguito ed appoggiato l'avanzata delle fanterie e le successive operazioni offensive contro la linea « Metaxas », iniziano anche esse la ·manovra di ripiegamento m antenendosi in stretta collaborazione con le nostre valorose fanterie. A quella data, .le artiglierie del C.A. consistono nel 26° Raggruppamento (XVIII Gruppo da 105, CXV e CXVI Gruppo da 149/ 13) con le colonne principali, e nel CXIX Gruppo da 149/ 13 con la colonna Solinas e in Val Voiussa; invece i Gruppi XXXII da 105 e XVI da 105 sono rispettivamente assegnati al Raggruppamento del Litorale e al III C.A .. · A queste artiglierie proprie del 26° Raggruppamento deve aggiungersi la 267' batteria da 149/ 35 che, benchè da posizione, ha potuto seguire ininterrottamente le altre artiglierie nell'avanzata e nelle operazioni contro la Jinea ,e Metaxas ,,, e quindi, durante la manovra di ripiegamento, con mezzi di traino forniti dal Raggruppamento. Nella mattinata del 10 novembre, lo schieramento delle artiglierie di C.A., a carattere nettamente difensivo, presenta due gruppi (il XVIII da 105 e il CXV da 149/ 13) ad oriente del Cormos e il CXVI da 149/ 13 ad occidente del fiume stesso fra Plajla e Kato Ravenia. La 267' batteria viene spostata nella zona del lago di Zaravina. Le artiglierie, già provate nella precedente fase offensiva, sono tuttavia in piena efficienza. Esse svolgono efficacissima azione di controbatteria, interdizione e rinforzo alla protezione. Ne.i giorni seguenti, dallo stesso schieramento, vengono effettuate numerose ed efficaci azioni di fuoco ad ovest di Gribani, sella Artsista, Mesovuni, q. 1201, 935 ecc., nella zona KalibakiPaliocastro, Ripitisti e su q . 889 di Profeta Elia di cui l'avversario è riuscito ad impossessarsi nel pomeriggio del 14 novembre. -- 384 -


LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

Nella giornata del 15, in anticipo sul previsto ripiegamento delle fanterie che avrà luogo all'indomani, la 267' batteria da 149/ 35 viene spostata in zona Pogonion a circa 500 m. a S.E. di tale località .. Anche il CXV Gruppo da 149/ 13, alle ore 21, si porta a Kani Delvinaki, lasciando però nel vecchio schieramento 1'8• batteria. Nella notte fra il 15 e il 16 novembre la Divisione « Ferrara n inizia il ripiegamento, protetta da elementi della Divisione « Centauro n. Per tutta la giornata le artiglierie eseguono tiri di controbatteria e di interdizione. Alle 18, 1'8' batteria del CXV Gruppo, raggiunge il suo Gruppo in zona Kani-Delvinaki. Nella notte, il XVIII Gruppo da 105 ed il CXVI da 149/ 13 effettuano il ripiegamento a scaglioni di batteria, ordinatissimo, alternando movimento e tiro. Nella giornata del 17, il ripiegamento continua in relazione a quello delle fanterie. P attuglie di artiglieri con mitragliatriçi proteggono il movimento delle artiglierie, impegnando in diversi episodi il nemico. La 2· batteria del CXV Gruppo prende posizione a Menguli e da quella posizione avanzatissima esegue violenti tiri di interdizione contro il nemico che continua ad avanzare ed è ormai giunto a brevissima distanza dagli obici: gli artiglieri della difesa vicina entrano in azione. Durante la notte, ripiega su posizioni più arretrate. Il 18 e 19 novembre, il XVIII Gruppo ed i Gruppi CXV e CXVI, schierati in posizione avanzatissima e molto battuta con efficacissime interdizioni sostengono l'azione del 2~ Bersaglieri, che difende con accanimento la quota 1129 e non cede, pur sotto l'incalzare di violenti e reiterati attacchi nemici. Il Comandante del Raggruppamento ed il Comandante del CXV Gruppo sono sulla linea dei pezzi ed incitano gli artiglieri al combattimento; i gruppi continuano a sparare senza sosta, senza rallentamenti, malgrado fortissime perdite. Assolto il loro compito, i gruppi ricevono l'ordine di ripiegare. Il ripiegamento avviene nella notte dal 19 al 20 novembre ad immediato contatto col nemico, il quale ha occupato le alture dominanti la rotabile e tenta di completare l'aggiramento. -

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L' ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Ancora una volta pattuglie di artiglieri con armi automatiche. salgono le pendici della q. 1129 per rinforzare la resistenza deì reparti del 2° Bersaglieri. Sotto il tiro delle artiglierie e delle mitragliatrici, tutte le bocche da fuoco e tutto il materiale sono posti in salvo. Non meno intensa è l'azione del CXIX Gruppo da 149/ 13, assegnato alla colonna Solinas in Val Voiussa. Durante la giornata del 10 novembre, il gruppo effettua reiterati tiri. d'interdizione, mentre il nemico attaoca la· difesa vicina. Il 12 novembre la 3' batteria viene spostata in zona Ponte Perati in appoggio alla Divisione « Bari.». Il 16 novembre, persistendo la pressione nemica, il CXIX Gruppo ripiega, schierandosi nei pressi di Zaraplana. Il 18 novembre, avendo la Divisione « Bari » perduto la zona di Ponte Perati ed essendo stata successivamente occupata dal nemico l'unica strada di accesso alle batterie, e non consen- ~ tendo il terreno il traino fuori strada degli obici ed il passaggio degli automezzi, vengono sparate a puntamento diretto tutte le munizioni e inutilizzati i pezzi. I serventi imbracciano i moschetti, postano le mitragliatrici e si schierano con i bersaglieri. Nella notte successiva, dopo accanito combattimento, essi rioccupano le posizioni precedentemente tenute, ma sono costretti poi a ripiegare in seguito all'arretramento generale dello schieramento. Portano in salvo tutte le armi automatiche e il materiale che può essere trasportato a spalla, attraverso impervie zone montuose si sottraggono all'accerchiamento del nemico e alle ore 7 del 20 novembre si ricongiungono alla colonna operante in Val Drhino. La nuova linea di resistenza è predisposta sul confine. I gruppi si spostano in. zona Borgo Tellini, a scaglioni di batterie, percorrendo la rotabile battuta da intenso tiro nemico. Prendono posizione tra zona di Arinista e il varco di Borgo Tellini, -eseguendo azione di interdizione. Durante il ripiegamento, la coraggiosa opera di tutto il personale consente di ricuperare tutto il materiale: nulla viene abbanqonato.

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LE ARTIGLIERIE : F ASE DIFENSIVA

- Il 24 novembre, sotto l'incalzare del nemico che forza la destra del nostro schieramento, i gruppi hanno ordine di ripiegare, schierandosi in zona Zervat. Il nemico continua ad attaccare e consegue vantaggi malgrado l'accanita resistenza delle nostre truppe; i gruppi cooperano efficacemente ostacolando l'avanzata · dell'avversario con precisa ed efficace interdizione. Il 27 novembre il nemico è di nuovo a breve distanza dalla zona di schieramento dei gruppi. Poichè la parte occidentale della valle Xerias, e le alture che scendono su di èssa, sono scarsamente presidiate a difesa, il personale del CXI X Gruppo è schierato per la difesa vicina del Raggruppamento. Alle ore 13 del 28 novembre una pattuglia, che era di collegamento con il Reggimento « Guide », informa che il nemico procede per la sommità dei costoni ad ovest di Pepek e di Vodhove, ed ha superato- quello di Botrishte. Ad evitare sorprese sul rovescio dello schieramento del Raggruppamento, veng0no inviati sulle alture, ad ovest di Zervat, reparti costituiti con elementi del CXI X Gruppo, del Comando Raggruppamento e degli altri gruppi, insieme con aliquote del 131' Artiglieria Corazzato. Le batterie prendono posizione tra Graps e Ghiorguzzati effettuando intensi e violenti tiri di interdizione, nonostante la controbatteria nemica. Infine anche tale zona di schieramento viene lasciata, con movimenti effettuati a breve distanza dal nemico, il quale raggiunge posizioni immediatamente soprastanti le batterie. In relazione all'arretramento delle nostre linee, nei giorni 1, 2, 3 e 4 dicembre i gruppi occupano posizioni nella zona di Frastani e, successivamente, nella zona di Argirocastro. La 3· batteria del XVIII con il comando di gruppo ed il CXV gruppo si schierano in zona Luzati. • Le due batterie del XVIII ed il CXVI gruppo, con il comando di raggruppamento, rimangono sulle posizioni di Argirocastro fino a quando non viene effettuato il completo ripiegamento delle divisioni cc Ferrara », « Centauro » e << Mo-

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

dena >>, e poi a loro volta ripiegano verso Tepeleni, sotto la protezione di due plotoni di carri ~rmati. Durante le varie fasi del ripiegamento e fino alla occupazione delle posizioni nella zona di Tepeleni, l'azione dell'artiglieria del 26·; Raggruppamento è sempre ed ovunque efficacissima. Ufficiali ed artiglieri si distinguono in ogni occasione per intelligenza, attività, calma, sprezzo del pericolo e spirito d'abnegazione, meritandosi l'ammirato p~auso dei fanti e guadagnandosi l'ambito premio della citazione sul bollettino di guerra 18;3 del 7 dicembre. Lo schieramento che le batterie di medio calibro hanno il giorno 8 dicembre, viene completato il giorno 16, nella zona di Telepeni, dal XXVIII gruppo da 105/ 28 da posizione (btr. 80a e 81'3) cui si appoggia la 267" batteria da 149/ 35 da posizione, che ha già seguito il raggruppamento nelle operazioni oltre il confine e nella manovra di ripiegamento. Il giorno 16 il I gruppo da 100/ 17 del 9° Artiglieria (< Brennero » si schiera in regione Fuse Mai Cosci con azione nei settori Vojusa-Dhrino, passando alle dipendenze del 26° Raggruppamento di C.A. Infine il giorno 17 viene còstituito un gruppo misto (una batteria da 105/ 28 del XVIII ed una da 149/ 13 del CXVI gruppo) che prende posizione molto avanzata nella zona di Dragati, con direttrice la Val Vojusa ed azione sul fondo valle e suoi contrafforti che scendono a questo. Tale gruppo misto prende nome dal suo Comandante (< Maggiore Cutillo ». In complesso lo schieramento attuato alla confluenza Drhino- Vojusa si trova nel punto di flessione della linea difensiva, con scaglionamento in profondità. Alla- gFahitica resistenza opposta al nemico dalle valorose truppe del XXV Corpo d'Armata, il Raggruppamento contribuisce efficacemente con tempestive azioni di rinforzo allo sbarramento, interdizione e controbatteria. ' Il nemico, per circa quattro mesi, si logora nei molti ten-

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

tàtivi per impossessarsi della conca di Tepeleni, senza ottenere sensibili progressi. Riesce invece a spingere la propria occupazione nella valle di Bence, fino all'abitato tentando di avvolgere il nostro schieramento. Il XVIII gruppo, schierato in zona Luzati, a tiro delle mitragliatrici nemiche, si assicura la difesa vicina con pattuglie di artiglieri le quali, di giorno e di notte, con. ardite azioni, rie-

Fig. 43. - Batteria da 105/28 in azione.

scono ad impegnare elementi nemici avanzati, evitando in tal modo qualsiasi sorpresa al gmppo e permettendo un normale svolgimento dell'attività delle battèrie. Tale gruppo con tirò a puntamento diretto, batte l'unica mulattiera sulla quale si effettua il transito delle salmerie nemiche dirette a Mali Palcies e a Bence, intralciandone così i rifornimenti. 389 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

A sua volta, il XXVII gruppo, dalle posizioni di ponte Bence, svolge azione continua di logoramento; il nemico, dopo tre settimane è costretto a sgomberare tutta la Val Bence e le · posizioni di Mali Palcies ed a ripiegare sulla quota 1430. Le robuste azioni di rinforzo allo sbarramento, dei gruppi CXV e CXVI, hanno contribuito ad impedire ogni progresso del nemico sulla quota 927 (nord di Mali Palcies).

Fig. 44. - 152/ 37.

Il 3 gennaio, un pezzo del XVIII gruppo si porta a sud-est di Luzati per eseguire interdizione lontana in zona Ponte Kardigu e Paliokastro. Il 3 gennaio, con personale tratto dal CXIX gruppo da 149/ ,13 (che non ha pezzi) e con cannoni da 149/ 35 affluiti dà. Valona, viene costituita la 268.. btr. bis da 149/ 35, che si schiera in Val Saliari. Il 21 gennaio infine, con personale tratto dalla 267" e 268a bis, e con altri due cannoni da 149/ 35 affluiti da Valona, viene -

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LE ARTIGLIERIE : FASE DIFENSIVA

costituita la 267.. batteria bis, che prende posizione a Monastir Codra passando alle dipendenze del Gruppo « Cutillo ». La situazione creatasi in Val Vojusa ed in Val Zagoria, culminata con l'occupazione nemica del nodo di Klisura, porta alle operazioni tendenti alla riconquista di Klisura, iniziatasi il 25 gennaio. L'artiglieria di Corpo d'Armata partecipa intensamente a tale ciclo di operazioni, nella zona di Val Vojusa ed in quella di Val Dhrino, con azioni di controbatteria, di spianamento e d'interdizione. La controbatteria nemica è anch'essa molto attiva, e qualche nostro pezzo viene colpito e reso ineffici~nte. Dal 13 febbraio ha inizio la battaglia difensiva di Tepeleni. Durante i combattimenti svoltisi dal 13 febbraio alla prima metà di marzo, combattimenti accaniti in cui splende l'eroismo e l'incrollabile fermezza di tutte le truppe del Corpo d'Armata, i gruppi effettuano intensa azione di controbatteria e di interdizione vicina e lontana. Il 15 febbraio, il CXV e CXVI gruppo, per ben due volte, con tiro violento e preciso, stroncano sul nascere attacchi di forti reparti nemici alle posizioni del 48° fanteria, decimando e disperdendo nuclei avversari. Il 28 febbraio, verso sera, iniziatosi un tentativo di attacco nemico sul Golico, i gruppi intervengono tempestivamente con violente interdizioni. L'azione pronta ed efficace viene elogiata dai comandanti delle divisioni << J ulia » e « Ferrara)); l'artiglieria, anche per dichiarazioni di prigionieri, infliggeva al nemico fortissime perdite. Il 7 e 1'8 marzo, durante gli attacchi nemici alla q. 1615 ed alle pendici occidentali del Golico, le batterie con intensa azione d'interdizione, battono e disperdono ammassamenti di t ruppe in tutta la zona, stroncando sul nascere, azioni offensive dell'avversario. Enormi le perdite inflitte al nemico; limitatissimi i progressi da esso conseguiti, grazie alla eroica resistenza dei fanti ed al tempestivo e preciso tiro delle batterie. 391 - ·


L'ARTI G LIE R IA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

C.A. « SPECIALE »

Il Comando Artiglieria del Corpo d 'Armata « Speciale » Gen. Pasqua di Bisceglie - inizia la sua attività operativa il 21 dicembre 1940, quando cioè si sviluppa la nostra difensiva ad oltranza. La situazione delle artiglierie del Corpo d'Armata a questa data, è la seguente : - nel settore Shùshiça: II Gruppo del 24° « Piemonte»; - nel settore Litorale: Gruppi I, II, III del 51° 11 Siena » (di cui uno da 75/ 13 e due da 75/ 27); II Gruppo da 75/ 13 del 49° 11 Parma »; XXXII Gruppo da 105/ 28 del 26> Art. C.A.; - nel settore arretrato del Logora: II Gruppo G.a.F. con due batterie da 105/ 28 da posizione; - in isbarco a Valona: III Gruppo someggiato del 33° « Acqui)>. Situazione cioè, abbastanza tranquillizzante nel settore del Litorale nonostaI?,te le dure giornate vissute insieme ai fanti dagli artiglieri di. questo settore durante la manovra del ripiegamento; assai' precaria in Val Shushiça dove, alla scarsezza dei reparti di fanteria che la difendono, è da aggiungersi la modesta efficienza dell'unico gruppo ivi schierato, ridotto a poter someggiare la linea dei pezzi di una sola batteria dato il forte numero di quadrupédi periti durante il ripiegamento per gli inevitabili disagi. Le prime cure del comando di Artiglieria vengono pertanto febbrilmente rivolte alla Valle Shushiça. a) Settore Val Shushiça

Il Comandante d'Artiglieria del Corpo d'Armata, data la incertissima situazione in questo settore e preoccupato di potentiare al più presto lo schieramento, invia subito il III Gruppo del 33° « Acqui i i che aveva ultimato lo sbarco. Successivamente vi sono avviati anche: - il Comando del 4° Artiglieria Alpina .(che assume in 392 -·


LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

data 26 dicembre le funzioni di Comando d'Artiglieria della Val Shushiça); - il Gruppo Artiglieria Alpina « Pinerolo »; - la l" btr. da 105/ 28 del XXXII Gruppo del 26 ' Art. C.A. Si comincia così a dare anche qui un'ossatura artiglieresca alla difesa: ossatura che deve dare già i suoi primi frutti nelle aspre giornate del 26, 27 e 28 dicembre, allorchè un attacco del 2° Reggimento Alpini scontrandosi con un contemporaneo attacco nemico, dava luogo a tre giornate di dura battaglia. Ma la minaccia nemica in questa valle - mirante ad aprirsi la strada verso Valona - è sempre incombente. Occorre rinforzare maggiormente l'ampio settore. Il Comandante d'Artiglieria - a:nche in vista di una ripresa offensiva - propone ed ottiene che anche : - il I Gruppo da 100/ 17 del 21 ° Artiglieria « Trieste » (reggimento lasciato dal Comando d'Armata alle dipendenze disciplinari del Comando Artiglieria di C.A. nella zona di Mifoli,. dal 22 dicembre 1940 al 2 gennaio 1941); - il CVIII Gruppo da 149/ 13 del 3' Artiglieria di C.A. , posti a disposizione del Corpo d'Armata, sfano dislocati in Val Shushiça:. -Come pure è autorizzato a spostare il II Gruppo da 75/ 13 del 33° cc Acqui » dal settore del Litorale dov'era affluito, in quello della Shushiça, usufruendo del passo di Sh. Gjergjit che consentiva di abbreviare notevolmente la durata dello spostamentò. Completano la massa delle artiglierie di questo settore: la 7" e 8" batteria da 20 del 21 ° « Trieste >> e più tardi deve anche aggiungersi, a rinforzo dello sbarramento arretrato di Brataj, la 236 batteria G.a.F. da 70/ 15, che non è però mai entrata in azione. In complesso, alla data del 15 gennaio la situazione delle artiglierie della Shushiça è la seguente: · - Gruppo Artiglieria alpina cc Pinerolo» da 75/ 13; - II Gruppo da 75/ 13 del 24° << Piemonte »; II e III Gruppo da 75/ 13 del 33° « Acqui»; I Gruppo da 100/ 17 deL,21° « Trieste »; l" btr. da 105/ 28 del 26° Art. di C.d'A.; 3

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L"ARTIGLIERIA NELLA C AMPAGNA DI GRECIA

CVIII Gruppo da 149/ 13 del 3° Art. di C.d'A.; 236a btr. G.a.F. da 70/ 15 da posizione; - 7a e 8· btr. e.a. da 20 del 21 ° « Trieste >> . Tale situazione delle artiglierie rimarrà pressochè immutata per quasi tutta la fase difensiva, sole varianti: l'assegnazione al settore della Shushiça in data 28 gennaio del Comando del 33° Artiglieria « Acqui )) che assume le funzioni di Comandante d'artiglieria del settore in sostituzione del Comando del 4° Artiglieria Alpina destinato su altro fronte (9~ Armata), e l'aggiunta della 233· batteria da posizione da 65/ 17 che si schiera sulla seconda linea di difesa di BrataJ a q. 807 di Ramica. b)

Settore Litoral,e

Il comando artiglieria del settore tenuto in primo tempo dal Comandante del 51° ,, Siena » è successivamente assunto dal Comandante del 33~ Artiglieria « Acqui " e dal 14 gennaio in poi dal Comandante del 27° Artiglieria « Cuneo ". A decorrere dall '8 febbraio 1941 l'artiglieria del Settore Litorale viene ad assumere la seguente costituzione che manterrà inalterata per tutta la fase difensiva: - I Gruppo da 100/ 17 mod. 16 del 27° Art. « Cuneo»; - II Gruppo da 75/ 18 del 27° Art. « Cuneo )) ; - III Gruppo da 75/ 13 del 27° Art. « Cuneo »; - I Gruppo da 100/ 17 mod. 16 del 33° Art. « Acqui »; - XXXII Gruppo da 105/ 28 del 26° Art. di e .A.; - 10a btr. e.a. da 20 del 27° Art. <e Cuneo ». In complesso la situazione delle artiglierie in questo settore, non dà preoccupazioni. Esse sono, per numero e qualità, adeguate ai bisogni della difesa. In questo settore quindi la nostra artiglieria - per quanto limitata al calibro 105 e priva di bocche da fuoco più potenti (il rtemico dispone sul litorale anche di pezzi da 152) - ha sempre dominato le artiglierie avversarie costringendole a frequenti spostamenti e colpendole, a volta con visibili effetti (incendi, depositi di munizioni) nei suoi organi vitali. -

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LE ART IGLIERI E: FASE DIFENSIVA

c) Settore Logora

Anche in questo settore arretrato, nulla è tralasciato perchè, .nella deprecabile ipotesi di un nostro ulteriore ripiegamento, la barriera naturale Logora-Sh. Gjergjit, che sbarra la via per Valona, abbia una prima ossatura artiglieresca. Vengono in tale settore schierate complessivamente le seguenti batterie: 211 a e 212" da 75/ 27 da posizione G.a.F. a difesa 212• bis da 70/ 15 da posizione G.a.F. del passo 113a da 105/ 28 da posizione G.a.F . Logora 113a bis da 149/ 12 da posizione G.a.F. 10" batteria da 20 e.a. cc Cagliari )> 239"' bis da 65/ 17 da posizione G.a.F .: a difesa del

passo di Sh. Gjergjit. D iamo ora un cenno delle vicende dei reggimenti di artiglieria divisionale in questa fase. 14° Reggimento Artiglieria cc Ferrara »

I gruppi del reggimento, nella notte del 7 dicembre, assumono lo schieramento difensivo nella zona di Tepeleni, in relazione allo schieramento delle fanterie. Alla Divisione « Ferrara)> è assegnato il compito della difesa del settore compreso tra: - allineamento M . Golico - Mali Ormova (esclusa) Strakavec; - allin,eamento quota 330 (S.W. di Tepeleni) - q. 927· Mali Palcies (compresa) - Bus Decrit - q. 1.270 (esclusa). Conseguentemente, l'artiglieria divisionale prende il seguente · schieramento: gruppo: conca di Luzati; - I - II gruppo: conca di Luzati; - III gruppo: zona di q. 556 di Lekeli; - IV gruppo : zona a sud-est del ponte di Lekeli. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECL'\

E quanto all'impiego: I gruppo: a difesa del settore del 48° rgt . fan teria; III gruppo: a difesa del settore del 47' rgt. fanteria; II e IV gruppo: massa di manovra. Il giorno 10 dicembre sono avvistati i primi elementi nemici nella zona di Chiaf e Hasc; il I gruppo interviene con azioni

di interdizione. Nei giorni successivi, reiterati tentativi di attacco del nemico nel settore del 47° e 48' fanteria, vengono stroncati dal tempestivo intervento dei gruppi a difesa di settore e dei gruppi massa di manovra. Nei giorni 13 e 14 vengono date in rinforzo al reggimento la 9" e la l" btr. del 29, Artiglieria « Modena ll, che si schierano sul costone di Mali Palcies a difesa di quel settore. Il giorno 19 il nemico occupa il paese di Ormovo; il I , II e IV gruppo effettuano varie ed intense azion i di interdizione e di repressione. Nella stessa giornata elementi nemici, dopo aver tentato un attacco a q. 927 di Mali Palcies ed essere stati respinti anche dal pronto intervento della 9a batteria del 29 ', si affiacciano sui costoni che dalle- quote di Mali Palcies scendono sullo schieramento del I gruppo, per neutralizzare con fuoco di mitragliatrici le nostre batterie, impegnate nell'azione di sbarramento a favore del 48' rgt. fanteria, nuovamente attaccato. Entra in azione la difesa vicina, che riesce a ributtare le infiltrazi oni nemiche. In seguito, i pochi superstiti del nostro presidio di Mali Palcies - sopraffatti da preponderanti forze nemiche - ripiegano sulla posizione della 9" batteria << Modena». Il fuoco efficace, continuo, delle batterie ferma il nemico avanzante Verso sera, aggravatasi la situazione, il Comando Divisione dispone che una batteria del II gruppo si schieri nel castello di Tepeleni per la difesa ad oltranza di questo caposaldo; in tale posizione la batteria rimane fino al 1° gennaio. -

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LE ARTIGLIERIE : F ASE DIFENSIVA

Il 20 dicembre reparti nemici si affacciano nuovamente sui costoni di q. 927 e cercano ancora di neutralizzare con fuoco di mitragliatrici il I gruppo che, già sottoposto a violenta controbatteria, sta efietuando azioni di sbarramento davanti alla linea del 48·' fanteria. Nei giorni successivi i· gruppi effettuano azioni di interdizione davanti al settore del 47° e 48° fanteria, e sul settore di Mali Palcies, sempre violentemente controbattuti. Il 30 dicembre la 9• batteria cc Modena », il I e II gruppo effettuano la preparazione per l'attacco ed azioni di appoggio al btg. cc Brennero », che tenta la riconquista di Mali Palcies. Il 28 dicembre viene dato in rinforzo al C.d'A. il gruppo « Parma >>; la 5' batteria di questo gruppo viene data in rinforzo· al reggimento e prende posizione con una sezione in zona Mali Artzes, per integrare la difesa di Mali Palcies, e con l'altra nella zona di schieramento del III Gruppo. Il 5 gennaio, dopo una violenta preparazione di artiglieria, e nonostante l'intenso fuoco dell'artiglieria avversaria, la fanteria riesce finalmente ad avere ragione del nemico e ad occupare Mali Palcies, compresa la quota 1037. Il giorno 13 gennaio viene data in forza al reggimento la 4• batteria del 29° artiglieria cc Modena» che, schierata sul costone di Mali Palcies, deve integrare ed assicurare la difesa di quel settore .. Il giorno 23, al comando del Maggiore Barea Toscan, viene costituito un gruppo tattico con la 4• batteria cc Modena » e con la 5" batteria cc Parma»; il gruppo viene dato in rinforzo al 58° artiglieria e< Legnano,>che non dispone di materiale da 75/ 13. Il 15 febbraio il nemico tenta un attacco alle linee del 48° fanterìa, attacco che viene subito respinto per il pronto ed efficace intervento dei gruppi del reggimento. Il 16 una batteria mortai, costituita dal reggimento, si schiera nel settore, di Mali Come, a disposizione del comanda!1te del 47° ftr. Nei giorni 17 e 18 il nostro piccolo presidio di q. 1721 di Mali Ormova, protetto dall'azione di fuoco dei tre gruppi I, 397 --


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

II e IV, ripiega sotto la pressione di rilevanti nuclei nemici sulla quota 1723 del Golico. Attaccata nuovamente il giorno 20 da forze preponderanti, la nostra fanteria resiste eroicamente sulla quota 1723. Tutti i gruppi del 14° sono impegnati con azioni di sbarramento, di interdizione, e, poi, di repressione. Nonostante l'eroismo dei fanti, nonostante le perdite provocate dal nostro fuoco, il presidio di q. 1723 deve ripiegare sulla quota 1615. Il giorno successivo la quota 1615 viene presidiata dal battaglione alpini « Tolmezzo » della Divisione cc Julia ». 11 II Gruppo del reggimento viene assegnato a difesa del settore. Il giorno 27 il battaglione cc Tolmezzo ,, tenta la riconquista di q. 1726 del Golico. Tutti i gruppi vengono impegnati con intense azioni di spianamento, di appoggio e di interdizione. Nei giorni seguenti, il nemico cerca con ripetuti attacchi di conquistare la q. 1615 ma viene sempre arrestato dal tempestivo ed intenso fuoco dei gruppi del 14°. Si riporta l'elogio del Comandante delle Divisioni « Julia » e << Ferrara ,, : cc Il Comandante della Divisione « Julia » che ha osservato le azioni di artiglieria effettuate ieri nella zona del Monte Golico, mi ha espresso il suo compiacimento per l'efficacia di tali azioni nonchè il suo ringraziamento per la valida cooperazione. Quanto sopra è il risultato della vostra perfetta organizzazione. Al compiacimento del comandante della Divisione <e Julia » aggiungo il mio. F. to Generale Zannini ,,

Alle prime ore del giorno 7 marzo il nemico inizia un violento tiro di artiglieria e di mortai sulle nostre posizioni di q. 1615. .

.

Tutti i gruppi dipendenti, eccettuato il II, intervengono immediatamente con tiri di contropreparazione, di sbarramento e di interdizione. -

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LE ARTIGLIERIE : FAS E DIFENSIVA

La superiorità numerica dell'avversario, appoggia ta dal tiro dei mortai e delle artiglierie, costringe i nostri a ripiegare. Tuttavia l'avve rsario, per la violenta repr,essione delle nostre batterie, non riesce a mantenere la q. 1615, e deve organizzarsi sugli immediati rovesci. Durante le vicende fortunose di questa giornata, la pattuglia o.e. del 14" perde tutti i suoi .artiglieri e tutti i suoi mezzi di trasmissione sono distrutti dal tiro nemico. L'ufficiale rimasto incolume, raccoglie alcuni soldati, mette in azione la radio di altro reparto, ed assicura così il collegamento tra gli . alpini e l'artiglieria del 14°. L'8 marzo, alle prime luci dell'alba, il nemico attacca di nuovo e violentemente la q. 1615. Tutti i gruppi sono impegnati nella difesa degli alpini, quando improvvisamente viene attaccato il fronte ed il fianco sinistro del 48° ftr. Una compagnia del 48° viene aggirata. . Il I gruppo a difesa del settore del 48 ' · fanteria, interviene e riesce ad impedire che l'azione avversaria provochi una situazione grave. Vi concorre il III gruppo sparando a puntamento diretto contro i nemici che tentano di irrompere sul caposaldo (di seconda linea) di Lekeli. · Il corpando del reggimento sfruttando la vigile attività degli osservatori e delle sue pattuglie, di iniziativa manovra il fuoco dei gruppi a disposizione sull'uno e sull'altro settore, secondo che la situazione impone. Grazie alla valorosa difesa dei fanti e all'azione dell'artiglieria, le posizioni del settore Golico rimangono immutate, e il 48° fanteria può fermarsi ed organizzarsi a difesa, su una linea retrostante. Si riporta dalla relazione redatta dal Comando della Divisione « Ferrara » al Comando del XXV C.d'A.: cc Segnalo brillante, efficace e tempestivo intervento 14° Artiglieria... Durante tutte le azioni di ieri et oggi... » .

Il nemico nei giorni successivi, in ore sempre diverse tenacemente ripete l'attacco contro i nostri alpini aggrappati ai - . 399 -


L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

roccioni che fanno parte della quota antistante alla q. 1615. Ma tutti gli attacchi sono sventati dal valore degli alpini e dal fuoco dell'artiglieria del 14°. Nei giorni 21, 23, 24 e 25 il reggimento concorre validamente con azioni di fuoco sui vari obiettivi del Trebescines, a favore della Divisione « Julia >>. Con gli ultimi colpi di mano e con azioni di dettaglio, ha termine la battaglia di Tepeleni. Si prepara la ripresa offensiva e la vittoria finale. 29° Reggimento Artiglieria

<<

Modena »

I Gruppo

Il 14 dicembre la 1" batteria si schiera in zona Luzati passando alle dipendenze tattiche del 14° reggimento artiglieria « Ferrara » con compiti di difesa del settore del Dhrino e successivamente anche a difesa del settore Golico. La 2·· batteria il 21 dicembre si schiera in zona bivio Saliari, passando alle dipendenze tattiche del Comando Artiglieria del Corpo d'Armata, col compito di difesa della Val Saliari. Essa succéssivamente (5 gennaio) prende posizione a Chiaf e Cresta, passando alle dipendenze tattiche del 9° J\rtiglieria « Brennero ». La 3• batteria il 21 dicembre 1940 si schiera a q. 304 (nord di Tepeleni) passando alle dipendenze tattiche del 26 Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata, con compito di difesa di Val Bence; da tale schieramento esegue azioni di fuoco su Bence - Mali Palcies. L'S gennaio si trasferisce a Val Saliari, passando alle dipendenze tattiche del 9° Artiglieria « Brennero», si schiera a nord di Chiaf e Cresta. Il Gruppo

Il 9 dicembre si schiera sul costone a ovest di Progonat per appoggiare il 42° fanteria ed il battaglione alpini « Bolzano» -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

nei loro compiti difensivi (Gola di Golem - Mali That) contribuendo molto efficacemente ad ostacolare l'avanzata del nemico. Unica artiglieria del settore, violentemente controbattuta, malgrado le perdite subìte risponde sempre con prontezza e sicurezza alle richieste della fanteria, sovente intervenendo di iniziativa. Il giorno 18 il nemico riesce a sopraffare le fan terie che proteggono lo schieramento ed attacca frontalmente e sul fianco destro le batterie in posizione. Sotto il tiro delle mitragliatrici avversarie, le batterie continuano a far fu oco e riescono a ritardare l'avanzata nemica, impiegando i pezzi a puntamento diretto. Per difendere lo schieramento, minacciato di aggiramento, si chiamano in linea, per la difesa vicina, i conducenti e si spostano alla destra dello schieramento le mitragliatrici; si riesce così a contenere l'attacco ed a fermare il nemico sulle posizioni raggiunte. Gli atti e gli episodi di valore sono innumerevoli; tutti gli artiglieri difendono valorosamente i pezzi loro affidati. Alle ore 18, arriva al Comando di Gruppo, da parte del Comando del 42° fanteria, l'ordine di ripiegare su Gusmare. ' Appena si iniziano le operazioni per togliere i pezzi dalle posizioni le mitragliatrici . avversarie riaprono il fuoco dalla destra e dal tergo: solo la 4a batteria può ripiegare nella direzione ordinata: la 5" e la 6" batteria, per felice iniziativa dei r ispettivi comandanti, che hanno visto i muli di coda della 4• cadere sotto il fuoco delle armi automatiche nemiche, ripiegano su Lekdushaj , dove .si schierano a nord del Paese. La 4• Batteria resta così divisa dalle altre due, che tornano alle dipendenze del reggimento .. Essa può mettere in effici'?nza un solo pezzo .e con questo. si schiera sulla mulattiera che da Nivice porta a Dukai. Il 12 gennaio raggiunge la 9• batteria alle dipendenze della Div. « Ferrara n . Il 23 gennaio con questa batteria e con la 5" « Parma n si costituisce il gruppo tattico al comando del Maggiore Barea Toscan; il gruppo viene dato in rinforzo al 58° Artiglieria per l'azione su Klisura. -

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L' ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

III Gruppo

Finalmente il III Gruppo, con la 7° e 8" batteria, viene autotrasportato da Valona e, usufruendo dei muli della linea pezzi del Il gruppo, il 10 dicembre si schiera in zona di M. Spath a 5 ore di marcia da Lekduskaj, su terreno impervio e con oltre un metro di neve. Il gruppo viene assegnato in appoggio specifico al 3° reggimento granatieri operante nel settore difensivo Bus Devrit - M. Spath ed esegue azioni di sbarramento e di interdizione vicina. Nella notte sul 19 dicembre riceve improvvisamente l'ordine di ripiegare, unitamente al 3° reggimento granatieri su Lekdushaj, ed è perciò costretto ad inutilizzare i pezzi delle due batterie che sono prive di muli (non ancora sbarcati in Albania). Viene trasportato a spalla tutto il materiale di precisione e ogni altro materiale trasportabile. Gli elementi del gruppo e delle batterie appiedate, ricevono l'ordine di recarsi a presidiare la zona tra i caposaldi 10 e 28; vi permangono fino al 24 dicembre, resistendo ai numerosi attacchi del nemico, e frequentemente contrassaltando. Il 25 dicembre il comando di gruppo e le due batterie vengono avviate ad est di Lekdushaj per difendere il fianco sinistro dello schieramento del II gruppo, minacciato di aggiramento; il 14 gennaio gli elementi rimasti scendono a Tepeleni per la ricostituzione delle batterie. In seguito a ciò, la 7" batteria si schiera sul costone a nord di Lekdushaj , dove già si trovano le batterie 4· e 5• e, alcuni giorni dopo 1'8" prende posizione sulle pendici est di Dutihe e viene posta alle dipendenze del gruppo artiglieria alpina « Val Tagliamento » che già dalla fine di dicembre era ivi schierato alle dipende_nze della divisione << Modena ». La 9· batteria il 15 dicembre parte da Valona autotrasportata e, giunta a Tepeleni, viene posta alle dipendenze tattiche del 14° · reggimento artiglieria « Ferrara » che provvede a fo rnire i quadrupedi per l'immediato trasporto in posizione. Nella notte si schiera a q. 600 del costone Mali Palcies ed operando in appoggio, prima ad una compagnia del 18° reggi-

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LE ARTIOLIERIE: FASE DIFENS IVA

mento fanteria, dopo ad un battaglione .del 231° << Brennero u , contribuisce alla riconquista di q. 863 e del Mali Palcies. Esegue in questo periodo numerosissime azioni di fuoco contro centri di fuoco, e tiri di sbarramento. Il 20 gennaio si sposta a q. 710 dello stesso costone, con compito di sbarramento e di interdizione vicina in zona q. 1430. 9' Reggimento Artiglieria

«

Brennero

i>

(Col. Antonio Manno)

Ha la seguente composizione: I/ 100/ 17; - II/ 75/ 13; - III/75/ 13. Nel pomeriggio del 28 dicembre, il reggimento sbarca a Durazzo ed il 1° gennaio 1941, giunti i quadrupedi, inizia la marcia di trasferimento verso la Val Saliari. Il comando di reggimento, il giorno 4 gennaio si disloca a Saliari alto, unitamente al comando divisione u Brennero i>. Prende alle sue dipendenze le artiglierie già dislocate in Val Saliari e cioè: 2• btr. da 105/ 17 mod. 16 del 29" Art. cc Modena »; l" btr. da 75/ 13 id.; il gruppo del 49° art. « Parma » (su 2 btr.) da 75/ 13; - 268" btr. da 149/ 35 (su due pezzi). Successivamente, il giorno 5, giunge il II/ 9°, e prende posizione a sud di Chiaf e Cresta (zona di q. 1093). Il giorno 13 gennaio il III/ 9 ' prende posizione sulle pendici sud orientali del Cundrevizza, sostituendo le due batterie del 49° cc Parma » e la batteria del 29 ' che cessano di essere alle dipendenze del reggimento, e si trasferiscono in altro settore. Il I/ 9° si schiera nella zona di Fuse M ai Cose e passa alle dipendenze tattiche del Comando Artiglieria di C.A. All'inizio di questo periodo (prima quindicina di gennaio), quando la situazione non è ancora stabilizzata, si svolge una serie di azioni di arresto di infiltrazioni nemiche che tendono a scendere in Val Saliari, tentando di aggirare Tepeleni. L'artiglieria vi partecipa, prendendo sotto il fuoco nuclei nemici a-

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAM PAGNA DI G RECIA

vanzati, dando protezione alle nostre fanterie, eseguendo interdizione vicina e tiri di controbatteria. 58° Reggimento Artiglieria « Legnano »

Il 58° reggimento artiglieria (< Legnano >) tra il 24 e il 25 gennaio assume il seguente schieramento : - il II gruppo da 75/ 18, su due batterie, in zona a sud di Monastir Codra; - Il III gruppo da 75/ 18 su due batterie, sul costone immediatamente a nord dell'abitato di.Dragoti; - gruppo di formazione « Barea Toscan » da 75/ 13 su due batterie in zona ad ovest di Pesclani. Hanno inoltre azione in questo settore la 27a btr. alpina « Val Tanaro », del gruppo alpini « Pizzi 1) in posizione sulle pendici nord-est del M. Golico, e il gruppo di formazione « Cutillo d'artiglieria di C.. A, su tre batterie (149/ 35 - 149/ 13 )>

105/ 28).

Questo schieramento d'artiglieria trova contrapposto un certo numero di batterie nemiche in posizione in Val Zagoria, M. Groppa, Bedukias e al bivio di Klisura. Mentre il II gruppo, il 30 gennaio, si sposta in una posizione appena ad ovest di ponte Dragoti, il I gruppo da 100/ 17 su tre batterie raggiunge il 3 febbraio il 58° rgt. art. e si schiera in una zona ad ovest di Monastir Codra. Il giorno 13 febbraio il nemico inizia una violenta offensiva nel settore della Vojusa, appoggiata da intensa azione di mortai e di. artiglieria, ed obbliga la nostra fanteria a ripiegare sulle prime pendici del M. Bregianit e sul paese di Pesclani, caposaldi di resistenza. L'avanzata del nemico, arrestata verso sera alle quote 567 q. 987 - q. 792 del M . Bregianit e sulla mulattiera che da q. 567 conduce a Maleshove, durante la notte viene estesa alle q. 274 468 - 483, nonostante l'intenso tiro di interdizione effettuato su tutti i punti vitali. Sull'andamento del combattimento vengono segnalate a mezzo radio preziose notizie dalla pattuglia o.e. del comando -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DIFENSIVA

di reggimento distaccata presso il comando gruppo alplni « Pizzi » e dall'osservatorio del II gruppo, posto alla quota 650 del costone sud-est di M. Beschishit. All'alba del 16 dalle nuove posizioni raggiunte il nemico riprende l 'attacco al paese di Pesclani. La nostra artiglieria e l'artiglieria del gruppo « Cutillo » svolgono una efficacissima azione di interdizione; ma Pesclani, attanagliata a Nord e a sud da forze preponderanti, deve essere abbandonata. La 5" batteria del gruppo di formazione « Barea Toscan » che è la più avanzata nello schieramento del gruppo, deve difendersi con le proprie mitragliatr-ici e riunirsi ai fanti nel combattimento, mentre una parte dei serventi riesce a porre in salvo i pezzi e le munizioni, portandoli in posizione più arretrata. Anche in Val Zagoria ferve il combattimento. Il nemico frattanto esegue una fortissima controbatteria e intenso tiro di interdizione lungo la Val Vojusa, ad ovest del ponte di ferro di Dragoti. Il 17 febbraio, il nemico riprende l'attacco; il combattimento infuria tra le ultime case di Pesclani, ma la nostra resistenza non cede. Invece con un colpo di mano il nemico riesce a porre piede sulla q. 1192 del Golico. Il gruppo alpini « Pizzi » vedendo in tale occupazione una minaccia al proprio schieramento, la mattina del 18 alle ore 6 sferra un contrattacco preceduto da 15' di preparazione di artiglieria. L'azione, se non riesce nell'intento di occupare la q. 1192 ottiene però che su di essa neppure il nemico possa affermarsi. Una risoluta ripresa offensiva sferrata dal nemico ci obbliga a ripiegare sulla linea: q. 1192 (non occupata da nessuno), q. 1000, q. 759, q. 373. Verso sera giunge notizia dal settore della Divisione « Ferrara » che il nemico è riuscito ad infrangere la nostra resistenza sul Golico; ma la quota 1615 rimane in nostro possesso. Dal 19 in poi si svolgono attacchi e contrattacchi. Un tiro di controbatteria il giorno 20 smonta due pezzi della 5" batteria -

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1 L'ARTIGLIERIA NELLA CAMP AGNA DI GRECIA

del II gruppo, mentre un altro pezzo è reso fuori uso nello stesso giorno da schegge di granata. La batteria sebbene ridotta ad un solo pezzo, continua il suo fuoco, rinforzato dalla sezione dell'8a batteria del III/ 58°. Il 25 febbraio, una sciagura imprevista colpisce il reggimento ed in particolare il II gruppo: una frana seppellisce in un primo tempo 15 artiglieri della 5• batteria; accorrono i soccorsi e nel generoso tentativo di porre in salvo qualcuno dei se; polti, ben 4 ufficiali del reggimento ed uno del genio divisionale, nonchè altri 11 artiglieri immolano la loro esistenza in uno slancio di abnegazione. Il 28. febbraio, la Divisione alpina « Julia n sostituisce la Divisione « Legnano », e il reggimento, rimasto in posto, passa alle dipendenze tattiche di quest'ultima. Il gruppo « Barea Toscan ,, e la 27" batteria alpina « Val Tanaro )) vengono sostituiti dal gruppo « Conegliano n del 3° artiglieria alpina « J ulia n , che rimane però alle dipendenze tattiche del 58°, mentre il gruppo <<Udine » si schiera a fianco della sezione dell'8" batteria sul Beschishit. In quest'ultimo periodo, però, il nemico si affaccia decisamente sulla cresta del Mali Trebescines e, nonostante il fuoco di cui di volta -i n volta è fatto segno, con metodica occupazione delle varie quote riesce a scendere verso la valle Mezgoranit, sulle pendici occidentali del Mali Trebescines. L'artiglieria esegue ripetuti concentramenti e tiri di interdizione, ma la mattina del 7 marzo l'avversario attacca in forze nella valle del Drhino e sul M. Golico. La nostra resistenza, validissima, rintuzza ogni sua velleità aggressiva; soltanto sul costone Nord del Golico si produce un lieve arretramento della nostra linea, con l'occupazione nemica estesa da q. 599 a q. 1192. L'attacco si estende poi anche in Valle Mezgoranit: forze nemiche col favore della nebbia scendono dalle pendici del Mali Trebescines e puntano sul costone che, dalla quota 1437 del Beschishit scende alla quota 161 del fondo valle. L'azione offensiva nemica si protrae anche per tutto 1'8 -

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LE ARTIGLIERIE : FASE DIFENSIVA

marzo e nonostante la nostra strenua resistenza ed il nutrito fuoco dell'artiglieria sui vari obiettivi, i greci riescono a spingersi sulle pendici del Mali Scindeli e del M . Beschishit e sul costone che dal M. Beschishit scende a q. 161 sulla rotabile di Klisura. Gli ufficiali osservatori del I e II gruppo che si trovano su detto costone, essendo stata inutilizzata la radio e le linee telefoniche dall'intenso tiro avversario, prendono parte al combattimento, unendosi ai fanti ed alle Camicie Nere e tenendosi collegati, a mezzo dei pochi porta ordini rimasti loro accanto, col comando tattico al quale forniscono notizie sulla situazione. La 4• batteria, in posizione ad est del ponte di Dragoti, è presa sotto il fuoco di mitragliatrici sul fianco sinistro e nella notte sul 9 ripiega ad ovest del paese di Dragati, nei pressi del gruppo « Conegliano ». Anche la 5• batteria, sottoposta a violento tiro nemico, viene spostata nella zona suddetta. Il 9 mattina, sul Golico, il nemico con un colpo di mano riesce ad occupare la q. 1143; sul Beschishit giunge fino alla quota 1437, che resta però in zona neutra. Ma sul resto del Beschishit e sullo Scindeli è fermato dalla nostra decisa reazione. Su entrambe le posizioni, nei giorni seguenti, sferra violenti e continui attacchi, di cui uno particolarmente grave ed intenso (13 marzo) è nettamente stroncato dal tiro rapido e micidiale del I gruppo; ma non è più riuscito ad avanzare di un passo. Il reggimento, il giorno 18 marzo, passa alle dipendenze tattiche della divisione cc Lupi di Toscana». Il comportamento degli ufficiali e degli artiglieri è stato degno di ammirazione, sì da meritare calorosi elogi dal Comandante la divisione alpina cc Julia » e dal Comandante della divisione cc Legnano ». Numerosi gli episodi di valore da parte di ufficiali e artiglieri, tra i quali, fra tutti, degno di particolare ammirazione e commozione, quello dell'eroica morte del caporale Masella, proposto per la concessione di Medaglia d'Oro. -

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L"ARTIGLIERIA )<ELLA CAMPAGNA DI GRECIA

i

3° Reggimento Artiglieria Alpi na u Julia »

Il 3° reggimento Artiglieria « Julia », compiuto il periodo di riordinamento, ritorna in linea il 1° marzo e partecipa, fino al 13 aprile, col XXV Corpo, alla battaglia di Tepeleni. · Del reggimento, che è alle dipendenze della propria divisione, fanno ora parte solamente i due gruppi organici u Udine » e " Conegliano ». Gruppo << UdiM » - Al gruppo è assegnato, quale zona di schieramento il costone sulle pendici sud-est di Mali Scindeli, fra q. 1232 (M. Beschishit) e la q. 1437. Il giorno 5 m arzo il gruppo, già composto delle sue batterie organiche 17a e 18\ riceve la 34,. batteria, appena giunta dall'Italia. Come settore d'azione normale ha la zona del Gotico; eventuale Chiaf e Mezgoranit e M. Trebescines. Il mattino del 7 marzo il gruppo interviene per reprimere un attacco nemico sul Golico, appoggia in seguito il contrattac- · co degli alpini su tale cima. Nel pomeriggio, l'azione nemica, portata sul fronte di Mezgoranit, costringe il gruppo a spostare la sua azione di fuoco su questo fronte, azione che si protrae intensa fino a sera. La sera del 7 stesso il nemico raggiunge le posizioni dello Scindeli a q. 1437. La situazione tattica estremamente delicata, creatasi in seguito a ciò, mette le tre batterie a immediato contatto della prima linea. All'alba dell'8 il nemico tenta di penetrare nelle nostre linee per effettuare il progettato aggiramento con la conquista di M. Beschishit, la 17" batteria, ripiegata la sera del 7 in Becisti Nord, e poi ritornata in linea coi battaglione « Vicenza", contrattacca il nemico e lo respinge con le bombe a mano. La 18· e la 34.. batteria, sottoposte ad intenso fuoco di controbatteria di artiglieria, mortai e mitragliatrici, eseguono violenti tiri di sbarramento e repressione fino alle minime distanze, ostacolando sanguinosamente il passo al nemico. Vengono così respinti fino alla sera dell'll altri dieci attacchi. Durante questa giornata, il comandante di gruppo, al quale -

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LE ART IGLIERI E: FASE DIFENSIVA

sono stati assegnati 7 mortai dal 9° alpini, li schiera sulle linee delle proprie batterie. Dopo questo periodo la 17a batteria si sposta sulle pendici sud-est di M. Beschishit, da dove svolge efficaci azioni di fuoco nella zona del Golico. La 18" batteria prende posizione a nord di Beschishit superiore. La 18" batteria rimane a quota, 1232 in posizione avanzata ed « ardita » da dove svolge ancora importanti ed efficaci azioni di fuoco. L'intervento rapido, tempestivo, violento delle masse di artiglieria e mortai che ha azione su questo tratto del fronte, serve _a stroncare tutti gli attacchi greci che da.J 5 al 25 marzo si susseguono nelle zone di Mali Scindeli - Mali Beschishit. Il giorno 26 la 17"' e rn~batteria si spostano prendendo posizione a q. 1500 di M. Schindeli. Gruppo u Conegliano>> con la 13\ 14a e 15a. batteria in posizione dal 1., marzo sulle pendici sud del Beschishit (zona Dragoti), settor-e normale zona Pesclani e fondo Valle Vojusa, prende parte attiva alla difesa della zona di Dragoti, fin dal giorno 7 marzo, martellando intensamente il terreno antistante agli alpini dell'8°, dalla q. 1615 del Golico alla q. 1437 del Beschishit compresa. Nei giorni successivi, particolarmente intensa è l'azione di . fuoco svolta sulla q. 1143 del Golico, sia con tiri di sbarramento sia con tiri di repressione e di disturbo, sia con azione di fuoco in appoggio agli alpini. Durante i giorni 22, 23 e 24 marzo le batterie del gruppo preparano e seguono con intensissimo fuoco le azioni svolte dagli alpini dell'8° per la conquista della quota 1143. Durante gli stessi giorni il gruppo disloca un pezzo « ardito » nel costone di q. 1250 del Golico, in appoggio al btg. Gemona. Durante i giorni 2 e 3 le batterie del gruppo svolgono intensa azione di fuoco di appoggio ad azioni del 77° rgt. fanteria « Lupi>> specialmente sulle q. 489, 559 e 739. Durante tutto il periodo l'azione di controbatteria, svolta

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGN A DI GRECIA

dall'artiglieria e dai nemici, è vivace e in alcuni momenti violentissima. L'offensiva nemica nella zona di Tepeleni è definitivamente arrestata. Nella notte sul 13 aprile il gruppo lascia le posizioni fino allora tenute per trasferirsi con gli altri reparti della « Julia » in Val Saliari.; 17° Reggimento Artiglieria di div. fant. cc Sforzesca ».

Tra il 30 gennaio ed il 12 febbraio 1941, il 17° Rfggimento sbarca a Valona (Krionero). Il Reggimento ha lasciato a Brindisi tutti i suoi quadrupedi tutto il carreggio e il I gr. da 100/ 17 che giungerà qualche giorno dopo. Il Comando di Reggimento, i due gruppi someggiati da 75/ 13 (II e III) e la batteria da 20 mm. e.a. vengono tosto trasportati mediante autocarri nella zona di Tepeleni, dove la batteria da 20 viene schierata a protezione del ponte sul Bencia e della zona di ammassamento di Turano. Di qui, con muli forniti dal 9° Artiglieria e, Brennero ,, (una cinquantina in tutto), il Comando di Reggimento ed i due gruppi someggiati si trasferiscono rispettivamente a Damas (pendici occidentali del Mali Scindeli) e a Marizai. All'inizio della battaglia difensiva di Tepeleni i due gruppi vengono schierati sul costone a sud del villaggio cli Marizai, che sovrasta la valle del Proi Marizait e costituisce l'estrema propaggine nord del Mali Scindeli. Compito dei due gruppi è quello di appoggiare una eventuale azione offensiva diretta alla riconquista delle quote del Mali Trebescines da poco tempo occupato dal nemico, e, nella eventualità che il nemico prosegua la sua azione offensiva, di concorrere alla difesa della regione delle Arze e del Mali Scindeli. E' previsto che una batteria someggiata venga tenuta a disposizione nei pressi di Cascisti per essere schierata sulla selletta di q. 1591 di Punta Nord in appoggio ad una nostra azione offensiva contro il Trebescines. Il giorno 13 febbraio il Reggimento ha schierato la 8" e la 9• batteria (III gruppo), la 4" e una sezione della 5" batteria (II -

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LE ARTIGLIERIE: F ASE DIFENSIVA

gruppo). La 7" batteria si trova a Cascisti, intenta a lavori di apprestamento delle posizioni di schieramento che dovrà assumere alla sellet~a di q. 1591 del Mali Scindeli. Il mattino del giorno 13 febbraio, il nemico, che nel corso della giornata precedente ha ultimato la occupazione di Mali Trebescines, muove all'attacco della regione delle Arze, e della Valle Marizait. Superate le resistenze oppostegli dal gruppo alpino del Maggiore Nanni, esso occupa, ,nelle prime ore del mattino, Chiaf e Mezgoranit ed Arza disopra, raggiunge il fondo Val Marizait e risale verso il paese di Marizai e verso la quota 1178 del Mali Scindeli. Le batterie del 17" artiglieria, sin dall'inizio dell'attacco avversario, informate e tenute al corrente del corso degli avvenimenti dall'osservatorio che hanno impiantato a q. 1178 dello Scindeli, intervengono immediatamente e a più riprese con vivaci azioni di fuoco sulle colonne nemiche, che dal Trebescines scendono per le due mulattiere che fanno capo dall' Arza di Sopra e a Chiaf e Mezgoranit Nonostante il fuoco delle batterie si~sia. r.i.velato efficacissimo, esso non vale ad arrestare l'offensiva nemica, condotta con sfoggio di grandi forze. Nelle ultime ore del mattino il nemico, superate le resistenze degli elementi avanzati della nostra fanteria, giunge a poche centinaia di metri dalla estremità destra dello schieramento delle batterie del 17° e qualche pattuglia si infiltra fino nelle immediate vicinanze dei pezzi. Vengono immediatamente adottati i provvedimenti richiesti dalla situazione, e cioè alcuni pezzi sono portati a braccia fuori delle piazzuole, in modo da poter battere a puntamento diretto le prossime avanguardie delle fanterie nemiche; le mitragliatrici e gli artiglieri disponibili vengono schierati per fronteggiare le infiltrazioni che minacciano lo schieramento. La situazione è molto critica, e però i fanti del 54" reggimento, schierati sul costone di Marizai, tra il paese e la quota 1178, e le CC.NN. del Raggruppamento « Galbiati » oppongono valida e tenace resistenza ad ogni progresso del nemico, lo contrattaccano sulla q. 1178, che rimane contesa per tutto il corso del 17", -

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L·ARTIOLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECL'\

e contengono l'offensiva del nemico stesso che, per effetto sopratutto del fuoco delle artiglierie, subisce gravi perdite. Le postazioni delle batterie del 17° si sono però nel corso della giornata, rivelate al nemico, il quale, preoccupato dell'offesa che a lui recano, concentra su di essa il fuoco delle artiglierie leggere e sopratt utto dei suoi mortai. La violenta reazione nemica cagiona perdite sensibili. Un comandante di gruppo, du,e comandanti di batteria, un subalterno di batteria , 20 artiglieri, vengono posti fuori combattimento; due pezzi da 75/ 13 sono colpiti e resi inefficienti. Il mattino successivo il nemico riorende i suoi attacchi e nel corso di quel giorno e dei seguenti vi persiste. Pur essendo validamente con trastato dai fanti della « Sforzesca dalle CC. NN. del Raggruppamento cc Galbiati » e dal fuoco delle artiglie-rie, riesce a poco a poco ad affermarsi sulla Cresta del Mali Scindeli fra q. 1178 sino a poco a sud di Punta Nord. Dopo 9 giorni di asperrima lotta, l'attacco nemico, che ha giornalmente perduto di vigore, viene finalmente stroncato. Intanto la 6a batteria e l'altra sezione della 5° vengono schierate dal giorno 14 in regione Bregu-Martolosit, col compito di sbarrare il passo al nemico che tentasse di scendere allo Scindeli, nel tratto fra q. 1178 e q. 1540. La 7• batteria ha schierato una sezione alla selletta di q. 1591 a sud di Punta Nord, in linea con la fanteria, e l'altra sezione di Cascisti, per fronteggiare eventuali tentativi di discesa del nemico dalla q. 1540 e P unta Nord. Le azioni di fuoco della sezione schierata alla Selletta sono particolarmente efficaci, poichè essa batte a puntamento diretto la Punta Nord e le sue pendici orientali ed esercita validissime azioni di sbarramento contro ogni ulteriore tentativo di progresso del nemico per Cresta. Nel frattempo è giunto in zona di schieramento di mezzi propri anche il I gr. da 100/ 17 del 17° artiglieria, il quale ha preso posizione il giorno 14 febbraio sulla sinistra della Vojusa in regione Fus Mai Cosci ed è immediatamente impegnato con continue azioni di fuoco su Punta Nord e sui suoi rovesci e dovunque il nemico si affaccia sulla cresta dello Scindeli. l)'

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LE ARTIGLI ERIE: FASE DIFENSIVA

RIEPILOGO D EI COMANDI DI ARTIGLIERIA DELLA g• e 11" A. ALLA FINE DELLA FASE DIFENSIVA Comando Superiore d i artiglieria FF.AA. in Alba nia e.te Gen . di brig. De Aga zio Albert o.

Fig. 45. - Il Gen. Carlo Pellegxini. Comand ante l'Artiglier ia della g-a Armata.

9a Armata C.do Art. della 9" A. : e.t e Gen. brig. Pellegrini Carlo: - C.do Art. del III C.A.: e.te Gen. di brig . Guggione Giovan Battista; C.do Art. del XXVI C.A. : e .te Col. i.g.s. Utili Umberto. -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

11• Armata

C.do Art. d ella 11" A.: Com.t e Gen . di C.A. Fon tana Giovanni: e .do Art. del XXV e .A.: e .te . Gen . brig. Caracciolo Italo; e .do Art. del VIII e .A.: Col. i.g.s. Lama Guido; C.do Art . del IV C.A. : Gen. brig. Pedrotti Barlomeo; C.do Art. del C.A. « Speciale " : Gen . brig. Pasqua Di Bisceglie Benedetto.

F ig. 46. - Il Gen . Giovannì Fontana. Comandante I' A1t!glier ia della

u~ Annata.

F L'OFFENS IVA ITALIA~A DEL MARZO '4 1

23. - La nostra offe ns iva del mano '41. ( Artiglierie dell'VIII. IV e XXV C. A.) .

23. - L'offen siva concretata dal Comando Superiore (Gen. Cavallero) e dal comandan te della 11• Arma t a si proponeva di isolare la zona del T rebescines, da dove i greci attaccavano la sinistra del XXV corpo e puntare per la Val Desnizza su Klisura . -

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LE ARTIGLIERrE : L'OFFENSI VA ITALIANA NEL MARZO ' 41

Il compito principale fu affidato all'VIII C.A. che, dopo aver infranta la difesa greca a cavallo di Val pesnizza avrebbe proceduto sulla direzione Monastero-Hani Vinocasit-Hani-BalabanKlisura. I obiettivo Suca. 2° obiettivo Klisura. La destra del IV C.d'A. (Divisione (< Cacciatori delle Alpi ii) e la sinistra del XXV avrebbero concorso all'attacco. Forze a disposizione: 3 Div. di f. oltre le Div. « Cagliari » e cc Pinerolo i>, eventuale passaggio a disposizione dell'VIII C.A. delle truppe impiegate nel settore della Div. « Sforzesca ». Inoltre il Raggrupp. art. di C.A. su un gruppo da 149/ 35, 1 gr. da 105/ 28, 1 o 2 gr. da 149/ 13, 2 gr. bombarde da 240/ 12. Definito il tratto di rottura e le direttrici d'attacco, nonchè la gravitazione della Div. di seconda schiera e della riserva, i problemi più importanti erano: - lo schieramento d i una considerevole massa di artiglieria in una zona di terreno limitato. Stante la natura del terreno (argilloso e quindi fangoso) tutte le artiglierie motorizzate o ippotrainate dovevano essere schierate nei pressi della rotabile. Quanto ai gruppi someggiati la necessità di tenerli sotto, perchè in appoggio specifico (e quindi destinati a spostarsi azione durante) riduceva di molto le possibilità di schieramento; - lo studio della preparazione di artiglieria ( carattere della preparazione, determinazione degli obiettivi, scelta di quelli da battere, ripartizione degli obiettivi fra le varie art. eccetera). La perfetta identità di vedute fra ufficio operazioni del C.A. , ufficio informazioni e Comando Art. consentì di risolvere nel modo migliore tali problemi. La preparazione d'artiglieria fu studiata in comune fra Ufficio Operazioni e Comando artiglieria. L'elenco obiettivi compilato dall'Ufficio Informazioni e una carta degli obiettivi preparata dall'Ufficio Operazioni servirono ai comandi di divisione per compilare H proprio piano d'impieg.Ò del fuoco aggiornato man mano che gli obiettivi si venivano precisando o ne venivano segnalati dei nuovi. Alla vigilia dell'azione il Comando del C.A. diramò il 0

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

proprio piano di impiego del fuoco, riepilogativo di quelli parziali delle divisioni e del Comando Art. di C.A. P artecipavano le seguenti artiglierie ed erano compresi mortai da 81. Divisione « Pinerolo »

- I / 18° da 100/ 17 m. 14: 3 btr.; -- II/ I8" da 75/ 13: 3 btr.; - III/ 18° da 75/ 13: 3 btr.; I/ 59" da 751 27 m. 11: 3 btr. ; - b tr. bombarde da 240/ 12: 3 Sez.; - XXIV btg. mortai: 2 cp.; - cp. mor tai da 81 del 13° R . F.: 3 pl.; cp . mort ai da 81 del 14° R. F.: 3 pl. Divisione « Puglie »

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I/ 15° da 100/ 17 m . 14: 3 btr.; II/ 15° da 75 118: 3 btr.; III/ 15° da 75/ 13 : 3 btr.; II/ 47° da 75/ 13: 3 btr.; btr. bombarde da 240/ 12; X XVIII btg. mortai da 81: 2 cp.; cp. mortai da 81 del 71° R. F .: 3 pl. ; cp. mortai da 81 del 72° R. F .: 3 pl. Divisione

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Cagliari ,,

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III/ 59° da 75/ 13: 3 btr.; III/ 47° da 75/ 13: 3 bt r. ; II/ 59° da 75/ 13: 3 btr.;

-

btr. mor tai da 81 del II/ 59°: 2 Sez.; btr. mortai da 81 del III/ 9°: 2 Sez.; LIX btg. mortai da 81: 2 cp.; cp. mortai da 81 del 63° R. F .: 3 pl. ; cp . mortai da 81 del 64° R. F.: 3 pl. -

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LE ARTIGLIE RIE : L'OFFENSIVA ITALIANA NEL Ì:VIARZO '41

Artiglieria di e.A.

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Raggrupp. di controbatteria e interdizione lontana

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Raggrupp. di manovra

XXVII/ 9° 105/ 28 VII/ 3° 105/ 28 VJII/ 3° 105/ 28 btr. da 149/ 35 Gr. da posiz. 149/ 35: 2 btr. ( 240" - 260") IV Gr. da 149/ 35: 2 btr. I / 47° da 100/ 17: 3 btr .

\ I l

II/ 21° da 75/ 27 3 btr. III/ 21 ° da 75/ 27 CXIV / 8'' da 149/ 13: 3 btr.

Il giorno 6 venivano apportate alcune varianti alla costituzione dei Raggrupp.ti di C.A. per cui alle ore O del giorno 8 marzo funzionavano: - il comando tattico del Raggrupp. di azione lontana (C.te T. Col. i.g.s. Biocca) con i seguenti gruppi: IV da 149/ 35 del l " rgt. art. A.; gruppo da posiz. da 149/ 35 del 13"; Raggrupp. art. G.a.F.; - il comando raggrupp.to di controbatteria (C.te Col. Forte) con i seguenti gruppi: XXVII da 105/ 28 del 9"' rgt. art. di C.A.; VII e VIII da 105/ 28 del 3° rgt. art. C.A.; I da 100/ 17 del 47° rgt. art. d.f. « Bari >> .

I n totale l:VIII di C.A. disponeva di: - 32 btg. (di cui 8 di CC.NN.); - 16 cp. mitr.; 32 pezzi da 47; 32 pezzi da 65; - 128 pezzi da 75; 36 pezzi da 100/ 17; 32 pezzi da 105; -

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L'AR TIGLIERIA NELLA CAMPAG NA DI GRECIA

32 pezzi da 149; 12 bombarde da 240; 120 mortai da 81 e cioè nel complesso 424 b.d.f. Escludendo dal computo delle b.d.f. sia i pezzi da 47 di tutte le Div. sia i mortai e i pezzi da 65 della Div. di seconda schiera (non schierati), il C.A. disponeva di 350 b.d.f. di cui 76 di m.c. Poichè il tratto di rottura misurava nel complesso 3 km. e mezzo il C.A. investiva tale fronte con la seguente densità di schieramento: - Div. di prima schiera : 18 btg. e cioè uno ogni 195 m. ; - Div. di seconda schiera e riserva di C.A.: 14 btg.; - Art. complessivamente un pezzo di p . cal. ogni 10 m . e un pezzo di m. cal. ogni 46 m. A tali forze il nemico opponeva 15 btg. e 90-100 pezzi d'artiglieria. Rapporto di forze a nostro favore: fanteria 2 a 1; artiglieria (esclusi i mortai) 3 a 1. · Il rapporto di forze a nostro favore non era eccessivo. Il Com.te del C.A. (1) contava molto sùlla sorpresa, che avrebbero causato al nemico la violenza e la durata della preparazione d'artiglieria. All'offensiva partecipava anche il IV C.A. Esso (giorno 9 marzo) disponeva, oltre alle artiglierie divisionali, di un gruppo da 149/ 35 (7 pezzi) e due gruppi da 100/ 17/ 14 (24 pezzi) che costituivano massa di manovra alle dirette dipendenze del Comando di Art. sul tratto sud del .fronte della « Pusteria )) e su tutto il fronte della Divisione « Cacciatori delle Alpi ». Gli schieramenti nemici di Dobrusha - Istrore - Rovesci SpadaritVivan - Chiaf e Murit - Chiaf e Sofiut potevano essere controbattuti, sia pure qualcuno ai limiti di gittata, dal gruppo da 149/ 35 .

(1) Era il Gen . Gastone Oambara che aveva sostituito il Oen . Bainoole.

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LE ARTIGLIER IE : L 'OFFENSI VA ITALIANA NEL MARZO '41

L'll marzo veniva assegnato al Corpo d'Armata il LI

gruppo da 152/ 37, arrivato allora dall'Italia su 2 btr.: 131" e 132... Il gruppo venne sbarcato a Durazzo il giorno 12: il 14 era schierato nelle posizioni in precedenza studiate dal Comando Artiglieria in grado di intervenire anche nel settore dell'VIII Corpo d'Armata. All'offensiva del marzo prendeva parte anche il XXV C.A. (al·a sinistra). A questo fine il 9 marzo viene messo alle dipen. denze tattiche del raggruppamento di C.A. un gruppo da 149/ 35, su tre batterie; lo si schiera a nord-ovest di Tepeleni con azione su Val Drhin (principale) e su Val Vojusa (eventuale). Nella notte del 12 marzo, il preciso tiro di un pezzo avanzato del XVIII gruppo da 105, distrugge la passerella nemica di Paliokastro, interrompendo così una delle due vie di rifornimento per la truppa nemica sul Golico. Il continuo fuoco di interdizione del detto pezzo avanzato rende poi vani i tentativi nemici di riattare quel passaggio di notevole importanza. Dello sviluppo dell'operazione 9-14 marzo è detto a pag. 337. Ad essa seguono ancora attacchi nemici nel vano e ormai disperato tentativo di raggiungere Tepeleni, ma alla fine di marzo il nemico, scosso ed esaurito dalla nostra accanita resistenza, diminuisce infine la violenza dei suoi attacchi nella constatazione della loro inutilità. Negli ultimi giorni di marzo questo complesso ciclo di operazioni si chiude vittoriosamente. Il nemico, pur favorito dalle sue posizioni di partenza, attorno al nostro saliente di Tepeleni, e nonostante la violenza dei suoi attacchi, è stato nettamente battuto. La battaglia di Tepeleni è una fulgida gloria delle nostre a rmi.

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

G FASE DECISIVA 24. - L' artiglieria nelle operazioni decisive - Aprile 1941 (9-} e 11• A.).

24. - 9· ARMATA I reggimenti di artiglieria divisionale della 9a Armata, in questo periodo, sono ancora quelli che abbiamo visti precedentemente. La 9• Armata ebbe alla fine di marzo, il Comando dell'8 ' Raggruppamento art . di C.A. I gruppi di questo raggruppamento ai primi di marzo erano: -

XIII 105/ 28 a Bari; XIV 105/ 28 a Roma (ove rimase); CXIII 149/ 13 a Ba ri; CXIV 149/ 13 (già in zona di operazione

Albania :

VIII C.A.);

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VIII Reparto Specialisti. Il giorno 8 marzo 1'8• Raggruppamento partiva da Bari. Con il Comando si imbarcava (motonave Puccini) la Bandiera dell'Arma di Artiglieria. Era la prima volta che la Bandiera dell'Arma lasciava il suolo della Patria per portarsi sui campi di battaglia oltremare. Il 9 marzo a sera sbarcava a Durazzo e rimaneva in consegna allo stesso Comando di Raggruppamento che la portava poi seco per tutta la durata della guerra in Albania e in Grecia, attraverso gloriose, se pur non sempre fortunate vicende. Il Comando dell'8° Raggrupp. fu assegnato al III C.A. (zona di Orake); i suoi gruppi furono così ripartiti: - XIII al IV e .A. ( l P A.); - XIV restava a Roma; -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

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CXIII al XXV C.A. poi inviato anch'esso al IV C.A.

(11' A.); - CXIV all'VIII C.A. (11" A.); - VIII Rep. Spec. col Comando di Raggruppamento. Il Comando del Raggruppamento poteva iniziare il suo funzionamento al III C.A. zona Pleshishta-Krikova solo il 1° aprile. Assumeva alle proprie dipendenze i gruppi (che non erano i propri) :

- CVII 149/ 13 (btr. 1° e 2° a Pleshishta); - XVI 105/ 28 (btr. l "' e 2" a Krikova, Comando Gruppo a · Pleshishta); - Gruppo tattico << cpt. Carparelli >> (btr. 3• da 105/ 28, 2• da 149/ 13, 9" da 149/ 35 del CVII). · Ma subito dopo 1'8'' Raggruppamento aveva altra destinazione e altre vicende. XXVI C.A.

49° R,egg. Art. Div. f. « Parma »

Il giorno 11 aprile il nemico dà la sensazione del suo ripiegamento, pur copert? dal fuoco intensissimo dei suoi mor. tai che si abbatte sul II Gr. d_e l Reggimento. Il 13 aprile la « Parma >> lancia all'inseguimento il raggruppamento cc Fini >> col III Gr., e il 19 raggiunge Erseke e quindi con la colonna « Graziani >> della « Venezia », passa il confine. Il II Gr. aveva avute vicende diverse da quelle del reggimento fino alla fine di gennaio, poichè era stato assegnato prima al Raggrupp. del Litorale, poi alla cc Siena >> (alle dipendenze del Regg. Lancieri di Milano, in retroguardia); poi al XXV C.A. con la « Ferrara ))' infine con la « Brennero>>1in Val Saliari. Così il 49° Regg. può ben dire di aver concorso alle operazioni in Albania dall'estrema ala sinistra nel Korciano all'estrema ala destra del Litorale. Ovunque facendosi onore. E -

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L' ARTIGLIE RIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

meritando infine l'alto riconoscimento e l'elogio del Comandante superiore dell'Artiglieria Gen. Fautilli che fra l'altro ebbe a scrivere: « Alcuni episodi, come quello di M. Meles, sono ben degni di essere citati ad esempio per l'eroismo e i1 sacrificio che illuminano di nuova gloria la nostra Bandiera ». Il 49" Regg. u Parma >> ebbe durante la campagna 33 morti 79 feriti, 52 congelati.

=: ~

Colonne ita/i,me tedesche

F ig. 47. - Ap r ile 1941 : le operazioni decis ive

2" Regg. Art. Alp. « Tridentina» - (Gruppi « Vi cenza >> e « Bergamo ») 1° Regg. Art. Alp. (( Tauri nense >> - (Gruppo <( Val d'Orco >>) Il Gruppo (e Vicenza » ed il Gruppo (< Bergamo >> insieme con i1 Gruppo « Val d'Orco » del 1° Regg. Art. Alp. « Taurinense » hanno difeso durante un durissimo inverno il Beshenik,

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LE ARTIGLIERIE : FASE DECISIVA

il Bregu i Math, l 'alto Devoli, il Kominanit e il Pupatit, il Gur i Topit e hanno fermato il nemico. Nel giorno _4-5 aprile si sferra improvviso e imprevisto l'attacco nemico al Gur i Topit preceduto da intensa preparazione di artiglieria e mortai. Le batterie del « Val d'Orco » controbattute dai tiri nemici, svolgono violenta, persistente azione di sbarramento e di repressione concorrendo all'eroica resistenza degli alpini (1). E' l'ultimo disperato tentativo nemico di rompere la nostra linea. Le perdite sanguinose dal nemico subìte dicono la violenza della lotta e l'efficacia dei nostri tiri. Cade la q. 2120 del Gur i Topit ma il nemico non può procedere oltre, il nostro fuoco non gli consente nè vita, nè movimento. La sua pressione si esaurisce. Il nemico sfinito accenna a ripiegare. Il 13 aprile, le batterie non possono muovere che su tre pezzi, data la deficienza dei muli dappertutto sacrificati. Iniziano l'inseguimento del nemico al seguito dei battaglioni «·Verona » e « Vestone » e in dieci giorni di marcia faticosissima raggiungono Leskoviku. E qui concludono la loro epopea. Scrisse il Col. Umberto Utili, comandante l 'Art. del XXVI C.A. alpino, commentando i cinque mesi di operazioni del 2" Regg. Art. alp.: « Impiego particolarmente giudizioso ed avveduto di cui va data lode all'alta perizia del comandante Colonnello Moro Federico ».

III C.A.

19 ' Regg. Art.

<e

Venezia »

Dal 1° dicembre al 13 aprile i gruppi, del Reggimento e quelli alle dipendenze tattiche (I/ 24° fino al 25 marzo e II/ 53° fino al 20 marzo 1941), col tempestivo ed efficace loro intervento, hanno validamente contribuito a respingere i ripetuti

O ) Co l Val d'Orco si distingue pure il Gruppo Mondovì del 4° Regg Art. Alp. « Cuneense » (ved. pag. 65 ).

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L"ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

attacchi nemici ed a fare della testata dello Skumbini il Monte Grappa dell'Albania. Si è particolarmente distinto il III Gruppo da 75/ 13 schierato in posizione avanzata e battuta da intenso fuoco nemico di artiglieria ed armi automatiche. I gravi disagi, derivati dalla neve e dal freddo intenso, furono sopportati con alto spirito di sacrificio da tutti gli artiglieri del 19°, le notevoli difficoltà di rifornimento viveri e munizioni, svolto su mulattiere rese quasi impraticabili dalla neve e dal fango, sono state superate per l 'abnegazione del personale accuratamente scelto per tale importante servizio. Iniziatasi l'avanzata il 13 aprile 1941, i gruppi del 19° hanno sempre seguito da presso la fanteria. Le batterie hanno partecipato all'attacco della Q. Quarrit ed alle azioni del 19 e 20 aprile nella zona di Erseke, contribuendo con la fanteria e i bersaglieri a travolgere le accanite resistenze greche. Il II Gruppo ha poi appoggiato l'azione del XXVI Corpo d'Armata sulla strada di Leskoviku, procedendo con le prime avanguardie della colonna Passi (5° Alpini) fino al congiungimento con la 11" Armata.

24° Regg. Art. << Piemonte »

Il 20 marzo il reggimento con i gruppi II e III passava alle dipendenze del XXVI C.A. e si schierava tra Trmej e il B~shenik (fra il Tomorezza e il Devoli) a difesa, con un gruppo di artiglieria alpina di assegnazione (Val Chisone), del settore divisionale. Il 14 aprile partecipa all'inseguimeno del nemico. Il suo I gruppo, passato alle dipendenze tattiche della Divisione « Arezzo », partecipava all'attacco della Jugoslavia nel settore Lago in direzione di Ochrida, meritando un nuovo elogio per il suo comportamento. Il reggimento ebbe in tutto il periodo ben 40 morti e 70 feriti. -

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LE ARTIGLIER IE : FASE DECISIVA

36·' Regg. Art. d.f. « Forlì ».

Dal 26 febbraio in poi i gruppi ·della «_Forlì » partecipano a tutte le azioni di fuoco contro le posizioni nemiche del Breshenicut, del Kosika, del Bregu i Poshernes, del Bregu Dragonit ... sempre controbattute daile artiglierie nemiche e concorrono con i gruppi del 53° <<Arezzo >> , del 19° << Venezia)) , del 48° << Taro » a respingere i reiterati attacchi nemici, finchè il 12 aprile si può constatare che la reazione avversaria va indebolendosi. Quindi anche le batterie del reggimento avanzano oltre Progradec e alla fine del ciclo operativo raggiungono Erseke (Comando di Reggimento), conca di Barmash (I gr.), Belovoda (II gr.) , S,halles (III gr.). Il reggimento fu ripetutamente elogiato: - dal comandante del III C.A. Gen. Arisio <<per il brillante comportamento tenuto nei fatti d'arme della notte sul 3 aprile in Valle Kalivaci e in Valle Dunica »; - dal gen. Guccione, comandante l'artiglieria del III C.A. , sia per il contributo prestatçi alla resistenza di Valle Skumbini, sia per il brillante comportamento nella battaglia di rottura del fronte nemico dove << ha potuto mettere in evidenza l'ottima organizzazione del fuoco e l'alto spirito che animava ufficiali e artiglieri ». 53° Regg. Art. d .f. <<.Arezzo >>

Nei primi giorni di aprile, mentre il I gruppo rimaneva nell'alta valle Skumbini con la Divisione cc Forlì », il II ed il III si trasferivano tempestivamente nelle zone di Pishkash e Qafe Thane per impedire, insieme alle truppe della Divisione <<Arezzo », il congiungimento delle forze greche con quelle jugoslave. Il 7 aprile, iniziatasi l'offensiva, i gruppi si portarono sulla linea dei cippi di confine. Durante quattro gio'rni di aspri e continui combattimenti, con rapidi e arditi spostamenti delle batterie, si.mantenevano sempre in condizioni di intervenire tempestivamente ed efficacemente col loro fuoco micidiale, in appoggio delle gloriose truppe della Divisione « Arezzo » marcianti verso Struga. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

48 ' Regg . Art. d.f.

<1 Taro n

Come abbiamo già accennato nella fase precedente il 48° Reggimento fu impiegato in zona di alta montagna. La sua vita e la sua azione fra le vette del Guri Llenges e del Gur i Topit furono tessute di sacrifici e di eroismi. La perfetta organizzazione dei suoi .o sservatorì dislocati in posizioni pressochè inaccessibili ma che offrivano un ottimo campo di vista sui rovesci dello schieramento avversario contribuì potentemente all'efficacia di tutte le nostre azioni di fuoco. I suoi gruppi parteciparono con quelli della Divisione « Arezzo » specialmente alla difesa del M . Kosika (4-5 gennaio). Il 2 aprile i nuovi avvenimenti determinavano il cambio di posizione dei gruppi della « Taro »: il notevole munizionamento (circa 2 Unfoc) è tutto trasportato a spalla, sicchè quando il mattino del 4 aprile il nemico sferrò poderosi attacchi alle nostre posizioni, trovò insormontabile barriera di fuoco. Nelle giornate dal 4 al 7 aprile le. azioni di fuoco delle artiglierie della «Taro » si svolsero anche a favore del contermine settore della « Forlì » e furono magnifiche le prove di costanza, di tenacia. di eroismo date dal personale. In complesso il reggimento ebbe 15 morti e 23 feriti.

11" A-(XXV C.A.

Artiglierie di Armata e di Corpo di Armata

Negli ultimi giorni di marzo si iniziano ìe disposizioni per la ripresa offensiva su tutto il fronte . Finalmente, nell'ordine di operazioni n. 15 in data 11 aprile il compito assegnato al comando del Corpo d'Armata viene così definito: « sboccare dal Kurvelesh su Golen, per recidere al nemico l'arteria di Valle Drhino e concorrere alla conquista della zona di Kuc-Chia e Drass, affidata al gruppo « P1z1i » del Corpo d'Arma ta speciale; sfruttare, appena possibile, anche le direzioni operative della Vojusa e del Drhino ». -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

L'ordine di operazioni del comando del Corpo d'Armata porta le seguenti disposizioni per l'artiglieria: « a) sono assegnate:

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alla divisione (( Brennero »: l'intero gruppo da 100/ 17 del 29° Artiglieria (( Modena »; un gr. di formazione da 149/ 13, su due batterie; una btr. di bombarde da 240; alla divisione « Lupi »: il gr. artiglieria alp. ,e Udine »; alla divisione " Julia »: il gr. artiglieria alp. << Val Tagliamento »;

,, b) le batterie schierate su q. 927 del costone di Mali Palces 6· e 9&da 75/ 18 del 58 ' Art. « Legnano» continueranno ad agire sia a favore della Div. << Modena i> sia a favore della difesa del Golico. Tutte le batterie schierate sul Dutihe (III Gruppo da 75/ 13 del 29° Art. « Modena », e 2° btr. da 100/ 17 del 9' Artiglieria « Brennero i>) dovranno agire fino a che resteranno in posizione - a favore sia della divisione << Modena » sia della u Brennero ». Seguiranno poi le proprie divisioni durante lo sfruttamento del successo i> . « e) Saranno alle dipendenze del Comando Artigiieria

di Corpo d'A.:

- gruppo « Cutillo ii su una batteria da 149/ 13 e una da 105/ 28; sulle attuali posizioni, orientate a favore del settore ,, Lupi di Toscana ,;; - XXVIII gr . da 105/ 28 e CXVI gr. da 149/ 13 - sulle attuali posizioni - orientati a favore del settore ,e Ferrara i>; -- una batteria del CXV gruppo da 149/ 13, orientata particolarmente a · favore dei settori (< Lupi di Toscana )> e « Sforzesca »; - un gruppo di formazione da 149/ 35 su due batterie, in posizione a Chiaf Cresta, orientata a favore dei settori « Modena n e « Brennero » e dell'azione della colonna « Pizzi » sul Mureve. -

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L"ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

1< d ) Tutti i gruppi motorizzati e someggiati abbiano a immediata portata gli automezzi e i quadrupedi occorrenti per gli spostamenti che si renderanno necessari. « e) L'attacco delle divisioni << Modena » e « Brennero ,, sarà preceduto da preparazione di artigleria della durata di 30'. Dovranno concorrervi tutte le artiglierie organiche di rinforzo delle due divisioni e quelle schierate su q. 927 del costone di Mali Palces, nonchè mortai da 81, su obiettivi definiti dai comandanti di divisione. Le rimanenti divisioni adeguino la loro preparazione di artiglieria alle limitate forzè con cui attaccheranno e ai propri obiettivi ravvicinati, effettuando una serie di concentramenti che dovranno avere per tutti inizio alla stessa ora. L'artiglieria di C.A. concorrerà con azioni di rinforzo contro batteria e interdizione come da piano d'impiego ». In relazione agli ordini anzidetti, il 14° gruppo da 149/ 35 e il CXV gruppo da 149/ 13 si spostano in Val Saliari; la 7a btr. da 149/ 13 CXVI gruppo, che è in posizione verso Spibogog col CXV gruppo anzidetto, rientra al proprio gruppo in posizione a nord di Lekeli; la 3" batteria del I gr. da 100/ 17 del 9° « Brennero » si sposta sul Dutihe alle dipendenze tattiche della divisione « Modena ». Nel frattempo saltuari, brevissimi, concentramenti di fuoco vengono effettuati sugli obiettivi più importanti per saggiare la reazione · del nemico. In previsione dell'offensiva, vengono rapidamente completate le ·dotazion i munizioni, riveduti i mezzi di train o, predisposti i collegamenti da impiantare caso per caso. Viene inoltre spostato un altro pezzo da 105 in posizione molto avanzata (circa al km. 22 della strada di Argirocastro, a 600 metri dai nostri elementi avanzati). La controbatteria continua più intensa che mai sopraffacendo ogni tentativo di azione dell'artiglieria avversaria. Il 13 aprile giunge il LI gruppo artiglieria d'Armata da 152/ 37, su due batterie, che prende subito posizione nella zona compresa tra l'abitato di Dukai e la q. 525, con ampio settore di tiro (Mureve-Klisura). Nei giorni successivi il detto gruppo esegue azioni di fuoco

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

sui seguenti obiettivi: pençlici di M. Mureve (in concorso con le artiglierie del corpo d'armat a speciale), Golen Kplonia, M. Spath, Stepe~, rotabile di fondo valle Drhino, Made, Ormovo, Klisura. · Il 14 aprile la divisione (< Legnano ,i e (( Sforzesca i> attaccano ed iniziano decisamente l'avanzata verso la val Mezgorani. Tutto il fronte del XXV C.A. entra in azione con violento slancio offensivo, potentemente appoggiato dalla massa delle artiglierie di ogni calibro. Nello stesso tempo, l'azione offensiva si propaga al settore di Val Drhino. Ore 6,10 del 16 aprile dopo una brevissima ma intensa preparazione sulla quota a nord di Stepez, le camicie nere del gruppo cc Galbiati » balzano all'attacco e conquistano la q. 350. Violentissima la reazione del nemico, che esegue una nutrita azione di sbarramento con i num erosi mortai postati sui rovesci delle quote 405 e 650; il CXVI gruppo e la 7' batteria del CXV tengono per tutta la durata dell'azione sotto il loro preciso efficacissimo tiro tali posizioni. Il XVIII gruppo, con i tre pezzi che gli sono rimasti efficienti, controbatte le batterie nemiche in Val Drhino che si most rano particolarmente attive. Lo slancio e l'abnegazione degli artiglieri sopperisce alla deficienza dei pezzi. Le batterie nemiche sono in gran parte neutralizzate·. Il 17 mattina gli osservatori· comunicano che il nemico ripiega, che il ponte di Kardigu e la passerella di Paliocastro sono stati interrotti, che depositi di materiale sono in fiamme. Mentre le· nostre fanterie avan~ano inseguendo l'avversario, il pezzo avanzato del XVIII gruppo, in posizione presso il km. 22 della rotabile di Argirocastro, batte intensamente in profondità la rotabile anzidetta. · Durante la notte, d'ordine del Comando Artiglieria si attestano in attesa di ulteriori disposizioni il XVIII gruppo in zona Luzati, il CXVI nella zona dei capànnoni di Tepeleni, il CXV neìla zona tra ponte Bencia e Turano. Il I gruppo da 100 del 9° rientra al suo reggimento. -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA CAMP AGNA DI G RECIA

Nel pomeriggio del 18 aprile g,i unge l'ordine di avanzare; apre la marcia il XVIII gruppo da 105/ 28. Le interruzioni stradali create dal nemico sono numerose. Esse sono state ripristinate d'urgenza e con mezzi di circostanza, cosicchè il transito non è facile. Particolarmente difficile riesce il passaggio del Kardigu. Nella notte tra il 18 ed il 19 aprile i gruppi sostano nei pressi di Argirocastro. Il 19 aprile il XVIII gruppo si sposta in zona di Dervisciani e nel pomeriggio in zona sud di Teriakati. Nella mattina del 20 la l" batteria si schiera in zona Goritza, sotto l'intenso tiro di artiglieria nemica che ostacola la presa di posizione. Nel pomeriggio dello stesso giorno la terza batteria del XVIII gruppo si schiera nei pressi di Cisterna in zona q. 222 ad est di Teriakati ed esegue interdizioni su Episkopi. Ii 21 aprile, d'ordine del Comando Artiglieria, il XVIII gruppo esegue interdizione sulla q. 344, sui rovesci di Arignata, di Geidohori, ecc. Nella notte dal 21 al 22 aprile il XVIII e CXVI si schierano in zona Cisterna di Zervat. Nella mattinata e per tutto il 22 aprile i gruppi sono attestati in prossimità del confine in attesa di ordini. Il 23 aprile, mentre i _gruppi iniziano la marcia oltre i confini giunge notizia che le àrmate nemiche si sono arrese. IV O.A.

Il 23 marzo il Comandd Artiglieria d'Armata preannunciava che sarebbero s~ati messi a disposizione del IV Corpo d'Armata 2 gruppi: 1 da 149/ 13 ed 1 da 105/ 28 in arrivo dall'Italia (1). Il 26 marzo arriva in zona dall'ltf'l,lia il Comando del 40° Raggruppamento artiglieria di C.d'A. che viene assunto dal Ten.

( 1) Sono · i gruppi XIII da 105/ 28 e CXIII da 149/ 13 dell'8° R aggpt. art. di O.A. Degli a lt r i gruppi di questo R aggpt.: il XIV 105/ 28 r imase a Rom a ; il CXIV 149/ 13 era già coll'VIII O.A. ; men tre il Comando del Raggruppame nto er a alla 9~ Armata con altri gruppi di diversa provenienza.

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

Col. Argan Chiesa comandante del Reparto Specialisti d'artiglieria. Passano alle dipendenze del Comando di Raggruppamento i tre gruppi di C.A. ed il I/ 300 da 100/ 17-14 schierato a Vatoine. I gruppi di C.A. iniziano il movimento da Durazzo alle zone di schieramento: il.giorno 28 il CXIII è già in posizione. La mattina del giorno 29 anche il XIII raggiunge le sue posizioni mentre il CX giunge a Berat. Ma per la nuova situazione politica creata dalla Jugoslavia perviene l'ordine dal comando di artiglieria d'armata di avviare subito il CX gruppo ad Elbasan (a disposizione del comando della 9" Armata), e di sganciare i gruppi già schierati facendo affluire al più presto anch'essi in tale località. Sebbene da tre giorni gli artiglieri non avessero praticamente riposato, il movimento dei gruppi venne effettuato nel modo più ordinato in due notti consecutive. Lo schieramento delle artiglierie del Corpo d'Armata restò praticamente quello del 19 marzo ad eccezione di una sezione del III gruppo G.a.F . che per poter efficacemente battere il fronte della divisione «« Pusteria II ed in particolare Tege ed approfittando di una carrareccia allestita in quei giorni dal genio militare, venne trasportata a Vocopol nord. Sono stati brevemente riassunti tutti i movimenti avvenuti nell'artiglieria del Corpo d'Armata per mettere in evidenza tutto il laborioso lavoro al quale furono sottoposti i gruppi, specialmente a causa di una deficiente rete stradale. Le posizioni di schieramento imposero di impiegare quasi sempre la carica massima - e questo specialmente per le artiglierie di m.c. - che altrimenti non avrebbero potuto battere le più attive artiglierie avversarie, nè interdire le vie di rifornimento più importanti. C.A. SPECIALE

Settore Shushiça

La fase offensiva trovava il settore della Val Shushiça con le seguenti artiglierie agli ordini del Comandante l 'Artiglieria della Divisione cc Acqui »: -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA •

- I <<Acqui »;

Gruppo da 100/ 17 mod. 16 del 33° Artiglieria

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II Gruppo da 75. 13 del 33° Artiglieria u Acqui ,,; III 11 ,, 75/ 13 del 33" Artiglieria « Acqui »; Gruppo Artiglieria Alpina « Val Tanaro »; -:-- l" btr. da 105/ 28 del 26° Artiglieria C.A.; - CVIII Gruppo da 149/ 13 del 3° Artiglieria d'Armata; - 40~ btr. da 149/ 35 del 3·' Artiglieria d'Armata ; 233• btr. da 65/ 17 da posizione - 13• G.a.F.; - 236&btr. da 70/ 15 da posizione - 13° G.a.F. Alla fine di marzo con l'assegnazione al Corpo d 'Armata del comando del 42·' Raggruppamento Artiglieria di C.A. e più tardi con l'arrivo del VII Gruppo da 105/ 28, ed il contemporaneo rientro al proprio gruppo della 1• btr. da 105/ 28 del XXXII Gruppo, il settore di Val Shushiça dispo~e delle seguenti artiglierie: - 33° Reggimento Artiglieria << Acqui ,, - su tre gruppi; - Gruppo Artiglieria Alpina « Val Tanaro ,, ; - 42 Raggrupp.to Artiglieria di C.A., alle cui dipendenze sono posti:

H VII Gruppo da 105/ 28 del 3 ' Art. di C.A.; il CVIII Gruppo. da 149/ 13 del 3o' Art. di e .A.; la 40• btr. da 149/ 35 del 3° Art. d'A.; 233• btr. da 67/ 17 da posizione - 13° G.a.F.; 236" btr. da 70/ 15 da posizione - 13° G.a .F. Loro ordinamento: - 3 Gruppi da 75/ 13 a difesa del settore ed in appoggio specifico ·e precisamente: II/ 33' nel settore occidentale tenuto dal 18° rgt. ftr.; III/ 33° nel settore centrale t enuto dal 17° rgt. art.; Gruppo art. alp. e, Val Tanaro,, nel settore orientale tenuto dal Gruppo Alpini << P izzi »; -

I/ 33(J 42° Raggr .to

~ massa -

di manovra ;

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

alle dipendenze del Comando sbarra,( mento arretrato di Brataj (nell'azione of233"' btr. ' fensiva dell'aprile la 233a btr. sarà sposta236" btr. ta anch'essa in avanti in rinforzo alle ( artiglierie del settore centrale). Le azioni svolte da questo complesso di artiglierie, specie nelle giornate del 14 e 15 aprile, palesano chiaramente come l'organizzazione sia ormai completamente « a punto >> ed in grado di far sentire tutto il suo peso nella battaglia. La preparazione dell'artiglieria che precede l'attacco delle fanterie - svolta per la durata di un'ora nella giornata del 14 e di 45 ' nella giornata del 15 - si abbatte precisa, violenta, inesorabile, su ogni elemento dell'organizzazione difensiva nemica, sconvolgendo trincee, colpendo ricoveri e riserve, centri logistici, osservatori e neutralizzando efficacemente batterie avversarie in azione. Ogni sforzo viene anche fatto per aprire qualche varco nei reticolati, pur no~ disponendo di una adeguata massa di artiglierie potenti e di bombarde cui affidare questo specifico compito. Passando in rapida rassegna l'opera delle artiglierie del settore in questa fase, può ricordarsi: 33° Reggimento Artiglieria « Acqui i>

I Gruppo - Prende parte con efficaci concentramenti alla preparazione di fuoco compiuta dalle artiglierie del settore nelle giornate del 14 e 15 aprile ed agisce come gruppo massa di manovra durante gli attacchi violenti delle nostre fanterie ripetuti più volte nelle giornate dal 14 al 17 aprile. Manifestatisi i primi sintomi di cedimento nemico ed iniziatosi il nostro inseguimento, anche questo gruppo carenato intende seguire le artiglieriè someggiate nell'incalzante pressione sul nemico. Ma in Val Shushiça non vi è, per lungo tratto, un itinerario percorribile da mezzi carellati: esiste solo, prima di giungere al nuovo tronco di rotabile costruito dal nemico da -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

Kuc alla zona di Bledes, una mulattiera che presto si trasforma in sentiero impraticabile. Tale difficoltà non arresta gli artiglieri del I Gruppo. Alle ore 14 del giorno 18 aprile lasciano anch'essi le vecchie posizioni e passando a guado lo Shushiça, portano per molti tratti a spalle il materiale, aprendosi spesso il passo nel fango in cui affondano i carrelli e carrettini, proseguendo la marcia nell'intera notte, il 19 raggiungono l'abitato di Kuc ricongiungendosi ai gruppi someggiati del reggipiento. II e III Gruppo - Dopo aver agito in appoggio specifico dei rispettivi reggimenti di fanteria (18" e 17°), alle ore 12.45 del 17 aprile iniziano lo spostamento in avanti, seguendo d'appresso i fanti con i quali hanno diviso sacrifici ed ansie nell'attesa. Il 23 aprile tutto il reggimento si trova riunito lungo la strada del Porto Edda all'altezza di Kundestowa. Gruppo Artiglieria Alpina « Val T anaro »

Il Gruppo sostituisce il 21 marzo il Gruppo « Pinerolo » nel settore della Val Shushiça. Ai primi di aprile lascia le posizioni di M.a e Smoktines e si sposta nella Valle Smoktina, passando alle dipendenze del gruppo alpino « Valle ii . Il Gruppo opera in mezzo a difficoltà di ogni genere dovute all'alta quota, alla forte distanza dalle basi logistiche, alla impraticabilità della zona ed all'inclemenza del tempo. Ma ogni difficoltà è superata mercè la tenace volontà di Comandanti e gregari. Le batterie seguono nelle varie fasi, passo a passo, i battaglioni alpini, appoggiandone ovunque ed efficacemente la azione. 42° Raggruppamento Artiglieria di C.A.

Ha avuto quale compito precipuo l'azione di controbatteria. -

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LE ARTI G LIERIE : FAS E DECISIVA

Ed in relazione a tale compito il comando del raggruppamento ha affinata l'organizzazione in atto, attivando un servizio sempre più completo d'individuazione delle batterie avversarie e valendosi di ogni possibile fonte di informazione terrestre ed aerea. La controbatteria ha avuto essenzialmente carattere ·di neutralizzazione ed è stata improntata ai seguenti criteri: - agire esclusivamente contro batterie accertate attive per rilevamento di vampe da nostri osservatori; - eseguire con cautela qualche colpo di aggiustamento con pezzi singoli per poi agire, a massa e violentemente, mediante rapidi concentramenti anche di più gruppi. Durante l'ultima fase offensiva oltre che in azioni di interdizione lontana e di controbatteria, il raggruppamento è stato impiegato nell'apertura di varchi nei reticolati (CVIII gruppo da 149/ 13) e nel rinforzare l'azione delle artiglierie divisionali contro centri di fuoco nemici particolarmente attivi. Il giorno 17 aprile il Comando del raggruppamento si trasferisce a Dhermi nel settore del Litorale, dove sono anche avviati il VII Gruppo da 105/ 28 e il CVIII Gruppo da 149/ 13 che ormai non hanno più alcuna azione da svolgere in Val Shushiça. Del VII Gruppo da 105/ 28 va ricordata una marcia di trasferimento di 160 km. , compiuta il 10 aprile dal settore Busi dell'VIII Corpo d'Armata alla zona di Brataj, in solo 16 ore, sotto una pioggia incessante e la sua prontissima ent rata in azione nonostante le difficoltà incontrate per la natura fangosa della zona ·di schieramento in cui i trattori affondavano fino agli assali e dovevano faticosamente procedere con successive manovre di verricello. Del CVIII Gruppo che, dal gennaio all'aprile, ha intensamente operato in questo settore, va messa in rilievo la particolare precisione ed efficacia dei suoi tiri ed il comportamento sempre sereno dei suoi artiglieri durante le frequenti azioni delle artiglierie nemiche sulla zona di schieramento del Gruppo. -

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l. ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECI A 0

Della 40· btr. da 149/ 35 infine va segnalata la faticosa presa di posizione con un materiale scomposto e traino a braccia, in località non servita che da una modesta mulattiera; come pure merita menzione l'azione svolta da un pezzo isolato della batteria stessa che, nonostante il fuoco bene centrato del nemico, rimaneva in posizione avanzatissima per più giorni, svolgendo efficace azione di interdizione lontana contro l'abitato di Kuc ed i ponti del nu<wo tronco di rotabile costruito dal nemico in Valle Shushiça. Colpi sparati in questa fase:

Artiglieria divisionale: 14.501; Artiglieria di e .A.: 4.701. Settare L itorale

La fase offensiva ha, in questo settore, un più ampio svi-

luppo. Si dispone delle seguenti artiglierie: - 27° Reggimento Artiglieria su 3 gruppi; - I Gruppo da 100/ 17 del 21° Art. « Trieste »; - XXXII Gruppo da 105/ 28; - V Gruppo Bombarde da 240/ 12 su 2 btr.; - 10· btr. da 20 e.a. del 27° Artiglieria « Cuneo >> . Esse sono così ordinate: - III/ 27° su 2 btr. appoggio specifico del 7° rgt. ftr. (colonna nord); . - Gruppo tattico Lombardo (8· del III/ 27° - ia del I/ 27° - Sezione da 65/ 17): appoggio specifico 8° rgt. ftr. (colonna centrale); - II/ 27° su 3 btr.: appoggio specifico della 24• Legione CC.NN. (colonna sud); aliquota artiglierie in massa di manovra: gruppo I/ 27° su 2 btr.; » I / 21° su 2 btr.; » XXXII da 105/ 28; V gruppo bombarde da 240/ 12. Anche in questo settore l'ultima offensiva ha inizio il giorno 14 preceduta da un'ora di preparazione d'artiglieria. - 436 -


LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

Iniziatosi l'attacco, mentre i gruppi in appoggio specifico intervengono su richiesta diretta delle colonne, i gruppi massa manovra eseguono rapidi concentramenti su tutta la fronte; in particolare il XXXII Gruppo da 105/ 28 svolge azione di interdizione e di controbatteria in prevalenza su Vlatoria e Piluri, il V Gruppo Bombarde batte i rovesci di q. 517 e l'abitato di Himara. Gli attacchi delle colonne centrali e nord si sviluppano in profondità; gradualmente tutte le artiglierie della massa di manovra vengono impiegate a protezione della colonna sud che risulta la più provata. L'attacco viene ripreso alle ore 11 ,45 del giorno 15 dopo preparazione di artiglieria della durata di 45 minuti, i gruppi in appoggio specifico continuano la loro azione a favore delle colonne; si svolge con concentramenti saltuari anche l'azione di controbatteria e d'interdizione della massa di manovra, agendo particolarmente in favore della colonna nord; notevole l'attività delle pattuglie o.e. in base alle cui segnalazioni possono venire effettuati efficaci concentramenti di fuoco (un prigioniero interrogato il giorno 16 aprile narra che un concentramento su q. 1254 ha paralizzato l'azione di un'intera compagnia di rincalzo del 40" Euzones causando gravi perdite). L'azione prosegue nella giornata del 16: durante la notte la colonna nord ha ampliato la propria azione occupando le quote 1483 e 1387; alle ore 7 le artiglierie massa di manovra concentrano il fuoco sulle pendici del M. a Zogut e su quota 1301; tra le ore 8 e le 9 l'azione di fuoco delle artiglierie si sviluppa gradualmente su tutta la fronte divisionale e continua per tutta la mattinata con interventi sia di gruppi in appoggio specifico sia con azioni della massa di manovra cont ro batterie nemiche più attive e moleste; nel pomeriggio si intensifica l'intervento delle artiglierie a favore della colonna centrale. Il 17 le tre colonne di visionali riprendono l'azione: alle ore 8,45 le pattuglie O C. comunicano al comando artiglieria divisionale che il costone pendici 1096 - 929 - 731 è occupato dall'8" fanteria; alle ore 10 è segnalata occupata la q. 517 dello Scutarà da parte della 24" Legione CC.NN. -

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L'ARTIGLIERIA N ELLA CAMPAGNA DI GRECIA

E' l'inizio del cedimento avversario; le nostre artiglierie iniziano i loro movimenti in avanti verso le posizioni già studiate in previsione di dover continuare la lotta. Alla mezzanotte del giorno 17 è ormai constatato che il nemko ha cercato di rompere il contatto prendendo distanza e pertanto urge anche da parte delle artiglierie muovere il più celermente possibile all'inseguimento, mettendosi in grado di passare, con i gruppi più leggeri, le numerose interruzioni e porsi in misura d'intervenire col maggior numero di bocche da fuoco contro eventuali resistenze nemiche. Dal 18 al 23 aprile si sviluppa la fase di inseguimento da Himara al K·a lamas, per una profondità di circa 150 km. Gli artiglieri gareggiano coi fanti nel non dar tregua al nemico, marciando di giorno e di notte, con le sole soste imposte dalla necessità di eliminare le residue resistenze avversarie. Una sezione da 65/ 17 « Folgore » fa parte della colonna autocarrata arditi « Fiamme rosse » che viene lanciata all'inseguimento ma che purtroppo ha sovente i mezzi paralizzati dalle interruzioni. Il II/ 27" continua ad essere in appoggio specifico alla 24• Legione CC.NN. costituente avanguardia. Il III/ 27° viene anch'esso avviato in avanti, sfruttando la sua capacità a muovere in terreno rotto: Gli altri gruppi seguono gravitando in parte in testa, in parte in mezzo al grosso della divisione. Un pezzo da 105, nonostante una grave interruzione a sud di Spilea, viene dalla tenacia degli artiglieri del XXXII Gruppo portato oltre l'interruzione stessa ed a sera del giorno 18 riesce a prendere anch'esso posizione nella piana di Dimitri ed entrare in azione contro le retroguardie nemiche. Alle ore 18 del giorno 22 aprile la 7• batteria del III/ 27° esegue un tiro di neutralizzazione contro retroguardie avversarie che tentano l'ultima tenace resistenza (stretta del Pavla). E' questa l'ultima azione di fuoco che svolge il 27° Artiglieria « Cuneo » mentre sta per concludersi vittoriosamente la campagna sul fronte greco-albanese. L'avanzata è ripresa nelle prime ore del mattino del 23 -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

aprile: alle ore 18, allorchè viene annunciato che l'Armata greca dell'Epiro ha capitolato e che da tale ora le ostilità debbono intendersi cessate, tutte le artiglierie del Litorale, compreso il XXXII Gruppo da 105 che ha seguito nel movimento le artiglierie divisionali, sono dislocate tra Konispoli e Porto Edda. Intanto il Comando del 42° Raggruppamento col VII Gruppo da 105 e il CVIII Gruppo da 149/ 13 del settore della Shushiça sono affluiti al Litorale nella zona di Llogoro-Dhermi, pronti a rinforzare, ove occorresse, l'azione delle artiglierie già in posto; queste artiglierie, insieme col XXXII Gruppo da 105 saranno poi destinate a sostare nella zona di Porto Edda per la difesa costiera della nuova base logistica che sta sorgendo. In complesso - in q_u esto settore dove maggiormente si è protratta la lotta e dove più vivo è stato lo sviluppo dell'inseguimento· - tut ti hanno gareggiato nell'affrontare lietamente, entusiasticamente ogni fatica e disagio. Volendo citare un episodio, indice di questa generosa gara, merita ricordare l'azione di uno squadrone di formazione costit uito nella fase conclusiva dell'inseguimento con artiglieri a cavallo del 27' Artiglieria. Alle ore 23 del 21 aprile, su richiesta del Comandante la Divisione, il 27° Artiglieria costituisce uno squadrone di 4 ufficiali e 44 artiglieri a cavallo. Compito: guadare il Bistrizza e procedere celermente lungo la rotabile di Konispoli allo scopo di esplorare, prendere contatto col nemico e raggiungere al più presto il confine. Nelle prime ore del mattino del 22 la Divisione riprende il movimento preceduta da un'avanguardia costituita dal battaglione arditi « Fiamme rosse » e dallo squadrone artiglieri a cavallo. Superato il Bistrizza, presso Hoxhaj s'incontrano le prime resistenze. L'avanguardia s'impegna, lo squadrone artiglieri . carica con successo un nucleo nemico, l'avversario è costretto a ripiegare su posizioni retrostanti. Colpi sparati in questa fase:

Artiglierie divisionali: 23.821; Artiglierie di e.A.: 3.024. -

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA 01 GRECIA

ARTIGLIERIE DIVISIONALI 14° Reggimento Artiglieria « Ferrara ».

In relazione al concetto operativo per la ripresa offensiva, il 15 aprile i gruppi effettuano un'intensa azione di preparazione

e di appoggio all'attacco col quale il 48' fanteria tenta la conquista delle posizioni di Ormovo e di Mali Ormova. Il giorno 16 il reggimento prepara ed appoggia l'attacco effettuato da un battaglione di CC.NN. per tentare la conquista della q. 405. Infine il 17, i gruppi svolgono intense azioni di fuoco su tutti i settori, fino al momento in cui il nemico ripiega inseguito da un battaglione del 48° e da un battaglione del 47° fanteria, e, successivamente, dalla divisione « Casale )I.

29° R eggimento Artiglieria

(<

M odena

1) .

I Gruppo. - La prima batteria, già alle dipendenze tattiche della Divisione « Ferrara 1,, il 10 aprile rientra al gruppo, e si schiera a sud-est di Chiaf el Cresta, passando alle dipendenze tattiche del 9" Artiglieria « Brennero 11. Il gruppo viene impiegato quale massa di manovra e, come tale, esegue t iri di spianamento su centri di resistenza nemici e tiri di controbatteria a sud ed a est di Gusmare, sino al termine delle operazioni. II Gruppo. - Durante la battaglia offensiva il gruppo è

assegnato in appoggio specifico al 41 ' fanteria ed esegue tiri di preparazione sui vari obiettivi concordati con la fanteria. Per t utta la durata dell'azione appoggia efficacemente le fanterie all'attacco, battendo con tiri di neutralizzazione i vari centri di resistenza, a mano a mano che si rivelano. Il comandante deì 41' fanteria, più volte ha espresso il suo compiacimento per la prontezza e l'efficacia dell'intervento, dovuto alla stretta collaborazione tra fanteria e artiglieria: pattuglie di artiglierie sono con le compagnie in azione. La sera del 17, la 6" batteria inizia con l'avanguardia il -

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LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

movimento in avanti, seguita all'alba del giorno 18 dalle batterie 4a e 5a, che marciano con il grosso. Nei giorni che seguono fino al 23 aprile, il comando di gruppo, la 4"', 5" e 6" batteria, inseguono il nemico, marcian o verso la Grecia. La capitolazione dell'avversario trova il gruppo in territorio greco.

Gruppo. - Il giorno 10 aprile la 9" batteria lascia le posizioni di quota 710, per rientrare al proprio gruppo. Nei giorni della battaglia offensiva il gruppo viene impiegato dal Comando di Reggimento quale massa di manovra, e contribuisce in modo efficace specialmente con appoggio all'attacco della fanteria nel settore del 42" fanteria. Il giorno 17 aprile il gruppo lascia le posizioni ed inizia la marcia verso il territorio greco: ove si trova all'atto della capitolazione dell'avversario. III

9" Reggimento Artiglieria « Brennero ».

Per l'azione offensiva affluisce il seguente r infor zo di 12 batterie.

- 15 batteria bombarde da 240/ 12 (6 pezzi), il cui traino a braccia in posizione è eseguito di notte, dal 10 al 13 aprile; - XIV gruppo da 149/ 35 con due batterie (su tre pezzi) giunto fra il 10 e il 14; CXV gruppo da 149/ 13 su due batterie, affluito fra 11 e 12; - la terza batteria per il gruppo da 100, affluita nella notte sul 12; - gruppo artiglieria alpina << Val Tagliamento», affluito nella notte sul 13; - gruppo artiglieria alpina « Conegliano », affluito nella notte sul 14. In seguito ad ordini pervenuti la sera del 13, sei batterie sono incaricate di azioni di concorso a favore delle G.U. laterali, e cioè: 1" batteria da 149/ 35 per la divisione « Modena ii, battendo durante la preparazione e l'inizio dell'attacco, la zona sud di Progonat; 1

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L"ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRE:CIA

ia batteria da 149/ 35, una batteria da 100, un gruppo da 75/ 13 del « Gruppo alpino " Pizzi "», battendo durante la preparazione ed inizio dell'attacco le quote a nord di Mureve, ed in seguito eseguendo l'appoggio. Rimangono quindi a disposizione della divisione « Brennero )> per la preparazione 15 batterie (9 da 75, 2 da 100, 2 da 149/ 13, 1 da 149/ 35, 1 bombarde). Alle ore 5 e 30 del 14 aprile l'artiglieria della divisione apre il fuoco. Alle ore 7 ha inizio l'attacco, assai contrastato da violenta . reazione nemica. L'azione prosegue in base a richiesta della fanteria, in seguito alla quale intervengono i gruppi in appoggio specifico e i gruppi di manovra: viene anche effettuata la controbatteria col gruppo da 100 e una batteria da 149/ 35. Il 15 aprile continua l'azione di appoggio e attacchi delle nostre fanterie ( che però non riescono ad infrangere la tenace _resistenza) e l'azione di controbatteria sull'artiglieria nemica, che agisce, sulle fanterie attaccanti e sulle n ostre batterie. Continua anche l'azione di appoggio al gruppo alpini « Pizzi ». Il giorno seguente, nuovo tiro di preparazione nella zona tra q. 755 dì Nivice e q. 922; il nuovo attacco della fanteria è anche questa volta accanitamente contrastato. Nelle prime ore del mattino del 17 aprile le fanterie riescono a superare il torrente di Nivice e penetrare nell'abitato e proseguono l'avanzata verso Gusmara e Golem. In conseguenza a ciò viene dato ordine ai gruppi da 75/ 13 di avanzare: - il II/ 9'° viene assegnato al 231 ftr. e muove verso le ore 16; - il III/ 9"' viene assegnato al 232 ftr. e muove verso le ore 16; - i gruppi Val Tagliamento e Conegliano si portano nella zona presso Nivice. A sera i gruppi da 149/ 13 e da 149/ 35 per ordine del Comando Artiglieria di C.A. cominciano a lasciare le posizioni e si avviano al Bivio di Saliari. Il gruppo da 100/ 17 mod. 16 del 29" non potendo avanzare perchè vi sono mulattiere viene lasciato in posto, ritornando alle dipendenze del suo reggimento.

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LE . ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

La divisione « Brennero » nel pomeriggio riceve ordine di proseguire l'avanzata per Golem su Paliocastro (nord di Argirocastro); poi di puntare per Golem, attraverso i monti, su Porto Edda e tagliare la ritirata alle truppe greche che fronteggiano il Corpo d'Armata Speciale. 58" Reggimento Artiglieria « Legnano >, .

Il 10 aprile passano alle dipendenze tattiche del 58° Artiglieria anche il gruppo da 75/ 13 del 30° art. « Lupi di Toscana ,,, il Gruppo « Udine ,,, e la batteria mortai del 3° artiglieria alpina « Julia ,,, nonchè il gruppo da 100/ 17 del 9° artiglieria (( Brennero ,, . Il 14 aprile, alle ore 6,30 viene sferrato l'attacco su tutte le posizioni nemiche attacco preceduto da una preparazione di 30' su tutti gli obiettivi, da parte dell'artiglieria divisionale e delle artiglierie dipendenti tatticamente. Di fronte all'azione decisa delle fanterie ed agli stessi tiri di appoggio, il nemico ripiega. Infatti sullo Scindeli si avanza e sul Beschishit, alle 9, la q. 1437 viene occupata. Su tutti gli obiettivi del settore destra della Vojusa il tiro viene allungato oltre il passo di M. Mezgorani e sulla cresta del Mali Trebescines. Sul settore sinistro Vojusa, invece, per tutta la giornata nonostante i frequenti ed intensi tiri di appoggio, il nemico resiste ancora con accanimento. Per ordine del Comando Artiglieria divisionale, una batteria del gruppo « Udine » si sposta sulla q. 1437 mentre le altre due vengono fatte scendere a Beciat alto, dove sostano in attesa di immediato impiego al seguito delle fanterie avanzanti. Il f 5 aprile, il battaglione del 3° granatieri occupa Mezgorani, mentre un altro battaglione prosegue verso la q. 1620 del Trebescines. Il lI battaglione del 78'' raggiunge Fonte e le prime pendici occidentali del Mali Trebescines, mentre il III btg. pure del 78° agente in fondo Valle Vojusa, superando forti resistenze avanza sino alla confluenza del rio Mezgorani con la Vojusa. Nel settore di Val Zagoria prosegue l'azione offensiva carat-

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L'ARTIGLIERIA NELLA CAMPAGNA DI GRECIA

terizzata soprattutto d'attacchi sferrati dal 77·• fanteria su tutto il costone nord del Golico. Vengono superate le q. 759 e q. 373, ma la resistenza nemica continua ad essere accanita. L'artiglieria divisionale e l'artiglieria di C.A. eseguono violente azioni di fuoco, richieste dai comandi di battaglione tramite le varie pattuglie di artiglieria distaccate presso di essi, mentre il gruppo « Udine » è raccolto in valle Vojusa per averlo pronto a seguire la fanteria nell'inseguimento del nemico in val Zagoria. Il giorno 16 l'azione continua sul Trebescines il battaglione del 3<> granatieri occupa la q. 620 e prosegue lungo le pendici ovest a protezione del fianco destro dei battaglioni avanzanti su Klisura. In seguito ad un attacco del 77, fanteria, la notte sul 17 Pesclani e tutto il costone nord del Golico sono conquistati. Il nemico, esaurito nella resistenza delle giornate precedenti e per effetto della continua e violenta pressione cui è sottoposto, deve infine ritirarsi rapidamente risalendo la valle Zagoria, inseguito da presso dalle nostre fanterie. Ma ormai tutto il sistema difensivo greco del settore Vojusa è conquistato e la via di Klisura aperta. 3' Reggimento Artiglieria Alpina « Julia ,, .

Il 3" artiglieria alpina prende parte alla offensiva generale; successivamente allo sfruttamento del successo ed all'inseguimento del nemico. Viene assegnato al reggimento il gruppo « Val Tagliamento » che si trova in posizione in zona di Ciaf Cresta (Val Saliari). Giunge su tale posizione pure il gruppo « Conegliano 11. Ambedue i gruppi, per il periodo dal 14 al 18, vengono passati alle dipendenze tattiche del 9" artiglieria che li impiega per appoggiare l'azione della divisione « Brennero». Dal giorno 18 i due gruppi tornano alle dipendenze della << Julia » e con tale divisione prendono parte all'inseguimento del nemico nella valle del Drino. Gruppo Udine. - Rimasto nelle posizioni di Mali Scindeli e Beschishit, passa alle dipendenze tattiche del 58" artiglieria -

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1


LE ARTIGLIERIE: FASE DECISIVA

" Legnano))' e prende parte il giorno 14 e s·e guenti all'offensiva sullo Scindeli. Passa successivamente a disposizione della divisione « Ca-. sale » che appoggia validamente nella conquista di Argirocastro e nel controbattere batterie nemiche di val Drino. Il giorno 21 ripassa alle dipendenze della Divisione e< Julia » alla quale si ricongiunge nella zona di Dervisciani. Il giorno 22 la cessazione delle ostilità trova il reggimento riunito a sella Radati. 5fJO Reggimento Artiglieria

<<

Casale ».

Il 14 aprile il reggimento è giunto nella zona di Turano, in posizione di attesa. Il giorno 16 si sposta con la sua divisione nella zona di Tepeleni. Il giorno 17, inizia la marcia su Argirocastro, ma a causa delle interruzioni stradali, deve sostare al km. 20, mentre le fanterie della divisione proseguono la marcia. Il comando di C.A. tenuto conto delle difficoltà di transito assegna temporaneamente per l 'impiego al reggimento il gruppo cc Udine » del 3'' reggimento artiglieria alpina divisione cc Julia >>. Nella giornata del 18 la marcia della divisione procede per Argirocastro, ostacolata al passaggio del torrente Belizza, dove il ponte era stato fatto saltare. I due gruppi someggiati seguono da presso. Nelle prime ore del mattino del giorno 19, la divisione riprende la sua avanzata oltre Argirocastro, i1 reggimento si muove così dislocato: 7~ batteria del reggimento collegamenti battaglioni bersaglieri ciclisti, 1'8" e la ga batteria seguono a disposizione della colonna Solinas (2 battaglioni del 2° reggimento bersaglieri, 2 battaglioni del 5° reggimento bersaglieri). Il gruppo << Udine » segue 1'11 ° reggimento fanteria, a cui succede il 12" e gli altri elementi della divisione. Dopo appena 2 km. dall'inizio della marcia, la testa della colonna è sottoposta a violento fuoco d'artiglieria e di mortai. Il comandante del 56° reggimento artiglieria, previa ricognizione con i comandanti di gruppo, fa schierare la 7" e 3a e -

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L'AR T I G LIERIA NELLA CAMPAGNA D1 G R ECIA

una batteria del gruppo alpino Udine lungo il costone « Rovine » q. 316, con compito di appoggiare l'attacco (all. n. 42). L'efficacia del concorso dell'artiglieria si è appalesato chiarissimo; alle ore 18.30 la fanteria, può riprendere l'avanzata.

F ig. 48. - Alla fine della campagna, il Gen. Font ana premia i valorosi artiglieri della 11a Annata.

Violenta, durante tutta la giornata, l'azione di fuoco nemico. Il II gruppo, che è in testa al reggimento, viene spostato in zona Frastani, col compito di appoggio. Verso le ore 19 il comando di Corpo d'Armata fissa alla Divisione « Casale » il compito di impegnarsi nella mattina successiva decisamente contro l'avversario per superare la linea di confine in corrispondenza della Sella di Kakavia e di proseguire in territorio greco. Il comandante della divisione decide allora di iniziare senz'altro il movimento. -

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LE

AR TIGLIERIE : FASE DECISIVA

Durante la notte dal 20 al 21 la marcia si svolge regolarmente e gli elementi del battaglione ciclisti riescono a prendere contatto con elementi avanzati dell'avversario in prossimità di Kakavia. Il nemico reagisce con le armi automatiche e sferra un violento fuoco a cavallo della rotabile. I gruppi del reggimento battono l'abitato di Kakavia verso q. 477 e l'artiglieria nemica sui rovesci di q. 477. Altre azioni di interdizione vengono eseguite durante la giornata lungo la strada Kakavia-Drino. Verso le ore 21, la divisione riprende la marcia in avanti, e, oltrepassata la linea di confine, prosegue in territorio greco, senza incontrare ulteriore resistenza.

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CAPITOLO SETTIMO

L'Artiglieria in Africa Settentrionale (dal 15 febbraio 1941 al 20 gennaio 1942) PARTE II

A

DAL RIPIEGAMENTO NELLA SIRTICA ALLA PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

l. - La ricostituzione delle nostre forze in Libia - Situazione generale clell'Esercito Italiano. - 2. - Il quadro di battaglia delle forze in A.S. (E.): particolarmente le artiglierie. - 3. - Il concorso germanico e la ripresa operativa - La riconquista della Cirenaica. - 4. - I primi combattimenti intorno a Tobruch. - 5. - I combattimenti sul fronte Sollum-Ridotta Capuzzo-Halfaya - Il 2° Artcelere scrive pagine di gloria. - 6. - Riorganizzazione clel Comando Superiore A.S. · - Il Generale Man,ca di Mores nuovo comandante Superiore dell'Artiglieria A.S. - Il « Panzer Gruppe Afrika » è rinforzato da art. italiana (2° Artcelere e 16° Raggr.to art. di C.A.) - 7. - Progetto per l'espugnazione della piazzaforte di Tobruch - Le artiglierie sulle qua~i si poteva contare.

1. - Nella battaglia della Cirenaica erano andati perduti: un Comando dì Armata: (10a - Gen. Tellera);

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tre comàndi di C.A.: (XXI - XXII - XXIII); un comando dì gruppo Div. Libiche: (Gen. Gallina); cinque Div. d ì f.: cc Sirte » - « Catanzaro>> - « Cirene >> -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - P ARTE II

« Marmarica » - « Sabratha >> eccetto il comando di quest'ultima; - tre Div. CC. NN.: « 3 Gennaio » - « 28 Ottobre)) - cc 23 Marzo »; - due Div. Libiche: l" e 2"; - Raggruppamento <c Maletti ».

Pertanto il principale problema che il Comando Supremo dovette affrontare fu quello di rimettere in efficienza le forze della Libia: I a) completamento Div. fant. della Tripolitania (cc Pavia », cc Bologna », cc Brescia ,i, cc Savona » già della 5" Armata) di tutti gli elementi precedentemente loro sottratti a favore delle G.U. della 10• A.; b) ricostituzione della Div. « Sabratha )); e) completamento e potenziamento con btg. carri M / 13 della Div. cr. c< Ariete >> (già avviata in Libia) che aveva solo carri L.; d) invio della Div. mot. « Trento »; e) invio di reparti ed aliquote di servizi di Armata e di C.A.; f) invio di altre due Divisioni organiche oltre alla Div. motorizzata <e Trento ». Successivamente veniva disposta la ricostituzione del Comando della 5• Armata (sciolta nel febbraio). Inoltre: - trasformare le Div. della Libia in modo più rispondente alle esigenze operative dello scacchiere; - motorizzare le Div. di f.; - ricostituire un Comando di C.A. con le relative truppe e servi.zi e, successivamente, il Comando 10.. A ; - ricostituire, qualora possibile e conveniente, una Divisione Libica anch'essa motorizzata; - necessità di potenziare la difesa aerea e contro aerea -

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P RL\1A RICO~Q UISTA DELLA èIRENAICA

del porto di Tripoli (e delle coste adiacenti) divenuto particolare obiettivo del nemico e nostro unico porto di sbarco: - accentrare perciò a Tripoli il massimo di mezzi e.a. con l'invio di urgenza di gruppi e batterie e stazioni fotoelettriche dall'Italia.

Fig. 49. - L'art iglieria motorizzata lascia Tripoli per portarsi in Cirenaica.

Le prime grandi unità organiche inviate .dall'Itàlia in Libia per fronteggiare la nuova situazione determinatasi con la perdita della Cirenaica, furono la Divisione corazzata « Afiete >> e poco dopo la Divisione motorizzata « Trento». L'« Ariete» cominciò ad arrivare a Tripoli nel gennaio 1941. Essa, con la •< Trento n, aveva fatto parte dell'Armata del Po (6· Armata) che era stata costituita ed aveva fatto le prime prove durante le grandi esercitazioni dell'agosto 1939 nel Monferrato : insieme le due Divisioni avevano costituito allora il Corpo d'Armata corazzato. -

451 -


L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PART E II

Comandante della Divisione corazzata « Ariete n era il Gen. di Div. Ettore Baldassarre, già valente artigliere. Comandante della Divisione motorizzata « Trento ,, era il Gen. di Div. Luigi Nuvoloni. Ri-cordiamo anche che comandante dell'artiglieria del Corpo d'Armata corazzato era stato il Gen. di Brig. Giuseppe De Stefanis che ritroveremo nelle prossime fasi in Libia. Della Divisione corazzata « Ariete >> faceva parte il 132" Regg. Artiglieria per Div. corazzata (Col. Forgiero Aurelio) ; i mentre della Div. mot. « Trento >i faceva parte il 16" Regg. Art. per Div. mot. (Col. De Paolis Valentino). · · Oltre a queste grandi unità organiche affluivano in Tripolitania: Artiglieria:

-

il 205" Regg. Art. per la Div.

cc

Bologna

n

(Col. Landi

Enrico); - il 1° Regg. Art. cel. per la Div. « Brescia » (T. Col. Griccioli Mario); - il 2° Regg. Art. cel. (a disposizione del C.T .A.) (Col. Grati Giulio) ; - il 16' Raggpto Art. di C.A_. , con 3 gr . da 105/ 28 (in corso di sbarco: Col. Del Monte Luigi, poi Col. Siragusa). Alla data del 20 febbraio 1941 la situazione in A.S. era : - Div. <e Pavia >>, sulle posizioni a sud e ad est di Sirte con elementi anticarro e cont roaerei di rinforzo. A cavallo della rotabile: reticolato e campo di mine. Difese a caposaldo in allestimento . Con la Div. « Pavia » sono 2 regg. art. div. , 1 gr. da 105/ 28, 1 gr. e.a. Skoda; - Gruppo esplorant e tedesco e gruppo tedesco di cacciatori di carri rinforzato da nostri elementi fra cui una nostra btr. da 75/ 27, dislocati a En Nofilia con reparti esploranti spinti avanti verso Ara dei Fileni; - Div. cc Bologna » (4 btg. e Regg. Art. Div.) schierata a caposaldi, fronte a sud, lungo la rotabile ad ovest di Sirte; -

452 -


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

- Div. « Ariete » a Buerat e ad El Tamet e un reparto a El Gheddaja; - Comando XC.A. sede a Buerat, comprendente Div. « Pavia 1> , « Bologna>> e <e Ariete n, due gr. di C.A. + il 16" Raggr . Art. C.A. in corso di sbarco; - Presidi di Zella e Hun in corso di rinforzo; - Truppe reduci dalla Cirenaica, al Comando Div. << Sabratha >i : 7.000 nazionali; 1.300 libici; 460 armi automatiche; 13 pezzi da 20 ; 17 pezzi da 47; 9 da 65; 20 da 75; 20 da 100. Queste truppe, con questi mezzi, a gli ordini del Coman.te della Div. « Sabratha n, organizzano lo sbarramento HomsMergheb; ---, un gruppo misto contraereo della 5• Div. Leggera t edesca è appena giunto a En Nofilia con funzioni di anticarro; - una massa mobile è in corso di costituzione con la Div. << Ariete n non appena sostituita dalla 5a Div. germanica. In complesso buone le condizioni morali e fisiche della truppa.

Il 20 marzo 1941, in un Appunto per il Duce, lo S.M .R.E. così rappresentava sinteticamente la <<

SITUAZIONE G.U. DELL'ESERCITO

L'Esercito già costituito da 73 Div., ne conta attualmente 63 così dislocate: - in Madrepatria 29 (di cui 1 destinata in Albania, 2 destinate in A.S.); 1)

-

453 -


L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE II

-

in Albania 27; in A.S.I. 6; in Egeo i.

2) Le Divisioni della Madrepatria sono così ripartite: - alla frontiera occidentale impegnate per eventuali occupazioni oltre Alpi: 9 Div.; 4 con personale e mezzi al completo, 5 al 75 % come quadrupedi, 50 % come automezzi; ad 1 (la 3a. Celere) mancano i due gruppi di art. inviati in A.S.; a 6 Divisioni manca la comp. anticarro inviata in A.S.; - alla frontiera orientale in copertura: 7 Div. al 75 % come personale e quadrupedi, al 50 % come automezzi (ad una Div., la 1" celere, mancano due gruppi di art. inviati in A.S.; alla 2' Celere mancano due gruppi di art. inviati in A.S., il regg. bers. e i carri armati che sono in Sicilia e due gruppi cavalieri inviati in Albania); - per la difesa della Sicilia, della Sardegna e delle coste dell'Italia merid. (6' A.) : 7 Div. al 75 % come personale e quadrupedi, al 50 % come automezzi; - per sbarco nelle isole Jonie: 1 Div.; - per eventuale sbarco in Corsica: 3 Div. al 75 % come personale, al 70 % come quadr. e automezzi (mancano le cp. anticarro inviate in A.S.); - per l'invio in A.S. : 2 Div. (motorizzate, di cui però una, la « Trieste )), mancante delle artiglierie inviate in Albania). 3) Con l'invio in Albania di un'altra Divisione(« Messina ») si viene a perdere l 'unica Div. di cui si era curato l'addestramento allo sbarco e che avrebbe potuto servire per operazioni nelle isole Joniche . - in Italia non rimane alcuna riserva . Quindi, data questa situazione, togliendo altre Divisioni dalla Madrepatria, non sarebbe più possibile provvedere ad altre esigenze. lì, 20 marzo 1941 ». [Nel discorso del 23 febbraio 1941 Mussolini così sintetizzava quanto era stato fatto per rinforzare le nostre forze in Libia dal 1937 al 31 gennaio 1941: « Lo sforzo compiuto -

454 -


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

per potenziare militarmente la Libia risulta da queste cifre: solo nel periodo che va dal l '" ottobre 1937 al 31 gennaio 1941 sono stati mandati in Libia 14 mila ufficiali e 396 mila 358 soldati, e costit uite due Armate: la Quinta e la Decima. Questa con tava dieci Divisioni fra nazionali e libiche. Nello stesso periodo di tempo sono stati mandati 1924 cannoni di tutti i calibri, e molti di essi di costruzione e modello recente; 15 mila 386 mitragliatrici; 11 milioni di colpi di artiglieria; un miliardo 344 milioni 287 mila 265 colpi per armi portatili; 127 mila 877 tonnellate di materiale del genio; 24 mila tonnellate di vestiario ed equipaggiamento; 779 carri armati con una certa aliquota di pesanti; 9 mila 584 automezzi varii; 4 mila 809 motomezzi. Queste cifre dimostrano che alla preparazi one della difesa della Libia era stato dedicato uno sforzo che si può chiamare imponente »] . SITUAZIONE DIVISIONI R. E. AL 20 MARZO 1941 MADREPATRIA

« R e»

« Isonzo» « 1· Celere» « 2" Celere » (1)

Frontiera occidentale

« Superga >> (Rodano) « Assietta »· (Rodano) « Taurinense » (Rodano) « Livorno » (Rodano) u Ravenna » (Rodano) « Cosseria » (Rodano) « Pasubio » (Rodano) « Littorio » (Rodano) « 3' Celere » (Rodano)

Sicilia

(< Aosta » « Napoli» « Piave >> Sardegna

« Sabauda >> « Calabria »

Frontiera orientale

Italia meridionale ( coste)

« Sassari>> « Lombardia » « Bergamo »

• « Pistoia >> cc Marche »

(1) Ha bersaglieri e cani in Sicilia, due gruppi cavalieri in Albania.

-

455 -


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

« Cagliari 1, ,e Sforzesca » « Forlì » « Puglie » « Casale » << Firenze ,1

ESIGENZE VARIE

« T rieste » (1) « Torino » (1) SCACCHIERI V ARI

A . S. I .

Albania

« P a via » << Brescia » << Bologna ,> << Savona » << Ariete » << Trento »

« Cuneo» « Brennero ,, « Venezia» « F errara >> « P iemonte » << Acqui » << Modena» u Bari » << T aro » << P arma » « Siena » << Arezzo» « Tridentina» << Julia ,, << Cuneense » « Puste ria » << Centauro » « Legnano » « Lupi di Toscana » « Cacciatori » « P inerolo »

Egeo 11

Regina 1,

SCIOLTE O PERDUTE « Sabratha

" << Sirte » << Marmarica ,, « Cirene » << Catanzaro » << 28 Ottobre 11 « 23 Marzo ,, cc 3 Gennaio » << 1• Libica » « 2• Libica >,

* * * 2. - Avvenuto il primo riordinamento e giunti i primi rinforzi, al 1° a prile il quadro di battaglia delle forze in A. S. (particolarmente artiglieria) era: (1)

In approntamento per A.S ..

-

456


PRIMA RICONQUI STA DELLA CIRENAICA

Comando Sup. FF. AA. A. S.

Comandante Sup. Gen. Garibaldi. Comando Sup. Artiglieria : Com.te Gen. di brig. Benelli Cesare (poi, dal 19 maggio 1941, il Gen. di C A. Ettore Manca di Mores). -

5° Raggrupp. art. A.: XIX

149/ 35 149/ 35 XXI 149/ 35 XXII 149/ 35

xx

-

2° Regg. e.a. autocampale: XVIII XXIX XLIII XLII

XIV -

alXX C. A ..

88/ 56 88/ 56 75/ 48 Skoda - al X C. A .. 75/ 48 da posiz. Skoda (2 btr.) autocampale da 75/ 27 e K (2 btr.) al X C. A..

l

2° Regg. art-celere:

I 100/ 17 (3 btr.) II 75/ 27 (2 btr.) III 75/ 27 (2 btr.)

alla Div.

cc

Pavia

>>

16" Raggpt. Art. di C.A.: xv 105/ 28 XLIV 105/ 28 al X° C. A.. XLIX 105/ 28

Un gruppo e.a. da 20 mm. \ alla 5~Squadra aerea per difesa . . . I campi aviaz10ne.

M .V .S.N. (btr. 202 - 203 - 204 - (

205 - 206)

\

Intendenza A .S.

-

Direzione Artiglieria (Col. Reghini Gino). -

457 -


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

Div. Cr.

<<

Ariete »

8° Regg. Bersaglieri; 32° Regg. fanteria carrista; 132° Regg. art. per div. cr.: I 75/ 27 906 T .M . (3 btr.) ; II 75/ 27 906 T .M. (3 btr.); 7• - a• - 9· btr. da 20; 146· btr. da 20. Elementi di rinforzo avuti dal X C. A.: - 10 pezzi da 37 / 54; - 1 gr. da 105/ 28 del 24° Raggpt. art. C.A. (3 btr.) avuto dalla Div. « Bologna »; - 1 btg. del 39° f .. 102• D iv. M ot. Trento

- 61° Regg. F . mot. (giunto al 1° aprile); - 62° Regg. F . mot. (non ancora giunto al 1° aprile) 7° Regg bers. per div. mot. (non ancora giunto al l " aprile); - 46° Regg. art. d . m.: I 100/ 17-14 a T .M . giunto al 1° aprile; II 75/ 27-14 a T .M. non ancora giunto al 1° aprile; III 75/ 27-14 a T .M. non ancora giunto al 1° aprile; 2 btr. da 20 non ancora giunt e al 1° aprile.

X . C.A .

Comandante Gen. Barbieri Alberto - Comando Art.; - Truppe di C.A.; - 24° Raggr. art. C.A.: I 105/ 28 (3 btr.) alla Div. « Ariete »; II 105/ 28 (3 btr.) alla Div. cc Pavia »; III 100/ 17 (3 btr.). -

458 -


PRIMA RICONQU1STA DELLA CIRENAICA

Elementi d i rinforzo: -

16° Raggrupp . art. di C.A. avuto dal C.do Sup.: Art. XLIV 105/ 28 (3 btr.); XLIX 105/ 28 (3 btr.); XV 105/ 28 (3 btr.) a lla Div. (e Brescia ».

- I Gr. obici da 100/ 17 (3 btr.) del 10° Regg. a r t. (avuto dalla cc Sabratha )>); - XIV da 75/ 48 Skoda (2 btr.) ; ~ (avuti dal 2" - XLIII da 75/ 48 Skoda (2 btr.) ( Regg. art. e.a.). alla Div. (< Pavia » 17• Div. f. (<Pavi a >>

Comando: - 27° R.f.; - 28° R.f.; - tre cp. cannoni da 47; - 3° Regg. Art. celere: II da 75/ 27-11 (2 btr.); III da 75/ 27-11 (2 btr.); 7• - 8· - 48" d a 20. Elementi di rinforzo: -

II da 105/ 28 (3 btr.) del 24° Raggrup. art. (avuti dal e .do x e.A.; -

XLII da 75/ 48 Skoda (2 btr.);

-

2° Regg. Art. Celere I 100/ 17 su 3 btr. (avuti dal Comando Sup. art.); II 75/ 27-11 su 2 btr. (avuti dal Comando Sup. art.); III 75/ 27-11 su 2 btr. (avu ti dal Comando Sup. art.) .

Elementi di difesa costiera: -

I P btr. da 75/ 27 da posiz.; 68· btr. da 75/ 27 da posiz ..

._ 459 -


' IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE;. II L'ARTIGLIERIA

25 .. Divisione

f.

« Bologna

>>

Comando: - 39° R. f.; - 40° R. f.; - 3 cp. da 47/ 32; - 205° regg. art. I 75/ 27-906; II 75/ 27-906; III 75/ 27-906; 4a. - 17" - 30" btr. da 20. 27a Div .

f.

« Brescia »

Comando: - 19° R. f.; - 20° R. f.; - 3 cp. cannoni da 47/ 32; - 1° Regg. Art. Celere: I 75/ 27-11 (2 btr.); II 75/ 27-11 (2 btr.); 3 btr. da 20. Rinforzo: -

XV Gr . da 105/ 28 del 16° Raggr. Art .. XX C. A.

e.te Gen. Spatocco Carlo. -

Settore Garian-Nalut: 55• Div.

f. « Savona >>

Comando - 15° R. f.; - 16° R. f.; - 12° Regg. Art.: I 107/ 17 (2 btr.);

. · - 460 -


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

II: 2 btr. da 105/ 28; 1 btr. da 75/ 27-06; 3 btr. da 20 (27° - 503 - 504).

Settore copertura Nalut: - 290° Raggrupp. Art.: CCXCI Gr. da 77/ 28 (2 btr); CCXCII Gr. da 77/ 28 (2 btr.); CCXCIII Gr. da 77/ 28 (2 btr.) . Settore copertura della Ghibla: - 20a btr. 77/ 28. Settore Zuara: - 38" Raggrpt. Art.: CCLXXXII 75/ 27 (3 btr.); CCLXXXIII (2 btr. 75/ 27-1 da 77/ 88) ; CCLXXXIV 2 btr. da 75/ 27 ; IV Gr. 149/ 12 (2 btr.); VIII Gr. 75/ 27 (2 btr.). Difesa costiera:

Settore Zuara : CCLXXXI 77/ 28 (2 btr.). Settore Zavia: CCCLXXXI 77/ 28 (2 btr.) . Settore Homs: - Raggrupp. Art.: 1 Gr. da pos. 100/ 17 del 14° Raggr. G.a.F. (2 btr.); 12"' btr. da 75/ 27 del 20° Regg. Art.; 6· btr. da 75/ 27 del II/ 26° « Pavia n; I Gr. da 100/ 17 del 10° Regg. Art. al X C. A .. Sottosettore costiero Homs: II del 26° art.: 4., btr. da 75/ 27; 5" btr. da 75/ 27; 66" btr. da 77/ 28. -

461 -


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S E'ITENTRIONALE - PARTE Il

Sottosettore costiero Zliten: -

CII gr. Art. costiera; 67' btr. da 75/ 27; 63a btr. da 77 / 28.

Sottosettore costiero Misurata: -

VII Gr. 58· btr. 59" btr. 61· btr. 65" btr.

del 35° Ragg. G.a.F.; da 77/ 28; da 77/ 28 ; da 77/ 28; da 75/ 27-06.

Cinta fortificata di Tripoli: -

330° Raggrupp . Art. G .a.F ..; CCCXXXII gr.: 2 btr. 149/ 12, 1 btr. 210/ 8, 1 btr. 77/ 28; CCCXXXIII gr. : 3 btr. 149/ 35; CCCXLII gr.: 2 btr. 77/ 28; CCCXXXIV gr.: 2 btr. 77/ 28 ;

Settore Centrale - Sua ni Ben Aden: -

340° Raggrupp. Art. G .a.F.: CCCXXXV: 3 btr . 149/ 12; CCCXLIII: 2 btr. 77/ 28 ; CCCXLIV: 3 btr. 77/ 28; V gr. da 105/ 28 (2 btr.).

Castel Benito: -

350° Raggr. Art. G.a.F.: I gr. 2 btr. 120/ 35, 1 btr. 100/ 17; CCCLI 2 btr. 77/ 28 ; CCCXLI 2 btr. 149/ 35; CCCXLV 2 btr. 120/ 25 .

Alauna: - Gruppo Art. di formaz.: 2 btr. 120/ 25 ; 1 btr. 149/ 35; 1 Sez. della 58· btr. da 100/ 17. ·-- 462 -


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

Settore costiero est:

Comando 5° R agg. Art. Arma ta : XX 3 btr. 149/ 35; XXI 3 btr . 149/ 35; VII del 35° R a ggr. G.a.F.: 2 btr. da 77 / 28, 1 btr. da 149/ 12; CCCLII Gr. G.a.F. 2 btr. 77/ 28 . Piazza/orte di Tripoli D i fesa e.a.:

-

-

30° Raggrupp. Art. costiera e e.a.: C gr. costiero e e.a.: 2 btr. d a 76/ 40 1 da 77/ 28; CI gr. da posizione: 3 btr. da 77/ 28 1 da 76/ 40; I gr. e.a. da posiz. (M.V.S.N.) : 2 btr. da 76/ 40, 2 da 76/ 45; I gr. Milmart.: 3 btr. da 102/ 35; X XVIII gr. e.a.: 3 btr. da 88/ 56; XXI gr. e.a.: 3 btr. da 88/ 56.

Difesa costiera:

- e gr.: 2 btr. da 190/ 39; XIX gr.: 3 btr. da 159/ 35; - XXII gr.: 3 btr. da 149/ 35. Comando Sahara L ibico Hun: 838" btr. 77/ 28 G.a.F.; Brack: 828"' btr. 77/ 28 G.a.F. ; Mur zuk: 829"' btr. 77/ 28 G.a .F.; Sebha: 840° bt r. 77/ 28 G.a.F .; Tagrifet: 1 btr. da 75/ 27 .

3. - La ripresa delle n ostre forze fu però segnata dall'arrivo di unità germaniche al comando del Gen. Erwin Rommel. .I primi elementi di esse sbarcarono a T ripoli il 14-15 febbraio 1941. Condizion e fondamentale per la concessione di questo aiuto tedesco era che il Comando Supremo italiano decidesse di effettuar e la difesa della Tripolitania all'arco della G ran Sirte,

,

· ,_ 463 -


L"ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - P ARTE II

nella zona intorno ed a Sud di Buerat (piccolo forte nel deserto, ad ovest di Sirte, con poche baracche), per consentire l'ulteriore impiego in Africa di forze aeree germaniche. Ciò significava abbandonare il piano di limitarsi alla difesa delle posizioni di Tripoli. Fu previsto anche che le unità motorizzate italiane del1'Africa Settentrionale passassero sotto il Comando di Rommel, il quale sarebbe dipeso dal Supercomando (italiano) A.S ..

/

Fig. 50. -

Il Gen. Rommel e il Gen. G ariboldi.

Di conseguenza il X Corpo d 'Armata italiano (Divisioni: « Brescia» che cominciava a ricevere il 1° Artcelere - e e< Pavia » col 26" Regg. Art.) andò a sistemarsi in difesa intorno a SirteBuerat, la Divisione corazzata « Ariete », che era appena arrivata, con soli 60 carri armati (come è noto di scarsa potenza ed efficienza), si avviò per portarsi ad occidente di Buerat . Per i rifornimenti, a coprire i 400 km. da Tripoli a Buerat c'erano pochi automezzi. -- 464


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

Il 18 febbraio, accertati nuovi contingenti britannici fra El Agheila ed Agedabia, furono spinti avanti, nella ·zona di Nofilia, il 3" Reparto esplorante tedesco ed il 39' Reparto carri armati leggeri da esso dipendente, rinforzati dalla colonna ·italiana « Santamaria ii (dal cognome del maggiore comandante); ed il 24 febbraio si ebbe il primo combattimento fra le t ruppe britanniche e quelle italo-tedesche dalle quali fu rioccupata l'oasi di Marada.

Fig. 51. -

In Marmarica.

Il Gen. Rommel decideva audacemente di passare ad una risoluta offensiva. Il 24 marzo comincia l'azione italo-tedesca contro la stretta di Marsa el Brega, accanitamente difesa dagli inglesi. Il 2 aprile la 5" Divisione leggera tedesca (gen. Streich) se·- 465 -

31


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE II

guita dagli italiani, avanzò sui due lati della via Balbia, in direzione di Agedabia la quale fu conquistata dopo breve lotta. I reparti avanzati si spinsero fino ai dintorni di Zuetina. Il nemico si ritirò, perdendo fra l'altro 800 prigionieri. Il reparto avanzato della Divisione « Ariete>> (Col. Fabris) marcia su Ben Ganina, rinforzato dalla colonna « Santamaria » . Nella notte sul 4 aprile una colonna tedesca, seguita da un gruppo di combattimento della Divisione « Brescia », entra in Bengasi, mentre la 5" Divisione tedesca prosegue verso ed oltre Ben Ganina. Il gruppo di combattimento della <e Brescia >> era costituito essenzialmente dal III Gruppo del 1° Artcelere al comando del Ten. Col. Salvatore Poddighe, rinforzato da tre sez. dell'8" btr. da 20 e dalla 5" cp. cannoni da 47/ 32. Esso entrava in Bengasi nel pomeriggio del 5 aprile e a Barce nel pomeriggio del 6. Giungeva a Derna, dopo a vere eseguita una brillante operazione di rastrella mento sul « Ciglione», nella notte dell'8. Il giorno 3 puntava su Tobruch e si schierava ad ovest della piazzaforte in appoggio alla 5• Divisione leggera tedesca. Aveva alcuni morti ed una diecina di feriti fra i quali lo stesso comandante del gruppo. La Divisione (< Ariete » (colonna Fabris) puntava su Mechili. L'attacco contro Mechili si sviluppò 1'8 aprile. Il presidio britannico tentò più volte nella mattinata di aprirsi la via verso oriente, ma tutte le sue azioni fallirono sotto il fuoco delle armi tedesche ed italiane; alla fine l'urto della fanteria e di pochi carri armati tedeschi ed il tiro dell'artiglieria nostra portarono al successo. In questo combattimento grande fu il contributo del 132° Reggimento Art. dell'« Ariete » (Col. Forgiero Aurelio). Di esso caddero eroicamente il maggiore Romano Giuseppe (M. O. alla memoria) comandante di gruppo ; il caporale Avesani Salvatore (M. O. alla memoria) e il cpt. Guerrina Guido (M. A. alla memoria). Il gruppo d'inseguimento di cui faceva parte fra l'altro la Divisione « Brescia >>, respinse i britannici verso Tobruk, e così la riconquista della Cirenaica fu realizzata. -

466 -


PRIMA R ICONQUISTA DELLA CIRENAICA

4. - Era evidente che gli inglesi avevano l'intenzione di continuare a tenere la fortezza di Tobruch, se del caso approvvigionandola dal mare. Tuttavia il 10 apri.le 1941 il generale von Prittwitz (che poi cadde in quel co~battimento) comandante della 15" Divisione corazzata germanica e del gruppo di inseguimento, attaccò senz'altro a cavallo della strada verso Tobruch; il 3° reparto esplorante tedesco doveva spingersi oltre Acroma su El Adem, che raggiunse e superò 1'11 (lo stesso giorno era occupata Bardia con ricco ed utilissimo bottino); la Divisione « Brescia » e poi la (( Tre~to >> dovevano attaccare Tobruch da occidente. Nello stesso tempo la 5" Divisione leggera tedesca, venendo dal deserto, doveva aggirare Tobruch da sud ed attaccarla da sud-est: all'uopo ebbe ordine di avanzare dopo aver avuto il cambio dalla Divisione « Brescia » - sulla via Balbia. L'll aprile la situazione si manteneva oscura, l'offensiva sul terreno aperto del deserto sembrava presentarsi più difficile del previsto. Le posizioni della fortezza di Tobruch si estendevano ad ovest, ad est e a sud assai più di quanto si credeva. Terminato l'accerchiamento della fortezza, la Divisione « Brescia » e la 5a Divisione leggera tedesca ne iniziarono l'attacco fin dal pomeriggio. del 12: imperversava una tempesta di sabbia, e non vi era quindi da attendersi un tiro preciso da parte delle artiglierie britanniche. Il 5° Reggimento corazzato tedesco, nel punto stabilito per l'irruzione attirò su di sè un intenso fuoco dell'artiglieria britannica; ma i suoi carri armati si fermarono davanti ad un fosso anticarro che sul momento non potevano superare. Alla 5"' Divisione leggera fu ordinato di spingersi il giorno 13 entro il territorio della fortezza e superare il fosso anticarro; per sviare l'attenzione del nemico, la Divisione « Brescia,, doveva contemporaneamente impegnarlo ad occidente aprendo il fuoco, e trarlo in inganno simulando, col sollevamento di grosse nuvole di polvere, la-presenza di forze assai più rilevanti. L'azione della 5" Divisione leggera era ora appoggiata dal 2" Regg. Artcelere. Questo nostro reggimento il 7 aprile era stato posto alle -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

dirette dipendenze del C.T.A., quale ar:tiglieria leggera. Esso, lasciato lo schieramento di Sirte, venne inviato d'urgenza nella zona a sud di Tobr1:1ch, ove giunse alle ore 18 del giorno 12, percorrendo molti chilometri nel deserto, col ghibli. In tale marcia ebbe dispersi alcuni automezzi, con uffiçiali e truppa. Alle ore 19 il Comandante del Rgt. ricevette gli ordini per lo schieramento e per l'azione. Il mattino successivo (13 aprile) i gruppi I da 100/ 17, II e III da 75/ 27, si schierarono· a sud di Sidi Cheralla. Le batterie occuparono posizioni molto avanzate, onde sfruttare il massimo della loro gittata. Il nemico, già organizzato nei fortini, ex italiani, della difesa di Tobruch, osservò i movimenti, dirigendo su dette btr. preciso tiro di artiglieria di piccolo e medio calibro, durato più ore. Ciononostante, senza esitazione, le btr. occuparono le posizioni assegnate. L'attacco per la rottura delle linee nemiche doveva iniziarsi alle 17,30. Il Rgt. ebbe il compito di appoggio. All'ora stabilita, tutte le btr. aprirono il fuoco sui punti indicati e, sempre sotto violento tiro dell'artiglieria nemica, non lo cessarono che verso le ore 19,20 - quando, per la mancata riuscita dell'attacco e per le perdite subìte, la 5a. Divisione leggera tedesca venne fatta retrocedere. Il 2° Artcelere, in questo giorno, ebbe il battesimo del fuoco e scrisse la sua prima pagina di valore. Sotto intenso e preciso tiro nemico, durato tutto un pomeriggio ed il giorno successivo, tutti gli artceleri, ufficiali e truppa, si mostrarono degni artiglieri d'Italia: fra di essi vi furono 9 morti e 29 feriti, dei quali 12 gravi. Dopo questo combattimento, il Generale Rommel ritirò il Regt. e lo spostò in quel di Bir Scerf-Gasr el Clecha, per rafforzare lo schieramento della Divisione Corazzata cc Ariete », che vi era giunta provata e decimata dalle azioni di El Mechili, ove si era sacrificato un suo gruppo da 75; il gruppo del Magg. Romano di cui abbiamo già detto. -

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A questi primi tentativi di occupare Tobruch avevano cooperato largamente, come abbiamo accennato, le Divisioni le Brescia » e <l Trento >) coi rispettivi reggimenti di Artiglieria div., col l ~ Raggrupp. Art. di C. A. (I - II - III da 105/ 28) - Col. Del Monte Luigi - e del 5·' Raggrupp. Art. d'A. (gruppi da 149/ 35) - Col. Letizia - ed il 2" Artcelere in appoggio al C.T.A.. Gli attacchi contro Tobruch furono ripresi: - il giorno 14 dall'VIII btg. mtr. tedesco che aveva ancora il compito di superare il fosso anticarro e formare una testa di ponte dentro il recinto delle fortificazioni britanniche. Esso era sostenuto dal fuoco preciso della massa dell'artiglieria tedesca ed italiana, ma il suo tentativo non riusciva; - il giorno 15 dal III btg. del 61° f. le Trento » appoggiato dal III Gruppo del 1° Artcelere; e dal II btg. del 62° f. l< Trento» appoggiato dal I Gruppo del 46" Art. contro la linea presidiata dal nemico nel tratto fra i fortini S/ 17 e S/ 9 per puntare verso il forte « Pilastrino >> . I nostri btg. si scagliarono contro le posizioni del « Pilastrino>> con slancio commovente. La reazione del nemico specie di artiglieria - fu formidabile e tale che i nostri, dopo aver subito gravissime perdite, dovettero ripiegare. Il nemi·co anzi cominciò a contrattaccare vigorosamente. Notevole il 22 aprile la difesa del ~ottosettore sud della Div. « Brescia » (zona ovest di Shegsciag es Sabel) effettuata dal III Gruppo del 1° Àrtcelere (btr. 5• e 6.. da 75/ 27), da tre sezioni dell'8a btr. da 20 pure del I Arcelere e della 5" cp. cannoni da 47 / 32, contro rilevanti forze nemiche appiedate e corazzate, Le nostre forze essenzialmente di artiglieria, costituivano tre caposaldi. L'urto nemico travolse in principio le ali dello schieramento. Ma il val~roso comportamento di tutti ed in particolare delle btr. finì, dopo cruenta lotta, con l'avere il sopravvento. In un momento critico, per fronteggiare la situazione e respingere elementi appiedati e autoblindo che assaltavano le batterie da fronte e da tergo, gli artceleri del Comando di Gruppo si gettavano al contrassalto mentre le batterie con tiro preciso -- 469 -


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immobilizzavano numerose autoblindo. Il combattimento durò dalle 6 del mattino alle 11. Il nemico fu volto in fuga lasciando prigionieri 2 ufficiali e parecchia truppa, 5 autoblindo e molte armi automatiche e munizioni. Complessivamente i nostri perdettero 118 uomini fra cui 7 ufficiali. E il 30 aprile: - all'attacco effettuato dal 20" f., appoggiato dal III/ 1· Artcelere contro fortini della cinta fortificata di Tobruch (Ras es Sebel), il nemico reagiva vigorosamente con fuoco di artiglieria violentissimo e contrattaccava con numerosi carri armati. Purtroppo gran parte del nostro schieramento d'attacco veniva travolto. Il compito della nostra difesa veniva assunto dal III/ 1° Artcelere, dalla btr da 65/ 17 del 20~ f. e dai pezzi da 20. Il fuoco d'artiglieria frenò dapprima e respinse poi il nemico che fu costretto a tornare indietro. Ma noi avevamo avuti ben 45 morti, 305 feriti e 64 dispersi. Per l'espugnazione di Tobruch si rendeva necessaria, soprattutto, l'occupazione dell'altura di Ras el Medauer perchè di là i britannici potevano minacciare i nostri rifornimenti attraverso Acroma; e Ras el Medauer fu per diversi giorni obiettivo di accaniti combattimenti nei quali si prodigò e si sacrificò la Divisione <( Ariete » i cui carri armati, resi in gran parte inefficienti dalle lunghe marce, si erano ormai ridotti ad una diecina. Di quella località aspramente difesa dagli inglesi non si ebbe ragione che il 30 aprile con il concorso decisivo degli « Stukas » e del fuoco rivelatosi di grande efficacia dell'artiglieria italiana e germanica. Durante l'assalto da parte italiana e tedesca si perdettero circa 1200 uomini fra morti, feriti e dispersi. A Ras el Medauer cadeva eroicamente il S. Ten. di Art. del 132'> Regg. Bertelli Zeffirino. Ebbe la M / 0 . « Come si vede, - osservò il Gen. Rommel (1) - la curva delle perdite sale subito enormemente quando si passa dalla guerra di movimento a quella di posizione. Nella prima solo il materiale ha una parte decisiva come complemento assolu(1)

E.

RoMMEL:

Guerra senza odio, pag. 41.

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PRIMA R1C0NQ'{J1STA DELLA CIRENAICA

tamente indispensabile per i soldati. Nella guerra di movimento il miglior soldato non ha alcun valore senza carri armati, can-

noni, automezzi. Distruggendo i carri armati si può mettere fuori combattimento un'armata mobile ·senza che si debbano verificare grosse perdite di uomini. Altro è per la guerra di posizione. Qui la fanteria armata di carabine e granate a mano conserva tutto il suo valore, solo che possa essere al sicurçi dai carri armati, mediante ostacoli e armi di difesa; il suo nemico numero uno è il fante avversario all'attacco. Di conseguenza, la guerra di posizione è sempre una lotta per l'annientamento degli uomini, mentre nella guerra di mo'(imento ciò che conta è unicamente la distruzione del materiale ,1 . Nei primi giorni di maggio la Divisione « Ariete » partecipa alla battaglia di rottura del fronte di Tobruch. Il 1° maggio essa, aperto il varco nei reticolati in prossimità del ridotto R. 1 in cooperazione con reparti pionieri tedeschi, occupa i ridotti R. 2 - R. 3 - R. 4 e conquista quelli R. 5 - R. 6 - R. 7 catturando 58 prigionieri, armi e materiali. Durante i successivi dieci giorni l '<C Ariete>> mantiene il possesso della zona dei ridotti R. 2 - R. 3 - R. 4 - R. 5 - R. 6 - R. 7, nonostante il tambureggiamento di ostinati tiri nemici di repressione, intercalati da contrattacchi di elementi a piedi e di mezzi meccanizzati. La notte sul 4 maggio sostiene e vittoriosamente ricaccia un attacco particolarmente violento di un btg, australiano con mezzi corazzati, preceduto da lunga e micidiale preparazione di artiglieria. Per tale azione l'cc Ariete » viene citata all'ordine del giorno <:Iel C.T.A.. L'll maggio, ad avvenuta sostituzione con truppe tedesche nella zona dei ridotti, per ordine del C.T.A. , l'« Ariete » ritorna sulla posizione di Gasr el Clecha-Bir Sacta-Bir Scerif e in detto settore completa l'accerchiamento della piazzaforte di Tobruch, svolgendo continue ed efficaci azioni di fuoco di artiglieria su obiettivi del campo trincerato. Il giorno 15 la colonna (( Montemurro », unitamente a reparti della « Trento » ed a reparti tedeschi, schierati nella ~

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zona, sostiene e vittoriosamente respinge un attacco condotto da superiori forze meccanizzate inglesi contro Sollum. In questa occasione essa merita una citazione all'ordine del giorno del C.T.A .. Dal rapporto compilato dal Col. Herfl della 15" Div. cr. tedesca relativo al combattimento del 15 maggio ad ovest di Capuzzo, riportiamo: ,; Desidero rilevare in modo speciale il magnifico comportamento tenuto da tutti i reparti del reggimento e( Montemurro ». Da quando questo reggimento si trova ai miei ordini mi sono formato una buona impressione di questa truppa, come. del resto anche del reparto italiano Frongìa ( artiglieria).

Tutti e due i reparti si sono battuti meravigliosamente nei gravi combattimenti del 15 maggio. Il reggimento ha subito gravi e sanguinose perdite ed ha lamentato numerosi morti ma ciò nonostante il Col. Montemurro ha chiesto, non appena riordinato il suo reparto, ridotto ormai a qualche frammento, di essere subito impiegato nuovamente in -c ombattimento. Anche il pezzo del reparto di art. (( Frangia » dislocato nella posizione della 2• cp. motofucilieri a q. 191 del passo Halfaya, ha fatto fuoco fino a che un colpo messo a segno da un carro inglese pesante - Mark 2 lo ha distrutto. I serventi continuarono a combattere con i moschetti. Ritengo doveroso di dare comunicazione al C.T.A. dell'eccellente comportamento tenuto da questi due reparti di truppe. Ho proposto il Sig. Col. Montemurro per la concessione della Croce di Ferro di 1a classe ». A fine mese ha inizio la sostituzione dell'(( Ariete II con la. << Pavia,, e lo spostamento nella zona di Ain-el-Gazala. Il giorno 8 giugno tutta la Divisione, riunita nella nuova zona, torna alla dipendenza del X Corpo d'Armata, per essere riordinata. In questo ciclo operativo: 7 marzo-8 giugno, l'!< Ariete » ha perdnto complessivamente 1445 uomini: -

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PRIMA RICONQUISTA DELL.I\ CIRENAICA

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Ricordiamo a questo punto che il 23 marzo 1941 aveva dovuto capitolare, dopo una veramente eroica resistenza, il nostro presidio di Giarabub, comandato dal T. Col. Castagna e composto di 2000 u. di cui circa 800 libici, con una btr. da 77/ 28 (4 pezzi), una cp. pezzi da 47 / 32 (14 pezzi), 2 btr. da 20 (16 pezzi), 2 pezzi da 35/ 47, 124 mitragl.. Durante gli attacchi inglesi, respinti sempre con la tempestiva efficacissima azione dell'artiglieria, due nost_ri pezzi da 77/ 28 furono colpiti e messi fuori uso. La resistenza del presidio di Giarabub resta leggendaria. Durò, nella più stretta penuria di viveri e di munizioni, per t re mesi. Nell'ultimo combattimento il valorso T. Col. Castagna era rimasto gravemente ferito. 5. - L'assedio di Tobruch dipendeva completamente dalle nostre posizioni presso Sollum. Si pr.e sentavano perciò tre compiti: . - far di tutto per tenere saldamente accerchiata la fortezza e prevenire qualsiasi sortita in forze del presidio nemico; tenere le posizioni presso · Sollum; e, inoltre, fare fallire ogni attacco nemico di vaste proporzioni nella zona di Bir Hacheim-Gazala-Sollum-Sidi Omar, con una battaglia difensiva di movimento, per impedire un'attività del nemico .alle spfl,lle delle nostre forze assedianti. Jl passo Halfaya ed il passo Sollum erano punti di straordinaria importanza strategica: da Sollum si diparte in direzione sud-ovest un ciglione che verso l'Egitto presenta strapiombi fino a 200 metri di altezza e che fra la costa e Habata è attraversabile solo nei detti due passi i quali sono ugualmente dominati dalle posizioni del passo Halfaya. In caso di offensiva dall'Egitto il possesso di questi passi era di enorme utilità per l'avversario, dato che, non presidiandoli, era costretto, in una azione contro Bardia, a servirsi, per il rifornimento, della via Habata espost~ a facili attacchi, e, molestie da parte nostra. -

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Pertanto sul fronte di Sollum-Ridotta Capuzzo-Passo Halfaya continuavano gli attacchi nemici. Durante la giornata del 16 maggio da parte nemica venivano effettuati numerosi mitragliamenti aerei anche di nostre unità sanitarie. Colpito e deceduto il Maggiore Frongia comandante di un gruppo di artiglieria da 105/ 28. I britannici, dopo il 17 maggio, cominciarono a fortificare la loro nuova posizione al passo Halfaya e vi raccolsero forti gruppi da combattimento con carri armati, artiglieria e cannoni anticarro. Ma il mattino del 27 maggio un'azione offensiva del gruppo Herff ricacciò dalle loro posizioni i britannici che si ritirarono precipitosamente verso oriente, abbandonando un considerevole bottino di materiali di ogni genere. Lievi perdite da parte nostra. Nel tempo stesso che seguì furono rinforzate le nostre posizioni di Sollum e di Bardia: in questa fortezza si trovava ancora, nelle posizioni e nelle officine, una straordinaria quantità di materiali lasciati a suo tempo dalle nostre truppe: tutti i pezzi di artiglieria italiani utilizzabili furono reimpiegati per rinforzare il fronte. Anche la sistemazione delle posizioni del passo Halfaya fu eseguita celermente e furono stabiliti - tra l'altro - alcuni capisaldi lungo il confine libico-egiziano. Un problema grave era l'approvvigionamento delle nostre truppe di Sollum-Bardia-Halfaya, dato che l'occupazione britannica di Tobruch sbarrava la via Balbia, ed il traffico doveva svolgersi ad est di Gambut, attraverso il t erreno aperto intorno a Tobruch, dove le piste si potevano percorrere con difficoltà, e gli stessi carri leggeri da combattimento potevano procedere solo a stento. In molti punti si trovavano piccoli automezzi profondamente insabbiati. Era già u na buona prestazione se una colonna riusciva a coprire in una giornata il percorso intorno alla fortezza di Tobruch. Altro grave inconveniente era il fatto che i rifornimenti dalla madrepatria continuavano a giungere a Tripoli: il porto di Bengasi veniva utilizzato solo in modesta misura. Appare chiaro che, alla lunga, il tragitto fino a Tripoli, 1700 km., n on si poteva assolutamente compiere coi mezzi di trasporto a -

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P RIMA R I CONQUI STA D ELLA CIRENAICA

disposizione, dato che anche nei periodi· di normale attività si dovevano trasportare giornalmente 1500 t. di materiali, tra cui l'acqua e le vettovaglie. E permaneva la difficile situazione strategica: assediare Tobruch e difendersi da forti azioni offensive britanniche dall'Egitto. Dopo la caduta di Creta, si sperò di peter strozzare la navigazione britannica nel Mediterraneo, al punto di compromettere l 'approvvigionamento della fortezza; ma le unità aeree tedesche rimaste disponibili in Grecia ed a Creta non vennero mandate in A.S .. Nè, per varie ragioni, si poteva contare su azioni navali. Al principio di giugno molti indizi lasciavano prevedere · prossima un'offensiva britannica. Per contro le nostre riserve di carburante erano modeste. Il 14 giugno parecchie unità della 5a Divisione leggera tedesca ed altre italiane vennero inviate su nuove posizioni, con ordine di tenersi pronte ad entrare in azione sul fronte di Sollum. Alla sera del 14 giugno il 2° Rgt. Artcelere è schierato a sud-ovest di Sollum, fra Ridotta Capuzzo e Passo Halfaya, in condizioni di battere le provenienze del nemico da sud e da ovest. Precisamente, il III gruppo da 75, fra Ridotta Capuzzo e q. 206 e il I gruppo da 100 sul costone nord di Passo Halfaya. La l" batteria del I gruppo è arretrata in zona Qahal. Il 15 giugno il nemico attacca su vasta fronte; forze rilevanti si ammassano fra Sidi Omar e Capuzzo, con l'evidente intenzione di battere con un attacco concentrico verso nord la 15~ Div. cor. tedesca, mentre altre forze sferrano ripetuti attacchi contro il passo Halfaya per aprirsi la via. Alle ore 4,30 del 15 giugno gli osservatori del III gruppo, posti a q. 206, segnalavano la presenza di carri armati ed autom ezzi nemici nei pressi di q. 205 e q. 207. Le btr. si tenevano pronte ad aprire il fuoco sulla zona antistante. -

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Alle ore 5 e 10 le posizioni del I gruppo venivano attaccate da carri armati e fanterie nemici, avvistati ad 800 m. Immediatamente la 2• e la 3• batteria eseguivano tiro controcarro in collaborazione con due pezzi dell'a rtiglieria e.a. tedesca, schierati alla destra del caposaldo. Contemporaneamente veniva eseguito tiro di sbarramento davanti la linea della fanteria tedesca, nella depressione costiera. L'attacco da est e da sud veniva respinto. Venivano immobilizzati 13 carri, alcuni dei quali incendiati. Parte della fanteria nemica veniva fatta prigioniera e parte si ritirava, lasciando numerosi morti sul terreno. La P btr. da Qahal effettuava tiro di interdizione su concentramenti di carri nemici transitanti lungo la pista da Sidi Suleiman a q. 207. Alle ore 10,30 carri armati nemici - una trentina - protetti dalle ondulazioni del terreno, si portano a circa 2 km. dalla 5a btr., che apre immediatamente il fuoco, con la massima celerità di tiro. In breve tempo i carri nemici benchè efficacemente battuti, completano la manovra di aggiramento, raggiungendo il fianco ovest della 6· batteria e controbattendola con tutte le loro armi. Caduto il Comandante ·( ten. i.g.s. Bonanni) colpito da una raffica di mitragliatrice, intensamente battuta, quasi completamente accerchiata, la 6· batteria era impossibilitata a continuare la sua azione di fuoco. Una parte del personale superstite riesce ad effettuare il ripiegamento sulla 7" btr. trasportando seco alcuni militari feriti. Sorpassate le posizioni della 6° btr., i carri nemici proseguono verso la 7\ ma sono costretti a ripiegare per l'efficacia di tiro di questa. Nel frattempo, una colonna di carri armati tedeschi si porta al contrattacco ed obbliga i carri armati nemici a ripiegare. Il personale della 6' btr. può così esser liberato. Successivamente il nemico effettua un secondo attacco, con maggiori forze, sulla stessa posizione e contemporaneamente sulla Ridotta Capuzzo. La 7• btr. veniva centrata dal tiro dei 476 -


PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

carri nemici e tre pezzi venivano resi inefficienti. Non potendosi continuare il tiro, dato lo stretto contatto dei nostri carri con quelli nemici, la 7• btr., con il solo pezzo effidente ed alcuni cassoni, ripiegava su Ridotta Capuzzo, ove tentava di riprendere posizione. Il Comando della 15' Divisione corazzata tedesca ordinava lo spostamento della P btr. da Qahal in zona Capuzzo, per appoggiare la fanteria a difesa di detto caposaldo. Mentre la batteria eseguiva detto spostament9, avvistava una colonna di carri nemici, avanzanti sul proprio fianco sinistro. Rapidamente il comandante della btr. (ten. Garetti) faceva prendere posizione ed aprire il fuoco. Vistosi quasi accerchiato, ordina a tre pezzi di rimettere i trattori e spostarsi verso nord. Egli rirna:ne col quarto pezzo e continua il tiro. Vista la batter-ia sufficientemente allontanata faceva rimettere il trattore e riu' . sciva a sfuggire anche egli col quarto pezzo. Tutta la batteria proseguiva verso nord in direzione di Musaid, che oltrepassava, . e girando verso nord-ovest si portava a circa 2 km. a nord della Ridot ta Capuzzo, e riusciva in tal modo a prendere parte alla azione di difesa del caposaldo. L'incalzare del nemico obbligava il ripiegamento delle forze del caposaldo verso nord. Anche il comando tattico del Rgt. ed il reparto Comando venivano centrati dal fuoco dei carri nemici e ripiegavano sulla strada, verso il bivio Bardia-Sollum. Il comando tattico, la P e 7• btr. si portavano a circa 6 km. da Capuzzo, sulla strada Sollum-Bardia; il reparto comando a circa 12 km .. Nella zona di passo Halfaya le due btr. dei°I gruppo sostenevano accaniti combattimenti contro carri e fanterie nemici fin verso le ore 20, sempre battute dall'aviazione avversaria. Durante il pomeriggio una colonna di 11 autocarri del 1° reparto munizioni-viveri effettuava un tentativo di portarsi fuori della linea inglese, già a Musaid, per compiere il rifornimento munizioni, viveri ed acqua. Solo 8 autocarri riescono ad oltrepassare la linea nemica.

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All'alba del 16 giugno il nemico riprendeva l'attacco nella zona di Passo Halfaya, con maggiori forze di fanteria; la 2• e la 3" btr. eseguivano tiro di sbarramento sulla depressione costiera e sull'altipiano, alla destra del caposaldo, sventando vari attacchi di fanteria appoggiati da carri armati. Le batterie venivano centrate da violento tiro di controbatteria che il nemico effettuava in collaborazione con la propria aviazione. Verso le ore 16 gruppi di artiglieria nemici, di medio e grosso calibro, aprivano il tiro di controbatteria sulla prima linea del caposaldo e sulla 3.. btr .. Il tiro continuò per circa un'ora, centrando e distruggendo un pezzo della 3" btr .. Data la forte pressione n emica e l'ingente aumento delle forze avversarie, il I gruppo richiedeva l'intervento dell'aviazione da bombardamento. All'alba del 17 giugno aveva inizio il nostro contrattacco e le batterie del I gruppo appoggiavano l'azione delle fanterie germaniche battendo colonne di mezzi nemici in marcia verso sud. Il tiro veniva concentrato sulla pista Graziani, ove avanzavano rincalzi nemici e sugli uadi antistanti Passo Halfaya, ove erano postate artiglierie ed elementi di fanteria nemici. Alle ore 15 il comando tattico, la ia e 7• btr. si recano a Ridotta Capuzzo, evacuata dagli inglesi in seguito all 'azione offensiva dei carri tedeschi. Le batterie prendevano posizione, la 7" utilizzando oltre al pezzo salvato anche due pezzi mod. 906 in riparazione presso l'officina del III gruppo. Per l'intera giornata, la 2• e 3" btr., rifornite di munizioni trovate abbandonate, battevano incessantemente la depressione costiera ad est di Passo Halfaya e gli uadi e costoni vicini all'uadi El Shaba, dove ancora erano postate artiglierie e fanterie nemiche. Verso le ore 18, colonne di mezzi corazzati germanici apparivano sulle piste a sud-ovest, incalzando il nemico in ritirata. Il I gruppo a tale ora sospendeva il proprio fuoco. In questi tre giorni di battaglia, complessivamente il Rgt. ebbe le seguenti perdite: -

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PRIMA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

11 morti (dei quali 2 ufficiali: Ten. i.g.s. Bonanni, S.Ten. Guantieri); 42 feriti (dei quali 12 curati e rimasti a i reparti); 15 dispersi (prigionieri). La 15' Divisione germanica fu ridotta allo stremo: degli 80 carri di cui disponeva non gliene rimasero che una trentina efficienti. Ma rinforzata dalla 5• Divisione leggera riuscì a battere gli inglesi (7' Brigata cr.) a nord est di Sidi Omar e decisamente a Sidi Suleiman e a sbloccare le truppe italo-tedesche che resistevano tenacemente ad Halfaya. Qui, come abbiamo visto, si era distinto il Magg. Pardi del 2° Artcelere col suo valoroso I gruppo. « La truppa italiana commentò Rommel - rendeva molto quando era guidata da un capo valoroso ,, . Grande contributo al successo delle truppe dell'Asse det. tero anche i presidi dei singoli capisaldi del fronte di Sollum, i quali in parte respinsero gli attacchi britannici, in parte fecero il loro dovere fino all'ultimo respiro. A questo punto riteniamo opportuno riportare quale fosse in sintesi il pensiero del generale Rommel sulle nostre truppe che egli già aveva avuto occasione di vedére combattere. Lo desumiamo dal Diario del Maresciallo Cavallero - 2 agosto 1941: ... Il soldato italiano è disciplinato, sobrio, ottimo lavoratore e di esempio ai tedeschi nell'es~guire i lavori fortificatori in terra; se attaccato reagisce bene, manca però di mordente per l'attacco e soprattutto di un adeguato addestramento; molte azioni non sono riuscite esclusivamente per deficiente coordinamento tra il fuoco delle artiglierie e delle armi pesanti e l'avanzata delle fanterie. La mancanza di mezzi adeguati di rifornimento e riparazione, la deficienza quantitativa degli automezzi ed anche dei carri armati, fa sì che durante le azioni di movimento reparti italiani siano giunti sul posto d'impiego incompleti; la scarsità dei mezzi per il trasporto e per il rifornimento, in organico alle unità italiane, fa si che, specie le G.U., non possono essere tenute come riserva e quindi non si può contare sul loro intervento tempestivo. Per tali ragioni -- 479 -


L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

principali il gen. Rommel giudica le unità ita!iane buone per la difesa, ma non per l'attacco ... J>. Riportiamo anche i seguenti giudizi che riguardano alcune figure di nostri artiglieri: << ••• Generale Baldassarre: « ha condotto molto bene la sua divisione sia nell'avanzata che nell'occupazione delle posizioni davanti a Tobruch attualmente tenute dalla Pavia ... « Molto bene si sono comportati il generale Rovere comandante l'artiglieria al fronte orientale e il Col. Grati comandante del 2° Art. celere che ha sempre cooperato con le truppe tedesche>>. Questi giudizi erano riferiti al Gen. Cavallero dal Gen. Bastico il quale per suo conto, a parte il commento che faceva alle parole del Rommel che sembra avesse il secondo fine di dimostrare che la vera guerra la facessero soltanto le truppe tedesche e che ·1e nostre portassero un ben modesto apporto, aggiungeva: << •• .il quadro fatto dal Gen. Rommel circa l'attitudine al combattimento delle nostre unità risponde indubbiamente a realtà... la ragione prima di tale attitudine non dipende da mancanza di spirito aggressivo dei nostri reparti, ma dalla deficienza quantitativa e qualitativa dei mezzi di fuoco di cui essi sono dotati, in confronto alla potenza ed al numero dei mezzi corazzati inglesi, nonchè dalla scarsezza della nostra piazzatura logistica, derivante sia dalla composizione organica delle nostre unità (la sola motorizzata era la << Trento n che ora ha 1'80 % , dico 1'80 %, degli automezzi fermi), che non hanno in proprio i mezzi necessari all'autotrasporto, sia dalle molteplici difficoltà di ricevere dalla madrepatria quanto sarebbe necessario per tenere a punto e migliorare l'attrezzatura stessa >>. 6. - Il 19 luglio 1941 al Gen. Garibaldi nel Comando Superiore delle Forze Armate in A.S. succedeva il Generale di Arm. Bastico, Capo di Stato Maggiore il Gen. di C.A. Gambara; Comandante Superiore dell'Artiglieria il Gen. di C. d'A. Manca di Mores (questi fin dal 19 maggio). -

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P R IMA RICONQUISTA DELLA CIR EN AICA

Come unità di manovra da impiegare in azione coordinata insieme col Corpo corazzato tedesco, contro un eventuale simultaneo attacco britannico da oriente e dalla Piazzaforte di Tobruch, si era costituito un Corpo d'A. di manovra (C.A.M.) alle · dirette dipendenze del Supercomando. Comandante del C.A.M. era il Gen. Gambara, il quale conservava contemporaneamente la carica di Capo di S.M. del Supercomando. Questa G.U. ebbe alle dipendenze, in primo tempo, la Divisione corazzata u Ariete ,i in formazione di transizione rispetto a quella prevista come· Divisione corazzata e la Divisione motorizzata « Trento » nella formazione organica della Divisione motorizzata tipo A.S. ma ancora in attesa degli automezzi previsti; più un Raggruppamento esplorante. Successivamente ebbe anche la Divisione « Trieste >) pure motorizzata t ipo A.S., giunta in Libia verso la metà di settembre 1941. Come truppe di Corpo d'Armata furono assegnate in tempi successivi : un gruppo di due battaglioni di « Giovani Fascisti » (volontari appartenenti alla Gioventù Italiana del Littorio - G.I.L.) inquadrati da ufficiali e sottufficiali dell'esercito; un battaglione di carabinieri paracadutisti; un raggruppamento artiglieria controaerei ed un battaglione misto del genio. Ricordiamo che in questo periodo venne sciolta la 5" Armata ed avviati sul fronte Cirenaica tutti gli elementi che era stato possibile trarre dal territorio tripolitano nel quale rimaneva alle dipendenze del Comando Tripolitania (XX Corpo di Armata) solo la Divisione u Sabratha >) in via di ricostituzione. Il Gen. Rommel fino allora comandate del Corpo Tedesco d'Africa (C.T.A. o D.A.K.), ottenne anche formalmente il comando di tutte le truppe italiane e tedesche schierate in Marmarica ad est del meridiano di Ain el Gazala e costituì il « Panzer Gruppe Afrika » (P.G.A.). Suo comandante d'artiglieria fu il Gen . Rovere. Il Comando del P.G.A. per le sue attribuzioni territoriali assunse anche il nominativo di Comando della Marmarica, mentre il Comando del X C.A. assunse analogamente le funzioni ed il nominativo di Comando della Cirenaica. Il P .G.A. ebbe -- 481 -

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L'A~TIGLIERlA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE Il

in rinforzo artiglierie italiane; essenzialmente il 2° Regg. Artcelere e il 16° Raggrupp. Art. di C.A .. Del 2' Artcelere abbiamo già avuto occasione di dire. Ora annotiamo per il 16° Ragg.pto Art. di C.A. (Col. Dal Monte, poi Col. Siragusa): Costituito da: XV Gruppo (Magg. Solofra); - XLIV Gruppo (Magg. Battaglia); - XLIX Gruppo (Magg. Albarella); R.M.V.

con una forza complessiva di 70 ufficiali, 80 sottufficiali, e 1500 artiglieri. Il 3 agosto un attacco nemico al fronte di Tobruch, preceduto da violenta preparazione d'artiglieria iniziatasi alle 2 e 30', interessa anche il settore della Divisione « Brescia ». I Gruppi XV e XLIX eseguivano tiri di sbarramento nella zona da tempo concordata col comando tedesco del settore di Ras El Medauar; il XLIV Gruppo eseguiva tiri di controbatteria. Alla destra ed al centro del settore l'attacco fu nettamente respinto; alla sinistra conseguì qualche successo, culminante con la conquista del fortino S. 7, sottoposto subito a tiro di repressione. Il Raggruppamento partecipò ad azioni di fuoco contro carri armati ed automezzi in movimento sui rovesci dei fortini inglesi S. 9 e S. 11; e a tiri d'interdizione nelle zone di Ras el Sahal, Ras el Medauar e nell'uadi Sahal. Sparati complessivamente colpi 1.300. Colpito in pieno l'osservatorio S. 2 del Raggruppamento, vi decedevano il èap. De Crescenzio e due artiglieri del XV Gruppo. In serata, previe azioni di fuoco concordate col Com.te d'Art. tedesco del settore, per i gruppi XV e XLIX, veniva ripreso il fortino S. 7, e, alle 21 e 15 tutta la 1" linea era completamente ristabilita nelle precedenti posizioni. Colpi sparati 1.744. Scioltosi il Com.do Art. del C.T.A., il 16·' Raggruppamento passa alla dipendenza del Comando Artiglieria del XXI C. d'A. di recente costituzione. I gruppi XV e XLIX schierati in zona -

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PIUMA RICONQUI STA DELLA CIRENAICA

Ras el Medauar sono in appoggio specifico ai due btg. di fanteria tedeschi che vi presidiano i fortini.

7. - Compito principale delle forze dell'Asse in Cirenaica appariva naturalmente la conquista di Tobruch. Poichè tale conquista non era stata realizzata di impeto, in seguito ai primi urti, si fece un progetto di vasto respiro. Caratteristica di tale progetto era quella di un'azione di sorpresa basata su procedimenti già sperimentati con successo durante il conflitto e cioè: brevissima preparazione di artiglieria, largo impiego di unità corazzate, apertura di brecce e dilagamento in profondità, lasciando alle susseguenti unità di f anteria l'eliminazione delle resistenze superate ed isolate.

Ai fini dell'operazione sarebbe stato necessario il concorso di: 12-15 gruppi di artiglieria divisionale; - 8-11 gruppi di artiglieria di C.A.; - 4 gruppi di artiglieria di Armata. Le munizioni occorrenti per lo svolgimento delle relative azioni di fuoco erano state così calcolate: - per la fase preparatoria una unità e mezzo di fuoco; - per la fase di attacco una unità di fuoco; - per la riserva immediata dei gruppi mezza unità di fuoco. Nel complesso tre unità di fuoco a portata del campo di battaglia. · Si pensava però anche che in basi arretrate, ma in condizioni di potere, se del caso, rapidamente affluire, fossero predisposte una o due altre unità di fuoco. Il che praticamente si traduce nel seguente computo per quanto riguarda le artiglierie delle unità italiane; tenendo conto di quelle di prevista dotazione:

-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE ·· PARTE lI

75/ 18

75/ 27

90/ 53

100/ 17

105/28

149/ 13 149 / 28 149/40 152/ 37

Avanzate: 3 un/ oc

·12.000 54.000

6.000 27.000 43.200 43.200 3.600 1.800 1.200 Arretrate: 2 un/oc

8.000 36.000

4.000 18.000 28.000 28 .000 2.400 1.200

800

T otale: 20.000 90.000 10.000 45.000 72.000 72 .000 6.000 3.000 2.000 Bombarde: Avanzate: 3 unfoc Arretrate: 2 un/ oc

T otale:

7.200 4.800 12.000

Totale generale: 332.000 proiettili. Le artiglierie sulle quali si poteva con tare eran o le seg uenti:

a) UNITA' DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL CO-

MANDO SUPERIORE FF . AA. A .S.

2° regg imento dJi artiglieria e.a.:

XVI gr. da 75/ 27 C.K. (2 btr.) XVIII gr. da 88/ 56 (3 btr.) XLII gr. (2 btr.) da 75150 XLIII gr. (4 btr.) l

i

j

alla piazza di Derna ; alla piazza d i Bengasi;

2° reggimento artiglieria celer e:

I gr. da 100/ 17 (3 btr.) II gr.. da 75/ 27 (2 btr.) III gr. da 75/ 27 (2 btr.)

j alla Div. -

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«

Savona »;


PRIMA RICONQUISTA DEI.J.,A CIRENAICA

l

5° raggruppamento artiglieria d'Armata:

XIX gr. (3 btr.) XX gr. (3 btr.) XXII gr. (3 btr.) XXI gr. (3 btr.)

da 149/ 35 alla piazza di Tripoli; da 149/ 35;

16° raggruppamento artiglieria di C.A.:

XV - XLIV - XLIX da 105/ 28, su 3 btr. ciascuno, al C.T.A.; 24° raggruppamento artiglieria di C.A.:

I - II gr. da 105/ 28 su 3 btr. ciascuno III gr. da 100/ 17 (3 btr.) ·

j alla Div. « Pavia »;

340° raggruppamento da 77 / 28 G.a.F.:

CCCXLII - CCCXLIV - CCCLII - CCCLI gr. da 77/ 28, ciascuno su 3 btr., a lla Div. « Trento »;

b) ARTIGLIERIE DIVISIONALI

-

Divisione « SAVONA »

2 btr. da 65/ 17 del 15° e 16" rgt. ftr .; 12° reggimento artiglieria:

- -

-

I gr. da 100/ 17 (2 btr.); II gr. (2 btr. da 105/ 28 - 1 btr. da 75/ 27); Elementi di rinforzo:

3 btr. da 65/ 17 avute: 2 dalla logna)>;

«

Sabratha Jl, 1 dalla « Bo-

II gr. da 75/ 27 (2 btr.) del 2° rgt. art. cel. del Comando Superiore. -

Divisione

t(

ARIETE »

132" r eggimento art. per div. corazzata: I e II gr. da 75/ 27-06 T.M. su 3 btr. ciascuno;

-

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L'ARTIGLIERIA IN AFR ICA SETTENTRIONALE - PARTE II

Elementi di r inforzo:

1 gruppo da 75/ 27-06 (2 btr.) ; -

D ivisione « BOLOGNA

11

205n rgt. artiglieria: I - II gr. da 75/ 27-06 su 3 btr. ciascuno; III gr. da 75/ 27-11 su 3 btr.; Elementi di rinforzo:

I gruppo da 100/ 17 del 10° rgt. art.; -

Divisione « BRESCIA

11

2 btr. da 65/ 17 del 19° e 20' rgt. fanteria; 1° rgt. artiglieria celere:

II - III gr. da 75/ 27-11 su 2 btr. ciascuno; Elementi di rinforzo:

gr. da 100/ 17 (2 btr.) dal settore di Homs. -

Divisione <e PAVIA n

26° rgt. artiglieria:

I gr. da 100/ 17 (3 btr.) del 24, art. di C.A.; II gr. da 75/ 27-11 (3 btr.) ; Elementi rinforzo:

I - II gr. da 105/ 28 del 24° rtg. art. di C.A., dal Comando Superiore; I e II gr. da 75/ 27 su btr., ciascuno, del 3" art. celere; 2 btr. da 65/ 17. - Divisione TRENTO n 46° reggimento artiglieria:

I gruppo obici da 100/ 17-14 T .M. (2 btr.); II e III gr. cannoni da 75/ 27 T.M. su 2 btr. ciascuno; Elementi di rinforzo:

4 gr. da 77/ 28 del 340' raggpt. art., dal Comando Superiore. -

Divisione « TRIESTE »

1 gr. obici da 100/ 17 T.M. (3 btr.); 2 gr. da 75/ 27-906 T .M. (3 btr. ciascuno); -

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CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

1 gr. d a 105/ 28 (3 btr.); 1 gr. misto e.a. su 2 btr. 75/ 27 C.K..

e) IN AVVIAMENTO (mesi settembre-ottobre) 8° Raggruppamento art. d' A.:

CX XXI e CXLVII gruppo da 149/ 28 XXXIII gr. da 149/ 40 LII gr. da 152/ 37 per Comando Superiore; 9° Raggruppamento art. di C.A .: XXXIII e XLIV gr. da 105/ 28 CXVIII e CXI gr. da 149/ 13

per Comando Superiore; 1 gr. da 104/ 28; 1 gr. da 100/ 17 per Divisione « Trento)); I e II gruppo bombarde da 240.

B LA CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

8. - I prodromi della controffensiva britannica. - 9. - L'attiwco britannico contro la Div. «Bologna>>- per sbloccare Tobruch - L'eroico sacrificio del 205° Regg, Art. «Bologna». - 10. - L'8° Raggpt. Art. di Armata. - 11. - I britannici tendono all'avvolgimento di tutte le nostre forze in Cirenaica - Il nostro Iipiegametito su Ain el Gazala prima e quindi s u El Agheila-l\farada. - 12. - Caduta di Bardia - 13. - La estrema eroica difesa dei caposaldi di Halfaya ( Div. «Savona») - Il sacrificio delle unità. di art. nella battaglia della I\1armarlca.

8. - Mentre il progetto d'attacco su Tobruch stava elaborandosi e perfezionandosi, si manifestavano i primi sintomi di una preparazione offensiva britannica. -

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...


L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE II

Reparti esploranti britannici si addensavano nel settore compreso fra Maddalena e Giarabub. mentre pattuglie meccanizzate più numerose, più forti ed ardite si spingevano nel sud gebelico fino a Mechili, come pure verso Agedabia, Gialo e Marada . Verso il 10 novembre, le informazioni raccolte avevano rivelato le vaste proporzioni assunte dai preparativi britannici. così da far ritenere ormai pronta alla frontiera cirenaico-egiziana un'azione in grande stile, che per avere più facile attuazione avrebbe dovuto solo attendere l'inizio dell'attacco italotedesco su Tobruch. I nfatti, nell'ambito delle forze terrestri, oltre al presidio della piazzaforte di Tobruch, che comprendeva la 70a Divisione britannica con forze pari a due divisioni rinforzate, si valutavano presenti nel deserto occidentale circa sei divisioni con effettivi ed armamento molto superiori alle grandi unità italiane. In più erano stati segnalati 6 o 7 raggruppamenti esploranti. Tali forze si presumeva fossero ordinate su un comando d'armata (8·) che aveva assorbito compiti e funzioni delle Western Desert Force, e due comandi di corpo d'armata ( XIII e XXX). Nel delta e nella valle del Nilo risultavano presenti forze pari a 4 divisioni inglesi e 2 divisioni egiziane. È da rilevare che Tobruch poteva ricevere rifornimenti marittimi quasi indisturbati ed aveva potuto perciò predisporre un'autosufficienza per vari mesi, stabilendo perfino t urni di riposo per le truppe della guarnigione, le quali venivano avvicendate mensilmente con periodi di permanenza ad Alessandria e al Cairo. Le artiglierie della piazzaforte dominavano per la loro gittata anche la cc strada dell'Asse » e potevano avere il concorso di fuoco da parte di unità della flotta britannica. Nell'ambito delle forze aeree si poteva ritenere che i britannici disponessero di oltre 1.000 apparecchi. Vi era infine l'organizzazione dei « commandos >J. (reparti di sabotaggio) provenienti dall'interno su veloci automezzi, o paracadutati da aerei, o sbarcati da sommergibili. -

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I

CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

In contrapposto a tale considerevole preparazione britannica, lo schieramento delle forze italo~tedesche, era ·efficiente solo sul fronte di Tobruch e sul fronte di Sollum; il Supercomando non di~poneva di riserve ed era nell'impossibilità di ostacolare l'attività esplorante avversaria nel sud gebelico e nella zona delle oasi, e di contrastare un'avanzata nemica in direzione del quadrilatero Agedabia-Gialo-Marada-el Agheila. Inoltre la copertura costiera era ridotta ad una parvenza, non essendo in essa efficiente neppure la vigilanza. I rifornimenti dalla Madrepatria avevano ormai possibilità puramente casuali, talché oltre all'insufficienza di automezzi, appena bastanti alla vita dei reparti, vi era penuria nelle scorte varie, con conseguente riduzione della razione viveri e mancanza di gasolio e di benzina per aerei. A~che nelle forze aeree era grande l'inferiorità italiana in rapporto alle possibilità britanniche, soprattutto nell'aviazione da caccia, come pure difetta vano i nostri mezzi per la difesa controaerei. In conseguenza. di tale stato di cose e nella previsione che un'offen_siva britannica potesse con probabilità essere condotta in grande stile e con mezzi adeguati a perseguire scopi decisivi proprio quando si sarebbe svolto l'attacco su Tobruch, il Supercomando -. l'11 . novembre - prospettò a Roma l'opportunità di rimandare l'azione prevista per la riconquista della piazzaforte, nell'intento di evitare una probabile cns1 dalla quale sarebbe stato estremamente difficile uscire in condizioni ancora sopportabili. · Ma il Gen. Rommel non riteneva imminente un attacco inglese in forze; ed il Comando Supremo ne condivise il parere. Invece il 18 novembre i britannici iniziarono . l'offensiva. Lo schieramento delle grandi unità italiane e tedesche, a tale data, era poco dissimile da quello che doveva esser r.aggiunto il 15 novembre, secondo il piano di attacco su Tobruch. Esso per- . ciò non aveva più una netta caratteristica difensiva. In base alle notizie _raccolte durante la giornata del 18, il Comando italiano potè desumere il probabile schieramento delle forze britanniche. Di conseguenza, il Gen. Gambara, quale capo -

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J


L"ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE II

di S.M. del Supercomando A.S. e Comandante del C.A.M.; nella sicura previsione dell'attacco nemico nella zona di Bir el Gobi, verso la mezzanotte sul 19 novembre, impartì disposizioni perchè le Divisioni (( Ariete II e (( Trieste 11 ( 1) fossero preparate a sostenerlo e fosse sorvegliata la zona interposta fra lo schieramento delle due Divisioni e quella sulla sinistra della Divisione « Ariete ». 9. - Il mattino del 19, i britannici,. avvolta l'ala destra dello schieramento italiano di frontie ra, iniziarono l'attacco verso nord-ovest, puntando con le maggiori forze sul rovescio della linea di assedio di Tobruch: Div. <(Bologna>>. La Divisione <( Bologna » aveva il 205° Rgt. Art. comandato dal Col. Enrico Landi. Questo reggimento era sbarcato a Tripoli 1'8 febbraio '41 e subito avviato sulle posizioni difensive nella zona ad est di Tripoli. Ma dopo pochi giorni era inviato a Sirte dove si schierava con le truppe della (( Bologna II in caposaldi, costituendo per diverso tempo la linea più avanzata. Il 1° luglio venne trasferito nella zona ad oriente di Tobruch, di rinforzo alla Divisione cc Trento 11, schierata all'assedio di quella piazza e sostituita poi nell'agosto dalla Divisione <e Bologna 11. Le batterie del 205° furono anche qui schierate nei caposaldi di prima linea a fian co ai fanti della cc Trento ,i

(1 ) La Divisione « Trieste » motorizzata tipo A.S. - era affluita ln Libia verso la metà di settembre 1941 e fu assegnata al C .A.M.

Era essenzialmente costituita: 6~ Regg. f .;

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660 Regg. !.; 90 Regg. bers.: DVIII btg. div. armi accomp.; 210 Regg. art.: Comando (Col. Ricc!ardi ); I/100-17 su 3 btr.; I l/75-27 su 3 b~r; III/75-27 su 3 btr.; IX Gr. da 105j28 su 3 btr. (in rinforzo alla Div. « Trento»); XXI Gr. misto e.a. autocarrato su 1 btr. da 75 C .K. ed 1 btr. da 20.

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CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

prima, e poi della 1< Bologna ", e diedero ottima prova controbattendo si può dire ogni giorno le batterie nemiche. Dal l "' al 21 ottobre in questo schieramento perdeva 20 morti e 30 feriti. All'inizio dell'offensiva alla quale abbiamo testè accennato il 205° reggimento « Bologna,, era così schierato:

- Comando di Reggimento: nella zona di Sidi Bu Amud nelle vicinanze del Comando Div. « Bologna »; - I Gruppo da 100/ 17: nella zona di q. 146 a sud-est di Magan Suesi a disposizione del Comando Div. Tedesca Z.B.V.; - III Gruppo da 75/ 27-06: n ella zona di q. 132 a nordovest di Bir el Garsa; - IV Gruppo da 75/ 27-06: nella zona di q. 143 a nordest di Bir el Garsa; - Btr. da 20 mm.: 1 sez. su 2 pezzi presso il III gr.; 1 sez. su 2 pezzi presso il IV gr.; 2 sez. su 2 pezzi ciascuna nella zona Comando Divisione; Btr. da 47/ 32: 1 sez. su 2 pezzi presso il I gr.; 1 sez. su 2 p~zzi presso il III gr.; 1 sez. su 4 pezzi nella zona Comando Div. Erano in corso lavori e movimenti di munizioni per assumere prossimamente lo schieramento per la progettata offensiva su Tobruch. La sera del 19 novembre viene segnalata la presenza di notevoli forze meccanizzate nemiche nella zona di Sidi Rezegh. Viene subito disposto che i 4 pezzi da 20 mm. ed i 4 pezzi da 47 si schierino fra il campo di aviazione di Bu Amud ed il mare, a cavallo della Balbia a sbarramento delle provenienze da Gambut. Inoltre la 9" btr. del 340° Raggruppamento G.a.F. che doveva trasferirsi alla zona di El Adem è fermata e schierata nel campo ·di aviazione di Bu Amud-fronte est. Inoltre 1 batteria da 105/ 28 del 16° Raggruppamento schierata nella zona di Bir Bu Asaten si portava nella zona di Ma-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTR IONALE - PARTE II

gen-Belhamed-fronte est, mentre una batteria del IV / 205° passava a disposizione del Comando 115° Rgt. Fanteria Germanico. Alle ore 6 circa del 21 novembre si sferrava l'attacco inglese su tutto il fronte della Divisione « Bologna >> e su quello contiguo della Divisione Tedesca Z.B.V .. L'attacco preceduto da breve e violento fuoco di preparazione d'artiglieria sui caposaldi e sulle batterie ed effettuato con masse di mezzi corazzati assumeva carattere episodico per ciascuno dei gruppi dislocati a notevole distanza l'uno dall'altro. I gruppi del 205° Reggimento si votarono al sacrificio. l Gruppo: 100/ 17: Comandante interinale Tenente Latessa G abriele

Nella giornata del 21 questo gruppo si sacrifica. Attaccate da masse di carri armati, le batterie fanno fronte da tutte le parti unitamente alle sezioni da 47: sparano a puntamento diretto finchè possono. I serventi cadono sul posto del dovere. Carri armati nemici vengono distrutti o immobilizzati . ma infine le batterie sono sommerse. La linea dei pezzi del gruppo riporta almeno il 50% di perdite fra rru:>rti e feriti; · i rimanenti vengono catturati. - Il Ten. Latessa tentò la notte successiva con i pochi superstiti del gruppo e con una formazione di pionieri tedeschi di riconquistare durante la notte i suoi pezzi, ma non vi riuscì. III Gruppo da 75/ 27: Comandante Magg. Fatiganti Alfredo.

Mentre esegue tiri di sbarramento a favore della contigua Div. « Trento ,, è assalito anch'esso da stormi di carri armati che si portano a tergo delle batterie. Le batterie agiscono di iniziativa, distruggono una quarantina fra carri ed autoblindo, ma perdono, oltre a numerosi serventi, 3 capipezzo ed hanno due cannoni smontati. I nost ri caposaldi intorno, difesi dal fuoco delle nostre batterie, sono costretti a cedere uno ad uno. Il gruppo resta ormai con soli 5 pezzi efficienti che sparano gli ultimi colpi. Dopo, il gruppo è cost retto ad inutilizzare anche i pochissimi pezzi rimastiglì ed è sommer so, malgra-

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CO NT ROFFENSI VA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

do i suoi eroici sforzi. Ogni successivo tentativo disperato ed eroico del comandante del gruppo e di alcuni ufficiali ed artiglieri superstiti per recuperare i pezzi, riesce vano. IV Gruppo da 75/ 27: Coma,ndante T en. Col. Ponzi G ino

Ha due sole batterie perché una è stata messa a disposizione di un reggimento di fanteria germanico. Anche le batterie di questo gruppo sono assalite dai carri armati nemici e di loro iniziativa, poichè i collegamenti con. il comando di gruppo vengono subito interròtti, continuano il fuoco a distanze ravvicinate in tutte le direzioni. Le batterie lottano accanitamente contro i carri nemici. Anche la sez. da 20 partecipa alla lotta. Una mitragliera è distrutta, l'altra ha vari serventi feriti. Il soldato Furlani puntatore, pur sotto il tiro micidiale dei carri armati, non cede. Egli è rimasto solo all'arma. Ferito una prima volta ad una spalla, continua accanito il fuoco sui carri finchè un'ultima raffica lo uccide sul pezzo. Un'ultima ondata di carri armati nemici penetra tra i pezzi e li sommerge. Il Ten. Col. Ponzi, comandante del gruppo, chiede al comando di reggimento tiri di repressione sul suo stesso comando. Si aderisce facendo intervenire il III gruppo ed un gruppo da 105/ 28 del 16° raggruppamento. Ma in definitiva anche il gruppo del Ten. Col. Ponzi è distrutto. Con i supersiti il Ten. Col. Ponzi costituisce un gruppo di formazione: - 11" btr. del gruppo medesimo; - 2 btr. da 105/ 28 ~btr. Ales~andrini e 3a btr.). Questo gruppo viene schierato nella zona di El Duda. Il 22 novembre l'artiglieria della « Bologna » risulta costituita da: gruppo di formazione del Ten. Col. Ponzi; sa btr. del 46° regg. artig. « Trento n; 9" btr. del 3400 raggrupp. G.a.F. -

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L'ARTIGLIER IA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE Il

Il 26 novembre anche questo schieramento di artiglieria viene duramente attaccato da masse di carri armati nemici: l'lP btr. ridotta nel personale e nei pezzi viene sommersa. Ha sparato tutte le sue munizioni ed in ultimo è costretta ad inutilizzare i suoi pezzi residui. Il comportamento degli ufficiali e degli artiglieri fu ammirevole: essendo stati uccisi alcuni serventi e feriti 3 capipezzo, gli ufficiali si misero ai pezzi rianimando con l'esempio lo spirito di resistenza della btr. Anche la batteria del 16° Raggruppamento si comportò eroicamente. La batteria Alessandrini riuscì a porre in salvo i pezzi ma il comandante fu gravemente ferito e morì poco dopo. Via via si ripiegava, si cambiava di posizione: raccogliendo disparati elementi si tornava a costituire un altro gruppo di formazione sempre al comando del Ten. Col. Ponzi (8a btr. del 46° regg. artig. e 9&del 340'' G.a.F.). Ma le perdite erano continue (48 caduti, 90 feriti, 299 dispersi). Gli elementi del reggimento ritiratisi da Tobruch nella notte sul 5 dicembre furono avviati nella zona di Ain el Gazala per riordinarsi, tranne il comando di reggimento che restò in linea con le truppe superstiti della Divisione (circa un btg.) ed una batteria da 77/ 28 del 340" Raggruppamento che restò a disposizione della Divisione. Comando di reggimento e bàtteria furono schierati nella zona a sud di El Adem sulla destra della Divisione e< Trento ». Restò in quella posizione violentemente controbattuta dall'artiglieria nemica, schierata a El Duda, fino al 7, quando ricevette ordine di raggiungere ad Ain el Gazala gli altri elementi del reggimento. Ad Ain el Gazala il reggimento diedè prova della sua vitalità costituendo subito un gruppo (il III) di cui fu affidato il Comando al Maggiore Fatiganti e formato su 2 batterie da 75/ 27 mod. 06 ed una batteria da 100/ 17, con materiale assegnato dal Comando Superiore d'artiglieria. Il Comando di reggimento ed il gruppo vennero nuovamente impiegati in funzione di retroguardia, nella zona di El Maaser (a sud-ovest di Derna) , nella zona ad est di Berta, al bivio della strada di Maraua con la rotabile Beda-Littoria-Barce. -

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CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1941

10. - Poichè questa fase della dura battaglia nella Marmarica si frammentava in numerosi episodi, non è possibile una ricostruzione organica dell'azione dell'artiglieria, se non seguendo le vicende dei reggimenti maggiormente impegnati. L'S9 Raggruppamento d'Armata fu l'unico di questa specialità che avesse materiali modernissimi: il 5°, cui qualche volta

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Fig . 52. - 8'> Raggr.to Ar t . d'A.: C.!L l lO. 149/ 28 - CXXXI - 2" bt_r. Il S . Ten. S usanno caduto 1n combat timento.

abbiamo fatto cenno, aveva sole batterie da 149/ 35, antiquate e difficili a muovere. L'8° Raggruppamento era stato costituito il 1° giugno 1941 in Reggio Emilia presso il Deposito del 3° Reggimento Artiglie-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

ria d'Armata e mobilitato il 20 dello stesso mese con destinazione A.S. Ebbe la seguente formazione: - XXXIII gr. con le batterie 97-98-99 da 149/ 40; - LII gr. con le batterie 134-135 da 152/ 37; - CXXXI gr. con le batterie l" e 2"' da 149/ 2§ - CXLVII gr. con le batterie ia e 2~ da 149}28. Il 9 luglio il comando del raggruppamento fu assunto dal Col. Guido Froio. Solo nel settembre-ottobre il raggruppamento potè essere trasportato in Africa Settentrionale, a Tripoli, e dopo una marcia di ben 1600 km. poteva schierarsi ai primi di novembre alle dipendenze del XXI C.d'A. sotto Tobruch. Il 20 novembre le batterie dei gruppi XXXIII e CXLVII sono già controbattute dal n emico. Il 21 novembre si delinea la probabilità di un attacco nemico nel settore sud-est della piazzaforte di Tobruch. Alle ore 7 i gruppi CXXXI e CXLVII aprono il fuoco sui fortini inglesi antistanti alla Div. (e Bologna». Successivamente essendo i nostri capisaldi attaccati da mezzi corazzati nemici, tutti i gruppi entrano in azione, pur fortemente controbattuti dalle artiglierie avversarie. Solo in questa prima giornata vengono sparati 508 colpi da 149/ 28, 159 da 152/ 37 e 107 da 149/ 40. Cadono diversi ufficiali fra cui il S. Ten. Susanna Giuseppe e numerosi artiglieri. Evolvendo nei giorni successivi la situazione i gruppi del1'80 vengono impegnati da vicino e le batterie per quanto inadatte come armamento agiscono contro i carri armati avanzanti. La 2• batteria del CXXXI dopo essersi difesa fino all'esaurimento delle munizioni, è accerchiata dal nemico preponderante ed il personale è catturato mentre si batte intorno ai suoi pezzi. La 1• batteria dello stesso gruppo, pur avendo avuto il comandante - Cap. Pecchia - due volte ferito, il sottocomandante ten. Franzino, ucciso e vari serventi fuori combattimento, continuò senza interruzione il tiro alle minime distanze e con le armi portatili: riuscì con tale azione non solo a volgere in -

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fuga il nemico ma ad impedirgli di portar via i pezzi della 2& batteria. A tarda notte i pezzi della 2'" batteria, salvo uno reso intrasportabile per effetto del tiro nemico, furono ricuperati dal personale del Comando del Gruppo. Il 26 novembre il valoroso comandante del CXXXI Magg. Brignale Armando rimaneva ucciso al suo posto di comando mentre dirigeva il tiro deUe sue provatissime batterie. Il 1° dicembre la dislocazione dell'8• Raggruppamento ar-

tiglieria d'A. è la seguente: comando a Sghifet el Adem; X X XIII gruppo fra Bir el Adem e Hagiag el Adem; LII gruppo ad ovest di Bir el Adem; CXLVIl gruppo a Hagiag el Adem; CX X XI a Sghifet Batruma. Da questo schieramento i gruppi continuano le loro azioni di f uoco fino a che il 7 dicembre il comando di artiglieria del Corpo d'Armata, in relazione alla situazione che andava creandosi, ordinava di portare in posti più arretrati tutti i materiali pesanti ed ingombranti non strettamente necessari. Corpinciava cosi il ripiegamento italo-tedesco su Ain el Gazala. Il movimento di ritirata del raggruppamento si svolge regolarmente nonostante la pressione del nemico che da brevissima distanza incalza le colonne in marcia. Successivi schieramenti difensivi dell'intero Raggruppamento o dei suoi singoli gruppi, assegnati rispettivamente alle Divisioni, proteggono la ritirata, flnchè il 22 dicembre tutto il raggruppamento è nella zona di Agedabia. Quindi fra Agedabia ed El Agheila. 11. - La battaglia da questo momento arse in tutta la Marmarica. Essa si svolse attraverso successivi e caratteristici momenti: - vano tentativo delle truppe corazzate tedesche di respingere le unità britanniche operanti sul rovescio di Tobruch fra Bir el Gobi e Sidi Omar (20, 21, 22 novembre); - reazione delle forze mobili italo-tedesche, che riescono

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ad accerchiare forze britanniche a sud di Sidi Rezegh, infliggendo loro notevoli perdite (23 novembre); . - anetramento delle forze britanniche riuscite a sfuggire alla manovra accerchiante, mentre i neo-zelandesi, passando da Capuzzo, sul rovescio dello schieramento italo-tedesco di frontiera, affluivano per la Balbia verso Tobruch (24 novembre); - riordinamento delle forze britanniche, che riprendono l'attacco e si congiungono con quelle assediate nella piazzaforte, nello stesso tempo in cui Rommel - ritenendo gli' inglesi battuti ed in ritirata - sposta le proprie unità mobili verso la linea di Sollum, nell'intento di effettuare una nuova manovra accerchiante (24, 25, 26 novembre); - ritorno delle forze di Rommel verso Tobruch, appresa la notizia che i britannici hanno spezzato la linea di assedio alla piazzaforte (27-28 novembre); - tentativo delle unità mobili italo-tedesche, tornate dal fronte di Sollum, di accerchiare le forze britanniche operanti nella zona di Belhamed el Duda - Sidi Rezegh, le quali nuovamente arretrano (29-30 novembre e 1° dicembre); - spostamento di una parte delle forze mobili italo-tedesche' verso la linea di Sollum, nella supposizione di Rommel che la massa britannica fosse riunita nella zona tra Sidi Azeiz e il reticolato (2, 3, 4 dicembre); successiva minaccia britannica di aggirare da sud l'intero schieramento italiano ad ovest ed a sud di Tobruch (4 dicembre); - virtuale sbloccamento della piazzaforte determinato da Rommel con un nuovo schieramento delle forze italo-tedesche, per _il delinearsi della minaccia britannica verso nord-ovest (5 dicembre); contemporaneo tentativo delle forze mobili italo-tedesche di parare la minaccia britannica con una manovra nell a zona di Bir El Gobi (5-6 dicembre); - infine, decisione di Rommel di ripiegare sulle posizioni di Ain el Gazala (7 dicembre) ed inizio del ripiegamento (8 dicembre 1941). L'll dicembre lo schieramento delle forze italo-tedesche nella zona di Ain el Gazala era il seguente:

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sulla l°' linea: la Divisione u Brescia Jl, a nord, a cavaliere della via Balbia, e la Divisione cc Trento)) a sud; . - sulla 2" linea: la divisione « Pavia>> dal mare a q. 208 di Alem Hamza; la Divisione « Bologna» in zona di Gasr el Ambar. (q. 89). Il C.A.M. era dislocato a sud della Divisione « Trento », mentre il C.T .A. era a sud-ovest del C.A .M. La 90"' Divisione u Afrika » era stata ritirata dalla linea di Ain el Gazalà ed avviata ad Agedabia, dove con le truppe italiane in posto si calcolava presente per il 12 dicembre la forza di una divisione mista. Il ripiegamento da Bir Bellafaa alla linea di Ain el Gazala si era effettuato in condizioni difficili, ma fuori della pressione nemica. Esso era fortunatamente riuscito per la saldezza e la disciplina delle truppe non mobili e per lo spirito di sacrificio ael C.A.M.. Tutte le unità anche le più provate avevano portato con sè la maggior parte del proprio armamento. « La ritirata non si trasformò mai in rotta, grazie agli Italiani, che difesero con sorprendente valore le posizioni di Bir el Gobi ». (1) L a 2a btr. del I Gr. (Par di) del 2° Artcelere completamente accerchiata resistette 48 ore senza socèòrs-i, sy bì gr avissime perdite ma non si_ arrese. Colpito all'addome morì il comandante . Cpt. Guido Castagna. _

Successivamente gli attacchi britannici si intensificarono con il proposito di addossare alla costa."'le forze italo-tedesche. All'alba del 14 dicembre i britannici ripresero l'azione offensiva sul -l ronte di Ain el Gazala, per effettuare l'aggiramento della linea occupata dalle truppe italo-tedesche. Fermati dal fuoco delle armi automatiche, contrattaccati dai mezzi corazzati e sot toposti a bombardamenti in picchiata, i britannici subirono considerevoli perdite senza ottenere risultati positivi. In particolare la Divisione u Trento » distrusse un reparto motocorazzato avversario, catturando una cinquantina di prigionieri. La Divisione cc Ariete », in un contrattacco eseguito H)

DESMOND YOUNG:

Rommel, ed. Longa,nesi, pag. 155.

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L'ARTIGJ.:.IERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE II

coi suoi 30 carri disponibili, distrusse una ~atteria ed un centinaio fra carri armati, autoblindo ed automezzi avversari, subendo da parte sua la perdita di 16 carri colpiti ed avariati per cui non le rimasero più che soli 14 carti efficienti. La Divisione « Pavia,> sostenne una lotta particolarmente accanita, e dopo alterne vicende riuscì a mantenere saldamente tutte le posizioni. Al termine della giornata tutti gli attacchi britannici erano stati respinti. Il pomeriggio del 15 dicembre nella regione di Ain el Gazala i britannici rinnovarono · l'attacco su tutta la fronte delle unità italo-tedesche: verso le 15 un violento attacco con fanterie e carri armati fu sferrato in direzione di q. 181, q. 186, e q. 208, e nel punto di giunzione tra le Divisioni « Pavia >) e te Brescia )>. I comb.a ttimenti si protrassero fino a tarda sera con estrema violenza, e malgrado la tenace resistenza delle truppe della Divisione cc Pavia », i britannici riuscirono a realizzare progressi, che però alla fine vennero contenuti da reparti della Divisione cc Trento ». Sull'ala destra dello schieramento italo-tedesco dove operava il gruppo Cruwell costituito dal C.T.A. e dal C.A.M., la Divisione « Trieste >) ricacciava i britannici infliggendo loro gravi perdite. La Divisione « Ariete » in concorso con la 21" Di·visione corazzata tedesca nella zona di q. 204 ·ad est di Breghise, contrattaccava sul fianco forti reparti della XXII brigata cc Guardie n e respingeva in serata un attacco di fanteria avversaria sulla sua ala destra, distruggendo molti automezzi e catturando 800 prigionieri, tra cui un generale di brigata. Venivano anche in parte catturati ed in parte distrutti 25 pezzi del 31° reggimento artiglieria della 4" Divisione indiana, 7 camionette, parecchi carri armati e numerosi pezzi controcarri britannici. ' , , ,.~ ,l.O' Anche la giornata del 16 fu caratterizzata da violenti attacchi e contrattacchi in cui i britannici subirono gravi perdite. Il generale Bastico e Rommel furono concordi nell'attestare il magnifico comportamento delle truppe: « Ha detto tre volte (il Rommel) di riferire al Duce che -

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il contegno degli italiani è meraviglioso ,, (Diario Cavallero, 7 dicembre 1941); e più oltre: cc Le nostre truppe si batterono mol-

to bene. I nostri carri L hanno lottato contro i carri Mark inglesi con grande coraggio >i. Queste ultime parole sono del T. Col. Montezemolo. Pure da una relazione del Montezemolo - Diario Cavallero 14 dicembre 1941 - si desume quest'altro giudizio del Rommel: « L'Armata itaJiana in Africa ha soffer-. to gravissime perdite: non è il caso di risalire alle cause ma occorre considerare quelle che tuttora possono avere valore. L'inquadramento delle unità italiane non è in tutti i reparti sufficientemente addestrato per questi combattimenti... L'addestramento delle truppe lasciava in genere molto a deside- . rare. In molti reparti si sono fatti tuttavia notevoli progressi ad es. nella Divisione cc Pavia » e nelle artiglierie in genere. Comunque non si può pretendere che il soldato italiano, 'bravissimo e valoroso combattente, combatta senza l'armamento occorrente: nelle divisioni qui dislocate mancano ad esempio armi adatte contro il carro Mark 2: occorrerebbe dotare ogni Divisione di un tipo 88 da impiegare anticarro ». In definitiva la tenace resistenza delle truppe italo-tedesche aveva validamente contenuto la pressione avversaria. Ma il comando dl P .G.A. giudicava (1) che i continui tentativi. britannici di aggiramento, le irruzioni entro le posizioni di Ain el Gazala, ed il logoramento subìto dalle truppe, rendevano necessario l 'ulteriore ripiegamento durante la notte· sul 17 dicembre. Il ripiegamento su Mechili-Tmini e Derna si compì nei giorni 16 e 17 dicembre. Le Divisioni del XXI C.d'A. avevano perduto· molto dei loro materiali, tanto da far dubitare che potessero sganciarsi dall'avversario. La Divisione « 'J'.rieste ,, aveva perduto la maggior parte dei suoi automezzi, e perciò il grosso delle sue truppe era stato costretto a ritirarsi a piedi · insieme coi reparti della Divisione cc Pavia ». La Divisione « Bologna » ridotta a due battaglioni stan(1) I nostri comandi superiori non condividevano però le wedute del generale Rommel al riguardo. Pure dovettero cedere.

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chissimi, era già sulla linea Berta-Chaulon insieme con altri elementi del X C.d'A. La Divisione << Brescia» che si era ben disimpegnata dopo aver inflitto perdite all'avversario, riuscita a riprendere due battaglioni che aveva perduti, la mattina del 17 aveva raggiunto Derna, raggruppata insieme con la Divisione « Bologna » nel X C.d'A. Le Divisioni <e Trento» e «.Pavia » - raggruppate dal XXI C.d 'A. - avevano effettuato il movimento su Tmini durante la notte sul 17: la cc Trento » aveva dovuto iniziare il ripiegamento alquanto in anticipo rispetto al tempo stabilito dapprima dal Comando del XXI C.d'A.; la « Pavia » anch'essa molto provata nei combattimenti sostenuti, aveva compiuto il movimento sotto la pressione avversaria, peraltro a mano a mano attenuatasi. La retroguardia del XXI Corpo, costituita da un raggruppamento motorizzato Bersaglieri, aveva mantenuto il possesso delle posizioni per consentire lo sganciamento delle Divisioni e< Pavia» e << Trento >) : nell'assolvere tale compito aveva perduto il 60 % dei suoi effettivi. Anche l'artiglieria del C.d' A., come pure i reparti di collegamento e le compagnie d'arresto del genio, furono segnalati al Comando Supremo italiano per il loro valoroso comportamento.

Nel complesso benchè la pressione avversaria non potesse ritenersi rilevante, le unità italiane avevano faticosamente rotto il contatto per ripiegare sulla linea di Qerna. Il 17 dicembre, in un'animata riunione coi generali Cavallero, Bastico e Gambara, il gen. Rommel faceva rilevare che: le truppe, pur avendo combattuto molto bene anche negh ultimi giorni, erano. ormai esaurite e non sarebbero state più in condizioni di cpmbattere in campo aperto; il munizionamento dei reparti tedeschi era sufficiente solo per due giornate, e le maggiori difficoltà s'incontravano nel trasporto delle truppe appiedate che non era possibile autoportare con gli automezzi esistenti; la segnalazione di ingenti forze motorizzate britanniche a 50 Km. ad est di Mechili (anche questa segnalazione era infondata) induceva a ritenere che il nemico, anzichè mar-

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ciare in forze lungo la via Balbia, intendeva aggirare il Gebel. E concludeva col ritenere indispensabile accelerare il ripiegamertto per evitare di essere accerchiati sul Gebel. Malgrado gli argomenti in contrario prospettati dal Gen. Cavallero e confermati poi anche per iscritto, prevalse la decisione del Gen. Rommel di ripiegare su Agedabia e successivamente più indietro ancora, su El Agheila-Marada .. Compiuti così la manovra di ripiegamento ed il conseguente schieramento, si procedette ai lavori per l'apprestamento della sistemazione difensiva con la messa in opera di numerose zone minate, che in effetti riuscirono a rallentare di molto l'avanzata britannica. Le perdite subìte dalle grandi unità italiane per effetto di successivi ripiegamenti attraverso distanze assai grandi e con limitatissima disponibiltà di automezzi, si erano prospettate oltremodo gravi. Dal 18 novembre 1941 agli 8 gennaio 1942 - esclusi la piazza di Bardia .ed il settore di Halfaya, complessivamente 8855 uomini - risultavano: ufficiali sottufficiali truppa -

morti feriti dispersi

103 188 627

83 197 530

961 2.324 9.828

13.113 918 810 Nel numero dei dispersi sono compresi anche i morti ed i feriti per i quali mancava la testimonianza prevista dalla legge.

12. - Caduta di Bardia. Lontane ed isolate resistev,a no ancora le forze italo-tedesche di Bardia e quelle dei caposaldi alla frontiera egiziana dell'eroica Divisione «Savona». Esse dipendevano dal Comando Tedesco del Settore est (Gen. Summermann) che comprendeva oltre alla Piazza di Bardia le truppe di Sollum e dell'Halfaya. Verso il 10 novembre il comando del settore fu assunto dal gen. Ten. Arthur Schmidt. L'estensione del perimetro della piazza era di circa 30 km .. Il generale tedesco comandante del settore Est aveva provveduto alla costituzione di una riserva con la form. di 2 -

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btg. di circa 1200 u. in complesso armati con a rmi di ricupero. Essi furono rinforzati durante la battaglia con le compagnie di rincalzo del settore Nord-ovest. Le mtr. recuperate erano nella quasi totalità Schwarzlose. I cannoni da 47/ 32 e da 65/ 17 erano privi di congegni di puntamento. Le armi recuperate erano per il loro stato d'uso di minor rendimento delle armi in dotazione dei reparti. Le unità di art. formate con pezzi recuperati erano inquadrate da uff. e truppa ceduti dal 2'' artcelere e dal Comando Base del 12° art. « Savona ». Le armi di fanteria erano appena sufficienti come numero; però di menomata efficienza, molte di esse provenienti da recupero. Pure gli atta~':!hi nemici di fanteria e mezzi blindati furono respinti. Deficiente quasi del tutto era l'armamento di artiglieria. La disponibiltà di due soli gruppi da posizione che dal comando del 2" artcelere erano stati opportunamente schierati, consentiva il concentramento del tiro di due btr.. nei vari tratti della zona compresa fra la strada Bardia-Tobruch e la strada Bardia-Capuzzo - e a cavallo delle due strade. In molti tratti del settore nord e sud l'azione che poteva svolgere l'art. era assolutamente scarsa. Nulla l'azione dell'art. lungo tutta la costa. La btr. da 120/ 45 era idonea solo a battere mezzi navali al largo della costa. A tali deficienze fu provveduto in parte schierando: a) 2 btr. da 105 (una su 4 e una su 3 pezzi); b) 1 btr. da 77/ 28; c) 1 sez. da 75/ 27; formate tutte con materiale e personale di recupero. Essendo l'artiglieria avversaria schierata fuori t iro della nostra, nessuna azione di controbatteria era possibile neppure per i 105/ 28. La difesa antiaerea era stata organizzata dal comando ted. con materiale e personale proprio. Ma nella prima decade di novembre essa fu trasferita tutta nella zona di Tobruch. Rimasero nella Piazza 4 mitr. da 20 nel settore nord, più 2 -

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mitr. da 20 del 2° Artcelere e un certo numero di mitr. Fiat 35 in postazione antiaerea nelle opere. Praticamente all'inizio della battaglia Bardia era priva di difesa antiaerea di qualche efficienza. Il 31 dicembre alle ·ore 4 cominciò contro la piazza una forte preparazione d'artiglieria, particolarmente sui settori sud-ovest e sud-est. L'aviazione britannica cooperava con azioni di mitragliamento sui capisaldi, mentre unità di marina concorrevano con tiri delle artiglierie navali. Le azioni di fuoco si estendevano anche sui capisaldi della Divisione cc Savona » e specialmente sul « Faltenbacher » e sul « Cirener ». Verso le 9 l'attacco si sviluppò con accanimento su tutta la fronte della Piazza ed in ispecie in corrispondenza del posto di blocco di Capuzzo (settore sµd) e della località Nza Bu Rimm (settore sud-ovest) con l'appoggio di carri « Mark II », autoblindo e « breencarriers » (mezzi cingolati britannici, con leggera blindatura, scoperti, armati di un fucile mitragliatore, con un equipaggio di 3 uomini): cooperavano l'aviazione ed una formazione navale di 5 incrociatori e 2 torpediniere. Le truppe attaccanti, valendosi dei carri armati e delle autoblindo, riuscirono ad effettuare una larga rottura sul.fronte sud della piazzaf_orte, mentre le cattive condizioni atmosferiche impedivano l'intervento dell'aviazione italo-tedesca. Fin dal mattino, tutto il settore a sud di Bir Regima era rimasto tagliato fuori, ma a sera l'infiltrazione britannica che aveva raggiunto il ciglione dell'uadi el Mrega, presso il punto trigonometrico di q. 147, rimaneva contenuta dalle truppe della difesa le quali con un contrattacco, avevano rioccupato nel pomeriggio alcuni capisaldi a cavaliere della strada Bardia-Capuzzo ed il posto di blocco di Capuzzo. Durante la notte sul 1 gennaio 1942, si manifestò intensa l'attività dell'artiglieria britannica su tutta la cinta fortificata. Le forze attaccanti si erano frattanto rafforzate sul pianoro, compreso l'uadi el Mrega e l'uadi el Ahmar, ma al loro tergo rimanevano ancora attivi alcuni fortini della difesa. L'attacco britannico proseguito all'alba del 1 gennaio con forte appoggio di artiglieria e di carri armati, venne ancora conte-

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nuto, e i difensori riuscirono anche a catturare oltre 50 prigionieri, 3 carri armati e 3 autoblindo. Nel corso della giornata l'attacco sostò ed avvennero solo intensi bombardamenti aerei. Nella notte sul 2 gennaio, continuando nell'attacco del settore sud, il nemico riuscì ad avanzare verso l'abitato, approfittando dei larghi intervalli esistenti nello schieramento della difesa. La 819· btr. del 282° Gr. era stata sopraffatta ma aveva fatto fuoco fino a che fu conquistata d'assalto. La btr. di formazione comandata dal Ten. Marenco, dopo essersi difesa sparando a zero e coi fucili e le bombe a mano, fu anch'essa sopraffatta. Del 342' Gr., 1'837" e 1'818"' btr. avevano ormai solo 5 pezzi efficienti e le altre due btr. erano state sopraffatte. La sera del 26 dicembre il comandante del 342' gr. con l'A. Magg. ed elementi tedeschi aveva riconquistata la 819· btr. e con l 'aiuto di qualche artigliere sfuggito alla cattura ne aveva rimesso in efficienza due pezzi. Ancora il 1" gennaio il fuoco dei nostri gruppi, sia pure con i pochi pezzi ancora efficienti, e lo slancio delle poche riserve di fant. italiane e tedesche ancora respingevano il n emico e i suoi carri armati. Ma alle ore 21 gli attacchi si intensificarono. Tre colonne si diressero contro le riserve che si battevano eroicamente e infliggevano perdite al nemico. Ma esse venivano sommerse. Una colonna puntò sulle due btr. rimaste in azione del 342° Gr. Gaf che si difesero valorosamente ma furono annientate. Anche il comandante del gr. fu gravemente ferito. Alle ore 1 e 10' del 2 gennaio 1942, il gen. tedesco Schmitt, comandante della piazza di Bardia, segnalò con un radiogramma, che malgrado l'eroica resistenza della difesa i britannici, superiori di forze, erano riusciti a penetrare nell'interno della piazzaforte e che i depositi di munizioni e di viveri ·- peraltro assai poco consistenti - erano in mano dell'attaccante. Avrebbe mandato perciò un parlamentare per la resa al Comandante inglese, dato che un'ulteriore resistenza si sarebbe risolta in un inutile sacrificio di uomini valorosi. I soldati italiani e tedeschi - secondo l'attestazione del gen . Schmitt - avevan o compiuto pienamente il loro dovere. -

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Il gen. Rommel, nel segnalare al Comando Superiore ed a Roma la caduta di Bardia, concordava nella decisione presa dal gen. Schmidt, che già fin dal 22 dicembre egli aveva autorizzato a capitolare ad onorevoli condizioni dopo l'esauriment o di tutte le esistenze di munizioni e di viveri. • Alle ore 1 e 20' il centro radio di Bardia non rispondeva più. I britannici annunziarono di aver conquistato la piazzaforte. Il 2° Artcelere teneva al caposaldo di Halfaya il suo III Gr. , la 3• btr. del I Gruppo, una btr. di formazione da 105/ 28 ed una btr. e.a. da 20; al caposaldo « Cirener » il suo II Gruppo (il I Gr. era stato avviato a Tobruch con 2 btr. al C.T.A.). L'll novembre il Comandante del Regg. (Col. Grati) che era anche comandante di tutta l'artiglieria sul posto (oltre al 2° Artcelere: 1 gr. da 77/ 28 e 1 gr. da 75 della piazza di Bardia; 2 btr. di formazione da 105, 1 btr. da 120 della R.M., 1 btr. da 155 germanica) ebbe ordine di portarsi nell'Uadi Gerfan presso il Comando della piazza di Bardia. Il 21 novembre il nemico riuscì a completare l'accerchiamento della Piazza. Il 13 dicembre il comando della Div. « Savona >> (Gen. De Giorgis) da Bir Ghirba si ritirò con le sue truppe (15'° e 16° f., 12° Regg. Art. etc.) sul passo Halfaya dove, insieme con le btr. del 2" Artcelere, si svolse l'estrema difesa. Dopo 44 giorni di strenua resistenza e di epica lotta, Bard ia cadde la notte sul 2 gennaio 1942 (fra i prigionieri il col. Grati, il valoroso comandante del 2° Artcelere): il 2° Reggiment o finiva gloriosamente tra Halfaya e Sollum 15 giorni dopo. Lo stendardo del 2° Artcelere rimase in terra d'Africa con i suoi gloriosi caduti. Il Col. Grati lo fece seppellire in acconcia località alla presenza di ·3 Ufficiali e 4 sottufficiali del Reggimento, per evitare che cadesse - trofeo di vittoria - nelle I mani del nemico. All'atto della resa - ottenuta dai britannici senza condizioni - la forza del presidio di Bardia agli ordini del gen. Schimdt comprendeva 2442 italiani e 2143 tedeschi. Le forze a ttaccanti erano costituite dalla 2• Divisione sud-africana (Gen. -

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De Villers) e dalla brigata polacca (gen. Kopainski), ven uta a schierarsi il 28 dicembre a sud di Bardia col proprio reggimento d 'artiglieria (su 9 batterie, cioè 36 pezzi) e appoggiata nell'attacco da un battaglione carri armati della I Brigata corazzata inglese. Le btr. ed i fortini avevano resistito disperatamente fino all'ultimo. 13. - Della sistemazione difensiva alla frontiera cirenaico-egiziana resistevano ancora i caposaldi di Halfaya presidiati dalla Divisione « Savona» (gen. De Giorgis) le cui r iserve di viveri erano sufficienti solo fino al 10 gennaio, mentre l'ulteriore invio di rifornimenti era particolarmente difficile dopo la caduta di Bardia. n Comandante della Divisione « Savona» (Gen . De Giorgis) , il 4 gennaio 1942, aveva proposto al Supercomando di tentare lo sgombero via mare delle forze di presidio dei superstiti caposaldi di Halfaya - circa 6.500 uomini - qualora non fosse stato possibile rifornirli di viveri ed a cqua la cui disponibiltà in atto bastava solo fino al 6 gennaio. Analogo appello faceva al P .G.A. il Comand ante del battaglione tedesco (Magg. Bach) che faceva parte del presidio. Ma nel pomeriggio del 5 il Comando Supremo segnalava al Supercomando A S. che aveva già precedentemente preso in esame l'operazione di imbarco proposta, ed aveva dovuto concludere con l'impossibilità dell'attuazione di essa, specie in quel momento in cui tutte le navi erano impegnate nel trasporto dei rinforzi e dei materiali in Tripolitania. Sarebbe stato compiuto, tuttavia, il massimo sforzo per continuare il rifornimento dei viveri e delle munizioni ai capisaldi di Halfaya, con un lancio giornaliero di 8 ;- 10 tonnellate di viveri e di 6 tonnellate di acqua. Frattanto, dal 4 al 7 gennaio, l'artiglieria e l'aviazione britannica continuavano ad effettuare violenti concentramenti di fuoco e bombardamenti aerei sui capisaldi Halfaya e Ciren er, causando ai difensori ulteriori perdite di uomini e materiali. Una motovedetta britannica incrociava con insistenza nel golfo di Sollum, col presumibile compito di osservare i tiri -

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di artiglieria che si effettuavano sui pozzi costieri, oltr~hè rilevare altri obiettivi da battere. I sistematici bombardamenti aerei ripresi all'alba del giorno 8 distrussero gli ultimi pozzi rimasti efficienti. Assai difficile peraltro era il rifornimento di una sufficiente quantità di acqua potabile: un aereo-rifornimento avvenuto ad onta del ·disturbo arrecato dall'aviazione nemica, nella notte sul 10, riuscì a lanciare solo una quantità t rascurabile di vettovaglie; furono lanciati pure i recipienti dell'acqua, i quali però si rompevano nella caduta essendo poco idonei allo scopo. L'll gennaio, dopo ripetuti attacchi, i britannici riusci- . rono ad impossessarsi di alcuni centri di resistenza nel caposaldo di « Sollum bassa », mentre da tutte le altre posizioni del settore venivano respinti. I violenti attacchi britannici sullo stesso caposaldo proseguirono il 12 gennaio con l'appoggio dell'arma aerea e di unità navali, fra cui una n~ve da battaglia. Alle ore 9 del 13 gennaio, dopo aspri combattimenti, l 'abitato di Sollum bassa venne occupato; tenevano però ancora alcuni centri di resistenza, come pure rimaneva in mano degli italiani' la costa del golfo di Sollum per una lunghezza di circa 5 km .. Secondo notizie divulgate da Radio Londra, erano entrate nella lotta nel settore anche formazioni aeree e motorizzate di « liberi francesi ». Alle ore 14 del 14 gennaio il Comandante della Divisione « Savona )) radiotelegrafava che cc per quanto il morale e lo spirito delle truppe ancora reagissero a tutte le · cause di depressione provocate da deficienze alimentari, da mancanza di acqua potabile, e, dal continuo martellamento offensivo aeronavale, doveva purtroppo constatare una grave accentuazione nel deperimento organico delle truppe, ed alcuni casi di pazzia tra gli ammalati ed i feriti che riusciva impossibile curare. Tali fattori incidevano in modo grave sull'efficienza combattiva dei reparti. » Alle ore 7 del 16 gennaio lo stesso Comandante segnalava che a causa del mancato rifornimento aereo nelle notti sul 15 e sul _16, i reparti dipendenti erano vettovagliati solo a tutta la --:- 509


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giornata del 16, di conseguenza, se durante la notte sul 17 non fossero giunti rifornimenti in quantità sufficiente, il Comando della difesa si sarebbe trovato nella dolorosa m a imperativa necessità di offrire ai britannici la resa delle truppe nella stessa giornata del 17 gennaio, per non lasciarle morire di fame e di sete. Ta nto più che la situazione igienico-sanitaria si era aggravata in modo allarmante per l'aumento del numero di malati e dei feriti, per i casi di pazzia, per l'aumentato deperimento organico delle truppe ed infine per la minaccia di epidemia. Gli uffi ciali e le truppe italiani e tedeschi, sostenuti essenzialmente dal sentimento dell'onore militare e dalla fede, avevano fatto tutto quanto si poteva umanamente da loro pretendere. Continuavano intanto, specialmente da parte delle artiglierie britanniche, le azioni di fuoco sui superstiti caposaldi della zona di Halfaya, alquanto diminuite nel pomeriggio del 16 a causa di una tempesta di sabbia. Peraltro, forti movimenti di carri armati e tiri di fucileria su tutto il fronte facevano prevedere imminente un attacco. Neppure nella notte sul 17 gennaio fu possibile far giungere rifornimenti alle truppe della difesa; perciò alle ore 7 del detto giorno il gen. De Giorgis inviò il suo capo di S.M. a trattare la resa col nemico. L'ultima comunicazione pervenuta dal Comando della Divisione cc Savona » alle 14 e 15' segnalava che i britannici avevano accettato alcune richieste del gen. De Giorgis: - sospensione delle offese all'inizio delle trattative; - sanzione del fatto compiuto della distruzione delle a rmi pesan ti, comprese le artiglierie controcarri e controaerei; - infine l'assistenza e lo sgombero immediato dei malati e dei feriti.

All'atto della resa la forza della Divisione « Savona » comprendeva 3819 italiani, oltre la forza imprecisata dei tedeschi. Dal 18 novembre ~941 al 9 gennaio 1942 il presidio italiano aveva subìto le seguenti perdite: morti 155, feriti 367, dispersi -

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CONTROFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO- 1941

1994, fra i quali ultimi si presumevano compresi circa 600 fra morti e feriti. Alle 15 e 40 . giungeva al Supercomando un messaggio del Comando Supremo il quale, tenuto conto della impossibilità di far pervenire al settore di Halfaya i rifornimenti nè via aerea, nè per mezzo di sottomarini, lasciava al Comandante della difesa il pieno giudizio sulla situazione ed approvava implicitamente le decisioni che egli avesse ritenuto prendere. In tal modo, la Divisione « Savona J> rimasta isolata quasi all'inizio della battaglia della Marmarica, dopo 60 giorni di continui duri combattimenti e di privazioni di ogni sorta, decimata e posta nell'impossibilità di ricevere qualsiasi rifornimento di viveri, acqua, munizioni e medicinali, il 17 gennaio 1942 aveva dovuto chiedere la resa al nemico. Le sorti della battaglia Marmarica, impostata come ogni battaglia moderna, sull'efficienza dei mezzi meccanizzati, erano sta.te decise dalla superiorità britannica di tali mezzi e dal- . l'aviazione, oltrechè dalle altre circostanze concomitanti. Nelle disperate successive resistenze tutte le unità di artiglieria si erano estremamente logorate. Solo nel ripiegamento il 132° Regg. Art. dell'Ariete, che si era splendidamente battuto a Bir el Gobi e a Sidi Rezegh prima, poi a El Adem, poi ancora a Ain Gazala, El Mechili, Marsa El Brega, aveva avuto a parte le perdite di materiali - 45 caduti (morti) fra cui la M.O. Ten. Savini. - Il 1° Artcelere (assegnato alla divisione « Brescia >>) si era ridotto alla sola l" batteria del I Gr. da 100/ 17. n III Gr. - T : Col. Poddighe - ebbe le sue due btr. 3a e 9• distrutte -dopo eroica resistenza - rispettivamente: - 1'8• a Bir Salem il 7 dicembre; - la 9• ad Ain el Gazala il 12 dicembre. Lo stesso comandante del gruppo 1'11 dicembre era rimasto gravemente ferito. - Il 2° Artcelere (che aveva partecipato con il Comando di Regg. alla estrema difesa di Bardia e con la Div. « Savona ~

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE • PARTE II

alla difesa dei caposaldi di Sollum-Halfaya con i gruppi II e III e con la 3a btr. del I Gr.) era andato tutto perduto tranne il I Gr. (Pardi) con la ia e 2• btr. da 100/ 17 che era stato spostato da Sollum a Tobruch con il C.T.A. con il quale effettuò il ripiegamento nella Sirtica. - Il 3° Artcelere (giunto in Marmarica per l'assedio di Tobruch - alla Pavia) perduti tutti i materiali e molta parte del personale. ---:,.._., - Il 12° Art. della Savona: tutto perduto tra Sollum e Halfaya nell'epica lotta sostenuta dalla cc Savona ». - Il 205° Regg. Art. « Bologna >• : il 22 dicembre il !il gruppo, rinforzato da una batteria da 88 su 3 pezzi, fu schierato con le truppe della Div. cc Bologna >• a difesa di Agedabia dove in alcune azioni di fuoco, controbattuto del nemico, ebbe ancora 1 morto e 10 feriti. Infine il 4 gennaio il comando di questo reggimento (ancora col III gr. e con i 3 pezzi della btr. da 88) è schierato con la Divisione ,, Bologna » nella zona desertica a sud di El-Agheila per difendere la Tripolitania alle soglie del deserto Sirtico.

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CAPITOLO OTTAVO

Gli avvenimenti bellici dell' A. O. I. e l'Artigli e ria ( 11 giugno 1940 - 28 novembre 1941)

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1. - Le foru militari dell'Impero all'inmo della guerra. - 2. - Le prime operazioni - Conquista del Somaliland inglese. - 3. - L'offensiva britannica - Battaglia di Cheren - Perdita dell'Eritrea. - 4. - Perdita della Somalia e dell'Harrar. - 5. - Dessiè-Alagi. - 6. - Galla-Sldama. 7. - L'estrema difesa del ridotto di Gondar.

1. - All'inizio della guerra era stata attuata nell'impero una organizzazione politico-militare per cui tutti i poteri politici, amministrativi e militari vennero concentrati nelle mani del Governatore Generale Vicerè di Etiopia, Amedeo di Savoia duca d'Aosta che, per la parte militare, aveva alle immediate dipendenze, quale Capo di S.M. del Governo Generale, il Gen. di C.A. · Claudio Trezzani. L'organizzazione militare era la seguente: - uno scacchiere nord (Gen. C.A. Luigi Frusci), fronteggiante il Sudan settentrionale: tale scacchiere comprendeva i territori dei governi dell'Eritrea (meno la Dancalia) e dell'Asmara; - uno scacchiere sud (Gen. des. d'A. Pietro Gazzera) fronteggiante il Sudan meridionale ed il Kenia settentrionale, e comprendente il territorio del Galla e Sidama e aliquote del territorio della Somalia, fino a Dolo; - uno scacchiere est (Gen. C.A. Guglielmo Nasi), che fronteggiava la costa francese dei Somali ed il Somaliland britannico

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GLI AVVENIMENTI BELLICI DELL'A.O.I.

e comprendeva i territori dei governi di Harrar, dello Scioa, della Dancalia, di Dessiè, dell'Ogaden, Mudugh, Nogal e Migiurtina; - uno scacchiere Giuba (Gen. C.A. P esenti) fronteggiante il Kenia e comprendente aliquote dei t erritori del governo della Somalia. Le forze erano: - 2 Divisioni Nazionali (« Savoia », « Africa n) con 16 btg. e lO_gr. art. naz.; - 29 Brigate Coloniali con 17 btg. autonomi, 2 gr. art. coL, 8 gr. sq. cav. col., 22 gr. bande. In tutto: - 7 .000 Uff. e 84.000 sottufficiali e truppa nazionali; - 200.000 coloniali; con il seguente armamento e munizionamento: - mitr. 3.300, colpi 82.206.600; - fuc. mitr. 5.300, colpi 40.299.000; - fucili 670.000, colpi 158.700.000; - carri M.: 24, carri L .: 39, autoblindo: 126; - 4 obici da 149/ 13, colpi 27.600; - 14 obici da 100/ 17, colpi 100.000; .- 4 cannoni da 120/ 45, colpi 900; - 26 cannoni da 120/ 25, colpi 38.400; · - 59 cannoni da 105/ 28, colpi 147.0ÒO; - 216 cannoni da 77 / 28, colpi 508.500; - 92 cannoni da 70/ 15, colpi 390.000; - 312 cannoni da 65/ 17, colpi 560.000; - 16 cannoni da 75/ 46 , colpi 39.000; - 24 cannoni ·da 75/ 27 CK, colpi 58.000; - 32 cannoni da 75/ 13, coÌpi 420.000; - 24 mitragliatrici da 20, colpi 844.000. Gli aerei all'inizio della campagna erano 325. Al 1° ottobre 1940 la consistenza degli autocarri in tutto l'impero era di 6.286 (oltre 998 automezzi speciali e 590 autovetture). Per questi automezzi gravemente insufficienti erano soprattutto le scorte di gomme. -

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E L'ARTIGLIERIA

Tale penosa situazione rendeva estremamente difficile ogni possibilità di manovra a grande raggio di azione. I reparti coloniali erano armati con fucili Mannlicher, mit ragliatrici Breda e mitragliatrici Schwarzlose; i nostri cannoni, all'infuori del gruppo da 75/ 46, non avevano gittata superiore ai 7 chilometri (i cannoni britannici da 88 mm., con tiro efficace a 11 chilometri, potranno perciò svolgere sovente indisturbati, la

F lg. 52 bis. - li Duca Amedeo di Savoia-Aosta, Viceré di Etiopia

loro azione di fuoco); le nostre truppe non disponevano di armi contraeree ed anticarro (le 24 mitragliere da 20 mm. non avevano i congegni di puntamento per il tiro contraereo e non un colpo per il tiro anticarro; 4000 colpi giungeranno solo ai primi del '41); non disponevano di mine di sbarramento, di equipaggi da ponte e di parchi attrezzi; il materiale radio in dotazione era deficiente per numero e qualità (in alcuni momenti salienti la mancanza di pile o di valvole impedirà gl'indispensabili collegamenti e le urgenti comunicazioni operative) (1). (1 )

Vedi: « La guerra in A.O.>> Ministero della Difesa. S.M.E. Uff. St., pag. 29.

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GLI AVVENIMENTI BELLICI DELL'A .0 .I

2. ~ Le operazioni in A.O.I. si limitarono nelle prime settimane di guerra a piccole azioni condotte nell'ambito delle opposte coperture. Ma nel mese di luglio furono intraprese e condotte a buon fine più importanti operazioni: conquista di Cassala-Gallabat-Matemma; conquista di Moyale inglese. Ai primi di agosto, poi, venne intrapresa la conquista del Somaliland inglese. Tale operazione fu preparata di lunga mano con afflusso di buona parte delle truppe e di forti quantità di materiale da località lontane oltre mille chilometri per strade rese difficili dalla stagione delle piogge. Obbiettivo principale: Berbera. Il nostro corpo di operazioni, al comando del Gen. Nasi Guglielmo, fu costituito con 26 btg. (23 coloniali e 3 nazionali) , 21 btr. di vario calibr~ (10 nazionali e 11 coloniali), con una forza complessiva di 4.500 nazionali e 30.000 coloniali. Tale forza fu articolata in 3 colonne: - Colonna costiera (Gen. Passerone); - Colonna del centro (Gen. De Simone) : era la più importante. Aveva la Divisione speciale Harrar: un complesso di 11 btg. e 14 batterie. Muoveva da Giggica con obiettivo finale: Berbera. - Colonna di destra (Gen. Bertello). _:_ Riserva (Col. Lorenzini). Partecipavano 27 apparecchi da bombardamento, 23 apparecchi da caccia, 7 apparecchi da ricognizione. Nella prima fase, di avvicinamento, i nostri non incontrarono notevoli resistenze. Queste si manifestarono nella seconda fase e dettero luogo alla battaglia dell' Argan. Il nemico risultò organizzato a difesa fra Adadleh ed Argan sulle pendici di riva destra del Tug Argan che limita a nord la piana di Darboruk. Numerosi e ben organizzati fortini sbarravano qui la pista che da Hargeisa mena a Berbera. Più importante fra tutti il fortino N. 1 intorno al quale il giorno 15 agosto si svolse accanito combattimento. Il tiro intenso e preciso dell'Artiglieria (una batteria da 105/ 28, una batteria da 149/ 13 e il XIII gruppo da -

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E L 'ARTIGLIERIA

65/ 17) accompagnò gli attacchi vigorosi della nostra LXX Brigata che a sera occupava il fortino N. 1 denominato dagli inglesi « Gibilterra i> . E fu questo l'episodio determinante. Il 16 il nemico sgombrava la zona dei fortini e ripiegava rapidamente su Berbera. Minacciate di aggiramento da parte della nostra II Brigata, le sue forze indigene si dispersero. Le nostre Brigate che il 3 agosto avevano varcato il confine, il 19 a sera entravano in Berbera. Le truppe inglesi, sotto la protezione delle loro navi da guerra, si erano già imbarcate abbandonando tutti i materiali e le armi pesanti. Poichè l'azione, pure impo~tat~ s.ull'aggiramento delle difese nemiche, si risolse con un attacco frontale, le nostre perdite furono gravi. L'ulteriore sviluppo delle operazioni era strettamente legato all'andamento generale della situazione e, in modo particolare, alla necessità di taluni rifornimenti assolutamente essenziali. « Noi abbiamo forze numerose scriveva il 2 settembre 1940 il Vicerè al Maresciallo Badoglio - (siamo sui 350 - 360 mila uomini) solide e battagliere. L'armamento e il munizionamento sono sufficienti; l'equipaggiamento ha attraversato una notevole crisi, ma va lentamente migliorando con lo sfruttamento di t utte le r isorse IocaH; i viveri non ci mancano e perciò nel complesso si potrebbe non solo reggere, ma reagire. Ma tutta la nostra forza, che pure è grande, è minata da alcune deficienze che si fanno sempre più acute e dolorose e che in un tempo più o meno lontano finiranno per -metterci molto a mal partito. Ritengo mio dovere, a costo di apparire noiosamente insistente, rinnovare le richieste già fatte di . quelle poche cose che ci sono indispensabili e che elenco in ordine di importanza: gomme, aviazione, carburanti, armi contraeree, armi anticarro. Dateci, nella misura strettamente necessaria, questi mezzi e l'Impero a guerra finita, sarà più vasto e più solido; ma se la guerra si protrae e se questi mezzi non ci potranno arrivare, noi con tutti i ripieghi, con tutte le economie e con tutta la nostra volontà non potremmo che prolungare la resistenza. E , non sempre resistere significa vincere ,>. • fl

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GLI AVVENIMENTI BELLICI DELL"A.0 .1.

Di quanto richiesto con così caloroso appello non a rrivarono, con un piroscafo dal Giappone, che del riso e 800 tonnellate di gasolina e di gomma, ma queste ultime non potevçi.no servire per i nostri autocarri. Così, data la situazione logistica, dopo la conquista del Somaliland, il Comando Superiore FF. AA. dell'A.0.I. dovette rinunciare a ogni proposito offensivo. Si manifestava invece da tutti i fronti la minaccia dell'offensiva britannica e, soprattutto deleteria, l'azione britannica volta a fomentare e alimentare la ribellione nell'interno e fra le popolazioni dell'Impero.

3. - L'offensiva britannica in Abissinia fu conseguente alla situazione creatasi nell'A.S. alla fine del '40 (ripiegamento italiano da Sidi el Barrani e perdita della Cirenaica) . Allontanata la minaccia italiana verso il Canale di Suez, il generale Wavel, comandante le truppe del Medio Oriente, decideva di intraprendere operazioni in grande stile in Abissinia onde assicurarsi il dominio del Mar Rosso. E pertanto egli adunava ingenti forze, provenienti dall'Egitto, nel Sudan (a nord di Cassala e a occidente di Tessenei) e provenienti dall'Africa meridionale, nel Kenia. Il primo attacco si sviluppò contro l'Eritrea: le truppe britanniche risa~irono da Cassala per Kerù su Agord~t e ~a T~senei per Aicotà su Barentù. Di contro, da parte nostra, venne eseguito un vasto ripiegamento dalla linea Cassala-Tessenef-Om Ager al cosidetto ridotto Amara. Il movimento interessò comandi e reparti per un totale di 2182 ufficiali e truppa nazionali, 13.102 coloniali, 59 pezzi di artiglieria e mortai, 2896 quadrupedi e circa 1500 T. di materiali. I britannici, superata la resistenza di nostre retroguardie, poterono rapidamente serrare i nostri: sia ad Agordat che a Barentù si svolsero le prime dure battaglie. Agordat perduta -

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e perduta anche Barentù, i nostri ripiegarono su Cheren. Ripiegamento che ci costò gravi perdite (1). La battaglia di Cheren si sviluppò per ben 55 giorni. Tre temp'i: 1' (2 - 13 febbraio 1941): il nemico, con le forze provenienti da Agordat, inizia subito una serie di attacchi tendenti a scardinare la nostra difesa senza conseguire risultati pratici. Gravi sono le nostre perdite, ma non meno gravi quelle dell'avversario, che è costretto ad allentare la pressione; 2• (14 febbraio - 14 marzo): sul fronte occidentale e meridionale di Cheren la lotta si limita a piccole azioni locali, a tiri di artiglierie ed attività di pattuglie; nel settore nord invece si ha una accentuata pressione contro la nostra occupazione avanzata di Cub Cub che costringe i nostri a ripiegare su passo Mescelit (20 km. a nord di Cheren); 3 • (15 - 27 marzo): la battaglia infuria su tutto il fronte di Cheren: i monti di Somanna, il Roccione' Farento, il M . Sanchil, il M. Dologorodoc sono teatri di lotta cruenta. Impadronitosi di M. Dologorodoc e riattata un'interruzione stradale che fino allora aveva impedito il transito dei carri cingolati e delle camionette, il nemico tende a creare una pericolosa sacca e rinchiudervi i nostri. I nostri si sottraggono e m algrado le gravi perdite subite, ripiegano su una linea difensiva a cavallo della strada per l'Asmara. ( 1) « La ritirata cli Agordat si sarebbe però mutata in dìsast r o se non vi fosse s tato un L orenzint sul posto e se fossero mancati uomini di eccezione come il T. Col. Luzian. il T . Col. Poddigue. il Ten. Satt a e tan ti di cui si ignora il nome. L 'unica batteria nostra da 105 aveva sparato fino all'ultimo colpo s-ul nemico, da tutti i lati avanzante. tt Secondo l'opinione del Col. Lorenzini, espressa in un suo rappor to, la battaglia di Agordat non avrebbe potuto protrarsi. nel migliore dei casi. che di qualche giorno ancora. Molto influì l'apparire dei nuovi carri armati pesanti britannici. La rel azione inglese dice: « si profilavano le nuove e terrifican ti tanks pesanti che nello spazio di minuti r ipulivano il terren o piano». Che cosa poteva essere opposto ad esse? I nostri piccoli carri perforabili dai proiettili di mit r agliatrice od i sette od otto carri « M »? Essi venivano annientati dai carri armati pesanti del nemico irrompente. che costituirono. lo dice il nemico. l'elemento decisivo della battaglia». Da RAFF~LE DI LAURO: Come abbiamo difeso l'Impero, pagg. 149-150.

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GLI AVVENIMENTI BELLICI DELL'A.OJ.

Alla fine del 2° tempo erano schierate intorno a Cheren le seguenti unità di artiglieria: Xl Br. col. (Settore Beganà - Zelalè - Falestoh) - XLIV gr. 65/ 17 cammellato - 1 btr. da 75/ 13 11° Regg. ,, Granatieri di Savoia » (Settore Dologorodoc) - Xl gr. 65/ 17; - V gr. da 65/ 17; - btr. e.a. da 20. V Br. col. (Settore Forento - M. Anahe - M . Rotondo) - ... gr. 105/ 28; X gr. 65/ 17 (1 btr.); - btr. da 75/ 27 CK; - gr. 100/ 17. XII Br. col. (Settore Scinnare) - btr. 77/ 28; - btr. 65/ p. Il Br. col. (Settore Nord) - Il gr. 65/ 17; - VI gr. 65/ 17; - XII gr. 65/ 17; - 2 btr. 77/ 28. Soltanto fra il 15 e il 27 marzo l'artiglieria britannica (1) aveva lanciato sulle posizioni di Cheren 110.000 proietti. Ma 1< Cheren fu la grande Termopoli dell'Italia d'Africa. Stupenda fu l'azione dell'artiglieria italiana ed il suo contributo va messo i n luce. »

Fu, a consentire l'imbastit ura della difesa di Cheren, « lo schieramento delle artiglierie italiane che, benchè minori di numero e assai meno efficienti, moderne e. maneggevoli delle avversarie; resero doloroso come un calvario l'ascesa degli angloindiani verso la mèta contrastata » .

(1) « Una splendida provvista di canno11.i britannici, di mort ai da 6 pollici e da 37; ed obici da 25 »: cosi disse il nemico. Le due divisioni brit anniche che attaccarono il 15 marzo schierarono in prima. linea 139 pezzi fra cui cannoru da 152.

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E L 'ARTIGLIERIA

,< Il comandante l'artiglieria italiana a -Cheren è apparso veramente all'altezza del suo terribile compito e difficilmente i combattenti italiani ed eritrei di Cheren dimenticheranno il nome del Col. Lamborghini, che giostrò con le sue batterie in maniera superba benchè avesse, fra l'altro, anche del materiale vecchio, logoro e anche poco maneggevole ».

Quando gli artiglieri non avevano più munizioni « gettavano via gli otturatori e si slanciavano a bombe a mano cont ro gli attaecanti » (1). Nel pomeriggio del 28 marzo, i superstiti di Cheren ripiegano verso la fronte Massaua-Asmara per sot trarsi alla cattura. Una estrema difesa venne tentata sulla rotabile per Asmara: Ad Teclesan, ultima corona di alture dominanti l'altopiano fra Cheren e Asmara, ove la difesa poteva creare ancora un ostacolo al progredire delle forze meccanizzate nemiche. Le nostre forze qui schierate, comprendevano tre btg. coloniali e uno CC.NN., con una quarantina di pezzi. Dopo due giorni di aspro combattimento il nemieo aveva ragione delle nostre forze e la situazione precipitava. Asmara fu ceduta il 1° aprile. Il 3 il nemico raggiungeva Adigrat. Il Comando Superiore delle FF.AA. dell'A.0.1. di fronte alla situazione che si andava verificando, decideva: - la cessione di Asmara al nemico quale città aperta per risparmiare l'abitato e salvaguardare la popolazione civile; ·, - lo sbarramento ·delle provenienze da nord con le truppe ripiegate da Arresa e Adi Ugri su Adi . Caièh e da Enda Selassié su Adua; - la difesa di Massaua - organizzata a ridotto - con le t ruppe della piazza rinforzate da quelle provenienti da Ghinda; - la raccolta sull'Amba Alagi delle forze recuperabili per tentare un'estrema difesa; - la chiusura da ogni parte del ridotto di Gondar e del Galla e Sidama per resistere il più a lungo possibile; (1)-

Dr LAURO, op. cit. , pagg. 156 e segg ..

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GLI AVVENIMENTI BELLICI DELL"A.0 .1.

- la raccolta delle poche forze rimaste a Dessiè per coprire da Nord Addis Abeba. Nella capitale . veniva lasciato un presidio di circa 6000 bianchi per difendere la popolazione dal brigantaggio degli indigeni. Caduta Cheren e Asmara il nemico si rivolse contro Massaua. Qui il fronte a terra era tenuto essenzialmente da un btg. CC.NN. (C XXXVI), · un gruppo mobilitato della Guardia di Finanza, 3 btr. da 77/ 28, una da 120, un btg. granatieri con forze ridotte reduce da Asmara, due btg. di formazione della Marina.

Quasi tutti i militari Amara fu rono disarmati e fatti uscire dalla piazza, per la scarsa fiducia che ispiravano. Attaccata, Massaua resistette onorevolmente cinque giorni. Le nostre truppe combatterono vigorosamente e contrattaccarono; le batterie presero sotto il loro fuoco efficace le formazioni nemiche. Ma i carri armati nemici prevalsero e fu dato l'ordine di desistere dalla lotta. La caduta della piazza fu preceduta dalla distruzione degli impianti e dall'autoaffondamento di parte del naviglio mercantile. Caduta Massaua, tutta l'Eritrea era ormai in possesso del nemico (8 aprile 1941).

4. - In Somalia. Il Comando Superiore A.O.I. aveva prescritto (fine 1940) che le nostre forze, se sopraffatte e costrette a ripiegare dalla linea di confine, si dovessero raccogliere in ridotti: per lo scacchiere Giuba era previsto un ridotto attorno a Mogadiscio. Senonchè, subito dopo, ordinò che Mogadiscio fosse considerata città aperta e perciò non difesa e pertanto la preparazione difensiva si intensificò a Chisimaio ritenuta obiettivo principale del nemico. Nello scacchiere Giuba alla fine del '40 disponevamo essenzialmente di 3 brigate coloniali (XX - XCI - XCII) con complessivi 14 btg. coloniali, 1 raggr. dubat (5 gruppi) , 2 btg. -

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E L'ARTIGLIERIA

costieri, 4 bande presidiarie, 1 btg. genio coloniale, 1 btg. CC.NN., 27 · batterie di artiglierie di vario calibro (in posta-

zione fissa, da posizione, motorizzate, cammellate e controaeree). La fascia di frontiera era stata divisa in due settori (Medio e Basso Giuba) e le forze r~lative avevano assunto rispettivamente la denominazione di 101" e 102• Divisione colonfale. Entrambe però mancando di adeguati mezzi di' trasporto, non erano idonee a operazioni· mobili. A disposizione del Comando Scacchiere Giuba fu messa - tratta dalla riserva generale del Comando Superiore FF.AA. dell' A.O.I. - la XV brigata Amara che fu spostata da Harrar a Mogadiscio. Le nostre forze, di fronte alla prevista offensiva inglese che si sapeva sarebbe stata condotta con un corpo di spedizione perfettamente addestrato e attrezzato per il movimento a larga autonomia, non apparivano adeguate e si pensò alla opportunità di sgomberare la Somalia e di affrontare la lotta all'interno su posizioni meglio idonee. Ma prevalse la decisione di resistere sul Giuba pur sapendosi che quel fiume, in quel periodo di magra, non av_rebbe rappresentato un ostacolo. L'offensiva inglese scattò, come del resto era stato previsto per sicuri indizi, con forze enormemente superiori alle nostre (per armamento e per mezzi), a metà gennaio. . · Le nòstre truppe furono rotte dappertutto dopo una in verità disorganica resistenza, compromessa fra l'altro dalla defezione e dal disperdimento degli elementi coloniali lo.cali attratti dalla. necessità di difendere le loro famiglie. Mogadiscio fu consegnata il 26 febbraio ai britannici. I resti delle nostre truppe ripiegarono verso il Galla Sidama e verso l 'Harrarino. Verso l'Harrarino furono fatte ripiegare altresì le truppe ché già avevano occupato il Somaliland. I numerosi ma sporadici combattimenti che si svolsero lungo le piste della Somalia e dell'Harrarino testimoniano dell'alto spirito rpilitare dei nostri nazionali che affrontarono....con sacrifici inenarrabili situazioni di difficoltà senza pari. Le truppe di colore andarono disertando dappertutto e la mancanza di mezzi di trasporto -

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e di rifornimenti attraverso zone difficilissime, inospitali e in genere prive di risorse, più ancora dell'azione nemica, ridussero i nostri allo stremo. Nella prima metà di marzo le truppe superstiti del territorio dell'Harrar e della Somalia raggiunsero Sciasciamanna, Soddu e il lago Margherita. Erano 2 btg. di fanteria, 1 btg. carabinieri, 1 raggr. motorizzato, 1 btg. aeronautica, 4 btg. coloniali ed elementi varii. E inoltre 29 batterie di vario calibro (15 pezzi) con relative munizioni, 48 stazioni radio, due autogruppi (oltre 500 automezzi), un comando scacchiere e 1 comando di divisione. In totale 6000 nazionali delle varie armi e servizi e 3000 coloniali. Malgrado tutto, essi erano ancora però in condizione di combattere.

• 5. Con la perdita dell'Eritrea, della Somalia, dell'Harrar e dello Scioa le nostre residue forze, prive ormai delle più importanti basi logistiche di rifornimento, si andavano raccogliendo in ridotti nella zona Dessiè-Amba Alagi-Gondar-altopiano dei Galla e Sidama. Deciso, in rapporto alla situazione generale, l'abbandono di Addis Abeba, il Comando Superiore si t rasferì in un ampio ridotto chiuso a nord, dall'alta catena montuosa di cui l' Amba Alagi è- una delle cime e, ad oriente, dal deserto dancalo assolutamente impraticabile, limitato, a sud, da una linea che includeva la rotabile Assab-Dessiè-Gondar e, a occidente, dalla regione del Tigrè e Uollo intransitabile a qualunque veicolo. La difesa venne prestabilita in corrispondenza degli sbocchi sud (Dessiè) e nord (Alagi) del corridoio che, percorso dalla strada imperiale, si snoda per 250 km. circa, lungo l'orlo orientale dell'acrocoro abissino nel tratto compreso fra le due dette località. Con la costituzione del nuovo ridotto, il Duca d'Aosta si _propose di impedire il congiungimento delle forze nemiche provenienti dal nord (Eritrea) con quelle del sud (Somalia) e di assicurare così il perdurare della grave crisi logistica incombente sui rifornimenti delle truppe britanniche r

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E L'ARTIGLIERlA

del sud che si trovavano fuori della zona di rifornimento di Massaua (1). Nel settore di Dessiè si poterono raccogliere circa una diecina di btg. con 5 gruppi di artiglieria e 2 btr. della marina. I britannici attaccarono con forti colonne provenienti dalla capitale (occupata il 14 aprile) il ridotto di Dessiè fra il 17 e il 26 aprile - battaglia di Combolcià (2) - e serrarono da presso l'Amba Alagi che resistette fino al 19 maggio .. L'eroismo dei nostri reparti e il valore spiegato personalmente dal Duca d'Aosta furono universalmente riconosciuti. Il Duca d'Aosta, prigioniero in mezzo ai suoi soldati, moriva lontano dalla Patria a Nairobi il 3 marzo 1942. Grande soldato, grande italiano, aveva appartenuto alla nostra Arma nel primo periodo della sua carriera militare e, rievocandone la figura, ci inchiniamo reverenti e commossi e lo consideriamo come simbolo dello sfortunato valore italiano in genere e dell'artiglieria che in terra d'Africa si sacrificò per la Patria. 6. - Nel territorio del Galla-Sidama (Gen. Gazzera) all'inizio del conflitto avevamo: <l) Vedi: « La guerra in A.O.» SM.K Uff. St.. pag. 213. (2) « I sud-afiricani che erano passati faci:lmente sul Giuba e ad Harrar. che erano entrati spavaldamente in Addis Abeba, ed avevano visto abbassarsi sul pennone del Ghebì la nostra bandiera, si fermarono meravigliati e preoccupati davanti ai quatt romila italiani che erano schierati davanti a Dessiè. « Era - confessa il relatore ufficiale del " War Office'' - la prima seria resistenza che essi avevano incontrato dao. forzamento del Giuba. I sud-africani si trovarono impegnati in una serie di avanzate difficili. Per tutta la

battaglia il motivo dominante fu la · precisione e persistenza dell' artiglieria italiana, che diede un saggio delle sue qualità il 17 aprile quando il suo fuoco

ci causwa perdite e ci metteva fuori uso due cannoni da 18; e continuò a r endere la strada impossibile e pericoloso l'avvicinamento attraverso le altre». Ed i nost ri cannoni erano vecchi, di tipo antiquato, molti di bronzo. Tutti i cannoni nostri a Combolcià erano trentasei; a d essi debbono aggiungersi qua titro anUchi di bronz-0 e due cannoni deHa Marina che poterono essere ripiegat i ad Alagi ». Da RAFFAELE DI LAURO, op. cit., pagg, 237 e segg.

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OLI AVVE:-SIMENTI BELLICI DELL'A.O.I.

3 btg CC.NN.; 18 btg. coloniali; 4 gruppi bande di frontiera; 1 gruppo squadroni cavalleria colon.; e, come artiglieria: - 1 cp. cannonieri da posiz. (2 btr. 77/ 28); 5 gruppi art. someggiata. P er mobilitazione furono poi costituiti: - 4 comandi di divisione colon.; 2 comandi di brig.; 3 btg. CC.NN.; 7 btg. coloniali; 1 gruppo bande di frontiera; 1 btg. del genio; e, come artiglieria: - 2 gr. di art. da pos1z1one; 3 gr. art. someggiata. Con queste forze e con quelle - disorganiche e già scarse - che si aggiunsero via via provenienti da altri settori, prive di adeguati servizi che assicurassero rapidi movimenti e rifor-, nimenti adeguati, il Gen. Gazzera tentò la difesa del vastissimo territorio. Numerosi i fatti d'arme; quakuno di importanza di vera e propria battaglia (ai piccoli Laghi, a Uadarà (1) etc.) fra difficoltà incredibili di ambiente, e fra le defe-

(1) Si combattè anche a ::vrega. e a Javello. invece Neghell1 fu sgomberata. Ma dopo Neghelli si ebbe Uadarà: luoghi di splendide memorie - Divisione Laghi, 1936. - A Uadarà ora non vi era che una nostra brigata coloniale. di cinque battaglioni. ridotti a non più di 600 uomini ciascuno ed altre poche truppe. Poco più di 4.000 uomini. Questa brigata non ebbe rinforzi e resistette per venti giorni ad un numero decuplo di nemici con carri armat i, artiglieria ed aviazione. Uadarà, bellissima pagina della s toria militare coloniale nostra. Si combatté anche a Giabassiré ove già nel 1936 la Div. Laghi aveva riportato splendida vittoria: vi aveva cattu rato, fra l'altro. uno dei nostri vecchi e g loriosi pezzi di Adua. Ricordiamo ancora la nostra fiera resistenza sull'Omo Bottego : « Le nostre artiglierie resero duro e sanguinoso il compito dei Nigeriani e degli altri mercenari del!' Africa Occidentale; interi plotoni di fanteria nemica precipitarono nel fiume e vi si perdettero. Per quattro interi giorni il battaglione e le due battetie italiane impedirono il passaggio alla brigata nemica, rinforzata da un reparto di pontieri e da otto batterie di carmoni a tiro rapido. La brigata aveva anche due squadroni di carri medi.. .. Tutta la nostra truppa era costituita da 1.500 italiani e un migliaio di coloniali reolutati sul .posto. Questi defezionarono lasciando scoperta la linea delle nostre compagnie e delle batterie... ». Da RAFFAELE DI LAURO , op. clt., pag. 292.

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E L'ARTIGLIERIA

zioni degli indigeni e gli att acchi proditori dei ribelli. Si combattè fino al giorno 8 luglio. A questa data le operazioni ebbero fine. Si consumava co~ì la tragedia di un territorio che aveva visto già la gloria e le vittorie delle nostre armi cinque anni prima e un lavoro sapiente di organizzazione e di avviamento alla civiltà.

Fig. 52 ter. - Il Gen. Nasi Guglielmo.

7. - Nell'Amara il Gen. Nasi - splendida figura di artigliere e di comandante - allo scopo di durare il più a lungo possibile aveva costituito due r.idotti staccati: - uno di Uolchefit~Debarech, 5000 u . con 7 cannoni, sbarrava le provenienze dal Tacazzè; - uno di Debra Tabor, 6000 u. con 6 cannoni, sbarrava la strada Dessiè-Gondar; e un ridotto centrale: la piazza di Gondar-Azozò, con 30.000 u. circa e 13 btr. -

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GLI AVVENIMENTI BELLICI OELL'A.0.1.

I due terzi circa delle nostre forze nell'Amara erano costituiti di elementi indigeni. Con la perdita dell'Eritrea e di Addis Abeba venne a mancare in Gondar il periodico afflusso di viveri e di materiali, ma tempestive misure adottate per protrarre l'autonomia nel campo logistico al di là del limite massimo previsto (collaborava a questo fine col Gen. Nasi, il Gen. Martini Agostino, vecchio ed espertissimo comandante di truppe coloniali), consentirono di durare per tutto il periodo luglio-novembre '41 (1). Gli aspri combattimenti prendono nome di Celgà, di Debra Tabor, di Uolchefit, di Debarech, di Culquaber, di Gondar. ,1 Nell'ultima giornata di guerra, duramente combattuta attorno al tricolore non ancora ammainato del ridotto dell' Amara, i superstiti, nazionali e indigeni, tributarono all'onore militare un sacrificio di sangue pari circa ad un terzo della loro forza globale ,, (2). L'ultimo attacco del nemico condotto il giorno 27 novembre contro i caposaldi di UalagrChercher-Calgà-Gorgorà si infranse senza successo e con ben sanguinose perdite. I nostri non erano più che dei gruppi dì straccioni (letteralmente scalzi), non distinti per arma; confusi gli ufficiali coi soldati, gli artiglieri con i fanti, i nazionali con gli indigeni ultimi e fedelissimi... E deposero le armi il mattino del 28 novembre, solo perchè tale fu l'ordine.

( 1) L'orga.nlzzazione logis tica attuata nel ridotto di Gonda r ebbe del miracoloso, come del miracoloso ebbe la resiste nza accanit a e tan to prolungata.. L'epopea cli Gondar sta essenzialmente nel sublime eroismo deglì Italiani ed Eritrei stretti intorno al Gen. Guglielmo N,asi quando t utto era çrollato in A.O.I. .. . ( 2) S.M.E. Uff. Storico. op. cit ., pag. 323.

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CAPITOLO NONO

L'Artiglieria in _Africa Settentrionale (20 gennaio 1942 - dicembre 1942) PARTE III A

L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

1. - Riordinamento e rafforzamento delle forze italo- tcclesche a Marsa el .Brega-Mara.da. - 2. - Il Gcn. Rommel decide una offensiva che. dapprima a raggio limitato, diventa subito cli vasto respiro e raggiun ge la soglia sud orientale della Cirenaica. - 3. - So·s ta e nuovo riordinamento clelle forze italo-tedesche. - 4. - La ripresa offensiva del maggio-giugno - Riconquista di Blr Hacheim e di Tobruch. 5. - Rommel procede e riconquista Sicli cl Barrani. - 6. - Conquista cli l\Iarsa ì\latrub. - i. - Le forze italo-tedesche raggiungono El Alamèin.

1. - Ripiegate sulle posizioni di Marsa el Brega - Marada, le forze italo-tedesche ebbero modo, attraverso un intenso lavoro di riordinamento, di riprendere una certa efficienza. L'intensifica ta attività aero-navale dell'Asse nel Mediterraneo fece si che in Libia poterono giungere rinforzi, specie in mezzi corazzati, che rinsanguarono sia il Corpo d'A. di manovra (italiano) che il Corpo tedesco Africa. Il 20 gennaio il nostro C.A.M. poteva disporre di 89 carri M. efficienti ed il C.T.A. di 111 carri Mark III e Mark IV efficienti e di 23 autoblindo; mentre erano in arrivo altri 28 carri. Affluivano inoltre molti gruppi di artiglieria italiana di vario calibro fra cui 2 di semoventi da 75/ 18 - DLI e DLII - che furono assegnati alla Divisione corazzata cc Ariete ».

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35

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

Per contro restavano vaste lacune nelle truppe del X e XXI C.d'A., data la scarsezza di munizioni, la povertà di automezzi, la modestia di armi e di mezzi in ogni campo. Per sopperire in parte a tali lacune, il Comando Superiore in A.S. distoglieva mezzi e personale da altre unità in Tripolitania, specie dal XX C.d'A .. Il 20 gennaio 1942 il nuovq ordinamento territoriale della Tripolitania in sintesi comprendeva: 1) Comando Superiore delle Forze Armate in A.S .,

con

comando tattico a Sirte (Gen. Bastico). 2) Truppe operanti ad est del limite del settore sirtico: Panzergruppe Afrika (P.G.A .) (Gen. Rommel) - Zona Agheila-Nofilia. Com.te l'art. ital. del P.G.A. il Gen. Michelangelo Nicolini.

Del P.G.A. facevano parte:

·

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X C.d'A. (Gen. Gioda) - com.te l'art. fac. funz. Col. Grillo Arrigo; Divisioni: << Brescia 11 - « Bologna >>.

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XXI C.d'A. (Gen Navarini) - com.te l'art. fac. fu nz. Col. Ninci Luigi; . Divisioni: « Trento » - « Sabratha >> - « Pavia ».. Corpo d'Armata di manovra (Gen. Zingales) (1) - com.te l'art. fac. funz. Col. Piacenza Guido; Divisioni: « Ariete >> e « Trieste J> .

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Corpo tedesco Africa (Gen. Crilwell); Divisioni: 15• corazzata - 21" corazzata · - 90· leggera « Africa »; Raggruppamento del T. Col. Marks (germanico) di nuova costituzione; Reparto di sbarramento « Deumiller n; Paracadutisti dell'XI Corpo aereo. ·

3) Comando settore sirtico (forze pari ad 1 divisione) a Misurata, coi sottosettori di Sirte e di Misurata; 4) Comando difesa della Tripolitania (forze pari a 2 divisioni) a Tripoli: col settore di Calstelverde; il Comando piazza di

(1) Il 10 marzo 1942 il C .A.M. asstJnse la denominazione di XX

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e A...


L 'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

Tripoli; il settore di Zuara col sottosettore di Nalut; il settore di Garian col sottosettore di Gadames. 5) Comando Sahara libico (forze pari ad un reggimento circa) a Han, col sottosettore di Ghibla a Mizda. Comando d'artiglieria e comando del genio dei Comandi di settore, di sottosettore e della piazza di Tripoli furono soppressi e sostituiti da un consulente tecnico per l'impiego della r ispettiva arma, nella persona del Comandante più elevato in grado delle unità d'artiglieria e del genio presente nel territorio di propria giurisdizione. Alla stessa data del 20 gennaio, lo schieramento italo-tedesco presentava le unità del X e del XXI C.d'A. press'a poco nelle stesse posizioni· occupate al termine del ripiegamento, e cioè: - a nord, dal mare all'uadi Faregh, XXI C.d'A. (nell'ordine dal nord, le Divisioni u Sabratha », « Trento ll , · e< Pavia»); - a sud, dall'uadi Faregh a Hatiet es Sorra, X C.d'A. (con le Divisioni «Brescia>> e cc Bologna»); - nell'intervallo tra il XXI ed il X C.d'A., paracadutisti tedeschi dell'XI Corpo aereo; - a Marada, reparti italiani e reparto tedesco« Deumiller ». Le forze motocorazzate (C.T.A. e C.A.M.) invece, disimpegnate dalla difesa statica, costituivano massa di manovra, dislocate suU'immediato rovescio delle posizioni del XXI C.d'A .. Nel complesso, il lavoro di riordinamento e di rafforzamento delle truppe dell'Asse non fu disturbato dall'avversario. Per altro l'entrata del Giappone nel conflitto aveva costretto gli inglesi a devolvere aliquote di forze, · particolarmente aeree, dallo scacchiere africano a quello dell'estremo oriente. Approfittando di tale situazione, il Gen. Rommel decideva un'azione controffensiva di alleggerimento, con lo scopo· limi: tato di battere le unità avversar:ie a contatto delle posizioni a nord dell'uadi Faregh e portare la disorganizzazione nello schieramento nemico e nei suoi apprestamenti logistici ancora in crisi di affluenza. E ciò prima che il nemico potesse far avanzare le unità resesi disponibili con la caduta di Bardia e di Halfaya. Ma poichè il nemico ripiegò rapidamente, il disegno operativo di Rommel assunse subito più vasto sviluppo. -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIO NALE - PARTE III

2. - Il 21 gennaio l'operazione ebbe inizio. Oltre alle forze tedesche avanzano il C.A.M., la Divisione << Sabratha » e 1'8° Raggruppamento di Art. di A. (1) dislocandosi fra Agedabia (Div. « Sabratha ») ed Antelat (Div. cc Ariete»). In appoggio al C.A.M ., i Gruppi dell'8° Raggrupp. XXXIII e LII e la 1a batteria del CXXXI eseguono, dalle 8 alle 11, tiri su batterie nemiche ed osservatori a cavallo della via Balbia e su altri obiettivi.

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Fig. 53. - Svilupl)O delle operazioni in Cirenaica nel febbraio 1942.

Il 22, seguendo l'avanzata del c.4.M., il XXXIII Gruppo si trasferisce nella zona di Agedabia, dove il 23 si schiera tutto il Raggruppamento. Il nemico continua il ripiegamento al di là di Agedabia sotto la pressione delle nostre unità avanzate, ( 1) Ricordiamo che i gruppi dell'8° RaggP,t.

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XXXIII LII da CXXXI CXLVII

da 149/ 40; 152/ 37; da 149/ 28; da 149/ 28.

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art. d i

A . sono:


L 'OFFENSIVA ITALO -GERMANICA FINO AD EL AL AMEIN

perdendo ingente quantità di carri armati, pezzi, automezzi ed altro materiale, nonchè un notevole numero di prigionieri. Il 25 la P batteria del CXXXI Gruppo si schiera nei pressi di Antelat in rinforzo della Divisione e< Ariete)) ; il CXLVII, 8 km. a sud del bivio per Saunnu in rinforzo alla Divisione « Trieste)) _ il LII 2 km." a n?rd-ovest di Agedabia, il XXXIII 5 km. a nord-est di questa località. La .sera del 28 gennaio elemen:ti corazzati leggeri italo-tedeschi (il raggruppamento germanico « Marks » era rinforzato da un reparto esplorante tedesco e dal I Gruppo - magg. Pardi - del 2° Regg. Art. Celere) avevano raggiunto la ferrovia Bengasi-Barce in zona Regima, e prendevano contatto con reparti meccanizzati nemici. All'alba del 29 gennaio, per completare l'accerchiamento da sud della zona di Bengasi, la Divisione « Ariete » occupava Ghemines - sgomberata dal nemico - ed inviava verso sud elementi meccanizzati per prendere contatto con la 90" Divisione « Afrika » in marcia da Agedabia verso nord. Alle ore 16 la Divisione « Ariete » giungeva a Bengasi, che trovava già occupata dal Raggruppamento « Marks », del quale una parte puntava su Coefia per tagliare la ritirata al nemico. Nella zona di Bengasi furono catturati oltre 1000 prigion ieri ed un grande bottino che comprendeva circa 500 automezzi, molti pezzi d'artiglieria, grandissimi quantitativi di materiale d'armamento e considerevoli depositi di viveri. La Divisione e< Trieste ,, si raccoglieva attorno a Soluch e la Divisione « Sabratha >> si schierava nella zona di Antelat. Il _27 gennaio i gruppi XXXIII e CXLVII dell'8° Raggruppamento Art. d'A. si trasferiscono ad Antelat, in rinforzo alla Divisione « Sabratha ,i. Il 28, il X X XIII passa con due batterie in rinforz_o · alla D ivisione « Ariete »: la terza batteria è assegnata alla Divisione « Trieste >> per l 'occupazione di Sceleidima. Il CXLVII Gruppo rimane ad Antelat con la Divisione . « Sabratha » ed il LII ad Agedabia co_n la 90• Divisione tedesca cc Afrika ii. Dopo Scelei-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

dima vengono occupate Soluch e Ghemines. Il. 29 gennaio, come abbiamo visto, Bengasi fu abbandonata dai britannici. Il 30 ge_ n naio, il Comando dell'8° Raggruppamento ed il XXXIII Gruppo (tutto in rinforzo alla Divisione « Ariete ))) si trasferiscono a Bengasi. Il 5 febbraio anche il LII Gruppo si trasferisce nella zona di Bengasi, ed il 9 pure il CXLVII e poi li CXXXI. Il nemico sorpreso dalla vastità della manovra, non ebbe il tempo di organizzare ed attuare un ordinato ripiegamento:

si ritirò rapidamente lungo la Balbia e le piste pregebeliche, inseguito da elementi celeri italo-tedeschi. I reparti esploranti tedeschi, col I gruppo (Pa rdi) del 2° Regg. Artcelere italiano, proseguivano la loro corsa in avanti. Cirene veniva raggiunta e occupata, quindi Derna e quasi contemporaneamente Martuba. E già le forze italo-tedesche convergevano su Mechili. Dall'inizio della controffensiva italo-tedesca, il nemico aveva subìto le seguenti perdite: 377 fra carri armati, autoblindo ed automezzi corazzati; - 192 pezzi d'artiglieria; - 1220 automezzi; - 50 aeroplani abbattuti da unità terrestri; - 3300 prigionieri. Un commento a questa· fase delle operazioni troviamo nel « Diario Cavallero ,, 31 gennaio 1942 : Stralcio di una intercettazione telefonica fra Roma (von Rintelen) e Berlino ... « Rommel ha espresso la sua meraviglia per lo spirito aggressivo e d' attacco degli italiani, dopo poco tempo che avevano compiuto il ripiegarmento >> . Come conseguenza immediata delle gravi perdite subìte, il

nemico abbandonò la linea difensiva lungo l'allineamento Derna-Mechili. Il gen. Rommel decise quindi di continuare l'inseguimento in direzione di Ain el Gazala, per il 4 febbraio. I raggruppamenti tedeschi « Marks » e cc Geissler », occupato Tmini, raggiunsero alle ore 17 del 4 la zona ad ovest di Ain el Gazala, schierando le loro unità nei pressi di Gasr el Amhar. -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD El. ALAMEIN

Il gen. Rommel il 5 febbraio dava disposizioni per lo schieramento delle sue unità su tre linee: -

Linea avanzata: 1 reggimento tedesco, rinforzato, nella zona di Tmini; - 1 reggimento italiano, rinforzato, a Mechili; costituzione di varii campi minati negli intervalli e davanti lo schieramento dei detti reggimenti; elementi di sicurezza più ad est, spinti fino al Golfo di Bomba-Bir Tmerad-Garet el Meibor-Bir Tengeder. Linea intermedia : '- 90" Divisione leggera « Afrika » con la massa attorno a Maraua e a D'Annunzio, ed elementi di sicurezza ad est e a sud. Linea arretrata: - Divisione « Trento » , tra Giof el Matar e Saunnu; - Divisione « Sabratha » tra Antelat e Sceleidima; - Divisione « Pavia >> da Sceleidima (esclusa) a nord, attorno a Bengasi.

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Massa di manovra: - C.A .M. a sud di Bengasi, fra Ghemines e Soluch; - C.T.A. attorno a Barce (Tocra, Tolemaide, Nahiba, Abiar el Mletania).

- X Corpo d'Armata, in zona Marsa el Brega - El Agheila, con : - 1 battaglione rinforzato a Marada; - 1 battaglione rinforzato presso Maaten Giofer; - 1 battaglione rinforzato presso Marsa el Brega. - Le rimanenti unità del C.d'A. schierate a cavaliere della Balbia tra Marsa el Brega ed El Agheila, per facilitare i rifornimenti. In caso di attacco avversario, le forze della linea avanzata avrebbero dovuto ripiegare sulla linea intermedia; mentre la massa di manovra avrebbe dovuto agire sul fianco sud delle forze nemiche. Nel corso della giornata 5 febbraio il C.A.M. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE - PARTE ID

faceva iniziare il movimento del 9° Reggimento Bersaglieri, rinforzato da un gruppo d'artiglieria ed una compagnia del genio, da Soluch per andare a costituire il caposaldo di Mechili. Il reggimento senza incontrare resistenza raggiungeva Mechili alle 18 del 6 febbraio. Nella giornata stessa erano continuati i movimenti delle Divisioni del XXI C.d'A. e della. 90· Divisione « Afrika ,1 .

Fig. 54. - Mechili.

Nel pomeriggio dell'8 febbraio il nemico proveniente da Garet Meriem con artiglieria e mezzi blindati, attaccò Mechili (nel frattempo rinforzata su richiesta del Comandante del C.A.M.: il 9 febbraio in rinforzo al C.A.M. a El Mechili era assegnato il XXXIII gruppo 149/ 40 dell'8° Raggr. Art. d'A.); ma l'attacco venne prontamente arrestato a distanza dall'efficace azione dell' artiglieria italiana della difesa. Contemporaneamente il nemico svolgeva analoga azione - e con migliori risul~ati - contro elementi tedeschi nella zona di Tmerad, costringendoli a ripiegare con forti perdite. Ma in definitiva il ·,· . . -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

nemico ripiegava. Esso non manifestava intenzioni offensive, ma si rafforzava in difensiva su buone posizioni e con le forze ampiamente scaglionate in profondità in tre blocchi: Tobruch, Bardia-Sollum e Marsa Matruh. Le forze italo-tedesche della zona di Marsa el Brega si erano portate a metà febbraio alla soglia sud orientale della Cirenaica. 3. - Nella lunga sosta - che si protrasse fino ai primi di maggio -- si lavorò intensamente per la riorganizzazione delle unità operanti secondo un nuovo ordinamento. Fin dal 12 febbraio si era iniziata la trasformazione delle Div. « Brescia >>, ,, Bologna », << Pavia », << Trento », e « Sabratha » sulla base degli organici tipo A.S. 42, con 4 battaglioni in 1° scaglione e 2 in 2°. Si gettarono pure le basi per l'approntamento di reparti e~ploranti italiani, costituiti ciascuno da 1 compagnia bersaglieri, 1 plotone carri M/ 13, una sezione artiglieria semovente, 1 sezione di cannoni-mitragliere da 20. Il 37° Raggrupp.to Batterie da 20 mm. (Col. Grande) passò alla dipendenza - per l'impiego - del Comando della Sirtica, di recente costituzione. Reparti d'artiglieria raccolti in Tripolitania per destinarli in rinforzo alla Sirtica, furono riuniti in tre raggruppamenti: - 330° Raggruppamento (1) di piccolo..calibro, costituito da: - CCXCI Gruppo con le batterie 807• 812.. e 814" da 77/ 28; - CCCXXXII bis Gruppo con le batterie 861" e 868· da 100/ 17. - Raggruppamento (1) di medio calibro, costituito da: - CCCXLIII Gruppo con le batterie 824", 825a e 862a da 105/ 28; - CCCXXXV Gruppo con le batterie 835· e 852· da 149/ 12. -- 350° Raggruppamento (1) di medio calibrò, costituito da: (1 ) Dat a l'ampia fronte dei Corpi d 'A. e deJJe Divisioni e le modeste gittate delle artiglier ie. queste. anche se di medio calibro. non potevano operare se non sul fronte delle singole Divisioni. In conseguenza i Comandi di RaggrupI>amento 330<> - 290° - 350> f urono sciolt i poco tempo dopo la loro costituzione.

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTR IONALE - PARTE III

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CCCXLV Gruppo con le batterie 847· e 850· da 120/ 25; CCCLIII Gruppo con le batterie 849", 851a e 859" da 120/ 25.

E poichè tali reparti erano da posizione, vennero loro assegna ti i mezzi di trasporto nello stretto necessario. La Direzione di Artiglieria di Tripoli (Col. Reghini) provvide ad apportare, agli autocarri gli opportuni adattamenti per consentire l'autotrasporto delle artiglierie; ma tuttavia queste batterie rimasero .non idonee al movimento tattico. Considerata l'esiguità delle artiglierie di C.d'A., e più ancora di quelle divisionali, sulla nuova fronte di schieramento, il Supercomando Artiglieria A.S. propose le seguenti assegnazioni: - CCXCI Gruppo alla Divisione « Bologna »; CCCXXXII bis Gruppo alla Divisione cc Sabratha »; - CCCXLIII e CCC XLV Grup-1 . da schierare a favore del- . po al X C.d'A. CCCXXXV e CCCLIII Grup- le dipendenti Divisioni. po al XXI C.d'A. Inoltre, furono inviati in Sirtica in funzione controcarro 29 pezzi da 77 / 28, tolti alla difesa della Tripolitania; essi furono distribuiti: 10 alla Divisione << Brescia», 10 alla Divisione << Bologna » e 9 alla Divisione « Pavia ». Con l'inserimento di tali complessi nella difesa, poterono essere restituiti al loro compito normale altrettanti pezzi dei reggimenti divisionali, specie per quelle Divisioni che avevano impiegato in prima linea tutte le loro artiglierie. Per quanto ha tratto all'impiego delle artiglierie in questa e nelle precedenti fasi, merita particolare menzione la circolare n. 25 del 28 gennaio 1942 ( cc Impiego dell'artiglieria - Deduzioni tratte dalla battaglia della Marmarica » del Comando Superiore Artiglieria A.S.) diretta a tutti i comandi e reparti d'artiglieria: in essa il gen. Manca di Mores svolge l'argomento con la ben nota sua maestria, ed in particolare deplora lo sminuzzamento delle unità d'artiglieria, cui si ricorre nell'erronea preoccupazione di potenziare la difesa controcarro aumentando l'impiego dei pezzi isolati, a detrimento dell'impiego a massa e della manovra del fuoco. -

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L'OFFENSIVA ITALO-GER MANICA FINO AD EL ALAMEIN

Il 10 febbraio il Supercomando Artiglieria fissa al (< Centro raccolta ed ordinamento di Homs n le denominazioni dei gruppi e delle battérie divisionali ivi in costituzione; e precisa a tutti i Comandi çlipendenti che in materia di riordinamento di artiglierie è competente a decidere il Supercomando di Artiglieria medesimo, il quale accentra il lavoro di riordinamento delle unità dell'Arma ed emana gli ordini relativi. Il 29 marzo, in merìto al nuovo ordinamento ed alla costituzione delle batterie contraerei da 20 in A.S. per la difesa del territorio, il Supercomando Artiglieria A.S. prospetta che quelle di esse attualmente all'uopo impiegate si son dimostra-· te, nella maggioranza dei casi e nella esperienza finora acquisita, poco adatte allo speciale compito, sia, per la composizione, sia per l'armamento. Infatti sotto il profilo della loro composizione organica, esse son risultate esuberanti per la difesa cop.traerei dei piccoli obiettivi, ed insufficienti per quelli di maggior conto; ciò ha provocato frequentemente il loro frazionamento in sezioni o mezze batterie, col conseguente danno nell'unità organica, amministrativa e disciplinare, ovvero un dispendio rispetto al dosaggio voluto ed alla magra disponibilità numerica dei reparti in questione. Quanto all'armamento, solo 11 delle 31 batterie avevano quello regolamentare di 8 mitragliere da 20, mentre tutte le altre avevano armi promiscue da 20, da 13,2 e da 12,7 (mitragliere Safat) nello stesso reparto, offrendo non poche difficoltà sia nell'impiego, sia nel rifornimento delle munizioni e delle parti di ricambio. Pertanto fu proposta la formazione di batterie leggere su 3 sezioni monocalibro, più rispondente all'economia dei mezzi disponibili in A.S. ed' ai criteri più razionali d'impiego. Le artiglierie divisionali in linea ed in corso di completamento e riordinamento erano: a disposizione Comando Sup. FF.AA.: XC.A.

205° « Bologna n (I 100/ 17 in linea - II 100/ 17 in appront. - III 75/ 27-11 in linea - IV 75/ 27 in linea - V e.a. e e.e. da appr. + 2 btr. da 20: 1 in linea e 1 in appr.) . -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

1° Art. Celere << Brescia » (I 100/ 17 in linea - II 100/ 17 in linea - III 75/ 27-11 in linea - IV 75/ 27-06 in linea - V da 88/ 55 da approntare, 401• e 404" btr. da 20 in linea). 26., « Pavia » (I 100/ 17 in linea - II 100/ 17 in approntamento - III 75/ 27-06 in linea -. IV 75/ 2711 in linea - V e.a. e e.e. da approntare - 77"' e 432• btr. da 20 in linea). XXI C.A. 3° Art. Celere « Sabratha » (I 100 / 17 in linea II 100/ 17 da appr. - III 75/ 27-11 in linea - IV 75/ 27-06 in linea - V e.a. e e.e. da appr. - 403• 406~ da 20 in linea). 46° « Trento » (I 100/ 17 in linea - Il 100/ 17 in linea - II 75/ 26-06 in linea - IV 75/ 27-06 in linea V e.a. e e.e. da appr. - 412' e 414~ da 20 in linea). XX C.A. 21° « Trieste

(I 100/ 17 in linea - II 100/ 17 in linea - III 75/ 27-06 in linea - IV 75/ 27-06 in linea - V e.a. e e.e. d a 75/ 50 Sk. in linea - 41P e 146• btr. da 20 in linea). 132" « Ariete>, (I 75/ 27-06 in linea - II 75/ 27-06 in linea - III 105/ 28 in corso di avviamento dall'Italfa - IV misto: 2 btr. da 90/ 53 e 2 da 20 V da 75/ 18 sem. (DLI) 2 btr. in linea - VI idem (DLII)). »

Nel luglio venne assegnato all'« Ariet e» a nche il DIII da 90/ 53 della « Littorio » in sostituzione

del DI (il prec. IV del 132") fuori uso. (1)

Fino a questo momento erano in appront amento in Italia - oltre altri 6 gruppi di autocannoni da 90/ 53. Complessivamente dwique ne avevamo 8, ciascuno su 2 btr. La numerazione andava da 501 a 508. I gr uppi 501 e 503 erano su Lancia RO: avevano il tavolo previsore. Inoltre avevamo in app1·ontamento 3 gruppi da 90/ 53 semoventi su due btr.: essi còstituu·anno il 100 Raggruppament-0 « Bedogni ». ( 1)

ai due gruppi sopracitati -

-

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEiN

Artiglierie di C.A. e di A.

16° Raggrupp. di e.A. col X e.A.; 24° Raggrupp. di e.A. col XXI e .A.; 8° Raggrupp. di A. con l'Armata cr. manica).

«

Afrika i> (ger-

F ig. 55. - 90/ 53 in p o.sizione.

I11 merito al munizionamento E.P. (effetto pronto) da 75/ 18 . sern~nte, da 75/ 27 e da 10_0/ 17, ripetuti tiri di esperienza contro carri nemici abbandonati dettero ottimi risultati, nel settembre 1941 e nel febbraio 1942, alle piccole distanze (puntamento diretto); ma alle distanze maggiori le caratteristiche del proietto (forma dell'ogiva, stabilità, ecc.) non consentirono una soddisfacente precisione di tiro. Mancavano ancora sicuri elementi di giudizio circa l'effetto delle granate E.P. sia contro i carri colpiti in pieno o raggiunti da scoppi molto vicini, sia contro gli alt ri elementi del campo di battaglia (parapetti, postazioni di mit ragliatrici e di piccole artiglierie, reticolati, personale allo scoperto, ecc.). -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - P ARTE IU

In collaborazione col Comando Artiglieria tedesca si procedette anche a riorganizzare le artiglierie controcarro italiane, sotto la guida del Comandante dell'artiglieria italiana dell'Armata (Gen. Nicolini).

(

r

Fig . 56. - Controcarri in azione.

L'8 maggio vennero date predisposizioni per il riordinamento delle artiglierie divisionali secondo l'organico stabilito dalle formazioni tipo A.S. 42. Al' fine di unificare gli organici, i reggimenti divisionali vennero costituiti su 5 gruppi ciascuno (ogni gruppo su 3 batterie) di cui 2 di obici da 100/ 17, 2 di cannoni da 75/ 27 e 1 misto contraerei e controcarro da 88/ 55, più 2 batterie mitragliere da 20 mod. 935. Soltanto il reggimento artiglieria della Divisione corazzata « Ariete )> aveva una formazione diversa, essendo costituito da 2 gruppi cannoni da 75/ 27, 1 gruppo cannoni da 105/ 28, 2 gruppi semoventi da 75/ 18 ed 1 gruppo misto su 4 batterie con cannoni da 90/ 53 e da 20 mm.. Inoltre le Divisioni vennero dotate di un numero di armi controcarri tale da rendere possibile un'efficace azione d'arresto (all'inizio della battaglia di Ain el Gazala risultavano schierate in A.S. circa 800 cannoni da 47, cui erano state distribuite, in -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

più del munizionamento ordinario, molte migliaia di proietti ad effetto pronto (E.P.) ). Unitamente a questi provvedimenti s'impartirono direttive miranti a reprimere la tendenza a dissolvere reggimenti e gruppi d'artiglieria in batterie e sezioni isolate, schierate in gran parte anche in capisaldi di modeste proporzioni, come era stato fatto prima della battaglia della Marmarica, quando si lamentava grande deficienza di armi controcarro. Si tornava quindi ai vecchi principii d'impiego dell'artiglieria, nel senso di mantenere tutte le artiglierie nelle mani del Comandante della grande unità, in modo da render possibile la manovra del fuoco con azioni a massa. A questo riguardo, lo schieramento doveva permettere alla massa delle artiglierie, in primo tempo, l'azione a distanza, ed in .secondo tempo l'azione vicina controcarri, senza pertanto postare artiglierie nell'interno dei capisaldi specie avanzati - per evitare che fossero coinvolte nelle prime fluttuazioni della linea. Circa l'impiego dei mezzi motocorazzati la minore mobilità dei mezzi italo-tedeschi rispetto a quelli britannici era compensata dalla assegnazione di un elemento di forza - le artiglierie semoventi - che, agendo in stretta cooperazione coi carri armati, ne aumentava la ·potenza d'urto. Gli italo-tedeschi furono i precursori dell'impiego dell'artiglieria semovente: fin dall'inizio della battaglia della Marmarica (18 nove~bre 1941) essi impiegarono, in appoggio alle unità carriste, << batterie volanti ,, italiane da 100/ 17 con installazione fissa su autocarro Lancia 3 Ro; da 75/ 27 su trattore T.L. 40; da 65/ 17 su camionette inglesi cc Morris » di preda bellica, e batterie tedesche (caccia-carri) da 20 e da 50 mm . su mezzi semi.cingolati. Successivamente nella seconda decade di gennaio, furono impiegate batterie italiane (semoventi) da 75/ 18 su scafo del carro M. 40 e poi del carro M. 41 , (1) e pezzi da 47 / 32 su scafo

(1 ) Erano i gruppi_pLI e DLII dell'« Arie te». In Italia a vevamo inolt re i gruppi DLIII e DLIV (131° R. Art. «Centauro») e i gruppi DLV e DLVI (133° R. Art. (C Littorio»). T utti su 2 bt r ..

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

del carro L 40, nonchè pezzi tedeschi da 76,2 su scafo del carro Mark IV, capaci di eseguire rapidi tiri a puntamento diretto. L'impiego di artiglierie semoventi da parte britannica si sviluppò con ritardo rispetto a quello italo-tedesco: solo nella fase preparatoria della battaglia di El Alamein, il Comando inglese giungerà alla decisione di assegnare ad ogni brigata corazzata unità di artiglieria semovente.

Fig. 57. - L'obice d a 100/ 17 su autocarro « La ncia 3 RO ».

* * * Poichè il binomio carro armato-pezzo semovente si era dimostrato molto efficace, si costituirono, per l'~ffensiva italotedesca del gennaio 1942, gruppi organici di artiglieria semovente, che vennero impiegati in più stretta cooperazione coi carri armati, in modo da costituire un unico strumento di rottura. I risultati si dimostrarono particolarmente redditizii nell'attacco contro unità motocorazzate avversarie, e perciò gli scaglioni destinati all'inseguimento delle unità britanniche, le cui retroguardie erano rappresentate da reparti blindati e co-

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L'OF FENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

razzati, furono organizzati con pochi carri armati, appoggiati da artiglierie semoventi, che oltre ad essere sempre in grado di compiere rapidi spostamenti, poterono eseguire tiri diretti e celerissimi contro le opposte forze motocorazzate. Il loro impiego però fu considerato, nella quasi totalità dei casi, di appoggio ai carri armati, e non poteva essere altrimenti, per il

Fig. 58. - Semovente da 75/ 18 in A.S.

fatto che si disponeva di un limitato numero di carri (89 carri M), i quali per giunta erano armati con pezzi di scarsa potenza distruttiva (cannoni da 47 / 32). Cosicchè i semoventi finirono per essere impiegati con gli stessi criteri dei carri armati e di conseguenza destinati esclusivamente ad operare con gli scaglioni motorizzati, rinunciando allo sfruttamento delle maggiori gittate (8+ 9 km) delle artiglierie. L'ordine di battaglia del Corpo d'Armata di manovra (C.A.M . - Com.te il gen. Zingales) alla data del 1 febbraio comprendeva fra l'altro: 545

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L 'ARTI GLIERIA IN AFR I CA SETTENTRIONALE - PARTE III

e fra -

Divisione di . Fanteria « Sabratha >> (che tornò p resto al XXI C.d'A.); Divisione corazzata « Ariete »;. Divisione Motorizzat a « Trieste »; le truppe e servizi di C.d'A., gli elementi di rinforzo: Raggruppamento e< Giovani Fascisti » (I e II battaglione);

Fig. 59. - Semovent e da 47/ 32 in A.S.

-

8·' Raggruppamento Artiglieria d 'Armata, con: XXXIII Gruppo di 3 batterie da 149/ 40 (alla Div. « Ariete »); - LII Gruppo di 2 batterie da 152/ 37. II Gruppo del 24Q Regg. Artig. di C.d'A. (2 batterie); XVIII Gruppo di 2 batterie da 88/ 56; XLII Gruppo di 3 batterie da 75/ 50; 14a batteria da 76/ 30; 414' batteria da 20 mod. 935 (col comando del C.A.M.). -

-

La Divisione di fanteriia ,< Sabrntha

tuita da: 85° Reggimento Fanteria ; 86° Reggimento Fanteria; -

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>>

fra l'altro era costi-


L'OFFENSIVA ITAL O -GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

Raggruppamento artiglieria, coi - CCLXXXIII di 3 batterie - CCLXXXIV di 2 batterie Elementi di rinforzo: - 340a batteria da 65/ 17; 1 · batteria da 88/ 56 del XVIII 2 batterie da 75/ 50 del XLII 14· batteria da 76/ 30.

La Divisione motorizzata

«

gruppi: da 75/ 27/ 906; da 75/ 27/ 906;

Gruppo; Gruppo;

Trieste » fra l'altro aveva:

-

65° Reggimento Fanteria; 66° Reggimento Fanteria; 9n Reggimento Bersaglieri; 21° Reggimento Artiglieria motorizzato coi gruppi: - II di 3 batterie da 100/ 17; - IV di 3 batterie da 75/ 27-906; -· V di 2 batterie da 75/ 27-906. - 1 batteria da 47/ 32. Elementi di rinforzo: - II Gruppo 9-el 24° Reggimento Artiglieria di C.d' A. (2 batterie); - 1 batteria da 75/ 50 del XVII Gruppo.

La. Divisione corazzata

« Ariete )l (Gen. De Stefanis) tra aveva: 132° Reggimento carristi; 8° Reggimento Bersaglieri. 132" Reggimento Artiglieria coi gruppi: - I di 2 batterie da 75/ 27-906; - II d~ 2 batterie da 75/ 27-906; - V di 2 batterie da 75/ 18 semoventi (551°); - VI di 2 batterie da 75/ 18 semoventi (552°). Elementi di rinforzo: - XXXIII Gruppo di 3 batterie da 149/ 40 dell'8° Raggrupp. Art. d'Armata: 1 batteria da 88/ 56 del XVIII Gruppo.

· l'altro -

-

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE I II

4. - Per la terza decade di maggio il Gen. Rommel decideva di riprendere l'offensiva. Le forze britanniche nell'A.S. dipendevano dal Comando Superiore del Medio Oriente (Gen. Auchinlek, al Cairo). Complessivamente, alla data del 26 maggio, le forze della 8' Armata (Gen. Ritchie), tra Cirenaica ed Egitto occidentale, erano valutate a circa 55 battaglioni di fanteria con la corrispondente artiglieria, 33 autoblindo, 650 carri armati ed un migliaio di aerei. In contrapposto, lo schieramento delle forze italo-tedesche era il seguente: - ad El Cherirna, il Comando Armata corazzata « Afrika » (Gen. Rommel); - dal mare a Sidi Breghise, il XXI C.d'A. (Gen. Navarini) rinforzato da un battaglione carri tedeschi (nell'ordine dal nord: XV brigata fucilieri della 90~Divisione tedesca; Divisione « Trento »); - da Sidi Breghise a Garet Meriem, il X C.d' A. (Gen. Gioda) rinforzato da un battaglione carri ed un reparto esplorante tedeschi, con le Divisioni « Brescia » e << Pavia n; - Da Garet Meriem alla pista per Segnali, il X X C.d 'A. (Gen. Baldassarre) con la Divisione motorizzata << Trieste » e la Divisione corazzata « Ariete »; - a sud, fino a Garet el Asida, 2/ 3 della 90' Divisione motorizzata tedesca, rinforzati dal 288° reparto speciale e dal raggruppamento Marks; - da Gabr el Aleima ad El Cherima, il C.T.A. (Gen. Cruwell) con le Divisioni corazzate 15" e 21" ed i reparti esploranti 3°, 33" e 580°. Complessivamente le forze italo-tedesche ammontavano a 50 battaglioni di fanteria, di cui 31 italiani, e relative artiglierie; 535 carri armati, di cui .240 italiani; 148 autoblinde, di cui 80 italiane, e circa 700 aerei. il 22 maggio il Comando delle Artiglierie italiane con l'Armata corazzata « Afrika » (Gen. Nicolini) emana disposizioni affinché i Gruppi X X XIII e LII siano pronti a muovere, alla

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L 'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

sua dipendenza per l'impiego, tramite il ,c omando del Raggruppamento (8° di A.) Lo schieramento in atto delle artiglierie d'Armata italiane e tedesche (non decentrate ai Corpi d'Armata) è da considerarsi ripartito nei seguenti sei nuclei: 1 - G~ po 408° (g~.), con la l' batteria da 149/ 28 del1'80 (italiana), la 4~ di cannoni da 170 del 149° Gruppo, la 364' di cannoni da 76,2, schierato nella zona 10 km. a sud-est di el Cherima; 2 - Gruppo XXXIII/ 8° su tre batterie da 149/ 40, schierato ad ovest di Sidi Breghlse; 3 - Gruppo II/ 115° (germ.),' con la 6" batteria di mortai da 210, la 3· di cannoni da 100 del 408° Gruppo, la 902· di cannoni da 170, schierato a sud-ovest di Temrad; 4 - Gruppo 528" (germ.), con 2" e 3· batteria di cannoni ~ -da 150 f. , l" e 2• di obici da 150 f. del 533° Gruppo, schierato a nord di Temrad; 5 - Gruppo 533° _(ge_!111.), con la 3· batteria di obici da 150 f, l" e 3.. di cannoni da 150 f del 523° Gruppo, 2 cannoni da 100, 1 cannone da 170, schierato a sud di Eluet el Breghise; 6 - Gruppo L_II/ 8° (italiano) su 2 batterie da 152/ 37, schierato anch'esso a sud di Eluet el Br·eghise. Apposito piano d'impiego assegnava a ciascun gruppo l'azione da svolgere. Il 26 maggio Ain el Gazala e Bir Hacheim sono separate dall'azione italo-tedesca: nelle prime ore del pomeriggio i gruppi CXXXI e CXLVII muovono con la Divisione « Trieste », raggiungendo la zona di attestamento stabilita; in serata anche i gruppi XXXIII e LII ricevono l'ordine di movimento dal Comando delle artiglierie italiane presso l'Armata corazzata « Afrika » (Gen. Nicolini). Il 27 il Gruppo CXXXI è a Rotonda Mteifel ed il CXLII nella zona di Bir Hacheim; il 28 si spostano rispettivamente a Bir Zechim e Rotonda Ualeb. Alle ore 14 del 26 maggio aveva inizio l'azione, preceduta da violenti bombardamenti aerei sui campi di aviazione e su concentramenti di truppe corazzate nemiche. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE ill

La reazione nemica si limitò dapprima a deboli tiri d'artiglieria, mentre su tutta la fronte gli elementi esploranti avversari ripiegavano senza impegnarsi in combattimento. Ma la resistenza divenne più accanita il 28 maggio al punto che si può affermare che era venuta a mancare la sorpresa su cui era in gran parte basato l'ardito piano del Gen. Rommel. Il nemico si avvantaggiava dell'azione di forti aliquote di carri americani cc Generale Grant » che durante il combattimento si mantenevano in posizione arretrata e funzionavano come artiglieria semovente. . Nella notte sul 30 maggio, dopo tre giorni di aspri combattimenti, avendo ormai esaurite le scorte al seguito, e non essendo riuscito a raggiungere la via Balbia, il Gen. Rommel, nell'intento di ristabilire al più presto un corridoio pei rifornimenti, spostava verso occidente le proprie forze corazzate. assumendo atteggiamento difensivo. In questo primo periodo della battaglia - dal 26 al 29 maggio - caratterizzato dal deciso atteggiamento offensivo delle forze italo-tedesche, venivano distrutti o catturati al nemico: - 310 tra carri armati, autoblindo e mezzi corazzati; - 53 cannoni; - 200 automezzi; - 2000 prigionieri tra cui il Comandante della VII brigata fucilieri e l'ammiraglio di squadra sir Cowan. Anche le nostre perdite furono piuttosto forti, ma non superarono la metà di quelle avversarie. Il Gen. Criiwell, comandante del C.T.A., durante una ricognizione aerea, il 29 maggio, precipitò con l'apparecchio e fu fatto prigioniero. Rilevato il movimento del C.T .A. tendente ad assumere uno schieramento più raccolto verso ovest, il nemico decise di riprendere l'iniziativa delle operazioni, e, senz'altro dette sviluppo ad una serie di attacchi, durante la giornata del 30 mag-

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

gio, contro le unità del XX C.d'A.. Ma la Divisione « Trieste » respinse un attacco di forze corazzate, mentre la Divisione « Ariete n rintuzzava con ferma decisione (tanto che le sue artiglierie distrussero una cinquantina di carri nemici) due attacchi sferrati contro il suo schieramento. Questi attacchi lasciavano supporre che fossero il preludio di un'azione più ampia, che il Comando dell'Armata Corazzata « Afrika i, decideva di attendere in posto, ritenendo di poter infliggere dure perdite al nemico, specie in mezzi corazzati, con l'impiego a massa delle artiglierie, comprese quelle di Armata (cannoni da 170 e mortai da 210) senza troppo esporre i proprii mezzi corazzati. Le artiglierie divisionali, dotate di munizionamento perforante, erano state messe in condizioni di effettuare il tiro controcarro ricorrendo ai procedimenti del tiro navale e contraerei, anzichè agli ordinarii metodi della preparazione del tiro comunque lenti ed inefficaci di fronte alla mobilità del particolare obiettivo, il carro armato. I materiali organizzati per il tiro contraerei (cannoni italiani da 75/ 46, da 90/ 53 e cannoni tedeschi da 88/ 55 e da 751 50 Skoda) si dimostrarono particolarmente idqnei per il tiro controcarro: muniti di centrali di tiro principale ed ausiliaria, furono impiegati a massa ed a puntamento centralizzato alle maggiori distanze (oltre 1500 metri), e per pezzo, a puntamento diretto, alle minori distanze (1000 :-1500 metri). Con questa organizzazione le Divisioni, oltre alle armi controcarri in proprio, quali i cannoni da 65, da 47 e da 20, potevano disporre anche di cannoni controcarri di calibro sufficiente per aver ragione dei carri pesanti (tipo « genera! Grant 1,) impiegati dal nemico. Ma il 31 maggio, invece del previsto attacco in forze del nemico, si ebbero solo puntate di camionette e mezzi blindati, che, tra l 'altro, costarono alla Divisione (( Ariete » la perdita di una colonna di rifornimenti di 31 autocarri. Il 1 giugno, la Divisione ,e Trieste », la 15Acorazzata e la 90· · leggera svolsero una violenta e decisa azione che portò alla cattura di 3000 prigionieri e alla distruzione di oltre 100 carri armati britannici: - con la caduta della forte posizione nemica che comprendeva anche l'altura di Sidi Muftah, si venne ad aprire -

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L'ARTIGLIER{A I N AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE IU

un varco ampio diversi chilometri, attraverso il quale furono avviati i rifornimenti più urgenti di carburanti e di viveri. Il 2 giugno, la Divisione « Trieste » e la 90· leggera, iniziavano l'avvicinamento alla ridotta di Bir Hacheim, dopo averla sottoposta ad intenso tiro d'artiglieria: in serata il presidio era accerchiato. Sul fronte della Divisione « Ariete>> un attacco nemico veniva respinto dal fuoco d'artiglieria. Dopo il 2 giugno, le forze italo-tedesche dei fronti di Ain el Gazala e Trigh Capuzzo continuarono a mantenere atteggiamento difensivo, in attesa della caduta di Bir Hacheim. Il gen. Rommel, prima di intraprendere altra azione offensiva, intendeva portare a termine l'operazione su Bir Hacheim e nel frattempo provvedeva a raccogliere le sue forze corazzate, facendo ripiegare, il 4 giugno, la Divisione « Ariete » per portarla a più stretto contatto col C.T.A. Intanto il 5 giugno il CXXXI dell'8° R. Art. d'N si schiera in località Got el Ualeb e passa alla dipendenza tattica della Divisione « Ariete >> . Il 7 si sposta a Bir el Aslag. Il CXLVII si porta a 9 km. a nord-nord-est di Bir Hacheim; il 12 giugno raggiunge il CXXXI passando anch'esso in rinforzo alla Divisione « Ariete ». Per effetto del ripiegamento dell'« Ariete», il Comando britannico, convinto di trovare in crisi il nostro schieramento, attacca va ripetutamente, il 5, con le forze corazzate, tentando di sfondare nel punto di giunzione fra X e XXI C.d'A.. Gli attacchi si seguirono sia al nord, sia al sud, e sfociarono in quella battaglia di logoramento desiderata dal Gen. Rommel, il quale - mediante lo schieramento di artiglieria e di carri armati interrati - ottenne il risultato di logorare i mezzi corazzati attaccanti senza impegnare i proprii, che rimasero invee:e preservati per il contrattacco decisivo. Alle 17 dello stesso giorno 5 giugno, il gen. Rommel ordinava di contrattaccare la massa nemica a cavallo del Trigh Capuzzo, con la 21" Divisione corazzata a nord; la Divisione ~e Ariete >> al centro; la 15" Divisione corazzata a sud: all'estrema destra concorreva una colonna leggera fornita di molta artiglieria contraerei. La 21" Divisione non riuscì ad avanzare, perchè minacciata sul fianco da forze corazzate nemiche; al calar della notte -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAME;IN

l'attacco fu sospeso e poi ripreso il giorno successivo alle 4 e 30'. A mezzogiorno la manovra d'aggiramento era conclusa, e dopo duri combattimenti le forze nemiche venivano in parte anni~ntate; ma la massa delle forze corazzate - favorita dalla notte e dal ritardato movimento della 21• Divisione - riusciva a sottrarsi all'accerchiamento. Nel complesso l'azione fruttava: - circa 4000 prigionieri, fra cui il Generale Comandante della X brigata della 5a Divisione indiana; - 86 carri armati distrutti; - 110 pezzi d'artiglieria e diversi pezzi controcarro e contraerei catturati; - 200 autocarri ed altro materiale bellico catturato. Perdite italo-tedesche assai esigue. Ma il nemico non rinunziò alle sue puntate offensive sui rimanenti settori del fronte, pur senza tangibili risultati. Intanto nella zona di Bir Hacheim le fanterie italo-tedesche serravano attorno alle posizioni nemiche, in attesa che venisse completato lo schieramento delle artiglierie pesanti in corso di attuazione per l'attacco decisivo, che ebbe inizio la • mattina dell'8 giugno, con preparazione di artiglieria e sostenuto da violenti bombardamenti aerei. I difensori opposero una tenace resistenza all'avanzata delle fanterie italo-tedesche, che dopo aver superato la linea di sicurezza avversaria, furono costrette ad arrestarsi per la presenza di vasti campi minati. Il mattino degli 11 giugno, Bir _Hacheim cadeva, dopo 8 giorni di lotta, portando un radicale miglioramento alla situazione italo-tedesca: le Divisioni cc Trieste )) e 90· leggera, insieme coi reparti esploranti, superata la linea di sicurezza, avevano scardinato le più importanti posizioni di resistenza, malgrado la forte reazione. Nella notte, mentre forze motorizzate britanniche attaccavano da sud per sbloccare le · cc forze libere francesi >> ormai incapaci di resistere ulteriormente all'avanzata delle unità accerchianti, i difensori tentavano la sortita verso sud-ovest: parte di essi, col favore della notte, riuscirono a sfuggire all'accerchiamento, ma il grosso -

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L'OFFENSIVA ITAuO-GEftMANICA FINO AD EL ALAMEIN

(1500 degaullisti) e tutto il materiale (44 cannoni e 450 automezzi) vennero catturati. Con l'eliminazione di Bir Hacheim, estremo pilastro meridionale del sistema difensivo della linea di Ain el Gazala, si rendevano disponibili tutte le forze motocorazzate itaio-tedesche per la manovra di avvolgimento a tergo dell'ayversario. Il 15 giugno, la manovra di aggiramento era completata e consentiva al Gen. Rommel di attaccare con tutte le forze le unità avversarie tagliate fuori. In varii tentativi di sfuggire all'accerchiamento, il nemico subì gravi perdite; ma gran parte delle sue unità riuscirono a sfilare lungo la costa e ripiegare verso est, dove andava riunendosi la massa corazzata britannica. In conseguenza il Gen. Rommel decise di avanzare rapidamente in direzione di El Adem. La sera del 16 giugno il Gen. Rommel cominciò a predisporre l'attacco alla piazza di Tobruch difesa da ingenti forze britanniche rinforzate da 2 o 3 reggimenti d'artiglieria. Il XXI C.d'A., rimasto a rastrellare la sacca di Ain el Ga• zala, vincendo successive sporadiche resistenze, prendeva collegamento, nel pomeriggio del 16 giugno, lungo la Balbia, con la 15• Divisione corazzata lasciata a sbarramento della via stessa all'altezza di Acroma. Il XX C. d'A. raggiungeva con la Divisione « Trieste>> la strada dell'Asse (raccordo della Balbia sviluppato attorno al perimetro della piazza di Tobruch, all'altezza di Acroma, fino a Bu Amud) ed investiva Tobruch da sud-ovest, mentre la ,, Ariete >> si portava a sud di El Adem per parare minacce da Bir el Gobi. Il X C.d'A. si metteva in movimento per investire la piazza da sud e da sud-est; le Divisioni tedesche 90· e 21'", rispettivamente nella zona di El Adem e Sidi Rezegh, sgretolavano lentamente le resistenze avversarie che rappresentavano le avanstrutture della piazza fortificata di Tobruch. I movimenti per investire la piazza e preparare lo schieramento per l'attacco continuarono ancora nei giorni' 17, 18 e 19 giugno. -

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Intantò il nemico ripiegava celermente, distruggendo quanto non gli era possibile trasportare. L'ordine operativo contro la piazzaforte, emanato nel tardo pomeriggio del 18 giugno, assegnò l'attacco principale da sudest - tra la Balbia e la strada dell'Asse - al C.T.A. (a destra) e al XX C. d'A.; il X Corpo avrebbe seguito immediatamente le Divisioni corazzate, per presidiare il terreno conquistato e rendere disponibili i mezzi corazzati per il proseguimento dello attacco. Al XXI C. d'A. era affidato il compito di impegnare con intensa azione di fuoco il fronte antistante e di sviluppare tiri di controbatteria e d'interdizione a favore delle coionne attaccanti. La sicurezza sul tergo dell'Armata era affidata ai gruppi esploranti, alla Divisione « Pavia » ed alla 90' Divisione motorizzata. Il 19 giugno, le tre Divisioni corazzate - e< Ariete », 15'" e 21' tedesche - e la Divisione « Trieste » raggiungevano nel pomeriggio la base di partenza per l'attacco a sud-est di Tobruch. Anche le artiglierie pesanti (i gruppi dell'8° Art. d' A.) aflluivano nella zona di schieramento in modo da poter sostenere l'attacco in tutto il suo sviluppo, e contemporaneamente intervenire verso sud, qualora vi si profilassero minacce avversarie. La sera del 19 giugno si inserirono nello schieramento elementi della Divisione corazzata cc Littorio ,,, che dalla zona di Ain el Gazala si trasferiva in quella di El Adem, per concorrere alla sicurezza sul tergo dello schieramento italo-tedesco: ma essa entrava in linea solo col 12° Reggimento Bersaglieri, il LI battaglione carri (36 carri M) e 4 pezzi da 75/ 27. Altri elementi della Divisione si stav;mo ancora trasferendo da Homs verso est, ed altri erano ancora in Italia. La Divisione corazzata << Littorio ,, (133') aveva iniziato il trasferimento dall'Italia in A S. i primi di dicembre 1941; ma in Libia, prima che si fosse completata nella sua formazione con tanta fatica raggiunta, fu quasi smembrata: - nel gennaio 1942, 2 gruppi semoventi da 75/ 18 (555° e 556°) del 133° reggimento artiglieria, il X battaglione carri M -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE · - PARTE III

del 133° reggimento fanteria carristi ed il battaglione armi di accompagnamento e controcarri del 12., reggimento bersaglieri vennero ceduti alla Divisione corazzata " Ariete »; - nel marzo 1942, il gruppo da 90/ 53 (503') e 2 batterie da 20 del 133° reggimento artiglieria passarono pure alla Divisione << Ariete ,, ; - nell'aprile 1942, l'XI battaglione carri M del 133° reggimento carristi venne assegnato alla Divisione « Trieste "· La Divisione aveva altresì versato tutti i suoi autocarri alla Intendenza del Comando Superiore A.S. , che, accentrando presso di sè la massa degli automezzi in dotazione ai reparti operanti in A.S., provvedeva direttamente come poteva allo spostamento di tutte le forze in Cirenaica, sino alla zona d'impiego. Nella notte sul 20 giugno, la go· Divisione ed i reparti esploranti tedeschi si portarono a Bardia e Capuzzo, che occuparono senza combattimento alle 8 del mattino seguente. L'attacco di Tobruch ebbe inizio alle 5 e 30' del 20 giugno, preceduto da un efficace bombardamento di Stukas sulle opere perimetrali della piazza. I primi ad irrompere sui fortini di 1· linea furono i guastatori italiani del XXXI battaglione genio, che oltrepassarono le profonde fasce di reticolato, superarono il fosso anticarro creandovi rampe, ed infine presero d'assalto i. fortini. Le unità corazzate tedesche, seguite da fanteria, irruppero subito dopo e si impadronirono dei primi caposaldi del settore orientale. La breccia si allargò gradualmente; passò attraverso di essa, vincendo residue fortissime resistenze, il XX C.A. che operava a sinistra del C.T.A. , con la Divisione « Ariete». La Divisione <e Brescia ,, fu pronta ad occupare opere e terreno conquistati, ed allargò per suo conto la breccia, impadronendosi di alcune opere ancora efficienti. Contemporaneamente il XXI C. d'A., con azione concomitante, impegnava tutta la difesa del settore occidentale, e con nutriti concentramenti di artiglieria operava a vantaggio delle colonne attaccanti. Il nemico reagì violentemente, ma localmente; mancò la azione a massa della sua artiglieria, mancò l'azione d'insieme -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA F INO AD EL ALAMEIN

della difesa: si ebbe netta la sensazione che i caposaldi lottavano tenacemente, ma senza la guida e la coordinazione del Comandante della piazzaforte. Alle 7 del 21 un parlamentare inglese si presentò al Comando del XXI C. d'A. per trattare la resa; ma gli avvenimenti precipitarono e nessuna resa fu concessa. Alle 9 il X XI Corpo sospese il fuoco, divenuto pericoloso per le colonne italo-tedesche che, nel-

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Fig. 60. - Sviluppo delle operazioni nel giugno 1942

l'interno della piazza, avanzavano verso oriente. Il Gen. Klopper, comandante della 2• Divisione sud-africana, il più anziano dei Generali in Tobruch, giudicando critica la situazione dopo la fulminea caduta del porto, ordinò la resa: circa 30.000 uomini, tra cui 6 generali, caddero prigionieri. Enormi depositi di viveri e materiali, ed un numero ingente di armi furono catturati nella piazzaforte, principale base logistica per la controffensiva che il nemico aveva in animo di sferrare il 1° luglio, partendo dalle posizioni di Ain el Gazala. -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONAL E - PARTE III

La resa dj Tobruch coronava con la vittoria l'aspra battaglia di Ain el Gazala (dal 26 maggio al 21 giugno) , le cui caratteristìche fondamentali, per la parte italo-tedesca, erano state: - l 'estrema rapidità di manovra, sempre aderente alla mutevolezza delle situazioni contingenti; · - l'iniziativa delle operazioni non mai perduta, per effetto appunto di questa rapidità di manovra; - la · sempre più .stretta collaborazione tra forze aeree e forze terrestri, e tra le forze terrestri italiane e tedesche.

Fig. 61. - Tobruch: fort ino avanzato.

« Anche le truppe italiane combatterono con grande valore » - scrive a commento dell'operazione di Tobruch - il Maresciallo Kesselring nella sue « Memorie di guerra. >> (1) a pagina 126: riconoscimento che ha tanto maggior valore in quanto · concesso ·e videntemente, a denti stretti-

5. - Dopo la rapida capitola~ione di Tobruch, la situazione appariva favorevole per uno sfruttamento in profondità del successo; ma in realtà le forze italo-tedesche erano stremate di uomini e di materiali a causa delle perdite subìte, e si trovavano fnoltre nella necessità · di adeguare le possibilità operative alla

(1 )

Ed. Garzan ti.

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L 'OFFENS I VA ITALO-GERMANICA FINO AO EL ALAMEIN

disponibilità dei mezzi di trasporto, la cui penuria si faceva sempre più sentire con l'allungarsi delle linee di comunicazione. Pertanto il Comando Supremo ed il Supercomando A.S. erano del parere di sistemare a difesa le forze italo-tedesche sulla linea Sollum-Halfaya-Sidi Omar come precedentemente aveva convenuto anche il Gen. Rommel; e ciò anche nella considerazione dell'imminente preparazione per la presa di Malta, già differita ad agosto a causa delle operazioni in Marmarica e non più differibile (1) .

Fig. 62. - Da Tobruch a Sidi el Barra.ni.

Il bottino catturato a Tobruch, per quanto ingente, non era ritenuto sufficiente a stabilire una situazione logistica tale da consentire di spingere le operazioni oltre il confine egiziano. Per contro, il collasso sempre più evidente della a· Armata britannica, che si accingeva a far ripiegare i resti delle sue forze (1 )

Vedi dopo questo capitolo la nota su Malta.

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L'ARTIGLIER IA IN AF RICA SETTENTRIONALE - PAR T E I II

sulle posizioni di Marsa Matruh, fece intravedere al Gen. Rommel - che notoriamente non si preoccupava mai t roppo della situazione logistica - la possibilità di sfruttare il successo fino all'estremo limite del possibile nel cuore stesso dell'Egitto. Secondo il suo punto di vista, si trattava di eseguire rapidamente uno sbalzo avanti con ciò che si sarebbe potuto portare al seguito sui pochi automezzi disponibili. Ed a vincere la ferma intransigenza in merito del Supercomancto A.S . e del Comando Supremo, giunse la sera del 23 giugno una lettera di Hitler a Mussolini, che, sostenendo la tesi di Rommel, dopo molte argomentazioni concludeva: « La Dea della Fortuna, nelle battaglie, passa accanto ai condottieri solo una volta: chi non l'afferra in un momento simile non potrà, molto spesso, raggiungerla mai più ». Il Comando Supremo tedesco voleva attuare una manovra a tenaglia contro il Medio Oriente, per il Caucaso da est e per Suez da ovest. Ma i sogni erano più grandi della realtà... e le due branche della grande tenaglia andranno ad infrangersi l'una a Stalingrado e l'altra ad El Alamein. La stessa sera del 23 giugno veniva radiotelegrafato da Roma che ulteriori informazioni consentivano di prendere in considerazione il piano del Gen. Rommel e che sarebbe venuto in A.S. il Gen. Cavallero per l'esame di alcune interessanti questioni. Le quali venivano precisate in una lettera del 26 giugno, in cui si rappresentava la difficoltà del problema dei rifornimenti, in quanto Malta aveva ripreso la sua efficienza offensiva aerea; le rotte per Tripoli erano da considerare, per il momento, precluse; quelle per i porti della Cirenaica pericolose. In attesa di rimettere Malta sotto forte pressione anche con reparti aerei spostati dalla Germania, era da prevedere come inevitabile un periodo di crisi. Intanto si sarebbe fatto ogni sforzo sia per far giungere qualche convoglio a Bengasi e possibilmente qualche piroscafo a Tobruch; sia per intensificare i trasporti aerei; sia per effettuare rifornimenti, specie di carburanti, a mezzo di sommergibili. E' da tener presente che invece il nemico ripiegava verso le proprie basi e v_erso il centro delle sue forze aree. -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

Ebbe inizio così quella corsa iri avanti che può ben definirsi, secondo l'appellativo datole dallo stesso Gen. Bastico, la « crisi di El Alamein >> . Nessun conto fu tenuto dell'usura che la battaglia di Ain el Gazala aveva arrecato alle truppe ed ai mezzi delle unità operanti: usura che, a prescindere dalle inevitabili perdite connesse con le azioni di guerra, era stata anche determinata dalle forti distanze percorse nel deserto, ponendo in atto ogni possibile virtuosismo logistico, pur di poter raggiungere gli obiettivi assegnati.

Fig. 63. - La ridotta Capuzzo.

Tutte le 1.mità dovettero ridurre effettivi e mezzi, per avanzare rapidamente; ed in virtù di tale espediente le grandi unità italiane parteciparono all'inseguimento con le seguenti forze: - XX C.d'A.: Divisione corazzata « Ariete » con soli 10 carri armati, 15 pezzi d'artiglieria , 600 bersaglieri dell'8° Reggimento; -- 561 -

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L'AR TIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTR IONALE - P ARTE III

Divisione motorizzata cc Trieste » con 4 carri armati, 24 pezzi d 'artiglieria, 1.500 uomini di fanteria; Divisione corazzata « Littorio >> con 30 carri armati, 11 pezzi d 'artiglieria, 1.000 bersaglieri del 12° Reggiment o; -

X C.d 'A.:·

Divisione c1 Brescia » con soli 2 battaglioni (16 autocarri per ciascuno) uno della « Brescia n medesima ed uno della e< Pavia», il 9° Reggimento bersaglieri e 7 gruppi d'artiglieria: complessivamente 2.000 fra fanti e bersaglieri, e 90 pezzi d 'artiglieria;

Pig. 64. - Sollum.

- XXI C.d'A.: fu denominato cc Gruppo d 'inseguimento Navarini u e comprendeva 1 battaglione granatieri controcarro, 2 battaglioni del 7° reggimento bersaglieri, 4 battaglioni della Divisione « Trento » e 8 gruppi d'artiglieria; complessivamente 3.000 uomini e 100 pezzi. Il 21 il CXXXI gruppo dell'8° Regg. Art. di A. si schiera a sud-est di Sidi Rezegh, alle dipendenze della Divisione cc Trieste ». -

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L "OFFENSIVA ITALO-GERlvlANICA FINO AD EL ALAMEIN

Il 22 tutti i gruppi dell'8° Regg. Art. di A. avanzano verso Bardia · e si schierano il XXXIII ad ovest di Got el Bes; il LII nella zona di Bir Sleman; il CXXXI in località Gabre Farehat a nord-est di Gabr Saleh; il CXLVII in località Gabr Sredi. Tutte le altre forze furono lasciate indietro fra Tobruch, Bardia e Capuzzo, in attesa dei necessari mezzi di trasporto.

Fig. 65. - Bombardamento di Sollum.

Anche le forze tedesche, 15" e 21" Divisione corazzata, 90' Divisione leggera, 3°, 33° e 580° gruppi esploranti, benchè dotate di più abbondanti mezzi di trasporto, risultavano notevolmente ridotte nei loro organici p~r le forti perdite subìte nei recenti combattimenti, tanto che il numero dei carri armati efficienti non superava i 90. Alle 14 del 23 giugno le forze italo-tedesche iniziarono l'attacco col X e XXI C.d'A. sul fronte Sollum-Sidi Omar, mentre le forze corazzate effettuarono l',a ggiramento da sud, fra Sceferzen e Maddalena, per convergere poi verso nord-est, su Sidi el Barrani.

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE III

Malgrado la celerità degli spostamenti, il nemico riuscì a sottmrsi alla manovra éd a ripiegare verso est, abbandonando materiali di ogni genere. Tra l'altro venne provvidenzialmente catturato il vasto deposito di carburante, costituito dal nemico in pieno deserto a Bir Enda (50 km. a sud di Sidi Barrani) e denominato « Piccadilly Circus », dove le unità motorizzate italo-tedesche si rifornirono abbondantemente.

Fig. 66. - Da Sollum a El Alamein.

Per rompere ogni contatto, nella giornata del 24 il nemico accelerò il ripiegamento, iniziato nella notte dalle posizioni di frontiera Sollum-Sidi Omar, consentendo alle poche unità autotrasportate del X e del XXI Corpo di avanzare senza incontrare resistenza. A sera: - la 90° Divisione leggera ed il C.T.A., procedendo lungo la ferrovia Sidi Omar-Marsa Matruh, raggiungevano rispettivamente la zona ad est e a sud di El Ramith, mentre il 33° gruppo esplorante, procedendo lungo la strada costiera, si attestava ad ovest del meridiano di Marsa Gargub; - il XX C. d'A. ·si portava oltre la posizione di Alam Rabia e si schierava a nord ciella ferrovia con Je Divisioni, da ovest ad est nell'ordine: << Littorio », «Trieste )) ' « Ariete »;

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L 'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

il XXI C.d'A., oltrepassava la località di Bug Bug, occupava nella notte Sidi El Barrani, con un battaglione rinfor-

zato del 7° reggimento bersaglieri; - il X C. d'A. raggiungeva Bug Bug col 9° reggimento bersaglieri e con 2 gruppi d 'artiglieria. Il 24 i gruppi CXXXI e CXLVII si trasferirono nella zona di Ridotta Capuzzo. Il 25 essi sono in località Uadi Sciammas (6 km. a sud di Bardia) impossibilitati a proseguire per inefficienza di automezzi, mentre gli altri due gruppi raggiungono Sidi Barrani, occupato nella giornata. D'ordine del Comandante delle artiglierie italiane a disposizione del Comando Armata corazzata << Afrika », i gruppi CXXXI e CXLVII formano coi materiali efficienti una batteria alle dipendenze del LII Gruppo; il rimanente rimane in posto. Il 26 giugno il XXXIII ed il LII gruppo sono nella zona di Marsa Matruh, che il 28 si arrende agli italo-tedeschi. Il 29 gli italo-tedeschi giungono ad El Dabà e puntano su El Alamein. 6. - Dopo l'occupazione di Sidi Barrani, le unità italotedesche si predispongono per l'attacco al campo trincerato di Marsa Matruh, che aveva uno sviluppo periferico di circa 20 km. ed una profondità media di 4 km .. Gli apprestamenti difensivi qel settore orientale del campo avevano lo scopo di assicurare la via di rifornimento alla piazzaforte, nella quale erano ·a ccantonati materiali di ogni' genere pei bisogni di -almeno un C. d' A.. Il 26 giugno, il X XI Corpo raggiunse il margine occidentale della zona minata che cin geva Marsa Matruh; il X si attestò al bivio della strada di Siwa; la 90' Divisione leggera a sud di Marsa Matruh, il C.T.A. ed il XX Corpo furono attardati da fasce minate e da bomb.a rdamenti aerei; il 3° gruppo esplorante giunse a Bir Kanays dopo brevi combattimenti con forze leggere avversarie. Nella stessa giornata, il Comandante del XX C. d 'A. , Gen. Baldassarre, mentre si recava in autovettura fra le dipendenti unità, col Comandante d'Artiglieria (Gen . Piaeenza) e col -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE - PARTE III

Comandante del Genio (Col. Raflaelli), durante un intenso bombardamento aereo avversario, rimaneva gravemente ferito. Trasportato al nucleo chirurgico della Divisione « Ariete ,, e sentendosi prossimo alla fine, volle vedere, salutare ed elogiare i suoi ufficiali: dopo aver loro rivolto parole d'incitamento ed aver ricordato la famiglia e la Patria, cui aveva dedicato con entusiasmo tutto se stesso, spirava serenamente fra i suoi soldati, in pieno clima di vittoria. In conseguenza di questa luttuosa vicenda, che comprendeva la perdita anche del Gen. Piacenza e del Col. Raflaelli, il Gen. De Stefanis assunse il comando del XX Corpo ed il Gen. Arena, corrispondentemente, quello della Divisione «Ariete,>.

Fig. 67. - Marsa Matruh.

Il 27 giugno l'accerchiam~nto divenne più serrato. Il XXI Corpo svolse essenzialmente azioni d'artiglieria sulle difese di Marsa Matruh: il X, attardato èla campi minati, venne spostato per attaccare in direzione nord; la 90• Divisione leggera, superate resistenze in corrispondenza del meridiano di Matruh, compì una conversione verso nord e dopo aspri combattimenti discesce verso la costa, raggiungendo Uadi Qasaba. Tra il X C.d'A. e la 90• Divisione venne inserita la Divisione cc Littorio>> per chiudere l'anello di accerchiamento. P iù a sud il XX Corpo ed il C.T.A., impegnati contro forze corazzate nemiche, riuscirono a contenere la pressione da queste esercitata. Nella notte sul 28 la Divisione cc Littorio» stroncava un tentativo di sortita delle forze avversarie in concomitanza con attacchi di elementi corazzati. Contemporaneamente forti ali-

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L 'OFFENSIVA I TALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

quote di truppe indiane della guarnigione di Marsa Matruh, profittando dei grandi intervalli nello schieramento italo-tedesco, si sottraevano all'accerchiamento e ripiegavano verso sud-est, evitando così lo sbarramento della 90· Divisione che puntava sulia rotabile a 25 km. ad est della piazza. Col favore della notte, anche altre forze nemiche, riuscite a rompere il contatto col C.T.A. ed il XX Corpo, ripiegavano verso est. Numerosi incendi venivano segnalati lungo la fascia costiera, e specialmente a Fuka: questi sintomi davano consistenza alle impressioni tratte dal traffico radio, che le basi nemiche fossero state arretrate, bruciando ciò che non era possibile trasportare al seguito. Contro le forze nemiche in ripiegamento verso est si posero all'inseguimento, il 28 giugno, la Divisione · « Littorio » ed il C.T.A., mentre i C. d'A. XXI, X e XX, e la 90· Divisione rimasero in posto per l'eliminazione della sacca di Marsa Matruh e per il rastrellamento del terreno occupato. L'attacco concentrico si svolse lentamente per la presenza di estesi campi minati e per il violento fuoco d'artiglieria del nemico. A sera le forze accerchiate fecero un ultimo tentativo di aprirsi un varco, ma senza risultato. Il mattino del 29 giugno 1942 la guarnigione britannica di Marsa Matruh venne sopraffatta, e alle 9 e 30' il 7° Reggimento Bersaglieri (XXI C. d'A.), entrò per primo nella piazzaforte espugnata, dove furono complessivamente catturati circa 6.000 uomini, molte artiglierie e ricchi depositi di viveri e carburanti. 7. - Il 29 giugno 1942, avendo i britannici abbandonato anche Fuka ed El Dabà, le unità italo-tedesche proseguivano nella avanzata. Sotto la pressione delle truppe inseguitrici, il nemico ripiegava disordinatamente sulla linea di El Alamein-Deir el Qattara, dove il Gen. Auchinleck - subentrato il 25 giugno al Gen. Ritchie nel comando dell'8" Armata britannica - aveva approntato una nuova più solida organizzazione difensiva, costituita da lavori a carattere campale, da talune opere in calcestruzz,o e da postazioni di artiglieria.

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Risultava pure che il Comando britannico stava organiz~ando la difesa del Canale di Suez con notevoli forze, fra cui una Divisione americana valutata a 10.000 uomini con carri armati in afflusso dall'Irak e con concentramenti di truppe nel Sinai settentrionale. La consistenza delle forze italo-tedesche era la seguente: X Corpo d'Armata con: - Divisione « Brescia » su 2 battaglioni con 12 autocarri ciascuno, appoggiati da 3 gruppi d'artiglieria (2 da 100/ 17 e 1 da 75/ 27) ; - Divisione « Pavia » col solo 26° reggimento artiglieria su 3 gruppi (2 da 100/ 17 e 1 da 75/ 27); 9° reggimento bersaglieri su 2 battaglioni, appoggiati dal XLIX gruppo su 2 batterie da 105/ 28 del 16° reggimento artiglieria; XXI Corpo d'Armata con: - Divisione <( Trento » su 4 battaglioni appoggiati da 3 gruppi del 46° R. Art.; - 7° reggimento bersaglieri su 3 battaglioni, con 4 gruppi d'artiglieria fra cui 1 da 105/ 28; XX Corpo d'Armata con: - Divisione (< Trieste » su 5 battaglioni, 30 carri armati, e 5 gruppi d'art.; - Divisione « Ariete » su 3 battaglioni dell'8° reggimento bersaglieri, 40. carri armati, e 6 gruppi d'artiglieria; - Divisione (( Littorio » su 2 battaglioni del 12° reggimento bersaglieri, 12 carri L 6 e 20 carri M; 1 batteria da 100/ 17; C.T.A. con : .. - 15" Divisione corazzata ; - 21· Divisione corazzata; - 90~ Divisione leggera; tutte senza più una costituzione organi-ca e con soli 56 carri armati e 20 autoblindo. Con queste forze il Maresciallo Rommel, dopo aver travolto elementi di retroguardia, giungeva il 30 giugno sulle posizioni antistanti alla linea di El Alamein, e nella notte sul 1° luglio vi si schiera va. -

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L'OFFENSIVA ITALO-GERMANICA FINO AD EL ALAMEIN

Il Comàndo dell'A.C.« A», malgrado i molti sintomi della volontà di reazione dell'avversario, decise di attaccare il 1° luglio le posizioni di El Alamein . All'alba la 90' Divisione leggera, oltrepassata la strada d i El Qattara, si spingeva ve11So la pista di El-Alamein. Impegnati da sud e da sud-est elementi britannici che resistevano su forti capisaldi, iniziavano nel pomeriggio con una colonna una conversione verso nord~est per raggiungere la costa. All'avvolgimento della sacca di Alamein parteciparono pure i C. d'A. XXI (con la Divisione « Tr,e nto >> ed il 7° reggimento bersaglieri) e X (con la Divisione « Brescia >>).

F ig. 68. - Dalla fine di m aggio alla fine di giugno 1942.

Il C.T.A. , superando reticolati ed estesi campi minati, riusdva a portarsi in zona Deir el Shein ed a sera procedeva verso sud con le Divisioni 21' e 15... La Divisione cc Littorio >>, attardata dai combattimenti del gior.no precedente; aveva in mattinata ripreso il collegamento, raggiungendo la zona di Tel1 el Eisa, dove sostava per riordinarsi. Agli attacchi delle forze italo-tedesche nel settore settentrionale e .c entrale della sistemazione difensiva nemica, i britannici schierati nei. capisaldi' ben protetti da reticolati e campi minati, opponevano una violenta reazione senza tuttavia riuscire ad impedire una progressiva, metodica penetrazione delle unità attaccanti. -

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L'ARTIGL IERJA IN AFRICA S ETTENTR I ONALE - P ARTE III

Il mattino del 2 luglio la penetrazione nello schieramento nemico, pur approfonditasi (erano stati catturati 2000 prigionieri e distrutti 30 pezzi d'artiglieria), non e~a però sboccata nello sfondamento, perchè ravversario era riuscito ad opporre un valido sistema difensivo, organizzato fin dalla metà di giugno 1942.

F ig. 69. - La depressione di E l Qà t t ar a .

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Questa organizzazione difensiva era costituita da capisaldi di brigata (protetti da vasti campi minati e da reticolati), articolati nell'interno da caposaldi di compagnia, robusti in relazione alle formazioni quaternarie inglesi (battaglioni di 4 compagnie) e alla dovizia di mezzi controcarro. Il pezzo controcarro da 2 li~re era stato tolto ai reggimenti controaerei ed assegnato alla fanteria che disponeva anche di un nµovo cannone controcarri - il « Tank Buster n 1- molto usato dagli americani e dimostratosi df grande efficacia. Questi pezzi impiegarono un tipo di granata che riusciva a perforare la corazza del Mark III tedesco, ad una distanza di 1500 m .. -

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L'OFFENSIVA ITALO-GE RMANICA FINO AD EL ALAMEIN

La consistenza di questa valida organizzazione difensiva impose un tempo d 'arresto. Sensibili erano le perdite italo-tedesche per il continuo intervento dell'aviazione britannica; tuttavia il Maresciallo Rommel riteneva di poter risolvere la situazione con una rapida manovra intesa ad aggirare lo schieramento del settore nord di El Alamein col C.T.A.; e quello del settore sud col XX C. d'A.. Ed alle 17 del 2 luglio cominciarono i relativi movimenti. Ma l'azione del C.T .A. non potè svolgersi per un contrattacco sferrato alle 17 e 30' da circa 100 carri armati inglesi da sud e da sud-est sul fronte della 15· Divisione corazzata: il nemico fu arrestato dal fuoco delle artiglierie. La sera del 2 luglio le forze italo-tedesche risultavano attestate sulla linea: crocicchio di Qattara Boring Worksalture di El Ruweisat-depressione di El Mireir. Da tali posizioni, il mattino seguente, le unità motocorazzate riprendevano la avanzata, incontrando però notevole resistenza da parte delle artiglierie britanniche, la cui azione veniva integllata da incessante bombardamento aereo. La Divisione « Ariete » giunta all'alba del 3 luglio sulle posizioni di Deep Well senza il sostegno della Divisione « Trieste » attardata dal frammischiamento, dovette fronteggiare alle 9 e 30' un attacco concentrico da est sud-est e sud di carri armati e fanteria appoggiati da numerosa artiglieria. Dopo strenua resistenza, esaurite le munizioni, smontati quasi tutti i pezzi dal tiro nemico, e con l'ala sinistra completamente scoperta per la mancanza della Divisione « Trieste », i resti della Divisione « Ariete ,> ripiegarono sullo schieramento della Divisione « Pavia ,,. Di questi resti, un plotone carri armati ed una sezione di artiglieria controaerei da 90/ 53 furono messi a disposizione della 15· Divisione corazzata tedesca; e si riuscì a costituire coi superstiti una compagnia organica di bersaglieri del V battaglione ed un plotone del comando del battaglione medesimo. In particolare le perdite della Divisione (< Ariete » furono di 12 ufficiali e 281 militari di truppa dell'8° reggimento bersa-

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L 'ARTIG LIERIA IN AFRI CA SETTENTRIONALE - PAR T E I II

glieri; 11 ufficiali e 225 militari di t ruppa del 132° reggimento artiglieria e 30 bocche da fuoco e una settantina di automezzi (1). Su t utto il fronte 1~ forze italo-tedesche erano sottoposte ad incessanti azioni dell'aviazione inglese, che il Gen. Auchinlech era riuscito a tenere in riserva nelle att rezzatissime basi del delta e della zona del Canale, per impiegarla a momento opportuno. L'azione aerea contribuì efficacemente ad arrestare l'attacco delle colonne italo-tedesche, le quali, pur riuscendo in alcuni punti a penetrare sensibilmente nel dispositivo nemico, non giunsero a realizzare lo sfondamento progettato. Al terzo giorno di combattimento il logorio dei mezzi fu tale da consigliare una sosta nelle operazicmi, tanto più che si delineava una grave crisi di munizioni.

B LA SOSTA DIFENSIVA SULLA POSIZIONE DI EL ALAMEIN LA PROGETTATA AZIONE PER LA CONQUISTA DI l\fALTA ( Nota) 8. - I primi contratta..cchi inglesi e le nostre forze nel mese di luglio. - 9. - Le operazioni del mese di ag~sto e il fallimento della nost.ra offensiva dei primi di settembre. - 10. - Nota: La progettata azione per la conquista cli Malta.

8. - Le forze italo-germaniche erano ~iunte ad El Alamein sfiancate dopo mesi di lunghissime marce e di aspri combattimenti. Enormemente lontane dalle basi di rifornimento ·esse O ) In questo ciclo u· 132<> regg. Art. « Ariete» era entr ato con u na n uova f or mazione : - due gruppi motorizzati d a 75/ 18 ; - un gruppo aut.ocarrato da 75/ 18 ; - un gruppo autocarr a to da 90/ 53; - un gruppo ted esco da 88/ 55. Aveva p artecipato ai combattimenti di Bir Acheim (2 m aggio), di Deh ar es Aslagh (30 maggio e 10 giugno) , T obr uch (20 giugno) ed er a giun t o ad El Alamein il 3 luglio con soli 15 pezzi efficien t i.

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SOSTA DIFENSIVA S ULLA POSIZIONE DI EL ALAMEIN

erano anche in grave crisi logistica. Per contro il nemico poteva. riparare alle immense perdite subìte mercè la vicinanza delle ricchissime basi del delta. Così la situazione tendeva decisamente a capovolgersi. Ottimista era ancora il Maresciallo Rommel ed il suo ottimismo era condiviso dal Maresciallo Cavallero che nel suo diario - 10 luglio '42 - così annotava: « L'arresto di El Alamein è dovuto più alla stanchezza delle nostre truppe che non alla resistenza nemica che pure era buona. L o s·c hieramento dell'artiglieria è stato ottimo. Ottimo anche il rendimento dei carri. Il nemico è in netta inferiorità terrestre e dal medio oriente non può più ricevere gran che: le truppe partite un mese fa dalla madrepatria arriveranno fra un mese e mezzo. L'Armata italo-tedesca è intanto rinfrescata per un secondo sforzo, ma deve essere alimentata ... )>. Invece non potè essere sufficientemente alimentata. In attesa dei richiesti rinforzi il Maresciallo Rommel tentò nel mese di luglio di migliorare, attaccando, le posizioni della Armata nel tratto più breve della stret ta di El Alamein fra il mare e la depressione di El Qattara. Ma il nemico passò al contrattacco. Splendidamente resistette la « Brescia ii. Con la <e .Brescia » era il 1° Regg. Artcelere di cui era passato a far parte il I Gruppo da 100/ 17 con il Magg. Leopoldo Pardi (btr. P e 2'). Questo gruppo aveva già una storia e una fama di capacità e di valore. Fin dal 18 ottobre 1941 era stato messo a disposizione del Corpo Tedesco Africa (Gen. Cruwel) tra le forze di investimento della piazzaforte di Tobruch. Col C.T.A. aveva preso parte a tutte le operazioni (ritirata fino ad Agedabia: dicembre 1941) dando costantemente pr:ova di valore. Ad Ain el Gazala la 2a. batteria completamente accerchiata resistette 48 ore senza soccorsi; subì gravissime perdite, ma non si arrese. Colpito all'addome morì il comandante Ten. Guido Castagna (che fu proposto per la ,M.0.). Successivamente, come abbiamo detto, il comando del I Gruppo con le btr. 1" e 2a passò a far parte del l'' Regg. Artcelere Div. <e Brescia ». In questa azione (12 luglio 1942) esso resistette fino all'estremo all'attacco inglese. Le due batterie si sacrifi-

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carono eroicamente e andarono completamente distrutte. Morirono quasi tutti gli Ufficiali e gli artiglieri e con essi il comandante del gruppo maggiore Leopoldo Pardi - una delle più belle figure dell'artiglieria italiana in A .S. - il cui nome era stato citato e onorato più volte dai germanici. Anche la <e Pavia "• attaccata da est ,e da sud da forze preponderanti, opponeva forte resistenza, particolarmente col 2a~ regg. fant. ed il 26° regg. artiglieria, i quali eroicamente resistendo in po1to, impedivano l'allargamento della br:eccia aperta dal nemico. In questo periodo si distinguono anche i gruppi dell'8" Raggruppamento art. d'Armata. Il 1° luglio la dislocazione del Raggruppamento - agli ordini del XXI C.d'A. - è la seguente: XXXIII Gr. con le btr. 97• e 99a nel settore di El Alamein; - LII Gr., con le btr. 134· e 135· nel settore di El Alamein;. - CXXXI Gr. con 1~ e 2· btr. in località Uadi Sciammas, a sud di Bardia; - CXLVII Gr. con la 1• btr. in località Uadi 'Sciammas; la 2• btr. - di formazione - è col LII Gruppo. Il 10 luglio, verso le 4, dopo violento fuoco di preparazione, il nemico attaccò il settore fra il mare e la ferrovia. Il XXXIII Gruppo e la 2• btr. del CXLVII reagirono energicamente con tiri d'interdizione e di controbatteria e poi di repressione. Tuttavia il caposaldo nord dello schieramento delle nostre fanterie venne sommerso e con esso anche l'osservatorio avanzato del Comando del Raggruppamento. I collegamenti rimasero interrotti. La manovra avvolgente che il nemico, avanzando lungo la costiera, aveva sviluppato fin dal 10 luglio, raggiunse anche la zona di schieramento del LII e del XXXIII Gruppo. Il Comandante del Raggruppamento, resosi conto della situazione, si recò immediatamente al centro dello schieramento dei gruppi dipendenti, sulla linea dei pezzi della 99• batteria, e potette constatare che sul davanti non esisteva più alcuna copertura. Apparsi carri armati, autoblindo, camionette e fanterie con mitragliatrici. la 99• batteria aprì contro di essi un -

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fuoco violentissimo, che arrestò l'attacco nemico a cavallo della litoranea in direzione nord-ovest. Alle 8 e 15' circa, reparti di fanteria tedeschi contrattaccarono lungo la litoranea in direzione sud-est, ristabilendo una copertura presso a poco all'altezza della 99• batteria. Nel frattempo però alle ali il nemico aveva già occupato - con movimento avvolgente - il rovescio dello schieramento del LII gruppo: ·gli artiglieri del Gruppo, pur contrastando l'azione avversaria, ripiegarono combattendo, · finchè, incontrati elementi di un battaglione dello 86· reggimento fanteria, si unirono ad essi per costituire un caposaldo di resistenza. Erano rimasti sulle posizioni, ormai nelle mani del nemico, 4 pezzi da 152/ 37 e 4 pezzi da 149/ 28 (privati di parti indispensabili al loro funzionamento), 5 trattori, 4 autocarri, 2 rimorchi, 1 autovettura: il Comandante del Gruppo - LII - T.Col. Fiorentini cadde in mezzo ai suoi soldati nell'eroico tentativo di difendere i pezzi. A~la 99& batteria del XXXIII Gruppo il Comandante del Raggruppamento, valendosi della facoltà concessagli dal paragrafo 536 e seguenti del Regolamento di disciplina, tributò un encomio solenne con la seguente motivazione: << Batteria da 149/ 40 schierata in zona avanzata, rimasta isolata nel corso di un violento attacco dell'avversario, che aveva in parte travolto le nostre linee, reagiva con spirito estremamente aggressivo contro il nemico avanzante e con tiro celere e preciso effettuato alle minime distanze per la durata di oltre un'ora, ne conteneva l'impeto offensivo, determinando in tal modo il tempo necessario per fare affluire rinforzi ». L'll luglio il CXLVII Gruppo - 1• batteria -, in marcia fin dal giorno 6, raggiunse il fronte di El Alamein . Gli artiglieri del LII Gruppo e quelli della 2a batteria del CXLVII si unirono alla fanteria nel primo tentativo di ricuperare i loro pezzi perduti il giorno 10; il giorno 12 parteciparono ad un movimento offensivo nello stesso intento: una pattuglia della 135" batteria riuscì nella notte ad arrivare in prossimità della linea dei pezzi, ma· fu cost retta a ripiegare dalla violenta reazione avversaria. -

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Il 14 luglio, per l'arretramento dalle nostre posizioni avanzate, il LII Gruppo dovette rinunciare all'azione di ricupero dei suoi pezzi. La 2• batteria del CXLVII preparò un'azione notturna per il ricupero dei proprii; ed infatti nella notte sul 15, portandosi oltre le n ostre linee, riconquistò i suoi pezzi, traendoli in altra posizione con le relative munizioni e postandoli secondo ordini del Comando Artiglieria del XXI C. d'A. (Gen. Ricchieri). Il 16 luglio il Bollettino del Quartier Generale delle Forze Armate citò l'azione dell'artiglieria svolta nel settore; conseguentemente il Comandante dello 8 ' Raggruppamento Artiglieria d'Armata tributò ai Gruppi X X XIII - 97° e 99• batteria - e CXLVII - l3 e 2' batteria - un encomio solenne con la seguente motivazione: « Per l'intervento pronto, preciso ed efficacissimo esplicato in data odierna, contro il nemico attaccante le nostre posizioni, che è valso a . stroncare l'i_rruenza delle forze avversarie ed ha facilitato il pieno successo del nostro contrattacco i, . Il 19 luglio la 2• batteria del CXLVII Gruppo si schierò in regione Qaret el Abd, alla dipendenza della Divisione « Littorio ». Il 28 giunsero anche il comando del gruppo e la 1• batteria, passando alla dipendenza del XX C. d'A. Il 31 luglio giunse in località Abd el Rahaman il CXXXI Gruppo, che, rimessosi in una certa efficienza, si trasferiva da Uadi Sciammas, con tappa a Sidi Barrani ed a Marsa Matruh. Il 16 agosto il CXLVII Gruppo, pur nella stessa dislocazione, passò alla dipendenza del X Corpo d'Armata. Intanto le forze britanniche erano aumentate di molto, per lo afflusso di numerosi carri armati, fra cui quelli americani di tipo « Genera! Grant » e « Genera! Lee » da circa 20 tonnellate, e di nuove unità pienamente efficienti, tra cui una brigata motorizzata americana~con molti gruppi d'artiglieria. --In contrapposto alla considerevole preparazione britannica la situazione delle forze italo-tedesche poteva così sintetizzarsi:

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alcune Divisioni italiane disponevano di soli 2 battaglioni di fanteria e di 1 gruppo d'artiglieria; le altre erano formate al massimo di 3+ 4 battaglioni di fanteria e 2+ 3 gruppi d'artiglieria; e complessivamente l'Armata italo-tedesca disponeva di 40 carri armati tedeschi e 30 italiani, 200 aerei tra bombardieri e caccia. Tutto quello che da parte nostra si potè fare fu di accelerare l'afflusso in linea di uomini e di mezzi; ed il 18 luglio già 2 gruppi da 75/ 27 ed 1 gruppo da 100/ 17 del 205" reggimento artiglieria della Divisione (( Bologna », appena giunti, furono schierati sulla destra della Divisione « Trento », dove maggiore era il pericolo. Intanto erano in via di affluenza: - 11 gruppi d'artiglieria tratti dalla Tripolitania (1) ; · - la Divisione (( Bologna)> , in sostituzione della Diyi_sio~abratha 2!. da sciogliere per le forti perdite subìte; la Divisione paracadutisti « Folgore ii, in arrivo a scaglioni, che sarebbe stata aviotrasportata in linea (2); la Divisione motorizzata « Pistoia i>, da assegnare alle dirette dipendenze del Supercomando A. S. per le operazioni di vigilanza in Cirenaica; inoltre era stato disposto il completamento delle unità della Divisione « Brescia ». Anche da parte tedesca venivano segnalati in arri\lo: i complementi per il C.T.A.; la 164" Divisione su 3 reggimenti di fanteria, ma incompleta di artiglieria; 1 brigata paracadutisti; ., ' /. / 1 brigata d'artiglieria controaerei (72 pezzi da 88). Poichè il Comando Supremo italiano insisteva nel fare affidamento sull'imminente arrivo dei rinforzi ed escludeva il (1 ) « Rommel è molto grato dell'invio delle artiqlierie italiane che l avorano molto bene ».

(2) La DiVisione (< Folgore» aveva organicamente un reggimento art. (185°) s u tre gruppi da 47/ 32, ciascun o di due batt.er ie su 4 p ezzì.

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ripiegamento da El Alamein, venne decisa l'occupazione della oasi di Siwa, allo scopo di togliere al nemico la principale base di partenza della sua attività esplorante, ed assicurare il fianco ed il tergo dello schieramento terrestre ed aereo al fronte egiziano: alle 12 del 20 luglio la località fu raggiunta ed occupata da elementi italiani, dopo aver superato varii sbarramenti di mine. Il nemico abbandonò rapidamente l 'oasi. Il 23 un battaglione venne aviotrasportato a Siwa, dove più tardi sopraggiunse l'intera Divisione corazzata ,, Giovani Fascisti », trasportata per via ordinaria con autoreparti di manovra. La Divisione « Giovani Fascisti », detta corazzata, in real• • G. • ta non lo era, nè lo sara fino al marzo 1943, quandovsara trasformata in « Divisione Bersaglieri d'Africa »Y Essa aveva invero un reggimento bersaglieri solo parzialmente motorizzato, un reparto autoblindo; ma nessun reparto di carri armati nè di artiglieria semovente. La sua artiglieria era costi_tuita dal 136° Regg.to Art. d.cr. GG.FF. (1) comandato dal T. Col. Bergamaschi Achille con i gruppi: XIV autocannoni da

xv XVI XVII

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65/ 17 ))

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in luogo del gruppo semoventi da 75/ 18. Era' no gruppi del Raggr. celere tipo A.S. ; sciol\ to a fine agosto 1942.

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» 75/ 27 )) 100/ 17

88' btr. da 20. Il 136° Regg. art. ebbe la seguente dislocazione: XIV Gruppo a Siwa (col comando di Regg. e col Comando di Div.); XV >> a Giarabub; XVI » a Siwa; XVII » a Siwa. (1)

Denominazione assunta ufficialmente il 14 ottobre 1942.

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Il 22 luglio i britannici iniziarono un nuovo attacco su tutta la fronte, con pressione prevalente nei settori centrale e settentrionale. Nella dura battaglia che in breve si e-stese su tutto il fronte da El Alamein alla depressione di El Qattara, le forze italotedesche, prodigandosi in eroismi e vincendo ogni stanchezza, riuscirono ad aver ancora ragione del nemico, mantenendo saldamente quasi tutte le posizioni, riconquistando le località momentaneamente. passate all'avversario, catturando 1400 prigionieri e distruggendo 146 carri britannici, di cui la maggior parte era del tipo Mark 2/ S con pezzo da 75 mm. In nobile gara, fanteria ed artiglieria avevano resistito, in taluni settori, col solo fuoco delle armi controcarro e dei pezzi di artiglieria, ad attacchi di carri armati nemici anche in considerevole numero. In complesso, l'esito vittorioso era dovuto al contegno valoroso di tutte le ' forze impegnate. Delle truppe italiane s.i distinsero particolarmente i battaglioni III/ 61° e . III/ 62° della Divisione « Trento »; il 28'' reggimento fanteria ed il 26° reggimento artiglieria della Divisione « Pavia »; il 19" reggimento fanteria ed il 1° reggimento artiglieria celere della Divisione cc Brescia »; ed il 132° reggimento artiglieria della Divisione cc Ariete ». La notte sul 27 luglio aveva luogo una nuova azione delle forze britanniche, dopo violenta preparazione d'artiglieria. Anche quest'attacco venne nettamente respinto. Alla nostra valida resistenza avevano contribuito in larga misure le artiglierie della nostra « Trento >i, della cc Brescia » e della << ?avia », compresi i gruppi recentemente inviati in linea dal Comando Superiore A .S., i quali, schierati in posizione arretrata rispetto ai capisaldi avanzati, avevano potuto manovrare il fuoco, così da rendere possibile sia il tiro d'arresto nella zona antistante alle posizioni di schieramento, sia l'azione di repressione sui capisaldi occupati dal nemico, sia infine la vera e propria manovra del fuoco avanti, a tergo e negli intervalli dei capisaldi, contro gli attacchi avvolgenti del nemico. Non più nei capisaldi di fanteria, alla diretta dipendenza 580 -


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dei comandanti di essi e conseguentemente esposte ad esser coinvolte nelle sorti' della prima linea ed eventualmente sommerse aFa prima fluttuazione di questa, le artiglierie erano state invece schi.e rate su posizioni raccolte ed arretrate in modo da avere sufficiente respiro e possibilità di manovra del fuo co. E proprio dalle nuove possibilità accordate all'artiglieria con lo schieramento nettamente difensivo derivarono i brillanti risultati conseguiti appunto con la manovra del fuoco, organizzata e diretta dai Comandanti d'artiglieria. L'impiego del cannone come strumento per il concentramento del fuoco più che come singola arma controcarro tornò all'antico ruolo, riaffermandosi in t utta la sua potenza come il migHor mezzo per combattere le scorrerie di carri armati fin allora incontrastate sul campo di battaglia. L'importanza dell'impiego a massa finalmente riadottato dall'artiglieria dell'Armata italo-tedesca, e le possibilità ad .esso connesse per effetto della conseguente manovra del fuoco, portarono il Comando britannico a nuovi procedimenti di attacco: difatti nella battaglia finale di El Alamein ricomparve la lunga e minuziosa preparazione d'artiglieria da parte degli inglesi, a precedere il tipico attacco delle fanterie avanzanti sotto l'arco delle traiettorie, per aprire un corridoio di penetrazione ai carri armati; destinati solo a sfruttare il successo, e non più ad essere essi ad aprire il varco alle fanterie. Per contro, il Comando 'dell'Armata italo-tedesca mantenne nelle azioni offensive il criterio inverso, fin allora seguito nel deserto occidentale, d'impiegare cioè il carro armato come ele. mento principale per operare la rottura iniziale, e successivamente per sfruttare il successo. La battaglia difensiva di El Alamein ·poteva dirsi ormai conclusa: il nemico non era riuscito a sfondare per la pronta e valorosa reazione delle truppe italo-tedesche, specie delle fanterie e delle artiglierie divisionali: combattendo insieme, ed insieme aggrappati a sistemazioni difensive appena abbozzate, in un terreno privo di appigli, fanti ed artiglieri avevano scritto col sangue pagine di gloria. -

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* • • Scriveva il Gen. Scotti, comandante della Div. « Trento » dopo il ciclo operativo da Tmini a El Alamein (26 maggio-30 luglio 1942) queste parole che riguardano particolarmente il 46° Regg Art. mot. ,e Trento >>, ma che possono essere riferite a tutti i reparti di artiglieria (anche a quelli che non abbiamo potuto citare): << Con commossa fierezza ed orgoglio di comandante sento il dovere di segnalare alla riconoscenza della Patria il superbo comportamento dei due reggimenti di fanteria ed ancor più di quello del magnifico reggimento di artiglieria (46" mot.) i cui ufficiali ed artiglieri dai com.ti: Col Gennaro e T. Col. Randi, all'ultimo servente, hanno gareggiato in eroismo con i fratelli fanti ... ,,.

11 L'artiglieria: instancabile ed onnipresente ha cooperato con i fanti con spirito profondamente fraterno, offrendo sempre l 'esempio della sua tenacia, della sua abnegazione e del suo sacrificio e portando in ogni occasione il suo valido e possente aiuto. ,e Ha sostenuto le fanterie attaccanti, marciando con i reparti più avanzati per assicurare loro il più efficace e pronto appoggio e per sostenerli contro mezzi corazzati; ha vigilato costantemente con i suoi osservatori, intervenendo spesso di iniziativa contro mezzi celeri, sventando ogni sorpresa; ha collaborato instancabilmente con reparti corazzati e con la fanteria alleata; ha manovrato il suo fuoco in tutti i sensi e in tutte le direzioni eseguendo azioni durate intere giornate, fedele al motto "sempre e dovunque". cc Ha subìto perdite gloriose di uomini (uff. e truppa) ed in materiali, fra cui uno dei suoi gruppi il III, attaccato di sorpresa mentre era intento a proteggere uno dei capisaldi divisionali; ma ha inflitto al nemico sensibili perdite, facilitando e rendendo possibile alle fanterie l'assolvimento dei compiti ad esse assegnati. cc Ha recuperato i suoi pezzi rimettendo in breve tempo in piena efficienza il II Gruppo; ha ricuperato, rimesso in effi-

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cienza istruendo il minimo indispensabile di personale per il loro funzionamento, 12 pezzi da 88 inglesi che riuscirono efficacissimi e preziosi per la loro maggiore gittata nel tiro di disturbo del traffico di automezzi nemici da e per le posizioni in atto o in preparazione ». 9 - Nel mese di luglio 1942 la lotta si eta dunque esaurita in una serie di attacchi e contrattacchi, nei quali il nemico perdeva oltre 5000 prigionieri e forti quantità di materiale bellico, ma anche le nostre unità ne riportavano un'innegabile usura in uomini e mezzi: le posizioni di El Alamein avevano offerto ai britannici la possibilità di ostacolare, con l'ausilio di una potente aviazione, l 'ulteriore avanzata delle forze dell'Asse. Queste, d'altra parte, erano state costrette a un tempo d'arresto nel loro movimento offensivo verso est, per riorganizzarsi e per procedere a quell'indispensabile nuovo schieramento logistico che, specie in quello scacchiere, condizionava ogni operazione operativa. Il bilancio complessivo delle perdite, fra morti feriti e dispersi, subìte dall'Armata italo-tedesca dal 26 maggio al 1° agosto era di 27.600 uomini, di cui 15.170 italiani: esse furono in buona parte ripianate dai complementi affluiti in 9658 italiani e 13.000 tedeschi nel mese di luglio. Fra questi complementi (oltre a 74 ufficiali e 1282 sottufficiali ed artiglieri) erano: 21• batteria da 75/ 46, difesa contraerei Bengasi; aliquota del .É_Q3'' gruppo da 90/ 53; aliquota del 556° gruppo da 75/ 18 semovente ; Divisione « Folgore >> costituita fra l'altro da: 1• e 2° reggimento paracadutisti e compagnia mortai da 81; 185a Reggimento artiglieria per Div. paracadutisti;

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Divisione « Pistoia » costituita fra l'altro da: 35"-' e 36° reggimento fanteria; 3° reggimento artiglieria.

Sicchè i primi di agosto, i C. d'A. italiani disponevano di -

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un totale di 98 carri M , 24 carri L, 17 autoblindo e delle seguenti forze di fanteria ed art.: - X C. d'A.: 9 battaglioni di fanteria e 5 gruppi di artiglieria; - XX C. d'A.: 9 battaglioni di fanteria e. 9 gruppi di artiglieria; - XXI C. d'A.: 8 battaglioni di fanteria e 12 gruppi di artiglieria. Le forze tedesche comprendevano: - Truppe d'Armata: 1 raggruppamento esplorante (Marks); il 288° reparto esplorante; 1 reggimento artiglieria; 1 reggimento controaerei; 1 reggimento collegamenti; - 15· Divisione corazzata: 33 ' reparto esplorante; 1 reparto cacciatori carri; 7 battaglioni fanteria df cui 2 battaglioni carri; 3 gruppi artiglieria; - 21' Divisione corazzata: 3° reparto esplorante; 1 reparto cacciatori carri; 7 battaglioni fanteria di cui 2 battaglioni carri; 3 gruppi artiglieria; - 90· Divisione leggera (ricostituita interamente con tutto materiale di preda bellica): 580~ reparto esplorante; 1 reparto cacciatori carri; 9 battaglioni fanteria di cui 1 battaglione carri; 3 gruppi artiglieria; - 164. Divisione fanteria (giunta da Creta con sole 50 armi controcarri anzichè le 160 di dotazione organica): 1 reparto esplorante; 9 battaglioni fanteria; 3 gruppi artiglieria; - Brigata paracadutisti: 4 battaglioni. Con un complesso di 161 carri di vario tipo, tr~ Cl!,k i « Panther », considerati superiori ai carri americani « p · ot1,. Quanto alle forze aeree, si raggiun geva a stento un totale di 150 apparecchi italiani efficienti e di 120 tedeschi. Risultato che la situazione britannica andava sempre più consolidandosi, il Mar. Rommel giudicava conveniente prender l'offensiva prima dell'arrivo di altr~ gross~ convogli nemici già in viaggio, e prima che la crescente estensione dei campi minati britannici creasse condizioni proibitive per un'azione rapida e risolutiva. Occorreva peraltro attendere l'arrivo della massa -

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dei rinforzi italiani e tedeschi in corso d'avviamento, ed avere la sicurezza di disporre almeno del carburante necessario, specie per l'aviazione. E fu stabilito di iniziare l'attacco fra il 24 ed il 28 agosto, a luna piena, così da poter sfruttare anche la notte per le operazioni. Ma mentre fervevano le predisposizioni per questa ripresa offensiva. l'accresciuta sistematica azione del nemico contro il nostro traffico marittimo determinava un'acuta crisi nella disponibilità di carburanti e di munizioni controcarro, nonostante gli sforzi della madrepatria e le rigorose restrizioni" dei consumi in sito. Il 20 agosto la situazione era divenuta così critica da indurre il Gen. von Rintelen a proporre di rinunciare · alla progettata offensiva, in quanto le forze tedesche terrestri ed aeree in Africa avevano disponibili per l'attacco complessivamente 8000 tonnellate di carburante, contro un fabbisogno preventivato in 30.000 tonnellate. Ed il Mar. Kesselring fu dello stèssopafére. ~on così il Mar. Cavallero, fiducioso nell'attuazione di un programma di 5 convogli previsti per l'ultima decade del mese. Il Mar. Rommel subordinò tassativamente l'esecuzione del piano elaborato all'arrivo dei richiesti rifornimenti di carburanti, di munizioni e degli automezzi necessari a 6 battaglioni e 5 batterie del XX C.d'A. e ai paracadutisti della Divisione " Folgore ». E nello stesso giorno 20 agosto, il Mar. Rommel chiese di esser sostituito nel comando, per motivi di salute. Il Comando Supremo tedesco (0.K.W.) - anch'esso favorevole all'azione lo sostituì col Mar. Kesselring, con sottordine il Gen. Nehring, comandante del C.T.A. già nell'avanzata da Ain el Gazala ad El Alamein. E' presumibile che la presenza del Mar. Kesselring quale portavoce del Comando Supremo Germanico abbia influito sulle determinazioni di Rommel, inducendolo - per ragioni di orgoglio - a cambiare idea pur di non cedere il comando. Conseguentemente la sera del 30 agosto, benchè la situazione dei rifornimenti non fosse sostanzialmente mutata, il Mar. Rommel attaccò ma senza convinzione; quindi mancò alla

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condotta dell'azione quella decisione, lo slancio e l'energia che eran sempre state le sue caratteristiche di Comandante. Alle 22 del 30 agosto le forze italo-tedesche iniziarono i movimenti per raggiungere le basi di partenza. L'artiglieria di C. d'A. e d'Armata, oltre al compito di controbatteria, doveva .e seguire azioni in profondità e sulle opere della piazzaforte di Alamein. I consumi munizioni dovevano essere contenuti entro · mezza unità di fuoco. Erano previste richieste di fuoco da parte delle Divisioni « Bologna », « Trento » e 164' « Afrika i> . Nella notte sul 31 agosto il movimento procedeva lento attraverso i numerosi campi minati e sbarramenti di mine sparse; nel tardo mattino diventava più spedito, senza scontri col nemico. La sera veniva raggiunta la base di partenza per l'ulteriore sviluppo dell'attacco con fronte a nord . Fra le perdite della giorpata, prodotte dai campi minati e dall~ viva attività aerea nemica, erano: il Gen. von Bismark, comandante della 21' Divisione co. razzata, caduto; e feriti il Gen. Nehring, comandante del C.T.A. ed il Gen. Nicolini comandante delle artiglierie italiane della Armata italo-tedesca. Fino alla sera del 1° settembre, pur essendovi stato stretto contatto su tutta la fronte, nessun combattimento d'una certa importanza aveva avuto luogo. Era però continuata di giorno e di notte l'azione aerea di logoramento sulle forze italo-tedesche, producendo notevoli perdite in uomini e materiali. L'aviazione ·dell'Asse, pur prodigandosi ed abbattendo il 1° settembre ben 37 apparecchi, non era riuscita a limitare l'offesa nemica. Il Mar. Rommel preoccupato di ciò e della ancora aggravatasi situazione carburanti, ma sopratutto della eventualità di un'azione convergente delle due masse corazzate nemiche sul suo fianco destro, ordinò la sera del 1° settembre di assumere temporaneo atteggiamento difensivo. Durante la notte sul 2 gli italo-tedeschi subivano forti perdite da nuovi violenti e prolungati attacchi aerei nemici. Il mattino seguente una puntata di mezzi motocorazzati avversari a tergo dello schieram~nto, contro alcuni reparti e

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SOSTA Dlf'E)ISIVA SULLA POSIZIONE 01 EL ALAMEIN

l'autocarreggio in movimento della Divisione 1< Trieste », veniva respinta con pronta e decisa reazione, mentre un attacco di fanteria nemica nella zona Deir el Angar era respinto dalla Divisione « Brescia ». Tutta la giornata del 2 settembre si ripeterono azioni di bombardamento aereo nemico. Il giorno stesso, con l'affondamento della nave cisterna « Fassio » ed il grave danneggiamento dell'altra nave cisterna « Abruzzi » ad opera dell'aviazione avversaria, a circa 40 miglia- da Derna sulla rotta di Tobruch, veniva inferto un duro colpo a tutte le previsioni e speranze di prossimo rifornimento di carburanti per gli italo-tedeschi. La sera il Maresciallo Rommeì giudicava la situazione assolutamente insostenibile e n e dava comunicazione al Comando Supremo: l'azione offensiva veniva sospesa e le truppe rimanevano sulle posizioni raggiunte. Ma il 3 settembre, perdurando immutata la situazione, veniva ordinato il ripiegamento, che si compiva regolarmente ad onta dell'incessante bombardamento aereo nemico. Le forze moMcorazzate britanniche si limitavano a mantenere il contatto con azioni di molestia sui fianchi e con vani tentativi di chiudere i varchi dei campi minati alle spalle delle forze dell'Asse in ripiegamento. Il nemico tenf.ò pure un attacco in forze contro- le truppe della Divisione « Brescia », rimaste a presidiare il settore centrale. con l 'evidente scopo di separare dal mare tutto lo schieramento meridionale italo-tedesco; ma il pronto intervento degli artiglieri (1) e dei fanti di quella Divisione fu tale da stroncare l'attacco in breve tempo . Fra le perdite inflitte al nemico fu la cattura di 200 prigionieri, fra cui il Gen. Glifton comandante della VI brigata neozelandese. Entro il 5 settembre il ripiegamento italo-tedesco era ultimato e le truppe assumevano atteggiamento difensivo davanti ai campi minati britannici costituiti ad ovest della linea Qaret el Hirneimat-Deir el Munassib-Alam Nayl.

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Sìtuazione salvata dall'art. - 1° Art. Celere.

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE !Il

Dal 30 agosto al 5 settembre le perdite inflitte al nemico, oltre ad un numero imprecisabile di morti e feriti. erano state all'incirca: 400 prigionieri; 120 carri armati ed autoblindo; 30 cannoni; 160 automezzi. ~ Sbarchi inglesi.

Reazione italo·

-tedesca.

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Fìg. 71. - Il tentativo dì sbarco inglese a. Tobruch (14 settembre 1942) .

Ma n ello stesso periodo le forze italo-tedesche avevano perduto circa: 530 morti; - 1350 feriti; 570 dispersi; - 400 fra carri armati ed automezzi; - 50 cannoni. Queste perdite, dovute quasi tutte all'azione aerea nemica, rappresentano una percentuale elevata, dato che le grandi unità m obili italiane - e cioè quelle m aggiormente sottoposte a i -

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SOSTA DIFENSIVA SULLA POSI ZIONE DI EL ALAMEIN

bombardamenti aerei, - avevano una forza limitata, essendo state costrette a lasciare sulle posizioni di partenza i due terzi delle fanterie ed un terzo dell'artiglieria, per la cronica deficienza degli automezzi.

Fig . 72. - Il porto d i Tobruch (14 settembre 19421.

Nella notte sul 14 settembre gli inglesi, dopo un prolungato attacco aereo condotto con forte numero di velivoli, tentava col concorso di pa racadutisti, di compiere sbarchi da m ezzi navali leggeri nella zona di Tobruch, appoggiando l'azione con 6 unità da guerra fra incrociatori e torpediniere. L'immediato intervento della difesa italo-tedesca (tra cui il btg. San Marco) prontamente stroncava il tentativo. Le truppe sbarcate furono completamente distrutte o catturate. Contro le unità navali, che appoggiavano l'operazione, le batterie costiere e controaeree della difesa italiana e germanica intervenivano con preciso fuoco affondando tre cacciatorpediniere alcuni avvisi e numerosi mezzi da sbarco. Rimanevano nelle 'nostre mani 567 prigionieri fra i quali 34 ufficiali, e abbon-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'M'ENTRIONALE - PARTE III

dante materiale bellico. Sulle forze navali ripieganti agivano successivamente formazioni aeree di assalto e da bombardamento italiane e germaniche che a~ondavano o danneggiavano numerose altre unità navali.

Fig. 73. - Gen Carlo Barbasetti di Prun.

Fig. 74. - Gen . Vittorio P alma.

Il 16 agosto 1942 si costituisce la Delegazione del Comando Supremo in A.S. (Delease), agli ordini del gen. Barbasetti di Prun. -

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PROGETTATA AZIONE PER LA CONQUISTA DI MALTA

Il 27 settembre 1942, in obbedienza all'ordine del Comando Superiore FF.AA. Libia, il Supercomando Artiglieria A.S. si scinde in due: - Comando Superiore Artiglieria del Superlibia (Gen. Belletti) (1) al Villaggio Luigi di Savoia. - Comando Artiglieria della Delease (Gen. Nicolini) a Tmini. A questo punto crediamo doveroso fare omaggio alla nostra Intendenza A .S. che, lottando contro difficoltà inaudite, compì veri e propri miracoli per assicurare alle truppe operanti, italiane e germaniche, quanto era possibile di rifornimenti, e vivendo una vera tragedia per gli insufficienti afflussi dalla Madre-patria. A Capo dell'Intendenza A.S. dal 1941 era un valoroso artigliere: il Gen. Vittorio Palma (mutilato della 1• guerra mondiale). •

10. - Nota: LA PROGETTATA AZIONE PER LA CONQUISTA DI MALTA. La n ecessità non solo di una costante neutralizzazione di Malta ma addirittura della sua conquista (2) fu pensiero dominante e intendimento del gen. Cavallero, e diventò problema cruciale quando la difesa del traffico per Tripoli divenne .sempre più difficile per l'entrata in azione di aerosiluranti nemici con un raggio di azione· di 300 miglia. e onerosa in modo asso-

( 1) n 10 ottobre 1942 il gen. Manca, già in Patria dal 16 settembre per servizio, cessava dalla carica di Com.te Sup. d'art. della Libia. ed era trasferito ,allo S.M.R.E. Il gen. Pietro Belletti aveva comandato in P atria la Div. Autotrasportata «Rovigo». ( 2) Il Gen. Cavallero ne espresse il proposito fin dal 2 giugno 1941 nel suo Primo incontro con il Maresciallo Keitel: Vedi CAVALLERO CARLO:/l dramma del Maresciallo Cavallero. pag. 109.

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L'ARTIGLIERI A IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

lutamente insopportabile per il consumo di nafta delle navi da guerra di scorta ai convogli. Efficacissimo fu certo il bombardamento sistematico dell'isola intrapreso dalla nostra aviazione e verso la fine del '41 dal Il CAT (Corpo Aereo Ted.); ma quando il II CAT nel giugno '42 passò a sostenere l'Armata italo-tedesca, nel suo sforzo per raggiungere El Alamein prima e nel suo proposito di proseguire subito dopo su Alessandria, l 'azione su Malta fu allentata e l'isola riprese la sua efficienza e le sue ' funzioni con le più gravi conseguenze per l'Asse. Il persistente diniego da parte tedesca di servirsi delle basi . Tunisine rendeva sempre più acuto il problema: col possesso della Tunisia la guerra del Mediterraneo è vinta (Cavallero Diario 27 dicembre 1941). Ed in tal senso il Duce scriveva al Fuhrer il 29 dicembre ; ma il Fuhrer era irremovibile. Il gen. Cavallero aveva dato ordine al gen. Roatta, Capo di S.M. dell'Esercito, fin dal 14 ottobre 1941 di porre allo studio il piano intitolato « Esigenza é 3 >> (attacco ed occupazione di Malta). Anche il Maresciallo Kesselring era pienamente d'accordo ed egli finì con ottenere l'adesione del Fuhrer, anzi già a metà marzo del '42 riteneva matura l 'impresa. Il Maresciallo Kesselring è dell'opinione che il blocco ed il continuo bombardamento sono molto efficaci e sarebbe quindi facile prendere Malta specialmente agendo da sud .ove non ci sono difese ... Kesselring mi fa presente che se noi non prendiamo Malta può darsi che il Fiihrer disponga che le forze tedesche vadano su altra fronte... » (Diario Cavallero, 17 marzo 1942). Ma non eravamo pronti: cc Non abbiamo ancora i mezzi ed occorre un minimo di preparazione » - dichiarerà Cavallero. Il 21 marzo 1942 il gen. Cavallero presiede una riunione per tradurre in pratica il piano « Esigenza C 3 ». Gli studi erano due: la grande operazione con tutti i mezzi, per fine luglio, oppure il colpo di mano. La grande operazione era stata studiata dal Gen. Sogno, dall'Ammiraglio Tur e da tecnici gfapponesi che avevano esperienza di analoghe imprese. Inoltre al progetto avevano anche collaborato il Gen. Gandin, l'Ammiraglio Girosi e il Gen. Cappa.

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PROGE'ITATA AZ IONE PER LA CONQUISTA DI MALTA

Circa le forze tutti concordavano: una divisione paracadutisti, due da sbarco, una aviotrasportata, una di riserva aviotrasportata, una da sbarcare per via mare, CC.NN. da sbarco e battaglioni « San Marco »: totale 23 battaglioni e 6 gruppi di artiglieria. Il Gen. Cavallero faceva presente che occorreva avere il 90 % di probabilità favorevoli ed aggiungeva che la Divisione paracadutisti non conosceva ancora il combattimento a terra. Quindi non si può parlare di colpo di mano, nè di azione, prima della fine di luglio. Nè si deve fare alcun assegnamento sulla popolazione. - « Diario Cavallero, 21 marzo 1942 ». Nel mese di aprile il Cavallero sollecitava un incontro con il Maresciallo Keitel per stringere i tempi (Convegno di Klessthein) ma Keitel si dichiarava n ell'impossibilità di concedere subito mezzi navali da sbarco e paracadutisti. Comunque assicurava che non si sarebbe andati oltre il mese di luglio. Il disegno operativo prevedeva: Azioni preliminari in due fasi: 1" fase: fino al giorno X - 20: blocco dell'Arcipelago con azioni

di disturbo ad opera delle forze navali ed aeree disponibili ; 2A fase: dal giorno X - 20 al X - 1: intensificazione del blocco

con azioni di distruzione ad opera di tutte le forze aereo navali. Attacco e occupazione dell'Arcipelago: giorno X con seguenti

modalità: - azione principale: sbarco a Gozo e a Malta - costa sud - fra Skekka e Blue Grotto e contemporaneo lancio di paracadutisti - una Div. italiana e una tedesca - e una Divisione di aviosbarco (« Spezia »); - azione concomitante: sbarco navale ai due lati di Malta Scirocco (costa sud-orientale); - avanzata dai punti di sbarco alle spalle di La Valletta, verso la cosidetta linea Vittoria. -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE III

Forze navali:

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Comando in Capo forze navali: Ammiraglio Jachino: i- squadra su due divisioni; 2a squadra su tr·e divisioni. Comando Forze navali « Spezia »: Ammiraglio Tur: 12• divisione navale con mezzi da sbarco. Comando forze sottili « Canale di Sicilia >> : Ammiraglio Baroni: forze addette alla vigilanza sbarramento. Comando in capo sommergibili: su 14 gruppi.

Forze aeree:

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1506 apparecchi, dei quali 666· dei corpi aerei tedeschi.

Forze terrestri:

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Comandante Superiore: Gen. Vecchiarelli. Truppe direttamente dipendenti: 1 rgt. marina da sbarco; 1 rgt. CC. NN. da sbarco; 1 rgt. corazzato; 1 rep. genio.

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Corpo d 'Armata da aviosbarco: Gen. Student: Divisione « Folgore »; Divisione tedesca su 3 rgt.; Divisione « Spezia ».

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XXX Corpo d'Armata: Gen. Sogno: Divisione ,, Superga »; Divisione « Livorno»; Divisione " Friuli ,, .

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XVI Corpo d'Armata: Gen. Carlo Rossi: Divisione ,e Assietta »; Divisione « Napoli ».

Mai come poco prima di avanzare su El Alamein la necessità di conquistare Malta aveva assunto decisiva importanza. Lo vedeva bene il Comando Supremo italiano che il 20 giugno '42 (Diario Cavallero) sottoponeva alla firma del Duce una lettera per il Fiihrer, che fra l'altro diceva: -

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PROGE'ITATA AZIONE PER LA CONQUISTA DI MALTA

« .. . al centro del nostro quadro strategico sta il problema di Malta, a riguardo del quale abbiamo preso a suo tempo le nostre decisioni. Desidero dirvi subito che la preparazione per l'azione .di Malta è molto progredita. Questa azione di Malta si · impone più che mai, gli effetti veramente cospicui dell'azione aerea a massa svolta dall'aviazione dell'asse e principalmente dalla 2a Luftflotte nell'aprile, hanno prolungato la loro efficacia durante il maggio. Ma ormai, in giugno, Malta, rifornita costantemente da apparecchi, ha ricuperato le sue capacità offensive belliche, così che oggi la nostra navigazione per la Libia è resa nuovamente molto difficile. Ora, per mantenere i risultati conseguiti in Marmarica, e provvedere alle future esigenze, occorre poter eseguire con sufficiente sicurezza i necessari trasporti >).

Dopo avere esposte le urgenti necessità di nafta, la lettera continuava: cc Desidero però aggiungere, Fuhrer, che questa operazione su Malta sarà il mezzo migliore per risolvere il problema della nafta per quanto concerne il Mediterraneo; giacchè, presa Malta, tutti i consumi diminuiranno automaticamente in una misura che non è oggi possibile precisare, ma che sarà certo notevole. Io penso che, effettuata l'operazione, questo problema della nafta dovrà essere riesaminato dai nostri esperti per addivenire a definitive conclusioni. Mi è anche doveroso aggiungere che l'agosto è l'epoca ultima dell'anno che permette di eseguire l'operazione su Malta: dopo di che sarebbe giocoforza attenpere l'estate del 1943, con le ·conseguenze che Voi Fiihrer, perfettamente conoscete. L'operazione di Malta, oltre che risolvere il problema dei traffici nel Mediterraneo, ci restituirebbe la piena disponibilità delle forze aeree che sono oggi vincolate al settore Mediterraneo e così rimarranno fino a che Malta resta in possesso del nemico. Lo svincolo delle forze aeree, sommato con gli altri vantaggi della presa di Malta significherebbe per noi il riacquisto

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L'ARTIGLIERI A IN AFRICA SETI'ENTRIONALE - PARTE III

della libertà di manovra, fattore di primordiale importanza per la vittoria )) .

La lettera concludeva chiedendo il personale intervento del Fiihrer per condurre a felice soluzione questo problema che « ha importanza assolutamente vitale per la nostra situa;,ione in Mediterraneo e per i suoi futuri svolgimenti )) ,

Per la questione di Malta anche il Maresciallo Kesselring era sullo stesso piano del nostro Comando Supremo. Togliamo dalle sue memorie, pag. 127-128, (1) quanto segue: « Dopo la presa di Sidi el Barrani anche questo porto era stato rimesso in servizio ma il teatro di operazioni in Africa sarebbe sempre rimasto privo di sicurezza senza il possesso di Malta. L'attacco dell'isola avrebbe dovuto quindi venire effettuato ora come era stato progettato. I preparativi dell'azione. in corso fin dal mese di febbraio, potevano ora essere portati a termine. Le forze destinate alla operazione erano state calcolate in modo tale da escludere un insuccesso. Era previsto l'impiego di due division i di paracadutisti, una delle quali la Divisione italiana « Folgore», sotto il comando del Gen. d'Armata Student. Avevamo a disposizione in numero sufficiente squadriglie da trasporto dotate di apparecchi da carico pesante (Go 242, da 2,5 t.) e Gigant i (24 t. per il trasporto carri armati). Inoltre sarebbero state impiegate due Divisioni d'assalto italiane, nonchè reparti della flotta per i tiri d'artiglieria contro le fortificazioni e la scorta delle navi da trasporto; infine mezzi d'assalto navali e squadriglie d 'aviazione in numero alquanto superiore a quello del 1° attacco contro l'isola. Le linee generali del piano d'operazione erano state fissate nel modo seguente: 1) - le forze aereotrasportate dovevano impadronirsi delle alture a sud dell'isola, destinate a servire da posizioni di partenza per l'attacco contro gli aereoporti a sud della città e ( 1) ALBERT KEssBLRING : Memorie di guerra, ed.

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Garzanti.


PROGETTATA AZIONE PER L A CONQUISTA DI MALTA

del porto di La Valletta. L'azione doveva essere preceduta immediatamente da un bombardamento degli aereoporti e delle postazioni dell'artiglieria controaerei. 2) - Attacco delle forze navali e delie truppe da sbarco contro i caposaldi a sud di La Valletta e in cooperazione con i paracadutisti contro il porto di La Valletta con contemporanea azione di bombardieri contro le batterie costiere. 3) - Azione diversiva dal m ar~ contro la baia di Marsa Scirocco. Nel frattempo, l'avanzata in territorio egiziano continuava secondo il programma stabilito: il successo dava ragione a Rommel, ben presto però la resistenza si fece più tenace, tanto · da far pensare alla presenza ·di truppe fresche o ad un riordinamento dei vecchi reparti con rapidità superiore alle previsioni. Le lotte si fecero più dure, finchè l'avanzata si arrestò sulle posizioni di El Alamein, e Rommel dovette assumere uno spiegamento difensivo. Durante i combattimenti si verificarono momenti di crisi che poterono essere superati solo con l'impiego incessante di reparti _corazzati e dell'aviazione. Le forze terrestri ed aeree erano ormai esauste, ed esigevano rapidi ed abbondanti rinforzi di uomini ,e materiale. Rommel richiese nuove truppe che gli furono inviate da Creta e dall'Italia: innanzi tutto una seconda Divisione di fanteria tedesca e la Divisione italo-tedesca di paracadutisti preparata per l'azione contro Malta. Poichè le truppe sopraggiunte erano sfornite di mezzi automobilistici si dovette prelevare una parte del materiale delle Divisioni italiane e tedesche riducendo così in complesso la mobilità di tutti i reparti. Fu poi necessario provvedere all'invio di una grande quantità di autoveicoli, fra l'altro per l'artiglieria controaerei e per l'aviazione, il -che ebbe per conseguenza un nuovo sforzo per i servizi di rifornimento, oltre al trasporto del vettovagliamento per le nuove unità. Per rispondere a tutte le esigenze era necessario impadronirsi di Malta. Ma l'operazione contro l'isola non era più possibile in seguito alla sottrazione delle Divisioni previste per l'attacco. Io stesso dovetti cessare d'insistere per l'attuazione del mio progetto, perchè erano venuti -

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L'ARTIGLIER½ IN APRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

a mancare i presupposti del successo. La rinuncia all' impresa costit'U/Ìva un colpo mortale 'f)e1" l'intera campagna nell'Africa settentrionale » .

• e L'OFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1942

IL

RIPIEGAMENTO ITALO- GERMANICO DA EL ALAMEIN ALLA TUNISIA

11. - Le forze italo-germaniche ad El Alamein nell'ottobre 1942. 12. - La battaglia di El Alamelo. - 13. - Nota: Considerazioni sull'impiego delle va.rie armi nella. batta.glia. di El Ala.mein (del Ge.n. Arena.. comanda.nt~ della. Divisione «Ariete») . - 14. - Il ripiega.mento e la perdita della Tripolita.nia.

11. - Il 20 ottobre 1942 il Maresciallo Rommel, ammalato, partiva per l'Europa. Egli veniva sostituito dal Generale Stumme. Il 23 ottobre però scattava la grande offensiva britannica che già numerosi sintomi lasciavano intravedere. Nella prima giornata stessa il generale Stumme cadeva: Rommel, pur nelle precarie condizioni di salute nelle quali si trovava, ritornava (26 ottobre) in Africa e riprendeva il comando dell'Armata italo-tedesca. Il terreno nel quale si svolse questa che fu certamente una delle battaglie decisive della seconda guerra mondiale, si può considerare distinto in due zone: - una a nord: dal mare (costa fra Sidi Abd El Rahman e Alamein) alle alture di Ruweisat; - una a sud: dalle alture di Ruweisat alla depressione di El Qattara (e precisamente fra El Tapa e Qaret El Himeimat). -

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OFFENSIVA BRITANNICA DEL.L'AUTUNNO 1942

Le forze contrapposte erano separate nell'una e nell'altra zona da una amplissima, quasi continua, fascia minata. Dalla parte delle posizioni italo-tedesche non vi erano meno di 500.000 mine. Dette forze erano: A NORD britannici:

- 30° C.A. che aveva in linea, da nord a sud, la 9"' Div. australiana, la 51" Div. inglese, la 2• Div. neo-zelandese, la l" Div. sud-africana, la 4~ Div. indiana; . - Dietro al 30° Corpo, il 10° C.A. e la 10" Div. cr .. italo-germanici: XXI C.A. italiano, che aveva in linea, da nord a sud, un reggimento bersaglieri, la 164" Div. germanica, la Div. « Trento», la Div. << Bologna », e battaglioni paracadutisti tedeschi. - Dietro al XXI C.A. le divisioni: 15• cr. germanica, 90" leggera germanica; e cr. ital. e< Littorio ~> e « Trieste ».

A SUD britannici:

- 13° e .A. che aveva in linea, da nord a sud, la brigata greca, la 50a Div. ingtese, la 44• Div. inglese, un corpo di francesi liberi;

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Dietro, la 7a. Div. cr .. italo-germanici:

XX C.A. italiano, che aveva in linea, da nord a sud, btg. paracadutisti germanici e italiani della « Folgore », Div. « Brescia», Div. cc Folgore », Div. « Pavia »; - Dietro al XX C.A. , il X C.A. italiano con la Div. cr. cc Ariete>> e la 21°' Div. cr. germanica. Scrive il Maresciallo Rommel nelle sue memorie (1): (1)

«Guerra senza odio», ed. Garzanti, pag. 243.

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTRIONALE - PARTE ID

« La battaglia di El Alamein incominciata il 23 ottobre ha mutato la fortuna delle nostre armi sul teatro d'operazioni a fricano e molto verosimilmente ha segnato una svolta decisiva nell'intera guerra. Già le premesse sotto le quali le mie valorose unità affrontarono la lotta erano così scoraggianti che difficilmente potevano sperare in una vittoria. Poco più di 200 carri armati tedeschi e 300 italiani si trovavano di fronte a oltre 1000 mezzi corazzati britannici assai superiori anche per qualità. Avevamo, è vero, un congruo numero di cannoni, ma si trattava in gran parte di vecchi modelli italiani e , per una parte notevole, di cannoni di preda bellica, e disponevamo in totale di una quantità di munizioni paurosamente piccola. Inoltre, i britannici avevano nel frattempo raggiunto il completo dominio aereo sul Mediterraneo ed erano in grado, con i bombardamenti dei nostri porti, e l'intenso controllo aereo, appoggiati dalla loro marina da guerra, di paralizzare quasi completamente il nostro traffico marittimo. Di conseguenza fin dall'inizio della battaglia si manifestò una grande scarsità di ogni genere di approvvigionamenti, che ebbe effetto decisivo ».

Le artiglierie italiane schierate sul fronte di El Alamein erano le seguenti: Artiglierie di armata costituite essenzialmente dai gruppi

dell'8° Raggruppamento Artiglieria di Armata; cioè (da nord a sud): LII da 152/ 37: est di Sidi Abd el Rahman; - CXXXI da 149/ 28: sud di Tel1 el Salhabi; XXXIII da 149/ 40: est di Sabai el Gharbi; - CXLVII da 149/ 28: a Qaret el 'Abd. Artiglierie di p.c. di r inforzo:

- 153 btr. da 75/ 13: a ovest (quasi sul mare) di Ras el Shaqiq; CCCLVII Gr. da 75/ 27: est di Abu Afash; CCCLV Gr. da 75/ 27 : sud di Bir Sultan (fra q. 28 .e q. 32) ; 3

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OFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1942

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CCCLIV Gr. da 77/ 28: nord-ovest di Deir el Dhib ; CCCXXXII Gr. da 100/ 17: ovest di Qattara el Diyura.

Artiglierie di m.c. di rinforzo:

~ Ragg.to art. di O.A.: - XV da 105/ 28: ovest di Deir Umm Khawabir (con l'« Ariete l>); XLIX da 105/ 28 (2 btr.) (col X C.A.). Artiglierie organiche delle Divisioni:

t6° Regg. Art. d. « Trento »: - I - III: a q. 28 sud di Bir Sultan Omar; - II da 100/ 17: sud di q. 32 (a nord di El Wishka); - IV misto da 75/ 27 e da 75/ 13.

205-, Regg. Art. d. ,, Bologna )) : -

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II _d a 75/ 27: est di Deir el Abyad; III da 75/ 27: sud di Deir el Abyad; I da 100/ 17: sud-est di Abar el Mukheisin.

1° Regg. artcelere d. · « Brescia »:

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III da 75/ 27: sud di Deir Umm Khawabir; I da 100/ 17: est di Deir el Qattara.

185" R egg. art. paracadutisti e< Folgore »: ~ II da 47/ 32: Qaret el Abd; - III da 47/ 32: sud di Qaret el Abd. 26° R egg. Art. d. «·Pavia »: El Qattara.

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132° Regg. Art. cr. e< Ariete », (con la Div.); - DI da 90/ 53, 551 da 75/ 18; S i/ -...- XXXI da 88/ 55, ~ da 75/ 18;~1/, - I da 75/ 27.

22:_ Regg. -

i.v,r.

Art. ) 1( ,, Trieste »: btr. da 100/ 17: a est di Gebel Sanhùr; III da 75/ 27 (con la Div.); -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE III

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II da 100/ 17; I da 100/ 17; 5a btr. da 75/ 50 e.a ..

133° Regg"'- Ar~ (< Littorio »: a sud di Gebel Kalash :. - btr. da 75/ 27; - II del 3° Regg. Art. da 75/ 27; - DLVI da 75/ 18;.... - DLIV da 75/ 18; -.! - XXIX da 88/ 55; - CCCXXXII da 100/ 17. Gruppi di artiglieria germanica erano inseriti nel nostro schieramento. Però la superiorità qualitativa e numerica dell'artiglieria inglese era schiacciante. . La notte del 23 ottobre fu calma e chiara. Alle 21,40, nella brillante luce lunare, l'artiglieria dell'VIII Armata aprì il fuoco sulle batterie italo-tedesche già individuate. Vennero impiegati più che mille cannoni da campagna e di medio calibro e l'effetto fu terribile i> (1). E nel solo settore Nord, fra quota 31 e l'opera difensiva di Deir el Shein: <( un centro con 15 reggimenti di artiglieria pesante, vale a dire 540 bocche da fuoco di calibro superiore ai 105 mm ,, (Rommel op. cit. pag. 224). <(

Il concetto fondamentale che ispirò l'azione dell'VIII Armata britannica (Montgomery) risulta dal seguente passo della opera del Montgomery stesso, che abbiamo già citata, pag. 19: « La mia idea fu pertanto quella di mirare prima alla distruzione metodica delle divisioni di fanteria presidianti il sistema difensivo. Sarebbe compiuta tale distruzione per mezzo di un procedimento di (< demolizione » accuratamente organizzato da una serie di basi solide: un'operazione che rientrava nelle capacità delle mie truppe. Perchè il metodo avesse

(1 ) M ONTGOM ERY : « Da E l A lam ei n al fium e Sangro ». ed. Garzanti. pag. 24.

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OFFENSIVA BRITANNICA DELL'AUTUNNO 1942

successo, bisognava tenere lontani i mezzi corazzati nemici, mentre si eseguiva la manovra di « demolizione». Era anche vitale che la battaglia di «sfondamento », intesa a mettere piede nelle difese nemiche, ottenesse un successo pieno, cosicchè la fanteria nemica potesse esser assalita di fianco e alle spalle e che le vie di rifornimento della sua zona avanzata potessero essere taglia te i,. L'applicazione di questo concetto ci spiega come il massimo peso della battaglia sia stato sopportato in un primo tempo dalle divisioni di fanteria italiane e germaniche. 12. - Seguiamo lo svolgimento della battaglia ordinando

gli avvenimenti per Corpi d'Armata (italiani): XXl C. d'A.

L'ordine di battaglia del XXI C.d'A. (Gen. Navarini) e.te l'art. Gen. L. Richieri, era il seguente: - Truppe di C. d' A.: 7° Reggimento Bersaglieri; 8° Reggimento Artiglieria d'Armata; 3° Battaglione Genio. -

Divisione « Trento ii : 61° Reggimento Fanteria; 62° Reggimento Fanteria; 46° Reggimento Artiglieria (Gruppi I da 75/ 27; II da 100/ 17; III da 75/ 27); Genio e servizi. In rinforzo: IV battaglione « Granatieri controcarro» e CCCLIV gruppo da 77/ 28. -

Divisione << Bologna »: 39° Reggimento fanteria; 40° Reggimento fanteria; 205° Reggimento Artiglieria (Gruppi: I da 100/ 17, II e

III da 75/ 27;

Genio e servizi. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENT RIONAL E - PARTE III

Il X XI C. d' A. era schierato in atteggiamento difensivo nel settore nord del fronte di El Alamein, su posizioni fortemente protette da campi e sacche minati. I caposaldi dei reparti italiani erano alternati con quelli dei reggimenti di fanteria germanici 125° 382° e 433 alle dipendenze della 164" Divisione di fanteria germanica. Questo schieramento venne poi modificato per dare maggiore profondità alla linea difensiva. Il XXI C. d'A. italiano era fronteggiato dal XXX C. d'A. britannico. Il 23 ottobre alle 20 e 45 , improvvisamente, dopo una giornata calma, il nemico cominciò un massiccio tiro di artiglieria sul fronte delle Divisioni « Trento » e 164· tedesca: era l'inizio della terza offensiva britannica. L'intensa azione di fuoco anche con proiettili fumogeni, batteva in prevalenza i caposaldi e lo schieramento delle artiglierie divisionali. Poco dopo entrarono in azione forti formazioni di apparecchi da bombardamento notturno nella zona di schieramento delle artiglierie di C. d'A. e di A. e dei Comandi. L'azione di preparazione combinata aeroterrestre proseguì fin oltre le ore 23, quando l'allungamento del tiro fece presumere imminente un attacco contro le linee del 62° Reggimento fanteria (« Trento »). Per tutta la notte il nemico attaccò in forze. con fanteria e mezzi corazzati, tutta la fronte del XXI C. d'A. e della 164· Divisione germanica: alle ore 1, superate le zone minate e dopo aver travolto le compagnie avanzate del III/ 62°, II/ 62", III/ 61° e dei due battaglioni del 382' reggimento tedesco, l'avversario raggiunse la posizione di resistenza, dove le fanterie investite si batterono duramente. Poichè la situazione sembrò delinearsi particolarmente grave nel settore del II/ 62°, il Comando del C. d'A. ordinò alla Divisione << Trento n di ristabilirla con l'impiego del II/ 61° che era in 2' scaglione: il contrattacco, se del caso, da sferrarsi all'alba. Contro le forze nemiche attaccanti intervennero efficacemente per tutta la notte le artiglierie divisionali, quelle di C.d'A., e quelle della Divisìone « Littorio » (XXI C.A., contiguo). Alle 2 e 30 anche la situazione del III/ 62° si fece grave. -

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All'alba del 24 ottobre l'avversario riuscì in parte ad entrare nella posizione di resistenza anche in corrispondenza del III/ 61<>: le artiglierie germaniche, alle 6, aprirono il fuoco a brevissima distanza contro mezzi corazzati che erano per investirle. Alle 6 e 15 il Comando dell'Armata emanò il seguente ordine di operazioni: « Il nemico ha rotto la nostra posizione di resistenza, sopraffacendo il II/ 62' ed il III/ 62°; aliquote del II/ 382° e III/ 382~ resistono ancora, carri e: fanteria attaccano il 382° reggimento (ger.). Il Corpo tedesco d'Africa ed il XX C. d'A. italiano ristabiliscano immediatamente la situazione con forti aliquote della 15' Divisione corazzata germanica e della Divisione corazzata " Littorio" ». Alle 7 e 45 mosse al contrattacco un gruppo d'intervento del C.T.A. con elementi corazzati della Divisione « Littorio ». La Divisione <e Trento » ordinava al II/ 61° di muovere per occupare le posizioni del II/ 62°. Nel frattempo il nemico effettuava violenti concentramenti di artiglieria e tiri nebbiogeni nel settore nord, da q. 33 al mare. Nel corso della mattinata, la 15" Divisione corazzata tedesca raggiunse in contrattacco la linea di resistenza: le artiglierie d'A. e di C. d'A. intervennero più volte contro concentramenti di automezzi e di fanteria nemici nella zona di Tel1 el Eisa. Alle 12 l'Armata ordinò di raccogliere tutti i superstiti del 62" fanteria e costituirne un reparto di riserva: raccomandò di tenere le posizioni ad ogni costo davanti al rinnovarsi di un attacco nemico, poichè gli ultimi battaglioni di fanteria disponibili erano stati ormai impiegati in linea. Intanto le compagnie avanzate del 433° fanteria germ. avevano ripiegato, per cui il C.d'A. ordinò altrettanto per i reparti avanzati del 40° fanteria (Div. « Bologna ») che erano con esse in collegamento. Nel pomeri ggio l'avversario attaccò in forze i caposaldi del 382° reggimento, ottenendo successo. Conseguentemente i gruppi del 46" artiglieria <e T rento » erano direttamente minacciati

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da mezzi corazzati e si difesero col fuoco alle distanze più ravvicina te. A sera, i reparti italo-tedeschi avevano dovunque nuovamente raggiunto la linea di resistenza; ma il nemico li tenne costantemente sotto il fuoco delle sue artiglierie e su di essi intervenne più volte con azioni di bombardamento aereo. Alle 18 e 40' il 433·, rioccupò la linea di sicurezza; altrettanto fece la Divisione « Bologna >>. Durante la notte sul 25 si ebbero saltuari concentramenti d'artiglieria nemica su tutto il fronte del C. d'A., e bombardamenti aerei sulla zona di schieramento delle artiglierie e dei Comandi. All'alba del 25 ottobre fanteria e carri armati avversari attaccarono i caposaldi del 61° e del 382°, e, più a nord, il 125° reggimento: residui reparti del II/ 382° e III/ 382" furono sopraffatti. Alle ore 7 e 30' un centinaio di carri, davanti alle posizioni del II/ 61°, dirigendosi in due colonne a nord e a sud, minacciavano di aggiramento il battaglione stesso, che oppose accanita resistenza: i gruppi I e III del 46° artiglieria intervennero efficacemente. Alle 9 il II/ 61° era nuovamente impegnato da forze nemiche consistenti. Dopo una battaglia di carri, l'azione nemica subì nel pomeriggio un tempo d'arresto, durante il quale le artiglierie divisionali e i gruppi dell'8° Raggruppamento d'Armata svolsero intense azioni di fuoco. Alle 16, l'avversario riprese l'attacco sul fronte del 61 ° fanteria. Sopraffatte due compagnie tedesche, il nemico alle 23 e 30' potè puntare su q. 28, il cui possesso gli avrebbe consentito di scendere a sud, a tergo della posizione di resistenza. Pertanto l' XI battaglione Bersaglieri venne inviato subito a presidiare q. 28, schierandovisi fronte ad est e a sud-est: concorsero le artiglierie tedesche schierate nella zona, un battaglione tedesco della 15·• Divisione corazzata ed un battaglione Bersaglieri della Divisione Littorio ». Tuttavia il nemico raggiunse la q. 28. Alle 7 e 50' del 26 ottobre, dopo tiro di preparazione da parte dell'8° Raggruppamento d'Armata, del Gruppo tedesco ,1 Schade » e del IV/ 46", l' XI battaglione Bersaglieri con elementi di fanteria tedesca del gruppo d'intervento nord del e(

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C.T.A., iniziò l'attacco alla q. 28. Il nemico reagì con nutrito fuoco di armi automatiche e con violentissimi concentramenti di artiglieria. L'azione continuò per tutta la giornata; alla fine, l'XI battaglione Bersaglierf - con notevoli perdite occupò le pendici est ed ovest dell'altura, che pel resto rimase in mano nemica. Alle 23, sotto forte pressione di elementi corazzati avversari, reparti tedeschi sopraffatti ripiegarono sul II/ 46" Art. che venne così a diretto contatto con carri armati nemici. Il Comando Superiore assegnò al XXI C. d'A. il battaglione cc Piceno». ~ tutta la notte si combattè con · accanimento nel set~ tore del II/ 61->, dove il nemico rinnovava senza sosta, con ap, poggio di numerose artiglierie, i suoi attacchi di carri armati e fanteria: la 6' e 1'8a compagnia vennero sopraffatte; la 7.. e la 12" resistettero sul posto, malgrado superate dal nemico, che, penetrato nella posizione di resistenza ed ampliata la falla iniziale, dilagava a tergo dei tronconi. Più a nord il II/ 46" Art. si difese con tiri ravvicinati contro i mezzi corazzati che l'investivano: un'infiltrazione di mezzi corazzati leggeri raggiunse il Comando della Divisione cc Trento)) e venne eliminata dall'intervento del reparto tattico del Comando stesso. Alle 2 e 15', al sopraggiungere di forze corazzate tedesche, il nemico rallentò la sua pressione contro il II/ 46° Art; e nella mattinata venne poi ricacciato da reparti corazzati della Divisione « Littorio » in duri combattimenti di carri.

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Verso le 15 del 27, la 90"' Divisione leggera e· la 2P Divisione corazzata effettuarono un contrattacco in direzione nord, su q. 28: l'azione terminò alle 17.50 con la conquista della quota. In serata la linea di resistenza era quasi ovunque ristabilita, salvo nel settore del II/ 61°, dove il nemico ne aveva quasi totalmente eliminati i resti con rinnovati attacchi. · Alle 2 circa del 28 ottobre, un'infiltrazione di mezzi corazzati leggeri avversari raggiunse la lin·ea dei pezzi del XXXIII gruppo dell'8° Raggr. d'A., ma venne eliminata dal pronto intervento di mezzi corazzati della Divisione cc Littorio ». 607 -


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Il battaglione u Piceno » giunto nella zona della Divisione Trento ,1 , vi si sistemò a caposaldo. Alle 22, dopo un'ora di intensissimo fuoco di preparazione, nel settore del mare a q. 28, si pronunciò un attacco di fanteria sulla fronte del 125° reggimento germanico: intervennero i gruppi LII e CXXXI dell'8" Raggruppamento Artiglieria d'Armata. L'azione si protrasse per tutta la notte lungo 5 km. di fronte, con rilevanti forze di fanteria nemica e mezzi corazzati pesanti, che davano al combattimento --: per concentramento di fuoco e di mezzi - la caratteristica di battaglia di sfondamento. L'attacco, accompagnato da efficaci azioni di controbatteria e da azione di neutralizzazione da parte di numerosi aerei, dopo essere stato contenuto per più di 5 ore dal 125° reggimento, dalla 90· Divisione leggera, dall'XI battaglione Bersaglieri e dalle forze corazzate schierate nella zona, travolse alla fine la posizione di resistenza; il II/ 125" e l'XI battaglione Bersaglieri furono annientati; q. 28 fu occupata da carri armati che minacciavano da presso il IV / 46° Art .. Le artiglierie d'Armata eseguirono tiro di repressione. Nella mattinata del 29 il nemico dilagò ancora più verso nord e alle 9 raggiunse la zona di Bir Sultan Omar. Alle 10 il XXXIII Gruppo da 149/ 40 ed il gruppo tedesco « Schade » batterono con tiro osservato un rilevante concentramento di carri armati nemici. D'ordine dell'Armata, passò alle dipendenze della 90" Divisione leggera il IV/ 46 ' artiglieria, che conseguentemente arretrò verso nord. Nella nuova situazione fronteggiavano il nernicç> la 21• Divisione corazzata e la 90a Divisione leggera, che si preparavano al contrattacco. All'alba del 30 la 90a raggiunse la zona di Bir Sultan Omar. Per ordine del C.T.A., nel settore nord, le Divisioni t< Trento » e Trieste » erano in cooperazione con la 164· Divisione germanica; la Divisione << Littorio » con la 15• Divisione corazzata tedesca. Alle ore O del 31 ottobre, dopo preparazione d'artiglieria, il nemico attaccò in forze il caposaldo del X battaglione Bersaglieri, il quale resistette fino alle ore 3, ma venne poi travolto. L'azione continuò per tutta la notte, con centro nel settore del e<

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II/ 125"': i caposaldi investiti si difesero tenacemente; LII e CXXXI Gruppi d'Armata erano contrastati nelle loro azioni di fuoco da intensa controbatteria e, successivamente, da attacchi di carri armati. All'alba l'avversario travolse in parte il 125'° reggimento: alle 6 e 15' la situazione del CXXXI Gruppo era seriamente compromessa. Nel frattempo l'Armata ordinava che 1'8° Raggruppamento Artiglieria d'Armata passasse alle dipendenze del C.T.A .. Durante la notte sul 2 novembre, dopo violenta preparazione d'artiglieria, si sviluppò su ampia fronte un attacco di pÒderose formazioni corazzate nemiche nella zona della 90.. leggera e della 15" corazzata. All'alba l'Armata ordinò il contrattacco ad opera della 21" corazzata e delle Divisioni « Littorio » e << Trieste ». Nel corso della mattinata, pur avendo l'Armata impegnato tutte le truppe disponibili, le forze italo-tedesche non erano riuscite ad arginare l'attacco avversario; pertanto nel settore nord la situazione era notevolmente peggiorata. Alle 20 e 30' del 2, giunse l'ordine per il quale l'Armata si accinse a ripiegare passo per passo combattendo davanti ad un nemico superiore di forze. Nella notte il XXI sotto la protezione del XX (e con automezzi fornitigli dallo stesso XX) ripiegherà fino alla linea Bir el Abd - margine nord della depressione di Deir el Beida - fronte a nord-est; la Divisione « Trento ii a sinistra, la « Bologna >i a destra. Lasciati, per la protezione dei movimento, a tenere il con- • tatto col nemico 2 compagnie nel settore della Divisione « Trento i> e 1 battaglione in quello della Divisione <e Bologna ))' le due Divisioni si incamminarono a piedi, durante la· notte, e alle 10 del 3 novembre, dopo aver compiuto tutta la marcia a piedi e trainando a braccia le armi éontrocarro, completarono lo schieramento previsto. All'alba il Comando del C. d' A. si portò in zona Sanyet el Nif, 8 km. a sud di El Daòà. -

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Senonchè alle 17 giunse un nuovo ordine dell'Armata italotedesca, per il quak, in conformità di tassative disposizioni del Comando Supremo, l'ordine di ripiegamento era revocato, i reparti già spostatisi dovevano torna ~e sulle posizioni, le quali dovevano mantenersi e difenderd a.:! ·~l~1.1· ~a. Intanto per effetto del diverso grauo ai ii.~ 1,u.1/l... nc dell'ordine di ripiegamento, si era creata la seguente situazione: - Divisione «Trento » non ancora spostatasi e perciò schierata a nord-ovest della fascia minata di El Katani; - Divisione cc Bologna » in ripiegamento verso le posizioni di Fuka, lasciando scoperti il fianco destro della Divisione cc Trento » e quello sinistro del C. d'A. (nella falla s'incuneavano elementi corazzati nemici). Il Comando ed un battaglione del 39° fanteria e tutto il 40° fanteria, già in marcia, vennero richiamati a rioccupare le primitive posizioni. Alle 7 del 4 novembre, dopo violenta preparazione di artiglieria, le forze corazzate avversarie attaccarono lo schieramento della Divisione « Trento »: l'attacco fu dapprima contenuto ma alle 13 l'ultimo radiogramma del Comando Divisione diceva: e, Munizioni quasi esaurite; le spareremo tutte sul posto. Tutti si battono brillantemente. - Savoia! Saluto al Re! Saluto al Duce! Viva la " Trento"! ,,. Annientata la Divisione « Trento n, per la conseguente minaccia allo schieramento della Brigata cc Ramcke » del X C. d'A., venne ordinato al XXI Corpo di ripiegare sulle posizioni di Fuka. Le truppe della Divisione « Bologna » cominciarono a muovere a piedi, con un gruppo di Artiglieria, v,erso le posizioni di El Katani, ma attaccate da elementi motocorazzati nemici, vennero disorganizzate ed in parte catturate. Nella notte sul 5, il disgregamento della fronte della zona di Teli el Aqqaqir verso sud consentì all'avversario di realizzare l'aggiramento delle forze di fanteria dislocate a sud (X C. d'A.). Nel pomeriggio, nella zona a sud di Fuka, lungo il costone al margine ovest del campo d'aviazione di Abu Agag, erano schierati agli ordini del Comando Divisione cc Bologna >>: - I/ 39° fanteria (3 compagnie, in totale 170 uomini); -

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- b~t~glione cc Lupi d i Toscana ii (2 compagnie, in totale 250 uomini); - 2 gruppi del 205• reggimento artiglieria « Bologna » (22 pezzi da 75/ 27 con 40 colpi per pezzo). Ed era tutto quanto rimaneva del XXI C. d'A.. Nella notte sul 6 novembre, truppe corazzate nemiche serrarono sotto al costone di Fuka, intensamente bombardato dall'aviazione. All'alba le forze della 90" Divisione leggera le quali prolungavano verso nord lo s-chieramento del XXI C. d'A. - ripiegarono in esecuzione di un ordine, che, per mancanza di collegamento, non arrivò al X XI Corpo. Alle 8 l'avversario attaccò, con successive ondate di carri, il campo d'aviazione di Abu Agag; le truppe della Divisione cc Bologna » resistettero con tenacia alle soverchianti forze, ma alla fine in parte ripiegarono sotto la protezione dell'unica batteria rimasta efficiente, la quale fece fuoco fino all'ultimo e poi ripiegò pezzo per pezzo. Sulle posizioni di Fuka, il XXI C. d'A. sostenne l'ultimo combattimento, che, almeno per le forze di fanteria, chiuse la battaglia propriamente detta di El Alamein. X C. d'A.

Com.te Gen. Nebbia, Com.te Art. di C.A. Gen. Grillo; - Div. « Brescia» (col l" Regg. Artcelere); - Div. « Folgore i> (col 185" Regg. Art. antkarro da 47/ 32); - Div. « Pavia i> (col 26'' Regg. Art.) . (Nel fatto d'armi di Gebel Kalh era caduto il comandante del X C. d'A. (Gen . Ferrari Orsi), che venne interinalmente sostituito dal Gen. Frattini. Il 26 ottobre il Gen. Nebbia assume il Comando del 4 C. d'A. ; il Gen. Frattini riprende il Comando della Divisione « Folgore ») . Il X C. d'A. era schierato su ampia fronte in tre settori: Settore nord-est, Divisione « Brescia » coi reggimenti 19" e 20° fanteria ed il 1° reggimento artiglieria celere: alternati

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con i battaglioni della Divisione paracadutisti tedeschi del Gen. Ramke; - Settore est, Divisione << Folgore i> . In rinforzo fino dal 24 ottobre, il 28'' Reggimento fanteria della Divisione « Pavia>> già in riserva di C. d'A.. Il 9° Reggimento Bersaglieri, costituito da 1 battaglione di 2 compagnie, alle dipendenze tattiche della Divisione « Brescia Jl , presidiava un caposaldo fra due bretelle di campi minati fra le Divisioni <<Brescia )) e <<Folgore>>.

Pavia» (meno il 28'' reggimento fanteria) col 27° reggimento fanteria schierato a caposaldi nelle zone più accessibili della depressione di -E l Qattara, ed il 26° reggimento artiglieria. -

Settore sud, Divisione

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- Artiglieria di C. d' A ., costituita dal XLIX gruppo con le batterie 7" e 3a da 105/ 28. In rinforzo il XV Gruppo da 105/ 28 della Divisione e< Ariete» ed il CXLVII gruppo da 149/ 28 dell'8° raggruppamento artiglieria d'Armata. Inoltre alcune batterie tedesche erano schierate nella zona del C. · d' A..

La Divisione cc Folgore >> si trovava all'estremo sud delle forze schierate fra il mare (El Alamein) e la depressione di El Qattara verso quest'ultima. Essa · teneva un fronte di circa 20 km.. Era composta: - Comando Divisione: ~""' ')t,(;"' i 6 -5 "' l" Regg. Paracadutisti (btg. II e IV) ; . 2° Regg. Paracadutisti (btg. V - VI - VII) (186° R.F.); , 3° Regg. Paracadutisti (btg. IX - X) (187° R.F.); btg. guastatori Paracadutisti (VIII) ; 28° Regg. f. («Pavia ») in rinforzo dal 24 ottobre. La forza dei singoli btg. si aggira va in media sui 300 uomini. -

Artiglieria: 185° Regg. Art. per div. paracadutisti (II - III: 8 pezzi da 47/ 32 per ogni gruppo). 10 pezzi da 47/ 32 per ognuna delle due cp. cannoni reggimentali; -

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30 pezzi da 47/ 32 avuti senza serventi dalle Divisioni " Ariete i> e « Littorio >>; 1 gr. da 75/ 27 della Div. « Pavia » (assegnato temporaneamente). La « Folgore >> fu sottoposta fin dalla sera del 23 ottobre a intenso bombardamento nemico di artiglieria e di aviazione. All'alba del 24 fu attaccata da fanterie nemiche sostenute da circa 150 carri. D'allora in poi, fino al 2 novembre, gli attacchi si ripeterono quotidianamente e con intensità sempre crescente. Il nemico non riuscì però ad avanzare di un passo: l'eroica divisione sacrificò 30 ufficiali e circa 1000 soldati. Dei suoi pezzi, ben venti da 47/ 32 e 1 da 75/ 27, furono colpiti e messi fuori uso dal bombardamento avversario. La divisione fece perfino 200 prigionieri. Con il 1° novembre alla Folgore " non giunsero più rifornimenti di viveri. Il 2 novembre alle ore 20 riceveva l 'ordine del Comando del X C. d'A. di ripiegare su una linea retrostante (15 km. circa). Il ripiegamento iniziato nella notte si svolse ordinatamente senza che il nemico n e avesse sentore. La Divisione dovette però lasciare 6 pezzi da 47 / 32 sulle vecchie posizioni a difesa di un tratto di fronte tenuto dalla « Pavia i> alla quale rientrava anche il 2s~f. che la <( Folgore » aveva già avuto in rinforzo. Il 4 novembre il nemico ritorna all'attacco; i suoi altoparlanti invitano alla resa: (< Paracadutisti della " Folgore", vi siete battuti come leoni, siete circondati, non potrete mai più ricongiungervi ai vostri; sarà questione di ore o di giorni, ma dovete arrendervi. Arrendetevi, vi concediamo l'onore delle armi >> . La risposta era una scarica di tutte le armi nella direzione dalla quale proveniva l'invito. Alle ore 18 circa giungev.a dal X C.A. l'ordine di ripiegare ancora per altri 70 km. circa. E' tutto il C.A. che ripiega: la u Folgore » costituisce la colonna centrale. A nord la « Brescia », a sud la (< Pavia ,1. In rinforzo alla (( Folgore» vengono dati una batteria da 88 e alcuni autocarri (3, con rimorchio, per il trasporto dei pezzi). <(

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Il 5 all'alba le. colonne vengono attaccate da autoblindo e camionette: 6 pezzi sono perduti (vengono però fatti saltare) per il rovesciamento di un autocarro. La ritirata prosegue il giorno successivo sempre molestata da puntate nemiche di mezzi blindati che scompaginano i reparti. L'artiglieria ha ancora sette colpi per pezzo. Nessun rifornimento. Raggiunta la linea di sosta (6 novembre) , il Comandante della Div. Gen. Frattini, mentre si reca al Comando del X C.A. a Fuka, viene catturato dagli inglesi. La Divisione « Folgore » è ormai ridotta a brandelli eroici che seguiranno la sorte comune. Con la « Folgore >> si erano battute le Divisioni << Brescia>> e cc Pavia »: valorose Divisioni reduci da cento combattimenti ormai stremate di uomini e di mezzi. Le loro artiglierie: il 1° Artecelere, della << Brescia ,, e il 26° della << Pavia », che avevano scritte pagine mirabili, sparavano gli ultimi colpi e a poco a poco soccombevano. Fra gli altri lo stesso giorno furono catturati dal nemico: il Comandante del X C.d'A. (Gen. Nebbia), il relativo capo di S.M. (Col. Faccio) ed il Comandante della Divisione « Folgore » (Gen. Frattini); il Comandante della Divisione << Brescia » (Generale Brunetti), il Comandante della Divisione e< Pavia>> (Generale Scattaglia), il relativo vicecomandante (Gen. Parri) ed il Comandante d'artiglieria divisionale (Col. Deidda). Per gli avvenimenti bellici della prima decade di novembre 1942, furono considerati disciolti il X C.A., le Divisioni u Folgore ))' « Brescia », e << Pavia » e le relative truppe di C.d'A.: - 9° reggimento bersaglieri; - gruppo esplorante « Nizza )); - XV e XLIX gruppo da 105/ 28; - CXLVII gruppo da 149/ 28 dell'8° Raggrupp. art. d'A.; - X battaglione collegamenti; X battaglione artieri; XXXI battaglione guastatori del genio; 15• Compagaja d'arresto. -

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XX C.d'A .

Comandante Gen. De Stefanis (succeduto al Gen. Baldassarre). Comprendeva le Divisioni: " Ariete » (col 132' Regg. Art.); 1< Trieste >> (col 21° Regg. Art.); 1< Littorio » (col 133° Regg. Art.). Era schierato a nord, dietro al XXI C.d'A .. I reparti della " Littorio » cominciarono a contrattaccare fin dal 24, scrivendo pagine eroiche. Dalle tante narrazioni togliamo i seguenti episodi:

Fig. 75. - li ~n. di C.d'A. Giuseppe De Stefanis Com.te della Div. Cr. «Ariete» ad El Alamein e del XX C.d'A. motocorazzato. u A mezzodì del 25 ottobre, dopo un breve rapporto del Col. Casamassima, fissata una direttrice di attacco, a formazioni aperte in quarta velocità, la Divisione « Littorio " scagliava all'attacco il suo IV btg. carri medi. La Divisione « Littorio )) era a q. 33 di El Alamein: disponeva oltre che del Il btg. carri medi, dell'8~ cp. carri tedesca, di elementi del 115° Gra-

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natieri tedeschi, del XXII btg. bers., di un gruppo di semoventi da 75. Davanti, a tre, quattro chilometri, erano in linea la cc Trento )) , granatieri germanici, artiglierie sparse tra i reparti. Questo schieramento avanzato era già stato rotto. Il IV btg. carri affrontò il nemico che, da fermo, aveva la scelta dei bersagli. Buon gioco per il nemico. I nostri carri da 14 T. con un cannone da 47 si scontravano con quelli da 28 T. armati con un cannone da 75. E nella proporzione da 1 a 4. Si videro i nostri carri colpiti e in fiamme correre ancora addosso al nemico: a bordo non avevano più che morti e moribondi. Molti carristi, per abitudine, tenevano l 'acceleratore abbassato con un artificio. La carica dei morti in fiammeggianti roghi: il nemico sgombrò il campo, terrorizzato. Il giorno 26 al IV btg. carri - ormai ridotto a pochi eroici resti - si aggiunge in appoggio una batteria del gruppo semoventi, quella comandata dal Cpt. Sciortino. 11 Tale batteria si rivelò di particolare utilità ed è in parte merito suo se negli otto giorni che seguirono, il IV btg. carri, impegnandosi in duri combattimenti, benchè stremato di mezzi e di uomini, riuscì a contenere e a respingere l'avversario senza concedergli neppure un metro di terreno ». La giornata del 26 passò in continui duelli e puntate: « il tiro preciso dei carri e dei semoventi riuscì ad incendiare non meno di dieci carri armati inglesi, mentre da parte nostra non si ebbe alcuna perdita perchè i plotoni, con limitati movimenti e senza presentare il fianco, si spostavano in avanti, sparavano e retrocedevano senza voltare la prua, lentamente di modo che non erano mai nello stesso posto ». Questa valorosa unità, fusione di carri e di semoventi co' raggiosamente condotta, nei giorni successivi si gettò sullo schieramento avversario degli anticarro, riconquistò un intero gruppo da 88 già catturato dagli australiani, liberò gli artiglieri non ancora portati via, e fece ancora a sua volta trecento prigionieri nemici. Si battè finché n on gli rimasero che un sottotenente e una dozzina di uomini e appena due carri. Di 14 ufficiali, 7 morti e gli altri feriti; di 39 sottufficiali, 12 morti, 14 feriti, 5 di-

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spersi. .. Tra i feriti, il comandante del btg. (Cap. Campini) e il comandante della btr. se~oventi (Cap . Sciortino) >> . (1). Scrisse il Generale Rommel (2): (( Ancora il 30 ottobre la situazione era considerata buona. Le Divisioni corazzate germaniche non erano state ancora impiegate. Ma il i > novembre verso le 10 forti unità corazzate inglesi erano apparse davanti a l XX C.d'A. , a nord del XXI: in breve le Divisioni italiane ed in particolare le loro artiglierie furono sommerse dal violentissimo fuoco dei cannoni britannici e dalle bombe della R.A.F. I piccoli carri_armati italiani del XX Corpo si batterono in disperata lotta contro 100 carri ar-mati pesanti britannici che avevano aggirato il fianco destro scoperto. Un reparto tedesco mandato a tamponare una falla tra gli italiani ed il C.T.A. riconobbe che gli i taliani combattevan o con straordinario valore; attaccò come potè, ma non riuscì a mutare la sorte del Corpo corazzato italiano. Uno dopo l'altro i carri armati esplodevano o s'incendiavano, mentre il violentissimo fuoco dell'artiglieria nemica ricopriva le posizioni della fanteria e dell'artiglieria italiana. Verso le 15 e 30 partì l'ultimo · radiomessaggio della Divisione « Ariete »: « Carri armati nemici fatta irruzione a sud della " Ariete"; con ciò " Ariete" accerchiata a circa 5 km. a nord-ovest di Bir el Abd. Carri "Ariete" combattono » . La sera, dopo valorosa lotta, il X X Corpo Italiano era annientato. « Con la D ivisione "Ariete" - scrive ancora Rommel - perdemmo i nostri più anziani camerati italiani, ai quali, bi sogna riconoscerlo, avevamo sempre chiesto più di quello che erano i n grado di fare col loro cattivo armamento n . Sopraffatto il XX Corpo italiano, il fronte rimaneva sfondato su una larghezza di circa 20 km. , e nella falla il nemico

proseguiva l'avanzata verso ovest con forti unità corazzate, con pericolo di accerchiamento per le unità italo-tedesche del settore nord. Né vi erano più riserve da impiegare. ( 1) Vedi CAMPTNI: Eroismo e miserie d.i El Alamein. (2) Op . cit., pag. 272 e 273

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All'ultima battaglia sul fronte di El Alamein parteciparono ancora i gruppi dell'8° Raggr.to Art. di A. . N.e riassumiamo le vicende: Il 31 ottobre, dopo più giorni di intensissima azione di artiglieria e di bombardamenti aerei nemici, intrammezzati da puntate offensive, si verificarono infiltrazioni di fanteria avversaria appoggiata da mezzi corazzati, all'altezza della ferro via. Le batterie del CXXXI Gruppo, attaccate, ricorsero alla loro difesa vicina: dopo accanita resistenza riuscirono a disimpegnarsi, e, presa una nuova posizione, continuarono la loro azione di fuoco . . Il 1° novembre, il 'XXXIII Gruppo, ridotto alla sola 98" batteria per inefficienza del materiale, è schierato nei pressi di Bir Bu Guberir; sono pure schierati il LII ed il CXXXI a sudest di Sidi Abd el Rahaman; il CXLVII in località Ragabet el Reten. I primi tre gruppi sono a disposizione del XXI C.d'A., l 'ultimo del X C.d'A.. Durante la notte proseguì_ l'azione offensiva nemica su tutto il fronte. Nella zona antistante il CXXXI Gruppo, fanterie avversarie appoggiate da carri armati aggirarono alle spalle lo schieramento del 125° reggimento tedesco, del 62" reggimento fanteria e dell'8° reggimento Bersaglieri. Le nostre artiglierie divisionali rimasero coinvolte, ed il Comando d'artiglieria del settore dovette ripiegare sulle posizioni del CX X XI Gruppo. Sul fronte arretrato, il 1° reggimento artiglieria « Afrika >1 (Col. Waltenberger) della 90a Divisione leggera tedesca assunse la difesa del settore coi seguenti gruppi: Gruppo << Kaiser » da 155; - XXXIII Gruppo da 149/ 40; - LII Gruppo da 152/ 37; - CXXXI Gruppo da 149/ 28; - IV Gruppo misto da 75/ 13 e 75/ 27 del 46° reggimento artiglieria df.. La go·· Divisione leggera contrattaccò, rinforzata dal Grup po di carri armati Pfeiffer. Il 2 novembre il LII Gruppo si spostò ad El Dabà per attendervi rifornimento di munizioni. -

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L'attacco nemico proseguì; i Gruppi dell'8° Raggruppamento agirono a sostegno dei reggimenti 125°, 361° e 433° di fanteria tedesca. Nella notte venne ordinato di spostare il R.M.V. del XXXIII Gruppo ad ovest di Sidi Abd el Rahaman e le batterie 97' e 99" coi pezzi inefficienti ad ovest di El Dabà. Analogamente il R.M.V. del CXLVII ed il LII Gruppo (privo di munizioni) si spostarono verso ovest. Durante la notte sul 3 novembre e le prime ore del mattino anche lo schieramento delle batterie arretrò nella zona immediatamente ad ovest ed a nord del Minareto di Sidi Abd el Rahaman, corrispondentemente allo spostamento delle fanterie italo-tedesche. L'azione nemka proseguì intensa, con l'aiuto di intermittenti bombardamenti e mitragliamenti aerei. Alle 18 del 4 novembre, giunge ordine di movimento per la notte verso Fuka: una sezione del IV / 46" rimane in retroguardia con elementi di un battaglione di fanteria tedesca che ripiegherà per ultimo. Il 5 novembre, a Fuka, i Gruppi XXXIII, CXXXI e IV / 46° vengono assegnati ai tre reggimenti della 90"' Divisione leggera tedesca, per il ripiegamento verso Marsa Matruch che avrà luogo durante la notte. Il CXLVII Gruppo, alle dipend~nze del X C.d'A., circondato da elementi corazzati nemici, è catturato al completo: 1,0 ufficiali, 15 sottufficiali, 225 artiglieri; 7 complessi da 149/ 28, 5 trattori Breda, 2 rimorchi, 3 autocarri, 1 autovettura. Il 6 novembre a Marsa Matruch c'è l'ordine di proseguire il ripiegamento su Sidi Barrani e poi su Bardia. La marcia è ostacolata da notevoli difficoltà, accresciute da azioni di mitragliamento e bombardamento aereo nemico. Nel tardo pomeriggio del 9 novembre viene ordinato di cont inuare il ripiegamento verso Tobruch: durante i giorni 10, 11 12 i reparti sono in marcia .sulla via Balbia, verso il bivio di Martuba. Quivi il 13 hanno ordine di raggiungere la gebelicà sud - al bivio De Martino - a causa delle interruzioni stradali sulla gebelica nord, e continuano a ritirarsi verso Tecnis, Barce e Baracca. -

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Il 16, 17 e 18 novembre i reparti proseguono per Bengasi ed Agedabia, fino ad ovest di Marsa el Brega, e poi il 19 a Sirte, per riordinarsi ed iniziare i lavori per la rimessa in efficienza dei materiali e degli automezzi. Rimangono in linea a Marsa el Brega 2 pezzi da 149/ 40 col comando della 97• batteria del XXXIII Gruppo ed 1 pezzo da 152/ 37 del LII Gruppo. Il 2 dicembre il X X XIII Gruppo (eccetto la 99" batteria in attesa di mezz1 di trasporto per il trasferimento al Centro di · istruzione, sezione Artiglieria) è ad ovest di Buerat; e così pure il CXXXI con la 1" batteria. Il LII Gruppo e la 2• b,a tteri_a del CXXXI partono per Tarhuna, pure a disposizione del Centro riordinamento ed istruzione. Il 6 dicembre lo scaglione deHa 97'° batteria - con un solo pezzo efficiente - e la 134' batteria già rimaste in linea a Marsa el Brega, è in marcia verso Buerat.. Il 16 dicembre 1942 1'8° Raggruppamento Artiglieria d'Armata è così formato: XXXIII (T. Col. Vignali) di formazione con le batterie 97" e 98· da 149/ 40 (presunte mobili) , la ia batteria da 149/ 28 (mobile) ed il R.M:V. (mobile, ridotto); - CXXXI Gruppo (Magg. Bonelli) misto (mobile e da posizione) da 149/ 35 con le batterie 830" e 832· da posizione ed il R M.V. (mobile, ridotto); - CCCXLI Gruppo (Cap. Petitbon) .da posizione da 149/ 35 con ìe batterie 846· · e 848· da posizione. 13 . . NOTA - A conclusione di questo importantissimo ciclo operativo riteniamo utile riportare le seguenti considerazioni sull'impiego delle varie armi nella battaglia di El Alamein, dovute al Gen. Arena Comandante della Divisione corazzata « Ariete >>. << Le considerazioni che seguono sono il risultato di operazioni vissute al Comando della Divisione corazzata « Ariete 1>. 1) IMPIEGO DELLA FANTERIA

Nel quadro delle Grandi Unità Corazzate, la Fanteria non è stata, nè poteva essere, un fattore determinante; il termine di -

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« sostegno » per essa comunemente impiegato, dà più chiaramente l'idea della sua funzione. Infatti sia nel campo nostro che in quello alleato e nemico la fanteria venne generalmente impiegata: a) nelle soste e i n difensiva a copertura dei reparti corazzati: compito che assolveva sistemandosi in caposaldi, protetti, o meno, da reticolati e campi minati a seconda dell'entità delle soste; b) in offensiva per la eliminazione dei campi minati, per il rastrellamento dei campi di battaglia e la eliminazione di resistenze sparse od isolate sfuggite all'azione dell'artiglieria e dei carri; c) sia in offensiva che in difensiva: nelle azioni di pattuglia e di colpi di mano. Per quanto riguarda quest'ultimo impiego da parte nemica, meritano particolare cenno: - il larghissimo impiego di artiglieria: preparazioni tambureggianti ed ininterrotte della durata di un'ora precedevano l'avanzata della fanteria, la quale poteva cosi compiere in brevissimo tempo e con perdite irrilevanti la cattura di prigionieri spesso in numero piuttosto forte; - il sostegno quasi normale di elementi corazzati (autoblinde e carri armati leggeri) forniti agli elementi di fanteria attaccanti; - la scelta delle ore notturne per la esecuzione di dette operazioni: tutti i colpi di mano compiuti da fanteria nemica, fino all'ordine di grandezza del battaglione ed anche di più, si svolsero di notte e bisogna riconoscere che ebbero, sempre, il successo che si ripromettevano. Gli inglesi si mostrarono sempre superiori ai tedeschi e a noi, nella esecuzione di operazioni notturne, mediante le quali riconquistavano, di notte, punti o posizioni anche importanti, perduti di giorno, o occupavano, con perdite insignificanti, punti o posizioni per la cui riconquista, i tedeschi e noi, dovevamo montare, di giorno, contrattacchi che portavano a perdite sempre notevolmente maggiori di quelle subite dal nemico.

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Nella seconda decade di ottobre queste azioni notturne assunsero carattere vero e proprio di « azioni preparatorie » intese ad assicurarsi il possesso di punti utili al successivo svolgimento delle operazioni. Dalle posizioni conquistate, in mezzo ai campi minati, le truppe nemiche non furono, praticamente, mai più ricacciate. Merita, infine, particolare cenno il largo, sistematico impiego di proiettili nebbiogeni contro le nostre posizioni a copertura di movimenti di una certa importanza esegui ti di giorn.o, sia da fanteria che da reparti corazzati.

Particolare importanza, ai fini dell'impiego della fanteria, ha, naturalmente, l'organizzazione della fanteria stessa e in questo campo l'inferiorità, nostra e tedesca, rispètto agli inglesi, è notevole e deriva, più che dall'armamento, dai mezzi a disposizione per il movimento. L'armamento è comunemente basato su mezzi controcarro (per noi ,i7 e io~othurn) e mezzi contro uomini (per noi mitragliatrici e fucili mitragliatori). L'equilibrio, tra noi e i tedeschi da una parte, e il nemico, dall'altra, è ancora mantenuto per quanto riguarda armi contro uomini. Per quanto riguarda invece armi controcarri, l'equilibrio è rotto a nostro svantaggio dal generale impiego fatto dagli inglesi, nella battaglia di El Alamein , di mezzi corazzati pesanti tipo « Pilot », contro i quali il nostro 47, ed ancor più il Solothurn, non hanno, praticamente, alcun effetto tranne che sui cingoli. Anche le fanterie delle Divisioni Corazzate Tedesche, che hanno in dotazione delle artiglierie di p reda bellica russa, subiscono, sebbene in minor misura, gli effetti di tale squilibrio. M a la nostra deficienza più grave è nei mezzi di trasporto della fanteria: nè noi nè i tedeschi abbiamo mezzi a caratteristiche analoghe a quelle delle « Camionette » e dei « Bren Carriers >> i quali consentono il trasporto della fanteria, con notevole velocità, in tutti i terreni e fin quasi a contatto con il nemico. Quello che più si avvicina, da noi, a tali mezzi è lo SPA sahariano 37. A mio parere, l'organizzazione della fanteria dovrebbe essere imperniata sul concetto del carro-squadra; e cioè su un -

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mezzo idoneo a portare, su qualunque terreno e fin alle immediate vicinanze del nemico, un'arma collettiva di sufficiente potenza contro i mezzi corazzati attuali e di possibile, immediato impiego dallo stesso autocarro, il minimo di uomini indispen-. sabili per il su<? servizio e una ragionevole autonomia (1 o 2 giornate) di acqua, viveri, munizioni e caTburante. Detto mezzo dovrebbe essere fornito come le « Camionette >> di bussola, per il sicuro movimento nel deserto. Per le squadre di armi collettive contro uomini lo stesso mezzo consentirebbe il trasporto di due armi. Presso la Divisione « Ariete » si è fatto qualche tentativo in tal senso, che non potè, però, avere completo sviluppo; sia per la deficienza di mezzi adatti sia, sopratutto, per l'ingombro eccessivo delle nostre armi controcarri (47 e Solothurn) che richiedevano l'impiego di un Lancia 3 RO, per ciascuna squadra su un'arma. L'organizzazione, così sommariamente accennata, si riferisce, in modo particolare, alla fanteria delle Divisioni corazzate; ma potrebbe e dovrebbe essere estesa, con indubbi vantaggi di efficienza combattiva e di saldezza morale, a tutta la fanteria da impiegarsi in zone desertiche e in particolar modo alla fant eria motorizzata, la quale da noi esiste solo dii nome, pokhè di fatto non esiste, nella più favorevole delle ipotesi, che della fanteria male autotrasportata, come la Divisione cc Trieste >>. 2) IMPIEGO DELL'ARTIGLIERIA.

Dei pochissimi personaggi della compagnia artiglieristica inglese, 1'88 è il più noto ed importante: non è perciò necessario fermarsi sulle sue ottime caratteristiche se non per accennare che sarebbe forse desiderabile in esso una maggiore potenza del singolo colpo. L'88 è il protagonista di tutte le azioni di artiglieria in genere, ed entra, anche come dirò in seguito, nelle azioni_ di truppe corazzate. Gli artiglieri inglesi hanno fatto passi giganteschi, rispetto alla guerra mondiale, in fatto di impiego di artiglieria, nel quale portano competenza, iniziativa ed aggressività notevoli. Caratteristiche dell'impiego dell'artiglieria inglese sono la violenza, la potenza e la durata dei concentramenti, nonchè la rapid~ manovra di essi. 623 -


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E' fattore primordiale della potenza e della durata dei concentramenti la ben nota disponibilità di cannoni e di munizioni; è fattore dell'iniziativa e della rapidità dei concentramenti stessi, oltre che la capacità professionale, la larga disposizione di mezzi moderni di rilevamento, osservazione e collegamento. Rapidissimo e sicuro rilevamento: frequente il caso di batterie no~ stre centrate dai medi calibri dopo brevissimo tempo dalla loro apertura di fuoco. E' degno di nota, per quanto riguarda l'osservazione, l'impiego sistematico di autoblindo e camionette collegate per radio, con le batterie; sul fronte di El Alamein gli inglesi avevano, anche, costruito degli osservatori a traliccio di legno e di ferro, che si vedevano spessissimo anche dalle nostre linee. · Spregiudicata e potente è l'artiglieria tedesca, la quale però, a mio parere, è nei criteri d'impiego inferiore all'inglese ed, ancor più, alla nostra per una certa riluttanza ad un maggiore sfruttamento della potenza delle artiglierie mercè la manovra di fuoco. Nel settore Sud del fronte di El Alamein nel quale « l'Ariete » era, cOm'è noto, coniugata con la 21" Divisione Corazzata Tedesca e ripartita in tre settori, il Comandante dell'cc Ariete » pur schierando, secondo la nostra dottrina, le artiglierie disponibili tra i vari settori, ne considerava l'impiego in azioni normali ed eventuali per poter portare, in caso di bisogno, in ciascun tratto del fronte, il fuoco di tutte le batterie che avevano possibilità di concorrere efficacemente. Malgrado lunghe e reiterate discussioni con gli artiglieri tedeschi, non fu possibile ottenere che tale concetto, per noi elementare, fosse praticamente attuato anche tra le artiglierie della 2P, le quali agivano ripartite per settori e venivano considerate come dote inalienabile di settore. La bontà del nostro sistema si rivelò proprio nel fronte Sud, dove i forti attacchi, portati dagli inglesi, furono stroncati dal valore indomito della (< Folgore » e dai concentramenti di artiglieria organizzati dal Comando del X C.d' A. con le artiglierie proprie e quella dell' <( Ariete » .

Notevoli, anche nell'artiglieria tedesca, i mezzi di rilevamento, di osservazione e di collegamento. Anche i tedeschi, sistematicamente, adoperano per l'osser-

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vazione,.osservatorii corazzati che si portano sulle primissime linee. Detti osservatorii chiedono direttamente i1 fuoco delle batterie, le quali intervengono, a meno che il comandante di artiglieria, che è in condizione di seguire con le sue radio tutte le comunicazioni scambiate fra osservatorii e batterie, non dia il suo veto. Con tale sistema, in sostanza, mentre si assicura il rapido intervento delle batterie, il comandante di artiglieria è in condizioni di seguire, stando semplicemente in ascolto, tutto il lavorìo dei suoi gruppi ed intervenire, sempre che utile e necessario. Ho detto sopra che i nostri artiglieri, in fatto di impiego, non hanno nuUa da imparare dagli inglesi e sono superiori ai tedeschi. Questa capacità di sfruttamento al limite del materiale compensa in parte ma non del tutto la deficienza del materiale stesso.

Le nostre bocche da fuoco da 75, da 100, da 105 rispetto alle inglesi e alle tedesche, hanno ormai un braccio t~oppo corto (anche il 105, non potendo praticamente impiegare la carica massima, non va oltre i 9-10 km): si può dire ad esse come la madre spartana al figlio che si lamentava della spada corta: « fatti sotto »; e la nostra artiglieria ha infatti serrato e serra sotto, ma esponendosi a du11i sacrifici e gravi perdite di uomini e materiale che potrebbero essere evitati.

La mancanza di sospensione elastica rende, poi, dette bocche da fuoco poco idonee al celere movimento in terreni nei quali hanno dovuto e debbono muovere. Il· 90 è un ottimo materiale, come bocca da fuoco, ma monumentale, vulnerabilissimo, poco adatto all'impiego in A.S. , specie con le divisioni corazzate. Ottimo 1'88 tedesco, sebbene non abbia ancora trovato, da noi, felice soluzione il problema del suo traino, il che vale, del resto, anche per le altre bocche da fuoco; nell'avanzata di fine agosto attraverso zone ampie di insabbiamento la Divisione « Ariete » dovette ricorrere a ripieghi laboriosi per portare avanti le sue batterie, specie da 88, 90 e 105, mentre sfilavano senza sforzo le bocche da fuoco da 170 tedesche, trainate dai loro ottimi e potenti trattori. -

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Pregiudizievole è, in particolare, la mancanza di mezzi di rilevamento: per sopperirvi le nostre artiglierie, sempre che potevano, facevano capo ai mezzi tedeschi. Sarebbe infine opportuno, vorrei dire necessario, riprendere in esame, sulla base di idee più moderne, il problema dell'osservazione e dei collegamenti per portarsi, anche in questo campo, alla pari con i tedeschi e gli inglesi. 3) IMPIEGO DEI CARRI ARMATI.

Merita anzitutto, in questo campo, un particolare cenno l 'impiego delle forze corazzate leggere (autoblindo, carri armati leggeri) da parte inglese. Detti mezzi furono e sono largamente impiegati insieme, rafforzati sempre con batterie da 88, sia nell'esplorazione, sia n ella presa e nel mantenimento del contatto, sia nel presidio di tratti di fronte, sia infine, per azioni di disturbo contro le nostre posizioni. Nell'avanzata di fine agosto nell'estremità Sud della fronte, in corrispondenza di Gebel Kalah, dietro i vasti campi minati inglesi non esisteva traccia di sistemazione per fanteria; il settore era tenuto da questi gruppi celeri misti, i quali si portavano, sia di giorno che di notte, ora su un punto ora su un altro della nostra fronte, dando l'impressione con i loro tiri di artiglieria di una consistenza di occupazione, che effettivamente non esisteva. , Caratteristiche di questi nuclei sono l'estrema mobilità e, per l'impiego dell'artiglieria che li accompagna, l'abilissimo sfruttamento di qualsiasi piega e leggero avvallamento del terreno: per queste caratteristiche, tali gruppi esploranti erano praticamente inafferrabili; appena si vedevano scoperti e fatti segno del nostro fuoco, scomparivano. L'Esercito Tedesco ha qualche cosa di analogo, ma più consistente, nei gruppi esploranti, costituiti da carri leggeri, autoblindo, artiglierie e cacciatori: detti reparti esploranti vengono impiegati con funzioni pressochè analoghe a quelli inglesi. Mancano da noi, com'è noto, reparti così fatti i quali possono essere sostituiti dalle· autoblinde, le quali si trovano im-

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potenti rispetto alla potenza di fuoco degli organi similari nemici. Presso il XX C.d'A. si è proceduto alla costituzione temporanea di un gruppo esplorante costituito da autoblindo, carri armati leggeri e 88 di preda bellica inglese; sarebbe però opportuno che tali organi, del resto previsti, fossero permanentemente costituiti ed assegnati alle Grandi Unità Corazzate. Per quanto riguarda impiego della massa di carri, la battaglia di El Alamein ha messo in evidenza l'entrata, in massa, nel combattimento dei carTi armati pesanti, essenzialmente tipo << Pilot », i quali avevano già fatta la loro apparizione nella battaglia <_!.el giugno-luglio. La Divisione « Ariete J) nella giornata del 4 novembre si t rovò di fronte ad una massa di oltre 200 carri, in massima parte di detto tipo. Contro questa massa, rinforzata per giunta da cannoni da 88 portati e schierati con la protezione di nebbiogeni alla distanza di un migliaio di metri, i carri del1'« Ariete » dovettero incassare colpi durissimi senza poter infliggere alcun danno con i loro pezzi da 47 , i cui proiettili giungevano e scivolavano sulle pareti dei cc Pilot » senza quasi scalfirli. Molti dei nostri carri diressero i loro tiri sui cingoli riuscendo sì ad immobilizzare molti carri nemici, ma non a farne tacere i cannoni; questi potevano essere controbattuti solo dai pochi semoventi e dalle artiglierie, contro le quali ultime però si scatenò sino dalle prime- ore la furiosa controbatteria nemica che poco dopo mezzogiorno le aveva, in massima parte, distrutte. Da notaré che l'artiglieria nemica impiegata in detta giornata contro l'Ariete fu valutata sei-otto volte superiore a quella di detta divisione. Tuttavia la massa di carri armati inglesi non affrontò direttamente lo schieramento dei carri dell'c< Ariete », ma ricercò a distanza i punti di più facile infiltrazione e passaggio, sui fianchi della divisione, in corrispondenza degli ampi tratti vuoti o quasi vuoti di truppa. Di fronte a tale strapotenza di mezzi il nostro carro armato da 47 ed anche quelli tedeschi di analogo tipo, sebbene migliori, debbono ritenersi ormai largamente e completamente -

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superati; nè, almeno i nostri, possono trovare impiego ~ella funzione esplorativa poichè manca ad essi uno dei fattori essenziali che è la velocità. A mio parere, una massa corazzata che voglia, oggi, contrastare efficacemente quella inglese dovrebbe essere costituita da semoventi migliorati nella corazzatura e nell'armamento. La funzione artiglìeristica per detta massa, dovrebbe passare a gruppi di semoventi armati con cannoni da 88-90. Ho già detto dell'organizzazione che dovrebbe essere data alla fanteria di sostegno di tale massa corazzata; organizzazione che dovrebbe naturalmente essere estesa al battaglione genio, da rinforzare nella disponibilità di mezzi per la ricerca ed eliminazione delle mine. Qui aggiungo solo che sarebbe urgente e necessario organizzare il Comando della divisione corazzata, il quale attualmente si muove sul campo di battaglia con la vettura 1100 e non ha mezzi di collegamento, in marcia, con i reparti dipendenti, se non togliendo ai carristi o · ai gruppi semoventi qualche carro comando, dei pochi ad essi assegnati per l'assolvimento dei loro compiti. Carri armati comando parti,c olarmente attrezzati ed un piccolo nucleo di mezzi di combattimento per la difesa vicina (autoblindo e cacciacarri) sono indispensabili per il rapido e sicuro svolgimento dell'azione di comando ·in una divisione corazzata. 4) IMPIEGO DELL'AVIAZIONE.

Per completare il quadro dei fattori che influenzarono lo svolgimento della battaglia di El Alamein e ne determinarono le conclusioni, ritengo non inutile un breve cenno sull'impiego dell'aviazione inglese che assunse forme riuove e perciò inattese fin dalla fine del giugno u.s .. Tali forme nuove possono sintetizzarsi: - di giorno, nel va e vieni di squadroni plurimotori bombardieri composti di non meno di 18-20 apparecchi e scortati da nuvoloni di caccia, i quali giungevano · sul nostro schieramento, scaricavano il loro carico di bombe e ripartivano per ricomparire, gli stessi o altri, poco dopo: in alcuni giorni, sul cielo del XX C.d'A. si ebbero oltre venti di tali sgradevoli apparizioni; -

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- di notte, nel controllo del nostro schieramento con l'impiego non a massa di aerei, ma . continuo, dalle prime ore della sera sin poco prima dell'alba: detti aerei illuminavano ampie zone dello schieramento con razzi a paracadute a grande potere illuminante e della durata di 4-5 minuti e bombardavano i punti che ritenevano più vulnerabili. Gli effetti di queste azioni, presi isolatamente, non erano mai eccessivamente gravi; nel loro insieme però, non solo distruggevano dei materiali, per noi, preziosi, specialmente automezzi e batterie che .erano ricercati e battuti con rabbiosa tenacia, ma eliminavano ogni possibilità di segretezza e di sorpresa nei inovinienti delle nostre truppe, alle quali toglievano per giunta, con il continuo allarme, ogni possibilità di sostanziale riposo. L'aviazione italiana e tedesca non ebbero purtroppo la possibilità di contrastare efficacemente tali azioni deleterie dell'aviazione britannica. 5) CONCLUSIONE

Sintesi di questa più rapida sintesi: aviazione e artiglieria nemiche fermarono a fine giugno sul fronte di El Alamein le nostre divisioni quasi esaurite dal lungo e sanguinoso sforzo; aviazione, artiglieria e carri armati pesanti, in schiacciante superiorità, le ricacciarono da detto fronte nei primi · di novembre. Ancora una volta e sempre, il materiale contro l'uomo; l'oro contro il sangue. La guerra continua la sua evoluzione nella ricerca di una sempre maggiore potenza e ricchezza di materiali; ed è chiaro che lo spirito deve trovare, nella sempre più larga disponibilità di armi potenti, base ed alimento essenziali. Quando questa base e questo alimento manchino, lo spirito potrà portare a quei superbi eroismi e a quegli epici olocausti· che onorarono ed onorano i popoli di tutti i tempi; ma non potrà dare la vittoria che sola assicura ai popoli grandezza e potenza nel mondo. » 629 -


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14. - La sola grande unità italiana che dopo il ripiegamento su Fuka conservasse una qualche efficienza era il X XI C.A. (Navarini). Essa il 7 novembre da Fuka si portava a Marsa Matruh, raccogliendo intorno a sè i reparti che ripiega vano nel tragico disordine di una ritirata compiuta in gran parte senza automezzi. Il 15 novembre il C.A. giunse ad Agheila ed assunse il comando del fronte Marsa el Brega-Agheila-Marada col compito di organizzarvi la resistenza ad oltranza a protezione della Tripolitania con le truppe in affluenza da ovest (Tripoli) e con quelle che erano ancora in ripiegamento attraverso la Cirenaica. L'evolversi della situazione non consentì però nemmeno questo. Il Maresciallo Rommel riteneva inevitabile §gombrare la Tripolitania, occupare come ultima difesa la posizione di Gabès in Tunisia, non aggirabile, e tenerla definitivamente: sul movimento di arretramento da Marsa el Brega verso la Tunisia era importante guadagnar tempo il più possibile ed eseguire, d'altra parte, l'operazione con la minima perdita di uomini e di materiali. In ogni caso la ritirata verso Tunisi doveva essere eseguita. in parecchie tappe, per obbligare il nemico a ripetere le operazioni di schieramento il m8,ggior numero di volte possibile. Come prima tappa era prevista la posizione di Buerat e come seconda quella di Tarhuna-Homs. Ma anche qui non accettare l'attacco nemico, bensì arretrare prima la fanteria e tenere le unità meccanizzate per parare, con azioni elastiche, i colpi del nemico e frenarne l'avanzata. Sulla linea di Gabès - che non offriva possibilità di attacco per unità motorizzate - la fanteria non motorizzata avrebbe potuto sopportare il peso principale . della lotta, mentre le unità motorizzate (rifornite di nuovo materiale da far giungere nel frattempo a Tunisi) si sarebbero unite con le truppe della 5a Armata corazzata italo-tedesca sbarcata a Tunisi (Comandante Superiore il Gen. _von Arnim). Invece Kesselring e Cavallero non ammettevano lo sgombero della · Tripolitania. Ed anche Hitler, per motivi politici, -

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voleva fosse tenuta una grande testa di ponte in Libia, e non si doveva perciò a nessun costo ripiegare dalla posizione di Marsa el Brega. Infatti in tal senso furono dati gli ordini alla Armata. Il nemico si fermò davanti a Buerat, e Rommel ne approfittò per perorare ancora una volta la causa del trasporto degli italiani verso Tarhuna, come era stato fatto a Marsa el Brega. Ed il 31 dicembre si ebbe un nuovo colloquio in merito fra Rommel e Bastico; dopo qualche giorno il Maresciallo Bastico emanò l'ordine regolare di cominciare il trasporto delle truppe italiane verso Homs-Tarhuna. Intorno al 10 gennaio 1943, divenne particolarmente acuto il pericolo che gli americani e gli inglesi sbarcati nell'Africa occidentale attaccassero nella stretta di Gabès, separando le due armate dell'Asse. Il Maresciallo Cavallero chiese perciò si spostasse in quella zona una Divisione dell'Armata corazzata; e la mattina del 13 gennaio, all'uopo, la 21• Divisione corazzata partì in direzione ovest. Nella notte sul 15 gennaio i britannici fecero avanzare le loro artiglierie, ed alle prime luci del giorno seguirono i primi attacchi nel settore meridionale: all'inizio i britannici piombarono con circa 140 carri armati e 100 autoblindo su Fortino e proseguirono attaccando la 15a Divisione corazzata. Nelle prime ore del pomeriggio, spostata avanti l'artiglieria, l'azione riprese ed avvennero violenti scontri di carri armati; ma il risultato fu favorevole ai tedeschi che perdettero solo 2 carri, contro i 33 britannici annientati. Malgrado tutto però gli · inglesi continuarono ad avanzare, ed era evidente che avrebbero proseguito l'attacco gravitando verso sud. Perciò durante la notte le truppe tedesche ed italiane ripiegarono verso occidente.

*** Il 16 gennaio la pressione britannica fu straordinariamente forte: importanti contingenti attaccarono con 100 carri armati, contro i 30 della 15• Divisione. Forti unità britanniche si avv.i cinarono alla posizione Tarhuna-Homs, mentre gli italiani venivano portati verso occiden-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENT RIONALE - PARTE III

te. Il 19 gennaio circa 200 carri armati britannici si disposero lungo la strada verso Tarhuna, per travolgere le truppe italo-tedesche al primo assalto; ma l'attacco fu infranto, con gravissime perdite per il nemico, dal fuoco concentrato dell'artiglieria italo-tedesca. E tutta l'artiglieria fu impiegata per sventare una pericolosa manovra con cui un'intera Divisione corazzata britannica si accingeva a piombare su Garian. Erano quindi necessari spostamenti immediati nello schieramento: la 164a Divisione, reparti della Brigata Paracadutisti, ed i mezzi esploranti furono scaglionati verso occidente per impedire una puntata nemica sulla strada Tarhuna-Castel Benito. Poco dopo il nemico, avvicinata l'artiglieria, apre intenso fuoco contro le posizioni italo-tedesche di Tarhuna. La sera si rivelò chiaramente l'intenzione dei britannici d'impegnare le truppe italo-tedesche presso Homs e Tarhuna con l'attacco di forti unità, e di eseguire nel frattempo una manovra di aggiramento in grande stile attraverso il Garian. F u quindi necessario abbandonare Tarhuna ed accelerare . notevolmente il ritiro dei resti delle truppe italiane rimaste ancora nella zona di Homs; e nella notte sul 20 gennaio tutti i movimenti poterono essere eseguiti fino alla zona Sorman-Azizia. Il mattino cominciarono a saltare gli impianti portuali di Tripoli. Durante la notte sul 23, sotto forte pressione nemica, e gli attacchi incessanti dei caccia-bombardieri britannici, furono eseguiti i movimenti per lo sgombero di Tripoli. A mez. zogiorno del 26 gennaio giunse un radiomessaggio del Comando Supremo, col quale si stabiliva che il Maresc. Rommel, raggiunta la linea del Mareth per la data che avrebbe egli stesso fissata, sarebbe stato dispensato dal comando dell'Armata corazzata, in considerazione delle sue cattive condizioni di salute. Sarebbe stato formato un comando superiore italiano affidato al generale Messe. Il 31 gennaio il Maresciallo Bastico rinunciò al comando e tornò in Italia. In questo periodo anche il Maresciallo Cavallero cessò da Capo di S.M . Generale, sostituito dal Gen. Ambrosia. -

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CAPITOLO DECIMO

L'Artiglieria . in Africa Settentrionale PARTE IV

dicembre 1942 - maggio 1943

A LE OPERAZIONI IN TUNISIA: l" A.

I. - Situazione delle forze italo-germaniche in Tunisia - La l' Armata. - 2. - Tentativo di ripresa offensiva da parte del Maresciallo Rommel (operazione «Capri») - Il fronte nemico rivela crescente efficienza. - 3. - L'offensiva britannica contro il nostro schieramento. di Mareth.

1. - Il primo orientamento per la costituzione della l" Ar- · mata si ebbe nei giorni 20-23 gennaio, .allorchè il Capo di S.M. Gen. Maresciallo Cavallero gettò le basi del riordinamento delle forze della Tunisia. E venne proposta a Roma la designazione del Gen. Messe come comandante e del Gen. Mancinelli (già Capo di S.M. di collegamento presso il Comando dell'A.C.I.T.) (1) quale Capo di S.M .. Giunto il 31 gennaio a Sfax il Gen. ·Messe, proveniente dall'Italia, via Tunisi, il Comando della 1a Armata assunse la sua formazione definitiva. Ne era Comandante d'artiglieria il Gen. di Divisione Belletti Pietro. Un nucleo tattico del Comando operativo si era portato, il 31 gennaio, presso il Comando truppe Mareth a Zerckine; quivi (1) Armata Corazzata I t alo- T edesca.

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE I V

raggiunto dal Gen. Messe, si trasferì il 3 febbraio nella definitiva sede nei pressi di Beni Zeltene. Nella relazione al Comando Supremo sulla battaglia di Mareth, e sul ripiegamento alla linea di Akarit, il Gen. Messe tra l'altro segnalava il 5 aprile: « Durante il ripiegamento di oltre 2.500 km., le nostre truppe, facendo ovunque fronte al nemico e contenendone gli attacchi nei momenti più salienti di questa gigantesca epopea, hanno scritto una pagina di storia che rimarrà memorabile. Ma sarebbe illusorio nascondere che questo immane travaglio durato per mesi non abbia inciso profondamente oltre che sui fattori materiali anche su quelli morali del nostro potenziale bellico. Il Comando della l" Armata nell'iniziare il suo funzionamento ne ha avuto la sensazione netta e precisa: conseguentemente si è aperta - affrontata da tutti con la massima energia - una fase di intenso lavoro di ricostruzione materiale e morale. Si è dato il massimo impulso all'avvicendamento di coloro che, superati i 36 mesi di permanenza in colonia, p~r i disagi sofferti e lo stato morale depresso, rappresentavano più un elemento di debolezza che di forza; si sono . completati di uomini e mezzi numerosi reparti, altri sono stati sciolti, altri ricostituiti; sono stati sostituiti comandanti anche di grado elevato che, pur avendo dato ottime prove in passato, non .apparivano più in condizioni di fisico e di spirito tali da affrontare nuove prove, che si preannunziano ancora più dure di quelle trascorse; si sono con ogni mezzo ravvicinati - anche materialmente - i comandi e le truppe; si è cercato, nei limiti dei modesti mezzi concessi, di migliorare le condizioni materiali del soldato». La situazione delle unità tedesche dell'A.C.I.T., il 1° febbraio, ne mette in rilievo il grado di logoramento spinto ad un punto tale che la capacità bellica di ogni singolo reparto non può essere che minima. La forza presente complessiva è il 50% della forza organica; e nel campo del materiale sono gravissime le deficienze dei carri (72 %), di autoblindo (41 %), di armi controcarro (84 %), di artiglierie (67 %) per citare solo le più appariscenti.

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LE OPERAZ IONI IN T UNI S IA: l ' A ..

Per le unità italiane, a parte il fatto che la grande maggioranza delle artiglierie manca di proprii mezzi di trazione, le necessità più urgenti si riferiscono a personale, carri, artiglierie a lunga gittata e semoventi, adatte artiglierie controcarro, munizioni, automezzi, carburante. Non si deve dimenticare che il nemico ha vinto la battaglia di El Alamein protrattasi per ben 10 giorni con immutata violenza da parte dell'artiglieria inglese - per la schiacciante superiorità di artiglierie, carri, aviazione.

La situazione delle unità italiane il 1° febbraio 1943 era la seguente: XX C.d'A.: Divisione « Giovani Fascisti n (Gen. Sozzani) con 6 battaglioni, 15 batterie di piccolo calibro e 2 batterie contraerei; Divisione « Trieste )) (Gen. La Ferla) con 6 battaglioni, 2 compagnie mortai da 81, 12 batterie di piccolo calibro, 2 batterie contraerei; Truppe di C.d'A.: 4 batterie di piccolo calibro e 5 batterie di medio calibro.

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XXI C.d'A.: Divisione « Pistoia ,, (Gen. Falugi) con 7 battaglioni fanteria e 1 battaglione mitraglieri, 5, compagnie mortai da 81; 15 batterie di piccolo calibro e 3 batterie contraerei; Divisione << La Spezia » (Gen. P izzolato) con 7 battaglioni fanteria e 2 battaglioni mitraglieri, 3 compagnie controcarri, 3 compagnie mortai da 81; 10 batterie di piccolo calibro e 2 batterie contraerei; Truppe di C.d'A.: 1 battaglione, 9 batterie di piccolo calibro, 6 batterie di medio calibro, 2 batterie contraerei.

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Truppe d'Armata: 7 battaglioni fanteria, 6 battaglioni mitraglieri, 1 battaglione carri, 10 compagnie controcarri, 1 compagnia mortai da 81, 2 squadroni autoblindo, 10 re-

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L 'ARTIGLIERIA IN AF RICA SETTENTRIONALE - P ARTE IV

parti esploranti, 27 batterie di piccolo calibro, 12 batterie di medio calibro, 34 batterie contraeree, 50 carri armati (di cui 14 efficienti), 6 semoventi da · 75/ 18, 10 autoblindo. ' .,._ f. ,, ) Il Gen. Orlando, destinato alla 1"' Armata, sostituisce il 18 febbraio il Comandante del XX C. d'A.; e analogamente, il 21 febbraio, il Gen. Berardi sostituisce il Comandante del X XI 1 -.:1 • • '\.o, C. d'A..

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In febbraio giunse il x . battaglione CC.NN .. « M », che fu assegnato alla Divisione « Giovani Fascisti ». Giunsero pure 2 gruppi del 131° reggimento artiglieria della Divisione corazzata « Centauro », ed aliquote di carri armati, di semoventi e di artiglieria, oltre a taluni battaglioni e reparti complementì i quali ultimi consentirono di portare quasi al termine il rimpatrio per avvicendamento dei militari che contavano oltre 36 mesi di servizio in colonia. In aprile non arrivò praticamente più nulla: 1 battagl_ione e 1 compagnia bersaglieri, qualche decina di pezzi di arti-· glieria e poco materiale vario. Quanto all'artiglieria furono instaurati nuovi concetti d-i impiego. Si reagì decisamente alla tendenza al decentramento sempre seguita da Rommel, e le artiglierie vennero riprese coordinate in un piano d'impiego tenalla mano, raggruppate, / dente ad assicurare l'intervento della massa nel più ampio settore possibile; in sostanza, si tornò in pieno al concetto della « manovra del fuoco >> spinta al massimo grado. Questa classica dottrina italiana fu applicata integralmente sotto la direztone - per t utte le artiglierie italiane e tedesche - del Comandante dell'artiglieria ·dell'Armata. Ma permanevano sempre due incolmabili lacune, costi- · tuite dalla insufficienza di una massa di artiglierie moderne e di U:fl'adeguata alimentazione di munizioni. In sintesi: nell 'artiglieria italiana si notava un'estrema povertà di medii calibri moderni a grande gittata, e per tutte le artiglierie, ma specialmente per le bocche da fuoco moderne, scarsissime munizioni. E da questo derivò l'ordine - impartito alla vigilia della battaglia dal Comando Gruppo Armate e ripetuto dal - · 636 -


LE OPERAZIONI IN TUNISIA: 1 • A ..

Comando l3 Armata - di sopprimere, salvo casi particolarmente favorevoli, la controbatteria in favore della più proficua azione contro le truppe attaccanti. Fu studiata ed organizzata un'adeguata forma di contropreparazione d'artiglieria che escludeva la controbatteria, per concentrarsi sulle presunte basi di partenza e sui tratti di più facile passaggio per il nemico; i tratti coperti da cortine fumogene erano battuti alla cieca da intenso fuoco di tutte le armi, comprese quelle automatiche; e si conseguirono .ottimi risultati. Alla dipendenza del Comando d'artiglieria d'Armata funzionava un centro d'istruzione d'artiglieria, dislocato ad El Agareb, nei pressi di Sfax; dopo il ripiegamento su Enfidaville si spostò nella penisola di C. Bon, a· Kelibia. Erano pure organizzate la difesa contraerei, la difesa costiera e quella delle retrovie; ma queste ultime praticamente non dovettero entrare in funzione che per la difesa contraerei. La disponibilità di munizioni, al pri:r:icipio di febbraio, avèva una consistenza complessiva di 1,5 unfoc; malgrado gli sforzi compiuti dalla madrepatria non si potè mai raggiungere un livello tale da lasciar guardare con tranquillità a qualsiasi sviluppo della battaglia. Di fronte all'artiglieria britannica che poteva permettersi· concentramenti di intensità _e durata inaudite, la nostra artiglieria poteva contare - grosso modo sulle seguenti disponibilità in Tunisia a metà marzo: - piccoli calibri: 2,5 unfoc per i 75, 3 unfoc per i 100; - medii calibri: 1,5 unfoc per i 105, 1 unfoc per i 149; - contraerei: da 3 a 5 unfoc; - pezzi contro-carri della fanteria: 2,5 unfoc. · L'artiglieria tedesca disponeva all'incirca di 1 unfoc; si prevedeva di poter giungere a 2 unfoc coi successivi arrivi. Lo scaglionamento delle munizioni fu attuato in modo da avere la massa presso le unità, ed il rimanente ripartito fra depositi della delegazione d'intendenza· e magazzini d'intendenza. Uno sforzo veramente grande era stato compiuto per il potenziamento delle posizioni affidate alla 1.. Armata. La posizione avanzata, nella quale era stata schierata una notevole aliquota di forze, andava gradualmente acquistando la -

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L' AR TIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

fisionomia di una vera e propria posizione di resistenza: campi minati, elementi di reticolato, capisaldi profondamente interrati, sufficiente schieramento di artiglieria e concorso di fuoco delle artiglierie schierate nella posizione di resistenza originale, le conferivano solidità sufficiente a costring,ere il nemico a schierare ingenti forze per attaccarla. La posizione di Mareth, dopo la prima decade di febbraio, si era rapidamente rafforzata, specialmente nella parte frontale, dove campi mina~i, reticolato, fosso anticarro, caposaldi di primo scaglione erano diventati, in marzo, assai robusti. Particolare attenzione venne posta nell'ulteriore potenziamento del settore nord di cui l'importanza e la delicatezza si rivelavano sempre maggiori. Inoltre venne decisa la costruzione di una cc linea di caposaldi arretrati >> che doveva dare profondità a t utto il sistema, tendere a limitare gli eventuali successi iniziali, incapsulando le infiltrazioni, servire d'appoggio a contrattacchi delle riserve. 2. - Il 28 febbraio il Comando Gruppo Armate (Mar. Rommel) emana le direttive per la progettata azione offensiva che verrà denominata « azione Capri ». Essa avrà come scopo cc l'annientamento con mànovra avvolgente delle forze nemiche in corso di schieramento fra Medenine e le posizioni di Màreth » e sarà effettuata con azione a tenaglia. L'attuazione dell'operazione è affidata al Comando della 1° Armata. Alle ore 6 del 6 marzo l'« azione Capri » ha regolare inizio. Malgrado ripetuti attacchi, le · nostre unità non riescono a progredire: a nord il nemico contrattacca la fanteria con circa 30 carri armati, obbligandola a sostare; a sud il tiro di artiglieria e dei pezzi controcarro che forma una fitta impenetrabile cortina di fuoco, distrugge oltre 40 carri armati. La ricognizione aerea segnala , nel triangolo Ben Gardane-Zuara-el Hassa, 8000 automezzi, di cui 3500 in movimento da Ben Gardane su Medenine. In vista dell'impossibilità di conseguire il rapido succes so sperato, e dell'eventualità che il nemico effettui l'indomani -

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LE OPERAZIONI IN T UNISIA : l ' A ..

contrattacchi con forze più ingenti, viene deciso di rompere immediatamente il combattimento. Perdite nostre: oltre 600 fra morti e feriti, 40 dispersi, e ben 41 carri armati distrutti; perdite del nemico: una cinquantina di prigionieri e una decina di carri e una cinquantina di pezzi controcarro distrutti. Il fronte nemico di Mareth aveva dunque già acquistato una solidità notevole ed andava rapidamente rafforzandosi, così da far ritenere in fase assai avanzata la radunata e lo schieramento della 3-, Armata britannica sulle posizioni di partenza. Particolare aggressività si manifestò nel settore della Divisione « Centauro »: aliquote di carri si _spingevano contro Gafsa da nord e da ovest, stringendo sempre più il contatto, ed obbligando conseguentemente il Comando della Divisione ad assumere uno schieramento più prudenziale. Il 10 marzo il Mar. Romm.el lascia definitivamente la Tunisia, partendo da El Agareb e rientra in Germania. Hitler Io sostituisce con von Arnim (che perciò lascia il Comando della 5" Armata) al Comando Gruppo Armate, ma chiede a Mussolini che il cambio sia tenuto assolutamente segreto. Il Mar. Kesselring rimaneva Comandante superiore ~edesco del sud (0.B.S) ed alto commissario per i rifornimenti in Africa_ Il 13 marzo il Gen. von Arnim emanava le direttive per la condotta della lotta sulle posizioni di Mareth, da difendere in modo decisivo con tutte le forze ed i mezzi; (( la posizione avanzata sia difesa se necessario fino all'ultimo uomo, anche a costo della distruzione delle forze. » Intanto tutti i componenti della P Armata sono tesi in questo scorcio di tempo a dare l'ultima rifinitura, nei particolari, all'organizzazione difensiva ed allo schieramento, nonchè a sondare il più addentro possibile la preparazione nemica, con azioni di pattuglia e con ricognizioni aeree.

3. - Alle ore 20 del 16 marzo la 8° Armata britannica inizia l'offensiva nel settore di Mareth; e nello stesso giorno il -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

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C. d'A. americano attacca Gafsa, nel settore della Divisio« Centauro ». Da un raffronto fra le forze contrapposte si può dedurre, in sintesi, che, rispetto alla 1" Armata, la 8• Armata britannica presentava: - una leggera superiorità numerica dei mortai, fattore di una certa importanza, dato il tipo di guerra che s'iniziava; - una leggera superiorità numerica dei battaglioni di fanteria; - una netta superiorità numerica delle artiglierie e dei pezzi controcarro, resa più grave dalla notevole superiorità del materiale inglese rispetto a quello italiano; - una decisiva e schiacciante superiorità in mezzi co. razzati (carri ed autoblindo). La relativa scarsezza di fanteria era la caratteristica più sfavorevole per la 8• Armata britannica, che per la prima volta doveva cimentarsi contro posizioni sviluppantisi per lungo tratto in terreno montano e solo parzialmente atto all'impiego dei carri armati. Il Comando della 8" Armata sarà particolarmente sensibile alle perdite della propria fanteria; cercherà di risparmiarla al massimo; le darà t utto l'appoggio possibile; deciderà infine di sospendere l'attacco piuttosto che vederla in pericolo di essere distrutta. A sua volta il Comando della 1" Armata italiana reagirà sempre con chiara determinazione agli attacchi della fanteria nemica; ne farà l'obiettivo principale e favorito della sua artiglieria; le si avventerà contro con fulminei contrattaochi . e contrassalti, non esitando ad alleggerire al massimo, spregiudicatamente, i settori montani non attaccati, pur di logorarla e di impedirle di raggiungcere il suo obiettivo principale, di aprire cioè la via ai carri. Per contro la stragrande superiorità dei mezzi corazzati costituisce la minaccia essenziale che più preoccupa il Comando italiano: ci si rende perfettamente conto che la situazione è compromessa se le masse corazzate inglesi hanno la possibilità di dilagare, dato che le forze similari dell'Asse non sone

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LE OPERAZIONI IN T UNISIA: l' A ..

no certamente sufficienti per arginare i movimenti nemici e ricostituire lo schieramento. Il duello fra l" e 8' Armata si sviluppa sempre secondo lo stesso motivo: da parte inglese cerf!are di creare l'indispensabile premessa per l'impiego della preponderante massa corazzata, scardinando preventivamente il nostro schieramento; da parte italiana cercare di evitare il verificarsi di questa premessa, impedendo a qualunque costo alla fanteria nemica di creare un passaggio attraverso la nostra posizione di resistenza. Tale tattica tradizionale inglese, tentata in tutte le battaglie della Tunisia, riuscì soltanto - ed in modo, fortunatamente, non decisivo - nella battaglia dell'Akarit-Chotts. Per quanto riguarda l'artiglieria, lo squilibrio a favore del nemico era maggiore di quanto accusassero le cifre: le artiglierie italiane, che costituivano la massa - eccettuate poche bocche da fuoco moderne - erano antiquate, di qualità balistiche e meccaniche nettamente inferiori a quelle nemiche, talchè gittata, celerità di tiro, maneggevolezza, manovrabilità ne risultavano assai lfhlitate in contrapposto alle artiglierie inglesi e tedesche, modernissime, estremamente mobili (anche quelle molto pesanti), di grande gittata. A ciò si aggiunga il deficiente munizionamento (anche per le artiglierie tedesche) rispetto ad una pressochè inesauribile disponibilità da parte inglese, e si ayrà un quadro delle possibilità delle due artiglierie contrapposte. E solo l'oculata scelta delle posizioni e degli obiettivi, la capacità tecnica e l'abnegazione dell'artiglieria dell'Asse in genere, e di quella italiana in particolare, valsero a ridurre e spesso annul-lare lo svantaggio. Lo squilibrio numerico, in favore del nemico, dei pezzi con-· trocarro era ancora più marcato: nell'ambito qualitativo i controcarro tedeschi (i noti P ak dà 75 e gli 88) dominavano il campo; seguivano i controcarro inglesi da 75, in numero peraltro ancora ridotto, ed il classico 57 (6 pounders) che costituiva massa nell'armamento controcarro della fanteria : ottima bocca da fuoco a lunga gittata, grande velocità iniziale, elevata celerità di tiro, estrema maneggevolezza e mobilità, adattissima al traino ma adatta pure, per le sue limitate dimensioni, ad esser montata su camionetta. Anche il pezzo da 50/ 35 tedesco, mobile e maneg-- 641 -

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L'ARTI GLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE IV

gevole, rappresentava ancora un utile mezzo di lotta sebbene poco efficace contro i carri più pesanti. Buon ultimo, chiudeva la serie il pezzo da 47 italiano che riuniva troppe deficienze: mancanza di scudo, impossibilità di traino, gittata e calibro insufficienti contro il tipo normale di carro impiegato dal nemico. Si cercò di rimediare adoperando come pezzo controcarro il veterano 65/ 17 mont., ma è evidente che il ripiego non riusciva a risolvere il problema. Era segnalato l'arrivo, nell'ultima fase, di un controcarro da 75 (1), che però non fece in tempo ad entrare in azione. Riguardo ai mortai, invece, la situazione si presentava completamente favorevole alla l" Armata: tralasciando il mortaio da 45, scarsamente efficace, i mortai da 81 italiani e quelli tedeschi di calibro superiore - opportunamente aumentati di numero consentendolo la locale disponibilità - erano razionalmente distribuiti e davano un forte contributo alle difese delle posizioni montane di Mareth, per le quali erano particolarmente adatti. Il 16 marzo alle ore 20 e 30 aveva inizio sul ffonte di Mareth un tambureggiante fuoco d'artiglieria nemica di estrema intensità, specialmente ad ovest della rotabile - nel settore della 90 Divisione leggera tedesca - dove si notava largo impiego di nebbiogeni; successivamente il fuoco d'artiglieria si estendeva verso nord-est fino al mare. Alle 23 le fanterie nemiche iniziavano l'attacco contemporaneamente contro la 90·• Divisione e contro la Divisione « Giovani Fascisti 11. Due dei 3 battaglioni della 90.. Divisione, dislocati in posizione avanzata, risultavano fortemente premuti ed in parte travolti, in un settore estremamente delicato, dove la perdita della posizione avanzata avrebbe posto in seria crisi tutto il nostro schieramento. Un immediato contrattacco dei rincalzi in sito valse a rallentare il progresso nemico; poi, alle 3, in piena notte, un fulmineo e deciso contrattacco è sferrato dai battaglioni già impegnati, rinforzati da un battaglione portato avanti dalla posizione di resistenza. 1

(1) Il 75/ 34.

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LE OPERAZIONI IN T U NIS IA : 1• A ..

Intanto la nostra artiglieria, che durante la preparazione n emica aveva concentrato sulle basi di partenza avversarie tutta la propria massa di fuoco, effettua un efficacissimo tiro d'ingabbiamento e successivamente di repressione sui tratti occupati dal nemico, per poi allungare nuovamente il tiro davanti alla posizione avanzata. Il risultato del ·c ontrattacco è immediato: eliminate le infiltrazioni, viene ristabilita la situazione. Tra le direttive del Comando della 1• Armata è da rilevare la seguente relativa all'impiego dell'artiglieria, evidentemente imposta dalla deficitaria situazione munizioni e dalla precarietà dei rifornimenti: l'artiglieria effettui soprattutto appoggio, sbarramento, interdizione vicina; la controbatteria - troppo dispendiosa in rapporto alla nostra disponibilità - dev'essere limitata a pochissimi casi eccezionl:!,lmente favorevoli; le preparazioni t roppo costose sono da proscrivere; gli interventi di fuoco diluito sono inefficaci, limitarsi quindi a pochi concentramenti, ma intensi, violenti, brevi.

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Y,t

Si sviluppa da questo momento in poi la battaglia di Mareth che terminerà con una netta sconfitta dell'8• A. britannica. Per questa e per le ulteriori operazioni lasciamo la parola alla relazione del Gen. Belletti valoroso comandante dell'Artiglieria della ia Armata, che costituisce documento commovente dell'eroismo e dell'altissima capacità professionale della nostra Arma.

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L"ART I GLIERIA IN AFRICA SETTENTRI O NALE - PARTE IV

B L'ARTIGLIERIA DELLA l " ARMATA NELLA RELAZIONE DEL GEN. BELLETTI 4. - Battaglia di l\fareth. - 5. - Battaglia dell'Akarit. - 6. - Situazione a metà aprile della l' Armata. - 7. - La battaglia di Enfidaville. - 8. - Le artiglierie controaerei e i semoventi della l' A. 9. - L'epilogo - Episodi cli valore.

BATTAGLIA DI MARETH

(16-22 marzo 1943) 4. - La posizione difensiva del Mareth, specie dopo la occupazione da parte nostra delle posizioni avanzate del Saiksca e del Glieb et Tine risultava molto forte sulla destra, meno forte sulla sinistra; essa presentava in particolare numerose zone di facilitazione per l'azione dei carri pressocchè in tutto il settore. del XX Corpo di Armata, e in parte del settore del XXI Corpo di Armata (settore della Divisione e( Spezia »). Il margine esterno della posizione di resistenza, costituito dalla linea delle opere svolgentesi all'incirca parallelamente all'uadi Zigzau, formava un rientrante qualche chilometro a Sud Ovest dell'incrocio dello Zigzau con la rotabile di Tunisi: ad Ovest e a Sud di questo rientrante vi era un complesso di posizioni che oltre a presentare buone possibilità di schieramento e di osservazione assicuravano un'ottima azione sulle zone di facilitazione per .i carri e specialmente su quelle {particolarmente importanti) a cavallo della rotabile, e consentivano inoltre di battere con tiri di ochiancìo, sino a breve distanza dalla posizioni di resistenza, il terreno antistante alla sinistra del X Corpo di Armata (settore della Divisione G.G.F.F. - o Bersaglieri d'Africa - il più esposto del fronte) terreno solcato da numerosi uadi che favorivano l'attacco o l'alimentazione dell'attacco. Conseguentemente su queste posizioni gravitò lo schieramento delle nostre artiglierie pes. di Armata (1) e delle artiglierie pes. tedesche (Reg. Art. Afr. Cl) In det ta zona vennero pure schierat i. con compito d i concorso all'azione terrest re. gruppi e.a. del 2° Reggimento.

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ARTIGLIERIA 1• A. NELLA RELAZIONE OEN. BELLE'ITI

Corp.) normalmente destinate all'azione << in comune » . Le artiglierie di C. d'A. del XXI Corpo schierate più a sud (con aliquote in zona di sicurezza), potevano intervenire con parte dei gruppi anche sul fronte del X X Corpo, schierate a Nord della rotabile con azione preponderante sul centro e sulla sinistra del Corpo di Armata, avevano in zona di sicurezza il gruppo da 88 di p.b.

Flg. 76. - Gen. Giuseppe Mancinelli.

(a difesa del caposaldo di Arram) e una batteria da 105/ 28 del XV Gruppo in posizione avanzata neI settore della u Trieste », fatta poi ripiegare in posizione di resistenza subito dopo i primi giorni di battaglia. Le artiglierie divisionali, rinforzate (specialmente quelle dei settori più esposti all'azione dei carri) con un considerevole numero di gruppi in più dell'organico, vennero schierate inizialmente in parte in zona di sicurezza. Per dare inoltre una particolare ulteriore consistenza alle ,, ali » si schierarono al-

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L' ARTIGLIERIA IN AFRICA S ETTENTRIONALE - PARTE IV

l'estrema sinistra del settore G.G.F.F. diversi gruppi contraerei da posizione in condizione di agire anche fronte « a mare » e fronte cc a terra »; e a destra si assegnarono al XXI C.d'A. 2 gruppi di obici da 149/ 12, spiccatamente adatti per la azione nei terreni montani (1). Le artiglierie contraeree furono schierate in modo che, oltre a soddisfare alle esigenze della difesa cbntraerea, costituissero nel loro complesso una seconda linea di difesa anticarro (con piazzuole apposite per l'azione individuale). L'artiglieria della l' Armata in Tunisia, sebbene costituita in parte di materiali antiquati, aveva raggiunto numericamente una forza considerevole, tanto da poter realizzare sulla linea del Mareth uno schieramento di circa 500 bocche da fuoco (2), e da far salire in particolare nelle divisioni il rapporto fra numero dei pezzi e numero dei battaglioni a delle cifre ritenute un tempo astronomiche per n oi (sino a l5 : 16 pezzi per battaglione in linea, senza tener conto delle artiglie_rie di Corpo di Armata e di Armata). Fu così possibile assicurare una robusta intelaiatura alle divisioni. e impostare la cooperazione artiglieria-fanteria sul binomio gruppo-battaglione (inquadrata beninteso nella manovra del fuoco complessiva dei gruppi di appoggio). Le artiglierie di maggiore gittata di calibro inferiore al 149 erano riunite in due raggruppamenti di C.d'A.. Ognuno di detti raggruppamenti comprendeva 2 gruppi da 105/ 28 e l gruppo di calibro similare (90/ 53 oppure 88/ 57 I .) e di gittata analoga o superiore. L'Armata come artiglieria pesante disponeva di 1 gruppo a deformazione (due batterie da 149/ 40 e una batteria da 149/ 28) e di due gruppi da 149/ 35, bocche da fuoco queste ultime, com'è noto, balisticamente ottime ma di tiro lento perchè su affusto rigido: esse però grazie allo slancio e all'abne(1 ) Ciò anche nella considerazione che del XXI C.d"A. facesse p arte la 164• Div. ted. priva di artiglierie. (2) Oltre alle artiglierie tedesche terrestri e contraeree. queste ultime ìn n umero considerevole ma. fluttuante, e oltre alle nostre artiglierie con t r oaeree di piccolo calibro ( Raggr.ti da 20 llllit).

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AR TIGLIER IA 1• A. NELLA RELAZ IONE GEN. BELLETTI

gazione del personale fecero prodigi. L'artiglieria di Armata poteva inoltre contare su di uti discreto numero di artiglierie pesanti tedesche moderne, di cui parecchie di notevole potenza e alcune di forte gittata. Le artiglierie tedesche (per le quali già sino da Buerat era prevista l'azione « in comune » con l'uso del nostro piano quadrettato) al Mareth entrarono a far parte integrale della nostra organizzazione insieme con i rispettivi ottimi e attrezzatissimi reparti specialisti. Per poter meglio far fronte al grandioso armamento e agli a ttacchi cc massicci » dell'avversario, l'artiglieria venne impiegata con criterio di spiccato accentramento valorizzando al massimo la manovra del fuoco, ed estendendola a tutte le artiglierie di adeguate possibilità, indipendentemente dalle tradizjonali attribuzioni e dalle diverse specialità. Il complesso delle artiglierie e l'impiego di fuoco venne però articolato in modo che insieme con i vantaggi dell'accentramento e degli effetti di massa, fosse assicurato il pronto interv·e nto delle artiglierie direttamente interessate allo sfruttamento immediato delle notizie e dei dati forniti dagli organi di ricerca, e di facilitare inoltre l'azione di concorso fra le varie specie di artiglierie. In base a tali concetti si effettuarono gli schieramenti e la preparazione topografica (a carattere unitario), si organizzarono l'osservazione, i collegamenti, gli uffici tiro, le azioni di fuoco, e la relativa documentazione (piani, carte, schizzi, bollettini, elenchi di obie~tivi e di batterie), questa approntata e aggiornata per cura del Comando di Art. di Armata. Per dare una portata pratica al concetto· dell'articolazione del fuoco, si accelerò il concorso delle artiglierie di C.A. all'azione delle artiglierie divisionali, prescrivendo il collegamento diretto dei gruppi da 105 con i comandi di Art. Div.le (1). Venne organizzato il servizio informazioni di artiglieria con ottimi risultati ai fini della interdizione e della controbatteria. Per la esecuzione delle varie azioni di fuoco si prese direttamente contatto con i vari uffici di tiro, e data la possibilità dell'avversa<I ) u, a rtiglierie di C.d·A. a loro vol ta erano collegate con rartiglieria di Armata a ttraverso le centrali cU osservazione e di Integrazione.

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rio di alimentare si può dire ininterrottamente la lotta sino ad esaurimento della difesa, oltre e.d adottare una rigorosa disciplina del fuoco, si riservarono le munizioni principalmente per l'interdizione vicina, per lo sbarramento, e per la repressione , limitando la contro'batteria ai casi di assoluta necessità (necessità anche morali, ad es. quando richiesta dalle truppe) per neutralizzare le batterie maggiormente dannose alla difesa. Ne risultò in complesso un'azione di artiglieria organica, armonica, nello stesso tempo elastica e potente e improntata alla massima aggressività.

L'8' Armata inglese, formidabile per la quantità e la modernità dei materiali, e dotata di un potenziale bellico anche superiore a quello che aveva in Egitto, non attaccò al Mareth, se non dopo aver messo completamente a punto la propria attrezzatura, realizzando una superiorità schiacciante in artiglierie, in carri e in aviazione. Da parte nostra, chiusa la parentesi dell'infruttuoso tentativo di Medenine, l'artiglieria della l " Armata pronta alla battaglia, alla quale si era votata sin dal suo primo schieramento sulla linea di Buerat , attendeva con serena fermezza ·l'urto dei fortissimo avversario: gli artiglieri del Mareth sentivano· nel cuore viva e vibrante l'antica fiamma degli artiglieri del Piave. L'attacco fu preceduto da una intensa preparazione di artiglieria: fuoco supertambureggiante ed esasperante di pretta marca inglese. Nella notte dal 16 al 17 marzo un~ valanga di ferro e di fuoco si rovesciò sulle posizioni avanzate del XX Corpo. Dall'entità del bombardamento e dalle notizie degli osservatorì, avuta la sensazione dell'importanza decisiva dell'azione che si andava sviluppando, l'artiglieria d'Armata, con la partecipazione delle artiglierie di C.d'A. di adeguate possibilità del XXI Corpo, iniziò il tiro per concentramenti (contropreparazione ,, a comando ») contro gli obiettivi di interdizione a Sud e ad Est di quota 93. Attorno a questa località si combattè accanitamente per parecchie ore: perduta all'inizio, la quota 93 venne successivamente e definitivamente riconquistata. -

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L'azione di fuoco avversaria continuò intensa nella notte raggiungendo una eccezionale violenza nel settore della Divisione G.G.F.F .. La nostra artiglieria della massa di manovra spostò di conseguenza il tiro sugli obiettivi di interdizione a Nord della rotabile e ad Est dello Zeuss. Sui capisaldi della posizione avanzata della G.G.F.F. fra gli schianti delle bombe <e a tappeto » degli aerei, e gli scoppi laceranti delle granate lanciate a diecine e diecine di migliaia dall'artiglieria, il bombardamento nemico proseguì livellando le postazioni, travolgendo gli ostacoli e i materiali, decimando e terrificando i difensori. In quest_o ambiente di distruzione, di debilitazione, di ottenebramento dei sensi e della volontà, nonostante il pronto appassionato intervento di tutte le artiglierie, si cominciò a produrre qualche cedimento, e si formò la prima falla . Un nucleo però di valorosi rimase fermo sulla posizione sconvolta; un nucleo di artiglieri con a capo il loro ufficiale, che dal suo osservatorio continuò semplice e sublime, a dare informazioni con la radio, a designare obiettivi, a trasmettere dati e risultati, insensibile ad ·ogni pericolo, tutto preso dalla forza del dovere e dell'ardore della sua eroica missione; infine anche quella voce solitaria si tacque, e quel valoroso fra i valorosi venne sommerso anch'esso dalla marea montante. Ne seguì una violenta reazione della nostra artiglieria, accompagnata dallo scatto generoso di un manipolo di nostri fanti che trascinati dall'esempi'o di capi eroici si lanciarono al contrattacco e raggiunsero la posizione perduta respingendo l'avversario. Ma ripresa la bufera di fuoco dell'artiglieria inglese, e concentratasi sul breve spazio del caposaldo riconquistato, per sottrarre a sicuro annientamento quel manipolo di prodi, venne loro ordinato di ritornare nelle loro posizioni iniziali. Continuò accanita e senza tregua la difesa degli altri capisaldi, ma in seguito all'incessante bombardamento terrestre ed aereo e all'azione soverchiante dell'attacco, tutte le truppe in posizione avanzata della Divisione « G.G.F .F. » furono costrette a ripiegare sulla posizione di resistenza. Il ripiegamento nonostante la forte pressione del nemico, venne -

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condotto a termine con successo grazie ail'azione dell'artiglieria effettuata per concentramenti con l'intervento talvolta anche di più raggruppamenti. I gruppi del 136° (di cui due erano schierati in zona di sicurezza) protessero passo a passo il movimento delle truppe, con azioni di arresto, di sbarramento e di interdizione svolte sotto l'intenso tiro dell'avversario, e nel corso delle quali si può dire che « ogni artigliere compì atti di vero eroismo )). (1) Venuto a contatto con la linea di resistenza, il nemico iniziò l'attacco delle opere. Ripresero di giorno e di notte i tiri tipo « uragano » da parte dell'artiglieria inglese, mentre la nostra artiglieria agiva con ottimi risultati contro le fanterie e i carri dell'attacco determinando ripetuti violenti interventi della controbatteria inglese. Verso l'alba del 18 entrò in azione anche la nostra controbatteria concentrando efficacemente il tiro contro le diverse batterie avversarie insistentemente attive e molto dannose (i nostri organi di ricerca erano in perfetta efficienza e in piena at tività). Dopo successivi intensi « martellamenti ,, di artiglieria e di aviazione, l'attacco riuscì infine a intaccare la posizione di resistenza: diverse opere vennero perdute e successivamente riconquistate dai nostri dopo violenti tiri di repressione e ardimentosi controattacchi appoggiati dall'artiglieria, mentre parallelamente prendeva sempre più consistenza l'azione di interdizione contro i crescenti afflussi dei rinforzi avversari. Dato l'aggravarsi della situazione, nei giorni 18 e 19 vennero inviati di rinforzo al XX Corpo d'A. un gruppo di cannoni da. 90/ 53 e un gruppo di formazione di obici da 149/ 12 che furono di notevole aiuto durante il corso dell'azione. Alla sera del 20 il nemico scatenò un furibondo tiro tambureggiante contro le posizioni della nostra estrema sinistra. L'intero nostro schieramento fu in allarme e per tutta la notte si susseguirono tiri d'interdizione vicina e tiri di sbarra(1) Il complesso delle artiglierie a difesa del settore della « G .G .F.F ..» era uno dei più forti dello schieramento e comprendeva 7 gruppi del tipo

divisionale. 1 gruppo da 75/ 46 e.a. di rinfo1'20. e un gruppo da 105/ 28 di

concorso in diretto collegamento.

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mento. Il n emico intensificò i suoi attacchi e dopo accaniti combattimenti riuscì ad occupare buon tratto della posizione di resistenza impadronendosi delle opere Pl e P2, all'estrema sinistra della « G.G.F.F. » . Nell'intento di sfruttare il successo conseguito gli inglesi aumentarono vieppiù la loro pressione lanciando nella lotta altri carri, e nuove truppe. Le nostre artiglierie di Div. e di C.d'A. reagivano con violenti tiri di repressione e di sbarramento, mentre l'artiglieria di Armata, in costante collegamento col XX Corpo, intensificava la sua azione a massa sulle zone di raccolta lungo gli uadi, e in prossimità delle zone di combattimento. Il 21 la battaglia continuò accanita sulla posizione di resistenza ormai ridotta a brandelli; il nemico rinnovava i suoi attacchi facendo largo uso di carri, e premendo da ogni lato per giungere a una decisione: alla sera del 21 gran parte delle opere erano passate in sua m·ano. Ma tutto il dispositivo di artiglieria dell'intera armata era ancora in piena efficienza e teneva magnificamente testa alla strapotenza dell'avversario; l'ordine era chiaro e inequivocabile: resistere a ogni costo. E l'artigl ieria non cedette. L'artiglieria divisionale della « G.G.F.F. » (136° Rgt.) dopo che in sei giorni di durissimi combattimenti aveva valorosamente e validamente sostenuto la meravigliosa azione dei bersaglieri e dei G.G.F.F., scomparso dalla lotta il reggimento posto a difesa delle smantellate posizioni della sinistra, seppe ,, far muro)> per oltre 6 ore con i pezzi delle proprie batterie al massiccio attacco delle forze corazzate nemiche, stroncando nettamente ogni tentativo di sfondamento e contribuendo decisamente ad accelerare il processo di esaurimento, di cui l'attacco aveva incominciato a dar sintomi nelle ultime ore. L'eroica resistenza delle batterie del 136° reggimento, sostenuta dall'azione effic.a cissima delle artiglierie di C.d'A., delle artiglierie e delle divisioni laterali e delle artiglierie d'Armata, che instancabilmente si erano prodigate dall'inizio dell'attacco in tutte le fasi culminanti della lotta, diede modo alla 15" Divisione corazzata tedesca di serrar sotto in tempo, e di sfruttare in pieno il felice momento scelto dai nostri Comandi per i1 contrattacco. -

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Il contrattacco effettuato nel pomeriggio del 22 in direzione dell 'opera P2 con intervento di tutta l'artiglieria, e con l'appoggio in particolare dei gruppi divisionali del settore, ottenne pieno successo. La sera del 22, il nemico, battuto, ripiegava sulle proprie posizioni di partenza rinunciando a ogni ulteriore tentativo di sfondamento del fronte del Mareth.

Fig. 77. - Geo. Pietro Belletti.

Subito dopo la battaglia il Gen ..Messe, Comandante della l " Armata, rivolse indimenticabili parole agli artiglieri per il loro brillante comportamento e per la gran parte avuta ,1 dall 'artiglieria al buon esito dei combattimenti, chiudendo il suo dire col seguente vibrante elogio generale: <e •• . a tutti gli ufficiali ed artiglieri il mio elogio più alto e più vivo »... Sulle posizioni riconquistate dopo il contrattacco vennero trovati presidi avversari, eroicamente sacrificatisi, in gran parte decimati, qualcuno si può dire letteralmente sterminato. Nei prigionieri (anche se materialmente incolumi) persisteva l'incubo ·e il terrore del tiro di artiglieria. Pur avendo fruito di un appoggio formidabile come quello fornito dalla imponente massa della loro artiglieria, essi manifestavano la loro impressione sull'azione della nostra artiglieria con le <(

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AR TIGLIE RIA l" A. XELLA RELAZION E G EN . BELLETI'l

seguenti parole, che ripetevano a guisa di intercalare: « Artiglieria! Artiglieria Terribile! » Altri particolari significativi, e dati probativi sull'importante contributo della nostra artiglieria: il riconoscimento e le manifestazioni dei comandi impegnati nei combattimenti, gli entusiastici ringraziamenti delle truppe a risultati raggiunti nei tiri effettuati a loro richiesta; la violenta reazione

Fìg 78. - Artig lierie e Artiglieri Ita liani s ul fronte t unisino.

dell'artiglieria avversaria agli interventi delle nostre batterie; il numero dei materiali fuori combattimento rinvenuti in zona di sicurezza a contrattacco ultimato. Nonostante la superiorità dei mezzi e la grande disparità degli effettivi, 1'8• Armata, pur avendo scelto per l'azione il terreno ondulato della fascia costiera che più si confaceva ai suoi procedimenti abituali di preparazione e di attacco, non rinnovò al Mareth, le gesta del precedente ottobre, e in particolare la sua artiglieria non dominò più il campo di battaglia annientando ogni capacità reattiva della difesa come in Egitto. Ciò si dovette principalmente al fatto che l'artiglieria della 1" Armata non cedette alla furia dei bombardamenti ,, uragano >> , essa rimase in piedi attraverso alla bufera e riu-

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L"ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

scì a mantenere integra (grazie alle predisposizioni prese, al tenace valore, e all'abnegazione degli artiglieri) la propria organizzazione, conservando, col controllo dell'avversario, la propria libertà d'azione.

Fig. 79. - Artiglierie e Artiglieri Italiani sUl fronte tunisino.

L'artiglieria della l" Armata tenne così fede ai suoi propositi: riunendo tutte le specialità in un unico blocco di energie e di volontà, animato dal più alto spirito di solidarietà e di sacrificio, essa riuscì a contenere la strapotenza dell'avversario, e a piegare, in stretta cooperazione. con l'eroica arma sorella, quello che sembrava ormai il nostro ineluttabile destino, ridando ancora una volta la vittoria alla Patria. (1) (1) Nel settore di El Hamma la situazione si presentava tutt'altro che buona. Gli elementi esploranti nemici che cercavano di tastare il nostro schìeramento. erano stati regolarme~te respinti dall'artigllerìa e dai mezzi con-

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ARTI GLIERIA l' A. NELLA RELAZIONE GEN. BE LLETTI

BA'ITAGLIA DELL'AKARIT

(6 aprile 1943) 5. - Effettuato il ripiegamento dal Mareth le t ruppe della l" Armata il 28 marzo 1943 si schierarono sulla linea dell' Akarit e degli Chotts. Lo schieramento avvenne sotto la pressione avversaria e sotto lo spezzonamento aereo. Il mattino successivo mentre no-

Fig. 80. - Artiglierie e Artiglieri I òaliani sul fronte tunisino.

st ri reparti stavano ancora completando l'occupazione di alcune posizioni, stormi di carri armati inglesi scorrazzavano già in prossimità delle nostre linee e vennero dispersi dal tempestivo intervento di un gruppo da 149 di Armata schierato in precedenza a protezione de\l 'afflu~so delle truppe. trocarro; m a tut to lasciava prevedere imminente, forse nella stessa notte sul 22, l'attacco a fondo. Il raggruppamento sahariall.o evidentemente, non era in condizioni di sostenere l'urto da solo: con un sottilissimo schieramento a cordone, con reparti

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La 1" Armata si schierò con la sinistra appoggiata al mare con le Divisioni italiane di P schiera susseguentisi da sinimale armati, in parte raccogliticci.. in parte appena giunti dall'Italia senza a lcuna esperienza della tremenda guerra nel deserto, con poche ed antiquate artiglierie, con min.imi mezzi di collegamento. non poteva avere altro compito che quello di copeni ura. La battaglia era affidata alla 21• Divisione corazzata ( con 70 carri) e alla 164"- Divisione di fanteria. L'attacco nemico si pronunzia nella notte sul 22, previa potente prepa1·azione aerea e di ar tiglieria. Particolarmente intensa è r azione aerea. non soltanto sulle posizioni, ma an::he e sopratutto con cac::ia-bombardieri ed incessanti mitragliamenti lungo t utte le strade e le porte di accesso al settore. La fanteria nemica investe jl settore tenuto con schieramento discontinuo e nucleare da un battaglione G.a F . della 7• compagnia sahariana e da l V battaglione «Savona»; riesce ad infiltrarsi fra tali reparti, che non percepiscono la gravità della sit uazione, e prosegue indisturbata verso le posizioni retrostanti tenute esclusivamente dal 2(}2<> gruppo d'artiglieria da 77/ 28 sul rovescio della G.a.F., e dal 356° gruppo misto sul rovescio del ba ttaglione «Savona». Il 202° gruppo d'artiglieria reagisce anche con I.e armi automatiche e respinge l'attacco; il 356° gruppo resiste pure fino all'alba. La situazione non è compromessa. ma, per l'interruzione dei collegamenti, i Comandant i di settore e conseguentemente il Comandante del reggimento, stentano a rendei·si esatto conto di ciò che è avvenuto e sta avvenendo. Un complesso di contrattempi aggrava la situazione: qualch~ reparto evidentemenrte ha subìto la sorpresa; la presenza di lavoratori civili ancora frammischiati ai repar ti di prima linea crea localmente qualche confusione. Mentre era in atto la battaglia di El Hamma. veniva ordin ato il ripiegamento del nucleo di Kebili. costituito dal gruppo compagnie sahariane De Valle e dal III Gruppo squadroni «Monferrato». che. posti àgli ordini del raggruppamento sahariano, erano dislocati fin dall'inizio della campagna di Tunisia nella zona di Kebili. La · tenacia, la f erma volontà e l'abilità di questi reparti. rotti or mai da lunghissimo tempo alla dura vita del deserto, valsero a far s uperare ogni ostacolo e la sera del 29 marzo essi nel nuovo schieramento iniziavano il loro se1·vizio di difesa mobile della zona compresa fra la destra del raggruppamento sahariano e la sinistra della Divisione « Centauro ». Co! rientro di questo nucleo da Kebi!i e delle nostre retroguardie dalla zona Gabès- El Hamma, terminava la. battaglia di Mareth-EI Hamrna durata ben 15 giorni; ed il nemico si trovava or a di fronte ad un n uovo efficiente schieramento. Solo circa 2 battaglioni della Divisione « Spezia» rimasti ultime retroguardie del settore ovest, e circa 5 compagnie della Divisione « Pistoia » non riuscirono a sganciarsi. Complessivamente le perdite italia ne ammontano a circa 11 battaglioni e 21 batterie (nella massi.ma parte da posizione); le perdite tedesche a 16 battaglioni, 31 batt erie e 60 carri armati.

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stra a destra nello stesso ordine del Mareth: a destra della' « Pistoia » il Raggruppamento Sahariano. Le artiglierie divisionali della cc G.G.F.F. ,, e della cc Trieste » vennero schierate senza difficoltà e con adeguato scaglionamento in profondità. Lè artiglierie della cc Spezia n e parte della <e Pistoia ,, incontrarono invece qualche difficoltà a trovare delle posizioni dalle quali battere efficacemente gli accessi alle alture della posizione di resistenza, e i fianchi delle alt ure stesse, a causa delle forti pendenze che esse presentavano dalla parte del nemico. Per alcuni tratti esse dovettero anche ricorrere a tiri obliqui e a posizioni di fianco, cosicchè qualche postazione finì poi per risultare alquanto addossata allo schieramento delle fanterie. Ampie possibilità esistevano invece per lo schieramento delle artiglierie di C.d' A. e di Armata. Queste ultime furono schierate parte a Nord Ovest del Gebel Fatuane (131" Gr. da 149/ 35 su aff. Cantano) in prossimità della rotabile e un gruppo da 149/ 35 (341° Gruppo) più a Sud. (1) I gruppi e.a .. di rinforzo alle divisioni vennero schierati in posizioni piuttosto avanzate in modo che essi potessero essere impiegati oltre che per il loro compito normale contraereo anche per il compito di interdizion~ e di arresto in concorso con le artiglierie terrestri. I due gruppi e.a. da 75/ 46 di manovra dell'Armata (90° e 91° Gruppo), furono schierati uno in corrispondenza del varco del Roumana e costituì blocco di tiro per l'interdizione col 131° Gr. da 149/ 35; e l'altro in corrispondenza all'incirca del varco della strada nuova di Gafsa e fece blocco di tiro col 341 • Gr. da 149/ 35 schierato a destra della strada di Gafsa. Data l'abbondanza di zone di facilitazione per i carri si provvide a rinforzare la difesa ' anticarro delle zone più esposte e più pericolose, schierando due gruppi e.a. da posizione {l ) Tale schieramento consentiva una buona azione di fuoco sui varchi delle due strade di Gafsa, sulla sella del Roumana e sulla zona fra il Roumana e la spaccatura dell'Akarit (località importante per la difesa) come consentiva di battere efficacemente il terreno a Nord di Oudres e dell'oasi di Mudi el Melah (località comprese) probabile zona di raccolta dell'avversario.

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uno (101° Gr. da 77/ 28) in prossimità della spaccatura dell'Akarit con azione preponderante verso l'interno e uno (72° Gr. da 75/ 46) con una batteria in corrispondenza della sella del Gebel Roumana. Sulle posizioni dell'Akarit venne pure realizzato un nucleo di artiglierie pesanti tedesche (fra le quali una batteria da 170), ma il giorno dell'attacco dopo le prime ore del mattino, praticamente esse furono assenti dal campo di battaglia: a loro giustificazione attribuirono poi in seguito il fatto alla mancanza di munizioni. Il 31 marzo si ebbe un primo tentativo di attacco. Verso l'alba il nemico cercò di forzare il valico di quota 62 attraversato dalla strada vecchia di Gafsa (destra della Divisione « Pistoia J>) attaccando con un battaglione motorizzato, rinforzato con artiglierie e mezzi blindati. L'attacco venne stroncato e respinto dai gruppi da 149/ 12 (che diedero l'allarme intervenendo d'iniziativa) e dalle artiglierie divisionali della cc Pistoia ,, che obbligarono il nemico a ripiegare lasciando sul terreno una batteria di accompagnamento e 15 automezzi immobilizzati e danneggiati. Altro considerevole numero di automezzi venne poi abbandonato in seguito durante il ripiegamento. L'artiglieria avversaria intervenuta più volte nel corso della giornata contro le nostre posizioni venne energicamente controbattuta. Dopo il 4 aprile l'attività dell'artiglieria avversaria andò facendosi sempre più intensa, mentre parallelamente aumentarono le azioni di pattuglie e le incursioni aeree. Il mattino del 6 il nemico sferrò il nuovo attacco: durante la notte dal 5 al 6 l'artiglieria inglese aveva effettuato sporadici bombardamenti sulle nostre linee; tali bombardamenti si fecero poi progressivamente più frequenti e più consistenti sino a costituire un'intensa preparazione tambureggiante diretta contro le linee .della fanteria e lo schieramento delle artiglierie divisionali; si ebbero sin da principio diversi danni al personale e al materiale. Verso l'alba le fanterie mossero all'attacco investendo in particolar modo la parte centrale del nostro dispositivo: dal-

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la « Trieste » alla « Spezia » e alla sinistra della cc Pistoia "· L'attacco iniziatosi con azioni di sgretolamento per opera di grosse pattuglie acquistò in seguito il carattere di robuste spallate effettuate nelle direzioni ritenute più redditizie o rivelatesi di più facile penetrazione. Le artiglierie divisionali intervennero con intensi tiri di sbarramento e con concentramenti di interdizione vicina col concorso delle artiglierie di C.d'A. in corrispondenza dei centri attaccati dal nemico. Le artiglierie di Armata, che avevano già aperto il fuoco ai primi sintomi dell'attacco, intensificarono il tiro contro gli obiettivi d'interdizione vicina nella zona antistante al varco di quota 212 (strada nuova di Gafsa) e delle zone a Sud Est del Tebaga Fatnassa (fra le pendici di Ras ez Zouai e il Djebel Roumana). Le fanterie avversarie intanto sfruttando la sorpresa iniziale riuscivano a infiltrarsi in diversi tratti delle nostre posizioni. Nel settore della u Spezia » nelle ore del mattino assaltatori inglesi, sopraffatta in alcuni punti la difesa, si impadronirono del bordo orientale del massiccio montuoso a N.E. dell a strada nuova di Gafsa e dei contrafforti della sella del Roumana; venne in parecchi tratti superato lo schieramento dei 65/ 17 e gli osservatori avanzati delle alture furono o eliminati o travolti. Nel settore della u Pi stoia n cadde verso le 8,30 l'osservatorio di quota 212; l'attacco, nonostante il fuoco della nostra artiglieria, progredì in direzione di quota 275 . del Ras ez Zouai (il punto più alto e l'osservatorio più importante della zona); la quota 275 intensamente battuta sin dalle prime luci del giorno, alle ore 9 venne occupata dal nemico e l'osservatorio travolto; il 332° Gr. da 75/ 27 (Div. « Pistoia ») schierato sulle pendici del costone di Ras ez Zouai (che appena pronunciatosi l'attacco aveva iniziato lo sbarramento) venne cosi a cadere sotto il tiro delle armi automatiche avversarie; altri elementi dell'attacco si insinuarono più a sud nella zona di quota 170 (Amor) ma vennero prontamente contenuti. La massa delle artiglierie divisionali (3° Regg. Art.), delle artiglierie del 24n Raggr.to di C.d'A. e delle artiglierie di Armata entrò in azione con concentramenti di repressione e di interdizione vicina; si effettuarono spostamenti di gruppi e di fanterie per -

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meglio fronteggiare la sit~azione. Nel settore della « Trieste », ai primi cenni di attacco, il 21° Regg. Art. intervenne con tiri di sbarramento e di interdizione vicina, efficacemente èoadiuvato dalle artiglierie del 16" Raggr.to di C. d'A. e dal Regg.to della Divisione sorella, il 136° Art. il quale per l'intero corso della battaglia agì con tutti i suoi gruppi in favore della « Trieste»; pure l'arti~lieria di Armata entrò più volte in azione in questo settore, inizialmente a richiesta del Com. Art. X X C. ·d'A., in seguito · anche d'iniziativa, effettuando ripetuti concentramenti sulla zona antistante al fosso anticarro, lungo il fosso anticarro, e più tardi sulla zona retrostante al fosso stesso (1). L'azione continuò con crescente intensità per tutta la mattinata creando situazioni sempre più gravi lungo il fronte specialmente nel settore della << Spezia >i : alle perdite di materiali già avute inizialmente da questa Divisione, altre se ne aggiunsero in seguito all'incalzare dell'attacco, e per effetto dei concentramenti di artiglieria, e dei bombardamenti e dei mitragliamenti aerei; fra le nuove perdite, particolarmente grave quella del gruppo da 100/ 17 costretto a ripiegare dal(1) Alle ore 23 ,del 5 aprile, il nemico inizia un'imponent e preparazione di artiglierìa con oltre 500 bocche da fuoco molto mobili, per J-a maggior parte di medio calibro da 114 e da 152, a seguito dei tiri d'inquadramento eseguiti nei giorni precedent i con pezzi iSolati. Contemporaneamente l'aviazione nemica svolge uµ'intensa attività sulle posizioni e sulle immediate retrovie, e provvede inoltre ad illuminare a giorno, mediante razzi, il campo di battaglia Alle pril1le ore del 6 aprile comincia l'at tacco delle fanterìe e si sviluppa simult aneamente nei settori delle Divisioni « Trieste » e « Spezia ,, e sulla sinistra della «Pistoia», cioè ad un dipresso nel settore compreso tra la ferrovia e la strada Gabès-Gafsa; azioni diversive di trascurabile consistenza sul resto della Divisione « Pist oia ,, ed a l passo Haidoudi. Il nemico riesce a formare nello schier amento del XX C.d 'A. una sacca di ampiezza di 2 km. circa, per una profondità _quasi eguale, in corrispondenza delle posizioni tenu te dai battaglioni I e II del 65° reggimen to fanteria «Trieste» e dal battaglione «Folgore». Si organizzano contrattacchi. L'artiglierìa batte tutto quello che può. La l " Armata impegna tut te le poche riserve, togliendo anche forze dai settori meno impegnati (tra cui il battaglione « M >> della Divisione cc Giovani Fascisti »), per impiegarle nei settori che lo sono di più. Dopo alterne vicende, la sit uazione peggiora improvvisamente nel cent ro del settore della Divisione «Spezia», dove forze consistenti nemiche. con

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ARTIGLIERIA l.' A. NELLA RELAZIONE GEN. BELLETTI

l'incessante martellamento avversario e dal progredire dell'attacco; le batterie superstiti decimate e premute da ogni lato, combatterono disperatamente per sopperire ai vuoti creatisi nello schieramento, ma. dotate di scarso munizionamento (in parte aggirate e sorpassate), nonostante i molti atti di valore compiuti, non poterono più esplicare un'azione d'assieme organica e intensa, quale occorreva .per stroncare e respingere l'attacco in forza dell'avversario in pieno_sviluppo. E l'attacco procedette metodicamente raggiungendo sulla destra del settore il margine N.E. dell'altipiano. Fanterie avversarie si affacciarono alla pianura prendendo sotto il fuoco delle mitragliatrici le postazioni delle artiglierie di Armata. A questo punto l'attacco si trovò materialmente di fronte alle artiglierie pesanti e alle artiglierie controaeree schierate a Nord della strada nuova di Gafsa, che entrarono insieme in azione. Sorprese dalla nostra reazione le fanterie assalitrici tentennarono un istante e si agganciarono al terreno: di ciò approfittarono diversi nostri elementi coinvolti nella mischia per sottrarsi alle forze soverchianti avversarie e raggiungere le posizioni in nostra mano. La pressione nemica continuò intensa e tenace, ma l'attacco ricominciò a risentire dell'aumentata reazione della difesa. In particolare sugli accessi al Gebel Roumana e al varco della strada di Gafsa, sui contrafforti del Tebaga Fatnassa e sulla sella del Roumana vennero effettuati sistematicamente concentramenti di artiglierie pesanti con concorso delle artiglierie controaeree con esse collegate per l'azione « a massa», carri e fanterie, puntano verso nord e raggiungono la zona delle artiglierie: il nostro schieramento di fanteria in questo settore risulta ormai completamente sfondato e la forte pressione avversaria è contrastata soltanto dall'artiglieria che eroicamente rimane sul posto, opponendo un'efficace barriera di fuoco. a lla quale concorrono con tiro controcarro perfino i gloriosi ma decrepiti 149/35. La situazione appare criticissima: per tentare comunque di reagire. nei limiti del possibile. allo sviluppo deglì avvenimenti. il Comando della 1• Armata ordina al XXI C.d' A. di forma.re un gruppo di combattimento con una compagnia sahariana, il Gruppo «Monferrato» ed il II Gruppo d.a 75 / 27 del 21° reggimento artiglieria (a..."Segnatogli a suo tempo, staccandolo dalla Divisione « Trieste») per poter intervenire lungo la direttrice più pericolosa

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE I V

contribuendo efficacemente alla difesa dei tratti più contesi e di maggiore importanza del momento: gli inglesi a guerra ultimata ebbero a dichiarare che la loro azione era stata ostacolata da questi tiri, specie da quelli diretti sugli accessi del Gebel Roumana e sulla zona fra Roumana e Zouai. Il concorso delle artiglierie controaeree (gruppi 90°, 91° 72° da 75/ 46 - gruppo 43 da 75/ 50) molto redditizio per tempestività ed efficacia, fu particolarmente utile in quel periodo per la diminuzione di fuoco prodottasi ·in seguito al sospeso intervento delle batterie tedesche. ~ Nel settore della « Pistoia » dopo la conquista di quota 275 il nemico avanzò lungo la dorsale del costone di Ras ez Zouai tentando di aggirare le artiglierie e le truppe dislocate in prossimità della rotabile. Il 332° Gr. da 75, mentre con due batterie instancabilmente continuava, incurante del fuoco nemico,. a dare aiuto alla fanteria, con la terza teneva a bada le infiltrazioni sul fianco, trasformando il proprio osservatorio in un disperato centro di resistenza: un ardito sottocomandan. te, mentre con due squadre mitraglieri risaliva arditamente il costbne dell'osservatorio per cercare di arginare l'avanzata, venne attaccato da forze preponderanti, e perdette · eroicamente la vita nel suo generoso tentativo insieme a un nucleo di valorosi artiglieri. La lotta si protrasse accanita intorno all'osservatorio a colpi di mitragliatrice e di bombe a mano sino al giungere di rinforzi che arrestarono l'infiltrazione avversaria sventando per il momento il pericolo. Nella piana intanto anche le batterie da 149 a Sud della rotabile, in seguito alla caduta di quota 275, risultarono in vista del nemico: si protessero col fuoco sferrando violenti tiri di repressione sulla quota stessa. La situazione però nel settore della << Pistoia» continuava ad essere precaria, perciò vennero effettuati dei contrattacchi per la riconquista delle quote perdute. I contrattacchi ebbero successo: la quota 275 rioccupata verso le 13 dal 135" Flak, venne definitivamente riconquistata un paio d'ore dopo dal 36° fant. (dopo breve preparazione e un successivo nutrito appoggio di artiglierie). Successivamente venne anche ristabilita la situazione nella zona a -

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ARTIGLIERIA l ' A. NELLA RELAZIONE GEN. BELLETTI

sud-ovest di q. 212 dove si erano avuti i già accennati tentativi di penetrazione all'inizio della giornata. In questo frattempo si manifestò un attacco contro le nostre posizioni di estrema sinistra, nella regione della rotabile costiera e della spaccatura dell'Akarit. La nuova spallata venne data dall'avversario impiegando forti stormi di carri e di fanti. Contro di essi il Com.do artiglieria della « G.G.F .F . » fece entrare in azione il 101° Gruppo e.a. da 7.7 / 28 assegnato di rinforzo . specificatamente per l'azione di arresto e per l'azione anticarro, e schierato a tale scopo a cavallo della rotabile a nord dell'uadi dell'Akarit. Il 101° Gruppo accolse l'attacco con nutrite raffiche di granate a tempo e a percussione che rinnovò a più riprese con ottimi risultati nonostante fosse intensamente controbattuto dall'artiglieria avversaria (due pezzi fuori combattimento con perdite nel personale). Dopo due ore di lotta accanita, l'attacco diminuì d'intensità e il nemico ripiegò lasciando sul terreno carri in fiamme e carri immobilizzati, e un considerevole numero di caduti tra i fanti. Dopo le successive azioni di fuoco al centro e sulla destra, dopo i contrattacchi nel settore della « Pistoia » e dopo quest'ultima spallata contro la sinistra del nostro dispositivo, si ebbe un certo rallentamento nella battaglia. L'attacco aveva perduto parte del suo slancio iniziale sotto la crescente reazione della nostra artiglieria e sotto gli effetti delle contromisure della difesa. A pomeriggio inoltrato l'attività avversaria riprese: si ebbe una nuova intensificazione di pressione nel settore della « Trieste >> accompagnata da un'altra spallata contro l'estrema sinistra della fronte (zona del fossato dell'Akarit), ment re movimenti in prossimità delle posizioni della « Spezia >> facevano prevedere un prossimo attacco in forze anche in quel settore. Contro la fanteria all'estrema sinistra entrò di nuovo in azione il 101° Gruppo e.a. da 77/ 28. Dopo due sganci effettuati da squadroni di bombardieri sulla zona del fosso anticarro e sulle postazioni delle batterie, le formazioni corazzate avversarie protette dai nuvoloni degli scoppi mossero nuovamente all'attacco e occuparono diversi caposaldi obbligando un bat-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

taglione tedesco a sloggiare e a ripiegare dietro lo schieramento dell'artiglieria. Le batterie del 101° Gruppo investirono con violente raffiche le fanterie e i carri. Dopo oltre un'ora di accanito combattimento, il nemico, (che aveva serrato sotto alle batterie sino ad obbligare gli artiglieri a difendersi con le mitragliatrici e coi moschetti), venne respinto ed obbligato a ripiegare lasciando uomini e materiali sul terreno. Perdite complessive subite dal nemico: 7 carri incendiati, 6 carri immobilizzati, 2 camionette distrutte, notevole numero di caduti fra le fanterie. Nel settore della « Trieste » l'avanzata continuò ad essere controllata e ostacolata dal tiro delle artiglierie divisionali e di Corpo d 'Armata col concorso dei gruppi del 136° che per tutta la giornata non fecero mai mancare il loro prezioso contributo di fuoco. Col perdurare della pressione nemica il X X C.d'A. mandò in rinforzo alla ,, Trieste » il nucleo carri della 15·, Divisione Corazzata tedesca (messo a sua disposizione), nucleo che successivamente venne poi passato alla Divisione « Spezia ,i. Intanto, in previsione dell'attacco in gestazione nel settore della « Spezia ,i, veniva preordinato il concentramento delle artiglierie pesanti e delle artiglierie contraeree di concorso, sugli accessi e sugli sbocchi delle zone di probabile irruzione delle colonne avversarie. Al momento dell'irruzione nemica, e dei tentativi di dilagamento al piano che ne seguirono, si può dire che l'azione si era fatta intensa in tutto il settore di attacco, con la partecipazione della quasi totalità delle nostre artiglierie e con la realizzazione dei seguel}ti risultati: ~ respinto definitivamente, con considerevoli perdite per il nemico il tentativo contro la nostra estrema sinistra; - frenata la penetrazione nel settore "della «Trieste» (21" art.. 136° art. - 16° raggr. art. di C.A. - gruppo da 149/ 12 di formazione); - nettamente stroncato il tentativo di sfondamento attraverso la sella del Roumana, le forze motorizzate e corazzate dell'attacco (prese sotto il violento fuoco delle numerose batterie entrate in azione) arrestate e respihte al di là del fosso -

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ARTIGLIERIA .1• A. NELLA RELAZIONE GEN. B ELLETTI

anticarro (8° Regg. Art. di A. - 2'> Regg. controaereo con i gruppi 90", 91° e 43° - '72° Gr. e.a. da posizione); i tentativi di irruzione si rinnovarono per oltre due ore, ma furono sempre respinti dal tiro dell'artiglieria; - alleggerita nella parte montana la pressione avversaria sulla zona di Ras ez Zouai e nelle regioni adiacenti; (3° art. « Pistoia » con gruppi di rinforzo - 24° Raggr. art. di C.A. e gr. da 149/ 12 di rinforzo). L'artiglieria, galvan izzata dalla tragicità del momento, a veva risposto in pieno alla voce del dovere: dopo aver decisamente contribuito al superamento della grave crisi del mattino, aveva contenuto per tutta la giornata la progressione dell'attacco, e respinto vigorosamente gli ultimi massic_ci tentativi d'irruzione, tenendo incrollabilmente fermo sulle proprie posizioni. Il comando tedesco, nel rappresentare al nostro comando di Armata la situazione (ch'esso non r iteneva .1llarmante), riferendosi agli ultimi risultati della lotta, così si espresse: « l'attacco è stato respinto dall' art iglier ia ».

Nonostante i parziali successi conseguiti dalla difesa, dato il persistere nella serata della pressione avversaria, e data l'entità delle riserve in uomini e in materiali, di cui disponeva il nemico, e che avrebbero potuto essere lanciate da un momento all'altro nella lotta, il Comando della 1" Armata decise di rompere il combattimento, e ordinò alle truppe di sgan ciarsi e di ripiegare nella notte. Il 6 aprile 1943, nonostante la sfortuna che perseguitò le nostre armi, è stato giorno di affermazioni eroiche e di fulgida gloria per l'artiglieria: u Tutto quello che è stato fatto, si è potuto soltanto fare gr azie all'artigbier ia n, dissero i nostri Comandanti di Divisione nei giorni immediatamente successivi al combattimento, ancora sotto la impressione delle tragiche ore trascorse. La « voce del fante » della 1' Armata diceva che « la fanteria non si era mai sentita tanto vicina la propri a artiglieria come in Tun isia ,, . E in ciò sta la spiegazione di quanto a v-

venuto secondo le affermazioni dei divisionari. Ed effettiva-

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONA LE - PARTE

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mente il rendimento dell'artiglieria nei combattimenti dello Akarit è dovuto, oltre che alle disposizioni attuate per lo schieramento e per l'intervento, all'affiatamento, alla reciproca fid ucia esistente nella l' Armata fra i Comandi e fra le truppe delle diverse armi, e, nell'ambito delle artiglierie, fra i comandi e fra gli artiglieri di tutte le specialità. L'organizzazione e l'azione dell'artiglieria basata sulla manovra del fuoco (qui, logicamente, maggiormente articolata che al Mareth) e inspirata ad a lto senso di solidarietà e di cooperazione, potè così trovare all'Akarit il suo completamento nelle coraggiose iniziative, nella combattività e nell'abnegazione dei singoli. Molte furono le prove di valore e di dedizione al dovere, non pochi gli atti di vero alto eroismo compiuti: oltre a quelli che risultano implicitamente da quanto dianzi esposto, se ne cita qualche altro particolarmente meritevole di essere ricordato per il suo alto significato morale: - Il sottocomandante di una batteria controaerea da 77/ 28 ferito al capo durante un violento attacco di carri e di fanteria (fossato dell'Akarit) rifiuta di allontanarsi per farsi medicare, e, insensibile al dolore, e noncurante del fuoco nemico che investe la batteria, rimane al suo posto di combattimento indicando gli obiettivi, dirigendo il fuoco dei singoli pezzi nel tiro anticarro, e incitando i serventi a compiere sino all'ultimo H loro dovere. - Il comandante della batteria osservatori di Armata, mancando di notizie della situazione del settore di destra della << Spezia», parte in ricognizione con una pattuglia. Fatto segno a colpi di mitragliatrice, sistema a difesa i suoi uomini, e prosegue la ricognizione da solo sotto il tiro del nemico sino a procurarsi i dati che gli occorrono. Trovato nei pressi di una batteria sgombrata da poco, a causa dell'intenso tiro nemico, un artigliere sfinito dalla fatica per aver continuato per lungo tempo a far fuoco da solo col suo pezzo lo trae in salvo, trascinandolo e portandolo di peso sino all'appostamento della pattuglia. - Il comandante di un gruppo e.a. schierato con una ba tteria a sbarramento di un varco, sferratosi un violento attacco nemico, accorre sul posto, e personalmente dirige il tiro -

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ARTIG LIERIA P A. NELLA RELAZIONE GEN. BELLETTI

di arresto dei pezzi contro i carri irrompenti nella piana. Colpita ripetutamente in pieno la postazione della batteria dalla artiglieria avversaria, continua con estrema decisione la lotta col personale superstite sino ad obbligare i mezzi corazzati avversari a ripiegare al di là del fosso anticarro. - Il comandante di un gruppo da 149/ 35, t ravolti gli osservatori sulle alture, ristabilisce personalmente l'osservazione portandosi su una posizione avanzata molto esposta. P ronunciatosi un attacco di imponenti forze corazzate ed essendo le batterie già fatte segno a colpi di armi automatiche nemiche, si porta fra i pezzi, e allo scoperto dirige il fuoco dei cannoni contro i carri e le artiglierie di accompagnamento con tanta serenità e con tale successo da galvanizzare i serventi. Esaurite le munizioni, nonostante le perdite e l'aggravarsi della situazione, rimane in posto e provvede alla difesa vicina cogli artiglieri impiegati come fanti e da lui preparati a ogni ardimento e a ogni sacrificio. · - Una batteria su trattori del 136° Regg.to, data in accompagnamento a un gruppo tattico inviato di rinforzo alla « Spezia » affrontava animosamente l'avanzata di numerosi carri che travolta °la fanteria, cercano di circondare e di catturare i pezzi. Ufficiali e truppa, superstiti, dopo aver tentato con furiose raffiche di opporsi all'accerchiamento, lanciate le macchine, riescono ad aprirsi la strada a colpi di cannone ed a raggiungere il proprio reggimento con a bordo la maggior parte del personale fuori combattimento (morti e feriti). - Il 332° Gruppo della << Pistoia » (uno dei primi ad entrare in azione all'alba del 6), col suo eroico contegno riesce a contenere per tutta la giornata l'avanzata del nemico nella zona dello Zouai. Battuto dall'artiglieria e dalle mitragliatrici, sottoposto nella serata a due ore consecutive di intenso tiro di artiglierie e di mortai, nonstante le gravi perdite, tiene fermo sulle posizioni, continuando a dare tutto il suo valido aiuto alla fanteria sino ad esaurimento delle munizioni. Iniziato il ripiegamento alle ore 2 del 7 con 2 automezzi (i soli salvati dalla distruzione) e 2 pezzi a rimorchio viene ancora attaccato e colpito· dall'aviazione avversaria. Costretto ad abbandonare una altra parte del materiale, il comandante del gruppo riesce a -

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L' ARTIGLIERIA IN AFRI CA SETTENT RIONALE - PARTE IV

portare in salvo il personale superstite sotto il mitragliamento aereo continuando il ripiegamento a piedi; 6000 colpi sparati, oltre il 30 % del personale in linea fuori combattimento di cui la metà morti; perdite nel materiale: 3 pezzi distrutti, 15 automezzi distrutti fra colpiti dall'artiglieria e dall'aviazione e incendiati dalle mitragliatrici. - Infine l'ultimo gesto di un prode sintesi di ogni virtù militare: fra i molti valorosi travolti combattendo n el frammischiamento di fanteria, di carri e di artiglierie prodottosi sulle posizioni della « Spezia ,, , spicca fulgido esempio di onore militare, di spirito di sacrificio e di dedizione alla Patria, la figura -eroica del Tenente Jannaccone del 212- G'ruppo della « Spezia » che, subentrando al comandante di batteria, incita gli artiglieri alla resistenza, addita ai serventi i carri più pericolosi da battere, e di fronte alle forze soverchianti che lo investono intimandogli la resa, non cede, e, al grido di << Viva l'Italia », cade, dilaniat.o il petto dai colpi nemici. 0

Situazione a metà ap'T'ile ' 43 della 1A Armata

6. - Il 13 aprile 1943, la forza delle grandi unità della l " Armata era la seguente: XX C . d'A . con le D ivisioni (<G iovani F ascisti ", e « Trieste » (e 90·' tedesca rinforzo):

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Divisione « Giovani Fascisti >1: 2 battaglioni « Giovani Fascisti »; 11° e 57° battaglioni bersaglieri; IX battaglione autonomo; III/ 47° tedesco; 17° gruppo da 100/ 17 (4 pezzi) 16° gruppo da 75/ 27 (8 pezzi) 204° gruppo da 75/ 27 (5 pezzi) 206° gruppo da 75/ 27 (7 pezzi) 15° gruppo da 65/ 17 (17 pezzi) 48° gruppo da 75/ 46 (1 pezzo) non in linea. -

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41 pezzi;


ARTIG LIERIA t • A. NELLA RELAZIONE OEN. BELLETTI

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Divisione cc Trieste »: Ill/ 65°, più 2 plotoni mortai da 81; I , II e III del 66° reggimento fanteria (complessive 6 compagnie) più un plotone mortai da 81; X battaglione CC.NN. « M »; 1 compagnia controcarro del 106° battaglione; 1 battaglione, più 1 compagnia « Luftwaffe n; I/ 21° e II/ 21° gruppi da 100/ 17 (6 pezzi ciascuno) III/ 21° e IV / 21° gruppi da 75/ 27 (6 pezzi ciascuno) V/ 21° gruppo da 75/ 50 (6 pezzi) 102" gruppo da 77/ 28 (4 pezzi) 886a batteria da 65/ 17 (2 pezzi) Totale: 36 pezzi. -

16° Reggimento artiglieria di C. d'A., con: 15° gruppo da 105/ 28 (6 pezzi) 343° gruppo da 105/ 28 (4 pezzi) (col XXI C. d'A.) 202° gruppo da 87 ,6 (8 pezzi) T otale: 18 pezzi. XXI C. d ' A . con le Divisioni <( Spezia )), e << Pistoia » (e 164·' tedesca rinforzo):

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Divisione « Spezia »: 1/ 125°; 1 battaglione del 125° reggimento fanteria (ex 84°); 281° battaglione mitraglieri; 106° bis battaglione controcarro (senz'armi); II/ 47° battaglione tedesco (in rinforzo) ; 213° gruppo da 100/ 17 (2 pezzi) 209° gruppo da 77 / 28 (6 pezzi) III/ 3° gruppo da 75/ 27 (8 pezzi) 29 pezzi IV/ 3° bis gruppo da 75/ 27 (8 pezzi) 43° gr~ppo da 75/ 50 (5 pezzi:)

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Divisione « Pistoia »: 2 battaglioni ed 1 compagnia mortai da 81; 1 battaglione (elementi del raggrupp. sahariano); -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETI'ENTRIONAL E - PARTE IV

1 battaglione bersaglieri nuovo giunto (al XX C. d'A.); Reggimento d'aviazione « Duca d'Aosta >> su 2 battaglioni (paracadutisti e << Loreto "); 2 batterie da 65/ 17 (9 : 10 pezzi). Divisione << Centauro »: Gruppo « Novara )) ; 340° battaglione mitraglieri; 1 compagnia controcarro del 106° battaglione; I/ 3° gruppo da 100/ 17 (6 pezzi) IV / 3> gruppo da 75/ 27 (7 pezzi) 22 pezzi. 331° gruppo da 75/ 27 (9 pezzi)

l

Gruppo di combattimento corazzato (Piscicelli): 1 carro comando; 11 semoventi; 15 carri armati M 13 (del battaglione XVI - Clementi). -

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24° reggimento artiglieria di C. d'A. : II gruppo da 105/ 28 (4 pezzi).

Artiglieria pezzi da pezzi da pezzi da pezzi da

2 6 2 7

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di Armata: 149/ 28 149/ 40 149/ 35 149/ 12

17 pezzi.

Contraerei in linea: 90° gruppo da 75/ 46 (9 pezzi) 91'' gruppo da 75/ 46 (6 pezzi) _14° gruppo da 75/ 46 · (6 pezzi)

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Protezione retrovie: 72'' gruppo da 75/ 46 (15 pezzi) 100° gruppo da 76/ 40 (8 pezzi) 101" gruppo da 77/ 28 e.a. (10 pezzi)

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90~ Divisione leggera tedesca: I e II/ 200°; I e II/ 361 '; I e II/ 155 '; -

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54 pezzi.


ARTIGLIERIA l ' A. NELLA RELAZIONE GEN. BELL ETTI

Battaglione pionieri; 3 cannoni da 100 9 pezzi. 6 obici da 105 - 164" Divisione leggera tedesca: II/ 125"; I/ 433°; l / 382°; 3 èannoni da 100. 15" Divisione corazzata tedesca: I/ 115>; II/ 115° (alla 164"); una quindicina di carri dell'8" reggimento corazzato; 3 cannoni da 100 8 obici da 105 ) 17 pezzi. 6 cannoni da 149/ 28 - 19·, Divisione te Flak » (contraerei) : _:- 102° reggimento:

l

nel settore del XX C. d' A.:

P, 2' e 3.. btr. da 88 su 4 pezzi ciasc.; I/ 6°

gruppo

I/ 46° gruppo

)

4" e 5· btr . da 20 su 12 pezzi ciasc.,

(3 a 4 canne);

( l " e .2~ btr. da 88 su 4 pezzi ciasc.; 3a. btr. da 88 su 3 pezzi; 4" e 5·, batteria da 20 su 12 pezzi ciasc.

i(

nel settore del XXI C. d' A.: 0 . ~ l" e 2.. btr. da 88 su 4 pezzi ciasc.;

1133 gruppo

-

) 4a e 5a btr. da 20 su 8~ 12 pezzi ciasc ..

135° reggimento: 1143

0

gruppo

~ 2a. e 3a. btr. da 88 su 3 pezzi ciasc.; } 4" e 5" btr. da 20 su 8~ 12 pezzi ciasc ..

In totale 37 pezzi da 88 e 80 pezzi da 20. - Reparti di riserva: 1"' e 2" btr. da 88 su 4 pezzi ciasc; 1153 gruppo / 4• e 5" btr. da 20 su 8""7"" 12 pezzi ciasc .. 0

(

In totale 8 pezzi da 88 e 20 pezzi da 20. Totale generale: 45 pezzi da 88 e 100 pezzi da 20. -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

Il 16 aprile, per le scarse forze rimastele, la Divisione Centauro » fu sciolta e gli elementi di fanteria e di artiglieria passarono alla Divisione « Pistoia », mentre il 5° reggimento bersaglieri si ricostituì nei battaglioni XXII e XXIV. I reparti corazzati andarono in parte al reggimento corazzato « Lodi n, in parte al gruppo corazzato Piscicelli. Il Comandante della D~sione (Gen. Calvi di Bergolo) venne rimpatriato. Per completare il riordinamento della 1• Armata, si richiese al Comando Supremo l'invio di rinforzi, ed il passaggio di tutte le truppe italiane in Tunisia alla dipendenza dell'Armata stessa. Ma mentre il Comando del XXX Corpo d'Armata, dapprima posto a disposizione della 5" Armata tedesca, passò poi alla 1" Armata italiana, ed infine fu rimpatriato, le truppe italiane già inquadrate nel XXX C. d'A. stesso e poi alle dipendenze del C.T.A., malgrado la formale assicurazione del Comando Gruppo Armate, non passarono mai alla ia Armata; anzi nell'ultima fase della battaglia, numerosi reparti italiani vennero spostati a spizzico sul fronte ovest per alimentare le operazioni in quel settore. E' da rilevare che da tempo gli aviotrasporti per il Gruppo di Armate erano totalmente assorbiti a vantaggio dei tedeschi, in seguito a disposizioni di Kesselring, cui il Comando Supremo aveva dovuto adattarsi ; e la l ' Armata ne era praticamente esclusa anche per quanto riguardava gli sgomberi. «

Pure dopo il 12 aprile, nonostante il preavviso, da parte del Comando Supremo, di invio di reparti e materiali varii, i trasporti continuarono a funzionare quasi esclusivamente per gli alleati <e per avviamento urgente di battaglioni germanici data la loro superiorità di armamento ». Se almeno per il ritorno, i pochi aerei italiani da trasporto fossero stati effettivamente a disposizione della l' Armata, si sarebbe potuto far rimpatriare una massa assai maggiore di elementi ormai inutili alla campagna, che attendevano a Tunisi e nella penisola di C. Bon, dei quali la massima parte non riusci mai a trovare il mezzo per rientrare in patria. Nel mese di aprile giunsero dall'Italia il personale ed il materiale seguenti:

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AR TIGLIERIA 1• A . NELLA R ELAZIONE GEN. BELLETTI

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per l'Eser'cito: L battaglione bersaglieri (quasi completo) più 1 compagnia circa del LI ·btg.; 58 autocarri; 13 autoblindo; 196 fucili mitragliatori e mitragliatrici; 10 mortai da 81; 35 mitragliere da 20; 23 pezzi controcarro da 47; 13 pezzi di piccolo calibro; 6 pezzi di medio calibro; 5.607.700 cartucce per armi portatili; • 103.100 bombe a mano; 73.000 bombe da mortaio; 297.300 colpi da 20; 102.200 colpi da 47; 175.860 colpi di piccolo calibro; 41.000 colpi di medio calibro; 47.500 colpi contraerei; 4271 tonnellate di carburanti; 100 tonnellate di lubrificanti; 1005 tonnellate di materiali del genio (mine, esplosivo, ret icolato, sacchi a terra, attrezzi, ecc.). - per l'Aeronautica: 186 tonnellate di carburante; 153 tonnellate di materiale vario. - per la Marina: 284 tonnellate di materiale vario. per tutte le forze tedesche della Tunisia: 13 pezzi d 'artiglieria; 38 pezzi corazzati; 165 automezzi ; 8.360 tonnellate di carburanti; 9.938 tonnellate di materiale vario. Con tali arrivi - per di più scaglionati nel tempo - si dovrà alimen tare la battaglia fino all'ultimo (in maggio, praticamente non giunse più nulla): occorrerà quindi fare la massima economia di munizioni e di carburante. -

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Il Maresciallo Kesselring ed il Gen. Gause avevano intenzione di riunire soldati italiani e tedeschi negli stessi battaglioni; ma Ia cosa non ebbe seguito. Si dovette invece ottemperare all'ordine esplicito del Comando Gruppo Armate di inserire battaglioni tedeschi nello schieramento delle Divisioni italiane e battaglioni italiani in quello delle Divisioni ·tedesche.

Alla vigilia della battaglia, lo schieramento delle nostre forze era costituito, in sintesi,- da: - una posizione avanzata (di cui faceva parte la vecchia linea di . Enfidaville), tenuta da forze abbastanza consistenti alle ali; - una zona di sicurezza, limitatamente al settore costiero; - una posizione di resistenza e riserve settoriali d'Armata. E le truppe vi erano dislocate nel seguente ordine dalla sinistra: go·, · Divisione germanica con 4 battaglioni propri e 2 battaglioni italiani; - Divisione « Giovani Fascisti 1> con 4 battaglioni propri e 2 della 90" Divisione: in questo settore, tenendo conto del III/ 47" tedesco che è a disposizione del C. d'A., ci sono in complesso 7 battaglioni tedeschi e 6 battaglioni italiani; - Divisione e< Trieste » (molto provata ) con 5 battaglioni italiani di formazione piuttosto ridotta ed 1 battaglione di Luftwaffe; - Divisione « Pistoia » (provatissima) è al posto della Div. « Centauro», con 2 battaglioni propri, circa 900+ 950 uomini complessivamente e 2 battaglioni di formazione tratti da elementi della << Centauro n; 164a Divisione germanica con 2 battaglioni propri, l battaglione della 15:, Divisione corazzata ed. 1 battaglione _ita_liano di formazione che era prima nel settore Mannerini; - Divisione ~ Spezia 1> (provatissima) con 5 battaglioni italiani nella maggior parte di formazione, ed 1 battaglione del 47" reggimento tedesco. 674 -

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In riserva erano: - 15~ Divisione corazzata, che per il momento non aveva che 4 carri armati in tutto; - 1 battaglione della Divisione « Pistoia »; 2 battaglioni di formazione del reggimento d'aviazione « Duca d'Aosta )). Nello schieramento il Takrouna venne incluso nella posizione di i:esistenza e considerato uno dei capisaldi fondamentali della difesa: vi fu dislocato l'ottimo battaglione Politi (I/ 66°) ed 1 plotone tedesco con la consegna della difese ad oltranza, fino all'ultimo uomo, consegna che fu meravigliosamente osservata. Quanto allo schieramento dell'artiglieria, la maggior parte dei pezzi - oltre 250 bocche da fuoco terrestri di tutti i calibri - aveva gittata modesta, ma il loro impiego era favorito da una rete di ottimi osservatorii dominanti e dalle possibilità di schierarsi ad immediato ridosso dello schieramento. Dato l'andamento della linea ed il t erreno favorevole, fu possibile far gravitare l'artiglieria al centro in due masse, grosso modo rispettivamente ad est e ad ovest della strada N. 2 di Tunisi (più importante quella est) ognuna delle quali poteva battere metà del fronte, mentre entrambe potevano concentrare al centro il loro fuoco su un'ampia zona interessante i due C. d'A.. E' facile rendersi conto, da queste caratteristiche, dell'importantissimo -ruolo che ebbe l'artiglieria contro il nemico, il quale attaccò quasi esclusivamente nel settore centrale. Il già magro schieramento venne ancora diminuito, il 14 aprile, di 2 gruppi da 100/ 17, rispettivamente del 3" e del 21° reggimento d'artiglieria, nonchè di 1 gruppo pesante ed 1 gruppo Nebelwerfer tedeschi, messi a disposizione della 5• Armata per ordine del Comando Gruppo Armate. Altri numerosi reparti verranno sottratti per la stessa destinazione in seguito, durante le operazioni. Per le munizioni si poteva contare su 1 1/2 unfoc .. Nell'ambito della <e Difesa retrovie 1• Armata Jl, istituita il 14 aprile agli ordini del Gen. Costa, già Vicecomandante della -

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Divisione « Centauro » si organizzava la difesa della penisola del C. Bon, il cui nerbo era rappresentato: - per la manovra, dai reparti autoblindo di cavalleria ( cc Nizza », Monferrato >1 , Reco cc Lodi ») e dalle 3 compagnie sahariane; - per la difesa fissa, dalle artiglierie costiere ed a doppio compito ivi schierate. In tutta la zona, ogni presidio anche minimo doveva organizzarsi a caposaldo con settore di 360° contro qualsi~si offesa. Di giorno in giorno il nemico (P e 3a Armata inglesi e 5a Armata americana) aumentava di attività, sicchè sempre più evidente ed imminente se ne preannunciava l'attacco. Al Comando della l"' Armata non restava ormai che dare disposizioni di carattere morale, ribadire l'ordine tassativo ed assolÙto di resistere fino all'ultimo uomo sulla posizione di resistenza: Ressun Comandante di qualsiasi grado poteva dare ordine di ripiegare, senza la preventiva personale autorizzazione del Comandante dell'Armata. La linea avanzata aveva soltanto il compito di ritardare il progredire del nemico, senza peraltro farsi travolgere: compito invero delicato, che le compagnie avanzate della 90&·o iv. e della « Giovani Fascisti» seppero assolvere ottimamente, facendo cadere in grave inganno l'avversario il cui attacco in quel settore cadde così nel vuoto. La zona di sicurezza invece doveva tenere il più a lungo ·possibile, anche a costo di alimentare l'azione con forze della posizione di resistenza, in considerazione dell'alto valore di tale zona per dare maggiore profondità all~ difesa e per il dominio sul terreno antistante. Il Tacrouna ed il Garci dovevano essere i pilastri basilari di tutta la difesa. Nulla fu trascurato per infondere nei combattenti della 1a Armata l?, ferma decisione di non mollare: il rito col quale il battaglione Politi ed il plotone tedesco del Takrouna ricevettero dal Comandante i sacri vessilli della Patria da difendere fino all'estremo, costituì veramente il simbolo della. ferma determinazione di tutta l'Armata. -

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7. - LA BATTAGLIA DI ENFIDAVILLE

(19 aprile - 12 maggio '43) La 1" Armata si schierò a Enfidaville appoggiandosi con la sinistra al mare: il XX C. d'A. a sinistra fra il mare e la strada n. 2 di Tunisi (ad ovest del Gebel Biada) e il XXI C. d'A. a destra. Il settore del XX C. d'A. era difeso dalle Divisioni goa tedesca, « G.G.F.F. » e (< Trieste » (nell'ordine dalla sinistra) e quello del XXI dalle Divisioni e< Pistoia >) 164"' tedesca, e « Spezia,,. · Utilizzando i materiali dei reparti superstiti, quelli comunque recuperati dopo il ripiegamento e quelli (troppo pochi) giunti miracolosamente dalla Madrepatria, si provvide rapidamente a .colmare i vuoti prodotti dalla battaglia riportando quasi a numero le artiglierie organiche delle grandi unità (1), assicurando in complesso una sufficiente intelaiatura di artiglieria alla difesa. Contemporaneamente si ridiede vita in pieno alla nostra organizzazione che funzionò poi ininterrottamente, e con ottimi risultati, per tutto il resto della campagna sino al momento della resa. Le artiglierie vennero schierate inizialmente a (< blocchi » nelle zone delle rotabili e delle vie di accesso principali. Col progredire dell'organizzazione e còl potenziamento dei vari settori, in seguito all'affluire delle unità distaccate presso le retroguardie, al completament.o e alla perequazione dei reparti, le artiglierie assunsero poi (conformemente alle proprie particolari caratteristiche di impiego) lo schieramento rispondente alle esigenze della . difesa. Pertanto la massa delle artiglierie di maggiore potenza (italiane e tedesche) risultò col proprio centro di gravità nella zona della strada n. 2 di Tunisi che era la più favorevole alla manovra del fuoco, e dalla quale si poteva

(1) Di tutto lo schieramento dell'Akarit della (<Spezia» (86 pezzi e 2 ba tterie da 20 mm.) giunsero sulle posizioni di Enfldeville, un paio di pezzi d el tipo divisionale e 4 cannoni mitragliere da 20 mm.

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esplicare un'ottima azione sugli accessi e sulle posizioni dei due bastioni di Takruna e del Garci, importantissimi per la difesa. Delle artiglierie divisionali il 21 ° Art. « Trieste >> schierò tutti i suoi gruppi nel settore della divisione, mentre il 136° Art. della (< G.G.F.F. » (che aveva due gruppi da 75/ 27 di rinforzo) venne schierato con tre gruppi nel settore di Takruna e 3 gruppi a nord di Enfideville. L'artiglieria della (< Spezia » (che cambiò più volte schieramento dipendentemente dalle successive modifiche portate al settore e alla linea della propria Divisione) al principio della terza decade di aprile risultò schierata nella zona di Est Geb. Zaghuan (1). · Il 3° « Pistoia » schierato inizialmente f~a Sauaf e la regione fra il Garci e le pendici di q. 501, modificò poi anch'esso il proprio schieramento (specie sulla destra - Sauaf) in relazione agli spostamenti subìti dalla linea di resistenza del XXI C. d'A .. Nel settore della (< Pistoia >>, nella zona del 3° e in diretto collegamento col Com.do di detto reggimento, venne _poi schierato il 343" Gr. da 105/ 28 proveniente dal XX Corpo e assegnato al X XI per ricostituire il suo Raggruppamento di art. di C. d' A. (il 24") rimasto con un solo gruppo (il II) incompleto. Detto II Gruppo ricompletato, venne poi schierato nel settore della «Spezia>> e messo in collegamento diretto con quel Comando di Art. Divisionale. Il 16° Raggr.pt. del XX C. d'A. schierò i due gruppi di cannoni rimastigli (XV da 105/ 28 e CCII da 88/ 57) in profondità nella zona centrale del C. d'A. dislocando una sezione da 88/ 57 nel caposaldo di Takruna, e il CCCX X XV Gruppo obici da 149/ 12 nella zona delle alture a nord-est di Takruna. Alla metà di aprile la nostra organizzazione. (schieramento, preparazione del tiro, osservazione e collegamento, azioni di (1 ) Nella. terza decade d i aprile, l'artiglieria ricostituita della « Spezia » comprendeva: - 1 gr. da 100/ 17: - 1 gr. e.a. da 75 / 50: - 2 gr . da 75/27 ; - 1 ba-t t. da 65/ 17; - 1 bat t . da 20 mm. - 1 gr. da 77/28;

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fuoco) era in piena efficienza. La batteria (( Osservatori d'Armata » a posto e in funzione: difettavano le radio, e c'era penuria di filo, ma alle int erruzioni delle linee si sopperiva con la abnegazione e con l 'eroismo dei guardafili, e con la bravura e con lo slancio degli ufficiali di collegamento in motocicletta. Per la manovra del fuoco si utilizzarono al massimo anche le artiglierie controaeree: riunite in (< blocchi permanenti » con le unità da 149, furono di grande rendimento nella « interdizione » e nella « controbatteria » completando con l'effetto · neutralizzante del numero dei colpi e della violenza delle raffiche l'effetto di distruzione del colpo da 149. L'8" Armata inglese intanto serrava sotto con la sua formidabile attrezzatura bellica, e si apprestava a dare il colpo di grazia alle stremate, decimate, ma indomite schiere della ia Armata, concentrando davanti a Enfideville masse di artiglierie e di carri e le sue più agguerrite divisioni. Si ebbero le prime avvisaglie; avvennero alcuni scontri specie intorno alla quota 121 a sud-ovest di Takruna, e poi infuriò la battaglia. La sera del 19 aprile, dopo una giornata straordinariamente calma, alle ore 21,30 il nemico iniziò uno dei suoi soliti violentissimi tiri di artiglieria che si protrasse per più di un'ora e mezza investendo in particolar modo le posizioni del Gebel Garu e di Takruna. Le fanterie si lanciarono quindi all'attacco: - Nel settore di Takruna (XX C.A.) dopo l;l,spri combattimenti durati tutta la notte, all'alba del 20 il nemico, intensamente battuto dàl fuoco della difesa, ripiegava dalle posizioni inizialmente raggiunte conservando però in suo possesso il costone a Djebel Bir ad est di Takruna. La lotta si riaccese nella giornata del 20. Truppe neozelandesi partendo dal Djebel Bir riuscirono a infiltrarsi nelle posizioni di Takruna, ma vennero tosto ricacciate da un contrattacco del presidio. Nel corso della giornata si ripeterono e si susseguirono le infiltrazioni e i tentativi di irruzione inglesi e i nostri contrassalti. Ani sera del 20, dopo un ultimo contrassalto, la posizione rimase in mano nostra. L'artiglieria continuò - praticamente -

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per tutta la giornata - a dar valido aiuto ai difensori (specie in tiri di sbarramento e di interdizione) con la partecipazione di tutte le specialità - 21° Art. Div. - 136·• Art. Div. - 16n Raggr.to Art. di C. d'A. - 8° Raggr.to di Art. di Armata con i relativi gruppi di concorso italiani e tedeschi) . - Nel settore del Djebel Garci (XXI C. d 'A.) dopo la preparazione di artiglieria, le fanterie nemiche, partendo dal villaggio di Abd el Rahmane ai piedi del massiccio montuoso, si lanciarono all'attacco delle nostre posizioni seguendo il margine orientale delle alture. Le nostre artiglierie, che sin dall'inizio avevano preso sotto il fuoco le località di Abd el Rahmane, rimasero in azione per tutta la notte. Alle 6,30 del 20, il nemico riuscì ad occupare la quota 254 (circa 2 km. a nord-€st del villaggio di Abd el Rahmane); il 3'' Regg. Art. « P istoia>> e le artiglierie di Armata (8° Raggr.to e gruppi di concorso) effettuaron o ripetuti concen tramenti di repressione su detta quota e intensificarono i tiri d'interdizione sulle pendici sud del Garci. Per tutta la mattinata l'azione dell'artiglieria nostra e avversaria si mantenne violentissima; buon numero delle nostre batterie vennero intensamente controbattute subendo diverse perdite. L'attacco si intensificò nel pomeriggio riuscendo a impadronirsi delle alture del Kef en Nsoura e del Djebel Guetar (margine orientale del massiccio del Garci). La nostra artiglieria reagi con massicci tiri di repressione effettuati dall'8° Art. di Armata e dal 3·• Art. « Pistoia >> . Il tiro venne poi proseguito in modo da costituire anche ,< preparazione )> al nostro contrattacco in gestazione. Questo, sferrato verso sera, portò alla riconquista di parecchie delle posizioni perdute. Il combattimento andò poi rallentando nella notte. Il mattino del 21 potenti concentramenti di artiglieria investirono di nuovo le nostre posizioni di Takruna e del Gebel Garci: - A T akruna la lotta continuò intensa e drammatica per tutta la giornata sotto l'azione incessante delle opposte artiglierie; nel pomeriggio del 21 cadde Takruna, però soltanto il -

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mattino del 22 gli inglesi riuscirono a catturare gli ultimi eroici .difensori della posizione che, ridotti a poche ·decine di uomini. isolati dai propri reparti, annidati fra le rocce e le rovine del paese, avevano resistito sino allo stremo delle proprie forze contro un nemico non meno valoroso, ma di una superiorità numerica schiacciante. - Nel settore del Garci l'azione dell'artiglieria nemica infuriò violenta e massiccia nella zona nord de! Garci, del Gebel el Blida (q. 254), e del Kef en Nsoura (q. 362) e si protrasse poi con immutata intensità per tutta la giornata. La nostra artiglieria per contro effettuò ripetuti concentramenti d'interdizione a nord e a ovest del Kef en Nsoura e sul paese di Abd el Rahmane (zone di affluenza e di sosta dei rinforzi avversari); nel primo pomeriggio portò poi il tiro (sempre per concentramenti e con intervento anche delle artiglierie pesan~i) sulle posizioni del Kef en Soura (q. 300) e del Blida (q.254). Il giorno seguente (22 aprùe) la pressione delle fanterie nemiche aumentò nuovamente sul Garci e le nostre artiglierie divisionali furono ripetutamente chiamate in azione. Nel pomeriggio infiltrazioni nemiche tentarono di aggirare le nostre posizioni a nord-ovest del Bleda e ad ovest del Kef en Nsoura. Intervennero prontamente con ripetuti concentramenti le artiglierie divisionali e le artiglierie di Armata (8"' Raggpt. di Armata e gruppi di concorso italiani e tedeschi). L'attività dell'artiglieria nemica si mantenne . intensa per l'intera giornata e continuò poi violentissima per_ tutta la notte e il giorno successivo (23 aprile) . Nel pomeriggio del 23 si riaccese la lotta nella zona del Gebel Blida con frequenti interventi delle nostre artiglierie sulle varie quote e specialmente sulla quota 254. Successivamente, data la persistenza e la violenza dell'azione delle batterie avversarie, le nostre artiglierie di Armata aprirono il fuoco contro di esse effettuando ripetuti concentramenti di controbatteria. L'azione nemica pr-tJseguì . nel giorno seguente, ma con ritmo decrescente, specie da parte delle fanterie; l'artiglieria si mantenne vivace ancora per qualche giorno poi anche l'at681 -


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tività dell'artiglieria andò diminuendo. Terminata l'azione le truppe della « Pistoia » vennero ritirate e sostituite da quelle della 164·· Div. tedesca; le nostre artiglierie divisionali rimasero sul posto passando alle dipendenze della 164a tedesca. Nel periodo dal 20 al 24 aprile la quasi totalità delle artiglierie della P Armata furono, si può dire, senza tFegua in azione di giorno e di notte; a ogni tentativo di attacco, a ogni intensificazione della lotta, a ogni movimento di truppe constatato e segnalato, seguiva l'immediata reazione dell'artiglieria, che, precisa e violenta, infliggeva gravi perdite all'avversario. Intervennero sistematicamente ed efficacissimamente alle azioni di fuoco di quei giorni: - nella difesa del Garci le artiglierie del 3° Art. <e Pistoia », del gruppo da 105/ 28 e della batteria da 149/ 28 date di rinforzo al XXI C. d'A., e le artiglierie della massa di manovra di Armata (8° Raggr. Art. di Armata e gruppi tedeschi e italiani e.a.) affiancati per la interdizione e la controbatteria; - nella difesa di Takruna le artiglierie divisionali della « Trieste >> (21'' Regg.) e della G.G.F .F . (136° Regg.) e le artiglierie di C. d'A. del XX Corpo (16° Raggr.) molto attive ed efficaci e le artiglierie della massa di manovra d'Armata già sopra menzionate. L'attività delle artiglierie culminò il giorno 21 aprile; le nostre batterie impegnate senza sosta in azioni di sbarramento e di interdizione vennero fatte segno a violentissimi tiri di controbatteria. L'artiglieria avversaria nell'intento di limitare le perdite prodotte alla propria fanteria dal fuoco delle nostre artiglierie, rovesciò su di queste centinaia e centinaia di tonnellate di proietti, che pure provocando danni non raggiunsero il risultato pratico desiderato: le nostre batterie, anche sotto l 'imperversare del fuoco nemico, non cessarono un istante il loro tiro in aiuto dei prodi difensori di Takruna e del Garci. La controbatteria avversaria si accanì specialmente contro le posizioni delle artiglierie di C. d'A. vicine e contro lo schieramento centrale delle artiglierie di Armata, battuta contemporaneamente a più riprese dall'artiglieria e dall'aviazione. Notevoli perdite si ebbero al 3° Art. « Pistoia » e al suo gruppo -

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di rinforzo 343° da 105/ 28 e all'8° Ragg.to Art. di Armata. Parecchie perdite si verificarot1.o poi in generale presso tutti i reggimenti tra i trasmettitori e i guardafili - umili e spesso ignorati eroi - al cui saldo spirito militare, al cui ardimento e alla cui abnegazione, si deve in gran parte il buon funzionamento dell'artiglieria in quei giorni. Dopo la conquista di Takruna, l'avversario iniziò nel settore del XX C. d'A., dalle alture che dal Gebel Bir per il Cherachir si prolungavano verso nord in direzione del centro del settore, ma preso sotto il fuoco concentrato delle nostre artiglierie leggere e pesanti non insistette nell'azione. Questa si spostò poi verso nord-est, in direzione delle colline occupate dai nostri posti avanzati in zona di sicurezza. Alle prime ore del 25 (giorno di Pasqua) dopo un intenso tiro tambureggiante di artiglieria, il nemico attaccò i posti avanzati del settore della e< G.G.F.F. » con truppe scelte, con carri armati e con mortai, e con un poderoso appoggio di artiglieria. La lotta si accanì intorno alla quota 141 che costituiva la chiave della posizione; la quota 141 difesa da manipoli di prodi, dopo furiosi combattimenti rimase infine in nostra mano. Intorno alla quota 141 i combattimenenti si protrassero per diversi giorni col concorso di tutte. le artiglierie (divisionali, di C. d'A. e di Armata) che diedero costante aiuto alla difesa in ogni fase della lotta. All'avanzata ed ai cannoni dei carri si oppose il tiro di arresto praticato da quasi tutte le specialità di artiglieria, e l'azione dinamica degli ardimentosi pezzi volanti del 136° fecero prodigi di valore; ai bombardamenti « uragano >i si rispose con l'azione « a massa >> che si abbattè sùlle truppe affluenti alle quote 141 e 130, sulle posizioni dei mortai di quota 100, sulle zone di raccolta del Gebel el Ogla e degli impluvi adiacenti, e sulle batterie postate ai bordi di Enfideville e delle colline. L'azione poi si spezzettò e assunse progressivamente il carattere di attacchi a raggio limitato effettuati da pattuglioni o da reparti di non grande entità, ma appoggiati da poderose masse di fuoco di artiglieria.

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In definitiva l'attacco sferrato dall'8" Armata non aveva dato i risultati sperati. Nel settore del X X Corpo di Armata si era impadronito di Takruna, aveva sgretolato un po' l'occupazione avanzata, ma non aveva intaccato la posizione di resistenza; - nel settore del XXI Corpo era stato fermato lungo le pendici del Garci. Il fronte della l" Armata non era stato spezzato. La conquista di Takruna inoltre e i limitati progressi sul Garci erano costati all'attaccante perdite rilevanti e gli stessi corrispondenti inglesi lo avevano dichiarato sui loro giornali, accennando alla gravità dei combattimenti, alla intensità e alla micidialità dei tiri dell'artiglieria della ~ifesa. Tutto ciò indusse il comando avversario a un cambiamento di rotta nelle operazioni .Furono notate grosse colonne motorizzate e potenti squadre di aerei dirigersi veso ovest. Il nemico stava evidentemente spostando parte delle proprie forze nello intento di reali.zzare il successo in altro settore, in minor tempo, con minori difficoltà e con minori perdite (1). L'attività nemica riprese poi alla fine di aprile e andò intensificandosi nei primi giorni di maggio. Si ebbero violenti concentramenti contro le nostre posizioni di fanteria e contro il nostro schieramento di artiglieria con largo impiego di fumogeni, e quindi tentativi di irruzione specie sul fronte della « G.G.F.F. >> e della 90·• tedesca nel settore di sinistra, e sul fronte della 164.. tedesca nel settore di destra; però senza realizzare nulla di concreto. Modificato leggermente lo schieramento delle artiglierie di Armata in modo da aumentare la loro · azione nel settore della 90\ la nostra artiglieria continuò a. far frO!J.te alla situazione, assicurando il suo intervento sui vari settori di attacco, dal mare alla 164" tedesca; (il generale coCl ) Si chiude così la prima battaglia di Enfidevìlle. Nella relazione in meri to che il Comando della l " Annata fece al Comando Supremo, è detto fra l'altr o: « Le nostre artiglierie intervengono con eccellenti risultati. sta nello sbarramento sia nell'interdizione. sommando i loro effetti distruttori a quelli altrettanto micidiali delle nostre fanterie che oppongono validissima resistenza».

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mandante della 164" tedesca inviò più volte ringraziamenti alla artiglieria di Armata per il suo tempestivo efficace intervento). I ted~schi continuavano intanto a sottrarre artiglierie loro e nostre dal settore della l" Armata: di alcune delle nostre non si ebbe più alcuna notizia. Il nostro gruppo da 149/ 40 che era stato anch'esso inviato di rinforzo in un settore pericolante, avvenuta la rottura del fronte a nord, venne dimesso dai tedeschi e abbandonato a se stesso. Questo gruppo iniziò per conto proprio, fra lo sbandamento generale, la marcia per ritornare alla l " Armata e fronteggiando da solo le minacce dei mezzi corazzati avversari, riuscì a raggiungere il nostro schieramento, così da poter sparare gli ultimi suoi colpi insieme con le batterie sorelle in difesa di nostra gente. • Il 10 maggio si effettuarono gli spostamenti per la sistemazione della P Armata a caposaldo; l'artiglieria sparava a 3600. E col 10 maggio cessarono i rifornimenti di munizioni; gli autocarri inviati per i prelevamenti non fecero più ritorno. Ciò nonostante la voce del cannone continuò a farsi sentire sino all'ultimo, incitatrice e tranquillizzante per le .nostre truppe. Dal 10 al 12 maggio (compreso) dalle artiglierie alla diretta dipendenza del Comando Art. di Armata, vennero ancora sparati 8000 colpi riuscendo in particolare a temporaneamente arrestare e a deviare le puntate delle colonne motorizzate avversarie contro il fronte di rovescio dell'Armata: parecchi carri rimasero sul terreno, parte incendiati, parte immobilizzati dai nostri tiri. Ma gli avvenimenti seguivano il loro corso ineluttabile. Nel pomeriggio del 12, dopo aver sparato gli ultimi colpi, inneggiando alla Patria, vennero fatti saltare i pezzi che avevano visto tante battaglie, e parecchi dei quali erano stati portati in salvo, attrao/e rso il deserto, dall'Egitto sino in Tunisia: gli artiglieri schierati in armi rendevano gli onori. Il 13 maggio avveniva la resa della l " Armata. « La voce della nostra artiglieria si va sempre più affievolendo: ogni ora son nuove batterie che tacciono per mancanza

di munizioni. Il Gen. Belletti, Comandante dell'artiglieria della Armata, dirama in seguente ordine: -

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" Artiglieri della P Armata! La vostra ultima salva sia preceduta dal grido Viva il Re - Viva l'Artiglieria. Con questo grido di fede gli artiglieri della l" Armata, affratellati per sentimento come lo furono nella lotta, · salutano i valorosi Caduti ed i loro pezzi invitti, fieri della loro gloria e dell'estremo sacrificio. Viva l'Italia - Viva il Re - Generale Belletti". E tutti gli artiglieri della P Armata ricorderanno certament~ sempre con profonda commozione la cerimonia triste e solenne con cui, di fronte alla truppa schierata a ,, presentat'arm )), i cannoni venivano distrutti dopo aver lanciato sul nemico la ultima salva. Verso le 17 la radio entra in collegamento con la 1' Armata inglese, che chiede in italiMo se è stato ricevuto il messaggio del X C. d'A .. Il Gen. Messe fa rispondere: " Sì - Non ho che da ripetere la proposta di trattare la resa sulla base dell'onore delle armi ". La 1a Armata inglese replica: " Dobbiamo intendere che respingete la resa incondizionata? " Risposta: " Sì ". Alle 19 e 35' giunge al Gen. Messe il seguente radio del Comando Supremo: " Cessate combattimento. Siete nominato Maresciallo d'Italia. Onore a Voi e ai Vostri prodi. Mussolini ". La fine della resistenza ·in Tunisia veniva annunciata al Paese col bollettino n . 1083 del Comando Supremo in data 13 maggio: " La l" Armata italiana, cui è toccato l'onore dell'ultima resistenza dell'Asse in terra d'Africa, ha cessato stamane - per ordine del Duce - il combattimento. Sottoposta all'azione concentrica ed ininterrotta di tutte le forze anglo-americane terrestri ed aeree, esaurite le munizioni, priva ormai di ogni rifornimento, essa aveva ancora ieri validamente sostenuto col solo valore delle sue fanterie, l'urto nemico. E' cosi finita la battaglia africana, durata con tante alterne vicende trentacinque mesi ». 8. - Per completare il quadro dell'opera compiuta dalla nostra artiglieria nelle battaglie di Tunisia è doveroso mettere in giusto rilievo l'importantè contributo portato dai gruppi -

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contraerei (2° Rgt. Art. e.a. e gruppi di rinforzo) in ogni campo dell'azione, realizzando i più brillanti risultati tanto nell'intervento contro obiettivi terrestri, quanto nella d_ifesa controaerea delle nostre truppe. Mai come in Tunisia le artiglieri e controaer ee s,i sono meritate il titolo di cc artiglierie universali >i , talvolta loro attribuito, perchè in nessun altro settore del fronte esse hanno esplicato (parallelamente al loro compito contraereo) un'attività così multiforme, così intensa, così aderente alla situazione, come quella svolta in Tunisia in concorso con le varie specialità di artiglierie terrestri. ·

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Largamente impiegate nella manovra del fuoco con le artiglierie di Armata per l'interdizione (El Akarit e Enfideville) e per la controbatteria (Enfideville), parteciparono ripetutamente alle azioni di sbarramento e di arresto (contro truppe e carri) delle artiglierie divisionali concorrendo efficacemente al superamento di gravi situazioni (combattimenti di El Akarit e di Enfideville). A Enfideville gli ultimi colpi di cannone contro le unità irrompenti dal nord contro il fronte di rovescio della Armata, furono sparati da una batteria e.a . da 75/ 46, sfuggita alla cattura del proprio gruppo e schierata all'ultimo momento nei pressi di Djeradond, donde lanciò contro i carri avversari, e con ottimi risultati tutto il munizionamento disponibile. In alcune fasi del combattimento anche reparti controaerei da 20 intervennero promiscuamente sia all'azione' controaerea, sia all'azione terrestre (particolarmente efficace il loro intervento durante lo sganciamento della linea dell'Akarit) (I). Nell'assolvimento del proprio compito normale contraereo quantunque violentemente controbattute dall'artiglieria e dalla aviazione, le nostre artiglierie e.a. ostacolarono fortemente la attività aerea avversaria opponendosi con successo alle incursioni che si succedettero senza tregua di giorno e di notte sulle nostre posizioni, sino a poche ore dalla resa. Ne fanno prova le limitate perdite subìte dalle nostre tr1:1ppe per effetto dei (1 ) Oltre alle perdite subite sul fronte principale di combattimento dell'Annata. il 2" Re~g.to contr aereo ebbe anche una batteria ·aa 75 C.K., inviata di rinforzo al R aggrp.to Sahariano a El Hamma, quasi d istru tta dai bombardamenti. e di cui potè salvarsi solo 1 autocannone con 1 ufficiale e 8 artiglieri.

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bombardamenti e mitragliamenti dell'avversario, e i1 rilevante · numero dei suoi apparecchi abbattuti (almeno 70 nel periodo del Mareth, 30 . nel ripiegamento dalla linea del Mareth e nel periodo dell'Akarit, 40 nel periodo di Enfideville). Considerevole fu pure per efficacia e per abnegazione l'attività svolta dalle artiglierie controaeree da posizione facenti capo al 30° Ragg. controaereo costiero (Hammamet), nonostante la potenza della aviazione anglo-americana, e la scarsità dei propri mezzi e, sebbene violentemente controbattute e con notevoli perdite in batteria (1). Come già precedentemente al Mareth e all'Akarit, così pure a Enfideville, la 1• Armata non impiegò in azioni a fondo sul proprio fronte principale di combattimento le nostre poche artiglierie semoventi. Durante il periodo tunisino, due gruppi semoventi da 75/ 18, vennero approntati e completati presso il centro Istruzione di artiglieria dell'Armata. Il Gruppo << Centauro», (2), primo -in ordine di tempo, (di cui si era iniziato l'approntamento in Libia) venne completato in Tunisia nel periodo del Mareth e inviato di rinforzo nel settore di Gafsa dove si fece molto onore, compiendo notevoli atti di valore individuale e di reparto. Il secondo (559° gruppo) giunto in aereo dopo il Mareth, e completato presso il nostro Centro di Istruzione con materiale precedentemente arrivato dall'Italia, il 6 aprile venne inviato alla Skirra (a nord dello uadi el Akarit) insieme all:8° Regg. « Panzer ,, all'inizio del ripiegamento su Enfideville. Raggiunta la linea di Enfideville, e ricompletato, venne spostato sulla linea come riserva corazzata. Ivi prese parte ai combattimenti di Takruna come artiglieria divisionale, per iniziativa del comandante del gruppo Magg. Piscicelli, appassionato artigliere ed eroico carrista. Caduta Takruna venne inviato al nord (1) Del 30<> Raggr.to controaereo facevano parte i due gruppi controaerei da posizione CI da 77/ 28 e LXXII da 75/ 46 impiegati con compito d' arrest-0 e anticarro alla battaglia dell' Akarit. e che furono protagonisti di importanti episodi della n ost1 i resistenza in quelle giornate, il CI nella zona del fossato 1 ) dell'Akarit, il LXX.11 nella zona della sella del Roumana. (2) Agli ordini inizialmente del T . Col. Pasqualini e poi del Cap. Semeraro.

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di rinforzo alla difesa di Tunisi. Qui giunto con un arditissimo cc leggendario » çontrattacco, contribuì in modo determinante a stroncare il tentativo anglo-americano di sboccare di sorpresa nella piana di Tunisi. Il 559', Gruppo fu citato per il suo valoroso comportamento sul nostro bollettino delle Forze Armate.

Gli equipaggi dei nostri semoventi da 75/ 18 in Tunisia, tanto dell;uno quanto dell'altro gruppo, si batterono con coraggio veramente leonino contro imponenti masse di carri, di una superiorità schiacciante per armamento e per corazzatura, così da ben meritarsi l'appellativo loro dato dai comandi tedeschi di << carristi di acciaio in carri di cartone ».

9. - Con i combattimenti di Enfideville si chiude còn onore il ciclo della nostra campagna di Tunisia.

·In queste ultime giornate della sua vita gloriosa, l'artiglieria della l" Armata mise in viva luce tutte le sue possibilità e le sue mirabili qualità guerriere: nonostante le diminuzioni subìte e le crescenti richieste dell'alleato, essa seppe ridare piena vita alla propria organizzazione traendone ancora i migliori e più importanti risultati. Serrando i ranghi, facendo leva su tutte le risorse intellettuari e spirituali di nostra gente, riuscì ancora a realizzare una potenza di fuoco tale e degli effetti tali, da indurre gli avversari a portare altrove il centro . di gravità .delle operazioni. Nella relazione del Maresciallo Alexander sulla campagna di Tunisia è detto esplicitamente che, iniziata l'azione contro le nostre posizioni di Enfideville, in seguito aUe ingenti perdite prodotte dall' arviglieria della difesa, alle unità di attacco, il comando inglese venne indotto a modificare il proprio piano di operazione iniziale, spostando parte delle truppe e portando l'attacco a fondo decisivo in altro settore del fronte. L'artiglieria italiana si è battuta con indomita energia sino a esaurimento delle munizioni, assicurando alle truppe, anche a poche ore dalla resa, il suo efficace intervento, vivificato da numerose luminose prove di valore individuale e di reparto. Se ne cita qualcuna fra le molte compiute da tutte le specialità, -

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SE'ITENTR IONALE - P ARTE IV

che maggiormente rispecchia la combattività, l'abnegazione e la grandezza d'animo dei nostri artiglieri (1) sorretti in ultimo dalla sola speranza che la propria. resistenza, il proprio sacrificio potesse giovare in qualche modo alla difesa della Patria in estremo pericolo: - il 1·• gruppo da 100 del 3° Art. (Cap. Borgia) inviato in un momento di grave crisi di rinforzo in un tratto del fronte in procinto di essere sommerso, colla sua ferrea tenacia, col suo slancio combattivo, facendo muro con i pezzi, riuscì a contenere l 'azione avversaria che andava dilagando, destando l'ammirazione dei combattenti e meritandosi la citazione sul bollettino delle FF. AA .. - Il Ten. T affon capo pezzo di un semovente da 75/ 18, trovandosi Ja propria batteria in difficoltà a causa del violentissimo tiro di uno stormo di anticarro da 105 su auto, di propria iniziativa si distaccava dagli altri semoventi per cercare di investire l'avversario sul fianco. Scoperto durante il movimento, nell'intento di neutralizzare con l 'audacia la maggiore potenza del materiale avversario, si lanciava con supremo sprezzo del pericolo contro il pezzo più vicino per catapultarlo e travolgerlo: colpito in pieno, immolava la sua nobile vita nell'eroico tentativo compiuto per la salvezza della propria batteria. - Il Ten. Bertini del 559° Gruppo si spingeva col proprio semovente allo scoperto a brevissima distanza da una forte posizione nemica per battere numerosi pezzi che ostacolavano la nostra avanzata. Nonostante la grande sproporzione dei mezzi, affrontava e sosteneva impavido l'impari lotta, finchè mortalmente colpito, cadeva eroicamente nel compimento della sua generosa e ardimentosa iniziativa. - L'artigliere Testa della batteria osservatori, di Armata, in uno dei momenti più gravi del combattimento di Takruna, e di maggiore attività dell'artiglieria nostra e avversaria, uscito d'iniziativa da solo per riparare la linea di un osservatorio (1) Era tale lo spirito milit are e l'attaccamen to al glieri che si ebber o anche casi di feriti, ch e alla notizia t aglia, sebbene non ancor a gu ariti. si allontanarono giungere il proprio reparto in linea e partecipare con

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dovere dei n ostri a rtidella ripresa della bat dall'ospedale per rag esso al combattimento.


ARTIGLIERIA l.' A. NE LLA RELAZIONE GEN. BELLETTI

importante interrotta, veniva investito dallo scoppio di una granata che gli stroncava l'avambraccio sinistro. Non potendo più eseguire la riparazione del filo con le m_ani, si poneva in ginocchio e ristabiliva il collegamento sotto il tiro nemico, tenendo un capo del filo interrotto coi denti e l'altro con la mano destra. Al sopraggiungere dei compagni inviati alla sua r-icerca, mentre essi accorrevano per soccorrerlo, li incitava concitatamente a riallacciare innanzi tutto il filo perchè « stavano trasmettendo », dopo di che si accasciava esangue al suolo. - Il Ten. Tamanti comandante di una delle valorose batterie « volanti » del 136° Artiglieria, abbandonava d'iniziativa la posizione di attesa per lanciarsi cont ro preponderanti forze corazzate avversarie che stavano per annientare un nostro reparto. Respinte le formazioni corazzate dell'attacco, e sottoposto a violenta reazione avversaria, con audace intervento personale, sa,crificava coscientemente la propria vita accanto a un pezzo pur di riuscire a sottrarre alla distruzione il proprio reparto.

L'Italia può essere fiera dell'opera dei suoi artiglieri in terra d'Africa. Nella campagna di Tunisia l'artiglieria rappresentò la spina dorsale, l'elemento sempr-e comandabile e di maggiori possibilità del nostro dispositivo, contribuendo in modo decisivo ai successi e alla mirabile resistenza della 1• Armata. I risultati conseguiti sono dovuti all'essenza della nostra organizzazione, al senso di combattività e di ·cooperazione di cui essa era permeata, all'attività instancabile, all'alto spirito militare del personale di ogni grado e di tutte le specialità. Gli artiglieri della 1" Armata; sopperendo <!olla capacità e col valore alla inferiorità senza precedenti dei mezzi, sfruttando con ogni accorgimento il poco munizionamento disponibile, tenendo miracolosamente in piedi il materiale .s"ottoposto a un ritmo superlativo di lavoro, assicurando il fuoco dei loro pezzi sino all'estremo limite di ogni possibilità umana, sempre sulla breccia di giorno e di notte, pronti a ogni fatica e a ogni sacrificio. Fu così possibile trarre dal nostro schieramento un rendimento superiore anche alle, maggiori speranze, che fece strabi-

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liare lo stesso avversario, quando potè rendersi conto, con i propri occhi, dell'entità e della qualità del nostro armamento L'artiglieria della 1• Armata - anche quando apparve inesorabilmente preclusa ogni via di salvezza - non cedette nè alle lusinghe nè alla forza, e si battè sino all'ultimo per la glcrria del dovere e dell'onor militare. Colla sua tenace eroica fermezza, con il suo eccezionale r endimento e con i numerosi sacrifici, ha bene meritato dalla Patria, tenendo alto il buon nome dello

Esercito Italiano, e aggiungendo nuove fulgide glorie .all'epopea dell'Arma ». Così scrisse il Generllle Pietro Belletti, Comandante della Artiglieria della 1• Armata italiana in Tunisia.

e L'ARTIGLIERIA DEL XXX e.A. NELLA RELAZIONE DEL GEN. SPERANZINI 10. - Il XXX e.A. e le s ue artiglierie. nelle varie fasi della lotta.

11. - Attività dell'artiglieria

10. - Pari al valore spiegato dalla 1a Armata fu il valore del XXX C.A. - Gen. Sogno - che partecipò alle operazioni in Tunisia alle dipendenze della 5• Armata corazzata germanica (Gen. von Arnim.) Pari alle altissime prove di perizia date dall'artiglieria della 1• Armata quelle dell'artiglieria del XXX C.A. comandate anch'esse da un insigne artiglierie, il Gen. di brig. Speranzini Benvenuto dalla cui relazione togliamo quanto segue: « Giunto a Tunisi il 26 dicembre 1942, il Comando del XXX C.A. assunse mansioni operative il 10 gennaio 1943. Comprendeva: - il settore fanteria divisionale « Superga », comandato da1 Generale di, brigata Benigni; -

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L'ARTIGLIERIA DEL XXX C.A. - R ELAZIONE GEN. S PERANZINI

- il settore germanico di Pichon, comandato prima dal Ten. Col. Boushe e poi dal Ten. Col. Fulleride; - il settore Brigata speciale, comandato dal Generale di brigata Imperiali; - ed inoltre, verso la metà di marzo, anche il settore della Divisione « Superga >>, comandato dal Generale di Divisione Gelich. Comandante del XXX Corpo d 'Armata: Generale di Corpo d'Armata Eccellenza Vittorio Sogno.

Fig. 81. - Gen. Ben venuto Speranzini Com.t e dell'Art iglieria dei XXX C.d.'A.

Sedi del comando del XXX Corpo d ~Armata: - Hamman Sousse (pressi di Susa), dai primi di gennaio al 10 aprile; - Bir Halima (pressi di Zaghouan), dal 10 al 25 aprile;. - Klanguet (pressi di Grombalia), dal 25 aprile all'8 maggio. -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE IV

LE ARTIGLIERIE DIPENDENTI DAL XXX CORPO D'ARMATA

A) Gi à affluite in Tunisia alla data del 10 gennaio:

- DLVII gruppo semovente da 75/ 18, sbarcato a Biserta verso le metà del mese di novembre 1942, senza subire perdita alcuna; - 5° reggimento artiglieria df. « Superga »: il comando del reggimento, i gruppi I e Il da 75/ 18 e le batterie 34• e 301' da 20 mm. giunti tra l'ultima decade di novembre e la prima decade di dicembre 1942; il LXV gruppo da 100/ 17 giunto 1'8 gennaio 1943. Durante il trasferimento via mare andarono dispersi per affondamento di navi: ufficiali 8; sottufficiali e truppa 225; tutti i materiali del comando di reggimento, del comando R.M.V. reggimentale, della 2• sezione R.M.V. e tutto il materiale d'artiglieria della 21' batteria da 20 mm.; - LVII gruppo da 105/ 32 (del 29' raggruppamento artiglieria C.A.), sbarcato a La Goulette il 15 dicembre 1942, senza perdite; - 2 gruppi da 75/ 46 e.a. (del 3'> raggruppamento artiglieria e.a.): il XL gruppo, giunto ccin il çomando e due batterie (la e 2•) verso la metà di dicembre e con la 3" batteria ed il R.M.V. nella prima decade di gennaio; il XXXV gruppo, sbarcato a Tunisi il 6 gennaio 1943, al completo; - 69° e 71• batteria da 20 mm. di C. d'A., giunte per via aerea col personale e con le armi (automezzi e munizioni andarono perduti a causa di siluramento del piroscafo che li trasporta va). B ) Affluite in Tunisia dopo il 10 gennaio:

nella seconda decade di gennaio: il comando del 29° raggruppamento artiglieria C.A. ed i gruppi LVIII e LIX da 105/ 32, al completo di personale e mezzi; il comando del 3" raggruppamento art. e.a. col DIV a)

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gruppo da 90/ 53; i materiali del comando del raggruppamento sono andati pèrduti per affondamento trasporto. Oltre alle artiglierie affluite dalla Madrepatria, il comando del XXX Corpo d'Armata ebbe alle proprie dipendenze alcuni gruppi e.a. e costieri ripiegati dalla Libia e che furono utilìzzati per. la difesa delle località di Susa, Sfax e Bou Ficha. b)

RIPARTIZIONE DELLE ARTIGLIERIE AI PRIMI DI FEBBRAIO DEL 1943

Settore Divisione

(<

Superga »

comando 5" rgt. art. u Superga >> (comandante Col. Incisa di Camerana) : I gruppo da 75/ 18 (Magg. Lo Faro) su due btr. (2" e 3"); II gruppo da 75/ 18 (Magg. Mastroeni) su tre btr. (4"', 5 ' e 6"); · 34"' e 301" batteria da 20 mm. mod. 35; - LIX gruppo da 105/ 32 (Ten. Col. Catinella) su due btr. (7a e 8' ); - 3" batteria .d a 75/ 46 del XXXV gruppo e.a ..

Settore fanteria divisionale

<<

Superga »

Comando 29° raggruppamento art. di Corpo d'Armata (Col. Agnello): LXV gruppo da 100/ 17 (Ten. Col. Leo) su tre btr. (4\ 5" e 6•);

LVII gruppo da 105/ 32 (Cap.no Bonetti) su tre btr. (l' , 2a e 3"); , LVIII gruppo da 105/ 32 (Ten. Col. Pignato prima e Cap. Perticare poi) su tre batterie (4", 5" e 6a); - l " batteria del DLVII gruppo semovente da 75/ 18; - l" batteria da 75/ 46 del XL. gruppo; - 69• batteria da 20 mod. 35 di Corpo d'Armata. , -

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L"ARTlGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

Settore germanico Ten. Col. Boushe

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9• batteria da 105/ 32 (Capitano Galli); Settore L Brigata speciale

- Comando XXXV gruppo da 75/ 46 (Ten. Col. Testone) con le btr. l " e 2"; - due batterie del DLVII gruppo semovente da 75/ 18 (Ten. Col. Baggiani); - 69· batteria da 75/ 27 da posizione (Capitano Gonano); - sezione mobile da 76/ 30 (Sottotenente Rosa). Di/esa e.a. e costiera di Susa

- I gruppo Milmart (centurione Palombi) da 102/ 35 avente doppio compito (costiero e e.a.) su due batterie (2' e 5"); - LXXI gruppo da 75/ 46 da posizione su paiolo (Magg. Talamazzi) su due batterie (21' e 201··); - LXXVIII gruppo da 75/ 46 da posizione su piattaforma in cemento (Magg. De Salvo) su tre batterie (204·, 206· e 207"); - 288· batteria da 20 mod. 35 da posizione; in via provvisoria:

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DIV gruppo da 90/ 53 (Ten. Col. Longo) su due batterie

(1• e 2~);

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71" batteria da 20 mod. 35 di Corpo d'Armata.

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Difesa costiera e e.a. di Bou F icha . X gruppo M.A.C.A. (seniore Bruschi) da 75/ 46 da posi-

zione su paiolo, su due batterie. D i/esa e.a. di K airouan - XL gruppo da 75/ 46 autocampale (Capitano Mazzocchi) su due batterie (2·' e 3"'). ·

Alla diretta dipendenza del comando d'ar tiglieria

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il comando del 3'' raggruppamento art. e.a. (Col. Mari-

scotti); -

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il comando del 41° raggruppamento art. costiera (Ten.

Col. Stella). ATTIVITA' DELL'ARTIGLIERIA

11. - Assai notevole, nonostante la scarsa disponibilità di artiglierie e di munizionamento. Alla scarsità delle artiglierie rispetto al forte sviluppo della linea di contatto col nemico (oltre 250 km.), si è cercato di supplire ricorrendo a frequenti spostamenti di batterie nello interno dei settori e fra i vari settori, e facendo inoltre largo uso delle batterie controaeree mobili per l'esecuzione di tiri contro obiettivi terrestri. Il consumo delle munizioni è stato regolato in base alle disponibilità effettivamente esistenti in Tunisia ed effettuando il tiro a ragion veduta. Si è cercato di evitare l 'esecuzione di tiri di disturbo oppure di tiri che fossero di scarso rendimento per natura e per l'entità dell'obiettivo. L'avviamento delle munizioni ai R.M.V. dei gruppi oppure direttamente alle posizioni delle batterie è avvenuto soltanto dopo verifica ed accurato controllo eseguiti presso i depositi avviamento munizioni (PAM). Solo con questi accorgimenti, rigorosamente attuati, si è potuto disporre, al momento del bisogno, di munizionamento in ordine ed in quantità sufficiente. Impiego dell'artiglieria. Sempre che possibile, è stato accentrato, in modo da favorire la manovra del fuoco. Non si è

esitato a schierare le artiglierie sulla linea delle fanterie tutte le volte che si è ritenuto necessario farlo per utilizzare al massimo la gittata delle bocche da fuoco. L'organizzazione del tiro, dell'osservazione e dei collegamenti è stata curata al massimo, superando forti difficoltà dovute in particolar modo alla scarsis~ima disponibilità di filo telefonico e di pile per telefoni e per stazioni radio. Vediamo, i n particolare, l'attività dell'artiglieri a nei periodi di tempo appresso indicati:

- periodo dal 10 gennaio 1943 (giorno dell'assunzione delle mansioni operative da parte 'del XXX Corpo. d'Armata) -

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I L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

al 19 marzo 1943 (inizio dell'attacco nemico contro la parte meridionale del fronte ovest tunisino, sferrato in concomitanza del poderoso attacco contro la l" Armata sulla linea del Mareth); - periodo dal 19 al 15 aprile 1943 (ossia ad avvenuto ripiegamento delle truppe della l ' Armata e di quelle del XXX Corpo di Armata sulla prevista linea difensiva della testa di sbarco Biserta-Tunisi); _ - periodo dal 15 aprile all'8 maggio 1943.

PERIODO DAL 10 GENNAIO AL 19 MARZO 1943

Il periodo dal 10 gennaio al 19 marzo è caratterizzato dal fatto che le truppe dipendenti dal XXX Corpo d'Armata riuscirono non solo a mantenere, ma a migliorare la linea di contatto col nemico: di conseguenza, vennero assicurati i rifornimenti alla l" Armata attraverso la Tunisia. L'artiglieria contribui in larga misura al raggiungimento di tale risultato. A tale .scopo: a) Gruppi di· artiglieria, appena sbarcati in Tunisia, furono avviati in linea nei settori · più minacciati dalla pressione nemica. Ad es., i gruppi LXV da 100/ 17 e LVIII da 105/ 32 assieme al comando del 29'> ragg:ruppàmento artiglieria di C.A. furono fatti affluire, appena sbarcati, nel settore fanteria divisionale « Superga )), in rinforzo al LVII gruppo da 105/ 32 per stroncare l'attaeco nemico alla stretta di Koukat e allo Chakeur, fatto allo scopo di sboccare in piano e puntare quindi al mare nella direzione Kairouan-Enfideville. . b) Importanti spostamènti di artiglierie vennero fatti da un settore all'altro, e precisamente: durante il mese di febbraio:

- comando LVIII gruppo da 105/ 32 con le tre btr. (4a 5" e 6"). dal settore ftr. Div. « Superga )) al settore della cc L » Brigata speciale (Sottosettore Faid); . - 69a e 7!3 btr. da 20 di Corpo d'Armata, dal settore ftr. Div. « Superga )) alla <e L ,, Brigata speciale; -

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L'ARTIGLIERIA DEL XXX C.A . • RELAZIONE GEN . SPERANZlNI

l" btr. da 90/ 53 del DIV grnppo, dalla difesa e.a. di Susa al settore « L >> Brigata speciale (Sottosettore Faid).

durante il mese di marzo:

- comando LVIII gruppo da 10~/ 32 con le batterie 5" e 6\ dal Sottosettore Faid al Sottosettore di Sened; - comando LXXI gruppo da 75/ 46 e.a. da posizione, dalla zona di Susa a quella di Kairouan; - comando XL gruppo con le btr. 2• e 3" da 75/ 46 e con la 2" btr. da 90/ 53, nel settore di Fulleride (zona di Fondouk); · - 5a btr. da 100/ 17, dal settore ftr. Div. « Superga »alla « L » Brigata speciale; e) Alle colonne operanti ed a quelle destin.a te ad effettuare delle puntate offensive vennero sempre assegnate convenienti aliquote di artiglieria. Ad es., le puntate offensive su Ousseltia, prima, e sul Dj. Sergi, poi, nel settore fanteria Divisionale « Superga »; le ricognizioni nel settore germanico di Pichon ed in quello della e< L 1> Brigata speciale (sottosettore di Faid). PERIODO . DAL 19 MAR Z O AL 15 APRILE

A) I fatti d'arme più importanti verificatisi durante gli attacchi sferrati dal nemico contro la parte meridionale del fronte ovest tunisino in concomitanza del poderoso attacco dell'8• Armata inglese contro la nostra l" Armata sulla linea del Mareth, furono quello di Sened e quello del Dj. Gouleb - Meheri Zebbeus.

a) Fatto d'arme di Sened (19-23 marzo), al quale partecipò il comando del LVIII gruppo da 105/ 32 con le sue batterle 5" e 6" da 105/ 32 e con la, 2a btr . da 75/ 46 del X XXV gruppo. Nel pomeriggio del 19 marzo, un forte attacco nemico, preceduto da poderosa preparazione d'artiglieria e condotto con l'ausilio di numerosi carri armati, venne sferrato da nord e da ovest contro il nostro schieramento della stazione di Sened (sottosettore sud della « L >> Brigata speciale). . L'attacco da ovest venne stroncato; quello da nord, contenuto in un primo tempo, riuscì nella notte sul 20 a raggiungere la zona di Redadia, dalla quale sbucò nel giorno successivo in -

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L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

piano, nonostante la vivace reazione dell'artiglieria: la 2' btr. da 75/ 46 del XXV gruppo immobilizzò da sola 27 mezzi corazzati. Il comandante del sottosettore (Ten. Col. Testone comandante del XXXV gruppo e.a.), per sfuggire alla minaccia di accerchiamento sulla destra, ordinò, nelle prime ore del 21 marzo, il ripiegamento delle fanterie e dell'artiglieria sul paese di Sened. (La 6a batteria da 105/ 32 ebbe l'ordine di ripiegare su Mezzouna). Sistemate sulle nuove posizioni, le .d ue batterie disturbarono per l'intera giornata del 21 i movimenti nemici sulla direttrice stazione Sened-Mezouna. Il Ten. Col. Testone rifiutò la ,resa chiesta dal nemico, resistette ai nuovi violenti attacchi e soltanto quando tutti i pezzi furono resi inservibili dal tiro nemico, alle ore 8,30 del 23 marzo ripiegò coi superstiti verso le posizioni tenute dalla Divisione cc Centauro » (passo El Halfay), che furono raggiunte dopo circa 30 ore di mar:cia. Il comportamento dei comandi e reparti di artiglieria è stato ammirevole e degno di incondizionato encomio. Molti i morti sui pezzi; numerosi i fe11iti ed i dispersi.

b) Fatto d'arme del Dj. Gouleb-Meheri Zebbeus, al quale parteciparono la 69" btr. da posizione èl.a 75/ 27 e la 5" btr. da 100/ 17 del LXV gruppo. La 69a batteria nella zona di Dj Gouleb immobilizzava parecchi carri armati nemici. La 5·, btr., che era schierata nella zona di Meheri Zebbeus, ebbe due pezzi messi fuori uso d_al tiro nemico. B) Deciso dal Comando Gruppo Armate della Tunisia il ripiegamento sulla linea di resistenza della testa di sbarco Biserta-Tunisi, le truppe alle dipendenze .del XXX Corpo di Armata dovettero, sotto la pressione del nemico, · assecondare il movimento delle truppe della 1" Armata. Anche in questa contingenza, l'artiglieria del X X X Corpo d'Armata, posta alle dipendenze del te Deutche Afrika Korps », diede brillante prova di perizia e di ·ardimento proteggendo il ripiegamento delle fanterie e contrastando validamente i reiterati attacchi del nemico sferrati allo scopo di tagliare la ritirata alle truppe della 1• Armata.

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L 'ARTIGLIERIA DEL XXX C.A. • RELAZIONE GEN. SPERANZINI

Nel pomeriggio del 9 aprile si ebbe una forte puntata nemica di carri armati ed autoblindo a Passo Faid, la quale venne respinta dal fuoco delle ·n ostre batterie (P btr. da 90/ 53 , del DIV gruppo, l"' btr. da 75/ 46 del XXXV gruppo e 4" btr. da 105/ 32 del LVIII ·gruppo). · A sera le artiglierie ebbero l'ordine di ripiegare su Kairouan, . seguendo l'itinerario Passo Faid-Sidi Nasr AUah-Kairouan. Nello stesso giorno 9 aprile il nemico iniziò l'attacco con numerosi mezzi corazzati a Fondouk (settore Fulleride). Le tre batterie italiane dipendenti del XL gruppo e.a. comandato dal Cap. Loffredi (2" e 3a btr. da 75/ 46 del XL gruppo e 2• btr. da 90/ 53 del DIV gruppo), poste assieme a quelle germaniche a difesa della stretta di Fondouk, dopo aver distrutto 26 carri armati americani, iniziano a sbalzi il ripiegamento in direzione di Kairouan. La 3" btr. da 75/ 46 , circondata dal nemico in zona Hir el Daunis, dovette far saltare i pezzi; il personale della batteria, facendo uso delle bombe a mano, riuscì a sganciarsi dall'a vversario ad eccezione di due ufficiali e circa 20 uomini. Uno di questi ufficiali, il Sottotenente Indrio, rientrava nelle z:iostre linee dopo tre giorni, t ravestito da arabo e dopo aver traversato Kairouan già in mano del nemico. Anche le artiglierie del settore fanteria Divisionale <e Superga » (LVII gruppo da 105/ 32, LXV gruppo da 100/ 17) dovettero, cambiando fronte, contrastare l'avanzata nemica su Kairouan, causata dalla defezione del battaglione tedesco-marocchino, che era schierato sulla parte settentrionale del settore Fulleride a contatto col settore della fanteria D'ivisionale « Superga » . In seguito alle direttive impartite dall'Èccellenza il Comandante del Corpo d'Armata, il comando d'artiglieria, trasferitosi sul posto, provvide tempestivamente a studiare lo schieramento delle artiglierie sulla linea di resistenza; a fare le necessarie ricognizioni; a definire, nei particolari, l'organizzazione del tiro, dell'osservazione e dei collegamenti, ed a far affluire sulle posizioni studiate le batterie, a mano a mano che ripiegavano. In tal modo l'artiglieria fu in grado fin dal primo -

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' L'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE - PARTE IV

momento di assolvere pienamente la sua importante missione. Venne inoltre provveduto a quanto concerneva la difesa controaerea della zona Bir Halima-Moghrane-Zaghouan. Durante la fase di ripiegamento il comando d'artiglieria, superando difficoltà non lievi per i trasporti, diede le disposizioni: a) per l'invio delle munizioni là dove necessitavano; per lo sgombero dei depositi avviamento munizioni (P.A.M.) costituiti nei pressi di Sfax, Msachen e Sbika; per la costituzione del nuovo P.A.M. alla miniera di Zaghouan e per l'ampliamento dél P.A.M. già esistente al <e Penitencier du Djougar »; b) per lo sgombero di tutte le batterie fisse controaeree e costiere dipendenti dal XXX Corpo d'Armata.

RIPAR'IIZIONE DELLE ARTIGLIERIE ·AL 15 APRILE

Settore Divisione

e<

Superga

>)

- comando 5' rgt. art. u Superga i> con i gruppi I e II da 75/ 18 (su tre batterie ciascuno), col LXV gruppo da 100/ 17 su due batterie (4a e 6") e con due batterie da 20 mod. 35 (34· e 30P); - comando LIX gruppo da 105/ 32 con le batterie 7a e 8"; - comando LVIII gruppo da 105/ 32 (ricostruito) con due batterie (4a e 9"); - 3" batteria da 75/ 46 del XXXV gruppo. Settore

<<

L

>>

Brigata speciale

comando 29'' raggruppamento art. di Corpo d'Armata; LVII gruppo da 105/ 32; - DIV gruppo da 90/ 53; - 69• batteria da 75/ 27 da pos1z10ne; - due batterie da 75/ 46 e.a . (1" del XXXV gruppo e 2' del XL gruppo); 69~ e 71" batteria da 20 di Corpo d'Armata. -

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t


L'ARTIGLIERIA DEL XXX C .A. - RELAZIONE GEN. S P ERANZINI

Difesa e.a. della zona Bir Halima-Moghrane-Zaghouan

- comando LX XI gruppo da 75/ 46 da posizione con le due batterie (21" e 20!3); - P batteria da 75/ 46 del XL gruppo; - 288" batteria da 20 mod. 35 da posizione. in via di ricostruzi one:

- comando DLVII gruppo semovente da 75/ 18 con le sue batterie (1\ 2" e 3''); - sezione mobile da 76/ 30.

P ERIODO DAL 15 APRILE ALL'8 MAGGIO

Sulle successive linee di resistenza, le truppe del XXX Cor;po d'Armata sostennero, coqie quelle della l "' Armata, l'urto del nemico, validamente appoggiate dall'artiglieria; anzi numerosi forti attacchi furono frustrati dal solo fuoco dell'artiglieria. Gli artiglieri furono fieri dell'encomio loro tributato dal Bollettino di guerra (it.) e di quello avuto dal Comandante germanico del Gruppo Armate in Tunisia. « Lo sfondamento della linea difensiva che costituiva la testa di sbarco Tunisi-Biserta avvenne sul fronte tenuto dai ·germanici ad oriente di Mateur, e, non essendo stato arginato nemmeno sulle a!ture di Capo Bon, ebbe improvvisamente tragiche conseguenze per il nostro schieramento ». * * * « IL PESO CHE LA NOSTRA ARTIGLIERIA HA AVUTO NELLE PASSATE BATTAGLIE E' STATO GRANDISSIMO: ANCHE SE NON DOTATA DI MODERNISSIME BOCCHE DA FUOCO, COME LE ARTIGLIERIE ALLEATE E QUELLE NEMICHE, ESSA HA IL PREGIO DI 'POSSEDERE QUADRI D' AVANGUARDIA NELL'IMPIEGO TECNICO DEI PROPRI! MEZZI DAI QUALI HA SAPUTO TRARRE UN RENDIMENTO QUALE PROBABILMENTE NESSUN ALTRO COMPLESSO DI QUADRI · AVREBBE POTUTO RICAVARE ». (Dalla Relazione del Gen. Messe)

* * *

-

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L 'ARTIGLIERIA IN AFRICA SETTENTRIONALE • PARTE IV

Fig. 82. - Artiglier ie e Artig lieri deir8'> Raggr. d i A. in A.S ..

-

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CAPITOLO UNDICESIMO

L'Artiglieria nelle operazioni del C. S. I. R. e dell' ARMIR (giugno 1941 - marzo 1943)

A

L'OFFENSIVA GERMANICA DELL'ESTATE-AUTUNNO 1941

1. - Generalità. - 2. - Il concorso italiano. - 3. - Il C.S.I.R. e le sue unità di artiglieria. - 4. - Notizie sui procedimenti di impiego nelle operazioni al fronte russo. - 5. - Il C.S.I.R. si schiera sul Dnjepr. 6. - La grande battaglia del Dnjepr: Petrikowka. - 7. - Dal Dnjepr al bacino del Donez.

1. - Allorchè Hitler annunciò a Mussolini l'inizio delle ope-

razioni · contro la Russia, disse di aver preso la più grave decisione della sua vita: egli ebbe allora il senso del pericolo enorme che affrontava. Il suo fatale gesto fu compiuto contro il parere dei suoi principali collaboratori. Quanto a Mussolini è vero che questi non fu informato ufficialmente che all'ultimo momento; ma qualche cosa egli sapeva. Del resto era sensazione diffusa, fin da quando le Divisioni tedesche scesero nella penisola balcanica e raggiunsero la Romania, che l'urto fra i due colossi era inevitabile. Il 30 maggio 1941, il Generale Cavallero annotava nel suo Diario: « Il Duce mi dice che prevede la possibilità di un con-

46

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L'ARTIGLIERIA DEL C .S.I.R. E DELL'ARMIR,

flitto fra la Germania e la Russia. Dice che a questo non possiamo essere estranei perchè si tratterebbe di lotta contro il comunismo. Pertanto è necessario predisporre la costituzione: tra Lubiana e Zagabria, di una divisione motorizzata e di una divisione corazzata, più la Divisione Granatieri ». Eppure il 23 agosto 1939 la Germania aveva stipulato con la Russia un patto di non aggressione, e, per quanto riguarda l'Italia, Ribbehtrop, nello stesso agosto 1939, aveva potuto assicurare Stalin che Mussolini approvava entusiasticamente il ristabilimento di relazioni amichevoli fra la Germania e la Unione Sovietica. La diramazione dal Quartier Generale di Hitler della « Direttiva Segretissima n. 21 » riguardante l'operazione « Barbarossa » diretta ad invadere la Russia è del 18 dicembre 1940. Non c'è dubbio che l'accordo con la Russia aveva sollevato • la Germania dall'incubo di una guerra su due fronti. Ma le pretese russe, dalla spartizione della Polonia in poi, erano diventate pesanti e preoccupanti: confermavano le direttrici della politica russa costante fin da Pietro il Grande, e in definitiva sbarravano il passo verso oriente alla politica tedesca che proprio verso oriente vedeva e ricercava il suo spazio vitale. Nè infine era da escludere una improvvisa collusione di Stalin con i nemici occidentali della Germania al qual fine questi ultimi lavoravano con accanita perseveranza, collusione che ,avrebbe potuto scatenare l'attacco russo in un momento più critico per le forze del Reich. Le trattative russe per un patto di neutralità col Giappone rendevano per altro evidente il piano russo che mirava, rassicurandosi in estremo oriente, ad avere mano libera verso occidente. L'attacco tedesco sferratosi improvviso e travolgente alle ore tre del 22 giugno 1941, traduceva in atto il piano « Barbarossa » studiato da lungo tempo dallo Stato Maggiore tedesco secondo le direttive segnate da Hitler stesso. Tre gruppi di eserciti mossero dalle linee di contatto, al comando dei generali von Leeb, von Bock, von Rundstedt. Obiettivo finale la linea Arcangelo (sul Mar Bianco) - Gorkij - Kujbisco - Saratov - Stalingrado - Astrakan (Mar Caspio): -

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-

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Fig. 83. - Russi a : il teatro delle operazioni - Obiettivo finale dei tedeschi può considerarsi la linea: Arcangelo Nijni Novgorod (Gorkij) Samara (Kuijbisco) - Saratov - S talingrado - Astrakan.

, I


. L'ARTIGLIERIA DEL C.$.I .R. E DELL'ARMIR

ma il vero obiettivo, quale scaturiva dalla migliore dottrina tedesca, era la distruzione dell'esercito russo. Sostanza della azione tedesca era la rapidità folgorante e strumento dell'azione oltre 60 grandi unità celeri di cui almeno 25 corazzate. I russi opponevano tre Gruppi di Armate: - a nord, dalla penisola dei Pescatori alla regione di Stalingrado, al comando del Maresciallo Voroscilov; - al centro, dalla Lituania al confine ungherese, al comando del Maresciallo Timoscenko; - a sud, in Bucovina in Bessarabia e nell'Ucraina, al comando del Maresciallo Budiennj. La zona di Leningrado aveva una funzione e una importanza tutta propria. Leningrado era una immensa città operaia: chi l'avesse conquistata avrebbe anche dovuto subire il peso e la minaccia costante di una popol~zione avversa e fanatica. Inoltre l'intera capitale era difesa da imponenti forze russe che tenevano testa - seconda.ti dal terr,e no (lago La.doga) da una parte ai finlandesi del Maresciallo Mannerheim, e dall'altra ai tedeschi. Non pareva peraltro che i germanici si impegnassero a fondo contro Leningrado. Quasi immediata fu a nord l'occupazione di Grodno, Brest Litowsk, Wilno e Kowno. I tedeschi oltrepassarono la Beresina, ruppero la cosidetta linea Stalin (per altro di non grande consistenza) e il 16 luglio occuparono Smolensk. Al centro si concludeva di lì a un mese la battaglia per Gomel (terza decade di agosto). , In Ucraina, raggiunto e forzato il J?njestr, occupata Uman e poi Nicolajev, a fine agosto si ' raggiungeva il Dnjepr e lo si superava con una testa di ponte. A metà settembre era occupata Polta.va e poco dopo espugnata Kiew. Durante il mese di agosto, quando il nostro C.S.I.R. raggiungeva la zona di operazioni, le armate tedesche erano vittoriose su tutta l'immensa-fronte, ma il nemico, che pur lasciava sul terreno enorme bottino e cataste di morti, non er~ vinto; cominciava anzi a sperimentare una tattica nuova, quella di -

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OFFENSIVA GERMANICA - ESTATE -AUTUNNO 1941

r-esistere, pur se rinchiuso nelle immense tragiche sacche, e di morirvi anche a centin~ia di migliaia di uomini. Perchè ritirarsi era sì provvedimento necessario ed utile, ma abbandonare il territorio europeo poteva significare la fine. I russi cominciavano a irrigidirsi in una sempre più aspra e abile difesa. 2. - Il concorso dell'Italia alla campagna contro la Russia non fu sollecitato, almeno esplicitamente, dalla Germania. Mussolini riteneva tale concorso direttamente conseguenziale alla sua politica anticomunista, µngheria e Romania associavano propri contingenti alla crociata antirussa, cui forse anche la Spagna avrebbe concorso. Nessuno però di tali stati era già impegnato come noi nella ,guerra. E l'Italia aveva già in atto la cooperazione germanica in Africa Settentrionale come l'aveva avuta - sia pure in forma discutibile - nella fase risolutiva della campagna contro la Grecia. Senonchè bisognava pure rilevare che l'Italia sopportava già il peso - a mano a mano sempre più grave - della lotta contro l'Inghilterra nel Mediterraneo, in Africa Settentrionale e nell'Impero, mentre nei Balcani ed in Grecia erano vincolate ancora più di trenta divisioni italiane. Lo Stato Maggiore italiano non era favorevole alla partecipaziÒrÌe ad una nuova campagna lontana e pesante, specie , per le recessità logistiche che comportava: avrebbe essa depauperatà di forze, e tra le migliori, la consistenza della difesa della madrepatria e ridotte le possibilità di rifornire il teatro di operazioni dell'Africa Settentrionale. L'adesione all'impresa del Capo dello S.M.G. - Cavallero - non risulta chiara. Il Fuhrer fece sapere il 30 giugno che accettava il concorso italiano. Diciamo qui, ora, che malgrado la nostra deficienza di mezzi di ogni genere - non si dimentichi che l'Italia era in questo periodo più che mai impegnata in Africa Settentrionale -- il Duce pensava di inviare in Russia subito dopo il C.S.I.R., ancora un altro Corpo d'Armata. Ma un Corpo d'A. a piedi, che -

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L'ARTIGLIER IA DEL C .S.I.R. E DELL'ARMIR

non avrebbe avuto nemmeno la dotazione, pure insufficiente, di automezzi di cui disponeva il C.S.I .R .. Keitel lo rifiutò net-tamente. P iù tardi, come vedremo, Hitler stesso mostrerà di gradire l'invio delle nostre truppe al fronte russo quando la Germania attraverserà un momento difficilissimo: sarà di fronte alla prima controffensiva russa in pieno inverno. 3. - Il Corpo di spedizione italiano in Russia (C.S.I .R.) tale fu la sua denominazione ufficiale - venne approntato sollecitamente. L'ordine ufficiale di completamento delle G.U. che dovevano farne parte fu diramato il 18 giugno: riguardava fondamentalmente il Corpo d'Armata A.T. - autotrasportabile - (truppe e servizi) con le Divisioni « Pasubio » e « Torino ,, e - nuova assegnata al C. d'A. - la 3·, Divisione celere " Pr incipe Amedeo Duca d'Aosta ». Il C.A. autotrasportabile aveva fatto parte dell'Armata del Po con le Div. << Piave », « Pasubio », « Torino » e con il 30" Raggruppamento art. di C. d' A.. Il 12 aprile '41 - con le Divisioni « Torino » e « P asubio », con la Div. cr . « Lit torio,~ e col 30° Raggruppamento art . di C. d'A. - al comando del Generale di C. d'A. Francesco Zingales - rotta sul fronte Giulio la difesa jugoslava, aveva avuto il compito di cadere sul tergo dello schieramento avversario del fronte nord di Albania, di assicurare il possesso della zona costiera Dalmata e di prevenire la costituzione di un eventuale concentramento in Bosnia delle forze jugoslave in l'.itirata da nord-est. In cinque giorni il C. d'A. A.T. aveva percorsi 850 km., raggiunti gli obiettivi e occupata la zona costiera da Sussak a Ragusa. Per il nuovo compito ora assumeva diversa costituzione: X XX C. d'A.: Comandante, Gen. di C. d'A. Francesco Zingales, sostituito per malattia, mentre il C.A. veniva trasportato nella zona di radunata, dal Gen. di C. d'A. Giovanni M.esse . Capo di S.M . Col. Guido P iacenza. Comandante l'artiglieria del C. d' A., Gen. Francesco Dupont. Truppe di C. d'A.: 30° Raggrupp . Art. di C. d'A.: comandan te Col. Lorenzo Matiotti. 710 -


OFFENSIVA GERMANICA - ESTATE-AUT UNNO 194 1

Divisione

<(

Pasubio »: Comandante, Gen. Vittorio Gio-

vanelli; - Divisione <( Torino »: Comandante, Gen. Luigi Manzi; - 3' Divisione celere « P .A.D.A. 11, Comandante Gen. Mario Marazzani; 63' Legione CC.NN-: Comandante, Console Nicchiarelli; Un gruppo d'aviazione O.A. (osservazione aerea); Un gruppo d'aviazione C.T. (caccia terrestre); Intendenza speciale est ; Un autoraggruppamento su due autogruppi, uno per i servizi e uno per l'autotrasporto di una divisione. Complessivamente: 2.900 ufficiali e 58.000 uomini di truppa, 4.600 quadrupedi, 5.500 automezzi, 51 apparecchi da caccia, 22 apparecchi da ricognizione, 10 apparecchi S 81 da trasporto. Il quadro delle artiglierie del C.S.I .R. era il seguente: 188 btr. di cui: 24 da 100/ 17; 48 da 75/ 27-911 ; 36 da 105/ 32; 16 da 75/ 46 e.a.; 64 da 20 mm e.a .. Non comprese le b.d.f. della fanteria : btr. da 65/ 17, cp. da 47/ 32, mortai da 81. -

Comando art. del XXX C. d'A. A .T .

Comandante Generale Dupont Francesco. -

8° Regg. art. D. f.

P asubio

<<

11,

Com.te T. Col. Reginella

11,

Com.te Col. Ghiringhelli

Alfredo: I gr. 100/ 17-14 T .M.; II gr. 75/ 27-11 T .M .; III gr. 75/ 27-11 T .M .; Btr. 13' e 85&e.a. da 20 mm.

-

52' Regg. art. D. f .

<(

Torino

Giuseppe: -

711


L 'ARTIGLIERIA DEL C.S.I .R. E DELL'AR MIR

I gr. 100/ 17-14 T .M. (Magg. Russo); II gr. 75/ 27-11 T .M. (Magg. Rivetto); III gr. 75/ 27-11 T.M. (Magg. Cosco); Btr. 10$ e 11'- e.a. da 20 mm. Regg. art. a cavallo (celere), Com.te Col. Colombo Cesare: tre gruppi da 75/ 27-06 a cavallo; Btr. 93• e !OP e.a. da 20. - 30° Raggrupp. art. di C. d'A., Com.te Col. Matiotti Lorenzo: LX gr. da 105/ 32 (T. Col. Spiazzi); LXI gr. da 105/ 32 (Magg. Bellini); LXII gr. da 105/ 32 (T. Col. Quattrocolo); Btr. 95" e 97~ e.a . da 20 mm. -

IV gr. su 2 btr. e.a. da 75/ 46 (T. Col. Squillaci Arturo); XIX gr. su 2 btr. e.a. da 75/ 46 (T. Col. Berardi Carlo).

La costituzione del nostro Corpo di spedizione dava luogo a diverse osservazioni. La prima e fondamentale riguarda la sua mobilità: costituito proprio per azioni di movimento, comprendeva due divisioni autotrasportabili, ma soltanto una aveva i mezzi di trasporto: c'era infatti un solo autogruppo destinato e disponibile a tal fine. L'altra non li aveva e doveva marciare a piedi o attendere che si rendessero disponibili gli automezzi della prima, fatto che non si realizzava mai. La parte germanica attribuì il C.S.I.R. ad una sua grande unità, 1'1!3 A. mista, e considerò le divisioni del C.S.I.R. , e ne dispose, come fossero tutte motorizzate. L'altra deficienza riguarda l'armamento. L'esercito russo disponeva - e lo si vide subito - di una enorme quantità di carri armati: fu questa anzi, e fin dall'inizio, la sua caratteristica e ragione non secondaria della sua potenza. Si parlò di 10.000, di 20.000 carri armati da 35, da 45 , da 52 T .. Noi non potevamo contrapporre nè mezzi corazzati - i carri cc L » della divisione celere non avevano nè corazzatura nè armamento -

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OFFENSIVA GERMANICA - ESTATE - AUTUNNO 1941

che reggessero lontanamente al confronto (1) - nè armi anticarro adeguate: il pezzo da 47 non poteva nulla contro la corazzatura dei carri russi; per quanto non fosse privo, in senso assoluto, di pregi, era superato in efficacia dallo stesso cannone da 65/ 17 che costituiva armamento delle btr. dei reggimenti di fanteria. In un certo periodo della campagna - e Io vedremo più avanti -- dimostrarono notevole efficacia anticarro le btr. da 75/ 46 - nate come batterie contraeree - impiegate, quando apparve necessario, con compito di tiro terrestre. Le altre artiglierie erano poche, antiquate, inadatte. Questo giudizio, vero in senso assoluto, prende maggiore rilievo se considerato in senso relativo, ove si pensi alla ricchezza di mezzi moderni di cui disponevano da una parte i germanici, dall'altra i russi. Poche, perchè in definitiva ciascuna nostra divisione - la « Pasubio » e la cc Torino i> non disponeva che di tre gruppi: due da 75/ 27 mod. 911 a T.M. e uno da 100/ 17 mod. 14 a T.M., e di tre gruppi disponeva la Div. Celere, tutti e tre da 75/ 27-06 mod. 912 a cavallo. Al massimo le Divisioni potevano·ricevere il rinforzo di qualche gruppo di C.A. (non c'era che un raggruppamento di C.A. - il 30° - e non aveva in tutto che 3 gruppi da 105/ 32). Già una siffatta· dotazione di artiglieria appariva scarsa in Italia, ma in Italia si contava, o ci si illudeva di poter contare, sul concorso di artiglierie di riserva, o di artiglierie accorrenti da grandi unità di 2~ ~chiera. In Russia . questo sussidio non era da prevedere - il concorso germanico si vide nel fatto con quanto poca buona volontà veniva concesso! - e gli schieramenti nelle immensità delle fronti si diluivano, e diventavano impossibili manovre di masse di artiglierie e manovre di t raiettorie. Sta in questo la ragione di tutti i nostri schieramenti avanzati e decentrati e di tutti i nostri gruppi sbriciolati e in continua corsa da una divisione all'altra.

(1 ) I carri « M 13 » non erano ancora stati distribuiti: comunque, sebbene avessero una corazza tura più robusta e più potente armamento dei carri « L », a vevano un motore insufficiente e quin di una velocità ridotta.

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L'ARTIGLIERIA DEL C .S.l.R. E DELL'ARMIR

Poche dunque le nostre artiglierie e quindi mai possibile la realizzazione di una massa. Antiquate: chè avevano fatta . tutte onorevolmente la guerra '15-18: il 100/ 17 mod. 14 era di preda bellica (ex austriaco); il 75/ 27 mod. 911, il 75/ 27-906 mod. 12! Buoni ancora certo, ma di scarsa gittata e di limitata potenza; povera cosa in una campagna come quella che si doveva combattere in Russia ove si era in presenza e lo si doveva sapere, di eserciti che disponevano di mezzi ultramoderni. Il 30° Raggruppamento di e .A. aveva 3 gruppi da 105/ 32. Questa bocca da fuoco, quasi uguale in potenza al 105/ 28 (1) , era meno adatta di quest'ultimo perchè più pesante e quindi meno maneggevole, meno facilmente trainabile e si sa che cosa fu la tragedia del traino nel fango dell'Ucraina. E la maggiore - non sensibile del resto - gittata non era compenso sufficiente. A parte il fatto che parecchie bocche da fuoco da 105/ 32 andavano fuori uso per sfilamento con rotazione dell'anima. La sostituzione del 105/ 32 con il 105/ 28 fu chiesta ufficialmente dal C.S.I.R.: non fu possibile ottenerla ed anche 1'11° Raggrupp. art. di C.A. alpino, giunto nell'estate '42, ebbe ancora 3 gruppi da 105/ 32. Quanto all'artiglieria e.a. riconosciamo che mandammo proprio il meglio di cui allora si disponeva: due gruppi (ciascuno

(1 ) Derivava dalla ritubatura del cannone da 104 di P. B. di cui avevamo 227 pezzi. Poteva essere trainato anche in montagna. scomposto e ripartito

su

4

vetture.

Il peso rilevante (vetture di kg 1.650) non consentiva il traino con cavalli. Impiegava gli stessi proiettili del 105/ 28 e lo stesso bossolo. Le cariche ere.no però diverse. D ATI COMPARATIVI FRA: Cannone da 105/ 28

Cannone aa 105/ 32

Peso b.d.f. + otturatore . . kg. 850 Peso tot. del pezzo in batteria kg. 2.470 Cariche 3 - V max 576 ms. X max = 12.780 Gr. m . 32 Settore vert. da - 5° a + 37° Settore or.: 14, Trattore Mod. 30

Peso b.d.f. -i- ottura tore . . kg. 1.321 Peso tot. del pezzo in batteria kg. 3.030 Cariche 4 - V max 668 ms. X max = 14.000 Gr. m. 32 Settore vert . da - 10~ a + 30 , Settore or. : 6 · Trattore Mod. 30

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OFFENSIVA GERMANICA • ESTATE -AUTUNNO 1941

su due btr.) da 75/ 46: ancora non erano pronti i 90/ 53. Due gruppi - ossia 4 batterie - erano pochi. Ma leggittimamente si poteva credere che la difesa e.a. - delle località almeno se la sarebbero assunta i germanici. E ciò avvenne di rado. Le G.U. del C.S.I.R. partirono per la Russia il 10 luglio '41. Il trasporto ferro viario - 225 treni suddivisi in 5 blocchi si effettuò per la linea Verona-Brennero-Innsbruk-Salisburgo-Linz-Vienna-Bratisla via-Budapest-Miskolc-Csap-Taracoz.

Fig. 84. - Il Gen. Giovanni Mes.se. Comandante del C.S.I.R.

Zona di scarico: Maramaros Sziget - Felsoviso - Leordina Borsa presso la frontiera ungherese-romena. Il trasporto in ferrovia si svolse senza notevoli incidenti: durò 25 giorni. Il 15 luglio giunse a Maramaros il Comando di artiglieria del C.A. ed il 16 raggiungeva Botosani. Il 17 luglio il Generale Messe raggiungeva Maramaros Sziget ove assumeva il Comando del Corpo di spedizione. Il 2 agosto l'ultimo reparto di artiglieria - il LXII Gruppo da 105/ 32 del 30° Raggrùpp. art. di C.A. - arrivato il 30 luglio a Borsa (Ungheria), raggiunse per via ordinaria Botosani.

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I due gruppi IV e XIX contraerei da 75/ 46 e le due batterie 95• e 97a da 20 mm. in questo periodo furono in postazione e.a. nella zona di sbarco del corpo di spedizione, per la difesa del cielo dei comandi e delle unità arrivate, in arrivo e in transito. Il 5 agosto il trasferimento per ferrovia di tutte le unità era compiuto. La zona di radunata (Moldavia romena a N.O. di J assy : Gura Humorolui, Falticeni, Suceava, Botosani) era a ben 250280 km. dalla testa di scarico ferroviario. Bisognava raggiungerla percorrendo una sola rotabile di insufficiente larghezza, che si snoda attraverso una regione montagnosa e valica l'arco Carpatico al passo di Prilop (q. 1414). Le non lievi difficoltà vennero superate con miracoli di buona volontà e di fatiche, abusando delle limitate possibilità dell'autoraggruppamento. Nessuna assistenza si ebbe dalla parte germanica. L'aliquota montata della Divisione celere - per la quale invano fu richiesto il proseguimento in ferrovia - é cioè due comandi di reggimento, tre gruppi squadroni di cavalleria ed un gruppo di artiglieria a cavallo, dovettero portarsi in sella dalle stazioni di sbarco alla zona di Gura Humorolui. Il C.S.I.R. era destinato a far parte dell'll • Armata germanica. Fin dal 21 luglio il comando di questa Armata aveva ordinato il concentramento del Corpo di spedizione italiano verso Jampol sul Dnjestr, quale riserva di armata. L'll" Armata alla quale era stato assegnato il C.S.I.R., nell'ultima decade di luglio, dopo la conquista della Bessarabia, si trovav.a schierata lungo il corso meridionale del Dnjestr fra la 17" Armata germanica e la 4• romena, con le seguenti unità: (da nord a sud) Corpo ungherese, 3' Armata romena, XI C. d'A. germanico, XXX Corpo d'A. germanico, IV Corpo d'A. romeno, LIV Corpo d'A. germanico. 4. - Ci domandiamo quali idee avessimo noi delle operazioni che dovevamo intraprendere in Russia e dell'ambiente nel quale dovevamo operare. Poche a dir vero, o nessuna rispondente alla realtà. -

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Fu in seguito che cominciammo a formarci più precise idee, e quelli che erano già in Russia impararono attraverso la durissima esperienza diretta. In data 8 agosto 1941 il R. Addetto Militare a Berlino inviava una relazione: << Procedimenti (germanici) di impiego nelle operazioni alla fronte russa », dalla quale stralciamo quanto segue:

u L'impiego delle formazi011,i corazzate tedesche è stato ispirato ai principi già noti, applicati nelle operazioni in occidente, ma esso ha assunto alla fronte russa uno sviluppo molto maggiore, in relazione al numero delle unità impiegate e alla ampiezza degli spazi operativi. Queste condizioni avrebbero aperto la via a successi più rapidi e di maggior portata se non vi si fossero opposte le difficoltà delle strade e del terreno e anche la particolare tattica del nemico, il quale ha conti nuato a resistere dopo essere stato oltrepassato dalle formazioni corazzate nemiche. Occorre tener conto anche del fatto che, a differenza di quanto è avvenuto in occidente, il nemico ha opposto numerose grandi unità corazzate, le quali, anche se inferiori qualitativamente, hanno ritardato e logorato le formazioni germaniche. Queste poi, in ragione delle grandi distanze, hanno subìto anche un materiale logoramento che ha di per sè imposto, a un certo momento, una sosta la quale, nel settore nord e in quello centrale, dufa ormai da qualche giorno. E' noto che dopo 800-1000 km. di percorso i carri abbisognano di una revisione molto accurata e che le perdite stesse che si verificano su percorsi di questa grandezza, intaccano fortemente l'effettivo delle grandi unità. Da parte inglese è stato fatto il calcolo che nella campagna di Polonia le formazioni corazzate tedesche hanno percorso in media 20 km. al giorno, nella campagna di Francia circa 22 km. nella prima parte e 50 km. nella seconda; nella riconquista della Cirenaica le formazioni corazzate tedesche hanno pure percorso in media 50 km. al giorno; nella campagna di Grecia , invece, soltanto circa 30 km .. Nella campagna di Russia si può

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calcolare che in questi primi 50 giorni di guerra le formazioni corazzate del Gruppo Centro, che sono quelle che hanno progredito maggiormente, hanno percorso ìn media 20 km. al giorno.

L'arma corazzata sovietica aveva ricevuto negli ultimi anni uno sviluppo assai superiore a quello previsto, sopratutto con

la trasformazione della quasi totalità delle divisioni di ca valleria in divisioni corazzate. Il numero dei carri inizialmente a disposizione della Russia viene oggi valutato sui 16.000, dei quali 13.000 sarebbero già stati catturati o distrutti; la produzione mensile sovietica è ritenuta di 400 carri, salvo le riduzioni che saranno imposte dalla perdita di alcuni distretti industrial i. Il materiale corazzato sovietico si è dimostrato di valore disuguale, ma nel complesso abbastanza buono. Accanto ai carri leggeri e autoblindo di modello antiquato, i russi hanno impiegato numerosi carri pesanti e anche supercarri da 52 tonn ., così da realizzare, nelle loro speranze, un rullo corazzato a somiglianza del rullo compressore della guerra mondiale. I risultati ot tenuti con questo abbondante materiale sono stati inferiori alle aspettative sovietiche. Sembra che ciò debba attribuirsi alla minore agilità e rapidità di movimento, alla minore facilità e precisione di tiro, al non completo addestramento delle divisioni corazzate, per la maggior parte di recente formazione, a deficienza dei servizi per i quali i carri sono rimasti talvolta privi di carburante. Si può osservare che, nonostante l'incremento della industrializzazione attuata dai Sovieti, nonostante lo sviluppo della motorizzazione agricola e nonostante che numerosi operai sono stati distolti dalle officine per adibirli alle formazioni corazzate, il Comando sovietico deve avere incontrato forti difficoltà per costituire e addestrare rapidamente una massa adeguata di carristi. Da parte germanica, oltre la superiorità del materiale. dell'addestramento e dell'organizzazione, e oltre alla grande esperienza di guerra, sta anche una decisa superiorità della arma anticarro, sia quantitativamente, sia in parte qualitati-

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vamente, sia sopratutto dal punto di vista addestrativo. Il cacciatore anticarro tedesco si è dimostrato eccellente per la sua calma e per la celerità e precisione del suo tiro. Le operazioni hanno ancora messo in rilievo la necessità di coordinare l'impiego delle formazioni corazzate con quello delle grandi unità di fanteria. La difficoltà sta nel non privare l'impiego delle divisioni corazzate di quel carattere di spregiudicatezza al quale esse devono i loro successi, ma nello stesso tempo impedire che tra le divisioni corazzate e quelle di fanteria si verifichi un eccessivo distacco. Non si tratta evidentemente di porre dei. limiti di spazio e di tempo tra queste due specie di unità. Nella sostanza invece si tratta di accelerare il movimento delle divisioni di fanteria. Si può pertanto, prevedere che questa constatazione può portare ad un ulteriore sviluppo della motorizzazione. Per essere più esatti in questo caso si tratta di sviluppare maggiormente le unità di fanteria autotrasportabili, in modo di poter avere sul posto grandi unità di fanteria at te a operare in terreno vario e a distanza dalle grandi comunicazioni. In altre parole si può osservare che quel coordinamento tra fanteria e carr-i armati che per molto tempo fu ricercato nell'interno della d;visione di fanteria o anche in un gradino inferiore, sia ormai decisamente portato in un quadro più ampio. La necessità di far serrare rapidamente le divisioni ·di fanteria sotto le formazioni corazzate si è dimostrata in questa campagna in misura più vasta e con maggiore urgenza che alla fronte occidentale, particolarmente nel settore centro. Ciò è stato dovuto al procedimento sovietico per ìl quale intere armate hanno lasciato passare sulle strade le unità ,c orazzate tedesche, mantenendo l'occupazione nelle zone interposte tra i grandi itinerari e obbligando poscia le divisioni corazzate a fermarsi per iniziare l'accerchiamento delle masse sovietiche e attendere l'arrivo delle divisioni di fanteria, insieme con le quali esse hanno lungamente e duramente combattuto per frammentare le sacche sovietiche e annientarle. Tutto ciò è riuscito, ma a prezzo di gravi perdite e di un notevole rallen-

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tamento e non senza che una aliquota delle forze russe sfuggisse all'accerchiamento. Tipica, al riguardo, la recente grande battaglia di Smolensk svoltasi nel grande triangolo VitebskMoghilow-Smolensk, la quale è durata 26 giorni. Se si considera che la distanza fra Smolensk e la base di questo triangolo è di circa 100 km., si può misurare tutta l'entità del ritardo imposto alle grandi unità tedesche.

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Si è confermata l'utilità da parte tedesca in parecchie circostanze dell'impiego d i distaccamenti avanzati designati col nome di Vorausabteilungen, col compito di precedere a grande distanza le grandi unità allo scopo di occupare preventivamente punti importanti del terreno, generalmente ponti o nodi di comunicazioni. Queste Vorausabteilungen vengono costituite anche dalle divisioni di fanteria con elementi celeri (autotrasportati, ciclisti, reparti motorizzati delle divisioni stesse) e sono distinte dai gruppi esploranti i quali devono mantenere il loro compito esplorativo. La costituzione delle Vorausabteilungen è variabile; di massima esse comprendono un battaglione di fanteria, reparti artiglieria, reparti anticarro, reparti contraerei e reparti pionieri, forti proporzioni ove si tratti di occupazione di ponti, abbondanti mezzi di collegamento. Un caso tipico di siffatto impiego è stato quello per la occupazione di Riga, per la quale le Vorausabteilungen· di 4 divisioni sono state riunite al comando di un colonnello dei pionieri (Col. Lasch) per assicurare l'occupazione dei due ponti, ordinario e ferroviario, sulla Ovina nell'interno di Riga. Si è verificato il caso che i distaccamenti avanzati sono riusciti bensì a oltrepassare con la loro massa i ponti, ma i ponti sono saltati in aria dopo il loro passaggio, cosicchè la massa delle Vorausabteilungen si è trovata isolata sulla destra della Ovina, mentre i pochi eìementi rimasti sulla sinistra, circondati dai sovietici, sono stati sopraffatti e totalmente distrutti. Comunque questo raggruppamento avanzato al comando del Colonnello Lasch, il quale era a circa 120 km. dai grossi, ha potuto mantenersi nella città di Riga fino all'arrivo di rinforzi. -

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Le unità di fanteria si sono trovate frequentemente nella necessità di eseguire operazioni di rastrellamento nei boschi, oltre che di combattere nelle zone boscose (1). Ciò in relazione alla tattica sovietica di lasciar passare le formazioni corazzate attraverso i grandi itinerari, coprendosi nei boschi laterali donde, poi, agivano contro le colonne di rifornimento e contro i porta-ordini. Queste operazioni nei boschi hanno condotto frequentemente alla costituzione di piccole colonne di fanteria, rinforzate con pezzi d'accompagnamento, pezzi anticarro e accompagnate con elementi di collegamento di artiglieria. Nella azione di queste colonne operanti a larghi intervalli l'attuazione del servizio di sicurezza ha assunto una particolare importanza. Vigilanza, iniziativa, ardimento, collegamenti sono stati gli elementi fondamentali per il buon esito di queste operazioni.

Circa l'impiego della fortificazione permanente si rileva che in sostanza tanto l'organizzazione difensiva di confine, quanto la linea Stalin, si presentavano come. un complesso fort ificatorio di valore assai disuguale nei vari settori. Risulterebbe che vere opere permanenti moderne, organizzate in profondità, erano state costruite soltanto in pochi settori, mentre sul rimanente, specialmente in corrispondenza di grandi corsi d'acqua, l'organizzazione difensiva aveva un semplice carattere campale ovvero anche mancava del tutto (2). Le opere permanenti non si staccano dal tipo già noto. In qualche caso i russi hanno ricorso a opere semipermanenti sfruttando largamente coperture con grossi tronchi d'albero, come del resto è stato attuato dai finlandesi. I procedimenti di espugnazione delle opere da parte tedesca sono anch'essi quelli già noti e hanno ottenuto ottimi risultati nonostante la tenacia dei difensori che si sono tenuti anche nei locali interni delle ( 1) Caso che si verifich erà. come vedremo avanti, per noi quando dovremo r astrellare e occupare nell'ansa del Don il bosco di Serafimovic. (2) Dovevamo tener presente questa osservazione quando decidemmo di inviare in Russia. i nostri 210/ 22 coli' ARMIR Vedi però più avan ti.

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opere fin che essi non sono stati fatti saltare o battuti con lanciafiamme. Per quanto riguarda i lavori campali, i russi hanno confermato la loro tradizionale attitudine a siffatti lavori. Perduta ormai anche la linea Stalin, le truppe sovietiche ricorrono frequentemente alla trincea e, specialmente dove mancano i carri armati, essi riescono con questi lavori a rallentare notevolmente l'avanzata germanica. Le trincee osservate nel settore di Starajaruska nella regione dei Valdai, costruite affrettatamente per trattenere l'avanzata germanica, si presentano come un complesso di scavi molto ristretti, a pareti verticali, cosicchè i carri possono oltrepassarle senza schiacciare i difensori. Da queste trincee, le quali si prestano all'impiego di fucili e degli abbondanti moschetti automatici, partono alcuni cunicoli che conducono alle postazioni delle mitragliatrici e delle armi di accompagnamento. Nel settore osservato la posizione era difesa da un fosso anticarro a sezione triangolare con la parete rivolta al nemico all'altezza di circa 3 metri. Queste organizzazioni campali obbligano le divisioni di fanteria germaniche a organizzare l'attacco con una breve ma intensa azione di artiglieria, con procedimenti simili a quelli della fine della guerra mondiale. Occupata una posizione le

truppe tedesche si trovano di fronte a una posizione retrostante la quale obbliga a rinnovare l'organizzazione dell'attacco, così che ·nel complesso ne deriva un notevole rallentamento nelle operazioni. L'esercito tedesco ha impiegato alla fronte orientale la unica divisione di cavalleria di cui esso dispone. Questa divisione è stata impiegata all'estrema destra del Gruppo Centro sulla direttrice Brest Litowski-Pisk, a protezione del fianco meridionale, sui margini della zona paludosa del Pripet. Successivamente essa è stata avviata verso nord-est in direzione di Rogacew, alla dipendenza del Gruppo corazzato Guderian , dove è stata impiegata ugualmente per la protezione del fianco meridionale. Essa si è segnalata sopratutto per la lunghezza delle tappe compiute cosicchè ha potuto trovarsi a portata del -

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Dniepr quando il Gruppo corazzato ha iniziato le operazioni di passaggio. Anche da parte sovietica è stata impiegata la cavalleria , nella seconda fase della battaglia di Smolensk e su scala più ampia. E' noto che durante questa battaglia il comando sovietico ha, ad un certo momento, riunito un'armata la quale, distesa su larga fronte tra Rosslav e Bobruisk sulla Beresina, ha eseguito un'azione controffensiva sul fianco meridionale del Gruppo Armate Centro. All'estrema sinistra di questa armata sovietica, nel settore di Bobruisk, è stato impiegato un corpo di cavalleria sovietico su tre divisioni, il quale pare abbia portato un buon contributo. E' noto che un bollettino sovietko ha citato particolarmente due reggimenti dì cavalleria e un gruppo di artiglieria a cavallo dì una di queste divisioni, i quali hanno avuto da Stalin una particolare ricompensa. Per quanto riguarda l'impiego dell'artiglieria è da rilevare il frequente impiego di artiglierie pesanti con le avanguardie,

anche nelle divisioni corazzate. Il Generale Guderian mi ha detto che egli ritiene particolarmente utile spingere avanti batterie di mortai da 210 in modo da martellare al più presto possibile le resistenze avversarie con un proietto di grande efficacia materiale e morale quale è quello da 210. Il procedimento consueto di cooperazione tra artiglieria e fanteria è basato sull'_impiego di pattuglie di collegamento munite di radio. Anche alla fronte russa reparti di artiglieria contraerea sono stati assegnati alle grandi unità di prima schiera anche per l'azione contro obiettivi terrestri, in particolare opere forticate e carri armati.

Tra le notizie particolari si può segnalare l'impiego da parte tedesca di bottiglie di benzina e di bombe a mano per provocare l'incendio di carri armati ovvero anche contro l'interno delle opere fortifi.cate. Anche i sovietici hanno fatto frequentemente uso di un procedimento analogo ma con bottiglie -

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appositamente predisposte (il cosidetto coktail Molotoff) munite d'apparecchio d'accensione, così da evitare l'impiego di una bomba a mano. Per quanto riguarda i servizi è da mettere in evidenza la utilità dell'organizzazione di grandi itinerari automobilist ici (le cosidette Rollbahnen) le quali servono in primo tempo per il movimento delle unità corazzate e per i servizi delle formazioni corazzate e in un secondo tempo per i servizi delle grandi unità retrostanti. Una di queste Rollbahnen è rappresentata dalla strada Lemberg-Kiew; altre Rollbahnen sono le seguenti: - Brest Litowski-Luzk-Bobruisk-Rogacew-Rosslawl; - Bialystock-Minsk-autostrada Minsk-Smolensk-Mosca; - Kowno-Diinaburg-Pskow. I rifornimenti hanno assunto un particolare sviluppo data la mancanza quasi assoluta di ogni risorsa utilizzabile sul posto. Particolare importanza ha avuto il rifornimento dei carburanti e quello dei pneumatici, il cui logoramento è enorme. Si è confermata l'utilità dei particolari recipienti per rifornimento di benzina, molto adatti per a umentare l 'autonomia degli automezzi, in quanto che ognuno ha, in aggiunta al carburante trasportato nel serbatoio, alcuni di questi recipienti [cosidetti Benzinkanister (1)] . Il 21 settembre 1941 una circolare riservata del nostro S.M .E. a firma Roatta (n. 18900) ci informava dei procedimenti

di impiego alla fronte russa: essa si ispirava e sostanzialmente riproduceva quanto abbiamo saputo dalla relazione poc'anzi riportata.

5. - La prima grande unità del C.S.I.R. che raggiunse la zona di operazioni fu la Divisione « Pasubio » (il 6 agosto a Jampol sul Dnjestr). Il 7 il Comando tattico del C.S.I.R. si trasferiva nella nuova sede di Olschanka. (1 )

Ripiego utilissimo. imitato poi in A.S . e altrove dagli inglesi. Noi -

non si s a perchè - non ne costruimmo.

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Frattanto 1'11.. Armata era riuscita a forzare il Dnjestr in più punti. La sua sinistra era parecchio avanti fino a toccare il Bug a Gaivoron, peraltro raggiunto e superato più a nord dalla 17.. Armata. A oriente dello stesso Bug operava già il gruppo Kleist. Ma al centro i russi resistevano e contrattaccavano energicamente. Occorreva ingabbiare ancora i russi che si trovavano in forze fra Dnjestr e Bug, ma sarebber:o state necessarie a questo fine grandi unità celeri: disponibile non c'era che la « Pasubio » appena arrivata e considerata motorizzata dai tedeschi. Per.tanto la « Pasubio » fu subito orientata e destinata al nuovo compito. Già il 1~ agosto il comando del 30° Raggrupp. art. di C. d'A. con due gruppi da 105/ 32 (LX - LXI) era stato messo a disposizione del XXX Corpo d'Armata tedesco che operava nella zona di Krutyje, ed era impegnato in duri combattimenti con un avversario molto superiore specie per numero di bat~ terie. Il 30° Raggrupp. iniziava pertanto la marcia verso il nemico per aderire prontamente alla richiesta urgente del Comando dell'IP Armata tedesca, nonostante che i suoi reparti fossero arrivati nella notte sul' 1° agosto a Botosani e non avessero avuto che una sosta di poche ore, dopo centinaia di chilometri già percorsi per via ordinaria. La sera del 2 agosto LX e LXI sono a Belzy; il 3 passano il Nistro e sostano a J ampol sulla sinistra del fiume; 'il 4 sono a Kodyma: hanno già percorso 500 km. da Botosani. Poichè la situazione dell'IP A.' tedesca si era risolta favorevolmente, i gruppi LX e LXI passano alle dipendenze della « Pasubio », in marcia verso il Bug. Si congiungono con la « Pasubio n a Tscharnomin. - LX e LXI: 8 agosto a Petschana, 9 )) a Konzeba, a Kriwoje-Osero, 10 a Gipogo, 11 a Domanewka: i gruppi si schie12 rano a Pokroskoje in appoggio alla « Pasubio » che si è scon))

)) ))

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trata col nemico. Poichè la Div. riesce ad avanzare con i suoi mezzi (8° Art.) non ci sarà bisogno dell'azione del 30° Raggruppamento. 13 agosto Si riprende la marcia. A Kantakusenka varcano (con la « Pasubio ») il Bug e raggiungono Ridnakata. Non crediamo di indugiare nel mettere in rilievo l'eccezionale sfibrante fatica delle truppe del C.S.I .R. costrette a lunghe marce a piedi in terreni quanto mai difficoltosi sui quali penavano a muoversi anche gli automezzi. · Non si pensi a strade: si trattava tutt'al più di piste rese impraticabili dal maltempo e dalle interruzioni operate dal nemico in ritirata. Fu questa costantemente un'avversità contro la quale il nostro corpo di spedizione lottò disperatamente per tutta la campagna con eroismo pari a quello dimostrato nei combattimenti veri e propri. Il compito della Divisione « Pasubio » (79° e 80° F., 8° Art. d. f.) rinforzata con il LXII da 105/ 32 del 30° Raggrupp. art. di C. d'A., era quello di raggiungere il Bug a sud di Wosnessensk per procedere poi lungo la riva destra del fiume fino a Nikolajev e completarvi l'accerchiamento e la distruzione del nemico. Raggiunto il Bug, il comando Gruppo Armate del sud decideva il passaggio del C.S.I.R. dall'IP Armata agli orrdini diretti del Gruppo corazzato von Kleist che dal medio Bug volgeva con rapida marcia alla conquista dei ponti di Dnjepropetrowsk e di Sapòroshje sul Dnjepr. A protezione del suo fianco sinistro era destinata la « Pasubio » (15 agosto) messa alle dipendenze del II C.A. germanico. Siamo alla cosidetta battaglia dei due fiumi (Dnjepr e Bug) alla quale partecipa con vigorose azioni di avanguardia la « Pasubio ». Il nemico subìva sensibili perdite ma in sostanza ripiegava -

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e si sottraeva rinunciando pure alla difesa della testa di ponte di Nikolajev ( 12 agosto) (1). Mentre si svolgevano tali avvenimenti: - la Div. << Celere,, aveva superato con i propri mezzi in 7 giorni i 340 km. che dividono Botosani da Petschana; - la Div. << Torino » aveva continuato ad avanzare a piedi verso il Dnjestr; - il comando tattico del corpo di spedizione, partito il giorno 10 da Olschanka, funzionava nella stessa giornata ad Olgopol. Il 15 agosto il 30° Raggrupp. riprendeva la marcia verso il Dnjepr: da Ridnakata a Fedorowka; il 16 a Kirowo, il 17 a Alessandrowka, il 18 a Tschigirn: i suoi gruppi prendono pos1z1one sulle rive del Dnjepr e vi hanno il battesimo del fuoco; bombardati e mitragliati dall'alto e da btr. d'art. e di mortai, i gruppi rispondono con efficace azione di controbatteria. Ai primi di settembre il 30° Raggruppamento con i gruppi LX e LXII ed il I gruppo da 100/ 17 del 52° Art. " Torino » passa alla dipendenza del Comando d'art. del III C: Germ. e concorre molto efficacemente alle operazioni per l'ampliamento della testa di ponte di Kamenka (nord-ovest di Dnjepropetrowsk) respingendo uno dei più violenti contratta,c chi russi (8 settembre). Il Raggrupp. è schierato a Ssuchatschewka ed appoggia in particolare la Divisione germanica Wiki,ng. Per le brillanti azioni svolte (neutralizzazioni, sbarramenti, controbatteria) tanto i Comandi alleati quanto il C.do del C.S.I.R. elogiano il Raggruppamento. · (1) Il LXII gruppo da 105/ 32 assegnato all'avanguardia, proiettato cioè avanti, secondo le nostre tradizionali nonne d'impiego nel combattimento d'avanguardia. con la sua brìllante azione concorreva valida.mente a determina.re il rapido ripiegamento del nemico. Il Gen. ted. Schohert non mancò di attribuire il successo della. manovra. anche alla. « rapida marcia effettuata dalla. Pasubio ». Il LXII gruppo si ricongiungeva sul DnJepr col Raggrupp. il 5 settembre.

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Faticosamente intanto la Divisione «Torino >> - a piedi raggiungeva il Dnj estr prima (l'interruzione dei ponti a Jampol e a Dubossary costringeva le colonne di rifornimenti a un prolungamento di itinerario di ben 140 km.) e infine il Dnjepr.

Fig. 85. - Artiglierie d!Visionali in Russia.

Il 6 settembre anche la Div. cc Celere» attestava al Dnjepr e si schierava alla destra della ,, Pasubio »: la nostra Div. « Celere >> muoveva con grossi reparti a cavallo e sollecitarne la avanzata, come pur faceva il comando germanico, significava, per il conseguente logoramento dei cavalli, comprometterne la efficienza operativa. Il comando germanico astraeva anche fra l'altro dalla n ecessaria differenziazione fra grandi unità autotrasportabili e grandi unità motorizzate e trascurava del pari la già difficile situazione logistica in cui il C.S.I .R. si dibatteva. Situazione pur nota al comando germanico e sulla quale il Comando del C.S.I.R. non si stancava di richiamare l'attenzione. Ad ogni modo gradualmente il C.S.I.R. aveva (ultima decade di agosto e primi di settembre) gran parte delle sue truppe operative alla mano e poteva assumere la responsabilità -

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di un settore di 150 km. dalla confluenza della Worskla col . Dnjepr fino a 50 km. a sud della città di Dnjepropetrowsk <> già tenuta da truppe tedesche. 6. - Verso la metà di settembre si sviluppava la grande battaglia del Dnjepr con la quale inutilmente le armate russe tentano di arrestare su questo fiume l'avanzata germanica (1). Con la manovra di Petrikowka si sblocca sostanzialmente la testa di ponte di Dnjepropetrowsk . L'occupazione di Pet rikow~a chiude in una sacca il nemico: 273", 261", 255.. Div. russe. Possono concorrervi tutte le grandi unità del C.S.I.R. ormai, e con la 63· Legione CC.NN. testè arrivata dall'Italia: poste tutte alle dipendenze dirette del comando del C.S.I.R. e validamente appoggiate dal fuoco delle nostre artiglierie. I contrattacchi russi dal 24 al 30 sono respinti. Le artiglierie del 30° Raggrupp. di C. d'A. schierate sulla destra del Dnjepr, e quelle de11'8° Regg. della « Pasubio » in appoggio anche di unità germaniche, battono il nemico d'infilata. Risolutiva fu la giornata del 29 settembre quando entrò in funzione tutto il dispositivo del C.S.I.R.: - la Div. « Torino » avanzò su due colonne: quella di destra (due btg. dell'81ò ftr. e 63" Legione) (2) con asse la rotabile Kamenka-Petrikowka si scontrava con notevoli masse ·r usse che, in cerca di scampo, tentavano di aprirsi la strada, ne vinceva le residue resistenze e, incolonnate verso il tergo lunghe colonne di prigionieri, entrava, alle 18, in Petrikowka; merito della sua ben coordinata azione tra fanteria e artiglieria; ( 1) Il comando germanico risolse la situazione sul Dnjepr con una grande batltaglia di annientamento nella zona di Kiev, nella quale furono distrutte varie a rmate sovietiche. Conseguenza di questa f u un'altra grande battaglia nella zona di Dnjepropet rowsk nella quale si inquadra la manovra di Petrikowka effettuata dal Gorpo di sped. it .. (2) Appoggiati dal III/ 52 - Magg. Cosco - ; una batteria di questo gruppo er a all'avanguardia della colonna. BreVi concentramenti della batteria: Popowa è occupata còn la cattura di prigionieri, due pezzi di medio calibro e un'intera batteria da 76. L 'espugnazione d i un ultimo caposaldo battuto dalla nostra artigUeria segna la fine della resistenza nemica.

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la colonna di sinistra (82° rtg. ftr.) era contrastata nel suo movimento oltrechè dal nemico, dalle difficoltà del terreno. La mancanza di strade ed una palude non aggirabile !a costringevano a procedere con le sole truppe a piedi. Il reggimento, pur costretto a rallentare il proprio movimento, raggiungeva l'obiettivo assegnatogli (1) - Kurilowka - ove si collegava col XXV btg. bersaglieri della Div. « Celere "· All'azione della « Torino» aveva dato efficace concorso il 30'' Raggrupp. di C.A. (Col. Matiotti) con i gruppi LX, T. Col. Spiazzi; LXI, Magg. Bellini: concentramenti poderosi sull'abitato di Ssugakowskije. Inoltre il I gruppo del 52° art. (Magg. Russo) appoggiava inizialmente la Divisione germanica Wiking che agiva alla destra della « Torino », e poi costituiva massa di manovra. - La Div. cc Celere>> aveva traghettato, nella notte precedente, il Dnjepr e puntava su Warwarowka col XX btg. bersaglieri e su J elissa Wetowka col XXV btg. bers., per raggiungere poi, a sera, col primo Galuschkowka e col secondo Petrikowka. - Anche la Div. << Pasubio », muovendo da nord verso sud con una colonna costituita dal 79° ftr. rinforzata da due gruppi di art. e da uno squadrone carri « L », a sera, raggiungeva Petrikowka. Il giorno 30, l'altro rgt. della (e Pasubio » (1'80°) si affiancava al 791 attestando sulla linea Schuligowka-Galuschkowka; i reparti che erano stati impegnati nella battaglia completavano il rastrellamento delle rispettive zone d'occupazione; i btg. bers. riconvergevano a ventaglio sul Dnjepr. Il nemico battuto subìva notevolissime perdite in morti e feriti e lasciava complessivamente in mano italiane circa 10 mila prigionieri. Restavano sul campo inoltre numerose armi, carriaggi, automezzi, quadrupedi e materiali vari. Lievi furono per contro le perdite dei nostri: circa 300 tra morti, feriti e dispersi. Cl) A questa colonna era stato decentrato il II/ 52<> - Magg. Rovetto -. Questo gruppo neu tralizz~va efficacemente con i suoi concentramenti la groppa isolata e domi nante di Mogila Tolstaja. Quindi faceva uno sbalzo in avanti per appQggiare da n uove posizioni l'avanzata su Kurilowka.

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Alla battaglia di Pet rikowka dettero prezioso contributo tut te le nostre artiglierie divisionali e di C. d'A., i pontieri che, pur soggetti al poderoso tiro delle artiglierie avversarie, assicurarono per un intero mese ,la continuità delle comunicazioni fra le due rive del Dnjepr, e l'aviazione italiana che mantenne integro il dominio del cielo durante le operazioni. Rileviamo sopratutto che in questa battaglia la cooperazione fanteria-artiglieria fu perfetta. Riportiamo dall'ordine del giorno - 2 ottobre 1941 - col quale il Generale Messe elogiava le unità che avevano sostenuto la parte più importante e più dura della lotta: ' batta« ... Il Corpo di spedizione .ha finalmente avuto la sua glia e si è imposto al nemico per la sicura baldanza con la quale ha attaccato, suscitando l'ammirazione degli alleati. Merito a tutti voi, comandanti e gregari di ogni grado e di ogni specialità. La nost ra battaglia si denominerà la manovra di Petrikowka, perchè a Petrikowka le Divisioni « Torino » e « Pasubio » insieme congiunte, chiudevano ogni possibile via di ritirata all'avversario, ment re la Divisione << Celere )) , balzando oltre il Dnjepr, concorreva efficacemente all'accerchiamento del nemico chiuso nella sacca. Ottomila prigionieri e ingenti quantità di materiale bellico documentano la disfatta dei russi che ci fronteggiavano. Ad essa hanno contribuito in modo superior e ad ogni elogio: - le tre Divisioni con la '63" Legione Milizia e con le altre truppe del Corpo d'Armata per l'insuperabile mordente con il quale hanno attaccato il nemico; - L'artiglieria di C . d'A. che ha dato prova ancora della sua potenza mentre i bravi pontieri hanno destato incondizio-

nata ammirazione; - l'aviazione, che si è prodigata come è nelle sue nobili t radizioni. .. ,, . I russi, perduta Poltava - 18 settembre - e Kiew - 19 settembre - sentivano accentuarsi la minaccia tedesca su Mosca nel settore centrale e su Kharkow in quello meridionale. Di

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conseguenza si orientano decisamente, favoriti dal periodo delle pioggie autunnali, verso la loro tradizionale strategia della ritirata e dello spazio. I tedeschi al contrario vogliono sfruttare al massimo i successi conseguiti e intendono procedere più rapidamente ancora verso nuovi obiettivi. Il 28 settembre si svolgeva un'azione per l'ulteriore allargamento della testa di ponte di Dnjepropetrowsk. Partecipano la Divisione « Torino •> e la 198· germanica. L'azione delle artiglierie (LXI e LXII gr. da 105/ 32 più le artiglierie divisionali) è diretta dal Comandante del 30'' Raggrupp .. La sua azione è tempestiva, efficace, brillante ed è molto elogiata. Il LXI-30° ha in particolare appoggiata l'azione della 198" Div. germanica. Il C.S.I.R., concluse le operazioni di Petrikowka, è destinato alla conquista del bacino industriale del Donez e della zona di Rostov. Ma il Comando del C.S.I .R. deve far presente al Comando del I Gruppo cr. che le sue condizioni logistiche si sono aggravate: delle sue divisioni una sola può considerarsi autoportata e truppe e servizi di C. d'A. non lo sono più che in minima parte. La disponibilità di automezzi è diminuita fortemente per il logorio cui sono stati sottoposti e per le necessità dei rifornimenti da basi sempre più arretrate. 7. - Fra il 2 e il 5 ottobre la Div. cc Celere » passava il Dnjepr. Le operazioni di passaggio furono protette dalla nostra difesa contraerei affidata al XIX gr. 75/ 46 alle cui dipendenze erano poste alcune batterie tedesche. Il 6 passò anche l a " Pasubio » mentre anche la cc Torino » riusciva a serrare sotto, con molta fatica, e si concentrava a Kamenka in 2• schiera. Il 6 ottobre appena riattati i ponti il 30' Raggruppamento passava il Dnjepr e proseguiva verso est.

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Il ciclo delle operazioni dal Dnjepr al bacino del Donez il cui possesso è di estrema importanza non solo per il suo

valore economico (materie prime e grossi centri dell'industria bellica pesante) ma ancora per i vasti orizzonti strategici che schiude - comprende due periodi: - operazioni fra i fiumi Dnjepr e Woltsch ja che portano ·il gruppo Kleist al Mar d'Azov (Melitopol): in esse il C.S.I.R.. -

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schierandosi sul Woltschja, assicura la protezione dello schieramento germanico, prima, poi concorre alla battaglia per la eliminazione della testa di ponte russa di Pawlograd; - operazioni per la conquista del bacino industriale del Donez: il C.S.I.R. costituisce l'ala sinistra della 1• Armata cr. (già Gruppo cr. Kleist) . Fra il 6 e 1'8 ottobre - a scaglioni successivi, per mancanza di automezzi - la « Pasubio » e la « Celere » si dislocano da Pawlograd escluso fino a Jekaterinowka. L'8 ottobre una brillante operazione del X X btg. bersaglieri elimina la testa di ponte nemica di Ulianovka e tutto il 3° bersaglieri si schiera sul Woltschja appoggiato dalle batterie a cavallo. La linea del C.S.I.R. corre ora per una ventina di km. a ridosso della riva occidentale del fiume tranne a nord dove se ne allontana perchè i russi tengono e difendono accanitamente la testa di ponte di Pawlograd per inibire i passaggi sul Woltschja e sbarrare la via di Stalino. Per la eliminazione della testa di ponte di Pawlograd il comando dell'Armata (è il Gruppo Kleist ora divenuto P Armata corazzata) imbastisce un'operazione alla quale prenderanno parte la 198" Div. germanica - azione frontale - e, in protezione del suo fianco sinistro, unità italiane. A questo scopo fu costituito dal Comando C.S.I.R. un Raggruppamento motorizzato (Garelli). Appoggiava !'.azione il 30° Raggrupp .. Il LXI gr. appoggiava in particolare la 198·. Il 30° Raggrupp. aveva passato il Woltchja il 7 e si era schierato a Dimitrieskoje. L'operazione si svolse favorevolmente: l'azione di tutti i gruppi del Raggrupp. fu perfetta. Ammirata la tecnica della manovra di fuoco e la sua efficacia spesso risolutiva dell'azione. L' ll ottobre la testa di ponte russa di Pawlograd è eliminata e l'avversario è ricacciato ed inseguito oltre il Woltchja. Il 13 ottobre è occupato l'abitato di Pawlograd che solo il 17 può essere raggiunto dal Raggrupp. le cui marce sono sempre più ritardate dalle piogge e dalle spaventevoli condizioni delle piste. Il Generale von Kleist, parlando alla radio, mostrò di apprezzare al suo giusto valore il contributo dato dal C.S.I.R. -

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al fortunato esito della mossa su Pawlograd, e specialmente da quei reparti che avevano strettamente collaborato con la 198' Div. tedesca. A sua volta il Comandante di questa Divisione scriveva ai comandi italiani in data 12 ottobre: ,e In tre giorni di duro combattimento la colonna Garelli con la 163.. Legione ,e Tagliamento » al comando del Console Nicchiarelli e la 2" compagnia bersaglieri motociclisti al comando del Capitano Tanganelli - spalla a spalla con le truppe della 198· Div. fanteria - ha spezzato la ben fortificata e tenacemente difesa testa di ponte di Pawlograd espugnando le località di Mishintsch e di Mawrina e rìcacciando il nemico oltre il settore del Woltchja. L e batteri e del 30° Raggruppamento al comando del Col. Matiot'ti hanno assai efficientemente appoggiato tanto questa azione quanto l'attacco della fanteria tedesca e con il concorso del lor o ottimo tiro contribuito alla vittori a.

Esprimo ai suddetti comandi ed alle loro valorose truppe il mio pieno riconoscimento e nello stesso tempo il cameratesco

ringraziamento a nome della mia Divisione ... ». La 1' Armata punta ora sugli obiettivi di Stalino e di Rostov. Il C.S.I.R. deve proteggere il fianco sinistro dell'Armata e investire in forze - con il concorso del XLIX C. alpino germanico - l'importante nodo ferroviario di Stalino e la sua grande stazione. La difficile avanzata è effettuata con la cc Pa_subio » (rinforzata da un Raggruppamento motorizzato di C.A.) e la Div. cc Celere » in l " schiera, raccolte rispettivamente sulle ali estreme e perciò largamente intervallate. In 2" schiera, verso il centro, la << Torino ». La Div. « Celere » ha il compito di concorrere col XLIX C.A. tedesco all'investimento di Stalino. Mentre a nord la « Pasubio », procedendo lungo la ferrovia Dnjepropetrowsk-Stalino, si faceva largo fra le retroguardie nemiche respingendone i contrattacchi con l'azione violenta ed efficace delle sue artiglierie e si impadroniva del centro minerario della zona senza dar tempo ai russi di distruggere le -

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fabbriche e le distillerie, la « Celere » con faticosa avanzata occupava Ssofja e si gettava (3° bers.) sulla traccia dell'avversario. Mentre il tiro intenso e perfetto delle nostre batterie a cavallo teneva sotto il fuoco i principali obiettivi della città, ed impediva il funzionamento dei comandi· e dei collegamenti avversari, il 20 ottobre sia le truppe del XLIX C. Alpino germanico sia i nostri celeri entravano in Stalino: la congiunzione delle truppe italiane con quelle germaniche ebbe luogo alle ore 20 nella piazza Rossa sotto il monumento a Lenin. I nostri celeri occupavano la stazione e procedevano oltre fino ad investire la frohte Stzotowataja-Pantelejmonowka ove si accertava un solido schieramento avversario. Lo sbalzo compiuto, tra avversità climatologiche, vigorose reazioni di retroguardia nemiche, e difficoltà di terreno oltremodo pantanoso, fu di 200 e più km.. Le perdite del C.S.I.R. non furono gravi: al nemico furono catturati 1200 prigionieri. Dal Dnjepr a Stalino i russi avevano compiuto un grande salto indietro:- ora, ai margini del bacino del Donez, iniziavano una accanitissima difesa. Conquistata Stalino, per garantirne il possesso, il Comando dell'Armata assegnava al C.S.I.R. l'ulteriore compito di occupare i centri industriali e minerari di Gorlowka, Rjkowo e Nikitowka. L'Armata nel frattempo aveva occupato Taganrog sulla costa del Mar d'Azov ma era stata fermata nella sua corsa verso Rostov, sul Sambek. Per la conquista di Rostov l'Armata ricorreva all'azione di aggiramento da nord del XIV C.d'A. e del XLIX alpino: quest'ultimo che finora aveva affiancato le operazioni del C.S.I.R.. Il C.S.I.R. pertanto doveva ora agire isolato. Il C.S.I.R. puntava con la Div. cc Celere » su Rjkowo: la rapida marcia del 3° bers. travolgeva gli elementi ritardatari nemici e raggiungeva la città (1° novembre). La « Pasubio » (1), con la quale concorreva una colonna

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(1) Colonna « Chiaramonti »: 80<> f . + 1 btg. del 79° + btg. mortai da 81 Gruppi I e III dell'8° Art. + ancora II G ruppo da 75/ 27 del 52° Art . « Torino ».

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della Div. « Celere» (1), conquistava Gorlowka dopo aspri combattimenti nei sobborghi e dentro la città stessa (2 nov.) e più in là Nowo Gorlowka dove il nemico asserragliato, sfruttando robuste costruzioni e munito di artiglierie di piccolo e medio calibro, resisteva accanitamente per 4 giorni. Inoltre un forte reparto del C.S.I.R. doveva avanzare e dare protezione al fianco sinistro del XLIX C.A. alpino in movimento verso sud-est per concorrere alle operazioni per la presa di Rostov. La cc Torino,, cpe finalmente raggiungeva la zona dopo una incredibile marcia sempre a piedi, dalla zona di sbarco ferroviario al confine ungherese, per 2000 km., entrava ora in azione: col suo 82° f. occupava Dawida-Orlowka, mentre il suo 81° sostituiva presso la Div. << Celere >, nella zona di Rykowo il 3° bers. passato a costituire un raggrupp. mot. a disposizione del C.S.I.R .. Dopo l'occupazione di Gorlowka 1'80° f. (Colonna Chiaramonti) della (( Pasubio " aveva proseguito verso n ord (doveva però lasciare indietro per mancanza di benzina il gruppo da 100/ 17 più pesante; fu seguito solo dal gruppo da 75 dell'8° Art.), per concludere su Trudwaja il suo compito, ma giunto in prossimità di Nikitowka veniva attaccato da forti masse russe. Si t rattava della 74· Div. russa che, individuata la larga soluzione di continuità (circa 40 km.) esistente fra il Corpo Italiano e la 17" Armata germanica, si gettava con decisione e rapidità sulla nostra estrema ala sinistra. L'80° f. (Chiaramonti) appoggiato dal III gr. da 75/ 27 dell'8" Regg. Art. « Pasubio » faceva fronte alla minaccia dell'avversario e riusciva ad entrare in Nikitowka, ove si apprestava a difesa.

O ) Il XX btg. berS. che punt ava verso N.E. in direzione di Rykowo. \·enne attaccato da forze nemiche soverchianti, ma r esistè valorosamente, appoggiato dagli artiglieri di una batteria del 52° Art. « Torino » che proprio in quei giorni aveva raggiunta la Divisione. Gli artiglieri dopo aver sparato a zero tu tti i loro colpi. si bat terono a fianco dei bersaglieri con le anni portat m.

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Oltre alla 74a Div. altre due Div. russe venivano segnalate. L'80° asserragliatosi a Nikitowka aveva munizioni contate, i viveri esauriti e difettava perfino di acqua: pure tenne testa al nemico per 5 giorni. Il comportamento dell'80° f. fu in questa circostanza - come in altre del resto - eroico: meritò qui 1'80° la sua prima med. d'oro della .campagna. Il suo sbloccamento fu affidato al Comando della Div. cr Celere» che vi impegnò il 3° bers. e il 79° f. (colonna Caretta). Concorsero all'azione il III/ 81° e aliquote del « Lancieri di Novara ». La artiglieria dette un efficace apporto alla colonna controbat• tendo artiglieria e mortai nemici che battevano senza tregua i nostri all'attacco. Qualche elemento (III/ 79°) riuscì a prendere contatto coll'80° che potè. svincolarsi dalla stretta nemica subendo gravi perdite e ripiegò infine su Gorlowka portando con sè i suoi materiali e tutti i feriti. L'operazione di Nikitowka ci costò gravi perdite. I combattimenti di Gorlowka e Nikitowka furono l'ultimo atto della campagna estivo-autunnale che aveva visto le nostre truppe spingersi dal Dnjestr fino al bacino del Donez, dando prova, nel duro e prolungato sforzo, di mirabile capacità di adattamento e di resistenza. L'avversità deglì elementi metereologici, le enormi distanze percorse, l'intensità e la continuità delle fatiche e dei disagi avevano sottoposto uomini quadrupedi e macchine a un tormento elevatissimo. Ma nuove esigenze operative impedivano una sosta, pur necessaria per il riordinamento dei servizi. Al C.S.I.R. veniva chiesto di compiere ancora uno sbalzo verso est. Tutto quello che ancora il C.S.I.R. potesse fare era di inviare un'aliquota di truppe motorizzate della div. cc Celere» a Rassypnaja e di svolgere in direzione di Ubeshischtsche con forze della Div. «Torino » un attacco con obiettivi limitati le cÙi ripercussioni favorevoli avrebbero potuto essere sfruttate per portare la nostra linea di resistenza sulla displuviale di Chazepetowka, eliminando così il · saliente avversario fra Gòrlowka e Rykowo. -

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L'azione ebbe luogo il 18-19 novembre con una temperatura di oltre 20° sotto zero ed una fittissima nebbia che accecò le batterie e le indusse a sospendere il tiro per timore di danneggiare le nostre colonne di attacco. A questa azione parteciparono 1'82° f., alcuni reparti dell'81° f. e tutti i gruppi del 52° Regg. Art ..

La difesa nemica fu accanita e insormontabile. E dopo sensibili perdite fu necessario desistere. Quasi contemporaneamente la Div. cc Celere J> (20 nov.) costituiva una colonna motorizzata destinata a colmare il vuoto fra il C.S.I.R. e il · XLIX e.A. germ .. La colonna era ' composta dal 3~ Regg. Bersaglieri, due cp. da 47 anticarro, 1 . gruppo da 105/ 32 e un gruppo da 75/ 27 della « Torino» più 2 btr. da 20. Questa colonna dopo un breve, ma violento combattimento, riusciva ad occupare Mikailowka (26 nov.) e prendeva il collegamento tattico con il XLIX C.A. germanico .. Lo scopo di impedire al nemico di separare . e di aggirare eventualmente le ali del C.S.I.R. e del XLIX era così raggiunto. Compito analogo assolveva un raggruppamento tattico composto dalla 63· Legione cc Tagliamento », uno squadrone cc Lancieri di Novara > > e una batteria del II Gr. art. a cavallo che fra il 18 ed il" 27 nov. prolungava l'ala destra della « Pasubio » fino a collegarla con la 17a A. germanica. Intanto l'ala meridionale dell'Armata aveva proseguito verso Rostov ed il 20 nov. l 'aveva raggiunta. Ma non fu che un successo temporaneo. Tralasciamo di dire tutta l'odissea degli impantaname.nti dei gruppi che paralizzarono i movimenti e praticamente tutte le operazioni fino al 1° dicembre. Il 18 nov. i_l 30° Raggrupp. prosegue e raggiunge Nikofajewka (gruppi LXI e LXII, il LX è çon la colonna Garelli impantanata a Wladimirowka così che essa deve essere sciolta non ·potendo più proseguire). Solo il gelo consentirà i movimenti attraverso stenti indicibili. -

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Il 30° Raggrupp. avrà i gruppi: - LX (17 nov.) a Rjkowo in protezione della « Torino»; - LXI (16 nov.) in posizione a Gorlowka in appoggio alla « Pasubio »; - LXII (21 nov.) a Stalino; ,, (22 nov.-7 dic.) con la 3a Div. « Celere» in posizione a Miniera 19, poi a Skoboda Orlowa, infine a Michajlowka. Dal giorno 22 nov. il comando del 30° Raggrupp. di C.A. assumerà anche il comando di art. della « Torino ».

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LA CONTROFFENSIVA SOVIETICA DELL'INVERNO 1941-1942 8. - La rioccupazione di Rostov da parte dei russi - Le gravi difficoltà logistiche all'inizio dell'inverno (1941-42). - 9. - La battaglia di Chazepetowka. - 10. - La battaglia di Natale: l'attacco russo - Voroscilowa. 11. - Il ciclo operl).tivo nel settore di Izyum. - 12 . - Le ultime operazioni del C.S.I.R. durabte il ciclo invernale (1941-42) .

8. - Le Armate russe approfittarono della crisi logistica ed operativa nella quale vennero a trovarsi gli eserciti germanici sulla linea del Donez, e seppero attuare con larghezza di mezzi ·e di masse la manovra controffensiva, da taluno equiparata _a lla Marna del settembre 1914, perchè costituì una grossa sorpresa per l'esercito tedesco ed ebbe gravi conseguenze. Alla conquista di Rostov infatti i russi risposero proiettando inaspettatamente nella battaglia undici divisioni appoggiate da numerose artiglierie (1) e . carri pesanti. Privi di (1 ) E' un nuovo interessante aspet to della ·tat tica russa che riguarda l'impiego a massa dell'artiglieria contro i carri a rmati tedeschi: appaiono nuovi tipi. di pezzi anticarro estremamente efficienti che si oppongono ai carri tedeschi con potenti sbarramenti di f.uoco massiC-Oi. E" in certo senso la ripresa dell'artiglieria nei confronti del mezzo corazzato. Masse di nuovi anticarro fermarono, più ancora dei rigori dell'in".erno sopraggiunto, e decimaronò i ca.rri tedeschi davanti ,a Mosca. Alla fine di questo periodo le forze corazzate tedesche hanno perduto il 40% dei loro mezzi.

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riserve e di rifornimenti i tedeschi, già duramente provati, dovettero ripiegare sulle posizioni del basso Mius per organizzarvi una resistenza ad oltranza. A questo successo, di vasta risonanza, i russi fecero seguire nel settore meridionale una serie di attacchi che, sempre meglio alimentati da nuove forz.e in affluenza dal Caucaso e dagli Urali, si estesero gradu~lmente da sud a nord investendo i settori del III e XIV Corpo, quello del XLIX ed infine quello del Corpo italiano. Questo avveniva quando l'inverno russo spiegava già tutta la sua crudezza e determinava - sugli italiani in modo particolare - ripercussioni anche nel campo psicologico oltre che in quello logistico. La situazione del C.S.I.R. era complessa. Il Corpo italiano aveva compiuto dai primi giorni di novembre un profondo sbalzo in avanti: dal Woltschja era penetrato nella zona industriale di Gorlowka-Rykowo e si era allontanato sempre più dalla base di Dnjepropetrowsk. Le piste erano assolutamente impraticabili; la linea ferroviaria sconvolta dall'opera di distruzione del nemico in ritirata. A ciò si aggiungeva l'ostinata, si direbbe persino inesplicabile, incomprensione germanica delle necessità logistiche del Corpo di Spedizione italiano che nel mese di novemore dovette affidare l'enorme movimento dei trasporti a uno scarso numero di automezzi cui il gelo d'altro canto bloccava d'ordinario gli organi motori. Alla fine di novembre si riusciva a distribuire gli indumenti invernali: dapprima solo alle sentinelle, di poi a tutti ma soltanto a metà dicembre (1), grazie alla riattivata ferrovia da Dnjepropetrowsk a Stalino. Nel campo delle esigenze tattich e: gli abitati furono destinati a costituire l'ossatura delle posizioni di resistenza e trasformati in caposaldi con riserve di viveri e munizioni e materiale sanitario; lavori difensivi intermedi congiungevano i vari caposaldi per evitare larghe soluzioni di continuità. Cl) Il Comando del C.S .I.R. aveva tuttavia saggiamente previste le necessità invernali. 011 stess i tedeschi Invece peccarono d i imprevidenza e rorganizzazione invernale fu da loro Improvvisat a e deficiente.

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· 9. - Alla data del 20 novembre il Corpo di spedizione, tuttora inquadrato fra la 17" Armata a nord ed il XLIX Corpo germanico a sud, era schierato da Shelesnoje a Rassypnaja eon le tre divisioni in prima sch.iera. Il 1° dicembre 1941 lo schieramento delle art. di C.A. del C.S.I.R. è il seguente: - Comando Art. del C.S.I.R.: Jassinowatoje. - 30° Raggrupp. Art. C.A.: Comando con la colonna della 3" Div. « Celere » a Ratik; LX in posizione nella zona Mariewka-Rykowo a disposizione della « Torino »; LXI con la << Pasubio » a Gorlowka; LXII con la colonna della 3° Div. « Celere ». - IV da 75/ 46, Jassinowatoje: in postazione e.a .. - XIX da 75/ 46, Stalino: in postazione e.a. al campo di aviazione. - 95 ' btr. da 20, Jassinowatoje: in postazione e.a .. - 97' btr. da 20, Stalino:. in postazione e.a. al campo di aviazione. Lo schieramento del C.S.I.R. era eccessivamente ampio (50 km.) rispetto alle ormai depauperate forze; mancava · di un ostacolo naturale atto a potenziare la difesa, avev·a una zona avanzata che per essere intricata, ricca di grossi abìtati e di miniere era anc~e infida ed assorbiva numerose forze; scoperto era il fianco sinistro (soluzione di continuità - 20 km - con la 17• A. ted.), nè infine si disponeva di riserva. Si imponeva quindi la ricerca di uno schieramento più economico, più robusto e più idoneo alla sosta invernale. Ne conseguì una serie di azioni miranti" a raccorciare il fronte ed a saldare lo schieramento della 1" A. cr. con quello della 17" A.; fu la battaglia di Chazepetowka. Un movimento a tenaglia da svilupparsi dalla 17"' A. e dal C.S.I.R. Obiettivo comune la zona di Debalizewo: il nodo ferroviario e l'abitato erano assegnati alla 17· A.. -

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Fig. 87. - La battaglia d i Ch azepetowka (5-14 dicembre '41) .


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Il LX e il LXI gr. del 30' Raggrupp. vengono rispettivamente assegnati alla Div. " Torino >> (zona Rykowo) e alla Div. (( Pasubio » (Gorlowka) e partecipano all'azione detta la battataglia dei dieci giorni - 5-14 dic. - che muovendo da Gorlowka e da Rykowo portò, da parte delle Div. « Pasubio » e ((Torino», allo spostamento verso oriente della fronte con l'occupazione di 8-0fljewka - Rejwka - Wolynzewo - Nechotimowka - Jelenowka - Ubeshichtsche - Ploskij. La Div. « Celere» aveva alle sue dipendenze nel settore meridionale-orientale il III/ 52~ e il LXII/ 30° con il Comando del 30° Raggrupp. che sostituiva il Comandante Art. Div. ammalatosi. La Div. <( Celere » doveva proteggere il fianco sinistro della 198"' germ. schierata sul Mius a oriente di Gribowka; poi doveva saldare invece lo schieramento della 198" con la Div. << Torino n da Gribowka a Rykowo. La vastità del fronte impone di spezzare i vincoli organici: si creano perciò due gruppi misti: - uno a oriente (Miniera 19) - Magg. Foraboschi del 52° Art.: 8" e 9~;52° più 3"/LXII/ 30°; - uno a occidente (Slowoda-Orlowa) - Magg. Quattrocolo: 1• e 2"/30° più 7"/52°. Le azioni c]Je si svolgono hanno carattere difensivo: gli attacchi nemici contro il fronte si susseguono e tutti vengono respinti con il concorso dell'artiglieria. Anche la vicina 198• Div. tedesca si giova della protezione del Gruppo misto « Foraboschi » che il 13 contribuisce efficacemente a contenere un attacco russo, e appoggia con evidente efficacia il brillante contrattacco della Div. tedesca. Il Comandante della quale fa pervenire al Comandante del Gruppo l'espressione del suo vivo compiacimento. Successivamente affluiscono alla « Celere » il II e il III Art. a cavallo: così il gruppo del 52° ritira le sue batterie e si ricostituisce. Dopo durissimi combattimenti svoltisi in condizioni di temperatura (-30°) di tremendo rigore - ancora ai nostri non era stato distribuito l'equipaggiamento invernale - durati dal 5 all'8 dicembre, le truppe della Divisione cc Torino ,1 si con-

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giungevano con quelle della << Pasubio i1 in Chazepetowka. I combattimenti erano stati validamente appoggiati dall'artiglieria a cavallo. La permanenza fra Rykowo e Chazepetowka di un complesso difensivo avversario facente capo agli abitati di Nechotimowka-Sofiino-Raiewka-Jelewka, determinava un ulteriore sviluppo dell'azione nelle giornate dal 9 al 14. La tenace resistenza dell'avversario, le avverse condizioni atmosferiche e le difficoltà del terreno rotto e, nelle bassure, impraticabile per gli allagamenti, furono superate dalle nostre colonne a grave prezzo di sangue. Lo stesso Gen. De Carolis viçe comandante della « Tori,no », che aveva coordinato l'azione delle colonne operanti, cadeva colpito a morte alla testa dei suoi reparti (1). Jelenowka e Ubeshischtsche venivano occupate ed il nemico doveva rinunciare all'intero settore arretrando la propria linea difensiva nella zona di Olchowtka. Gli scopi che si proponeva l'offensiva erano stati conseguiti e cioè: - erano stati superati gli abitati che facevano parte della li?ea di resistenza; - era stata effettuata la saldatura con la 17" A.; - si era accorciato il fronte che diventava ora topegraficamente e tatticamente forte e capace di assicurare protezione e ricovero alle nostre unità per tutta la durata dell'inverno.

(1) Furono giornate epiche: si distinsero i Fanti dèlreroico 820 f. della >> e con loro gli .artiglieri del III Gruppo art. a cavallo, quelli di tutto il 52° Art. e quelli del gruppo da 105/ 32. Le nostre artiglierie ed i nostri mortai, malgrado il freddo intensissimo che n e bloccava i congegni (che per funzionare dovevano essere scaldati col fuoco di bracieri accesi sotto i pezzi), sparavan o a ritmo accelerato: una batteria a cavallo veniva portata avanti a braccia.... La stessa raffica che colpiva a morte il Gen. De Carolis feriva i"1 Cap. Bacchelli del 52° Art che per meglio appoggiare l'azione si era spinto con i suoi cannoni fin sulla linea dei reparti di fanteria. I comandant i di gruppo Russo, Rovetto. Spi,azzi gareggiavano di valore coi capitani e con gli artiglìeri e so.stituivano i serventi caduti. Il Magg. Borghini col personale del suo comando si lanciava all'assal to insieme coi fantL.. « Torino

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Le perdite del C.S.I.R. nella battaglia di Chazepetowka furono gravi. Non solo ci furono 135 morti e 523 feriti, ma ci furono anche ben 915 congelati. Le perdite per i 9/ 10 gravarono sulla Div. « Torino».

10. - Il nuovo fronte tenuto dal C.S.I.R. dopo la riuscita operazione di Chazepetowka, era senza dubbio più vantaggioso. Esso fu collaudato con la resistenza validamente opposta alla offensiva ru ssa del Natale. Questa offensiva non giunse inattesa. La nostra ricognizione aerea e notizie di altre fonti facevano presumere di fronte al n ostro schieramento forze russe ingenti ed altre in arrivo con i numerosi trasporti ferroviari segnalati da est e da nord-est. Trattavasi di 3 divisioni di f. e 3 div . di cavalleria, più unità non indivisionate e numerose artiglierie: forze per la maggior parte gravitanti nel settore tenuto dalla « Celere 11 . Alla vigilia di Natale lo schieramento delle art. della Div. « Celere J>, nell'imminenza dello attacco russo è il seguente: - III/ 52° (Foraboschi): 7A e g· più 3·/LXII a Miniera 19, a• a Rassypnaja (una sez. in post. anticarro); - LXII/ 30° (Quattrocolo) 1• e 2• a Michailowka; - III a cavallo (Borghini) 5' a Iwanowka (una sez. in post. anticarro) , 6• a Mikailowka; - II a cavallo (Bodo): 3a a Malo Orlowa, 4• a Krestowka (una sez. in post. anticarro); - l"/ XIX da 75/ 46 e.a. a Katik (difesa e.a.); - 101' da 20 a Miniera 19 (difesa e.a.); - 93~ da 20: 2 sez. a Katik, 1 sez. a Mikailowka, 1 sez. a Petropawlowka. All'alba del giorno di Natale i russi attaccarono la sinistra della << Celere II tenuta dalla 63• Legione CC.NN. e successivamente il centro e la destra presidiati dal 3• bers. mentre ancora uno squadrone di cav. impegnava il caposaldo avanzato di Wessjelij sul fronte della << Torino ». E mentre qui l'attacco nemico fu stroncato subito dal pronto intervento dell'artiglieria, nei settore della cc Celere >> penetrò nell'interno di alcuni caposaldi che resistettero eroicamente fin all'estremo -

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sacrificio. E perchè l'attacco dilagava intervennero riserve anche germaniche (fanteria e carri armati) - e concorse con una sua contromanovra la (( Pasubio ,, . Sicchè in definitiva la sera del 27 riguadagnammo il terreno perduto e ci consolidammo sulle posizioni iniziali. Non solo. Ma il comando della l" A., dati i risultati favore voli che erano stati ottenuti, decise di passare alla controffensiva, impiegando ancora la Div. << Celere >> e la Div. << Torino >>. E furono altre due giornate di lotte furiose - chè il nemico aveva ancora superiorità di forze e spirito aggressivo - attraverso le quali tanto la Div. << Celere>> che la << Torino » guadagnarono nuove posizioni più avanzate. Il nemico ebbe forti perdite: non si comprende quali scopi intendesse raggiungere con questa sua prima grande offensiva - forse quello di aprirsi la via di Stalino - ma è certo che il suo proposito del tutto frustrato, doveva essere di vasta portata. Una ripresa operativa si ebbe ancora dal 18 al 25 gennaio '42 per il mantenimento della località di Voroschilowa, tenuta dalla Div. cc Celere » (63" Legione prima e poi bersaglieri) in attesa che fosse allestita la retrostante posizione di q. 331 tatticamente più idonea. Contro Voroloscilowa il nemico si accanì per più giorni e ne ebbe ragione infine, quando però tenere quella località era per i nostri inutile spreco di forze essendo stata ultimata nel frattempo la sistemazione difensiva di una quota dominante, la 331. Diamo i seguenti particolari dell'azione dell'artiglieria durante la battaglia del Natale '41. All'alba del 25 - Natale - si sferra l'attacco nemico: l'artiglieria inizia il suo tiro di sbarramento che continua per tutta la giornata con tremenda efficacia. Ore 15-16 le posizioni di Nowo Orlowka, J vanowka, Petropawlowka debbono essere abbandonate: i reparti hanno perduto il 50 % degli effettivi. A Jvanowka si distingue la batteria del Ten. Mainoni: spinta in primissima linea, accerchiata, nella impossibilità di salvare i pezzi che continuano il fuoco sparando a zero, -

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nonostante che il nemico avesse ormai aggirato la pos1z10ne e catturato i cavalli, dopo aver esaurite le munizioni e inutilizzate le b.d.f., gli artiglieri si uniscono ai bersaglieri del XVIII btg. e si battono ancora per contendere al nemico Jwanowka che infine è impossibile conservare. A Petropawlowka si distingue la Sez. da 20 del Ten. Sartorello la quale per tutta la giornata, a fianco dei bers. del Magg. Rubini, combatte con tutte le armi a disposizione, ripiegando con i bers. solo quando ogni ulteriore difesa è impossibile. Restavano alle ali Rassypnaja e Nowo Orlowa che non erano ancora state oggetto dell'attacco nemico. Al centro resisteva Michailowka dove gli artiglieri dei gruppi LXII/ 30° - Quattrocolo - e III a cavallo - Borghini - in unione ai resti del XVIII btg. bers. e del 69° btg. CC.NN. contengono strenuamente il nemico facendo fuoco con i cannoni, con le mitr., con i moschetti, con le bombe e persino con le pistole. La lotta per la difesa di Michailowka iniziata fin dalle 7 del mattino, assieme a quella per la presa di Jwanowka durata tutta la giornata, si allenta nella notte, ma si riaccende più violenta al mattino del 26. I difensori di Michailowka, quasi tutti artiglieri, non piegano. Al mattino del 26 il Magg. Quattrocolo a_mezzo telefono, miracolosamente riuscito a mantenere efficiente, segnala per una ennesima volta la situazione. Ormai sono quasi ultimate tutte le munizioni delle armi portatili· e delle bombe a mano. Le CC.NN. hanno dato quello che potevano dare ma oramai anch'esse ne difettano. Infine anche le munizioni d'art. scarseggiano. Eppure il valore degli artiglieri e delle CC.NN. fa miracoli. Ecco però, quando tutte le speranze sono perdute e si è decisi al sacrificio totale, i superstiti hanno il soccorso dei carri armati tedeschi. I superstiti partono al contrattacco furibondo: tutti, artiglieri dei pezzi, delle pattuglie, d·ei servizi, fanti, camicie nere si scagliano contro il nemico e riescono ad averne ragione. Fu il loro eroismo, il loro sublime sacrificio che dette il tempo ai -

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carri tedeschi di accorrere e di com_pletare la vittoria, frutto essenzialmente della disperata difesa e del disperato contrattacco. Il 26 stesso dappertutto si muove al contrattacco per riprendere le posizioni che erano state perdute. Il Ten. Mainoni comandante della 5" btr. a cavallo la mattina del 26, appena si delineò il contrattacco su Jwanowka, per primo, alla testa dei suoi artiglieri, balzò alla riconquista dei suoi pezzi. La battaglia di Natale fu vinta. Ad essa partecipano: - a Nowo Orlowka e a M alo Orlowka con la Legione (< Tagliamento » la 3'- btr. a cavallo che protegge i movimenti delle nostre truppe sparando con alzo a zero fino all'ultimo colpo; poi attaccati i cavalli ai pezzi ripiega al galoppo in mezzo ad una bufera di neve, come in una vecchia oleografia del '48, e riesce anch'essa a raggiungere Malo Orlowka senza , avere lasciato neanche un cannone nelle inani del nemico ; - a Orlowo Jwanowka con il XVIII btg. bers.: la 5& btr. a cavallo: gli artiglieri sparano a zero fino all'ultimo colpo, poi si battono a fianco dei bersaglieri a colpi di moschetto e di bombe a mano. Quando il btg. , per ordine del comando di settore, deve ripiegare su Michajlowka, gli artiglieri debbono abbandonare i pezzi dopo averne tolti gli otturatori, perchè quasi tutti i cavalli della btr., nonostante fossero stati posti al coperto in una balka, erano stati colpiti e messi fuori combattimento dal fuoco nemico. Riprende i pezzi. il giorno dopo in un contrattacco in cui gli artiglieri si lanciano con i bersaglieri e con i carri armati tedeschi, mentre il III gr. a cavallo appoggia l'azione ; a Michajlowka con il 79° btg. della cc T agliamento >>: la 6· btr. a cavallo; - a Malo Orlowka e poi a Kurzan Ploskij, con la colonna Santini: il I gr. del 52° Art. (Magg. Russo); - a Mogila Ostraja e poi a Ploskij con la colonna FioraV!3-nti: il II gr. del 52° Art. (Magg. Rovetto); - a Wassjelji col I/ 82°; il LX gruppo da 105/ 32 (T. Col. Spiazzi). -

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' le artiglierie del C.S.I .R. risultano 11. - Ai primi del '42 così distribuite (ci riferiamo essenzialmente a quelle di C.A.: quelle divisionali sono in massima con le rispettive G.U.) : LX/ 30" a disposizione Div. « Torino ,,; - LXI/ 30° a disposizione Div. « Pasubio »; - LXII/ 30": 2 btr. a Michajlowka, 1 btr. a Miniera 19, a disposizione Div. << Celere ,,. - Dal Comando del 30" Raggrupp. continuano a dipendere .(q uale Comando art. della Div. « Celere u) : III/ 52'> « Torino » a Rassypnaja ; - II a cavallo a Malo Orlowka; - III a cavallo Jwanowka; - P / XIX 75/ 46 e.a. a Katik; - 93' da 2·0 : 2 Sez. a Katik, 1 Sez. a Michajlowka, 1 Sez. a Malo Orlowka; - lOP da 20 a Rassypnaja. Il 7 gennaio si aggiungono i seguenti gruppi germanici. - Uno con 2 btr. di obici leggeri di:!, 105 a Jwanowka; - Uno con 2 btr. di obici pesanti da 150 più 1 btr. obici leggeri da 105 a Petropawlowka; più 2 btr. da 150 e un mortaio da 210. Nel periodo successivo (febbraio) non si svolgono azioni nemiche importanti sul fronte del C.S.I .R.. Continuano però i nostri efficaci concentramenti di artiglierie eseguiti talvolta con masse di 48-60 b.d.f. come (27 febbraio) a Nowo Orlowka (vedi più oltre). Il 3 marzo il Comando del 30° Raggruppamento cessa dal Coma ndo di Art. della Div. cc Celere » e rient~a a J assinowatoja. Il 21 gennaio i russi rompeyano lo schieramento della 17· A. germanica creando ad ovest di Jzyum (sud-est di Karkov) un ampio saliente profondo cir ca 100 km. e largo 80, che mi-

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nacciava gravemente la ferrovia Dnjepropetrowsk-Stalino e lo intero fronte meridionale fino al mare. (1) La reazione germanica, sviluppata su vasta fronte, viene condotta dal Gen. von Kleist comandante della 1a A. corazzata, che assume anche il comando della 17•_ La lotta prosegue senza tregua nei mesi di febbraio e marzo. Nel mese di aprile, a causa del disgelo, le operazioni subiscono una lunga pausa, fino alla seconda decade dì maggio quando i germanici riprendono l'iniziativa: ristabilita la linea del Donez nel tratto fino alla confluenza col Bereka, a Petrowskaja viene costituita una testa di ponte. Il 23 maggio le colonne germaniche che puntano ,su Balaklaia riescono a congiungersi con la 6~ Armata e chiudono così i russi in una grande sacca nell'interno della quale si ·svolgono aspri combattimenti per eliminare i reparti russi. Il 31 maggio le battaglie di Karkov e di Jzyum sono vittoriosamente concluse. A queste operazioni parteciparono le truppe del C.S.I.R. con gruppi e raggruppamenti tattici di formazione varia, la cui costituzione fu sollecitata dal comando germanico fin da principio della controffensiva russa, data la crisi di effettivi in cui la parte germanica venne a trovarsi. · Furono: - il primo gruppo tattico di formazione: gruppo appiedato dei « Lancieri di Novara », gruppo appiedato carri cc L n cc San Giorgio », i due battaglioni pontieri I e IX. Partecipò ai violenti combattimenti nei villaggi di Sofijewka e Petrowka presi e perduti in alterne vicende per tre giorni consecutivi nei quali fu duramente provato; - il secondo gruppo tattico di formazione : reparti del disciolto gr~ppo precedente restati in posto cui si aggiungeva un secondo gruppo appiedato dei << Lancieri di Novara ». Si distinse a Snomenowka; (1) Attacchi nemici ripetut i fra i l 18 e il 22 gennaio contro Woroschilowa furono infranti d allo sbarramento dei gruppi III a cavallo (Borghini) e LXII/ 30• (Quattrocolo). Ma il 23 gennaio l'attacco nemico ci fa perdere Worosch ilowa che in definit iva per la sua scarsa importanza. fu abbandonata: però battuta sempre dai n òstri continui tiri.

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- il primo raggruppamento tattico di formazione costituito col 6-> bers. e col 120° regg. a rt. motorizzato, nel febbraio, quando queste unità erano appena arrivate dall'Italia. Costituì riserva e non fu impiegato; - il secondo raggruppamento tattico di formazione, costituito alla metà di aprile con elementi del 2·• gruppo tattico più il battaglione alpini « Monte Cervino » (anch'esso nuovo arrivato dall'Italia) più altri elementi sfusi fra cui un plotone di arti~ glieria (senza pezzi) e 1 batteria da 75/ 27 della « Pasubio ». Combattè aspramente n ell'abitato di Klinowoj; -

i gruppi tattici della « Pasubio » e della

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Torino »:

composti ciascuno da un battaglione e da un gruppo, I/ 81° e II/ 8" art., II/ 81 ° e II/ 52' art. impiegati per il rastrellamento della zona di Barwenkowo (26 maggio). 12. - Altre azioni si svolsero durante l'inverno sul fronte del C.S.I.R. . La più importante fu quella (22 marzo) svolta contro Olchowatka allo scopo di impegnare forze nemiche mentre appunto il nemico esercitava il massimo sforzo nella sacca di Jzyum. (1) Vi parteciparono il « Monte Cervino » appoggiato dal III/ 8° art. e un battaglione della « T orino i, (82'' f.) appoggiato dal II/ 52'' art. L'azione svolta con una temperatura di 30° sotto zero, raggiungeva i suoi obiettivi. Nel mese di fe!Jbraio, oltre al battaglione alpini « M. Cervino », erano arrivati dall'Italia - come già ricordato - il 6" Cl ) Mentre era in corso l'offensiva cli Jzyum i russi svols ero attività esplorativa sul fronte del C.S.I.R.. Si venne ai combattimenti per il vilJagglo dl Nowo Orlowka all'estrema destra del sett-0re della « Torino». Tale tratto di fronte presentava caratteristiche di particolare delicatezza giacchè un successo in tale direzione avrebbe portato i russi per l'alto e per la via più breve sugli importan ti obiettivi cli Jassinowatoj e di Stalino. Da parte nootra però tali pooizioni erano state opportunamente potenziate. Il villaggio era tenuto da un btg. «Tori.no » mentTe un altro dava profondità alla difesa. Inoltre poterono intervenire le artiglierie della « Torino », della « Pasubio » e della « Celere».

E fu il fuoco manovrato ed effi,cacissiimo di queste artiglierie ( 27 febbraio e 6 marzo) che stroncò tutti gli attacchi nemici. Il nemico lascìò davanti a Nowo

Orlowka oltre 700 mortì.

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rgt. bers. ed il 120° rgt. Art. motorizzato (1). Queste due unità raggiunsero il Corpo di spedizione solo nella seconda metà di · marzo (fatta eccezione liii un gruppo di artiglieria che restò sino alla fine di aprile assegnato alla 2a Div. romena). Lo raggiunsero con lunghe faticose tappe per via ordinaria in condizioni climatiche quanto mai avverse. A causa della delicata situazione operativa nel settore di J zyurrÌ, le autorità germaniche ne accelerarono i tempi senza riguardo alcuno all'usura degli uomini e degli automezzi, provocando la disseminazione dei reparti lungo gli itinerari con casi di congelamento e l'avaria di oltre il 50 % degli automezzi. L'arrivo di tali reparti indusse il Comando del C.S.I.R. a un rimaneggiamento della Div. « Celere 1>, che acquistò organicamente sia il 6° bers. che il 120° rgt. art., perdendo i due rgt. cav. cc Savoia » e << Lancieri di Novara» , il gruppo carristi nonchè il reggimento di artiglieria a cavallo che passarono tutti alle dirette dipendenze del comando del C.S.I.R .. La Div. « Celere » venne così a trasformarsi praticamente in divisione motorizzata; contemporaneamente perdeva il reggimento paracadutisti germanico che le era stato assegnato in rinforzo nel dicembre. Diamo a questo punto un cenno riassuntivo delle opera- . zioni svolte dai gruppi contraerei IV e XIX e dalle btr. da 20 mm. 95" e 97" del 5° Regg. Art. e.a .. Schierati in principio a protezione del cielo della zona ove si radunò il C.S.I.R., accompagnarono la marcia verso est delle Divisioni: Prima decade di agosto '41 schierati in posizione e.a. per la protezione deile colonne in marcia delle Div. « Pasubio » e << Torino >) : - X I X fra Retschi e Belzy, IV fra Belzy e Soroki; 18-20 agosto in protezione Div. « Pasubio »: - IV sul Dnjepr a Tchigrin respinge 12 ondate successive di aerei nemici. Ne abbatte 5 e ne danneggia numerosi altri. (1) Com.te il T . Col. De Simone: I da 100/ 17 14 T .M.; II da 75/ 27 11 T.M.; III da 75/ 27 11 T .M.; Btr. 95> e 101" da 20 mm.

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22 agosto in protezione campo aviazione: - XIX Kriwoj-rog. · 95, e 97a da 20 mm. partono dopo il 10 agosto dalla zona di radunata (Borsa-Botosani) e per via ordinaria raggiungono il 15 agosto Baibusowa e Petschana ove sostano in posizione e.a .. Il 19 sono a Perwomaiski in difesa dei passaggi sul Bug. 22 settem1Yre '41 , XIX Dnjepropetrowsk: riunito al completo a difesa e.a. dei ponti. Alle sue dipendenze tattiche vengono poste alcune batterie da 88 ted . e la 2• del IV, più le due btr. da 20: 95• e 97~. 25 settem1Yre Zaritschanka: - IV partecipa con la l< Pasubio 1> alla manovra di Petricowska. La sua 2" btr. resta a Dnjepropetrowsk; 7-8 ottobre: - XIX attraversa il Nipro e raggiunge Sinelimikow ove si è trasferito il comando C.S.I.R. con la 97' btr. da 20 (la 95° btr. da 20 resta a difesa dei ponti sul Nipro). Nella giornata di Natale la l " btr. del XI X Gr . intervenne efficacemente nella battaglia anche con tiri terrestri contro formazioni di cavalleria nemica che alla distanza di 3.000 m. subivano forti perdite e venivano disperse. Nei periodi successivi fino a tutto marzo, IV e XIX e 95' e 97· furono impegnati in azioni di fuoco contro numerosi attacchi aerei nemici: a) nella zona di Jassinowatoje, importaz;ite centro ferroviario e nuova sede del C.S.I .R. (l"/ IV e 95• btr. da 20) abbatterono due aerei nemici più altri danneggiati; b) nel cielo della 3° div. « Celere ,, (ll/XIX) abbatteva sei apparecchi nemici; e) nel cielo di Rykowo (2"/IV): respinti numerosi attacchi nemici; d) a protezione campo di aviazione di Stalino (2" XIX e 97• btr. da 20) abbattevano 3 aerei nemici. Nell'aprile, col miglioramento delle condizioni stagionali, venne riveduta la sistemazione difensiva, per l'adozione di -

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nuovi criteri, tenuto anche conto che sarebbero gradualmente cessate le ragioni che avevano consigliato di appoggiarsi agli abitati, mentre l'organizzazione campale doveva adeguarsi alla nuova plastica che l'ambiente assumeva con lo scioglimento delle nevi.

Fig. 88. - Scene di guerra nei villaggi mssi.

Tra l'altro venne rinforzata nel settore della Div. e< Pasubio n· l'occupazione del costone Sawjelewka-Ebeshischtsche; si creò la continuità della linea tra <e Pasubio e « Torino » )>

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con la costituzione di nuovi caposaldi e si procedè ad un maggiore accentramento nell'impiego delle artiglierie. Cominciarono intanto ad affluire, con una certa regolarità, i complementi destinati a rinsanguare le assottigliate fila delle unità del C.S.I .R. . Nella seconda metà di aprile, giunse anche la legione croata. Il Comando del C.S.I.R. l'assegnò alla Div. « Celere », che riprese anche alle sue dirette dipendenze la 63' Legione CC.NN .. Il 3 giugno, il Corpo italiano, dopo aver operato per 10 mesi con l'Armata « von Kleist » , passava alle dipendenze della 17a Armata germanica.

e LA RIPRESA DELLE OPERAZIONI DA PARTE GERMANICA NELL'ESTATE-AUTUNNO DEL 1942 L 'A R'.\-IIR

13. - Genesi dell'8•' Armata: ARMIR. - 14. - Come era costituito l'ARMIR. - 15. - La ripresa delle operazioni - Krasnij Lutch. - 16. - Sul Don - Seraflmovic. - 17. - La prima battaglia difensiva del Don. 18. - Considerazioni sulla prima battaglia del Don.

13. - Come abbiamo visto in principio (n. 2 del Capitolo) il Capo del Governo Italiano si proponeva di fare seguire subito

al C.S.I .R. un altro Corpo d'Armata, sia pure di costituzione normaJe, ossia non autotrasportabile nemmeno nella misura in cui lo era il C.S.I .R.. E tale secondo Corpo d'Armata sarebbe stato pronto a partire, fin dai primi di settembre. In sostanza però la parte tedesca ne aveva declinata l'offerta. Ma il Duce, malgrado fosse evidente che i germanici non desideravano il concorso di truppe italiane al fronte russo, insisteva nel suo proposito. Dal Diario Ciano: vol. II, pag. 43, si rileva che il Duce (ottobre '41) voleva inviare addirittura in Russia venti divisioni: cc Vuole mandare in primavera altre -

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venti divisioni perchè così si potrà avvicinare il nostro sforzo a quello germanico e impedire che la Germania detti la sua legge a noi, tale e quale ai popoli vinti ,, . E sembra perfino che ~l Duce volesse offrire al' Fiihrer divisioni corazzate! Nell'incontro che Ciano ebbe col Fiihrer, questi (primi di nov. '41) ebbe a dirgli che la presenza di divisioni corazzate italiane sul fronte russo non gli sembrava necessaria nè consigliabile, tanto più che i carri italiani abbisognavano di munizioni differenti di quelli germanici e ciò avrebbe complicato i già complicati trasporti. « Se l'Italia è in grado di apprestare nuove divisioni corazzate potrebbe utilmente farle stazionare in Tripolifania, ove una minaccia francese non è tuttavia da escludere. Vice:. versa il Fuhrer accoglierebbe con favore la presenza di divisioni alpine nel settore sud del fronte russo . Truppe alpine che sa

essere ottime e che in collaborazione con i tedeschi e con le attuali forze italiane, per le quali ha ancora avuto parole di elogio, dovrebbero attaccare il Caucaso. Una volta superate le montagne ed iniziata l'azione in oriente, la partecipazione italiana dovrà necessariamente assumere proporzioni di molto maggiore portata, sopratutto perchè la lotta sarà trasportata in un settore destinato allo spazio vitale italiano ,, . Discorsi vaghi e dilatori, come si vede. Ma l'idea di avere al fronte russo le nostre splendide truppe alpine prende consistenza nel Supremo comando germanico - per impiegarle al Caucaso - come si disse in principio. Nel gennaio '42 (Diario Cavallero, 1° genn. '42) il Fiihrer, che ormai fa conto sull'offerta di altre grandi unità italiane e che ora vede come, di fronte alla realtà della potenza militare russa, le truppe italiane possano essergli di consistente aiuto, scrive al Duce che, siccome egli vuole riprendere l'azione in primavera, sarà bene che le nuove unità italiane affluiscano durante l'inverno. Si rimette così sul tappeto la questione dell'approntamento delle nuov~ forze da inviare in Russia. E proprio quando una nuova offensiva britannica ci toglieva per la seconda volta la Cirenaica e lo S.M. dell'Esercito - vedi Roatta « 8 miUoni di -

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baionette », pag. 188 - proponeva invece di rimpatriare l'intero C.S.I.R., senza sostituirlo.

Ma il pensiero di Mussolini era che << un grande paese come l'Italia non poteva decentemente essere rappresentato in Russia da un contingente inferiore a quello dell'Ungheria >). Da qui la trasformazione del C.S.I.R. nell'8AArmata. Il Comando dell'8• A . venne affidato al Gen. di C.A. Gariboldi Italo. 14. - A partire dal 9 luglio '42 il C.S.I.R. veniva assorbito dall'8a A.. Questa fu costituita con il C.S.I.R. stesso che diventava XXXV C. d'A.; col II C.A.; col Corpo , d1 A. alpino e in più con una Divisione autonoma (« Vicenza ») priva del reggimento di art. ( 1) e con truppe e servizi di Armata. L'8' A. veniva ad avere perciò 10 divisioni (2) , 7.000 ufficiali e 220.000 uomini di truppa. Il suo armamento era costituito: - 2.850 fucili mitragliatori; 1.800 mitragliatrici; 860 mortai; 380 pezzi da 47; 19 semoventi da 47; 220 mitra gliere da 20; 52 pezzi e.a. da 75/ 46; 960 pezzi d'art. di vario calibro; 55 carri « L u. Come mezzi di trasporto aveva: - 25.000 quadrupedi ; 16.700 automezzi; 4.470 motomezzi; 1.130 trattori. Le G.U. che fecero parte dell'ARMIR (3) furono dunque le seguenti: - XXXV e .A. gi à C.S.I.R. (Gen. di e .A. Giovanni Messe, poi Gen. di C.A. Francesco Zingales) (1) Questa Divisione però giunse nel mese di ottobre ·42_ (2) Vedi specchìo seguente. ( 3) Armata I taliana in Russia.

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Div. « Pasubio »: 79° - -80° R.F., 8° R.A.;· Div. cc Torino»: 81° - 82' R.F. e 52° R.A.; Div. « Celere »: P.A.D.A. 3° e 6" Regg. Bers. - 120° R.A. motorizzato; 63° Gruppo CC.NN. « Tagliamento » poi inglobato insieme col Gruppo Montebello, nel Raggruppamento CC.NN. « 3 Gennaio ». - II C.A. (Gen. di C.A. Zanghieri Giovanni): Div. << Ravenna i> : 37° - 38° R.F. e 121° R.A.; Div. cc Sforzesca »: 53° - 54" R.F. e 17° R.A.; Div. « Cosseria »: 89° - 90" R.F. e 108° R.A.; Raggrupp. CC.NN. « 23 marzo » (Gruppo Valle Scrivia, Gruppo Leonessa) . -

C.A. Alpino (Gen. di e .A. Nasci Gabriele) : 2• Div. alp. « Tridentina 1,·: 5° - 60 R. Alp. e 2° R. Art. alp. ; 3a Div. alp. « ,Julia »: 8° - 9° R. Arp·.· e 3° R. Art. alp.; 4" Div. alp. (< Cuneense ,, : 1° - 2° R. Alp. e 4° R. Art. alp .. )

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Divisione f .

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Vicenza »: 277' - 278° R.F.

LE UNITA' DI ARTIGLIERIA DELL'8° A . (ARMIR) I comandi di Artiglieria:

- Comando Art. d 'Armata : Com.te Gen. di Div. Balotta Mario - Capo Uff. Col. Giglio Italo; - Comando Art. del II C.A.: Com.te Gen. di Brig. Martorelli Mario - Capo Uff. Col. Lo Preiato Francesco; - Comando Art. del C.A. alpino: Com.te Gen. di Brig. Filippi Carlo - Capo Uff. Col. Giua Giovanni; - Comando Art. del XXXV C.A. (già C.S.I.R.): Com.te Gen. di Div. Dupont Francesco - Capo Uff. Col. Ghiringhelli Giuseppe. I Reggimenti di artiglieria. - 9° Raggrupp. Art. di Armata: Com.te Col. Onorati Mario. Fu costituito proprio per ·tar parte della nuova Armata destinata in Russia, in data 3 aprile 1942. Comprendeva:

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L 'ARTIGLIERIA DEL C.S.I .R . E DELL'ARMI&

1 comando di raggruppamento (Dep. 4° Regg. Art. A.) Col. Onorati; XXIV gr. da 149/ 28 (Dep. 11) Regg. Art. C.A.) Magg. Simeone; L gr. da 149/ 28 (Dep. 2° Regg. Art. C.A.) T. Col. Galliani; XXXI gr. da 149/ 40 (Dep. 2° Regg. Art. A.) T. Col. De P ascale; XXXII gr. da 149/ 40 (Dep. 31 Regg. Art. A.) T . Col. Sbrana; XXXIV gr. da 149/ 40 (Dep. l ' Regg. Art. A.) Magg. Chierici; LXXIII gr. da 210/ 22 (Dep. s~ Regg. Art. A.) T. Col. Rossi. I gruppi XXIV e L (da 149/ 28) erano costituiti già dal 1941. Materiale Krupp a traino meccanico cedutoci dalla Germania. Gittata max. 13.300 m. (In tutto la Germania ci aveva date 38 di tali b.d.f.: 24 andarono in Russia e 14 in A.S.). I gruppi XXXI e XXXII (da 149/ 40) e il LXXIII (da 210/ 22) si costituirono nel 1942 con il nuovissimo nostro materiale di questi calibri, per le caratteristiche dei quali rinviamo al vol. XV pag. 344 e segg .. Ora ricordiamo che dei 149/ 40 ne avemmo in tutto 51: 36 in Russia, 12 in A.S. e 3 in Italia. Altri erano in commessa (108). La gittata massima dei 149/ 40 era di 23.700 m .; quella dei 210/ 22 di 15.400 m .. Come si vede questo raggruppamento disponeva delle nostre più moderne b.d.f. di Armata. Annotiamo qui che i tedeschi, nella previsione dell'invio del1'8• A., in fatto di artiglieria avevano espresso i seguenti punti di vista: - il calibro 75 è superato; occorrono b.d.f. di calibro maggiore, dal 100 o 105 in su e con gittata su i 12.000 m .. Medi calibri sul 150 mm .. I russi « sono sempre superiori a noi su questo punto: ai 75 contrappongono i 105; ai 105. i 152 dei quali ne hanno molti »; - d 'accordo per i 149/ 40; però facevano presente la que-

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OPERAZIONI ESTATE - AUTUNNO 1942

stione dei trattori che, se non cingolati, non funzionano e quindi l'artiglieria perde in mobilità; - per i 210/ 22 esprimevano il dubbio che fossero troppo pesanti. Infine, tanto il Gen. Messe che gli stessi tedeschi raccomandavano di sostituire il 105/ 32 con il 105/ 28.

4·• Raggrupp. art. e.a. (T. Col. De Martino Giuseppe)

Il 4° Raggrupp. art. e.a. - Dep. Mantova - in data 15 maggio '42 assumeva a tutti gli effetti i seguenti gruppi, tutti da 75/ 46: - IV e XIX (Dep. 5° rgt. art. e.a.) già in Russia col C.S.I.R.: gruppi su due btr.; - X X XVI (Dep. 5° rgt. art. e.a.) - XXXVII (Dep. 4° rgt. art. e.a.) ogni gruppo su 3 btr.; - XXXVIII (Dep. 1° rgt. art. e.a.) . 3P - 40• - 42• btr. da 20 (Dep. 1° rgt. art. e.a.); - 65a btr. da 20 (Dep. 4., rtg. art. d.f. « Bergamo»).

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Quando inviavamo questi gruppi in Russia il 75/ 46 era il migliore e più moderno materiale controaereo di cui disponessimo. Il materiale da 90/ 53 non era ancora perfettamente a punto. Per le caratteristiche del 75/ 46 vedi al vol. XV, pag. 564 e segg. 12()• Regg. art. mot. (T. Col. De Simone)

Fu costituito presso il Deposito del 20" Regg. Art. a.t. con destinazione C.S.I.R. fin dal dicembre del '41. Aveva i seguenti gruppi: -

I 100/ 17 14 T.M.;

- II 75/ 27 11 T M. ; - ID 75/ 27 11 T .M .; e le batterie da 20 mm. 95 e lOP. Arrivò in Russia il 15 febbraio '42 e raggiunse il C.S.I.R. a metà marzo. 3

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L'ARTIGLIERIA DEL C.S.I.R. E DELL"ARMIR

201° Regg. art. mot.: ( T . Col. Altavilla Enrico)

fu costituito il 10 dic. 1941 presso il Dep. del l" ArtcelerePordenone. Tre gruppi su tre batterie da 75/ 32 M. 37 (già denominato 75/ 34): I (T. Col. La Guardia); II (T. Col. Zingales); III (Magg. Vitale).

Per le caratteristiche di questa b.d.f. (75/ 32 M. 37) rinviamo al vol. XV pag. 337 e seg. Esso era considerato essenzialmente quale materiale leggero ma a grande gittata (12.500 m.) per batterie motorizzate. Suo impiego tipico il tiro anticarro.

2° Regg. Art. di C.A. (Col. Grimaldi Enrico, poi T. Col. i.g.s. Mascagna, caduto alla 2' battaglia del Don). '

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Ebbe i gruppi: XXII e XXIII da 105/ 28; CIII, CXXIII, CXXIV da 149/ 13; e le btr. da 20 e.a. 52" e 54a_

121° Regg. Art. D.f. « Ravenna » (T. Col. Manfredi Giacom.a)

2 Gruppi da 75/ 18/ 35 T .M. I (Ten. Col. Bruno Giuseppe); II (Magg. Gala1 1i Mario); - XXVIII da 105/ 28 (Magg. Milner Giuseppe); - btr. 303 e 51" da 20 mm. Fu approntato il 1° marzo 1942. Comando Regg. lo stesso -

del 121°. I 2 Gruppi·da 75/ 18 erano dello stesso regg. II XXVIII da 105/ 28 era del 4° Ragg.to art. di C.A. -

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17' Regg. art. D. f . << Sforzesca » (Col. Tiri ndelli Achille)

2 Gr. da 75/ 18/ 35 T.M. (1): I Magg. Natoli Edoardo, II T. Col. Marini Gino; 1 Gr. da 105/ 28 (2) Capt. i.g.s. Fusco Silvio; 302· e 53.. e.a. da 20 mm .. Il comando Reggimento era lo stesso del 17' trasformato in mot .. 108° Regg. art. mot. « Cosseria » (T . Col. Drommi Enrico).

2 Gr. da 75/ 18/ 35: I Magg. Avetrani Rodolfo; II Cap.i.g.s. Pasqualucci Gustavo I Gr. da 105/ 28 T . Col. Centore Vincenzo 305~ e 87· btr. e.a. da 20. Il 108° Regg. fu costituito presso il Dep. dell'8a R. Art. at. prima su tre gruppi da 75/ 18/ 35; poi il 7 febbraio 1942 Verona - su due da 75/ 18/ 35 e uno da 105/ 28 del 15° Raggrupp.to art. di C.A .. 11 ' Raggr. Art. di C.A . alpino (Col. Mai Guglielmo)

Gr. LI - LII - LIII da 105/ 32 (3); Gr. CXVII da 149/ 13; Btr. 39 e 40 da 20. 2' Regg . Art. div. alp. « Tridentina » (Col. Moro Federico fino al D ic. ' 42; poi T. Col. M ig liorati Giuseppe)

2 Gruppi da 75/ 13: cc Bergamo n (btr. 31, 32, 33) Magg. Meozzi Carlo; « Vicenza » (btr. 19, 20, 45) T. Col. Calbo Carlo;

(1) I Gr. proveniente dal 108<> Regg. art.; II Gr. proveniente dal 121° Regg. art. (2) III/105/28 proveniente dal 1° Raggr.to di C.A.. (3) Per il 105/ 32 abbiamo date opportune indicazioni al pa.ragr. 3 di questo capitolo. L'assegnazione a questo Raggrupp. dei 105/ 32 appare giustificata dal fatto che per U COrpo d'A. alpino er.a previsto l'impiego ne!Je montagne del Caucaso e il 105/ 32. come abpiamo accennato al par. 3. era. adatto a.I traino in montagna, perch è si p0teva sc-0mporre e ripartire su 4 vetture.

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L'ARTIGLIER IA DEL C.S.I.R. E DELL'ARMIR

1 Gruppo da 105/ 11 P .B. (1) « Val Camonica » Magg. Andri Ugo (btr. 28, 29); Btr. e.a. da 20: 56~ e 59"; 76a btr. controcarro, Cpt. Miglietti Luigi. 3• Regg. Art. d. alp. « Julia >> (Col. Gay Pietro prima, poi nel Dic. '42, Co!. Moro Federico)

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2 Gruppi da 75/ 13 : « Udine >> T. Col. Cocuzza Cesare (btr. 17, 18; 34 del gr. « Val Piave ))); « Conegliano T . Col. Rossotto Domenico (btr. 13, 14, 15); 1 Gruppo da 105/ 11 P.B. « Val Piave n (Btr. 35\ 36") T .

Col. Valdetara Angelini; Btr. 45, 47 e.a. da 20. 4" Regg. Art. d . alp. << Cuneense » (Col. Orlandi Enrico)

2 Gruppi da 75/ 13: u Pinerolo >> (btr. 7, 8, 9) T . Col. Luca Ugo; << Mondovì >> (btr. 10, 11, 12) T. Col. Rossini Mariano; 1 Gruppo da 105/ 11 P .B. (e Val P o >> (btr. 72 , 73) T . Col. Cresseri Bernardino. Btr. e.a. da 20: 64, 116.

L'Armata non era autotrasportabile (non lo era mai stata, se non in misura molto limitata, nemmeno il C.S.I.R. i cui mezzi automobilistici erano ora ulteriormente ridotti per le perdite e l'usura di un anno di gravosissimo impiego) e mancava di mezzi di rottura. I carri L da 3 T . non potevano dirsi ( l > L'obice da 105/ 11 era di provenienza francese Cdi p reda bell1ca nostr a); materiale da montagna da noi utilizzato opportunamente in quanto mancavamo di analoghe bocche da fu-0eo. Oltre al munizionamento originale impiegava anche la nostra granata da 105 mod. 36 e per questa furono compilate apposite tavole di tiro. Il materiale subì appena qualche modifica specie aglì organi frenanti. Settore verticale 40' ; orizzontale 9°. Bocca da fuoco scomponibile nel tubo e nel blocco di culatta (operazione di estrema facilità.); affusto a coda unica. Trasportato per m ezzo d1 timonella ( peso al traino kg. 759) o a someggio. in 8 carichi. di cui il peso maggiore di kg. 123 (occorrevano muli di particolare r obustezza) . Gittata <d eficiente): max = 7.850 m . Cinque cariche di lancio.

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Fig. 89. - Le operazioni pe1· la conq u ista ciel bacino minerario di Krasnu Lut sch 01 - 14 luglio '42) .


L'ARTIGLIERIA DEL C.$.I.R. E DELL'ARMIR

davvero mezzi di rottura e d'altronde erano in gran parte logori e fuori uso. Il movimento ferroviario per il trasporto dei reparti in zona di impiego richiese oltre 500 treni. Le poche unità ed i servizi autotrasportabili mossero per via ordinaria perchè i tedeschi non concessero treni per gli automezzi: numerosi automezzi, per altro non nuovi, arrivarono così in posto già logori. Quando il Comando dell'8" A. giunse in Russia nella 3" decade di giugno, il C.S.I.R. era schierato da Bulawin a Rassypnaja con le t re divisioni in linea e il Raggruppamento a cavallo in seconda schiera. L'8• A. assunse la denominazione di ARMIR e passò alle dipendenze di un Comando gruppo di Armate germanico, che comprendeva la 17• A. da cui già dipendeva il C.S.I.R..

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15. - I germanici avevano iniziata l'attesa nuova grande offensiva del 1942, 1'8 maggio, con un attacco sulla penisola di Kerch. Ma le operazioni russe di Karkov avevano (12-25 maggio) inserita una battuta di arresto. Nel mese di giugno l'offensiva germanica riprende con la totale occupazione della Crimea (caduta di Sebastopoli) e le forze germaniche del settore meridionale passano all'attacco su un tratto di fronte d i 300 km. di ampiezza da Kursk a Kharkhov, verso il Don. Alla fine di luglio 238 Divisioni sono schierate da Leningrado al Mar d'Azov: · 178 tedesche; 9 italiane (la ((Vicenza» giungerà in ottobre), 17 ungheresi 1 31 romene, 2 slovacche e 1 spagnola . Ai primi . di luglio, in relazione agli sviluppi favorevoli dell'offensiva germanica fra Donez e Don, si dava corso anche nel settore italiano ai preparativi per la ripresa delle operazioni nell'intento di spezzare le linee nemiche nell'ansa del Donez e di irrompere in profondità per manovrare a tergo dell'!'l,vversario, se gli attacchi fossero riusciti a fissarlo sul posto, o per incalzarlo qualora invece avesse ripiegato. -

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OPERAZIONI ESTATE -AUTUNNO 1942

Il XXXV C.A. (già C.S.I.R.) doveva partecipare all'azione rinforzato dalla « Sforzesca », nuova arrivata, ed inizialmente anche dalla 111"' Div. germanica, in atto schierata da Debalizewo verso nord. Le operazioni condussero alla conquista dell'importante bacino carbonifero di Krasnij Lutsch e si svolsero in tre fasi principali: rottura del fronte nemico tra Debalizewo e Nikitino; battaglia di Jwanowka; occupazione della zona mineraria di Krasnij Lutsch. Le due prime fasi furono affidate quasi esclusivamente alla Div. «Celere » e alla 111" Div. germanica. Alla terza parteciparono anche la << Sforzesca » e la t< Pasubio » nonchè il Raggruppamento a cavallo. Con le artiglierie messe dal comando dell'8&Armata a disposizione del X X XV e.A. vennero costituiti due raggruppamenti: l'uno (tre gruppi 9a 105/ 28 e due gruppi da 149/ 13) in appoggio alla 111" germanica; l'altro (tre gruppi da 105/ 32, due gruppi da 149/ 13 e un gruppo da 149/ 40) in appoggio alla Div. Celere. · Fin dall'inizio - 11 luglio - il nemico attaccato, dopo breve ed intensa preparazione di artiglieria, dalle CC.NN. del Gruppo Tagliamento, che con rapidità e decisione occupavano lo sbocco est dell'abitato di Nikitino e il costone adiacent e di q. 267, ripiegava dietro la protezione dei reparti di copertura. Nella mattinata del 12. una forte avanguardia della Div. « Celere » (Colonna Caretto), composta dai btg. XVIII e XX del 3" bers. e da due gruppi di artiglieria, superava di slancio Nikitino: malgrado forti resistenze nemiche e avversit à climatiche, l'avanzata anche dei grossi pot è proseguire fino a serrare su Jwanowka ove i nostri poterono entrare dopo alcune ore di aspro combattimento (14 luglio). Il grosso delle armate russe si allontanava verso il Donez sotto la protezione delle unità di copertura. -

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L'ARTIGLIERIA DEL C.S.I.R. E DELL'ARMIR

Eliminando residue forti resistenze (1) e rimuovendo mine ed ostacoli di ogni tipo, la Div. cc Celere » occupò il 18 Schterowka, Kolpakowo e Krasnaja Poljana ove fu raggiunta la stessa sera dalla cc Pasubio », mentre la « Sforzesca » si portava a nord di Krasnij Lutsch. Il raggruppamento a cavallo raggiungeva anch'esso la zona di Krasnij Lutsch. (2) Il comando germanico ordinò ora che il nostro X X XV Corpo - che pareva dovesse essere avviato verso il comune obiettivo delle foci del Don - si raccogliesse su Bokowo Platowo per rastrellare la circostante zona mineraria e riprendesse poscia il movimento in avanti ma in direzione di Nord-est. Evidentemente il Comando ·germanico voleva riservare ai soli reparti tedeschi i più allettanti obiettivi del sud.

16. - Il Comando Gruppo di Armate aveva prima stabilito che 1'8• A. italiana si dovesse schierare lungo il corso del Don. X XXV e.A. (Divisioni cc Sforzesca>> e « Pasubio ») a destra; II C.A. (Divisioni « Ravenna >> e << Cosseria n + 294' tedesca) a sinistra; - XXIX C.A. german ico (misto: 62' Div. germanica e Div. cc Torino »); - a disposizione del Comando d'A.: Div. ,, Celere ». L'A. doveva, per formale promessa del Fiihrer, rimanere sempre unita. (1) Azioni del 6° e poi del 3° bers. rinforzato da t ut te le artiglierie disponibili: gruppi da. 105 e da 149 e gruppi art. a cavallo. (2) La manovra di Krasnij Lutsch e l'occupazione del vasto bacino minerario che prende questo nome. fu opera della Divisione e< Celere » e delle artiglierie organiche e di rinforzo che l'appoggiarono in maniera superiore ad ogni elogio. La Div. «Celere» ebbe gravi perdite: provatissimo fu Il 6 • Bersaglieri. Le unità di artiglieria erano essenzialmente: - il 120° R egg. (organico ormai della 3• cc Celere») ed in modo particolare il suo I Gr. da 100/ 17; - il I Gr. da 75/ 27 del Regg. Art. a cavallo; - i gruppi III da 105/ 28 e CII d a 149/ 13 del 2° Regg. Art. di C.A. nuovo anlvato.

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Nel fatto però la Div. «Celere » venne posta il 24 luglio alla dipendenza della 6.. A. germani-ca che le ordinava di portarsi subito con marce forzate alla sua ala sinistra per raggiungere l'estremo vertice della grande ansa che il Don fa a nord-ovest di Stalingrado. E la Div. « Celere » in quattro giorni di effettiva marcia (dal 25 al 29), pur rallentata nel movimehto dal passaggio del Donez, dalle malagevoli piste e dall'intenso traffico, percorreva ben 440 chil_o metri giungendo tempestivamente sui luoghi dell'azione nel settore di Serafimowic il 29 luglio. Il terreno che interessava la Divisione è compreso nell'ansa che il Don forma tra Satonskj e Baskowskj . In questo settore al momento dell'arrivo della nostra Div. « Celere » era un reggimento tedesco (578°) che manteneva il contatto con il nemico su di un fronte di circa 25 km. con soli 2 btg. di circa 400 uomini e qualche pezzo di artiglieria. Sulla destra era collegato con pattuglie e altre unità del XVII C.A.; sulla sinistra era il vuoto per oltre 30 km .. Il nemico pareva che stesse per concentrare sulla testa di ponte due o tre divi~ sioni con l'intento di puntare verso sud-sud-est e così su Kalach, per tentare di sbloccare le truppe ivi serrate nella morsa tedesca ed alleggerire la pressione su Stalingrado. Nella stessa mattinata in cui la Div. cc Celere >> arriva in zona di impiego (29 luglio: valle Tzaritza); il nemico respinge le poche forze del 578° rgt. f. tedesco tra Bobrowskj e Baskòwskj. Il 6° Bersaglieri che è in primo scaglione, appoggiato da due gruppi di artiglieria - II e ·In del 120° - viene incaricato di eliminare l'infiltrazione che minaccia il fianco destro della Divisione. Da qui la reazione russa (30 luglio): carri armati provenienti da Serafimowic investono di sorprèsa ·il XIX btg. del 6° bers. in movimento ed il II gruppo del 120" rtg. che sta prendendo posizione. Togliamo da « La campagna di Russia >> di A. Valori vol. II, pag. 451-452, il seguente passo: « Il giorno 30, mentre le nostre artiglierie si stanno dirigendo verso i luoghi previsti per il loro schieramento, ha luogo un violento attacco di carri armati sovietici contro le nostre unità. -

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L'ARTIGLIERIA DEL 0 .$ .I.R. E D ELL'ARMIR

Alle 14 una prima ondata di carri di medio tonnellaggio (T. 34) appariva in direzione sud-est all'orizzonte. I carri armati con azione a largo raggio tentavano di accerchiare _lo schieramento del gruppo del 120° artiglieria, ancora in movimento verso la balka di Tanza e la l" btr. controcarro (1). Questa apriva subito il fuoco e con l'aiuto di altri pezzi, messi rapidamente in efficienza, riusciva ad inchiodare al terreno ben 6 carri russi. Il primo attacco era così respinto, ma subito dopo una seconda ondata di 12 carri compariva davanti e sulla destra del II/ 120° (5"' e 6" btr.). Anche questa volta le batterie iniziavano subito il fuoco, ma i carri riuscivano ad arrivare ugualmente sul nostro schieramento ove travolgevano e letteralmente schiacciavano col loro peso quattro pezzi della 6" btr. ed uno della 4• btr. del II/ 120". Il successo momentaneo era però pagato a caro prezzo perchè altri 6 carri erano stati incendiati e distrutti. Il nemico non desisteva tuttavia dall'attacco ed alle ore 16 una terza ondata di carri armati riusciva a distruggere altri due pezz,i della 4" e della 5• btr .. Due carri armati venivano distrutti. La violenta azione dei carri, la prima che i soldati della Celere abbiano dovuta affrontare, non impedì che le nostre artiglierie assumessero lo schieramento previsto e ciò nonostante che alle ore 12 del 31 un nuovo e più violento attacco di carri armati riuscisse a raggiungere nuovamente il II/ 120°, incendiandone autocarri e trattori e distruggendo altri tre pezzi. Quattro altri carri venivano però distrutti. Il gruppo di artiglieria venne così ridotto a soli due pezzi, ma ciononostante continuò imperterrito nella sua azto.ne di fuoco. Ufficiali e truppe, per quanto sorpresi dall'improvviso attacco si batterono con grande valore. Gli artiglieri, secondo le più nobili tradizioni dell'arma, dopo aver sparato fino all' ultimo col(1 ) Come vedremo più oltr e viene assegnata ora a ciascuna delle nostre Divisioni una batteria da 75/ 39 controcarro, di preda bellica francese. avuta ,dai germanici.

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OPE RAZIONI ES TATE - AUTUNNO 1942

po dei loro pezzi, sì difesero strenuamente con le bcnnbe a mano e sì fecero ammazzare sul posto piuttosto che abbandonare ì cannoni.

I bersaglieri del XV e XIX btg. anch'essi sorpresi dall'attacco si batterono molto bene. Non avendo armi adatte per lottare contro i grossi e potenti carri da 34 T ., i bersaglieri si sparpagliavano nella steppa e sparavano sui fantL russi che avanzavano appollaiati sui carri. Passata l'ondata dell'assalto i bers. si riordinarono rapidamente.

Fig. 90. - Pezzi controcarro.

Alla fine dell'incursione 14 carri russi su 39 da essi impi~gati erano rimasti sul terreno; la Divisione non aveva avuto perdite molto forti: 13 morti di cui un ufficiale, 54 feriti di cui 11 uff. e 1 disperso. Il più grave danno era stata la distruzione dei preziosi pezzi di artiglieria in seguito all'attacco nemico)).

Lo stesso giorno 30 il comando della Div. « Celere)> dispone per l'attacco della testa di ponte che i russi mantengono nella grande ansa. E' la •volta anche del 3° bersaglieri. I russi contrattaccano appoggiati da carri. Bersaglieri e fanti -

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tedeschi resistono tenacemente. I carri russi si spingono fin sullo schieramento delle artiglierie ma vengono ricacciati; i fanti che li seguono in gran parte uccisi o catturati. Alcuni carri, che hanno superato lo schieramento delle artiglierie, scorrazzano lungo le piste del retrofronte. Tre di essi arrivano fino nei pressi della Divisione, ma sono annientati da una sezione da 75/ 39 che, occultata in un vicino campo di girasoli, prontamente entra in azione. A sera tutti i contrattacchi russi sono stati respinti; altri carri giacciono immobilizzati nella steppa. La notte sul 1' agosto l'attacco è ripreso. Obiettivo: - del 578<> regg. germ.: Serafimowìc; - del ,3• bers.: sbocco ad oriente del paese; - del 6" bers.: abitato di Bobrowskj. Dopo tre giorni di aspri combattimenti gli obiettivi risultano raggiunti e saldamente tenuti: 47 carri russi eliminati. La Div. « Celere » ha però perduti 1.000 uomini tra morti, feriti e dispersi. Fra gli eroici caduti il Col. Aminto Caretto comandante del 3 Bersaglieri. 6

Nell'ansa del Don resta ancora in mano nemica il grande bosco tra Bobrowski e Baskowski. Una colonna composta d.a battaglioni tedeschi e bersaglieri appoggiati da due gruppi del 120° art. e dal LXII gr. da -105/ 32 è incaricato del rastrellamento e dell'occupazione del bosco: operazioni ritenute peraltro superflue essendo il bosco dominato da alture saldamente tenute dai nostri. L'azione (5 agosto) è portata a termine con gravi perdite d'ambo le parti. Ma nei giorni successivi il nemico ritorna con contrattacchi continui appoggiati da potenti masse di fuoco. Il 14 agosto la Div. « Celere ,1 lascia la zona per raccogliersi a Tarnowskaja - Djogtewo, 80 km. a nord di Millerowo. Deve però lasciare in posto fino al 21 agosto un suo raggrupp. di cui fanno parte il II gr. del 120" art. e il LXII gr. da 105, raggrupp. che parteciperà ad altri accaniti combattimenti difensivi nella stessa zona ora tenuta dai tedeschi, finchè raggiungerà la Div. « Celere » sul campo di battaglia di Jagodnij. -

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Con la battaglia di Serafimowic la Div. (( Celere », con il concorso di reparti tedeschi, aveva eliminata una munita testa di ponte e frustrato il piano controffensivo nemico, aveva distrutto un'intera brigata corazzata, inflitte sanguinose perdite all'avversario e catturato circa 1600 prigionieri ed ingenti quantità di armi, carri, materiali di ogni genere. La situazione che essa lasciava non poteva dirsi normalizzata: l'avversario rioccuperà infatti presto tutta l'ansa ed estendendo la sua azione verso occidente, investirà la Div. te Sforzesca » che attaccherà anche frontalmente. Le perdite subìte dalla Div. nella battaglia dì Serafimowic (30 iuglio 14 agosto) non furono lievi: 11 ufficiali e 151 uomini dì truppa caduti, 42 uff. e 908 uomini di tr. feriti e 89 dispersi. I battaglioni sono ridotti a 300-400 uomini. Undici pezzi di arti glieria sono andati distrutti, molti cannoncini, mortai, armi automatiche sono fuori uso. I reparti hanno estremo bisogno di ricompletarsi, di riordinarsi di riposare. Un elogio particolare ricevette il 120° art. dal comando dell'Art. del XVII C.A. tedesco per cc avere sparato con sicurezza e rapidità ottenendo sempre ottimi risultati mercè la magnifica organizzazione dell'osservazione e dei collegamenti». Le azioni nell'ansa di Serafimowic non sono state che il preludio delle più vaste azioni di alleggerimento intraprese dalle forze sovietiche sul Don in relazione agli avvenimenti in corso sul fronte di Stalingrado. 17. - L'8.. A. col II e XXXV C.A. passò a disposizione del Gruppo Armate ed avanzò - per Voroschilovgrad - verso il Don schierandosi, tra il 10 e il 15 agosto, lungo il corso del fiume da Nowo Kalitwa alla confluenza del Choper, stabilendo il suo comando a Millerowo. Dalle zone di Jwanowka e Krasnij Lutsch, il XXXV C.A. (C.S.I .R.) costituito ora dalle Div. cc Pasubio » e « Sforzesca » mosse ai primi di agosto per portarsi sul Don dove gli era as~ segnato il settore fra il meridiano di J ejskoj e la confluenza del fiume Choper. Il movimento su un itinerario di circa 400 km. si sviluppò attraverso la regiorie delle steppe in zone pri-

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ve di ogni risorsa e che le pioggie estive avevano reso ancora più inospitali. Le truppe, anche quelle del tutto disusate a fatiche del genere, risposero allo sforzo loro richiesto èon l'abituale spirito di sacrificio.

Il II C.A. organizzato in patria nei primi del 1942 su tre Divisioni: << Ravenna i>, « Cosseria >> e « Sforzesca » e truppe e servizi ·di C.d'A. fra le quali 11 raggruppamento CC.NN. 23 marzo, cominciò ad arrivare in Russia fra il 17 giugno ed il 7 luglio: il grosso - blocco nord (comando, truppe e servizi di C.A . - Div. cc Ravenna » e metà della « Sforzesca» - 54° R.f. , aliquote artiglieria e servizi) nella zona di Kharkov, nei pressi della sacca di Jzyum-Losovaja rastrellata da pochi giorni, ed il resto - blocco sud (Div. cc Cosseria 1> e metà della « Sforzesca» - 53° R.f., aliquote di artiglieria e servizi) più a sud nella zona di Gorlowka immediatamente a tergo della zona di schieramento del XXXV C.A. (C.S.I.R.). Del blocco sud, reparti della <<Sforzesca» con aliquote di artiglieria di C.A. passate subito alla dipendenza qel C.S.I.R. , erano già impegnati fin dal 12 luglio neUa zona di Ploskij-Olchowatka: Ora - 15 luglio - il II C.A. assumeva una nuova costituzione: Div. cc Cosseria J> (in arrivo a Stalino) - Div. « Torino » (in sostituzione della « Sforzesca » passata al C.S.I.R.) Div. <<Ravenna ». Con questa costituzione da Stalino il 25 luglio, il C.d'A. raggiunse la zona di Voroschilowgrad ove giunse il 25 luglio. Qui ebbe l'ordine di proseguire verso il Don passando il Donez a Luganskaja. Il 4 agosto, dopo che la « Cosseria J> ebbe rastrellata la zona . e reso sicuro l'itinerario, il grosso del II C.A. aveva raggiunto la linea ferroviaria Millerowo-Rossosch. Tra il 9 ed il 10 agosto le Div. « Torino » e cc Ravenna J> assumevano la responsabilità del fronte. mentre la <( Cosseria n l'assumerà il 15: sostituivano su quel tratto del Don il X XIX C.A. germanico. Precisamente: - la cc Cosseria» si dislocava dal vertice del saliente di Nowokalitwa all'ansa di Mamon esclusa; -

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- la << Ravenna >> dall'ansa di Mamon alla foce del Bogutschar; - la « Torino ,, a sud della foce del Bogutschar. La marcia dal Donez (Woroschilowgrad) al Don aveva comportato per le truppe un percqrso di oltre 500 km .. Già nella seconda decade di agosto i russi attaccano su vari punti del settore centrale dell'immensa fronte, realizzando qualche vantaggio a Woronej ; a Rorotojak; a Bremenskaja. Sul fronte dell'ARMIR la battaglia si inizia il 20 agosto: investe le ali dello schieramento (II e XXXV C.A.) ma si sviluppa essenzialmente nel settore della Div. « Sforzesca ». Nei giorni 12 e 13 agosto la Div. « Pasubio » e 11 Sforzesca » sostituivano fra il meridiano di J ejskoj e lo sbocco del fiume Choper nel Don le scarse truppe tedesche ed il battaglione bersaglieri (XXV) ivi dislocato. Lo stesso giorno 13 il Comando del X X XV Corpo assumeva la responsabilità del settore fronteggiato dalla 197a Div. russa (su 3 regg. fanteria e uno d'art.). Fin dal primo giungere in linea delle nostre unità il nemico si dimostrò insolitamente attivo. Puntate nemiche sul fronte della « Sforzesca » in modo più grave, e sul fronte della « P asubio » . Numerosi elementi davano per certa l'imminenza di un attacco nemico di vaste proporzioni e di più lontani scopi. L'urto iniziale si scatena il 20 agosto. Nella notte sul 20 agosto i russi, passato il Don su numerosi traghetti a guado. investivano tutto il settore della << Sforzesca /l. Gli assalitori, forti per numero e per armi, urtarono in una ferma resistenza. La << Sforzesca » contrattaccò, rinforzata dal Gruppo CC.NN. Tagliamento e da un gruppo del « Sa_voia Cavalleria ». Non dappertutto le posizioni poterono essere mantenute ma in massima si può dire che alla fine della prima giornata della battaglia i progressi nemici non furono rilevanti. Il nemico lo stesso giorno attaccava anche il fronte della « Ravenna >> ma anche qui era contenuto e dominato. 775 -


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La situazione diventò più grave nel settore della << Sforzesca », nella seconda giornata - 21 agosto - di fronte alla preponderanza numerica dell'avversario: la « Sforzesca » subìva perdite eccezionalmente gravi e i suoi reggimenti 53° e 54'' erano costretti a ripiegare. Gli artiglieri del 17° furono in conseguenza attaccati dai russi alle spalle ma riuscirono a portare in salvo tutti i pezzi e gli autocarri. Ad eccezione di un reggimento e mezzo di cavalleria, tutte le unità di riserva erano già state gettate nella battaglia. La gravità della situazione indusse a costituire due pilastri difensivi: a Jagodnj e Tschebotarewskij , ai quali venne altresì affidato compito controffensivo, e a ritrarre l'ala destra della Divisione « Pasubio i> disponendola a guisa di fianco difensivo in collegamento tattico col pilastro di J agodnj . Nella notte sul 22 a Jagodnj si raccoglievano il 53'' f. e reparti del III/ 54°, i resti del V btg. guastatori, la 3a cp. lanciafiamme: in totale circa 3500 uomini e a Tsctebotarewski i resti del 54° f. , dei due btg. CC.NN. e reparti di rinforzo: circa 1000 uomini. L'ampia dorsale che separava i due caµosaldi era controllata dai reggimenti « Savoia ,, e « Novarn, n i quali però avrebbero potuto far poco di fronte ad una pressione in forze del nemico. Il nemico non tardò a riprendere i suoi attacchi nello stesso pomeriggio del 22 quando appena la sistemazione difensiva era· stata abbozzata. Sottoposto al fuoco delle nostre artiglierie e tempestivamente contrassaltato, il nemico fu contenuto. Nello stesso giorno 22, 1'8• A. metteva a <lisposizione del XXXV C.A. la Divisione « Celere », il btg. « Monte Cervino ,, , il 179> Regg. germanico, che nella notte affluivano nella zona. Nella notte sul 23 i russi si scagliavano nuovamente all'attacco, ma anche questa volta venivano respinti. Il Comandante del X X XV Corpo, considerato che il valersi delle unità assegnate allo scopo di rinforzare lo schieramento difensivo avrebbe praticamente portato all'assorbimento di esse nell'ampio fronte senza che il loro intervento potesse realizzare una valida superiorità in nessun punto, e con-

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Fig. 91. - La prima bat taglia difensiva del Don (23 agosto '42) . e la carica del «Novara» a Jagodnij e del « Savoia» a Isbuschenskij.

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siderato altresì che un'azione controffensiva avrebbe comunque assicurato il vantaggio di costringere il nemico ad alleggerire la pressione sui cap~saldi di Jagodnj e di Tschebotarewskj, facilitandone il consolidamento, si tenne fedele al principio di difendersi attaccando. L'attacco fu fissato per il mattino del 23 con due colonne di formazione su una base di partenza scelta nella zona ad occidente di Jagodnij allo scopo di agire contro il fianco destro del nemico. La colonna di destra fu costituita con truppe della Div. « Celere », quella di sinistra dal III/ 80°, dalla legione croata e dal 179' R.f. tedesco. A queste azioni di contrattacco partecipavano inoltre le truppe dei due caposaldi (azioni a breve raggio), e i reggimenti di cavalleria <e Novara » e « Savoia ». Non sappiamo oltrepassare questa fase della battaglia eroica senza soffermarci a ricordarne uno dei più splendidi episodi che ormai fa parte della leggenda. Non è estraneo al nostro assunto perchè vogliamo sempre fare omaggio all'eroismo delle altre armi. Ma a questo episodio, per altro, partecipa anche un gruppo di artiglieria, il II del reggimento a cavallo. E poichè vogliamo consacrarlo nella sua autentica integrità, riportiamo quanto ne scrisse il Gen. Messe (Riv. di Cav. n . 1: 1950): « Il comandante del Raggruppamento a cavallo, generale Barbò (morto successivamente in un campo di concentramento tedesco), sulla base degli ordini ricevuti, aveva intanto lanciato i due reggimenti di cavalleria rinforzati da batterie a cavallo, a segnare una doppia minaccia di avvolgimento delle forze nemiche in movimento sulla destra delia cc Celere » e contro le quali agivano frontalmente i due battaglioni Camicie Nere del Gruppo « Tagliamento >> LXIII e XXIX . I <e Lancieri di Novara », comandati dal Colonnello Pagliano, muovendo sulla destra della ,, Celere », erano penetrati animosamente per parecchi chilometri nel dispositivo avversario e al cader della notte del 23, dopo che la 3a « Celere » era stata arrestata e, violentemente contrattaccata da forze su-

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periori, costretta ad arretrare, guidati dalla radio del C.A. avevano dovuto manovrare con estrema abilità per sottrarsi al pericolo di essere tagliati fuori qalle forze russe accorse a far fronte alla loro minaccia. A questo bel reggimento, che già nei giorni precedenti si era battuto in maniera superba, e che alla testa del 2' squadrone, in una travolgente carica , aveva visto cadere l'eroico tenente Spotti, spetterà poi il maggior merito di avere, col so/ stegno di batterie a cavallo, prima rallentata e poi fermata definitivamente, all'altezza di Bolschoj, la pericolosa avanzata nemica lungo la valle Zuzkan. Nei pressi di Kotowskij, in uno dei più violenti combattimenti che il cc Noyara » ingaggerà per frenare l'avanzata avversaria, il giovane sottotenente Guido Calinterna, mentre col suo plotone appiedato fa sforzi sovrumani per opporsi al nemico irrompente, viene ferito gravemente all'addome. Soccorso, si r ifiuta di lasciare il suo posto, perchè vuole ancora .indicare al suo plotone l'obiettivo da raggiungere. Ma poi le forze a poco a poco gli vengono meno. E m entre riluttante lo trasportano a braccia, con voce che si va spegnendo rivolge l'ultimo saluto ai suoi valorosi cavalieri: cc Viva Novara, Viva Novara! Ritornerò fra voi! >>. Muore appena giunto all'ospedale di Bobowskaj a. In.tanto con magnifico slancio si era spinto, ad est, il " Savoia Cavalleria », comandato dal Colonnello Bettoni, rinforzato dal I Gruppo artiglieria a cavallo del Maggiore Albini (questo bravo ufficiale sarà poi fra i tanti dispersi dell'ARMIR!). Passando a sud di Tchebotarewskij, la colonna del « Savoia », la sera del 23 giungeva nei pressi della località di Isbuchenskij dove urta contro notevoli forze nemiche, sistemate a difesa sulle pendici di quota 213, che reagiscono con tiri di artiglieria, di mortai e di armi automatiche. La viva reazione incontrata e l'ora tarda, consigliano il comandante della cofonna, colonnello Bettoni, a rimandare al mattino successivo ogni decisione. Il reggimento intanto si organizza in quadrato per passare la notte: artiglieria, armi pesanti e cavalli al centro. -

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La pagina di epica bellezza che da questo momento scriverà il cc Savoia Cavalleria » merita di essere degnamente ricordata e messa in luce nei commoventi particolari. All'alba del 24, l'esplorazione inviata a riconoscere la situazione riferisce che nuove forze nemiche sono giunte durante la notte e sono trincerate a stretto contatto, su due lati del quadrato del « Savoia ». Le pattuglie esploranti sono state accolte da violente raffiche di mitragliatrici. Ora il nemico ha iniziato un intenso tiro di artiglieria e di mortai contro il grosso della colonna. Si calcola di avere di fronte non meno di tre battaglioni di fanteria. Il Colonnello Bettoni segue senza esitare l'impulso generoso del suo cuore abituato ad osare per superare ogni ostacolo: nonostante l'evidente inferiorità numerica accetta il combattimento e gli imprime anzi un tono decisamente offensivo. Alle due del mattino pattuglie a cavallo si dirigono verso il Don. Nulla si muove. La zona, ampia e quasi senz'alberi, è tranquilla. A cinquecento metri dal posto di sosta del reggimento un vasto campo di alti girasoli impedisce la vista. .. I capi pattuglia cavalcano guardandosi cautamente a destra e a sinistra e si addentrano nel campo per 10-20 metri. Nulla si muove, tutto è calmo. Sparano brevi raffiche delle loro pistole mitragliatrici; nulla. Fanno per ritornare quando improvvisamente si scatena l'inferno: una cinquantina di mitragliatrici sgranano sulle pattuglie la loro sorpresa di acciaio. Tre battaglioni bolscevici si erano avvicinati, uscendo dalle balke, fino ad 800 metri dal « Savoia » e col favore della notte si erano trincerati senza farsi notare ... Il reggimento è presso i cavalli, pronto alla difesa. Senza comando, rapido come un baleno, ogni uomo ha agito istintivamente occupando il suo posto di combattimento; le mitragliatrici e i cannoni rispondonq al fuoco. Man mano che il fuoco della nostra artiglieria e delle armi automatiche si fa più preciso ed efficace, l'azione nemica appare più fiacca. Qualche nucleo dello schieramento nemico a·c cenna ad arretrare. E' in questo momento che il ooman780 -

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dante della colonna decide di giocare la sua grande carta: caricare! Il Colonnello Bettoni ordina al 2' squadrone di uscire dalla formazione, portarsi in fuori e caricare il nemico sul suo fianco sinistro. E' uno spettacolo superbo: lo squadrone comandato dal Cap. De Leone, compie il proprio movimento in ordine perfetto, come se manovrasse in piazza d'armi. Esce dal quadrato, si allontana al passo, si mette quindi al trotto, prende il galoppo e con ampia evoluzione piomba infine con irruen te carica sul nemico. Il Maggiore Manusardi fino a pochi giorni prima comandante del 2' squadrone, lo guarda e non sa resistere, monta a cavallo, lo raggiunge e a sciabola sguainata saluta il capitano: « Una sciabola di più ai t uoi ordini>>. Poi si confonde nei ranghi dei suoi vecchi soldati e carica con essi. La steppa trema t utta. Il nemico è sconcertato: i serventi abbandonano le mitragliatrici e i mortai ma già la tempesta li ha raggiunti ed essi cadono sotto le .sciabole. Per pochi secondi si vede un quadro selvaggio; poi la polvere copre tutto. Una parte dei nemici, non investita dalla carica, lancia dietro lo squadrone raffiche di proiettili. Altri cavalli si abbattono in piena velocità, alcuni cavalieri colpiti precipitano di sella. Ma il turbine torna indietro: appena raggiunta l'estremità della linea avversaria lo squadrone inverte il movimento e carica nuovamente i resti del nemico. L'annientamento è completo ... Verso la fine della prima carica il capitano De Leone precipita di sella per l 'uccisione del suo cavallo; il Maggiore Manusardi lo sostituisce; e chiamati intorno a sè i cavalieri dello squadrone che ha già percorso tutto lo schieramento nemico ordina: (( Di nuovo per << Savoia » e per il vostro capitano: caricate ! ». Una seconda impetuosa ondata in senso inverso si abbatte sui russi. Ora il Colonnello Bettoni intende sfruttare al massimo grado il momentaneo successo ed impegna il suo II gruppo. Il 4° squadrone deve attaccare frontalmente, appiedato: U 3' deve caricare, mentre tutte le armi pesanti e l'artiglieria con-

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centreranno il loro fuoco sui centri di resistenza che ancora si aecaniscono nella difesa. Il 3° squadrone esce dalla formazione e parte al galoppo, col suo comandante, Capitano Marchio, in testa. Il comandante del II gruppo, Magg. Alberto Litta Modigliani, che non ha modo di esercitare una propria azione personale (gli squadroni agiscono isolatamente, il 4·, appiedato ed il 3° a cavallo) vedendo passare a poca distanza il 3'' squadrone che va verso la carica, lo raggiunge. Il suo aiutante maggiore, Sottotenente Ragazzi, nonostante l'invito a rimanere, lo segue. E lo seguono tutti gli uomini del suo Comando, lo seguono gli stessi attendenti. Tutti raggiungono al galoppo lo squadrone, si affiancano al Capitano Mar,chio e si mettono ai suoi ordini. Nella carica, violente raffiche di mitragliatrici investono in pieno il nucleo del Maggiore Litta. Cadono colpiti a morte . il Sottotenente Ragazzi, il sergente maggiore Fantini e quasi tutti gli uomini del seguito. Il 'Maggiore Litta, ferito ed appiedato per l'abbattimento del suo cavallo, si rialza, monta su un altro cavallo e cerca di proseguire nella carica. Ma la ferita non gli consente di rimanere in sella. Allora scende, si pone accanto ad un mitragliere per dirigerne il tiro che osserva col binocolo, ritto in piedi accanto all'arma. Al mitragliere che gli dice: u Si tiri giù, signor Maggiore J>, risponde: « T u non ti preoccupare, pensa al tiro ». Poco dopo un proiettile lo colpisce al petto:- Trasportato indietro, spira nelle braccia del suo Colonnello. Il Capitano Marchio investito da un fuoco di un gruppo di mortai, ha tutte e due le braccia spezzate. Il giorno dopo dall'ospedale, comunicherà al suo Colonnello: « Nella fierezza del dovere compiuto, formulo voti augurali maggiori glorie nostro Stendardo » . Anche il comandante del 4, squadrone, il, Cap. Abb~, uno dei più brillanti ufficiali di cavalleria e noto campione olimpionié-o, è caduto alla testa dei suoi cavalieri. E' caduto attaccando frontalmente il nemko che sarà poi travolto dall'impeto del 3" squadrone. Ma la carica impetuosa del u Savoia » ha sgominato il ne-

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mica: 150 morti giacciono sul terreno, 300 feriti vengono raccolti durante il rastrellamento, 500 rimangono prigionieri. Quattro cannoni, 10 mortai, 50 m itragliatrici e fucili mitragliatori e numerose altre armi ne costituiscono il bottino. Ma l'azione di questi intrepidi cavalieri ha anche contribuito notevolmente a far ritardare di 24 ore la ripresa dell'attacco generale del nemico che, forte ormai di 25 battaglioni, si accanirà per più giorni ma inutilmente, contro la granitica difesa di Jagodnij e l'improvvisato caposaldo di Bolschoj. La carica di Isbuchenskij è terminata. n In complesso il contrattacco non ebbe il successo sperato. I russi disponevano già a sud del Don di forze superiori al previsto, mentre l 'alto grado di logoramento dei btg. della Div. cc Celere » non aveva potuto essere compensato dallo slancio con il quale essi avevano affrontato la nuova prova. · Si era tuttavia potuto imporre all'azione nemica un tempo di arresto che, se non varrà nei giorni successivi a salvare la situazione di Tscherbotarewskj, consentirà però il consolidàmento del caposaldo di Jagodnij, indispensabile premessa al successo finale della battaglia difensiva. Nel pomeriggio del 24 i russi riprendevano l'attacco: l'urto decisivo avvenne però il mattino del 25 contro il caposaldo di Tschebotarewskj. Non valse l'energia con la quale i difensori si batterono. L'artiglieria opera larghi vuoti nelle file avversarie. Fanti ed artiglieri si battono con tutte le armi a loro disposizione fino alle bombe a mano. Si profila la minaccia per tutto lo schieramento di artiglieria. Gli artiglieri sono superbi, sparano a zero, si difendono con le mitragliatrici e con le armi individuali e possono così, dopo ordine ricevuto, riportarsi a scaglioni ed in perfetto ordine su posizioni arret'rate. I gruppi di artiglieria a cavallo ripiegavano al completo, sotto la protezione del cc Novara », salvo un solo pezzo del III Gruppo la cui muta all'atto di ri~ttaccare gli avantreni, era stata abbattuta dal fuoco nemico. Privi di carburante, i fedeli artiglieri del 17° Reggimento della cc Sforzesca » ripiegavano i propri mezzi a braccia. Una sezione di mitragliere da 20 volontariamente si sacrifica sul -

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posto per permettere l'evacuazione dei superstiti che np1egano su Bolschoj ove costituiscono un nuovo caposaldo. Gli artiglieri si sono distinti in modo particolare e, pur non lasciando mancare ai fanti il prezioso aiuto del loro fuoco, riescono a svincolarsi da un nemico giunto alle minime distanze e a portare i loro pezzi su nuove e più opportune posizioni. Il grosso del nemico riuscì ad irrompere all'interno del caposaldo e, separate le fanterie dalle artiglierie, si inoltrò lungo il fondo dello Zuzkan. Aliquote del 54° f., di CC.NN. e il rgt. 1< Lancieri di Novara » fecero argine a cavallo della valle Zuzkan all'impeto crescen te degli avversari e facilitarono il movimento dei gruppi di artiglieria, ormai costretti a difendersi dalle pericolose infiltrazioni nemiche. Anche il rgt. « Savoia » si affiancava al « Novara " nella sua azione ritardatrice. Con la caduta di Tschebotarewskij, la situazione già delicata si era fatta grave. L'ala destra della linea di resistenza, che faticosamente si era potuta imbastire con la costituzione dei due caposaldi di J agodnij e di Tschebotarewskij, era costretta ad arretrare ancora, quando già tutte le risorse del Corpo d'A. erano ormai logorate. Il nemico poteva sommare alla superiorità numerica vantaggi tattici notevoli. Crollato un pilastro (Tschebotarewskij) la difesa si scardinava. Seriamente minacciata appariva la direttrice di Valle Zuzkan. Nè fu possibile ottenere il concorso del XVII C.A. tedesco, nè vi erano più disponibili altre riserve. Tutta la dorsale fra Krisaja e Zuzkan rimaneva alla mercè del nemico che avrebbe potuto puntare su Gorbotowskij importante nodo stradale che, assicurando la piena disponibiltà della Valle Krisaja, avrebbe consentito l'avvolgimento da sud del caposaldo di Jagodnij e dell 'ala destra dell'Armata. Il comandante del X X XV C.A. per costituirsi una riserva fino all'arrivo di quella dell'Armata, predispose l'arretramento a fianco difensivo della destra del C.d'A. sul versante occidentale di valle Krisaja con protezione dell'ala destra dell'8• A. e l'organ~zzazione difensiva del nodo stradale di Gorbotowskij. Inoltre manteneva la difesa di Valle Zuzkan con il rtg. « Lancieri di Novara». -

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Il 21 ag. il LX gr. 105/ 32 (T. Col. Spiazzi) è schierato in riva destra del Don nei pressi di quota 197 ,2 a nord-est di Werch Kriwkoj a difesa del settore del 2° btg. del 53° (( Sforzesca ». Il gruppo già il giorno precedente era intervenuto con tiri di sbarramento ed interdizione in seguito ad intensa attività nemica che preludeva l'attacco contro le nostre posizioni. Il giorno 21 detto attacco, sferrato in forza, si delineava in modo violento. Il nemico ottiene sue-cessi ed il fuoco del LX protegge il ripiegamento delle nostre fanterie. A causa di questo il gruppo resta pressochè isolato in punto avanzato, e con gli artiglieri del LX e pochi fanti raccolti in zona ed inviati dal comando di settore, si costituisce dapprima un piccolo ca:posaldo di estrema difesa. Aggravatasi la situazione, in seguito ad ordine del Comando art. div. (« Sforzesca ») il gruppo arretra di circa 6 km.: il ripiegamento, effettuato a scaglioni in perfetto ordine (dura un'ora) consente la continua protezione delle truppe del 53" f. che tuttora presidiano Werch ~riwkoj. In serata due btr. la 2• e la 3a. su ordine del Comando superiore vengono fatte ripiegare su Gorbotowo. In posizione avanzata resta la 1" btr. col comando di gruppo. Durante la notte anche la 1• btr. riceve ordine di ripiegare e di prendere posizione a Baschmutkin a protezione diretta del caposaldo di J agodnij. Il 23 ed il 24 la battaglia non diminuisce di furore: ma le nostre posizioni, sempre appoggiate dall'artiglieria, resistono tenacemente. Nella notte del 25 la situazione diventa criticissima. Il caposaldo di Jagodnij è aggirato per la caduta dell'antistante q. 218,9. Lo schieramento della l " btr. è minacciato. Viene ordinato un ulteriore ripiegamento che pur sotto la pressione avversaria procede in modo esemplare. A Gorbotowo sotto l'incalzare del nemico la l" btr. si schiera accanto alla 2• e alla 3a btr. del gruppo. Ma queste due btr. vengono ancora spostate più indietro a sud-ovest di Batschmutkin e la l" btr. continua ad agire da sola. Il mattino del 26 il nemico sferra un attacco con direzione est-ovest su Jagodnij. Esso appare deciso a conquistare il ca-

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posaldo ad ogni costo e lo investe anche da nord e poi da sud: impegna ben 5 reggimenti e a prezzo di gravi sacrifici di sangue minaccia anche da tergo la difesa ponendo a repentaglio lo schieramento delle nostre artiglierie. (1) Il combattimento assurge su tutta la fronte ben presto ad una violenza disperata. Tutti i settori segnalano afflussi di nuove forze. Fanti, bersaglieri, artiglieri tengono duro: l'aviazione italiana germanica partecipa vigorosamente all'azione. Artiglierie russe di ogni calibro tirano a ritmo accelerato. Il LX gruppo di artiglieria, schierato nei pressi di Bachmutkin difende i pezzi sparando a zero e schierando i suoi, artiglieri. Entra allora in azione il dispositivo di Gorbatowskij col battaglione motociclisti della celere che contrattacca da ovest ad est per riprendere il villaggio di Bachmutkin mentre il « Savoia » e la prima comp. motocicl. impegnano i russi da sud a

(1 ) La difesa del caposaldo era protetta dalle btr. del 17° Regg. della « Sforzesca », da quelile del 201<> Regg. Art. mot . della Div. «Celere», schierate a nord dell'abitat o di Bachmutkin, da due gruppi da 149/ 40 in postazione sulla quota 204, dal LX gruppo del 30° Art. di C.A., schierato nei pressi di Bachmutchìn. La prontezza d 'in t ervento, l'efficacia dell'azione della nostra a rtiglieria, il valore spiegato da t ut ti gli art iglieri. uffi.cia li e truppa, in questo periodo, s a ranno uguaglia,t e in altre fasi della lot ta. o in alt re battag lie. m a mai superate. Tutte le relazioni che abbiamo sco1·se sono un inno a ll'artiglieria. a ·t u tta l'ar - . t iglieria. L'art igliere è s tato fante coi f anti. bersagliere coi bersaglier i. cavaliere con i cavalieri ; ha dato a tutti. pago di sentirsi nei momenti supremi della lot t a parl ai fanti. ai bers aglieri. a i cavalieri nell'eroismo e nel sacrifico. E ne è stat o ripagato, perchè - lo leggiamo ad ogni passo, in ogni relazione - il riconosciment o delle sue ben emerenze è to.talitario. Si colgono di contin uo espres sioni come queste: << la nostra artiglier ia (sì. nost ra d icono i fanti. o i bersa glieri, o i cavalieri o gli alpini e c'è in questo agget tivo tutto lo slancio appas sion ato della gra,t itudine e dell'ammirazione; an che l'orgoglio c'è - che l'art iglieria è stata il vanto, l'orgoglio di t u tt o l'Esercit o nostro e come t ale è stata sempre tenuta , volu t a, ricercata, esaltata) ; la magnifica artigli eria ... « Fu la n ostr a .artiglieria. la magnifica a1·tiglier ia del 17°, del 201° del T en ente Col. Russo, del Grup po da 149/ 40, del 120°. del · gruppo òa 105/ 28 delaa 3• Celere che effettuando un t iro di sbarram ento impeccabile p er precisione e rapidità. salvò la situazione sul varco praticamente aperto. I pochi russi. scampati al fuoco micidiale, erravano inebet iti e potevano essere catt ura t i quasi senza resistenza da un m anipolo di motocarrellisti appi edaiti. accorsi sul posto al Comando del Magg. Tarsia» _ VALORI , op. cit., II. pag. 217.

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nord . Il nemico è costretto ad abbandonare il villaggio di Bachmutkin ritirandosi verso le sue basi di partenza. La situazione nel suo complesso tende ora a stabilizzarsi e ad apparire notevolmente migliorata anche in relazione alla maggiore efficienza numerica del C.A. che si rinsanguava con l'arrivo delle prime unità di rinforzo. Il nemico è vero, continuò ad accanirsi contro i punti più vulnerabili della linea, ma salvo qualche modesto guadagno di terreno non riusci ad infrangere il sistema difensivo. Azioni a carattere locale si susseguirono per consolidare la situazione nella zona di saldatura con l'ala sinistra del XVII Corpo tedesco. Infine con l'inserzione nello schieramento della « Tridentina» si venne a costituire una linea continua che da Jagodnij si collegava con le truppe tedesche. 18. - La battaglia difensiva del Don, combattuta dopo un seguito di faticose ininterrotte marce e iniziata quando erano trascorsi appena pochi giorni dall'inserimento dell' ARMIR in linea, fu assai aspra ma si chiuse col sostanziale insuccesso russo. Con l'offensiva iniziata il 20 agosto il nemico si era proposto il raggiungimento della rotabile Bolschoj-Gorbatowskij, la quale assicurava al comando sovietico il possesso di grossi abitati nelle valli di Krisaja e Zuzkan ed una buona linea di arroccamento, e costituiva ottima base di partenza per un successivo sbalzo oflensivo verso la valle dello Tschir, principale arteria di rifornimento della 6" Armata germanica. L'avversario potè invece conseguire sul quadro generale della lotta solo trascurabili vantaggi territoriali a prezzo di perdite così rilevanti da esaurire la capacità offensiva di tre divisioni ternarie, rinforzate (14\ 197" e 209a). A Tschebotarewskij i suoi sforzi furono indubbiamente coronati dal successo; il nostro presidio era invero troppo debole per organizzare la difesa su posizioni favorevoli a distanza dell'abitato, e, quando fu premuto e spinto al margine del -

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villaggio completamente dominato dalle alture circostanti, perdè ogni utile possibilità di resistenza, contro le preponderanti forze nemiche. Ma, aperto un battente della porta il nemico si fermò sulla soglia. Si volse è vero con grande violenza contro l'altro stipite, Jagodnij, e continuò a cozzarvi, ma la sua potenza d'urto vi si infranse definitivamente. Questa sua ostinazione trova ragione nella importanza che quella posizione assumeva nei riguardi del suo fianco destro, specie dopo che gli sterili tentativi di occupazione ne ebbero messo in luce il valore difensivo. La « Sforzesca » sostenne da sola il primo formidabile urto. Nuova ad un terreno che ha caratteristiche proprie, nuova ad un avversario valor.oso tenace incurante delle perdite, abilissimo in campo tattico e dotato di mezzi di fuoco potenti e numerosi, la divisione fece le sue prime dure esperienze pagandole a prezzo di sangue generosamente versato. Sul Don, scaglionati su fronte vastissima, compartimentata da balke profonde e da costoni ripidi e pelati, che resero difficile il collegamento l'osservazione l'incrocio dei fuochi e l'opera di comando, i reparti dovettero sostenere l'urto di forze assai superiori per numero e per roezzi di fuoco. L'avversario potè trarre vantaggio dalla perfetta conoscenza del terreno, dalla superiorità numerica e di mezzi, dall'impiego di forze corazzate, dalla impressionante precisione dei mortai coi quali seppe e potè mettere, fin dall'inizio, in grave crisi buon numero delle nostre armi automatiche, non sufficientemente protette dai pochi lavori che il tempo ed i mezzi a disposizione avevano consentito di fare prima dell'attacco. La lotta si trasformò quasi subito in combattimento affidato alla iniziativa ed al coraggio di piccoli nuclei praticamente isolati, e venne condotta con bravura e tenacia; ne fanno fede le perdite inflitte e quelle subìte. L'ampiezza e la compartimentazione del fronte non consentì, in primo tempo, agli ufficiali - specie agli ufficiali su-

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periori - di dare unità alla reazione dei proprio reparti nè di intervenire tempestivamente con rincalzi adeguati. L'azione controffensiva, sferrata il 24, dalla Div. « Celere » e dall'ala destra della « Pasubio » contro il fianco destro dell'avversario in movimento, dopo progressi iniziali, si imbattè in una dura resistenza e si arenò infine di fronte alla reazione violenta del nemico. I nostri non riuscirono a conseguire i risultati sperati: è da notare che, a quella data, il nemico disponeva ormai sulla riva destra del Don di 23 battaglioni e la Div. ,, Celere >> era, d'altro canto, troppo logora per imprimere alla lotta un impulso risolutivo. Gravata del peso principale della manovra di Krasnij Lutsch, molto provata dai combattimenti che avevano infuriato nell'ansa di Serafimowic, la Divisione non aveva esitato a rispondere con slancio al nuovo appello; ma i vuoti che lamentava nei suoi ranghi e l'esaurimento fisico e nervoso della sua gente non le permisero di sostenere il grande sforzo che le era richiesto. Il raggruppamento a cavallo potè rinnovare sui campi di Russia quello spregiudicato impiego che la guerra motorizzata pareva avesse per sempre inibito alla cavalleria. Nell'ultima fase della battaglia, fanti, bersaglieri, cavalieri e guastatori, veterani e nuovi alla steppa, seppero - pur con mezzi fortemente ridotti, inquadrati da un minor numero di ufficiali, stanchi per i combattimenti sostenuti, moralmente depressi per le perdite subite e, soprattutto per l'arretramento che forze superiori avevano loro imposto - far perno sul caposaldo di J agodnij e, sorretti dall'appoggio effìcace e tempestivo delle artiglierie e dell'aviazione, infliggere al nemico uno scacco severo. La tenace resistenza delle unità italiane impiegate ed operanti da sole, non solo frustrò le intenzioni del nemico di sfondare il fronte, ma anche rese vani i suoi sforzi per attrarre altre forze ed alleggerire il fronte di Stalingrado dalla incessante pressione germanica. Le perdite inflitte all'avversario dalla resistenza delle nostre truppe si aggirano sul 50% delle forze impiegate. I prigionieri catturati furono circa 2400. Le nostre pe_rdite ammon-

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tarano a circa 7.000 fra morti, feriti e dispersi; 2.704 morti e dispersi (dei quali 139 ufficiali); 4.212 feriti (dei quali 107 ufficiali). Sulla base di dichiarazioni di prigionieri e di disertori, i due terzi degli italiani che risultano dispersi si devono considerare caduti. Anche sul fronte del II C.A. si sferrò l'attacco russo. L'll agosto i russi attaccarono le posizioni tenute dalle Div. « Cosseria >> e cc Ravenna » a sud dell'ansa di Werch Mamon nel tratto fra Deresowka e Ssolonzy. Un successo in questo settore avrebbe portato l'avversario sul rovescio delle truppe dell'ARMIR schierate, fronte ad est , a sud del Bogutschar. L'attacco nemico però dopo un primo iniziale successo, veniva rintuzzato dal nostro contrattacco e la situazione in tutto il settore ristabilita. La riva destra del Don tornava in nostro possesso.

D LA SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

19. - I prodromi della V battaglia difensiva del Don. - 20. - La battaglia s ul fronte del II C.A. e l'avvolgimento dell'ala destra dell'A. 21. - La battaglia sul fronte della « Pasublo » . - 22. - Il ripiegamento del XXXV C.A. it. e del XXIX C.A. germanico - La costituzione di una dife5a arretrata - Il ripiegamento generale. - 23. - Fine del II C.A. 24. - Il C.d'A. Alpino. - 25. - Il valore dell'Art. lt. in Russia: sintesi del Gen. Mario Balotta, com.te l'Art. den•s · A..

19. - Abbiamo sommariamente esposto l 'andamento della prima battaglia difensiva del Don che ebbe luogo nella terza decade di agosto sulla sponda destra del fiume, nella zona a sud-ovest della confluenza del Choper e che impegnò più direttamente le Divisioni « Sforzesca » e ,, Celere» e il Raggruppamento a cavallo. Dopo quella battaglia si attestavano al -

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Don le Divisioni alpine (che in un primo tempo erano state destinate al Caucaso): in seguito a varie modifiche sia nel settore assegnato, sia nel raggruppamento organico delle unità, 1'8a A. teneva lungo il sinuoso corso del fiume, alle dipendenze del Gruppo Armate B, un fronte di oltre 270 km. da Kalitchowa a Weschenskaja , avendo a sinistra la seconda Armata un-

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1101/an,

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Fig. 92. - Dislocazione a cordone dell'Sa Armata quale risultò all'inizio della seconda batt aglia del Don .

gherese e a destra la 3• Armata rumena. Nel settore di quest'ultima, e cioè in corrispondenza del vertice dell'ansa del Don, si profila nella seconda decade di novembre un poderoso attacco sovietico, che si concreterà dopo pochi giorni, costituendo il primo atto di quella grande offensiva destinata a -

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estendersi gradualJ?ente a quasi tutto il vastissimo teatro di guerra e che travolgerà anche l'ARMIR (1). Inoltre sviluppandosi l'offensiva nemica sulla fronte destra, il comando Gruppo Armate, in relazione alle necessità operative che a mano a mano si presentano, sottrae dal setr tore dell'Armata un complesso di forze germaniche riducendo gravemente le possibilità difensive e di manovra. La forza dell'Armata (220 mila u.) in relazione all'ampiezza del settore (270 km.) corrisponde alla densità di un uomo ogni 1,18 m. di sviluppo dal fronte, considerando tutti in linea, servizi ed intendenza compresi. Ma in effetto la densità in linea è soltanto un uomo ogni 7 metri (4 btg. per divisione, ognuna delle quali ha in media 27 km. di fronte), forza del tutto insufficiente per una valida difesa anche contro attacchi di entità non rilevante. Quando la minaccia diventò concreta il comando di A. non mancò di manifestare al comando gruppo armate le proprie necessità e il pericolo incombente. Ma le nuove unità che il comando tedesco potè - a spizzico - fare affluire in zona furono poche e il loro arrivo irregolare e tardivo. All'inizio dell'offensiva russa l'A. è schierata a cordone con scarsi elementi di rincalzo nei vari settori divisionali, senza grandi unità di 2" schiera, se si eccettua la 27· Div. cr.

(1) Le operazioni della seconda decade di novembre impegnavano soprattutto la Div. « Pasubio » schierata difensivamente a capòsaldi nell'ansa del Don fra la 298' germanica e la «Torino». precisa.mente da Treschcowa a Monastyrtchina. in una serie di caposaldi ampiamente intervallati: la fronte tenuta era di circa 30 km. At taccata in questa fronte la « Pasubio » resistette strenuamente per dieci giorni. dal 9 al 19 novembre; i primi sei sulla linea dei caPosaldi, doPo, il giorno 16, perduta questa. su una seconda linea passante per quota 201 già occupata da un reggimento della 298· germanica. Fra le molte perdite del giorno 16 gravissima quella del I grwp,po dell'8o Art. « Pasubio » rimasto in Posizione a proteggere il ripiegamento della fanteria.

Il Capitano Laviano, comandante della 3' batteria, cadde sulla posizione con la maggior parte dei suoi artiglieri. La sua intelligente ed eroica condotta in quella giornata e nelle altre prime cinque. gli valse la Medaglia d'Oro al V.M .. Altra medagUa (d'argento) egli aveva avuta nel settembre 1941. alla battaglia di Zaritschanka.

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giunta anch'essa tardi e la cui modesta _consistenza non può dare affidamento di una robusta reazione. I comandi superiori germanici avevano ribadito il concetto cui doveva ispirarsi la condotta della difesa: - la difesa del Don, la cui sponda da noi occupata rappresenta la linea di resistenza, non deve essere fatta in modo elastico, bensì in modo rigido;

Fig. 93. - Katjuscha.

- escluso ogni ripiegamento tattico sia ai fini della m,anovra, sia per ottenere un raccorciamento del _fronte e conseguente maggiore disponibilità di forze. Decisioni del genere possono essere prese soltanto dal Com. Gr. Arm.; - in caso di rottura i pilastri laterali non debbono ripiegare. -

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Si noti che il Don gelato è transitabile al nemico e ai suoi carri. L'A. è così condannata ad una difesa lineare contro forze nettamente preponderanti senza poter contare sull'arrivo tempestivo di grandi unità in misura adeguata all'entità delle forze attaccanti. I sovietici effettuarono la radunata delle proprie unità celermente, a differenza di quanto era avvenuto nelle precedenti azioni e occultarono il più possibile il movimento delle masse corazzate. La nuova dottrina operativa russa tendeva stav<?lta alla rottura del fronte con aggiramento delle ali (formazione di sacche) per conseguire la distruzione o la cattura delle forze accerchianti, prima di tendere alla conquista territoriale. Nel campo tattico i russi prevedevano: - l 'impiego di masse corazzate con obiettivi in profondità, utili ai fini dell'accerchiamento, sostenute da elementi di fanteria, portati sui carri stessi, e di cavalleria. (Per lo innanzi i carri erano stati adoperati soltanto in appoggio alla fanteria e con obiettivi limitati); - preparazione di artiglieria .breve, ma particolarmente violenta con l'impiego di artiglierie pesanti e di numerose « Katjusche » (armi lancia-bombe incendiarie capaci di lanciare da 16 a 24 bombe contemporaneamente, con gittata oltre i 6000 metri e con buona precisione di tiro) in contrasto con la preparazione precedente, effettuata -con pochi mezzi e limitata consistenza; - un largo appoggio all'attacco della fanteria da parte dell'aviazione, appoggio che era sempre mancato nelle precedenti azioni; - il frequente ricorso alla ricognizione ed ai bombardamenti aerei spinti in profondità, con masse di aerei notevoli, le quali, anche per ubicazione dei campi e perizia del personale, ebbero quasi sempre prevalenza nel cielo delle azioni.

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Nell'attuazione dei nuovi procedimenti i comandi sovietici si dimostrarono capaci di iniziativa, duttili e pronti nello sfruttare le situazioni favorevoli. -

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L'entità delle forze russe in azione, la rapidità della radunata e i nuovi concetti operativi costituirono senza dubbio una sorpresa per il comando germanico ctle, fra l'altro era convinto che i russi non avrebbero potuto attuare azioni invernali in grande stile dopo le perdite subìte nell'estate. 20 Dall'alba posizioni Mannon, n ata del

Fronte del II e.A . (D iv. u Ravenna » e cc Cosseria »).

del giorno 11 fino al 15 dicembre il nemico attacca le della ,, Ravenna » nel tratto a sud dell'ansa di Werch sostanzialmente con pochi risultati. Durante la gior13 dicembre l'artiglieria (121° Regg.) , dimostrando superbe qualità manovriere, ha brillantemente ed efficacemente contribuito al felice sviluppo e vittorioso risultato delle azioni svolte ed · ha ripetutamente disperso minacciosi assembramenti di forze fra Krassno e Orechowo e q. 150,2. Le perdite nemiche sono state ingentissime. Sull'ala sinistra (Div. « Cosseria ») invece il nemico, costantemente ributtato dai nostri malgrado la prevalenza delle sue forze, riesce a progredire (14 dic.) per l'arretramento del 318° Regg. germanico che, in contrasto con le disposizioni di resistenza in loco, ha arretrato la sua destra per sottrarla ad una minaccia di aggiramento. Dallo stesso giorno il nemico attacca le posizioni della « Pasubio », ma fino al giorno 15 non può dire di registrare un successo. Così dopo cinque giorni di aspri combattimenti, malgrado qualche oscillazione, tutte le posizioni rimangono in nostro potere. I russi hanno avuto gravissime perdite. Anche le nostre sono state gravi. Il nemico è fermato, ma non battuto: serra sotto con nuove forze. Dal 16 al 21 dic. esso sviluppa le operazioni a fondo per rompere il nostro schieramento ed avvolgere l'ala destra dell'Armata. La successiva azione nemica iniziata il giorno 16 si manifesta con un attacco princi pale sul fronte del II C.A., dove si spinge sul tergo una branca per accerchiare, in coordinazione con un'altra movente dal settore della contigua 3a A. romena, il XXXV e il XXIX C.A., e con attacchi sussidiari sul fronte -

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della Div. << Pasubio n (XXXV C.A.) della Div. « Torino ,, e della Div. « Celere n (XXIX C.A.) . S ul fronte del II C.A. il nemico attacca decisamente la « Cosseria u e la « Ravenna u : (1) dopo eroica resistenza nei caposaldi, O) Le azioni del 1080 R Art. e dei gruppi di rinforzo alla « Cosseria» sul fronte del Don - 17 dicembre 1942 - furono così riepilogate e commenta te dal Comandant.e della Div. «Cosseria». Gen. Enrico Gazale. « Fino alle ore 7 del 17 dicembre ha avuta piena attuazione l'ordine che tutte le btr. dovevano rimanere sulle posizioni e costituirsi a caposaldo. « Nella notte sul 17 il II/ 108 da 75/ 18 doveva lasciare la s ua zona per andare a rinforzare il settore della « Ravenna ». Gli eventi della notte però non consentono il ripiegamento al completo delle 3 btr. che affluiscono in Krasnyi a scaglioni successivi fra le 7 e le 9 con 2 pezzi della 4•, 3 della s· e 4 della 6· bt r .. Da Kranyi ìl gruppo si porta a Sorkij-Dolgij a difesa dello schieramento i taliano: 11 suo munizionamen to è però ridotto a pochi colpi. Nella notte sul 18 i pezzi superstiti ripiegano per Taly su K antemirowka. « Le btr. l• e 3• del CXXIIl/ 2° da 149 / 13 venivano sommerse il mattino del 17 dal dilagare dei carri russi provenienti dal settore della « Ravenna»: la 2· btr. dello stesso gruppo fu costit uita a caposaldo ma nel corso della notte i russi accerchiarono il detto caposaldo. lo attaccavano all'alba e sopraffacevano la linea dei pezzi. « Eguale sorte toccava alle btr. l ' e 2· del 1/ 108• da 105/28 ohe il 17 avevano potuto lasciare combattendo la zona di schieramento. Ma i pezzi dovevano essere abbandonati sulla pista Z.apkowo-J vanowka avendo i mezzi di traino esaurito il carburante. « La l ' btr. era stata sommersa dalle fanterie russe. « Ii X.Xffi/ 2° da 105/ 28 non coinvolto negli avvenimenti del 17 dicembre poteva continuare- a -svolgere le- proprie azioni di fuoco passando in secondo tempo alle dipendenze della Div. Alp. « cuneense ». « Mancano elementi per il lll/201° da 75/32 schierato nel settore del 3180 regg. germanico. e La 3• btr. del 1/ 108 da 75/ 18 dopo l"eroico contegno tenuto nel corso della· battaglia riusciva il 17 dicembre a lasciare la posizione. Doveva peralt ro abbandonare per mancanza di carburante 2 propri pezzi in zona Kusmenkoff. « Il successivo giorno 19 peraltro la stessa 3' bt r. (con i propri 2 pezzi e con a1tri 2 del Il / 108°) veniva schierata in zona di TaJy ove contribuiva efficacemente col proprio preciSo fuoco in azioni contro carri armati nemici alla difesa della località., lottando fino ad esaurimento delle munizioni e alla distruzione dei propri pezzi. « Furono affiancati ai fan ti della «Cosseria» nella lotta e nel rischio in costante cooperazione gli artiglieri del 1080 e dei gruppi di rinforzo con potente. tempestiva, precisa azione di fuoco nelle fasi che precedettero la battaglia e sopratiu,t,to nel corso della battaglia stessa.. . Ess i ben meritarono>>.

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una breccia si apre ed il mattino del 17 già punte corazzate nemiche hanno raggiunto il solco del Bogutschar ed il mattino del 18 si spingono verso ovest risalendo la valle per raggiungere la ferrovia di Kantemirowka. Il 19 le punte corazzate nemiche raggiungono la Val Levaja a Kantemirowka e a Tschertkowo; interrompendo la ferrovia e minacciando da tergo lo schieramento del xxxv e del XXIX e .A.. A Kantemirowka i nostri - trattasi di elementi raccogliticci, in gran parte dei servizi, inviati affrettatamente e male armati - non riescono ad opporre valida resistenza ai carri armati nemici. A Tschertkowo invece il nostro presidio respinge l'avversario ed inizia una resistenza che, alimentata successivamente da alt re truppe, infrange rà per 23 giorni i continui .attacchi del nemico. Nei giorni 20 e 21, i russi continuano il movimento verso sud raggiungendo Djogtewo dove, riunendosi con unità corazzate provenienti dal settore della 3" Armata romena, chiudono il cerchio a tergo del XXXV e del XXIX C.A. Per sei giorni la battaglia ha infierito su un fronte di quasi 200 km. da Novo Kalitwa al Tichaja, portando alla rottura sul fronte del II C.A. ed all'avvolgimento dell'ala destra dell'Armata. In questa battaglia l'urto maggiore fu sostenuto dalle nostre unità in linea (« Cosseria » e « Ravenna »). Le artiglierie della « Ravenna ii erano ridotte: 1 btr. da 20; 1 btr. da 75/ 27; 1 btr. da 100/ 17 ; 2 pezzi da 105/ 28 I resti della ,, Ravenna n con tinuarono a combattere fin o al 19 dicembre e combatteranno ancora sul Donez. La spinta offen siva nemica ncm fu frenata che dalle sole forze disponibili all'inizio della battaglia. Troppo tar9i giunsero - e comunque prestarono poco o nessun concorso - forze tedesche. Negli altri settori dell' ARMIR (« Pasubio » e « Celere ,, ) la nostra difesa n on consentì al nemico, per quanto prevalente, per -

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forza e per mezzi, che il conseguimento di modesti risultati in campo tattico. Per dare un'idea dei nostri schieramenti di artiglieria in quest'ultima fase della campagna, mostriamo quale era al 1° dicembre lo schieramento delle art. nel settore della Div. « Pasubio »: - Comando Art. div. (Col. Alfredo Reginella): Malewasmy; - Comando tattico: q. 201,1; - I gr./8°, sud -0i q. 198,7 a difesa di settore del I/ 79 e III/ 80·' ; ' - II gr,/8°, sud-est di q. 175,8 con la 6" btr. a q. 156 a difesa di settore del III/ 79 e II/ 79; - III gr./8,.,, lungo il costone occidentale della balka A.r tykulny Schlenecht, a difesa di settore del II/ 80 e I/ 80; - 309a btr. e.a. - due sezioni nella zona Getreide; - una sez. con lo schieramento del I Gr.; - una sez. a Malewasmy; - 73a btr. e.e. - una sez. a q. 198,7 a difesa dalle provenienze da Krassnogorowka ed Ogolew; - una sez. a q. 168,2 a difesa dalle provenienze da Krassnogorow ka; - 1 pezzo a est di q. 175,8; - 1 pezzo nella balka Glubokoje Schlucht. Artiglierie di rinforzo: - l' btr. (su 4 pezzi) da 75/ 32 del I/ 201: compito controcarro; - 2• btr. (2 pezzi) da 75/ 32 del I/ 201: compito controcarro ; - 85"' btr. e.a .. - 30° Raggruppamento art. di C.A.: - LX gr. da 105/ 32 sud-ovest di _q. 188; - LXI gr. da 105/ 32 sud di q. 201,1;, - LXII gr. da 105/ 32 nord di Getreide. - XXXIV Gruppo misto da _149/ 40 e 210/ 22: testata BelyjSchlucht; - P.A.M. divisionale: Dedin ; Basi dei gruppi: Kupjank. -

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Lo schieramento fu attuato in base ai seguenti concetti: - assicurare l'agevole manovra di fuoco di ogni gruppo divisionale in corrispondenza del settore di due btg.; - l'art. div. spinta il più avanti possibile per aumentare la profondità di azione; costituire ·con i gruppi divisionali lo scheletro della 2• posiz.; le art . di C.A. schierate in posizione centraìe piuttosto arretrate e scaglionate in profondità in modo da poter effettuare più agevolmente l_a manovra del fuoco su tutto l'ampio settore divisionale. rinforzare la saldatura con i settori laterali ed evitare di essere coinvolte in eventuali fluttuazioni della nostra linea; - in particolare il gruppo da 149 fu <;chierato in modo da avere ampio raggio di azione nel settore della 298" Div. germanica; - l'osservazione presentandosi difficoltosa, furono costituiti 27 osservatori di art. di cui 18 per l'art. div. e un centinaio di posti di osserv. ove di volta in volta furono mandate pattuglie o .e .: - oltre 300 km. di linee furono stese per la sola art. divis. più quelle del 30" di e .A.; - organizzazione del tiro: prep. topogr. servendosi dei punti trigonometrici forniti dalle sez. topogr. tedesche; rifornimento munizioni: 1 1 Y, unfoc in linea; ½ unfoc nel P.A.M. divisionale; 1 unfoc nel P .A.M. di C.A. per le art. divis.; per le art. di C.A.: 1 unfoc in linea; 1 unfoc presso il Comando Raggrupp.; 1 unfoc presso il P .A.M. di C.A.. Tale distribuzione, dettata da opportuni criteri di scaglionamento in profondità, richiede che, al momento del combattimento non manchino nè i mezzi, nè il carburante per fare affluire le munizioni alle linee dei pezzi. -

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21. - Il mattino del 17 il nemico attacca anche il fronte della « Celere >> . In tre giorni di combattimento la Div. << Celere» contrasta palmo a palmo il terreno e sbarra la direttrice Meschkoff-Dijogtewo lungo la quale si di~ige lo sforzo nemico. Un gruppo tattico di formazione - del quale fan parte il II btg. della « Sforzesca », il III/ 53, il II/ 54 più XIII batt. bers. e 2 gruppi di artiglieria, concorre all'arresto dell'avanzata nemica, contrattaccando dalla zona di Warwarin in direzione della confluenza del Tichaja col Don. Il 19 il comando del X XIX C.A. germanico ordina il ripiegamento sulla linea del Tichaja ma questa linea non può essere tenuta data già la presenza di due corpi corazzati russi sulla strada Dijogtewo-Meschkoff. Il 3' bersaglieri, la legione croata e il 120° Art. cercano di sfuggire all'accerchiamento dirigendosi su Meschkoff. Qui prendono contatto col nemico e lo attaccano, con ardore disperato, ma l'attacco fallisce. In serata a Popowka, ove, presso il Comando del I C.A. romeno, la << Celere >> ha stabilito temporaneamente il proprio posto di comando, giungeranno soltanto 350 uomini del 6° Bers. col comando del reggimento e un'aliquota di artiglieria. Vediamo come si svolse la battaglia seguendo le operazioni della « Pasubio >> . Col l'' dic. si può ritenere che abbia inizio quella che può definirsi la 2a battaglia del Don. Numerosi indizi comprovano l'afflusso di forze nemiche sempre più consistenti. Esse si concentrano specialmente a nord della balka Glubokoj Schlucht a ridosso del costone prospiciente al fiume. Concentramenti del II Gruppo dell'8>. Interventi del LXII Gr. 105/ 32 · e del XXXIV misto di Armata (da 149/ 40) . 2 dicembre. Continua l'afflusso di forze nemiche fra la Balka e Krassnogorowka. Concentramenti di due gruppi da 105/ 32, di uno da 149/ 40, di uno da 75/ 27 e di uno da 100/ 17 . Il micidiale, preciso, intenso fuoco delle artiglierie causa sanguinose perdite al nemico che lasciando numerosi morti

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sul terreno abbandona le posizioni al di qua del fiume e desiste da ogni ulteriore tentativo di passare il fiume. Questo tentativo nemico è principalmente sventato dall'artiglieria. Il comando del XXXV C.A., nelle sue considerazioni circa lo svolgimento del combattimento, mette in risalto la perfetta organizzazione dell'artiglieria e l'immediatezza e precisione dei suoi interventi. Dal 3 al 9 continuano gli approcci da parte del nemico verso i nostri caposaldi avanzati e numerosi tentativi di colpi di mano. In questi primi combattimenti notevole è il consumo di munizioni e già si incontrano le prime diffic~ltà · per assicurare i rifornimenti. 9 dicembre: il nemico con forze di notevole entità attacca il caposaldo <e Z » (sud di q. 148:7). Viene costituita con il I/ 8° col LXI/ 30~ e con la 6• btr./8'' una cortina di fuoco che arresta il nemico. 10 dicembre: nostra azione offensiva appoggiata e protetta dal nostro fuoco di artiglieria. 11 dicembre: il nemico attacca in forze ed occupa l'abitato di Ogolew, accentua la pressione sul caposaldo « Z ii e le pendici occidentali e orientali del cosidetto « Cappello frigio >> . In tutta la giornata il fuoco dell'artiglieria non ha sosta: si esplica a ragion veduta grazie al perfetto funzionamento delle pattuglie. Azione di repressione su Ogolew: violentissima. Tiri di sbarramento di fronte a Ogolew e cortine di fuoco a protezione dei caposaldi « Z i> e cc 3 ». Un batt. di CC.NN. (LXIII « Tagliamento») messo a disposizione del 79° f. riconquista, preceduto da poderosa preparazione di art ., Ogolew. Ma il nemico contrattacca in forze e rioccupa Ogolew. Nuova poderosa azione di repressione di art .. Altro contrattacco delle CC.NN. (LXI btg.) riconquista ancora l'abitato. E' preminente fra tutte l'azione del I/ 8° che si dimostra agile e potente nelle mani del suo comandante . 12 dicembre: la pressione nemica aumentà dappertutto: Ogolew è rioccupata dal nemico. L'artiglieria non tace un momento: aderisce a tutte le richieste della fanteria, interviene di i niziativa, si moltiplica. Il consumo delle r;nunizioni è rileVEi.nte.

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La deficienza di carburante mette in difficoltà il rifornimento. Le artiglierie nemiche, peraltro non molte, sono efficacemente controbattute e costrette al silenzio, dalle valorose e abili batterie del 30,, Raggrupp .. 13 dicembre: il «Li> gr. da 149/ 40 effettua numerosi concentramenti sul cc Cappello frigio >• . Il 1/ 8·' sventa un attacco nemico su caposaldo ,e X » . Il nemico riesce ad isolare i caposaldi cc Z ,, e c1 3 »: eroico il comportamento del posto radio che si sacrifica. Il comàndo del C.A. concederà la med. d'arg. sul campo ai 3 ufficiali del caposaldo « z » uno dei quali è il capo pattuglia o.e. di art. che oltre ad assicurare il collegamento prende viva parte con i suoi art. ai combattimenti dei valorosi camerati fanti. 14 dicembre: continua l'afflusso di forze russe: gli artiglieri nostri sono instancabili tutti - osservatori, specializzati per trasm., serventi, servizi. 15 dicembre: il nemico minaccia particolarmente i caposaldi « Z » e « ~ », protetti dal nostro tiro. Nella zona fra l'un caposaldo e l'altro compaiono carri armati russi. L'azione della nostra art. li costringe a ripiegare in fuga. L'afflusso nemico aumenta. 16 dicembre: l'azione nemica diventa massiccia: le nostre truppe a sud di Abrossimowo non riescono ad arginare. I russi dilagano. Una dura cruenta eroica lotta si accende fr a gli artiglieri della I btr. del 201° Regg. art. ivi schierata a sbarramento anticarro, e i russi che attaccano la btr.. Per quanto la lotta sia impari gli artiglieri si battono da leoni: infliggono dure perdite al nemico, sparano tutti i loro colpi e resistono fino all'ultimo, difendendosi a bombe a mano e con le armi portatili. Gli ufficiali e gli artiglieri non cedono e muoiono eroicamente -accanto ai loro pezzi. Il nemico intanto, occupato Abrossimowo, procede. La nostra fanteria affluisce sui pezzi del III/ 8 ·, e si riordina nella zona retrostante al gruppo che rimane scoperto. Riesce a ripiegare sul gruppo la sez. da 75/ 32 schierata ad ovest di Abrossi-

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mowo. Una sezione tedesca schierata al suo fianco fa saltare i suoi pezzi non avendo la possibilità di trasportarli. Ultimo a ripiegare e quando ormài era largamente superato dal nemico e non aveva più collegamento alcuno, il comandante della 7" btr. col personale dell'osservatorio a nord di Abrossimowo. Per rientrare alla linea dei pezzi deve più volte aprirsi il varco e la lotta costa la vita di gran parte d~gli eroici uomini della sua pattuglia. Riescono a ripiegare dai loro osservatorì il comandante della 3a btr. del LX (ferito gravemente) e il comandante della 9' che assume anche il comando della 3• btr .. Il III/ 8° intanto si dispone per la difesa vicina. I pezzi oramai sparano a puntamento diretto da poche centinaia di metri. Data però la nuova linea della fanteria, al gruppo viene ordinato di ripiegare in posizione più arretrata. Il ripiegamento avviene a scaglioni di batteria. Tutte le artiglierie dell'8°, meno il III gr. e tutto il 30' Raggrupp. di C.A. tengono sotto il fuoco il nemico. Fine del 1/ 8°: I fanti comi nciano a r i piegare sulla posizione del I Gr .. Gli artiglieri si oppongono al ripiegamento, r incuorano i fanti che ritornano sulle contese posizioni. Ma

la situazione diventa via via critica. Gli artiglieri si accingono à resistere sul posto. I russi travolte le fanterie dilagano sul fianco destro del gruppo e piombano in gran numero sulle postazioni dei pezzi. Gli artiglieri restano accanto ai pezzi e combattono fino all'ultimo. L'attacco si scatena prima contro la batteria di estrema destra che si difende strenuamente infliggendo gravi perdite al nemico; cadono molti artiglieri e cade ferito gravemente il comandante della batteria. I pezzi sono resi inservibili e sulle posizioni, infine conquistate dai russi, aprono il fuoco le altre batterie. Anche queste, attaccate di fronte e di fianco, subiscono dopo asperrima lotta la stessa gloriosa fine della batteria sorella. Più di metà degli artiglieri della linea dei pezzi. quasi la totalità degli ufficiali cadono o sono gravemente feriti in questa epica lotta; il gruppo che -

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da più giorni faceva sentire potente la sua ferrea voce è ormai ridotto al silenzio. I fanti hanno perduto l'appoggio yalidissimo del 1/ 8° che ha compiuto l'estremo sacrificio nel generoso tentativo di aiutarli e proteggerli sino all'ultimo. Seguono la sorte del I Gr . una sez. da 20 della 309~ btr. dell'8" e una sez. controcarro della 73• btr. pure del reggimento che erano schierate col I Gr .. Nel pomeriggio accerchiati e attaccati da tutti i la ti cadono i caposaldi « Z » e « 3 » e il << Cappello frigio >> . Il giorno 17 si procede a rettifiche della linea e alla ricostituzione e alla riorganizzazione degli schieramenti dei gruppi i quali (specie il Il/ 8~ e il LXII/ 30°) proteggono, sbarrano, interdicono su tutto il fronte divisionale. Il 18 le forze nemiche imponenti passano all'attacco in massa e dilagano su tutto il fronte. I nostri fanti resistono bravamente; l 'artiglieria scatena un fuoco infernale. Nelle balke immediatamente ad est di Tereschkowa il fuoco è talmente intenso da rendervi impossibile la perm anenza ed i russi si ritirano e ripassano il fiume. La pressione nemica però riprende più tardi: il III/79° che ha s ostenuto tutto l'urto resiste ancora eroicamente: davanti alle sue linee si battono ancora le pattuglie dì arti glieria.

Ma la situazione ridiventa critica. Verso mezzogiorno i fanti del III/ 79°, che più volte hanno ripreso il terreno che avevano dovuto cedere in precedenza, ripiegano quasi ·sulla rotabile antistante lo schieramento del II/ 8-". Il gruppo è difeso ormai solo da un velo di uomini stanchi e duramente provati. L'ordine è di resist_e re sul posto ed il gruppo intensifica tutte le predisposizioni adottate in precedenza. Resta sulle linee dei pezzi e per il funzionamento dei collegamenti il minimo degli uomini. Tutti gli altri vengono riuniti in reparti di formazione che si schierano lungo la strada avanti al gruppo a protezione dei pezzi ed a rinforzo della linea della fanteria. Il comandante del gruppo portatosi avanti organizza la difesa e nello stesso tempo rincuora gli eroici fanti che riprendono il loro posto di combattimento. Tutte le artiglierie convergono i loro tiri a protezione di questo settore. Dopo poco -

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i fanti del III/79°, in una estrema eroica riscossa, riprendono le ·posizioni di partenza e i russi ancora una volta con gravi perdite ripiegano. Questa giornata ha toccato dei punti di alta drammaticità specie per il II Gruppo. Nelle numerose fluttuazioni della linea spesso il gruppo è rimasto scoperto. Gli artiglieri hanno continuato imperterriti le loro azioni di fuoco e più volte, imbracciato il moschetto, si sono affiancati ai fanti o li hanno sostituiti. Infine sono rimasti definitivamente a costituire un fronte difensivo permanente. L'alba del 19 presenta una situazione molto critica nel quadro generale. Il fronte della ·n ivisione sebbene leggermente arretrato regge ancora; le artiglierie, meno il glorioso I/ 8" e la eroica 1• btr. del I/ 201", sono al loro posto di combattimento. Però grosse masse corazzate nemiche hanno sfondato e dilagano sulla sinistra, nelle nostre retrovie. Alle ore 12 e 30 viene l'ordine di effettuare il ripiegamento dell'intera divisione a partire dalle ore 14. Zona di radunata: Nasarow. Itinerario: Malewanny - Medowa Karassejew - Nasarow. Viene dato l'ordine ai gruppi di trasportare essenzialmente i pezzi e di distruggere i materiali e i documenti non trasportabili. Nessuna probabilità di avere carburante per mettere in salvo le artiglierie. Nasarow, meta fissata per la Divisione, è già occupata da truppe corazzate russe. Si sviluppa d'ora in avanti la tragedia della « Pasubio » e della sua artiglieria. I resti delle unità sono costretti per mancanza di benzina a sacrificare le artiglierie: - della colonna motorizzata che si forma a Makarow per aprirsi la strada e raggiungere la zona di Arbusow-Abakush n. 2 - Alexejewo, possono far parte solo 8 pezzi da 75/ 27 del III/ 8', 2 da 75/ 97-38 della btr. controcarro, ed uno da 75/ 32; - di tutti questi solo 4 da 75/ 27 possono raggiungere Schapilow, gli altri, compresi i trattori, dopo essere stati inutilizzati, sono abbandonati; -

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- usciti da Schapiloff, una parte della colonna si disperde e viene catturata dai russi: di essa faceva parte il comandante l'art. del C. d'A. ed uno dei pezzi che facevano parte della colonna iniziale; - ad Ameskoje - 24 dicembre -:-- i pezzi sono ridotti ad uno solo; gli altri hanno dovuto subìre la sorte di tutte le artiglierie per l 'assoluta deficienza di benzina. Questo pezzo poichè qui i resti della « Pasubio >> si fondono con quelli della u Sforzesca >>, viene impiegato insieme a quelli della cc Sforz.esca i>. Gli uomini - tranne i serventi, inquadrati in reparti di formazione - vengono impiegati come fanti per la difesa del caposaldo di Ameskoje. Solo quando (2 gennaio) si raggiunge Forschadt si è fuori dell'accerchiamento nemico. Il giorno 3 il pezzo dell'8°, insieme con quelli del 17°, si trasferisce a .Kamensk mentre i reparti appiedati possono trasferirsi in ferrovia a Lichaja. Degli elementi di artiglieria partiti la sera del 19 da Makarow sono giunti: 8 tJ.fficiali, 82 uomini più un pezzo ed un autocarro, oltre 66 uomini del 201° Regg. art. e due ufficiali e 50 uomini del 30° Raggruppamento di C.A .. Il giorno 8 gìungono sul posto 7 ufficiali e 320 uomini che, facendo parte dei servizi e delle basi, er,ano giunti dal 20 al 25 dicembre a Woroschilowgrad. Le fatiche, le privazioni, i patimenti subìti durante i trasferimenti, i combattimenti affrontati per rompere i continui accerchiamenti sono inenarrabili.

L'8° Regg. art. cc Pasubio i , aveva affrontata la 2• battaglia del Don in perfetta efficienza bellica. Eppure due terzi de.i componenti del reggimento erano in Russia dal luglio 1941. L'apporto dato dal reggimento alla battaglia - apporto di perizia e di valore - è incommensurabile e superiore a qualsiasi elogio. Contro il nemico - con tremenda efficacia furono sparati ben 70.000 colpi. -

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Quando agli a rtiglieri fu ordinato di resistere sul posto essi non batterono ciglio e seppero morire accanto ai loro pezzi. Al momento in cui giunse l 'ordine di ripiegamento, tranne il I Gruppo dell'8° con gli elementi cori esso schierati e con la l " batteria del I/ 201° (1) che subirono le gloriose vicende del 16 dicembre, tutta l'artiglieria schierata nel settore della Divisione era in perfetta effi cienza con in media una unfoc sulla. linea dei pezzi. Fu la mancanza di carburante che lungo la ritirata impedì di portare in salvo i pezzi che via via dovettero essere distrutti per non farli cadere utilizzabili nelle mani del nemico. Tutti i superstiti raggiunsero la zona assegnata conser(l ) All'inizio dell'offensiva nissa li 201° Regg. art. mot. ( Celere, perchè formato da nuclei dei tre regg. Celer i) comandante il Col. Enrico Altavilla. era così dislocato:

- Comando di Reggimento: zona Zapkowo - Nowo K alitwa, avente alle dipendenze tattiche il I Gruppo da 75/ 18 ed ìl IV Gruppo da 105/ 28 del 10~ Rgt. Art. ed il XXIII Or. da 105/ 28 del 2° Rgt. Art. C.A.: con la Divisione « Cosseria »; -

I Gruppo: zona di Malewenkij con la Divisione « Pasubio »; ll Gruppo: zona di Wertockin con la Divisione «Sforzesca» ; Ì II Gmppo : zona di Orobinskj con la Divisione «Cosseria».

Nell'irruenza dell'offensiva nemica i gruppi fanno fronte con tutta la perizia acquisita nelle precedenti azioni: la lobt a si fa dura e la resistenza eroica. SOio la preponderante superiorità numerica nemica può avere ragione dei difensori e solo quando sono esaurite le munizioni e completamente accerchiati. i Gruppi desistono dall'impari lotta dopo aver fatto saltare i cannoni. F'edeli agli ordini ricevu ti il I e il II Gruppo non ripiegano. sacrificandosi per la salvezza delle fanterie. mentr e del III Gmppo solo una minima parte riesce a porsi in salvo. Il Comando di R eggimen to. che h a avu to ordine di rimanere sul posto per l'ultima difesa con i Gruppi da 75/ 18 e da 105/ 28 a sua disposizione. resiste fino alla distruzione dei Gruppi stessi riuscendo. dOPo non lievi sforzi. a disimpegnarsi dall'accerc hiamento ed a porre in salvo lo Stendardo. Era un reggimento essenzialmente anticarro (75/ 32). A Serafimowic la sua azione aveva raggiunto il massimo di efficacia con la distruzione di inn umerevoli carri armati russi. Ma il suo Eroe si rivelava ora. a Orobinskji. sul Don : Art. Cheru.bin Roberto (M.0 .) che esaurite le munizioni del suo pezzo si slancia contro un carro armato nemico con un'ascia per spezzarne la mitragliatrice. E perisce così. nel gesto meraviglioso. degno di monumento.

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vando il loro armamento individuale. Il loro comportamento durante il ripiegamento fu esemplare. Su una forza di 86 ufficiali, 110 sottufficiali e 1678 uomini di truppa che contava il reggimento prima della battaglia, giunsero nella zona di raccolta - alla data del 20 gennaio 15 ufficiali, 34 sottufficiali e 395 uomini di t ruppa. Con l'ultimo pezzo era il glorioso Stendardo del Reggimento. Intorno ad esso, il Colonnello Alfredo Reginella comandante l'artiglieria divisionale, riuniva i superstiti e faceva presentare le armi. Il Comandante della Divisione « Pasubio » - Gen di Div. Guido Boselli - così concludeva la sua relazione « Sulla difesa al Don e sul ripiegamento al Donetz » (dic. '42 - genn. '43): « Della colonna partita da Makarow e nonostante gli elementi sopraggiunti a Schapilow il giorno 20, transitarono per Forschadt soltanto 10 ufficiali , 125 uomini di truppa, un autocarro ed un pezzo da 75/ 27. Questa bocca da fuoco fu poi versata, d'ordine superiore, Rolla direzione artiglieria dell'Intendenza 8· A.; forse meritava quel cannone, accompagnato dai superstiti, fanti ed artiglieri, di ·rientrare nella nostra bella caserma di Verona, quale monumento imperituro alla memoria oltre che degli artiglieri dell'8° caduti in Russia, degli uomini tutti della <e Pasubio » che sul fronte dell'est si sono sacrificati nell'assolvimento del Dovere e che solo di questo sono oggi paghi >>. Come abbiamo visto, le artiglierie della « Pasubio » erano state rinforzate con il 30' Raggruppamento art. di C.A.. Riassumiamo qui di seguito le vicende finali di questa magnifica unità di artiglieria che in Russia, fin dall'inizio, col C.S.I.R., partecipa ad ogni operazione. E cominciamo dal 9 dicembre. « Il 9 dicembre infatti, con attacchi regolari, sistematici. cui la « Pasubio » oppone la più fiera resistenza, si inizia la più grande, la più tragica delle battaglie combattute sul fronte russo. Quindici giorni di lotta dura, sanguinosissima da ambo le parti, durante la quale le batterie del 30 ' incuranti delle gravi -

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perdite, con tiri precisi ed efficacissimi, contendono il terreno al nemico palmo a palmo. Difficile citare nomi, episodi ed atti di valore che in gran parte sono rimasti oscuri e sconosciuti per le circostanze in cui vennero compiuti. Non è possibile però non citare i nomi dei Capitani Bruno Enzo e Bruno Felice che nella stessa ora e nello stesso giorno cadono colpiti a morte ciascuno al proprio osservatorio, mentre dirigono il fuoco delle loro batterie; il primo colpito da scheggia ài granata che gli squarcia il petto, l'altro dallo scoppio di una bomba, che lo rende informe poltiglia. Il giorno. 17 giunge notizia che i russi con un imponente apparato di forza sono riusciti a sfondare la linea del Don sul fronte della 198· Divisione germanica ed hanno ragghmto Kantemirowka dove hanno sorpreso ed annientato quel presidio. La battaglia infuria dovunque e la situazione si presenta ormai n ella tragica realtà; tuttavia ufficiali ed artiglieri continuano a resistere oltre i limiti di ogni umana immaginazione. Il giorno 19 però giunge l'ordine di ripiegamento ed i Gruppi iniziano la ritirata con i pochi automezzi che la scarsa disponibilità di carburan:te aveva consentito di mettere in moto; la maggior pa:rte del personale però muove a piedi. La neve, la tormenta, i bagliori degli incendi, lo scoppio dei depositi di muni.zioni, rendono ancora più tragico l'abbandono di quelle posizioni che tanti sacrifici e tanto sangue erano costate. Tutto ormai era perduto, ogni speranza crollata! Solo il LXII gruppo, raccogliendo tutto il carburante in un trattore riesce ad arrivare con un solo pezzo a Mikaiwow. Comincia da questo momento la fase più dolorosa e tragica di una colonna composta per la maggior parte di truppe eterogenee, che perduto ogni legame tattico, prive per la maggior parte dei propri comandanti, si avvia in direzione di Popowka, cercando di sfuggire all'accerchiamento la cui minaccia si va sempre più delineando. Lo scoppio di alcuni colpi di mortaio russo provocano qualche perdita, qualche ferito e molto panico e costituisce purtroppo il segnale di rotta. Mentre l'animoso Maggiore Bellini comandante il LXI gruppo con un pugno dei suoi artiglieri -

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si lancia nella direzione donde erano partiti i colpi, scomparendo per sempre travolto in un alone di glorioso eroismo, il comandante di raggruppamento, intuita la gravità della situazione, avvistato un trombettiere lo trasporta sopra una piccola altura vicina e gli ordina di suonare ripetutamente l'« Alt ,> e l'« Adunata 1>. Fu come un miracolo! Quella gente che correva all'impazzata, senza sapere il perchè, senza una meta, dapprima si ferma e quindi si avvicina, si raccoglie, si riordina. Il comandante del Raggruppamento rivolge fiere parole a quelle masse invitandole alla calma, indispensabile per poter far fronte alla gravità della situazione. Al suo ordine la colonna si ricompone ordinatamente e marcia al suo seguito. Costituita un'avanguardia e due nuclei fiancheggiatori, la colonna marcia ininterrottamente alla volta di Arbusowka dove il mattino del 22 si ricongiunge con i resti della Divisione ,, Torino ». Qui purtroppo preponderanti forze russe riescono a completare l 'accerchiamento e la piccola valle dove erano ammassati insieme ai resti del raggruppamento anche tutti i superstiti di altri reparti, diventa l'obiettivo di implacabili raffiche di fucileria, di implacabili raffiche di mitragliatrici, d'artiglieria, di mortai. Le perdite sono continue e gravissime. Fanti ed artiglièri, uniti in un unico sforzo, si alternano negli assalti a volte con la sola pistola o con una sola bomba a mano nel tentativo di allargare, di spezzare quella cerchia di ferro e di fuoco che li stringe sempre più da presso. Assalti commoventi per l'imparità della lotta, per il valore che li anima. E ' il Capitano Pescatori Aldo, comandante di una batteria del LXI gruppo, che parte con la prima centuria, in testa a tutti, moschetto tra le mani e nell'impeto del suo giovanile coraggio, trascina i suoi uomini contro le schiere nemiche, riportando trofei di prigionieri e di armi. E' il valoroso Tenente Ambrosini, che alla testa dei suoi uomini, li trascina con il suo entusiasmo. Ferito egli ad una gamba, vi è un tempo d'arresto perchè i suoi artiglieri vogliono soccorrerlo; si rialza e incitando i suoi uomini a continuare

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nell'assalto, continua egli stesso, .finchè una raffica di mitragliatrice lo fa ricadere esamine al suolo. E' il Tenente Varenna, magnifica figura di cbmbattente che trascina i suoi uomini con la forza del suo esempio che non ha l'eguale. E' il Tenente Treves, un adolescente, che va all'assalto con la pistola in pugno, trascinando i suoi uomini al grido di << Savoia » e cade mortalmente colpito. Conscio della sua sorte non ha un lamento, rifiuta ogni assistenza per non sottrarre alcun uomo al suo compito e muore sulla lastra di ghiaccio con i lineamenti composti al sorriso quasi in una visione di gloria immortale. E sono ancora i tenenti Triulzi, Maestri, Lugaresi, Zavattaro, Bellini, Zanetti che partono come frecce all'ordine di attacco, scacciando il nemico e creando un più vasto respiro alle truppe raccolte in quella tormentata valle della morte. Finalmente la sera del 23 si apre uno spiraglio alla testata della valle, attraverso la quale la lunga colonna dei superstiti riesce a raggiungere la strada esterna della conca di Arbusowka e unirsi ad altre 'truppe italiane e tedesche e riprendere così la marcia verso Tscherkowo. Lanciata così un'altra volta sulle vie del deserto di ghiaccio, senza mezzi, senza viveri, braccata continuamente dai russi, la colonna ondeggia cambiando spesso direzione per sfuggire all'insidia dei carri armati nemici, alternando la marcia estenuante a combattimenti che richiedono nuovi sacrifici di sangue. Il 24 dicembre viene raggiunto l'abitato di Tscherkowo, che dà a tutti l'impressione di un caposaldo organizzato a difesa , capace di sostenere l'urto dell'avversario. Qui viene a mancare l'azione diretta del comandante del raggruppamento. Il valoroso Colonnello Matiotti, con l'omero destro fratturato, con entrambi i piedi congelati in secondo e terzo grado (subirà poi l'amputazione di alcune dita del piede sinistro), colpito da polmonite, il giorno 29 dicembre viene aviotrasportato all'ospedale d'Armata. Non è però an cora finita l'odissea del personale superstite -

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del Raggruppamento, che agli ordini del Maggiore Quattraro lotta per contendere al nemico il caposaldo di Tscherkowo, co~ stellando di nuovi eroici caduti il cammino della gloria del 30°. Per venti giorni i combattenti di Tscherkowo resistono accanitamente, finchè, rotto finalmente il cerchio di ferro e di fuoco del nemico, il · 16 gennaio 1943 riescono ad aprirsi il varco e riprendere il movimento verso occidente. E' ancora il Maggiore Quattraro che lì guida coadiuvato ormai da pochi ufficiali e soltanto da qualche sottufficiale. La marcia è ancora lunga, faticosa e la scarsezza di viveri e l'insidia continua del nemico la rendono tragica oltre ogni dire. E finalmente, dopo aver superato enormi difficoltà di ogni genere, il 30., Raggruppamento, ridotto ormai ad un pugno di uomini, che aveva mostrato in linea il suo indomito valore e seminato di eroi l'aspro cammino nella steppa gelata, varca il Donez. Il comando dei superstiti viene assunto dal Capitano Quieti perchè il Maggiore Quattraro, colpito da esaurimento e da congelamento è stato ricoverato in ospedale e quindi rimpatriato. ,?\ttraverso nuove peripezie, sfidando gli elementi avversi, l'insidia dei partigiani, le offese dell'aviazione nemica, la colonna sempre a piedi, raggiunge Gomel e di qui per ferrovia rientra finalmente in Italia. A Gomel all'ultimo appello fatto dal Capitano Quieti rispondono trenta ufficiali e poco più di trecento uomini. Con questo atto si conclude la vita del 30" Raggruppamento, nato in guerra e per la guerra, che in Dalmazia, ma soprattutto in Russia, fedele alle belle tradizioni dell'arma, ha saputo tenere sempre alto il prestigio dell'artiglieria italiana ». (D alla relazione del Comando del Regg.).

22. - Soltanto alle ore 10 del 19 dicembre il Comando Gruppo Armate germanico consentiva al Comando dell'Armata italiana di ordinare il primo ripiegamento sul fronte del II e del XXXV C.A., mentre già dal 17 lo stesso Comando Gr. A . aveva predisposto l'arretramento allo Tschir dell'ala destra del XXIX C.A. (Div. (( Sforzesca ») in relazione a sfavorevoli avvenimenti nel contiguo settore della 3a A. romena dei quali -

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il Comando Armata ebbe soltanto allora la prima notizia in-

diretta. Ma ormai il movimento delle unità corazzate russe nel solco del Bogutschar verso sud era in pieno sviluppo. Esse raggiunsero il 20 Djogtewo ove, riunendosi il 21 con unità carri armati provenienti dal settore della 3a A. rumena lungo la linea Astachoff-Kascari, completavano l'accerchiamento del xxxv e XXIX e .A .. I movimenti di ripiegamento delle G.U. dalla linea del Don si effettuano con due grossi blocchi, costituiti forzatamente in seguito alle vicende dei parziali combattimenti: - un blocco nord costituito dalla 298" Div. germanica, dalla Div. « T orino », da forte aliquota della « Pasubio >> e da una aliquota della « Ravenna)); - un blocco sud costituito dalla Div. « Sforzesca n, da aliquote della Div. ,1 Celere II e della Div. « Pasubio 11, dal Comando XXXV C.A. con elementi vari e dal Comando del X XIX C.A. con il gruppo Schaldt. Più tardi si aggregheranno alla colonna anche i resti della 7• Div. Rumena. La Div. « Cosseria >> aveva ceduto la responsabilità della linea il 16 dic. alla 385" Div. Germanica; suoi reparti però continuarono in linea a combattere frammisti ad unità germaniche. L'89° f. ritirato dalla linea si raccolse nella zona a sudovest di Rossosch ove si riunirono altre truppe della e< Cosseria >> con il comando di Divisione e il 108° artiglieria. Il 90° f. (residui) e due btg. CC.'NN. (<e Leonessa ))) riuscirono a raccogliersi intorno ai resti della Div. « Ravenna 11 nella zona di Woroscilowgrad. Il blocco nord, costituito come abbiamo detto da aliquote della Div. cc Ravenna Jl , della 298a germanica, della cc Pasubio >i e della cc Torino 11, raggiunse dopo aspri combattimenti e dure perdite Arbusowo: con le truppe italiane, causa la mancanza di carburante, sono rimasti solo tre pezzi da 75/ 27, quattro autocarri, 3 vetture. Mancano i viveri per gli italiani: i tedeschi ne sono però provveduti e non ne cedono ad alcun patto. -

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L 'ARTIGLIERIA DEL C.8.1.R. E DELL'ARMIR

La colonna rimane strettamente assediata nella conca. di

Arbusowo il 22 e il 23 da forti unità nemiche che tentano di annientarla. Per dare un po' di respiro alla difesa si muove ad un contrattacco generale. Dal centro le armi pesanti ed i pezzi di artiglieria accompagnano l'azione. Le truppe senza più rispettare vincoli organici e prudenziali formazioni di combattimento, si lanciano di corsa su per l'erta. Si vede un militare montare su un cavallo e con una grande bandiera tricolore spiegata galoppare verso ìl nemico trascinandosi dietro tutti i suoi compagni (1). L'avversario è respinto e il raggio dello assedio è così allargato di un paio di chilometri (2). Nella notte sul 24 la colonna riesce a rompere l'accerchiamento. Il 26, dopo estenuante marcia e continui combattimenti, raggiunge Tschertkowo, dove si ricongiunge a quel presidio per continuare la resistenza. Il blocco sud, costituito dalla (< Sforzesca >> (3), da aliquote della « Pasubio n e dai resti della cc Celere n, inizia il ripiega(1) Questo episodio ebbe come pr otagonista il carabiniere Giuseppe Plado Mosca d el Q.G della «Tor ino », propOSto per la M.O. « Ma per un episodio simile e cont emporan eo - togliamo dall'opera del VALORI. Voi. II pag. 631 e riportiamo con le stesse parole fu assegnata una Medaglia d' Argento sul campo al Capitano d'artiglieria Dar io Sacco del 120, art. che a nch'egli, secondo ineccepibili testinnonianze, corse .all'assa lto contro aa linea nemica sven t olando un t ricolore che aveva servito per segnalazioni agli aerei». Noi citiamo l'uno e l'altro: tu tti e due eroi degni di esser e imparzialmente r icordati ed onorati. (2) Ad Arb usowo incontrò niorte glorjosa il Colonnello Ulisse Rosati comandante del 52° Regg. art. «Torin o» e con Ili.i furono decimati i restanti comandanti di gruppo e di batteria . Qui f u arso, sul petto dell'eroe Col. Rosati.

disteso sulla desolata neve <f.ella steppa, il glorioso Stendardo del Reggimen-to

con una cerimonia che non potrebbe essere r ievocata se non da l canto di un Omero redivivo. Del 52° R egg. a rt. non rien trarono in Italia - da duemila uomin i che erano all'atto del la partenza - che pochi rest i... (3) A partire dal 20 ottobre , la Division e, aV1UJto il cambio d alla 2' rumena, s i schiera p iù ad occidente nel settore contiguo già tenuto d alla. « Pasubio ». lungo il Don. sempre alla destr a del front e assegnato a ll'ARMIR. Il 17° Regg. art., r inforzato dal II/ 102° e da un ~ruppo su t re batterie di

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SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

mento (11 Sforzesca ») su ordine del Comando di A. la notte sul 19. La « Sforzesca» raggiunge ancora efficiente lo Tschir ma per un ordine errato del Comando del X XIX C A. germanico abbandona questa linea per ritornarvi ancora e abbandonarla infine definitivamente, attaccata da forti unità russe appoggiate da carri. In questi suoi sfibranti andirivieni deve abbandonare gran parte delle artiglierie per mancanza di benzina. La colonna dopo quindici giorni di continui combattimenti contro mezzi corazzati russi e dopo un'ultima marcia ininterrotta di 75 km. continuamente attaccata da regolari e da partigiani, raggiunge Shassyrskaja rientrando nelle linee amiche. Porta in salvo 4.000 uomini compresi 800 feriti e congelati e parte dei materiali. Fra questi: otto pezzi di artiglieria ~rainati per lunghi tratti a braccia e 700 colpi. Alcuni elementi affluirono ancora, ma molti non tornarono. Le vicissitudini attraversate da queste unità italiane durante le fasi del ripiegamento furono assolutamente tragiche. obici da 149/ 19. si porta sulle posizioni precedentemente tenute daU'So rgt. a.I1t « Pasubio » a difesa della riva destra del Don. per un tratto di oltre 20 km. ad occidente di Weschenskaja. e provvede alla loro sistemazione e consolidamento in vista della campagna invernale. Il 23 novembre. quando il freddo morde già le carni e tutta la zona è ricoperta da un manto cli neve gelata, il nemico. s fondata la linea tenuta dall'armata rumena, giunge a minacciare da tergo .lo schieramento divisionale. La 4° batteria da campagna viene Inviata con un baittaglione di riserva del 54° fanteria a protezione del fianco destro e per 6 giorni, in posizioni improvvisate, fra, i.I gelo e la tormenta. coopera. con altre unità tedesche. alle azioni di contrattacco e di tamponamento della pericolosa breccia. Verso ·la metà di dicembre 11 nemico sferra Ja sua grande offensiva inveruale su tutto iù f:ronte del Don. dall'ansa di Woronesh a Stalingrad, esercitando, su tratti discontinui, poderose puntate offensive. Il settore del reggimento non è investito direttamente ma pericolose falle si manifestano subito nei settori laterali. Tra bufere cli vento e di neve, Il III/ 17° art. si prodiga generosamente con 1 battaglioni <ii riserva del 530 e 54° fanteria per arrestare 11 di,Jagare dei mezzi corazz-ati e spezzare, con azioni tempestive. le manovre di accerchiamento. Dopo un primo ripiegamento a sbalzi successivi per portare la di!esa sulla linea arretrata dello Tschir. effettuato il 18 e 19 dicembre, nella notte s ul 20 la Divisione riceve l'ordine di proseguire subito verso Kamenka e Kaschary per cercare di sotJtrarsl all'accerchiamento a tenaglia operato da un C.A. corazzato nemico.

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L'ARTIGLIERIA DEL C.$.1.R. E OELL"ARMIR

Basti pensare alle perdite subìte, al clima inesorabile, alle difficoltà di ogni genere dovute a mancanza di mezzi, scarsità di viveri, deficienza di equipaggiamenti, alla continua azione e minaccia delle unità nemiche, alle insidie dei partigiani, ai numerosi e sanguinosi combattimenti sostenuti, alle lunghe estenuanti marce . La mancanza di carburante costrinse, fin dall'inizio del ripiegamento, all'abbandono di parte degli autocarri e delle artiglierie per poter dare sufficiente autonomia ad un'aliquota di mezzi, che successivamente dovette a sua volta essere abbandonata sia per il totale consumo del carburante rimasto, sia per gli impantanamenti nei forzati movimenti fuori pista. Soltanto qualche pezzo fu a stento trascinato a prezzo di ogni sacrificio. La Div. « Ravenna » affluiva fra il 19 e il 21 dic. nella zona di Woroschilowgrad per riordinarsi, ma doveva assumere tra il 22 e il 30 la difesa sul Donez dei ponti di Vesselaja e cli Luganskaja. Col 1, gennaio assumerà più ad oriente la difesa dell'ansa di Kushilowka. che terrà fino al 24 gennaio. Nonostante le condizioni complessive estremamente difficili, con reparti già duramente provati, affrettatamente riordinati (3° btg., 1 btr. da 20, 1 btr. da 75/ 27, 1 btr. da 100/ 17, 2 pezzi da 105/ 28), scarsamente armati, deficienti di mezzi, in specie cli artiglieria, contrasterà efficacemente - ma con gravi perdite - lo sforzo nemico tendente dall'ansa di Kushilowka a dilagare verso sud-ovest per minacciare le difese di Woroschilowgrad e di Kamensk. I resti del 6° bers. rientrati nelle linee amiche e rinforzati da a ltri reparti, costituiranno un raggruppamento di formazione (fra cui due gruppi del 120° Regg. Art. e un gr. del 17' Regg. Art. combattenti come fanti) e si batteranno ancora in difesa di Pawlograd, perdendo ancora oltre 600 uomini su appena un paio di migliaia. Il 23 dicembre, mentre le Divisioni << Pasubio », « T orino », « Celere », 11 Sforzesca », e il comando del X X XV C.A. sono in via di ripiegamento verso sud, ed il II C.A. ritirato dal -

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SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

fronte è in corso di riordinamento nelle zone di Woroschilowgrad e di Rossosch, il Comando Superiore germanico assegna all'8a A. un nuovo settore sul Don - sulla ferrovia MillerowoRossosch. Ha a disposizione per le operazioni: il C.A. Alpino . (Div. « Tridentina », « Vicenza », « Cuneense>>), il XXIV (misto germanico e italiano) con la « J ulia », reparti germanici, i presidi di Gartmischewka e Tscherkowo. Il comando dell' A. non ha però più alla mano alcuna riserva. Nei combattimenti che si sostennero quasi giornalmente si distinsero particolarmente la « Julia » ed il btg. « Monte Cervino », che · furono citati anche sul bollettino germanico. Più a sud risultava laborioso il tentativo di creare una linea continua a mezzogiorno di Goloja, mentre urgente si palesava la necessità di sbloccare, per poterlo almeno rifornire di viveri e munizioni, il caposaldo di. Tscherkowo nel quale erano affluiti i resti della « Pasubio », della « Torino » e della 298" germ .. Un tentativo della 19• germ. falliva. Anche il caposaldo di Gartmischewka era strettamente assediato. Dopo 27 giorni di attacchi il presidio di Tscherkowo riesce a rompere l'accerchiamento e combattendo raggiunge Belowdsk: i suoi eroici ma stremati resti sono avviati nelle retrovie. Il presidio di Gartmischewka viene sgomberato con aerei da trasporto. 23. - Riportiamo quanto sull'impiego del II C.A. ebbe a scrivere in una sua relazione il Gen. di C.A. Giovanni Zanghieri: « La costituzione del II C.A. originariamente fu su tre Div. (« Ravenna », «Cosseria », « Sforzesca))). Poi venne modificata varie volte. Il Corpo d'A. ebbe anche una Div. ted .. In ultimo la sua costituzione fu limitata alle Div. << Ravenna » e « Cosseria ». Le divisioni tendevano ad attuare una difesa elastica, in profondità. Ma il Comando Sup. tedesco emanò il preciso ordine che la difesa si doveva fissare ed irrigidire sulla riva del Don e che tutte le forze dovevano essere schierate sulla prima linea. Ciò unito al fatto .dei fronti molto estesi assegnati alle unità -

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L'ARTIGLIERIA DEL C .S.I .R. E DELL'AR MIR

(ogni Div. aveva un settore di 30-35 km. di fronte) portò ad una difensiva lineare, sottile, rigida. Le poche riserve a disposizione del C.A. dovettero essere frazionate per distribuirle nel grande spazio in grado di accorrere dove la necessità lo avesse richiesto, nel minor tempo. Anche l'artiglieria dovette essere diluita su fronti eccessivamente estesi aumentando le difficoltà della comandabilità e riducendo molto la possibilità di azioni a massa. Con qualche gruppo ricevuto di rinforzo dal Comando di A. era stato possibile, in un certo momento costituire nel II C.A. due raggrupp. di manovra che dovettero però essere subito sciolti per l'ordine pervenuto dal Comando Sup. ted., di decentrare alle D iv. tutte Le artiglierie di qualsiasi calibro e specialità.

Naturalmente con fronti tanto estese maggiormente si faceva sentire l'accentuata deficienza di gittata delle nostre b.d.f. in genere. Le due sole batterie da 149/ 40 ricevute di rinforzo avevano grandi limitazioni nell'impiego per il già scarso munizionamento che permetteva di raggiungere le più grandi gittate. Il munizionamento era eccessivamente esiguo per tutta l'artiglieria. L'artiglieria divisionale dovette sempre venire rinforzata. Tuttavia l'ampiezza dei fronti assegnati portò per necessità a non poter sovrapporre sul fronte di ciascun battaglione in linea il fuoco di due gruppi contigui con una densità di fuoco sempre relativa, data l'ampiezza del fronte dei battaglioni (5-7 km.) . Ciò portò anche di conseguenza, per garantire la continuità d'osservazione e la tempestività dell'intervento, a dover aumentare notevolmente il numero delle pattuglie O.C. con relativo osservatorio (una per ogni cp. fucilieri in linea: fronte in media 2 km.). Nel contempo si dovettero altresì aumentare · gli osservatori per la visione lontana e d'insieme. Il tutto generò naturalmente difficoltà per il maggior numero di personale da impiegare e per i collegamenti, per i quali le normali dotazioni non bastarono mai. Dei mortai da 45 la fanteria fece poco uso per la limitata gittata e potenza mentre si usò molto il mortaio da 81. -

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SECO!':IDA BATTAGLIA DIFENSI VA DEL DON

I russi col loro mortaio da 52 (gittata m. 800) dettero sempre noia. Opportunità segnalata di addestrare a una combinazione fra tiro del mortaio da 81 e artiglieria: 1'81 per battere i bersagli più vicini e defilati. « Difesa anticarro. Inadeguati i pezzi da 47 , che però servivano bene per l'accompagnamento e per azioni di precisione (imbocco postazioni). Ottimi invece si sono dimostrati tutti i calibri dal 65 al 75 dotati di proiettili perforanti (il materiale da 75/ 37 fr., di cui la Div. ebbe una batteria, servì egregiamente). Il problema della difesa da fermi contro carri armati è questione essenzialmente di quantità di art. disponibile in relazione alle vie di probabile irruzione collegate con idonee postazioni da occupare o occupate tempestivamente, viceversa il problema della difesa in marcia è più complesso e non può essere risolto in pieno che con artiglierie semoventi marcianti a distanza sul fronte, fianchi e tergo della colonna. Le artiglierie motorizzate in genere hanno sempre un momento di crisi per il tempo necessario per mettersi in batteria nella direzione voluta ciò che dà . vantaggio al carro. I tedeschi provvisti di artiglierie semoventi sostennero spesso con successo l'attacco di carri armati nemici. « Nell'assolvere il loro compito le truppe del II C.A. (secondo i primi dati ricevuti) hanno sacrificato, per osservare la consegna ricevuta di resistere ad oltranza sul posto, il 70 o/o delle truppe combattenti e circa il 50 o/o delle forze numeriche totali; per l'osservanza della stessa consegna hanno perduto quasi tutte le artiglierie e per mancanza di carburante quasi tutti gli automezzi e gli altri materiali ». « Al termine della btt. tutti i regg. di f. (salvo il 90" che ne era privo) avevano perduto il loro Colonnello (Maggio, Naldoni, Bianchi; il primo proposto per la med . d'oro), quasi tutti i comandanti di batt. e molti di comp .. Le camicie nere uno dei consoli (Sardu della « Leonessa n) e parecchi co_m andanti di btg.; il rgt. di art. di C.A. il comandante (T . Col. i.g.s. Mascagna) e vari comandanti di gruppo e btr.; il C.do del C.A. un generale (Tarnassi) e vari ufficiali.

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Fu dunque un vero olocausto che ayrebbe meritato ben altro epilogo. << Nè posso infine tacere, perchè l'ho constatato, la costante tendenza dei nostri alleati di « accorrere » senza fretta allo scopo di utilizzare quanto più a lungo possibile i nostri reparti (col volere che resistano in posto anche quando per noi era · evidente la maggiore convenienza di ripiegare per salvare qualche cosa) e per l'errata concezione di aver lavoro più facile o per continuare a sfruttare al massimo i mezzi altrui ai danni del nemico, senza eccessivamente preoccuparsi dello alleato ».

24. - Diciamo ora a parte del Corpo d'A. Alpino. Il Corpo d'A. Alpino si costituì per disposizione dello S.M. il 2 marzo 1942, in Trento (data di costituzione e di approntamento: 20 aprile '42) al comando del Gen . di C.A. Gabriele Nasci (Capo di S.M. il Col. - poi Generale -;- Martinat Giulio; comandante dell'artiglieria il Generale Filippi Carlo) con: 11° Raggp. art. di C.A. (Col. Mai Guglielmo); - Divisione Alp. << Tridentina >> (Gen. Reverberi Luigi): 5°

Btg. Tirano; » Edolo; >> Morbegno;

Rgt. Alp . (Col. Adami G.)

6° Rgt. Alp. (Col. Signorini P .)

2" Rtg.

art. Alp. (Col. Moro F., poi Col. Migliorati G.)

>1 Verona; » Vestone; >> Valchiese;

·l

Gr. Bergamo; Val Camonica; Vicenza.

!

))

))

-

Divisione Alp.

<<

Cuneense

»

1° Rtg. Alp. (Col. Manfredi)

-

(Gen. Battisti Emilio) : \ Btg. Ceva; Pieve di Teco; ) t )) Mondovì; ))

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' J


SECONDA BA'ITAGLIA DIFENSIVA DEL DON

2° Rtg. Alp: (Col. Scrimin)

Btg. Borgo S. Dalmazzo; » Dronero; ) » Saluzzo;

l Gr. Mondovì; 4" Rtg. art. Alp. (Col. Orlandi E.) J ))

I

-

»

Pinerolo; Val Po.

Divisione Alp. « Julia » (Gen. Ricagno Umberto): . ) Btg. Tolmezzo; » Gemona; 8° Regg. Alp. (Col. Cimolino) Cividale;

).

))

9° Regg. _Alp. (Col. Lavizzani)

l

» ))

L'Aquila; Val Cismon; Vicenza;

3° Regg. Art. Alp. (Col. Gay \ Gr. Conegliano; Pietro, poi Col. Moro Fede- ) >> Udine; \ J) Val Piave. rico)

In tutto erano 57 mila uomini, 14 mila quadrupedi, 10 mila automezzi, 160 pezzi d'artiglieria. Si prevedeva fin dall'inizio che dovesse operare nel Caucaso. Il 1° luglio il C.A. alpino era, con l'attrezzatura adeguata, pronto ad operare in regione montagnosa. Il trasporto ferr. ebbe inizio il 14 luglio 1942. Occorsero 210 treni con una durata media di viaggio dai 10 ai 12 giorni. La zona di sbarco si estese da Jzyum a ·Upenskaja, località distanti fra loro circa 400 km. . Giunse prima la (( Tridentina >J che si concentrò a Nowo Gorlowko. Seguì la (< Cuneense J> che si dispose fra Izyum e Upenskaja, infine la « Julia J> che si concentrA -~ IzJmm. Il 10 agosto, deciso l'impiego nel Caucaso, fuori dell'am. bito dell'8• A. Italiana, il C. d' A. Alp. era messo alle dipendenze della XVIII A. germanica. Ma nuove esigenze operative sul medio Don comportarono diversa destinazione: il 14 agosto 821 -

\ I


L'ARTIGLIERIA DEL C.$.1.R. E DELL'ARMIR

ogni movimento verso la regione del Caucaso veniva sospeso, (1) la Divisione << Tridentina >) veniva avviata in rinforzo al XXXV C.A. (ala destra dello schieramento dell' A.R.M.I.R.) mentre le altre due divisioni: la « Julia » e la « Cuneense >> venivano raccolte quale riserva di Armata al centro dello schieramento. L'8 settembre, dopo spostamenti vari, al C.A. Alpino viene assegnato il settore del Don compreso fra Nowokalitwa e Pawlowsk. Lo schieramento delle Divisioni « Julia >> e « Cuneense )> ebbe luogo fra il 19 e il 20 settembre. Contemporaneamente il Comando C.A. si organizzava in Rossosch. Intanto la cc Tridentina » raggiunta la zona d'impiego, partecipava ad azioni di tamponamento e di contrattacco con i suoi battaglioni assegnati in un primo tempo in rinforzo a varie divisioni. Essa si ricostituirà poi e si inserirà· nello schieramento agli ordini del suo comandante, assumendo la responsabilità del settore di estrema dest ra del XXXV C.A .. Infine rientrerà al Corpo d'A. Alpino il 31 ottobre con una marcia di 200 km .. Non ne (1) E fu dolorosa sorpresa ed errore. « Insist eremo perchè gli a lpini siano impiegati n el Caucaso. Sarebbe assurdo cp e fossero impiega.ti in pianura>>. COsi annotava nel suo Diario - 25 luglio 1942 - il Gen. Cav.a1llero. Gli a lpini sarebbero sta ti cosi necessari in I talia: « per la difesa del territorio. Ambrosio afferma che occorrono dieci divisioni. Propongo di richiamare le nostre divisioni alpine dalla Russia. Ambrosio suggerisce il richiamo dehl'inter o corpo di spedizione. Decido limit atamente ~agli a1pfui dalla Riussia » (Ancora. Cavallero Dia.rio. 17 novembre 1942): Ma ormai non c'era più nuHa da ... decidere. Gli alpini er ano impegnat i sul Don e ìl loro sacrificio serviva a.i tedeschi. Il Maresciallo Cavaller o aveva in sostanza concesso gli alpini molto a malincuore ed 'esitando fino all'u ltimo. Interessante è a t a l r iguardo -quanto egli annotava nel suo Diario il 20 luglio 1942. Ricordiamo che gli alpini erano orma.i in viaggio verso il fTonte russo. Ma il Cavallero, che da parecchi giorni era in Africa (12 luglio). pr eso da cento preoccupazioni, forse non r icordava bene e sperava ancora di fare in ten;i.po a fermarli. Il 20 luglio dunqu e annotava: « Telegrafo al gen. Magli di rappresentaré al Duce, an che se appaia politicamente penoso, l'opportunità di differire la part enza. del C .d'A. Alpino». Seguitava pre<;l,xu1ùv le rn,Ce5S1tà ,t,llt: qu,ali Sl do ve'<'o. f c..- !'ron U> m ~ultv l ;:li scacchieri e che quindi mu tavano radicalmente le ipotesi suJJe quruli era s t at a determinata la misura delle nostre forze da inviare in Russia». E conchiudeva: « Io sento il dovere di f,a.r presente al Duce come, senza pregiu dizio delle decisioni definit ive, una l ilazione della partenza del Corpo d'A. Alpino s'imponga ad un acclarato esame».

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S ECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

fecero parte tatticamente il comando del 5° Alpini e.o n i battaglioni Edolo e Morbegno; per contro furono messi alla dipendenza della « Tridentina » prima un raggruppamento composto dal rgt. « Lancieri di Novara », aliquote di bers. e due gruppi di art. a cavallo, poi un reggimento di fanteria tedesca. L'l1° Raggrupp. d'art. di C.A. compì il trasferimento dall'Italia fino a Troppau per ferrovia. Successivamente iniziava la marcia per via ordinaria per raggiungere il luogo di radùnata. Senonchè, per improvvise esigenze operative, venne temraneamente assegnato alle dipendenze del XXXV C.A. in rinforzo all'artiglieria della Div. « Celere ». Ma ai primi di agosto il raggrupp. rientrava alle dipendenze del C.A. Alpino e sì concentrava nei pressi dì Rìkowo. Adottata la decisione di impiegare il C. d'A. Alpino in pianura apparve subito la insufficienza della sua dotazione di artiglieria. Venne allora assegnata ad ogni Divisione una btr. da 75/ 39.38 su sei pezzi particolarmente idonea all'azione anticarro: buon apporto ma insufficiente. Trattavasi di materiale francese di preda bellica dei tedeschi e da questi ceduto a noi. Ulteri.ori richieste dì artiglierie non ebbero esito, fu promessa un'altra batteria da 75/ 39.38 per divisione, ma la promessa non potè essere mantenuta. Alle dipendenze però del C. d' A. Alp. venne pure assegnato il reggimento di art. a cavallo che, come sappiamo, disponeva di tre gruppi, ciascuno su due btr., da 75/ 27-906 mod. 12. Il C.A. Alpino occupava dunque a difesa sul Don il settore fra Novokalitwa e Pawlosk. Il Comando intendeva organizzare sulla riva destra del fiume una linea di sorveglianza e di prima resistenza e tenere alla mano per la manovra· battaglioni in secondo scaglione. Ciò contro il parere del Comandante del Corpo d'Armata tedesco Capo dell'Ufficio collegamento presso il ·Comando déll'8• A. che voleva tutta la truppa schierata sulla riva del Don. Il Gen. Nasci, com.te del C.A. Alpino, dovette subìre le successive reiterate insistenze da parte del Comando dell'8a Armata e dei Superiori comandi germanici e far gravitare le -

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L'ARTIGLIERIA DEL C.S.l.R. E DELL ' ARMIR

sue forze sulla prima linea. Tuttavia riuscì a mantenere in secondo scaglione due battaglioni per ciascuna divisione (« J ulia » e Cuneense») e così rimase lo schieramento fino a quando alla << Julia » venne sostituita la « Vicenza » - Divisione di occupazione (1) - e allora anche i battaglioni del 2" scaglione passarono per ragioni di sicurezza sul tratto affidato alla « Vicenza » in prima linea. Le operazioni del C.A. Alpino possono raggrupparsi nei seguenti periodi: A. - Fino al 13 dicembre 1942; B. - Dal 14 dicembre al 13 gennaio 1943; C. - Dal 14 gennaio 1943 al 31 gennaio '43. A

- Trasferimento per via ordinaria delle Div. dalle località di sbarco alle zone d'impiego; - attività della « Tridentina » (25 agosto - 8 ot tobre) nella zona di Gorbatowo, alle dipendenze del XXXV C.A.; - schieramento sul Don: Divisione « Julia » (19 sett.); « Cuneense» (20 sett.); 11° regg. art. C.A. (19 sett.); - rientro della « Tridentina » e schieramento in linea in sostituzione della 23.. D_iv. ungherese nella zona di Belogorje (6 novembre). Oltre a sporadiche azioni di combattimento, in questo periodo si nota rilevante attività di ricognizione, esplorazione, sistemazione difensiva dei centri abitati, organizzazione del fuoco delle posizioni, ecc.. In questo periodo vengono assegnate al C.A. Alpino le seguenti unità che poi parteciperanno ad azioni nell'ambito del C. d'A. stesso: - regg. artiglieria a cavallo su tre gruppi (1° nov.); 0.) La Div. «Vicenza» comprendeva essenzialmente due regg. di F. : 287° e 288° su tre btg., un btg. armi di accompagna.mento. un.a compagnia di pezzi da 47. Non aveva reggimento di artiglieria ctivis.. Era comandata dal Gen. Pascolini.

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SE CONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON

battaglione « Monte Cervino » (1° nov.); gruppo appiedato del Raggrupp. a cavallo (28 nov.); Div. « Vicenza )) (6 dic.); - 612° regg. artiglieria pesante germanico su due gnippi (6 dicembre). A seguito di ciò furono determinati lo schieramento ed i compiti ed un nuovo ordinamento delle artiglierie di C. d'A. con la formazione di due raggrupp. tattici: raggruppamento « A » agli ordini del com.te del 612° regg. art. germ.; raggruppamento « B » agli ordini dei com.te dell'l1° Raggr. art. e.A. (Col. Maj Guglielmo).

B

Le operazioni che si svolgono dal 14 dicembre al 13 gennaio nell'ambito del C.A. Alpino sono la ripercussione dell'offensiva russa che si sviluppa e.o n successo sul fronte del II C.A. Italiano. A mano a ma no che l'azione offensiva progredisce si accentuano le minacce sulla destra del C.A. Alpino. Fu preso qualche provvedimehto dal Gen. Nasci, ma il 27 dic. non si potè fare a rrieno di rappresentare al Comando dell'8a Armata la necessità di mantenere Nowokalitwa e di rinforzarne l'occupazione. Poichè i resti dell'89" Regg. f. della (( Cosseria )) erano ripiegati su tale località sprovvisti di mezzi corazzati e di mezzi anticarro, il Gen. Nasci chiese - e fu invano - di inviare colà il 387° gruppo celere germanico. Invece venne assicurato che la Div. cc Cosseria » e la 385" Div. corazzata germanica avrebbero costituito un fronte difensivo da Zabikow a Nowokalitwa, assicurando così il · fianco destro del C.A. Alpino. Ma tale promessa non poteva avere realizzazione consistente perchè i reparti della « Cosseria » erano ormai troppo logori. Il Gen. Nasci fu costretto allora ad ·ordinare alla << Cuneense >> di prendere alle proprie dipendenze le unità dell'89° f., di rinforzarle con propri reparti e di sostenerle nella difesa di Nowokalitwa con il fuoco

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delle proprie artiglieri~. Soprattutto grave restava la preoccupazione determinata dalla mancanza di mezzi corazzati (semoventi) e di mezzi controcarro nella piana di Kalitwa essendo ' tutti i reparti germanici 'impegnati sul fronte del II C.A .. A metà dicembre rimaneva a disposizione del C.A. Alpino la Divisione (( Vicenza,> che avrebbe dovuto essere impiegata nell'occupazione della seconda posizione in corso di organizzazione al centro del C. d'A. stesso. Nel frattempo (16 dic.) giungeva l 'ordine di trasferimento della Div. « Julia " sul fronte del II C.A .. La sostituzione delle artiglierie della « Julia » non poteva però essere effettuata che parzialmente. Furono assegnati due gruppi del regg. art. a cavallo già schierati nel settore della « Tridentina » mentre sul posto veniva lasciata la 39• btr. da 105/ 11 del gruppo (< Val Piave » ed inoltre veniva assegnata alla -;; Vicenza ,> una btr. di formazione su tre pezzi da 75/ 13 tratti ciascuno dalle tre batterie del gruppo Mondovì (« Cuneense »). In conseguenza della sottrazione della Div. Julia e di tutte le unità tedesche, la ·predisposta organizzazione difensiva rimaneva naturalmente molto indebolita. Il 18 dic. a seguito delle insistenze del Gen. Nasci, ll\ 1c Julia » invece di essere avviata a Mitrofanowka ove era stata destinata, veniva concentrata sulle dorsali imm~diatamente a sud del fiume Kalitwa. Il 19 dic. Nowokalitwa veniva occupata dai russi malgrado la disperata resistenza di due battaglioni dell'89° f. e della 29' compagnia « Saluzzo », che parzialmente accerchiati riuscivano a ripiegare su Nowomelitza. Lo stesso giorno cadeva una altura situata ad un km. ad ovest di Nowokalitwa e tutta la nostra difesa ripiegava su Nowomelìtza. I reparti della << Julia ,, raggiungevano intanto le alture fra Nowomelitza e Nowokalitwa e resistevano agli attacchi russi sventando così l'aggiramento a breve raggio sulla destra del C.A. Alpino. La Div. " Julia » comunque passava tatticamente alle dipendenze del XXIV C.A. germanico. Il 21 dicembre la << Cosseria » ridotta senza artiglieria, è <(

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posta alle dipendenze del C.A. Alpino e raccolta per riordinarsi a Lisinowka (sud-ovest di Rossosch) (1). A fine dkembre per la persistenza dell'offensiva nemica , il Gen. Nasci ordina l'alleggerimento del Centro di Rossosch.

c Quando si precisò l'azione russa in corrispondenza dell'.a la destra dell'Armata (X XIV C.A. e 19a Div. cr.) e sul fronte della 2... A. ungherese, il Corpo d'A. Alpino veniva minacciato da nord e da sud, e il comando tedesco non aveva più forze per adeguate contromisure. Il 14 gennaio il nemico inizia gli attacchi con mezzi corazzati che travolgono a Shilino il . Comando del XXIV e.A. ted .. Masse corazzate si precipitano su tutto il settore e annientano le forze tedesche. La « Julia >> che faceva porte del XXIV C.A. teçiesco, resistette da sola dopo il travolgimento dei germanici, per due giorni; indi fu costretta a ripiegare di fronte alla enorme prevalenza del nemico forte di innumerevoli mezzi corazzati. I btg. « Aquila » e « Tolmezzo >> ed il gruppo d'art. « Udine >> proteggono il ripiegamento. Le btr. difendono sparando a zero e i serventi contrattaccano all'arma bianca al comando del loro comandante T .. Col. Cesare Cocuzza che cade prigioniero (2). (1) La Div. «Cosseria» à el II e.A. era stata travolta con le divisioni german ich e 285·• e 287" al principio dell'offensiva russa. I res,t i di queste forze affluivano in disordine sulle posizioni tenute dagli alpini. Qui si ripresero e cont in uarono a resistere a fianco degli eroici btg. alpini « Aquila >> e « Cervino » dapprima soli. poi - 20 dicembre - con l'appoggio della 13" e 34" btr. del 3° Regg. Art. Alpina, poi ancora - 23 dicembre - con forze tedesche (9 carri armati) e infine coi btg. « Val Cismon >> e <<Vicenza>> e con tutte le btr. del valorosissimo gruppo « Udine». La bat,taglìa infuriò dapprima al quadriVio delle rotabili Komaroff-Deosowatka e Krinitshaja-Jwanowka: poi nell'ambito di Jwanowka ove i carri rui;sl erano penetrati ma erano stati respinti dal valore degli alpini e dal f uoco dei nostri anticarro. Lotta accanita ma vittoriosa dal 19 al 26 dicembre. Costò anche a i nostri perdite gxavissime. Ma nòn si era che al prologo. (2) Solo dopo molti anni rimpatriato.

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Punte corazzate attraverso il varco aperto ora nella difesa giungono - 15 gennaio - a Rossosch sede del Comando del e .A. Alpino. Fu una incursione di una trentina di carri armati che, travolta di sorpresa ogni difesa, penetrava nel paese tenuto da poche nostre truppe dei comandi e dei servizi. Vi era però anche il btg. « Cervino », a riposo dopo i combattimenti cui aveva prima partecipato. E il «Cervino » operò una difesa magnifica. Tutti seppero divenire cacciatori di carri, una quindicina dei quali restarono distrutti e gli altri messi in fuga. Ma il giorno dopo le forze corazzate nemkhe tornarono all'attacco di Rossosch il cui presidio (avanzi) doveva ripiegare su Olkhowatka e Podgornoje. Di sua iniziativa - tardivamente approvata dal Comando Sup. germanico - il comando dell'A. dispone il ripiegamento del X XIV C.A. sulla linea TernowkaGrakoff-Michailowka e della ala destra della « Cuneense». Il 17 sono attaccate la « Tridentina >, e la « Julia 1>. Rimanere sul Don vorrebbe dire la distruzione totale. Tardi - il Comanp.o Superiore germànico aderisce alla insistente proposta di far ripiegare il C.A: Alpino da parte del Co~ando del1'8" _i\rmata. Quando all'imbrunire del 17 gennaio il C.A. Alpino può iniziare il ripiegamento, il nemico è già da due giorni sulle principali arterie di comunicazione alle sue spalle. Sganciatosi sul Don dal contatto frontale col nemico, il C.A. Alpino - che è costretto ad abbandonare tutte le artiglierie di medio calibro per mancanza di carburante - muove dapprima su larga fronte verso la ferrovia Rossosch-Jewadakowo prima linea di attestamento fissata; successivamente prosegue con movimenti convergenti intesi a costituire colonne di G.U. e ad avvicinarle fra loro perchè possano prestarsi reciproco appo~gio. Alle sue dipendenze viene posto il pressochè inesistente X XIV C.A. germanico le cui divisioni ridotte a brandelli dispongono ancora in tutto di 4 carri d'assalto, 2 semoventi, qualche pezzo di artiglieria e una batteria di Katiusche: mezzi che ancora risulteranno preziosi. Si aggiungeranno lungo la terribile marcia 'torme di soldati germanici e ungheresi: questi ultimi ormai disarmati. -

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Il 1-8 gennaio la cc Tridentina » e la << Vicenza » lasciano la linea del Don;. la « Julia J) e la « Cuneense » devono ancora sostenere azioni di retroguardie. Ma per procedere la « Tridentina deve ingaggiare aspri combattimenti contro i successivi sbarramenti nemici. Già appena a nord di Rossosch il 5° Regg. deve correre a sostenere reparti tedeschi · alle prese coi russi che sbarrano il passo. I pezzi del Gruppo « Val Camonica» appoggiano la azione. Il comandante tedesco stesso ferito cede al Col. Adami, comandante del 5°, il comando di tutti i suoi. I battaglioni « Edolo » e cc Tirana » hanno l'onore della giornata e con essi la 22' batteria del « Val Camonica» - Cp. Moizo alla testa suscita la più calda ammirazione dei tedeschi. A protezione della ritirata viene improvvisata nel vil- · laggio di Opyt un caposaldo che per due giorni - dal 18 al 20 resiste fieramente agli innumerevoli attacchi nemici. Sono gli alpini del e< Val Vestone» che appoggiati dal fuoco della 45' batteria - Gruppo « Vicenza » - lottano come leoni. Ricordiamo il Cap. Vinco Libero comandante dell'eroica btr .. Egli, fatto sparare fin l'ultimo colpo, si levava in piedi, impugnava il parabellum e lo scaricava addosso all'equipaggio del primo carro russo che si avventurava nelle strade del paese. Il sacrificio di questi eroi (1) rendeva possibile la salvezza della immensa moltitudine di soldati italiani, tedeschi, ungheresi in ritirata. A Opyt affluiscono anche i resti delle batterie a cavallo che nei giorni precedenti hanno sparato fino all'esaurimento delle munizioni contro carri, contro fanterie, contro cavalleria cosacca, in tutte le direzioni, giacchè il nemico compariva da ogni parte, di fianco, di fronte, alle spalle. Appena uscita da Opyt la colonna veniva attaccata: tutti i reparti disponibili si lanciano nella lotta per aprirsi il passo e stavolta saranno i genieri del 2° battaglione genio all'ordine (1) Cpt . Vinco Libero e Cpt. Bortolussi- Aldo, S. Ten. Cosentini Ugo, S . Ten·. Marchi Livio e t anti altri caduti in questo episodio e in analoghf.

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del giorno dell'eroismo. Essi i soli rimasti alla mano sacrificano il 60% della loro forza! A Postujali sarà il 6° Alpini appoggiato dai valorosissimi gruppi << Bergamo » e <e Vicenza ,,. In questo tragico villaggio cozzeranno per aprirsi il passo oltre alla <e Tridentina 11, anche successivamente la << Cuneense i> e la « Julia >> : passeranno ma vi lasciano brandelli di carne. Gli artiglieri - di quali gruppi spesso i resoconti non dicono e noi non sappiamo distinguerli chè tutti irradiano la stessa luce di eroico sacrificio - si portano con i loro pezzi avanti agli alpini e sparano con l'incredibile, ma ormai leggendario alzo a zero, fino a che i carri che le nostre granate non scalfiscono, arrivano su di essi e li schiacciano. La pianura nevosa è coperta di sangue, di corpi mutilati, di armi infrante, di pezzi schiacciati. Le forze sono costrette dai continui combattimenti a frazionarsi: a nord i comandi del C.A. Alpino e del XXIV e la Divisione « Tridentina,, e a sud la cc J ulia », la cc Cuneense 11 e la « Vicenza ». La colonna nord per raggiungere Schebekino (30 gennaio) sostenne innumerevoli combattimenti: - a Krawzowka; - sulla linea Olichotka-Warwarowka; -- a Scheljakino (22 gennaio) la « Tridentina » apre il passo a sè e alla colonna sud che avrebbe dovuta seguirla, ma di cui non si ha più notizia; è raggiunta in serata da elementi sparsi delle Div. cc Vicenza >l, « Julia », « Cuneense». Le batterie alpine di queste Divisioni rimaste senza più pezzi, formano reparti fucilieri e così pure l'artiglieria di C.A .. Ma ormai quasi tutta l'artiglieria entra in crisi: manca il carburante; i muli difettano e non resistono più all'immane fatica. Ma all'avanguardia della ,eTridentina » che apre il passo a tutti ci sono le << valorose batterie del "Vicenza" » per le quali ancora si potrà scrivere: u L'artiglieria con tiri sempre meglio aggiustati causa perdite sempre più forti nei centri nemici di maggiore resistenza. » A Malajewka questa colonna di disperati riporta una grande vittoria: accerchia il nemico, fa molti prigionieri, gli di-

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strugge 40 pezzi di artiglieria, cattura armi e autocarri carichi di viveri... Chi sono? Il « Val Chiesa » col Magg. Paroldo, il « Vestone » col Magg. Braschi, le valorose batterie del « Vicenza » del T. Col. Calbo e del « Bergamo » del Magg. Meozzi... Il T. Col. Calbo, benchè seriamente menomato per congelamento ai piedi, si è esposto in ·_prima linea, incurante delle conseguenze cui poteva andare incontro per il freddo intensissimo, ed ha curato personalmente la distruzione di parecchi pezzi di artiglieria catturati al nemico ... Alla sera del 22 tutti gli elementi superstiti del e.A. Alpino sono incolonnati sullo stesso itinerario della u Tridentina ». Le autorità tedesche affermano che le unità sono aviorifornite. Sono riforniti 'i nvero solo i tedeschi che difendono i viveri con le armi alla mano. - A Nikitowka si svolgono vere battaglie contro gli sbarramenti opposti da forze russe. E i russi respinti subiscono gravissime perdite e vi lasciano armi - perfino 4 pezzi conquistati dai nostri alpini. . A Nikolajewka i russi oppongono un'intera divisione: dai nostri ogni risorsa, ogni mezzo, ogni uomo vengono impiegati per spezzare il nemico e aprirsi la strada. Ufficiali validi di tutte le armi e specialità riuniscono gli eiementi non inquadrati, ancora in grado di combattere, li raccolgono in formazioni improvvisate e tutti uniti in supremo sforzo rompono lo sbarramento. (1) La città viene occupata: catturati e distrutti 24 pezzi di medio calibro non.chè munizioni di mortai. (1) Gli artiglieri lasciano i pezzi on n ai p rivi di mun.iZioni e combatton o a fianco degili alpini; i conducenti lasciano· i muli per sostitUire i compagni caduti. In testa a tutti, autentico eroe - figu,ra leggendar ia. degn a dell'epopea di Omero - il comandante della « Triden tina ». il Gen . Reverberi. « Triden tina avanti! » Egli è sopra un car ro armato come s u di un piedistallo a llo scoper to, avanti a t utti e trascina t u t ti. Diremmo i vivi e i mor ti. « Triden tina ava nti», avanti per aprir e la str.ada a tutti ; perché n o? forse all'Italia dell'avven ire che n on può che rifarsi a queste pagine di storia. se vuol r ivivere ... E pare che avanzino anche i morti: il Gen. Martìnat che m uor e all'assalto conduce i morti. E cadono f er iti gr avemente i grandi a r t iglieri: il Comandante del 2° COI. Mig,liorati; e il Comanda n te del gruppo «Vicenza». il T. Coi. Nino Calbo, che spirer à lungo la ma rcia.

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La rottura dell'ultimo cerchio di Nikolajewka ad opera del-

la « Tridentina 1, apriva definitivamente la sacca sto della colonna: 4Q.OOO uomini di. og,ni nazione alpini della « Tridentina ». La colonna giunse quasi stremata nella zona il 27. E' durante questa marcia, quando ormai la dire raggiunta, che si debbono far saltare i pezzi sibilità di continuarne il trasporto .

anche al resalvati dagli di Slonowka meta si può per l'impos-

Il 30 raggiunge Schebekino. Qui si raccolgono i resti del C.A. Alpino che possono essere ristorati dopo un percorso di

350 km. e dopo aver sostenuto 13 combattimenti. I soldati non hanno più che una o due cartucce a testa; in .tutto sono rimasti trenta colpi d'artiglieria. Con la colonna sono sfuggiti all'accerchiamento oltre ai feriti e ai congelati spedalizzati: - 6500 uomini della « T ridentina », - 3300 uomini della « Julia » - 1600 uomini della e< Cuneense )) , - 1300 uomini della « Vicenza », - 880 del C.A. e suoi servizi, - 8000 - 9000 tedeschi, ~ 6000 - 7000 ungheresi. Gli alpini nel loro sforzo furono sorretti dalla volontà di uscire dalla cerchia ad ogni costo. Epperò i loro attacchi furono tenaci, i feriti seguirono la colonna senza un lamento e i conge)l;l,ti camminarono sempre. Non diversa, forse più tragica, fu la sorte dei piccoli reparti sparsi .llelle impervie zone di retrovia del Corpo d' Armata e dei presidi minori che, privi di comunicazioni, furono sorpresi dalla rapida avanzata rt,1ssa. Sono altri 6000 elementi che, guidati talvolta da ufficiali, talvolta da sottufficiali, affrontando disagi, pericoli e tormenti fisid e morali, seppero passare attraverso gli sbarramenti avversari. Ad eccezione delle notizie frammentarie date da soldati ed ufficiali che poterono ripiegare, poco è possibile dire circa -

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le vicende complessive delle Divisioni << Julia », « Cuneense », e « Vicenza >>: tutti parlano di duri combattimenti specie di carri armati. Restarono fra i prigionieri i comandanti delle tre Divisioni. Alle ore O del 1° febbraio, non essendovi ormai più in linea truppe italiane, l;autorità superiore germanica stabiliva che l'Armata cedesse il comando del settore e raggiungesse la zona di riordinamento. 25. - Ci sembra di poter chiudere degnamente questa narrazione riportando, per l'artiglieria, quanto ebbe a scrivere in una sua relazione il comandante dell'Artiglieria dell'8" Armata, Gen. Mario Balotta: « La storia dell'artiglieria italiana in Russia è tutto un tessuto di atti di valore individuali e collettivi, di prodigi d'entusiasmo, di dedizione, d'attaccamento alla Patria lontana, di grande pazienza e di fortezza d'animo contro tutte le insidie del clima, della steppa, del nemico, dell'armamento insufficiente, contro tutte le malefatte dei tedeschi alleati, e che infine annoda le sue fila e culmina nel sacrificio ultimo, incontrato fra stenti inenarrabili nella fierezza di non arrendersi e di aprirsi la strada con le armi in pugno. Questo sacrificio, che è veramente uno dei fatti più gloriosi dell'Arma ed anche delle altre truppe, non è l'esaltante trapasso del soldato che combatte nella pienezza dei suoi mezzi e ·c he cade colpito mentre vede aleggiare su di sè la vittoria; ma è l'agonia, il calvario, che dura per mesi e centinaia di chilometri, ·in condizioni impossibili di vita, di artiglieri costretti a combattere in modo diverso dal loro, con scarse armi e ~ncor più scarse munizioni, feriti, congelati, affamati, ed ancora col rammarico del recente abban,dono dei propri pezzi, tanto amati e curati, e lasciati ora nella steppa, guastati dalle loro stesse mani. Eppure questi soldati, molti dei quali senza scarpe e coi piedi fasciati di paglia e che trascinano su slittini i compagni più feriti e più congelati di loro, sono sempre assegnati alle retroguardie delle colonne miste. -

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L'8• Armata, come è ampiamente noto, giunse al Don, seguendo la scia delle arma te germaniche e dopo essersi aperta la strada a Krasnij Lutsch, verso la metà di agosto; e si può dire che l'artiglieria non aveva ancora messo le code a terra sulla riva del fiume, che l'Armata veniva attaccata dal nemico con forze soverchianti e numerose formazioni di carri armati pesanti e pesantissimi. Contro questi, il solo scudo che si potesse opporre era l'Artiglieria e ad essa si rivolgevano gli sguardi ansiosi dei fanti e dei Comandi. Ma il suo munizionamento, tranne qualche eccezione, non era assolutamente controcarro, nè permetteva di conseguire alcun risultato se non sulle parti mobili e gli organi di trasmissione; eppure gli artiglieri, moltiplicando gli sforzi, imprimendo al tiro la più assoluta precisione, frutto di perizia, di calma e di valore, riuscivano ad immobilizzare, se non distruggere, numerosi mezzi corazzati e spesso ad arrestare l'ondata micidiale prima dei suoi obiettivi. Ma ciò che aiutava codesti mirabili soldati, oltre e più che la perizia tecnica, era il loro indomito valore. Una batteria del 17° della «Sforzesca)> continuava imperturbata il suo fuoco su gli obiettivi assegnati, mentre a pochi metri da lei giacevano i resti frantumati di un'altra batteria del gruppo medesimo - code divelte e schiacciate, ruote sgavellate, culle sventrate - spianata dal passaggio di una frotta di carri nemici. Un gruppo del 120°, decimato e con più della metà dei pezzi schiacciati, seguita per tredici ·giorni a combattere senza complementi, senza rifornimenti. Mandato finalmente a riposo, dopo soli cinque giorni viene rimandato in linea. Nessun9 dice una parola e il giorno dopo il gruppo partecipa ai contrattacchi di Jagodhyj. Anche la pazienza, nel senso letterale ed etimologico, è componente del varare. Impossibile ricordare tutti i casi di artiglieri offertisi per missioni rischiose ed incarichi speciali oltre fiume, impossibile conoscere e giustamente premiare gli innumerevoli atti di valore, perchè gli Eroi e i Capi sono spariti nella battaglia finale . . Durante la grande offensiva del novembre '42, le nostre truppe sono costrette a ripiegare. Neppure un pezzo rimane -

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sulle posizioni. Le artiglierie che, per mancanza di carburante, furono lasciate indietro e fatte saltare, avevano già percorso chi dieci, chi venti, chi cinquanta chilometri, prima che la benzina venisse a mancare o fosse rapinata dai tedeschi; fu vana la speranza espressa da tanti artiglieri di arrivare coi pezzi ad una linea retrostante di difesa. La linea non c'era. C'era solo un altro fiume a più di 170 chilometri di distanza. Tutto il resto era vuoto. Eppure molti pezzi di piccolo calibro, trainati a braccia, fecero anch'essi la ritirata; e vi fu un certo pezzo da 75, senza avantreno e senza munizioni, che un sottotenente di complemento si tirò dietro dal ,,..,, Don fino a Woroschilowgrad. Ad Orobinskji un artigliere del 201° celere, che già combatteva all'arma bianca dopo esaurite le munizioni, consegna ad un compagno l'anello nuziale e si slancia con un'ascia contro un carro nemico abbattendone la mitragliatrice. Sparisce immediatamente nella sua sublime sproporzione. A Tschertkowo una batteria e.a. sorpresa in. movimento da mezzi corazzati, viene decimata e costretta ad abbandonare i pezzi. Subito gli artiglieri dell'altra batteria del gruppo si offrono di andarli a ricuperare, ed effettivamente ne ricuperano due, in mezzo ai carri che scorazzano loro intorno. Al ponte di Luganskaja una batteria da 20 mod. 35 e.a. pestata a protezione del ponte contro gli aerei .nemici che lo attaccavano a volo rasente, si sposta per meglio assolvere il suo compito, e si porta sul ponte medesimo, cioè. nel centro dell'obiettivo nemico. Il Reparto Specialisti d'Armata si impadronisce di una Katiuscia con munizioni, la rimette in efficienza e la rivolge contro il nemico. L'artiglieria d'Armata, che durante la ritirata fu più vicina • a me, sebbene avessi avuto altri incarichi, gareggiò in valore e tenacia con le altre specialità dell'Arma. Del 9° raggruppamento d'Armata, gli artiglieri del XXXII gruppo, di cui hanno ripiegato solamente 41 uomini di truppa e neppure un ufficiale, costituiscono di loro iniziativa attorno -

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ai pezzi la difesa ad oltranza e caricano il nemico all'arma bianca. Il XXXIV gruppo rifiuta di abbandonare le proprie artiglierie che non può trasportare per mancanza_di carburante, e continua impavido -i l tiro fino all'ultima granata, riuscendo poi a rompere il cerchio nemico al grido di « Savoia ». Il LXXIII gruppo a Galbusoski costituisce tre compagnie di fuciHeri, che tengono le posizioni per tre giorni contenendo la pressione nemica e permettendo ad altri reparti di sottrarsi all'accerchiamento. Nella notte poi si apre, d'assalto, un varco nella cerchia nemica. Il XXXI gruppo continua impavido il fuoco, mentre le batterie sono attraversate e mitragliate dai carri armati nemici. Il L ordinatamente ripiega al completo per ordine del comandante tattico, riprende il fuoco a Dijatschertkowo, e continua nella sua azione fino all'ultimo, quando già t utte le vie di deflusso gli so.no sbarrate, riuscendo poi a liberarsi con ripetuti assalti all'arma bianca. Il L, il X X XII, il LX XIII, il X X XIV gruppo a Tschertkowo, ridotti a poche centinaia di artiglieri, ricostituiscono un nucleo del loro Raggruppamento, che si distingue per efficienza e per combattività. All'uscita di Tschertkowo con altre truppe di altre armi e reparti, avranno il vanto e l'onore di costituire la coda della colonna e si sacrificheranno in gran parte per consentire ai camerati di sfuggire all'annientamento. Il XXXII gruppo ancora, estrema difesa della colonna uscita da Tschertkowo, si stringe attorno al proprio comandante ed affronta ancora una volta - l'ultima - il nemico. Nessuno sfugge alla stretta avversaria, ma nessuno abbassa le armi. Altri numerosissimi fatti d'armi, tutti tessuti del pm puro eroismo, sono stati segnalati. Impossibile distinguere e• rintracciare l'eroismo del singolo: tutti si sono ricoperti di gloria. Impiegati su tutto il fronte dell'Armata, gli artiglieri del 9° Raggruppamento hanno « sempre e dovunque » volontariamente preferito il sacrificio personale ad un:oscura e codarda -

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salvezza. Tutti, dal cannoniere all'autista, hanno egualmente sentito che in combattimento, quando son9 in gioco le sorti della Patria, assai più della vita vale l'onore della Bandiera. A Woroschilowgrad, dove termina l'epica ritirata, il Comandante del 9° mi presenta il suo Raggruppamento, decimato lacero e affamato, ma ancora costituito in unità, in perfetto ordine e degnissimo di essere passato in rivista. Non erano davvero degli sbandati, quelli! L'offensiva nemica, durante la seconda battaglia del Don, portò repentinamente le batterie del 4'' Reggimento controaerei ad un posto d'onore in prima schiera. Il tiro controcarro, assurto a compito principale, riconfermò ancora una volta il valore, lo spirito di sacrificio e la perizia di tutti i componenti del Reggimento. L'eroica resistenza all'aeroporto di Gartmischewka, contro la quale per trenta giorni consecutivi si infransero gli attacchi di soverchianti oorze nemiche; - i ventisette giorni di assedio di Tschertkowo, durante i quali rifulsero il coraggio e l'abnegazione di tutti gli artiglieri; - l'accerchiamento di Millerowo, durante il quale per ventun giorni consecutivi le batterie sostennero l'urto nemico; - l'estrema difesa dei cannoni all'arma bianca e bombe a mano contro fanteria e cavalleria nemica, a Maltcewskaia; - la volontaria partecipazione al combattimento di fanteria a fianco delle truppe germaniche, a Millerowo; sono fatti che, esaltati anche dal riconoscimento dei Comandi germanici, consacrano e vivificano di luce gloriosa la tradizione eroica dell'Arma. Il Reparto Specialisti d'Armata per il suo precedente contegno e per il suo armamento al completo, Katiuscia compresa, viene impiegato a protezione del Comando d'Armata. A Starobjellsk organizza e presidia il caposaldo B , mantenendolo con energia e valore contro i ripetuti attacchi del nemico , sostenuto da mezzi corazzati, anzi rioccupando altri caposaldi abbandonati dai tedeschi. 837 -


L 'ARTIGLIERI A DEL C .S .I.R. E DELL'AR MIR

Mi manca ogni dato riguardante il 201° celere, decentratissimo ad ogni compagnia e plotone della Russia, e sul Corpo d'Armata Alpino, valorosissimi quant'altri mai, come dimostrano le numerose ricompense al valor militare assegnate agli Stendardi ed agli artiglieri. A Woroschilowgrad, dove termina l'agonia della ritirata, i superstiti vengono sgombrati con pochi treni, comprati dai tedeschi a suon di bottiglie di cognac e di chilogrammi di caffè, e con tutti quegli automezzi che è possibile ancora racimolare. Ma i mezzi non bastano; e si devono formare lunghe colonne che percorreranno ancora oltre 1350 chilometri a piedi, ordinate, pazienti, senza un lamento, con temperature fino a - 47°, con mezzi irrisori, ma fortunatamente accolte con affetto dagli abitanti e riparate di notte in tutte le case private n. Così ebbe a scrivere il Gen. comandante l' Artiglieria dell' 8~ Armata italiana in Russia, Mario BaM:tta.

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CAPITOLO DODICESIMO

L'Artiglieria nella difesa della Sicilia A

L' ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA 1. - Situazione italiana clopo la perdita dell'A.S. - 2. - La difesa costiera. - 3. - L'artiglieria della difesa costiera. - 4. - Le forze schierate in Skilia.

1. - La perdita dell'A.S. mutava radicalmente per l'Italia la sorte del conflitto e aveva le più gravi ripercussioni d'ordine morale. La Libia non era, ormai da decenni, per il popolo italiano una colonia: Tripoli, Misurata, Bengasi, Derna erano vere e proprie provincie italiane, fatte e consacrate dal sangue e dal lavoro degli italiani. La loro perdita non era la perdita di una colonia, ma la perdita di una parte del territorio nazionale. In Tunisia si era combattuta l'ultima grande battaglia per l'Italia. Questa battaglia aveva assorbito ancora altri mezzi . preziosi: taluni presi affrettatamente anche dalla Sicilia. In Tunisia l'Esercito italiano si era battuto disperatamente ed eroicamente. Di esso in Italia non erano più che i resti sia come grandi unità, sia come mezzi. E confessiamo a questo punto che ormai anche la fede nella vittoria finale era perduta. -

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E Fig. !M. - La Biella.

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L 'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

Nell'estate '43 l'esercito italiano disponeva in totale di 64 divisioni mobili così dislocate: Nella penisola . Nella Sicilia .

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4 (Aosta, Assietta, Livorno e Napoli) 4 (Sabaudia, Calabria, Bari e Nembo)

Nella Sardegna In Francia In Corsica Nella Balcania e Dodecanneso Totale .

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Inoltre c'erano 20 divisioni costiere, delle quali 5 (poi se ne costituì qualche altra, vedi più oltre) in Sicilia (202' , 206", 207a., 208n, 213'), 3 in Sardegna, 1 in Provenza, 2 in Corsica; nella penisola solo 9; e queste ultime con attrezzatura ancora inferiore alle altre. L'efficienza delle divisioni ora dette - ci soffermiamo solo su quelle dislocate nella penisola - era: Divisioni mobili:

- 9 (5 di fanteria: Pasubio, Torino, Ravenna, Cosseria, Sforzesca; 3 alpine: Tridentina, Julia, Cuneense; 1 celere: P.A.D.A.) erano rientrate dalla Russia dove avevano perduto tutti i loro mezzi di trasporto, quasi tutto il materiale pesante (comprese le artiglierie) e molto personale. Esse erano in ricostituzione e la loro efficienza permaneva minima. - 2: una alpina (« Alpi Graje ») e una corazzata (« Ariete II >>) in corso di costituzione. - 7: tre di fanteria normale, ossia fanteria a piedi e artiglieria ippotrainata; tre di fanteria autotrasportabile: fanteria a piedi, artiglieria motorizzata; una di fanteria motorizzata (Div. << Piave »): mezzi di trasporto autom. e art. T .M .. Divisioni costiere.

L'efficienza delle divisioni costiere non era gran che: esse mancavano di artiglierie organiche, avevano poche armi e nessun mezzo di trasporto. Avevano compito di copertura cioè -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA S ICILIA

di vigilanza e di prima resistenza che esercitavano mediante posti di osservazione, nuclei di protezione e rincalzo. Inoltre c'erano alcune brig~.t e e reggimenti costieri autonomi. 2. - Il problema della difesa costiera del territorio nazionale (organizzazione contro gli sbarchi e difesa marittima) aveva avuto in Italia considerazione e soluzioni varie. In complesso - e si può dire fino a seconda guerra mondiale avanzata - era stato sottovalutato. A lungo pesarono i ricordi e le esperienze della prima guerra mondiale. Era bensì evidente che l'enorme sviluppo costiero del nostro paese e la sua conformazione non solo si prestavano all'aggressione e allo sbarco di un eventuale nemico ma, di più, rendevano difficili le operazioni di difesa a meno che non si disponesse di ingenti forze e mezzi dislocati in sito e integrati da organizzazione adeguata del terreno e soprattutto di grandi unità di manovra atte ad accorrere prontamente sulle zone minacciate. La visione delle necessità veniva turbata da diversi elementi: alcuni di carattere politico generale, altri di carattere geografico, altri infine di carattere strettamente militare. L'ipotesi di dovere far fronte a una grave minaccia dal mare non era stata, prima della guerra e per molto tempo, nella coscienza italiana. L'equilibrio del Mediterraneo poggiava su una sorta di condominio anglo-franco-italiano che perdurava dalla costituzione del Regno e che usciva dalla prima guerra mondiale con due elementi _aggiuntivi a nostro vantaggio. Uno era la raggiunta sicurezza nel mare Adriatico (eliminazione totale della marina austro-ungarica), l'altro era l'acquisizione ormai stabile e sicura della Libia e della sua integrazione strategica costituita dalle isole dell'Egeo. Se mai l'equilibrio del Mediterraneo poteva essere minacciato dal dinamismo della nostra politica estera. Ma finchè noi non ci muovevamo a turbare gli interessi (lasdamo stare se legittimi o meno, certo ormai riconosciuti pacificamente anche da noi) inglesi o francesi, per -lo meno la nostra storica amicizia con l'Inghilterra dava inattualità a eventuali minaccie. -

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L'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

Da un punto di vista più strettamente militare ci ràssicuravano la consolidata potenza della nostra Marina e a poco a poco anche lo sviluppo della nostra aviazione (l" periodo). A parte ogni considerazione sull'efficienza stessa del nostro Esercito che, per quanto sopravanzata in ultimo da un complesso di fattori troppo noti per insistervi, appariva cospicua ed in parte anche lo era. Perchè in sostanza l'ipotesi della necessità di una difesa diretta delle nostre frontiere marittime non poteva diventare attuale se non in seguito ad una somma di eventi politicomilitari che invece furono sventuratamente quelli che si verificarono e che nella loro premessa (intervento dell'Italia contro Inghilterra e Francia) non erano preventivati dalla coscienza italiana. Comunque il problema teorico si poneva. Però si considerava alla stregua dei precedenti 1914-1918. Allora si ebbe un grande esempio. Esso, tra l'altro mal conosciuto, si prestava però a deduzioni errate. Fu l'impresa dei Dardanelli con lo sbarco nella penisola di Gallipoli. Una delle operazioni più discusse della storia militare. Com'è notissimo fu propugnata da W. Churchill. Essa costò agli anglo-francesi perdite enormi di uomini e di mezzi navali con risultato che può essere considerato quasi nullo e con episodi che ebbero talvolta tragicità di disastro (1). Ma l'impresa dei Dardanelli non poteva essere assunta a modello da una parte; dall'altra non poteva essere sfruttata onde desumerne incoraggiamenti per la difesa . Occorreva valutare circostanze, terreno. armi nuove. La 2• guerra mondiale che si andava delineando era caratterizzata da ben altri segni, i segni del tecnidsmo più spinto: aviazione e mezzi meccanizzati. O) Gli inglesi impiegarono in quest a impresa 460 mil a uomini : vi perdettero 1.785 ufficiali morti. 31 .757 uomini di truppa morti e 120.0000 tra fer iti e dispe rsi. I francesi impiegarono 79.000 u .: ebbero più di 3.700 morti e p iù di 2.300 feriti e dispersi. Oltre il n aviglio perduto (corazza.te ingl. Irresistible. Ocean. Triumph. Majestlc . e francese Bouvet).

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L"ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

Si vide dopo quanto grande poteva essere l'apporto diretto dell'aviazione alle operazioni di sbarco (sia concorrendo alla neutralizzazione o addirittura alla distruzione delle opere di difesa costiera, sia sbarcando a tergo dello schieramento difensivo costiero, con alianti, truppe adeguatamente armate o lanciando interi reparti di paracadutisti); e l'apporto di nuovi mezzi meccanici atti a sbarcare direttamente su coste normalmente inaccessibili da parte delle grandi navi: mezzi anfibi. Questi ultimi furono una vera e propria sorpresa: e si videro i carri armati anfibi (alligators) che sul mare avevano una velocità di 6 nodi e in terra di 60-70 km./h . Il naviglio da sbarco in genere che fu approntato dagli anglo-americani, comprendeva essenzialmente: Landing crafts (L.C.); Landi ng ships (L.S.). Essi avevano il fondo piatto per accostare più sicuramente e più addentro possibile nella costa ed erano muniti di mezzi adatti - ponti levatoi, gru - per scaricare direttamente con mezzi propri pezzi d'artiglieria e carri armati anche pesanti (da 16 e perfino da 40 T .). E oltre ad essi vi erano _i grandi trasporti, navi da 3 a 5000 T. (L.S.T. - Landing Ships Transport) che trasportavano un intero battaglione di fanteria con tutti i mezzi e con tutte le armi. o da 40 a 60 carri armati con 250500 uomini. Ad ogni modo la difesa delle coste era da noi, dopo la guerra 14-18, imperniata su due fattori : l'efficienza delle basi navali e la capacità di azione della flotta. Dal punto di vista dell'impiego delle forze terrestri, il problema non era molto curato. Nel 1931 furono emanate le « Istruzioni per la difesa delle coste ». Esse però sostanzialmente non tenevano conto della evoluzione dei mezzi tecnici che ora potevano essere impiegati nello sbarco. Di questi - essenzialmente i mezzi anfibi - già realizzazioni si avevano in America e in Inghilterra e la Spagna stessa ne aveva fatto impiego ad Alhucemas. Quanto alle basi navali il problema era visto piuttosto nell'ambito della Marina. Nel 1935 fu presa la decisione di passare 1~ artiglierie da costa fisse dall'Esercito alla Milizia volontaria sicurezza nazionale. -

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L'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

Si intendeva raggiungere una notevole economia, molta prontezza della mobilitazione, un maggiore impiego nella specialità da costa di classi anziane e di elementi non idonei ai servizi di 1a linea e infine, con la maggiore specializzazione, un migliore addestramento delle batterie e degli organi vari di comando e direz_ione del tiro, operazioni queste che si dovevano svolgere sotto l'ingerenza di un apposito Ispettora;to che doveva assicurare costantemente l'indirizzo tecnico. Concetto basilare dell'ordinamento e quindi dell'addestramento della nuova milizia doveva essere quello di avere un piccolo nucleo di personale in servizio permanente e invece una grande massa nei quadri prontamente mobilitabile e sempre perfettamente addestrata e allenata. Di preferenza sarebbe stato impiegato personale di viciniore residenza. Nel fatto invece questo provvedimento, spezzando tradizioni (veniva meno la nostra vecchia artiglieria da costa) e sconvolgendo un'organizzazione ormai classica e sicura, non diede i risultati voluti. Il problema venne ripreso alla mano a seconda guerra mondiale inoltrata: Circolare del Capo di S.M.R.E. n . 3 in data 21 ottobre 1941 che dava i criteri e le norme riguardanti la organizzazione della difesa delle frontiere marittime. « Messi fuori causa - essa diceva - gli avver~ari adiacenti alle frontiere alpine, le uniche " frontiere " metropolitane che il nemico possa minacciare, e che noi dobbiamo coprire, munire, e - se occorre - difendere, sono quelle "marittime". << Dato il grande sviluppo delle nostre coste, non è possibile provvedere alla difesa delle frontiere marittime mediante un denso schieramento di divisioni tipo fronte terrestre. « Si impone invece un sistema di difesa articolato, basato essenzialmente sull'impiego di unità di manovra. « Alla difesa delle frontiere marittime concorrono anche forze navali ed aeree le quali: - avvistano a grande distanza i convogli avversari; - agiscono offensivamente contro i convogli stessi navigazione durante, per intercettarli o danneggiarli, e contro le forze navali ed aeree che li proteggono; -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA D ELLA S ICILIA

cooperano alla offesa contro i convogli alla fonda; appoggiano l'azione condotta dalle forze terrestri contro le truppe sbarcate ». Abbiamo sottolineato u concorrono anche » forze navali ed aeree. La essenzialità di tale concorso non era messa così sufficientemente in evidenza. Naturalmente ciò dipendeva dal grado di efficienza in cui tali forze si sarebbero trovate al momento dell'aggressione nemica alle coste, operata in grande stile. Perchè è evidente che operazioni di sbarco in grande stile non sarebbero state intraprese in cospetto a pronte ed efficientissime marina ed aviazione della difesa. Nel fatto si dovette constatare che gli alleati - nostri avversari - ci attaccarono sulle nostre coste proprio quando la Marina non poteva intervenire (per cause complesse che non ci dilunghiamo ad esporre) e l'Aviazione nostra era allo stremo. Lo scopo che si assegnava alla difesa era quello di impedire lo sbarco di forze avversarie; di catturare, distruggere o ributtare a mare le forze riuscite a sbarcare. Il capo del Governo italiano il 26 giugno 1943 in un discorso rimasto famoso, parlando al Direttorio del P.N.F. aveva detto: cc Bisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del « bagnasciuga ». Questo discorso e queste sue parole furono pubblicate il 6 luglio, a 3 giorni di distanza dallo sbarco degli alleati in Sicilia. A parte la felicità o meno delle espressioni, tale fine si poteva raggiungere solo se una formidabile difesa fosse stata veramente predisposta. La difesa, come era concepita, doveva comprendere: - copertura costiera; unità di manovra; - collegamenti; - lavori di fortificazione. La copertura costiera aveva il compito di effettuare il servizio di vigilanza, di opporsi allo sbarco di forze avversarie, di catturare, .distruggere o ricacciare quelle sbarcate, o quanto meno di contenerle in attesa dell'entrata in azione delle unità di manovra; di provvedere alla protezione degli impianti e vie -

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L 'ORGANIZZAZ IONE DELLA DIFESA

di comunicazione ed alla difesa antiparacadutistì, -nella zona di sua giurisdizione. Agiva nella fascia di copertura costiera compresa fra il mare e un limite interno determinato zona per zona. Era articolata in settori di divisione (o brigata costiera). Questi a loro volta divisi in settori di reggimento, di bat taglione, etc. Per i porti di maggiore importanza era prevista una « di-

!esa del

porto di ... » .

Le divisioni o br~gate costiere comprendevano tre o due reggimenti di fanteria, un raggruppamento di artiglieria, reparti del genio e servizi. Inoltre, eventualmente, reparti da posiz.ione (mitraglieri, anticarro, mortai) e reparti celeri fra cui anche i treni blindati. I treni blindati, da non confondere con i treni armati, erano composti di due o tre carri muniti di mitragliatrici, pezzi controcarro o pezzi di piccolo calibro e di due-tre carri trasportanti un plotone mobile. I raggruppamenti di artiglieria comprendevano un numero vario di gruppi costieri ed eventualmente uno o più gruppi mobili. Le fanterie della copertura erano ripartite organicamente in reparti avanzati, riserve e nuclei antiparacadutisti: comprendevano posti di osservazione costiera, nuclei fissi, nuclei mobili, posti di blocco costieri, ecc. Le artiglierie costiere avevano, a seconda del loro tipo e della loro posizione, i compiti seguenti: - battere le navi avversarie a distanza, navigazione durante; - battere le navi alla fonda, in vista di sbarco; - battere i natanti coi quali viene effettuato lo sbarco; - battere la spiaggia su cui il nemico abbia messo piede e le posizioni su cui tenda a costituire la prima testa di sbarco; - concorrere all'azione delle fanterie per contenere o ributtare in mare le truppe sbarcate. Agli effetti della difesa terrestre dovevano essere considerati preminenti i tiri antisbarco diretti sulle navi alla fonda, sulle imbarcazioni che se ne staccano v,erso la spiaggia e su quest'ultima. -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICIL IA

Per impedire od ostacolare uno sbarco il tiro antinave più redditizio era considerato quello diretto contro le navi da trasporto. In alcune zone costiere esistevano, intercalati fra i settori di copertura, piazze e settori militari marittimi comandati da ufficiali della R. Marina. Le unità di manovra erano costituite da intere grandi unità o da unità non indivisionate, tenute alla mano dai comandi di Armata e di Corpo d'Armata ed estranèe alla copertura costiera. Avevano il compito di manovrare contro avversario sbarcato, per catturarlo, distruggerlo o ricacciarlo in mare. Dato il compito di queste unità esse dovevano essere dotate di grande mobilità. L'ideale sarebbe stato che fossero truppe corazza te e motorizzate. L'azione delle unità di manovra doveva essere improntata ai seguenti concetti: « Il periodo più critico per l'avversario è quello in cui inizia lo sbarco e quello successivo in cui, essendo riuscito a costituire una prima testa di sbarco, tende a irrobustirla ed ampliarla. In detta fase si deve: far fuori, con impiego rapido e spregiudicato delle prime unità accorrenti, i reparti nemici già sbarcati; sbarrare le rotabili di penetrazione all'interno; impedire ulteriori sbarchi; picchiare sodo sui convogli alla fonda e sui mezzi di approdo. << Qualora il nemico si sia già insediato a terra con forze notevoli, conviene montare un'azione potente di massa contro la sua testa di sbarco, accompagnata da offesa massiccia contro il convoglio alla fonda. . << Se l'avversario riesce anche a procedere verso l'interno, trattenerlo a cavallo della direttrice di avanzata e manovrarlo con la massa sul suo fianco i>.

La circolare di cui diamo soltanto i concetti essenziali dava opportunamente importanza ai mezzi di collegamento e ai lavori di fortificazione. Per questi ultimi avvertiva che non si doveva trattare di costruire una specie di << muraglia della Cina >> lungo tutta la costa ma bensì di approntare: -

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L'ORGANI ZZAZIONE DELLA DIFESA

- su tutta la costa accessibile appostamenti per posti di osservazione costiera (P.O.C.); - sui tratti più sensibili della costa accessibile, appostamenti multipli raggruppati in modo da darsi reciproco appoggio, e postazioni per batterie fisse; - a ridosso dei più importanti tratti, caposaldi e postazioni per batterie mobili; . - nel retroterra di piazze militari marittime e di porti di grande importanza, caposaldi intesi specialmente a sbarrare le vie di accesso alla piazzà o al porto; - nell'interno del territorio adiacente alle coste, eventualmente sbarramenti di sicurezza sulle più importanti vie di penetrazione. Tutti i lavori fortificatorì dovevano essere accuratamente occultati o mascherati. Sulle grandi vie di penetrazione all'interno e su quelle costiere, lateralmente ai tratti di costa particolarmente sensibili, predisporre interruzioni. Un.a successiva Circolare (1° dicembre 1941) dava particolari istruzioni sui lavori da eseguire sia adiacenti al mare, sia per i posti di blocco, sia a tergo immediato dei precedenti, sia per i fronti a terra, e sulla consistenza che essi dovevano avere; e ribadiva il concetto che non si trattava di costruire in corrispondenza delle nostre frontiere marittime una « Muraglia della Cina » ma di costruirvi l 'indispensabile ad assicurare una efficace difesa con dosaggio di dettaglio corrispondente alla importanza e pericolosità dei singoli tratti (1). (l> In Sicilia, l'i:idispcnsabile non fu. per la verità. nemmeno lont anamente raggiunto. Riportiamo al riguardo quanto ebbe a scrivere il generale Roatta - che nel p,rimo semestre 1943 era stato Comandante delle FF. AA. dell'isola - nel suo libro « otto milioni di baionette» pag. 232 e segg. « Alla fine del febbr aio 1943 i lavori di difesa erano in Sicilia - ed in Sar degna - assai più avanzati che altrove. ma tutt avia molto in ritardo rispetto a l programma in atto. e del tutto insufficienti. Quando nell'autunno '41 lo S tato Maggiore dell'Esercito aveva ottenuto la concessione - di cui fl.bbiamo già parlato - di 160.000 tonnellate di cement,o per il Semestre seguen te, in tendeva di destinare alla Sicilia la metà, ossia 80.000 tonnellate. ent ro l'àprile '42. Ma la realìzz:azione fu ben lontana dà tale cifra. Basterà dire che a det ta epoca (aprile '42) il Comando della Sicilia aveva.

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3. - In particolare per l'artiglieria da posizione impiegata in difesa cost iera i compiti previsti erano i seguenti: (febbra io 1942) : - antinave: battere le navi avversarie (da guerra e da trasporto) a distanza durante la navigazione; battere le navi alla fonda in vista di sbarco; - antisbarco: battere i na tanti coi quali il nemico cerca di effettuare lo sbarco - battere la spiaggia su cui esso abbia messo piede e le posizioni a cui tende per costituire la prima testa di sbarco - appoggiare le azioni locali svolte dalle truppe di copertura e dove è possibile concorrere alle azioni successivamente svolte dalle riserve e dai gruppi di artiglieria mobile delle unità costiere, azioni tutte in tese a catturare, distruggere o ricacciare le forze avversa.r ie sbarcate o quanto meno a contenerle. avuto a d isposizione in totale (ossia non dall'autun no precedente, ma dall'inizio della guer ra) soltanto 50.000 tonnellate di cemento. Il che vuol dire che aveva ricevuto in 33 mesi solo poco più della metà. del cemento che avrebbe dovuto ricevere in 6 mesi. Cosa tan,t o più notevole in quanto la Sicilia produceva - essa stessa una media di 10.000 t onnellate di cemento al mese (che erano però amministrate dal Ministero deUe Corporazioni) . Al mese di marzo '4.3 il nuovo comandante dell'isola (lo stesso gen. Roatta) ela borò un prog1·amma urgente d i lavori da compiere in 4 mesi. e che comportava la disponibilità di 160.000 tonnellate di cemento (di cui la metà per r'..nforzare la cµIesa avanzata e l'altra metà per costruire le fortificazioni delle «posizioni d"arresto », che non esi.sitevano ancora). Ma. a parte il fatto che detto quantitativo rappresentava oltre il quarto della produzione nazionale nel periodo corrispondente. ed era pertanto difficile ottenerne l'assegnazione. esistevano ormai delle enormi difficol tà di trasporto. Infatti i bombardamenti aerei sulle linee ferroviarie della penisola. e specialmente della Ca labria. sullo Stretto di Messina, sui por ti della Sicilia. avevano reso così difficili i trasporti che nella primavera del '4.3 ciò che l'isola consuma.va (in fatto di derrate o materiali non di produzione propria) era superiore a quanto le affluisse dalla penisola. Risultò perciò impossibile di fornire alla Sicilia il cemento richiesto. ed il Comando dell'isola. a parte uno o due piccoli carichi giunti per mare. non ebbe a sua disposizione che il cemento prodotto sul posto, il quale - a ca.usa della mancanza sempre più gran de di carbone - si era ridotto a circa 7.000 tonnellate a l mese.

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L 'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

La dizione di doppio compito era usata per indicare i compiti di quelle artiglierie controaeree che· per la loro dislocazione oltre al compito controaereo potevano assolvere anche il compito antinave o antisbarco. In relazione a quanto sopra le artiglierie da posizione in difesa costiera si distinguevano in , - batterie costiere: in impianti fissi, organizzate per il tiro antinave, servite da personale della Milmart e del R. Esercito, dislocate a difesa di basi marittime e di porti aventi particolare importanza. Erano armate con materiali della R. Marina e dell'Esercito da 381/ 40, 305/ 50, 305/ 17, 152/ 50 e 120/ 50; - batterie del R . Esercito da posizione: schierate a rinforzo delle batterie sopradette, oppure impiegate in sostituzione delle stesse e organizzate essenzialmente per il tiro antinave. Erano armate con materiale dell'Esercito da 305/ 17, 152/ 45, 152/ 37, 149/ 40, 149/ 35, 105/ 32, 105/ 28, 90/ 53 ed esteri da 240/ 27 , 194/ 29, 105/ 27 e 85/ 33. - batterie del R. Esercito da posizione: schierate a rinforzo delle unità precedenti e destinate ad agire principalmente con compito antisbarco. Erano armate con obici da 149/ 12, , I 105/ 14, 100/ 17, 65/ 17 e cannom da 75/ 27. Era prevista la sostituzione di alcuni dei nostri materiali da 149/ 35, 149/ 13, 105/ 28 e 100/ 17 con altri materiali di preda bellica da 155/ 25, 155/ 14, ·105/ 27, 105/ 29, 105/ 15 e 76/ 32; - batterie controaerei dell'Esercito e della Milizia Contraerei che per disloca~ione avevano la possibilità di svolgere

oltre al tiro controaerei anche quello contro obiettivi navali. Erano armate con materiali da 102/ 35, 90/ 53, 75/ 46. 76/ 45 e 76/ 40. Ciò premesso le norme e i criteri riguardanti l'ordinamento, lo schieramento ecc. per le artiglierie suddette, erano i seguenti: - batterie con compito antinave: potevano essere autonome, o riunite in gruppi e questi a lor.o volta eventualmente riuniti in raggruppamenti. La scelta delle posizioni di queste batterie doveva essere fatta tenendo presente l'ubicazione dell'obiettivo da proteggere -

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e lo specchio di mare che doveva essere battuto, nonchè l 'opportunità di realizzare sovrapposizione di zone di azione contigue e di spingere quanto più possibile lontano l 'offesa di ogni batteria. Di conseguenza queste batterie venivano dislocate in prossimità della costa, spesso a poche centinaia di metri dal mare; - batterie con compito antisbarco: ordinate come le precedenti. Quanto allo schieramento, dovendo esse esplicare la loro azione anche quando il nemico fosse riuscito a mettere piede sulla costa e tentasse di stabilire una prima testa di sbarco, dovevano essere normalmente schierate in posizioni piuttosto arretrate e defilate. NOTA. - Per la difesa delle frontiere marittime erano schierate, come abbiamo visto, in difesa costiera batterie del R. Esercito in rinforzo a quelle già esistenti della R. Marina e della Milmart. Si trattava in genere di batterie armate con artiglierie campali di piccolo o medio calibro, poco adatte per installazioni e per congegni di puntamento al tiro contro obietti vi navali, ma comunque in grado di ostacolare l 'azione delle navi avversarie e soprattutto di svolgere azione antisbarco (1). La questione essenziale, che fu posta e che non potè essere superata, fu quella riguardante i mezzi di traino che sarebbe stato opportuno assegnare ad esse per renderle mobili. I mezzi

Cl) Per agevolare il compito di tali batterie fu nel 1941 omologato e introdotto in servizio un Grafogonio1netro costiero (ldeato dall'allora maggiore d'artìglie1fa Indrizzi). con la denominazione di « Congegno per tiro costiero mod. 41 » il cui impiego consentiva resclusione o meno del telemetro moncstatico per la determinazione delle distanze dell'obiettivo. di cui determinava graficamente la rotta ed i dati di tiro riferi ti al pu nto futuro e relativi al centro della batteria-, escludendo così qualsiasi calcolo per la differenza di posizione topografica fra osservatorio e batterla. Inoltre il Gen . Raffaele D'Antonio r ealizzava una «Centralina da costa mod. 42 >> che dava una soluzione semplice e pratica del problema cinematicobalistico della preparazione del tiro da costa. Questa Centralina. spe,·imentata a lungo con ottìmi risultati e infine adottata. dovev a essere distribui ta alle piazzeforti di Venezia. La Spezia. Messina e La Maddalena. La r elativa ccmmessa però non era ancora stata espletata all'atto dell'armistizio.

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L'ORGANI ZZAZIONE DELLA DIFES A

di traino avrebbero consentito di modificare in ogni singolo settore lo schieramento iniziale in relazione alla situazione che si sarebbe creata, non solo, ma di fare rapidamente concorrere in un determinato settore minacciato unità non impegnate in altri settori. Ma non fu mai possibile adottare una risoluzione del genere, nemmeno in misura limitata. Questa dei mezzi di traino ed in genere dei mezzì per dare mobilità (adeguata) al nostro esercito fu per tutta la guerra la deficienza più grave alla quale si collega buona parte dell'insuccesso finale.

Oltre alle batterie da posizione di piccolo e medio calibro, poche altre batterie di grosso calibro con materiali idonei al tiro antinave erano servite da personale dell'esercito (due batterie da 381/ 40 per la. difesa del porto di Genova ed alcune batterie da 305/ 17 per la difesa del Lido di Roma, del Porto di Napoli, di quello di Catania). Vi erano altri materiali di medio e grosso calibro che si . pensava ancora di utilizzare per potenziare la difesa costiera di porti o località marittime, di particolare importanza: batterie da 420/ 12 (4), da 380/ 15 (2) , da 305/ 10 (3), da 305/ 8 (3). I materiali sopraindicati però erano poco idonei al tiro contro navi per difetto di gittata e di celerità di tiro. Tuttavia se ne previde l'impiego a difesa del Porto di Napoli e dello ·stretto di Messina. Per la costruzione di nuove batterie costiere di grosso ca.: libro si mise allo studio anche l'utilizzazione dei pezzi da 305/46, (circa una ventina) provenienti dalla demolizione delle corazzate 1< Andrea Doria >) e « Duilio >>. Si dette anche incarico alla Direzione Superiore del S.Te.A. per lo studio delle installazioni relative ai pezzi di cui sopra sulla base dell'affusto ferroviario già realizzato dalla Casa ,, Ansaldo » per i cannoni da 305/ 42 e l'installazione su piattaforma girevole adottata per i complessi da 381/ 40 della difesa del porto di Genova. ~a realizzazione di siffatti progetti avrebbe però comportato un tempo molto lungo (due an:ni). Fu quindi deciso di rinunciarvi. 853 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

4. - Nel giugno 1943 si profilava una netta minaccia contro le due nostre grandi isole: Sardegna (1) e Sicilia. Per ciascuna le probabilità di un attacco ne.m ica erano pressochè uguali. Al 1° luglio 1943 in Sicilia erano dislocate le seguenti forze (con particolare riguardo alle artiglierie): - Il Comando della· 6.. Armata (a Enna): e.te Gen. des. di A. Alfredo Guzzoni; e.te l'Art. dell'A. Gen. di div. Van den Heuvel (a Randazzo) da cui dipendevano: 6° Raggrp. Art. A. (Col. Freda Giustino) a Caltagirone; 6 btr. da 149/ 35; 3 btr. da 75/ 27 C.K. (1)

Per la Sardegna ci limitiamo a r icordare che nei primi mesi del

1943 vi fu costituito un Comando delle FF. AA. retto dal Generale di C. A.

(proveniente dall'artiglieria) Bas.c:o Antonio - che c'era fin dal 40. Contemporaneamente a tale costituzione fu creato il « Comando d'ar t. delle FF. AA. della Sardegna» (pa1·iflcato a Comando di Art. di A.) che fu affidato al generale di Divisione Petra di Caccuri Carlo, già com.te la Difesa Territoriale della Sardegna. Dal Comando delle FF. AA. dell"isola dipendevano i Corpi d'A.: XXX a Nord: e .te il Gen. Castagna Giacomo. e.te l'art il Gen. di brig. Moro Federico - con la Div. f . « Calabria ». XIII a Sud: O.te il Gen. Reisoli Matt hieu Gustavo; e.te l'art. il Gen. di brig. Ferrari - con la Div. ! . « Sabauda ». Giunte dopo. e Div. ! . « Bari II solo in parte motorizzata (artiglieria e dìrettamente di. servizi); pendenti dal Co. Div. paracadutisti «Nembo» destinata più specialmente mando FF.AA . alla difesa mobile dei campi di aviazione e contro dell'I sola.. aviosbarchi. Dalla fine del 42 si ebbe in Sardegna anche la 90" Dlv. cr. ted. al com.do del Gen. Langherhausen, successivamente rinforzata. con nuovi mezzi (3° Regg. granatieri corazzati più 5 batterie costiere). Inoltre c' erano dappr ima soli 9 btg. costieri C40) che via via diventarono : -

3 divisioni costiere 2 bngate » 1 reggimento 11

autonomi

{ 50.000

U.

La difesa e.a. tt>.rritor iale era affidata a una numerosa Legion e Dicat (riusci ad evitare il tentativo di siluramento. da parte del nemico, della diga sul Lago del Tirso; sUv.ramento che avrebbe provocato un enorme cli-

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L'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

12" Raggrp. Art. G.a.F. (Col. Ravajoli) , coi gruppi: XXXV da 75/ 27; CLX da 149/ 35; CL da 105/27; XXII da 105/ 28. 10° Raggrupp.to Art. controcarro da 90/ 53 S. (Col: Bedogni) 3 Gruppi, CLXI; CLXII ; CLXIII; ciascuno su 2 btr. CLI Gruppo da 149/ 19 (su 2 btr.). CLVII Gruppo da 149/ 19 (su 2 btr.). 9 semoventi da 75/ 18. e due C.A. di manovra: il XII C.A. dislocato nella zona Calatafi.mi-Salemi-Caltanissetta; il XVI C.A. dislocato nella zona Caltagirone-Ragusa-Vizzini. Limite fra i due C.A.: la congiungente Cefalù-Licata. Queste due località di pertinenza del XII C.A. sastro nella zona centro-occidentale dell'Isola: allagamenti e impossibilità di provvedere l'energia elettrica. per tutta l'isola) . Vi erano infine 4 Legioni di CC.NN. (due Sarde. una di pugliesi, una cli vene ti ); 2 » di Milizia art. marittima (Mllmart.) Le artiglierie erano: 13° Regg. Art. di C.A. a Macomer 40<> n » d . f . «Calabria» a Sassari 16° » » » » « sabauda » a Cagliari 470 » » » » « Bari » a Santulussurg!u - 184° » » » para.e. «Nenibo». Vi erano poì. schierate con le Divisioni costiere: btr. da 152/ 45 2 )} 149/ 35 3 » 149/ 35 1 » 149/ 12 4 » 105/ 32 3 » 105/ 14 2 » 75/ 27 23 »

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2 40

+

4 gr. da 100/ 22 ~- 2 gr. da 149/ 19.

Infine era.no schierate in posizione contraerei 137 btr. di vario calibro (dal 102/ 35 al 20) .

-

855 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA S ICILIA

XII C.A.

-

e.te Gen. di C.A. Zingales Francesco. e.te art. di C.A. Gen. di brig. Caratti Lorenzo da cui dipendeva il - 12° Regg. Art. C.A. (Col. Ainis Fernando) a Palermo (Santa Margherita), con 6 btr. da 105/ 28: XXI e XLVIII gr. 6 btr. da 149/ 13: CXXI e CXXII gr. 2 btr. da 20/ 35. • Divisioni: 28° D.f. « Aosta n (Partinico-Alcamo-Calatafimi-Salemi). - 22° Regg. Art. d.f. ,, Aosta » (Col. Battaglini Dandolo) a Partanna. I 75/ 27; II 75/ 27 ; III 75/ 18; IV 75/ 13; 323a btr. da 20-35. 26• D.f. ,, Assietta ,, (Santa Ninfa-Partanna-Caltabellotta). Assietta ,, (Col. Properzi Giuseppe) • a Caltanissetta I 100/ 17; II 75/ 27; III 75/ 27; IV 75/ 13; btr. da -

25° Regg. Art. d.f.

<<

20/ 35. XVI C.A.

e .te Gen. di e .A. Rossi Carlo. e .te l 'art. Gen. di brig. Cinti Giuseppe, da cui dipendeva il: - 40" Raggrupt. Art. ç.A. (Gol. .. Gennaro F.) (a Caltagirone). 9 btr. da 105/ 28 (Gr. X - XVI - XXIX) 6 » >> 149/ 13 (Gr. CIX - CX) 3 » » 75/ 27 (Gr. CXXVI); 2

))

»

20-35 (33" - 35"').

- Gruppo da 90/ 53 in posiz. e.a. su tre btr. dislocato a Caltagirone. . - X XIX Reparto Specialisti di C.A. dislocato a Piazza Ar-

merina.

. -

856 -


L'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

Divisioni: 4• D.f. << Livorno )) (Aidone-Mazzarino-Butera-Caltagirone-Grammichele). 28° Regg. Art. d.f. << Livorno » (Col. Telò Adamo) a Caltagirone-Mazzarino-Butera . . I 75/ 18; II 75/ 18; III 20/ 35. 54• D. f. << Napoli i> (Rammacca-Scordia-Vizzini-Lentini-Palazzolo Acreide-Ragusa-Ispica). 54° Regg. Art. d.f. « Napoli » (Col. Moscato Amedeo) a Militello-Ispica-Scordia-Caltagirone. I 100/ 17; II 75/ 27 ; III 75/ 18 mod. 35; IV 75/ 18 mod. 35. Divisioni Costiere: 207· D ivisione Costiera - Agrigento 26· btr. 75/ 27 antisbarco Agrigento. 331"' )) » » Jl 198"' » 105/ 28 antinave e antisbarco Poggio Suffarello

(Licata). CCXXIII Gr. mobile dif. costiera « Favara,, T . Col. Tort orici) P btr. 100/ 22 (1) antisbarco << Favara i> 2• i> 100/ 22 ,, » ippomobili

j

3•

»

100/ 22

))

»

202" Divisione Costiera - Castelvetrano

C.do 43° Raggrupp. Art. da posii. cost. CCXVIII Gruppo mobile dif. cost. Fontesalso (Maz:lara). P btr. 100/ 22 antisbarco Poggio Allegro r (Mazzara) \ 2• btr. 100/ 22 antisbarco Secolnovo (Maz- ippomobili zara) 3·• btr. 100/ 22 antisbarco il Casino (Maz- ( zara).

j

(1) Da parte germanica avevamo avuti 400 pezzi da 100/ 22 catturati in P olonia. Erano pezzi costruiti in Polonia ma su modello Skoda: in tutto uguali ai nostri obici da 100/ 17 - ma più lunghi - impiegavano Io stesso proietto.

-

857 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

XX gruppo (Marsala) 50° btr. 75/ 27 antisbarco

-

27'

))

228·

))

uia

»

112·

))

))

))

105/ 14 149/ 35

))

)) ))

))

113• li )J )I XXII Gruppo Menfi 44' btr. 75/ 27 antisbarco 46"

»

))

332· 168'

"

" 149/ 35

)I

))

)) ))

Marsala Campobello di Mazzara Mazzara del Vallo ))

))

))

Marsala ))

Capo S. Marco Marinella - Porto Costanzo Ciano - Porto Palo Bagni Molinella Contrada Mendolito Sciacca

208' Divisione Costiera - Alcamo

28° Raggp. Art. da posiz. costiera (Col. Dal Monte Luigi). - XIX Gruppo : Alcamo 43° btr. G.a.F. 75/ 27 antisbarco Castellammare del Golfo 44a » JJ )) Il Terrasini 130• » 105/ 28 )) Balestrate xx XIV Gruppo: 2 btr. da 152/ 45 1 btr. da 149/ 35; - CCXV Gruppo mobile dif. cost. 1· btr. 100/ 22 antisbarco 2· )) ippomobili 3a. ))

))

))

))

))

Difesa del Porto di Palermo

XLI Gruppo: Palermo 128· btr 105/ 28 antisbarco 129· » » » 121' ,1 152/ 45 antinave )) )) 122· )) 858 -

Sferracavallo Villabate Torre Rotolo Aspra


L'ORG ANIZZ AZIONE DELLA DIF ESA

136° Regg. Autonomo - Termini Imerese

NOTA. - Oltre alle divisioni costiere sopra elencate, gli ultimi giorni, ne fu costituita e inserita (solo comando) un'altra:, la 230". Inoltre ancora vi erano: - 2 Gruppi di 2 btr. da 100/ 17 negli aeroporti di Milo e di Cinisi e 1 treno armato della R.M .. XV III Bri gata Costiera

-

6° Raggruppamento della XVIII Br. cost. Niscemi;

- XXI Gr.; - CCIX Gr. da 100/ 22. Nel complesso: 2 btr. (8 pezzi) di m . c.; 10 » (40 pezzi) di p. c.; 19 pezzi sciolti. Comando Settore Autonomo 134° Reggimento - Gela

-

XXI Gr. p.c. Montelungo - Gela 47' btr. 75/ 27 antisbarco Gela 49" » >> » Capo Soprano - Gela 330·

»

»

»

»

»

206a Divisione Costiera - Modica

-

Comando 44° Raggpt. Art. da posiz. cost. Col. Escalar · Modica: - CII Gr. art. G.a .F . Rosolini 48' btr. 75/27 antisbarco Sampieri 165" btr. 149/ 35 » Pachino 266" btr. 105/ 14 >> Noto 227" btr. 105/ 14 1, Pozzallo; - CCIX Gr. mobile dif . cost . Scicli l " btr. 100/ 22 antisbarco » 2• btr. 100/ 22 » >l 3" btr. 100/ 22 ,1 » -

859 -


L'AR TIGLIE_RIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

-

CCXXIV Gr. mobile dif. cost. Noto l'" btr. 100/ 22 antisbarco

-

2" btr. 100/ 22 3· btr . . 100/ 22 CLXI da 149/ 35 CLXII da 149/ 35 CLXIV da 149/ 35.

Nel complesso:

»

>>

,,

»

,,

9 btr. (42 pezzi) di m. c. 9 >> (24 pezzi) di p. c. 21 pezzi sciolti

6 btr. da

j

149/ 35 era-

no su pezzi

5

213"' Divisione Costiera - Paternò

22° Raggrpt. della 213"' Div. costiera - Col. Cimma-

-

ruta - Paternò : -

CCXXX Gr. mob. in dif. cost. Motta S. Anastasia )) )) )) l'" btr. 100/ 22 antisbar<:o

2' btr. 100/ 22 3" bt r. 100/ 22

-

XXX Gruppo

-

CXXII Gruppo:

Nel cor~plesso:

2 6 4

23

·))

))

)}

))

)/

))

))

))

btr. da 305/ 17 btr. da 305/ 17 batterie (4 pezzi) di g. c. (305/ 17) >> (24 » ) di m. c. » (16 )) ) di p . c. pezzi sciolti.

XIX Brigala Costiera

-

64° Raggruppamento Art. dif. cost. T . Col. i.g.s. Conti· Giovanni - NASO con 5 batt. (20 pezzi) di m. c. 3 batt . (12 pezzi) dì p. c. 21 pezzi sciolti. Comando Settore Autonomo 40° Raggpto Patti: ~ 199" btr. da 105/ 28 antinave e antisbarco - S. Filippo Archi. -

860 -

'•


L 'ORGANI ZZAZIONE DELLA DIFES A

ARTIGLIERIE IN POSIZIONE PER LA DIFESA DEGLI AEROPORTI

-

Difesa aeroporto di Catania: XC Gr. su 2 btr. ,, » » Gerbini: 2 btr. » » S. Pietro: LXXIX Gr. su 2 btr. )) Comiso: LXIII Gr. su 2 btr. )) ,, Pachino: 32P btr. )) )) Gela: 2 btr. i)

))

))

))

))

Nel complesso erano 11 btr. (44 pezzi) da 149/ 12.

All'inizio della battaglia, il Comando del XVI e .A. disponeva d i: -

7 Reggimenti e Raggrpti, che inquadravano : 2 btr. g. c. (4 pezzi) da 305/ 17 47 btr. m. c. (194 pezzi) da 102/ 35 105/ 14 105/ 27 · 105/ 28 105/ 29 122/ 45 149/ 12 149/ 13 149/ 19 149/ 35 155/ 36 53 btr. p. c. (212 pezzi) da 75/ 18 75/ 27 76/ 32 100/ 17 100/ 22 84 pezzi sciolti da . . . 75/ 18 75/ 27 75/ 34 -

861 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA S ICILIA

100/ 17 105/ 14 105/ 28 105/ 32 149/ 12 Totale 102 btr. 494 pezzi - 34 mitr da 20 . A queste aggiungansi le btr. e i pezzi sciolti giunti n ei primi giorni dopo l'inizio delle operazioni : 3 btr. da 152/ 28 (russi), 1 gruppo su 3 btr. da 149/ 19, 1 btr. da 122/ 45 russa), 2 btr. da 90/ 53; circa 30 pezzi sciolti senza personale. Le artiglierie schierate nei primi g iorni della battaglia raggiungono quindi la cifra di 11 btr. di vario calibro con un totale (pezzi sciolti compresi) di 558 pezzi del calibro dal 75 al 305.

Il Comando del XII C.A. disponeva di 7 Reggimenti e R aggrupp. che inquadravano:

+

104 pezzi )) 184 )) 8

26 btr. di m. C. 46 btr. di p. c. 1 Gr. da 149/ 19

296 Vi erano inoltre: il Regg. Art. di A. con: 6 btr. di m. c. di A. 24 pezzi 3 btr. di p . c. di A. 12 » il 10° Raggr. controcarro da 90/ 53 con: 6 B att. da 90/ 53 24 pezzi sfusi. In totale si può ritenere che nell'isola esistessero : XVI C.A. 558 b .d.f. XII C.A. 356 914 -

862 -

+

pezzi sfusi


L'ORGANIZZAZIONE DELLA DIFESA

In principio le forze tedesche nell'isola erano essenzialmente cosytuite da piccoli contingenti in transito per la Tunisia. Quando le operazioni in Tunisia ebbero termine, in Sicilia le truppe tedesche residuate formarono una divisione provvisoria nota come la Divisione e< Sizilien ». Questa Divisione che più tardi diventò la 15" Panzer Division, non era una vera e propria divisione corazzata ed aveva un solo battaglione carri. Dopo la campagna di Sicilia fu ribattezzata con il nome di « Panzer Grenadiere Division ». Suo comandante era il generale Baade. Essa era composta di 3 Gruppi di combattimento con elementi di tutte le armi e fu dislocata in parte fra Marsala e Mazzara, in parte nel centro dell'isola ed in parte nella zona di Catania. Dal distaccamento centrale dipendevano i presidi degli aeroporti di Biscari e di Comiso. Alla vigilia delle operazioni la frazione centrale si congiunse alla frazione occidentale poichè da questa parte si considerava più probabile la minaccia nemica. Alla fine di giugno affluivano in Sicilia anche i primi reparti della Divisione corazzata « Herman Goering n in rico- · stituzione dopo le perdite che aveva sofferte in Africa Settentrionale. Questa Divisione era divisa in due gruppi di combatt imento: uno nella zona di Catania ed uno nella zona di Caltagirone. Durante le operazioni vennero avviate in Sicilia altre forze tedesche (della 29' div. di granatieri corazzati) che costituirono con le precedenti H XIV Corpo corazzato, al comando del generale Rube. Si calcola che fossero in Sicilia in principio 50.000 tedeschi. Questa cifra sali a 90.000 con i rinforzi giunti nell'ultima fase delle operazioni. Gli anglo-americani calcolarono le forze dell'esercito italiano in Sicilia a 310.000 uomini e a 90.000 quelle germaniche.

-

863 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

B LE OPERAZIONI

5. - Le forze nemiche destinate allo sbarco in Sicilia. - 6. - I primi sbarchi. - 7. - L'azione della Divisione «Napoli» e della sua artiglieria - L'arresto sul Simeto. - 8. - La difesa di Gela e le Div. «Livorno» e « Goering ». - Sviluppo dello sbarco nemico. - 9. - La battaglia. da Licata ad Agrigento. - 10. - Conseguenze della caduta di Agrigento. - 11. - La situazione intorno al 20 luglio. - 12. - La conversione del XII C.A. sulle Maclonie. -- 13. - La ritirata. sulle Caronie. - 14. - La perdita di Palermo - 15. - Nuovo indirizzo operativo degli Anglo-Americani. - 16. - Battaglia di Nicosia: il 22° Regg. Art. cl.f. «Aosta». - 17 . .- La battaglia di Troina-Cesarò. - 18. - Le ultime operazioni.

5. - Il Comandante Supremo delle forze alleate Gen. Eisenhower intendeva anzitutto stabilire il gruppo di Armate destinato a conquistare la Sicilia, attraverso l'angolo sud-orientale dell'isola su una linea da Catania a Licata. Quindi dividere l'isola in due: e a questo fine preliminarmente occupare e mantenere il rettangolo irregolare delle strade del centro attorno a Caltanissetta-Enna. Ciò avrebbe di per sè stesso ostacolato seriamente tutte le operazioni della difesa dall'oriente verso occidente. Di lì egli sarebbe stato in condizioni di· premere su Nicosia e quindi verso la costa nord vicino a Santo Stefano. L'« Istruzione operativa n . 1 )) con la quale il gen. Eisenhower definì il suo piano di azione e ripartì i compiti delle due· Armate che dovevano conquistare la Sicilia, prevedeva cinque fasi: 1• - Misure preparatorie· ad opera delle forze navali ed aeree per neutralizzare gli sforzi navali del nemico e raggiungere la supremazia aerea. 2' - Attacchi dal mare prima dell'alba con l'appoggio di s_b archi di truppe aerotrasportate aventi per obiettivo _la occupazione degli aeroporti e dei porti di Siracusa e di Licata. -

864 -


LE

OPERAZIONI

3· - Creazione di una solida base dalla quale condurre le operazioni per la conquista dei porti di Augusta e di Catania e del gruppo di aeroporti di Gerbini. 4·· - Conquista dei porti e degli aeroporti della a~fase. 5~ - Occupazione dell'isola. A parte le forze navali ed aeree, il gen. Eisenhower disponeva di due Armate terrestri: - la 7"' Americana al comando del Ten. Gen. S. Patton j unior con: - 1 Comando di C.A. (II) con quattro div. di f. - 1 div. corazzata; - 1 div. aviotrasportata; - 1'8" Britannica al comando del Gen. Sir. Bernard Montgomery con: 2 Comandi di e.A. (XXX - XIII) con sei div. di f. 1 brigata di f. (aviotrasportata); 1 divisione (aviotrasportata). A ciascuna Armata poteva eventualmente essere assegnata una divisione di riserva. I rispettivi compiti erano: 7" Armata

1° attaccare tra Capo Scaramia e Licata con l'appoggio di tanti paracadutisti quanti ne potevano essere trasportati su due terzi degli aerei da trasporito disponibili; . 2° impossessarsi del porto di Licata e degli aeroporti di Ponte Olivo, Biscari e Comiso; 3° stabilirsi in modo da prendere contatto con 1'8" Armata, a Ragusa, e proteggere gli aeroporti ed i porti enumerati al n. 2°; 4~ successivamente impedire alle riserve del difensore di spostarsi verso est contro il fianco sinistro dell'8" Armata. 8' Amata

1° attaccare fra Siracusa e Pozzallo, con appoggio di tanti paracadutisti quanti potevano esserne trasportati su di un terzo degli aerei da trasporto disponibili; -

56

865 -


L'ARTIG LIER IA NELLA DIFES A DELLA SICIL IA

2° impadronirsi del porto di Siracusa e dell'aeroporto di Pachino; 3° attestarsi sulla linea generale Siracusa-Pozzallo-Ragusa e stabilire il contatto con la 7" Armata; 4° rapida occupazione dei porti di Augusta e di Catania e del gruppo di aeroporti di Gerbini. Il piano den·s· Armata richiedeva un attacco simultaneo da parte di entrambi i corpi d'armata. Sulla destra il XIII Corpo d'Armata doveva sbarcare con la 5· divisione a destra e la 50" a sinistra sulla spiaggia da Capo Murro di Porco, a sud di Siracusa, sino a sud di Noto. I « Commandos 1> (1) dovevano sbarcare a Capo Murro di P orco per catturare le artiglierie della difesa costiera, e una brigata della 1• divisione aviotrasportata doveva atterrare a mezzo di alianti per impadronirsi del ponte sul fiume Anapo, a sud di Siracusa, ed inoltre con uno sbarco nei sobborghi occidentali, contribuire alla conquista della città. La 5· Divisione, una volta sulla spiaggia, doveva spostarsi verso nord e conquistare Siracusa ed Augusta, mentre la 50a Divisione doveva occupare Avola e proteggere il fianco sinistro. Successivamente il Corpo dì Armata doveva dirigersi verso nord e conquistare Catania, sostituito nella sua zona originale dal XXX Corpo d'Armata. Il XXX Corpo d 'Armata doveva attaccare alla sinistra del XIII Corpo d'Armata con: la 23P brigata di fanteria sulla destra a Marzamemi (ad oriente della penisola di Capo Passaro), la 5P Divisione, rinforzata con quattro battaglioni, a cavallo della punta della penisola, e la l' Divisione canadese, rinforzata da due brigate, sul lato occidentale. Una speciale brigata servizi dì due « Commandos » della marina doveva sbarcare sulla sinistra dei canadesi. Il primo compito del Corpo d'Armata era quello di occupare l'aeroporto di Pachino e ristabilirne l'efficienza al più presto possibile. Bisognava (1) Caratteristici reparti costituiti da arditi e da specialisti col compito dì sbarca.re dì sorpresa e di eseguire azioni di sabotaggio e colpi di mano

-

866 -


LE

OPERAZIONI

quindi occupare la linea della strada da Noto ad Ispica e quindi sostituire la 50· divisione del XIII Corpo d'Armata ad Avola. Nella seconda fase l'obiettivo del Corpo d'Armata era costituito dall'altopiano nella zona Palazzolo-Ragusa, e nell'ultima fase i canadesi dovevano stabilire il contatto con gli americani. Gli attacchi della 7' Armata erano ripartiti fra due colonne : - il II Corpo d'Armata sulla destra e la 3' divisione di ·fanteria rinforzata sulla sinistra. Il II Corpo d'. Armata consisteva nella 55' Divisione di fanteria sulla destra e nella l°' Divisione di fanteria, meno un gruppo da combattimento reggimentale, sulla sinistra assieme ai « Rangers n (1) e ad un battaglione carristi. Il compito del Corpo d'Armata era quello di sbarcare nel golfo di Gela, da Capo Scaramia a Gela città, per impadronirsi degli aeroporti di . Ponte Olivo, Comiso e Biscari: successivamente stabilire il contatto con 1'8' Armata nella zona di Augusta. I paracadutisti del 505" gruppo da combattimento reggimentale dovevano essere lanciati nella notte sul giorno « primo )) a circa 4 miglia all'ip.torno e a 6 miglia ad est di Gela per conquistare il terreno elevato e gli allacciamenti stradali che interessavano le spiagge della P divisione. Sulla sinistra del fronte dell'Armata, la 3' Divisione corazzata, doveva sbarcare nella zona di Licata conquistandone il porto e l'aeroporto. Per appoggiare sia l'una che l'altra di queste forze d'assalto, una riserva galleggiante salpò con l'Armata. Essa consisteva di quanto restava della 2" Divisione corazzata e di un gruppo da combattimento reggimentale della l' Divisione di fanteria. In riserva nel Nord-Africa c'era il resto della 82' divisione aviotrasportata, meno quegli elementi che erano stati già paracadutati prima degli sbarchi, e la 9· Divisione di Fanteria. Il fronte d'attacco delle due Armate copriva circa 100 miglia, da Capo Murro a Licata. (1) Esplorat ori.

-

867 -


L 'ARTIGLIERIA NEL LA DIFESA D ELLA SICILIA

6. - La stessa distribuzione delle forze mobili nell'isola ci dà un'idea di quali fossero gli intend_imenti operativi della nostra difesa e di quale fosse la zona dell'eventuale sbarco nemico alla quale si dava maggiore èredito. In Sicilia, come abbiamo visto, èra un comando di Armata - la 6. - con sede ad Enna. Alle sue dipendenze due Corpi d'Armata: - XII nella parte occidentale (sede del Comando a Corleone); - XVI nella parte orientale (sede del Comando a Piazza Armerina). La linea di contatto fra i due Corpi d'A. correva presso a poco sull'allineamento Cefalù-Licata: queste due cittadine però di pertinenza del XII. Fino all;ultimo momento si ritenne che la zona più minacciata fosse quella occidentale (Marsala-Trapani): di questa opinione fu anche lo S.M. Centrale che mantenne vincolata a occidente la divisione « Aosta>> ancora a sbarco avvenuto e già in pieno sviluppo nella parte sud orientale, fino al 15 luglio. L'inizio degli sbarchi in Sicilia era stato fissato dal Generale Eisenhower per il 10 luglio alle ore 2.45 (periodo di novilunio). Le navi da trasporto americane che portavano le forze da sbarcare a Scoglitti partirono da Orano il 5 luglio; ad esse, mentre transitavano davanti ad Algeri, si unirono le forze destinate a sbarcare nella zona di Gela; all'altezza di Tunisi e Biserta si unirono al convoglio americano le navi che portavano le truppe nella zona di Licata. Questo per le forze americane. Le truppe britanniche provenivano da Sfax., Susa, 'T ripoli, Bengasi, Alessandria, Haifa, Siria. Numerosi mezzi da sbarco furono avviati da Malta ove erano stati concentrati. Il complesso navale, preceduto e fiancheggiato da forze di scorta, aveva una lunghezza di circa 60 miglia: nel pomeriggio del 9 i vari gruppi raggiungevano i punti prestabiliti da cui dovevano dirigere verso le rispettive zone di sbarco. -

868


LE

OPERAZIONI

L'immenso convoglio fu avvistato alle ore 18 del 9 luglio da un aereo tedesco : la Sicilia fu messa in stato di allarme. Fin dalla sera del 9 luglio il nemico aveva eseguito sulla costa meridionale e su quella orientale dell'isola intense azioni di bombardamento aereo e navale e aveva lanciato grossi nuclei di paracadutisti e fatto atterrare alianti per impossessarsi degli aeroporti e dei punti di vitale importanza. In particolare e più intensamente gli attacchi aerei si erano rivolti contro la piazza Augusta-Siracusa (penisola della Maddalena ove, poco dopo la mezzanotte, fu effettuata la discesa di numerosi alianti). Alle 20 e alle 22 le batterie di medio calibro della penisola della Maddalena furono sottoposte anche a bombardamento navale. Queste stesse batterie che guardavano il fronte a mare, furono infine nel corso della notte attaccate di rovescio e sopraffatte. Le truppe costiere (un battaglione) che avevano il compito della difesa mobile al mattino ripiegavano verso nord . Così la difesa del porto di Siracusa era già gravemente compromessa. I paracadutisti avevano inoltre contemporaneamente occupato il ponte sul fiume Anapo (strada Avola-Siracusa): la guardia fu colta di sorpresa, il ponte che pure era minato, non fu fatto saltare. Il porto di Siracusa era senz'altro spalancato agli inglesi. Quando da Avola forze nemiche autotrasportate raggiunsero l'Anapo, la difesa cedette dappertutto. Siracusa era cosi anche superata e Augusta minacciata. Le batterie del fronte a mare erano servite da person ale della Milmart. All'alba del 10 luglio la batteria di Santa P an agia (2 cannoni da 381) sparò tre salve a 25.000 rn. contro alcune unità nemiche avvistate a nord di Capo Murro, le q uali si sottrassero. E fu tutto. La mattinata vide la tragedia lacrimevole di una delle nostre più belle piazzeforti marittime: Augusta. La sua difesa fu pressochè nulla. Alla sera dell'll Siracusa era occupata. Alle ore 16 del 12 era occupato anche il porto di Augusta intatto -

869 -


L"ARTIGLIERIA NEL LA DIFESA DELLA SICILIA

Lo sbarco iniziato nella notte sul 10 luglio con paracadutisti e con atterraggio di alianti nella penisola della Maddalena (Siracusa) , nella piana di Pachino e in quella di Gela a tergo dello schieramento delle artiglierie della difesa, vincolandone ed inceppandone l'azione fin da principio, ebbe all'alba sviluppo grandioso, si direbbe spettacolare. Tutti i mezzi più moderni furono messi in atto e profusi a centinaia, a migliaia. Stormi di aerei, nella assenza più assoluta dell'aviazione italo-germanica, assalivano i piccoli gruppi di difensori, le male apprestate e male armate postazioni, mentre le artiglierie navali soffocavano con migliaia di proietti i nostri centri di fuoco appena si svelavano e controbattevano e neutralizzavano e distruggevano le nostre artiglierie. Eppure i nostri elementi costieri, i battaglioni e le batterie della 206· divisione costiera, si batterono. A Pachino il 10 luglio le batterie entrano in azione non appena il nemico è nello specchio d'acqua battuto. Mentre esplicano tale azione, numerosi nuclei di paracadutisti con armi automatiche e lanciafiamme agiscono alle loro spalle. Cade il magg. Mambrini comandante del CCXXIV Gruppo da 100/ 22. Pochi elementi sfuggono alla cattura. Rapidamente tutta la costa da Marina di Palma ad Avola è coperta dallo sbarco, i reparti costieri sopraffatti, sommersi, paralizzati... Sbarcati subito i mezzi corazzati, questi procedettero senz'altro a dare profondità allo sbarco. I caposaldi di Cassibile, Avola, Noto - Villa Petrosa, Pachino, Scoglitti, Gela rovesciati e superati, il nemico serrava subito da vicino Siracusa, entrava in Noto, dilagava verso Rosolini, si espandeva verso Vittoria, Comiso, Santa Croce Camerina... Aggirati, minacciati, colpiti da tutte le parti, presi dentro un uragano di ferro e di fuoco che aveva dell'apocalittico, di fronte ad uno scenario nè mai visto nè mai immaginato (per altro non aveva precedenti nella storia) i difensori si batterono. Il gruppo mobile della 206· divisione si scagliò al contrattacco nella piana di Pachino affiancato dai relitti di altre minori unità sommerse dall'impeto del primo sbarco nemico, prese e perdette e riprese e riperdette -

870 -


LE

OPERAZIONI

posizioni. Cadde alla sua testa eroicamente il qiagg. di fanteria Argenziano Frances<:o. Anche a Gela il gruppo mobile di Niscemi si lanciava al contrattacco e respingeva il nemico nell'interno del paese e lo combatteva casa per casa, ma poi il dilagare dei mezzi èorazzati aveva il sopravvento ... I morti giacevano davanti alla chiesa di Gela, giacevano accanto ai pezzi distrutti sulla rotabile Castelluccio Gela ... A Licata: alle 3.15 la sezione pezzi isolati di Torre Molarella (ovest di Licata) apre il fuoco contro mezzi di sbarco nemid che si avvicinano alla costa. Alle 4.50 si vedono sul mare verso Gela vampe e razzi luminosi. Una nave dirige verso Licata. Tutte le btr. aprono il fuoco.

Alle 6.40 il e.te del 12° Raggr.to G.a.F. annuncia l'inizio dello sbarco nemico davanti a Poggio Suffarello. Tiri di navi nemiche e intenso bombardamento aereo. La 207" Divisione costiera è impegnata. Ore 13.10: l'abitato di Licata è intensamente bombardato. Molti fuggiaschi civili di Licata raggiungono Campobello di Licata. Durante la stessa giornata del 10 ordini vennero dati: - alla Divisione « Napoli » perchè mandasse forze verso Siracusa; - ai gruppi mobili della piana di Catania perchè si spingessero sul retroterra di Augusta; - alla divisione ·tedesca « Sizilien >> perchè si spostasse dal settore occidentale dell'isola a Caltanissetta-Piazza Armerina; - alle riserve dislocate anch'esse verso la parte occidentale perchè accorressero (e furono autotrasportate: le strade però erano battute dall'azione aerea nemica formidabile e accanita) nella zona di Canicattì-Favara-Agrigento per arginare il nemico proveniente da Licata; - alla Divisione corazzata « Goering » e alla Divisione -

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L:ARTIG LIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

(in parte motor!zzata) « Livorno >i (1) per contenere e possibilmente respingere la testa di sbarco di Gela ... I movimenti però di tutte queste truppe si svolsero sotto gli attacchi dell'aviazione avversaria della quale è superfluo descrivere l'imponenza e l'efficacia ritardatrice. Pertanto l'azione di esse non potè eser'Citarsi che il mattino del giorno dopo ed era ormai tardi. Lo sbarco si era affermato e già minacciava ìa parte centrale dell'isola e come abbiamo visto, di rovescio, la piazzaforte di Siracusa-Augusta. Altri convogli nella stessa giornata del 10 luglio sopraggiungevano ad alimentare lo sbarco. Il mattino dell'll già dieci divisioni nemiche avevano preso terra e si espandevano verso gli obiettivi. A fronteggiarle non c'erano che tre divisioni: la e< Napoli », la « Livornò » e la cc Goering ». La cc Sizilien » era in corso di affluenza dalla parte occidentale dell'isola ove restavano a parare la minaccia, ancora - e logicamente - ritenuta attuale, di uno sbarco su Trapani e Marsala: l' cc Aosta >1 e l' « Assietta ». Le forze costiere e gli schieramenti di artiglieria in sito erano stati frantumati e sommersi.

7. - Quanto all'azione della Divisione « Napoli )) in ·direzione di Siracusa e Augusta e di una parte del 54° Regg. Art. suo regg. d'art. organico - com.te Col. Moscato Amedeo, possiamo dire: Premettiamo che il 54° Regg. Art. d .f. cc Napoli ,> fu costituito nell'autunno del 1939 nella zona di Caltanissetta, su tre gruppi ippomobili I 100/ 17; II e rir 75/ 27. Successivamente ebbe diversa formazione. Al 10 luglio 1943 il reggimento era così composto e dislocato: - Comando di reggimento a Militello Val di Catania; - I gr. da 100/ 17 a Ispica (con un gr. tattico cc sud » a disp. della 206" Div. cost.); (1 ) La Divisione «Livorno » giunse_ in Sicilia nel novembre 1942. Era.. quasi al completo d i uomini e di mezzi ed aveva raggiunto un alto grado di preparazione, essendo s tat a costituita e addest r-at a per le operazioni di occupazione dell'isola di Malta. Era com an data dal G en . Chirieleison.

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OPERAZIONI

II gr. da 75/ 27 a Scordia; -

III gr. 75/ 18-35: 7a btr. a Caltagirone - C.do di Gr. ; 8' btr. a Comiso; 9• btr. a Niscemi; IV gr. 75/ 18-35: 10• btr. a Misterbianco lP btr. a Linguaglossa; 12" btr. a Ba rcellona;

C.do di Gr.;

354' btr. da 20 a P alazzolo Acreide (1 sezione).

Gruppi e btr. erano così distribuiti, per previste esigenze di impiego, a gruppi tattici che prendevano nome dalla dislocazione rispettiva. Inoltre il reggimento aveva giurisdizione disciplinare e amministrativa sui gruppi G.a.F. da 149/ 12: -

LXXIX (Aeroporto S. Pietro: difesa fissa); LXIII (Aeroporto Comiso: difesa fissa).

Alla Divisione « Napoli » vennero assegnati an che i gruppi da 105/ 28: X e XVI del 40° Raggrupp. art. di C.A. Il giorno 10 il comandante della Divisione (( Napoli » Gen. Giulio Cesare Gotti Porcinari - mentre provvedeva a parare le provenienze da Noto e da Canicattini-Bagni verso Palazzolo e ne affidava il compito al generale Fiumara com.te della Fanteria d ivisionale, mettendogli a disposizione, con altre forze, il XVI gr. da 105/ 28, lanciava in direzione di Floridia il 75~F. rinforzato dal X Gr. da 105/ 28 (Magg. Jaccarelli Pietro). Le punte nemiche (pomeriggio del 10 luglio) t occavano già l'abitato di Floridia, mentre più verso mare, provenendo da Avola, tendevano r apidamente all'Anapo (e a Siracusa). Il X Gr., su ordine del comando art. div., fu fatto schierare a sud di Solarino e alle ore 19 apriva il fuoco contro la linea nemica contenuta dai fanti del 75° a Floridia. 873 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

Nella notte a Solarino si portava anche il Gruppo tattico mobile « Misterbianco » (1) con la 10" btr. da 75/ 18 del 54° la quale entrava subito in azione. Il mattino dell'll il combattimento ardeva da Floridia a Solarino. Sulle nostre artiglierie si abbatteva violenta la controbatteria nemica: ciò malgrado, gruppo da 105/ 28 e btr. da 75/ 18, con tempestiva e precisa azione di fuoco, contenevano l'avanzata nemica per tutta la giornata. Non solo, ma colpivano con constatata efficacia, una colonna nemica che accorreva di rinforzo. Ma sulle provenienze , da Palazzolo la situazione si aggravava rapidamente. Il 12 il nemico, superate sporadiche resistenze, raggiungeva da Noto, Palazzolo e minacciava così le retrovie dei reparti della « Napoli » che si battevano a Solarino. Palazzolo era stata con violenza bombardata dall'aviazione nemica: a difesa non c'era che il tiro di pochi pezzi da 20 della 354·· btr... Su questi pezzi caddero eroicamente il ser gente maggiore Montesano Antonio e l'artigliere Iginio Egidio. Nè il rinforzo preannunciato della ·c olonna tedesca Schmalz giungeva. Questa colonna infatti si spinse solo fino a Sortino, indi ripiegò verso la piana di Catania. E pure il Gen. Gotti ordinò al Gruppo mobile « Misterbianco » il contrattacco su Floridia. Ma il nostro contrattacco urtò contro un attacco nemico, più vigoroso per potenza di armi (2). L'azione dell'artiglieria (gruppo da 105/ 28 e btr. da 75/ 18) si moltiplicò sia a sostegno del contrattacco, sia a coprire le spalle già minacciate dal nemico che scendeva da Palazzolo. Un pezzo da 75/ 18 in postazione anticarro veniva distrutto verso Solarino: su di esso cadevano valorosamente il S. Ten. D'Avanzo Luigi e gli artiglieri Pozzi Costante, Majorana Tommaso, Zecchi

(1 ) Composto fondamentalmente da due squadriglie di carri a. Renaul t e da una comp. di motomitragliatrici. (2) QUi si sacrificarono le squadriglie carri a. Renault cont ro i più potenti ca rri armati inglesi, e i nostri motomitraglieri. Azione eroica: il Ten. Cavajoli Domenico dei motomitraglieri completamente privo della gamba destra dava splendido esempio di stoicismo e di fermezza ... : « la mia gamba non vale nulla, in confronto della salvezza della Pat ria >> ( Relazione ài un uff. meàico J.

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OPERAZIONI

Mario, mentre gli altri serventi, compreso il capopezzo, restavano feriti: analoga fine faceva il pezzo del cap. m. Faini. All'alba del 13 la lotta riprendeva accanita (1). Il nemico lanciava masse di carri armati. I nostri residui pezzi da 75/ 18 in postazione anticarro, contrastavano palmo a palmo l'avanzata nemica. Sulla linea dei pezzi si battevano i fanti: erano i resti del 75° ormai sopraffatto. Sulla strada, supremo ostacolo, furono ammucchiati a materiale sbarramento i resti degli automezzi munizioni che erano stati fatti saltare. L'impeto dei carri armati avversari fu contenuto per oltre tre ore. Contro i detti carri armati si contrapposero anche i pezzi da 105/ 28 del X Gruppo. « Alle ore 13.30 circa (giornata del 13 luglio) si presenta sulla curva il primo carro nemico - è uno Shermann - e contro di esso aprono il fuoco da brevissima distanza la 1· e la 2• btr. del X gr. Il carro risponde con il cannone e la mitragliatrice. La prima raffica di mitragliatrice colpisce all'addome il sottoten. Santangelo Antonio subalterno della 2· batt. che dirige il fuoco di un pezzo. Egli cade riverso sulla coda del pezzo ma incita i propri uomini. a fare nuovamente fuoco. Il pezzo spara ancora. Un colpo di cannone del carro provoca l'incendio delle cariche di .lancio e delle munizioni. Altre raffiche di mitragliatrice uccidono un capopezzo e un servente e ne feriscono altri. Alla prima batteria il cap. magg. Riva capopezzo si sostituisce ad un puntatore caduto sul pezzo finchè il carro nemico è addosso alla squadra. Altri serventi cadono. Il cap. magg. Riva con qualche superstite tenta di spostare la coda del pezzo ma non riesce. Un carro nemico apre il fuoco sulle macchine dietro i pezzi. Divampa l'incendio e saltano gli autocarri porta munizioni. Avanzano anche le fanterie nemiche e contro di esse si dirige il tiro dei nostri pezzi superstiti. Altri carri armati assaltano le batterie da tergo ... cade ancora un capopezzo, il cap. magg. Ferrari sereno e consapevole. Cade il serg. magg. Boido Italo del Comando di g:uppo ... Si battono ancora a colpi d} moschetto il Ten. Cer0) Fin dal 12 era a F loridia lo stesso comandante dell'B• A. br. Generale Montgomery.

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L'ARTIGLIERIA N ELLA DIFESA DELLA SICILIA

ruti Ugo, il Sottotenente Zannini Franco, il Tenente Pellegrini Rinaldo, il serg. magg. Ferronato Fortunato alla testa di artiglieri e di fanti che non abbandonano i pezzi fumanti fra l'incendio e gli scoppi... Poi è la fine.

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F 1g. 95: - Il Col. Moscato, comandante dell'art. della Div. «Napoli» con ufficiali del Comaf!.dO della Div. e del Comando del 54° Regg. a r t. a Floridia (13 luglio) .

La sera . precedente, offertosi volontario per una rischiosa ricognizione, era rimasto ferito a una gamba il S. Ten. di artiglieria Gianfranco Alliata: ebbe il rammarico di non poter sfuggire alla cattura, per la ferita riportata che lo paralizzava. I combattimenti di Solarino durati quasi tre giorni e nei quali parte così cospicua ebbero le unità di artigUeria ( X gr. da 105/ 28 e 10.. btr. da 75/ 18), i mposero all' 8"' A. britannica -

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OPER AZION I

una dura remora che consentirà a,i nostri l'imbasti tura della difesa sul Si meto. Qui, ai margi ni della piana di Catania, poterono battersi i germanici del Gruppo Schmaltz, accanto ai

F!g. 96. - Sulla st rada Solarino-Floridia (13 luglio).

quali erano truwe i tali ane reduci da aspri combattimenti che, se pure scosse dal travaglio materiale e morale di avvenirmenti penosi, sapevano ancora compiere il loro dovere. Il 13 luglio a sud del fiume Simeto, il nemico può attac-

care vigorosamente la difesa costiera da mare frontalmente e da terra sul rovescio a causa della caduta della piazza di Siracusa-Augusta. Le batterie interessate sono quelle del 22° Raggrupp. costiero schierate a sud del fiume Simeto. La 276• btr. (305/ 17) subìsce l'atterraggio di paracadusti nell'interno del caposaldo: i serventi dei pezzi sono quindi sottoposti all'azione di mitragliatrici e decimati o catturati. La btr. sorella del gruppo (275") schierata a nord-ovest di Casa Bertuccio (pressi Misterbianco) apre il fuoco di repressione -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

sulla posizione della 276' già occupata dal nemico e sui mezzi navali avversari nelle acque di Catania. Le batterie a difesa degli aeroporti dipendenti dai rispettivi comandi di aeroporto restano in sostanza senza ordini ed agiscono di iniziativa. Il personale del XC Gruppo (difesa aeroporto di Catania) animato dalla parola e dall'esempio del comandante del 22" Raggruppamento Col. Cimmaruta, si esalta e corre ai pezzi immediatamente, senza un disperso, e al grido di « Viva l'Italia », « Viva l'Artiglieria » inizia, sempre sotto la direzione del comandante del Raggruppamento, vigorose azioni di fuoco sul nemico che occupa la riva destra del Simeto. 8. - Il Comando del XVI C.A. passò risolutamente al contrattacco per la riconquista di Gela e costituì ed inviò subito tre colonne: - una (III/ 34° della « Livorno ,, + nucleo mobile di Niscemi + I gruppo 28° Art.) doveva agire lungo la direttrice Monte Castelluccio-Gela; - una (33° R.F. della « Livorno " + 28 R. Art. meno il I Gruppo) doveva agire con direttrice Butera-Gela; - una germal).Ìca (forti elementi della « Goring ») doveva agire lungo la direttrice Priolo-Gela; Obiettivo comune Gela. Queste tre colonne raggiunsero 1'11 luglio i margini dell'abitato di Gela e dopo aspra lotta costrinsero il nemico ad iniziare le operazioni di reimbarco . Però verso mezzogiorno, attaccate sui fianchi ed alle spalle da forze americane - reparti corazzati e motorizzati provenienti da Licata e da Scoglitti furono costrette a ripiegare. Restò sola nella piana di Gela la colonna del III/ 34" col I Gr./ 28, Art. e una compagnia bersaglieri. Si battè tutto il giorno 11 con disperato valore. Nella notte sul 12 dovette ripiegare su Monte Castelluccio: il combattimento si protrasse tutta la notte, finchè i resti del superbo battaglione, esaurite le munizioni, furono (mattino del 12) sopraffatti del tutto. Il comandante del Gruppo di artiglieria, magg. Enrico Artigiani, ferito gravemente all'addome, lasciava la vita. Le sue -

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OPERAZIONI

ultime parole furono un generoso riconoscimento del valore della fanteria: (( Non credevo che l'attacco fosse così duro e sanguinoso per la Fanteria ».

Gravemente feriti furono pure l'ufficiale d'artiglieria capopattuglia o.e. e i due sottufficiali radiotelegrafisti della stessa pattuglia.

La cc Livorno » e la « Goring » lottarono disperatamente ancora nei giorni 13 e 14. Il 15, data l'aggravata minaccia alla piana di Catania da parte delle forze sbarcate più a sud (Siracusa e Augusta erano state perdute): la «Livorno» fu portata nella zona di Raddusa-Stazione di Dittaino; e la « Goering )> nella piana di Catania. La « Sizilien >> intanto veniva trasferita dalla zona di Caltanissetta a quella di Nicosia-Leonforte . . Il Comando delle Forze Arma te della Sicilia vedeva ormai chiaro che la minaccia su Catania si aggravava e che le forze avversarie sbarcate nella zona Licata-Agrigento tendevano a dividere le nostre forze occidentali da quelle orientali. Con rapida decisione che gli avversari non riuscirono a frustrare, dispose la sera del 15 di trasferire quanto più poteva delle forze occidentali (XII C.A.: cc Aosta » e · <( Assietta ») yerso le Madonie per difendere la cuspide nord-orientale della Sicilia il cui estremo è Messina. In verità tale decisione era stata presa fin dal 12, però fu dovuta sospen~ere per l'intervento del Comando Supremo che riteneva ancora probabHe un altro sbarco sulla costa occidentale (Trapani-Marsala). Nella cuspide sud-orientale lo sbarco nemico si era affermato e sviluppato subito come abbiamo visto. La valorosa resistenza della 206·' divisione costiera - comandata dal Generale D'Havet Achille - era stata rapidamente infranta e soffocata: essa doveva difendere un settore di ben 132 km. Le forze formidabili del nemico ne ebbero ben presto il soprav879 -


L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

vento (1). Per altro le nostre riserve mobili insufficienti e sparpagliate nella zona Vizzini-Palazzolo non poterono esercitare pronta ed efficace azione. Già il 12 il nemico attestava sulla fronte Avola-Ragusa-Vittoria e si congiungeva con le truppe sbarcate a Siracusa da una parte e con quelle sbarcate a Gela dall'altra. Il 16 queste truppe erano a Vizzini e minacciavano anch'esse la piana di Catania. In questa cuspide si erano sacrificate gran parte delle truppe della « Napoli » che non poterono far massa in nessun punto. 9. - Lo sbarco nemico, dalle coste sud-orientali della Sicilia, era stato esteso alle coste centro-orientali verso Licata, nel settore Torre di Gaffe-Punta delle due Rocche, dove il nemico comparve alle prime ore del giorno 10, investendo il territorio del XII C.A.

L'attacco fr-antumava lo schieramento difensivo con azione dal mare fin dalle prime ore; le batterie, battute da unità navali fuori gittata e perciò indisturbate, subivano gravi perdite in personale e materiale. Dopo tre ore dall'inizio dell'azione metà dei pezzi delle batterie di Capo Soprano è inefficiente per la azione distruttiva del nemico. Cade ferito il comandante del XXI gr. costiero del 6" Raggr. Art. (della XVIII Br. cost.). Si distingue per azione efficace su unità da sbarco nemiche, la sia btr. di Montelungo (76/32), una delle btr. meglio addestrate dello schieramento costiero: al pomeriggio del 10 luglio la btr. spara ancora con fronte rovesciato (per infiltrazione nella zona di numerosi elementi nemici) con un solo pezzo rimasto efficiente. Il 70 % del personale, ufficiali e truppa, cade sui pezzi. Le batterie ia e 2· del CCIX gruppo da 100/ 22 del 6~ Raggrupp. costiero schierate a Poggiolungo subiscono anch'esse gravi perdite per il tiro navale avversario; la 3• schierata in (1 ) Il Bollettino N. 1143 del 13 luglio 1943 diceva fra l'altro: « Per la magnifica difesa delle posizioni ad. essa affidate, merita l'onore di speciale citazione la 206' Divisione costiera, comandata dal Generale Achille D'Havet ».

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OPERAZIONI

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posizione arretrata (Monte S. Nicola) fa saltare i pezzi solo dopo accerchiata dal nemico, al terzo giorno di azione. All'alba dell'll entravano in azione da parte nostra le riserve accorse durante il giorno precedente e nella notte: · essenzialmente da Canicattì-Favara-Agrigento contro Palma di Montechiaro e Campobello, due battaglioni bersaglieri, un gruppo semoventi da 90/ 53 (1), una batteria da 100/ 22, due compagnie motociclisti e motomitraglieri. A Palma di Montechiaro il nemico fu arrestato e costretto a ripiegare verso Licata; così pure fu battuto a Campobello e respinto fino a Favarotta. L'afflusso però di nuove forze nemiche e il formidabile appoggio che il nemico riceveva dall'aviazione e dalle artiglierie navali ci fecero perdere nel pomeriggio le posizioni raggiunte. La 2· Batt. del CCXXIII Gr. da 100/ 22 (207"' Div. cost.) schierata poco a ovest di Palma, alle ore 14.1 5 è circondata e perde 3 pezzi. Il quarto pezzo è avviato a occidente dì Naro. Questa batteria era già stata presa sotto il fuoco degli aerei nemici e aveva avuto numerose perdite. Palma di Montechiaro fu definitivamente perduta. Il Comando della 207' Div'. Costiera ordinava la difesa sul fiume Naro e il nemico a sera era contenuto sulla linea Fiume Naro-Campobello. Ma Agrigento e Canicattì erano minacciate. Agrigento schiudeva la via della parte occidentale dell'isola (ag~ giramento di tutto il nostro schieramento difensivo TrapaniMarsala) e di Palermo, e Canicattì (per Caltanissetta) quella della parte centro-orientale. Su Canicattì vennero avviate (prelevandoli dalle forze occidentali, XII C.A.): - un battaglione dell'« Assietta >> e uno della « Aosta )); - due gruppi d'artiglieria; - un gruppo controcarro da 90/ 53; - una compagnia controcarri; (1) E' il 161° Gr. del 100 Raggrupp. controcarro da 90/ 53 S . che fin dalla sera del 10 luglio si schiera poco a nord di Gampobello passando alle dipen· denze della 207' Div. Costiera.

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFES A DELLA SICILIA

il gruppo germani,co Keaspel, dislocato a Serradifalco. Su Agrigento: - un battaglione CC. NN.; - il XXII gruppo da 105/ 28 del 12° Raggr. G.a.F.; - reparti minori.

La Divisione << Assietta >J intanto per parare alla minaccia su Palermo, veniva avviata - per via ordinaria - nella zona Chiusa-Palazzo Adriano-Prizzi-Lercara. Tutto il 12 e tutto il 13 si conibattè con alterne vicende sulla fronte fiume Naro - abitato di Naro - Campobello. Sulle alture di riva sinistra del Naro, ove fin dalla sera dell'll il nemico attestava, agivano il XXII e il XXXV G.a.F. + batterie da 149/ 35. Il fuoco dei detti Gruppi colpiva e costring:eva una colonna di camionette nemiche a ripiegare. Il 12 la 2' btr. del XXII Gr. ha perduto un pezzo; un solo pezzo resta ad un'altra btr. del CCXXIII Gr. pur esso in azione sul Naro. Alle ore 17.45 la btr. e.a. Glena ha avuto i _4 pezzi smontati. Di tre btr. e.a. una sola resta efficiente. Il nemico scagliava ben tre divisioni verso Agrigento e Canicattì; il 13 premeva fortemente su Canicattì - e con uno sbarco a Siculiana Marina (respinto) minacciava Agrigento. La 3.. btr. del XXII Gruppo alla stretta a nord di Canicattì è circondata e perduta. Nei giorni 14 e 15 le divisioni nemiche che attaccavano erano salite a cinque. Le btr. del CLX Gr.- del 12" Raggrupp. G.a.F.: 485"' e 487" da 149/ 35 e quelle del CL da 105/ 27, schierate in zona Monserrato, sparano ininterrottamente, malgrado siano sottoposte a intensi bombardamenti e mitr-agliamenti da parte del nemico. Il brillante comportamento di queste batterie e delle btr. 33P, 151\ 158\ 159" schierate nella zona di Cozzo Mosè viene meritatamente messo in rilievo dal comandante del Raggruppamento. Il CLX Gruppo si comporta in modo magnifico. La sera del 14 il magg. Veratti comandante del XXII Gr. 105/ 28 (12° Raggr. G.a.F.) è gravemente ferito. Il suo gruppo, nella zona di Canicattì, è circondato e sopraffatto. Fermate verso Agrigento, le Divisioni nemiche però avan-

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OPE R AZIONI

zano verso Serradifalco e San Cataldo. Il giorno 16 la lotta per Agrigento diventò più aspra e serrata. Si combattè fino a sera. Ancora il giorno 16 luglio il comandante del 12° Raggrupp. G.a.F . Col. Ravajoli (ore 8.30) comunicava: « XXXV Gr. G.a.F. (zona Agrigento) ha efficienti una delle batterie di Cozzo Mosè e la 331" da 75/ 27 che è in azione e che nella notte ha costretto a invertire la rotta alcune imbarcazioni che si erano avvicinate alla costa davanti San Leone. CLX Gr. 149/ 35 è duramente provato e si comporta benissimo. E' al comando del T. Col. Timò. Le nostre batterie e quelle della Milmart di Agrigento e di Porto Empedocle sono . ininterrottamente bombardate da navi e da aerei e dalle artiglierie terrestri schierate oltre Naro ». Alle ore 20 la difesa di Agrigento completamente circondata è sopraffatta. Agrigento fu perduta al settimo giorno dallo sbarco. Un gruppo mobile costituito da una ardimentosa colonna di bersaglieri, tentò ancora, ma invano, di riprendere Agrigento. A seguito della caduta di Agrig~mto il nemico aveva aperte le strade verso Nord di Casteltermini-Lercara, e di RaffadaliPrizzi. Aveva inoltre ap·e rte le strade per Ribera-Chiusa Sclafani e per Sciacca - Portella Misilbesi. La linea difensiva si doveva portare su Siculiana-Raffadali-Passo Funnuto (sul fiume Platani). 10. - Il contenimento del nemico veniva affidato alla difesa di Lercara-Roccapalumba con la difesa avanzata di Passo Funnuto; e alla difesa di Prizzi, di Raffadali e di Portella Misilbesi. Era inoltre in atto una difesa avanzata a Siculiana. La Divisione « Assietta. » si era schierata nella zona Chiusa Sclafani-Prizzi-Lercara-Roccapalumba. La difesa avanzata di P asso Funnuto era in tale situazione di grande importanza. P asso Funnuto è sul fiume Platani presso a poco alla confluenza col Belice. Furono Le batterie del CXXII Gruppo del 12° Regg. Art. di C.A. che qui si distinsero. Esse tennero fermo per diversi giorni tanto a Passo Funnuto quanto a Acquaviva. Quando la loro resistenza non fu più possibile, -

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·L 'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA D ELLA SICILIA

la fronte di Casteltermini cedette. E ciò avvenne il 18 luglio, in seguito ad attacco di forze enormemente superiori. Colpi di artiglieria e di mitragliatrici nemiche, fra l'altro, provocarono l'incendio delle ristoppie nei campi assolati e disseminati di covoni. Questo fatto determinò l'accensione delle cariche dei pezzi in posizione. La difesa fu rinforzata nella stazione di Acquaviva-Casteltermini, ma il fronte difensivo era spezzato. Passo Funnuto fu di nuovo ripresq e riperduto il 20 da un Raggr. mobile (Col. Ricci). Lo stesso giorno 20 il Raggruppamento Celere germanico « Schreiber )) doveva abbandonare Passo Recattivo e ripiegare su Alimena. Con questo Raggr. operavano i gruppi 161 ° e 163° del 10° Raggr. controcarro da 90/ 53. Il bel comportamento di questi gruppi fu oggetto della seguente comunicazione del gen. Schreiber, che riportiamo integralmente : cc Alimena

19 luglio 1943 - ore 19.30

Dal Comando Raggruppamento Generale Schreiber al Comando Divisione Fanteria « Aosta >> cc Prego trasmettere al Comando XII Corpo d'Armata seguente comunicazione: « Nel bombardamento eseguito. su Portella Recattivo dalla artiglieria nemica durante tutta la giornata di oggi gli ultimi quattro pezzi del 161° Gruppo da 90/ 53 semovente sono stati colpiti e messi fuori causa. « Il 163° Gruppo da 90/ 53 è rimasto con due pezzi. « Numerose sono le perdite dei due gruppi suddetti, sempre impegnati come controcarro nelle numerose azioni svolte dalle truppe ai miei ordini dal 10 corr. ad oggi, in prima linea con i fanti. « Propongo che i gruppi stessi vengano citati nel_ bollettino del Comando Supremo. F. to Generale Schreiber >)

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OPERAZIONI

Il 18 gli americani erano anche a Caltanissetta. Essi potevano con tutta la 7"' A. puntare verso nord, poichè anche Petralia era stata raggiunta, e tendere ormai alla costa settent rionale. Tagliata così a metà l'isola potevano rastrellare l'intera parte occidentale. Questa operazione fu iniziata il 19. Un reggimento americano mosse da Agrigento verso nord-ovest e non incontrò altra resistenza che a Portella Misilbesi: quadrivio provenienze da Sciacca, da Menfi, da Santa Margherita Belice e da San Luca di Sicilia. Qui erano rimaste isolate la 2a· btr. del CCXVIII Gr. da 100/ 22 e una batteria del IV/ 25° artiglieria << Assietta i>. Queste batterie si costituirono in caposaldo. Affrontate dal nemico il mattino del 21 luglio, si difesero valorosamente coi pezzi fino a distanza di qualche centinaio di metri e con le mitragliatrici fino all'ultima cartuccia. Dopo alcune ore di combattimento furono sopraffatte.

Il 20 fu occupata Enna dagli americani (insieme con i canadesi e questi ultimi entrarono anche a Sciacca). Il favorevole sviluppo delle operazioni da questa parte indusse il giorno 20 il comando alleato a forzare i tempi per raggiungere la costa settentrionale e sviluppare subito una minaccia lungo la strada costiera e la strada Petralia-Nicosia-Cesarò. Così le operazioni a nord dell'Etna venivano affidate agli americani, cui intanto fu ordinato di occupare al più presto possibile il Porto di Palermo.

11. - Riteniamo opportuno a questa data - 20 luglio fare il punto della situazione. La situazione generale (che è per altro ancora statica sul fronte dell'8.. Armata britannica) è schematicamente delineata da questo fonogramma del gen. Zingales comandante del XII Corpo d'Armata. -

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• L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA S I CILIA

20 luglio 1943 - XXI. Al Comando Forze Armate della Sicilia n. 1/ 9902 Op. « Situazione ore 6 del giorno 20. «

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11 Durante la n otte sono continuati combattimenti n ella zona di B ivona e d i Casteltermi n i ove nostre arti glierie hanno respinto un attacco e distrutto dei carri armati; nella zona di Passo Recattivo sono avvenute delle infiltrazioni da S. Caterina ver so stazione di Villalba . Ritengo che nella gi ornata si svilupperà un forte attacco nemi co sulla fronte Sciacca-Chiusa Sclafani-B ivona-Casteltermini. « Le artiglierie sono preparate a ricevere, ma non tutte hanno granate per/oranti e le interruzioni eseguite sono state fatte con mezzi di circostanza per deficienza di esplosivo e pertanto non possono costituire quell'ostacolo che sarebbe stato necessario. << Da questamane i l Comando funziona a M istretta; a Corleone est rimasto Comando divisione" Assietta ". Generale Marciani col Comando di fesa cost iera del Corpo d' Armata est PaleNno. F.to Generale Zi ngales » .

La situazione delle artiglierie è la seguen te: Comando Artiglieria del XII Corpo d'Armata

Situazione artiglierie divisionali e di Corpo d 'Armata al mattino del giorno 20 luglio 1943: 25° Artiglieria 11 Assietta " : I gruppo 100/ 17 d ifesa Porto di Palermo; II » 75/ 27 Prizzi; III » 75/ 27 una batteria a Portella S. Francesco (Lercara); due batterie a Cerda ; IV gruppo 75/ 13 Chiusa Sclafani; -

220 Artiglieria 11 Aosta » : I gruppo 75/ 27 in marcia da Partinico verso San Fratello Acquadolci; II gruppo 75/ 27 Nicosia; III 1> 75/ 18-34 Petralia ; IV » 75/ 13 da Alcamo a Cerda (in marcia) ; -

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OPERAZIONI

-- 12° Raggruppamento Artiglieria C.A.: XXI gruppo 105/ 28: due batterie a Nicosia; una batteria a Petralia; XLVIII gruppo 105/ 28: una batteria si sposterà stasera da Lercara e da Caltavuturo; una batteria a Stazione Vallelunga; una batteria a Stazione Villalba; CXXI gruppo 149/ 13: una batteria a Caltavuturo; una batteria a Petralia; una batteria a Alia; CXXII gruppo 149/ 13 (non si hanno notizie). Artiglierie di rinforzo: - CLI gruppo da 149/ 1~ du batterie a Petralia; una batteria a Nicosia; - CLVII gruppo da 149/ 19 Cerda; - CCXXX gruppo da 75/ 27 col gruppo Schreiber; - XIX gruppo da 105/ 28 col gruppo Schreiber; - VIII gruppo c. a. 75/ 27 C.K. Prizzi; XVI gruppo c. a. 75/ 27 C.K. - Roccapalumba; - una batteria da 75/ 46 - con la Divisione « Aosta »; - 4 btr. semoventi da 75/ 18 - Cerda; - CX gruppo da 75/ 27 T.M. (non si hanno notizie). Ma alla fine della giornata del 20: - l'avversario attacca Acquaviva e Casteltermini e prosegue in direzione di Lercara il cui. presidio, ridotto di forze, non può opporre molta resistenza. Si determina così l'isolamento dei presidi di Prizzi - Chiusa Sclafani - Portella Misilbesi. · Per quanto riguarda l'artiglieria venivano perduti: - l'VIII gr. c. a.' da 75/ 27 C.K. a Prizzi; - il XVI gruppo c. a. da 75/ 27 C.K. a Roccapalumba; - il IV gruppo da 75/ 13 del 25° « Assietta )> rimasto a Chiusa Sclafani; -

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il II gruppo da 75/ 27 del 25° « Assietta

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rimasto a.

Prizzi; il I gruppo da 100/ 17 del 25° « Assietta » rimasto a difesa del porto di Palermo; - il III gruppo da 75/ 18-34 del 22° Art. (perduto per bombardamento aereo alla stazione di Alcamo).

12. - Il 18 luglio, mentre erano in atto queste disposizioni ed i gruppi mobili combattevano tenacemente contro il nemico

che da Agrigento tentava procedere verso nord-ov,e st, a causa del progredire dell'invasione verso la piana di Catania e verso l'importante nodo stradale di Caltanissetta-Enna-Santa Caterina, il Comando dell'Armata ordinava che le due Divisioni « Aosta >> ed « Assietta >> e tutte le forze mobili disponibili, accelerassero il loro movimento verso la zona delle Madonie e delle Caronie sulla linea: Nicosia-Petralia-Caltavuturo-Stazione di Cerda, a difesa della pa_rte nord-orientale dell'Isola (1). Solamente per la Divisione « Aosta>> era ordinato il trasporto in ferrovia. Le divisioni costiere dovevano resistere sul posto ed il co-. mando di esse doveva essere assunto dal generale più anziano (Generale Marciani), che si dislocava a Palermo. Non importava se non si riusciva a ritardare di qualche giorno la caduta di Palermo pur di costituire al più presto la nuova linea. Poichè nell'interno dell'isola mancava purtroppo ogni apprestamento difensivo di qualsiasi specie, comprese le interruzioni (mezzo tanto necessario nel territorio montano della Sicilia per guadagnar tempo) non rimaneva che affidare al valore delle truppe la protezione della importante e difficile manovra ordinata dal Comando di Armata. L~<< Assietta » con le truppe mobili schierate da Chiusa Sclafani. a Stazione Villalba doveva proteggere il movimento verso est dell'« Aosta », che doveva portarsi tutta a Nicosia (120 km. di via ferroviaria e 146 km. con mille metri di dislivello, per via ordinaria). (1) La decisione era sta,ta presa, come abbiamo visto, il 15 luglio.

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OP ERAZIO NI

A sua volta l '« Assietta ii proteggendosi con il raggruppamento mobile e con aliquote delle sue stesse truppe, doveva raggiungere ia zona di Cerda (da 80 a 100 km. di via ordinaria). · Il trasferimento si effettuò in condizioni difficili sia per mancanza di mezzi di trasporto sia per l'offesa aerea nemica che di giorno e di notte controllava e mitragliava tutti i movimenti. Più che con i mezzi, con la forza di volontà, questo movimento era compiuto il mattino del giorno 22 luglio. Interruzioni ferroviarie e bombardamenti ai treni obbligarono a spostare per via ordinaria a nche aliquote della divisione ,, Aosta ». Con lo spostamento delle due divisioni verso oriente rimanevano schierate nella parte estrema occidentale le sole divisioni eostiere e la piazza marittima di Trapani, e, nella parte settentrionale, la difesa del Porto di Palermo. Il Comando di dette truppe venne assunto dal generale Marciani comandante della 208a Div. Cast. Mentre si iniziavano i tra&ferimenti il nemico attacèava fortemente il giorno 18 Casteltermini, Raffadali e if caposaldo di Siculiana. Aumentò pure la pressione su Passo Funnuto, il cui presidio, minacciato di avvolgimento, ripiegò alla stazione di Acquaviva-Casteltermini. Le poche forze schierate resistettero valorosamente sì che l'azione potè protrarsi fino a tutto il giorno 20 nonostante attaccassero nella zona ben 4 divisioni: di esse una era corazzata· e disponeva di .almeno 200 carri. Il 19 luglio la pressione delle forze nemiche si accentuava verso Sciacca e, per Ribera, verso Burgid. Non avendo altra possibilità di alleggerire tale pressione, che minacciava di compromettere la difficile conversione in atto lungo la fronte ed in presenza del nemico, fu ordinato al col. Ricci, comandante di un Raggruppamento mobile, dj tentare la riconquista di Passo Funnuto. L'azione in 9rincipio riuscì; il passo venne riconquistato e l'avversario arrestò le colonne in marcia sugli altri itinerari; ma intervenute nuove e notevoli forze nemiche il passo fu dai nostri definitivamente perduto. -

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Il 20 luglio, come abbiamo visto, il Raggruppamento « Schreiber )) dovette, a sua volta, abbandonare Passo Recatti vo: era aperta così la via su P alermo per Vallelunga-Roccapalumba. Fu ordinato allora al Raggruppamento « Schreiber » di riconquistare Passo Recattivo con il concorso di forze mobili che nella notte avevano ripiegato su Valledolmo, ma queste, attaccate da forze preponderanti, erano costrette a ripiegare su Caltavuturo dopo una giornata di lotta che distruggeva uomini e materiali, riducendo le unità ad un residuo di pochi uomini ed un pezzo. Frattanto le truppe dell'« Aosta >> ed i gruppi di Corpo d'Armata affluivano per via ordinaria nelle posizioni prescelte dall'Armata. Veniva così imbastita l'occupazione della fronte Cerd a-Calta vuturo-Petralia-Nicosia. I combattimenti avvenuti e la minaccia di due forti colonne motocorazzate avversarie rilevate anche dall'aviazione, in direzione di Sciacca e di Chiusa Sclafani, facevano prevedere che sulle forze di Portella Misilbesi e di Chiusa Sclafani non si potesse fare più alcun conto. Nel pomeriggio l'avversario attacca Acquaviva-Casteltermini e, superando la resistenza delle nostre forze mobili, prosegue in direzione Lercara, il cui presidio - già notevolmente alleggerito (1 btg. del 29° ftr. durante la notte precedente era già stato trasferito a Cerda) - non potè opporre molta resistenza. Si determinava così la rottura del fronte con la perdita dei presidi di P rizzi, Chiusa Sclafani, Portella Misilbesi. Solo il Comando ed un btg. del 300 Regg. Fanteria dislocati a Roccapalumba, riescono a raggiungere indisturbati la stazione di Cerda, seguendo la strada ferrata. Riassumendo, per gli ordini tempestivamente emanati, la conversione effettuata in presenza del nemico e sotto la sua pressione frontale, potè dirsi riuscita, avendo perduto l'« Aosta » solamente un btg. di ftr. dislocato a Portella Misilbesi e un gruppo d'artiglieria (III) bombardato alla stazione di Alcamo diramazione. Le perdite dell'« Assietta >) consistevano in un btg. del -

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29° ed un gruppo d'artìglieria rimasto a Chiusa Sclafani, un gruppo d'artiglieria rimasto a Prizzi ed un gruppo lasciato al fronte a terra di Palermo (da non considerarsi tra le perdite della conversione, in quanto assegnato a rinforzo della difesa di Palermo). Così sulla fronte di Nicosia-Petralia-Caltavuturo-GerdaStazione di Cerda, il mattino del 21 erano schierate le due divisioni « Aosta » ed << Assietta >> con 4 gruppi d'artiglieria di Corpo d'Armata. 13. - La sera del 21 luglio il Comando Armata ordina di orientarsi all'abbandono delle Madonie (a causa della deficienza di forze) ed alla organizzazione della difesa sulla fronte di Santo Stefano di Camastra-Nicosia ed all'imbastitura della linea Santa Agata di Militello-Cesarò, mantenendo soltanto temporaneamente le posizioni di Collesano e Petralia. Il Comando del XII C.A. viene incaricato della difesa costiera sino a C. Tindari. Durante la giornata del 21, l'avversario esercita forte pressione in direzione di Alimena che viene attaccata anche con carri armati; il presidio opponendo successive resistenze, ripiega su Petralia. Contemporaneamente altro attacco sostenuto da artiglierie si sferra in direzione òi Caltavuturo. Anche ad Alia l'avversario riusciva a vincere la resistenza opposta da una cp. fucilieri e da una batteria da 149/ 19 e procedeva verso nord, con mezzi mecqmizzati sostenuti da artiglieria. Le vie di penetrazione alle posizioni di Petralia, Cerda, Stazione di Cerda non hanno migliore difesa che le interruzioni predisposte nella notte precedente e attuate durante la stessa giornata che riescono a contenere l'avanzata avversaria. Il comandante della divisione « Aosta » più volte afferma nella giornata che il presidio di Petralia non è in grado di resistere oltre l'imbrunire. La situazione determinatasì in seguìto alla pressione esercitata dal nemico è tale da compromettere la riuscita della conversione da Nicosia-Stazione Cerda, a Nicosia-S. Stefano di -

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Camastra perchè da Petralia l'avversario può puntare su Castelbuono e su S. Ambrogio tagliando fuori il presidio di Caltavuturo, Cerda e Stazione di Cerda. Inoltre la situazione è aggravata dalla debolezza delle posizioni nel tratto di CaltavuturoStazione di Cerda. Si dispose pertanto senz'altro per l'arretramento sulle nuove posizioni. Il movimento presentava gravi difficoltà per l'assottigliarsi del numero degli automezzi in seguito alla diuturna offesa aerea dell'avversario, mentre i reparti appiedati dovevano compiere tappe di circa 60 km. e per il presidio di Caltavuturo di circa 100 km. Lo sforzo che si richiese specialmente alla Divisione u Assietta » fu grande, nè è da trascurarsi quello del presidio di Petralia che ebbe ordine di riunirsi alla propria divisione ( (( Aosta ») in Nicosia e che dovette compiere un percorso di circa km. 40 su itinerario ove non era possibile escludere che avvenissero infiltrazioni avversarie. Contemporaneamente fu ordinato alla Legione CC. NN. « Aosta », sbarcata in ferrovia a S. Stefano di Camastra, di occupare con un btg. Mistretta distaccando una cp. al Colle Contrasto, un'altra a Canneto con occupazione avanzata a Castel di Lucia. L'altro btg. doveva schierarsi a difesa del nodo di S. Stefano di Camastra. Il movimento venne tutto compiuto nella notte sul 22, sicchè all'alba del 22 la manovra poteva dirsi ultimata. Nicosia era così presidiata dalla divisione « Aosta i,. S. Stefano di Camastra era presidiata dal 29° ftr., mentre il 30°, che pure aveva bisogno di essere ricostituito, raggiungevà S . .<\gata Militello per imbastirvi una difesa. ·Il movimento avvertito dal nemico è da questi ritenuto effettuato da due divisioni motorizzate. Il rallentamento dell'avanzata avversaria dovuto alle interruzioni operate, consente l'afflusso di elementi via via più consistenti della 15.. Divisione germanica che prendono contatto col nemico e ne ritardano anch'essi sempre più efficacemente il movimento. -

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Le giornate successive sono dedicate al riordinamento dei reparti ed alla organizzazione della sistemazione difensiva. Sulle posizioni di S. Agata Militello viene costituito uno sbarramento al ponte sul Torrente Furiano affidato al comando del primo btg. del 30° ftr. e ad un gruppo da 149/ 19. Affluiscono intanto elementi della 29' Divisione germanica che in parte presidiano S. Stefano di eamastra e in parte si dislocano in difesa costiera. Vengono presi accordi con i comandi germani-ci affinchè tutte le forze presenti sia italiane che tedesche concorrano all'organizzazione difensiva delle posizioni.

14. - Nel complesso, nella parte nord-occidentale dell'isola, fino al 18 luglio, nessuna azione tattica aveva impegnato i reparti schierati fronte a mare (salvo per la 207~ Div. costiera). Le poche unità peraltro, che avessero qualche possibilità di movimento, erano state assorbite dal XII e.A. e inviate verso il centro dell'isola e quindi verso la parte sud-orientale ed orientale. Il 18 luglio, poichè il XII e .A. si contraeva e si spostava verso le Madonie, il comandante della 208" Divisione costiera - Gen. Marciani - riceveva l'ordine di trasfersi a Palermo e di: - costituirvi ed assumere, il comando della difesa costiera del XII e.A., con giurisdizione su (nell'ordine da sud a nord):

207" Div. costiera;

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202"

))

))

230"

))

))

(costituita da pochi giorni);

Piazza Marittima di Trapani; 208" Div. costiera; Difesa Porto di Palermo; 136° Regg. Fant. costiera (autonomo).

Compito : invariato, cioè resistenza ad oltranza contro ogni tentativo di sbarco. -

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Però: - la 207" Div. costiera era già stata travolta fin dal giorno 16; - non vi era alcuna disponibilità di truppa di riserva; - era impossibile mutare le sorti della difesa per l'assoluta mancanza di mezzi di collegamento e di mezzi di trasporto anche limitatamente ai materiali più pesanti e più urgenti. Eppure il 18 luglio stesso, fu provveduto a recuperare il 539° btg. costiero che si trovava a Calatafimi senza impiego, e due batterie da 100/ 22 ippomobili del CCXVIII Gruppo, anche esse dislocate nella zona di Calatafimi, e avviarle verso Palermo per rinforzarne la difesa del fronte a terra: per accelerare il movimento, poichè notizie segnalavano l'avanzata del nemico verso nord con l'evidente scopo di puntare su Palermo e Termini ImE;rese, e tagliare così in due l 'isola, nel pomeriggio del 19, furono disperatamente raccolti in Palermo.i pochi autocarri che fu ancora possibile raèimolare, una diecina di autobus civili, qualche automezzo da piazza, e inviati per autotrasportare le truppe. Così esse giunsero (P e 2" cp. del 359" btg) il 20 luglio al caposaldo costituito fra Villabate e Misilmeri. Successivamente giunsero anche - in parte e disorganizzate per armi ed ·elementi perduti - la 3a e la 4" compagnia. Una batteria da 100/ 22 riuscì ad arrivare il 21 a Portella del mare. Il 19 luglio cominciò ad essere travolta la 202a Div. costiera. Ormai non era che da attendersi l'attacco del fronte a terra di Palermo. La 208a Divisione spostò una batteria da 100/ 22 per metterla in grado di battere la strada S. Cipirrello-Partinico, stabilì osservatorì e collegamenti per battere con una batteria da 149/ 35 e una da 105/ 28 la conca fra Alcamo e Partinico; mentre a Trapani e a Palermo si cercò come si potè di rafforzare il fronte a terra. Il 20 luglio la situazione appariva aggravata: la marcia del nemico verso la costa settentrionale non risultava nè rallentata nè contrastata da forze efficienti. Il 21 luglio a sera risultava che elementi nemici avevano occupato il comando della -

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208° Divisione costiera in Alcamo. Da Alcamo il nemico si era portato a Partinico nelle stessa giornata, contrastato vivacemente dalla batteria da 100/ 22 della 208a Divisione, sola nel sacrificio tanto più eroico quanto oscuro nel sommergimento totale di ogni elemento della difesa . .Il 22 luglio il nemico prese contatto con elementi del fronte a terra della Difesa di Palermo, a Portella della Paglia. Qui erano schierati 1'825° btg. F . autonomo, un gruppo di artiglieria divisionale, tre compagnie autonome di fanteria e varì pezzi isolati d'artiglieria in postazione controcarri. L'attacco principale degli americani (una intera divisione corazzata) si sferrò alle 9.30. Il fronte resistette fino alle ore 18, fermando prima e ritardando insino all'ultimo l'avanzata americana. Difesa esercitata nella più assoluta mancanza di mezzi: nessun collegamento rimasto efficiente, nessuna speranza di rincalzi, nessun rifornimento di munizioni. Alle ore 19.25 carri armati americani entravano in Palermo. 15. - Con la effettuata manovra del ripiegamento delle unità dislocate ad occidente, verso le Madonie e poi ancora verso le Caronie a difesa contratta della cuspide nord-orientale dell'isola, e con l'arresto sul Simeto delle truppe del gen. Montgomery, comincia una nuova fase operativa. Alla sua destra CXIII Corpo) il. Gen. Montgomery sviluppava l 'attacco verso Catania che sperava di occupare il giorno 16, mentre alla sua sinistra egli intendeva spiegare in un ampio movimento aggirante i canadesi attraverso Caltagirone ed .Enna per cadere dietro alle forze dell'Asse a nord dell'Etna. Il confine ora fra l'Armata americana (7") e quella inglese (8") correva sulla strada di Vizzini, Caltagirone, Piazza Armerina, Enna, quindi si spingeva fino alla costa settentrionale ad occidente di Santo stefano che ormai era obiettivo finale del XXX C.A. americano. L'attacco dell'8a Armata sulla destra era cominciato la notte del 13 allorchè venne lanciata la prima brigata paraca-

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dutisti per occupare il Ponte di Primo Sole sul fiume Simeto all'estremità meridionale della piana di Catania. Si intendeva creare una testa di ponte sul fiume per avanzare su Catania. Il ponte fu occupato ma venne fatto oggetto di accaniti cont rattacchi delle truppe dell'Asse e solo il 17 gli inglesi poterono consolidarvi una esigua testa di ponte. In sostanza gli inglesi erano fermati sulla linea del Simeto. Ma al centro realizzavano costanti per quanto lenti progressi. Vizzini fu presa il 14 dagli americani che però vi incontrarono accanita resistenza. Solo allora i canadesi a loro volta poterono occupare Grammichele e Caltagirone (il 15) e Piazza Armerina il 16. Loro obiettivo era Enna, centro dell'isola e punto d'incontro di una rete di strade principali. Intanto gli americani si espandevano vers.o ovest, oltre Canicattì. Il 16 luglio il comandante delle forze di sbarco precisava all'8• Armata tre direttrici di marcia: una verso nord attraverso Catania; un'altra da Leonforte ad Adrano· per tagliare le comunicazioni da questa parte dell'Etna, e una terza per Nicosia-Troina-Randazzo onde rastrellare le pendici settentrionali dell'Etna. Ma soprattutto urgeva al comando nemico la conquista dei contrafforti meridionali dell'Etna per il dominio che hanno sulla pianura sottostante e per a vere la conseguente .disponibilità degli aeroporti di Gerbini e, una volta occupata Catania, del porto di Catania. L'8" Armata specialmente alla sua destra non riusciva ad avanzare; aumentò lo sforzo per occupare il rettangolo di strade centrali attorno ad Enna e tagliare la strada est-ovest a Petralia. (Nello stesso tempo cercava di risolvere la partita impegnata per Agrigento e Porto Empedocle). Montgomery ripetè i suoi tentativi partendo dalla testa di ponte sul Simeto specialmente nella notte fra il 17 ed il 18 luglio, ma il 19 dovette decidere di non persistere su questo attacco sulla destra ma di aumentare la pressione alla sua sinistra. E attaccò in direzione di Misterbianco. Anche quest'attacco si scontrò con dura resistenza. I combattimenti proseguirono fino al 20: il 20 il fiume Dittaino venne superato a Sferro dai Cana-

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desi i quali avanzarono sugli aeroporti di Gerbini, ma il 21 fùrono respinti. Allora essi ebbero ordine di avanzare in direzione. di Leonforte e quindi piegare ad ~st in direzione di Adrano. Al 25 luglio la sit uazione generale è la seguente: truppe inglesi ferme davanti Catania - XIV C.A. Tedesco occupa il fronte: 3 km. a sud-ovest di Raisigelbi (est di Cefalù) - S. Mauro Castelverde - Monte Cavolino - Serracanale (a sud di Nicosia) - 2 km. a sud di Agira - 2 km. a est di Regalbuto. Risultava che il nemico si era fermato sulla linea di Catania per esercitare lo sforzo principale con la sua sinistra. La Divisione « Assietta » occupa il fronte S. Stefano dì Camastra - Mistretta. 16. - Battaglia di Nicosia. Mentre retroguardie corazzate tedesche rallentavano il movimento nemico da Leonforte a Gangi, convergeva su Nicosia la Divisione « Aosta» che, in base agli ordini ricevuti, ne organizzava a caposaldo la posizione. Le artiglierie si schierarono per agire contro tutte le provenienze. ~raticamente però questo schieramento risultava arretrato rispetto a quello della 15&Divisione corazzata tedesca, che occupava inizialmente la linea: q. 1050 M. Zimara - Leonforte - Agira. Il giorno 24 i tedeschi assumevano di fatto in quel settore la direzione della battaglia difensiva, anche per quanto si riferiva all'impiego delle artiglierie. Fin dal 22 luglio era stato deciso da parte italo-tedesca la costituzione di due linee difensive: - la prima, Santo Stefano di Camastra-Nicosia; - la seconda, Sant'Agata di Militello-Cesarò. Fra le due linee, due masse di artiglieria, una verso Santo Stefano di C. , l'altra verso Nicosia. La massa di Nicosia era alle dipendenze del Col. Battaglini comandante dell'Artiglieria div. «Aosta>>; la massa di Santo Stefano era alle dipendenze del Col. Properzi comandante del1'Artiglieria div. << Assietta >>. 897 -


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La massa di 'artiglieria di Santo Stefano cooperava con le artiglierie germaniche (col. Polack) della 29" Div. Il col. Polack risiedeva col colonnello Properzi a Militello di Rosmarino presso il comando della Divisione « Assietta ». Anche questa massa, a sua volta, er:-a, ripartita in due blocchi: - blocco Nord (settore 30° F): alle dipendenze del Tenente Colonnello Arpaia, cm.te del LV da 105/32. Erano a lui affiancati i cpt. tedeschi Wedking e Keil : artiglierie italiane : LV da 105/ 32 (3 btr.); CLVII da 149/ 12 (2 btr.); CXXI da_ 149/ 13 (3 btr.); btr. da 149/ 12 del Roccione; -

artiglierie tedesche : 7 batterie;

. - blocco Sud (Settore 29° F) a sud del parallelo di San Fratello: alle dipendenze del Ten. Col. Cenedese, al quale fu affiancato il cpt. germanico Kamara ; artiglierie italiane: 1 btr. da 75/ 13; )) 1 )) 75/ 27 dell'« Aosta »; )) 2 )! 75/ 27 Sottoraggrupp. « Guazzotti »; )) )) 1 )) 75/ 13 )) )) 1 )) 105/ 28 )) ))

artiglierie tedesche: 3 btr., ciascuna di 6 pezzi da 100.

Il 12° Raggr. art. di e.A. e tutti i reparti in fase di riordinamento venivano riuniti dietro la seconda linea, ossia dietro Sant'Agata. · -

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La -massa di artiglie~ia di Nicosia che era essenzialmente costituita dal 22° regg. art. cc Aosta », aveva: -

II/ 22° da 75/ 27; XXI da 105/ 28 del 12° Regg_ art. di C.A.; CLI da 149/ 19; 3" batteria del CXXI da 149/ 13 del 12° regg. art.

di C.A.; - 328"' batteria da 20 e.a.; e agì in stretta collaborazione con i reparti tedeschi che opera vano nel settore e particolarmente col reggimento corazzato « Fullriede J>. · Lo schieramento fu modificato in modo da portare tutte le artiglierie sulle fronti ovest e sud che costituivano le direttrici particolarmente pericolose. Il II/ 22° agì in direzione sud (provenienze da Leonforte) ed entrò in azione quando, caduta Leonforte, colonne motorizzate nemiche puntarono su Nicosia. La sua azione valse ad arrestare una colonna di camionette. Il XXI aveva una batteria cpe agiva verso sud (stessa direzione del II/ 22°) ed una batteria schierata in posizione piuttosto avanzata a Sperlinga contro le provenienze di Gangi. Il CLI gruppo, schierato a nord-ovest dell'abitato, costituiva massa di manovra e poteva agire contro tutte le direzioni. Con i reparti tedeschi · i nostri Comandi di artiglieria attuarono la migliore forma di cooperazione inviando pattuglie o.e. e qualche comando di batteria presso gli stessi osservatori di artig1ieria tedeschi. Sulla base delle richieste provenienti dall'avanti i gruppi e l'intero 22° reggimento concorsero prontamente per arginare e contenere la forte pressione avversaria. Il nemico reagì fortemente con !'-azione di aviazione e di artiglieria e fu necessario cambiare due volte lo schieramento delle artiglierie individuate. I risultati ottenuti furono fra i più lusinghieri ed i tedeschi furono larghi di elogi e di ammirazione, entusiasti del nostro 149/ 19 che aveva fatto tacere due batterie in zona Villadoro ed arrestato il movimento da Gangi verso Sperlinga ed -

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anche del 105/ 28 e del 75/ 27 che avevano fermato le colonne di camionette che scendevano da Leonforte. ~che i prigionieri nemici confermarono l'efficacia dei nostri tiri dimostrando sorpresa per una così forte ed inattesa azione di artiglieria. Una conferma postuma ~a troviamo nelle cc Memorie di guerra » del Maresciallo Kesselring a pagina 174, ed. Garzanti: e< Mi corre qui l'obbligo di constatare che anche alcune unità italiane, inquadrate da reparti tedeschi, si batterono splendidamente >> .

L'ultima settimana di luglio fu caratterizzata da una relativa calma sul fronte dell'8-a Armata e dal trasferimento dello sfÒrzo americano sull'asse della strada costiera settentrionale e della strada che corre parallela ad essa a meridione. L'attività del fronte dell'8a Armata durante questo periodo si limitava àl fianco sinistro dove i canadesi continuavano a guadagnare sia pure lentamente, terreno. Nissoria cadde il 24 ed Agira il 28. Montgomery aveva ora ricevuto nuovi rinforzi (la 78" Divisione): poteva così riprendere gli attacchi e puntare lungo l'asse Catena Nuova-Adrano. Nella notte del 29 la 78• Divisione e la III Brigata canadese entravano a Catena Nuova. Duri combattimenti però si svolgevano ancora sul Dittaino e solo il 1° Agosto· la relativa testa di ponte potè dirsi consolidata. A Centuripe le truppe dell'Asse. sfruttando la posizione fermarono ancora il nemico fino al giorno 3 di agosto. Di fronte ora alla minaccia su Adrano le posizioni a copertura di Catania diventavano insostenibili. La 7• Armata (Americana) si spingeva intanto verso est lungo la strada costiera settentrionale e lungo la parallela di essa che corre sui monti. Il 25 veniva presa Cefalù e quasi contemporaneamente, sui monti, Gangi. I successi ottenuti dal nemico specialmente alle ali con la occupazione di Agira e con i progressi in direzione di Colle del Contrasto indussero l'intero dispositivo a ripiegare verso · Traina-Cesarò. -

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OPERAZIO NI

A Troina attestò il II/ 22°. Gli altri gruppi si portarono invece nella zona nord di Cesarò per schierarsi nel bosco di San· Fratello (tra colle Cerasa e la rotabile di Portella Miraglia). Mentre azioni dì ret roguardia ritardavano l'avanzata nemica, anche il II/ 22° raggiunse Cesarò ed il bosco dì S. Fratello. 17. - L a battaglia di Traina-Cesarò (28 luglio - 7 agosto). La battaglia di Nicosia segnava una bella pagina nella storia del ·22~ reggimento; quella di Troina-Cesarò fu però più dura. La reazione a vìatorìa e di artiglieria nemica mise a dura prova la resistenza degli artiglieri. In tale zona il comando del .22° reggimento fu sino al giorno 7 agosto, data in cui si spostava sul Simeto (strada Cesarò-Randazzo) per coordinare l'azione dell'artiglieria italiana schierata sull'ala sinistra della 15" Divisione tedesca e precisamente: - il I ed il III/ 28° artiglieria Livorno »; - una batteria da 90/ 53 semovente. Il giorno 3 agosto viene assegnato al reggimento il LV gruppo da 105/ 32 comandato dal Tenente col. Arpaia proveniente dal blocco Nord (settore del 30° F). Il gruppo viene subito . schierato nella zona di Poggio Tornitore (ad est di Colle Cerasa) e M. Interleo (3 km. a sud di Portella Miraglia). <(

In un primo tempo lo s-chieramento dei gruppi gravitava verso l'ala destra dello schieramento della Divisione (zona di Colle Cerasa - Mulattiera per Portella Miraglia). Il giorno 6, in conseguenza di successi nemici tra Troina e monte Pelato (caduta di M. Acuto, investimento di Troina) lo schieramento si portava verso M . Interleo allo scopo di battere meglio la zona di Troina e la rotabile Troina-Cesarò. Il CLI gruppo che aveva ormai pochi colpi ed abbisognava di revisione dì materiali, lasciò una batteria in posizione e con le altre due ripiegò al lago di Biviere. Il sistema dì cooperazione rimase quello attuato a Nicosia (coesistenza negli stessi osservatorì di ufficiali e pattuglie italo-tedesche). -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

La reazione nemica fu sempre violentissima. Un pezzo d'a 149/ 19 ed uno da 105/ 28 furono colpiti. Contro una batteria da 105 in poche ore il nemico sparava più di 1000 colpi. Violenti e frequentissimi i bombardamenti aerei. Ragione di depressione fu essenzialmente l'azione aerea nemica che si svolgeva incessante, indisturbata con una padronanza assoluta e con effetti sempre gravi per coloro che dovevano muoversi ed agire. Difficile fu pure il rifornimento di munizioni messo anche in relazione alle ingenti richieste di fuoco da parte dei tedeschi, richieste del resto che erano imposte dalla violenza della azione nemica. Tutti i colpi che erano· in Sicilia furono recuperati, messi insieme e sparati contro il nemico. Si calcola che nella sola battaglia di Cesarò-Traina almeno 15000 colpi furono sparati e quasi tutti di medio calibro. 18. - Le operazioni furono continuate dal 3 agosto alla conquista finale. Caduta Centuripe il XIII Corpo d'Armata britannico cominciò ad avanzare su Catania, mentre la 7• Armata Americana iniziava il sanguinoso attacco su Traina. A Traina infuriarono alcuni fra i più aspri combattimenti della campagna. La disperata difesa di questa posizione da parte delle truppe dell'Asse durò quattro giorni. Analoga disperata difesa si svolgeva nel settore costierò di S. Agata e San Fratello.. Traina fu occupata totalmente il 6 agosto. Fra il 3 ed il 4 agosto Misterbianco e Paternò erano occupati, però resisteva ancora Adrano. Il 5 i nemici entravano finalmente nella martoriata città di Catania, intorno a cui non furono soltanto le truppe tedesche a battersi eroicamente, ma anche le nostre in condizioni sia pure ben diverse: non è possibile citare le unità perchè non più le unità grandi o piccole rimanevano ma i frammenti di esse e le artiglierie con schieramenti e con raggruppamenti di unità improvvisate e frammischiate fuori dei vincoli organici. -

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LE

OPERAZIONI

Il giorno 8 gli americani organizzarono ed effettuarono uno sbarco sulla costa settentrionale dietro S. Agata di Militello e così anche questa località, dopo che le nostre truppe (italiane e tedesche), si erano battute per 6 giorni, cadd~ nelle · mani del nemico. Lo stesso giorno sulla strada meridionale fu occupata Cesarò, non senza aspro combattimento. A nord dell'Etna la resistenza si era incentrata a Randazzo e a Bronte. Queste due cittadine furono l'Ùltimo baluardo. Bronte fu presa 1'8 agosto e solo il 13 Randazzo. I resti delle nostre grandi unità venivano ora trasferiti attraverso lo Stretto di Messina nel continente. L'ultimo tratto dall'Etna a Messina fu conteso aspramente. La zon~ di Messina fu fortemente difesa: il fuoco contraereo per esempio fu definito dai piloti americani altrettanto micidiale che quello della Ruhr. Nella notte del 16 Agosto le truppe di punta della 3a Divisione Americana entrarono a Messina. La mattina successiva vennero raggiunte dai « commandos » del 30° Corpo ·d'Armata britannico. Le truppe italo-germaniche avevano ormai sgomberata la Sicilia. La Sicilia era stata conquistata in 38 giorni. Se si pensa alla disparità delle forze la nostra difesa fu onorevole e la sua durata non fu breve. Lottarono fino alla fine accanto a unità germaniche: il LV gruppo da 105/ 32 a protezione dell'itinerario di Patti; il XXI gruppo da 105/ 28 che già dal 2 agosto era rimasto con soli 5 pezzi efficienti, e che 1'8 agosto li aveva tutti fuori uso ma aveva anche esaurite le munizioni; - il CLI gruppo da 149/ 19 non aveva più che 400 colpi disponibili, pure schierò ancora la sua 3• batteria a Passo Martino a Nord di Novara di Sicilia per contrastare l'avanzata -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA

alle colonne nemiche provenienti da Randazzo e dirette su Messina e la 2a batteria in zona Archi a sud di Milazzo, con compito antisbarco; - il IV Gruppo da 105/ 32 era rimasto con 18 colpi: li consumò tutti - 9-10 agosto - zona di Floresta oltre Randazzo; - il I e il III Gr. del 28° Art. ridotti con soli tre pezzi dopo la battaglia di Troina. I tre pezzi - da 75/ 27 - furono riuniti in unica batteria e con tinuarono fino all'ultimo ad agire in cooperazione con i reparti germanici; - gli ultimi pezzi semoventi da 90/ 53 - batteria del capitano Verona.

Il Cap. Verona cadde eroicamente all'osservatorio avanzato di Troina (6 agosto) (1). I germanici ne fecero alto elogio e lo proposero per la concessione della loro Croce di Ferro di prima classe (aveva già avuta quella di 2"). Alla fine. della batteria Verona erano rimasti due pezzi, al comando del S.Ten. Vallini. Due pezzi e 100 colpi. Li sparò tutti sul nemico il bravo Vallini fra Cesarò e Randazzo. In tutta la Sicilia non c'era più un colpo da 90/ 53. Dei due semoventi da 90/ 53, uno non poteva più muovere con i propri mezzi, ed era rimorchiato come un eroico ferito da un autocarro pesante. l'altro arrancava a stento col motore in avaria. , Avevano tutti e due fatto il loro dovere. Il S. Ten. Vallini se li portò fino a Messina. << La batteria duramente provata specialmente nella zona di Traina si è distinta per bravura ed ardimento e si è imposta all'ammirazione degli alleati »: queste semplici parole leggiamo nella relazione di un comando, scritta lì per lì alla buona, con

assoluta schiettezza. Ed è una epigrafe. (1) Riportiamo. eccezionalmente. la motivazione della M. d'A. conferita alla memoria. del valoroso Cpt. Verona. Essa descrive in breve sintesi l'azione: « Comandante di btr. semovente da 90/ , 3, rimasto con due soli pezzi sotto il tiro dell'artiglieria avversaria. continuava impavido ad impartire ordini per la prosecuzione del fuoco contro il nemico avanzante con forze soverchian ti. Essendo stato colpito in pieno uno dei due pezzi. ed avendo egli stesso riportato ferite. incitava alla estrema resistenza i suoi uomini molti dei quali feriti. flnchè, nuovamente e mortalmente ferito. si accasciava sul oezzo s uperstite... ».

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'


· LE

OPERAZIO N I

.•:~,

Quale fu il rendimento dei reparti di artiglieria in queste ultime operazioni? Il rendimento dei reparti non poteva essere più soddisfacente. Anzi nelle battaglie di Nicosia e di Cesarò che furono le più gravi, il rendimento fu magnifico. · ,< Mi piace riferire - scrive il Col. Comandante del 22° Regg. Art. "Aosta" col. Battaglini - che, quando ~i sono presentato al generale Roth comandante della Divisione germanica (eravamo ormai al termine della battaglia difensiva, perchè in precedenza non avevo avuto occasione di incontrarlo personalmente) egli mi ha detto testualmente che aveva piacere di conoscermi ma che il mio nome era già famoso fra le sue trupp,e perchè l'artiglieria italiana aveva agito con grande valore e grandissima perizia e che era molto grato per le infinite prove di cameratismo. Durante la battaglia più di un comandante di battaglione mi ha espresso il ringraziamento e l'ammirazione dei suoi soldati p,er gli artiglieri italiani. · Circa il rendimento dei tiri, maggiore entusiasmo è stato ottenuto dall'obice da 149/ 19 per la sua esattezza anche a notevole distanza (12-13 km.). Ciò non toglie che ·anche gli altri calibri atibfano risposto benissimo ». Artiglierie vecchie e nuove fecero così ottima prova in quest'ultimo episodio della nostra ultima guerra: dal 149/ 35 che ci eravamo trascinati fino in Egitto, il vecchio reduce della Prima Guerra Mondiale. Su affusto rigido (quanto sacrificio, quanti sforzi per trainarlo il più delle volte a braccia!) ma potentissimo p,er proietto, per gittata e per precisione e lo dimostrò anche ,i n questa campagna, a Licata, ad Agrigento ... ; al 75/ 18 che sembrava delicato, ed era perfetto e resistentissimo (provato dall'Africa Settentrionale alla Grecia, alla Russia, alla Sicilia); al 90/ 53, con qualche imperfezione, sì, ma indubbiamente il pezzo moderno contraereo migliore che fosse stato realizzato da tutti gli eserciti nell'ultima guerra: -

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L'ARTIGLIERIA NELLA DIFESA DELLA SICILIA ·'

al 149/ 19, che si rive\ava fra le migliori bocche da fuoco di C.A. Di quest'ultimo avemmo in tutto 26 gruppi (cinque in Sicilia: · 361°, 151°, 152°, 157°, 158°); le commesse comprendevano 860 complessi; ma sarebbero state espletate nel dicembre '43. Non potevamo fare di più: le ragioni sono notissime. Però diamo atto ai nostri tecnici che dimostrarono alta capacità e ai nostri soldati che servirono le poche bocche da fuoco che la Patria loro affidava, con perizia, con fedeltà, con strenuo spirito di sacrificio. cc Nella grande maggioranza - scrisse il Gen. Guzzoni, comandante della nostra 6" Armata - ufficiali e truppa si batterono valorosamente: valore che particolarmente alle unità dell'Esercito deve essere riconosciuto in pieno, quando si ponga mente alla scarsezza delle Unità, quasi tutte a traino animale, alla sistemazione difensiva insufficiente, alla inferiorità di armamento rispetto a quello nemico, al mancato ausilio nella lotta dell'aviazione e della marina. Dati preziosi al riguardo si possono avere dall'Ufficio Storico dello S.M. dove sono raccolte relazioni, e diari che dimostrano l'inferiorità assoluta dei mezzi nostri contl'.o le strapotenti forze alleate, strettamente e mirabilmente collegate nell'azione a terra, nel cielo e sul mare. Basta tener conto del numero e della qualità dei carri armati di cui disponevamo, del numero altissimo dei quadrupedi da salma e da tiro in confronto dei mezzi a motore, della gamma di artiglierie inadeguate, per alcune delle quali mancavano le munizioni che non esistevano neppure in Italia essendo di preda bellica e di origine russa. Venti o trenta uomini per km. era la forza delle divisioni costiere; un cannone anticarro in media ogni otto o dieci km .... Combattere in simili condizioni e meritare per giunta parole di alta considerazione da parte del nemico, costretto a Gela a richiedere i mezzi nautici per il reimbarco, tanto era premuto dal contrattacco della Divisione cc Livorno », onora altamente il Soldato italiano ... » .

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CAPITOLO TREDICESIMO

L'Artiglieria italiana nella g uerra di liberazione A

LA REAZIONE IT ALIA NA ALLE SOPRAFFAZIONI GERMANICHE

1. - L'armis tizio dell'S Se ttembre 1943 - Le G.U. dell'E.I. e le fone germaniche. - 2. - La reazione dei primi giorni contro la sopraffazione germanica - Episodi di valore di reparti di artiglieria: in Italia. - 3. - ... e f uori cle lla Pe nisola.

1. - Perduta la Sicilia e con essa invaso il territorio nazionale, precipitava la crisi di tutte le forze materiali e morali italiane. L'armistizio dell'8 settembre 1943 segn ava l'epilogo di un a guerra che aveva visto tanto sacrificio e tanto valore e determinava il rinnovarsi per l'Italia del fatto più triste e più esiziale che già ne aveva adu ggiata la vita per secoli, la dominazione straniera e con essa la trasformazione delle sue città e delle sue terre in campi di battaglia fra eserciti stranieri e ancor peggio la divisione del paese e la guerra civile. Lasciano gli avvenimenti alla storia generale. A noi corre l'obbligo di registrare, conformemente al compito che ci siamo assunti, la persistenza, pure in circostanze veramente tragiche. di uno spirito di sacrificio, di una volontà di dovere, di un sentimento di onore che hanno costituito e costituiscono il tessuto della tradizione dell'artiglieria italiana. Tradizione che, ripetiamo ancora una volta, si inquadra, senza davvero costituirne ec-

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L'ARTI GLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

cezione, nella tradizione di tutte le forze militari del nostro Paese. L'artiglieria italiana non chiedeva che di obbedire al comandamento della Patria, quali che fossero le circostanze. E non aveva bisogno che di ordini. Quando gli ordini, per la tragicità stessa degli eventi, mancarono o furono poco chiari od incerti, si ispirò ai suoi sentimenti più profondi e continuò ad agire e a sacrificarsi, come le fu possibile. All'atto dell'armistizio la maggior parte delle Grandi Unità italiane si trovava fuori d'Italia ed era frammista a Grandi Unità germaniche. La stessa situazione era per le Grandi Unità dislocate nella penisola. Era fatale che l'armistizio, chiesto per supreme necessità all'insaputa dell'alleato germanico, portasse all'urto tra le forze italiane e quelle germaniche. Perchè in tale urto le forze italiane non rimanessero schiacciate sarebbe stato necessario che vi fosse - a parte qualsiasi altra considerazione di rapporto di mezzi - un previo orientamento morale. Questo mancò in gran parte, come mancò la pur necessaria integrazione del soccorso degli anglo-americani. Nel primo urto con i tedeschi la maggior parte delle nostre forze militari fu lasciata sola e senza preciso orientamento. Da qui uno sbandamento soprattutto morale e un sacrificio di sangue che per taluni episodi non h a che pochi riscontri nella storia. L'8 settembre '43 la situazione dell'Esercito italiano, nelle grandi linee, era la seguente:

l

Alle dipendenze del Comando Supremo

GRUPPO ARMATE EST: Sede a Tirana. Presidiava l'Albania, il Montenegro e la Grecia. VI C.A.: Div. « Marc1?,e »; Div. « Messina )); XXVIII Brig. costiera: XIV C.A.: Div. « Venezia »; -

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REAZIONE AGLI ATTACCHI TEDESCHI

Div. t< Ferrara »; Div. <( Emilia»; Div. Alpina << Taurinense 9~ Armata con: ·

ii.

IV C.A.:

Div. t< Parma »; Div. cc P erugia»; Div. « Brennero ». XXV C.A.: Div. « Arezzo »; Div. « Firenze ». Truppe Settore Scutari-Cossovo: Div. « Puglie ». - l P Armata mista: Sede ad Atene con: III C.A.: Div. « Pinerolo »; Div. « Forlì ». VIII C.A.:

Div. « Acqui; Div. « Casale >>; 104" cr. ted. XXVI C.A.:

Div . cc Modena »; 1° Alp. tedesco. LVIII C.A. germanico: Div. it. « Piemonte»; Div. it. « Cagliari »; Div. ted. l " cr.; Div. ted 117"' Cacciatori; Comando ted. isola Creta: Div . it. 1< Siena»; LI Br. « Lecce»; Div. ted. 22• (Sebastopoli). Comando Sup. FF.AA. Egeo (a Rodi): Div. it. cc Cuneo »; Div. it. <e Regina»; Div. ted. « Rhodos ». 909 -


L'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

Alle dirette dipendenze dello S.M. dell' Esercito

COMANDO GRUPPO ARMATE SUD (in via di scioglimento) -

Unità della Sardegna: XXX C.A.;

Div . (( Calabria»; 204• Div. costiera; IV Brig. costiera. XVI C.A.;

Div. « Sabauda »; 203• Div. costiera; 205"' Div. costiera. 5" Armata: (Italia centrale): XV C.A.:

Div. at. « Rovigo»; Div. alp. « Alpi Graie>>. II C.A.: Div. «Ravenna»; Div. cost. 215\ Div. cost. 216•. XVIII C.A. (solo per la difesa costiera). - 7• Armata: IX C.A.: Div. « Piceno )I; Div. « Legnano )> ; Div. cost. 209"; Div. cost. 210•. XXXI C.A.: Div. at. « Mantova »; Div. cost. 211"'. XIX C.A. : Div. (( Pasubio »; Div. cost. 222• XXXII Br. cost. -

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REAZIONE AGLI ATTACCHI TEDESCHI

VII e.A. (Corsica): Div. f. « Friuli »;

Div. « Cremona »; Div. cost. 225"; Div. cost. 226' . Difesa di Roma:

Corpo d'Armata di Roma: Div . « Sassar~ ». Corpo d'A. motocorazzato: Div. « Granatieri »; Div. mot. « Piave»; Div. cr. <t Ariete»; Div. cr . (< Centauro ». XVII C.A .:

Div. at. « Piacenza »; Div. cost. 220"; Div. cost. 221"; Div. f. << Re »; Div. « Lupi di Toscana » (in affluenza). 2• Armata: V C.A.:

Div. « Macerata »; Div. u Murge »; XIV Br. cost. XI C.A.: Div. <<Lombardia »; Div. t<lsonzo »; Div. cc Cacciatori delle Alpi,, . XVIII C.A.: Div. u Bergamo »; Div. cc Zara» ; XVII Br. cost.; P Div. celere. 4• Armata: Difesa territoriale di Milano: Div. « Cosseria >> . -

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L 'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBE RAZIONE

Difesa territoriale di Bolzano: 3a Div. celere. I.C.A.: Div. cost. 223"; Div. cost. 224". XV C.A.: Div. cost. 201". XXII C.A.:

Div. cc Taro»; Div. cc Lupi di T oscana ». 8.. Armata: XXIII C.A.: Div. cc Torino>); Div. Alp. << Julia ». XXXV C.A. : Div. Alp. « Cuneense )) ; Div. Alp . « Tridentina ». - 6" Armata: Il solo Comando reduce dalla Sicilia. In complesso all'atto dell'armistizio si trovavano nella penisola: - 3 Armate; 14 C.A.; 29 Div.: 5 alpine, 3 autotr., 1 mot., 2 cr., 3 cel. , 1 parac., 14 cost., - 4 Brg. cost. e fuori -

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d' Italia: 4 Armate (la 4a. in movimento verso l'Italia); 14 è.A.; 33 Div. · f.; 1 Div. Alp.; 1 Div. celere;

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REAZIONE AGLI ATTACCHI TEDESCHI

14 Div. cast.; 1 Br. di f .; 3 Br. cast.. , Dire qui quali fossero 1€ condizioni di quasi tutte le nostre G.U. e della relativa artiglieria ci sembra superfluo. Tuttavia ,soggiungiamo che esse, e specialmente quelle dislocate nella Madre Patria, pur essendo ancora ben alla mano dei comandi perchè disciplinate e pervase da grande sentimento di patriottismo, erano in parte in via di riordinamento (reduci dai vari fronti) , manchevoli quasi tutte di sufficienti mezzi per sostenere una: lotta prolungata. Gravi specialmente le deficienze nei mezzi di trasporto e nel carburante. Migliore consistenza avevano le Grandi Unità dislocate fuori dei confini. Esse però subivano in maggiore misura le condizioni ambientali (in mezzo a popolazioni quasi dappertutto a noi ostili) e le più gravi preoccupazioni per i rifornimenti. Per contro, g.ià alla data del 25 luglio, erano in Italia le seguenti forze tedesche: - 3• Div. motocor. cc Panzer grenadiere » in Toscana; - 16" Div. fant. - 26" Div. cr. in Campania e in Puglia; - l" Div. paracadutisti; - 15" Div. fant. - 29~ Div. cr. - Div. Goering in Sicilia; - 90a Div. f. in Sardegna; - Br. cr. SS « Reichsfuhrer » in Corsica. Totale 8 Div. e 1 Br., tutte alle dirette dipendenze del1'0.B.S. (Oberbefehlhaber sud) - gen. Kesselring - a sua volta dipendente dal · Comando Supremo germanico e solo di nome dal Comando Supremo it aliano. Oltre ai reparti compresi nelle dette Divisioni erano in Italia numerosi altri elementi germanici raccolti in raggrup-

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L'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

pamenti autonomi di particolare entità, e con compiti diversi, dislocati un po' dappertutto nella penisola. Dopo il 25 luglio giunsero dalla Germania e dalla Francia in Italia altre numerose ed agguerrite Gr. Unità germaniche: - 44• Div. f. , 136" Br. f., 6" Div. f., 24" Div. cr., Div. SS « Hitler -

JJ,

76"' Div. f., 94• Div. f.,

30: Div. f. , - 2• Div. paracadutisti. In totale nel mese di settembre, senza contare i raggruppamenti autonomi, non c'erano in Italia mimo di 18 Divisioni germaniche.

2. - Ci sembra superfluo mettere in rilievo alcuni elementi di fatto che valgono a illuminare la situazione: - la ripercussione che la dichiarazione dell'armistizio ebbe sul morale di tutto il nostro paese e delle sue forze armate; - la dislocazione delle forze armate italiane - Esercito - di cui la parte maggiore si trovava fuori dei confini della patria, frammezzo a popolazioni ostili e quasi dappertutto già in aperta ribellione (con conseguenti problemi pressocchè insolubili di rifornimento) ; - la enorme superiorità di armamento e di mezzi di movimento delle truppe germaniche; - la scomparsa improvvisa del nostro organo centrale supremo di comando e di organizzazione. Ci fu, è vero, un ordine: quello di e< respingere gli eventuali attac,chi da qualsiasi altra parte (1) provenissero ». Ma tale ordine nè venne dappertutto conosciuto, nè poteva trovare una preparazione e una organizzazione atte a farlo efficacemente eseguire. (1 )

Ossia, evident emente, da parte gei-manica.

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REAZIONE AGLI ATTACCHI T E DESCHI

Pertanto non poteva che verificarsi se non il disfacimento dell'Esercito. pana sua rovi~a non poteva emergere che solo la disorganica e sporadica reazione dei primi giorni. Dopo e con una rapidità, che ha del miracolo, ma che si spiega con quelle che sonò e permangono le profonde indistruttibili virtù della razza, si ebbe la ripresa. Per il primo periodo non possiamo che allineare degli episodi, per quanto riguarda l'artiglieria. In Italia ricordiamo anzitutto la valorosa difesa del porto e deila città di Bari attuata dal Gen. Bellomo Nicola (proveniente dall'artiglieria) che respinse, benchè ferito, ripetuti attacchi tedeschi durati 7 giorni e assicurò la città al legittimo governo italiano (1). Ad Anzio e Nettuno la Scuola di tiro di Artiglieria che vi a veva sede - nostro centro e focolaio tradizionale di studi, di esperienze, di addestramento - scrisse una pagina veramente degna. Essa dipendeva dall'Ispettorato dell'Artiglieria ed era comandata dal Generale De Cornè e dal Colonnello Toscano. Alle insistenti, subdole a volta e a volta minacciose, richieste dei germanici tendenti ad impadronirsi dei locali della scuola e delle sue attrezzatur_e e a far passare dalla loro parte ufficiali e truppa, fu opposto netto rifiuto. Quando poi i tedesch i, violando accordi presi, ricorsero alla violenza, si ven~ ne ad atti di combattimento, ai quali partecipò anche un gruppo di artiglieria al comando del maggiore Santilli che continuò a combattere benchè ferito. Alla valorosa re~istenza partecipò anche la popolazione civile. La guarnigione non cedette se non quando furono esaurite le munizioni e al Colonnello Toscano fu data precisa assicurazione che i soldati fossero lasciati liberi di ritornare alle loro c.a se. Il colonnello Toscano,

a

(1 ) Il Gen. Bellomo doveva poi essere processato e fucilato 11 Settembre 1945 - dagli inglesi per un fatto che la coscienza militare universale, lungi dal considerare r eato. considera caso m ai come esercizio di un dovere. Egli fu riten uto responsabile della mor te di un capitano inglese che nel novembre 1941 aveva tentato di evadere da un nostro campo di prigionieri. Il Gen. Bellomo. vero martire. non volle chiedere la grazia e morì dando prova di sublime alt ezza di animo.

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L'ARTIGLIERIA NELLA G UE RRA DI LIBERAZIONE

che rifiutò la propria collaborazione ai tedeschi, venne, contrariamente ai patti, arrestato e deportato in Germania. - A Livorno la 216" Div. costiera fu attaccata di sorpresa: il Maggiore di art. Paolo Gamerra rifiutò la consegna delle armi; assalito, si difese strenuamente fino alla morte eroica. - Al passo della Futa paracadutisti ed artiglieri sbarrarono la strada ai tedeschi: assaliti si batterono per diversi giorni fino all'esaurimento delle munizioni. Quindi si gettarono alla macchia e davano vita alle prime imprese partigiane. - A Roma: sulla difesa di Roma esiste ut:ia abbondantissima letteratura; essa è però influenzata in gran parte da considerazioni di carattere politico. Non intendiamo nè tentarne una ricostruzione nè esprimere giudizio. Ricordiamo solo che alla periferia di Roma si svolsero combattimenti, sia pure sporadici e disorganici: a Monterosi, a Manziana, a Porta San Paolo. Come commento a questi combattimenti il Generale Edoardo Scala (1) scrive: << ... sarebbe bastato che gli alleati, meno diffi_d enti verso di noi e meno tenaci nel mantenere ad ogni costo inalterati i loro piani, avessero differito di appena qualche giorno la comunicazione dell'armistizio, per metterci in grado, non soltanto di impedire la nuova umiliante profanazione, ma di evitare tanti altri errori e tante nuove sofferenze! » . I più accaniti combattimenti si svolsero nella zona meridionale di Roma. Qui - 8 settembre - era schierata su un fronte di ben 28 km. la Divisione Granatieri di Sardegna col compito di non lasciar passare colonne tedesche muoventi verso Roma e di << reagire energicamente ad eventuali tentativi di penetrarvi con la forza od a qualsiasi atto di ostilità )> . Una linea di caposaldi costituita affrettatamente con lavori campali in terra, sbarrava le vie di accesso alla Capitale. Il settore divisionale era suddiviso in due sottosettori. (1)

La r i scossa dell'Esercito. M inis te ro della Difesa S .M.E. Uff. S torico.

pag. 142.

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REAZIONE AGLI ATTACCHI TEDESCHI

A destra, essenzialmente: 1~ Regg. Granatieri; 2 gruppi del 13" Regg. Art.; A sinistra: 2·' Regg. Gr. (2 btg.); 1 gruppo del 13° Regg. Art.; 3 sez. da 20 del 13'' Regg. Art ; Riserva (alle Tre Fontane): II btg. del 1° Regg. Gran .. Comando della Divisione alla Garbatella.

Fig. 97 - Magg. Lorenzo Gìuliano.

La stessa sera dell'8 settembre una colonna tedesca tenta.va di penetrare in Roma attraverso la via Ostiense e chiedeva ai nostri caposaldi non solo il passaggio ma addirittura la consegna dell~ armi. I nostri caposaldi respingevano la richiesta ed iniziavano il fuoco. La lotta si protrasse accanita per due giorni e si svolse intorno ai caposaldi 5, 6, 7 e 8. Il Capitano -

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L'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA D I LIBERAZIONE

Villoresi Renato Comandante della 6· btr. del 13° Regg. Art . rimase ferito: splendida figura di combattente e di patriota (1). E tutti i reparti del 13" Artiglieria con i valorosi granatieri, fecero bravamente il loro dovere e pagarono tributo di sangue, fino a che gli eventi precipitarono. Più che i tedeschi furono gli ordini pervenuti che tolsero le armi ai nostri soldati il cui destino era segnato. Non dimentichiamo in questo episodio la lotta sostenuta dal « DC >> gruppo di batterie da 105/ 25 semovente, comandato dal Maggiore Giuliano Lorenzo. Questo gruppo faceva parte del 235° Regg. Art. della Divisione « Ariete II >> (2), la quale era costituita da 3 reggimenti di cav. (Vittorio Emanuele, Lucca, Montepello) e da 2 Reggimenti di art. (235° e 135°) raggruppati in una u brigata di artiglieria >> (l'unico esempio che · si era avuto di tale organizzazione durante la seconda guerra mondiale, nella· nostra Arma). Il « Vittorio Emanuele >> e il « Lucca >> col 235° Art. sostennero gli scontri con i tedeschi a Manziana e a Monterosi. Il « Montebello » fu inviato in rinforzo alla Divisione Granatieri a San Paolo, con il DC semovente da 105/ 25. Questo fu il solo gruppo di tali semoventi che abbia trovato impiego in combattimento. Altri gruppi analoghi erano in· costituzione presso la Scuola di Tiro di Nettuno, ma all'8 settembre non avevano ancora i materiali. Nella lotta intorno ai caposaldi N. 5 e 6 nella zona della Cecchignola e di Prato Smeraldo rifulse il valore di questo gruppo: il Maggiore Giuliano che caricava il nemico alla testa dei suoi semoventi insieme con i carri armati del « Montebello », rimase gravemente ferito. Ucciso rimase l'eroico capitano Incannamorte che comandava una delle batterie da 105/ 25. Il Capitano Incannamorte venne colpito in fronte, mentre a bordo di un semovente puntava la pistola contro il nemico. I (1) Con t inuò la resistenza ent ro Roma , durante il periodo di occu pazione germanica: f u f ucilato dai g ermanici alle F osse Ar dea tine. Meritò la M.O. a l Va.lor Militare.

(2) La vecchia «Ariete» er.a stata disciolt a , dopo gli avvenimenti dell'A.S ..

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resti del gruppo col Cpt. Santoro Vito si batterono ancora il giorno 10 a San Paolo e concorrevano qui all'ultima resistenza. Cadevano il Capitano Lucente Giovanni comandante la 5" btr del 13~ Reggimento e il Ten. Grespo Salvatore, cadevano numerosi artiglieri, accanto ai Granatieri, accanto ai Lancie_ri di Montebello, accanto ai paracadutisti nostri (una compagnia) raccolti e inviati in rinforzo in un ultimo affrettato tentativo. Per salvare non più Roma, ma l'onore dell'Esercito italiano. Poi fu la fine. Ma da essi partiva un grido che non poteva non a vere risonanza nel cuore degli italiani. In Corsica le truppe italiane che presidiavano l'isola erano costituite essenzialmente dalle Divisioni di f. « Cremona » e « Friuli ll, dalle Divisioni costiere 225" e 226" e dal 182" reggimento costiero non indivisionato. Inoltre vi erano la M .V.S.N .; un reggimento alpini su 5 btg. territoriali; 2 btg. controcarro semoventi e reparti minori. Le truppe tedesche erano in principio di circa 5000 uomini (Brigata :11otocorazzata SS « Reichsfuhrer », battaglioni ausiliari, etc.). Esse, per quanto numericamente inferiori alle nostre, erano dotate di un armamento di gran ~unga superiore. Inoltre vennero quasi subito rinforzate dalla 90a Div. cr. che dalla Sardegna ripiegò in Corsica. In uno dei primi scontri presso Vezzamì si sacrificò quasi completamente una sezione di _artiglieria del XXXV gruppo someggiato da 75/ 13: essa a sua volta aveva distrutto 5 carri armati tedeschi. Gli scontri continuarono per tutto ~l mese di settembre fino a che operazioni in grande furono condotte dalle nostre truppe unitamente a truppe francesi della 4• Div. Marocchina (gen. Louchet). Tali operazioni culminarono con la battaglia per il Colle del « Teghìme >> durante la quale sì distinsero le batterie del 35° Regg. Art. e un gruppo di artiglieria di C. d' A.. Nei diversi combattimenti per la liberazione della Corsica no'i perdemmo circa 3.000 fra mo.rti e feriti dei quali 148 uffi- · ciali. Avevano partecipato 8 nostri battaglioni di fanteria, uno controcarro e 16 batterie d'artiglieria. I francesi vi impiegaro-

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no 4 battaglioni marocchini e uno squadrone carri leggeri. Concorse pure una compagnia di assalto americana. Gli italiani « si distinsero per il loro coraggio e per il loro ardore >> riconobbe il generale Louchet p). 3. - La nostra tragedia raggiunse i vertici del pathos in Balcania: a Cefalonia, a Corfù, a Rodi. Qui il sacrificio di tutte le nostre armi non è differenziabile. Nella visione che ora ne abbiamo non sappiamo distinguere le mostrine degli Artiglieri, da quelle dei Fanti, dei Genieri, di tutti i servizi. Soldati d'Italia che affrontano non il combattimento ma il massacro, con i generali e tutti gli ufficiali in testa, tutti pari tj.i fronte alla morte cercata - non più per la salvezza della Patria, ormai, ma per .il suo onore. Per confessare la Patria come in un rito religioso e .irrorarne l 'altare di sangue filiale a testimonianza sublime di amore. Così noi diciamo del 33- Reggimento artiglieria della Div. << Acqui >> a Cefalonia. La Divisione e< Acqui >> è quella del Gen. Gandin Antonio, il 33° Reggimento art. è quello del Colonnello Mario Romagnoli. Essi contesero ai tedeschi l'isola di Cefalonia ove era stata issata la Bandiera italiana. In epica gara di eroismo, pur assaliti dal cielo e dal mare, senza soccorsi e senza speranza di averne, i reparti resistettero ed inflissero al nemico perdite gravissime. Ridotti agli estremi rifiutarono la resa. E proprio i soldati, interpellati, uno ad uno, dai cappellani militari, prescelsero la lotta e la morte accanto ai lbro ufficiali. In combattimento caddero 75 ufficiali e 2.000 uomini 1

. (1 ) Il Gen. Louchet così scrisse al Gen. De Lorenzis comandante la Divisione «Friuli»: « Les unités que le Commandement Italien avait tenue à mettre directement sous mes ordres, par un geste a uquel j'ai été particulièrement sensible. se sont distingueés pa r Jeur courage et leur ardeur. « Elles ont sout enu une Iutte dure. dont témoignent !es pertes subies.

« L ' artillerie àivisionnaire et àe Corps à' Armée aux ordres du Colonnel Brnnelli, qui a été pour moi un précieu.i: collaborateur. a montré toute s.a valeur militaire et technique. Mon infanterie a rendu un hommage unanime à l'action précise et constante des batteries ifoliennes. qui ont appuyé au p.Zus prés nos attaques en dépit de la réacti on enneonie ... >>.

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di truppa. Gli altri furono in gran parte massacrati dopo che furono catturati, ormai inermi. Massacrati a scariche di mitragliatrice 400 ufficiali e circa 5000 soldati. Solo a Troianata furono sterminati in massa 600 militari. E a Corfù, col 18° Regg. f. dell'« Ac9ui » era un gruppo del 33° Artiglieria.

Fig' 98. - Il Cap. Inc~nnamorte sul semovente da 105/ 25.

Il Colonnello Lusignani comandante del 1s~ f. e del Presidio, alle intimazioni tedesche risponde che << non avrebbe mai accettato proposte ed intimazioni contrarie all'onore militare ». Attaccato il presidio dagli aerei tedeschi, le batterie aprono il fuoco e ne abbattono alcuni. L'isola è bombardata dagli aerei per tre giorni consecutivi. Sbarcano reparti tedeschi e la lotta diventa disperata. I nostri reparti si asserragliano su per i monti e resistono agli attacchi di forze sempre crescenti. Resistono fino all'esaurimento di ogni mezzo di offesa e di difesa. L'epilogo è pressocchè pari a quello di Cefalonia. Il Col. Lusignani viene fucilato e con lui vari ufficiali. I soldati braccati nell'isola, catturati e in gran parte massacrati. - · 921 ·-


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Anche a Rodi si combattè. Combatterono i Fanti della Divisione « Regina » , il 9'' fanteria e gli artiglieri del 36 · Raggrupp.to e quelli del 50° Regg. art. div .. L'Ammiraglio Campioni (1), alla intimazione tedesca di ordinare ai presidi delle varie isole di non tener conto delle disposizioni contenute nel proclama « Badoglio», rispose cc che non avrebbe emanato un tale ordine neppure se l'avessero fucilato n. Ed egli fu catturato: portato in Germania e quindi in Italia, fu processato da un tribunale fascista e fucilato. Solo a Rodi le nostre truppe, nella resistenza opposta ai tedeschi, ebbero 8 ufficiali e 127 soldati uccisi e 300 feriti. Anche a Coo i nostri resistettero valorosamente: erano i Fanti del 10• f. della « Regina i, comandati dal Col. Leggio e appoggiati dalle nostre batterie. Dovettero cedere alla stragrande superiorità dei tedeschi e furono freddamente massacrati. Primo ad essere fucilato il Col. Leggio. Così a Lero, dove i nostri - il I btg. del 10' f. (T. Col. L. Volsi), una cp. mtr. , una cp. CC.NN. e numerosi artiglieri delle batterie schierate a difesa della base navale - resistettero e combatterono insieme con reparti britannici sbarcati in aiuto. I combattimenti nell'isola di Lero continuarono per quasi due mesi, durante i quali i nostri, insieme con i reparti britannici, fecero prodigi di valore e inflissero gravissime perdite ai germanici (2). Infine i superstiti , decimati soprattutto dall'incontrastata aviazione tedesca, furono costretti ad arrendersi. L'Ammiraglio Mascherpa, che coro.anela va le forze italiane dell'isola, catturato e deportato in Germania, faceva la stessa fine dell'Ammiraglio Campioni. (ll Camp ioni Inigo. Comandante superiore de lle FF.AA. in Egeo. (2) A Lero combatterono 2.000 soldati inglesi e 1.500 italiani. I reparti germanici giunti nell'isOla avevano la forza complessiva, di circa 2.500 uomini, ma durante gli sbarchi, almeno altrettanti tedeschi erano stati uccisi od erano periti in mare. in seguito a ll'affondamento dei natanti che li traspor tavano. La perdita di Lero, data l'importanza conferita all'isola dalla sua posizione. coµipromise la resistenza delle altre isOle dell'Egeo. non ancora occupate dal nemico. Vedi E. ScALA: La riscossa dell'Esercito, Min. Difes a S.M.E. Uff. S torico. pag 178.

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Esula dal nostro compito la ricostruzione e la narrazione di tutte le vicende delle nostre Grandi Unità rimaste, dopo l'armistizio, fuori dei confini della Patria. Pagine di eroismo e di sacrificio furono scritte da tutti: soldati di tutte le armi , comandanti di tutti i gradi. Forse una storia completa che raccolga tutti gli episodi e consacri alla riconoscenza della P atria tutte le vittime non potrà nemmeno essere scritta. E se allineamo ancora nomi, non vogliamo dare - perchè non ci è possibile dare - un elenco completo. In Balcania: nella Croazia come in Dalmazia e nel Montenegro, in Albania come in Grecia, comandi e truppa fecero quanto era possibile fare, nè per singoli casi vogliamo erigerci a giudici. In Dalmazia le Division i « Marche >) e « Messina,, reagirono energicamente ai tedeschi: il Generale Giuseppe Amico comandante della « Marche » fu ucciso dai tedeschi con un colpo alla nuca in una via di Ragusa ; il Generale Spicacci Guglielmo, comandante della « Messina », fu catturato e deportato in Germania ove perdette la vita. La Divisione « Bergamo » (Gen. Becuzzi), che resistette eroicamente per 19 giorni contro la Divisione corazzata germanica « Prinz Eugen >> a· Spalato, ebbe processati tutti gli ufficiali; alla Fornace di Signa tre generali venivano fucilati: Alfonso Cigala-Fulgosi, Raffaele Policardi e Salvatore Pelligra, indimenticabile artiglierie; e a Trily venivano massacrati 5 colonnelli, 1 ten. colonnello, 1 maggiore, 23 capitani, 16 ten enti. E tutti affrontarono la morte con stoicismo degno di epigrafe. In Albania la Divisione <<Firenze» coi Generali Azzi e P iccini (anche soldati non forniti di armi vollero dividere la sorte dei compagni) piuttosto che cedere le artiglierie e le armi pesanti affrontò la lotta e si gettò alla montagna e diventò il nucleo centrale della resistenza partigiana. Il 41° Regg. Artiglieria della << Firenze 1, scrisse pagine mirabili e lo vedremo più avanti. Resistettero .e combatterono la Divisione « Arezzo » (Gen. Torriana) e la « Perugia » (Gen. Chiminello): numerosi uffi-

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ciali e soldati dell'una e dell'altra affrontarono la morte da valorosi in combattimento, o, catturati, per ingiusto ed inumano massacro. In Montenegro le Divisioni u Emilia », « Venezia l>, « Taurinense » e << Ferrara » del XIV C.A. (Gen. Roncaglia) non deposero le armi e di fronte alla tracotante pretesa tedesca preferirono la lotta in condizioni disperate. Le Divisioni « Venezia ,. e « Taurinense » si gettarono per i monti e vi costituirono quella Divisione « Garibaldi» (Gen. Oxilia e Vivalda e poi Ten. Col. Ravnich già comandante del gruppo artiglieria « Aosta ») che tanto doveva aiutare le forze del Maresciallo Tito per la liberazione della Jugoslavia e che doveva meritarsi ben sei medaglie d'oro di cui una conferita al gruppo « Aosta ». Oltre alla « Garibaldi » si costituirono con elementi delle altre unità, cui le penosissime circostanze avevano imposto la dispersione su per i monti, in attesa di soccorsi che non giunsero mai, le Divisioni partigiane « Italia>> e « Gramsci>> che combatterono valorosissimamente per la liberazione della Jugoslavia, per la quale fiore del nostro sangue fu sparso. E i superstiti furono pochi. In Grecia: la Divisione « Pinerolo >> (Gen. Infante) diventò centro di raccolta di tutti gli sbandati delle nostre G.U .. Non depose le armi e combattè per la libertà della Grecia. Il suo sacrificio di dolore e di sangue fu immane. Combatterono per la liberazione ellenica anche reparti delle Div. «Piemonte» , « Cagliari », « Casale » e « Modena » e si può dire che oltre 200 mila combattenti italiani parteciparono alla guerriglia per la liberazione della Jugoslavia e della Grecia, distinguendosi sempre, fra gli altri reparti partigiani, per la loro disciplina e per il loro eroismo. Ben 32.000 furono i caduti e 8.000 i feriti... (1). Pagine dolorose, dalle quali però solleviamo la fronte con commosso orgoglio perchè nelle più avverse circostanze che la Storia ricordi, soldati italiani salvarono l'onore, se non la fortuna d'Italia.

• (1) E. ScAJ.A, op. cit., pag. 200.

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Ma, artiglieri, vogliamo chiudere questa narrazione, ricordando un esempio tipicamente artiglieresco. E lo facciamo riportando alcuni passi di un articolo del Gen. Lodovico Donati, che da colonnello aveva comandato e preparato il 41° Regg. art. della ·« F.irenze ». Egli scrive (1): « L'8 settembre '43, unità della divisione « Firenze,> erano dislocate nel Dibrano (territorio ex jugoslavo, annesso alla Albania nel '41), con sede del comando di Divisione a Debar (Dibra): tra queste si trovavano due gruppi da 75/ 13 del 41° artiglieria « Firenze » .

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Fig. 100. - Il Co l. Ludovico Don ati.

All'alba del 9 settembre ia decisione di combattere contro i tedeschi è già evidente nelle disposiziohi che vengono attuate: minati i ponti sul Drhin a sud di Dibra, a sbarramento delle provenienze çla sud (zona del lago di Okrida) e da sud-ovest (1) Looov1co DONATI , Batterie italiane nella {l'Uerra partigiana. deschi in Al bania, Rivista M ii. it ., gennaio. pag. 194 e segg..

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contro i te-


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(zona di Elbasan-Tirana) e il ponte di Mogoré, a sbarramento delle provenienze da nord-est (valle del Vardar) , sbarramento rinforzato dallo schieramento di uno dei due gruppi. Successivamente, dopo contatti col Comando XXV Corpo d'Armata, dal quale dipendeva la (( Firenze », con rappresentanti dell'esercito di liberazione nazionale albanese (E.L.N.A.) e con ufficiali di una missione inglese, dislocata da tempo in Albania, il Comandante la Divisione sposta le sue truppe prima a Burreli e poi a Qafa ( 1) e Shtames e Kruja.

Fig. 101. : Il Cpt. Vito Menegazzi. e.te della 6• btr. del 41° Regg. Art. « Firenze ,. entra in Tirana. liberata dai tedeschi il 29 Novembre 1944.

Il 22 i tedeschi si avv1cmano con mezzi blindati a Kruja: una nostra batteria da 75/ 13, con tiro a puntamento diretto, a breve distanza, inchioda e distrugge due autoblindo. Nei giorni 22 e 23, tiri tedeschi di artiglieria e mortai infliggono O) Oafa = passo. colle.

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perdite sia agli italiani, sia ai partigiani albanesi che combattono al loro fianco. Il 24, all'alba, violento tiro di artiglieria e mortai suile posizioni e sull'abitato di Kruja e attacco tedesco con forze notevoli.

Fig. 102. - Il Cp t. Ma.rio Cotta, e.te la 9• bt r. del 41° Regg. Art. «Firenze» in Albania (1944 ).

La reazione è vivace, ma i tedeschi riescono ad ottenere successo, sia per le forze in azione, sia per la scarsezza di munizioni da parte nostra, sia infine per la scarsa volontà di combattere di un comandante di battaglione ex-zoghista e di reparti composti di alto-atesini; le truppe ricevono ordine di ripiegare verso sud-est e cercare poi di raggiungere Qafa e Shtames. Il movimento è difficile, tra i partigiani che premono per ottenere la consegna delle armi; e non tutti i reparti riescono a mantenere la loro consistenza. Dal 25 settembre troviamo così le sei batterie del 41 ° cc Firenze » di fronte al grave problema di muoversi, vivere e combattere attraverso la montagna, conservando i loro pezzi. Due batterie resistono per breve tempò, altre due per qualche mese; due infine - la 6" e la 9"' - continuano la -

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lotta a fianco dei partigiani albanesi, fino alla completa liberazione dell'Albania: il 26 maggio 1945 esse sbarcano a Brindisi, con lo Stendardo del reggimento, che un ufficiale ha salvato.

Queste due batterie rappresentano l'unica artiglieria che ha appoggiato i partigiani dell'E.L.N.A. ». «< L' impiego di queste artiglierie ha caratteristiche cosi particolari rispetto anche all'impiego di batterie o pezzi isolati nella normale guerra in montagna, che interessante sarebbe l'esame alla luce di dati precisi raccolti dai comandanti: esame retrospettivo, intendo dire, e non considerazioni teoriche che sono evidentemente facili sempre. Ma l'ambiente in cui le batterie hanno operato non era il più adatto a raccoglierie dati, e sarà possibile quindi soltanto qualche osservazione. La guerra partigiana ha imposto tre norme inderogabili: - rapidità di movimenti; - brevissima durata delle azioni di fuoco; - risparmio rigoroso di munizioni. Chi in un modo o nell'altro ha conosciuto la guerra partigiana sa che ne è caratteristica principale la sproporzione delle forze, mentre la mobilità è la vera arma che permette ai partigiani, inferiori di numero e mezzi, di ottenere successi offensivi e di sfuggire alle offese nemiche. Quando la sproporzione delle forze scompare, la guerra partigiana si trasforma nei suoi procedimenti e non è più tale. La estrema mobilità era ottenuta dai partigiani spostandosi indifferentemente di giorno e di notte, di notte sempre quando la zona era ostile ed urgeva far perdere le proprie tracce, mantenendosi naturalmente sempre fuori dalle rotabili, ma spesso anche fuori dalle mulattiere e di1,i sentieri più battuti, e non ponendo limiti alla durata della marcia. Per raggiungere questa mobilità le batterie hanno dovuto ridurre il numero dei pezzi da tre a due e compiere le imprese più difficili con un solo pezzo, disfarsi di tutto quanto non era assolutamente indispensabile, ridurre le scorte di munizioni e di viveri, abbandonare uomini e quadrupedi che non potevano reggere allo sforzo.

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Nelle azioni offensive la sorpresa era raggiunta nella maggior parte ·d ei casi avvicinandosi .di notte alla zona di azione · e ritirandosi poi subito rapidamente verso l'interno della montagna e le zone boscose.· E' così, per esempio, che ha agito la 6.. nel tiro contro gli accampamenti del campo di. aviazione di Devoli, la 9" nell'attacco ad autocolonna sulla rotabile DurazzoElbasan, la 5a nel tiro contro l'ex palazzo luogote~enziale di Tirana, ecc .. E' solo quando i tedeschi hanno ormai abbandonato la Albania meridionale, non compiono più rastrellamenti, e sono ridotti a poche forze, che vediamo le batterie restare in posizione per qualche tempo (come per es. la 6' nel novembre '44 intorno a Tirana), ma effettivamente è il momento in cui la guerra partigiana si sta trasformando per il diminuire della sproporzione delle forze. Le azioni offensive hanno assunto solo raramente la forma di difesa di una località apprestata (per es. nel caso della 9• a Berat nel novembre '43), ma generalmente si è trattato di fronteggiare rastrellamenti nemici e attacchi improvvisi di ballisti (1), spesso durante il movimento. Quindi mai uno schieramento organizzato, ma sempre una posizione rapidamente · scelta e occupata, poi rapidi movimenti, di inseguimento qualche volta nel caso di ballisti, di ritirata quasi sempre nel caso di rastrellamenti. Il rastrellamento montato in grande, con tre o più colonne convergenti, generalmente non poteva essere fronteggiato; il problema effettivo era piuttosto quello di sfuggire dalla zona: le formazioni partigiane albanesi spesso si dissolvevano, per riformarsi altrove, le batterìe dovevano cercare la salvezza nei movimenti di notte, fuori da ogni via di comuni-cazione, ed essenziale diveniva solo conoscere il paese o disporre almeno di buone guide e resistere allo sforzo. L'organizzazione del tiro e l'esecuzione del fuoco era ridotta naturalmente alle forme più elementari. Le batterie non disponevano di carte topografiche a grande scala: solo per la offensiva su Tirana la 6" ebbe una carta al 50.000 e se ne servì (1)

Segu aci dei tedeschi: il nome deriva da Balli Kombetare.

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per il tiro. Per il resto qualche comandante ebbe, in un secondo tempo, una carta al 200.000, edizione inglese. Il goniometro fu conservato ed usato. La distanza fu quasi sempre stimata a vista, i tiri vennero sempre eseguiti a breve distanza, sempre sotto i 4000 metri, spesso sotto i 2000. In più casi si fece puntamento diretto. Il comandante la batteria stava tra i pezzi o molto vicino ad essi. La incerta co'noscenza della distanza topografica e spesso la vicinanza delle truppe amiche all'obiettivo, consigliavano molte volte di sparare il primo colpo certamente lungo e giungere sull'obiettivo con successivi accorciamenti, cercando di risparmiare munizioni. Il collegamento con le formazioni partigiane non era attuabile che a mezzo portaordini. Qualche capo partigiano si metteva spesso vicino alla batteria e indicava a vista gli obiettivi da battere, altrimenti era il portaordini stesso che veniva incaricato di indicare l 'obiettivo. Molto embrionale, senza dubbio c'erano malintesi, ritardi, ma questa era la realtà. In molti casi la presa di posizione e l'azione di fuoco im~ mediatam~nte seguite dal someggio dei pezzi e dall'allontanamento dalla zona, il tutto compiuto nel più breve tempo possibile. Il risparmio rigoroso di munizioni, imposto dalla scarsa disponibilità e dalla difficoltà dì trasporto, fu il tormento dei comandanti di batteria per tutta la campagna. Anche nelle occasioni più favorevoli ci si dovette limitare a qualche decina di .colpi. In genere, decisa un'azione, veniva prestabilito quanti colpi intendeva dedicàrvi. Più di un'azione, che pur importava ta.nte fatiche e rischi per raggiungere la località, fu esegujta con soli. 20-30 colpi ».

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LA PARTECIPAZIONE DELL'ESERCITO ITALIANO ALLA GUERRA A FIANCO DEGLI ANGLO-AMERICANI

4. - II I Raggruppamento motorizzato. - 5. - II Corpo Italiano di Liberazione. - 6. - II G_ruppo di combattimento «Legnano». - 7. - II Gruppo di combattimento «Folgore». - 8. - II Gruppo di combattimento « Friuli ». - 9. - II Gruppo di combattimento « Cremona».

4. - L'armistizio dell'8 settembre aveva diviso l'Italia in due. Gli Anglo-Americani, passati dalla Sicilia alla Calabrif:!., risalivano la penisola (8"' A. inglese) per scacciarne i tedeschi e, al fine di affrettare la risoluzione delle operazioni in Italia, sbarcavano (5" A. americana) a Salerno (ore .3,30 del 9 sett.). Ma qui si manifestava la prima e fortissima resistenza tedesca che, dopo asperrimi combattimenti, si irrigidiva sul fronte _di Cassino. Il contegno dei germanici e la necessità suprema di· riunire l'Italia, tagliata in due dal fronte di battaglia fra i due eserciti stranieri, (al nord si era inoltre costituita una « Repubblica sociale italiana >>) induceva il Governo a chiedere agli anglo-americani che fosse consentito all'Italia di ricostituire - sia pure con formazioni ridotte - l'Esercito, e di partecipare alla guerra contro i tedeschi che, per l'Italia, diventava guerra di liberazione nazionale. La nostra richiesta, respinta da prima, venne successivamente e gradualmente presa in considerazione. E il primo corpo italiano che potè essere ricostituito per partecipare alla guerra - nella nuova situazione - fu il· (( I Raggruppamento motorizzato »: 28 settembre 1943. Esso, comandato in principio dal Gen. Vincenzo Dapino e poi dal Ge-

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nerale Umberto Utili, ebbe nella sua prima costituzione (1) , 1'11° Regg. Artiglieria già della Div. mot. « Mantova». Questo Reggimento, comandato dal Col. Corrado Valfrè di Bonzo, aveva: 2 gruppi da 75/ 18 T. M.; il CCCXIV gruppo da 100/ 22; il XII gruppo da 105/ 28; una btr. da 20. Il I Raggruppamento motorizzato italiano venne messo alle dirette dipendenze della 36~ Divisione (Gen. Wolker) del II Corpo d'Armata Americano, e la prima operazione alla quale venne c_hiamato fu quella di « Montelungo » (8 - 16 dicembre 1943). Le. pendici di Montelungo (Mignano) erano state organizzate a difesa ed erano tenute dal 15° Regg. Panzer Grenadier. Gli attacchi dei nostri (67° f. e LI btg. bers.), pur sostenuti dal fuoco delle batterie dell'll Regg., non ebbero successo nella prima fase, per il mancato concorso del 142° Regg. Americano · che doveva agire dalla sinistra, e costarono gravi sacrifici di sangue. Ma ripresa l'operazione il 16 dicembre e concorrendo questa volta l'azione americana, il nemico, stordito dal tiro della nostra artiglieria, cedeva, e Montelungo dava nome al primo successo del nostro Esercito (2) che iniziava la sua resurrezione. O

670 f. (su 3 btg. di cUi uno di bers.) ; - un btg. controcarri da 47 / 32 (2 cp. . + l cp. lanciafiamme) ; - una cp. mista del genio; - una sezione carabinieri; - i servizi. In tutto - compresa l'artiglieria - non erano che 5.000 uomini. (2) Successo pagato con largo prezzo di sangue: 47 morti di cui 4 ufficiali; e 102 feriti di cui 9 ufficiali. Il Comandante del II e.A. Americano Gen. Keyes inviò le sue sincere congratulazioni per la splendida vittoria di Montelungo e lo stesso Gen. Eisenhower, Comandante in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo, espresse il suo elogio al Comandante del Raggruppamento. (1) -

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Stavolta la concordanza tra fuoco d'artiglieria e azione di fanteria e tra azione delle truppe americane e azione delle truppe italiane, era stata impeccabile. Dopo Montelungo il Raggruppamento motorizzato doveva essere ritirato dalle prime linee e riorganizzato. Per non dire che dell'artiglieria, ricordiamo che i due gruppi da 75/ 18 non avevano ciascuno che 2 batterie, e che 4 cannoni del gruppo da 105/ 28 erano pressochè fuori uso. r\, (~ll'O

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Fig. 103. - Montelungo.

Il 17 gennaio il Gen. Dapino, chiamato ad altro incarico, veniva sostituito con il Gen. Umberto Utili. Il 4 febbraio 1944 il Raggruppamento, che intanto veniva riorganizzato e riceveva nuovi reparti (1), passava al Corpo di spedizione francese (dipendenze d'impiego dalla 2a Div. marocchina) col compito della difesa dell'avvallamento fra Monte Castelnuovo e Monte Rocchetta. (1) Il 67° regg. f. era sostit uito col 68°. Quanto all'artig,lieria venivano approntati un gruppo da 75/ 13 su due btr. e un gruppo da 149/ 19. Non era possibile dar e però a i gruppi dà 75/ 18 dell'll 0 r egg. le terze batterie: ciò per deficienza di munizionamento.

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Il 26 marzo il Raggruppamento passava alle dipendenze della 5" Div. polacca e conseguentemente de11'8" Armata britannica di cui essa faceva parte, e che preparava l'offensiva per l'occupazione di Monte Marrone. A questa operazione, che fu affidata al battaglione alpini « Piemonte », avrebbe partecipato l'artiglieria Divisionale e di Corpo d' A. del Corpo polacco, secondo un piano di appoggio precedentemente concordato, ed essenzialmente 1'11° Reggimento artiglieria, i cui gruppi; -

I 105/ 28 II 100/ 22 III 75/ 18

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agivano come massa di manovra alle dirette dipendenze del Comando di reggimento.

Ì alle dipendenze del comando della fanteria \ del Raggruppamento.

Il btg. alpini e< Piemonte » aveva una sua btr. da 75/ 13. L'azione per la conquista di Monte Marrone ebbe successo pieno (31 marzo 1944) e costò poche perdite. Monte Marrone era definita un'altura di importanza strategica in quanto sovrastava una strada di rifornimento per il nemico. I tedeschi erano stati sorpresi. Essi reagirono successivamente ma cozzarono sempre invano contro la salda resistenza dei nostri alpini, vigorosamente protetti dal fuoco di interdizione e di sbarramento delle nostre artiglierie. Gli alpini erano riusciti ad issare sull'aspra cima del Monte Marrone un loro pezzo da 75/ 13: rinnovavano così le audacie - a noi ben note dell'artiglieria alpina. La tradizione non era interrotta! Dopo l'impresa di Monte Marrone, il Raggruppamento motorizzato assunse la denominazione di Carpo Italiano di Liberazione (aprile 1944).

5. - Il Corpo Italiano di Liberazione - al comando del Generale U. Utili (comandante l'artiglieria il Gen. Federico Moro) comprese successivamente le seguenti unità: -

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Div. paracadutisti « Nembo »: 183° e 184° Regg. f.; 184"' Regg. Art. su 3 gru:ppi. 68° Regg. f.. 4° Regg. Bers. (btg. XXIX e XXXIII). btg. alpini « Piemonte » e << Monte Granero ». I X reparto d'assalto. 185° repa rto paracadutisti. btg. marina da sbarco. << Bafile ». 11° Regg. Art. (com.te, Col. Mario Brunelli) . 2 gruppi da 75/ 13. 1 gruppo da 149/ 19 (GLXVI) (1). LI btg. misto del genio. 1 compagnia motociclisti. i servizi. Con questa formazione il Corpo Italiano di Liberazione, passato n ella zona di Orsogna tra Lanciano e Guardiagrele, concorreva efficacemente al forzamento delle linee tedesche e liberava Chieti, Teramo, Ascoli Piceno, l'Aquila e Macerata. Tutti i suoi reparti avevano quindi continuato a combattere valorosamente : la Div. cc Nembo » per conquistare Filottrano, la II brigata ed il I X reparto di assalto per forzare la linea del Musone; i battaglioni del reggimento cc San Marco >1 a Belvedere Ostrense ed a Corinaldo. Infine le nostre truppe, che nella seconda metà di agosto avevano partecipato all'offensiva contro la cosidetta « linea Gotica 1,, avevano liberato Urbino. (1) Per il nostr o mater iale da 149/ 19 (di C.A. ) vedi voi. XV pag. 340 e segg. Il CLXXVI gr. d a 149/ 19 (com.te il T. Col. San te Caia.zzo). p artecipava molto efficacemente alla battaglia di Filottrano, insieme con i gruppi dell'11° regg.. Nella sola giornata dell'8 lugilio sparava ben 500 colpi (e in tutto il ciclo operativo oltre 5.000 colpi). Da allora in poi partecipava brillantemente a tutte le operazioni del C.I .L.. Il materiale da 149/ 19 confermò i suoi gr an di pr egi sia 811 tiro che al traino: impiegato contro obiettivi a oltre 14 !on. di d istanza si dimostrava ancora di grande precisione; mobile ed adattabile al terreno come il tipo più leggero di artiglieria di C .A.. potè percorrere circa 2.000 km. senza Incon venien ti di rilievo.

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L'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

Il 24 settembre 1944, ripiegato nella zona di Piedimonte di Alife, il Corpo Italiano di Liberazione si scioglieva per dare vita ai Gruppi di combattimento «Legnano » e (<Folgore »; mentre inoltre si costituivano - trasformazione delle divisioni omonime - i Gruppi di combattimento « Friuli », « Cremona », « Mantova >1 e « Piceno » (1).

Flg. 104. - Gen. Umberto Utili.

6. - Del Gruppo di combattimento « Legnano » assumeva il comando lo stesso Generale Umberto Utili già comandante del I Raggruppamento motorizzato e del Corpo Italiano di Liberazione. Facevano parte del Gruppo « Legnano »: - 68° Regg. f. (3 btg. di cui 1 era il IX btg. di assalto) con una cp. mortai da 3 pollici ed una cp. cannoni da 6 libbre. - Regg. f. speciale « Legnano » (3 btg.: 2 di alpini e 1 di bers.) con 1 cp. mortai da 76 e 1 cp. cannoni da 37 / 50.

(1 ) I gruppi di combattimento « Mantova » e « Piceno 11 , ultimi costit uit i, non fecero in t empo a. partecipare alle operazioni belliche.

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A FIANCO DEGLI ANGLO-AlvlERICANI

- 11° Regg. art. div. - com.te Col. Mario Brunelli - su sei gruppi di due btr. ciascuno: i primi 4 da 87, il V e.e. da 76 ~ il VI e.a. da 40 (1).

Fig. 105. - Gen. Federico Morn.

btg. misto genio. Carabinieri. Servizi. Dopo un lungo periodo di addestramento (circa sei mesi, da Piedimonte d 'Alife a Bracciano, a Radda nel Chianti), il gruppo « Legnano 11 fu inviato in linea il 23 marzo '45 e posto alle dipendenze del Comando del II C.A. americano, nel salien(1) L'll 0 Regg. Art., come si vede, aveva cambiato cosi l'armamento italiano con l'annamento inglese. Nuclei di ufficiali, sottufficiali e truppa venivano inviati presso apposite scuole per apprendere da istruttori inglesi la conoscenza dei nuovi mezzi e dei relrutivi procedimenti di impiego. « Per sei mesi h anno dovuto, ufficiali e t r uppa. subire le costrizion i della vita addestrat i va. « Fango e pioggia a Piedimon te d' Alife. neve e freddo a Bracciano e finalmente il tiepido sole primaverile del Chianti. « sei mesi di duro tirocinio. Ritornare a f are la recluta dopo avere dimostrato di saperci fare, magari con le carni segnate di recente dal piombo nemico. è stata una difficile prova. soprat tutto moralmente. Eppure era necessaria. « Non si trattava soltanto di imparare il funzionam~nto di n uove armi, oc-

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L 'ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

te che la fronte alleata formava a sud di Bologna e comprendeva una zona molto estesa (12 km.) a cavallo del fiume Idice. I quattro gruppi,da 25 libbre (cannoni da 87) .dell'll Regg, artiglieria, schierati in regione Monterenzio, furono orientati ad agire nella parte del settore occup~ta da ciascun btg. di primo scaglione. Il V Gruppo organizzò la difesa controcarro con 8 pezzi da 17 libbre (cannoni da 76). L'alto valore del << Legnano>> venne sperimentato nella conquista di q. 363. Questo compito venne affidato ad btg. « Piemonte » appoggiato dall'll"' Regg. artiglieri~. La q. 363 fu così descritta dal Gen. Utili, in una sua rievocazione del brillante combattimento: « Un contrafforte dell'Appenino, discendendo verso nordest a perdersi nella pianura emiliana, separa Valle Zena e Valle !dice. Ad un certo punto la cresta si assottiglia, poi si allarga, si sopreleva e si gonfia in tre grossi mammelloni, uno dei quali è la q. 363. In questa posizione spaziosa e articolata, osservatorio eccellente, aperta sul davanti ad un unico accesso angusto e dominato, protetta ai Iati da fianchi ripidi e franosi e dal fuoco incrociato degli opposti pendii delle due valli, passava la linea principale di resistenza dei tedeschi. Anzi, in ragione della sua intrinseca robustezza e della sua ;:;ingoiare importanza, era stata stabilita colà la sutura e la cerniera di due Corpi d'Armata. 0

cor reva assimilare nuovi m etodi. t a lvolta mol to diversi da i nostri. In linea tu tti debbono parlare lo s tesso linguaggio altrim enti possono succedere malintesi anch e gravi fra una grande uni tà e quella laterale. oppure n ella in t erpret azione di ordini della gran de unìtà superior e. La f an teria deve difendersi ed at taccare con gli s tessi procedimen ti di quella alleat a . L 'ar t iglieria deve dare il suo concorso alle gr andi unità alleate e ricever lo da queste con i loro metodi. « Nel corpo Italiano di Liberazione queste necessità non erano senti te cosi imperiosamen te. Il C.I.L. aveva 14 battaglioni di fanteria e gli veniva perciò assegnato un set tore nel quale poteva operare con un cer to r espiro. Inoltre il C.I.L. aveva armi ed equipaggiamento italia no. La « Legnano» invece con sei soli battaglioni di fan teria e1·a destinata a f ar parte integ1·ant e di una grande unit à alleat a . e quindi, dotat a delle stesse armi. doveva assimilare gli stessi metodi ». (Da «Il Gruppo di combattimento'' L egnano" n ella guerra di li berazione », pag, 47) .

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A FIANCO DEGLI ANGLO-AMERICANI

L'organizzazione del terreno l'aveva trasformata in un caposaldo munitissimo, irto di mitragliatrici e scavato di buche e di ricoveri, mentre nelle pieghe dei rovesci si annidavano in gran numero i mortai ». . u Le sole condizioni favorevoli per il successo consistevano nell'affiatamento intimo e di lunga data fra alpini ed artiglieri e nella conoscenza minuziosamente perfetta del terreno da parte degli uni e degli altri n. Dieci minuti di fuoco celere, indi l'allungamento del tiro: la posizione era presa, il presidio ne era stato annientato. « Il fatto è - commentava il Gen. Utili - che gli alpini erano stati meravigliosamente tempisti, partendo all'assalto quando le finte ripetute avevano indotto il nemico a rintanarsi nei ricoveri per sfuggire agli effetti di un fuoco potente e preciso. Erano scattati in ,sincronismo perfetto con il gioco della traiettorie coronando il ciglio della posizione con le ultime granate, compatti, decisi, sicuri... ». E noi ci permettiamo aggiungere la constatazione che sopravviveva e riprendeva la nostra classica e sperimentata in mille e mille combattimenti, cooperazione fra fanteria e artiglieria che la nostra scuola. la nostra dottrina, in tanti anni avevano insegnato. Poi il vigoroso inseguimento del nemico e, per il Gruppo " Legnano >> l'onore e la gioia suprema di entrare in Bologna.

7. - Con il 11 Legnano » dopo lo scioglimento del Corpo Italiano di Liberazione, si costituiva il Gruppo di combattimento "Folgore », nel quale riviveva la gloriosa divisione paracadutisti che si era sacrificata ad El Alamein. Comandante ne fu il Gen. Morigi, ed ebbe le seguenti unità: - Reggimento paracadutisti ,, Nembo >> (3 btg., una cp. mortai da 76 e una cp. cannoni da 6 libbre); - Reggimento marina S. Marco (btg. da sbarco << Grado 11, ,, Bafile n, « Caorle », cp. mortai da 76, cp. cannoni da 6 libbre); -

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Reggimento artiglieria « Folgore)> - 184" - al comando del Col. Giovanni Pacinotti, su: 4 gruppi da 87; 1 gruppo controcarro; 1 gruppo contraerei; btg. misto del genio; servizi. Il Gruppo di combattimento « Folgore )) fu inviato in linea in sostituzione della 6., Divisione cr. inglese - X C.A. - nel settore Val Senio - Val Santerno, particolarmente importante per<:hè serviva a riannodare la parte montana dello schieramento alleato con quella in pianura. Di contro aveva l'agguerrita 334" Div. germanica, poi la 1a Div. paracadutisti. Dopo aver resistito bravamente a tutti i tentativi tedeschi svoltisi durante il mese di marzo di intaccare le sue linee, il Gruppo « Folgore » fu chiamato all'azione offensiva, ardentemente attesa dai suoi reparti. E fu 1'11 aprile: sullo stesso fronte attaccavano vittoriosamente anche i Gruppi « Friuli » e « Cremona ». Le operazioni del Gruppo « Folgore » si accorda vano in particolare con quelle del Gruppo « Friuli n e infine con quelle del Gruppo « Legnano )> a Monte Pieve, a Settefonti ed a Castel dei Gritti quando, superate le difficoltà opposte dal terreno e dal nemico, i nostri pervenivano atla linea dell'Idice. Il Gruppo « Folgore )) non ebbe la fortuna di coronare i suoi sacrifici con l'ingresso in una grande città italiana. Ma a suo vanto la Storia raccoglie le belle pagine di valore scritte nel forzamento del Senio e del Santerno per raggiungere combattendo accanitamente il Sellustra, per superare monti, valli, abitati ostinatamente contesi dai germanici, per conquistare con l'eroico impeto dei suoi battaglioni all'arma bianca, Grizzano, e infine raggiungere l'Idice. Mentre i suoi paracadutisti piombavano improvvisamente nelle retrovie nemiche per sorprendere i reparti tedeschi, catturare uomini, armi e mezzi, aggravandone la crisi della ritirata.

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8. - Il Gruppo di combattimento «Friuli » derivò dalla Div. di fanteria « Friuli » che in Corsica insieme con la Div. " Cre' mana », aveva combattuto valorosamente per scacciarne i tedeschi; e della Divisione « Friuli» conservò i reparti fonda mentali. Comandato dal Gen. Arturo Scattini, il Gruppo « Friuli ,, restò così composto: -

77° e 78" R. f.;

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35° Regg. Art. D. f. (Col. Achille De Biase);

- reparti vari; e fu armato con materiali inglesi: - fucili Enfleld 303 e cannoni anticarro da 6 libbre per la fanteria; - cannoni da 17 e da 23 libbre per l'artiglieria. Dopo un lungo periodo di addestramento, il Gruppo « Friuli )) (fine gennaio, primi di febbraio '43) fu portato in linea: sostituì presso 1'8· A. britannica la divisio11e polacca « Bressowa », nel settore di Brisighella. Ed in questo settore il Gruppo ,1 Friuli )) scrisse magnifiche pagine di valore. Tolse al nemico la famosa quota 92 a nord-ovet di Limisano presso l'abitato di Riolo Bagni; e la difese con alterne vicende, concluse con la vittoria definitiva, alla quale molto contribuì il fuoco intenso, preciso, ben manovrato dei gruppi del 35° Regg. artiglieria rinforzato da artiglierie britanniche. Poi fu l'offensiva generale. Il Gruppo « Friuli >) riusciva a costituire oltre il Senio una testa di ponte fra Riolo Bagni e Cuffiano e, dopo accaniti combattimenti, a conquistare la famosa q. 106 - 8 aprile: mirabile preparazione delle artiglierie del 35° Regg. - a casa Guarè dai tedeschi sistemata a difesa con diverse postazioni coperte e blindate, presidiate da rilevanti forze. E ancora il Gruppo « Friuli », dopo 36 ore di accanitissima lotta superava le resistenze tedesche sul Sollaro ed a Castel San Pietro nell'Emilia, e sul Santerno, fino ad attestare sul Torrente Gaiana. -

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L' ARTIGLIERIA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE

Passo a passo verso la liberazione di Bologna, lasciando dappertutto brandelli di carne e vaste orme di sangue, luminose attestazioni di amore verso la nostra sacra terra. E si congiunge col Gruppo « Folgore >> e insieme con esso libera l'abitato di Varignana nella valle del Torrente Quaderno e Casalecchio dei Conti e Grizzano. Le valorose batterie del 35° Regg. spianano la strada fino a Bologna, spasimante nell'atte_sa di essere liberata, ma di essere liberata da soldati italia ni. Durante le operazioni il « Friuli » aveva perduto tra morti e feriti ben 960 uomini, dei quali 11 ufficiali e 231 uomini di truppa morti. I dispersi, quasi tutti feriti, non furono che 61.

9. - Il Gruppo di combattimento <<Cremona » derivava dalla Div. di fr. « Cremona » che con la « Friuli » aveva contribuito ad eliminare i tedeschi dalla Corsica. Fu costituito agli ordini del Gen. Clemente Primieri, fondamentalmente con i reggimenti: - 21° e 22° fanteria; - 7° Art. div. (Col. Angelo Ottone); - btg. genio. Raggiunse la fronte di combattimento ai primi di gennaio '45 e fu posto alle dipendenze del I C.A. canadese tra Ravenna, Mezzano, la valle di Comacchio ed il mare. Costretto nei primi due mesi ad un atteggiamento difensivo - lasciato con i mezzi molto limitati e con i battaglioni che non disponevano che cii metà. degli uomini previsti dagli organici - i valorosi nostri soldati tennero le linee saldamente contro i ripetuti, accaniti attacchi tedeschi che si illudevano di avere con essi più facile compito. Ma ai primi di marzo i nostri del << Cremona >> sono all'attacco e dànno veramente misura del · loro valore, conquistando - a prezzo di perdite molto elevate - la zona costiera a sud del Po di Primaro. Verso la metà di · marzo il Gruppo « Cremona >>, nell'imminenza dell'offensiva generale, venne schierato da Fusignano a Mezzano al di qua del Senio, tra 1'8" Divisione indiana a sinistra e la 36" Divisione inglese a destra. · -

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A FIANCO DEGLI ANGLO-AMERICANI

Ed il 10 aprile il Gruppo << Cremona » passa veramente all'offensiva. Sotto l'arco delle traiettorie - i n ostri conoscevano bene questa arte! - le fanterie del 21° e del 22" Regg. superano il Senio, i cui argini sono stati organizzati a difesa potente dai germanici, e serrano il nemico e riescono a liberare Alfonsine. Avanzano le batterie del 7° Artiglieria, ed anche la linea del Santerno è espugnata e superata. In queste azioni la cooperazione fanteria-artiglieria è magistrale e raccoglie meritato grande successo. Il Gruppo << Cremona » ha così aperto la via di Ferrara. Gli alleati riconoscono che il Gruppo << Cremona » (in queste . operazioni) aveva avuto una parte veramente importante. Dopo breve sosta, il Gruppo u Cremona » procede; attraverso numerosi combattimenti nei quali irrora di sangue nobilissimo le vie del Veneto liberato, raggiunge Venezia: mèta agognata, premio meritato. Non riportiamo ancora gli elogi degli Alleati. Nobili e sincere attestazioni. Di fronte a tanti eroismi nostri, a tanti sacrifici, a tanti dolori, e di fronte alla mèta raggiunta, grande, luminosa, la riconquista della Patria, ci sembra di ascoltare di nuovo l'altera voce di quel nostro soldato che sul rudere di una casa lungo la riva del Piave aveva scritto: << Non vogliamo encomi » - ventisette anni prima. E con queste parole di umiltà e di superbia, chiudiamo il nostro lavoro. (( Non vogliamo encomi » ci dicono i nostri Soldati e noi n on aggiungiamo più nulla.

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CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Le Ricompense al V alor Militare conferite ai Reparti dell'Arma di Artigli e ria e le Medaglie d'Oro al V alor Militare conferite ai Militari dell'Arma (dal 1920 al 1945)

A

• LE RICOMPENSE AI REPARTI

1. - Medaglie d'Oro. - 2. - Medaglie d'Argento. Bronzo. - 4. - Croce di Guerra al V.M ..

3. - Medaglie di

1. - Medaglie d'Oro

STENDARDO del 3" Reggimento Artiglieria Alpina. « Per il superbo comportamento dei gruppi " Conegliano " e "Udine" durante la campagna italo-greca. Frammisti agli alpini, nel valore e nel sacrificio, costituirono con le loro batterie, sui Mali, allo Scindeli, al Golico, come già sul Pindo i nuclei dai quali partiva l'offesa e sui quali si infuriò la resistenza e prese slancio il contrattacco. Col tiro dei pezzi, come con 1-a baionetta e la bomba, furono. valorosi tra i valorosi, alpini tra gli alpini ». Fronte greco, Pindo - Mali - Scindeli - Golko, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941.

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LE RICOMPEN SE AL VALOR MILITARE

STENDARDO del 14"' Reggimento Artiglieria « Ferrara ». Durante l'intero periodo della campagna italo-greca, col preciso ed efficace tiro dei suoi pezzi, appoggiò sempre ed ovunque lo slancio offensivo dei fanti contro munitissime posizioni avversarie e ne protesse là tenace resistenza nel contendere il terreno palmo a palmo. Sotto il fuoco anche della fucileria avversaria, spesso coinvolti coi fanti nella lotta corpo a corpo, i suoi artiglieri seppero valorosamente difendere i loro pezzi e morire su dl essi. Sempre e dovunque offrirono il loro tributo di sangue contro un nemico agguerrito e baldanzoso in terreno aspro e montano ed in avverse condizioni climatiche. Nella offensiva dell'aprile, con le unità depauperate dalle numerose perdite, continuava a combattere con indomito valore a fianco dei fanti nell'azione che in tre giorni consenti la rottura del fronte e l'inseguimento ». Fronte greco, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941. cc

Alla BANDIERA del l'' Reggimento Artiglieria Celere. « Durante 18 mesi di operazioni in territorio africano i suoi gruppi davano continue, luminose prove di ardimentoso comportamento e aggressività. Ricostituitosi dopo la durissima battaglia della Marmarica, riaffrontava la lotta con intrepidezza degna delle sue secolari tradizioni. Per oltre due mesi le sue batterie raggruppate od isolate, su di un percorso di 700 km., hanno sanguinosamente e valorosamente cooperato coi fanti della Divisione ,, Brescia i, ai vittoriosi successi conseguiti in numerosi combattimenti dividendo con essi 01:ore, gloria e sacrificio. Alla fine, in impari lotta contro un avversario sempre rinnovantesi, lottando gagliardamente e con sublime sacrificio di uomini e pezzi contribuiva a rintuzzare i contrattacchi e mantenere salde le estreme posizioni conquistate. Luminoso esempio nei capi e nei gregari di quelle alte virtù che sono retaggio dell'arma >, . El Mechili - Ain el Gazala - Segnali - Tobruch - Marsa Matruch - El Alamein (A.S.), 26 maggio - 30 luglio 1942.

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AI REPARTI: MEDAGLIE D 'ORO

STENDARDO del 132° Reggimento Artiglieria per Divisione Corazzata u Ariete». « Reggimento di artiglieria di una di visione corazzata partecipò alla riconquista della Cirenaica; alla battaglia della Marmarica, all'avanzata in Egitto, scrivendo pagine di dedizione, di eroismo e di gloria per l'ardore profuso nella lotta, compensando sempre deficienza di mezzi con ferrea volontà di vittoria. Con il fuoco preciso dei suoi cannoni, appoggiava e accompag~ava carristi e bersaglieri alla conquista dell'obiettivo, incurante di ogni azione avversaria terrestre ed aerea tendente ad arrestarne lo slancio. In azioni dove la battaglia si frantumava in episodi di epica lotta di mezzi corazzati, in fraterno concorso con i carristi schierava i suoi semoventi spesso avanti ai carri stessi, arrestando con tiri ravvicinati l'impeto avversario e unendosi poi agli stessi carri per inseguire l'avversario in ritirata o per opporsi in un granitico blocco a protezione delle nostre colonne. Col suo eroico comportamento perpetuava le gloriose tradizioni dell'Arma». A .S., aprile 1941 - settembre 1942.

STENDARDO

dell'8° Reggimento Artiglieria (« Pasubio »).

« In dieci giorni di durissimi combattimenti con violenza inaudita e fede sovrumana degne delle sue grandi tradizioni decimava il nemico susseguentesi in continui attacchi, concorreva in strettissima unione coi fanti, a distruggerlo e a farlo retrocedere dove per numero stragrande, era riusdto a mettere piede sulle posizioni contese. Nelle alterne vicende della lotta rimase incrollabile sulle sue posizioni, pilastro della difesa, sicura raccolta e base di partenza per i fanti travolti dal combattimento, talvolta unico .scudo verso il nemico. Rifulgeva nella successiva, logorante lotta, intesa ad aprirsi un varco, ripetutamente, per vari giorni consecutivi, attraverso le imbaldanzite schiere dei mezzi corazzati accerchianti. Nè le estenuanti tappe del tragico ripiegamento lungo la nevosa gelida steppa russa, nè il calvario del supremo olocausto del superstite pugno di Eroi, incalzato, braccato, falcidiato, val-

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

sero a fiaccarne l'animo intrepido, il saldo cuore e lo strenuo valore che dopo oltre un mese di contrastata, sfibrante lotta trionfava sulla maggiore potenza dei mezzi corazzati nemici». Fronte del Don: Tereschowo - Krasnogorowka - Ogolew - Abbrassimowo - Monastyrschtschina - Getreide - Swch - Sechepilow Leschos - Kiewskoje - Belaja - Kalitwa - Arbusow - Tscherkowo, 1° dicembre 1942 - 15 gennaio 1943. BANDIERA del 4, Reggimento Artiglieria alpina. cc

Con i suoi fieri gruppi "Mondovì", "Pinerolo" e "Val

PO » eredi delle innate tradizioni delle magnifiche virtù cit-

tadine e della solida tempra delle stirpi ligure, piemontesi ed apuane, il 4° Reggimento Artiglieria Alpina, nei duri mesi di indomita lotta sulla fronte del Don, si dimostrò saldo, massiccio, ben temprato e pronto istrumento di guerra, e, fra difficoltà, ostacoli, insidie del nemico, terreno e clima, seppe resistere fermo come le rocce delle sue montagne, onorando così la razza e benemeritando la riconoscenza della Patria. Stremato dal doloroso calvario di freddo e di fatiche e dai sanguinosissimi incessanti combattimenti, gareggiando con i battaglioni alpini, in una atmosfera di sublime eroismo e di dedizione al dovere, concluse la propria leggendaria vicenda tra il Don e l'Oskol con una disperata resistenza, immolandosi eroicamente alla sacra ed immacolata bandiera che, simbolo della Patria lontana, distrusse per sottrarla al nemico» . Fronte russo, 20 settembre 1942 - 27 gennaio 1943. STENDARDO del 52° Reggimento Artiglieria

cc

Torino ».

Già decorato di medaglia di bronzo per le azioni compiute sul fronte orientale durante il primo anno della campagna di Russia, sfolgorava vittorioso nella rapida avanzata dal Bula win al Don nel luglio 1942. Dalle salde posizioni raggiunte sul Don il 52' Reggimento artiglieria portava più volte le sue batterie a sostenere anche gli altri settori, concorrendo efficacemente a rafforzare anche reparti alleati. Sopraggiunto cc

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AI REPARTI: MEDAGLIE D 'ORO

il duro inverno russo e con esso una poderosa offensiva del

nemico a largo raggio, il 52' Reggimento Artiglieria, gareggiando in disciplina e valore con gli altri reparti della divisione, battendo continuamente il nemico in una prima azione di ripiegamento, portava in salvo i suoi pezzi nonostante la starsezza della sua scorta di carburante. A vendo però dovuto cedere tutta la benzina rimasta ai carri armati alleati che scortavano la divisione trasformava tutti i suoi artiglieri in fanti, dopo aver sacrifkato ad uno ad uno i suoi pezzi non senza prima averli resi inefficienti. Assediato una prima volta in una zona fortemente battuta, lanciava i superstiti all'assalto alla baionetta, riuscendo a rompere il cerchio. Dopo lunghissima marcia durata 36 ore a digiuno, fra i mortali tormenti di una bassissima temperatura, gli artiglieri superstiti combattendo sempre come fanti fra i fanti, raggiungevano un altro più arretrato caposaiao entro cui, nuovamente accerchiati, tenevano fronte al nemico per ben ventiquattro giorni. Rotto infine anche questo secondo a<.:cerchiamento, i resti del reggimento ridotti appena al 10 % degli effettivi, riuscivano con un'altra epica marcia a ricongiungersi coi resti della propria armata. Il glorioso stendardo, colpito più volte col proprio colonnello comandante dal fuoco delle artiglierie e mbrtai nemici, bruciava entro l'autovettura frantumata, sparendo co.sì nella mis<:hia come il simbolo di un mitico eroe trasumanato dal fuoco>>. Malo e Nowo Orlowka - Bogutschai - Diastscbenkowa - Monastyrschtschina - Paseka - Merkulow - Demidow - Ssurow - Arbusow Tscherkow, luglio 1942 - gennaio 1943.

STENDARDO del 3° Reggimento Artiglieria Alpina (J ulia). « Magnifica

compagine di armi e di spiriti ancor più rinsaldata dai, fasti gloriosi della campagna di Albania, coi gruppi « Conegliano», e< Udine », << Val Piave», 77a batteria controcarro, 45" e 47.. batteria controaeree, accorreva attraverso tempeste di neve e di gelo a fermare il nemico che potentissimo per uomini e mezzi, avanzava in altro settore del fronte. Per t renta giorni le batterie del reggimento nella piena crudezza -

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LE R ICOMPENS E AL VAL O R

MILIT ARE

dell'inverno russo, senza ripari nè ricoveri nella steppa .i nnevata, manovravano impavide, benchè duramente colpite, e ricacciavano ovunque l'avversario nel corso di disperati furibondi combattimenti infliggendogli perdite sanguinose. Soltanto quando il nemico era da più giorni alle spalle, il reggimento, per ordine ricevuto, iniziava il ripiegamento. Benchè stremati, gli artiglieri alpini del .3"', con sovrumana forza di volontà . frammischiati agli alpini, riuscivano ad aprirsi un varco attraverso l'accerchiamento nemico, col sacrificio di molti col valore di tutti. Confermavano così le più pure tradizioni di valore, di abnegazione e di sacrificio dell'artiglieria alpina italiana ». Fronte russo, 15 settembre 1942 - l " febbraio 1943.

STENDARDO del 2° Reggimento. Artiglieria Alpina (Tridentina). « Sulla steppa arsa dal sole e sulla nuda gelida sponda del Don, i Gruppi « Bergamo» « Vicenza ,> e « Valcamonica ,,, per lunghi mesi si prodigarono con fiero sacrificio in diuturna gara di dedizione per concorrere in modo decisivo, col loro fuoco tempestivo .ed infallibile e fino alla conclusione sempre vittoriosa, ad ogni combattimento degli intrepidi battaglioni alpini. Nelle durissime vicende del ripiegamento dal fronte del Don, compatti nella fede, tenaci pur nel tormento del gelo, della fame, degli stenti e della bufera implacabile, solcano con volontà sovrumana per centinaia e centinaia di chilometri la steppa nevosa ed infida, stroncano col tiro micidiale dei pezzi, con titanico sforzo spinti innanzi a praccia, l'impeto di soverchianti forze nemiche, ne inchiodano i carri armati, ne smontano ie artiglierie. Dappertutto presenti, con indomito coraggio affrontano anche il sacrificio supremo pur di spezzare ogni nuovo ferreo cerchio avversario. Dopo undici battaglie, esaurite le munizioni, vinti dagli stenti i muli fedeli, ridotti nel numero a un pugno di leggendari eroi, stremati da inenarrabili sofferenze, si affiancano ai resti gloriosi dei battaglioni alpini e in ripetuti assalti lanciandosi all'arma bianca col disperato furore di cui è tessuta la storia radiosa delle

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AI REPARTI : MEDAGLIE D'ORO

invincibili Fiamme Verdi, stroncano l'impeto nemico, ne contengono l'irruente avanzata, creando la premessa indispensabile alla ripresa ed aprono con essi l'ultimo più ostinato cerchio avversario che li vorrebbe togliere alla gioia di servire la Patria fino alla vittoria ». Fronte russo, Medio Don, agosto 1942 - febbraio 1943. STENDARDO del 3-0 Reggimento Artiglieria di Corpo d' Armata - Per il 30° Raggruppamento di Artiglieria di Corpo d'Armata. « Salda unità di guerra temprata all'ardimento ed al sacrificio, pluridecorato in precedenti aspri cicli operativi; confermava in situazioni estremamente difficili determinate da cruente impari lotte contro potente agguerrito avversario, lo indomito valore, il superbo spirito di abnegazione. Violentemente attaccato da travolgenti forze corazzate sussidiate da incontrastate azioni aeree, resisteva con rinnovato ardore e quindi reagiva con estrema audacia riuscendo, a costo di gravi sacrifici, a contenere l'aggressività avversaria. Decimato, a corto di munizioni e di viveri tormentato da gelida temperatura, affrontava con stoica fermezza la dolorosa odissea di un ·tragico ripiegamento attraverso sconfinate steppe nevose. Incalzato senza tregua, falcidiato da terrificanti bombardamenti terrestri ed aerei, ridotto ad un pugno di eroi, persisteva imperterrito nella ardua impresa di ricongiungersi ai resti gloriosi della sua grande unità, e la realizzava sostenendo successive epiche lotte corpo a corpo per aprirsi varchi attraverso micidiali cerchi di ferro e di fuoco. Col sacrificio compiuto tra valorosi fanti perpetuava le gloriose tradizioni dell'artiglieria italiana» . Fronte russo, dicembre 1942 - febbraio 1943.

STENDARDO del 33° Reggimento Artiglieria « Acqui ». « Nella gloriosa e tragica vicenda di Cefalonia, con il valore e il sangue dei suoi artiglieri, primi assertori della lotta contro i tedeschi, per il prestigio dell'Esercito italiano

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

e per tener fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta, immolandosi in olocausto alla Patria lontana ». Cefalonia, 8 ,. 25 settembre 1943.

STENDARDO del 19" Reggimento Artiglieria - Divisione « Venezia ». << All'atto dell'armistizio, lontano dal suolo della Patria, a contatto di preponderanti aggressive forze tedesche che imponevano la consegna delle artiglierie, anzichè deporle, si impegnava compatto in cruenta lotta partigiana che conduceva in zone impervie, senza rifornimenti e con privazioni inenarrabili, per sostenere, con largo tributo di sangue, gli eroici fanti delle invitte divisioni " Venezia " e " Garibaldi ". Col sacrificio dei suoi valorosi artiglieri tenne fede alle gloriose tradizioni dell'Arma ». Montenegro - Sangiacciato, 8 settembre - 1° dicembre 1943.

GRUPPO ARTIGLIERIA ALPINA << Aosta ». (e All'alba del 9 settembre 1943, il gruppo artiglieria alpina « Aosta >> prontamente schieratosi, reagiva con fermezza alla perfida insidia tedesca. Nei continui, durissimi, sanguinosi co.mbattimenti protrattisi per oltre un anno, unitamente a formazioni di patrioti jugoslavi, dominava con spirito eroico ogni difficoltà e superava ogni rischio imponendosi all'ammirazione di tutti. Blocco granitico di volontà combattiva, manteneva alto in ogni circostanza il prestigio delle armi italiane, dimostrando, in un'ora di smarrimento e di dolore, incrollabile fede nei destini della Patria e indomabile volontà di lotta e di rinascita » . Montenegro - Sangiaccato - Albania, 9 settembre 1943 - 31 ottobte - 1944.

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AI REPARTI: MEDAGLIE D'ARGENTO

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Medaglie d'Argento.

STENDARDO del 204" Reggimento Artiglieria Divisionale. cc Reggimento mobilitato per la guerra, sapeva far rifulgere ancora una volta sulle sabbie egiziane le glorie dell'artiglieri~ italiana. In procinto di muovere con la sua divisione su Marsa Matruk, si vedeva d'improvviso distruggere avanti due divisioni libiche delle quali accoglieva i dispersi e serrarsi intorno tutti i mezzi di un intero corpo d'armata motorizzato nemico. Cir,c ondato e staccato con la sua divisione da ogni rifornimento, senza acqua e senza viveri, sotto un ghibli di sabbia infuocata, sosteneva per due interi giorni la parte principale d'una lotta disperata, che non aveva e non poteva avere nessuna speranza di vittoria. Come un leone ferito e circondato, che azzanna tutto intorno, serventi ed ufficiali del 204"' artiglieria raccolti attorno ai loro pezzi seppero sostenere per due giorni, per l'alto senso del dovere e dell'onore militare, una lotta vera sintesi delle tradizioni dell'Arma ». Sidi Barrani, 10 - 11 dicembre 1940.

STENDARDO del 17° Reggimento Artiglieria «Sforzesca». « Per la bella, eroica condotta delle sue batterie che dalla linea avanzata delle fanterie, nonostante le gravissime perdite di uomini e materiali, con inesausta tenacia, con indomita fede, opponevano con tutte le armi a loro disposizione incrollabile barriera all'avanzare del nemico, fiaccandone in lunghi diuturni combattimenti, le forze e precludendo ad esso ogni possibilità di successo. Gareggiando con fanti e camicie nere, dividevano con loro, l'onore del sangue versato per la Patria e la gloria duramente conquistata». Marizai - Mali Scindeli Klisura (fronte greco), 13 febbraio - 17 aprile 1941. STENDARDO del 3° Reggimento Artiglieria Celere cc Principe Amedeo Duca D'Aosta». « Dopo lu.ngo periodo di logorante attività operativa sul fronte di Tobruk, dove la capacità e l'elevato spirito dei suoi


LE R I COMPENSE AL VALOR MILITARE

artiglieri furono fattore decisivo sia nella difesa che nel conseguimento di nuove conquiste, sostenne la battaglia della Marmarica con ammirevole ardimentoso valore. Superando aspre difficoltà di ogni genere in quaranta giorni di tenace, dura lotta contro forze nemiche superiori per numero e per mezzi, ufficiali e artiglieri scrissero pagine gloriose di .fulgido eroismo gareggiando con i fanti nel pericolo e nell'estremo sacrificio. La nostra controffensiva trovò il 3° reggimento artiglieria celere già pronto al suo posto d'onore. Nell'esaltazione del nome del reggimento, ardente d'amor patrio e di fede, esso mantenne alte, sempre ed ovunque, le nobili tradizioni dell'artiglieria italiana >>. Tobruk - El Adem - Ain el Gazala - Agedabia, maggio dicembre 1941. BANDIERA del 12" Reggimento Artiglieria Divisione Fan-

teria

Savona n. Con la tenace, eroica resistenza opposta al soverchiante avversario, ed effettuata in condizioni di ambiente avverso per natura su posizioni create dai suoi stessi soldati, con mezzi inadeguati, e sotto continui bombardamenti terrestri ed aerei, ha scritto una delle più belle pagine della · nostra guerra in A.S. Completamente accerchiato ed isolato dal resto delle nostre forze, senza speranza di sottrarsi alla cattura, non si arrendeva se non dopo aver consumato le ultime munizioni. L'ultimo radio lanciato fu un'affermazione di fede e di amore per la Patria. Il suo contegno meritò così anche l'ammirazione dell'avversario >>. Frontiera libico-egiziana, 18 novembre 1941 - 17 gennaio 1942. «

«

~

STENDARDO del Reggimento Artiglieria a cavallo. « Coi gruppi volta per volta impiegati in appoggio di unità della propria divisione celere od assegnati alle fanterie in azione, allineando agilmente le sue batterie con le estreme avanguardie e sulle posizioni di maggior r:i.schio ed onore, ha confermato ovunque l'antico prestigio coi caratteri ·della irruenza e della intrepidezza. Dopo essersi inoltrato per più di mille chi-

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lometri in territorio nemico, anche osteggiato dalla intransitabilità delle piste e dall'insidie dei partigiani, si prodigava con esperta bravura nella tutela di importanti settori difensivi. In una fase ondeggiante della lotta, soverchiati e superati i suoi pezzi dalla rabbiosa imponenza numerica di nemico quattro volte superiore, li restituiva all'orgoglio del successo coll'impeto degli artiglieri emuli per ardore di sacrificio e virtù di \ eroismi alle baionette dei bersaglieri ». Fronte russo, Nipro Usspetowka - Rikowo - Gorlowka - Chazepetowka - Mikaj lowka - Iwanowka, agosto 1941 - maggio 1942. STENDARDO Reggimento Artiglieria a cavallo. « Affratellati coi fanti, coi bersaglieri, con le camicie nere, e intimamente partecipe, per fiera tradizione ed inalterato valore, dell'impeto di superbe unità di cavalleria, ha illustrato nelle più differenti situazioni e difficili condizioni della lotta le sue caratteristiche, la sua indole, il suo spirito marziale. Nel corso di un'aspra battaglia per l'inviolabilità di delicato settore difensivo ha arginato, anche alle brevi distanze, la fanatica irruenza dell'avversario cui più volte, idealmente emulo dei fasti delle antiche batterie a cavallo, ha sottratto col corpo a corpo i propri cannoni minacciati di accerchiamento >>. Fronte russo: Nikitino - Scheterowskj, luglio 1942 - Tonin - Simowskj - Isbuschenkij - Tschebotarewski - Dewiatkin - Bolochoi, 20 - 30 agosto 1942.

STENDARDO del 17° Reggimento Artiglieria « Sforzesca >>. « Superbo reggimento di artiglieria, impegnato per più giorni in aspri combattimenti sul Don e nei caposaldi di Jagodnij e di Tschebotarewskij, ha condiviso coi fanti fatiche, sacrifici · e glorie contendendo e quindi .fiaccando la furia offensiva nemica. Costretto dalle alterne vicissitudini della lotta a successivi arretramenti pur privo di mezzi di traino, non cedeva i pezzi che trascinava lungamente a braccia, con tenace spasmodica volontà, per dare ancora ai fanti appoggio di fuoco tem-

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pestivo ed efficace. Sempre fiero delle antiche tradizioni, consacrava col sangue la nobiltà della sua missione, sintetizzata nel motto « col fante e per il fante», e confermava con una nuova pagina di gloria, la suprema dedizione alla Patria ». Fiume Don - Jagodnij - Tschebotarewskij (fronte russo), 17 - 31 agosto 1942.

STENDARDO del 3• Reggimento Artiglieria di C.A. - Per il 30° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata. « Magnifico raggruppamento di artiglieria di Corpo d 'Armata che alla potenza dei suoi cannoni ha aggiunto il palpito generoso del cuore di tutti i suoi uomini, durante la campagna di Russia è sempre stato valido strumento di vittoria. Impegnato seriamente sulla riva destra del Don, in momenti particolarmente difficili, col suo poderoso intervento di fuoco, sbarra va il passo al nemico, mentre gli artiglieri, in generose gare di valore e di eroismo coi fratelli di ogni arma, respingevano in sanguinosi combattimenti le soverchianti forze avversarie. Esempio di virtù e di valore, ha mantenuto alte le tradizioni dell'arma nella paziente attesa, nel consapevole sacrificio, nel folgorante slancio della vittoria ». Fronte russo (Don), luglio - settembre 1942.

STENDARDO del 120·> Reggimen to Artiglieria. Nuova unità costituita durante la guerra e saldamente forgiata per la guerra, dava, fin dal primo contatto con l'agguerrito e feroce nemico, ampie prove della sua capacità operativa contribuendo al mantenimento di un importante e delicato settore. Passato con gli altri reparti della propria G.U. alla travolgente offensiva, sbaragliava con la sua azione di fuoco, sempre immediata ed efficace, forti retroguardie nemiche. Appoggiava quindi l 'azione dei bersaglieri nell'aspra battaglia di Iwanowka il cui possesso apriva il passo alla conquista di un vasto bacino minerario. Trasferitosi con rapida marcia dal Donetz al Don, con tribuiva potentemente alla eliminazione di <<

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una munitissima testa di ponte nemica, annientando tra l'altro, in un epico duello fra carri armati e cannoni, una intera brigata corazzata. Chiamato a nuova prova contro masse avversarie transitate sulla destra del Don in delicato settore, col fuoco concentrato dei suoi pezzi contribuiva decisamente a stroncare l'offensiva del nemico, che rinunciava definitivamente ad ogni velleità di prosecuzione». Fronte russo: Quota 331,7 - Nikitino - Stazione Fatschewka - Iwanowka - Schterowka - Bokowo Antrazit - Battaglie del Don di Serafimowitsch e Jagodnij , marzo - ottobre 1942. STENDARDO del 205° Reggimento Artiglieria « Bologna ». Partecipava per 22 mesi alle operazioni belliche in Africa Settentrionale, prodigandosi in generosa gara coi fanti della divisione. Sui ~ampi di battaglia di Tobruk e di Agedabia, in due mesi di continui,_duri combattimenti, contribuiva con la perizia e con il valore delle proprie batterie alla ferma resistenza della divisione, profondendosi senza risparmio di energie e di sangue. In azioni di retroguardia sosteneva saldamente l'urto nemico, subendo notevoli perdite, e facilitava il ripiegamento su altre posizioni dei reparti della propria grande unità ». A.S., 8 febbraio 1941 - 30 novembre 1942. a

STENDARDO del 46<' Reggimento Artiglieria

cc

Trento ».

« Valoroso reggimento della Divisione cc Trento », preposto alla difesa d'un tratto particolarmente importante dello schieramento di una armata corazzata, durante dodici giorni di ininterrotta asperrima lotta ha saputo sostenere, infrangendolo, l'urto di forze soverchianti, infliggendo loro perdite considerevoli, e mantenere le posizioni a prezzo di reiterati strenui sacrifici, individuali e collettivi, dallo stesso avversario ammirati. Martellato poi di giorno e di notte dall'artiglieria e dagli aerei avversari, sopravanzato da ingenti forze corazzate, ridotto a un quinto degli effettivi, esaurite le munizioni, ha dovuto - esausto - piegare, dopo essersi prodigato, meraviglio-

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

so di fervore e di sacrificio, nel supremo compito di proteggere la ritirata di altre unità dell'armata >>. A.S., ottobre - novembre 1942. ·

«

STENDARDO del 108> Reggimento Artiglieria Motorizzata Cosseria ».

« Schierato da quattro mesi in settore di imprevista ampiezza (oltre 30 chilometri) dietro le posizioni di resistenza tenute dai reggimenti di fanteria divisionali, già distintosi in precedenti azioni di guerra, in otto giorni di aspra lotta, esposto a violenti azioni aeree e di fuoco dell'artiglieria avversaria, era presente, ovunque più intensa era la lotta sostenendo le fanterie con pronte, potenti ed efficacissime azioni di fuoco, causando al nemico perdite assai co:1siderevoli in uomini, materiali e automezzi. Ultimate le munizioni, avuti inutilizz~ti i pezzi, le batterie provvedevano alla difesa vicina, unendosi e gareggiando con i fanti in ge!lerosi e durissimi combattimenti nella consegna di resistere in posto a caposaldo ». Fronte del Don: Novo Kalitwa - Kosharnij - Ssamodurowka - Deresowka, 11 - 18 dicembre 1942.

STENDARDO del 17° Reggimento Artiglieria Motorizzata. Durante quindici giorni di accaniti combattimenti nella steppa ed in pieno inverno, per rompere l'accerchiamento del nemico, gli artiglieri del 17° artiglieria « Sforzesca », in nobile gara di eroismo e sacrificio coi fanti della Divisione portavano nella lotta il prezioso e costante contributo del fuoco delle loro batterie trasportate al seguito con inauditi sforzi, riuscendo ad aprire alla fanteria la via della vittoria ». Fronte russo, 18 - 31 dicembre 1942. «

STENDARDO del 2' Reggimento Artiglieria di Corpo di Armata. << Dalle aspre giogaie alpine alle infocate sabbie africane, alle squallide lande russe, schierò 21 batterie salde, agguerrite,

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AI REPARTI: MEDAGLIE D'ARGENTO

ardimentose. Dall'Argentera a Tobruk, alle rive del Don i suoi artiglieri opposero alle insidie del suolo, del clima, degli uomini la forza dei loro nervi, la fermezza del loro cuore, il fuoco inesorabile dei loro pezzi, l'ardore della- loro fede. In linea coi fanti, costantemente vigili sulla loro sicurezza, tempestivi ed efficaci sempre nell'azione, suscitarono l'ammirata gratitudine dell'Arma sorella alla quale seppero spontaneamente affiancarsi in una superba gara di eroismi. Dopo sei giorni di dura, impari lotta sul Don contro un nemico preponderante per numero e armamento e contro gli avversi elementi della_ natura, il silenzio scese sulle batterie e solo quando l'invasione delle piazzuole da parte di potenti mezzi corazzati rese umanamente impossibile ogni ulteriore resistenza. Fedeli alle nobili tradizioni dell'Arma, gli artiglieri, seguendo l'esempio sublime del loro comandante, volontariamente immolatosi, fecero allora dei pezzi gli al tari del loro sacrificio ». Colle dell' Argentera, 10 - 25 . giugno 1940 - Tobruk, gennaio 1941 - Ansa Don - Quota 220, 21 - 25 agosto 1942 - Krassno Orekowo - Sswinjuka, 10 - 12 settembre 1942 - Fronte Don, 11 - 19 dicembre 1942 - Golubaja Kriniza - Seleny Jar, 19 dicembre 1942 - 17 gennaio 1943.

STENDARDO del 201° Reggimento Artiglieria Motorizzata. « Reggimento d'artiglieria controcarro, ultimo costituito, ma ben presto affermatosi primo fra i primi, in sette mesi di fotta durissima portava alle grandi unità cui erano assegnati i suoi gruppi, l'anima di t utti i suoi artiglieri e la protezione efficace ed ardita contro l'agguerrito nemico corazzato. Sui suoi schieramenti avanzati e talvolta indifesi si batteva valorosamente in tutti i settori dell'armata, bruciando infallibilmente tutti i carri che entravano nel raggio d'azione dei suoi cannoni; prodigo di sangue generoso ed onusto di tributi d'ammirazione. Iniziatasi l'azione offensiva del nemico, il reggimento concorreva alla resistenza per ben sei giorni e sparando fino all'esaurimento delle munizioni, sebbene in ultimo circondato e minacciato alle spalle da regolari e dai partigiani. Cadeva-

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

no intanto ufficiali ed artiglieri, e nell'immane lotta sacrificava, secondo gli ordini, quasi la metà dei suoi effettivi. Dei tre. gruppi il 1° e 2'' non ripiegavano, trattenuti dal dovere compiuto oltre l'estremo ed il loro sacrificio raggiava intorno allo Stendardo del reggimento anch'esso colpito dal fuo_co nemico )}. Utkino - Schetschenka - Serafimovich - Jagodnij - Tschobotarow - Blinoff - Samodurowka - Deresowka - Grassnogorowka Belogoskoje (Russia), luglio 1942 - 18 gennaio 1943. STENDARDO del 9, Raggruppamento Artiglieria d'Armata. « Raggruppamento artiglieria d'armata, decentrato ai corpi d'armata ed alle divisioni, schierava i suoi sei gruppi da 149 e 210 fin sulla linea delle artiglierie divisionali e dei pezzi anticarro. In sette mesi di sanguinosi combattimenti e di sacrifici, fra le avversità del clima e delle enormi distanze, il raggruppamento in nobile gara con le artiglierie divisionali, portava · sempre e dovunque il peso e la violenza del suo tiro, parte preminente nel fuoco delle G.U. Iniziatasi l'azione offensiva nemica, la resistenza si articolava intorno ai gruppi d'artiglieria d'armata rimasta schierata in posto. Ben presto attaccati ed aggirati da masse corazzate avversarie, i gruppi continuavano nella lotta con le fanterie e nei caposaldì versando generosamente copia dì sangue e sacrificando alla Patria 72 ufficiali e 1957 artiglieri, oltre la metà dei propri effettivi. Il 1° e 34° gruppo a Tscherkowo, ridotti a pochi centinaia di artiglieri, ricostituivano un nucleo del raggruppamento che si distingueva per efficienza e combattività, sia nella difesa come nell'epica sortita. Raggruppamento saldo ed eroico, motivo di fierezza e di orgoglio per ogni artigliere e per ogni italiano». Ansa di Wer Mamon - Getiutsche - Bogutschar Tscherkowo - Krasnogorowka Monastyrschtschipa - Bogomoloff - Konowaloff - Frolowskij N. Kriskoj - Werk - Ssingin - Jagodnij - N. Astachoff - Kaschary (Russia), agosto 1942 - 18 gennaio 1943. STENDARDO del Reggimento Artiglieria a cavallo. « Gagliarda e compatta unità di guerra, già affermatasi per bravura e valore in lunghi mesi di accanita lotta contro l'av-

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AI REPARTI: MEDAGLIE B'ARGEN'li'O

versario agguerrito, aggressivo, tenace, in diuturna gara di: dedizione con le altre truppe anche nell'avversa fortuna, con inalterato coraggio ed elevato spirito di .cooperazione, assolveva fino all'estremo limite il suo. compito. Coi gruppi assegnati a G.U. di fanterie e alpine, durante un aspro e rischioso ripiegamento superava difficoltà di ogni sorta e senza mai desistere dal combattimento riusciva in ogni situazione arditamente manovrando e sino al limite di ogni umana possi)Jilità a , tutelare alpini e fanti contro l'incaizante, continua assillante marcia di forze corazzate avversarie. Fiero di essere a guardia delJe tradizioni. delle vecchie « voloire », fornendo esempi sublimi di eroismo e di altruismo si sacrificava nella totalità attor~ no a quei pezzi, che solo l'inesorabile massa d'acciaio nemica, annientandoli éol suo peso, riusciva a far tacere». Medio Don Scheljakino - Warwarwka - Tschuprinin (Russia), novembre 1942 - gennaio 1943.

STENDARDO del 121° Reggimento Artiglieria << Ravenna ». « Schierato a difesa di un importante settore, nel corso di violenti attacchi condotti dal nemico con· notevole superiorità di forze, cooperò efficacemente con le fanterie in perfetta fusione di animi e d'intenti. All'offesa nemica portata da aerei e da artiglierie, contrappose sempre la sua forza distruttrice potenziata da abilità tecnica, sereno sprezzo del pericolo, sublime spirito di abnegazione. Coinvolto nell'azione delle fanterie vide i suoi eroici artiglieri gareggiare con i fanti nel contrassaltare il nemico e con indomabile spirito di sacrificio, strappargli ripetutamente la vittoria ». Russia: Fiume Don fiume Donez, agosto 1942 - gennaio 1943.

STENDARDO dell'll Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata. 0

;< Con slancio' ardito ed inflessibile, dopo aver percorso 2500

chilometri per via ordinaria, irruppe veemente e prodigò la po-

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

~tenza dei suoi pezzi e l'ardire dei suoi artiglieri per lo sfondamento del fronte nemico la conquista del bacino minerario di Kraasnij - Lutsch. Schierato nella sponda destra del Don cooperò con gli alpini, su tutto il settore del corpo d'armata alpino, per costituirlo a baluardo insormontabile. Pronto nello spostamento delle artiglierie, instancabile nella sorveglianza, colpì implacabile dalle sponde del fiume alle più lontane retrovie ogni movimento nemico, ogni sua batteria; in modo pàrticolare, fiaccando lo slancio offensivo avversario nella zona Werch Mamon - Nowa Kalitwa. Affrontò fatiche, rigori di clima, pericoli con assoluta dedizione e ferma volontà. Nell'avverso desti-. no, con incrollabile fede combattè da fante, in numerose prove sempre vincitore sul nemico a lui superiore d.i numero e di mezzi. Sempre con entusiastico ardimento e con perizia tenne alti in terra di Russia il prestigio dell'artiglieria, il valore delle armi, il nome della Patria ,,. Fronte russo: Nowa Orlowka Nikitino - Jwanowka - Belogorje - Nowa Kalitwa - Opyt - Wschijowa - Nikitowka - Nikolajewka, luglio 1942 - febbraio 1943. I

BANDIERA del 136" Reggimento Artiglieria. ~GG · Ff.

,;

<< In circa due anni di azioni ininterrotte in Africa Settentrionale, dava cc sempre e dovunque » generoso contributo di valore e di sangue». A.S., novembre 1941 - maggio 1943.

STENDARDO del 28" Reggimento Artiglieria « Livorno>>. « Da posizioni avanzatissime occupate dai gruppi con singolare ardimento, diede potente e decisivo contributo al contrattacco della fanteria divisionale lanciata contro il nemico che, preponderante per numero e per mezzi, era ~barcata in un importante settore costiero. Nei successivi venti giorni il reggimento operò costantemente in primissima linea sostenendo lotte cruente quanto impari contro artiglierie superiori in numero, calibro e gittata e contro potenti carri armati. Allorchè i pezzi giacquero schiantati, e fino a quando gli ultimi resti

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AI REPARTI : MEDAGLIE D'ARGENTO

del reggimento furono ritirati dalla lotta, gli artiglieri continuarono a combattere con le baionette e le bombe a mano, dando luminose prove di valore, di ardimento, di spirito di sacrificio ». Gela - Bivio Gigliotto - Piana di Catania - Agira, 10 luglio - 5 agosto 1943. STENDARDO del 10" Raggruppamento Artiglieria Controcarro (semoventi da 90/ 53). « Blocco compatto di energie, di valore e di spirito di sae~ificio, in successivi combattimenti fronteggiava con indomito ardimento ed elevato senso del dovere, prepoRderanti agguerrite forze, riuscendo con abili manovre e spiccato ardore bellico a contenere l'aggressività avversaria. Delineatasi la crisi, decimato, privo di mezzi, rifiutava la resa e, stoicamente, si impegnava in ultima strenua impari lotta a colpi di bombe a mano. Col sacrificio, teneva in grande onore il prestigio delle armi italiane ». Battaglia di Sicilia, 10 luglio-17 agosto 1943.

STENDARDO del 41° Reggimento Artiglieria

,e Firenze» .

« Reggimento di spirito elevatissimo, dislocato in Albania all'atto dell'armistizio si diede alla montagna con tutte le sue sei batterie someggiate, sostenendo nel settembre stesso 1943, con altre truppe della divisione, i primi aspri combattimenti contro i tedeschi, distruggendo col suo tiro mezzi blindati e dando efficacissimo contributo alla difesa. Successivamente per circa un anno e mezzo, pezzi del 41° - unica artiglieria che lottava a fianco delle schiere partigiane - con pochi quadrupedi sfiniti dalla fame e dalla fatica, furono portati attraverso le montagne di quasi tutta l'Albania e del Montenegro meridionale, prezioso ausilio in numerose azioni di guerra partigiana contro i tedeschi, alle quali in più circostanze, ufficiali e artiglieri partecipavano come fanti. Due batterie - undici reparti di tutta la 9a Armata - restarono nella loro costituzione organica fino al rimpatrio nel maggio 1945, scortando così fino all'Altare della Patria in Roma lo Stendardo del reggimento,

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LE RICOMPENSE AL VAL OR MILITARE

che un ufficiale aveva salvato, attraverso rischi e sacrifici quale · simbolo prezioso dell'onore delle armi d'Italia ». Montagne d'Albania, settembre 1943 - gennaio 1945. BANDIERA Reggimento Artiglieria « Folgore ».

« Reggimento di artiglieria dato a sostegno di battaglione cui arditissimo slancio fu caratteristica prima, seppe lo stesso spirito trasfondere nei suoi artiglieri. Con azione tempestiva, sicura ed efficace, soccorse sempre, in attacco e nella difesa, i reparti avanzati, prevenendone richieste ed esige?ze con numerosissime, ardite pattuglie che, degli assaltatori e dei posti avanzati divisero rischi e vicende. Consentì per mirabile aderenza di fuoco che paracadutisti espugnassero una formidabile posizione, resistendo poi a reiter_a ti contrattacchi nemici. Bella unità di artiglieria che nella battaglia offrì sempre e dovunque e senza limiti alla fanteria poderoso e sicuro soccorso di fuoco ». Poggio Fiorito - Abbadia di Fiastra - Filottrano - Monte Carotto, giugno - agosto 1944 Valli Santerno - Senio - Sillaro, marzo - aprile -1945 - C. Grizzano, 19 aprile 1945. STENDARDO 11' Reggimento Artiglieria

e<

Legnano ».

« Approntato immediatamente dopo l'armistizio ebbe, ·solo, il superbo privilegio di partecipare ininterrottamente alla guerra di liberazione, da Monte Lungo alla felice conclusione della lotta. Nel logorio di una sconcertante inquietitudine degli spiriti, di un aspro e prolungato sforzo operativo, di un quotidiano superamento di ogni sorta di difficoltà materiali, conservava, esemplarmente intangibile, una linea formale, una religione del dovere ed una compattezza di eccezione. éon tecnica perfezione di procedimenti, con ardita e flessibile manovra di reparti a volta a volta con audacia di impulsi e saldezza di cuore, ·offriva sempre e dovunque impareggiabile contributo al successo delle fanterie impegnate nell'attacco e nella difesa )) . Campagna di liberazione, 6 dicembre 1943 - 30 aprile 1945.

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. Al REPARTI : MEDAGLIE ' D I BRONZO

3 - Medaglie di bronìio -- . . ... .. ~.( : '

Al GAGl;.,JARDE'ITO del .II G,r uppo Ar.tigljeria da Monta.g!la Erttrep, :·~ ,i Esemplare p"er spirito artiglieresca e per volontà sempre tesa a '·'vincére o:g ìù · ostacolo, partecipava 'con perizia e bravura a tutte le operazioni d~l ·Tembien. Nei due aspri combattimenti di Amba Tzelleré e di Mekennò, le ~ue batterie contribuivano valìdamente al successo delle sanguinose giornate e davano la fulgida prova di sprezzo del pericolo, di alto valore e calma esemplare, anche quando i loro componenti furono· costretti ad impegnarsi come fanti». Amba Augher, 5 ottobre 1935 .: Amba Tzelleré, 22 dicembre 1935 - Mekennò 20 gennaio 1936. 12° Reggimento Artiglieria

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Sila

>> .

«-Rinnovava .i n terra d'Africa le tradizioni guerriere dell'Arma, partecipando vittoriosamente alla battaglia dell'Endertà, alle operazioni nel Tembien, alla marcia per l'occupazione di Socotà. Nella battaglia dell'Endertà, cooperava con i fanti per la conquista della contrastata Amba Aradam portando in linea arditamente le sue batterié nel momento supremo della lotta, per fare argine ai contrattacchi avversari e per concorrere più da presso al conseguimento ·della --vittoria ». Amba Aradam, 12 - 15 febbraio 1936 ~ Teinbien 27 · febbraio - 1° marzo - Socotà, 24 - 28 marzo 1936. Gruppo Belluno Artiglieria Alpina. (( Schierato con le proprie batterie a fianco dei bat taglioni alpini in una giornata di cruento combattimento, durato 13 ore, nell'infuriare della lotta, esposto ai intensi tiri di fucileria, artiglieria e bombarde assolveva il suo arduo compito sen,. za deflettere un istante dal suo composto entusiasmo, lottando con un sentito cameratismo a fianco degli alpini, ·vivendo le stesse ansie e godendo della comune vittoria ». Mecan,- 31 marzo 1936. -

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

16° Reggimento Artiglieria « Preparatosi con entusiasmo, con ardore e con la fede alla guerra coloniale, si dimostrò strumento manovriero e tecnicamente perfetto nelle mani dei capi, concorrendo col fuoco risolutivo dei suoi pezzi e con sacrificio di artiglieri degni delle più pure tradizioni dell'arma, alle giornate decisive della campagna n . Amba Aradam, 12 - 15 febbraio 1936; Lago Ascianghi, 31 marzo 1936.

Al GAGLIARDETTO del IV Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo. Magnifico di forza, di ardire, di coesione, in una giornata di aspro combattimento, confermava le sue virtù guerriere, col pronto ed efficace suo fuoco falciava le orde avversarie e, quindi, esaurite le munizioni si univa alle schiere dei fanti, lanciandosi all'assalto travolgente e decisivo ». Mai Ceu, 31 marzo 1936. «

sa Batteria del III

Gruppo Bombarde.

« Reparto di salda compagine e di elevato spirito, nella battaglia dell'Endertà ed in quella di Passo Mecan, col fuoco dei suoi pezzi e col valore dei suoi bombardieri, combattenti in mezzo ai fanti con il moschetto e la baionetta, prodigandosi con largo e generoso contributo di sangue, cooperava validamente ad infrangere la baldanza del pervicace nemico ». Amba Aradam, 15 febbraio 1936 - Passo Mecan, 31 marzo 1936.

Al GAGLIARDETTO del I Gruppo Artiglieria da Monta-

gna Eritreo. Per lo slancio ed il valore dimostrati in combattimenti d'avanguardia a stretto contatto con i battaglioni eritrei, talvolta, coinvolto nella mischia. Per la saldezza intrepida con la quale, sulla linea delle fanterie, contribuì ad infrangere l'attacco delle principali forze et iopiche nella giornata di Mai Ceu )>. «

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AI REPARTI: MEDAGLIE DI BRONZO

M. Gundi, 5 novembre 1935 - Mai Baraus, 28 febbraio Enda Mariam-Quoram, 2 marzo - Lago Ascianghi, 31 marzo 5 aprile 1936.

BANDIERA del 4" Reggimento Artiglieria Alpina, Divisio-

ne Alpina

«

·

.

compagine guerriera di uomini e di mezzi, perfettamente addestrati alla dura disciplina della dedizione assoluta al dovere, in cinque mesi di aspre vicende belliche, con le sue batterie schierate in linea con gli alpini in posizioni impervie, sul fronte greco prima, sul fronte jugoslavo poi, con la vigile rete dei suoi osservatori e dei suoi collegamenti, dominando le più avverse co_n~izioni, frantumava gli attacchi avversari e sosteneva i nostri col preciso micidiale fuoco dei suoi pezzi. Contribuiva così validamente al successo della battaglia di arresto ed alla vittoria finale, rinnovando in terra d'Albania le nobili tradizioni della artiglieria alpina». Val Shushica - Val Tomorezza - Dibra (fronte greco), 15 dicembre 1940 - 14 aprile 1941. .

,e Salda

Cuneense ».

BANDIERA del 2<> Reggimento Artiglieria Alpina, per i

gruppi «Vicenza» e

«

Bergamo 1>.

In lunghi mesi di lotta contro avversario agguerrito, aggressivo e tenace, tormentato dalle furie di aspra montagna invernale, i gruppi ic Bergamo e Vicenza >>, in diuturna gara di dedizione; sempre dividevano il destino luminoso degli alpini del 5"' e del 6" reggimento. Nelle vicissitudini di lotta ·alterna ed ostinata, distaccatisi dai propri pezzi, coi moschetti e colle bombe, accorrevano in fraterno aiuto ai compagni in linea. Superata -la crisi della prima difesa, giorno e notte vigili ai pezzi, con tiri violenti e micidiali, fulminavano l'attaccante e ne stroncavano gli ostinati tentativi di sfondamento. Nell'ora della riscossa, lanciati coi battaglioni all'inseguimento del nemico in ritirata super.ando difficoltà di ogni sorta, in varie giornate di marce forzate e di lotta cruenta, «

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LE -RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

concorrevano - col fuoco dei loro ·pezzi; all'azione degli alpini, cui ..aprivano ·il . -varco vittorioso, eliminando la reazione dell'avversario, travolgendone le ultime resistenze e · cooperando in modo decisivo al suo crollo totale ». Fronte greco, 14 novembre 1940 - 21 aprile 1941. ·

STENDARDO del 19° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria « Venezia )) _ « Durante la campagna italo-greca dava in ogni circostanza prove di perizia e di valore. Con schieramenti avanzati e con audacia sostenne le nostre fanterie nella resistenza e durante numerose manovre di ripiegamento nella prima fase della guerra e durante la stasi invernale, impegnandosi spesso in cruenti duelli con l'artiglieria avversaria. Con magnifico slancio, superando difficoltà di ogni genere, dette costante appoggio alle nostre fanterie nella fase controffensiva della guerra, contribuendo in -modo decisivo al successo delle operazioni ». Fronfe greco albanese. 20 ottobre 1940 - 23 aprile 1941.

STENDARDO del 26 ' Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata. « In tutta la durata della campagna italo-greca, esplicò con perizia e con ardimento la sua poderosa azione di fuoco a favore dei valorosi fanti. Nell'offensiva iniziale oltre i confini, nelle successive operazioni difensive e particolarmente, durante la lunga, strenua battaglia invernale per la difèsa di Tepeleni, assolse mirabilmente il suo compito con perizia -tecnica e con ardimento . Fu valido strumento per la vittoria finale, in piena comunicazione di fede e di azione con i fanti ai quali si affiancò in tutte le fasi della lotta e infine nella ripresa offensiva verso e oltre i confini nell'inseguimento del nemico in rotta fino alla resa senza condizioni >>. Fronte greco-albanese; 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941.

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Al ·REPARTI : MED ... GLtt· DI B RON ZO

·· STENDARDO del 9 ' Reggimento Artiglieria « Brennero ». .

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.

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,,

Durante un lungo periodo di dura guerra invernale su posizioni di alta montagna, con alto spirito di cameratismo sosteneva da vicino le fanterie duramente impegnate tra le quali faceva operare con successo osservatori e collegamenti talchè l'aggressività del preponderante agguerrito avversario veniva arrestata e rintuzzata col concorso di aggiustàti concentramenti. Nella difesa tenace e nella vigorosa offensiva, teneva fede alle gloriose tradizioni del reggimento ~> . Fronte greco-albanese, dicembre 1940 - aprile 1941. <e

)

STENDARDO del 1° Reggimento Artiglieria Celere « Eugenio di Savoia ,, . <e Nell'offensiva della Cirenaica, il Reggimento diede magnifico contributo alla rapida avanzata. Sulle nuove posizioni. in una lotta senza soste, gli artiglieri assicurarono alla fanteria della u Brescia )) , il fuoco tempestivo ed efficace dei loro cannoni con una cooperazione che fu essenziale fattore di valore .stroncando ogni attacco nemico. Protesi sempre ad èmulare i fanti - per tenacia , ardimento, nobiltà di sacrificio confermarono le più belle tradizioni dell'Arma e cinsero di gloria ·Io• Stendardo 1>. Marmarica. aprile - dicembre 1941.

STENDARDO del 52' Reggimento Artiglieria

«

Torino

1, .

« Nel corso di successive battaglie offensive e poi nella protezione delle proprie fanterie divisionali schierate su importanti posizioni difensive, assumendo il rischio delle linee più avanzate, e amalgamando all'ardimento dei battaglioni il valore dei propri gruppi, ha opposto alla rabbiosa pervicacia di nemico agguerrito e soverchiante la fermezza di animo e l'abilità di capi e gregari, ai cui sacrifici dappertutto è stato premio il successo >>. Fronte russo: Starije - Koidaki - Obuchowskije - Gorianowskye - Ssofjewka - Rykowo - Ubpshischtsche -

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LE RICOMPENSE AL VALOR MI.L!TARE

Chazepetowka - Jelenowka - Stazione Bulawin - Junìkomunard Boskowka - Malo Orlowka - Nowaja - Orlowka, agosto 1941maggio 1942.

STENDARDO del 4° Reggimento Artiglieria Contraerea. « Reggimento

contraerei da 75/ 46 e da 20 mod. 35, assicurava durante la campagna la protezione e.a. al comando d'Armata, ai campi di aviazione, ai centri logistici. Iniziatasi l'azione offensiva del nemico, le sue batterie si trasformavano in batteria e.e. e in nobile gara con quelle divisionali e controcarro opponevano la più strenua resistenza nell'impari lotta contro le masse corazzate nemiche che dilagavano intorno alle località difese. Numerosi carri venivano arrestati davanti alle posizioni delle batterie che, al campo dì Gartmischewka, a Tscbertkowo, a Maltschewskaja, a Millerowo resistevano per settimane a fianco dei resti delle divisioni, scrivendb pagine magnifiche di valore e di sacrificio ». Fronte russo: Rossoch Kantomirowka - Mankowo - Kalitwonskaja Gedjuische Tschertkowo - Maltschewskaia - Millerowo - Woroschilowgrad, luglio 1942 - gennaio 1943.

BANDIERA del 5° Reggimento Artiglieria « Superga ». cc Antico reggimento dell'arma, fedele alle sue gloriosissime tr~dizioni, in sei mesi di aspra lotta, combattè con valore, tenacia . e perizia, in intima fusione di spirito e di armi coi fanti dèlla Divisione Superga. Pur nell'avversa fortuna, lontano dal suolo della Patria, tenne alt6 il nome dell'Artiglieria italiana e si comportò bravamente sino al limite di ogni umano sacrificio ». A.S., novembre 1942 - maggio 1943.

BANDIERA del 13° Reggimento Artiglieria. « Schierato, per la · difesa di Roma, sull'intero fronte della sua divisione di 28 chilometri con le batterie proiettate sulla -

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AI REPARTI: MEDAGLIE DI BRONZO

linea dei granatieri, con essi gareggiò in valore sostenendo coi cannoni ed all'arma bianca tenace lotta contro i tedeschi durata due giorni in tre accaniti combattimenti condotti dal nemico con schiacciante· superiorità di mezzi». Roma, 8 - 10 settembre 1943. STENDARDO del 155" Reggimento Artiglieria.

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c:rY'

« Con aggiustati tiri le batterie del reggimento schiacciavano l'avversario infiltratosi fra le opere di una importante piazzaforte marittima e successivamente negli aspri combattimenti che ne seguivano tutti gli artiglieri si battevano valorosamente'in gara coi fanti. La Z' batteria si immolava sui pezzi per contrastare il furioso attacco-sferrato dal nemico >>. Bocche di Cattaro, 14 - 15 settembre 1943.

STENDARDO 35° Reggimento Artiglieria « Friuli ».

« In Corsica combatteva ·contro l'aggressivo e secolare nemico tedesco, mantenendo alto il prestigio delle armi italiane. Sul Senio, in oltre due mesi di operazioni e durante la travolgente avanzata su Bologna, con la prontezza dei suoi interventi, con la potenza infallibile del suo fuoco manovrato, annullava la tenace aggressività nemica, dando, con la fede ·ed il valore dei suoi artiglieri, un valido contributo alle proprie fanterie nel sanguinoso cammino per la liberazione della Patria >> . Corsica, 9 settembre - 4 ottobre 1943 - Torrente Senio - Bologna, 7 febbraio - 21' aprile 1945. BANDIERA del 7° Reggimento Artiglieria. t< In Corsica prima, attr~verso la pianura Padana, dal fiume Reno a Venezia poi, ha fraternamente sostenuto i fanti nella lotta contro il tedesco, tradizionale nemico, e nella battaglia vittoriosa per la libertà e la ricostruzione dell'Italia, ispirandosi alle più pure tradizioni del Risorgimento >>. Corsica, 9 settembre - 3 ottobre 1943 - Ravenna - Venezia, 12 gennaio - 8 ma ggio 1945.

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,. LE RiCOMPENSE AL VALOR MILITARE

4 - Croci di Guer.ra

3"' Gruppo Cannoni da 65/ 17. (( Gruppo di artiglieria del R. Esercito, facente parte organica di una grande unità CC.NN. , dava numerose prove di elevata efficenza bellica, di ardente spirito combattivo e di costante cooperazione colle valorose Camicie Nere, durante le aspre vicende della campagna Italo-Etiopica. Nella battaglia dello Scirè con l'efficacia dei suoi tiri, e con la sua ammirevole ardimentosa mobilità, cooperava alla vittoria contro avversario agguerrito, accanito e superiore in forze ,>. Scirè, 2 - 3 marzo 1936 .

.GAGLIARDETTO della 9" Batteria del III Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo. « Batteria di recente formazione, ma di salda coesione morale, assegnata in appoggio ad un gruppo di battaglioni eritrei nell'attacco ,d i una posizione avanzata ed isolata, dopo aver facilitata l'azione dei fanti, prendeva posizione sulla linea di un battaglione avanzato e quasi allo scoperto in ventiquattro ore di ininterrotto combattimento, contribuiva a st roncare i ripetuti contrattacchi delle soverchianti forze regolari abissine )) . Mai Ceu, 31 marzo 1936.

GAGLIARDETTO del III Gruppo Artiglieria da Montagna

Eritreo. « Per la saldezza intrepida con la quale il gruppo, schierato allo scoperto sulla linea delle fanterie, contribuì ad infrangere l'assalto delle forze imperiali etiopiche nella giornata di Mai Ceu ,, . Lago Ascianghi, 31 marzo - 5 aprile 1936.

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AI REPARTI: CROCI DI GUERRA

GAGLIARDETTO del 2' Gruppo Artiglieria Cammellata del Corpo Indigeni Somalia Italiana. ,1 Malgrado il micidiale fuoco nemico che gli causava perdite dolorose, prendeva posizione allo scoperto e per molte ore batteva l'a·vversario con tiro mirabile di precisione e di tempestività, dando ai battaglioni sicurezza, appoggio, rinnovato slancio e fulgida vittoria ». Birgot, 24 - 25 aprile 1936.

GAGLIARDETTO del I Gruppo Artiglieria Cammellata del Corpo Indigeni della Somalia Italiana. ,, Sotto l'intenso fuoco nemico, e malgrado le continue perdite di ascari e quadrupedi, dominò l'avversario con efficacissimo tiro di protezione, di appoggio, di controbatteria, in perfetto accordo coi battaglioni che ne trassero rinnovato slancio e più luminosa vittoria ». Africa Orientale, 3 ottobre 1935 - 8 maggio 1936.

7 • Batteria Cammellata da 65/ 17 del Corpo Indigeni della Somalia Italiana. Ha partecipato a più azioni di guerra dando efficace contributo, esempio di saldezza e spirito di sacrificio. Nel combattimento di Elò si è comportato brillantemente continuando, sotto il tiro di fucileria e mitragliatrici nemiche, l'azione di fuoco calma e precisa dei suoi pezzi, sì da determinare per le sanguinose perdite che infliggeva all'avversario, la resa di questo. Ha sempre operato con rigida disciplina e grande sprezzo del pericolo » . Africa Orientale, 3 ottobre 1935 - marzo 1937. u

STENDARDO del 49° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria << Parma ». • << Contro preponderanti masse nemiche, col sacrificio dei suoi uomini inchiodati ai pezzi proteggeva le fanterie e ne ren-

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,

LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

deva possibile l'ordinato ripiegamento. Nella successiva battaglia d'arresto, dominando gravissime difficoltà di ambiente, contribuiva efficacemente a fermare il nemico imbaldanzito. Nella prima ripresa offensiva del fronte albanese, con efficace appoggio, decideva del pieno successo dell'azione facendo del suo motto « Al Fante Sostegno » una operante realtà, onorando ancora una volta le tradizioni di sacrificio e di valore dell'arti glieria italiana» . Korçiano - Val Tomorezza, ottobre 1940 - marzo 1941. STENDARDO 53, Reggimento Artiglieria

(<

Legnano

».

Per l'eroica condotta delle sue batterie che, in tre mesi di dura lotta, sfidando ogni pericolo, infransero la irruenza nemica, e dando largo tributo di sangue, con tenacia e fede indomita, aprivano alle proprie fanterie la via della vittoria >>. Fronte greco, 24 gennaio - 17 aprile 1941. «

BANDIERA 18° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria « Pinerolo » . « Nel corso di molteplici operazioni in settori importanti e delicati del fronte greco, interveniva prontamente, fattore essenziale dei successi delle nostre. fanterie con potenti' e precisi concentramenti di fuoco, seminando lo sgomento nel dispositivo nemico spezzandone l'urto e frustrandone i preparativi per un imminente attacco. Durante l'offensiva finale, con ardito schieramento dei suoi gruppi su posizioni avanzate sconvolgeva e fiaccava la resistenza del nemico di cui sventava una minacciosa manovra verso altro settore tenuto da una nostra grande unità. Sul fronte jugoslavo, spianava, col suo dinamico apporto, la via alla vittoria. Magnifico ed intrepido complesso di armi e di volontà, onusto di antiche tradizioni di gloria, conquistava alla sua bandiera lo splendore di nuove memorabili gesta. << Val Desnizza, 1 - 13 febbraio. Mali Scindeli, 13 - 22 febbraio - Trebescines Monastero, 9 - 19 marzo - Lago di Ocrida, · Bilishti, 9 - 19 aprile 1941.

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AI REPARTI: CROCI DI • GUERRA

STENDARDO del 59°. Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria << Cagliari ». « In più mesi di dura lotta, sia nella incrollabile resistenza, sia nei sanguinosi attacchi, sia infine nell'azione di rottura che portò alla travolgente vittoria, dette alla fanteria il . decisivo contributo della sua cooperazione costante, gareggiando cameratescamente con essa per sprezzo del pericolo, spirito di sacrificio, generoso ardimento >> . Bregn Scialesit - Confine greco, .12 febbraio - 22 aprile 1941.

BANDIERA del 47° Reggimento Artiglieria

cc Bari

».

« Per il valoroso comportamento dei suoi gruppi, e particolarmente del 3" durante la prima fase delle operazioni in Valle Vojussa, e per il contributo di ardimento all'offensiva del marzo 1941 ed alla battaglia finale ». Fronte italo-greco, 12 novembre 1940 - 23 aprile ·1941.

STENDARDO del 53°. ReggimE:nto Artiglieria

«

Arezzo J>.

Sul fronte greco albanese, durante sei mesi di epica lotta, in zona montana impervia, resa più aspra da un rigido inverno, eroicamente cooperò con le fanterie della divisione « Arezzo » non conoscendo altra meta se non quella di assicurare ai fanti, a qualunque costo, il tr'ionfo della vittoria. Nel fango, nel gelo per annevati ed aspri greppi, dovunque il dovere chiamasse, le batterie furono presenti inchiodando il nemico preponderante di numero e di mezzi, col loro fuoco preciso e tempestivo. Aperte le ostilità con la Jugoslavia, fulmineamente passava allo schieramento offensivo sul fronte e, nella scia del travolgente slancio del 226° reggimento fanteria, arditamente spingeva innanzi le batterie, che spesso operarono sulle linee avanzate, in e.roica comunione con i fanti, inseguendo senza tregua il nemico fino a fiaccarne le ultime resistenze e a determinarne la rotta. Perizia e valore, in armonica fusione, ancora «

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

una volta contrassegnarono le gesta dell'artigliere italiano ». Campagna greco-albanese, novembre 1940 - marzo 1941 - Campagna jugoslavo-albanese, aprile 1941. STENDARDO del 33' Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria « Acqui ,, . « In quattro mesi di lotta, in zona aspra e difficile, ha combattuto con inestinguibile fede e con tenacia ed ardimento pari al valore tradizionale dell'arma ». Piana di Longo - Valle Sciusizza, dicembre 1940 - aprile 1941.

STENDARDO del 24· Reggimento Artiglieria divisionale Fanteria « P iemonte ». Durante l'intera campagna di guerra in Albania partecipò . con i suoi gruppi alla strenua difesa del Korçano e alle opera-· zioni offensive in Epiro; successivamente concorse al decisivo arresto del nemico prodigando l'eroico slancio dei suoi artiglieri e il potente fuoco dei suoi cannoni in stretta aderenza con i fanti nei settori più cruentemente contesi. Quando i proiettili mancarono, gli artiglieri combatterono con i moschetti e bombe a mano, uniti ai fanti nella comune, decisa incrollabile volontà di vincere ad ogni costo. Nell'ora della riscossa, durante la vittoriosa offensiva e l'irresistibile tallonamento del nemico, sempre avanti, sempre pronto il 24~ artiglieria confermò ancora una volta le gloriose tradizioni dell'arma e del reggimento ». Korça - Epiro - Pogradec - Val Tomorezza - Erseke, ottobre 1940 - aprile 1941. «

STENDARDO del 3' Reggimento Artiglieria di C.A. Per il 30' Raggruppamento Artiglieria di C.A. << Compagine solida di fede e di ardimento con la volontà e gli animi anelanti alla emulazione. nonostante difficoltà logistiche proibitive ed ostilissime condizioni atmosferiche, sia nelle imponenti avanzate verso il bacino del Donez, sia durante la sosta difensiva, dava contributo di perizia e di valore

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AI R EPAR TI : CROCI DI G UERRA

alle unità impegnate che nella possente voce dei suoi cannoni riconoscevano ovunq ue una affermazione di · vittoria >J . Fronte russo, agosto 1941 - maggio 1942.

STENDARDO 48° Artiglieria Divisione Fanteria

«

Taro >>.

1

cc In duri mesi di campagna dava sublimi prove di spirito di sacrificio, di dedizione al dovere, di bravura. Tenacemente superando ogni ostacolo condivise l'eroica vita del fante, animando con .l'azione e con il fuoco ogni suo ardire, con esso tutto proteso, in nobile gara, alla vittoria >>. Campagna italo-greca: Alta Valle dello Shkumini, 27 novembre 1940 - 23 agosto 1942 - Montenegro, luglio 1941 - agosto 1942.

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cc

STENDARDO del 108° Reggimento Artiglieria MotorizzaCosseria >> .

<< In due giornate di duri combattimenti, con fermezza, calma e ardimento di ufficiali e artiglieri, con perizia di comandante, prontezza, tempestività, efficacia di azione, rapido _spostamento di batterie su ampio fronte, svolgeva strettissima cooperazione con i fanti della u Cosseria >> nell'arrestare dapprima l'attacco nemico in prevalenti forze e per dare sviluppo in seguito a ripetuti accaniti contrattacchi della fanteria che portavano alla riconquista di importanti posizioni, ricacciando il nemico oltre il fiume Don >> . Fronte russo: Quota 158 Deresowka, 11- 12 settembre 1942.

STENDARDO 55° Raggruppamento Artiglieria P . C. « Dopo silente, agguerrita preparazione nell'isola dei Cavalieri di Rodi, aggredito nel vasto settore costiero che difendeva, da ingenti forze motocorazzate tedesche, i suoi pezzi infrangevano l'attacco costringendo l'avversario a fermarsi. Sospendeva le ostilità solamente dopo ordini ricevuti >>. Settore meridionale dell'Isola di Rodi, 9 - 11 settembre 1943.

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ma re e il d eserto.

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MEDAGLIE D 'ORO AGLI ARTIGLIERI

B

Gli Artiglieri decorati di Medaglia d 'Oro al V. M . · nelle varie campagne di guerra (l )

5. - Campagna di guerra in A.O. (1935-1936). - 6. - Campagna di guerra in 0 .M.S.. - 7. - Campagne di guerra 1940-1943. - · 8. - La resistenza contro i tedeschi. 5. - CAMPAGNA DI GUERRA IN A.O.

DEL MONTE Aldo di Giuseppe e di Ines Lazzarini, da Montefiorito (Forlì), maggiore 2° gruppo artiglieria da montagna, 2" divisione Eritrea. (Alla memoria). « Comandante di un gruppo d'arti. glieria eritreo, dopo un combattimen_to sostenuto in una stretta, si portava in aiuto di una colonna salmerie, di altr'arma attaccata anch'essa da nuclei nemici e riusciva a disperdere gli assalitori. Accesasi poco. dopo nuovamente la lotta, generosamente accorreva dove più si delineava la minaccia. Mentre era intento a dare le disposizioni necessarie per arginare il nuovo attacco, cadeva gravemente ferito. Stremato di forze, rimaneva sul posto fino a quando i nemici non venivano respinti e messi definitivamen,te in fuga . . Decedeva poi in seguito Del Monte Aldo (1) Sono compresi nel presente elenco anche quei militari che - provenienti da.Jl'Artiglieria - furono decor ati di M.O. servendo in Arma diversa.

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

alla ferita riportata. Fulgido esempio di belle virtù militari ,, . Sciogguà-Sciogguì, 12 novembre 1935.

OTTAVIANI Flavio di Fausto e di Iole Tradardi da Foligno (Perugia) sottotenente del 2° gruppo cannoni della 2" Divisione CC.NN. « 28 ottobre ». (Alla memoria). « Volontario di guerra, durante aspro e sanguinoso combattimento si prodigava là dove maggiore era il pericolo, incitando i suoi artiglieri alla ultima disperata difesa dei pezzi contro il nemico che in forze soverchianti si era avvicinato. Ricevuto l'ordine di ripiegare dopo aver disposto per salvare materiale e personale, saputo che una stazione radio era stata abbandonata, tornava da solo indietro per distruggerla. Riunitosi ai compagni, già in prossimità della ridotta che sarebbe stata la sua salvezza, ve- . ' nuto a conoscenza che un commilitone Ot taviani F lavio gravemente ferito era rimasto sul campo di battaglia, con sublime spirito di solidarietà, ritornava sui suoi passi per salvare il compagno e solo dopo averlo rintracciato riprendeva il cammino verso la ridotta. Circondato dalle orde nemiche cadde eroicamente lottando sino all'ultimo. Magnifico esempio di alta virtù militare e di sublime spirito di sacrificio >l. Passo Uarieu, 21 gennaio 1936.

MACCOLINI Emilio di Giuseppe e di Viola Adelaide, da Bussetto, (Parma) capo manipolo 192° legione CC.NN. (Alla ' memoria).

.

« Comandante del plotone collegamenti di un battaglione, in aspra azione, si offriva per comandare una pattuglia

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MEDAGLIE D 'ORO AGLI _.\RTIGLIERI

ardita, e con deciso colpo di mano, dopo avere attraversato un largo tratto di terreno scoperto e intensamente battuto dal fuoco avversario, esaltando con l'esempio i suoi uomini, riusciva a scacciare da una caverna, protetta da due ordini dì trinceramenti abilmente mascherati, forti nuclei nemici che da tempo ostacolavano seriamente col fuoco il movimento di una compagnia, colonna centrale d'attacco del battaglione. Mentre completava la rischiosa operazione nell'intricato sistema di caverne intercomunicanti, udiva tra la fucileria l'invocazione: cc mamma, mamma » di una sua camicia nera in soccorso della quale egli, benchè avvertito del rischio mortale, si lanciava animosamente riuscendo a raggiungere il ferito; ma veniva colpito a morte, spirando nello abbraccio del proprio dipendente che egli aveva voluto salvare a prezzo àella vita. Magnifico esempio di sereno coraggio e di generoso cameratismo ». Valle Gabat e Calaminò Debrì 21 gennaio 1936.

GALASSI Romolo fu Placido e di Persilia P altenghi, da Cassano d'Adda (Milano), centurione 114a legione CC.NN. (Alla memoria). cc Volontario in A.O. guidava per due volte il suo reparto all'attacco d'importante posizione nemica resistendo poi a reiterati violenti con t rattacchi. Ferito, continuava a combattere e ad incitare le sue camicie nere finchè, colpito a morte da palla dum duro, mentre lanciava il suo reparto ad un nuovo assalto, lasciava gloriosamente la vita sul campo. Esempio magnifico di alte virtù militari ». Uork Amba, 27 febbrio 1936.

DI BENEDETTO Francesco fu Angelo Antonio e di Fiore Marianna da Montemiletto (Avellino) C.N. Se. 114'' Legione CC.NN. (Alla memoria). « Capo arma di una mitragliatrice "Fiat" continuava per tutta la durata del combattimento a far fuoco sul nemico, in-

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LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

fliggendogli gravissime perdite. Caduti l'Ufficiale e i Capi Squadra del suo plotone, dirigeva il fuoco dell'intero plotone, con rara competenza, finchè una scarica avversaria non lo fulminava sul~a sua stessa arma. I. portaferiti dovevano staccare a viva forza le sue mani dall'arma che, anche dopo morto, egli non aveva abbandonata. Esempio nobilissimo di attaccamento al dovere ». Uork Amba 27 febbraio 1936.

FORLANI Gino, di Anselmo e di Lucia Lorina, da Portomaggiore (Ferrara) , caporale 2° reggimento artiglieria mobile misto. (Alla memoria). In uri duro combattimento, facente parte degli elementi di un comando di gruppo d'artiglieria al seguito dell'avanguardia di una divisione, volontariamente assumeva il servizio di una mitragliatrice che_ rapidamente metteva in azione. Rimaneva per circa due ore sotto il fuoco intenso del nemico, arrecando col suo tiro preciso, gravi perdite all'avversario. Inceppatasi l'arma tentava ripararla rimanendo fermo al suo posto di combattimento, finchè cadeva colpito mortalmente, esprimendo il dolore di dover lasciare il posto di combattimento e gridando "Viva l'Italia" ». Scirè, 29 febbraio 1936.

ZURETTI Gianfranco, da Torino, tenente colonnello di S.M. nella 2" Divisione Eritrea. (Alla memoria). « Conscio

dell'importanza e della delicatezza di una importante posizione difensiva avanzata, otteneva di recarvisi personalmente al primo cenno di un attacco nemico. Per cinque ore, in una tempesta di fuoco, fu presente ove più cruenta era la lotta e più grave la minaccia. Fu anima eroica della difesa, cui partecipò personalmente con il fucile e le bombe a mano; ammirato da tutti i combattenti. Il piombo nemico ne stroncava la vita al momento stesso in cui altri battaglioni sferravano il decisivo contrattacco. Le -

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ultime sue parole furono: ,, Non curatevi di me, avanti ascari, forza cannoni >>. Fulgida figura di purissimo eroe >>. Passo Mecan 31 marzo 1936.

CARNEVALINI Franco di Orazio e di Betti Zenaide, da Viterbo, seniore 116• legione CC.NN. (Alla memoria). ,, Seniore della M .V .S.N ., assalito con alcuni automezzi della R. Aeronautica in marcia verso Addis Abeba, da forte nucleo di ribelli, con pochi uomini e scarse munizioni, coraggiosamente organizzava una difesa. Ritenuta ormai vana ogni resistenza, dato l'ingrossare continuo degli attaccanti, ordinava ai suoi inferiori di allontanarsi e di cercare scampo dalla sicura fine : ad uno di essi rivolgeva parole di affetto per· la famiglia ed espressioni di fede e di devozione alla Patria Fascista. Rimasto solo, esaurite le scarse munizioni, cadeva eroicamente al suo posto d'onore ». Debra Sina, 10 maggio 1936.

DRAMMIS Antonio, capitano R. Esercito osservatore. (Alla memoria). ,, Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato tra i pionieri dell'Italia Imperiale, chiedeva, con generosa insistenza, di partecipare ad ardita impresa aeronautica intesa ad affermare, col simbolo del tricolore, il dominio civile di Roma, su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di g·e nti amiche e preferiva affrontare, con lo scarso manipolo di eroici compagni, l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria ». Lekempti, 27 giugno 1936.

DANIELE Antonio fu Vitaliano e fu Mascara Teresa, nato a Cerva (Catanzaro) il 13 giugno 1910, sottotenente di complemento del I gruppo bande armate di confine. (Alla memoria). -

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« Volontario in A. O. e pure volontario in un gruppo bande di dubat, instancabile ed entusiasta, prodigò la sua fede e le sue energie nella preparazione degli uomini che guidò ai cimenti della guerra con grande valore. Col suo brillante comportamento di animatore e trascinatore coraggioso, diede efficace contributo al successo di Danise. ~ei giorni dopo, con la sua mezza banda di dubat, in accanito combattimentp contro forze nemiche cento volte superiori, armate di mitragliatrici e cannoni ed appostate in un bosco insidioso e fittisDaniele Antonio simo, con impeto e fermezza trattenne le orde incalzanti. Più volte attaccato respinse, con indomito valore l'offesa. Circondato da tutte le parti ed esaurite le munizioni, col pugnale e con le bombe cercò, con i superstiti, d'infrangere il cerchio. Nell'impari lotta, eroicamente cadde immolando la sua giovane vita alla grandezza della Patria Imperiale ». Sadè (Stdama), 20 ottobre 1936.

BIFFI Francesco fu Giovanni. nato il 28 ottobre 1908 a Faenza, sergente maggiore della banda « Pellizzari ». (Alla memoria). 1< Volontario in A.O. partecipava con una banda armata a sanguinosi scontri con preponderanti forze ribelli, dando costante prova di ardire, slancio e coraggio. Sempre presente ove maggiore era il pericolo e colpito due volte a cinque metri da una mitragliatrice nemica, mentre intorno a lui cadevano i suoi gregari, sapeva far tacere lo spasimo delle ferite e spronare ancora in un supremo sforzo gli uomini alla lotta, lanciandoli al succe~so. Moriva gloriosamente con la serenità dei forti. · Fulgido esempio di sacrificio e di virtù militari ». Arb~goma, 18 gennaio 1937.

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POLLERA Giorgio di Alberto e di Ubuesc Araià, nato ad Asmara il 23 dicembre 1912, sottotenente complemento del VII gruppo bande armate. (Alla memoria). « Ufficiale volontario in A.O. e volontario in un gruppo bande, animato da pura fede ed entusiasmo, sempre fra i primi per ardimento e slancio, tenace e sicuro trascinatore di dubat, per decisione, sprezzo del pericolo, abnegazione seppe in molti combattimenti, nel corso dell'occupazione del Galla Sidama, far rifulgere le sue elevatissime virtù militari. In un'azione particolarmente ardimentosa, di forzamento dell'Omo Bottego, in un momento critico, conscio del sicuro pericolo cui si esponeva, decisamente balzava sulla riva bassa del fiume, prodigandosi con l'esempio e la parola, per la buona riuscita dell'azione. Con il torace mortalmente trapassato, incurante di sè, imbracciava il moschetto, rispondeva al fuoco nemico, incitando i dubat al grido di « Savoia» sino a che, reclinando la testa sull'arma, spirava. Sublime esempio di puro eroismo». Dorba - Omo Bottego, 12 dicembre 1937. MONTAGNA Romualdo, fu Giuseppe e fu Cucci A_nna, nato a Cosenza il 19 giugno 1911, sottotenente di complemento del XXII gruppo someggiato coloniale. (Alla memoria). « Comandante di sezione artiglieria, durante un aspro combattimento entrava prontamente in azione, portando il suo valido aiuto alla fanteria. Accerchiato da preponderanti forze nemiche, incitava gli uomini con la parola e con l'esempio. Sopraffatto da sempre maggiori forze a.vversarie, impegnava con esse accanito corpo a corpo. Ferito gravemente, continuava a combattere e ad incitare i serventi a non desistere dall'impari lotta. Ferito una seconda volta mortalmente, trovava ancora la forza di lanciarsi contro un gruppo che si era impossessato di un cannone e, nel bagliore Mont agna Romualdo -

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dell'ultima bomba a mano lanciata sul nemico, eroicamente cadeva sul pezzo da lui riscattato>>. Gulanà (Belesà), 10 novembre 1938.

EVANGELISTI Carlo di Luigi e di Budini Giulia, da Frascati (Roma), classe 1910, Segretario di Governo, Governo Galla-Sidamo. (Alla memoria). « Giovane funzionario coloniale designato al governo di una regione rifugio permanente di dissidenti, svolgeva la sua opera tra le tribù dipendenti affrontando, in zone di dissidenza i rischi di ardimentose ricognizioni con elevato spirito di sacrificio e singolare sprezzo del pericolo. Ritirate per diverso impiego le truppe regolari dislocate nella residenza, non si smarriva e senza esitazione alcuna rimaneva volontariamente in posto pur non disponendo per fronteggiare la critica situazione che di pochi nazionali ed una banda irregolare. Assalito da soverchianti forze ribelli organizzava ed animava tena-ce resistenza e la protraeva con indomito ardore a malgrado delle sanguinose perdite e benchè sollecitato alla resa. Caduto il Evangelisti Carlo tiratore di una mitragliatrice si sostituiva ad esso e persisteva nell'impari lotta fin chè cadeva colpito mortalmente. La resistenza ad oltranza, culminante nei sacrificio supremo, consentiva a rinforzi sopraggiunti, dì salvare i valorosi superstiti e ristabilire la situazione. Magnifica tempra di soldato e funzionario ». A.O., febbraio 1941.

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CAMPAGNA DI GUERRA IN 0.M.S.

SALVATONI Giov. Battista fu Battista, caporale maggiore 2• batteria d'accompagnamento « Centauro 1, . cc Puntatore scelto e capo pezzo di un cannone, rimaneva coraggiosamente al suo posto sotto un violento bombardamento di artiglieria, sino a quando una granata metteva fuori , combattimento l'arma ed i serventi. Rimasto miracolosamente illeso, accorreva ad altro pezzo della . batteria riuscendo con esso a colpire ed immobilizzare un carro armato nemico. Essendosi inceppato il congegno di tiro, incurante del grandinare dei proiettili, ritornava al suo pezzo distrutto ne toglieva l'otturatore e, rimesso in efficienza il secondo pezzo, seguitava Salvaton.i Giov. Batt ista a battere efficacemente altri carri armati nemici, finchè colpito a morte da una granata cadeva abbracciato al suo cannone n. Palacio Ibarra, 14 marzo 1937.

BIRARDA Luigi fu Vittorio e di Ergenide Tusini Masetti, da Sedagliano (Udine), tenente I gruppo misto da 100/ 17. (Alla memoria).· « Comandante di batteria sottoposta a violento fuoco avversario, dopo aver provveduto ad una cambio di posizione, veniva colpito in pieno da una granata nemica che lo riduceva in gravissime condizioni. Ai soldati accorsi per soccorrerlo, ordinava di tornare ai pezzi, dicendo loro: « Noi vi curate di me chè è cosa da niente n. Fulgido esempio di dedizione al dovere spinto fino al sacrificio>>. Km. 84 carrettera di Madrid, 19 marzo 1937. -

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TEOTINI Giovanni fu Luigi e di Capasso Carolina, da Sulmona, tenente 8° gruppo da 100/ 17. (Alla memoria). « Comandante di batteria calmo e ardimentoso, non esitava a portarsi con pochi uomini sopra · una posizione cont rollata dal nemico, per determinare da essa dati di tiro alla sua batteria occorrenti. Sulla via del ritorno, attaccato da un nucleo avversario, affrontava decisamente l'impari lotta, sinchè esaurite le munizioni, dopo aver scagliato in segno di supremo disprezzo l'elmetto contro gli avversari, erokamente cadeva >). Masegoso, 19 marzo 1937.

Teotini Giovanni

MAZZOLI Giuseppe, capitano artiglieria 2' reggimento Frecce Azzurre n. (Alla memoria). « Combattente della grande guerra, ferito e più volte decorato, volontario in terra di Spagna per l'affermazione di alti ideali, comandante di batteria d'accompagnamento, già distintosi in precedenti fatti d'arme, in quattro giorni di vivaci azioni, si portava in linea coi fanti, trascinando col suo esempio le dipendenti sezioni nei punti più avanzati e contribuendo in modo mirabile al felice esito dell'offensiva. Non ancora perfettamente guarito da ferita in combattimento e rimpatriato, ritornava volontariamente in Spagna ed assumeva il comando _d i una Mazzoli Giuseppe compagnia di fanteria. Nella battaglia dell'Ebro, in un momento critico, in piedi, in mezzo ai suoi legio(<

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nari, fu l'anima di una accanita resistenza, finchè, colpito da granata anticarro, cadeva gloriosamente sul campo >i. Zuera, 24-28 settembre 1937 - Ebro, 9 settembre 1938. TERLEVICH Stefano di Gregorio e di Babig Femia, da Villaroichi (Pola), soldato 2° gruppo obici da 149/ 12 (alla memoria). e<Servente al pezzo, rimaneva ferito a un braccio da scheggia di granata. Rifiutava ogni soccorso, chiedeva ed otteneva di rimanere al suo posto di combattimento. Colpito una seconda volta e mortalmente, il suo estremo pensiero era rivolto al suo pezzo che fino alla morte aveva voluto servire e la sua ultima frase fu " il mio guanto di caricatore l'ho lasciato vicino al pezzo " . Gloriosa morte di artigliere ». Venta de Valdealgorfa, 23 marzo 1938.

PUGLISI Salvatore di Santi e di Serrutini Maria Emma, da Palermo, sottotenente 1° regg. artiglieria volontari << Littorio ». e< Sottocomandante di batteria di 149, visto colpito e incendiato dall'artiglieria nemica, un autocarro carico di munizioni negli immediati pressi delle batterie, pur conscio della inanità dello sforzo e del sicuro pericolo cui andava incontro, in un disperato tentativo di evitare la catastrofe, animosamente ed eroicamente si lanciava verso l'autocarro in fiamme, tentando invano con gli animosi artiglieri che lo avevano seguito, di impedire l'immane esplosione che lo tra volgeva con i suoi eroici soldati annientandone i corpi, ma eternandone gli spiriti nella );'Uglisi Salvatore gloria di un supremo eroismo, espressione di incondizionato attacc~mento al dovere, di generoso altruismo di fede sublime ». Prat de Compte, 9 aprile 1938. -

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SALEMI Pietro di Michele e di Denaro Giuseppa, da Modica Bassa (Ragusa), soldato l"' reggimento artiglieria V. L. « Servente al pezzo, curava volontariamente il rifornimento munizioni del suo pezzo in posizione avanzata e fortemente battuta. Ferito gravemente alle gambe dallo scoppio di proietto di un carro armato, rifiutava ogni aiuto dai compagni e li esortava a continuare piuttosto la loro azione di fuoco. Amputato di una gamba e dopo circa tre mesi anche dell'altra, in tutto il lungo periodo di atroci sofferenze costantemente manifestava non la rassegnazione, ma la dedizione, come olocausto di dolore e di sacrificio alla Patria, del suo corpo e della sua gios aiemi Pietro vinezza stroncati. Null'altro rimpiangeva se non di poter a ncora continuare a combattere e di non poter più offrire il sangue e la vita per seguire fino all'estremo i comandamenti del Duce n. Aragona, 19 marzo-19 giugno 1938. CASARDI Alfredo fu Emanuele e di Reiohlin Laura, da Barletta (Bari), tenente s.p.e. - l" Regg. art. volontari del Littorio. (Alla memoria). << Capo pattuglia di collegamento col comandante di batteria, ha generosamente prodigato in diciotto mesi di guerra, ogni sua energia, ogni forza, ogni sua volontà, esaltate e ispirate da una dedizione suprema al dovere, spinta fino al sacrificio. In un crescendo di eroismo, a Guadalajara, fermo sotto i ripetuti violenti attacchi del nemico; a Santander, con i primissimi nella cruenta e leggendaria corsa; nell'Aragona, sfidando fieramente a bre -

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vissima distanza le mitragliatrici avversarie; chiudeva la sua fiera giovinezza nel Levante, dove, in uno spostamento dello schieramento imposto dalle vicende di una violenta battaglia, pur conscio del grave pericolo determinato dall'intenso tiro di interdizione, compreso della :qecessità di portare presto in avanti le artiglierie, volontariamente e audacemente si spingeva per primo lungo la strada violentemente battuta, incitando ed anim ando i suoi soldati con l'esempio del fermo contegno e del suo sereno valore. Colpito da una scheggia di granata, che ne troncava la vita, eroicamente cadeva alla testa della sua batteria eternando lo spirito nella gloria di un sacrificio serenamente affrontato ». Masias Blancas, 19 luglio 1938. GRIXONI Dario di Giuseppe e di Boccardi Anna, da Roma,

tenente l'° reggimento · artiglieria volontari del Littorio. · << Giovane energico, valoroso comandante di batteria, ha in diciotto mesi di guerra, fatta generosa dedizione di ogni migliore energia al compimento del dovere sublimato nellà volontà del sacrificio. Del breve libro della sua giovane esistenza ha scritto con ferrea volontà pagine di gloria a Guadalajara, a Orduna, a Santander, in Aragona in un crescendo di azioni semplici ed eroiche, chiudendole nel Levante nel pieno fervore della battaglia, fra l'infuriare delle mitragliatrici che volle di sua volontà affrontare in un supremo sforzo, in un cosciente sereno sprezzo del pericolo, per apporGrixoni' Dario tare ai fanti quell'appoggio del suo fuoco voluto dalla sua anima e dal suo orgoglio di artigliere. Colpito a morte, conscio del suo grave stato, non ebbe che un pensiero: la batteria, e volle che continuasse il tiro, volle darne le ultime indicazioni e si spense in un supremo incitamento a sparare, in una suprema affermazione di fede al dovere, al Re, al Duce ». Benafer, 21 luglio 1938. -

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MANCA di Mores Ettore, generale di div . comandante l'art . del C.T.V. cc Ufficiale generale che in pace e in guerra ha emerso sempre quale organizzatore sagace, animatore di eccezione, capo insuperato. Comandante dell'artiglieria legionaria in O.M.S. ha dato alle operazioni, oltre che il concorso inestimabile della sua dottrina, della sua esperienza, della sua passione, quello del suo valore personale sul campo, imponendosi colla sua opera e colla sua bravura, alla ammirazione di amici e nemici e tenendo alto il nostro prestigio in terra str;miera. Ha ben meritato dall'eser-cito e dal Paese >> . 0.M.S., maggio 1937 - novembre 1938.

Manca di Mores Ettore

BOSELLI Roberto .di Giovanni, da Bologna, sottotenente 7° reggimento CC.NN. Sezione cannoni. (Alla memoria). « Comandante di sezione di accompagnamento, dopo aver sfidato la morte nelle operazioni dell'agosto 1937 a quota 920 e dell'aprile 1938 a Mundejes, il 22 settembre 1938, in azione controffensiva, con instancabile slancio, sprezzo del pericolo e pronto in-~ tuito postava i pezzi in ardita posizione allo scoperto, battendo con grande efficacia le formazioni nemiche. Fatto segno a concentramenti di fuoco di artiglieria, ferito, continuava con fermezza ed alto spirito di sacrificio la . sua azione, fino a che cadeva colpito a morte presso i suoi pezzi, che così Boselli Roberto efficacemente avevano contribuito alla vittoria. Esempio mirabile di coscienza del proprio dovere e sprezzo del pericolo» . Sierra de Iavalambre, 22 settembre 1938. -

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BRESCIANO Carlo fu Edoardo e fu Serra Rosa, da Torino, tenente colonnello regg. art. « Free.ce Verdi ». (Alla memoria). « Sospinto da pura fede fascista, accorreva fra i primi a combattere in Ispagna. Comandante di un gruppo someggiato, nelle battaglie che da Bilbao alla Catalogna, videro vittoriose le armi italiane, si rese popolare fra le camicie nere e fra i legionari tutti che lo ebbero compagno nelle zone più avanzate. Nella battaglia di Catalogna confermò il suo eccezionale valore, portando, come sempre, decisivo contributo alla vittoria. Durante l'attacco dell'8 gennaio 1939, reso più difficile dall'aspro terreno, viste le fanterie arrestate da micidiale .fuoco, generosamente si spingeva oltre i fanti più avanzati per raggiungere una posizione dominante dalla quale poter individuare i centri nemici. Ritto sulla posizione, con la serenità dei forti, mentre il suo eroico gesto stava per essere coronato dal successo, veniva colpito in fronte mortalmente. Chiudeva così eroicamente la sua esistenza, tutta dedita al dovere e al sacrificio ,i. Terra di Spagna 1937-1939 - Ospital (Tarres), 8 gennaio 1939. GRILLI Bruno di Antonio e di Anniboletti Teresa, da Perugia, sottotenente 1° regg. artiglieria « Littorio ». (Alla mern,oria). « Volontario di guerra in terra di Spagna, si distinse per l'ardente ent usiasmo, lo spirito fascista, la fede nella vittoria. Offertosi capo pattuglia di collegamento con la fanteria, fu colpito da scheggia di granata nemica insieme ad altri uomini della pattuglia. Provvide personalmente allo sgombero dei feriti ed egli, rifiutando ogni cura, continuò il proprio compito fino altermine del combattimento. Dopo qualche giorno volle insistentemente essere ancora capo pattuglia, in zone intensamente battute da mitragliatrici ed artiglierie nemiche finchè, durante G rill i Bruno un contrattacco, una scheggia di gra-

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nata ne troncava la giovane esistenza. Ai colleghi subito accorsi per confortarlo, rispose: " Non è nulla, continuate voi" ». Seros, Monte Fosca 23-31 dicembre 1938. '

ZAMBRINI Lino di Aldo e di Marchini Angela, da Suela

(Bologna), capomanipolo battaglione arditi raggruppamento carristi. (Alla memoria). « Primo nell'assalto di forte posizione nemica, animatore instancabile dei propri uomini, ferito gravemente da scheggia di granata e .conscio della propria fine, volle, prima di abbandonare la posizione conquistata, incitare i suoi dipendenti a persistere nella lotta. Al proprio comandante di battaglione che lo rincuorava rispondeva: " Non mi illudo, per me è finita, muoio però tranquillo e contento per aver compiuto fino all'ultimo il mio dovere di fascista ». Barranco di quota 340320-300 N . W. carrareccia Cogull, chil~metro 26,500 strada Albaces-Casteldans, 3 gennaio 1939.

Zambrini Lino

MATI'HEY Guido di Ettore e di Ceppo Giulia, da Torino, tenente 1° reggimento « Frecce Azzurre>). (Alla memoria). « Comandantè di batteria d'accompagnamento da 65/ 17, a malgrado di un infermità di un arto che lo costringeva a zoppicare, teneva il comando durante 25 giorni di continuo movimento, rifiutando di essere spedalizzato. In una giornata di aspro combattimento portava i ,suoi pezzi sulla linea della fanteria e l'impiegava con perizia e ardimento in tutte le fasi

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della lotta, appoggiando in modo efficacissimo l'azione dei fanti, che ebbero. a giudicare provvidenziale il suo intervento. Sottoposto a energica reazione delle artiglierie e delle mitragliatrici avversarie, che smontavano tutti i pezzi della batteria,

Ma.tthey Guido

meno uno, personalmente, in piedi e allo scoperto, dirigeva il fuoco di questo, fìnchè una raffica di mitragliatrice lo abbatteva». Santa Coloma, 16 gennaio 1939.

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7. - CAMPAGNE DI GUERRA 1940-1943

BONANNO Raffaele di Vito e di Giglio Letizia, da Derna, sottotenente VI gruppo artiglieria. (Alla memoria). « Ufficiale di batteria libica, facente parte di una colonna celere attaccato da numerosa e possente formazione di mezzi corazzati nemici, opponeva eroica resistenza col tiro incessante dei suoi pezzi. Soverchiato da preponderanti forze avversarie, che avevano accerchiato da ogni parte la posizione travolgendo i pochi ed ormai inefficienti pezzi di artiglieria, anzichè desistere da una lotta impari e senza speranza, si stringeva con un pugno di superstiti attorno al comandante della colonna, e con ferrea risoluzione, preferiva continuare a combattere oppoBonanno Raffaele nendo al nemico incalzante l'eroica audacia del suo cuore intrepido, finchè cadeva sul campo immolando gloriosamente la vita, per la grandezza della Patria. Fulgido eroe continuatore degno e glorioso della romana virtù del soldato q'Italia >i . Gabz-Gdeif-Ghirba: 16 giugno 1940.

FERRAR! Ferruccio di Quintino e di Bisatto Maddalena, da Cuneo, sergente 8° raggruppamento artiglieria guardia alla frontiera. (Alla memoria). « Sottufficiale artiglieria G. a F., all'inizio delle ostilità lasciava volontariamente l'ufficio contabilità per salire al forte

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ed assumere il comando di un pezzo. Durante violentissimo e preciso tiro di controbatteria nemica, pur conscio dell'inesorabile sorte della sua torre, con l'esempio animava i serventi del suo stesso magnifico slancio. Colpita in pieno la sua torre, lui stesso ustionato e mortalmente ferito, con sovrumano sforzo e sublime altruismo salva va dal rogo quanti più serventi poteva e cedeva ai suoi soldati feriti la barella che gli toccava per turno. ~asciava poi il forte incitando e gridando ai compagni la consegna del Duce. Nel delirio dell'agonia una sola Ferrari Ferruccio visione illuminava il suo supremo olocausto: il fuoco del suo cannone per la vittoria e la grandezza della Patria. Luminoso esempio di eroismo e di fede i> . Forte Chaberton, 21 giugno 1940.

GIAMMARCO Enrico di Serafino e di Francescantoni Chiara, da Sulmona (Aquila) , maggiore com. art. XXIII C.A. (Alla mem.) . « Ufficiale superiore di artiglieria, comandante di un reparto specialisti, partecipava volontariamente alle più audaci ricognizioni, non esitando ad esporsi ai più gravi pericoli, nell'attraversare frequentemente, da solo, zone battute da mezzi corazzati nemici. Durante un'azione offensiva a grande raggio giungeva fra i primi sulle posizioni conquistate, guidando con ardita perizia le colonne avanzanti. Nel corso di una violenta azione di bombardamento da parte di una numerosa formazione aerea nemica, mentre con l'esempio della sua serenità induceva i dipendenti Gìammarco Enrico già duramente provati, a fermo conte-

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gno, cadeva mortalmente colpito. Conscio della fine imminente, ordinava a coloro che accorrevano in suo aiuto, di provvedere prima agli artiglieri feriti e suggellava, con nobili parole di incitamento e di fede, la sua vita interamente dedicata al dovere e alla Patria ». Fronte della Marmarica, 28 giugno-17 sett. 1940.

TUROLLA Ioao di Primo, da Ariano Polesine, sottotenente complemento 3° reggimento artiglieria alpina « Julia ». (Alla memoria). cc Ufficiale di una batteria alpina, in un seguito di numerosi' ed aspri combattimenti, dava fulgide prove delle più alte virtù militari. Più volte volontario in compiti rischios'i, li portava a compimento con ardimento e perizia. Accerchiato il suo gruppo da preponderanti forze avversarie, si portava decisamente su una posizione dominante, battuta da fuoco micidiale, per effettuare con una mitragliatrice una più strenua difesa delle batterie. Gravemente fei;ito e conscio della fine imminente, continuava a tener vivo nei suoi dipendenti l 'ardore combattiTuroua Ioao vo e la fede nella vittoria, finchè si abbatteva da eroe sull'arma con cui aveva fatto fuoco fino all'ultimo istante ». Eleutero (fronte greco), 9 novembre 1940.

V ALENTINI Corrado di Emilio e di Filippini Marianna, da Ancona, capitano artiglieria 47° reggimento fanteria. (Alla memoria).

« Comandante di una batteria di accompagnamento combatteva arditamente in linea col proprio reggimento impegnato in azioni violente e contrastatissime. Attaccato di sorpresa da forze soverchianti e costretto, dopo strenua resisténza, ad ab-

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bandonare i pezzi, li ricuperava nella notte, alla testa dei suoi artiglieri, con impetuoso contrassalto. Inutilizzata dalla reazione nemica la batteria, partecipava col proprio reparto ai successivi aspri combattimenti lottando da fante. Volontariamente assumeva poi il comando di un battaglione rimasto privo del comandante gloriosamente caduto sul campo e, con magnifico ardimento, lo guidava al contrattacco in una giornata di aspra, incessante lotta, flnchè cadeva da prode, fulminato da piombo nemico, cosi come da prode aveva vissuto. Valoroso artigliere tra eroici fanti, trasfoqnatosi per le circostanze fante tra i fanti; pieno di aggressività e di spirito ofva1entini Corrado fensivo, cadeva in una luce di gloria degna delle più nobili tradizioni militari italiane ». Fronte Albano-Greco, 28 ottobre - 2 dicembre 1940.

SOLE Andrea di Antonino e fu Ferrara Gaetana, da Palermo, tenente cpl. art. 9• batteria da 20 mm., 20• art. di C. A. (Alla memoria). Volontario di guerra. Comandante di una sezione mitragliere da 20 mm. partecipava, sovente a sua insistente richiesta, a frequenti onerosissime ricognizioni compiute tra le maglie dei mezzi corazzati avversari, posti a vigilanza dei nostri caposaldi avanzati. Distintosi per elette virtù militari dimostrava, particolarmente in critiche circostanze, chiara capacità di comando e spiccato ascendente sui suoi artiglieri che sapeva trascinare ai più duri cimenti, con l'esempio di eccezionale spirito combattivo e sommo sprezzo del pericolo, pur non disponendo che di mezzi decisamente inadeguati. In tragica situazione, posto a difesa diretta del comando tattico divisionale durante violenta offensiva nemica portata· con schiaccianti forze coraz«

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zate, sostenuta da potenti artiglierie e da -imponenti incontrastate azioni aeree, si impegnava e persisteva arditamente, benchè ferito, nell'impari lotta, sebbene avesse visione dell'inevitabile sacrificio, riuscendo a rallentare l'impeto nemico. Ferito nuovamente, caduti puntatori e serventi, a corto di munizioni, rimaneva impassibile al suo posto di dovere, azionando lui stesso l'arma nel disperato tentativo di arginare la travolgente avanzata. Colpito per la terza volta, quando ormai tutto crollava inesorabilmente intorno a lui, rifiutava fieramente l'invito ad· arrendersi, e con stoica decision e, essendo gravemente minorato, continuava a reagire fino all'esaurimento delle munizioni. Falciato infine da raffica di mitragliatrice, cadeva esanime sulla mitragliera frantumata, Sole Andrea perpetuando, benchè ventunenne, col suo leggendario eroismo, le indistruttibili gloriose tradizioni delle armi italiane ». Deserto Orientale Libico - Deserto Occidentale Egiziano - Alam el Tummar Ovest (Egitto), 10 giugno - 9 dicembre 1940.

COBOLLI Giorgio fu Biagio e fu Nicolina de Baseggio, da Capodistria (Trieste) classe 1913, sottotenente artiglieria complemento 204 artifante. (< Ufficiale comandante la pattuglia o.e. del comando reggimento di artiglieria direttamente attaccato da forze corazzate avversarie incurante dell'intenso bombardamento di artiglieria e del tiro diretto di carri ·armati, con imperturbabile fermezza si prodigava nell'assolvimento del suo compito. Interrotte le comunicazioni spontaneamente recava ordini alle batterie viciniori , attraverso zone già controllate da carri armati. Rientrato al proprio caposaldo di prima linea, dove più

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aspra era la lotta, accorreva élì sua

1 iniziativa ad -una sezione di pezzi anti-

carro che aveva già- ·subìto gravissime perdite, compreso il :comandante, e, · - mentre con ammirevole" calma e singolare coraggio dirigeva ·il fl'.ioco contro carri armati a distame -molto rav.:. vicinate, veniva , gravenìertteJ -eolpitò alla testa. Per quanto la ferita lo avesse r eso completamente cieco, rifiutaya di essere trasportato al posto di soccorso per non distogliere uomini dal combattimento, e incitava i dipendenti, con la voce e con il gesto a continuare nell'aspra mortale lotta finchè Co bolli Giorgio veniva· catturato. Durante la lunga prigionia e malgrado delle gravi sofferenze fu esemplare per alto spirito di patriottismo e indomita fierezza>>. A. S., 10 dicembre 1940. SABBATINI Paolo fu Salvatore e fu Labruzzi Elvira, da Orte, et 1898, maggiore s.p.e. com. art. , I div. libica, VI gr. art. libica. « Ufficiale superiore di grande capacità e prestigio, dotato di elette virtù militari dava brillanti prove di perizia e valore in cruento combattimento. Chiamato col suo gruppo a tamponare una falla in un campo trincerato, schierava tempestivamente il gruppo ed, impegnato combattimento contro numerosa formazione di carri armati, con giudizioso impiego e personale valore, sosteneva l'impari lotta riuscendo a sventare un tentativo di accerchiam ento ed a recare sensibili perdite alle forze attaccanti. Ferito mentre si portava ad azionare una mitragliatrice Sabbatini Paolo contro un carro sopraggiunto al tergo,

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veniva da questo investito e nuovamente ferito alla spina dorsale. Seriamente menomato, rimaneva imperterrito al suo posto di dovere e, rianimati i valorosi superstiti, persisteva con ardore nell'impari lotta che portava alla distruzione di un carro armato il quale, raggiunta la linea dei pezzi, ne aveva intimata la resa sdegnosamente rifiutata. Colpito per la terza· volta, non desisteva dalla violenta reazione che protraeva, con stoica fermezza, fino alla totale distruzione del suo valoroso gruppo. Comandante ardito, ha dato ai suoi artiglieri sicure prove di vibrante volontà ~ di costante eroica fermezza». Sidi el Barrani (Egitto), 10 dicembre 1940.

DI CASTRI Giov3:nni di Luigi e di Ascalone Luisa, da Francavilla Fontana (Brindisi), capitano s.p.e., 2' artiglieria contraerei, 20° gr. autocampale da 75/ 27 C/K., 2• btr. (Alla memoria). « Comandante di una batteria contraerei autocampale, poco adatta al movimento ed all'azione in terreno desertico, in tutto il ciclo operativo che portò le nostre truppe dal confine egiziano a Sidi el Barrani ed oltre, compi a protezione del cielo della 2• divisione libica, alla cui dipendenza operò, brillanti azioni, nelle quali rifulsero il coraggio, l'abnegazione, lo sprezzo del pericolo, nonchè le sue belle doti di organizzatore ed animatore. Durante una violenta offensiva avversaria, sferrata con notevoli mezzi corazzati e fanterie autocarrate, scrisse col suo Di C astri Giovanni reparto una pagina gloriosa. Soverchiata buona parte delle fanterie, allorchè tutte le altre batterie divisionali tacevano per esaurimento delle munizioni, il suo reparto continuava a far fuoco, seminando lo smarrimento e lo sbandamento fra le colonI.1e nemiche dilaganti verso il centro dello schieramento. La sua azione personale primeggia in quei

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momenti di lotta accanita. Da solo fuga una camionetta avversaria che osa avvicinarsi ai pezzi, si sostituisce poco dopo ad un puntatore di pezzo, caduto, alimenta l'azione tenace controcarro, che raggiunge fasi veramente impressionanti, la protrae con indomito valore fino a che viene sommerso dalla schiacciante superiorità nemica. Magnifica figura di comandante votato al sacrificio ». Fronte Cirenaica-Egiziano, 13 settembre11 dicembre 1940.

F ARFANEI'I Ermenegildo di Firenze e di Cungi Geltrude, da Bagno di Romagna (Forlì), classe 1888, colonnello 203" artiglieria. « Comandante l'artiglieria di una divisione di fanteria, con perizia e valore, prodigava ogni sua energia per contenere, con un bene organizzato tiro, l'urto di preponderanti forze corazzate, riuscendo a rendere inviolate, in due giorni di aspra lotta, le posizioni della propria grande unità. Successivamente, accentuatasi la pressione per l'intervento di altre formazioni corazzate avversarie, con elevato spirito di abnegazione e supremo sprezzo del pericolo, animava ed incitava i propri uomini a strenua lotta. per infrangere l 'urto dell'avversario. Di fronFarfaneti Ermenegildo te all'irruenza di preponderanti forze, in un supremo disperato sforzo, visto che ad un pezzo la maggior parte dei serventi eran caduti, si poneva al pezzo stesso sparando gli ultimi colpi contrc alcuni mezzi corazzati penetrati nello schieramento. Colpito da raffica di mitragliatrice, si abbatteva sul pezzo, affermando col suo fulgido eroismo le più gloriose tradizioni dell'arma di artiglieria ». A.S., 9-11 dicembre 1940.

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ZOBOLI Euro di Enrico e fu Gallo Anita, da Genova, class·e 1919, sottotenente, l" raggruppamento· artiglieria coloniale, VI gruppo. (Alla m emoria). « St udente in ingegneria partecipava volontariamente alla guerra. Chiesto ripetutamente di essere assegnato a reparti libici di artiglieria, partecipava ad un lungo ciclo operativo distinguendosi per spiccato valore personale. In critica situazione determinata dall'attacco di i::nponenti forze corazzate, caduti quasi tutti gli ufficiali del suo gruppo, decimati i serventi, sconvolte le posizioni, inutilizzata la maggior parte dei mezzi, resisteva imperterrito con la sua sezione. Intimatagli la resa, rispondeva con violenta reazione a fuoco. Ferito gravemente rimaneva al suo posto di dovere incitando i valorosi artiglieri superstiti a persistere -n ella strenua lotta. Colpito mortalmente, cadeva sul cannone che aveva strenuamente difeso n. A.S. , 10 dicembre 1940. RANIERI Bruno di Umberto e di Leone Antonietta, da Ivrea (Aosta), tenente 4° regg. art. alpina, gr. Val Tanaro.( Alla mem.). (e Comandante di un pezzo ardito, in linea con gli alpini, in posto avanzato e delicatissimo, sprezzante di ogni pericolo, si prodigava generosamente nell'impiego dell'arma e riusciva, sparando ininterrottamente a. zero, a contenere ripetuti e violenti attacchi nemici. Ferito assieme a parecchi serventi durante il settimo attacco avversario, rifiutava le cure e, nell'infuriare dellà lotta vicinissima, si lanciava arditamente in avanti tra i primi, e con la mitragliatrice e con le bombe a mano, ricacciava gli attaccanti e salvava il pezzo. Esausto per l'abbondante sanRanieri Bruno gue perduto, decedeva poco dopo. Esempio di coraggio e di elevate virtù militari ». Chiarista e Fratarit (fronte greco), 23 dicembre 1940.

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BENIN! Corrado fu Arrigo e di Valle Augusta, da Forlì, capomanipolo 11' legione CC.NN. (Alla memoria). « Comandante di scorta ad una co-

lonna rifornimenti assalita da soverchìanti forze ribelli, caduto ucciso il comandante della colonna, raccoglieva i superstiti per una estrema difesa . Più volte ferito ed esaurite le munizioni, si preoccupava di rendere inseryibile l'arma automatica e aggrediva il nemico incalzante con bombe a mano e con il pugnale. Caduti . tutti i suoi legionari, immobilizzato per le ferite riportate, respingeva l'intimazione di arrendersi e scaricava la pistola fino all'ultimo colpo, sugli avversari, cadendo,· nel supremo atto di sfida al neBenini Corrado mico, colpito alle spalle. Magnifico esempio di volontà )) . Piana di Dungalà, 24 dicembre 1940. GATTI Luigi fu Alfredo e di Margherita Giuliano da Torino, tenente 29° regg. art. df. « Modena J>. (Alla memoria). « Comandante di una batteria someggiata contribuiva con eroico ardimento alla difesa del suo reparto attaccato da soverchianti forze avversarie, imbracciando egli stesso un moschetto e rincuorando con le parole e con l'esempio i propri uomini, così da riuscire in circostanze quanto mai difficili e avverse a salvare i propri pezzi. In successivo combattimento fatta segno la sua batteria a violenta reazione avversaria, si manteneva, sprezzante di ogni pericolo e di ogni riparo, sulla linea dei pezzi dirigendone con calma e capacità il tiro sulle Gatti Luigi ondate avversarie, sino a stroncarne -

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l'impeto. Colpito a morte, pronunciava ancora, in un supremo sforzo, parole d'incitamento ·per i propri uomini e di fede nei destini della Patria. Magnifico esempio di virtù militari i>. Progonat - Nivice (fronte greco-albanese), 18-30 dicembre 1940.

GIACOMINI Giovanni di Igino, da Ascoli Piceno, sergente 3• reggimento artiglieria alpina << Julia n . (Alla memoria).

Capo pezzo, durante aspro combattimento, incurante del grave pericolo derivante dal fatto che le fanterie nemiche ·erano riuscite ~ stringere dappresso la sua batteria ed avevano apertQ un violento fuoco di mitragliatrici e mortai, rimaneva sereno ed impavido, mantenendo efficiente l'azione del pezzo ed infondendo con il suo contegno calma e fiducia nei propri dipendenti. Caduti feriti ìl comandante ed ìl sottocomandant~ della batteria, vista ormai l'assoluta impossibilità di ogni ulteriore resistenza, faceva ripiegare i serventi salvando i Giacomini Giovanni congegni più vitali ed importanti del materiale. Dopo essersi qu,i ndi assicurato che i suoi uomini fossero in salvo, imbracciava un fucile mitragliatore e, ritornato al pezzo, apriva ìl fuoco allo scoperto sul nemico ormai vicino. Con le armi in pugno, in un ultimo, disperato tentativo di difesa del pezzo stesso, dando fulgido esempio di eroismo, di abnegazione e di spirito di sacrificio immolava la vita per la Patria ii . Chiaf e Bunich (fronte greco), 30 dicembre 1940. «

COSTAMAGNA Ugo fu Carlo e di Cantamessa Maria, da Saluzzo, maggiore direzione artiglieria C.A. Torino. « Ufficiale di elette doti di carattere e di senso del dovere spinto sino al sacrificio, si prodigava generosamente per cinque

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mesi nel diuturno, pericoloso e delicato lavoro di rastrellamento delle bombe inesplose lanciate da aerei nemici. Convinto che la intima conoscenza della costituzione e del funzionamento degli ordigni lanciati dal nemico avrebbe facilitato e rese più sicure le operazioni di rastrellamento, non esitava a procedere con grave rischio personale, alla scomposizione di parti di essi, riuscendo a cavarne il disegno ed a stabilirne esattamente il funzionamento. Ferito gravemente alla faccia con perdita totale della vista in seguito allç> scoppio di una bomba, con stoico coraggio esigeva che prima fossero soccorsi i suoi dicost amagna Ugo pendenti feriti e soltanto · allora consentiva di essere curato. Fulgido esempio di altruismo, alto senso del dovere e di responsabilità ». Torino, giugno-dicembre 1940. LORENZI Rinaldo di Daniele e fu Ferrero Matilde, da Rivoli (Torino) , classe 1913, tenente art. compl. 115 fanteria. « Comandante di un'opera avanzata di una piazzaforte in stato d'assedio,, nonostante i continui violenti bombardamenti e le privazioni, con l'esempiQ del suo comportamento, te~ neva alto il morale dei propri dipendenti. Attaccato da preponderanti forze corazzate, mentre incitava gli artiglieri a continuare il tiro, rimaneva ferito alle gambe. Zoppicante e grondante sangue, persisteva imperterrito nella impari cruenta azione, portandosi vicino all'ultimo pezzo rimasto efficiente. Nonostante avesse ricevuto un'altra ferita alla coscia destra, rimaneva al suo Lorenzi Rinaldo posto di dovere e sostituiva il punta-

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tare colpito all'addome, continuando a dirigere il fuoco. Investito da una raffica di arma automatica che lo feriva gravemente, si abbatteva privo di sensi sul pezzo. Chiaro esempio di preclari virtù militari si è posto per il suo elevato spirito di sacrificio, nella schiera dei grandi invalidi di guerra n . A.S., 3 gennaio 1941. MARINI Adolfo di Severino, da Viterbo, classe 1917, ser-

gente di artiglieria, 116° fanteria, Divisione Marmarica, batteria d'accompagnamento da 65/ 17. (Alla memoria). « Sergente goniometrista di una batteria da 65/ 17, in una drammatica fase di un combattimento, volontariamente rinunziò al suo compito di goniometrista resosi inutile dal combattimento corpo a corpo e con impareggiabile coraggio percorse più volte, sotto terrificante bombardamento ed una rete fittissima di proiettili in tratto scoperto dalle grosse riserve alle riservette dei pezzi, eseguendo a spalla, il difficilissimo rifornimento munizioni. Ferito gravemente una prima volta continuò imperterrito l'audace opera. Ferito una seconda volta e poi una Marini Adolfo terza, cadde bocconi su un proiettile che tentava ancora portare ai pezzi. Fulgido esempio di completa dedizione al dovere,,. A.S., 3 gennaio 1941.

GHIONE Giuseppe fu Ernesto e fu Ingaramo Maria, da Savigliano (Cuneo) classe 1889, tenente colonnello, 44° artiglieria motorizzato, divisione fanteria « Marmarica ». (Alla memoria). « Già valoroso combattente in tre guerre, prese eroicamente parte alle operazioni in Marmarica alla testa del suo gruppo di artiglieria. All'assedio di Bardia, con la parola e -

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con l'esempio, fu meraviglioso animatore dei suoi gregari che, noncuranti di gravissimi sacrifici, opposero ostinata resistenza al nemico paralizzandone per più ore lo slancio e procurandogli ingenti perdite. Ferito, rifiutò di farsi medicare per non essere distolto dalla sua azione di comando, portandosi invece dove maggiore era il bisogno di guida per i reparti superstiti e più grave il . peri.colo per i suoi uomini. Colpito a morte, mentre si ostinava ad una estrema disperata resistenza inneggiando alla Patria, le sue ultime paGhione Giuseppe role furono ancora di incitamento per i suoi artiglieri a persistere nella lotta ». Africa Settentrionale (Marmarica), giugno 1940-gennaio 1941.

BARRIELLO Luigi, caporale, 45" artiglieria, I gruppo di manovra, divisione cc Cirene i> . (Alla memoria). « Caporale di artiglieria, capo pattuglia o.e., resosi conto che i gallegamenti di un'opera di vitale importanza per la difesa di Bardia, erano stati interrotti dal tiro nemico, che l'opera, coperta dalla nebbia, era già accerchiata e che su di essa si sarebbe· effettuato il tiro di repressione, noncurante del mortale pericolo cui si esponeva con quasi nessuna probabilità di successo, si slanciava volontariamente lungo la linea telefonica per riattivarla. Con eroico sforzo, sotto il grandinare dei proiettili, riusciva a portarsi fin nei pressi dell'opera e a riparare l'ultima interruzione quando Barriello Luigi -

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gi~ la situazione aveva convinto il comando della difesa ad attuare' senz'altro il tiro di repressione. Nello stesso istante in cui il suo atto di valore, ristabilendo il collegamento, faceva mutare l'ordine per la repressione in tiro di sbarramento e consentiva una ulteriore strenua difesa dell'opera, cadeva fulminato su quel fragile filo con cui il suo cuore generoso aveva salvato la vita a molti compagni. Sublime esempio di eroica abnegazione e di alto senso del dovere n . Bardia (A.S.), 3 gennaio 1941.

D'AVOSSA Giovanni fu Alfonso e fu Adele d'Orlando, da Napoli, classe 1902, capitano d'artiglieria s.p.e., 45" Artiglieria << Cirene n . Comandante di un gruppo di artiglieria in caposaldo di importante piazzaforte, stretta da un duro assedio, dava ripetuta prova di capacità, ed impareggiabile ardimento nella resistenza ad oltranza. In delicata situazione, con tempestivo efficace intervento dei suoi pezzi, evitava seria minaccia di accerchiamento di un battaglione con la retroguardia del quale ripiegava egli stesso per ultimo. Successivamente, investita la piazzaforte da ingenti forze aeree e corazzate, reagiva con estrema effic~cia ed organizzava essenzialmente cqn mezzi di artiglieria, un podeD'Avossa Giovanni roso caposaldo contro la cui accanita . resistenza s'infrangeva in più riprese l 'impeto del nemico. In questa fase salvava anche un 'opera avanzata che la situazione fluttuante aveva fatto ritenere come già occupata dall'avversario e, corpo a corpo, ne eliminava alcune infiltrazioni. Ridotte le opere circostanti ad un cumulo di macerie, decimati i suoi indomiti artiglieri, per altri due giorni comandante dell'unico caposaldo rimasto attivo in tutta la piazzaforte, rifiutava - pur essendo ormai privo di munizioni - l'offerta di onorevole con«

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dizione di resa ed, allo scopo di protrarre ulteriormente la resistenza, si portava invece audacemente con pochi uomini ad un deposito di munizioni presidiato dar nemico, riuscendo dopo cruenta lotta a ricuperare un considerevole numero di proiettili. Sottoposto infine ad ulteriore micidiale fuoco di numerose batterie, teneva testa all'avversario che ripiegava sorpreso e disorientato da così violenta reazione. Ultimate le munizioni, mantenendo integro l'onore militare, dopo aver fatto saltare i pezzi, veniva sopraffatto nell'estremo tentativo di sfuggire all'accerchiamento, destando l'ammirazione dell'avversario che ancora .oggi cavallerescamente ne testimonia l'eroismo, la perizia ed il singolare sprezzo della vita, tutta protesa ai supremi ideali della Patria i>. Bardia (A.S.), 27 dicembre 1940-5 gennaio 1941.

BOTTIGLIONI Carlo fu Giuseppe e di Placidi Amalia, da Apuania, capitano 43' batteria del gruppo alpini « Val Tagliamento >> . (Alla memoria). « Magnifi,co comandante di batteria alpina, contribuiva col tiro efficace dei suoi pezzi a ricacciare il nemico da una strada di fondo valle che costit uiva importante via di rifornimento per le nostre truppe . In successiva azione, si portava d'iniziativa presso il comando delle unità di fanteria per rendersi conto delle nuove zone da battere e prendeva parte attivissima alla conquista di un importante caposaldo. Si offriva poi sponta·---..........J- neamente di guidare alcuni reparti bersaglieri operanti attraverso un aspro Bottigilionì Carlo e nevoso terreno. Raggiunti gli obiettivi, si lanciava risolutamente contro il nemico alla testa delle prime squadre d'attacco, animandole ed incitandole con l'esempio del suo eroico ardimento. Gravemente ferito continuava

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risolutamente la lotta finchè, stremato di forze, veniva catturato, ucciso e barbaramente precipitato in un burrone. Fulgido esempio di altissimo spirito guerriero e di ardente entusiasmo ». Val Bergia - Malli Balcies - Quota 1430 (fronte greco), 30 dicembre 1940 - 6 gennaio 1941.

CECCARONI Mario di Pierdomenico e di Voglia Francesca, da Recanati (Macerata) maggiore 3° reggimento artiglieria alpina « Julia ,1. (Alla memoria). « Addetto ad un comando di reggimento di artiglieria alpina, durante due giorni di accaniti e cruenti combattimenti, permaneva in un osservatorio improvvisato sulla zona più avanzata e più esposta , per meglio osservare e dirigere il tiro. Rientrato al proprio comando, sfinito dalla stanchezza, trovava ancora la forza di offrirsi per ritornare subito in linea a recapitare ed illustrare ad un comandante di reggimento un ordine di somma importanza ed urgenza. Espletata la sua missione, visto il deCeccaroni Mario linearsi di violento attacco nemico ed intuita la necessità del pronto intervento della nostra artiglieria, anzichè rientrare si faceva consegnare una stazione radio e con questa usciva dalle nostre linee per raggiungere una posizione avanzata e intensamente battuta dalla quale poteva meglio osservare e dirigere i tiri. Mentre, dopo aver messo al riparo il personale radiotelegrafista, assolveva, sprezzante del gravissimo pericolo, il compito che si era spontaneamente imposto, rimaneva colpito a morte. Fulgido e vivo esempio di sacrificio e completa dedizione al dovere». Mali Tabajani - Dras E Cais (fronte greco), 14-16 gennaio 1941.

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FRANCO Enrico di Nicola e di Rizzo Maddalena, da Niscemi (Caltanissetta) capitano 3~ reggimento artiglieria alpina. (Alla memoria). « Ufficiale di elette virtù militari, animatore e suscitatore di ogni energia ed eroismo, comandante di batteria alpina in posizione avanzatissima, per tre giorni consecutivi, noncurante del violento fuoco di artiglieria e m itragliatrici avversarie, svolgeva ininterrotte ed efficaci azioni di fuoco. Nelle fasi più critiche, calmo, sereno, sempre in mezzo ai suoi dove il pericolo era maggiore, dava esempio fulgidissimo di valore. Spintosi oltre la linea dei pezzi per meglio dirigere il tiro della propria batteria, veniva colpito in pieno da una granata nemica che gli Franco Enrico stroncava gli arti inferiori. Noncurante della terribile mutilazione, si preoccupava solo d'impartire precise disposizione per la prosecuzione dell'azione di fuoco, che doveva ricacciare l'avversario sulle posizioni di partenza. Si spegneva dissanguato serenamente, dolendosi solo di non poter portare i suoi artiglieri alla immancabile vittoria ». Pendici Orientali di Mali Scindeli (fronte greco), 10 marzo 1941.

MARUSSIG Giorgio di Giovanni e di Zinacevich Gemma, da Udine, sottotenente 48° reggimento artiglieria d.f. (Alla memoria). Combattente di purissima fede, sollecitava ed otteneva un posto avanzato di ufficiale osservatore, prestando, per lungo tempo, in difficilissime condizioni di clima e sotto violenta reazione nemica, il suo servizio con solerzia, intelligenza e sprezzo del pericolo. In giornata di aspro combattimento, sotto micidiale fuoco di mortai nemici, era costretto a ripiegare con i reparti della prima linea. Preparato il contrassalto con un nucleo di arditi, si univa ad essi per la riconquista della importante posi-

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zione. Nel secondo assalto, mentre incitava con l'esempio e la parola i fanti, veniva mortalmente ferito. In tali condizioni, riusciva a trascinarsi ancora avanti per una cinquantina di metri, incitando con i gesti gli arditi alla resistenza. Sublime esempio di coraggio e di elevatissime virtù militari ». Fus' e Qenit, 4 aprile 1941.

ROMANO Giuseppe di Luigi, da Morone del Sannio (Campobasso), maggiore 132° artiglieria divisione corazzata <<Ariete». (Alla memoria). « Si

offriva di partecipare ad una ardita azione con due batterie del suo gruppo assegnate ad una colonna operante. Raggiunto, dopo lunga e faticosa marcia in zona desertica, un munito forte nemico partecipava all'attacco dirigendo personalmente il tiro dei pezzi s-chierati in linea con i fanti. Aggirato lo schieramento da formazioni di mezzi corazzati nemici e da truppe appiedate lanciate al contrattacco e visto cadere da prode il Comandante di una batteria si prodigava per dominare la critica situazione, portandosi sotto l'incessante fuoco nemico ove più Romano Giuseppe grave era il pericolo. Animato dal più sublime spirito di cosciente sacrificio e di dedizione al dovere, con superbo sprezzo della vita, per incuorare ed incitare gli artiglieri, saliva su di un trattore ed in piedi, sereno, sorridente ed impavido, impartiva gli ordini per la ripresa del fuoco che, celere ed efficaèe, produceva larghi vuoti nelle file nemiche. Mentre additava ai dipendenti la via della vittoria che ormai si delineava sicura, mortalmente colpito da una raffica di mitragliatrice, si abbatteva esanime sull'automezzo. Fulgido esempio di cosciente coraggio e di superbo sprezzo del pericolo ». El Mechili (A.S.), 8 aprile 1941. 1014 --


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THEODOLI Enrico, sottotenente artiglieria complemento osservatore. (Alla memoria). Ufficiale osservatore d'aeroplano, di non comune ardimento e perizia in numerosi voli di esplorazione e spezzonamento a bassa quota dimostrava splendide doti di aggressività, spirito di abnegazione e sprezzo del pericolo. Partito volontariamente per una importante missione, senza scorta, nel cielo nemico reso infido dalla presenza . dell'aviazione avversaria, dalla forte reazione ·contraerea e dalle condizioni atmosferiche proibitive, con tenace volontà raggiungeva l'obiettivo a bassissima quota e vi rimaneva fino a missione compiuta, incurante della vioT heodoli Enrico lenta e precisa reazione contraerea nemica. Colpito a morte da una raffi.ca di mitragliatrice, con l'apparecchio incendiato e crivellato di colpi, con ultimo sublime sforzo, rinunciando a salvarsi col paracadute sul territorio nemico,. prima di abbattersi in fiamme, lanciava nelle nostre linee la macchina fotopanoramica per salvare l'importante documentazione della missione compiuta. Espressione di spirito di sacrificio, compiuto oltre il dovere n. Cielo di Dibra (Jugoslavia), 9 aprile 1941. «

CHELOTI'I Dante fu Ernesto e _d i Strazzulli Giuseppina, da Viterbo, classe 1912, tenente di artiglieria di complemento, batteria anticarro da 37 / 40 dello scacchiere Sud · A.O. (Alla memoria). « In lunghi anni di vita trascorsa in ambiente coloniale particolarmente disagiato, si distingueva in successive azioni di guerra per capacità, elevato spirito guerriero e .di abnegazione, per indomito valore personale. In periodo critico determinato dalla esiguità di mezzi e dalla schiacciante superiorità

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LE RICOMPENS E AL VALOR MILITARE

di agguerrito avversario, assunto volontariamente il comando di una batteria anticarro si impegnava con singolare ardore in impari lotta contro preponderanti forze corazzate riuscendo, con gravi sacrifici, a rallentarne l'aggressività. Ferito, rimaneva imperterrito al suo posto di dovere, esempio ai suoi valorosi artiglieri di irriducibile fermezza. Col reparto isolato, decimato, a corto di munizioni e di viveri, resisteva con tenacia a reiterati attacchi. Privo di tiratori, eroicamente caduti, si sostituiva ad essi e con determinata freddezza alimentava la vioCh elot ti Dante lenta reazione finchè, nuovamente colpito, cadeva sul campo dell'onore. Salda tempra di giovane artigliere, sapeva in ogni circostanza, tenere alto il prestigio delle armi italiane ». A.O., 16 aprile 1941. BERTELLI Zeffirino di Clemente e di Gilda Sbuzzi, da Genova, s.tenente 132° regg. art. div. coraz. « Ariete ». (Alla mem.). << Comandante di una sezione mitragliere da 20 m/ m assegnata ad una colonna avanzata, durante una lunga ,,,.._ .· . , marcia in zona desertica, contrastata . ·~ . . da violenti attacchi aerei nemici, si ti , .,6 prodigava impavido a rintuzzare l'of"·_·. ' .. -.·: ~' 't_} fesa avversaria con tiri efficaci e tem·r' pestivi. Nel corso di una successiva azione, in linea coi fanti, attaccato ' .. -.~_-_· nottetempo da una formazione di carri ., ~ --· > ; armati appoggiati da violento tiro di artiglieria, mentre truppe appiedate aggiravano la sua posizione e si lanciavano all'assalto, dominava la critica situazione con energia ed ardimento. Bertelli Zeffirin o Benchè ferito, si sostituiva ad un pun__

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tatore caduto, eseguendo personalmente tiro nutrito ed ininterrotto, finchè, sopraffatto dall'avversario incalzante, e più volte colpito da arma bianca, si abbatteva sull'arma, presso la quale giacevano i suoi prodi artiglieri feriti e barbaramente trucidati dal nemico. Prima di spirare trovava ancora la forza di pronunziare parole di sdegno contro il brutale avversario che vigliaccamente infieriva contro i caduti. Fulgido esempio di alto valore, di abnegazione e di sprezzo del pericolo ». Ras el Medamur (Cirenaica), 3 maggio 1941. LILLI Egisto di Daniele e di Berardi Adelinda, da Perugia, classe 1895, capitano artiglieria complemento, 32· batteria someggiata coloniale da 65/ 17 della XLIII brigata coloniale. (Alla memoria). « Comandante di batteria someggiata, in linea con i centri di fuoco più avanzati, stroncava ripetuti attacchi del nemico, di gran lunga più potente per numero e per mezzi, col fuoco dei suoi cannoni quasi ininterrottamente controbattuti. Saltati in aria tre dei suoi quattro cannoni, prontamente sostituiti, continuava le sue azioni infondendo ai suoi dipendenti la fiamma della sua fede e la sua eroica fermezza. Attaccato l'ultimo caposaldo tenuto da pochi uomini e dalla sua batteria, stroncava i tenaci tentativi del nemico sparando a zero con i suoi cannoni Lilli Egisto privi di scudo. Finite le munizioni continuava con le bombe a mano a trattenere gli elementi nemici dando modo al sottocomandante di precipitare i pezzi nel sottostante burrone ed ai superstiti di ripiegare. Tre giorni dopo cadeva colpito a morte tra i suoi fedelissimi ascari. Esempio di alte virtù militari, di ferma volontà, indomito coraggio, alto senso del dovere ». Passo Falagà (Amba Alagi), 4 aprile 194112 maggio 1941.

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S. A. R. AMEDEO DI SAVOIA, Duca d'Aosta. « Durante 11 mesi di asperrima lotta, isolato dalla Madrepatria, circondato da nemici soverchianti per mezzi e per forze, confermava la già sperimentata capacità di condottiero sagace ed eroico. Aviatore arditissimo, instancabile animatore delle proprie truppe le guidava ovunque per terra, per mare e nel cielo in vittoriose offensive, in tenaci difese, impegnando rilevanti forze avversarie. Assediato nel ristretto ridotto dell'Amba Alagi alla testa di una schiera di prodi, resisteva oltre i limiti delle umane possibilità, in un titanico sforzo che s'imponeva all'ammirazione dello stesso nemico ». Africa Orientale Italiana, 10 giugno 1940-18 maggio 1941.

ROCCELLA Gustavo fu Vincenzo e di Rosa Arena, da Piazza Armerina (Enna), classe 1909, sottotenente artiglieria in s.p .e., 32' batteria someggiata coloniale. (Alla memoria). « Comandante di una sezione someggiata coloniale, in linea con i centri di fuoco più avanzati, stroncava ripetuti attacchi del nemico, di gran lunga più potente per numero e per mezzi, col fuoco dei suoi cannoni quasi ininterrottamente controbattuti. Saltato in aria uno dei suoi due pezzi, prontamente sostituito, continuava le sue azioni infondendo nei dipendenti la fiamma della sua fede e la sua eroica fermezza. Sottocomandante di batteria, attaccato l'ultimo caposaldo tenuto da pochi uomini e dalla sua batteria, rintuzzava reiterati attacch.i nemici Roccella Gustavo sparando a zero. Esaurite le munizioni persisteva nell'audace lotta a colpi di bombe a mano e quindi, fatti precipitare i pezzi in un burrone, ripiegava per ultimo. In successiva aspra azione trovava gloriosa morte. Esempio di alte virtù militari ». Passo Falagà (Amba Alagi),, 4 aprile-12 maggio

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MAZZAGLIA Giuseppe fu Francesco e di Marino Grazia, da Catania, maggiore artiglieria truppe Amara. (Alla memoria). u Magnifica figura di soldato e di artigliere, in particolari, critiche circostanze di guerra, dava esempio di costante attaccamento al dovere e continue prove di indomito coraggio e sommo ardimento. Comandante dell'artiglieria dell'Uolchefit, improntando ad indomabile passione la sua azione di comando, preparava e conduceva le sue ba tterie a splendidi successi in violenti tenaci attacchi sferrati da rilevanti forze nemiche, che da varie settimane assediavano il ridotto. Durante un intenso micidiale bombardamento avversario, mentre dall'osservatorio, Mazzaglia G iuseppe pericolosamente esposto, più volte centrato, con ottima azione e grande efficacia, dirigeva il tiro di controbatteria , cadeva colpito a morte da scheggia di granata, immolando la sua vita, eroicamente vissuta, per la Patria. Manteneva fino all'ultimo istante la serena calma dei forti. Bello esempio di alto senso del dovere militare, spinto fino all'estremo sacrificio >> . Uolchefit (A.O.I .), 4 luglio 1941.

TORELLI Adriano fu Ettore e fu Orlandi Maria, da Castiglione del Lago (Perugia), colonnello artiglieria riserva. ,, Ufficiale superiore Comandante di Brigata, con un lungo e brillante passato militare tutto dedicato alla Patria ed all'Esercito, incaricato dello sbloccamento di un battaglione in zona di alta montagna ricca di insidie naturali, dominata da soverchianti ed agguerrite forze ribelli, conduceva a buon termine, con rapidità e perizia eccezionali, la difficilissima operazione. In situazione critica, preveniva il nemico a ssumendo audacemente l'niziativa tattica e durante una lunga serie di aspri combattimenti durati 14 ore, confermava ampiamente superiori doti di comandante e di combattente. Ferito ed abbat-

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tuto una prima ed una seconda volta da fucilate nemiche, si rialzava da solo, respingendo energicamente gli accorsi. Abbattuto per la terza volta in meno di due ore da un'altra grav·e ferita, estenuato per la perdita di sangue, doveva infine accettare cure ed aiuti, continuando, anche durante la dolorosa medicazione, la sua azione di comando con perfetta calma. Medicato, dalla barella portata a spalla sotto il fuoco, continuava ancora a tenere il comando, guidando pacato e sereno i suoi ufficiali ed ascari, entusiasti per l'eroico contegno del capo, nell'aspra lotta per oltre sette ore dopo l'ultima ferita, fino alla conclusione vittoriosa dei combattimenti. In successivi sanguinosi fatti d'arme, riconsacrava le sue superbe doti. Ferito 3:ncora una Tor elli Adriano volta al petto da fucilata nemica, rimaneva al suo posto guidando i suoi valorosi ascari da lui temprati alla religione del dovere. e del sacrificio ed animati da indomito ardore guerriero. Luminoso esempio dei più alti eroismi, nelle più dure prove. Magnifica tempra di combattente, dotato delle più nobili virtù militari italiane in terra d'Africa ». · Faguttà - Dangila - Gondar, marzo .1940-novembre 1941. BORGHI Gaetano fu Alfredo e di Elvira Tolve, da Milano, tenente art. s.p.e. 3' art. celere « Principe Amedeo Duca d'Aosta ». « Comandante di batteria a difesa di una importante posizione, col fuoco dei suoi pezzi graduati a zero e di poche armi automatiche arrestava il nemico che a costo di gravissime perdite era riuscito ad avvicinarsi. Ferito ad un ginocchio si trascinava di pezzo in pezzo, animando l'azione ed infondendo fede ed entusiasmo nei suoi artiglieri. Colpito una seconda volta alla fronte rifiutava ancora il trasporto al posto di medicazione e continuava per ben sette ore a contrastare il passo all'avversario, noncurante della violenza degli attacchi e del tiro di controbat-

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teria che riduceva al silenzio i suoi cannoni. Raccolti i pochi superstiti attorno all'ultimo pezzo efficiente ne dirigeva il tiro fino all'ultimo colpo, Ricevuto l'ordine di ripiegare, esausto nel fisico, ma indomito nello spirito, regolava il movimento dei suoi uomini, e rimasto ultimo, visti vani i tentativi di un suo ufficiale di sorreggerlo gli ordinava virilmente di porsi in salvo, cadendo poi quasi esanime poco lontano çialla posizione. Raccolto dopo due ore, riuniva le sue forze e con bella fierezza diceva al suo colonnello: cc I suoi artiglieri si sono battuti da eroi ». Quota 183 Carmutes er Regem (Cirenaica), 14 dicembre 1941. DAL FABBRO Angelo di Silvio e di Colmellere Giuseppina, da San Pietro di Barbozza (Treviso) tenente s.p.e., 24° raggruppamento art. C.A., 2' btr., 1° gr. da 105/ 28. (Alla memoria). « Comandante di una batteria da 105/ 28, con opera assidua e .capace faceva del suo reparto un organismo solido nel campo morale e operativo e sapeva preparare i suoi artiglieri ai più duri cimenti. Distintosi durante un lungo periodo operativo, veniva assegnato con la sua batteria ad una colonna corazzata operante nel deserto. In quaranta giorni di aspri, continui combattimenti rifulsero le sue doti morali e la sua alta capacità militare. Sempre pronto ad entrare in azione con i suoi pezzi,· infliggeva al nemico durissime perdite, stroncando i ripeD a l Fabbro Angelo tuti attacchi dei suoi potenti mezzi corazzati. In critica situazione, ridotta la batteria a due pezzi, continuava le operazioni prodigandosi con l'esempio. Sottoposto a lunga violentissima azione del nemico che sulle batterie dirigeva con precisione la schiacciante superiorità del suo fuoco, sempre calmo e sereno moltiplicò con la sua presenza l'efficacia dei pezzi. Gravemente colpito, cadeva da prode fra i suoi artiglieri » . Fronte Marmarico (El Carruba), 18 nov.-20 dic. 1941.

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PASQUALI Giuseppe di Giovanni, da Aquila, capitano artigliere 24° raggruppamento artiglieria di C. A. (Alla memoria). « Comandante di un gruppo da 105/ 28, pur attraverso le òifficoltà di un lungo periodo ope~ativo faceva della sua unità un perfetto strumento di guerra. Assegnato ad una divisione corazzata operante nel deserto, in quaranta giorni di dure e continue lotte, compiva prodigi di valore militare, dando fulgidissimo esempio ai suoi artiglieri di indomito spirito guerriero e di forza di volontà superiori ad ogni evento. I potenti e ripetuti attacchi nemici trovavano sempre la strada sbarrata dal preciso tiro dei suoi pezzi e dalle baionette dei suoi artiglieri. Sempre impiegato nelle posizioni più avanzate, sempre il primo ad iniziare e l'ultimo a cessare il fuoco, ridottosi il gruppo a soli tre pezzi formava coi superstiti un'unica batteria e continuava le operazioni imponendosi all'ammirazione dello stesso nemico. Gravemente colpito ad una gamba da mitragliamento aereo, sopportava stoicamente in due giorni ripetute amputazioni e, conscio della prossima fine si curava solo dei soldati distribuendo loro per ric9rdo i propri oggetti personali. Chiudeva così, in perfetta coscienza e con spirito elevatissimo, la sua dura vita di prode combattente tutta dedicata all'Esercito e alla Patria». Marmarica (Africa Settentrionale), 18 nov.-26 dic. 1941. SA VINI Mario di Tito e di Maria Cantonetti, da Roma, classe 1915, tenente artiglieria, 132° artiglieria, divisione corazzata « Ariete ». (Alla memoria). « Giovane ufficiale, dotato di eccezionali virtù militari, prendeva parte a lungo ed aspro ciclo operativo dando ripetute prove di personale ardimento, di illimitato sentimento del dovere, di sagace e redditizia iniziativa, di sicuro ascendente sui propri dipendenti. In fase di ripiegamento, al comando di · batteria, confermava le sue elette qualità militari, sia col compiere ardite e pericolose ricognizioni, intese ad accertare ubicazione e consistenza di forze avversarie, sia affrontando con successo ripetute, violenti azioni di reparti corazzati nem ici. Attaccato improvvisamente ·da preponderanti forze corazzate avversarie che tendevano a piombare sul tergo e sul

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fianco delle colonne divisionali, sebbene conscio dell'inevitabile esito di un'impari lotta, anche a causa delle gravi perdite subìte dalla sua batteria in uomini e mezzi e della scarsezza delle munizioni, non esitava ad impegnarsi, onde allontanare nel tempo il divisamento nemico. Accerchiato, non desisteva dal combattimento e personalmente dirigeva il fuoco dei superstiti pezzi. Soverchiato dalla preponderanza dell' attaccante, con la batteria ridotta ad un pugno di uomini, ed egli stesso ferito, non rinunciava alla lotta che protraeva teSavini Mario nace fino al totale esaurimento di ogni mezzo di offesa. Catturato dopo strenua difesa, decedeva in seguito alla ferita riportata » . Africa Settentrionale, Ain-el Gazala, aprile-dicembre 1941. BRANDOLIN Aldo di Erminio e fu Bolle Angela, da Trieste, capitano del 152, reggimento fanteria. (Alla memoria). « Comandante di batteria, assumeva volontariamente il comando di una colonna incaricata di snidare forti nuclei armati, che infestavano la zona. Tra l'infuriare della tormenta, impegna va l'agguerrito nemico, tre volte superiore per numero e per armi, in duro e cruento combattimento. Benchè gravemente colpito al petto, con l'esempio del suo eroico ardire continuava imperterrito a dirigere l 'azione dissimulando la ferita per timore di affievolire lo slancio aggressivo delle sue truppe. Stremato di forze, con serena fermezza, montava a cavallo e persisteva risolutamente nell'arduo Brandolin Aldo -

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compito di comandante, ordinando di sostenere con l'arma bianca l'impari lotta. Accortosi di una minaccia di accerchiamento, con imperturbabile calma disponeva il ripiegamento, trasportando tutti i feriti. Rientrava per ultimo alla base, ove, dopo aver incitato, con indomita volontà, il presidio alla resistenza, e col pensiero rivolto ai caduti ed alla Patria, spirava da prode. Fulgido esempio di eroismo e di alte virtù militari ». Medeno Polje (Bosnia), 22 gennaio 1942.

. SCALISE Aldo Maria di Giovanni Battista, da Vercelli, tenente. (Alla memoria). cc Comandante di una sezione semovente, durante l'attacco contro munite posizioni fortificate, di iniziativa, penetrava d'impeto nelle prime linee avversarie. Con abile ardita manovra e con preciso tiro d'infilata, riduceva al silenzio numerose postazioni di armi anticarro insidiosamente sistemate nel terreno. Colpito gravemente, persisteva nell'azione, che apriva le vie del successo al proprio gruppo ed ai reparti corazzati della sua divisione. Ferito mortalmente al petto una seconda volta, mentre ancora dirigeva il fuoco, rivolgeva in uno sforzo suScalise Aldo Maria premo, parole di incitamento al proprio equipaggio. Chiudeva così la sua vita da prode soldato, illuminando di gloria la nuova artiglieria corazzata italiana». Rughet el Atase (A.S.), 27 maggio 1942.

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VIALI Corrado di Augusto, caporal maggiore, da Forlì, 46" artiglieria, div. motorizzata << Trento>>. (Alla memoria). « Capo pezzo di eccezionale ardimento, durante un attacco, pur essendo violentemente controbattuto dal tiro avversario, prendeva posizione allo scoperto e si prodigava per battere gli obiettivi indicatigli. Caduto il puntatore, ne deponeva la salma accanto al cannone e sostituiva il compagno senza rallentare l'azione di fuoco. Colpiti successivamente altri tre serventi, di cui uno a morte, ricuperava le spoglie del caduto, rincuorava i feriti e tornava, impavido, al proprio posto di combattimento incitando con l'esempio i due superstiti a non desistere dalla lotta. Colpito e distrutto il pezzo da Vìa.li Corra.do una raffica nemica, cadeva da prode con i due compagni affratellati in un ultimo supremo abbraccio al cannone ,, . Got el Meruah (A.S.), 28 maggio 1942.

Baldassarre Ettore

BALDASSARRE Ettore fu Michele e fu Manganaro Amalia da Trani, generale di divisione in s.p.e., comandante X X corpo d'armata. (Alla memoria). « Valente artigliere, tecnico insigne, già distintosi per capacità, coraggio e sprezzo del pericolo, in numerosi combattimenti ha, quale comandante di grande unità, contribuito in modo decisivo a vittorie riportate dalle nostre armi in aspre battaglie. Incurante di ogni rischio, mosso dal desiderio di portare la sua parola incitatrice alle truppe, era sempre fra i suoi soldati nei punti più esposti. Durante la preparazione di un attacco, veniva grave-

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mente ferito in seguito a bombardamento aereo mentre trovavasi tra le truppe di prima schiera. A malgrado della conseguente fortissima emorragia, consentiva di essere trasportato al posto di medicazione soltanto dopo aver dato le direttive per la prosecuzione dell'azione a chi doveva succedergli nel comando. Trasportato ad una sezione di sanità, sopportava virilmente una dolorosa operazione chirurgica e decedeva poco dopo pronunziando parole di fede nel felice esito della battaglia >>. Ain el G~zala, Bir Hacheim, Tobruk, Sidi el Barrani (A.S.), 16 marzo26 giugno 1942.

FIORENTINI Luigi di Carlo e di Zecca Annunziata, da Pavia, classe 1893, tenente colonnello artiglieria s.p.e., S° ragg.r uppamento artiglieria d'armata. (Alla memoria). « Comandante di un gruppo in nove mesi di aspri e duri combattimenti si distingueva per eccezionale ardimento. Durante un poderoso attacco avversario che aveva travolto parte delle posizioni avanzate, accortosi che le dipendenti batterie erano minacciate dappresso di avvolgimento sul fianco, si portava fra i pezzi per difendere fino all'ultimo la posizione. Nell'aspra lotta ravvicinata, animando con l'esempio la disperata resistenza, partecipava a numerosi · contrassalti finchè veniva colpito all'inguine da una raffica di mitragliatrice. Con Fiorentini Luigi mirabile forza d'animo incuorava i pochi artiglieri a lui vicini ripetendo che il supremo sacrificio era doveroso per la difesa dei pezzi. Dopo quattro giorni di atroci sofferenze chiudeva la sua nobile esistenza tutta dedita ·al servizio e alla Patria ». El Alamein (Africa Settentrionale), 10-14 luglio 1942.

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REGGIANI Enrico di Ettore, nato a Milano, sottotenente reggimento artiglieria a cavallo 3° gruppo. (Alla memoria). u Comandante di una pattuglia di osservazione e collegamento, in due giornate di aspri e cruenti combattimenti, nei posti più avanzati, svolgeva impavido la sua missione. Nella fase più critica dell'azione, con fiere parole di entusiasmo e di fede confermava al proprio superiore la volontà decisa di compiere qualche cosa di eroico, a costo di qualunque sacrificio. Nelle alterne vicende della battaglia ritornava sulle posizioni abbandonate e già occupate dal nemico, trasportando da solo nelle nostre linee un fante gravemente ferito. Il giorno seguente nei reiterati attacchi di forze soverchianti avversarie, gareggiava nella resistenza coi fanti riuscendo, nell'infuriare della battaglia, a mantenere efficienti i collegamenti ed a catturare alcuni prigionieri ed un lanciabombe. A sera, mentre il nemico irrompeva nella posizione tanto tenacemente difesa, si lanciava avanti contro alcuni nuclei più minacciosi e tentava, in piedi e da solo, con un moschetto mitragliatore, di arrestarne l'impeto. Cadeva colpito a morte. Fulgido esempio di leggendario eroismo e di valore guerresco ». Quota 163,1 di Tscheboratewskj (fronte russo), 20-21 agosto 1942.

LUCCHI Omero di Dionisio e di Viviani Livia, da Lanusei (Cagliari), classe 1917, sottotenente paracadutista e.e. VII battaglione, 186° rgt. fanteria paracadutista, divisione « Folgore ,>. « Nel corso di accanita e sanguinosa battaglia, per quattro giorni cooperava con i suoi mortai da 81 e con quelli che aveva catturato a stroncare i reiterç1.ti tentativi di sfondamento delle nostre linee. In un momento particolarmente critico e decisivo della situazione, chiedeva ed otteneva di accorrere con i suoi pezzi nel punto più minacciato da mezzi corazzati. Dalle nuove posizioni, benchè soggetto a violento fuoco, reagiva con superba audacia infliggendo severe perdite all'attaccante costringendolo infine a ripiegare. Tre volte successivamente ferito rimaneva imperterrito al suo posto di dovere ed a rinnovati contrattacchi opponeva tenace resistenza fino all'esaurimento delle munizioni. Solo allora rientrava al reparto riportando in salvo uomini, -

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armi e mezzi di lotta. Rifiutando ogni cura, riprendeva l'azione dalle vecchie posizioni incitando i suoi valorosi a persistere nella strenua impari lotta. Esausto, abbattutosi sui mortai veniva allontanato a forza dalla linea che aveva conteso con magnifico ardore. Tempra eccezionale di animatore e trascinatore di uomini, votato soltanto al sentimento del dovere, eroico figlio della forte terra sarda, degno paracadutista della divisione « Folgore». A.S., 31 agosto-4 settembre 1942. PRIVEATO Luigi di Felice e di Bertaggio Maria, da Pettorazza (Rovigo), classe 1921, artigliere, 17° artiglieria Gaf. (Alla memoria). « Artigliere partecipante con un reparto di formazione di fanteria all'attacco di ben munite posizioni nemiche accanitamente difese, dava ripetute prove di ardire e sprezzo del pericolo. Colpito in più parti del corpo da raffiche di mitragliatrice, rifiutava ogni cura e continuava ad impiegare il suo fucile mitragliatore con risultati efficacissimi. Ferito una seconda volta persisteva con eroica fermezza nell'azione finchè una terza raffica lo prostrava al suolo. Si spegneva poche ore dopo in un ospedale da campo ». Babina Polica (Slovenia), 10 settembre 1942.

BRESCIANI Sergio di Bortolo, nato a Salò (Brescia), 3° reggimento artiglieria celere, artigliere 1° gruppo. (Alla memoria).

Avanguardista sedicenne, fuggito di casa per accorrere sul fronte libico, portava nella batteria che lo accoglieva la poesia sublime della sua fanciullezza eroica. Sempre primo nel pericolo, rifiutava qualsiasi turno di riposo, riuscendo in ogni occasione di superbo esempio ai camerati più anziani. Durante una giornata particolarmente aspra, in cui il suo reparto veniva sotto~ posto a violentissimo tiro di controbatteria in qualità di tiratore dell'ultimo pezzo rimasto efficiente, in piedi continuava a sparare fino all'ultimo colpo al grido di: "Viva il 3° Celere ". In altra azione di guerra, colpito dallo scoppio di una mina che gU recideva . una gamba, sopportava con stoica fermezza la medicazione e, prossimo alla fine, pronunciava stupende parole di «

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amor patrio, rammaricandosi di doversi separare dal reparto e 'dai compagni. Splendida figura di eroe fanciullo·, simbolo purissimo della virtù della gente d'Italia >>. Marmarica Egitto (Africa Settent~10nale) marzo-dicembre 1941 - maggio-settembre 1942. GOLA Marco di .G iovanni e di Gola Adele, da Milano, tenente V btg. paracadutisti, divisione« Folgore >>. (Alla memoria). « Ufficiale d'artiglieria paracadutista di elette · qualità professionali e morali chiedeva di far parte di un battaglione paracadutisti. Ricoverato in luogo di cura per malattia contratta a causa dei disagi della vita del deserto, fuggì dall'ospedale per partecipare ai combattimenti in cui ·il battaglione era impegnato. Più volte, sotto rabbioso tiro nemico rimase calmo, in piedi a dirigere il tiro dei propri mortai sublime esempio ai suoi paracadu, tisti. Durante un violento e pericoloso attacco di prevalenti forze nemich,e preceduto da lungo ect. intenso tiro di Gola Marco preparazione d'artiglieria appoggiato cta carri armati e diretto al fianco ed al tergo del battaglione sostituiva col tiro accelerato dei suoi mortai il fuoco di sbarramento di artiglieria venuto a mancare, continuando a martellare il nemico durante la sua avanzata ed incurante del violento fuoco di controbatteria cui era sottoposto. Delineatosi il con- · trattacco dei paracadutisti italiani, di iniziativa riuniva i propri serventi e si scagliava contro il nemico disorientandolo. Ferito due volte, continuava a combattere; ferito una terza volta e mortalmente, rifiutava energicamente di essere soccorso dai suoi paracadutisti accorsi e li incitava ancora al combattimento. Consapevole della sua prossima fine, rimaneva sereno e forte e dichiarava solo di essere fiero che il battaglione avesse assolto il compito affidatole. Spirava poche ore dopo, chiudendo gloriosamente la sua generosa esistenza. Egitto; Naqb Rala (El Alamein), 23-24 ottobre 1942.

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PffiLONE Dario fu Luigi e fu Ferrabone Angela, da GenovaSampierdarena, classe 1914, sergente maggiore, 185° artiglieria ,, Folgore». (Alla memoria). cc Comandante di un pezzo anticarro impegnato da forte formazione di carri armati e fanteria nemica, riusciva, dopo strenua lotta, ad infliggere al nemico sensibili perdite, catturando con ardita mossa l'equipaggio di un carro colpito. Successivamente avuto immobilizzato il pezzo, feriti tutti i servent_i, ferito egli stesso gravemente alle gambe, incitava i dipendenti a non perdersi d'animo ed a continuare a combattere con le bombe a mano ed i pugnali. Sopraffatto dal nemico, irrompente nella postazione, vincendo lo strazio del suo corpo martoriato, sorPirlon e Dario reggendosi con uno sforzo supremo sulle gambe maciullate, scaricava la pistola sul nemico e gridando" Voi non mi avrete vivo. Viva l'Italia", cadeva da prode ». E1 Alamein (A.S.), 24 ottobre 1942.

TORTINI Armando di Domenico, da Lodi (Milano) classe <1 Ravenna». (Alla memoria). Artigliere capo arma di una mitragliatrce a difesa di un osservatorio in caposaldo avanzato, chiamato ad integrare con la sua arma la linea dei fanti duramente impegnata da soverchianti forze d'assalto, con calma e precisione di tiro concorreva a rallentare l'aggressività nemica. Nel culmine del combattimento, tra l'ammirazione, l'entusiasmo e la sorpresa dei fanti, usciva dalla trincea e votandosi spavaldamente alla morte sicura, piazzava l'arma allo scoperto onde rendere più micidiale il fuoco sull'incalzante ondata avversaria. Inceppatasi l'arma e ferito alle mani, dominando il morso del freddo e il dolore della carne lesa, con l'imperturbabile tenacia del suo spirito formida1921, caporale, 121" artiglieria

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bile, riusciva a ripristinare il funzionamento tornando sanguinante ad aprire il fuoco fino a che, colpito al capo da una scheggia di mortaio, moriva chiamando Lcamerati a dargli il cambio sull'arma amata più della vita. Grande esempio di fede, di audacia, di sacrificio. Orgoglio sublime ed indimenticabile dell'artiglieria Italiana ». Ansa di Werch Mamon (fronte russo) quota 218, 11 dicembre 1942.

LAVIANO Luigi di Francesco e di Trivelli Mercedes, da Caserta (Napoli), capitano arti~lieria s.p.e., 8° reggimento artiglieria cc Pasubio ». (Alla memoria). « Comandante di batteria di artiglieria, già impegnata in aspra battaglia difensiva, declinava l 'offerta di un ufficio presso un Comando Superiore per rimanere fra i suoi artiglieri, con i quali combatteva strenuamente per sei giorni consecutivi a protezione del ripiegamento della fanteria. Assolveva a prezzo di gravi sacrifici il difficile compito finchè attaccato di fronte e di fianco, cadeva ferito. Ciò nonostante accorreva nei punti più tormentati incuorando e trascinando tutti con l'esempio ed a due irruzioni del nemico sulla posizione della batteria risponLavlano Luigi deva con rapidi contrattacchi alla baionetta, ricacciandoli. Colpito il puntatore di un pezzo lo sostituiva personalmente e riprendeva il fuoco celere. Esaurite le munizioni e stretto da forze preponderanti anzichè arrendersi continuava a lottare per assolvere alla solenn e consegna di salvare le fanterie e cadeva eroicamente con i suoi artiglieri come eroicamente aveva combattuto con essi per circa due anni. Bell'esempio di attaccamento al dovere, di fermezza adamantina, confermava col suo sacrificio la tradizione eroica dell'artiglieria italiana ». Fronte del Don (Russia), 9-16 dicembre 1942.

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PESCATORI Aldo di Armando e di Maria Anceschi, da Bengasi (Cirenaica) capitano s.p.e., 30" Raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata. · « Ancora convalescente per grave ferita riportata in Libia dove si era affermato per tenacia ed ardire, chiedeva ed otteneva il trasferimento su un altro fronte e vi si distingueva, in breve volgere di tempo, per eccezionali capacità e valore. Comandato a dirigere un osservatorio di artiglieria nonostante l'intenso fuoco nemico cui era soggetto, sosteneva nel corso di un'aspra battaglia durata 18 giorni l'azione della fanteria con la quale trovavasi ad immediato contatto. Benchè ferito rimaneva al suo posto di dovere e quando l'impeto nemico riuPescatori Aldo sciva infine a travolgere le posizioni contese più volte raccoglieva i resti dei combattenti e improvvisandosi fante, li rianimava con la parola e con l'esempio, guidandoli al contrattacco, per disimpegnarsi. Durante il successivo ripiegamento, reso tragico dagli ininterrotti attacchi dell'avversario, dalla mancanza di armi e di viveri, dalla neve alta e dalla temperatura scesa a 38° sotto zero, allorchè sembrava che per tutti si dovesse compiere l'estremo sacrificio, si poneva ancora a capo di un centinaio di valorosi di ogni arma e corpo e, fidando più sul loro cuore saldo che sui fucili di cui erano armati, si lanciava sul nemico nel disperato tentativo di aprirsi li passo. Ferito gravemente una seconda volta persisteva nella temeraria impresa che, alimentata da altre centurie di animosi trascinati dall'eroico esempio, induceva l'avversario sbalordito da tanta audacia, a ripiegare in disordine. Trasportato con mezzi di fortuna, terminava la sua dolorosa odissea dopo inenarrabili sofferenze, con l'amputazione bilaterale degli arti inferiori. Ammirevole esempio di valore, di abnegazione, di attaccamento al dovere,,. Osservatorio Lawis (fronte del Don), 2-19 dicembre 1942 - Arbusow (fronte russo), 21-22 dicembre 1942. -

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CHERUBIN Roberto, da Gènova, artigliere 201 ° rtg. ar'tiglieria celere.· (Alla memoria). « Volontario di altre due guerre, decorato al valore, rifiutava di essere impiegato quale interprete, non volendo rinunciare all' onore di rimanere servente al pezzo. Nel corso di un'offensiva nemica, ac-cerchiato da carri armati, deciso a non abbandonare il suo cannone nonostante le gravi perdite subìte dal reparto, continuava da solo il fuoco e rendeva inservibili due carri avversari. Esauriti i proiettili, si armava di mitragliatrice e continuava a sparare; inceppatasi l'arma, persisteva nella difesa ~On'3bombe a mano e col moschetto. Privo di munizioni, Cherul>ln Roberto faceva saltare il pezzo ed affidato l'anello nuziale ad un compagno, perchè lo facesse pervenire alla consorte, si armava di un'ascia e si slanciava contro la torretta d1 un carro nemico colpendone ripetutamente la mitragliatrice, finchè scompariva gloriosamente nell'impari lotta ». Zona di Orobinskji (fiume Don - fronte russo), 12-17 dicembre 1942.

DE BARBIERI Don Pasquale fu Giov. Battista. e fu Parodi Maria Teresa, da Sestri Ponente, classe 1903, tenente cappellano 52" artiglieria. (Alla memoria). « Cappellano militare di altissime doti intellettuali e spirituali. Sempre presente dove più incombeva il pericolo ad alleviare con la voce della fede e del cuore ogni sofferenza. Durante un sanguinoso combattimento, invitato più volte a porsi in salvo, rifiutava per rimanere presso i suoi artiglieri feriti. Ferito lui stesso in più parti del corpo e reso cieco da un colpo di mòrtaio, invitato nuovamente a salvarsi, rispondeva: « Il mio posto è qui», e illuminato solo da sublime spirito di altruismo brancolava fra i morenti e continuava la sua santa missione chiudendo l'esistenza feconda di carità e d'amore fra gli arti-

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glieri nei quali, in tre campagne, aveva alimentato la fiamma del dovere con i suoi sacri ideali di Dio e della Patria ». Arbusow, 26 dicembre 1942. ~

CAMANDONE Bruno di Michele e· fu Trevisan Maria, da Albenga (Savona), capitano s.p.e., 4° art. contraerea. (Alla memoria). « Capitano di artiglieria appassionato ed entusiasta, venuto a conoscenzà che nel corso di affrettato ripiegamento del gruppo cui apparteneva alcuni pezzi erano stati abbandonati, ottenne, dopo reiterate insistenze, di poter tentare il recupero dei pezzi stessi. Seguito da altri ardimentosi riusciva con perizia e tenacia a recuperarne due, avviandoli alle n ostre linee. Fatto segno a violenta reazione . nemica e ferito una prima volta volle insistere nel generoso compito assun.__............._.___.__~.......""'"~ tosi per ricuperare altro pezzo della sua batteria. Raggiunto l'intento a Camandone Bruno prezzo di forti sacrifici e prossimo ormai a rientrare nelle nostre posizioni col prezioso carico, venne colpito in pieno da raffi.ca anticarro. Esalò l'ultimo respiro abbattuto sul suo cannone, rivolgendo parole di fede e di incitamento ai compagni, che lo avevano seguito nell'ardua impresa. Esempio di cosciente valore e di sublime attaccamento alla propria arma ». Cerkowo (fronte russo), 24 dicembre 1942. ..

GERANI Lamberto di Giulio, da Matelica (Macerata), capitano artiglieria complemento, Sahara Libico. « Comandante di lontano ed isolato presidio del Sud Libico (26° parallelo sud) attaccato da forze nemiche superiori in numero e mezzi, oppone resistenza impavida e disperata malgrado la impossibilità di ricevere rinforzi. Anima della resi-

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st,enza, benchè ferito, sa mantenere alto lo spirito delle truppe ai suoi ordini che da lui traggono esempio di impareggiabile valore. Dopo nuovi violenti attacchi avversari respinti con gravi perdite e dopo ripetute azioni di bombardamento aereo nemico, malgrado che di tutte le artiglierie e le armi automatiche del Presidio non restino in efficienza che due fucili mitragliatori, alla intimazione di resa con l'onore delle armi, offerta dal nemico ammirato, risponde con uno sprezzante rifiuto. Per ben due volte il nemico stesso, quasi incredulo di tanto valore senza speranza, effettua due non richieste tregue, delle quali egli approfitta per riordinare le poche forze e prepararsi alla lotta fino all'ultimo uomo. A nuove reiterati richieste di resa con l'onore della armi, risponde Gerani Lamberto sempre con nuovo rifiuto, sfidando il nemico a battersi ancora. Solo quando le ultime due armi sono inservibili ed ogni minima resistenza è umanamente impossibile, dopo che è stata ammainata la Bandiera con gli onori prescritti, sotto il fuoco nemico, e sono stati distrutti i cifrari, la radio, le riservette ed ogni documento, il nemico riesce ad irrompere nel Presidio catturando i pochi valorosi difensori rimasti. Impareggiabile esempio di onore militare >> . Umm el Araneb (Sud Libico), 27 dicembre 1942. BERTOLOTI'O Giovanni di Liberale e di Maser Rosa, da Vittorio Veneto, classe 1918, sergente, 3,, art. alpina « Julia ». (Alla memoria). Capo pezzo di leggendario valore già distintosi sul fronte greco. Durante un sanguinoso combattimento contro preponderanti forze avversarie era esempio superbo di sprezzo del pericolo e senso del dovere. Benchè ferito ad un braccio sostituiva il puntatore caduto e nonostante il martellante fuoco avversario, cc

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che stroncava altri due serventi, falciava dapprima col fuoco ìl nemico incalzante e poi contrassaltava con bombe a m·a no riuscendo a respingerlo. Riprendeva in seguito il tiro benchè esausto per il sa11gue perdJ1t9, fino a quando nuovamente colpito si abbatteva sul suo cannone ». Russia, 30 dicembre 1942. FERRARI Tranquillo Carlo di Riccardo e di Papetti Alessandrina, da Alagna Lomellina (Pavia) sottotenente artiglieria 82" reparto salmerie di corpo d'armata. << Ufficiale 'di artiglieria di complemento comandante di un reparto salmerie di corpo d'armata addetto all'Ufficio affari civili di importante presidio, si offriva volontariamente di ristabilire il collegamento con un battaglione di fanteria accerchiato e di sostituire un collega caduto nel servizio di pattuglia o.e.. In due giorni di cruentissimi combattimenti esplicava il suo compito con sommo sprezzo del pericolo e con intelligente capacità e fervore. Ripiegato il reggimento su posizioni retrostanti coi reparti disorgani.z zati per un complesso dj eventi sfaFerrari Tranquillo vorevoli, assumeva d'iniziativa il comando di forti nuclei di soldati di armi diverse e ripetutamente assaliva con decisi contrattacchi l'imbaldanzito nemico che, sfondate le nostre linee sul Don, tentava precludere il ripiegamento dei nostri reparti. Raggiunta coi superstiti della colonna una località che venne poi denominata la « Valle della Morte » per le enormi perdite ivi subìte, riusciva ad unire altri volontari che animati dal suo coraggio leonino compirono in tre giorni di fieri combattimenti e in condizioni climatiche proibitive, gesta di cui ogni esercito potrebbe essere orgoglioso, catturando armi e un cannone che egli, benchè ferito, metteva subito in azione contro l'avversario. Ferito una seconda volta continuò a battersi con forza d'animo sovrumana non curandosi del progres-

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sivo congelamento alla mano destra ferita che sacrificava poi stoicamente alla Patria unitamente agli arti inferiori pure colpiti da gravissimo congelamento. Esempio mirabile di sovrumana fermezza e di indomito coraggio». Gedreide Swich (Don)_ 18-19 dicembre 1942, Popowka, 20 dicembre 1942, Arbusow, 22-23 dicembre 1942, Cerkowo, 25 dicembre 1942-7 gennaio 1943.

GABRIELI Angelo di Ferdinando e di Decassan Veneranda, da Rocca Pietore, classe 1914, caporale, aoa compagnia AA., battaglione sciatori « Monte Cervino >> . (Alla memoria). u Puntatore di pezzo anticarro, già distintosi per abilità e valore in precedenti azioni, durante un attacco in forze di carri armati nemici, attendeva freddamente che questi giungessero a brevissima distanza per poterli colpire con sicura efficacia. Ferito gravemente da una raffica di mitragliatrice, rjfi~tava di allontanarsi dal pezzo ordinando ai propri uomini di sostenerlo in modo da poter continuare la propria opera di puntatore. Nonostante le sue gravi condizioni riusciva a colpire un carro nemico. Accortosi che questo benchè ,colpito continuava la sua corsa verso il pezzo, ordinava ai suoi dipendenti di allontanarsi e mettersi in salvo mentre con disperata energia ricaricava e puntava il pezzo da solo. A distanza di non più di due metri faceva partire il colpo colpendo a morte il carro nemico che spinto dall'inerzia schiacciava il cannone e il suo eroico tiratore. Superbo esempio di coraggio, altruismo e assoluta e completa dedizione al dovere ». Selenny-J ar (fronte russo) , 31 dicembre 1942.

ZANOTTI Enrico di Carlo Mario e di Margherita Talamona, da Milano, classe 1921, sottotenente artiglieria complemento, 30° artiglieria di C.A., 61° gruppo. (Alla memoria). cc Sottotenente di artiglieria di raggruppamento di Corpo d'armata, ripiegato dopo dure e sanguinose battaglie ed estenuanti marce non impiegato perchè non efficiente, chiedeva di essere assegnato a reparti di fotmaziohe duramente impegnati a contenere violenti attacchi. Chiamato a sostituire un ufficiale -

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eroicamente caduto, trasfondeva nei superstiti il suo spirito volitivo e coraggiosamente li trascinava in audaci contrassalti of~ frendo a~ fanti superbo esempio di capacità di comando e di indomito valore personale. Reiteratamente attaccato da preponderanti forze, sosteneva per . tre giorni cruente lotte riuscendo a contenere l'aggressività. degli attaccanti finchè, ~olpito mortalmente, cadeva eroicamente sul campo dell'onore fra i fanti che lui, valoroso artigliere, aveva guidato con l'ardore dei forti ». Fronte russo, 4-7 gennaio 1943. BRAIDA Giulio di Vittorino e di Rosa Lina Bastianini, da Tripoli, sergente universitario, 30' raggruppamento art. di C.A. (Alla memoria). «Sottufficiale universitario, volontario di guerra benchè fisicamente non idoneo alle fatiche di guerra, durante una lunga sanguinosa battaglia sulle rive del Don, assegnato, a sua domanda, ad un osservatorio di primissima linea dava prove fulgidissime di ardimento, di valore e di eroismo, prodigandosi oltre i limiti di ogni sua umana possibilità per il preciso e tempestivo assolvimento. del suo compito. Iniziatosi il movimento di ripiegamento partecipava volontariamente, con slancio ed entusiasmo, alla formazione di una batteria appiedata che trascinata dal Braida G iulio suo irresistibile esempio muoveva all'assalto e metteva in fuga il nemico inseguendolo oltre gli obiettivi assegnati. Iniziata l'ultima tappa che doveva portarlo ·entro le linee nemiche, esaurito, ferito congelato, si trascinava per alcuni chilomètri con l 'aiuto di alcuni camerati che l'ammiravano e l'amavano. Vedendo però che ogni sforzo per raggiungere la meta sarebbe stato fatale al generoso cameratismo di chi lo sorreggeva, ordinava di essere abbandonato e dopo avere un'.ultima volta gridato " Vita l'Italia! " si abbatteva esanime sulla -

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steppa nevosa. Volontario di guerra, volontario in tutte le imprese di maggior rischio e pericolo, esempio fulgidissimo di ardimento e di cameratismo, magnifico campione e continuatore delle eroiche gesta del volontarismo goliardico Italiano ». Fronte russo, 2 dicembre 1942-15 gennaio 1943. FILIPPI Michele di Matteo, da Villanova Mondovì, distretto Mondovì, classe 1917, sergente maggiore, 4° artiglieria alpina, gruppo « Mondovì» . (Alla memoria). cc Capo pezzo nel corso di un tragico ripiegamento dava continue prove di eroismo assolvendo, volontariamente, rischiose missioni. Durante violento combattimento, contro forze soverchianti munite di potenti mezzi corazzati, infondeva nei suoi artiglieri alto spirito combattivo contribuendo con la sua calma e sprezzo del pericolo, all'arresto di carri armati. Colpiti i serventi si sostituiva ad essi e, imperterrito, persisteva nell'impari lotta. Ferito non abbandonava il suo posto di dovere e con indomito .coraggio, quando l 'avversario irrompeva sulle posizioni Filippi Michele della batteria, esaurite le munizioni del pezzo, alla testa di pochi superstiti si l~mciava audacemente al contrassalto ed a colpi di bombe a mano riusciva a contenere l'aggressività nemica. Colpito mortalmente, cadeva sul campo. Superbo esempio di preclari virtù di saldo combattente >> . Nowo Postojalowka ('fronte russo), 20 gennaio 1943.

SIBONA Silvio di Mario e di Fantini Teresa da Genova Rivarolo, classe 1911, capitano 4° artiglieria alpina, gruppo « Mondovì ». (Alla memoria). « Comandante di batteria alpina, durante un accanito e violento combattimento, svoltosi in momento particolarmente difficile di un'.azione di ripiegamento, benchè ferito continuava -

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a dirigere il tiro dei suoi pezzi su soverchianti mezzi corazzati avversari ed a prodigarsi per tenere alto lo spirito di resistenza dei suoi artiglieri. Avuti inutilizzati i pezzi da fuoco di controbatteria e da schiacciamento di mezzi corazzati, incurante del dolore conseguente alle ferite, riuniva i superstiti della batteria ed alla testa di essi si lanciava arditamente all'attacco di preponderanti forze con moschetti e bombe a mano. Conscio della criticissima situazione, preoccupato soltanto di fronteggiarla e della sorte del proprio reparto, rinnovava audaci contrassalti finchè nel tentativo di immobilizzare un carro armato con bombe a mano, cadeva da prode travolto dal mezzo avversario. Fulgido esempio di sprezzo del pericolo e di dedizione al dovere ». Nowo Postojalowska (fronte russo) , 20 gennaio 1943. BORTOLUSSI Aldo di Marco e di Bozzolan Teresa da Zoppola, classe 1921, caporale 3° art. alpina « Julia ». (Alla memoria). « Puntatore di b:ttteria alpina di leggendario valore. Sempre volontario nelle operazioni più ardite. Durante accaniti combattimenti contro soverchianti forze nemiche, appoggiate da mezzi corazzati, falciava la fanteria avversaria col fuoco ed immobilizzava a pochi metri di distanza dal suo pezzo un carro armato. In critica situazione, serrato da presso dall'agguerrito nemico, lo contrassaltava audacemente insieme agli alpini con la baionetta e bombe a mano, contribuendo dopo un violento corpo a corpo a ristabilire la sicurezza della posizione. Ritornava Bortolus.5i Aldo quindi, benchè ferito, al suo pezzo ed imperterrito apriva il fuoco sul nemico infliggendogli gravi perdite. Colpito mortalmente, sussurrava al suo comandante di gruppo parole di fede e chiudeva la sua nobile esistenza con il nome << Italia » sulle labbra. Magnifica figura di eroico soldato » . Sslowiev (Russia), 20 gennaio 1943. -

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MARONESE Olivo di Olino e di Casagrande Angela, da Aviano (Udine), classe 1916, caporal maggiore, 3° artiglieria alpina <: Julia » . (Alla memoria). << Capo pezzo di artiglieria alpina di provato valore. Durante un forte attacco di soverchianti forze di fanteria appoggiate da mezzi corazzati malgrado la violenta reazione avversaria, in piedi dirigeva con sprezzo del pericolo il fuoco del suo pezzo sulle fanterie arrestandole e immobilizzandole con un carro armato. Distrutto il suo pezzo d'artiglieria benchè ferito accorreva di sua iniziativa ad altro pezzo rimasto privo di serventi e riprendeva il fuoco sull'avversario nuovamente irrompente. Colpito mortalmente persisteva nell'impari lotta finchè esausto, si accaMaronese Olivo sciava al posto di combattimento. Cosciente della pr-ossima fine rifiutava ogni soccorso ed incitava i compagni artiglieri a strenua resistenza >> . Russia, 20 gennaio 1943.

VINCO Libero di Vittorio e di Magagnotti Maria da Verona, classe 1912, capitano art. s.p.e. 2° art. alpina. (Alla memoria). cc Soldato di razza, educato al culto della Patria preparò e condusse in guerra una perfetta batteria_alpina. Comandante di batteria a protezione del fianco di alcune grandi, unità in ripiegamento, con incrollabile tenacia e coraggio sosteneva per due giorni e due notti i reiterati attacchi del nemico imbaldanzito dai precedenti successi. Assalito fin sui pezzi da grossi carri armati che già avevano travolto artiglieri ed alpini, li immobilizzava sul terreno e distruggeva personalmente con un'arma automatica un nucleo di arditi avversari. Rimasto senza munizioni ~ profittando dell'arresto momentaneo degli assalitori stupiti da tanto eroico ardimento faceva inutilizzare i pezzi ancora efficienti, ordinava il ripiegamento dei superstiti e, per proteggerli -

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si portava con pochi mitraglieri in posizione dominante dove in una suprema, epica lotta contro mezzi corazzati soverchianti cadeva, dando in olocausto la vita per la salvezza dei suoi uomini, per l'onore dell'arma e per la grandezza della Patria ». Norsa Stefanowka, 20 gennaio 1943. SLATAPER Scipio fu Scipio e ~i Carniel Luisa, da Roma, classe 1915, sottotenente complemento, 3° artiglieria alpina \( Julia ». (Alla memoria). « Ufficiale addetto ai collegamenti • di un comando di reggimento di artiglieria alpina, dislocato in un osservatorio avanzato sul Don, attaccato improvvisamente da una pattuglia avversaria, balzava alla testa di pochi artiglieri e, sotto violento fuoco, costringeva il nemico a precipitosa fuga. Benchè ferito al capo da una scheggia di bomba si lanciava all'inseguimento, riuscendo a catturare un ufficiale e quattro soldati e, rient rato nelle nostre linee, rimaneva coi suoi uomini per condividerne la sorte. Successivamente partecipava ad una estenuante Slataper SCipìo · ed epica fase di ripiegamento, durante la quale lo si vedeva sempre alla testa dei superstiti artiglieri che trascinava con l'esempio a lotte corpo a corpo, per rompere l'accerchiamento del soverchiante nemico. Nemmeno la rottura di un braccio, provocata da un colpo di mitragliatrice, stroncava il suo slancio. In un estremo combattimento, superando con la virtù indomita dello spirito lo strazio del corpo ormai esausto, riusciva ad azionare una mitragliatrice rimasta senza serventi. Nel disperato tentat ivo di arrestare ancora una volta il nemico irrompente, scompariva nella mischia. Fulgida figura di soldato, fedele alle tradizioni di italianità della sua famiglia e della gente triestina ». Gulubaia, Postojaly, Nowo Georgiewki, Nowo Postepolewka (Russia), 16 dicembre 1942-21 gennaio 1943.

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SIRAGUSA Giulio di Angelo, distretto Caltanissetta, classe 1916, tenente compìemento, 4° artiglieria alpina, gruppo << Mondovì ». (Alla memoria). « Nel corso di estenuante ripiegamento compiuto sotto costante pressione di preponderanti forze nemiche sostenute da potenti mezzi corazzati, impegnato in violento combattimento, portava i pezzi della sua sezione in linea con reparti alpini e si batteva con indomita tenacia. Caduti i serventi, alimentava l'impari lotta col suo valoroso esempio azionando personalmente un pezzo. Esaurite le munizioni, inutilizzava la sezione, quando ormai tutto crollava attorno a lui, benchè ferito, alpino fra gli alpini, alla testa di un pugno di eroici superstiti si lanciava Siragusa Giulio audacemente in cruento assalto riuscendo a contenere l 'irruenza nemica. Nell'estremo impetuoso impeto, colpito mortalmente, cadeva sulla posizione tenacemente contesa perpetuando, col sacrificio, le tradizioni dell'arma gloriosa nel tempo ». Nowo Postojalowka( fronte russo), 20 gennaio 1943.

CAPITO' Luciano fu Guido e di Bozzi Cesira, da Venezia, classe 1899, capitano artiglieria complemento. Comando corpo d'armata alpino. (Alla memoria). « Pluridecorato al valor militare, lasciava l'ufficio recuperi di G.U. cui era addetto per raggiungere volontariamente un reparto avanzato impegnato in aspra lotta, confermando in cinque giorni, di sanguinosi combattimenti il suo indomito coraggio. Durante un violento attacco ad una batteria alpina seriamente minacciata e rimasta priva del comandante, ne assumeva il comando opponendo all'avversario, di gran lunga superiore di mezzi e di forze, resistenza ad oltranza. Caduti

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quasi tutti gli ufficiali, a sua volta ~~ ·- ·- -----:~ ferito gravemente alla spina dorsale, .. ; continuava con sovrano sprezzo del pericolo nella sua opera di incitamento e di comando, nella lotta ravvicinata per la difesa dei pezzi. Rifiutato ogni soccorso, sopportando stoicamente indicibili sofferenze, non desisteva dall'azione finchè, visti finalmente salvi i pezzi della batteria, conscio della gravità del proprio stato, manifestava l'orgoglio di morire da artigliere accanto ai pezzi. Trasportato all'ospedale stremato di forze, salutava tnel suo colonnello ferito, che aveva Capitò Luciano riconosciuto degente in un letto vicino, lo stendardo del reggimento del quale era stato gregario per pochi giorni e per il quale dava la vita. Sublime esempio del più puro eroismo e di suprema dedizione alla Patria ». Fronte russo, 15-26 gennaio 1943.

C81lbo Carlo Luigi

CALBO Carlo Luigi di Francesco e di Santel Elvira, da Belluno, tenente colonnello d'artiglieria s.p.e., 2° artiglieria alpina, gruppo ccVicenza>>. (Alla memoria). « Comandante l'artiglieria di una colonna in ripiegamento in lungo periodo di contingenze eccezionalmente avverse, sempre si imponeva all'ammirazione di capi e gregari, per il suo incomparabile valore. Dopo aver solidamente contribuito, col magis_trale impiego delle sue batterie, all'esito vittorioso di ben undici battaglie combattute nel gelo torturante della steppa, di fronte a situazione ormai tragica, -

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conscio dell'alta responsabilità di un comandante che non ha limiti alla sua missione, quando le batterie divennero inerti per forza di eventi, egli·fece di artiglieri alpini, e li portò all'assalto con la fede e la ferma volontà di vincere, che mai in lui erano venute meno. Mortalmente colpito da pallottola nemica sulle posizioni armar conquistate, ·serenamente come era vissuto donava alla Patria la sua vita luminosa di eroe ». Medio Don (Russia), 17-26 gennaio 1943.

MAGNOLINI Leonida di Giovanni Antonio, da Lovere (Bergamo), classe 1913, 2° artiglieria alpina, munizioni viveri gruppo « Bergamo ». (Alla memoria). e< Comandante di una Sezione munizioni e viveri di un reparto M.V. durante un ciclo di sanguinosi combattimenti e dì estenuanti marce sosteneva, animava guidava i suoi uomini sacrificandosi in ogni momento per essere a tutti e~empio di coraggio, costanza, altissimo senso del dovere. In un combattimento notturno di tragica asprezza, circondato il reparto da soverchianti forze nemiche, con eccezionale prontezza e capacità riusciva ad organizzare la difesa. Sempre primo ove maggiore il pericolo, riusciva per molte ore a sostenere l'urto nemico Magnolini Leonida galvanizzando i suoi uomm1 con l'esempio di un raro coraggio e di un sovrumano sprezzo del pericolo. Delineatosi un pericoloso cedimento nella difesa raccoglieva i pochi uomini, ancora validi ed alla loro testa si lanciava in un disperato contrattacco. Mortalmente ferito rifiutava l'aiuto di chi voleva allontanarlo dal combattimento e, immobilizzato sulla neve nella gelida notte, continuava fino all'estremo respiro ad incitare i suoi valorosi soldati all'ultima resistenza » OpitNikitowka, 19-26 gennaio 1943.

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ALBERA Luigi di Pietro e di Lanzi Margherita, da Milano, capitano cpl., comando 2° artiglieria alpina. (Alla memoria). « Ufficiale di alte qualità già duramente provato in precedenti campagne, durante un lungo, rischioso e logorante ripiegamento si prodigava in ogni guisa per il reparto, noncurante la fatica, le privazioni, il pericolo ovunque insidiante. Durante la marcia in giornata decisiva per la sorte della colonna, vista la minaccia portata sul fianco da forze nemiche munite di numerose armi automatiche, intuendo che una sezione fucilieri spiegata per neutralizzarle inferiore per numero ed armamento, stava per essere sopraf· 1 fatta si slanciava spontaneamente nel Alber a LUigi combattimento con un pugno di volontari da lui raccolti; rianimava i combattenti già esausti e, primo fra i primi, trascinava tutti a disperato contrattacco. Noncurante della violenta reazione avversaria che assottigliava ancora il suo sparuto drappello, costringeva il nemico a desistere dall'intento, gli cagionava gravi perdite, lo inseguiva arditamente allo scoperto; non gli dava tregua finchè non lo sloggiava dall'ultima postazione, nell'attimo in cui già coglieva la vittoria e liberava la via all'avanzata della colonna, un'ultima raffica di moschetto mitragliatore lo fulminava. Degno esempio delle più luminose ed eroiche tradizioni del soldato d'Italia ". Nikitowka (Russia) , 26 gennaio 1943. ORZALI Angelo di Gaetano e di Puccinelli Olimpia da Lucca, capitano compl. 2' rgt. art. alpina « Tridentina)). (Alla memoria). « Residente all'estero, otteneva di essere richiamato in Patria per prendere parte attiva al conflitto. Al fronte occidentale e su quello greco-albanese si prodigava senza economia animato da fede incrollabile e indomito coraggio. In Russia in dure marce di ripiegamento ostacolate da imponenti schieramenti nemici e -

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sempre in testa con la più avanzata compagnia alpini. In una azione particolarmente grave per la superiorità del nemico che produce vuoti paurosi nelle nostre r:;=truppe, forma d'iniziativa una grossa squadra di fucilieri e muove all'attacco di munitissime postazioni nemiche. Ferito una prima volta in varie parti del corpo trascina ancora i suoi uomini all'attacco fino a quando un secondo colpo gli tronca gli arti inferiori. Caduto, addita ai superstiti la posizione nemica che viene raggiunta e trova parole di conforto per i feriti che ha vicino. Ai sopraggiunti che vogliono soccorrerlo comanda con la pistola in pugno che siano mess~ in salvo prima t utti gli altri feriti; lui raggiungerà Orzali Angelo per ultimo il posto di medicazione. Conscig della propria fine, rincuora quelli che gli sono vicini e t rasmette per i suoi bimbi lontani l'imperativo categorico che è stato dogma della sua giovane vita « dare tutto per la Patria senza rimpianti, senza economie ». Nikolaiewka (Russia), 26 gennaio 1943. TEMPESTI Ferruccio di Alfredo e di Irma Paoletti, da Pisa, classe 1912, maresciallo ordinario, 2° artiglieria alpina « Tridentina », comando gruppo « Bergamo ». « Maresciallo di maggiorità, assumeva volontariamente il comando di un plotone di formazione conducendolo valorosamente in aspri, continui, estenuanti combattimenti diurni e notturni. In uno degli ultimi disperati attacchi per rompere l 'accerchiamento nemico, sempre alla testa del suo plotone, veniva gravemente ferito, ma continuava a guidare e ad incitare i suoi alpini su una slitta ambulanza. Conquistata una altura con rilevanti perdite, ai feriti offriva il suo posto sulla slitta e per altri tre giorni continuava la marcia ed i combattimenti fino all'uscita dalla sacca, nascondendo al suo comandante la gravità -

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LE RICOMP ENSE AL VALOR MILITARE

delle ferite riportate, per non cedere il comando dei resti gloriosi del suo plotone e l'incarico di custodire personalmente lo sten-

Tempesti Ferruccio

dardo reggimentale. Dopo qualche giorno in seguito alle ferite e ai disagi spirava. Fulgido esempio di eroismo ». Fronte russo, 26 gennaio 1943. CIRILLO Enrico fu Salvatore e di Consolmagno Assunta, da Napoli, classe 1909, capitano artiglieria s.p.e. raggruppamento battaglioni libici. « Volontario di guerra e delle imprese più rischiose, rifulse sempre per capacità e spiccato valore personale. Minorato fisicamente per ferite riportate in combattimento , rinunciò all'avvicendamento per assumere, a sua richiesta, il comando di un reparto arditi alla testa del quale attaccò con irresistibile slancio preponderanti forze accerchianti una nostra unità. Impegnatosi in violento corpo a corpo, più volte ferito, restò al suo posto di dovere -

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Cirillo Enrico


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ed alimentò l'impari lotta col suo valoroso esempio. Colpito nuovamente e mutilato ad una mano, rimase impassibile fra i suoi bravi arditi e si battè con estrema audacia riuscendo infine a spezzare il cerchio avversario ed a portare in salvo feriti e valorosi superstiti. Nell'intento di evitare ritorni offensivi - dopo sommarie medicazioni - ritornò in linea e, eon stoico comportamento, a capo di una esigua formazione autotrasportata, sommerse le ultime resistenze con epica azione protratta con indomito ardore a colpi di bombe a mano ed all'arma bianca, fino ad oltre i limiti delle umane possibilità. Salda figura di tenace combattente che, ha saputo tenere in grande onore, anche nei momenti più critici, il prestigio delle armi italiane ». A.S., gennaio 1943.

ROSSI Vinicio di Ubaldo, da Ancona, classe 1922, sergente maggiore, 80° battaglione controcarro, divisione « Spezia ». (Alla memoria). Impegnato in duro combattimento contro schiaccianti forze sostenute da forze corazzate e potenti artiglierie, manovrava imperterrito il suo pezzo che, danneggiato, riparava, a malgrado fosse soggetto a violento tiro di ·preparazione d'artiglieria, e rimetteva in azione con ammirevole calma. Pressato da vicino da carri armati, benchè gravemente ferito, non desisteva dall'impari lotta e, coadiuvato da un solo servente, riusciva, col suo ardire e la sua indomabile tenacia, a colpire ed arrestare t re carri a breve distanza dalla sua postazione. Colpito Rossi Vinicio mortalmente, incitava i superstiti alla resistenza e cadeva esanime sul suo pezzo manovrato con tanta strenua audacia. Artigliere di salde virtù militari». A. S., 6 aprile 1943. «

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IANNACCONE Giovanni fu Domenico e di Perna Emilia, da Lioni (Avellino), classe 1915 sottotenente artiglieria complemento, 80° art. aviotrasportabile « La Spezia». (Alla memoria). « Dirigeva il fuoco della batteria, a tiro diretto, e a brevissima distanza, su masse imponenti di carri armati avanzanti, sostituendosi ai caduti. Incurante del tiro nemico che distruggeva pezzi e decimava i serventi, si portava ove più grave era il pericolo ad incitare i superstiti. Ferito rimaneva al suo posto, ccmtinuando per tutta la giornata ad essere l'animatore della disperata difesa. Accerchiato, rigettava più volte e con sàegno e generosa baldanza l'imposizione di resa, finchè squarciato il petto cadeva al grido di "Viva l'Italia". S~blime esempio di eccelse virtù militari ». Akarit (Tunisia), 6 aprile 1943. I annaccone Giovanni

T AMANTI Gianni fu Giovanni e fu Barluzzi Francesca, da Aulla (Apuania), classe 1909, tenente artiglieria complemento, 2.. batteria, V gruppo del 136° artiglieria, divisione GG.FF. (Alla mèmoria). « Comandante di batteria semovente controcarro, impegnata in rischiosa azione oltre le nostre linee, non esitava a lasciare, d'iniziativa, le posizioni d'attesa per avventarsi contro preponderanti forze coraz~ate avversarie che stavano per annientare un nostro reparto in ricognizione. Respinte le formazioni corazzate avversarie e Tamanti Gianni sottoposto a violenta reazione, con avveduto, audace intervento personale, non esitava a sacrificare -

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coscientemente la propria vita accanto ad un pezzo pur di riuscire a sottrarre alla distruzione il suo reparto ». Enfldeville (Tunisia), 20 aprile 1943. ·

SIGNORELLI Guido di Luigi e di Pizzichetti Assunta, da Savona, classe 1920, sottotenente, 126° gruppo artiglieria da 75/ 27 T .M . (Alla memoria). (< Comandante di una sezione di artiglieria da 75/ 27 mod. 906, durante combattimenti contro schiaccianti forze, dava prova di grande attaccamento al dovere. Durante un ripiegamento della sua sezione, conscio del pericolo a cui si esponeva, per salvare l'esiguo reparto minacciato di accerchiamento non esitava a tentare di aprire ad esso, combattendo come fante, la via ostruita da preponderanti forze corazzate. Ferito al petto da una raffica di mitragliatrice, persisteva nell'impari lotta a colpi di bombe a mano. Colpito di nuovo e mortalmente, tentava l'estreSignorelU Guido ma reazione incitando i suoi uomini a strenua difesa. Esausto cadeva sul campo dell'onore ». Bivio Canicattini Bagni - Floridia (Sicilia), 10 luglio 1943.

FERRARO Luigi fu Salvatore e di Bargagliotti Rigoletta, da Quarto dei Mille (Genova), classe 1914, tenente artiglieria complemento. « Volontario della specialità " Gamma " nei mezzi d'assalto della Marina militare, portava da solo a compimento quattro successive azioni contro navi nemiche, di tre delle quali si è

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Ferrara Luigi

potuto accertare l'affondamento. Per le difficilissime condizioni dell'ambiente in cui ha dovuto operare e per la crescente vigilanza avversaria ha coscientemente affrontato e superato rischi mortali sempre maggiori, dando prova di esemplare noncuranza del pericolo, di chiaroveggente freddezza, d'insuperabile perizia tecnica e d'inesausto amor di Patria. I risultati da lui ottenuti aggiungevano nuove glorie a quelle che già avevano reso famosi nel mondo i mezzi navali d'assalto italiani >l . Mediterraneo, 7 luglio4 agosto 1943.

SANTANGELO Antonio di Giuseppe e di Agata Ful ci, da Catania, classe 1922, sottotenente artiglieria s.p.e., 40° raggruppamento art., 10" gr. da 105/ 28 motorizzato. (Alla memoria). « Comandante di una sezione di artiglieria facente parte di una colonna destinata ad una importante operazione, in-tre-giorni di aspri combattimenti dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava tale compito con perizia infliggendo gravi perdite all'attaccante. Nella difesa dell'ultimo caposaldo, stretto da ogni lato da forze corazzate continuava a resistere fino all'estremo. Ferito gravemente il servente dell'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il fuoco fi11,chè, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando i pochi superstiti alla lotta ». Sicilia, 10-13 luglio 1943.

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Santangelo Antonio

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RUSSO Nicola fu Giovanni e fu Farano Caterina, da Rionero in Vulture (Potenza), classe 1897, tenente colonnello artiglieria, 52" artiglieria « Torino ». cc Comandante di un gruppo di artiglieria particolarmente impegnato ed esposto, con l'esempio e l'ascendente personale fece della propria unità un forte ed agguerrito strumento di lotta che, anche nel logorio di un lungo, estenuante ripiegamento, conservò, per suo merito e nonostante quotidiane sanguinose perdite, intatta la coesione disciplinare e la capacità operativa. Catturato e sottoposto, per la fierezza del carattere e l'inflessibile attaccamento al dovere ed all'onore militare, a inen errabili patimenti e privazioni, Russo Nicola per oltre undici anni di prigionia seppe opporre alle più allettanti lusinghe ed alle più crudeli minacce e sevizie la dirittura del contegno, la cosciente indifferenza al sacrificio della vita, la completa dedizione di tutto se stesso alla Patria lontana ed alle sue istituzioni. Col suo fiero contegno fu per i compagni di prigionia simbolo delle più elette virtù di uomo e di soldato e per gli stessi nemici esempio di incorruttibile rettitudine e di fulgido valore >>. Russia, 1942-1954.

SOMMARUGA Erminio, tenente colonnello 237-0 reggimento costiero. (Alla memoria). Esaurite le munizioni di artiglieria del gruppo ai suoi ordini, prese il comando di un importante caposaldo costiero attorno al quale si addensava il nemico, cui rivolse il fuoco delle poche mitragliatrici disponibili. Circondato da presso, mentre i pochi uomini rimasti attorno a lui aderivano alla resa, con nel cuore l'amarezza delle ineluttabilità di un avverso fato, decise di continuare da solo l'impari lotta e morire sul posto. cc

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Allontanati energicamente alcuni civili che andavano incontro al nemico con drappi bianchi, in segno di resa, si slanciò sulla mitragliatrice rimasta per spegnervi con la fiamma della sua grande anima l'ultima cartuccia. Indi al nemico scoprì il petto gridando: "eccovi un bel bersaglio " volle che i battiti del suo nobile cuore fossero spenti dalla mitraglia. In un tristissimo momento della storia italiana affermava col cosciente sacrificio supremo il sentimento del dovere e la capacità di valore dell'ufficiale italiano, esempio di virtù adamantine per i viventi e per i posteri ». Marsala , 23-24 luglio 1943.

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8. - LA RESISTENZA CONTRO I TEDESCHI (1913-1945)

GONZAGA don Ferrante, generale di brigata s.p.e. (Alla memoria). << Generale comandante di una divisione costiera, avuta notizia della firma dell'armistizio tra l'Italia e le Nazioni unite, impartiva immediatamente gli ordini del caso per opporsi ad atti ostili da parte delle truppe germaniche, pronto a tutto osare per mantenere fede alla consegna ricevuta dal Governo di S.M. il Re. Mentre si trovava con pochi militari .ad un osservatorio, invitato da un ufficiale superiore germanico - scortato da truppa armata - ad ordinare la consegna delle armi dei reparti della divisione, opponeva un reciso rifiuto. Minacciato a mano armata dall'ufficiale germanico, Gonzaga cton Ferrante insisteva nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimidazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l'uccideva all'istante. Chiudeva così la sua bella esistenza di soldato, dando mirabile esempio di elevate virtù militari , cosciente sprezzo del pericolo, altissimo senso del dovere ». Buccoli di Conforti (Salerno), 8 settembre 1943. INCANNAMORTE Nunzio, capitano s.p.e., 235° artiglieria e.e.; 600° gruppo semoventi 105/ 25. (Alla memoria). « Ufficiale di elette virtù militari, ardente di patriottismo, si era già distinto per eccezionale valore e per spiccata capacità durante lunghi e rischiosi cicli operativi in altri scacchieri. Comandan te di una batteria semovente da 105/ 25 con audaci azioni di manovra e di fuoco concorreva a respingere, per una L>'1tera giornata, reiterati attacchi in forza di paracadutisti tedeschi, che inutilmente si accanivano contro la posizione da lui

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saldamente tenuta. Circondato ed investito da un intenso fuoco di artigLeria e di mortai, non desisteva dalla lotta. L'indomani nella inderogabile necessità di rompere l'accerchiamento, si riservava l'arduo compito di eliminare un pezzo anticarro· che sbarrava la strada: tutto il busto fuori del carro e la pistola in pugno, si avventava contro l'insidia nemica frantumandola in quel" suo slancio travolgente. E mentre il · successo corona va la sua audacia, una raffica di mitragliatrice lo colpiva in fronte. Prima di esalare l'ultimo respiro, trovava ancora la forza di incitare i suoi artirncannamorte Nunzio glieri a continuare la disperata lotta. Consapevolmente incontrava morte gloriosa in un atto di suprema dedizione alla Patria )>. Stazione radio Prato Smeraldo, 9-10 settembre 1943. GAMERRA Gian Paolo di Emilio e di Guibert Enrichetta, da Torino, maggiore 5° art. « Superga >>. (Alla memoria). « Mentre accorreva col suo gruppo privo di scorta a sostenere reparti duramente impegnati con i tedeschi, scontratosi con soverchianti forze corazzate germaniche e ricevuta intimazione dal comandante di queste di consegnare le armi e gli automezzi, opponeva un fiero e deciso rifiuto. Attaccato d'improvviso con mitragliatrici e cannoni, accettava l 'impari lotta ed opponeva con ogni mezzo accanita resistenza, guidando i suoi artiglieri con la voce e con l'esempio in una lotta

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Gamerra Gian Paolo


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disperata. Cadeva colpito a morte col nome d'Italia sulle labbra, fedele al suo giuramento di soldato; abbracciato alla mitra:. gliatrice che egli stesso faceva funzionare, avendo sostituito il mitragliere mortogli accanto. Pura affermazione nel tragico momento che la Patria attraversava, del sentimento del dovere dell'ufficiale italiano al servizio di un ideale e promessa luminosa per l'avvenire d'Italia >). Stagno (Livorno), 9 settembre 1943. AMICO Giuseppe, generale di divisione, comandante della divisione fanteria « Marche ». (Alla memoria). « Valoroso comandante di divisione, all'atto dell'armistizio prendeva le necessarie disposizioni per sbarrare il passo a colonne germaniche, che di prepotenza volevano sopraffare la sua unità. Addivenuti per ordine superiore, ad un accordo e rotto questo da parte germanica, veniva fatto prigioniero e condotto in caserma dove, liberato dai suoi uomini, arringava un battaglione e usciva con lo stesso all'attacco del comando del presidio tedesco che costringeva a ritirarsi. Non desisteva dall'azione che in seguito ad ordine del suo comandante. Catturato, veniva vilAmico Giuseppe mente trucidato durante il trasferimento in luogo di prigionia. Col suo sacrificio suggellava un passato di valoroso combattente ». Ragusa-Slano, 9-13 sett. 1943.

CONTI Bruno di Giuseppe, capitano 35° reggimento artiglieria. (Alla memoria). <e Comandante di batteria in caposaldo, attaccato di sorpresa dai tedeschi fino allora alleati, veniva mortalmente ferito in combattimento. Benchè conscio della sua fine incurante dello

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strazio della carne piagata per tre ore continuava serenamente ad impartire ordini ed incitare i propri artiglieri per la resistenza e per la lotta ravvicinata contro il nemico giunto a contatto dei pezzi ricusando ogni cura allontanava da se per farli partecipare alla difesa a.ella batteria, coloro che lo assistevano. All'unico soldato che aveva tenuto vicino dava ordine, mentre il nemico raggiungeva i pezzi, di allontanarsi affinchè non cadesse prigioniero e chiudeva la sua esistenza terrena esprimendo la sua soddisfazione per il comportamento dei suoi uomini. Fulgido esempio di eroismo, di completa dedizione al dovere e di ele~te virtù di soldato ». Casamozza (Corsica), 12 settembre 1943.

CAPONE Pasquale fu Matteo, da Salerno, classe 1896, maggiore artiglieria s.p.e. (Alla memoria). « Travolto dagli eventi che seguirono lo sbarco alleato in Italia, per tener fede al giuramento, si sottraeva alle imposizioni tedesche. Visto giungere nei pressi della casa di campagna che lo ospitava un forte drappello nemico che si apprestava a fucilare al cuni civili già catturati, col solo aiuto del vecchio padre, con armi proprie, apriva decisamente il fuoco contro il drappello stesso impedendo, così, la immanente tragica esecuzione. Visto cadere al suo fianco il genitore, noncurante del rischio cui esponeva se stesso ed il proprio figlioletto decenne, Capone Pasquale ultimate le munizioni, offriva ancora al drappello tedesco, che era riuscito a penetrare nella casa, la più strenua difesa finchè veniva sopraffatto, strappato al figlio t> solidamente avvinto, trascinato in un bosco vicino ove affrontava fieramente il supremo sacrificio». Castagneto di Cava dei Tirreni, 16 settembre 1943 .

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TREVISAN Raffaele, tenente, 155° reggimento artiglieria Emilia ». (Alla memoria).

cc Comandante di batteria, superdecorato al valor militare, in due giorni consecutivi di aspri combattimenti contr-o un nemico superiore in forze ed in mezzi, col preciso tiro dei suoi pezzi, gli produceva gravissime perdite, suscitando, col suo valoroso contegno, negli artiglieri e nei fanti indomito coraggio e fiero entusiasmo. Attaccato da una forte autocolonna tedesca, appoggiata da un più intenso spezzonamento e mitragliamento aereo, dirigeva sino agli estremi il fuoco dei cannoni sul nemico. Visti cadere ad uno ad uno tutti i suoi uomini ed ormai Trevisan Raffaele circondato da ogni parte, rimaneva saldo e sereno al suo posto di comando e a colpi di moschetto e col lancio delle bombe a mano difendeva ancora la batteria; finchè, colpito da raffica di mitragliatrice, cadeva riverso su quei pezzi che tanto aveva amato. Esempio sublime di supremo sprezzo del pericolo e del più puro amor di Patria )> . Bocche di Cattaro, 9-16 settembre 1943.

AMBROSINI Abele, da Cercin~ Cogno (Sondrio), tenente artiglieria complemento della divisione « Acqui>>. (Alla memoria). « Comandante di batteria someggiata fu tra i primi decisi assertori della lotta contro i tedeschi aprendo d'iniziativa il fuoco contro il nemico. Durante tutta la battaglia per Cefalonia i suoi cannoni schierati tra le unità di fanteria tuonarono anche sotto i furiosi bombardamenti aerei riuscendo a ritardare l'avanzata nemica. Benchè ferito, continuava a rimanere in linea con i fanti per meglio dirigere il fuoco. Catturato mentre tentava

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di raggiungere la sua linea pezzi, che si difendeva ad oltranza, sparando a zero, veniva fucilato sul posto, reo di aver combattuto per l 'onore delle armi n . Cefalonia, 21 settembre 1943.

PICA Armando fu Ernesto e fu Elisa Bagnare, da Torre del Greco (Napoli), classe 1904, maggiore artiglieria, s.p.e., VII gruppo cannoni da 105/ 28. (Alla memoria). « Ufficiale superiore di spiccate virtù militari. Incaricato della difesa di un tratto di costa dell'isola di Cefalonia, mentre più accanita e violenta si svolgeva la battaglia, accortosi che nottetempo i tedeschi cercavano di effettuare uno sbarco per far giungere rinforzi alle proprie truppe, apriva tempestivamente il fuoco delle sue batterie contro i mezzi di sbarco, annientandoli in mare. Nell'immane lotta combattuta per più giorni consecutivi, trasfond~va nei dipendenti la sua tenace volontà di resistenza fino all'estremo. Sopraffatto da forze prepondePica Armando ranti, costantemente appoggiate da violentissime azioni aeree veniva catturato assieme ad alcuni ' ufficiali e soldati del suo comando. Intuito che il nemico aveva in animo di passare per le armi tutti i prigionieri, si faceva avanti, con fierezza di soldato e di comandante, rivendicando a sè ogni responsabilità e chiedendo che a lui solo fosse riservata la fucilazione, per risparmiare la vita ai propri dipendenti, unicamente colpevoli di aver obbedito ai suoi ordini. Il generoso tentativo era però stroncato da una raffica selvaggia che lo abbatteva in mezzo ai suoi uomini. Fulgido esempio di sublime consapevole fierezza _di comandante e di piena dedizione al do12:ere » . Isola di Cefalonia (Grecia), 8-22 settembre 1943.

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VOLPI Umberto di Serafino e di Maria Cruciani, da Fara Sabina (Roma), cl. 1892, col. art., 4° art. « Bergamo ». (Alla mem.). « Comandante di reggimento, si distingueva durante un lungo periodo operativo per alta capacità, instancabile attività ed indomito coraggio anche in volontarie rischiose missioni. All'atto dell'armistizio, fedele alle leggi dell'onor militare, partecipava attivamente alla lotta senza speranza, contro le soverchianti forze tedesche. Catturato, affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione, sostenendo fino al1'ultimo, con parole di elevato patriottismo e di fede, i suoi compagni di martirio, perpetuando così nel tempo le tradizioni del valore italiano. MagniVolpi Umberto fica figura di ufficiale, animato da nobile spirito di sacrificio e provato valore ». Croazia-Dalmazia, 8-30 settembre 1943. ROMAGNOLI Mario, colonnello, 33° artiglieria « Acqui ». (Alla memoria). « Tenace sostenitore della lotta contro i tedeschi, durante la battaglia di Cefalonia sotto il furioso spezzonamento e mitragliamento aereo, trascinava i suoi soldati ad una titanica lotta destando l'ammirazione dei superiori e dei gregari per le sue eccezionali doti di capacità e per la sua audacia. Dopo disperata resistenza, travolte dalla potenza nemica tutte le batterie, veniva catturato. Affronta va la morte dinanzi al plotone di esecuzione con sprezzante e fiero contegno meritando la gloria dei martiri ». Isola di Cefalonia, 11-25 setRomagnoli Mario tembre 1943.

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VIVIANI Luigi fu Giovanni e fu Fusar Poli Rosa, da Crema (Cremona), classe 1903, capitano artiglieria cpl. 56" raggr. art. controaerei da posiz., 86° gr., 232• btr. da 90/ 53. (Alla memoria). « Comandante di batteria e di caposaldo, tenendo fede alle leggi dell'onore militare opponeva tenace resistenza ad agguerrite formazioni tedesche cui infliggeva severe perdite ed infine respingeva. In successiva aspra azione concorreva con la sua batteria alla distruzione di artiglierie nemiche. Delineatasi la crisi generale, si opponeva all'ordine di capitolazione presentatogli dai tedeschi e ad essi resisteva con virile fermezza. Catturato e condannato a morte affrontava l'estremo sacrificio con stoica fierezza. Sublime esempio di preclari virtù italiche ». Egeo - GreViviani Luigi cia, 9-11-27 settembre 1943.

FLORES Mario di Ildebrando e di Benussi Lucia, da Bergamo, sottotenente cpl., T.D., reggimento artiglieria corpo d'armata « Cremona ». (Alla memoria). « Durante la resistenza opposta al tedesco invasore si prodigò nella lotta fino al supremo sacrificio. Postosi volontariamente al comando di un pezzo contro cui particolarmente si accan iva la violenza del tiro di un semovente nemico, che si faceva sempre più preciso, ne incoraggiava i serventi con la parola e con l'esempio. Caduto il caricatore del pezzo rapidamente lo sostituiva di persona continuando a rivol-

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Flores Mario


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gere parole d'incitamento e di fierezza ai serventi superstiti, finchè una granata nemica lo colpiva in pieno assieme al pezzo, accumulandoli entrambi in una stessa fine gloriosa. Bell'esempio di elevato spirito militare e di · non comune ardimento ,1. Cremona, settembre 1943.

PELLIGRA Salvatore fu Francesco e fu Annunziata Fiorillo, da Comiso (Sicilia), generale di brigata s.p.e., comandante artiglieria XVIII Corpo d'Armata. (Alla memoria). In un momento di generale smarrimento, reagiva con fierezza all'ordine impartitogli di cedere le sue artiglierie. Rifiutando sdegnosamente l 'invito di porsi in salvo imbarcandosi per l'Italia manteneva inalterata fede alle leggi dell'onor militare, rimanendo tra i suoi artiglieri con i quali affronta va sereno la situazione, pur avendo chiara visione dell'immancabile tragedia che incombeva sui forti votati al sacrificio. Organizzata la resistenza la alimentava con indomito ardore insensibile ai massacranti bombardamenti aerei, e benchè tutto ormai crolPelligra Salvatore lasse inesorabilmente avanti a lui, la protraeva con eroica tenacia per lungo tempo infliggendo al nemico serie perdite. Sommerso da preponderanti forze nemiche si sottraeva con cosciente determinazione ad ogni possibilità di salvezza per non abbandonare i gloriosi superstiti e con supremo sprezzo della vita affrontava il plotone di esecuzione attendendo la raffica mortale nella severa posizione di saluto militare, teso alla Patria lontana alla quale tutto aveva dato per l'onore e il prestigio dell'Esercito. Combattente della grande guerra, più volte decorato, cadde come visse, fedele al suo giuramento di soldato, luminoso esempio ai più di preclari virtù milit ari » . Spalato-Signo (Dalmazia), 8 settembre-1° ottobre 1943. «

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4E RICOMPENSE AL VALOR MIUTARE

SERNIA Nicola fu Saverio e di Gagliardi Grazia, da Barletta (Bari) .maresciallo ordinario · in e.e. 9, artiglieria G.a.F. (Alla memoria). .. _ (( Dopo l'armistizio rifiutava sdegnosamente l'invito di arruolarsi nelle truppe repubblicane, proclamando la sua fede nel governo e la sua volontà di raggiungere le truppe italiane nel Meridione. Arrestato e percosso, riusciva a fuggire ed a raggiungere le retrovie nemiche, dove organizzava squadre di patrioti per attaccare i tedeschi e disarmare i campi di mine che attardavano l'avanzata alleata. All'alba del 5 ottobre alla testa di un gruppo di patrioti attaccava un nucleo di tedeschi ritardatari e dopo violento corpo a corpo riusciva a sopraffarli Sernia Nicola sbloccando la strada Tredici Archi-Celenza. Benchè ferito ed esausto per la lotta, sostenuto da indomita volontà, sotto il tiro delle artiglierie nemiche provvedeva a disarmare le mine che ostruivano la rotabile e nel generoso tentativo trovava fine gloriosa. Precursore delle formazioni partigiane, fulgido esempio cti profonde virtù militari >i . Roma, Celenza-Valforte (Foggia), 9 settembre - 5 ottobre 1943.

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CACCIATORI Werther di Arrigo e di Corsi Corinna, nato a Carrara il 14 marzo 1912, capitano artiglieria. « Comandante di batteria contraerea in base navale d'oltre mare contrastava la violenta continua offensiva aerea con indomita reazione delle proprie armi. Esaurite le munizioni dei cannoni, organizzava la batteria a caposaldo e si opponeva ai reparti d"assalto, sbarcati dall'avversario sull'isola assediata, con le ;umi leggere rimastegli. Con ripetute azioni condotte di sua iniziativa e guidate di persona attaccava ripetutamente il nemico avanzante per trattenerlo nel tentativo di aggirare il vicino comando tattico dei reparti britannici e dava continue prove di

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·eéceiion~le sprezzo del pericolo e di elevate virtù militari. Dive. nuta ormai disperata la situazione, contrattaccava un'ulti~a _volt~ alla testa di esiguo gruppo di marinai e con la perdita di un braç:,~io offriva alla Patria il suo tributo c;li sangue. Combattente .esemplare e temerario, destava profonda ammirazione in quanti furono testimoni del suo valore ». Lero, 16 nov. 1943.

;P._IZZIGONI Ferruccio di Pericle e di Beltrame Anna Maria; ~a -Milano, classe 1919, sottotenente artiglieria. (Alla memoriar. « Ufficiale in sottordine di batteria antinave in base insulare d'oltremare stretta d'assedio da preponderanti forze germaniche, piazzata una mitragliera sui resti di un cannone distrutto della batteria, effettuava personalmente efficacissimo fuoco contro aerei attaccanti in picchiata. Avvenuto lo sbarco nemico, incurante del fuoco dei mortai e dei persistenti attacchi aerei a volo radente ed in picchiata, iniziava e continuava il fuoco dei cannoni, riuscendo per due volte a colpire e costringere a riprendere il largo navi e mezzi nemici da sbarco. Rimasto ferito, con un solo marinaio superstite fra gli armamenti decimati, proseguiva il fuoco con due pezzi, caricando e puntando lui stesso un cannone fino al giungere dei rinforzi e prodigandosi oltre il limite della sua energia per soccorrere i feriti. Caduto esausto e rianimatosi dopo breve pausa, riprendeva con•·indomito ardore l'aspra lotta finchè, sopraffatto in lunghe ore di combattimento l'eroico presidio, faceva saltare i cannoni rimasti efficienti. Catturato dal nemico, ben consapevole delle feroci rappresaglie e pur avendo la possibilità di sfuggirle rimanendo nei ranghi fra i semplici soldati, denunciava il suo stato di ufficiale, non esteriormente visibile, per seguire la sorte dei colleghi. Trucidato, cadeva confermando nell'estremo sacrificio mirabili virtù militari e sublime dedizione al dovere ». Lero, 12 novembre 1943.

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TORTORA Dionigi di Vincenzo e di Arcioli Amalia, nato a Roma nel 1915, capitano artiglieria complemento, partigiano combattente. (Alla memoria). « Ufficiale di elevati sentimenti militari, conscio che il sacrificio della sua vita avrebbe salvato un intero presidio partigiano dalla cattura da parte del nemico, si batteva con supremo coraggio e valore alla testa dei suoi uomini, che, animati dal suo esempio, strenuamente difendevano e mantenevano la posizione dando modo al grosso di ripiegare. Ferito una prima volta, rifiutava ogni soccorso e continuava nell'eroica resistenza, finchè nel folto della mischia cadeva colpito a morte gridando "Viva l'Italia". Fulgido esempio di eroico valore». Berat, 14 novembre 1943. Tortora Dionigi

SPAGNOLO Corrado di Giuseppe e di Buongiorni Maria, nato a Monza, classe 1922, sottotenente di artiglieria di cpl. << Ufficiale sottordine di batteria antinave in base navale d'oltremare, assicurava il fuoco dei propri pezzi malgrado la continua offesa aerea. Venute meno le munizioni, continuava il fuoco con le armi portatili contrastando efficacemente lo sbarco dei -reparti nemici. Caduto un cannone in mano avversaria, chiedeva di riconquistarlo con assalto all'arma bianca e rimaneva ferito nel generoso tentativo. Incurante di se stesso, reiterava gli attacchi, restando ferito una seconda volta, ed infine cadeva colpito a morte in un furioso corpo a corpo nella batteria contesa. Fulgido esempio di eroiSpagnolo Corrado smo e di virtù guerriere ». Lero, 16 novembre 1943. -

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ZIGNANI Goffredo di Secondo e di Sausani Maria, da Roma,

tenente colonnello artiglieria comando 9' armata. (Alla memoria). « Capo ufficio stato maggiore di un comando di armata dislocato oltremare all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943, non esitava sulla scelta della via da seguire: combattere contro i tedeschi. Dopo aver per più giorni fermamente, per quanto inutilmente, tentato di far prevalere il suo parere di resistenza ai tedeschi in seno al comando, se ne allontanava per acquistare piena libertà d'azione. Raggiunte pericolosamente le poche truppe italiane che, unitamente ai partigiani avevano iniziato le ostilità contro i tedeschi, ed alle quali aveva già preZigna.ni Goffredo cedentemente fornito utilissime notizie sul nemico, ne assumeva su designazione del comandante la carica di capo di stato maggiore svolgendo efficacissima propaganda combattentistica, prodigando tutte le sue energie e superando innumeri difficoltà per l'inquadramento dei reparti e per l'organizzazione dei servizi. Successivamente, chiesto ed ottenuto il comando di un battaglione italiano, affrontava con impareggiabile fede, sempre al fianco dei partigiani, i pericoli, le sofferenze e i disagi di una lotta estenuante e disperata, dimostrando singolare fermezza di carattere ed eccezionali doti di coraggio e resistenza fisica e morale. Dopo aspro e sfortunato combattimento, sopraffatto il suo battaglione, permaneva sul campo. Nell'estremo tentativo di riunire i superstiti per continuare la lotta veniva catturato . dai tedeschi. Pur conscio di sacrificare col suo rifiuto la vita, si ribellava con sdegno alla richiesta di notizie sull'attività delle truppe e dei partigiani. Condotto innanzi al plotone di esecuzione, manteneva contegno fierissimo e cadeva infine sotto il piombo nemico al grido di: " Viva l'Italia". Fulgido esempio, in quei giorni di generale smarrimento, delle più alte virtù militari, teneva alto con l'opera e col supremo sacrificio, l'onore dell'esercito e il nome sacro della Patria». Albania, 8 settembre-17 novembre 1943. -

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CUTELLO Salvatore fu Vito e fu Cammarana Maria Rosa, da Chiaramonte Gulfi (Ragusa) , maggiore artiglieria complemento 58' artiglieria divisione fanteria « Legnano ». (Alla memoria). « Comandante di gruppo, colto dall'armistizio nella zona di Chieti, mentre era in trasferimento ferroviario verso le Puglie, impossibilitato a proseguire, troncati per forza di cose i collegamenti con i comandi superiori, si prodigava per la difesa contro i tedeschi dei materiali e delle artiglierie, sottraeva alle requisizioni armi e munizioni trasfondeva in militari fedeli ed in civili ammirati la sua volontà ed il suo coraggio e si faceva promotore a capo di azioni partigiane, intese ad ostacolare il nemico. Tradito, processato, condannato a morte, sosteneva e Cutello Salvatore incoraggiava fino all'ultimo i suoi collaboratori più fidi, come lui condannati, e offriva poi con ammirevole fierezza ai carnefici il suo purissimo cuore. Veterano di altre guerre, esempio di virtù militare, giunto sul posto dell'esecuzione nel dubbio di essere fucilato alle spalle si voltava di scatto, si strappava la camicia e offriva il petto alla raffica del fucile mitragliatore gridando " Viva l 'Italia"». Bussi (Chieti), 8 settembre-14 dicembre 1943.

ARTALE Vito (Ten. Gen. del Servizio Tecnico di Artiglieria. (Alla memoria). Dirigente delle Vetrerie d'ottica del R. Esercito, che con appassionata intelligente abnegazione aveva portato ad alto grado di perfezione produttiva, svolse subito dopo l'occupazione di Roma, in collaborazione con i suoi fidi, intensa attività allo scopo di mettere in salvo e sottrarre alla furia distruggitrice e spogliatrice nazifascista documenti e materiali di cospicuo «

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valore militare e civile e di rendere inutilizzabili apparecchiature e macchine. Tale azione di sabotaggio, compiuta con temerità sdegnosa di ogni prudenza sottp gli occhi dei tedeschi e negli stessi locali da essi presidiati, sospettata prima, scoperta poi, condusse al suo arresto. Dopo tre mesi e mezzo di carcere, serenamente sopportato, il 24 . marzo 1944, fu trucidato alle Fosse Ardeatine. Esempio luminoso di attaccamento al dovere, di senso di responsabilità e di fortezza d'animo spinti fino al sacrificio della vita, consciamente immolata nella esaltazione ferArtale Vito vida dell'ideale della Patria ». Roma, 8 settembre 1943-24 marzo 1944. VILLORESI Renato fu Lorenzo e fu Tedeschi Emma da ' Roma, capitano artiglieria s.p.e., 13° reggimento artiglieria « Granatieri di Sardegna » . (Alla memoria). « Ferito dopo oltre dieci ore ~i epica lotta per la difesa di Roma, abbandqnava l 'ospedale benchè non guarito, per costituire una cellula informativa e di controspionaggio in seno ad un gruppo clandestino di informazioni militari - del quale fu uno dei maggiori esponenti - operante in territorio occupato dai tedeschi. Instancabile nell'opera altamente patriottica sprezzante dei continui pericoli cui si esponeva, riusciva a rendere preziosi servizi e ad infondere nei collaboratori, con l'esempio trascinatore salda fede nei destini della Patria. In piena attività, arrestato e tradotto nelle carceri Villoresi Renato --

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di Via Tasso, sopportava eroicamente inenarrabili serviz1e per non svelare segreti dell'organizzazione e stoicamente si attribuiva ogni responsabilità. Martire della incondizionata fede e dedizione al dovere veniva barbaramente trucidato alle Fosse Ardeatine. Da eroe, dava all'Italia, la sua nobile vita interamente dedicata ai più alti ideali ». Ponte della Magliana (Roma), 9 settembre 1943 - Fosse Ardeatine (Roma) , 24 marzo 1944.

BELTRAMI Filippo, comandante gruppo cc Quarna )>. (Alla memoria). « Primissimo tra i primi volontari della libertà, organizzava la resistenza nelle sue valli ed in pianura, conducendo personalmente le più temerarie imprese. Ferito una prima volta, non desisteva dalla durissima vittoriosa attività e rapidamente conquistava al suo nome una leggendaria e cavalleresca aureola. Di ritorno da un'azione, veniva attaccato da forze venti volte superiori, ma sdegnoso di ripiegare o di arrendersi, si asserragliava con pochi compagni in un casolare e accettava l'impari combattimento. Riportava diBeltrami Filippo verse ferite e continuava nella lotta ardente finchè dopo oltre tre ore di combattimento cadeva gloriosamente insieme a tutti i suoi compagni >>. Megolo, 13 febbraio 1944.

BARILA'ITI Achille di Franco e di Leonardi Bianca, da Macerata, classe 1921, Sottotenente artiglieria complemento, -

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partigiano combattente. (Alla memoria). u Comandante di distaccamento partigiano sopraffatto dopo strenua difesa da ingenti forze fasciste, fieramente rifiutava di aver salva la vita pur di non tradire i compagni'. Il massacro di 27 partigiani barbaramente trucidati sotto i suoi occhi non lo intimorì ed il suo animo acceso di sdegno per tanto scempio, non tremò innanzi al martirio. Dopo aver rinfacciato al nemico l'insulto di traditore della Patria, cadeva sotto il piombo fratricida gridando "Viva B arilatti Achille l'Italia"». Montalto di Cessopalombo - Muccia di Camerino, 22-23 marzo 1944.

DE GRENET Filippo tenente. (Alla memoria).

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<e Ufficiale di spiccate virtù militari, volontario di due guerre, valorosissimo combattente. Vista accerchiata la posizione tenuta dal suo reparto da soverchianti forze nemiche corazzate, deliberatamente si ergeva davanti al nemico preferendo la morte alla prigionia. Ferito una prima volta rifiutava i soccorsi, nuovamente ferito, molto gravemente, pregava il suo comandante di non soccorrerlo e di lasciarlo morire serenamente. Fatto prigioniero veniva restituito perchè mutilato ed invalido. Abbracciava con entusiasmo la causa dei patrioti d'Italia dedicando tutte le sue forze alla lotta contro i nemici della Patria. Arrestato, sottoposto ad inumane torture nei due mesi di carcere, dimostrava la fierezza del suo carattere e la fede incrollabile nella rinascita della Patria. Barbaramente

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trucidato da mano tedesca, alla luce del martirio, raggiungeva la schiera degli Eroi d'Italia ». A.S., 9 dicembre 1940 - Roma, Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944.

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Lo Presti Giuseppe

De Grenet Filippo

LO PRESTI Giuseppe di Antonino e di Marchetti Augustà, da Roma, classe 1919, partigiano combattente. (Alla memoria). « Con l'ardore della giovinezza e l'audacia dei forti accorse all'appello della P atria. Ispettore di zona, presente sempre nelle imprese più rischiose, si distingueva per la calma fredda e il valore insuperabile, an imatore infondeva la fede nell'animo dei dubbiosi e li trascinava nelle azioni più ardite. Mentre con nobile senso di altruismo tentava di mettere in salvo un compagno minacciato di arresto, veniva egli stesso catturato e trascinato nel covo di via Tasso. Ripetutamente sottoposto alle più inumane sevizie trovava n ella propria fede

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la forza per resistere e tacere fieramente, salvando cosi la vita dei suoi compagni di lotta. Il piombo nemico, alle Fosse Ardeatine, troncò l'eroica e breve esistenza >) . Roma, 8 settembre 1943 - 24 marzo 1944.

BALBIS Franco di Fausto e di Garrone Ermelina, da Torino, classe 1911, capitano artiglieria s.p.e., pa,rtigiano combattente. (Alla memoria). « Magnifica figura di soldato e di partigiano, subito dopo l'armistizio assumeva la consulenza tecnica del primo comitato militare piemontese e la direzione di attività di combattimento, prodigandosi con completa dedizione, con illuminata perizia e con supremo sprezzo del pericolo. Catturato, sottoposto a giudizio e condannato a morte, manteneva durante gli strazianti interrogat ori e durante tutto il processo il contegno dei forti, ed affrontava con fierezza il plotone di esecuzione cadendo al grido "Viva l'Italia" . Fulgida figura di patriota asBalbis Fran co sunto, con l'offerta della propria vita, al cielo degli eroi d'Italia)). Torino, 5 aprile 1944.

CONTINI Innocenzo di Elia e di Comuneo Rosa, da Torino,

classe 1922, sottotenente art. in s.p.e. , partigiano combattente. (Alla memoria) . « Giovanissimo, animato da fede incrollabile, accorse fra i primi al richiamo della Patria, cui prodigava con ardore ineguagliabile ogni energia. I n lunghi giorni di lotta acerrima contro il nemico tedesco, soverchiante per numero e mezzi, dava prove esemplari di coraggio, fìnchè stremato di forze, ma intatto nello

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spirito indomito, veniva c.atturato con l'arma in pugno. Rinchiuso in un'orribile cella sotterranea, torturato ferocemente, privato d i cibo e d'acqua, ma sorretto da gigantesco amon~ per l'Italia taceva resistendo ad ogni sevizia. Nel momento estremo, il corpo piagat o ed infranto trovava ancora la forza di gridare agli invasori la sua fede negli eterni destini d'Italia. Fulgido esempio di eroismo e di fede alle generazioni future >> . Cairo Montenotte, 16 aprile 1944.

RUOCCO Ettore di Ettore e di Rubel Giuseppina, da Napoli, nato il 27 gennaio 1920, sottotenente art. s.p.e.; partigiano primo gruppo divisioni alpine « Mauri». (Alla memoria). « Ufficiale generoso e pieno di ardimento fu tra i primi organizzatori del movimento partigiano del Piemonte. Ferito in combattimento, ritornava, appena guarito, tra i suoi partigiani. Attaccato da preponderanti forze tedes~he, si batteva eroicamente in tre giornate di duri combattimenti. Catturato, sopportava con stoica fermezza un mese di patimenti e di torture senza mai svelare nulla, neppure il proprio nome per non compromettere i famigliari. Cadeva sotto il piombo neR uocco Ettore mico gridando "Abbasso i tedeschi Viva l'Italia"». Cairo Montenotte, 16 aprile 1944.

VASSALLI Fabrizio, capitano di artiglieria di complemento. (Alla memoria). « Dopo l'armistizio, dalla Dalmazia raggiungeva, con mezzi dl fortuna, un porto nazionale, e quivi giunto si offriva immediatamente come volontario di una rischiosa missione in ter-

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ritorio controllato dai tedeschi. Superando difficoltà e pericoli di ogni genere riusciva ad attraversare le linee avversarie ed a raggiungere la capitale. Con operosa e sagace attività collaborava, per oltre cinque mesi, al servizio informativo ed al movimento patriota romano, fornendo preziose informazioni operative al Comando Supremo italiano ed alleato. Arrestato dalle autorità tedesche e sottoposto alle più inumane torture, manteneva il più assoluto segreto circa il movimento informativo e patriota della zona, salvando così l'organizzazione e la vita dei propri collaboratori. Dopo circa due mesi di carceri veniva, barbaramente trucidato dalla sbirraglia tedesca, mentre gli eserciti alleati giungevano alle porte della Città eter!).a. Con il suo esempio animatore ed il sublime sacrificio della vita, manteneva viva nei patrioti la volontà di resistenza e la fede nella rinascita della Patria ». Roma, 24 maggio 1944.

GUERRIERA Enrico fu Riccardo e di Bonnet Francesca, nato a Tunisi il 6 dicembre 1912, tenente, batteria alpini cc Piemonte » del battaglione alpini. (Alla memoria).

G uerrìera Enrico

« In un momento in cm 1 pezzi della propria sezione non avevano immediato impiego nell'azione in corso visto che un reparto di arditi bersaglieri si trovava duramente impegnato in un difficile settore, accorreva sul luogo, offrendosi quale semplice gregario. Dopo aver concorso efficacemente con un moschetto automatico alla neutralizzazione di ripetuti · assalti tedeschi, usciva da un camminamento, nell'intento di portarsi sotto una postazione di arma automatica avversaria, allo scopo di distruggerla con lancio di bombe a mano. In questa temeraria

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impresa rimaneva ferito. Ciò nonostante persisteva nella sua azione e, ferito altre due volte, si trascinava ancora verso il nemico, finchè veniva colpito a morte. Superbo esempio di fraternità e di altissimo sprezzo del pericolo ». Monte Mare, 11 maggio 1944.

EBAT Costanzo di Giovanni e di Lazzarini Carlotta, da Livorno, classe 1911, maggiore a. s:p.e., partigiano combattente. (Alla memoria) « Dopo l'armistizìo, con fedeltà e con decisione, prodigava ogni sua attività nella lotta di liberazione entrando a far parte del fronte militare della resistenza sorto nella Capitale e rendeva servizi altamente e vivamente apprezzati nel campo organizzativo, informativo e della propaganda. Operando in condizioni di ambiente particolarmente difficili e pericolosi, riusciva a raccogliere importanti notizie sulla situazione dei tedeschi al fronte di Anzio e nella regione della Tolfa. Cadeva, poi, per delazione, in mano delle SS. germaniche insieme ad un Ebat Costanzo gruppo di suoi dipendenti. Per trentacinque giorni, ripetutamente interrogato e barbaramente se"'.iziato, manteneva fiero ed esemplare contegno, -nulla rivelando sulla organizzazione di resistenza, che gli era ben nota, e rivendicando generosamente su di sè ogni responsabilità nel tentativo di salvare i dipendenti. Condannato e tratto a morte con altri cinque compagni, era a tutti esempio per serenità e per fede e, nelle lettere scritte dal carcere, lasciava memorabili testimonianze del modo con il quale i più nobili sentimenti, di Religione, di Patria, di Famiglia, debbano albergare nell'animo di un prode soldato ii . Roma, 3 giugno 1944. -

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CURO'ITI Silvestro di Amedeo e di Blardoni Eufemia, da Domodossola, classe 1920, soldato a., partigiano combattente. (Alla memoria). « Subito dopo l'armistizio militava nelle formazioni partigiane dell'Ossola e poi in quelle di Vallestrona distinguendosi per valore e per capacità ed ottenendo il comando di un plotone di arditi sabotatori. Sorpreso nel corso di un'azione da una ottantina di SS. germaniche, con calma e decisione riusciva a disimpegnare i suoi uomini salvando il prezioso materiale di sabotaggio da poco aviolanciato. Per questo fare si attardava per coprire con il fuoco la ritirata. Tagliato fuori e serrato da presso si Curotti Silvestro chiudeva in un casolare resistendo per " quattro ore respingendo ripetuti inviti di resa. In mezzo all'incendio provocato da nutrito tiro di mortai lanciava le sue ultime bombe a mano e, dopo aver risposto alla reiterata intimazione "I Patrioti muoiono, ma non si arrendono"; con l'ultimo colpo della sua pistola si dava la morte prima di cader prigioniero. L'eroico contegno del valoroso partigiano si imponeva anche al feroce nemico che concedeva l'onore delle armi ». Oira (Novara), 3 giugno 1944.

!ANNOTTA Antonio fu Vincenzo e di Tommasina BoreUi, nato a Pignataro Maggiore (Caserta), il 6 giugno 1907, capitano artiglieria complemento . .« Ufficiale di complemento, combattente valoroso dell'attuale guerra. dopo 1'8 settembre 1943 manifestò subito decisa e superba volontà di lotta, contro l'oppressore nazi-fascista. Impareggiabile nell'organizzazione della lotta clandestina di cui

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è stato fra i massimi e più fattivi esponenti, in strettissimo ed operante contatto con tutte le forze della resistenza, magnifica figura della guerriglia partigiana dell'Italia Centrale, ha dimostrato in innumerevoli episodi di valore, nella dura vicenda dell'occupazione, eccezionale coraggio e dedizione incondizionata alla santità della causa. Ricercatissimo dal nemico che ne temeva capacità ed ardire, vivendo per mesi fra fucilazioni ed arresti, sprezzante di ogni pericolo, presente in ogni rischio ed in ogni incitamento, ha dato alla P atria con l'esempio e l'azione, grandissimo apporto di eroiche e memorabili gesta. Leggendaria figura della lotta partigiana ». Lotta Partigiana dell'Italia Centrale, 8 settembre 1943 - 4 giugno 1944.

!annotta Antonio

LOSSANTI Libero di Raffaele e di Scannavini Adalgisa, da ·Bologna, classe 1919, capitano artiglieria, partigiano combattente. (Alla memoria). « Eroe di purissima fede, rispondeva all'appello della Patria martoriata che chiamava a raccolta i suoi figli migliori. Organizzatore ed anima dei reparti Garibaldini dell'Emilia, in breve tempo sapeva forgiare la Brigata messa ai suoi ordini in un formidabile strumento di guerra e con essa, sconfiggendo i tedeschi in aspro combattimento, occupava Palazzolo di Romagna. Contrattaccato violentemente da soverchianti rincalzi nemici ne sosteneva l'urto e, esaurite le munizioni, continuava l'eroica difesa combattendo all'arma bianca. Sopraffatto e catturato sopportava con fierezza martirii e oltraggi rifiutando di togliersi dal collo la fiammeggiante cravatta garibaldina e, con lo scempio del suo corpo, affrontava eroicamente la morte. Magnifica figura di eroe ». Palazzolo di Romagna, 15 giugno 1944.

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GASPAROTTO Leopoldo di Luigi, da Milano, classe 1902, partigiano combattente. (Alla memoria). cc Avversario d'antica data del regime fascista, già prima dell'armistizio dell'8 settembre 1943 organizzava il movimento partigiano nella Lombardia. Nominato successivamente Comandante Militare delle formazioni lombarde "Giustizia e Libertà"· dava impulso all'iniziativa, esempio a tutti per freddo e sereno coraggio dimostrato nei momenti più difficili della lotta. Caduto in agguato tesogli per vile delazione, sopportava il carcere di S. Vittore subendo con superbo stoicismo le più atroci sevizie che non valsero a strappargli alcuna rivelazione. Trasportato nel campo di concentramento di Fossoli per essere deportato in Germania, proseguiva imperterrito a lottare per la causa e tentava organizzare la fuga Gasparotto Leopoldo e l'attacco ad una tradotta tedesca per salvare i deportati avviati al freddo esilio ed alla lenta morte. Sospettato per la sua nobile attività, veniva vilmente trucidato 'Cialla ·ferocia nazista». Lombardia, settembre 1943 - Fossoli, 21 giugno 1944.

ROSSI Italo fu Oreste e di Verardi Maria, da Casale Monferrato, classe 1914, soldato artiglieria, partigiano combatte~te. (Alla memoria). « Assertore e propagandista dell'idea della libertà, animato da viva fede e da puri ideali, organizzava squadre di volontari infondendo in essi senso del dovere e spirito di sacrificio. Combattente di tempra adamantina condusse i suoi uomini in numerosissime azioni di guerriglia contro gli oppressori nazi-fascisti

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infliggendo al nemico gravi perdite in uomini e materiali. Comandante di Brigata Partigiana alla testa di una forte pattuglia attaccava una munita posizione nemica e dopo 4 ore di aspri combattimenti otteneva di poter trattare la resa. Mentre assieme a due ufficiali fascisti incaricati delle trattative si recava al proprio comando di Divisione, veniva attaccato da una forte formazione avversaria. Sopraffatto dal nemico e dalla potenza di fuoco si difendeva strenuamente fino all'ultima cartuccia ed eroicamente cadeva con tutti gli uomini della sua scorta. Prima di esalare l'estremo anelito lanciava contro il nemico il grido appassionato della sua indefettibile fede ». Courgnè, 29 giugno 1944.

BOCCI Enrico fu Decio, nato a Firenze il 29 giugno 1896, partigiano della 1• divisione G.L.

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<< Tempra indomita di patriota dedicò tutta la sua esistenza alla lotta contro l'oppressore per il supremo ideale della libertà e della giustizia. Fu fra i primi ad impugnare le armi, facendosi promotore ed organizzatore della lotta militare clandestina in Toscana. Organizzò e diresse, in ambiente particolarmente sorvegliato dal nemico, il servizio di radiotrasmissione, che, attraverso numerose stazioni clandestine, mantenne il collegamento con gli alleati. Braccato dai nazi-fascisti, riuscì a sfuggire alle insidie che quotidianamente gli venivano tese per Bocci Enrico catturarlo, finchè, sorpreso nella sede del comando del servizio radio, fu imprigionato e sottoposto ad inaudite sevizie. Agli aguzzini che tentavano strappargli con le

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barbare torture rivelazioni sul servizio radiocollegamenti che tanto loro nuoceva, rispose con contegno dei forti irrobustito dalle sofferenze e non una parola che potesse nuocere ai compagni e al servizio usci dalle sue labbra. Nulla si è più saputo del suo destino "· Firenze, giugno 1944.

PRINE'TTI Castelletti Gian Antonio di Piero e di Sconfietti Maria Luisa da Milano. Tenente artiglieria. (Alla memoria). « Ufficiale dell'esercito, internato in un paese neutrale, riusciva a rientrare in Italia per partecipare alla lotta di liberazione alle cui altissime finalità era sospinto dall'ardente amore di Patria che lo animava. Fu dapprima valoroso partigiano combattente, poscia capace vice comandante di Brigata d'Assalto, dimostrando sempre e ovunque il complesso delle belle virtù militari che fu suo nobile patrimonio. Durante un'azione nemica, volontariamente si offriva per sostenere con pochi uomini l 'urto nemico allo scopo di dare possibilità di ripiegamento alla sua Brigata, salvandola con il proprio sacrificio da sicuro accerchiamento. Benchè ridotto agli estremi di ogni umana resistenza, caduti tutti i compagni che gli erano vicino, rifiutava sdegnosamente l'offerta di resa e, con petto squarciato dalla mitraglia nemica, valorosamente Prinetti Castelletti offrendo la vita in olocausto alla legge G ian Antonio dell'onore e del dovere ». Colli di Valduggia, 9 agosto 1944.

BERGHINZ Giovanni Battista di Raffaello e di P iani Maria

Cristina, nat9 a Bagni di Montecatini, classe 1918, tenente arti-

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gliere, Osservatore in s.p.e., partigiano combattente. (Alla memoria). « Ardente passione e sublime senso del dovere fecero di lui un eroe, che, la-sciata la terra straniera ove combatteva, tornava attraverso stenti e peripezie sul sacro suolo della Patria per impugnare le armi e difenderla dalla oppressione. In innumerevoli audaci sabotaggi e arditi colpi di mano rifulgeva il suo valore santificato dalla epica lotta combattuta. Arrestato, seviziato, ridotto quasi cieco, subiva con stoica rassegnazione e fiero contegno Bergrunz Giovanni ogni martirio, ma non tradiva i compagni. Decedeva sotto i colpi dei suoi carnefici assurgendo nel cielo dei più puri eroi della P atria ». Zona di Udine, 12 agosto 1944. CORDERO DI PAMPARATO Felice fu Stanislao e di Massimino Angela da Torino, tenente artiglieria s.p.e. corpo volontari della libertà divisione autonoma Val Sangone « Sergio De Vitis ». (Alla memoria). << Ufficiale in s.p.e. subito dopo l'armistizio· entrava nelle file partigiane guadagnandosi con ripetuti atti di valore, la stima e la fiducia dei compagni di lotta e la nomina a comandante di brigata. Ricercato e combattuto dai nazi-fascisti, che temevano l'aggressività combattiva del suo reparto, cadeva dopo giorni di lotta nelle mani del nemico assai superiore per numero e mezzi. All'offerta di passare nelle file fasciste rispondeva sdegnosamente: "A nobile, si confanno soltanto cose nobili". Affermava di aver combattuto perchè fedele soldato del Re e di preferire la morte piuttosto che rinnegare i suoi partigiani. Condannato a morte affrontava fieramente il capestro raggiungendo la schiera dei martiri della Patria ». Giaveno, 17 agosto 1944. TOMMASI Gino, tenente colonnello artiglieria complemento Divisione Garibaldi « Marche », brigata Garibaldi « Ancona». (Alla memoria). -

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« Tenente colonnello di artiglieria di complemento, fu tra i primi a partecipare alla lotta partigiana con instancabile .attività e sprezzo del pericolo. Organizzò e comandò la Brigata Garibaldina Marchegiana. La sua forte personalità divenne il centro d'attrazione per tutti coloro che sceglievano la via del dovere. Catturato dal nemico che vedeva in lui il simbolo della resistenza partigiana e sottoposto alle più atroci torture, serbava fieramente il silenzio, riuscendo altresi ad avvertire i compagni dell'incombente pericolo. Tra i deportati in Germania manTommasi Gino teneva alto con l'esempio il nome d'Italia, finchè la sua eroica vita fu stroncata dagli inauditi stenti del campo di Mathausen ». Marche, 1943-1944 - Mathausen 1944.

LI GOBBI Alberto fu Antonio e di Lugaro Giustina, da Bologna, capitano art. s.p.e., Stato Maggiore Generale << L'8 settembre 1943, pur sofferente per una grave ferita riportata in precedenti combattimenti, abbandonava la famiglia per raggiungere il proprio reggimento in lotta contro i tedeschi. Catturato e riuscito ad evadere attraversava le linee di combattimento e si offriva volontario per un importante, lunga e rischiosissima missione di guerra in territorio italiano occupato dai tedeschi. Durante un lungo eroico periodo, illuminato da purissima fede, prodigava il suo valore e la sua intelligenza ad organizzare e dirig~re il movimento di liberazione della Li Gobbi Albe.l'to Patria, affrontando impavido il rischio -

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LE RIOOMPENSE AL VALOR MILITARE

di ogni ora e le certe insidie che lo avvolgevano e lo avrebbero travolto. Durante un fer•oce rastrellamento nemico, caduto in combattimento un valoroso ufficiale comandante di una formazione partigiana presso la quale in quel momento si trovava assumeva senza esitazione il comando del gruppo, ne riuniva gli elementi già duramente provati, riuscendo a sottrarli alla morsa nemica con azioni episodiche condotte con decisione ed abilità ammirevoli. Arrestato e trovato in possesso di documenti che costituivano inequivocabile condanna, fu sottoposto ad estenuanti interrogatori e ad inenarrabili torture. Ma il sentimento del dovere e dell'ono~e sorretti da sublime stoicismo, vinsero la ferocia teutonica: nessun segreto fu svelato, nessun compagno fu tradito. Avuta la possibilità di evadere vi rinunciava a favore di un compagno di lotta e di fede la cui opera riteneva tornasse più vantaggiosa. Procrastinata la fucilazione cui era stato condannato, nei lunghi mesi di prigionia non manifestava debolezza, nè ricriminava la sua giovinezza sacrificata, lieto di averla donata alla Patria. Quando fortunate circostanze gli permisero di fuggire, riprendeva il suo posto di combattimento e si offriva di continuare ancora la sua missione. Fulgido esempio di assoluta dedizione alla Patria ed al dovere ». Italia occupata, 5 dicembre 1943 - 21 agosto 1944. PASINO Bruno di Vincenzo e di Baio Caterina, da Solero (Alessandria) classe 1916, tenente art. s.p.e., partigiano combattente. (Alla memoria). « Dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione organizzando la resistenza nella Valle del Tanaro e dando vita ad una brigata di partigiani che comanda va valorosamente. Comandava numerose azioni di guerriglia e di sabotaggio, particolarmente distinguendosi nell'insidiare il traffico stradale e ferroviario del tedesco fra Asti ed Alessandria. Caduto durante un'azione in mani nemiche, affrontava con fermo ed esemplare contegno venti giorni di interrogatori e di atroci torture nulla rivelando. Massacrato in un bosco, chiudeva da prode la vita spesa nel servizio degli ideali di libertà e di Patria ». Zona di Alessandria, 30 gennaio 1945.

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BESSO Francesco, distretto Milano, caporale 27 ' raggruppamento artiglieria. (Alla memoria). « Alla data dell'armistizio dell'8 settembre 1943, dopo aver strenuamente combattuto contro i tedeschi, cadeva prigioniero del nemico. Malgrado promesse e minacce rifiutava sdegnosamente di collaborare con l'avversario ed esortava i suoi compagni a sopportare gli stenti e le privazioni • della prigionia. Sfruttando le sue capacità artistiche di disegnatore, faceva propaganda antitedesca con disegni caricaturali che mettevano in ridicolo capi e forze armate· nazi-fasciste. Scoperto per vile delazione, veniva processato per disfattismo e condannaBesso Francesco to a morte. Dinanzi al plotone d'esecuzione dileggiava ancora il nemico e col sorriso sulle labbra, al grido di "Viva l'Italia" cadeva fulminato. Il suo fiero contegno suscitava l'ammirazione dei suoi stessi carnefici» . Samos, 8 settembre 1943 - ~odi, 27 febbraio 1945.

CASTAGNERI Bernardo fu Lorenzo e di De Stefani Marcella, da Vauda Inferiore (Torino) , classe 1909, maggiore artiglieria in s.p.e., partigiano combattente. · (Alla memoria). Ufficiale superiore in s.p.e. , dopo 1'8 settembre 1943, sceglieva la dura lotta clandestina. Prima come semplice gregario e poi come Capo di Stato Maggiore di una Divisione partigiana, partecipava a numerose azioni di guerra, contribuendo efficacemente al felice esito delle operazioni, nelle quali rifulgeva per le sue alte qualità di organizzatore e valoroso comandante. Fu a tutti maestro e guida di coraggio. Così in un difficile combattimento lasciò il suo posto di Stato Maggiore per tornare semplice artigliere servendo da solo, allo scoperto, un pezzo da 75/ 13 con cui riuscì a spezzare lo slancio nemico. Durante l'ultimo ten:.. «

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tativo del nemico di impadronirsi del Monte Soglio, baluardo della resistenza partigiana del Canavese - delineandosi un cedimento - raccoglieva intorno a sè i migliori e ragguagliava il comando che non avrebbe ceduto. Fedele alla parola, s'immolava. Superbo esempio di intrepidezza, e di cosciente valore, di altissimo sentimento del dovere e dell'{)nore militare ». Monte Soglio, 3,marzo 1945. RAMPINI Guido, tenente colonnello in serv1z10 di Stato Maggiore, comando 8• Armata. (Alla memoria). cc Tenente Colonnello in servizio di Stato Maggiore, Capo del Servizio Informazioni d'Armata, nell'imminenza dell'arrivo di soverchianti forze corazzate tedesche si offre di organizzare una rete occulta in collegamento con gli alleati. Autorizzato e fornito di mezzi, si butta febbrilmente al lavoro ideato, organizzandolo fra rischi, sofferenze, pericoli, disagi, sempre con animo lieto, viva intelligenza, indomabile volontà, guidato dall'entusiasmo di offrirsi, dalla fede nel sano patriottismo, sua religione, fino all'offerta di sè, fa del sacrificio un dovere, del pericolo una gioia pur di riuscire, e riesce. Tradito, assunse con generosità leggendaria la responsabilità di tutte le imputazioni dei compagni. E li salva, offrendosi solo purissimo martire al piombo nemico che affronta con freddezza che intimidisce i ca rnefici. Simbolo puro del dovere, fulgido eroe dell'idea, martire generoso delle barbarie. L'anima è in cielo, la memoria nel cuore degli italiani degni del nome della Patria >>. Bergamo, 8 marzo 1945.

OLIVELLI Teresio di Domenico e di Clelia Invernizzi, da Bellagio, classe 1916, sottotenente a., partigiano combattente. (Alla memoria). cc Ufficiale di complemento già distintosi ·a1 fronte russo, evadeva arditamente da un campo di concentramento dove i tedeschi lo avevano ristretto dopo l'armistizio, perchè mantenutosi fedele. Nella organizzazione partigiana lombarda si faceva vivamente apprezzare per illimitata dedizione ed indomito co-

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MEDAGLIE D'ORO AGLI ARTIGLIERI

raggio dimostrati nelle più difficili e pericolose circostanze. Rendeva eminenti servizi anche nel campo informativo ed in quello della propaganda. Tratto in arTesto a Milano e barbaramente interrogato dai tedeschi, manteneva fra le torture esemplare contegno nulla rivelando. Internato a Fossoli tentava la fuga. Veniva, così, trasferito prima a Dakau poi a Herzbruk. Dopo lunghi mesi di inaudite sofferenze trovava ancora, nella sua generosità, la forza di slanciarsi in difesa di un compagno di prigionia bestialmente percosso da un aguzzino. Gli faceva scudo del proprio corpo e moriva sotto i colpi. Nobile esempio di fedeltà, di umanità, di dedizione alla Patria ». Lombardia - Venezia Tridentina - Germania, settembre 1943 - primi giorni del mese di marzo 1945. BANDERALI Riccardo di Tullio, da Genova, sottotenente artiglieria cpl. (Alla memoria). · «Animo nobile, generoso, amante della libertà, abbracciava fra i primi la causa dei partigiani. Prendeva contatto con varie organizzazioni clandestine collaborando con esse con passione indomito coraggio e incrollabile fede. Continuava il suo lavoro con supremo sprezzo del pericolo, ~nche quando attivamente ricercato dal nemico, maggiori erano le difficoltà. Con sublime altruismo salvava da sicura morte numerosi patrioti e, con essi, organizzazioni clandestine di rilevante importanza. Arrestato dal nemico affrontava la immediata condanna a morte con la fermezza dei forti chiudendo così la sua nobile giovane esistenza, tutta dedicata alla libertà e alla grandezza della « Patria ». Italia Nord-Occidentale, 8 settembre 1943 - 10 aprile 1945. BOCCONI Bruno di Dante e di Marossa Anita, da Mezzani Inf. (Parma) , classe 1921, caporal maggiore, partigiano combattente. (Alla memoria). « Valoroso combattente della lotta partigiana già più volte distintosi per capacità di comandante e per coraggioso comportamento, alla testa di pochi uomini guadava arditamente l'Enza -

1087 -


LE RICOMPENSE AL VALOR MILITARE

sotto violento fuoco nemico. Portatosi al ridosso delle difese di Ciano d'Enza, chiesti rinforzi ma insofferente dell'attesa, si slanciava da solo con leggendaria audacia nelle vie del paese raggiungendo la piazza. In piedi allo scoperto, intimava la resa al nemico. Fatto segno a colpi di fuoco rispondeva senza curar di coprirsi. Colpito alla fronte si abbatteva esanime, ma l'audacia del suo gesto contribujva molto ad animare i partigiani che conquistavano di slancio il paese infliggendo gravi perdite ai tedeschi ». Ciano d'Enza (Reggio Emilia), 10 aprile 1945. BERTANI Enrico di Eugenio e di Ferrario Clementina, da

Belgirate (Novara) classe 1919, caporale maggiore artiglieria, partigiano combattente. (Alla memoria). « Caporale maggiore di artiglieria alpina distaccato in territorio oltremare, non esitava, subito dopo l'armistizio del settembre 1943, ad arruolarsi nelle formazioni partigiane locali. Non appena le vicende della lotta lo permisero, rientrava ai reparti volontari italiani e nominato comandante çli plotone, prendeva parte ai fatti d'arme di un intero ciclo operativo sempre emergendo per alto valore ed elevato senso del dovere, tanto che, benchè ferito, rifiutava di essere ric-overato in luogo Ber tani Enrico di cura. Durant~ un . aspro combattimento mentre alla testa dei suoi uomini andava all'attacco di una munita posizione nemica, cadeva gravemente colpito al petto. Conscio della propria fine rifiutava ogni soccorso e chiedeva insistentemente che il suo corpo prossimo a divenire esanime fosse buttato fuori dal camminamento per non intralciare l'avanzata dei compagni. Luminoso esempio di coraggio e sprezzo del pericolo ,,. Sarengrad, 12 aprile 1945.

r.:;. '

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1088 -


NOTA BIBLIOGRAFICA

Nel rip ortare qui di seguito l'elenco delle opere che sono state consultate e delle quali ci siamo giovati per la compilazione dei vari capitoli del presente volume, avvertiamo in modo particolare che per le campagne di guerra abbiamo considerati fondamentali e abbiamo seguito, riportandone spesso dei passi e riproducendone qualche schizzo ( Cap. VIII - Russia), le pubblicazioni dell'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - S.M.E.. Mettiamo pertanto in rilievo tali pubblicazioni e le altre che, ai fini del nostro lavoro, abbiamo tenuto più strettamente presenti. La parte sostanziale del lavoro però è scaturita dall'esame diretto di documenti originali. diari, relazioni etc. effettuato presso gli Archivi dell'Ufficio Storico medesimo e dell'Ispettorato dell'Artiglieria.

Cap. I - II

P. BADOGLIO - L'Italia nella seconda guerra mondiale - Ed. Mondadori. M. ROATTA - 8 milioni di bliionette - Ed. Mondadori. C. FAVAGROSSA - Perchè perdemmo la guerra - Ed. Rizzoli. U. SPIGO - Premesse tecn iche della disfatta - Ed. Faro. MINISTERO DELLA PRODUZIONE BELLICA - Cenni sullo sforzo sostenuto dal paese per la produzione bellica nella guerra '40-'43 e sua entità nei confronti della guerra '15-'18 - Roma, 1943. STATO MAGGIORE ESERCITO - Ufficio Storico - Cronologia della seconda guerra mondiale. A. TOSTI - Storia della seconda guerra mondiale - Ed. Rizzoli. G. GIGLI - La seconda guerra mondiale - Ed. Laterza. Bari. G. G. CASTAGNA - Tra due guerre - Rivista Militare, 1948. E. CANEVARI - La guerra italiana. Retroscena della disfatta - Ed. T osi. · M. BRUNELLI - Aspetti dell'impiego dell'artiglieria nell'ultima tase d ella seconda guerra mondiale - Rivista Militare, 1948. · A. FOSSATI - Lavoro e produzione in Italia - Ed. Giappichelli. w. CHURCHILL - La seconda guerra mondiale - Ed. Mondadori. Amm. CUNNINGHAM - Odissea di un marinaio. M. BENOIST - La rotta della morte - Revu e Maritime, 1949.

-

70

1089


NOTA BIBLIOGRAFICA

F. ROSSI - Come arrivammo all'armistizio - Ed. Garzanti. F. ROSSI - Mussolini e lo Stato Maggiore - Ed. Regionale. F. ROSSI - La ricostruzione dell'esercito - Ed.: Faro.

F. ROSSI - In margine alla campagna tunisina - Rivista Militare, 1952.

Cap. III P. BADOGLIO - La guerra di Etiopia - Ed. Mondadori. E. GARAVELLI - L'artiglieria nella guerra italo-etiopica, con particolare riferimento al fronte eritreo - Riv. d'Artiglieria e Genio, settembre 1936. A. CAPPA - L'artiglieria _a lla battaglia dell' Asciangbi - Riv. d' Artiglieria e Genio, Aprile-Maggio 1937. L. FRUSCI - In Somalia sul fronte meridionale - Ed. Cappelli. MINISTERO DELLA GUERRA - Comando del C. di S.M. Uff. Storico: La campagna 1935- 36 in A.O., vol. I - La preparazione Militare. Rivista: Nazione militare (di cui abbiamo riprodotti alcunj schizzi). F. BELFORTE - La guerra civile in Spagna - Ist. Studi P.I. E. MANCA di MORES - L'impiego dell"artiglieria italiana nell.a guerra di Spagna - Tip. Regionale, Roma, 1941. U. SPIGO - Premesse tecniche della disfatta - Ed. Faro, Roma. HISTORICUS - Da Versailles a Cassibile - Lo sforzo militare italiano nel venticinquennio. Ed. Cappelli.

Cap. IV MINISTERO DIFESA S.M.E. UFF. STORICO - La battaglia delle Alpi occidentali. Cap. V - VII - LX - X P. BADOGLIO - L'Italia nella seconda guerra mondiale - Ed. Mondadori. U. CAVALLERO - Comando Supremo - Ed. Cappelli. C. CAVALLERO - Il dramma del Maresciallo Cavallero - Ed. Mondadori. M. ROATTA - 8 milioni di baionette - Ed. Mondadori. MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. Uff. Storico - L'esercito italiano fra la 1• e la 2• guerra mondiale. MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. Uff. Storico - In A.S. - La preparazione del conflitto - L'avanzata su Sidi el Barrani. MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Seconda offensiva britannica in A.S. e ripiegamento tedC$Co nella Sirtica orientale. MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. - Seconda controffensiva italo-tedesca in ~ S. da El Agheila a El Alamein.

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1090 -

.


NOTA BIBLIOGRAFICA

MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Lata Armata italiana in Tunisia - Relazione def Maresciallo d'Italia Giovanni Messe - Ro-

ma. -1950. MINISTERO DELLA DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Il XXX C.d' A. italiano in Tunisia - Relazione del Gen. di C.A. Vittorio Sogno - Roma, 1952. D. CAMPINI - Eroismo e m iserie di El Alamein - P. G ., Milano. E . ROMMEL - Guerra senza odio - Ed. Garzanti. D. YOUNG - Rommel - Ed. Longanesi. A. KESSELRING - Memorie di guerra - -Ed. Garzanti. B. MONTGOMERY - Da El Alamein al fiume Sangro - Ed. Garzanti. Rivista: Nazione Militare (da cui abbiamo riprodotto alcuni schizzi).

Cap. VI VISCONTI PRASCA - Io ho aggredito la Grecia - Ed. Rizzoli. U. CAVALLERO - Comando Supremo - Ed. Cappelli. A. PAPAGOS - La Grecia in guerra - Ed. Garzanti. · c. GELOSO - La Grecia in guerra - Rivista Militare, Giugno 1950.

CAP. VIII MINISTERO DIFESA S.M.E. Uff. Storico - La guerra in A.O. - Roma, 1952. R. DI LAURO - Come abbiamo difeso l'Impero - Ed. L'Arnia, 1949.

Cap. XI

MINISTERO DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Le operazioni del C.S.I.R. e dell' ARMIR. - Roma, 1947. MINISTERO DIFESA S.M.E. Uff. Storico - L'Sa A. It. nella seconda battaglia difensiva del Don - Roma, 1946. G. MESSE - La guerra al fronte russo - Ed. Rizzoli. A. VALORI - La campagna di Russia - G.N.E., Roma.

Cap. XII M . ROATTA - 8 milioni di baionette - Ed. Mondadori.

G. ZANUSSI - Guerra e catastrofe d'Italia - Ed. Corso. D. U. LEO NARDI - Luglio 1943 in Sicilia - Ed. Soc. Tip. Modenese. Modena, 1947. B. MONTGOMERY - Da El Alamein al fiume Sangro - Ed. Garzanti.

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1091 -


NOTA BIBLI OGRAFICA

Cap. XIII E. SCALA - La riscossa dell'Esercito - Min. Difesa S.M.E. Uff. Storico. MINISTERO DIFESA S M.E. Uff. Storico . - Il I Raggruppamento motorizzato italiano (1943-1944). MINISTERO DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Il Gruppo di combattimento « Legnano » nella guerra di liberazione, · MINISTERO DIFESA S.M.E. Uff. Storico - Il Gruppo di combattimento « F riuli » nella guerra di liberazione - Ist. It. d' Arti Qrafiche, Bergamo. G. MASTROBUONO - Il Gmppo di combattimento «Cremona» Tip . Regionale, Rom.a.

Cap. XIV GRUPPO MEDAGLIE D'ORO AL V.M. D'ITALIA - Le Medaglie d'Oro al V.M. viventi. Roma, 1952. MINISTERO DELLA DIFESA-ESERCITO - Boll. Uff. (Annate dal 1920 al 1954 ).

1092


La Bandiera dell'Arma di Artiglieria nel risorto Esercito Italiano Ai primi di settembre 1943 la Bandiera dell'Arma di Artiglieria era in consegna all'8° Raggruppamento Artiglieria di C.A., dislocato in difesa costiera in Grecia, fra Missolungi e il Golfo di Arta, sede del comando nel piccolo paese di Vonitza. Dichiarato l'armistizio, e nei turbinosi eventi dei giorni immediatamente successivi, si impose la necessità di sottrarre il glorioso Vessillo alla cattura da parte dei germanici. Scartata l'idea di sotterrarlo in terra greca, da dove riprenderlo a guerra finita, si procedette invece alla sua scomposizione e ne furono affidate le parti a vari ufficiali. Tali parti, essendo stati i vari ufficiali catturati, peregrinarono così da un campo di prigionia all'altro, seguendo le sorti dei valorosi che le custodivano gelosamente e con loro rischio, finchè poterono rientrare in Italia nella seconda metà del '45. La gloriosa Bandiera, ricostituita e rinnovata nel drappo, fu con solenne cerimonia 30 maggio 1946 - consegnata all'Ispettore dell'Arma di Artiglieria, Gen. Lorenzo Caratti, dagli Ufficiali dell'8° Reggimento: Colonnello Ornano Enrico - comandante - T. Col. Davino Raffaele, T. Col. Siliprandi Mario, Capitano Gragnoli Massimiliano, i quali tutti ne avevano assicurata la salvezza.



Indice del Volume XVI Pag.

IX

PREMESSA

Cronìstoria de(Jli avvenimenti che precedettero l'intervento · itaztano nella seconda guerra mondiale. (Situazione del-

CAPITOLO PRIMO -

J"Esercito Italiano all'atto dell'intervento).

1

A - Gli avvenimenti che precedettero l'intervento italiano, pag. 1. B - Situazione dell'esercito italiano a!J"atto dell'intervento. pag. 27.

CAPITOLO SECONDO -

L'andamento generale della guerra 1940- 1945

45

1 - Le operazioni nel 1940 dopo l'intervento italiano. pag. 45. 2 - Le operazioni nel 1941, pag. 49. - 3 - Le operazioni nel 1942. pag. 57. - 4 - Le operazioni nel 1943, pag. 62. - 5 - Le operazioni nel 1944, pag. 69. - 6 - Le operazioni nel 1945 e la fine della guerra, pag. 72. - 7 - Considerazioni. pag. 75. L'artiglieria nelle campagne in A.O. ( ottobre 1935 maggio 1936) e in Stpa.gna (luglio 1936 - aprile 1939)

CAPITOLO TERZO -

A - Campagna in A.O., pag. 79. guerra di Spagna, pag. 121.

79

B - L'artiglieria italiana nella

L 'artiglieria nella battaglia delle Alpi Occiden(giugno 1940)

CAPITOLO QUARTO

tali

151

1 - Premessa. pag. 151. 2 - L'organizzazione difensiva francese, pag. 154. - 3 - Le nostre forze e le artiglierie. pag. 157. 4 - Le prime operazioni fino al 21 giugno, pag. 163. - 5 - La ripresa offensiva: 4"- A. e l " A., pag. 173. - 6 - Le ultime operazioni: 4• A. e l • A.. pag. 183. - 7 - COncluSione, pag. 188. L'artiglieria in Africa Settentrionale ( parte prima) (10 giugno 1940 - febbraio 1941 )

CAPITOLO QUINTO -

A - Dall'inizio delle operazioni fino a Sidi e! Barrani, pag. 189. B - Da SidJ el Barrani al ripiegamento nella Sirte. pa.g. 243.

-

1095 -

189


INDICE DEL VOLUME XVI

Pag.

CAPITOLO SESTO - L'artiglieria nella Campagna di Grecia ( 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941 ) - I - Sintesi generale delle operazioni . A - L'offensiva italiana e il suo arresto, pag. 291. piegamento ed il passaggio alla difensiva, pag. 309. siva italiana di primavera , pag. 335.

291

B - Il ric - L'offen-

II - Le artiglierie

348

D - Prime operazioni, pag. 348. - E - Fase difensiva, pag. 364. F - L'offensiva italiana del marzo 1941, pag. 414. - G - Fase decisiva, pag. 420. CAPITOLO SETTIMO L ' artiglieria in Africa Settentrionale ( dal 1° febòraio 1941 al 20 gennaio 1942) (parte secon da)

449

A - Dal ripiegamento della Sirtìca alla prima riconquista della Cirenaica. pag. 449. - B - La . controffensiva britannica dell'au tunno 1941, pag. 487. CAPITOLO OTTAVO - Gli avvenimenti bellici dell' A.0.1. e l'artiglieria (11 giugno 1940 - 28 novembre 1941)

513

1 - Le forze militari dell'Impero all'inizio della guerra, ,pag. 513. 2 - Le prime oper.azioni. Conquista del Somaliland inglese, pag. 516. - 3 - L'offensiva bri,tannica. Battaglia di Cheren. Perdita dell'Eritrea, pag. 518. - 4 - Perdita della Somalia e dell'Harrar, pag. 522. - 5 - Dessiè - Alagi, pag. 524. - 6 - Galla Sidana, pag. 525. - 7 - L'estr em a difesa del ridotto di Gondar. pag. 527. CAPITOLO NONO - L'artiglieria in Africa Settentrionale ( 20 gennaio 1942 - dicembre 1942) · '(parte terza)

529

A - L'offensiva italo-ge.vmanica fino ad El Alamein, pag. 529. B - La sosta difensiva sulla posizione di El Alamein. La progettata azione per la conquista di Malta (Nota), pag. 572. - C - L'offensiva britannica dell'aut unno 1942. Il ripiegamento italo- germ anico da El Alamein alla T unisia, pag. 598. CAPITOLO DECIMO -

L 'artiglieria in Africa Settentrionale (parte quar-

ta (dicembre 1942 - maggio 1943)

633

A - Le operazioni in Tunisia: 1• A., pag. 633. - B - L'artiglieria della P Armata nella Relazione del Gen . Belletti, pag. 644. C . - L'artiglieria del XXX C.A. nella Relazione del Gen. Speranzini, pag. 692.

CAPITOLO UNDICESIMO -

L 'artiglieria. nelle operazioni del C.S.l .R. e e dell'ARMIR ( giugno 1941 - 6 marzo 1943)

A - L'offensiva germanica dell'estate - autunno 1941, pag. 705. B - Controffensiva sovietica dell'inverno 1941 - 1942, pag. 740. C - La ripresa delle operazioni da parte germanica nell'estate aut unno del 1942. L'ARMIR. pag. 756. - D - La seconda battaglia difensiva del Don, pag. 790.

-

1096

705


INDICE DEL VOLUME XVI

CA!!ITOLO DODICESIMO -

L' Artiqlieria nella difesa della Sicilia

Pag. 839

A - L'organizzazione della difesa. pag. 839. - - B - Le operazioni, pag. 864. CAPITOLO TREDICESIMO -

L'Artiglieria Italiana nella guerra di liberazione

907

A - La reazione italiana alle sopraffazioni germaniche, pag. 907. B - La partecipazione deirEsercito Italiano alla guerra a fianco deglì anglo-americano, pag. 931. Le Ricompense al Valor Militare conferite ai Reparti dell' Arma di Artiqlieria e le Medaglie d'Oro al V. M. conferite ai Militari dell'Arma dal 1920 al 1945.

CAPITOLO QUATTORDICESIMO -

945

A - LE RICOMPENSE AI REPARTI 1. Medaglie d' Oro 3.; 14<> 1° 132'> go 40 520 30 2° 30

Regg. Artiglieria Alpina « Julia » Regg. Artiglieria « Ferr.ara » Regg. Artiglieria Celere « Eugenio di Savoia» Regg . Artiglieria per Divisione Corazzata «Ariete» Regg. Artig,lieria « Pasubio » Regg. Artiglieria Alpina « CUneense » Regg. Artiglieria « Torino » Regg. Artiglieria Alpina « Julia >> Regg. Artiglieria Alpina « Tridentina » Regg. Artiglieria di Corpo d'Armata - Per il 30° Raggrupp. Artiglieria di Corpo d'Armata. . 330 Regg. Artiglieria « Acqui » 190 Regg. ArtJglieria « Venezia» Gruppo Art iglieria A:Ipiua « Aosta »

945 946 946 947 947 948 948 949 950 951 951 952 952

2. Medaglie d'Argento

204° Regg. 17° Regg. 3° Regg. 120 Regg. Regg. Regg. 17° Regg.

Artiglieria CC.NN. « 3 Gennaio i, Artiglieria «Sforzesca» Artiglieria Celere « Principe Amedeo Duca d'Aosta 1, AI,tiglieria Divisio ne « Savona» Artiglieria a cavallo Artiglieria a cavallo Artiglieria..<!i:tC -A. per,....iJ 300 Ragg-r,uw_ Arti.glieria di Corn9 .diArmata . ' 5. t l~J( : ' . . . . . . . 3° Regg. Artiglieria di O.A. - Per il 30° Raggrupp. Artiglieria di C. 1200 Regg. Artiglieria mot. 205° Regg. Artiglieria « Bologna » 460 Regg. Artiglieria « Trento » 108° Regg. Artiglieria Motorizzata << Cosseria»

-

1097 --

953 953 953 954 954 955 956 956 956 957 957 958


INDICE DEL VOLUME XVl

170 Regg. Artiglieria «Sforzesca» 20 Regg. Artiglieria di Corpo d'Armata 2010 Regg. Artiglieria Motorizzata 9° Raggrupp. Artiglieria d'Armata

Regg. Artiglieria a cavallo Regg. Artiglieria «Ravenna» Raggrupp. ·Artiglieria df Corpo d'Armata Aipino ,. .. Regg. Artiglieria '' f:v. rF:,; . . . . . . . Regg. Artiglieria «Livorno» Raggrupp. Artiglieria Controcarro (semoventi da 90/ 53) Regg. Artiglieria « Fìrenze » Regg. Artiglieria «Folgore» n o .Regg. Artiglieria « Legnano »

1210 110 136° 28° 100 410 185°

Pag. 958 958 959 '960 961 961 962 962 962 ;963 963

964 965'

3. Medaglie di bronzo

II Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo 120 Regg. Artiglieria « Sila »

Gruppo Artiglieria klpina « Belluno» 16° Regg. Artiglieria «Sabauda»

IV 8& I 4° 20 19° 250 9° 10 52° 40 5° 13° 155° 35-0 70

Gruppo Artiglieria ·da Montagna Eritreo Batteria del III Gruppo Bombarde . Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo Regg. Artiglieria Alpina 1< Cuneense» Regg. Artiglieria. Alpìna, per i Gruppi « Vicenza e Bergamo» Regg. Artiglieria 11 Venezia» Raggrupp. Artiglieria di Corpo d'Armata Regg. Artiglier ia 1< Brennero » Regg. Artiglieria Celere « Eugenio di Savoia» . Regg. Artiglieria « Torino » Regg. Artiglieria Controaerea Regg. Artiglieria Gontroaerea Regg. Artiglieria « Granatieri di Sardegna » Regg. Artiglieria « Emilia » Regg. Artiglieria « Friuli » Regg. Artiglieria « Cremona »

965 965 966 966 966 966 967 967 967 968 968 969 969 970 970 971 971 971 971 972

4. - Croce di guerra al valore militare

3° Gruppo Cannoni da 65 / 17 . . . . 9a Batteria del III Gruppo Artig.Jieria da Montagna Eritreo

III Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo . . . II Gruppo Artiglieria Cammellata del Corpo Indigeni Somalia Italiana I Gruppo Artiglieria Cammellata del Corpo Indigeni Somalia Italiana 7a Batteria Cammellata da 65 / 17 del Corpo Indigeno Somalia Italiana 49° Regg. Artiglieria 1< Parma » 58° Regg. Artiglier ia «Legnano» 180 Regg. Artiglieria «Pinerolo» 590 Regg. Art.iglieria <1 Cagliari » 470 Regg. Artiglieria « Bari» 53° Regg. Artiglieria 1< Arezzo » 330 Regg. Artiglieria « Acqui »

1098

972 973 973 973 973 974 974 974 975 975 975 976 976


INDICE DEL VOLUME XVI

PQ{l.

24° 30 48° 108° 55°

976 977 977 977 978

Regg. Artiglieria « Piemonte » . Regg. Artiglieria di C.A. - Per H 30° Raggmpp. Artiglieria di C.A. Regg. Artiglieria « Ta.ro » Regg. Artiglìeria «Cosseria» Raggmp.p. Artiglieria (piccolo ·c a!.)

B - GLI ARTIGLIERI DECORATI DI MEDAGLIA D'ORO AL V.M. NELLE VARIE CAMPAGNE DI GUERRA.

5 - Campagna di guerra in A.O., pag. 979. - 6 - Campagna di guerra in O.M.s.; pag. 987. - 7 - Campagne di guerra 1940-1943, pag. 996. - 8 - La Resistenza contro i tedeschi, pag. 1055 ELENCO GENERALE DEGLI ARTIGLIERI DECORATI DI M.0. AL V.M. IN ORDINE ALFABETICO

1046 1059 1057 1068 1073 1025 1087 1070 1009 1070 1081 1005 1088 1016 1035 1085 984 987 1080 1087 996 1020 1040 992 1011 1030 1023 1028 993 1064 1044 1034 1043 1058 983 990 1085

Albera Luigi (Cpt.) . . . . Ambrosini Abele (Ten.) Amico Giuseppe (Gen. Div.) Artale Vito (Ten. Gen.) . . Balbis Franco (Opt.) Baldassarre Ettore (Gen. Div.) Banderali Riccardo (S. T. ) Barilatti Achille (S. T.) . . Barriello Luigi (Capor. ) Beltrami Filippo (Ten.) Berghinz G iov. Battista (Ten.) Benini Corrado (Capo Manip) Bertani Enrico (Capor. Magg.) Bertelli Zeffirino (S: T.) . . Bertolotto Giovanni (Serg. ) . Besso Francesco (Capor.) . . Biffi Francesco (.Serg. Magg.) Birarda Luigi (Ten.) Bocci Enrico (Cpt.) . . . . Bocconi Bruno (Capor. Magg.) Bonanno Raffaele (S. T.) Borghi Gaetano (Ten.) . Bortolussi Aldo (Capor .) . . Booelli Roberto (S. T .) . . . Bottiglioni Carlo (Cpt.) Braida Giulio (Serg. U niversit.) Brandolin Aldo (Cpt.) Bresciani- Sergio (Ar t.) . Bresciano Carlo (T. Col) Cacciatori W erther (Cpt. ) Calbo Carlo (T. Col.) . Camandone Bruno (Cpt .) C apitò Luciano (Cpt. ) . Capone Pasquale (Magg.) Carnewi.lini Franco (Seniore) . Casard.i Alfredo (Ten.) . . . Castagneri Bernardo (Magg,)

-

Ceccaroni Mario Alessandro (Magg.) Chelotti Dante (Ten. ) . Cherubin Roberto (Art.J Cirillo Enrico (Cpt). Cobolli Giorgio es. Ten. ) Conti Bruno (Cpt.) . . . Contini Innocenzo (S. Ten.) Cordero di Pamparato Felice (Ten.) . . . . . . . . Costamagna Ugo (Magg. ) . CUrotti Silvestro (Art.) . Cutello Salvatore (Magg.) Dal Fabbro Angelo (Ten.) Daniele Antonio (S. Ten.) D 'Avossa Giovanni (Cpt.) . . De Barbieri Don Pasquale (Ten. Cappellano) De Grenet Filippo (Ten. ) . . . De! Monte A'ido (Magg.) . . . D i Ben edetto Francesco (Camicia Nera Se.) Di Castri Giovanni (Cpt.) Drammis Antonio (Cpt.) . Ebat Cost anzo (Magg. ) . . Evangelisti Carlo (T en .) . Farfaneti Ermenegildo (Col) Ferrari Ferruccio (Serg.) . Ferrari Tranquillo Carlo .(S. T .) Ferraro Luigi (Ten.) . . . Filippi Michele (Serg. Magg.) Fiorentini Luigi (T. Col.) F lores Mario (S. T. ) . . . Forlani Gino (Capor.) . . Franco Enrico (Cpt.) . Galassi Romolo (centurione) Gabrieli Angelo (Capor.)

1099 -

1012 1015 .1033 1048

1000 .1057 1073 1082 1006 1077 1068 1021 983

1010 1033 1071 979 981 1002 983

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J INDICE , DEL VOLUME XVI

Camerra Giampaolo (Magg.) Ga.sparotto Leopoldo (Ten.) Gatti Ll\ligi (Ten.) , ,,. • . . Gerani Lamberto (Cpt.) . . Ghlone Giuseppe (T. Col. ) Giacomini Giovanni (Serg.) Giammarco Enrico (Magg.) Gola Marco (Ten.) . Gonzaga D el Vodice Don Ferrante (Gen. Brig.) Grilli Bruno (S. T .) . . . G rixoni D ario (Ten.) . . . Guerriera Enrico (Ten.) Iannaccone Giovanni (S. T. ) !annotta Antonio (Cpt.) . Incannamorte Nunzio (Cp t.) Laviano Luigi (Cpt.) . Li Gobbi Alberto (Cpt.) . Lilli Egisto (Cpt.) . Lo Presti Giuseppe (Ten.) Lorenzi Rinaldo (Ten.) . Lessanti Libero (Cpt. ) .' Lucchi Omero (S. T. ) . Maccolini Emilio (Capo Manip.) Magnolini Leonida (S. T.) Manca di Mores Ettore (Gen. Div.) .. . .. . Marini Adolfo (SenO . . . Maronese Olivo (Capor. Magg.) Marussig Giorgio (S. T.) Matthey Guido (Ten.) . . . Mazzaglia Giuseppe (Magg.) . Mazzoli Giuseppe· (Cpt.) Montagna Romualdo (S. T.). Olivelli Teresio (13. T .) . Orzau A~elo (Cpt.) . . O ttaviani Flavio (S. T. ) Pasino Bruno (Ten.) Pescatori Aldo (Cpt.) . . Pasquali Giuseppe (Cpt.) Pelligra Salvatore (Gen. Brig. Pica Armando (Magg.) . Pirlone Dario (Serg. Magg. ) . Pizzigoni Ferruccio (S. T .) . Polléra Giorgio (S. T. ) . . . Prinetti C astelletti Gian Antonio (Ten.) . . . · Priveato Luigi (Art. ) Puglisi Salvatore (S. T. )

1056 Rampini Gu,ido (T. CoU 1079 Ranieri Bruno (Ten.) . . lOQ? ,..R~ggiani Enrico (S. T. ) . 1034 ' Roccella G ustavo (S. T.) 1008 Romagnoli Mario (Col.) . 1006 Romano Giuseppe (Magg.) 997 Rossi Italo -(Art.) . 1029 Rossi Vinicio (Serg. Magi;t.)

Ruocco Ettore (S . T.) . Russo Nicola (T. Col.) . . Sabbatini Paolo (Magg.) . Salemi Pietro (Art.) . Salvatoni Giov. Battista (Capor. Magg. ) . . . . . . . . · Santangelo Fulci Antonio (S. T. ) Savini Mario (Ten.) . . . Scalise Aldo Maria (Ten.) Sernia Nicola (Mar. Ord.) Sibona Silvio (Cpt.) . S ignorelli Guido (S . T.) Siragusa Giulio (Ten.) . Slataper Scipio (S. T.) . SOle Andrea (Ten .) . . SOmmaruga Erminio (T. Col.) Spagnolo Cor rado (S. T.) . . Savoia Amedeo di (D uca di Aosta - Vicerè di Etiopia) 992 Tamanti Giovanni (Ten. ) 1008 Terlevich Stefano (Art.) 1041 Tempesti Ferruccio (Mar.) 1013 Teatini Giovanni (Ten.) . 994 Theodoli Enrico (S. T .) . 1019 Tommasi Gino (T. Col.) 988 Torelli Adriano (Col.) . 985 Tortini Armando (Cpt .) . 108,6 Tortor.a Dionigi (Cpt.) . 1046 Trevisan Raffaele (Ten.) 980 Turolla Ioao (E. T. ) 1084 Valent ini Corrado (Op:.) 1032 Vassalli Fabrizio (Cpt.) . 1022 Viali Corrado (Capor. Magg.) 1063 Villoresi Renato (Cpt. ) 1060 Vinco Libero (Cpt.) . . . . 1030 Viviani Luigi (Cpt.) . 1065 Volpi Umberto (COI.) . . . . 985 Zambrini Lino (Capo Manipolo) Zanotti Enrico (S. T.) . . 1081 Zignani Goffredo (T. Col.) 1028 Zaboli Euro (S. T .) 989 Zuretti G ianfranco (T. Col.)

1055 993 991 1075 1050 1077 1055 1031 1083 1017 1072 1007 1078 1027 980 1045

1086 1004 1027 1018 1061 1014 1079 1049 1074 1053 1001 990 987 1052 1022 1024 1064 1039 1051 1043 1042992 1053 1066 1018 1050 989 1047 488 1015 1082 1019 1030 1066 1059 998 998 1074 1025 1069 1041 1062 1061 994 1037 1067 1004 982 1089

NOTA BIBLIOGRAFICA

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Indice delle illustrazioni Pag.

Fig.

1. - Artiglleri Eriti·ei.

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2. 3. 4. 5.

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12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 28. 29. 30. 31. 32. -

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38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. -

Batteria Eritrea. Le forze abissine Settore Sud: operazione Neghelli Battaglia cii Amba Aradam. . Da Macallè ad Alagi. La marcia su Addis Abeba. Fronte Sud: le operazioni per la conquista di Harra 1·. Spagna : il teatro delle operazioni. Artiglieria italiana in Spagna. Batteria da 149/ 35 in Spagna. Un no&tro 305/ 17 in Spagna. Il teatro di operazioni italo-francese Il Rocciamelone. Batterie someggiat e in sosta. . Il forte francese « Petit T ur ra ». IJ forte francese « Traversette». . Africa Settentrionale - Teatro di operazione Pezzi cai= ellat i Artiglieria cammellata. Il Gen. Villanis. com.te dell'Artiglieria della l<P A.. Dal Confine della T ripolitania a Sidi el Barrani. In m arcia. . Sidi el Barrani. Artiglieria Libica. Artiglieria Libica. ArtigUeria del reggimento nazionale 1n Libia. Teatro di operazione greco-albanese I fiumi 1n piena. Il Gen. Mario Vercellino. com.te della 9~ A.. D Gen. Carlo Geloso. com.te dell' ll• A.. Il Gòlico visto dal castello di Tepeleni. La quota 731. Il Gòlico Osservatorio K alasj-Pogradec li Capo del Governo Italiano e il Gen. cavallero all'osservatorio del Comarit. La battaglia finale dell'Ep iro. . Gli artiglieri trasportano i pezzi a s palla. . Sulla più aspra cima. . . Il Col. i.g.s. Guido Lama. com.te dell'art. dell'VIII C.A. 149/ 35.

Batteria da 105/ 28 in azione. 152/ 37.

Il Gen. Carlo Pellegrlnì, com.te l'Artiglieria della 9• A..

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203 223 230 232 234 250 252 253 298 307

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. INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

Pag.

Fig. 46. - Il Gen. Giovanni Fontana. com.te l'Artiglieria della l l1 A.. . 47. - Aprile 1941: le operazioni decisive. • » 48. - Alla fine della Campagna, il Gen. Fontana premia i valorosi artiglieri della 11• A.. » 49. - L'artiglieria motorizzata lascia Tripoli per portarsi in Cirenaica. i> 50. - Il Gen. Rommel e il Gen. Gariboldi. » 51. - In Marmarica. » 52. - 8<> Raggr.to Art. d'A.: cann. 149/ 28 - CXXXI, 20 btr. - il S. Ten. Susanno caduto in combattimento. l> 52 bis - Il Duca Amedeo di Savoia- Aosta, Vicerè di Etiopia. » 52 t er - Il Gen. Guglielmo Nasi. . » 53. - Sviluppo delle operazioni in Cirenaica nel febbraio 1942. » 54. - Mechili. » 55. - 90/ 53 in posizione. » 56. - COntrocarri in azione. » 57. - L'obice da 100/ 17 su a utocarro « Lancia 3 Ro ». » 58. - Semovente da 75/ 18 in A.S.. » 59. - Semovente da 47/ 32 in A.S... . » 60. - Svìluppo delle operazioni nel giugno 1942. » 61. - Tobruk: fortino avanzato. )> 62. - Da Tobruk a Sidi el Barrani. » 63. - La ridotta Capuzzo. . » 64. - Sollum. » . 65. - Bombardamento di Sollum. » 66. - Da Sol!um a El Alamein. » 67. - Marsa Matruh. » 68. - Dalla fine di maggio alla fine d i giugno 1942. » 69. - La depressione di El Qàtt ara. » 70. - El Alamein 23 ott. - 5 nov. 1942: il terreno della battaglia. » 71. - Il tentativo di sbarco inglese a Tobruk (14 settembre 1942) » 72. - Il porto d i Tobruk (14 settembre 1942). » 73. - Gen. Carlo Barbasetti di Prun. » 74. - Gen. Vittorio Palma. . . . . . >> 75. - Il Gen. di C.d'A. Giuseppe De Stefanis com.te della Div. cr. << Ariete » ad El Alamein e del XX C.d'A. motocorazzat o. ,, 76. - Gen. Giuseppe Mancinelli. >, 77. - Gen. Pietro Belletti. . » 78. - Artiglierie e Al'tiglieri italiani sul fronte tunisino. » 79. .:. Artiglierie e Artiglieri italiani sul fronte tunisino. >l 80. - Artiglierie e Artiglieri italiani sul fronte tunisino. . » 81. - Gen. Benvenuto Speranzini com.te dell'Artiglieria del XXX C.d'A.. » 82. - Artiglierie e A1,tiglieri dell'8° Raggr. di A. in Africa settentr.. » 83. - Russia: il teatro delle operazioni. » 84. - Il Gen. Giovanni Messe. com.te del C.S.I.R. » 85. - Artiglierie Divisionali in Russia. » 86. - La manovra di Petrikowka (28- 30 settembre 1941) . » 87. - La battaglia di Chazepetowka (5 - 14 dicembre 1941) . » 88. - Scene di guerra nei villaggi russi. » 89. - Le operazioni per la riconquista de l bacino minerario di Krasnij Lutsch (11-14 luglio 1942) » 90. - Pezzi controcarro. » 91. - La prima battaglia difensiva del Don (23 agosto 1942), e la carica del «Novara» a Jagodnij e del « Savoia» a Isbuschenskij . » »

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INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

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92. - Dislocazione a cordone del1 '8• Annata quale risultò all'inizio della 2a battaglia difensiva del Don (dicembr e 1942) 93. - « Katjuscha >>. 94. - La Sicilia. . 95. - Il Col. Moscato, com.te dell"Art. della Div. «Napoli » 96. - -Sulla strada Solarino - Floridia (13 luglio) . 97. - Magg. Lorenzo Giul!ano. . 98. - Il Cpt. Incannarnorte sul semovente da 105/ 25. 100. - Il Col. Ludovico Donati. . . . . . 101. - Il Cpt. Vito Menaga.zzi. com.te della 6a btr. del 41" Regg. Art. «Firenze» 102. - Il Cpt. Mario Cotta. com.te la 9" btr. del 41° Art. « Firenze» 103. - Mont.elungo. 104. - Gen. Umberto Utili. . 105. - Gen. Federico Moro.

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